HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. 1) | Da 19 f tia \ pi 4 - d4, 190® Ji ISTITUZIONI f DI ANAROIRTA B RISTOLOGLA COMPARATIVA. PARTE PRIVIA ANIMALI INVERTEBRATI. aITTUZIONIE DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATA DI Stefano delle Ghiute SocIO ORDINARIO DELL'ACCADEMIA CESAREA DELLE SCIENZE DI MOSCA E DI MARBURGO , ONORARIO DI QUELLA DI ALTENBURGO E DELLA ME- DICO-BOTANICA DI BAVIERA, E CORRISPONDENTE DELLA SOCIETA’ R. DELLE SCIENZE DI BERLINO , DI BOLOGNA , DI STORIA NATURALE DI PARIGI , DE’ GEORGOFILI DI FIRENZE CC. TOMO To NAPOLI, DALLA STAMPERIA E CARTIERA DEL YVFIBRENO Largo S. Domenico Maggiore N.° 3. sana 1832 Verum ab humana anatomia physiologia minime plena reperitur. Quotidie experior de plerarumque partium corporis animalis functionibus non posse sincerum iudicium ferri, misi eiusdem partis fabrica et in homine,, ‘et in variis quadrupedibus ; etin avibus, et in piscibus, saepe etiam in insectis innotuerit. Hau ner Elem. Physiol. corp. um. tom. 1.-praef. MCZ LIBRARY HARVARD UNIVERSITY CAMBRIDGE. MA USA ALLA MEMORIA di CUUIER e PODI L Autore ' i IE] ’ = » Vi . ‘ = 2 Ù - dI vi & debaig i = pi dr LIE It ATR nt ) Î = ca i i (Ds) dc p | Pi ARABI PR TO, O n La puovae LUN | DAB e Pit la i E Cri aaa dos roy 0) Pa: can 31: TA Tage Roe ARI RR Ps ro o di io PROT ISO Tayh ne NO Ò Spa: saltare sio Io: io ri, dI, DR AR UARST AMARMI: LS Tor bi Att AV pei os RI VARI LISI vena AR DA “Med 0000 Seo i Ò Ù { ) E TI 1 PR sE NO N aa Vi È est Ja "vot diaitenta gin VITÀ: CAN MAS iii suc vr lug sdi bi i To FUSTI «e sg, Ku i Tata Vini Lao Apr asi “ano FORMIA A RE % ei, È; di spor Ala Wi i V#] Mi PRIA l î rn dii RIA s svn EL h pr she fr*; LAO | gi lat TRITO RE % % t ) Sd * A 4 ARSOLI GIOMATEO i RL TA Di, apt Ae Ap t on ’ Ma si è ‘ (USS > IA i x usa pa n, è ” AI AO dI PREFAZIONE. H Pubblico letterario mi reputera certamente ardimentoso per avere intrapreso la divulgazione del presente lavoro su di un ramo di scienze post- tive , il quale abbisogna di lunga esperienza , di grandiose collezioni zootomiche e di molti- plici opere. Verità che non posso affatto impu- gnare , qualora riflettasi che il celebre ba- rone Cuvier dopo la pubblicazione delle sue impareggiabili Lezioni di Anatomia compara- tiva (1) avvenuta allo spuntar di questo secolo » collocato nella novella Atene, amministrato- re del primo zootomico Museo del mondo , aiu- tato da sapiente drappello di colleghi , di colla— boratori e di allievi , non che secondato da in- coraggiamenti pinguissimi ; abbia quasichè per trent anni indugiato nella raccolta di nuovi faiti e di ulteriori osservazioni, onde. dare alla luce la edizione 2. della immortale sua opera , di cui e la scienza ed î suoi coltori grande e positivo n (1) Legons d'Anatomie comparée. vol. $} Paris 1800— 1805. Mémoires pour servir à l’histoire ct à l’Anatomie des Mollusques. Ie o li A I Paris 1817 in 4° fis. VI bisogno abbastanza sentivano , e ne sono rimasti privi per la di lui perdita, che ora dall’ Europa intera deplorasi. Simiglianti e forsi maggiori ostacoli sonosi eziandio incontrati dal di lui degnissimo suc- cessore Blainville, che con molti anni d’ insegna- mento e di pratica zootomica appena ha termi nato il vol. 1 del suo Trattato della organizza- zione degli animali (1), e ne è ormai trascorso sufficiente tempo senza vederne la continuazio- ne ; dal rinomatissimo Meckel , che non prima di vent’ anni di continue sezioni zootorniche sia- si trovato in grado di pubblicarne un lavoro com- piuto (2); dal profondo Archiatro sassone Carus; che lentamente procede nelle osservazioni e pub blicazioni di tal fatta (3); e dall illustre chirurgo Ewerard Home, che possessore del Gabinetto anatomico di Hunter dopo quattordici anni ha da- to compimento ad ur? opera di siffatta natura (4). Penetrato appieno dall’ esposte difficoltà ho (1) Principes d’Anatomie comparée , Paris 1822, vol. 1. (2) Materiaux pour l’Anatomie comparce, Lepzig 1808. Traité gènéral d’Anatomie comparée , Paris 1828. Ne ho consul- iuto i soli tre primi tomi finora pubblicati. (3) Lehrbuch der Zootomie, Leip. 1848. Tabulae anatomiam comparativam illustrantes, Leips. 1826 fase. 3 in fol. fis. (4) Lectures on comparative anatomy, vol, 6 in 4.° London 1814- 1628. VII sempre da me tenuta lontana ogni benchè meno- ma idea di accingermi a simile intrapresa, anche nel modo il più succinto possibile avuto riguardo alla grande estensione del subbietto da trattare ed alla scarsezza de’ miei lumi. Ma , essendo tor- nata vana la negativa futtane ad un letterato esi- mio (1), che aveva tutto il dritto di comandarmi ; sono stato obbligato di comporre un libro elementa- re,che in pochi volumi avesse racchiuso i pre- cetti della scienza de’ corpi organizzati, cui l° uo- mo stesso appartiene : libro che alpresente man- cava a’ nostri medici alunni vaghi di acquistare le generali nozioni di Notomia e Fisiologia com- parativa, dopo che quello compilato da Jacopi (2) nella intera Italia comunemente in voga era per sei lustri e più rimasto în dietro alle scoperte sem- pre crescenti di cotal ramo scientifico. Rifletteva d'altra parte che la nostra classica terra, per la diversità delle regioni e per la gran copia di acque che l attraversano e circondano, mi presentava il più ampio teatro zootomico , quello che in questi ultimi tempi ha tanto con- tribuito alla gloria letteraria de Meckel , Rudol- phi , Savigny, Carus , Otto, Rapp, M. Edwards, Himly figlio, Huschk, Schultz, Hodgkins, Lund ec., che qui replicate volte recaronsi ; onde è che (1) If dottissimo cav. Francesco Carelli zelante promotore di ogni specte di letteratura nella patria comune. (2) L'lementi di l'isiologia e Notomia comparativa, Nap. 1810 part. 3 VISI da essa ripeto la più propizia occasione di po- tere squittinare la fabbrica ed i vitali fenomeni degli esseri viventi nella natura vivente. Non debbo però dissimulare di aver io potuto vominettere errori ed ommissioni, essendo omai impossibile andarne esente nelle scienze di osser- vazione, e soprattutto vivendo in un paese qua- sichè isolato dal consorzio letterario europeo. Però la maggior parte delle sezioni degli ani- mali invertebrati , qui riportate , sono di mia as- soluta spettanza ;, e con religiosità ho citato gli autori a’quali appartengono quelle, che per man- canza di opportuni animali non ho potuto ese- guire. E se dello immenso Regno animale gli esseri vertebrati rappresentano una sola par- te, e le rimanenti tre appartengono agl’ inverte- brati ; vedesi bene che sono state moltissime le notomie da me eseguite, ove se ne eccettui la famiglia degl Insetti, in cui per ora hanno esse più scarseggiato. Non vi è dubbio che gli animali senza vertebre differiscano moltissimo dall uomo, pur tuttavia lo studio loro interessa non poco gli anatomici ed i fisiologi: l organizzazione e la vita vi st osser- vano nella forma la più semplice ed in una Jolla di varietà. Ed essi ingiustamente sonosi detti imperfetti paragonati all'uomo , che offre il mo- dello di compimento di ogni viscera, ma tale IX proposizione è vera a solo riguardo del suo cer- vello ; poichè ne’ Cefalopedi il cuore invece di essere semplicemente doppio è triplo , avendo due cuori respiratori ed uno aortico , e tutti e tre isolati. Quindi non sarebbesi al certo atteso di trovare sviluppo massimo nell’ organo così impor- tante quanto il cuore in un gruppo di animali im- perfetti, perchè essi erano poco o niente conosciuti Divido dunque in due Parti il mio zootomico e biologico lavoro: trattando nella prima degli ani mali invertebrati racchiusi nelle tre ultime gran- di Divisioni del Regno animale di Cuvier , quali sono gli Zoofiti, gli Articolati edi Molluschi; e mi occupo nella seconda de’ vertebrati, che ne forma no la sua prima grande Divisione. Sarà ciascuna Parte suddivisa in due tomi, uno destinato al- l Anatomia e l'altro alla Fisiologia degli esseri vi- venti privi di vertebre, ed altrettanto si farà per quei che soro forniti di queste. Siffatta- distri- buzione è stata da me ben volentieri abbracciata, considerando che così la materia contenuta în ogni volume rendevasi indipendente da quella trattata in cadauno degli altri tre tomi, Che anzi a pregio e dilucidazione maggiore delle cose in detta opera disaminate vi sarda in ultimo un Atlante di tavole incise in rame concernente le più rilevanti forme organiche. Gli scrittori imparziali ed i giudici competenti ) Xx vedranno se io abbia contribuito a’ progressi della Zootomia, e quindi se colla mie deboli futiche e con gli scarsi miei mezzi sia siato utile a detta scienza, ove ho consecrato i più bei momenti di mia gioventil. PROLEGOMENI. 2)92)02)20042)02)00)22G3: 922 )v0)00)00)a»)00)5a 320 )ae000}90 )00)n0d02)c0): 0)92022)21993»)o6%af00)a CAPITOLO LI Y/dee preliminari. Art. I. Scopo della Zootomia. Se tutti rami della Storia naturale, scrive l’il- lustre Chaumeton, offrono vasto e fertile campo alle meditazioni del filosofo, tutti però non presentano il medesimo allettamento. La Mineralogia occupasi delle sostanze brute ed inanimate, il cui studio è ne- cessariamente come essa arido e freddo. La Bota- nica, che puossi dire una scienza amabile, presenta a suoi cultori una carriera seminata di fiori, ed in grado eminente riunisce l'utile al piacevole. La Zoologia, nel suo sterminato dominio e quindi dif- ficile ad essere da un solo uomo tutta intera abbrac- ciata, tratia al contrario dei corpi eminentemente do- tai de vitali attributi. L’ uomo stesso , questo capo d’ opera della creazione, fa parte del regno ani- male, che noi siamo tanto interessati a conoscere. Se però si rappresenti alla nostra immaginazione un paese perfettamente privo di vegetabili e di animali, il quale tuttochè situato in clima temperato e sotto cielo sereno, non sarà che un suolo inospitale, una terra deserta, che ne rattristerà la vista, e da cui tutti gli animali fuggiranno con una specie di or- rore; ma, popolato di piante e di animali, la sce- na sarà tosto cangiata. Questo suolo abbandonato di- verrà un soggiorno pieno di gioia e d’ incantesimo, + XII questa terra deserta sarà abitata da animali di ogni specie, e l’uomo industrioso vi troverà i mezzi di soddisfare tutt’ i suoi bisogni. Or, non dovendo occuparmi della contempla- zione de’ caratteri esteriori degli animali, che è di pura spettanza della Zoologia, è d’ uopo perciò pe- netrare nel loro interno, conoscerne i differenti ap- parati da cui son essi composti e farne utili parago- ni, a fin di preparare i materiali della Notomia com- parata. Ma in ciò immense difficoltà tendono ad ar- restare i nostri passi, e non pochi disgusti cercano raffreddare il mostro zelo ; giacchè conviene con- tinuamente sezionare cadaveri, onde nel seno della morte acquistare lumi per la interpetrazione de’ più interessanti fenomeni della vita. L’ Anatomia dunque è quel ramo di scienze natu- rali che fa conoscere la forma, il sito, i rapporti, i nessi e la struttura delle parti, la cui unione costituisce un corpo organizzato. Quindi, secondo la qualità del- l'essere organico cui ella appartiene , ha ricevuto il nome di F7totormia se tratta della struttura de vegetabili, di Zootozzza qualora svela quella degli animali e di 4rtropotormia quando si occupa della fabbrica umana. Quantevolte poi la Zootomia, stabi- lendo un parallelo tra gli animali e l’uomo sotto il rapporte della struttura, dicesi Aratorza compara- ta: la quale mette in veduta le parti differenziali o simili degli animali e dimostra che la natura siasi soggettata ad ammirevole unità di piano tra immense gradazioni degli esseri organizzati, analizzandoli ne’ XIH periodi diversi di accrescimento o decrescimento che subiscono e nelle loro correlazioni. È inutile decantarne le bellezze, poichè chi anche per poco vi è versato ne conosce appieno lalletta- mento, In riguardo alla sua utilità è da dirsi che la Fisiologia generale e speciale non potrebbe esistere senza l Anatomia comparativa (1), stantechè ne riceve le. nozioni per la spiegazione dei fenomeni vi- tali: e. Meckel ha giustamente asserito. che costitui sca la Fisiologia nel senso più esteso di questa pa- zola, e che sia d’ indispensabile necessità, onde ser- vire di guida nelle sperienze fisiologiche. La Zoologia non vi serbaaltra differenza che quel- la tra la disposizione della superficie esterna e gli organi interni, che ne sono ricoperti. E se essa e la Fisiologia debbano essere familiari al medico illuminato , tanto, maggiormente l’° Anatomia com- parata diviene parte integrale degli studi di lui; giacchè la Fisiologia dell'uomo o parziale è per- fetta dipendenza della generale. E. poi come mai acquistar contezza di certi organi nell’ uomo tal- mente complicati, che senza 1 ravvicinamenti com- parati le funzioni e 1’ uso delle diverse loro parti non potrebbero. essere con certezza riconosciuti, ed anche per la picciolezza e corta durata sfuggendo alle nostre ricerche. Dippiù a fin d’ indagare, scrive Cuvier , la fabbrica (1) Leggasi: Béclard Elementi di Anatomia generale irasportali dal francese dal ch. prof. Vulpes, tomo I introduz.; e Minichini Elementi di Fisiologia umana 1, xx1. XIV animale e le funzioni, che ne derivano, è d’ uopo che il Fisiologo non si limiti a’ fenomeni d’una sola spe- cie di animali; ma conviene paragonarli tutti e rin- tracciare la vita ed i suoi prodotti nella immensa serie degli esseri, che ne sono provveduti. La mac- china di un animale mon puossi scomporre senza distruggerla: fortuna che la natura abbia provve- duto a siffatta impossibilità , offrendoci nelle diverse classi di animali quasi tutte le organiche combi- nazioni. Il metodo, che in tale disamina ho seguito, è stato quello di conformarmi all’ ordine della natura, ossia di principiarne l'analisi dagli esseri i più semplici e salendo a’ più composti, vale a dire dalla Monada fino all’ Uomo: per la ragione che riuscirà non difficoltoso conoscere una macchina risultante da scarso numero di ruote, che quella composta da gran quantità di es- se. Non ignoro però che altri pensino e seguano op- posto sistema sulla considerazione, che sembra più na- turale ed istruttivo d’ incominciare dall’ uomo come Pesserc il più complicato, andando dal noto al- l ignoto, e per giovarsi eziandio dell’ analogia € della induzione. Art. II Cerno bibliografico. Non sarà pertanto discaro a sapersi che questo utile ramo dello scibile non rimonti a tempi troppo antichi, e che esso abbia ricevuto la massima parte del lustro ; di cui ora vedesi fornito, in grazia delle immortali NV opere di Stenone, Swammerdam, Duverney , Peut, Lyonnet, Haller, Hunter, Monro, Vicq-d° Azyr, Camper, Pallas, Daubenton, Mertrud e di Barthez fra gli scrittori del secolo passato; e per. opera de- ol immarcescibili lavori di Guvier, Latreille , Blu- menbach, Meckel, Blainville, Dumeril, Geoffroi de s.!* Hylaire, Magendie, Serres , Cloquet, Tiedemann, Rudolphi, Home, CAàrus, Treviranus, Otto, Ocken ; Baer, Heusinger, Prévot e Dumas, M. Edwards, Audouin, Hollard, Bourdon, Flourens e di Straus fra? moderni. Ciò non ostante stimo util cosa di sog- giugnere che in Italia e specialmente in Napoli non sono alla Zootomia mancati sapientissimi cultori (1). È dolce all’ animo mio il dire che mentre l Euro- pa era quasichè in silenzio su questo ramo di scien- tifiche discipline il nostro M. A. Severino, sulle orme del celebre Fabricio di Acquapendente (2), già fa- ticava sulla notomia e delineazione delle parti di tutti gli animali che furono a sua disposizione (3); non trascurando l esame della Vipera (4), della respirazione de’ Pesci e della vitale economia delle Foche (5). i dee (1) Unarticolo bibliografico alquanto esteso si è da me dato nel Pro- gresso delle Scienze , delle Lettere e delle Arti tom. 1, p. 112 com- pilato per cura del dotto cav. G. Ricciardi, ove ho. fatto ezian- dio parola delle opere zoologiche italiane, delle quali si è qui tra- scurata la enumerazione come estranea al mio scopo. (2) Opera anatomica. Patav. 1625 in fol. (3) Zootomia Democritea, idest Anatome generalis totius ani- mantium opificit. Norimbergae 1645 , vol. in 4.° fig. (4) Vipera -pithia , id est de viperae natura, veneno, medicina, demonstrationes et experimenta nova. Patav. 1543 , vol. in 4° (5) Antiperipatias , hoc est adversus Aristoieleos de respiraiione XVI Di por sommo onore accrebbero alla italica ri- nomanza Redi (1) e Valisnieri (2), a’ quali prece- dettero Asellio (3), Niccola Massa (4) e Tommaso Cornelio (5) colla scoperta de’ vasi lattei e della irritabilità , che molto tempo dopo ha reso tanto famoso il nome di Haller. Indi si distinsero Baglivi sulla Tarantola (6), Serao che ismenti il taran- tismo (7) e Caputo per l'anatomia dello stesso In- setto (8). Il nostro Troja fece conoscere in Francia la rigene- razione delle ossa (9); Cotugno e Scarpa, che per le loro anatomiche scoperte avevano riscossa ammi- razione de’ dotti, non mancarono di sezionare i bru- piscium diatriba. De piscibus in sicco viventibus, Phoca illustratus ; de radio Turturis marini. Amst. 1659 , vol. in fol. (1) Opere. Ven. 1712. (2) Opere fisico-mediche. Ven. 1733, vol. 3 in fol. (3) De lactibus seu lacteis venis , quarto vasorum meseraicarum genere novo invento dissertatio cum figuris elegantissimis. Me- diol. 1627, vol. 1 fol. (4) Anatomiae liber introductorius. Venet. 1536. (5) Progymnasmata et op. quaedam posthuma. Neapoli 1688. Il dottissimo prof. Macrì assai. profondo nello studio de' libri classici antichi di storia naturale e di medicina ha con argomenti inconcussi dimostrato che il nostro T. Cornelio aveva parlato della ir- ritabilità degli animali e de’ vegetabili tredici anni prima di Glisson e circa diciotto lustri avanti di Haller. Quindi ha giustamente opi- nato doversi quella dire Corneliana e non già Halleriana. Vedi la nostra Necrologia de’ soci ordinari del KR. Istituto d’ Incoraggia- mento p. 346. (6) Opera omnia. Lugd. 1704. (3) Opuscoli di vario argomento. Nap. 1674 in 4.* (8) De Tarantulae anatome et morsu. Lycii 1741. (9) De novorum ossium regencrattone, Lut. Parisiorum 1700, XVII ti, rendendosi quello il precursore di Galvani (1) e l’anatomico di Pavia trattando dell’ udito e del- l'olfatto di molti animali (2): ne quali Comparet- ti (5) amplia le anatomiche disamine del suo col- lega testè nominato sull organo uditorio, che ne’ Granchi è scoperto dal nostro Minasi (4); mentre Mascagni (5) ne contempla col microscopio i di- versi tessuti per indagarne. l’ intima composizione. Malacarne (6) dissecava il cervello umano e ne desumeva utili corollarì paragonandolo a quello de’ bruti, in che si è anche a’ dì nostri distinto il Ro- lando (7). Fontana (8) sperimentava in replicate guise e con molto suo rischio il veleno viperino ; nell’ atto che Mangili e Presciani (9g) rintrecciavano ne Molluschi le prime orme del sistema nervoso. Spallanzani (10) si è reso immortale per le infinite sperienze di fisica animale; ed i suoi concittadini Configliacchi e Rusconi (11) hanno indi esaminato la struttura del Proteo anguino e della Sirena la- (1) Lettera al cav. Vincenzio sulla elettricità del sorcio. (a) Disquisitiones anatomicae de auditu et olfuctu. Ticini 4789 in fol. fig. (3) Observationes anatomicae de aure interna comparata. Pa- tav. 1789 în 4°. fig. (4) Su timpanetti dei Paguri. Nap. 1777 fig. (5) Prodromo. della grande anatomia. Firenze 1819 in fol. fig (6) Encefulotomia nuova universale. Torino 1780. (7) Saggio sulla vera struitura del cervello dell'uomo e degli ani mali. Sassari 1809. (3) Traite sur le venin de la vipere. Flov. 1781. (9) Giornale di. Brugnatelli. (10) Op. cit. (11) Del Proteo anguino cc. Pavia 1819 in 4° fis * XVIII certina. Gallini, Brera, Moreschi, Panizza, Lippi? Uccelli (1) han pure pubblicato opere dottissime intorno taluni rami di zootomia. Foderà in terra straniera (2) con molto decoro sostiene la gloria del- la Trinacria, e mostrasi degno di andare a sedere nella cattedra di fisiologia sperimentale della Uni- versità di Palermo. | Ma egli è ormai tempo di parlare delle belle notomie de’ Molluschi testacei delle due Sicilie cor- redate di esattissime figure, colle quali it discepolo di Morgagni e di Hunter smentì i sarcasmi di Pallas e Born contro i dotti italiani, che fin allora avevano trascurato di studiare la fabbrica degli abitatori delle conchiglie. » L’opera di Poli, scrivono Guvier e Deshayes , è il fonte, donde per lungo tempo si attigneranno preziosissime osservazioni per classifica- re convenevolmente gli esseri invertebrati, e da cui spargesi una luce tutta nuova su la loro fisiolo— gia (3) ». (1) Compendio di anatomia e fisiologia comparata. Firen. 1827 , 6 vol. Son dolente di non averlo potuto consultare. (2) Itecherches sur l’organisation et les functions du Cysticer- que pisiforme. Paris 1823. Recherches experimentales sur l’absorption et l'exhalation. Pa- vis 1824 fig. Recherches cxperimentales sur le système nerveux. Paris 1825. Discours sur la Biologie suivi d’un tableau des connaissances naturelles envisagées d’après leur nature et leur filiation. Paris 1826. (3) Testacea utriusque Siciliue ecorumque historia et anatome tu- bulis aeneis illustrata, Parmac ex R. Typographeio 792 tom. I et II. Testacea utriusque Siciliae etc. tom. ILI s Pars I posthuma au- ciore I. - X. Poli cum additamentis S. Delle Chiaie , et Pars 11 au ctore Delle Chiaie. Parmae ex Ducali Typographeio 1026. è. <:9 CAPITOLO II. Distnzione de’ corpi naturali. Art. I. Corpi inorganici. La immensa serie di oggetti sparsi sulla faccia del globo, che presentansi alla nostra contempla- zione, offre infinite diversità di forma , di struttura e di azione, e quindi per essere metodicamente esa- minati conviene distinguerli in corpi inorganici ed organizzati. Si è da remoti tempi parlato della ca- tena, che amendue tali corpi costituissero, i cui anelli sono rappresentati dagli esseri creati, formando in- sensibile passaggio dal più semplice al più composto. Affermasi da taluni che la cristallizzazione sia il più elevato anello del regno minerale, che collega questo col vegetabile. E pensasi, al dire di Flem- ming, che il Lichene, il quale riveste il sasso nella detta scala, sia un poco più superiore a quest ul- timo ; il Fungo ed il corallo stabiliscono il legame fra il regno vegetabile e l’animale; e ’1 vasto inter- Le mie Memorie su gli animali senza vertebre del Regno di Napoli, vol. 4 ed il 5. di fig. , terminano le anatomie degli in- vertebrati della Sicilia citeriore. Colgo intanto questa occasione per esternare la mia riconoscenza vivissima a’ sommi uomini, che sonosi degnati compartirle per me lusinghiero compatimento, quali sono: Cu- vier fiegn. anim. 2. edit. , Ferussac Bullet. des sc. nat, e Monogr. des Apl., Ehrhart Diario medico-chirurgico d'Inspruck, Carus Tab. anat. comp., Baer Act. Acad. Caes. Leop. Carol. , Leuckart Anim. mar. . Revue encyclop. ,Froriep Gazzetta medica, Valentin Voyag. médic. , Zendrini fios. Zool. di Flemming, Rang Man. des Mollusq. , Blain- ville , Meckel Bull. des sce, nat, , Rudolphi, Olfers, cc. è XX vallo, che separa l uomo dal suo Creatore, è occu- pato da diversi ordini d’ intelligenze supreme. Or l’ esposto, mentre a prima giunta sembra plau- sibile e conforme all andamento della natura, pure non trovasi consentaneo al fatto, ove principiasi a mi- nutamente squittinarlo, e soprattutto esaminando, i ca- ratteri distintivi degli esseri inorganici dagli or- ganici, c quelli tra questi ed i vegetabili. Quindi la pretesa e non interrotta catena degli esseri real- mente offre immense lacune. Considerando il numero di clementi particolari sotto i quali la materia generale presentasi ne corpi inorganici e. negli organici, si vede lo scarso numero de’componenti di questi ultimi, quali sono l’ossigeno, l’idrogeno, l’azoto,, il carbonio, lo zolfo e ’1 fosforo ; numerandosene poi più di quaranta per quelli. Le combinazioni di detti elementi ne’ corpi inorganici sono binarie, e negli organici ternarie e quaternarie : essendo in questi raramente allo, stato. solido e per lo. più liquido o gassoso j nell’ attochè non è raro trovarsi le combinazioni organiche in qualche rap- porto co’ composti inorganici combustibili , il che sembra collegare la natura inorganica alla organiz—- zata. Ulteriori, differenze rinvengonsi nel modo, in cui le molecole si dispongono nel tutto o nella strut- vura. E corpi bruti sono spesso omogenet e formati da sostanza unica o semplice combinata, diversamente avvenendo negli organici. I primi compongonsi di sostanze gassose fluide o solide, e ne’ secondi poi esì- XXI stono tutte e tre. Quelli non risultano mai da tes- suto areolare primitivo, nelle cui maglie deposi- tansi le molecole componenti , essendo la cellulare base di tutti gli esseri organici. Un corpo inorganico in massa semplice 0 com- posta non ha mai forma determinata; e la mo- lecola minerale è capace di averne una, cheè sempre limitata da faccie piane, donde risulta un solido geometrico e commensurabile. La forma de’corpi or- ganizzati è circoscritta da sopraffaccie curve, almeno in uro de due sensi, sovente in tutti due, e ne emerge che è più o meno irregolarmente rotondata. Si è dippiù soggiunto che vi sia nascita nel rc- gno inorganico come nell’ organico. Ma è d’ uopo distinguere la molecola minerale e ’1 minerale dalla massa minerale, ed ancor più dalla roccia minerale. La molecola minerale è la combinazione di deter- minati elementi sotto forma fissa ; il minerale è Vin- sieme di un certe numero di molecole, affettando la forma istessa o quella, che ne deriva, ossia il cri- stallo ; la massa minerale è l’ aggregato di mo- lecole minerali della medesima specie, non discer- nibili e senza forma determinata; ed infine la roccia è il complesso di differenti specie di minerali e spesso abbastanza grossi per essere distinti. La for- mazione nel primo caso è veramente regolare; un certo numero di molecole di due sostanze semplici sì uniscono per attrazione reciproca, e si dispongono in determinata forma. Nel momento, in cui le mo- lecole si attirano, agiscono le une sulle altre per XXXII } formare la molecola minerale, e vi è qualche cosa di vitale : ma ciò ha luogo soltanto pel brevissimo mo- mento di questa attrazione, e subito dopo un corpo bruto è sprovvisto di qualsiasi segno di movimento. Inoltre la nascita degli esseri organizzati non è con- simile alla evoluzione de’ corpi bruti, ma un certo numero di molecole elementari si unisce fra loro in circostanze tanto più circoscritte, per quanto più elevasi nella scala delle due serie, che formano il regno organico. Le circostanze si limitano di una maniera sì completa che negli esseri i più com- posti tale riunione avviene in particolare sito del loro corpo, e si accresce colla introduzione delle molecole prodotte da altro individuo. La origine non è stata spontanea, ma è conseguenza più 0 meno necessaria della vita dell’ individuo, ognuno de quali è indipendente. Da ciò deriva che 1’ ac- crescimento de’ corpi inorganici è di semplice au- mento, e di nutrizione negli organici. La massa minerale si accresce in modo accidentale, irrego- lare e veramente indefinito per le semplici leggi della attrazione ordinaria. La molecola minerale una volta formata non si aumenta più, perchè morta; il suo accrescimento è limitato , il quale lo è vie- maggiormente ne’ corpi organizzati: avvenendo per introsuscezione in questi e per soprapposizione in quelli, in grazia della struttura lamellosa nei pri- mi e cellulare ne’ secondi. Le molecole di aumento si uniscono all’ indivi- duo primitivo, applicandosi successivamente le une XXIII sulle altre, facendogli acquistare determinata di- mensione; nel mentre che il tessuto primitivo si estende per la introduzione di nuove molecole nelle . sue maglie, finchè pervenga a dati e ristretti limiti. La cagione dell’ aumento ne’ corpi inorganici è l'attrazione generale o molecolare, ed è evidente: nel- atto che rimane occulta negli organizzati, e ri- ducesi alla nutrizione. Lo stesso accade, ove si con- siderino in senso opposto, ossia per lo decresci- mento e la diminuzione. I minerali complessi 0 semplici decrescono disgregandosi per forza esteriore fisica o chimica, e quindi la distruzione procede dall’esterno verso V’interno: la molecola minerale dun- que diminuisce scomponendosi, ne ha in essa la cagione, ed è determinata da forza chimica per l’azione di altri corpi che vi agiscono, onde for- mare combinazioni novelle. Gli elementi de’ corpi bruti dissociati produranno sempre composti novelli, perchè nuovi elementi ne solleciteranno la scom- posizione, e non vi sarà che la generazione spontanea. Il decrescimento de’ corpi organici avviene rare volte dall’ esterno, ma quasi sempre dall’ interno o sia nel tessuto delle parti, e principia colla produzione di muovi corpi. Talora questi novelli compost divengono simili a que’, da cui sono stati prodotti, si organiz- zano e vivono post in favorevoli circostanze, e ciò.dà luogo alla generazione, che è negli esseri inferiori evidentemente spontanea, e solo in apparenza nella scala de’ superiori. Quindi un corpo inorganico fi- nisce e muore senza riprodursi : all’ organizzato ASI V- avviene lo stesso; ma nel corso o nella fine della di lui durata parte de’suoi elementi si riuniscono di muovo in modo quasi necessario e riproducono un essere simile a lui, o che potrà diventarlo, e perciò vi è riproduzione. La indipendente esistenza, che gode cadauna par- te di un corpo inorganico, manca nell’ organico. Se da uno strato di Basalte , dice Flemming , tolgasi uno de’suoi prismi costitutivi, nè quello e nè questo soffriranno, e ’1 prisma riterrà la medesima forma e struttura di prima. E, dividendosene le articola- zioni, ciascuna conserverà i propri caratteri, quan- tunque separata dalle altre, che riunite costituivano il prisma. Al contrario distratto un ramo dall’ al- bero non solo il tronco ne soffre; ma la porzione staccatane si altera , le foglie appassisconsi e crollano, i ramicelli diventano rigidi e la scorza raggrinzasi. Cangiamenti più manifesti rilevansi, ove dal corpo di un animale distraggasi un membro, invaso ben- tosto da putrefazione, che lo riduce in sostanza ter- rosa , el dippiù disperdesi in polvere nell’ atmos- fera. Laonde il processo distruttivo è quello, che sc- para il regno vivente dall’ altro privo di vita. Dalla cristallizzazione di una soluzione salina ot- tengonsi corpi simmetrici reputati modelli della materia organica. Essi però presenteranno sempre la stessa forma e struttura, purchè da qualche esterna forza meccanica o chimica non sieno disturbati ; ogni loro molecola interiormente rimane al proprio posto, nè posseggono una forza interna da poterli LR alterare, accrescere o diminuire. I corpi organici sono daltronde dotati di forma e fabbrica de- terminata, la cui mercè per dato tempo resistono alle ordinarie leggi regolatrici della materia inor- ganica: nell’ interno hanno continua azione da’ pri- mordi della vita sino alla morte, ed in ogni periodo incremento e decremento ; la gioventù seguendo la infanzia, Vl età matura precedendo la vecchiaia così nel Tartafo e Pino, che nella Monada e nell’ Uo- mo, essendo a tutti comune la vita e la morte. I Fossili son privi di esteriore involto necessario a mantenervi la forma ed a preservarli dagli agenti es- terni, omogenea essendone la sostanza alla sopraffac- cia e nell’ interno. I comuni integumenti contrattili ed estensivi vestono i corpi organizzati e crescono per le molecole che loro somministrano le parti in- teriori, la deficienza delle quali vi produce il de- crescimento. Art. II Corpi organici. Gli essenziali componenti dei corpi organizzati sono il carbonio, l ossigeno, l’ idrogeno, l’ azoto, i sali alcalini e terrosi: ne diversifica però l impasto non solo secondo le varie specie, ma eziandio in riguardo ai due regni. In fatti i vegetabili hanno le fi- bre legnose composte di carbonio, ossigeno, idrogeno e con qualche traccia di azoto, e rade volte un pò di silice rinvenuta negl integumenti esterni. AU’ op- posto l'azoto abbondante ed egualmente che il fos- foro è esclusivo degli animali. Lo ioide, il ferro e | LP XXVI manganese sono comuni ai vegetabiii ed agli ani- mali e sempre in mòdo avventizio. L’ antica denomi- nazione di alcali vegetali e minerali nulla esprime, appartenendo essi a’ primi ed a’ secondi, ma più a’ vegetabili , essendo però sempre accessori. L’ammo- niaca è molto caratteristica. del regno animale ed in relazione colla quantità di azoto. Le parti solide animali risultano da calce e magne- sia unita agli acidi carbonico e fosforico. La muci- lagine o gomma de’ vegetabili polposi differisce dalla gelatina e dall’ albumina degli animali molli, man- cando nei primi, di modo che è uno degli elementi degli ultimi. Non debbasi per altro tacere che talune piante abbiano l’ azoto, e gli animali molli non hanno alcuna sostanza d’indole vegetabile; ma colla com- bustione l odore ne somministra lo specifico carat- tere. Dippiù dopo la morte i vegetabili 8° inacidi— scono per la gran copia di ossigeno, che combinasi al carbonio ed all'idrogeno, nel mentre che le so- stanze molli animali diventano alcaline, unendosi l’ azoto all’ idrogeno , onde produrre l ammoniaca. I vegetabili hanno le fibre con. disposizione pa- rallela, e gli animali offrono lamelle, che riunite, costituiscono le cellette, dove depositansi i sali ter- rei; quelli hanno vasi o tubi semplici cilindrici od a fascetti con pareti porose, ed in questi sono essi cir- colari conici e decrescenti di diametro nel rami- ficarsi. Le parti solide de’ primi sono vascolari e (1) La Spugna ed il Corallo , che accostansi a’vegetabili , ne ri- mangono separati per la gelatina, pell’ albumina e pe’ sali terrosi. XXVII quelle de’ secondi cellulose (1). Quindi la distribu- zione dell’ elemento generatore in altri ed in. tes- suti, la cui combinazione forma gli organi, sarebbe molto caratteristica alla distinzione del regno orga— nico, ove non vi fosse gran numero di esseri con tes- situra uniforme, e se ne vegetali complicatissimi non si scorgessero tessuti elementari. Vi sono taluni esseri organizzati creduti vege- tabili perchè amorfi, ed altri che tengonsi per animali. La disposizione raggiante predomina ne’ vegetabili ce trovasi eziandio in gran numero di pro- duzioni evidentemente animali ; come la forma pari o simmetrica appartiene più a questi che a quelli, e, se non completamente, almeno in gran parte vi si osserva. Si sono paragonate le due porzioni di una pianta ossia fusto e radici a’ due lati di un animale pa- ro, il colletto colla linea mediana, ed in qualche par- te di parecchi vegetali vedesi eziandio la forma pari. Gli animali, tranne taluni delle classi inferiori, hanno i nervi e quindi la facoltà delle sensazioni e del moto volontario: a’ vegetabili al contrario essi mancano affatto, ed in conseguenza non hanno sen- sitività e neppure più ampio sviluppo posseggo nò quella della locomozione, la quale è totalmen- te parziale in pochissimi vegetabili, osservandosi nelle foglie della. Dionea (2) e dell’ Erba casta (3), o ne’ filamenti degli siami del Crespino (4). (r) Gli animali ed i vegetali inferiori sono deficienti di ogni specie di canali. (2) Dionaea muscipula. (3) Mimosa pudica, (4) Berberis vulgaris * XXVIII La proprietà di cangiar sito appartiene agli ani- mali, tra quali debbonsi eccettuare alcuni che ne sono sprovvisti, sebbene sieno collocati più in alto degl Infusori, î quali ne fanno la più pomposa mostra. Quelli sono sempre radicati nel terreno, nell’ acqua, aderenti agli scogli ed a raro sospesi in aria (1), ove vivono crescono e muoiono. I vegetali come gli animali per la superficie esteriore assorbono le sostanze nutritizie nello stato liquido o gassoso. L’ assorbimento avviene nelle piante mercè le radici e le foglie, in gran numero di animali rendesi anche più energico per l’invi- luppo esterno generale che, penetrando nel tessuto cellulare, forma il tubo enterico : quindi due fac- cie assorbenti appartengono a’ vegetabili ed egual numero agli animali; la coppia delle prime si uni- sce presso il nodo vitale, e quella delle seconde nella bocca. Gli animali abbisognano di digerire la sostanza di cui debbono nutrirsi, e perciò non han bisogno di rimaner fissi al suolo (2) o ra- dicarsi nel terreno, ma di locomozione ; nel men- tre che la pianta è obbligata di tenere stabili le parti delle faccie assorbenti , vale a dire una nella terra e 1 altra nell’ aria. Laonde il vegetale non agisce su’ corpi esterni e non li digerisce pria di assorbirli, ciocchè hassi da eseguire forzosamente dall’ animale. (1) Thullandsia dianthoides o Cristinia aeriformis. (2) Con molta sensatezza Alston denominò i vegetabili animali rovesciati. 3:00 dd Per tal carattere queste due classi del regno or- ganico sono definitivamente fra loro distinte ; e credo inutili le ulteriori distinzioni, che taluni ad- ducono desunte dalla circolazione che riducesi al- la oscillazione de fluidi assorbiti e diffusi da una parte all'altra, divenendo sangue negli animali e linfa o sughi propri ne’ vegetabili. E per riguar- do all’ assorbimento han detto che questi suc- eiassero l’ acido carbonico per appropriarsi il car- bone e sviluppando l’ ossigeno , il quale è da quelli fissato; molto meno merita conto che i vegetali vi- vano di sostanze inorganiche e gli animali di or- ganizzate vegetali od animali. Ma all’ intutto ignorasi ‘ il particolare stato di combinazione dei loro atomi nell’ atto dell’ assorbimento ; giacchè gli Scarabei de’ letamai ed i Funghi prendono identico alimen to, come la Muffa azzurra el Tonchio del for- maggio. Dicasi lo stesso dell’ accrescimento, del de- erescimento, dell’ esalazione, de’ grani e delle uova, della sessualità distinta e separata. Quiudi puossi definire : Il vegetale un essere organizzato ( celluloso , ina- lante ed esalante, capace di nutrirsi e riprodursi ) sommamente carbonato, il più delle volte compli- cato, privo di tubo intestinale, non che di fibre contrattili ed eccitanti evidenti; per conseguenza non capace di digestione , di muoversi, non sen- tendo i suoi rapporti co’ corpi esterni , sebbene ta- lora vi ravvisiamo dei cambiamenti lenti e succes- sivi per determinato fine. XXX 1’ animale al contrario è un essere organizzato sommamente azotato, più sovente semplice, costante- mente provveduto di canale enterico più o meno completo, difibre contrattili ed eccitanti quasi sem- pre visibili, in conseguenza digerente ed avver- tente più o meno i suoi rapporti co’ corpi esteriori, dimostrandolo mercè moti solleciti che vi vediamo eseguire per un fine evidente (1). Art. II. Parallelo tra i vegetali e gli animali. L’aflinità è pei corpi bruti come la nutrizione per gli organici, de’ quali è funzione essenzialissi— ma, ed in conseguenza suppone la vita ed attesta la organizzazione. I vegetabili sono sprovveduti di senso e di moto; non possono andare in cerca per prendere e gustare gli alimenti, avendo radici este— riori e non già interne come gli animali; assorbo- no senza riposo e senza precedente digestione : avve- nendo l’ opposto negli animali che digeriscono pria di assorbire, e che interrottamente succiano. L’ ani- male abbisogna di stomaco e di sensi per avvertire gli alimenti , de’ muscoli e de’ vasi per assorbire il liquido nutritizio e distribuirlo agli organi. Tale (1) Nelle addotte definizioni non entrano i Funghi, i Licheni, le Spugne, gli Alcionj e le Coralline. E perciò Blainville ha de- finito l animale , oggetto delle nostre contemplazioni, una certa combinazione di organi produttrice talune forze, fra le quali la digestiva e la locomotrice , affettando forma determinata, ed a» sendo su’ corpi adiacenti in modo egualmente determinato, > © ©.€| complicazione di macchine e di effetti. contrasta colla estrema semplicità delle piante, non essendo comune a tutti gli animali, come p. e. gl’ Infusori ed i Vermi parenchimaiosi, che hanno semplicissima struttura. Si è malamente opinato che gli animali ab- biano una sola bocca ed unico tubo digestivo, e che i vegetali sieno forniti d’innumerevoli pori e bocche; ma i Distomi, i Tetrastomi, il Rizostoma di Cuvier e la nostra Cassiopea Borbonica dimo- strano l’ opposto, avendo due, quattro o più cen- tinaia di bocche. In riguardo al chimico impasto gli animali ri- sultano di azoto ed i vegetabili, eccetto la Cro- cifere, di carbonio; i primi assorbono |’ ossigeno che sviluppasi dagli altri, e rigettano il carbonio di cui simpregnano i vegetabili. Avviene dunque un cambio di principj fra’ due ordini di corpi vi- venti; quelli fissano ed organizzano il carbonio e gli ‘animali trasformano in azoto P aria che respi- rano e gli alimenti di cui si nutricano. Negli animali superiori, eccetto i fluidi, 1’ epi- derme e le parti analoghe, nulla si rigenera e iutto si rinnova ; avvenendo diversamente in que’ delle classi inferiori. In fatti si parla della rige- nerazione de’ tentacoli de’ Polipi e de Molluschi, de’ raggi delle Asterie, de’ membri delle Sala- mandre e della intera testa della Lumaca. Alcuni Zoofiti si propagano per barbatelle come le piante, e certi Polipi separati in molti tronchi si rigene- rano e moltiplicano a colpo d’ occhio, siccome i Poeti XXXII raccontano della famosa Idra della Palude di Levna. A pochi animali appartiene siffatto modo di ri- produzione, giacchè la più gran parte offre gli or- gani genitali. Il frutto e la sementa sono alla pianta come P uovo e l'embrione stanno all’ animale. La semenza è un vero uovo, colla differenza che il con- corso de? sessi sia necessario all’ uovo vegetale , nel- l’atto che non è indispensabile alla fecondazione di quello degli animali. Le piante annue nascono per riprodursi, e la morte succede alla loro fioritura : lo stesso presso a poco accade per gl’ Insetti, che generano una volta in loro vita e taluni di essi nel medesimo dì della nascita rigencrano e muoiono , senza poter cono- scere nè que’ da’ quali hanno ricevuto origine, nè gli altri cui trasmettono sì frale esistenza. I vegetabili finiscono co’ fiori, e gli animali co’ sensi; come se l’ unico seopo degli uni fosse di generare, e l'essenza degli altri di sentire. Quelli «sono sempre immobili e radicati nel terreno, che li nutre; le loro radici penetrano verso il centro della terra el fusto innalzasi nell’ aria. Negli animali all’incontro il sonno compagno inevitabile de’ ner- vi e de muscoli riconduce ciò, che sente e muo- vesi alla situazione orizzontale ; donde deriva che tutti gli esseri sensibili obbediscono, almeno il terzo de’ loro giorni, alla gravità universale. Gli al- beri piangenti da una banda e gli Uccelli dall al- tra fanno apparente eccezione a questa regola. Gh animali subiscono annuali rivoluzioni presso a XXXIII poco come i vegetabili; il tempo della fioritura degli uni è Ia stagione degli amori per gli altri. Se le piante perenni sfogliansi ogni anno, gli Uc- celli rinnovano le piume ed i Quadrupedi i peli e l’epiderme ad intervalli periodici; e, se il Pla- tano perde e rinnovella l'antica cuticola, i Serpenti ed i Granchi spogliansi del proprio e duro inviluppo. Pall esposto è d’ uopo conchiudere che gli animali non hanno di comune co’ vegetabili nè organi, nè proprietà e nè funzioni, ma il solo tessuto cel- lulare di cui or ora mi occuperò, CAPITOLO II. Distribuzione metodica degli animali. Art. I. /dee generali. La Zootassia o Zooclassia riguarda la riunione degli animali fondata su loro organi costitutivi, ed oc- cupasi degli esteriori caratteri, de’ nomi e della distri- buzione di essi in ordine tale da far corrispondere, per quanto sia mai possibile, la loro forma esterna colla interna. È dessa il vero filo di Arianna, onde uscire dal labirinto che offre l’ immenso numero di animali, assegnando ad ognuno il proprio nome in forza di caratteri distintivi semplici spediti, desunti dalla propria conformazione e senza recare alcuna confu- sione con gli esseri affini. Quindi se un determi- nato gruppo di animali, oltre il carattere speci- fico particolare a ciascuno, ne abbia altro comune RETI co’ suoi vicini, costituirà il genere. La riunione degli esseri con caratteri generici differenziali forma Y or- dine, e molti di questi costituiscono la classe. L'insieme delle primarie divisioni, cui han re- lazione le secondarie, chiamasi metodo, che rie- sce più sicuro, qualora celleno riposino su veri e fondamentali rapporti e su l’ essenziale ravvi- cinamento degli esseri. Le parti di un animale, dovendo avere fra loro mutua convenienza, hanno certi tratti di conformazione che ne escludono altri e son detti caratteri importanti essenziali o domi- natori, essendone poi i rimanenti subordinati. Dividonsi i metodi in aruficiali e naturale, i primi sono moltiplici e mero risultamento delle astrazioni del nostro pensiere ; ma il secondo è u- nico ed il più perfetto, perchè è 1 opra della na- tura. Siffatto sistema è l ideale cui la storia naturale deve tendere e, se vi si pervenisse , avrebbesi l’ es- pressione esatta e completa dalla natura intera. In conseguenza dice saviamente Cuvier : « il metodo naturale sarebbe tutta la scienza , e ciascun passo che vi si fa è dessa avvicinata al sno scopo. » E, volendo far conoscere più minutamente la diffe- renza che passa tra amendue i metodi, è d’uopo però sapere che hanno eglino scopo comune, o sia la dis- posizione metodica degli oggetti in ordine regolarissi- mo, ad onta che lo spirito che ne abbia diretta la for- mazione sia differentissimo. Il metodo 0 meglio siste— ma artificiale, improntando tutti i suoi caratteri dalla particolarità di un solo organo, ci fa solamente que- XXXV sto conoscere © le differenze suc con gli esseri cui sì paragona. È a buon conto una tavola alfabetica delle materie, ove i caratteri, che sono la base della classificazione, fanno le veci delle lettere del- l'alfabeto. Così il sistema fondato sul numero e su la forma de’ denti o de’ natatoi può essere utilissi— mo e di facile applicazione pratica, ma lo stesso dà soltanto contezza del numero di essi e delle loro dis- posizioni. Non è così nel metodo naturale propria- mente detto, in eni non un organo solo serve di base alle divisioni stabilite; ma il complesso di tutti segni caratteristici, che ricavar possonsi da’ vari organi classificati, onde formare il carattere dia- gnostico di queste divisioni. Art. II. Esame particolare de? sistemi. In ogni sistema precede alle classi una prima- ria distribuzione, come si è fatto fin da’ tempi di Aristotele : il quale, attendendo al liquido nutriti— vo, divise gli animali in due grandi gruppi, os- sia alcuni forniti di sangue ed altri che ne sono privi. Linneo, calcando le stesse orme, si fissò dippiù alla disposizione dei vasi e del cuore, per- cui ne fece tre distinzioni, vale a dire la prima de- gli animali a sangue rosso e caldo, la seconda di que’ .. sangue rosso e freddo, e la terza degli altri con sangue bianco e freddo. Lamarck e Cuvier rivolsero attenzione alla presenza od as- senza dello scheletro, cd indi distinsero gli ani- XXXVI mali in vertebrati ed invertebrati , divisioni cor- rispondenti a quelle di Aristotele e di Linneo : poichè nelle due divisioni del Plinio svedese ar- ruolansi gli animali sanguigni di Aristotile ed i ver- tebrati di Lamarck, nell’ ultima gli esangui dello Stagirita o gl’ invertebrati de’ due citati metodisti della Senna. Lamarck in seguito riunì il metodo di Aristo— tele e di Linneo , stabilendo sei gradi di perfe— zionamento sulla presenza dei nervi, senza trascu- rare le altre condizioni relative agli elementi com- posti de’ sistemi. Rudolphi, facendo astrazione da ciò che non è sistema nervoso, divise gli animali in que che ne mancano e negli altri che lo hanno, e questi coll’apparato nerveo semplice o doppio. Sch- weigger si è diretto all’ apparecchio respiratorio : Ocken ha preso di mira il sistema cutaneo, di- unguendo gli animali in carnosi o non carnosi , con- trassegnando quelli in viscerali e questi in pellic- cial. Cuvier ha sciolto sì gran problema, distribuendo. gli esseri animali in quattro grandi divisioni; la prima delle quali abbraccia i Vertebrati , la seconda i Molluschi, la terza gli Articolati e la quarta gli Zoofiti o Raggianti : e Blainville gli divide in tre sotto-regni, il primo degli Artiomorfi o sia animali pari e simmetrici corrispondenti alle tre divisioni della classificazione precedente, e separato in due tipi detti Osteozoeri o Vertebrati, ed Anosteozoeri od in- vertebrati, essendo questi suddivisi in tre sottotipi os- XXXVII sia ne’ Molluschi, sub-Articolati e negli Articolati. Il secondo sottoregno riunisce gli Actiniomorfi , el terzo gli Ereiogunii separati da Raggianu di Cuvier. Or, mentre fra l’ esposte d Lisibtlizioni o sezioni io se— guirò quella del principe della Zoologia generale e dell’Anatomia comparata, non sarà dirsi per pochi istanti indugiare nella particolare disamina delle al- ire enumerate classificazioni. Ed in primo luogo Aristotile reputò senza san- gue que’ viventi che ne sono a dovizia provvedu- u, ed in taluni di essi è questo rosso, di che lo stesso gran Linneo non si avvide. La classificazione di Lamarck in vertebrati ed invertebrati è trop- ‘po assoluta, sulla riflessione che il sistema nervoso del tronco negl’ Insetti e ne’ Crostacei è guaren- 5 tito da un canale formato dal guscio, sebbene 5 abbia inteso parlare di vero scheletro interno. Nep- pure è bene stabilita la opinione di Geoffroy Saint-Hylaire che reputa vertebre la scorza de’ Cro- stacei e degl’ Insetti, e costole i loro piedi o patte. Dippiù questi ha sostenuto che le squame de’ Pe- sci e le lamine ossee cutanee dello Storione forniti di scheletro interno siano analoghe alle parti da lui negl’ Insetti e ne Crostacei paragonate alle ossa de’ vertebrati : e quindi vi nota due scheletri, 1 e- sterno e l interno, corrispondendo quello alle con- chiglie de’ Molluschi, al guscio de’ Crostacei e de- gl lisce e questo alle parti solide degli Echino- dermi e de’ Litofiti. Schweigger riconobbe pure due scheletri inver- XXXVIII samente situati, traendo analogia, peraltro non bene avverata, dallo scheletro delle Testuggini, degl’ Insetti e de Crostacei; e considerando la inser- zione dei muscoli nell’interno del loro scheletro, la uscita delle membra dall’ interno , il numero de’pezzi solidi e la loro angolosa disposizione. Ma la divisione di Lamarck in vertebrati ed invertebrati sembra la più consentanea al fatto, quantunque i Cefalopedi vi facciano eccezione e costituiscano la singolare riunione della organizzazione de’ Pesci e de’ Molluschi. Essa inoltre è di accordo con quella di Aristotele e non con Rudolphi che ammette gli animali apatici , i sensibili e gl’ intelligenti. La di- visione di Ocken pecca nell’ applicazione. Dall’ esposto deriva per legittima conseguenza che la distribazione di Cuvier fondata sulla profonda conoscenza anatomica sia la più conducente allo scopo e pel nostro obbietto merita di essere prefe- rita alle altre qui brevemente esaminate; quantun- que il celebre Meckel non avesse mancato di farvi preziose riflessioni, smembrando varii ordini di ani- mali per collocarne alcuni in un sito e certi in al- tro, e di proporre tre divisioni primitive de’ Ver- tebrati, Cefalopedi e Invertebrati; ed un perso naggio illustre, Principe di Musignano, ha eziandio cercato di metterne in veduta parecchie lacune ed additata la via cume ripianarle. ROSIE Art. Ill. Sistema di Cuvier. Il Sapiente esimio considera negli animali le sensazioni e ’l moto, i quali non solo fanno del- l essere un animale, ma ne determinano il gra- do di animalità. Indi vide che il cuore ed i vasi erano il centro per le funzioni vegetative, co- me il cervello ed i nervi per le animali, e che i due sistemi si degradavano e scomparivano l’uno -coll’ altro. Questa corrispondenza di forme gc- nerali risultanti dalla distribuzione degli organi e delle masse nervose, non chè dalla vigoria del sistema circolatorio , gli ha servito di base pel quattro caratteri primitivi, ossia alle sue grandi se- zioni del Regno animale. La prima Divisione risguarda gli ANIMALI vER- TEBRATI, in cui sta l uomo, che sono forniti di cer- vello e del tronco principale del sistema nervoso rac- chiusi in osseo astuccio composto di cranio e ver- tebre; di colonna mediana, ne cui lati attaccansi le costole e le ossa delle membra, che formano l’armaggio del corpo; di muscoli che ricoprono le ossa che muovono, e di visceri racchiusi nella te- sta e nel tronco. Hanno dippiù il sangue rosso , un cuore muscolare, la bocca con due orizzontali mascelle, gli organi sensori distinti in vista, udito, olfatto e gusto situati nelle cavità della testa ; non che posseggono quattro membra, i sessi separati e pres- so a poco la stessa distribuzione delle masse midol- XL lari e delle principali ramificazioni nervose, le quali anche nelle specie le più lontane offrono i carat- teri di degradazione sul medesimo piano dall’uo- mo fino all’ ultimo Pesce. La seconda forma primitiva degli animali concerne i MoLLUScHI, le cui parti, sebbene non sieno ester- namente assai uniformi fra loro come i vertebrati, hanno però una rassomiglianza almeno del mede- simo grado nella struttura e nelle funzioni. Quindi mancano di scheletro, i muscoli s'inseriscono alla pel- le che ne forma il comune integumento contrattile , corredata di uno o più pezzi ossei detti conchiglie : il sistema nervoso insieme co’ visceri è racchiuso dall’ inviluppo generale, composto di molte masse sparse e riunite da fili nervei , la principale o cer- vello giacente sull’esofago; gli organi sensori si ridu- cono al gusto, alla vista ed in una sola fami- glia ( Cefalopedi ) all’ udito; l’ apparato circolante e’l respiratorio sono completi, e quello della dige- stione e delle segrezioni sono complicati come nei vertebrati. La terza Divisione appartiene agli animali ARTICO- LATI e sì vede negl’ Insetti, ne’ Ragnie ne” Vermi. Il loro sistema nervoso riducesi a due lunghi cordoni scorrenti pel ventre, rigonfiati di tratto in tratto in gangli, il primo de’ quali talora maggiore sta sul- I’ esofago, essendone il cervello ; l inviluppo del loro corpo è diviso da pieghe traversali in certo numero di anelli, gl’ integumenti sono duri o molli, ed i muscoli vi stanno internamente attaccati ; il tronco XLI spesso ne’lati porta i membri articolati o ne manca; in questi animali osservasi il passaggio e della cir- colazione in vasi chiusi alla nutrizione per im- bevimento , e della respirazione in organi circoscritti a quella che si fa per le trachee o canali aerei sparsi in tutto il corpo; il gusto e la vista sono più di- stinti, una sola famiglia ( i Crostacei ) ha 1)’ udito, e le mascelle, quando esistano , veggonsi sempre la- terali. Lia I} quarto ed ultimo tipo o Divisione abbraccia gli ZooriTI od animali RAGGIANTI, che hanno gli orga- ni del senso e del moto circolarmente disposti intorno un asse, si approssimano per la omogeneità alle pian+ te, non hanno sistema nervoso ben distinto , nè or- gani sensori particolari , appena in alcuni ravvi- sasi vestigio di circolazione, i loro organi sono sem- pre alla superficie del corpo, la maggior parte ha per intestino un sacco senza uscita e le ultime fa- miglie offrono una polpa omogenea mobile e sen- sibile. Queste primarie grandi Distribuzioni sono suddivise in classi, delle quali quattro spettano a 7zrRTEBRA- TI, Mammali, Uccelli, Rettili e Pesci; sei 0 MoL- LUSscHI (1) vale a dire Cefalopedi, Pteropedi, Ga- (1) In onor del vero è da sapersi che Poli sia stato il primo a stabilire i generi de’ Molluschi testacei senza prestare attenzione al gu- scio, che divise in tre ordini, e delle cui scoperte si avvalse il ba- rone Cuvier come scrive Blainville : « il a suffi pour mériter à M. Poli le nom de véritable fondateur de la classe de mollusques , molluscorum classis verus fundator, que lui a donné M, Meckel. D’aprés fanalyse du travail de M. Cuvier sur les Mollusques d XLII steropedi, Acefali, Brachiopedi e Cirropedi ; quattro agli Ar71coLATI, Anellidi o Vermi a san- gue rosso, CROSTACEI, ARAGNI ed INSETTI; © cinque agli Zoorrrt: 0 RAGGIANTI, o sia Echino- dermi, Vermi intestinali , Acalefi , Polipi ed In- fusori. La classi sono anche suddivise in ordini e questi abbracciano le famiglie, i generi (1), le spe- cie e le varietà. Quindi ne Molluschi i soli Gaste- ropedi sono ripartiti negli ordini de’ Po/monati , Nudibranchi , Inferobranchi, Tettibranchi, Éte- robranchi, Pettinibranchi , Tubolibranchi , Scu- dibranchi ejCiclobranchi; e gli Acefali in Testacei e nudi. Negli Articolati sono distinti i Crostacei in Decapedi, Stomapedi, Amfipedi, Isopedi e Bran- chiopedi ; i Ragni in Pulmonati, e Tracheati; gl Insetti in Miriopedi, Tisanuri, Parassiti , Succiatori, Coleotteri, Ortotteri, Emitteri, Ne- vrotteri, Imenotteri, Lepidotteri , Ripitteri e Dit- teri; e gli Anellidi comprendono gli ordini dei Zw- bicoli, de Dorsibranchi e degli Abranchi. on voit aisément qu’il perfectionne ce que Poli avoit inventé ; car il est évident que ses Mollusques Céphalopodes sont les dra- chiata de Poli, ses Gastéropodes les repentia de l’anatomiste italien, et enfin ces Acéphales les subsilientia de celui-ci » ( Malac. p. 30). (1) Ho seguito la esposizione de’ generi la più comune , c sola- mente in caso di necessità mì sono avvaluto delle innovazioni mo- derne. Sappiasi che i generi Aplysiopterus , Polia e Balanoglos- sus sono stati da me fondati ed appartenenti quello a’ Vermi in- testinali e questi agli Anellidi abranchij e dorsibranchi, XLII CAPITOLO II. Componenti l'organismo animale. Gli elementi , che Mockel chiama primitivi , so- no l’ azoto, il carborio, Vl idrogeno , V ossige- no, il fosforo, il solfo, la potassa, la cal- ce, la magnesia , la silice , il ferro ed il man- ganese. Questi variamente combinati ed in propor- zioni diverse formano i princip) mediati, i quali sono l’albumina, la fibrina, la gelatina ed il moccio; ed essendo poi riuniti in determinata quantità co- stituiscono i solidi o tessuti, dal cui complesso ri- sultano i visceri e gli organi. Arr. IL Zlementi fluidi e liquidi. 1. Azoto. Trovasi nello stato di libertà nella ve- seica natatoria di alcuni pesci, è abbondevolmente diffuso nelle sostanze animali, e somministra il più sicuro carattere distintivo fra gli animali ed i vegetabili. 2. Carbonio. Non si è mai presentato nello stato; di libertà , ma sempre combinato co’ fluidi e solidi animali. Rinviensi ne’ polmoni in forma carbonosa. Il carbone ottenuto dalla combustione di sostanze animali è più lucido e d’ incenerimento più dif ficile di quello de vegetabili. i 3. Idrogeno. Per lo più è unito al carbonio, ed in forma gassosa (gas idrogeno carbonato ) esiste ne- gÈ intestini umani. XLIV 4. Ossigeno. È necessario per la vita degli anima- li, no liquidi e solidi de’ quali abbonda. Isolato rin- viensi nella vescica natatoria de’ Pesci, ma è com- binato col carbonio sì nell’orina che nel sangue. Sarà data altrove la storia degli altri clementi flui- di accennati. 5. Fosforo. Nello stato libero se ne presume l’e- sistenza per la luce smorta che danno certi ani- mali. Appena esiste acido fosforico per lo più misto alla potassa, soda ec. 6. L’ Zodio. È svato da Fife scoperto nelle Spugne. 7. Solfo. Rinviensi quasi sempre unito all’ ossige- no , alla potassa, alla calce ed alla soda (1). 8.Gelatina. Ha per carattere di sciogliersi nell’ac- qua bollente e di rappigliarsi al freddo in una ge- latina tremola. Forma la vescica natatoria di certi Pesci ed è conosciuta col nome d’ ittiocolla. Le ossa, i muscoli, la cute, i legamenti, le membrane ed il sangue ne abbondano. Risulta da carbonio, i- drogeno , ossigeno ed azoto. g. Albumina. Si coagola nell’ acqua bollente e si trova allo stato liquido e coagolata in varie parti animali, come ne’ peli, nelle unghia, nelle cor- na, nelle ossa e ne’ gusci. Componesi di carbonio, idrogeno, azoto ed ossigeno con traccia di soda e di solfo. 10. Fibrina. È insolubile nell’ acqua bollente , e (1) La cavità interna dell’ Ascidia microcosmus e papillosa mi ha fatto sentire l'odore solforoso o di gas epatico, XLV rinviensi ne’ muscoli e nel sangue. Risulta da car- bonato di ammoniaca, da acido acetico e carbo- nico, da olio fisso e da gas idrogeno carburato : il suo carbone poi si risolve in fosfato di soda, di calce ed in carbonato di questa Art. II. Elementi solidi. a) Primario. Elemento generatore universalmente sparso è il tessuto cellulare oppure laminoso, che componesi da sottilissimi filamenti biancastri, clasti- ci, intrecciati in mille modi da formare areole e lacune di svariata grandezza, ove depositansi flui- di di natura diversa. Non solo è desso elastico , ma ha pure la proprietà igrometrica a contatto degli agenti esterni figlia dell’attrazione molecolare, e la contrattilità organica o di tessuto. Con ragione Cuvier lo paragona ad una spugna inzuppata di umori. Dal medesimo senza cangiar natura, solamen- te modificato alquanto nella disposizione delle sue parti, derivano quali elementi secondari sì il sistema carnoso , che il rervoso. In fatti il corpo cellulare per la meccanica e forsi chimica azione del fluido ambiente conden- sato, forma il tessuto dermzico esterno che pre- senta le maglie piene di liquido acquoso , di gra- scio, di moccio oppure di questo seccato e di materie terrose , onde è che vedesi corneo , calca- re o conchiglifero; e Pinierno ossia la tunica mocciosa , che ripiegasi dentro gli organi digestivi, XLVI i respiratori ed 1 genito-orinari. Qualora poi le fibre cellulari appariscano strette, più o meno allungate e miste a determinata copia di fluido acquoso , di moccio concreto e di sali calcari, costituiscono il tessuto sc/eroso diviso in fibroso elastico 0 no, fibro-cartilaginoso, cartilagineo ed osseo. Le la- minette cellulose approssimate condensate e dispo- ste a strati membraniformi permeabili dagli u- mori e chiuse in una borsa perfettamente sfornita di esteriore apertura, generano il tessuto cistico, di- stinto in tessuto szeroso e sizoviale; ma, quante- volte esse si conformano a cilindri destinati pel corso de liquidi circolanti centripeto e centrifugo producono il vascoloso o argeico. Il tessuto czsto- dermico offre la riunione del cistico e del dermico, come si vede ne’ canali escretori. a) Secondari. Il primo tra questi, che direttamen - te proviene dall’ elemento primitivo, è la fibra mu- scolare donde risulta 1’ apparato carnoso. Osservasi in forma di fili esilissimi, allungati, di colore rossastro, sommamente irritabile e quindi contrattile all’ azio— ne degli stimoli esterni ed interni. Esso non è ma totalmente indipendente del tessuto cellulare fibro- so, mercè le estremità del quale attaccasi a’ corpi, che deve muovere. Da ciò emerge che la fibra car— nosa non sia altro che la cellulosa, in cui si va a de- positare data copia di sangue. Molte di siffatte fibre viventi mediante il tessuto celluloso costituiscono i muscoli incaricati della locomozione, colla quale gli animali cangiano i loro rapporti co’ corpi adiacenti: XLVII Il sistema in disamina sì può considerare nella periferia succutanea e sotto-enterica, oppure nelle parti interne come il cuore ; percui è stato chia- mato tessuto muscoloso zpecterico ed ipenteri- co, oppure erderico ossia profondo. Secondo che la sua forza contrattile sia minore o maggiore, co- me è il sotto-moccioso ed 1 muscoli della vita a- nimale, è stato distinto in /posarcoso e deutosar- COSO . L’ altro elemento secondario è la fibra zervosa, produttrice o meglio conduttrice il fluido ecci- tante. Ha l'aspetto polposo, appena divisa in fi- lamenti, i quali rendonsi più patenti a norma che si allontanino dal centro di origine; per la ragione che le areole del tessuto cellulare, nelle quali si svi- luppa e deposita la sostanza polposa, dapprima molto più larghe e rare, si avvicinano poco a po- co e vieppiù si stringono da non rimanere ne cor- doni nervosi il tessuto cellulare, che in modo inespli- cabile vi si modifica. Questi si dividono in filamenti finissimi, le cui estremità tendono verso la peri- feria, trasmettendo alla fibra muscolare l azio- ne irritante de’ corpi, onde mettervi in opra la contrattilità. Esso è distinto in gangli e nervi, e secondo altri in apparato nervoso della vita animale od organica; essendo la sede del sentimento, della coscienza c di tutte le funzioni intellettuali. XLVII ART. III. Organi. La combinazione degli elementi primitivo e se- condarj co’ tessuti o sistemi, che ne derivano sotto variabili proporzioni, forma gli organi ossia gli strumenti; i cui travagli o funzioni combinate dan- no origine alla incomprensibile idea, che dicesi vita. La riunione di organi cospiranti alla mede- sima funzione dà luogò ad un apparecchio : que- sta è prodotta dall’ azione di quelli , essendo poi la vita più o meno immediato risultamento di tutte le funzioni. Nell’ esame degli organi è agevol cosa ri- levare che in un animale appena nato sentasi dappri- ma il bisogno di stabilire i suoi rapporti co’ corpi e- steriori, avvertendone le impressioni piacevoli o di- saggradevoli, onde schivare o profittare de” mede- simi. Quindi sorge la necessità di avere conoscenza delle ossa e delle loro motrici potenze , de’ nervi che vi determinano e fanno avvertire Vl azione de corpi esterni, della luce, delle vibrazioni dell’ aria, degli eflluvj odorosi e delle sostanze saline mediante il tatto, gli occhi , le orecchie, le narici e la lingua. Gli animali fissi o vaganti hanno una cavità in- teriore che serve loro di ricettacolo degli alimenti, da cui hanno origine infinite radici interne. I cibi introdottivisi sono pestati ed indi sciolti dagli umo- ri, che vi piovano da particolari visceri e tutto con- corre alla funzione della digestione. Il sugo nutri- tizio è assorbito e trasportato dentro speciali vasi (1), (1) Due numerose classi di animali invertebrati mancano di cana- li, e perciò la nutrizione vi si fa per semplice imbevimento, XLIX che sono ramificazioni di due tronchi comunicanti in modo che uno riceve nelle sue radici il liquido, che l’ altro ha spinto ne’ suoi rami. Il cuore centro di comunicazione di amendue ne forma l’ agente prin- cipale e regolatore; le cui contrazioni spingono con violenza questo fluido in tutte le arterie. Saranno perciò esaminati i vasi linfatici , è veno- sì, il cuore e le arterie. Il sangue venoso abbiso— gna di essere rinnovellato a contatto dell’aria pria di entrare nel torrente circolatorio arterioso. Gli ani- mali, che hanno vera circolazione sanguigna, offrono i vasi ramificati sopra cellule o su talune fogliette , dette le prime polmoni e le seconde branchie : e quelli, che ne sono privi, l’aria o l’ acqua si fa strada nelle trachee, onde penetrare in tutt'i punti del corpo, oppure la respirazione eseguesi per la in- tera superficie cutanea. I vasi sanguigni internati e sommamente divisi nelle glandule per 1’ estremità trasudano l’ umore, che cadauna di esse deve segre- gare e quindi a seconda delle circostanze ritenere o. cacciare fuori del corpo. Gl’ individui che muoiono debbono essere rim- piazzati da altri che nascono, onde mantenere la perpetuagione delle specie: ecco la necessità della generazione ossia dell’ atto, con cui avviene la fecondità de’ germi, e quindi del godimento di tut li piaceri di amore. Gli organi genitali maschili e femminei el risultamento della fecondazione, quale è 11 feto, saranno in ultimo esposti; non om- mettendosene la metamorfosi nel corso del suo ac- e L erescimento (1). Ricapitolando dunque quanto sì è finora detto, darò in particolare la descrizione del si- stema osseo , muscolare e nervoso; e quella degli or- gani sensori, non chè dell’ apparato digestivo, assor- bente, respiratorio , circolante, segretore ed escreto- re; del genitale e dell’ embriologia. (1) Non si crederebbe affatto che da una Larva dovesse schiu- dere una Farfalla. Tutte le classi di animali più o meno si meta- morfizzano. Le antenne , le ale e le diverse parti dei Papiglioni so- no nascoste sotto la cute delle loro Larve , e questo inviluppo scom- darisce con le mascelle , i piedi e con altri organi che non veg- gonsi nel Parpaglioue. I piedi della Rana sono occultati sotto la pelle del Girino , che per diventare Ranocchia abbandona la coda, la boc- ca e le branchie, Il feto umano venendo alla luce perde la placenta ed i suoi inviluppi, indi la glandula timo, gli crescono a poco a poco i capelli, i denti e la barba ed i di lui organi aumentano a proporzione del suo capo. ISTITUZIONI DI ATMALTOMNTA QOMPARATA, MATRV BB BB A BIMBA AAA O_O O!_'T'tl or CAPITOLO I. — Sistema osseo. SEZIONE I. ZOOFITI. Art. I. Pobpi. Us parenchima coriaceo alveolare conformato a masse (1) oppure ramificato (2) costituisce lo sche- Jetro delle Spugne. Questo nelle Tetie (3) è fatto da un nocciuolo osseo centrale, donde partono delle laminette semicircolari per la superficie; e negli Al- cioni è composto da un tessuto fibroso variamente intrecciato, al quale sono mischiate le così dette aci- coline quasi cristallizzate trasparenti, che dalla pe- riferia coperta di crosta calcarea dirigonsi verso il loro centro (4). (1) Spongia communis, usitatissima ed officinalis. (2) S. dichotoma, foveolaria. (3) Tethya lyncurium. (4) Alcyonium Cydonium e pyriferum. 2 Le Dattilopore, le Orbolite e le Ovolite sono deì corpi pietrosi pieni di pori. Le Pennatole of- frono un asse centrale corneo acuminato, ricurvo inferiormente, rotondo (1) o quadrangolare (2).Siffat- to asse di color giallastro assai duro e levigato risulta da fibre disposte a zone concentriche, avendo più somiglianza coi vegetabili compatti come l’ ebano, che con le ossa: avvertendosi che fresco olezza di rancido, e bruciato spande odore analogo alla so- stanza cornea, di cui ha la somiglianza solamente nelle sue estremità flessibilissime. Nelle Pennatole bigia e spinosa sono da considerarsi le spine quadran— golari e molto lunghe soprattutto nella prima , le quali insieme coll’ asse descritto compongono la loro particolare specie di scheletro. Una crosta cal- carea pertugiata e diramata sì appalesa nelle Mille- pore (5); ed un masso lapideo semplice orbicolare con laminette parellele (4), distribuite a stella (5) oppure in linee serpeggianti, come eziandio una disposizione arborescente (6), ravvisasi nelle Ma- drepore. Tale scheletro più perfetto scorgesi ne’ Fitofiti e ne Ceratofiti, vale a dire fatto da sostanza lapidea nel Corallo del commercio (7), oppure cornea nelle Gorgonie (8) e nel Corallo nero (9). In queste ul- (1) Pennatula spinosa e grisea. (2) P. fosphorea e rubra. (3) Millepora cellulosa, frondiculata', truncata. (4) Madrepora fungites, (5) M. calycularis. (6) M. ramea. (7) Isis nobilis ed hyppuris. (8) Gorgonia verrucosa e viminalis. (9) G. Antipathes. (74 O) time esiste una sostanza coriaceea che ne veste lo scheletro, ed a me sembra che serva ad accrescerne il diametro ; dicendo molto bene Riester e Sanson che la sostanza molle sia Ja matrice della dura. Da molte fibre radicali sorge il fusto lapideo articolato e ramificato delle Coralline(1).Ammirasi poi nelle Tu- bolipore un ammasso di tubi(2),nelle Cellepore (3) numerosa quantità di cellette che scorgonsi ezian- dio sul fusto corneo e ramificato delle Sertola- rie (4), una quantità di cannelli calcari nelle Tu- bipore (5) ec. ec. Art. II. Acalefi. Una cartilagine ovale con strie concentriche e sormontata da una cresta verticale ed obliqua esiste nella sostanza delle Velelle (6), ed altra cartilagine orbicolare con strisce concentriche corredata nella faccia superiore di una membrana sottile osservasi nella Porpita (7). (1) Corallina officinalis e rubra. È d’ avvertirsi che le Alimede, le Fabellarie, le Anadiomene, l Acetabolo e le Polifisi in seguito delle nostre ricerche debbansi cancellare dal regno animale e ripor- tare tra’ fuchi : checchè ne pensino Cuvier e Lamouroux che forsi non le videro nello stato di vita. Veggasi la nostra opera: Hydro- phytorum regni neapolitani descripiiones et icones. (2) Zubulipora tubulosa. (3) Cellepora Macry , Ronchi, Folineae , Larrey. (4) Sertolaria Myriophyllum e pluma. (5) Tubipora musica. (6) Zelella scaphidia Per. (7) Porpita gigantea Per, * Art. III Echinodermi. Nel principio dell’ esofago delle Oloturie (1) si ravvisa una filiera anellosa di pezzi quasi cartila- ginei, che facendo le veci di denti servono per stritolare al miglior modo possibile il bolo degli ali- menti. Questo anello, oltre i cinque denti descritti da Bohadsch, da Cuvier e da Lamarck, ne possie- de un egual numero nella maniera seguente disposti. Tra un dente grande e l’altro havvene un terzo più piccolo, ed articolato co’ precedenti mercè due faccette laterali. Ogni dente maggiore di figura triangolare, nella faccia esterna gibbo e nella in- terna concavo, ha la base semi-lunare col margine rotondato. Dippiù offre due angoli in giù, due fac- cette articolari ne’ lati ed altrettante apofisi roton- date nell’ apice. Cadaun dente minore (pella base, pe lati e per le faccie , tranne la punta che è unica ed acuminata, mirasi conformato alla stessa guisa de’ precedenti. Spesso i denti maggiori e mi- nori secondo le specie di Oloturie sono più gran- di e forniti all’ esterno di tenui solchi. Substazzia dentium , dice saviamente Bohadsch , friabilis et pastae ad instar farinaceae compacta est. Dalla loro mutua unione risulta la corona dentaria. Nella Z/olothuria penicillus i den sono dieci, i piccoli di figura triangolare divisi in parte superiore acuta e nella inferiore incisa in due ; ed i grandi ri- (1) Holothuria Columnae, Sanetori ; Poli, tubulosa ec. - Ò sultano da un pezzo superiore quasi rettangolare dalla punta sino presso la base diviso, dove si ar- ticolano con un altro pezzo a mezza luna connesso co’ prolungamenti del dente minore, essendo ognuno di quattro pezzetti ossei. Nella Z7. doliolum i denti grandi sono bilobati edi piccoli triangolari; ravvi- sansi i primi semitriangolari nella 77. fusus e sì i denti maggiori che i minori nella /7. tetraquetra sono eguali, sebbene ognuno di essi ne ha quattro altri in serie decrescente fra loro uniti. Il guscio degli Echini di figura globosa è com- posto da vari pezzi simmetricamente connessi, © fornito di due aperture orbicolari; essendone la su- periore corrispondente alla bocca, e la inferiore più stretta spettante all’ano. Nel primiero periodo del loro sviluppo i suoi pezzi sono di maggior numero, e veggonsi mobili ed uniti mediante una membrana periostea, che pian piano si ossifica, restandone so- lamente le traccie nelle cinque suture longitudinali con direzione azigzag nell’ Echinus saratilis , aven- te due linee rilevate, che da sopra in sotto divi- dono in cinque e secondo altri in dieci eguali] por- zioni la intera scatola ossea. A. questa epoca della vita degli Echini ha forse voluto alludere il celebre Cuvier, allorchè scrisse : » Leur enveloppe extérieure est osseuse et d° une seule pièce. » Ognuna di siffatte parti risulta da piccoli pezzi pentagoni co’ lati eguali nell’ Z. Cidaris, e più al- lungati e curvi negli altri Echini. Nel mezzo hanno una linea prominente e flessuosa nell’ £. esculez (È tus e saxatilis, con due laterali e profondi canali detti ambulacri e corredati di duplice serie di fo- rametti paralleli, sigmoidei nell’ £. eseulentus e miliaris, alquanto flessuosi nell’ £. Cidaris cui mancano gli ambulacri, e dritti nell’ E. reeapolita- nus e spatagus. Alla coppia di ognuno di essi nella superficie esterna del guscio osseo corrisponde una fovea articolare per l'attacco del tubolino respet- tivo e fornita di due forami. Egli conviene avvertirsi che i prefati pezzi ossei hanno cinque lati o faccie di unione, e sono con queste elegantemente congiunti: per es. il loro lato inferiore minore insieme col lato superiore minore dritto del pezzo di sopra, forma uno spazio in cui si adatta l'angolo, che risulta da’ due iati minori di sinistra del pezzetto opposto , e così via discor- rendo. Dippiù i due lati superiore ed inferiore dei suddetti pezzetti si connettono con que’ posti sopra e sotto gli stessi, tranne il laio sinistro, terminante quasichè retto, il quale congiugnesi agli ambulacri. Tali pezzetti od aiuole pentagone, a norma che sì avvicinano alla bocca ed all’ ano, si rendono di mi- nore diametro. La intera serie degli ossetti descritti co’ rispettivi ambulacri produce un pezzo grande concavo inter- namente e convesso all’ esterno, con seno arcuato, di diametro maggiore presso la bocca e minore verso lano: il quale, pria di terminarvisi la ossificazione, era formato da quattro grandissimi pezzi longitu- dinali, essendo i due ambulacri nella parte interna 7 fra essi uniti mediante la linea rilevata, che ora gli separa, ed all’ esterno o sia a dritta e sinistra si congiungono alla serie longitudinale de’ pezzi pentagoni e propriamente pel lato piano. Nel riunirsi cinque segmenti della scatola ossea superiormente formasi un cerchio, in cui evvi più celere e compatta ossificazione (1), ravvisandosene il lembo più elevato, munito di cinque archi fatti da due pezzi uniti, che solo nell’ £. reapolitanus e Cidaris sono separati, e corrispondono agli am- bulacri. Di essi così esprimesi Baster: » Quodsi ergo mobiles animalis maxillas laterna constituat, po- steriora haec quinque ossicula maxillas fixas vocare posses ». Nell’ orlo interno del descritto anello osseo, e propriamente nello spazio esistente fra ogni arco, osservansi due semiforami, mancanti nell’ £. zea- politanus, egualmente che l’orlo rilevato dell’anello osseo, che è rappresentato da cinque seni maggiori, (+) Olivi opina che il guscio degli Echini si componga di pezzi connessi a cerniera, prima molli e di poi ossei; e che derivi dal fosfato calcareo depositato nelle parti molli. Io appoggio queste idee colle seguenti ragioni: 1. Che le uova degli Echini osservate al microscopio già fanno vedere il perimetro del guscio osseo dentro il quale è contenuto il loro embrione; e 2. che i piccoli Echini chiaramente dimostrano i pezzi o aiuole pentagone, da cui ne risulta il nicchio , ossee nel centro e quasi cartilaginee nel resto : le quali pian piano s’'induriscono, e si connettono più solidamente alle compagne. Nè poi riesce difficile di vedere qualche Echino fornito di tutti pezzi ossei congiunti a cartilaginosa membrana, che si obliterano collo sviluppo ulteriore. 8 e da altrettanti minori alternanti con eminenze ro- tondate , cui sovrastano i due pezzi per la quin- tupla serie di archi. L’ anello osseo appartenente all’ano anche nell’ £. sawazilis è formato da quin- dici pezzi in triplice ed alterno ordine disposti ; cinque de’ quali maggiori e superiori (scudetti o placche genitali ) son quasi a cuore e bucati pel passaggio dell’ovidotto, e tra questi distinguesi uno più grande nella faccia esteriore con tanti piccoli alveoli, che negli altri quattro sembrano dei fora- metti, analogia serbando col tubercolo labirintifero delle Asterie. Gli altri cinque ossi, che costitui— scono la serie mediana ed alternanti colla prece— dente sono reniformi , ed eziandio pertugiati pel tragitto di una arteria. Finalmente la terza e quintupla serie di ossì uiangolari circoscrive 1’ anello interno dell’ ano, donde partono a guisa di embriei moltissimi ossi cini, che nel lato dritto rimangono lo spazio del- l’apértura dell’ ano orlata da aculeetti, che di mag- giore larghezza si osservano pure intorno il suo anello esteriore e più grande. Veggonsi quelli mo- bilissimi, e talora sono tirati dall’ estremità dell’ in- testino retto verso l'interno, che al di fuori rimane una specie di cavo, nel cui fondo laterale dritto rimarcasi l’orifizio dell’ ano. Tale è la disposizione de suoi pezzi ossei nell’ £. miliaris , sawatilis e neglectus, se non che nell’ £. zeapolitanus al di fuori è chiuso da quattro valvule triangolari, e nel- VE. Cidaris manca de cinque scudetti e di altre e, particolarità di tenue rilievo, che si scorgeranno dalla ispezione del di lui guscio, il quale fa chiara mente vedere una vaschetta centrale, nel cui fondo esiste l'apertura dell’ano circondato da’ sopraddetti ossicini del tutto obliterati. La superficie esteriore della scatola ossea in esa- me offre le stesse divisioni e suture, che si veggono nella sua faccia interiore: non chè ha ella numerosa e regolare serie di prominenze maggiori analoghe ad un trocantere, ravvisandovisi il collo e la testa le- vigatissima, nel cui centro esiste un forametto per l'attacco del legamento, che lo deve unire all’ ace- tabolo di ogni aculeo. Dicasi lo stesso per le pro- minenze minori, che sono ora irregolarmente di- sperse tra le maggiori testè citate, ed ora formano una specie di corona intorno alle stesse , siccome avviene nell’ £. Cidaris. La figura del guscio osseo dell’ £. spatagus so- miglia assaissimo ad uno sferoide allungato piano- convesso : nella cui faccia inferiore e quasi mediana esistono due aperture, la prima più lunga che larga ed anteriore per la bocca, e la seconda circolare piccola e posteriore per l’ ano; ed amendue risul tano da molti ossetti mobili, onde 1 entrata e la uscita degli alimenti fosse oltremodo facilitata. Atte- sochè sul suo dorso ed in avanti veggonsi quattro profondi ed ovali canali analoghi agli ambulacri delle altre specie di Echini esaminati; essendo fra essi disposti in modo, che i due posteriori più al- lungati e divergenti verso dietro si avvicinano an- 10 teriormente ad altro paio uno destro e l’altro si- nistro, da chiudere nel mezzo le aperture dei quat- tro ovidotti. Nella faccia interna poi di cadauno de’ suddetti ambulacri corrisponde una gibbosità analoga all’in- fossamento esteriore, a’ cui lati giace la coppia ret- ulinea di forami pel passaggio della quadrupla se- rie di branchie in ognuno degli ambulacri. Que- sti inoltre camminano dritti con filiera di due opposti forami dall’anteriore parte della bocca fino a’quattro fori degli ovidotti, nel mezzo a’ quali internamente elevasi una cresta o spina per la inserzione delle ovaie. Alla stessa maniera sono conformati gli altri due ambulacri), che nascono dalla parte laterale drit- ta e sinistra della bocca, e terminano agli ambulacri anteriori delle branchie. Finalmente comunicano coi posteriori di queste ultime gli altri, che partono dai lati posteriori della bocca, ove a sinistra tro- vasi la spina per l'attacco dell’ Ampolla Poliana, e nel tragitto offrono de’ fori alternativi, che presso lano rendonsi più distanti e colla filiera interna a semicerchio, indi tornano ad essere avvicinati ed alterni. Gli ambulacri posteriori formano un ovale, e gli altri una croce: tutti poi hanno la sutura mediana a ziz-zag. I pezzi che ne compongono il guscio sono quasi rotondi, triangolari, rettangolari e trapezoidei. Que della bocca si dispongono in due serie una superiore di quattro pezzi e l’altra infe- riore di seite, essendo ambedue connesse da mem- DE brana cartilaginosa, che rimane un margine me- diano libero e cedente. Questo apparato serve forse per comprimere e stritolare i cibi. Come pure è ne- cessaria per la espulsione delle feccie la corona di ossicini mobili dell’ano. In questo medesimo Echino si rimarca una su- tura longitudinale, che divide in metà dritta e si- nistra tutta la scatola ossea; ad opra delle quali i differenti secondari ed ineguali suoi pezzi, anche in variato modo conformati restano a’compagni uniti. Nulla posso dire di preciso sula disposizione de’ pezzi degli Scudelli (1), delle Cassidule (2), de Clipea- stri (3), ne’ quali non esistono gli ambulacri in- feriori, ma i superiori sì estendono un poco più in là, ed anche il quinto ambulacro è dispari. Esistono in essì minori traccie di articolazioni che ne’ prece- denti Ricci marini. La cavità de’ Clipeastri è divisa da sepimenti ossei che si estendono dalla sua faccia su- periore alla inferiore ed interrotti da placche. Tali separazioni nascono dall'apertura della bocca, e for- mano cinque divisioni triangolari interrotte in molti punti corrispondenti agli ambulacri. Hatchett ha veduto che il guscio degli Echini sia in gran parte composto di carbonato di calce e di poco fosfato calcare , e Stoltze ha osservato che questa sia in maggior quantità che nelle Stelle marine. Gli aculei degli Echini diversificano per la gran- dezza, forma e struttura, Taluni di essi sono a sub- (1) E. decadactylus. (2) E. lapis cancri. (3) E. patellaris. 12 bia e striati.a lungo con orlo presso la loro base (1); altri hanno de’ profondi solchi alternanti con linee rilevate, traversalmente striate, e con apice ad un di presso troncato (2); alcuni veggonsi piani, striati e di figura ovale (3), tra quali n° esistono non pochi ci- lindrici, lunghissimi, con solchi longitudinali e .sca- brosità e strie a traverso , oltre certi esilissimi a subbia; altri rimarcansi assottigliati coll’ apice ro- tondato , compresso e con due fovee laterali da una sola faccia (4); ed altri sono curvi con striscie lon- gitudinali intersecate dalle traversali, rotondi, am- pliati, concavi a guisa di cucchiaio nel termine (5) e nell’ interno vòti. Tutti descritti aculei nella base hanno un acetabolo (Forzacz/a di Rumphius) articolato col respettivo trocantere , in corrispon- denza del quale nel Cidarite esiste un infossamento interiore per ogni pezzo del suo guscio. Parte poi dal centro del trocantere fino al mezzo dell’ acetabolo il legamento, che sostiene amendue, il quale è visibilissimo nell’. Cidaris , ove si scor- gono pure i forami pel suo principio e termine di attacco. Gli aculei cilindrici ed a paletta dell’Echino spatago mostrano marcata diversità di eccentrica situazione. Non mi dilungo su le particolarità degli aculei minori circondanti i maggiori, e dispersi nella su- perficie esteriore degli Echini: se non chè è tempo ——— (1) E. esculentus. (2) E. neglecius. (3) E. Cidaris. (4) £. neapolitanus. (5) E. spatagus. 13 dir qualche cosa di certi aculei assai diversi da’ pre- cedenti e talora cartilaginei (1), o di altri seto- losi (2) allogati lascamente fra’ grandi e piccoli, non chè vestiti dal comune integumento nella prima specie di Riccio marino testè citato ; ed aggruppati, fragilissimi e rossi in questa ultima, formando una corona cordato-ellittica intorno il suo ano, ed un’aia quasi crociforme bifurcata sul dorso. Le Pedicellarie, che per ora ritengo con que- sta denominazione, furono erroneamente reputate da Lamarck e Cuvier (3) quali polipi, facendo elleno parte integrale degli Echini e servon loro per attaccarsi a’ corpi adiacenti, ed anche a ritenere gli animaletti da cibarsi. Furono note anche a Baster che così le descrive: « Quaedam proboscides tribus cuspidibus terminantur, quod pictor depingere omisit ). Sono le stesse di variata struttura e forma, come adire alcune di esse ravvisansi fornite di gambo osseo articolato col rispettivo trocantere, nell’altro estremo avendo un gruppo di fibre, che si distribuiscono a tre pezzi ossei lunghetti, sottili, puntuti ed ar- ticolati. Tali Pedicellarie spettano all’ £. sculerzus, essendo nell’ E. spatagus minori, meno valide di n (1) E. esculentus. (2) E. spatagus. (3) Il celebre Cuvier sull’ autorità di Muller e Lamarck prese queste produzioni per Polipi. Ed egli nella seconda edizione del suo Regno animale non avrebbe mancato di cancellarle dalla lista degli esseri viventi , se avesse ricevuto in tempo il yolume delle nostre Memorie che smentisce siffatto errore. 14 quelle dell’ E. Cidaris, ed analoghe alla teca del lEvonymus europaeus nell’ E. neglectus. 1 divi sati Echini, tranne il Cidaris, intorno la bocca ne hanno de’ gruppi a fascetti con vari fili, essendone terminato ognuno da capolino diviso in tre pezzi prismatici poco profondi e posti nel dintorno del- lano dell’ £. spatagus. Una tunica fibrosa chiude l’ orificio maggiore del guscio, nelle cui maglie esistono vari ossicini do- tati di oscuro movimento e mossi da speciali ten- dinucci, corrispondendovi all’ esterno i gruppi di pedicellarie. Ma intorno l’apertura dell’ airio della bocca rimasta dalla succennata membrana, ed in corrispondenza degli archi ossosi, esiste una corona di ossetti compressi quasi a cuore; essendo ognuno esternamente munito di una fovea con duplice fo- rame, cui aderiscono i tubi circondanti la bocca, ed i vari fascetti di Pedicellarie quivi esistenti. I denti degli Echini sono al numero di cinque, circondano il principio dell'esofago e rappresentano un cono pentagonale ( Laterza di Aristotele ). Ogni dente, che Baster appella maxz/la mobilis, di fi- gura piramidale, offre la faccia esterna gibba, nella ‘cui base evvi l’apertura, ove scorgesi una sutura nell’ E. esculentus, saxatilis, neglectus, Cidaris, e due uncini nell’ E. reapolitanus ; avendo poi alati una fovea per l'attacco de’ muscoli dilatatori. Le due faccie laterali interne di tai denti sono piane, e fatte da infiniti solchi paralleli , alternanti con linee rilevate, che internamente terminano soli- 15 tarie, costituendo da sopra in sotto una specie di pettine molto approssimato al compagno. Nell’interno hanno esse una lamina ossea ricurva dura, una linea larga, all’ estremo acuminata emo- lante il dente incisivo de’ rosicchiatori, e che s’ in- durisce colla masticazione, alla cui faccia inferiore se ne adatta una seconda più stretta rettangolare, ottusa in punta, ed entrambe lunghessa la linea mediana interiore delta faccia gibba di ogni dente tra loro s' innestano e finiscono assottigliate come nastro e ripiegate. La sostanza di dette lamine è per- fettamente ossea verso la bocca, ove tutte e cinque si toccano ed in parte ne chiudono l orificio , ter- minando ristrette a guisa di linguetta, striate a tra- verso, di sostanza setosa con splendore metallico e quasichè analoga all’asbesto. Elleno nell’ £. Cidaris mancano, edi denti finiscono come il becco della penna da scrivere e privi della seconda laminetta. Presso l apice dell’ aperiura della faccia gibba de’ denti esiste un forame continuato sino al ter- mine del loro dorso ; come pure si veggono due seni tra la spessezza di ognuno di essi, o nell’ an- golo di unione della faccia convessa colle due late- rali e piane. Ciascheduno dente per la sola base si articola col compagno, dove evvi una mezza fovea triangolare, che si rende compiuta col dente vi- cino, nella quale allogasi un ossetto rettangolare ( Ossicula trabecularum instar di Baster, Poutre osseuse di Cuv. ) fornito d’ incavi e di eminenze la- terali, con cui si adatta ed articola nella descritta 16 fovea triangolare, tra quali passa l’arteria esofagea , appena convesso su e curvo giù. Il terzo ed ultimo ordine di ossetti è quello, che ora si descrive, conosciuto da Baster colle seguenti ‘parole: » staminum in flore passionis more exsur- gunt. » Ognuno de’ quali è ricurvo , prismatico ne’ lati, rotondato all’esterno, aderente mercè le- gamento alla fovea della faccia piccola ed interna di uno degli ossi descritti, e coll’ altro estremo fi- nisce ad Y rovesciato x nell’ E. esculentus e negle- ctus, orbicolare nell’ E. zeapolitanus , con alette nell’ E. Cidaris , privo delle due aste divergenti e compresso nell’ E. sawatilis e miliaris. La inferior parte de’ raggi delle Asterie o tutti questi nelle Ofiure risulta da una catena di pezzi ossosi semicircolari quasi analoghi alle vertebre, e la cui disposizione meritava di essere studiata meglio di quello ch° erasi. fatto per lo innanzi. Quelle col- locate intorno la bocca sono cinque, ognuna delle quali componesi di quattro pezzi articolati, cioè due superiori fra loro connessi mercè opportuni denti in giù rotondati spinosi co’ corrispondenti legamen- ti, e di altrettanti cilindrici laterali uniti alle branche delle altre quattro grandi vertebre. Indi per ogni raggio ne segue una serie affatto decrescente; ciascuna delle stesse è fatta da due pezzi dentati e forniti di legamento, che in sotto hanno un forame pel tragitto dell’arteria vertebrale, e più oltre due faccette connesse ad altro pezzo ovato- spinoso , che chiude l’ apertura di ogni loro raggio: 17 Altre spine embriciate e più o meno corte so- no rivolte verso i lati del raggio, che è nel pezzo laterale inferiore terminato da grande spina artico= lata, presso cui trovasi il forame pel passaggio del- l’acqua marina, e da un'altra più piccola allogata nel suo apice. Tra esso e la vertebra trasversalmente articolasi un pezzo lungo a tenore dell’ ampiezza del raggio. E siccome nell’ Asterias aranciaca le vertebre sono abbastanza grandi, così le ampolle delle arterie radiali ne riempieno lo spazio ; nel mentre che nell’ 4. eckzz20phora, essendo elleno più sottili, ne occupano i forami con alterna disposi- zione. Anche da ulteriori pezzi ossei or lunghi ed or brevi concatenata vedesi la superior parte del loro raggio. Identica conformazione esiste nell’ A. ruders. Oltre la filiera delle vertebre de’ raggi nell’ 4. exigua tra luna e l’altro di questi rimarcansi molti ossicini cuneiformi embriciati da costituire tanti triangoli, quanti sono gli spazi fra cadaun raggio, nel cui angolo al vertice si eleva la colonna ossosa attaccata all’integumento superiore, che apparisce pertugiato. Benanche interamente ossea è la fabbrica dell’ A. rosacea. I raggi delle Ofiure hanno le vertebre compresse, orbicolari, senza alcuno forame, con faccette arti- colari, e due solchi uno su e l’altro giù: soste- nendo nelle pertinenze della bocca, ove s'ingran- discono , le due branche, dalle quali è composta la mascella dentata verso il termine, e nell’.4. cor- difera eziandio presso la di lei base. A”lati de’ raggi 2 18 dell’ 4. ophiura osservasi una una coppia di lami- nette ossee, che si legano agli stessi ed alla cute, ed in deficienza di questa nell’. cordifera si con- giungono alle squamette componenti la sua ossosa ed embriciata crosta. Dippiù 1 A. echinophora ha molti ossetti, che sono più piccoli nell’ 4. ruBezs, i quali si articolano agli ossicini component la superior faccia del loro corpo. I medesimi corrispondono all’asse de’ tubercoli mobili, acuminati nell’ 4. echizophora, smussati nell’4. Savaresi e cinti dalla cute. Da questi par- ono vari filetti muscolari diretti alle respettive pin- zette ossee, che guardate colla lente hanno la for- ma acuminata oppure compressa, del tutto roton- date come il becco di oca e per nulla dissimili dalle Pedicellarie. Ogni pinzetta è fatta da due pezzi ossei articolati su di una comune base della loro stes— sa natura. Hanno elleno la facoltà di attaccarsi a’ cor- pi adiacenti a tenervisi strettamente aderenti, In diverso modo poi son conformati i calicetti ossei dell’ A. aranciaca , bispinosa ec. Cadauno degli stessi presenta un cilindro, il quale in giù è legato nel mezzo de? lacerti muscolari raggianti, le aie de quali oltre di essere fibrose rimangono di- versi forami; ed in su finisce convesso con molti pezzi cilindrici in duplice serie articolandovisi nel dintorno , ed avente nel centro un pezzo conico esclusivo della sola 4. ararciaca. Non mi diffondo in altre minutezze, che sono più facili ad essere rav- visate colla ispezione delle figure all’ uopo delineate. 19 Cuvier ha scritto che le Asterie siano sfornite di denti, ma l'osservazione attenta delle vertebre circondanti la loro bocca chiaramente dimostra es- sere i medesimi analoghi soprattutto a quei delle Oloturie. Oltre di ciò è cosa costante che le spine del contorno della bocca sono a’ denti attaccate, e poco diversificanti da quelle del resto del corpo di simili esseri, essendo al dire del sullodato zooto- mista necessarie a ritenere ed uccidere la preda. Quali spine veggonsi nell’ A. aranciaca petti- nate, ditate nell’ 4. ru0ens, e disposte a venta- glio nell A. exigua. L'A. ophiura e cordifera hanno le mascelle triangolari mobili, e di numero sempre corrispondente a’ raggi de differenti gruppi di Stelle, avendo nel perimetro taluni piccolissi- mi denti. Il disco ventrale della Comatula mediterranea è perfettamente osseo, ed i suoi pezzi sono nel se- guente modo connessi ed articolati. La base del promontorio risulta da moltissimi pezzetti, intorno a LL giocciono cinque squame a cuore, ed ognuna poi è divisa in due. Ne corrispondono a queste altre tre per raggio primario, ossia due laterali semi-circo- lari, in mezzo alle quali incastrasi la terza cordato- bislunga. Principia cadauno raggio secondario dalle squamette ellittiche, continuandosi la serie delle vertebre a conio, e dalla cui base alla stessa ma- niera nascono gli articoli delle pennette. L’ asse centrale delle vertebre è forato pel passaggio del- l arteria vertebrale. bi 20 La base del promontorio ha la forma pentagona con piccole fovee nel centro , ed a cadauno de’ suoi cinque angoli congiugnesi il principio di ogni rag- gio, il quale internamente risulta da due pezzi ossei ellittici in corrispondenza di ciascuna biforca- tura de’ raggi: e tutti sono connessi mediante una membrana periostea. SEZIONE II. ARTICOLATI. Art. I. Anellidi. La Nereide gigantesca ( Eurice gigantea ) ha le mascelle laterali maggiori di figura semiluna- - re con faccette arucolari nella base, convesse al- l’esterno, concave ed a sega nel margine interno. Le quattro mascelle laterali minori anche si arti- colano fra esse e sono eziandio dentate. La coppia de’suoi uncini offre nella base delle prominenze ed incavi mirabilmente congegnati, indi rendonsi roton- di e tra loro allontanati, ma verso la estremità si ri- curvano ed assottigliano. La Nereis cuprea non presenta altra differenza, se non che le due mascelle inferiori sono bidentate nell’ apice ; nella N. parthenopea le mascelle infe- riori hanno la forma di una sciabla alla turca avvici- nate soltanto innanzi, e le superiori risultano da pa- recchi pezzi: vale a dire uno inferiore assottigliato giù, che poi allargatosi in sopra finisce nel lato in- terno dentato, a questo seguono altri due pezzi 21 più corti e dentati, indi un altro uncinato, avéndo i soli denti del lato dritto ulteriori pezzi accessori; la N: Bertholoni ha le mascelle superiori a cono rovesciato unite nella base, articolandovisi in su quattro denti appena ricurvi, attesochè le inferiori sono triangolari e macchiate di bianco nel solo con- torno, avendo la parte centrale nera; la N. Otto finalmente ha le due mascelle od uncini semilunati dentate a sega nel margine interno, e nel rovesciare esternamente il suo bulbo esofageo appariscono due corone di tubercoli cartilaginosi e rotondi. Il Lumbricus fragilis presenta le mascelle con- formate in modo che la inferiore è di un solo pezzo a guisa di ferro di cavallo appena inciso su, in- cavata posteriormente ove sono delle linee semi- circolari parallele, e bifurcata in dietro: le due ma- scelle laterali risultano da due pezzi compressi un- cinati, essendone alcuni dentati internamente e mos- si da particolari lacerti carnosi, le quali nel tutto in- sieme somigliano alla lama di coltello, sono nella parte inferiore assottigliate e fra loro mercè incavi e rialti articolati. Il L. siphorostoma ha quatiro denti uncinati nascosti in altrettante nicchie della proboscide. IDentali (1) hanno un guscio conico-allungato al- quanto ricurvo, aperto ne due estremi, liscio op- pure angoloso (2) nella superficie, e presso l’apertura minore esiste una fessura longitudinale (3). Le Am- > (1) Dentalium dentalis ed entalis. (2) D. elephantinum. (3) D. bre vifissum, sectum, 22 fitriti si fabbricano una specie di guscio coriaceo o corneo (1), il quale è molto sviluppato nelle Sa- belle (2), e diventa osseo nelle Serpule, mostran- dosi conformato ora in tubi rotondi variamente in- tortigliati (5) ed ora disposti in forma spirale. Non so con quanta fondatezza da vari scrittori di zootomia siano stato considerate appartenenti allo scheletro degli anellidi le setole solitarie o fasci- colate poste ne lati del loro corpo, che da Savigny distinguonsi quelle a subbia in acicole, festuche ed uncini, e le altre compresse sono da lui dette spa- telle. Art. II Insetti in generale. Lo scheletro degl’Insetti, de’ Ragni e de’ Crosta- cei, nel mentre offre poca differenza tra loro, è il più perfetto di quello de vermi e de’ Molluschi, ed è ad essi tutto esterno. In detti animali le parti dure sono molto più numerose grandi e compli- cate de vermi, inviluppano generalmente il resto del corpo, la loro pelle s'indurisce e forma un guscio composto di molti pezzi emolanti le vertebre, de’ quali fra gli anellidi appena evvi abbozzo nelle sca- glie dorsali delle Afrodite. Meckel ha notato oltre lo scheletro esterno anche l'interno, che è formato da vari prolungamenti ossosi, tra qual’i più rile- vanti sono l’entotorace e gli apodemi, che nascono (1) Amphitrite Mechelii, Tondi, neapolitana. (2) Sabella ventilubrum. (3) Serpula contortuplicata , arenaria. 25 ne’ punti di unione de’ differenti pezzi dello sche- letro esterno. Questo dal prof. Carus è denominato dermato-scheletro e quello splanceno-scheletro co- me i denti degli Echini, l’apparato-gastrico ossoso delle Bulle e de’Crostacci, il cartilagineo delle Apli- sia ec.; essendo il neuro-scheletro eselusivo dei ver- tebrati. Negli animali articolati si distinguono la testa, il tronco, l addome e la membra. Il capo in molvIn- setti e ne’Crostacei non è separato ma unito al tora- ce e risulta dalla bocca, dagli occhi, dalle anten- ne, dalla fronte, dalla gola ec. Il tronco è situato tra il capo e addome, essendo formato dal corsa— letto o torace, dallo scudello, dal petto e dallo sterno. IL’ addome, che costa da sei anelli, ha la faccia su- periore detta tergo, la inferiore chiamata ventre, e la posteriore denominata ano. Gli arti o membra aderiscono al torace oppure all’ addome e sono la coda, l’aculeo , i piedi veri o falsi , le ale distinte le esteriori col nome di elitri, i bilancieri ec. È d’av- vertirsi però che l’esposto siasi detto in termini ge— nerali, poichè negli Aragni e Scorpioni il capo non è disgiunto dal corsaletto , negli Juli e nelle Scolo- pendre questo è confuso coll’ addome, che negli Scorpioni e ne’ Crostacci è prolungato in una specie di coda mobile. To trovo regolarissima la idea di Savigny che negli animali articolati i soli anelli facciano parte integrale del loro corpo, considerandosi quali ap- pendici le mascelle, le antenne , le ale ad i piedi. 24 Che anzi il passaggio di questi ultimi agl’ istrumenti | della masticazione ed al contrario è molto insensi- bile principalmente ne’Crostacei, in cui spesse fiate avviene che le mascelle di una specie abbiano la più grande analogia co’piedi dell'altra. Lo scheletro de- gl’ Insetti è formato d’ albumina concreta, dando poi solidità al guscio de’ Crostacci il carbonato el fosfato di calce, ed il primo in maggior copia del secondo. Art. II. Zrsetti in particolare. La parte posteriore della testa o cranio è rotonda, formata da varli anelli insieme connessi, e riunisce gli organi della masticazione , della vista e del tatto o le antenne. Nella faccia inferiore interna del capo partono d’ avanti in dietro due apofisi una per cia- scun lato, che spesso si toccano fra loro ( entocefalo ) e ne dividono il cavo in due porzioni la superiore maggiore e l’ inferiore minore. Il foro anteriore del capo è detto boccale e’l1 posteriore occipitale. Due mezzi segmenti riuniti formano uno anello completo, la cui serie dal corpo alla coda costi— tuisce lo scheletro di certi Insetti (1) e delle loro larve. Rendesi esso complicato nelle specie fornite di piedi e di ali, come gli esapodi, ne’ quali il to- race è diviso in protorace, mesotorace e metatorace; e quello, portando il primo paio di ale ed il secondo (1) Iulus terrestris. Scolopendra forficata. 25 paio di patte, è distinto in regione superiore ed inferiore, non chè nelle due laterali : la prima forma il dorso e le altre il petto. Lo sterno vi giace infe- riormente, i cui fianchi si dividono in tre pezzi, ossia nello episterno appoggiato allo sterno ed este- so sino alla parte superiore , nell’ epimero posto die- tro il precedente cui è innestato, rimontando fino alla parte superiore, essendo in rapporto coll’ anca dove esiste il forame che la riceve ed articolasi col trocantino; e nel paraptero piccolo che è in ‘con- tatto coll’ episterno e colle ale. L’interna ed inferiore parte del torace dà origine all’ entotorace od al pezzo ad Y di Cuvier. Il margine anteriore dell’ episterno ha un’ apertura stigmatica cinta da un pezzo corneo chiamato peritremo. Il tergo componesi dal prescudo che è assai grande, dallo seu- do che si articola colle ale, dallo scudello e dal do- poscudello talora libero ed altre volte confuso collo scudello (1). La cavità toracica ha inoltre delle lamine cornee dette apodemi articolati per l’ attacco delle ale, ed apodemi d’inserzione per quello de’ mu- scoli; riconoscendosi per epidemi d’ inserzione e di articolazione alcuni ossetti mobili ivi esistenti. Ogni arto componesi dall’anca, dalla coscia, dalla gamba, dal tarso o piede propriamente detto, e dal- le unghie secondo taluni scrittori. L’ anca è situata a traverso, ed ordinariamente ha più larga apertura nel suo estremo superiore che (1) Papilio. 26 nello inferiore. È la porzione più corta di tutto l’ arto, articolata col trocantino scoperto da Au- dowuin e muovesi d’ avanti in dietro. Più allungata e sottile è la coscia, avendo l’ estre- mità interna rotondata, e nella sua faccia anteriore e posteriore ha un infossamento in cui le prominenze dell’ anca s incastrano in modo da renderne impos- sibile il movimento d’avanti in dietro, e’] suo moto è quindi solo di flessione o di estensione. La gamba è anche lunga, avendo l’ estremità su- periore a capolino, che profondasi nell'estremo este- riore della coscia, ed avanti e dietro evvi alla base di quello un piccolo rialto, che contribuisce a con- solidare l’articolazione. In basso nei Coleotteri esi- ste una piccola lamina isolata che s’interna nella porzione verticale dell’ apertura esterna della gam- ba, la quale sostiene il moto di flessione e di esten- sione. Il tarso più sottile di tutt i pezzi descritti risulta da molti articoli dilatati all’ una ed all’ altra loro estremità, ma soprattutto nell’ inferiore ed esterna, ove esiste un rialto anteriore ed un altro posteriore, e la cui articolazione fassi per ginglimo. L’ ultimo articolo forma vari uncinetti situati d’ avanti in dietro, e sono capaci di eseguire de’ movimenti di flessione e di estensione. Le ali hanno un’ inserzione mobile alla faccia su- periore del corpo, c sono fra loro separate in paio anteriore e posteriore, Costituiscono delle lamine triangolari più o meno allungate, notandovisi la 27) base, la sommità, molti margini ed angoli; non chè le nervature e le cellule distinte in radiali, cubitali e brachiali. Elitri diconsi le ale superiori erostacee ed occultanti le inferiori e l addome. Risultano da due sostanze, una sottile molle e membranosa e 1° al- tra più solida e dura. L’ addome è la parte più grande, ma meno per- fetta del torace, manca di piedi e di ali in molt’in- setti e non è in rapporto con gli organi locomotori. È composto di cilindri o semicilindri corti, talora rientranti gli uni negli altri. Gli archi inferiori offrono internamente delle eminenze che Audouin appella entogastriche. Spesso i devisati anelli sono coriacei, alquanto duri ed uniti mercè una striscia di cute. Art. IV. Ragni. Il loro corsaletto o torace (1) è fatto da un pezzo superiore maggiore, cui anteriormente è confusa la testa, e da un altro inferiore detto sterno, che in anco specie risulta da quattro pezzi insieme salda- ti. Dalle parti laterali del torace e dello sterno pro- vengono i piedi. Hanno gli Scorpioni (2) uno scheletro interno mol- to più composto dell’ esterno, il quale costa da una placca anteriore con molti punti oculari, ed avendo in giù la mascella superiore e la inferiore. Questa è di (1) Aranea tarantula. (2) Scorpio eurcpaeus , occitunus. 28 tre pezzi diversamente disposti, e le cui estremità esterne anteriormente danno attacco a’ due artigli e ne lati a’ piedi. Altre sei in sette placche osser— vansi posteriormente, dall’ ultima delle quali prin- cipia la coda eziandio articolata e finita con rigon- fiatura. ART. V. Crostacet. Il prof. Audouin considera nel torace de’ Cro- stacei , oltre Jo scudo dorsale, vari pezzi detti anelli toracici, che compongono lo sterno ed i lati fra loro innestati; potendosi distinguere dietro la nu- merazione delle paia di piedi. La complicazione dello scheletro de’ Crostacei deriva dalla moltipli- cità delle lamine, che dividono in cellule la cavi- tà toracica, e che il suddetto professore paragona agli apodemi degl’ Insetti prolungati ad espasi. La dispo- sizione di siffatte cellule varia nei brachiuri e ne macruri; quelle de’ lati sono soprapposte e for- mano due piani nel Maia (1) appartenente al primo di questi ordini. Il piano inferiore ha per base lo sterno, ed il superiore corrisponde alla volta de'lati, che sono obliqui e che fan parte di un torace largo ed orbicolare. Nel Gammaro (2) spettante al secondo. ordine o de’ macruri le cellette, che limitano le la- mine, sono verticali e disposte su di un medesimo piano, e’l torace è stretto ed allungato. —_—___ (1) Maia squinado, (2) Cancer Gammarus, Astacus, Pualinurus, quadricornis. 29 Le cellule sternali dei Maia formano serie ne lati del corpo; e quelle del Gammaro sono riunite fra loro al di sopra dello sterno, che le separa in- feriormente. Le cellette laterali sono superiori nel primo ed esterne nel secondo, e sì le superiori che le inferiori comunicano tra esse. nel Maia. Siffatto commercio è il risultamento dell’ assenza di volta nelle ultime e di pavimento per le cellule late- rali e chiamansi tali lacune forami inter-settari: que- sti fori sono disposti nella circonferenza del torace, ove esiste una sola lacuna, e ciascuna cellula de’ di- versi segmenti ha pure un’ apertura esteriore co- mune che riceve il piede corrispondente. Nel Gam- maro le cellette non comunicano fra loro e le ster- nali apronsi le une nelle altre mercè una specie di fessura ovale che occupa la linea mediana, e tutte riunite costituiscono un canale longitudinale comunicante colle cellette de’ lati pe’ fori inter settari. Ne Crostacei decapodì lo scheletro, fatta astra— zione dalla testa e dall’ addome, che sono molto ab- bozzati, è composto di otto segmenti che reggono le cinque coppie di piedi pe or e le tre paia dei mascellari. I tre primi segmenti sono sbozzati : i cinque seguenti hanno grandissimo sviluppo. Nel Maia dell’ ordine de’ brachiuri gli sterni innestati tra loro formano: una larga placca che occupa la faccia inferiore dal torace; ed i pezzi de’ lati costi tuiscono due specie di scudi nelle parti laterali. Nel Gammaro tra’ macruri non esiste placca pro- 30 priamente detta; tutti gli sterni innestati formano una specie di cresta mediana messa tra la base de’ pie- di approssimati quasi in punto di toccarsi. Col torace si articolano i piedi composti di molte porzioni crostacee cave e successive dalla base alla sommità, ed il cui numero varia da sei ad otto. È da distinguersi nel primo pajo di piedi anteriori la pinzetta ossia le chele. SEZIONE III. MOLLUSCHI. I Molluschi testacei sono que’ che hanno uno scheletro tutto esteriore , formato dalla segrezione di sostanza mucoso-calcarea operata da’ pori cuta- nei, e depositata sotto | epidermide. L’ esistenza di un organo particolare segretorio chiamato sacco calcareo non è appoggiata da fatti inconcussi. Il sud- detto scheletro è conosciuto col nome di guscio o conchiglia, che offre molte considerazioni da farvisi relative al volume, alla forma, al numero de? pezzi ed a’ brillanti colori, che entrano nel dominio della zoologia. Art. I. Cirropedi. Mostrano il più deciso passaggio delle loro parti solide da’Crostacei a Molluschi. Ne Lepadi e ne’ Ba- laniti (1) lo scheletro formasi da due paia di valve triangolari allungate appena convesse situate fra la —_—t—co (1) Lepas anatifera , balanus. Ol cute che mobilmente le unisce. Le estremità di que- ste valve sono rivolte su, essendone la superiore più grande della inferiore. Ne' Lepadi i pezzi sono lasca- mente congiunti e la valva superiore è più piccola della inferiore. Reputo estraneo al mio proponimento di esporre i minuti ragguagli de’ pezzi de’ Lepadi divisi: in Pen- talasmo, le cui due valve principali somigliano a quelle di un Mitilo, altre due sembrano comple- tare la parte marginale di esso e la quinta impari riunisce la posteriore a quella della valva opposta(1); in Pollicipe (2) i cui cinque pezzi principali han- no una corona di altri pezzettini verso il pedicel- lo; in Otion (3) che ha due piccoli pezzi e tre esili grani ossei; in Tetralasmo (4) che risulta da due val- ve più lunghe dell’ altra coppia. Dico lo stesso de’ Balani che per pezzo principale della loro con- chiglia offrono un tubo testaceo fissato a diversi corpi, la cui apertura è chiusa da due o quattro valve mobili. Siffatto tubo è formato da varie di- visioni che sembrano staccarsi ed allontanarsi a te- nore dell’ accrescimento dell’ animale. Cuvier li di- stingue in Balani (5) propriamente detti col tubo a cono troncato fatto da sei divisioni rilevate e se- parate da egual numero infossate, di cui tre sono più strette delle alire ; ed in Diademi di Ranzani(6), es- sendone la parte tubolosa sferica con due valvette na- scoste nella tunica che chiude l’ opercolo. (1) Lepas anatifera. (2) L. Pollicipes. (3) L. Leporina. (4) Te- tralasmis hirsutus. (5) L. balanus. (6) Diadema. Art. II. Brackiopedi. Distinguonsi dalle braccia carnose fornite di molti filamenti capaci di allungarsi fuorì la con- chiglia di due pezzi; i quali nell’ Orbicolo (1) so- no uno piatto aderente agli scogli, e l’ altro rotondo conico; e nella Lingola (2) veggonsi poco con- vessi eguali bislunghi e legati al pedicello carnoso attaccato a’ macigni subaquei, Il guscio delle Tere- bratole (3) è equilatero quasi triangolare a valve ineguali; nna più grande e gibba dell’ altra poste- riormente prolungata in un tallone ricurvo spesso uncinato, tenendo nell’ estremità un foro o larga fes- sura di variata forma; e l’ altra valva od opposta è più piccola piatta, talora opercoliforme, avendo inter- namente uno scheletro osseo variante secondo le specie. È sempre composto da una parte mediana, la cui base sta ne’ condili articolari: l’ estremità è più o meno libera semplice o biforcata, avendo due gracili branche laterali unite alla branca media, che scompariscono in talune loro specie (4). Meckel saviamente riflette che ne’ Lepadi siffatte parti sieno molto più sviluppate, che ne’ Balaniti; ri- sultandone un antagonismo tra lo sviluppo delle val- ve di questi ultimi che somigliano alle conchiglie de’ Molluschi, e fra quelle de’ Lepadi che corrispon— dono a’ piedi de’ Crostacei. (+) Anomia turbinata. (2) Lingula anatina. (3) Terebratula dorsalis , cranium. (4) T. Magas. Ar. II. Acefali testacei. Alle Teredini appartiene un guscio tuboloso nel- } estremo inferiore ristretto con due picciole aper- tre esterne e nel superiore ampio ed aperto dentro il cavo legnoso. Il loro abitatore ha due valve ossee romboidali o mascelle esternamente convesse e con molte lamine taglienti, mercè le quali raschia il legno per nuirirsi e produrvi un cunicolo in- crostato dalla conchiglia. Questa aderisce all’ ani— male, che inferiormente ha due palette ossee sempli- ci (1) o composte da vari pezzi (2). Una coppia di valve maggiori esteriormente fornite di punte aguzze, e di talune minori distinguono le Foladi (53). Anzi- chè impegnarci ad una estesa descrizione de’ ge- nerici caratteri delle conchiglie bivalve desunti da’ denti cardinali e marginali e dagli analoghi loro in- fossamenti; sarà pel nostro scopo suflicientissimo il far conoscere che le Mie (4) abbiano un dente crasso vòto, il quale ne’ Soleni (5) è a subbia e spesso duplice, che nelle Telline (6) osservans’ i denti in una valva per lo più vòti, essendo ne’ Card} (7) penetranti e laterali, e che le Mattre (8) ne tengano uno intermedio complicato trigono e con piccola fovea. Remoto e vacuo vedesi il dente delle Do- (1) Zeredo navalis. (2) 7. Bruguieri, bipalmita. (3) Pholas dactylus. (4) Mya pictorum. (5) Solen strigilatus. (6) Zellina papyracea. (7) Cardium aculeatum. (8) Mactra neapolitana. d4 haci (1), ed approssimato nelle Veneri (2). I denti inoltre sono distinti e forati nello Spondilo (3), obliqui ed ottusi in una delle valve delle Came (4), numerosi e penetranti nelle Arche (5): mancano poi nelle Ostriche (6) fornite di una fossetta ovata, che nelle Anomie (7) è lineare e marginale, di- stinta ed assottigliata nel Mitilo (8) e con mar- gine unito nelle Pinne (9). Art. IV. Gasteropedi. IChitoni (10) hanno una serie di otto scudi ossei dorsali, ed una infinità di pezzi testacei ovali in forma embriciata attaccati al pallio. Pare che un solo di essi ampliato quasi conico caratterizzi le Patelle (11), ed una valva di Chama ha tutta la rassomiglianza colla Patella hungarica. Offrono le Marginule (12) una fessura longitudinale al mar- gine anteriore, le Fessurelle(15)un’apertura nellasom- mità, e vari fori 1’ Aliotide (14) che sono disposti in serie presso il lato della columella. I Vermeti(15)han- no il guscio tuboloso nel solo principio conformato a spira, restando per altro sempre attaccato agli scogli. (1) Donax venusta. (2) Venus Chione. (3) Spondylus Gaideropus. (4) Chama cor. (5) Arca noae. (6) Ostrea edulis. (7) Anomia caepa. (8) Mytilus edulis. (9) Pinna nobilis. (10) Chiton cinereus, caietanus. (11) Patella vulgata, umbellata. (12) Patella Fissura, (13) P. graeca. (14) Halyotis tuberculata. (15) Yermetus glomeratus. dd Esteso e vario è il numero delle conchiglie de’ Molluschi pettinibranchiali, la maggior parte dei quali ha un opercolo corneo od osseo sul dorso del loro piede, col quale in tutto od in parte rinchiu- donsi nel respettivo guscio. Esso è fatto da molti sfogli soprapposti talora coloriti allo stesso modo del guscio , rappresentando in parte un pezzo di con- chiglia bivalva, se non altro in accorcio, e ne in- dica a chiare note il passaggio. E stato inoltre distin- to per la sostanza in calcare (1), corneo (2), e corneo-calcare (3); dicesi per la grandezza e chiu- sura completa dell’ apertura della conchiglia simi- lare (4) o dissimilare (5), e per le spire unispi- rato (6), moltispirato (7), lamelloso (8) e raggia- to (9). L’epiframma appartiene all’ Elici(10)e ser- ve per chiuderne durante un certo tempo l’orificio. I molluschi nudi come le Aplisie (11), le Dolabel- le (12) ed i Lumaconi (15) hanno una conchiglia interna piana coperta da cartilagine. E da notarsi in questi e nella Lumaca l’ ossetto mascellare de- scritto dal nostro Severino. Sulle differenti conformazioni dell’apertura de’loro gusci sono fondati generi Linneani, vale a dire se la (1) Nerita canrena. (2) Trochus tessulaius. (3) Turbo rUGOSUS , (4) 7. elegans. (5) Conus rusticus. (6) Murex fuscatus. (7) Trochus zizyphinus. (3) Murex Tritonis. (9) Buccinum undulatum. (10) Helix aperta. (11) Aplysia Poli. (12) Dolabella Rumphiî. (13) Limax ater. 36 stessa sia semiorbicolare per le Nerite (1), lu- nare nelle Elici (2), orbicolare ne’ Turbini (3), quasi tetragona ne Trochi (4), avendo il canaletto dritto ne Murici (5), sinistro negli Strombi (6) e destro ne’ Buccini (7). L'apertura è prolungata ed a columella piegata nelle Volute (8), quasi ristretta ed obbliqua nelle Bulle (9g), allungata lineare e dentata nelle Cipree (10), e priva di denti ne Co- ni (11). In parecchi testacei univalvi esiste a sini— stra un semicanale destinato a ricevere in sè il si- fone respiratorio. Art. V. Pteropedi e Cefalopedi. La Jalea (12), le Cleodori (13), le Limacine (14) hanno pure la conchiglia rigonfiata con fessura la- terale la prima, a spira piramidale la seconda, e piano- ombilicata la terza. L’ Argonauta e la Carinaria (15) la presentano navicolare spirale ed esterna, nell’ atto- chè il Nautilo e la Spirula (16) la offrono interna : nel primo risulta da molte cavità comunicanti mercè co- mune forame, e nella seconda è dessa dorsale e con- formata a spira. n (1) Nerita canrena , glaucina. (2) Helix pomatia , aspersa. (3) Turbo rugosus, calcar. (4) Trochus tessulatus , fragarioides. (5) Murex Tritonis, trunculus. (6) Strombus pes pelecani. (7) Buccinum Galea, undulatum, mutabile. (8) Zoluta mercatoria , rustica. (9) Bulla lignaria , ampulla. (10) Cypraea pyrum, lurida. (11) Conus rusticus. (12) Hyalea tridentata. (13) Cleodora lanceolata.(1 4) Clio helicina. (15) Argonauta argo; vitreus. (16) Nautilus pompilius , spirula. 97 In tutt i Cefalopedi che ho sezionato esiste la cartilagine cefalica, la quale è situata profondamente nella massa muscolosa della bocca. Essa è più larga che lunga, molto concava ed anteriormente risulta da una parte media depressa e da due parti laterali : la prima è bucata pel passaggio dell’ esofago e de’ nervi, e sopra offre una cavità destinata a conte- nere il cervello. È la medesima lateralmente piano-concava, ove giacciono gli occhi e Porgano dell udito. I Polpi e l Argonauta l hanno più picciola, molto svilup- pata e di sostanza cartilaginosa abbastanza compatta. Vari zoomisti in questa cartilagine e nelle seguenti hanno considerato un abbozzo di colonna vertebrale. Riguardo a ciò opino che la medesima sia da pa- ragonarsi piuttosto all’osso oecipitale e temporale de’ vertebrati. Le cartilagini dorsali esistono nei Calamari e sono al numero di tre, una media e le altre laterali a dritta e sinistra. La mediana del E. todarus è a cuore allungata, e quella del ZL. com- munis è bislunga ed amendue tengono un rialto longitudinale, che internasi nella corrispondente valletta della lamina osseo-cartilaginosa. NellaSeppia rimarcasi appena un rafe longitudinale, ma non cartilagineo. Ne? Polpi esse perfettamente mancano e vi ho trovato solo qualche analogia colle due cartilagini lineari e ci- lindriche situate nel fondo del sacco addominale del- PO. Aldrovandi, co tubercoli piramidali carti— laginei sparsi sul corpo dell’ O. tuberculatus, colle 58 prominenze papillose de muscoli costrittori laterali de Polpi, della Seppia e Seppietta e con la coppia di carulagini triangolari laterali del Calamaro. i Finalmente negli acetaboli de cirri di questo e della Seppia e Seppietta si notano le cupolette car- tilaginose che ne abbracciano il margine. Esse rap- presentano alcuni anelli obliquamente tagliati, i quali internamente offrono de’ denti triangolari smus- sati, oppure acuti come nel L. todarus e sagit- tata. La lamina cartilaginea de’ Calamari è flessibile nello stato *li freschezza, e fragilissima quando sia secca. Nel Calamaro (1) emola la piuma da scrivere a cannello Jongitudinalmente spaccato per metà , essendo lanciolato-bislunga. Colla parte stretta ed acu- minata corrisponde al principio del sacco, e dopo un pollice e più s' incomincia ad ampliare per re- stringersi di nuovo verso il suo termine adattato nell’ estremità inferiore di detto sacco, ove nel Ca- lamarello (2) è più prolungata ristretta ed acuta, Vi si nota inoltre nella faccia ventrale un canale, che la percorre dall’ uno all’ altro estremo in cor- rispondenza della convessità nella faccia opposta ; e da’ lati di questa partono delle linee rilevate pa- rallele fra loro, che vanno a finire ne’ margini 0 pure verso la punta. Nel Totaro (3) e Totarello (4) somiglia veramente ad una freccia, essendo molto (1) Loligo communis. (2) L. subulata. (3) L. todarus. (4) L. sagittata, pr 29 assottigliata, e nella punta finisce ovale, che anzi si accartoccia in cilindro. Vedutone un pezzo al microscopio apparisce di sostanza omogenea diafana e forse poco differente da una laminetta di mica o talco. È da sapersi inoltre che sul dorso dei calamari in particolare borsa è al- logato un altro piccolo pezzo cartilagineo grande quanto il mezzo cannello descritto, piano giù e convesso su, per adattarsi perfettamente alla inca- vatura di detta lamina, onde mantenersi vicende- volmente avvicinate, e non rendere troppo allargato il sacco addominale. L’ osso della Seppia (1) è ellittico allungato quasi simile ad una barchetta, terminato in dietro da stiletto, ed avanti appena puntuto e ricurvo, supe- riormente convesso, scanalato nella parte laterale, perfettamente osseo e più largo della superficie infe- riore, la quale è vieppiù gibba, meno ampliata e spongiosa. Le mascelle o mandibole de’ Cefalopedi somi— gliano molto bene al becco di Pappagallo, e costi- tuiscono due pezzi bruno-giallicci insieme abbrac- ciati e connessi. Il superiore è più triangolare, acu- minato e ricurvo dell’ inferiore, che è da quello sor- passato. La prima mascella si continua con una spe- cie di conica espansione cartilaginea, la quale s' in- nesta ed accavalca ad un’altra anteriormente aperta, (1) Sepia officinalis. F 40 molto assottigliata in sotto, diafana e quasi trilobata. La seconda poi triangolare e minore negli angoli alla base offre due ale prolungate sottili ed orbi- colari, che nel principio del margine interno hanno una coppia di lamine cartilaginee triangolari, che sono in perfetta e perpendicolare continuazione del corpo di questa mandibola. . Art. VI. Accrescimento del sistema ossoso. 1. Zoofîti. Lo scheletro delle Spugne(1),delle Te- tie e degli Alcion] cresce per semplice apposizione delle molecole cornee trasudate nella interna faccia della crosta vivente che li copre. Tale strati- frcazione nelle Pennatole, nel Corallo(2)e nelle Gor- gonie rimarcasi come tante zone concentriche , le più esterne o recenti ricoprendo le interne, al modo istesso del fusto delle piante a due cotiledo- ni. Se non che la Cora/llina rubens, oltre la pol- pa viva quasichè invisibile che le appartiene in comune colle altre specie (3) di questo genere, mi ha offerto nelle: due estremità di ogni sua articolazio— ————— —_______ (1) Hatchett vi ha rinvenuto gelatina ed albumina coagolabile, e, Fife vi ha scoperto l’ioide che le tinge in rosso. (2) Vogel l’ha trovato composio di acido carbonio, calce, ma- gnesia, ossido rosso di ferro , acqua, residui animali, solfato di calce ed idroclorato di soda. (3) Bouvier nella C. officinalis ha rinvenuto sal marino, gela- tina, albumina, solfato di calce, silice, ferro; fosfato di calce e di magnesia, carbonato di calce e magnesia. 41 ne una sostanza gelatinosa che man mano si riem- pie di fosfato calcare e diviene solida. Le Ma- drepore e precisamente la M. calycularis hanno le laminette poste nel fondo della di costei nicchia o calicetto osseo ed in perfetta continuazione co’ suoi muscoli. Quindi il carbonato calcare , depositandosi nella inferior parte delle maglie muscolari, vi pro- duce una perfetta ossificazione. La Carzophyllia europaea a norma che cresce , il suo animale ed il sottoposto scheletro aumentano di perimetro, e se ne veggono le gradazioni dell’ accrescimento. Quello delle Cellepore , Millepore , Cellularie, Tubi- pore e Tubolarie è formato dagli animaletti, che abitano in ogni loro particolare cella: e dallo svilup- po delle uova, che questi producono, hassi a ri- petere la stratificazione dello scheletro a sfogli op- pure fitoideo de’ medesimi. II. Echinodermi. Risultamento del deposito della materia cretacea dell’esile cute degli Echini è la nu- merosa ed armonica serie de’ pezzi componenti la loro scatola ossea. Non è questa formata da strati concen- trici, ma componesi di granelli conglutinati gli uni con gli altri, e quasichè cristallizzati: particolarità che tanto ne favorisce la spatica cristallizzazione. Dicasi lo stesso per le loro appendici, quali sono le Pedi- cellarie e gli aculei, che, essendo ricoperti dalla cute assai visibile nelle prime, sono eziandio derivati da calcarea trasudazione. Rotto però un aculeo a chiare note osservasi un canaletto a lungo centrale scolpito in un cilindro celluloso, nel quale 42 a guisa di tanti coni raggianti finiscono i suoi strati esteriori e scanalati. Talmentechè pare che vi sia uno sviluppo dall’ interno all’esterno e da sotto in sopra, come nel fusto delle piante monocoti— ledoni. Se la corona dentaria delle Oloturie è un oscuro indizio di scheletro interno articolato, finisce poi ogni dubbio con quello delle Asterie, le quali hanno una interiore catena di ossi analoga alle vertebre soprattutto nelle Ofiure, nelle Comatole e nelle Euriale. In dette Stelle accade realmente un deposito di molecole calcaree ne differenti loro pezzi. III Articolati. I Dentali e le Sabelle tra gli Anel- lidi per la costruzione del loro gruscio cacciano dal- la superficie cutanea le molecole calcari o cornee, che in certe Sabelle unisconsi agli acini di arena. I Den- tali, che a me sembrano per l abitatore da riunirsi a Molluschi, hanno un accrescimento di molti coni calcari i più giovani incastrati ne’ più vecchi, sicco- meosservasi nella Serpula infundibulum. D'identiea natura è la trasudazione, che operasi nella cute o cu- ticola della numerosa famiglia degl’ Insetti, le quali per la solidità crescono a norma che dalle larve si ascenda ai Coleotteri, a tenore dei siti da ricopri- re e degli sforzi che debbono fare. Così la testa, il torace e le mascelle sono assai più dure delle altre loro parti. Lo scheletro degl’ Insetti acquista com- pleta durezza ove sia giunto al suo perfetto svi— luppo, e quando non debbano essi più cangiare 45 la cute. Le cui mute rigettate e morte erano già rimpiazzate da altre che vi stavano sotto preparate. Ne Crostacei la cute s’ indurisce per l'aggiunta di una certa quantità di carbonato e fosfato di calce, il cui deposito non fassi nella pelle, ma la mate- ria inorganica è esalata alla sua superficie. Nella Ragosta è facile vedere il terzo strato incrostato di molecole calcari. Nel Cazcer pagurus esiste la membrana calcarea indipendente dalla pelle, di cui forma lo strato esterno capace di rinnovel- larsi, finchè l’animale non sia giunto al completo sviluppo. In verità non è questo un vero tessuto osseo, come quello del loro stomaco, che è com- posto da una specie di scheletro interno o splan- cnico . La crosta calcare del Gambero non cresce più, tostochè sia pervenuta al suo giusto grado di du- rezza, continuandosi però ’ accrescimento delle sue parti molli. Le quali, essendo troppo strette dal guscio, che si screpola e distacca, ne fanno trovare un altro sottoposto che si formava nel men- tre che quello perdeva i suoi rapporti col corpo e moriva. Lo scheletro novello è molle, sensibile e provvisto di vasi, ma le molecole calcari preparate nel di lui stomaco si dirigono verso esso, l’indu- riscono, ne obliterano i pori ed i vasi e quindi rendesi identico al guscio che rimpiazza, IV. Molluschi. La faccia esterna od interna della cute di vari Molluschi produce un deposito di ma- teria calcarea di uno o più pezzi, cui si è dato il nome di di conchiglia. Molto si è disputato se fosse di sua natura organica od inorganica, ossia un corpo morto ed escrementizio: val dire che il moccio e la sostan- za calcare trasudata dalle pareti del pallio si fosse indurata in crosta testacea, al modo istesso che un pezzo di legno, di ferro ec. gittato in una va- sca di acqua termale, si osservasse incrostato di strati SUCCESSIVI. Questa opinione sostenuta da Reaumur per la ra- gione , che un foro praticato al guscio non si riem- piva di fosfato calcareo per la eirconferenza, ma dalla faecia del pallio ed in modo indipendente ; è stata dal cav. Poli confutata eo’ seguenti convin- centissimi argomenti : 1. che la conchiglia sia coeva all’embrione, come nella Mya Pictonum; 2.che que- sto mercè i vasi, le fibre, i muscoli ed i legamenti ade— risca alle valve oppure alla columella, e quindi hassi da considerare identica alle ossa degli animali verte- brati; 3. che le esili laminette testacee si dispongano in forma fibrosa od a canaletti in costante ordine verso il lembo delle conchiglie; 4. che i differenti e vivi coloriti di tali testacei vadano a cangiarsi secondo la diversa loro età, oppure a smortirsi a tenore che l’animale manchi di nutrimento, e muoia; 5. che gittato un pezzo di conchiglia nell’ acido nitrico allungato si riduca in una membrana elastica o parenchima areolare con aie pentagone , ot- tagone ec., sulle quali con acuto mieroscopio vide esilissini vasellini e le aie suddette erano piene di lamine o di colonnette cristallizzate e col più am» 49 mirevole ordine disposte; 0. che spesso gli sia riuscito di osservare le laminette ossee aderenti al pallio de Molluschi testacei bivalvi, e lo stesso ho io veduto in- crostato da calcaree squame la tunica della spira epa- tica del Buccinum Galea; 7. che siccome il perio stio (1) elacorteccia degli alberi passino ad essere osso o legno, così la tunica menzionata incrostata dalle suddette laminette diventi strato conchiglifero; 8. che il nutrimento sia somministrato al guscio da’ vasi de’ muscoli e de’ tendini, 1 quali si spezzano piut- tosto che distaccarsene, e dippiù spontaneamente separati mercè lo spirito di vino e restati intatti ha veduto che il mercurio iniettato nell’ aorta s inter- nava ne vasi de prefati muscoli ed usciva per le loro estremità aperte e continuate colla conchiglia; eg. che la sua glandula testacea sia destinata al lavoro delle molecole calcaree, idea che quasi favoreggio in molti testacei univalvi, nelle Aplisie e nel Lu- macone. Ecco poi in qual maniera avviene la ripartizione (1) Poli con accorgimento scrive: Quod quidem in ossium perio- stio a nullo observatum novimus. Jo non trovo affatto consentanea al fatto l’ idea che il guscio cal- care de’ tubicoli sia un’ esalazione inorganica; giacchè non solo nelle Teredini ho rinvenuto due muscoli di attacco, ma eziandio nei Dental}, nelle Sabelle ed in molti Anellidi, i quali avevano verso il termine una sottile membrana di adesione, che nel Nautilio pa- piraceo è più esile, e’l cui guscio è stato osservato nell’ uovo da Poli, Ferussac, Ranzani e da me. Qual conto poi conviene fare della opinione di Bruguiere che le Cipree abbandonino il pro- prio nicchio e di quella di altri zoologisti di poterlo riparare , ove fosse distrutto? 46 delle particelle calcari. Nelle conchiglie bivalve la disposizione delle laminette o delle fibre incomincia dall umbone, in cui sono approssimate e compatte, ed indi vanno a diradarsi verso il loro margine : tale è pure il modo di crescere dell’ opercolo delle Aplisie. Ne’ testacei moltivalvi l’ accrescimento ha luogo dalla base verso 1’ apice: e negli univalvi chiaramente vedesi che esso proceda dalla som- mità della spira verso la loro apertura. Un solo strato esiste nel primiero sviluppo di una conchiglia, ed a tenore che l'individuo cre- sce in età formasene nella faccia interna del suo guscio uno novello più amplo de’ precedenti, cere- scendo in larghezza e lunghezza; cosicchè rilevasi che i più piccoli ed esterni siano stati i primi a generarsi, ed ultimi que’ che sono maggiori ed interni. Questa stratificazione puossi paragonare a’ differenti fogli di un cartone, e quindi ogni con- chiglia risulta da lamine sovrapposte le une alle altre procedenti da sopra in sotto, e le più strette accavalcate alle più larghe. L’ ultima è quella che aderisce all’ animale , la più molle e membranosa: le altre quanto più sono esteriori, altrettanto veg- gonsi dure e calcaree. Linneo distingueva le conchiglie im moltivalve, bivalve ed univalve; ma Blainville le ha divise: in 1.° moltivalve (1) ossia di molti pezzi, 2.° tubivalve qualora ne abbiano due principali ed un altro acces- (1) Lepas. 47 sorio (1), 5.° bivalve (2) se risultino da due pezzi, 4-°subbivalve quando n'esistano uno principale el’al- tro accessorio che è l’opercolo(3), e 5.° univalve(4). Qualunque sistema si voglia seguire si è notato che le conchiglie possono offrire la struttura lamel- losa (5), ossia quando le molecole sono disposte a laminette embriciate ; la fibrosa (6) se veggan- visi le fibre; la fibro-lamellosa, se vi esistano queste e quelle alternativamente distribuite come in qualche specie di Pinna; la perlacea, che si avvicina mol- tissimo a quest ultima (7) per la struttura fibrosa esteriore ; dicasi lo stesso: della vitrea che è per- fetta modificazione della lamellosa e ne differisce per la durezza, avendo la fragilità del vetro (8); e la cellulosa che risulta da tessuto spugnoso areolato(9). Esaminiamo ora la fabbrica di un’altra produ- zione di parecchi testacei univalvi, quale è l’ oper- colo, considerato d’ Adanson come uno dei due pezzi . di un testaceo bivalve. Per esso conviene ripetere quanto si è detto poc’ anzi, ossia che dal dorso del pie- de dove sta sempre attaccato provengono le molecole cornee o calcari per formarlo, notandovisi chiara- mente gli stessi strati sovrapposti successivi e di (+) Teredo, (2) Mytilus, (3) Murex, (4) Cypraea. (5) Ostrea edulis. In questa Vauquelin ha trovato, oltre la ma- teria organica, sottocarbonato e fosfato di calce, sottocarbonato di magnesia ed ossido di ferro. (6) Pinna nobilis, Buccinum Galea. (7) Trochus aegyptiacus. Halyotis tuberculuta. ($) Cypraea pyrum. (9) La sostanza spugnosa dell'osso della Sepia officinalis. 49 variata grandezza come nelle conchiglie. È se l’e- piframma in taluni testacei temporaneamente ne adempie l’ officio, daltronde manca di comunicazione coll’ animale e quindi di organica struttura ; essen- do prodotto dalla trasudazione delle molecole cal- cari agglutinate e seccate intorno l'apertura della conchiglia delle Lumache, e talora composto da vari strati eguali e perfettamente cellulari. Osservando attentamente l’ osso della Seppia vi si scorgono tre diversi strati: vale a dire offre la lamina superiore, che è la più larga, con margine rovesciato ne’ lati del tuito cartilagineo, trasparente , rinve- nendovisi massima analogia colla penna del Cala- maro ; ne incrosta la faccia media un’altra lamina di sostanza perlacea a due o più sfogli fragilissi- ma e molto compatta, alla quale appartiene lo sti- letto descritto, donde partono delle fibre ellittiche in avanti ed altre divergenti laterali ; ed oceupa poi gran parte della superiore la terza specie, fornita di linee arcuato-flessuose , affatto spongiosa, polve- rolenta, bianca, disseminata di punti lucidi e bru- ciante con odore simile a quello delle penne de’vo- Jatili. È assai difficile di formarsi un’idea esatta dello sviluppo e dell’accrescimento di questo osso. Ame pare che sulla faccia esterna della seconda sua lamina aderisca nella primordiale evoluzione un pezzo ellit- tico della sostanza, che ne forma la base : indi vi si applica un secondo sfoglio per conseguente più lar- go, cui sovrasta il terzo, il quarto ce. Cosicchè le 49 descritte ellissi colla parte ampia guardano in dietro e colla stretta innanzi; essendo disposte in maniera che I’ una a guisa di embrice occulti porzione dell'altra. Dippiù ogni ellissi ha la faccia inferiore concava e Ja superiore convessa; affinchè la prima possa dare in- castro alla seconda, questa alla terza e così successiva- mente. Cadauna di esse risulta da altre piccole aie con- centriche , ognuna distinta dalla compagna, ed offre una serie ben ordinata di cellette, le cui separazioni si alternano tanto con quelle delle celle superiori, che colle altre delle inferiori (1). Dall’ esposto segue che i Cefalopedi offrano un graduato passaggio da’ Molluschi nudi a’ testacei; somigliando a que’ con opercolo cartilaginoso i Ca- lamari, agli altri collo scudo osseo le Seppie, e final- mente ai conchigliferi 1’ Argonauta e la Spirula, che pure ne formano parte. Anche interessante a sapersi è come le conchi- glie aderiscano all’ animale: ossia che ne occupano il dorso le univalve e le quasi bivalve; questo , il ventre ed i lati le bivalve; i pezzi ossei principali sono laterali, oppure le valve accessorie veggonsi dorsali nelle tubivalve;. ed infine le moltivalve hanno la disposizione coronale, se i pezzi siano fra loro incastrati : in caso contrario offrono la squamosa e la (1) Impropriamente si è dato a questa piastra il nome di osso di Seppia, imperocché secondo Hatchett è affatto simile nella sua composizione alle conchiglie e costa di varie membrane indurite dal carbonato di calce senza la menoma quantità di fosfato calcare. 4 50 seriata, esséndo situati gli uni appresso gli altri come ne’ Chitoni. In ogni conchiglia si nota la faccia esterna gibba o dorso, in cui trovasi la sommità o natiche, e l’op- posta che appellasi concavità: il suo principio è detto apertura, e riconoscesi per margine la circonferen- za della unione de’ due pezzi. Ogni valva può essere regolare o irregolare, equilatera od inequilaterale : ed elevandosi forma un cono, che può produrre un ravvolgimento longitudinale in avanti o dietro, traversale a dritta oppure a sinistra, ed elicoideo secondo che la curva si allontani più o meno verticalmente od in linea orizzontale dal punto di avvolgersi. Questa ultima maniera di attorcigliarsi è chiamata spira, che componesi da un certo nume- ro di giri a destra oppure a sinistra. Nelle specie di attortigliamento del cono calcareo, il punto o la linea fittizia intorno la quale esso ha luogo dicesi asse, da cui, se il cono girante rimanga alquanto lungi, si produrrà un foro od un cavo allungato appellato ombelico. Ma se all’ op- posto l’ interiore suo lato nel ravvolgersi tocchi od anche sorpassi l’asse fittizio , vi si formerà intor- no un pilastro ritorto detto columella. L’ orificio della conchiglia è riconosciuto col nome di pe- ristomo composto di labbro dritto e sinistro, in- terno ed esterno ossia columellare pel prolunga- merito della columella. L’ interiore cavo di cadauna valva è quasi sempre unico, ma ne’ Nautili e nella Spi- rula è diviso in più cavità mercè vari diaframmi 51 verticali, e quindi sono distinte in conchiglie mono- talamie e politalamie. Compiuto lo sviluppo se ne osservano le aperture con margine ingrossato. Dippiù la superficie, dei T'estacei spesso è cor- redata di tubercoli, cordoni, varici, denti, solchi e di apertura con margine ingrossato: particolarità ne- cessarie agli zoologisti e dipendenti dai diversi lobi ed incisioni del pallio, non chè dalle prominenze di qualche viscere. Per ben comprenderne la genesi sarebbe necessario seguirne lo sviluppo dal mo- mento della loro apparizione nell’uovo sino al ter- mine finale o morte del rispettivo abitatore. Convien inoltre indagare il modo, con cui avvie- ne il colorito delle conchiglie, che puossi trovare sì nella loro faccia esterna, che nella interna. Quan- do sono esse sottocutanee veggonsi bianche, per+ chè il pigmento è rimasto nella superficie della cute. Il colore della loro faccia interna sembra di- pendere dalla impregnazione dell’ umore colorato di qualche viscera sottoposta, come avviene per la tinta gialla nelle conchiglie univalve al con- tatto del fegato, e per la Jantina in grazia del- l'organo depuratore. Il colore iridato o perlaceo è dovuto alla disposizione meccanica delle mole- cole, e non già da particolare sostanza colorata. In differente maniera ne è tinta la faccia esteriore, che è superficiale e deriva dal pigmento del mar- gine del pallio. Le particelle coloranti si deposi— tano al di sopra dello strato calcareo e sono di altra natura, poichè scompariscono col tempo ed * 52 all’azione del calore; così il colore è più vivo nei giovani animali, e negli strati novelli. Reaumur ha osservato. che il margine del mantello produca le molecole colorate, e che sia bianco il nuovo pezzo formato per riempiere un foro praticato in altro | sito della conchiglia lontano dal margine del pallio. Si è detto che la colorazione de’ testacei sia este- riore e superficiale, ma nelle Cipree e nelle Olive ve ne esiste un’altra profonda non visibile e diversa. Bruguiere ne ha dato la spiegazione, asserendo che la colorazione esterna avvenga al modo ordinario ne’ primi periodi del loro sviluppo; ma, divenuti tali animali adulti, i lobi del pallio, che sì rivol- tano sulia conchiglia, vi depositano la materia vi- trea e la colorata, offrendo una disposizione di- versa dalia prima. ‘Inoltre molti accurati osservatori hanno cono—- sciuto abbastanza la grande influenza della luce nel colorire le conchiglie, come lo provano le bi- valve, nelle quali il pezzo che sta fissato agli sco- gli è bianco, ed invertitane la posizione diventa co- lorato. I Testacei tubicoli trovansi sempre bianchi egualmente che que’ sviluppati sotto la cute(1). Tut- te le specie di colori rivengonsi nelle conchiglie: più (1) A quanto si è esposto io aggiungo 1. che il mantello non sem- pre offra i colori delle conchiglie, per cui gli credo in gran parte derivati dalla tinta de’ visceri sottoposti e molto più da qualche particolare glandula; 2. che il pallio laterale delle Cipree, delle Olive e delle Bulle almeno per la faccia interna e toccante le me- desime non sia affatto colorito; 3. che la Teredo bipalmata abbia il guscio falbo ad onta che nor sia a contatto colla luce: dicasi ladlo»4 55 comuni sono il bruno e’l falbo, meno frequente è il verde. Art. VI. Unione delle ossa e de? loro legamenti. Vi sono talune articolazioni, che non hanno affat- to movimento come nelle Coralline, in altre è que- sto oscuro, e molte ossa scambievolmente muovonsi in uno 0 più modi. I differenti ossetti della sca- tola degli Echini sono uniti per sutura e precisa mente per armonia. La medesima unione rimarcasi nello sterno di molti Crostacei. Oscuro è pure il movimento de’ pezzi dell’ _Asterzas rosacea in grazia dei legamenti e degli strati cartilaginosi che vi si frappongono, e per conseguenza eseguono l’ anfiar- trosi. Non accade lo stesso a’ denti delle Oloturie ed agli ossetti de raggi dell’ 4. ararciaca , echi- nophora e delle Ofiure, nelle quali mi sembra ese- guirsi una chiara diartrosi. È detta ginglimo l'articolazione, che produce la flessione da un lato solo, come le Pedicellarie , le chele ed i piedi degl’ Insetti, non che de’ Gro- stacei ; e varietà reputasi 1 artrodia degli aculei degli Echini e delle Asterie. L’ articolazione di questi è cinta da una borsa muscolosa, ed evvi dippiù che un valido legamento parte dal fondo dell’acetabolo, onde attaccarsi al trocantere. Le Pe- lo stesso delle mascelle colorate di tutte le nostre Teredini; e 4. che molte varietà di tinte dovrebbe presentare l’Argonauta atteso 1 diversi e cangianti colori del suo abitatore, 54 dicellarie sono nella base cinte da un astuccio fi- broso continuato fino a’loro pezzi ossei, che ne sono allargati e ristretti. I Chitoni e gli anelli di taluni Crostacei nel muoversi fanno in gran parte entrare i rispettivi pezzi gli uni negli altri, avvenendo una specie di incastro, siccome nell’ anca degl’ Insetti, che è ricevu- ta dentro il loro torace: allo stesso modo che gli anel- li addominali lo sono scambievolmente. La parte che riceve e quella che è ricevuta, essendo segmenti di sferoide, in conseguenza possono fare il mo- to di torsione, e rientrare più o meno per tutto il loro contorno, ma senza potere eseguire alcuna flessione. Le parti degl’ Insetti articolate a gingli— mo sono incavate dal lato , ove la flessione è com- pleta, e l'intervallo sta guernito da membrana ce- devole priva di legamenti. I tubercoli e le fovee articolari sono talmente disposte, che non possonsi lussare senza rompersi: le curvature, che vi formano una specie di uncino, producono questo vantaggio. I Molluschi testacei acefali offrono il solo moto di apertura e chiusura delle valve, che ha luogo per ginglimo. Le Anatife tra’ Moltivalvi hanno i pezzi legati insieme da mem- brana cartilaginosa comune, oppure sono essi imme- diatamente fissati all’ animale; e ne’ bivalvi il moto a ginglimo è più o meno complicato in grazia della svariata forma de loro denti e delle fossette. I legamenti dei Molluschi si dividono in sem- plici o composti: i primi risultano da un solo fa- 55 scetto di materia fosca cornea traversalmente fibrosa elastica, che passano da una valva all'altra; ed i secondi compongonsi da una teca di sostanza ela- stica quasi margaritacea. Questi veggonsi in tutte le conchiglie bivalve, quelli nelle Ostriche e negli Spondili, ed amendue appartengono alle Mattre. È tale e tanta la loro elastica natura (1), che appena recisi muscoli adduttori delle valve, queste per la distensione di quelli sono subito aperte. Poli ha indagato che l’elatere di siffatto legamento ab- bisogni di un peso di quattro libbre applicato sul- le valve della Yenus chione , onde chiuderle. I suddetti legamenti da Blainville si distinguono in epidermici, esterni ed interni: essendo formati i primi dall’ epiderme delle valve continuata dal- luna all’ altra (2); i secondi sono sempre più com- patti ed elastici, occupando il dorso della conchi- glia dietro la sommità; ed i terzi veggonsi semplici (1) Il Mytilus litophagus abitato dalla Callitriche lithodoma sco- perta da Poli ha il legamento delle valve talmente valido ed elastico , che nel rilasciamento de’ loro muscoli subito si contrae e le apre. Quindi il chiarissimo Poli con fondatezza asserì che le pietre n’ erano pertugiate non per la dissoluzione di un umore acre, di cui all’ in- tutto manca e quindi mercè chimica operazione: ma n'erano cor- rose dalla continuata e meccanica azione dell’ apertura delle valve, le quali all’ esterno offrono le strie longitudinali intersecate dalle traversali. Questo litodoma è quello che ha bucato le colonne del Tempio di Serapide in Pozzuoli, le quali secondo l’ opinione di Poli per qualche tempo rimasero lungi dal Tempio sommerse dalle acque del mare, ed indi furono trasportate colà per essere innalzate: cioc- chè non ebbe mai più intera. esecuzione, (2) Solen strigilatus s Pinna nobilis. 56 e più in dentro della linea dì articolazione, avendo le fibre corte e dritte (1). CAPITOLO II — Sistema muscolare. SEZIONE I — ZOOFITI. Art. L Polipi. Le Vorticelle, il Rotifero e Ie Idre danno chiari segni di moto, ma impossibile è riuscito determi- narne l’ apparato, che mantiene il loro corpo agi— tato da continuo e rotatorio movimento. Le stesse difficoltà s’ incontrano nelle Spugne e nelle Te- tie, le quali mi hanno fatto conoscere una sensi- bilissima contrazione ed espansione della Îoro so stanza. Le Pennatole non solo hanno l’ integu- mento composto da fibre longitudinali, ma benan- che dalle traversali necessarie per diminuirne il diametro a lungo ed a traverso. Dippiù il loro asse osseo è mosso da due membrane carnose disposte a doppia spira, e le cui pennette offrono vari la- certi muscolosi traversali, oltre que’ che nella P. grisea e spinosa provenendo da’ muscoli delP osso si attaccano separatamente alla guaina d’ogni spina. Continuazione della iunica muscolare del corpo è l’integumento di cadaun polipetto delle Pennatole, il quale ha la facoltà di contrarsi e di allungarsi. (1) Mactra neapolitana. br Le Millepore, le Retepore e le Cellepore presenta- no i polipetti con tunica fibrosa esterna, alla base della quale evvi il muscolo, che attacca i medesimi alle speciali cellette; ed in quello della Cellepora hya- lina ho osservato una specie di opercolo, che con particolare muscolo ne chiude l’orifizio. Le Gor- gonie e le Isidi mostrano la sola polpa contrattile, che ne veste lo scheletro, ed alla quale appartengono i polipetti, che si espandono e chiudono. Le Tubolarie e Tubipore sono eziandio fornite di muscoloso in- voglio. Marcata esistenza di apparato locomotore si os- serva nelle Attinie (1). Il loro secondo integu- mento risulta da lacerti fibrosi con longitudinale direzione, intersecati da altri traversalmente dispo- sti. A questi si attaccano le lamine muscolari emo- Janti le pieghe di un ventaglio, fatte da fibre lon- gitudinali assai valide e dalle traversali molto sot- tili, le quali tengono un estremo fissato nel centro interno del piede ed alle interiori pareti del cor- po, e coll’ altra estremità finiscono ne’ tentacoli, ove chiaramente ravvisansi i due strati di fibre a lungo ed a traverso, necessarie per la contrazione e pella estensione de’ medesimi. L’A. pedunculata ha le fibre trasversali del corpo, che sembrano es- sere circondate dalle longitudinali, onde formare le papille, di cui all’esterno vedesi guernita. (1) Actinia effoeta; crassicornis, aurantiaca, 58 Art. II. Acalefi. L’ asse centrale delle Stefanomie (1), delle Fissofo- re(2)el’Ippopo (3), per quanto sia rapido il loro movimento, non manifestano traccia veruna di mu- scoli; se non che l’intera cristallina sostanza di essi ne rappresenta l’ apparato locomotore e di par- ticolare tessitura. Tantoppiù che smunta l’acqua, che ne dirada le parti, veggonsi queste maggior- mente compatte. Dicasi lo stesso per le Velelle, pel Cesto di Venere (4), pe Beroi (5), per 1 Al- cinoe (6) e per la estesa famiglia delle Meduse (7); oscure traccie fibrose scorgendosi nelle cigliature de’ primi, non che nel cappello e nelle braccia delle seconde. Chi non ha mai veduto in mare il celere movimento di siffatti esseri viventi non potrà al certo farsene chiara e precisa idea. Art. III. Zntestinali. Ne vermi intestinali parenchimatosi e molto più ne cavitari vedesi uno strato muscoloso sottocuta- neo con fibre longitudinali, traversali e spesso an- che oblique, ad opra delle quali sì molestissimi ospiti son capaci dieseguire moltiplici movimenti (8). Ne Gisticerchi (9) le fibre irregolarmente vanno dalla (1) Stephanomia ophyura. (2) Physsophora rosacea. (3) Hippopus excisus. (4) Cestum Veneris. (5) Beroe ovatus. (6) Alcynoe pupillosa. (7) Cassiopea Borbonica, Medusa pulmo. (8) Ascaris lumbricoides, Taenia solium. (9) Cysticercus cellulosae. 59 posteriore alla anteriore parte della loro vescica, da cui partono due muscoletti che finiscono alla regione inferiore del corpo, e servono per tirare in dentro la proboscide, che è sguainata dal suo proprio astuccio fibroso. La nostra P/azaria ocel- lata ha un sacco muscolare reticolato. Art. IV. Echinodermi. In tutte le Oloturie da me sezionate ho sempre trovato cinque nastri muscolosi longitudinali equi- distanti, che colla estremità inferiore circondano l’a- pertura della cloaca, e colla superiore aderiscono alle due apofisi de’ cinque denti maggiori: ed in conseguenza non trovo consentanea al fatto 1° as- serzione di Cuvier riportata da Meckel di essere i medesimi varianti secondo le specie, tranne per la maggiore o minore larghezza. Nella inferiore fac- cia legansi mercè piccioli filetti carnosi alle tuni- che interne del corpo; dappoichè l’esterne risul- tano da uno strato di fibre a reticolo, e dall’ altro longitudinale. Essi non solo ampliano V’orifizio della bocca e dell'ano, ma favoriscono puranche il rac- corciamento traversale di tutto il loro corpo. La tessitura delle papille ventrali e di quelle del dorso è analoga agl’ inviluppi esteriori delle medesime, di cui sono vera continuazione. Deb- basi considerare come mera supposizione di Bo- hadsch ’ esistenza de’ muscoli estensori, e corru- gatori delle stesse. Tale movimento, anzichè im- 60 maginarlo promosso da molle peculiari, hassi da ripetere dal tessuto di cui fan parte, e dalla con- trazione de’ canali, che nell'interno vi passano. Mercè le stesse l animale con tale aderenza at- taccasi a’corpi su’ quali vuole camminare, che dif- ficoltoso riesce distaccarnelo. Ho spesso veduto, che tenendolo entro un vaso di porcellana pieno di a- cqua marina, colle suddette papille erasi talmente fissato alle sue pareti levigatissime, che quelle si laceravano piuttosto in vece di cedere alla forza di distrazione. Numerosi sono î museoli, che muovono i den- ù e lPorificio dell’ esofago degli Echini. I Dila- tatori superiori della bocca incominciano da’ cin- que lobi variamente incisi, in cui presentano un masso carnoso, che dapprima si restringe, indi si amplia, e poi mentre si attenua seorgesi allungato e diviso in due sottili muscoletti, che separata mente si legano all’interno lato di cadaun ossetto rettangolato. A’ sopraddetti lobi carnosi è attaccata una coppia di piccoli muscoli, terminando ognuno separatamente a dritta e sinistra del becco di cia- schedun dente, e ne sono i dilatatori inferiori. Nascono i muscoli dilatatori superiori de? denti dalla fovea esistente nella metà interna dell’ osso, che forma gli archi, e terminano nelle incisioni laterali superiori esterne di ogni dente. Nell’ £. Cz daris compariscono essi divisi in due distinti lacerti. Tra la metà dell’orlo interno osseo in vicinanza degli archi incominciano loro dilatatori inferiori eon 61 un piano muscolare risultante da vari lacerti , che finiscono nella base di cadauno dente, la quale ne è del tutto circondata. Gli adduttori degli stessi denti hanno origine ne’ solchi scolpiti tra la loro faccia laterale, i cui rialti finiscono pettinati. Siffatti muscoletti sono paralleli, larghi e formantino vari distinti strati muscolari, pe’ cui spazi equidistanti e simmetrici passa con molta facilità l’acqua marina. Ad ognuno de’ cinque pezzi ricurvi terminati ad A son legati idne muscoli costrittori dell’esofago, che in- cominciano triangolari ed obbliquamente dal centro dei due orli ossei orali, dirigendosi uno alla branca dritta di detto osso e l’altro alla sinistra del com- pagno. Siccome una membrana fibrosa pentagona unisce tutti e cinque gli ossi ad x intorno l' eso- fago, cesì ne’ suoi margini esteriori esiste un masso muscoloso , che concatena in altrettanti pezzi gli essetti descritti, e contraendosi gli discosta dall’ eso- fago, che quindi ne è ampliato, essendone i dila- tatori. Dalla meià di ciascheduno di questi muscoli par- te una coppia di fascetti carnosi, che adattasi ai lat di ogni linguetta ripiegata, che ne costitui— scono gli adduttori. Hanno vari brevissimi lacerti muscolosi le valvule anali dell’ E. neapolitanus, ehe partono dallo sfintere dell'ano e si dirigono alla faccia inferiore delle quattro valvule ossee, che ermeticamente chiudono colla contrazione, apren- dosi col loro rilasciamento. J piedi degli Echini sono attaccati alle fovee degli 62 ambulacri e veggonsi sempre tubolosi, più o meno allungati con disco semplice oppure a foggia di om- brella nell’ E. spatangus, o con disco osseo dentato che nell’ E. esculentus fu detta Pedicellaria den- tata da Lamarck e talora, come nell’ E. reapoli- tanus, veggonsene certi con estremo orbicolare, aven- dolo altri assottigliato. Tali canaletti risultano da due tuniche, l'esterna con fibre a lungo e l’interna a traverso. Con simigliante apparato gli Echini can- gian sito, ed hanno in detti piedi una forza con- trattile marcatissima. Le Asterie offrono anche i piedi costrutti allo stesso modo degli Echini, destinati al medesimo officio e spesso in quadruplice filiera disposti, co- me nell’A4. echinophora, nel canaletto inferiore di ogni raggio; poichè nelle Ofiure e Comatole esco- no da’ lati e dalle adiacenze della bocca, e nell’ A. Tenoriî sono a clava e pennati. Nelle Oloturie confusamente sorgono da tutta la superficie del corpo, e l ZZ. pentacta e tetraquetra gli mostrano in duplice serie longitudinale, formando il passaggio a quelli degli Echini, ove serbano la più simme- trica e costante disposizione a seconda degli am- bulacri descritti. L’ A. aranciaca ha una filiera di laminette muscolari ne’ lati di ogni raggio, ed un reticolo muscoloso posto sotto i comuni inte— gumenti , che copre la superior faccia del loro corpo, e sul quale sono impiantati i calicetti spinosi. Divido- no la centrale cavità di detta Stella cinque verticali membrane muscolose, che dal fondo di tale cavo s in- 65 nalzano fino alla volta de’comuni integumenti. I dif- ferenti pezzi dello scheletro delle Asterie sono piut- tosto connessi da legamenti, che mercè muscoli. SEZIONE II. — ARTICOLATI. Art. I. Anellidi. Ogni anello carnoso del corpo del Sifuncolo ri- sulta da molte fibre circolarmente disposte. Tra cadauno di essi evvi un piccolo spazio mediante il quale non hanno in tutti punti mutuo contatto. Il loro numero dalla proboscide sino alla boccuc- cia dalla coda, ove veggonsi più stretti ed appros- simati, è centoventi circa. Varia poi ne è la lar- ghezza; conciosiachè ne due estremi sono meno lar- ghi del restante del corpo. Colla contrazione ab- breviano infinitamente il suo traversale diametro, e col rilasciamento lo ampliano di molto. Isolati con delicatezza gli anelli su indicati, rie- sce facile osservare varj esilissimi nastri fibrosi con obliqua direzione; cioè taluni situati da sopra in sotto, ed altri in senso contrario. Per cui il loro moto di contrazione debb’ essere obbliquo. I lacerti longitudinali al numero di trenta all'incirca, lar- ghetti e doppj, incominciano dall’ orifizio del si- fone e finiscono nella coda. Quando il verme si trova in rilasciamento sono fra loro rialzati, pa- ralleli e quasi lamellosi: ma contraendosi ne ab- breviano d’assai la lunghezza del corpo. La pro- 04 boscide è costrutta di fibre circolari e longitudinali, Oltre gli additati strati carnosi, debbo descrivere altri otto muscoli. I primi quattro circolari, fra loro paralleli ed in eguale distanza situati, prendono in- cominciamento da? lacerti longitudinali poco lontani dal termine della proboscide, continuando il cam- mino verso l’ esofago. Quivi constituiscono un anello carnoso, che esternamente ne abbraccia l’orifizio. Tali muscoli non solo lo tirano in dentro e giù, e per conseguente seguir debbe la intrusione de’ tenta- coli e della tromba; ma proccurano di vantaggio la compressione e’l passaggio degli alimenti intro- dotti sì nella bocca, che nel principio dell’ esofago. Seguono due altri muscoletti, che associati in gran parte a’ due muscoli inferiori or ora descritti, incominciano anche dalle fibre longitudinali e con essi finiscono nelle adiacenze dell’ esofago. Lungo il loro corso sono riuniti da sottilissima membra- na. Dall’origine sino alla loro metà mandano die- ci o più filetti fibrosi al corpo, ed uno grande alla proboscide. Colla metà superiore coadiuva- no il moto di contrazione de’ quattro muscoli re- trattori dell’ esofago e della tromba; e con la por- zione inferiore e co’filetti mentovati internamente tirano tanto la proboscide, che una parte del corpo. Finalmente omettere non debbasi altra coppia di muscoletti lunghi e larghi poche linee, ciascuno dei quali da’lacerti longitudinali si dirige verso il principio di ognuna delle borse addominali. Le Sanguisughe hanno sotto la cute una reticina 65 di fibre carnose Dmmiccie, tra loro strettamente in- tersecate e disposte in modo, che le fasce musco- lari di destra con obbliqua direzione s inerocic- chiano con quelle di sinistra. Tolto questo strato, se ne presenta un altro, composto da piccioli la- certi carnosi a lungo abbastanza distinti, che verso la coda si espandono a guisa di raggi, onde pro- durre la ventosa posteriore. L'ultimo panno mu- scoloso è molto esile, essendo fatto da fibre cir- colari. Glinviluppi esposti, mettendosi in azione, pro- ducono l’ allungamento e la diminuzione dei dia- metri trasversale e longitudinale del corpo della Sanguisuga; e ne rendono più o meno visibili alcune eminenze quasi triangolari. Io le credo di natura carnosa e non glandulosa, come opina Spix, essen- do prodotte dall’erezione del tessuto muscolare re- ticolato: tantoppiù che in certi momenti si ravvi- sano, ed in altri scompariscono affatto (1). Anche due strati fibrosi longitudinale e traver- sale tengono le Polie (2). Negli Anellidi setige— ri, come nel Lambricus terrestris , isolato 1 invi- luppo comune del corpo, trovansi due strati car- nosi, l'esterno a varie fascie traversali per cadauno anello, e l'interno le ha più distinte ma a lungo. Nel L. siphonostoma esistono i lacerti fibrosi tra- versali, e quattro longitudinali; ogni dente uncina- to di questo verme ha eziandio un valido muscolo. (1) Hirudo medicinalis, S'ebetia, Sanguisuga. (2) Polia siphunculus , oculata. 66 Nel Lumbricus radiatus sì trovano due soli muscoli longitudinali. Le Nereidi hanno, oltre le fibre tra- versali in corrispondenza degli anelli che nej restrin- gono il diametro a traverso, i muscoli longitudinali da due a quattro, che ne percorrono tutto il corpo e precisamente la faccia ventrale e talora anche la dorsale ; essendone separati nella linea mediana superiore inferiore e ne lati, siccome ho ravvisa- to nella Sabella ventilabrum: e questi sono in- caricati di raccorciarlo. Oltre di che nelle Afrodi- te (1) esistono i muscoli verticali, che dalla faccia inferiore del corpo presso la linea mediana portansi in alto per attaccarsi alla faccia superiore. Blain- ville distingue le masse muscolose annunziate in dorsale, e ventrale o laterale, che vanno tutte a fi nire all’ una ed all’altra estremità del corpo. I piedi degli Anellidi presentano i fascetti setolosi con muscoli destinati a fargli uscire fuori de’ propri ricettacoli, ed a tirarveli dentro: quindi i primi sono detti abduttori, ed i secondi adduttori. Le setole o le acicole in generale sono nella base impiantate nel fon- do di particolare cavità, la quale è formata da borsa muscolosa, che contraendosi le spinge fuori di essa: e nella Nereis gigantea è provveduta di anello mu- scolare, formando i muscoli abduttori, nel mentre che in tale Nereide gli adduttori sono due ed abba- stanza esili per ogni lato. Questi nel ZL. siphorosto- ma sono quattro ed un quinto traversale, che dalla (1) Aphrodita aculeata, hystrix. 67 punta della borsa destra finisce a quella di sinistra, Nel Lombrico (1) siffatù adduttori sono due. E muscoli del bulbo esofageo di alcuni Anel- lidi, che ne sono provveduti, sono presso a po- co similia que’ dell Ewrice gigantea, in cui è com- posto da vari muscoli, due di essi offrono le fibre dirette dall’ orifizio della bocca fino a’ di lei lati, e da un altro strato sottoposto con fibre traver- sali, che ne tracciano la separazione in dritta e sinistra parte. I primi ed i secondi muscoli sono incaricati del moto delle mascelle, oltre gli ad- duttori ed abduttori del bulbo, i quali marca- tissimi sono nella £. cuprea, attaccandosi quelli alla superior parte del bulbo ed agli anelli carnosi della testa, e questi sì alla metà inferiore dello stesso che a’ lati del corpo. Interessante sarebbe stata la conoscenza de’ muscoli, che muovono le due ma- scelle dentate ne’ lati e con due lunghi denti a lesina mediani, spettanti alla P/Ay/odoce maxillosa del chiarissimo prof. Ranzani. Ans. IT. Zrasetti. A fin di schivare per quanto sia mai possibile la confusione, lc più essenziali cose diremo intorno il muscolare apparato di sì numerosa famiglia di animali articolati. Sarà esso esaminato prima ne- gl’ Insetti senza metamorfosi e nelle Larve di que’ (1) Lumbricus terrestris. 68 che l hanno completa od incompleta ed in parti- colare nelle Larve di un Insetto terrestre, acqua- tico e rosicchiatore, e poi negl’ Insetti allo stato per- fetto. Negl’ Insetti senza metamorfosi e principalmen= re nella faccia dorsale della Scol/opendra forficata ra Miriopedi, vedesi un fascetto muscoloso superfi— ciale sottile longitudinale, e più oltre ne esiste altro di fibre obblique dirette da fuori in den- tro; e nella faccia addominale trovasi una massa muscolare più compatta, che puossi dividere in pa— recchi strati. Amendue estendono e flettono gli ar- ticoli del corpo, e fanno pure lo stesso alla testa, dove vanno insensibilmente a terminare. La prima articolazione dei piedi ha due muscoli triangolari, uno che la tira innanzi e l'altro in dietro. Le ri- manenti loro giunture offrono i muscoli flessori ed estensori. Nelle Larve dei Lepidotteri esistono ire masse muscolose, la dorsale, l’addominale e la latera— le: ognuna di esse è fatta almeno da due. stra- ti, ossia la prima e seconda di fibre longitudinali e la terza di oblique, che sono occultate da altre rette e traversali divise in strato anteriore e poste- riore. I muscoli della testa distinti in estensori, fles- sori, ed adduttori o laterali provengono da’ mu- scoli longitudinali del dorso, del ventre e de? lati. Questi ultimi sono distinti in superiori, che hanno un fascetto nato dalla cute del primo e secondo anello e termina lateralmente in mezzo della placca craniéa ; ed in inferiori che sono più validi, derivan- 69 do dalla parte esterna de’ flessori e finiscono in su della indicata placca. I piedi secondo Meckel hanno i muscoli motori anteriore, medio e posteriore che giacciono sotto la cute con traversale direzione da dentro in fuori. Il primo e terzo di essi prendono origine dal margine esterno de’ muscoli laterali e si fissano alla radice del piede, che girano avanti e dietro; e’l secondo più lungo degli altri due nasce dalla cute in mezzo del margine interno della massa muscolosa laterale ed attaccasi al centro del tarso, ehe tira in dentro. La cavità interna delle artico—- lazioni del piede è riempiuta affatto da muscoli: i superiori ed esterni sono gli estensori, e gl’ infe- riori ed interni i flessosi; que’ dell ultimo articolo’ e dell’unghia sono più lunghi e vengono dall’ interno della seconda, terza e quarta articolazione e con due distinti tendini finiscono alla base dell'unghia, che flettono. Nella Larva di un Insetto terrestre (1) si notano tre strati muscolari profondi detti dorsali, laterali e ventrali. Il primo di essi è formato da due serie di fibre, una esterna longitudinale occupante 1’ in- tervallo de’ dieci primi anelli, e la seconda obli+ qua è posta tra lo stesso spazio ma diretta più verso la linea mediana, essendo più robuste nella testa che presso la coda. Servono esse a raccorciare la por- zione dorsale degli anelli e cospirano alla progres- sione. Tra il nono e decimo di questi non lungì (1) Scarabacus nasicornis. 70 dalla linea mediana trovansi due piccoli muscoli obliqui, ma dal dodicesimo in poi se ne vede una serie di altri più piccoli e corti, essendo gli acces- sori de precedenti. I muscoli ventrali hanno la me- desima disposizione ed uso de’ dorsali, de’ quali so- no gli antagonisti: dippiù lano è munito di sfin- tere. I muscoli laterali si dividono in triplice ordi- ne : il primo di essi è traversale, ed estendesi da un anello all’altro nello spazio posto tra’ muscoli ventrali e dorsali; il secondo risulta da fibre obli- que, che ascende da fuori in dentro verso la linea mediana del ventre dall’anello inferiore al superio- re; ed il terzo ordine è composto da fibre meno oblique, che vengono dal mezzo di ogni anello e s' in- seriscono sotto il capo. Ha questo i muscoli flessori fissati sopra que del ventre nella unione del secon- do anello col terzo, essendo fatti da tre fascetti principali avvicinati ed inseriti alla testa presso la mascella : ed i flessori collo stesso numero di lacerti, ma più validi si attaccano sotto i muscoli traversi ed obliqui dal sesto anello in poi e terminano a’ lati del capo. Le Larve della Mosca tra’ Ditteri hanno quattro strati muscolari a lungo perfettamentedistinti. Quelle degl Insetti a metamorfosi imperfetta (1), avendo le ale rudimentali, presentano i muscoli poco sviluppati, nel mentre che que’ dell'addome lo so- no in sommo grado. La massa muscolare del dorso, —_—_— ___ (1) ZLivellula depressa , Agrion virgo. mi dell’ addome e de’ lati è formata da due strati, dal su- perficiale cioè e dal profondo. Quei del torace e del capo sono modifiche ed in parte ulteriore sviluppo de muscoli descritti; attesochè i dorsali sono gra- cili nel torace e 8’ ingrossano per attaccarsi alla su- periore faccia della placca occipitale e gli addomi- nali in forma triangolare terminano negli archi in- feriori della testa presso la sua placca inferiore. I muscoli delle ale e de’ piedi provengono dalla massa laterale: ricevendone gli elitri vari stretti fascetti dai loro strati muscolosi profondi ed obliqui, e le prime articolazioni de piedi dai superficiali e tra- versi. La Larva di un Insetto (1) notatore ha i muscoli dorsali che formano due cordoni profondamente si- tuati senza allargarsi presso la testa, e vanno dimi- nuendo verso la coda. Vi esistono inoltre i muscoli superficiali estesi obliquamente da fuori in dentro e da dietro in avanti da un anello all’altro. I muscoli addominali risultano da uno strato profondo longitu- -dinale fatto da due simmetriche porzioni con traccie di ulteriori divisioni; da un secondo obliquo più stretto formato da vari fascetti diretti da fuori in dentro in corrispondenza della interna parte del primo strato; dal terzo con direzione opposta fatto pure da lacert isolati; e dal quarto composto da fibre traversali. Esiste inoltre fra? due strati addo— minali un ordine di particolari fascetti intrecciati _— (4) Hydrophilus piceus. 72° presso la linea mediana. Ne? tre anelli anteriori si uniscono alle fibre oblique le traversali, che co- prono le prime. I muscoli laterali più profondi con- sistono in otto ordini di fascetti corrispondenti agli anelli del corpo, e si succedono d’avanti in dietro, somigliando alla lettera M coricata =, ed il più poste- riore e piccolo ad un V supino >. Dippiù una stri- scia longitudinale più superficiale vedesi in tutta la lunghezza del corpo. La Larva di un Insetta che abita nelle sinuosità del legno ha la testa, che a volontà dell’ animale rientra nell’ interno della pelle, mercè gli stessi mu- scoli degli Scarafaggi, essendone più torosi ed estesi. I tubercoli carnosi dorsali e ventrali servono ad essa per camminare col dorso o ventre. Negl’ Insetti perfetti e soprattutto nella JIMelo- lontha vulgaris si notano i seguenti muscoli mo- tori del capo, avendo tutti la medesima fine presso il foro occipitale; vale a dire l’ elevatore nato dalla parte posteriore e dal margine anteriore dello scu— do, il depressore provegnente dall’ estremità anteriore. del primo iugulare, il rotatore derivante dall apo- fisi laterale dello sterno anteriore e dal pezzo iu- gulare posteriore, ed il flessore laterale che ha origine dall’ anteriore estremità della fovea iugu- lare. Straus assegna al capo altri muscoli che vi agiscono per l’intermezzo de’ pezzi iugulari, la cui esposizione sarebbe troppo noiosa. I muscoli addominali distinti in dorsali e ven- rali sono collocati a lati della linea mediana del- 79 addome. Essi, al dire di Meckel, dirigonsi dalla fac— cia anteriore di un anello al margine posteriore del seguente, e servono per ravvicinare gli anelli e quindi a raccorciare l'addome. Nell ZZydrophilus piceus que’ della faccia dorsale sono distribuiti in strato superficiale e profondo. I muscoli laterali dell’ addome sono picciolissimi, e tra l'arco supe- riore e l’inferiore di ciascuno anello osservansi il muscolo traverso anteriore ed il posteriore, in mezzo a’ quali evvi il terzo detto obliquo. I muscoli delle ali e de’ piedi stanno dentro il to - race; e que delle prime sono i depressori orizon- tali che attaccansi anteriormente alla placca dor- sale, in dietro al doposcudello, e le loro due metà laterali toccansi nella linea mediana, oltre l’officio accennato dilatano pure il torace; ed a’depressori ver- ticali, che nascono in retta direzione della placca tora- cica ventrale e terminano nelle laminette esistenti alla base delle ali. Gli elevatori di queste sono si- tuati a’ lati del torace, che ne è ristretto, e nella ester- na parte de’ primi, Quindi i loro elevatori anteriori partono dall’entotorace, e dirigendosi un pò in avan- ti e più in fuori, attaccansi in su della placca dor- sale; ed i posteriori si dispongono ne’ lati de’ mu- scoli longitudinali dalla placca dorsale posteriore alla superiore, e son situati in modo più orizzon- tale. Gli elitri hanno pure i muscoli estensore che nasce presso la superior parte dell’ apertura del- V anca e vi finisce tendinoso, il flessore nato dal se- 74 condo pezzo iliaco ed inserito all’ angolo interno degli elitri, e l’adduttore che deriva dalle perti- nenze dell’ anca con due origini che riunite ter minano al d’avanti di essi. Ne Coleotteri e precisamente nel Lucanzs cer- vus esistono due muscoletti allungati dal margine posteriore della superior faccia del torace e dalla parte posteriore di questo fino alla estremità esterna della branca traversale dell’ entosterno. Il più pic- colo di essi ossia l'interno tira l entosterno in su ed in dentro, e l'esterno maggiore lo porta in fuori. I muscoli delle altre principali divisioni de’ piedi si riducono all’estensore ed al flessore. Quei dell’ anca sono contenuti nel torace e vanno alla medesima. Dicasi lo stesso dell’ estensore della co- scia, il cui flessore è situato nell’anca. I muscoli del- le rimanenti divisioni del piede sono collocati nel- l'interno del pezzo, che immediatamente precede a quello , che si vuole esaminare. Altre specifiche dif- ferenze presentano i diversi ordini d’ Insetti pe mu- scoli delle ale e de’ piedi, che sarebbe cosa troppo lunga di accennare. Ommettere però non si deve che i muscoli lon- gitudinali del torace generalmente vi esistono, man- cando alle Libellule, alle Larve e negl’ Insetti per- fetti sono gracili. Le Cavellette gli hanno più va- lidi, ma i Grilli e le Locuste assai torosi. Occu- pano tutto il torace ne Coleotteri senza volo, ne Ditteri, negl’ Imenotteri e ne’ Lepidotteri. I Co- 75 leotteri natatori hanno l elevatore dell’ anca picco- lo (1) o scomparso (2); avendo al contrario svilup- patissimo il flessore e separato in più ventri. Dal- l esposto emerge che l anca de’ Coleotteri natatori è più solidamente fissata e perciò la mobilità delle altre divisioni delle coscia soprattutto, è aumentata. Rinviensi sotto le placche toraciche degli Scor- pioni (5) un sottile strato di fibre longitudina- li estese dal margine anteriore di ciascun anello a quello del seguente, nell’ ultimo de’ quali e nella coda si avvicinano verso i lati; cosicchè nel pe- nultimo anello con molti fascetti obliqui e me- diante un corto tendine attaccansi alla parte an- teriore dell’ anello seguente. Sono divisi in strato superiore che ne forma gli estensori, e nell’ inferiore ‘che ne costituisce i flessori. Nelle parti laterali han- no dippiù sei paia di muscoli verticali, che si esten- dono poco lungi della linea mediana dagli archi in- feriori a’ superiori del torace, sì restringono dall’ alto in basso, ed offrono due tendini corrispondenti a tutta l’altezza toracica. I Ragni hanno l’ addominale parete muscolosa con fibre traversali. Il torace poi è fornito di quattro paia di muscoli propri per ogni lato, nati dallo scudo dorsale ed attaccati alla sommità dello scheletro descritto. Ciascuno di essi è situato tra le due divisioni muscolose delle anche, le quali im- mediatamente le circondano, e corrisponde ai mu- (1) Hydrophilus piceus. (2) Dytiscus marginalis. (3) Scorpio europaeus » occitanus, 76 scoli verticali degli Scorpioni. Quelli dell’ anca dividonsi in superiori ed inferiori. I primi trian- golari discendono verticalmente dallo scudo dorsa- le, tirandola il muscolo anteriore un pò innanzi ed il posteriore alquanto in dietro. Sono aiutati da tre altri muscoletti inferiori traversali, venendo dalle parti laterali e dalla faccia superiore dello scheletro, e sonosi distinti in superficiale posteriore, anteriore e profondo. Essi alzano la coscia in direzio- ne più retta, ed hanno per antagonisti il picciolo flessore traversale, inferiormente situato, che dalle parti laterali dello scheletro si estende alla coscia. Il secondo articolo ha due elevatori traversi ante- riore e posteriore ed egual numero di flessori, essendo iutti collocati nell’ interno della prima articolazione. Tra i muscoli del terzo articolo il protrattore e 1° ele- vatore a foggia di triangolo allungato nascono innan- zi V estremità esterna del secondo articolo, e sì at- taccano alla maggior parte della parete posteriore del terzo. Un altro muscolo minore riempie il se- condo articolo ed eleva il terzo, sotto i medesimi esistendo il piccolo flessore. Art. III Crostacei. Nella coda delle Squille (1) rinvengonsi tre piani muscolari, il superiore robusto e l’ inferiore più de- bole, essendo amendue composti da fibre longitu- (3) Cancer mantis, 7 dinali con molti fascetti sovrapposti; ed i laterali fatti da fascetti triangolari, che discendono giù per inserirsi in cadauno anello, costituendo i muscoli motori de’ falsi piedi, che ne sono tirati d’ avanti in dietro. L’Astaco (1) ha nel dorso un muscolo triango- lare, che nasce quasi da tutta la metà posteriore dello scudo dorsale e da’ lati del torace e s’inse— risce nella estremità inferiore del primo arco della coda, che solleva alquanto. S’ intrecciano con que- sto muscolo le fibre longitadinali di un altro strato assai più lungo, e con molti fascetti nasce dalle pareti laterali toraciche, serbando retto andamento nella coda, di cui occupa tutta la lunghezza, inse- rendosi a’ suoi anelli. Finalmente lo strato inferiore di più complicata fabbrica è assai robusto ad at- taccasi alla inferiore e laterale regione dello scudo dorsale mediante cinque strette origini, una in- terna e quattro esterne; e le posteriori verso la coda divengono più valide, da dritte rendonsi traver- sali nella faccia superiore, e nella linea mediana si riuniscono in molti fascetti confusi con quei del lato opposto. Nella faccia inferiore dispongonsi le fibre con retta direzione d’ avanti in dietro e nascono dalle pari anteriori degli anelli della coda. I fascetti superiori passano tra gl’inferiori per gli archi in- feriori della coda, che da essi è portata in fles- nn] (1) Cancer Astacus. 76 sione. Sotto questo muscolo in ciascun lato del to- race esistono delle fibre longitudinali, che vanno da una porzione dello scheletro interno all’ altra, e posteriormente sono molto sviluppate ed. inserite al primo e secondo arco inferiore della coda, di cui rappresentano i flessori propri. Lo Scillaro (1) ha la medesima disposizione muscolare, ma n'è più valida la massa dorsale. Ne Crostacei brachiuri esiste uno strato addomi- nale men robusto dell’ altro dorsale, ed amendue ri- sultano da fibre longitudinali. I muscoli che muovono le articolazioni de’ piedi riduconsi a’flessori ed agli estensori, ed a que’ delle penzette o chele. Il masso muscoloso, che interamente ne empie il pezzo princi- pale situato in fuori e dietro, flette il pollice, e l’estensore posto nel pezzo opposto più piccolo ser- ve ad aprire la penzetta. In fine trovo molto sem- plice l’idea dell’ accurato Edwards che considera ne Granchi due piani muscolari, il profondo e’ 1 su- perficiale, e quindi vi ammette gli estensori ed i fles- sori allo stesso modo divisi e denominati. SEZIONE III. — MOLLUSCHI. Art. I. Cirropedi e Brachiopedi. Ne Balani (2) si osserva il pallio, che costituisce l’ inviluppo muscoloso , con cui l’animale (3) si rin- (1) ScyWarus arctus. (2) Lepas balanus. (3) Triton purpureus. 79 chiude nella conchiglia: e pel disimpegno di tale artificio la natura vi ha destinato due specie di mu- scoli ossia gli elevatori ed i retrattori od adduttori, i due primi sono situati su ed i secondi giù; nel mentre che l’opercolo mercè il proprio muscolo adduttore chiude l'apertura del guscio, e quello del Zepas depressa ha cinque muscoli. L’abita- tore (1) della L. aratifera ha gli stessi abdut- tori ed adduttori, e le due valve ne hanno uno traversale, oltre i quattro muscoli dentari termi nati presso le medesime. 1 loro tentacoli sono nella base muscolosi e nel resto veggonsi articolati car- tilaginei e dotati di celerissimo moto. Analoga pres- so a poco è la struttura delle Ligole, e delle Tere- bratole: il vivente di una di queste ( Aromia tur- Dinata ) detto da Poli Criopus fimbriatus ba i mu- scoli adduttori. Art. II Acefali. La tunica muscolare delle Ascidie, che ne sostie- ne.i moti di contrazione interna e che a foggia di sacco racchiude i visceri, è fatta da due o tre strati fibrosi variamente disposti. Questi nell’ _Ascidia mi- crocosmus hanno delle fibre circolari divise a na- stri, che ne formano tutto l’otre. Sopra la mede- sima osservasi una fascia che da dritta passa a si- nistra, decussandosi nella parte anteriore e poste— (1) Triton hispidus. 80 riore, oltre gli strati fibrosi, che a guisa del nume- ro arabo otto rovesciato co ne circondano ambi gli orifizi sino alla loro metà. Questi dippiù offrono le fibre circolari, alle quali ne è sottoposto uno strato a lungo terminato «da sfintere, dentro cui ritirasi il tubo cartilaginoso spettante all’ apertura addominale e branchiale (1). Consimile struttura si ravvisa nell A. pRusca : se non che presso il tubo del suo orifizio bran- chiale veggonsi le fibre traversali, di cui è in- teramente corredato l’altro canale, nel mentre che il resto del sacco in esame le tiene a lacerti lon- gitudinali. L’ A. papillosa , cui somiglia PA, ve- rosa , le ha oblique da dritta a sinistra e decussate con quelle di sinistra a destra, ed alcune altre lon- gitudinali ben distinte parallele e quasi a lami- nette. L'A. intestinalis offre la medesima direzio- ne e quanutà di strati fibrosi, che sono conformati a nastri. Tra la tunica esterna del loro corpo e la muscolare o pure la peritoneale non vi è in tutte le specie di Ascidie la stessa aderenza, osservando— sene talune, che ivi hanno una specie di cavità umettata di umore sieroso: esse nell’ _4. verzosa e pa- pillosa come imbuto si prolungano per adattarsi in una corrispondente fovea appartenente alla tunica cartilaginosa. La stessa fabbrica hanno le Ascidie composte (2), i Botrilli (5) e’l1 Pirosoma (4). (1) Ascidia papillosa, phusca , microcosmus. (2) Aplydium lobatum. (3) Botryllus stellatuss aureus. (4) Pyrosoma gigantea. 81 Îl secondo integumento delle Salpe è perfetta- mente fibroso, ma in molte di esse si osservano delle fascie traverse muscolose, le quali rimarcansi ad X(1),ad 8 (2), a zig-zag (3), quasichè traver- sali (4), avendo ne’ lati una specie di acetabolo , con cui mantengonsi alle compagne aderenti. Nei Molluschi acefali conchigliferi si distingue il tronco diviso in parte anteriore od addome ed in posteriore o torace, il pallio e ’1 piede. Nel tronco esistono quattro paia di muscoli addomi- nali, due de’ quali sono detti obliqui inferiori e superiori, che obliquamente cingono l'intero ad- domine, e, dopo di essersi incrociati ed espasi a ven- taglio, s' internano nella sostanza del piede, ove tena- cemente aderiscono e mercè un tendine comune sì attaccano presso il cardine delle valve. Il terzo paio è costituito da’ muscoli traversali, che sovrap- posti a’ precedenti, traversalmente stringono la su- perior parte dell’ addome. Sovrastano ai medesimi i due muscoli longitudinali, che occupano tutta la lunghezza del piede. Finalmente dai muscoli anzi- detti provengono pe lati dell’ addome i muscoli funicolari. Il pallio di sostanza muscolosa è quella parte che copre quasi tutta la interna faccia delle valve, e si divide in membrana palliare, che ne abbraccia la intera estensione, e nel margine finisce col mu- scolo orbicolare fatto da lacerti tendinosi; ma molti iso (1) Salpa octofora, (2) cristata, (3) Democratica , (4) cranea, 6 82 individui di essi lo hanno corredato di plessi fibrosi o tendinosi, che dal piede sì dirigono verso i mar- gini del pallio con disposizione quasichè bifur- cata (1), dove veggonsi vieppiù ramificati e ten- dinei (2). Le due metà laterali del mantello sono unite superiormente, avanti e giù; essendo talora aperte più o meno. Nelle Pettini e nello Spondilo questa apertura occupa tutta la periferia del pallio, che or dinariamente è innestato in dietro per una certa estensione. Da ciò n° emergono o due aperture avvici- nate e separate da una divisione, dando passag- gio all’acqua ed agli escrementi come nei Cardj, oppure un tubo allungato detto trachea. È que- sta semplice nella maggior parte della sua lun- ghezza, essendo solamente nell’ estremità separata da parete traversale in condotto superiore ed in- feriore. Nelle Veneri esternamente apparisce unica, ma nell’ interno è divisa per tutto il suo corso e nelle Telline poi la è fin dalla sua origine. Rin- viensi nell’ orlo sempre provveduta di piccioli cir- ri, risultando da fibre muscolari esternamente a tra- verso e spesso a nastri anellosi, e nell’interno ha de’ lacerti longitudinali, che nascono da un mu- scolo in forma di disco allungato occupante tutta la metà del mantello; mancando nelle specie, in cui le due lamine laterali sono congiunte poste riormente, oppure unite soltanto per formare le (1) Pinna nobilis. (2) Ostrea edulis , Spondylus gaederopus. 8d aperture. Le trachee hanno eziandio i loro muscoli retrattori aderenti alle valve. Nel mezzo dell'addome di molti di questi Mol- luschi giace una massa polimorfa, che ha i mu- scoli intrinseci ed estrinseci. L’' Ostrica ne manca affatto. Talora essa, che costituisce il piede di forma variabile, aderisce con vari lacerti alla conchiglia, ma particolarmente avanti e dietro come ne’ Mitili e nell’ Anodonta. Il piede può essere lingueforme (1), simile all’umano (2), semilunare (5) o corredato di acetabolo (4). È formato da fibre longitudinali e traversali, alle quali verso la sommità unisconsi altre verticali di- rette dall'alto in basso. Le fibre a lungo sono situate nell’ esterno del medesimo, ed alcune vi penetrano al di dentro ed intrecciansi in replicate guise colle altre. Le esterne di esse sono muscolose, ma le in- terne e le traversali sono tendincee e servono per dare più solido appoggio a’ visceri. Non la finirei sì tosto, se descriver volessi tutte le modificazioni del piede nelle diverse specie di Testacei bivalvi so- prattutto nostrali. Esso nel Soler strigilatus 9 inter- na nella sabbia, i Card} se ne servono per saltellare, le Arche ed i Cannolicchi (5) per attaccarsi vigoro- samente a macigni, nelle Penne offre il bisso (6), (1) Solen strigilatus. (2) Chama Gryphoides. (3) Arca pilosa. (4) A. noae. (5) Solen siliqua, vagina. (6) Trovo molto consentanea al fatto l'opinione di Poli, che con- sidera il fascetto di fili detti comunemente Zana penna, ossia il bisso delle Penne, de’ Mitili, delle Pettini, Perne ‘e Lime , pro- * 94 che risulta da fibre muscolari rigide e munite di ace- rabolo terminale, ove avevano vitalità quando si at- taccarono a’ corpi adiacenti, la quale però non manca nella loro origine. I muscoli adduttori sono fissati alla conchiglia e veggonsi in massa ravvicinati nel mezzo delle valve, suddivisi in due o tre porzioni, op- pure in una coppia di ben distinti fascetti, uno anteriore e l’altro posteriore, ed eziandio cangianti in rapporto di proporzione e forma (1). Detti muscoli e’l1 margine del pallio rimangono scolpite nell in- terno del guscio le loro impressioni. Si è da molti scrittori opinato che simiglianti musco- li e l'alligatore della columella de’ Testacei univalvi col crescere dell’animale e della conchiglia si distac- cassero per cangiare situazione, e seguirne l’ ingran- lungamento delle fibre muscolari rese in seguito tendinee e capaci di riproduzione; anziché seguire l’idea di Reaumur, il quale lo crede segrezione di una glandula conglomerata situata sotto la base del piede , che fila la materia glutinosa dal di lei condotto escretore , l’allunga ed attacca a’ corpi adiacenti. In Taranto con siffatto bisso si fabbricano ottimi guanti. (1) Nelle Teredini ho trovato due muscoli che muovono le palette ossee e sono legati al guscio: Dippiù le due loro mascelle son mosse in variate guise da’ seguenti muscoli. I dilatatori hanno origine da' lati della testa con vari fascetti carnosi rossi e finiscono nella fac- cia interna della lamina del loro terzo pezzo ossoso. Nella contra- zione discostano le prefate mascelle, che sono poi avvicinate me- diante i costrittori laterali, i quali con sottile fascetto muscolare nascono da’ lati della testa ed obliquamente ascendono per fissarsi alla spina ossea. I costrittori anteriori assai gracili si attaccano ai due promontori anteriori, e fanno lo stesso i costrittori poste- riori, i quali benanche s’ inseriscono a’ promontori posteriori ; co- spirando i primi ed i secondi alla perfetta chiusura de’ suindicati ossi mascellari, 85 dimento ; dovendo in una conchiglia spirivalve di scendere , e nelle bivalve andare d’ avanti in dietro: ossia che nell’ Ostrica il muscolo subcentrale si avan- za non distaccandosi interamente, ma un fascetto di fibre anteriori si separa nel tempo istesso, che se ne produce un altro posteriore. Io non ho mai potu- to trovare porzione della loro impronta senza fibre, ed in conseguenza conchiudo che tali muscoli cre- scano vieppiù nel lato, in cui la conchiglia ha mag- giore sviluppo, e quindi posteriormente nelle bivalve ed innanzi nelle univalve, senza avvenirne veruno distacco. Ho visto nelle Cipree che il suddetto mu- scolo aveva occupato la intera lunghezza della colu- mella, ed erasi ingrossato a norma dell’ accresci- mento dell'animale e del guscio. Art. II. Gasteropedi. Ne’ Molluschi gasteropedi testacei si distinguono il pallio, il sifone, il piede, i muscoli alligatore della columella ed altri interiori appartenenti alla bocca, agli occhi, a tentacoli, non chè al membro genitale. Per pallio intendesi quella es- pansione carnosa che forma la volta della cavità branchiale, che in su veste la conchiglia e poste— riormente si assottiglia per eoprire la spira cpati- ca. È poi suo prolungamento il sifone confermato a semi-canale giacente alla di lui sinistra regione. Esce appena dal margine del canaleito della conchiglia nel Buccinum Galea, alquanto prolungato scorgesi 86 nel Murex syracusanus, e circa un’ piede lungo lo ha il Buccinum undulatum. ll pallio ed il si- fone offrono una struttura muscolo-membranosa, e le loro fibre longitudinali e traversali vanno a ter- minare nella superiore e laterale banda del piede: nel mentre che altro panno muscoloso sottoposto al pallio è quello, che copre la massa de?’ visceri al- bergante in parte sul dorso dello stesso piede e che costituisce le pareti addominali. Esso è quello che, mentre forma il pavimento del cavo respiratorio, anche somiglia ad una specie di diaframma, che divide questa dall’ addominale cavità. Nelle Elici il margine del pallio è molto ingrossato, le fibre vi sì scorgono semicircolari, ed è quindi giustamente detto sfintere. È allungato ne’ Chitoni, essendo mossa ogni loro valva ossea dorsale da tanti muscoli obliqui destro e sinistro, per quanti sono i pezzi ossei che ad essi appartengono. Dippiù il C/itor einereus ha il muscolo orbicolare del pallio ed infiniti lacerti muscolosi del bulbo esofageo. Questi Molluschi, cangiando sito ad opra del piede strisciandosi su’ corpi, hanno ricevuto il no- me di Gasteropedi. Rappresenta esso una massa carnosa, che cresce in tutti modi, e può fargli acquistare tutte le possibili figure. La più comune è la ovale e puntuta in dietro; ma per le contra- zioni variate di cui è capace, si estende e contrae onde produrre un moto progressivo e strisciante. Le Patelle, 1’ Emarginule e le F essurelle hanno 87 il piede orbicolare ed alquanto conico, ed in que- ste ultime evvi una zona muscolosa dentata presso la conchiglia. Il medesimo è fatto da fibre traversali intrecciate colle circolari. "Tale piede è ovato allun- gato e molto assottigliato posteriormente nell Alio— tide e nel dintorno cinto da festone di cirri verdì e di foglie gialliccie simili a quelle di acanto; re- sosì conico s'inserisce nel centro della conchiglia, ove osservasene la struttura di molte zone concen- triche quasichè tendinose. Certi Vermeti presentano il piede cilindrico mu- nito di opercolo corneo (1) o senza (2); ne’ viventi dello Strombo e di molu Murici osservasi ovale ed avanti solcato, aeuminato posteriormente con opercolo osseo e piano inferiormente, ove in alcuni Testacei (3) evvi un foro orbicolare conducente nel cavo dell’ ad- dome. Spesso è sfornito di opercolo (4), compres- so (5), con eirri posteriori (6), avendone uno dor- sale (7) o tre per ogni lato (8) e fesso anterior mente (9). Ovale bislungo è il piede dell’ Helix iantina e di tutte le specie di questo genere; ma in essa porta giù un organo vescicoloso emolante le bolle di una spuma. Nella Carinaria il reticolo muscoloso di tutto il corpo è quello che dalla de- cussazione delle sue fibre forma Vala orbicolare nad (©) Zermetus glomeratis , (2) muricatus. (3) Murex syracusanus , pusio. Buccinum mutabile. (4) B. Galea. (5) Conus rusticus. (G) B. mutabile, pygnaaeum. (7) Turbo rissoanus. (8) Trochus tessutatus. (9) B. riparium , neritaeum, 88 corredata di acetabolo : lo stesso avviene nel- le Pterotrachee. Curiosa è la conformazione del piede nelle Neriti, nelle quali è espaso ed allun- gato moltissimo con rialto anteriore e con solchi laterali, avendo un collare carnoso rivoltato sul guscio. È desso il tipo di passaggio a quello del- le Bulle, Bullee e del Doridio; ed i margini del piede vieppiù allargati, rimanendo la sua forma ova- le, danno idea di quello delle Aplisie, del Gasterot- tero e del Notarco. I Pleurobranchi tengono il pal- lio ampliato e parallelo al piede, ed amendue sono più stretti. Non vi sono particolarità degne di ri- lievo in quello delle Doridi, delle Dolabelle, Par- macelle e Testacelle. Dopo questo generale annunzio sulle differenti sue forme, è d’ uopo farne conoscere la struttura in- terna, scegliendo alcuni pochi animali tra’ nomi nati. Nel piede del Galea (1) notansi internamente delle fibre tendinose traversali, dei lacerti longi- tudinali diretti d’ avanti in dietro e questi s inero- cicchiano con altri obliqui, rimanendo siffatte fibre molti vòti interni. Dippiù al dorso di esso, costituen- do la base del cavo addominale, appartengono vari lacertî muscolosi fra loro uniti mercè filetti tendineîi traversali, e sono inearicati di tirare in dentro la proboscide, Questa poi ha i lacerti muscolosi longitu- dinali e traversali. Il bulbo esofageo ha due lunghi muscoli depressori, e molti corti dilatatori laterali, n (1) Buccinum Galea. 89 oltre infiniti muscoletti che da tutto il cavo della proboscide si dirigono al bulbo accennato, all in- fuori del corrugatore e dilatatore della bocca. Ana- loga è la struttura del piede del Tritone (1). Quel lo del vivente della Ciprea (2) è fatto da plessi in replicati modi tessuti a cancelli, nella cui ante- riore regione giacciono i quattro muscoli corrugatori del piede, que’ de’ tentacoli e del bulbo esofageo. Nel piede del Lumacone si veggono le fibre traver- sali provegnenti da’ suoi margini, che finiscono nelle due linee tendinee medie e longitudinali: sotto le quali se ne scorgono altre di contraria direzione e di difficile accompagnamento. - Le fibre che ne com- pongono l’inviluppo generale s intrecciano in va- riate guise; e presso la cavità polmonare si dividono in tre piani, uno inferiore che forma il diaframma, un al- tro medio e’l terzo superiore, che cingono la conchi- glia. Il piede della Lumaca è presso a poco analogo a quello del precedente. Le fibre esterne delle parti laterali del suo invoglio esteriore e le altre del capo vanno a fissarsi al collare che ha delle fibre par- ticolari e quindi puossi considerare come uno sfin- tere, che favorisce l’uscita del piede e della testa. I muscoli che tirano in dentro i tentacoli fanno parte di que del piede. La prima linguetta si di- rige al tentacolo superiore e la seconda all’ inferio- re. Tutti e quattro questi muscoli hanno nella loro parte anteriore una tinta nericcia ed i due primi (1) Murex Tritonis. (2) Cypraea pyrum. 90 la offrono nera e son cavi come una borsa. Il muscolo retrattore del membro genitale è lungo ce gracile, fissandosi alla parte mediana delle fibre che dalla testa e da’lati si vanno ad unire al collare, Inoltre è da sapersi che in vari Buccini (1) e Mu- rici (2) si osservano due trombe esofagee l’ esterna maggiore e corta che in sè riceve l’ interna minore e lunga, ed amendue risultano da fibre carnose lon- gitudinali e traversali. La tromba maggiore pos- siede molti lacerti muscolari che dalle addominali pareti partendo si dirigono al suo principio, che la tirano in dentro e giù. Essa poi nella base ha un muscolo con lacerti orbicolari con la cui contrazione ne angusta il perimetro, e quindi spingono fuori la tromba minore. Questa è ritirata in dentro da due muscoli corrugatori laterali, i quali nasco- no dal fondo dell’addome, ne percorrono la lun- ghezza fino all'estremità, cacciando di tratto in tratto dall'origine al termine parecchi lacerti bi- furcati ed inserîti alle parti adiacenti: dippiù ne sopraddetti animali il bulbo non è continuato eol- l’esofago, il quale sta di lato, e quello contiene la sola linga corredata de’ muscoli che la portano in dietro, di que’ che lo tirano innanzi, e degli altri che l’avvicinano a’ lati. Le Aplisie hanno il sistema muscolare molto svi- luppato e vi si notano: 1) gli elevatori superiori dell’ esofago che vengono da sopra la bocca e pa- (1) Buccinum mutabile , undatum. (2) Murex trunculus, cutaceus. gl ralleli terminano presso la base del bulbo, gl in- feriori clie incominciano dalla parete inferiore del- la bocca e finiscono alla base del suddetto bulbo, ed i dilatatori che hanno un’ origine sfrangiata nelle adiacenze del collo ed attaccansi al principio, non chè alla metà del bulbo mentovato; 2) i dila- tatori della bocca che principiano con varie rami- ficazioni dal collo e terminano nelle vicinanze della bocca, il cui corrugatore con tenuissime fibre ne ab- braccia Vl orifizio; 5) i dilatatori della faringe, i cui fasci fibrosi fatti a ventaglio incominciando lar- ghetti terminano ristretti presso la metà esterna del bulbo, il suo costrittore fatto da dilicatissimo strato di fibre viene dal lato inferiore dell’ anello cartilagineo e, rendendosi man mano più stretto, finisce nella fessura posta poche linee lungi dal bulbetto della lingua ; 4) i dilatatori di questa che nascono dalla succennata fessura, e finiscono a’ mar- gini esteriori del sopraddetto bulbo, ed i com- pressori che risultano da due lobi carnosi a mezza luna, le cui fibre s' incrocicchiano fra loro nell’an- tcriore e posteriore parte, d’onde ripiegate in su terminano all’esterno del bulbo dell'esofago. Verso la banda posteriore, ed interna di questi cotile- doni fibrosi evvi un pedicello cilindrico a becco di flauto intorno al quale si adatta la base della lin- gua. È desso mantenuto in sito da tre in quatiro na stri carnosi provegnenti da’ lobi de’ muscoli or ora citati. Sul lembo de’ medesimi compressori adattasi una membrana fibrosa, che ripiegasi alquanto in + 932 dentro, servendo di opposizione ai dilatatori e di appoggio alla lingua. Vi esistono di più due stri- scie muscolose, che ne percorrono la faccia infe- ‘riore dalla base all’apice. Il muscolo linguale offre un piano carnoso della lunghezza e larghezza del- la lingua. Lo fanne del membro si occupa l’ orifizio esterno della guaina, in cui è allogato; giacchè 1l eremastere è formato da parecchie fra le quali oc- cupano la faccia esteriore della prefata guaina, e nella contrazione lo spingono fuori. I suoi adduttori principiano il primo sotto il tentacolo posteriore, ed il secondo dal muscolo laterale del piede. En- trambi attaccansi alla radice del membro geni tale: anzi le fibre di quest ultimo perdonsi nel- la guaina menzionata. Finalmente il corrugatore medio del piede è fatto da un masso carnoso con fibre variamente intrecciate. Notisi pure che dalla testa fino alla coda tanto a manca, che a dritta del medesimo, esiste sì una serie successiva di aie formate dagli spazj rimasti da’ suoi lacerti, nelle quali penetra l’acqua dell’addome; che i corru- gatori laterali nati dalla coda sino al collo, dove havvi un nastro fibroso a destra e sinistra del corpo. Il piede ed il corpo del Doridio (1) sono raccor- ciati da sei muscoli, risultante ognuno da due la- certi, dapprima separati ed indi uniti in un pezzo carnoso. Tutti e sei principiano dalla parte poste- co (1) Doridium Meckelii , aplysiforme. g9 riore del piede e distintamente terminano nelle per- tinenze della bocca. La sostanza delle ale, del piede - e delle pareti addominali presenta le fibre confor- mate a reticolo. Di natura carnosa sono pure i tu- bercoli perlacei della superficie esteriore del suo cor- po, il membro generatore ha un muscoletto che lo tira dentro l addome; e due altri ne offre il suo stomaco, i quali da’ lati della bocca si continuano sino alle di lei pertinenze. Il Pleuro-branchidio ha nel bulbo esofageo i muscoli necessari pel movimento suo e per quello della lingua. Que’ del primo sono i seguenti: 1. il dilatatore superiore nato da’ lati dell’addomine pres- so la proboscide e finisce nel bulbo indicato poco più sopra del termine del dilatatore inferiore , che è più lungo e viene dal principio del cavo addo- minale : amendue allargano l orifizio della boc- ca; 2. gli adduttori al numero di tre nastri carnosi nati dell’ orlo della proboscide ed allargati si dirigono alla parte anteriore del bulbo, che è tirato in dentro; 5. gli abduttori , il primo de’ quali con molte lami- nette reticolate proviene dalla base del bulbo e fini- sce nell’ orifizio della bocca, il secondo deriva dalla metà del suddetto bulbo e termina sul precedente, ed il terzo come una linguetta ha origine dalla base e parte superiore del bulbo e aderisce alle vici- nanze della bocca: entrambi lo fanno uscire in fuo- ri; e 4. il costrittore superiore con fibre traversali è posto nel principio del bulbo, l’inferiore a la- certi longitudinali è situato sotto il precedente e 94 forma porzione dello strato inferiore del bulbo, alla cui base osservasi il terzo costrittore, che a gui- sa di piccola fascia lo cinge. Alla lingua appartengono due dilatatori che for- mano i lobi del suo bulbo con fibre quasi ellittiche parallele e nel loro interno sono allogati due pezzi ossei. Questi esaminati con lente veggonsi due linee crassi, levigati e fatti da fibre a strati traversal- mente sovrapposti, che dallo spirito di vino sono facilmente separati. Anche da validi lacerti ricurvi e paralleli risultano i muscoli costrittori. In fine gli elevatori nascono due dalla metà superiore del bulbo e terminano presso la sua base, costeggiando il principio dell’ esofago ; e’1 terzo riceve delle fibre originate dalla base del medesimo, che poi si vanno a riunire sulla guaina della lingua. I bulbi degli occhi del Pleurobranchio median- te un piccolo fascetto di fibre traversali si attac- cano con tre muscoletti due laterali ed uno me- dio a’lacerti delle pareti addominali, i quali ri- sultano da fibre a lungo esteriori, da medie, da oblique da dritta a sinistra e viceversa, e da altre in- teriori traversali. Più a’ lati dell’ addome, ossia dalla coda se ne prolungono taluni, che sì allargano avan- ti il piede e circondano a foggia di plessi spiegati l’ apertura della proboscide. La fabbrica del piede delle Tetidi è quasichè simile a quello delle Aplisie, se non che vi si nota un maggiore intreccio ne’lacerti longitudi- nali, traversi ed obliqui che appariscono perfet- g5 tamente reticolati e muniti di tendimicci triango- lari nel lato dritto e sinistro. Molti di essi sono continuati ne cirri dorsali e ne tentacoli; e. nel pal- lio, che copre l'apertura della bocca, appariscono mol- to diradati e posti nel suo margine. Le Doridi hanno la medesima tessitura carnosa, notandovisi i mu- scoli corrugatori laterali del piede, que’ del cavo delle branchie e gli altri della proboscide ; nelle Tritonie è da calcolarsi il plesso muscolare che circonda ogni cirro dorsale. La Pleurofillidia ha il piede composto di fibre lon- gitudinali poco rilevate, sopra le quali applicansi in dentro de’ tendinucci traversali più sottili che, pas- sando ne'lati da sopra il fegato, dividonsi in strato in- terno ed esterno, e terminano nel dorso, dove sono ricoperte da fibre tendinose a lungo. I Molluschi gasteropedi testacei sono aderenti al guscio mercè il muscolo particolare detto alli- gatore della columella ad opra del quale vi sono nell’ interno tirati. Però nelle Patelle è costituito dal margine del pallio, essendo semicircolare, ade- rente al perimetro inferiore della conchiglia, po- che linee largo ed aperto avanti pel passaggio della testa : nell’ Aliotide è desso continuazione del pie- de circolare ed attaccato al centro inferiore di detto guscio. Negli altri testacei nasce dalle fibre del piede nel distaccarsi dal fegato ed è più o meno linguet- tato compresso e tenacemente fissato alla spira della chiocciola. Nella Ciprea esso fa due o tre girate e nelle Lumache proviene dalla parte media del dorso 96 del piede e propriamente dall’ inerociechiamento de’ suoi lacerti. La comune Lumaca ha due forti mu- scoli, che fissano l’animale all’asse della columella, ed indi penetrano con molte linguette incrociate nella sostanza del piede. Anche alligatore è chia- mato il muscolo che dal dorso del piede attaccasi alla inferior faccia dell’ opercolo de’ Testacei uni- valvi. Art. IV. Pteropedi. Il pallio di questi Molluschi caccia i natatoi co- me due ale a dritta e sinistra dell’ anteriore parte del corpo, i quali si veggono nel Clio, nella Cleo- dora, nella Cimbulia , nella Cuviera, nella Cre- seis, nella Jalea, che inferiormente allunga due cir- ri. Il loro sistema carnoso interno non è ancora ben conosciuto. La Ialea ha i muscoli bifurcati tra- versali nel pallio , oltre il proprio suo tessuto fibro- so, e possiede il bulbo esofageo come i Molluschi ga- steropedi e’l muscolo del membro genitale. Art. V. Cefalopedi. Nella interna faccia del reticolo cromoforo ed al- l'esterna della cute trovasi il pannicolo muscoloso o pellicciaio, fatto da fibre reticolate poco visibili, le quali nel Polpo macropo sono più pronunziate, e nel P. tubercolato si vede che ogni dente car- ulagineo distribuisce alla sua periferia sei lacerti 97 carnosi da formare valido tessuto reticolare. Dal ri- lasciamento e dalla sua istantanea contrazione hansi da ripetere il cangiante colore e le epidermiche prominenze di tutti i Cefalopedi. La compattezza, che offrono le pareti addomina> li, rende invisibili i due strati di fibre, da cui sono composte. I Polpi però nello stato di freschezza fan- no colla lente discernere di essere costrutte da fibre longitudinali, che nella faccia esterna ed interna coprono le traversali. Ed una dimostrazione di ciò chiara è somministrata dalla divisione longitudinale, ch’ esiste nella parte ventrale del sacco dell’ addo— mine, il quale specialmente quivi sarebbe distinto in due cavità, se nel mezzo di detta separazione non esistesse un naturale forame. Il margine dell’ apertura dell’addome è sempre assottigliato, e nel Polpo tubercolato è quasi taglien- te: vedendosi poi ne Polpi e nella Seppietta aderente al dorso, e nel ventre libero e dritto. È terminato con angolo dorsale nella Seppia e ne Calamari, in cui è più prolungato e fornito di altri due an- goleui ne’ lati. La metà inferiore ed esterna del- l’addomine ha certe appendici muscolari, che me- ritano di essere ora descritte. Consistono esse nelle ale natatorie. Non formano affatto continuazione coll’ addome e nel Calamaro principalmente sono fatte da due pezzi, i quali dalla metà inferiore del dorso sono a questo e fra loro riunite mediante lacerti fibrosi longitudinali obliqui e divergenti, che non solo aderiscono alla m 96 linca dorsale mediana inferiore, ma disperdonsi e- ziandio verso il lato interno di cadauno pezzo del- l'ala in esame. Validi poi sono i lacerti traversali paralleli ed approssimau, che da dritta sì dirigono a sinistra. Le ale sono perfettamente divise nella Seppietta. Sezionata la parete dorsale dell’ addome de’ Cala- mari, esclusa la Seppietta, e della Seppia trovasi un cavo longitudinale assolutamente chiuso, stretto so- pra e largo sotto in proporzione della forma della pen- na cartilaginea de’ primi e dell’ osso dell’ ultima. Ed il fatto dimostra che le fibre longitudinali interne dell'addome siensi sollevate per formare detto cavo, che nella faccia opposta offre un canaletto media- no, in cui adattasi la carena della penna cartila- ginosa, mancando assolutamente nella Seppia. Dalle pareti di questa cavità operasi la trasudazione delle molecole cartilaginee degli scudi de’ Cefalopedi. In tal guisa stanno i muscoli disposti ne’ Polpi, ma nella Seppia e ne Calamari sono più validi e tri- goni; posteriormente avendone altri due più corti ( corrugatori laterali posteriori ), che in giù appa- riscono quasi continuazione di questi, ed indi ri- piegati verso su terminano dietro i primi, co’ quali cospirano ad abbreviare il sacco e’1 resto del cor- po, a deprimere l’ infondibolo, ed a fare in parte en- trare la testa nel prefato sacco. E per l’ abbassa- mento di questo nella Seppia osservasi un’altra coppia di lacerti fibrosi longitudinali ossia i terzi corrugatori, che principiano sotto il bulbo degli 99 occhi, e terminano dietro 1 primi ed i secondi cor- rugatori. Tutti e tre i suddetti muscoli ne’ Calamari ‘ han fine nella fascia dell’ infondibolo posta alla base degli occhi; ed i terzi corrugatori sono quelli che posteriormente congiungono il corpo col sacco, e da’ medesimi partono gli esili corrugatori traversali. Si è parlato della divisione del sacco addomina- le, la quale deriva da altre fibre longitudinali an- teriori che, nel discendere e fra esse incrociandosi, rimangono una fovca per l’ apertura dell’ ano e della borsa dell’ umor nero, e costituiscono il corruga- tore medio. Le medesime si espandono a foggia di membrana longitudinale, e dal decussamento loro nasce il forame già detto; poichè talune fibre, os- sia le posteriori aderiscono al peritoneo, e le an- teriori all’addome fin presso il fondo. Non ingiu» stamente fu da Poli chiamato mediastino nell’ Ar- gonauta; essendo triangolare negli Eledoni, man- cando affatto nella Seppia, ed essendo sottilissimo nella Seppietta e ne’ Calamari. Per l’azione aiuta i muscoli precedenti. Dalla contemplazione attenta della lacuna del- l’ano appariscono le fibre de muscoli corrugatori obliqui con direzione traversale, le quali si dirigono verso la parte posieriore del peritoneo, che su on- ninamente cingono, emolando i muscoli obliqui es- terno ed interno dell’ addome de’ mammali. Nella contrazione raccorciano il sacco addominale e Vav- vicinano al peritoneo, comprimendone i visceri rac- chiusivi. 300 1 corrugatori traversali principiano da’ lati interni dell’infondibolo a foggia di aponeurosi, onde è che Poli gli disse fasciali nell’ Argonauta, e finiscono a’ lati del sacco addominale sopra il ganglio; es- sendo nell’origine e termine allargati e nel mezzo ristretti. Ne Calamari sone più esili e posteriori. Procurano l’ avvicinamento scambievole dell’ addo- me co’ visceri di tutti Cefalopedi. L’infondibolo del Galamaro, del Totaro e della Seppietta offre negli angoli alla base due prominenze muscolari, molto più lunghe che larghe, inero- state da lamina quasi cartilaginea e con solco me + diano longitudinale, cui adattasi una simigliante elevazione del sacco, essendo i costrittori laterali. Nel Totaro siffatto muscolo finisce giù uncinato per internarsi nella fessura corrispondente della fa- scia dell’ infondibolo. Il Polpo tubercolato, V Argonauta e la Seppia lo hanno mammellare, ed in questa è appena al- lungato per chiudere la fovea posta ne’ lati dello infondibolo, formando il passaggio a quello de’ Ca- lamari. Nella posterior parte della fascia delle tre specie di siffatti esseri, trovasi altro muscolare e semicilindrico rialto co’ due estremi assottigliati , troncati e liberi, con la lamina cartilaginea ed un solchetto mediano, che è ricevuto dal canale lon- gitudinale della penna cartilaginosa allogata dentro speciale borsa del sacco addominale. Nella Seppia manca tutto ciò, esistendovi solo un piccolo rafe situato nella faccia del sacco, che FO? eopre il dorso dell’ osso, cd èinternato nell’ analoga valletta scolpita nello spazio ellittico membranoso dorsale. La Seppietta poi e tutti Polpi offrono quivi delle fibre longitudinali, che riuniscono. il dorso o testa al sacco. I muscoli eostrittori sì laterali che dorsali a piacimento dell’animale chiudono, od al- largano l'apertura del mentovato sacco. Da’ cirri de Calamari si continuano giù a guisa di due nastri i muscoli elevatori dell’ infondibolo e finiscono alla sua posterior parte, rimanendo lo. spazio per la la- cuna già esaminata, la quale ha nel fondo un al- tro lacerto. muscolare mediano fra’ 1 due primi. Sal dorso del sacco addominale del Calamaro sot- to, i comum integumenti appariscono gli estensori dell’ala natatoria come due nastri fibrosi, che poco sopra l origine del natatoio discendono per attac- carsi al suo margine interno fino all’ angolo di ca- dauno lato. Le loro fibre, appariscono così gracili, che soltanto appena morti possonsi ravvisare. Allar- gano le ale, ne regolano i movimenti, e quindi fa- cilitano il nuoto. Dippiù le branchie de’ Polpi hanno. una piega laterale, che deriva dal peritoneo del sacco, la quale è destinata a sostenerle in sito, affinchè col muo- versi non potessero distrarsi dal cuore. Essa è più larga ne Calamari e nella Seppia, ed. è superior- mente situata, facendo in questi l’oflicio di mu- scolo elevatore delle branchie , avendone il de- pressore in giù attaccato a’ lati del sacco, e finito all’inferior parte dell’ origine delle medesime.. 102 Sollevati gli stra cutanei, osservansi 1 pilastri carnosi de’ piedi, i quali circondano la cavità car- tilaginosa della testa, ed indi a forma di fascetto conico allungato finiscono all’ estremità de’ cirri, che ne Polpi sono tutti cilindrico-bislunghi ed egua- li, essendone due cirri espasi in vela orbicolare nel solo Argonauta. Questa particolarità forma VP anello di passaggio alla Seppia ed a’ Calamari ne quali costantemente gli otto cirri sono più corti, quasi sempre prismatici, nella faccia superiore aven- do il perimetro con membranuccia lobata, spesso di- suguali vale a dire più crassi degli altri sei, e con prominenza ovale nella Seppietta. Fra essi ed i rimanenti piedi un pò ne lati, vedesi un forame allargato, nel cui fondo sorge il cirro bracciuto e molto lungo, che nell’ estremo ha una specie d’imperfetta ala o paletta con margine a piccoli lobi e colla faccia piana, ove offre le ven- tose, nascendone cadauna da un promontorio ed al- ternativamente disposte; ravvisandosi poi nel suo dorso un angolo rilevato mediano, ed emolando presso a poco la forma prismatico-compressa. Nel Calamaro i muscoli corrugatori anteriori fi- niscono alati della base dell’infondibolo, ed i po- steriori terminano sotto il pavimento delle orbite, e dal fondo di quest elevansi due cirri corti più torosi degli altri, avanti assottigliati e riuniti ad angolo acutissimo. I restanti quattro cirri posteriori formano coi descritti un masso comune, che ha origine dalla parte dorsale della teca cartilaginosa | | | 12100 e fra l'intervallo degli occhi. Nella contrazione le denominate radici de’ cirri non solo raccorciano loro stessi, e tirano fuori del sacco addominale la testa de Calamari; ma sono gli antagonisti de’ corruga- teri laterali anteriori e posteriori, che abbassano l’infondibolo, e fanno per 1 opposto entrare la te- sta dentro di quello. Dal loro angolo di unione al- zasi un pilastro muscolare, che bentosto s’ingran- disce, ed a dritta e sinistra divaricasi come un V. maiuscolo, le cui aste ne formano le braccia al- lungate, e che si accavalcano a’ due cirri piccoli anteriori, i quali sono costituiti da un solo pezzo più crasso, piegato nel mezzo ed internato tra le dette braccia. La struttura de’ cirri risulta da un cilindro mu— scolare esterno, che in sè ne racchiude altri più pic- coli e fatti da molti coni fibrosi bislunghi circolar— mente disposti, i quali non solo fanno conoscere il cavo centrale, che formasi dalla loro riunione ; ma dimosirano le separazioni de’ medesimi dipendenti dalte fascie di fibre traverse, che somigliano alle zone concentriche degli strati legnosi da’ vegetali dicotiledoni. E. tutio ciò rimarcasi facendone la se- zione traversale oppure longitudinale. La tessitura di siffatti muscoli meglio vedesi colla bollitura, la quale dissipa l umore contenuto nelle minutissime maglie del tessuto cellulare intermedio a’ primi, e del loro cavo mediano. Inoltre il colorito rosso, che acquisiano i muscoli de Cefalopedi, qualora ne sia già principiata la cor- 104 ruzione, o pure colla bollitura hassi da attribuire al- l’ umore rossiccio de follicoli cromofori in essi diffu- so. Alla superficie del cono fibroso esteriore de cirri sono aderenti alcuni pedicelli muscolosi cilindrici, senza penetrare nella loro sostanza, i quali su espan- dono a guisa d’imbuto o coppa le fibre a lungo cinte da altre traverse, formando la cavità degli acetoboli con apertura retta od obliqua, e spesso in amendue munita di anello cartilagineo. Il fondo degli acetaboli de’ Polpi ha un om- bilico centrale, che non prolungasi affatto nel- l interno del gambo; ma in tutti Calamari e nella Seppia è questo obliquo, divenendo per con- seguente anche un pò laterale. Ne? soli cirri allun- gau della Seppia e de Calamari si scorge con molta chiarezza come i loro fascetti fibrosi longitudinali si sparpaglino per costituire i promontori, e quindi i gambi degli acetaboli. Ne’ Polpi sono essi fatti da un imbuto di fibre carnose compatte ad orlo ester- no tagliente, donde partono molte vallette raggian- ui, le quali circoscrivono i coni muscolosi, che con gli apici ne cingono l’orifizio centrale, dal quale penetrasi nel cavo degli acetaboli, e nell’ Argo- nauta è quello profondato in parte nell’ interno del gambo, che lo sostiene. I cirri degli Eledoni of- frono una sola filiera mediana di acetaboli, negli altri è duplice ed alterna, e nella inferior faccia delle estremità delle braccia lunghe sono situati in quattro serie. La diversa contrazione, non che la espansione somma delle parti descritte fa sì che la mole e la 105 configurazione loro debba per infinite guise variare. Chi ha veduto nello stato di vita i suddetti ani mali conosce molto bene la lunghezza, che i loro piedi possono acquistare, e quanto potere attacca- ticcio abbiano i rispettivi acetaboli. Le fibre circolari, che riuniscono la base de piedi circondante la bocca sono quelle, che ne costitui- scono lo sfintere esterno, che ne Polpi e Calamari manca delle papille, che osservansi nella Seppia. Nelle specie di questi due ultimi generi l’ orifizio dalla bocca ha un atrio muscoloso ottangolare, es- sendo terminato ogni angolo da un cirro, nello spa- zio intermedio e posteriormente avendo il muscolo, che le congiunge agli otto piedi per lo innanzi de- scritti. Or mentre il sopraddetto sfintere chiude il forame della bocca, i muscoli posteriori di questo atrio contribuiscono alla sua dilatazione, che è fa- vorita più da vicino dal rilasciamento di quello, e dalla contrazione degli strati muscolosi formanti la cavità, che ricetta il bulbo esofageo: le cui fibre incominciano parallele ed approssimate dal centro de piedi, ed ascendono fino al dintorno del forame della bocca sotto lo sfintere nominato, e ne sareb- bero i dilatatori. Il bulbo dell’ esofago ha i muscoli estrinseci ed intrinseci: quelli formano non solo una specie d’im- buto muscoloso risultante da quattro nastri longi- tudinali, che in sopra cingono il corpo del bulbo, e sotto aderiscono al foro della teca cerebrale, e ne sono i depressori; ma è benanche provveduto di 106 una corona di altri laceru piatti, che attaccansi al perimetro del bulbo e terminano con varie separa- zioni intorno il cavo esofageo, essendone i dilata- tori e gli elevatori. Oltre de’ quali muscoli si rav- visano due nastri carnosi traversali, che partono d’avanti il. bulbo e finiscono verso i lati del cavo che lo alberga, e ne sono i rotatori destro e sinistro. Segue la disamina del masso ovato di detto bulbo composto di vari strati muscolosi concentrici od em- briciati, che nella base sono riuniti e talmente in- trecciati, che ne riesce assai difficoltosa la indagi- ne. La prima serie de’ lobi muscolari, che lo com- pongono, risulta da due pezzi semilunati, Pinferiore trilobato nel termine, che abbraccia il superiore a margine semplice, adattandosi sul primo la man- dibola minore, e sul secondo la maggiore. In quello la direzione delle fibre è a più plessi diretti da dritta e sinistra verso avanti con chiara apparenza di fascetti tendinei: ed in questo la disposizione fi- brosa a vari piani è semicircolare. I descritti lobì muscolosi sono i costrittori delle mandibole, che vi si applicano. Il terzo lobo sorge da mezzo a due esaminati, anteriormente aperto, ove nel ‘Totaro trovasi una valletta continuata nell’ esofago, nel cardia e quindi sino all’ apice della spira dell’ intestino cieco. Esso abbraccia il quarto lobicino sopra cui adatiasi la linguetta de denti, ed è formato da due strati mu- scolari ellittici. Il Polpo tubercolato, 1 Argonauta e’l macropo 107 offrono VP apertura dell’ occhio circolare; giacchè il Polpo comune 1 ha lineare e traversale. In tt i Cefalopedi, nel mentre che il fondo dell orbita è fatto da sostanza cartilaginosa, la parte anteriore è continuazione dello strato muscolare sottocuta- neo con fibre longitudinali parallele. Esso ne com- pie la cavità, e dà origine al muscolo orbicolare delle palpebre, che risulta da esile piano carnoso cir- colare incaricato di ampliare e chiuderne l' orifizio. Inoltre è mosso il bulbo dell'occhio nel Totaro, che ha le parti più grandi degli altri Calamari, da’ mu- scoli retti: 1) interno che principia con uno stretto plesso tendineo dal fondo dell'orbita anastomizzato al compagno, ed indi più ampliato aderisce presso la base del bulbo oculare; 2) superiore che nasce poco sopra il precedente, e termina sul bulbo; 3) inferiore che ha P origine el fine in opposizione dell’ antecedente; e 4) esterno che principia tutto carnoso e valido dal pavimento dell’ orbita presso il nervo ottico e termina nel bulbo. Finalmente tra questo e'l1 muscolo retto inferiore esiste il rotatore od obliquo, che viene dall’interno dell’orbita ed ha fine nel bulbo. I muscoli descritti veggonsi meno pronunziati negli altri Cefalopedi, ed in alcuni sono appena visibili o mancano del iutto. Art. VI. Locomozione. Dopo la particolare descrizione del sistema car noso è d’uopo esaminare il modo, con cui gli ani- 108 mali invertebrati sì trasferiscono da luogo in luogo, sia mettendosi in fuga, oppure approssimandosi a qualche oggetto adiacente a seconda che se ne speri vantaggio o se ne tema danno. Ed è da riflettersi che la locomozione può essere parziale, consistendo. nella restrizione e nell’allungamento del corpo per procacciarsi l’ alimento come sono taluni Polipi, che a guisa di piante radicati rimangono su gli sco- gli, o ad alui corpi subaquei; e generale considerata nel movimento che da uno in un altro sito eseguesi dai restanti animali. 1. Stazione. Ha luogo quando il corpo reggasi dritto sul suolo, essendo sostenuto dalle sue gam- be. Un animale per essere stabile sulle proprie mem- bra è d’uopo che queste sieno disposte in modo che il centro di gravità di tutto il suo corpo cada dentro lo spazio da esso occupato, e che abbia i muscoli forti da controbilanciare i movimenti, che potrebbero dislocarlo da tale posizione. I Miriapedi e gl’ Insetti esapedi non solo hanno la robustezza richiesta ne’ piedi che sono moltissimi ne’ primi, ed al numero di sei ne secondi ; ma stanno eziandio collocati in maniera, che il centro di gravità del loro corpo non esca affatto fuori la base. 7 Sua varietà è la cementazione, l aggrapparsi e 1 suc- ciamento. La prima consiste nell’incollarsi una par- te o tutto il corpo con certe sostanze. I Litofiti, Ceratofiti , gli Alcionj ec. mercè particolare cemento. rimangono per tutta la vita nel posto, cui la pri ma volta si attaccarono. I Ragni e vari Bruchi st 109 fissano per opra de’ fili. Alcuni Molluschi testa- cei acefali, come l’Ostrica ed i Balani, offrono la conchiglia fabbricata sugli scogli; nel mentre che altri, quali sono i Mitili bissiferi e le Arche, at- taccansi co’ fili del bisso o col piede. Gli Echinorinci ed i Cisticerci mercè i tentacoli un- cinati si fissano alla tunica mocciosa enterica oppure ad altri siti. Le Piattole, la Zecca, gl Insetti e vari Crostacei con gli artigli muniti di uncini siaggrappano al corpi adiacenti : cd in siffatta posizione poco o niu- no sforzo fassi dal corpo, e per conseguenza non ev- vi dispendio di forza muscolare. Mediante i denti de- gli acetaboli si arrampicano il Calamaro comune, il TP upuiado ed il Totaro. Il succiamento poi ha i con gli acetaboli. È desso marcato ne piedi du Echini, nelle papille tubolose delle Oloturie od in quelle del nostro Alcinoe, negli articoli delle Tenie, nel corpo del nostro Ettocotile e Vertunno (1), nel ventre del Ciclocotile e del Polistoma, nella bocca e coda delle Sanguisughe (2), nel piede di certi Insetti e Bruchi, delle Patelle, e ne cirri de Polpi e della Seppia. In tutt’i succennati animali pare che si produca una specie di voto dentro le ventose nell’ attaccarsi alle nostre membra, cui imprimono sensazione mo+ lestissima nell’ aderirvi. Dippù le fibre longitudi- (1) L'adesione sua alla Tetide è connata. (2) La Hirudo muricata rimane per mesi attaccata alla cute delle Raie: e per anni stanno in tal modo fissi molti de’ sopraddetti En- tozoi, 110 nali degli acetaboli de’ Cefalopedi le appianano e quindi ne proccurano il distacco, nel mentre che le traversali vi producono 1° adesione. Il Polpo macropo, tubercolato ed il Calamaro danno molto da fare a’ marinari, che si profondano sott'acqua, per distrigarsene ; perchè le ventose de loro piedi aderiscono con strettezza indicibile alle coscie e gambe de medesimi (1). (1) S ingannerebbe a partito chi volesse decidere della forza mu- scolare di questi animali dalla flaccidezza delle loro carni, che a prima giunta sembrano incapaci di eseguire validi movimenti. Ho già accennato il potere attaccaticcio delle papille tubolose delle Olo- turie e degli Echini, non chè della bocca della nostra Planaria, la qna- le sotto il peso di qualche oncia e più si è distaccata dalla Teiide. Sin- golare esempio di fermo attacco mi ba mostrato la nostra Taenza echinorhinca anche dopo la morte sua dall’Holothuria fusus , al cui albero respiratorio aderiva. Tutti sanno quale resistenza oppone la Mi- gnatta comune quando siasi attaccata alla cute con ambedue le vento- se, ed io ho ravvisato che la Sanguetta marina la superi di gran lun- ga 3 giacchè il solo peso di una libbra pendente da uno spago, che si era passato a traverso il suo corpo, è stato capace di farla stac- care dal dorso di una Raia. Intendasi lo stesso per gli acetaboli de’ Polpi, la cui forza adesiva si deve moltiplicare per lo straordi- nario numero de’ succiatoi, A tal proposito è d’ uopo sapere che l'a- nimale presenta ogni succiatoio appianato , e quando siasi attac- cato alla parte contrae lo sfintere, il quale vi produce un cavo, dove si effettua il vòto. Quindi si fissa con forza proporzionata al suo diametro ed al peso della colonna di acqua od aria, di cui costituisce la base. Il chiarissimo Poli con ingegnosa macchinetta ( Z'est. I 59, tab. II 18 ) è riuscito a determinare le forze de’ muscoli adduttori de’ Molluschi testacei bivalvi s distinguendole in vitali necessarie per aprire le valve, da quelle richieste per superare la coerenza delle fibre. Quindi osservò : 1 che l'Arca pelosa 4 pollici larga e pesante 4 oncie abbisogna di un peso di 61 libbre per aprirsi e di 72 libbre per lo sfibramento de’ suoi muscoli ; 2 che negli 111 2. Corso. È il movimento sopra stabile superfi- cie, nel quale il centro di gravità è alternativa— mente posto in moto da una parte delle estremità e sostenuta dall’ altra, non restando mai il corpo per alcun tempo all’ intutto sospeso sul suolo. In conseguenza è sostenuto dalla flessione e distensione alternativa delle membra, aiutato da’ moti del iron- co, che spinge innanzi la posizione del centro di gravità nella desiderata direzione. Rotatorio e rapido corso ha il Rotifero. Le Asterie cangiano sito muo- vendo non solo i raggi, ma benanche le spine che vi Spondoli di varia grandezza 39 libbre sono state suflicienti per superare la coerenza delle fibre muscolari; e 3 che il Cardio ru- stico largo due pollici e di egual diametro , pesando poco più di un’ oncia , con 17 libbre ha aperto le sue valve ed irritati di nuo- vo i muscoli si son chiuse, ma accresciuto il peso a 22 libbre i mu- scoli adduttori si sfibrarono ; e 4 che la Venere Chione di 3 pol- lici circa e pesante 6 oncie ha fatto conoscere che , superando 39 libbre, poteva aprire e chiudere le valve, ed i cui muscoli lacera- ronsi coll’ aggiunta di altre 24 libbre. Tra’ Molluschi testacei gasteropedì il piede e ’1 muscolo alligatore della columella e dell’ opercolo posseggono validissimo potere mu- scolare. Avendo destramente passata una cordellina intorno il pie- de e presso l'opercolo del Murice Tritone, alla quale pendeva una scodella e fissatone il guscio tra due morze , ho visto esservi neces- sario il peso di 60 libbre per impedirne la rientrata e l'aggiunta di altre 10 libbre per superare 1’ adesione del muscolo columellare. Lo stesso artifizio ho usato pel Buccino undolato , il quale ha ri- chiesto il peso di libbre 20 a 24. La tunica cartilaginosa della H. Sanctori abbisogna di un peso di 8 libbre, perchè non si raccor- ciasse; molte dippiù ne ha richieste quella dell’ Ascidia papillosa; ed una pietra di 30 lib, posta sull’ A. phusca è stata incapace a schiacciare i visceri contenuti nel suo integumento cartilaginoso- lapideo. Inoltre bastante resistenza s' inconlra nel piegare la gam- ba sulla coscia del Truxalis nasutus. 112 stanno articolate ; e le Ofiure muovon sempre due o tre raggi del lato verso cui vogliono progredire. Gli Echini quasi rotolansi intorno il proprio asse in grazia de’ loro aculei articolati : oltre di che possono remigare mediante i piedi. I Centopiedi camminano can moto sì uniforme, che il loro corpo sembra scorrere o sdrucciolare sul suolo, muovendosi al- meno venti piedi per volta. Gl’ Insetti esapedi alzano ad un tempo il piede anteriore, il posteriore di un lato ed il medio dell’ altro, trovandosi il corpo sem- pre sostenuto da tre piedi. I peli degli anelli di al- cuni Bruchi ne favoriscono pure il movimento pro— gressivo. La Mosca passeggia su’ vetri verticali delle finestre e sulla soffitta delle stanze ad opra delle ventose de’ suoi tarsi. Varietà del corso è il moto strisciante o serpeggian- te, che consiste nel portare la coda verso la testa, ripiegando il corpo in una o più curve, indi nel- l’appoggiarsi sulla coda ed estendere il corpo stes- so, progredendo per tal guisa ad ogni passo. Ser- peggia tra’ muscoli del Pesce castagna lo Scoloce gigante; un moto ondolatorio agita il corpo della Tenia, icui articoli separati spesso innarcansi ; scor- re per le interne vie venose il Polistoma; ed inter- nasi nella sostanza del fegato il Distoma , nella re nale lo Strongilo, nella glandula tiroidea V Amu- laria, nelle carni degli Etiopi la Filaria; svaria- te forme e turbe morbose arrecando il Trieocefalo, l’Ascaride e’l Lombrico. I Sifuncoli bucano l’ arena ed il limo. La numerosa famiglia degli Anellidi fa 115 questo movimento per le contrazioni ed espansioni alternative in senso laterale o longitudinale di tutto il corpo, o di quelle parti che sono appropriate al moto progressivo. Dippiù gli Anellidi setigeri sono favoriti dalle setole, che penetrado nelle inegua— glianze delle superficie impediscono il movimento retrogrado. Taluni Molluschi acefali testacei come i Miuli, le Came, i Soleni ec. si aiutano nel cammino col piede; nel mentre che altri siccome le Ostriche e lo Spondilo , rimanendo sempre fissi, non hanno che il movimento di chiudere ed aprire le loro val- ve. I Gasteropedi con molle e pieghevole piede capace di applicarsi a tutte le disuguaglianze scor- _ rono sul suolo, e sono nel corso aiutati dalla ma- teria viscosa che ne trasuda, la quale lo abilita ad attaccare più tenacemente una parte di sè stesso alla superficie su cui muovesi, trascinando il resto ad una posizione novella. 3. Salto. È il momentaneo slancio di tutto il corpo nell’ aria, prodotto dalla istantanea di- stensione delle membra dopo insolita flessione. Tutti conoscono il salto della Pulce, de’ Grilli, delle Cavallette e di certi Scarabei. Il Verme del formaggio ossia la Larva della Mosca erigesi sulla parte deretana, innarca il corpo, avvicinando il capo alla coda, o meglio introducendo due uncini della prima nella guaina di questa, e sotto la contrazione di rutti gli anelli del corpo svolgesi con istanta— neo colpo e sì slancia in avanti a sorprendente di- lo 114 stanza. Molti Ragni ed Insetti saltano all’innanzi, in dietro e ne’ lati: e ne saltatori le coscie sono più larghe e gli arti posteriori più lunghi; essendo amen- due di volume e forza straordinaria. L’ Elatero (1) può fare un salto altissimo per effetto della ela— sticità del processo toracico , che è istantaneamente spinto dentro il cavo dello sterno pettorale, e ri- trattone di nuovo. Il processo elastico della Podura(2) è unito alla ‘coda e ripiegasi nello stato di riposo sotto il corpo; il quale, allorchè quello sviluppasi, è scagliato a notabile distanza. Le Squille ed i Granchi, ripiegando sotto il ventre la coda od i peli che ne fanno le veci e rallentandoli, imprimono al corpo istantaneo moto di progressione. 4. Volo. È l’opposto del salto, poichè il corpo rimane sospeso in aria ed acquista un movimento progressivo pe ripetuti colpi delle ale sul fluido ambiente. Il centro di gravità cade sotto la inser— zione delle ale, onde impedire che si cada sul dor- so, ma vicino il punto, cui il corpo è sospeso vo- lando. Somigliante facoltà possiedesi da’ soli Insetti soprattutto esapedi: le cui ali sono distinte da? piedi e variano di numero da due a quattro. La loro strattura è membranacea, ricoperte di peli ed ab- bellite da’ più eleganti colori. Le ale delle Farfalle sono troppo prossime alla testa e perciò queste, aven- do la coda imperfetta, sono obbligate per reggersi in aria a frequentemente agitarle. I Ragni muovonsi (1) Elater noctilucus. (2) Podura arborea. 115 nell'aria per opra de loro fill; e°1 Ragno geome- tra, ove sia costretto di uscire dal luogo, donde non possa sottrarsi per altra via, gitta lunghe fila che s' innalzano ed appiccatesi a qualche sito per la leggerezza valgono a far superare la gravità spe- cifica dell’ animaletto ed elevarlo in aria. 5. Nuoto. Riducesi allo stesso moto del volo di- simpegnato nell’ acqua, e gli organi per esso im- piegati imitando l azione de remi di una barca, offrono estesa superficie ed attivo movimento. Gli ani mali nuotatori dapprima battono il fluido ambiente con un remo di sufficiente lunghezza, onde far pro- gredire il corpo ; indi lo percuotono con un secondo colpo in opposta direzione a fin di ricondurlo alla prima posizione. Il centro di gravità è situato in modo che il corpo in azione riposi su’ remi o nata- toi, oppure che sia ridotto ad avere la stessa spe cifica gravità dell’acqua, in cui trovasi. Le Idre e le Vorticelle hanno parziale movimen- to. Tra gli Zoofiti le Pennatole, da Cuvier dette Po- lipi navigatori, muovonsi tanto pér le contrazioni de loro muscoli che per lazione combinata de’ ri- spettivi polipetti. Molte Attinie sono attaccate a’ corpi marini, ed altre essendo libere cangian si- to agitando in mille modi i tentacoli. Le Stefa- nomie e le Fissofore scorrono sulla superficie delle acque per la contrazione del loro asse centrale, pe propri polipetti e per lo patenie moto di sistole e diastole delle vescichette, che riempionsi di acqua e di aria: siffatto meccanismo impiegano eziandio le * 116 Oloturie, i Beroi e’1 nostro Alcinoe, che in ciò è pure favorito dalle quattro ale. Le Meduse navigano a fior di acqua col corpo sommamente inclinato ; ed in- troducono acqua ed aria nelle aperture situate sotto il loro cappello, il cui moto ondolatorio del margine è favorito da quello de’ lunghi cirri in alcune di esse e dalle alterne contrazioni delle braccia. Ne- gl’ Insetti notatori le tibie sono appianate a foggia di remo o sono cigliate ne’ margini; alcuni nuo- tano sul dorso, altri sul ventre, certi vanno a galla e molti si sommergono. Le Larve de’ Diti- schi, degl’ Idrofili ec. nuotono mercè le inflessioni del loro corpo. I Molluschi acefali testacei nuotano aprendo e chiu- dendo le due valve, in che son pure favoriti dal piede e da’ cirrì del pallio, portandone sempre l’articolazio- ne per carena. La Fisalia e la Velella navigano alla sopraffaccia del mare pacato per opra de’ tentacoli e della loro cresta emolante le vela. Fra Molluschi ga- steropedi la Iantina, per l’ apparato aereo a grappoli vescicolosi aderente al piede, mantiensi sospesa alla superficie delle acque. Veleggiano le Pterotrachee e la Carinaria, presentando sempre il natatoio su (1) e’l dorso giù, che in questa ultima è corredato di (1) Sono molte sennate le riflessioni di Rang contro un nostro zoologo ( Bull. des sc. nat. XXI, 330 ) , il quale al dire di Rudolphi multa fingit et absona cumulat , per aver sostenuto che i soprad- detti animali veleggiassero con il natatoio giù, e ’l guscio su. An- che le Aplisie, le Bulle e vari Buccini galleggiano alla superficie delle acque col dorso e quindi colla conchiglia in sotto. 117 particolare conchiglia : così notano, ma con due ale laterali le Bulle e le Aplisie, le Tetidi, il Gasterot- tero, i Clii, le Cavoline, Ie Gimbulie, le Cresei e la Cuviera. Intermedio tra queste ed i Calamari , che rivolgono sempre la testa in dietro, è il nuotare della Seppietta e Seppia. I Polpi espandono il pallio sull’ acqua ed agitano i cirri. Le Limacine e l Argo- nauta (1) si servono della conchiglia per battello, de cirri semplici per remi e de’ veliferi per vela (2). CAPITOLO III — Sistema nervoso. SEZIONE I. — ZOOFITI. Art. I. Animali deficienti di nervi. Gli esseri viventi riuniti in questo articolo, per quanto risulta dalle mie osservazioni, mancano di nervi; non volendo contrastare la opinione di ta- luni scrittori che asseriscono o di esistere la polpa nervosa sparsa nel tessuto muscolare, invernician- (1) Presso gli scrittori greci leggesi che l’ Argonauta avesse somministrato all’ uomo la prima idea delle barche e del modo di navigare. Indi surse la legge che non potevasi uccidere il Polipo remigante; e che nel Tempio di Venere Zefirita se ne conservasse il guscio, da cui i piloti prendevano gli auspici per una felice navi- gazione. (2) Gli animali enumerati possono a piacimento disimpegnare nel tempo istesso più di un movimento. La Sanguisuga guizza nelle acque , si striscia sul fango , e salta nel fissare la ventosa orale. Camminano e nuotano le Aplisie e le Tetidi; aderiscono pe’ suc- ciatoi , si rampicano , corrono , saltano e volano Grilli ce. 116 done a guisa di moccio le fibre, oppure di non essere visibili i loro filamenti coll’ aiuto dello stesso microscopio. Anche il muscolo di un animale per- fetto all’occhio di accurato notomico manca di fili nervosi, qualora si vogliano questi accompagnare nella terza o quarta divisione delle loro fibre. Chi nell occhio, dice Jacopi, ricercasse nervi in forma di filamenti, e non trovandoveli, potrebbe perciò asserire che la espansione nervosa mollissima, che lo riveste, non sia nervo? Particolarità che Haller non volle ammettere, onde sostenere la sua famigerata irritabilità, credendola attributo esclusivo della fibra carnosa , e ben diversa dalla sensibilità apparte- nente a’ nervi. Sarebbe una vera perdita di tempo per colui, che volesse ricercare nervi negli animali Infusori, nei Polipi, nelle Meduse e nelle Attinie. Intanto chi osserva vivi siffatti animali non può fare a meno di ammettervi col solo pensiere que’ nervi, che la minuta anatomia smentisce. Il celerissimo e rotatorio moto delle Vorticelle (1), del Rotifero (2) e dell’ An- wguille dell’ aceto (3); il rapido ed ondoso movi mento de Cappelli marini formano veramente sor- presa all’occhio dell'osservatore. Nè di minore ri- lievo è l'avvertenza de’ Polipi a braccia per la luce solare e della costante loro direzione verso la me- desima. Sentono le Attinie non solo Ja menoma agitazione dell’ acqua, in cui vivono; ma il suo grado (1) Z'orticella tetrapetala. (2) Furcularia rotetoria, (3) Zibrie aceti. 119 di calorico e di luce, da che Dicquemare prese argomento d’ ingegnose osservazioni (1). Le Oloturie credonsi comunemente provvedute di nervi, ma inrealtà ne sono prive; nè hassi a sup- porre, che dietro indagini più diligenti se ne possa sperare la scoperta. È fuori di ogni dubbio, che niuno meglio di me avrà potuto moltiplicarne le ricerche, e per la situazione del paese marittimo in cui mi trovo, per la scrupolosità ed esattezza delle medesime, e pel numero di qualche migliaio e più di tali Echinodermi viventi, che per dicci mesi circa ho continuamente sezionato ; onde acqui- stare conoscenza completa della loro organizzazione e molto più del sistema sensitivo, di cui non ho mal ravvisato menoma traccia. Cuvier è indeciso sull apparato nerveo delle As- terie, avendo preso i filetti, che circondano la bocca, l’esofago, e le arterie degl’intestini ciechi per loro nervi, conchiudendo: » l’aspect de touts ces filets est plutòt tendineux que nerveux, et c'est sur-tout cela qui nous empéche de nous décider encore. » Spix però ha fermamente sostenuto esistere ner- vi e nodi midollari nella Stella rossa, (2) e La- marck vieppiù ne appoggia l’esistenza; per la ra- gione, non so di quanta vaglia, che i muscoli as- sai scarsi nelle Asterie, debbano essere eccitati da influenza nervosa. Bisogna dir la verità che io sì nella specie di Stella testè citata, che in altre an- dn (1) Delle Chiaje, Mem. II 327. (2) Asterias rubens. 120 che più grandi, nulla abbia potuto a tal proposito osservare. Nè la natura è stata di siffatto apparato prodiga negli Echini, ad onta che Lamarck sul- l’asserzione di alcuni scrittori in questi affermati- vamente gli ammettesse. Il celebre Cuvier nella edizione 2.° del suo Re- gno animale appoggiato all'autorità di uno de primi anatomici del secolo nostro, così scrive: « M. Tie- demann regarde comme système nerveux des Astéries un filet très-fin qui entoure la bouche et envoie un rameau à chaque bras, le quel marche entre les pieds extérienrement, et donne deux ramuscules à l’intérieur. » Meckel pure vi sospetta il sistema nervoso consistente in un anello, che circonda Vl o- rigine del canale intestinale e che invia al resto del corpo de’fili per gli organi locomotori. E nel men- tre che Blainville eziandio era in contrario per- suaso, sulla autorità di Mertens è ora inclinato ad ammetterveli; quantunque dalle sue osservazioni sui detti animali viventi risulti, che non vi abbia rin- venuta la struttura semipolposa e vòta de’ nervi dei Molluschi. Per conseguenza a tenore delle nostre disamine anche l analogia desunta dagli altri due generi della famiglia degli animali raggianti ne smentisce 1’ esi- stenza. I nodi midollari da Spix veduti nella Stella rossa sono le arterie radiali allogate su’ legamenti vertebrali, che emulano l’ aspetto di fili nervei no- dosi; o pure è dessa la corona de’ tendinucci che legano lo stomaco a’ lati di ogni raggio ossco ed alla 121 ente nelle Ofiure con numerosi e brevi filetti. Quali parti somigliano alquanto a° nervi principalmente nella nostra Stella di Savaresi; ove sì osservino in in- dividui secchi, o conservati nello spirito di vino; e qualora non si abbia l’esercizio nelle dilicate inie- zioni di mercurio, e nella dissezione di fabbriche co- tanto piccole ed intrigate. Vi bisogna molta buona fede per credere all’esperienze galvaniche ed alle in- vestigazioni su la struttura de’ nervi fatte da Spix, e da qualche altro scrittore odierno. Ingannerei i mici cortesi lettori se asserissi di aver trovato nelle Ascidie il menomo filetto ner— voso, ad onta che la mia attenzione, e le ricerche fossero state serupolose abbastanza. E se il beneme- ‘rito Cuvier vi abbia descritto non solo un apparato nervoso, ma benanche qualche ganglio, che non ha trascurato di esporre in figure ; ciò è derivato dalla mancanza della opportunità di poterle sezio- nare viventi, anzichè macerate nello spirito di vi— no. I suoi pretesi nervi e gangli sono alcune tenui fibre che in certe Ascidie (1) colla sezione distac- cansi tra l integumento esterno cartilaginoso e l’in- terno muscolare. Nel medesimo e forsi in maggiore errore è ca- duto il celebre Meckel, e mi sarebbe riuscito trop- po arduo contrastare la sua opinione, se il fatto non ne dasse garentia in contrario. Ne Molluschi acefali nudi, scrive Meckel, ossia nelle Ascidie il (1) Ascidia mamillata , microcosmus. 122 sistema nervoso è così formato. Tra l'apertura su- periore ed inferiore esiste un ganglio non composto, dando fili alle parti vicine, ed inoltre fra le gi- rate del tubo intestinale ha trovato alcune parti talmente simili a’ gangli ed a’ nervi, che gli riguar- da per tali; quantunque non abbia potuto scoprire tra queste parti nerviformi e le altre veramente nervose alcuna connessione. Art. II. Intestinali. Ramdohr nel Distoma del fegato (1) ha descritto e delineato una specie di cervello dorsale giacente verso la base del poro anteriore, prima dell’ovaia, e tra i due vasi nutrienti maggiori. Dal prefato ce- rebro ha veduto nascere un nervo poco dopo diviso in due rami scorrenti su l’ovaia per tutta la lun- ghezza del corpo. Otto poi ha sostenuto che il sud- detto cervello sia un cirro nascosto, e sospetta che i menzionati nervi sieno vasi assorbenti. E mentre gli nega, ne stabilì altri creduti da Goede vasi. Non avendo potuto verificare siffatte asserzioni col fatto non ne guarentisco la veridicità. Lo Strongilo renale (2) sopra l’esofago ha un gan- glio bislungo o meglio una specie di anello, da cui nasce un filo nervoso, che cammina sopra l’in- iestino, cacciando di tratto in tratto gangli con parecchi nervei filetti. Cuvier ed altri sommi ana- (1) Distoma hepaticum. (2) Strongylus gigas. 125 tomici nel Lombrico dell’ uomo han descritto per nervi i vasi arteriosi ec venosi di detto entozoo, Anche Cloquet opina che le linee longitudinali e la- terali sieno vasi e la dorsale e ventrale nervi. Ri- sulta poi dalle mie dissezioni che il sistema nervoso di tale vermine sia costituito da esili nervicciuoli posti sulle vene dorsale e ventrale. SEZIONE Il. — ARTICOLATI. Art. I. Anellidi. In una Memoria letta nel Real Istituto d’Inco- raggiamento proposi de dubbi circa la classificazione del Sifuncolo che aveva de’ caratteri analoghi agli Anellidi, e per la particolarità di avere il siste— ma nervoso mancante negli Echinodermi. Infatti nella parte anteriore del suo esofago esistono due piccioli vubercoli somiglianti al cervello de’ Mollu- schi. E tra gli altri filetti nervosi, che n’ escono, se ne conta uno che cammina pel di mezzo delle budella, ed arriva sino all’ intestino retto. Quivi incontra un corpicino rotondo, da cui partono be- nanche de’ lunghi fili. Nel Sifuncolo piccino (1) ha veduto un esilissimo filetto nervoso che traghettava sulla vena enteroidea , il quale presso l esofago co- munica con due gangli, costituendone il cervello. Sulle due arterie laterali della Polia (2) si osser- (1) Siphunculus echinorhincus. (2) Polia siphunculus. ® 124 vano tre prominenze bianchicce che reputo il cer- vello, comunicando col nervieciuolo che scorre lun- go la linea mediana delle suddette arterie. Nella parte inferiore del corpo della Branchio- della (1) si estende il cordone nervoso composto di due filetti con un ganglio in ciascuno anello maggiore. Il primo de’ gangli è situato nella testa sotto l’esofago. In tutto sono dieci, e corrisponde il sesto alla vulva, il settimo al membro genitale *ed il decimo al disco posteriore. Negli ultimi di lei anelli 1 due filetti del cordone nervoso sono più allontanati. Due gangli rotondi e fra loro avvicinati giaccio- no sul principio dell’ esofago della Sanguetta. I medesimi mandano vari fili nervosi all’ anteriore parte della bocca ed uno per ciascun lato , co- municando entrambi col ganglio triangolare messo sotto l’esofago. Viene in seguito una serie di gangli collocati sul di mezzo della vena del ventre, e da lati degli stessi nascono due nervi alquanto lun- ghi e conformati ad X. Le loro ramificazioni si per- dono negl’integumenti carnosi e membranosi, non ehè negli organi della digestione, della circolazione, della respirazione e della generazione. Tra il quin- to el sesto ganglio evvi minor distanza di quella che si ravvisa dal settimo sino al vegesimoterzo. Sulla ventosa posteriore se ne veggono altri due molto approssimati, dall’ ultimo de’ quali, che è bastantemente grande, escono parecchi raggi ner (1) Branchiobdella Astaci. 125 vosi che disperdonsi nella sua sostanza. Cuvier ha descritto 22 gangli, Mangili ne conobbe 25 ed io, se non erro, ne ho osservato 25. La filiera di gangli del Verme di terra non è trop- po pronunziata come negli altri anellidi ; e pare che abbia un solo nervo, il quale al principio di ogni articolazione sì restringa per cacciare nel suo mezzo due nervicciuoli; e che vicino il bulbo esofageo si bi- furchi per abbracciarlo e comunicare con due gangli rotondi. La filiera ventrale di gangli allungati del Lumbricus fragilis , ognuno de’ quali a dritta e si- ‘nistra dà un nervicciuolo, nelle pertinenze della boc- casi bifurca per sorpassare la faccia superiore, ove esi- stono due grandi gangli orbicolari, da’ quali ne in- comincia le serie dorsale continuata fino all’ ano. Nella Nereis cuprea il collare, che rappresenta il centro del sistema nerveo, risulta dal cervello di figura a cuore, e dalla cui parte inferiore, prin- cipia un filo nervoso, che in ogni articolazione del corpo per la inferior faccia della vena cava si uni- sce ad un ganglio lenticolare, donde a dritta e si- nistra partono due nervi incrociati, distribuendosi in simil guisa per la intera lunghezza di tale Anel- lide. Da’ lati della superior parte del cervello esco- no due nervi, che dopo poche linee si uniscono ad un paio di gangli, donde proviene il nervo, che congiungesi al primo gruppo quadrigemino di gan- gli dorsali posti alati delle vene branchiali ; e dalla coppia inferiore ne nascono altri due, che vanno a raggiugnere il susseguente gruppo quadrigemello , 126 dal quale derivano quattro nervi quasi in croce (1). La N. parthenopeia ha il ganglio cervicale el- littico collocato sul bulbo esofageo, dal quale parte l'anello nervoso che cinge quest ultimo, e donde nascono 1 nervi dorsali e ventrali. Ne due del dor- so evvi la particolarità che invece di gangli esi- ste per ogni anello del suo corpo una fascia ner- vosa traversale. Siffatti nervi che costeggiano la ve- na cava o l'arteria aorta, danno ne’ lati interni di esse una serie di nervicciuoli. Ho chiaramente co- nosciuto che l’ apparato nervoso di questa nostra graziosa specie di Nereide abbia la polpa nervea nuo- tante nel neurilema o guaina nervosa. Meckel asserisce che Viviani abbia invano cer- cato il sistema nervoso nello Spirografo (2) e che pure infruttuose sieno riuscite le di lui ricerche nel- la Sabella a ventaglio (3). lo posso francamente dire l’opposto, ed ecco come ve lho trovato disposto. La fascia cerebrale non ha speciale differenza da (1) La mentovata descrizione del sistema nerveo di siffatta Ne- reide rende alquanto veridica V analogia stabilita da Treviranus , che i gangli degli animali invertebrati possano paragonarsi agli spinali de’ vertebrati ( Journ. compl. du Dict. des sc. méd. xvIrr, 250 ), anzichè alla spinal midolla di questìi. Ma non debbesi ta- cere ch' essa in riguardo sì all’ apertura per la quale passa l’ eso- fago reputata analoga al quarto ventricolo encefalico, come per le fascie che lo uniscono alla massa inferiore rassomigliata al cervello, sia portata troppo oltre. Dippiù asseriscesi dallo stesso benemerito fisiolosgo che i nervi provenienti dalle parti laterale ed anteriore del cerebro sieno simili al quinto paio. Weber inoltre ha detto che i due nervi diretti dentro l’addomine de’ Molluschi siano analoghi all'ottavo paio. (2) Sabella unispivra, (3)ventilabrum, 127 quella degli altri Anellidi. Particolare è la dispo- sizione della filiera ganglionica ventrale, la quale giace a’ lati della vena cava, ed in ogni anello pre- senta due gangli romboidali ; i quali nella loro fac- cia interna cacciano de’ nervi, che danno vari filetti alla prefata vena ed indi si anastomizzano tra essi , e nella esterna ne mandano altrettanti, che s° in- ternano ne muscoli adiacenti. Art. II. Aragni ed Insetti. Il sistema nervoso de’ Ragni è formato sullo stesso tipo di quello degl Insetti, ma i gangli del cordo- ne midollare sono più approssimati. La Scolopen- dra(1)ha il cervello di due lobi sferici, che nei lati producono i nervi ottici corti e divisi in quattro fili pria di entrare nell’ occhio, ed avanti ne caccian due per le antenne. La coppia di cordoni che abbraccia l’ esofago forma un ganglio vicino il primo anello, e da esso derivano filetti a’ lati, avanti e dietro. Lo stesso avviene negli altri 24 gangli, 1’ ultimo de’ quali è più piccolo e fluttuante dentro ) addome. Ca- dauno de’ medesimi dà tre paia di nervi uno che ri- monta verso la testa, il secondo si dirige a’ lati, ed il terzo portasi in dietro. Il cervello della Larva del Lucano (2) è com- posto di due lobi quasi sferici, che cacciano ante- riormente quattro nervi per le antenne e la boc- (1) Scolopendra morsitans. (2) Lucanus cervus. 128 ca, due in sotto che nel mentre si dirigono innanzi ritornano in seguito posteriormente, passano di nuovo sotto il cervello, formando il nervo ricorrente; e fi- nalmente due nervi in dietro, che cingono | eso- fago e tornansi ad unire in sotto, onde produrre . un cordone nervoso formato da otto gangli estesi sino al nono anello e congiunti mediante esili nervicciuoli. Il primo ganglio cefalico è sferico e più grosso del secondo che gli segue, partendo da quello quat- tro paia di nervi, uno per la testa, e gli altri tre pei muscoli ventrali e del capo. Il secondo ganglio, oltre i due nervi di unione col successivo, ne cac- cia un’ altra coppia diretta posteriormente ne’ mu- scoli del quarto anello. Il terzo fino all’ ottavo gan- glio sono simili al secondo ed i loro filetti di unio- ne più allungati, ma l'ottavo e ’l nono veggonsi avvicinati in modo che sembrano formarne un solo, appena scorgendosi nel loro mezzo uno stringimen- to, e dando tre paia di nervi all’ ano. La Larva del Mirmeleone (1), il cui sistema ner- voso ha qualche analogia con quello dei Ditteri, of- fre il cervello co’ soliti nervicciuoli testè descritti. La midolla spinale è composta di due gangli ed ognuno bilobato. Questa prima coppia di gangli è divisa dagli altri e contenuta nella parte corrispon- dente a’ piedi oppure nel torace. Il resto della mi- dolla spinale è racchiuso nell’addome, essendo il se- guito di otto gangli bilobati, tranne }’ ultimo che (1) Myrmeleo formicarius, 129 è rotondato. Tutti suddetti nervi sparpagliansi nei muscoli. Tredici gangli costituiscono il cervello delle Larve de’ Lepidotteri, il primo de’ quali è collocato nella testa e posto sopra l’esofago, comunicando col resto del cordone nervoso mercè due nervi che abbrac- ciano quest’ ultimo, unendosi poi al ganglio seguen- te. Esso inoltre caccia otto paia di nervi: il primo for- ma sotto il labbro superiore molti ganglietti, essendo- ne il più grande detto frontale, da cui posterior— mente esce il nervo ricorrente per tutta la parte late- rale del corpo. Il secondo e terzo ganglio frontale danno molti nervicciuoli alle pertinenze dell’ eso- fago. Sono destinati il secondo e terzo paio di ner- vi cervicali alle antenne, il quarto agli occhi, il quinto a’ muscoli mascellari, il sesto e settimo riu- niti formano un ganglio, da cui escono nervi per l’ esofago e pe’ suoi muscoli, e 1° ultimo paio inte- ramente nella bocca disperdesi. Il secondo ganglio è congiunto al terzo, dal qua- le nascono quattro paia di nervi distinti per la lin- gua, la mandibula, le mascelle, pel labbro superiore e pei muscoli vicini. Il terzo ganglio è unito al secondo e caccia tre paia di nervi, anteriore, po- steriore e medio: tutti distribuisconsi a’ musco— li, alla pelle ed all’ articolazione della gamba. Dal- la bifurcazione del terzo ganglio fino all’ unde- cimo nasce un nervicciuolo detto da Lionnet bri glia spinale. Il quarto fino al undecimo ganglio dà nervi come i precedenti : il decimosecondo e 9 150 decimoterzo ganglio sono molto avvicinati, ed i loro filetti si dividono a” muscoli degli ultimi anelli, ed all’ intestino crasso. Tra Ditteri la Larva del verme del formaggio (1) ha il cervello situato sull’ origine dell’esofago dietro la testa, dalla cui parte anteriore esce un paio di nervi dispersi nelle pertinenze della bocca. In dietro esso offre l'apertura pel passaggio dell’ esofago, pro- ducendo inferiormente la midolla, i cui gangli sono talmente avvicinati, che soltanto da dodici rughe traversali possono essere contraddistinti, uscendo da ognuno di sì imperfetti gangli o strangolamenti due coppie di nervi pe’ muscoli. Il Lucano (2) ha due lobi cerebrali giacenti sotto l’esofago, dalla sua parte anteriore provengono i nervi pe palpi e per la bocca, e dalle bande laterali nascono due gangli periformi, che somministrano nervi all’ oc- chio, alle antenne ed alla mandibula maggiore. Il sud- detto cervello posteriormente caccia due gracili nervi, che accompagnano l’ esofago sino al torace, ove pro- ducono un ganglio ovale, dal quale derivano in forma raggiante i nervi mandibolari. Due tra que- sti nella metà toracica formano un secondo ganglio esagono, essendo il terzo ed il quarto semilunari; spiccando cinque nervi destinati a’ piedi, alle ali, ed a’ muscoli vicini: il quinto de’ quali posto nella linea mediana si gonfia in ganglio olivare, da cui derivano verso le parti posteriori gracilissimi ner- vicciuoli. A (1) Musca putris, (2) Lucanus cervus, 19 Nella Blatta di America (1) il cervello risulta da due distinti lobi, cacciando i nervi ottici ne’ lati, e quei per la bocca in avanti. Il cordone spinale dopo di avere abbracciato l’ esofago portasi in sotto verso la metà toracica, forma un ganglio, da cui partono ire paia di nervi: i due laterali, rimon- tando verso la testa, somministrano nervi a’ mu- scoli motori del torace, alle pertinenze della bocca e de’ piedi ; ed in mezzo al petto forma un altro ganglio più considerevole, ed indi se ne osserva un quarto, da cui posteriormente esce un filetto ner- veo che di tratto in tratto fornisce esili rigonfia- menti, il quinto de’ quali più grande dà nervi ai muscoli ed all’ ano. La Nepa cinerea (2) tra gli Emitteri ha il sistema nervoso ridotto a tre grandi gangli. Il primo di due lobi periformi costituisce il cervello ed è situato nella testa. N’escono i nervi ottici in avanti, ne’ lati i boccali e posteriormente due cordoni che abbrac- ciano l’ esofago, e nel petto formano un ganglio tetragono. Da ognuno de’ suoi angoli nascono ner- vi, ossia dagli anteriori que’ provegnenti dal cervel- lo, da? laterali que’ destinati a’ muscoli del petto, e da’ posteriori i due nervi che finiscono nel terzo ganglio, dal cui margine escono come raggi molti nervi diretti a’ piedi, all’ ano, agli organi gene- ratori maschili ec. Il Bombice disparo (5) ha il cervello sferico , (1) Blatta americana. (2) Nepa scinerea, (3) Bombix dispar. * 159 da cui provengono i nervi ottici finiti a guisa di bulbo con molti filetti. L’ esofago attraversa i due cordoni midollari, che in seguito caminano avvi- cinati in un tronco solo, e nelle pertinenze del to- race formasi un ganglio, che posteriormente cac- cia due nervi, e poco oltre formano il secondo gan- glio. Da medesimi nascono nervi per le parti vicine, e dalla posterior banda di quest’ ultimo sì continua un solo filo, che presso l’ articolazione del petto col- l'addome costituisce il terzo ganglio a cuore, e da esso sempre con unico cordone nervoso escono i successivi gangli fino al settimo finito con cinque e più nervi sparpagliati negli organi genitali e ne’ muscoli degli anelli addominali. L’Ape (1) offre il cervello diviso in quattro lobi, che danno nervi per la bocca e gli occhi. Indi se— gue la catena di gangli, tre toracici e quattro ad- dominali, l ultimo de’ quali fornisce di nervi le parti della generazione. Art. VI. Crostacei. Nel Talitro (2) esistono due catene ganglioniche affatto simmetriche e riunite mercè commessure tra— versali. Il primo paio di gangli cefalici o cervel- lo è situato sopra 1’ esofago e somministra nervi agli occhi ed alle antenne. Di poi continuano in dietro co’ cordoni midollari che gli uniscono a? (1) Apis'mellifera. (2) Talitrus locusta. 155 due gangli del primo anello toracico, abbraccian- do 1’ esofago. Questi ultimi gangli cacciano ne’ lati esterni due nervi, uno pel piede corrispondente e Vl altro pare che si distribuisca a’ muscoli ed agli integumenti delle parti laterali del corpo, e così avviene per gli altri. Nell’ Asello (1) la parte media del sistema ner- voso è formata eziandio da due cordoni ganglio— nici: ed oltre la coppia di gangli cefalici, se ne contano nove, essendo i due primi ed i due ultimi quasichè confusi. Il Cimotoe (2) ha due serie ganglioniche, e la eop- pia cefalica è unita nell’ angolo interno da costi- tuire una sola massa. Negli altri anelli del corpo i due nodi midollari sono al contrario totalmente confusi e formano tanti piccoli globi posti nella li- nea mediana del corpo, essendo i fili nervosi di comunicazione affatto innestati. I cinque ultimi gangli veggonsi picciolissimi. Il Fillosoma (5) presenta due ganglietti cefalici triangolari riuniti, che danno nervi agli occhi ed alle antenne , e nella parte posteriore dirigono per lun- go tratto due nervi che, abbracciando 1 esofago, fi- niscono nel primo paio di gangli toracici ovali; il secondo paio è più piccolo ed abbozzato, e la terza coppia è più grossa: tutti sono avvicinati fra loro e mandano nervi alle pertinenze della bocca. Le sei paia successive toraciche comunicano tra loro o (3) Oniscus asellus. (2) Cymothoa. (3) Phyllosoma. 154 mercè un nervo traversale, e danno all’ esterno i nervi pei piedi. A queste seguono sei altre paia di gangli rotondi innestati e congiunti da filamenti in- terganglionici, fornendo nervicciuoli alle appendici ‘addominali. Cuvier ha descritto nel Granchio mena (1)i cordoni nervosi provegnenti dal ganglio cefalico continuati sino alla metà del torace, dove incontrano una massa midollare ovale molle, non chè nel centro di forma anellosa ; dalla cui periferia escono tutt’i ner- vi per le appendici tioraciche, e ’1 nervo che occupa la linea mediana addominale senza avere gangli ap- parenti. Il Maia (2) ha il cervello ovale, che sommini- stra cinque paia di nervi, ossia le prime tre pel- l occhio e suo gambo, per le antenne interne; il quarto si ramifica nei comuni integumenti; el quinto appartiene alle antenne esterne. I due cor- doni posteriori, che si vanno ad unire al ganglio to- racico, danno nervicciuoli a’ muscoli delle man- dibole , alle pareti dello stomaco ed uno fra es- sì, riunendosi al compagno, presenta un picciolo nodo gangliforme, donde esce il nervo ricorrente imparo diretto alla superiore faccia del canale de- gli alimenti. Il ganglio toracico somiglia ad un nodo orbicolare compresso, dal cui perimetro par- tono nove paia di nervi per ogni lato. La prima coppia gracile ed avviticchiata al cordone di co- (1) Cancer moenas. (2) C. Maia. 395 municazione, che cinge l’ esofago, si divide in mol- ti rami e si distribuisce alle mandibole e mascel- le; la seconda coppia va a’ due primi piedi ma- scellari e la seguente al terzo piede ; la quarta mol- to grande si porta obliquamente da fuori in avanti e si ramifica alla cavità respiratoria ; e le cinque paia successive si disperdono ne’ piedi colla particolarità che dei due rami di ognuno il primo giugne fino alla estremità del piede e ’1 secondo attraversa le cellette laterali, arrivando fino a’ muscoli. Il ner- vo addominale dirigesi verso la posterior parte del corpo. Nel Gammaro (1) esiste il ganglio cefalico quadri- latero, dal cui margine interiore esce il nervo ot- tico, che presso i gambi oculari forma una specie di ganglio ovoideo e finisce nella sclerotica. Dietro i medesimi nascono i nervi motori dell’occhio e delle antenne, altri tronchi nervosi si disperdono ne comu- ni integumenti ; il quinto paio di detti nervi appar- tiene all’ organo acustico ed all’ antenna esterna. I cordoni di comunicazione fra il ganglio cefalico ed il toracico abbracciano l esofago, penetrano nel ca- nale sternale, finiscono in quest’ ultimo ganglio e fanno infine un piccolo rigonfiamento, donde na- scono il nervo che si dirige a’ muscoli delle man- dibole, altri diretti alle vie gastriche ed all’ eso- fago; e vi si nota eziandio il cordone traversale che unisce 1 due nervi interganglionici. Ogni ganglio to- _—& (1) Cancer gammarus. 136 racico è riunito al successivo da due cordoni nervosi, e da esso provengono i nervi per le mandibole, lo sto- maco, l’integumento , l’ udito, la prima e seconda mascella e per le cellette ossee laterali, non chè pe mu- scoli contigui. I gangli addominali sono men grandi de toracici, e mandano due paia di nervi laterali uno esternamente diretto alle appendici e l’altro a’? mu- scoli, tranne l’ultimo di detti gangli che fornisce quattro paia di nervi per l’ ultimo articolo addo- minale e le diverse parti della coda. Il Palemone (1) offre l’ apparaio nervoso poco di- verso dal Gambero, ma nel torace le tre ultime paia di gangli si avvicinano a segno da confondersi e formare una sola massa midollare allungata e di- visa nella linea mediana da picciola fessura, Quindi i nervi delle tre ultime patte obliquamente diri gonsi in dietro per disporsi a ventaglio. Il ganglio corrispondente al secondo paio di patte è distinto e legato alla massa esposta insieme col ganglio pre- cedente mercè un grosso cordone di comunicazione. Infine i gangli che corrispondono alla prima cop- pia di piedi ambulatori ed a’ mascellari confondon- si in una sola massa nervosa. La Ragosta (2) tiene i nodi midollari toracici quasi innestati e la massa, che ne risulta, è bislunga e posteriormeute forata pel passaggio dell’ arteria sternale, e vi si può di- stinguere la traccia de diversi gangli costitutivi. I nervi che ne provengono avanti e dictro sono obli- e e (1) Palynurus quadridentatus. 157 quamente diretti in fuori per arrivare alle analo- ghe appendici. Il resto dell’ apparato nervoso non differisce del Gambero. Nel Ciamo della Balena (1) Treviranus ha trovato il sistema nervoso composto da due catene ganglioniche parallele e distinte, e nelle estremità anteriore e posteriore i due nodi laterali erano uniti, i quali anche in dietro for- mavano un ganglio disparo posto sulla linea me- diana e quasi accollato a’ due gangli precedenti. SEZIONE III. MOLLUSCHI. Art. I. Cirropedi. L’ Anatifera (2) presenta il cervello composto da quattro lobicini traversalmente collocati su 1° e sofago, che danno altreitanti nervi diretti a’ muscoli ed a’ visceri. I due cordoni laterali, formando il colla- re intorno l’ esofago, somministrano ciascuno un ner- vo, ed inferiormente riunisconsi mercè due gangli, da’ quali hanno origine i nervi pel primo paio di piedi : di poi i detti cordoni caminano paralleli nel ventre fra la base de’ piedi, rigonfiandosi di tratto in tratto in duplici gangli, da cadauno de’ quali derivano i nervi per le parti adiacenti. Ne Brachiopedì non si è ancora trovato il sistema nervoso. (1) Oniscus Ceti. (2) Lepas Anatifera. 158 Art. II. Acefali. Nella Folade (1) giace il cervello sul muscolo adduttore, dal cui perimetro escono molti nervic— ciuoli, tra’ quali distinguonsi due anteriori ricurvi pei muscoli delle trachee, due medii distribuiti alle branchie fino al loro apice, ed altrettanti po- steriori pe’ visceri addominali e pel pallio. La Mia de pittori (2) sul muscolo testè accennato ha quattro gangli cerebrali, donde partono avanti due nervi pel pallio, due mediani per le branchie ed egual numero posteriori per gli visceri e la inferiore re- gione del pallio. Nel Cannolicchio (3) si osservano i gangli ce- rebrali romboidei , partendo dal loro angolo poste- riore interno il nervo anastomotico coll’altro gan- glio e dall’ esterno due nervi internati nella so- stanza muscolosa del pallio : venendo poi dal- i’ angolo anteriore interno un nervo disperso nel piede, e dall’ esterno un altro anteriormente diretto e col compagno anastomizzato ad uno de’ quaitro gangli ovali posteriori; dagli anteriori di questi na- scono ulteriori nervi sparpagliati nella sostanza mu- scolare della trachea, dandone uno iraversale, in cui vanno ad unirsi la coppia de’ nervieciuoli nati dalla bifurcazione anteriore del nervo esterno posteriore di uno de’ gangli romboidali, oltre le varie propa- (1) Pholas dactylus. (2) Mya pictorum. (3) Solen siliqua 159 gini nervose provegnenti da siffatto nervo, che nella loro estremità riunisconsi in una. Il Solene strigilato (1) offre quattro gangli cefa- lici, da’ due posteriori vengono i nervi delle bran- chie, le ‘qualì ne hanno altri due derivati poste- riormente dai gangli anteriori, che ne spiccano due maggiori e molto ramificati per le trachee el pallio. I Cardj (2) mostrano la quadruplice cop- pia ganglionica cefalica appena abbozzata, donde escono i nervi posteriori ricurvati per le branchie e glì anteriori destinati alle trachee.Dicasi lo stesso pei nervi della Mattra (3), in cui evvi un solo ganglio cefalico quadrifurcato , che è romboideo nella Venere Chione(4), e da esso escono avanti quat- tro nervi principali ed altrettanti in dietro. Il cervello della Cama (5) è quadrato, da ognu- no de’ suoi angoli esceun nervo. La Spera od Arca(6) ha la fascia cerebrale semilunata lineare senza ap- parenti gangli, e dalla medesima hanno origine due nervi anteriori, due laterali e quattro poste- riori : tutti poi sono divisi e suddivisi in massimo grado. Il Mitilo rondine (7) ha due gangli cefalici uniti da un nervo traversale, e da’ lati esteriori di essi nascono parecchi nervi per le parti adiacenti. Blainville ha trovato tre paia di gangli nel Mi- tilo mangiareccio (8).Il primo più anteriore è situa- to inferiormente all’esofago , o meglio sotto il mu- (1) Solen strigilatus. (2) Cardium rusticum. (5) Mactra neapolitana. (4) Venus Chione. (5) Arca noae. (6) Chama griphoides. (7) Mytilus hirundo , (8) M. edulis. 10 scolo retrattore anteriore del piede , ed in parte rico- perto dal margine posteriore pella riunione della se- conda coppia di tentacoli labiali. I gangli che li costi- tuiscono sono triangolari e di colore bianco opaco. Eglino danno un filetto traverso sottilissimo che ser- ve di unione tra loro, alquanto in dietro un ramo più grosso che si distribuisce al muscolo adduttore an- teriore ed alle appendici labiali, e finalmente verso dietro un grosso filo che si porta in fuori appli- cato sulla membrana del fegato, attraversa obliqua- mente il muscolo corrugatore anteriore del piede, segue i lati dell’ addome sul termine dell’ ovaia e va a riunirsi al ganglio posteriore. Il secondo paio di gangli, il soto che possa ri- guardarsi superiore al tubo intestinale, è situato so- pra il muscolo corrugatore anteriore del piede , sotto il fegato, dirimpetto il quale è attaccato. È desso un ganglio geminato o diviso in due parti laterali da un solco mediano, di consistenza più molle e di aspetto più polposo delle altre due paia. Ve- desene anteriormente uscire un filetto sottilissimo , che forsi va ad unirsi al ganglio anteriore, e po- steriormente altro filetto che distribuiscesi a’ muscoli addominali. Il terzo paio di gangli è situato totalmente in dietro al di sotto ed un poco in fuori della parte anteriore del muscolo adduttore posteriore. Quello di un lato è diviso dal compagno per tutta la dop- piezza del muscolo. Essi somministrano un filet- to di unione, posteriormente un altro più grosso 141 che penetra nello stesso muscolo, e dal loro an- golo esterno e posteriore due filetti che in dietro probabilmente dirigonsi a’ margini del mantello. In fine il loro angolo anteriore ed esterno riceve un gros- so cordone anastomotico dal ganglio anteriore. La Penna (1) tiene il cervello semilunare, da cui derivano in avanu un nervo semplice mediano, due ne lati trifurcati e due posteriori: e tutti infini- tamente ramificati. Art. III. Gasteropedi. Il Chitone (2) ha il cervello a guisa di fascia traversa, dal cui margine anteriore escono molti filetti pel pallio ed in dietro due gangli; il destro, che si unisce al sinistro sotto la massa della bocca mercé sottile cordone, dà filetti a’ visceri e due prin- cipali rami diretti pe’ margini del piede ed inter- nati nella sua sostanza. Le Patelle e Fissurelle (3) tengono due gangli cervicali anteriori ed egual numero posteriori, e fra loro uniti mediante la solita fascia cerebrale. I primi danno nervicciuoli alle pertinenze degli or- gani della masticazione, ed i secondi a quei della digestione. Ho osservato nella Aliotide (4) una coppia di gangli cefalici maggiori che nella par- ‘ te superiore sono congiunti dalla fascia cerebra- le, e da’ lati cacciano due nervi che vanno ad unirsi (1) Pinna nobilis. (2) Chiton cinereus , Caietanus. (3) Patella vulgaris , Fissurella graeca, (+) Halyotis tuberculata. 142 al ganglio cervicale inferiore e posteriore, nel cui centro anteriore finiscono i nervi degli altri due ganglietti cerebrali, che sono in comunicazione colla fascia nervosa testè accennata. Tre nervi per ogni lato partono dal gariglio cerebrale inferiore, i quali quasichè paralleli si dirigono verso la fine del piede di siffatto animale. Il Vermeto (1) ha la fascia nervosa costituente il cervello con due gangli laterali, oltre l altra coppia di ganglietti che anteriormente ne passa- no per la inferior faccia del bulbo esofageo; par- tendo dal ganglio cerebrale destro il nervo sim- patico, che presso lo stomaco ha un ganglio, dal cui perimetro escono fili nervosi pe’ visceri adia- centi. Deshayes ha trovato il ganglio cerebrale dell’ En- tale (2) quadrilatero, molto allungato e posto lon- gitudinalmente sulla parte media della faccia po- steriore della testa; da’ cui angoli inferiori escono due picciolissimi fili, che abbracciano l esofago, onde nascono nervi per le branchie. Presso a poco ana- loga è la conformazione del nerveo sistema dello Strombo (3) Il cervello del Tritone (4) di figura bislunga giace sul principio dello stomaco , mandando sei nervi al bulbo esofageo, sotto al quale esisto- no due ganglietti, un nervo a cadauno tentaco— lo ed occhio, un altro al membro genitale, due (1) Zermetus muricgtus. (2) Dentalium Entalis. (3) Strombus pes pelecani. (4) Murex Tritonis. 149 in ogni lato anastomizzati col cervello posterio- re, e finalmente dà una coppia di nervi per am- bedue i gangli addominali dritti; poichè que’ di sinistra risultano da un nervo derivante dal cer- vello , e da’ fili nervosi del ganglio inferiore destro. Dal ganglio cerebrale anteriore e posteriore proven- gono infiniti filetti nervosi pel sistema muscoloso del piede. Il Buccino Galea ha la massa del cervello granosa, dalla cui anteriore faccia a dritta e sinistra nascono tre nervi, che presso il bulbo esofageo si avvicinano e costituiscono due gangli col nervo traversale, che vi si unisce. I nervi tentacolari nati dal cervello poco lungi da’ precedenti si dirigono verso i ten- tacoli, formando un abbozzo ganglionico, da cui escono nervi per gli occhi. Più in sotto il cervel- lo manda a dritta con serpentino corso il nervo del membro genitale, ed a sinistra quello del sifone. Da’ lati del cervello posteriore, formando 1’ anello cerebrale, e dalla parte laterale hanno origine i nervi . dispersi nella sostanza del piede. Inoltre dalla ban- da posteriore del cervello derivano altri quattro nervi, due de’ quali a destra traversalmente di- scendono uno per disperdersi sul piede e } altro onde costituire il ganglio simpatico medio e laterale, che, dopo di aver cacciato vari nervi, ne spicca giù uno anastomizzato col simpatico minimo. Dagli angoli posteriori del cervello nascono due nervi, che dopo un certo spazio formano il ganglio sim- patico grande o superiore, e dai suoi nervi del 144 perimetro inferiormente se ne staccano due pres- so il pericardio che si uniscono al ganglio simpatico minimo , ed onde esce la coppia di nervi distri- buiti a’ visceri. Il cervello della Ciprea (1) è fatto dalle soli- te fasce nervose con due gangli laterali grandet- ti; notandosene a destra altri due, dai quali de- riva un filo nervoso col ganglio contiguo ed un altro più grosso, dante un paio di fili nervosi ver- so dietro, ed altrettanti al cervello. Sotto il bulbo muscoloso si veggono eziandio due ganglietti. Nel Cono rustico (2) esistono due grossi ganglj orbico- lari tra loro da fascia uniti, e nel dintorno cac- ciano var] fili nervosi, che a diritta presentano tre gangli avvicinati, e’l quarto è presso il fegato al- logato. Dalla coppia de’ ganglietti del bulbo esofageo della Nerita (3) partono due lunghi fili, che fi- niscono al cervello formato da parecchi gangli a dritta e sinistra, e congiunti fra loro per la solita fascia. La Jantina (4) possiede due grossi gangli posti a’ dlati ell’ esofago, altri due più piccioli situati sot- to il medesimo e tutti riuniti da un nervo. Nella Fasianella (5) si veggono due gangli uniti da filo traversale che passa sopra l’esofago e da un altro che ne va da sotto, da’ quali nascono due filetti che formano piccolo ganglio duplice , donde pro- vengono nervi particolari alla parte anteriore del canale intestinale. La Vivipera (6) ha il cervello (1) Cypraea pyrum. (2) Conus rusticus. (3) Nerita canrena. (4) Helix Janthina. (5) Phasianella bulimoides. (6) H. vivipera. 145 di due lobi uniti da filo nervoso, partendo da quello di dritta un nervo disperso nel muscolo alligatore della columella. Ritornando alle Neriti (1) è da sapersi che due ner- vi maggiori escono in dietro del cervello, e terminano in un ganglio rotondo mediano, da cui provengono nervi alla sostanza dal piede ed altri anastomizzati co’ nervicciuoli del cervello , risultandone tre ganglj a dritta, ed altrettanti a sinistra. Il colorito di tai nervi è rosso, e mi fece chiaramente conoscere che esso dipenda dal fluido nerveo che li riempie. I Turbini (2), il Cielostoma (5) ed i Trochi (4) hanno il sistema nervoso analogo al Cono ed allo Strombo per lo innanzi accennato. I gangli cerebrali della Carinaria (5) sono collocati sull’ esofago, da’ quali provengono anteriormente i nervi ottici ed i tentacolari , e posteriormente tre lunghi nervi simpatici, uno diretto e distribuito fra visceri, e due altri arrivati presso la decussazione fibrosa dell ala natatoria formano quattro gangli, che danno nervi a’ lati ed in dietro fino alla coda. È presso a poco analogo il sistema nervoso delle Pre- rotrachee, in una delle quali anche esternamente irasparisce la quadrupla riunione de’ gangli ence- falici (6). A Il sistema nervoso della Ombrella (7) si compone dalla fascia cerebrale, che circonda fl esofago con (1) Nerita glaucina. (2) Turbo rugosus. (3) T. elegans. (4) Trochus tessulutus. (5) Carinaria mediterranea. (6) Pierotrachea Friderici, hyalina. (7) Patella wnlellata. 10 146 due gangli primari laterali inferiori, e da altri due superiori con analoga fascia cerebrale, donde na- scono due filetti, che producono la solita coppia di ganglietti esofagei. Infiniti sono i nervi, che par- tono da’ gangli cerebrali maggiori pe lati e pel di sopra del corpo, e finalmente non pochi discen- dono ed internansi fra la massa epatica e gl’ in- testini. Giacciono a’ lati dell’ esofago del Gasterot- tero (1) due gangli, che ne rappresentano il cervello. Da’ medesimi diramansi parecchi nervicciuoli per le parti contigue e le viscere, ed una fascia nervosa che, cingendo il bulbo dell'esofago, uniscesi ad un’al- tra coppia di gangli posti sotto quest ultimo. Da essi parte un paio di fili nervosi, che comunicano con due esilissimi gangli allogati nella inferior faccia del bulbo annunziato. La Bulla (2) ha il cervello composto da ire gangli rotondi colore rancio in ogni lato, e fra loro uniti per le solite fascie traversali. Da essi nascono infiniti ner- vicciuoli per le loro vicinanze. Ma sono da notarsi i due nervi che in su producono i ganglietti po- sti sotto il bulbo esofageo, e l’altro paio collocato pres- so lo stomaco osseo, ed amendue le coppie hanno il nervo traversale. Per la destra e sinistra parte dell’ addome cammina un nervo, che finisce con un ganglio simile a quello del nervo dal lato opposto, il quale non solo dà il filetto di comunicazione col compagno, ma altri due ne somministra pei sim- =———_ (1) Clio Amati. (2) Bulla lignaria. 147 patici inferiori, i cui nervicciuoli distribuisconsi al fegato, allo stomaco, alla ovaia, alla matrice ed agli intestini. Due ganglj, giacenti a dritta ed a sinistra della esofago e comunicanti fra loro mercè una striscia nervosa superiore e l’altra inferiore , rappresenta- no il cervello del Doridio (1). Tedioso sarei, se minu- tamente descrivere volessi il grazioso intreccio de’ ner- vi da esso provegnenti, i quali sparpagliansi nella so- stanza de’ visceri addominali e del piede. Basta sol- tanto accennare tre gangli , il primo simpatico che trovasi presso gli organi genitali , e gli altri due esi- stenti nella posterior faccia dello stomaco, che man- cano del tutto nell’ Akera carnosa di Cuvier. Il sistema sensitivo delle Aplisie (2) da me esami- nato risulta dal cervello, da gangli e da nervi. È quello formato da un grosso ganglio quasi qua- drato posto sopra l esofago presso le base del suo bulbo. Nel centro principalmente è rosso-rancio, che ravvisasi pure nei gangli. È circondato da vali- da membrana contenente molte glandulette gialla- stre. Dagli angoli inferiori cerebrali nascono due stri- sce nervose, che finiscono in altrettanti gangli lenti- colari situati umo a destra e l'altro a sinistra. Gli de nomino dohadschiani, perchè furono la prima volta descritti da Bohadsch , essendosene poi trascurata la conoscenza. Poco giù veggonsene altri due rile- vati nel mezzo , legati a’ iecdenii e mercè un (1) Doridium Meckelu. (2) Aplysia leporina, punciata, neapolitana 146 nastro nervoso traversale fra essi anastomizzati. N’esi- ste altresì un secondo filetto , che passa sotto le ramificazioni dell’ aorta , cui somministra un nervic- ciuolo. Laonde dalla unione di tutt’ i descritti gan- glj è prodotto 1’ anello, pel quale tragittano P esofago, le glandule salivari ed alcune picciole arterie. Il primo paio di nervi esce dalla banda ante- riore del cervello ; e si dirige sotto il bulbo mu- scoloso. Ivi trova un ganglio miliare attaccato ad una striscia nervosa, da cui partono parecchi sottilissi mi nervi diretti ai muscoli. Il primo di tali ner- vicciuoli bifurcasi dopo di avere dato de’ fili alla contigua massa carnosa. LI secondo avviato pella parte anteriore del bulbo esofageo, che costeggia, termina nei suoi muscoli. Îl terzo finalmente manda un ramo sino alla metà del cammino percorso dal- le glandule salivari, e due altri alla superiore ed inferiore regione dell’ esofago. Il secondo paio di nervi schiacciato e lunghetto viene dall’ angolo superiore del cervello, e, pria dij sparpaghiarsi in tre o più ramoscelli diretti sopra la bocca e ’1 collo, dà un picciol nervo al musco- lo, che tira il bulbo a’ lati , ed indi penetra nel- la sostanza della cervice. Il terzo paio di nervi più grande dell’ antecedente va al labbro supe- riore, al tentacolo inferiore destro ed all’ organo della generazione. Il quarto paio picciolissimo si di- rige alle medesime adiacenze , ove è andato il pre— cedente. La quinta e final coppia di nervi cerebrali a mezzo corso si divide in tre e talora anchezngin 19 quattro filamenti. Uno di questi si dirige al ten- tacolo posteriore, laddove si sfiocca, 1’ altro finisce nell’ occhio e nelle parti circonvicine , e Vl ultimo si espande sotto la cute. Da due ganglj cervicali inferiori partono circa dieci nervi, e tranne uno che si disperde su la guai- na del membro genitale, i rimanenti più o meno ramificati intrecciansi ne’ lacerti del piede, da cui provengono i nervi delle viscere. Dalla parte poste- riore del gauglio bohadschiano destro, e dall’ an- teriore del sinistro. hanno incominciamento due ner- vi, che con tortuosa direzione s innoltrano. verso l apparecchio degli organi genitali femminei. Quivi incontrano. un ganglio. presso. a poco romboidale , che puossi dire simpatico, al cui angolo superiore attaccasi il primo di essi, cd all’ interno uniscesi il secondo. Dal medesimo provengono altri nervi per le branchie e pe luoghi contigui; per la vagi- na, matrice ed ovaia, donde prende origine un gan- glio esilissimo per lo fegato e lo siomaco , pegl’ in- testini ec. Una ricerca molto prolissa sul sistema sensi- tivo di questi animali non mi è sembrata necessaria : tantoppiù che lo. stesso poco o nulla varia da quel lo dell Aplisia (1), in cui è stato sì ben descritto e delineato dall’ accuratissimo. Cuvier. Nel Pleurobranco (2) il cervello è quadrangolare giallo e granelloso , il quale caccia in su due nervi pel ganglio esofageo , altri a lati per gli organi genitali, (1) Ad. fasciata. (2) Pleurobranchus inberculaius » Forshahli, 150 per gli tentacoli, gli occhi e le parti adiacenti; e due di essi giù, 1 quali riuniti al nervo traversale costituiscono uno spazio trigono pel tragitto dell’ esofago e del canale salivare, avendo negli angoli alla base un ganglio , da cui nascono quattro ner- vi, uno de quali forma il simpatico. Il sistema ner- voso del Pleurobranchidio (1) ne diversifica solo pe’ nervi ottici molto sviluppati, pe laterali, pe’ gangli simpatici maggiori col nervo traversale anastomo- tico, e pe’ minori appena abbozzati, da quali si con- tinua un lungo nervo. Poco è da questo diverso il sistema sensitivo della Pleurofillidia (2). Il cervello delle Tetidi (5) di figura rettangolare è situato sul principio dell’ esofago , ed è formato da una specie di sacco ricolmo in parte di granelli ova- li giallicci , due di essi sono bianchi mediani, ed ai cui lati non solo giacciono gli occhi, ma pure esco- no sei nervi principali: il primo de’ quali bifurcato dirigesi al pallio, il secondo all’ aletta tentacolare , il terzo e quarto a’ lati del corpo ed agli organi generatori, e l ultimo poi discende verso il termine dell’addomine, dando filetti a’ lacerti muscolosi del piede sino alle pertinenze del duodeno, dove forma ingrossamento gangliforme. Nella Tritonia (4) il cervello si compone di quat- tro gangli situati traversalmente sull’ esofago, es- sendone 1 medii bislunghi ed i laterali rotondi. Da essi partono i nervi tentacolari , gli ottici, 1 boccali, i (1) Pleurobranchidium Meckelii. (2) Pleurophyllidia neapoltrana. (3) Tethys leporina, fimbria. (4) Tritonia Hombergii, 151 mascellari ed 1 viscerali. Analogo è l'apparato nervo- so della Scillea (1) e del Glauco (2), ne’ quali sono manifesti i gangli simpatici. Nè grandi differenze vi ho rinvenuto nell’ Onchidio e (3) nelle Doridi (4), che sotto questo riguardo mi è sembrato intermedio fra quello delle Tetdi e Tritonie: dicasi lo stesso delle Testacelle, Parmacelle, e Dolabelle. Il Lumacone (5) ha il cervello fatto da due mas- se una superiore e l’altra inferiore all’ esofago, e sono unite da cordoni nervosi sì corti, che sembrano costi- tuirne una sola in forma di anello. Questa ultima massa dà origine a due grossi nervi rivolti posterior- mente, da quali nascono altri pel piede, pei co- muni integumenti e pe’ visceri. Dal cervello partono i nervi per la bocca, pe’ tentacoli maggiori e minori, uno da quali va all’ occhio. I’ Elice pomazia (6) presenta il cervello fatto dal- la massa anteriore più grande della posteriore, col- la quale è anastomizzata mercè una fascia laterale. L’ esofago e le glandule salivari passano a traverso P anello, che amendue rimangono. Nascono dalla parte anteriore della prima due nervi che, scorrendo sull’ esofago, finiscono con due ganglietti presso la base del di lui bulbo muscoloso, dai lati provenen- do i nervi pel tentacolo maggiore, da cui si spicca (1) Scillaea pelagica. (2) Glaucus hexapterygius. (3) Onchidium Peronii. (4) Doris Argo , testudinaria , verrucosa, leporina , tuberceuluta, limbata. (5) Limax ater. (6) Helix pomatia. 152 V ottiee, pel tentacolo minore, per la massa della bocca e per gli organi generatori. Il ganglio posteriore cerebrale somministra eziandio un nervo a queste parti, un secondo pei visceri, il terzo è diretto al mu- scolo alligatore della conchiglia, ed altri nervicciuoli inferiormente usciti dal medesimo s° internano e spar- pagliano nella sostanza lacertosa del piede. Picciole disparità ho rinvenuto nelle altre Elici (1). Art, IV. Pteropedi e Cefalopedi. La Jalca (2) ha il cervello quadrilatero, compresso ed un pò più stretto dietro; uscendo i nervi da’ suoi quattro angoli e due di essi formano una coppia di gangli sotto 1’ esofago. Lo Pneumoderme offre il cer- vello traversale strettissimo, e tra’ nervi, che (3) somministra, ve ne sono due per ogni lato, i quali sot- to la bocca formano un gruppo di sei gangli, quat- èîro mediani grandi, e due piccini laterali. Il Clio (4) possiede duplici lobi cerebrali, che, mentre danno nervi a’ tentacoli, formano poi un doppio collare, P an- teriore va nelle parti inferiori della bocca , ove trovasi un ganglietto, ed il posteriore ne ha un altro per ca- daun lato, che fornisce di nervi la eute ed una cop pia è dispersa ne’ visceri. Sono queste le poche nozio- ni, che finora si posseggono intorno il nerveo appa- rato degli Pteropedi. Ne? Cefalopedi esso distinguesi da quello delle ——— (1) Helix hortensis., nemoralis, aperta, aspersa, stagnalts. 2) Cavolinanatans, (3) Pneumodermon Perontii 10 borealis, (2) Cavol li 5) Pnet Ù te; 1) Cliol i 109 precedenti classi di Molluschi per la forma e con- sistenza del cervello. È questo contenuto nel cranio cartilagineo, in cui trovasi una specie di sicrosità: e presenta la figura anellosa , non chè ha una consisten- za solida polposa gialliccia molto simile a quella dell’ encfealo de’ vertebrati e precisamente de’ Pe- sci, co’ quali immediatamente si concatena. Il celebre Cuvier lo crede diviso in parte anteriore bianca qua- drata e nella posteriore bigia e quasi globosa , deno- minando quella cervello e questa cervelletto ; ma tali particolarità non sono confermate dal fatto, poichè nello stato di freschezza vi manca qualunque se- parazione e ’l1 colorito è sempre bianco-giallastro. Il cervello inoltre è racchiuso in particolare mem- brana, la quale internamente rimane l'anello pel pas- saggio dell'esofago e de’ vasi, e nell’ esterno adattasi al cavo del cranio. Escono dalla superiore sua parte quat- iro nervi, che ascendono alquanto su a fin di produr- re l’anello esofageo, risultante da due gangli uno dorsale rettangolare, e 1 altro ventrale bilobato : colla particolorità che i due nervi dorsali finiscono agli angoli inferiori del respettivo ganglio, che ne- gli altri due angoli dà egual numero di nervi di- spersi fra’ muscoli del bulbo esofageo ; facendo la coppia ventrale anche lo stesso. Nella Seppia il ganglio esofageo dorsale è situato più sotto del com- pagno, ed ha maggior numero di raggi nervosi. Dal suo margine superiore provengono è nervi per cadauno cirro assottigliato, oppure espaso in ve- la, e nella uscita mercè iraversale rametto sono fra to- 154 ro anastomizzati. Ciascuno di tai nervi insieme co’ vasi venosi ed arteriosi percorre | asse o cavo loro centrale dalla base fino all'apice, e di tratto in tratto rigonfiasi in nodi ganglionici, dal peri- metro de’ quali escono nervicciuoli a foggia di stella ed internati pure nella sostanza muscolare. Dalla media regione del cervello derivano pe? lati i nervi acustici e poco più avanti quelli per l infon- dibolo: come dalla laterale banda cefalica ha origine il nervo ottico cilindrico, il quale passa pel foro analogo e con traversale corso si dirige verso il globo dell’ occhio; ma pria di giugnervi è sommamente ampliato nel talamo‘ottico quasi sferico, e renifor- me negli Eledoni (1), il quale offre infiniti nervi che ne coprono la superficie, ed incrocicchiati tra loro prima di pertugiare separatamente il globo dell’ oc- chio, onde formare la retina. Nel Nautilio già eonservato in acquavite appariscono essi nella fac- cia piana del talamo a guisa di separati fascetti, che hanno nascimento dal cervello, ma ristretti nel nervo ottico, indi espandonsi in forma globosa nel talamo per decussarsi avanti di entrare nell’ in- terno dell’ occhio. Dalla inferiore e laterale parte del cervello escono ne’ Polpi due nervi, i quali attraversando le pareti ad- dominali vanno a formare una coppia di gangli sferici compressi e stellati corrispondenti a’ lati del sacco, dal perimetro de’ quali sorgono come tant raggi infiniti (1) Ccetopus moschatus , Aldrovandi. 155 nervi dispersi nella muscolare sostanza di quello. I me- desimi nel Calamaro appena dopo la loro origine sì bifurcano ; accompagnandosi l'interno di essi coll esterno, e si separano quando questo termina nel ganglio ovale, dal quale soprattutto esternamente par- tono molti nervi, uno di essi maggiore giugne fino presso l'apice del suddetto sacco, non chè più o meno internato e disperso nelle sue carni. Indi quello fian- cheggia le pareti della cavità, che alberga la lamina cartilaginosa, e di poi nelle pertinenze del corrispon- dente natatoio buca le pareti del sacco ed a guisa di zampa di oca si divide in sei o sette nervi, che in direzione divergente sparpagliansi sul natatoio del suo lato fino all’ apice. Nel Calamaro a saetta il succennato ganglio è fusiforme, e n’escono parecchi nervicciuoli nella sola parte interna distribuiti sul cavo della lamina cartilaginea ed uno di essi traversale anastomizzasi col ganglio opposto. Dopo mezzo pollice tornansi a riunìre in un nervo solo, che, costeggiando il cavo suddetto, dandovi de’ filetti dal solo lato interno , e poi avvicinati vieppiù inferiormente bucano il sacco, e bentosto ognuno si bifurca, nascendone due plessi sparpagliati sull’ ala natatoria fino al suo perimetro inferiore. I cordoni nervosi descritti dalla teca cartilaginosa della Seppia escono più divaricati ed ovali sono i gangli che formano, i cui nervi raggianti disper- donsi nella sostanza muscolare del sacco e propria mente ne lati del ventre. I sopraddetii gangli nel- 156 la parte interna con tre nervicciuoli si anastomiz— zano col cordone compagno, il quale poc oltre per- tugia il sacco, si appiana e divide in tre plessi pri- mari spiegati a guisa di ventaglio sotto la cute dor- sale sino al termine del corpo. I nervi de’ visceri vengono dalla mediana ed in- feriore faccia del cervello, attraversando la teca car- ulaginosa, i quali principalmente nella Seppia si anastomizzano, nelle pertinenze del fegato ; indi distinti e con superficiale corso discendono tra que- sto e la borsa dell’umor nero fino al fondo del- lPVaddome, ove formano un ganglio, da cui esco- no tre nervi dispersi a’ cuori, alle branchie ed alle Intestina. CAPITOLO IV. — Organi sensori. Art. I. Cute e tatto. Considerando i comuni integumenti dall interno. all’esterno, riesce facile vederli composti da sei strati , vale a dire: dal pannicolo carnoso, dalla cute , dal reticolo vascoloso, dal pigmento , dal corpo papilloso e nervoso e dall’ epiderme. Sue appen- dice sono i follicoli mocciosi ed 1 peli. I suddetti ap- parati però non hanno quell’ ampio sviluppo, che presentasi negli animali vertebrati. Difatto in questi il pannicolo carnoso osservasi assai più pronunziato di quello degl invertebrau. La cute è l’inviluppo generale, che componesi di ft 157 bre gelatinose variamente intrecciate , che riman- gono gli spazi pe’ vasi e pe’ nervi, e nelle cui ma- glie spesso depositansi de’ corpi inerti oppure dei sali calcarei, e rare volte trovasi libera dal sotto- posto panno carnoso. Sovrasta ed essa il reticolo va- scolare sottilissimo e formato da infinite anastomosi di vasi arteriosi e venosi, mancando di linfatici. Il pigmento, che talora non esiste, apparisce alla faccia esteriore del precedente come uno strato poco con- siderevole, quasi mezzo fluido, composto di gra- nelli insieme riuniti senza contiguità organica col- le altre parti, formando una membrana artificiale diversamente colorita, che sembra esalata da’ vasi. Il reticolo vascolare e il pigmento costituiscono la rete malpighiana, essendo il: primo la fonte della materia colorante, e’ secondo ne è formato, o me- glio ne è il deposito. Il corpo papillare, di cui al dire di Bichat, è più facile immaginare l’ esistenza, che dimostrarla, ri- sulta dalle estremità nervose, che attraversando gli strati esposti terminano alla loro periferia a guisa di papille. Se ciò è diflicile accompagnare negli animali delle classi superiori, molto più nelle inferiori, in cui non ho potuto mai seguire i nervi. Si conoscono appie- no quante opinioni siensi emesse sul conto della epi- derme (1), che è fatta da una sostanza cornea esalata alla superficie cutanea ridotta a membrana, priva di pori, spesso di più lamine, di facile riproduzione (1) Veggasi la nostra Memoria sulla cuticola umana. 158 quando sia distrutta, ma non mai ove mancasse la cute. Lecritte o follicoli semplici, oppure composti, sono gli organi destinati alla separazione di una sostanza liquida o vischiosa , che geme alla superficie cutanea e necessaria per la sua natura invischiante, per accre- scere la sensazione del tatto, ed a proteggere la cute. Non esistono veri peli in questi esseri. $. I. Zoofiti. a) Polipi. È di scomposizione più (1) o meno fa- cile (2) la cute delle Spugne. Iò considero come apparato cutaneo la scorza vivente che veste non solo i Polipetti, ma lo scheletro delle Isidi, delle Gorgonie, delle Pennatole e delle Coralline. Un tes- suto cutaneo omogeneo scorgesi ne’viventi delle Ma- drepore e delle Attinie (3), nelle quali esso pare che appartenga al sottoposto strato muscolare, quantun- que avesse gran copia di pigmento colorato, e da’ pori trasudasse una materia viscosa, .che nell’ animale del- le Madrepore è il fosfato calcare. b) Acalefi. Le Meduse a prima giunta anche sem- brano mancare dell’ apparato cutaneo, ma con atten- (1) Spongia dichotoma , foveolaria. (2) S. communis. (3) I tentacoli dell’ Actinia crassicornis si attaccano fortemente alla cute, donde con diflicoltà possonsi separare. A tale fenome- no gli antichi attribuirono i pretesi danni delle così dette Ortiche. di mare. È certo però che coll’aiuto del microscopio non vi ho potuto affatto scorgere vestigio alcuno di ventosa od altro mezzo, la cui mercè si fissano a’ corpi adiacenti ; facendo anche speri- mentare non già prurito, come anticamente credevasi, ma una molesta sensazione quasichè fosse prodotta da infiniti corpi scabrosi e muricati. 159 ta osservazione scorgesi risultare da tenue strato dif- ficile a separarsi dal tessuto sottoposto , ripieno di follicoletti cilestrino-biancastri (1), rosei (2) o gial- lo-cerulei nella Velella (3), i quali contengono un umore acre, che produce l’ orticazione a contatto della nostra cute. c) Intestinali. Le Idatidi appena hanno la cute, e la ciste fibrosa, che abitano, non le appartiene af- fatto, ma spetta all’animale in cui trovasi. Paten- tissima è l’ esistenza della cuticola nella Tenia e nel Lombricoide dell’uomo ; essendo la loro cute appena abbozzata sulla faccia esterna dello strato fibroso , ed essa nello Strongilo è rossa. Forse in questi animali il primo integumento descritto sarà piuttosto cutaneo che epidermico. In qualche Planaria ho trovato la cuticola e la cute variamente colorite di rosso-gial- liccio e granellose. d) Echinodermi.Le Asterie offrono la cute molto disunta e tinta da un umore rosso-acre (4) facile a smungersi colle sue contrazioni, e da un altro violetto (5). Essa è più o meno doppia dura e ri- ducesi in una specie di gelatina filamentosa bianca dopo la morte; essendo nelle Ofiure (6) ricoperta da squame ossee. La cute degli Echini è appena visibile nelle pertinenze de’ piedi, nelle capsule ar- ticolari degli aculei e patentissima sul gambo delle Pedicellarie. Ben inteso che, quando l animale sia prossimo a morire, incominci a disfarsi , e seco porti (1) Medusa Pulmo. (2) M. pelagica, (3) Velella. (4) Asterias rubens. (5) A. Eclinophora. (6) Ophiura lucertosa. 160 la caduta degli aculei osset, rimanendo solo i car- tilaginosi. L° opposto scorgesi nelle Oloturie , le quali sono ricoperte dall’ epiderme , ed hanno la cute membranosa (1), coriacea (2) o cartilagino- sa (5). Nella faccia epidermica ha questai follicolet- u, che lavorano un moccio filamentoso fosco, ed è for- mata da fibre molto avvicinate e biancastre. Il tes- suto cartilaginoso cutaneo è esclusivo delle Fisto- larie, e colla macerazione mostra diversi strati di fibre tendinose, variamente incrocicchiate in mez- zo ad un tessuto ‘capace di massima dilatazione e contrazione, non chè molto disposto ad infiltrarsi di acqua. S$. II. Articolati. e) Anellidi. Sotrilissima, dilatabile oltremodo, le- vigata e compatta è la epidermide del Sifuncolo nudo ed al suo corpo lascamente attaccata. La suecen- nata tunica sulla coda è più fitta degli altri luo- ghi ed ha pure delle leggiere macchie nerogno- le (4). Tolto l esposto invoglio apparisce la faccia esterna della sua proboscide disseminata di prominen- ze ovali, simmetricamente disposte e fra loro alquan- to avvicinate, che gemono un umore particolare. (1) Holothuria Stellati, (2) H. tetraquetra, (3) H. Sanctori. (4) Questo verme, quante volte sia tenuto per qualche giorno fuori l’acqua marina, presenta la cuticola di tratto in tratto sollevata in piccole vesciche. Anzi, se esso per alquanti giorni si tenga nello spirito di vino ed acqua, si vedrà che, corrugandosi gl’ in- tegumenti sottoposti , la prefata membrana maggiormente se ne di- stacca. Da qui forse è derivato l’ inganno che il Sipunculus sac- catus sia stato credulo una specie diversa dal S. nudus. 161 Tia cute risalta da esili fibre carnose longitudinali bianco-gialliccie. L’epiderme della Sanguisuga (1) è bianchiccia , assai dilicata e difficile ad essere separata dalla cute, cui è tenacemente attaccata. Questa ultima nella sua faccia esteriore ha tre strisce gialliccie per cia- scheduna banda oltre il pigmento, che è verde nella Sanguetta medicinale e fosco nella cavallina. È molto compatta, risultando da tenuissime fibre longitudi- nali, qualora si armi l’occhio di lente. Non ho trovato le cripte mucose sì in essa, che nella Sanguisuga di mare(2).Dal cutaneo apparato di amendue geme pe- rò un umore viscoso e fetido. Le Polie hanno la sola cute cospersa di materia glutinosa. I Lombrici han l’ epidermide levigatissima ed in qualche tratto con riflessi iridati, ed è di fa- cile separazione dalla sottoposta cute muscolosa piena di esili rialti glandulosi, che trasudano un glu- tine viscoso da darle un certo lezzo, che in qualche- duno di essi (3) incrostra il rispettivo abituro, ed in qualche altro (4) forma una specie di tubo mem- branoso. Negli Anellidi tubicoli la pelle è meno compatta ne’ siti coperta dal tubo calcareo, che si fab- bricano. (5) Le Afrodite sono vestite dalla cuticola e dalla cute, le quali rendonsi più patenti sotto il loro piede. In esse poi i peli arrivano all’ ultimo gra- __— (1) Hirudo medicinalis , sanguisuga. (2) H. muricata. (3) Lumbricus marinus. (4) L. fragilis , Sabella ventilabrum. (5) Serpula triquetra , muricata. 11 362 do di sviluppo e lunghezza, e nel dorso della più grande specie di questi Anellidi (1) vedesi un tes- suto di peli lunghi e flessibili, che ne coprono le branchie e riflettono i più bei colori dell’ arco baleno. L’ epidermide delle Nereidi (2) è sottilissima e capace di presentare tutte le tinte del prisma con riflessi iridati, argentini e dorati. La cute in esse è poco manifesta e la Nereide napoli- tana è ricoperta da cute gialliccia , che vicino a morire trasuda un umore nerastro , che ‘tinge le dita di chi la tocca, egualmente che l’Arenicola (3) le fa gialle. L’ epiderme e la cute di tutti gli A- nellidi marini, tranne le Polie, sono dal più al meno fosforescenti in tempodi notte; ma osser- vansi ne'lati del corpo di molti di essi alcune pro- duzioni rigide necessarie alla locomozione , e che non possonsi paragonare a’veri peli, perchè non hanno bulbi, sono dure , fragili , corneo-calcari , iridate ec. f) Insetti. Hanno la cute molto compatta cornea, la quale esternamente è spalmata di pigmento e coperta dall’ cpiderme liscia lucida e poco den- sa. La cute delle ale, che osservasi in questo gruppo, è della medesima natura di quella del resto del corpo, che anzi assai più sottile e tra- sparente. Il più delle volte la cute ha delle pro- duzioni pelose e negl’ Imenotteri e Lepidotteri le (1) Aphrodita aculeata , squamata. (2) Nereis gigantea , cuprea , Bertheloni, (3) Arenicola piscatorum, 163 alì sono coperte da scaglie farinose facili a cadere ed ornate de’ più eleganti colori , e conviene dire che somigliano per tal riguardo alle penne degli uccelli. 11 colore delle larve non ha alcuno rap- porto con quello , ch’ esiste nell’ Insetto perfetto e ciascuna famiglia naturale ne ha uno suo proprio. Dippiù alcune specie d’Insetti esapedi godono nello stato di vita della singolare proprietà di es- sere fosforescenti all’ aria libera in grazia dell’ umore lavorato in taluni siti della cute trasparente. Le loro Larve presentano questa poco distinta dal sottoposto strato muscolare, il pigmento molto este- so nei punti colorati, e l’ epiderme assa compatta principalmente nell’ articolazione degli anelli, me- no sulle macchie di colori, ed in certe epoche della loro vita è formata da due strati e fornita di peli lunghi ed affollati. Sono questi mera continuazione dell’ epiderme, colla cui muta cadono e si rinno- vellano. Sì la cute che le cuticola delle Larve sono capaci di essere cangiate da sette (1) fi- no a dieci volte: fenomeno conosciuto col nome di muta. Tra’ Miriapedi il Centopiedi (2) ha la cute quasichè calcarea, la Scolopendra (3) la of- fre cornea, il cui il sistema di colorazione è al- quanto brillante. g) Ragni. Non presentano gran differenza cuta- nea da’ precedenti, c la pelle addominale è ca- pace di molta distensione. Hanno de” peli , e’1 loro e e (1) Bombix caia. (2) Julus terrestris. (3) Scolopendra morsitans , forficata. 104 apparato colorato è uniforme, poco variabile, ed ha l'apparenza di piccioli punti glandulosi. h) Crostacei. La solidità della loro cute è dovuta a’ sali calcari depositati nel ressuto di una par- te del derme. Nella Ragosta si osservano vari strati, vale a dire il piano fibroso un pò traslu- cido patentemente vivo, che non s'indura mai ; il secondo cartilagineo opalino più spesso ; il ter- zo maggiormente denso e di tessuto meno fitto, in cui avviene il deposito delle molecole calca- ri; e’l quarto infine superiore a quest’ ultimo più sottile, composto da materia colorante, da pigmento e dallo strato epidermico, essendo il solo prolungato sulle parti calcaree. Sezionato a lungo un pezzo di cute del Pa- guro rilevasi che la membrana calcifera sia in- dipendente dalla cute, formandone lo strato e- sterno, la cui faccia esteriore è colorata. Da ciò ne risulta che in questi animali è la parte medesima della cute che s’incrosti, capace di rinnovazione e seco trascina quello, che vi è al di sopra. In seguito separasi un novello straio cu- tanco che diventa duro e cade, e ciò avviene fino all’ epoca del suo perfetto accrescimento, in cui non riproducesi più. Nelle Squille la cute è molle ed alquanto più dura negli Aselli. Le diverse eminenze ed incavi della sopraflaccia dermale de’ Crostacei è dovuto alle varie conforma- zioni de visceri. In essa si osservano pure i peli solitari od a fascetti, ed i colori sono uniformi e 165 poco variati, diventando rossi dopo la morte del- l animale all’azione dell’ aria e colla bollitura. SG. II. Molluschi a) Zdee generali. In essi la cute è quasichè im- medesimata col sottoposto strato muscoloso , e ne sembra assoluta dipendenza. Offre un tessuto po- co compatto, alquanto celluloso e contiene nell’in- terno o più spesso all’ esterno un deposito di materia calcarea, ma non mai nelle sue maglie, di uno o più pezzi, e detto conchiglia. Siffatta escrezione calcare accade tra la cute e le altre sue parti, essendo per lo più ricoperta dall’ cpider- me. Reputasi un corpo morto escreata ed analogo al pelo, che seco trascina la materia colorante e la cuticola; ma che resta in comunicazione orga- nica coll’ animale, almeno per la sua lamina interna. La eute inoltre in questi animali non si limita solo a rivestire il corpo, ma prolungasi ne’ lati, formando una specie di mantello con la- mine, digitazioni e frangie. Essa è più fitta ne’ Molluschi nudi, e si vede ciò anche in alcune specie di questi esseri, che hanno la conehiglia , dalla quale non sono inte- ramente coperti. Dippiù la cute del dorso e dei margini del pallio o collare è più dura di quella del ventre. Il reticolo vascolare è molto svilappato , come sì può argomentare dalla gran quantità di ma- teria mocciosa versata alla sopraffaccia cutanea. Il pigmento vi esiste e puossi vedere nc’ margi- 166 ni del pallio delle Aplisie e di molti Testacei, le cuì tinte vivissime sono assai ammirevoli. Il colore bianco, porporino, violetto, bleu e l’ aurora vi sono distribuiti in eleganti e diverse maniere. L’e- pidermide nella maggior parte non esiste, ed es- sendovi risulta da una materia mocciosa indu- rata, Le produzioni peliformi, che trovansi alla superficie esteriore delle conchiglie, dette drappo marino o epiflosi , sono appartenenti alla cutico- la, anzichè crederle veri peli. L’apparato follicolare vi è stato piuttosto pre- sunto dalla gran quantità di moccio, che i Mol- luschi terrestri cacciano , ma sotto il piede di que’ di mare come le Tetidi ho trovato glandule ben distinte riunite oppure separate. Nell’ abitato- re delle Lumache ho veduto i follicoletti cutanei. b) Acefali. La massa de’ Policlini ed A plidii ap- pena ha qualche vestigio di cute, egualmente ehe quella dei Botrilli. Il cilindro del Pirosoma è fatto dalla cute gelatinosa, cristallina e molte lince crassa. La pelle delle Ascidie è membranosa in alcune (1), ed in altre cartilaginosa o quasi- chè lapidea (2). Non vi ho rinvenuto 1’ epiderme con molta chiarezza , ed una di esse (3) ha talune produzioni pelose. Le Salpe offrono la cute membra- nosa (4) , trasparente ed in qualche sito assai du- racome presso la massa de’ visceri (5): ed in molte n (1) Ascidia intestinalis , (2) microcosmus. (3) A. papillosa. (4) Salpa cyanea. (5) S. maxima.. 107 di esse ha ne’ lati talune fovee, mercè le quali at- taccansìi e formano società tra loro. c) Gasteropedi. I Chitoni hanno la cute non solo compatta, ma eziandio eoperta da squame tuberco- lose calcari come zegrino, talora munita di produ- zioni peliformi o di fasceti di setole corneo-cal- caree disposte per pala. La Carinaria e la Prerotrachea tengono la pelle trasparente, crassa , quasichè cartilaginosa e pie- na di wbercoli nelle prime. Ne Gasteropedi nudi , come le Doridi e la Scillea, che non hanno alcun vestigio di conchiglia interna, la cute è più com- patta , talora tubercolosa, ed in molti dei mede- simi animali è prolungata in una specie di sifone re- spiratorio ; ma in quelli, che non se ne trovano provveduti, il mantello forma il cavo branchiale a dritta e di raro sulla metà del dorso. L’ epidermide veste | esterno delle Abplisie , ed anche si profonda nella cavità del loro man- tello, nell’interno del canale degli alimenti ec. In dette parti è molto delicata, mentre. sotto il piede forse a cagione dello. strofinamento, che soffre nel camminare su gli scogli, è di maggio- re doppiezza, che oltremodo aumentasi in quel- lo dell’ Aplisia Poliana. La cute (+) è formata da fibre variamente in- (1) Tostochè rivolgasi lo sguardo verso qualsivoglia Lepre di mare appena cacciata dall’ acqua ricoperta vedrassi da densa moc- cicala, che nel toccamento e colla scalfittura volentieri va via. Alla medesima debbonsi attribuire i varj colori delle diverse spe- 168 trecciate, essendo capace di notabilissima dila- tazione per l’acqua, che vi si trattiene. Nelle ale è più compatta del mantello e del collo ; meno però del piede , in cui diviene assai fitta. I follicoli, da’ quali lavorasi il moccio poc’ anzi esaminato , sono messi tra le maglie della sua fac- cia esteriore. d) Pteropedi. Nulla essi hanno diverso da’ Ga- steropedi. e) Cefalopedi.In questi la cuticola nonsi mostra più problematiea , essendo sottilissima , diafana , niente dissimile dalle tuniche sierose de’ verte- brati e di facile distacco dalla cute, cui la- scamente aderisce. L’ una e l’altra a guisa di sacco foderano l’ esterna superficie del corpo dei Cefalopedìi , internandosi nell’ infondibolo o sìfo- ne respiratorio, nel sacco addominale, e formando le espansioni de’ loro natatoì. Fra amendue e- siste la singolare distribuzione del reticolo vasco- loso (1) in forma di otrelli dotati di continuo e cie di Aplisie. Non mi appartiene alcuna osservazione da dimo- strarne ìil rinnovellamento. Conservo però due pezzi iniettati di mercurio delle arterie pterigoidée sì dall’ Aplysia leporina , che della A. fasciata , nelle quali a prima vista osservasi che tal mate- riale dagli ultimi vasellini arteriosi si è fatto strada in un pro- digioso numero di acînetti, che sequestrano îl muco suddetto. (1) La proprietà che hanno gl’ integumenti de’Cefalopedi di can giare i coloriti per macchie , e con una rapidità superiore a quella della cute del Camaleonte, era già conosciuta ad Aristotile , Plu- tarco ed Ateneo. Nè son mancati de’ filosofi antichi , î quali han- no proposto per modello da imitarsi il cangiante colore del corpo 1169 moto di sistole e diastole ; cosichè giunti alla massima loro espansione diminuiscono a poco a poco sino a divenire impercettibili, onde di nuo- vo e gradatamente aumentare le macchie cuta- nec de’ più gai e cangianti colori. Il derme ap- pena ha la spessezza di mezza linea, essendo ade- rente al corpo mercè tessuto cellulare, e ne Polpi —___— de’ Polpi, ed è quindi pur troppo noto ciocchè Alceo e Clearcs all’ uopo suggeriscono : Mentem habeas vafri polypi, Polypodis fuc morem imiteris versicoloris : Apud homines cum eris , tibi in mentem venìat polypi corporis Ad saxa variari nativum colorem. Altri esempi di simil fatta possonsi riscontrare in Aldrovan- do. Al cav. Poli non fu ignoto tal fenomeno , da cui fu osser- vato nel Solen strigilatus ( Test. IF 25, an. 1790) Cuvier nel 1317 parlando della cute de’ Polpi accenna quanto segue : » une liqueur rousse epanchée dessous , y produit des taches de méme cou- leur, qui changent de situation à chaque instant ». Il prof. Ca- rus posteriormente ha formato l’obbietto delle sue particolari e giudi- ziose ricerche su detto apparato : «quantunque nel vol. IV p. 64 delle mie Memorie sugli animali invertebrati avessi fatto conoscere che la priorità per la illustrazione dì tale sistema da Cuvier data all’ Archiatro Sassone sia dovuta al nostro professore Sangio- vanni. Il suddetto sistema è rappresentato da alcuni otricelli per lo più ovali, che racchiudono un umore espansile ( emato- sina ? ), e rosso foschi come l’ioide. Quando l’animale è pros- simo a morire sì vede che la tunica dei follicoli non ne sia interamente riempiuta ; e che, seguita la sua morte, sì rappigli; A me è sembrato che dal corrugamento degli integumenti esterni, dalla contrazione di ogni follicoletto, e quindi dalla refrazione de’ raggi luminosi , da’ quali sofio colpiti , veggonsi i differenti colori del prisma nello stesso follicolo; anzichè ammettere il bulbetto giallo, roseo, bruno, indago e cilestre, a’ quali converrebbe aggiungere il malachite e Vl argentino spettante alla Seppietta ed alle Tetidi. 170 le sue fibre variamente intrecciate sono più valide de’ Calamari e delle Seppie. Art. II Gusto. E un apparato più o meno complicate, col qua- le l animale ha I’ avvertenza de” corpi esteriori e sapidi. La sua sede precipua è nella tunica Chiunque vede le macchie bleu de”cirri veliferi dell’ Argonauta erederebbe esistervi i bulbetti bleu, ma osserverà il contrario, rin- venendoveli rossi. La Polpessa, quando sia moribonda, mostra i cirri bianchi, e qua e là delle macchie rossastre, le quali colla morte totalmente scompariscono. Il Polpo nel sollevare le verruche del suo corpo ricolme di follicoli gialli presenta le separazioni loro co- lor verde, che scomparisce tostochè quelle si abbassino., vedendo- si in tutto giallastro. / Il Polpo asinisco e’ moscaxello li tiene sul dorso: gialto-foschi.. La Scppia gli ha fior di malva ne’ cirri, e ne Calamari hanno. ri- lessi dorati. È d’ avvertirsi che questo colorito e 1’ argenteo sia insito alla epidermide di detti Cefalopedi ; siccome ravvisasi nel- le branchie della Seppia, e nella borsa del umor nero. de’ Cala- mari. Dippiù la tunica sierosa ,' che veste la cavità interna di que- sti esseri, non manca di avere alcuni punti rosso-foschi ovali ana. loghi a’ prefati bulbetti. Hanno questi rapporto. colle estremità de vasi sanguigni e per conseguente colla rete malpighiana ? Indarno ho cercato di cono- scerlo per via dell'iniezione e credo opportuno denominarhi otri- celli malpigliani, Nel Polpo moscarello: pare che que’ situati all’or- lo della membrana, che riunisce i cirri, e gli altri posti anche a” lati de’ medesimi , lavorino e quindi contengano l umore mo- schioso, di cui così scrive Carus: Yivum animal tuntopere mo- schum redolebat , ut totum cubiculum sentiretur. Neque post mor- tem odor plane cessit. Il che è pure confermato da un’ osservazio- ne nota agli stessi marinai, i quali, per torre a siffatto animale il nominato odore pria di cucinarlo ) ne distaccano. i comuni nte- gumenti, onde servirsene per cibo. 171 moceiosa della bocca, giacchè la lingua degli animali invertebrati non vi prende quella parte de’ vertebrati. a) Zoofîti. Trovo molto giudiziosa la idea di Cu- vier, vale a dire che la pelle de’ Polipi nonsia capace di gustare le particelle saline sciolte nell’ acqua, nel mentre che palpi tanto bene la luce. Nelle At- tinie opino che la sede del gusto risegga nel mar- gine della cavità gastrica, ma nulla si può as- serire di preciso. I Vermi intestinali dimostrano di averlo soprattutto nelle tre prominenze del- la bocca {1) o nei succiatoi laterali del Ioro corpo (2). È a tutti noto che siffatti esseri si cibino di solo moccio o di chilo, ad onta che fossero a contatto di altre sostanze alimentari ed escrementizie ; che rendansì tanto sensibili a’ ri- medi volatili vaporosi e fetidi da bentosto mo- rirne ; e che vadano qua e là scegliendo un nutrimento ad essi più confacente. Le Oloturie hanno eziandio l’ organo del gusto nell’ orifizio della bocca e ne’ tentacoli: dicasi la stesso degli Echini e delle Asterie. b) Articolati. La ventosa anteriore della Mignat- ta non solo ha la proprietà di discernere il sapo- re del liquido sanguigno dal latte , dall’ acqua zuccherata e dalle altre sostanze, che non suc- cia ad onta che dovesse morire; ma ancora sa preferire il sangue dell’uomo sano a quello del ma- (1) Ascaris lumbricoides . Oxyurus vermicularis. (2) Taenia solium. 172 lato , de Quadrupedi e delle Rane. Negli altri Anellidi si crede con fondatezza che la loro trom- ba e l’interno della bocca ne sia la sede. Sembra che molti di questi animali avvertano la sapidi- tà de’cibi, e vi è tutta la possibile credenza che abbiano la tunica gustatoria nell’ orifizio del cavo della bocca oppure nel suo interno. L’ orlo spongioso della tromba delle Mosche è da taluni scrittori reputato organo del gusto. Nella inferior parte della eavità boccale degl’ Insetti e- sapedi, che godono di gusto squisito , la cute è modificata in una specie di rigonfiamento lingua- le; ma la lingua conosciuta dagli Entomologhi soprattutto ne’ Lepigotteri , ed incaricata di suc- ciare ìl nettare de’ fiori, è modificazione delle ma- scelle ; e Blainville erede che alla sua radice esi- sta la tunica mocciosa gustatoria. Anche i loro palpi credonsi destinati al gusto. c) Moltuschi. Ne Cirropedi e Brachiopedi non evvi traccia veruna di membrana pel gusto. Gli Acefali nudi come talune Ascidie hanno certe pa- pille , spesso cartilaginee , coperte dalla tuni- ca mocciosa o ì tentacoli, che servono loro per gustare i corpi, che vogliono introdurre nelle vie digestive. Le Bifore e gli Acefalì testacei sì alimen- tano di molecole dei corpi organizzati portate alla bocca dal liquido, in cui vivono. Dentro questa ca- vità ne rimanenti Molluschi, principiando da’ Chi- toni sino all’Argonauta, esistono le papille della ru- nica mocciosa assai rilevate nella Tetide, ed una 179 specie di lingua formata ‘da molti pezzi carulaginei uncinati, disposti sopra una teca corta e mezzo- tubolosa o piana, lunga e spirale: la quale serve piuttosto ad attrappare e sfrantumare i cibi, che per gustarli. Art. IMI Odorato. L’ organo dell’ olfatto costituisce un apparec- chio più o meno complicato, per mezzo del quale l’animale avverte le odorose proprietà dei corpi. e quindi conosce la distanza e la forza delle mo- lecole odorifere, non che le loro facoltà. Esso è una modifica della pelle ed è stata detta la sua membrana olfattoria per la gran copia di fluido ac- quoso che sequestra , necessario per disciogliere ed invischiare le molecole odorose , che vanno a ioc- care le papille nervee. E quantunque sia un or- gano di prima importanza , pure moltissimi animali ne sono sforniti. Principia a trovarsi ne’ Molluschi che hanno il cervello, e risiede nelle appen- dici che si trovano alla parte anteriore della te- sta: anzichè credere col barone Cuvier che pos- sano odorare per tutta la superficie cutanea, non essendo possibile che la cute sia la sede della sensazione generale pel tatto e di un’ altra spe- ciale pell’ odorato. d)Articolati. Alcuni lo fanno risedere nell’inter- no della bocca della Sanguisuga, ove il fumo di tabacco spiega la sua micidiale influenza; co- 174 ime pure il traspirabile troppo lezzoso di taluni soggetti le fa sperimentare un certo disturbo. Molte famiglie d’ Insetti sono sprovvedute di olfat- to; ma in altre non solo esiste nelle antenne, che nell’ apice hanno la cute più dilicata e molle, ma è desso molto squisito , cosicchè quelli da lontano avvertono il cibo. I Papiglioni vengono in cer- ca delle loro femmine tuttochè chiuse dentro le scatole: e mercè questo senso cadono spesso in inganno e sono attrappati. Il Moscone va a depo- sitare le uova sulle piante di odore fetido , cre- dendo di restarle su la carne fradicia. Baster opi- nava che l'olfatto degli Scarabei e delle Api ri- sedesse nell’ entrata delle trachee o vasi aerei. I Crostacei, come i Granchi e le Ragoste, ne sono provveduti nelle due prime paia di antenne. Moltissimi Insetti, mancando di tali organi , sono perciò privi dell’ olfatto. e) Molluschi. Siffatta mancanza vieppiù cresce in questi animali, ne’ quali Blainville opina che Y olfatto risegga ne’ tentacoli dei Gassteropedi dove la cute è più molle e più ricca di ner- vi. Appena ravvisasi negli Acefali, ed è rappre- sentato dalle fogliette boccali, oppure non esi- ste affatto. Nè son mancati altri scrittori che hanno asserito che , alle molecole odorose per essere avvertite essendo necessario un veicolo gassoso , i soli Molluschi polmonali avevano Il’ odorato , la cui funzione disimpegnasi nel margine del foro dell’ organo respiratorio. In quanto a me conchiu- 175 do che ne Cefalopedi siffatto organo manchi del tutto, e quello che ne han detto gli antichi è destitnto di fondamento e di pruove. Art. IV. Zista. È l'organo col quale l’ animale avverte gli og- getti esterni ed anche talune parti del suo corpo mediante la lace ed i colori che vi si dirigono. £) Zoofiti. Sebbene le Attime mancassero di oc- chi, pure avvertono la influenza solare per espan- dere i tentacoli, i quali nella Gorgonia all’ op- posto si chiudono. È stata antica fola che la Te- nia umana avesse avuto gli occhi. Le Planarie però gli hanno più o meno distinti (1) od ag- gruppati (2). g)Articolati.Non posso asserire con certezza se gli occhi disposti a semicerchio , che la Sanguisuga a volontà rende più o ineno prominenti, adem- piano perfettamente all’ incarico della visione. Av- vegnachè ho spesso ravvisato che, avendo agli stessi approssimato de’ corpi, essa talora se ne è allontanata , ed altre volte mi ha dimostrato come se quelli, non avessero affatto avuto la facoltà di vedere. Una delle Polie (3) ha diciotto occhi dispo- sti in due filiere. Le Nereidi però hanno tutto il po- tere visivo ne’ loro occhi, talune delle quali ne pre- sentano quattro. La Eunice gigantesca si allonta- (1) Planaria nigra, (2) atomata, Mulleri, (3) Polia oculata. 176 nava dal mio dito, tostochè lo rivolgeva verso i due suoi occhi. Gli Spii (1), che talora abitano in un guscio corneo trasparente, guardano se mai sì presenti loro qualche ostacolo nell’ allungar- sene fuori. Nella estesa famiglia degl’ Insetti gli occhi sono sviluppati abbastanza, e distinguonsi in sem- plici o stemmati e composti : in essi non sì tro- va affatto lente cristallina, e la loro cornea tra- sparente e la sclerotica sembrano far parte della cute indurata. La struttura degli occhi semplici non è ancora bene assodata, ma quella de’ com- posti risulta da una piccola cornea nella sua fac- cia interna rivestita da tonica opaca colorata, cui è dovuta la singolare tinta degli occhi degl’ In- setti, essendo indipendente dal pigmento della coroidea. Tra questo intonico e la cornea si por- ta a ciascuna faccetta un filo ottico proveniente dal ganglio nervoso comunicante col cervello e mercè un cordone cilindrico si adatta alla con- cavità di questa. Tali filetti hanno attraversato la coroide col pigmento , che è composta da fitto tessuto cellulare, in cui espandonsi infinite rami- ficazioni tracheali. Quindi vedesìi bene che gli occhi composti ri- sultino da molti tubi oculari riuniti e stretti gli uni agli altri, e talora sono più di 12,000. E pare che il Supremo Autor della natura abbia voluto (1) Spio seticornis, quadricornis. Ji con ciò compensare certi Insetti della mancanza dell’occhio mobile de’vertebrati , dandone a quelli moltissimi e per ogni direzione. Sono essi sempre collocati a’ lati della testa, che in taluni è mobi- lissima(1), o presso le antenne ed immobili; e, non potendosi nascondere dentro l’orbita, la natura gli ha in parte riparati dagli urti de’ corpi esterni con gran copia di peli. Gli occhi inoltre sono più grandi negl’ Insetti, come nelle Cicindele, che vivono di sostanze animali, che cercano e perse- quitano nell’ aria. M. de Serres ha visto che i Co- leotteri luciferi manchino di coroidea e di trachea circolare; che la cornea sia più opaca, ed egualmen- te che questa offra lo stesso negl’ Insetti acquatici; che in que’, che vivono all’oscuro, la vista sia me- no sviluppata; e che nello stato di Larva manchi od appena vi sia l’ apparecchio visuale. I Ragni hanno gli occhi semplici collocati alla parte anteriore e superiore del cefalo-torace , ed al numero di quattro paia come gli Scorpioni. Gl’ Insetti esapedi nello stato adulto hanno le mas- se oculari composte; gli Emitteri, i Lepidotteri, i Nevrotteri, gl’ Imenotteri ed i Ditteri offrono queste e tre occhi semplici. I Crostacei tengono gli occhi composti, che sono in alcuni pedicellati , articolati ed alquanto mobili: pochi tra essi ne mancano, ed in altri sono riuniti in una massa mediana. Nelle Ragoste si trova la cornea trasparente unita (1) Zshna grandis, Musca domestica, 12 178 all’integumento esterno indurito, di cui è modifica- zione senza ammettervi deposito calcare, e la cui su- perficie ha infinite faccette o cornee, che somigliano a tante lenti convesso-concave per cadauno tubo o- culare. Nella parte superiore di esse trovasi la coroi- dea, e nel mezzo di ciascuna piccola cornea evvi la pupilla, da cui parte un tubo membranoso applicato sulla mammelluccia di una gran massa quasi gela- tinosa analoga alla lente cristallina od all’ umor vi- treo, convessa da una parte e concava dall’altra, colla quale si adatta ad un grosso ganglio nervoso forni- to di tanti alveoli, per quanti sono i tubi ottici. h)Molluschi.'Tut i Gasteropedi, eselusii Chitoni e le Neriti (1), hanno gli occhi ; però sono que- sti o senza gambo situati alla radice esterio— re od interiore (2) de’ tentacoli, oppure hanno particolare bulbo (3) o pedicello (4) ; che è inne- stato in gran parte a’ tentacoli (5). Sono gli occhi internati nella sostanza del dorso in qualche Bul- la, avanti e poco lungi da’tentacoli nelle Aplisie , tra lo spazio tentacolare nel Pleurobranchio e Pleu- robranchidio, nelle Tetidi e Doridi, che gli hanno pedicellati e finora creduii mancarne del tutto. Blainville ha rinvenuto l’ occhio della Volu- ta (6) composto da un inviluppo fibroso, donde tra- -— — (1) Ognuno parla di occhi nelle Neriti, ma gli abitatori della Nerita glaucina e canrena affatto ne mancano , come pure quello della Bulla lignaria. (2) Helix stagnalis. Auricula Myosotis. (3) Murex Tritonis, Buccinum Galea. (4) Halyotis tuberculata. (5) 2. trunculus , Brandaris. (6) Voluta cymbium, 179 sparisce il colore nero della coroidea. L’ orifizio pupillare è anteriormente situato , ed una enorme lente cristallina ne riempie tutto il cavo , essendo la cornea irrasparente formata dalla cute assotti- gliata. Il Tritone ha la lente cristallina sferi- ca, occupando quasichè la intera cavità del globo dell’ occhio, ed appena ne esce fuori. La Ca- rinaria e le Prerotrachee presentano il cristal- lino globoso con una zona nera , indizio del- l'attacco della coroidea , la quale insieme colla tunica esterna conformasi a guisa di cono infe- riormente aperto. La Lumaca , il Lumacone ed altri Molluschi capaci di tirare l’ occhio in par- ticolare astuccio, hanno la cornea trasparente, un invoglio nero , la retina, Ja lente cristallina, e Swammerdam nel Lumacone ha osservato 1’ iride e la pupilla. L'occhio de’ Gefalopedi perla bellezza e per la complicata struttura somiglia a quello degli ani, mali vertebrati i più superiori nella scala degli esseri. Il suo globo ne’ soli Eledoni è infossato sul dorso, giacchè ne’ Polpi e molto più ne’ Ca- lamari e nella Seppia è protuberante ne’ lati della testa. La cute nel perimetro del cavo or- bitale èinternamente ripiegata e forma le due palpe- bre, delle quali nel Polpo moscato si nota pure la terza e forsi la quarta; ciocchè dimostra che quelle non hanno forma costante, e derivano dal di- verso rilasciamento della cute. In fatti le palpebre dei Polpi sembrano semiorbicolari e quasi eguali, * 180 nel Polpo la superiore è arcuata e la inferiore ret- ta, nella Seppia e Seppietta la superiore osser - vasi con margine convesso e nella inferiore con- cavo, che da Cuvier fu detta pupilla reniforme: essendo nel Totaro orbicolare senza poter mai chiu- dere 1’ occhio, e con una certa incisione. Nè è raro osservarsi che i Cefalopedi indicati offrano il foro pal- pebrale del tutto circolare. Particolarità degna di rilievo si è che i comuni integumenti del Cala- maro si assottiglino e chiudano perfettamente l’ orbita, e l'occhio ne trasparisce al di sotto. Estratto esso dal proprio cavo vedesi ovale ne’ Polpi ed a cono con base convessa nella Seppia e specialmente ne Calamari. A_me pare provato che in questi la cute si assottigli e vesta come la congiuntiva l’ interno delle palpebre, e quella porzione sola del globo , che circonda Ja lente cristallina, e quindi tutta l’ esterna faccia della camera anteriore. La prima tunica è ben somigliata alla selero- tica ; essendo fibrosa, compatta , cerulea , argen- tina, e quasi cartilaginosa nel Calamaro a saet- ta, nel cui interno ha tanti legamenti , che ne raccorciano il diametro a lungo , e forma un sol- co alquanto profondo nel sito, che passa tra la porzione di detto occhio racchiusa nel cavo del- l’ orbita e quella posta al di fuori, che è ve- stita dalla congiuntiva bianca, tomentosa e faci— le a disfarsi. Da essa è formata l'aletta semilu- nare de Calamari senza passare sulla lente cristal- 161 lina. Che anzi ha questa la cornea attaccata-al margine pupillare , ed immediatamente addossata su la metà anteriore della lente medesima. La seconda tunica è delicata, fibrosa , bianca , essendo da taluni senza ragione paragonata alla retina, perchè è loro sembrata espansione de’ moltiplici filamenti de’ talami ottici giusta i vari strati fi- brosi, che la compongono. La terza membrana o ruischiana risulta da tenuissima lamina interna- mente vestita da tonica violetta analoga al pig- mento della coroidea umana. Niuno però ha osservato la vera retina, che è la quarta e più interna membrana oculare. Essa ravvisasì o sezionando a mano sospesa le tre ester- ne tuniche, dalla ferita delle quali è quella e- sternamente spinta dall’ umore semivitreo ; op- pure cavandola fuori , e ricevutala in un bicchiere pieno di acqua, ove spandesi in forma di biarco-ro- seo velame con orlo legamentoso nericcio. È questo congiunto alla zona della ruischiana od uvea, cui ne segue altra più piccola bianca , che pre- sta attacco alle fogliette de’ processi cigliari per lo più divisi in tre fascetti terminati nel margine opposto della pupilla, che è chiusa dalla lente cristallina. Somiglia questa ultima ad uno sferoide allunga- to, avendo tra il terzo anteriore posto fuori l’oe- chio, ed i due posteriori collocati nel suo interno, un profondo solco circolare , che naturalmente la di- vide in due emisferi piano-convessi: 1’ anteriore 182 piccolo , che ne’ soli Polpi è convesso-convesso, un pò schiacciato, e ?1 posteriore grande. Amendue sono trasparentissimi e facilmente da Ioro distaccasi un crasso e concavo sfoglio, che pare farne parte, il quale col disseccamento acquista la tinta giallic- cia, e sembra quasi formarvi una cassula, che nello spirito di vino diventa opaca. La sostanza interna è trasparente ed omogenea, che risolvesi in gran quantità di sottili foglietti fibrosi concentrici. L' e- sposta particolarità è stata già avvertita da Soem- mering nella lente cristallina dell’ uomo; ma ne’ Cefalopedi io la paragono alla cornea. Or le due faccie piane delle lenti cristalline sono vestite da membranuccia ialoidea , la quale copre l'emisfero anteriore, i processi cigliari e le successive zone fino al legamento della retina , non che il posteriore ; e dopo di essersi circolarmente riunite, formandosi il canale o spazio trigono da Petit descritto nell’ occhio umano, fodera il resto del cristallino interno. La struttura di questo corpo consiste in un globettino centrale , che costituisce il nocciuolo dell’ emisfero posterio- re, ove ne è incastrata porzione e l’ altra sta nell’ anteriore, in cui vedesi l’ incavo per riceverlo. Dal centro convesso e dal concavo degli emisferi partono vari raggi, ehe sembrano dividerli in tanti coni, come pure frangendosi ne appariscono le lamine o toniche concentriche. L’ umore racchiuso nel globo dell’ occhio , o sia nella camera posteriore, è interamente 180 aqueo in vari Cefalopedì appena cavau dal mare o morti; dappoichè nel Totaro Vl ho rinvenuto semi-vitreo. Lo stesso pigmento non è facile di ravvisarsi nello stato liquido, e per verità ne’ Pol- pi somiglia ad una specie di vernice. I nervic- ciuoli ottici obliquamente bucano le tuniche del- l’ occhio in serie successive e concentriche da costi- tuire un’ aia ellittica. Comparetti, che ha ben conosciuto questi forami nella Seppia, è giunto a numerarne sino a 62. Huschke ha pure de- lineato la lente cristallina ed i processi cigliari del Polpo. È da sapersi che l’assenza totale della cornea trasparente , della camera anteriore e del- l'umore aqueo, spiegasi per la inutilità di que- sue parti ne Cefalopedi, che vivono dentro l’ acqua. Art. V.° Udito. In grazia dell’ apparato uditorio gli animali av- vertono le vibrazioni de’ corpi esterni, comunicate al fluido che abitatio , il cui vivo effetto sull’udito chiamasi rumore o suono. a) Articolati. Non è poi vero che il lavoro di Comparetti poca fiducia spiri nell’ animo de’ veri osservatori , giusta l asserzione di qualche scrittore oliremontano ; e se altro merito non avesse, vi è quello di essere stato egli il primo a rinvenire l’ap- parato uditorio negl’ Insetti. Lo Scarafaggio (1) ha nel cavo del cranio e pro- (!) Scaralaens stercorarius- 184 priamente nella sua parte inferiore e laterale un foro chiuso da membrana, che porta nel sacco acustico fornito di canale laterale e dell’ ante- riore. Sotto la orbitale regione della Locusta (1) fu- rono da Comparetti trovati due sacchi con canali trasparenti spirali corredati di filetti e di nervosa sostanza ; quali parti sono più sviluppate in altra specie del medesimo Insetto (2). La Cigala (5) offre un piccolo sacco retico— lato, da cui partono trasparenti canali forniti come quello di nervi, nascendone un canale membranoso terminato’ nella fessura turata da membrana alla radice delle ale. Sul frontale o- percolo delle Libellule (4) in cadaun lato evvi picciolissimo foro in fondo chiuso da membrana, che è I’ organo uditorio. Recisa la parte laterale della spirale proboscide del Papiglione bianco sì vede la lamina del ricettacolo acustico, non man- cando di fili nervosi intrecciati. I sacchetti coi con- dotti acustici esistono nel Vespone (5) sotto il me- dio lobo cerebrale, e nella Mosca inferiormente al bulbo degli occhi. Quivi giace anche nel Ragno (6) siffatto apparato, e nell’ interno della bocca è chiuso da esile tunica, che rotta n’ esce la linfa acustica. Patentissimo è poi l’ organo uditorio de’ Cro- stacei astacoidi, ne’ quali trovasi nella parte in- feriore della prima articolazione del secondo paio TI (1) Locusta italica, (>) viridis. (3) Cicada plebeia. (4) Libellula depressa. (5) Vespa crabro, (6) Aranea domestica. 185 di antenne. Ovale e prominente è nella Rago- sta (1) il foro acustico otturato da fibrosa tu- nica, che realmente emola la membrana del tim- pano de vertebrati. È tale organo in parte scol - pito nel guscio osseo , e risulta da un sacco ovale pieno di sostanza polposa e di liquido acqueo , nel cui fondo penetra il nervo corrispondente per sfioccarvisi. Le Maie (2) e le Squille lo hanno al modo istesso conformato, egualmente che i Pa-- guri, ne quali il P. Minasi ha istituito curiose e diligenti osservazioni per contestarlo in defi- nitiva maniera. b) Molluschi. Quantunque Hunter avesse opinato esistere nei Polpi l'organo uditorio, pure la sua as- serzione non fu mai provata dal fatto , perchè non ne determinò la sede e l’ apparato. Il solo cav. Scarpa, nome sempre celebre nelle scienze ed alla umanità carissimo , nel declinare de! secolo passato lo descrisse e delineò con quella esattezza ed ele- ganza, che non avranno mai pari. Egli nel Polpo e nella Seppia vi ravvisò presso a poco le me- desime parti, che mercè penosa indagine ho per- altro rilevato essere alquanto diverse. In seguito Cuvier, Meckel e Blainville han fatto eziandio pa- rola di detto organo; cosicchè oggi non si mette più in dubbio, e dalle mie ricerche ne appariran- no le differenti specifiche conformazioni in wuw i Cefalopedi nostrali. ——r——————_ (1) Palinurus quadricornis. (2) Maia squinado, muricata. 186 Nella superiore; posteriore c laterale parte del- la teca cartilaginosa, dietro il gran forame ce- rebrale, esistono due prominenze a pareti diafane, le quali, almeno da quanto abbia potuto vedere , hanno il foro esterno averto dentro l’ orbita. Ta- gliate le medesime, trovansi due cellette, non a torto dette dallo Scarpa labirinto, l’ una distinta dall’ altra per mezzo di separazione cartilaginea, mancando però della diretta comunicazione ester - na col liquido adiacente. Ed è veramente difficilissima cosa di vedere se l acqua, che ne’'Polpi dalle palpebre passa nel- l’ orbita, oppure quella che nella Seppia e ne? Calamari dal cavo trigono tragitta nell’ orbita stessa, abbia immediato contatto col foro udi- torio. Nella cavità del laberinto adunque non ho rinvenuto acqua, ma esistono due _ ossici- ni, che per l’oflicio e la figura rassomiglio nei Polpi all’ ossetto orbicolare de’ vertebrati, e nei Calamari alla incudine. Sono essi ne’soli Polpi rac- chiusi in particolare borsa ( Z'estidolo Blainv. ) allungata, piena di umore sieroso, e che oe- cupa porzione dello spazio labirintico. Qualche filetto nervoso preveniente dal cervello si sfiocca su la medesima. Ne’ Calamari e nella Seppia simiglianti ossettini sono privi di qualsi- sia invoglio particolare; la cui deficenza rende più squisita la facoltà di avvertire le onde sonore. Non potrò mai dimenticare i salti di alcune Scp- | pie, che a mare stesso conservava dentro un cato 187 pieno di acqua , tutte le volte che dal vicino Ca- stello dell’ uovo si tiravano colpi di cannone. Il labirinto nel Polpo comune è ovale conca- vo, ed ha il canale uditorio interno o meglio semicircolare, che principia dal foro orbitale , si ricurva alquanto in su , ed indi penetra nel la- birinto, ove finisce poco lungi dall’osso orbico- lare bianco emolante la Patella hungarica, che nel mezzo della base ha due leggieri e distinti incavi semilunari. Lo stesso ne’ Polpi asinisco e moscato è ovato a cuore, rossastro, convesso su e concavo ombilicato giù. Nella Scppietta il labirinto è trigono con pic- cole prominenze e colla incudine ellittica, avendo sì la faccia convessa, che la piana munite di orlo; ma nella Seppia è rettangolare , e vedesi diviso dal compagno mercè una separazione , le cui pareti qua e là offrono alcune piccole cla- ve cartilaginee (1) con incudine presso a poco trigona e fornita di gambo attaccato al lato in- terno o sinistro del labirinto , e propriamente in corrispondenza della parete divisoria di cadauno cavo, avendo una faccia piana e l’altra con qual- (+) Scarpa colle parole crebris cartilagineis tuberculis ‘pare che. abbia travedute siffatte clave, di cui, se avesse avuto esatta conoscen- za, non avrebbe al certo mancato di dare le opportune figure nell’ udito della Seppia , che a torto credè-Simile a quello del Polpo. Comparelti le accenna soltanto nello stesso animale, reputandole vescicolari. Per conseguenza meritavano di essere con precisione as- sodate ed estese negli altri Cefalopedì , stantechè dagli autori mo- derni non vi si è prestata attenzione. 188 che prominenza. Nei Calamari il labirinto è pure rettangolare, ma si prolunga in tre seni, e l’in- terno ha le clave cartilaginose più rare e picci- ne. L’ incudine in generale è triangolare , ma nel Totaro offre una faccia concava, che nel Cala- maro e Totarello son piane con uno dei mar- gini lobato-dentati. Dall’ esposto vedesi bene, che, per la mancanza del foro uditorio esterno e di nessuna membrana nella fenestra del vestibolo , le foniche oscilla- zioni percuotano la testa di questi esseri , e ’l tremolio quindi comunicato alla teca cartilaginea passa nel cavo del labirinto , e per conseguenza alle clave cartilaginose ed all’ incudine : ed in quell’ istante tutte le parti scambievolmente per- cuotansi, CAPITOLO V. Sistema digestivo e suoi legami. SEZIONE I. — ZOOFITI. Art. I. Zrfusori e Polipt. Dalla parte anteriore della bocca de’ Rotiferi si passa nello stomaco, cui segue l’ intestino e l’ano presso quella collocato, Le Spugne e le Tetît mancano di ricettacolo cen- trale della digestione. Ogni Polipetto della Pen- natola ha la bocca, che conduce nel suo particolare stomaco , ove sì disimpegnano tante parziali dige- 189 stioni, per quanto è il loro numero ; dissentendo dal chiarissimo Cuvier che ve ne ammette una sola pertutti, scrivendo: Il faut donc, qu'il n'y ait pour eux tous qu’une seule volonté , comme il n°y a qu’ une seule digestion (1). La Lobolaria ditata (2) ha la medesima conformazione stomachica. Ad essa si avvicinano le Isidi, le Gorgonie ed il Vere- tillo (5), in cui Cuvier vide lo stomaco a pareti nerastre, donde partivano cinque tubi ondeggianti. La Cellepora trasparente(4) ha lunga proboscide che conduce nel ventricolo alquanto rigonfiato, e la C. cerioide (5) ha siffatta tromba oltremodo svilup- pata. La Madrepora a calicetto(6)offre la bocca ovale circondata da tentacoli, che porta nella cavità del ventricolo larghetto e con tuniche bastantemente dilavabili : nel mentre che la Madrepora a fascet- li (7) 0 ramosa (8) mancano di tentacoli. Le Sertolarie ne hanno cinta la proboscide allun- gata (9), dalla quale si passa nello stomaco , e nella Sertolara racemosa (10) questi circon- dano la bocca , essendo ad essi inferiore il cono (1) Ho ferma opinione che ogni Polipetto prepari minor quan- tità di particelle nutritizie per la sua speciale economia , che per quella dello stipite, che massima copia ne abbisogna sì per gli sirati muscolari oltremodo sviluppati, che pel deposito delle mo- lecole zoofitofiti necessarie alla genesi ed all’ accrescimento zonale dell’ asse legnoso. La ricerca di tali fenomeni richiama tutta l’ at- tenzione degli zootomisti. (2) Alcyonium digitatum. (3) Pennatola cynnomorium. (4) Cellepora hyalina, (5) cerioides. (6) Madrepora calyculata. (7) MM. fasciculata, (8) ramea. (9) Sertularia parasitica , pluma , pennaria s (10) racemosa. 190 esofageo e lo stomaco , e dalla base di quello si prolunga una specie di tubo ricurvo, che sarà forsi intestino cieco. Il Polipo di acqua dolce (1) ha pure i tentacoli attornianti la bocca, donde penetrasi nel cavo enterico, e l’intero di lui corpo somiglia allo stomaco. La Lucernaria (2) tiene la bocca nel mezzo del suo corpo come ombrella corredata di fascetti di ten- tacoli, e dallo stomaco partono otto intestini cie- chi. La bocca dello Zoanto(3) comunica con amplo stomaco senza intestino. Tale apertura nelle Attinie non solo è corredata di valido muscolo orbicolare con fibre concen- triche, cui sta soprapposto altro strato muscoloso raggiante; ma è inoltre fornita di due canali quasi cartilaginosi , fra essi opposti, e ad un di presso I uno abbracciante l’altro. Talchè gli animali , che ingoiano, restano uccisi e sfrantumati da’ suc- cennati canali, che si continuano nell’ interno dello stomaco, onde maggiormente favorire la di- gestione col rendere gli alimenti pastosi. Lo stomaco poi é molto più ampio di quel- lo, che osservasi nello stato di contrazione, at- tesochè è desso fatto da una tunica mocciosa con- tinuazione di quella esteriore del corpo e da un’ al- tra fibrosa, le quali sono divise in dieci cerchi con- centrici dal suo principio sino al fondo, essendo ognuno di essi infinitamente rugoso a traverso. Anzi (1) Hydra viridis. (2) Lucernaria quadricornis, (3) Zoantha Ellisii. 191 | maggiore validità acquista mediante la connessio= ne, che presenta colle lamine muscolari o ad una membrana particolare , che mancano nel suo fon- do, ove sotto le forti e mortali contrazioni dei muscoli di simili esseri si lacera, e dà uscita alla ovaia , che taluni scrittori hanno erroneamente so- stenuto aprirsi nel cavo centrale del ventricolo. Da ciò chiaramente emerge che lo stomaco sia ca- pace di somma ampliazione e di massimo restrin- gimento a piacere dell’ animale , ed a seconda de” bisogni della di lui digestione. Essendo questa ultima operazione assoluta, ed i succhi nutritizj assorbiti dall’ estremità delle vene esistenti forsi nelle rughe della membrana gastrica intonicata sempre di umor moccioso , il residuo di quello, che non è stato assimilato, come i frantumi di conchiglie e crostacei, è per la bocca di bel nuovo evacuato. Art. II Acalefi. È ogni polipetto della Stefanomia (1) fornito di bocca posta nell’apice del canale degli alimenti, che sino alla parte aderente al gambo si amplia sempre, ove mostra pure un globetto violaceo, donde continuasi ]’ intestino terminato nell’ ano oliveforme, che è coperto di sostanza granellosa ranciata, del quale colore indelebilmente trnge la carta su cui si strofini. Analogo è pure lo sto- (1) Stephanomia ophiura. 192 maco de’ polipetti della Rizofisa (1), il quale in- ternamente è disseminato di granelli giallicci. Intorno la base dell’ asse centrale della Fis- sofora (2) aderisconoi di lei Polipetti , che han- no una proboscide capace di subire mille movi- menti, e quindi di affettare la forma tubolosa, la conica e la imbutiforme coll’ orifizio inere- spato e dotato di strisce glandulose rosso-rancie. Qualora ella si distenda, queste finiscono nello stomaco , il quale ha molte rughe longitudinali, ed indi si prolunga l’intestino tuboloso e pendente. Lo stomaco della Fisale (3) è otriforme e rac- chiuso nella vescica del corpo, dal quale sono prolungati gl’ intestini ciechi nella cavità, dove quello è contenuto. Il canale degli alimenti del Beroe ovato è dritto ed intorno intorno attaccasi con molti intestini ciechi alle interiori pareti del corpo, essendo poi aperto verso il forame posteriore di questo. L’ orificio della bocca della Velella e Porpita è situato nell’ apice di una tromba contrattile, che finisce nello stomaco, dal quale non è pas- sato il mercurio dentro i tentacoli, che ne circon- dano il forame. Il Cesto di Venere poco più oltre il terzo an- teriore del suo corpo offre un imbuto esagona- le, nel cui fondo giace l’ apertura della boc- ca; donde incomincia un lungo e sottile esofago, —___ (1) RWizophysa filiformis. (2) Physsophora hydrostatica. (3) Medusa physalis. 195 che conduce in una specie di rigonfiamento o sto- maco globoso , dal quale hanno origine due in- testini dapprima ristretti ed indi ampliati , ter- minando nell’ atrio romboidale dell’ ano. Siffatti canali pieni di umore cilestre sono legati da lami- na mesenterica. Dal fondo dall’ infondibolo dell’ Alcinoe, che costituisce 1’ atrio della bocca , ove, dopo che i quattro suoi cirri abbiano tastati i cibi e fatta- vene la introduzione, principia il canale degli ali- menti dritto ed esteso fino all’ estremo opposto del corpo , in cui vassi ad aprire in consimile atrio. Il succennato tubo intestinale nel mezzo del suo tragitto alquanto più ampliato percorre 1’ asse centrale del cavo addominale. Fra le Meduse Astome di Cuvier Ie Gerio- nie in punta del gambo centrale offrono una spe- cie d’ infondibolo , il cui centro ha le boccuc- cie assorbenti, dalle quali si continuano i vasi nutrienti per diffondersi nella sostanza dell’ om- brella. Le Limnoree di Peron hanno in ciascun lato del gambo centrale un gruppo di filamenti che reputansi tubi enterici. Le Meduse tengono lo stomaco incavato nella protuberanza della faccia inferiore del loro disco o cappello , il quale è costituito da ampla ca- vità, dove vanno a comunicare i canali scavati nell’ interno di ogni braccio ; ricevendo questi la sostanza nutritizia dagl’ infinitissimi vasellini col- locati nell’ apice e nell’ interiore margine delle 15 194 prefate braccia. Essi costituiscono centinaia di bocche assorbenti emulanti Ja radicale capella- tura de’ vegetabili , percui il Cappello marino de- gli antichi da Cuvier fu detto Rizostoma bleu (1). La Pelagica (2) non solo assorbe 1 sughi nutri- tizi da’ mol orificii del margine ondeggiante delle quattro sue braccia, ma essi infiltransi eziandio per l’ interno e centrale tubo degli otto cirri. Sezionata la protuberanza di sotto il cappello della Cassiopea Borbonica lunghessa la serie in- crocicchiata de’ suoi pedicelli , vi appariscono sottoposte quattro esilissime membrane, che , essendo attaccate alla faccia interna delle sue pa- reti ed all’ esterna dello stomaco, formano al- trettante cavità , avendo ognuna la propria boc- ca. Lo stomaco giace nel centro inferiore del prefato disco , essendo ne’lati libero, giacchè in giù aderisce alle runiche della menzionata pro- tuberanza. Apronsi in esso otto grandi canali , risultando ciascuno de’ medesimi da molti cana- leuti laterali contenentino i sughi, ch’ essendo stati assorbiti dalle boccuccie di ogni globo vio- letto vi si fanno strada pe’ vasellini di ciasche- duno gambo. Ant. Il Zermi intestinali. Lo Scoloce gigante (3) ha il capo con quattro mm (1) Medusa pulmo. (2) M. pelagica. (3) Palanophorus Brig. 195 succiatoi in forma di orecchio, e nella testa della Idatide (1) se ne veggono altrettanti ed una du- plice serie di uncini, elevandosi dal loro mezzo la tromba del canale degli alimenti. Alla estremità di ogni sorbitoio evvi egual numero di condotti terminati nella vescica della coda. Da’ più classici scrittori di Elmintologia , quali sono Rudolphi , Brera e Bremser , si è creduto che la Tenia umana armata (2) assorbisca i sughi nutrizj solamente da’ quattro succiatoi della te- sta, che da Tison fu la prima volta ben descrit= ta:i quali comunicare debbono con altrettanti vasi longitudinali e laterali tanto superiori, che infe- riori e sino alla estremità del suo corpo con- tinuati. Bremser ed altri autori hanno inoltre sog- giunto di averne anche osservata la bocca posta nello spazio centrale di detti succiatoi, da Bosc creduti solamente destinati a fissare il capo alle pareti intestinali con tale e tanta forza da spez- zarsi piuttosto, che abbandonare la presa. Da quella ha origine il quinto vaso chiamato mediano da Winslow, che ne fu lo scopritore. E desso , e- gualmente che le due coppie de pretesi canali longitudinali poc’ anzi annunciati, scorrere do- essero per tutta la lunghezza della Tenia dalla di lei testa fino alla coda. Intanto il nostro benemerito amico dottor O1- fers sembrami che molta illustrazione abbia ap- (1) Cysticercus cellulosae, (2) Taenia solium. 196 portato all'argomento in esame ; avendo asserito che nella Tenia armata hassi da considerare : 1. una nutrizione generale per le quattro aperture della testa comunicantino con gli esposti canali ; 2. una nutrizione parziale stabilita mercè la con- veniente papilla di ogni suo pezzo articolato ; e 3. una nutrizione cutanea di non troppa assoluta ne- cessità, come richiedesi negli Acantocefali di Ru- dolphi. Ma questo fisiologo illustre gli si oppone soltanto pel nutrimento delle papille marginali , ossia per la nutrizione parziale , senza contra- stargli l'assorbimento pe’ pori della cute. Dippiù costui opina che ancora l’ estremo di ogni vaso longitudinale presso la coda della Tenia faccia l’of- ficio di boccuccia assorbente. Tali sono ormai le idee , che gli zoologi, i motomisti ed i medici tutti si sono formate della funzione nutritizia della Tenia umana armata, che per simile rapporto poco differisce da quella della T. inerme (1). Ma. io ho cercato di rettificare le idee de’ menzionati au- tori, e di rendere di pubblica (2) ragione la vera struttura di sì pernicioso vermine desunta dal fatto (3). (1) Botriocephalus lutus. (2) Atti del R. Istituto d’Incoraggiamento di Napoli, tomo IV, p. 139-182. (3) Introdussi il mercurio in uno de’suoi canali laterali e vidi che questo materiale liberamente passava nel vaso compagno in grazia di due traversali canali messi nell’ estremo di ogni sua articolazione. Cosicchè fu curioso il vedere riempiuti di mercurio tanto questi che i canali sopra descritti; costituendo tutti e quattro una specie di rettangolo vascoloso , nel cui spazio giace l’ovaia Essa nel mez- +97 La testa del Botriocefalo presenta due faccette laterali , dalle quali parte un canale per cadauno lato. Bremser assicura che nello spazio alle stesse ni zo presenta un vaso , che in apparenza sembra continuato per la intera lunghezza del corpo della Tenia; siccome fu di avviso Winslow, e giusta quello che non ha guari sostenne il Bremser. Quanto e- gli è vero che talvolta gli errori negli uomini grandi , pare che s’ innalzino a livello della celebrità dei loro nomi! I sopraddetti canali sono al numero di due e non già di quat- tro a tenore dell’ esposto e di quello che pochi anni scorsi sostenne puranche Olfers , dal cui centro prolungasi la proboscide assai ben descritta da Koenig, dallo Swieten e da’ moderni autori trascu- rata. Il gran Linneo ha ciò pure ravvisato nella Tenia degli animali, che colle profonde papille aderiva alla tunica mocciosa de’ loro in- testini , e Joerdens sostenne che le servissero di appoggio , attesa la di lei enorme lunghezza. Brera in fine crede che esse ben lungi da servire alla nutrizione sieno destinate ad incarichi tuttavia scono- sciuti. Tale duttolino aver debbe una valvuletta, che impedisce il re- gresso del mercurio e quindi del sugo nutriente dal vaso laterale , dove comincia , nel proprio condotto della respettiva papilla. Ed hassi da impiegare pel suddetto metallo in quello introdotto bastan- te pressione , onde possa dal corrispondente vaso laterale farsi u- scire 3 nell’atto poi che con libertà scorre dalla boccuccia descritta nel di costui interno. Dippiù quando il mercurio ha riempiuto il citato rettangolo vascoloso facilmente corre ne’ vasi delle articolazioni inferiori , an- zichè in que’ delle superiori. Colla pressione inoltre a stento passa nel punto di unione di ciascheduna articolazione , ove il conve- niente canale patentemente soffre una specie di stringimento , che reputo di preciso bisogno ; affinchè il sugo nutritizio non cffon- dasi , qualora la Tenia nelle proprie articolazioni si spezzasse , come suole di frequente accadere. Vi è eziandio trattenuto dalla contrazione del tessuto fibroso, da cui sono circondati amendue ì canali sì longitudinali , che traversati rappresentantino: l’appa- rato nutriente della Tenia in esame, ed ancora dalla particolare contrattilità de’ tessuti organici delle loro pareti. Eguale ostacolo incontrasi quantevolte proccurisi |} ascensione del mercurio verso la di lei testa : dimanierachè appena | ho po- 198 frapposto esista la bocca , donde pel mezzo di tutte le sue articolazioni è continuato un vaso. Il collo di questo vermine al microscopio apparisce uraver- — ——e——_ — tuto fare giugnere sino a qualche articolazione del collo in gra- zia della resistenza di valvule , che nel suo retrogrado cammino incontrava. Il celebre cav. Brera ne discorda , ove dice : « I quat- tro canali laterali, che hanno origine dalle quattro papille im- butiformi disposte a foggia di quadrato nella sommità della testa di questo verme, scorrono peralleli ne’ singoli bordi di cadauno ar- ticolo fino alla coda. L’ iniezione di un umor colorato spinto dal lato della testa rapidamente scorre fino alla coda , e fa vedere che libera rimanga la comunicazione de’canali laterali nelle singole ar- ticolazioni. Essendo trasparenti le loro tonache , si rimarcano essi pieni di umor sieroso , bianchiccio , che colla semplice pressione di un dito si fa scorrere sia superiormente che inferiormente , di modo che il loro lume interno esser non deve intersecato da ve- run apparato valvuloso. » E più appresso soggiugne : « Inoltre come mai conciliare l’ assegnato ufficio alle papille marginali con quello dell’ assorbimento della sostanza nutriente , che autori di somma celebrità hanno pure preteso, che si effettuasse da questi organi? Ove mai la sostanza nutriente assorbita sarebbe dagli o- rificj delle papille trasportata ? Il così detto ovidutto comunica col canale medio ? » Non mi è poi riuscito affatto di stabilire in qual mo- do i mentovati vasi longitudinali vadano a finire nelle fovee delle duplice coppia de’ succiatoi della testa e di orlo nericcio ognun di essi fornito. Cosa per altro di diflicoltosa indagine per la sot- tigliezza del collo dell’ animale ia quistione, e per la picciolezza de’ canali, che in tal sito non permettono la introduzione di uno berichè esilissimo cannello di vetro pieno di mercurio. Debbo in ultimo avvertire che un solo vasellino osservai partire dal centro della testa sino quasi al termine del suo collo senza averlo potuto ulteriormente accompagnare, Dall’ esposto segue : 1. Che sia affatto destituta di fondamento | asserzione di certi scritto:® che la Tenia abbia cinque vasi longitudinali , ove apronsi altrettante bocche assorbenti nella sua testa allogate. 2. Che ciascuna papilla marginale del di lei corpo adempia al- Vl incarico dell’assorbimento parziale per ogni articolazione , e del generale poi per la intera economia di simil verme. Attesochè quel- 199 salmente rigato. Nel centro della faccia superiore i di ogni di lui articolo o pezzo bene sviluppato scorgesi un’ apertura o fovea; avendone spesse = e » lo, che succhia mediante le bocche della testa , non potrebbe si- curamente pe’ suoi bisogni essere sufliciente , a tenore di quanto si è da tutti gli Elmintologhi sostenuto. 3. Che Vosservazione attenta di cadauna papilla de’ lati del cor- po della Tenia, pria che questa muoia, dimostri che la medesi- ma nello stato di vita a forma di ventosa fortemente attaccasi alla tunica mocciosa delle intestine, allo stesso modo che gli autori accennati convengono avvenire pe’ quattro succiatoi della testa : dal cui centro allungasi una specie di piccola proboscide, che sorbir deve il chilo, il moccio intestinale ed in loro mancanza anche il sangue; essendo la stessa identica al dardo, che Bremser ha delineato nel Botriocefalo largo ed analoga a quella , che Koc- nig ha nel verme in discussione osservato. 4. Che quanto più le articolazioni del corpo della Tenia sieno dal capo remote, tanto maggiormente le sue marginali papille, i vasi nutrienti , l’ovaia , i di lei pezzi articolati a buon conto ; ap- pariscono grandi ed oltremodo sviluppati. Nel collo ciò manca del tutto, mentre l’opposto accadere dovrebbe, se la Tenia dalle sole boc- che della testa si nutricasse. Ed ho pure ravvisato che talora le sue articolazioni sieno più lunghe dell’ ordinario ; avendo dupli- ce , 0 iriplice papilla aperta nello stesso o nell’opposto lato. Il che dipende dalla loro continuazione e per essere prive di divisione. 5. Che non abbiasi da considerare tale mia asserzione come fan- tastica , dappoichè è sostenuta dall’esame anatomico. Che anzi il paragone da me addotto tra le menzionate papille , ed i succiatoi della testa di simil verme, è vieppiù appoggiato da ciocchè segue. Conviensi in fatti dagli Elmintologisti che la. corona de’ tentacoli attornianti la di lei testa fosse necessaria e per attaccarsi alla tuni- ca mocciosa intestinale , essendo ancora giusta la loro maniera di pensare e di punto di appoggio all'intero corpo dell’ animale , che nel resto ivi affatto libero trovasi ; ed a fine d’irritare la mem- brana suddetta per farvi determinare copioso afflusso di umore chiloso , onde renderla meno famelica. Frattanto in due Tenie gio- vani ho ravvisato la perfetta mancanza della corona de’ tentacoli cingentino la testa ; a' quali i medici hanno esclusivamente attri- 200 volte all’ indietro, cioè verso l’ estremo posterio- re, un’altra più piccola. La bocca del Vertunno, che spesse fiate sporge în fuori, è circondata da una zona nericcia. Tale apertura guida in un sacco valido e larghetto , che costituisce lo stomaco , il quale mercè fibre carnose è attaccato alle pareti dell’ addomine. Ho osservato una Planaria (1) marina, che dalla bocca caccia un sifone continuato fino alla metà del suo corpo, ove inferiormente trovasì 1’ ano; ed. un’altra di lei specie (2) ha l'intestino conformato —— i ny buito i molesti sintomi , che produce. Ho però a chiare note scor- to i corpi setolosi de’ 4 succiatoi del suo capo : talchè mereè gli stessi situati tento în questo, che in ogni papilla del corpo della Te- nia, addurre puossi plausibile spiegazione delle punture in tutt’è siti del tubo intestinale avvertite da’ teniosi. 6. Che negandosi tanto l’ assorbimento cutaneo, che quello operato da’ pori de’ pretesi cinque canali longitudinali, pe’ quali il sugo nutritizio circolar dovrebbe con moto retrogrado , ed in opposi- zione di quanto la notomia c’ insegna; resta provato ad evidenza ìl succiamento de’ princip] nutritivi della Tenia non solo per le quat- tro bocche della testa, ma ancora per le proboscidi delle papil- le marginali del di lei corpo non escluso il collo , che guardato con occhio armato dì lente vedesene eziandio provveduto. Le quali pa- pille alle quattro bocche annunziate , te sole cui glì autori hanno attribuita siffatta inalazione, considerare possonsi nella proporzio- ne di uno a mille. Ciocchè è pure illustrato dalla riflessione , che non sarà mai possibile di reputare la vita della Tenia concentrata soltanto nella di lei testa, dove hassi esclusivamente d’assorbire il nutrimento , che per giungere fino alla sua ultima articolazione percorrere dovette circa $00 piedi nella Tenia armata veduta da Joerdens , e 800 canne circa da quella espulsa dall’ infermo cu- rato dal gran Boerhaave. (1) Planaria siphunculus, (2) tuberculata. 201 al modo istesso della precedente, ed a’ suoi lati trasparisce una massa granellosa bianchiccia, Non dimenticherò mai la granosa ramificazione dendri- tica del canale enterico di una terza specie (1), che nel principio ha la bocca con un secondo fora- me, e continuasi quello per la parte mediana del corpo, a’ cui margini esiste altra diramazione. Un canale mediano ramificato ne lati, verso la sua me- tà biforcato ed ulteriormente prolungato ,.costitui- sce l’ apparato digestivo delle Planarie lacustri (2). Il canale degli alimenti dell’ A plisiottero (5) in- comincia semplicissimo , e diramasi verso 1’ estre- mità , essendo pieno di sostanza granellosa bian- castra. Il Distoma epatico ha nella parte anteriore e ri- stretta il primo succiatoio comunicante nell’ eso- fago; dal quale partono de’ canali ramificati per tut- to il corpo , portandovi la bile di cui nutricasi, e poco oltre evvi il secondo succiatoio. Gli Echinorin- ci (4) si attaccano agl’ intestini, che talora bucano colla corona di tentacoli uncinati, nel cui centro si vede un poro assorbente e nell’ interno del corpo osservansi due intestini ciechi alquanto al- lungati. Il Nemerte (5) ha il canale intestinale per tutta la sua lunghezza. La Lernea (6) offre la boc- ca armata di tre corna ramose radicate sulle bran- chie de’ pesci. (1) P. atomata, (2) torva, nigra, brunnea , tentaculata. (3) Aplysiopierus neapolitanus. (4) Echinorhyncus gigas. (5) Nemertes Borlusit. (6) Lernaca branchialis. 202 Il Pentastoma (1) ha la bocca giù, eda cia- scuno de’ suoi lati esistono due piccole fessure longitudinali, donde escono gli uncinetti: 1° in- testino è diritto. Baer ha visto nel Polistoma (2) due principali vasi marginali, che non solo si ra- mificano all’ esterno; ma anche nell’ interno , ove sono tra loro anastomizzati. Analogo è pure il tubo enterico della Nitzschia (3). Lo Strongilo (4) tiene sei papille intorno la bocca, da cui incomin- cia l’intestino traversalmente rugoso , ed aderente alle pareti del corpo mercè filamenti, sebbene Ru- dolphi vi ammetta un mesenterio. Il Lombricoi- de (5) offre la bocca con tre bottoni (6) sostenuti da cono cartilaginoso allungato, nella cuì base prin- cipia l’ esofago, essendo capaci di acquistare molta durezza. Ad essi attribuisconsi da’ clinici i tormenti prodotti sulla tunica mocciosa enterica, ed anche la perforazione sua e delle pareti addominali. Il canale degli alimenti verdiccio percorre la lun- ghezza del suo corpo dalla bocca all’ ano, aderendo mercè fili alle pareti adiacenti : i quali rottisi, quello perde le rughe a traverso; terminando nell’ ano con fessura traversale , e senza appendici intestini— formi. (1) Pentastoma taenicides. (2) Polystona integerrimum. (3) Nitzschia elegans. (4) Strongylus gigas. (5) Ascaris lumbricoides. (6) Brera ne attribuisce la scoperta a Jacopi, ma essi furono noti a Clericus, a Murray ed a Pallas che scrive : ore trilabiato in apice , velut in hirudines tres dentes carti- laginet. 209 art. IV. Echinodermi. Dal forame della bocca delle Asterie (1) capace a volontà dell’ animale tanto di corrugamento che di somma ampliazione , sì penetra in breve tubo che è l’esofago , il quale bentosto espandesi in largo e dilatabile sacco, che ne costituisce lo stomaco. Questo risulta dalla tunica esterna fi- brosa e dalla interna mocciosa, in cui ad occhio nudo apparisce un reticolo vascolare , che col mi- croscopio vedesi in moltiplici vasellini diviso , e spalmata di gran quantità di sugo gastrico molto denso. Amendue le indicate membrane sono ol- tremodo increspate, osservandovisi specialmente delle rughe leggere, che dall’esofago sono dirette sin presso il fondo del ventricolo. Il sacco bili- are è munito di validissimo legamento con simme- tria tale diviso e disposto, che dal centro della succennata borsa separasi giù in vari rami pri- mari, ognuno de’ quali bifurcato finisce con in- finiti tendini pennati, che abbracciano l'alto fondo dello stomaco. Nella Stella echinofora a’ Jati del principio di ogni teca vertebrale hanno origine due lunghi ten- dini, i quali riuniti vanno a ramificarsi sullo sto- maco senza giungere all’ alto suo fondo, e for- mano una specie di corona tendinosa nel perimetro del ventricolo di varie Asterie; nel cui interno mm __ (1) Ho descritto p. 4 e 16 il masticatorio apparato degli Echi- nodermi, 204 poi rimarcansi le corrispondenti lacune , neces- sarie a renderlo più atto alla sua eccessiva dila- tazione , ed alla digestione de’ cibi. Dal sacco biliare altro gruppo di fibre ad im- buto incamminasi verso il fondo del comune integumento degli animali in esame , il quale ap- parisce là più sottile e talmente elevato al di fuori del corpo della Stella ranciata che sembra una copuletta , da rimanere immantinente spia nata, tostochè il mentovato vivente cacci fuori il cavo addominale l’ acqua, da cui era riempiuto. Coll’ esposto artificio, tranne parecchi tendini , che dallo scheletro si attaccano allo stomaco, la sostanza degli alimenti, per quanto dura es- ser possa, rimane affatto sfrantumata e digerita. I tendini poc’ anzi accennati sono raggianti sul fondo dello stomaco, ed appena discernonsi nelle Ofiure , in cui sono semplici e brevissimi. In corrispondenza di ogni raggio di Stella ma- rina esiste una coppia di canali con alterni dut- tolini, che finiscono in tanie borse rugose; prin- cipiando quelli dalla metà dello stomaco , e ter- minando all’ estremità di ogni raggio, ove so- no attaccate con legamento, e dal cui fine ha in giù origine il mesenterio, che arriva sino presso lo stomaco. Simiglianti canali, che taluni hanno benanche appellato intestini ciechi, esistono in tut- te le vere Asterie , e talora (1) osservansi in dupli- nn (1) Asterias Savarest. 205 ce ramificazione conformati; mancando solamente nelle Ofiure , in cui pare che le numerose pie- ghe disposte a fogliette laterali e dippiù il fondo(1) del loro ventricolo, che è graziosamente piegato, ne avessero tutta l’ analogia. La struttura de’ suddetti ciechi e delle corrispondenti borse, sebbene si veg- ga più dilicata, è identica a quella dello stomaco. La bocca circolare della Comatola (2) è nel fondo chiusa da due pezzi semilunari ; essendone lo stomaco per nulla diverso da quello delle O- fiure, dal cui lato dritto parte un corto intestino, che a sinistra apresi nell’ ano. L’ esofago degli Echini mercè particolare mem- brana è unito all’incavo di ogni loro dente: di poi tuboloso , ristretto e dritto discende nel cavo addominale , formando delle rugosità traversali , e descrivendo due girate e più (35); mentre nel Cidarite (4) cammina quasichè dritto , ed in grazia del mesenterio si lega presso il forame osseo in- terno dell’ ano. Il canale intestinale diviene viep- più rugoso a traverso, il quale nel Cidarite si amplia di molto, emulando un quintuplo ordine di stomatici, e nella prima girata è disposto in cinque rientrature ed elevazioni simmetriche, ester- namente attaccate al mesenterio irsuto e tendino- so-dentato , che nell’ opposto lato offre vari fol- licoletti. Il descritto pezzo intestinale, che per la strut- (1) Ophiura cordifera (2) Comatula mediterranea , Adeonae. (3) Echinus neapolitanus,s (4) E. esculentus, Cidaris, 206 tura è uniforme ed analogo al duodeno, nel nostro Echino (1)è meno allargato e descrive le stesse cin- que curve, le cui rientrature sono più estese. Esso rugoso con cellette e semidiaframmi paralleli si ve- de in un’altra specie (2), nella quale all’ esterno mercè fili tendinosi aderisce al mesenterio, che è le- gato al guscio; giacchè nel margine interno libero è costeggiato da un canale rotondo avente lon- gitudinali e poco profonde rughe, che incomincia dal termine dell'esofago e finisce al principio del- l’ intestino tenue; stabilendosi in tal modo una co- municazione diretta tra questo budello e l’ esofago. Il canale intestinale ne’ sopraddetti Echini al- l’intutto levigato e rotondo descrive altre cin- que girate parallele alle prime e di minore e- stensione , essendo conformato a spira nel Ci- darite. Nella parte esterna ad opra del mesen- terio è attaccato al guscio , e poi termina nel foro esteriore dell’ ano molto sottile e centrale (3), o con una specie di sfintere chiuso da quattro val- vule (4) e laterale (5). Il colorito dell’ esofago è per lo più giallic- cio, e con varie macchiette , le quali nella su- perficie interna guardandosi colla lente presen- tano delle eminenze romboidali rilevate con mac- chia rossa nell’ apice. Siffatti rombi si veggono depressi e punteggiati nel resto del tubo intesti- nale; giacchè le rughe dell’ intestino duodeno of- (1) E. neapolitanus, (2) esculentus, (3) E. Cidaris, esculentus, (4) neapolitanus, (5) saratilis. 207 frono la vena meseraica , d’ onde partono de’ vasi paralleli somiglianti alle laminette glandulose, che separano un umore giallo-fosco necessario alla digestione. Due tuniche abbastanza esili com- pongono il canale degli alimenti, che sono fra loro talmente unite da farle reputare una sola membrana. La esterna di esse deriva dal perito- neo e la interna dalla tunica mocciosa, la quale nel duodeno pare forse fibrosa , ma ciò nasce dalle moltiplici rughe e da’ vasi. Andamento alquanto diverso rimarcasi nel tubo intestinale dello Spatago , il cui esofago è senza denti, un pò allargato nel principio , assotti- gliato e dritto in seguito, ove nasce il duodeno, che gli passa per sopra, ed un canale abbastanza ristretto e traversalmente diretto verso 1’ incomin- ciamento del digiuno , dove si apre. Ma lo stesso duodeno giallo e con molte rughe traversali , nel discendere per descrivere la seconda girata, comu- nica con unsacco largo a forma d’intestino cieco. Allo stesso segue il digiuno, che descrive una curva ovale maggiore degli altri, de’ quali è più largo, e dalla sua estremità ha origine l’ intestino retto assai stretto e spirale. L’ atrio della bocca delle Oloturie offre un cer- chio rilevato , che a loro piacimento si chiude ed apre. L’esofago principia dalla filiera di denti e poi man mano sì restringe, essendo poco giù sogget- to alla lacerazione, che accade sotto le forti con- trazioni , che si osservano in tutte le loro specie. 208 Detti animali, tranne 1° O. tubolosa , son quasi privi di un’ampliazione da chiamarsi stomaco. Il canale degli alimenti tortuosamente discende pel destro lato del corpo fino al principio della clo- ca: è desso il duodeno , il quale è di colorito gialliccio. Quindi il canale enterico si curva nella banda opposta , ascendendo verso la corona den- taria. Infine flessuoso ed incrocicchiato col sini- stro tronco dell’apparato respiratorio sbocca dentro la cloaca e fornito di esilissimo sfintere. È questa ovale , il cui orifizio esteriore è largo il doppio di quello della bocca. La medesima dentro l’ addomine scorgesi all’ intorno provveduta di piccoli lacerti carnosi, or più ed or meno lunghi attaccati alle addominali pareti. Al destro lato della suddetta cloaca accade la roitura ca- gionata dall’ urto degl’ intestini lanciati fuori del corpo , laddove Muller erroneamente riconosce una valvula. Qualche volta ho osservato tale la- cerazione presso il forame dell’ ano (1). Le bu- delle sono composte dalla membrana sierosa, che deriva dal peritoneo ed è fornita di piccioli punti rosso-ranci ; dalla tunica media fatta da fibre car- nose a lungo e da altre spirali; non che dalla moc- ciosa provegnente da quella, che fodera l’atrio della (1) Io attribuisco questo fenomeno alla delicatezza del mesen- terio, ed alla mancanza di equilibrio fra la forte contrazione del tessuto fibro-cartilaginoso , e le sottilissime pareti della cloaca : le quali, mediante un urto così violento , sono obbligate di cedere e quindi lacerarsi, 209 bocca. Le intestine sono sostenute in sito dal me- senterio , che ne segue fedelmente il corso. La bocca del Priapo (1) è armata di denti cor- nei in quinconcia e ne principia }’ intestino dritto sino all’ ano. Il Talassema (2) ha il canale degli alimenti a pareti sottili circa sei volte più lungo del corpo. Dalla proboscide della Bonellia (3) in- comincia il tubo enterico molte fiate ripiegato ed indi finito nell’ ano situato nell’ estremità op- posta. SEZIONE II. — ARTICOLATI. ART. I. Apparato masticatorio. $. I. Zdee generali. La bocca della massima parte degli animali articolati è corredata di strumenti assai neces- sari per palpare e sfrantumare gli alimenti, mo- dificandosi per altro a seconda de’ loro particolari bisogni. L'apparato mascellare degli Anellidi si ri- duce a due mascelle inferiori , spesso fra loro in- nestate e per lo più triangolari; ad altrettante laterali arcuate , fatte da più pezzi principalmen- te su, essendone il maggiore sempre inferiore, dentate a sega nell’ arcata interna e giù non a raro articolate; ed a due superiori ricurvi un- cinati e talora pure articolati. Siffatti denti sono (1) Holothuria priapus, (2) Thalassema scutatun. (3) Bonellia viridis. 14 210 impiantati sopra un bulbo muscoloso composto di strati fibrosi corrispondenti a cadaun pezzo osseo. Resta ora ad esporsi. quello degl’ Insetti , dei Ragni e de’ Crostacei, che qui riunisco sotto un solo titolo generico. Tali parti sì riducono al lab- bro superiore ed inferiore, alle mandibule e ma- scelle, non che a’ palpi labiali e mascellari. Il labbro superiore è un pezzo membranoso o coria- ceo sottile, traversale, mobile situato nella an- teriore superiore parte della testa, sopra la boc- ca cui appartiene, ed è ricoperto dalle mandibu- le quando questa ultima stia chiusa. L° inferio- re è fatto anche da un pezzo traversale coriaceo o membranoso mobile col margine anteriore so- vente inciso, velloso o cigliato , finito in su nella bocca e continuato col mento , movendosi dall’ alto in basso ed al contrario, e negl’ Insetti suc- ciatori consta di due valve distinte , che poi riu- nisconsi per formare la tromba. Le mandibule, che taluni entomologi chiamano pure mascelle superiori, sono due pezzi duri cor- nei, acuti, taglienti, dentati, posti alla superiore e laterale parte della bocca e sopra le mascelle. Hanno un movimento laterale e la loro compat- tezza varia secondo la qualità de’cibi, di cui gl’ In- setti si nutriscono; giacchè que? , che rodono il le- gno, le hanno più dure degli altri, che mangia- no foglie, e veggonsi allungate negl’ Insetti di rapina. Esse non mancano negl Imenotteri e Le- pidotteri, ma sono senza uso. Le mascelle sono due 211 pezzi delicati membranosi e talora un pò coria- cei, quasi sempre cigliosi nel margine interiore e terminate da valida dentatura. Disimpegnano un moto laterale , e negl’ Insetti succiatori sono fatte da lamine strette o da setole e concorrono a for- mare il succiatolo. I palpi labiali sono due, articolati mobili emu- lanti le piccole antenne ed attaccati alati del lab- bro inferiore : ed i mascellari sono al numero di due o quattro inseriti alla parte esterna delle mascelle. In talune famiglie d° Insetti trovasi dippiù la galetta, la proboscide, il becco e la lingua. Le galee sono formate da due pezzi piatti membra- nosi inarticolati fissati alla parte esterna dor- sale delle mascelle, tra queste ed i palpi mascel- lari, e ricoprono quasi interamente la bocca de- gli Ortotteri, ne’ quali si rinvengono. Ne’ Dit- teri esiste la proboscide o tromba risultante dalla guaina , che racchiude il succiatoio , la quale è lunga carnosa, quasi cilindrica, articolata, re- trattile e spesso bilabbrata verso 1’ estremità, La medesima è superiormente scanalata per ricevere e contenere il sorbitoio composto di due a sei de- licate setolette. Gli Emitteri sono provveduti di becco a ro- stro fatto dalla guaina e dal succiatoio, che nel- la inazione vi sì rinchiude. É questa articolata, di forma particolare allungata, mobile, puntu- ta, composta di due o tre articoli, anteriormente munita di solco per ricevere in sè il succiatoio ; * 212 essendo articolata in forma di becco e si abbassa verso il petto, quando l’ Insetto non prende ali- mento. Ii succiatoio consiste in quattro delicatis- sime setole, due delle quali sembrano riunite , e che l’ animale conficca nelle carni o ne’ tes- suti delle piante per sorbirne il sugo. Le quat- tro setole col sorbitoio sono destinate a divenire mascelle e mandibule, non che contenute nel ca- nale della guaina mediante il labbro superiore tringolare e puntiuto. Coll’improprio vocabolo di lingua dagli entomo- loghi sì disegna la bocca de’ Lepidotteri. È dessa gra- cile o setolosa, più o meno lunga, composta di due lamine strette , ravvolta a spira dopo che sia stata adoprata, situata fra’ due palpi labiali, c rappre- senta un. succiatoio nudo ossia senza guaina, col quale assorbono i sughi mellei, quando tali vi- venti sieno arrivati allo stato perfetto. Le due la- mine componenti questo strumento sono lineari all’esterno, convesse e concave nell’interno , den- tate ne” margini ed unite formano il cilindro del succiatoio : esse non sono le mascelle, ed egual- mente che le setole della tromba e del becco, sono i pezzi preparati per formarle. La promusci- de è la riunione delle due mascelle col labbro inferiore, che ne è abbracciato, onde produrre la specie di succiatoio (1). (1) Riflette Lamarck che tale voce esprima una falsa idea pel modo con cui i sughi dalla bocca passano nello stomaco, Il che 213 I Crostacei inoltre hanno due mandibule , una linguetta al di sotto e tre a cinque paia di ma- scelle : le tre prime coppie sono state dette piedi mascellari da Savigny , perchè risultano dalle due o da sei patte anteriori che, rese piccole ed avvicinate all’ intorno della bocca, sono state mo- dificate ed han terminato di appartenere alla lo- comozione. $. II. Esame specifico. a) Zrasetti. Il labbro inferiore de’ Coleotteri è sottoposto alle mascelle che sono articolate tra le fabbra e le mandibnule, essendo l’ apertura della faringe bucata sopra la lingua. I Coleotteri car- nivori (1) hanno le mandibule e le mascelle pro- minenti, uncinate , taglienti e sei palpi ; alcuni de’ lamellicorni (2) te hanno enormi prominenu e ramificate , altri (3) le tengono corte e ro- buste, e certi (4) le offrono membranose ; essen- do armate di denti (5), di ciglia (6) o di piu- mette (7): i rostricorni (8) presentano la bocca non avviene per } assorbimento del succhio de’ vegetabiti o pel sangue degli animali feriti, poichè essi aspirano l’ aria pei soli stigmi col- locati alati del corpo. Di fatto risultando il succiatoio da più pezzi, ritirati i suoi filetti nella guaina, ed introdotti iusieme dentro i tes- suti ove debbono succiare i sughi, sllontanansi alquanto in cima, onde permettere al sugo travasato di correre al foro della ferita : allora le loro estremità si curvano sotto ia piccola massa del liquido , che forzano di entrarvi e mercè successivi stringimenti formano una corrente ondolatoria, con cui il liquido è portato dall’ estremo alla base del sorbitoio ed indi nello stomaco. (2) Zucanus cervus , (3) Geotrupes stercorarius , (4) Scarabacus. (5) IMelolontha vulgaris, (6) Cetonia. (7) Zucanus cexvus. 214 nell’ apice di lungo muso, ed i legnivori ed erbi- vori nulla mostrano di preciso. Gli Ortotteri tengono due valide mascelle sotto le quali giace il labbro inferiore, ed il superiore ricopre sempre le mandibule. Le mascelle sono dentate e portano due palpi uno articolato e l’ altro no ( galea ), che allargasi per coprire la mascella; ma spesso è sottilissimo. Il labbro in- feriore tiene due palpi articolati fra quali trovasi la lingua più o meno divisa, su cui sì apre la faringe, avendo quella quattro lacinie egua- li (1) o disuguali (2) , oppure due rotondate (3)- Fra? Nevrotteri, le Damigelle (4) offrono le man- dibule nella parte anteriore uncinata dilaniatri- ce e la posteriore molare con quattro tuber- coli puntuti. Le loro mascelle dividonsi in lun- ghe dentature aghiformi e portano un palpo senza articolazione. Un gran labbro inferiore quadri- lobo nasconde siffatto apparato. La Panorpe tiene le piccole mandibole nell’ estremità di largo muso, la cui parte inferiore è occupata dal labbro e dalle mascelle allungate .ed insieme saldate. Negl” Imenotteri la base della mascella e la ganascia del labbro inferiore sono unite da mem- brana e si muovono sempre insieme. La por- zione di mascella situata al di là del palpo ri- copre la lingua e le serve di astuccio. Le Api che succiano il nettare de’fiori si riconoscono dal prolungamento delle loro mascelle e del labbro ——_ (1) Mantis , (2) Phasma, (3) Truxali, (4) Aeshna. 25 inferiore, che ripiegasi sotto le mandibule. La lin- gua è il vero succiatoio, ma vedesi ravvolta in mezzo tubo e sotto incisa per lungo. In quegl I- menotteri, che ne mancano, apresi giù e le man- | dibule poco servono loro per nutrirsi, ma come strumento d’industria. Nelle Pecchie veggons’i pal- pi mascellari picciolissimi ed i labiali grandi in massa. Le Cicale, che col loro monotomo e fraga- roso (1) canto ci assordano ne’ dì canicolari , tere- brano la scorza ed il legno dell’ orno e ne fanno gemere la manna. È la loro trivella nascosta da due lamine semitubolose lunghe, risultanti da tre pezzi scagliosi, due dei quali terminano a lima. Gli organi masticatori serbano inverso anda- mento nelle Larve. In fatti quelle de’ Papiglioni e de’ Ditteri posseggono le mascelle, di cui manca- no nello stato perfetto, e quelle de’ Coleotteri lamel- licorni gli offrono come in questo stato. Gli Ortot- teri poi hanno la medesima bocca ne? tre diversi stati. Fra Nevrotteri, la Damigella ha il solo labbro in- ___—_c (1) Gli organi del canto delle Cicale son collocati dentro l’addome, e ciascuno è ricoperto da placca cartilaginosa in forma di rete, Il cavo che contiene siffatto strumento è diviso in due vÒti da sepi- mento scaglioso e triangolare. Osservato dalla parte del ventre ogni celletta offre anteriormeute una membrana bianca piegata e nel fon- do una lamina trasparente ( specchio di Réaumur ). Aperta da sopra questa parte del corpo vedesi in ciascun lato altra tunica piegata” mossa da valido muscolo composto di _fibre dritte parallele, derivanti dal sepimento scaglioso, ed è desso il timpano, Contraendosi e rilascian- dosii muscoli con sollecitudine agiscono sul medesimo, che distendono e rimettono nello stato normale : ciocchè puossi anche produrre dopo la morte, ove faccianvisi analoghi stiramenti, 216 feriore innestato nel mezzo di lungo gambo posto sotto le mascelle, ma può essere portato in a- vanti. Le Larve degl’ Imenotteri hanno brevi e valide: mandibule. Solo diversità di figura rav- visasi nella bocca delle Larve de’ Coleotteri. Quelle de’ Lucani hanno il labbro superiore quasi orbicolare articolato immediatamente colla fronte , le mandibule corte puntute, arcuate in fuori e nel Jato interno; nell’ estremità libera offrono tre dentature sul medesimo piano e verso la loro base una sopraffaccia molare piana e striata; le ma- scelle terminano con due piccoli uncini, uno di essi mobile, e portano un palpo di quattro articoli ; il labbro inferiore largo e troncato ha due corti pal- pi. La Larva del Ditisco ha le mandibule allun- gate, rappresentando due uncini acuti e tubolosi atti a succiare. Manca di mascelie e per labbro inferiore ha due tubercoli ognuno con palpo. Sotto il labbro inferiore della Larva de’Papiglioni tro- vansi due maseelle dentate, che in giù hanno tre tubercoli, costituendo il labbro inferiore e le.ma- scelle, le cui articolazioni rientrano le une nelle altre e terminano con tubercoletti. Il labbro in- feriore porta tre palpi e nel mezzo una punta cava o filatoio della seta pel bozzolo. Tra gl’ Insetti parassiti e succiatori , il Pidoc- chio (1) e la Piattola (2) hanno una specie di mu- so tuboloso situato all’ innanzi della testa , che (1) Pediculus bumanus capitis, corporis, (2) pubis. 217 rinchiude il sorbitoio. Il Ricino (1) de' volatili ha la bocca inferiormente collocata e con due lab- bra e mascelle uncinate. La Pulce (2) nella te- sta tiene un corpo mobile armato di piccole spine. Sono troppo conte le molestie che all’ uomo ed agli animali producono le Mosche fra Ditteri, al- cune delle quali succhiano il sangue delle per- rinenze dell’ ano de? cavalli (3) ed altre si gittano negli occhi dell’ uomo (4).Succiano gli Zampani (9) il liquido sanguigno de’ buoi con il succiatoio di sei pezzi e la tromba scagliosa puntuta; e le Zanzare quello dell’ uomo (6), avendolo armato di seto- lette dentate ed a misura che penetrìi nelle car- niì la guaina si ritira su e forma un angolo. Fra Miriopedi, i Ceniopiedi hanno piccole man- dibule , sotto le quali esistono il labbro inferiore e le mascelle insieme unite senza palpi; e le Scolopendre offrono esili mandibule, le mascelle | più grandi, un paio di palpi sotto le medesime ed un grande labbro inferiore , i cui palpi ar- ticolati e puntuti riunisconsi, a penzetta (7). b) Ragri. L’Acaro della rogna (8) ha man- (1) Azcinus fringillae. (2) Pulex irritans. Lo Chique ( P. pene- irans )s'intromette sotto le unghie cd i talloni degli Americani, so- vente producendovi piaghe ed ulceri maligne. (3) ZHippobosca equina. (4) Musca meteorica. (5) Tabanus bovinus. (6) Culex pipiens cd il piccino €. pulicaris. (7) Tutti i pezgi ossei descritti sono mossi da muscoli abduttori cd adduttori, oltre particolari muscoletti , che tedioso sarebbe di enumerare, (8) Sarcoptes scalici, 218 dibule e cortissimi palpi, che nella Zecca (1) cir- condano il succiatoio troncato ed amplo nella fine, essendo fatto da lamine riunite a lancetta. 1 Fa- langi offrono una coppia di mandibole di due o tre pezzi distinti e l’ultimo in pinzetta ; un paio di ma- scelle ed un labbro con doppia faringe. I falsi Scorpioni tengono i palpi grandi, le mascelle ed un labbro o lingua sternale. Alcuni Ragni allun- gano le mascelle rotondate all’ estremità (2), i Filatori tengono gli uncini delle mandibule tra- versalmente ripiegati (9) ed i Migali (4) offrono i palpi inseriti all’ estremo delle mascelle , al- cune delle quali hanno le punie cornee od i denti pettinati sopra la base dell’ uncino delle mandibule. c) Crostacei. Fra gli Entomestraci, la Pulce acquaiuola (5) tiene due mandibule senza denta- tura ed una valvula che fa passare le sostanze nu- tritive fra esse ed i due palpi. Il Caligo (6} in- sinua il succiatoio nelle branchie de’ pesci. L’A- po possiede (7) due mandibule ed altrettante pic- cole mascelle senza palpi e con ventisei fogliette simili a queste. Il Giamo (8) e gli Aselli (9) hanno in generale le mandibole prive di palpi, tre paia di (1) Acarus ricinus, (2) Aranea extensa , Uloborus Walckenacrius, (3) A. montana. (4) Aranea Sauvagesii , caementaria. (5) Monoculus pulex, (6) M. piscinus , (7) M. Apus. (8) Pycnognum ceti, Cymothea asilus , (9) Oniscus murarius, Porcellio asellus, 219 mascelle, le cui due inferiori rappresentano od una coppia di piccoli piedi riuniti nella base, op- pure un paio di palpi. Le mascelle de’ Decapedi sono tutte articolate sotto il torace, avanti i piedi di cui sembrano con- tinuare la serie, e risultano dal palpo dorsale e dalla mascella per ogni lato , la quale ha pure il palpo terminale. La mascella è piatta e nelle Maie, negli Astaci e nel Palinuro è più larga dello Scillaro col margine interno dentata in tutti. Alla prima mascella è sottoposta la seconda , la terza sino alla quinta e sesta, e’l margine loro è ci- gliato. La Squilla ha le prime mascelle gracilis- sime ed allungate, che fanno piuttosto l’ oflicio di piede. Le mandibule sostengono un palpo su , trovansi in tutt’ i Crostacei, e solo variano per la forma. Sono esse più o meno prolungate, esterna- mente convesse con lembo tagliente , essendone l’ interno smussato , e lo spazio frappostovi for- nito di eminenze, Il margine è incidente ne’ Granchi e nella Maia molto convesso, avendo dentature acute e distanti ne Paguri. Negli Scillari le mandibule sono strette ed allungate, e’1 margine ha due tubercoli acuti, fra loro esistendo tenui denticelli; nel Palinuro . sono alquanto piane; nell’Astaco mostrano una vera faccia molare con margine incisivo fornito di tre dentature rotondate; e nelle Squille si dividono in due parti una anteriore nascosta sotto il lab- bro puntuta con duplice serie di esili dentature , 220 e l’altra posteriore iraversa che lo offre più ro- busto (1). Art. ll. Anellidi. L’ orifizio della bocca del Sifuncolo è circondato da un cono di tentacoli laciniati, che si espandono onde applicarli su’ corpi da inghiottire. L’ esofago stretto e mediocremente lungo è sostenuto da quat- tro pezzi di membrana sierosa attaccati a’ muscoli corrugatori, e finisce nello stomaco alquanto lun- go ampliato nel mezzo e ristretto a? due estremi. Ne segue il tubo intestinale eguale in tutta la sua estensione, che puossi calcolare sei in sette volte più lungo del suo animale, e descrive quattro graziosissimi giri. Il primo incomincia dal piloro e con direzione ed elica giugne fino al terzo inferiore del corpo. Da qui sempre avviticchiato al com- pagno rimonta al di Iù del termine dello stomaco, costituendo la seconda girata. Il terzo peraltro più stretto e col medesimo andamento a spira sì dirige verso la coda, ove risalendo prende origine il suo quarto ed ultimo giro che finisce nell’ inte- (1) Le mascelle, le mandibule; li palpi e loro pezzi hanno il mu- scolo estensore e ’1 flessore, e di questi sono pure fornite le estre- mità articolate delle mandibule de’ Granchi. Degni di rilievo trovo i muscoli mandibulari , il primo con due porzioni è attaccato al la interna tunica toracica sopra lo stomaco mediante fibre raggianti che partono da tendine osseo , ed il secondo aderisce alla particolare eminenza del di lei margine fisso, le cui corte fibre s’ inseriscono versa la linea mediana della cassa toracica: contraendosi questo allontana il margine mandibulare dall’ orifizio della bocca, e quindi riesce l’an- tagonista dell’ altro muscolo testè descritto, che ve |’ avvicina. 221 stino retto. Da-due sole membrane è composto il tubo enterico, 1’ esterna sierosa e l’interna moc- ciosa, la quale non ne offre i caratteri, essendo per la tessitura analoga alla prima e con infinite laminette triangolari legato all’ addome. L'apertura della bocca della Polia apparisce triangolare , colla base su e l’ apice giù. L’ orlo della stessa ha una increspatura così delicata, che talora emula un’arcata dentaria : e non è dif- ficile di vederlo disposto in modo, che rassomigli a due linee formanti angolo nel punto di unione del- la superiore traversale colla inferiore perpendi- colare. Da essa si passa nell’ esofago muscoloso, ri- sultante dalla membrana mocciosa interiore e dalla fibrosa , essendo nel principio ampliato , ma verso giù. ristretto. L' intestino di questo medesimo dia- metro si continua per la intera lunghezza di sìf- fatto vermine, se non che a dritta ed a sinistra di ogni articolazione comunica con due, borse o ciechi a mezza luna. Cosiechè i cibi digeriti nel canale medio sono poi distribuiti in esse. La bocca della Branchiobdella è guarnita di ma- scelle cornee nere e triangolari, Ja superiore più grande della inferiore e colla sommità diretta dietro. L’ esolago prolungasi per la intera lunghez- za del primo anello del corpo : lo stomaco, che vi succede, è più largo e separato da uno strin- gimento che si estende dal primo al quarto a- nello, e nell'intervallo de’ quattro anelli seguenti il tubo intestinale si rigonlia due volte ; ma verso 229 la parte posteriore ampliasi due o tre altre fiate e, formati gl’intestini ciechi, termina nell’ ano posto sopra il suo disco. Il canale degli alimenti della Mignatta è man- tenuto in sito da laminette fibrose ristretto nel principio, indi un poco ampliato e comuni- cante più giù con due sacchi laterali ciechi e coll’ intestino retto, che apresi nel centro su- periore della ventosa dell’ ano. La bocca è for- nita del labro superiore e dell’ inferiore , non che di un anello carnoso, che fa ’’ officio di sfintere. Infinite sono le conformazioni, che acquistano le labbra ; per cui l’ apertura della bocca è pure sog- getta a cangiare di figura. Tutte e due rovesciansi in fuori, a fin di rendere preminente uno spazio trila- tero, ove forsi rannicchiansi tre denti cartila- | ginei appena che han ferito la cute, onde il prin- cipio dell’ esofago resti meno angustato. Non sono affatto , come credesi , triangolari, ma piuttosto acinaciformi ossia con tre faccie due laterali ed una superiore, le quali producono un margine convesso tagliente. Il primo di essi è perpendico- lare maggiore dei due laterali, che sono quasi in- clinati in giù. Talchè si vede bene, che le loro ferite non sono a T, siccome Hanin ha detto, ma piuttosto ad Y rovesciato (x). Ciascheduno dente inferiormente ha un plesso tendinoso va- lidissimo, che si attacca all’esterno dell’esofago (1). —_—_ (1) La conoscenza di questa particolarità di struttura rende di 225 Questo pria di allargarsi prescnia internamen- ie vari solchi longitudinali rossicci, che sono pro- dotti dall’ attacco de? plessi fibrosi de’ denti. Lo stomaco finora non è stato esaminato con quella accuratezza , che si richiedeva. È diviso in dieci cellette , le quali nel centro della linea longi- tudinale sono in perfetta corrispondenza tanto fra loro, che con la bocca e Il’ ano. Le dette di- visioni derivano dalla tunica mocciosa, che in dieci determinati punti circolarmente si restringe a fin di formare un diaframma forato nel mezzo, ed avente per ogni lato l’orificio di una delle borsette, cioè dicci per ciascuna banda ricoperte dalla membrana esterna o fibrosa. Lo stomaco do- po la decima cavità comunica co due sacchi cie- chi su mentovati e coll’ intestino retto, il quale tanto nel di lui incominciamento, che nella me- iù tiene due piccioli rigonfiamenti rotondati , a- perti nel suo interno, Dipoi allargato alquanto si continua verso l’ ano, chie non pochi autori han- no negato. Tutta la faccia interiore del canale de’ cibi ha una patina mocciosa bianca come falsa mem- brana. Il labbro superiore della Sanguetta cavallina, non altrimenti che quello della medicinale, diviene ora ottuso, ora acuto e s' introduce anche dentro la bocca, che è quasi ovale munita di sfintere. I _—.»——P—— nessun peso l'avviso di Gesner , che dice di non staccare bru- scamente le Mignatte , allorchè hanno incisa Ja cute , pel riguardo ch’ elleno yi restino conficcati denti. 224 suoi denti sono grandetti, cartilaginosi , privi di _ nicchie, e con un legamento nericcio nel mar- gine, ove a prima giunta ravvisansi le denta- ture. L’esofago è cilindrico , lunghetto , valida- mente fibroso , essendo attaccato alle addominali pareti mercè membranucce. Lo stomaco è al- quanto largo e ’1 canale intestinale, che gli se- gue, ha due lunghe ed angustissime borse cieche. Nissuna traccia apparente di diaframmi , fuorchè alcune rigonfiature , ravvisansi nella sua faccia e- steriore. La bocca della Mignatta sebezia ha tre denti che somigliano a quei della medicinale. L’esofago con- tinua nello stomaco, che aumentato di volume ha singolare conformazione. Anche all’ esterno appa- . risce diviso in dieci cavità , nell'interno di cia- scuna delle quali corrisponde un anello membra- noso ; che separa le une dalle altre. A° lavi di o- gnuna di esse apronsi due ciechi superiori ed al- trettanti inferiori , più lunghi e più ricurvati de- gli antecedenti. Tale struitura si osserva finchè lo stomaco termini ne’ due intestini ciechi laterali e Ttr———— —€1_ #_ (1) Essa debbesi bandire dalla medicina per le piaghe molto dit- ficili a cicatrizzarsi, che è capace di produrre. Tali disordini na- scono dalle seghette de’ suoi denti, che lacerano la cuticola e la cute in maniera assai dolorosa. L’arte veterinaria se ne avvale con molto vantaggio, attesochè dai cavalli e dalla greggia , la cui facoltà di sentire non è troppo squisita, sugge abbondante quan- tità di sangue. Inoltre i suoi denti dopo l'incisione rimangono la seguente cicatrice I. 225 nel retto, che in principio ha due rigonfiature (1). Nel fondo della ventosa anteriore carulaginca e con margine tagliente giace la bocca della San- guisuga di mare, assai stretta, circondata da tre papille efficaci a poter ferire la cute delle Ra- ie, su cui tenacemente attaccasi. L’ esofago per quanto sia stretto e forte altrettanto è lungo.: lo stomaco è poco ampliato, avendo nell’ interno ì diaframmi appena rilevati. Ha un largo e lungo cieco coll’ intestino retto con otto rigonfiature ro- tondate. Tutto il canale degli alimenti è da molte fibre legate alle pareti del corpo. Rinchiuso nella cavità dell’ addome osservasi il canale degli alimenti del Balanoglosso , che prin- cipia dalla bocca ed in direzione retta percorre la linea mediana superiore del corpo, avendo molte rughe traversali parallele , essendo strettamente attaccato alle pareti addominali e libero inferior- mente. | La bocca del Lombrico terrestre ha un lobo carnoso inferiormente solcato e necessario per fc- rare il terreno. » Supra oris hiatum probdosci- de, qua verram perforat et elevat, donatum » scrisse Willis. L’esofago principia dal bulbo carno- so della bocca, ed è molto lungo, tuboloso, stret- to, rosso, di tratto in tratto sostenuto da muscoli all’addome , corredato presso la metà del suo tra- (1) Non succia sangue e nell’ interno dello stomaco tiene nna pulti- glia bianchiecia, che per lungo tempo la nutrisce. 226 gitto di una coppia di borse rotonde poco am- pie e colle rispettive valvule, ed in retta di- rezione finisce nello stomaco rigonfiato. Questo presenta nel mezzo un cingolo carnoso , cui nel- l'interno corrisponde sottile lamina cartilaginosa gialliccia e termina nell’ intestino in ogni articola— zione con stringimento e successiva ampliazione, L’intero canale degli alimenti con moltissimi filet- ti aviaccasi da utt i lati alle pareti del corpo : e risulta dalla membrana esterna sierosa e dalla mocciosa interna, essendovi nell’ esofago e nello stomaco soprapposta una terza tunica con fibre a lungo intersecate da altre traversali. ia proboscide (1) del Lombrico sifonostoma ri- sulta da uno strato di fibre a lungo sovrappo- sto ad altro traversale, dal cui fine incomin- cia lo stomaco dapprima ampliato ed internamente fornito di quattro prominenze, che in giù si as- sottigliano , e dopo di aver comunicato con un rialto ovale, finiscono rugose nel termine del ven- tricolo a poco a poco allargato. L’ intestino è gial- lo, nell’ origine alquanto ampio ed indi ristretto (1) Nel sezionare i comuni integumenti di questo verme e mettermi allo scoperto l’intero tragitto dell’esofago ho sempre avvertito che in diversi suoi siti offriva un moto di sistole e diastole. Ciocchè , essendo stato in un solo punto osservato da Willis, diede a costui occasione di scrivere : « Iuxta summitatem .oesophagi cor palpitans et recipro- cans habens locatur ,., pulsatio notabilis velut in cordis vicinia conspicitur ». Non ho potuto rinvenire il suo intestinum in in- testino, che non esiste e forse sarà una delle tuniche enteriche separate dalle altre. 227 fino all’ano. Ben inteso però che nel suo tragitto è legato al ceniro delle pareti superiori del corpo da lacerti carnosi disposti in serie unica. Dall’ apertura della bocca del Lombrico rag- giante principia un bulbo carnoso privo di qua- lunque sorte di denti, sostenuto da muscoli ab- duttori che finiscono presso il suo stiletto, da vari abduttori attaccati a’ lati del corpo, e giù ter- minando in una borsa allungata. Dall’esofago si va nello stomaco nel mezzo ristretto da una zona car- nosa, donde continuasi fino all’ ano l'intestino diversamente ricurvo ed attaccato a’ lati del corpo mediante tendinucci. Il Lombrico fragile ha pure le mascelle quasi analoghe alle Nereidi e dal cen- tro dal bulbo esofageo prende origine l’esofago, che finisce nello stomaco abbastanza ampliato, da’ cui lati si prolungano taluni sottili legamenti, che so- stengono buona porzione del canale degli alimenti, il quale presenta alterni rigonfiamenti mancanti affatto presso 1’ ano. L’Arenicola tiene la bocca imbutiforme , nel cui interno esistono molti tubercoli conici distri- buiti in più serie circolari, verdicci e capaci di allungarsi e raccorciarsi. L’esofago è corto, caccian- do a dritta e sinistra un intestino cieco. Lo sto- maco osservasi poco rigonfiato e finisce ne’ lati con due borse molto turgide. Il tubo intestinale nella metà superiore offre infiniti rigonfiamenti e nella inferiore è più stretto e semplice. L’orifizio della bocca dell’ Afrodita squamosa - bad 226 è corrugato , al quale si attacca un sacco , poco lungo , membranoso , capace di molto allarga- mento e continuato collo stomaco. Questo al- l’ esterno apparisce traversalmente striato , ristret- to ne due estremi, un poco schiacciato ne?’ lati con angolo rilevato in sopra e fatto da sostanza fibro-tendinosa con molta simmetria disposta. Il lembo interno dello stomaco attaccato all’ eso- fago ha una corona di tenuissimi e corti filetti , che forse le servono per tastare i cibi : ed è pure conformato in due archi nel mezzo con labbri prominenti , superiore il primo ed infe- riore il secondo e fra loto contigui, nel qual punto la membrana esofagea vedesi increspa - ta. La struttura del suo ventricolo non diffe- risce da quello dell’ Afrodita seguente. Il cana- le intestinale, che nel principio è alquanto lar- go, man mano vassi a restringere, finchè con retta direzione termini nell’ ano posto nell’ altra estremità del corpo cd opposto alla bocca. A destra eda sinistra superiormente caccia di- ciassette intestini ciechi nell’ origine un poco ri- gonfiati, i quali si allungano verso ì lati del corpo, lù dove finiscono ampliati, e nella faccia inferiore convessa graziosamente vescicolosi. Vuolsi avvertire che la prima di queste appendici , invece di pre- sentare una sola borsa , ne offre quattro col pro- prio condotto aperto nel comune e primario ca- naletto. Una membrana aracnoidea attacca non solo il principio dello stomaco all’ interiore anello DJ 20) della bocca, ma pure mantiene in sito ciascun canaletto, che sulla medesima membrana sembra essere legato. Nell’ Afrodita aculeata lo stomaco è prismati- co coll’ orifizio bilabbrato, che congiungesi all’ e- sofago membranoso , ed offre quattro piccoli den- ti trigono-acuminati , due superiori, egual nu- mero inferiori e tutti equidistanti. Le pareti del- lo stomaco compongonsi dalla tunica interna moc- ciosa , dalla sierosa esterna e da duc strati car- nosi mediani uno traversale e l’altro appena lon- gitudinale. A quella segue il tubo intestinale più stretto nel principio e fine , avendo in ogni lato diciotto intestini ciechi, i quali appena usciti al- quanto rigonfiansi, indi terminano a clava e da un solo lato tengono tre piccioli intestini , il primo bigemino , il secondo binato e’l terzo unico. Quan- do il succennato tubo dei cibi si assottiglia è ne” lati sostenuto da fibre tenuissime. L’ Amfinome capelluta offre la massa carnosa della bocca breve, cui segue sottile esofago ed indi lo stomaco enormemente dilatato a pareti rigonfiate come quelle del colon. Tra'due lobi car- nosi della spira branchiale della Sabella ventaglio incomincia 1’ apertura dell’ esofago, che poco dopo finisce nello stomaco rigonfiato, e dal quale si prolunga l’ intestino, il quale in ogni anello at- traversa una specie di diaframma. Da breve eso- figo passasi nello stomaco dell’ Amifitrite di Me- ekel con pieghe traversali, cui segue 1° intestino. 250 La proboscide a cono inverso della Nereide sco- lopendroide è circondata da piccioli cirri , dal cui centro prolungasene una seconda cilindrica con due valvule semilunari cinte da corti ten- tacoli. Da essa sì passa nello stomaco carno- so, il quale internamente ha quattro strisce lon- gitudinali. Al principio di ogni coppia di queste e mercè particolari fibre è impiantato un dente cartilagineo trigono ed uncinato. Dal ventrico- lo incomincia il canale degli alimenti , che per bastante tratto del corpo offre a dritta e si- nistra le solite borsette, e poi finisce tuboloso. L’ esofago delle Nereidi principia largo, il quale pian piano si stringe, terminando nello stomaco. Questo ha le stesse rughe longitudinali di quello, ma interrotte però da altre traversa- li: amendue sono capaci di bastante ampliazione e le succennate crespe servono, affinchè, spezzan- dosi gli anelli del corpo, possa il canale alimen- tare benanche restringersi : ciocchè non avviene mai all’ esofago. L’intestino a dritta e sinistra ha de rigonfiamenti chiamate borsette cieche (1). In una di esse (2) lo stomaco alquanto ampio ha le rughe longitudinali quasichè fibrose, Il tubo intestinale per gran parte del suo tragitto a dritta e sinistra oflre varie cellette ; verso il termine del corpo l’ intestino n'è privo, eda poco a poco si restringe per finire nell’ ano. La sua struttura è (3) Nereis gigantea » (2) cuprea. ; 201 semplicissima , avendo la tunica esterna e | in- terna, ove si osservano piccolissime aie di co- lore verde-fosco, che a prima giunta ne rendono aspetto venato, e risultano dal reticolo vascolo- so , che vi esiste. L’ esofago della Nereide napo- litana è stretto, lunghissimo e rugoso nell’ in- terno ; e lo stomaco risulta da molte successive e traversali ampliazioni, Je quali finiscono nel prin- cipio dell’ intestino , che ne è privo. Quest’ ultimo nella Nereide teticola è tutto vescicoloso. Arr, IL Insetti e Rugni. Le moltiplici varietà di struttura del tubo ali- mentare degl’ Insetti sì osservano non solo tra le specie, ma Vnaiitaihe fra gl individui di queste, ove si considerino nello stato di Larva od in quello perfetto , e tali differenze hanno la più stretta resazione col loro genere di vita moinen- tanea o costante ; cosicchè non senza ragione af- fermava Cuvier, che in detti esseri ravvisansi tutte le differenze di fabbrica , che siffatti organi ma- nifestano ne’ vertebrati. Le Larve dei Coleotteri larellicorni hanno un breve esofago, lo stomaco cilindrico dritto mu- scoloso cinto da triplice corona di ciechi e colloca- ta Ja prima al suo principio, la seconda nella metà e la terza nel di lui termine. Esse nei Lucani offro no la differenza che la media ha molti intestini ciechi, i quali sono scarsi e più grandi ; e nelle 252 Melolonte la corona superiore lia tenui denta- vure laverali che sono tante borsette. L’ inte- stino gracile principia alquanto largo , ove sboc- cano i vasi epatici, e termina nella parte po- steriore del corpo. Il colon è triplo rimpetto allo stomaco ed ha le rigonfiature come quello del- l’uomo , ritorna da dietro innanzi e giace sul- l’ intestino tenue; poichè il retto riviene d’avanti in dietro sul colon per terminare nell’ ano. Nello stato perfetto nulla trovasi dell’ esposto , essen- dovi esteso e gracile canale enterico , quattro in cinque volte più lungo del corpo , ritorto e talora la parte anteriore è poco più larga e èon tra- versali pieghe. Tra? Coleotteri carnivori , la Larva del Ditisco manca di stomaco e’l1 canale degli alimenti lun- go una volta e mezza più del suo corpo è con- tinuato dalla bocca all’ ano, presso il quale evvi il budello cieco. Nello stato perfetto offre l’ eso- fago lungo è molto dilatabile; il primo stomace quasi sferico a pareti muscolose e con rughe longi- tudinali; il secondo ventricolo membranoso, allun- gato, esternamente velloso, onde assorbire i su- ghi nutritizi 5 l’ intestino lungo due volte e mezza più del corpo, sempre di egual diametro; il budello cieco conico attaccato presso l’ano, a’cui margini tro- vansi due vesciche, le quali contengono 1’ umore acre, che tali viventi lanciano quando sono toccati, L Idrofilo ira’ Coleotteri clavicorni nello stato perfetto ha gl’ intestini otto volte più lunghi del PRA, corpo , eguali c spirali. La sua Larva, che è più carnivora, gli ha una volta e mezza larghi, e pres- so i due terzi offre lo stomaco prolungato ester- namente con velli o tubolini assorbenti, ed il resto levigato è mercè strangolamento diviso in due parti. Ne Coleotteri legnivori la Larva de Pri- oni e Cerambici presenta gl’ intestini grossissimi , eguali, disposti in quattro ripiegature lunghe quanto l’ intero corpo. Il loro principio puossi paragonare allo stomaco membranoso e rotondo nello stato perfetto, cui ne segue altro ovale, ri- stretto insensibilmente in tubo , il quale fassi più sottile nella inserzione dei vasi epatici : e tutto il canale è il doppio della lunghezza del corpo. La Cantaride ha il ventricolo talmente grande, che riempie 1’ intero addome, nella parte an- teriore avendo valide fibre circolari e’1 cardia cor- redato di valvula, analoga a quella di Bavhino nel- l’uomo. I Tenebrioni offrono lo stomaco cilindrico, l’ intestino molto gracile e ’l seguito assai grosso. Le Blapse lo hanno muscoloso con leggiero stran- golamento, un secondo stomaco membranoso e 1’ in- testino ampliato verso l’ ano. Gli Stafilini tengo- no pure i velli assorbenti nell’ esterno del ventri- colo. Gli Ortotteri, avendo incompleta metamorfosi, non presentano veruna enterica differenza ne’ due stati. Oltre il solito esofago, il primo stomaco è membra- noso, e nell’ Acheta rappresenta un sacco ovale po- sto alati dell'esofago come una specie d°’ intestino 254 cieco. li ventriglio è rotondo assai valido e nell’in- terno con denti o squame. Sono queste embricia- te nella Locusta e nella Blatta vi ho rinvenuto circa otto denti uncinati come il becco degli uccelli pre- datori, posteriormente rivolti. I ciechi o il terzo stomaco stanno intorno il foro del ventriglio , es- sendovene due grandi nella Locusta e nell’ Ache- ta, cinque ne Grilli ed oto a dicci nelle Blatte. Il loro canale degli alimenti e vario in riguardo alla lunghezza ed al diametro. Le Api tra gl’ Imenotteri posseggono il primo sto- maco membranosa trasparente , assottigliato in a- vanti, largo c bilobato verso dietro, dove lavorasi il nettare de’ fiori per cangiarsi in mele, che esse vomitano ne’ favi. Dall’ intervallo de’ suoi lobi po- steriori nasce il secondo stomaco allungato, nel cui mezzo lateralmente rigonfiasi. Il primo intestino è gracile ed eguaglia appena il secondo ventricolo in lunghezza , il retto è grosso ed anche più corto. ie Vespe offrono il primo stomaco piccolo, il secondo più lungo ed assai muscoloso. Le Larve lo- ro mostrano fo stomaco muscoloso, che riempie tut- to l’addome, al quale segue cortissimo intestino. La grande Damigella, che appartiene a’Nevrot- tert, è fornita di esofago gracile, di esile sto- imaco ovale carnoso, longitudinalmente situato, di un secondo ventricolo dritto grosso e ristretto lì dove sboecano i canali epatici. La sua Larva ha l’esofago con rigonfiamento circolare e ‘1 cardia corredato di valvula , dal quale sito sino all’ aper- 295 tura de’ vasi cpatici il tubo alimentizio è giallo. La Nepa e la Notonetta tra gli Emitteri mostra- no lo stomaco semplice ovale grande e muscoloso , cui segue l'intestino gracile, presso la cui estre- mità esiste piccolo cieco. I Bachi tra’ Lepidotteri tengono il canale degli alimenti largo corto drit- to e senza grandi ineguaglianze. L’esofago è de- licato, lo stomaco allungato e ristretto nel pi- loro, nelle cui pertinenze allargasi. Talora le distinzione tra stomaco ed intestino è insensibile, Nell’ Atalanta P esofago è esile ed a fianco ha una dilatazione membranosa più o meno rotonda, che spesso trovasi piena di aria. Le segue il se- condo stomaco ellittico membranoso , colle pareti inegualmeute gonfie, ed indi il terzo ventricolo cilindrico muscoloso , che comunica col budello tenue di mediocre lunghezza e terminato da grosso intestino retto, Il canale degli alimenti de’ Ditteri varia so- condo i due stati ; essendo nella Larva dello Stra- tiomo (1) più lungo del suo corpo, e fatto da corto e sottile esofago , da piccolissimo stomaco ovale e da un intestino, che è dalla seconda metà più grosso sino all’ apertura de’ dutti epatici, indi si restringe e diviene retto. La Larva della Mosca del formaggio secondo Cuvier manca dci quai- tro intestinelli ciechi appresso lo stomaco. La Scolopeudra ha lungo canale enterico ri- (1) Stratiomys strigata, ephippi um. 250 stretto în dietro, il quale è poco diverso negli Iulì. Il Pidocchio fra gli Atteri tiene, al dire di Swam- merdamm, due piccole rigonfiature nel principio dello stomaco terminato nell’ intestino che avanti 1’ ano offre muscolare rigonfiamento. È dritto il tubo enterico degli Scorpioni, che ne Ragni (1) ha il primo stomaco a molti sacchi cd il secondo circondato dal fegato giace in mezzo l’ addome. Art. IV. Crostacei. Ha il Polifemo (2) l’esofago rugoso che ri- montato innanzi guida nel ventriglio carnoso , a- vente internamente la tunica mocciosa cartila- ginea tubercolosa, cui segue lungo e dritto bu- dello. Gli Aselli tengono il tubo enterico soltanto anteriormente rigonfiato. Lo stomaco della Squilla ha piccoli denti verso il piloro, donde continua- si } intestino. Ne’ Branchiopedi e Decapedi da torto esofago interiormente allargato si passa nello. stomaco membranoso e prismatico con serie den- taria ne primi, ed osseo-cartilaginoso meinbrana- cco ne secondi; essendo otriforme e situato dentro il torace, superiormente alla bocca. Nella sua anterior faccia ho trovato una val- letta, che sembra dividerlo in due Jobi; e le di lui paret risultano dalla tunica mocciosa interna e dalla muscolosa esterna, la quale offre le fi- (1) Aranea avicularia. (2) Limulus Polypkemus. 257 bre a lungo, a traverso ed oblique; formandone i muscoli intrinseci , oltre gli estrinseci che par- tono dall’ apparato osseo, e vansi ad attaccare alle inferiori pareti toraciche. Ha perciò la par- ticolarità di non potersi interamente corrugare quando sia vòto, di avere quasi sempre Ja medesi- ma «capacità e di essere sottomesso alla volontà dell’ animale. Nella parte superiore gastrica poco lungi dal car- dia trovasi lo splacno-scheletro, il quale consi- ste in una lamina ossea mediana superiore cmu- lante lo sterno e per conseguenza avente il. manu- brio triangolare su ed un pò concava giù, ove tro- vasi il disco molare detto pure dente a corona piat- ta. Questo nella Maia è piano con due piccoli rial- ti laterali anteriori, che nella Dromia mancano e’! pezzo medio ne presenta uno centrale, e nella Ra- gosta vedesi uncinato, avendo l’ estremo di detto sterno ‘a scaletta dentata. Dall’ apice dello sterno a dritta e sinistra partono due reste ossec delicate e ricurve verso i lati dello stomaco, dove si uni- scono ad un’altra semilunare con disposizione tra- versa triangolare coll’apice fornito di disco osseo a faccia piana nella Maia (1), con varie eminenze a ..@.(1@1821103 (1) Asseriscesi che verso Ja fine di primavera, epoca della muta del guscio dei Crostacei, veggansi in convenienti borse aperte nel loro stomaco due corpi piano-convessi detti occhi di Granchi o di Gam- beri, che somministrano , come opinasi, la sostanza al rinnovellamento della loro scorza; per la possente ragione, che scompariscono dopo il cangiamento di questa. Sappiasi però che gli occhi de’ Granchi ve- 258 nella Dromia ed uncinato nella Ragosta, nello Scil- laro e nel Palemone. Tale apparato macina i cibi, essendo posteriormente unito colle aste dell’ osso ad Y, che congiugnesi inferiormente allo sterno. Nella faccia interna dell’ arco minore dello sto- maco, ossia nell’ intervallo fra il cardia ed il pi- loro , esiste un secondo pezzo sternale osseo-car— tilaginoso connesso colle reste descritte e ne of- fre a’ lati un’altra con ciglie setolose e comuni- cante con una seconda resta prolungata fino al pezzo triangolare. Sua continuazione è la lami- na perpendicolare, che da esso solo in giù prolun- gasi pel duodeno, che ne rimane diviso in semi- cavità destra e sinistra, non mancando di avere altre reste traversali e due pezzi cartilaginei lon- gitudinali inferiori. Il canale enterico, che in linea retta se ne con- tinua, è tuboloso, ricoperto all’ esterno da tuni- ca cellulare e glandulosa. Nel mezzo del suo corso evvi un’ apertura guarnita di valvula che con- duce in un lungo intestino cieco, da me non veduto: indi quello sotto l’ estremità della coda termina nell’ ano chiuso da due valve semilunari. nali nelle nostre farmacie sono artificiali pasticche di carbonato cal- care ; e che le cennate borse non esistono , onde coprire i soprad- detti corpi orbicolari o dischi ossei, che pian piano si distaccano, SEZIONE III. — MOLLUSCHI. ART. I. Apparato masticatorio. a) Mandibule e mascelle. — 1 Cirropedi, c gli Acefali, tranne taluni generi fra questi ultimi, mancano perfettamente di organi masticatori. Il Balano ha quattro denti crostacei, i superiori a subbia e gl’ inferiori a sega e vari fascetti di pe- li palpiformi. L° Anatifera nella base della pro- boscide tiene due punte crostacee e la sua bocca offre quattro denti poco diversi da quei del pre- cedente, i quali sono anche mossi da particolari muscoli. Si sono ( p. 33 — 5g ) descritie le ma - scelle delle Teredini, non che quelle de’ Cefalope- di e delle Lumache fra’ Gasteropedi, resta ora sol- tanto ad accennarsi che essa in queste sia arcuata quasi a ferro di cavallo esternamente, e fornita di co- ste lungitudinali parallele, che proluvgansi oltre il margine inferiore da farvi comparire una dentatura, la quale è mediana nella Limnea. Più ristretta nel mezzo e maggiormente ampliata e rotondata ne’ lati è quella della Patella comune. Somiglia alle ce- soie nella Tritonia e nella Pleurofillidia, essendo fatta da due lamine cartilaginose semicircolari con margine interno tagliente ed articolate in sotto: e piccola differenza vi serbano quelle del Siga- reto, in cui le cartilagini sono puntute, e del Den- talio. Sono ad esso analoghe le squame cartila - ginose spesso uncinate giacentino ai margini la 240 terali dell'ingresso della bocca de’ Molluschi gaste- ropedi privi di mandibule, quali sono i Buccini, i Murici e le Aplisie. Trovo degni di particolare menzione i due lobi calcarei ellittici e piani, che internamente occupano i lati della sostanza del bulbo muscoloso esofageo del Pleurobranchidio. b)ZLingua.-11 cav. Poli ha delineato la lingua del Chitone con denti uncinati semplici e con altri tri furcati. L’Aliotide ha per ogni filiera un dente ret- tangolato medio, ire piramidali grandi , due pic- cioli ed otto uncinati. La Patella tiene pure la lin- gua, ogni pezzo della quale possiede quattro ossetti bidentati laterali ed uno tridentato mediano. Pas- sando a rassegna quella degli altri Molluschi ga- steropedi, si osserva nel Buccino e Murice la teca dentaria a dritta e sinistra corredata di aletta car- tilaginca semilunare nel centro con sei denti unci- nati semplici e col settimo trifurcato medio, che nel Buccino mutabile e nella Ciprea è a molti denti triangolari, essendone due coppie uncinate in 0- gni lato. Le prefate alette mancano nelle Bulle, che hanno due serie di denti verticali. Il Pleurobranco ha, oltre la lingua con filiere di denti ricurvi, che nel Pleurobranchidio sono nella base bifurcati e dritti come que’ della Do- ride tubercolosa, una lamina cartilaginea a punte di diamante. Il Sigareto la offre con i denti me- diani a triangolo ed i laterali uncinati; avendone la Carinaria cinque serie, gli esterni maggiori ri- curvi e gl’interni dritti piccoli, 241 Dal fondo dello spazio rimasto dalle punte del- le mascelle altrove descritte sporge in fuori la teca dentaria de’'Calamari attaceata all’ultimo lobo mu- scolare conico e tagliato a becco di flauto , la qua- le non differisce dalla lingua del Polpo argonau- ta : ossia ha essa due alette cartilagine semi- lunari poste a’ lati di una lamina fibro-cartila- ginosa molto più stretta che larga , la quale in- wernasi nel centro de’ lobi esofagei per fissarsi sopra particolare ricettacolo. La medesima è ar- mata di sette serie di denti conici uncinati, ognuno de’ quali e soprattutto gli esterni han- no nella base uno strato fibroso. Essi nella Sep- pia sono più triangolari nelle tre filiere mediane. c) Stilo cristallino Quantunque Willis e Swam- merdam lo avessero conosciuto (1), pure esso da Poli è stato ampiamente descritto e con accura- tezza somma delineato. Giace dentro particolare guaina appartenente al ventricolo oppure all’ in- testino , essendo con un estremo aperto nella loro cavità e coll’ altro è perfettamente chiuso. Ha la forma di un cilindro più o meno allungato , rotondo giù e su fornito di tre punte lanciolate ricurve, che vi sovrastano e lo rendono simile ad una saetta tricuspidata. La sua sostanza è tra- — (1) Si rinviene negli abitatori dei seguenti Testacei: Pholas Da- ctylus , Solen strigilatus , Tellina planata , Cardium rusticum , Mactra neapolitana y Donax trunculus, Venus Chione, Arca Noae. L’ ho osservato pure nella Teredo navelis e Bruguieri , ma sfornito della freccia e situato presso 1’ esofago. 16 242 sparente cristallina , elastica, friabile quando sia secco : in alcuni Molluschi acefali è gelatinoso, percui posto nell’acqua bollente si scioglie e con- vertesi in sostanza oleo-gelatinosa. La sua strut- tura risulta da lamine cristalline le une incrostate sulle altre. Non ne esiste alcuna analisi chimica ed il cav. Poli lo crede composto di olio, di glu- tine animale e di sostanza legamentosa. È finora ignoto l’officio suo , giacchè quel gran- de uomo sulle prime lo reputò necessario alla propagazione della specie, ed indi scrisse che bisognasse per chiudere colle tre punte della frec- cia le aperture dei dutti epatici, quando lo sto- maco non sia disteso dagli alimenti. Meckel lo crede analogo alla lingua de’ Molluschi, ed io non solo mi uniformo a simigliante avviso, ma vi trovo qualche analogia colle tre punte uncinate dello stomaco osseo de’ Crostacei, atte a ritenere ed a sbranare la preda (1); non abbandonando l’ altra idea che possa anche irritare le aperture di detti canali, onde vi accorra maggior copia di bile. Art. IL Cirropedi e Brachiopedi. Dalla proboscide muscolosa lunghissima del Balano (2) incomincia la bocca. Dalla gola si (1) Solto questa veduta esso non adempirebbe officio dissimi- le da’ denti gastrici delle Aplisie, e di certi Insetti, (2) Lepas Balanus. 245 passa nell’ esofago e da questo nello stomaco , il cui cardia è guernito di sfintere , a quello se- guendo l’ intestino flessuoso che termina con aper- tura ellittica nel seno della trachea. Tra Brachiopedi la Lingola (1) ha la bocca quasi bilabrata e ne incomincia il tubo intesti- nale senza stomaco , eguale in tutta la sua lun- ghezza, il quale direttamente ascende verso le sommità delle valye della conchiglia, descrive un semicerchio in giù da dritta a sinistra, indi ri- piegato discende e dirigesi al lato sinistro, onde sboccare nell’ ano. Art. IIL Acefali. Dalla bocca degli A plidi (2), de Didermi (5), de- gli Encel} (4) e dei Policlini (5) passasi in ampia ca- vità internata nella sostanza gelatinosa del loro cor- po, e dalla quale si continua l’ intestino aperto poco lungi da quella. Ne’ Botrilli il suddetto sto- maco ha l’ orifizio della bocca in un sito e quello dell’ ano in altro (6). (1) Lingula Anatina. (2) Aplydium lobatum ; (3) Didermum roseum , candidum. (4) Erxcoelium subgelatinosum , roseum. (5) Polyclynura stella- tum. (6) Debbo confessare che le idee pubblicate intorno la fab- brica de’ Botrilli non siano troppo consentanee a’ fatti, figlie di su- perficiale osservazione. E vaglia il wero l’ opinione di Savigny , che li considera simili alle Ascidie composte, non può essere meglio fon- data : attesochè differenza lievissima a prima giunta si osserva tra amendue questi gruppi di esseri, i quali in certo numero sì riu- * 244 Osservata con lente ogni papilla del Pirosoma vivente, chiaramente rilevasi che nell’ apice abbia un forame meno visibile degli altri due esistenti ne’ suoi lati, o sia quello per la bocca e questo del - l’ano. Quali parti maggior rilievo acquistano con- template al microscopio, con cui apparisce il tra- gitto dell’ esofago poco allungato e finito nello stomaco, ma non così flessuoso come l’ intestino. I descritti organi possono essere ritirati nella in- terna e longitudinale cavità del Pirosoma. Nel fondo dell’ addome delle Ascidie esiste niscono in filiera o pure a stella; avendo ognuno di forma costan- temente ovalè un’ apertura rotonda poco distante da un’altra mi- nore. Oltre di che talune loro specie sono circondate da altri suoi piccolissimi individui, che ne rappresentano gli embrioni. Che anzi si sostenne che cadauno gruppo stellato di Botrilli avesse dovuto reputarsi un solo vivente con bocca ed ano, credendosene i raggi ten- tacoli o succiatoi. Oggi intanto, nel mentre si e rettificata questa idea, credesi pur tuttavia, che nella cavità corrispondente all’aper- tura maggiore mettano foce i tubi intestinali di tutti gli animaletti del perimetro. Quindi si è detto che , irritatane una bocca, sì con- tragga il corrispondente animale e, se ciò accada nel centro, ì Botrilli corrugausi tutti. La interpetrazione di tale fenomeno dipende dalla contrattilità del- la intera polpa, che somministra ricetto a detti viventi, la quale toccata in un punto immantinente si contrae da per ogni dove, e quindi anche gli animaletti, che vi ospitano. Essendo mio scopo e dovere di descrivere quello che ho osservato , posso assicurare, che alle due aperture de’ Botrilli per lo più con orlo rilevato, cioè alla grande corrisponda la bocca , ed all’ altra più piccola l’ ano. In qual- che specie a pareti trasparenti dalla prima è prolungato un canale, che indi a poco si amplia , il quale finisce nell’ intestino. Quindi conchiudo che ciascun sacco ovale de’ Botrilli sia un essere a dè e ben distinto da’ compagni, co’ quali non ha alcuna immediata rela- zione, 2/5 il canale intestinale aperto verso la radice di det- to tubo, e risulta da corto esofago con bocca circolare (1) quasi trilobata (2), che è breve e pic - colo in alcune (3), grande e lungo in altre (4). Lo stomaco è assai amplo , esternamente pie- gato (5) e circondato dal fegato (6), quali pieghe sì osservano internamente molto larghe, meno rilevate (7) e spesso son poco visibili (8). Fra esse nella linea mediana si ravvisa un solco nelle testè descritte specie , ma nel Microcosmo vi è una ramificazione come sutura. Il tubo intestinale dal fegato descrive una curva e sale in su del cavo addominale per aprirsi pres- so l’orificio annunziato e molto sopra a quello del- la bocca nell’ Ascidia intestinale e papillosa ; at- tesochè discende e passa sotto A’ esofago nel Mi- crosmo, e serba quasi la stessa direzione nell’ A- scidia fosca. Oltre la tunica mocciosa interna ha nell’ esterno uno strato granelloso nella maggior parte delle Ascidie , che ne rende le pareti glan- dulose e più doppie. Cuvier nelle Salpe (9) ha trovato la bocca presso } origine superiore delle branchie , e lo stomaco è un sacco membranoso situato nella pro- tuberanza della tunica esterna e rivolto in sen- so opposto del canale enterieo, che va diretta- (1) Ascidia papillosa , (2) Microcosmuss (3) intestinalis. (4) A. phusca, (5) intestinalis, (6) Microcosmus, papillosa, rustica, venosa. (7) In queste ultime specie. (8) A. phusca. (9) Salpa cristata. 2/56 mente verso l’ ano. In una (1) delle stesse da me osservate viventi ho rinvenuto l’orifizio della bocca superiormente collocato e quasi imbutiforme, da cui si continua il canale degli alimenti sempre di- ritto, dapprima largo , poiì ristretto ed indi am- pliato per assottigliarsi nell’ ano: ed in un’ al- tra specie (2) ho visto che lo stomaco internasi nella sostanza del fegato, donde esce il tubo in- testinale. La bocca delle Teredini giace nel mezzo dello spazio prominente rimasto dagli ossi mascellari , dalla quale si prolunga l’ esofago brevissimo, in cui esiste lo stilo cristallino, lo stomaco ed indi l’ intestino ristretto e molto lungo, che discende pel solco esistente nella faccia interna del fegato sino all’ estremo inferiore di questo, ove ricurvasi per salire verso la posterior parte della bocca. Nel fondo dell’ addome rinviensi la bocca del Dattilo fornita di due paia di labbra flessibilis- sime, alla quale segue la gola ed il primo sto- maco traversalmente rugoso ed il secondo, che guida nel piloro assai valido e con molte lacu- ne, cui comunica l’ intestino crasso, che per la intera sua lunghezza ha una specie di linguetta d’i- gnoto officio. Nel fondo del ventricolo esiste lo stilo cristallino, di cui si è parlato. Il tubo inte- stinale poi dopo di aver fatto vari giri circolari tra la massa epatica quasi dritto ascende per at- (1) Salpa pinnata , (2) S. maxima. 247 traversare il cuore e terminare nell’ ano aperto den- tro la trachea posteriore. La Mia (1) ne differisce per la mancanza del secondo ventricolo ; giacchè dal piloro conico pas- sasi nell’ intestino che fa un solo giro, e dopo attraversa il cuore e finisce dritto nella trachea. La gola del Cannolicchio (2) è tubolosa e ter- mina nello stomaco periforme, dal quale superior- mente principia l’intestino più a meno flessuoso , che sale e discende per ricurvarsi, ed ascende poi in linea retta, onde finire nella trachea superiore. Nel Solene strigilato oltre la gola sono da notarsi le quattro aperture biliari dello stomaco guarnite di valvule semilunari. Dal piloro si passa nell’ in- testino ( digiuno ), che alquanto largo discende giù, e nell’ interno apparisce diviso da sepimento in due longitudinali cavità, una per lo stilo cri- stallino e l’altra costituisce l'intestino , che dopo sette in otto spire termina dritto ed allungato. Le Telline(5) hanno la medesima struttura gastri- ca tranne maggiore larghezza e ravviluppamento delle budelle, Ie quali finiscono ricurve. Nel Car- dio (4) dalla bocca sì passa nell’ esofago e da questo nel duplice stomaco, donde prende in- cominciamento l’ intestino ravvolto in einque ine- stricabili girate e nel digiuno evvi la. separazione per lo stiletto cristallino. Anche doppio. stomaco ziene la Mattra (5), essendone la separazione car- (1) Mya pictorum. (2) Solen siliqua,. (3) Tellina planata. (4) Cardium rusticum. (5) Mactra neapolitana 248 tilaginea e le tre punte dello stiletto cristallino penetrano ne’ dutti epatici. Dall’ orlo sfrangiato della bocca dello Spondilo (1) si va nell’esofa- go muscoloso ed indi nello stomaco, da cuîi nasce il tubo intestinale semplice conico, che scende e poi risale, attraversando il cuore onde terminare dritto. Lo stomaco è quasi ovato in una delle Came (2), da cui si penetra in amplissimo intestino con ru- ghe traversali, e dopo di aver fatto vari giri per- tugia le cardiache pareti e termina nell’ intestino retto; essendo fornito della solita separazione car— tilaginea in un’ altra specie (3). L’ Arca (4) ha il canale gastro-enterico come i Testacei già esami- nati. La Giacobea (5) presenta il ventricolo tra- sparente e l’ intestino largo e semplice, che in su appena deserive una curva e quindi finisce dritto giù. L’ Ostrica (6) mostra la bocca inferiormente ri- volta, dalla quale parte lo stomaco ovato, e quindi Y intestino che sale a sinistra e ne discende ri- volgendosi a dritta, onde passare sotto il ventri- colo e con direzione retta risalirvi. Il tubo inte- stinale del Mitilo (7) non differisce per la strut- tura da quelli finora esposti , tranne la partico- larità che sale, discende e risale. L’ Anatino (8) (1) Spondylus Gaederopus. (2) Chama cor. (3) C. antiquata. (4) Arca Noue. (5) Ostrea Jacobaea. (6) O. edulis. (7) Mytilus edulis. (8) M. anatinus, 249 ha l'intestino corto, che ripiegasi nel piede e, ritornato indietro, discende verso l’ ano. La Pen- na (8) offre stretto esofago, lo stomaco breve ri- gonfiato e costrutto da lacerti fibrosi variamente in- trecciati. L’intestino, che vi segue, sale in linea retta, si restringe e di nuovo ascende ampliato per poco tratto, ma nel discendere risale per attraversare il cuore e finire nell’ano munito di sfin- tere. Art. IV. Gasteropedi. Dal bulbo muscoloso del Chitone si passa nel- 1’ esofago ed indi nello stomaco ellittico , al qua- le segue l’ intestino che descrive quattro giri concentrici e poi quasichè retto discende ver- so lano. Le Fissurelle e Patelle offrono 1° esofa- go tuboloso, al quale succede lo stomaco al- quanto dilatato, che nella Patella comune è di- viso in due longitudinali cavità mercè una ripie- gatura valvulosa, chiaramente notandovisi due direzioni rugose a lungo ed a traverso. Poco oltre l’ intestino osservasi l’ ampliazione duodenale, fa più di sei attortigliamenti intorno sè stesso , es- sendo sostenuto alle pareti addominali ed al fega- to da sottili filetti, egualmente che negli altri Ga- steropedi. L’ esofago dell’ Aliotide è abbastanza largo e ristretto , finchè arriva nello stomaco cor- no (1) Pinna nobilis , muricata. 250 redato di rughe longitudinali, e passato l’ inte- stino duodeno, ove apresi il gran foro valvuloso biliare, ascende quasi dritto sino’ presso la bocca e, discendendo di bel nuovo, ricurvasi vicino l’ ano. L’ esofago del Dentalio è corto carnoso e lo sto- maco periforme a pareti compatte aderisce all’e- stremità posteriore del piede, contenendo un apparato dentario nell’ orifizio cardiaco. Il ven- tricolo inoltre finisce giù nel budello dritto me- diano e terminato nel centro dell’ imbuto esistente presso l’ orifizio posteriore della conchiglia. Un corto esofago, lo stomaco, il duodeno con due aperture biliari e ’1 resto dell’ intestino, che de- scrive una sola curva, si osserva nel Vermeto , nella Voluta e Ciprea , nello Strombo, nel Ga- sterottero ed in vari Marici. Il Cono ha lungo esofago cinto da proboscide piena di filetti ten- dinei , alla cui fine eyvi il bulbo carnoso emu- lante la prostata. Singolare rilievo però merita lo stomaco delle Ne- riti che è oliveforme, violetto e fosco, offrendo in- finite fogliette traversali piene di umore tegnen- te; quello del Tritone in una metà ba le ru- ghe longitudinali come l’ esofago e nell’ altra mostra la duplice serie di lamine traverse che sono ricolme di materia bianca gelatinosa, le quali sono concave nel Murice Lampa. Ha il Buc- cino Galea nella faccia inferiore dell’esofago dal- la teca dentaria fino all’ orificio cardiaco dello stomaco un canale posteriore comuricante com 251 particolare borsa; separando e contenendosi in a- mendue una sostanza gelatinosa gialla. L’ esofago della Jantina giunto sotto il cuore s immette nel primo stomaco membranoso, da cui si passa nel secondo ventricolo e poi nell’ inte- stino : e quello della Fasianella nel fegato si am- plia e divide in molte borse mediante talune briglie , le cui pareti offrono diverse pieghe, di poi si prolunga anteriormente e ricurvasi dic- tro verso il piloro per finire nell’ ano. I Turbini ed i Trochi posseggono corto esofago finito nello stomaco internamente rugoso , cui segue l’ inte- stino duodeno corredato di moltiplici cerchi con - centrici in opposizione dell’ apertura de’ canali epatici, e”l resto del budello descrive tre eguali girate da destra verso sinistra e da sopra in sotto* Traspariscono dalle pareti del corpo della Fi- rola, della Carinaria e della Pterotrachea sì l’e- sofago lungo , e nella metà del corpo gonfiato per costituire lo stomaco , che l’ intestino , il quale in direzione retta internasi nella massa e- patica posta sotto il ventre di detti animali. Il tubo esofageo della Ombrella si amplia nel ven- tricolo internamente provveduto di longitudinali fogliette coperte da lamina cartilaginosa, facile a distaccarsi e necessaria per stritolare i cibi. Il di lei duodeno imbutiforme è prolungato nell’ in- testino che prosiegue il suo corso rettilineo e ter- mina posteriormente nel mantello. Le parti de- scritte sono mantenute in sito da vari filetti. 252 La Bulla lignaria ha l’ esofago largo tortuo- so , cilindrico, che finisce nello stomaco osseo mercè due legamenti attaccato alle pareti ad- dominali e nell’ esterno vestito da sottile mem- brana. Gli ossi maggiori sono reniformi compatti fragili, piani nella faccia esterna e convessi nella interna, ed appena esposti all’ aria atmosferica infossansi nel mezzo a cagione della sua pres- sione su’ medesimi. Vi si notano chiaramente gli strati di accrescimento al numero di sette, che credo avvenire per la faccia larga. E siccome lo stomaco a manca e dritta offre due aperture or- bicolari, così in quel punto i suddetti ossi toc- cansi nella parte loro convessa. Il terzo pezzo os- soso è piccolo emulante la cifra 8, compresso ne’ lati e posto superiormente ai due maggiori. Il di lei ventricolo ha una specie di cerchio mem- branoso; affinchè i due pezzi ossei pe’ legamenti ten- , dinosi traversi possano avvicinarsi , ed essere in perfetto contatto nello stritolamento delle sostanze solide. Segue il tubo intestinale e precisamente il duodeno ampliato. Tre pezzi ossei langhi puntuti e- sistono nel ventricolo muscoloso di altra Bulla (1) ed egual numero ossia due laterali triangolari e?} terzo mediano ellittico vedesi nella Bullea (2). Il Cee (1) Bulla striata, (2) aperta. (2) Gioeni li prese per conchiglia ec ne formò il genere Tricla, che in onore del suo scopritore fu detta pure Gioenia. Ma inse- guito Draparnaud manifestò l’ înganno del sicolo naturalista , che se fosse stato anutomico non vi sarebbe certamente caduto. 255 Doridio tiene l esofago breve sottile e continuato nello stomaco assai robusto e prismatico. L’ apertura della bocca delle Aplisie è corruga- ta, e nellé diverse loro specie variamente colo- rita. A destra e sinistra offre due pezzi di car- tilagine semilunari e traversalmente rugosi. Nel principio dell’ esofago , che senza tema di errare potrebbe appellarsi faringe, essendo in questo sito molto dilatato, evvi il bulbo muscoloso colla lingua. L’ esofago quasi cilindrico ed alquanto piegato nell’ interno ha parecchie rughe longi- tudinali figlie della duplicazione della membrana mocciosa. Gli segue il primo stomaco, che non diventa così ampliato come quello dell’ A plisia fasciata, essendo ne’ due estremi) appena ristretto. Il secondo stomaco è simile al ditale dei sarti, giacchè la figura anellosa , che possiede , inco— mincia ampia e termina stretta. Uno strato di fibre orbicolari rosse, e contrattili anche quando siffatti Molluschi siano stati da qualche tempo uc- cisi, ne forma la faccia esteriore : e le fibre sot- toposte con retta direzione attaccansi alla tunica mocciosa. A. questa appartengono le impronte de’ denti cartilaginei, nella base de? quali rialzasi un poco, onde meglio abbracciarli; essendo in tre o più serie disposti , val dire diciassette grandi e venti piccoli , risultando da sostanza cartilaginosa con- formata a strati. Le loro faccie laterali appari- scono scabre e nella base liscie. I denti maggio- 254 ri toccansi colle rispettive punte ora semplici ed altre volte bifurcate; ma taluni di essi, essendo abbastanza lunghi, adattansi negli spazj intermedi. L’interna struttura dello stomaco è singolare. Esso risulta da fibre carnose tendinee fra loro assai avvicinate, circolarmente disposte, e da varj lacerti muscolosi longitudìnali di figura prismatica in ognuna delle tre interiori facce del ventricolo. Colla loro contrazione gli alimenti restano oltre- modo sfrantumati, rimediando così la natura alla mancanza de’ denti, che avrebbe dovuto situare nella bocca o pure nel suddetto stomaco, sic- come ha disposto per le Aplisie e per le Bul- le. ll tubo intestinale dapprima ampliato, in se- guito sì restringe per attraversare la sostanza del fegato, in cui allargasi di nuovo; affinchè , dimi- nuito di diametro , con tortuoso tragitto fini- sca nell’ orifizio dell’ ano. Per cui il passaggio degli alimenti deve aver luogo dopo che sieno per- fettamente stritolati (1). In continuazione del ca- nale, che sto descrivendo, viene l'intestino duo- deno oito linee lungo e cinque largo. Tiene a’ suoi lati interni due creste rilevate, che fanno l’ officio di valvule ad ambedue i canali epatici. Il terzo stomaco principia largo , ed indi man mano sì restringe; essendo nella medesima parte della (1) A noi è occulto perchè l’ Autore della Natura alle Aplisie ed alle Bulle abbia dato l’ apparato masticatorio nello stomaco , oltre quello della bocca : i suoi imperscrutabili segreti non re- stano mica svelati dalle ricerche umane. 255 faccia interiore munito di trenta denti cartilagi- nei, che, distaccandosi dalla succenata tunica, ri» mangono le proprie fossette. Il canale degli alimenti, quasi eguale in tutta la sua dimensione , in linea retta continua verso giù a tragittare. Di poi a destra si ripiega in so- pra, e quivi con tortuosa direzione risale fino all’incominciamento del primo stomaco, passando tra’ lobi epatici e sotto il terzo ventricolo, onde girare nella sinistra banda del corpo. Discende di bel nuovo tortuosamente fra la sostanza del fe- gato ; passa un’ altra fiata a destra, ove cala: ed in ultimo, descrivendo una curva simile alla let- tera romana S, finisce nell’ orificio dell’ ano. La struttura dell’ intero canale degli alimenti è com- posta dalla membrana sierosa esterna; dalla moc- ciosa interna, cui aderiscono i follicoli, che se- questrano l’umore vischioso spalmante 1’ intime vie della digestione ; e da esilissime fibre sì lori- gitudinali che ad elica , visibili in pochi siti ad occhio nudo. La sua totale lunghezza non oltre- passa il doppio di quella dell’ individuo, cui spet- ta. Disposizione e struttura analoga ha il tubo in- testinale delle Dolabelle ed i denti angolosi del di lei stomaco sono più piccoli ed aderenti alla tu- nica mocciosa. Nel Pleurobranco (1) sezionato da Cuvicr esiste l’ esofago allargato nello stomaco membranoso , (1) Pleurobranchus Peronii. 206 in cui evvi 1’ orifizio del canale epatico maggiore e gli segue il ventriglio, indi il terzo stomaco fornito di fogliette interne longitudinali e’l quarto membranoso ; passandosi direttamente mercè un solco stretto dal primo nel terzo ventricolo, che adempie ad una specie di ruminazione. L° Onchi- dio ha lo stomaco membranoso , un ventriglio e due altri stomaci semplici uno piramidale e l’ al- tro tuboloso. Nel Pleurobranco tubercolato dal- l’ esofago lungo si penetra in ampio stomaco con fibre tendinee traversali, e da questo nel duo- deno un poco ampliato, donde continua il resto del tubo degli alimenti. Tutto il canale descritto non solo nell’ interno ha infinite rughe longitu- dinali, ma eziandio è attaccato al fegato ed alle pareti addominali con laminette triangolari ten- dinee. La Pleurobranchea offre la medesima orga- nizzazione gastro-enterica. Nella Pleurofillidia l’ esofago tuboloso e corto si dilata nello stomaco , dal quale a dritta nasce l’ intestino che si assottiglia un poco per termina- re nell’ ano: in quello le rughe longitudinali so- no patentissime e da’due lati escono lunghi tubi, i quali vanno a ramificarsi nelle laminette laterali come gl’ intestini ciechi delle Afrodite. L’ esofago delle Doridi è cilindrico rossiccio , che termina nello stomaco rosso-fosco , rigon- fiato come cornamusa, e presso l’ estremo oppo- sto principia l’ intestino. La Doride lembata ha il bulbo esofageo senza denti, in luogo dei quali 207 } orifizio della bocca ha tre produzioni triango- lari carnose, che in forma di fascie continuansi nell’ interno dell’ esofago e dello stomaco , ove offre pure le rughe traversali. Le Testacelle, Da- labelle e Parmacelle hanno l’ intestino retto poste- riormente rivolto e pel resto non differiscono dalle Doridi. L’ esofago della Scillea piegato longitudinal - mente è capace di grande dilatamento e tre dut- ti biliari versano le bile nella sua unione col ventriglio che internamente è guarnito di dodici lamine squamose cornee taglienti, che ho pure os- servato in una graziosa Tritonia. L’ intestino è corto e grosso, avendo nell’interno de’ rialti, uno longi- tudinale ed altri più piccoli posti presso le rigon- fiature analoghe a quelle del colon. Due sole E- lici(1) hanno lo stomaco muscoloso come gli Uc- celli granivori, essendo formato da due rigonfia- menti conici uno dalla parte del cardia e l’altro da quella del piloro e riuniti da uno stringimento mediano tendinoso. Le altre Elici, non che il Lu- macone hanno l’ esofago tuboloso, che termina nello stomaco ovale ed internamente con pieghe longitudinali continuate nel duodeno, ove in op- posizione delle aperture de dutti epatici esiste un? ampliazione e poi si prolunga l'intestino, ehe fa due girate tra la sostanza del fegato ed indi ter- mina nell’ ano aperto presso il cavo respiratorio. (1) Helix stagnalis , cornea, 206 Tutto il tratto enterico descritto è legato alle pa- reti addominali ed alla massa epatica mediante in- finiti filetti. Art. V. Pieropedì e Cefalopedi. L’ esofago della Jalca è lungo gracile e ri- gonfiasi nello stomaco membranoso, cui succede il ventriglio cilindrico e corto, e sì quello che questo sono internamente rugosi: l'intestino de- scrive due giri tra l’ epate e sbocca nell’ ano col- locato vicino l’ ala dritta. Somiglia l’ ampio sto- maco dello Pneumoderme a quello degli Acefali immerso nella sostanza epatica, e finalmente l’ in- testino retto brevissimo termina sotto l’ ala dritta. L’ esofago del Clio assai lungo discende per di- latarsi nello stomaco, e poi incomincia l’ inte- stino che ripiegato finisce nell’ ano. La Cimbulia presenta l’ esofago imbutiforme, il quale si amplia nello stomaco fornito di denti cartilaginosi ed indi termina nell’ intestino retto. Il tubo esofageo de’ Cefalopedi attraversa il gran foro delle teca cartilaginosa, 1 anello cerebrale ed il canale della faccia concava del fegato e dà origine allo stomaco lungo ed inferiormente ri- stretto nel Polpo macropo e comune, mancan- do ne’ Calamari. Esso nella Seppia somiglia ed una cornamusa, producendo il ventriglio bastantemen- te toroso ed orbicolare, ravvisandosi nel mar- gine convesso diviso da valletta , e nel concavo 269 dà origine nel medesimo punto agl’ intestini sì duodeno 0 cieco conformato a spira , donde nell’ interno a dritta e sinistra partono varie la- minette appena triangolari fornite di follicoli , c quindi piene di glutine ; come al tenue e crasso più o meno ripiegato e flessuoso. Questi sbuca- no il cavo del peritoneo, essendo sostenuti nelle loro flessuosità da esile membrana , e costeggiano il muscolo corrugatore medio , terminando nell’ a- no. È da riflettersi che l'intestino dei Polpi offre due ripiegature e ne’ Calamari, che manca affatto, è quasi retto. L’ano di questi e della Seppia ha l’ 0- rifizio bilabbrato con due cirri ne’ lati. La struttura delle parti accennate è sempli- cissima , attesochè oltre la tunica sierosa esterna e la mocciosa interna fornita di rughe longitu- dinali ed attaccata alle radici delle mandibole, evvi uno strato intermedio di fibre muscolose a lungo e di altre appena traversali, che rendonsi abbastanza pronunziate nello stomaco e molto più nel ventriglio, dove la mocciosa è più valida, quasi cartilaginea e facile a separarsi dopo la mor- te colle impronte superstiti delle sue rughe. La disposizione delle fibre di quest’ ultimo in forma spirale o traversa all’ esterno, non che la loro validità, ricordano giustamente la fabbrica del ventriglio de’ Gallinacci. Si ravvisa pure nel Todaro il canale formato da due alette della membrana mocciosa, che han- no origine dalla base del lobo medio del bulbo * 200 muscolare, traghettando per l’ esofago e pel cardia sino all’ apice della spira dell’ intestino cieco. E da csso in quest’ ultimo partono i plessi lacertosìi rag- gianti diretti al suo margine libero. Ecco tracciata la conformazione dell’ intero ca- nale de’ cibi nei Polpi, tranne il Macropo, in cui l’ esofago è più lungo e per conseguente lo stomaco più corto. Nel Calamaro comune la spi- ra del cieco sta svolta e si prolunga fino alla e- stremità inferiore dell’ addome, essendo pieno di umore gialliccio, non che fornito di pareti esili e trasparenti; ma nel Calamaro saettato e Totaro il ventriglio è molto amplo , a pareti lacertose meno compatte, e dal cui fondo estendesi un le - gamento terminato sino alla guaina, che racchiu- de la penna cartilaginosa , cui aderisce. CAPITOLO VI. Apparato respiratorio. 5 a} SEZIONE, I. — ZOOFITI. Ant. I Infusori e Polipi. Gli esseri di queste due numerosissime classi e quella de Vermi intestinali parenchimatosi e cavitari mancano di organi respiratori particolari, ma la loro intera superficie cutanea è di tale funzione incaricata ; giacchè l’ apparato vibratile de’ Rotiferi e delle Vorticelle, non chè i tenta- coli de’ polipetti de’ Litofiti, de’ Ceratofiti e dei 261 Polipai, lo fo con qualche dubbiezza appartenere alla respirazione ; di che sospetto incaricate le vescichette laterali del Lombricoide umano, Arr, Il. Acalefi. Il nostro Alcinoe ha otto branchie lineari, ossia quattro su ed altrettante giù, avendo un moto tal- mente rapido da comparire da un lato solo pettina- te. In verità risultano da un vaso longitudinale, che di tratto in tratto ne caccia altro a dritta e sinistra, e nel dorso offrono una filiera pettinata di seto- lette e son quelle che, movendosi con celerità som- ma, riflettono dalle coste branchiali tutt i colori del- l’arco baleno. Analoga è pure la struttura delle bran- chie del Beroe e del Cesto, numerandosene otto, che con eguali distanze dispongonsi per la lun- ghezza del corpo del primo, e quattro, che occu- pano i margini del secondo. Branchie pennate ho osservato a’ lembi interni delle braccia della Cas- siopea borbonica, e laciniate in quelle del Rizo- stoma e della Pelagica: non escludendo nelle spe- cie aflini di questi ultimi Acalefi la intera superfi- cie e’l margine del disco, che reputo essere in- caricati della respirazione. Art. IM. Echinodermi. La Bonellia ha presso l’ano due organi ramificati, che servono alla respirazione. Parechie Asterie (1) oltre i piedi hanno i fiocchetti vascolosi emulanti (1) Asterias echinophora , Savaresi,. rubens. 202 le branchie e posti fuori il loro corpo; e le O- fiure offrono varie fessure a lungo presso la boc- ca. Sono anche addetti al respiramento i piedi de- gli Echini, i quali costituiscono dalla bocca al- lano due paia di longitudinali filiere per cadau- no ambulacro; ma nello Spatago hanno diversa disposizione, che su è quasi pentagona e giù el- littica. Sono più o meno allungati fuori il gu- scio osseo, passando pe’ forametti a tal uopo scol- piti ne” margini degli ambulacri ; risultano da una tunica muscolosa con fibre a lungo ed a tra- verso oltre i comuni integumenti in fuori e le vene- che per dentro vi passano (1) e finiscono o con un disco dentato (2) , od assottigliati, o pen- nati da un lato solo (3), o bipennati od infine ad ombrella (4). Insensibile diversità di strut- tura e poca di forma vi serbano i piedi delle A- sterie , in alcune delle quali sono tubolosi ed in quadruplice serie per ogni raggio (5), in altre attenuati (6) ed in moltissime a clava pennati. Non è a mia notizia che le branchie degli Echi- ni sieno state ancora descritte da‘alcun autore, e veggonsi al numero di dieci, eccetto VE. napoli- tano che ne ha venti. Sono situate nei semica- (1) Monro , Cuvier e Lamarck non conobbero nè la strut- tura e neppure l’uso di questi organi , che credettero destinati ad assorbire l’acqua per introdurla nel cavo addominale , dentro gl’ intestini ciechi e nella bocca delle Asterie. (2) Echinus esculentus, (3) neapolitanus, (4) spatagus. (5) Asterias echinophora , Savaresi, (6) aranciaca , ophiura. i 205 nali esistenti nel segmento di cerchio osseo, che trovasi fra ogni ponte circondante l’ apertura del loro guscio vicino la bocca. Si avverta però che questo ultimo le tiene impiantate sulla membrana fibrosa, che chiude tale apertura. Ogni bran- chia risulta da un canale bifurcato fuori del gu- scio e diviso in tante lacinie pennate, terminando in un sacco pendolo e diviso in due tronchi , ognuno de’ quali finisce variamente sfrangiato ; contenendo sangue ed una pultiglia identica a quel- la racchiusa nel cuore. Non ancora ne ho cono- sciuto il preciso rapporto col sistema sanguigno. L’ apertura dell’ organo respiratorio delle Olo- turie è situata nella banda destra della loro cloaca. Esso dividesi in due tronchi principali, diretti uno per la parte destra del corpo, e l’altro per mezzo del canale intestinale, La sua descrizione devesi a Cuvier; giacchè Bohadsch non ne fa menzione e Muller , da quanto apparisce, ne ha soltanto conosciuta quella porzione, che esce fuori il corpo colle intestina. Quegli con molta ragio- nevolezza l’ ha chiamato a/bero della respira- zione. In tutte le Oloturie da me vedute poco al dilà del suo principio si separa in due tron- chi primari ed in qualcheduna è solo (1), il quale nella metà del suo corso dividesi in due rami. Il prefato albero presenta infinite ramifica- zioni, che offrono gran numero di vescichetie 0- (+) Holothuria letragona . 204 vali di colorito giallastro e nella Oloturia pen- nello è bleu. Queste a norma!delle loro specie fan rilevare qualche piccola varietà di figura come i rametti pennati e finiti con lunghi tubi (1), oppure tale albero gli ha mozzati ed alquanto rotondi (2). Il tronco dritto dell’ organo respiratorio è man- tenuto in faccia al corpo mercè una serie di esili tendini, che hanno la disposizione presso a poco a ventaglio ; nel mentre che il sinistro non ha alcun rapporto co’ vasi delle intestine giusìa l’ asserzio— ne di Cuvier. Varie volte sono giunto a separare il sistema respiratorio dal sanguigno senza che vi abbia potuto mai scoprire commercio veruno (3). La funzione respiratoria non si adempie esclu- sivamente da quest’albero e dalle branchie; poi- chè ho forti ragioni di attribuirla benanche a? pie- di ed ai tentacoli, che ne reputo i veri mezzi respiratorj. All’ esterno sono vestiti dalla cuti- cola e dalla cute, e nell’ interno hanno delle fibre carnose a lungo ed una vena, la quale nel loro apice offre tante ramificazioni, quante sono le divisioni de’ medesimi , affinchè elleno avessero estesa superficie respiratoria. Essi per lo più sono (1) Holothuria Sanctori , (2) Stellati, Petagnae. (3) Avendo introdotto il mercurio ora nell’ apparato del respiro, ed altre fiate nel sistema circolante , non ho ravvisato affatto che tale materiale anche colla pressione fosse passato dall’uno nell’ al- tro apparecchio. Forza è dunque conchiudere che sia del tutto im- maginaria |’ anastomosi annunciata dal succennato vsservatore. 265 cilindrici e con pelta terminale variamente inci- sa, ma in parecchie specie veggonsi molto ra- mificati (1). SEZIONE II. — ARTICOLATI, Art. I. Anrellidi. Tra gli andirivieni delle budella del Sifuncolo nudo son poste due borse conosciute da Pallas, e da Cuvier credute forsi con ragione appartenenti al sistema della generazione. Sopra e propriamen- te in corrispondenza de’ due forami notati nella parte esterna del ventre incominciano larghette, e finiscono libere ed assottigliate. Hanno patente contrattilità di tessuto, sicchè muovonsi in variate guise quando l’ animale sia vivente, ed anche per qualche ora dopo morto. Internamente sono vestite dalla tunica mocciosa, pe di cui pori trasuda l’ u- more giallo-fosco, che vi si rinviene. Il Sifuncolo echinorinco e la Polia lineata hanno pure le pre- fate borse assai più allungate. Di più i tentacoli, che circondano l’ orifizio della bocca del Sifuncu- lo, debbono realmente considerarsi come addetti a tale funzione. Da una serie di vesciche rotonde nella Mignat- ta eseguesi la funzione della respirazione. Ognu- na di esse, .in grazia di piccolo canaletto ; mette (1) Holothuria fusus , tetraquetra , doliolum. 266 separatamente capo in uno de’ diciassette buchi e- sistenti in cadauna banda del di lei ventre. Elleno ricevono vasi dalle arterie laterali , che al di so- pra vi si sparpagliano , dalle quali trasuda l’ u- more bianco-gialliccio contenutovi e necessario per umettare la superficie esterna del suo corpo. Sono composte dalla membrana fibrosa e da un altra mocciosa : entrambe però non sono di facile divisione. Coll’apertura delle pareti dell'addome ne ho spesse volte osservato il restringimento e 1’ am- pliazione. La Sanguisuga marina è priva delle ve- sciche per la respirazione, in conseguenza appe- na che sia tolta dall’ acqua marina subito muore, ed ecco la ragione del colorito bianco del suo san- gue, Forsi la Branchiobdella ne sarà eziandio prov- veduta, ma finora non sono state esse descritte. Dal quarto anello del corpo del Verme di terra presso le filiere di setole interne esistono a dritta e sinistra sette in otto vesciche respira- torie grandi quanto un acino di miglio. La Na- iade(1)ha due serie laterali di branchie a clava. A- naloghe sono nel Lombrinero, che ha di più un ciuf- fo di cirri semplici e spirali sul capo. Le Afrodite offrono duplice filiera di lamine coriacee orbico- lari, che a guisa di embrice interamente od in parte occultano il dorso del loro corpo e con particolare ma corto gambo vi si attaccano , nu- merandosene più di ottanta, e le piccole alternanti = et» (1) Nais de Horatiis. 267 colle grandi. Ad esse si approssimano le Nereidi, che in ogni articolazione del loro lungo corpo hanno due branchie ovate (1), a spatola (2), a pennacchio spirale (3) , da un solo lato penna- te (4), con cirro a spira (5), oppure molto al- lungato (6) e compresso (7). Le Amfitriti tengono sulla testa un gruppo di lunghi tentacoli ed a’ lati due paia di branchie scarlatto, due (8) o tre e più volte ramificate (9) come alberi, le quali costeggiano il dorso de- gli anelli medi dell’ Arenicola (10). A? lati della bocca delle Serpole (11) veggonsi due lobi carnosi compressi , da’ quali nascono le branchie da una sola barda pennate e spiegate a ventaglio; oltre di ciò nelle Sabelle (12) havvi un pedicello carnoso piatto o descrivente sei spire, al quale si attac- cano le branchie pennate fornite di costanti mac- chie una cerulea e tre giallo-fosche , diventando rosse quando il sangue le riempie ed impallidisco- no nel caso opposto; o emulano due ventagli (15). Art. II. Zrsetti. Questi esseri respirano l’ aria mediante taluni canali, che per la loro analogia coll’ asperarteria (1) Nereis Pareto, (2) Neapolitana, (3) N. cuprea. (4) N. gigantea, vittata,(5) Bertholoni,(6)Rudolphi, Otto, Tiedmani (7) N. Okenii , Ranzani. (8) Amphitrite Tondi, Meckelii, Olfersit. (9) Terebella flava , carunculata. (10) Lumbricus marinus. (11) Serpula triquetra , spirorbis » echinata, contortuplicata. (12) Sabella ventilabrums (13) infundibulum? 268 degli animali vertebrati sono stati detti trachee , le quali comunicano con particolari forami po- sti a’ lai del corpo e chiamati stigmi, tranne gl’ Insetti aquatici e certe Larve, che con uno o due fori apronsi nell’ ano. Il tubo tracheale in alcuni Insetti componesi di tre tuniche, l’ ester- na e l’interna nel modo ordinario, ma la me- dia è fatta da filo elastico con splendore me- tallico ravvolto in perfetta spira capace di svol- gersi, e con ciò le pareti delle trachee si sosten - gono e rendevisi libero il passaggio dell’aria : in altri poi manca l’ esposto artefizio e la trachea dicesi vescicolare per le successive dilatazioni mem- branose. Nella esposizione di detto apparato è d’uo- po farne l'esame nello stato di Larva ed in quello d’ Insetto perfetto. Sotto il primo riguardo è da sapersi che la Larva del Cosso (1) in cadauno lato ha un tronco ci- lindrico che riceve aria da dieci stigmi e le cui ramificazioni sono raggianti: il principio del tronco somministra rami più grossi per le testa , ed o- gni parte del corpo ne sta sprovvista ed anche i suoi medesimi tronchi mancano di ramoscelli di tal fatta. Le Larve de’ Coleotteri (2) hanno i tracleali fascetti tubolosi argentini e da cadauno stigma vanno a tutti siti adiacenti: ben inteso però che nello stato perfetto sono biancastri, vescicolosi ed (1) Cossus ligniperda. (2) Bombix pavonia maior. 269 emulanti un ramo foglioso. Gl’ Imenotteri ed i Ditteri hanno due grosse vesciche aeree nella base dell’ addome , oltre certe più piccole. L’ Idrofilo ne tiene quattro grandi e gli servo- no come la vescica natatoria a’ pesci, val dire per elevarsi o profondarsi nell’ acqua. Le Larve aqua- tiche offrono l’orifizio aereo principale nell’ano, onde potere più facilmente ricercare l’ aria ; ed i due tronchi laterali delle loro trachee sono e- normi per farsene maggiore provvisione, avendo sottili e cilindrici rami (1). Quelle delle Dami- gelle (2) presentano |’ orificio aereo nell’ intestino con tubi disposti a grappoli in dieci fila conforma- te a cinque foglie pennate. Tuttitubi descritti ter- minano in quattro tronchi tracheali, che percorrono la intera lunghezza del corpo. Due di essi grandi ne sono il serbatoio, poichè danno aria mercè rami traversi ai tronchi più sottili serpeggianti ne’ lati del corpo e forniscono tutte le parti di trachee ; dando un ramo ricorrente che incrociato col com- pagno scorre sul canale enterico , cui somministra innumerevoli ramoscelli. Nello stato perfetto i det- ti tronchi ricevono l’aria non per lano, ma da- gli stigmi presso i quali evvi una vescichetta o ser- batoio, ed altra dispara filiera con vesciche più grandi apparisce lungo il suo dorso. __— (1) È giudiziosa riflessione di Lamarck che la massa totale delle trachee superi di molto quella de’ polmoni degli animali che di quest; sono forniti , e quindi gl’ Insetti respirano maggiore quantità di aria degli Uccelli fra’ vertebrati. (1) Melolontha , Scarabaeus;, Lucanus. (2) Hydrophylus piceus , Stratiomys. 270 Art. II. Ragri. Tutti hanno a’ lati del corpo gli stigmi , che nei Ragni poImonati comunicano colle trachee , e nei tracheali apronsi dentro certi organi pettiniformi. Ne primi gli stigmi giacciono sotto il ventre al nu- mero di 2-8 e ciascuno conduce in un sacchetto, alle cui pareti aderiscono le laminette dell’appara- to respiratorio (1): ne secondi poi è questo compo- sto da trachee raggianti o ramificate , in diverso modo piegate senza diramarsi nell’ interno del cor- po e reputati abbozzi di trachee (2). 4’ Art. IV. Crostacez. Il Limolo e ’1 Monocolo tengono le branchie come appendici de’ piedi. Sono esse collocate sotto l’ addome e presso la coda negl’ Isopedi ; tra qua- li gli Aselli hanno in loro vece quattro vesciche polmonari corredate di fogliette semicircolari in- teriori e di vasi sanguigni efferenti ed afferenti, avendo le stigmiformi aperture nella loro base. La Squilla è provveduta di branchie a pennacchio pettinato nell’ interno lato della lamina cigliata da’ natatoi de’ piedi: ogni filamento risulta dal- l’ arteria e dalla vena branchiale. 1. Decapedi offrono le branchie piramidali fisse nella base c _— ——_— (1) Aranca domestica , taraniula ; Scorpio europaeus. (2) Phalangium cancroicdes, Sarcoptes scabiei. 271 libere in su; vedendovisi due cavi triangolari longitudinali per la vena e 1’ arteria, donde in direzione verticale partono filiere laterali di tubi e di laminette. Le suddette branchie stanno allogate ne’ lati della cassa toracica in apposito antro, ove è li- bero 1’ accesso dell’ acqua da due fori ovali mu- niti di valvula posti a canto della bocca, e donde esce della spuma ne Granchi cavati dall’ acqua; i quali vivono finchè questa non termini d’ irrorare le branchie. L’ Astaco, il Gambero e la Ragosta offrono più migliaia di serie di tubi per cadauna piramide, che sono contrattili e simili alla felpa, avendo comunicazione coll’ arteria e con la ve- na. I Granchi presentano all’ opposto delle la- minette triangolari; esistendo in quelli ventidue piramidi per lato , in questi sette e la sola Maia ne ha otto. Sono inoltre da considerarsi talune la- mine concorrenti al respiramento, le quali aderi- scono a’ piedi e producono un moto di rilasciamen- . to e di compressione sulle branchie, aflinchè l’ ac- qua vi abbia più o meno contatto. SEZIONE III — MOLLUSCHI. Art. I. Cirropedi e Brachiopedi. Le Anatifere hanno le branchie piramidali più o meno numerose allungate aderenti alla ba- se esterna de’ cirri o braccio. La Lingola fra’ Bra- 272 chiopedi offre le branchie che fanno parte del mantello , ove i vasi conformansi a guisa di V pettinato , ciocchè potrebbe farla ravvicinare alle Patelle ed a’ Chitoni. Art. II. Acefali. Le branchie delle Ascidie circondano l’orifizie superiore branchiale, essendone alcune grandi al- ternate colle piccole bipennate (1) o semplici (2): oltre le quali hanno il reticino branchiale che principia dall’ orifizio superiore del loro corpo; dal quale pel tubo , che vi è sottoposto , si passa in un sacco ovato amplo e libero inferiormente, che riempie in gran parte la cavità addominale, ed alle cui pareti si attacca mercè vari legamenti. Esso è costrutto nel seguente modo, cioè offre una sottile tunica su, cui adattasi una rete con fi- bre maggiori a lungo decussate con altre minori a traverso; e le aie risultanti da amendue sono eziandio finamente reticolate, avendo il sacco bran- chiale nel Microcosmo delle pieghe longitudinali. Le Salpe presentano una stretta lamina branchiale quasi libera ed obliquamente diretta dall’ orifizio del sifone recrementizio alla bocca. Le branchie degli Acefali bivalvi sono racchiu- se nel cavo tracheale (3) oppure occupano i lati (1) Ascidia phusca , (2) papillosa , microcosmus. (3) Pholas dactylus , Solen strigilarus, vagina , siliqua. 295 dell’ addome tra questo e’l pallio, siccome ne’ viventi di tale specie. Sono formate da due paia di lamine semilunari o di ale, essendo separate o riunite più o meno nell’ estensione del loro mar- gine inferiore. Quella di un lato è congiunta alla corrispondente dell’ altro, in una parte più o me- no considerevole del suo margine superiore o dor- sale ; ed aderisce ne? lati dell'addome per 1’ estre- mo anteriore, essendone l’ altro spesso libero. Ogni branchia risulta da lamine che rimangono uno spazio diviso in gran numero di aie verticali aperte nel loro margine dorsale mercè numerosi se- pimenti triangolari: e tali lamine costano dall’ ar- teria e dalla vena branchiale, riunendosi in due grossi tronchi comunicanti uno colla orecchietta respettiva e l’ altro col sistema venoso del resto del corpo. Esse agevolmente rilevansi pennate nella Solemia (1), laminoso-pennate nel Dattilo e ne’ Soleni, e lamellose negli altri generi di Testacei bivalvi. Poli il primo ha avvertito che le prefate ra- mificazioni sieno sparpagliate sopra esile ed irritabile membrana, che le indicate cellule prestino attac- co alle uova, e che Mery e Bojanus avrebbero vo- luto esclusivamente reputarle placentarj. Arr. IMI Gasteropedi. In triplice modo a parer mio eseguesi la re- spirazione in questi esseri : ossia alcuni sono ac- (=; (1) Blainvilla mediterranea, 16 274 rei, altri totalmente aquatici e certi quasi- chè anfibi, vale a dire che possono fare uso di aria e di acqua. Fra questi ultimi io considero tutte le Patelle (1) , le quali invece di branchie offrono un reticolo vascoloso posto intorno il margine del loro pallio (2). I Chitoni nel medesimo sito hanno una serie di fogliette branchiali. Gli animali di certe Patelle tengono le branchie traversalmente disposte dentro il cavo respiratorio a foggia di la- minette o di filamenti. Il Dentalio ha due fascetti branchiali posti in fondo del collo; risultando da moltissimi filetti e sono sostenute da particolare tunica. Le branchie inoltre negli ordini de’ Molluschi Scudibranchi, de’ Tubolibranchi e Pettinibranchi di Cuvier variano in riguardo alla struttura, essen» do formateda un vase centrale mediano, a’ cui lati giacciono infinite laminette orizzontali come le piu- mette che aderiscono al cannello della penna , ri- sirette sopra e sotto, compresse. Spesso evvi ùna coppia di vasi centrali ed in tal caso le medesime sono quadruplici e sempre da un solo lato (3); (1) Patella vulgata , coerulea. (2) Esse nella stato di vita mancano di fogliette branchiali come asserisce Cuvier nel confutare la opposta opinione del prof. Blainville. Al più si può concedere che la esistenza di tali fogliette dipenda dal corrugamento che lo spirito di vino, in cui le avrà forse esaminate quel grande uomo , indnce nella rete vascolare. (3) Turbo rugosus, pica; Trochus tessulatus ; Nerita canrena, glaucina. 295 altra fiata sono queste separate, vedendosi due branchie una a dritta e l’altra a sinistra (1). Nella maggior parte poi n’esiste una piccola che ho chia (fab affito branchiale (2). La cavità re- spiratoria è anteriormente aperta, ma nella Fes- surella evvi un foro superiore centrale, e nelle Aliotide una incisione del pallio corrispondente a’ vasi laterali della conchiglia. Nel Vermeto mu- ricato, nel Galea, nel Tritone ec. esiste un fo- rame, da cui si passa nel secondo cavo bran- chiale, ove nelle Neriti e nel Buccino ondato trovasi una filiera di corte branchie ed una rete vascolosa. Tra gli Eteropedi le Pterotrachee hanno le branchie pennate circondanti la massa epatica , e lo stesso fanno quelle della Carinaria , che pen- dono da’ margini del pallio e quindi fuori la con- chiglia. La loro struttura risulta da un vase cen- trale e da laminette ovate orizzontali a dritta e sinistra disposte come i denti di un pettine e ve- site dalla cute assottigliata ; diversificando po- chissimo da quelle de’ Gaster opedi colle branchie non interamente coperte dal margine del pallio. Le branchie delle Aplisie giacciono a dritta del corpo e propriamente sotto il cavo dell’ o- percolo. Nella parte inferiore sono libere ed on- deggianti, mentre con la superiore direttamente eatena (1) Fissurella graeca, Halyotis tuberculata. (2) Vermetus muricatus , Strombus pes pelecani, Sigaretus ne- ritoideus , Cypraea pyrum, Murex Tritonis, Buccinum Galea. * 206 comunicano coll’ orecchietta del cuore. Sono ba- stantemente lunghe e brevissime nella sola A. na- politana. Descrivono una curva , che tiene rivolta la concavità al sifone e la convessità all’ ala de- stra ed alla coda. Il loro margine esterno vedesi sfrangiato e con simmetria disposto. Simili ad esse sono le branchie delle Bulle e delle Doridi. Lunghe e bipennate veggonsi quel- le de’ Pleurobranchi, esistendo nella Ombrella lungo l’intero margine dritto del pallio e colla particolarità che il vaso mediano in tutta la parte superiore ha le pennette, non che dalla sola metà inferiore e posteriore in poi. Guarni- scono le fogliette branchiali semiorbicolari a guisa di embrice o idue margini inferiori del pallio (1) oppure un solo di esso (2). Le branchie della Scil- lea dispongonsi a fascetti filamentosi su le foglie carnose dorsali, e nel Glauco rappresentano de’ na- tatoi raggianti in forma di ventaglio. È circondata la cavità dove apresi l’ ano delle Doridi da corona di branchie lamellose (3) o di tubi semplici (4) op- ure a ramificazioni arborescenti (5); nel men- tre che nelle Tritonie queste occupano i lati del dorso ed al modo istesso son pure disposte quelle delle Tetidi fornite di spirali ramificazioni e bi- furcate, oltre i cirri marginali del pallio. (1) Phylldia pustulosa.*(2) Pleurophyllidia neapolitana. (3) Dors verrucosa , (4) peregrinà , (5) Argo. SIT I Molluschi pulmonati aerei (1) ed aquatici (2), perchè sono terrestri oppure debbono venire al- la superficie dell’ acqua per respirare l’aria , han- no la cavità polmonica occupante l’ anterior parte dell’ ultimo giro della loro spira ; ed è separata dall’ addomine pel diaframma assai valido posto nel piano inferiore ed interamente chiusa, avendo l orifizio o trachea cen sfintere , che si apre e chiude per introlurre o cacciare l’ aria. La prefata cavità è internamente foderata dalla cu- ticola che copre il sottoposto reticolo vascoloso, essendone le pareti muscolari e perciò capaci di contrazione e di espansione. Inoltre essa giace nella Parmacella e Testacella sul dorso coll’ apertura situata a dritta in quella e dietro in questa , ove è pure aperta nell’ Onchidio. Art. IV. Pteropedi e Cefalopedi. La Jalca ha le branchie nelle fessure laterali del pallio egualmente che le Cleodore. Lo Pneu- moderme le tiene in forma di piccole. fogliette disposte in due o tre lince a guisa di H in op- posizione del capo , ed attaccate all’ addome. I na- tatoi della Cimbulia e del Clio sono. cospersi di ra— mificazione branchiale. I Cefalopedi hanno le bran- chie piramidali poste a’ lati del sacco addomi- (1) Helix e la maggior parte della sua specie, come tutte quelle del Bulimus, Vaginulus, Limax, e delle Testacella , Parmacella, Aga- tina, Cvlostoma. (2) Dolabella, Lymnea , Planorbis, Onchidium, 278 nale, colla punta in alto, cui aderiscono me- diante i parziali legamenti di ogni foglietta collo- cata a dritta e sinistra della vena branchiale, che sbocca nella corrispondente orecchietta. Escono da quella le venuzze dirette pe’ margini della fo- glietta , ove esistono pure le arteriucce comuni- canti coll’ arteria polmonare, È da sapersi che le laminette branchiali sono semilunari od appena triangolari embriciate nei Calamari e nella Seppia ; ma ne’ Polpi e nel Nautilio veggonsi più arcuate, affollate ed incise. Oltre di che io considero quali appendici bran- chiali i corpi spongiosi di Cuvier , i quali sono ovali ed in due serie disposti nel Totaro , rami- ficai e pennatifidi nella Seppia , semplici e trian- golari nel Polpo comune ed a clava in quello di Aldrovando. Il loro cavo è celluloso-spugnoso senza comunicare coll’ addomine , essendo sola- mente a contatto col liquido in essa contenuto 0 sia coll’ acqua. Ant. V. Nuovo apparato acquoso. Chiunque abbia avuto la opportunità di contem- plare l’ estesa razza de’ popoli subaquei inverte- brati avrà potuto agevolmente scorgere una di- versità marcata nel volume del loro corpo , pa- ragonato fra P espansione , che questo offre di- morando essi nell’ acqua el! corrugamento da cui è invaso tostochè ne sieno cacciati. A simi- 279 gliante fenomeno è connessa eziandio l’ altra os- servazione, che la vita di tali animali tenuti a secco vassi a poco a poco infievolendo ed a te- nore che evacuino o consumino quella quanti- tà di liquido ne’ medesimi contenuto, mercè del quale vedevansi essi viventi. Ma ciò non ancora richiamato aveva l’atten- zione degli zootomisti , ed io stesso nulla ne a- vrei ricavato senza la conoscenza fortuita di un fatto, che durante lo spazio di parecchi anni è stato da me sempre preso in considerazione : ri- cordandomi a tal proposito la cotanto nota mas- sima laciataci scritta da uno de’ nostri più pro- fondi filosofi, che vissero nel secolo passato , il gran Genovesi, val dire che talora un solo fatto sia bastante a stabilire una teorica. Sezionando quindi lP animale del Murice Tri- tone già serbato nello spirito di vino, e le mie perquisîizioni rivolgendo al suo nervoso siste- ma internato nella sostanza del piede; mi ac- corsi che nell’ anterior parte del cavo addominale, poco oltre il termine dell’ esofago , ed in corri- spondenza dell’ inferiore e primario ganglio ce- rebrale, esistevano taluni forami, pe’ quali pe- netravasi in altrettanti canali nel tessuto imusco- lare del suo piede dispersi (1). (1) Immantinente chiesi il savio avviso del celebre Poli su |’ ac- cennata particolarità , il quale con quella ingenuità , che forma il prezioso retaggio de’ grandi uomini , mi confessò , ch’ egli mai erasi di detti cavi avveduto , ed in quel momento istesso, siccome 380 Ripetei le mie investigazioni su molte specie di Murici e sul Buccino Galea, in cui benan- che ravvisai i suddetti forami, più ampli però e disposti a stella. L’officio loro intanto rimaneva nel mio animo oscuro , quando nell’esaminare le restanti parti di quest’ ultimo Mollusco, vidi che sotto 1’ orificio dell’ intestino retto negl’ indivi- dui maschili e femminci dello stesso esisteva un’a- pertura derivante da speciale cavità per entro la quale il mentovato budello traghettava. La inie- zione di materiale colorato o di mercurio mi die- de a conoscere, che dallo stesso canale si passava nell’ aldomine. La inaspettata accoglienza, che siffatto sistema acquoso ricevette appo i notomisti della Germa- nia e della Prussia, m’ incoraggiò ad estender- ne le indagini in altri ordini di animali. Ed ho colla esperienza di due lustri comprovato che una sola e nuda osservazione sia stata valevole a gui- darmi ad una serie di fatti necessari per convali- dare il mio assunto, ed a conchiudere che la Na- ea apparisce dalla di lui Memoria postuma sulla Pterotrachea da me corredata di annotazioni , volle comparirmi l’ onore di mominarli Antri di Delle Chiaie. Allora fu che ad insinuazione del sulloda- to Poli e di vari professori esteri, cui aveva avuto l’ onore dimo- strare quanto ho finora esposto; proccurai di farne inserire un sem- plice annunzio nel Giornale medico napolitano , di cui il prof. Val» pes fece onorata menzione, e che il cav. de ‘Schoenberg fin dall’ anno 1823 fece stampare in qualche famigerato Diario alemanno col titolo : Su di un nuovo apparato di canali perla circolazione dell’ acqua nelle interne vie del corpo de’ Molluschi gasteropedi testacei delle due Sicilie. 281 wura allora sveli i suoi segreti, quando sappiasi be- ne ed a tempo interpetrare. E sc il Galea dimostra che l’ acqua , oltre 1’ im- bevimento oprato dalla capillarità de’ tessuti, den- tro il suo addome fassi strada per l’ annunziata apertura ; siè poi con ulteriori sperimenti da me indagato ch’ essa in quello penetri per un grande forame giacente sotto il piede di altri .o dal suo pe- rimetro, ed anche mercè molti canali nella in- terna e central parte del cavo addominale, Ho quin- di veduto in qualche migliaio e più di specie di esseri invertebrati marini l’ esistenza del mio si- stema acquoso; tranne i Testacei univalvi di acqua dolce, dove esso manca del tutto. L'acqua marina, essendosi introdotta nel cavo dell’ addomine, ne gonfia le parcti , opera una certa ginnastica su’ visceri racchiusivi ed in par - ticolar modo su lo stomaco , il fegato, I’ ovaia ed il corrispondente ovidotto , sostiene la turgenza del membro genitale al modo istesso che il san- gue la produce ne’ corpi cavernosi di nostra spe- cie, favorendo l esercizio delle loro rispettive funzioni. Indi mercè convenevoli acquedotti passa nella sostanza del piede, ne dirada la tessitura lacerto-muscolosa, sferza il liquido sanguigno a vieppiù progredire per entro i canali, cui sommi- nistra l’ ossigeno, ed aiuta esseri siffatti a mantener- si nel seno o pure alla superficie delle acque, ne vivifica a buon conto la intera economia (1). (1) Ho sperimentato che, ponendo nell’ acqua marina un’ Apli- sia, indi avendola tolta e pesata tanto appena cacciata dal liquido 282 Nè posso trascurare di far conoscere che il sifone de’ Gasteropedi testacei abbia l’incarico di suc- chiar I acqua e condurla nel cavo branchiale , donde passa nel nostro apparato acquoso, la cui funzione disimpegnasi ancorchè | animale giaccia intanato nel proprio nicchio. Quale circolo in al- cuni di detti viventi è perfettamente compiuto e manifesto, o sia per un loro sito entra e per Y opposto esce; in altri è incompleto, avendo l'ingresso e I uscita pel medesimo punto ; ed in qualcheduno infine non osservasi affatto. indi l'acqua vi circola mercè particolare aper- tura situata o presso l'intestino retto (1), o sotto la superficie del piede (2); mediante numerosi fori allogati nel perimetro del piede in modo manife- ste (5) od occulto (4); in grazia di particolare forame posto nel centro degli acetaboli (5) o vicino ehe quando erasene perfettamente smunta ; ne sia risultato che il te- stè citato animale conteneva circa due terzi del suo peso di acqua mariva. E la di lei vita era più o meno prolungata a seconda della quantità e sollecitudine con cui quella usciva e relativamente alla bisogna che essa di detta acqua provava. Le Oloturie e qualche A- plisia e Buccino , non che le Asterie hanno dato segni vitali ser- bati a secco per dieci giorni circa ; e Je pritue mancanti di visceri e queste ultime senza stomaco col toccamento di corpi stimolanti han mostrato segni d’ irritabilità : la quale , in tutti gli esseri inver- tebrati quantunque di validissimo sistema muscolare e di robuste membrane fibrose forniti, non abbisogna affatto della influenza ner- vea per metterlo in contrazione , che forse è maggiore e più resi- stente di quella de’ vertebrati. (1) Buccinum Galea , lurbo rugosus, calcar; Trochus tessule- tus. (2) B. mutabile, Murex syracusanus, pusio. (5) Nerita canrena , glaucina. (4) Murex , Buccinum. (5) Sepia, Argonauta, 285 lano (1); ad opra di numerosa serie di forametti esistenti nella maggior parte-od a’ lati della teca di mezze vertebre (2), intorno il collo del pic- de (3), sul dorso (4) od in tutta la superficie del corpo (5); e finalmente per mezzo di un ca- nale ramificato dentro l’ addomine (6,, aperto in amenduc gli estremi (7) o con varie vesciche (8). Ne” Molluschi acefali testacei Poli (g) ammise SIRIA ZZEE (1) Aplysia , Doris. (2) Asferias aranciaca , ophiura , (3) Patella. (4) Zethys fimbria. (5) Alcyonium lyncurium , cy doniura. (6) Holothuria. (7) Ascidia, Pyrosoma, (8) Ilirudo medicinalis. (9) Mollusca praeter alimenta ventriculo ingesta , aliam nutritio- nis viam sibimetipsis comparare , cirrorum fortasse ministerio , qui- bus circumdique locupletantur. Etenim ipsorum corpore , priusquam mortem subiverit , ferro inculte sauciato, in magnis praesertini animalibus , ingens extemplo profluit aquae copia , quae in ca- vernosa pedis atque abdominis textura hospitari videtur. Ad ipsam igitur illuc immittenlam cirros praedictos inservire nobis persua- demus , quum, et microscopii auxilio, et iniectionibus factis di- lucide conspexerimus , eos nihil aliud esse , nisi totidem fistulas musculosas sphincteribus praeditas et ad aquam in se absorbendam idoneas. His accedit, quod animalibus istis e mari eductis atque aqua orbatis , haud aliter eorum vita per dies aliquot sustentari potest , quam valvas ita ad se invicem apprimendo , atque vin- culis alligando , ut aquosus humor in Molluscorum corpore latens nullo pacto inde eliminari queat ; dum enim ipse exinde prolabitur ( quemadmodum valvis hiantibus in postremo vitae stadio sponte usuvenit, ob partium fortasse debilitatem , quibus ipse continetur ) animalium corumdem interitus brevi tempore consequitur ( Test. I, 42). E soggiunge l’ insigne uomo : Scire igitur oportet cirros, quibus trachearum summitates insi- gniri adnotavimus , esse totidem fistulas , ductibus respiratoriis , #72 trachearum crassitie lutentibus , continuas ; adcout quot cirri, to- tidem huiusmodi ductus inibi inesse censendum sit. Id lente vitrea, dum animal actu respirat, clare conspicitur; atque hydragyrum 284 de’ vasi che circondano le aperture del tubo bran- chiale incaricati di trasportare aria per l'interno, del loro piede fino alle branchie. Ma questo fatto. fu confutato da Cuvier e quindi perduto, per la, scienza; poichè il prof. Baer di Koenisberg mi scri- ve:« Votre découverte sur le systéme des vais- scaux dans les Gastéropodes est constaté par moi dans les Conchiferes bivalves ,, comme, vous verrez. par la feuille ci-suinte (1). Ecco sbozzata la storia, la descrizione e 1’ uso, del mio nuovo sistema acquoso : le poche linee. che ne ho tracciato ad altro scopo non tendono che ad invitare i coltori di notomia comparata a dirigervi le indagini, onde estendernei confini in quegliesseri invertebrati esotici del nostro mare (2). în ductus praedietos immissum , ex cirrorum apicibus guttatim per- manare videtur. Ductus isti porro , qui veluti branchias considerari possunt , et, quorum parietes musculis annularibus fulciuntur pro its constringendis , iuxta trachearum lorngitudinem excurrentes , in amplam pelvim abeunt, quam ob eius affectiones lacunam no- minare consuevimus. Imminet illa musculo abductori superiori hy drar- gyrumque per ductus memoratos in ipsam inicctum hinc immediate profluit ad brunchias ( p. 52 ). (1) Giorn. di Froriep, genn. 1826, (2) Io non pretendo che il mio lavoro sia esente da errori, e molto, meno son persuaso che non abbia lasciato lacune ; attesochè ho per massima che nelle scienze di fatto l’evitar gli uni e le al- tre sia omai impossibile. In fine grazie rendo a’Sapienti stranieri, iquali, negli anni scorsi facendo ad essi dimostrazione di tale acquoso apparato, lungi dal profittarne han proccurato di ampliarne la conoscen- za e di farmene comparirè autore più colla opera e co’ suggeri- menti loro , che co’ mici propri travagli. Intanto eccone. la esposi- zione sommaria ; 285 CAPITOLO VIII. Sistema circolante. Art. l. /dee generali. Negli animali senza vertebre la deficienza dei vasi assorbenti è dimostrata dalla ispezione del I. Zoorit1) 1. Polipi. Dagli spazi esistenti fra le laminette raggianti dell’ Alcionio pirifero penetrasi in una cavità centrale e dalla medesima in altre traversali mediante appositi canaletti , pe’ quali |’ acqua ma- rina ha libera entrata ed uscita. L’ Alcionio lincurio nella superficie esterna offre vari forami, che comunicano con altrettanti nella sua sostanza parenchimatosa; dimodochè , cavato dall’acqua e compresso , ne scola il liquido contenuto. In un Alcionio detto rogrorne di mare l’acqua entra per un’ apertura e si fa strada nelle varie diramazioni del canale principale, che giungono fino alla sostanza corticale di siffatta produzione. I tentacoli delle Attinie hanno nell’ apice un forame donde in- ternasi l’acqua fino alla base del loro corpo, e quindi esce per altri tentacoli. Le quattro pretese bocche delle Meduse servono pure all’in- gresso dell’acqua marina. La Gerionia e l’ Equorea introducono l’ acqua per l’ interno del gambo sino al cappello. Le Madrepore sono a quelle perfettamente analoghe. L’estremo assottigliato delle Pennatule anche somministra l’entrata e l’ uscita all’ acqua marina. 2, Intestinali. Passo sotto silenzio di accennare che un deciso as- sorbimento di acqua o di umore enterico si faccia pe’ pori cutanei de- gli entozoi abitanti soprattutto su’ Pesci. 5. Echinodermi. Il celebre Cuvier su le orme di Monro ha considerato i piedi degli Echinodermi in generale quali organi destinati ad assorbire il fluido ambiente per introdurlo nel cavo addominale , dentro gl’ in- testini ciechi e la bocca : non trascurando però di osservare che « les expériences que j'ai tentées è ce sujet ne m’unt point encore donné de résultat satisfaisant ; € e soggiugne : » toute la surface des Asteries est aussi garnie de tubes beaucoup plus petits que les pieds, qui paraissent servir à absorber l’eau et à l’introduire dans la cavité générale pour une sorte de respiration ». Ed il suo collega Lamarck dippiù scrive che detti animali abbiano una moltitudine di tubi con 286 colorito del loro sangue quasi analogo a quello della linfa; dalla esistenza di esso nello stomaco trattili aspiranti l’ acqua, che conducono nell’ interno del corpo , e da lui detti frachee acquifere. Bosc dice che compressa un’Aste- ria caccia getti di acqua, essendosi ingannato con Reaumur creden- doli provenire da’ calicetti ossei. Quindi chiaro apparisce che gli zootomisti fimora non abbian po- tuto avere idee precise su la funzione in disamina ; attesochè tanto i piedi, che i piccoli tubi , di cui si è parlato , non servono affatto per adempiere a simigliante incarico. Mediante particolari forametti posti fra le apofisi spinose delle vertebre e talune muscolari laminette, non che fra le maglie dell’ integumento esterno del corpo soprattut- to nel suo centro superiore , ove più sottile e rialzato rimarcasi , l’ acqua marina entra nel loro cavo addominale, Aperture di simil fat- ta esistono nelle Ofiure, nelle Euriale e nelle Comatule, numerando- sene due nelle prime alla base di ogni mascella ed un’altra cop- pia al principio di cadaun cirro. Ne ho inoltre veduto una terza serie posta sul dorso di una Ofiura. Non fia discaro riportare ì’ autorevole opinione del ch. Blainville su tal riguardo: « M. Delle Chiaje dans ses recherches intéressantes sur un nouvel appareil aquifère, il montre comment il existe dans les Holo- turies, les Oursins, les Asteries , les Actinies et les Pennatules.... L’appareil aquifère par lequel M. delle Chiaje a appelé l’attention d’une manière si intéressante dans un Mémoire à ce sujet, est, au contraire, fort développé , au moins dans les premiéres classes des Zoophytaires , et peut-ètre mème remplace-t-il complétement chez eux l’appareil respiratoire des animaux supéricurs ( Dicf. des sc. nat. tom. LX, p. 48 e 66)». II. ArtIcoLATI ) Arellidi. Nella faccia inferiore del collare del Ba- lanogosso trovasi un forame, pel quale 1’ acqua marina si fa strada nel cavo addominale, quindi tragitta per tutta la sua lunghezza, u- scendo dall’estremità opposta. Le Serpole ricevono e cacciano l’ac- qua per gli spazi, che si veggono fra i fascetti di spinuzze soste- nute da ogni cirro. Lo stesso meccanismo ha luogo nelle Sabelle e nelle Nereidi. L'acqua per l’indicato orifizio penetra nel sacco testè descritto già rilasciato nel suo tessuto fibroso; e , dopo di averlo riem- piuto, nel contrarsi è obbligato di uscirne dalla medesima strada, per la quale è entrata. MII, MoLLusen ) 1. Accfali. L’atrio della bocca e dell’ano delle Salpe Diete; de’ Polipi e degli Acalefi, il quale fa pure l’ ofli- cio di riccettacolo sanguigno; dal cui perimetro na- conduce in un canale esteso per la intera lunghezza del loro corpo, il quale è incaricato della circolazione dell’acqua: anzi è curioso osservare l’ alterna ed isocrona contrazione per introdurla e ritenerla. Il Pirosoma ha nell’ estremo anteriore il forame pel circolo acquoso : ed il sacco di ogni animaletto de’ Botrilli, ampliandosi e restringendosi, favorisce l’en- trata c la uscita dell’acqua, la quale pe’ pori s’ interna nel resto della sostanza gelatinosa. Il mentovato liquido con identico artefizio dal foro inferiore penetra nell’ addomine delle Ascidie e ne riempie lo spazio, che vi rimane tanto il succennato sacco , che i visceriin essa alberganti. Quindi le Ascidie compresse, oppure osservate vive in mare, fanno scorgere due correnti di acqua, sembrando che per l’orifizio superiore entri e dall’inferiore esca. Era anche questa la mia opinione e parve fiancheggiata dalla iniezione di mercurio, il quale rompendo il sacco branchiale uscì dall’ estremo opposto a quello , donde io lo aveva in- trodotto. Ma l’osservazione attenta ha smentito siffatto pensamento, talchè bisogna conchiudere che i due zampilli di acqua rigettati dal- le Ascidie appartengano uno al sacco branchiale e 1’ altro al cavo addominale senza esservi nello stato naturale la menovma comunicazio- ne fra loro. Ho rinvenuto tale apparato nella Venere Chione, la quale per quin- dici giorni ha vivuto a secco, consumando quella quantità di a- cqua, che aveva assorbito e conservato nelle aie del piede a lamelle muscolari; ed allora ne morì )’ animale, quando terminò 1’ acqua ne- cessaria pei bisogni della sua vita. Oltre di ciò un fatto posto alla conoscenza di tutti me ne fa credere l’ esistenza. Ed in vero chi tra noi ignora il lungo tragitto dei Mitili , che da Taranto trasportansi in Napoli, ove giungono perfettamente viventi? Dippiù basta os- servare l’ iuterne vie del piede dagli abitatori de’ Biv si sì maestre- volmente figurati da Poli per riconoscerlo. 2. Gasteropediî. Le Patelle offrono una serie circolare di forami, i quali introducono l’ acqua nell’ addomine , per farsi strada nella di lui sostanza muscolosa. L’ Aliotide ne ha tre per la parte posteriore e due per l’ anteriore del piede. Il Buccino Galea fra l’ intestino retto e la vulva presenta l’ ori- ficio per l’ingresso dell’acqua marina nel canale, che mediante le- gamentucci cinge quest’ ultimo , e da cui è nell’ addomine traspor- tata. Quivi esistono otto forami ovali e disposti in forma stellata ; 208 scono immensi rami vascolari; dal mercurio inietta- to nelle vene delle Qloturie, che a guisa di rugia- due di essi sono rivolti co’ rispettivi canali a’lati dell’ addomine , tre s' incamminano verso il d’avanti del piede e cinque all’ indie- tro di esso. Gli abitanti del Buccino echinoforo, tirreno ed ondolato solamente mancano della sunnotata boccuccia. Il Tritone ha l’ intestino retto abbracciato da una coppia di vasi , non essendo ancora giunto a vedervi il rapporto , che hanno con gli antri in esame. Sono questi rappresentati da cinque forami circo- lari, che conducono in due canali posti a’lati dell’ addomine , uno bifurcato pel d’avanti del piede , ed i rimanenti fra essi anastomiz- zati e divisi in cinque acquedotti dispersi tra i lacerti muscolari di quest’ ultimo, I suddetti canali talora comunicano con orbicolàre a- pertura giacente sotto il piede del Murex Pusio e syracusanus : particolarità da me ravvisata eziandio nel B. mutabile. La Nerita canrena e glaucina offrono diciassette aperture situate nel dintorno del piede, ed i loro canali si riuniscono in comune ricet- tacolo posto nel centro del piede; ove nel Conus rusticus trovansi eziandio i forami su descritti, vedendosene uno grande, che dà ori- gine a quattro canali anteriori ed a due posteriori : e nella Cypraea pyrum se ne trovano cinque, tre diretti avanti ed una coppia dietro del piede, e tutti sono anastomizzati nel centro comune. La Carinaria non cesserà mai di occupare abbastanza i natu- ralisti, tanto è dessa interessante e ricercata. Chiunque la contem- pli viva vede quanto l’acqua marina, che ne rigonfia il corpo, influisca sulla varia conformazione di esso. Io ne feci delineare i due canali, pe’ quali forse circolerà senza averne potuto indagare il pun- to d’ingresso, Presentano le Doridi a’lati del piede vari forami ova- li, donde l’acqua va dentro il loro corpo o forsi pel canale esistente presso l’ ano, Che la Tetide sia riempiuta di acqua, basta solo vederla, re- stando però a sapersi per quale via vi penetri, che opino dal piede ; in cui nelle Aplisie osservasi la serie di forami ovali disposti al- ]' intorno: e presso a poco avviene lo stesso ne’ Pleurobranchi e nelle Bulle, comunicando con un canale semicircolare immerso nella so- stanza del piede. Ed il prefato sistema acquoso alla medesima manie- ra disposto vedesi nel Doridio Meckeliano e nella Pleurofillidia. L’ acqua inoltre s’ introduce nel corpo del Turbine rugoso per una particolare boccuccia allogata a sinistra della matrice, donde mercè 289 da cola nelle interne pareti dell’ intestino duode- no ; dal solo vase longitudinale sanguigno esi- stente negl’ Insetti e dalla gran copia di ramicelli venosi forniti di boccuccie nell’ estremità loro, che serpeggiano sulla superficie enterica degli A- nellidi; da’ diversi artefizi impiegati dalla Natu- ra nella disposizione di detto apparato nei Mol- luschi, vedendosi negli Acefali testacei ed in corrispondente canaletto fassi strada nell’ addome , in cui anterior- mente giacciono tre forami, da’ quali partono altrettanti canali, ese sendone rivolti due verso dietro. 3. Cefalopedi. Nel Polpo tubercolato tra l’infondibolo ed i lati inte- riori dell’ occhio esistono due forami orbicolari, i quali comunicano col- le respettive cavità, che occupano lo spazio intermedio fra ciascheduno bulbo dell’ occhio, e si continuano pure nel vano , che formasi dalla specie di ala annessa a cadauno degli otto cirri. Particolarità ignora- ta affatto dal Wagner, che non vide gli altri due fori minori situati nelle pertinenze degli occhi e nella banda contraria. Il forame po- sto tra il cirro maggiore corto ed il primo de’ piccoli delle Seppie, conduce in uno spazio trigono, ove ha ingresso ed uscita 1’ acqua marina. Ne’ Calamari dallo spazio accennato si passa nella cavità del« l orbita, mancandovi affatto l’ apertura delle palpebre. Nel To- taro tutto il mentovato cavo è più stretto , e forsi la natura vi ha supplito ampliandone l’ orbita, nelle cui palpebre esiste una incisione superiore. Oltre le menzionate cavità l’ acqua ha pure libera entrata ed uscita dentro il peritoneo. Il barone Cuvier aveva già veduto nel Polpo comune e da me verificati anche nel P. moscato , nel macropò e nel tubercolato, due corti canaletti esistenti più sotto degli ovidotti, ed aperti dentro il peritoneo. Nella Seppia essi sono più lunghi , situati a fianco e poco distanti dall’ intestino rette. Credo inoltre che il canale medio di ogni cirro comunicante col cavo , dove giace il loro bulbo esofageo e ’l cervello , sia destinato al circolo acquoso; ma non ho potuto rintracciare il sito d’ingresso dell’ umore linfatico ivi esi- stente, eccetto quanto si è detto sul Polpo argonauta( Merz. II, 263 ), o che in deficienza di apertura esteriore abbiasi da paragonare alla linfa di Cotugno circolante ne’ cavi abitati dai nervi de’ Vertebrati. 13 290 certi Gasteropedi che il cuore sia attraversato dal- l’ intestino retto, essendo ammirevole e non senza fine la intralciata ramificazione venosa che esiste nel loro tubo gastro- enterico. Quanto asserisce Cu- vier in riguardo alle Aplisie ed ai Cefalopedi non è smentito dal fatto, ed in conseguenza l’ assorbi- mento si esegue presso alcuni per imbevimento od infiltrazione de’ sughi nutritivi nelle maglie de’ loro tessuti, oppure mediante le radici venose nella maggior parte di que’ Molluschi che offrono il cre- duto sistema linfatico (1). SEZIONE III. ZOOFITI. Art. I. Polipi. Nel Corallo e nelle Gorgonie ho chiaramente osservato parecchi vasi, che dal fondo dello sto- maco di ciascuno polipetto si prolungano para- lelli ra la runica esterna del corpo el peri- scheletro ; rimanendovi le traccie apparenti nei solchi dello scheletro di somiglianti Litofiti e Ce- ratofiti. È interessante a sapersi che la Cariofil- lia fascicolata e 1’ Attinia di Rondelet mi abbiano (1) Ommettere però non debbo che il cav. Poli sia stato di avviso esistere ne’ Molluschi acefalii vasi lattei o linfatici, sorpreso dal fa- cile passaggio in essi del mercurio e dalla loro comunicazione colle vene. Conoscesi appieno che molti dotti stranieri siensi opposti alla suddetta opinione; ed io, esendomi in altri rincontri ascritto al suo parere che ora non favoreggio , ho soltanto voluto dimostrare la natura tubolosa de’nervi e’l commercio loro colle vene, di che ho irrefragabili osservazioni, 291 offerto vasi sanguigni cilestri e rosini che paral- leli scorrevano per tutta la loro cutanea superfi- cie, oltre il finissimo reticolo vascoloso delle pa- reti stomachiche dell’Attinia crassicorno. Son per- suaso dalla ragione e dalla ispezione oculare dei tentacoli pennati de’ polipetti delle Pennatole, Gorgonie , Lobolarie e de’ cirri di que’ delle Ser- tolarie, che sieno forsi apparteneriti al sistema sanguigno branchiale di questi esseri pigmei. Dal ricettacolo della digestione della Velella e per lo pallio e per la superficie cutanea veg- gonsi disperse talune ramificazioni vascolari, che trasportano i sughi nutritivi in tutta 1’ economia animale di siffatto vivente ; poichè il mercurio introdotto nello stomaco non è affatto passato den- tro i tentacoli. Il vaso mediano delle due minori branchie dell’ Alcinoe e quello delle maggiori posteriormente si ricurvano per anastomizzarsi col cerchio vascoloso posto in fondo dell’ infon- dibolo anale. Anteriormente fanno lo stesso i soli canali delle branchie maggiori, che si u- niscono al vaso circolare del principio dell’ in- fondibolo orale , e continuansi altresì pe’ lati di questo con serie unica di branchie fino al suo fondo , ove si anastomizzano, e forsi a canale solo percorrendo la linea mediana dell’ intestino , rag- giungono l’ apice dell’ altro infondibolo. Il vaso delle branchie minori biturcasi sino all’ estremità di ogni cirro , dove dà origine agli altri canali pettinati posti ne rimanenti suoi angoli. Dal me- x 292 desimo cerchio vascoloso nasce il canale che in- teramente circonda ciascuna ala tanto a destra che a sinistra (1). I due margini superiori ed inferiori del Cesto di Venere hanno un vaso longitudinale corredato di vasellini pettinati comunicanti fra loro, e circon- dano l’ atrio della bocca e l’ infondibolo, dove cac- eiano sci vasi pe’ suoi angoli marginali, anasto— mizzandosi col vaso mediano destro e sinistro, che percorrono sì la faccia superiore che la inferiore del suddetto Cesto. La circolazione de’ Beroi è divisa in cutanea ed addominale. La prima è costituita da due cerchi vascolosi uno maggiore circondan- te l'apertura anteriore, e l’altro minore che attornia la posteriore; e da otto branchie, le quali per nulla diversificano da quelle dell’ Al- cinoe, ed in conseguenza sono ben diverse da quello che ad occhio nudo apparisce. In fatti i vasi bran- chiali sembrano due per ogni costa e non già uno, come il fatto dimostra, che è a dritta e sinistra del suo tragitto oppostamente pennato , e nel dorso munito di setolette. Gli stessi cerchi vascolosi della bocca e dell’ ano comunicano col grazioso re- ticolo addominale, il quale nella spessezza delle pareti del corpo de’ Beroi manda ingente nu- mero di rami sfrangiati; pervenendo sino alla (1) Conviene sapersi che l’ esposta descrizione spetti soltanto alla fac- cia superiore dell’ Alcinoe , restando a dirsi lo stesso per la inferiore ; e che il sangue circolante in detti vasi veduto al microscopio mi abbia manifestato gran copia dì siero, in cui nuotavano.i globetti cruorici. 295 sopraffaccia cutanea , ove si appalesano sotto la forma di punti rossi lineari e stellati. La Gerionia(1)e l’Equorea (2) hanno esili paral . leli e superficiali vasi che dal pedicello ascendono fino alla faccia inferiore del cappello, ove si ramifi- cano e terminano sfrangiati nel suo perimetro. Il Ri zostoma e la Pelagica sotto questo riguardo poco differiscono dalla Cassiopea Borbonica. Principiano del perimetro del suo ventricolo sedici vasi princi- pali forniti di moltissime ramificazioni reticolate e diretti verso il margine del disco. Essi sono mirabil- mente anastomizzati tanto fra loro, che co’rami con- tigui. Havvi dippiù un vaso a-bastanza grande, che girando intorno intorno del succennato disco comu- nica colle additate diramazioni. Nasce pure dai ca- nali, che camminano sulle otto braccia, un tronco vascoloso anastomizzato coi due canaletti delle bran. chie. Il liquido contenuto. nei sopraddetti vasi è gialliccio , divenendo cedrino coll’ acquavite. Ant. II. Znzestinali. Dallo stomaco del Fenicuro partono. vari ca- nali ramificati , diretti alle pareti del suo cor- po e pieni di liquido biancastro che a mio credere ne è il sangue. La Planaria atomata guardata colla lente offre un reticolo vascolare disperso sulla pe- riferia del corpo. Nell’ Aplisiottero esiste una rete (1) Medusa proboscidalis. (2) ZEquorea Rissoana. 294 vascolare cutanea sì finamente ramificata e con graziosità tale disposta , che terminano ì suoi va- sellini in tanti grappoli pieni di sangue verdic- cio. Si è con incertezza asserito esistere un intrec- cio vascoloso assorbente nell’ Echinorinco. Nel Lombricoide umano ho veduto 1’ arteria dorsale e le due laterali più piccole, non che la vena ven- trale, essendovi da certi autori ammessa eziandio la vena enterica. Art. II. Echinodermi. Dalle borsette degl’intestini ciechi delle Asterie principiano le ramificazioni delle due vene secon- darie, che riunite in un solo vaso, egualmente che altri quattro canali scorrentino sui dett’ intestini, tragittano verso il ventricolo , nel cui alto fondo ricevono ulteriori ramoscelli dalla vena, che a guisa di flessuosa corona lo circonda (1); eda cui (2) escono le vene con tricotoma diramazione, oltre i tendini pennati posti nell’ alto suo fondo, che al- l’ apparenza sembrano vascolosi: tutti sboccando con molti vasellini in un seno analogo a que’ della dura madre dell’ uomo, e facendo l’ officio di ri- cettacolo centrale del circolo sanguigno, posto al- I° intorno della bocca fra la circolare e primaria serie di vertebre. Regolarmente tra lo spazio mediano di ogni rag- (1) Asterias exigua. (2) A. aranciaca, 295 gio di molte Stelle marine esiste 1° ampolla Po- liana piena di umore trasparente bianco-rossiccio, sommamente contrattile , che con speciale cana- letto comunica col prefato seno venoso (1), dal quale escono: 1. Le venti arterie dentarie poco allungate ed a subbia (2); 2. le meseraiche ognuna delle quali, dopo di aver tragittata su la metà della inferiore faccia del -canale primario di ogni inte- stino cieco a dritta e sinistra ramificasi, abbrac- ciando ciascuno di essi; 5. le cinque vertebra- li, le quali traghettano pel forame intervertebra- le dal principio fino al termine di cadaun rag- gio ; e 4.le radiali sottoposte alle precedenti ed inrelazione del numero de’ loro raggi. Ciasche- duna di queste, passando pel forame vertebrale, giunge fino alla estremità della inferior faccia di quelli. A dritta e sinistra le arterie vertebrali presentano un breve canale (3), che comunica (4) su con due vesciche ovate alquanto grandi , situate nell’ incavo laterale di ogni coppia di vertebre, osservandosi in giù un vaso prolungato fuori del corpo, acuminato nella Stella ranciata (5), (1) Contiene sangue arterioso , il quale comparisce macchiato di rosso pei globetti cruorici riuniti in gruppi che vi nuotano. Si av- verta inoltre che ne ho ravvisato cinque nell’4. dispizzosa, nell’4. exigua e pentacantha dieci, e nell’ 4. aranciaca sino a diciassette ; attesochè esse mancano affatto nell’ 4. ec/lurophora , Savaresi, ru- bens, ophiura, cordifera ce. (2) Asterias ophiura , cordifera; (3) rubens , echinophora. (4) 4. aranciaca. (5) A. pentacantha , Jonstoni, 296 onninamente piano (1) in altre e vescicoloso-den- tato in alcune Ofiure (2); avendo quelle sempre in ogni perzo dei raggi quattro tubi o piedi. Le ampollette , di cui è discorso, sono quasi o- vali nella maggior parte delle Asterie, tranne la echinofora che le ha reniformi e la Stella rossa che le offre cilindriche con vescica in uno estremo e re- tuse nell’altro. Il numero e la inserzione di dette ampolle è benanche variabile, per la ragione che il canale provegnente dall’arteria vertebrale poco oltre la sua origine si divide nella Stella ranciata in tre canaletti, cioè due superiori per la coppia di vesciche e’l terzo inferiore pei piedi; in due nella Stella di Savaresi vale a dire uno per la sola vescica e l’altro bifurcato pe’ piedi, e nella Stella rossa in uno per l’ ampolla ed un altro pel piede; dicendosi lo stesso delle Ofiure. Le ampolle ed i piedi risultano da tunica este- riore con fibre a direzione traversale parabolica e con altre tenuissime longitudinali; servendo le prime a diminuirne il volume in larghezza e le seconde a raccorciarne il diametro a lungo. Tanto il seno venoso che le arterie dentarie, le verte- brali e le radiali , non escluse le vesciche ovali, i piedi e le corrispondenti ampollette, sono interna- mente vestiti dalla tunica sierosa. Bisogna inoltre avvertire che questi osservansi all’ esterno forniti di valida membrana fibrosa, la quale attaccasi a’ fo- ———@—»4 (1) A. bispinosa, echinophora , exigua, (2) A. Tenorii. 297 rami delle vertebre. A tenore che i medesimi o le respettive ampollette si contraggano e quindi il sangue refluendo ora nelle seconde ed or ne’ pri- mi le Stelle cangian sito o pure rimangono sta - zionarie: siffatto meccanismo giovando non poco al- la ematosi, al circolo sanguigno ed al movimento del loro corpo. Sappiasi che dallo stesso anello vascoloso par- tono cinque arterie dorsali, che sono in perfetta opposizione delle radiali; e si estendono dal prin- cipio di ogni raggio pressa l’ origine delle lamine mesenteriche fino alla sua punta. Le medesime sono molto esili (1) e mi sarebbero sfuggite, se non fossero state di colorito rossiccio in qualche Stella (2), e colla particolarità se in ogni verte- bra di questa non cacciassero un’ arteria, che di tratto in tratto offre de’ vasi: ognuno de’ quali si dirama in molti gruppetti vascolosi, che escono sul dorso delle Asterie pe’ forami de’ lacertì fibro- muscolari del loro corpo , dando ragione de’ fioc- chetti, che si veggono nella Stella rossa e di Sa- varesi, i quali nella echinofora sono al numero di venti per ogni segmento vertebrale, verdicci quei de’ lati e rossi i centrali. Sono dippiù tutti frapposti a’ calicetti od aculei e comunicanti con un canale rosso, che a guisa di zona cinge o- gni raggio, ed in numero corrispondente a’ vasi c__ (1) A. aranciaca. (2) A. echinophora , rubens. 298 circolari interiori. Così resta stabilita una perfet- ta anastomosi tra i vasi interni e gli esterni. Le Ofiure anche hanno le arterie radiali, don- de partono i piedi assottigliati o vescicoloso-den- tati, senza 0 pure con piccolissima ampolla , le quali pria di finire nell’ anello vascoloso della bocca ricevono le arterie dentarie e le vertebrali che non ho potuto accompagnare fino al loro a- nello vascolare. Una intrigata ramificazione di vasi ravvisasi nella tunica esterna dello stomaco loro e in quello di qualche Asteria (1). Dall’ esposto ri- levasi che nelle Stelle di mare si esegua completa circolazione , ad onta che non fosse stata finora conosciuta. Cosicchè essa si fa mercè le vene me- senteriche e le radiali, che riportano il sangue nell’ anello vascoloso esofageo , donde passa nelle vesciche ovali e ne’ corpi vescicolosi, e mediante le arterie meseraiche, le vertebrali e le dorsali coi rispettivi fiocchetti, che lo diffondono nelle diverse parti del loro corpo. Dall’ estremità dell’ intestino retto degli Echini incomincia la vena enteroidea, costeggiando tutto l’interiore lato delle budelle fino all’esofago, presso il cui termine sbocca nell’ anello vascoloso. La nominata vena nel suo tragitto sì dalla parte in cui fiancheggia l’ intestino, che dall’ altra del me- senterio, caccia sempre vasi, i quali nel Cidarite sono più visibili per le anastomosi, che formano a em (1) 4. aranciaca, exigua. 290 coll’ arteria enteroidea e per le diramazioni , che danno al mesenterio. Il sangue di detta vena è rosso-violetto , ed in qualche specie (1) è giallic- cio o verdastro (2). Dall’ anello vascoloso dell’ esofago partono non solo 1} arteria enteroidea parallela alla vena di tale denominazione, cui puranche somiglia pel colorito del sangue, e si anastomizza soprattutto nel duodeno ira le intestine e 1 mesenterio mercè traversali e piccolissimi ramoscelli; ma benanche derivano le cinque arterie esofagee, le quali pria di andare a ramificarsi con parallelo tragitto nelle la- cinie della bocca, mediante un ramo che passa tra i muscoli de’ denti si uniscono alle cinque arterie dorsali per mezzo degli ambulacri con- tinuate dritte sino ali’ ano, eccetto in certe spe- cie (5) ove sono appena flessuose, passando sotto gli archi ossei, e nel solo Cidarite pel loro spa- zio mediano. Indi ognuna pel rispettivo canale esce fuori la scatola ossea, onde somministrare vasellini alla cute, e nel Cidarite patentemente risale pel mezzo degli ambulacri fino all’ apertura della bocca. Tutte e cinque le arterie dorsali for- mano un anello intorno questa e l’ ano. Tale è l’andamento dell’ apparato vascolare negli Echini in disamina tranne il seguente. Presso la superior parte dell’orificio della bocca (1) Eckinus spatagus , neapolitanus; (2) Cidaris. (3) E. sawatilis , esculentus. 500 dello Spatango principia un’ arteria pentagona divi- sa in due, che con parabolico andamento sono a drit- ta e sinistra continuate pe lati superiori della sea- tola ossea, avvicinandosi vieppiù presso l’ano. Quin- di divaricano di bel nuovo con direzione quasi ret- ta, amendue accostandosi in corrispondenza de’ fo- rami delle ovaie, nel qual punto costituiscono le arterie branchiali posteriori ; dove a’ lati ed in si- tuazione fra esse opposta escono le branchiali an- teriori che, risalendo a dritta e sinistra del guscio osseo, finiscono eziandio ne’ lati superiori della succennata arteria poco distanti dal suo mezzo, ove termina l'arteria sagittale, che viene dallo stesso anello arterioso circondante gli orifizi del- le ovaie. Nel mezzo del margine inferiore dell’arteria pen- tagonale trovasi l’anello vascoloso esofageo, in cui sbocca la vena enteroidea, e parte l’ arteria di tal nome; percorrendo entrambe il lembo interno e l’e- sterno del tubo intestinale, non chè formando cir- colari e parallele anastomosi sul duodeno. L’am- polla Poliana col suo dritto canale nasce nell’an- golo inferiore sinistro del sopraddetto pentagono vascolare, donde ha origine l’ arteria mesenterica minore, che finisce sola al di là del duodeno , ed altro eonsimile vaso compagno , che presso il termine di questa passa dietro l'intestino retto, e , scorrendo dritto sul peritoneo della sutura sa - gittale , si anastomizza coll’ anello vascoloso cir- condante le ovaie. 301 L’ ampolla menzionata incomincia tubolosa dal- l’ anello vascolare dell’ esofago, e con flessuoso cor- so finisce rigonfiata; essendo strettamente legata al- ) esofago mediante il peritoneo che si prolunga fino alle pertinenze dell’ ano , e corrisponde alla faccia interna del pezzo osseo alveolato, ove esiste una fovea piena di sostanza granellosa e quasichè ana- loga a quella racchiusa in detta ampolla, che mi è sembrato in tutti gli Echini, fuori lo Spatago che ne è privo, dirigervi un vasellino. Gli otricelli Folineani offrono la figura lamel- losa, o sia hanno la faccia inferiore piana, le due laterali alquanto rigonfiate o compresse a seconda del bisogno , e la superiore semicircolare (1) 0 falcata (2). Ogni ampolletta è appoggiata alla sot- toposta e nel tutto insieme la intera serie di esse vedesi: semiembriciata ; comunicando nell’ angolo interno ad opra di breve canaletto colla respettiva arteria dorsale, la quale tanto alla sua dritta, che alla sinistra ne tiene una filiera in certi Echini al- terna ed in altri opposta. Le mentovate ampollette lamellari sono appena striate a traverso negli Echini esposti non escluso lo Spatago , giacchè nel solo Cidarite appaiono muricate. Le arterie dorsali (3) presso 1 esofago hanno in vece di laminette, le cui serie finiscono sotto ogni ponte, a dritta e sinistra un corto ca- (1) Echinus esculentus , Cidaris , (2) neapolitanus. (3) E. saxatilis , esculentus. 302 nale, da cui pendono tre vescichette. che sono solitarie in gran parte del loro superiore tragitto nel Cidarite , di figura più allungata ed in mag- gior copia nell’ E. napolitano, e quasi per l’ intero corso delle arterie laterali e mediana appariscono con opposta ed alterna direzione nello Spatago. La inferior faccia delle vescichette lamellose ha quattro canalini riuniti in due coppie, che nel- l attraversare i forami degli ambulacri s inter- nano nel tubo attaccato alla fovea di cadaun pa- io di forametti, dentro cui separatamente cam- minano fino al termine di questo comune cana- le, che nella maggior parte degli Echini vedesi costrutto da tunica con fibre longitudinali e tra- versali necessarie per la estensione e contrazione loro, avente nell E. mangereccio l’ apice con disco osseo dentato ed una fovea centrale. Sif- fatti piedi nascono pure (1) da ogni vescica, ed in quest ultimo alcuni finiscono piani con cen- tro bianco ed altri son terminati da disco con infiniti coni disposti ad ombrelle concentriche. Ta- lora i dieci piedi o tentacoli che circondano la bocca (2) finiscono con due distinti canalini in una vescica, che mercè breve tubo sbocca nel- l’ arteria radiale poco lungi dall’ anello vascoloso. Le vescichette lamellari dell’ Echino napolitano hanno un tubo semipennato, mancando del tutto ya (1) Echinus neapolitanus , Cidaris, spatagus. (2) £. esculentus, saxatilis, 50d negli altri Echini, essendo nello Spatago a dritta e sinistra inciso e appena bipennato , chiaramente mostrando il vaso mediano pieno di massa cruorica da renderlo più colorito delle altre parti. Il vasellino, che dal fondo dell’ ampolla Po- liana si dirige verso la fovea corrispondente alla faccia interna dello scudetto maggiore dell’ ano, comunica con un corpo vescicoloso risultante da numerosi granelli, ne’ quali si contiene un u- more identico a quello della suddetta ampolla. Lo Spatango perfettamente ne manca , avendo questa il vaso di comunicazione nel suo fondo, ed of- fre sul mesenterio vari grappoli vascolosi pro- venienti dalle diverse diramazioni dell’ arteria me- seraica minore e pendenti sul mesenterio. Esplo- rata siffatta sostanza al microscopio, l’ ho rivenuta ricolma di globetti sanguigni. Il Cidarite è sfor- nito delle succennate produzioni vascolose. La cireolazione del liquido sanguigno delle Olo- turie forma 1’ obbietto d’ importanza massima per chiunque desideri farsi esatta idea della struttura, e del posto , che elleno occupar debbono nella gran catena degli esseri organizzati; ‘quantunque non sia troppo facile di seguire il corso delle ar- terie e delle vene, non che di esaminare fedelmente i rapporti , che serbano colle parti contigue. Per cui le notizie, che leggonsi sul loro circolo del sangue nelle opere di Bohadsch e di Cuvier, non sembrano desunte dai fatio. Il che vien dimo- strato non solo dalia particolarità, che il meno- d04 mo ramoscello arterioso o venoso di(tali animali abbia immediata corrispondenza coll’ intero ap- parato sanguigno , come apparisce dal mercurio iniettatovi, ma viene ancora confermato dalle in- genue espressioni di Cuvier (1). Presso il termine delle intestina e precisamen- te dalla interna loro banda principia una vena che chiamo meseraica superiore , la quale con flessuoso tragitto a poco a poco rendesi di mag- giore diametro. Essa dalla parte , che riguarda il canale degli alimenti, riceve infiniti e pic- coli ramoscelli venosi; nell’ atto che dalla op- posta regione ne caccia eguale numero, che sfioc- casi in sottilissime vene. Ciascun fascetto venoso si anastomizza con al- tro provegnente dalla mesenterica inferiore, re- stando stabilito , in grazia de’ mentovati mazzetti che ascendono a trenta, un manifesto commer- cio tra entrambe le meseraiche. Questa vena in- tanto nell’ incominciamento sale, indi per poco si curva, discende verso il termine del duode- no e con un grosso vaso anastomizzasi colla me- seraica inferiore. Continua poi il suo corso, de- scrivendo un semicerchio, nella convessità del quale riceve parecchie vene conformate ad arco. Esse si uniscono ad altro vaso derivante dalla stes- sa vena principale, in cui vansi a scaricare mol- {1) Je suis contraint d’avoner que , malgré tous mes efforts, je n’ai pu encore parvenir à me faire des idées certaines sur l’orga- nisation des échinodermes , à l’égard du système vasculaire, 505 tissimi rametti venosi fra loro intrecciati in modo da costituire elegante reticella. Le sue venuzze nascono dal duodeno, e, se spin- gasi alquanto il mercurio introdottovi, lo fanno immantinente passare nell’ interno del suddetto intestino. La mesenterica inferiore o pure interna segue lo stesso andamento della superiore od es- terna, incominciando dalla parte inferiore della stessa. Offre però un ramo bastantemente grande, che l’accompagna nel suo margine esterno, unen- dosi al tronco principale nel luogo, dove accade l’ anastomosi tra 1’ arteria meseraica superiore e la inferiore. La vena in esame dà anche fascetti che si riuniscono a quei della meseraica descrit- ta e de quali per lo innanzi ho prolissamente par- lato. Indi cresciuta di volume colla vena mese- raica superiore si apre nella cava ascendente ; la quale, ad onta che riceva vasi derivanti dal prin- cipio del tubo intestinale, alla cui interna ban- da sta situata; pure via facendo diminuisce di traversale diametro, finchè sbocchi in una borsa allungata c trasparente posta nella metà interna dell’ esofago (1). Dalla sopraddetta vescica escono due vasi, i (1) La sua scoperta devesi a Fabio Colonna, che dice : vesicam lon- gam , diaphanam , aere plenam reperimus, ut in piscibus obser- vatur. Bohadsch non ne fa alcun motto e Muller la credette esclu- siva della #7. tubulosa. La medesima è sfuggita alle ricerche del coltello anatomico del peritissimo Cuvier. D°’ altronde vi bisogna molta pratica per evitarne la lacerazione. Questa vescica frattanto e- siste in tutte le Oloturie, essendone un organo della massima impor» 20 306 quali anastomizzandosi insieme con tortuoso giro abbracciano l’ esofago- Dagli stessi nascono cin- que arterie dirette alla corona de’ denti, ed una che discende pel margine esteriore del canale de’ cibi. È questa l’ aorta, la quale poco al di là della fine dell'esofago caccia la meseraica su- periore , che con traversale direzione va a sini- stra del corpo, ove pel lato esterno delle inte- stina sale, si curva e discende verso la parte si- mistra sino al loro termine. Poco dopo la sua ori- gine caccia in sotto ad angolo acuto la mese- raica inferiore , la quale cala pel margine esterno del duodeno , ed indi a sinistra del corpo uni- scesi alla meseraica superiore a picciola distanza dalla sua uscita. Or dalla riunione di entrambe le meseraiche si osservano due triangoli posti uno a destra e l’altro a sinistra del corpo, essendone il primo più piccolo del secondo. Amendue le mesenteriche ne formano i lati dell’angolo al ver- tanza. La sua grandezza è variabile secondo le specie e lo stato della loro vitale energia. Rappresenta la figura ovale , ristretta però nei due estremi. Colla parte inferiore è libera e colla superiore attacca- si all’ esofago. È dotata di manifesta contrazione, sicchè spesse volte l’ ho veduta allungare e raccorciarsi, Nell’ epoca della vita delle O- loturie contiene un liquido rossiccio, nel quale nuotano taluni glo- bettini foschi, che dopo la morte si addensano in un materiale pa- stoso di color giallo fosco. In siffatti animali, che mancano di cuo- xe, essa fa l’officio di ricettacolo centrale del liquido sanguigno, di che sono stato io lo scopritore: ed ho con prolissità esposto la circolazione sanguigna degli Echinodermi ad oggetto che la scienza lo esigeva, e dal prof. Blainville ( Dict. des sc. nat. LX. ) deside- ravansi ulteriori disamine a quello che io altrove ne ho scritto ( Merz. cit. tom. II ) 307 tice , ed un rametto dell’ arteria aorta costitui- sce la base del triangolo dritto, attesochè un altro provegnente dalla meseraica superiore for- ma la base del manco. L’ aia di detti triangoli offre varj vasellini, che dalla base si dirigono a’ lati. Ogni meseraica di tratto in tratto manda ramoscelli arteriosi serpeggianti sopra le intestina. I restanti cinque vasi o meglio le arterie e- sofagee, che vengono dal cerchio annunziato y attraversano ad eguali distanze gli spazj frappo- sti tra i grandi ed i piccoli denti. Ivi ognuna delle medesime si amplia a fine di dare uscita a cinque arterie, dirette le quattro superiori ai tentacoli e 1° inferiore per mezzo de’ muscoli lon- gitudinali. Ciascuna delle superiori percorre l’asse di ogni tentacolo , nel cui lembo si divide in tanti rametti per quanti sono i loro lobi consi- derati nelle diverse specie di Oloturie. È da sa- persi che cadauna di esse nella origine caccia l’ar- teria dentaria , che Muller e Cuvier su 1’ asser- zione di Bohadsch credettero condotto scialivare. Le arterie discendenti al numero di tre dor- sali e due del ventre per la parte mediana di cadaun muscolo longitudinale arrivano sino alla cloaca. Tanto i grandi che i loro piccioli rami, che ne partono ad angolo retto , hanno alcuni va- sellini, i quali, attraversando le interne ed ester- ne tuniche del corpo, giungono sino all’ apice di ciascheduna papilla. Il marchio , che l’ Autor del Tutto ha impresso al sistema arterioso degli ani- * 308 mali, incominciando dall’ uomo sino all’ ultimo essere che ne sia provveduto, cioè di variamente dividersi nel suo tragitto, offre un’ eccezione nelle arterie mentovate. Ciascun rametto delle mede- sime più o meno lungo, ha nell apice un o- trello pellucido, ovale e pieno di umore simile al cuore. Ognuno di essi è. rilevato fuori le grinze delle membrane interne del corpo di siffatti es- seri. JI sistema sanguigno finora descritto appar- tiene alla Oloturia tubolosa. Le altre specie di detto genere offrono picciole varietà , che sarebbe tedioso andare rivangando. SEZIONE II. — ARTICOLATI. Art. I. Anellidi. La vena de’ tentacoli del Sifuncolo principia nella superficie de’ medesimi con ramificazione reticolata, unendosi a due canali, che finiscono in uno più grande avviticchiato all’ esofago. La vena porta od enteroidea incomincia dall’ intesti- no retto; e, seguendo tutti quattro giri delle budella, la faccia anteriore dello stomaco e del- l’ esofago, pel mezzo de’ quali serpeggia, va ad anastomizzarsi con quella de’ tentacoli. Riunite en- trambe in un vaso comune metton foce nella base della orecchietta e da essa parte l’ aorta, che con flessuosa direzione percorre la linea mediana infe- riore del corpo sino alla coda, Nel suo tragitto a de- 509 stra e sinistra dà varie arterie, le diramazioni di cadauna delle quali perdonsi nelle parti sottoposte» Inoltre il vase in esame termina di maggiore dop- piezza e simile al ventricolo del cuore de’ Ga- steropedi. Che anzi spesse fiate ho avuto l’ oppor- tunità di osservare il moto oscillatorio suo e quello. dell’ intero canale arterioso. In ultimo non conviene trasandare. una. par— ticolare vescica ( ampolla Poliana ) situata a si- nistra dell’ esofago col fondo inferiormente rivolto. La stessa con un canale bastantemente tortuoso si rivolge in sopra. Il liquido, che contiene, è vio letto, dentro di cui spesso ho veduto nuotare ta- luni corpi rossicci, Dal lembo. trigono cefalico. della Polia esisto- no due vesciche con la coppia di arterie pe lati del corpo continuate. Dalla fine della bocca prin- cipia la vena che scorre sull’ intestino e dà un rametto ad ogni sua borsa laterale. La circolazio- ne sanguigna del Balanoglosso è rappresentata dall’ anello, vascoloso. posto nella base della. testa , donde nasce per la faccia. mediana superiore l’ar- teria dorsale, che a dritta. e. sinistra alternati- vamente caccia. dei canali ramificati , e. per la. inferiore la vena ventrale, i cui vasi semplicè nascono in direzione opposta. Dallo stesso anello cervicale hanno origine le arterie branchiali , le. quali ne percorrono i due lati. della faccia dorsale e verso la metà del loro tragitto fino all’ ano e- sternamente producono, le branchie a clava, rie dLO sultanti da un canale variamente piegato entro speciale vescica, La Mignatta manca di organo centrale per la riunione del sangue , che circola in quattro vasi; due laterali, îl terzo dorsale e’l quarto del ventre. I canali mentovati non sono fra loro in perfetto commercio , che ravvisasi soltanto tra i due primi e la coppia degli ultimi. Imperciocchè le arterie laterali, di passo in passo ed in op- poste direzioni cacciano tronchi, che inviano un ramo ad ogni vescica respiratoria ed un altro è a- nastomizzato con quello della banda contraria nella inferiore faccia dell’ intero canale de’ cibi. Co- minciano al davanti dell’ esofago , ove danno pa- recchi rami alla ventosa della bocca. In ultimo prima di ramificarsi sulla coda si anastomizzano di bel nuovo. Il secondo circolo sanguigno è co- stituito dall’ arteria dorsale, che incomincia su I esofago , cui dà parecchi rami, ed indi tragitta per mezzo del canale intestinale. La superior parte del corpo della Brantliibibti la offre 1’ arteria aorta surta dal nono anello del © suo corpo e dirigesi verso la testa, ma dal sesto fino al terzo anello si allarga; vedendovisi un mo- to sistolico e diastolico, che dalla coda va al ca- po, e numerandosi dodici pulsazioni per minuto. A dritta ed a sinistra della testa dà otto rami, i quali dopo di aver circondato l’ esofago riuniscousi giù per formare il vaso centrale, che in linca ret- ta nel terzo e decimoquarto anello caccia ramo- Da J11 scelli, e nell’ ultimo di cssi separasi in duc bran- che , che ritorte costeggiano l’ intestino retto ed ascendono fino alle ovaie. L’ arteria aorta del Lombrinero cammina per la parte inferiore del corpo, e pare che presenti degli stringimenti al principio e fine di ogni a- nello, nel quale sito qua e là fa uscire un ca- nale terminato in una vescica ovale, che verso l’estremità di quella apparisce piccola e rotondata. Dippiù i lati della filiera di gangli ventrali sono fiancheggiati da una coppia di arterie, le quali dan- no un vaso con ramificazioni esilissime alla so- stanza muscolosa e presso le guaine delle setole, ciocchè anche esternamente apparisce. Un’ altra arteria si dirige dal lobo carnoso della bocca sino all’ ano ed in direzione opposta dell’ aorta. Tut- t i vasi principali descritti si anastomizzano fra loro intorno il bulbo muscoloso dell’ esofago , co- me pure in ogni anello. Talchè la faccia supe- riore di questo presenta le diramazioni diversa- mente disposte della inferiore. La disposizione de’ vasi sanguigni sul canale degli alimenti di tale Verme anche merita di essere conosciuta. Dall’ intreccio. vascolare esistente nel bulbo esofageo esce non solo un vaso per la parte inferiore dell’ intero tubo intestinale ; ma benan- che un altro per la superiore, dandosi scambie- volmente ramoscellî e coprendo tutta la superficie. enteriea di un reticolato di vasellini paralleli. Nacono da’ lati di questo secondo canale venoso i, 512 rami diretti alle due filiere di pacchetti setolosi, ove presentano de’ grappoli vascolari incaricati della funzione di branchie respiratorie interne. Poche cose soltanto dirò del circolo sanguigno del Lombrico cirratolo. L’aorta, che ne percorre l° asse del corpo, caccia le arterie branchiali a dritta e si- nistra, cadauna delle quali si anastomizza coll’ ar- teria laterale longitudinale ed indi si bifurcà pe’ due cirri maggiore e minore; poichè presso la testa sì separa in due rami e negli angoli inferiori delle arterie branchiali caecia vari corti vasellini finiti nei cuori. Nell” aorta sboccano i canali delle vescichette sanguigne emisferiche del Lombrico filigero, e da essa esce un ramo a dritta e sinistra, che si ana- stomizza colle arterie laterali , ìîndi si ramifica ne pettini setolosi e termina nei cirri. Il sangue del Lombrico terrestre dall’ intestino retto è riportato verso la bocca dalla vena enteroi- dea superiore e dalla inferiore, le quali pei lati del canale degli alimenti danno rami fra essi a- nastomizzati, formando una lasca reticella vasco- fosa sul budelto con qualche piccola vescichetta sanguigna. Le loro primarie e secondarie rami- ficazioni sono oltremodo variabili nel tratto del canale degli alimenti. Vale a dire si osservano poco distanti e ramificate nelle vicinanze del ret- . to ; hanno due vasi grandi lunghî e’l1 medio breve sul resto della budella, donde partono vasellini a forma di ventaglio ricurvi paralleli ed intrecciati; & mostrano disposizione zonata sul ventricolo con 3515 un grosso ramo a dritta e sinistra lunghesso 1’ eso- fago, essendo sparpagliate intorno il suo bulbo. L’aorta è situata sul sistema ganglionico e nel mez- zo di ogni articolazione caccia l'arteria branchiale dritta e sinistra, da cui inferiormente escono altri vasellini terminati da vescichetta. Per la faccia inferiore poi di detto apparato ganglionico dirigesi una seconda arteria, che è ra- mificata eziandio pel mezzo di ogni anello , ol- - tre le sue due arterie laterali, che danno un ra- mo al principio ed un altro al termine di cia- seuna articolazione del corpo. Ben inteso però che tutte le arterie e vene esaminate si anastomizzino sul bulbo esofageo, e le loro ramificazioni sono state da me in termini troppo generali descritte: tanto e sì complicatamente essendo divise e diramate. Willis ne aveva fin da’ suoi tempi conosciuto il colore rosso del sangue, che ha dato argomento a Cuvier per fondare la classe degli Anellidi. Dall’ anello vascoloso , che circonda il bulbo esofageo della Nereide cuprea , escono dalla parte superiore e laterale due arterie, altretiante delle quali inferiormente situate abbracciano il succen- nato bulbo muscoloso. Attesochè in giù ha ori- gine eziandio l’ aorta , la quale , mentre percorre ‘ tutta la media e superiore porzione del corpo , giungendo fino all’ ano , ha eguale diametro, of- frendo per ogni articolazione a dritta e sinistra un canaletto vescicoloso. Indi s° impicciolisce, presentando in corrispon= 3514 denza di cadauna articolazione non solo un’ amplia zione quasi fusiforme, ma benanche a dritta e si- nistra un canalino, cui termina una consimile ve- scica piccola e reniforme. Dallo stesso anello vascoloso esofageo nasce per ogni lato inferiore del corpo l’arteria polmonare o meglio branchiale, la quale in ciascheduna di- visione articolata esternamente distribuisce due vasi abbastanza grandi, che in unione della vena branchiale formano triplice spira vascolosa , dal- Ja quale risulta ogni branchia: le cui pinne deriva- no dalla secondaria e costante diramazione delle menzionate arterie $ donde nel principio del loro corso altri ramoscelli esilissimi derivano pe’ mu- scoli addominali e pel canale degli alimenti, costi- ruendo infinite anastomosi colle laterali e sottilissi- me ramificazioni aortiche. Le sopraddette arterie branchiali nel lato in- terno, o sia nella faccia con cui sono in relazio- ne colla vena cava o branchiale , offrono corta e regolare ramificazione di arteriucce a guisa di pettine. Ed esse tanto nel collo di siffatta Nerei- de, che nel termine della filiera de’ pennacchi, sì vanno a distribuire in ciascun pacchetto seto— loso: ed in detta corrispondenza si osserva pure la restrizione del diametro e la interrotta amplia- zione dell’ aorta, la piccolezza e diversa forma delle vescichette, che adempiono all’ officio di cuore. In modo ad un di presso analogo facevasi la distribuzione delle arterie nell’ Eunice gigante- 315 sca, essendone soltanto le vesciche più grandi ed ovali-allungate, non che l’ arteria branchiale è uni- ca e da un solo lato pennata. Lungo la parte superiore e mediana del suo cor- po è situata la vena cava ; la quale dalla testa fi- no all’ ano caccia a’ lati le vene per le branchie ed ha le arterie branchiali. Essa nelle pertinenze della testa si anastomizza colle vene ventrali, il cui sangue è verde, ed in corrispondenza di ogni ar- ticolazione a dritta e sinistra esternamente caccia la vena branchiale, che pria di arrivare ad ogni pennacchio inferiormente manda un rametto al respettivo cirro; ed indi in unione delle due ar- terie branchiali, come sopra si è detto, descrive la spira, da cui fa uscire ramoscelli venosi, ren- dendosi ragione del colorito rosso e verde delle branchie. Per sopra il canale de’ cibi si osservano non solo moltissime ramificazioni venose piene di sangue rosso-fosco , ma benanche due canali pri- mari, dai quali elleno prendono origine. Il cerchio vascoloso , che circonda 1’ esofago della Nereide scolopendroidea, dà tanto l’ arte- ria dorsale, la quale in ogni articolazione invia alle pinne dritta e sinistra un ramo diviso alla superiore ed inferiore di esse; che le ventrali pa- rallele, avendo ognuna la solita serie di vesci- chette. Nel medesimo anello comunica la cop- pia di arterie esofagee, che sboccano nell’ altro cerchio vascolare cingente il principio dello sto- maco , da cui partono .le arterie enteroidee: la 316 prima delle medesime è continuata per la linea me- diana inferiore dell’intestino, e la seconda allo stesso modo pella sua faccia superiore ; dando alla parte destra e mancina la vena branchiale diretta alle pinne , ove sì ramifica, e forse si anastomizza coll’ arteria branchiale. L’ aorta, che cammina sul dorso della Nereide. partenopea , in ogni anello a dritta e sinistra co- munica colle due arterie laterali, alla quale ap- partengono le vescichette o siano i cuori , e donde partono le ramificazioni , che vanno a”lati del corpo e le altre parallele dirette al canale degli alimenti, sul quale n’ esistono. alcune somma- mente divise, nell’ estremità offrendo infinite am- polline. In opposizione dell’ aorta esce la vena cava, la quale benanche comunica co’ due vasi laterali nel mezzo di cadauno anello; a dritta e sinistra cac- ciando un canale dapprima ramificato sopra un: corpo. glanduloso gialliccio , indi sul muscolo ad- duttore delle laminette branchiali, ove dividesi dalla base fino alla estremità. Dalla metà inferiore del suo corpo sono frequen- tissimi i fiocchi vascolosi laterali, e dippiù vi sò rivolgono due vasi, uno pel pacchetto setoloso del piede e 1’ altro bifurcato. percorre l’ una e l’ altra faccia della lamina branchiale, dal quale canale escono: moltissimi vasellini traversali da costituire un reticino. Vi sono due vasi uno pel margine superiore di ogni anello e l’altro per l’ inferiore, e nello spazio intermedio sotto la cuticola esvi ik d17 solito intreccio come nel Lombrico fragile: l’arteria dorsale non differisce dalla ventrale. Il Climene ha un vase rosso longitudinale, da cui partono le ar- terie pe’ piedi, che fanno 1’ officio di branchie. Lungo il dorso dell’ Arenicola e fra le branchie esiste un vase, che in ogni lato riceve il canale di ciascuna delle quindici branchie. Egual nu- mero di vasi vi riporta il sangue, de’ quali i primi nove vengono da grosso canale situato sul tubo enterico e sotto il precedente; ed i rimanenti de- rivano dalla posterior parte di un canale paral- lelo a? due primi, ma situato sotto l’ intestino. Questa coppia di grandi tronchi longitudinali in- via tutto il loro sangue alle sole branchie; per- ciò adempie l’officio di vene e di arterie polmo- nari; poichè i loro rami, che non vanno ai pol- moni, sono venosi e ricevono il sangue di tutte le parti. Essi si sparpagliano sopra il tubo intesti- nale a guisa di affollatissimi zig-zag. Siffatti rami partono da’ due vasi laterali dell’ in- testino ( aorta di Cuvier ), ed ascendono verso l’esofago, ove curvansi per comunicare colla vena polmonare ; nel quale sito esiste un rigonfiamen= to pulsante, che egli crede cuore, e che ancor io ho ravvisato. Oltre di ciò ne’ lati interni addo- minali ho rinvenuto i grappoli vescicolosi : ma debbo confessare che finora non mi abbia formato idea chiara del circolo sanguigno di questo Anel- lide, e l’esposto è in gran parte desunto dallo zqolomista francese, 318 Nelle Anfitriti ho ravvisato che il sangue de’ cirri anteriori e delle branchie si riunisca in due vesciche (1) oppure in una ad x, e che vi si faccia un circolo sanguigno aortico ed enterico. Il sangue della Terebella (2) dalle vene e dalle arterie branchiali replicate volte bifurcate sbocca nell’ anello vascoloso , da cui nascono a dritta e sinistra le arterie laierali; e dal centro incomin- cia il cuore, che è rappresentato da corto vaso semicircolare rigonfiato pulsante e nericcio , a tra- verso il quale passa l’ esofago. Quindi da esso po- steriormente sorge l’ aorta, la quale prolungasi per tutta la superiore faccia dell’ intestino, facendo a dritta e sinistra una rete arcuata anastomizzata colle arterie laterali ed analoga alla meseraica : oltre di che con parallela e traversale direzione caccia numerosi ramoscelli sopra le budelle. In opposizione dell’ aorta trovasi la vena enterica, di cui ho pure seguito il corso. La disposizione dell’ apparato circolante delle Serpule è analoga a quella delle Sabelle, tra quali scelgo Ia S. ventaglio. Le arterie branchiali riu- niscono tutto il sangue delle branchie per) versarlo in due borse allungate poste a’ lati dell’ esofago, dalle quali per ogni articolo del suo corpo princi- piano le piccole aorte flessuose, che in cadauno a- nello alternativamente cacciano un pacchetto va- —__—_—c——@ (1) Amphitrite Meckeli. 519 scoloso interno espaso su’ muscoli longitudinali , ed un altro esterno anastomizzato colle arterie la- terali rette e terminato nel rispettivo pacchetto se- toloso. La sua aorta maggiore percorre la linea me- diana del corpo e ciascuna articolazione sembra re- stringersi, onde cacciare a dritta ed a sinistra un vaso, che insieme col compagno abbraccia l’ intesti— no e nel solo interiore perimetro dà vari fiocchetti dispersi sul diaframma. Di poi flessuoso dirigesi ver- so il piede o pacchetto setoloso, ma pria di sfioccar- visi fa anastomosi coll’ arteria laterale, La vena cava od enterica è in perfetta opposizione dell’ aor- ta e dà pure in ogni anello la vena ricurva spar- tita sopra il diaframma ed un’ altra dritta pel fascet- to setoloso. Art. II. Insetti e Ragni. Malpighi fu il primo a descrivere nel Baco da seta il vaso dorsale degl’Inseti ed a reputare cuore ciascuno suo strignimento. In seguito è stato e- ziandio accompagnato da Lyonnet, e Swammer- dam asserisce di averne fatto uscire colla inje- zione una sostanza colorante. Gli zootomisti mo- derni neppure sono di accordo su tal particolare: poichè Cuvier e Serres lo credono organo se- gretore del grascio , ossia incaricato di assorbire il chilo e farlo trasudare a traverso le maglie del tessuto adiposo che lo circonda, essendo assai co- pioso in taluni Insetti perfetti che soffrono a lungo il digiuno; ed altri autori, come sembra più re- he 920 golare, lo fanno appartenere al sistema circolante, il quale non hassi a considerare così sviluppato co- me ne rimanenti animali , ad onta che oggidì sian- si rintracciati negl’ Insetti esilissimi vasi. Tale organo estendesi quasi per la intera lun- ghezza del loro dorso, ed è costeggiato dal- le trachee polmonari e branchio-polmoniche , i cui tubolini vi si diramano sopra. Per lo più è tuboloso, di eguale diametro dal principio al fi- ne, ove vedesi più attenuato; ma non a rado os- servasi successivamente ampliato e ristretto. Intan- to ignorasi la natura del liquido contenutovi che Lyonnet dice gommoso rancio, e come avvenga la sua diffusione nelle diverse parti del corpo pel loro nutrimento; affermando costui che ciò facciasi dal- le fibrilline comunicanti co’ massi adiposi. Il vaso dorsale della Melolonta è il di lei vero cuore, essendo l’ organo locomotore del sangue, che invece di circolare dentro i vasi è diffuso nel cavo generale del corpo. Esso ne occupa la intera lunghezza dorsale dell’ addome, anteriormente fi- nito in un’ arteria unica e non ramificata , che parte distribuisce il sangue al capo, ove pel suo affollamento , ritorna nell’ addomine, onde reflui re nel cuore. Le ale di questo organo sono le- gamentose a fin di mantenere in sito il suddetto vaso. Il cuore è diviso internamente in otto cavità separate da valvule conniventi, che permettono al sangue di circolare da dietro in avanti, da un cavo nell’ altro fino all’ arteria, che lo diffonde 921 alla testa e che si oppongono al suo regresso. Ogni cavità lateralmente ed innanzi offre due fessure tra= versali, che comunicano coll’ addome, e mercè le quali il sangue contenuto in questo può en- trare nel cuore. Cadauna apertura ha una valvula semicircolare, che vi si applica nel moto sistolico. Quindi vedesi bene che, quando la cavità po- steriore si dilata, il sangue trattenuto nell’ addo- me vi penetri per le due indicate aperture ( auri- colo-ventricolari ). Ed ove la stessa si contragga, il liquido sanguigno contenutovi, non potendo ri- tornare nell’ addome, spinge la valvula interventri- colare, passa nella seconda cavità gia ampliata per riceverlo e che nel medesimo istante raccoglie il sangue delle aperture auricolo-ventricolari. Dopo la sistole della seconda eamera entra il sangue nel- la terza, egualmente che quello delle aperture late- rali ec. fino all’ arteria. Queste successive contra- zioni ravvisansi a traverso i comuni integumenti della sua Larva. Ed il testè citato osservatore dice che l'arteria principale cacciasse tre paia di rami laterali, de’ quali non esiste veruna traccia negli altri Insetti. Nelle Larve di taluni Nevrotteri e specialmen- te nelle laminette caudali trasparenti dell’ A- grio vergine da Carus è stato scoperto il circolo ar- terioso nella faccia addominale di esse, e venoso lango la dorsale verso il cuore. Quando la loro metamorfosi sia prossima arrestasi la circolazione nelle lamine caudali e manifestasi negli abbozzi 21 322 delle ale. Nel corpo delle Larve di qualche E- femero ha egli distinto due torrenti \enosi medii diretti dalla testa alla coda per la faccia addo- minale , e giunti all’ ano rivoltansi su per aprirsi nel vaso dorsale, che spingeva il liquido sangui- gno nel capo, ove ripiegavasi in basso dirigendosi dietro alla faccia addominale. Osservò ne?” lati di una di tali Larve la serie di granolazioni sangui- gne scorrere in basso, costituendo archi nell’ at- traversare le coscie e le punte caudali; ma rotte queste il sangue limpido granoloso spiecia a scos- se, e seccato diventa verde-chiaro. Tutte queste correnti sanguigne , tranne il vaso dorsale, sem- brano diffondersi nel parenchima, anzichè in par- ticolari vasi. 1 globetti cruorici erano ovato-bislun- ghi e di considerevole volume. Negli Aragni polmonati il cuore è costituito da grosso vaso dorsale, che fornisce rami alla parte anteriore e laterale del corpo. Secondo Ser- res il sangue va agli organi respiratori, da’ quali mercè particolari canali passa ne’ diversi siti del corpo: quantunque Latreille e Treviranus credano che siffatto circolo si effettuisca in senso opposto. Dippiù il cuore esteso dalla base dell’ addome sino alla estremità è rigonfiato nel suo terzo superiore, essendo nel resto cilindrico e muscoloso ; cosicchè se ne veggono le pulsazioni a traverso la pelle. Ne’ Ragni tracheati la esistenza delle trachee esclude la distribuzione del sangue in tutti punti e quindi il suo ritorno al cuore. Infatti negli Scor- 525 pioni è questo allungato da un estremo all’ altro del corpo, e ne lati fornisce quattro coppie di vasi ( vene) primari ramificati sopra Te borse pneu- moniche, ed egual numero incrociato con essi vi ri- prendono il sangue per diffonderlo nelle diverse parti del corpo; essendo il cuore presso la coda be- nanche diramato. E sebbene siansi non ha guari scoperti vasi nelle Fasme, e se ne stimi eziandio possibile la presenza ne’ Ragni con trachee, quelli però non rientrano affatto nel sistema generale. Art. II. Crostacez. Ne’ Branchiopedi l’ Argulo (1) secondo Jurine ha il sangue contenuto in vasi grossi ed è diffuso nel parenchima degli organi. Il cuore con un solo ventricolo lo mette in movimento e vi deter- mina delle correnti a direzione costante. Fra gl’ Isopedi la Ligia (2) offre il cuore emulante un vaso prolungato sulla faccia dorsale dell’ intesti- no; dall’anterior sito del quale partono tre ar- terie, una mediana diretta all’ estremità cefalica e due altre laterali ed esterne, e da’ lati quelle pei piedi. Nel mezzo delle cinque prime articola- zioni addominali riceve a dritta e sinistra i vasel- lini derivanti dalle branchie. In detto Crostaceo il sistema venoso è incompleto, ed il sangue spin- to dal cuore nelle diverse parti del corpo passa (1) Afonoculus foliaceus (2) Oniscus oceanicus. * 524 nelle lacune, che gli organi lascerebbero tra essi nella faccia inferiore del corpo, e che avrebbero libera comunicazione co’vasi afferenti delle bran- chie ; ed avendo attraversato l’ apparato respira- torio il liquido nutritizio vi ritornerebbe, passando pe vasi branchio-cardiaci. La Squilla fra gli Stomapedi ha il cuore as- sai allungato occupante la faccia dorsale e posto sul fegato e sul canale enterico. Anteriormente caccia tre arterie, la media si prolunga verso gli occhi cui dà vasellini a’ muscoli delle anten- ne, e le due laterali esterne son dirette alle perti- nenze della bocca. Contansi per ogni lato del cuore nove arterie nel torace distribuite alle ap- pendici della bocca ed ai piedi, sette nell’ aldome che nascono in mezzo delle articolazioni tra i muscoli longitudinali e ’1 fegato ed inferiormente vanno a’ piedi branchiali. Posteriormente il cuore continuasi in un ramo mediano, che presenta nel- l’ultima arucolazione del corpo. Un canale ve- noso ventrale riceve il sangue da tutte le parti ed in mezzo di ciascuna articolazione addomi- nale vi sbocca un grosso ramo laterale derivante dalla branchia situata nella base del corrispon- dente piede addominale. I vasi efferenti o interni delle branchie si continuano co’ èanali branchio- cardiaci che passano tra” muscoli, guadagnano il margine anteriore dell’ anello superiore e finiscono nel cuore presso la linea mediana. I Decapodi hanno il cuore stellato , come più 925 diffusamente ed in particolare si dirà nella Maia tra Brachiuri ; essendo esso allungato stretto ed ir- regolare nell’ Astaco fra’ Macruri. È coperto da’ comnni integumenti e giace su gli organi gene- ratori e 1 fegato nella linea centrale del corpo tra le branchie destre e sinistre. Ha dippiù gran quantità di lacerti muscolosi ehe nel intreceiarsi formano speciali orecchiette. La uscita delle arte- rie e la disposizione delle valvule sarà esposta nella Maia, da cui differisce 1’ arteria sternate ; perchè non esce dalla faccia inferiore del cuore, ma dal gran rigonfiamento bulboso, che trovasi nella po- sterior parte di questo organo e sembra continuar- si coll’ arteria superiore addominale. Era desso no- to a Willis che lo ha descritto nel Gambero e da lui reputato orecchietta destinata per ricevere il sangue venoso : esistendo appena nel Palemo- ne, e mancando nel Paguro. I tronchi arteriosi, che nascono dal cuore dei Macruri, sono presso a poco gli stessi di quelli dei Brachiuri, ove se ne darà ampia descrizione. Sulle prime l’ arteria ottalmica nel Palemone a guisa di esile rametto continuasi fino al rostro, e quella del Gambero, detta carotide da Willis, è molto con- siderevole. Le arterie antennari discendono ne?’ lati ed occupano la superior faccia del corpo, e ricurva- te in basso danno rami a’ tegumenti, allo stomaco, alle antenne esterne ed interne, non chè a’ muscoli di tali parti. La epatica nell’ Astaco è divisa in due per isparpagliarsi nelle masse del fegato , suddi- 326 videndosi in tronco anteriore e posteriore , ognu- no de’ quali è ulteriormente ramificato , non mancando di averne pure lo stomaco. L’ arteria sternale caccia subito un tronco di eguale cali- bro ad essa, che è 1’ aldominale superiore, e pro- fondata nel torace ricurvasi in avan'i per guada- gnare l’ anterior parte del corpo. Questa ultima è situata nella linea mediana sotto gli anelli, cac- ciando nel mezzo di questi ed in direzione oppo- sta due branche per ciascun lato. Nella loro origine forniscono un ramo anteriormente ricorrente verso i lati, ma pria di bifurcarsi e perdersi ne’ piedi caccia rami alterni in avanti e dietro ed internati ne’ muscoli e ne’ comuni integumenti di ogni anel- lo. In fine il tronco principale giunto nella pe- nultima articolazione si bifurca, dà rami alle par- ti vicine e penetra nelle appendici a ventaglio. L’ arteria sternale verso il terzo piede penetra nel canale osseo dello sterno, onde prolungarsi per tutta la linea mediana inferiore dell'addome, essendo ristretta in avanti, ingrossata nel mezzo ed assottigliata dietro; dando rami anteriormente alle parti della bocca, e ne’ lati ad ogni piede, in cui ravvisansi le secondarie ed alterne ramificazioni , che dietro escono ad angolo retto con ramoscelli dispersi nelle patte. Ritornato il sangue venoso dalle diverse parti del corpo verso i seni posti nella base delle bran- chie passa nell’ apparato respiratorio per riguada- guare in seguito il cuore. Nell’ Astaco evvi dippiù d27 una serie di seni venosi mediani, dove apronsi i laterali: disposizione siffatta stabilisce un legame col sistema venoso degli Stomapedi. Essì sono più grandi di quei della Maia a cagione delle quattro branchie per lato. Le pareti delle vene di questi esseri sono mol- to sottili, e riesce difficilissimo di seguirne il corso. Puossi soltanto dire che le vene de’ piedi apronsi alla parte esterna dei seni e quelle de’ mu- scoli laterali finiscono nella stremità superiore di tali golfi, le altre de’ visceri guadagnano il ca- nale mediano, e le vene addominali terminano ne’ seni corrispondenti al quinto paio di piedi am- bulatori. I vasi afferenti delle branchie dell’ Astaco occupano la spessezza di queste e la parte ester- na degli efferenti , i quali sono come quei della Maia. I canali branchio-cardiaci ricevono il sangue delle piramidi branchiali e rimontano nell’ angolo anteriore ed esterno di ciascuna cellula sino alla sommità sua. I due canali medi sono quasi ver- ticali, gli altri obbliqui convergenti verso i pri- mi e, riuniti tutti nel comune ironco, apronsi nei lati inferiori del cuore. Il cuore della Maia è collocato nella linea me- diana toraciea , vestito da particolare tunica , a- vendo de’ prolungamenti che lo fissano alle parti adiacenti. E formato da gran numero di faseetti muscolari variamente intrecciati, riuniti da tunica comune, cd ha la figura raggiante. I diversi orifizi del cuore sono provveduti di 328 valvule, nascendo dalla sua parte anteriore le arterie oftalmica e le antennarie, e dalla inferiore la epatica. La prima direttamente cammina fra ì comuni tegumenti ed il fegato, e giunta nel- le due punte del guscio, alle quali dà ramo- scelli, st bifurca ed interna ne’ pedicelli degli occhi; le seconde costeggiano la precedente e via facendo si ramificano sopra la tunica tomen- tosa del guscio, la faccia superiore dello stoma- co, i muscoli vicini, gli organi generatori pres- so il fegato, i muscoli propri delle mandibole , ed il cavo delle antenne; e le due epatiche na- scenti dalla inferior faccia cardiaca si profondano ne lobi del fegato, dividendosi in due branche anteriori ed altrettante posteriori. Riunite poi in grande e solo tronco formano P arteria mediana, la quale posteriormente dividesi in due ineguali rami in mille modi ramificati nella massa del fe- gato, e ne cui lobi anteriori se ne internano altri due distinti in un paio di ramicelli, uno per le parti laterali dello stomaco e 1° altro spandesi a tutta la parte esterna e superiore epatica; giac- chè la regione mediana del fegato riceve il san- gue dal ramo posteriore di ciascun tronco dell’ ar- terta epatica. Quindi la gran quantità di sangue arterioso che va al fegato serve per nutrirlo e per la segrezione della bile, in mancanza quasi totale del sangue venoso, ed in contrario di quanto av- viene negli animali vertebrati. L’ arteria sternale nasce posteriormente dal cuo- 529 re, occupa la linea mediana del corpo, caecia ar- teria addominale superiore e dentro l’ addome sì separa in due rami che costeggiano il canale en- terico; ma in mezzo di ciascun anello i rami della superiore danno vasi alle membrana del cor- po edi quattro primi di essi vanno alle appendi- ci addominali, in cui terminano, ed i successivi sparpagliati rimangono sulla detta tunica. L’arteria sternale poi ricurvata guadagna la linea mediana anteriore di tutti gli sterni riuniti, e nel suo tra- gitto a destra ed a sinistra dà un’ arteria ad ogni pie- de, che percorre fino all'apice, somministrandogli alternativi ramicelli , dalla quale proviene pure la nutritizia delle branchie; e pian piano assottigliata, verso la sella turca anteriore si bifurca per abbrac- ciare } esofago, dando rami alle due mascelle e mandibule , a’ piedi mascellari ed a tutte le parti anteriori del corpo. 1 seni venosi, ne quali va il sangue occorso alla nutrizione, sono situati mel margine interno delle cellette de’ lati, ch” empiono come tanti gol- fi strangolati, passando pe’ diversi forami delle me- desime e risultando dal tessuto cellulare che ne ve- ste le pareti. In ognuno di essi sbocca la vena del piede corrispondente, quella da” muscoli laterali, l’altra derivante da’ visceri discendendo dalla vol- ta delle cellule superiori, la epatica che è dapprima grossa e poi ricevut’i rami venosi de’ piedi mascel- lari s impicciolisce ; e da quelli in su esternamen- te nascono le vene afferenti delle branchie. Siffatti 3550 canali al numero di cinque portano il sangue a queste ultime , dirigendosi da fuori in alto, sì distribuiscono a dritta e sinistra delle piramidi bran- chiali, formando serie laterali di vasellini capel- Jari. I vasi efferenti trovansi nella faccia interna delle piramidi e si comportano come ì precedenti. Ricevono il sangue dopo essere passato a traverso la rete capellare di detti organi e lo versano ne” canali branchio-cardiaci, che sembrano continua- zione de’ vasi efferenti. Trasportano il sangue dalle branchie al cuore e se ne trovano cinque per la- to, ma riuniti in comune e grosso tronco vi sboe- cano con unica apertura. SEZIONE III. — MOLLUSCHI. ART. I Cirropedi e Branchiopedi. Non ancora è stato bene indagato il circolo san- guigno di questi Molluschi , ed in termini generali si può dire che la Lingola abbia due cuori; poichè si vede su ciascuna branchia una coppia di vasi ar- teriosi derivanti dall’ interno del corpo, che pren- dono la figura di V, e ne’ loro intervalli ne na- scono altri aperti ne’ vasi venosi, che finiscono nel cuore di ciascun lato. Inoltre vi esistono due cuori che occupano i lati del corpo, essendo compressi ed ellittici, ed un grosso vaso mette in comunicazione le branchie col cuore corrispondente. Nella Anati- fera Poli ha descritto un vase longitudinale pieno 391 di sangue latticinoso terminato nel cuore, che vide pulsare, oltre i rami vascolosi diretti alle branchie. Akt. Il. Acefali. Il cuore delle Ascidie sembra poco differire da quello degli Echinodermi, avendo la figura dell’ Y maiuscolo rovesciato con tunica fibrosa , essendo si- tuato tra il fegato, lo stomaco e’l fondo dell’ ovaia sinistra. Le sue pareti sono fibrose valide e tra- sparenti , cosicchè nel sangue di color bianco nuo- tano due corpi globosìi biancastri forniti di fila- mento dotati di massima mobilità soprattutto du- rante le oscillazioni della parete cardiaca, e furono conosciuti da Dicquemare. Le due corna od aste dell’ Y sembrano abbozzo di orecchiette, le quali nel ventricolo del cuore rappresentato dall’ asta superiore scaricano il sangue delle vene cave , che vi riuniscono sì la sinistra costituita dalla stoma- chica, epatica ed ovaria, che la dritta, in cui sboc- ca lovaria, l’enteroidea ec. Dall’ apice del ventricolo del cuore ha origine l’aorta sotto l’ apparenza di profondo solco, la quale risale verso l’orifizio branchiale: offre pe- rò curiosissima particolarità di comunicare. con due altri vasi anastomizzati a’ suoi lati, sommi- nistrando a’ medesimi taluni vasellini ricurvi e quasi grappolosi. Cosicchè di tratto in tratto da quelli partono le arterie traversali più o meno dI2 dritte ramificate e disperse sul sacco branchiale: tutti e tre poi dando origine all’ anello vascoloso branchiale maggiore, dal quale nascono molti vasellini affollati e paralleli, alcuni di essi diret- ti su anastomizzansi coll’ anello branchiale mi- nore e quasichè in direzione delle branchie. Que- ste hanno la respettiva arteria che cammina nel loro mezzo e ramificata ne’ lati fino all’ apice. Dal medesimo anello maggiore parte infinito numero di arterie longitudinali tra esse avvicinate e pa- rallele , situate negli spazi de’ lacerti muscolosi a lungo , ed avendo comunicazione coi corpi adiposi ovati, creduti dagli autori necessari a sommini- strare i principj nutritivi, e che io paragono agli otricelli Folineani degli Echinodermi. Dallo stesso anello provengono eziandio le arterie pel sacco branchiale forsi disposte a reticolato (1). Dall’ orifizio branchiale sino a quello dell’ad- dome e precisamente dal testè citato anello ha origine un tubercolo globoso rosino e gelatinoso, il quale ha un’arteria semilunare con gli estre- mi ricurvati in dentro, e dal suo mezzo si con- tinua un canale costeggiato da altri due prove- gnenti dal medesimo anello, che poco dopo vi (1) Per quanto siami riuscito di riscontrare le opere degli au- tori, che di questi esseri hanno trattato, un esame più minuto di quello da me fatto sul circolo sanguigno delle Ascidie , assolutamen- te mancava. Ed io neppure mi lodo del presente lavoro, che proc- curerò di estendere vieppiù ed esaurire ciocchè concernere possa la loro circolazione, mme dII si anastomizzano , e finisce bifurcato circondando l’orifizio addominale , ove estremamente sparpa- gliasi (1). L’ Ascidia fosca ha le arterie branchiali rosse da un solo lato bipennate, le grandi alterne colle pic- cole e tutte finite nell’ anello branchiale superiore rosino. Dallo stesso partono i raggi vascolosi maggio- ri, oltre i minori ad essi frapposti, che terminano nell’anello branchiale inferiore flessuoso giallo, ove sbocca l’ aorta primaria e le secondarie , ed in opposizione a questa nasce il tubercolo con vase spirale terminante ne’ due canali , che subito si uniscono in uno, e bifurcato circonda l' orifizio addominale. Dal secondo anello hanno origine le arterie reticolate del sacco branchiale. Il cuore non sono stato felice a vederlo (2). Dal cuore ovale della Salpa massima emulante una borsa ricurvata presso il termine del ventri- colo nasce l’ aorta a dritta e sinistra, e n’escono tronchi vascolosi ramificati in mille modi, con- (1) Si noti che l'iniezione di mercurio mi abbia fatto conoscere l’ esposto andamendo del circolo sanguigno, e che sianvi le valvule sì negli orifizi delle orecchiette , che in quello del ventricolo del cuore, onde refluir non vi possa il sangue introdotto nell’ aorta o risalire nelle vene cave. (2) I corpi adiposi sono rossicci più o meno ramificati e pieni di sostanza granosa. Fanno parte del sistema sanguigno come quei della specie precedente. Il secondo anello branchiale è pure fles- suoso, il vaso posto sopra il tubercolo ha la figura degli occhiali ed è rossiccio egualmente che 1° aorta. Il resto dell’ apparato cir- colaute è giallo , come lo sono i pretesi corpi adiposi, che osser- vansi in massima copia e divisi in vari lobi, 554 giunti a’ compagni, che a deierminate distanze da sopra e sotto formano delicatissima rete nella interna sopraffaccia della seconda tonica , e due di questi vasellini costeggiano sì la piramide an- teriore, come la posteriore. Negli Acefali testacei esistono una, due o quattro orecchiette del cuore ovale o piramidale, e fatte da esile reticina fibrosa ; come pure vi si ravvisano uno o due ventricoli racchiusi nel pericardio e ri- sultanti da validi lacerti muscolari. Ne? lati del corpo del Dattilo giacciono le due orecchiette, ove è riportato il sangue delle vene branchiali pennate, parallele alle quali esistono le arterie, e ciascuna orecchicita comunica a’ lati del ventricolo , donde esce V’ aorta ascendente e discendente. Analogo an- damento osservasi nel Solene strigilato, in cui no- tansi le arterie coronarie appartenenti all’aorta a- scendente che è distribuita all’ intestino retto , al muscolo orbicolare del pallio ed alla glandula te- stacea; nel mentre che l’aorta discendente caccia rami opposti e pennati per l’ addomine , pel fe- gato, per l’intestino ec. Nelle orecchiette del cuore dello Spondilo sboccano le due vene cave , alle quali è riportato il sangue del ramo esterno deri- vante dal pallio, e dell’ interno che è la vena bran- chiale da un solo lato penuata. Dal ventricolo del cuore esce in su l’aorta ascendente che manda rami- celli serpentini al muscolo adduttore , alle pacti adiacenti ed al pallio j; e giù ne deriva la discen- dente divisa in epatica, stomachica ed addomi- 535 nale superiore. La Cama antiquata offre inoltre le vene cave o branchiali pettinate. È ammirevole il sistema sanguigno dell’ Arca di Noe, la quale ha due cuori trapezoidi guarniti di un sol ventricolo ma di due orecchiette, le due su- periori mettendo capo nelle aorte corrispondenti e le inferiori son destinate a ricevere le vene bran- chiali. Dal lembo esteriore di coteste orecchiette fornite di valvule derivano parecchi rami disper- si nel pallio, i superiori ed inferiori pettinati. La coppia di aorte dopo di aver trascorso un certo spazio ad angolo acuto insieme congiunge- sì, e ne proviene un' arteria ehe somministra ra- mi all’ epatite, all’ ovaia , al ventricolo, agl in- testini ed alle addominali pareti. Indi le due pro- pagini cingono il margine del pallio e lo forni- scono d’immensi vasellini: i tronchi inferiori dopo - di aver distribuito quinci e quindi infiniti rami- celli a” muscoli adduttori si uniscono, e ’l tronco fi- nalmente suddiviso presso l’ intestino retto dà ra- mi sì ad esso che al pallio. È solo da notarsi nella Giacobea che l’ aorta ascendente separasi in due grandi tronchi, i quali inviano all’ addome com- plicatissime ramificazioni; e nel Mitilo edule che ogni vena branchiale sbocchi nella cava, la quale elasso un certo spazio apresi nella orecchietta del cuore. Dippiù l’aorta discendente somministra l’ar- teria azigos che raggiugne l’ intestino retto e pa- recchi altri rami a’ visceri digestivi, cltre i due che, percorrendo i margini del pallio , si anasto- 956 mizzano co’ tre vasi che scorrono paralleli sopra la linguetta, donde risultano in su inestrigabile rete vascolosa e giù due pettini arteriosi. Sembra quasi inverisimile il complicato anda- mento del circolo sanguigno della Penna , in cui apparisce che la gran vena cava vassi immediata- mente a scaricare nelle due orecchiette laterali del cuore, ma precedentemente riceve un ramo mag- giore che, piegatosi accanto del muscolo adduttore superiore, fassi strada per mezzo del lobo del pal- lio e poscia ripiegatosi di bel nuovo rientra in sè stesso , spiccando da ciascun lato ramicelli sfilati in immense propagini, che ricamano la faccia del pallio; e dà la vena branchiale superiore ed inferio- re pettinato-ramose che prolungate in giù mandano rami alle labbra ed alle parti inferiori del corpo del- I’ animale. Il di lei cuore è periforme e guernito di quattro orecchiette: l’aorta discendente deriva dal- le due orecchiette inferiori, e scorrendo giù dritta i suoi vari rami distribuisconsi alle solite parti del- ) addome. L’aorta ascendente si ripartisce tosto in tre principali vasi : i due primi rivolti giù e poi ricurvati sulla faccia anteriore del muscolo ad- duttore superiore mirabilmente disperdonsi su esse e le parti circostanti. Il terzo vaso asceso alla som- mità del pallio bifurcasi ed indi rivolge un ramo lungo 1’ intero lembo destro del pallio e 1’ altro pel sinistro sino al muscolo adduttore inferiore, dando esternamente immensi e simmetrici fiocchet- ti arteriosi tra loro intrecciati; poichè il suddetto dI ramo prima della biforcatura a dritta e sinistra ricama il pallio a guisa di cancelli. Le arterie branchiali, dopo di aver fornite di rami le varie parti poste sul dorso dell’ animale e comunicate mercè uno di essi col tronco dell’ aorta ascendente, si ripiegano verso il gran muscolo adduttore per internarsi nelle branchie, ove i loro ramicelli pen- niformi dividonsi, non altrimenti che le arterie branchiali. Mi sembra forsi appartenente alle vie circolato- rie il doppio sacco sanguigno fornito di duplice tunica e posto a’ lati del pallio di vari Testacci (1). L’ umore rosso contenutovi da un momento al- l’ altro scomparisce, diffondendosi sotto il piede e la cute addominale, ed a piacere del Mollusco vi ritorna ; cosicchè non senza ragione il suo cele- bre scopritore Poli scrisse : « haud secus quam hominis genas extemplo rubesceré, vel pallore corripi pro re nata conspicere solemus ». Art. II. Gasteropedi. Il cuore del Chitone è ovato lacertoso, cui co- municano due orecchiette piramidali , ognuna se- condo Cuvier con duplice canale. Da esso provie— ne in avanti l’ aorta, che va all’ovaia ed alla bocca ove finisce. La vena branchiale scorre per uno (1) Rinviensi negli abitatori dell’ Arca pilosa e glycimeris, della Chama antiquata ec calyculata , del Solen legumen e della Telli.. na nitida. 22 358 de’ lati del corpo, e vi sboccano le speciali vene dello branchie. Nel suo margine interiore esiste l’ arteria corrispondente egualmente fornita de’ fori delle arteriucee branchiali, unendosi ad essa due vene principali, che escono dal fegato e riportano il sangue enterico ; quella, che è più in dietro, cammina sotto il pericardio e presso la orecchiet- ta respettiva ricurvasi , onde internarsi nella mas- sa del piede e cangiarsi in arteria. Il ventri- colo del cuore delle Patelle caccia eziandio l’ aor- ta ramificata ne’ visceri, ma a’ lati di esso giac- ciono due orecchiette ovali, in ognuna delle quali termina la vena branchiale; ossia 1’ esterna dopo di aver girato intorno il pallio e riunita in un solo tronco finisce nella orecchietta sinistra, e la in- terna allo stesso modo comportasi per la dritta. È d’avvertirsi però che tutte e due, nel meno sono sempre parallele, si anastomizzino nello spa- zio che passa tra loro ; dippiù l’ esterna dà rami al perimetro del pallio, e la interna a’ visceri ed al piede. Ho con tutta la possibile attenzione esaminato apparato circolante dell’ Aliotide. Nella di lei orecchietta sinistra del cuore sbocca la vena branchiale mancina, attesochè un grosso tron- co venoso mette foce nella destra. Il primo pro- viene dalla branchia destra e ’1 secondo verso la parte anteriore della testa riceve una vena, che scorre pel margine interno della porzione del pallio sinistro , e passa su l’ intestino retto. Sif- 339 fatto tronco tragitta a destra del pallio , dove si divide in due rami ; l'interno oltremodo ramificato e l’ esterno separato in due altri, che giungono sino al margine esteriore della porzione del pal- lio destro vicino la testa. Mercè brevissimo ca- nale le orecchiette comunicano col ventricolo del cuore a traverso di cui passa l’intestino retto. Dalla di lui estremità superiore esce un’arteria, ricevendo il canalino , che riunisce le due ar- terie branchiali e quindi si separa in cinque rami variamente suddivisi, anastomizzati e diretti alla posterior parte del piede. Il tronco principale aumentato di diametro vi- cino la testa internasi nella sostanza del piede, nel cui mezzo sino alla coda manda un vaso a destra ed a sinistra infinitamente diramato. Dal- l estremo inferiore del cuore esce 1’ aorta, la quale bentosto separasi in epatica con infiniti ra- mi diretti alla spira del fegato. Di poi quella ascen- de per la parte destra del corpo, dove cresciuta di volume, mercè varj ramoscelli uniscesi all’arte= ria polmonare. Essa inoltre anteriormente dà un vaso derivante dal grappolo arterioso posto vicino la branchia drit- ta ed altri rami manda a’tentacoli ed agli occhi. Fi- nalmente divenuta vieppiù ampliata penetra nella sostanza del piede, ove a destra e sinistra caccia il ca- nale, che co’suoi rami anastomizzasi coll’ultimo vase centrale dell’ arteria polmonare. Presso a poco è a questa analoga la circolazione della Fissurella greca. * AO Il Dentalio tiene il cuore collocato sotto lo sto- maco, racchiuso dal pericardio, e n° esce un tron- co vascolare diviso verso il collo in due grossi ra- mi distribuiti per cadaun fascetto branchiale. Nel Vermeto muricato ho trovato il cuore a sinistra del fondo del secondo cavo branchiale, e nella cui orecchietta sboccano due vene branchiali, nel- le quali comunica quella della loro appendice , e la ‘vena derivante dall’ organo, che in altri Mol- luschi testacei separa la porpora. Dall’arteria aorta escono la epatica, tre rami sparpagliati al lato drit- to del pallio, e l’ aorta addominale che giugne fino al bulbo muscoloso. Il sangue della Ciprea dalle tre vene pennate dell’ appendice delle branchie sbocca nella vena branchiale maggiore, che riceve pure alcune vennz- ze conformate a grappolo, ed altre dall’ intestino retto, onde sgorgare nell’ orecchietta del cuore in unione della vena branchiale minore, che verso la maggiore soltanto è pennata. Dal ventricolo del cuore nasce l’ aorta, donde deriva l’ arteria pel fegato , per lo stomaco, l’ esofago , gli occhi e la proboscide. L’ appendice delle branchie del Tritone, oltre la vena mediana pennata, ne ha dippiù un’altra nel dintorno anastomizzata colla vena branchiale esterna, la quale colle sue traversali ramifica— zioni uniscesi alla branchia'e interna. Amendue sboccano nella orecchietta del cuore cinto dal pe- ricardio reticolato-fibroso e posto in opposizione 541 della vena biforcata provegnente dal corpo. Dal ventricolo del cuore, corredato di valvule come l’orecchietta, esce 1’ arteria aorta bentosto rami- ficata in epatica, che arriva sino al termine del- la spira del fegato, e da cuì incomincia l’ ar- teria serpeggiante su l’ intestino retto ; ed in aor- ta ascendente, la quale dà l’ arteria stomachi- ca, le due scialivari , la coppia delle tentacola- ri, delle ottalmiche ed indi l’ esofagea, cacciando sempre venuzze tanto nella parte dritta che nella sinistra. Il Galea offre 1° appendice delle branchie con due vene, una media retta pennata ed unita all’ al- tra esterna orbicolare, che si anastomizza colla vena branchiale maggiore occupante l’ interno del pal- lio e quasi parallela alla minore, che presso la fi- ne vi sbocca. Amendue danno rami congiunti nel- le loro estremità capellari e serpeggianti sulle la- minette branchiali. Oltre di ciò tanto l'una che l altra nella parte esterna anche forniscono im- mense venuzze al pallio. Sbocca nell’angolo supe- riore della orecchietta del cuore soltanto la pri- ma di esse , poichè nella inferiore si apre il co- mune tronco delle vene, che a dritta e sinistra curvansi sull’ organo porporifero. La prefata oreechietta quasi ovata ha nel mezzo corto canale, con eui finisce nel ventricolo del cuo- re orbicolare e lacertoso ; avendo questo e quella le valvale semilunari negli orifizi venosi e del- laorta, la quale appena surta dividesi in discen- 42 dente ed ascendente. La prima ricurvasi onde sc- guire tutte le girate del fegato, cui dà rami e- gualmente che all’ ovaia ed al testicolo : e tra es- si si distingue quello che, risalendo verso il de- stro lato del pallio , accompagna l’intestino ret- to. La seconda poi ascende sino al bulbo .eso- fageo dove termina , ed in siffatto tragitto quasi alternativamente diramata somministra rami al dorso ed alla sua sostanza, allo stomaco donde na- sce quella della glandula scialivare, a’ tentacoli, agli occhi, al membro genitale, alla proboscide ed all’ esofago. Il Cono presenta la orecchietta del cuore colle due vene delle branchie, immettendosi nella de- stra quella dell’ appendice branchiale, avendo dei rami traversali pennati uniti alla sinistra. Dal ven- tricolo cardiaco esce l’arteria aorta separata in cpa- tica, stomachica ed esofagea. Il sangue dell’ appendice branchiale e quello delle due vene delle branchie della Nerita Canrena sbocca nell’ orecchietta del cuore , dove pure a- presi una vena, che curvata rientra in sè stes- sa, dopo di aver ricevuto il liquido sanguigno di un corpo , che in altri Molluschi testacei seque- stra la porpora; e quello di sette branchie pennate e parallele poste a sinistra della seconda cavità branchiale. Dal ventricolo del cuore surge l’ arteria aorta divisa in epatica, esofagea e ne’ due rami immersi nella sostanza-del piede. I Turbini ed i Trochi hanno pure due orec- I4I chiette situate a’ lati del ventricolo del cuore, Nel- la Carinaria appariscono due tronchi della vena branchiale, in cui metton foce le venuzze di ogni branchia, che mostra pure l’ arteria, ed amen- due con unico vase sboccano nella orecchietta glo- bosa e maggiore del ventricolo cardiaco; da questo nascono due arterie semicircolari che, costeggiando i margini del pallio attaccato alla conchiglia, van- no a terminare nell’aorta addominale, che è prolun- gata fino al bulbo esofageo, ove appena sparpaglias Dall’estremo concavo delle branchie delle A plisie principia un canale, che in sopra amplianto di vo- lume entra nell’ addome. In esso sgorgano moltissi- mi vasi con ramificazione più volte biforcata deri- vanti dalla faccia superiore ed inferiore delle bran- chie , e provegnenti dal margine destro ed esterno delle medesime. Si avverta che tale canale detto arteria branchiale nell’ Aplisia napolitana verso l’incominciamento sia all’intutto troncato. Io lo reputo piuttosto diverticolo del sistema acquoso , che spettante all’ apparato sanguigno. Dall’ estremità delle branchie principia un va- so, che aumentato di diametro sbocca nella orec- chietta del cuore. Lungo il divisato sentiero di tratto in tratto sì da sopra che da sotto riceve una filiera di vene: ognuna delle quali a guisa di foglia pennatifida ne riunisce altre più pic- cole, che vengono dal superiore ed inferiore margine delle branchie. È dessa la vena polmo- nare con fibre spirali e longitudinali assal patenti D44 da Bobadsch dette muscolo deile branchie, avendo internamente la membrana sierosa, dal cui raddop- piamento nascono le sue valvule. Il pericardio è un sacco ovale posto a sinistra della linea mediana del corpo. È formato da due membrane, l’ esterna cioè fibrosa e l’interna sie- rosa, che si rovescia su l'orecchio e ’1 ventricolo del cuore. La sua orecchietta è maggiore del ven- tricolo, ed offre graziosissima rete fibrosa sotto la tunica sierosa, Anzi i fasci carnosi del ven- tricolo del cuore nel principio formano due val- vule , che vimpediscono il ritorno del sangue, ‘essendo continuato in ampia borsa o sacco dell’ aor- ta : attesochè dalla sua banda sinistra caccia ta- luni vasi, che avrebbero dovuto venire da esse. Le arterie hanno la membrana sierosa, donde de- rivano le valvule sigmoidee, lo strato fibroso me- dio longitudinale spirale e la tunica cellulare e- sterna. Dal prefato sacco in opposizione dell’ usci- ta dell’ aorta sorgono le arterie seguenti. La stomachica proviene dalla parte superiore sinistra del suddetto sacco e si divide in due tron- chi ramificati sulla faccia superiore ed inferiore del primo e secondo stomaco sino al principio dell’ esofago e dell’ intestino duodeno. Ognuno de’ medesimi separasi in tre rami secondari: cioè il superiore è diretto al primo stomaco e, dopo di avergli dato infinite arteriuecie, ascende fino all’ e- sofago ; il medio con tre rami superiori ed altret- tanti inferiori profondasi nelle fibre carnose del 345 secondo stomaco ; e 1° inferiore provveduto dì quattro ramoscelli su e con egual numero giù abbraccia l’ intestino duodeno. La epatica pren- de origine nell’ interna banda dell’ antecedente e ricurvata in sotto penetra nella sostanza del fe- gato. Quivi dopo di essersi variamente divisa spicca due rami primarj, che arrivano alla ovaia ed al- l’ intestino retto. L’ arteria adeno-triangolare sorge presso la stomachica e si perde nel sinistro ed in- reriore lato delle pareti addominali, ove manda rami alla glandula triangolare. L’ aorta intanto uscita fuori il pericardio per- corre la regione superiore ed anteriore del pie- de, dando sempre arterie or picciole ed or grandi fino a’ lati interni del bulbo dell’ esofago. Essa sul- le prime incomincia ristretta ed indi pian piano rendesi di maggiore diametro. In sotto fa una cur- va, conservando la direzione retta sino al suo termine. In questo intervallo caccia 1’ arteria 0- percolare che scorre pel margine inferiore ed es- terno della membrana, che somministra V invi- luppo all’ opercolo. Nel suo margine interno, pria di finire, invia talune arteriuccie alle glandu- lette , che separano 1’ umore porporino e ’l viscoso bianco. La spermatica, che nasce in direzione con- traria all’antecedente , con tre o quattro ramo- scelli circonda la borsa, in cui si lavora e con- tiene la materia forse prolifica delle Aplisie. La pudenda è molto più grande delle succennate ar- terie, nascendo dal principio dell’ arco dell’ aorta: 546 e curvata rivolgesi alla parte laterale dell’ addo- mine, donde vengono le arteriuzze della vagi- na, matrice ec. L’ arteria pterigoidéa è duplicata, cioè una diret- ta all’ ala destra e l’altra alla sinistra, partendo da mezzo all’ aorta e va all’ala dritta, Internamenie caccia un ramo diviso in parecchi vasellini ana- stomizzati con quei della compagna. Alquanto giù evvi altro vaso interno tra le fibre del piede , ed il suo tronco principale biforcato dividesi in nu- merosi canaletti. Il primo cammina dentro il cavo addominale, e verso la coda n’ esce, onde con- giungersi coll’ altro dell’ ala opposta. Il secondo sì perde interamente nella sua sostanza , sepa- randosi in due rami, i quali mettonsi in rapporto fra essi e col tronco primordiale. Le arterie pieri- goidee dell’ A plisia fasciata vengono dall’ aorta e la destra è inferiore alla sinistra. Le ramificazioni, che mandano a cadauna ala, hanno biforcata di- sposizione. Quella di una banda nelle pertinenze della coda si unisce alla compagna. L’arteria ottalmica tragitta indivisa, ma poi som- ministra i seguenti ramicelli. Il primo s° innol- tra verso l’organo della generazione, con un ra- moscello ne accavalca la base e coll’ altro lo percorre sino all’ apice. Il secondo invia un ra- metto all’ occhio, un altro s' interna tra le fibre del piede, là dove si profonda benancbe il terzo ramo più o meno diviso. È d’ avvertirsi che l’ ar- teria compagna di quella del membro genitale 47 si sparpagli a sinistra tra lo fibre del collo. La tentacolare, oltre le arteriuceie del labbro corri- spondente, si dirige al tentacolo anteriore : la eso- fagca è figlia dell’ ultima divisione dell’ aorta e ge- minata perdesi tra’ lobi del bulbo esofageo. Il pericardio della Ombrella è molto più am- plo di quello, che esiger potrebbe il di lei ventrico- lo del cuore lacertoso , essendone l’ orecchietta ve- scicolosa e reticolata. Dal primo esce l’ arteria aorta , la quale dà in seguito l° epatica e l’ aorta ascendente come si disse nelle Aplisie : ma nel- la seconda sboccano con canale comune le vene branchiali primarie di dritta e sinistra, cadauna del- le quali è in ogni pinna divisa nelle altre piccine, e queste anastomizzate cogli analoghi vasi dell’ ar- teria branchiale primaria e secondaria , che scor- rono in opposizione delle vene. Ma non ne ho po- tuto indagare la provenienza dal cuore e quale rapporto abbia coll’ altro vaso giacente intorno il pallio. Dalle branchie lamellose della Balla incomin- ciano due vene anastomizzate soltanto nella parte inferiore, ricevendo la sinistra var) ramoscelli dall’ infondibolo.La vena esterna s’ ingrossa, ed unen- dosi alle ramificazioni del mantello delle parti ad- iacenti, sbocca nell’ orecchietta del cuore, dal cui ventricolo esce l’ aorta separata in stomachica ed epatica, dividendosi sul piede in due principali tronchi ulteriormente ramificati. Le Doridi hanno la vena cava, la quale riu- 349 nisce il sanguc da tutte le parti del corpo ed attraversando il fegato presso l’ intestino retto di- videsi in varii rami che portano il sangue alle branchie , dall’ apice delle quali è ripigliato e ver- sato nella orecchietta ed indi nel ventricolo del cuore, che è fornito di valvule nell’ origine del- I aorta. Questa si separa in quattro arterie , os- sia l’ epatica ricurvata posteriormente e come le altre due disperse nel fegato, apparendone le rami- ficazioni veramente ammirevoli, e la quarta portasi innanzi per dare rami all’ intestino, allo stomaco, alle glandule salivari , agli organi genitali ed al piede. Nelle Tritonie e Fillidie , essendo le branchie situate ad amendue i lati del corpo, il cuore è mediano, e ’1 sangue, sboccando nella orecchietta, dà due o quattro vene polmonari situate a dritta e sinistra di un’ estremità all’ altra, le quali lo ricevono dalle branchie e queste dalle due ar- ierie polmonari costeggianti le vene anzidette, che lo raccolgono da’ visceri. Dal ventricolo del cuore escono tre arterie, la ovaria, l’ epato-enterica e la terza per gli organi genitali maschili, la bocca e pel piede. L’ Onchidio offre due vene a’ lati del mantello che dal corpo portano sangue nel polmone colle loro estremità, ricevendone da’ visceri mercè ve- nuzze, e versandolo nella orecchietta e nel ven- tricolo del cuore, da cui esce un tronco dante un ramo al fegato ed un altro retrogrado per l in- D49 iestino retto e gli organi generatori: passa indi sotto il collare esofageo , bifarcandosi nell’ inte- gumento e nelle altre parti identiche a quelle del precedente Mollusco. Le vene branchiali della Tetide portano il sangue nella orecchietta ovale del cuore, donde penetra nel di lui ventricolo situato sotto il dor- so, e n’ escono due arterie , una anteriore dante rami allo stomaco, all’ esofago, agli organi ge- nitali e nel pallio dividesi sempre in duplici suc- cessive ramificazioni prese da Cuvier per nervi; e dirigesi l’altra posteriormente all’intestino retto e sul fegato. Il sangue mercè le vene è da’ visceri riportato nelle branchie , il cui corso non anco- ra è per me troppo chiaramente indagato, Anche in mezzo al dorso presentasi il cuore della Scil- lea e fra le due branchie anteriori. La sua orec- chietta o seno delle vene polmonari è lungitudi— nale, ricevendo le vene delle branchie laterali , e I’ arteria aorta biforcasi eziandio innanzi e dietro del corpo. Dall’ estremità della spira epatica della Lumaca nasce la vena cava con varie ramificazioni e, sorpas- sato il pericardio, si divide in due tronchi, i quali a- scendono paralleli fino al margine interiore del ca- vo polmonare. Quivi l’ esterno biforcato ed insieme coll’ interno traghetta pel sito opposto; indi quello apparisce in un solo tronco, che alquanto giù si congiugne col compagno e tuiti due , dati parec- chi rami alla cavità respiratoria, ove fanno l’ of- 250 ficio di arterle polmonari, sboccano nella orec- chietta del cuore. In detto punto apresi eziandio la grossa vena polmonare, la quale scorre per la linca mediana di siffatta cavità, e le cui dirama- zioni sono infinite , esili, in ammirevole maniera disposte e colle estremità capellari anastomizzate alle vene dianzi descritte. Essa inoltre nella metà del tragitto comparisce più ampla del suo fine in grazia della affluenza de’ rami primari, da conci- liarle la forma arborescente. Dippiù la sola orec- chietta cardiaca offre due valvule quadrate, dalla quale si passa nel ventricolo del cuore.. Esce da questo l'arteria aorta, che è bentosto di- visa in due ineguali tronchi, l’ inferiore profon- data nella spira del fegato, cui dà rami egualmen- te che all’ ovaia ; e la superiore detta aorta ascen- dente che poco innanzi si divide in vari rami: il primo con una branca si dirige al duodeno ed allo stomaco e coll’ altra rimonta su, dove dira- masi somministrando l’ arieriuccia pel rentacolo dritto ed un’ altra al sacco del dardo ed all’atrio degli organi generatori ; il secondo è pure diretto al ventricolo , alle glandule salivari ed all’ esofa- go; el terzo o meglio il tronco principale verso il tentacolo sinistro, cui fornisce l’ arteria cor- rispondente , ricurvato posteriormente sparpagliasi sopra il piede. Le vene cave del Lumacone benanche si porta no all’ organo respiratorio, ove esiste la pulmo- nare e la loro unione costituisce la più sorpren- 61531 dente reticina. Le vence pulmonari sboccano con parecchi rami nella orecchietta del cuore, dal cui ventricolo incomincia 1’ aorta che sbucato il pe- ricardio discende tra una delle girate intestinali, ed il tronco epato-enterico va direttamente die- tro e l’altro curvasi tosto innanzi. Il cavo polmo- nare della Testacella offre pure unintreccio vascolo- so, il ventricolo e la orecchietta del cuore cinta da corpo glanduloso, partendo da quello due arterie, una dispersa a sinistra del fegato e l’altra por- tasi in avanti fra’ visceri, dando rami a dritta dell’ epate, a’ testicoli; e continuata nell’ esofago si distribuisce alle parti della generazione, alla boc- ca, alle glandule salivari ed al ventricolo. Art. IV. Pieropedi e Cefalopedi. Nel Clio le due vene branchiali si uniscono ad Y, il cui tronco finisce nella orecchietta del cuo- re e dal di lui ventricolo esce l’ arteria aorta. Cuvier nello Pneumoderme ha trovato due cuori aortici separati , che raccolgono il sangue del pol- mone, donde è inviato al corpo; essendo pressochè analogo il circolo sanguigno della Cimbulia e delle Cleodore , nelle quali per la picciolezza ne riesce difficoltosa la ricerca; ma nella Jalea ho trovato un reticello vascoloso triangolare situato a destra dell’integumento esterno. Ne’ Cefalopedi sif- fatto sistema è molto complicato e ne’ Polpi al- quanto diverso dalle Lolligini, Talchè intorno la [A 952 testa di quelli evvi una vena circolare, la qua- le in su ne riceve otto altre derivanti dalle sedi— ci venuzze de’ cirri , avendone ognuno una pel margine destro e l’altra pel sinistro. Nella obli- qua unione de’ due lati di detto cerchio al tronco della vena cava esistono due valvule semilunari. Questa riunisce le vene dell’ infondibolo , oltre quelle comunicanti colle due branche del cer- chio, dell’ esofago, dello stomaco, del fegato e del- 1’ ovaia : indi si biforca versoi due lati e, pria di finire nella orecchietta, riceve la vena laterale della borsa, cui comunica pure la bronchiale. Il pezzo descritto o la biforcatura inferiore della cava possonsi appellare seni venosi, donde il sangue a guisa di diverticolo passa ne’ fori de’ corpi spu- gnosi. Sono questi formati dalla riunione di vari follicoli terminati in comune canale aperto ne? se- ni, essendo due con grappoli bifidi nel Nautilio, o molti a clava nel Polpo di Aldrovando ed ovati nel P. volgare. A_me pare che lavorino particolare u- more giallognolo, che gemono nel torrente del sani- gue, da cui differiscono pel colore. Comunicano i due seni colle corrispondenti orecchiette, coniche nel Polpo comune e globose nell’ Argonauta, mer- cè le valvule mitrali. Il tronco dell’arteria branchiale, che n’esce, si- no al termine delle branchie e solo inferiormente dà adogni branchietta il vaso, che ne percorre il lembo concavo, donde derivano i rami pennati di terza divisione. 353 Allo stesso modo, ma con inversa disposizione, sono conformate le vene branchiali finite nel cuo- re medio o ventricolo cardiaco munito di valvu- le, essendo semicircolare nel Polpo, globoso nel- l’ Argonauta e nell’ interno lacertoso - reticolato, Dal cuore inferiormente partono due rami uno in giù disperso negli organi genitali e l’altro in avan- ti, che somministra in ogni lato sottile rametto , che segue la vena branchiale e diretto alla bor- sa, agli intestini ed al peritoneo. La aorta sorge dal cuore che ha ivi due valvule sigmoidee, e drit- ta ascende fino alla teca cartilaginosa, fornendo le arterie laterali pel sacco del corpo, la stomachica ed enterica, le due epatiche, e quindi biforcata abbraccia l’esofago: dalla parte inferiore di questo escono le arterie distribuite alle glandule salivari fra loro anastomizzate con un vaso traversale , e dalla superiore nasce altra coppia di rami pel bul- bo esofageo. Quindi 1 tronchi principali dell’ aorta guadagnano le base de’ cirri e ricurvati ricevonsi da ognuno le quattro arterie pennate, che ne occu- pano il centro. Marcatissime differenze ravvisansi nella Seppia e ne’ Calamari. In questi le orecchiette sono sferi- che ed allungate nel Totaro, avendo giù una specie di appendice orbicolare compressa e pedicellata. I loro corpi spugnosi sono affollatissimi clavati e rosei. L’ arteria branchiale traghetta nella faccia mediana inferiore delle branchie, ristretta nel principio e termine , cacciando per ogni pennetta 23 554 un’ arteria che apparisce pennata nella superiore ed inferiore lamina, Con analoga disposizione nella opposta faccia ve- desi la vena branchiale terminata nel ventricolo del cuore, che è come fuso nel Totaro e fusiforme- romboideo nel Calamaro. In amendue offre la più valida ed intrecciata struttura lacertosa , essen- done i due orifizi venosi ed arteriosi muniti di una coppia di valvule semilunari. È inutile rive- nire su la distribuzione de’ rami della cava e del. l’ aorta ascendente, giacchè la discendente pre- senta non solo uguale lunghezza come quella, ma è molto ricca di rami, due de’ quali nati alquanto lungi dalla sua uscita dal cuore ascendono pe'lati del sacco sin presso il termine delle branchie e dispersi nella sua muscolare sostanza; altre due poco giù bucano il medesimo per distribuirsi su’ natatoi e pel dorso dell’ animale; e finalmente il tronco principale, estenuato col somministrare via facendo frequenti ramicelli, arriva fino alla punta del natatoio. I corpi spugnosi della Seppia sono ramificati, il ventricolo cardiaco vedesi trilobato e le vene polmonari pria di sboccarvi si gonfia- no. Le arterie branchiali hanno delle valvule pun- tute. CAPITOLO IX. — Apparecchio segretore. SEZIONE I.— ORGANI SEGRETORI. Art. I — Glandule salivari. I. ZoorrtI. Echinodermi.Nelle Oloturie Tiede- mann pretende di aver rinvenuto le glandule sa- livari da Blainville e da me non ritrovate: e chi sa che esse non sieno i corpi che io descrissi per organi genitali posti presso il loro esofago. II. ArtIcoLATI. Zasetti. Non si può mettere in dubbio che certi Insetti colla masticazione caccino un umore acre di odore penetrante, corrosivo e ca- pace di ammollire il legno; ma non ancora se ne è scoperto 1’ organo che lo lavora (1). In una Fa- lena (2) è ciò prodotto da due lunghi vasi spugnosi spirali finiti in un grande serbatoio con angusto canale aperto nella bocca. Però Leon Dufour ne ha estesa la conoscenza, avendone rinvenute due in tutti gl Insetti ditteri, variando la loro struttura secondo i generi. A foggia di due vasi ondeg- gianui semplici o ramosi appariscono negli Asi- (1) Fiancheggiano le intestine della Nereide partenopea due corpi cilindrici glandulosi giallicci, esternamente forniti di ramificazio- ni vascolari, e che si prolungano fino all’ esofago, nel cui bulbo terminano, Per mancanza di altri individui di questa specie non ho potuto con certezza determinare se siano glandule salivari, come opino, o pure ovaie. (2) Phalena cossus. 356 di e nelle Blapse ; nelle Forficole veggonsi ellit- tiche in dietro fornite di lunghissimo filo, ed avanti hanno un rigonfiamento che unito a_ quel- lo della glandula compagna costituiscono unico dutto aperto nella bocca. La Nepa e gli Edemeri sono eziandio provveduti di siffatti organi. INI. MoLLuscHI. a) Acefali. Il cav. Poli nella Penna reputa glandula salivare il corpo bilobato fo- sco posto presso la bocca. Cuvier ne ha trovato due nell’? Anatifera. Nella Teredine credo di aver rin- venuto siffatte glandule , essendone questo l’ unico esempio ne’ Molluschi acefali; giacchè ne’ gastero- pedi testacei sono elleno due collocate una a dritta e l’altra a sinistra dell’ esofago o dello stomaco col rispettivo condotto che apresi dentro la bocca. 5) Gasteropedi. Nel Cono (1) n° esiste una sola di tessuto tanto compatto, che non visi distinguono i follicoli dell umore salivare, il quale passa nel lungo e tortuoso canale sboccante nella tromba e- sofagea. Le Bulle (2) le tengono cortissime di color rancio ed a clava: due ne ha pure il Doridio aperte nello stomaco. Esse nel Galea (3) sono reniformi assai ample con filetti attaccate a’ lati del ventricolo e risultano da follicoli ovali aggruppati, il cui dut- to si unisce a quello dall’ altra glanduletta soprap- posta, onde aprirsi nella bocca ed a’ lati della lin- gua. Analoga ne è la struttura nel Tritone (4) ed in (1) Conus rusticus. (2) Bulla lignaria. (3) Buccinum Galea. (4) Murex Tritonis. 357 altri Muricì (3), tranne che nel primo i follicoli sono globosi, ed in ogni lato esistono due glan- dule, i cui particolari condotti si riuniscono in uno. I Trochi (2) ed i Turbini (3) le hanno presso la bocca e con breve canale. Il Ciclostoma (4), la Carinaria, le Prerotrachee, le Doridi, le Aplisie, ed il Gasterottero le mostrano filiformi e semplici, a- derendo a’lati dello stomaco ed indi libere si a- prono nella bocca: risultano da grappoli follico- lari aperti intorno intorno al dutto salivare posto lungo il loro asse. Tali glandule nella Ombrella in- feriormente offrono un pezzo traversale di comu- nicazione. Sono esse pressochè identiche a quelle della Teride ed inferiormente ramificate; ma gra- zioso è il loro reticolo intorno lo stomaco del Pleu- robranchidio , le quali ascendono solitarie verso la bocca e pria di aprirvisi mostrano un rigonfiamen- to. Più estesa è la rete salivare del Pleurobranco(5), che finisce con solo dutto nella centrale e superiore parte della bocca; ed altro consimile esempio os- servasi nella Doride lembata, nel cui condotto met- ton foce quattro distinti e ramificati grappoli sali- vari. La glandula salivare accessoria delle Doridi ha il proprio canaletto , e risulta da molti acinetti scarlatto e da taluni verdicci. Le glandule salivari rosse della Doride Argo incominciano dal fegato come un corpicino rotondo , indi sottili e poi man (1) IM. Trunculus. (2) Trochustesselatus, (3) Turbo rugosus. (4) T. Cyclostoma. (%) Pleurobranchus tuberculatus. o dI mano s’ ingrandiscono per finire al principio dell’ esofago, dove apronsi i loro condotti. L’ Onchi- dio (1) e la Tritonia(2)le posseggono divise in mol- tissimi grappoli oppure in successiva serie di lobi. Esse come una coppia di masse ovali insieme unite abbracciano lo stomaco della Lumaca e del Luma- cone, dalle quali nasce il respettivo condotto sali- vare aperto nella bocca. c) Pteropedi e Cefalopedi. Hanno le glandule salivari a clava lo Pneumoderme, ed il Clio sot- vili ed allungate. Ne’ Cefalopedi le distinguo in boccali, esofagee , enteriche ed addominali. Le prime sono ovali e si aprono nel bulbo muscoloso del Totaro, e le seconde grappolose sono due sboc- canti dentro la sua bocca. Ed oltre i follicoli del- la tunica mocciosa gastro-enterica ricettano siffatti Molluschi sotto il diaframma le glandule addomi- nali, che somiglio al panereas, e fatte da molti grappoletti , il cui canale escretore riunito al com- pagno costeggia a sinistra l’ esofago ed apresi nel suo bulbo. Esse veggonsi picciole ed a cuore ne? Polpi, tranne il macropo che te ha ovali e grandi, reniformi nella Seppia ed a clava nel Calamara. Art. II. — Apparato biliare. I. ZoorrrI. Echinodermi. A seconda chel’ orga- no respiratorio si rende più diffuso, il fegato scom- ——_ —— (1) Onchidium Peronii. (2) Tritonia Hombergit. 359 parisce del tutto : lacui massa nella Velella occu- pa l’intero spazio centrale superiore della sua car- tilagine. Di fatto in questi animali non esiste, e solo nelle Oloturie ho appena distinto vari pacchetti tubolosi, confusi co’ vasi che si dirigevano nelle intestina. Presso l’ alto fondo dello stomaco del- le Stelle trovasi una borsa ramificata (1) , od una specie di grappolo giallastro , che è spesso verde- fosco in altre (2), esistendone due fra loro ab- bastanza lontane (5). Per quanto abbia potuto in- dagare è dessa il ricettacolo biliare (4); giacchè con- tiene un umore verde-gialliccio, pel sapore ama- rognolo identico alla bile, ed avendo libera aper- tura dentro lo stomaco; il quale nella Comatola of- fre le pareti intonicate di sostanza epatica. IL ArTICOLATI. a) Anellidi. Ho con sospetto annunziato per fegato del Sifuncolo i tre gruppi glandulosi verde-foschi mercè fili aderenti all’e- stremità del terzo e principio del quarto giro del canale enterico poco lungi dalla coda, e l’altro corpo è alquanto più sopra e poche ore dopo la sua morte interamente si spappolano. Ho però fer- ma opinione che la tunica interna delle diverse ri- gonfiature del canale digestivo di vari Anellidi (5) (1) Asterias aurantiaca. (2) A. echinophora, exigua , rubens. (3) A. Savarest. (4) «M. Delle Chiaje pense que le foie est un organe irrégulier situt à la partie supérieure de l’estomac, dont aucun auteur ne fait men- tion et que je n’ai pas non plus encore observé » ha scritto Blanville nel Dic. des sc. nat. p. 64. (5) Polia siphunculus. 560 sequestri dai suoi follicoli la bile; e coloro che han- no sezionato l’ Arenicola vieppiù si confermeranno in questa idea per l’ umore giallo che ne sgorga. E- sempio vieppiù manifesto ne ho rintracciato nelle A - frodite, negl’intestini ciechi delle quali soprattutto all’estremità contiensi un umore nerognolo di colo- re e sapore analogo alla bile, cui esso supplisce. È qualora ve n’esista qualche traccia la sua struttura è rappresentata da follicoli epatici disseminati nelle pareti che lo costituiscono. b) Zasetti. Il loro fegato risulta da fascetti rtubo- tosi chiusi in un estremo ed aperti nell’ altro, ossia dentro 1° intestino della Nepa due ed in quello delle Larve della Stratiomide quattro. I Papiglioni ne offrono due suddivisi in tre a’ lati della metà posteriore del canale enterico : e rinvengonsi allo stesso modo nello stato di Larva ed in quello per- feto. Ne’ Millepiedi si aprono presso l’ esofago, e sono quattro assai lunghi e giallastri. Il Grillo- talpa ne ha un gran fascetto mercè comune cana- le sboccante nella metà dell’ intestino crasso, e quello è considerevole negli Imenotteri e duplice ne’ Coleotteri , ne’ quali scorrono a’ lati del tubo enterico in modo ondoso e serpeggiante: la loro apertura è al di là dello stomaco nelle Larve degli Scarafaggi. L’Ippobosco ne ha quattro, e nelle Cigale apron- si nel ventricolo chilifico prolungato in un tubo ricurvo sino presso le aperture de’ suoi canali e- patici. Le Forficole ne hanno trenta terminati in 361 detto stomaco, ma i Trussali e le Cavallette gli hanno allungati e cilindrici. Tra’ Coleotteri curio- sa ne è la disposizione nella Leptura , in cui i ca- nali biliari alcuni capellari con quattro aperture finiscono nella vescica orbicolare aperta nel ven- tricolo chilifico e gli altri più corti finiscono nella regione dorsale: e gli Edemeri ne offrono tre, il primo semplice, il secondo bifido el terzo trifor- cato (1). Apronsi siffatti canali ne’ Melasomi nella faccia inferiore dell’intestino cieco mercè unico va- se corredato di sfintere, ove terminano i due rami de’ sei canali biliari. I Clavicorni gli hanno con sei distinti fori aperti dentro il ventricolo chilifico, intorno il quale ne’ Carnivori metton foce le quat- tro aperture de’ due canali epatici ricurvi. c) Ragni. 1 Polmonati tengono la seconda di- latazione stomachica cinta dal fegato occupante tut- ta la cavità addominale, i cui vasi escretori si riu- niscono per versare la bile nel tubo alimentizio, Negli Scorpioni ho trovato quattro grappoli pira- midali co’ rispettivi dutti immessi nell’ intestino. d) Crostacei. Il loro fegato in certe epoche dell’ anno è molto voluminoso, situato nella faccia infe- riore del corpo sotto lo stomaco el cuore, ne’ Pa- guri empiendo tutta la base della coda. È com- posto da infiniti intestini gialli, le cui interne e spongiose pereti lavorano la bile bruna ed amara, colla loro apertura, sebbene non troppo nota; sboc- —___— (1) Chrysomela , Cantharis, Cerambix. 362 canti dentro lo stomaco. Nelle Squille il fegato è compatto emulante una glandula conglomerata di- visa in lobi posti a dritta e sinistra del canale ente- rico, Ne’ Limuli i dutti epatici sono aperti nell’in- testino, negli Aselli al numero di quattro fini- scono nell’ esofago, e negli Entomostraci due pic- cioli tubi terminano nella parte anteriore dello stomaco. Opinasi che il loro canale cieco già descrit- to p. 238 faccia le veci di pancreas. HI MoLLuscui. a) Cirropedi, Branchivpedi ed Acefali. In questi il fegato è involto tra la massa degli intestini e dall’ ovaia , e risulta da gran copia di follicoli turgidi di bile dolce verdastra o giallo- fosca, essendo tutti coperti da particolare mem- brana ed in vari lobi divisi. Ognuno di essi fornito del proprio duttolino, che unito ad altri di mag- giore diametro termina nel dutto coledoco aperto nel ventricolo con vari forami e corredato di val- vule. Il fegato del Balano (1) è formato da fascetti di follicoli biliari tubolosi od a clava e quello delle Teredini è bislungo, la cui bile forsi cola nel canale degli alimenti con piccoli forellinì , che non ho potuto vedere. Le Salpe offrono il fegato che circonda l’ inte- suino , e de’ grappoli follicolari si ravvisano nelle Ascidie, i cui condotti separatamente finiscono nello stomaco. Affollati e corti sono quei della Folade, (1) Zepas Balanus. 365 della Mia (1) e nel Cannolicchio riunisconsi in vari lobi: essendo nel Solene (2) globosi e strettamente aggruppati, come quei delle Telline (3) verdi e sot- toposti all’ ovaia. Il Cardio (4) ha l’apparato epa- tico sviluppatissimo , dappoichè intorno il dutto biliare maggiore si attaccano i minori, ne? quali sboccano i follicoli verdastri rotondi grappolosi , che sono periformi foschi in altra sua specie (5). La Mattra offre gli acini iecorari allungati e riuniti nel dutto epatico, ove si conficcano le punte del- lo stilo cristallino. Sono inoltre ovati nella Venere Chione, nello Spondilo e nelle Came; tubolosi nel Mitilo, e non se ne vede traccia alcuna nella Penna. b) Gasteropedi. Il Chitone offre il fegato che ab- braccia i giri degl’ intestini; e nelle Patelle occupa quasi tutta la cavità addominale, nella cui so- stanza internansi le diverse girate del tubo ente- rico. La bile sbocca nel duodeno mercè parecchi dutti separatamente aperti nell’ intestino suddet- to. Il fegato dell’ Aliotide giace nella posteriore parte della spira della conchiglia ed è vestito da membrana fibrosa. La sua sostanza finamen- te granellosa è verde-giallastra; avendo quattro grandi canali biliari, che dall’ estremità si dirigono verso il suo termine, ne’ quali via facendo co- municano altri vasellini laterali e quelli apron- (1) Mya margaritifera. (2) Solen strigilatus. (3) Tellina planata, polita. (4) Cardium rusticum. (5) C. edule. 364 si nel grande forame biliario dell’ intestino duode- no. Il Dentalio ha il fegato separato in due eguali lobi, il cui segretorio prodotto è versato con du- plici distinti canali dentro lo stomaco. 11 Vermeto (1) ha il fegato occupante l’ estremità del suo corpo , e risulta da sostanza quasichè spugnosa disseminata di acinetti esilissimi. I suoi due condotti con separa te aperture metton foce nell’ intestino assai lungi dal ventricolo. Poche diversità di struttura esistono ne’ rima- nenti Testacei , tranne che nelle Cipree evvi un solo forame biliare, il quale nella Ombrella è for- nito di valvula. Nel Buccino Galea e nel Tri- tone si veggono con maggiore distinzione le di- ramazioni de’ due condotti epatici, i quali offrono nell'interno infinite ripiegature valvulose. Le Bul- le, le Bullée ed il Doridio posseggono tal viscere in quattro lobi distinto, e di altrettanti dutti epa- tici è corredato l’ intestino duodeno. Tre differenti fegati ha rinvenuto Cuvier nell’ Onchidio con du- plici vasi epatici presso il cardia , e ?l ‘terzo sboc- ca nel fondo del secondo stomaco. La Testacella l’ offre pure in due masse e co’ rispettivi canali biliari aperti nell’ incominciamento dell’ intestino. Ne mostrano la Scillea sei lobi separati e le Doridi infiniti che in una di esse (2) sono rossi ed aperti nell’ appendice cieca con molte lacune, nelle qua- li appariscono immense aperture secondarie. (1) Vermetus muricatus. (2) Doris argo. dd Il fegato della Tetide esternamente è coperto dall’ ovaia, diviso in lobetti ed occupa la metà inferiore del cavo dell’ addomine, ed i particolari condotti epatici si riuniscono in uno più grande , che per la scissura epatica termina nello stomaco. Il fegato della Carinaria quasi riempie la cavità della sua conchiglia ed i condotti epatici sboc- cano nel duodeno; e di poco ne diversifica quel- lo della Pterotrachea che forma il nocciuolo su- periore alle sue branchie. ll fegato inoltre costituisce la più grande viscera delle Aplisie, essendo verde- fosco ed amaro. Le sue glandulette si aggruppano in vari follicoli corredati del respettivo canalino riunito ad altri, onde formare l’ intestino cieco o quarto stomaco di Cuvier. È desso il grande cana- le epatico , avendo in tutta la sua estensione una lamina rilevata proveniente dal raddoppiamen- to della tunica mocciosa ; attesochè in giù termina affatto chiuso e superiormente apresi a destra del duodeno presso la valvula, che vi ho ravvisato. Alla sinistra sua parte trovasi un secondo canale epatico meno lungo, più largo e col medesimo andamento del precedente. Finalmente le Lumache ed i Lu- maconi posseggono la massa epatica a molti lobi e con quattro canali sboccanti nel duodeno. c) Pteropedi. La succennata viscera nel Clio ha vari glomeri che cingono lo stomaco e porzione dell’ intestino, essendo globosa nello Pneumoder- me: poichè nelle Cleodore, nella Jalea e nella Cimbulia risulta da separati lobi, il dutto biliare de’ quali comunica col budello. 366 d) Cefalopedi. Ne’ Polpi e nella Seppietta il fe- gato è ovale, convesso nella faccia ventrale, ove ha una fovea per la borsa dell’ umor nero, e talora scanalato nella dorsale. Ha colore rosso-fo- sco ed è racchiuso nel sacco peritoneale e dalla propria guaina: fra i suddetti inviluppi passa 1’ e- sofago e l’ aorta. Nel Polpo macropo è cordato- bislungo, nella Seppia biforcato nel principio e termine, ne Calamari vedesi giallo, non molto grande, ristretto a’ due estremi e sbucato in mez- zo pel tragitto dell’ esofago. Nella Seppia soprat- tutto alla faccia inferiore è facile di separarlo in due lobi longitudinali destro e sinistro. La sua sostanza granellosa è riuuita in grappoli ne’ Ca- lamari, e distribuita in lobicini nei Polpi sot- to il peritoneo epatico, ma di molta sollecita dissoluzione. fi Di fatto quando sia esso recente ne apparisce una porzione quasi sciolta e rinchiusa nella tu- nica propria, e se ne scorgono chiaramente gli acini. Da questi principiano i primi dutti e quin- di gli altri, finchè si giunga alla cavità destra e sinistra sommamente ampla , ove nei Polpi met- ton foce immense lacune, donde in sotto hanno origine i condotti epatici, che inferiormente bu- cano la guaina peritoneale, e dopo mezzo pollice di cammino costituiscono il dutto coledoco aperto presso l ultima spira del duodeno. ART. III Borse adipose. a) Insetti. Lèon Dufour è stato il primo a richia- mare l’ attenzione degli anatomisti sulle loro mas- ve adipose abbondanti intorno i visceri e nelle splan- cniche cavità, Questo sistema è formato da una trama membranosa, talora sfrangiata estesa su’ vi- sceri o aderente alle addominali pareti, consistendo in borse piene di materia omogenea polposa od oliosa avente tutti caratteri del grascio. Abbon- da in molti di essi, cosicchè punti o conficcatavi una spilla vivono così per sei mesì (1). | b)Molluschi. Presso l apparato genitale femmi- nco di taluni di essi a sesso distinto, androgini od ermafroditi, trovansi i corpi adiposi formati da laminette variamente piegate, che separano un moccio filamentoso , secondo Cuvier necessa- rio ad invischiare le nova; ed io aggiungo che cre- scano durante la generazione, assoluta la quale di- minuiscono. Ho inoltre osservato che i Molluschi, che ne mancano, la matrice non solo è piu grande e sinuosa, ma il di lei tessuto non differisce da quello de’corpi in esame. Nell’ Aliotide tra le due branchie trovasene un solo aderente al pallio e colle pieghe traversali flessuose; poichè Blainville (1) On trouve déjà dans ces Animaux des indices des glandes con- glomerés et mème dans quelques-uns des traces des vaisseaux chili- fères ( Dict. cl. d’hist. nat. 1, 500 ), 368 crede che il grascio delle Ostriche consista in uno stato particolare delle ovaia. Nel Tritone tale corpo giace al margine esterno dell'intestino retto ed è quasi lamelloso, giacchè esternamente osservasi composto da flessuoso canale che nell’ interno del pallio vedesi per lungo fesso. La Ciprea lo tiene sottoposto all’ intestino retto ed alla matrice. Ne Turbini e Trochi sembra duplice, ossia il maggiore soprapposto al minore, tutti e due giacendo a dritta e sinistra dell’ intestino ret- to, Il preteso sacco della viscosità delle Elici e del Lumacone sembrami che disimpegni il medesimo officio. Esiste esso nel fondo del cavo respiratorio tra l'intestino retto e’l pericardio : è trigono nelle prime e semicircolare nel secondo ; risulta da in- finite Jaminette o cellule che contengono una so- stanza granellosa , la quale esce pel canale escre- tore costeggiante l’ intestino anzidetto ed aperto presso il foro respiratorio. Nelle femmine di certi Cefalopedi poco sopra gli orifizi della cavità peritoneale esistono i cor- pi adiposi. ovati nella Seppia e Seppietta , e bislunghi ne’ Calamari. In quelle sono due, da Swammerdam paragonati alle mammelle , occu- pando la linea mediana del' corpo con orificio bilabbrato, che conduce in lunga cavità cen- trale, fornita a dritta e sinistra di fogliette o- rizzontali parallele , terminate nelle pareti di detti corpi e coperti dalla tunica esterna moc- ciosa. Soprasta a' medesimi una sostanza gelati- 3509 nosa giallastra, con vari filamenti in mille modi ripiegati e rossi, con un promontorio nella fac- cia anteriore , ai cui lati esiste il canale , che con- duce nel foro de’ corpi adiposi. Essa nella Sep- pietta è sfornita di promontorio mediano e nel Ca- lamaro ordinario anche esiste questa ultima so- stanza. I corpi adiposi del Totaro sono bislun- ghi e duplici e con apertura terminale ; nel Ca- lamaro saettato sono semplici con forame late- rale ed il suo cavo ha vari diaframmi, consi- sventi in laminette semilunate ed alternativamente sivuate da rimanere centrale ed ellittico cavo. SEZIONE II. — ESCREZIONI. ART. I. Fosforescenza. Fra gli Zoofiti parecchie Meduse emettono fo- sforica luce. La Pelagica non rara nel nostro mare ed egualmente che la M. emisferica posseggono la fa- coltà lumifica nell’ esterna superficie del loro cor- po e sembra risedere in una sostanza fluida. Ho os- servato lo stesso nelle Pennatole, nel Cesto di Ve- nere, ne’ Beroi e nell” Alcinoe , i quali soprattutto ne’ pettini branchiali sono anche di giorno fosfo- rescenti ;: non chè la cute di molte Nereidi come la Nottiluca, la gigantesca, la cuprea e quella del Verme di terra, trasudandone la fosforina da sotto la pelle. Una specie d’ Insetto della Caienna alati del corsaletto porta due macchie gialle, cina- 24 d70 nanti luce talmente vivace da permettere la let- tura di minuti caratteri. Nel Pauso sferocero emet- tesi dal rigonfiamento claviforme delle antenne. Nelle Luciole (1) alle estremità laterali dell’ ad- domine rìnviensi la materia fosforica in due o tre picciole placche : e nelle Fulgore questa sostanza ricuopre tutta la parte del capo prominente come muso , e due di siffatti animali conosciuti col no- me di porta-lanterna bastano per illuminare una stanza. L’ organo luminoso delle Luciole risulta da fibre foltamente ramificate e la sua materia bianco-giallastra imitante la colla sembra analoga all’albumina ed ha la virtù luminosa soltanto nella stagione dei loro amori. Le Scolopendre sono ezian- dio fosforescenti : e Tukey ha visto nella Caienna un Granchio fornito di facoltà lumifica nel cer- vello, che, stando l’animale in riposo, emulava il più brillante amatista grande quanto la testa di spilla, e muovendosi dardeggiava lampi di argen- teo e vivo splendore. Anche i nostri marini cono- scono la luce sfolgorante del Pirosoma e di qual- che Salpa, onde è che son da essi detti cande- lieri. Si è eziandio parlato della fosforescenza del+ le Foladi, ed io l’ho vista nella cute de’ Calamari e dell’ Argonauta. (1) Lampyris italica , splendidula. Ant. ILL Glandule. Ho rinvenato presso ogni vescica respiratoria della Sanguisuga una glandula, che ripiegata ed attenuata termina su’ testicoli. E composta da minutissimi acinetti forniti di delicatissime rami- ficazioni vascolose. Quale rapporto esse serbino co- gli organi della respirazione e della riproduzione della specie, dove si depositi 1’ umore che se- gregano, ed a quale uso sia destinato ; sono do- mande quanto importanti a farsi, altrettanto dif- ficili di adeguata risposta. Un gruppo di corpi trasparenti, allungati e gial- licci è posto nel profondo dell’ ala destra , e presso il termine della vagina. Essi in tatune Aplisie (1) hanno esterna apertura poco lungi da quella del- la vulva ed in altre (2) sono rotondi verdic- ci e privi di forami esteriori; quantevolte non si voglia pensare , che il suddetto umore trasu— di a traverso della cuticola. L° accennato pro- dotto è sfornito della proprietà velenata od acrimo— niosa che, senza l’ appoggio de’ fatti , eragli stata finora attribuita da autori di non ordinario merito. Più ogni Aplisia dentro l’ addomine tiene una glandula triangolare carnicina , la quale tocca col- l’ angolo superiore la orecchietta del cuore e con (1) Aplysia fasciata, Camelus , neapolitana. (2) A. punctata , leporina , Poli, * dm2 I inferiore le pareti de ll’ addome, dove è rivolto I intero margine sinistro ; mentre col destro cir- coscrive il fondo dello speco delle branchie. Cu- vier è di opinione, ch’essa travagli l’ umor por- porino ; nell’ atto che sia bianco-rossiccia e sotto la pressione o pure col taglio non ne cacci al- cuna stilla : e chi sa che non separi dal sangue porzione del materiale calcareo necessario per gli accrescimenti delle sfoglie ossee dell’ opercolo ? Verso la parte anteriore dritta della cavità sot- toposta al pallio del Pleurobranco esiste una glan- dula conglomerata rosso-gialliccia; di cui non ho accompagnato il canale escretorio , avendo so- miglianza di oflicio, di struttura e di sito con quella delle Aplisie e della Ombrella, essendo situa- ta sotto il mantello non lungi dal pericardio e di- visa in vari lobetti. Il Pleurobranchidio vicino le branchie ha l’a- pertura del canale escretore della glandula con- glomerata esistente dentro l’ addome. Analoga ma piccolissima e bianca è quella della Tetide, che sbocca presso 1’ interno orifizio dell’ ano. Nella Lumaca e nel Lumacone ho rinvenuto fra’ lacerti del piede la glandula, che separa il glutine viscoso del loro corpo (1). (1) Blainville opina che l’ Ambra grigia sia prodotto escretorio di una specie di Seppia, Art. III Umori coloranti. a) Porpora degli antichi. Il colore il più vi- vace e durevole di qualunque altro de’ nostri gior- ni, conosciuto appo gli antichi col nome di por- pora, di cui han tanto bene parlato F. Colonna e Rosa, producesi da un particolare organo di vari Molluschi. È stato questo finora sconosciuto; poi- chè Cuvier, confutaudo l’ opinione di Swammer- dam che lo riportava alla vescica collocata nelle pertinenze degli organi genitali, fu di avviso che essa trasudasse dal margine del pallio soprattutto de’ Murici, di alcuno de’ quali diceva Virgilio: 7y- rioque ardebat murice lana. Ed in grazia del ve— ro è d’ uopo confessare che, mentre niuno degli autori moderni mi ha preceduto (1) nella scoperta di siffatto organo, ciocchè ne scrisse lo Stagirita e non apprezzato dagli odierni naturalisti, sia molto consentaneo al fatto (2) e principalmente della sua comparsa nell’ epoca della canicola. (1) Il sacco calcareo o rene del Murex brandaris nel 1828 descritto da Leiblein professore di anatomia in Wiirzbourg è l’organo porpo- rifero che io ho scoperto l’anno 1822 nel Murex Zritoris , il cui ani- male era stato da me delineato ed indi notomizzato pria di Eyseu- hardt ( Meckel Arr. di Fisiologia tom. VIII, 213 ), come lo stesso sommo anatomico di Halla conobbe nel suo Viaggio fatto in Na- poli nel 1824 e 1829. (2) « C'est entre le cou et le foie que se trouve l’organe que four- ni, quand on l’écrase, la matiere colorante ; il a la forme d’une veine : ce qui remplit le reste de l’intervalle rassemble à de Vlalun, Blaiuville, Dict, des sc. nat » 074 Dal fondo della cavità branchiale mercè parti - colare forame sì va in speciale cavo, dalle cui la- terali pareti in giugno e luglio geme la porpo- ra. Sono esse formate da sostanza spugnosa , che emula due glandule ovate, superiormente unite ed in sotto aderenti all’ultima girata della spira epatica. Nel Galea sono compatte e risultano da infinite glan» dulette, le quali nel Tritone somigliano a tanti grappoli e nel Truncolo presentano pennatara- mificazione, avendo su ed a destra un corpo gra- noso. Nè molto felici furono le ricerche di Olivi, al riferir di Caldani e Gallini , « il quale con va- rie sperienze scoprì che la materia porporaria sia il muco de? Testacci; » e soggiugne: « il Truncolo e’l Brandaro furono da me replicate volte veduti vivi e si mangiono , nè ho potuto rimarcare che somministrino sostanze coloranti oltre la leggiera tinta che danno all’ acque nell’ infracidirsi. Io ne feci qualche tentativo sul Buccino Galea a dir vero infelice... ». Ho visto la suddetta porpora di co- lore rosso rutilante o violetto come nel Trunco- lo, e nella Jantina; ciò puossi anche desumere dalla differente tinta de’ loro gusci, e forsi se ne potrebbe fare un canone generale. b) Ne margini del pallio della Bulla lignaria esce un umore giallo che trasuda dalle glandulette ivi esistenti. La membrana dello speco branchiale delle Aplisie è piena di glandule miliari che ge- mono un liquido porporino (1) o bianco ed al- (1) Aplysia fusciata , Camelus , nsapolitana, 975 quanto viscoso (1). È desso della tinta del vino di Bordeaux , ove sia allungato nell’ acqua , e col- l’ acquavite s’ inverdisce. Una sola Aplisia è ca- pace di arrossire molte caraffe di acqua, dandone circa mezz’ oncia. Il pigmento rosso (2) o verda- stro (3) di molti Testacei è somministrato da un organo vascoloso, le cui ramificazioni finiscono a follicoli, donde geme particolare umore. b) Zrchiostro. Cuvier reputava il sacco dell’ u- mor nero ripostiglio della bile, sulla considerazione che essa mercè i dutti epatici e coledoco sia diffusa nell’intestino spirale e che detta borsa nella Sep- pia e ne Calamari non stia profondata nella sostan- za epatica come ne? Polpi. Io non favoreggio l’ al- tro pensamento dello Zootomista francese che la borsa in esame non abbia alcun rapporto col fe- gato e possegga il tessuto secretorio ; doppoichè il fatto mi ha dimostrato nel Polpo comune e nel macropo, che ella riceve dal fegato l’ umore ne- ro, che lavorato nella sua sostanza mediante in- finiti e diramati vasellini sia trasportato nel di lei cavo, ove si trattiene, ulteriori cambiamenti acquista e quindi a volontà dell’ animale ne è espulso pel respettivo canaletto escretorio collo—- cato fra l'intestino retto e’l1 fegato, ed aperto non lungi dall’ orifizio interno dell’ ano. Ne’ Ca- lamari e nella Seppia sulla prefata borsa all’in- —— (1) Aplysia leporina , punctata, Poli. (2) Murex Trunculus, Brandaris , Turbo clathras. (3) Murex erinaceus. 976 tutto distaccata dal fegato, si ravvisano varie ra- mificazioni nericcie intrecciate coll’ arteria cistica, donde esso travagliasi, Silfatto serbatoio per la forma e’l sito è molto variabile, avendo sempre la stessa struttura. È for- mato da una tunica esterna cerulea, essendo nella Seppia e ne Calamari verde-argentina e da ur’altra interna mocciosa e reticolata. ll menzionato sac- co ovale è rigonfiato inferiormente , vedendosi bi- lobato nel macropo, e con due borsicine nella Sep- pietta , termina su con canaletto ristretto flessuoso lungo e provveduto di apertura orbicolare. L° Ar- gonauta ha il canale escretore presso il fine e da una sola banda con vari duttolini, che finiscono rigonfiati, e nella Seppietta è cortissimo. L’ umore in esame nella Seppia è più nero di quello de’ Polpi, fra quali lo è anche meno nell’ abitante dell’Argonauta, e ne Calamari è ver- diccio soprattutto nel saettato. Ha un grumo cen- irale pastoso attaccaticeio , el resto è liquido. Nel Polpo moschiato odora di moschio. ( p. 170 ) Pare dimostrato che la Natura ne abbia prov- (1) A Rémusat neppure è riuscito trovarne la conferma negli au- tori cinesi. Molti pretendono che 1’ inchiostro in discorso sia una composizione di nerofumo , gelatina e moschio; attesochè il natu- rale è stato tenuto sempre in pregio giusta quello , che riferisce la storia che il re di Corea fin dall’ anno 820 dell’ Era volgare , fra i doni che presentava all’ imperadore della Cina, vi erano vari pezzi d’ inchiostro. Bosc, al dire di Cuvier, assicura che il medesimo preparasi dalla Seppia rugosa. Sarebbe desiderabile che la chimica appli» cata alle arti procurasse di metterlo a profitto, 977 veduto questi esseri, a fin di nascondersi fra densa nu- be per ischivare le insidie di altri animali maggiori. Art. IV. Umori acri. a) Zoofiti. Fu troppo noto agli antichi 1’ ar- rossimento che sperimentavano, toccando alcune At- tinie e Meduse, onde è che le dissero Ortiche di mare. Dalla superficie del corpo del Rizostoma e della Pelagica geme un umore caustico , che se- parasi da’ loro follicoli cutanei, bianco in quello e rossiccio in questa. b) Zrsetti. Molti Imenotteri hanno un’ arma of- fensiva e difensiva chiamata aculeo nascosto dentro l’ addomine e n’ esce per cagionare una ferita, in cui istillasi venefico umore. Esso è immediata di- pendenza del solo femineo apparato ossia 1’ analo- go dell’ ovidotto o della Trivella, ed in conseguen- za rinviensi nelle Api neutre e nelle femine di ques ste, delle Vespe e de’ Bombici. Vi si distinguono la base, un astuccio e due stiletti che costituiscono il dardo racchiuso dentro l’ astuccio. La base ri- sulta da 6-9 pezzi formantino un inviluppo che trovasi in rapporto coll’ ultimo segmento dell’ ad- dome e la sua faccia interna cinge l’astuccio del- l’ aculeo. I pezzi sono cartilaginosi ed hanno par- ticolari fibre per mettersi in movimento, che non manca di comunicarsi allo stesso dardo. Idue corpi scanalati ed allungati nelle sua base muo- vono l’astuccio da dentro in fuori. È questo cor- 978 neo, avendo nella base un rigonfiamento detto tallone , e terminante pian piano in punta e sca- nalato giù, onde ricettare il dardo composto da due delicati stili addossati per la faccia interna piana con longitudinale e leggero solco. I due sti- li inoltre hanno la punta acutissima co’denti rivol- ti verso la base, ove tali stili si allontanano ed articolano co’ pezzi cartilaginosi. Dippiù una cop- pia di vesciche separa l’ umore velenoso ed amen- due sboccano in un corto canale, e questo nella vescichetta muscolosa finita nella divaricazione de? due stiletti. ICinipi feminei nella estremità addominale han- no la trivella sottile spirale nella base e l’ estre- ino è scanalato e lateralmente dentato, con cui essi bucano le parti vegetali per introdurvi le uova, ove per l’ afflusso umorale formasi la galla. Si conosce appieno quanto i Culici ed i Tavani siano avidi del nostro sangue, e nel succiarlo istil- lano un unmiore velenoso nella ferita, che produco- no. I Coleotteri carnivori nell’ addome hanno molti grappoli otricellari, un lungo canale efferente, una vescica o serbatoio contrattile col respeitivo ca- nale escretore, da cui nel Brackizus displosor esce per esplosione un umore caustico, che sva- porandosi spande penetrantissimo odore; e tenendosi l’animale tra le dita vi produce una maechia gialla come l’ acido nitrico e, se quello sia grande, scot- iatura e dolore. Le Blatte hanno un apparato segretore consi 979 stendo in due vesciche bislunghe poste sotto gli organi digestivi e generatori co’ canali escretori di difficile sviluppo e nascosti da un diaframma mem- branoso applicato sopra l’ ultimo segmento ven- trale. Il liquore bruno, acre e di odor grave n° e- sce lateralmente, ed è lanciato sino ad otto pol- lici di distanza. c) Ragni. Spruzzano dall’ano un liquore bianco latticinoso ed un altro nero. Gli artigli delle mandibule di questi animali sono pertugiati per la uscita dell’ umore velenoso lavorato da partico- lari glandule , che nelle Scolopendre sono state paragonate alle scialivari. Il loro veleno è letale pe piccioli animali, e l uomo stesso ne ha ta- lora sofferto gravi accidenti. Negli Scorpioni due glandule separano analogo umore, che finiscono in altrettante vescichette terminate nella parte in- feriore dell’ aculeo, e lo trasudano come due goc- ciole limpide, che istillate nelle ferite inducono paralisi. Art. V. Seta. La seta è una segrezione liquida filante che a contatto dell’ aria si coagola, essendo prodotta dai soli Insetti. ‘Tra questi, oltre i Lepidotteri cui ap- partiene il Baco da seta, sono da annoverarsi taluni Coleotteri e gran numero d' Imenotteri che pas- sano allo stato di Ninfa (1), essendone i bozzoli (1) Ichneumon lutcus, 500 un miscuglio di moccio e di sostanze terrose. Tro- vansi dunque nei Bombici due organi glandulost, da cerii autori creduti glandule salivari , formati da canali filiformi ravvolti, che separatamente sboc- cano in vaso unieo o filatoio, che a guisa di becco apresi nella media parte della mascella inferiore. Questi due fili ne formano un sole, quando Pani- male sì dispone alle metamorfosi, con cui a re- plicati strati tessonsi il bozzolo. E se tali filatoi, in vece di esser due (1), siano quattro situati presso P ano, si avrà 1’ idea chiara della natura di siffatto apparato ne’ Ragni. È da sapersi però che i loro organi setiferi somiglino a due intestini ciechi variate volte ripiegati al numero di tre per ciascun lato e terminano nei mammelloni anzidetti coi pori de’ canali escre- tori, che da Réaumur si portano sino a mille per mammellone , e quindiogni filo di Ragno risulta da 4000 filetti. La seta nell’ escire da’ rispettivi serbatoi è vischiosa, abbisognando di secchezza e di evaporare l’ umido , onde essere da essi im- piegata: ciocchè di primavera e di autunno ottiensi all’instante. Esigono ulteriori schiarimenti sì il Lu— macone filante una materia mocciosa che a con- tatto dell’aria si solidifica , ehe il Gasteropede te- staceo , che vive ne’ tropici e dante eziandio ma- veria sevifera. Finalmente il cav. Poli ha disvelata la natura muscolosa del bisso de’ Mitvili e delle (1) L’ilydroplylus piceus ne ha una coppia conica. Penne ( p. 84 ) col quale in Taranto oggidi fab- bricansi ottimi guanti e calze. Art. VI Cera, mele è propolis. È noto che i favi delle Api sieno formati della ce- ra, il cui principale elemento credevasi il polline, di cui le Api operaie talora sì nutricano e soven— te da esse depositato in talune cellette : onde, lavo- rato nello stomaco, si fosse vomitato per la bocca sotto l'aspetto di bianca polta o sia cera. Huber pe- rò, rettificando tale pensamento, dopo che rinvenne varie laminette di cera fra gli anelli inferiori ad- dominali e per confirmare questa asserzione re- cise detti anelli che erano composti di una par- te oscura stretta posteriormente situata, e di un’ al- tra più estesa, formando a dritta e sinistra due spazi membranosi trasparenti giallicci e separati da cre- sta mediana longitudinale, in simili spazi esisten- do le laminette di cera. Con ulteriori sperimenti stabili che le Api nutrite soltanto di polline non sequestrino cera, che era abbondante in quelle nu- drite di zuccherino umore , ed assodò che, se lo zucchero non si converta in cera, sia almeno lo sti- molante dell’ apparato segretorio. Latreilleinoltre pensa che gli anelli ceriferi com- posti di epiderme e cute siano attraversati dal li- quido cereo lavorato nell’ interno del corpo, forst da due glandule conglemerate o da’ vasi gialli irri- tabili contigui a questi anelli. Quindi la cera è 582 ritenuta fra le laminette degli anelli esposti, con cui le Api lavoratrici costruiscono i favi. Stimasi il mele zuccherina sostanza raccolta nel nettario di vari fiori dalle Api, modificata nel loro stomaco e rigettata in seguito, onde accorrere al nutrimento de’ neonati o degli adulti delle Api nel tempo , in cui non possono raccogliere il net- rare. È dunque una materia escrementizia vomitata per la bocca. Molti autori credono che il propolis sia composto di cera e mele: alcuni lo reputano prodotto della digestione delle Api neutre e delle giovani nello stato di Larva, ed altri affermano che elleno lo assorbono dalle gemme de’ pioppi. Tale sostanza o mastice serve loro per calafatare le pic- ciole aperture delle abitazioni. Art. VII. Prodotti perlacei. a) Glandula testacea. Apparisce alati del tora- ce, divisa in due lobi dal muscolo adduttore su- periore , di sostanza spugnosa molliccia , come se risultasse da immensi follicoli, tra’ quali ‘esiste un reticino vascoloso e coperta da particolare membrana. Le sue picciole caverne si trovano pie- ne di concrezioni calcari, dette perle , che sono trasparenti ed irregolari e della stessa natura della conchiglia, cui il loro animale appartiene. La conformazione di detta glandula nella Penna _ muricata è ovata, duplice , violetto-fosca e con- tenente le margarite periformi più o meno al- d8I lungate e sottili, globose od a masse irregolari, essendo di colore rossastro, verdiccio , ceruleo e fosco; nella Venere Chione è verdastra quasi or- bicolare cavernosa con margherite picciole cerule- scenti, offrendo variate prominenze; e nell’Arca pe- losa i suoi lobi sono molti, bislunghi, assai caverno— so-reticolati , giallo-foschi, posti a'lati del cuore, pieni di perle angolose od ovali e ceruleo-fosche( 1). 5) Stiletto spatico. Parmi trovar qui posto il dardo delle Lumache fatto da laminette calcari esalate dalla borsa che lo contiene variante dalla forma triangolare alla quadrangolare, e se ne ser- vono per eccitarsi al sessuale accoppiamento. Oltre di esso nell’ Elice aspersa ho rinvenuto altri corpi bislunghi calcari nelle pertinenze del canale sper- matico e delle vescichette moltifide (2). CAPITOLO X.— Apparato generativo. SEZIONE I. — ZOOFITI. ART. I. Polipi. Se Ellis non avesse annunziato che i polipeiti del Corallo in certe stagioni manifestino taluni (1) Il bello e modesto ornamento delle Musulmane, quali sono le perle , credesi prodotto da morbosa affezione di una specie di Mia; onde è che Linneo immaginò il mezzo di creare una perliera artifi- ziale. Di materiale analogo è forsi lo strato interiore della Penna co- nosciuta col triviale nome di madreperla. (2) Si parlerà. in seguito delle pretese prostate e della vescica orinaria. I64 grappoli di uova, sarebbesi già creduto che nei Polipi altro modo di riproduzione non esistesse che quello per bottoni secondo l’opinione di Trambley. Dicasi lo stesso pe’ Litofiti e Ceratofiti in ge- nerale, poichè la filiera di canali oviferi delle Gorgonie (1) e del Corallo esce pe'tentacoli de’ loro polipetti. Le Pennatole hanno le uova a racimoli racchiuse in speciale ovidotto, cui esse aderiscono, e situato tra gli spazi rimasti da’lacerti muscolari delle pennette, e sotto la compressione le ho veduto uscire per la base de’ bulbetti polipiferi, non che penetrare nel cavo dello stipite e farsi strada pel suo forame superiore od inferiore. Una disposizione diversa rimarcasi nelle ovaie della P. spinosa e gri- gia, che a guisa di ventaglio son collocate nel prin- cipio della pagina inferiore di ogui penna, osser- vando:i chiaramente che tra ogni raggio della stessa esca l’ ovidotto, che sbocca alla radice dei bul- betti polipiferi; non essendo difficile la uscita delle uova per l apertura dello stipite. La Sertolara pennara offre l’ ovario ellittico con quattro coste longitudinali, a mio credere, vasi pla- centari ed un’ areola terminale per espellere le uova aderenti al placentario conico. Cadauna di queste è coperta da particolare buccia contenente infiniti uovicini, per la germinazione de’ quali e- sigesi discreta luce, essendone loro nocivo il top- (1) Cavolini aveva già osservato non solo la fecondazione delle Gor- gonie in primavera, ma ancora la variabile figura de’loro sacchetti oviferi ovali, ovati, rotondi e bislunghi, 385 po od il poco, come pure ne varia la maturità (1). La Stefanomia tiene le uova a grappoli pendenti da’ polipetti, le quali osservansi disseminate dentro lo stomaco e dalle cui pertinenze anche nella Fis- sofora partono i gruppi di uova pulsanti, che spes- so sonosi sviluppate in fondo delle ventose. L° Ip- popo ha l'ovaia tubolosa nel principio, quadrila- tera in mezzo e ristretta nel fine. Fra’tentacoli del- la Velella ho visto parecchi tubi biancastri deri- vanti dall’ovaia con globettini analoghi, che ne pen- dono : e quelle del Cesto si riducono ad un grup- po di granelli posti nel termine del mesenterio. Quattro serie di tubercoli accompagnano l’intesti— no del Beroe forniti di canaletto nell’apice. In cor- rispondenza della inferior faccia di ogni sua costa esistono le otto ovaie grappolose e con ovidotto lon- gitudinale. Quelle della Cassiopea e della Pelagica sono col- locate su lo stomaco, ossia nel mezzo delle quat- tro cavità ed in corrispondenza delle loro bocche, terminando forse con peculiari dutti nei globetti (1) In giugno si osservano le uova porporine della Sertolaria ra- cemosa ed i corimbi bianchi delle medesime, essendo allogati nella base ed intorno l’ organo polipiforme. Sono esse rosse e cinte da cor- done spirale granelloso , che fa l’officio di ovario, e quelle a corimbo sono compresse e pertugiate da uno stelo, che ne attraversa tre in quattro. Le uova della S. parasita stanno anche disposte in grappoli nell’ estremità, dalle quali si sviluppa l’ embrione del polipetto, che vedesi come tuberello più stretto nella base che in cima, donde si alza il corpo del polipo, il quale è un organo centrale, In autunno maturano le uova della S. pumula, il cui ovario attaccasi alla unione de’ calici de’ suoi polipetti. 25 586 bianchi per lo innanzi disaminati. Ogni ovaja è fatta da sostanza gelatinosa, ricolma di granelli e racchiusa in particolare membrana piena di rigon- fiature. Ho anche inutilmente tentato d’ injettarla di mercurio, onde indagare se uscivano le uova da cadaun globeitino bianco o pure per qualche altra strada. In cadauna lamina muscolosa delle Attinie me - diante esile membrana aderisce la matrice spirale compressa e piena di moccio. Essa è rosso-fosca (1), gialliccia (2) contenente immensa quantità di uova scarlatto (5) o violacea (4). Le sue inestrigabili spire finiscono con apice forato dentro ogni tentacolo. Le circonvoluzioni di cotal matrice dall’incomincia- mento fino al termine presentano due lamine mem- branose a guisa di mesenterio , avendo nel mar- gine libero (5) un canalino gialliccio , cui attac- casi il dutto spermatico facile ad esserne sepa- rato e ricolmo di globettini. I due canali sperma- tici e la matrice terminano pendenti nel cavo di ciascheduno tentacolo. Nè riesce diflicile di ve- derli allungati ed uscire per la loro apertura ap- pena che vi si pratichi leggiera pressione; o pure, lacerandosi lo stomaco, venirne fuori (6). (1) Actinia crassicornis. (2) A. effoeta. (3) A. rubra. (4) A. Cari, (5) A. crassicornis , effoeta. (6) Reaumur sostenne che siffatti esseri partoriscano perfette Atti- nie, e Cavolini sembra farsi dello stesso avviso. Guardato un vasellino spermatico al microscopio apparve fornito di movimento talmente celere ed irrequieto , che a prima giunta lo reputai feto simile ad una Filaria 387 Le ovaie della Madrepora ed i corrispondenti ca- naletti spermatici sostenuti da membrana aderi- scono alle loro lamine muscolose ed apronsi in ca- dauno tentacolo. E sebbene Cavolini non ne avesse chiaramente sviluppata la struttura ed all’ intutto omessa la conoscenza de’ vasi spermatici , pure vi- de sboccare gli ovidotti dentro i tentacoli, conte- nendo gli embrioni riposti in vasellini irritabilissi- mi ; e soggiugnendo che tale vivente sia piutto- sto viviparo che oviparo. Art. II. — 7ermi intestinali. La Ligola presenta le uova diffuse nel suo paren - chima e Rudolphi vi ha trovato l’organo maschi- le (1), ma gli Echinococchi offrono de’ corpicini microscopici che bentosto sviluppansiin essere per - fetto. Foderà considera il Cisticerco pisiforme ovi- paro; giacchè secondo Carus e Nitzsch vari Elmin- ti sono vivipari. L'apparato genitale del Lombri- coide è visibilissimo a traverso de’comuni integu- menti, avendo duplice membro genitale risul- tante dal condotto deferente più volte ripiega to attorno il tubo intestinale, tre piedi lungo , pe’ moti tortuosi, che mostrava, uniformandomi al chiarissimo Cu- vier , che a tal proposito scrive: » leur génération ordinaire est vi- vipare ». Ma più attente e replicate contemplazioni mi confermarono nella verità del fatto esposto; vedendo che il medesimo canale era turgido di grani gialli con macchie nerastre. (1) Ligula sparsa. 388 libero, fluttuante , assottigliato da una parte e comunicante colla vescichetta seminale dall’ altra, la quale presso l’ano sbocca in duplice ed esile pene. Gli organi generatori della femina ne riem- piono quasi interamente l’addome e la coda è drit- ta. Gli ovidotti sono lunghi, bianchicci, sottili, intrecciati in modo che non possonsi sviluppare nel sito libero ; essendo in continuazione delle cor- na della matrice allungate, cilindriche e sboccanti nella vagina aperta nel ventre del verme suddetto, laddove leggero stringimento rimarcasi. È ricolma di uova che al microscopio sembrano linee spirali emulanti l’abbozzo del Lombricoide. Nel centro della faccia superiore di ogni articolo del Botrio- cefalo umano evvi l’ apertura, da cui esce 1’ or- gano genitale maschile conosciuto da Bonnet. Ho trovato i follicoli delle uova disposti a stella ch’ e- scono pell’ ovidotto. Le Planarie mi hanno mani- festato una borsa posta nella metà inferiore del corpo aperta nel foro, che eredo comune ad un corpo ripiegato e flessuoso giacente in su; essen- done questo l’ organo genitale maschile e quella la matrice , che ho trovata piena di uova. Nel nostro Ettocotile ho chiaramente distinto il sacco ovifero. Il Distoma dietro il primo succiatoio tiene il membro genitale, cui vanno a metter capo i vasispermatici flessuosi. L’ovaia giace negli inter- valli delle budelle ed i grappoli delle uova escono per l’ovidotto ripiegato cd apertoa fianco della verga. 369 L’ Echinorinco gigante ha le nova sparse nella ca- vità addominale, ed in altre sue specie sono fac- chiuse dentro particolare ovidotto. Gli organi ma- schili sono rappresentati da piccola ampolla pres- so le coda e da distinte vescichette seminali. La Nemerte ha lungo arnese genitale aperto sulla boc- ca. La Lernea tiene due cordoni ripiegati e pen- denti ne’lati della coda che potrebbero esserne le ovaie. Il Pentastoma offre i vasi genitali attortigliati aperti nell’ estremo posteriore del suo corpo. La Fisalottera revusa tiene un tubercolo, donde parte il membro genitale, e l’ utero bicorne. Le Spirot- tere hanno le uova nelle pertinenze delle budelle ed i loro maschi posseggono un canaletto reputato guaina del membro genitale. Lo Strongilo mostra le ovaie semplici 5-4 volte più lunghe del corpo comunicanti col foro dietro la bocca,e taluni vi distinguono 1° utero e la matrice. Il membro geni- tale può uscire ed entrare dalla propria borsa. L’ A- scaride è pure a sesso distinto, e rimvengonsi mi- gliaia di feti corredati di placente nell’ ovidotto della Filaria medinese e linfatica. L’ ovaja della Tenia è circoscritta in tutte le sue articolazioni fino alle adiacenze della testa. Un canale alquanto grande retto mediano e termi- nato in ogni articolazione ne costituisce le ovaie. Donde però, a’ rispettivi lati ora in opposta ed altre fiate in alterna disposizione fra loro, na- scono molti canali, che bentosto in due od in tre veggonsi divisi. Cadauna secondaria ramifica- 390 zione finisce alla stessa maniera con duplice o triplicata diramazione. Fd è costante questa suc- cessiva dicotomia o tricotomia di canali, che ivi appariscono più tortuosi turgidi e nell’apice roton- dati. Giova intauto avvertire che i più centrali, quando le uova sieno mature , apronsi ne’ due vasi appartenenti alla nutrizione della Tenia, ed altri piccioli e brevi ramicelli scorgonsi talora al- ternati co’ rami primarj. Le di lei uova ingros- sate mercè un concorso maggiore di principj nu- irivizj nelle articolazioni ove giace l’ ovaia , cosa peraltro che avviene sempre ne’ pezzi articolati più lontani dalla testa presso la quale non mai tale fenomeno accade , nell’ uscire dal loro ri- cettacolo sono fecondate dall’ umore spermatico con artificio quanto ammirabile , altrettanto sco- nosciuto (1). Nella proboscide di ogni sua papilla marginale o in particolar foro apresi sottile e ffessuoso dutto terminato in un rotondo sacchetto, pieno di umor glutinoso : appo il quale esiste una setoletta pri- ma dritta e poi ricurvata , che con serpentino (1) Ne'siti di comunicazione esposti tra’rami dell’ ovaia e la cop- pia de’ canali nutritizj accade forse qualche lacerazione per la uscita delle uova; oppure allargansi i pori, ove la bisogna lo richiegga. Attesochè nel suo umore nutritizio non circolano le menzionate uova, ma solamente nelle articolazioni di già mature ho potuto comprimerle in maniera che quelle sono spicciate per la proboscide o lemnisco cre- duto da Olfers appartenente alla sola nutrizione, e da Rudolphi esclu- sivamente alla generazione. Ma rimangono ambedue le opinioni con- ciliate da quello , che ne ho detto. Me. n dg1 corso finisce sul canale maggiore dell’ ovaia , in nessuna maniera comunicante con essa e molto meno con gli organi contigui. Sì questo corpo setoloso mutilato e fino alla sua estremità non se- guito, che il menzionato sacchetto furono dal ce- lebre Bonnet e dal professore Brera conosciuti; a- vendo eglino assegnato l’officio di matrice al primo e quello di canale spermatico al secondo. Ant. III. Echinodermi. La Bonellia ha un sacco bislungo pieno di uova ed aperto presso la base della sua tromba. Nel Priapo Cuvier descrive un fascetto di filamenti che potrebbero essere organi della generazione. Ed è dal medesimo soltanto annunziato che tutti gli E- chinodermìi sieno ermafroditi, nel mentre che La- marck gli reputa gemmipari interni. Nelle Stelle marine le sole ovaie ho osservato, essendo queste situate tra lo spazio di cadaun raggio. Sono elleno otto o dieci con rami nodosi nella Stella ranciata, e nella echinofora fornite di canale appena vesci- coloso da una sola parte ramificato ; tre dispo- ste a fiocchi nella S. bispinosa, due conformate a grappoli e non troppo lunghe nell’ Ofiura comu- ne, e cadauno di essi essendo a cornicelli nella O. cordifera. L’ umore di dette ovaie risulta da glo- betti, ma di està veggonsi turgide di infiniti uovi- cini pendenti dal respettivo gambo, ed in luglio da gialle diventano verde oliva. Ig2 Trovasi presso l’esofago delle Asterie un sacco al- lungato che coll’estremità sottile aderisce all’anello osseo della bocca, e coll’altra più ampia finisce in speciale tubercolo laberintiforme dorsale da’ Natu— ralisti creduto ano, pel quale si filtrassero ed indi uscir dovessero gli escrementi. Meckel lo reputa organo depuratore dell’ orina e Lamarck pensa che desse uscita alle uova. Esso ( Corpuscule spon- gieux Spix, verruca calcarea Otto) nella Stella ranciata ha longitudinale apertura ed è fatto da infinite laminette a zig-zag, che veggonsi quasi in forma raggiante (1), flessuose (2) e ramificate (3). L’ interno del prefato sacco è pieno d’ infiniti pezzetti rettangolati , in più serie longitudinali si- tuati come tanti archi di mattoni a foggia retico- lata romana. È inoltre involto da due lamine mem- branose, in certe specie superiormente aperto ed in altre chiuso. Sezionato vedesi che alla comune tunica aderiscono i suddetti pezzetti ossei friabili, costituendo varie filiere alquanto distanti 1’ una dall’ altra. Ciò m’ induce a erederlo membro ge- nitale, avendo forse analogia colla matrice acu- leata della Doride argo , ed essendo da Spix nel- la Stella rossa paragonato al pene delle Lumache. Detto sacco rossiccio nella sua interna parte os- servasi alquanto curvo ed attaccato dal principio sino alla fine ad un corpo gelatinoso gialliccio ( testicolo? ), che con particolare forame poco lun- (1) Asterias echinophora. (2) A. Savaresi, (3) A, pentacantha. 5g gi dal succennato tubercolo comunica coll’ esterno del corpo. Indarno ho proccurato d’ iniettarlo di mercurio , e senza alcun equivoco è fatto da so- stanza adiposa con moltissime glandulette. Nell’in- cominciamento enel termine vedesi meno ampio che nel resto del suo tragitto. La Camatola tiene pres- so l’ano una fessura analoga a quella del tuberco- lo labirintifero. Cinque ovaie hanno gli Echini tranne lo Spatago, in cui se ne osservano due grandi anteriori ed al- trettante piccole posteriori; ed ognuna di esse pre- senta il canale comune aperto presso lano e nel- la estremità opposta chiuso. Siffatto tronco o cana- le primario mercè la duplicatura delle lamine del peritoneo aderisce ad una delle cinque suture del- la scatola ossea, cacciando rami primari suddivisi in altri e terminati da borsette rotonde od acu- minate (1). L’apparato generatore delle Oloturie non ancora è stato bene esaminato. Cuvier crede che il gruppo simile a tante piccole budella conosciuto da Bo- hadsch edattaccato all’esofago ne rappresenti l’ova- ——____- — € (1) La descritta ramificazione nell’Echinus saxatilis e Cidaris giugne alla terza divisione , e nell’ £. reapolitanus arriva fino alla quarta e coll’ ovaia rossa. Quella dello Spatagus e degli altri Echini è gial- la, avendo il canale comune diviso in due ; quale dicotomia costan- temente si conserva sino alla quarta divisione, in cui 1’ ovaia finisce vescicolosa. La loro massa è irritabile e ciò avviene anche separata dal corpo dello Spatago. Tutte e quattro le ramificazioni primarie delle ovaie co’ proprii forami terminano nella posterior parte del dorso, d94 ia (1) con diramazione analoga a qualcheFuco. Tie- ne rami pendenti nel cavo dell’ addomine, i quali pian piano si restringono ed a guisa di tante ra- mificazioni terminano nel comune canaletto a de- stra dell'esofago, che sino al momento era stato supposto , anzichè confermato per via d’ iniezioni. Esso infatti non si apre dentro l’ esofago, come ha opinato Cuvier; ma ampliato alquanto di volume e ristretto di diametro va a metter capo sul dorso dell’ animale poco lungi dalla bocca. Cuvier reputa questi esseri ermafroditi , soste- nendo che ì fasci muscolari della cloaca ne fos- sero gli organi genitali maschili; Lamarck è di opinione che essi non si rigenerino mercè fecon- dazione sessuale ; e Tiedemann sostiene che sieno ermafroditi, reputando organi genitali i filetti si-. tuati nelle pertinenze della cloaca, in molte spe- cie deficienti. Io non guarentisco che siffatto ap- parato sia rappresentato da uno o più corpi fi- nora ignorati e messi al fianco destro dell’ eso- fago. Essi però per la vicinanza dell’ ovaia hanno molta probabilità nel disimpegno di tale fun- zione (2). (1) Su ciò non può cadere veruna dubbiezza , giacchè non solo se- condo le diverse epoche dell’anno enormemente si sviluppa; ma ezian- dio, a norma delle loro specie e de’ differenti tempi cioè da marzo a tutto settembre, contiene un liquido or bianco, or giallo, or rosso ec. ,in cui nuotano le uova, Nelle epoche accennate ciascuno ovidotto avevala grandezza e la estensione trenta volte maggiore di quella, che offre in gennaio o sia fuori lo stato di gravidanza. (a) Il loro numero è variabile , stantechè-nella H. tudulosa ne e- DI d©) DI SEZIONE II. — ARTICOLATI. ; Art. I. Anellidi. Nel Sifuncolo lacerasi la matrice che assoluta la generazione non esiste più così sviluppata, e sistono quindici, nella H. Columnrae ventidue, nella H. Sarcfori un solo posto con inversa posizione tra l’ esterna e la interna tunica dell’ esofago , nella H. Polî anche uno molto grande tra tutti quei delle specie nominate, nella H. Cavolini due, nella H. Stellati tre ad un sito e due grandetti ad un altro, nella H. Petagrae infine se ne trova solamente una coppia : quello della H. Doliolum è lunghet- to e pieno di sostanza ossea come il sacco delle Asterie. Non sa- prei determinarne con esattezza la figura, il certo si è che per lo più sono cilindrici, poche linee lunghi, attortigliati e con filo alquanto prolungato attaccansi all’ esofago. Quello dell’ H. Pol somiglia alla carrubia, essendo allo stesso modo schiacciato , rotondato ne’due e- estremi, col solito filo tortuoso aderente all’ esofago e nell’ apice coll’aiuto della )ente visi vede piccolissimo foro, Questo stesso corpo egualmente che gli altri mostra qualche aumento di volume in cor- rispondenza dello sviluppo dell’ ovaia, Iufine non debbo trasandare che l’H. Sanctori all’ infuori dell’o- vaia caccia dall’ interno dell’ addomine una matassa di piccioli in- testini bianchi simiglianti alle vescichette moltifidè della Lumaca e formati da sostanza pastosa che può arrivare al diametro del ca- pello , quantevolte vogliasi allungare. La H. fusus nelle pertinenze della cloaca ha taluui corpicini ricurvi zeppi di materia granosa. La H. triquetra ha la medesima sostanza biancastra capace di svolgersi in tubolini spirali. Le sue uova sono ombilicate e circolari. La difh- coltà di osservare in sito siffatti organi ne ha reso dubbioso l’uffi- cio, e con ciò maggiormente resta confermato , che la maniera con cui accade la fecondazione de’ mentovati: animali sia ricoperta di folte tenebre. Dippiù l’ ovaia della H. fetraquetra risulta da pacchetti, il cui ovidotto apresi nell’ atrio della bocca, e pria di finirvi incontra il cor- po maschile come quello della H. Sartori. Qnesto minuto esame sul loro apparato sessuale fu da me pubblicato fin dal 1823 ed è ingiusta l’as- serzione di un rinomatissimo anatomico che niun autore abbia parla- to degli organi maschili delle Asterie e degli Echinodermi. d96 ciò avviene in luglio, in cui si allunga e trasforma in un sacco pieno di uova; le quali ne’ mesi suc- cessivi nuotano nel cavo addominale; avendo p. 265 parlato delle borse respiratorie. Sopra la bocca del- la Polia, parallela al tubo intestinale e dentro spe- ciale cavo, trovasi lunga ed aspra proboscide po- steriormente fissata da muscolo. Con dubbiezza la credo arnese genitale, e debbo dire che sotto la forti e mortali contrazioni del corpo di questo es- sere perfettamente distaccasi. Il Balanoglosso man- ca di sacco da contenere le uova, le quali verso la metà inferiore del tubo enterico sono infeltrate negli spazi de’ lacerti lamellosi del corpo, e n° escono presso 1’ ano. Dal primo orifizio medio del ventre della Mi- gnatta surge il membro genitale capace di allun- garsi fino alla bocca ed irritabile per molte ore. In tutta la sua estensione ha la tunica fibrosa, ove racchiudesi un canaletto centrale, che è con- tenuto in astuccio muscoloso e ripiegato, il quale in su finisce globoso e di colore gialliccio. L° or- gano generativo comparisce al di fuori per la con- trazione del prefato ricettacolo e di un’ eminenza conica fibrosa posta nel di lui fondo sulla quale trovasi impiantato. Vi rientra pel raccorciamen- to di talune fibre , che il mentovato astuccio ri- ceve dalle pareti addominali. II canale del mem- bro generante nella sua origine sì unisce a’ due dutti deferenti, i quali, dopo di avere traversate due corte guaine fibrose, si aggomitolano in più 597 giri intorno loro medesimi, onde produrre l’epi- didimo da Vitet creduto cervello. Ogni vaso spermatico con tortuoso tragitto di - scende pel respettivo lato del corpo sino alla de- cimaquarta vescica della respirazione. Alla sua banda interna, in opposta direzione ed in distanza sempre costante , vanno a metter capo 1 brevi condotti di nove corpi rotondi, destinati alla se- parazione della materia prolifica , che potrebbero denominarsi testicoli. Si avverta che il passaggio del seme sia agevolissimo dall’ interno di ciasche- duno di essi nel canaletto spermatico, ma ne ho trovato difficoltoso il regresso. L’ apertura della vulva, poco lontana da quella del membro generatore, comunica colla matrice fibrosa all’ esterno, rugosa a lungo nell’ interno e nel cui fondo evvi 1’ orifizio del comune ca- nale degli ovidotti. Ogni serbatoio de’ germi , globoso e formato da tunica trasparente, pre- cisamente nel mese di luglio alberga i piccoli embrioni delle Sanguisughe, che senza la me- (1) Tutti Contemplatori della natura convengono, che il Verme in disamina abbia bisogno dell’ accoppiamento reciproco per effettuir- si la fecondazione. Tra essi però continua tuttavia la quistîone, se il medesimo sia viviparo 0 pure oviparo. Linneo stesso, dopo di essersi dichiarato per la prima opinione, abbracciò in seguito la se- conda , ch’ era sostenuta da Bergman , il quale ne descrisse l'uovo col nome di coccus aquaticus. In verità non esiste una dimostra- zione di fatto, che appoggiar potesse l’ uno o l’ altro sistema: ed io mi son deciso pel viviparo , dopo che ne rinvenni i feti dentro le ovaia, 398 noma dubbiezza veggonsi notare in una specie di amnio. Lunghissimo è il membro genitale della Mignatta cavallina , e per le altre specie non evvi disparità positiva. Trovasi nell’ undecimo anello del Branchiob- della e sottoposto al tubo enterico, che n’è ab- bracciato , un canale ripiegato e terminante nel membro genitale. L'apparato sessuale femineo ha l’ apertura nell’ inferior faccia del nono anello e conduce nella vagina breve, cui è attaccata la ma- trice ovoidea inferiormente, alla quale appartengo- no due ovaia, non essendosene ancora scoperti gli ovidotti. Ho visto nel Verme di terra due sacchi gonfiati e flessuosi che dalla metà inferiore del corpo e pei lati del canale degli alimenti pro- lungansi fino all’ ano, i quali ne costituiscono le ovaie zeppe di uova riunite in glomeri ovali ver- dicci, che schiudono fuori del corpo, nel men- tre Montègre lo reputa viviparo. Nelle Afrodite ho rinvenuto distinti gruppi di uova rosine fra le cavità de’ piedi e gl’intestini ciechi, le quali nell’ epoca della maturità nuotano nel cavo ad- dominale, donde escono. Ant. II. Zrsetti. Tengono l’apparato genitale distinto e posto all’e- stremità del corpo, tranne le Damigelle che l’offro. no alla base dell’ addome; perciò nell’ accoppia mento il maschio fissa il collo della femina con 999 gli uncini situati nel termine dell’ addome, affin- chè ella ricurvi questo verso la base di quello del maschio. Gli Iuli hanno gli organi genitali vicino la metà del corpo : e si riducono pel ma- schio alla verga co’ rispettivi inviluppi ed art gli, al comune vaso spermatico, alle vescichette seminali ed a’testicoli; e per la femina all’ ovidotto aperto nella vulva e separato in due branche suddi- vise in molti tubi conici, sboccandovii vasi secre- tori che ne spalmano le uova per formarne il guscio. Ne'Ditteri siffatto apparato è come nelle Silfe e nei Grilli. La Mosca del formaggio offre lunghissimo canale , cui comunicano corti vasi deferenti e le di lei vescichette seminali grandi sono ovali e bi- lobate , essendo filiformi e semplici nella Caval- letta. Le Api ira gl’ Imenotteri han due vesci- chette e due testicoli rotondi co’ canali deferenti filiformi, avendo egual numero di vescichette ac- cessorie esili e *l comune vase è rigonfiato pria di entrare nel membro genitale ; offrendo la vescica edi numerosi vasi a rosario per ogni lato, che ap- pariscono piccolissimi nelle Api neutre ossia femi- ne non sviluppate. Fra” Lepidotteri nel Bombice pavonia il canale spermatico dividesi in due vesci- chette seminali tubolose ed innestate per la metà della loro lunghezza. Vi sboccano i canali defe- renti sottilissimi ed ingranditi presso i testicoli, for- mando massa comune nel Papiglione dell’ urtica : giacchè le altre loro specie offrono quattro lun- 400 ghissimi tubi per lato pieni di uova; giacchè l’ovi- dotto comune è cortissimo o quasi nullo e riceve una o due vescichette con egnal numero di lunghi vasi. Lo Scorpione di acqua. presenta due grossi ca- nali deferenti attortigliati in epididimo, ciascuno suddiviso in quattro testicoli forniti di vase filifor- me e tutti aggruppati in globo. Essa ha cinque vasi a corona e sei la Notonetta. I Grilli e le Ca- vallette fra gli Ortotteri hanno un paio di testicoli ovali aderenti al dorso e risultanti da piccoli e cor- ti vasi; il canale deferente ripiegato in epididi- mo pria di riunirsi al compagno trova due ve- sciche e due gruppi di vescichette, uno più di Go e l’altro, in cui sono esilissime, circa 200. Le Ca- vallette tengono in ogni lato 50 corti tubi e l’ ovi- dotto comune riceve una vescica ed un lungo vaso. Nell’ esteso ordine de’ Coleotteri gli Scarafaggi, le Melolonte e le Cetonie hanno in generale i te- sticoli globosi e le vescichette tubolose. Son quelle nel Nasicorne lunghissime attortigliate; ed esso ha sei rotondi testicoli con dutti deferenti capel- lari per ogni lato , essendo riuniti in comune ca- nale nel sito delle vescichette seminali: il quale ingrandito e muscoloso s’ interna in corneo astuc- cio terminato a pinzette, che dilatano la valva della femina per introdurvi il membro genitale tuboloso posto fra esse. Dippiù ha sciovaie tubiformi col- l ovidotto finito in una vescichetta , avente lungo e sottile vaso. La Cetonia ha dodici testicoli , le vescichette filiformi , essendone due grosse e la più 401 corta forcuta. Il Cervo-volante presenta un solo testicolo: risultante da unico vase intortigliato. Il Ditisco fra’ carnivori offre due vescichette poco ri- piegate, ed egual numero di testicoli globosi co- perti da materia giallastra, che si svolge in lungo filo. Il canale deferente ne è la continuazione e penetra nella vescichetta seminale pria che questa uniscasi alla compagna per formare il comune ca- nale spermatico. Tiene inoltre 12-15 tubi ovati e l’ovidotto è una vescica semplice piccola e più prolungata nel Carabo. L’Idrofilo, fra’ Clavicorni, ha due testicoli ovali, un solo vase, cui uniscesi il canale defente ca- pellare rigonfiato, le vescichette seminifere spirali terminano in vaso a zig-zag quasi come piccolo testicolo, due vescichette accessorie divise in tre branche, ed il comune canale spermatico muscolare che assottigliato finisce nel membro genitale. Le sue ovaie formano due gruppi tubolosi e nella loro base esistono cinque grossi vasi segretori. I due testicoli della Silfa atrata son fatti da molti corti. vasellini, ed ha due paia di vescichette, una cop+ pia ripiegasi intorno il testicolo e l altra è corta. Il di lei canale spermatico è breve cilindrico come. la verga genitale squamosa , ed alla sua base evvi una vescica forsi analoga a quella de’ vertebrati. I tubi o- viferi sono 7-8 e le uova s’ingrossano ne rami allun- gati dell’ ovidotto. La Blapsa (1) offre lungo canale (1) Blaps mortisaga. ; 20 402 spermatico terminato da quattro vescichette, essen— done due spirali e le altre a zig-zag. Ant. II. Ragri. Essi hanno la sessualità distinta ed offrono qual- che semplice varietà nelle due famiglie: la prima delle quali, ossia i polmonati, tiene gli organi ma- schili composti di pezzi scagliosi allogati in par ticolare cavità dell’ ultimo articolo de’ palpi, che forma una specie di bottone; e le loro femmine mo- strano due condotti tubolosi più o meno ravvici- nati e disposti con traversale fessura nella base del ventre tra gli organi respiratori. Il maschio intro- duce alternativamente l’ organo fecondatore in ca- dauna delle sue parti sessuali e con leggero istanta- neo contatto avviene la fecondazione, che si fa una sola volta al principio di ogni autunno. Gli Scorpio- ni offrono due membri genitali situati presso i pet- tini polmonari, risultanti dai testicoli con vasi in= sieme anastomizzati; e la femmina di essi ha egual numero di vulve, che conducono nella matrice composta di molti canali comunicanti insieme e nel tempo del parto sono pieni di feti. Tra'Ragni tra- cheali (1) il Falangio ha l’ apparato genitale ma- schile semisaettato rimpetto il femineo con ovidotto membranaceo filiforme. (1) Arinca avieularia. (2) Phalangium cornutum. 403 Art. IV. Crostacei. Gli Entomostraci hanno gli organi genitali ma- schili situati all’ estremità posteriore del petto , nell’ origine della coda o nelle antenne. Ne? fe- minei stanno sempre nel principio della coda e le uova veggonsi a grappoli dentro comune invilup- po , e seccate non perdono la facoltà riproduttiva. Nel Monocolo quadricorno l’apparato maschile ve- desi nelle antenne ed il femineo presso la coda : l'accoppiamento continuasi per molti giorni, es- sendo trascinato il marito dalla moglie; e l'opposto avviene nella Pulce aquatica, in cui la feconda- zione dura pochi istanti, ed è valevole per dieci successive generazioni. Fra gli Entomostraci, certi Limuli hanno gran porzione del capo piena di vasi deferenti ed altri di ovaie. Gli Arguli (1) maschi tengono due pèni situati nel primo articolo del quarto paio di pat- te, avendo nella base la vescichetta seminale : e l organo femineo unico è posto tra l’ultimo pa- io di patte, il cui ovidotto comunica colla ma- trice. I Branchipi maschi sono distinti dalle femine ed i loro arnesi genitali giacciono nel secondo a- nello della coda sotto forma di un corpo conico e bifido, ove finisce la coppia di vasi spermatici ampli, ripiegati in quelli ed in queste la vulva (1) Monoculus foliaceus, 404 comunica con due lunghi sacchi od ovaie stretti sinuosi che rimontano fino al primo anello. Le Dafnie (1) hanno pochissimi maschi senza che ne siano noti gli organi sessuali e le femine ten- gono due ovaie aperte nella vulva ed estese dal pri- mo sino al sesto anello del dorso, ove questa si apre. Le femine de’ Ciclopi nel tempo della frega mostra- no due sacchi esterni vescicolosi, avendo dentro l’ad- dome a dritta e sinistra dell’ intestino due vasi che vi comunicano. I maschi nel secondo anello pos- seggono l’apparato genitale consistente in due cor- pi che finiscono uno semplice e 1’ altro trifido. Gl’ Isopedi riuniscono gli organi mascolini dop- pi sotto le prime fogliette della coda a guisa di fili od uncini. Le femine portano le uova tra le squame del petto dentro una borsa (2) o sacco membranoso che aprono per dare passaggio a’ fi- gliuolini. Gli Amfipedi hanno la particolarità (3) di accoppiarsi come gl’ Insetti e le uova giacciono sotto il ventre coperte da squame che vi formano una specie di borsa , ed i granchiett per qualche tempo restano aderenti a’ piedi della madre. I maschi de'Granchi e Gamberi hanno due mem- bri genitali, che escono dalla parte posteriore del torace o dietro il quinto paio di piedi. Sono essi rappresentati da pezzo corneo puntuto , tubolo- so, spaccato a lungo, nel cui canale trovansi, Al- (1) Daphnia magna. (2) Squilla ventricosa. (3) Cancer sedentarius, " “= 405 la base di ogni péne sbocca il dutto deferente, di cui un estremo è sottile e l altro abbastanza in- tortigliato. I Gamberi 1’ offrono glanduloso, a sei lobi, bianco e non sembra fatto da unico vase. Le due vulve ne’ Brachiuri trovansi nel terzo pezzo sternale corrispondente al terzo paio di piedi, e nei Macruri stanno nella base della terza coppia di patte : nelle quali finiscono gli ovidotti poco lun- ghi e ravvolti nell’estremo opposto per costituire le due masse delle ovaie poste avanti il cuore. Ta- lune Squille hanno eziandio un’ appendice crosta- cea articolata appartenente all’ organo maschile. SEZIONE IIi. — MOLLUSCHI. Art. I. Cirropedi e Branchiopedi. Hanno duplici ovaie e un canale pel quale deb- bono passare le uova, che rimangono fecondate dalla materia prolifica che vi si lavora, ed uscen- done apronsi in comune tubo carnoso. Le Tere- bratule offrono le ovaie ramificate aderenti alle lo- ro valve. Art. II Acefali. 1 Policlini mostrano le sole ovaie terminanti in particolare cavità bucata nel centro per uscirne. L' Aplidio lobato tiene l ovaia presso il tubo en- terico e l’ pvidotto dell’ A. arcolato è situato tra 400 lo stomaco e l’ intestino. Aderenu alle pareti ga - striche ed esofagee del Pirosoma ho rinvenute le uova rosine. Le Ascidie posseggono il testicolo che incomincia con diverse ramificazioni riunite nel ca- nale spermatico , questo però nell’ Ascidia inte> stinale costeggia l’ovidotto; ma nelle altre specie è situato sul canale enterico ed aperto vicino l’ano. In alcune di esse ’ ovaia aderisce a sinistra del tubo, il cui ovidotto apresi sopra il dutto sper- matico colle uova orbicolari (1) od ovate(2). Due distinte ovaie più o meno lobate osservansi in al- tre (3) e le uova rappresentano una vescica tra- sparente ombilicata piena di uovicini. Il canale spermatico della Salpa pennata trovasi a lato dell’ intestino ; e le due ovaie piene di uova globose finiscono giù con ovidotto allungato nella parte media ventrale distinte e parallele. L° ovaia della S. massima è gialla, ed il suo vase spermatico bianco trovasi presso la bocca (4). (1) Ascidia intestinalis. (2) A. venosa. (3) A. papillosa, phusca, rustica. (4) Mirabile mi si è presentata al microscopio la spira posta intor- no il fegato della Sa/pa Democratica, risultando dalla riunione di otri- celli ovali, nel termine impiccioliti e duplicati. Ognuno de’ medesi- mi vieppiù contemplato scorgesi esserne il feto. Quali embrionì ingran- diti si distaccano dal comune pedicello, restando tuttavia uniti per gli acetaboli, i quali nella Salpa attuale sono costituiti dagli angoli , che formansi dalle fascie a zig-zag. In tale modo resta provato: 1 che non ne sia più sconosciuta la generazione, siccome scrisse Bosc; 2 esserne vere le diverse unioni descritte dal benemerito Porskahl cioè intorno al centro comune, a lungo ed a traverso j e 3 rimane san- zionata dal fatto l’asserzione di Cuvier, che detti animali per molto tempo restino uniti come se fossero tuttavia dentro l’ ovaia, 407 Gli Acefali testacei hanno l’ovaia sinuosa ra- mificata, dapprima rosea, durante la gravidanza alquanto rufa ed in ultimo latticinosa. Occupa la parte anteriore e posteriore dell’ addome e sem- bra prolungata in due distinti ovidotti posti a’ lati del corpo, i quali con rotondo forame finiscono fra la seconda lamina branchiale e ’1 corpo, con- tenendo in certe epoche un umore biancastro. Blainville, nel verificare la cpinione di Prevost e Dumas che avevano veduto nella Mia de’ pit_ tori gli animaletti spermatici ‘deficienti ne’ di lei individui feminei, dopo replicate ricerche stabilì che tale asserzione era destituta di fondamento. Egli indagò inoltre che le due porzioni dell’ ovaia avevano traversali comunicazioni e che i due loro orifizi terminino in comune cloaca. Arr. III Gasteropedi. L’ ovaia de’ Chitoni grappolosa ha due ovidotti e posteriormente va ognuno al respettivo lato. L’A- liotide, le Patelle e le Fissurelle non mi han mai presentato l’ organo genitale maschile, ma soltanto l’ovaia posta nella sostanza del fegato a guisa di borsa più o meno allungata ed ampla nell’ epoca della gravidanza e coll’orifizio bilabbrato aperto a sinistra del cavo respiratorio non lungi dall’ ano. Il Dentalio ha la sola ovaia , che quasi ne riem- pie l addomine coll’ ovidotto finito nella eavità del pallio. IH Vermeto offre la matrice ovata a dritta del cavo branchiale longitudinalmente spaccata, 408 nel cui termine sbocca l’ovidotto derivante dall o- vaia ramificata e dispersa nella epatica sostanza. 1.) Androgini. Incomincio la esposizione de’loro talami sessuali dalle Aplisie, il cui membro geni- tale esce da speciale astuccio situato sotto il tenta- colo anteriore destro. È fatto da parecchie fibre carnose a lungo ed a traverso, le quali lasciano delle caverne, ove nell’ estro venereo forsi pene— tra l’acqua dell’ addomine. Una borsa , di cui ap- presso si ragionerà , è quella che lo ricetta, aven- do internamente delle rughe longitudinali stabi- lite nella sua prima metà e parecchie altre con- formate a papille, tra le quali si veggono certe glandulette. Parte un solco dal foro dell’ organo generatore maschile, che per un ccrto tempo sì dopo la morte, che quantevolte sia reciso dall’ani- male vivente, conserva la sua contrazione ed arriva sino al forame della vulva, cuì segue la vagina, che nella inferiore e posteriore parte è cospersa di glan- dulette separanti un umore viseoso, ed offre tre divisioni. La prima rugosa termina nella matrice e direttamente comunica col foro indicato; la se- conda più stretta dell’ antecedente è fornita di due inerespature laterali e di molte pieghe trasversali; e la terza apresi nella matrice e nella vulva; pre- sentando vicino a questa l’orifizio del canaletto ter- minato da borsa globosa, in cui contiensi la polta violetta da Swammerdam e Cuvier creduta la por- pora e da altri reputata analoga alla vescica ori= naria degli animali vertebrati. 409 La matrice gialliccia, e dallo Zootomista fran- cese detta testicolo, somiglia ad uno sferoide al- lungato. In sotto poggia sul piede, d’ incontro ha parte del canale de’cibi che a sinistra tocca, die- tro è in corrispondenza coll’ ovidotto ed a destra sta legata alla vagina, Anche a traverso della sua membrana sierosa miransi varie zone , che da capo a fondo ne rendono la superficie in certo modo fasciata. Sono esse le vestigia delle sue interne e spi- rali celle fatte da due lamine fibro-gelatinose, e striate dalla periferia al centro. Entrambe offrono una lunghezza doppia di quella della matrice, la larghezza di molte linee e dal principio sino al ter- mine descrivono una spira più stretta nell’apice che nella base, ove ha due pezzetti della sua mede- sima sostanza , che vi sono attacati. Il cavo ne è vestito da tenuissima tunica bagnata da moccio. L’ ovidotto si apre nell’ incominciamento della matrice. Esternamente vi si aggomitola in non po- chi giri, venendo con flessuosa direzione dall’ o- vaia, dove hanno origine i suoi secondarj canaletti. La massa de’ germi risulta da moltissimi acini ro» tondi ed occupa la inferior parte della cavità ad= dominale, essendo di colorito incarnatino (1) o gial- liccio (2). L’ovaia intanto è rotonda e nella super- ficie macchiata da qualche pezzo di fegato con ra- mificazione derdritica. ——— — ta (1) Aplysia leporina , Cuvieri (2) A. fasciata, 410 Col forame esteriore degli organi della genera- zione posto a dritta del corpo del Pleurobranchi- dio comunica il membro genitale cilindrico , vòto nell’interno e capace di rovesciarsi in fuori, aven- do una papilla forata, che è la boccuccia del ca- nale deferente lunghissimo ; cilindrico , attaccato al fondo della borsa fibrosa del suddetto membro, ed essendo da sottile membrana ravvolto a spi- ra. Guardata questa attentamente al microscopio vedesi risultare , egualmente che quella del Pleu- robranco da’ vasi longitudinali grandi comunican- ti co traversali piccioli e reticolati, ai lati dei pri- mi esistendo delle glandule. E quindi facile il com- prendere che da queste si separi un umor proprio, che da’ canali maggiori si scarica nel vase deferen- te, la cui cavità ne rimane umettata e forse con- corre all’ opra della fecondazione. Ora dall’ esposto chiaro emerge che il mem- bro genitale, per la contrattilità di tessuto e della sua guaina, esca dal proprio ricettacolo prolun- gando il canale deferente ; essendo poi amendue ritirati nella respettiva guaina e quindi nell’ ad- domine dal muscoletto, che quella offre attaccato alle pareti di questa cavità. La vagina è fibrosa all’ esterno e rugosa nell’ interno: avendo presso il suo termine a dritta un corto canale , in cui apresi tanto la borsa di Swammerdam, che il vase del testicolo globoso e diviso in molti canalini lun- ghetti e presso a poco analoghi alle vescichette moltifide delle Elici. Ha poi a sinistra la matrice nt sE IMI 411 ed un piccolo corpo orbicolare accessorio che non parmi avere comunicazione coll’ ovidotto, sboccan- do in essa separatamente. Le Bulle tengono il membro genitale sotto il tentacolo dritto poco lungi dalla bocca, il cui es- terno orificio mercè solco posteriormente diretto comunica con quello della vulva. Esso risulta da sacco muscoloso allungato ritorto e finito da cor- po internamente glanduloso, e non puossi affat- to svolgere per introdursi nella vagina, ove a+ presi il canalino della borsa reniforme posta su lo stomaco piena di polta rosso-nericcia. In segui to giace la matrice gelatinosa, compressa, ricur- va, fatta da due pezzi laminosi, nel cui -prin- cipio sbocca l’ovidotto serpeggiante e proveniente dall’ ovaia. Analoga disposizione osservasi nel Ga- sterottero, nella Fillidia e Pleurofillidia, nel Do- ridio, il quale ha il canaletto spermatico flessuoso lungo e terminato nel sacco dell’ organo genitale. Hanno in generale le Doridi il membro maschile lungo e sottile racchiuso in particolare astuccio fornito del proprio muscolo ; a fianco del mede- simo trovasi il canaletto della borsa di Swammer- dam, indi la matrice, cui sbocca l’ ovidotto arcua- to-compresso, risultante da infinite laminette fles- suose traversali e da un corpo ovale composto di molti acinetti. E poi da sapersi in particolare che la Doride Argo abbia le ovaie scarlatto con ovi- dotto giallo e flessuoso aperto nella matrice ros- sa, e risultante da molte lamine gelatinose e fles- 412 snose 5 le quali, tostochè sia quella indurata dallo spirito di vino, possonsi facilmente svolgere. Il te- sticolo le è contiguo, ed apparisce di figura ovale composto di sostanza granellosa rossa , che vi sì apre come il condotto di una borsa ovata ros- siccia diversa da quella di Swammerdam, che giace poco appresso ; essendo simile all’ altra descritta da Cuvier nella Doride solea , e che sbocca in un canale giallo fatto da fibre traversali all’ esterno ed internamente ha le rughe con due serie di tu- bercoli cartilaginei conici, a più strati uncinati in cima, ove sono più compatti, avendo la strut tura analoga allo stiletto cristallino della Chioc- ciola. Della medesima fabbrica muscolosa rilevasi la guaina del membro genitale lungo, assottigliato nell’ estremità, rugoso e crasso nella radice e cor- redato del respettivo muscoletto aderente alle pa- reti addominali, ad opra di eui quello rientra nel proprio astuccio e n’ esce per la contrazione delle fibre di questo ultimo. Finalmente evvi un corpo glanduloso , il cui canaletto mette foce nel cavo della guaina del membro generatore e forsi ge- me l’ umor che lo umetta. Dippiù La Doride lem-. bata offre l’ ovaia divisa in vari lobi cadauno col particolare vasellino finito nel comune ovidotto ; e nel canale della vescica di Swammerdam apresi quello di altra borsetta. La Tetide serba identica conformazione, tranne di avere due distinte aperture delle parti genitali per 415 qualche linea fra loro lontane, e ?1 membro maschile: è ovale bislungo col testicolo avente un solo dutto- lino spermatico in mille modi attortigliato sino al- l'apice del pène. La Scillea presenta il testicolo lobato posto sotto l’esofago , e vi si rinviene ezian- dio una vescichetta bislunga ripiegata unita al co- mune canale dell’ ovidotto e della vescica. Il mem- bro genitale apparisce lungo ed assai contorto. L’ Onchidio offre pure la separazione de’ sessi , e l’ ovidotto dopo di essersi innestato nella matrice si unisce al canale della vescica e la vagina apresi a dritta; essendovi posteriormente un solco pro- lungato fino a quello del membro genitale comu- nicante col sacco a due borse, e nel fondo di ognu- na di esse esiste un tubo con punta acuta cor- nea. L’Elice stagnale non offre intimo rapporto fra l ovidotto e la matrice, nel resto convenendo col- l’ Elice comune. Ha questa non lungi dal tenta- colo maggiore dritto l’ apertura dell’ atrio degli organi genitali, ne’ quali vedesi svolgere dal sac- co fibroso e dal proprio muscolo il lungo mem- bro genitale, a fianco del cui foro evvi il canale, che rivolto in giù apresi nella matrice. Poco più oltre di detto atrio esiste il secondo forame che fornito di orbicolare sfintero guida nel sacco del dardo, il quale somiglia ad uno stiletto a quattro angoli taglienti, capace di rinnovarsi e di sostanza spatica. La terza apertura inferiore pre- senta prima i due fori delle vescichette moltifide o prostate più o meno biforcate. Segue indi la ma- 414 trice con molte rigonfiature, inferiormente gela- tinosa e nell’ interno piena di moccio tegnente, Nella sua parte inferiore apresi l’ ovidotto flessuoso derivante dall’ ovaia internata nella massa epatica. La borsa porporifera di Swammerdam è orbicolare e piena di sostanza rossiccia: è stata creduta .ne- cessaria per invischiare le uova e sì apre non lungi da’ fori delle vescichette moltifide. A. sinistra della intera lunghezza delle matrice esiste una sostanza glandulosa che finisce presso il canale deferente e da Cuvier reputata testicolo. Il Lumacone ha benanche il vestibulo dell’ap- parato sessuale che, esternamente rovesciandosi, fa comparire tre forami: il superiore spettante al mem- bro genitale corredato del proprio astuccio, del mu- scolo retratiore e del dutto deferente che dal suo fondo allungasi giù, e termina nel testicolo glan- duloso e bislungo ; il medio appartiene alla vescica di Swammerdam a corto collo; e l’inferiore costi- tuisce il foro della matrice assai allungata, che in sotto si restringe e diviene flessuosa , onde ricevere gli ovidotti derivanti da’ lobi laterali della massa delle uova. 2.) Unisessuali. Ne’ Murici il testicolo è situato nel destro margine della spira epatica, dal quale incomincia il canale deferente alquanto flessuoso ed entrato nella cavità branchiale termina nel sol- co che percorre il margine superiore del mem- bro genitale sino all’ apice, che nel M. cutaceo of- fre un cirro e nel Truncolo finisce assottigliato. 415 Ne varia non solo la forma, poichè è allungato- compresso nel Tritone, nel 'Truncolo e Lampas, in cui essendo molto lungo vedesi ripiegato nell’ in- terno del cavo branchiale; ma diversilica eziandio la fabbrica di detto testicolo, che in queste ultime spe- cie e nel Pusio risulta da un solo canale ripiegato, La matrice allungata giace nel margine interno dell’ intestino retto, vedendovisi anteriormente l’ a- pertura esterna e nel sito opposto l’ orifizio dell’ ovidotto derivante dalla spira del fegato, ove tro- vasi l’ ovaia. La sostanza della matrice è adiposa, ed offre parecchie rigonfiature interiori piene di glandulette, il cui umore serve ad invischiare le uova. Notisi inoltre che quella del Tritone per tutto il sno lembo sinistro presenta un canaletto aperto presso il di lei orifizio esterno e nel fondo tiene un promontorio glanduloso e striato. La sessualità de’ Buccini poco differisce da quel- la de? Murici, e soltanto il membro genitale del Galea somiglia ad una carruba con cirro termina- le, avendo la matrice traversalmente gonfiata un canaletto rotondo , la cui esterna apertura sboc- ca in quella. Tale è pure, anne la deficien- za del canale accessorio, la disposizione del ses- suale apparato del Cono, delle Cipree, Volute e del Ciclostoma, la cui matrice è per lungo a- perta. A dritta del cavo del mantello de’ Trochi giace l’ intestino retto cinto presso il termine da sostanza adiposa, il quale poco giù attraversa la matrice ovata ed internamente costrutta da var] 416 corti e sottili filamenti carnosi. In avanti ha l’ a- pertura esteriore ed in dietro quella dell’ ovidot- to, che sta ramificato e disperso nella spira del fegato. Non ancora ne ho veduto l’individuo ma- schile. Le Neriti tengono la matrice più ampia de’ Buccini con quattro fascie longitudinali e’1 mem- bro genitale offre il dutto spermatico fino alla sua punta. Il Sigareto lo presenta in mezzo del collo. Arr. IV. Pteropedi e Cefalopedi. La Ialea mostra il membro genitale che esce dall’ apertura posta a sinistra della bocca ed a de- stra esiste la matrice coll’ ovidotto. Analogo ap- parato trovasi nello Pneumoderme, in cui il canale comune delle uova e della generazione si apre poco avanti dell’ ano ed esternamente prolungasi in un solco. Il Clio boreale possiede 1° ovaia, il cui ovi- dotto sbocca nella matrice colla vescica di Swam- merdam, ed il vase deferente fa lo stesso nel mem- bro genitale situato presso il collo (1). (1) Ho costantemente osservato che i Cefalopedi maschi sono molto rari ad incontrarsi, e fra cinquanta individui di Polpo argonauta, che pel decorso di vari anni ho esaminato, neppure uno era maschio. È questo men vero negli altri Polpi e nella Seppia, stando i loro ma- schi alle femine come 1-20. Ravvisasi subito la differenza de’ pri- mi dal minor volume del corpo e soprattutto da quella ampliazione del sacco addominale delle femmine dipendente dall’ ingrossamento delle uova e de’loro corpi adiposi. Il Calamaro saettato maschio é un quarto più corto del femmineo. Anche il colorito de’ follicoli dermoi- dei è diverso da quello della femmina, ed allora siffatta particolarità potrebbe indurre a crearne non varietà, ma specie novelle. 417 Ne’ Polpi l’ apparato in esame occupa sempre la linea mediana della inferior parte dell’ addome; ma nella Seppia giace a dritta, donde in giù di- rigesi verso il sito centrale. A destra delle inte- stina e sulla borsa dell? umor nero esiste il mem- bro genitale alquanto crasso e retto , che finisce su con apice ricurvo tuboloso, e giù restringesi , terminando nella vescica quasi globosa situata nel basso fondo del sacco addominale. Il canale deferente nel mezzo della sua flessio— ne biforcasi per ricevere il vase spermatico pro- vegnente dal testicolo ovale granelloso , chiuso da particolare membrana, e dal cui centro quello sor- ge con infinite ramificazioni vascolose derivanti da’ grappoli o da’ tubi dicotomi. L’altro canale inferiore del dutto deferente è separato in tre porzioni; va- le a dire la superiore emulante la borsa ovale de’ Gasteropedi, la inferiore è il membro genitale ca- pace di sguainarsi pell’interno del canale deferente, che continuasi ancora colla porzione media, es- sendo variamente attorticciato. Infatti reciso il te- stè citato vase vedesi che la sua veste esteriore sia molto valida, formando guaina al membro ge- nitale, che vi sta ritirato. Nella Seppia il vaso deferente è più corto, lo spermatico è flessuosissimo terminato nel testico- lo, ed il membro genitale apparisce più toroso e spirale. 1 Calamari, e precisamente il saettato, hanno lungo e stretto canale deferente., che finisce nel membro generatore. In sotto comunica col testi- 27 418 colo ovale prismatico e con una delle tre faccie fornita di longitudinale solco. Attaccasi esso al fondo dello stomaco mediante breve fascia mu- scolare ed all’estremità del sacco addominale mer- cè un muscoletto. La sua sostanza coperta dalla tunica sierosa e dall’albuginea è giallastra e com- patta, risultando da plessi tubolosi a vari strati comunicanti col vaso dello sperma. Gli organi femminei piccole varietà presentano nella intera famiglia de’ Cefalopedi e si riducono alle seguenti. Ne” Polpi 1’ ovaia globosa è collocata nel fondo del sacco peritoneale e racchiusa:da fitta membrana , che ne costituisce quasi l’ utero, nel centro del quale non solo si attacca il placentario de’ grappoli oviferi aderenti alle sue ramificazio- ni, ma in opposta direzione hanno origine gli o- vidotti. Questi in tempo della gravidanza acqui- stano massima espansione, indi ricurvati a dritta e sinistra ascendono verso l’ alto del peritoneo, che sbucano e ne rimangono in parte fuori, ossia al di là dell’ ingrossamento globoso, che in molti Cefalopedi ritrovasi. Gli ho ravvisati negli Eledo- nì, nel Polpo comune e tubercolato, non che in quello di Aldrovando. Sezionati per lungo gli ovidotti, si vede la tunica esterna fibrosa e la interna con pieghe longitudina- li piene di follicoli più visibili nella prostata, una lacuna traversale comunicante con infinite lami- nette, essendo ovale nella Seppia. Il placentario de’ Calamari scorgesi a cono inverso e sostenuto in- 419 torno un asse fibroso prolungato dal fondo dello sto- maco sino a quello dell’ addome, e nell'epoca del- la gravidanza prende significante ingrandimento. Art. V. Embriologia. I. Zoofiti. Le uova delle Gorgonie e delle Pen- natole hanno la tunica esterna contrattile, dentro la quale sono racchiusi gli embrioni. In generale posso affermare che nel centro presentano sempre un’ areola trasparente. Quelle degli Entozoi sono orbicolarie gialliccie, ma negli altri esseri diver- sificano per colore e figura, siccome apparisce qui appresso. Il. Articolati. Le loro uova come in tutti gli ani- mali a sangue freddo non hanno bisogno d’incu- bazione, bastando il calore atmosferico per eccitare i movimenti dell’embrione e farlo schiudere. Variano esse per la figura; essendo globose, ovali, bislunghe, lineari, lucide, argentine, dorate, bleu, verdi, vel- lose ec. Risultano da un liquido necessario ad in- volgere e nutrire l’ embrione, e dal guscio o sia tu- nica esterna elastica dura e quasi inorganica : non trascurando la natura altri mezzi come preservarle dalle ingiurie atmosferiche o dagli esseri distruttori. I neonati degl’Insetti non offrono la forma o tutte le parti, che hanno nel loro ultimo stato: ciocchè è contrassegnato dalla voce metamorfosi , con cui si è veduto chei diversi loro cangiamenti sieno gli svi- luppi successivi di certe parti contenute nelle altre. + 420 La metamorfosi dicesi generale, quando l’ Insetto offre totale mutazione principalmente nelle parti esterne. La forma con cui nasce diversifica da quel- Ja che ha in seguito, e ciascuna delle parti che aveva non si conserva nello stato perfetto. Appel- lasi essa parziale, qualora l’ Insetto nel corso di sua vita non è soggetto a mutazione nella forma ge- nerale, che anzi acquista esternamente nuove parti. Gl’ Insetti percorrono trestadi: il primo dicesi di Larva , che ha il corpo allungato anelloso, la testa fornita di mascelle e di occhi, avendo corti piedi aderenti agli anelli, cangiando molte volte la pelle; il secondo denominasi di Ninfa col corpo bislun- go, senza membri distinti, restando gran tempo immobile sotto l'apparenza di morte e di seccheaza col nome di crisalide, che in rilievo fa scorgere i lineamenti della Farfalla che ne dovrà schiudere; el terzo stato appellasi perfetto o di Papiglione eon ale flaccide e molli che poco dopo seccansi per volare, avendo sei piedi, la tromba spirale, gli oechi composti ec.: ben inteso però che gl’ In- setti, ne’ quali ciò non accade , chiamansi senza metamorfosi. Era que’ che hanno le ale, un gran numero non offre che il solo cangiamento di svilup- parle e dicesi a semi-metamorfosi. La loro Larva somiglia alP Insetto perfetto eccetto la mancanza delle ale, e la Ninfa differisce dalla Larva per gli abbozzi di ale che sviluppansi nella sua ultima muta, onde mettere l’ Insetto nello stato perfetto. { restanti Insetti a metamorfosi completa sono 421 prima Larva a foggia di verme, diventano in seguito Ninfa immobile, avendo tutte le parti dell’ Insetto perfetto raccorciate e come impupazzate; essendo li- bere, molto approssimate ed applicate contro il cor- po nelleNinfe de’ Coleotteri, Nevrotteri e degl’Ime- notteri. Ne’ Lepidotteri e Ditteri una cute elastica forma astuccio. alle loro parti esterne, che è o pel- licola trasparente ( Pupa coperta ), oppure secca dura ed a guisa di capsula ( P. coartata ). Molte Larve preparano colla propria seta i bozzoli a fine di chiudervisi. II. Molluschi. Varia non poco la forma delle loro uova; essendo orbicolari compresse, con punto rotondo trasparente negli Acefali, ovate e contratti- li nel Vermeto, sferiche nel Lumacone, ovali nella maggior parte, con pedicello ne’ Buccini, ellit- tiche nell’ Argonauta e mammellari nella Seppia. Vi si distinguono due specie d’ inviluppi, l’ avven- tizio ed i propri: il primo è vischioso, corneo ne’ Buccini e Murici, cretaceo nel Bulino e testaceo nelle Teredini ; essendo anche variabile per la fi- gura, che somiglia al cono inverso ne’ Murici, oppure ad un gruppo di cellette ellittiche (Puliciara). A- mendue sono pertugiate dall’ embrione per uscir- ne, ed hanno due valve conchiglifere nelle Teredi- ni. La seconda serie d’integumenti riducesi al corio, all’ amnio, all’ albume ed al vitello gelatinoso e poco denso. L’ embrione che ne è involto lo sbu- ca, onde uscirne , e ne’ Murici l’ inviluppo ester- de 422 no , dove son contenuti infiniti embrioni, presenta orbicolare apertura turata da valvula L’embrione inoltre secondole osservazioni di Ca- rus e le mie è in continuo e celerissimo moto rota- torio intorno il proprio asse anche durante l’epoca, in cui rimane attaccato alla madre. Negli Acefa- li aderisce alle branchie da Mery e Bojanus re- putate serbatoi di uova o placentari, e resta alle Teredini fissato per molto tempo. Dippiù 1’ embrione nel di lui primordiale sviluppo somi- glia meno a’ suoi genitori, che in seguito; per cui Jacobson , osservando quello dell’ Anodonta , credette trattarsi di entozon, denominandolo Glo- chidio parassitico. Nell’ embrione dell’ Argonauta ho chiaramente osservato non solo i lineamenti del futuro essere, ma finanche la conchiglia che sinora gli era stata creduta estranea. L’ embrione delle Seppia al dire di Carus lascia il corio dopo che abbia consumato il vitello ed aperta la bocea. Fixs neL I.° voLuME. INDICE PREFAZIONE: Uil diceeiarorizore.. ° Vi PROLEGOMENI. 0. +.0.00000000 SRO TOS SR DI XI CAP. I. Zdee generali. Arr. I. Scopo della Zootomia............. ”» » HI. Cennobdibliografico.......... age XIV CAP. II. Distinzioni de’ corpi naturali. Ar. L.*. Corpi inorsemci, d.ucond ci XIX Di REL Corpi pregno. s,rergreatar SANO XXV » III. Parallelo tra i vegetali e gli animali.. XXX CAP. IIL Distribuzione metodica degli animali. Ama,.J. --Jgee generali... .s gerssranugace o.. XXXII » I. same particolare de’ sistemi....... XXXV » III Sistema di Cuvier....... RARE e ©, 4 >, d CAP. IV. Principj componenti l organismo arumale. Arr. I. Zlementi fluidi e liquidi......... » XLIII » I. Z/ementi solidi....... SIE CERA o XLV DER: O regnr.. liaison tao XLVII CAP. I. Sistema osseo. Sezione l. ZoOOrrti. Art. I Poli aule ERE MERI o 1 DIFETTO: ACRI SSR dci 5 Sezione II. ARTICOLATI. Art. L ADEN SIRIA int da pati PR 20 DT RI ersetee In EEnerale Ret ce ato Aa 424 ArT. Ant. ART. INI. Insetti in. particolare: x 024 SKIRA 24 IN Ragno: LORIS DAS da RR 27 No; :Grostacetica soviet avo sca i AB Sezione IIl. MoLLuscut. Li Corenedi pane PES IOORIE SI ERP TO 30 BH.) Brachropedn,..- Lu» ee 32 eden suna Sa sii dd WWW “Gasteropedi 3%. daga PIERA 34 V. \Pieropedi\e’Cofilopedi ?. hu. ». 36 VI. Accrescimento del sistema osseo. ... 0.0. 40 VII. Unione delle ossa e de’ loro legamenti... 53 CAP. II. Sistema muscolare. Sezione I. ZooriTr. DO Polipiersscrisrs 0: VISI NARO .. 56 iI. 400 9 AAP AETA FS UT 58 MIL. Zermi intestinali. <<. 13 uni » IV > Io 0%. WW/di Ae 0 SIL Sezione II. ARTICOLATI. Anelhidti socio ri vossanti a BE cast 395 MISI nt dle ana VERO +. 398 Ragninia asino tr nza creation 402 Crastaceri. dle CES aida da c'e sele 03 Sezione III. MoLLuscut. Cirropedi o Brachiopedt... sivsa vete sso +. 4905 ALA, IE stase ” Guasteropedi-h-nasdoai e e...- 407 Pieropedive