6 e, i i ‘ Ì Rier me prep » h ” % N N, n x L.| Ferroni 3 Pietro Francesco Li T39:15{ Cecco ufo » | YORICK figlio di YORICK ) (Avv. P. C. FERRIGNI.) RESTA DEI FIORI DELL'ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D' ORTICULTURA IN FIRENZE. vii e. Hilariter. QUARTA EDIZIONE. > { ? 3904572 25.2.5060 FIRENZE. COl TIPI DEI SUCCESSORI LE MONNIER. 1874. QUATTRO CHIACCHIERE DA ANDARE INNANZI ALLA QUARTA EDIZIONE. Non so perchè, ma ho 1 idea che le prime tre edizioni del mio libro, buono o cattivo ch'e sia, abbiano corso per le mani delle belle donnine che leggono il volume dopo pranzo, sdraiate sopra un molle divano , in quel dolce abbandono, in quello stato magnetico, che segue le arcane voluttà del palato e precede i sogni deliziosi del sonnellino dell’ oro. Vedete che so esser modesto, e mi rassegno senza mor- mbrare alla mia parte di narcotico, che mi a tanto bene! Ma Dio sa quanti scrittori invidiano la mia sorte! ... Es- ser compagno alle leggitrici gentili nell'ora della solitudine e del silenzio, quando le idee si confondono e le immagini del mondo reale impallidiscono e si dileguano fra le rosee tinte del mondo della fantasia, quando le dolci memorie e | i vaghi desiderii fanno palpitare i candidi seni sotto i veli ., leggerissimi; esser lì, vicino a loro, quando gli ultimi so- spiri volano via dalle labbra semiaperte, quando gli ultimi sguardi si fanno strada attraverso le lunghe ciglia abbas- sate, e scuotere sulle belle dormienti un nembo di fiori, e susurrare nelle orecchie delle gentili fanciulle uno scher- zo, una barzelletta, una leggenda rubata alla cronaca de- gli amori delle piante, che chiami sulle guancie rubiconde il lampo d’ un fuggevole sorriso ! Vorrei sapere quante volte il mio povero libro è scivo- lato giù dalla mano sul grembo, e dal grembo sul cuscino, e dal cuscino sul tappeto, e ha veduto la punta d’ un pie- « ‘»’Cinodi Cenerentola alzare e abbassare il lembo d’una sot- tana trapunta 1... Che poss’io dare alle lettrici cortesi in cambio della loro incoraggiante sìmpatia?... Mì sia concesso dar loro un buon | consiglio... È una cosa senza conseguenza, che costa tanto .__ pocoa chi la dà, e impegna anco mero chi la riceve. ÙÌ,: a UN BUON CONSIGLIO. Tempo fa, le giovinette, Saltellando pel giardino, Intrecciavan ghirlandette Ù Di verbena e gelsomino; Oggi, pria che il tempo giunga D’ indossar la veste lunga, Scappan via come folletti Sotto l’ ombra de’ boschetti. Belle,... il mondo è pien di doglie; Date retta a chi ne sa.... Quando il bosco mette foglie, Chi ha giudizio, non ci val... Tra i cespugli e tra le fronde Striscia il serpe, il rospo annida, E la vipera si asconde : Poveretta chi si fida!... Quando poi ci pensa meno, Uno schizzo di veleno Scende giù per la ferita.... Langue, gonfia.... e è bell’ e ita |... Se il Demonio vi ci coglie, Sa Dio quel che nascerà!... Quando il bosco mette foglie, Chi ha giudizio, non ci val... Della selva in sul confine Fresca auretta move l’ ale; Ma le molli borraccine Succhian l’ umido letale. Ci si diacciano i sudori, Gi si pigliano i dolori, E, per colmo di ludibrio, Gi si perde l’ equilibrio ! Chi dal rischio non si toglie, Prima o poi ci cascherà ! Quando il bosco mette foglie, Chi ha giudizio, non ci val... Oh!... lo so!... tra la verdura, Presso al rio, sovra un bel prato, Più vicino alla natura Balza un cuore innamorato.... Ma l’amor, che batte l’ ala Mentre stride la cicala, Fa arrossar più d’ una guancia E finisce.... in una ciancia.... Presto annoda e presto scioglie, Presto piglia e presto dà... Quando il bosco mette foglie, Chi ha giudizio, non ci va!... AV Sulla siepe verdeggiante Vola il grillo canterino, E dal ramo dondolante Dolce canta l’ augellino; Ma tant’ è, de’ grilli, ormai, Donne mie, n’ avete assai; E pel canto dell’ augello... Non sarà già il primo quello! Il mal’ è che certe voglie Non s' attutan coll’ età.... Quando il bosco mette foglie, Chi ha giudizio, non ci va. Fanciullette, a cui la gonna Cuopre appena il bel piedino, Sotto gli occhi della nonna Saltellate pel giardino: Chè del bosco in fra gli orrori Stanno spesso i cacciatori, E vid'io, più d’ una volta, Cascar giù tra l’ erba folta.... Se ci sdrucciola chi ha moglie, Figurarsi chi non l' ha!... Quando il bosco mette foglie, Chi ha giudizio, non ci va. YoricK. echi sua Piet ci a iran “enna vela rie n CA n [or pa) # di ;GONFIDENZE. e Un libro senza prefazione è come un desinare . senza minestra, come un’opera in musica senza sinfonia, come una festa officiale senza discorso. Ci manca quel non so che, consacrato dall’ uso, in omaggio al vecchio pregiudizio che tutte le cose a questo mondo debbano avere un principio, al modo istesso che hanno una fine. Il caos, per la gente metodica, non fu che la prefazione dell’ universo!... Generalmente parlando, la Prefazione è desti- nata a far sapere al rispettabile pubblico il come e il perchè fu scritto il libro che gli si presenta. Se io vi dicessi che la Festa de’ Fiori fu scritta con lo scopo di essere utile all’ umanità, non vi direi una bugìa più grossa di quelle sciorinate ogni giorno dalla infinita caterva degli scrittori, che sognano i do- veri dell’apostolato e i diritti della missione, e raccon- tano — modestamente — che il bisogno d’un libro nuovo, e per l'appunto del loro libro, era un bisogno sentito da tutto il genere umano. Ma a dirla francamente io, all’utile dell’ umanità non cì ho pensato neppure. La verità è che io potevo as VI fare a meno di scrivere, e voi potete fare a meno di leggere, senza che perciò le cose di questo mondo va- dano meglio nè peggio. Del resto, credete a me, quella gran tenerezza ‘ per il prossimo, di cui tutti gli autori fanno pompa ne’ fervorini indirizzati a’lettori, è soltanto una lu- stra per darla ad intendere. Lo scrittore, come tutti gli altri uomini sotto la cappa del firmamento, soffre più del suo proprio dolor di capo che di tutti i ma- lanni, di tutte le stragi, di tutte le sventure del suo simile, dal diluvio universale agli orrori della guerra civile. Il vostro migliore amico è più disperato del suo mal di denti che della vostra tubercolosi al terzo stadio. È dura, ma è così. Non vi posso nemmeno raccontare che ho stam- pato il mio libro per cedere alle cortesi sollecita- zioni del terzo e del quarto. Se non ci pensavo da me, a far gemere i torchi, è molto probabile che non ci avrebbe pensato nessuno in vece mia. E allora, domanderete voi, come e perchè è stata fatta la Festa de’ Fiori? Oh Dio 1... È stata fatta come si fanno per lo più tutte le scioccherie di que- sto mondo !... Si comincia da una piccina piccina, poi si scivola senza avvedersene in un’altra più grossa.... poi una tira l’ altra, una va dietro all’al- tra.... e quando le cominciano a essere un centinaio, acquistano importanza per la loro quantità, formano collezione, e vien la voglia di riunirle insieme, di vederle tutte in un'occhiata sola, e di legarle perchè non scappino di qua e di là. VII Andai una mattina all’ Esposizione d’ Orticul- tura, e colpito da quello spettacolo così gaio ed im- ponente, rimasi lì un quarto d'ora a grattarmi la testa, rimuginando nel cervello una farragine di pen- sieri confusi, d’idee, di voglie, di concetti e di riflessioni. Quando un gatto si passa la zampina sul capo, voi dite subito : vuol piovere di sicuro. Quando uno scrittore si passa la mano nei capelli, voi potete giurare che il tempo si mette alla stampa! ... E più tardi, tornato alle stanze della Nazione, presi la penna e tirai giù un primo articolo, che fu seguìto la dimane da un secondo, e così tutti i giorni, finchè l’Esposizione fu chiusa. Il mio lavoro è un lavoro senza pretensioni. Fra lui e la scienza botanica ci corrono mille mi- glia, e quando l’avrete letto è probabile che ne sappiate meno di prima intorno alla circolazione in- tracellulare delle piante e sulla generalità della fe- condazione dicogamica. Vi avverto ancora, per quiete della mia coscienza, che io ho poca pratica delle classificazioni, delle no- menclature, delle sinonimie; che ho una grande smania di tradurre in italiano i nomi latini de’ sud- diti del Regno vegetale; che mi piace di metter da parte il linguaggio oscuro, nebuloso e sesquipedale della lezione cattedratica, e mi contento di parlare la lingua piana, modesta e intelligibile della conversa zione di tutti i giorni. Sicchè, siamo intesi.... io non ho nè la scienza, che è una cosa rara, nè l'apparenza della scienza, VII che basta più spesso a far gabellare per un gran baccalare il primo bue che trova la maniera di non farsi capire. Io scrivo le mie impressioni, e le serivo alla carlona, alla buona di Dio, per gl’ignoranti come me, che godono la divina facoltà di commuoversi innanzi alle meraviglie della Natura, che hanno un granellino di fantasia nel cervello, un po’di poesia nella mente, e un po’ d’affetto nel cuore. Quando avranno letto il mio libro, quelli che hanno veduto la grande Esposizione torneranno col pensiero alle ore deliziose, passate sotto i lucernarii dell’ edifizio, fra i gruppi delle Palme e le ghirlande delle Orchidèe, nell’estasi muta che accompagna i piaceri più intensi; e quelli che non si mossero da casa avranno come un riflesso della verità, quasi un’ immagine virtuale, un po’ confusa e. sbiadita, dell’ allegro spettacolo; vedranno l’ ombra degli alti Cocchi e de’ Pandani frondosi disegnarsi sulla bianca paginetta, e faranno correre l’ immaginazione sulle traccie del passato, dietro agli scienziati che pro- nunziarono il loro giudizio, e sull’ orma delle belle Signore, protettrici della Festa de’ Fiori, che fecero più gaia, più bella.... A proposito delle Signore.... ho una parolina da dire al loro indirizzo. Scusate veh 1... Un momentino solo, e sono da voi. Con permesso... IX ALLE SIGNORE PROTETTRICI DELL’ ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ ORTICULTURA. Badr Questo libro è dedicato a voi, com'è di giusta e come mi par naturale. Dove voi siete, tutti cedono il passo ; dove vi mo- strate, tutti corrono, reverenti in vista, ma pieni di segrete concupiscenze nel cuore. Chi vuole avere le simpatie della gente, si tenga vicino alla sottana delle belle donnine; chi vuol fare il miracolo d' andare a versi degli uomini, cominci dal provocare un dolce sorriso sulle labbra vermiglie delle donne. E poi, per dirla tutta, il mio libro è stato scritto © proprio per voi. Io non son mai tanto contento come quando chiacchiero a tu per tu colle lettrici gentili, e trattandosi della Festa de’ Fiori, lu mi sembra cosa tutta vostra, in cui nessuno, meno voi, ha miente che ve- dere. Voi la rendeste possibile , voi la faceste più bella, voi sole siete capaci d' intenderne tutta la sublime poesia. Chi s'immaginasse che la Natura produce 1 fiori per gli uomini, si lascerebbe illudere dal più madornale sfarfallone di questo mondo. Una pianta, per noialtri maschi, è una cosa che produce tanto peso di materie prime da impiegarsi nel- l'industria, tanta quantità di resine, di succhi, di pol- veri, di principi attivi, di sostanze coloranti da conse- gnare al commercio,... e tante croci di cavaliere da attaccarsi all'occhiello di chi inventa per lei un nome bisbetico e barbaro. I fiori non contano... 0 contano tut- tal più per falsificarne il profumo, imitandolo co' processi chimici. L'amore per la scienza ci rende insensibili alle ingenue grazie della Natura; il microscopio ci svia l'occhio dalla contemplazione del bello. E se le piante menano fiori, se la Primavera in- ghirlanda i rami flessuosi di tante vaghe corolle, se il sole tinge di così brillanti colori î petali delicati, se l’auretta gentile sparge d'intorno î deliziosi profumi, gli è per voi sole, eleganti donnine, per voti, ingenue fanciulle, che avete il cuore e la mente fatti apposta per sentire e per intendere quanto v'ha di bello, di sublime, di misteriosamente affettuoso nelle grandi meraviglie della Natura. La Festa de'Fiori è dunque la vostra festa, è la XI festa della bellezza, della grazia, della leggiadrìa e del- lamore: Amor ne vien ridendo Con rose e gigli in testa, E vien di voi dicendo: Fategli, Belle, festa! E, se non vi par troppo grave, fate un po di festa anche a me, che me la merito, se non altro pel.... profondo rispetto, col quale ho l'onore di dirmi Signore, e 1 GEE Tutto Vostro YORICK. XH Noi siamo restati dunque.... Ah !... si diceva che quando avrete letto il mio libro... Oh bella !... quando lo avrete letto, non avrete da leggerlo più! Ecco tutto!... E avrete passato un’ ora senza sopraccapi, senza pensieri affannosi, ammazzando il tempo, come si suol dire, senza esporvi alla pena dell’ omicidio premeditato. E poi rammentatevi il proverbio : Non c’ è pes- simo libro, da cui non si possa imparare qualche cosa. Ci s'impara per lo meno a non scrivere per le stampe, quando non si è nati con cotesta vocazione. Se io avrò messo fuori un libro tanto cattivo da far passar la voglia di scrivere a qualche altro autore della mia forza; avrò sempre fatto un’ opera meritoria, e il signore Iddio benedetto me ne ren- derà merito in Paradiso. LA FESTA DEI FIORI era Inaugurazione. 44 Maggio, 1874. . L'uomo — si capisce subito che quando dico l’uomo intendo parlare principalmente della donna — è divorato a questo mondo da una sola ambizione: quella di fare, o di sapere, o di avere sempre qual- che cosa più degli altri, meglio degli altri, prima de- gli altri!... Pensateci bene, e vedrete che tutte le azioni umane, buone o cattive, hanno a movente, per lo più, cotesto vivissimo desiderio; il quale tal- volta, nelle anime basse, è tristo consigliero di de- Da "tg e di turpitudini; più spesso nelle menti elevate e |» mne’cuori generosi, è nobile sprone ad opere egregie, che spingono l’ umanità nella via del progresso e del perfezionamento. Stamane, per esempio, c’ è da scommettere che tutte o quasi tutte le mie amabilissime leggitrici, hanno addosso un solletico, un’ uzzolina, una voglia irresistibile di penetrare nei locali dell’ Esposizione de’ fiori al momento dell’ inaugurazione, proprio al- 1 2 INAUGURAZIONE. lora che i cancelli saranno chiusi alla folla, mentre la signora tale, che sta a casigliano, sarà sempre pi- giata fra la turba, innanzi al casotto del bigliettinaio , co’ piedini nella mota e il vestito tirato su. Una voglia di bella donnina?... (Tutte le lettrici della Nazione sono belle donnine per diritto d’ abbo- namento.... è un privilegio che si acquista colla rice- vuta).... Una voglia?... Misericordia!... mi farei in quattro per contentarla, se non avessi paura che ì pezzi restassero poi troppo piccini al bisogno. Noi faremo meglio, noi faremo di più. Entre- remo sotto le grandi navate del Mercato centrale prima che la solenne cerimonia incominci; passeremo avanti al Comitato delle Signore protettrici , avanti ai Membri del Congresso, avanti ai Commissarii ordina- tori; ci permetteremo il lusso di una inaugurazione particolare, anticipata, di una visita a porte chiuse con tutto il comodo nostro; poi quando l’ ora sia suo- nata, quando le trombe squillanti delle fanfare an- nunzino l’arrivo del Re, noi saremo i primi a cor- rere al cancello, e a salutare festanti il primo soldato d’ Italia. Venite qua.... zitti.... in buon ordine.... entriamo nei sotterranei del gran Mercato. Oh! non e’ è biso- gno d’abbassare la testa.... l'onorevole Pandola ci potrebbe passeggiare, con in capo un berrettone da granatiere del primo Impero, senza neanco fregare la punta del pennacchio alle travi di ferro del soffitto. Raduniamoci tutti qui sotto.... c'è posto, non dubi- tate.... tremila e più metri quadri di superficie.... e niente paura: la volta è solida come se fosse d'acciaio. Ci siamo ?... Adesso venite con me, volgete a sinistra, prendete il bracciuolo della scala.... venti INAUGURAZIONE. 3 scalini.... siamo alla parete di tergo del grande edifi- zio, dalla parte di via dell’Ariento.... altri quattro passi e poi un’altra scala, questa volta di legno, di- ‘visa in due rampe doppie che salgono in cima alla grotta artificiale destinata a contenere gli aquarii. Là.... siamo arrivati.... Date un’occhiata allo spetta. colo che vi si para dinanzi, e ditemi se vedeste mai nulla di più vago, di più imponente, di più meravi- glioso!... È la realizzazione d’un sogno, è la tradu- zione in fatto d’un’iperbole, è la creazione di un mondo, immaginato dalla più fervida fantasia d’un romanziere, In alto si stendono le tre immense lanterne, sol. levate a un’ altezza vertiginosa, sostenute da svelte colonnette di ferro dai vaghi capitelli compositi, uniti fra loro da archi leggerissimi, su cui ricorre un fregio, traforato come una trina di Fiandra. Le catene e le sbarre che reggono 1’ amplissima vòlta appaiono come strisce di velluto nero tese attraverso lo spazio e riu- nite in fiocchi nel mezzo della navata. Tutto intorno s’ inalza la maestosa loggia di pie- tra dalle linee purissime, dalle modanature eleganti, dalle proporzioni soavemente armoniche e spiranti una quiete ineffabile. Dai tersi cristalli del tetto, dai trafori delle fascie, dai pieducci degli archi, dalle stecche delle trasparenti persiane di vetro spulito, piove una luce tranquilla, uguale, temperata, un po’ grigia e sorda, che intona a meraviglia colla tinta azzurrognola della pietra. A giudizio degli Espositori forestieri che concorsero alle pubbliche mostre di Lon- dra, di Parigi, di Vienna e di Pietroburgo, è questo il più splendido, il più elegante, e il più grandioso edifizio finora aperto alle Feste de’ fiori. 4 INAUGURAZIONE. Sotto ai vostri piedi sta una specie di colle, ele- vato una diecina di metri sul livello dell’ immenso te- pidario, formato di grandi massi di tufo, di spugne, di stalattiti, di breccie incrostate di fossili conchiglie, tutto rivestito di muschi verdeggianti, d’ ellere abbar- bicate, di pendule clematiti, e protetto dall’ ombra delle grandi Magnolie, delle Palme, delle Conifere, . degli Aranci, i cui frutti dorati splendono all’ allegro raggio del sole attraverso il cupo verde delle foglie. Nel cavo seno della collina si aprono gli ‘oscuri re- cessi, ove tra la ghiaia minuta, sui verdi tappeti d’ astrèe e di tubipore, fra le punte degli scogli onu- sti di coralli e di madrepore iridate, sotto le larghe foglie delle gorgoni e delle plumarie galleggianti, sognai di veder guizzare i pesci, aprir le valve i mol- luschi, correre i carabi, e nuotare in alto le meduse. Il sogno rimase bugiardo come tutti i sogni che aleggiano intorno al mio capezzale, da’ quali non m’ è mai riuscito cavare un ambo pel giuoco del lotto, e adesso in quel torbido pantano che pare un mezzo bicchiere di limonata veduto col microscopio, vagano accidiosamente due Reine solitarie, e un’ Anguilla filo» sofessa sbadiglia meditando sulle triste vicende degli aquarii!.... Dietro le vostre spalle cade mormorando un lim- pido ruscelletto, che diventerebbe un torrente se le ondine capricciose Jlasciassero libero il corso alle acque, e s’inabissa ne’canali sotterranei, donde po- scia zampilla e fa come un velo all’ ingresso della grotta, e più lungi spiccia fuori impetuoso e si alza verso i cristalli della vòlta per ricadere in goccie, in spruzzi, in minutissime stille entro l’ ampia vasca che tiene il mezzo del delizioso giardino. INAUGURAZIONE. 5 Ho detto delizioso?... Ho detto poco in verità, perchè il primo sentimento che invade l'animo in- nanzi a quelle meraviglie dell’arte e della natura, è un sentimento confuso di stupore e di ammirazione che vi agita, vi commuove, e vostro malgrado vi tra- sporta colla mente fuor della sfera, Oltre la qual non giunge uman compasso. Osservate. Là, dietro la gran vasca, si allarga un enorme gruppo di Azalee in pieno fiore, che in mezzo al pallido verde delle piccolissime foglie aprono i ca- lici delicati, tinti in cento soavi sfumature, dal can- dor delle nevi intatte al cupo sanguigno dell’ ama- ranto, striati, macchiati, variegati, listati in mille capricciose combinazioni, ora lisci come 1’ ala d’ una libellula, ora frangiati come il lembo d’una serica coccarda. A destra e a sinistra, tra le sottili colonnette della navata, spiegano la magnificenza dei rami fron- dosi gli albori rapiti alle vergini foreste americane, ai sacri boschi dell’ India, alle fiorite sponde di Giava. Il Pandano odoratissimo apre i larghi ventagli in cima al tronco rugoso; le Palme dalle foglie allungate , dure, luccicanti come lame di spada, ondeggiano al vento e sprigionano un rumore quasi di armi cozzanti; le Arèche innalzano fra i gruppi i loro svelti pennacchi; le Cicadèe protendono intorno le vaghe ombrelle sem- pre verdi, e incoronano il negro rizoma scaglioso con un mazzo di fiori vermigli mezzo nascosti fra un ammasso di dorata lanuggine; le Felci arboree incur- vano mollemente i lunghi rami flessuosi; le Zamie scapigliate rizzano l’irta chioma sul ceppo rotondo, e 4* 6 INAUGURAZIONE. il Cocco eccelso piega sulle più umili piante la punta sottile delle sue lucide foglie. Più indietro, a man manca, un gruppo di altis- sime Araliacee si leva sublime tra un folto cespuglio di Pasilirii e di Sciadofilli, e giù in basso corre una lieta ghirlanda di Viole del pensiero, vaghissime di nuove forme e di mai più visti colori; poi un enorme Rodo- dendro sparge i petali vermigli dei suoi innumerevoli fiori sulle larghe foglie della Calmia, sull’ odorato Rin- cospermo, e sulle bacche sanguigne dell’ Ardisia. Ne’due piccoli tepidarii appoggiati alla parete, dietro una siepe di piante grasse, irte di acutissime spine, vivono tranquilli e segregati dalla folla i vario- pinti Caladii, le Begonie lanose, i Nepenti originalis» simi, i Cipripedii capricciosi, strani fiori che rubano le tinte e le forme alle più eleganti farfalle. A destra sorge il triplice padiglione che chiude le piante più delicate e più rare, il gran Fenicoforio dai larghi flabelli, le Dracène chermisine, i Croton macchiati di verde, di rosso e di giallo, le Maratte vellutate, le Alocasie trasparenti, i Cianofilli elegan- tissimi, le Orchidèe, le Glossinie, gli Adianti, le Fittonie. E attorno al padiglione, i gruppi meravigliosi delle piante inviate dal Belgio, ove brilla tra i nastri striati del Pandano di Giava, e fra le larghe foglie della Dracèna, la corolla fiammeggiante dell’ Anturio, la rubiconda nappa della Musa, e il fior giallo dalle lancie azzurre della Strelitzia Regina. Laggiù, sul palco elegante, circondato da una vaghissima balaustrata, la banda suonerà ogni giorno le sue più allegre sinfonie; qua,sotto i veli leggieri e i penduli festoni, le belle signore ammireranno i mazzi INAUGURAZIONE. 7 colossali, i vasi di fiori recisi, le ghirlande, le panie- rine, e i gruppi di fiori secchi. Scendiamo in fretta dalla nostra collina e diamo una corsa fuor dél recinto, tanto per dire di aver gettato un’occhiata per tutto; volgete a sinistra lungo il bo- schetto d’Aranci, di Limoni e di Lumîìe; seguite il viale che si allunga fra l’edifizio centrale ed il portico, e andate a ficcare il naso nel restaurant elegantis- simo, nei magazzini che chiudono le ricche collezioni de’ frutti e de’legnami di Grecia, delle statue di terra cotta, de’ mobili da giardino. Poi tornate indietro e affrettatevi a percorrere l’opposto ambulatorio, ove dietro alle siepi degli ar- boscelli e a'gruppi de’ Geranii e delle Petunie, si aprono, sotto le arcate, le stanze piene di frutta fresche ed artificiali, di vasi, di giardiniere, e di panierine di giunco, di vimini e di ferro fuso. Qua, sull'angolo estremo, fra le ampie cortine tese contro ai cristalli delle porte, si ascondono le sale destinate alle Signore protettrici , e nello spa- zioso giardino che sì stende loro dinanzi, sì alzano le due stufe di ferro del Mathian, venute da Lione e destinate alle piante de’climi più lontani e più tor- ridi. i Tutto intorno, per le aiuole fiorite, in giro alla vaschetta dal getto zampillante, mormorano al vento le leggiadre foglie e i pieghevoli rami del Bambù, stormiscono le acute punte delle Conifere e delle Arau- carie, spandono grati profumi i rami degli Eucalipti, le Verbene variopinte pendon fuori dai vasi, i Pelar- gonii macchiati si stringono alle cannuccie, le Rose di mille specie diverse empiono l’aria di atomi odo- ranti, i Ranuncoli, le Petunie, i Papaveri, le Viole, 8 INAUGURAZIONE smaltano tuttii praticelli e dondolano mollemente fuor dalle siepi di musco e di borraccina. Cari e modesti fiori che fate bella e invidiata la terra natìa!... Dove andò il tempo beato in cui soli regnaste sulle mense de’ grandi, e soli rallegraste l’umile cameretta della verginella innocente, e soli adornaste il seno delle matrone e la bionda chioma delle forosette!... Recipe: sermollin quattro o sei ciocche, Due fili di ginestra e due tazzette, Con due o tre rami di viole acciocche, Un fior di spigo e quattro mammolette, Due rose bianche e due di minio tocche, Con un bel cinto d’ odorose erbette ; Tanto serviva ad una franca lancia Per fare un mazzolino al Re di Francia. Il Re?... Ho detto il Re?... Ecco.... la folla si stipa contro i cancelli, la Banda intuona l’inno reale, le Signore escono dalle loro stanze e corrono al posto d'onore. Su via, dai giardini della vecchia Europa, dalle’ vergini foreste del nuovo mondo, spargete sul terreno i fiori più odorati e più rari, gettate Ja mortella ed il mirto, intessete ghirlande di ligustrie di rose, intrec- ciate corone di quercia e di lauro. Ecco il Re!... ecco il Re!... Viva il Rel... Chiacchiericci. 42 Maggio. Anco il tempo, quando vuole, sa far la sua corte alle potenze della terra e mostrarsi gentile colle belle signore. Teri mattina si sarebbe detto ch'egli avesse vo- glia di fare il guasta-mestieri. Le nuvole bigie corre- vano su per aria alla scapestrata e si accavallavano sull’orizzonte; tirava una brezzolina pungente che non presagiva nulla di buono, e le foglie tremolavano sulla cima dei rami con quel tentennìio che annunzia la tempesta vicina. — Pareva che la festa dell’ inaugurazione dovesse andare a finire in un pantano, ma in fin de’ conti tutto andò per il meglio nel migliore e più elegante de’ mercati possibili. Le nuvole rimasero lì buzzone buzzone, il vento ritenne il soffio, e la pioggia non dètte di fuori che a cerimonia compiuta. Appena appena faceva giorno, e Firenze pigliava una fisonomia di festa e di buon umore. Da per tutto sì vedevano traversare grandi barrocci carichi di piante, di fiori e di agrumi. Tutti i fiorai della Capi- tale facevano la loro Esposizione in piccolo, fuor de- gli sporti delle botteghe, negli atri delle case, sui muricciuoli de’ palazzi. Pareva che volessero dire : — A Firenze, signori miei, de’ fiori ce n’è sempre d’avanzo, ce ne ab- 10 CIIACCHIERICCI. biamo da mettere per tutto, e se volessimo far delle strade tanti giardini, è un gusto che ci si può levare con poca fatica! — La folla girava per le strade molte ore innanzi a quella fissata per la solenne inaugurazione. Era un continuo correre di carrozze in gran gala, uno scal- pitare di cavalli, un accalcarsi di gente per tutte le vie adiacenti al gran Mercato. Alle nove e mezzo la fila delle carrozze procedenti al passo fino ai cancelli dell’ Esposizione,arrivava da un lato in via Cavour.lungo il Palazzo Riccardi, e dall’ altro fino in via del Giglio innanzi al grandioso stabilimento dei fratelli Levera. Ci fu un momento in cui la calca era sì grande nella via dell’ Ariento e nella via Chiara, che le guardie municipali ebbero un bel da fare per mante- nere alla meglio qualche cosa che somigliasse a un po’ di libertà di circolazione. \ Tutte le finestre erano adorne di tappeti e di bandiere, e gremite di belle donnine che aspettavano impazienti l’ arrivo delle carrozze di Corte. La sera, tutta cotesta gente beata, radunata a crocchio per le case delle amiche e delle conoscenti, ascoltava i racconti de’ fortunati che avean potuto pe- netrare nelle navate del grande edifizio; e le donne, curiose e impazienti, empivano i salotti d’ un pissi pissi incessante. — Non ho mai saputo come la faccia, la Nina, — diceva una sposa novella con un sorriso malizio- setto, — ma la trova sempre mezzo di ficcar lo zam- pino un po’ dappertutto. — Deve avere di gran protettori! Qualcuno di- , molto in su.... — rispondeva una matrona in un tuono agro come un limone. CHIACCHIERICCI, 11 — Chetatevi, linguaccie. L*è amica del cognato del portinaio della Nuova York, che le ha procurato un biglietto d’invito d’una forestiera che si sentiva male, motivo per cui.... — Vedrete poi che sarà stato un forestiero... uno del Giurì.... di quelli che tengono il mestolo in mano. — 0 mestolo oschiumarola , ci sono andata e mi son divertita mezzo mondo. Ah! che magnificenza!... È stato proprio un godere.... — Gran cose, eh?... M’immagino.... — Non ti riscaldare l'immaginazione chè tanto tu resti addietro. Che vuoi che ti dica?... Al concerto, al teatro, alle feste, ci s'incontra su per giù la stessa società; ma in un palchetto, la gente si vede sola» mente dal mezzo in su, e nel pigia pigia d'una sala gli è bazza se tu dài un’occhiata alla scollatura o alla pettinatura... — Già.... ma, dico io, tutto il locale.... — Il locale è grande, e poi non c’era mica la folla, perchè gl’inviti erano stati distribuiti a miccino.... tutte persone scelte.... — Nina, fanne meno.... — Eh.... cara mia; quando discorri di me, sciacquati la bocca.... posso andare colla testa al- l’insù.... — Eh! diavolo!... se tu andassi colla testa all’ in- giù sarebbe un bel vedere!... . — Insomma, se tirate avanti di cotesto passo, io non racconto più nulla. — No.... no.... tira via. Lasciala dire, poste. È rimasta a casa col marito che è sempre, debole... e capirai... 12 CHIACCHIERICCI. — Allora gliela passo perchè mi metto nei suoi piedi e la dev’ essere rimasta male. Nemmeno a ve- dere il giardino di fuori, e annusare i barattoli, come i topi degli speziali!... — Dunque, si diceva, tutto bello, tutto bene ac- comodato?... — Oh! Uno spettacolo da'rimanere a bocca aper- ta.... Toilettes da mattina, se vogliamo, vestiti chiusi o aperti a core.... ma unlusso, vi so dire io.. — E, riccontimi cose rare, mi tiva. esem- ‘ plari mai più veduti.... — Mi fai celia!... Una collezione di figurini di Parigi.... — No, volevo sapere, la Mostra.... — Mostra poca, te l’ ho già detto, perchè scolla- ture n’ ho veduta una sola, una donna in celeste; che del resto, poverina, non aveva nulla da mostrare.... dev’ essere una signora che ha avuto de’ dispiaceri e m’ è parsa proprio giù. — Ma i gruppi delle piante.... — Tutti circondati di gente vestita -come un amore.... roba fresca, credi, rinnuovata proprio per quell’ occasione, perchè ci si vede alla prima quando un abito è stato già portato.... — Scusa, ma le piante.... — Parevan messe li apposta perchè i vestiti fa- cessero figura. Immaginati su quel cupo, i colori chiari.... — Abbi pazienza, ma non hai visto altro? Penso che fra tanta roba nuova.... — Nuova nuova non ci si potrebbe giurare; per- chè insomma le tuniche son sempre tirate su di dietro a gran festoni, lisce lisce sui fianchi..., Piuttosto, vedi, ._ CHIACCHIERICCI. 13 la novità stava negli accozzi delle stoffe, per esempio, cachemire e trina colore su colore, e poi gran velluto e faye a tinte discordanti.... Anche il crespo si porta bene, perchè fa delle belle pieghe cascanti sulla gon- nella.... Molti ricami, sul panno a punto buono, che fa una ricchezza e un’ eleganza da innamorare; oppure sul cachemire nero a gran disegni di trecciolino sfu- mato in diverse scalature.... — Ma fammi il piacere, lascia stare le gonnelle al loro posto... guarda un po’ più in alto, che dia- volo !... > — Più in alto cappellini guarniti con un gusto.... oh! che cappellini! Già,punto primo, il cappellino Mi- chelangiolo della Bossi ha fatto furore. Ce n’ eran due o tre: uno nero, due in colori, che parevan messi su dalle fate, Una tòcca, sai, una semplice tòcca , ma così capricciosa , così posata alla birichina sui capelli.... Ep- poi tutto sta che torna bene a ogni viso; a questo dà un’aria grave che si conviene appuntino a una ma- trona, a quello aggiunge una grazietta maliziosa che fa proprio il solletico al complimento. Quel medaglione lustro, col ritratto del Buonarroti, li sull’orecchio o sul davanti o sul didietro, fa uno spicco... — Andiamo alle vasche.... — No, alle vasche no, perchè sempre qualche schizzo, qualche gocciolina ti fa una macchia che non va più via.... e così fresca si vede subito, specialmente sulla tunica. Anzi, ti dirò, le tuniche si fanno ora con certi cannoni sul fianco, che scappano più indietro e rigonfiano. — Ho sentito dire di certe Viole del pensiero.... — Uhm!... Non dar retta, sai.... In violetto cupo nulla di nulla. Qualche costume nei toni chiari, deli- 2 14 CHIACCHIERICCI. cati... ma poi gran celeste pallido, gran verdolino tenero, gran color di rosa che tira sull’ incarnato. Fi- gurati che ho visto perfino uno scialle di crespo color di rosa, tirato liscio come colla pialla.... che l'aveva una vecchia color marrone, grinzosa come se avesse avuto di crespo ancoil viso. Doveva essere lo scialle di quando sposò, a tempi di Napoleone primo. — Insomma, non mi vuoi dir nulla dell’ Espo- sizione.... — O che faccio da una mezz'ora che mi sgo- lo !?... Mi pare che meglio di così nessuno ti potrebbe servire. O senti.... le vite tutte lisce.... e sì che qualche volta è proprio una compassione.... paiono pezzi di tavola fasciati di seta. N° hanno voglia di at- taccarsi i guancialini colle spille!... Dopo una mez- z'ora un ripieno va di qua uno di là, uno resta più su e uno più giù.... Credi, è un ridere!... Vero è che col mantello.... Oh! sai, i mantelli son proprio di tutti i generi; o miserini miserini come fodere d’ om- brello, o con certi svolazzi sulle maniche che somi- gliano i copertoni delle carrozze di gala, o tagliati a punte come polpe di baccalà penzoloni sulle spalle.... C’era qualche cappuccio colle bàttole incrociate sul caga e annodate dietro alla vita; ma poi tonaconi a iosa.. — Ma le piante.... le piante... — E code!... Oh! code da spastare via tutta la ghiaia.... — E fiori?... — Fiori non tanti! In velluto, ne ho visti ; in ala di mosca con qualche gocciolina di vetro; ma in ge- nerale piuttosto penne.... — Vatti a far friggere.... non c'è modo di sa- pere... CHIACCHIERICCI. 15 — E fiocchi.... fiocchi a centinaia, di raso, di velluto, di faye, a due, a tre, a quattro cocche, colla fibbia, senza fibbia, a coccarda, a galletto, a scartoc- cio, a girandola, a chicchirichi.... — E ioche ti aspettavo a gloria per aver notizie degli alberi, dei fiori, delle foglie.... — Oh! che diavolo dici.... Le foglie!... Tu vor- resti ritornare al Paradiso terrestre!... Tutte belle idee di voialtre mamme, date al buon Gesù, e assidue alle prediche di quaresima, dove si dice male del lusso e della moda. Ma oramai il tempo delle foglie è finito. Eppoi, o che non la conti nulla l’ indecenza! Si vede che nel Paradiso terrestre non ci tirava vento!... E non veniva mai l’ autunno !... Piuttosto ci sì mette un vestitino di tulle scollato fino alla cintola e lungo.... poco più su delle ginocchia. — Dunque? — Dunque una gran bella Esposizione! Diver- tente e istruttiva!.., — II. Il mondo delle piante. 43 Maggio. Cè della gente che, per aver visto qualche volta un pioppo sulla proda d’un campo di baccelli, o un fico abbarbicato fra le fessure d’un vecchio muro a 16 IL MONDO DELLE PIANTE. secco , s' immagina di saperne già abbastanza intorno alle piante, e le definisce arditamente: vegetabili , piantati in terra, che crescono, sviluppano e inaridi- scono sul medesimo posto , senza sensibilità, senza af- fetti, senza passioni, senza dolori e senza gioie. Se gli spropositi facessero le barbe e mettessero foglie, non ci sarebbe al mondo pianta più rigogliosa e fronzuta di quella bugiarda definizione. L’uomo è una bestia impastata di superbia; e siccome è il solo che abbia imparato a insudiciare d’in- chiostro il vergine candore d’un foglio di carta, si serve di codesta scienza a scarabocchiare qualche mi- lione di assurde teorie sulla diversa natura degli ele- menti che compongono il suo corpo, paragonati a quelli che costituiscono il corpo d’una pianta. La superbia è figliuola dell'ignoranza. Pigliate una lente d'ingrandimento e guardatevi la pelle, poi andate a fare altrettanto sulla pelle d’una foglia di platano o d’ una foglia di fico.... e vedrete che su per giù l’aspetto, la forma, la disposizione delle parti non differiscono poi tanto da giustificare l’aria di bo» riosa superiorità con cui l’uomo guarda il cavolo. Le cellule, i vasi, le fibre, le trachee, gli utricoli, le vene, differiscono appena pel colore, si stendono e si ramificano allo stesso modo, fungono presso a poco il medesimo ufficio, e si comportano alla maniera istessa di fronte agli agenti esteriori. Le piante respi- rano come noi, vanno a cercar l’aria ed il sole come noi, si ammalano e risanano come noi, e fanno al- l’amore, si uniscono in matrimonio , e si fanno le.... infedeltà fra marito e moglie precisamente come noi. Ristabilito così il vincolo di parentela fra un pro- fessore di botanica e un cesto d’insalata cappona, tiro IL MONDO DELLE PIANTE. 17 innanzi per la mia strada e mi avanzo un tantino più in là. Negli individui più semplici delle due specie — la specie animale e la specie vegetale —la somiglianza degli elementi costitutivi e dei modi di riproduzione diventa così grande, che riuscì molto difficile, se non affatto impossibile, finora, tracciare una linea retta e sicura di separazione fra i due così detti regni della natura. Le Zoospore e gli Zoospermi paiono fratelli carnali, sono ambidue animati da una specie di vita misteriosa, e compiono la loro funzione generatrice a un dipresso colla medesima intelligenza, si muovono nei liquidi, e vanno, spinti da una forza arcana e pre- potente, a fecondare i seminuli e i germi, e a ficcare le tenuissime punte de’filamenti impercettibili nelle molli cavità degli aperti concettacoli. Le origini prime, se non sono di certo, paiono almeno comuni fra l’animale e Ja pianta; e giù in fondo alle inesplorate profondità delle acque, dove i fuchi e le conferve si attaccano al medesimo scoglio, dove le alghe e le volute ondeggiano sui medesimi flutti, i polipai ele coristosporèe sì rassomigliano per modo che si dura una gran fatica a stabilire il loro posto nella scala degli esseri viventi; e Dio sa quanti errori madornali sono consacrati nello pseudo-evan- gelio delle classificazioni !... Ci sono voluti dei secoli per persuadere gli studiosi che il Corallo non era una pianta; bisognò scrivere delle migliaia di volumi per convincere i dotti che la Polisifonia non era un animale. Mostrate un’ Anemone a un profano e ditegli che non è un fiore, ma una bestia, e vi farà una risata sul muso! Questa forse è la ragione, per cui nella vita di e° 18 IL MONDO DELLE PIANTE. tutti i giorni qualche impiegato ‘superiore si piglie- rebbe addirittura per un carciofo... se non avesse la gran Croce di San Maurizio e Lazzaro e qualche altra decorazione. Salite un gradino più su e troverete le Criptoga- mie —in lingua povera i funghi — che vivono presso l’uomo, coll’uomo, e perfino dentro l’uomo. Voi, leggitrice leggiadra, che sorridete con tanta ingenua malizietta per mostrare que’trentadue dentini di neve, voi avete de’funghi impercettibili che vegetano tran- quillamente nelle tenebre del vostro stomaco delicato; avete dei funghi sotto quella lingua che dice tante pa- role soavi; e de’ funghi.... per tutto dove occhio umano non giunge!... Ci sono piante che vivono colle radici sprofondate nel terreno, altre che vagano perpetuamente galleg- gianti sull’acqua, altre che crescono e vegetano in aria. Ci sono delle piante femmine e delle piante ma- schi, che piegano l’ una verso l’ altra i rami amorosi e si stringono in un amplesso fecondo, e si baciano colle labbra delle variopinte corolle, e insieme respi» rano le aure vitali e muoiono insieme sul doppio cespo essiccato. Talvolta la mano ignorante d’ un fanciullo, o la falce crudele del contadino, uccide il maschio sullo stelo reciso; e la vedova femmina desolata lan- gue sul cadavere dello sposo, incurva le foglie, ab- bassa la testa, si spoglia di fiori, e muore sdegnando altre nozze e aborrehdo altri amplessi. Quale esempio alle Didoni della specie umana che restano così breve tempo fedeli al cener di Sicheol... Talvolta le piante fanno all'amore da lontano, at- traverso gli spazii interminati dell’aria, e affidano ai venti ed ..Il'ala degli augelletti migratori il polline fe- IL MONDO DELLE PIANTE. 19 «condo che recherà alla povera esiliata la dolce memo- ria dell'amico lontano, Tal'altra i fiori di sesso diverso sbocciano sui rami della medesima pianta, e nei si- lenzii delle notti serene, al pallido splendore della luna faleata, i calici odorati si volgono, si cercano, si av- vicinano ; gli stami si drizzano amorosamente, i pi- stilli si piegano, ei petali iridati fremono in un lungo bacio d’amore. Ci sono delle piante che ne sanno più d'un pro- fessore di chimica, e la Cannamella, per citarne una sola, riesce a far dello zucchero con un po’ d’ossigeno, un po’ d’idrogeno e un tantino di carbonio; mentre i nostri dotti non arrivarono mai ad altro che a decom- porre in carbonio fetente, in ossigeno incoloro e in idrogeno detonante un bel pezzo di zucchero che fa venir l’acquolina in bocca a vederlo. Altre si occupano di medicina ed elaborano succhi vivificanti, materie febbrifughe, polveri antelmintiche; altre fanno profes- sione di gastronomia e preparano bulbi saporiti, dol- cissime bacche, capsule profumate; altre ancora dipin- gono sui petali coi più vivaci colori le macchie più artisticamente disposte, o scrivono sulle foglie in ca- ratteri misteriosi chi sa quanti sublimi arcani e quante istorie dell’ altro mondo. Ve n’ ha che amano la mu- sica, e presso ai nodi delle sveltissime canne aprono con sapiente industria dei fori, in cui ingolfandosi il vento ne tragga suoni dolcissimi e soavi melodie. Ci sono anche delle piante piene di veleno, che vengon su livide e brulle in riva alle morte acque dei laghi, tipi di misantropo segregato da’suoi simili, e cospirante a'loro danni; ve n’ ha di quelle invidiose della pompa delle altrui foglie e della bellezza degli altruì fiori , che rubano i succhi a’ vicini e godono di 20 IL MONDO DELLE PIANTE. vederli pallidi e languenti sugli steli indeboliti, imma- gine delle vecchie zittelle ingiallite in celibato, che mettono la zizzania tra le famiglie e succhiano la buona reputazione alle belle ragazze. Qua vivono le piante parasite, abbarbicate in beato ozio sulla pelle degl’individui più ricchi e più labo- riosi; là campano a stento fra gli sterpi e le pietre d'un magro terreno le piante più utili e più benefiche del mondo vegetale. i Ce ne sono delle bugiarde, che sotto l’aspetto più vago e le tinte più delicate nascondono l’ indole più perversa e il più dissoluto costume, omicide colle punte acutissime, avvelenatrici coi malefici succhi; ve n°’ ha delle ipocrite che paion tutte Gesù e Maria, mo- deste, ingenue, virtuose e poi aprono i pistilli al pol- line di tutti i fiori vicini, e popolano le aiuole e i tepidarii di mille ibridismi senza nome e senza fa- miglia. Per poco che cerchiate ne troverete delle mute, senza odore e senza profumo; delle cieche, che van brancolando sotterra lontane dalla luce del sole ; delle ricche, che gettan via da ogni parte i fiori ed i semi; delle povere, cui fu negato perfino un po” di foglia per cuoprire la loro vergognosa nudità; delle grasse e delle magre, delle molli e delle dure, delle pietose e delle inesorabili, delle religiose e delle miscredenti ! Abbiamo un bel gonfiarci d’orgoglio , il mondo delle piante somiglia proprio il mondo degli uomini. Entriamo dunque nel mondo delle piante, e cer- chiamo di far conoscenza con loro un po’ più da vicino. 21 IV. Insalata cappuccina. 43 Maggio. Oggi grande affluenza alla Mostra internazionale. Per tutti i viali del giardino esterno, e sotto le navate dell’ edifizio centrale circolava una folla di gente me- | ravigliata e curiosa, allegra e chiacchierona, che stu- diava la fisonomia delle piante esotiche, compitava ridendo i barbari nomi inscritti sui cartellini, parago nava, con quella vena comica che è tutta particolare al vero Fiorentino, l’aspetto degli alberi e la figura de’ visitatori, ed empieva l’ aria d’ un cicaleccio brioso e spensierato. Tutto ad un tratto si leva un venticello fresco, l’aria s'abbuia in un momento, e giù un rovescione d’acqua che scompiglia le ghiaiuzze e balla crepitando sui cristalli delle tettoie. Avreste veduto le belle signore spulezzar via colle sottane in mano, correndo, ridendo, sghignazzando, i cavalieri offrire a duecento donne una mezza doz- zina d’ ombrelli, la folla invadere il Mercato e i por- tici circostanti, penetrare nei magazzini, violare il santuario de’ Giurati, accalcarsi nel caffè; e finir la giornata innanzi a un bicchiere di birra e a una co- stoletta alla milanese! I Giurati lavorano a tutt’ uomo. I diversi gruppi ‘percorrono l’ Esposizione col taccuino alla mano, con- 22 INSALATA CAPPUCCINA. tando gli esemplari, paragonando il vigore delle piante presentate al concorso, studiando le macchie, le forme, le disposizioni, discutendo delle novità, e difendendo la causa de’ proprii concittadini. Si sente per tutto un miscuglio di curiosissimi idiomi: Francesi che sdruc- ciolano sulle desinenze italiane, Italiani che inciam- pano nelle dure consonanti tedesche, Alemanni che taglian fra’ denti le dubbie vocali inglesi, e Fiammin- ghi che ingoiano tutte le sillabe a rischio di rimanere con un nodo per la gola. Tutto fa sperare che riusciranno ad intendersi.... e sarà una cosa da far trasecolare. —__ Penuria di seggiole e di luoghi di riposo. Moltis- simi, obbligati a rimanere in piedi per delle ore in- tere, pestano sotto i tacchi quella povera Commissione ordinatrice che non s'è messa a sedere da quindici giorni in qua. Elogi alle bande che suonano sull’ elegante ter- razzina disegnata dall’ architetto Roster. Non saranno precisamente tante orchestre Strauss, ma tra tanti fiori, tante frutta, e tanti legumi un po’di musica alla brava fa sempre figura. L’ edificio è così meravi- gliosamente armonico, che le voci degli strumenti a fiato paiono centuplicate. Ah! quando scoppierà lì sotto l’interiezione d’un mercatino a una serva!... Che rim- bombo di punti ammirativi!... Grande affluenza di nasi alla magnifica pianta di Vainiglia del Torrigiani nel tepidario maggiore. Gli uomini si tirano il cappello sulla nuca; le signore si Meo o z ‘ INSALATA CAPPUCCINA. 23 alzano il velo e tutti si fermano, guardano, leggono il cartellino .... e allungano la punta del naso sui bac- celli odoranti. Onnipotenza di Dio!... Vedete quante varietà di nasi, che numero infinito d’ibridismi per un tipo co- mune! Nasi colossali rigonfi come mele cotogne, e nasi affilati come lame di temperino, nasi lunghi come manichi di bricco, e nasi impercettibili come bottoni da campanelli: elettrici. Questo è pieno di bitorzoli e di gemme come una pianta in succhio, quello è marmorizzato di sfumature come un panetto di sapone, ùn altro è tutto reticolato di venoline come una trina di Fiandra trapunta in seta rossa. Questi odora arricciando la pelle, quegli allarga le narici, quello storce la punta, quell’ altro s° intro- duce fra le foglie e le bacche come per annasare il tronco dell’ albero, su cui la Vainiglia si arrampica. Uno, di vista corta, mette il naso sopra un pezzo di scorza e tira su, voltando gli occhi al cielo con un’ aria di beatitudine che consola. Meraviglie della fede!... Un altro fa sparire tutto un baccello sotto l’ala dell’ organo olfattorio, poi torce la bocca e dichiara che la Vainiglia non sa di niente! Potenza dello scet- ticismo!... Teri un marito vede da lontano il nasino vermi. glio della moglie vicino a incontrarsi sulla medesima bacca col naso aquilino d'un amico di casa. Corre.... sì fa innanzi.... allunga il muso verso la pianta per entrare in mezzo e impedire il contatto.... i due si disgiungono.... e il povero signore riman lì con un palmo di naso. 24 Le Palme. 43 Maggio. . Chi sa che un giorno o l’altro anco le piante non pensino a fare una rivoluzione sociale!... Chi sa che gl'immortali principii , penetrando nei vegetabili per la solita via, non persuadano all’umile Cappero, nato da poveri, ma onesti genitori, che Dio lo ha creato uguale in tutto e per tutto alla Palma eccelsa che stende la sua ombra benefica sugli aridi deserti del- l’Affrica!... Quello sarà un gran bel giorno negli annali della libertà dei legumi! Ma per adesso le piante hanno un’ aristocrazia, e le Palme regnano senza contrasto sulle regioni tropicali della terra. Linneo parla con molta serietà della Dinastia. delle Palme, e, dopo lui, tutti i Botanici hanno fatto la corte a coteste regine del deserto, a cotesti prin- cipi della foresta, che non temono rivali nell’ eserci- zio della loro sovranità. Entrate nel gran tepidario, date uno sguardo ai cinque o sei gruppi principali che occupano la super- ficie del futuro Mercato, e avrete in parte la spie- gazione del reverente omaggio tributato alle Palme da tanti popoli che ci passeggiano all'ombra, e da tanti scrittori che ne hanno celebrato le glorie. Belle, eleganti, slanciate su per aria in un al- tissimo fusto cilindrico circondato dagli avanzi delle LE PALME. 25 vecchie foglie disposti a scaglia di pesce, le Palme s’incoronano d’una ghirlanda d’immensi pennacchi, alla base dei quali spuntano gli enormi grappoli del dolcissimo frutto. Non è possibile immaginare nulla di più maestoso di quelle grandi ombrelle molle- mente incurvate, di que’ vasti ventagli piegolinati con sì scrupolosa regolarità, di que’ dischi frangiati, di quelle girandole dalle punte acute, di quei gigan- teschi purgiglioni che s’inalzano a dieci o dodici metri dal suolo, e si aprono pian piano sotto il raggio cocente del sole. Ma non fu sola la grazia ineffabile dell’ aspetto, non la maestà del portamento, non la venerata an- tichità della stirpe quella che assicurò alla Dinastia delle Palme il pacifico regno sulla Flora mondiale. Fu piuttosto la somma dei benefizi prodigati con re- gale generosità alla specie umana vagante in quelle nude solitudini. Laggiù fra le sabbie affricane, negli spazii interminati del Sahara, sulle sponde dell’ Ar- cipelago indiano, non è l’ uomo che educa la Palma, la nutrisce di succhi, e la protegge dai rigori del |. tempo: èla Palma che educa l’uomo, e lo alimenta, e lo difende, e lo incammina a una specie di civiltà relativa, e gli fornisce il modo di avvicinarsi ai po- poli fratelli, e provvede a tutte le necessità della vita di cotesto microscopico animale, nudo e malaticcio, gettato là a trascinar sulla rena un’ esistenza breve, penosa, ed esposta a mille pericoli. Le Palme temperano per lui l’ardore delle pe- renni canicole, raccolgono dalle nubi 1’ acqua che lo disseta, preparano le fecole che gli daranno il pane quotidiano , accumulano nelle fibre del tronco il latte che lo nutrisce, nei semi innumerevoli accolgono l’olio 5 26 LE PALME. che rischiara le sue notti; nel cespo fiorito serbano il vino che ristora le sue forze, nelle racème dei frutti elaborano lo zucchero che addolcisce le sue be- vande, e la polpa succulenta che rallegra i suoi banchetti, e tra le fibre delle giovani foglie distillano l’acquavite, che ne’sogni d’una benefica ebbrezza gli fa dimenticare là sua povertà e i suoi dolori. Le stoviglie che imbandiscono la sua mensa pro- vengono dal guscio della noce del Cocco, i legumi saporiti che fumano nei vasi sono foglie del cavolo coronale che spunta sulla più alta cima delle Palme, la capanna ove ripara la notte è formata di tronchi sovrapposti, i flabelli della Latania danno il letto alla sua casa, e le vesti al suo corpo, e le vele alla sua barca, e le stuoie al suo letto. La spessa lanuggine che biancheggia intorno al mallo della noce serve di stoppa a calafatare tutte le fessure ; la fibra de’ rami si tramuta in carta; la corteccia raschiata ed infusa nell’ acqua si converte in inchiostro ; le foglie secche e attorcigliate si trasformano in corde. I diversi raccolti che si compiono sull’ albero provvidenziale rendono possibile il commercio colle più lontane regioni e il contatto coi popoli più civi- lizzati. I datteri del Palmizio, le noci del Cocco, il betel dell’ Areca, l’olio dell’ Elais, le fibre tessili della Latania, la fecola del Sago, la farina della Co- rifa, l’ alcool della Mauritia, i fuscelli dell’Attalea, le spazzole della Leopoldina, il Cattà, il Tapioca,.il Sangue di Drago, sono prodotti delle Palme, l’unica ricchezza del paese. Così la poesia degli Arabi ha divinizzato la pianta provvidenziale, e ne ha fatto un essere animato, creato da Dio il sesto giorno insieme coll’uomo, e sparso Re n LE PALME. 27 sulla terra per proteggere le famiglie erranti dei fra- telli!... Il Re dell’oasi — cantano le tribù del Saha- ra — bagna i suoi piedi nell’ acque che scorrono al centro della terra e leva la sua testa fino al fuoco del cielo!... Quest’ ultima iperbole può parere una verità a chi pensa che per maturare un dattero solo o una sola noce di Cocco, abbisognano cinquemila gradi di calore accumulati per otto mesi continui. La famiglia regnante delle Palme è una famiglia molto numerosa. Quella degli Absburgo, così feconda d’arciduchi, così prolifica di mariti a tutte le princi- pesse europee, è un nulla al confronto. A tutt’ oggi si conoscono circa quattrocento cinquanta specie di- verse di palmizii, e c'è da scommettere che la lista non è arrivata ancora alla metà. Se volete far conoscenza con qualcuno degli in- dividui più belli e più vigorosi della potente dinastia, venitemi dietro in una rapida corsa attraverso gli am- bulatorii dell’ Esposizione. Sotto il padiglione estremo del tepidario mag- giore, là dove una ricca ghirlanda di Glossinie deli- cate spiega la pompa delle ceree corolle, sorge in tutto lo splendore della sua maestosa vaghezza il Fe- nicoforio inviato alla Mostra dai fratelli marchesi Torrigiani. Le larghissime foglie tagliate in ovale, pieghettate come il velo d’una fanciulla civettuola, sfumate in verde e in sanguigno colla più armonica degradazione di tinte trasparenti al raggio della queta luce del padiglione, si dondolano mollemente in cima agli steli robusti. Si chiama il Phenicophorium Se- chellarum, e cotesto nome masticativo e pauroso non gli toglie vanto di grazia e di eleganza! La sorella di lui, la Verschaffeltia splendida, 28 LE PALME. abita l’altro padiglione all’opposta estremità del te- pidario. È più piccola e delicata, ma i suoi grandi ventagli d’un verde pallido e d’ una trasparenza quasi cristallina, le danno un’aria di così incantevole ci- vetteria, che si capisce alla prima la preferenza ac- cordatale dal suo appassionato cultore, il marchese Francesco Corsi-Salviati. Nelle grandi navate dell’ edificio le Palme infron- dano tutto intorno le arcate sorrette dalle svelte co- lonnette di ferro. Qua si leva sublime il Cocco piu- mato (Cocos plumosa) del principe di Demidoff, quello del marchese Corsi-Salviati, e l’altro del R. Museo di Storia Naturale; là vedi uscire dal gruppo i lun- ghi fusti dell’ Areca rossa, inviati dal Demidoff e dal Corsi; più lungi il Pandano odoratissimo del Giardino dei Semplici protende fuori del bosco il suo tronco rugoso e l’irta sua chioma. Curiosa pianta quel Pan- dano, che si regge sopra un fascio di bastoncelli fic- cati giù nel terreno, come un invalido che si tenesse su colle grucce, e leva poi la testa scarmigliata e armata di punte come un istrice colossale! Nè si mo- stra sempre uguale a se stesso ; ma ora si allarga in ventagli appuntati come nell’ esemplare esposto dal R. Museo fiorentino, ora avvolge in eleganti spire il tronco verdeggiante come in quello del marchese Corsi- Salviati, ora incurva le lunghe strisce listate in verde ed in giallo come in quello dei marchesi Torrigiani, o tinge i nastri spinosi in un pallido colore verdo- gnolo come nelle piante inviate da Dallière, da Lin- den, da Veitch, dalla marchesa Spalletti, dall’ Orto botanico di Pisa. Più lungi scuopri il portamento vaghissimo della Cariota ardente (Caryota urens) esposta dal principe LE PALME. 29 Demidoff, o le ampie foglie della Corifa australe, o le ombrelle lucide e salde delle Cicadee protese intorno come stelle, circondate di mille raggi. Gli esemplari di Cycas evoluta scappan fuori da tutte le partì, ma pochî raggiungono la rara bellezza di quelli esposti dall’Orto botanico di Lucca, dal marchese Corsi-Salviati, e dal R. Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze. Ficcate l'occhio tra il folto de’ boschetti. Quella specie di enorme fiasco mezzo nascosto nel terreno, e ornato in cima al collo da un cespo di pendule fo- glie allungate, è una Beaucarnea dal tronco vigo- roso; quel fusto nudo e rigato che finisce in ampi ventagli, è una Latania rossa, nata alla China, che fornisce agl’indigeni le fibre onde si tessono quegli strani cappelli; l’altro stelo scaglioso coronato di lun- ghe foliole d'un verde cupo, è il Carnahuba, su cui si raccoglie la cera végetale. Molte di quelle piante portano un fiore all’ascella delle immense lor foglie, ma non è dato a occhio umano di vedere troppo spesso quel fenomeno di ve- getazione. Ve n° ha che fioriscono una volta ogni de- cennio, e sono le Palme ambiziose e vanarelle, quelle che hanno poco giudizio e molta smania di far figura, molto tempo da perdere e poca voglia di lavorare ; mai palmizii seri e laboriosi, i palmizii degni vera- mente della stima onde son circondati, sdegnano le inutili borie e le inette civetterìe della fioritura.... tut- t'al più sì permettono cotesto lusso un paio di volte în un secolo. Vero è che una Palma ben conformata, e nata da parenti che hanno avuto in gioventù il santo timor di Dio, campa in buona salute qualche migliaio d’anni, e porge i suoi datteri e le sue noci a una ventina di generazioni. s* iii 30 LE PALME. Ma per giungere a quella rispettabile longevità: il Re dell’ oasi non si affretta come noi a godere la “vita, non cresce su bighellon bighellone, con una febbrile impazienza di cacciar fuori le punte; non si | sfoga in foglie scrofolose e în etici rami, non spreca le forze in sterili amori e in precoci tentativi di ripro- duzione ; sibbene vegeta pazientemente, lentamente, saviamente; mette una foglia ogni tre o quattr’ anni, si avvezza a resistere a’ venti, a sopportare gli ardori, a combattere le tempeste della vita, e non si azzarda a far la corte a una femminetta se non è ben sicuro ch’ ella sarà buona madre a una miriade di figliuoli. In capo a qualche centinaio di anni l’individuo è robusto, forte, pieno di succhi e di umori vitali ; allora incomincia per lui l’ allegra gioventù, un ar- dore novello circola nelle sue fibre, una forza miste- riosa lo invade, lo penetra, lo agita da cima a fondo; il tronco geme, i rami mormorano amorosamente al vento di primavera, la testa s’inghirlanda di fiori, e scuote sulia superficie dell’ Oceano un nembo di odo- rate corolle, che galleggiando sui flutti, spinte dal soffio d'amore, andranno a portare il bacio fecondo dell’innamorato palmizio alle vergini Palme delle iso- lette lontane: On voit sur l’Océan ces flottes végétales Franchir, sans conducteur, d'immenses intervalles, Repeupler, en passant, des rivages déserts Et voguer d’ile en île au bout de l’univers. . Necraignez pas que l’onde, à travers la nacelle, Porte aux germes éclos une atteinte mortelle : Tous les ais sont cousus avec un art divin, Et méme la nature a souvent, de sa main, LE PALME. 31 Pour fermer toute entrée à la vague orageuse, Enduit l’esquif entier d’une cire onctueuse. Tel flotte le canot du Cirier odorant, Des présents de l’Abeille aimable supplétcent; Tels mille végétaux, qu’en ses rades profondes L’Américain charmé voit courir sur les ondes, VI. Giiardino Gherardesca. 44 Maggio. Visita al giardino dei Conti della Gherardesca sul nuovo viale Principe Amedeo. Nulla di più dispettoso del tempo. Fino dalle tre pomeridiane la pioggia ca- deva fitta fitta, monotona, incessante, noiosa ; una di quelle pioggie che non perdonano nè all’ ombrello, nè al mantello, nè al così detto impermeabile!... I Giurati e i Membri del Congresso arrivano alla spicciolata verso le cinque e mezzo pomeridiane, cor- rendo lungo le grondaie, saltando le pozzanghere, e bestemmiando in tutte le lingue viventi. Ho un vago sospetto che il professore Orphanides abbia bestem- miato anche in una lingua morta! Dal gran cancello i visitatori entravano nel giar- dino, passando per un elegante salotto aperto in faccia all’abitacolo del portinaio, e traversando una specie di grazioso padiglione ornato di festoni e tende mul- ticolori. Naturalmente le tende avevano fatto sacco e 32 . GIARDINO GHERARDESCA. piovevano giù una specie di fontana perenne che in- zuppava il tappeto come se fosse una spugna. Povero giardino! Uno dei più vasti, de’ più om- brosi, de’ più vaghi e meglio disegnati giardini della nostra Firenze! La pioggia inesorabile lo faceva parer tristo e melanconico, mentr’ egli è per lo più così gaio, così ridente, così pieno di grati profumi, di gorgheggi, di trilli, di fremere d’ ali e di stormire di fronde. I boschetti erano muti, la montagnuola era chiusa e come soffocata in uno stretto orizzonte nero come l’inchiostro. Se è vero che i cieli sono la pa- gina, su cui scrive il Signore le parole della sua glo- ria, ieri, di certo, il Creatore ci aveva rovesciato so- pra il calamaio!... Ricevimento cordiale, affettuoso, improntato di tutto il carattere di affabile cortesia che distingue l’ospitalità fiorentina. Gli stranieri sono presentati al nobile proprietario che stringe loro amichevolmente la mano; poi si visita il tepidario, un po’ vuoto per lo splendido concorso prestato all’ Esposizione; si ciarla dei metodi di cultura, del clima, della tempe- rie, si enumerano i trionfi riportati sulla natura ri- belle, e le nuove specie ottenute, e le speranze nel- l’ avvenire. Un momento dopo la brigata si sparpaglia qua e là ne’ viali, entra nel folto dei boschi, costeggia il limite erboso dei prati, sale il pendio della collina artificiale, e va in estasi dinanzi agli alberi colossali che spiegano i rami nei silenti recessi del parco. L’ellera si arrampica su pe’ rami e pende in lun- ghe ghirlande dall’ uno all’ altro tronco. I muschi ve- stono tutti i sassi e le clematili fiorite adornano le GIARDINO GHERARDESCA. i 33 grotte, e gli archi de’ ponticelli. Tutte le foglie lu- strano come se fossero unte d’olio, e lasciano cascare ogni tanto certi pesanti goccioloni che spruzzano e inondano l’ ombrello dei Giurati. Là in fondo tra le fughe delle siepi, dietro a’gruppi de’lauri e delle mortelle, biancheggia la svelta figura d’una Ninfa di marmo che spreme le madide treccie nelle chiare onde della vasca. Maledizione!... Piove sempre, piove più forte!... Tutte le cateratte del cielo si sono spalancate ad un tratto. I poveri inondati fuggono dal diluvio e ripa- rano sotto i cristalli dell’Aranciera. Le signore saltel- lano sulla ghiaia evitando le larghe pozzanghere, e affondando i piedini delicati nel molle terreno. Le fanciulle si cercano, sì chiamano, si raggiungono, si riuniscono in tre sotto un unico ombrello, le bam- bine ridono e danno la baia a' fuggenti. L’ Aranciera si riempie poco a poco. Comparisce il sindaco Peruzzi, il marchese Ridolfi, molti signori dell’ aristocrazia fiorentina , la principessa Anna Cor- sini, la duchessa San Clemente Fransoni, la signora Fenzi nei Corsini, e altre gentili dame che rappre- sentano meravigliosamente il bel sesso della nostra città, ‘ Un buffet sontuoso è imbandito in fondo al te- pidario, C'è una profusione di gelati, di pasticcini, di babas, di rinfreschi, e di tazze di thè. Tanta roba per cinquecento persone!... ed eravamo una cinquan- tina a dir molto! 34 GIARDINO GHERARDESCA. Ho pensato con un sospiro di compassione a quel povero conte Ugolino... che sì mangiò i figliuoli per conservar loro un padre!... VII. JLe Conifere. 415 Maggio. 4 Se vi dicessi che le Conifere, riunite alle Cicadèe e alle Gnetacee, formano un gruppo distinto dagli al- tri vegetali dicotiledoni; se vi raccontassi che i loro fiori maschi, composti d’antere fissate sulla faccia inferiore delle scaglie, somigliano a quelli de’ Lico- podi.... e se durassi un pezzo a sciorinarvi quella po’ di scienza di contrabbando, di cui ho fatto provvi- sta, a benefizio dei lettori, in questi ultimi giorni, voi non capireste una maledetta di tutte le belle cose che vi vorrei dire, e mi mandereste a quel paese, dove le Conifere alzano la cima sulle nevose vette delle montagne e preparano fra i rami il nido ai barba- gianni e alle civette. Ma se vi domando, con quell’ingenuo candore che fu sempre la più bella prerogativa della mia gio- ventù immacolata: Avete mai visto un pino?... e’ è da scommettere che mangiate subito la foglia, e mi ri- spondete ridendo: Ho inteso.... va benone.... le Co- nifere sono in lingua povera quelle piante venute in I E Rn pere: A Mii, ai PERSIA a ten pai 3? LE CONIFERE. 35 moda testè, che somigliano ai Pini, agli Abeti, ai Ci- pressi, ai Larici, ai Ginepri; che hanno, invece delle foglie, tanti mazzetti d’aghi acuminati di ferri da calza flessibili, di stecchini da denti tinti in verde cupo. Certo la moda, che regna sovrana anco nel mondo dei vegetabili, ha guardato da un pezzo in qua le Co- nifere con occhio benigno; ha strappato i Pini alle arenose piagge bagnate dal mare; ha rapito gli Abeti ‘alle paurose gole de’ monti; ha tolto i Cipressi alla mesta solitudine de’ cimiteri, e li ha trasportati lungo i viali de’ nostri giardini, in mezzo a’ praticelli ver- deggianti dei passeggi pubblici, ne’ gruppi frondosi de’ queti boschetti, e ne’ vasti parchi de’ latifondi ari- stocratici. Si è trovato che que’ cespugli eternamente verdi, quelle masse cupe, quel fogliame minuto e sottile, contrastano artisticamente con la copia lussu- reggiante del Platano, con l'ombra leggiera del Faggio e del Pioppo, con la frappa elegante dell’ Acacia e dell’ Olmo, e accrescono vaghezza e varietà al paesag- gio, e carezzano l’ occhio nella tinta confusa delle pro- spettive lontane, o nel girare tortuoso de” viali albe- rati. Si è capito finalmente che que’ tronchi robusti, quelle radici profonde, quella chioma non tocca dal rigore delle stagioni vanno a’versi dell’ universale desiderio di rimboscamento espresso in altissime voci da ogni parte della vecchia Europa. Ma il pregiudizio popolare resiste ancora alla moda, e sì ostina a considerare le Conifere come piante di lugubre aspetto, come alberi di cattivo au- gurio, ornamento funerario da Chiesa e da Campo- santo, verdura che rattrista l'occhio, che stringe il cuore, e risveglia le idee tormentose della morte, della vedovanza, del lutto, 36 LE CONIFERE. Volete perdere una buona volta cotesto vecchiume ‘di pregiudizii, e riconciliarvi colla numerosa famiglia delle Conifere, innocenti di tanti mali e inconscie della trista figura che fecero fino adesso nel mon- do?... Andate a fare un giretto all’ Esposizione inter- nazionale, e fermatevi innanzi ai gruppi delle Arau- carie, de’ Cedri, de’ Larici, e de’ Ginepri educati con tanto amore dal nostro Nutini, dai fratelli Rovelli di Pallanza, dal Pagliai, dai fratelli Scarlatti, da Linden e da Dallière. Vedeste mai più ricca varietà di forme accomo- date a un tipo comune, più delicata gradazione di sfumature nella gamma di quell’unico color verde, più elegante portamento di rami, più capricciosa di- sposizione di foglie, più robusto aspetto di fusti, più curiosa e vaga figura di bacche, di coni, di grappoli e di strobili? Qua una siepe impenetrabile d’ispide punte che scappan fuori a due, a tre, a cinque da una stessa guaina; là un folto di bizzarre creste néreggianti ta- gliuzzate in frange ed in peneri; più lungi un gruppo di finissimi pennelii tinti in verde chiaro, che si vol- gono in su come a cercar l’aria e la luce; qui graziose nappe pendenti dal ramo; lì ciuffetti e pennacchi, e fiocchi e bubboli, quali irti come guancialini di spilli, quali molli e delicati come cime di marabouts; da un lato la cupola rotondeggiante del Pino, dall’ altro i penduli rami del Larice, quaggiù la elegante pira- mide dell’Abeto ; là indietro le larghe falde strascinanti dell’Araucaria; e per tutto cordoni stranamente attor- cigliati di foglioline delicatissime, e fili di corallini rotondi, e lunghi cartocci di scaglie inserite una sull'altra, e mazzi di fuscelli coriacei, e treccie di ieri n e I E nn TOTO = 1_L % EA e TL Re sic a ie i RA o re LE CONIFERE. 37 fibre ricurve, e coccole, e pine, e granellini, e pac» che, di mille forme e di cento colori. C'è egli al mondo un albero più grazioso del- il l’Abete ricurvo, nuovissima varietà esposta da Giu- seppe Nutini, eottenuta dal seme nel suo stabilimento fiorentino? Avete mai veduto una pianta più maestosa della Araucaria eccelsa, inviata dal conte Demetrio Boutourlin® Dovetrovare un esemplare più perfetto e ammirando dell’ Araucaria glauca mandata qui dal — comm. Linden di Gand?... Eppoi.... perchè non dirlo?... nella simpatia tutta | moderna per quelle povere e abbandonate Conifere, c’ entra ancora un briciolino di tarda gratitudine per tutto il ricco tesoro di utilissimi doni prodigati a noi da’ tronchi rugosi e dai rami ricurvi; c'entra un po’ di rispetto per coteste piante dieci volte secolari, testimoni delle antiche rivoluzioni che mutarono la faccia della terra, e incamminarono l’ umanità a suoi alti destini. Dallo scaffo delle navi alla cassa delle chitarre, I dagli alberi dei bastimenti alla buccia legnosa dei | lapis, dagli stipi eleganti alle casse da morto , le Co- nifere provveggono a tutto, bastano a tutto , si piegano a tutti gli usi, contentano tutti i desiderii. Il loro legname saldo, compatto, aromatico, spesso incorrut- tibile, è un legname conservatore che resiste ai ten- tativi delle tarme e al dente dei topi. Il Pino offre un frutto saporito alla vostra mensa, un olio pregiato alle vostre officine, un combustibile allegro e vivace ai vostri focolari, una torcia a vento alle vostre miniere. Il Cipresso dà agli ebanisti le più graziose impiallac- ciature; e agli speziali empie i barattoli di sostanze medicamentose, Il Ginepro fornisce le sue bacche alla À 38 LE CONIFERE. distillazione, e il suo olio essenziale alla storta del chimico. L° Abeto lascia gemere dalle fessure del tronco il balsamo febbrifugo, e sparge intorno le sue foglie che allontanano la gotta e vincono i reumatismi. La trementina, la sandracca, la pece, il catrame, l'incenso, la resina taccamacca, la pece greca, l’ acido silvico, il nero fumo, il dammarbatù, il suc- cino, la coppale, il kouri, si estraggono dalle Conifere. Il mondo non ha monumenti storici che aggua- glino in venerabile antichità i famosi Cedri del Libano, cantati da centinaia di poeti, descritti da migliaia di viaggiatori, consacrati dagl’ispirati versetti dei Salmi dell’Antico Testamento. Cotesti giganti della montagna erano già celebri per la loro vetustà a’ tempi di Salo- mone. Sotto la loro ombra silente cercarono riposo gli uomini delle prime età del mondo, distesero le tende i selvaggi delle nomadi tribù, si assisero i Pa- triarchi e vaticinarono i Profeti. La loro cima, spesso coperta da alti strati di neve, s’inalza e si perde tra le nuvole grigie che velano i cacumini della montagna, e le loro radici si sprofondano nelle viscere della terra, molto più in giù del limite estremo di ogni vegetazione. Se i Cedri del Libano volessero raccontarci la loro storia, se ne sentirebbero, in verità, delle belle ; e l’uomo ci farebbe spesso una ben meschina figu- ra!... Ne abbiamo commesse tante e poi tante delle scioccherie dacchè mondo è mondo!... Facciamo un po'di corte alle Conifere almeno perchè ci tengano il segreto. Non ci mancherebbe altro che lo raccontassero alle bestie!,.. Ca eni ii nina si i VII. Bambù —-Felci-FYriche—-Cactèe. 46 Maggio. Vi diranno che io non vado innanzi secondo le buone regole, che non osservo la nomenclatura e la classificazione officiale, che salto di qua e di là senza ‘un pensiero al mondo pei dettami della scienza. Buona gente.... che s' immagina proprio sul serio di far della scienza a un’ Esposizione di fiori, mentre il prossimo sta con tanto d’orecchi alle suonate della banda, e contempla a bocca aperta lo sprillo della va- sca e le cascatelle della grotta !... Ingenua razza di vecchi bamboleggianti e di bimbi ammalati di precoce senilità.... che monta in cattedra su tutti i piuoli, e sciorina la facile erudizione de’cataloghi e de’ manuali in barba alla folla che corre via per le proprie fac- cende, o sì trastulla in qualche passatempo più © meno conforme ai comandamenti di Dio e ai precetti della Chiesa!.. Taniamola fare, la da de’ pedanti , beata della | sua sonnacchiosa monomanìa cattedratica ; lasciamola indietro, impastoiata nell’ imbroglio delle sinonimìe e nel pantano delle classificazioni contradicenti, e noi seguìitiamo la nostra piacevole passeggiata , osservando ora un fiore, ora una foglia, ora una bella ragazza, èra una pianta curiosa; ascoltando il mormorio del- l’acqua cadente e il susurro d’un colloquio clandesti- no; dondolandoci in una rivista vagabonda che non si 40 BAMBÙ — FELCI — ERICHE — CACTÈE. lasci scappare nè una notizia utile, nè una barzelletta esilarante. Siamo tutti giovani, tutti allegri, abbiamo nel cervello un grano di poesia, possiamo perdere un’ora tutti i giorni vagando a capriccio pei vasti am- bulatorii dell’ Esposizione, e nessuno di noi, ch’ io mi sappia, ambisce un posto di professore per gonfiare di corbellerie patentate la testa del povero prossimo. Che qualcuno ci venga a insegnare la teoria dello sbadiglio e la pratica della noia, spinta fino alle prime velleità del suicidio, mentre abbiamo una gran voglia di divertirci e di muoverci senza fili — liberi visitatori in libero mercato — questa poi passa dall’altra parte e non si può sopportare!... Nella China, dove gli uomini son fatti meglio di quel che appaia sui paraventi, la legge ‘punisce i rompitori di scatole con qualche doz- zina di santissime legnate sul.... limitare del tribu- nale, e paga la sufficienza de’ barbassori impacciosi a misura di Bambù.... i Motivo per cui mi sento l'animo ripieno di tenera simpatia verso il cavalier Orazio Emanuele Fenzi, e verso il principe Troubetzkoi, che hanno introdotto in Italia Ja cultura della canna benefica, accomodata a tanti usi, e sì diversi, da quel popolo ingegnoso. Oggi, che è una bella giornata, possiamo uscir fuori chiacchierando nel giardino esterno, e arrivare passo passo fino alla China, dacchè il signor Fenzi ha avuto la bontà di mettercela lì tale e quale dietro la vasca zampillante, accanto alla stufa del signor Mathian di Lione. Sopra un poggetto artificiale, tutto ornato di graziose pianticelle e di fiori, vive all’ari aperta un folto boschetto di Bambù dai fusti svelti, cilindrici, levigati, luccicanti, interrotti ogni tanto da eleganti armille e da nodi, onde spuntano i rami BAMBÙ — FELCI — ERICHE — CACTÈE. Mi tanto più sottili e più corti, quanto più si avvicinano alle cime. Una miriade di foglie, d'un bel verde di smeraldo, lunghe, strette, mobilissime al più lieve soffio del venticello primaverile, riveste la frappa d’ una vegetazione lussureggiante, e cambia dieci volte in un minuto la fisonomia delle piante, facendo giuocare in mille guise gli effetti d'ombra e di luce. Il Bambù può crescere fino all'altezza degli al- beri più giganteschi, moltiplica con una maravigliosa rapidità, cuopre immense superfici di terreno, forma siepi impenetrabili e viali maestosi , da cui esce fuori, quando la bufera scuote i tronchi ed agita i rami, un rumore confuso di urli, di gemiti, di fischi, di voci lamentose ed arcane. Un buon Chinese che possieda una balisa di Bambù non ha più nulla da chiedere all’ onnipotenza di Buddha. I giovani polloni della sua canna sono le- gumi teneri e delicati, che si mangiano cotti e conditi come gli sparagi, crudi e salati come i sedani, o ac- comodati e canditi nello zucchero. I fusti più alti ser- vono a far gli alberi per le giunche, i canali per la distribuzione delle acque, le muraglie ed i tetti per le case. Le pertiche di Bambù si adoperano a portare i fardelli, a spingere i carri, ad arare il terreno, ad attingere l’acqua. I manichi e le stecche degli om- brelli, l'armatura dei ventagli, i bastoncelli con cui sì prende il riso, le panche del letto, il cannello della pipa, l’ asta dei pennelli, la mazza che portano in mano i giovanotti eleganti, sono fatti di Bambù. Tagliando il fusto alla intersezione dei nodi se ne ca- vano secchii, e barattoli, e-alberelli, e vasi, e mi- sure di capacità, e recipienti d’ ogni maniera. Co’ fu-_ scellini più sottili sì tessono cappelli, stuoie , tappeti';** a 42 BAMBÙ — FELCI — ERICHE — CACTÈE. paraventi, e si intrecciano panierine e cestelli d’ ogni forma più graziosa, borse’, portafogli, lanterne.... e corde per le forche! Un nodo solo, segato sopra e ‘sotto, forma talvolta il piano d’ un tavolino ; e la re- gina Maria Antonietta n’ ebbe due in dono dall’ im- peratore della China che misuravano ciascuno un metro di diametro. Volete avere un’ idea della forza di vegetazione del Bambù? Sappiate che una canna, posta nelle mi» gliori condizioni di cultura nel suolo natio, può cre- scere otto centimetri in ventiquattro ore, talchè i Chinesi , popolo pieno d’ ingegno e di malizia, hanno fatto una terribile applicazione di cotesto fenomeno naturale. Mettono i condannati a sedere, sopra un panchetto forato, all'altezza d’ un fusto di Bambù.... ce li legano.... e ce li lasciano stare. L'albero cresce, e.... il paziente ne prova un così acuto dispiacere che muore, colle viscere dilaniate ! Decisamente, preferisco lo stelo delle Felci, 0, per parlare con maggior proprietà, il lungo picciòlo delle loro foglie eleganti, che è molle, flessuoso, vel- lutato, coperto di morbidi peli d’un colore giallo- gnolo, luccicante come l’oro. Chi non conosce le Fel- ci?... Sotto la dolce ombra delle nostre selve montane le larghe foglie minutamente tagliuzzate si spiegano intorno al ceppo delle querci secolari, pendono dalle balze e vestono dell’ allegro loro verde i dirupi. Fra noi le non vanno più su della statura comune alle più grandi piante erbacee; ma sotto la bollente tem- peratura dei tropici levano alto il tronco legnoso, pi- gliano la forma e il portamento d’ una Palma, e sten- dono, dalla cima de’ rizomi incurvati, la loro fronda elegante e delicata come una trina di Malines. La BAMBÙ — FELCI — ERICHE — CACTÈE. 43 collezione delle Felci arboree inviate alla Mostra dal cavaliere Orazio Emanuele Fenzi ha fatto spalancar gli occhi per meraviglia a’ più vecchi e illustri Orti- cultori. Andate a vedere que’ lunghi fusti, neri come l'inchiostro, pelosi come il dorso d’una scimmia, di- ritti come un cero e squammosi come una lorica, che s’incoronano d’ un largo giro di fronde trasparenti al raggio del sole! E date un’ occhiata lì presso alla grande Alsofila australe dell’ Orto botanico de’ Semplici ; e al Cibozio principe, del Demidoff; e alla Ciatèa dealbata del nostro Museo di Storia Naturale, e alla Dicksonia antartica del Giardino reale di Monaco in Baviera; poi traversate la gran navata centrale , e correte ad ammi- rare le Felci del marchese Corsi-Salviati. Che strano contrasto di forme e di colori! La Ciatèa dealbata, con quel suo verdolino pallido e soave, con que’ tessuti trasparenti che rammentano il terso cristallo del Roe- mer, dove le succinte forosette delle sponde del Reno versano il generoso liquore, si trova accanto i negri fusti paurosi della Ciatèa medullare, slanciati fuori, come serpenti, da un cespo mezzo nascosto nelle vi- scere della terra. Lì presso, l’ Alsofila contaminante dalle spine minacciose; e un po’ più in là l’ enorme Todea affricana, una montagna coperta da un funebre lenzuolo, irto di peli nereggianti, un berrettone da granatiere,d’ onde escono da ogni lato ciuffi e pen- nacchi di fronde robuste e coriacee !... Non saprei dire perchè, ma in mezzo a quelle Felci gigantesche mi piglia come uno sgomento, un’inquietudine miste- riosa, una nostalgia profonda, che mi spinge a ricer- care un po’ di calma tra i cespugli delle Eriche inviate all’ Esposizione dal cavaliere Federigo Stibbert. - L’Erica, designata col suo nome de’ giorni di la- 44 BAMBÙ — FELCI — ERICHE — CACTÉE. voro, si chiamerebbe, nè più nè meno, una Scopa. Umile, modesta, gentile, se ne sta contenta alla mez- zana statura d’un arboscello, e mette fuori lungo i rami, a migliaia di migliaia, certe foglioline corte, sottili, riu- nite a mazzetti come aghi acuminati, ora intere, ora dentate, articolate sul fusto, e verdeggianti perenne- mente sulla pianta. Da quella specie di roveto spun- tano certi fiorellini pusilli, divisi in cinque o sei lembi sul calice allungato, quasi campanule micro- scopiche o glossinie rimpiccolite, tinti de’ più vivaci colori, ora sparsi qua e là sul cespuglio, ora disposti a spiga o a ciuffetto, ora rizzati per l’insù, ora pen- duli dalla cima del ramo, ma sempre graziosi, e va» riati di forma e di sfumatura. Quest’ Erica vive nei boschi, quella si piace nel folto delle siepi, quell’ al- tra cresce intorno a’ luoghi abitati, 1’ Uva d’ orso si arrampica sui dirupi, 1’ Airella cerca il silenzio della selva, l’ Andromeda pende sul nudo sasso nelle piagge deserte della Lapponia. Ho fatto amicizia colle Eriche che hanno sempre una fisonomia allegra e spigliata, un’aria di mali- zietta impertinente e di procacità disinvolta, che mette di buon umore solamente a guardarle. Si ficcano dap- pertutto, e sanno tutti i segreti e tutti gli scandalucci del mondo vegetabile, e me ne hanno raccontate delle belle sul conto delle piante grasse; che stanno laggiù sotto Ja parete del tepidario de’ Nepenti!... Quelle masse d’ adipe rivestite di punte, quelle teste idrocefaliche, quelle pancie idropiche, quelle placente carnose che affettano la forma del carciofo spampanato, hanno dei costumi da scandalizzare un granatiere. Quel Cero senile, venerabile per la lunga barba bianca, ha più peccati sulla coscienza che Don Sil BAMBÙ — FELCI — ERICHE — CACTÈE. 45 Da Giovanni Tenorio; e si dicono cose dell’altro mondo È della Mamillaria magnimamma che, a vederla, si «+ ‘direbbe una matrona piena di timor di Dio. di Vera effigie del cuor contento, le Cactèe nasco- ba no, ingrassano, fanno all’ amore, e non renderebbero î “un servizio al prossimo per tutto l'oro del mondo!... È Anzi, quando possono, senza incorrere in nessuna responsabilità, non rifuggono dalla parte di complici e di manutengole in qualche delitto, Figuratevi 1’ Opun- zia, che è una svergognata senza fede nè legge, offre ospitalità sulle sue foglie alle giovani Cocciniglie, le nutrisce, protegge i loro amori; ma ad un tratto sul più bello arriva 1’ uomo che è d’ accordo colla perfida — Cactèa, raccoglie le femminelle messe a pensione sulla pianta, le fa seccare sopra una lastra di ferro.... e le mette in commercio! Domando io se è permesso abusare in questo barbaro modo dell'innocenza e della debolezza d’ una bestiolina senz’ ali, per la smania di mettere assieme un po’ di color rosso e di guadagnare qualche centi- naio di lire!.., O che ci fa a questo mondo la Società protettrice degli animali!... ce IX. Erbuccie. . 417 Maggio. Sabato gran concorso di Livornesi all’ Esposizione. Pareva d’essere alla Borsa sulla cantonata della Trom- ba!... C'era anche una moltitudine di belle donnine, puro sangue livornese senza incrociature, che gira- 46 ERBUCCIE» vano tra i fiori come in casa propria. Del resto, tutto il giorno fu un via vai di gente che stava in estasi a sentire la banda, e innanzi a’ gruppi delle piante ri- maneva spesso a bocca aperta. E che bocche, santod- dio !... Quel meraviglioso Mercato centrale è d’ una so- norità così perfetta, che a molti risveglia l’idea d’una possibile destinazione futura a locale di grandi feste, di concerti, di balli!... Mettetevi l’animo in pace, gente dabbene! Chiusa la pubblica Mostra, il grande edifizio sarà prontamente accomodato all’ uso della vendita di vettovaglie, e i mercatini e le erbaiuole e le serve e gli agnellai e i pesciaiuoli ne prenderanno possesso quanto prima potranno. Oh! il concerto ci + sarà sempre, ma la musica non sarà probabilmente troppo classica!... Dialogo sorpreso all’angolo del tepidario di si- nistra. Un signore col sigaro spento si avvicina tutto cor- tese a un altro signore che fuma come una locomotiva. — Mi permette!... ‘— S'accomodi.... Che je pare!... So venuto de Roma apposta pe qquesto!... — Il fiorentino accende il suo sigaro, porta la mano al cappello, e poi con quel sorriso fine fine che par fatto apposta per dannare il prossimo : — Ora la se ne può ritornare addietro colla coscienza tranquilla. La su’ parte di lume a mano è bell’ e finita. Arrivedello, — 47 Un’ imprudenza. 18 Maggio. PERSONAGGI. Il signor ToRELLO, antico fattore, ora possidente a Quaracchi, uomo di dieci paoli, come si diceva a tempo di quell’ altro. Sessantacinque anni. Secco inquoito come un piccione di trattoria; un po’ codino ora che tutti son liberali per vedere se ci si guadagna quanto a fare il liberale quando tutti eran codini. Consigliere municipale. Cappello chinese nella Guardia Nazionale di Petriòlo. La signora MADDALENA, moglie dell’ex-fattore che le ha messo il cappello — non quello chinese — quando è diventato Consigliere. Sessant’ anni. Ha rinnuovato un vestito verde a fiori gialli per venire all’ Esposizione. n Mignor FiLiPPo , fratello del Consigliere, antico volante alle | porte di Firenze, riposato e giubilato. Sessantaquattr’anni. Tonino, figliuolo di Torello e di Maddalena. Un monello da *rubare gli scappellotti di mano. Studia il latino, e i genitori lo tiran su per avvocato, colla veduta di farne un Ministro di Grazia e Giustizia, Don Tusero, curato di Sant’ Orsolo a Mosciano, maestro del Signorino. Torello (entrando all’ Esposizione dopo aver pagato il biglietto per tutti). Dieci franchi!... Diciotto paolî meno una crazia!... La mi par salata, Nena!... È In altri tempi con diciotto paoli meno una crazia c’era da comprare un porcellino.... Maddalena (ingrugnita). Torello!... Non co- minciamo, veh!... Almeno dillo piano, ti venisse un dolore, se no chi ci sente cì piglia per contadini. Un 48 UN’ IMPRUDENZA. po d’ educazione, feddeddio!... E parla scelto, come me.... Torello. Ma se l’è vera!... Vent’ anni fa, con diciotto paoli meno una crazia.... Filippo. Vent'anni fa eri sempre fattore. Mi pare che tu non ci abbia perso nulla!... Torello. Di’, 0 Pippo... tieni la lingua a te, o a desinare ti fo pagare la parte. i Tonino. O bello, o bello.... che magnificenza!... Nena. Per bello , è bello davvero.... Guarda come ci vien l’ erbaggio sotto queste tettoie |... Don Tubero. Tutto erbaggio veramente non si può dire.... Nena. To’.... o non è un mercato ?1.. Don Tubero. Già.... ma ora c’ è un po’ di tutto, per farlo vedere. Ci son le piante del mondo nuovo.... Tonino. Guarda, guarda.... quella è una Palma. Don Tubero (cattedratico). Sicuro.... È l’ Albero della Settimana Santa, che cresce nelle cappelle, su’quadri a olio.... in mano a Sant’ Agnese.... Pippo (miscredente perchè ha vissuto alla Ca- pitale). Ho sentito dire che vien bene anco al Giardino de’ Semplici. Don Tubero. Grandezza di Dio! Ù; Torello. Ecco, domando io, come hanno fatto gli alberi del mondo nuovo a crescere a quel modo?... Se il mondo fosse nuovo davvero, gli avrebbero a essere alti tantino. Al giorno d’ oggi, a lasciarlisfare , ce ne darebbero ad intendere di quelle.... A Nena. Ci piglian tutti per ignoranti! Torello. E ce le fanno pagare diciotto paoli l’ una! Pippo. Eppure il mondo nuovo era vecchio quando fu scoperto. Sai giri UN’IMPRUDENZA. 49 Nena. O allora perchè non lo scuoprivano pri- ma?... Tanto, icchè ci guadagnavano a tenerlo co- perto?.... Dico bene, sor Curato?... Don Tubero. Onnipotenza di Dio! Nena. Quand’ è così, acqua in bocca. Tonino... vieni qui. Tonino. Volevo pigliare quel fiore rosso.... Pippo. O bimbo.... abbi giudizio, perchè ti do uno scapaccione da farti cascar la testa nella vasca! O che è tuo il fiore rosso?... Don Tubero. Bisogna lasciare stare la roba de- ‘gli altri.... perchè ci sono le guardie.... Torello. Si piglia quando nessuno vede.... mo- nello!... Nena. Quella dev'essere una cipolla. Guardi, sor Curato, sarà alta venti braccia.... s'intende cipolle grosse, ma per mettere assieme una resta di quelle Mei: Don Tubero (legge il cartellino). Be.... be.... bea.... u.... carnea glauca. Torello. Senti razza di nomi!... O a dir cipolla addirittura che ci rimettevano del suo?... Don Tubero, È lo stesso.... Vuol dir cipolla in latino.... Nena. Si vede che nella Messa c’entra anco le cipolle... Don Tubero (secco son C’entra di tutto, nella Messa. Nena. Volevo ben dire!... Tonino, vieni qui, non mi fare arrabbiare.... Tonino. Mamma.... guarda quella signora.... l’ha un trabiccolo di dietro.... Nena. Eh! son le mode.... per buttar via dei 5 50°, UN’ IMPRUDENZA. quattrini.... benchè, bisognerebbe sapere se l’ha pa- gato il su’trabiccolo! Non si vergognano a andar fuori a quel modo! Fortuna che siamo tutta gente educata, se no ci si sputerebbe sopra... Torello. Non mica che stiano male! Quel gonfio dà una certa dimènatina nel camminare.... Nena. Torello!... Bada che se ti vedo far gli oc- chi di tinca a qualche donna.... Tonino, vieni qui, t'ho detto.... che cosa fai! Tonino (ridendo e sottovoce). Sputavo sul trabic- colo di quella signora.... Pippo. Maladett’ uno sbarazzino.... Oggi ci vuol compromettere!... Se ti piglio!... Tonino (scappando). Cuccù.... Don Tubero. Tutti i nomi delle piante sono scritti in latino.... Torello. O perchè?... Don Tubero (sufficiente). Per farli capire a tutti.... + Nena. Bravo!... O io che non capisco nulla!... Don Tubero. Perchè il latino non lo sapete. Nena. È giusta.... eppoi, siccome non so neanco leggere.... Don Tubero (leggendo). Questa, per esempio, è una Vriesèa Ps.... psitt.... psittacì.... Torello. Felicità. Don Tubero. Grazie.... non ho starnutito. Leg- gevo.... Psittacìna.... Torello. Ah! Pippo. Guarda che gusto a metter di codesti nomi alle piante! Già gli scienziati son famosi per dare dei bei nomini alle malattie più schifose e de’ vocaboli da far paura a’ fiori più gentili!... Dove vuoi una cosa più UN’ IMPRUDENZA. 5I È carina dell’Aneurisma.... e una parolaccia più spa- «ventosa del Rododendro?... Uno che non sapesse che È rob'è, direbbe a chi gli pesta un callo ; Dio ti mandi «un Rododendro!... e ad una persona ammodo: Arri- vedello, sor professore.... aneurismi a lei e a tutta la sua famiglia. Dio gli dia tutte le stomatiti che il suo cuor desidera!... Ù Nena. Quando Tonino sarà avvocato.... Don Tubero. Oh.... per quello.... il latino lo legge bene anche ora. Tonino!... Leggi i cartellini... per esercizio.... Torello, Senti; Nena, la banda!... Par quella di Petriòlo. Nena. Che cosa suonano? Pippo. L’introito della Traviata. Don Tubero. Si dice l’introduzione.... 1’ aper- tura.... Torello. Si suona meglio noi.... Qui ci manca il cappello chinese.... Nena. E poi, o che si dovrebbero suonare certe cose in un luogo di cristiani?... Pippo. Che ci trovi di male ? Nena. Ah!... se avessi una figliuola, la metterei sotto al pianoforte appena l’andasse ritta.... ma cote- ste porcherìe non gliele farei imparare davvero! Torello. Non c'è la peggio, colle ragazze, del- l’avvezzarle male. Che è , che non è, appena sbirciano un giovinotto co’baffi.... Tonino (leggendo). Sempervivum piliferum.... Torello. Cascano come pere cotte!... Nena. E poi restano a marcire in casa senza prender marito. Guarda la Gigia di Fello del Baini.... l’ha passata l’ età, direi.... = sita pere sii a MI < 21 e i o pi 52 UN’ IMPRUDENZA. Tonino (leggendo). Maranta virginalis maior.... Don Tubero. Lì ci potrebbe essere un’altra ra- gione. Coi costumi di quella famiglia, con quella mamma e quel babbo.... Tonino (c. s.). Xylinacantha cornuta.... Nena. Ma Tonino!.... Che diavolo dici!... Tonino. To”... leggo il latino , pe esercizio.. Nena. Ah! latino!.. Pippo. Se fossi into io ne’ piedi di Fello, la mo- glie avrebbe avuto tanti sgrugnoni.... Tonino (leggendo). Coccoloba.... Filippo. Da sbucciarle il viso!... Tonino (c. 8.).... excoriata. Nena. Guarda quella vecchia com'è ripicchiata! ... La si dondola come uno spauracchio ’n ’un campo di fave.... Oh! tu.... Tonino (c. s.). Crepis.... Nena. Bravo! Tu crepis.... Tonino (c. s.).... paludosa.... Don Tubero. Stia attenta qui, sora Nena. Questo che vede è |’ albero del caffè. — Nena. Badi, sor Curato, non creda, perchè non so leggere, di potermi prendere a canzonare!... L’al- bero del caffè!... Quello lì accanto — a dar retta a lei — potrebbe esser l’ albero del pan col burro.... Don Tubero. Creda, in parola.... è roba d’Ame- rica.... Torello. Roba del mondo nuovo, che fu scoperto quand’ era vecchio..., Nena. O chi lo scoprì?... Don Tubero. San Marco evangelista. Nena. Allora poi.... quand’ è vangelo... Tonino (c. 8.). Ficus elastica. SOR pe re Aa sana UN' IMPRUDENZA. 53 Pippo. Sacr....ilegio! Ho avuto a cascare su quell’inferriata per la terra? Un altro po’ batto.... Tonino (leggendo). Aralia reticulata.... Nena. Tonino, porta rispetto allo zio.... Torello. Oh! oh!... ecco la famiglia del mio an- tico padrone. Pover'uomo! È proprio ito!... Ha un'aria di tisico.... Tonino (c. s.). SciadophyUum tuberculatum. Nena. Tonino.... ti do uno scapaccione... Pippo. E la signora.... è grassa, ma l’ha un viso di malata! Tonino (c. s.). Mamillaria cirrhifera.... Don Tubero. La ragazza è palliduccia.... Tonino (c. s.). Scrophularid.... Nena. Insomma; Tonino.... finirai col farti sen- lire,... Torello. Fanno proprio pietà. Il padrone ce n’ha per poco.... Dicevan che era guarito di quel vespaio; ma, secondo me, gli ha fatto.... Tonino (c. s.). Canckrenia.... Nena (perde la pazienza). Bada, bimbo!... Don Tubero. Lo lasci dire, poverino. O se legge il latino come un arcivescovo!... Nena. Ma che latino!... O non capisce che lo fa apposta? A lei nella Messa certe cose non gliele ho mai sentite dire! Tonino (c. s.). Didattico”. Pippo. Meniamolo via.... Già io l'avevo detto.... far venire i ragazzi in certi posti è un’imprudenza.... Torello. Non sì sa mai che cosa trovano scritto.... . Tonino (c. s.). Tacca.... . Nena. Tonino , smetti, e andiamo via.... Sei pro- prio un demonio. s' 54 UN’ IMPRUDENZA. Tonino (leggendo). Daemonorops.... Nena (appiccicandogli uno scapaccione). Zitto! Tonino (attaccando un urlo) .... Accidens!... Torello. A voi!... L’ aveva indovinato io che ci faceva scomparire.... Ecco che cosa si guadagna a in- segnare a leggere a’ragazzi.... e a menarseli dietro!... E dire cho ho speso diciotto paoli meno una crazia!... i; JLe Foglie. 49 Maggiò. Bisogna render giustizia a tutti a questo mondo. La gran Mostra internazionale del nuovo Mercato fio- rentino è stata, come chi dicesse, il campo di riabili- tazione per le foglie. Fin’ adesso la gente minuta — o la gente grossa, che è tutt'uno — quella che si la- scia prendere per gli occhi, si appaga delle apparenze e non cerca le cose tanto per la sottile, aveva una simpatia tutta speciale e un culto quasi religioso uni- camente per i fiori. Nella passione per i giardini, nelle vaghe aspirazioni delle fanciulle verso un ideale di vita campestre, nell’ ornamento delle terrazze e dei salottini, dove le belle donne regnano sovrane sopra una corte di adoratori, le foglie c' entravano quasi per un di più, come il complemento indispensabile della pianta, come il fondo creato apposta da madre na- | È; 5 di d di i LE FOGLIE. 55 tura per far spiccare le bizzarre forme e le tinte vi. vaci delle corolle e de” petali. Oggi, dopo tre e quattro visite all’ Esposizione, il pregiudizio fu vinto, e le foglie hanno acquistato una importanza propria, una personalità, se mi si per- mette la parola, tutta speciale e distinta, hanno i loro ammiratori speciali, i loro difensori appassionati ed eloquenti, rivaleggiano coi fiori e li vincono, non troppo di rado, nella gara di eleganza e di venustà. Dalle foglioline appuntate e verticillate del Rusco, che infiorano i lembi d’ una miriade di pallidi fiorel- lini, alle enormi pale dell’ Alocasia tagliate a cuore e ‘ aperte in cima a uno stelo vigoroso; dagl’ ispidi pun- giglioni dell’ Agave ai delicatissimi ventagliuzzi del- l’Adianto, quale infinita varietà di modelli , che ricca gradazione di colori, che artistica disposizione di ve- nature, di lineette, di macchioline, di frangie, di smerli, e di festoni!... A sinistra della porta, entro un’ aiuola bizzarra- mente circondata di spugne e di tufì, sopra un ter- reno brullo e petroso, si allargano gli orridi cespi delle Agave e delle Fourcroya inviate dal Fenzi. Le larghe foglie carnose, fibrose, robuste, tutte irte di spine, appuntate come ferri di lancia, tinte in un verde | cinereoe polveroso, mettono addosso una specie di tristezza, un’ inquietudine indefinita, un sentimento di dolore, di solitudine, di rimorso. Vi ritornano in mente le Vite de’ Santi Padri, le peregrinazioni de- vote di Terra Santa, i deserti della Tebaide, le tenta- zioni di Sant’ Antonio, e le beate visioni de’ romitelli sepolti vivi in una grotta! Nel tepidario maggiore ecco spiegarvisi innanzi all'occhio meravigliato la vaga pompa delle fronde del 06 LE FOGLIE. Croton, mandato in cento e cento esemplari dal De- midoff, dal Corsi-Salviati e dal Torrigiani, marmo- rizzato in mille sfumature dal verde cupo al bianco di latte, stranamente macchiato in giallo, in rosso, in paonazzo; ora spampanato in limbi larghissimi, ora tagliuzzato in striscie sottili; ora liscio, ora frangiato, ora pendulo, ora levato su in alto, e sempre ricco di una folta e lussureggiante vegetazione. Dal lato opposto aprono le Marante i flabelli di- pinti a mo’ di pennacchio, il cui lembo iridato si tinge del verde più allegro e del più mesto color d’ ama- ranto ;' poi le Fittonie stendono una rete di bianchi cordoncini sul cupo fondo della foglia, quasi un ri- camo elegante, o una guipure delicata sopra il guan- cialino destinato alla toilette d’ una bella signora. Sovr” essi la Sferogine lascia pendere, con una negligenza piena di civetteria, le ampie sue fronde vellutate, che vincono in magnificenza e in splendore i più sontuosi prodotti dell’industria lionese , e gareg- giano, per la grazia dei riflessi e per la elegante dispo» . sizione delle crespe e delle piegoline, colla traine degli abiti da ballo usciti dalle mani sapienti di Worth, e dalle dita di fata delle modiste parigine. Lì presso, le foglie lanceolate dell’ Alocasia, lar- ghe come scudi di antichi cavalieri, pendono dalla cima d’ uno stelo macchiato come la pelle d’un ser» pente, e la fronda minuta e leggiera dell’ Adianto sfumata dal giallo roseo al verde azzurro, cade intorno alle pareti del vaso e si dispiega da una rete sottilis» sima di ramicelli che paiono fili tenuissimi di seta nera. i Ecco.... tutto intorno splendono al gaio raggio del nuovo sole i Caladii sparsi di larghe macchie e Ì ì L ; LE FOGLIE. 57 di sprazzi e di punteggiature come la tavolozza di un pittore. Questo è suffuso d’un bel vermiglio che im- porpora il centro delle foglie e corre lungo le vena- ture, quell’altro tinge i lembi di giallo, quello va È orgoglioso d’un vago disegno tracciato in un bianco |. dilatte, un quarto è coperto di macchioline color di rosa; uno è opaco come un disco di cuoio, uno è velato e trasparente come una falda di tulle; questo è triangolare come una lancia, quello diviso in cin- que o sei punte come una stella, quest’ altro arroton- dato e piegolinato come una coccarda. Osservate laggiù in un canto la numerosa fami- glia de'Colei, coperti di vecchia ruggine, intrisi di sangue atro, cosparsi di gocciole e di spruzzi vermi. gli; mirate il Cisso dalle foglie verdi listate di bigio e di chermisino e soppannate di paonazzo còme la i clamide d’ un vescovo; date un’occhiata al Cianofillo + dalla veste di bronzo, alla Dioscorea da’ riflessi me- : i . tallici, alla Musa zebrata, alla Tillandsia traversata i È ‘da larghe zone d’ argento, i. Immaginate per un momento la foglia allungata ._edacuta del Mughetto, moltiplicate per dieci quelle |. strisce lucidissime, tingetele in violetto, in paonazzo, in vermiglio, in verde pallido, in giallo croceo, mi- | schiate insieme tutti codesti colori e disponeteli in | lunghe liste, in nastri sfumati e degradanti, ed avrete la fronda elegante e mollemente incurvata della Dra- cèna, ì cui ciuffi vaghissimi rallegrano la mostra del marchese Corsi-Salviati, del principe Paolo Demidoff e dei marchesi Torrigiani. E poi andate a passare un quarto d’ora innanzi alle Begonie esposte dal Municipio di Firenze che ha per giardiniere il cav. Attilio Pucci, il gran mago che 58 LE FOGLIE. creò dal nulla le meraviglie del palagio dei fiori. Ve- deste mai più grazioso lavoro di cesello, più artistico accozzo di forme e di colori? Su quei dischi rugosi e tagliati in cento punte ai lembi delicatissimi, corrono svelti meandri lumeggiati di tocchi lucenti o cosparsi di lievissima ombra. Una lanugine trasparente e leg- giera, una polverina d’argento ossidato, o un nevi- schio di fiocchi candidissimi, cuoprono la superficie della foglia, che traversata da un raggio di luce, di- segna in nero la rete delle sue fibre eleganti, e fa intravedere la rosea tinta della faccia inferiore. E in mezzo al frondeggiare della pianticella variopinta appaiono gli steli tutti coperti d’ispido pelo, tutti aspri di lunghe asticelle appuntate. Più lontano, sotto i tetti di cristallo de’ due pic» coli tepidarii appoggiati alla parete di destra, le Sar- racenie accartocciate e venate di sanguigno vi riem- piranno di muto stupore. In coteste urne rigonfie e carnose, in quella specie di vasi che rovesciano sulla cima il labbro vagamente colorato, scorre continua» mente un umor glutinoso che facilita la discesa e im- pedisce la salita agl’ insetti imprudenti e alle farfallette procaci. Nel fondo dell’ urna si accoglie un laghetto d’acqua purissima, dove gli animaluzzi impertinenti, che si attentarono a violare il chiuso domicilio, tro- vano la morte e galleggiano, cadaveri insepolti, testi- moni della vendetta della pianta!... E li, subito accanto, un altro miracolo, un’altra cagione di altissima meraviglia, la Ouvirandra fene- strata, una pianticella lavorata a maglia, quasi una rete a modano, intrecciata dalla mano d’ un’ Ondina capricciosa. La lunga foglia, attaccata a un picciòlo tenuissimo come una cordicella di seta, scappa fuori LE FOGLIE. 59 da un bulbo piantato profondamente nel fondo di una | vaschetta, e manca affatto di tessuto parenchimoso. | La non ha che i nervi e le fibre, intersecate curiosa- ‘mente fra loro.... somiglia piuttosto allo scheletro | d’una foglia che ad una foglia vivente ; ma lo schele- tro è molle, pieghevole, leggiero, e si sostiene alla su- - perficie dell’acqua e galleggia a grado dell'onda vo- lubile. È Ma non tutte le foglie interessano lo studioso vi- | sitatore per la sola bizzarrìa delle forme e per la elegante disposizione de’ colori. Ve n ha di quelle che danno da pensare anco per la stranezza de’ costumi e delle abitudini. La Mimosa sensitiva, si chiude fret- " tolosa al minimo tocco, i verdi suoi limbi si ripiegano ‘intorno al fusto appena il sole sparisce dall orizzonte. L'ala d’una libellula, la zampa d'un moscerino ur- i ‘tano la delicatezza nervosa dell’ Onoclèa, e la fanno ; If ritrarsi, tutta schiva e dispettosa, verso il glauco pic- si IN traiggo cogli acuti pungiglioni appena e’ si posano sul lembo delle foglie; la Desmodia oscilla come il bilan- | ciere d’un pendolo, ed alza ed abbassa con alterno | moto le foglioline laterali, quasi volesse misurare al | viandante l’ora veloce che trascorre e si perde; l’Onàle | si ripiega e si corica durante la notte, come se cer- | casse riposo alle fatiche della giornata; il Trifoglio Nordico cambia posizione alla fronda a seconda dei cambiamenti di luce; 1’ Enotero s’ incurva e riunisce | i lembi a guisa di cupola, quando spira il venticello vespertino; le Maruve si accartocciano nel buio e si | aprono al raggio del sole. Foglie gentili e garrule, che stormite con sì dolce cadenza sulle pendici de’colli, che vestite di eterno 60 LE FOGLIE. verde i clivi beati della bella Fiorenza, che proteggete ne’ consci boschetti e pe’ folti cespugli gli amori del- l’usignolo e i fidati colloqui delle giovinette innocenti; graziose foglie, che acccogliete al rezzo i giuochi dei fanciulli e i santi pensieri de’ vegliardi, che stendete l'ombra benefica sulla capanna e sul palagio, sulla culla e sulla tomba, abbiate un saluto da tutti i cuori riconoscenti, un sospiro da tutte le anime innamorate. E se v’ha chi vi guarda con occhio indifferente, e vi sprezza, e vi calunnia, e vi ronza intorno col biz- zoso mormorio della mosca insolente, Dio vi conceda' a tutte la invidiabile facoltà della Dionèa: J'’admire le réseau, fatal aux moucherons, Qu°’un insecte suspend autour de nos maisons; ; Mais le fil aminci de l’agile araignée A-t-il jamais atteint l'art de la Dionée? Sa feuille, en embuscade au milieu des marais, Cache sous un miel pur la pointe de ses traits; D'un perfide ressort elle est encore armée; Le pièége, au moindre tact de la mouche affamée, Se ferme.... plus d’issue.... et l’insecte insolent Percé des deux còtés, expire en bourdonnant, 64 XII. Giardino Torrigiani. 19 Maggio. La riunione di ieri al Giardino Torrigiani riuscì . qualche cosa di così inaspettatamente meraviglioso , . checi vorrebbe un volume apposta — e un volume . grosso grosso — per descriverla a dovere. Già, prima di tutto, il giardino, di cui moltis- . simi Fiorentini hanno appena sentito parlare, è pro- . ° prio quel che si chiama un luogo di paradiso. Ci si ‘arriva per una strada stretta e interminata, tagliata " diquae di là da certe viuzze e da certi vicoletti cie- | chi che non promettono nulla di buono; ma appena ‘passato il limitare di quel cancello, vi si para davanti uno spettacolo de’ più incantevoli, uno spazio infinito pieno di alberi d’altissimo fusto rivestiti di Ellera «fino a’rami più elevati, ampli viali, larghissimi prati, boschetti ombrosi, aiuole smaltate di fiori, tepidarii ornati di piante rarissime, come se per concorrere alla pubblica Mostra i marchesi Torrigiani non aves- | sero mosso dal solito luogo neanco una pianta di ba- | silico. | | «»_°°—‘’Il tempo, che avea voluto farci paura un’ ora «prima, ci risparmiò uno de’ soliti rabbuffi, e si con- . tentò di tenerci broncio e di accompagnarci con qual- . che gocciolina nella passeggiata attraverso i bellissimi «|. viali del parco, al suono delle allegre sinfonie della banda Principe Amedeo. La cortesia degli ospiti fece = ri ‘62 GIARDINO TORRIGIANI. forza alla perfida stagione e vinse l’ ostinazione della scellerata luna di maggio. i Ma che diavolo parlo di luna!!... Il sole era alto ancora sull’ orizzonte, quando le allegre comitive dei visitatori si sparpagliarono, chiacchierando e ridendo, per l’ ampio giardino. Che folla di belle signore, che concorso di scien- ziati, di dotti, di artisti, di gentiluomini fiorentini e stranieri!... Che ampiezza di viali, che varietà di punti di vista, che vaghezza di disegno nella distri- buzione de’ gruppi di piante!... In certi punti il bosco è cupo e folto come sul dorso d’una montagna. Re- pente il viale si allarga, la selva si dirada, un bel prato si stende e declina dolcemente innanzi a’ nostri occhi. Qua ti presenta il vasto edifizio de’ tepidarii ripieni di Glossinie, di Pelargonii, di Begonie, di Alo- casie e di Marante : là s'inalza un elegante padi- glione, una graziosa cascina, o una villetta ridente. In un angolo oscuro, in mezzo a folti cespugli di Rose e di Ginestre, presso una fontana che mormora dolcemente cadendo nella vasca di marmo, vedi accen- nato sulla parete, che simula il petroso dirùpo della montagna, l’antro misterioso ove si chiude la tomba del negromante; e dal nudo sasso s’inalza la voce del poeta che rammenta il terribile esempio ai passanti: Questa è l’antica e memorabil grotta Che edificò Merlino, il savio mago, Che forse ricordare odi tal otta, Ove ingannollo la Donna del lago ; Il sepolcro è qui giù, dove corrotta Giace la carne sua, dov’ egli ,, vago Di satisfare a lei, che gliel suase, Vivo corcossi.... e morto ci rimase! GIARDINO TORRIGIANI. 63 Lì presso, tra i rami d’un boschetto di lauri, sorge un gruppo scolpito in marmo da greco scalpello, un leone che sorprende ed atterra un giovane toro ; più lungi una graziosa casetta, sul cui muro esterno si legge un’ iscrizione QUI VISSE DAL 1770 AL SETTEMBRE 4833 GAETANO FOCARDI LEGNAIUOLO DI PROFESSIONE MECCANICO PER ISTINTO D'OGNI DELIZIA E FABBRICA DI QUESTO VASTO RECINTO DIRETTORE ARCHITETTO FIDO AMMINISTRATORE CONSERVÒ SUE ABITUDINI SEMPLICI E PURE A RICONOSCENZA ED EMULAZIONE IL MARCH. P. TORRIGIANI PONE MEMORIA A chi fa più onore quel marmo? Al fedel servo, o all’ ottimo padrone? Nella piccola erbosa valle che si stende a’ piedi della gran torre — emblema della famiglia — sorge il monumento inalzato dalla pietà de’ figliuoli alla virtù e alla gloria del padre. Gli fan corona gruppi di piante e larghi viali che ascendono dolcemente la verde pendice, e sì stendono attorno a guisa d’ampio anfiteatro, — 64 GIARDINO TORRIGIANI. —* Rimpetto al semicerchio, sotto un porticato ele- gante tutto inghirlandato di fiori, si aprono gli appar- tamenti terreni del palazzo. La marchesa Elisabetta Torrigiani né fa gli onori a’ convitati, in elegante abbi- gliamento di faye, bigio su bigio, d’ una semplicità e d’ una grazia tutta aristocratica. La giovine sposa del marchese Piero Torrigiani, d’ una avvenenza e d’ una vivacità senza pari, prodiga alle signore le cure più affettuose. È vestita di azzurro pallido con certi orna- menti di faye color paglia, ricamati a tralci e a bot- + toni di rose d’un effetto elegantissimo e originalis- simo. Un largo nastro color. paglia, fermato da una fibbia di madreperla, raccoglie le amplissime pieghe della traine. Una toilette ch'è un amore.... purchè la sia portata a quel modo!... Per tutto girano i servitori, in gran livrea di gala, mentre la banda fa nascere nel cuore delle fan- ciulle certe tentazioni.... Ma per fortuna.... delle mamme..., e per disgrazia dei giovanotti, la piogge- rella fine fine e lenta lenta bagna le ghiaie e inzuppa come spugne gli erbosi tappeti. Per questa volta non si ballerà, benchè sarebbe stato così delizioso un ballo campestre sotto gli occhi.... e sotto gli occhiali, dei Botanici europei! Dio sa chìe rivoluzione nella scien- za!... Ma quella pioggia maledetta!... Il pleut.... il n'y aura pas de révolution!... Nelle sale illuminate è imbandito un buffet son- tuoso, Ma la folla passeggia sotto al porticato, siede all'aria aperta; le signore fanno capannello, e ridono e ciarlano con un'aria di beatitudine che consola, Cera la marchesa Bice Panciatichi, in abito violetto scuro, la signora Maquay in veste di velluto nero con una tu- nica azzurra e bellissime trine bianche, la signora GIARDINO TORRIGIANI. 65 Pazzi, la signorina Galli, la marchesina Gerini, le signorine Castellani.... c'era tutta la Firenze delle Cascine in giorno di gala, e tutta la colonia delle fo- restiere, che son tanto belle, non dico di no.... ma . quelcerto non so che delle figliuole dell'Arno non l'hanno, per ora, potuto acquistare. Col tempo, forse.... e con la paglia!.., XIII, Il banchetto de’ Giardinieri. 49 Maggio. Ieri sera nel Caffè dell’ Esposizione un pranzo di i pi ottanta coperti era offerto dai Giardinieri e dagli Orti- cultori italiani ai Giardinieri ed agli Orticultori esteri. Nessuno degli anfitrioni e nessuno degl’ invitati aveva __mancatoall’appello, e gli ottanta posti erano tutti pieni. ha Il Sindaco di Firenze e il marchese Niccolò Ri- dolfi, vice-presidente della Società di Orticultura, se- devanoal posto d’onore e avevano in faccia il signor Bernard, delegato del Governo Belga, e il signor Kolb, rappresentante della Società orticola di Baviera. Fu un pranzo alla buona e senza complimenti, col fiasco paesano e il pollo arrosto sulla tavola. Tutti i convitati avevano il cappello in capo — visto che, in quella specie d’atrio aperto a tutti i venti, faceva un e 66 IL BANCHETTO DE’ GIARDINIERI. freddo indiavolato— e il signor Nutini, che aveva messo insieme la lieta brigata, correva su e giù invigilando a ogni cosa. Si rise molto, si chiacchierò con grande allegria, si fecero brindisi da tutte le parti, e saluti agli assen- ti, e scambio d’infinite cortesie fra Italiani e stranieri. L’ eroe della festa fu.... uno storione colossale (un metro e 25 centimetri di lunghezza), che venne in ta- vola sopra un letto d’ erbe odorifere! Dopo lui grandi elogi a un certo vino del Conti, che aveva nome San Romolo, e che meritava davvero la sua riputazione di santità. La cosa più ghiotta per me erano le conversa- zioni poliglotte che risuonavano da un capo all’ altro della tavola. I Giardinieri italiani, che parlavano in francese, potavano le sillabe alle parole troppo lunghe con una disinvoltura da innamorare. Ce ne fu uno che fece un innesto di verbi tedeschi sulla coniuga- zione fiorentina , che Dio ci liberi se attacca! L’anno . venturo, alla fioritura, ne scapperanno fuori di quelle da mordersi la lingua solamente a pensarci. Del resto l’ idioma scritto non la cedeva per nulla all’idioma parlato. Eccovi qui la copia fedele della Lista del Pranzo: Minuta. Pitti Buscie. — (M’ immagino che volesse dire: Petites bouchées.... ma in un paese dove Palazzo Pitti è così conosciuto !...) Zuppa..., — (O non s'era detto: mangiamo una Zuppa insieme?...) Storione in sarsa olandese.... — (Lo storione era squisito, ma la sarsa/...) i JA . L : ò } à z d PM x N - i i ì Ni 9, P VO! $. (i Ù U i i n SR i pa IL BANCHETTO DE’ GIARDINIERI. 67 Borduònemanne.... — (Questo nessuno seppe mai che roba era.) Tallierini consumè. Fileto alla gardiniera. Cotolette di vitela alla Zingana coppi selli. Ga all’ antina. Buodini alla Rucigliè.... (povero Richelieu !...) Po lastre a rosto.... (Gran Dio!... lastre ar- rosto !) Savarè — (accento sull’ e). A marascino di Zara, Formaggio dipiù qualità. - Ma il piatto che non era segnato nella Minuta, e che piacque più di tutti ai forestieri, era quel piatto di buon viso schiettamente toscano, quella cortesia tutta casalinga, quell’ affetto fraterno, quel buon umo- re, quella vivacità , quel brio che trasformerebbero in un pranzo il più modesto desinare. - Al comparire delle Po lastre a rosto uno scoppio di turaccioli annunziò l’arrivo contemporaneo dello Champagne Bouché, 1’ ottimo, il più delicato , il più profumato, il più esilarante di tutti i vini spumosi della Champagne. Dove entra lo Champagne Bouché entra l’ allegria, la barzelletta, la voglia.... almeno la voglia.... di dir delle cose piene di spirito!... E come se questo non bastasse, alla fine del pranzo si bevve il liquore Eucalyptus della fabbrica Buton di Bologna!... Qualche cosa di squisito, di vel- lutato, dì veramente gustoso. I frati dell’ Abbazia di Fécamp possono portarsi via la Benedettina!... Vorrei ridire tutti i brindisi che suonarono sotto 68 IL BANCHETTO DE’ GIARDINIERI. le vòlte della sala fra il tintinnìo de’ bicchieri e il ru- more delle forchette.... e vorrei nello stesso tempo andar dietro ai convitati che si sparpagliano nel giar- dino al lume della luna. -Mah!... come si fa!... Le giornate hanno venti- quattr’ ore sole, e l’uomo, crudele destino!... non ha che due gambe per correre di qua e di là. La vita del povero Yorick in questi giorni dell’ Esposizione è proprio una vita da cani. Semprecoll’ orologio alla mano, scappando da tutte le parti a vedere, ad ascol- tare, a bracare, a raccoglier notizie, ad assistere alle riunioni, alle sedute, alle visite, ai viaggetti.... E quando si scrive ? E quando si pelina di E shunt sì dorme?... Ah! lettrici mie cortesissime! Tutto questo lo faccio per voi. — Che qualcuna almeno me ne renda merito in Paradisol!.,. 20 Maggio. Sia detto fra noi.... qui, che nessuno ci sente.... per provarsi a fare una descrizione de’ fiori ci vor- rebbe una sfacciataggine tant’alta, che il campanile di Giotto sembrerebbe uno stuzzicadenti al confronto. Se la penna fosse un pennello; se le frasi scintillassero sulla carta come tanti sprazzi di luce refranti attra» I FIORI. 69 verso un cristallo sfaccettato; se i periodi fossero tanti fiocchi di coton floscio che vi facessero il solletico alle gote; se le parole sapessero odore, si potrebbe tentare alla meglio di mettere assieme qualche cosa che avesse un po’ più di garbo e di grazia, ma si resterebbe ad ogni modo le mille miglia lontani dalla verità : e la più semplice Madreselva, il più modesto Bucaneve, e la Camomilla più volgare, sbocciati sul- l’alto d’una siepe o fra l’ umile erbetta d’un prati- cello, parrebbero sempre più belli di una superba . Peonia o d’una Camelia variegata, dipinte coll’ inchio- stro da stampa sopra un pezzo di foglio, tra gli Atti Ufficiali e i telegrammi della Stefani. Ci si son provati mille volte i Botanici e hanno fatto un fiasco tanto madornale da rammentare la fa- mosa botte di Heidelberga! Se io, cedendo a’ buoni consigli, lasciassi in un canto i ghiribizzi dell’ umo- rismo e della poesia, e mi volessi dare al positivo, e seguitare passo passo.i dettami della scienza, ecco qui come vi degcriverei un Amorino: Pianta a fiori ermafroditi — o Dio, si comincia male!... — con un ricettacolo convesso regolare ed obliquo, cinque 0 sei sepali, talvolta sette od otto.... che precisione!... eguali od ineguali.... naturale !... imbricati dap- prima, poì disgiunti ed aperti. Altrettanti petali, alterni coì sepali e ineguali e dissimili. Stami in numero indefinito, formati d’un filetto libero e di ___° un’antera biloculare introrsa, deiscente da due fes- | siture.... Lasciamola là, per non perdere il rispetto alle signore, e andiamo a cogliere sul cespo la spi- ghetta odorata del simpatico fiorellino. Povero fiore!... Maltrattato a quel modo! Biloculare, deiscente, in» trorso.... introrso sarà lei e tutta la sua famiglia!... 70 | 1 FIORI. Quanto all’Amorino, egli è la cosa più cara, più soa- ve, più delicata che sia a questo mondo. Prendetelo voi, leggitrice gentile, nascondetelo in seno, posatelo su quel cuore che ha palpitato per la prima volta alle dolci emozioni dell’ affetto corrisposto, e difendetelo dall’Adanson che lo voleva classificare tra i Capperi, e dal De Jussieu che non lo stimava neanco degno di tanto onore, e lo relegava tutt’ al più fra la schiera dei parenti del Cappero.... al decimo grado collatera- le! Deiscente da due fessiture!... Insolentil... Andiamo a ritrovare un po’ di calma e un po’ di allegria innanzi all’enorme paniera di Azalèe che tiene il mezzo della navata centrale. Che sinfonia di colori, che vertiginosa moltitudine di petali aperti al bacio del primo raggio primaverile !... Avete mai provato a get- tare un sasso entro le acque cristalline d’un queto la- ghetto, per vedere, tra le curve graziose de’ mille cerchi concentrici, venir su dal fondo also milione di bollicine d'aria che s’incalzano, s’ inseguono, si succedono e vengono a scoppiare sulla superficie, incre- spando l’onda d’argento in un visibilio di cerchietti scintillanti? Così da quella selva di ramicelli sottili, vestiti appena d’un velo trasparente di foglioline acute ed appuntate, saltan fuori a cespugli, a gruppi, a mazzetti, a centinaia, a migliaia, a milioni, le va- ghissime corolle dell’ Azalèa; candide del candore più immacolato, suffuse del più pudico vermiglio che mai imporporasse la gota d’ una fanciulla, splendenti del color della fiamma, incarnate, paonazze , tocche qua e la con qualche pennellata di minio, o punteggiate “ macchiette di cocciniglia. Da tutti i giardini di Firenze, da tutti i topidarii dell'Olanda e del Belgio, le Azalèe più vezzose si I FIORI. 7 | mossero per correre alla Festa de’ Fiori, e mai più splendida mostra dell’indico fiore rallegrò l'occhio meravigliato delle belle visitatrici. Accanto all’Azalèa, simigliante per forma e legato dal vincolo della parentela, il Rododendro infiora le cime verdeggianti degli altissimi rami. Nacque sotto il cielo ardente dell’Affrica, masi avvezzò di buon’ora | alle miti aurette e a'soavi tepori delle piaggie italiane. . Il conte Boutourlin ne ha esposto un esemplare gigan- tesco, nato di seme ne’ suoi vasti tepidarii. La corolla i 3 elegante rosseggia fra il verde scuro delle foglìe piane . e@luccicanti, o impallidisce d’un leggiero vermiglio ru- . bato alla Rosa, o rapisce alle nevi intatte la fredda . candidezza, o si tinge d’un verdolino chiaro e melan- conico quasi riflesso d'un timido raggio di luna nuova. Nelle due panierine laterali i Tulipani di Gand ‘© fannoun chiasso del diavolo. Petali larghi e frangiati, colori discordanti, tinte vivaci e sfacciatelle, accozzi | e contrasti di sfumature e di strisce bizzarre, questo x giallo come l’oro, quello violaceo a larghe strie quasi | azzurre, quest'altro tinto di mosto come un tragèdo n fi antico, uno sanguigno, uno roseo, un terzo porporato come un cardinale di Santa Chiesa. È Cotesto turco, nato da una cipolla, cotesto pro- fugo inabile a parlare la lingua del paese — il linguag- gio de’fioriè la soavità del profumo — arrivò pure, a | uma cert’ora, a fare una gran figura e ad occupare | un gran posto nell’ Europa civile. Alla Borsa di Har- ° dem un Tulipano era quotato come un valore ricono- | sciuto....e che razza di valore! In un anno solo, nel 1632, si fecero venticinque milioni di lire di affari in Tulipani. La specie battezzata Semper Augustus si contrattò in Borsa a cinquemila franchi.... poi salì a 12 I FIORI. dodicimila, e fu finalmente venduta a un negoziante * di Amsterdam per tredicimila cinquecento lire!... Un signore di Harlem offrì per un Tulipano diecimila lire e dodici ettari di terreno coltivato! La passione eccitata spinse i deliranti al delitto. Ci furono delle violazioni di domicilio, delle frodi, delle truffe, dei furti.... e degli omicidi premeditati. Le ragazze portarono in dote una collezione di Tulipani, e ci furono delle mogli che. per una cipolla.... E dire che l’uomo ha il muso duro d’intitolarsi da sè un animale ragionevole! Del resto cotesta lunga e smaniosa tensione delle facoltà intellettive alla ricerca, alla cultura e alla mol- tiplicazione della celebre pianta, ha prodotto sulla po- polazione d’ Olanda un effetto fisiologico, intorno al quale mi propongo d’interrogare un giorno o l’altro quel valent’ uomo di Maurizio Schiff. Con quella bella |. — faccia rubiconda sfumata in giallo d’ ocra, con quel collo lungo e robusto, con quel tonacone svolazzante intorno alle gambe, un Olandese pare tale e quale un tulipano.... bene inteso colla cipolla per l’insù e il fiore per l’ingiù!... Le belle ragazze, che vengono colla mamma a fare un giretto intorno ai boschi di Palme e a’gruppi delle Felci, volgono più d’un’occhiatina amorosa ai praticelli smaltati di Viole del pensiero. Quest'anno il principe Paolo di Demidoff ha avuto un visibilio di pensieri nuovi, Povero signore! Afflitto da qualche milione di rendita, seduto innanzi a un monumentale caminetto di malachita — ci ho anch'io tre bottoncini da camicia, in malachita, che formano parte delle gioie di famiglia — è naturale che a quel Principe i pen- sieri gli crescano ogni tantino !... Ne ha messi alla Mo- stra una collezione che potrebbe benissimo intitolarsi: I FIORI. 73 | Pensieri sulla maniera di spendere dei quattrini! Ce ne sono degli azzurri come gli occhi di Giunone, dei violacei come un piviale della Settimana santa; di quelli color tabacco.... (pensieri intorno alla Regia cointeressata, lire 882: fine corrente); ce ne sono dei rossi e de’ neri come gli uomini politici.... e di quelli rossi e neri tutt’insieme, sempre come gli uomini po- litici, salvo ci sia! I giovanotti fanno la ruota intorno alle Camelie ,... che non sanno di nulla, poverine, ma che son dipinte in tanto vaghi colori, imbellettate di roseo e d’incar- natino, aperte e magari rovesciate all'infuori con sì procace civetteria, piene di macchie — e chi non ha macchie a questo mondo! — lisce, smerlate, scac- chettate, frangiate.... e fanno tanta figura in un pal- chetto di second’ordine al teatro, ritte impettite, con un giro di fogliami ridotti al verde all’intorno, e un fil di ferro infilato nel calice per tenerlo su!... Lungo le pareti stanno sui banchi le famiglie dei Garofani legati alla cannuccia, sbocciati per parte come uno che abbia sbagliato vocazione, e tutti spam- panati come se non potessero soffrire di fiorire secondo le regole e da Garofani per bene!... Ce ne sono di quelli tutti d’un colore; ma la maggioranza è mischiata di bianco e di giallo, di rosso e d’arancione, un pepe e sale di bigio e di paonazzo che mostra una gran vo- lubilità di carattere e un visibilio d’inerociature nel- l'albero genealogico. Certo i babbi e le mamme hanno rispettato poco il santuario della famiglia e hanno fatto più d’un buco alle pareti domestiche. Le Calceolarie hanno preso posto un po’dapper- tutto. Ne ho viste all'aria aperta, e ne ho trovate sotto le tettoie de’tepidarii; ve n’ha qualcuna giù in ' 74 I FIORI. basso e qualche altra un po’più in su, sopra alle cas- sette di spugne e alle gradinate di tufo. A. guardarle così alla sfuggita paiono borselline di velluto di tutti i colori, ricamate a nodino, trapunte di margheritine e di coralluzzi, e messe lì in cima a un fuscello, quasi per far dannare chi passa senza soldi per le tasche. Quanto alle Petunie, se ho da parlare col cuore in mano, le non hanno mai avuto tutte le mie simpa- tie. Non hanno quasi mai una fisonomia spiccata, un carattere proprio, una figura distinta da quella degli altri fiori più preziosi. Ora si danno l’aria di Camelie, ora scimmieggiano le Rose, ora fanno il verso alle. Azalèe, ora si gonfiano, si raddoppiano e metton cesto, per agguagliarsi alle Peonie. Mi fanno l’effetto di quelle mezze signore delle classi borghesi, che spen- dono un diluvio di quattrini per copiare le principesse e le marchesane- dell’aristocrazia, e riescono a farsi canzonare nel proprio mondo e nel mondo di quelle altre.... De’Giacinti, delle Ortensie, delle Primole, delle Verbene, è inutile che ve ne parli. Tutti le sapete a mente meglio di me! Ma prima di finire, per oggi, farò la mia più bella riverenza ai Gigli venuti alla pubblica Mostra; fiori che sanno un certo odore di santità, e godono la stima e il rispetto della gente ammodo, e servono di simbolo a’costumi immacolati e alle menti timorate di Dio. Ah!... che disillusione !... Non c'è più un Giglio che abbia serbato intatto il candore dell'innocenza; non ce n'è nemmeno uno che non si sia tinto di qual- che colore sfacciato e peccaminoso!... Que’gialli tutti punteggiati di rosso, quei verdolini a grandi macchie $ % n I FIORI. 75 violette, quell’impudicizia degli stami rovesciati in fuori e de’ pistilli ripiegati verso il polline!... Ahimè!... dove ne andò il Giglio delle convalli, il Giglio coniu- gale di San Giuseppe, l’innocentino e SPIE Gi- glio di Santa Zita, protettrice delle serve?!.. E come farà San Luigi Gonzaga'a rimanere in Paradiso con quel Giglio in mano?!... XV. Radicchino tenero. » 20 Maggio. Stamane, sotto i lucernarii dell’ Esposizione, e per le aiuole dei giardini circostanti al nuovo Mercato, i cartellini dei premii dondolavano dai rami delle piante riuscite vittoriose nella nobile gara. Chi sa che anche nel Regno dei vegetabili l’am- bizione non faccia ingiallire più d’una foglia, e l’invi- dia non macchi di livide pustolette il pallido verde degli steli! Ho veduto un Manderino che ha aspettato proprio a stamani a rivestirsi d'una miriade di fiori, come una ragazza che rinnuovi il vestito di seta nel giorno in cuì s'è fatta sposa, o come un cavadenti che sì metta la giubba per attaccarsi all'occhiello la Croce della Corona d’Italia. Qualcuno è rimasto scontento , questo va co’ suoi piedi, e per tutti ì boschetti il vento, che passa tra i rami e le fronde, sibila in un certo nodo malizioso e 76 RADICCHINO TENERO. protervo che par che fischi il verdetto dei Giurati. Si bucina di nepotismo , di favoritismo, e d’una quantità infinita di cose in îsmo, che, se fossero vere, da- rebbero di nullità a quattro quinti delle sentenze. I Giardinieri traversano i viali con un muso lungo un miglio , e brandiscono l’annaffiatoio come se fosse la spada ultrice destinata a vendicare i torti ricevuti. Soltanto l’ Olandese dei Tulipani, che non è riu- scito neanco ad acchiappare una medaglia di bronzo, se ne sta lì quieto e tranquillo, guardando con un’aria smemorata le sue quattrocento bottiglie sormontate da’ bellissimi fiori. Secondo me, deve cercare la soluzione d’un gran problema d’ aritmetica. Date quattrocento bottiglie, come è mai possibile ca sì trasformino in un fiasco solo! Molta gente sotto le navate e fra le colonne dei portici. Le belle donnine si contano a centinaia. Pare impossibile, ma pure è vero; ci sono delle matlinate in cui le donne appariscono tutte belle, e belle d’una bellezza provocante, stuzzicante, pericolosa per i po- veri uomini che girano su e giù senza pensare a ma- lizia! Che sia il tempo, la stagione, o il vento che tira ? : I giovanotti passeggiano, lanciando da tutte le parti occhiate incendiarie come razzi d’un fuoco di artifizio. Ogni tanto lasciano scappare, passando ac- canto alle ragazze, qualche paroletta un po’ardita, qualche motto men che castigato, che le mamme fanno le viste di non sentire e le figliuole tengono a mente , per ripensarci un po’ più tardi, Qualche volta però i motteggiatori sbagliano indirizzo e trovano de- RADICCHINO TENERO. 77 gli scilinguagnoli bene sciolti , che rispondono per le | rime. Un ragazzaccio sfacciato, che va girondolando a braccetto d’ un amico, s'incontra in una fanciulla, bella come un Amore, allegata come suol dirsi, alle sottane della vecchia mamma che la mattina vende i cavoli in Mercato. ;_—» Chi direbbe mai — aliiima ridendo il mo- nello — che quell’Angiolo biondo sia figliuola di co- testa strega |... — O icchè la credel... — risponde la vecchia a ‘© muso duro — Che tutt’ i figliuoli nascan senza babbo nè mamma.... come lei?,., — i €) . n Origliare alle porte è un brutto vizio, non lo nego, ma finora non è stato mai inventato nulla di meglio per sapere quel che si dice nelle stanze obitise. ‘ Quando avvieinai l'orecchio al buco della serra- tura, la discussione era animatissima, ognuno preco- | nizzavai suoi protetti e ne vantava i pregi, le virtù e ela bellezza. di «_—I miei — diceva un Belga — sono candidi e “H delicati come signorine. |_»»—’°‘’ ‘En France— saltava su un Francese — hanno fi una testina vermiglia che innamora, stanno su, dritti e saldi, e non sono meno candidi e immacolati di quelli de' nostri vicini, Le ‘— Noi li facciamo venir vegeti e grossi — rac- contava. un Tedesco — e diamo loro un nutrimento dan ne accresce i bellezza e la bontà. "9° pts 78 RADICCHINO TENERO. - — I nostri — replicava il Belga — non si erano mai veduti. — C'est une contrefacon, — nr il Francese. — Quelli d’ Italia — gridava il nostro difensore — sono notevoli per la statura, robusti di costitu- zione, verdi nell’ aspetto; ma così dolci, così graziosi , così piccanti, così pieni di sani principii.... educati con amore, all’ aria aperta.... — Pareva che la disputa s’invelenisse, e decisa- mente gl’ Italiani, sopraffatti dal numero, stavano per avere la peggio; quando ad un tratto ognuno diè di piglio a’ suoi raccomandati e li precipitò, la testa la prima, in una caldaia d’ acqua bollente. Cotti e mangiati, le opinioni disparate sì riuni- rono in un’ unica sentenza.... e gli Sparagi d’ Italia furon riconosciuti i migliori!... In mezzo alla folla dei visitatori spulezzano via, come damme spaurite, due monacelle francesi, due di quelle Suore spedaliere che paion vestite di carta straccia cilestrina, e portano il viso incartocciato in un gran foglio di carta bianca da suppliche. Una delle due, la più giovane, ha un visetto vermiglio come un boesino di Rosa maggese, e un paio d’occhi da farsi correr dietro un paralitico. Le ho incontrate in ammirazione davanti alle Piante grasse dell’Orto botanico di Bologna, e più tardi sotto le cestelline dei Nepenti del Weitch. Quella degli occhi neri durava una gran fatica a contenere l’ardore giovanile, allungava le manine a toccare le foglie, abbassava il naso sulle corolle de’ fiori, e, quando credeva di non esser veduta, sghignazzava di RADICCHINO TENERO. 79 . sottecche colla compagna più avanzata d’ età, accen- ‘| nando a questa pianta ed a quella. Di sicuro la faceva | dei paragoni e de’ ravvicinamenti d’ un umorismo . claustrale, che avrei pagato qualche cosa di bello a co- . gliere a volo. 4 ‘Tutto ad un tratto passa un Belga tutto azzimato, | coll’occhialino incastrato nel sopracciglio, vede la coppia delle monacelle, sbircia la più carina, e dice ridendo a un amico : È — Dieu!... la jolie nonne pour Robert-le-Dia- . ble!... J'aime tant le ballet.... — Le balai?... — risponde lesta lesta la vispa monachina. — Prenez garde au manche!... — Che fosse parente.... alla lontana, del Pompiere di Fanfulla?... eì XVI. Sempre Fiori. 2 Maggio. Tutte le fanciulle bene educate, che hanno letto qualche romanzo di nascosto alla mamma, e quelle ‘ che coltivano nella stufa calda del cuore la pianticella d’un amoretto germogliato di recente senza il con- senso de’ superiori, professano un culto tutto spe- ciale e poetico per l’ azzurro Fiore della memoria. Oggi che la lingua tedesca è venuta di moda, ve n° ha qualcuna che conosce la pietosa leggenda del fido amatore, travolto nelle onde infuriate del tor» 80 SEMPRE FIORI. rente, mentre gettava a’ piedi della sua bella il ramo- scelto fiorito, e raccoglieva le forze estreme per pro- nunziare coll’ ultimo sospiro le fatali parole: Vergiss. mein nicht !... Prima d’ora le ragazze davano al fio- rellino il nome di Myosotis e credevano in coscienza di battezzarlo in francese. Basta che non si parli ita- liano, le belle figlie d’ Italia si morderebbero magari la lingua per masticare in turco un vocabolo pur- chessia!... Myosotis intanto è una parola derivata dal greco che significa : Orecchie di topo!... Povero L'iore della memoria, così soavemente suffuso del colore del cielo; tu, che circondi di tanto vaghi cespugli le sì- nuose aiuole del Giardino dell’ Esposizione, scolpisci tu nella mente delle ragazze innamorate il tuo poetico. — e grazioso nome italiano, e scuoti dalle tue foglie l’obbrobrio di quel pseudonimo impertinente e bu- giardo! Fortunata la Rosa!... Tutti I’ hanno chiamata a questo modo da quattro o cinque mil’ anni in qua: gl’idiomi più disparati hanno piegato l'indole loro a cercare una parola che rendesse presso a poco quel medesimo suono. In qual remoto angolo della terra fu trovata la prima Rosa? Nessuno lo sa. I due emi» sferi sono coperti del suo fiore vermiglio e fragrante, ella fu sempre e per tutto come chi dicesse l’ unità di misura della bellezza, della grazia, dell'eleganza sem- plice e nativa. I poeti hanno celebrato Je sue lodi, da Omero al santo Re David, da Firdusi al voluttuoso. Anacreonte; l’ hanno vaticinata i veggenti, l' hanno protetta i sacerdoti e i sovrani ; di lei s’ intrecciaron corone le Etère di Grecia che insegnarono ai sette Savi la filosofia orizzontale, e le verginelle pudiche -: Mi RI nie (em A Cit i 1 gi SI LA e de SN = CA sid re) CAT *. " «n P - TE 10° PEA siii ina i Rn 30 i a na ei © e risse SEMPRE FIORI." 81 che attestarono col loro sangue la novella fede nel Cristo ; del suo fiore si adornarono e si adornano i triclinii e le are, i banchetti e gli altari; e le mille teogonie dell'universo creato seminarono di Rose gli | + eterni giardini dell’ Olimpo e del Paradiso! Persino il Papa benedice una Rosa ogni dodici mesi e la manda in regalo alle donne coronate, specchi di virtù e modelli di perfezione, alle quali il santo dono del vegliardo infallibile reca augurio di felicità e pro- messa di gloria: Donna Isabella di Spagna e l’ im- peratrice Eugenia hanno avuto le ultime Rose del Papal... Alla pubblica Mostra son ‘piovute le Rose da tutte le parti. Anco il fiero Barone toscano, dall'alto delle sue castella merlate, ha lanciato quaggii quat- trocentocinquanta teste recise.... di diverse varietà. Il suo Giardiniere le compose pietosamente in due casse da morto, sopra un guanciale di muschi e di borraccina, e le depose sul cippo innalzato dietro al tepidario maggiore. Lasciate passare la giustizia del Barone!... ; Sogno d’ una notte d’ estate.... la mia fantastica visione mi fa turbinare intorno un nembo di fiori! Le lunghe processioni de’ Pelargonii di Bibbiani sfilano lungo il muro della stufa grande, superbe delle loro macchie vivaci e de’ loro nomi illustri. I Tropèoli cor- rono su per le cannucce e lungo gli steccati, le Fuchsie pendono come campanelluzzi e bubboli e sonaglietti dalle cime de’ rami flessibili; le Clematiti stendono sulle grotte l’allegra veste variopinta; i Ranucoli, gli Anemoni, le Violacciocche smaltano tutti i prati- celli del giardino esteriore. Là dietro, la Calmia lati- folia apre le sue candide corolle e il Rincospermo 82 SEMPRE FIORI. ‘ infiora i viali, spargendo i petali odorati sotto i passi de’ visitatori. La Peonia gigantesca è sbocciata in quel- l’angolo estremo; la Lapageria rosseggia nel folto di quella spalliera di Eriche e di Echeverrie; la Stre- litzia Regina caccia fuori dal cespo le crocee sue punte, % e dal teso arco del calice scocca verso il cielo le az- zurre freccie innocenti. Sotto i cristalli del tepidario le Glossinie tinte de’ più vivaci colori ridono amorose del più gentile e tranquillo sorriso, e l’ Anturio sporge in fuori la lin- gua scarlatta, su cui si divincola e si svolge un ser- pentello color d’ arancio.... lingua maledica, che svela i casti segreti delle meste Franciscèe, e gli scanda- lucci de’ Nepenti, dondolanti dalle sottili nervature. Nel queto lago delle vaschette laterali bagnano le Ninfèe i calici raggianti, e sotto il velo trasparente dell’ onda appaiono come l’immagine delle stelle del cielo, riflessa nello specchio cristallino. Qui i rossi pennacchi della Musa, là i violacei mazzetti dell’ Ebe- clino, più lungi le spighe dell’Afelandra, per tutto uno splendere di tinte, un mischiarsi di profumi, un cam- biare continuo di forma, di portamento, di aspetto, di costume e di fisonomia. Ho Jasciato da banda le Orchidèe per una ra- gione semplicissima e sola. Le Orchidèe non si de- scrivono, non si raccontano, non si traducono in parole.... le si vanno a vedere nel padiglione del mar- chese Corsi-Salviati, ci si riman lì sbalorditi, colla testa piena d'un ronzio confuso e stupefacente.... poi si sognano la notte, e si tornano a vedere la dimane. Di fronte alla ricca gamma di quelle brillanti sfuma- ture, il vocabolario degli aggettivi è d'una povertà da far raccapriccio; innanzi a quella fantastica volubilità SEMPRE FIORI, 83 di forme le metafore rimangono atrofizzate nel cer- vello! Se vi dicessi che le Vande somigliano un so- |’ netto del Petrarca, che le Cattleie mi rammentano i Lieder di Heine, voi di sicuro non capireste nulla.... __—’e neanch’io.... ma tant'è, gli è precisamente cotesta |. l'impressione che mi fanno; non la spiego ma la sento, non la discuto ma la subisco. Prendete una farfalla e mettetela accanto a un Cipripedio , la ci farà la figura d'un moscone veduto col microscopio!... Legate un colibrì a’ tralci flessuosi della Vanda soave, e parrà uno scarafaggio posato so- pra uno scrigno di gemme scintillanti ! Questa, quasi librata sull’ali, sospende a un sottilissimo filo il corpicino delicato, ricoperto come d’una piuma che brilla de’riflessi dell’ametista e del crisolito; quella mette fuori de’ ramicelli, vermigli come il più pregiato corallo color di rosa, e inghir- — landati di fiorellini giallognoli come il topazio orien- »— tale; quest’altra lascia pendere dal tronco, su cui vive |’ parasita, una ghirlanda di abbaglianti rubini legati in | rappe, imbricati in lunghe spighe, riuniti in grappoli «con una incantevole civetteria. i Tutte o quasi tutte spandono intorno un profumo | soave, dolce; penetrante, un odore sottile sottile come ‘Quello che le belle donne lasciano nella chiusa ca- | meretta, muta testimone di tanti amorosi segreti ; un'aura di voluttà che vi passa alle midolle, che vi | mettei nervi in convulsione, che vi fa il solletico per lavita, e vi eccita nel cervello quella specie di sma- ‘nia dolcemente tormentosa, propiziatrice d’ineffa- bili gioie alla gioventù e di penose memorie alla vec- | chiaia! E adesso diamo a’ Fiori odorati un ultimo e affet- 84 SEMPRE FIORI. tuoso saluto.... e moviamo sotto i portici laterali alla ricerca delle più belle frutta, degli agrumi più suc- culenti, de’ mobili più graziosi, de’ disegni, delle sta- tue, degl’ intagli, delle tarsie. Fino da ieri le Piante ed i Fiori hanno avuto no- vella del verdetto de’ Giurati, e scommetto che fra i cespugli e i boschetti, per le aiuole e ne’tepidarii c’ è un gran pissi pissi di commenti, di risate, di lamen- ti, e di critiche. Quella linguaccia dell’Anturio deve dir roba da chiodi contro le Commissioni giudicanti, e la Strelitzia Augusta, che è laggiù tutta bizzosa e irritata, deve scagliare più d’ una freccia all’ indirizzo di chi l’ ha lasciata senza premio. Se avessero lasciato fare a me, tutti i Fiori, anco i più modesti e scoloriti, avrebbero avuto una meda- gliuzza, o almeno almeno un diploma di menzione onorevole da riportare a casa. Un fiore mi par sempre una cosa meravigliosa; e tale che sembra. un fiorellino da nulla, e nasce sulle prode del campo o fra i solchi del grano, va a morire di languore sul nudo seno d’una bella fan- ciulla, o serve a lei di messaggero discreto per recare la prima novella de’ palpiti del cuore. E poi, ad ogni modo, una medaglia costa tanto poco a chi la dà, e fa tanto piacere a chi la riceve! I Giurati dovrebbero prendere esempio dalla Repub- blica di San Marino. Ha ella mai negato a nessuno una presa di tabacco e una Croce di Commendato- re?... E sì che ho veduto de’ Commendatori con tanto di ciondolo all’ occhiello, che pagherebbero quel che sta bene per somigliare, magari da lontano, un Mu- gherino o un Garofano. I Fiori rappresentano l’ Aristocrazia de’ vegetabili, SEMPRE FIORI. 85 e sono, appunto per questo , molto diversi dai vege- tabili dell’ Aristocrazia, Quelli, prima o poi, si trasformano quasi tutti in frutta dolcissime, stannosempre zitti e spandono un grato profumo ; questi, con un gran lusso di pa- role, per lo più non sanno di nulla, e rimangon sempre all’ erba.... E il tempo in cui la negromanzia credeva alla virtù delle parole e delle erbe, è finito da un pezzo!... Oggi, se vogliamo riuscire a qualche cosa, bisogna edificar sulle pietre, o servirsene come quel pazzo cervello del Navagero : Udito ho dir che gran virtù si trova . Nelle parole e nell’ erbe e ne’ sassi; Provato ho le parole e non mi giova, Che ho perso il fiato, ed il tempo, ed i passi. Deliberato io son di far la prova D'un’ insalata, quando tu ci passi; Se non mi gioverà quest’ insalata, Giuro a Dio di tirarti una sassata! 86 XVII. JLa gita al Monte Ferrato. 21 Maggio. Cerco, nel mio libro di ricordi, le note relative alla escursione di domenica passata, per vedere se mi riesce di mettere insieme un capitolo serotino sì, ma non troppo noioso. Ah!... che miseria!... Gli appunti presi così in fretta e furia, passeggiando, chliacchie- ‘ rando e guardando.... dove si mettono i piedi , hanno da esser riletti la sera stessa e messi in opera tutt’ al più il giorno dopo. Allora, a mente fresca, que’ quat- tro segnacci, que’ due o tre punti ammirativi, quel- l'aggettivo, quello scarabocchio, hanno un’eloquenza in- dicibile e servono come di richiamo per evocare una miriade di recenti memorie. Chiudete gli occhi, e ri- vedete la scena tale e quale: rifate per così dire la medesima strada colla stessa compagnia, e udite le voci, e ascoltate le conversazioni, e sorridete ai motti più curiosi e originali. Il racconto vien giù dalla penna senza fatica e senza pentimenti. Ma tre giorni dopo — e tre giorni così pieni di faccende e*di distrazioni — la memoria se n'è ita, l’ eco de’ dialoghi tacque, Ja freschezza delle impres- sioni è appassita per sempre. Gli scarabocchi non par- lano più allo sguardo e alla mente. Chiudete gli oc- chi e vedete tutto buio, un buio d’ inferno, pel quale andate brancolando a farvi delle stincature contro gli spigoli delle reminiscenze. LA GITA AL MONTE FERRATO. 87 Non ce’ è altro verso di cavarne le gambe che tra- scrivendo qui sotto gli appunti tali e quali, senza scu- sarli, diminuirli o accrescerli, come i peccati rivelati in confessione, 47 Maggio, — Ore 7, 50 ant. Arrivato tardi alla Stazione, a causa d’ un certo bottone saltato via proprio sul più bello.... sarà una giornata di piccole miserie ! i «Fortunatamente il treno è sempre lì. Entro terzo in un compartimento, dove altri due stanno già erbo- rizzando certe buccie di salame, residuo della vegeta- zione notturna.... Saluti e complimenti, Ich erfreue mich.... Grazie, anzi lei.... si accomodi, la prego.... Uno che ci vedesse, ci troverebbe veramente bellini! L’ora è suonata. Un fischio, un corno, un campa- nello, una trombetta.... il treno sì muove. Il mio compagno di destra mi domanda notizie su Prato, e sulla importanza delle sue manifatture. Gli rispondo che Prato è la Manchester della Toscana, e produce per trenta milioni all'anno di casimirra in- glese fatta in casa. O Dio.... se saranno poi tre mi- lioni e venticinque centgsimi soli non cascherà il mondo per questo. Vedo che piglia nota nel taccuino. Dev’ essere un impiegato dell'ufficio di statistica a un ministero purchessia, un uomo di molti numeri, di sicuro. Sta fresca la statistica!... Il compagno di sinistra versa nel mio seno il se- greto che stamani abbiamo una bella giornata. Stia tranquillo, non son uomo da andarlo a ridire! Ci precipitiamo tutti e tre nell’Esposizione di 88 LA GITA AL MONTE FERRATO. Orticultura. Chiudo il mio libretto.... ce n’ è per un paio d’ ore almeno. Sì, signori, 1’ Amorphophallus bulbifer si propaga per confricazione, mentre che.... Dio ti ringrazio!... siamo a Prato. Ore 9, 30 ant. Gran brave persone quel Sindaco e quei signori del Municipio pratese! Ci hanno ricolmi di gentilezze, e ci hanno. fornito le vetture per arrivare fin qui a Galceti. Prato! La Manchester della Toscana, produ- zione di non so più quanti milioni di panno inglese... Venticinque, trenta.... ho detto trenta?... Se un altro milione le può far piacere, commendatore carissimo, gliel’ offro con tutto il cuore. Tanto è per la stati- stica!... Siamo riuniti una sessantina di persone. I Bota- nici hanno tutti il loro bravo vascolo di latta ad ar- macollo, e la loro inevitabile vanghetta alla mano. Paiono scolari di San Giovannino, o militari in con- gedo illimitato!... Uno di loro s’ inginocchia. M' im- magino che dica le devozioni della mattina, ma mi accorgo che sradica semplicemente una PANIAA di Radicchio selvatico, Ci sono anche delle signore, la bioita Malin- verni che dà il buon esempio della salita, leggiera come una penna, e le due signorine Engelmeyer, ele- ganti e graziose.... Incominciamo a andare in su. Ore 40 ant. Il Monte Ferrato è un monte pieno d’ambizione. Cè una specie di civetteria a rimaner così nudo, e sia LA GITA AL MONTE FERRATO. 89 brullo, e petroso, in mezzo a montagne lussureggianti del più bel verde primaverile. I Geologi dicono che la roccia è di serpentino, e battono co’ loro martelli tutte le punte che incontrano sulla via; il quale esercizio, per quanto divertente, non dà nozioni precise sulla formazione del monte. Povero monte! La sua nascita è avvolta nel più profondo mistero!... Mah!... Sarà un monte naturale come tanti altri figliuoli, così chia- mati per distinguerli dai figliuoli artificiali registrati allo stato civile ! Il sole monta in su all'orizzonte sereno.... quasi quasi troppo sereno, per gente che s'arrampica di sasso in sasso. D’ogni intorno rupi lisce e luccicanti, che rimandano i raggi come giavellotti lanciati da mano sicura! Eppure tutti insieme facciamo un curioso spet- tacolo, sparpagliati come siamo sulle punte e sui fianchi della montagna! I Botanici si chinano a terra ogni tantino ed esplorano le fessiture e le crepaccie. Questo sbarba una' Felce caratteristica , la ripiega delicatamente, la scuote, la pulisce, e la ripone nel vascolo. Quell’altro ha veduto un Alisso dai crocei fiorel- lini, e ci sì getta sopra come una madre che abbia ri- trovato un figliuolo. Le signore si fanno velo colle mani aperte alla luce troppo viva, e ammirano il pa- norama della città di Prato. Ore 40, 30 ant. Si discute sulla possibilità di salire fino al culmine del monte. Qualcuno racconta che ci sì trova un Sedum ! & 90 LA GITA AL MONTE FERRATO. (qualche cosa come un semprevivo in lingua povera), preconizzato in questi ultimi tempi quale un rimedio efficace contro la difterite. Ma il sole brucia, e nes- suno di noi ha l’ombra della tosse. Meravigliosa veduta di paèse tutto all'initornci La pianura ride della più gaia vegetazione, i monti vicini, quale in piena luce, quale immerso in un’ombra ce- rulea, lasciano scorgere le linee più salienti della loro struttura. Quello là, nudo e roccioso, è il monte della Calvana: quello più basso, tutto coperto di pini, di cipressi e di abeti, è il monte delle Coste, dove le pastorelle.... — Nel taccuino c’è un’infinità di puntolini che rappresentano le pastorelle.... o le pecore.... a scelta del lettore. Io ho perduto affatto la memoria di quel quadro silvestre. — Ore 40, 40 ant. Seguita la discussione, ma la salita non seguita. Odo un grido.... misericordia!... Qualcuno è precipi- tato giù dalla rupe?... No.... è un Tedesco che ha trovato una Genissa. Grazie, mio Dio!... Ore 40, 50 ant. Decisamente torniamo indietro, dopo aver salito in tutto un paio di centinaia di metri. Non già che la discussione sia proprio finita, ma continuando a di- scutere si piglia la via della pianura dalla parte di Montemurlo. Il mio compagno di destra è al colmo della disperazione, perchè non ha portato a Firenze i suoi arnesi di botanico, e non sa come conservare le LA GITA AL MONTE FERRATO. 9 sue piante, di cui mi tesse l'elogio in frasi enfatiche e magniloquenti. Una magnifica collezione !... Fatta con sì piccola fatica!... L'amico non può star fermo dalla contentezza, motivo per cui sdrucciola e raccoglie pa- recchie foglioline col fondo de’ pantaloni. Una nuova maniera di erborare!... Ore 44, 30 ant. Arrivo al piano, poco lungi dal luogo ove inco- minciò la salita. Le signore sono allegre e parrebbero pronte a ricominciare. Le carrozze del Municipio son lì che ci aspettano. Andiamo alla villa Troubetzkoi, dove i Botanici stranieri si sparpagliano da capo a .».erborare ne’campi. In un momento tutti i vascoli |‘ son pieni, Che tesoro d’erba!... Andiamo a far co- lazione alla locanda maggiore della città!... Ore 41 pom. Calmato l’appetito, cominciamo tutti a sentire gli stimoli della riconoscenza. Quel generoso Municipio | —pratense ha fatto le cose con un’aria di grandezza e con un profumo di cortese ospitalità che non si può ridir con parole. Colla scusa di far de’ brindisi agli ospiti munificenti si vuota una quantità di bottiglie e di fiaschi di vino. Il mio compagno di sinistra mi parla d'una Gretchen che lo aspetta sulle rive del Danubio.... An die schònen blauen Donau, valzer di Strauss.... e che deve avere erborato nei campi natii, secondo l'intenzione dell'amico lontano. Anche lei avrà il vascolo pieno, se Dio vuole !... Un botanico ge- neroso parla di far dono al Municipio della sua colle- Si ii PARE PIL at SRI bi i È se 92 |» LA GITA AL MONTE FERRATO. zione di tesori sbarbati fra le pietre del Monte Fer- rato, ma il cavalier Leonetti assessore lo scongiura di non privarsi de’ frutti delle sue fatiche. Il Munici- pio accetta l’ intenzione.... e la farà mettere nella sala grande del Palazzo di città, sotto una campana di cristallo... Ore 2 pom. Rimontiamo sul treno che ci deve condurre a Firenze, e salutiamo colla mano e col cappello le belle fanciulle di Prato che ci guardano come se fos- simo bestie feroci. Feroci non siamo di sicuro.... tanto più dopo colazione. Il treno si muove al solito cenno del corno. Dio © onnipotente : Ho sentito un urlo!... Nulla di male. È un botanico che è cascato a sedere sul vascolo pieno, e la vanghetta.... Sarà un ricordo del Monte Ferrato!... XVIII. RI ne nos inducas in tentationem. 22 Maggio. Il diavolo — non abbiate paura, leggitrici gentili, egli non è poi tanto brutto come si dipinge — il dia- volo, che ha eseguito in questo basso mondo tante opere mirabili di architettura, che ha costruito stu» pende Cattedrali e gettato sui torrenti e sui fiumi ar- "a ai) Cui eedita ua: sica i FRESE de tic sh DE chesa Dai ne ee E a ZE rac en rr dio» tg A ET NE NOS INDUCAS IN TENTATIONEM. — 93 ditissimi ponti, deve anche essere stato l'inventore dei giardini. Non mi citate contro il giardino dell’ Eden, dove l’ onnipotente volontà del Creatore pose in villeggia- tura quelle due buone lane de’ progenitori nostri. . Nessuno ha mai detto chi avesse disegnato i viali e piantato i boschetti del Paradiso terrestre, dove sor- geva l'albero del Bene e del Male; ma quel che sap- piamo di sicuro è che il Demonio faceva da padrone là dentro, e l’ Angelo dalla spada fiammeggiante , po- sto a guardia del cancello, non ebbe mai potestà di contendergli il passo. Questa opinione, che mi pare perfettamente or- todossa, mi è saltata in testa pensando come, dal pa- dre Adamo in poi, la più bella fioritura in tutti î giar- dini della terra sia stata sempre la fioritura de’ peccati mortali. Non istiamo a rammentare il fatal pomo e le sue terribili conseguenze per i più tardi nepoti. Ormai la frittata è fatta, ei serpenti, grazie a Dio, non offrono più mele alle signore. Offfrono loro piuttosto delle col- lane di brillanti e delle carrozze a due cavalli; ma cotesto genere di seduzioni, che mette qualche dispia- cere pel capo a’ mariti, non ha influenza veruna sulle generazioni future. Pensiamo piuttosto a tutte le mariuolerie com- piute nei giardini d' Alcinoo, ne’ sacri boschetti di Diana Efesia, negli orti di Epicuro, nei pensili giar- dini di Babilonia, in quelli dello buon re Renato, nei | tepidariì del Trianon, fra le aiuole di Sceaux, e fra le ombre silenti de’ cespugli del Belvedere e del Qui- rinale. Si direbbe: che sotto i lunghi pergolati, nella calda atmosfera delle stufe, al+rezzo delle siepi di i 94 ET NE NOS INDUCAS IN TENTATIONEM. lauro e dì mortella, nascano spontanee le infrazioni a tutti e dieci i comandamenti di Dio e le ubbidienze agli astuti consigli del Demonio. Vero.è che noi dobbiamo al diavolo una sfondo- latissima riconoscenza. Senza di lui 1’ uomo ela donna sarebbero ornati di tutte le perfézioni.... e immagina- tevi che noia!... Noi però, senza aver l’aria di darcene troppo pensiero, abbiamo dimolto perfezionata l’ opera e l’ in- venzione di Belzebù. I nostri giardini pigliano a pre- stito ogni maniera di seduzioni da tutte le arti, da tutte le scienze di questo mondo. Ci vogliamo dei tepidarii, dove una dolce sonnolenza invita al molle abbandono e all’oblio degli obblighi del proprio stato; ci inalziamo delle stufe, dove il calore dell’ ambiente fa bollire il sangue nelle vene; ci pratichiamo dei recessi miste- riosi, dove occhio indiscreto non penetra a scuoprire le marachelle de’ visitatori; a tutte le piante attacchiamo un cartellino con certi nomi che solleticano la tenta- zione e mandano in risate il pentimento; popoliamo i boschetti con certe statue da farsi il segno della croce; e disponiamo pei viali, ne’ padiglioni e nelle Aranciere certi mobiletti graziosi , leggieri e solidi al tempo stesso, con delle forme provocanti che suscitano alla prima gli stimoli dell’ accidia, ovvero.... pigrizia! Andate a vagolare per una mezz’ ora sotto i por- ticati laterali del grande edifizio dell’ Esposizione, e tornerete a casa con un intero patrimonio di peccati di desiderio. Vedrete gli apparecchi di riscaldamento, dalle grandi stufe di ferro e cristallo de’ Mathian padre e figlio, di Lione, ai disegni ridotti in minime propor- zioni dallo Zani di Saint-Germain-en-Laye e dal Brit» El NE NOS INDUCAS IN TENTATIONEM. 95 ton di Bruxelles; da’ telai di moltiplicazione del Guynat di Francheville , alle cassette di riproduzione del Veiteh di Londra. Mettete li dentro un povero fiore inpocen- tino e modesto, una pianticella morigerata cresciuta nel santo timor di Dio, e subito quella temperatura diabolica, quel contatto che moltiplica le occasioni, faranno nascere un visibilio di conoscenze clandestine, di relazioni peccaminose, e di ibridismi riprovati dal codice civile de’ vegetabili. Il signor Mathian ha un bel guadagnarsi delle medaglie d’ oro in questo mon- > do, ma il giorno del giudizio universale, quando il Padre comune degli uomini e de’ legumi gli domanderà con voce tonante: Che hai tu fatto delle vergini Orchi- dèe affidate alla tua custodia; garantisco io che il signor Mathian passerà un brutto quarto d'ora, e tutte le ‘sue medaglie, neanco se fossero di San Venanzio, non lo salveranno dalla gran cascata!... È E poi vedrete i vasi e le cassette, di terra cotta «edi porcellana, le giardiniere, i deschetti, i tripodi, le panierine, le sedie, le poltrone, le graticciate, e i ponticelli destinati all’ adornamento dei giardini. Il cavalier Pasquale Franci di Siena piega i ton- delli e rintaglia le lastre di ferro, come se fossero sem- plici bacchette di giunco e sottilissimi cartoncini per biglietti da visita. Su quelle belle poltroncine soffici come di velluto imbottito ci si deve stare d’ incanto, all’ ombra d’ una pergola carica di grappoli d’ uva, con una buona tazza di caffè, un sigaro d’avana, e.... una buona occasione di barattare quattro parole a voce bassa, fra i tropeoli dell’ amicizia. Anco i mobili del signor Bencini di Firenze hanno un’aria di civettesca semplicità e di solida leg- gerezza, che invita parenderci posto e a passarci una ” 96 ET NE NOS INDUCAS IN TENTATIONEM. mezz’ ora in santa pace. Ah! come prenderei volen- tieri una dozzina di quelle seggiole e un paio di que’ tayolini in legno e ferro.... con una villetta an- nessa e otto o dieci poderi!... Mi ci sdraierei sopra a pancia piena, ci leggerei la Nazione a tempo avan- zato, sorriderei a’ ghiribizzi d’ un altro Yorick pur- chessia, e brontolerei fra uno sbadiglio e l’altro: Gran matto quell’ Yorick !... Dev essere un uomo che non ha mai nulla da fare!.. Anco il Méry Picard di Parigi, che imita colla ghisa e col ferro fuso i ramoscelli degli alberi e i fuscellini degli arbusti, ha mandato quaggiù una col- lezione di sgabelletti, di tripodi, di piedistalli da vasi.... e perfino un ponticello destinato a qualche fiume in miniatura, a qualche ruscelletto diminuti- vo, di quelli che apostrofava con sì comica bile il nostro Giambattista Fagiuoli, e a cui il Testi can- tava: Non gorgogliar cotanto, Non gir sì torvo a flagellar la sponda, Che, benchè Maggio alquanto Di liquefatto gel t’ accresca l’ onda, Sopravverrà ben tosto, Essiccator di tue gonfiezze, Agosto!... Ma intanto sedere nell’ agile barchetta, dondo- larsi sull’ onda al lume della luna e vedere i piedi chinesi della bella castellana zampettare furtivi sulle assicelle del ponte, dev’ essere una beatitudine da an- dare in brodo di succiole, i Gli eleganti steccati e i graziosi cancellini del Bourget di Lione mi hanno risvegliato tutte le sopite concupiscenze giovanili. Me li figuro drizzati lungo la ET NE NOS INDUCAS IN TENTATIONEM. 97 proda, sul limite di due possessi contigui, mentre da una parte sta il giovinotto intraprendente e dall’ al- tra la fanciulla.... intrapresa. Lo steccato rappresenta allora il così detto baluardo della morale, del dovere e della convenienza. Il mal’ è che a questi tempi in cui s’insegna tanta ginnastica a’ ragazzi e alle si- | ‘gnorine.... Basta!... uno steccato m’ è sempre parso «una cosa messa lì apposta per far venir la voglia di — saltare dalla parte di là!... È Cotesta tentazione però non viene di sicuro a chi guarda le incalocchiate del Mure di Torino, ch’egli intitola tranquillamente : Cancellate a tavola. Vedete un po’che bella cosa! Anco le cancellate vanno a tavola, in que’ paesi benedetti dove non manca la | voglia di banchettare nemmeno alle calocchie. Buo- »m’appetito alle cancellate del signor Mure! Elle deb- ‘bono durare un pezzo in buono stato, se non è bu- | giardo il nostro famoso proverbio che dice: A tavola | non ci s’invecchia!... fi... Uno sguardo, così di passata, anco alla mobilia | rustica del signor Berrettari, il cui nome passerà ‘a’ posteri, di certo, all'ombra di quel suo Salcio | piangente, colle foglie di lamiera, articolate con ca- | tenelle di ferro e tinte in un bel verde di cicoria Che fa venir la bocca amara a vederlo! Quella sì che è un'invenzione peregrina, il Salcio piangente colle foglie di ferro!... Quando una signora ci passa d’ac- | canto e ci resta presa per le trine della mantiglia o per le frangie dello scialle, la deve pronunziare il | nome dell'autore con un seguito di benedizioni e di e, 98 ET NE NOS INDUCAS IN TENTATIONEM. di barbazzali arrugginiti, rimbussolati in un sacco sull’ uscio di scuderia; come d’una pioggia di chiodi in un corbello.... è una voluttà da fare allegare i denti a un vecchio che mangi la pappa colle gen- give!... E dire che con quella lamiera, prima che fosse tagliuzzata a quel modo, c’era da farci una teglia per le pere cotte... Onnipotenza dell’ ingegno umano! Una tentazione forte, ma forte davvero, l’ho pro- vata innanzi alle gabbie e ai tripodetti del signor Car- della di Roma, che sfronda le ghirlande di pugnitopi agli artefici del Giappone con que’ suoi lavori mirabili a imitazione di Bambù , in nero e oro. Ho veduto ieri una gabbia con una certa fontana nel mezzo, che ram- menta le macchinette idrauliche della signora Monti fornitrice dei Regi Spedali, e ho domandato a me stesso che razza d’uccello poteva chiamarsi degno di una prigione così sontuosa. Mi parrebbe di sciuparla anco a metterci dentro un Cardinale!... E costa sette- cento lire sole!... Mi frugai in tasca immediatamente... e non ci trovai che un fazzoletto da naso! Ironia del destino |... " Se ci trovavo settecento lire, ieri era la giornata che facevo un deposito alla Cassa di risparmio!... La mia bizza si calmò solamente quando, in- sieme ad un gruppo di belle signore, mi fermai di- nanzi ai magazzini di puetizia del Cavalensi e del Tedeschi, Il signor Cavalensi ha messo in mostra tutta una — collezione di sedie elegantissime, di poltroncine de- liziose, di scrignetti, di stipi, di armadiuzzi, che fanno pensare involontariamente al dboudoir d'una principessa. Se ne togli qualche porta-vaso e qualche sergio - Î | Sa pragperap te er var i sr gr iù ET NE NOS INDUCAS IN TENTATIONEM. 99 giardiniera, tutta codesta roba non ha nulla che ve- dere coi fiori e colle piante; ma la fantasia ci mette sopra a sedere le sensitive del bel mondo, le camelie del mondo equivoco, e le orchidée del tropico amo- roso, Sarà forse da questo lato che la mostra del signor Cavalensi cerca un grado di parentela coll’ orticultura. A questa stregua però ci stava altrettanto bene... e . magari meglio.... un letto a due posti col saccone a molla! Il signor Tedeschi invece è più pratico, ed ha schierato lungo il muro tutta una suppellettile di sga- belli rustici, di seggiole di ferro, di scale, di scalei, di panchetti per vasi, e poi, nel magazzino, i mobili eleganti che possono adornare un padiglione, un der- ceau, un chiosco, un salotto da conversazione in un giardino o in un boschetto. Ogni cosa è rallegrata da eleganti giardiniere, e | da vasidi fiori; ì fiori son dipinti sui pannelli, smal- | tati sulle porcellane, modellati nel bronzo: le foglie si arrampicano lungo le cornici, le ghirlande si avvitic- | chiano su per i tripodi, i tralci rallegrano il fondo delle coppe, e le corolle variopinte si aprono sulle spalliere. Una bella mostra quella del signor Tedeschi!... una mostra completa, e ci sarebbe da sentirsi ten- tato.... Ma no, tiriamo innanzi la nostra passeggiata. Et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo.... e così sia!... 100 XIX. Villa Corsi-Salviati a Sesto Fiorentino. 22 Maggio. Martedì.... dopo pranzo — stile di cent’ anni fa — siamo andati alla villa del marchese Francesco Corsi-Salviati. Il treno delle quattro e dieci minuti era pieno zeppo di gente allegra che prometteva a se stessa di passare una mezza giornata nelle delizie d’ una villeggiatura veramente principesca. La strada da Firenze a Sesto era un via vai di carrozze, da’ cui sportelli facean capolino cento graziosi visetti dal sor- riso ingenuamente malizioso. Un’ altra visita alle piante in una bella giornata di maggio, con un sole tanto fatto sull’ orizzonte, che mette in moto tutti i succhi, fa germogliare tutti i polloni, attaccare tutti gl’ innesti de’ sei mesi passati, e intenerire tutti gli occhi sulla cima de’ rami, è una festa della natura che trova i devoti a centinaia. I Botanici forestieri si davan l’ aria di credere che la solennità fosse proprio fatta a loro onore e gloria; ma le graziose fanciulle, che scendevano di carrozza alla porta del giardino, avevano altro per la testa che que’ medaglioni della scienza, inguantati e incravattati all’ ultima moda dell’ isole Canarie!... A ricevere la lieta brigata stavano sul limitare della villa il marchese Francesco, il marchese Bardo suo figliuolo, e Ja nuora, la marchesa Pia, elegantis- sima nel suo grazioso abbigliamento bleu su bleu, a VILLA CORSI-SALVIATI A SESTO FIORENTINO. 104 grandi farpali imbricati sul dinanzi della sottana e raggruppato in larghe pieghe sulla traine. Ella accoglieva col più gentile sorriso gli omaggi degl’invitati, e stendeva alle numerose sue amiche una manina.... ah! che manina!... Fate vedere quella manina sola a uno che se ne intenda, e in men che ve lo dico ricostruirà coll’immaginazione una mar- chesa, giovane, bella, squisitamente e spontanea- mente elegante, e piena di quella cortese affabilità che sta tanto bene alle signore. Oh!... democratici finchè volete, e sicuri che in Paradiso c’ è posto per tutti; ma San Pietro, quando aprirà l’uscio a un’eroina de’ tempi nuovi, la ricono- scerà subito alle mani e le dirà: Prendi posto, Do- rotea, e se fai le carezze a un Angiolino, tienti leg. giera, figliuola.... e Dio ci aiuti quanti siamo.... È Il marchese Corsi-Salviati non pareva troppo op- presso dal peso delle innumerevoli medaglie ottenute | all’Esposizione, compresa in esse una delle cinque grandi medaglie d’oro.... che furon sei al tirar delle somme, È naturale!... Nel suo vasto giardino c’era ancora di che meritarsi un altro medagliere tutto intero, per poco che i premii gli facessero gola! — Quel luogo di delizia è modellato sul tipo degli antichi giardini classici, di cui l’ Italia — secondo il | solito — fu inspiratrice e maestra a tutte le nazioni civilizzate, di quei giardini in cui l’arte, senza im- porsi alla natura, amava mostrarsi in tutta la sua grazia fra il verde de’ cespugli e il cupo orrore dei boschi. Il movimento naturale del terreno divide la villa 9* 102 VILLA CORSI-SALVIATI A SESTO FIORENTINO. Corsi-Salviati in due parti distinte, una delle quali arieggia i moderni parchi all’ inglese, e si stende fra tortuosi viali, praticelli spaziosi e verdeggianti, in- torno alle sponde fiorite d’un laghetto, su cui pen- dono è rami delle annose querci e dei lecci, e le . Araucarie allargano la folta chioma, e i pini e i ci- pressi contendono il passo ai raggi del sole. Là ser- peggiano sui sassi le ellere vivaci, e i fiori selvaggi si mescolano alle rose e ai giacinti, e le Felci incur- vano le fronde delicate all’ ombra perpetua de’ lauri e delle mortelle. Un'altra parte, che si distende come un’ampia. terrazza innanzi alla casa abitata dai Signori del luogo, si abbella delle eleganti aiuole disegnate in graziose curve di bossolo sul vasto terreno, secondo la dispo- sizione un po’ sistematica degli antichi giardini. Le acque, che zampillano da cento fontane, danno al paesaggio come il movimento e la vita; da ogni parte sorgono gli edifizi simmetrici, gli archi, i te- pidarii, le stufe, coronati d’un popolo di statue e di una miriade di vasi marmorei. Quella profusione d’ornamenti, quel biancheg- giare delle facciate e de’ marmi spicca sul cupo fondo della collina posta un po’ più indietro, e risveglia un dolce sentimento del bello artistico, armonizzante colla maestà della natura. Restate un momento a contemplare il grazioso spettacolo, e sentirete sorger nell’ animo come una vaga reminiscenza del passato, la fantasia evocherà tutto intorno i personaggi delle vecchie Corti, e degli antichi saloni aristocratici, le grandi parrucche e le vite lunghe, i cavalieri in abito inquartato e le dame in guardinfante, vedrete la punta degli spadoni scatu- VILLA CORSI-SALVIATI A SESTO FIORENTINO. 403 rire dalle falde ricamate, e sentirete come un pro- fumo di cipria, d’acqua nanfa.... e di galanteria.... O dieux! O bergers! O rocailles! . Vieux satyres, Termes grognons, Vieux petits ifs en rang d’oignons, O bassins, quinconces, charmilles, Boulingrins pleins de majesté Où le dimanche, tout l’été, Se jouent tant de grandes familles! Fantòmes d’empereurs romains, Pàles nymphes inanimées Qui tendez aux passants les mains Par les jets d'eau tout enrhumées, Tourniquets d’aimables buissons , Bosquets tondus, où les fauvettes Cherchent en pleurant leurs chansons, Où les dieux font tant de fagons Pour vivre à sec dans leurs cuvettes! Dites-nous, marches gracieuses, Les rois, les princes, les prélats, Et les marquis à grand fracas, Et les belles ambitieuses Dont vous avez compté les pas! A sinistra un boschetto, silenzioso ieri, oggi | pieno di rumore, di risate, di complimenti, di cica- i leccie di motti. A destra un largo bacino, da cui si slanciano altissimi i getti d’acqua per ricadere in minutissime stille sulla superficie del laghetto, poi | raccogliersi in un fiumicello, interrotto ogni tanto da | gorgoglianti zampilli, e fuggente via per la pianura vicina sotto i rami incurvati degli allori, finchè spa- risce e si perde lontan lontano fra il verde de’ campi. 104 VILLA CORSI-SALVIATI A SESTO FIORENTINO. Abbiamo visitato i tepidarii e le stufe che altri avrebbe creduto vuoti dopo le meraviglie della pub- blica Mostra! Ah! sì!... vuoti davvero!... Le Orchi- dee, le Marante, le Begonie, le Alocasie, le Glos- sinie li riempiono da cima a fondo. E solo, in una torre, come un romito che fugge dal clamore e dalla folla, un Cocco centenario si leva sublime ed apre i larghi rami, e riempie de’ suoi pennacchi il vano del- l’ edifizio. È il più bel Cocco d’ Europa, e gli Orticul- tori esteri ci son rimasti colla bocca aperta. L’hanno aperta e spalancata ben di più, un mo- mento dopo, al buffet splendidissimo, preparato in una sala terrena della villa. Bisognava vedere quella sala popolata da tante eleganti signore! La principessa Strozzi, la marchesa Mannelli, la contessa Giulia Della Gherardesca, la marchesina Incontri.... una ghirlanda di bei volti, di bei nomi, e di magnifiche toilettes. La festa fini.... che peccato che certe cose ab- biano a finire colla giornata! Ma non vi fate illusio- ne, la visita ebbe fine, ma la memoria dura e durerà per un pezzo. 105 XX. Fiori di campo. 22 Maggio. Una curiosa scena al cancello dell’ Esposizione. — Due giovinotti s'incontrano per via Chiara e si fer- mano a barattare una parola. — Sei stato a vedere la pubblica Mostra? — do- manda il primo al secondo. — Io no, e tu? — Nemmen' io. — Andiamoci insieme. — Il mal’ è che non ho un soldo da far cantare un cieco. — Eio ho speso gli ultimi cinquanta centesimi in un pan gravido dal bottegaio di via Panicale. .. . — Stiamo freschi!... Ma pure.... — Tira via.... andremo a quella di quest’ al- tr’ anno, Ad Amsterdam, ho sentito dire... . — No.... lascia fare a me. Stammi dietro e non ridere. — I due scapati si avvicinano al cancello, entrano dentro a muso duro e sì dirigono verso l’ edifizio. Il Piattellini ferma il primo per la manica del soprabito. — Scusi. ... lei?... — To?... O non mi conoscete?. .. Sonoil nonno del professor Parlatore. * 106 FIORI DI CAMPO. — E questo signore? — Questo signore è con mel... Giovanni ***... è il giardiniere più smemorato che porti pantaloni sulla superficie del globo. Quando si ferma a considerare una pianta, e conta gli stami, e osserva le antère, ed esamina il pistillo, e si spro- fonda nella contemplazione delle macchiuzze sparse sui petali, egli dimentica tutto il mondo, e risponde alla rovescia a chi lo interroga in cotesti momenti. Ieri un amico suo entra nel tepidario maggiore e lo trova col naso sulle Glossinie del Torrigiani. Si avvicina mesto mesto, lo salutà, e comincia a cercar le parole per dargli una cattiva notizia. — È così, eh?... il nostro povero Gigi.... — Gigi?... — risponde il giardiniere, colla te- sta nei gradi di calore necessarii per fare sbocciare le delicatissime corolle. — Che gli è accaduto?... Qual- che innesto ito male?... — Altro che innesto !... Una difterite curata da un ciuco di dottore. ... — Curata da un ciuco?... O perchè non ci bada, santoddio. ... Tenga chiusi i finestroni. ... e dia del terriccio di castagno. ... — Ma che terriccio! Ti dico che è dovuto andare a letto. ... — Ah! bene.... — Come bene!... L'hanno sagramentato.... — Ora capisco.... povero Gigi.... Voglio spe- rare.» + « — E stamani.... — Sicuro... stamani... otto gradi sopra zero. . . FIORI DI CAMPO. *107 — Stamani è morto. — Morto?!.. » Ob...a ma | speriamo che non sarà nulla!... — Che corresse la festa di Santa Maria Egiziaca nella giornata di ieri? 1... All’Esposizione c’era folla di don- nine.... ammaestrate in libertà. ... tutte azzimate, dipinte, profumate, inguantate, rinverniciate come uno sporto di bottega. Giravano dietro a’ gruppi delle piante, con quell’aria del ti vedo e non ti vedo, con quel fare dinoccolato e sguaiato, e gettavano qua e là delle occhiatine e de’ sorrisetti che passavano tra le foglie e gli steli, e andavano à perdersi pe’ vali popolati. I Giurati duravano fatica a traversare quel fuoco di fila, per andare alle loro faccende col taccuino in mano e il lapis dietro all’ orecchio. Ne ho veduto uno che segnava sulla pagina il nome d'una pianta: Paratropia Helfortiana, via delle Serve Smarrite, numero.... Non ho voluto leggere di più. Dio gliela mandi buona, povero signore; se un giorno si deciderà a pubblicare una Flora Toscana!. .. x 108 XXI, +... Sed tibera nos a malo!... 22 Maggio. Il signor DomENICO farmacista e il signor FEDERIGO droghiere, stanno seduti innanzi a un tavolino col piano di marmo, in un angolo della farmacia, e finiscono una partita di Tavola reale. La signora Luisa, moglie di FEDERIGO, col cappello in capo, lo scialle sul braccio, e una gran bofta ricamata in mano, è li a sedere sopra uno sgabello, e aspetta a gloria che la partita finisca, per andarsene a casa, TRIBOLO, garzone della farmacia, è al banco e impasta delle pil- =» lole secondo la ricetta. _ Suonano le undici. Federigo (mettendo a posto le pedine). E que- sta, Beco, è un’altra casa in casa.... Se ti piace il pesce fritto ! ! Domenico. Bella forza!... Hai più fortuna d'un nato vestito !... Tu chiami i dadi e i dadi ti vengono.... Due e asso.... To'..... O vacci a far delle case, col due e asso, se ti riesce!... Federigo. Se si giuocasse all’oca avresti ragione di pigliartela co’ dadi; ma a Tavola reale, caro amico, tutto sta nel conoscer le regole.... e nel sapersi rigi- rare que po’ di punti. Sèna/... Domenico. Tira via.... Hai le tasche piene di doppietti! Già, più presto si finisce e meglio è. La | Gigia non tien più la testa ritta.... Due e assol... Par fatto apposta!... SED LIBERA NOS A MALO! 109 Gigia. Ma l’è anco vera che non finite mai con quella maledetta partita !... Or ora è mezzanotte, e io ho le gambe nello stomaco, fra la fame, la girata di stamani, e lo strapazzo di bottega. ... Domenico. Che siete stati all’ Esposizione? Federigo. Già.... Ci s' è perso un par d’ ore fra il mezzogiorno e le due. Domenico. Non saranno tutte perse, Ghigo. C° è delle gran belle cose. Ghigo. Uhm!... Beco. Come: uhm?... Non hai veduto le colle- zioni di piante officinali?... Ghigo. Eh! l’ ho viste!... Porcherìe per voi altri speziali, roba da sciupare lo stomaco all’ umanità!.. . Di quelle ce n’è a bizzeffe.... ma piante veramente utili n’ho inciampate poche. Canne da zucchero, nemmen una; Riso, neanco la mostra; Caffè, tanto per dire che non mancava. ... ma niente Cannella. . .. niente Garofani. ... niente Pepe.... Tribolo (dal banco). Ce l'ho trovato io il Pepe . Cubebe. Ghigo. Quello tientelo per te, monello. Beco. Scusa, Ghigo, a dar retta a te, parrebbe che le medicine producessero le malattie e le droghe | le guarissero, mentre invece bisognerebbe ringraziare | gue. . Dio colle ginocchia per terra. ... Due e asso!... San- Tribolo (dal banco). Di drago. Di Gigia. Bravo Tribolo! Haì più giudizio del tuo padrone che bestemmia per i dadi. È Beco. Bestemmierebbe un sordo-muto! Son qui | con un pezzo fuori e non trovo la via di rientrare. Che | sifacelia? 1410 SED LIBERA NOS A MALO! Ghigo. Abbi pazienza, Beco, che vorresti ringra- ziare Dio per la Scialappa? Beco. Per la Scialappa sicuro, e per la Scamo- nèa, e per il Croton tiglium, e per il Rabarbaro.... Gigia. Tutta roba buona solamente per chi ci crede, ma alla Gigia non glieli ficcano per la gola ‘ cotesti beveroni....' Ghigo. Sciroppo Pagliano vuol essere! Gigia. E malva! Beco. L’ avete vista la Cinchona? Ghigo. Che rob’ è? Beco. La pianta del Chinino. Ghigo. L'ho vista nell’ Esposizione dell’ Orto botanico di Padova. La somiglia tal e quale una pianta di Spinaci, e ci vorreste dare ad intendere che manda via le febbri maremmane.... Gigia. La seggiolaia del Canto alla Cuculia 1’ ha avuto il marito colla terzana per quattro mesi, abban- donato da’ dottori che lo volean morto in una setti- mana. Sapete come n° ha cavato le gambe?... Tutte le sante mattine una scoltatura di radica saponaria con mezzo bicchiere di vino, e quattro pizzicotti di sale buttati dentro dicendo il De Profundis.... In quin- dici giorni è tornato come un fiore; e forte, Dio lo benedica, ch'è un piacere. Ha ripreso la sua solita vita, coll’ aiuto della Santissima Vergine; e ora volete sapere dov'è?... È in carcere per aver rotto il muso a una guardia di Pubblica Sicurezza ; e dicono che finirà sotto a’ Giurati. Tribolo. Se la radica saponaria fa di questi ef- fetti.... Ghigo. Sei e cinque. ... Questo sarà il cinque, e il sei lo levo.... Ti torna, Beco?... SED LIBERA NOS A MALO! 1414 Beco. Hai un diavolo dalla tua !... Senti, almeno avrai osservato l’ Aloe socotrina, la Strychnos noce vomica, | Ipecacuana.... Due e asso!... C'è da mangiarsi il fegato a morsi..., Corpo. .,. Ghigo. Non t' arrabbiare, se no ti finirai il fondo di bottega a forza di purghe. Non mi son fermato nem- meno un minuto davanti a codeste sudicerie. Ma ho ammirato il Giaggiolo, la pianta dello Zafferano, la Noce moscata, il Belzuino, il Seme santo. ... Beco. Di quello almeno non ne direte male.... Gigia. Per metterlo ne’ biscottini, no davvero; ma non mica per darlo a’ figliuoli!... Quand’ ero pic- cina io, e avevo i bachi, la mamma m' insegnava a versar dell’ olio in una scodella, e a metterci sopra due paglie in croce. ... Ghigo. Per i bachi , date retta a me, fate bere al bimbo un bicchierino di Rhum a trentacinque gra- mi di... 3 Tribolo. E chiamate la Misericordia. "7 Ghigo. Sei una bestia. ... Cinque e quattro.... | perchè il Rhum ammazza il baco in corpo. ... levo due | pedine....equandoilbimbo....Beco, tocca a te. ... Beco. Due e asso!... Ecco.... mi strapperei i capelli!... Gigia. O se siete pelato come una palla da bi- liardo! Beco. Sì vien per dire!... Un bell’ esemplare all’ Esposizione era il Pan porcino. ... Ghigo. Buon pro gli faccia a chi lo mangia.... Vuol dire che se lo merita. ... Gigia. E gli torna bene a viso! Beco. Ma in verità siete proprio curiosi tutti e due!... O non pare che a dar le medicine a voi mi 112 SED LIBERA NOS A MALO! purghi io!... Però quando avete preso un’ indige- stione.... e vi segue ogni tantino. ... mandate la serva, colle gambe in capo, a cercar l’olio di ricino.... Ghigo. Io lo fo perchè, se no, c’è da sentire la Gigia.... Gigia. Io lo piglio per non far brontolar Ghigo.... Tribolo. E che è che non è.... la signora ordina l’olio di mandorle dolci. ... Gigia. Quello poi, caro il mi’ monello, in bocca non mi c’ entra, e se arriva.... Ghigo. Per altre vie per altri porti. ...China!... Tribolo. Calisaia. Ghigo. Altro che Calisaia! Ho fatto un doppio cin» que; e con un altro paio di date, se Beco non trova il sei.... Beco. Ma che diavolo vuoi che trovi, fammi il piacere !... To’.... due e asso!... Quant'è vero che siamo vivi c’è da far come n che si mangiò i dadi dalla rabbia. . Gigia. Sarà iva d’ accidente di sicuro!.. Beco. Chè!... La mattina dopo li avea bell'e ri- visti tali e quali.... e sapete che punto avean rivol- tato?... Due e asso!... Ghigo. Quel che mi ha fatto piacere a osservare è stato il Tamarindo, il Capelvenere, la Vainiglia, il Luppolo, l’Ambmo, da cui si estrae l’Arrow Root.... Beco. O la Veronica non l’ hai veduta? Ghigo. Subito appena entrato, lì dal gruppo del conte Boutourlin. Sempre bella, la Veronica!... Beco. E così aperitiva!... E 1’ Eufrasia? Ghigo. Tanto cara per gli occhi !... E l’Artemisia... Beco. E la Graziolal. . Gigia. Vecchi matti che non siete altro! Almeno SED LIBERA NOS A MALO! 113 portate rispetto perchè ci sono io.... Non vi vergo- gnate, presente una donna per bene. ... Beco. Ma che vo’ credete, Gigia!... Gigia. Non mica che mi faccia meraviglia! Siete capaci di tutto. Ghigo. Ma, Gigia, tu pigli un granchio.... si tratta della Veronica in vaso. Beco. Della Veronica maschio!... Gigia. Maschio?... Un maschio che si chiama Veronica? M° avete preso per rimbambita. ... Beco. Gigia, è una pianta, che muove. ... Gigia. Icchè vi muove? Beco. Ora, su due piedi, non ve lo posso dire. E l’Eufrasia è indicata per le oftalmie, e la Graziola è quell’ arboscello. . . . È Ghigo. O non lo sai?... La Graziola del po- _ ver uomo!... @ Beco. Che rivolta lo stomaco! È Gigia. Lo stomaco me lo rivoltate voi, vecchi | rimbambiti. È Ghigo. Guarda che cantonata tu pigli, adesso! Tu scambi l'erba per il mal d’occhi, con.... Gigia. Sie.... raccomodatela col mal d’occhi ora!... Il mal d’occhi si guarisce col -lievito e colla flanella rossa, e non coll’ erba!... Già è un pezzo che me n’ero accorta! Ogni tantino siete fuori assieme , colla scusa della Camomilla e della Salsapariglia, e del diavolo che vi porti, e andate Dio sa dove; men- tre io, povera donna, me ne sto al banco a scartocciare il pepe sodo.... Ma bada, Ghigo, se mì ritornano in su i maccheroni di Ceppo, e mi vengono a mente la scapataggini dì dieci annì fa, ne fo una delle mie e ti metto giudizio.... 410° 444 SED LIBERA NOS A MALO! Ghigo. Ma senti, Gigia.... Beco. Datevi pace.... è uno sbaglio.... Tribolo. Si persuada, sora Gigia.... 1’ Artemisia è una pianta medicinale.... Dia retta a me che ne ma- neggio tanta. ... Si figuri! La chiamano la Radica del Pipì. Gigia. Del.... Aiuto, mi sento male!... Beco (buttando all’ aria le pedine). Reggila, ‘ Ghigo.... tanto che piglio un po’d’ Acqua delle tre Noci.... i Ghigo. No.... porta un gocciolo d’ Alchermes.... Beco. Tribolo!... Lesto.... dammi il barattolo dell’ Emetico.... Gigia (saltando in piedi e tirandogli addosso la borsa con le chiavi di bottega). A me l’Emetico?... Anche ammazzare mi volete?... Mi caschi la testa se non torno dalla mamma!... (Apre la porta e scappa fuori per la strada.) Ghigo (correndole dietro). Gigia, senti.... vieni qui. Beco (mettendo dentro la Tavola reale). Se non era quella scimunita, andava a finire che la par- tita la vincevo io!... Chiudi bottega, Tribolo!... Se qualcuno vorrà morire verrà a suonare il campa- nello!... 115 XXII. Le memorie di Pisa. 22 Maggio. Ieri. ... viaggetto da Firenze a Pisa col treno delle nove antimeridiane. Cielo minaccioso , nuvoli bigi dalla parte di Monte Murello. Se dura questo vento avre- mo.... dei discorsi officiali prima che faccia buio. Siamo un centinaio e mezzo di persone, circa, nel treno. So che è stato preparato un Wagon-Salon, dove ha preso posto il commendatore Cornero pre- fetto d’Alfea e molti Membri del Congresso. ... mo- tivo per cui ho preferito rincantucciarmi in un com- partimento dove la Botanica sia proibita. Ho bisogno di dormire, e sono troppo educato per farlo al cospetto delle autorità costituite e dei sacerdoti della scienza. Pisa non mi risveglia nessuna lieta memoria d' Università. Son troppo giovine, e me ne vanto. A tempo mio la Facoltà di giurisprudenza era già stata traslocata a Siena, dove il professor Mori, provvedi- tore degli studi, si trastullava colla pena di morte che era riuscito a ficcare nel Codice toscano. Il Si- gnore ce lo rapì, e anco la pena di morte è sparita dalla scala penale! Pover’ uomo!... Morta la bestia, morto il veleno! Ma sono stato a Pisa in Collegio. ... nel Collegio arcivescovile di Santa Caterina, dove que’sacerdoti eser- citarono la virtù della santa pazienza a tenere a freno un monello come me. Mi rammento d' aver fatto stiz- zire più d’ una volta il professor Parducci, un degno 116 LE MEMORIE DI PISA. prete, di cui non so più novella e me ne dispiace, Se è sempre vivo e se legge la Nazione — (non può farne a meno, era tanto una brava personal...) — riceva i saluti del suo antico discepolo riconoscen- te..,. e sonnacchioso, © Ho dormito un bel pezzo a quel che pare! Mi svegliano le grida e gli applausi dei cittadini di Pon- tedera, patria del deputato Toscanelli e del celebre Ferdinando Paoletti, il Redentore de’ vermicelli senza zafferano. Una deputazione del Consiglio municipale, compo- sta di due assessori, di cui non so il nome, entra nel Wagon-Salon a complimentare gli scienziati. Se ci sarà un discorso, per questa volta non me ne toccal... Porterò un voto alla Madonna di Sotto gli Organi!... Arriviamo a Pisa. La stazione è gremita di gen- te,... quella stazione monumentale che si sta co- struendo da venticinque anni, e che non è anco arrivata al cornicione della tettoia!... La scolaresca è tutta riunita in un folto gruppo e preceduta dalla sua ban- diera. Oggi anco gli studenti hanno una bandiera, se Dio vuole, e bella, e gloriosa, e ricca di splendide me- morie. È la bandiera che ha sventolato sui campi delle patrie battaglie. Applausi senza fine, presentazione dei nuovi ospiti al Sindaco della città; breve discorso.... ma i treni fischiano da tutte le parti — (insolenti) — usciamo alla rinfusa e montiamo in carrozza per andare alla Sapienza. LE MEMORIE DI PISA. 117 Gran calca di popolo festoso per le vie.... le finestre imbandierate, ornate di tappeti e gremite di testine curiose. Entriamo tutti nell’ Aula magna dell’ Università , dove il professor Meneghini, rettore, ci accoglie con ogni maniera di cortesie. ... e con un breve discorso che si perde nel rumore della scolaresca, irrompente dalla porta spalancata. Un’ occhiatina all’ interno, un omaggio alla statua di Galileo, una rapida lettura a quella bellissima iscrizione che io mi ostino a tenere come un modello di stile epigrafico: GALILEUS GALILEIUS PISIS ORTUS ATHENZEI PISANI DECUS URBIS HONOS ORBIS LUMEN. 19 Se ne lascio mezza nella penna, non date la colpa | al proto di stamperia, che non ci ha nulla che fare. « —Rimontiamo in carrozza per andare a’ visitare il Museo e l'Orto botanico. Ne fa gli onori il direttore, professor Caruel, che, giovane ancora, ha conquistato un bel posto nella scienza. +» poco dopo, al suono di liete sinfonie, sediamo | a banchetto sotto quell’immenso Cedro del Libano Che ci cuopre tutti sotto l’ ombra dei suoi rami. I Bo- î tanici vanno in estasi dinanzi a quel meraviglioso esemplare, che non ha oggimai nessun rivale in tutta Europa. Siedono intorno alle mense, sontuosamente 148 LE MEMORIE DI PISA. imbandite, il Prefetto, il Sindaco, i Consiglieri muni- cipali e provinciali, i Professori dell’ Università, gli Ufficiali superiori del presidio, tutti i Membri del Con- gresso, e moltissimi invitati. Eppure le fronde del gran Cedro si stendono oltre il giro delle tavole ap- parecchiate. I Botanici mangiano bene. ... ve lo posso assicu- rare in coscienza. ...'e bevono come tegoli nuovi, senza informarsi troppo pel minuto della qualità delle uve e della cultura de’ vigneti. M' è parso di accor- germi che qualcuno di loro fosse affatto indifferente sulla provenienza dei magliuoli; ma quanto al giudi- zio sulla qualità del vino, si atteneva strettamente al . metodo sperimentale, come se fosse erede di tutta la scienza dell’ Accademia del Cimento. Alle frutta scoppio di turaccioli.... e di brin- disi. Il Sindaco conte Rizzari ruppe il ghiaccio, ram- mentò le glorie pisane, salutò gli ospiti illustri e si fece applaudire. Dopo di lui una valanga di toasts, in prosa e in verso, in italiano e in francese e in te- desco, e applausi ed evviva senza fine. Terminato il banchetto, tutti mossero in folla a visitare i monumenti, e alle nove della sera ripren- demmo la via di Firenze. 119 23 Maggio. L' Arte è la disciplina del genio. Ma il genio, es- sendo indisciplinato per natura sua, ne consegue che | l’Arte è una specie di rivoluzione ordinata, inspirata alle memorie del passato per incamminare il presente alla perfezione dell' avvenire. Dopo tutto questo, è probabile che voi non abbiate capito nulla.... e nemmeno io.... ma la mia defini. ‘| zione ha questo di buono: che torna a capello tanto | alla pittura e alla scultura, quanto alla fabbricazione dei tappi di sughero; e da una definizione sola non si È potrebbe onestamente pretendere di più. ì Parliamo dunque di cose d’ Arte, e prendiamo le È mosse da quella specie di Pinacoteca olandese che il signor De Gruyter ha schierato sulle pareti del suo i magazzino. Già, mi pare d’averlo detto un’ altra vol- | ta, fra un Olandese e una pianta c’è come un vincolo di misteriosa simpatia, una tal qual parentela spiri- ) È tuale, per cui la riproduzione d’un cesto di basilico piglia subito l’aria d’un ritratto di famiglia. Ci si vede che il pennello tratta con amore la nota fisono- __miadiquel vegetabile nato in casa, che non dimentica | ‘nè una magchiuzza nè un pelolino, e dà a tutto l’in- | sieme un’apparenza di vita e di verità che seduce l’occhio dei riguardanti. Mi piacciono soprattutto gli acquerelli, dove la scrupolosa fedeltà al modello pro- 120 COSE D'ARTE. posto non va disgiunta da una certa bravura di tocco e da una certa correzione di disegno. Que” fiori, quelle frutta e quelle foglie sono studiate con un gran sen- timento della natura. I quadri a olio invece mi con- tentano assai meno. La pittura a olio, intesa a quel modo, ha tutti i difetti e nemmeno uno dei pregi della fotografia. C° è il contorno e manca il rilievo, c’è il colore e fa difetto la luce. Ho paura che que’ bravi signori non riescano mai a ritrovare le tradizioni di Van Huysum!... I fiori e le frutta del signor Francesco Gonin di Torino attirano l’ occhio per una certa freschezza di colorito, e pel gusto artistico con cui son disposti sulla tela i mazzi ed i gruppi. Poi, guardandoli bene, ci si ritrova lo studio e l’ imitazione del vero. Non mica che tutte le frutta e tutti i fiori a questo mondo ab- biano quell’aria così liscia, così bene educata, così modesta, che li fa parere come se fossero passati sta- mani alla prima comunione; ma tutti hanno quel- l’ aspetto vivace, quella rotondità, direi così, succu- lenta, quella morbidezza soave, che il signor Gonin rende tanto bene col pennello. La signora Margherita Burdin, di Roma, presa così all’ impensata dall’ annunzio dell’ Esposizione, non ha potuto inviare che dieci acquerelli e dodici quadri a ‘olio.... ventidue opere appena, tanto per farci assaggiare le uve della sua provincia natale! Oh! troppo incomodo, signora Margherita.... mille grazie e arrivedella.... complimenti alla famiglia! Un bel quadro è quello del signor Felice Giordano di Pistoia, che disegna e colorisce come pochi san fare al giorno d’oggi. Il suo grappolo d’ uva, pendente fra i pampini della vite materna, ha tutti i pregi d'una COSE D'ARTE. 121 . bella e grande pittura; larghezza di tocco, sapiente distribuzione di chiari e di scuri, felicissima intui- zione di forme, mirabile impasto di tinte, tutta l’ evi- . denza della verità e tutta la grazia dell’arte, Il signor (Giordano andrà sano e andrà lontano.... se non sdruc- ‘ ciola sulle buccie d’uva per la via!... i Vorrei dire una parola delle innumerevoli lito- . grafie, cromolitografie, ed altri generi di grafie, spar- | pagliate per tutte le pareti della pubblica Mostra; ma ci vorrebbe un volume solamente per citare i titoli . delleopereda cui furono estratte, e i nomi degli Edi- tori che hanno avuto il coraggio di tentare l’ impresa. Tutte o quasi tutte si raccomandano per qualche buona | qualità, e quelle dell’ Olanda e del Belgio sono eccel- . lenti adgirittura. Le statue di marmo, di gesso, di terra cotta, . empiono i corridoi, gli ambulatorii e i cortili. Molte son brutte, poverine, ma brutte di cuore, di quel . brutto onesto che non mira a sedurre il prossimo « neanco coll’aria d’intelligenza e di furberìia. Si di. . rebbe che, nate deformi a quel modo, hanno stimato — come unloro sacrosanto dovere d’ apparire anco cre- © tine per non accendere la concupiscenza di nessuno. . Le mediocri sono un visibilio, e siccome la mediocrità, | tutti lo sanno, è la stazione di partenza della presun- © zione, si direbbe, a vederle, che han proprio la co- scienza di valer qualche cosa. Atfeggiamenti classica- mente accademici o scapigliatamente realisti, faccie contorte a furia di voler essere espressive, gesti | acrobaticì, occhi sgranati, bocche a calamaio, e pie- «ghe a mazzi di sparagi. Ri Le belle son poche, ma son belle davvero. Il 3 gesso del signor Egisto Rossi, esposto si tcggi 122 COSE D'ARTE. Fratelli Bazzanti di Firenze, mi pare una delle buone cose dell’ Esposizione. È una statuina che rappre» senta Il giovane Linneo assorto nell’affettuosa con- templazione d’ un ciuffo d’ erba e di ficri, ch’ei stringe colla destra mano. Il corpicciuolo svelto ed — elegante del fanciullo è modellato con molto garbo, . e mi par còlto con assai felice ardire quell’ istante di sosta nella passeggiata, in cui il movimento langue, ma non cessa, e la fermatina si accenna e non si traduce in fatto addirittura. Nella faccia pensosa c’è tutta l’ingenuità del fanciullo e il precoce spirito d’ osser- vazione del naturalista; la mente dell’uomo traluce da quelle forme morbide e rotondette del volto in- fantile, L’ Illusione del signor Mattolini è una bambinue- cia avvezzata male che fa le boccaccie a una farfalla, come se quella povera bestiolina avesse tutta la colpa della mala riuscita del lavoro!... Nè a me, che son pur così tenerone per i figliuoli, piacquero punto i tre Putti in marmo del signor Andreini. Quando i ragazzi comincian così per tempo a fare un mondo di moine e di attucci e di smorfie manierate e studiate, c’è da sperarne sempre poco di buono. Quell’ Amore che lega i cuori con una catenella d’ ottone da lucer- nine, è un Amore che puzza di moccolaia un miglio lontino, e i suoi due cuori schiacciati, atrofizzati, compressi, con il loro bravo nappino per l’insù, hanno l’aria d’ un paio di rigaglie, buone appena appena per 1 un cibreo. 7 C'è qualche cosa di meno volgare fra le terre | cotte del Dall'Orto, e soprattutto una Pomona — mi immagino — che stringe al seno pochi grappoli d’uva; ma in falto di terre cotté il primo posto spelta senza COSE D’ ARTE. 123 contrasto alle deliziose statuine dei signori Lot e Ja- | fet Torelli di Firenze, Quelle figurette squisitamente modellate e con- dotte con un sentimento finissimo del bello e del vero, sono alte pochi centimetri; eppure non hanno nulla del leccato, del minuto, del trito, del lezioso, del par- goletto, che sciupa per lo più cotesta razza di lavori, In tutte c’è il fare largo e disinvolto d’un artista che ‘sdegna gli artifizii sottili. Sotto quella stecca carezzosa le carni palpitano, fremono i nervi, e i muscoli si con- traggono per davvero. 1 volti tradiscono il pensiero, e que’corpicini eleganti rivelano l'impulso della pas- sione. Volere o non volere, innanzi a quelle statuine in diminutivo l’idea dell’Arte, grande, sublime, alta e concettosa, vi sorge dominatrice nella mente. Ne vo- lete una prova? Guardate il gruppo di Dafni e Cloe, e se, dopo un minuto o due di attenta contemplazione, non perdete affatto il sentimento del piccino e del puerile, datemi del ciuco che vi faccio la ricevuta vo- lentieri. Mai due figurine di giovani innamorati spira- rono più molle abbandono e più dolce languore. Il bellissimo adolescente freme dalla punta de’ piedi alla radice de’capelli, inconscio della fiamma che lo agita elo invade, e quella cara fanciulla, candidamente vo- luttuosa, sugge il veleno sottile del primo bacio, e soccombe alla ignota potenza del nuovo affetto. | Il gruppo è amoroso, eppure non è lascivo; ci spira intorno come un’aura d’innocenza e di candore, ci sentite come l'eco del soave racconto di Longo So- fista, e par peccato che la beata ignoranza de’ due fanciulli innamorati debba inevitabilmente finire colla perfida scienza de’ vietati piaceri. Aver le tasche piene di quattrini, passare innanzi 124 COSE D'ARTE. a quel gruppo, e non correre a comprarlo più che di furia, mi pare un peccato da doverne render conto alla Provvidenza che distribuisce così a casaccio i suoi tesori, Del resto il signor Lot Torelli sa fare anche il grande, e il suo Tritone, che suona il buccino sulla vasca addoppata al gruppo di piante del conte Boutour- lin, è un gesso da fare onore a un artista provetto. Passo, correndo e lodando, innanzi alle graziose giardiniere del Guiggiani, ornate di bei paesi dipinti con gusto e con elèganza; mi fermo appena per dare un'occhiata alle riproduzioni in Galvanoplastica del si- gnor Pellas, che ha fatto sempre miracoli e ci ha avvezzati a lodarlo continuamente; accarezzo cogli oc- chi i bellissimi lavori in mosaico di pietre dure del Civita, del Bazzanti, del Merlini, e dell’Opificio reale fiorentino; faccio le mie congratulazioni al signor Ce- sare Marchini pe’ suoi vaghi e veramente originali modelli di opere in paglia di Firenze; e mi sbrigo con un cenno dei mazzi di fiori artificiali inviati dalle signore Della Valle, Bianchini e Torricelli. Le fotografie del Brogi e del Paganori hanno fatto fortuna all'Esposizione, e se lo meritano in verità. Gli emuli loro, battuti su tutta la linea, hanno ce- duto il campo e piegato bandiera. Soprattutto le bel- lissime riproduzioni del Paganori, che ha ritratto i gruppi delle piante, e i tepidarii, e le stufe, e i por- ticati laterali e il grande edifizio centrale della pub- blica Mostra, hanno avuto lodi senza fine e compra- tori a migliaia. E adesso vorrei fermarmi un momento innanzi alla bellissima collezione di porcellane della Fabbrica di Doccia, dove i vasi più eleganti, le coppe più gra- Pia aaa i et cn vd; e pe ve a n COSE D' ARTE. 125 ziose, le più vaghe giardiniere si circondano conti- nuamente d’una folla compatta e ammiratrice. Ma egli è tardi oramai, e di que’ meravigliosi prodotti della celebre Manifattura, appartenente al marchese Ginori, parlerò a lungo una di queste quattro mattine, quando dalle colonne della Nazione moveremo insieme a fare una visita alla gran mostra ordinata nelle sale dell’ opificio. Vi prometto una bella e gradita escursione.... e manterrò la promessa. i XXIV. Visita ai giardini di San Donato. 23 Maggio. Pioveva a dirotto ieri sera, quando la mia car- rozza — un fiaccherre, se vi piace, tirato da un ca- vallo veterano, a due e cinquanta l’ora.... pur troppo — passava sotto 1’ Arco dell’ antica Porta al Prato e s’av- Viava verso il Ponte alle Mosse. La strada pareva un fiume di caffè e latte, su cui le striscie di ghiaia face- vano l’effetto di bocconcini di pan col burro. L’ età dell’oro!... per chi ha un paio di stivali a doppio suolo, o una carrozza di suo, che non porti attaccata alla ca- tenella quella maledizione della tariffa!... Appena appena il tempo di recitare i sette Salmi penitenziali, con tutte le erbuccie, e il cavallo si fer- mava innanzi al gran cancello della Villa di San Do- nato. u' 426 VISITA AI GIARDINI DI SAN DONATO. Un portinaio, che aveva tutta l’ aria d’un barone decaduto, s’indirizzò alla bestia per pregarla a pro» cedere oltre pel viale e arrivare fino alla porta delle stufe. Non diresse la parola al vetturino perchè era avvezzo a praticare di meglio, e non parlò con me perchè non gli ero stato presentato ! Quel signor portinaio fuimmediatamente obbedito, ed io scesi sotto un’elegante tettoia di ferro fuso, al- l’ ingresso della grande stufa laterale di sinistra. Ci trovai il capo giardiniere del Principe, il signor An- tonio Steffatschek, tutto rannuvolato anco lui per quella noia del tempo cattivo, e piantato lì in cravatta bianca a ricevere gl’ invitati. Il palazzo del Principe di Demidoff, vastissimo edifizio composto d’ un immenso padiglione centrale e di due corpi di fabbrica sporgenti dai lati sul genere del nostro Palazzo Pitti, sorge in mezzo a uno ster- minato parco all’ inglese d’ una magnificenza tutta principesca. Le stufe proseguono a destra ed a manca la linea della facciata principale. Quella di sinistra è più specialmente destinata alle piante esotiche e rare, alle Palme, alle Orchidèe, alle Felci, ed era popolata in quel momento da un centinaio di persone, fra cui molte ed eleganti signore venute fin lì ad onta della pioggia e del fango. Incontro parecchi de’ miei nuovi amici nel gabi- netto ad uso di biblioteca che precede le stufe. Ci sa- lutiamo e ci stringiamo la mano come se ci conosces: È iù € a % Î VISITA AI GIARDINI DI SAN DONATO. 127 simo da un mezzo secolo. Un tedesco duro duro, che pare abbia ingoiato la famosa bacchetta di nocciòlo, con cui, quando era soldato, il sergente prevosto gli + amministrava le più‘paterne correzioni, mi dice spesso, sul serio, che fra i Tedeschi e gl’Italiani c’è una gran somiglianza di carattere. Io ci credo, per complimento; = quando tutto ad un tratto mi capita alle spalle un olandese, che mi fa un mondo di feste e imi racconta una sua recente scoperta... Anche lui ha trovato che $ | gl’Italiani e gli Olandesi si somigliano come due goccie d'acqua! Chi sa!... tutto può essere.... si vede che nelle stufe le somiglianze sviluppano con una rapidità straordinaria! cem - Incominciamo la passeggiata. Prima un lungo tepidario, tutto ornato di tralci come un pergolato, spartito in vaghissime aiuole coperte da un verdeg- giante tappeto di muschi; poi una traversata ancora | più lunga, sotto i cristalli d’ un’ ampia tettoia, fra le | altissime Palme, e fra i gruppi delle Calceolarie in | piena fioritura; poi una galleria interminata , in mezzo alla quale una roccia tappezzata di erbette e di ramo- scelli sostiene una statua di bronzo, che versa un filo d’ acqua perenne e si rallegra di cento zampilli; poi. ancora un ambulatorio senza fine, già occupato dalle piante gigantesche che adesso abbellano le navate del nuovo Mercato; poi una gran rotonda in ferro e cri- stalli colorati; poì uno stanzone, dove le Dracène e le Arèche levano fino al soffitto i ciuffi delle lunghe fo- glie pendenti; poi una galleria... . Poffar del mondo... Questo ha piuttosto l’aria d’un viaggio che d’ una 128 VISITA AI GIARDINI DI SAN DONATO. passeggiata!... È finito?... No, c'è ancora un’im- mensa vòlta di cristalli che protegge un vero bosco | tropicale di Gorife, di Palme, di Arialiacee, di Coc- chi, di Zamie, di Croton e di Caladii. In mezzo, nel folto de’ cespugli, un’ enorme scimmione di marmo calvalca una ranocchia colossale e le spalanca a forza le immani fauci, caricatura spiritosissima della vecchia favola di Latona e del villano di Caria. Tutto intorno si arrampicano le Clematiti, corrono i tralci dell’ El- lera, e i larghi flabelli del Pandano e del Filodendro pertusiato fanno ombra alle Felci gigantesche. È finito?... No.... c’è ancora una grotta di spugne e di stalattiti, dalle cui pareti spicciano invisi- bili getti d’ acqua che cadono rumoreggiando nel la- ghetto sottoposto. La grotta si fa più ampia, mano a mano che la si percorre col guardo. ... si scuopre un adito. ... il terreno s’inalza.... c’è un sentiero che monta entro le viscere della rupe. ... O Dio!... giriamo intorno a una specie di burrone infrondato da mille piante rampicanti, e tutte piante rare e pregia- te, che alla pubblica Mostra ebbero premii e meda- glie per qualche esemplare diminutivo confinato in. un vasetto. Qui 1’ Adianto pende in larghissime cioe» che dalle pareti, il Cisso si arrampica sulle spugne, i Colei fanno capolino. dalle fessure, la Selaginella stende un tappeto di velluto sullo sbocco de’ fori, da — cui Ja luce penetra nella grotta. “7 Montiamo. . ». montiamo ancora l’erta dell’alpe- stre sentiero, Ecco si apre dinanzi a’nostri occhi me- ravigliati un pensile giardino di Orchidèe, di Glos- — sinie, di Marante, di Medinille e d'Elicrisi, Sotto quei cristalli Je piante più pregiate si accolgono a cen- 3 | tinaia e a migliaia; le forme più strane e più nuove, —. VISITA AI GIARDINI DI SAN DONATO. 129 i colori più splendidi abbagliano, e comprendono di muto stupore. Si gira come smemorati per quella im- mensa galleria che pare non abbia mai fine, e invo- lontariamente si corre col.pensiero alla turba infinita di giardinieri che debbono prender cura-di tante pian- ticelle delicate, ciascuna delle quali richiede un’ at- tenzione continua, un'occupazione diuturna. Sono piante, diceva un bell’umore, cui bisogna lavare il viso, tutte le mattine, portarle a passeggiare, metterle a letto, e far dire le devozioni!... In uno degli stanzoni terreni è imbandita una lauta refezione.... ma la gente ci si ferma sopra pen- siero, e mangia senza sapere quel che fa. Ho veduto uno scienziato che nella confusione del suo spirito ha buttato giù una dozzina di paste e quattro gelati, più un bicchiere di vino e una ventina di Sandwiches, proprio senza intender nulla di quel che masticava! Quand’uno è preoccupato !! Piove sempre.... piove come se il Signore Iddio dimentico delle promesse volesse ricominciare il dilu- vio universale. Ma non c’è pericolo!... Ha dato parola di non af- _ fogarci tutti una seconda volta.... e manterrà, Ecco.... un momento di sosta. Tutti ci precipitiamo in giar- dino, frettolosi, affaccendati, decisi a percorrerlo tutto prima che faccia buio. E dire che lo chiamano un giardino... o un parco.... o insomma lo designano con uno de’soliti 130 VISITA AI GIARDINI DI SAN DONATO. nomi usati tutti i giorni per le circostanze comuni!... Ma è un paese, santo Dio, è una regione intera, doye i viali corrono per delle diecine di chilometri fra im- mensi praticelli sempre verdeggianti, fra boschi di altissime Conifere, di Sequoia, di Wellingtonia, la più piccola delle quali è un esemplare da fare orgo- glioso un giardino di Re! La prospettiva cambia ad ogni passo, il paesag- gio muta cento volte d’ aspetto. Qua scorre placido un ruscelletto cristallino fra i pioppi ed i faggi delle sponde fiorite ; là apparisce un’ isoletta smaltata di fiori; più lungi, sulle onde di un lago tranquillo, i cigni e le anitre vagano in frotte, increspando le acque col remeggio delle palme ; qui un ponte sospeso, là un bagno nascosto fra le punte d’ una alpestre montagnuola, e boschi di cupi abeti, e sterminati rosai, e collinette e pianure, e selve di pini e di cipressi, alla cui ombra perpetua dormono le salme dei cani fidati, che vegliarono altra volta a guardia del giardino. Frigby, Fanny, Charley.... po» vere bestie, cui l'affetto del padrone ha consacrato un mesto ricordo! ce I cani di San Donato fanno della filosofia dalle tombe, e danno una lezione di morale a chi passal... Ho tenuto a mente l’ epitaffio di Charley, perchè mi è parso caratteristico nel parco di un Principe, che conta i quattrini con la pala. Cette terre hospitalière M'accueillit jeune et joyeux; Après quelques jours heureux, J'y termine ma carrière, VISITA AI GIARDÎNI DI SAN DONATO. 131 Issu d’un sang glorieux, J'étais fier de mes aîeux; Que l’on voit en Angleterre L’affection séculaire Des rois et de la beauté ! Mais, hélas!... j’avais compté Sans la gale roturière. La gale, ce mal vulgaire , Des plus grands — telle est la loi — N’épargne pas l’épiderme!... Descendant d’un chien de roi, Je meurs comme un chien de ferme!... Tornerò a San Donato più presto di quel che credete, per rivedere ogni cosa senza furia, e farvene una descrizione per benino. Per oggi — che il tempo stringe e lo spazio.... è già stretto da un pezzo — me ne sbrigo con quat- tro notizie. Il principe Paolo Demidoff, il felice proprieta- rio del gran parco, si tratterrà in Russia ancora per diciotto mesi a un bel circa. Poi tornerà a Firenze, donde sì propone di non partire più mai. Abiterà nel- l’inverno il suo dominio di San Donato, e nell'estate la villa di Pratolino che ha comprato testè, e che si propone di restituire all’ antico splendore. In ambedue cotesti luoghi di delizia eseguirà grandì lavori di abbellimento, e grandi opere d’arte. A San Donato, per esempio, farà gettare a terra tutta la facciata del palazzo, e la ricostruirà a grandi bozze di pietra greggia, sul modello della Reale residenza de’ Pitti. Per ora cì fa condurre a termine una vasta bi- 132 VISITA AI GIARDINI DI SAN DONATO. blioteca in un antico ospizio di pellegrini, situato a tergo dell’ ala sinistra, in un ampio stanzone dove fu- rono scoperti pregevolissimi affreschi. ‘ E per oggi non più!... XXV. Ghiottonerìe. 7 24 Maggio. Se c’è una cosa per la quale io mi senta vera. mente figliuolo del vecchio Adamo, ell’ è la ghiotto- neria per le frutta. Che una bella donnina, vestita unicamente delle sue grazie, mi offra sorridendo un frutto proibito, ed io lo mangerò di sicuro, senza neanco sputare la buccia, a costo di mettere a repen- taglio la mia parte di paradiso, Sarà una debolezza, — dopo il terribile esempio che abbiamo avuto in fami- glia, — ma io son fatto così, e chi si sente più forte mi scagli il primo nocciolo di pesca! Immaginatevi dunque con quanto interesse ho cercato alla nostra Esposizione il luogo assegnato alla Pomona internazionale. Ci ho passato dinanzi delle mezz’ore intere, in beata contemplazione; e non mi venite a dire che cotesto è un gusto magro. Ognuno si diverte a modo suo, ed io non ho mai osato di azzar- dare una parola meno che rispettosa contro quei bravi cittadini che pescano in Arno colla lenza. Anco quello è un passatempo come tutti gli altri, e se lo doman- GHIOTTONERÌE. 133 date a me, io credo che la pesca colla lenza abbia da essere una eccellente distrazione.... per i pesci! Ma per tornare alle frutta, senz’ altre digressio- ni, è necessario mettere in sodo fin da principio questa gran verità: il frutto migliore è sempre quello che non e’ è. Mi spiego. Portate in tavola un grap- polo d’ uva nel mese di settembre.... molto probabil- ‘mente i vostri convitati la degneranno d’ uno sguardo appena appena. In quel mese l’uva è matura, per- chè proprio non ne può fare a meno, è fresca, è suc» culenta, è deliziosa, è abbondante; dunque la non val nulla, e ogni fedel minchione è capace di trovare dell'uva, quando le viti gliela portano, si può dire, fino in mano. Ma provate ad offrire agli ospiti vostri una pigna di Salamanna a mezzo maggio, quand’ ella è grinzosa, sciapita, senza sugo, o quando i chicchi *dell’agresto paion palle di piombo per una scatola di | mitraglia; allora sì che tutti ci faranno sopra le me- |raviglie, perchè a mezzo maggio l’uva non c’è, o almeno non ci dovrebbe essere, e si capisce che, per | averla, è bisognato andarla a cogliere in fondo a una . casselta piena di cenere, o sui tralci d'una vite che — l’ha partorita per forza. E come la si troverebbe sciocca.... se non fosse |. così salata”... Assioma: — Le frutta, per esser buo- ne, debbono esser cattive; cioè dire: o troppo sero- tine o troppo precoci. Questa, rigiratela come volete, non è altro che la vecchia passione per il frutto proibito ; solamente, oggidì, l’uomo, pur di mangiare la mela, si rasse- gna a far di meno dell’ Eva che gliela porga. È infi- . nitamente più morale, ma un tantino meno diver- tente!... 42 434 GHIOTTONERÌE Questa volta, per esempio, è venuto da Torino, a porgerci le Pere, le Mele e le Uve conservate dal- l’anno decorso, quel brav’ uomo del signor Carlo Gia- nella. L’Uva aveva un po’ l’aria incincignata e rugosa della vecchiaia, e certe Pere somigliavano a que’ bor- sellini da tabacco, in cuoio di Russia, che una continua confricazione per le tasche de’ fumatori marmorizza di bigio e di nero; ma le Mele avevano un aspetto di freschezza e di gioventù ch’ era un piacere a guar- darle. Lo stesso elogio meritavano le frutta del Cape- nick di Gand, nel Belgio, e il bellissimo grappolo d’ Uva nera inviato da Amburgo, e le Mele gigante- tesche spedite alla pubblica Mostra da’ lontani lidi d'Australia. A proposito di lidi lontani, immaginatevi che il frutto dell’ Artocarpo è arrivato fin qui dalle Isole Oceaniche. L’ Artocarpo, come sapete o come non sapete, è il così detto Albero del pane, la cui enorme bacca, piena d’una polpa farinosa, si cuoce in forno e si mangia dai Malesi tale e quale come una pagnotta. Io, che l’ho vista, ne ho perso l’appetito per venti- quattr ore! È un gran fagotto di roba nera, coperto da una pelle di razza di stuoia, per dirla col Berni, morbida come quella del liofante. Lo diresti un porcospino raggomitolato, che dorme in un piatto, fin- chè qualcuno non lo vada a stuzzicare. Può darsi che cotto in forno faccia un’ altra figura, ma a buon conto nessuno de’ Giurati ha avuto coraggio di tentare la prova. Le Fragole invece e i Lamponi di Baviera, di Olanda e di Toscana hanno fatto furore, Quelli della Società orticola di Monaco, grossi come albicocche, parevano còlti pur ora sulla pianta, e i ghiotti hanno GHIOTTONERÌE. 135 sofferto il supplizio di Tantalo innanzi all’Uva spina e alle Fragole di madama Lambert di Firenze; alle Pesche d’ Amburgo, e alla magnifica rappa di Fichi Banani della Società bavarese. Mettetevi in mente un bastone di granata, intorno al quale, a piccoli intervalli, stanno attaccate folte ghirlande di frutti, composte di tre o quattro giri cia- scuna, e cariche di Fichi che hanno l’aria di grosse Siochiae coperte d’ un bel verde vellutato.... e avrete un'idea abbastanza esatta del Banano. Pel sapore, da un lato e’ somiglia assai a quello d’ una Mela succosa e profumata, e dall’ altro si avvicina a quello delica- tissimo dell’ Ananasso. Il confronto si poteva facilmente instituire, dac» chè il cav. Attilio Pucci avea esposto pel Municipio di Firenze un bosco intero di Ananassi magnifici, grossi oltre la misura comune, tinti in un bel giallo d’oro, sormontati da un ciuffo elegante di foglioline acuminate. Cotesta del Pucci è stata proprio una gra- dita sorpresa! Nessuno s’ immaginava neppure che l’intelligente Giardiniere del Comune fiorentino edu- casse con gelosa cura il preziosissimo frutto nelle stufe di quello stabilimento delle Cascine, dove l’ asma- tica fantasia d’ una poetessa giubilata favoleggiava gli abominevoli banchetti de’ cannibali e i nefandi con- vegui de’ carnefici degli alberi e de’ cani. Il croceo colore dell’Ananasso mi richiama innanzi alla splendida mostra di Agrumi nostrali e forestieri. Salve, sacro suolo di Grecia, e voi salvete, me- morande pendici dell’ Acropoli, dolci colline che scen- dete soavemente a bagnare il piede nell’ onda cristal- lina dell’ Egèo, pianure d’ Argo, giardini d’ Arcadia, deliziosi boschetti di Corinto, dove gli aranceti sten- 136 GHIOTTONERÌE. dono l’ombra odorata sui ruderi de’ templi e sulle tombe degli eroi. Ecco, distesi in lunghissime file, ì vasi ricolmi di Olive dell’Argolide e della Morèa; i Cedrati, le Aran- cie, i Limoni, cresciuti a Poros, a Calsmata; a Na- varrino. Li ha portati fin qua il prof. Orphanides, che anche lui è tondo come un’ arancia, rugoso come un cedro, e giallo come un limone, ma è anche tanto vispo, tanto operoso, e tanto dotto! La splendida collezione degli Agrumi di Bo- boli, educati in vaso con sì amorosa cura, e schierati lungo le aiuole del giardino esteriore, ha fatto na- scere più d’ un desiderio nel cuore delle belle visita- trici. Là brilla tra le foglie l’Arancio della China e il Limone di Gaza; là pende dal ramo la Melangola amara dalla scorza variopinta, e la Lima di Spagna dalla buccia levigata e lucente; là spargono intorno gli Atomi odoranti il Cedrato e la Bergamotta, la Me- larosa e la Lumia, il Limoncello di Napoli e il Li- mone d’ Amalfi. Ma che parlo di frutti?!.. E i legumi, mio Dio, dove lascio i legumi e gli erbaggi venuti a Firenze da ogni angolo più remoto della vecchia Europa per conten- dersi il vanto di bellezza e di grazia!... Oh! le Rape di Baviera, rotondette come una vedovella ingrassata nel riposo, pallide come una ragazza sentimentale, o ver- miglie come una sposina che faccia in pubblico la sua prima comparsa!... Oh! i Cavoli rossi di Monaco, tutti chiusi come congiurati che preparino i trionfi dell In- ternazionale di là da venire!... E gli Sparagi di Cuneo e quelli del Municipio fiorentino, ciascuno lungo e grosso come un cero pasquale , uniti e vittoriosi con- tro gli Sparagi bianchi di Bamberga e di Gand che GMOTTONERÌE. 4137 paiono tal e quale pacchi di candele steariche o baston- celli di bossolo per arricciare i capelli alle signore!... E dove lascio le Zucche, e le Carote, ei Ravanelli e le Patate e tutta la ricca e interessante collezione di er- baggi, inviata da quel cav. Carlo Siemoni, che nell'opera del rimboscamento dell’ Appennino toscano si acquistò un titolo di alta benemerenza e un invidiato diritto alla gratitudine del Governo e dei cittadini!... E le raccolte della signora Lambert e quelle del Groeling di Berlino!... Chi non rivolse uno sguardo benevolo a quell’umile Lattuga, così servizievole e pronta a mille usi domestici, a quelle Zucchettine amorose, a que’ Po- midoro rubicondi, a quelle Barbabietole innocenti, a que’Sédani così candidi, a que’ Cetrioli allungati e ri- curvi in sì procace figura, e a que’ Funghi cappelluti e bruni, che parevano tutti insieme un’ adunanza del reverendo Capitolo della Cattedrale?... Ohimè! Quindici giorni di esposizione hanno do- mato la civetterìa delle Rape, l’ orgoglio de’ Cavoli, e la frondeggiante protervaia degli Spinaci !... Le Zucchet- tine piegano il mesto fiore sul petto spelacchiato, le Carote impallidiscono , i Cetrioli sì rugano e pendono senza forza e senza vigore, e i Funghi pèrdono il nic- chio e mostrano incurvate e stanche le teste chier- cute !... di È tempo che la mostra abbia fine, è suonata l’ ora estrema pel regno de’ vegetabili! Facciamo presto a dare un’occhiata alle colle- zioni de’ legnami, delle piante alpine, de’ semi e delle conifere, e cerchiamo di arrivare a tempo alla solenne chiusura del grande edifizio, che si riaprirà, se piace a Dio, l’anno venturo, sotto forma di nuovo Mercato. PI E noi chiuderemo queste lucubrazioni di retto- 42° e pae FRAME RAT 438 . GHIOTTONERÌE. rica culinaria, colla glorificazione de’ profumi, delle essenze.... e dei liquori. Sempre così quando s’invita il prossimo ad un banchetto! Alla prima portata si mangia per vive- re.... alla seconda si mangia per mangiare.... e verso le frutta, si mangia.... per bere. Alla vostra salute!... XXVI. IL? Esposizione per la posta. 24 Maggio. Ieri a Pisa, oggi a San Donato, domani a Val- lombrosa, i Giurati e i Membri del Congresso sono menati in giro da una bufera di divertimenti e di pas- satempi, che li fa turbinare intorno al Cupolone di Brunellesco come foglie secche in balia del vento. Queste rapidissime gite in tanti luoghi diversi, queste corse vertiginose attraverso una congerie di monumenti, questa fantasmagoria di chiese, di parchi, di teatri, di giardini, di passeggiate, di tepidarii, di sedute accademiche e di rinfreschi, lascia, non v' ha dubbio, nella mente degli ospiti nostri cortesi delle impressioni vivissime e piacevolissime, ma così fu- gaci, così confuse, così mescolate fra loro, che il cer- vello d’un povero orticultore, avvezzo alle classifica- zioni metodiche e alle osservazioni minute e pazienti, dev'esser diventato un caleidoscopio, dove ogni remi». L'ESPOSIZIONE PER LA POSTA. 139 niscenza balla una ridda infernale e mette l’ intelletto sottosopra. M°è capitata tra mano una lettera che riflette a meraviglia lostato mentale d’ uno scienziato forestiero in questi ultimi giorni. Ve la trascrivo parola per parola. Cara.... Ti scrivo prima d’andare a letto..., solo.... come un fiore maschio d’ Ouvirandra finestrale che abbia aspettato invano sulla .superficie dell’acqua la sua femminella innamorata. Sono stato a Pisa e ho veduto il famoso campanile pendente. È bello, non e’ è che dire, ma se fosse diritto mi piacerebbe forse di più, E perchè insomma quel deviare del fusto dalla perpen- dicolare, non è la più meravigliosa cosa di questo mondo, molto più che ci vuol tanto poco a metterci accanto la sua brava calocchia e a legarcelo con un giunco, come si fa in tutti gli orti civilizzati. Sono stanco morto, ma l'eccitazione mi tiene sveglio e mi fa battere il cuore con un movimento quasi febbrile. Pisa è un gran tepidario di piante forestiere che ci metton le barbe in un modo meraviglioso. Prodotti nuovi veramente non ce ne ho veduti, ma ci devono essere, per poco che il commendator Cornero , orti cultore, favorisca gl’incrociamenti e sappia conci» mare a tempo. Il Duomo è una cosa da sbalordire. Immaginati una gran croce latina, a foglie delicatamente inta- gliate, con quattro stami ad antere d'ordine composito e un ovario deiscente da sei finestroni chiusi da grandi vetrate multicolori. Ci ho veduto il Bulbo filipendulo, 440 L'ESPOSIZIONE PER LA POSTA. da cui Galileo prese la prima idea del microscopio solare, per osservare il movimento delle zoospore. La signora Contessa che è bella, ma non cara quanto te, mi ha offerto un gelato nella cupola del Battistero, mentre il professor D’ Ancona, che è di Pisa, leggeva sul pulpito la prima Epistola del pro- fessor Parlatore ai Corinti. Il cuore mi ballava nel petto, tanto più che la banda della Società Reale d’ Orticultura, diretta dal marchese Ridolfi, suonava la nuova polka di Strauss, Cocos flexuosa, che fu dedicata in questa occasione alla marchesa Corsi-Torrigiani, gentilissima dama, che abita in Firenze nel palazzo che fa cantonata fra il Ponte di Mezzo e l’ Erbario Webb. Ho un’idea vaga d’ imbrogliare i nomi delle per- sone e de’luoghi, ma i fatti te li posso garantire. Del resto, quando tornerò a casa, ti racconterò tutto per filo e per segno, e vedrai quanto mi son diver- tito. Un po’troppo magari, se vogliamo! È una spe- cie di assassinio a colpi di cortesie, ma si muore così dolcemente!... E se dovessi chiuder gli occhi per sempre, non mi mancherebbe dicerto un posto nel tepidario di Santa Croce fra le tombe di Dante, della principessa Czartoriwsky e altri Botanici il- lustri, I nostri lavori stanno per finire. La prima me- daglia della mia classe l’ abbiamo aggiudicata al Giar- dino de’ Semplici, per una collezione di Vicepresidenti in fiore, ottenuta da seme, destinata al rimboscamento dell’ Appennino toscano. Addio, cara. Domani andiamo a vedere l’ Orto di Vallombrosa fondato in un convento di Monache da San Donato Demidoff, dell'ordine de’ Minori Osser- L'ESPOSIZIONE PER LA POSTA. PERI vanti. Mille baci, onorevole signor Presidente, e mi creda con tutta la stima e alta considerazione. ... O diavolo !... Mi pareva di finire il rapporto!... Addio a presto. Il tuo (Segue la firma). XXVII. Que c'est comme un bouquet de flewrs.... 25 Maggio. Avete mai provato, leggitrici mie belle, a co- gliere un fiore sul ramoscello del vostro giardino.... o all'occhiello d’ un soprabito purchessia.... per chiu- . derlo tra le pagine d’un libro, e tornare a cercarlo più tardi, e domandargli di far rivivere in voi le dolci memorie del tempo passato e le emozioni soavi del primo amore?... Non vi affannate a rispondermi.... so già quello _ che mi volete dire. Tutte avete provato, almeno una volta, cotesta specie d'’inumazione dei pensieri vivi.... e una settimana più tardi, aprendo il volume, avete trovato il vostro fiore pallido, scolorito, schiacciato , deformato, senza freschezza e senza profumo.... un . cadaverino di fiore, che a guardarlo faceva pietà! Così noi altri scrittori facciamo tutti i giorni coi nostri pensieri , fiori della mente, sbocciati nel silen- zio e nella solitudine. Li pigliamo, li deponiamo sulla 442 QUE C'EST COMME UN BOUQUET DE FLEURS. bianca paginetta ‘e chiudiamo il libro, nella beata. speranza che un giorno o l’altro voi/ce li verrete a cercare, e li troverete tutti splendenti delle tinte più vivaci, e spiranti un sottile e inebriante profumo di poesia. Ma il tempo passa, quello strettoio de’ fogli cuciti insieme compie tranquillamente l’ufficio suo, e quando le belle leggitrici voltano le carte con quei ditini co- lor di rosa, il pensiero apparisce tutto sgualcito, im- miserito, macolato, che non esprime più niente e che non sa più di nulla. Cotesto è il destino riserbato ai fiori recisi e ai pensieri stampati. . E almeno i fiori recisi corrono la sorte d’ esser riuniti insieme in un elegante mazzetto, e di passare una serata in mano d’ una gentile signora, o nel sa- lotto d’ una sposina elegante, o nella cameretta vergi- nale duna gaia fanciulla, o sull'altare d’ un santo, o sulla tavola d’un convito. È una soddisfazione anco quella, e se mi fosse lecito sperare altrettanto per le bislacche idee che spuntano nel mio cervellaccio bal- zano, ne vorrei subito legare un centinaio in un maz- zolino civettuolo e garbato, per farne dono alla più bella delle mie cortesi lettrici. (E sia detto qui, nella parentesi dell’ intimità, la più bella siete voi, voi che mi leggete in questo momento istesso.... ma zitto, che nessuno lo sappia o le altre mi caveranno gli oc- chi!...) Certo non riuscirei mai a far dei miracoli di leg- giadria, di leggerezza, di artistica composizione e di fino buon gusto, come ne fecero il Bastianini, lo Stef- fatschek e il Ragionieri di Firenze, il Cardella e lo Zamperini di Roma, il Facco e il Bagnasco di Genova, cast NM ip ZIONE ET QUE C'EST COMME UN BOUQUET DE FLEURS. 143 i Bolognesi di Ferrara, il Colombo di Venezia, il Mo- rettini di Perugia, lo Gnudi di Bologna, il Nencioni di Pisa, e il Paoletti di Livorno; ma intanto m’ inge- gnerei alla meglio di farmi onore, e chi sa che qual- che occhio amoroso o qualche nasino delicato non trovassero piacere a posarsi sul mio povero mazzo- lino. Perchè in fondo in fondo, se ci ripensate a san- gue freddo, un mazzo di fiori non è quasi mai una semplice riunione di corolle, di gambi e di stecchi legati insieme col filo; ma quasi sempre è piuttosto il segno visibile d’ una gran quantità di pensieri nasco- sti, l’espressione d’un sentimento, il muto linguag» gio d’una passione, la traduzione in colori e in odori d’un augurio, di una speranza, d’un affetto, d'un dolce rimprovero o d’ un allegro saluto. Rifacciamo placidamente insieme il cammino = lungo le memorie della vita passata. Il primo maz- zetto vi fu presentato per la vostra festa, e ve lo porse la mano carezzosa e benedicente del babbo e della mamma. Fu la prima volta che usciste di camera colla soltana lunga, e che vi guardaste allo specchio per ve- dere un po’ che effelto faceva intorno al vostro snello . corpicino, quell’ abbigliamento che trasformava addi- . rittura una bambina furbacchiotta e precoce in una ragazza maliziosetta e.... leggermente emancipata. C'era il Fiordaliso, emblema del candore; la Violetta, . simbolo della modestia; la rosea Giunchiglia, immagine . della pudicizia..,. ogni cosa attorniato da ramoscelli di bossolo per insegnarvi a star tutta chiusa nel ba- . luardo delle sante virtù. Era un sermoncino, un pre- . dicozzo, che veniva a tempo per moderare quella certa esuberanza giovanile, quella petulanza di femminetta, 144 QUE C'EST COMME UN BOUQUET DE FLEURS. quella superbia incipiente e quella gran voglia di conoscere l’ ignoto che schizzava fuori da’ vostri oc- chietti scintillanti. Un secondo mazzolino vi fu dato per la vostra prima comparsa ad un ballo.... e ve lo portò a casa il cuginetto, uscito allora allora dal Collegio militare, quello stesso che vi diede braccio quando entraste nella sala, che tutti vi guardavano con certi occhi da farvi montare al viso le fiamme, e i giovinotti vi su- surravano intorno un coro di complimenti divinamente armoniosi, e i punti ammirativi che vi piovevano sulle spalle nude, vi punzecchiavano la pelle, e vi facevano il solletico sotto la cipria! Era un mazzetto di botton- cini di Rose che celebravano la vostra bellezza nascen- te, con qualche filo di Mughetti che simboleggiavano gl’inconsci desiderii, e un giro di Mortelle, vestite d’ un bel foglio trapunto come una trina. In verità que’ poveri fiori v'imbarazzavano orri- bilmente per le mani.... e li portavate così alla car- lona come un panierino da lavoro; ma il cugino vi spiegava il significato de’ Mughetti e delle Rose, lui che vi aveva spiegato già tanti altri indovinelli, e vi trascinava per Ja mano a prender posto fra le coppie, e poi col braccio attorno alla vita vi precipitò nel giro vertiginoso del valzer.... Il mazzetto cascò in terra e andò a finire Dio sa dove!..,_ Quello che vi fu offerto la dimane, era piccino piccino.... un Garofano rosso, un Amaranto, e una Viola del pensiero: amore, costanza e.... pensate sem- pre a me. Oh!.., ci pensaste tanto a lui /... Il mazzo» lino prese posto fra le nevi del seno, sotto le trine, in mezzo alle pieghe, e l’ odore acuto del garofano vi fece girare il capo.... Era biondo.... non mica il garo- CAPRIE e, DE CRE QUE C'EST COMME UN BOUQUET DE FLEURS. 145. fano, ma colui che ve lo aveva dato di soppiatto.... e portava certi baffetti.... Mi rammento che giuraste di diventare avvocatessa o monaca del Sacro Cuore! Un mese più tardi, vi videro al teatro con un mazzo di Rose borraccine e di Anemoni. Dio! con che disinvoltura facevate dondolare i fiori tra le dita in- guantate! Si sarebbe detto che que’ movimenti, sapiente- mente spontanei e studiosamente sbadati, componevano una specie d’ alfabeto telegrafico, qualche cosa come una cifra diplomatica. Mazzetto a sinistra... — « Non ti vedo bene, vieni un po’ più qua. » — Mazzetto a de- stra... —« Bada che c’è chi ci tien gli occhi addosso. » — __Un’occhiata alla carta a traforo... — « Aspetta un mo- mento, c'è il babbo, » — Un’annusatina... — « Ora puoi | venire, la mamma non ci vede, e il posto accanto a me è rimasto vuoto. » — Eppoi la sua brava risatina dietro | al mazzetto rizzato per l’insù, ai punti più scabrosi della | commedia; e la mano stesa ad accarezzare le foglie | per mettere in mostra le dita affusolate e le unghie | rosee e trasparenti ; ; è la profonda attenzione agli Ane- moni per cercarci framezzo una risposta evasiva a «una domanda incalzante.... Ah!... com'è utile un ‘| mazzo di fiori in mano.a una ragazza che se ne sa agi corrispondente telegrafico era questa volta | | Un sottotenente d’artiglieria, L’avvocatino aveva perso la sua prima causa, ed era andato via giurando di vo- Tier morire.... e in quel momento era Vice-Pretore al - Galluzzo. Non poteva care una strada più corta per incontrare la morte.... di fame! i E poi venne il Gineaià del mazzetto dì Fior di - Arancio, Lo portaste in chiesa con una devozione che edificò il signor Curato, il quale sì mangiò tre o quat- tro accusativi nel Vangelo per le distrazioni cagionate 413 Pili TRA ORE AI PAIA E 146 QUE C'EST COMME UN BOUQUET DE FLEURS. da que' fiorellini; e lo metteste sulla tavola, sotto il naso del Sindaco, per firmare il registro de’matri- monii, Quel rispettabile funzionario; a vedere que” di- tini che facevan dimenare la penna, non riuscì mai a leggere l’articolo del Codice che ingiunge alla moglie di seguire suo marito. E sì che sapeva compitare!... Lo sposo era un medico, matricolato venticinque anni prima. A. cinquant'anni l’organo olfattorio è in- debolito e non sente più l’odore del Fior d’ Arancio portato in mano da una giovinetta che conta diciotto primavere.... e un autunno! Il sottotenentino era stato passato alle piazze, ed era partito sacramentando di bruciarsi il'cervello. Ma si trovò che non ne aveva.... e la bruciatura rimase allo stato di progetto ! Da quel giorno in poi i mazzi di fiori vi son pio- vuti in casa da tutte le aperture! Mazzi.di Tulipani, mazzi di Ranuncoli, mazzi di Camelie, mazzi di Ge- ranio, mazzi di Balsamine, e di Gardenie, e di Mu- gherini, e di Violacciocche, e di fior Cappucci, e di Semprevivi, e d’Amorini, e di Tuberosi.... e perfino d’Orchidèe. I fiori vi hanno detto mille volte: bella, adorata, crudele, insensibile, affettuosa, traditrice, veritiera e bugiarda, Vi hanno portato il saluto dell'amico di casa — un bel tulipano variegato — che dava il buon giorno a quella rosa fresca e vermiglia che siete voi, e domandava notizie di quel papavero del signor Dot- tore. Ci avete trovato delle dichiarazioni d'amore, di alleanza e di guerra; degli avvertimenti, degli ap- puntamenti, delle rivelazioni, delle interrogazioni esi È delle risposte. Ci avete mai trovato Ja felicità?,., A Ù 4 E i, Se ie cal aa QUE C'EST COMME UN BOUQUET DE FLEURS. 447 Ahimè!... La felicità somiglia l’ ora che suona. Appena ci si arriva, ell’è già passata. Ella non si ferma mai accanto a noi, ella ci sta dinanzi sempre, 0 rimane sempre addietro. Quando è dinanzi si chiama la speranza. Quando è più indietro si chiama la memoria! Per adesso, ci avete sempre i mazzi di fiori del primo dell’anno, quelli del giorno onomastico, e quelli dell’anniversario del matrimonio. Li distribuirete per i salotti, sulle étagères, nelle panierine attaccate alla finestra, e ne’ vasi di porcellana del Ginori. Poi verrà il tempo delle giardiniere da tavola, quando l'odore delle rose spampanate vi risveglierà l’idea del tacchino ripieno, e le felci stese sulla tova- glia vi stuzzicheranno l’appetito; quando la galanteria avrà fatto posto alla digestione, e lo scettro d'amore avrà messo quattro punte e sarà diventato una for- chetta. Più tardi ancora suonerà l’ora delle piante di dit- tamo nei testi, e de’giardini pensili nelle zuppiere incrinate.... Toccherà a voi a comporre i mazzolini di Verbene e di Giacinti per il padre confessore, il giorno în cui la serva farà il bucato della biancheria, e voi quello dell'anima, una volta la settimana, di venerdì. .. E finalmente porterete i mazzi di veccie e di ra- nuncoli al Santo Sepolcro, quando verrà il tempo di «darsi tutta all'allevamento de’bachi da seta e alla cul- tura della devozione.... un altro albero della scienza del bene e del male, che non produce mele, per non esporre a tentazioni.... ma solamente fiori.... e torsoli!... E a questo modo la storia dei mazzi di fiori di- venterà tuita intera la storia della vita d’una donna. 148 QUE CEST COMME UN BOUQUET DE FLEURS. Oh! i mazzi di fiori!... Permettetemi per questa volta di troncare il ca- pitolo in secco in secco, e di fare a meno della pere razione. Ho imparato alle prediche di Quaresima che cosa si deve intendere per cotesta figura rettorica. La Perorazione è la maniera di ricominciare un discorso, quando sarebbe tempo di finirlo, XXVIII. JLe Collezioni. 25 Maggio. — Bravo, Tonino, bravo!... Sei stato grande, sei stato sublime.... e sono contento di te!... — disse il signore Iddio a Sant’ Antonio, quand’egli ebbe vinto il diavolo nelle tentazioni. — Si fa quel che si può, Maestà divina, — ri. spose il Santo tutto umile e modesto, — ma scom- metterei che nessuno al mondo mi renderà mai in- tera giustizia. Perchè insomma le tentazioni sono state grosse, lo confesso ; pure alla mia età, con questa » barba bianca, col corpo estenuato dal digiuno.... ca- pirete bene, Onnipotente, che quasi quasi era più difficile cedere che resistere.... — E allora..,. di che ti lamenti se passi per un eroe?!,. — Ma della tentazione più terribile... di quella LE COLLEZIONI. 149 che nasceva giusto dalla debolezza e dall’ appetito.... chi me ne terrà conto ?... In quei lunghi giorni, in cui non veniva mai l’ora di desinare, ho dovuto fare una gran forza a me stesso per.... — Per che cosa ?... — Per non mangiarmi il mio porco!... — Sant’ Antonio aveva ragione. Ed io, per trarre immediatamente profitto dalla lezione del glorioso Eremita, voglio tributare una parola di sincero enco- ‘ mio alla oscura virtù de’ poveri guardiani dell’ Espo- sizione, che per quindici giorni interi, mangiando Dio sa come e Dio sa che, hanno resistito alla voglia di finirsi Je appetitose Collezioni di Agrumi esposte dal Comizio agrario di Porto Maurizio, quella ma- gnifica e completa dei frutti Siciliani mandati dal ba- rone Angelo Porcari, quella bellissima e pregevolis- sima dei Limoni di Palermo spediti dal cavaliere Luigi Siciliano, e le altre di Arancie ed Agrumi man- date dal Ballarino e dal Citarda. Più d’una di quelle signorine eleganti, che gira- vano su e giù in mezzo ai banchi della pubblica Mo- stra, più d’una di quelle fanciulle, incipriate fino agli oc- chi, educate in convento, e avvezze a rispettare la roba altrui perchè ne avanza loro tanta della propria, non avrebbe saputo vincere gli stimoli della gola se si - fosse trovata sola, la sera, a porte chiuse, nei fidati silenzi degli ambulatorii deserti, innanzi a un Limon- cello succulento, o ad un paio di Manderini tanto fatti!... Domando una gratificazione pei guardiani delle Collezioni di frutta!.. Parlo, ben inteso, delle frutta vere, e non delle cinquecento varietà così meravigliosamente imitate dal signor Francesco Garnier-Valletti di Torino. Co- 413° 150 7 LE COLLEZIONI. teste non eccitano i desiderii, ma provocano l’am- mirazione. È impossibile raggiungere più completa- mente l’ illusione, avvicinarsi più dappresso alla ve- rità. La forma, il colore, il peso specifico, l'apparenza liscia o rugosa, sfumata o picchiettata della buccia, la lanugine delle Pesche, il polviscolo dell’ Uva, tutto era reso con esattezza scientifica e con artistica elegan- za; e chi guardava quella lunga tavola imbandita, si faceva subito un’ idea della Pomona piemontese. Egli è cotesto, del ritrarre a perfezione l’intera fisonomia d’ un paese, il merito principale delle Col- lezioni esposte sotto il nuovo Mercato. Volete vivere per una mezz’ ora nel Messico? Fermatevi innanzi alla raccolta de’ vegetabili e de’ le- gnami Messicani così diligentemente e sapientemente messa insieme dal signor Ladislao Bassi, e corredata d’illustrazioni, di figure, di statuette e di carte. A. vederla così, tutta in ordine, stesa sulla immensa pa- rete e sui banchi, pare una faccenda da sbrigarsene in un momento; ma pensate un po’ quanta fatica, quanti studi, quanti pericoli, e quante spese per con- durla a fine! Volete rendervi ragione della Flora Americana | negli Stati di Colombia? Guardate la Collezione dei .prodotti e delle manifatture, delle fibre, delle foglie, delle resine, delle radici, esposte dalla signora Triana. Vi piace passeggiar col pensiero ne’ boschi di Grecia, sulle rive verdeggianti dell' Eurota e tra gli oliveti della Beozia? Date un’ occhiata allo splendido gruppo dei legnami, recati dal professor Orphanides. Preferite una scappatella nelle Indie Neerlandesi? Cercate la mostra della Società reale di Zoologia d’ Amsterdam. Avete una segreta simpatia per l’ Egitto? Cè il si. LE COLLEZIONI. 151 gnor Delchevalerie, direttore della Scuola d’ Agricol- tura del Cairo, che s’è trascinato dietro, per farvi piacere, tutte le piante, tutti i semi, tutte le frutta, e gli arnesi, e le droghe, ed i bulbi, ed i fiori del suo paese, dalla Rosa di Gerico alla Scialappa del Cairo, dall’ Haschich allo Zenzero, dall'Albero della Madonna allo Zibibbo Spina Cristo!... Siete vago di salire sulle nevose vette delle Alpi, più in su del limite estremo della vegetazione arborea, oltre 1500 metri sul livello del mare? Prendete a guida il professor Del Ponte, direttore dell’ Orto botanico dell’ Università di Torino, e montate su — io non vengo — di giogo in giogo e di burrone in burrone, cogliendo il Cetranto e la Sas- sifraga, 1’ Elleboro e il Semprevivo, o sdraiatevi in dolce riposo sui verdi tappeti della Selaginella, accanto ai pallidi fiorellini dell’ alpestre Viola. Volete scendere al piano, avvicinarvi alle sponde del mare, respirare l’aria salubre, satura di emana- zioni saline?... Ecco qui una pianura artificiale, un praticello di sfagno, largo come un tappeto e alto come una materassa, su cui il signor cavalier Gio- vanni Bucco, capo giardiniere dell’ Orto botanico di Genova, ha trovato modo di coltivare una varietà infi- nita di Conifere, un bosco d’ Eriche, una selva di Ce. - dri del Libano. Quando l’ Esposizione è finita, il si- gnor Bueco rotola la sua materassa col bosco dentro, Molegna e se la riporta via tranquillamente!... Se le Conifere vi piacciono, andatele a vedere nella Collezione di Giuseppe Nutini, orticultore alla Barriera del Romito, che ce n° ha di tutte le razze, e le ha aggruppate intorno ai giovani arboscelli di quel- l'Eucalyptus globulus, di cui 1° Italia meridionale si va rimboscando poco a poco. 152 LE COLLEZIONI. Il Nutini e l’ Eucalyptus si vogliono un bene del- l’anima, vanno sempre fuori insieme e vivono come un paio d’amici. Quando qualcuno si azzarda ad asse- rire che l’ Eucalyptus campa maluccio nel nostro clima, il Nutini gli presenta subito un Eucalypto pargoletto, che conduce seco per la mano. Ha un anno, ed è alto cinque metri. È vero che è morto.... ma se viveva!... E poi, che vuol dire? Anche Napo- leone III è morto.... e moriremo anche noi!... A proposito di pargoletti, fatemi il servizio d’an- dare a dare un’occhiata ai piccoli alberi da frutto edu- cati in vaso, secondo il nuovo sistema, dal signor Et- tore Berti di Milano. Quella si chiama un’educazione! . I Peri ei Meli vengon su lungo certe verghette di ferro, eleganti, simmetrici, obbedienti e vigorosi, quale a palmetta, quale a cordone, quale a ventaglio, quale a piramide, o a spiga, o a spirale, e tutti con una regolarità ammirabile, senza permettersi mai una scappatella, nè un gobbo, nè un angolo, nè una sca- pataggine fuor delle righe. Che cos’ è questo soave profumo che si spande per aria ?... È l'officina profumo-farmaceutica di Santa Maria Novella, il cui direttore Cesare Augusto Ste- fani ha mandato qui le bottigliette de’ suoi preziosis- simi olii essenziali; sono i vasi di essenze di Menta; di Violette, di Finocchio; è l'odore delicatissimo del Giaggiòlo fiorentino, usciti tutti da’ magazzini di Andrea Torricelli; è il Mèle dell’ Imetto dell’ Orphani- des; è il Mezcal de Tequila, una specie di acquavite tratta dalle foglie dell’ Agave messicana ed esposta dalla Società di Storia naturale del Messico; è il li. quore profumato e gustoso dell’ Eucalyptus distillato dall’officina di Giovanni Buton e Compagni di Bologna. ie alii Me Dai - LE COLLEZIONI, 153 E così, passo passo, siamo arrivati alla fine del nostro compito, ed abbiamo visto tutte quante le Collezioni. Una Collezione è la raccolta di una certa quantità di individui spiccioli, che acquistano importanza e va- lore dal fatto istesso della loro riunione. Il pubblico d’ un teatro è la riunione d’un certo numero di spetta- tori che, ciascuno da sè , darebbero d’un’opera dram- matica il più briaco e più cretino giudizio, tutti in- sieme danno una sentenza giustissima e pronunziano senz’appello. Il Parlamento è un corpo collettivo com- posto d’ uomini che, soli, direbbero degli spropositi senza conseguenze, mentre invece riuniti.... dettano leggi all’ intera Nazione. In altre parole: la Collezione è un modo ingegno- sissimo per render singolare il plurale! Ohimè!... È cotesto l’unico caso in cui il plu- rale, nella lingua italiana, non riesce a un peggio- rativo! Per lo più , la formazione dei plurali, in que- sto nostro idioma così capriccioso, sciupa la fisonomia delle cose e rovescia il significato morale dei nomi. Mettete al plurale una virtù, un' sentimento, un af: felto, e ne farete dei vizii, delle passioni, e dei pec- cati mortali. L’onore è la dignità di se stesso, gli onori sono le dignità accattate dagli altri; l’amore è la segreta gioia delle anime grandi, gli amori sono gl’intrighetti palesi de’ cuori piccini; la speranza è la consolazione della vita nostra, le speranze sono i conti fatti sulla morte degli altri; il valore si prova sul campo di battaglia, ì valori si contrattano alla Borsa; l’amici- zia è sublime, leamicizie sono ignobili quasi sempre; del senso si può glorificare il buon senso.... e il senso comune; dei sensi non è lecito neanche parlarne fra Le SER To % 154 LE COLLEZIONI. persone bene educate; la libertà è un tesoro che si conquista , le libertà sono bagattelle che si pigliano.... e si lascian pigliare. To, per esempio, me ne son prese molte, delle libertà, in queste divagazioni quotidiane, ma non l’ ho fatto apposta. Per oggi — nasca quel che sa nascere — mi prendo la libertà di pp. amabili leggitrici, la mano. XXIX. Il Giardino Ricasoli. 25 Maggio. Ero rimasto lungamente meditabondo innanzi alle cinquecento varietà di Rose recise, che posavano mol- lemente sul loro verde tappeto di borraccina presso la parete di destra del gran tepidario. Si sarebbe detto che i vaghissimi fiori sfidavano arditamente le ingiurie del tempo e gli insoliti rigori della stagione. Ogni mattina li ritrovavo al loro posto più verdi, più ver- migli e più odorati che mai. Il proverbio per questa volta aveva torto marcio; i giorni volavano via, le set- timane succedevano alle settimane, e le Rose erano sempre lì, in quel cantuccino ridente e profumato, dove la Prirnavera avea l’aria d’esser tornata a doz- zina per passar l'estate sulle rive dell'Arno. E dicevo tra ine: Pare impossibile che i poeti vaso se si e rali SIE Fà SORRIDENTE IL GIARDINO RICASOLI. 155 . nonne dicano mai una a garbo, e vadano eternamente calunniando la Natura a comodo della rima! A. sentir loro, rose e farfalle durano appena ventiquattr’ ore; cotesti simboli della gioventù, della bellezza, del- l’amore sono effimeri e fugaci come le cose simboleg- giate. Appena una povera ragazza ha avuto tempo di accorgersi che è nata bella, e ha ceduto alle prime velleità di una innocente civetteria, subito le capita tra’ piedi un versificatore da colascione, o un preton- zolo tutto macchiato dalla cera de’moccoli, e tutti e due le van susurrando all’orecchio: Bada, figliuola, la tua bellezza e già lì li per avvizzire, i calabroni, che ti ronzano intorno, ti succeranno prima di sera quel po’ d’umido radicale; domani sarai tutta spampanata come un Papavero graveolente, o come una insipida Peonia; dopo domani addio le rose della morbida gota che attirano il cupido sguardo degli amanti!... grazia di Dio se ci resteranno le foglie per la famigliuola e le spine per il marito!... Intanto in barba alla poesia e all’ascetismo, le Rose del barone Ricasoli non appas- siscono mai. Un guardiano indiscreto, che probabilmente aveva letto l’Ariosto e s'era tenuto a mente la celebre com- parazione : La verginella è simile alla rosa, mi rivelò giorni sono una parte del mistero. Da’ poggi beati del Pellegrino chesi specchiano nelle povere | acque del Mugnone capriccioso, dalle amene pendici che sorgono Lg oltre lanuova Barriera di San Gallo, là dove la villa del barone Bettino Ricasoli verdeggia e s’infiora sulle vette della placida montagnuola che 156 IL GIARDINO RICASOLI. costeggia la strada Bolognese, movevano ogni mat: tina le villanelle succinte, portando sulla testa le leg- giere canestrelle di vimini, e recavano alla pubblica Mostra il quotidiano tributo del loro signere. L’ antico Reggitore delle sorti toscane dava a piene mani le Rose sul cammino delle belle signore e degli ospiti cortesi convenuti a rendere omaggio alla Flora che ride eter- namente sulle sponde dell’ Arno natio. Un tappeto di Rose fresche ogni mattina, scelte fra le specie più rare, tra le varietà più ricercate, tra gl’ ibridismi più celebri negli annali della Floricultura, è una fantasia da principe poeta, che può fare a con- fidenza colla tasca, e sa correggere colla vaghezza dei suoi doni la impertinenza villana della stagione di- spettosa ! : Quel suo giardino, dove la Primavera si piace di temperare alle Rose i rigori ostinati del serotino in- verno, dev’ essere un luogo di delizia, un Eden tutto ridente di vaghissime aiuole, un’ oasi aperta a mezzo il monte, soggiorno gradito alle Driadi Fiesolane e ai Koboldi vaganti per gli ultimi contrafforti del- l’ Appennino. E quetato verso sera il rumore festoso delle bande, tornati in silenzio gli echi della grande Esposizione, cessato il turbinio vertiginoso delle corse, delle visi- te, delle gitarelle e de’ conviti, io me ne andai solo solo su per l’erta del Pellegrino, e varcai la soglia del cancello che si aprì tante volte, ne’ giorni passati, innanzi ai numerosi drappelli de’ visitatori e alle bri. gatelle degli scienziati ospiti nostri. Il Giardino Ricasoli è un’ immensa plaga di ter- reno, ricco di lussureggiante vegetazione, e steso co- me un ampio tappeto di velluto verde, tutto smaltato SIERRA Le Sir - IL GIARDINO RICASOLI: 157 di fiori variopinti, sul dolce declivo della ridente col- lina. Larghi viali, disegnati con l’ artistica negligenza piena di gusto che fa così vaghi i moderni parchi d’Inghilterra, corrono su e giù lungo i fianchi del colle, girano in elegantissime curve tutto attorno agli erbosi praticelli, 8" imboscano nella dolce quiete dei folti cespugli, s'incontrano, si accentrano o di- | vergono, come raggi d'una stella, sulla vetta del pog- gio fiorito, 0 nelle gole delle ombrose vallicelle. Lassù regna sovrana la Natura, nè incontri osta. colo di alti edifizi al libero sguardo , che corre lontan lontano sulla meravigliosa pianura fiorentina, nè il pennato dell’ orticultore abbatte i rami all’ albero ca- priccioso, nè la forbice del giardiniere accorcia la chioma alle siepi verdeggianti. Non finte ruine, nè statue, nè nicchie, nè vasche, nè magri fili d’acque che cadono giù da una rupe fatta a imitazione di carta pesta.... Per tutto le piante si levano eccelse e proiet- tano la larga ombra sul circostante terreno, per tutto l'uniforme varietà delle mille sfumature del verde, — daîtoni cupi dell’Abete e del Cipresso alle pallide tinte . dell’Acacia e della Ginestra, rallegra l’ occhio e con- cilia la calma allo spirito. A destra il sentiero serpeggia alle spalle della col- lina sotto i rami delle alte Conifere che rivestono la costa. Lì l’ Araucaria e la Sequoia, la Tuya e la Biota crescono placilamente sulla balza ; lì la numerosa fa- miglia dei Pini e de’ Larici spiega la pompa delle foglioline acuminate, ondeggia e sibila al venticello mattutino, e luccica ai raggi del nuovo sole. La passione per le Conifere, nell'ampio giardino del barone Ricasoli perde ogni frivola apparenza di moda, e s’ inalza alle severe sublimità della scienza. 14 4158 IL GIARDINO RICASOLI. La collezione è completa , o quasi completa, la cultura è praticata con sagace intelligenza e con cura instan- . cabile, e il Catalogo delle piante coltivate nel giardino, redatto con sapiente regolarità dal Generale Vincenzo Ricasoli, fratello al fortunato proprietario, ebbe omag- gio d’ infinite lodi dai valenti Botanici radunati al Congresso. Dall’ alto del colle — spettacolo meraviglioso — l’ occhio abbraccia in un rapido sguardo tutta intera la città di Firenze colle mille sue torri, e i suoi svelti campanili, e le cupole, e i palazzi, ed i ponti, e corre libero per la beata valle dell’ Arno, tutta ridente di vigne e d’oliveti, di pioppi inghirlandati di pampini, di campi ondeggianti al soffio dello zeftiretto, e sale su per le colline seminate di ville biancheggianti, illu- minate dall’ ultimo raggio del sole!... |. Tutto intorno il colle declina dolcemente, e va a bagnare i piedi nelle fresche acque del torrente, e i vasti campi seminati di Rose lo fanno apparire come un enorme mazzo di fiori messo lì a giustificare il nome della Regina dell’ Arno, Mille cinquecento specie di. — verse, ognuna delle quali conta gli esemplari a doz- _ zine, infiorano la selva degli arboscelli educati sul clivo, Da un lato il cespuglio delle Pimpinelle dalle acutis- sime spine, oppone le vermiglie corolle ai petali va riegati della Eglanteria e a’ crocei mazzetti della Rosa di Persia. Dall'altro biancheggia la vaghissima Ma- dame Audot, e la Borraccina si chiude fra i muschi Hi verdeggianti, e la porpora della Rosa di Damasco splende come fiamma, accanto allo scarlatto vellutato della Gallica di Provins. Più lontano si mostrano, — attraverso le foglie, i fiori del Rosier & réveur, la | Banksia sì arrampica sulla calocchia, la Soeur hospi- — rn MF RONN SARE NT IL GIARDINO RICASOLI. 159 talière arrossisce pudicamente sul ramo, la Coquette des Alpes protende sul viale le foglie elegantissime, e Otello, cupo e minaccioso, le corre addosso con tutte le spine sguainate. Ecco a sinistra i boschetti della Rosa Thea, le lunghe file della Borbonica, i cespugli della Bra- cteata, i gruppi della Microfilla. Qui la Graziosa vi accarezza, mentre le passate accanto, la mano; lag- giù il Pudore diventa rosso appena lo guardate; il Sogno d’ oro vi ritorna in mente le liete speranze gio- vanili, e il Cuore color di rosa vi spira attorno un profumo così dolce, così soave, così insinuante.... che vi scordate l’ ora che passa, il fiaccheraio che aspet- ta.... e la famigliuola che vi chiama al modesto desi- nare. Ah!... Cuore color di rosa !... Perchè diavolo ti circondi di quelle acute spine nere nere?... Ho lasciato malvolentieri il Giardino Ricasoli, mentre i crepuscoli fiammeggianti stendevano in cielo un’ampia raggiera di luce. La giardiniera, che mi ha aperto il cancello, mi ha fatto dono, con un gentile sorriso, d'una bella Rosa e d’un buon augurio: — Buon appetito , signor Yorick, e stia bene!... — L’appetito era già venuto da un pezzo, e il fiore sì chiamava Lucullo/... Impertinentissimo rosaio!... Che anco le piante sappiano che cos’ è l’ironia?!... 160 XXX. Visita agli Orti e alla Piantonaia del Municipio di Firenze. 25 Maggio. Quando vi si dice che il Sindaco Peruzzi è un commendatore che tien la fortuna per il ciuffo, voi fate la bocca da ridere e atteggiate la fisonomia a quell’ arietta maliziosa che significa: Ho capito!... le solite adulazioni alla prima Autorità cittadina, i soliti salamelecchi al padrone di casa che v’ invita a me- renda! i Oh! non dico di no, Il mio lato debole — o forte, come vi piace — è il rispetto alle autorità costituite, specialmente quando sono costituite dalla libera vo- lontà degli elettori. Mi pare, a questo modo, d’ esser più democratico e più liberale di quelli, che rendono omaggio soltanto all’ autorità în potenza e la disprez- zano in atto; talchè fanno tanto di cappello a un ma- scalzone che potrebbe diventare un giorno magistrato cittadino, e dicon corna d’ una brava persona sola- mente perch' ella fù già eletta a cotesta magistratura. Ma, per tornare a bomba, ripeto e asserisco che il Sindaco di Firenze è nato, come suol dirsi, vestito. Ah! sicuro — direte voi — ieri, domenica, pro» prio al momento.in cui gli allegri drappelli de’ visita- tori si avviavano verso le Cascine, il cielo si mosse a pietà del povero Commendatore, e la pioggia cessò come per incanto, i Ohibò!.., cotesto è un rettoricume dozzinale!... pale scialli VISITA AGLI ORTI DELLE CASCINE. 161 Il bello si è che ieri alle Cascine non ci piovve mai in tutto il giorno!... E quando noi altri invitati arrivammo al cancello dello Stabilimento municipale , il terreno era asciutto, la ghiaiuzza de’ viali era pulita come se non avesse toccato fango da un mese, e il sole inte- merato brillava sull’ orizzonte e faceva luccicare tutti i fili d'erba nei prati!... ll Municipio di Firenze esponeva ai forestieri uno specimen di bella giornata fiorentina, fatto apposta per la circostanza e per suo proprio uso esclusivo. Il ricevimento degli ospiti aveva luogo sulla spia- nata che si distende a tergo dell’antico palazzo. Cera il Sindaco in persona, che complimentava i Membri del Congresso e gli scienziati, stringeva la mano agli amici, e accoglieva gentilmente i colleghi; c’era la signora Emilia Peruzzi che aveva un sorriso, una frase cortese, un saluto, e un’attenzione per tutte le signore. Ele signore arrivavano in frotte, in drappelli nu- Bi merosi ed allegri. Molte delle nostre dame più note, | tutte le straniere di passaggio per la città, una schiera di belle testoline bionde, una batteria d’ occhi neri e cerulei, non poche giovinette, moltissime bambine. Una festa della gioventù e della grazia! Ah! belle donnine, che state così bene in mezzo a’ fiori, come spicca il vostro dolce sorriso fra il sorriso del cielo e i della natura! Bene è ver, quand’ è giocondo, Ride il mondo; Ride il ciel, quand’ è gioioso; Bene è ver.... ma non san poi, Come voi, Fare il riso grazioso. 44° 162 VISITA AGLI ORTI DELLE CASCINE. E c’era il cav. Attilio Pucci, il capo giardiniere della città, il modesto e intelligente’ organizzatore delle meraviglie dell’ Esposizione, il creatore de’ de- liziosi giardini che fan corona alle rive dell’ Arno, il direttore del nuovo Stabilimento così fecondo di utili resultati nel presente, e ricco di liete speranze per l’ avvenire. Le Signore della Commissione di patronato, che avean poco prima conferito al Pucci Ja gran medaglia d’ oro offerta dalla Principessa Margherita, si accosta- vano a lui per dargli il mirallegro. Fortunato morta- le! Egli ha stretto ieri sera più d'una manina gentile, molle delicata, irriprovevolmente inguantata.... basta, lasciamola là!... So io che se fossi giardiniere, in certe circostanze, non farei a baratto con un Re di corona!... Scendemmo tutti dalla scaletta a doppia rampa nel giardino sottostante, e cominciammo a passeggiare pe’ viali ombreggiati. Di qua, di là, dietro le siepi di lauro e i filari di arbusti educati in vaso secondo le norme della scienza moderna, stanno gli ampi qua- drati, ove si accolgono gli alberi destinati ad ornare i giardini e le passeggiate della città; e i pomari ove si custodiscono con gelosa cura le piante da frutto, e le stufe ove si coltivano gli Ananassi, e i tepidarii ove si riparano i fiori, i cespi di foglie vagamente co- lorate, i Cissi, i Colei, i Caladii, che hanno ottenuto così largo ed unanime plauso alla pubblica Mostra. Que’vivai, quelle tettoie, quegli edifizi, sono tutti di recente creazione, si debbono tutti alla diligente amministrazione del nostro Sindaco, e alle cure amo- revoli e appassionate del nostro Capo giardiniere, L’ Erario municipale, che profondeva un tempo som» me non piccole nè poche in acquisti di piante a caro RE ct Me Go PIPE FARIIZA = VISITA AGLI ORTI DELLE CASCINE. 165 prezzo vendute, e spesso di dubbia riuscita, ha adesso il modo di risparmiare tempo e denaro, di non cor- rere il rischio di fallaci esperimenti, e di far bene, e sul suo, quello che si faceva di sovente assai male e a capriccio degli altri. Il luogo ha un aspetto di floridezza che mora Tutto è in ordine, tutto è pulito, tutto è ridente... non ci manca quell’aria di rustica eleganza che da a una piantonaia l’allegro aspetto d’un giardino grazioso. Ogni tanto la monotona fuga de’viali dritti e simme- trici è interrotta da gruppi di alberi vigorosi e pieni di fronde, da boschetti di altissime Conifere, da praticelli smaltati di Margherite e di Semprevivi, da ampie vasche, entro cui l’acqua zampillante si versa gorgogliando e facendo specchio al verde fogliame delle Ninfèe. In fondo al vivaio, un doppio cancello apre l’adito all’Orto municipale.... due ettari di terreno altra volta | incolto, poi messo a grano, adesso finalmente diviso in larghi campi, ove crescono gli ortaggi più belli e | più saporiti che figurino ogni mattina nel nostro Mer- cato dell’erbe e dei legumi. Gli Sparagi colossali presentati dal cavalier Pucci all'Esposizione, que’ famosi Sparagi che vinser la prova contro i rivali della Francia e del Belgio, sono usciti da quell’orto, e han fatto onore al sistema di cultura . inaugurato alle Cascine. Una gran parte dei felici risultati di cotesta pro- va, incominciata or ora su piccola scala , è dovuta al sistema d'irrigazione, per cui si Willizzano le acque nere della città, recate dal nuovo emissario all’ antico fosso macinante, e introdotte adesso in un vecchio canale abbandonato; che traversa il terreno dell'Orto municipale. x 164 VISITA AGLI ORTI DELLE CASCINE. Intanto la via lunga mi sospinge dietro alla lieta brigatà, che visitato l'orto, e ammirati i suoi stupendi prodotti, torna per altra via, traversando i tepidarii e le stufe, al Palazzo del Piazzone, e ci trova im- bandito un sontuoso banchetto. Sulla porta della gran sala terrena, fra i cespugli ed i gruppi del piccolo giardino, il Sindaco, il cava- lier Pucci e i Membri del Comitato esecutivo della Esposizione offrono alle signore un mazzolino di fiori odorosi, elegantemente accomodato entro una veste di carta traforata come una trina. Gentile pensiero, degno veramente del Municipio fiorentino, e della sua antica e incrollabile reputazione di squisita cortesia. Non ci aveva pensato nessuno finora, ma il Sin- daco di Firenze era là che ci pensava per tutti! La festa — chè fu veramente piuttosto una festa che una semplice visita — durò fino ad ora tarda della sera, e chiuse degnamente il ciclo delle allegre escur- sioni preparate agli ospiti illustri della pubblica Mo- stra d’ Orticultura. er RITIRI NT 165 XXXI. Chiusura. — Conti correnti. 26 Maggio. Estratto dal Giornale d’un Trattore. La Orticultura è l’arte di coltivare la vitella di latte, e di farle rendere il maggior numero di bistecche possi- bile. Insegna ancora la transubstanziazione degli ani- mali domestici, e altre scienze esatte. Ecco i resultati a cifre tonde di eeera giorni d’ Orticultura internazionale : Comprato. Dal Macellaio, per mettermi in grado di dar del bue a tutti quei signori, nei © rg dti ACEARRI Rabitti L. 2,000 Vitella anziana . eorsersa: © _. Saf Da Tonino, ciueò ‘di latte. LL VESTI IVe » 684 Cani, gatti e altri agnelli falsi........»+ » 60 Cipolle. ASTREA diana zanticso » 75 Tacchini veterani detrssseteontoznosetene » 586 Altri generi..., 4 » 4,212 ToraLe.... L. 9,357 Venduto. Bistecche di filetto di bove alla parigina. L. 44,603 Stufatino di vitella.............+.0.0.+ » 7,814 . Costolette d'agnello di Lucardo........ » 9,517 Maiale, con rispetto parlando .......... » 981 Pollastre ingrassate, capponi, anatre.. » 9,988 Consommés ToraLE.... L. 62,791 Sì detraggono le spese di localì, servizio, ec.....L. 3,000 Rotture,.s.i. 0000 0000000 » 780 » 3,780 UriLE NETTO.... L. 59,011 166 CHIUSURA. — CONTI CORRENTI. E il Governo e la Provincia e il Municipio ci au- mentano le tasse ?... Ma dunque ci voglion ridurre all’ elemosina !... Farò scrivere un opuscolo, da stam- parsi alla macchia, contro questi vampiri che suc- chiano il sangue del povero popolo. Conosco un lette- rato.... lo pagherò bene.... anche lui, povero diavolo, ha diritto di vivere, e io mi sento nato per fare il - Mecenate. Ristabilisco dunque il conto: Utile come sopra.............. L. 59,011. A un letterato............ ua «Ea » 1. Resta UTILE NETTO. ... L. 59,000,— Dai libri d'un Locandiere. Conto del signor Van den Bruyshock, giurato e membro del Congresso dei Paesi Bassi: Camera.... ss0s000 Ile 69. Alloggio, preso notti compreso i giorni.. [(RAZZZZZZZZEZZZZEZREAZI «Lo 150, Candele... E Je Spazzolatura degli abiti . Dio re Di Portinaio (dopo la mezzanotte). son D'L7.00 Consumo della chiave di camera... » 15.— Felicenotte verso se, 000,00 000000 D 7.50 Servizio 0009000 dos vr0s00s000 coeve d 15.—- Omnibus . [IR TRRTOTRTA «0 D 2, Buon viaggio ..........100. 000000. d 7.50 TOTALE. sa’. L. 811. NB. Essendosi conteggiato, per errore, il nu- mero della Camera nella somma delle lire, le sessan- — tanove percette in più gli saranno scrupolosamente | mandate dietro nei Paesi Bassi, CHIUSURA. — CONTI CORRENTI. 467 Libro spese d'un indigeno. Biglietti per l'Esposizione. .......... L. 3.— Omnibus fino alla Madonna di via Na- zionale.. ateo, * 0.00 Gazzosa al Restinreni Well'Esposizione, mezza bottiglia, che ladri...... » 0.30 Un Catalogo che ce ne mancava fa fogli di stampa, maledetto quando l'ho preso, ma era in latino, lo darò al bimbo per la Settimana Santa. » 1.— Spese traverse... ....+....0.....0000. » 0.40 TOTALE.. CALI L. 5. Ma non mi ci ribeccano più!... Copia-lettere d' uno scolare del Museo. Carissimo Padre — Pietrasanta —25 maggio 1874. . Hoscrupolosamente obbedito alle tue raccomandazioni — di frequentare l’ Esposizione, per istruirmi nello studio Î della Botanica, tenendoti conto delle spese straordi- Î narie. Forse la cifra ti parrà un po forte; ma, credi, | ho fatto tutto colla massima economia, e saranno spesi bene, perchè il profitto è stato da non calcolarsi. Mi cì sono proprio ingolfato, e ti assicuro che ho stu- diato giorno e notte sulle foglie. Teri il professor Parlatore, in presenza di tutta la classe, mì ha abbracciato e baciato, e hà saputo dire che ormai, perlo Stigmatophyllum Jatrophaeefolium Sets. 168 CHIUSURA. — CONTI CORRENTI. non c’è barba d’uomo che mi vinca , e che quanto alla Convallia maialis potrei dar quindici a chicchessia! Non lo dico per superbia, ma è un bel resultato. Quando ritornerò in seno alla mia famiglia, col | bacio del professor Parlatore sulla fronte, colla mente i arricchita di Stigmatophylli e il cuore ripieno di Maialis, tutta la gente mi Sègnerà a dito sulla piazza di Pietrasanta, vedendomi a braccetto al mio augu- sto genitore, e si dirà di te: Quello è il padre del giovine Botanico che fu baciato dal commendator Parlatore!... Che avvenire ci sì prepara !... Eccoti intanto la nota delle spese, e fammi il piacere di mandarmi il rimborso a corso di posta : È CI Biglietti d’ingresso per quindici giorni. L. 150.— Veramente il prezzo è parso alto a tutti, e sitemeva una rivoluzione, ma il Governo mandò una batteria di Carabinieri e biso- guò pagare. Un salasso per un colpo di sole preso al- 1’ Esposizione.. ‘pisa Libri di testo della Società d'Orticultura. » 50,— Alle Signore Patronesse (nobili decadute che avean diritto ad un sussidio)... » 20.— Un salasso.ciz civic retiti Di Colezioni al Restaurant per 15 giorni.. » 2.75 Carta e lapis per appunti ....+..00. 0... > 64.25 Spese traverse, abbi pazienza, son gio- i VANE, 0000000000 0000800 elfo, oo 03 Un AT PERO PRI PRI OSATO TIT » 15. I] L. 333,83 PS. Se ti riesce, racconta a tutli gli amici che non ho più rivali per lo Stigmatophyllum Jatro- phaeefolium. CHIUSURA. — CONTI CORRENTI. 169 Taccuino di Giulia Calisaro. Sette biglietti me li ha dati Beppe..... L. 9. Quello del Bei di Egitto.........+.....,> 100.— Vendita di Fiori al Caffè. ......, 0.0.0. » 1.50 L’omo della stufa francese ............ » 20,— eg >» 5 L, 135,50 Appunti di Giuseppe Fragalacci, parrucchiere. maggio. Due biglietti..............L 2.> Pan gravido per lei........ » 0.50 Carrozza per il Viale dei Colli, dal mezzogiorno RR REA » 7° Alla su’ Zia che ci ha aspet- tato al Caffè.........:.. » 0.50 Totale che me l'ha prestati il principale per far far la Cresima al bimbo..... L. 10,— Nei libri della R. Società Toscana d’Orticultura | nonòè stato possibile raccapezzarci nulla. Gli scien- ziati, si sa, scrivono come le galline! Ma è certo che le partite ci son tutte, e le somme tornano. Tanto basta per mettersi l’animo in pace. 15 170 XXXII. La Succursale del Congresso. 27 Maggio. Per farvi celebrare la Festa de’ fiori come si ce- lebrano per lo più tutte le feste d’intero precetto, avrei dovuto condurvi anche nel tempio.... della scienza, cioè a dire — sbucciando la metafora dalla sua pecchia di rettoricume — nelle sale del Regio Museo di Fisica e di Storia Naturale, dove il Con- gresso Internazionale Botanico teneva le sue sedute. Ma io vi conosco, leggitrici gentili, e so che, se vi facessi anche questa, non, me la perdonereste mai più!... Voi avete per la scienza un grandissimo ri- spetto, un rispetto così sfondolato, che, solamente a sentirla nominare, piegate la testa.... e vi addormen- tate placidissimamente. Però una cosa è la scienza e un’altra gli scien- ziati, che sono spesso le più amabili, le più care, le più simpatiche creature del mondo, quando non son costretti dagli obblighi del proprio stato a chiamare Retinospora Lycopodioides una pianticina innocente e graziosa come un amore. Con loro è necessario far conoscenza andandoli a cercare nel luogo, dove tutti gli stranieri di qualche nome che visitano Firenze convengono e si fermano, e dove essi trovano tutte le persone che in Firenze abbiano qualche valore. Cotesto luogo è la sala di Casa Peruzzi, dove LA SUCCURSALE DEL CONGRESSO. AL non regna però il Sindaco della città, sibbene la sua cortese signora, quella che da noi si chiama: la si- gnora Emilia e nient'altro. Fatevi sentir dire: la si- gnora Emilia da qualche orecchio cittadino, e tutti intenderanno senz’ altre indicazioni. In Firenze non c’è altre signore Emilie che la signora Peruzzi. Nei suoi viaggi annuali essa ha im- parato tutte le lingue e fatto conoscenza colle illu- | strazioni di tutti i paesi. Quando le illustrazioni ca- |_pitano a Firenze, vanno per prima cosa a far visita alla signora Emilia. E sono tutti maravigliati e ri- creati di sentirsi salutare e di poter conversare nella lingua del loro paese, in quell’ambiente così cortese; | così sereno, così vivificato dalla amabilità vigile e im- parziale della padrona di casa. Là, essi trovano la dottrina senza ostentazione e senza pedanteria, la | critica senza asprezza, l'osservazione senza maldi- | cenza, lo spirito senza malignità. La signora Emilia si aggira fra i varii gruppi, veglia che nessuno ri- | manga isolato o sia trascurato, qua pone una que- | stione, là ne rianima un’altra, altrove aiuta a risol- _ verla, sempre con una vivacità pronta, attenta, gentile, fine, indulgente, benevola. «» —»—. Non c’è forse in tutto il mondo uno spazio di terra come questo, dove tutte le nazioni , tutte le opi- nioni, tutte le credenze s’ incontrino, si parlino, co- — munichino fra loro senza abbaruffarsi. Nella sala della signora Emilia si può discutere, ma non si questiona; le cose si guardano dal lato più accettabile e.meno urtante; ci possono essere diffe- renze, ma non attriti. Là tacciono gli astii internazio- nali, fanno tregua i partiti politici, e non oserebbero farsi seutire le antipatie personali. Come accaderebbe 172 LA SUCCURSALE DEL CONGRESSO. diversamente, quando la padrona di casa è da per tutto, sa mettere una parola gentile per tutti in tutti i discorsi? La sera del mercoledì 13 maggio il Congresso botanico era dunque tutto radunato nel salotto della signora Emilia. C° era il signor Hooker, il presidente dell’Accademia delle Scienze di Londra, il terzo per- sonaggio, per conseguenza, dell’ Inghilterra, dopo la Regina e l'Arcivescovo di Cantorbery, con lui era la sua distintissima Signora; il signor Berthoud di Ginevra, pure colle sue Signore; il signor Orphanides, il signor Dallière, il signor Boll, monsignor Vescovo di Calocza, dei quali non abbiamo bisogno di numerare i titoli che sono registrati nell'elenco dei Giurati, e nei resoconti della Esposizione. Abbellivano la riunione altre signore, oltre le ricordate : le signore Rodocanacchi e Maurocorda- to, la marchesa Giulia Ridolfi, la signora Targioni, le signorine Toscanelli, Ridolfi e Perrens, e altre moltissime. La scienza e la cultura indigena erano rappresen- tate dai professori del nostro Istituto Superiore, e delle altre Scuole superiori che novera Firenze. La scienza straniera, la scienza indigena, le culte signore e i culti uomini si trovarono così bene insie- me e passarono così genialmente la serata, che il sa- bato successivo (16 maggio) la riunione crebbe per modo da invadere presso a poco tutta la casa. Non bastò il solito e ormai storico salotto, non bastò l'im- menso salone, che poche sere innanzi s° era trovato un’altra volta troppo stretto per contenere la innume- revole quantità di oggetti di ogni maniera, che la si- gnora Emilia aveva saputo raccogliere da tutte le parti LA SUCCURSALE DEL CONGRESSO. 173 per la fiera in pro degli Asili Infantili, aperta nell’ar- tistica corte del Palazzo Riccardi. Fu mestieri aprire tutte le porte, e a una cert’ora tutte le sale erano splendidamente popolate. Degl’illustri Membri del Congresso sarebbe stato | più facile e più breve dire quelli che non c'erano che | quelli che c'erano; e ancora quelli che non c'erano, si sarebbero contati colle cifre dell'unità. Spiccavano fra | glialtri l’apertae franca figura di monsignor Haynald, | prete, prelato, scienziato, patriotta, uomo di Stato; il colonnello Paris abbronzato dal sole della Cabilia, dove fece con eguale successo la guerra agli Arabi | e unaricca raccolta di piante indigene, e del quale (si guardava con simpatia e con rispetto l'uniforme ‘provato nel 4859 al fuoco di Magenta e di Solferino; la contessa Fiorini, rivaleggiante di scienza coi più scienziati. di Alla scienza poi si mescolava sabato sera la di- plomazia. Vi erano il signor Keudell, ministro del- l'Impero germanico; il signor Van Loo, ministro del | Belgio; il signor Van den Hceven, ministro d’ Olanda; il signor Tiby, primo segretario della Legazione di - Francia in Italia. ; Fuori delle sfere ufficiali della scienza si nota- vano il marchese Panissera di Veglio, reggente Pre- ._fetto del Palazzo del Re; il conte di San Severino senatore, e il non meno senatore De Filippo, sempre ‘amabile e sempre mansueto, quantunque non abbia | ancora potuto perdonare all’ amico Massari l’ epiteto Che questi gli affibbiò in un momento di rettorica parlamentare. È Per lasciarvi a bocca dolce, vi drappello innanzi | agli occhi la ghirlanda di belle, culte e gentili signore 415° A se 4174 LA SUCCURSALE DEL CONGRESSO. e signorine che abbellivano la riunione, alcune delle quali ospiti nostre a cagione delle piante e dei fiori, che chiamano fra noi, in nome della scienza e per amor della scienza, i loro rispettivi mariti e padri: la signora Rauenhoff, la signora Triana venuta dall’ ultima Co- lombia, la signora De Candolle, che porta un nome illustre nella scienza di padre in figlio, la signora Huffer, di cui Roma conosce l’ amabilità e la splendi- dezza, la signora Perrens, che porta degnamente il nome del dotto Francese illustratore diligente e bene- volo della nostra storia: e poi quelle che il salotto della signora Emilia è abituato a vedere più spesso, la marchesa Giulia Ridolfi-Tassoni, la marchesa Guer- rieri-Gonzaga, la signora Toscanelli; e poi gaie, vi- spe, scherzevoli in inezzo a tanto peso di anni e di scienza che le circondava, le signorine Malaspina, Ridolfi, Toscanelli, Perrens, Finocchietti. La cosa più meravigliosa a vedersi certo era la disinvoltura, colla quale la signora Emilia moltiplicava le presentazioni senza mai sbagliare nè un nome nè una persona in quel vortice che si aggirava nelle sue sale. E questa è storia.... tanto storia che il mio capi» tolo non è altro che un processo verbale, portato via dagli Archivi della Succursale del Congresso e messo qui tal e quale. Ohimè!... Anche il Congresso è finito, e gli scien» ziati se ne andarono vial... Ma ci restano aperte le sale di Casa Peruzzi, e là dentro non finisce mai la Festa de’ fiori. 175 XXXIII. F'oglie di borrana. 28 Maggio. 19 Giuro sulla testa bionda dei dodici nepotini che _ nonho,mache potrei benissimo avere: l’aneddoto che | sto per raccontarvi è la pura verità. È Domenica passata un bravo signore di Signa entra | nel Restaurant dell’ Esposizione, giusto appunto men- tre un membro del Comitato esecutivo, leggendo fra un (| boccone e l’altroun articolo di giornale a’ suoi compa- | gnidi colazione, esclamava ridendo colla bocca piena: %_—@uesto poi è un epigramma eccellente... piccante, (| ma saporilissimo!... — E tutti a ridere a gola spiegata. ‘°_°’ Il buon campagnuolo sì mette a sedere, chiede |. da fare uno spuntino; il tavoleggiante arriva e gli pre- | senta la lista delle pietanze. «_°—’» Metto pegno chel’amico non sapeva leggere, per- | chè teneva la lista alla rovescia, e cercava qualche «cosa piuttosto sulla vòlta del soffitto che sulla pagina del codice culinario. «_°‘’ Finalmente un’idea luminosa gli traversa il cer- vello, abbassa la testa, gelta un'occhiata sul foglio È d come per leggere alla spiccia, poi dice serio serio: d — Portatemi un epigramma come quello che | mangiano quei signori là.... Piccante, ma saporito! — «Il Comitato esecutivo si dovette purgare!... e @ E giacchè ho cominciato a sfilare la coroncina de- | glispropositi, sentite anche questo e poi basta. 176 FOGLIE DI BORRANA. Un curioso.... di quelli che raccattano le parole cascate per ripeterle più tardi coll’aria dell’uomo che la sa lunga, stava con tanto d’orecchi ad ascoltare il dialogo di due Giurati. — Ho veduto.... — diceva uno di loro — ho ve- duto adesso la Mycophilla Leguayana.... Mi pare che un premio gli si potrebbe dare per non scontentare nessuno. — Il curioso si allontana, e poco dopo i ESPE un suo vecchio conoscente. — Sapete nulla dei premi? — domanda al nuovo. venuto. — To?... no.... e voi? — Oh! figuratevi, li so tutti a memoria a que- st'ora! Le solite ingiustizie patenti, caro mio, favo- ritismo sfacciato! Sapete chi ha avuto la prima me- daglia? Un certo signor Filla Leguaiana, un greco scismatico, che è stato premiato per gli intrighi d’un Giurato suo intimo. Il Giurato stesso me ne parlava poco fa e mi diceva impudentemente: — « Non bi- sogna scontentare nessuno, si darà una medaglia anco all'amico Filla!... » — Vergogoa!: 177 XXXIV. 28 Maggio. Mi rammento i tempi, non troppo lontani , in cui Firenze era stata elevata alla dignità di Capitale del Regno d’ Italia, I nostri fratelli delle provincie, sbalestrati sulle rive dell’ Arno per ragione d’ impiego, o per necessità d’ affari, arrivavano qui colla faccia rannuvolata , col- l’occhio sospettoso, collo spirito pieno di sinistre pre- venzioni e di torbidi pregiudizi. Trovavano tutto brutto, tutto noioso, tutto insopportabile, dal clima della città all’umore de’ suoi abitanti, dai costumi del bel mondo, alla lingua parlata dal popolino. Le anticamere de’ Ministeri erano piene di lamenti. Non |. si trovava un sergente custode che non avesse sco- | perto ‘qualche magagna alla cupola di Brunellesco ; | monc'era un applicato di quindicesima classe, che non | accusasse la nostra aristocrazia d’ esser troppo plebea, ela nostra plebe d’ esser troppo aristocratica. Le abi- | tudini un po’chiassone della classe media offendevano —leorecchie delicate degli ospiti nuovi, e lo spirito + mordace del monelluccio di per la strada, invece di _. fareilsolletico all’allegria, riusciva a graffiare tutte __ lesuscettibilità. Per farla corta, non c’era uno de’nuovi arrivati che non dicesse corna di Firenze e de’ Fioren- tini. E notate che tutti erano in buona fede, e crede- | vano sul serio di rendere omaggio, a quel modo, alla __dolceterra che li avea visti nascere. Era una specie —_ d’amor di patria di seconda qualità, di quello che 178 A PORTE CHIUSE. permette all’uomo d’avere in tasca il PIOSRIO suUO.. e di farsene una virtù. Passò qualche mese appena, e la musica era cam- biata. Si cominciava a sospettare che i Fiorentini me- ritassero veramente la loro vecchia reputazione di gentilezza. Si combatteva ancora, ma con una certa mollezza, contro i vizi della popolazione e contro i difetti del paese. Questa sottile criptogama del buon umore e della gaiezza toscana s’era già attaccata a’ cervelli, e vedevi più d’ un risolino spuntare sulle labbra, e dissipare le nubi del dispetto sulla fronte corrugata. L'incanto, inavvertito, ma continuo, por- tava già i primi frutti dell’ opera sua lenta, ma sicura. Passò qualche anno ancora e la trasformazione fu completa. A Firenze non c’ era più altro che Fio- rentini: Fiorentini nati sul luogo e Fiorentini venuti di fuori, ma gli ultimi non erano meno de’ primi. af- fezionati all’ombra del bel cupolone! E Dio sa se i mettimale sobillavano da ogni lato gli spiriti deboli e i cuori vacillanti! Fatica perduta; il miracolo era bell'e fatto, che nessuno se n’ era addato neppure, e tale che s'immaginava tuttavia d’ essere un Napole- tano ostinato, o un Piemontese impenitente, era già un Fiorentino sfegatato, metteva un certo amor pro- prio nel masticare il vernacolo, come se avesse la bocca piena di castagne secche, aspirava il Ci come una boccata di fumo , rideva alle innocue facezie dei monelli, andava tutti i giorni alle Cascine, e non avrebbe barattato la sua mezz'ora al Bottegone con tutte le delizie di Parigi e di Vienna. Quando la breccia di Porta Pia aprì all’ Italia le porte di Roma, il patriottismo ebbe un palpito di gioia, e l'intimo sentimento del cuore un accesso di cupa A PORTE CHIUSE, 179 melanconia. Bisognava abbandonare le sponde ridenti ._dell’Arno, i bei colli di Fiesole, le fiorite pendici di Arcetrie di Bellosguardo ; bisognava andar lontani da queste case ospitali, dove l’ amicizia piglia così presto colore di parentela; e lasciare i capannelli delle cono» scenze del teatro e del caflè, dove la risata è così |_‘’spontanea, la barzelletta così pronta, la discussione | così garbata, e il chiacchiericcio così arguto, così ma- | lizioso senza bizza, e satirico senza maldicenza. : Se ne sono andati, i Fiorentini della seconda edi- zione, se ne sono andati di malavoglia, più tardi che | hanno potuto, facendosi chiamare otto o dieci volte.... _—Senesonoandati, ma ci tornano ogni tantino, appena (hanno una giornata di libertà, una settimana di va» | cauza, e un biglietto di cento lire da mettere allo || sbaraglio. Ci tornano con tanto gusto, con più gusto, | forse, di quanto ne provano ritornando alla casa pa- ||| terna, e ci passano le più liete, le più tranquille, le | più soavi ore della vita. 1° E sapete perchè? Perchè la caratteristica speciale del costume fiorentino non è lo splendore e la ma- | gnificenza delle feste, la moltiplicità dei divertimenti, l'entusiasmo delle grandi imprese, l’affettazione della ti È enerosità , e l’ esagerazione dell’ affetto nelle grandi circostanze della vita, sibbene quel soffio leggiero e 1 i continuo di cordiale delicatezza che spira ne’ rapporti ì intimi e più quotidiani, quell’ aura mite che aleg- “gia su tutti i gradini della scala sociale, quel granel- î no di cortesia che si ficca per tutto dove c’ è un buco | da riempire, o una lacuna da colmare, quel casalingo | odor di giaggiòlo che profuma allo stesso modo il panno grossolano del povero e la tela batista del hi icco, quel non so che di garbato, di gentile, di ca- 180 A PORTE CHIUSE. rezzoso, che si afferma sempre, si manifesta dovun- que, e non si smentisce mai. Avete bisogno d’una prova?... Eccola qua fresca fresca. dici giorni di tripudio, di allegria, cui hanno preso parte tutte le classi della società indigena e forestiera. Gli orticultori hanno combattuto la pacifica gara dei concorsi, gli scienziati hanno rotto più d’ una lancia nel campo chiuso delle sedute del Congresso; i can- celli de’ giardini e de’ parchi si spalancarono innanzi alle liete brigate delle eleganti signore; viaggetti, gite, escursioni, partite di piacere; visite ai monumenti, ai musei, alle collezioni private; pranzi, colazioni, La Festa de’ Fiori è finita. Abbiamo avuto quin- » concerti, inaugurazioni, presentazioni, ricevimenti, , balli, accademie, medaglie.... ce n’ è stato per con- tentare tulti i gusti, per appagare tutte le ambizioni, per saziare tutti gli appetiti. 1 soli rimasti un po’ fuori della festa erano i pic- cini, gli umili, i modesti, i figliuoli del popolo minuto, che studiano, si educano e si preparano alle future battaglie della vita, quelli che cresceranno, se Dio vuole, un po’ migliori di noi, più innamorati del la- voro, meno accidiosi alla fatica; quelli per cui la ge- nerazione presente ha sparso tanto sangue, sofferti tanti dolori, incontrati tanti sacrifizi. In un altro luogo, forse, i piccini sarebbero ri- masti dimenticati, perduti tra la folla, non visti in mezzo a tanto brulicare di bimbi grandi, che assiepa- vano le ampie navate della pubblica Mostra. Quelle care testoline bionde sarebbero sparite nella farragine delle giubbe nere e tra la polvere sollevata da tanti strascichi di vestiti di seta; quelle chiare voci argen- A PORTE CHIUSE. 181 tine sarebbero rimaste inascoltate nel rumore degli evviva, dei brindisi, e degli strumenti di tutte le razze che facevano un casa del diavolo all’ Esposizione. A Firenze invece c’ era chi pensava anche a loro, e deliberava di fare, a loro total benefizio, una piccola giunta alla Festa de’ Fiori. È Ieri le porte dello splendido edifizio erano chiuse | ai visitatori grandi e grossi che popolarono gli ambu- latorii per quindici giorni consecutivi; ma si aprivano sulle prime ore del mattino per lasciar passare le . lunghe processioni delle bambine e dei bambini delle . scuole elementari dél Municipio, gli alunni di San . Giovannino, gli scolaretti delle classi serali, e le fan- . ciulle che sotto la direzione di abili maestre si avviano | perla strada difficile e spinosa dell’ insegnamento. È Ad onta della fretta degli Espositori per ritirare le piante, le collezioni, le opere d’arte e i prodotti dell'industria, ogni cosa era rimasta al suo posto, | affinchè i piccoli invitati godessero lo spettacolo in . tutta la sua deliziosa vaghezza. Il venticello mattutino agitava dolcemente i rami delle Palme, e facea ma- || reggiarela superficie variopinta della paniera d° Azalèe. La fontana centrale slanciava allegramente per aria il ‘suo zampillo d’argento, fino a minacciare i cristalli | del gran lucernario, e ricadeva in minutissime stille entrola vasca, ove guizzavano i pesciolini dalle squam- me dorate. Tutte le cascatelle della grotta spruzzavano di gerame lucenti i ciuffi della Borraccina e i tappeti | d el Musco. ‘Sulla porta dell’ edifizio stava il Sindaco della . “città, circondato dai signori del Comitato esecutivo , col sorriso della benevolenza e dell’affetto sul volto, colle mani tese a carezzare le chiome bionde dei 7 16 182 A PORTE CHIUSE. figliuoli del popolo; e in mezzo alle aiuole smaltate di fiori vagavano le belle dame della Commissione pro- tettrice, cui la tenerezza materna sa sùggerire le soavi parole, e i dolci sguardi, e i saluti, e gli augurii, che escono dal cuore, e vanno diritti e rapidi e sicuri a trovare le segrete vie di que’cuoricini molli comela cera. Entrarono prime sotto le grandi navate le fan- ciulle della Scuola normale; belle ragazze, ‘in verità, con certi visetti spiranti intelligenza, con certi grandi occhi furbacchiotti, e certe bocche vermiglie che fa- cevano a gara a chi parlava più presto e meglio, e con più cara e dolce eloquenza. Un’ allegria calma, uno stupore che si manife- stava piuttosto nelle fisonomie mobilissime che nei gesti e nelle interiezioni, una curiosità tutta femmi- nile mescolata a un vago desiderio d’ istruzione, una gran voglia di vedere e una grande smania di sapere, d’intendere, di penetrare i misteri di quel mondo delizioso ed arcano, che spiegava innanzi ai loro occhi la pompa delle forme e de’ colori!... Le maestrine si aggruppavano in erocchi e in capannelli, muovevano lentamente lungo i boschetti e le spalliere; qualcuna, più vispa e più svelta, assumeva l’ ufficio di guida, e conduceva le brigate a’ luoghi già noti, alle collezioni più ammirevoli, agli esemplari più lodati e più inte- ressanti. Dio sa che cosa avranno detto le piante alle loro giovani amiche; Dio sa quante soavi confidenze avranno susurrato dalle aperte corolle alle orecchie | intente delle fanciulle, Andate a cercarne una parte nelle pagine inspirate di Gottlieb Saphir, di lui, che sapeva così bene sciogliere e rannodare i dolcissimi — legami che avvincono insieme la Primavera e lé © Donne: Frihling und Frauenl.,. _ A PORTE CHIUSE. 183 . Un momento dopo, una turba di bambinuccie irrompeva pe’ tortuosi viali, e svegliava gli echi ad- dormentati del vasto giardino col rumore delle voci, collo scoppiettare de’ cacchini, collo strepito degli ap- plausi.. Addio la quiete de’ cespugli; addio. la soave melanconia de’ taciti boschetti..., Je Ondine si tuffano giù nel fondo delle limpide vasche, le Driadi scappano a rimpiattarsi dietro a’ flabelli delle Palme e dentro ai tronchi annosi delle Felci gigantesche. Per tutto un brulicare di testine irrequiete, uno svolazzare di trec- cie, un lampeggiare d’occhi vivaci, uno zampettare di piedini sulla ghiaia, un saltellare di gambette sulle gradinate e sotto i portici, un correre, un fuggire, un ricercarsi, un chiamarsi da lontano e da vicino. Ah! chi non ha veduto il giardino dell’ Esposizione pieno di bimbe, non ha idea del mondo de' fiori!... La vita traboccava esuberante da tutte le parti, ci si vedeva che quella piccola popolazione femminile era proprio in casa sua.... Ora i gruppi sì sparpagliavano di qua e di là alla ricerca delle piante più vaghe, ora una bambina più | 3 fortunata o più avveduta scuopriva un fiore o una fo- glia passata d'occhio alle scapate compagne, e dava È: una voce alle più vicine, e queste alle altre, e tutta la schiera correva impetuosamente all’ angolo estremo el gran tepidario, come uno stormo di piccioni a un "pizzico dì grano. Chi faceva la tonda attorno alla va- | sca, Chi tenendosì per mano formava una lunga ca- | tena, che andava correndo e saltellando in tortuosi giri pe’ viali del giardino e per gli aditi delle grotte, chisiì arrampicava sulla collinetta centrale e di lassù | arringava le amiche. Ci volle tutta la pazienza delle maestre a radu- 184 A PORTE CHIUSE. nare quella brigata di diavoletti in sottanino corto, per avviarla fuor dell’ edifizio principale, e lasciare il posto libero a’ vena delle Scuole ‘maschili e delle Scuole Pie! Gli alunni delle scuole maschili e di San Giovan- nino procedevano a coppia, in lunghissime file, gui- dati dai loro maestri e da que’ buoni Padrini, che non hanno nulla della saccenteria inamidata e della mistica burbanza de’ pretacchioni preposti altra volta a’ collegi e agli educatorii. Gli Scolopi hanno una fac- cia giovialona ed allegra che inspira l’affetto e la con- fidenza ai ragazzi, che consiglia e non impone l’ ubbi- dienza, che sa ridere a tempo e a tempo ritornar seria.... L’ho a dire tutta, tale e quale? Mi paiono gente ammodo, uomini intelligenti, professori avveduti, che sanno stare al loro posto, e diventare amici degli scolari senza perdere l’ autorità e il prestigio di maestri. I nuovi visitatori passeggiarono lentamente il vasto giardino, e la passeggiata dètte agio a più d’ un’ utile osservazione, e a più d’una spegazione avidamente domandata e pòrta con dolcezza e con amore. Qualche membro del Comitato riconobbe fra i buoni Padrini il proprio maestro, e si avvicinò a lui, e si offrì guida e Cicerone alla studiosa gioventù, e rese pubblico e commovente omaggio di rispetto e di venerazione agli uomini, che altra volta guidarono i primi suoi passi nel cammino della vita e per gli ar- dui sentieri della scienza. I Così fini Ja lieta mattinata, così si onorano a Fi- renze i fanciulli ed i vecchi, i discepoli ed i maestri, le glorie della generazione che cade, le speranze della generazione che sorge. E adesso la Festa de’ Fiori è proprio finita. PROCESSO. 185 i XXXV. ‘ pe gi Processo. 26 Maggio. La scena rappresenta la grande aula della Corte d’ Assise. Il Presidente e i due Giudici seggono al loro banco. Il Mini- stero Pubblico guarda la folla coll’ occhialino, e lancia ogni tanto degli sguardi incendiarii dalla parte delle Signore Protettrici. Il Cancelliere studia i documenti per poterli leggere a prima vista. I dodici Giurati e ì due supplenti fanno conversazione tra loro, Presid. Usciere , chiamate la causa. Usciere, Causa contro l’ Esposizione d’ Orticultura di Firenze, per dilapidazione del denaro pubblico e of- fesa a' buoni costumi. Presid. Signor Cancelliere, faccia l’ appello dei testimoni. i Il Cancelliere legge una lunga lista di nomi nostrali e forestieri, storpiandone più di mezzi, fra le risate del pubblico sti- pato nella sala. Presid. Alzatevi, accusata. Diteci il vostro nome. — Mi chiamano la Pubblica Mostra d’ Orticul- tura. (Rumori diversi.) — Il nome di vostro padre? — Il commendator Filippo Parlatore. — Quello di vostra madre? — La Società Toscana.... — Basta così! Non vi lasceremo la libertà di fare 46° 186 PROCESSO. delle insinuazioni a carico dei costumi integerrimi del vostro rispettabile genitore. I signori Giurati apprez- zeranno. (Ai giurati). L’ accusata si.dice figliuola del professor Parlatore e d’ una Società.... (All’accusata). L’ età vostra? — Quindici giorni. — Così giovane e già così spampanata!... — Et rose j'ai vécu ce que vivent les roses.... L’espace d’un matin. i — Parlate italiano.... il signor Cancelliere non mastica altra lingua che la sua. Che mestiere fate? — (L’accusata, abbassando gli occhi). Atten- dente alle cure domestiche. — Ho capito. Avete soprannomi ? — Mi maraviglio!... — Siete accusata di avere sperperato il danaro pubblico, e di aver recato offesa ai buoni costumi.... Che avete da dire in vostra difesa? — Che ho sempre speso del mio, e che ho empito le tasche di quattrini a tutti quelli che mi hanno av- vicinata. Del resto son sempre stata una ragazza per bene, e nessuno può dir nulla de’ fatti miei. Ho pre- sentato la fede del Curato di San Lorenzo.... e poi sentiranno i testimoni. — Mettetevi a sedere e state attenta alla lettura dell’ atto d’ accusa. — L’atto d’accusa dice in conclusione: che l’Espo- sizione d’ Orticultura è costata un’ occhio al Comune di Firenze in un tempo, in cui le casse son vuote e i contribuenti aggravati; che ha servito soltanto al di- vertimento dei signori indigeni e forestieri in barba al povero popolo che paga; che ha messo al nudo i segreti del mondo delle piante con grave scandalo delle anime timorate, e che ha tenuto di mano agl' intri-. PROCESSO. 4187 * | ghettidella società galante rimpiattata dietro a’ boschetti . de’suoi giardini artificiali. i 4 Presid, Sia introdotto il primo testimone. Il marchese Niccolò Ridolfi entra, e siede al suo | posto, rispondendo alle interrogazioni circa le sue ge- — neralità. È dispensato dal giuramento, stante la sua | parentela coll’accusata. i Presid. Lei, signor Marchese, ci potrebbe dire . qualche cosa intorno alla nascita dell’ Esposizione. Vorremmo sapere come fu concepita... — Oh! questo poi! — Ci racconti almeno chi è stato il compare. — Credo che sia stato il commendatore Ubaldino . Peruzzi. — Naturalmente le spese del battesimo , il regalo alla puerpera.... — Furon fatti per sottoscrizione. — Lei escluderebbe dunque che la cassa muni- cipale fosse obbligata a fornire il fondo.... 13 — Non ho mai visto il fondo alla cassa muni- | cipale. 19 Il comm. Peruzzi (dal suo posto). — Gliel’ ho | visto io! Usciere, Silenzio! | 9 Presid, Giacchè il signor Sindaco, per una delle |. solite negligenze di quell’imb,.. . dico, di quell’usciere là, è presente nella sala, invece d° essere nella stanza È dei testimoni, lo invito a venire subito innanzi alla Corte per essere interrogato. Il signor marchese Ri- ‘ dolfi ha altro da dire?... (_ »— Io?... Se non avessero difficoltà tornerei a Bibbiani. Ci ho da battezzare un Pelargonio.... gli metterei nome: Presidente della Corte. ‘4188 PROCESSO. — Quante macchie ha il suo Pelargonio ? — Cinque. — Per un magistrato son troppe. Lasci correre, sor Marchese. — (All altro testimone). Lei è il si- gnorcommendatore Ubaldino Peruzzi; s’ accomodi.... La sua professione?... Peruzzi. Sindaco di Firenze. Presid. Bel postol... Peruzzi. Creda in coscienza ci vorrei veder lei!... Presid. Dica la verità; ha speso nulla, Com- mendatore, per quella donna che siede sul banco de- gli accusati?... — Ventimila lire sole. — L’è una bagattella! O come giustifica lei l’im- piego di codesta somma?... i — Sia detto in confidenza, signor Presidente, ci ho ripreso più del doppio di dazio consumo. Senza contare che la popolazione del Comune s’ è empita le tasche di quattrini con tanti forestieri che non avevano di sicuro il granchio alle mani. Lo domandi a’ vettu- rini e a’ locandieri.... — Sicchè, secondo lei, è stata una somma messa a frutto! — E che razza di frutto! E poi, senta: il Go- verno ha dato anche lui quarantacinquemila lire, la Provincia diecimila, dodicimila e più le Signore fioren- tine, altre quindici o ventimila i soscrittori; o che voleva che il Comune si facesse canzonare? È inutile, con certe donnine che vengon di moda, non si può fare a meno di pagar loro un piccolo tributo. Lei l’ avrebbe a sapere.... — To non so nulla. Ha da fare nessuna domanda alla Corte? PROCESSO. 189 — Se potessi esser licenziato, avrei da assistere stamani a tredici adunanze, a due concerti, a otto contratti, a sedici accademie, a un’asta pubblica, e a un esperimento dell’Inodora. Si metta ne’miei piedi.... — No, davvero! Neanco se mi pagassero le scarpe. Il signor Sindaco è licenziato. Venga l’altro testimone. — Comparisce il corrispondente d' un giornale de- mocratico di Roma. Presta giuramento, e dichiara di non avere interessi nè parentela coll’ Orticultura. Presid. Lei conosce |’ accusata ? Test. Mi costa due franchi! Presid. Ci risparmii queste particolarità. Che cosa può dire di quella donna? — È una donna di mercato. — Fin qui non c’è nulla di male. Tutte non pos- son nascere seggiolaie nella Santissima Annunziata. Sa altro di più preciso?... — Ha insultato alla miseria pubblica co’ suoi fron» . zolie colla sua allegria. — Il pubblico non era obbligato ad andarci. Se _c’èito vuol dire che ci si divertiva. — Ha messo in mostra troppi fiori. — 0 che noia le danno i fiori? — I fiori son contrarii all’ eguaglianza! Sanno | odore; mentre l’ operaio, quando ha sparso il sudore ° della propria fronte.... — Tirì via, mi faccia il piacere. Ha detto tutto? — Mi pare che ce n° avanzi. È — Anche a me. Lei è licenziato. Passiamo a un . altro. — È Entra una signora che dice il suo nome a voce così bassa da non farsi intendere nemmeno al Cancel- 190 PROCESSO. liere. È vedova, con figli di tre letti, ed è sorella del Sacro Cuore. Il Presidente la prega di accomodarsi e le dirige le sue interrogazioni. — Lei conosce quella donna là?... — La testimone alza tutte e due le mani al cielo, motivo per cui le casca la borsa, dalla quale esce un libro da messa, una letterina profumata di muschio, e la nappa della cipria. — Che cosa ha da dire sul conto suo? — Scandali, reveren.... volevo dire sor Presi- dente! Io ci sono andata tutti i giorni.... — A che fare? ‘— Volevo vedere se c’ era il Fior della passione. — Ce l’ha trovato? — Si, signore. L’aveva esposto il Municipio di Firenze nel tepidario accanto alle Glossinie del Tor- rigiani. Ma ho pagata cara la mia pietosa curiosità! L’ Esposizione d’ Orticultura era una continua offesa al pudore. Tutte le ragazze ci andavano per trovar marito.... e tutte le mogli per.... perdercelo. I giova- notti guardavano le donne in un modo così sfacciato, che faceva salire le fiamme sul viso, Io, che, quando un uomo mi guarda, divento di tutti i colori.... — Scusi, quanti mariti ha avuto lei? — Tre soli, sor Presidente. — A quest'ora l’ ha avuto tempo di diventare una mostra di tintoria! — Tal’ e quale, reveren.... volevo dire: illustris- simo, tale quale! Creda che per una donna ammo. do, non era posto adattato. Si figuri, che le mie ca- sigliane del pian terreno — non sia per dir male del prossimo — ce l’ ho trovate... — Si limiti, se le piace, ai fatti della causa, PROCESSO. 19% — Dunque, stia attento... m°è toccato perfino a sentirci bestemmiare. — Che bestemmie ha sentito?... pre — On!... ma le pare!... — Dica pure, la Corte dev essere informata. — Ho sentito uno che bestemmiava in turco. Oh! ma diceva cose!... Una volta esclamò: Dio Fem- bacchi Baracchi.... Presid. (volgendosi ai Giurati). C'è nessuno di lor signori che capisca il turco?... Il prof. Cesare D'Ancona. — Credo che voglia dire Dieffenbachia Baraquiniana... è il nome di una pianta... Presid. Non me lo sarei mai immaginato! La te- stimone può tornare a sedere. — È introdotto l’altro testimone. Presid. Il suo nome? Test. Giovacchino Limberti. Presid. La sua professione? Test. Arcivescovo di Firenze. — Scusi sa, Monsignore, è per la forma. Celibe Ù - o coniug.... Ah! Che diavolo dico!... Conosce 1’ Espo- sizione lei ? — Mi son recato ad esaminarla pochi giorni fa.... — Ei suoi costumi? «_—» Esemplari, signor Presidente. L’ho trovata con tutte le foglie al suo posto, e i fiori, sto per dire, odoravano di santità. È una bella donna, | nonsi può megare, ma il signore Iddio non si of- | fende d’un bel volto che spiega tutte le grazie e tutti gli incanti, di cui gli ha fatto dono l’Onnipo- tente. La contemplazione d’una creatura perfetta ri- chiama la mente del cristiano alle perfezioni del 192 PROCESSO. Creatore. L’ho esaminata nella santa dottrina, e ne sapeva quanto un dottore.... più d’un dottore! Era assidua ai sacramenti, e io so quanti fiori odorati e soavi ella fornisce al fonte del Battesimo, e all’altare della Estrema unzione, e a’tabernacoli de]l’ Eucaristia. Osserva i precetti della Chiesa, e celebra tutte le feste, perfino quelle soppresse, che Dio gli usi mise- ricordia, dal Governo piemontese.... — Monsignore.... — Scusi, ho sbagliato.... Diciamo dal Governo, semplicemente, e non se ne parli più. L’Orticultura dunque fa la fiorita alle processioni, intreccia ghir- - lande di purissimi gigli alla Beata Vergine, e ramo- scelli di palma e di olivo alla Settimana santa; dà a piene mani le rose alle gloriose immagini de’ Santi confessori, e i mesti giacinti e le pallide viole alle tombe e alle reliquie de’ Santi martiri. Fornisce em- blemi all’innocenza, alla purità, all’ affetto immaco- lato e benedetto della famiglia; rallegra le povere case de’ diseredati della fortuna, e porge esempi di educazione cristiana persino alle sacre carte: ilii tui sicut novellae olivarum.... non ho bisogno di dire di più. Ella serve alla pompa delle feste reli- giose, e dà al povero il modo di presentarsi colla umile, ma gradita sua offerta, a piè di quegli altari, che sono in fondo in fondo l’unico refugio degli af- flitti, il trono del Signore misericordioso, ove la sua mano solleva i caduti, ove il suo spirito divino consola le anime degli sventurati che nessuna umana parola può più consolare.... — Profonda sensazione. — L’accusata si toglie una rosa dal petto per lasciarla cadere ai piedi dell’elo- quente prelato PROCESSO. 193 Presid. Scusi, Monsignore, se le rivolgo una do- manda estranea al suo santo ministero. Si sarebbe fatto credere alla Corte che l’accusata tenesse e spac- ciasse veleni, droghe usate nei filtri amorosi.... Test. Il Signore ha creato-ogni cosa per il bene, a maggior gloria sua ed a maggior felicità delle sue creature, Se l’uomo abusa e fa mal governo de’ doni di Dio, ne renderà conto un giorno al divino largitore. Presid. Monsignore Arcivescovo è lasciato in libertà di andare e stare a suo talento. La lista de’testimoni è esaurita. La parola è al Pubblico Mi- nistero. — Il rappresentante della legge, che sbirciava da un pezzo l’accusata con un paio d’occhi da posalo lì, si chiama fortunatissimo di poter recedere dall’accusa. L’avvocato Cesare Barsi, incaricato della difesa, dichiara di astenersi dall’arringare per paura di gua- stare le faccende che vanno tanto benino; protesta | che in ogni modo non potrebbe aggiunger nulla alle parole del venerando Pastore della Diocesi fiorentina; % ediceche, se ha osato assumere le difese d’una bella donna,cosìgiovane e piena di seduzioni, lo ha fatto per debito di coscienza e per obbligo d’ufficio, e si = è messo la toga dopo una fervida invocazione allo | Spirito Santo. i Il Presidente riassume i resultati del dibattimento | e comunica ai signori Giurati le questioni, cui son . chiamati a rispondere. i Il Giurì sì ritira nella camera delle sue delibera- zioni, donde esce poco dopo e riprende il suo posto nella sala. cd Il capo de’ Giurati, in piedi e a capo scoperto . legge il seguente verdetto: Liri 194 PROCESSO. — Sul mio onore e sulla mia coscienza la di- chiarazione dei Giurati è questa : Questione 1° — L’Esposizione di Orticultura è ella colpevole di dilapidazione del danaro pubblico per avere dall’ 11 al 25 maggio speso delle somme tolte alla cassa municipale? — No, a maggioranza. Questione 2* — Coteste somme raggiungono esse © | la cifra di lire ventimila? — Sì, a maggioranza. ‘ Questione 3* — L’Esposizione di Orticultura è ella colpevole di offese al buon costume per avere rivelato i segreti del mondo delle piante, e protetto gl’ intrighi amorosi dei visitatori? — No, a maggio- ranza. Questione 4* — Cotesto delitto è stato commesso con scandalo? — Sì, a maggioranza. — Il Presidente: visto che il verdetto chiarisce che i i Giurati — al solito — non hanno capito niente, ma che è negativo sulle questioni principali, dichiara che l’accusata non è colpevole, e ordina che sia rimessa in libertà. (Applausi fragorosi.) L’udienza.... e l’ Esposizione.... è chiusa. FINE. Consiglio . ParLatonE Comm. Filippo, presid. . Ripotri March, Niccolò e . Ripotri March. Luigi, tesoriere. . Bansi Avv. Cesare. . Consi-SaLviati March: Bardo. . Det Sarto Cav. Ing. Luigi. ° Fnancuetti Cav. Cesare. . Parratore Comm. Prof, Filippo. | Bansi Avv. Cesare, f Bastianini Sig. Giuseppe. . Bourourtin Conte Demetrio. — Canracatti Cav. Ing. Alessandro, Ciampi Cav, Ing. Giovanni, Consi»Sacviati March, Bardo. . Demivorr Principe Paolo, . Det Sarto Cav. Ing. Luigi. | Fenzi Cav. Emanuele Orazio. . Francnetti Cav. Cesare, Gara Dott. Giuseppe. . NosiriCav.Avv.Niccolò, vice-presid. 197 Dirigente della R. Società Toscana d' Orticulturai Gaeta Dott. Giuseppe. Massai Cav; Giovanni. MercareLLI Sig. Raffaello, Petrini Cav. Ing. Francesco. Scumitz Cav. Carlo, STEFANELLI Cav, Prof. Pietro. D'Ancona Prof. Cesare e Fenzi Cav. Emanuele Orazio, segret. Commissione ordinatrice della Esposizione: Peruzzi Comm. Ubaldino. Petrini Cav. Ing. Francesco. Poeei Comm. Ing. Giuseppe. Pucci Sig. Attilio. RicasoLi Cav. Generale Vincenzo. Riporri March. Luigi. Ripotri March. Niccolò. Rosrer Ing. Giacomo. SantERELLI Cav. Prof. Emilio. Scamitz Cav. Carlo. SrerratscHECK Sig. Antonio. Snissert Cav. Federico. — Goopr Sig. Giuseppe. Targioni Tozzetti Cav. Prof. A. Massai Cav. Giuseppe. ToLomei-Birri March. Giacomo. — MercaTELLI Sig, Raffaello, Torrieiani March. Pietro. — NoBiLI Cav. Avv. Niccolò. D'Ancona Prof. Cesare, segretario. _ Nurini Sig. Giuseppe. Comitato Esecutivo: | Peruzzi Comm. Ubaldino, presid. { Pocci Comm. Ing. Giuseppe. Barsi Avv. Cesare, vice-presidente. } Pucci Sig. Attilio. . Canracatti Cav, Ing. Alessandro. } Rosrer Ing. Giacomo, D’Axcona Prof. Cesare. + $ Consi-Sarviati March. Bardo, se» | Fenzi Cav. Emanuele Orazio. gretario. attra 17° 199 ASSOCIAZIONE DELLE SIGNORI PROTETTRIVI DELLA. ESPOSIZIONE. — ade. Presidente onoraria: S. A. R. La Principessa MARGHERITA. Presidente effettiva: Torriciani Marchesa ELISABETTA. Vice- Presidenti : De Tcumarcner Madame Emi. — Peruzzi Signora Enia. Segretaria : Tarcioni Tozzetti Signora Teresa. Consigliere : BarroLomme: Marchesa Teresa. Bourouruin Contessa Anna. Corsi Sarviati Marchesa Pia. Corsmi Rixuccim Marchesa ELeoxoRA. DeLLa GaeRARDESCA Contessa Giuria. Demporr Principessa. 1 D’ Hoocnvorst Baronessa AuroRA.: Horner Miss. Pautucci Marchesa Marianna. Riporri Tassoni Marchesa Giunià. £ Rorsr van Lmsovae Madame Isasette. — ere Da Mette, StRozz Principessa ANTONIETTA. i, RE it ‘Agostini Della-Seta Contessa Mad- _ dalena nata Serristori, AE tnt m luse . mici Emilia, 201 ELENCO DELLE SIGNORE PROTETTRICI. ur. Arnaldi Elena. Auteri Marazzani Livia. Bajveri Contessa. Baciocchi Contessa. Balduino Teresa. Baldelli Contessa Geltrude. Baldelli Signora Giulia. Balli Eulalia Vedova Lapini. Banti Leopolda. Banti a. Bartolini Marchesa Giustina. Bartolini Marchesa Clementina. Bartolommei Marchesa Teresa. Bartolucci Emma. Pnp pl he Madama. Bellisomi Carmelita. Bembo Contessa Alfonsina. Bencini Marietta. Bennett Miss. Bicchierai Bice. 208 Bomargo Duchessa. . Bonaini Lavinia. } Bonaparte Valentini Prince. Maria. Bonaparte Principessa Carolina. Borghese Princifessa Teresa. Borromei Marchesa Laura. Bourke Marchesa Richard. Boutourlin Contessa Anna. Boutorlin Aurora. Boutourlin Maria. Boutourlin Mary Fanny. Bowyer Carolina. Bowyer Miss Marie. Brandolini Contessa. Browne Signora Ruddle. Browne Minnie. Browne Margherita. Brown Miss. Bruggisser Luisa. Budden Maria. B. de Canevaro Cont. Francisca. Bufalini Virginia. Burrmghes Madama. Burrmghes Miss. Butera (di) Principessa. Cadogan Miss. Caimi Coumont. Canevaro Contessa Ersilia. Canuti Teresa. Capacci Laura. Cardenas Contessa Tea. Carega Bertolini March. Giulia. Carmignani Anna. Carobbi Carlotta. Carolath Principessa. Carpegna Contessa, Carpi Corinna. Carpi Teresa. Carpi Clementina, Carradori Contessina Edvige. Capecchi Signora Costanza. Capecelatro Ferrigni Calliope. Capecelatro Enrichetta, Cappelli Enrichetta, Cappellini Elena, Capponi Contessa Eletta, Caselli Contessa Eugenia. Caselli Contessa Eleonora, Castellani Contessa Elena nata Dattili Della Torre. ELENCO DELLE SIGNORE PROTETTRICI. Castellani Fantoni Ines. Castellani Fantoni Eugenia. Cave-Pondi Madama. Ceriat Guadagni Madama. Cesarini Sforza Duchessa. Cesarini Zaira. ° C. Heath Wilson Johanna. Chiesi Laura. Chigi Marchesa. Cigala Contessa. Cioni Sofia. Cini Margherita. Cipriani Mary. Cipriani Costanza. Cittadella Vigodarzeere. Codogan Maddalena. Coen Enrica. Coen Madame. Collacchioni Teresa. Collini Luisa. Conte Madama. Conte Airoli Maria. Corridi-Hall. Corsini Principessa Olimpia. i Corsini Barberini Marchesa Luisa. Corsini Bastogi Marchesa Beatrice. Corsini Rinuccini Eleonora. fot Corsini Fenzi Luisa, Corsi-Salviati Marchesa Pia. Cospi Vittoria. Cospi Teresa. Cossilla Contessa. Costa Laura Costelli R. V. Covley Madama. Covoni Marchesa Carolina. Cox Rosalie, Cozzi Maria, Cram Miss, Crema R. Crosbie Miss Mabel. #79 Dal Borgo Marianna. Dalgas Madame Héinise. Da Passano Roggieri. Da Zara Madama, Da Zara Madamigella. De Angeli. Ì De Castelluccio Marchesa. 9 De Canevaro Contessa Delfina, © De-Eccher Matilde, ee Frizzi Madame. )]e Gori Contessa Giulietta. la Ramé Louise Quida. Martino Teresa. Martino Elisabetta. le Musatti Madame. Sepp Madame. Vignoles Anna. e Vivante Madama. el Turco Marchesa Teresa. Della Chiesa Marchesa. lla Gherardesca Giuseppina. ella Gherardesca Giulia. ella Gherardesca Maria. Della Gherardesca Emilia. lla Ripa Lucie. dell’ Imperatore Teresa. Demidoff Principessa. Dennistonn Elisabetta. Di Salines Duchessa. Sartirana Duchessa, Di Torrearsa Marchesa. Di San Germano Maronana, ‘Teano Princi i Rignano Duc ras Bagno Marchesa Alaide. Digny Virginia. Aquino Angelica. ») Almerita Tosca Contessa. Marchesa. Doria Pamphily Olimpia. ouglas-Fenzi Signora Flora. puglas pur Miss. du Fresne elica Adolphe. putel Berthe. razzo Marchesa. ELENCO DELLE SIGNORE PROTETTRICI. Della Chiesa Marchesina Giulia. rea Marchesa Sofia. Fabbricotti Giulia. Fabbrini Ersilia. Falcini Cesira. Falconi Marana Marchesa Maria Fantoni Contessa Clementina. Favard de l'Anglade. Fazzini Elisa. Fernandez Zimenes. Fenzi Cristina. Ferrari Contessa Costanza. Ferri Contessa Anna. Fiaschi Tullia. Finocchietti Nerina. Fisher Elisabetta. Florio Giovannina. Forbes Miss. Forini-Lippi Angelina. Fours Madamigella Fossi Lucrezia. FL cuggn ossi Maria Giuse Fowke Hélen. Fox Miss. Franchetti Baronessa. Franchetti Baronessa Rotschild. Franchetti Elena. Fransoni Larderel Adriana. Franzoni Marchesa Isabella. Frassineto Contessa, Frilli Vittoria. Frizzi Cesira. Frullini Cepperello Margherita. Fuller Hélène. Galeotti Contessa Maria, Gallina Contessa. Gambaccini Signora. Gamba Contessa Eufrosina. Gamba Nicolai Sotia. Gamba Contessa. Garzoni Marchesa Ernesta. Gatteschi Carolina. Gatteschi Celestina. Gerini Marchesa Anna. Gerini Marchesa Isabella. Gherardi Marchesa Giulia. Giacomotti Leontina. Gibson Miss. Ginori Marchesa Ottavia. Ginori Signora Marianna. paraste Filipperi Eugenia. Giuggioli Giulia, 204 Giuntini Matilde. UE Goldsmith Philipson Virginia. Goldsmith Signora. Goldschmidt S. Gondi Ninetta. Gonzaga Borromeo Princip. Elisa. Goodwin Hatchard. Gordigiani Isabella. Gori Contessa Giacinta. Gozzadini Maria Teresa. Grabau Marianna. Graham Madama. Grilli Elisa. Grill Emma. Grimes Emily. Gropallo Marchesa. Grossi-Ottolini Contessa Teresa. Groves Adalgisa. Grottanelli Contessa Luisa. Grottanelli Alice. Guadagni Marchesa Luisa. Guarini Contessa. Guerrieri Gonzaga March.Emma. Guglielmi Orsolina. Guicciardini-Serristori Contessa. Guidotti Maria. Gwynne Miss. Hagspihl] Marie. Hal] Miss. Hall Madame Alfred. Hann Margherita. Hay Madama. Hay Mademoiselle. Henraux Placci Maria. Henraux Madame. Hohenlohe Principessa. Horner Susanna. ° Hooghworst Baronessa Aurora. Huffer Costanza, Incisa Marchesa. Incisa Marchesa Marianna. Incontri Maria. ‘ Ingham Emily. Kennedy Laurie Giulia. e Clorinda. ng M. Koben Franchetti Madama, Lacrois Marie. Lagotellerie Madama Ida. ELENCO DELLE SIGNORE PROTETTRICI. Lamarmora Contessa. Landor S. Julie. Larochepouchin Madama. Larochepouchin Ferdinanda. Larderel Contessa Corinna. Larderel Contessa Elisa. Larderel Salviati Cont. Isabella. Lardere] Contessa Amicie. Larishe Contessa Enrichetta. Lascaraky Aglaè. Lavaggi Marchesa Rosa. Leali Contessa. Lecchini Madama. Lenzoni Elisa. Leri Pinto. Letourneur Madame. Levi Clery. Levi Clelia. Levi Baronessa. Levi Baronessa. Levi Eloisa. Levi Paolina. Light Bianca. Linbourg Van Roost. Lokowleff Madama. Lombe Maria. Luchini Andreucci Isabella. ‘| Luciani Giuseppina. Lucii Antonietta. Lumbroso Madama Emilia. Lumbroso Emma. Lvoff Madama. Macbean Sig. Macnab of Macnab. Magliani Francesca. Maggi Eleonora, Malet Madama, Malvezzi Contessa Salina. Mannelli-Riccardi Cristina, Mannelli-Riccardi Milla, Marana Annetta, Marcello Contessa. Marchesini Maria. Marchesini Marianna. Marchesini Amalia. hi Marescotti Donna Teresa Princi- pessa di Venosa, Marliani Giulia, Maroni Emma. Marsigli Durazzo. Martelli Marianna, ELENCO DELLE SIGNORE PROTETTRICI. Maquay Madama. Mattheus Carlotta. Matteucci Giulia. longhini Angelina. ngiardini Luigia. onselies Madama, 205 Neale Miss. Neale Mrs. Negroni Ada. det 1 gn Nobili E O’ Conor Miss. . Oddi-Baglioni Contessa. O Herlehey Margherita. Orford Enrichetta. Orgerosky Sofia. Orlandini-Baldini Emilia. Orloff Contessa. Orsini Baroni Arianna, Orsini Giuli Arianna. Oseland Miss. Ouroussoff Principessa. Paget Mrs. Paget Miss, 7 Paggi Tedeschi Ottavia. Pagni Ersilia. Panciatichi Marchesa Beatrice, Pandolfini Principessa. Pandolfini Contessa Sofronia. Papa Louisa. Papadopoli Contessa. Papafava Contessa Margherita. Pappudoff Carlotta. Pappudoff Olga. Pappudoff Adriana. Pardo Roquez Madame. Parlatore Eugenia, Pasolini Contessina Angelica. Pasqui Elena. Passerini Contessa Enrichetta. Paulucci Marchesa Marianna. Pazzi Elisa. . Pazzi Elena. Pazzi Marchesa Eleonora. Pecchioli Adele. Peon De Regil Contessa. Pepoli Contessa Carolina. Pellizzari Alaide. Perceval Madama Henry. Perckenstein Contessa. Perkins Ellen. Perozzi Amalia. Persico Emilia. perni pen ruzzi Marc Enrichetta. Pianell Contessa. 18 206 Piccinetti Signora. Piccolellis Marchesa Isabella. Piella Fanny. Piece Zelinda. Pieraccini Celina. Pieri-Nerli Contessa. Piola Teresae Pisani Cuntessa. Pistoì Isolina. Pizzardi Cesarina. Philipson Elisa. Philipson Giulia. Placci Maria. Placci Adelaide. Poggenpohl Contessa. Poggi Fulvia. Pollonnais Amélie Madame. Poniatowska Principessa Elisa. Pozzolini Cantagalli Luisa. Prato Rosina. Pryce. Pucci-Bossi Adele. Puccio Angelina. Puccinelli-Sannini Lida. © Pucci-Sansedoni Pia. Quarantini Contessa Marietta. . Racah Erminia. Raggio Ersilia. Raffaele Maria nata Cont. Mastiani. Randich Olga. Rasponi Contessa Pulcherie. Rasponi Principessa Luisa Murat. Recanata Abron. Revedin Magnaguti Cont. Fanny. Ricasoli Baronessa. Riccardi di Lautoska Contessa, Ricci Marchesa Ortensia. Ricci Marchesa Geltrude, Ricci Marchesa. Ricci Marchesa Azeglio. Ridolfi Fiammetta. Rignano Treves Vittoria. Rignano R. Rinuccini Trivulzio Marchesa, Rizzotti. Rodocanacchi Jenny. Rodocanacchi Madame, RORERATI ariano. e Ospigliosi Principessa Fanny. Rusocii Marchesa, i ELENCO DELLE SIGNORE PROTETTRICI. Roster Vittoria. Ross Madama Jannet. Rossi Maddalena. Rossi Maria. Rossi Signora. Rossi Evelina. Rubio Madame. Rucellai Contessa. Sabatier Carolina. Sacerdoti. Sacerdoti Erminia. Salimbeni Vivai. San Clemente Duchessa. Sanmartino Contessa. Sansevero Princ.Teresa De Sangro Santasilia March. nata Silvestrelli.. Sardi Contessa Olimpia. Sartori A. Victor. Sbory Miss Edith. Sciarelli Isabella. Schiaroni Baronessa Maria. Schiff Madama Elisa. Schlette Miss Pauline. Schleming. Schwartzemberg Giacomina. Scotti-Duchoqué Adele. Scutellari Marchesa Geltrude. Sella Héléne, Sermolli Maddalena. Serpi Teresa. Serramezzano Marchesa. Shaen Miss Ann. Shinkwin Maria. Smith Intyre. Sommier Madama. Sonnino Baronessa Giorgina. Sorchan Madama. 44 Spalletti Fontanelli March. Gi Spannocchia Cleofe. Spannocchia Emilia. Spannocchia Elvira. Spannocchia Eloisa. Spencer Cowper. Spinola Marchesa Vittoria, Stalhen Mademoiselle, Stalker Miss. Staub Madame. Stefanelli Virginia, rs di Leopoldina, Stephens Susanna, Stibbert Madama, | Stirting Miss, Stradi Aaa Strozzi Principessa, ‘Sulmona Principessa. Tabarrini Adele. Tackson Miss. Talleyrand Périgord. Talleyrand Marchesa. Tanagli Antonietta. Tanzi Emilia. Tanzi Estella, Targioni Teresa. Tchihatcheff Emilie. Temple Leader Mrs Luisa. Tevis Madama. goa Solar: i Tharps Augusta. Tipaldo Laba, Todesco Matilde. "Tolomei Marchesa Giulia. Tommasi Crudeli Sofia. Toppau Mrs Laura A. Torrentini Madamigella. Torriani Lucrezia, | Torrigiani Elisa. ° Torrigiani Marchesa Giulia. Toscanelli Angelina. ottenham Lady, Townsend Miss. [rabia (di) Principessa. raverso Agnese, eves Baronessa Adele. ves Beatrice. E È FA zz A E - ELENCO DELLE SIGNORE PROTETTRICI. 207 Troubetzkoy Principessa Olga. Eugenia. ‘ Tschudery Baronessa Ugolini Marchesa Teresa. Uxurgieri-Malavolti Artemisia. Uzielli Marianna, Uzielli Regina. Valensin Madame Elène. Valensin Ester. Valensin Mac Cauley. Valentini Faina Coniessa Luciana. Vneni iianniri ia marano P Verità Maria. Vettori Marchesa. Villa Pernice Rachele. Visconti Modrone Duchessa. Vitta Emma. Vitta Madama. Volpini Flavia. Walter Madama. Wagnière Madame Pauline. Wagnière Fanny. Watson E. A. Mary. Watson Madame. Westropp Madame. Wilson Miss. Wilkinson Mistres. Williamson Marchesa Louise. Williamson Miss Florence, Willing Miss. Willonghby Lady. Wood Giulietta. Yeames Adele, Young Mrs. Zabban Laura. Zauli Naldi Contessa Giorgina. Yorick prega le Signore, i cuì nomi fossero stati erroneamente trascritti, a Volere aver la bontà di fargli pervenire le correzioni all’ ufficio del Giornale Nazione, via San Gallo, 31. > pare Accademia dei Georgofili. ‘Alberti-Mori Ubaldini Cavaliere «Guglielmo. . Arrighetti Conte Valerio. | Associazione Commerciale, | Bastogi Conte Pietro. igiene Commendatore Dome- «nico. Boutourlin Conte Demetrio. Boutourlin Contessa Anna. Camera dei Deputati. T Camera di Commercio. Carolath Principessa. © Collacchioni Senat. Giov.Battista. È Demidoff Principe Paolo. ° Deputazione Provinciale. Ginori-Lisci Marchese Lorenzo. NOTA DEI SOTTOSCRITTORI CHE HANNO CONCORSO ALLA SPESA DEI PREMI. [NÉ S. A. R, la Principessa MARGHERITA DI SAVOIA. Hussein S. E. Generale. La Marmora S, E. Generale Al- fonso. Levi Barone Angelo Adolfo. Modigliani Cavaliere Angelo. Modigliani Adolfo. Parlatore Comm. Prof, Filippo. Randich Cavaliere Giuseppe. Rasponi Conte Giovan Battista. Ricasoli Barone Bettino. San Martin Bail. Schmitz Cavaliere Carlo. Shinkwin Carlo. Strozzi Alamanni Marchese Lo- renzo. Strozzi Principe Ferdinando. Tchihatcheff Comm. Pietro. Temple-Leader Giovanni. Temple-Leader Luisa. E GE 19% " PERITI TA E SIE MR Programma 1, v, xI. Regel, di Pietroburgo, Pre- | sidente. . Linden, di Gand, Vice-Pre- | sidente. . A. Willink, di Amsterdam. GG. Bucco, di Genova. \. Fischer de Waldheim, di I Varsavia. . Desor, di Neuchatel. .G.Reichenbach, di Amburgo. Cannart d'Hamale, di Gand. egelian J., di Namur. >} . Programma u, n, mn. fincipe Troubetzkoy, di Intra, Presidente. , Wendland, di Annover, Vi ._ce-Presidente. : Dinpel, di Darmstadt. H. Wagner, di Riga. n, di Modena. zii CONSIGLIO DEI GIURATI. sera Classe 1°. — Per gli oggetti compresi negli Articoli del V. Ricasoli, di Firenze. J. E. Bommer, di Bruxelles. Delchevalerie G., di Cairo(Egit.) E. Strasburger, di Jena. D. Moore, di Dublino. A. Todaro, di Palermo. * L. Linden, di Gand. J. E. Planchon, di Montpellier. Colonn. Paris, di Parigi. S.Garovaglio, di Pavia, Relatore. F. Della Valle di Casanuova, di Pallanza, Segretario. | lasse 2.* —— Per gli oggetti compresi negli Articoli del Ch. H. Godet, di Neuchatel, W. P. Schimper, di Strasbur- Tosé ‘Triana, di Colombia. Weddel, di Poitiers. F. Ardissone, di Milano, Segre- tario e Relatore. 212 Glasse 3°. — Per gli oggetti compresi negli Articoli del . Programma vI, VII, VM, IX, X. Prof. Fenzl, di Vienna, Presid. Karl Koch, di Berlino, Vice- Presidente. Rauwenhoff, N. W. P. di Utrecht. Kirchhoff C. E., di Donaues- chingen. Classe 4° e 6°. — Per gli oggetti compresi negli Arti- Ù coli del Programma xm, xII, XIX; XX, XXI, XXIII, XXIV; XXV, XXVII, XXVII, XXIX. Ch. Moore, di Sidney, Presid. | Max Kolb, di Monaco. G. Nutini, * di Firenze. Prof. Bertoloni, di Bologna, E. Rolli, di Roma, Vice-Pre- sidente. M. Trieste, di Padova. P. Veitch, "di Londra. E. Schmidt, di Erfurt. Classe 5°. — Per gli oggetti compresi negli Articoli del Programma xIV, xV, XVI, XVII, XVIII G. Pigal, di Padova. Maxwell T. Masters, di Londra R. Mercatelli, A. Tassi, di Siena, Relatore. L. Aiuti, di Firenze, Segret. N. Ridolfi, di Firenze, Presid. A. Giacomelli, di Treviso, Vice- Presidente. G. Bastianini, n Firenze. G. Maragliano, di Firenze. Classe 7° e 8'. — Per gli oggetti compresi negli Arti: coli del Programma xx, xXVI, XL, XLI, XLII, XLII Max Leichtlin, di Carlsruhe, Presidente, CONSIGLIO DEI GIURATI. A. Thielens, di Tirlemont, Se Malinverni A., di Vercelli Kegelmaier F., di Tubinga. P. De Boer, di Amsterdam. Heyder, di Berlino. Suringar W. F. R., di Leida. A. Pucci Sansedoni, di Firenze, Relatore. E. Andrè, di Parigi, Segret. Relatore. tario. di Firenze, Vice-Presidente, Nitzchner G., di Ginevra. Carlo Rovelli, di Pallanza. B. Corsi-Salviati, di Firenze. ‘classe 9°. — W. Hofmeister , di Heidelberg , | Presidente. ‘(. De Candolle, di Ginevra, Vi- ce-Presidente. . Pfitzer, di Heidelberg. ‘G, Ciardi, di Prato. F. C. Schùbeler, di Cristiania. . J. Anderson, di Stocolma. J. M. Norman, di Tromsòde. S. Christ, di Basilea, Leroy, di Angers. , De Gori, di Firenze, Presi- i dente. R. Hogg, di Londra, Vice-Pre- sidente. D. Bartalini, di Lucca. 4 Ronnberg, di Bruxelles. + Krauss, di Stuttgart. °, De Bosis, di Ancona. i di Carpegna, di Roma. Maurer, di Jena. B. Verlot, di Grenoble. >. Stoll, di Germania. 4 Smee, di Londra. i, Bechi, dì Firenze. UN. Miraglia, di Roma. CONSIGLIO DEI GIURATI. 213 G. A. rie 200 di Napoli, Rela- N. Pos di Caserta, Se- gretario. Per gli oggetti compresi negli Articoli del Pro- gramma XXX, LXII, LXIV, LXV, LXVI, LXVII, LXVIM, LXIX. A. Van-Geert di ves Ei Alce * di sima nles tut G. Gaeta, di Stuttgart KnobelsdorttY, di Amsterdam. . Lange penaga. Carl Bolle, di Berlino. W. Sonntag, di Berlino. Elia Zersi, di Brescia, Relatore. F. Sahut, di Montpellier, Segre- tario. Classe 10*. — Per gli oggetti compresi negli Articoli del È Programma xxxI, LXXI, LXXII, LXXII, LXXIV, LXXV, LXXVI, | LXXVII, LXXVIII, LXXIX, LXXX, LXXXI, LXXXII. . Salvagnoli, di ivrea . Fransoni, di Locarno. Bicchi, di Lucca. ) Geleznow, di Pietroburgo. Cherici, di Firenze. Gentile, di Porto Maurizio. 4 Federici, di Fano. . Porcari, di Palermo. E. Simi, di Serravezza. . Zannetti, di Firenze. ; Vilmorin, di Parigi, Segret. . BL Beccari, di Firenze, Se- tario. G. C. Siemoni, dì Pratovecchio , Relatore, RERESSAZORE 214 Classe 14°. — Per gli oggetti compresi negli Articoli del _ Programma xxxII, XXXII, XXXIV; XXXV, XXXVI, XXXVII, — XXXVIII, XXXIX, LXXXIV. M. Grilli, di Firenze, Presid. A. Dallière, di Gand, Vice-Pre- | A. Steffatschek, di Firenze. sidente. T. Orphanides, di Atene. E. Guillon-Mangilli, di Venezia. Classe 12°. — Per gli oggetti compresi negli Articoli del Programma xLIV, XLV, XLVI, XLVII, XLVII, XLIX, Ly LI, LI, LOI, LIV, LV, LVI, LVII, LVOI, LIX, LX, LXI, LXII. ta M. L.Haynald, di Calòesa, Pre- sidente. L. Caldesi, di Faenza, Vice-Pre- sidente. J. Boll, di Dublino. A. Biytt, di Cristiania. A. Bunge, di Dorpat. E. Burnat, di “fin È J. Duthie, di Edimburgo. V. Janka, di Pesth. Classe 13* e 14*. — Per gli oggetti compresi negli £ N ticoli del Programma Lxxxv, LXXxvI, LXXXVIT, LXXXVIN " LXXXIX, XC, XVII. D. C. Finocchietti, di Firenze, Presidente. i A. Ciseri di Firenze, Vice-Pre- sidente. L. Del Sarto, di Firenze. L. Rubio, di Roma. L. Frullini, di Firenze. E. Santarelli, di Firenze, M. Schemboche, di Firenze, CONSIGLIO DEI GIURATI. S. D' Aste, di Genova. U. Cojoli, di Livorno, Relatore. | Const. Bernard, di Bruxelles, Se- _ gretario. E. Levier, di Firenze. E. Marcucci, di Bibbiena. G. Maw, di Londra. sd Negri, di Casale-Monferrato. O. Rostan, di Pinerolo. S. Sommier, di Firenze. ì B. Stenberg Ungern, di Mosca. G. Arcangeli, di Firenze, Relat. P. Piccone, di Genova, Segre-. tario. I G. Lusini, di Firenze. P. Lorenzini, di Firenze. G, Benassai, di Firenze, P. Wolkenstein, di Pietroburge F. Petrini, di Firenze. G. Rocchi, di Firenze, di D. Eccher, di Mezzo-Lombarda Relatore. E. Almansi, di Firenze, Seg CONSIGLIO DEI GIURATI. 215 Classe 15°. — Per gli oggetti compresi negli Articoli del Programma LxX, xCI, XCI, XCUI. A. De Candolle, di Ginevra, | H. Groves, di Firenze. Presidente. H. Baillon, di Parigi. M. Tommasini, di Trieste, Vice- | J. Pancic, di Belgrado. residente. J. Borodine, di Pietroburgo. A. Archbald, di Londra. A. Famintzin, di Pietroburgo. . M, Seubert, di Carlsruhe. G. Gibelli, di Pavia. . D. Czerwiakowski, di Cracovia. | T. Hanbury, di Londra. G. Casaretto, di Chiavari. G. Passerini, di Parma. G. Benthiam, di Londra, M. Guthnick, di Berna. J. D. Hooker, di Londra, A. De Zigno, di Padova. G.J. Allman, di Londra. G. Zanardini, di Venezia, Relat . D. Bargellini, di Firenze. A. Kanitz, di Calbesa, Segret. Classe 16° e 18°. —Per gli oggetti compresi negli Arti- coli del Programma xcrv, xCv, xCVI, XCVII, XCIX, €, CI. A. Vegni, di Firenze, Presid. T. Caruel, di Pisa. A. Cantagalli, di Firenze. G. Dainelli, di Firenze, Relatore, I, Golfarelli, di Firenze, Segre- tario. Classe 17*. — Per gli oggetti compresi negli Articoli del Programma LXxxuI, CII. G. Campani, di Siena, Presid. Just, di Carlsruhe, Vice- Presidente. Casati Beltramini, di Bassano. 7 P. Stefanelli, di Firenze. A. Bizzarri, di Firenze, Segre- tario e Relatore. Classe 19°. — Per il conferimento delle grandi Meda- | glie di Benemerenza. I. Ridolfi, Presidente. E. Regel. I. Haynald, Vice-Presidente. | Principe Troubetzkoy. 216 Prof. Fenzl. Ch. Moore. Max Leichtlin. W. Hofmeister, D. Finocchietti. CONSIGLIO DEI GIURATI. A. De Candolle, A. Vegni. G. Campani. A. De Gori, Relatore. M. Grilli, Segretario. 4 217 RELAZIONE DELL’ ONOREVOLE CONTE AUGUSTO DE GORI SENATORE DEL REGNO al Consiglio dei Presidenti (Olasse XIX) sul conferimento delle grandi Medaglie di Benemerenza. nie — Tj . Perle delle aiuole, gemme d'ogni forma e d'ogni colore, che decorate ogni stelo ed ogni ramo, dall’ Erica scoparia alla Musa pa- ‘radisiaca, erbe saporite e legumi nutrienti che imbandite la mensa ‘del povero, frutta d'ogni fragranza e d'ogni gusto che coronate 0 piegate ogni arbusto ed ogni albero, ricchezza inesaurita e inesau- ribile, tanto antica e sempre nuova, che si distende su tutta la terra, ‘soffio di Dio che circonda ed accompagna l'umanità dal primo fur- tivo pegno d'amore, alla ghirlanda posata sulla bara, ai sacerdoti vostri, il Re d’Italia, Firenze, la sua Provincia, elette sue donne, il inistro d’agricoltura, destinano, in questa Mostra universale, cin- que ricordi di segnalato premio, e d’insigne onoranza. Il Consiglio dei Presidenti, al quale incombeva l’aggiudicarli, ha dovuto imporre a se stesso la legge severa che emerge dalla pa- a dei fondatori dei grandi premii, i quali esclusivamente li desti- arono per coloro che una grande benemerenza verso l'Orticultura anno acquistata per la bellezza ed importanza delle cose esposte: ‘prodotti sebbene stupendi e rarissimi pertanto, se soli, o poco ac- jompagnati , le collezioni estere ed interessanti, ma esprimenti una iredilezione tutta speciale, sfuggivano di per se stessi a quella nemerenza grande che emerge pure da un complesso di condi- oni: vastità, varietà, perseveranza, e spesa ingentissima: chè la adustria degli Orti se è grata, ed anco benefica a tutti, è pur privi- Jegio dei pochi volenterosi e sapienti, e in qualche modo fortunati. erò, a prova non dubbia della riuscita ottima di questa Esposi- 19 218 RELAZIONE DEL CONTE AUGUSTO DE’ GORI. zione, i degni del gran premio sono a noi sembrati anco più nume- rosi del numero delle grandi Medaglie. Le quali abbiamo conferite ad unanimità di voti: a Paolo De- midoff, principe di San Donato presso Firenze, concorrente a 26 con- corsi, spesso vittorioso, sempre premiato. 1 Dal tappeto delle Viole tricolori, e dalla spalliera delle vivaci Azalee, incomincia Antonio Steffatschek, giardiniere, la mostra delle ricchezze del suo signore : le meschine Felci, spregiata coperta delle — terre saline e infeconde, elevate a dignità di alberi, contrastano alle _ Araucarie ed alle Araliacee l'onore della selva, nè cedono che ri- verenti insieme alla celsitudine delle Palme, e sotto il cristallino tetto dell’ Eposizione raffigurano l'intreccio delle vergini foreste dei Tropici; poi le festose Cordyline fan gruppo colle Dammare e le Cicadee all'ombra delle Muse, e la fantastica Orchidea fa riscontro | alle lussureggianti Melastomacee, e fra queste a due esemplari di Sphaerogyne latifolia, pompose per vellutate foglie; sovrapposte fra loro, quasi clamide di verdi conchiglie fibrose, e in mezzo a loro | guizza l’ Alocasia zebrina coi suoi fusti serpentini. Il Demidoff, del quale il popolo fiorentino onora l’immagine, là dove per lui il pane dell’insegnamento viene spezzato al povero, fondava presso Firenze | una città sacra al culto delle piante e dei fiori, vivificata sempre da un’ onda di profumi, e l’attuale erede di lui, con generosi mezzi e con nobili intendimenti , la vuole, e la fa, scuola e tesoro della © scienza ; l’unanimità dei nostri voti faccia ad esso fede della gratitu-. dine dei di lei cultori. d3I Del Belgio orticolo arricchisce da ogni lato la Esposizione ci vanni Linden di Gand. Chi non conosce il suo nome illustre ?. Partecipa a sedici con- corsi ed in tutti primeggia, e più di tutti in quelli per la introdu- zione recentissima nei tepidarii di Europa, di piante di bel fogliame, j ovvero di raro fiore. E non dimentico il Linden dei due insepara- bili compagni della vita umana il lavoro e il patimento, offre circ: venti specie nuove di piante industriali e circa cinquanta di medi: cina. Spiega egli la serie di ventitrè Palme, e fra le Araucarie e0= celse, la Robusta Glauca lussureggiante pur troppo per tetro aspetto, e forse anco per velenosi succhi. Ù Uguale unanimità di voti ad esso conferisce la gran Medaglia. Belga e Gandese ugualmente è Alessio Dallière, concorrente venti gare, e parimente da noi premiato con unanimi suffragi. — Fra le quarantadue Palme che egli ci ba recate, domina la Pri - RELAZIONE DEL CONTE AUGUSTO DE, GORI. 219 «| Chardia pacifica, e sta quasi Regina fra Regine, e fra quelle di re- | centissima introduzione che egli va tentando, la Cycas revoluta pen- «| dula, onde per esse possiamo chiamare Re dei palmicultori luî stesso ; | nè pago di questo Regno, tende, a quanto pare, a conquistare anco quello delle nuove Conifere, delle quali mostra una serie di ram- | polli, promettente singolarmente per foltissima chioma la Chamae- | cyparis minima glauca. Completano la sua mostra note e nuove Ma- \\ rantacee, bizzarre Nepenthes e fra queste bizzarrissima la Nepenthes | Hooker: stanzia più che altrove in faccia ad esse la folla curiosa . della mobile membrana che si dischiude, e si richiude in ragione della luce e del cometto acquoso, meravigliata delle evidenti fun- zioni di quella vita. i Sempre concordi abbiamo decretata la grande Medaglia a Fran- | cesco Corsi-Salviati, marchese di Montepescali, che da dieci anni | circonda l'antico Giardino di Sesto dai profumati Garofani che espone, © con stufe e tepidari affidati a Rodolfo Ragionieri. | Sua fra le Palme la Verschaffeltia splendida, suoi il notevole Pandaus Utilis e il Pandanus hircatus di Madagascar; sua la magni- fica Strelitzia Augusta, sua fra le Cicadee la Cycas revoluta tanto trita, eppur tanto folta. — Ventotto le varietà delle sue Marante; qual pianta più degna di circondare una tomba! tumida e cupa, e ‘insieme solenne e grandiosa; nè tanto grande da coprirla, nè tanto piccola da non difenderla. Finalmente l’Orto Botanico del Museo fiorentino si candidava colla sua storia e colla sua fama al gran premio. — Lo ha ottenuto “a semplice maggioranza, forse per dimostrare il desiderio che gli Italiani hanno, che i mezzi ad esso assegnati si avvicinino al valore immenso di Chi lo dirige. — Pure dell’antico Orto 1’ Araucaria Bid- ‘willi quasi artistica torreggia, e la Musa Ensete dell’ Abissinia sta ndiosa colla Saba umbraculifera fra sessanta varietà di Palme, liete delle cure di Giuseppe Bastianini. . Ma non han creduto i Presidenti potersi dividere fra tanti onori di Flora e di Pomona, senza ricordarsi che esse hanno anco fuori gi loro Tempii e sacerdoti e fedeli : ed ammirando il vasto orticul- tore dell’ Appennino da oltre trenta anni, il quale espone ducento varietà di semenze d’erbaggi e legumi, centoquaranta qualità di questi, e cinquanta piante di quelli, e considerando che non il solo ‘Appennino sta nel mondo fra il 38 e il 46 di latitudine nord, e che ‘monti sono per tutto, e povertà di terra su tutti, deliberavamo invo- e anco una sesta Medaglia per Carlo Siemoni, gerente dei pos- 220 RELAZIONE DEL CONTE AUGUSTO DE GORI. sessi della Casa Arciducale di Lorena, sperando che anco la sola ri- |. chiesta nostra, che fu unanime, possa essere a lui di gradi- © mento. 1 Così, dopo matora; e talora viva Bisotesiolio; ma pure sempre defarintà e cordiale, abbiamo aggiudicate le cinque grand Meda- | glie dell’ Esposizione Internazionale d’ Orticultura in Firenze. 47 maggio 4874. De Gori, Relatore. GRANDI MEDAGLIE DI BENEMERENZA. NN Gran Medaglia di S. M. il Re d’ Italia Al Commendatore J. LINDEN di Gand (Belgio). Gran Medaglia della Camera dei Deputati | Ai Signori JAMES VEITCH e Figli dî Londra (Inghilterra). Gran Medaglia della Associazione delle Signore Protettrici AI Signor A. DALLIÈRE di Gand (Belgio). | Gran Medaglia del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio A S. E. il Principe P, DEMIDOFF di Firenze. Gran Medaglia del Consiglio Provinciale di Firenze Al Signor Marchese F. CORSI-SALVIATI di Firenze. | Gran Medaglia del Consiglio Comunale dì Firenze Al R, MUSEO DI FISICA E STORIA NATURALE di Firenze è è 19 223 ELENCO DEI PREMIATI. NB. Il primo numero ordinale appella al numero progressivo dei Concorsi stabiliti nel Programma dell’ Esposizione; il secondo, posto fra parentesi, ri- chiama il numero corrispondente nel Catalogo degli Espositori, . 4. 20 Orchidee in fiore. Medaglia d’argento. March, Corsi- Salviati, Firenze (n. 74). 2. 10 Orchidee in fiore. Nessun Concorrente. 3. Orchidee Europee in fiore. Medaglia d’ argento. Orto Botanico di Pisa (n. 42). 4. Anoectochilus, ec. Nessun Concorrente. 5. 6 Orchidee nuove in fiore. Nessun Concorrente. 6. Orchidea più bella in fiore. Medaglia d'oro. March. Corsi» Salviati, Firenze (n. 72). 7. 40 Palme. Premio Tommarcuerr. A. Dallière, Gand 1 (n. 489). — Medaglia d’oro. Museo di Fisica e Storia na- turale, Firenze (n. 225). — Medaglia d'argento. March. Cor- si-Salviati, Firenze (n. 73). 8. 12 Palme. Medaglia d’oro. Princ. Demidoff, Firenze (n. 420). 9. 4 Palme nuove. Medaglia d’oro. A. Van-Geert, Gand (n. 4185). 40, Palma più bella. PREMIO Bovrouriin. Marchesi Tor- rigiani Fratelli, Firenze (n. 442). 44. Palma più grande. Medaglia d’argento, Prince. Demidoff, Firenze (n. 121). 12. 12 Cicadee. Medaglia d’oro. Museo di Fisica e Storia na- turale, Firenze (n. 226). dt te agita agna March. Cor- si-Salviati, Firenze (n. 75). 43. Cicadea più bella. Medaglia d’argento. Biochi prof. Ce. sare, Lucca (n. 39). 44. Cicadea più grande. Medaglia d’argento. Principe Demi- doff, Firenze (n. 423). 224 ELENCO DEI PREMIATI. 15. 8 Pandani. Medaglia d'oro. Museo di Fisica e Storia natu- rale, Firenze (n. 227). 16. Pandanus più grande. Medaglia d’argento. Orto Bota- nico dei Semplici, Firenze (n. 16 bis). — Medaglia d'argen- to. A. Dallière, Gand (n. 492). 47. 8 Felci arboree. Premio TempLE LeapeR. March. Cor- si-Salviati, Firenze (n. 78). 18. 4 Felci arboree. Medaglia d’argento. Museo di Fisica e Storia naturale, Firenze (n. 228). 19. Felce arborea più bella. Medaglia d’argento. March. Cor. si-Salviati, Firenze (n. 79). 20. Felce arborea più grande. Medaglia d'argento. Mar- chese Corsi-Salviati, Firenze (n. 80). 21. 60 Felci non Europee. Nessun Concorrente. 22. 30 Felci Europee. Nessun Concorrente. 23. 15 Licopodiacee. Medaglia d’argento. Palazzi Fratelli, Preganziol (Treviso) (n. 4). 24. 20 Felci e Licopodiacee nuove. Nessun Concorrente. 25. Collezione di Musacee. Nessun Concorrente. 26. Musa più bella. Medaglia d’ argento. Amministrazione pubblici Giardini di Firenze (n. 827). Strelitzia più bella. Medaglia d’argento. A. Dallière, Gand (n. 493). — Medaglia di bronzo. Marc. Corsi-Salviati, Firenze (n. 84). — Medaglia di bronzo. Ricci Angelo, Fi- renze (n. 65). 7 23. Bromeliacee in fiore. Nessun Concorrente. 29. Bromeliacea più bella. Medaglia d’argento. Comm. J. Linden, Gand (n. 468). 30. Collezione di Tillandsia. Nessun Concorrente. MM. 30 Dracene. Pnemo TemeLe Lrapen. Prino, Demi» doff, Firenze (n. 4126). — Medaglia d’argento. March, Corsi- Salviati, Firenze (n. 83). 32, 12 Dracene nuove. Medaglia d'oro. Lone J. Linden, Gand (n. 469). 33. 6 Dracene più belle e più grandi. Medaglia d'oro. Marc. Corsi-Salviati, Firenze (n. 84). i 34. 50 Aroidee, Medaglia d'oro, March. Corsi-Salviati, Firenze (n. 85). 35. 6 Aroidee nuove, Medaglia d'oro, Comm. J. Linden, Gand (n. 470). S ELENCO DEI PREMIATI. 225 36. 40 Caladium. Medaglia d’argento. Prince. Demidoff, Fi- renze (n. 428). 37. Anthurium Schertzerianum. Medaglia d’ argento. A. Dallière, Gand (n. 494). — Medaglia di bronzo. Cav. C. Schmitz, Firenze (n. 245). 38. Marantacee e Zingiberacee. Medaglia d'oro. A. Dal- lière, Gand (n. 493). 39. 20 Marante. Nessun Concorrente, 40, 6 Marantacee nuove. Medaglia d’argento. A. Dallière, Gand (n. 496). 41. Collezione di Nepenthes. Pnemio Panrarone. Veitch J. and sons, Londra (n. 50). 42. Collezione di Sarracenie, Cephalotus, Dionaea, ec. * . Nessun Concorrente. 43. Nepenthes più bella. Medaglia d'argento. A. Dallière, Gand (n. 4198). 44. Collezione di Theophrasta. Nessun Concorrente. 45. Collezione di Araliacee. Medaglia d’ oro. L. Buchner, Monaco (n. 286). — Medaglia d’oro (ex aequo). Princ. De- midoff, Firenze (n. 434). 46. 40 Gesneriacee. Nessun Concorrente. 47. Gloxinie. Medaglia d’ argento. Marchesi Torrigiani Fra- telli, Firenze (n. 443). 48. Achimenes. Nessun Concorrente. 49. Begonie da fogliame. Medaglia d' argento. Strozzi Mar- chese P. L., Firenze (n. 305). 50. Begonie da fiore. Nessun Concorrente. 5. 12 Begonie nuove da fiore. Nessun Concorrente. 52. 5O Piante da stufa per fogliame. Medaglia d’oro. Princ. Demidoff, Firenze (n. 132). — Medaglia d’argento. Mare. Corsi-Salviati, Firenze (n. 87). — Medaglia d’ ar- gento. A. Dallière, Gand (n. 498 bis). 63. 15 Piante da stufa nuove, belle per fogliame. Medaglia d'oro. Comm. J. Linden, Gand (n. 474). — Medaglia a’ oro. Veiteh J. and sons, Londra (n. 54). 54. Pianta da stufa più bella per fogliame. Medaglia d’argento. Princ. Demidoff, Firenze (n. 433). 55. 25 Piante da stufa in fiore. Medaglia d’ argento.. A. Dallière, Gand (n. 200). 56. 10 Piante nuoveda stufa in fiore. Nessun Concorrente. 226 ELENCO DEI PREMIATI. 37. Più bella Pianta da stufa in fiore. Nessun Concor- rente. 58. Pianta da stufa più grande. Medaglia d’argento. Prin- cipe Demidoff, Firenze (n. 4134). 59. 5O Piante da tepidario. Nessun Concorrente. $0. Pianta più bella da tepidario in fiore. Medaglia d'oro. Princ. Demidoff (n. 4135). — Medaglia d’oro. A. Dallière (n. 201). — Medaglia d’argento. A. Van-Geert (n.486). — Medaglia d'argento. Santarelli Cav. prof. E., Firenze (n. 32). 64. Lapageria in fiore. Medaglia d’ argento. Stibbert Cav. E., Firenze (n. 267). 62. Enkyanthus in fiore. Nessun Concorrente. 63. Kalmia latifolia in fiore. Medaglia d'argento. Boutour- lin Conte D., Firenze (n. 219). 64. Amaryllis, Crinum, Pancratium, ec. Nessun Con- corrente. 65. Agave eFourcroya. Medaglia d’argento. Fenzi Sen. Ema- nuele, Firenze (n. 448). — Medaglia d'argento. Schepp. S., Napoli (n. 472). 66. Dasylirion e Beaucarnea. Medaglia d' argento. Demi» doff Prin., Firenze (n. 436). — Medaglia di bronzo. Fenzi Sen. Emanuele, Firenze (n. 449). 67. Collezione di Yucca. Medaglia d' argento. Fenzi Sena- tore Emanuele, Firenze (n. 150). 68. Collezione di Aloe, Nessun Concorrente. 69. 40 Piante della Nuova Olanda e del Capo in flore. Nessun Concorrente. 70. 20 Piante della Nuova Olanda e del Capo in fiore. Nessun Concorrente. 7A. Proteacee. Medaglia d’ oro. Demidoff Prince. , Firenze (n. 437). 72. 30 Ericacee e Epacridee in fiore. Nessun Concor- rente. 73, 15 Eriche in fiore. Medaglia d' argento. Stibbert Cav. F., Firenze (n. 269). 74. 15 Epacris in fiore. Nessun Concorrente. 75. Rododendri in fiore. Medaglia d’oro. Scarlatti Fratelli, Firenze (n. 232). — Medaglia d'argento. Bucci F, e C., Firenze (n. 255). ELENCO DEI PREMIATI. 227 76. 10 Rododendri in fiore. Medaglia di bronzo. Scarlatti Fratelli, Firenze (n. 233). 77. Rododendri dell’ Imalaia. Nessun Concorrente. 78. Rododendro più bello. Medaglia «@’ oro. Boutourlin Conte D., Firenze (n. 220). — Medaglia d’ argento. A. Dal- lièére, Gand (n. 202). — Medaglia d'argento. Stephens Signora Susanna, Firenze (n. 626). — Medaglia d’ argento. Società d’ Orticultura Bavarese (n. 280). 79. Rododendro nuovo più bello, Nessun Concorrente. 80. 50 Azalee in fiore. Medaglia d’oro. Ridolfi March. N., Firenze (n. 56). — Medaglia d’' argento. Scarlatti Fratelli, Firenze (n. 234). — Medaglia d’ argento. Palazzi Fratelli, ‘Preganziol (Treviso) (n. 2). 81. 30 Azalee in fiore. Medaglia d’argento. Franchetti Cav. C., Firenze (n. 304). — Medaglia di bronzo. Demi- doff Princ., Firenze (n. 438). 82. 15 Azalee grandi in fiore. Medaglia d' argento. Della Gherardesca Conte U., Firenze (n. 211). — Medaglia di bronzo. Ridolfi Marc. N., Firenze (n. 57). 83. 8 Azalee nuove in fiore. Medaglia d’oro. Dallière A., ‘. Gand (n, 203), — Medaglia d’argento. Della Gherardesca Conte U., Firenze (n. 242). | 84. 4 Azalee nuove in fiore. Medaglia di bronzo. Della Gherardesca Conte U., Firenze (n. 243). 85. Azalea più grande e più bella. Medaglia d’oro. Della Gherardesca Conte U., Firenze (n. 244.) — Medaglia d’ar- gento. Dallière A., Gand (n, 203 bis). 86. 25 Azalee di foglia caduca. Medaglia di bronzo. Scar- latti Fratelli, Firenze (n. 236). 87. 20 Camelie in fiore. Nessun Concorrente. 88. 6 Camelie nuove in fiore. Nessun Concorrente. 89. Camelia nuova più bella. Nessun Concorrente. 90. 15 Cattee in fiore. Nessun Concorrente. 91. 380 Cattee. Medaglia d'argento. Verschaffelt Jean, Gand (n. 279). 92. Collezione di Mesembriantemi. Nessun Concorrente. 93. Collezione di Sedum e Sempervivum. Medaglia di bronzo. Fenzi Sen. Emanuele, Firenze (n. 454). 9. Collezione di Crassula, Echeveria, ec. Medaglia d’ ar- gento. Petzold G. A., Dresda (n. 40). 228 .-ELENCO DEI PREMIATI. 95. 96. 97. 44h. 445, 50 Conifere. Medaglia d'oro. Rovelli Fratelli, Pallanza — (n. 26). — Medaglia d’ argento. Pagliai A., Firenze (n. 97). — Medaglia di bronzo. Bucci F. e C., Firenze (n. 256). 25 Conifere. Medaglia di bronzo. Boer W. C., Boskoop (n. 292). 12 Conifere nuove. Medaglia d’ argento. Rovelli Fratelli, Pallanza (n. 27). . Araucaria excelsa. Medaglia d'argento. Boutourlin Conte D., Firenze (n. 44). — Medaglia d’argento. Stibbert Ca- valier F., Firenze (n. 269 bis). . Araucaria Cooki. Medaglia d’ argento. Corsi-Salviati March. F., Firenze (n. 89). . Araucaria Bidwilli. Medaglia d’argento. Museo di Fisica e Storia naturale, Firenze (n. 230). . Araucaria Cunninghami. Nessun Concorrente. . Araucaria Cunninghami glauca. Medaglia di bronzo. Bucci F. e C., Firenze (n. 258). . Araucaria imbricata. Niun Premio conferito. . Dammara australis. Niun Premio conferito. . Dammara alba. Nessun Concorrente. . Agrumi in frutto. Medaglia d'oro. R. Giardino di Boboli, Firenze (n. 547). . Limoni in frutto. Nessun Concorrente. . Aranci in frutto. Medaglia d’argento. R. poni di Bo- boli, Firenze (n. 548). . 4 Piante più belle di Limoni. Medaglia d’ oro. Conti Fratelli, Firenze (n. 624). . 4 Piante più belle di Aranci. Nessun Concorrente. . 4 Piante più belle di Cedrati. Nessun Concorrente. . 2 Mandarini più belli. Medaglia d'argento. Ignesti Emilio, Firenze (n. 250). . Auranziacee nuove della China e del Giappone. Medaglia d'argento. Fenzi Senatore Emanuele, Firenze (n. 452). 100 Rose in vaso. Premio Demiporr, Bucci F, e C., Firenze (n. 259). — Medaglia d'oro. Scarlatti Fratelli, Firenze (n. 239). — Medaglia d' argento, Gelli Luigi, Fi- renze (n. 405). 60 Rose in vaso. Medaglia d'argento. Bucci F. e C., Firenze (n. 260). sitio ELENCO DEI PREMIATI. 229 116. Rose nuove. Premio Demiporr, Santarelli Cav. pro- fessore E., Firenze (n. 33). 4417, 40 Rose rifiorenti. Medaglia d’argento. Bucci F. ec. Firenze (n. 2614). 148. 25 Fuchsie. Medaglia di bronzo. Amministrazione pubblici Giardini di Firenze (n. 539). 4119. 15 Fuchsie. Nessun Concorrente. 420. 6 Fuchsie più belle. Nessun Concorrente. 424. Fuchsie nuove. Nessun Concorrente. 122. Pelargonii a gran fiore. Medaglia d'oro. Ridolfi Mar- chese N., Firenze (n. 58). — Medaglia d'argento. Tor- rigiani Marchesi Fratelli, Firenze (n. 146). — Medaglia d'argento. R. Giardino di Boboli, Firenze (n. 549). 423. 25 Pelargonii a gran fiore. Medaglia di bronzo. R. i Giardino di Boboli, Firenze (n. 550). 124. 8 Pelargonii nuovi a gran fiore. Medaglia d’ argento. Ridolfi March. N., Firenze (n. 60). 4125. 4 Pelargonii nuovi a gran fiore. Medaglia di bronzo. Ridolfi March, N., Firenze (n. 64). 126. 30 Pelargonii zonali di fiore scempio. Medaglia d'argento. Bucci F. e C., Firenze (n. 262). — Medaglia di bronzo. Ridolfi March. N., Firenze (n. 62). ‘427. 20 Pelargonii zonali di fiore scempio. Medaglia di bronzo. Fenzi Sen. Emanuele, Firenze (n. 4153). 128. 20 Pelargonii zonali di fiore doppio. Medaglia d’argento. Fenzi Sen. Emanuele, Firenze (n. 154). 429. 12 Pelargonii zonali di fiore doppio. Nessun Con- corrente. 430. 6 Piante più belle di Pelargonii a gran fiore. Medaglia d’argento. Ridolfi March. N., Firenze (n. 63). 432. 6 Piante più belle di Pelargoniizonali. Medaglia d’ar- gento. Santarelli Cav. prof. E., Firenze (n. 35). — Medaglia d’argento. Torrigiani Marchesi Fratelli, Firenze (n. 4117). 433. Pelargonii a foglie colorate. Medaglia d’argento. Nic- coli N., Firenze (n. 742). 434. Pelargonii e Geranii del Capo (specie). Nessun Concorrente. 435. Vainiglia (Heliotropium). Nessun Concorrente. 436. 6 Piante più belle di Vainiglia. Medaglia di bronzo, Stibbert Cav. F., Firenze (n. 274). 20 230 — ELENCO DEI PREMIATI. 437. 438. 439. 440. AH. 442. 443. 4h. 445. 446. 447. 458. 449. 450. 454. 152. 453. A5h. 4155. 456. 457. 158. 159. 460. 4164. 462, Collezione di Lantana. Nessun Concorrente. Peonie arboree. Niun Premio conferito. Peonie erbacee. Medaglia di bronzo. Gelli Federigo, Fi. renze (n. 403). Calceolarie erbacee. Medaglia d’ gentil Boutourlin Conte D., Firenze (n. 221). — Medaglia di bronzo. Pa- lazzi Fratelli, Preganziol (Treviso) (n. 3). Calceolarie legnose. Nessun Concorrente. Ortensie in fiore. Nessun Concorrente. Gigli in fiore. Nessun Concorrente. Giglio più bello. Nessun Concorrente. Giacinti in fiore. Nessun Concorrente. Tulipani in fiore. Nessun Concorrente. Iridee in fiore. Nessun Concorfente. Anemoni e Ranuncoli in fiore. Nessun Concorrente. Tropeoli in fiore. Medaglia di bronzo. Amministrazione pubblici Giardini di Firenze (n. 528). 50 Garofani. Premio Caroratn. R. Giardino del Pog- gio a Caiano (n. 307). — Medaglia di bronzo. March. Corsi- Salviati, Firenze (n. 9). Specie varie di Dianthus. Nessun Concorrente. Lychnis in fiore. Nessun Concorrente. 830 Violacciocchi di fior doppio. Nessun Concorrente. 15 Varietà di Violacciocohi, gialli. Nessun Con- corrente. Verbene in fiore. Medaglia d’argento. Santarelli Cav. prof. E., Firenze (n. 36). Petunie in fiore. Medaglia d’argento. Santarelli Cav. prof. E., Firenze (n. 37). — Medaglia di bronzo. Ghe- rardi G., Firenze (n. 24). Primula japonica in fiore. Nessun Concorrente, Primula sinensis in fiore. Nessun Concorrente. 6 Piante più belle di Primula sinensis. Nessun Concorrente, 25 Varietà di Primula auricula. Medaglia d’argento, Schmitz Cav. Carlo, Firenze (n, 247). Reseda a forma di alberetto. Medaglia d'argento. BoM Carlo, Jesi (n. 6). Più belle Piante di Reseda in fiore. Niun Premio conferito. ELENCO DEI PREMIATI. 234 463. Collezione di Aquilegie. Nessun Concorrente. 464. Dielytra spectabilis in fiore. Medaglia d’ argento. R. Giardino di Boboli, Firenze {n. 553). ; 465. Collezione di Pyrethrum in fiore. Medaglia di bronzo. Santarelli Cav. prof. E., Firenze (n. 38). 466. Cinerarie in fiore. Medaglia di bronzo. Franchetti Cav. C., Firenze (n. 304 bis). 167. Salpiglossis in fiore. Nessun Concorrente. 168. Bellis perennis in fiore. Niun Premio conferito. 469. Portulaca in fiore. Nessun Concorrente. 170. Viola tricolor in fiore. Medaglia d'argento. Demidoff Princ. P., Firenze (n. 144). — Medaglia di bronzo. Stib- bert Cav. F., Firenze (n. 273). 471. Viola tricolor di fior doppio. Nessun Concorrente. 172. Viola cornuta in fiore. Nessun Concorrente. 473. Collezione di Piante alpine. Medaglia d'argento. R. Orto Botanico di Torino (n. 69). 474. Piante aquatiche. Medaglia di bronzo. Amministrazione dei pubblici Giardini, Firenze (n. 530). 475. Piante erbacee perenni in fiore. Nessun Concorrente. 176. Piante erbacee annue in fiore. Medaglia di bronzo. : R. Giardino di Boboli, Firenze (n. 554). 4177. Piante rampicanti in fiore. Nessun Concorrente. 478, Clematis in fiore. Nessun Premio conferito. 479. Collezione di Canna. Nessun Concorrente. 180. Collezione di Bambù. Medaglia d’ argento. Fenzi Sen. Emanuele, Firenze (n. 455). 484. Gollezione di Spiree in fiore. Medaglia di bronzo. Bucci F. e C., Firenze (n. 265). 182. Arbusti pregevoli per fogliame. Premio Bovrovr- rim. Amministrazione dei pubblici Giardini, Firenze {n. 536). — Medaglia di bronzo. Scarlatti Fratelli, Firenze (n. 240). 183. Arbusti pregevoli per i loro fiori. Nessun Concorrente. 484. Alberi nuovi da aria aperta. Nessun Concorrente. 185. Pianta più bella da aria aperta in fiore. Nessun : Concorrente. 186. Pianta da aria aperta di forme più belle. Medaglia d' argento. Paoletti Angelo, Livorno (n. 464). 187. Collezione di Piante medicinali. M:daglia d'oro. Orto 232 188. 189. 490. 494. 492. 193. 494. 495. 196. 497. 498. 199. 200. 201. 202. 203. 204. 205. 206. 207. 208. 209. ELENCO DEI PREMIATI. Botanico di Padova (n. 28). — Medaglia d’ argento. Linden Comm. J., Gand (n. 475). Collezione di Piante industriali. Medaglia d’oro. Lin- den Comm. J., Gand (n. 4176.) — Medaglia d’argento. Orto Botanico di Padova (n. 29). Collezione di Piante forestali. Medaglia d’argento. Be- renger Cav. A., Vallombrosa (n. 252). Alberi fruttiferi potati in vario modo. Nessun Con- corrente. 12 Alberi fruttiferi in vaso. Niun Premio conferito. Ananassi in frutto. Medaglia di bronzo. Amministrazione dei pubblici Giardini, Firenze (n. 532). 50 Baccelli di Vainiglia. Nessun Concorrente. 30 Baccelli di Vainiglia. Medaglia d’ argento. Terry W.., Londra (n. 630). 200 Varietà di agrumi. Nessun Concorrente. 20 Varietà di agrumi. Medaglia d’oro. Orphanides professore T., Atene (n. 518). 15 Varietà di agrumi. Medaglia d’argento. Citarda M., Palermo (n. 706). 10 Varietà di agrumi. Medaglia d’ argento. Conti Fra- telli, Firenze (n. 623). : Frutti esotici ottenuti in Europa. Nessun Concor- rente. Frutta della stagione. Nessun Concorrente. Pere e Mele. Medaglia d’ oro. Gianella C., Torino (n. 249). Frutta secche. Medaglia di bronzo. Comizio Agrario di Porto Maurizio (n. 663). Frutta forzate. Niun Premio conferito. Fravole coltivate in vaso. Niun Premio conferito. Fravole migliori e più belle, Nessun Concorrente. Legumi forzati. Medaglia d' argento. Società di Orticul- tura Bavarese, Monaco (n. 283). Legumi di stagione. Medaglia d’argento, Siemoni Cav. C,, Pratovecchio (n. 540). — Medaglia di bronzo. Lambert Si. gnora M., Firenze (n. 298). Sparagi. Medaglia d'argento. Siemoni Cav. C., Pratovec- chio (n. 540). — Medaglia di bronzo, Fagarazzi M., Lon- garone (Belluno) (n. 370). Funghi forzati. Niun Premio conferito. # ELENCO DEI PREMIATI. i 233 210, Funghi spontanei. Medaglia di bronzo. Bargellini Dott. D., Firenze (n. 673). , 244. Tartufi. Nessun Concorrente, ; 212, Essenze di Cedro, Fior d’Arancio, ec. Nessun Con- corrente. 213. Essenze in genere. Medaglia d’oro, Stefani C. A., Fi- renze (n. 435). — Medaglia d'argento. Torricelli A., Firenze (n. 478). 244. 300 Rose recise. Medaglia d'oro. Ricasoli S. E. Barone Bettino, Firenze (n. 406). 215. 150 Rose recise. Medaglia d’argento. Bucci F. e C. Firenze (n. 266 bis). 2416. Semprevivi. Medaglia d’argento. Rebufa F. Ollioules (n. 366). 217. Graminacee secche. Nessun Concorrente. 218. Mazzo da mano. Medaglia d'argento. Scarlatti Fratelli, Firenze (n. 242). — Medaglia di bronzo. Bastianini G., Firenze (n. 448). 219. Mazzo da ornamento. Medaglia d’oro. Steffatscheck A., Firenze (n. 486.) — Medaglia d’argento. Menegazzoli G., Verona (n. 545 bis). — Medaglia di bronzo. Nencioni G., Pisa (n. 408 bis). 220. Mazzo di fiori secchi. Medaglia di bronzo. Vandriess- che-Leys, Gand (n. 564). 224. Paniere o Giardiniere di fiori. Medaglia d’oro. Fer- rario Fratelli, Milano (n. 684). — Medaglia d’argento. Colombo Siro, Venezia (n. 360). — Medaglia di bronzo. Scarlatti Fratelli, Firenze (n. 244). 222. Disegno di fiori o piante. Niun Premio conferito. 223, Fotografie di fiori o piante. Medaglia d’ argento. Brogi G., Firenze (n. 654). 2%. Acquerelli di fiori o piante. Niun Premio conferito. 225. Cromolitografie di piante o fiori. Medaglia d’ oro. Van-Eeden E. C. e C.i., Harlem (n. 316). — Medaglia d’argento. Linden Comm. J., Gand (n. 479). — Medaglia di bronzo. Dehnhardt Dott. A., Napoli (n. 464). 226. Tempera di piante o fiori. -- Medaglia d’argento. Seidel C. F., Dresda (n. 640). 227. Pittura a olio di piante, ec. Medaglia d’oro. Gior- dano F., Pistoia (n. 444). 20” A Mt 234 ELENCO DEI PREMIATI. 228. Imitazione di fiori. Medaglia d’argento. Dolce D., Venezia (n. 475). — Medaglia di bronzo. FOTtORE A. e G., Firenze (n. 477). ; 229. Imitazione di frutta. Medaglia delia Dehnhardt Dott. A., Napoli (n. 460). i 230. Imitazione di funghi. Medaglia d’ argento. Barla Gava- liere G. B., Nizza (n. 574). 234. Piante secche per erbarii, ec. Medaglia d’argento. Barla Cav. G. B., Nizza (n. 572). 232. Collezione xilologica. Medaglia d’oro. Orphanides pro- fessore T., Atene (n. 519). — Medaglia d’argento. Bicchi prof. C., Lucca (n. 40). — Medaglia di bronzo. Boutourlin Conte D., Firenze (n. 15). 233. Tronchi di struttura anomala. Medaglia d’oro. Radlkofer prof. L., Monaco (n. 563). 234. Stufa da piante grandi. Medaglia d’oro. Mathian P. e F., Lione (n. 425). 235. Stufa da Orchidee. Nessun Concorrente. 236. Stufa da moltiplicazione. Medaglia d'oro. Mathian P. e F., Lione (n. 426). 237. Chassis per cassette da moltiplicazione. Niun Premio conferito. 238. Modelli di stufe. Nessun Concorrente. È 239. Apparecchi di riscaldamento. Medaglia d'oro. Let- ters W., Rotweil (Vùrtemberg) (n. 376). — Medaglia d'argento. Mathian P. e F., Lione (n. 428). — Medaglia d’argento. Bracci A., Firenze (n. 540). 210. Mobili di ferro da Giardino. Medaglia d’oro. Picard Mery, Parigi (n.680). — Medaglia di bronzo. Franci Cav.P., Siena (n. 493). — Medaglia di bronzo. Bencini F. Fireozo (n. 664). 24M. Mobili da Giardino di legno, giunco, ec. Medaglia di bronzo. Tedeschi G. S., Firenze (n. 446). 2/2. Ornamenti varii da Giardino. Medaglia d’argento. Dell' Orto E., Firenze (n. 494). — Medaglia di bronzo. Puliti C., Firenze (n. 409). 243. Ornamenti c. s. per stufe, ec. Medaglia d'argento. Be- nini E., Firenze (n. 607). 24. Modelli di aquario e di stufe da sala, Nessun Con- corrente, ELENCO DEI PREMIATI. 235 245. Macchine, strumenti e utensili da Giardino. Me- daglia d' argento. Veitch J. e F., Londra (n. 53). — Me- daglia di bronzo. Tamburini Fratelli, Firenze (n. 604). — Medaglia di bronzo. Andreini, Cosimini e C., Siena (n. 670). ‘246. Vasi da Giardino. Medaglia d'argento. Vanni P., Impru- neta (n. 386). — Medaglia d’ argento. Ricceri D. e F., Im- pruneta (n. 660). — Medaglia di bronzo. Marzichi T., lm- ( '. pruneta (n. 664). | 247. Cartellini da piante. Medaglia di bronzo. Veitch J. e F., Londra (n. 54). . .248. Terricci e Ingrassi. Medaglia di bronzo. Steels-Lam- mens, Destelbergen (Belgio) (n. 669). — Medaglia di bronzo. Mauri G. B. e F., Somma Lombarda (n. 433). — Medaglia di bronzo. Società Italiana Latrine asportabili, Firenze (n. 457). — Medaglia di bronzo. Società l' Anonima Fio- rentina, Firenze (n. 459). — Medaglia di bronzo. Burdin C., Roma (n. 439). — Medaglia di bronzo. Beretta G. U., Ge- nova (n. 485). — TREIA E Medail S. C. e C., Venezia (n. 674). Loro pres) i PREMII Dl CONFERITI FUORI DEL PROGRAMMA. Jr MEDAGLIE D'ORO. ‘Willink J. A. Amsterdam, per Selaginella (n. 300). Moore prof. D. Dublino, per Sarracenia (o. 574). | Veitch J. e F. Londra, per Orchidee nuove (n. 52). Demidoff Princ. P. Firenze, per Adiantum Farleyense (n. 444). Soc. R. di Orticultura Bavarese. Monaco, per Gleichenia dicarpa (n. 285). | Fenzi Sen. Emanuele. Firenze, per Felci arboree (n. 145). Linden Comm. J. Gand, per Zamia e Palme nuove (n. 167 e 177). Demidoff Princ. P. Firenze, per Marante (n. 130). Palazzi Fratelli. Preganziol (Treviso), per Bromeliacee (n. 3). Forrigiani Marchesi Fratelli. Firenze, per Piante varie da stufa. (n. 448). Demidoff Prin. P. Firenze, per Croton (n. 442). orsi-Salviati March. F. Firenze, per Croton (n. 92). Franchetti Cav. C. Firenze, per Camelie in fiore (n. 302 bis). Soc.R. di Orticultura Bavarese. Monaco, per Azalee in fiore (n.281). Della Gherardesca C. U. Firenze, per gruppo di Azalee in fiore (n. 216). Bucco Cav.G.Genova, per coltivazione di Eriche nello sfagno (n. 516). inden Comm. J. Gand, per Acerì variegati del Giappone (n. 4178). Delchevalerie M. Cairo-Egitto, per Prodotti vegetali dell’ Egitto (n.583). Moore prof. D. Dublino, per Ouvirandra fenestralis (n. 574). Marchini C. Fiesole, per Lavori in paglia (n. 474). Fadderjahn B. Berlino, per Buste da mazzi (n. 394). “Funcke G.L. Amsterdam, per Opere illustrate (n. 318, 319 , 320). 238 PREMII CONFERITI FUORI DEL PROGRAMMA. , Stroobant L. Gand, per Cromolitografie (n. 599). Noordendorp J. Amsterdam, per Cromolitografie (n. 314). Vilmorin Andrieux e C. Parigi, per Litografie colorite (n. 387). Bastianini G. Firenze, per Mazzi di fiori (n. 448 e 449). Garnier-Valletti F. Torino, per Frutta imitate (n. 413). Van-Houtte L. Gand, per la Flore des Serres (n. 566). Gnudi G. Bologna, per Guancialino di Licopodii (n. 362 bis). Bassi L. Firenze, per collezione Prodotti del Messico (n. 424). Triana Signora J., per collezione di Prodotti della Repubblica. di Colombia (n. 612). Ì Torrigiani Marchesi Fratelli. Firenze, per Anoectochilus Petola. (n.448). Corsi-Salviati March. F. Firenze, per Piante varie da stufa. (n. 92). 1 Torelli Lot, Firenze, per Modello di Tritone (n. 502). MEDAGLIE D’ARGENTO. Demidoff Prince. P., Firenze. Calceolarie erbacee (n. 444 bis). Scarlatti Fratelli, Firenze. Pelargonii zonali (n. 244 bis). Orto Botanico de’ Semplici, Firenze. Citrus Abufura ? (n. 48). Corsi-Salviati March. F., Firenze. Verschaffeltia splendida (n. 74). Orto Botanico di Padova. Astrocaryum Chicon (n. 31). Stelzner A., Gand. Gyrmnogramme ibride (n. 184). Haage e Schmidt, Erfurt. Palme di seme (n. 208). Giardino R. di Monaco. Aroidee (n. 291). Lambert Signora M., Firenze. Caladium (n, 296). Papadopoli Conti Fratelli, Venezia, Caladium (n. 463). Ricci Angelo, Firenze. Dasylirion (n. 66). Schmitz Cav. C., Firenze. Piante varie da stufa (n. 248). Orto Botanico de’Semplici, Firenze. Piante varie da stufa (n. 48). Della Gherardesca Conte U. Piante varie da stufa e da aran ciera (n. 215). Stephens Signora S., Firenze. Eriche (n. 628). Bi | Boutourlin Conte D., Firenze, Azalee a foglia caduca di seme (n.222). PREMII CONFERITI FUORI DEL PROGRAMMA. 239 Bucco Cav. G., Genova. Eriche (n. 516). Linden Comm. J., Gand. Araucaria excelsa, var. robusta | glauca (n.174). Van Geert A., Gand. Thuiopsis dolabrata (n. 4187). Orto Botanico di Pisa. Dammara robusta (n. 47.) © Gianella C., Torino. Uva (n. 249). Siemoni Cav. C., Pratovecchio. Patate (n. 544). ‘Siemoni Cav. C., Pratovecchio. Semi d’ortaggi (n. BH bis). Veitch J. e F., Londra. Semi d’ortaggi (n. 53). Bassi L., Firenze, Frutti secchi del Messico (n. 424). Porcari Bar. A., Palermo. Prodotti vegetali della Sicilia (n. 699). Von Gròoling M., Berlino. Patate (n. 678). Tanagli A., Firenze. Pelargonii a 5 macchie (n. 444). Santarelli Cav. prof. E., Firenze. Cultura dei Pelargonii doppi i (n.34). chner A., Monaco. Pelargonii zonali variegati (n. 287). * Orto Botanico de’Semplici, Firenze. Dielytra spectabilis (n. 48 bis). laage e Schmidt, Erfurt. Cinerarie di fior doppio (n. 240). accetti A., Firenze. Sculture in legno (n. 499). ijardella P., Roma. Mobili da Giardino (n. 637). edeschi G. S., Firenze. Giardiniere (n. 445). valensi G., Firenze. Giardiniere (n. 578). Iganori V., Firenze. Fotografie (n. 397). uillion-Mangilli E., Venezia. Eriobotrya Japonica £. v. (n. %). padopoli Conti Fratelli, Venezia. Zamie (n. 462). ipado poli Conti Fratelli, Venezia. Phormium (n. 165). omizio Agrario di Ferrara. Piante varie da stufa (n. 275.) ioletti Massimiliano, Livorno. Mobili e Giardiniere di canna | d’India (n. 395 e 396). mann R., Erfurt. Coni e semi di Conifere (n. 417 e 418). Ettingshausen Bar. Prof., Gratz. Piante fossili (n. 419). | nivea (n. 525 e 526.) l'oy A., Angers. Dictionnaire de Pomologie (n. 582). 240. PREMII CONFERITI FUORI DEL PROGRAMMA. Rothschild J., Parigi. Pubblicazioni varie di Orticultura | (n. 674). Fischer di Waldheim prof. F., Varsavia. MonoRnnnA delle Usti- laginee (n. 688). 4 Rossi Egisto (Studio Bazzanti), Firenze. Statuetta « il giovane — Linneo » (n. 392). \ Andreini F., Firenze. Statuetta in marmo «l’Armonia »_ (n. 337). 4 Comparini Pietro, Ingegnere Architetto, Firenze. Disegno di | Parco (n. 442). Pynaert Edoardo, Architetto, Gand, Disegno di Giardino (n. 609). MEDAGLIE Dì BRONZO. Fenzi Sen. Emanuele, Firenze. Piante varie (n. 157). Amministrazione dei pubblici Giardini di Firenze. Piante varie. da stufa (n. 533). Orto Botanico de’ Semplici, Firenze. Rose Banksiae di sem di (n. 47), Pagliai S., Firenze. Collezione di Ilex (n. 4101). Bucci Ferdinando e C., Firenze. Arbusti da aria aperta(n. 266). Nutini G., Firenze. Piante forestali (n. 25). Amministrazione dei pubblici Giardini di Firenze, Sparagi (n.539 bis). Società d’ Orticultura di Bamberga. Sparagi (n. 289). Orphanides prof. T., Atene. Ulive (n. 524 bis). Moore prof. C., Sidney. Frutti di Artocarpus, ec. (n. 700). Comizio Agrario di Porto Maurizio, Agrumi (n. 662). Amati L., Terni. Agrumi (n. 687). Capenick J., Gand. Pere e Mele (n. 458). Motta A., Mogliano. Pelargonii a 5 macchie (n. 108). Bucci Ferdinando e C., Firenze, Pelargonii zonali (n. 264). Santarelli prof. E., Firenze. Pelargonii zonali (n. 35). Stibbert Cav. F., Firenze. Pelargonii ad alberetto (n. 274). Corinaldi Conte A., Padova, Calceolarie erbacee (n. 303). Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, Calceolarie gnose (n. 231 Lis). PREMII CONFERITI FUORI DEL PROGRAMMA. 241 | Bizzozero G., Padova. Calceolarie erbacee (n. 23). Amministrazione dei pubblici Giardini di Firenze. Nymphaea É (n. 530). . Baccigalupo G. e Montelatici N., Firenze. Nuovo processo di Fo- | tografie di fiori e frutti (n. 482). Wegner e Mottu, Amsterdam. Fotografie (n. 327). | Seidel C. F., Dresda. Quadri a olio di frutta e fiori (n. 6H). | Pasquini P., Firenze. Quadri a olio di fiori (n. 638). . Paris A., Firenze. Cromolitografie (n. 704). | Comucci A., Firenze. Oggetti varii di terra cotta (n. 634). | Raguzzi Don C., Arezzo. Statuetta di terra cotta (n. 476). Agresti G. e Figli, Impruneta. Oggetti varii di terra cotta \ per Giardini (n. 495). Manzella A., Firenze. Acquerelli (n. 634). | Piegaia Ing. R., Lucca. Statuette di terra cotta (n. 452). Cardella P., Roma. Mazzi da ornamento (n. 635). . Frecceri S., Genova. Essenze varie (n. 442). Grazzini M., Firenze. Giaggiolo lavorato (n. 443). . Marchi U., Firenze. Termometri e Termometrografi (n. 4H). | Haage F. A., Erfurt. Pilocereus (n. 373). Becker, Scalogne e Michell, Aja. Begonia Regina Sophia (n. 322). Van-Eeden E. C. e C'., Haarlem. Tulipani (n. 346 bis). Van-den-Brink, Utrecht. Piante varie secche e fibre testili È (n. 339 a 354). Krelage E. H. e Figli, Haarlem. Tulipani (n. 509). De Graaff Fratelli, Leida. Tulipani (n. 541). i Amministrazione dei pubblici Giardini di Firenze. Collezione di Bracher J. e F., Villingen. Stoini di legno e di metallo (n. 606). orren prof. E., Liegi. Cromolitografie della Belgique hor- . —ticole (n. 641). purget M., Vaise (Lione). Paniere da Orchidee, forbici e con- torni (n. 659). Bencini F., Firenze. Mobili di ferro da Giardino (n. 664). (a e, È Re, è n, &- È V | TO Ù ) "RI, # i put di LO vi atte n pa è Ri i pei ) ss vs « “ * 4 d » LI pit i FA bj the dA CR SI Va » wi Vr ì » meet & i i ì ) LÀ » £ , ì ' è: Ti , p f vl È n { AA LL ETR kh Lg } pi » | x for, it i ANTA à ty 4 SN î atea ti) e vità è dar * | 179 SI i Pi ® 80 i rta È : + PREMII CONFERITI DALLA ASSOCIAZIONE DELLE SIGNORE PROTETTRICI DELLA ESPOSIZIONE. - _.__ MEDAGLIE AL BUON GUSTO GRAN MEDAGLIA D'ORO Donata da S. A. R. la Principessa Margherita Al Cav. ATTILIO PUCCI Per l'elegante distribuzione e addobbo di tutta 1° ESPOSIZIONE. MEDAGLIE D’ ARGENTO. Chiari Giov., per la disposizione elegante de' suoi Gruppi di piante. Steffatscheck Antonio, per la disposizione elegante de’ suoi Gruppi di piante. | Sodini Vincenzo, per la disposizione elegante de’ suoi Gruppi di piante. i Bastianini Giuseppe, per la disposizione elegante del suo Gruppo di i Felci. . Gambinossi Giovanni, per la disposizione elegante del Gruppo del signor Stibbert. Orphanides prof. G. T., di Atene, per la disposizione elegante della Ù sua Collezione di Legni della Grecia. È Piccioli Alessandro, Villino Romanelli. Firenze, per Fiori secchi. i Garnier Valletti Fran., Via Doragrossa. Torino, per Frutta imitate. | Borbottoni ne'Canini signora Emilia. Firenze, per Fiori artificiali. | Rassat signora Maria, per Acquarelli di Fiori dipinti dal defunto signor F. Rassat. 244 PREMII DELLE SIGNORE PROTETTRICI. Seidel C. F. Dresda, per Acquarelli e Tempere. Giordano Felice. Pistoia, per Pitture a olio. Romoli prof. Cav. Luigi. Firenze, per Pitture sullo specchio. Vilmorin-Andrieux e C. Parigi, per Litografie colorate. Stroobant L. Gand, per Cromolitografie. Van-Houtte L., Orticultore e Editore. Gand, per Cromolitografie. Van-Eeden E. C. e C., Orticultori. Haarlem, per Gromolitografie. Al R. Opificio delle pietre dure di Firenze, per Imitazione di fiori in pietre dure. Civita Angiolo, Mosaicista. Firenze, per Mosaici. Dell’ Orto Eugenio. Firenze, per Statue di terra cotta. Torelli Lot, Scultore. Firenze, per un Modello di Tritone. Rossi Egisto, Scultore. Firenze, per la Statuetta « il giovane Linneo. » Raguzzi Don Curzio. Arèzzo, per una Statuetta in terra cotta. Alla Manifattura Ginori. Firenze, per Vasi di porcellana. De Coninck Fratelli, Fabbricanti. Diest (Belgio), per Vasi di terra — cotta raffiguranti tronchi d’ albero. Puliti Cammillo, Fabbricante di terre cotte. Pelago, per Sedili a forma di tronchi d’ albero. Baccetti Andrea, Scultore in legno. Firenze, per Intagli in legno. Miniati Carlo, Scultore in legno. Firenze, per Intagli in legno. Tedeschi G. S., Fabbricante di mobilia. Firenze, per Mobili e Giardiniere. * Cavalensi Gaetano, Fabbricante di mobilia. Firenze, per Mobili e _ Giardiniere. Paoletti Massimiliano, Via del Corallo. Livorno, per Mobili e. Giardiniere. Guiggiani Luigi, Fabbricante di mobili. San Giovanni (Valdarno), per Giardiniere. Benini Emilio, Borgo San Frediano. Firenze, per Giardiniere e |. Mobili di ferro. Picard Mery, Ingegnere, Parigi, per Ponte e Mobili di ferro. Pellas Cav.Gius,, Stabilimento elettro-galvanico. Firenze, per Vaso con fogliami riprodotti dal vero in Galvanoplastica, Fadderjabn B., Fabbricante di carte di lusso. Berlino, per Buste _ delli mazzi. $ hini Cesare, Fabbricante. Fiesole, per Oggetti varii ci ornamento in paglia. ' PREMI! DELLE SIGNORE PROTETTRICI, 245 PREMII A CONTANTI. I. Alle 3 Orchidee più pregevoli per il numero e la bellezza dei fiori. Premio di lire 250. Ragionieri Ru- dolfo, Giardiniere del March. F. Corsi-Salviati, Firenze. — Premio di lire 450. Vannini Lodovico, Giardiniere della signora Maria Lambert, Firenze. II. Alle 3 Palme più belle. Premio di lire 250. Chiari Gio- vanni, Giardiniere dei Marchesi Torrigiani, Firenze. — Premio di lire 250. Steffatscheck Antonio, Giardiniere del Prince. Paolo Demidoff, Firenze. . I. Alle 3 Felci più belle. Premio di lire 250. Ragionieri Ro- dolfo, Giardiniere del March. F. Corsi-Salviati. — Pre- mio di lire 150. Bulli Felice, Giardiniere del Sen. Ema- nuele Fenzi, Firenze. IV. Alle 3 Piante da stufa più belle per il fogliame. | Premio di lire 200. Tavernier, Giardiniere del Commen- |a datore J. Linden di Gand. — Premio di lire 4100. Steffat- LÌ scheck Antonio, Giardiniere del Princ. Paolo Demidoff. V. Alle 3 Piante da stufa più belle in fiore. Premio di lire 200. Chiari Giovanni, Giardiniere dei Marchesi Torrigiani. VI. Alle 6 Piante più belle in fiore della Nuova Olanda e del Capo. Premio di lire 200. De Venster Augusto, Giardiniere del sig. A. Dallière di Gand. VII. Alle 6 Azalee più belle in fiore. Premio di lire 200. Montagni Luigi, Giardiniere dei Marchesi Ridolfi, Bib- biani (Provincia di Firenze). — Premio di lire 200. Mer- | catelli Raffaello, Giardiniere del Conte Ugolino della Gherardesca, Firenze. — Premio di lire 450. Van-den- Borre, Giardiniere dei Fratelli Palazzi di Preganziol (Treviso). VIII. Aî 6 Rododendri più belli in fiore. Premio di lire 200. Scarlatti Fratelli, Orticultori in Firenze. IX. Al più bel gruppo di Rose in fiore. Premio di lire 200. Bucci e C., Orticultori in Firenze. — Premio di lire 400. Scarlatti Fratelli. — Premio di lire 400. Bonafedi Emilio, Giardiniere del prof. E. Santarelli di Firenze. ai e e 246 PREMII DELLE SIGNORE PROTETTRICI. X. Al più bel gruppo di Calceolarie in fiore. Premio di lire 400. Sodini Vincenzo, Giardiniere del Conte Bou- tourlin di Firenze. | XI-XII. Nessun Concorrente. x XII. Al più bel Mazzo da mano. Premio di lire 450. Bastia- nini Giuseppe, Giardiniere dell'Orto Botanico del R. Mu- seo di Firenze. — Premio di lire 150. Vannini Lodovico. Giardiniere della signora Maria Lambert. — Premio di lire 400. Nencioni Giuseppe, Giardiniere del R. Orto Bo- tanico di Pisa. XIV. Al più bel Mazzo da ornamento. Premio di lire 250. Bastianini Giuseppe, Giardiniere dell’ Orto Botanico di Firenze. — Premio di lire 200. Steffatscheck Antonio, Giardiniere del Princ. Demidoff. — Premio di lire 400. Nencioni Giuseppe, Giardiniere del R. Orto Botanico di Pisa. XV. Al più bel Mazzo da ornamento alla Genovese. Premio di lire 450. Bagnasco Carlo, Giardiniere e Fioraio di Genova. — Premio di lire 100. Paoletti Angiolo, Giar- diniere del pubblico Giardino di Livorno. XVI. Alla più bella Paniera da sala. Premio di lire 200. Ferrario Fratelli, Fiorai di Milano. — Premio di lire 450. Scarlatti Fratelli, Orticultori di Firenze. — Premio di lire 100. Sardi Francesco, Giardiniere alla Villa Amalia presso Erba (Como). — Premio di lire 100. Cardella Pie- tro, Giardiniere e Fioraio di Roma. XVII. Alla più elegante disposizione di fiori per una Tavola da pranzo. Premio di lire 150. Cardella Pie- tro di Roma. — Premio di lire 450. Colombo Siro, Giar- diniere del Conte Gourieff di Venezia. — Premio di lire 400. Bastianini Giuseppe, Giardiniere dell'Orto Bota- . nico del R, Museo di Firenze. — Premio di lire 100. Stef- fatscheck Antonio, Giardiniere del Princ. Demidoff. XVIII. Per il più bell’ addobbo di bottega o vendita di fiori (Fra i soli Fiorai di Firenze). Premio di lire 250 Fantechi Pasquale, Fioraio, Via Cerretani. — Premio di lire 200, Marilli Pietro, Fioraio, Via Tornabuoni, Palazzo Strozzi. — Premio di lire 150. Pezzati Leopoldo, Fioraio, Logge di Mercato Nuovo PREMI DELLE SIGNORE PROTETTRICI. 247 Fuori DEL PROGRAMMA. Premio di lire 400. Gnudi Giuseppe, Orticultore e Fio- raio di Bologna, per Guancialino di Licopodii. — . Premio di lire 100. Ignesti Emilio, Giardiniere del Cav. Sebastiano Fenzi di Firenze, per Giardiniera tutta di fogliame. — Premio di lire 400. Moroni Natale, Giar- diniere del Barone Beltino Ricasoli di Firenze, per Rose recise. da dere Di INDICE DEL VOLUME. —t__—_ CONFIDENZE. + +0 000000000000 0000000sonte0 snsasise. Pag, Alle Signore Protettrici dell'Esposizione Internazionale di PSP LA cego MAIA dl CR Ate GEIL I REV IRENE FERIE E L'INaugurazione: <..+.+..00 10001020000 00000200040 EEOFEIMOMBENOGI Tad n itenditinetoocae ga siszzioe II. Il mondo delle piante.........1..000-0r000 crt TV, Insalata oppuocina... .-4+:++::+022 000000000000 a PRIA: ARE aa cansepezicianeco. VI. Giardino Gherardesca ............000000000000000 NEIL: Lo Gonifemm 94 va 40 è Pos seraagazaieeae VIN. Bambù, Felci, Eriche, Cactòe .. BRA 4 A EA IX. Erbuceie....,.. PIA TAV Soia E BE REA rt cca È X. UN tab b 4 NT PRE REI OT a dante da POLPA Mn cenno Torrigianti dov, sono cite XIII. Il banchetto dei Giardinieti....... ++. +00r0 000000 E RAMARRI, RSA Air XV. Radicchino tenero....... dura coia cri dle VI, Sempre Fiorl20t:1110200 000000 CET eSe VI pe Gadde XVII. La gita al Monte Ferrato........-v..0000000000000 XVIII. Et ne nos inducas in tentationem . ....... =? SER XIX. Villa Corsi-Salviati a Sesto Fiorentino ...+s...0.%. XX. Fiori di campo... RE XXI. ... Sed Mia a di mali È SI E MONTUEBI Le: RAnnorie GI PIEn. c++... 40200 - XXIII RAPE CL PORRO, VIAN ARRE GR n TELIFILAZLARELLENZO. 105 250 INDICE DEL VOLUME. XXIV. Visita ai venia di San Donato. ........... Pag. 125 XXV. Ghiottonerie.. RISO ER A II RS XXVI. L’ Esposizione bi » Digi: iosa n da (4398 XXVII. Que c'est comme un bouquet de fleurs.. Sus e CAR XXVIIL Le.Collezioni;.... «pu'cavo nisi. pesta di pa 1 XXX, H Giardino Ricasoli £ z S li E # E È 2 E O 3 = x è ii z 1) <0o A ia È ° Top 838935 31 nl | HIFI #7f * ognross00 IST6EA | optodos] 00s99UBIJ 01379Td ‘TUSTIII d DI ZLS706