^9^mt^m9¥^mm9m9m 1 m^ M ■■'■:... ■ ■:"■ '---ii:..— L'AGRICOLTURA COLONIALE ANXO VI — 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE ORGANO DELL'ISTITXTTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO E DEI SKRVIZI AGRARI DELL'ERITREA E DELLA SOMALIA ITALIANA DIRETTORE Dott. GINO BARTOLOMMEI GIOLI, Direttore dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano REDATTORE CAPO: Dott. OBERTO MANETTI COMITATO DI REDAZIONE Dott. Odoardo Beccaki, del R. Mnseo di Storia Naturale di Firenze. Dott. Aliìeeto Caselli, dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano. Dott. Gino Coppini. Dott. Alberto Del Lungo, della R. Scuola di Pomologia. Prof. Italo Giglioli, della R. Uni- versità di Pisa. Dott. Caklo Manetti. Dott. Guido Mangano, dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano. Dott. Alessandro Moreschini, del- l' Istituto Agricolo Coloniale Ita- liano. Prof. Attilio Mori, dell'Istituto Geo- grafico Militare. Dott. Renato Pampanini, del R. Isti- tuto Botanico di Firenze. Prof. Carlo Pucci, della R. Scuola Superiore di Agraria di Perugia. Dott. Giuseppe V. Rossi, dell' Isti- tuto Agricolo Coloniale Italiano. ANNO VI — 1912 ISTITUTO GEOaiiAFICO DB AGOSTINI NOVARA ^^.^2- Anno VI - X. 1-2 Conto corrente con la Posta Gennaio-Febbraio 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Periodico mensile Organo dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano E dei Servizi agrari dell'Eritrea e della Somalia Italiana COMITATO DI REDAZIONE Direttore: Dott. GINO BARTOLOMMEI GIOU, Direttore dell' latitato Agricolo Coloniale Italiano Redattore Capo: Dott. OBGRTO MANETTI Dott. Odoardo Beccali, dei r. Museo di \ Prof. Italo Giglioli, delia r. univ. di Pisa. storia Naturale di Firenze. ' Dott. CarlO Manctti. Dott. Alberto Caselli, dell' i. a. e. i. Dott. Guido Mangano, deir i. a. c. i. Dott. Gino Coppini. Dott. Al«ss. Morescbini, dein. a. c. i. Dott.A.DeILungo,deiiaR. Se. di Pomologia, i Prof. Attilio Mori, deir i. g. m. Dott. Renato Pampanini, dei R. istituto Botanico di Firenze. Prof. Carlo Pucci, delia R. Scuoia Supe- riore di Agraria di Perugia. Dott. Giuseppe V. Rossi, deli' i. A. e. i. SOMMARIO Dott. Gino Bahtolommki Giom e Dott. Obkrto Maxetti - Agli Abbonati e Lettori Pag. .5 La Redazione della Rivista - Per tiiui Società Italiana che .si propone lo studio della Libia » 7 Dott. Enrico Persaxo - Igiene dei paesi caldi » 9 Dott. Albo Giacomo - Foraggi estivi per climi aridi » 24 Dott. Marcello Conti - Una stazione sperimentale per le irrigazioni annessa alla Facoltà di Agronomia di Biienos Aires » 29 Ing. Agr. J. Girardi - La « Defensa Agricola » della Repubblica Argentina . » 37 Dott. A. MOKESCHiNi - Esperienze sull'estrazione e coagulazione del caucciù nell'Africii Orientale Tedesca » 44 Notizie » 55 Esposizione Internazionale della risicoltura e della irrigazione. Autunno 1912, Vercelli - Il caucciii di Kickxia - Il cotone hindi - "L'Eri worm nell' India Inglese - La coltivazione dei cereali nei terreni aridi - Utilizzazione dei semi di dura del Sudan in Europa - I fran- giventi: loro influenza e loro importanza - Metodo di incisione della Castilloa nel Messico - Produzione dell'avorio vegetale nell' Equatore - Recenti pubblicazioni sul Cotone - Deposito cauzionale di rimpatrio nella Somalia Italiana - L'impiego della dinamite nell'agricoltura - La farina di cotone utilizzata come concime - La Reana luxurians come pianta da foraggio nell'Argentina - Produzione mondiale del seme di ricino - Acidità dei caucciù - Macchina estirpatrice delle cattive erbe per le colture in terre aride - Kapporti fra la siccità e la resi- stenza del cotone agli attacchi del punteruolo del cotone (Anthonomus grandis) - Conside- razioni generali sulla coltura del cotone in Tunisia - Esperienze fatte con l'apparecchio Price-Campbell per la raccolta del cotone - Legislazione per il controllo dei semi al Canada - Vantaggi dell'allovamento dello zebù - Concorso a tre posti d'aspirante agente coloniale in Somalia Italiana - Legge per favorire la cultura del caucciù nel Para - Una varietà di granturco rési.stente alla siccità - La coltura del cotone in Anatolia - Gli alberi da caucciù spontanei del Brasile - L'automobile agrìcola Arion. Note bibliografiche » 72 e. A. GoNiN : Lo struzzo e il nandù (A. Caselli) - N. M. Campolieti : La colonizzazione militare in Tripolitania (Africus) - A. Lendner: Contribution à l'étude des falsificatious du Mate (B. Pampanini) - Le Nuove Province Italiane : Tripolitania e Cirenaica (d. m.) - Calendario-Atlante De Agostini pel 1912 (d. m.). Atti dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano » 77 Esami di licenza (prima sessione) dell'anno scolastico 19101911 - Nomina - Aumento delle collezioni del Museo. Libri ricevuti in dono » 79 DIREZIONE: Istituto Agricolo Coloniale Italiano - Firenze - Viale Principe Umberto, 9 AMMINISTRAZIONE : Istituto Geografico De Agostini - Novara (Piemonte) ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO (eretto in Ente Morale con R. I). 26 Giugno 1910) ■ ■ ^ > — I I CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Presidente: On. Ferdinando Martini, rappresentante il Governo della Somalia Italiana Vice-Presidente: Prof. Vincenzo Valvassori, rappresentante il Ministero d'Agricol- tura, Industria e Coiiiliiercio Segretario: Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il Ministero degli Afìari Esteri Consiglieri : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma dell'art. 7 dello Statuto » Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Comtme di Firenze » Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l'Istituto Colo- niale Italiano » Prof. Giotto Daìnelli, rappresentante il Comune di Firenze » On. Francesco Guicciardini, consigliere aggregato a norma dell'art. 7 dello Statuto » Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il Governo della Colonia Eritrea » On. Roberto Pandolfi ni, rappresentante il Commissariato della Emi- grazione » On. Sen. Carlo Ridolfi, rappresentante il R. Istituto di Studi Superiori di Firenze PERSONALE DIRETTIVO Dott. Gino Bartolommei Gioii - Direttore Dott. Guido Mangano - Consulenza - Servizio Sperimentale - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Direzione Laboratori - Museo Dott. Oberto Manetti - Redazi«me Rivista - Direzione Biblioteca Dott. Alberto Caselli - Assistente Cav. Aristide Recenti - Direttore dello Coltivazioni PERSONALE INSEGNANTE Dott. Guido Mangano - Agricoltura coloniale Dott. Giuseppe V. Rossi - Tecnologia chimico-agraria coloniale ,, ,, ,, - Zoologia ed entomologia coloniale Dott. Renato Pampanini - Hotanica ccdoniale e geografia botanica Dott. Oberto Manetti - Economia tecnico-agraria coloniale Prof. Attilio Mori - Geografìa coloniale e storia delle Colonie „ ,, ,, - Economia e legislazione coloniale Prof. Carlo Pucci - Zootecnia coloniale ed igiene del bestiame Dott. Enrico Persane - Igiene coloniale e pronto soccorso Scuola Berlitz - Lingua francese, inglese, spagnola Tipografia dell' ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI — Novara Anno YI - N. 1-2 Gennaio-Febbraio 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Organo dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano E DEI Servizi agrari dell' Eritrea e della Somalia Italiana LIBRAI NEW YO BOTANIC j^gìi jNbbonafi e Xettori, qarde Col presente doirpio fascicolo di gennaio-febbraio 1912 il nostro periodico L'Agricoltura Oolois^iale entra nel suo sesto anno di vita. Beneliè sorto in un tempo in cui le cure ed i p)ensieri degli Italiani a tutf altro erano volti che verso i jn'oblemi coloniali, in un paese, le cui classi dirigenti si mostra^ vano, per ragioni di diversa indole, ])oco favorevoli in genere, se non del tutto indifferenti, alle questioni che riguardano Vagri- coltura e V economia fondiaria dei paesi d'oltre mare, il nostro Periodico ha ormai percorso cinque anni di vita veramente intensa, iniziando in Italia gli studi agricolo-coloniali e dif- fondendo in Patria ed all'Estero gli argomenti principali e più interessanti della tecnica agraria, nei paesi extra-europei. La nostra prop((g((nda tenace, la fede sicura nel risor- gimento della vecchia anima coloniale latina, l'avvenire certo riserbato all' Istituzione, della quale la, nostra Pivista è l'or- gano e lo specchio fedele, trovano oggi un meritato compenso nella rinnovata fede negli alti destini riservati alVespansione italiana all'estero, nell'amore nuovo e jjotente che in ogni luogo si manifesta per i 2)roblemi a questa connessi, e nello slancio con cui il capitale ed il lavoro si sono off'erti e tuttavia si offrono jìcr la colonizzazione delle nuove terre Italiane. JVon vogliamo dire quanto e come la nostra propaganda didattica, scientifica ed editoriale abbia contribuito a preparare Vattuale rifioritura dello spirito coloniale Italiano. Noi die Agli abbonati e lettori credemmo, quando altri dùperava o derideva; che vincemmo Vindifferenza dei migliori e la negazione dei più, quando questi erano assorbiti in quisquiglie di minor importanza; che agimmo e superammo ogni ostacolo, per portare in fondo anno per anno il nostro progr((mm(t, quando sembrava un sogno ; noi dobbiam esultare oggi di giusto gaudio, che le nostre idee hanno finalmente ottenuto il consenso della pub- blica opinione, in modo che oggi la nostra opera può essere meglio incor<(ggi((t<( e pih apprezzata dai lettori. Sicuri di questo e per soddisfare alle nuove esigenze della coltura colo- niale in Italia, specialmente per ciò che riguarda le questioni d'indole agraria, il nostro periodico esce con questo fascicolo doppio in nuova veste, con un maggior numero di ^9r///we e con un contenuto, che procureremo di rendere sempre migliore sotto t'aspetto scientifco, tecnico e pratico. Ed infatti, mentre si darà opera alla pìdddìcifzione di diversi maìiuali della, nostra "Biblioteca Agraria (Coloniale" già pronti e di immediato interesse per le mtstre colonie di dominio diretto, non saranno trascuntti gli articoli di pro- pag(tnda e di vidgarizzazione, le note e le memorie scientifche che il personale tecnico dell' Istituto e gli egregi corrispon- denti del periodico ci procurano con frequenza. In tal modo confidiamo che non solo sapremo conservarci l(( benerolenza e la stima dei nostri vecchi lettori; ma che jjotremo aumentare notevolmente ht schient dei nostri abbo- nati, onde sieno compcìisati i nostri sforzi, diretti a fornire all'ftzione colonnizz((trice dei nostri emigntnti e c<(])it((Hsti una letteratura degna delle nuove idealità coloniali Italiane. Firenze, 1^9 febbraio 191:^. Doti. Gino Baktolommei (Ìioli. Dott. OHEKTO MANETTI. PER UNA SOCIETÀ ITALIANA CHE SI PROPONE LO STUDIO DELLA LIBIA Una Società IfaUuìKC per lo studio della Liòia è stata fondata recentemente in Eirenze per iniziativa di Pasquale ViLLAEi e conta già oggi tra i snoi aderenti dei nomi illustri e noti tra coloro che da tempo si occupano in diverse maniere di cose coloniali. Scopo esclusivo dell'Associazione è quello di studiare la Lil)ia sotto i molteplici punti di vista, per cui la sco- nosciuta regione, unica tra quelle che bagnano il Mediter- raneo centrale ancor oggi chiusa alla civiltà, interessa scientificamente ed economicamente l'attività del popolo italiano. In una prima adunanza, alla quale presero parte spic- cate personalità come Fon. SoìfìfiN^o, l'on. Guicciardini, l'on. Franchetti, l'on. Martini, il dott. Bartolommei Gigli, il dott. Gino Orvieto, e molti altri, venne discusso ed approvato uno schema di statuto ed eletta una giunta esecutiva, alla quale fu dato l'incarico di costituire defini- tivamente rAssociazi(me e di dar opera all'organizzazione degli elementi essenziali per lo svolgimento degli scopi sociali. Sollecitate dalla Giunta esecutiva sono già state tenute riunioni ed adunanze per la costituzione di una completa 8 Per una Società Italiana che si propone lo studio della Libia Bihlio(/r((fìa refro.spettiv(i ycncrale delie reijioni della Libia e si è Tentilata la proposta di un Indiec hihUoffvaiìeo periodico, elle potrà tenere al eorreiite gli studiosi sulla produzione seientitìea italiana ed estera, elie viene pubhlieata sull'ar- goinento. Gruppi di speeialisti inline stanno formulando i rispettivi programmi di studio ed i progetti di massima, sec(mdo i (juali verranno eompiute es})lorazioni luetodielie dei territori, oggi rieonquistati dalle armi italiane e di quelli contermini od aventi eon essi caratteri di affinità. I fondi necessari a quest'opera vasta, seria e soprat- tutto altamente patriottica, sono costituiti essenzialmente dalle quote sociali degli ascritti alla Società. I soci si distinguono in Perpetui, ehe versano per una sola volt(( in due rate eguali L. òOOO, in Okdinajìt, ehe piagano L. 1000 aWalto della loro iscrizione e si impegnano per un triennio a contribuire con 100 lire all'anno, e tinalinente in Aggre- gati, che si impegnffììo per un triennio a contribuire con L. 100 all'anno. Esiste anche una categoria di soci Collaboratori, che, pur non essendo tenuti ad alcun contributo tinanziario, debbono prestar gnduitamente la loro ojtcra <(ir Associazione. Daremo in seguito altri e più ampi ragguagli sull'opera deir.\ssociazi(Mie: intanto cliiun(iue desideri di associarsi o di avere complete informazioni in proposito ])uò rivolgersi direttamente alla sede della Società, via Strozzi, 4 - Firenze. La somma fino ad oggi raccolta in poche settimane è di oltre (JO.dOO lire. La lù'dazione della liivist<(. 9 IGIENE DEI PAESI CALDI CAPITOLO I. Sommario. — Paesi caldi: Limiti geou^rafici e caratteri. - Cenni sugli elementi meteorici dei climi caldi. - Insaliihiità dei paesi caldi e sue cause. - Compito e campo d'azione dell'igiene. - Resultati. Sotto il nome generico di imesi caldi si è soliti intendere i paesi compresi in una larga zona limitata geograficamente dai due tropici del Cancro e del Capricorno, ai quali corrisjjondono presso a poco le isoterme di 23\ r E noto che la Terra, nella sua rotazione annua intorno al Sole, si presenta ai suoi raggi con una inclinazione che da 0" arriva fino a 23" 27' 24" di latitudine in un emisfero, per tornare quindi a 0° e raggiungere la stessa latitudine nell'emisfero opposto, ritornando ancora una volta a 0", e così via. Si determina così un apparente continuo movimento oscillatorio, di va e vieni, del Sole fra i due paralleli corri- spondenti ai detti gradi di latitudine, cioè fra i due tropici ; onde tutte le regioni comprese fra di essi hanno due volte all'anno il Sole allo zenith e, ])er tutto il resto del tempo, ne ricevono i raggi con una obliquità minima; ne consegue che esse ricevono anche una quantità di calore non solo notevolmente supeiiore alle altre, ma, soprattutto, pressoché costante; da ciò il loro appellativo di calde. I caratteri essenziali dei paesi caldi sono un clima costantemente caldo ed eccessivamente umido, ed una forte insalubrità, che rendono diffìcile e pericoloso il soggiorno in essi i^er gli uomini abituati a vivere nelle regioni temperate, quando non intervenga l'o])era dell'igiene. Forte luminosità, temperatura i^erennemente elevata, a deboli oscillazioni sì giornaliere che mensili, umidità eccessiva, giorni e notti di una durata quasi sempre uguale (circa 12 ore), stagioni in numero di due o quattro, determinate piìi che dalle variazioni termometriche, dall'alternarsi regolare di periodi di secchezza e di piogge, bassa pres- sione, intensa elettricità atmosferica; ecco gii elementi meteorici - che 10 Igiene noi esaniiiit'reiiio lapidanicnte - costituenti il clijiia della vasta zoua intertropicale: ad essi, per completare il quadro, aereni() un suolo che la ricchezza di sostanze organiche, dovuta alla lussureggiantissima vegetazione, rende i)ropizi() ai miasmi, ed una flora microbica, dispersa nell'acqua, nella terra, e i)robal)ilmente anche uell'atnuistera, che com- l^rende i germi di numerose e gravi malattie. L'appellativo di jm(?.sì caldi non deve però essere riservato esclu- sivamente a quelli compresi fra i troj)ici, ma de\e logicamente essere esteso anche a ({uei paesi che, essendo situati in diretta i>rossimità dei tropici, posseggono ugualmente un clima a temperatura elevata. Vengono così ad aggiungersi alla zona intertro])icale due altre zone contigue più ristrette dette pretropicali, che arrivano fino alle isoterme di 15" e non hanno un contorno ben regolare, ma non oltrepassano il 36" parallelo a nord, ed il 32" a sud. Anzi, secondo alcuni autori, sono queste due zone pretrojjicali che dovrebbero chianuu-si calde, mentre che la zona centrale, intertropicale, dovrebbe essere detta zoua, torrida. Eiìettivamente, il clima presenta notevoli e molteplici «litterenze nelle varie z(me, onde è logico distinguerne tre tipi ])rincij)ali: clima equatoriale, clima troi)icale, clima pretropicale. Ai)partengono al clima equatoriale i paesi compresi in una larga zona mediana, che include l'equatore ed è limitata dal .1" parallelo sud e dal 12" nord (Sudan, Guinea, Somalia, iJenadir, parte del Congo, Sumatra, liorneo, Cocin. cina, gli Stati settentrionali del Sud America, ecc.). Al clima tropicale appartengono i i)aesi, a nord ed a sud dei primi, compresi lìa i detti paralleli e i tropici, [)er quanto, in realtà, non si i»ossa stabilire uiui distinzione geografica così netta (Indie, Siam, Tonchino, Giava, Senegal, Eritrea, Madagascar, America Centrale, Stati centrali del Sud Ame- rica, ecc.). Al clinui pretroi)icale infine api)artengono i paesi situati nelle zone pretroi)icali, «piali, ad esemi»io, tutta la costa mediterranea oteiido ra^-^i ungere anche 15" e 20" (24" al Sudan: 12" al mattino e 36" a mezzogiorno). Sono invece molto più deboli nella stagione delle piogge (media di (>"- 7"), durante la quale le coiidizi«tiii atmosferiche sono quasi le stesse che all'equatore. Nelle regioni pretroi)icali la media annua scende a circa 20", con una media massima di circa 2.")" ed una minima di 12"- 15" e delle variazioni si diurne che mensili considerevoli. Le ditterenze estreme possono i)ure essere molto forti. Le cifre riferite non xjossono dare, naturalmente, che lufidea generale, approssimativa del comportarsi della temperatura nei ])aesi caldi, spesso molto differente da luogo a luogo, in una stessa zona, in rapporto alla speciale topografia della regione. Senza entrare in eratnra, clie è meno elevata e più costante nelle isole e sul litorah' che airinleiiio. I \v\\\\ pei' lo più abbassano la temi)<'i-atuia : «pudli ])ro\-enient i dai deserti p«»ssono invece aumentarla, talvolta in grado note\'ole. Le eoii-eiiti marin«', trescli»' o calde, mo«lilicano analogamente la temperai nra delle coste \i<'ino alle «piali i)assano, ecc. riiiidìtii. — È eccessiva «jnasi dovumpie nei paesi cahli, il caldo nmi«lo essendo la regola ed il caldo asciutto l'eccezione, che si avvera solo, in determinate e]»oche, in «jut-i i)aesi ai «pndi la vicinanza dei deserti comunica i>eriodi «li siccità, a«l «'s. : nel S«'negal, il «ni clima è inlinenzat«) dal Sahara e nella part«- occidentale «h'H'Australia, «love del paesi caldi 13 si trova il gran deserto di Vittoria. Anche in questi paesi però l'aria contiene, durante la stagione asciutta, altrettanto e più di vapore d'acqua clie l'aria dei nostri paesi durante l'estate. La capacità dell'aria i)er il vapore d'acqua cresce con la tempe- ratura, e se si pensa che a 30", un metro cubo d'aria i)uò contenere trenta grammi d'acqua, si può immaginare l'enorme quantità di vapore acqueo che si trova contenuta nell'atmosfera tropicale. Lo stato igro- metrico è massimo e rimarcabilmente costante all'equatore, dove l'umi- dità relativa oscilla dal (>6 al 98 per cento, cifre veramente enormi, con una tensione del vapor d'acqua notevolmente piìi alta (da 20 a 28 millimetri). Allontanandosi dall'equatore l'umidità si mantiene sempre elevata, benché un po' in minor grado, ma presenta delle considerevoli variazioni mensili e soprattutto stagionali: ugualmente si comporta la tensione del vapore acqueo. L'igrometria è special- mente alta nelle regioni marittime a causa dell'attiva evaporazione alla superficie delle acque provocata dall'alta temperatura. Abbastanza frequente, soprattutto durante la stagione asciutta, alla mattina, è la nebbia dovuta, come è noto, alla condensazione del vapor d'acqua per il raffreddamento notturno, e favorita dalla vici- nanza di corsi d'acqua e di foreste. Essa è talvolta tanto forte da resistere al calore solare fino ad ore inoltrate del mattino e anche tutta la giornata. Stagioni e piogge. — Come ho già detto, nei paesi tropicali le stagioni sono deternunate dall'assenza o dalla caduta delle piogge, che si susseguono ad intervalli ben determinati, piuttosto che dalle variazioni della temperatura. Le piogge infatti non avveitgono come nei climi temperati in tutte le stagioni e iirincipalmente quando la temperatura è più bassa, ma si presentano regolarmente a periodi fissi che coincidono con le temperature più elevate, onde tali periodi prendono il nome di stagioni delle piogge o calde. Per opposizione si dà il nome di stagioni secche o fresche ai periodi nei quali le i)iogge mancano affatto o sono scarse e rare e nei quali il calore è meno forte. Nelle regioni tropicali e pretropicali si hanno due sole stagioni, una delle piogge e una secca; esse coincidono con la nostra estate e col nostro inverno per le regioni situate nell'emisfero nord e vice- versa per quelle situate nell'emisfero sud. Avvicinandosi all'equatore, la stagione delle piogge viene interrotta da un breve periodo di siccità e quella secca da un breve periodo di piogge; si hanno così quattro stagioni: una grande ed una piccola stagione delle piogge 14 If/iene )'(! ima «ii-aiide e una piccola stagione secca. All'equatore le piogge sono (juasi continue, essendole due stagioni secche ridotte estremamente. Credo o]»]yortuno, a questo punto, aprire una breve i)arentesi per dare poclii cenni sulla causa astronomica di un simile comportamento delle i)iogge, come ]mre degli altri elementi meteorici dei climi caldi. Questa causa consiste nel già ricordato a])|)arente movimento oscil- latorio del Sole da un tropico all'altro, e nel conseguente suo passaggio, due volte all'anno, allo zenitli di tutti i luoghi fra essi compresi. Tale ])assaggio non intluisce soltanto sulla temperatura, ina anche sull'igro- metria, la quale raggiunge a])punto i suoi massimi gradi durante di esso. Infatti l'intenso calore determinato dai raggi solari cadenti a ]ùoml)o, i)rovoca una fortissima evaporazione delle acque e l'accumulo di una enorme quantità di vapore, la quale, stretta dai venti alisei che, provenendo dalle regioni polari, la premono da nord e da sud in senso contrario, e accresciuta dalla considerevole .somma di va])ore che questi ajiportano e respingono verso l'e(puitore, forma come una larga striscia di spesse nubi {cìoucl-ring degli inglesi, pot-aii-nnir dei francesi), che circonda la terra a guisa «li un immenso anello per l'estensione di circa 10 gradi e che accompagnando il Sole nel suo movimento, riversa sulle regioni che successivamente ricuopre, insieme al calore solare, delle piogge frequenti e abl)oiidantissime, spesso tico a permettere all'atmosfera e al sii(»lo di liberarsi comph^tanieute dalla grande iiia-;sa di \apor d'a(;(pui clic contengono: la temiKTatnra e riiiiiidità sono dumpie pcniiant'iitcmciitc molto ele- vate e costanti, e le i)iogge quasi continue, essendo notevolmente raccorciate le due stagioni ascintte. Allontanandosi dall'equatoi-e, la distinzione fra le «Ine stagi«)ni piovose e le i«-i, a «-ausa del ra\ \ icinainento «l«'i «lue passaggi «lei Sole allo zenitli, la pic«'ola stagi«)ne secca va «liventando seinpr»' più hicv»', lin«*lie le «Ine stagioni dell»' piogge si uniscono e f<)n«lon<» in nna sola, mentre la stagi«)n«' s«M'(a di\'«'nta ugualmente nni«'a «• i>in Innga, i)«'rdnian«lo tntt<» il feinp«) «lit- il Sol«' inipi«'ga p<'r dei paeni caldi 15 raggiungere il tropico opposto e tornare indietro. Ne deriva che, mentre al tropico nord si lia la stagione delle piogge, a quello sud si lia quella secca, e viceversa. Si è visto che nelle zone che hanno due stagioni delle piogge, l'una è lunga, l'altra breve; la ])rima avviene quando il Sole passa al loro zenith i:)rovenendo dal sud, l'altra al suo ritorno da nord; la ragione di questa differenza di durata sta nella predominanza dei mari nell'emisfero sud, onde il Sole andando da questo emisfero all'altro porta con sé un clond-ring piìi spesso e piti denso e che verserà quindi una maggior quantità di piogge. Quanto alla diversa durata delle stagioni secche, essa è deter- minata dalla ineguaglianza degli intervalli - ai quali esse corrispon- dono - fra i due passaggi solari allo zenith dei vari punti compresi fra l'equatore e i tropici. Le regioni dell'emisfero nord hanno la grande stagione asciutta mentre il Sole va verso il tropico opposto e la piccola mentre va verso il tropico omonimo: analogamente suc- cede per le regioni dell'emisfero sud. Ne consegue che durante la grande stagione asciutta soffiano gli alisei provenienti dallo stesso emisfero; durante la piccola gli alisei provenienti dall'emisfero opposto. Elettricità atmosferica. — Gli uragani e i fenomeni elettrici sono ft-equenti nella stagione delle piogge e soprattutto al loro inizio o verso la fine: essi aumentano di frequenza e di intensità avvici- nandosi all'equatore. Nei giorni fortemente burrascosi, e specialmente nelle ore che precedono la pioggia (che cade per lo più nel pomeriggio e alla sera), lo stato atmosferico esercita una spiccata intìuenza su tutto l'organismo ed in particolar modo sul sistema nervoso, provo- cando una profonda depressione fisica e intellettuale. Sono general- mente delle giornate con un cielo nuvoloso, chiuso da ogni parte da nubi scure e minacciose, nelle quali l'assenza di ogni alito di vento dà alla natura una immobilità pesante, una calma che sente tutto il furore della tempesta imminente, interrotta solo di tanto in tanto da un rumore prolungato di tuoni e da un balenar di lampi: il termo- metro non segna più di 33"- 35" centigradi - temperatura sopportabi- lissima a cielo scoperto -, ma l'aria è cosi satura di umidità, così, direi quasi, imbevuta, impregnata d'acqua, così carica di elettricità e grave, che veramente ne sentiamo il peso oi>i)rimerci su tutta la superficie del corpo: nei più piccoli movimenti, nell'immobilità stessa, il sudore fuoriesce (copioso da tutti i pori, e la mancanza di ogni soffio d'aria e l'umidità enorme ne impediscono l'evaporazione, sì che IG Igiene si ha ritenzione ed accuniulo di calorico, oppressione del respiro, cefalea sojjrattutto a carattere gravativi), sonnolenza, tin-pore generale. Bisogna che l'uragano scarichi tutta la sua elettricità, che la pioggia cada violenta, rinfrescando e puritìcando l'aria, che il vento scacci le nubi e rischiari il ciclo, perchè l'organismo esca dal suo turbamento e ritrovi il normale e(piilibrio. Pressione barometrica. — È in media più bassa che in Europa; le sue oscillazioni sono minime, quasi trascurabili all'equatore, ma più accentuate ai tropici soprattutto durante gli uragani, che possono deter- minare delle depressioni perfino di 20 millimetri. Venti. — Il clima tropicale, con la sua alta temperatura, l'umi- dità eccessiva, la forte tensione del vapore acqueo, l'intensa elettricità atnuisferica, la pressione barometrica più bassa, non sarebbe soppor- tabile, se i venti non ne temperassero gli effetti, attivanih) l'evapora- zione cutanea e diminuendo l'uiuidità dell'aria. L'aereazione ha certo uiui notevole influenza sul grado di salubrità di una regione, e da alcuni si consi\ano le niigli«tri «•«»ndizi«)ni «li \"ita), è in «luesti elie son«i esclusiva- ni«Mil<) o pr«'valentemente diffuse dette malattie, non soh». ma la loio distribuzi«)ne geografica «• rigorosamente eonispoinlente alla distribu- zione geografica «Ielle spe«'ie m«'(Iesime: «■ «l«)v«' <|U«'ste mancano, man- «•an«» altresì le malattie eli<' liaiiiio in «'sse i xcieoli «li pi<»pagazi«>iu' «• «li diiriisione. Da (piant«) si «• «lett«> appai-e «iniiidi «•liiai«> «-Ih' il «•lima agisce «'om«' «•oellieeiite «T insalnhrit à in (|uanto |>ermetle e ra\«)risce la vita «li «pU'i g«'rmi «die s(»iio causa delh- malatti«' «• «legli insetti «die le trasmett«ui«». Non «h'v«'si c«>ii ciò ritenere «dii' il «dima, di per s«'. non eserografìche simili, e che risentono perciò in ugual modo l'influenza del clima, presentano le medesime condizioni sanitarie. 3" In uno stesso paese le condizioni di salubrità possono presen- tare variazioni marcatissime, secondo che sieno o no eseguiti i lavori di risanamento e prese le misure profìl attienile consigliate dall'igiene, benché, evidentemente, prima e dopo, l'influenza del clinm perduri uguale. È soi)rattutto nelle condizioni proprie del suolo e delle sue a<*que, le quali condizioni, insieme a quelle clinmtiche, permettono la vita dei numerosi germi che vi abitano e di quelle specie di insetti che abbiamo visto essere gli ospiti intermedi necessari di molti fra essi, che risiede il i)ericolo maggiore. Non tutti i microrganismi sono, fortunatamente, patogeni; alcuni di essi anzi esercitano una benefica influenza, trasformando l'azoto organico e l'ammoniaca in nitriti e nitrati che vengono assorbiti dalle piante; altri sono semplici saprofìti e non costituiscono, tranne eccezionalmente, un pericolo per l'uomo; ma, accanto a ({uesti, sono purtroppo frequenti dei germi temibilissimi, quali i germi «lei tetano, della suppurazione, del tifo, del carbonchio, del colera, ttita (► ixutata alla bocca dalle mani s])()rche, oi)i)ure anche per mezzo di punture e morsi di animali: è oramai di conoscenza comune la part<' clic spetta ai to[)i e alle pulci nella diffusione della peste. Dagli uomini e dagli animali malati i germi e i parassiti tornano poi al suolo per mezzo delle escrezioni (sputi, escrementi) o i)er mezzo dei cadaveri. Si stabilisce così un circolo continuo che manticTie attive le cause delle malattie, ma che però, fortunatamente, l'igiene sa e l>iiò rompei<'. ]'] utile ]»recisare maggiormente ceratiira media di luglio di liti" e quella di gennaio di ><" ti'. La media teini)era(ur.i minima è di — 0" :i' e la media tempor.itura maBsinia di 41" 1'. — RosTEU: Olimatolorjia dell'Italia, [lag. ".•:i4. (3) D.ii dati dell'Osservatorio Meleoiolottico di Modica, diretto dal prof. Lancetta I'. dal 1!*76 al 187Sf, mi risulti! che la nu.dia di piofijiia caduta in iiuejjli anni è di 4'.t:J iiun. (4) Le cave sono delle valli di erosione profondo e caratterieticlie scavate nel calcare miocenico. (5) Il fiume di Modica (Motucanus di Tolomeo) e formato dalle ac«|ue residuali raccolte nelle cave nelle ipiali soij;e Modica, e, passando por Scicli, slioccn nel Mare d'Aliica. (li) Modica 9i distende lungo tre cave conlluenti (piasi nel mezzo della città. I fondatori di Modica iireferii'oni) queste gore alle tiliertose e lieto pianure deiralto]iinno, ii])pnnto per essere vicini alle sorgenti dell'acqua. Foraggi estivi per climi aridi 25 Ci troviamo, in altri termini, in una di quelle regioni ove assurge a grande importanza lo studio dei sistemi cultural i a secco, qui perfettamente ignorati. Una stagione arida lunga sei o sette mesi, una temperatura abbastanza elevata in questo i)eriodo, la natura stessa del suolo poco profondo e con sottosuolo di roccia calcarea, sono cause principali, sufficienti per spiegare perchè dal maggio all'ottobre, al novembre anche, qui manchi ogni vegetazione erbacea; perchè troppo frequentemente non possano eseguirsi, se non con molto ritardo, i lavori delle semine d'autunno, e perchè vengano in questa stagione a mancare ordinariamente i pascoli. Di tali condizioni risente qui, e moltissimo, l'industria del bestiame in generale e dei bovini in ispecie; essi infatti son costretti a nutrirsi, per un sì lungo i^eriodo, del seccume delle restoppie e di qualche artico succolento e poco nutritivo di fico d' India. Ciò causa il depe- rimento visibile addolorante del bestiame dal maggio in ijoi, depe- rimento che reca danni considerevoli alla produzione della carne e del latte, ai lavori autunnali e alla razza stessa. Infatti la produzione del latte in questo periodo si riduce ad un quinto dell'ordinaria produzione, e molto spesso cessa addirittura, mentre è un fatto indi- scutibile che la vacca modicana è una delle piìi lattifere (1) e i latti- cini sono tra i piìi squisiti. In questa stagione cessa la macellazione dei bovini modicani, poiché, al sopraggiungere dell'estate, essi perdono tutta la loro flori- dezza e diminuiscono fortemente di peso, divenendo così magri e sparuti, che il peso della loro carne, malgrado il prezzo elevato di ven«>i estivi, atti ad utilizzare l'acqua meteorica immagazzinata nel suolo nel periodo delle i)iogj>e. Del resto il probleimi dell'agricoltura a secco non è più una speculazione o una teoria die interessi (piesto o (]ue] coltivatore, o la coltivazione
  • er la scarsa quantità «li })iog'gia che vi cade annualmente (L). E l'argomento inte- ressantissimo (1*) dei metodi di coltura in climi aridi, a parer mio, non ])uò venir dis<*omi»agnato dall'altro argomento, con cui si completano a vicenda, dvW ardi mas Ione di npccic regctali 2)ik adatte a questi elimi. Questa Stazione Sperimentale i)reoccu])andosi del grande bisogno <*lie (pu'sta regione lia di foraggi estivi per l'imlustiia dei bovini, oltre ad una serie di ricerche sul dry farminf/ locale, ne ha iniziate varie altre allo scopo di acelimare qui specie vegetali con forte ])otere resistente alla si<'cità estiva. (Queste es])erienze iìnora lianno dato i-isultati dai (piali è lecito trarre argomento di conforto, e tali da far s})erare bene per questa iiulustria che jxjfrebbe divenire in breve tempo ricca e rigogliosa. Riferisco (pii brevemente i risnltati avnti finora dalle es[>erienze di acclimazi(Uie eseguite sopra un'erba foraggera delTAiistralia extra- ti()i)icale, allo scopo di segnalarla all'attenzione dei coltivatcni e degli allevatori, riserbandomi di dare presto i risultati di varie altre ricerche ancoi'a in corso, LMemetto, anche per cogliere l'occasicme di fare i i)iù vivi ringra- ziamenti, che dal Direttore dell'Istituto Agricolo Coloniale mi furono g«Mitilmente forniti alcuni semi di foraggi estivi tra cui le \aiietà di (1) In uno l'ircoliiro roceiito dell'Istituto Iiitern&zionalc d'Agricoltura sui si.stoiui di cultura nei piietii a «limi aridi, ó :icce:iniito al fatto clic (juasi il ."ir)",, delle tono omerHe posHono cousidcrnrei aride perchè ricevono aniiunlniente meno di 500 inni, di pioggia. (2) Il Congresso d<-l tini far mi ni'oBsiiiiaBta<;ii>no seccH.sarrtannPsson questa Stazione d'Arclimazione di foraggi ertivi mio tttalloiie d' iugraA»aiiieiito, utilizzando i foraggi qui acclimatati tra cui l'Atriplex. I risaltati verraiuio resi pnblilici. 29 Una stazione sperimentale per le irrigazioni annessa alla Facoltà di Agronomia di Buenos Aires Sommario. — L'importanza dell'irrigazione nell'Argentina - Le istituzioni di Idraulica Agricola sperimentale - La stazione sperimentale annessa alla Facoltà di Agronomia di Buenos Aires. Da qualche anno a questa parte il governo argentino dedica non poche cure alla soluzione dei problemi idraulici nelle varie province l)er mettere l'industria agricola nelle migliori condizioni di sviluppo. Sono già numerose ed importanti le opere di bonifica e di irriga- zione di cui è dotato il paese; basta ricordare la vasta rete dei canali di scolo nel sud della provincia di Buenos Aires, che bonificano una estensione di quasi sei milioni di ettari; basta dire che il paese già conta oltre 700. OOO ettari di terreni irrigui e che, secondo i pro- getti e studi fatti, per introdurre l'irrigazione in varie zone della Repubblica, non sarà minore di 2.500.000 ettari l'estensione di terra, che potrà essere favorita dall'acqua. Si lavora dunque febbrilmente in questo cani]>o; però noi crediamo che non basti preoccuparsi di aumentare le zone irrigue offrendo acqua abbondante agli agricoltori; è necessario insegnar loro il sistema più razionale di usare questo importante elemento di ricchezza perchè non dobbiamo dimenticare che l'irrigazione è un'arma a due tagli che può danneggiare chi la usa senza criterio sufficiente. Possiamo chie- derci: come si è praticata e si pratica l'irrigazione nelle zone sino ad ora favorite dall'acqua? Risponderemo a questa domanda trascri- vendo testualmente ciò che dice un autore di cose agrarie qui assai noto, il Dott. Bialet Masse, in una sua monografia Ul riego en loH altos (le Cordoba: « In verità non hanno i nostri agricoltori una « idea neppure elementare di ciò che sia l'irrigazione; da ciò dipende « il fatto che si lasciano facilmente trasportare a ciò che giustamente « egli chiama la ubriachezza dell'acqua ». L'irrigazione costituisce un'arte pivi diffìcile di quanto si (Teda. Per ottenere da essa buoni risultati, dice il nostro distinto idraulico l'ing. Raffaele Pareto, è necessario esser maestro dell'acqua; ma dob- 30 Una stiizione sperimentale per le irrigazioni biaino purtroppo riconoscere che fra questi agricoltori non abbondano certo elementi di tal natura. !N^ei paesi d'Europa dove l'arte d'iniiiare i campi lia rag«;iunto il ma^'^ior .ura'lo di perfezione, la pratica secolare lia i>ermesso risol- vere tutti i pioblemi relativi all'irrigazione e alla conduzione delle \ist.i j)aiv.iale del Lalioratoiio di IdrauluM Agricola. ac[iic; !<■ ir)/.i(»iii si tr.is;uetti)iii» di palic in liglii», i iiU(»\i copiano i vecclii, in tal mollo si caiiiiniiia sopra una \ia sicura ed i risultati sono, sotto tutti i punti di \i-;ta, aMiuiiics oli. Nei pa('>i nuo\i. nulla di lutto (pu'slo; (pii regna l'empirismo ed il criterio ])ers(»nalc, si eainiiiina a tastoni ed a-;sai spesso si cade in errore. VV neeessaiio delincale una \ ia cIm* serva di guida ai volon- annessa alla Facoltà di Agrononiia di lixeiios Aires terosi, che metta gli agricoltori di (lueste nuove zone irrigue in con- dizione di sfruttare nella forma migliore questo importante elemento di ricchezza, che si pone nelle loro mani. 11 nostro compianto ingegnere idraulico Cesare CipoUetti, da cui tante e tante belle oi)et'e e progetti ha ereditato questo paese, racco- mandava nella sua anunirabile memoria sul Regime idraulico e la irrigazione del Hio Negro, la creazione di stazioni sperimentali desti- nate a studiare nella zona i principali problemi relativi alle coltiva- TSNpEEMmfipPSICQ^^ ^' Vista parziale del campo sperimeutale per le irrigazioni. zioni ed alT irrigazione, per olfrire ai futuri colonizzatori di quelle contrade dati sicuri per l'esercizio della loro industria. Passarono molti anni, e, non ostante siansi già iniziate le opere destinate a realizzare il suo genialissimo progetto, siamo oggi quasi ancora allo stesso punto e non possiamo dire quale sarà l'indirizzo dell'agricoltura in (pielle zone che saranno conquistate al deserto. * Uno dei problemi che in materia di irrigazione interessa mag- giormente risolvere è quello che si riferisce alla quantità di acqua necessaria per l'irrigazione delle varie piante. 32 Uiui atazione speri me nt ah' per le irrij/azioni Tutti gli ingeiiiieri idraulici che lian progettato o devono pro- gettare oi)ere irrigue, trattando questo cai)itolo tbiidanieiitale. clie è la base ])er deduzioni di cai)itale ini])ortanza, avvertono la mancanza di dati positivi al riguaido. P.asta esaminare le menioi-ie relative ai vari progetti ]»ei' constatare la ditìerenza di opinicnii; i metodi di K-^ Molino a vento, i)oni|(a, motore e deposito ]ier l'aciiua di irrigazione. deduzione seguiti sono assai distinti ed i risultati |>rati(*i non semi)re soddisfacenti. Il prof. Cai'penter, della scuola speciale per le irrigazioni stabilita in I''orl-('ollins (Coloracbt-Stati Tniti), do|i(» una lunga serie di esjte- rienze pei- m«'Zzo d«dle (piali si ])roponeva determinare ciò die lui chiama «la i)otenza deirirrigazione >>, conclude il s;;o inlercssai'tissimo annesfia alla Facoltà di Affrotiomia di Buenofi Aires 33 studio (lichiaraiirto che i risultati da lui ottenuti non possono essere ai»i)licati se non alla regione, in cui furono fatte le esperienze. Lo stessei i)U(> ri])etersi per «ili studi dei i)iù famosi sperimentatori del veccliio numdo. Le classiclie esperienze di Kcinig, di Hervé-Mangon, di Marie-Davy, di Risler, di Lawes e Gilbert, non possono dunque VS0 Adacquatrice principale e ripartitole centrale. esser considerate se non come modelli degni di essere imitatile copiati, ripetendo le esperienze stesse nelle diverse condizioni di suolo e di clima. Sono, in altre parole, necessarie esperienze locali per il rapido e sicuro sviluppo di nuove zone irrigue, occorrono istituzioni appropriate e soprattutto un jìersonale espressamente preparato per tale scopo. L'Agrkoltiira Coloniale. Anno VI. 3 34 Una stazione sperimentale per le irrigazioni * * * La scuola siicciale \)i'v le iriijuazioni di Fort-Collins ne^li Stati Uniti, j»ià menzionata, e la Keale Seuola Unjìlieiese di ini|)iej>ati di Idraulica Aj>TÌcola in Kassa, sono due istituzioni, forse uniche al mondo, che pei benefici che olirono ai loro rispettixi paesi dovreb- bero esser jìrese in seria considerazione. Senza entrare in dettatili relativi alla organizzazione di (iuest<* istituzioni, diremo che la Scuola Un<ìherese ha sopra ojini altro lo scopo di creare professionisti specializzati per la direzione di lavoii idraulici in generah': irrigazione, prosciugamenti, difesa di fiumi, ecc.; gli alunni che escono da (jucsta scuola hanno una collocazione innnediata e si può dire che quasi la scuoh» n(m ne i)rodnce abbastanza per la neces- sità del paese. Un'istituzione analoga apporterebbe certo in (|ualunque paese benefici incalcolabili. La Kepubblica Argentina, che deve alla soluzione dei problend idraulici molta della sua ])rosperità futura, doveva preoccu])arsi della cosa ed è per questo che si pensi» sin (hillo sccu'so anno alla fonda- zione di una stazione sj)erinientale per le irrigazioni annessa alla Facoltà di .agronomia di IJuenos Aires, af1i(H('hc () ])iose di larghezza variabile da uno a tre metri per fare 36 Una stazione sperimentale per le irrigazioni «^s])eriiiu']iti sul sistema di irrijiazioiie per filtrazione e vedere (per quella data specie di terra) quale è la larghezza più convenieute delle l)orclie perchè l'acqua, somministrata per mezzo dei solchi divisori, si distribuisca uniformemente su tutta la superfìcie, Nella sezione ^ infine Paratoie fisse e ))Oitatili. Irriir^zione del maiz. si prati<'lierà il sistema di irrigazione i)er solchi, appro])riato per le colture sarchiate. E' inutile dire che il caiu]K) «■ dotato'di una rete di fossetti di scolo iu modo da ])cnnettere la rapida uscita delle accpu' in caso di forti piogge. Come completamento del cuiiiim) vi è una serie di cassoni e di vasi per esjjerienze delicate dove sia i>ossil)ile ogni minimo controllo. I cassoni sono senza fcmdo, interiati di un metro (juadrato di super- annessa alla Facoltà eli Agronomia di Buenos Aires 37 ficie ognuno; sono in numero di 18 ed ubicati nel punto i; i vasi, espressamente costruiti per evitare l'evaporazione laterale, e disposti in modo da poter calcolare la perdita di acqua giornaliera per pesata, sono ubicati in apposita tettoia nel punto M. Da oltre un anno seguo con interesse lo svolgersi delle numerose esperienze intraprese; sono molti i dati finora raccolti, ma il tempo mi ha impedito di riunirli e coordinarli per offrire un primo contri- buto della attività di questa istituzione clie segna un nuovo grado di progresso per questa Facoltà e che a parer mio merita essere conosciuta anche al di là dell'Oceano. Dott. Marcello Conti Professore ili Idraulii-a e Meccauica Agricola della Facoltà di Agronomia di Buenos Aires. LA"DEFENSA AGRICOLA" DELLA REPUBBLICA ARGENTINA Spetta alla Repubblica Argentina il merito indiscutibile d'essere stata la prima nazione dell'America del Sud che, per leggi speciali, creò la Defensa Agricola. E' da notare che queste sterminate e fertili pianure solo conob- bero qualche inizio di proficua agricoltura molti anni dopo la conquista spagnuola. I conquistatori per moltissimi anni si limitarono a trarre profitto delle ubertose praterie naturali per mezzo di una pastorizia rudimentale, e fu solo verso la metà del secolo scorso che, per opera dell'emigrazione italiana, sorsero i camiìi di cereali, le praterie arti- ficiali, i frutteti, le coltivazioni industriali, che presto raggiunsero un incremento notevole e che ora progrediscono con una velocità fenomenale. Però se l'agricoltura trovò qui ottime condizioni di clima e di terreno, trovò anche nemici terribili, che fin dal principio costituirono una minaccia seria e continua non solo al necessario progresso, ma alla sua stessa esistenza. Basta citare che le cavallette e le formiche nere, seri e perenni flagelli delle nostre campagne, hanno divorato milioni e si dovettero 38 La « Defensa Agricola » organizzare dei veri eserciti per limitare la loro straordinaria molti- plicazione. La lejiji'c clic creò la Bcfenm Agricola fu dunque una necessità sentita. Ad essa s'affidò la ditesa dell'a*iricoltura, orjiani zzando i lavori in una maniera tale, che potessero risultare realmente ettìcaci. Più tardi, coli' introduzione di numerose i)iaìite esotiche, di semi, tuberi e frutti d'ojiiii j>enere, ci pervennero anche numerosi parassiti che, non curati a tempo, presero presto uno sviluppo tale da minacciare seriamente non solo il progresso, ma la stessa esistenza di coltivazioni speciali. Fu allora che con un'altra legge del Parlamento Federale si am])liai()no le attribuzioni della Defensa Agricola^ e, sotto l'abile ed intelligente direzione del dott. Giovanni Ortiz de Rozas, si riorganizzò la istituzione sopra basi razionali, si creò una sezione agronomica chiamata Polizia dei Vegetali, più specialmente incaricata di stuiù minacciati, ed una riserva formidabile si ti(»\;i concentrata nella capitale federale. Possiede anche un labo- ratoric» me<-canico pi'r le ri[)arazioni del materiale deteriorato durante la campagna e i»er costruire tutti (piegli ai>parati, che non si trovano nel ((timnerci»». della Repubblica Argentina 39 La legge .stabilisce elie gli impiegati della Befertm Agricola possono cliiedere l'aiuto della forza pubblica per far compire rai)idamente le loro determinazioni e possono anche far uso gratuito del telegrafo e delle poste per comunicare le vicende del servizio. La Direzione Generale pubblica un Bollettino mensile, molto ben fatto, col quale si fa conoscere al paese i lavori effettuati durante il mese, il movimento del personale in campagna, il movimento del mate- riale e del denaro ricevuto dal Governo e gli ordini impartiti ai diffe- renti impiegati. Contiene delle carte geogratìciie della Kepubblica, nelle quali sono marcati scrupolosamente i punti occupati dalle cavallette e le linee che seguono nelle loro marce d'invasione e di ritirata. Come appendice si pubblicano articoli popolari sulle malattie delle piante per istruire le popolazioni rurali su tanta importante questione. Partendo dall'idea che per combattere efficacemente i nemici delle piante, bisogna lavorare d'accordo in tutta la regione minacciata, tanto le leggi che i decreti clie le regolano obbligano, sotto pena di severe multe, tutti gli agricoltori di distruggere i parassiti nel modo e nelle forme che indicano gli impiegati della Defenm. Agricola. Nei rari casi, nei quali questi lavori non si fanno a tempo o non si effet- tuano bene, vengono immediatamente eseguiti dagli impiegati della Defenna e per conto dell' infratt ore, il quale, dopo un giudizio sommario, paga la multa e tutte le altre spese. La legge stabilisce che gli impiegati della Defensa i^ossono penetrare nelle proprietà rurali, tanto i^er ispe- zionare le coltivazioni che i lavori che si tanno per combattere i loro l)arassiti. Tali ispezioni sono periodiche, e, secondo le località e le stagioni, si ripetono con nmggii'f>d(ìtti, che pro- vengano da località dichiarate infettate. I piìi importanti stabilimenti d'arboricultura lian già costruito delle camere per la disinfezione delle piante che vendono, e la Defema Agricola possiede numerose camere, in determinate stazioni ferroviarie, dove si disinfettano le piante dei particolari e dei piccoli orticultori. Queste disinfezioni sono fatte sempre sotto la immediata sorveglianza della Defensa, la quale poi rilascia il corrispondente certificato. Le imprese di traspe/en,sa Aiirlcoln, si è disposto che tutto il personale dev'essere tecnico, formato cioè d'ingegneri e d'agronomi, allo scopo plausibile d'ottenere migliori risultati della Repubblica vicina. Annotate firn qui le princii)ali disposizioni legali ed amministrative che reggono la Defensa Agricola Argentina, passo a tracciare som- mariamente come i funzionari di ltori della localit.Y invasa l'immediata distruzione del flagello (piaga) alato con tutti gli eleinenli di eui essi dispongono e con (pu'lli elle, gratuitamente, prestano i depositi della Defensa. La giienii iille ea\allette è olìhligatoria per tutti i possidenti dei terreni in\asi; nelle stiade e piazze pubbliche devono eombattere i eoiiinni, nelle \ ie pro\inciali i governi delle i»ro\ inee, ed in (|uelle della BepuhhVwa Argentina 41 nazionali, come anclie nei lidi, nelle spiagge e nelle piazze (l'arnii, il Governo Federale. Qnando si nota l'arrivo delle cavallette si procnra d'impcMlire che qneste scendano nei giardini, negli orti, negli albereti di valore; le popolazioni tutte s'aftrettano a produrre fumo con ogni genere di combustibile, a fare dei rumori assordanti con quanti ordigni trovano a portata di mano, ad agitare continuamente banderuole d'ogni forma e d'ogni colore. Se l'invasione arriva di notte o di sorpresa, coi primi albori si fa di tutto per scacciarle dal seminato, e spesso si riesce. Generalmente le cavallette, per fecondarsi e deporre le uova, scel- gono i viali ed i terreni privi d'erbe. Durante la copula è facile distruggerle, specialmente di notte e nelle ore piìi fresche del mattino. Si adoperano degli speciali correggiati di fili di ferro (palmetasj , delle pale, delle robuste frasche, dei sacchi bagnati o con terra, dei rulli e degli erpici speciali di ferro o di frasche. Le cavallette alate, quando piove o fa freddo, si riparano negli alberi; per distruggerle si fanno cadere in grandi lenzuola, distese sotto, e poi s'insaccano e si seppelliscono in apjjosite fosse (enterratorioj. Quando non fu possibile distruggere le cavallette alate, è naturale che, dopo la copula, queste depongano le uova nel suolo. La deposi- zione ha luogo a una profondità che varia dai 5 ai 10 centimetri e queste sono aggruppate e cementate in ammassi simili a cannelli (canulos). Ogni cannello è formato da 50 a 100 uova, ed ogni femmina depone vari cannelli. I posti delle deposizioni di uova (desovos) vengono marcati con picchetti. Il periodo di incubazione è molto variabile nell'Argentina: data la variabilità del clima e l'estensione e natura del suo territorio, g-eneralmente va dai 20 ai oO giorni; di modo che v'è tempo per distruggere le covate. Secondo le circostanze, la distruzione si fa con pale, con picconi o con aratri; a volte si portano, con lavori super- ficiali, le uova alla superficie perchè si secchino ed a volte, con lavori profondi, si sotterrano a 25-30 centimetri, da dove non potranno uscire le piccole cavallette che nasceranno dalle uova. L'estensione del paese e la scarsezza della popolazione rurale, soprattutto nelle regioni dedicate alla pastorizia, son cause ineluttabili che c'impediscono di distruggere a tempo le cavallette volatrici e le loro covate e perciò avremo sempre le nascite delle nuove generazioni. All'apparire sul suolo sono piccole ed oscure e per questo si chiamano piccole mosche (mosqnitos); anzi nel primo giorno non mangiano e s'am- 42 La « Defenaa Agricola » miiccliiano per riscaldarsi al solo. Nei <>iorni successivi, ad eccezione
  • petito che è loro caratteristico. In tali condiziiìni la lotta è relativamente facile; s'impiega il fuoco : fatto con paglia o erbe secche e l'olio di nafta, col cpuìlc s'iiinattia rai)idamente il terreno coperto di cavallette e s'int^Midia. Attualmente s'imi)iegano con reale successo delle macchine, alimentate con nafta, colle quali si producono flelle fiamme estese e perenni che, se ben maneggiate, uccidono le piccole cavallette senza danneggiare molto le piante attaccate. S'usano anche, con ottimi risultati, liquidi insetticida, coi quali s'innatliano le cavallette servendosi di apparati i)olverizzatori e dei connini innaffiatoi. Vari giorni dopo la nascita, le cavallette, già cresciute e piti agili al salto, si (Sdamano saltatrici (mltonaaj, le quali sempre riunite in masse più o meno grandi si possono fare avanzare per determinate «lirezioni, come si può deviare la linea che seguono nel l(>ro avanzare devastatore. Per la distruzione delle saltatrici s'impiegano il fuoco, il calpestìo degli armenti, i rulli e gli erpici sj)eciali e soprattutto la sepoltura in fosse, nelle quali si s})ingono con iiumovre abilissime, che formano la tattica degli impiegati della JJefenna Agricola. Le orde si sogliono circondare con fasce di lannera di zinco, formando così delle corti estesissime in forme trai)ezoidali. Si s])ingono lentamente verso il lato nnnore del trapezio, dove si trova la trincera che deve sei)i)ellirle. Di (pieste fasce
  • di ra<'colto. Verso il (juarantesimo giorni» dalla nascita e (1o]k» T ultima muta, le cavallette emettono le ali e si chiamano volatrici (c()lare occasionato (|U«'sto llagcllo alTagri- coltuia argi'ntina, ha fatto disporre ])i'emi vistosissimi ]»('r chi trova il niezz(» semplice ed econpositi recipienti, del latice uscente dalle incisioni praticate sulla corteccia come jter il Jiietodo Lewa), non diede buoni resultati <-hc jx-r gli alberi giovani a corteccia liscia; per gii alberi vecchi s'incontrarono diflicoltà tali da renderlo economicamente non conveniente. Nel 1910 l'autore i>(miso di eliminare tali diflicoltà lisciando la corteccia coU'asportarnc la ])arte i)iii su])erficiale in niodcMla intaccare appena i vasi laticiferi e incidendola poi con tìin' tagli a ^' sovrap- posti riuniti fra loro jxt un canale verticale («la precedenti es^jcrimenti resultava essere questa pel Manihot la Ibiina di taglio più adatta) Esperienze sull'estrazione e coagidazione del caucciù, ecc. 45 e ne ebbe risultati sensibihiiente niioliori: tino a }ìt. 4,2 di caucciù, puro secco per albero e per estrazione. Il raccolto non tu però pro])orzionato al tempo impiegato: un uomo in una giornata di lavoro non riesciva ad oi)erare che 47 alberi ottenendone non piìi che 210 grammi di caucciù puro e secco, botisi che si trattava di alberi di sei anni, ijiantati ad sr)(> m. sul mare, con larghe i)orzioni di corteccia morte per precedenti incisioni e quindi necessariamente poco produttivi. L'autore pertanto si proponeva di determinare, per via di esperienze da rijjetersi in i)ianura, la quantità di caucciù ritraibile in media da un albero a seconda dell'età con un operatore di media destrezza, quando venne a cognizione che il chimico Kehvay-Bamber aveva ideato, per VHerea hrasìliensis, un nuovo metodo di incisione, consistente nel condurre il latice, man mano che cola ositi vasetti dove si raccoglie liquido in modo che «la quantità di caucciù che resta sijontaneamente coagulato sull'albero sia tanto poca da non esservi compenso a raccoglierla » (2). Si imjpose quindi lo Zimmermann di applicare al Maniliot il nuovo metodo: però avendo trovato che il latice di questa specie coagula nello spazio di una a due ore se diluito con nove volumi (od anche assai meno) d'acqua e sapendosi da precedenti esperienze fatte a Longuza che anche la soluzione ammoniacale non imi)edisce che una notevole quantità di caucciù non coaguli sull'albero, mentre il latice (1) L'ietrumento eoa cni si praticano le punture consiste in un blocco di legno duro lungo circa 10, alto circa 7, largo circa 2^,2 oi- che ad uno dei suoi lati longitudinali si assottiglia fino ad 1 cm. e si arrotonda. Lungo questo lato si trovano infissi nel legno, alla distanza reciproca di cm. 2 1/9, quattro a sei coltellini di materiale duro, sottili, dello siiessore di mezzo e sporgenti 5 mm. Dalla parte opposta ai coltelli trovasi un manico che l'operatore impugna colla sinistra mentre con un colpo di martello fa penetrare i coltellini per tutta la loro lunghezza nel legno ritirandoli poi per mezzo del manico senza inclinarli per non produrre delle ferite : si comincia dal basso, presso la doccia metal- lica, e si segue tutto il canale fino all'estremità superiore. (2) Il metodo Kelway-Bamber consiste nel jìraticare degli incavi verticali sulla corteccia dell'albero da circa 10 cm. fino a nou più di 2 m. al
  • 1 all)eii, che divise in tre ^■rui)pi in modo che [)er quanto possibile scomparissero le di tterenze dovute ai diversi giorni ed ore di estrazione del latice. Il latice di ogni grup]»o venne raccolto sei>aratameute, jìassato tosto per un setaccio onde toglierne il caucciù i'oagulato cIh' ridotto a togli sottili venne seccato e pesato; fu poi coagulato il caucciù rimasto nel latice, che fu i)ure laminato, seccato e i)esato ed infine, previa essiccazicme, fu determinato il caucciù (scraj)) che aderiva alle incisioni sidl'albcro. La distanza fra i coltelli dello strumento tu in ogni caso di 4(iii.: si fecero ] ter ogni cond)inazione due esi)erienze e tutti i dati vennero raccolti in apposita tabella, dall'esame della 4,4 gr.) che (pudla raccolta con l'aiut) o della soluzione ammoniacale (gr. 'J28,r)), mentre leggera fu la differenza fra l'azione di ([ucsti (\\H' lit|uidi; 2" che mentre senza l'uso del contagocce la massima parte (Ir! caucciii contenuto nel latice limasc tluida (solo il 2,5 **/(, se ne coagidava), con l'uso dcll'ai-iina se m* coagulò in 54,4 "/^ e con Tuso della soluzione ammoniacale il 4(»,7 ":^/, .')" che la (juantità di « scrap » rimasta aderente alle pareti fh'l canale fu rispettivamente di gr. 0,13; 0,51; (),4.') ])er albero. La superiorità dell'estrazioiu' senza aggiunta
  • no con \antaggio sop|»i'imei'i' il eoiitagoi'ci': diCatti a 'i'anga si ottennero cosi gr. \n<'he da! hito ee<»n(»mie() l'uso del contagocce si mostro poco eon\-enien1e pei' ro|)eia necessaria a distribuire il li(piido ed a rego- larne reltiiisso, s|>ecialmente se per mettere un (tperatore in grado di trattare in un giorno i L'OU all)eri di cui è capace, si d«'V(»iio con- ceclergli due aiutanti. Sugli stessi gruppi di alberi si volle es|)erimeiitaie V influenza (iella (listoìiza l'id Ir incisioni usando, oltre airappareeeliio adojterato nell'Africa Orientale Tedesca a Ceylaii (che dà un intervallo di 4 cui.), apparecchi che lo riducono a due e a tre. Coli' intervallo i)iù piccolo, e quindi col maggior numero di incisioni, si ebbe una resa in caucciù piìi elevata del 21,5 '^/^ in confronto all'intervallo maggiore, che però produce minor numero di ferite. Potendo tale differenza dipendere dalla delicatezza dell'opera- tore, si propone l'autore di ripetere le prove con istrumenti che tendano ad uguagliare quest'ultinui condizione. Riguardo all'influenza esercitata dalla diversa maniera con cui si disi)ongono i canali in reciproca successione, si trovò che prati- cando le incisioni ad intervalli di 3 cm. il maggior prodotto in caucciìi puro e secco (gr. 2,71 per albero) si aveva quando i nuovi canali venivano aperti nel preciso mezzo fra i più vecchi, però lo scavare i nuovi canali immediatamente i)iù vicini ai più recenti diede resultati di poco inferiori (gr. 2,13) e sarebbe il metodo più semiìlice per gli operatori negri, oltre ad utilizzare sistematicamente la super- ficie della corteccia. La quantità media di caucciù puro e secco ottenuto dai suddetti alberi per ogni canale fu di gr. 2,35; x)erò l'autore ritiene, in base alle massime ottenute, di poterla calcolare in 4 gr. ; sulla quantità media che un albero i)uò dare in un anno FA. non ritiene poter for- mulare conclusioni precise, crede però che per nunitenere la vita dell'albero e per impedire il traboccare del latice non si possa prati- care più di un canale per ogni centimetro di circonferenza della corteccia. Si fecero due prove per stabilire quanto si possa raccogliere inci- dendo di nuovo su vecchi canali: in una prima prova GO alberi, da canali aperti 49 giorni prima, diedero solo gr. 0,63 in media di caucciù puro e secco; in una seconda prova incidendo canali aperti sette a nove giorni innanzi si ottennero gr. 1,56. Che se poi si x>otesse, come taluno asserisce, ogni anno spillare due a tre volte sullo stesso canale si otterrebbero raccolti nmi raggiunti col metodo Lewa. Il metodo Kelway-Bamber è alla portata dell'intelligenza dei negri: la lisciatura preventiva della corteccia è ritenuta necessaria dallo Zimmermann per guadagnare in tempo ed in precisione nelle oi)era- zioni successive; essa è sollecita nei soggetti vergini, i)iù lenta e costosa nei soggetti altre volte trattati causa la resistenza a staccarsi dei bordi suberizzati delle ferite. L'esca vazione dei canali si fa sollecitamente negli alberi lisciati : l'incisione richiede un tem[)o alquanto maggiore ed è bene che a 48 Esperienze sull'estrazione e coagnìazione del caucciù (,'iast'uiia di queste due operazioni sia preposto un uomo per evitare le perdite di tenij^o dovute all'alternarsi iu nua sola mano di vari strumenti, dovendosi anche sorve ore un uomo può lavorare 15(> alberi, ciò che colla media di gr. 2,13.") di caucciù per albero corrisi)onde a gr. 352,.") di caucciù jjuro e secco, pari aluuMio a 7(M) gr. di caucciù umido ottenibile col metodo Lewa. Oltre a ciò il caucciù ottenuto dal latice raccolto col metodo in discorso su[)ererel)be, in \al(U'e, del 20 "'^ circa quello raccolto col metodo Lewa, e (juindi si jiotrà cah^olare che i suddetti g'r. 352,5 di caucciù secco c(UTÌs])ond()iu» ad 840 gr. di caucciù umido Lewa. Colla uuMlia di 4 gr. per albero per una giornata si avrebbero col metodo Kelway-I>amber ()00 gr. di caucciù puro e secco contn» 1440 di cauccifi umido Lewa. L'A. crede i)oi che possa esseir vantaggioso tracciare fin dal l)rincipio i canali tutt'att all'albero per utilizzarli in seguito nelle incisioni successixe: si guadagnerebbe così in tenijK) ed i margini sid)erizzati imi)edirebbero le i)erdite di latice dovute ad infiltrazione e facilitandone lo scolo diminuirebbero an(die la fornmzione di «scrap». Resta ancora a calcolarsi la mano d'oi)era necessaria i)er racco- gliere il latice colato nei reci])ienti e tpuiute volte al giiuiio sia neces- sario il farlo (a seconda della temperatura, della stagi vasi, di gr. 0,1 per vaso in media; (juanto alh» « scraj) » che resta sugli aligeri, benché ])ossa ascendere a quantità ben maggiori, dato Tattuale prezzo del caucciù non è rimuneratix») il raccoglierlo. Non credendosi l'A. autorizzato a generalizzare le conclusioni di (pie -ita prima |)ro\a colse l'occasione di poter tare altre ricerche su paitc di una piantagione situata a Magunga (ad oriente della vallata del Languera) a 550 m. sul mare: gli alberi avevano tre anni di età, Clan situali alla «listanza di m. 5 per 2,50 e tra essi se ne scelsero soltanto S.-»4 che misiiraxano un diameti'o medio, ad un metro dal suolo, di 12 cm. A questi si tolse la parte più superficiale della cor- teccia per lisciarli fui (lo\c un indigeno jxitexa aiiixarli dal suolo, tiattamio ugualmente i rami principali, poiché l'esperienza aveva dimo- strati» che pur (pu'sti si pj-estano al metodo Kelway-Iiamber senza ìieir Africa Orientale Tedesca 49 contagocce. Essendo i soggetti per la maggior parte vergini ed a giusto periodo di svilui^po, lo strato suberoso si staccava facilmente dalla corteccia verde, la quale però rimaneva umida tanto da non potersi subito praticare una incisione senza correr riscliio che il latice vi si disperdesse sopra. Anclie negli alberi precedentemente incisi il distacco avvenne con relativa facilità: però, per quante precauzioni si usassero, non fu possibile evitare clie qua e là la corteccia non restasse lacerata, ma non si trovò conveniente raccogliere le piccole quantità di latice uscitone. In tal modo ciascuno dei dieci indigeni addetti al lavoro il primo giorno trattò, in media, 7,3 alberi in un'ora; nel secondo giorno ciascuno degli otto indigeni operò su 63 alberi in media. Non si fece uso del contagocce: la distanza fra le incisioni variò a seconda dell'esperienza; il latice raccolto fu sempre misurato e ne venne una volta tanto (nella prova I) determinato il contenuto in caucciù puro, previa essiccazione: sul resultato così ottenuto (21 '^j^ fu basato ogni calcolo nelle restanti prove. Infine in tutte le prove (salvo la VI) il lavoro fu così ripartito fra gli operatori: dei due uomini addetti alla incisione uno preparava i canali, l'altro incideva: tratto tratto poi si davano il cambio; ambedue collocavano le docce metalliclie ed i vasi collettori e sorvegliavano lo scolo del latice. Gli aiutanti iiorta- vano e distribuivano in i^recedenza a pie degli alberi le docce ed i vasetti. I resultati di tale esperienze dettagliatamente indicati dal- l'autore crediamo comodo raccogliere nel quadro a pagina seguente: L'AgricoUvra Coloniale. Anno VI. 50 Esperienze sull'estrazione e coagulazione del caucciù Prova N. . I H Ili IV V VI VII VIII IX Data 15 giugno 16 giugno 16 giugno 2 17 giugno 17giugno ISgiugno ISgiugno 18giugno ISgiugno Distanza tra i col- telli CUI. 3 2 2 4 — 4 171 — Tronchi trattati da due in tutto (1) 194 (4) 284 (6) 250 (7) 524 (11) 296 (I-.') 384 (13) 86 (14) 74 nomini con due aiutanti in un'ora 40,8 43,7 31,2 62,9 39,5 45,2 38,7 57 22,2 latice totale cm^ 2162 1870 2880 2090 2060 5190 440 1810 920 caucciù puro secco totale grammi (2) 453,7 393 604,8 438,9 452,6 1090 92,4 380,1 193,2 P5 caucciù puro secco per albero media (3) 2,45 4,2 2,4 1,7 1,55 2,9 — 2,2 2,6 latice totale cra^ — 2600 546 — ('■•) 1270 — — — — — Cv -6 caucciù puro secco totale grammi — — 226,7 3,0 (10) 2090 — — — — caucciii puro secco per albero media — 2,9 — — — — e: latice totale om^ — — — — — . , — r- ^ caucciù |)uro secco totale grammi — — 438,9 — — — cancciì sei pcralbei I puro co u media — — 1,7 — — — — (1) Gli operatori erano un uomo di Amaui e tre aiutanti, che mai avevano operato secondo il metodo Kelway-Jiamlier. — (2) Oltre al caucciù contenuto nel latice si raccolBero anche gr. sr>,:; di caucciù puro e secco dalla imlitura di tutti i diversi attrezzi iinpiogati. — (B) La t|nantitA di latice vario assai coi diversi alberi : da ]ioclii a .'lO ciu'. — (4) Gli incisori turnno un uomo di Amaui ed il migliore degli altri tre di cui al X. 1. — (•')) Questa nuantità di latice si ottenne da '••0 nll)eri vergini: alcuni diedero latice al)bond.inte : di qui la manc.m/.a di proiiorzionalità Ira il (piantitativo di latice tornito da tutti i '.MI alberi stessi e quello l'oruito dai rimanenti 104 incisi anche il giorno irnmnzi. — (li) L'incisione venne estiguita da un nonni alquauto addestrato e da due aiutanti clie si davano tratto tratto il cambio nelle O])erazioni. — (7) Operatori come alla i>rova II, giornata calda e quasi costantemente soleggiata, quindi raccolto relativamoulo scarso, specie verso il meriggio. — (S) Si tratta di -.'lO alberi incisi per la ]irinia volt.i. — (!•) Prodotto di '.'0 alberi incisi anche il giorno innanzi. — (Hi) l'rodotto di l!t4 alberi incisi anche ci.iscuno dtii due giorni iirecedenti. — (11) (ìli stessi operatoli della (trova IV: la distanza fra i coltelli degli strumenti im])iegati deve aver conlrilmito allo scarso raccolto. — (l'J) (ìli sti'ssi uomini che alla jirova II e I\' dovettero distribuire 4s recipienti collettori ai primi 4S (o successiva- mente ai .secondi e terzi 4S alberi), vuotarne il contenuto nei secchi e ])iirtarlo al luogo destinato a coagularlo. La torte pioggia caduta nel pomtu'iggio obbligò a sospendere l'esperienza : la giornata l'osca e iiiovigginosa lin dal mattiiu) permise un raccolto maggiore. — (Ki) (ìli stossi operatori che alle jirovc ili e V. Si impiegarono strumenti con loltelli di--tniiti Ira loro circa 4 cm. per inciderò ancora gli alberi della jirovM H; l'operazione In lunga essendosi disseccato il canale, ma diinostrt'i che negli alberi sani in vicinanza del ](rimo canale si può ancora spillare del latice in quantità notevole. — (14) Si li ottava di uomini |>oco addestrati. neW Africa Orientale Tedesca 51 Restava a vedere « quali resultati può dare il metodo Kelway- Bamber-Sandmann in piantagioni il più possibilmente differenti fra di loro » e « se ed in quali condizioni il metodo stesso sia preferibile al metodo Lewa » (non essendo inverosimile che seguitando a trattare gli alberi con lo stesso metodo si abbiamo resultati sempre migliori), tantopiìi che i dati forniti sul metodo Lewa sono ben diversi secondo i diversi vari esperimentatori. Fu questo il tema delle seguenti espe- rienze. Piantagione I. Alberi di 2 Y2 ^ -^ anni, piantati alla distanza reciproca di m. 2,50 X 3, all'altezza di m. 450 sul mare, aventi un diametro medio di cm. 11,4; negli ultimi mesi che precedettero le esperienze erano stati trattati col metodo Lewa. Furono incisi secondo il metodo Kelway-Bamber (dalle ore 6 del mattino alle 14) 635 alberi in tutto. La giornata era fosca e quindi la quantità di latice raccolto nelle diverse ore fu la stessa: il prodotto complessivo fu di cm'^ 3610 di latice, pari a cm^ 5,69 per ciascun albero, in media, con un massimo di cm^ 22. Il contenuto in caucciìi puro e secco del latice, determinato su di un campione, fu del 21 ^j^ e quindi un albero diede in media gr. 1,19 di caucciìi puro e secco, cui sono da aggiungersi gr. 0,25 ricavati dalla rix)ulitura dei vasi ed attrezzi. Nello stesso giorno, operando col metodo Lewa, ciascuno dei 34 uomini impiegati raccolse come media gr. 794 di caucciìi umido, che colla perdita del 43 ^j^ corrispondono a 453 di caucciù commer- ciale. Il costo di coagulazione essendo di 10 pf. (dodici centesimi e mezzo) per uomo e per giorno (costo del quale va dato credito al metodo Kelway-Bamber che non richiede tale coagulazione), suj>po- nendo il caucciù a Mk. 7 (lire 8,75) al kg., ai 10 pf. eqiTivalgono 14 gr. di caucciù e quindi gr. 453 — 14 1= 439. D'altra parte è fuor di dubbio che il caucciù ottenuto dal latice ha un maggior valore commerciale del 20 *^/q, e quindi gr. 1,19 di caucciù Kelway-Bamber equivalgono a gr. 1,43 di caucciù Lewa, e computando anche quello raccolto dai reci- pienti ed attrezzi a gr. 1,68. Quindi perchè i due metodi si equivalgano occorre che un nomo operando col metodo Kelicay-Bamher tratti in un giorno 439 : 1,68 =: 261 alberi. 52 Esperienze suWeMrazionc e coagulazione del caucciù Piantagione II. Alberi di ciica due anni, piantati a 400 m, sul mare a distanza di III. .{ 3 tra loro, del diametro medio, a m. 1 e secco più gr. 0,25 ricavati «lalla pulitura dei diversi attrezzi usati. Per eguagliare il caucciù raccolto nello stesso giorno col metodo Lewa india ]>orzione meno buoua della ])iantagione un uomo doN icbbe trattare in un ui(»ni(> col metodo Kelwav-Handìer 2(57 alberi. Nel gioiiio successivo assai soleggiato e ventoso la media del cauc(;iii j»ui'o e secco ottenuto da (jiascuno dei 350 alberi trattati tu di gr. l,(il, |)iu gr. 0,24 rossimo anno per cura «li un numeroso Comitato costitiiito da senatori, deputati, rappresentanti di istituzioni diverse, da agricoltori, ecc. sarà tenuto a Vercelli il IV Congresso risicolo internazionale e un'Esposizione Internazionale della risicoltura e dell'irrigazione, che, come è da prevedersi, assu- meranno una grande importanza jjer il valore che hanno questi due fattori nella ricchezza e nel progresso agricolo nazionale. Contemporaneamente avrà pure luogo il Congresso Nazionale della Società di pesca e di acquicoltura. Il programma comprendente le varie divisioni e categorie, alle quali xjotranno iscriversi i vari esi)ositori può richiedersi alla Segreteria del- l'esposizione in Vercelli. 31 caucciù di Hickxia. Tanto la Kickxia quanto il suo caucciù si comportano diversamente delle altre essenze e dei relativi caucciìi; l'albero dà relativamente grandi quantità di latice dalle stesse incisioni per la grande difficoltà di queste a cicatrizzarsi ed il latice si conserva quasi indefinitamente liquido per le difficoltà a coagularsi del caucciù contenutovi. Si crede che tale comportamento sia da attribuirsi all'estrenui picco- lezza delle particelle di caucciù e alla ])articolare natura degli albuminoidi con- tenutivi. Fickendey ha trovato che il latice di Kickxia contiene il 53 ^/q di materiali solidi, composti principalmente di caucciù, resine (4.5%), peiitoni (3,25 "/q), gluco- sidi e ](roteidi, più una piccola quantità di ceneri particolarmente i-icche in ossido d'alluminio (39,41) ed acido solforico combinato (17,02 % di ceneri). È special- mente importante la constatata presenza di una ossidasi, che pel suo contenuto in manganese dovrebbe esercitare una sfavorevole influenza sulhi ([ualità del caucciìr oltre all'imi^artirgli il colore scuro. Altre ricerche avrebl)ero jìrovato che il caucciù conterreblje il 2,5 *'/o di albu- minoidi, il 0,2-1,8 *'/o di ceneri, il 7-9% di resine. Queste prevalgono allo stato solido nei caucciù provenienti dall'Africa orientale, mentre ordinariamente prepon- derano i balsami nei caucciù raccolti nell'Africa occidentale. Fu pure riscontrata nel latice la presenza dell'acido cinammico e gli alV)umi- noidi contenutivi si distinguerebbero per lo scarso tenore in azoto (4,4 ^Jq) e per il forte potere destrogiro, mentre al proprio modo di comportarsi si mostrerebbero glico-proteidi. Così i signori Fritz Franz e Guàdiger nel N. 5, annata VII, 1911, del Pflanzer. 56 Notizie 31 cotone ** l)lnai ". Come il (lott. Zimmerinann riferisce nel Pjianzer (annata VII, n. 11. novem- bre 1911), il Cook col titolo Hindi Cottoìi in ICgiipt ha ]>ul)l>li(ato nel I^ollettino n. 210 dell' U. S. Dei)artni. of Agric Bur. of Plant Ind. il risultato di alcune sue ricerche sulla mescolanza del cotone Hindi o Hindi Weed colle varietà egiziane. Quella varietà produce una libra notevohnente inferiore a quella dei buoni cotoni coltivati e (piindi si comprende la crociata bandita contro di essa fra gli altri dallo stesso Zimmerniann, che ne indica anche i caratteri distintivi nella sua classica e recente o])era sulla coltivazione del iiotone nelle colonie tedesche (1). Per avere un'idea della sua ditt'nsione basta pensare che dei semi della varietà Ashmouni direttamente inqxirtati in Arizona dall'Egitto il 40<'/o diede piante di Hindi o dei suoi ibridi di grado ditterente. È dun(|ue necessario assolatamente escludere dalle coltivazioni per seme più ancora che dalle coltivazioni industriali ogni individuo che non presenti ben marcati i caratteri delle migliori razze pure, ciò che non è ditiìcile ma richiede gran cura tanto i)ifi che le piante da' sopprimersi nel loro jirimo stadio di vita presentano uno svilu])po maggiore, che invita gì' inesperti a conservarle quando si pratica il diradamento. Data la ditìerenza di carattere tra l'Hindi e le varietà egiziane rilevata dallo Zimmerniann, non dovrebbe esser difficile distinguere in tempo 1' Hindi puro; altret- tanto facile non è forse per i diversi ibridi. Però anche gli ibridi Hindi-egiziani presen- tano foglie i)iù giallastre che non quelle delle buone varietà egiziane ed un cusci- netto A^ellutato di color rosso alla base; inoltre sono s])esso divisi in .5 o 7 lobi, meno piani e generalmente più gran
  • ia a che lare con una miscela di ITplainl (» di Hindi con una varietà egiziana poiché il Cook ha trovato delle jfiante che ])resentavano i caiatteri dell" Hindi ed erano anche coperte di jxdi. L'accurata scelta che si fa in Kgilto, iiiii die pel ]irez/,<) di'ila in:ino d'i)]icr:i non è conveniente in America, del cotone raccolto scartando (|nello coinidetaniente (1) No <■ Blata imlililicat 1 la initiia trafln/.inno itnliaiiii n cnni drll' Istituto Agricolo Colouiiilo Italiiinu. Notizie 57 bianco che può esser iiu carattere dell' Indi, contribuisce alla desiderata epurazione, benché secondo il Kook conduce alla produzione di varietà a tìbra corta: con tutto questo però nell'alto Egitto il cotone Hindi compare tuttora nella proporzione del 6,41-17,97 e nel basso Egitto dell' 1,07-7,77 «/q. E"* eri wortti" neir3ndla 3ngle$e. In India gli indigeni allevano un lepidottero produttore di seta conosciuto col nome di Eri. Il bozzolo di questa specie (che forse è la forma addomesticata dell' JWac«« cyntia) differisce da ogni altro colà prodotto o raccolto per essere aperto ad un'estremità, ciò che, se permette lo sfarfallamento senza altro inconveniente che ciucilo proveniente dai liquidi emessi dalla farfalla, rende impossibile la filatura nel modo ordinario. La seta iiuora non ha che applicazioni locali corrispondenti ai bisogni degli indigeni, che l' impiegano precisamente come il cotone ottenendone tessuti di maggior durata. Tale seta è anche facile a tingersi tanto in bozzolo quanto in filo o in tes- suto; non ha però la finezza e lo splendore della vera seta. Come l'Eri non va soggetto, almeno per ora, alle malattie che affliggono altri filugelli, così viene da due anni sperimentato dal Governo Inglese, ed attualmente lo stiamo sperimentando anche in Italia presso il nostro Istituto, che ne riferirà a suo tempo. Ca coltivazione dei cereali nei terreni aridi. Il signor Bourdiol, agricoltore e proprietario a Eivoli (Algeria), ha coltivato l'orzo, l'avena ed il grano con i metodi del dry farmhuj seguendo la seguente tecnica operatoria : In un terreno si tracciano con l'aratro dei solchi da 8 a 10 cm. di profondità e distanti l'uno dall'altro da 70 cm. a m. 1,20 (la distanza dei solchi deve esser tanto pili grande quanto minore è la quantità di pioggia nella regione e quanto piìi povero di elementi fertilizzanti è il terreno). In ogni solco si semina alla volata e allorquando le file dei cereali sono visi- Itili, e se lo stato di umidità lo permette, si fa fra le file una leggera sarchiatura, la quale va ripetuta almeno una volta al mese d' inverno e dopo ogni pioggia, perchè la crosta superficiale che questa va a formare sulla suxierfice del terreno si dissecca e si screpola. Durante la siccità sono pure da ripetersi le sarchiature e almeno ogni tre settimane circa durante i mesi di marzo, aprile, maggio e poi almeno due volte durante l'estate dopo la mietitura. Queste due ultime sarchia- ture sono molto importanti e non debbono esser mai trascurate. . Nel secondo anno di questo sistema si può fin dal itrincipio di ottobre proce- dere alla sementa spargendo questa volta il seme nel mezzo degli spazi determi- nati dalle file della cultura precedente e così via per gli altri anni. Questo sistema, oltre a permettere di combattere efficacemente la siccità, fa sì che le piante acqui- stino una maggiore vigoria e prendano mi bel color verde più cupo, mentre quelle 58 Notizie ottenute cou la coltiv'azioiie ordiuaria hanno quasi senipi-e un color gialliccio. Il falcinicnto e lo spigliinieuto avvengono meglio e la mietitura si fa i)iii facilmente e pili presto. Il signor Bouriliol ha coltivato parecchie parcelle senza interruzione durante cinque anni non facendovi mai un lavoro profondo e nessuna somministrazione di concimi chimici od organici e quantunque il terreno sia stato magro di natura, ha permesso una vigorosa vegetazione. Soddisfacenti risultati sono stati anche ottenuti in terreni sabbiosi, che erano in alcuni punti anche salsi e nei quali la semina era stata fatta durante la siccità. In seguito a questi risultati, i lavori profondi sono considerati dal signor Bourdiol come inutili e jx-r tonseguenza con grande eccmomia da parte di un'azienda, dal punto di vista dell'ac(iuisto di arnesi costosi e della j)ossibile diminuzione degli animali necessari per fare funzionare tali strumenti. Le sarchiature ripetute sono meno costose e tuttavia riescono molto l)iù efficaci. Ritorneremo quanto prima sull'argomento. Utilizzazione dei semi di dura del Sudan in Europa. Le esportazioni del seme di dura dal Sudan vanno sem]>re più aumentando d'importanza tanto che nello scorso anno hanno raggiunto in eoiiiplesso 30.000 ton- nellate. La pianta cresce nel Sudan come un'erba infesta, e allor(iiiando sarauno maggiori le facilità dei trasporti e gli indigeni ne faranno il coiimiercio con mag- giore cognizione, vi sono buone ragioni per credere che l'esportazione della dura dal Sudan aumenterà notevolmente. In Austria questa è stata sperimentata come foraggio per l' ingrassamento dei bovini, mettendola a confronto con il granturco d' Ungheria. Il ]trimo esperimento fu fatto a Marisch Krouian e ne risultò che non vi era nessuna difterenza fra le suddette granella, ma siccome non fu fatto in una stazione sperimentale provvista di tutti i mezzi necessari, i resultati favorevoli ottenuti devono esser considerati sotto riserva. Un secondo esperimento aveva lo scopo di verificare la produzione lattifera delle vacche nutrite o con granturco o con dura del Sudan. Sostituendo il gran- turco con la dura la produzione di latte aumentava di litri 0,8 ])er capo e per giorno, mentre la (|ualità percentuale di grasso rimaneva (piasi la stessa. Il granturco ha prodotto un maggiore aumento di peso, ma la trasfonnazione delle materie elementari in latte è economicamente piìi conveniente della loro trasformazione in carne e in grasso. La somministrazione della dura fu continuata anche duranti^ il mese di giugno e le condizioni generali delle vacche destinate al macello furono interamente soddisfacenti. Da tutto ciò si conclude dun<|ue clic la dura vale qiuinto il granturco per raliuientazione del liestiame. 3 frangìventì: loro influenza e loro importanza. L'Amministrazione forestale degli Stati Uniti ha fatto recentemente degli espe- rimenti allo s( <)))o di avere un' idt'a chiara circa l' influenza esercitata dai frangi- veiiti sulle (condizioni climatiche e telluriche, che influiscono sull'accrescimento delle ]>iante. La voce tiùnd break (frangivento), può esser applicata a tutto ciò che serve di ostacolo al vento che sotlia sulla snperlicie del suo](t e (piesti ripari Notizie 59 jiossono comprendere le file di alberi e le siepi, le cinture di riparo, i boschetti e in certi casi i boschi. E poiché il bisogno di tali ripari nelle pianure senza alberi nell'ovest degli Stati Uniti è eccezionalmente grande e siccome in quella regione si può utilizzare un maggior numero di ripari, per fare uno studio sopra una superficie relativamente limitata, furono scelti come campo principale delle attuali ricerche gli Stati del Nebraska e del Kansas. Le conclusioni che derivano da queste ricerche possono essere riassunte come segue : 1» Zona di concorrenza. In una zona ristretta adiacente agli alberi si stabi- lisce una concorrenza sfavorevole alle culture annue per le seguenti ragioni: a) Perdita di luce solare. Questa si eleva dal .50 al 125 ''/q della luce che potrebbe arrivare sopra una superficie avente una larghezza eguale all'altezza degli alberi. Questa superficie ombreggiata deve esser utilizzata con piante foraggere o con alberi che possono vegetare bene anche con un' illuminazione limitata. }}) Perdita di umidità. Una zona la cui larghezza varia da 1 a .5 volte l'altezza degli alberi è influenzata secondo la specie di questi ed il loro orienta- mento. Negli anni di siccità questa perdita di timidità può produrre la perdita dei raccolti annui nella zona influenzata, ma il danno causato alle colture con radici profonde non è però molto notevole. e) Diminuzione temporanea della fertilità del suolo dovuta alla perdita di umidità nella zona delle radici. 2" Zona protetta dal riparo. Nella zona più larga in cui si fa sentire l' in- fluenza del riparo, la protezione si manifesta cou un sensibile aumento dei raccolti, poiché essa stabilisce in modo notevole delle condizioni simili a quelle che si ottengono in una serra. Queste condizioni favorevoli, oltre che da una minor azione nociva del vento che trasporta le particelle fini del terreno, provengono anche da una minore eva- porazione, che permette una migliore conservazione dell'umidità del siiolo, e da una meno bassa temperatura minima durante la notte derivata dal fatto che il riparo, impedendo in parte l'evaporazione dell'umidità, questa non si deposita sul terreno sotto forma di pioggia, di brina e di neve. Oltre a questo, a causa della sua maggior temperatura durante il giorno, l'aria ha una più grande capacità igrometrica ; questo aumento non è però suftìcente per accrescere l'evajjorazione ove esistono i frangivento Il valore assoluto di ognuna di (j[ueste influenze aumenterà con il grado di efficacia del riparo e il loro valore totale da ciascun lato del riparo dipenderà dalla direzione, dalla velocità e dal potere di disseccamento dei venti dominanti. Prima di decidere qual'è la miglior forma di riparo frangivento, si deve accura- tamente considerare il valore attuale del legno delle ditì^"erenti specie utilizzabili per tale scopo e il valore comparativo del legname da opera, da pali e da ardere prodotto da alberi disposti o in semplici file o in cinture o in boschetti. metoao ai incisione aclla €a$tilloa nel messico. Neir/tt(Zta Ruhber World del novembre scorso viene descritto un metodo che si ritiene segni un progresso nel sistema d' incisione della Castilloa, perchè pro- duce una distruzione di corteccia minore di quella che avviene col metodo ordi- GO Notizie nario. Questo sistema si riferisce (ìirettaniente alla incisione degli alberi selvatici o coltivati che non sono ancora stati incisi. Una corda viene attaccata a un cavicchio conficcato nella corteccia a 3 ni. di altezza, e (juando è ben tesa viene iìssata a un secondo cavicchio piantato alla base dell'albero in modo che non faccia col primo un aiijjolo superiore a un terzo della cinconferenza dell'albero. Con una sostanza colorante si traccia una linea seguendo esattamente la direzione della corda, linea che servirà di guida per la incisione, la quale deve esser fatta accu- ratainente. Questo metodo prevede la formazione di tre incisioni quasi perpendi- colari e fatte a intervalli di 3-4 mesi ed anche piìi, secondo la vigoria e lo sviluppo dell'albero. Le incisioni sono fatte in serie esattamente perpendicolari e la incli- nazione del canale principale è snfficente per raccogliere e guidare il lattice nel recipiente posto alla base dell'albero. Quando in tal modo si è ottenuto tutto il lattice possibile si approfondisce l' incisione al centro incideud(t leggermente il cambium e così si ottiene una nuova quantità di lattice. Quando è trascorso un conveniente periodo di tempo .sono approfondite anche le incisioni perpendicolari e così non vi è piìi bisogno di togliere la corteccia. Un gi'aude vantaggio che offre la incisione principale leggermente inclinata, risiede nel fatto che con essa si toglie meno corteccia che con un' incisione esat- tamente perpendicolare e con canali secondari trasversali: inoltre l'accrescimento della nuova corteccia avviene quasi uniformemente, con l'espansione del tronco dell'albero e sono soppressi gli accrescimenti della corteccia in senso trasversale. Produzione deiravorio vedctale ncirEquatore. 11 nome spagnolo di questo prodotto è Corozo e si riferisce al Cocoh hutj/racea (Corozo de lo Marranos), all' Ehiis me.lanococca (Corozo de Nueva Grenada), C(Uozo del Orinoco (Marluieiizia carf/otaej'olia), al Corozo del Venezuela (Aerocomia xelero- carpa), ma in generale si dà il nome di Corozo ai semi clic l'America Centrale e l'America Meridionale, ove costituisce una considerevole sorgente di ricchezza. Notizie 61 Recenti pubblicazioni sul Cotone. Sono dovute all'attività della Associazione Scientifica Internazionale d'Agro- nomia Coloniale e alla speciale iniziativa del prof. Heiiii, suo segretario perpetuo. Facendo seguito al suo rapj^orto generale, edito al pi'incipio dell'anno scorso, il prof. W. R. Dunstan, direttore dell' Istituto Imperiale di Londra ed attuale presidente dell'associazione predetta, liii publdicato un insieme tli note e rapporti sulla coltura del cotone nel mondo intero sotto il nome di Fapers and Beports of Cotton Cultiration. Il volume è scritto in lingua francese ed in inglese, lia 320 pagine di testo, ed una carta geografica fuori testo. Nello stesso tempo l'Associazione Internazionale d'Agrouonda Troi)icale rende noto che saranno l>eu j)resto ])nbblicati i diversi rap^jorti regionali sulla coltura del cotone, secondo i rapporti ed i dati forniti da eminenti agronomi e dai capi servizi delle diverse regioni cotoniere e delle colonie ove la coltivazione del cotone viene praticata. La maggior parte di questi rapporti rende nota la situazione attuale della coltura, i fattori della sua riuscita o del suo insuccesso, le possibilità della sua estensione ed è completata con indicazioni statistiche di grande inte- resse. Non v' è da dubitare che le i}uì)blicazioui della benemerita Associazione saranno ben accette da tutti gli studiosi ed interessati alle questioni che riguar- dano r incremento della coltura e della produzione del cotone. Un'altra oliera, degna di esser conosciuta dagli studiosi italiani e che è stata pubblicata recentemente dall' Istituto Agricolo Coloniale Italiano, è erinienti vennero eseguiti in un campo della superfìcie di 40 are dove su linee distanti m. 0,90 le une dalle altre furono fatti l'ori profondi circa in. 1,20; in questi furono deposte delle cartucce di dinamite che vennero fatte esplodere contemporaneamente e che sollevarono zolle di terra lino all'altezza di 9 m. L'impiego di questo metodo è molto raccomandato per i terreni argillosi non ancora coltivati. Il signor M. F. Y. Gunsulus nel Journal of the Franklin Insiituie descrive un certo numero di nuove applicazioni degli esplosivi nell'agricoltura. Negli Stati del Nord-Ovest situati lungo il Pacifico la dinamite è largamente impiegata per togliere le rocce dal terreno, ma esiste pure un'applicazione più recente consistente nel fare le fosse, specialmente nei terreni argillosi e paludosi. Si fanno dei fori obliqui a una distanza di circa due piedi (cm. 70) lungo la linea ove si vuole scavare la fossa; il foro mediano è caricato con due o tre cartucce e l'esplosione di questa carica serve per fare esplodere quella di tutti gli altri fori. In tal modo si arriva a scavare in un colpo solo una fossa di un miglio (1609,3 m.) e piti di lunghezza. La terra proveniente da questa è sparsa all' intorno e la presenza di alberi o di viti e altri arbusti non impedisce il successo dell'operazione. In Italia il dott. prof. U. Alvisi, del R. Istituto Tecnico di Iesi, si è occupato nel Giornale di Agricoltura (anni 1909-1910) di quel Comizio Agrario della pratica di dissodare terreni argillosi o comunque compatti con l' impiego della dinamite. Ca farina di cotone utilizzata come concime. La farina di cotone fornisce una forma d'azoto organico che può essere utiliz- zata dalle piante e contiene inoltre una certa quantità di acido fosforico che può variare dal 2 al 2,50 % e circa 1,30 % di potassa. Non può considerarsi perciò come un concime completo ed occorre, nell'usarla, fare delle aggiunte di perfosfato e di cloruro di jiotassio, che possono mescolarsi alternamente l'olla farina senza che si producano delle reazioni chimiche che potrebbero diminuire il loro valore. Trat- tandosi di terreni molto sciolti e poveri di potassa la quantità di farina di cotone da ado])erarsi può variare da r>00 kg. a 1000 per ettaro, alla quale occorre pure aggiungere circa un egiuile cjuantità di cloruro di potassio. I vantaggi che possiede la farina
  • 20, formato da tavole di 5 cm. di spes- sore e 20 cm. di larghezza. Snlhi superfìcie inferiore di queste tavole, di 3 metri (li lunghezza, sono fermati Jt coltri d'acciaio di ti nini, di sjìcssore e di 21 cm. di lunghezza, che fanno crodotti durante i primi dieci anni dalla data della ])riiiia s])edizione, riduzione che dimiunisce poi del 10 ^/q ad ogni periodo di dieci anni, i)er cintiuauta anni; riduzione delle tariffe ferroviarie dello Stato e delle taritìe di trasjtorto sulle navi di linee sovvenzionate Stato; rinunzia jx r dieci anni alle imposte indu- striali e jirofessiouali dello Stato e dei .Muniei])i sui fondi della compagnia. Notizie 69 Gli obblighi delle Società concessionarie consisteranno nel i>iantare non meno di 50.000 alberi di caucciù per i primi cinque anni di concessione, e 20.000 alberi all'anno dopo questo periodo; nell' uniformarsi, nei riguardi dei loro prodotti, alle istruzioni del Dipartimento di Agricoltura; nel concedere al Governo l'alta sorve- glianza su tutte le attività delle Società stesse. In caso di inosservanza dell'obbligo di piantare un minimo di 50.000 alberi di caucciii entro i cinque primi anni, la concessione sarà annullata. Una varietà dì granturco resistente alla siccità. In China presso Sciang-hai viene coltivata dagli indigeni una varietà di gran- turco che dà un raccolto durante gli anni di siccità, mentre le varietà importate dall'America non riescono. Le sue foglie, sopprattutto quelle piìi alte, sono talmente accartocciate, che sembrano crescere su uno solo dei due lati del gambo che è corto e robusto. L' insieme di foglie a foggia di ventaglio, che sormonta la pianta, serve a prendere e a trattenere il polline, al tiue d' impedire che i venti caldi e secchi lo portino via. Anche il granturco villoso messicano, che è stato importato or ora negli Stati Uniti, originario dell'altopiano del Messico, produce raccolti anche se non ha ricevuto una goccia d'acqua durante il periodo dello sviluppo. È una pianta alta, a lunghi internodi, a foglie distanti le une dalle altre e ripiegate all'estremità con diiferenti inclinazioni. La spiga appartiene al tipo dentato bianco e il sistema radicale è assai esteso e può raccogliere grande quantità di umidità, riuscendo così adattissimo per i luoghi secchi e deserti. Il prof. Koberts, della scuola agraria del Kansas, ha incrociato, l'anno scorso, alcune varietà di granturco dent a corto periodo vegetativo, con del granturco cinese. Alcuni degli ibridi ebbero le foglie erette simili a quelle della varietà cinese: altri ebbero gli stimmi coperti: alcuni ebbero la disposizione a spirale sull'asse fiorale dei fiori maschili: ma tutti gli ibridi indistintamente ebbero le grandi spighe del granturco americano ed un colore risultante dall'unione delle granella color granato o rubino, col bianco puro o il giallo puro delle varietà americane. Ca coltura del cotone in JTnatolìa. Dal punto di vista della coltura del cotone, il vilayet d'Aidin si divide in tre zone importanti, ma differenziate fra loro tanto per la natura geologica quanto per il clima. Queste zone sono formate dall'alluvione dei fiumi che le attraversano e sono precisamente quelle del Meandro, del Caistro e dell' Ermo. La prima è specialmente favorita dalla materia organica azotata proveniente dalle enormi quantità di piante di liquorizia che, come è noto, è una leguminosa. La seconda zona ha i medesimi caratteri, ma con un suolo piìì argilloso, che d'estate perde facil- mente l'umidità. La terza zona h la piìi estesa, ma ha anche il terreno piti poroso che converrebbe irrigare abbondantemente per coltivarvi il cotone. 70 " Notizie Le varietà coltivate sono le seguenti: l'americano già imbastardito e senza tipo distinto; \\ ferii rosso di buona produzione; il ^eH* giallo di minore produ- zione, ma con fibra lunga e d'aspetto della seta ; il jerli verde scarto è da abban- donarsi ; l'egiziano poco resistente all'ambiente e da ultimo il livadia, il migliore sotto ogni aspetto. La produzione media annua per ogni zona è la seguente: Ermo kg. 4.954.344 Meandro » 37.374.976 Caistro » 3.468.038 La produzione unitaria differisce molto a seconda delle varietà e dei distretti. In generale la produzione media è di 256 kg. per deunum, equivalente il deunum a un decimo di ettaro. Varie sono le cause che determinano scarsi raccolti e non buoni prodotti. Tra queste vanno menzionate : il poco riposo dato alla terra, il lavoro tarer l'allevamento dello struzzo. Riguardo al nandù, già dal 1909 il i)rof. C. Pucci ha dimostrato esauriente- mente la facile acclimazione di (piesto volatile in Italia, ilhistrando nel fascicolo 9 (\e\V A(/ri(oHura Coloiiiale ralU'vannmto dell'on. Senatore Giorgio Sonnino a S. Miniato al Tedesco (Firenze). Il Gonin cita nel suo manuale un altro allevamento: (|uello del conte Cattaneo Onesti di \'ic(Miza, e benché il clima invernale di (piella città sia ancora più rigido di (|uell(> di S. Miniato, jiure i nandù vivono e juosiierano ottimamente come »? ])ossiliilc rilevare da una batterà del ]n()]irietario stesso acclusa con dettagli e fotografie. L'A. conclude auguran]tarsi i)ro- ficuamente Hnii'colo cai>itale che l'allevatore dovrà anticipare p<-i' rini])iaiito e (pielle cure che dovrà i)rodi- gargli, min certo nuiggiori di (pianto ne <'sigano gli altri \'olatili. A. Caselli. Ifote hìhliografiche N. M. Campolieti: La colonizzazione militare in Tripolitania. — « Esplorazioiip Commerciale », fase. 1", 1912. Il magjiiore N. M. Campolieti dell' 8" reggimento fanteria residente a Milano, pnbblica nel fascicolo di gennaio à^W E>ìplorazìone Commerciale uno studio die jiorta tale titolo. Egli i>remette e dimostra brevemente di essersi occupato da lungo tempo della colouizzazi la morfologia e l'anatomia dettagliata della foglia e del fusto della var. genuina dvW Ilex paragiiarieniiiii, vi jiaragona <|uella della foglia e del fusto delle alile due varietà e delle altre piante j)iù fre(|uentemente imjìiegate per fal- sificare il iiuitè, e ne fa risaltare i caratteri differenziali. Note bibliograjiche 75 Le piante così illustrate sono le seguenti : Ilex affiiiis Gardn. var. genuina Loes. Ilex dumosa Reiss. Ilex dumona Eeiss. var. guaranina Loes. Ilex pubijlora Reiss. Ilex caaguazuensis Reiss. Ilex AquìfoUum L. Villaresia congouha Miers. Villaresia congouha Miers. var. pungens Engl. Rudgea myrsinifolia Benth. Rudgea major Mliller Arg. Rapanea laetevirens Mez. Rapanea maiensis Mez. Rapanea guijanensìs Aubl. Symploeos lanceolata DC. R. Pampanini. Le Nuove Province Italiane: Tripolitania e Cirenaica. Nuova Carta semi-murale, a colori, del formato di cm. 125X90, alla scala di 1:2.500.000, con due carte speciali della Tripolitania e della Cirenaica alla scala di 1:1.000.000 ed una carta d'insieme dei Paesi del Mediterraneo. — Istituto Geografico De Agostini; Novara, 1912. Una nuova Carta della Tripolitania, ad una scala sufficiente jìer seguire le operazioni militari verso l'interno e j)er intender bene le forme del suolo, era necessaiia sotto molti punti di vista. I territori della Libia riconquistati dall'Italia, nell'anno stesso in cui la patria nostra festeggiava il cinquantenario della sua redenzione politica, hanno una così conijilessa importanza e una fisionomia così diversa da località a località, che non è consentita una comunque rappresentazione cartografica, dove la fantasia si sbizzarrisca a danno della realtà. Le carte precedentemente pubblicate dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara si sono distinte dalle altre appunto per la fedeltà scrupolosa dei dati con- tenuti in ciascuna di esse e per l'avvedutezza di non pregiudicare nessuna di quelle questioni che, compiute le operazioni militari, sono destinati a risolvere i nostri diplomatici. Ma la nuova Carta, mantenendo la tradizione dell' Istituto, è completamente diversa dalle precedenti per un complesso di elementi genialmente derivati dalle conoscenze dell'oggi ed adattati alle necessità dell'attuale momento. II titolo stesso è una simpatica manifestazione patriottica. Le Nuove Province Italiane, la Tripolitania e la Cirenaica, non saranno pro- babilmente così battezzate nell'ordinamento amministrativo che il Governo darà quanto prima ai nuovi territori ; ma, pur senza far nascere delle eleganti questioni di diritto costituzionale, è nella coscienza di tutto il popolo d'Italia, che la Tripo- litania e la Cirenaica, con il loro rispettivo hinterland, costituiranno di fatto, se non di nome, le due nnove province della Libia. 70 Note bibliografiche Le Nuove Province Italiane sono dunque rappresentate nella nuova carta con quella stessa cura che si mette nel raffigurare un paese italiano ad uso degli Italiani. Per la prima volta le distinzioni della natura del suolo hauno assunto, oltre ad una evidente plasticità e ad una tìnezza artistica non comune, una grande precisione di simboli cartografici corrispondenti ai cinque dilìerenti tipi del pae- saggio tripolitano: le zone di coltura e le oasi ; le steppe desertiche; le hammada, altopiani rocciosi caratterizzati dalla abbondanza di « sassi grossi »; i serir, o piani ricoperti di « sassolini », e gli edeien, veri tratti di deserto sabbioso. I nomi delle località principali e secondarie, e le denominazioni territoriali secondo le tradizioni meglio controllate, sono trascritti nella forma che più si addice alla nostra lingua. Così i nomi delle tribìi, che ritornano nei nomi propri di parecchi centri abitati, sono sistemati nella loro più probabile situazione e completano politicamente la carta. La quale, arricchita di segni diversi per distin- guere i vari centri abitati, le strade carovaniere, gli nidian (letti di torrenti), i pozzi e le rovine, sebbene contenga tanta dovizia di dati, mantiene nel suo aspetto generale una perfetta leggiliilità, ormai nota a tutti coloro che apprezzano i pro- dotti cartografici dell' Istituto Geografico De Agostini. Per tutti questi pregi la recente publ>licazione dell' Istituto Geografico De Ago- stini di Novara, si ditt'erenzia da tutte le similari che fin ad oggi vennero alla luce in Italia ed all' Estero. d. vi. Calendario-Atlante De Agostini pel 1912, «ou notizie cronologiche, astronomiche, geografiche ed economiche del dott. prof. Albino Machetto, ed indice di oltre 3000 nomi geografici. (Un volumetto tascabile di 100 pagine di testo e 22 tavole a colori). — Istituto Geografico De Agostini; Novara, 1912. Questa pubblicazione è la più geniale di qminte l'Istituto Geografi<^o De Agostini di Novara abbia ideato ed attuato. L un vero gioiello per la quantità di notizie che contiene e la precisione con la quale sono redatte ; un vero miracolo di luion mercato per il suo prezzo. Le accoglienze, che il pubblico tributò a questo Calendario -Atlante nei suoi nove anni da che ])erio])ortuno criterio geografico in modo da permettere di ricavare la mvdia declinazione e la media inclinazione per ogni provincia. Questo Calendario -Atlante ha tali pregi intrinseci che si raccomanda da se. Dovrebbe entrare in tutte le famiglie e in tutte lo scuole, per portarvi dati recenti ^sote bihliogiajiche 77 e precisi intorno a tanti fatti che ritornano sovente nello stndio e nelle discnssioni. Con una spesa annua insignilicante è dato di tenere al corrente qnaluiielli grezze e conciate, di lane, di cere e grasai, di zuccheri e derivati, nonché di un completo assortimento di cereali, farine, legumi, prodotti eccitanti e concianti, fibre vegetali, semi oleosi, foraggere, ecc. Completano il magnitì(^o dono una bella serie di fotografie d'interesse agrario e zootecnico, numerose pubblicazioni e carte geografiche. Anche il (Jomitato per la Mostra Brasiliana ha inviato molte utili |Mibblicazioni, carte geografiche, geologiche ed agrologiche, riser- vandosi di mandare in dono in seguito un nuiueroso campionario per il Museo. I privati espositori della Mostra della Colonia Eritrea hanno infine donato ca-mpioiii di cereali, di foraggere, di cafi'è, di lane, ecc.; la Società per la coltivazione del cotone in Eritrea ha concesso un cam- l)ionario completo di i)rodotti di sua lavorazione (co^om grezzi e manufatti, pannelli, olii, oggetti lavorati di palma diim, ecc.) ed il cav. (Giovanni Ostini, K." agente commerciale a Gondar, esemi)lari di cera, caffè, miele, liijuori, zibetto, ecc. A tutti i gentili dcmatori la Direzione dell' Istituto e FLJtli<'i()
  • e Agostini inPORTflNTE Si ricevono inserzioni, a prezzi niitissinii, da pub- blicarsi in fogli colorati, simili a quelli qui uniti. La nostra rivista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del mondo, in scuole, biblioteche, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d^ Italia, ed è diffusissima nelle nostre colonie. Preventivi a richiesta degli interessati saranno comunicati con tutta sollecitudine da parte delV ISTI- TUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI - Novara. L'Istituto Geografico De Agostini (Novara - Pie- monte), fondato e diretto fin dal 1901 dal doti. prof. Giovanni De Agostini, è in Italia l'unico appositamente organizzato per assumere l'esecuzione di lavori cartografici originali di qualsiasi genere, per conto di Governi e di privati. Per conto proprio, di privati e di Enti governativi ha pubbli- cato una serie numerosa di carte geografiche, geologiche, itine- rarie, murali, semimurali, scolastiche, insieme con atlanti di geograffa moderna, di geografia commerciale e di demografia. L'opera più cospicua compiuta in questi ultimi anni è certamente fa grande Carta d'Italia al 250.000 in 58 fogli, pubblicata sotto gli auspici dei Touring Cfub Itafiano e costruita, redatta, dise- gnata, incisa e stampata a 9 co fori in 100. 000 copie escfusivamente daff'lstituto Geografico De Agostini di Novara (Piemonte). L'Istituto Geografico De Agostini (Novara - Pie- monte), ha recentemente pubbficato if suo Catafogo generafe deffe pubbficazioni, che spedisce gratis a chiunque io richieda con bigfietto da visita segnandovi a mano in aito fé fettere - p. e. - " L'AGRICOLTURA COLONIALE „ Organo dkll' Istituto Agiik^olo Coi.onialk Italiano K DKi Skkvizi agraki df^lla COLONIA Krituea r uklla Somama Italiana PREZZI E CONDIZIONI DI ABBONAMENTO PER L'ANNO 1912 (Acsirsio VI) Vvpy.zi «Valdionanieiito ii L'Agricoltura Coloniale i>*'r il 1912: L. 10 in Italia, (loloiiia Eritrea, Somalia Italiana, l'ripulitania e Cirenaica L. 12 per l' Estero (Unione postale) Un fuHvivoìo xepnrtito L. 1,00 ('" Italia e Colonie, L. 1,25 prr ì'Eiiiero l'iczzo »l'al»l)(»naiiient() fuinnlativo aW Agricoltura Coloniale ed alla Rivista Coloniale (orjiauo (leiristitnto Coloniale Italiano in Roma): L. 18,00 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia italiana, Tripolitania e Cirenaica L. 22,50 per V Estero (Unione postale) Premio a;E;li abbonati ]uiiitualì A tutti gli alibonati vecchi «i imovi clie ci faranno pervenire il i)rezzo dell'ab- bonaniento prima sni Tolunii della Biblioteca Ajg^raria ('oloniale Gli abbonati in regola con i jiagamenti godranui) lo sconto del 20 " o ^" ''• una copia di ciascuno dei vcdumi della Hiblioteea Agraria ('(tloniale. L'importo decjìi ahhoiiuincnti dt-n- eHxere iiiriato eHcliinivaniente, a piezzo cartolina r (ihitrno 1910) ■ » » » I CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE PrenidtHte: On. Ferdinando Martini, rappieHeiitiiutc il Governo della Somalia [tnliaiia Viee-Presid€)ite: Prof. Vincenzo Valvassori, lappreHentante il Ministero d'Agricol- tura, Industria e Coniuiercio Segretario: Dott. Gino Bartolommei Gioii, rapi)re8entante il Ministero dt^gii A ilari Kstt'ii ComigUeri: Prof. Pasquale Baccarìni, consijjliere ajjfjresato a norma dell'art. 7 dello Statuto » Prof. Antonio Berlese, ra]>presentaute il Comune di Firenze » Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l'Istituto Colo- niale Italiano » Prof. Giotto Dainelli, rappresentante il Counint' di Fiieiize » On. Francesco Guicciardini, consigliere aggregato a norma dell'art. 7 dello Statuto » Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il Governo della Coi. mia Eritrea » On. Roberto Pandolfini, rappresentante il Commissariato della Emi- grazione >s On. Sen. Carlo Ridolfi, rapinesen tante il 11. Istituto di Studi Superiori di Firenze PERSONALE DIRETTIVO Dott. Gino Bartolommei Gioii - Direttort Dott. Guido Mangano - Ctmsnienza - Servizio Sperimentale - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Direzione Labcu-atori - Museo Dott. Oberto M anetti - Redazione Rivista - Direzione Biblioteca Dott. Alberto Caselli - Assistente Cav. Aristide Recenti - Direttore delle Coltivazioni PERSONALE INSEGNANTE Dott. Guido Mangano - .\gricoltiiia coloniale Dott. Giuseppe V. Rossi - Tecnologia chimico-agraria coloniale ,, „ ,, - Zoologia ed entomologia col«)niale Dott. Renato Pampanini - Hotanica ccdoniule e geografia liotanica Dott. Oberto Manettl - Economia tecnico-agraria coloniale Prof. Attilio Mori - (Jeogratia coloniale e storia delle Colonie „ ,, ,, - Economia e legislazione coloniale Prof. Carlo Pucci - Zootecnia coloniale- ed igiene «lei bestiame Dott. Enrico Persane - Igiene colonialr e pronto soccorso Scuola Berlitz - Lingua francese, inglese, .spagnola Tipografia dell' ISTITUTO GEOQRAFICO DE AGOSTINI — Novara Anno Yl-^.S Marzo 1012 L'AGRICOLTURA COLONIALE OUGAXO DELL' ISTITITO AgHICOLO CoLDXIALP: ITALIANO E DEI Servizi AtrUAHi dell' Eritrea e della Somalia Italiana L'Opera della Società Italiana per lo studio della Libia Xt'llo scorso umilerò del nostro periodico (1) abbiamo iiià accemiato alla costituzione della /Società Italiana per lo studio della Jjihia, sorta a Firenze per l'iniziativa di Pasquale Villa ri, ed alla <|nale hanno i^ìk aderito nume- rose personalità politiche, scientitìche e coloniali di tutta Italia. La Giunta Esecutiva, eletta in una adunanza preli- minare per procedere alla costituzione definitiva della Associazione, mentre dà opera per la raccolta dei fondi necessari all'organizzazione degli studi, non ha trascurato di chiamare a collaborare i più competenti studiosi ed i tecnici più indicati a stabilire le direttive principali e le (luestioni più importanti, che debbono essere per le prime sottoposte air indagine scientifica. Dopo numerosi scambi di vedute efl^'ettuati in diverse c(mferenze, a cui intervennero membri autorcAoli della iliunta Esecutiva, il grui)po di scienziati e di tecnici c(dla- boratori ha progettato uno schema di lavoro, da eseguirsi per mezzo di riunioni, che esplorino nim tanto i territori della Libia Italiana quanto (juelli delle cohmie contermini, che presentano col nuovo nostro p|>. 7-8. L'Agricoltura Coloniale, Anno VI. 1 82 L'opera della Società Italiana affinità. (;()sì furouo proposte due specie di spedizioni, una delle quali si occuperebbe essenzialmente dello studio geo- grafico, geologico, antropologico, etnografico della regione, la (juale dovrebbe (juiudi esser percorsa, dato il carattere delle ricerclie, in numerosi e relativamente rapidi itinerari. ^V questa spedizione sarebbe aggiunto anclic un incaricato per lo studio del tappeto e delle formazioni vegetali della Libia. Una seconda spedizione avrebbe invece per compito precipuo la ricerca dei fattori e degli elementi economici per la messa in valore della colonia e quindi comprende- rebbe lo studio agrario, economico-agrario, zootecnico, igie- nico, ecc., della regione. Crediamo interessante per i nostri lettori ì-i])<)i'tare integralmente un brano delbi relazione, testò i)ubblicata dalla Società, clie riguarda ap])unto il programma dello studio fondiario della (\)louia. Per ciò die ri<>uarda le «li\erse s[>ecie di fatti aj>rari, ohe si presentano all'osservazioue degli studiosi, è necessario premettere, che, essendo questi intrinsecamente d'indole più complessa e compiendosi in un periodo di tempo relativamente j)iù lungo, occorrerà che sieno determinati e valutati con metodi essenzialmente diversi da (|uelli adoperati per le ]i<'erelie tìno aiente naturale i)er i)otei" detrarre dalle condizioni del clinni e del suolo e con l'analisi dei «lati raccolti in (pmle misura e con «pude in:ii'liire rlp.Ufi ricoiclio d'ordino lijtoi'Ortniiipnte stientilìco o iiniudi dì coriittere pili Kfiicriilc ed fsteimivo. per lo studio della Libia 8 o dal primo gruppo di studiosi quanto quello die sarebbe riunito da specialisti nelle materie, che fanno parte di questo gruppo, potrà servire a bene impostare il problema economico agrario della Libia ed alla sua risoluzione. La missione procederà quindi al prelevamento di campioni del suolo e possibilmente del sottosuolo per il relativo esame fisico-chimico e per le ricerche analitiche di laboratorio; e cercherà i mezzi più acconci per la sistemazione definitiva del terreno in relazione con le acque di scolo, coli' irrigazione, colle colture praticabili, coi correttivi fisici ed i fertilizzanti da introdurre e da provare. Dovranno anche essere esaminate tutte le questioni relative alla tecnica ed alla meccanica agraria, in quanto queste possano rendere pili facile e piìi razionale la coltivazione delle piante, con sjjeciale considerazione di quelle che riguardano la coltura delle terre aride come la fognatura, il dry farming, ecc. Si studieranno anche le ai^pli- cazioni di sistemi meccanici per utilizzare le forze motrici naturali (vento) ed i mezzi adottati od adottabili per la protezione delle terre, dalle sabbie mobili, ecc. Di ogni coltura in atto saranno determinate le caratteristiche, la maggiore o minore razionalità, la diffusione e tutti gli altri dati che servono alla compilazione di razionali monografie fitotecniche, il più possibile complete e necessarie per l'istruzione dei futuri coloni. Ma non si trascurerà lo studio degli elementi necessari per l'introduzione di nuove piante coltivate in relazione all'ambiente agrario locale, a quello delle colonie contermini ed alla razionalità della tecnica agricola europea. L'indagine sarà volta anche alla determinazione delle piante spontanee utilizzabili, con particolare riguardo alle zone boschive ed ai pascoli; ed i dati così raccolti insieme a quelli riguardanti le colture potranno servire ad un tentativo di carta agrologica ed alla compilazione di un j)ratico calendario agrario. Infine imi^orterà ancora considerare le cause nemiche delle piante, sieno esse di origine meteorica, sieno di origine vegetale ed animale. Per quanto si riferisce alla fauna entomologico-agraria della regione, conviene tener presente anche l'interesse che il suo studio \n\o avere dal punto di vista dei paesi dell'Italia meridionale, i (inali posseggono condizioni agTicole simili a quelle dell'Africa del Nord, sia per impedire l'iini)ortazione di si)ecie nocive, sia per favorire quelle di forme utili. Anche le condizioni e le possibilità zootecniche del paese do\ranno essere largamente studiate e valutate: così saranno effettuate ricerche sulle razze, sulle pratiche di allevamento e le condizioni igieniche 84 L'opera della Società Italiana locali, iioncliè sui mezzi per migliorare la i»ro(lazione zootecnica, per introdurre nuove razze e specie (struzzo) ed industrializzare certi prodotti, come la carne, e favorirne ])oi l'esportazione. lutine sarà iniziato lo studio rejiolare delle malattie del bestiame e dei problemi zooeconomici della colonia, si determineranno i prezzi sul mercato di produzione e si ricerclieranno i mezzi, che valgano a rendere piìi sedentaria la i)opolazione agricola e più stazionario l'allevamento. Tanto le indagini agronomiche che quelle zootecniche vanno integrate da una ben costituita serie di ricerche relative all'economia agTaria della regione, in quanto questa ha relazione collo sviluppo organizzato della produzione vegetale ed animale nell'azienda agraria. Sarà quindi oggetto interessante di studio la valutazione della produzione agraria attuale, le caratteristiche e le forme economiche dell'impresa agraria nel suo equilibrio e sviluppo e nel confronto con l)aesi affini. Per questo tutti i fattori diretti ed iiuliretti, su cui si fonda la produzione, dovranno esser osservati e determinati per risolvere gli importanti problemi, che riguardano direttamente la futura colonizza- zicme, nel suo pili acconcio indirizzo, nella sua maggiore o minore intensità e sviluppo. Cosi la diversa suscettibilità del terreno agrario, la sua estensione, valutazione e prezzo; il capitale necessario all'investimento e per l'esercizio dell'impresa, il reddito unitarie» reale o presumibile, le sue oscillazioni e le cause che le determinano sono tutte questioni, che hanno bisogno di esser largamente conosciute e studiate per esser chiaramente definite. Anche i problemi che riguardano l'attività di coltura e la mano «roi)era necessaria e gli aigomenti che a queste si riferiscono (sviluppo demografico, coopcrazione, salari, contratti di lavoro, elenu'uti etnici favorevoli (^ sfavorevoli, ecc.), dovranno occupare un posto speciale nel gruppo di ricerche economico-agrarie e ciò non tanto per la stima obiettiva di un simile indisj>ensabile elemento dell' imi)iesa fondiaria quanto per dettar le norme della futura iH)litica jx'r l'immigrazione della mano (Topeia italiana. Lo studio economico della produzione agraria della Libia sarà <'omi»letalo con note, osservazioni, cifre e statistiche approssimative riguaidanti i necessari miglioramenti fondiari ed agrari, la consistenza «lei ca]»ifali imi>iegati, il loro prezzo d'uso, il prezzo di costo delle specie coltivate, Fattività e fermezza del m<'rcato, ecc. per lo studio della Libia 85 Infine, la Società per lo studio della Libia procede contemporaneamente alla compilazione di una Bihìhgrafia retrosjìeffiva generale della Libia ed ha in progetto un Bollettino hibliografieo, che tenga al corrente gli studiosi di tutte le pubblicazioni, che volta a volta usciranno sull' in- teressante argomento della colonizzazione della nostra nuova colonia. Per lo studio bibliografico hanno aderito tutti i bibliotecari fiorentini, i quali stanno studiando un tipo di schedario pratico e moderno per la registrazione di tutti i lavori, fino ad oggi pubblicati, sulla regione ormai assi- curata dalle armi nostre alla colonizzazione italiana. Africus. IL SILFIO DELLA CIRENAICA La conquista degli anticlii territori della Libia per ]ìarte delle armi italiane ha fatto qua e là sollevar di nuovo una questione quanto mai comi^licata e discussa ed ancor oggi profondamente oscura: quella cioè che riguarda l'identificazione del mlfio, che, gli antichi ci after- mano ripetutamente, costituiva la materia di cui principalmente si faceva commercio in Cirenaica e che arrivò fino ad essere rappresentato come simbolo nazionale nelle medaglie e nelle monete. Fig. 1. — Monete cirenaiche rappresentanti il silfio. 80 II ailfio La lejijienda narra clie una vergine greca
  • erchè è parvente il fatto che egli la deduce essenzialmente da tradizioni impossibili e confuse o dagli autori, che lo precedettero nel trattarne. Egli ne accetta l'origine miracolosa, descritta dai testi greci, secondo i quali il silfio cresceva spontaneo solo in una stretta zona vicino a Cirene, che era stata bagnata da una improvvisa pioggia di pece, sette anni prima dalla fondazione della città. La tradizione narrava anche che il silfio non poteva esser coltivato, sotto pena di vederlo miracolosamente riti- rarsi nel deserto (3). La compilazione di Plinio dunque non ha oggi jclie un valore di semplice curiosità storica, per ciò che riguarda la delucidazione del- l'oscuro problema, benché ci renda un esatto conto delle cognizioni scientifiche degli antichi e del sommo valore che si attribuiv-a al suo tempo a certi i)rodotti, che oggi certamente non ne avrebbero uno uguale. Infatti egli ci racconta anche come Cesare al principio della guerra civile facesse prelevare dall'erario pubblico, insieme all'oro ed all'argento, millecinquecento libbre di silfio, che vi erano contenute {Jlistoria Wat., XIX, 15), la qua! cosa dimostra che non solo dal popolo ma anche dalla suprema autorità dello Stato si stimava il succo medicamentoso, come uno degli oggetti piìi preziosi che si possedessero. (i) « Publicaiii, qui pascila condncnnt, inagiH luci'uiu sentientes, depopiilautnr iiecornin pabulo ». Plinio : loc. cU. (J) Plinio: loc. cit. Anche Strabene (Geogr., XI, XIII, 7; VI, II, 10) cita un siltio che si produ- cp.va nella Media e nella Battriana di qualità inferiore e Teofrasto (Sistoria Plani., VI, III, 7) cono- sceva un prodotto simile della Siria e perfino della Grecia stessa (Parnasao). (3) Id (il silfio) apud auctures Graeciae evidentissimos natnm inibre piceo re; ente uiadefacta « tellnie, circa Hesperidum hoitos Syrtimqnc Maiorein, septem aur.is ante oppidum Cyreiiaruni « vim antem illam per quattuor niillia stadiorum Africae valuisse. In ea laserpitium gigni solituui, '< rem feram et contuinacem, et si colerotnr in deserta fugienteni. » (Plinio: Historia Nat., XIX, 15). Anche Plinio parlava esclusivamente iier tradizione, il principale signitìcato della quale sta appunto nel fatto dell'estrema rarità del prodotto prezioso della Cirenaica. Era questa dovuta al geloso mono- polio dei Battiadi o piuttosto alla reale scarsità del silfio, forse neppure originario della regione che lo metteva in commercio? 90 II silfio Va<»lii ed incerti sono gli antoii antielii sulla precisa maniera «li ottenere il prodotto dalla i)ianta. Teofrasto {Historia Plant., VI, 2) e Plinio sono concordi nell'affei-iuare la dupli<'e provenienza del succo, estraendosi questo e dalla radice e dal fusto della pianta, benché quello ottenuto daentinni extinguit « potiun : ex aqua vulneribns bis eirciimlinitur: scorpionum tantum plagis ex oleo: hulceribus vero « non matnrescentibns cum farina bordeace.i, vel fico sicca. Carbnncnlis cum ruta, vel cum inelle, vel « per se visco superlitiim, ut liaereat ; sic et ad canis morsus Excrescentibns circa sedem, cum teginine « Panici inali ex aceto decoctum. Clavis, qni vulgo morticini appellantur, nitro mixto. Alopecia-s nitro « ante snbactas replet cum vino et croco, ant pipcre, aut murinm timo et aceto. l'einiones ex vino « fovet, et ex oleo coctnin ìmponitur: sic et callo. Clavis jiedum superrasis inaecipuae iitilitntis. Centra « aqiias nialae, iiestilentee tractns, vel dics. «In tuHsi, vna, fellis vetori .suttusioiie, liydroi)Ì8Ì, raucit itibns : confestim eniin jinigat fances << voceniqiie reddit. Podagr.is in sjiongia dilutum iiosca lenit. Plenriticis in forbitione viiium poturis « datar: contractioiiibus, opistbotouici», <-ieeri8 magnitudine cer.i circumlitum. In angina gargarizatur. « Anhclatoribiis, et in tnssi vetusta cnm porro ex aceto datur: aeqne ex aceto bis, qui coagnliim « lactis forlmeriiit. l'raecordioruni vitiis syntecticis, coinitialibus in vino, in aqua mulsa linguae paralysi. « Coxendicilins et Inmlioinni doloribus cnm decocto inelle illinitnr, ecc. ecc ». Infine l'ottimo Plinio agginnge « ipias habeat ntilitalcs admixtnm aliis, imniensnni est roferre (I); «et nos siniplicia tractamns; qiioniain in bis Xaturam esse adparet, in illis conjecturam saepius fal- « laceni », ma questo tentativo di <-ritica, senza dare nessun lume allo studioso moderno, non |)nò che far sorridere siili' iiigeiiiiità dei nostri illustri progenitori I della Cirenaica 91 l'ombra del minimo dubbio le più disparate azioni in favore della profilassi e della enra dei morbi umani. Si può dire anzi clie il sommo interesse, che ha suscitato tra i dotti il portentoso silfio degli antichi, si deve esclusivamente alla fama che questo riscuoteva nell'evo remoto dei Greci e dei Romani ed all'alto prezzo, che gli era universalmente attribuito. Il problema quindi non ha alcuna importanza pratica; la medicina infatti ha oggi troppo i)ro- gredito perchè un prodotto naturale raggiunga il valore favoloso che aveva il silfio e la coltura è sì diffusa in tutte le classi sociali, che il vecchio laserpitium^ qualora fosse identificato in modo preciso e sicuro, non otterrebbe certo gli onori, che gli antichi gli tributavano. D'altra parte il silfio non si coltivava, quindi anche il decidere se la pianta fosse spontanea o no della Cirenaica non sta a rappresentarci neppure una nuova prova storica della ricchezza fondiaria dell'antica Pentapoli. Ciononostante la questione dell'identificazione del silfio è rimasta una incognita suggestiva a quanti archeologi o botanici si sono occupati del passato delle misteriose terre cirenaiche, che i miti dell'antichità, il deserto algente e la gelosia del Governo turco hanno lasciato fino ad oggi chiuse alla assetata curiosità di sapere della vicinissima civiltà europea. Purtroppo tutto quanto fino ad oggi si conosce di documentario sull'argomento è quello che abbiamo riassunto nelle pagine iirecedenti: scritti sulla cui veridicità non si può fare che un minimo aftidamento, medaglie e monete più o meno consunte, sulle quali delle sculture non sempre uguali rappresentano delle piante a caratteristiche tutt'altro che definite, rare antichissime figurazioni dell'attività commerciale della Cirenaica, in cui si dimostra la grande importanza che il silfio vi assu- meva. Niente altro possediamo, finche le rovine di Cirene, di Tolemaide, di Berenice e delle altre sontuose città dall'antico splendore non saranno dissotterrate e frugate, per esser studiate ed analizzate minutamente dai dotti; niente altro, finché l'interna regione dell'altopiano cirenaico non sarà attraversata dai fitogratì raccoglitori, che ne illustrino la fiora ancora ignota. E quanto si sa oggi è poco, troppo poco per arrivare ad una conclusione accettabile sull'identificazione del silfio. * * * L'Africa settentrionale è stata sempre ritenuta una regione popo- lata da piante, che forniscono prodotti medicinali. Molti di questi erano conosciuti anche dagli antichi, alcuni anzi solo da questi; ma non 92 II s-iltio tutti, collie il silfio, hanno una storia ancora avvolta nel più profondo dei misteri (1). Ed ancor orietà terapeutiche del silfio, avendo potuto con questo perfet- tamente risanare due soldati affetti da broiu;hite, nella cui guarigione si era penluta ornuu ogni sjteranza. Egli stesso dice che il n ne conoscevano forse una diversa. Nella relazione del loro viaggio in Cirenaica an/H attenuane) di aver vedute» il drias comune ium luoghi sassosi e rocciosi, ma che l'aspetto dcHa pianta non fece loro rimi)ressione di somigliare tropjx» a (piella scolpita nelle monete, già conosciute in Euroi)a e da loro stessi rac- colte (8). Il Lavai morì in Cirenaica nel 1S74, «' con lui si estinse l'ultimo sostenitore della i>resunta identità, poiché i botanici che si occui>arono della (|ucstion«', proiKMid<'\ano più pei- l'oi)inione emessa dall'Oersted, cIh' per (|uella del \'i\iani e dei suoi seguaci. Così r Henricfi (4) in Francia e rautorcvcth' Aschersoii (."») in (lermania, si «lichiararono decisamente a\\crsari delle coim-Iusìoim a cui arrivaxa il dott. Lavai. (1) Bull, de l'Accad. Royale de Danemark. CoiiPiihajine, 1S69 (6, 21). (J) Vedi <■ Kfl)ilor.itore », voi. V, anno issi, ]ing. 3J0. (3) Vedi '< Ksi>l(iratoro », voi. V, anno ISHl, paj;. :t3r). (4) F. Heniuc(j: La verità xur le prétendu silphion dr la Gyretìaiqtie (S. eyrenaicinu du Dr. Lavai). Paris, 1s"ii. (.">) P. AscHKH-ON: Drias e silphion in « lOHploi.itoro », voi. \'l, nuno lti.H2, pag. 1. della Cirenaica 95 Fig. 5. Il primo potè studiare deolavoii delVantica Grecia, v'è da domandarsi i»er qual ragione le rappresentazioni unto di vista i)arte a])pnnto il ^'er- coutre (1), il (piale ha uiustamente osservat(> che, mentre le sculture che ra[)presentano la intera i)ianta del siltìo api>ai la struttura delle foglie e la morfologia abbozzata dell' intiorescenza terminale nelle diverse monete. Il Yercoutre peri» ha preso in esame si)ecialmente certe speciali sculture cuoriformi, ritenute come ra])presentazioni di semi di siltìo, che sem])re si rassomiglian<> nel contorno, e (pialche volta sono provviste di un'appendice, che ha tutte le apparenze di un ])eduncol() o di un gand)o. Seguendo (piesto ordine di idee, l'autore è d'<>piniroduttor(' di silfio. Così stand(» le cose, la i)ianta nuulrc del silfio do\-e\a aNcrc un Imbitut in regioni che stanno a mezzogiorno e ad oriente della Cire- naica, mentre (piest'ultiino ])a('se non sarebbe stato che lo scalo i>rin- cipale ed il luogo o\ e (orse si estraeva il succo, clic era messo in coinmcicio. (^)nale sarebbe (piindi la s|tecie vegetale, che, secon(ht il X'ercoiitrc. a\iebb(> avuto l'onore di esser la pioduttricc del sillio nnracoloso^ Non l'umile omlucllifera. ne il secco licheiM"; ma uno (h'i ()) A. K. \khi ipl TiiK : /(Il iiHiiaitioii i'» Silpliiìi ni. l'iirih. 10. I.oroiiv. idit< iir, JS. ino l'.diu- partf, \WX. della Cirenaica 97 giganti del regno vegetale, una delle piante più maestose della terra e precisamente la Laodicea Sechellarum o cocco di mare o cocco «Ielle Seclielles, connine in tutte le isole sporadiche dell'Oceano Indiano occidentale (1). Pare che l'area di diffusione di queste palme fosse assai più vasta nell'antichità; il Vercoutre opina anzi che crescesse spontanea nell'Etiopia Settentrionale, dove sarebbe scomparsa nel I secolo dopo Cristo; ma nel secolo xvii, secondo il Rumph, gli Etiopi non l'avevano ancora completamente dimenticata. Seguendo i suoi concetti, il Vercoutre attenua che gli antichi scrittori sbagliavano credendo che il silfio si togliesse dalla radice e dal fusto di una pianta; egli sostiene infatti che il succo si estraeva solo dal frutto della Laodicea. La ligura 8 mette a confronto due disegni schematici tratti roprio hahiiai in Cirenaica; ma questa doveva esser invece solo la regione dove il succo era estratto dai frutti della Laodicea, un tempo spontanea nell'Etiopia Settentrionale, dalla qual regione le noci venivano asi)ortate dai nomadi che l'abitavano. In questo caso l'estinguersi gra- duale delle piante dovrebbe essere avvenuto in conseguenza dell'irra- zionale e rapace sfruttamento da parte dei raccoglitori, ed allora gli ultimi avanzi avrebbero ])otuto essere stati distrutti completamente da una delle frequenti invasioni e(l incursioni sanguinose, che trava- gliavano le tribù dell'interno. La memoria del \'ercoutre è un lavoro, che dimostra l'acume critico, la dottrina e soprattutto l'affezione che l'A. aveva riposto nella solu- zione dell'oscuro prol)lem:i. I]' innegabile però che l'interpretazione del distinto botanico francese -non riesce a si)iegare una quantità di fatti, che da tutti gli antichi vengono confermati, cir<'a l'esistenza della pianta del siltio in (pirenaica : si ricordi, ad esempio, che \w Acniu' portato un esemplare perfino a Xerone. Xè si può con leggerezza accettare l'opinione dell'A. sul cumulo di errori, che egli attribuisce a tutti gli antichi naturalisti, circa la consistenza legnosa della specie; tanto})iù che le sculture monetarie, che ci sono riuniste come rari docu- menti dell'antica civiltà cirenaica, non hanno davvero l'aspetto di una pianta come la Laodicea, clie come jtalnia ini una sagonni caratteristica e ben gresse, in atto o latenti. - Attitudini uiorali e loro importanza. - Donne e banil)ini nelle colonie. - Kazze bianche e razze colorate. - Scelta dell'epoca più adatta per il viagjj;io in ra])iti)rt() alle condizioni «limatiche e sanitarie del lno e snll' i^i'iene individuale a hordo: il mal di mare. - l'recauzioni utili all'anivo. K('nii()rgant lia scritto con graiule ragione che il successo d'ogni colonizzazione dipende dal modo, col «puile essa è preparata. Ora non v'ha dubbio che hi condizione piinia, essenziale ])er una buona pre- Igiene dei paesi caldi 101 parazione è che gii Europei, i quali si recano a vivere e a lavorare nelle colonie, abbiano una solida costituzione iìsica, capace di resistere validamente alle varie e niunerose cause di insalubrità, di cui abbiamo già parlato. Perciò, nello stesso modo che si sottopongono ad una visita medica i giovani che debbono prestare il servizio militare, dovrebbero del pari essere sottoposti ad una visita medica, ancora piìi minuziosa e rigorosa di quella, gii individui che vogliono recarsi nelle colonie. Una prima ed importante questione si presenta subito: quella dell'età. Secondo il parere unanime di tutti i medici e di quanti hanno esperienza in materia coloniale, i giovani al disotto di 25 anni resi- stono meno degli altri all'influenza deprimente del clima. L'età migliore è fra i 25 e i 35 anni, età nella quale il corpo ha raggiunto il pieno sviluppo delle sue forze ed il massimo grado di resistenza, e possiede quindi intera quella elasticità funzionale, per cui si adatta facilmente alle pili diverse condizioni di clima. Al di là di 35-40 anni tale elasti- cità funzionale diminuisce notevolmente, e non è consigliabile ad uomini che abbiano oltrepassata questa età e che abbiano semijre vissuto in climi temperati, di recarsi in paesi molto caldi. Del resto tale restrizione dipende molto dal genere di occupazione, alla quale essi dovranno attendere. Così, per esempio, mentre non sarebbe pru- dente, per un ufìiciale di 40 e più anni, di recarsi per la prima volta in una colonia, specialmente se in un paese molto caldo ed insalubre, quando egli dovesse condurvi una vita di fatiche e disagi, come marce, attendamenti all'aperto, ecc., lo stesso ufficiale potrebbe con minor pericolo recarvisi, se fosse invece addetto all'amministrazione, ad un ufficio cioè punto faticoso, in luogo ben i^rotetto, e potendo usufruire di tutti quegli agi, di cui la vita nei centri coloniali è talvolta piìi ricca di quel che non si creda. Il criterio dell'età deve avere una grande importanza nella scelta dei componenti le truppe coloniali. L'Inghilterra ha stabilito che i soldati che vogliono recarsi nelle Indie debbano avere almeno 21 anni: questo limite è, a parer mio, troppo basso. E' molto eloquente, a questo riguardo, la statistica sanitaria di pochi anni fa delle truppe coloniali francesi, specie nel Madagascar- e nell' Indocina. I^ei reggimenti com- posti di giovani fra i 18 è i 25 anni, la mortalità era più del doppio che in quelli composti di soldati di oltre 25 anni. Per la mia esperienza personale, sono pure di avviso che il limite minimo di età, specialmente per i paesi equatoriali, dove l'azione del 102 Igiene clima è iutensa e forte l'insalubrità, dovrebbe essere di 25 anni o almeno di 23. In quasi quattro anni passati al Congo, lio visto arri- vare un discreto numero di giovani, che avevano appena raggiunto la ventina e clie venivano in qualità di sottufficiali, di commessi di commercio o di im])ieg"ati d'amministrazione; ebbene la maggior parte di essi, specie fra i primi, dopo pochi mesi o un anno o poco più, dovevano essere rimandati in Europa per motivi di salute. Altre questioni molto importanti sono quelle relative alla costi- tuzione tìsica, allo stato di salute e alle abitudini di vita. Il futuro colono deve essere robusto, asciutto, avere nna costitu- zione scheletrica regolare, un buon sviluppo muscolare, scarso adipe, nna circonferenza toracica preferibilmente superiore alla media, nervi ben equilibrati, visceri sani. Kon deve sotìì'ire ne aver sofferto, almeno recentemente, di malaria, di affezioni croniche dell'apparato gastro- intestinale, o di mahittie lesive del fegato e dei reni, di intossica- zioni, ecc. ecc. E' noto infatti che la malaria non solo non dà immu- nità, ma è una malattia di cui è molto difficile potere assicurare la guarigione assoluta; e non sono punto rari i casi di individui già malarici, i quali, anche dopo nn lungo intervallo dalle ultime mani- festazioni della malattia, e pur trovandosi in luoghi affatto indenni da malaria, nella imi^ossibilità dunque di una reinfezione, all'improv- viso, in seguito a qualche causa debilitante, sono stati nuovamente coll)iti da febbri palustri. Tali individui, trasportati nei paesi tropi- cali, ove il pahnlismo regna endemico, sono i primi ad esserne colpiti, e spesso seriamente. Clii sia stato per molto tempo dispeptico, avendo sofferto di stomaco, o di intestini, o di fegato, non deve recarsi alle colonie <'he ove le sue funzioni gastro-intestinali od epatiche si sieno ristabilite perfettamente da almeno uno o due anni, i)erchè nei paesi caldi, per l'influenza del clima, facilmente i)erturbatri('e «li tali funzioni, per la difficoltà di poter seguire si)eciali regiiui alimentari e per la facilità di commettere sregolatezze dietetiche, gli antichi disturbi facilmente si risvegliano e si aggravano dando spesso luogo a febbri biliari, a diarree gravi, croniche, e alla dissenteria. Non mi consta, invece, che l'aver sofferto precedentemente di tifo, costituisca una speciale con- troindicazione, pur(!hè, s'intende bene, la guarigione dati da un tempo sufficentemente lungo. E nemmeno i vizi «ardiaci costituiscono una controindicazione formale, purché essi sieno perfettamente compensati; si rammenti però dei paesi caldi 103 che, nei paesi caldi, per le mutate condizioni circolatorie, lo scompenso avviene più facilmente e più presto. Per i nefritici cronici, anche leggermente colpiti, il soggiorno nei paesi molto caldi è da sconsigliarsi assolutamente; lo stesso dicasi per i diabetici e per gli individui facili alle malattie della pelle. Un lato molto importante di tale questione è l'evoluzione della tubercolosi sotto i climi caldi. E' ovvio che dei tisici avanzati non penseranno mai a recarsi nelle colonie; ma per quelli che ancora si trovano agli stadi iniziali della malattia, è raccomandabile o no di farsi coloni! La questione è stata assai dibattuta, ma delle numerose osservazioni tenderebbero oramai a stabilire che, mentre i paesi caldi e asciutti sono o possono essere favorevoli al malato, quelli caldi e umidi sono invece piuttosto favorevoli alla malattia, di cui accelerano la progressione e lo sviluppo. Quanto alla sifìlide, non è consigliabile a chi ne è stato colpito, di recarsi a vivere nei climi caldi altro che se l'infezione è antica, se fu curata bene e se non abbia dato manifestazioni da almeno tre o quattro anni. In regola generale occorre tenere sempre presente che, nei paesi caldi, le tare organiche acquistano un potere di evoluzione piìi mar- cato e pili rapido che nei climi temperati: avviene cioè nel campo patologico quello che notoriamente avviene nel campo fisiologico; tutti sanno infatti che, in tali i^aesi, lo sviluppo della pubertà da una parte e l'invecchiamento dall'altra sono precoci, risultandone un accorcia- mento della durata della vita. Una controindicazione formale alla carriera coloniale è fornita dall'abuso abituale di bevande alcooliche e dall'uso continuato di spe- ciali sostanze medicamentose, quali l'oppio, la morfina, la cocaina, l'etere, ecc. Gli individui infatti che sono schiavi di queste perniciose abitudini, sono destinati, a scadenza piti o meno lunga ma sicura, ad alterazioni mentali o nervose o viscerali gravissime, non di rado capaci di provocare la morte. Soltanto per coloro che ebbero la forza di liberarsi da tali funeste schiaviti!, la controindicazione cessa, purché non si sieno già deter- minate delle irreparabili lesioni anatomiche, e la guarigione dati da un tempo abbastanza lungo da poter esser ritenuta come definitiva, senza pericolo di facili ricadute. Uno si:)eciale riguardo meritano anche le abitudini di vita, consi- derato dal punto di vista della lìrofessione. 104 Ifiime Il colono non deve darsi, nella nuova residenza, ad nna occupa- zione troppo diversa da quella che aveva in Eluropa; per es. : chi è abituato a fare una vita sedentaria, in un ufficio, non anderà a fare il coltivatore o il soldato, ne a prender parte ad una qualche spedi- zione, occupazioni per le quali è necessario che ^indi^^duo possea digià una resistenza alle marce, agli strapazzi ed ai maggiori disagi di una vita all'aria ai)erta, resistenza che si acquista soltanto con l'allenamento dato dall'abitudine. Viceversa chi è abituato a condurre una vita molto attiva, movimentata, non farà bene ad accettare impieghi burocratici sedentari. Con queste brevi considerazioni sui requisiti tisici necessari per la vita nelle colonie, e sulle controindicazioni relative od assolnte a tale vita, io sono lungi dall'idea di avere esanrlto questo interessante ed importante argomento, giacche, come per l'età così per le altre condizioni, del pari che per le controindicazioni, la loro importanza è relativa non solo al genere di vita e d'occupazione che il colono con- duccA'a prima e condurrà poi, ma anche e soprattutto, alle condizioni di clima e di salubrità della colonia. I criteri quindi atti a determinare il giudizio sulla idoneità o meno di un individuo alla vita coloniale, dovi-anno, sulle basi generali accennate, essere applicati piìi o meno rigorosamente secondo l'ubicazione della colonia, la maggiore o minore intensità e continuità del suo clima, il grado di salubrità, ecc. * * * Ho parlato fin ({ui di (pmlità e c(mdizioni fisiclic, ma non basta;
  • i grande importanza è la scelta dei vari oggetti di vestiario, ma della composizione
  • rodo comjuesi in dette zone che all'arrivo. 110 Igiene Il colono che debba non fermarsi nelle città costiere, ma recarsi nell'interno, liinoi dai centri abitati, farà bene a provvedersi di un letto da cami)o e di una zanzariera; oggetto, quest'ultimo, del tutto indispensabile nei paesi caldi nei quali, più o meno, la malaria regna end(Mnica. Esistono dei tipi di letto da camino molto pratici, aventi da chiusi l'aspetto di piccoli bauli, che si montano e smontano con grande facilità e rapidità, e contenenti tutto quel che occorre per un letto completo: materasso, guanciale, lenzuola, coperta, piii i ferri i)er tendere la zanzariera. Oltre il letto, rius(*irà pure di grande utilità una cucina da campo, dando il modo di preparare ovunque in modo pulito ed igienico i propri pasti: anche di queste cucine si trovano dei modelli molto ingegnosi che racchiudono in ijiccolo volume gli utensili piìi necessari. N^on si dimentichi poi di portare una farmacia portatile, la quale per- metterà di applicare le prime e piii urgenti cure sì mediche che chi- rurgiche, nell'assenza o nell'attesa di un medico. Indicherò più oltre quali medicinali e quali oggetti da medicazione la farmacia dovrà contenere e il modo di servirsene. Accanto al baide-letto è di una notevole utilità pratica, anche dal lato igienico, il baule-bagno, di forma ovale e svasata, a coperchio smontabile, verniciato o smaltato di bianco all'interno, e che serve egregiamente al suo d(q)pio scopo di baule e di piccola tinozza da bagno. Ricorderò anche il vantaggio grandissimo di lìossedere una macchinetta da tagliare i capelli, doppiamente preziosa nei paesi caldi, dove è igienico tenere i ca])elli molt<> corti, per diminuire la sudorazione del ca])o e facilitarne le lavande, e dove, tranne nei centri più abitati, mancano i barbieri. Kaccomando infine di non dimenticare una leggera e solida sedia a sdraio, di quelle pieghevoli, comodissima nelle ore di siesta e nelle fermate durante le lunghe marce, e quando, febbricitanti, il (;aldo intenso rende quasi impossibile il rimanere in letto in ima stanza chiusa. Come ultimo avsertimento, a ])r()i>osito dell'equipaggianu^nto, dirò clic la scelta dei diversi effetti ed oggetti deve essere fatta in tutti i suoi dettagli con giudizio e ponderazione e, preferibilmente, doi») essersi consigliato con ([ualclu'duno die abbia esperienza i)ers(male, allo sco]»o di provvedere tutto ([iiello clie è veramente necessario, ma alleile di evitare l'ingond)ro di ogni cosa sui)erHua. l'riiiia di partire, il futuro colono non dimenticherà di farsi vac- cinare, misina preveiitixa di capitale importanza. E' veio che (piasi dei paesi caldi 111 tutti i centri coloniali di qualche importanza hanno oggi degli istituti vaccinogeni, e che è possibile farsi vaccinare arrivando nella colonia, ma è molto piìi prudente e sicuro di giungervi avendo già subito l'azione immunizzante del vaccino. * * La maggior parte degli Europei che si recano in una colonia, com- piono per la prima volta un lungo viaggio di mare; credo perciò opportuno dare alcuni brevi consigli sull'igiene della vita a bordo. Un disturbo assai frequente nei primi giorni di navigazione è la stitichezza, causata dalla alimentazione di solito soverchiamente abbon- dante, e dalla scarsezza del moto. E' facile ovviarvi, osservando una certa moderazione nel vitto e facendo quanto più moto sia possibile; molto opportuni a tale scopo sono quei giuochi, che si trovano su quasi ogni bastimento (come ad es.: il crikef) che si possono benissiuio eseguire sul ponte ed obbligano i giuocatori ad un esercizio assai movimentato. E' buona regola di rimanere il meno possibile nelle cabine, diffi- cilmente bene aereabili attraverso i piccoli huhlots, e nelle quali, specie quando vi si è in tre o in quattro passeggeri, come avviene spesso anche nelle prime classi, l'aria si vizia rapidamente. Alla mattina dunque ci si alzerà di buon'ora, si i)renderà una buona doccia - oggi tutti i bastimenti sono ben forniti di cabine da bagno - e si salirà sul ponte a godere del bel fresco mattutino, e a riempirsi i polmoni d'aria pura. E' parimente sul ponte o lungo i promenoirs guardanti il mare che si trascorre la maggior parte delle ore della giornata in conversazioni, letture o giuochi piacevoli o facendo i cento passi in su e in giìi; non è però affatto iwudente rimanervi la sera fino a delle ore inoltrate e tanto meno passarvi la notte a dormire su delle sedie a sdraio, anche essendo ben coperti, a causa della umidità notturna, che facilmente provoca dei dolori reumatici. E' necessario parlare del inai di mare? Chi non lo conosce, i)er esperienza j)ropria o altrui, solamente ijer aver fatto uiui semplice liasseggiata in barca cf»l mare mosso? Non perderò dunque tempo ne a descriverne i sintomi ne a studiarne le cause, ancora del resto poco note e molto discusse, e mi limiterò a dare qualche nozione i)ratica. 112 Igiene E' ]»(>ssibile pieveniie o curare il mal di mare? I metodi suggeriti sono parecclii, il che dimostra che nessuno è veramente bnono. Pos- siamo intanto scartare le medicine di tutti i generi: nefimina ha la potenza di imi)edire ad uno che vi sia disposto, di soffrirne. Potrà bensì essere indicata, in certuni casi e nel periodo di maggiori soffe- renze, la somministrazione di sostanze medicamentose, ma dirette più a combattere gli effetti del male temuto che il male medesimo. Le cure, che hanno le maggiori probabilità di riuscire, sono la cura sug- ge-itiva e le cure tìsiche. E' fuor di dubbio che l'elemento anto-sug- gestione entra in gran parte nel determinare il mal di mare. Alcuni, di natura eccessivamente apprensiva, ne amiiuilano appena a bordo di una nave, al solo pensiero di non avere più i piedi sulla terra ferma: sono, per fortuna, delle eccezioni. E certo, il i)rocurare di per- suadersi <'he non ci si ammalerà e di mantenere l'animo libero dalla continua preoccupazione, cercando di distrarsi il più possibile, invece di studiare ogni sensazirofonde inspirazioni, pren- dendo qualche s(U'S(» di caffè caldo forte con un po' di cognac, met- tendosi ben fermi su di una sedia a srovocano tali penose sensazioni i)iii in (pianto sono a\'\ertite dalla vista che dalla sensibilità generale di posizione: è ])erciò che lo sdiaiarsi ed il chiudere gii occhi dà immediatament»' o (piasi, un \i\<) senso di sollievo. Molti desideiaui» saper*' se è meglio mangiale o non mangiare. La (|uestione è oziosa, jierclie il mal di mare determina subito una de i paes i ca Idi 113 avversione al cibo così invincibile che lo stomaco si vendica col vomito (li ogni tentativo di introduzione di alimenti. Se il mal di mare con- tinua, il malato dova'à rimanere disteso, magari in letto, tinche il ritorno della calma non riconduca il benessere; duiante questo tempo si atterrà ad una dieta leggera, seguendo le indicazioni del proprio stomaco, e non si spaventerà se anche le sue sofferenze saranno forti. Si tenga sempre presente che il mal di mare non ha mai fatto morire nessuno e che è il solo male che, col cessare della causa, se ne vada con la stessa facilità e velocità, con le quali è venuto. Del resto, salvo rare eccezioni, l'organismo si assuefa assai rapidamente alle nuove condizire libero. La moderazione nel vitto sarà anche mi ottimo aiuto a prevenire i disturbi gastro-intestinali, molto frequenti in tale periodo. E' nu)lto prudente prendere fin dal primo giorno un mezzo grannuo di chinino, rinnovando la dose dopo 3-4 giorni, e attenendosi in seguito a quanto esporremo a proi)osito della profilassi della malaria, f Continua) Dott. Enrico Pbrsano. Una rettifica circa l'organizzazione dei servizi agrari nell'Eritrea Riceviamo e publdichiamo: Efiregio Direttore, In una pubblicazione dell'Istituto Internazionale di Agricoltura (1) leggo che l'Eritrea ha risposto a un questionario inviatole, che presso di essa l'«u"ganizzazionc di protezione contro le malattie e gli insetti nocivi alle piante è ancora allo stato di progetto. Siccome ciò non è vero, esistendo decreti governatoriiili <(tii disposizioni varie per la lotta contro le cavallette e per hi prevenzione delle malattie del cotone, gli uni e gli altri messi iu vigore in varie occasioni, mi ha meravi- gliato questa asserzione, clic dcliho credere causata da cqiiixoco. Che se cosi non fosse, sarebbe stato meglio clic 1' eritrea non avesse risposto come ha fatto la Somalia Italiana! 11 certo si è che una pubblicazione internazionale di laigliissiina dilTusi^tiU' \iciu' a contenere, sia per la (1) iNSTiTiT International D'AfiHicrLTi'HE. — Assemblée generale, troisième Bpssion, Iflll. — JìapportH et étuden du Bureau dea renseiijnemeid)> ayricoles et dea maladii'n ortanti risultati del lavoro: 1" Nei terreni salini a struttura colonnare le oscillazioni del grado di umidità sono sensibili solo sino ad una i)rofondità di 40 cm. 2" Nei terreni tipici della steppa (lueste oscillazioni invece si sono verificate in tutti gli orizzonti esaminati lino ad una profondità di 1.50 cm. 3" Dall'andamento dell" umidità nei due tijìi di suolo e dal rilievo dei giaci- menti emerge come i terieni a struttura colonnare si arricchiscano sempre piìi di sali, mentre le tipiche argille steppose tendono ad im]>overirsene sempre più. Esposizione internazionale di risicoltura e di irrigazione e 4° Congresso inter- nazionale risicolo a Uercellì. Abbiamo già couninicato ai nostri lettori l'epoca dell'apertura
  • er l'aratura e prej)arazione della risaia alla semina (aratri e sistemi diversi di aratura, erpici, spianoni, vanghe e zappe). Classe 3* — Semina e concimazione della risaia. Categoria 1^ — Apparecchi per la determinazione della purezza e germinabilità del riso. — Ricerche sulla composizione e sulle esigenze chimiche del riso. Categoria 2* — Concimi usati pel riso., Categoria 3^ — Attrezzi e macchine per la concimazione e la semina della risaia (spandi-concimi, seminatrici da riso, arnesi diversi relativi). Classe i^ — Piante infeste, nemici e malattie del riso e mezzi per combatterli. Categoria 1^ — Sistemi, istrumenti e macchine usate per la mondatura della risaia. Categoria 2^ — Piante infestanti la risaia, cause nemiche, malattie e mezzi di lotta. (Collezioni di piante infeste, di insetti, di molluschi dannosi, preparazioni riguardanti la patologia del riso, studi e pubblicazioni, ecc.). Classe 5^ — Raccolta e preparazione commerciale dei risoni. Categoria 1^ — Attrezzi, macchine e materiale diverso per la raccolta del riso (falci messorie, mietitrici legatrici, legacci e mezzi di trasporto). 118 Notizie Categoria 2* — Attrezzi e macchinario diverso per la trebbiatura del riso (esem- plari e disegni di impianti). Categoria 3* — Attrezzi e macchinario per l'essiccazione naturale, per la pulitura e preparazione commerciale del risone (attrezzi adoperati sull'aia, pulitori, ventilatori, vagli, mezzi di riparo, tende-copertoni, ecc.)- Categoria 4'"' — Macchinario per l'essiccazione artitìciale del riso (essiccatoi, ecc.). Categoria 5* — Istrumenti e macchine per la selezione e preparazione dei risoni da seme (trebbiatrici speciali, vagli, cernitori, ecc.). Classe 6^ — Risoni. Categoria 1^ — Mostre dei risoni commerciali. Categoria 2* — Mostre dei risoni selezionati da seme. DIVISIONE III. Classe Unica. Piscicoltura nelle regioni risicole. DIVISIONE IV. Classe 1.^ Impianti, macchine e materiale diverso per la pulitura e raffinazione del riso (esem- plari e disegni). Classe 2» — Bìhì. Categoria 1^ — Risi commerciali. Categoria 2^ — Risi destinati all'esportazione e materiale di confezione. Classe 3^ — Prodotti derivati dal riso. Categoria 1* — Prodotti derivati dal riso (commestibili, liquori, amidi, prodotti diversi derivanti dal riso, ecc.). Categoria 2* — Cascami della pilatura del riso (puloni, pula, farinella, ecc.). DIVISIONE V. Classe Unica. — Industria risicola. Modelli, piani, disegni, fotogiatìe e monografie di aziende risicole; sistemi di con- duzione, contabilità relativa, ecc. DIVISIONE VI. Classe Unica. — L'igiene iv risaia. Categoria 1* — Abitazioni in risaia (modelli, i)iani, disegni, studi). Categoria 2^ — Api>rovvigionamento dell' «acqua potabile in risaia (pozzi, filtri, depuratori, ecc.). Notizie 119 Categoria 3'^ — Mostra della lotta contro la malaria: a) Studi e pubblicazioni sulla malaria ; h) Difesa meccanica ; dormitori per mondarisi, reticelle, ecc. (modelli, disegni); e) Difesa chininica (metodi e sistemi di jìrolìlassi umana, monografìe, stati- stiche, diagrammi, ecc.). Categoria 4* — Profilassi di altre malattie della risaia. DIVISIONE VII. Classe 1^ — Insegnamento della tecnica risicola. Categoria 1^ — Scuole superiori di agricoltura. Categoria 2^ — Stazioni agrarie e laboratori di chimica agraria. Categoria 3^ — Scuole speciali. Categoria 4^ — Cattedre ambulanti di agricoltura (programmi, materiali, studi e pubblicazioni di tecnica risicola). Classk 2^ — Associazioni agrarie in regioni risicole. Statuti, regolamenti, relazioni, tipi di contratto di lavoro, studi e ijubblicazioni, iniziative diverse. Classe 3=^ — Organizzazioni dei lavoratori della risaia. Camera e Uffici del lavoro. Uffici di collocamento pei lavoratori in risaia. Relazioni sull'attività, immigrazioni temporanee dei lavoratori in risaia, statistiche, tipi di contratto di lavoro, ecc. B) IRRIGAZIONE. Divisione I. — Derivazioni d'acqua. Divisione II. — Sbarramenti. Divisione III. — Pozzi artesiani. Divisione IV. — Elevatori. Divisione V. — Serbatoi. Divisione VI. — Misure delle acque. Divisione VII. — Meccanica applicata all'irrigazione. Divisione VIII. — Monografie sulle irrigazioni. Divisione IX. — Consorzi irrigui. In queste mostre dell'irrigazione possono figiu'are esemplari, modelli, progetti, disegni, fotografie, relazioni, monografie, risultati di studi e ricerche, ecc. Per ogni schiarimento o notizia rivolgersi al Comitato Esecutivo a Vercelli. Ilio ^^otizie Là produzione dello sparto. Costituisce, com'è noto, la produzione naturale più abbondaute di tutta la Barberia e quindi anche della Tripolitania. Si ottiene dalla Stipa tenacinsima e dal Lj/geuin Sparium, graminacee rigogliose proprie delle zoue aride e dei terreni sab- biosi dell'Europa Meridionale e dell'Asia Settentrionale. La pianta dello sparto si trova dappertutto nelle steppe, dalle rive del mare ad altitudini che arrivano fino a m. 1800 e serve alla confezione di cordami, stuoie ed ottima carta. La produzione però è in continua decrescenza, perchè, data la grande richiesta, l'arabo estirpa addirittura la pianta dal suolo colle sue radici rizomatose e ne impedisce così la naturale rij)roduzione. Nel mare d'alfa, sito nel dipartimento d'Orano (Algeria) e che misura circa 5 milioni di ettari, si ha la massima produ- zione di sparto, che vi cresce spontaneo, ma che però vien sarchiato e rinettato dalle cattive erbe. Lo sparto comincia a vegetare in marzo e si raccoglie in luglio ; si pone in commercio in balle di 1.50-170 kg. Il prezzo di costo è di circa L. 3,50 al quin- tale, mentre il prezzo del mercato oscilla dalle 8 alle 9 lire. La massima espor- tazione avviene per l'Inghilterra, che l'acquista in tutta l'Africa del Nord. Togliamo dalla memoria del prof. Bordiga, dove abljiamo raccolto queste notizie, anche la tabella seguente, che ci rappresenta il commercio d' importazione totale dello sparto nella Gran Bretagna, in confronto con quello proprio della Tripolitania. Periodi ed auui Importazione in 1000 tonnellate di 1016 kg. valore L. lOOO Totali da Tripoli Totali da Tripoli 1902-6 1907 . 1908 . 1909 . 1910 . 191,4 202,. 5 193,0 197,5 193,2 39,7 36,0 23,2 21,5 24,4 17758 18470 18490 17990 1.5402 3220 3060 2092 1747 1840 Altre cause di di'(tadeuza del coiiiiuercio dello sparto a Tripoli sono la concor- renza della pasta di legno della Svezia e della Norvegia e la produzione della Tunisia e (IcH'Algeria, dotate di strade, porti e ferrovie. V'è però da sperare che la dominazione italiana valga a rendere alla produ- zione dello syiarto la primitiva pros|)era j)osizione, in modo che (jnesta ]iossa essere annoverata tra le jnincipiili della nostra nuova Colonia. Esperienze di dllevamento di zebù in Atalia. Come a suo tempo iuformanniio i nostri lettoli, già da vari mesi in Ger- mania si sono iniziate prove d' incrocio tra alcune razze Itovine e zeliù indiani, di cui è nota la frugalità, la notevole attitudine al lavoro i-d alla jìrodnzione della Xotizie 121 carne, nonché la speciale resistenza alle comuni malattie iufettiv-e. Consigliato a ripetere eguali esperienze dalla Direzione dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano, il prof. Carlo Pucci, docente di zootecnia al R. Istituto Superiore Agrario di Perugia, ha aderito ad acquistai*e un riproduttore zebù, della ottima razza di Guzerat e proveniente dall'allevamento governativo di Charodi in India. Le esperienze non jiotranno riuscire che interessanti e promettiamo sin d'ora ai nostri lettcui di tenerli al- corrente dei resultati degli studi, che si stanno per intrapi-endere. Programma aella mostra coloniale all' Esposizione internazionale di marina e d'Sgiene a 6enooa. Questa Mostra, di cui abbiamo già dato ai nostri lettori la notizia, avrà luogo nell'ottobre prossimo e durerà fino al luglio dell'anno venturo. Il Commissario prof. Bernardino Frescura ci ha in seguito cortesemente inviato il progranuna della Sezione Coloniale, che ci pregiamo di render noto subito ai nostri lettori. 1. - Campioni di prodotti agrari (cotoni, cereali, ortaggi, frutta, agrumi, fiori, tabacco, droghe, caffè, piante medicinali, oleaginose, eoe.)- 2. - Campioni di prodotti spontanei (piante tessili, oleaginose, gomme da tinta e da concia, saponarie, foraggere, ecc.). 3. - Prodotti forestali. — Legnami da costruzione, da ebanisteria, ecc. Tavolette, che da una parte mostrino come si presenta il legname non lavorato, e dall'altra come si presenta lavorato. — Tavolette rilegate a libro, in modo che si i)ossano facilmente esaminare. 4. - Prodotti dell'allevamento degli animali (pelli, lane, burro, ecc.). 5. - Campioni dei minerali. — Miniere aurifere di Medrizien, Sciumagallè e del Seroà. — Miniere di sale. — Cave. 6. - Prodotti dell'industria eritrea (pelli conciate, lana filata, coperte di lana, mantelli, lavori d'intreccio, zucche incise a fuoco, lavori in oro, argento, feiTo, ecc.). 7. - Prodotti della caccia (penne di uccelli terrestri e marini, pelli, ecc.). 8. - Prodotti della pesca (madreperla, bulbul, tartarughe, perle, coralli, conchiglie, unghie di pesci, carne e pirone di pescecane, olio e colla di pesce, madrepore, ecc.). 9. - Prodotti dell'esportazione e dell'importazione. — Prodotti che si potrebbero importare. — Tali prodotti devono essere presentati sotto la forma dell'imballaggio e dei recipienti più in uso per l' im^iortazione e per l'esportazione. — Riproduzione di marche, etichette conosciute ed apj)rezzate dagli indigeni, — Sui tessuti devono essere indicate lunghezze, larghezze, peso delle jiezze. — Prezzi più in uso sui mercati principali. — Diagrammi rappresentanti lo sviluppo del connnercio e la posizione delle varie nazioni colle colonie italiane di diretto dominio. 10. - Vie e mezzi di trasporto dall'Italia all'Eritrea, alla Somalia Italiana ed al Benadir, dalla costa all'interno. — Pozzi. — Tariffe di trasporto. — Mercati più importanti ed epoche in cui si tengono. 11. - Collezione etnografica dell' Eritrea e del Benadir (oggetti per abbiglia- mento e per ornamento : utensili da fabbro, da argentiere, da falegname, da vasaio, 122 Notizie da tessitore, torchi, ecc. ; prodotti tessili e d'intreccio; lavori iu cuoio, pelli, oggetti di vestiario, utensili domestici, tipi di tucul, armi, istrumenti musicali, oggetti reli- giosi, misure, rotoli, frasle, ghisle, corgie, gokie, ecc. ; monete, strumenti agricoli, arnesi dei pastori, armi da caccia, lance, lacci, strumenti da pesca, ecc.). La collezione etnografica dovreltbe dar l'idea al visitatore della vita e del paesaggio eritreo e somalo, e nello stesso tempo leto sviluppo (anche 60 cm.) in novembre, epoca nella quale fruttifica. Non si è dimostrato soggetto a malattie. Il fieno di Stenotaplirum , raccolto a semi maturi e seccato all'aria, fu analizzato nel nostro Laboratorio ed ha la seguente composizione : Umidità 10,170/0 Sostanza secca 89,83 % La sostanza solida seccata a 110° è così composta: Totale Digeribili Cellulosa greggia. . . . 36,25% 14,29% Grassi (estratto etereo) . Albumina greggia Estrattivi non azotati . Ceneri 3,910/0 1,96 o/o 9,100/0 7,140/0 44,110/0 38,40 o/o 6,630/0 4,78 o/o Se si tien nota del momento, in cui la pianta fu raccolta e dei dati analitici suesposti, è facile dedurre la bontà del foraggio, quantunque si presenti di appa- renza piuttosto grossolana. 124 Notizie Là ''€a$imìro4 edulìs" delle Canarie. La Casimiroa edulis Llaw e Lex è im albero fruttifero che sembra veramente raccomandabile. Originario del Messico, ove è conosciuto col nome di Sapoia Manca e dove prospera tino a 2000 metri sul mare, è coltivato alle Canarie, specialmente a Santa Cruz, Oretava di Teneritta, a Palma ed alla Gran Canaria, sul margine dei campi. Produce frutta ovali, allungate, verdi, che rammentano quelle della Sapota, benché quest'albero appartenga piuttosto alle rutacee per i suoi fiori piccoli verdastri che compaiono, ;i grappoli, in inverno all'estremità di giovani germogli sul legno dell'annata. Le foglie sono della grossezza di una mano, palmate a cinque lobi ed assai ornamentali. La crescenza è rapida ed il frutto, nel corso dell'estate, raggiunge la grossezza di un uovo d'anitra o d'oca del peso di piii che 400 grammi, e contiene per lo piìx uno, o accidentalmente anche tre semi verde- biancastri, del peso di gr. 6-7, circondati da una polpa bianca, densa e succosa, di un gusto eccellente, che rammenta quello delle buone pere e che lo rende apprezzato al pari della Cherimoja (Anona). Il frutto vien raccolto quando la superficie esterna è divenuta alquanto cedevole alla pressione delle dita, per lasciarlo maturare completamente altri due giorni circa, che altrimenti potrebbe avere un retro gusto astringente. L'albero sembra essere assai duraturo (a S. Barbara in California ne esiste uno colossale di 100 anni); comincia a produrre al quinto anno, resiste alla siccità ed ai venti costieri secchi delle Canarie, dove non cadono che 250-400 mm. annui di i)ioggia, e quindi viene indicato (secondo il Tropeitpfianzer) per le regioni aride delle Colonie tedesche e, crediamo poter aggiungere, anche i)ev le nostre. 31 caucciù d'Jlbissinia. Il prof. Juniellc, nel .Journal d' AgricuUure iropicaìe, fa rilevare umi cosa poco nota, e per noi italiani molto interessante, e cioè che l'esportazione del caucciìi dall'Abissinia va assumendo da qualche tempo una certa regolarità ed ha raggiunto nel 1910 la cifra di 310.500 libbre inglesi i)er un valore di 60.760 sterline (1). I^a raccolta e l'es])ortazione di tale prodotto sono stati concessi in monopolio dal Governo del Negus, dietro un compenso di 47.000 talleri all'anno. Il caucciii viene estratto da una liana abbondantissima in tutte le foreste dei territori, compresi fra i 2500 e 3500 m. Trattasi certamente di Landolphiaf, ma ]irobabilniente non di una sola specie. La trmiieratura media diurna della sua zona di ditfnsi(uie è di 17"-20o, la notturna discende talora a 0". Dall'ottobre al maggio si ha una o due forti piogge al mese e nei ((uattro mesi seguenti piogge giornaliere. Molte liane misurano piti di 25-30 111. ili liiiiglK^zza e cni. 35 di circonferenza; ad un metro circa dal terreno comunemente si biforcano. (1) Molto foreste nono del resto ancora inesplorate e certamente qne.stonnovo commercio d' Etio]iia andrà presto aumentando ed assumendo notevole im]>ortanza. Xotizie 1 25 Gli iuiligeni fauni) la raccolta operando incisioni circolari sul tronco che obbligano a cnrvstrsi. Coagulano poi il latice per cottura e lo passano ai concessionari, i quali lavano, essiccano ed aftuinicano il caueciìi per migliorarne l'aspetto e facilitarne la conservazione. Questo caiicciìi però manca di uniformità e ciò è doAuto forse ad una preparazione non sempre accurata od anche a diversità di specie produttrici. L'analisi ha dato 1,8% d'acqua, 0,15 di ceneri e 7,2 di resine solubili in acetone. Il valore può essere di L. 6-8 per kg. (essendo lire 12 il jirezzo del Para). Ca coltivazione del caffè nel Kìkouyou. La regione abitata dalle tribù dei Kikouyou, nell'Africa Orientale Inglese, è un altopiano vulcanico che si stende dal sud al nord, da Nairobi al monte Kenia. La pianta introdotta nel paese è la Coffea amhica, originaria dalle province meri- dionali dell' Abissinia. Le piantagioni di catt'è sono localizzate nei dintorni della città di Nairobi e del porto di Kyambu. In questi due distretti le piantagioni sono fiorenti ed hanno già dato buoni risultati. Per la temperatura e la distrilui- zione delle piogge, il clima di Kikouyou è favorevole alla coltivazione del caffè. L'importanza economica di questa coltivazione sugli alti]iiani dell'Africa equatoriale, un po' sotto l'equatore, non può sfuggire a nessuno. Nel momento in cui il Brasile tenta accaparrare e monopolizzare la produzione mondiale del catte e quindi rissarne i corsi sul mercato, non è di poca importanza sapere che un paese, colonizzato da europei, presenta condizioni di suolo e di clima tali da permettere la coltivazione del caftè araliico e dispone di facili mezzi di comunicazione con la costa, grazie alla ferrovia dell'Uganda. L' Inghilterra, che ha dovuto sostituire con ]»iantagioni di tè le piantagioni di caffè dell'isola di Ceylan distrutte dell' i/em i7e(« vaHtatrix, sarà ben lieta di poter disporre di un'altra colonia, egualmente ben situata per l'esportazione del ])rezioso prodotto. Ca composizione dell'olio estratto dai semi di 1)evea Dra$ilien$l$. L' utilizzazioue indirstriale dei semi di Hevea è stato oggetto di diverse ricerche. In uno degli ultimi numeri del Bidhtin of Imperia} Instititte di Londra, è stato pubblicato uno studio riguardante <[uesto soggetto e che richiamava l'attenzione sul fatto che i semi d' Hevea dauno un olio siccativo liciuido, di proprietà molto somigliante a <)uella dell'olio di lino. Delle ricerche sulla composizione di qnest(j olio sono state fatte dai signori Pickles e Haywort, nei laboratori dell'Istituto Imperiale di Londra e i resultati sono stati connmicati alla «Society of Public Analysts ». L'olio analizzato fu estratto dai semi non sgusciati, i quali fornirono il 48,8 ''/q d'olio, d'un colore giallo pallido, liquido alla temperatura ordinaria e che si essicca quando è esposto ]>er Tina dozzina di giorni all'aria, formando una vernice dura. L'analisi di «juesto prodotto ha dato i seguenti dati: Peso specifico a 1.5" ('. : 0.9289. Iiulice d'acidità: 29.9. 126 Notìzie Indice di saponificazione: 185,6. Indice d'iodio, per cento; 133,3. Indice d'Hehner, per cento: 96,4. Indice di Reichert-Meissl : 0,5. La composizione degli acidi grassi era la seguente : Acidi saturati (solidi) 14 ^/^ consistenti in acido stearico e in un altro acido. Acidi non saturati (liquidi) 86 ^/q consistenti in acidi oleici 32,6 *•/(,, acido liuoleico 50,9 ''/q e acido linolico 2,5 ^q. 31 cotone egiziano. La graduale diiuinuizione della produzione del cotone in Egitto è, fino dal 1910, oggetto di speciale osservazione. Le cause principali di questo fatto sono la sovrair- rigazione, il dilavamento del terreno, l' insutìficenza di buone sementi recenti e il miscuglio delle buone varietà coltivate con quella detta Hindi, che è una varietà jioco buona, a fibra corta e poco resistente, che danneggia le buone qualità egiziane mediante la ibridazione. Al Cairo è stato istituito un Dipartimento di Agricoltura con un personale adatto per studiare le (jnestioni, delle quali fino ad ora si era occupata la Società Agraria Khediviale. Il nuovo Dipartimento ha fatto sapere agli agricoltori europei e ai contadini indigeni che esso è pronto a dar loro consigli circa la selezione dei semi di cotone e la sua coltivazione ; ma la raccolta dello scorso anno fu cosi buona che i fellah videro risorgere la loro fiducia anche coltivando con i mezzi ordinari. Per im])edire i danni dell'insetto chiamato eofton-worm fu perfezionata una speciale forma di trai)pola e ne fu mostrato il suo funzionamento in un campo situato presso il canale di Gafiària. Lo sportello fu chiuso e sigillato e quando il mattino succes- sivo fu aperto vi si trovarono piìi di 1000 farfalle che vi erano entrate durante la notte. Circa le semenze che gli agricoltori egiziani hanno finora trascurato, il Di])artinicnto di Agricoltura ha mandato delle circolari all'annninistrazione dei villaggi e ai tesorieri governativi delle i)rovince per spiegare come i semi accura- tamente selezionati saranno posti in vendita dalla Società dei mercati egiziani e ])er far conoscere agli agricoltori le facilitazioni, che saranno loro accordate i)er il pagamento di queste semenze. Il ]ir()g('tto, che fu lungo temjxi discusso, ]ier la sistemazione degli scoli mediante la fognatura nei terreni del delta, è ora in corso d'esecuzione. L'acqua sotterranea proveniente dall' irrigazione sarà in tal modo portata via. Fino ad ora questo colos- sale lavoro non i-ra stato cominciato dal Governo, perchè occorreva una not(^volis- sima spesa. La conclusione generale del lavoro del signor Giaig, direttore del «Computation office of the Survey Departement », è la seguente: la diminuzione (Iella coltivazione del cotone è minore nell'alto Egitto che nel basso Egitto, uva però esiste. La diminuzione della ]irodn/,i<>ne media generale in tutto l'Egitto può essere attribuita alla fertilità iiiediaclie e Mun<)r<' nell'alto Egitto, e all'estensione della «iiltura del cotone in terreni ])iìi ])overi del liasso Egitto, che può essere stata anch'essa una causa
  • .'inni la. Il N.iloie della ]>rre8to ad una bibliografia della Libia, piìi completa possibile, il Ministero d'Agricoltura, Industria e Commercio ha riunito un elenco di pubblicazioni in un opuscolo, di cui sono state sino ad oggi pubbli- cate le bozze, ed intitolato: Primo saggio di una bibliografia economica sulla Tripo- litania e Cirenaica dal 1902 al 1912. Il lavoro j>rende come termine di decorrenza l'anno 1902, perchè appunto con quest'anno termina la Bibliografia citata dal Minutilli. Altro materiale bibliografico sulla Libia, non compreso e quindi posteriore al lavoro del Minutilli, è quello ])ul)blicato da Luigi Gufino nel « Bollettino della Società Africana d'Italia » (anno 1911, fascicoli XI e XII) sotto il titolo Un contri- buto alla bibliografia della TrìpoUtania. A questo primo elenco l'Autore promette di far seguire un secondo, relativo sempre alle pubblicazioni comparse nell'ultimo decennio. Questi lavori abl>iamo voluto far conoscere ai nostri lettori perchè, oltre alla loro pregevolezza ed opportunità, rappresentano le sole fonti a cui lino ad òggi si può attingere per lo studio bibliografico della Libia. O. M. Ministero degli Affari Esteri - Direzione Centrale degli Affari Coloniali: Benadir. — Relazione-monografia del comauilante Cerrina-Ferroni sulle ijìù importanti questioni riguardanti il Benadir. — Roma, 1911, pag. 190 ed una carta fuori testo. Il comandante Cerrina-Ferroni, oggi ben noto al pubblico italiano per la bril- lante azione navale nel Mar Rosso che ha portato al bombardamento di Kuufidah ed al blocco dell'Yemen, è stato per circa un anno e mezzo (1906-07) anche Reg- gente il Governo della Somalia Italiana. Appena ceduto l'onorifico utìicio, il Cerrina fu incaricato dalla benemerita Direzione Centrale degli Atìari Coloniali di rispondere ad un questionario sulle 128 Xotc hihlioijmfiche rondi/.ioni politiche, econouiiche. sociali, militari, et-c, della nostra Colonia tlel- roicaiio Indiano. Ed il valoroso ufficiale ottemperò all'invito eoi presentare un liei lavoro monografico su tutte le questioni che si presentavano alla sua attività governatoriale, non escluse (jnelle di carattere econoniico-agrai io come il leginie foni(ta: L'agricoltura e l'economia agraria dell'Africa del Nord e specialmente della Tripolitania. — Estratto dagli « Atti del lì. istituto d'Incoraggiamento di Nai)oli », seiic \{, voi. IX. Najioli, 1912. Tra le numerose pubblicazioni, che in (jnesti ultimi mesi sono apparse sulTat- tnale potenzialità economica della Libia e sul suo avvenire commerciale, industriale ed agrario, merita una speciale menzione la memoria del prof. Bordiga, che oltre ad essere uno dei maestri piti in)ti dell'economia agraria nazionale è anche uno «lei pili ])rofondi conoscitori delle condizioni agrarie del nostro mezzogiorno. 11 prof. Bordiga non ha mai visitate le regioni della Libia e quindi il suo lavur pregevole jiubblicazione, ma integra le notizie raccolte con considei-azioni jiroprie di economia agraria e puljblica, che aumentano l'interesse e soddisfano in senso generale la curiosità del lettore. Al quale rac<*omaunlildicazione del jirof. Bordiga, che è una delle ]ioche di carattere generale, che valgano ad informare il ]tnl)blic<) ita- liano sulle reali con. M.X.NKTTI. (1) In « Riillctin de l'Agricnlture, dii Commerce et de laColonieatioii », numeri 49-.')0. Tiinixi. 1011. Gerente responnabile : Pksci Ricca hdo Novara. 1912 - Ti]iogratìa dell'Istituto (Jeogratìeo De .\gostini inPORTfINTE Si ricevono inserzioni, a prezzi mitissinii, da pub- blicarsi in fogli colorati, simili a quelli qui uniti. La nostra rivista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del mondo, in scuole, biblioteche, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d^ Italia, ed è diffusissima nelle nostre colonie. Preventivi a richiesta degli interessati saranno comunicati con tutta sollecitudine da parte dell' ISTI- TUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI - Novara. L'Istituto Geografico De Agostini (Novara - Pie- monte), fondato e diretto fin dal 1901 dal doti. prof. Giovanni De Agostini, è in Italia l'unico appositamente organizzato per assumere l'esecuzione di lavori cartografici originali di qualsiasi genere, per conto di Governi e di privati. Per conto proprio, di privati e di Enti governativi ha pubbli- cato una serie numerosa di carte geografiche, geologiche, itine- rarie, murali, semimurali, scolastiche, insieme con atlanti di geografìa moderna, di geografia commerciale e di demografia. L'opera più cospicua compiuta in questi ultimi anni è certamente la grande Carta d'Italia al 250.000 in 58 fogli, pubblicata sotto gli auspici del Touring Club Italiano e costruita, redatta, dise- gnata, incisa e stampata a 9 colori, in 120. 000 copie, esclusivamente dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara (Piemonte). L' istituto Geografico De Agostini (Novara - Pie- monte), ha recentemente pubblicato il suo Catalogo generale delle pubblicazioni, che spedisce gratis a chiunque lo richieda con biglietto da visita segnandovi a mano in alto le lettere - p. e. - " L'AGRICOLTURA COLONIALE „ Organo dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano E i>Ki Sei; vizi agkaki della Colonia Eritrea e della .Somalia Italiana PREZZI E CONDIZIONI 01 ABBONAMENTO PER L'ANNO 1912 (AfNilMO VI) Prezzi (Vabhonamento a L'Agricoltura Coloniale ])er il 1912: L. 10 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana, Tripolitania e Cirenaica L. 12 per I' Estero (Unione postale) Un fascicolo xeparato L. 1,00 in Italia e Coìonie, L. 1,25 p^r l'Estero Prezzo d'aldionamentii euinulativo aW Agricoltura Coloniale e^^ / Anno VI - :N'. 4 Conto corrente con la Posta Apeile 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Periodico mensile Oegano dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano E dei Servizi a&rari dell'Eritrea e della Somalia Italiana COMITATO DI REDAZIONE ^^ Direttore: Dott. GINO BARTOLOMMEI GIOLI, Direttore dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano Redattore Capo: Dott. OBERTO BIANETTI Dott. Odoardo Beccali, dei R. Museo di Prof. Italo Giglioli, delia r. univ. di Pisa. Dott. Renato Pampanini, dei R. istituto stona Naturale di Firenze. Dott. Carlo Mancttì. Botanico di Firenze. Dott. Alberto Caselli, deir i. a. e. i. Dott. Guido Mangano, deir i. a. c. i. Prof. Carlo Pncci, delia R. Scuola Supe- Dott. Gino Coppini. Dott. AleSS. MoreSChinì, dell'l. a. C. I. rlore di Agraria di Perugia. Dott. A. Del Lungo, della R. Se. di Pomologia. Prof. Attilio Mori, deir 1. Q. M. Dott. Giuseppe V. Rossi, dell'l. A. e. I. SOMMARIO: Dott. Oberto Manetti e dott. Alessandro Moreschini - Ricerche sull'utiliz- zazione della palma dura Pag. 129 Dalle nuove Terre Italiane (iUn>ugnoso di grato sapore zuccherino, ed un seme ad endosperma bianco, duro, resistente ed omogeneo. Gli indigeni non utilizzano gran che il frutto, il cui sarcocarpo è mangiato però avidauu^nte dalle scimmie e qualche volta anche dagli uomini (1) per il grato sapore zuccherino ed un certo profiuno, che ricorda il pain d'épice. Gli Europei hanno adojjerato il sarcocarjw e l'endocarpo legnoso come combustibile, mentre ogni giorno va auiiu^n- tando l'uso della mandorhi come sostituto all'avorio vegetale ameri- cano ed asiatico, ehe si ottiene risi)ettivamente da i»alme dei generi Phytelephas e Caelococcus. L'esportazione dei semi di duiii dall'Eritrea è anzi considerevol- mente aumentata negli ultimi anni; ed ha raggiunto nel trienno lltOT- 11)01) un totale di (iiiintali L*7.r);>.J per una somma complessiva
  • ontanee in determinate plaghe e che possano avere una notevole parte nello sviluppo economico del possedimento. A queste specie si deve senza dubbio ascrivere anche la j^alma dum, che merita anche di essere piìi largamente studiata dagli Stati colonizzatori, perchè dai suoi prodotti si possano ottenere nuove e migliori utilizzazioni. # Scopo appunto delle presenti ricerche è stato quello di approfon- dire la conoscenza del più importante degli organi della dum: il frutto. Già fino dallo scorso anno, uno di noi riferì in una nota preven- tiva (1) alcune determinazioni prelindnari sulla composizione chimica dei frutti di dum, dai quali era lecito affermare la molto probabile utilizzazione del sarcocarpo, come sostanza alimentare per il bestiame. Nella presente memoria si espongono per esteso i resvdtati delle ricerche e delle determinazioni eseguite all'intento di conoscere la completa composizione chimica dei frutti di dum, piìi comuni nelle nostre due colonie di dominio diretto e per trarne -delle conclusioni circa il loro valore nutritivo. A tal uopo le ricerche vennero effettuare su tre specie d'Hyphaene, due delle quali appartenenti all'Eritrea {H. nodularia Becc. ed H. danlìa- liemis Becc), la terza alla Somalia Italiana {H. benadirensis Becc.) (2). Le tre specie presentano dei frutti ad epicarpo sottile aderente al sarcocarpo, colorato in marrone quello dell'-ff. nodularia, in scuro quello dell'ir. danMlensis e dell'if. benadirensis. Il sarcocarpo è costituito di fibrille fortemente inserite nell'endocarpo legnoso, piuttosto secco al tatto nei frutti provenienti dalla Somalia, meno in quelli dell'if. danM- liensis, cementato invece da una massa s]nignosa, agglutinante se com- (1) Oberto Manetti: Dei prodotti coloniali in rapporto ai bisogni della Madre Patria (Palma duru) iu « Atti del 2° Congresso degli Italiani all' Estero ». Relazioni e Commiicazioni della Sezione Vili, voi. Ili, Ist, Colon. Ital., Roma 1911, pag. 1459. (2) Evidentemente la grande variabilità, che dovunque presentano le specie d'Hyphaene, maggior- mente si accentua nella Somalia che nell'Eritrea. Infatti Beccari, e dopo di Ini Fiori, riducono tutto le forme proprie del nostro possedimento del Mar Rosso alle due specie predette ; mentre piìi diversi appaiono i caratteri specifici delle dum della Somalia. Così Beccari distingue V H. benadirensis daH'jEf. mangoides, pyrifera, oblonga, ecc., tutte studiate su esemplari provenienti dalla Somalia italiana. I campioni sottoposti alle nostre ricerche, ci sono stati gentilmente ceduti dal dott. O. Beccari, dal sig. Pasquale Sarno, residente ad Agordat, e dal Governo della Somalia italiana. Avremmo volentieri esteso i nostri studi a qualche altra specie, di quelle spontanee nella Somalia, ma non ci è stato molto facile ottenere un materiale adatto per uno scrupoloso esame analitico. L'iT. nodularia ha il suo habitat principale nella Valle del Barca (Eritrea), VII. dankalieiisis è la specie caratteristica del litorale del Mar Rosso. Se ne trovano ad Assab, dal qual luogo provenivano i campioni da noi studiati. 132 Ricerche huW utilizzazione pressa, nei frutti di H. tiodidatia. 11 sapore non è molto dolee nella specie della Somalia, più dolce e col ^usto pronunziato del jianforte e della cioccolata nei frutti dell'Eritrea. Le i)rime licerclie furono rivolte a determinare la proi)orzionalità delle varie parti costituenti il frutto. A tal uopo occorre notare che, i>er gii scopi analitici, vennero i)relevati cinque diversi cam])ioni corrispon- denti a cinque diversi strati concentrici, da cui è formato il frutto. Infatti una sezione trasversale di questo, osservata dalla periferia verso il centro, mostra ]>rima un epica rpo sottile suberizzato, un sarcocarpo fibroso ed un endocarpo scleriticato e assai duro, che racchiude il seme. Questo, spesso vuoto nell'interno arazione i)erò essendo veramente difììcile cogli ordinari mezzi di laboratorio ed anche in vista di s.i7 » 41,83 KT. ir),73 » 37,00 » «3,00 D'altra parte la proporzitme percentuale delle cinque parti, nelle ((uali furono divisi i frutti per l'analisi chimica, lisultò come segue nella tabella cpii sotto riportata: Parti del frutto H. benadirensis H. nodularia H. dankalieims Ei»icarjio Sarcocariio P^Tulocarpo Iiivoliicii «Iella iiiaiuloila . Mandorla Totale 7,90 IH, 80 33,27 8,13 33,90 100,00 0,27 r>l,90 '••.17 3,25 29,41 l(»,!t!t 2fi,0] 5,42 ■J.52 53,06 100,00 100,00 della palma dum 133 Risalta immediatamente all'occliio, di chi j^rende anche semplice visione delle cifre sopra esposte, il maggior contenuto percentuale sarcocarpico dell'JT. nodularia, il quale costituisce i 58 centesimi della composizione media percentuale e raggiunge un peso superiore agli 86 grammi, quando si consideri che il peso medio assoluto dei frutti di questa specie è di grammi 148,86. Xon altrettanto può invece dirsi per quanto si riferisce alla quantità percentuale di mandorla contenuta nei frutti dell'i?. danMliensis, perchè se realmente questa arriva ad essere il 53 '* ^ del peso totale del frutto, il peso assoluto è veramente esiguo, specialmente nei riguardi della sua utilizzazione come avorio vegetale. Infatti da ogni frutto non si ottiene in media che poco più di grammi 24 di mandorla utilizzabile per il lavoro del tornio. Abbiamo già detto che il frutto delle dum, oltre al fornire del- l'avorio vegetale, che comincia ad essere seriamente api>rezzato sul mercato, serve localmente anche come combustibile. Il Baldrati stima il valore combustibile dei frutti di dum quasi eguale a quello di una buona torba (1) e, parlando degli 80.000 quintali di gusci di dum disponibili annualmente nella Valle del Barca, cal- cola sommariamente che questi potrebbero sviluppare 25,000 quintali circa di carbone (2). Avanti di procedere alle determinazioni ordinarie di chimica vege- tale sui frutti di dum, abbiamo volato conoscere piti esattamente il loro potere calorifero, quale poteva esser desunto da rigorosi dati calorimetrici. Le determinazioni furono effettuate a mezzo di un calori- metro Lewis e Tompson su due campioni costituiti dal pericarpo e sarco- carpo in un esemplare, dal nocciolo legnoso e dalla mandorla nell'altro. I resultati delle ricerche eseguite, esi)ressi in grandi calorie, sono 1 seguenti: ' H. benadirensis H. nodularia H. dankaliensis Epicarpo e sarcocarpo Endocarpo e seme Media 3672 3596 3634 37H 3600 3655 3726 3500 3613 (1) Catalogo iWustrativo della Mostra Eritrea, già citato, pag. 56. (2) Isaia Baldrati : Le condizioni agricole della Valle del Barca, Istituto Agricolo Coloniale Italiano, Firenze 1911, pag. 83-84. 134 Ricerche sidVutiUzzazione Per un opportuno confronto togliamo dal Colombo {Manuale delVIn- gegnere, Hoepli editore, 20'^ edizione, 1910, pag. GO) qualche dato relativo al potere calorifico di combustibili più in uso. Combustibili P. calorifico in calorie Carbon fossile 7()0()-8000 Lignite 5(M»0-G(>00 Torba ordinaria 3500-4000 Torba essiccata 4500-5000 Legna ordinaria 3000 Legna essiccata 4000 Carbone di legna 6500-7000 Frutti di diim (media) .... 3600 circa Adunque effettivamente il potere calorifico dei frutti di diim si avvicina a quello di una torba ordinaria, ma supera di i)iù di 1000 calorie i calcoli del Baldrati sul confronto calorimetrico tra i gusci di dum della Valle del Barca e il carbone di legna. Ad ogni modo i frutti di dum rappresentano un buon materiale combustibile ed ottimo addirittura, quando si consideri die è l'unico fornito dalla natura nelle regioni, ove le Ilypliaene crescono spontanee e che son destinate ad un certo avvenire industriale colPestendersi graduale della coltura del cotone. Kesta a vedere però se utilizzazioni migliori e più i)rofìcue, riuscendo a dare ini maggiore valore ai frutti stessi, portino per conseguenza di farli servire a più importanti impieghi nell'industria. Abbiamo già detto che la mandorla ha ormai trovato un'utiliz- zazione di sicuro avvenire nell'industria dei bottoni e nelle lavorazioni tutte, che si effettuano oggi eoll'avorio vegetale, jiroprie di altre i)arti della terra (1). 11 cosiddetto guscio, che poi comprende il pericarpo intero, già interessante per le sue pro]>rietà organolettiche, doveva riuscire ancor più interessante quando fosse sotto])osto ad una serie di ricerche, che ce ne facessero conoscere la composizione chimica. (1) AirEHposizioiie Iiitoriiazionalc di Torino litll si notiivano piccolo scatole da ciiiria, oggetti l>er bambini ed altri di Insso, tatti con seme (leU'If. noàuUtria lavorato. Noi museo dell'Istituto Agri- colo Coloniale Italiano, l' ing. Baene di Firenze ha esposto un leggiadrissimo cammeo, pautografato da nna fotoscnltnra: l'esperimenti (• rinscitissimo, non mancando alla deliziosa figurina nemmeno rjuella certa patina di antichità, che rende piii accetti sul mercato simili oggetti. della palma duni 135 Per la qua! cosa abbiamo stabilito di cominciare i nostri studi appunto su questo arjjomento, specialmente nell'intento di studiarne il proba- bile valore alimentare. * La composizione cliimica dei frutti di dum era fino ad oggi scono- sciuta, quantunque Italia, Francia, Germania ed Inghilterra si fossero già interessate alla loro utilizzazione nelle industrie. Era nota invece da tempo quella dei residui e dei cascami delle noci di Phyteleplias, che servono in Germania a preparare foraggi industriali, i quali, se ben preparati, non sono del tutto disprezzabili, almeno secondo l'opi- nione autorevole di Emilio Pott (1). Le determinazioni, a cui i resultati seguenti si riferiscono, sono state eseguite secondo i metodi ufficiali adottati dai direttori delle Stazioni Agrarie Italiane nel Congresso di Roma, tenutosi nel luglio 1904 e raccolte nel >T. 236 degli Annali del Minìsiero dì Agricoltura , Indu- stria e Commercio. Abbiamo voluto prima determinare la composizione centesimale dei frutti nella sostanza greggia e poi quella della sostanza digerita, non tanto perchè la i)rima ci è ancora totalmente ignota quanto per metter meglio in evidenza la quantità di foraggio, che potrebbe essere assimilato dal bestiame, quando di questo fosse nutrito. (1) Vecchie analisi di noci di Phyteleplias veugono riferite da Loges, Fischer, Tolleus ed altri illustri chimici agrari tedeschi, alcuni dei quali sperimentarono il corozo come alimento con animali bovini ed equini, ottenendone felice resultato. Cfr. in proposito il noto manuale del Pott (trad. Abbado) voi. Ili, pag. 481 e seguenti. Una media di queste analisi vieu riportata da Dietrich e Kònig (Zusammensetzung und Yerdau- liehkeU der FntUrmittel. pag. 584) e riassunta nelle eeguenti cifre: Umidità Sostanze azotate Grassi Fibra «reggia Ceneri Estrattivi inazotati Kella sostanza originaria. 15,90 4,26 0,93 l.%78 1,19 61,94 Kella sostanza secca , . — 5,0B 1,10 18,66 1,42 73,66 In una analisi piii recente (1907) eseguita nel Laboratorio di Chimica Agraria della R. Università di Pisa da O. Manetti e G. Masoul su un campione di corozo originario, le proporzioni percentuali tra i principi immediati, risultarono i seguenti: Umidità 10,40, Proteina greggia 5,25, Grassi 2,12, Fibra greggia 1S,70, Estrattivi inazotati 66,83, Ceneri 1,70. Tutte queste determinazioni riguardano però solo la mandorla e la sua tornitura ; non si conosce infatti nessuna determinazione relativa al pericarpo delle piante da avorio vegetale. 136 Bicerche sul! 'utilizzazione Composizione centesimale dell' « H. henadirensis » Becc. Umidità a 105" . . . Sostanza secca . Sostanze azotate totali Sostanze albumi noidi . Estratto etereo . Fibra greggia Estrattivi iuazotati Ceneri Vasculosa ed attìni .... Zuccheri riduttori .... Tannino e sostanze coloranti Amido Azoto nitrici) Resine e sostanze attini . Pentosani Epìcarpo Sarco- carpo Endo- carpo Involucri deUa mandorla Mandorla Composi- zione media */q di sostanza orig in a ria 7,23 16,2.^> 14,36 10,26 14,57 12,.>4 92,(57 83,75 85,64 89,74 85,43 87,4(J "/q di sostanza serra 3,38 3,88 2,31 4,89 3,95 3,«S 3,18 3,28 1,93 4,58 3,37 3,27 0,03 1,94 0,21 tracce tracce 0,43 76,45 41,04 49,60 41,93 63,45 Ò4,50 13,26 46,41 37,47 46,93 22,26 33,27 6,88 6,73 10,41 6,25 10,34 8,12 /q di sostanza orig noria 2,31 24,09 34,78 24,77 8,01 1S,80 — 2,81 tracce — — tracce 1,04 0,45 3,25 tracce 0,».) — 2,25 0,21 — — — 0,03 0,051 0,04 0,006 0,051 0,35 — 0,91 — — — — 2,37 — — — Xotasi subito nelle cifre esposte una sensibile percentuale di cellu- losa, si)ecialiiiente nell'epicarpo, che ii'è largamente provvisto, e la poco rilevante quantità di sostanze azotate, ciò che è del resto fatto comune anche alla mandorla del Phytele]>has. I grassi sono in quantità as.solu- tanu'nte scarsa, tantoché non è stato possibile rica\'arli dalla mandorla, altro che in tracce insignificanti. Per contrario si riscontra sempre la presenza di azoto nitrico ed una notevole quantità di \asculosa (1) specialmente nelle diverse porzioni di pericariu). Il tannino e le sostanze (1) Abitiamo chiamato vasculosa e materie attìni tutte quelle sostanze precipitabili dall'estratto alcalino della ]>reparazione della cellulosa (metodo Woende) per 80vra8.satnrazit)-4,'.tO. Le impurità determinate consistevano in O.'.fy di sostanze minerali e 0,04 "„ di N. Si tratta evidentemente delle sostanze incrostanti contenute spesso nel legno e nello ]>at;lie (vedi in proposito Dììheiiain: Oliimie agricoli-, 2" edizione, pag. i;34) e che hanno un valore chimico ed alimentare diverso da quello della cellulosa jtura. AnaloiraincntP, intendiamo per reshie ed affini le sostanze solubili in alcool a freddo: queste debiMjno contenere per» anche una certa quantità di jjrasso; e finalmente T^r gomme si devono inten- dere le sostanze solubili in acqua, ottoiintc colla precipitazione i>er mezzo di alcool. Queste ultime non danno la reozione del Tollens e sono torse attribuibili a l'orme di jiassaggio tra le sostanze pectiche e le gomme propiiamente dette. della palma dum 137 coloranti, determinati in complesso (1), sono quasi sempre presenti in quantità apprezzabili, se si eccettua la mandorla e l'epicarpo, nel quale ultimo la mancanza doveva essere accidentale, poiché nei campioni delle altre due specie l'analisi ha dato sempre resultati positivi. La composizione dell'i/^, henadirensis non ci rivela peraltro una ricchezza in sostanze nutritive da renderla largamente raccomandabile come un alimento concentrato e tale da esser presa in grande consi- derazione dall'allevatore del bestiame. Migliore, specialmente per quanto riguarda la composizione del sarcocarj)o, appare invece VH. nodularia, come resulta dai seguenti dati analitici: Composizione centesimale dell' « H. nodularia » Beco. Epicarpo Sarco- carpo Endo- carpo Involucri della mandorla Composi- Mandorla | zione media "^/q dì sosianza originaria Umidità a 105" Sostanza secca 9,23 90,77 17,08 82,92 12,54 87,46 Sostanze azotate totali Sostanze albuminoidi . Estratto etereo . Fibra greggia Estrattivi inazotati Ceneri ''/q di sostanza secca 2,81 2,43 0,41 47,01 40,32 9,45 ''/q di sostanza originaria 2,90 5,50 2,37. 4,55 0,75 14,74 80,45 29,97 7,92 44,47 7,98 5,32 Vasculosa ecj affini .... Zuccheri riduttori .... Tannino e sostanze coloranti Amido Azoto nitrico Gomme e sostanze affini . Resine e sostanze affini . Pentosani 3,41 1,15 1,49 0,25 0,045 13,01 13,81 3,05 4,05 0,051 5,251 1,151 4,01 35,62 tracce 2,51 1,01 0,021 12,26 87,74 4,83 4,63 0,01 34,93 53,03 7,20 27,70 0,025 3,25 0,51 tracce 12,25 87,75 3,10 2,65 tracce 68,25 19,31 9,34 11,01 0,25 tracce 0,51 0,05 12,67 87,33 3,83 3,32 3,18 52,12 33,01 7,86 18,15 3,04 2,06 1,26 0,03 (1) n tannino fu determinato col metodo Lòweuthal, modificato da Schroder, ma i dati analitici debbono esaere interpretati come il totale delle sostanze che possono esser fissate dalla pelle in polvere, capace di essere ossidata da K Mu O4 a determinata concentrazione ed in dato tempo. In queste sostanze si debbono comprendere anche le materie coloranti, che eft'ettivameute f nrono fissate dalla pelle, nelle nostre determinazioni. 138 Ricerch e sull'ut ilizz azione La superiorità in contenuto di materiali apprezzati come elementi nutritivi che si riscontra nei frutti dell'IT, nodularia, ha riscontro anche in quelli dell'i/, (lankalieniiis, come si può dedurre dal resultato dell'ana- lisi chimica eseguita su campioni di frutti di quest'ultima specie. Composizione centesimale deW « H. dankaliensis » Becc. Epicarpo Sarco- carpo Endo- carpo Involucri della mandorla Mandorla Composi- zione media <*/q di sostanza originaria Umidità a 105" Sostanza secca Sostanze azotate totali Sostanze albiiminoidi . Estratto etereo . Fihra greggia 10,24 89,76 14,09 85,91 11,30 88,70 ^/o di sostanza secca Estrattivi inazotati Ceneri Vasculosa ed attlni. Zuccheri riduttori .... Tannino e sostanze coloranti Amido Azoto nitrico Resine e sostanze attlni . Gomme e sostanze attlni . Pentosani 0,79 0,51 0,02 81,45 12,24 5,92 8,00 6,37 2,42 31,82 51,94 5,82 1,71 1,56 0,12 47,25 40,91 10,01 ^iQ di sostanza originaria 2,41 0,75 2,05 0,09 0,02 22,42 26,51 3,04 0,81 0,05 2,00 4,24 3,02 35,56 0,025 1,45 9,11 90,89 4,12 3,93 0,91 38,40 49,62 6,95 25,40 2,41 2,25 1,01 0,009 14,25 85,75 3,38 3,25 0,41 70,25 17,44 8,52 9,25 0,54 tracce 0,90 11,80 88,20 3,G0 3,13 0,70 53, S3 34,43 7,44 19,00 (J,04 1,70 0,50 0,010 PM ora ci sia liermessa quah'he osservazione in proposito. Data la quantità di cellulosa contenuta nelI'epicari>o, si può affer- mare che questo sia costituito in massima parte da sostanze analoghe alla suberina, e che lo scarsissimo contenuto dei diversi princijù deter- minati provenga dalle particelle di sarcocarpo, dalle (piali non è stato possibile separarlo comi>letamente (1). (1) Tutte lo palme contengono nei loro frutti (inantità notevoli di ci-llulosa, sia nella torma tipica, insolubile ed usata come materiale da intreccio e da sparteria, sia sotto forme emiccllulosiclie. Secondo gli studi di Lit'-nard (Etudes des hydrates de carbone de réserve de ialbninen de (jiulqufs pahniers; Paris, liio3) e di (latin (Amiales des Sciencen NatureHen, Botanique, !)», serie 3", litoti) la maggior parte dei materiali idrocarbonati di riserva dei semi di palma è costituito da mannocellulona, accom- liagiiiita da variabili (inantità dì galattana, di destrana e di lovulosaua (Pliytlieloplias), tutte sostanze clic i>er idrolisi con acidi minerali a debole <'oncentrazione danno glucosio, levulosio e nian- nosio. La (|uantità di mannocellnlosa è variabile a seconda della composi/.ione generale doll'albunie del seme di palma; da «inesta dipende la maggiore o minore consietenza della mandorla, cbe, come sappiamo, <• ma«HÌma nei l'li\tlieleplia.s o nei (Joelococcus e nelle Hypliacne. Kitorneremo più am]iia- meute nell'argomento in uno studio di prossima ])ubblicaziune e relativo alla quautitÀ di alcool otte- nibile dai frutti delle dnm. della palma dum 139 La farina di mandorle si colorisce in rosa cogli acidi, in giallo e giallo-bruno se trattata con alcali. Esposta all'aria assume, quando è fresca, una leggera tinta rosea, che annerisce a contatto con dei metalli, come il ferro. Questo fatto, che provvisoriamente si potrebbe spiegare colla presenza di ossidasi nel seme, sarà convenientemente studiato nell'avvenire (1). Quanto all'estratto etereo, se si pensa alla quantità di sostanze grasse che certi generi di palme contengono nel loro frutto (2) e che la cifra ottenuta normalmente dalla estrazione, oltre che ai grassi va riferita a tutte quelle sostanze (cere, lecitine, colesterine, materie colo- ranti, ecc.), che con quelli vengono disciolte dall'etere, non potremo che meravigliarci della piccola quantità d'estratto, che le diverse deter- minazioni ci offrono. In tutte e tre le specie, il sarcocarpo è il piii ricco di materie grasse, che però raggiungono un valore sensibile solo nel sarcocarpo dell'fi^. ìiodidaria. Il quale ultimo, specie per il suo contenuto in carboidrati, assume speciale importanza anche dal punto di vista bromatologico. Gli zuccheri riduttori sono espressi come glucosio, e crediamo con sufficiente approssimazione, poiché, mentre l'estratto acquoso non conteneva alcun pentosio, nessuna quantità di zucchero invertibile si trovava nei frutti da noi esaminati. Certo una delle nostre più diligenti ricerche è stata quella di deter- minare le i^ossibili quantità di saccarosio, eventualmente presente nei campioni sottoposti all'analisi, ma il resultato dell' inversione ha fornito una quantità di zuccheri non sensibilmente superiore a quella, che si ottiene dalla somma degli zuccheri essosi determinati e dei prodotti deri- vanti dalla saccarificazione delle sostanze amilacee presenti nel frutto (3). (1) Gli autori hanno stabilito iu modo iudiscusso che nei frutti delle palme si trovano fermenti solubili tipici come la seminasi, che trasforma la munnocellulosa in mannosio (Giuess 1894 e 1902, Bourquelot e Hérissey 1899 e 1901, Kewcombe 1899, G. L. Gatin 1905, ecc.). (2) Le piante di habitat tropicale hanno sempre, come è noto, una quantità maggiore di sostanze grasse di quelle proprie dei climi temperati e freddi. Le palme contengono spesso quantità notevoli di grassi, specie nei frutti. Alcune specie (Oeìwcarpiis) hanno sostanze grasse solo nel pericarpo, altre, come il cocco, solo nell'albume del seme ; ve ne sono infine altre ancora (come le palme dei generi Elaeis, Astrocargium, ecc.), che ne hanno nel pericarpo e nel seme. Circa alla quantità si osserva la massima variabilità : da un massimo di 66-67 % di grassi, quale si riscontra nei frutti dell' Elaeis e del cocco, si scende al 7,25 "(, uell'Areca, al 2,09 nelle Cha- maerops, al 0,30 nel Sagù, al 0,96 nei Phvthelephas, al 0,20 nel dattero, ecc. (3) Alcuni frutti di palma contengono del saccarosio, in quantità anche apprezzabili. Così il Sagìi ne conterrebbe più dell' 1 " q, quantità superata notevolmente dal dattero ed in certo grado anche dal cocco, che può arrivare a contenere quasi il 2 "/(, di saccarosio. Il Gatin (loc. cit., pagg. 191, 315) ha trovato nelle noci di corozo dei polisaccaridi a peso molecolare più elevato di quello del saccarosio e capaci di dare del mannosio per idrolisi. Del resto, secondo gli autori, il saccarosio della maggior parte dei frutti di palma dovrebbe invertirsi colla maturazione e produrre del glucosio e del levulosio- 140 Riceve li e sull 'ufi Uzzazione L'amido, quasi seiii])re preseiite, benché spesso in minime quantità, non ha certo T importanza del materiale di riserva di molti semi e flutti ;^ ma deve senza dubbio rappresentare una quantità residua delle sostanze costituenti il frutto maturo e trasformatesi in sejiuito nei carboidrati solubili o di elaborazione più tarda, come le cellulose e gli zuccheri. Anche i jientosani, che si trovano in quantità apprezzabile nelle tre specie, massime in quelle eritree, non essendo prodotti dovuti all'azione diretta della fotosintesi, stanno molto i)robabilinente a rap- presentare un resultato della trasformazione chimica, che segue di pali passo quella tìsiologica dello sviluppo del frutto. Le sostanze resinose, gommose ed i i)entosani vennero determinati solamente per i sarcocarpi, non avendo dato le prove preliminari qiudi- tative istituite per le altre i)orzioni del ft'utto, dei resultati positivi. È stata nostra cura, a completare il quadro generale della comjio- sizi(me chimica dei frutti di dum, di determinare le quantità e qualità di azoto esistente nei frutti stessi. Azoto nei frutti delle palme dum. U. benadirensis Epicarpo Sarcocarpo Eiidocarpo Involucri della mandorla Mandorla H. nodiiìariu Epicari)o Sarcocar])o Endocarjìo Involucri della mandorla Mandorla //. (lankaliensÌH Ei)icarpo Sarcocarpo Endocarpo Involucri della niandiirla Mandni-la Azoto proteico Azoto nitrico Azoto residuo Azoto totale 0,510 0,030 0,002 0,542 0,520 0,051 0,048 0,619 0,310 0,040 0,021 0,371 0,734 0,006 0,043 0,783 0,540 0,051 0,041 0,632 0,380 0,045 0,040 0,465 0,726 0,051 0,103 0,880 0,390 0,021 0,040 0,451 0,742 tracce 0,032 0,774 0,425 0,050 .0,021 0,496 0,082 0,020 0,025 0,127 1,020 0,050 0,210 1,280 0.250 tracce 0,025 0,275 0,630 0,009 0,021 0.660 0,521 tracce 0,020 0,541 (Iella palma duni 141 Alle quantità di azoto totale corrispoiKloiio le sostanze azotate delle diverse porzioni dei frutti, mentre a quelle dell'azoto proteico corrispondono gli albuniinoidi puri. Quantunque il frutto di duui non sia eccessivamente ricco di sostanze azotate, poiché il quantitativo in azoto totale non supera 1' 1 ** Q che nel sarcocarpo dell'if. danMUensìs, ciononostante occorre osservare che, tanto nel sarcocarpo come negli involucri della mandorla, il contenuto in azoto arriva ad una cifra non del tutto trascurabile. La relativamente elevata quantità di azoto «legli involucri della mandorla trova una spiegazione nella maggiore quantità di glutine, contenuto nella porzione periferica del seme, che in i)arte rimane aderente agli involucri suberizzati. La maggiore parte delFazoto dei frutti di dum è costituita da azoto proteico, come normalmente si osserva in tutti i frutti e nei semi, non assumendo l'azoto organico non proteico una certa impor- tanza che nei semi in via di maturazione o durante la germinazione; nel qua! tempo la chimica fisiologica ha accertato la formazione degli amminoacidi e delle basi xantiniche, come prodotti che stanno in stretto rapporto coi processi di costituzione e di integrazione delle materie proteiche. Anzi a queste specie chimiche azotate va essenzial- mente attribuito l'azoto organico non proteico, che al)biamo designato nella tabella precedente come azoto residuo e che è stato determinato per differenza (1). A questi si deve aggiungere quel poco azoto presente nelle probabili minime quantità di lecitina presenti nell'estratto etereo: sono da escludersi, perchè così risulta dall'esame microchimico e chimico qualitativo, gli alcaloidi ed i composti del cianogeno. Quanto all'azoto nitrico è noto che in diverse proporzioni si riscontra in tutte le piante, massime nelle radici, i»oi nel frutto; infine nei semi e nei frutti. xVlcuni autori lo designano come ])rodotto di decomposizione, altri lo credono casuale nelle piante, le quali arrivereb- bero a contenerne una quantità apprezzabile, allorquando il terreno fosse specialmente ricco di nitrati. Spesso riesce dannoso al bestiame, se in proporzioni sensibili nei foraggi: la scarsa quantità contenuta nei frutti di dum toglie assolatamente ogni idea di pericolo. Infine tanto l'azoto nitrico che quello ammidico hanno un valore fisiologico di gran lunga inferiore a quello proteico, se pure ne hanno vera- mente uno. (1) Vi sono peraltro delle palme, che hanno nei loro fratti degli alcaloidi (Areca, Hyophoibe e lo stesso Phytelephas), qualche volta anche utilizzati come medicinali, masticatori, ecc. 142 Bicerche sull'utilizzazione Lasciando da parte la non notevole quantità di sostanze azotate, cosa comune a tutti i frutti di palma, i frutti di dum, in certe por- zioni e massimamente per le specie eritree, presentano una composi- zione chimica, che li fa realmente apprezzare come materiale alimen- tare, soi)rattutto per il loro contenuto in carboidrati. Per non parlare che di alcuni di questi, si pensi che gli erbivori possono utilizzare circa il 50-60 7o fl^i pentosani e che esperienze d'alimentazione eseguite con xilana pura danno un rendimento digeribile dell' 83 '^/^ (Soave). Anche le sostanze incrostanti (cutina, suberina, vasculosa, ecc.) possono essere largamente digerite dagli animali: il bue infatti ne assorbirebbe circa il 90 •^/j,, le capre e le pecore anche piti. E questo ci deve far seriamente pensare a trarre dal materiale sarcocarpico delle dum una migliore utilizzazione come sostanza alimentare piut- tosto che come combustibile. Ne crediamo che occorra direttamente dimostrare come, quando ciò fosse possibile, sarebbe maggiormente conveniente trasformare in lavoro animale ed in carne quelle calorie, che fino ad oggi servivano al mantenimento dei motori termici delle nostre colonie. Non^ abbiamo effettuate determinazioni speciali sui vari compo- nenti delle ceneri: ci riserbiamo i)eraltro di farlo in altra nota, che seguirà presto la seguente. * Lo studio chimico d'un foraggio consiste essenzialmente nel prender conoscenza della sua digeribilità (1). Con questo non s'intende di dare al foraggio un qualsiasi valore deiìnito, poiché è noto che il rendimento fisiologico di un alimento dipende da svariatissime cause, che sfuggono ad ogni controllo chimico ed in i)arte anche a quello biologico. Così il modo e il momento del raccolto, la quantità e qualità di fermenti presenti, il grado di maturità del foraggio, lo stato tìsico dell'animale, gli stimoli maggiori o minori nei diversi momenti della sua vita (sta- gioni, ore della giornata, ecc.), ])oss()no far variare largamente il coeftì- ciente di digeribilità d'una stessa sostanza alimentare. Ad ogni modo un resultato fortemente attendibile potrebbe esser fornito da esperienze continuative e ben condotte sulle funzioni del ricambio degli animali e con l'analisi accurata degli alimenti ingeriti, nonché delle feci e delle oriue dei soggetti sottoposti alla sperimentazione. (1) Sui fermenti solubili e tigniati luopri dei frutti di duui, sulle loro i)roi(rictà idrolizzanti e fermeutative o quindi anclie sulla loro im|)ortanza fisiologica, abbiamo iu corso attualmente speciali ricerche, sulle quali non nianclieremo di riferire a suo tempo. della palma (him 143 In mancanza di mezzi idonei, non abbiamo peraltro trascurato di somministrare agli animali bovini ed ovini la farina del pericarpo delle dum, in ispecie quello dell'if. nodularia, e non solo l'alimento fu accet- tato senza contrasto dal bestiame, ma l'esperienza ebbe un resultato superiore alla nostra aspettazione, in quanto gli animali mostravano di preferire visibilmente il nuovo mangime, forse per il suo sapor dolce e per il maggiore potere stimolante. Le feci non dimostrarono, alla semplice osservazione, un aspetto diverso da quello che generalmente assumono nelle normali digestioni; ne si ebbe, da parte del bestiame sottoposto all'esperimento, accenno alcuno di anomalia o disturbo fisiologico. Certo le es]ìerienze meriterebbero di essere condotte con una maggiore larghezza e in scala piìi grande di quello che lo furono da noi: la nostra anzi non fu che una semplice i)rova, che ritenemmo obbligatoria avanti di procedere alla ricerca del coefficiente di dige- ribilità delle diverse parti del frutto di dum. Per la ricerca delle sostanze digeribili abbiamo applicato i due metodi piìi noti nella chimica analitica: quello di Kiihn-Wedemeyer e quello di Stutzer (1), e ne abbiamo preso la media per resultato defi- nitivo. Xell' intenzicme i)erò di ottenere i dati relativamente piìi atten- dibili, abbiamo costituito i campioni d'analisi in base alla proporzione percentuale delle diverse parti costituenti il frutto. Abbiamo anche creduto necessario trascurare l 'endocarpi) legnoso, perchè si può a lìriorl ritenere del tutto inefficace nell'alimentazione e meglio utiliz- zabile come combustibile ed abbiamo riunito le quattro porzioni del fi-utto, fino ad ora studiate separatamente, in due parti: l'una costituita dall'ei)icarpo e'dal sarcocarpo, l'altra dalla nuindorla e dai suoi invo- lucri. Tenuto conto di questo fatto, supponendo che in un frutto si abbiano in media grammi x di epicarpo e grammi y di sarcocarpo per cento, il campione di sostanza pericari^ica posta a digerire, era (1) Vedi, ad esempio, in Metodi Ufficiali per analisi, in Aiuiali del Ministero d'Agricoltura, Indu- stria e Gommercio, N. 238, Roma 19j"i, pagg. 173, 174. Nelle nostre determinazioni abbiamo operato sul residuo indigeribile, ottenendo la quantità digeribile per dittorenza. Come si vedrà in segnito, non abbiamo seguito i metodi ufficiali per la ricerca della quota digeribile dei carboidrati e dei grassi, che consistono nel determinare le sostanze saecarifìcabili com- plessive per i primi e quelle saponificabili per i secondi. Ma l'aver adoperato i metodi di Kiilin e di Stutzer, in Italia ufficiali per i soli albuminoidi, non deve allarmare il lettore; poicbè, oltre al fatto che distinti chimici e fisiologi li adoprano per determinare la digeribilità di tutti i principi immediati, ci è parso anche a noi che realmente questi si avvicinino più di tutti gli altri alla reale digestione fisiologica. Del resto si ricordi che la chimica agraria non può in questo campo uscire da una definita convenzionalità, e che determinando sostanze digeribili non .s'intende parlare che delle sostanze scomparse con quel dato metodo di analisi. 144 Ricerch e sull'uti lizzazione costituita in modo che KM) parti di questa contenevano esattamente P+/S' delle (juantità di epicaipo e sarcocari)o come — = 1? ^^d in cui P ed 8 sono projìorzionali ad x e ad y. Anche per i diversi principi immediati tu mantenuta la propor- zionalità, in maniera da ottenere la nuova percentuale. Ciò posto, la (composizione dei campioni analitici risultava la seguente: Sarcocarpo ed epitarpo Mandorla e snoi involucri H. beiiadirensis Cellulosa greggia 52,34 56,80 Estratto etereo 1,32 — Sostanze azotate 3,56 3.96 Albnmiiioidi 3,25 3,98 Estrattivi inazotati 59,32 29,94 Ceneri 4,05 9.30 Vasculosa 17,72 11,38 Amido 1,53 — H. ìiodularia Cellulosa greggia 36,41 62,15 Estratto etereo 13,90 0,009 Sostanze azotate 5,33 6,49 Album inoidi 5,21 3,68 Estrattivi inazotati 38,07 21,97 Ceneri 6,29 9,39 Vasculosa 11,97 12,97 Aini,1« 8,33 2,51 1,51 3(i,l(> 1,38 S,33 0,5J> Secoudo Kiihn 43,55 1,30 1,24 0,25 14,63 1.13 3,37 0.90 Secondo Stutzer 46,53 1,56 1.50 0,44 15.65 1,33 3,51 0.90 Media 45,04 1,43 1,37 0,34 15,14 1,23 3,44 0,90 Mentre neir/f. dankalii-nsin i eaiboidiJiti si iiianteujiononel pericaipo superiori del doppio a quelli della uiand<>rla, .si constata in quello anche un aumento notevole della sostanza azotata rispetto alla mandorla. La qual cosa rende natuialmente maf>oiormente a])i)rezzabile il foraojjio, l)oicliè gli albuiuinoidi del seme sarebbero inutilizzal)ili ])er il bestiame, data la più economica convenienza
  • cr i frutti di H. nodularin. I quali ultimi posseggono anch'essi una quantità di albuiuinoidi digeril)ili maggiore nel pericari»o che nella mandoi la. mentre in questa le so.stanze azotate totali digeril)ili siii)eraiio (pielh- contenute nel pericarpo. Digeribilità delV« H. nodularin ». Principi immediati Cellulosa greggia Sostanze azotate. Alliuniinoidi . Estratto etereo . Estrattivi inazotati. Ceneri Vasculosa Amido . EpicariH) e sarcocarpo Mandorla e suoi iuvolucri Secoudo Kiilm Secondo Stutzer Media Secondo Kiilm Secondo Stntzer Media 12,41 13,36 12,88 16,10 16,25 16.17 4,00 4.29 4,14 5,50 6,49 5,{K> 3,89 4,20 4.04 2,81 3.11' 2.!m; 10,65 12,81 11.73 0,009 0,009 0.,t>7 0,58 0,63 ().(«) 1.1 1 1.3S 1,2«> 10.77 10,87 10.S2 4,86 5.S6 5,3(> 2,52 3,15 2.S3 0,81 0.H6 0,H8 Al maggior contenuti» in albiimiiioidi dei flutti d*//. nodularin si deve aggiungere eziandio un elevato (piantitativo di estratto etereo della palma dum 14; determinato nel pericarpo, la cui citi-a si distanzia sensibilmente da quella della stessa sostanza nei frutti delle altre specie. Anclie nella composizione della sostanza orif;inaria la quantità di grassi greggi determinati nei frutti di H. nodularia sui)erava di gran lunga quella dei frutti delle altre due specie. Riportiamo nella tabella seguente la composizione media delle sostanze digeribili dei frutti di dum, accompagnata dalle rispettive relazioni nutritive e dalla somma delle unità «wirtYi re disponibili calcolate in base alle nostre determinazioni. Specie di dam esaminata Composizione media Unità nutritive Rapporto Cellulosa sreggia Albunii- noìdi Estratto etereo Estrattivi inazotati Ceneri nutritivo Hyphaene Pericarpo 8,75 1,94 0,87 49,33 1,82 62,71 1:31 henadìrensis Mandorla 19,23 2,29 — 16,42 1,45 39,39 1:15 Hyphaene Pericarpo 16,19 2,51 1,52 36,16 1,38 57,76 1:22 dankaliensis Mandorla 45,04 1,37 0,34 15,14 1,23 63,12 1:44 Hìjpliaene Pericarj)o 12,88 4,04 11,73 32,33 0,60 61,58 1:18 ììoduìaria Mandorla 16,17 2,96 0,009 16,97 1,26 37,36 1:11 È da notarsi in primo luogo, come del resto ci aveva già rivelato la composizione chimica, che nessuno dei fi^utti, somministrato da solo al bestiame, i^uò costituire un mangime comi)leto e normale. La lar- ghezza del rapporto nutritivo, causata dalla eccessiva quantità di carboidrati, rende necessaria sempre l'aggiunta di mangimi più ricchi di sostanze azotate. Gli autori nel determinare le razioni per il bestiame domestico non oltrepassan che raramente delle relazioni nutritive di 1: 10 e 1: 12, ma d'altra parte convien ricordare che sono larga- mente usati nella pratica dell'alimentazione dei mangimi, che hanno rapporti nutritivi larghissimi come la paglia dei cereali, i cartocci del granoturco, la loppa del frumento, ecc. Rispetto a questi, le relazioni nutritive di 1:11, 1:1.1, 1:18, ecc., che si riscontrano nei frutti di alcune si)ecic di dnm. ra})presentano sempre un sensi])ile migliora- mento ed un minor bisogno d'introdurre nella razione delle sostanze azotate. Si noti i)eraltro che, contrariamente a quanto si pratica da alcuni, nel calcolo del rapporto abbiamo tenuto conto di tutta la cellulosa, che ci è risultata scomparsa nelle nostre j^rove di digestione 148 Ricerche sulVutìlizzazione artificiale; in tal modo è stato largamente aumentato il quantitativo delle sostanze terziarie risi)etto a quelle azotate, delle quali, è d'uopo farlo notare, non abbiamo voluto considerare direttamente utilizzabili dal bestiame die quelle proteiche. Potendo quindi aver disponibile un'alimento piìi ricco di sostanze azotate di (luello che siano i ti'utti di dum, si dovrebbe ottenere una razione alimentare assai concentrata e ricca di elementi nutritivi, come poche altre lo sono e come difficilmente si potrebbero ottenere in una colonia africana, lontana dai centri di produzione
  • ssono (pdndi totalmente risolvere con le sole determinazioni di laboratorio (juei prohlcmi d'ori di razione perfetta. Vojiliaino pertanto sperare che i Servizi Agrari delle nostre Colonie ed i più intelligenti agrieoltori dell'Eritrea e della Somalia compren- deranno tutta l'importanza della ([uestione e vorranno contribuire coi maggiori mezzi, che sono a loro disposizione, a risolverla nel modo migliore e più profittevole per l'economia dei nostri possedimenti africani. Per terminare questa nostra inima memoria sull'utilizzazione dei frutti di palma dum, crediamo di i)oter dedurre da <}uanto al)biamo esposto, le seguenti conclusioni: 1° La composizione chimica eiat<' iusii'me agli altri luangimi «' foraggi propri della regione, contribuiscano all' iucrcmeiito della popolazione animale dei uostri j)Ossedimenti. Quod est i)i rofis di ognuno, che si occu]>i con affetto e seiietà dello sviluppo loudiario delle nostre Colonie. l''ireiize, Laboratorio Chiinico-Teciioloftico dell' lutitato Agricolo Coloniale Italiano, dicemliie Hill. Doti. OUEKTo MANETTI J)ott. Alessandro Moreschini. bflLLE NUOVE TERRE ITALIANE Fk;. 1. — Campo lavorato a Denia FiG. -J. — Mercato di saggina a Dmna, bflLLE NUOVE TERRE ITALIANE Fl(i. 3. - Orticultma nell'o;isi di Derna. y Fio. 4. — Vendita di trutta ed ortaggi locali a Derna. 157 LA QUESTIONE FORESTALE IN LIBIA Piibljlichianio volentieri un articolo del Sotto Ispettore Forestale Lorenzo Senni, già comparso sul Giornale (V Italia del 6 aprile u. s. e nel quale vengono discussi importanti problemi, che riguardano l'avvenire fondiario della Libia. Il signor Senni, com'è noto, è stato lungo tempo in Eritrea presso quell' Ufficio Sperimentale Agrario ed (■ ([uindi competentissimo in materia forestale coloniale. Può sembrare ad alcuno azzardato il venire a parlare di questione forestale in Tripolitania e Cirenaica, quando ancora lo stato di guerra perdura in quei paesi e quando ancora le cognizioni che si hanno sono frammentarie o incerte, almeno dal punto di vista della esplora- zione forestale. Certamente nella parte interna il bosco e in genere la vegetazione arborea e cespugliosa dovrà traversare la crisi che accompagna i periodi di guerra e cioè la distruzione per necessità wStrategiche e logistiche, anche se questa sarà mantenuta nei limiti strettamente necessari. Oltre a questa opera di conservazione, già si prospetta una que- stione forestale, caratteristica e speciale, come caratteristiche e speciali sono le condizioni del paese. Le teorie forestali imperanti nella madre patria debbono essere coni] lietamente abbandonate e sostituite da altre, che per noi possono considerarsi nuove. Lungi per ora le idee fondamentali del bosco per la produzione di legname, lungi quelle del ^àncolo del terreno, quali si hanno in Italia; la questione si impernia su basi indiscutibili di efficacia delle coltivazioni arboree. Posto l'assioma dello sfruttamento agrario delle ^oasi nei limiti ora da esse occupati o entro limiti mag- giori, là dove le condizioni idrogeologiche del terreno lo jìermettano, è necessario facilitare tali colture e allontanare i nemici che ad esse possano opporsi, distruggendoli o limitandone la propagazione. E siccome i nemici maggiori che ostacolano le coltivazioni e l'ingrandimento delle oasi sono le sabbie mobili e i venti dominanti, siano questi sahariani o mediterranei, con le coltivazioni arboree o cespugliose, a seconda dei casi, o anche con le une e con le altre contemporaneamente, si potrà impedire l'avanzata delle sabbie, fermandole al terreno o costituendo loro un ostacolo, e diminuire nello stesso tempo la ^iolenza dei venti. 158 La questione forestale E tanto si i)otrà ottenere con zone di protezione sutìicientemente larghe ed alte, op]>oste normalmente alla direzione dei venti, popolate deusamente di alberi e di cespugli. Questi frangivento li troviamo già usati nella pratica indigena nell'oasi di Tripoli, sia pure in dimen- sioni ridotte; poiché non sono che frangiventi i muretti e le tìlate di fichidindia. Ad integrare l'opera delle zone di protezione, però con funzione limitata alla sola azione disseccante f>f'f> pei" volta le zone di itiotezione alla funzione prima verrebbero ad unire anche l'altra non meno im])or- tante: di fornire cioè il legname occorrente ai bisogni dei coltivatori. Quando anche queste piantagioni non avessero che le utilità defte, sarebbe già i>iù che sutticientemente dimostrata la loro importanza; ma esperinuiuti recentissimi eseguiti dal Servizio forestale del l)ij)ar- timento di agricoltura degli Stati Uniti nelle zone aride dell'ovest, hann(> «limostrato benelìci non lievi che si manifestano con un sensibile aumento di raccolto, in seguito alla modificazione dei fattori tìsici. E nel Nebraska, nel Minnesota si hanno presentemente centinaia di chilometri di frangivento e centinaia di ettari di zone di protezione, che sono \alido ausilio nella tecnica agraria del dri/ farminij e cioè delle colture secche, sole i)ossil)iIi in (pielle regioni. Se questo è il c<>mi>ito che ci si presenta per la Libia, sia pure ai>i>ena accennato nelle sue linee generali, luui bisogna nascondere pelo ciic (' di dililicilc risoluzione, ])oichè cn-corre scegliere le i)iante clic possano assolvere il coinitito di frangivento, sia i)er hi l(»ro altezza, sii! pei- la loi'o i-esistenza alla siccità ed alla temi>eratura, vediMuh» se esistano nella regione o introducendole da altri paesi nel caso che man- chino, l'i correiulo ove occorra a (|uelle scelte ]ter la protezione del Canale di Suez o a (|ucllc ('S)>criiii('iitatc dai francesi in Algeria e in Tunisia. in Libia 159 Alla scelta delle specie arboree o cespugliose da usarsi, segue l'altro compito, che per la sua natura delicata, come il precedente, non può essere se non funzione degli organi dello Stato, di allevare e produrre in quantità sufficiente tali piante per distribuirle ai privati e per costituire le zone di protezione. L'allevamento delle piantine e la certezza della riuscita nei tini che ci si propongono, insieme con la scelta delle specie adatte, costituiranno per la tecnica forestale le maggiori difficoltà che non si potranno risolvere se non provando e riprovando. Ciò che sembrò insuccesso e ciò che fu vittoria pei fore- stali italiani nei rimboschimenti dello scoglio del Lazzaretto a Trapani, di Monte S. Giuliano, di Monte Pellegrino a Palermo, della Plaia di Catania, di S. Cataldo di Lecce, delle sabbie mobili di Balestrate, di Sei inunte e di Taranto, e del relitto marittimo di Messina possono fornire elementi sufficienti per dimostrare le difficoltà che si presente- ranno in Libia. L'esperienza da questi rimboschimenti avuta, unita a quella risultante dai lavori magistrali della tìnitiuìa Francia in Algeria e in Tunisia, a quella della colonia del Deutsch-Ost-Afrika, della nostra colonia del Mar Rosso e di altre colonie africane analoghe per clima e per terreno, debbono dare gli elementi per tracciare la linea di condotta da seguirsi. Ma, ripeto, il compito non è ne lieve uè facile, e sapienza di governo consiglia che subito vengano iniziati gli studi per avere il modo ed il tempo di cercare di raggiungere lo scopo al piti presto per l'importanza di esso, per l'urgenza dei fini che ci si propongono, avuto riguardo alle condizioni speciali della tecnica forestale, i cui resultati si possano affermare solo a lunghe scadenze. E per dimostrare altresì l'urgenza si tenga pure a mente che altri problemi forestali si presenteranno in seguito nella Libia, completamente diversi da questi, e che asgiorbiranno da soli la intera nostra attività. E se oltre quanto ho detto si consideri che dai vivai forestali potrebbero uscire le piante per l'abbellimento delle vie e delle i^iazze delle città della costa, quelle occorrenti a consolidare i terrapieni delle ferrovie, agli eventuali bisogni del Comando Militare, a mantenere i fiumi entro letti stabili, in una parola alla vita civile e militare, io credo che non più oltre si tarderà a costituire un Servizio Sperimentale forestale nella nostra Libia. Serra S. Bruno, aprile. L. Senni. IGO GLI SCOPI DELLA COLONIZZAZIONE MILITARE Tra le varie manifestazioni della rinnovata coscienza italica è notevole il fatto che fu finalmente notato il merito dell'esercito italiano, il quale per i)iù di metà è composto di contadiin. Da questo merito si arrivò a constatare ])oi il diritto del soldato italiano a godeic delle terre conquistate col suo valore e col suo sanoue. E, con questo diritto, fu sentito il dovere nazionale di assej»nare ai soldati combattenti per la conquista della Libia una parte dei terreni demaniali della nuova colonia. Ciò fu pro})osto dal ]Mallarini nella h'nsscf/ìia Xaziomde del 1" dicembre 1911, e rov- vedi menti. Se non che a tali projioste il nome di colonizzazioiu' militare si ciena di (incile energie e di quei ])regi, che fanno del nostro contadino ima delle maggiori ricchezze nazionali. La colonizzazione è ([uindi il i)iìi [utente mezzo di educa- zi(jne italiana; e se fosse possibile di avere una buona colonizzazione senza intervent(» dcll'e(bu'azione militare, questa se ne avvantaggerebbe enormemente; e si i>otrebbe allora avere la nazione annata con pochis- sime spese di tem])o e di mezzi per il servizio militare. Ma, per molti riguardi, non è i)ossibile di estendeic a tutti i tigli d'Italia la colo- nizzazione razionale, se non i»er mezzo dell'educazione militare. E qui giova notare che tutti gli istituti odierni più progrediti di educazione iioii sono altra cosa clic tante piccoh- (((Ionie agrarie, le (piali non possono trarre da tutti i mezzi civili risorse educative ed (^flicacia paii a (|uelle otterte dal lavoro agricolo cooperativo. Vedasi, a Ilio" d'esempio, il lihro di Edmondo Demolins .ì fjKoi tieni la siipé- riorité dea Aikjìo-ìSh.vohs'!, che tanto rumore sollevi» una quindicina d'anni <»r sono. I^ssa (' l'apoteosi di una scuola inglese organizzata (pude colonia agrictda. Cosi sono tutte le scuole modello della Nor- vegia, della S\izzera, della (lermania e degli Stati l'niti. Cosi sono persino le scuole correziomili. E bisogna licoiutscerc che (piesto fatto, per opera del coiiiin. Doiia. (' stato adottato nei nosti'i istituti correzionali goveinat i\ i, clic ha mio perciò un reg(tla mento di disci|)lina ancora pi il e\o- liito di <|Uello militare, per la semplice ragi(»ne che si è saputo adottare il principio del lavoro ])i'o(luttivo come su|>remo l'attore deireducazione. della colonizzazione militare 163 Ora si consideri; se questo priiR'ii)io è valevole per redimere i viziosi e quelle coscienze che sono abbrutite dal delitto, quanto piii dev'essere efficace per i giovani normali, che sono il fiore della nazione? L'educazione militare ha su tutte le altre il privilej^io di riunire nel- l'amore tutti i tigli della nazione e di prepararli alle maggiori vittorie conseguibili dalla coesione delle forze umane, senza considerazioni o fini personali. E perciò permette ai dirigenti di dare tutta la loro attività a profitto dei lavoratori e della patria. Quindi, oltre a produrre l'amore del lavoro per se stesso, l'aumento graduale delle attività individuali, l'ordinamento della cooperazione, la disciplina, produce in tutti un aumento della dignità nazionale, anzi crea nelle anime il concetto della patria, mancante alla quasi totalità dei giovani militari che si presentano ai reggimenti, anche se hanno frequentato tutte le classi elementari. Soprattutto l'amministrazione militare è fondata sui prin- cipii di onestà e di onore. L'umanità non ha mai prt>dotto nulla di più portentoso della disciplina militare. Quindi il massimo problema dell'avvenire consisterà nel produrre tale disciplina col lavoro sociale, e poi nel dedicarla a qualunque delle vittorie che la patria vorrà e dovTà conseguire su tutti i caui})! dell'attività unuina. Quanto ho accennato sinora è un complesso di condizioni più accentuate da noi che altrove, e quasi proprie della nostra patria, alle quali essa deve l'antica grandezza. E non ci sarebbe stato bisogno della nuova conquista per farsene un concetto chiaro e preciso. Ma l'uomo vive di tradizioni più che non si creda; e specialmente la disciplina militare ha una storia di glorie e di sventure, che han sovvertito parecchie volte lo stato sociale dell' Europa e del mondo. E quindi la radicale adozione di tali principii non può avvenire, se non nelle provincie conquistate, dove sono da creare nuove condi- zioni di vita, cominciando da tutto ciò che occorra al mantenimento delle truppe. Per noi la conquista della Libia renderà possibile di non avere colà altro soldato, se non colono. E quando nei due anni di servizio militare il soldato abbia imparato a coltivare più razionalmente quei prodotti che meglio converranno per le condizioni di produzione, di consumo e di scambio, ed inoltre avrà acquistato la nozione di tutti i vantaggi della cooperazione e dell'organizzazione, esso si sen- tirà invogliato a profittare di tutto ciò che avrà arricchita la sua mente ed il suo animo. Inoltre, non si possono fare pronostici di quanto il soldato potrà produrre col suo lavoro colletti\'o in quelle ore che iiotrà dedicare al lavoro agricolo. Ma, se un indice ci può 164 Gli scopi esser dato dalla iiiaii»» d'opera iiuligeiia, che si paji'a SO cent, al giorno circa, è da ritenere che il soldato, coi mezzi collettivi non potrà l)rodnrre meno. E qnindi nn soldato non dovrebbe i)rodnrre meno di L. .■)(>(> nei dne anni di servizio militare. Se tale somma, od nna che vi si avvicini, venisse data al soldato all'atto del suo conjiredamento, parte in terreni, e parte in danaro da (;ostitnire un capitale sociale di quelle cooperative agrarie che nascessero nella Libia, noi avremmo la naturale filiazione delle coh)nie militari, le quali avrebbero i loro scopi speciali. E la conquista pacifica della regione sarebbe fatta da loro, mentre le colonie militari continuerebbero a i)rei)arare altri ele- menti alla stessa scuola ed allo stesso fine. Da tali continue filiazioni della colonizzazione militare noi potremo ottenere molti vantaggi, i quali costituiscono i loro scopi. In primo luogo noi avremmo la scelta del personale da mandare nelle colonie. E si potrebbero meglio favorire coloro che piìi e meglio si richiedcmo per le speciali esigenze che si verificheranno. Inoltre, nel caso di una guerra coloniale in quella regione, la madre l)atria non avrebbe bisogno di fare spedizioni. Facile sarebbe la mobi- litazione dei lavoratori, che dovrebbero sem])re mantenersi esercitati nel tiro e in qualche chiamata sotto le armi. Quando poi si fosse prodotto ]in equilibrio tra l'emigrazione nella nuova regione e la madre ])atria, le guarnigioni coloniali sarebbero mantenute esclusivamente dalla colonia. E certamente verrà tempo nel quale la colonizzazione militare dovrà adottarsi nelle regioni d'Italia che (u-a sono le i)iii arretrate nell'agricoltura, e per le quali nessun altro lu-ovvedimento sarà altrettanto eftìcace a mutarne le sorti. Ora sui)i>oniamo che di tutto ciò non si faccia nulla; proviamoci d'in- dagare (|uel che i)iù probabilmente j)Otrà avverarsi nella nuova colonia. Xon vi sarà scelto del personale, e \i andrà chi vorrà, si)into dal bisogno e dall'audjizione di farsi una fortuna, (xeneralmente i nostri emigranti sono stati e <'ontinueranno ad essere i più ignoranti ed i più miserabili. .V (jiiesti si jiggiungeraniio gli sliiittiitoii che andranno ad instaurai'c il despotisim» del caititale. Io non s(» se la i)ar<>la sfru(- tatori siii propria |)er indicare iniel che veramente fanno buona parte dei ciipitalisti. M;i Ik» in mente (|uel brevissimo cajtitolo del Montes(|uieu elle tratta del g()verno dispotico, e clic dice soltant»». « (i)uanoti<'o della colonizzazione militare 165 l)ro(luce lo spopolaiiieiito, clie, quaniego dei capitali sociali e nazionali, massimi tra i quali sono le energie e le virtii morali di associazione e di cooperazione. Di tali energie non fu mai riconosciuto il vero valore. Esse diffondono i sentimenti di amore e di fratellanza nelle nazioni e tra le nazioni. Ed ogni loro progresso è un incremento di amore tra gli nomini. Gli stìuttatori sono spinti a pretendere lucri vistosi in pochissimo tempo. I loro affari non si preoccupano affatto delle conseguenze alle quali conducono, e si)esso i lauti guadagni sono dovuti alle rovine od alle miserie degli altri. Quindi essi si valgono di principi i retrivi e dannosi al progredire dell'agricoltura, che esige capitali enormi, e ne produce il tardo rendimento. Per di più, come ben notò Carlo De Cristoforis, mentre il credito industriale si fa in genere sulla persona, e sull'in- teresse che essa ha al guadagno, quello agricolo si fa sulla proprietà fondiaria, senza nessun conto delle virtù morali are. Io credo fermamente che la vita della nuova colonia non i)otrà essere possibile senza la coloniz- zazione militare. E, poiché essa è una nuovissima manifestazione delle energie nazionali, merita di essere studiata e i)reparata nel miglior modo jjossibile, perchè dia i suoi frutti migliori di produzione e di scamlno tra le colonie e la madre ])atria. Ma insisto ancora sul fatto che, in tutti gli interessi possibili, si tratta sempre di valori economici. Noi dobbiamo anche considerare i valori morali, che durante la battaglia diventano valori militari; e che in tutte le imprese della civiltà sono i suinemi valori nazionali. Nicola Maria Campolieti. Magffiore S» fanteria — 'Milano. M NOTIZIE ^^ Ce esportazioni dei prodotti agricoli dal Ifìarocco. Le esportazioni «lai Marocco dei prodotti afiricoli comprendono; 1" I prodotti alimentari di <>rij;im' animale e vegetale: 1»noi , i)()llame, uova, ecc., le cui spedizioni hanno ragginntit nel 1909 il valore di L. 8.2S5.000, cioè quasi un quinto delle espin-tazioni totali. 2*^ Le materie prime necessarie all'industria e precisamente: la cera d'aiii. che ha raggiunto nel 1909 un valore di esportazione di L. 606.257 in gran parte inviata ad Amburgo; le lane (2.69H.310 lire) e le ptdli di bue, di capra e di mon- tone, esjtortate rispettivamente nel 1909 jier il valore di Ij. 722.Sr>0, L. •1.684.000 e L. 1.000.000. Le esijortazioni di prodotti agrari proi>riamonte detti lianui» raggiunto nel 1909 un valore superiore a venti milioni di lire. I/i tabella seguente mostia le ])iìi im]iortaiiti: Orzo L. 12.231.000 Fave » 2.135.000 Grano » 2.011.000 Fieno greco » 1.033.000 .Semi di lino » 97(i.OOO Scagliola, miglio e .sorgo. ...» 614.000 Granturco » 492.000 Cnmino » 295.000 Coriandoli » 23(;.000 Notizie 167 Fra gli altri prodotti del snolo esportati meritano menzione: l'olio di oliva, la cui esportazione raggiunse il valore di L. 402.000, e le gomme arabiclie e san- daracche, le cui esijortazioni totali hanno raggiunto nel 1909 L. 823.328. nuovi metodi di dissalamento del terreno. Il signor Veauvy nel Progrès agricole et viticole fa notare la conseguenza fatale, che j)i'ocura alle colture nord-africane l' irrigazione eccessiva e irrazionale nelle pianure basse e argillose, riferendosi specialmente a quanto è avvenuto nelle pianure irrigate dell'Orania (Algeria). Queste sono formate da terre d'alluvione, trasportate dai fiumi che l'attraversano e che furono altre volte periodicamente inon- date dalle forti jtiene invernali. Ma queste inondazioni erano, in genere, di breve durata, in modo da influire assai raramente sul livello della napi)a sotterranea, le acque passando troppo rapidamente ])er penetrare profondamente. Dopo l' introdu- zione dei sistemi irrigui le acque delle grandi piene, che sono le piìi limacciose e perciò le più fertilizzanti e le meno salate, vanno generalmente al mare senza inondare le pianure, mentre le acque sparse sulla superficie delle terre durante il periodo estivo sono piìi cariche di sale, piìi limpide e per conseguenza meno fer- tilizzanti. Oltre a questo le irrigazioni esagerate hanno modificato considerevolmente le nappe sotterranee, il cui livello si è inalzato talora di cinque o sei metri da con- fondersi talvolta con quello del suolo. E la causa principale dell' inalzamento del pelo d'acqua è dovuta alla formazione di paludi nei bacini che i canali d' irriga- zione attraversano scorrendo sopra il livello del suolo, formando dei veri ostacoli allo scolo degli eccessi d'accjua sempre fortemente salati a contatto del suolo, sul quale essi hanno circolato. Tali eccessi ristagnano nelle parti declivi e finiscono con lo scomparire lenta- mente per evaporazione o per infiltrazione. Quest'inconveniente dovrebbe essere eliminato mediante la costruzione di un canale di prosciugamento parallelo ad ogni canale d' irrigazione. Il sale subisce nel suolo due spostamenti opposti ed alternativi cioè uno ascen- dente in periodo estivo e secco ed un altro discendente nel periodo invernale ed umido. I fattori principali che reggono tali spostamenti opposti sono: 1" la quantità più o meno grande dell'acqua di pioggia e di irrigazione ; 2" la permeabilità del suolo; 3" la capillarità; 4" l'evaporazione aumentata dal riscaldamento del suolo. Se si sopprime uno di questi fattori, lo spostamento viene interrotto. Dunque la lotta contro il ditt'ondersi della salsedine è possibile con mezzi diversi, la cui scelta deve variare con condizioni aml)ienti. Ma perchè questo metodo possa dare buoni resultati, bisogna che la nappa salata si mantenga almeno a una profondità di m. 1,.50 in jteriodo invernale. 11 sistema consiste nel permettere che si compia il movimento di discesa e nell' op- porsi a quello di ascensione. Quando sopravvengono le grandi piogge, il sale viene trascinato dall'acqua e subisce con essa un movimento discendente. Terminate le grandi piogge, bisogna eseguire un'aratura superficiale di 6 ad 8 cm., seguita da una o due energiche eri^icature per rompere lo strato superficiale: l'evaporazione viene così arrestata. Ogni pioggia successiva sarà seguita da un'aratura superfi- 168 Xotizie ciule, ogui ([ualvolta cioè si foiiiia una crosta anche sottile, e (juesto lavoro dovrà essere eseguito lino alle nuove grandi piogge. A (inest'epoca il sale non ha potuto compiere che un movimento ascensionale insignificante. Le grandi piogge successive trascinano di nuovo il sale più profon- damente e tìn da questo momento, nella generalità dei casi, lo strato superficiale del suolo viene abbandonato dal sale e la coltura diventa possibile. Occorre adottare in queste terre e per tutte le colture il metodo della eemina in righe distanti, che permettono le seconde arature, e le iucalzature energiche durante il corso della vegetazione. Nelle terre irrigue dovranno essere adottati gli stessi metodi di preparazione di terreno, di semina in righe distanti e di lavori colturali. La facilità di poter irrigare durante l'inverno potrà rimediare all'insufficenza delle piogge e le irri- gazioni estive potranno essere diminuite in freqiu^iza e in a1)bondanza causa il dissalamento ottenuto. Dopo il raccolto, la terra dovrà essere immediatamente lavorata su tutta la superfice, per evitare l'evaporazione sino all'epoca delle grandi piogge. Là coltura dell'orzo in Cunisìa. (irazie all'assenza deUe piogge in estate, la Tunisia si trova in coudizioni eccellenti per offrire al conmiercio degli orzi di bell'aspetto e ben conservati. La produzione degli orzi per la fabbricazione della birra si può ottenere in due modi : 1" Con la coltura di varietà d'orzo a sei file, scelte tra le varietà locali e messe in commercio con speciali garanzie di omogeneità e di pulizia; 2" Con l'accliniazione metodica di Inioue varietà d'orzo a due file, importate dai paesi produttori. Nell'un e nell'altro caso il miglioramento, che si ha di mira, passa per tre dilìerenti fasi. 1" Sejiarazione botanica delle varietà; studio comparato del loro valore per la coltura: ricerca di ti])i nuovi apparsi spontaneamente o in seguito ad ibridazioni. C^uesto lavoro si)etta alla Stazione S])erimentale. Per (juanto concerne l'orzo a sei file, esso è già in gran parte compiuto: jter gli orzi a due file esso è bene avviato. 2" Trova, nelle diverse regioni della Tunisia, d'un certo numero di varietà pure, per determinare per ciascuna di esse le condizioni di aiiddente più propizie. Ricerca ilei migliori metodi di coltura e dei concimi ila ai>plicare a (juesto cereale per ottenere reiulinienti elevati e eoncilial)ili con (|ualità indlistriali. (Questa seeouda ]>arte del ]trolilema e stata studiata insieme tra la stazione Bjierimeutale ed un certo numero di agricoltori. 3" Organizzazione commerciale che consenta ai produttori di riunire )>artite di eguale qualità e di i'ornire agli industriali una merce omogenea, di comj)osi- zione detei'miiiala. ])re|iarata con speciale liguardo al modo, in cui essa dovrà essere utilizzata. Notizie 169 Cd sericoltura nel Giappone. La fortuua della sericoltura giapponese è dovuta alle iniziative del Governo e dalla Casa Imperiale emana semjjre il primo impulso. Negli Istituti di Sericoltura di Tokyo e Kyoto furono licenziati in un anno 2960 allievi. Un terzo istituto si aprirà a Hyeda. Oltre questi istituti ne esistono altri minori provinciali, circon- dariali, ecc. Il Governo elargisce somme per l'incremento della piantagione dei gelsi e promuove frequenti esposizioni (almeno 50 all'anno). La produzione di bozzoli vivi (1907) è di kg. 129.601.693 dei quali 84.035.635 di primavera, 17.596.306 d'estate e 27.967.752 di autunno. La produzione di seta greggia (1907) è di kg. 8.768.078 e la produzione di cascami kg. 1.996.873. I gelseti, che durano 10-20 anni e che occorre i)oi rinnovare in altro terreno, sono costituiti ])rincipalmente da specie indigene : la varietà più diffusa è il Morus alba. I gelsi nani di Gumma, Tokyo e Fukushima, i gelsi alti Tekagari-jitale, sono molto usati a Gumma e Sumanashi. I terreni a gelso si concimano, tre volte all'anno, con molto concime azotato ed a lento efl'etto. II seme è per lo più confezionato dai singoli piccoli allevatori, mentre a Tokyo si fa l'ibernazione con refrigeranti. Prevale la razza bianca annuale a bozzolo di forma allungata, non grossa, e negli istituti di Tokyo e Kyoto si vanno studiando selezioni, nuove razze ed incroci. Si fanno tre allevamenti: primaverile (60-65% del totale), estivo (10-20%) ed autunnale (20-25 ''/q). L'estivo è in diminuzione, mentre l'autunnale cresce d'im- portanza : il miglior prodotto però è quello di primavera. Per combattere le malattie del baco, lo Stato ha creato 132 uffici con 3175 impiegati. Ciò malgrado infieriscono pebrina, muscardina e uji (crossocosmia) . I bozzoli si essiccano con i sistemi TakAvau e Makabara. I vecchi sistemi d; trattura sono il Te-guri ed il Za-guri. La trattura industriale all'europea è fatta come in Italia, ma le filande non hanno batteuse^. Tutte le sete devono essere riannaspate dopo la trattura, causa il clima umido che appiccica il filo alla xjrima operazione. Là situazione dell'industria dello zucchero in Undia. La crescente importazione di zucchero J)ianco straniero in India ed il basso prezzo di questo zucchero, hanno determinato la diminuzione della superfìcie coltivata a canna e quella del numero dei molini e delle raffinerie nelle zone principali pro- duttrici di zucchero. L' importazione estera, che nel quinquennio fino al 1889 non superava 79.638 tonnellate, è oggi invece di 700.000 tonnellate. Per studiare e migliorare tale situazione si sta tenendo un Congresso a Pusa. La questione inte- ressa principalmente le Province Unite, dove cresce la metà della canna coltivata in India, mentre le altre province i>ossono benissimo sostituire la canna con altre colture. II j)roblema della jjroduzione dello zucchero in India è molto complesso. Mentre all'estero il ])roblema della produzione zuccheriera sta nell'ottenere il massimo quantitativo di saccarosio, in India, invece, preme specialmente la i)roduzione del guz, miscela di zucchero cristallizzabile e non cristallizzabile. 170 Notizie 1 difetti della produzione ziiccheriera indiana hanno dunijne carattere mec- canico ed agricolo. Dal punto di vista meccanico si può dire che i moliui hanno iin'efficenza hassa e sono imperfetti ed antiquati i sistemi di concentrazione e quelli di separazione dello zucchero dalle melasse, nella preparazione dello zucchero line. Mentre negli altri jìaesi si raccolgono dalle 18 alle 18 tonnellate di canna sfogliata, in India il coltivatore s'accontenta di un raccolto di circa 7 tonnellate. Il colti- vatore indiano non ha poi nessuna cura nel selezionare le canne. Si deve inoltre creare, possibilmente a Madras, una stazione botanica per ottenere nuove varietà di canne indigene e per introdurre buone varietà da altri paesi, acclimatandole. Stazione per la disinfczione delie piante e delle sementi a Colombo (Ceylon). Questa stazione è stata creata allo scopo di prevenire l'introduzione a Ceylon d'insetti e crittogame che possano danneggiare le piantagioni dell'isola. È in facoltà del governatore di prendere tutte le disposizoni all'uopo occor- renti. Di conseguenza è vietato d'introdurre nell'isola da altro porto, che non sia quello di Colombo, le seguenti piante e sementi che, appena giunte, dovranno essere disinfettate: semi di tè, provenienti dall'India, semi di cotone, ogni sorta di bulbi, radici e piante vive (eccettuati gli ortaggi destinati all'alimentazione), le arance e in generale tutti gli agrumi. All'arrivo in porto il destinatario è obbli- gato a dichiarare la natura della merce ricevuta. La stazione, che è di costruzione assai semplice ed è situata nei pressi della dogana, comprende tre sale: la prima, destinata ad uso d'ufficio; la seconda, detta grande camera di disinfezione, comu- nicante con l'esterno per mezzo di una porta che può esser chiusa ermeticamente ; e la terza, chiamata piccola camera di disinfezione, di una metà più piccola della precedente. Appositi sostegni in legno reggono un determinato numero di cassette atte ad accogliere il materiale da disinfettare, alle (juali, in caso di bisogno, altre ancora se ne possono aggiungere. Le due camere insieme sono sufficenti per disinfettare in una sol volta kg. 4100 di semi di tè. Questi sono disinfettati col formolo: gli altri semi e le piante in genere con l'acido cianidrico, secondo le apposite istru- zioni elle trovansi infisse nell'interno della stazione. V ** Opbiopogon ìaponìcus '\ I giardinieri del Mezzogiorno utilizzano questa liliacea per la formazione delle ainob' erbose in sostituzione di graminacee, che non resistono alle pr(diingate siccità. WOphiopogon japonicus, dalle foglie linissime di un colore verde intenso, è stata sempre conosciuta come pianta resistentissima al calore ed alla siccità e, benché il suo verde sia forse meno attraente di (|ucllo
  • oneva l'esistenza di un campione secolare di Casimiiroa edulis. Questo fatto è stato accertato anche da distinti botanici americani. Si trova a Santa Barliara una Casiinirroa xp., che non è certamente la eduUfi, importata circa 90 anni fa da un certo Ruiz messicano e che non si è ancora potuto identificarla con una rima aliuientazione. non può sfuggire 1' im]»or- (1) Alti (iella R. Accademia dei Lincei. Voi. XXI, fase. IV. Notizie 173 tanza che deve avere il luagueeio nella fisiologia della pianta. Secondo il Bernardini il magnesio avrebbe il comxjito di mobilizzare l'acido fosforico, ed avendo una parte importante nella cultura sarebbe interessante conoscere se il terreno agrario ne sia sutììcientemeute provvisto. 31 latice ai euforDìa. Il latice di etiforbia viene impiegato, da pochissimo temj)o a questa parte, quale preservativo del ferro e del legno. Si era già osservato al Natal che i col- telli impiegati per abbattere le euforbie restavan coperti di un denso strato di latice x^erfetta mente aderente e cajiace di i>reservarlo dalla ruggine e dall'azione dell'acqua marina; ulteriori ricerche hanno insegnato che il legname impregnato con questo latice vien risparmiato dalle termiti e non è danneggiato dalle teredini (Teredo navalis); si X)cnsò ])erciò alla Colonia del Ca})© di farne oggetto di osserva- zione i)er mescolarlo colle vernici. Come nel Tropical Agriculturist, da cui il Tro- penjifianzer (annata 15, n. 2, febbraio 1911) trae la notizia, non è indicato trat- tarsi di una euforbia sj)eciale, è a presumersi che il latice di molte se non di tutte le euforbie di paesi caldi, goda della accennata propiietà; e i tedeschi jìrecisano di trarre i^rofìtto dalV Eitfurhia tirmxdli, che cresce nella loro Africa Orientale, ove gl'indigeni l'adoperano per rendere imijermeabili le stoviglie, o come mastice. Noi che oltre all'£. iirnvaìli ne abbiamo diverse altre in Eritrea, non potremmo fare delle i)rove in questo senso? Una nuoi^a pianta a caucciù. Una nuova pianta a caucciù è stata scoperta al Messico. Ax)partiene alla famiglia delle apocinacee ed al genere Plumeria, varie sjjecie del quale sono conosciute da qualche tempo come alberi ornamentali, originari dell'India e dell'America Cen- trale e contenenti caucciù, ma non in quantità tale da consentirne, economica- mente parlando, l'estrazione. Il latice della nuova specie messicana contiene invece 15-24% di caucciù perfettamente adatto ad usi industriali. Si tratta di un piccolo albero, alto al i)iù 15 piedi (circa 5 m.), che ad un metro dal suolo ha una circonferenza di circa 45 cm. ; prospera anche a notevoli altitudini e si trova fino a 5000 piedi e \>\\\ sul mare. Può venire inciso coi soliti metodi e foi-nire circa ^'4 di libbra di caucciìi secco. Olsson-Sefiter, che ha studiato questa s^jecie, alìerma che sopporta, senza danno, il taglio dei rami, e che da ogni albero si possono così ottenere una libbra e ^i^ di caucciìi. Si calcola che nel Messico del Sud, ove cresce in densi boschi, copra una superficie di 800.000 acri (= 400.000 Ea. circa) con una densità di circa 100 esem- plari per acre: è maturo al terzo anno. Si calcola che il costo di coagulazione ammonti a 10 d. jier libbra: jjrezzo invero assai moderato. Jl settimo congresso internazionale di '' dry farming '\ La settima sessione annuale dell'istituzione internazionale, che va sotto il nome di « International Dry Farming Cougress » sarà tenuta quest'anno a Leth- bridge nello stato dell'Allterta nel Canada. L'adunanza avrà luogo, come al solito. 174 Notizie nell'ottobre e precisamente in giorni da determinarsi della seconda «luindicina del mese. * Il Congresso si dividerà nelle uore sezioni seguenti : 1" Lavorazione del suolo e macchine relative. 2" Cultura ed allevamento delle piante. 3" Coltivazione ed economia delle foreste. 4** Allevamento del bestiame e caseificio. 5° Istruzione agraria. 6° Conduzione delle aziende agrarie. 7" Kicerche scientiticlie. 8<* Scuole e stazioni sperimentali agrarie. 9<* Economia domestica agraria. Al Congresso è unita una sezione femminile per la discussione di tutti gli interessi, che riguardano le donne in campagna, la (juale non potrà liuscire che molto interessante. Infine contemporaneamente verrà inaugurata la quinta esposizione di prodotti agrari ottenuti nelle regioni aride, alla quale contribuiranno agricoltori 9 uffici agrari della maggior parte delle Nazioni e degli Stati interessati alla cul- tura delle terre secche (1). Ci domandiamo ([uando l'Italia, che è uno dei più aridi tra i paesi d'Eni'opa, sarà rappresentata ad una riunione, che ha ormai assunto un' importanza ed uno sviluppo addirittura mondiale ! (1) Ogni richiesta da parte degli interessati deve esser rivolta a Mr. John T. Bunis, Executive Secretary-Treasurer of the International Dry Farming Congress - Lethbridge, Alberta, Canada. Coltivazione del caucciù a Biava. Il Dipartimento d'Agricoltura delle Indie Olandesi calcola la superficie piantata a caucciù come segue: Distretto di Bantam . . 11 piantagioni » » Batavia . . 18 » » » Preanger . 18 » » » Cheril)on . 4 » » » Tegal . . 1 » » » Semarang . Iti » » » Soerabaya . 3 » » » Pasoeroean 41 » » » Besoeki . 25 » » » Banjoeiiias. 8 » » » Kediri . 12 » » » Soerakarta. 10 » 8067 bouws (1 bouAV = = 0,75 Ea.) 8709 » 6386 » 1550 » 100 » 3406 » 692 » 11700 » 8753 » 3162 » 2925 » 3580 » Complessivamente 1.57 piantagioni di 49030 ))on\vs (= circa 36770 Ea.) COSI suddivisi : circa 25550 bouws ad Hevea brasilienfii>i; » 6l8(t » » Fiviin l'ìasi'ìca; » 1705(J » » Manìhot gìazìov'n, Caniillou elastica, ecc. La Rkdazioxk. 175 m NOTE BIBLIOGRAFICHE M Dr. J. M. Saulnier, chef de la Sectioii des maladies des plantes de l' Institut inter- national d'Agricnltnie : L'organisation actuelle du service de protection contre les maladies des plantes et les insectes nuisibles dans les divers pays. — Rapporta et étiides du Bureau des renseigneiiieuts agricoles, IV. — 1911, Rome. L'Istituto Internazionale di Agricoltura ha testé pubblicato un grosso volume sulla organizzazione dei servizi di protezione contro le j)iante e gli insetti nocivi in alcuni paesi, per cura del dott. J. M. Saulnier, capo della sezione delle malattie delle piante. Lo studio non è purtroppo completo, limitandosi solo a 22 degli Stati aderenti alla convenzione, e fra quelli che mancano ve ne sono proprio alcuni, che sappiamo avere organizzazioni perfette in tale materia, quali ad esempio gli Stati Uniti e l 'Austria-Ungheria (1). L'Autore per primo riconosce la necessità di com- pletare il lavoro, come sarebbe stata sua intenzione, se avessero tutti i governi risposto e risposto in tempo ai questionari. Per ciascuno dei paesi la materia è stata divisa in sei capitoli : 1° Introduzione (generalità, storia, pubblicazioni ufficiali). 2" Istituzioni e stabilimenti incaricati dello studio delle piante e degli insetti nocivi, e delle ricerche dei rimedi efficaci per combatterli. 3° Personale amministrativo addetto al servizio di sorveglianza delle malattie delle piante. 4° Incoraggiamenti dello Stato e delle amministrazioni pubbliche in generale e delle istituzioni autonome per la lotta contro le calamità agrarie. 5" Mezzi finanziari. 6" Misure legislative e amministrative in vigoi'e attualmente, concernenti le malattie delle piante e gli insetti nocivi. In complesso un lavoro organico e completo in ogni sua parte, utilissimo per sapere quello che si fa nei vari Stati e quello che si dovrebbe fare. L. Senni. (1) L'indagine si estende ai seguenti Stati: Germania, Belgio, Bulgaria, Cile, Danimarca, Spagna Francia, Tunisia, Inghilterra, Australia, Canada. Impero Indo-Britannico, Maurizio, Italia, Lussem- burgo, Messico, Paesi Bassi, Rumania, Russia, Svezia, Svizzera e Uruguay. Prof. A. Bruttini: L'influenza dell'elettricità sulla vegetazione. — U. Hoepli, Milano, 1912. È il frutto di un lungo, faticoso ed accurato lavoro, per mezzo del quale l'A., libero docente di agronomia nella R. Università di Roma, ci fa conoscere tutte le osservazioni e le ricerche sull'elettrocoltura e tutti i tentativi di applicazione agraria dai primi tempi fino ad oggi. 176 Xote bihlioyrajiche Il volume, di pagg. XVI-459 con circa 60 figure, è diviso iu quattro parti. Nella prima parte si tratta delle manifestazioui dell'elettricità atmosferica e dei terremoti, per quanto rigiiardano la fisiologia vegetale fin dai tempi piìi antichi e quindi di molto anteriori alla scoperta dell'elettricità; nella seconda parte è data, con criteri puramente scientifici, l'esposizione critica delle esperienze e degli studi antichi e moderni di elettrofisiologia; nella terza parte si descrivono le esperienze tutte, che vennero fatte per stabilire l' influenza dell'elettricità, di diversa natura e diversamente ottenuta, sulla germinazione dei semi e sullo sviluppo delle piante dal 1740 al 1911, ed infine nella quarta parte si tratta degli studi per applicare l'elettricità al miglioramento, alla conservazione, ecc. di vari prodotti agrari, cui l'A. aggiunge alcune proprie esperienze inedite sull'ozonizzazione del vino e sul- l'azione dei raggi X sopra alcuni fermenti. Data la mole del lavoro riesce impossibile riassumere brevemente anche le sole conclusioni, quali l'A. li espone: diremo quindi unicamente la conclusione delle conclusioni e cioè che, dopo jiiìi che un secolo e mezzo di studi, di osservazioni e di tentativi, fatti con risultati completamente contradditorii tra loro, si è ancora al })unt() di partenza, cioè ad una vera incognita. E che così sia non deve, secondo noi, recar meraviglia; troppe sono le incognite della fisiologia, troppi sono, e troppo complessi, i processi vitali o anche semplicemente chimici, sui quali l'elet- tricità può esercitare la propria azione e che, secondo il nostro parere, dovrebbero essere, isolatamente, ad uno ad uno, indagati j)rima di cercarne la risultante. E, mi si permetta di aggiungere, prima ancora occorrei'ebbe accertarsi di avere a che fare con soggetti di identica costituzione ed ereditarietà (razze pure) sottoposta ad identiche condizioni di clima, di terreno e di energia luminosa. In (pianto ai meriti dell'opera non sapremmo come meglio metterli in rilievo che col rammentare come questa fu prescelta da apposita competente commissione, fra altre del genere, per l'intero premio di 1500 lire che la « Società Agraria di Loml>;ir(li;i » bandiva, nel 1902, su precedente proposta del rag. Pini. A. MORESCHIXI. GoTTnoi.i» Hildkbrandt: La Cirenaica ed il suo avvenire, specialmente dal punto di vista economico. — Traduzione italiana di A. Tornei. — Roma, Casa Editrice Frank e C, 1912 (itagg. 250 ed una carta a colori fuori testo, L. 6). È una delle poche opere sulla Cirenaica, che abbia serio valore scientifico e che nello stesso tempo possegga una notevole i)ortata i)ratica ; se non altro per questo !• blico italiano. Come leggiamo dalla jtrefazione ortante lavoro, mette a confronto le caratteristiche climatiche di Tripoli e Bengasi con quelle delle città dell' Italia meridionale e della Sicilia. Ci limitiamo peraltro ad indicare la memoria a quanti geogratì, agronomi, medici e studiosi interessano le notizie sul clima della nostra nuova colonia, come l'unica fonte ove, al momento attuale, essi possano ricorrere per le loro ricerche. O. Manetti. 178 ATTI DELL'ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO Esami di riparazione. Hanno avnto Inogo nei locali delF Istituto i giorni 4, 5 e 6 marzo u. s. Degli allievi presentatisi alle prove d'esame, venne licenziato il signor Mario Quagliata. Prezzi per le determinazioni da eseguirsi nei Laboratorio di chimica tecnologica ed agraria deir Istituto Jigricolo Coloniale Utaliano. Sementi: 1. Determinazione delle s]ìecie di sementi isolate 2. Id. dei componenti miscugli di sementi . 3. Id. del grado di pnrezza 4. Prove di germiiiabilità 5. Ricerca e determinazione qnantitativa dei semi di piante parassite 6. l'cr le ricerche ai nn. 1, 8, 4 e 5 sopra nno stesso campione Sostanze alimentari (semi, farine, ]);iiiflli, foraggi, zuccheri, miele, ecc.) : 1. Dctcrmiiiii/ionc (Icllii i)r()t('iiia greggia 2. Id. deir:imi(l(. 3. Id. degli zuccheri 4. Id. i-r ciascuno dei titoli 1, 2, 4 e .5 7. Determinazioni di sofisticazioni, sostanze nocive, analisi botaniche, ecc 8. Determinazione dei nn. 1, 2, 3, 4, ."> e (i so])ra uno stesso c;uiii)ioue 9. Determinazione di acidità fissa e volatile Lire 2,00 da 2,00 a 10,00 » 1,00 » 5,00 » 1,00 » 3,00 » 1,00 » 5,00 » 4,00 » 12,00 4,00 5,00 5,00 5,00 4,00 2.. 50 prezzo da convellici 27,00 2,00 Atti deWlstituto Agricolo Coìoniaìe Italiano 179 Terre: 1. Analisi meccanica (scheletro, terra fine) 2. Determinazioni delle principali proprietà (peso, imbibizione, capillarità, ecc.) 3. Analisi fisico-chimica (sabbia, argilla, calcare, umidità e sostanze organiche) 4. Analisi chimica (azoto, acido fosforico, potassa e calce). 5. Analisi chimica di azoto, acido fosforico e jiotassa solubili in acidi diluiti per ciascuna Complessivamente sopra uno stesso campione .... 6. Ricerca di un altro componente qualunque del terreno. . 7. Ricerca delle materie nocive Emendamenti e concimi - Sostanze utili all'agricoltura: 1. Determinazione di ciascuno degli elementi utili (diverse forme di anidride fosforica, di azoto e di calce, sostanze orga- niche) 2. Determinazione della potassa 3. Id. del valore utile delle sostanze usate per la difesa delle piante, per ciascuna Acque potabili, d'irrigazione e industriali: 1. Determinazione della sostanza organica, ammoniaca, anidride nitrica, nitrosa, solforica, fosforica, cloro e calce, ciascuna 2. Saggio idrotimetrico e residuo fisso, ciascuno 3. Determinazione della potassa 4. Determinazioni di cui ai un. 1, 2 e 3 sopra uno stesso campione Bevande e liquidi fermentati: 1. Determinazione dell'alcool, zuccheri, acidità fissa e volatile, estratto e ceneri, per ciascuna 2. Altre determinazioni, sotisticazioni sostanze nocive, ecc. . Olii, grassi e factici: 1. Determinazione della purezza di un olio e di un grasso . 2. Id. delle costanti chimiche e fisiche di un olio e grasso per ciascuna determinazione 3. Determinazione della resa in olio o grasso con metodo indu- striale 4. Per via chimica (vedi n. ó: sostanze alimentari). 5. Per determinazione di sofisticazioni, sostanze nocive, ecc. . 6. Determinazione delle sostanze componenti i factici . Lire 3,00 4,00 6,00 18,00 6,00 12,00 3,00 8,00 4,00 6,00 3,00 4,00 1,50 6,00 30,00 da 1,00 a 2,00 prezzi da convenirsi 6,00 da 4,00 a 8,00 .5,00 prezzi da convenirsi idem 180 Atti deWIstitìdo Agricolo Coloniale Italiano Latte e derivati: 1. Determinazione «lei canceiù e del grasso in un latte, ciascuna 2. Analisi completa (acqua, densità, estratto, caseina, albumina, grassi, zucchero e ceneri) 3. Analisi di burro o formaggio: sommaria completa 4. Ricerca delle sofisticazioni in latte, burro o formaggio. Sostanze tanniche: 1 . Determinazione del tannino L'. Analisi totale (sostanze tannanti, non tannanti, insolubili e umidità) Sostanze eccitanti, narcotiche e aromatiche: 1. Ricerca del princi]iio attivo (teina, calì'eina, nicotina, mor- tina, olii essenziali, ecc.) 2. Analisi completa per ogni sostanza Caucciù, guttaperca, gomme e resine: 1. Ricei'ca del costituente essenziale puro 2. Analisi completa per ogni sostanza Sostanze coloranti : 1. Ricerche sopra sostanze, da cui si jiossano estrarre colori . Sostanze tessili e carta: 1. Deteruiinazione delle diverse fibre vegetali od animali, ciascuna 2. Dereniiinazione dei caratteri tisici delle libre (lunghezza, spessore, coefficiente di allungamento, di rottura, di tor- sione, ecc.) 5. Determinazioni chimiclit' (celiiilosa, umidità, ecc.) 1. Id. per lo studio di materiali da carta, da intreccio, ecc Legni e combustibili: 1. Dcteniiiinizione «lidia specie e studio completo delle attitu- dini alle diverse ai)plieazioni 2. I)<'tei'minazioue «lei ])otere calorilieo. umidità, ceiuM-i e residuo carbonioso Lire 4,00 20,00 6,00 18,00 5,00 5,00 15,00 5,00 18,00 6,00 15,00 da 10,00 a 15,00 5,00 15,U0 6,00 lirezzi da convenirsi da 5,00 a 15,00 10,00 N. H. Si esegniwce «niiilHiasi altra rteterinin:izione a jirezzi da convenirsi, purclié riguardi la l'Iiiiiiica agrari.i e vegetale o la tecnologia agriccila coloniale. Gli articoli si pubblicano sotto l'esclusiva responsabilità degli autori Gerente retspunmhih: Pesci Kiccakdo Novara, 11(12 - Ti]iogralia dell'Istituto (ieogratico De Agostini Si ricevono inserzioni, a prezzi niitissinii, da pub- blicarsi in fogli colorati, simili a quelli qui uniti. La nostra rivista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del mondo, in scuole, biblioteche, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d'Italia, ed è diffusissima nelle nostre colonie. Preventivi a richiesta degli interessati saranno comunicati con tutta sollecitudine da parte delV ISTI- TUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI - Novara. L'Istituto Geografico De Agostini (Novara - Pie- monte), fondato e diretto fin dal 1901 dal doti. prof. Giovanni De Agostini, è in Italia l'unico appositamente organizzato per assumere l'esecuzione di lavori cartografici originali di qualsiasi genere, per conto di Governi e di privati. Per conto proprio, di privati e di Enti governativi ha pubbli- cato una serie numerosa di carte geografiche, geologiche, itine- rarie, murali, semimurali, scolastiche, insieme con atlanti di geografia moderna, di geografia commerciale e di demografia. L'opera più cospicua compiuta in questi ultimi anni è certamente la grande Carta d'Italia al 250.000 in 58 fogli, pubblicata sotto gli auspici del Touring Club Italiano e costruita, redatta, dise- gnata, incisa e stampata a 9 colori, in 120. 000 copie, esclusivamente dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara (Piemonte). L' istituto Geografico De Agostini (Novara - Pie- monte), ha recentemente pubblicato il suo Catalogo generale delle pubblicazioni, che spedisce gratis a chiunque lo richieda con biglietto da visita segnandovi a mano in alto le lettere - p. e. - " L'AGRICOLTURA COLONIALE „ Organo dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano E DEI Servizi agrari della Colonia Eritrea e della Somalia Italiana PREZZI E CONDIZIONI DI ABBONAMENTO PER L'ANNO 1912 Prezzi (l'abbonamento a L'Agricoltura Coloniale per il 1912: L. 10 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana, Tripolitania e Cirenaica L. 12 per l'Estero (Unione postale) Un fascicolo separato L. 1,00 in Italia e Colonie, L. 1,25 per l'Estero Prezzo d'abbonamento cumulp^tivo all' Agricolfura Coloniale ed alla Rivista Coloniale (organo dell'Istituto Coloniale Italiano in Roma): L. 18,00 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana, Tripolitania e Cirenaica L. 22,50 per l'Estero (Unione postale) Tariffa degli estratti Gli autori delle memorie inserite neW Agricoltura Coloniale possono richiedere a loro spese un certo numero di estratti, in più di quelli che la Redazione offre gratis, purché diano l'ordine prima della stampa del fascicolo, e paghino i prezzi qui sotto indicati: Pagine dell'Estratto 4 pagine semplici 8 » » 16 » con copertina colorata e cucitura meccanica 24 » » » » » » 32 » » » » » » Facilitazioni a tutti gli ab1l)0ii.ati A tutti gli abbonati sarà rilasciato, insieme con la ricevuta di saldo, ini Buono per usufruire dello sconto del IC/o su tutte le pubblicazioni dell' Istituto Geografico De Agostini, purché in una sol volta si ordinino per almeno L. 10 lorde di edizioni. Gli a(:(]ui8ti si possono rivolgere indistintamente, prima del 31 dicembre 1912, all'Istituto Geografico De Agostini - Novara — oppure alla Filiale dell'istituto Geografico De Agostini - Roma: via della Stamperia, 64-65. Sconto speciale sui volumi della Biblioteca Agraria Coloniale Gli ablionati in regola con i pagamenti godranno lo sconto del 20 ^(J su di una copia di ciascuno dei volumi della Biblioteca Agraria Coloniale. Copie 50 Copie 100 Copie 200 2 50 3 50 4 50 5- 7 — 9- 12 — 16 — 20- 18 — 24- 30- 24- 32- 40- L'importo degli abbonamenti deve essere inviato esclnsivamente, a mezzo cartolina vaglia, airAmministrazione dell'" Agricoltura Coloniale „ i>/-e8«o l' ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI NOVARA (Piemonte) Anno VI - N. 5 Conto corrente con la Posta Maggio 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Periodico mensile Òrgano dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano E DEI Servizi agrari dell'Eritrea e della Somalia Italiana COMITATO DI REDAZIONE DiEETTOEE: Dott. GINO BARTOLOMMEI GIOLI, Direttore dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano Redattore Capo-. Dott. OBERTO MANETTl Dott. Odoardo Beccari, dei R. Museo di storia Naturale di Firenze. Dott. Alberto Caselli, deir i. a. c. i. Dott. Gino Goppini. Dott.A.DelLungOjdellaR.So.di Pomologia. Prof. Italo GìgliOli, delia R. Univ. di Pisa. Dott. Carlo Manettì. Dott. Guido Mangano, deir i. a. c. i. Dott. Aless. Moreschini, deiiM. a. c. i. Prof. Attilio Mori, deir i. Q. m. Dott. Renato Pampaaini, dei R. istituto Botanico di Firenze. Prof. Carlo Pucci, delia R. Scuoia Supe- riore di Agraria di Perugia. Dott. Giuseppe V.Rossi, deir i. a. c. i. SOMMARIO: Dott. T. Benini - La riduzione a coltura del terreno biirr nel Basso Egitto Pag. 181 Dott. Enrico Pers.\no - Igiene dei paesi caldi (continuazione, vedi fase. N. 3) » 190 Commissariato regionale di Cheren-Sahel (Colonia Eritrea) : Scuola Governativa di Arti e Mestieri (illustrazioni) » 205 I. Baldrati - Il Manihot Glaziowi in Eritrea . » 209 F. LUCCHESK - La coltivazione del cotone nell' Uganda » 212 Notizie , » 214 Le cooperative per la vendita delle frutta nella provincia di Ontario - La distrazione delle cavallette col processo did'Héielle - La raccolta meccanica del cotone: la macchina di A. Campbell - Impiego dei raggi ultravioletti per la distinzione degli insetti nocivi ài cotone - Una nuova fibra - Il credito agrario e la crisi del cotone in Egitto - Una nuova impor- tante pianta alimentare - H colono tunisino - Le proprietà francesi in Tunisia - L'erba medica d'Arabia negli altipiani d'Algeria - L'apicultura in Algeria - Le nuove cariche del Consiglio dell' Istituto Coloniale Italiano di Roma - Distruzione dei ceppi colla dinamite - Un nuovo coagulante per il Manihot glaziovii. Note bibliografiche » 225 ViN'ASSA DE Rbgny: I terreni della Cirenaica e la relazione della Ito (A. Moreschini) - Dott. Feancesco Cocuzza Toenello: La palma nana (Chamaerops humilis L.) e la sua utilizzazione (O. Marietti) - G. Capus et D. Bois : Lea produits coloniaux (O. M.). Atti dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano » 228 Corso di Patologia veterinaria tropicale sotto la direzione del prof. A. Laniranchi: IC settembre-15 ottobre 1912. Libri ricevuti in dono » 231 DIREZIONE: Istituto Agricolo Coloniale Italiano - Firenze - Viale Principe Umberto, 9 AMMINISTRAZIONE : Istituto Geografico De Agostini - Novara (Piemonte) ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO (eretto in Ente Morale con R. D. 26 Giugno 1910) '«»•»«■ CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Segretario : Consiglieri Presidente: On. Ferdinando Martini, rappresentante il Governo della Somalia Italiana Vice-Presidente: Prof. Vincenzo Valvassori, rappresentante il Ministero d'Agricol- tnra, Industria e Commercio Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il Ministero degli All'ari Esteri Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma dell'art. 7 dello Statnto Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Comune di Firenze Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l' Istituto Colo- niale Italiano Prof. Giotto Dainelli, rappresentante il Comune di Firenze On. Francesco Guicciardini, consigliere aggregato a norma dell'art. 7 dello Statuto Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il Governo della Colonia Eritrea On. Roberto Pandolfini.raijpresentanteil Commissariato della Emi- grazione On. Sen. Carlo Ridolfi, rappresentante il K. Istituto di Studi Superiori di Firenze PERSONALE DIRETTIVO Dott. Gino Bartolommei Gioii - Direttore Dott. Guido Mangano - Consulenza - Servizio Sperimentale - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Direzione Laboratori - Museo Dott. Oberto M anetti - Redazione Rivista - Direzione Biblioteca Dott. Alberto Caselli - Assistente Cav. Aristide Recenti - Direttore delle Coltivazioni PERSONALE INSEGNANTE Dott. Guido Mangano - Agricoltura coloniale Dott. Giuseppe V. Rossi - Tecnologia chimico-agraria colouiale „ ,, ,, - Zoologia ed entomologia coloniale Dott. Renato Pampanini - Botanica coloniale e geografia botanica Dott. Oberto M anetti - Economia tecnico-agraria colouiale Prof. Attilio Mori - Geografia coloniale e storia delle Cidonie „ „ ,, - Economia e legislazicme colouiale Prof. Carlo Pucci - Zootecnia coloniale ed igiene del liestiame Dott. Enrico Persano - Igiene coloniale e pronto soccorso Scuola Berlitz - Lingua francese, inglese, spagnola Tipografia dell' ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI — Novara Anno YI - N. 5 Maggio 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Organo dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano E DEI Servizi agrari dell' Eritrea e della Somalia Italiana LARIDUZIONEAGOLTURADELTERRENO'BURR" NEL BASSO EGITTO fiv} La supertìcie dei terreni coltivabili in Egitto è, secondo il Mini- stero delle Finanze, di circa 27 mila kmq. Il Delta ne ha 17 mila, di cui \/^ hurr. Dicesi burr il terreno abbandonato dal coltivatore, e pili gene- ralmente ogni terreno da ridurre a coltura. Formatosi in origine con le argille e le sabbie del fiume, esso non presenta dovunque la stessa proporzione dei due materiali, ma varia dal puro sabbioso (gliezire e zona pre-desertica) al fortemente agilloso (Beliera orientale): il calcare domina in certi terreni (oasi di Tumilat e Beliera occidentale): l' humus, soprattutto nelle terre l-efri (1), trovasi in dosi variabili di fertilità: i sali solubili, e specialmente il cloruro di sodio, pervadono il terreno hurr in tali proporzioni da impedire qualsiasi vegetazione, salvo quella di alcune erbe grasse ed arbusti alofili ben resistenti all'alido. Argilla, sabbia, calcare, humus e sale non sono rappresentati, siccome abbiamo detto, dovunque nella stessa misura, ma, variando di proporzione, danno origine a terre di natura diversa. Il terreno hurr più comune è argilloso, ricco di sostanze organico- minerali, bruno, soffice, facilmente lavorabile per la scioltezza dovuta al sale, cosparso in uno strato salatissimo di polvere tenue (12 *^/^ di sale) che i venti abbicano in monticoli ; infine ha una pendenza verso nord che raramente supera l'uno per mille. Banchi di sabbia, collinette lìefri, erosioni i^iov^ane interrompono talora l'uniformità del piano Mirr. Siftatto terreno, oltre ad essere il piìi comune, è anche - una volta dissalato - il più adatto per il cotone. Interessa ora di sapere la spesa necessaria per ridurlo a coltura, o, meglio, per stabilire su di esso una rotazione colturale ben appropriata. (1) Sono le terre cosparse di resti di antichi abitati. L' Agricoltura Coloniale. Anno VI. 12 182 La riduzione a coltura del terreno « burr » Dopocliè il tenviio burr è stato .uuaclag'nato alla coltura, resta per un tempo variabile - ma quasi .sempre lunj»o - e.si>osto al pericolo d'un tacile ritorno dei sali, non ancf>ra sospinti abbastanza in pro- fondo: [)erciò la necessità di se<ìuire una rotazione di colture tale che non solo impedisca il rialtioramento - sia i)ure i>arziale - dei sali, ma che anzi accresca sempre i)iìi lo strato dolce e la distanza di essi dalla superficie. La buona pratica consijilia per il terreno, che abbiamo preso conu^ l^ip^j il seguente avvicendamento triennale: [ Primo anno 1 Secondo anno Terzo anno o bri s o o e 0/ s s 0 £i 1 0 a. M If * ^ 1 0 -5 5 e _s Tt Ti ir; a^ 1 1 H^ S !* "X P :^ Tt u Ti 1^ 4; U 1 ■2 1 ■^' r-. s < <■-. - — ^ ■r. C ; r: ~ ^ " (^ da ad«lebitare annualiuente al bestiame è con una media approssimazione lucila misura del 110 '' ^ sul capitale d'ac- quisto, ossia «li Pt. 258 ^/^ per feddan; ed al termine di sei anni (calcolando a interesse ctìtto: riferendoci allo schema sessennale, il riso del (piiiito anno - per minore (piantità d'acqua - i)ro(lurrà nel basso Egìtio 187 meno di quello del sesto anno; talché, ammettendo che il prolitto del primo (in ragione di 1 \/^ dariba di prodotto) sia Pt. 110, quello del secondo sarà Pt. 220. Il bersim del sesto anno, potendo rendere (rinunziando al seme) 9 tonnell. di foraggio fresco, darà un profitto di Pt. 380. Conto del sessennio. — Dopo quanto abbiamo detto, è j)ossibile fare il conto preventivo del sessennio i)er un feddan in piastre tariffa : 1. Appianamento della .snperticie (sola mano d'opera) . . ... 2. Canalizzazione 3. Impianto idro-elevatorio .... 4. Resedio 5. Attrezzi 6. Manutenzione fossi e resedio 7. Manutenzione e deperimento attrezzi e macchinario 8. Combustibile e lubrificanti . 9. Personale Jìsso stipendiato . 10. Imposte 1 1 . Spese diverse Totale . . . . Profitti colturali. Deficit Deficit riferito alla fine del 6" anno in ragione composta del 9 ^/q Anno primo 33,3 83,3 150,0 .50,0 33,3 25,0 15,0 15,0 75,0 10,0 30,0 520,0 .520,0 800,0 Anno secondo 16,4 83,3 50,0 33,3 50,0 20,0 20,0 75,0 10,0 30,0 388,0 58,0 330,0 465,8 Anno terzo 83,3 50,0 33,3 75,0 25,0 25,0 75,0 10,0 30,0 406,6 71,3 335,3 434,2 Anno quarto 75,0 25,0 25,0 75,0 10,0 30,0 240,0 231,3 8,7 10,3 Anno quinto 75,0 25,0 25,0 75,0 10,0 30,0 240,0 206,3 33,7 36,7 Anno sesto 75,0 25,0 25,0 75,0 10,0 30,0 240,0 321,3 + 81,3 N. B. La retribuzione della mano d'opera varia a seconda della stagione, del sesso e dell'età del lavorante. Nel caso che eia impossibile di requisirla sul luogo (come quasi sempre succede per lavori su terra 6Mr*-), allora la paga gioriialifra dell'adulto è di Pt. 31/2-4V2' della donna Pt. 1' Vg-^ V2 e del fanciullo di Pt. l^o-'-i,, da aumentarsi del 10",, per la senseria dovuta al reclutatore. Riferendoci alle diverse rubriche del conto, osserviamo : a) che per l'appianamento della superfìcie hurr abbiamo inteso di portare la spesa della sola mano d'opera, perchè al bestiame, pure essenziale in tale lavoro, abbiamo segnato un conto a parte ; 6^ che le installazioni idro-elevatorie a vapore non si hanno che per irrigare i medi 0 grandi appezzamenti, od un nucleo di piccole proprietà riunite in consorzio : ma il piccolo fondo richiede pure un impianto idro-elevatorio che, seVibeue a trazione animale, importa tale spesa, che, ripartita sull'unità di superfìcie, non è inferiore a quella dell'impianto a vapore; e, quanto all'esercizio, se non domanda combustibile, richiede maggior bestiame. Quindi la rubrica combustibile e lubrificanti non toglie al conto il carattere generale ; e) le terre hìirr suscettibili di riduzione sono gravate dell'imposta fondiaria; d) nel computo dei profitti colturali consideriamo che il feddan offra alle colture una superfìcie eflettiva di circa 3350 mq., essendo il resto occupato dai fossi, viottole, resedio, ecc.; e) abbiamo adottato l'interesse del 9 "„, perchè è legale e perchè corrisponde alle condizioni economiche del paese ed alla natura dell' intrapresa, di cui ci occupiamo. 188 La riduzione a coltura del terreno « h^irr » * * Dunque alla fine del sesto anno, alloicbè, dopo le ordinarie opere di bonifica ed un conveniente periodo colturale pre])aratorio, si i)resunie che la riduzione del suolo hurr sia avvenuta, le spese fatte jìer feddan - conteggiate nella ragione composta del 9 "^ ^, - sono: Spese del conto sessennale .... Pt. 1065 Bestiame » 1945 Totale . . . Pt. 30 10 o, come sarebbe a dire, circa 2230 trancili per ettaro. Ma dopo che il periodo colturale preparatorio dei sei anni è finito, dopo che il terreno hurr è stato interamente ridotto a coltura e porta un avvicendamento razionale di piante, doi)o che un capitale notevole è stato speso al conseguimento di tale resultato, non devesi credere tuttavia che gl'inquinamenti salini siano aftatto spariti e che il terreno abbia rag- giunto un grado normale di produttività. Invece, questo resultato si ottiene con un numero di anni difficilmente apprezzabile e dipendente da una quantità di fattori. Durante il primo triennio, susseguente al periodo colturale preparatorio, la produzione unitaria può essere di .3 Ya cantari di cotone, di 10 tonn. di trifoglio fresco e di 2 daribe di riso; produzione che, coltivando «lirettamente, restituisce le spese nui non gl'interessi del capitale; epperò questi vanno scontati sul miglioramento ulteriore del terreno. Talora^vviene che il miglioramento pr(>gTedisce tr(>])po lentamente, ed allora gl'interessi si accumulano tanto che la riduzione del suolo Imrr diventa una perdita. Sempre quando è i)ossibile, si affitta; e coiue le s|)ese ordinarie diiiìinuiscono in tal caso fino a ridursi ad un terzo, e come il mantenimento del bestiame non costa tanto al fellah quanto grava sul jn-oprietario, così, diminucMido da un lato le spese, devono dall'altro aumentare i profitti comuni: donde il vantaggio della locazione (purché sia sorvegliata). Ma V,\ misura del fitto è in ragione della densità della p()i)olazione e di alfri fattoli, che tendono ])ure a diminuire il costo della mano d'o|)cia e ad iniuilzare il valore del nndo terreno hurr da ridurre. Lo stesso ragioiuimento può farsi in \ista della coiuluzione a colonui parziaria. Le terre hurr \ icine a centri popolosi non formano che una piccola ])arte di tutte le terre hurr, le (piali anzi hanno conu' carattere la grande distanza dai centri e dalle stazioni ferroviarie. nel basso Egitto 189 Il terreno hurr tipico, suscettibile di riduzione, si contratta adesso sulla base di Pt. 1000 il feddan; ma giova subito notare che la gTan- dissima parte di esso è i^roprietà dello Stato, mentre ben poco è nelle mani di i)rivati. Il prezzo è alto, e si serba tale per il motivo delle cose rare. Il governo non vende, i^ercbè ritiene che adesso mancherebbe l'acqua necessaria; ma tale mancanza cesserà fra breve coli' innalza- mento del serbatoio d'Assuan, Il prosciugariiento d'una parte dei laghi litoranei (al quale il governo vuol ])or mano) aumenterà le terre harari (si dice di circa 3000 kmq.); e lo Stato già si riprometterebbe dalla vendita di esse il ricupero di una buona parte delle spese occorrenti per i grandi lavori di scolo iniziati il 10 marzo u. s., auspice il gene- rale Kitcliener. Ma si è visto che la riduzione del terreno hurr tipico richiede una si)esa, che abbiamo inteso di fissare non i^er ogni caso, ma come esemjìio: la cifra, a cui siamo giunti, pure ammettendo che talora possa essere un poco inferiore, resta sempre alta, ed è prevista in base ad un imj)iego assennato e costante: dico costante, i^erchè se il lavoro di riduzione subisce un arresto sia i)ure momentaneo, la spesa già fatta può andare interamente perduta. Ma senno e costanza non sono le qualità peculiari dell'agricoltore egiziano. Cernie l'islamita non ammette il frutto del capitale, ma della terra, così la sua preoccu- pazione è quella di assicurarsi la maggior quantità possibile di feddani, e viola bene spesso la regola del saper determinare il rapporto fra Vestensione e la qualità del suolo da coltivare col capitale occorrente per farlo fruttare. Egli xosì, valendosi del larghissimo credito esterno, pervenuto in Egitto dal 1890 al 1900, ha molto accresciuto il debito ipotecario per acquistare, talora a prezzi folli, o ridurre a coltura grande estensione di terreno Mirr: l'esagerato innalzamento del prezzo delle cattive terre e la dispersione di ricchezza in esse ha non poco contribuito a quell'arresto repentino del credito, che, verificatosi nel 1907, incombe ancora coi suoi tristi effetti sul paese. Lo Stato Egiziano ha certamente agito con molta saggezza i)rovvedendo ad una maggiore disponibilità d'acqua e, soprattutto, iniziando un vasto sistema di scoli; ma sbaglierebbe se chiamasse l'elemento locale a dissodare nuove terre, quando urge migliorare o almeno consolidare la fertilità di quelle già coltivate. Con una singolare precisione si adattano al momento presente dell'Egitto certe aiu-ee parole di un sommo nell'arte nostra, di Cosimo Ridolfi : « In generale noi coltiviamo troppa terra rispetto alle nostre « forze economiche; al crescer di queste, lungi dal concentrarle sui 190 La l'iduzione a coltura del terreno « hurr » nel basso Egitto « già posseduti terreni, le impiegliiamo nell'aumeiitare il possesso, e « così rimangono i nostri mezzi sempre al disotto dell'esigenze del « fondo per accrescere le proprie rendite. Disse un antico sapiente: « Lodi chi vuole i vasti possedimenti, io loderò sempre i piccoli, e volea « dire quelli die trovansi in proporzione colle forze del loro coltivatore, « anzi compariscono a prima giunta scarsi troppo per le medesime ». Mausura (Egitto), li 29 aprile 1912. Dott. T. Bbnini. IGIENE DEI PAESI CALDI (Continuazione, vedi fase. N. 3). CAPITOLO III. SOMMAUio. — Azione dei climi caldi sull 'organismo e le sue varie funzioni: niodi- tìcazioni lisiologiclie e pertur])azioni patologiche. -Acclimatazione: condizioni che la iiermettono. - Acclimatazione e colonizzazione. Il clima dei paesi caldi esercita sull'organismo dell'Europeo nuovo arrivato una notevole influenza perturbatrice - dovuta ])revalente- mente all'intensità dei due fattori meteorologici calore e umidità - die si manifesta con delle moditicazioni piìi o meno si)iccate, e più o meno sentite, di tutte le sue funzioni. La causa di tale influenza è cliiara. Ognuno sa die Vamhicnte - di cui le conl)biamo riconoscere che esso funziona in modo sensibilmente divei'so nelle varie stagioni dell'anno e <'h(^ la nostra tisiologia d'inverno non è uguale a fjuella d'estate, perchè gli stimoli piovenienti dalle con- Igiene dei paesi caldi 191 dizioni esterne, cliinaticlie, e che regolano il meccanismo, direi quasi il tiraggio, della macchina umana, sono ben differenti nelle varie stagioni. Ed è appunto la diversità di questi stimoli, il loro variare regolarmente di grado e di altezza che mantiene il tono dell'organismo umano. Ciò spiega perchè le regioni temperate, nelle quali tali stimoli non arrivano mai, né per durata ne per intensità, a stancare il nostro corpo, sono le pivi favorevoli al suo pieno sviluppo fisico e mentale, mentre nelle regioni perennemente fredde o perennemente calde, tale sviluppo si dimostra notevolmente inferiore. È dunque facile comprendere che, nell'Europeo, il passaggio dal clima temperato ad un clima costantemente caldo e per molti mesi caldissimo, non può non provocare un turbamento nell'equilibrio fun- zionale di tutto l'organisnìo. Negli individui sani e robusti, che si attengono alle regole igieniche, gli effetti di tale turbamento non oltrepassano di solito - e quasi mai con serie conseguenze - i limiti fisiologici, i quali sono fortunatamente molto ampi, grazie ad una notevole elasticità organica, propria soprattutto degli uomini di razza bianca. Talvolta però, come ho già detto nel primo capitolo, o per eccessiva azione del clima, o per inosservanza del colono verso i con- sigli dell'igiene, o per una sua minor resistenza tìsica, tali effetti possono farsi più gravi e provocare dei veri stati morbosi: ne ripar- leremo fra poco. Il primo effetto del forte calore è uno stato di eccitamento generale di tutto l'organismo, che potrebbe paragonarsi ad un eccitamento febbrile, poiché si accoìnpagna ad aumento della temperatura, accele- ramento della circolazione e della respirazione. Questo stato è però di una durata relativamente breve (poche settimane) e cede quindi ad un periodo di attività funzionale piti calma, durante il quale l'or- ganismo cerca di ritrovare il proprio equilibrio, modificando il ritmo delle sue funzioni sì da mettersi il più possibile in armonia con le nuove condizioni di vita. Vediamo in che consistano tali modificazioni. Respirazione. — Come è noto, la respirazione è una funzione caratterizzata dall'assorbimento d'ossigeno dall'aria atmosferica e dalla eliminazione d'acido carbonico prodotto nell'organismo: il resultato di questo scambio è l'ematosi, cioè la trasformazione del sangue venoso in sangue arterioso. Tale scambio gassoso avviene nei polmoni per un giuoco di successive dilatazioni e retrazioni della cavità toracica, risultanti da due atti distinti : l'inspirazione, durante la quale i muscoli inspiratori si contraggono provocando la dilatazione toracica e quindi 192 Igiene l' immissione d'aria, die cede parte del suo ossigeno (5-G ^ g) al sangue; l'espirazione, durante la quale i polmoni si retraggono per la loro elasticità e cacciano via l'aria prima introdotta, alla quale hanno ceduto, in cambio dell'ossigeno assorbito, un volume quasi uguale di acido carbonico e del vapor d'acqua. Questa eliminazione di vapore acqueo attraverso la superfice respiratoria, determina una notevole sottrazione di calore, poiché per tale via viene esalata una quantità d'acqua che è circa la metà di quella emessa col sudore, ma mentre questa, assor- bita dalle vesti, non può evaporare che in i^arte, quella evapora comple- tamente. Cosicché la respirazione serve non solo alla ematosi, ma anche ad abbassare la temperatura del corpo, e si fa perciò più frequente ogni volta che vi sia aumento di produzione e quindi accumulo di calorico; come esemi^io tipo, citerò la febbre. Nell'adulto e nei paesi temperati, il numero dei movimenti respi- ratori è di 16-18 al minuto, e la capacità polmonare (spirometria), cioè la ((uantità massima d'aria che può entrare nei polmoni in una ins])i- razione profonda, è in media di 3750 ce. Nei paesi tropicali, durante la prima fase di eccitamento funzionale generale, sì la frequenza che la capacità jìolmonare aumentano, la prima di 2-4-6 movimenti respiratori al minuto, la seconda di 200-300 ce. 11 meccanismo di tale aumento è facile a comprendere. L'aria calda contiene una quantità di ossigeno sensibilmente minore di quella fredda; d'altra parte la fisiologia ci appremle che il sangue assorbe e discioglie meno ossigeno (piando fa caldo clie ([uando fa freddo. Nei paesi a clima (•al(h)-umido, cioè nella grande maggioranza dei paesi caldi, la irata. Tutti questi fatti, minore assorbimento (Tossigeno, minore eliminazione di vai)or d'acqua e (con- seguente minor sottrazione di calore, stimolano in modo abnorme il centro resjjiratorio, il (jiiale reagisce e sii])]>lisc(' alla diminuita e delicciite funzione polmonar»^ indiicendo degli atti res]>iratori più fre- ([iieiiti e più i>rofondi. Questa attività esagerata non i)otrebbe i)erò «liliale a lungo senza staiK'are gli organi ed infatti, dojM) poche set- timane, va attenuaii(h)si: l'alta teini)eratiira esterna e la diminuzione del lavoro muscolan^ e nervoso clic le nuove condizioni di vita determinano, rendono le condiustioni organi<'he meno attive e ([uindi il bisogno di ossigeno minore. La caiiacità i>olm(mare si abbassa fin sotto hi dei paesi caldi 19^ cifra primitiva e «la respirazione langue » (Jousset): la maggior fre- quenza dei movimenti persiste, senza però riuscire a compensare la diminuzione del potere respiratorio. Circolazione. — Anche questa funzione risente, quanto e più della resi)irazione, specialmente nei primi tempi, l'effetto eccitante del clima caldo, che si manifesta con un notevole aumento della frequenza del polso, aumento tanto più marcato quanto pili alta è la tem- peratura e più giovane e delicato è il soggetto. Mentre la frequenza normale del polso nei paesi temperati, in un individuo adulto e sano, è di 70-72 battiti al minuto (il rapporto fra i movimenti respiratori e le pulsazioni cardiache è di 1:4), essa può salire fino a 90-100 battiti ed oltre. Dopo le prime settimane di soggiorno, la frequenza del polso, come quella del respiro, comincia a diminuire e, passati 3-5 mesi, si ferma ad una media di 80-84 battiti al minuto, conservando una gran facilità ad aumentare per ogni i)iù leggera causa di aftaticamento. La causa della permanente accresciuta frequenza circolatoria nei paesi caldi va ricercata nella diminuzione del potere respiratorio: il cuore affretta le sue pulsazioni onde, nella stessa unità di tempo, il sangue venga un maggior numero di volte in contatto coli' ossigeno vivificatore e ceda una maggior quantità di vapor d'acqua e di calore. La pressione sanguigna diminuisce a causa della forte dilatazione dei vasi periferici onde il polso è più frequente ma meno vigoroso. Quanto alla composizione del sangue, numerose ricerche sembrano dimostrare frequente una diminuzione talora notevole del numero di globuli rossi, che è noto essere di circa cinque milioni per millimetro cubo: tale diminuzione sarebbe dovuta alla minore ematosi (Feris). Temperatura del corpo. — Xei paesi temperati la media della temperatura corporea, misurata alle ascelle, è di 36",5-37'', e si man- tiene costante a questa altezza - s'intende nello stato di salute - per un equilibrio fra la quantità di calore, che l'organismo produce grazie agli alimenti ingeriti, all'ossigeno assorbito ed al movimento, e quella che elimina mediante l'esalazione polmonare, l'evaporazione del sudore ed il raffreddamento cutaneo. Il disperdimento di calore, favorito nei paesi temjjerati dall'essere la temperatura atmosferica notevolmente minore di quella corporea, è invece ostacolato nei climi caldi, dove la prima è di poco inferiore, uguale, e talvolta superiore alla seconda. Ne consegue un aumento di questa, più sensibile nei giovani e quando il passaggio è stato rapido e brusco (come avviene, ad esempio, quando l'Europeo arriva Ì94 Igiene alla colonia in piena stagione caUla)j ma non assolutamente in pro- j)orzione alla differenza talvolta enorme che esiste fra le temperature (Ielle regioni tropicali e quella delle regioni temperate o fi-edde. Intatti, benché si [)ORsano talvolta osservare, sotto i tropici, delle temperature corporee di .'J8",5 e anche 38",8, non determinate da alcuna causa morbosa e sopportate dall'organismo senza sofferenza, pure, in media, l'aumento non è che di mezzo grado e raramente arriva ad un grado intero: aggiungerò che nella sua determinazione influisce non solo l'altezza della temperatura esterna, ma anche lo stato igrometrico dell'atmosfera. Come per la resi)irazi(me e la circolazi(me, cosi i)cr la temperatura l'aumento è piìi sensibile nei primi tem])i di soggiorno. In seguito, sia che l'cn^gànismo risenta meno fortemente l'influenza della tempe- ratura esterna, sia che il ])otere calorifico pertevole sottrazione di calorico, di cui impedisce (piindi il soverchio accumulo nell'organismo con le sue funeste c(mseguenze. Ma perchè (iuest() abbassamento di temi)eratuia })ossa |)ro(lursi, bisogna che l'evai)orazione del sudore avvenga libera- meufe, non sia cioè ostacolata " - ma s«*cca, è meglio tollerata di una temperatura fra i 2r»" e i ."iO" gradi, ma con un'atmosfera satura di umidità. IO sono ai)puuto queste due |»articolaii e (piasi costanti distrugge i globuli rossi del sangue a mano a mano che invecchiano, ed ha infine l'im])ortantissimo ufficio di agire da filtro, attraverso il quale passa il sangue i)rovenient«' dagli intestini dej»)- nendovi tutte le impurità, tutte le tossine - che il fegato ha il (-(ùn- ]>ito di distruggere - elaborate nel |)ro(;esso aesi caldi le digesti(»ni si coni- dei paesi caldi 19' piono con maggior difficoltà e lentezza, il fegato deve funzionare più attivamente per arrivare a distruggere la piìi abbondante quantità di tossine i)rodotte e mantenere il sangue esente da impurità. Questo aumento di lavoro determina a sua volta una piìi ricca circolazione sanguigna ed una stimolazione continua della secrezione biliare. Quanto ho accennato fin qui dimostra cbiaramente che, sotto l'in- fluenza del clima, il funzionamento dell'apparato digerente subisce delle uioditicazioni di una certa entità; esso rimane bensì nei limiti iìsio- logici, ma, per così dire, all'estremo limite di questi; si trova cioè in uno stato di imminenza morbosa permanente, pronta a trasformarsi in stato reale di malattia alla prima occasione. Quest'occasione è troppo spesso fornita dall'intemperanza dei coloni, dall'abuso delle bevande specialmente alcooliclie e dalla frequente soverchia abbondanza del- l'alimentazione rispetto ai bisogni dell'organismo, che sono notevol- mente diminuiti in confronto a quelli dei paesi temperati. L'eccesso di liquidi e di alimenti determina una forte pletora san- guigna nel fegato ed una sovraproduzione di tossine, contro le quali il fegato reagisce con una coi)iosa secrezione di bile, che provoca quelle diarree biliose, così note ai coloni, accompagnate quasi sempre da grave malessere generale, forte imbarazzo gastro-intestinale, vomito e febbre. Sistema nervoso. — Risente in alto grado l'influenza del clima: l'eccitazione abituale dei primi tempi di soggiorno nei paesi caldi, da esso comunicata a tutte le altre funzioni, non ha lunga durata ed è seguita da uno stato di facile languore, di indolenza, i)rovocato dalla azione deprimente, snervante delle alte temperature e dalla continua, profusa sudorazione. I caratteri principali del sistema nervoso nei paesi caldi sono due, apparentemente contradditori: una maggiore eccitabilità ed iTua mag- giore stancabilità; ciò spiega perchè l'Europeo vi diventa incapace di applicarsi intensamente ad un lavoro assiduo, specie se intellettuale, ma deve interromperlo frequentemente con intervalli anche brevi di riposo. Questa frequente necessità del riposo mentale ha una ragione tìsica ed è che, nelle regioni calde, il lavoro intellettuale troppo pro- lungato porta ad un soverchio afflusso di sangue al capo e ad un aumento sensibile della temperatura sì della testa che di tutto il corpo : è dunque prudente di non affaticare troppo il cervello. La più viva eccitabilità e la maggior facilità alla stanchezza spie- gano altresì il modo di manifestarsi dell'attività fìsica ed intellettuale L' Agricoltura Coloniale. Anno VI. 13 19ossibile o ijisufiicente. Nell'uomo il potere sessuale subisce gli stessi effetti del sistema nerv'oso; una più viva ec(;itabilità ed itiuì maggior facilità alla stan- (;hezza. Lo stinudo sessuale si fa sentire più forte, ma il soddisfaci- mento senza misura conduce ad un rapido esaurimento, molto nocivo alla salute: non si lacconiandeià dun(|ue mai abbastanza una prusi invero, si ]ios- S(Mio di\i(b'rc nei seguenti grui)i)i: febbri (dimatiidu': dermatosi; ane- mia troi)icale; colp<> di sole <» colpo di caloic. dei paesi caldi 199 Febbri climatiche. — Si dà questo nome a degli stati febbrili, lievi per lo i)iù e di breve durata, senza nessun particolare carattere infettivo, e accompagnati spesso da fenomeni biliosi, che si manife- stano non di rado, durante le stagioni calde, tanto nei nuovi arrivati quanto nei vecchi coloni, anche nei paesi caldi più salubri. In realtà si tratta quasi semjjre di leggere febbri di origine gastro- intestinale, che prendono il tipo bilioso a causa della esagerata attività del fegato, ma che ricevono, non senza ragione, l'appellativo di clima- tiche perchè possono verificarsi senza nessun apparente motivo impu- tabile all'individuo (errori dietetici, raffreddamenti, strapazzi, ecc.), ma soltanto per una troppo intensa azione perturbatrice del clima sul- l'organismo e specie sull'apparato digerente. Dermatosi. — La sudorazione esagerata provoca spesso da i^arte della pelle dei fenomeni irritativi e talvolta delle vere e proprie eruzioni. Di queste la più comune è la hourhouiUe, consistente in piccole rilevatezze cutanee, fortemente arrossate ma che la pressione digitale fa impallidire; che compaiono abitualmente sul tronco ma possono in^adere tutto il corpo, e provocano un prurito veramente insoppor- tabile, specie di notte. Non si tratta affatto di una malattia grave, perchè non si accompagna mai, spontaneamente, ad alterazioni di qualche importanza, né di regola produce altri disturbi all' infuori dell'intenso prurito già accennato, ma appunto a causa di questo forma la disj)erazione di quelli che ne sono cf)lpiti, e talvolta j)uò, provocando delle insonnie ostinate, condurre a stati anche gravi di esaurimento. Molto frequenti sono le compii icazioni determinate dal continuo e spesso smodatcì grattamento che, graftìando profondamente la pelle, vi facilita l'introduzione di germi e la formazione di pustole e furuncoli. La hourhouiUe compare, di regola, al principio della stagione calda e scompare spontaneamente quando arriva la stagione fresca. Come ho detto, è molto comune, e colpisce la maggior parte dei bianchi che vivono ai tropici, specie i nuovi venuti: gli individui a pelle fine, delicata, quelli troppo dediti ai piaceri della tavola, e i forti bevitori mostrano di esservi ])articolarmente disposti: pochi sono i fortunati che ne vanno esenti. Non esiste alcun mezzo sicuro per evitare questa noiosissima dermatosi; sono però buone misure di precauzione l'igiene accurata della pelle mediante abluzioni generali ripetute di sovente, il non usare la lana per gli indumenti che stanno a contatto diretto con la 200 Igiene pelle, (luando la lana deteruiini già di per sé irritazione e prurito, il cambiare spesso tali indumenti, specialmente se imbevuti di sudore, l'evitare ogni abuso di bevande alcooliche, i pasti trop[)o abbondanti e l'uso di alimenti troppo calorosi, il tenere il ventre sempre libero, ecc. Contro l'eruzione in atto saranno utili - almeno per non aggra- varla - le stesse misure già riferite. Contro il prurito gioveranno le lozioni prolungate con acqua fresca a cui sia aggiunta un po' di acqua di Colonia o dell' alcoolàto di menta o, se possibile, le immersioni complete del corpo in un bagno tiepido: se il prurito è molto intenso si ricorrà a delle unzioni con una pomata di vasellina e mentolo al 10-15 per cento. Contro l'eccitamento nervoso e l'insonnia potrà essere somministrato qualche calmante interno, per ottenere almeno il riposo della notte. Soprattutto però ci vuole un po' di buona volontà e di resistenza ai primi attacchi del i^rurito, riflettendo che il grattamento non fa che estenderlo ed acuirlo maggiormente. Non nego che questo sia un consiglio più facile a darsi che a seguirsi, ma ciò non ne diminuisce alfatto la giustezza. Aueinia tropicale. — È un'osservazione comune che quasi tutti gli Euroi)ei che hanno vissuto qualche tempo nei ])aesi caldi, presen- tano un i>allore caratteristico della pelle e delle mucose, ben visibile malgrado la frequente tinta scura, segno evidente di uno stato più o meno marcato di anemizzazione. Non sempre, naturalmente, ne è da incriminarsi il clima. La grande coli)ev(>h' dell'anemia dei tropici è la malaria, così largamente diffusa nei i)aesi caldi, ed il cui germe, come è noto, attacca e distrugge direttamente i globuli rossi del sangue. Oltre la malaria, sono numerose le malattie che jwrtano più specialmente ad un impoverimento del sangue, come l'anchilostomiasi (dovuta alla ju-esenza nell'intestino di numerosissimi pi«'co]i vermi che succhiano in gran copia il sangue dalle sue pareti), la dissenteria, le malattie del fegato, il beri-beri e tante altre. Ma accanto a (jueste forme di anemia, secondarie a malattie infettive, i)arassitarie o timiche, esiste una vera anemia trojncale essen- ziale che non riconosce cioè altra causa, all' infuori delTazione climatica. Essa non è così frecjuente come si credeva un tempo, (piando si riteneva questa azione conte l'unica causa dell'insalubrità dei paesi caldi, ma è indubitato che certi effetti del clima e soi>rattutto l'inerzia digestiva, la diminuita ematosi e le glandi perdite sudorali, possono, a lungo andare, determinarla. C(m viene ])erò tlire che essa non è grave ed è dei paesi caldi 201 presto vinta dal soggiorno nei paesi temperati: ciò nondimeno, la sua evenienza indica uno stato di indebolimento organico del colono e facilita l'attecchiujento delle malattie infettive: deve essere perciò sollecitamente combattuta mediante oi)portune cure ricostituenti. Colpo (li sole e colpo di calore. — Sono questi, piuttosto die degli stati morbosi, degli accidenti morbosi, non affatto esclusivi dei paesi caldi, perchè sono assai frequenti anche in quelli temperati, nelle estati molto ardenti. La loro trattazione troverà un posto piti adatto in un altro capitolo e dirò allora quali sono le cause che li provocano e li favoriscono, quali le precauzioni da osservare onde evitarli, quale ne è la cura. * Eiassumendo, l'influenza del clima caldo si fa risentire su tutto l'organismo e si manifesta per una dojqiia azione, eccitante e debi- litante ad un tempo, la quale turba l'equilibrio funzionale a cui il nostro corpo è abituato e lo obbliga a modificarsi nel modo che abbiamo veduto. Quando tale influenza non sia eccessiva, l'organismo umano, per quella mirabile elasticità che possiede e che lo rende capace di adattarsi alle condizioni di ambiente più diverse sotto le latitudini pili disijarate, arriva poco a poco ad abituarvisi e, dopo un tempo piìi o meno lungo, non risponde piìi ai suoi stimoli in modo così vivo come sul principio, sì che anche i suoi effetti ne riescono attenuati. Questo lavorìo di adattamento al nuovo ambiente, lavorìo lento e complesso perchè si esplica in tutti i nostri organi e, attraverso ad un giuoco quasi automatico d'azioni e reazioni, fra clima e organismo, conduce questo ad un nuovo equilibrio funzionale diverso dal primo e che gli permette di meglio sopportare le nuove condizioni di vita, costituisce quel fenomeno che si chiama acclimatazione. L'Europeo si può considerare come jierfettamente acclimatato in un paese caldo quando è arrivato a porsi in piena armonia con l'am- biente sì da non esserne ostacolato nella libera manifestazione di ogni forma della proi>ria attività e da poter avere una discendenza. L'acclimatazione individuale precede - naturalmente - e prepara l'acclimatazione della razza, la quale ha come carattere e condizione fondamentale che la natalità fra gli Europei colonizzatori non sia inferiore a quella del paese d'origine e sia su])eriore alla mortalità. L'acclimatazione è sempre ed in ogni luogo possibile"? Quale è la sua importanza per la colonizzazione'? 202 Igiene La possibilità dell' adattameiito di un organismo ad un nuovo ambiente dipende da numerose circostanze e condizioni clie riguardano sì l'uno che l'altro. Per il colono due sono le condizioni più importanti: 1" Possedere quei requisiti tìsici e anche morali, dei quali abbiamo già parlato, onde poter sopportare, senza risentirne danno, l'influenza del clima. 2" Evitare che questa inlìuenza sia tropjx) intensa. E' evidente che l'uomo non può menomamente modificare gli agenti meteorologici, ma l'igiene e la civiltà gli hanno dato il modo di sottrarsi in notevole misura alla loro azione eccessiva, riproducendo almeno in parte il proprio ambiente, portandosi o procurandosi i propri alimenti abituali^ coprendosi più o meno secondo la temperatura, pro- teggendosi etili cacemeute dal caldo e dal freddo, osservando attenta- mente le regole della temperanza, regolarizzando la proi)ria attività, ecc. Per quanto riguarda l'ambiente, le condizioni che permettono l'acclimatazione dell' Europeo in una regione si riferiscono le une al grado d'intensità del clima di detta regione, le altre al grado della sua salubrità. Benché l'uomo abbia, come si è visto, la possibilità di sottrarsi in parte all'intluenza del clima, pure l'eccessività di questo costituisce un ostacolo non inditterente e talora insormontabile all'adattamento definitivo dell'Europeo, che è possibile soltanto in ciucile regioni nelle (piali l'azione snervante del calore non è soverchiamente intensa, ne duratura, ma è interrotta, durante i brevi ])eriodi «Ielle notti e quelli l)iù lunghi delle stagioni secche, dall'azione tonificante del fresco. E' quanto accade nei i)aesi in-e- tropicali e in alcuni dei. tropicali, specie sugli alti])iani, nei quali l'Europeo nim trova nel clima un ostacolo alla propria a(;climatazione e all' impiantarsi della sua razza. Nei paesi invece, specie della zona equatoriale, nei quali l'azione del clima, altamente caldo ed umido si fii sentire tutto l'anno, senza l'interruzione di una stagione fresca che permetta all'organisuio di tonificarsi e di liteiuprarsi, l'acclimatazione stabih^ dell' Euro])eo è impossibile: esso può bensì adattarvisi transitoriamente, ma alla con- «lizione
  • go, n«m è ]>erò sufiicente: bisogna anche che le condizioni della sua salubrità dei paesi caldi 203 sieno buone o, almeno, suscettibili di essere rese tali mediante le varie opere di profilassi pubblica. Contro le malattie non c'è acclimatazione che tenga; tanto è vero clie, come abbiamo visto, gli indigeni vi sono non meno disposti dei bianchi. Soltanto la soppressione o la riduzione delle cause d'insalubrità potrà permettere all'elemento europeo di adat- tarsi nella colonia in modo permanente, e di prosperarvi. È ancora assai invalsa l'abitudine di chiamare le febbri climatiche febbri d'acclimatazione, considerandole come uno sforzo dell'organismo per meglio piegarsi all'azione del clinui e per adattarvisi piìi rapida- mente. In realtà le cose non stanno affatto così e, lungi dall'avere un tal favorevole signitìcato, le febbri climatiche rappresentano una reazione dell'organismo ad un'azione del clima troppo viva o troppo brusca: il loro ripetersi non solo non favorisce l'acclimatazione, ma indica che questa non è avvenuta e che l'organismo è ancora molto sensibile all' intìuenza climatica. Si è del pari ritenuto per lungo tempo che un certo grado d'ane- mizzazione fosse favorevole, anzi necessario all'acclimatazione, dedu- cendo ciò dalla frequenza dell'anemia non solo negli pjuropei che, avendo soggiornato a lungo e in buone condizioni di salute nei paesi caldi, si potevano considerare come bene acclimatati, ma anche negli indigeni e nei creoli; si reputava cioè che l'anemia tropicale fosse una prova dell' indigenizzazione del colono. Anche quest'opinione, come la prima, è completamente errata: l'anemia tropicale è sic^uramente uno stato morboso, sia pure, ben spesso, lieve ma che indica, come ho già detto, un indebolimento dell'Europeo, che lo rende meno resistente al clima ed alle malattie, e deve perciò essere, i)er quanto è possibile, combattuto. * * * Concludendo x)OSsiamo dire che l'acclimatazione vera e propria è possibile soltanto nei paesi a clima non eccessivo, naturalmente salubri o resi tali da tutti quei lavori di risanamento e di difesa contro le malattie, che la conoscenza delle cause di queste permette oggi di effettuare. In essi il lavorio tisiologico delle trasformazioni funzionali, provocate dalle nuove condizioni climatiche, si couìiiie senza imporre all'organismo modificazioni troppo brusche o troppo perturbatrici ed è facilmente tollerato dagli Europei. Esso esige nondimeno che il colono 204 Igiene dei paesi caldi favorisca ed aiuti l'evoluzione del proi>rio orj>anisnio, eontormaudo la propria vita in tutte le sue modalità - alimentazione, abitazione, lavoro, consuetudini - alle mutate esigenze del clima, sì da evitare quel che eventualmente possa essere di dannoso nella sua azione. I meridionali, per la loro attitudine al calore, si piegano meglio dei settentrioiudi all'intluenza del clima e sembrano aver maggior facilità per far razza: le statistiche infatti dimostrano che fra i coloni provenienti dal mezzogiorno d'Euroi)a, le nascite sono più nnmerose che fra quelli di razza settentrionale, e che i loro bambini presentano una ]MÙ scarsa mortalità. Le unioni fra gli uni e gli altri, ed ancor più gli incroci cogli indigeni, (;onferiscono alla generazione successiva un più sicuro e più pronto potere di perfetto adattamento. Sono questi soltanto i i)aesi nei quaU è possibile per gli Europei di fondare delle vere e proprie colonie, dei luoghi cioè ove essi pos- sano imi)iantarsi stabilmente, dandosi ai lavori della terra, senza pagare a questa nn troppo grande contributo di sangue e di lacrime. Per queste colonie essenzialmente agricole, nelle quali l'emigra- zione trova uno sbocco naturale e i»roficuo, l'acclimatazione è una condizione necessaria di sviluppo e di prosperità. ]S'ei paesi a clima eccessivamente e costantemente caldo, l'accli- matazione individuale e, a i)iù forte ragione, quella di razza sono imi)ossibili: l'Euro]>eo dovrà limitarsi a farvi un soggiorno i)iù o meno prolungato a seconda della i)ro])ria resistenza e dei mezzi di difesa di cui dis])one. Essi non sono dunque adatti alla colonizzazione ne, conseguen- temente, alla emigrazione agricola e operaia. L'Europeo non i)uò che farvi il commercio e sfruttare le ricchezze naturali (prodotti animali, vegetali o minerali), ricorrendo ])erò alla mano d'ojx'ra indigena: egli dovrà astenersi da ogni lavoro manuale tropjìo faticoso o esercitato in liiogiii non riparati, e non i)otrà (|UÌ!h1ì avere altra occultazione che di sorveglianza e
  • i'o(lotto lavande» la parte iiu;isa dall'alto in l)asso, con una spiignelta iiuimidita. Mi sembra che se (piesto ]»r()cedim(Mito si pratica in tempi», le ferite cliiuse dal velo (li caiicciii si riaprono e daiUK» altra piccola quantità
  • non sembra clic presenti inconvenienti, se il terreno è. ben ('oinpresso e battuto e se il [tedale dell'albero fu in eritrea 211 tenuto pulito dalle erbe ; che altrimeuti, il lattice scende facilmente pei canaliculi, da cui furono svelte recentemente le radici delle erbe. E' probabile che questo metodo di raccolta sia suscettibile di miglio- ramenti, ma fondamentalmente mi sembra buono: migliore di quelle diverse decine, che ho visti indicati in libri e riviste. In ogni caso, uii sembra indispensabile praticare in precedenza una toletta alle piante, consistente nell'asportare tutto il sughero. Alcune piante avevano cicatrici dovute ad urti violenti o a ferite profonde involontarie. In questi casi, spesso, il tessuto cicatriziale è sprovvisto di latte: più spesso produce latte, ma le irregolarità della supertìcie ne ostacolano grandemente la raccolta. E' questo il caso delle piante nn. 11 e 12, specialmente, le quali sono state attaccate dalle termiti, che senza effettuare danni sensibili esteriormente, hanno pro- dotto però una inllnità di punture: uii è stato quindi difficilissimo ripulire la pianta dalla corteccia dura esterna e la supertìcie da inci- dere si presentava bernoccoluta e con tante scabrosità, che ho perso la maggior parte del prodotto. Ecco, in uno specchio, le quantità raccolte in caucciìi asciutto e compresso, pesato dopo una settimana: 1. Grammi 27 I . . . . , „ Incisioni a spina con coltello a v. 2. » 35 ( ^ 3. » 56 - Incisione sj)irale continua con coltello da innesto. 4. » 23 - Piccole punture e coagulazione sulla ferita. 5. » 24 - Piccole incisioni e coagulazione sulla ferita.. 6. » - Il prodotto è andato perduto nel trasporto. 7. » 54 Incisioni da 5 a 10 centimetri di lunghezza, in serie elicoidali parallele. Eaccolta del lattice sul terreno. 8. » 90 9. » 60 10. » 80 11. » 17 12. » 18 13. 14. Piante attaccate dalle termiti. » nulla - Piante sprovviste di lattice. Si tratta sempre di Manìhot Glaziowi. Le incisioni sono state fatte in un giorno solo e le incisioni stesse furono certo in numero superiore a quelle che abitualmente si consiglia di j)raticare in una sola volta: sono convinto che se avessi praticato un minor numero di incisioni avrei ottenuto minore produzione, ma è da domandarsi se lo stesso numero o maggior numero di incisioni fosse stato praticato con intervalli, non si sarebbe ottenuta una generale jn'ìi alta produzione. 212 11 « Manihot Glaziotci » in Eritrea Qui io dovrei sollevare altri dubbi e formulare dei quesiti da risolvere; ma è evidente die ciò io debbo rivolgere più a me che ai lettori e quindi me ne astengo. Praticherò in breve altre incisioni a Filfil; farò presto le prime incisioni a Ghinda e Clieren ed avrò forse, allora, qualche cosa da aggiungere a questo breve scritto preliminare. Sono ora allo studio, a Filtil e Ghinda, le sj^ecie M. diehotoma e Fiahuyeimfi, nonché molte altre piante di Glaziowi. Ho cercato di studiare l'area possibile di diffusione del Manihot in Colonia ed ho fornito semi alla Ditta Carpanetti di Mansiu-a, all'avv. Casciani di Elaberet, alla Società Cotonieri di Agordat e ad altri. Ho piantati dei ^Manihot a Damas, ma è da ritenere che non vi possano resistere. Complessivamente, tenendo conto di tutti gli elementi somma- riamente esposti e non trascurando il fatto importante che alle piante non fu praticata cura alcuna di sarchiature, irrigazioni o concimazioni, se fosse lecito assumere la quantità media di 40 grammi ottenuti con una sola incisione, come quella generalmente ottenibile per ogni incisione che si praticasse con razionali intervalli, quindici a venti volte all'anno, si potrebbe ritenere che la cultura del Manihot GlazioiH potesse praticarsi con buon risultato economico nella regione di Filfil. 1. Baldrati. LA COLTIVAZIONE DEL COTONE NELL'UGANDA Intorno allo svilu]»i)o della coltivazione del cotone nell'Uganda ab])iamo i seguenti dati precisi, i quali ci mostrano quale importanza abbia preso tale industria agricola. Le cifre (lui sotto si riferiscono a l)alle di cotone (h'I peso di 2.")(> kg. caduna: Aimo 1 004-0.5 :?(» balle valore scellini 4.700 lOor)-(K) 17L* » » » 20.780 100(;-07 700 » » » 124.040 1007-08 2.804 » » » 99;J.800 lOOS-00 2.928 » » » 824. 4G0 1909-1(> 4. 080 » » » 1.191.920 llHO-11 9.87(» » » » 3.308.240 1910-11 l.()04 tonnellate di semi di cotone. . » G4.200 1910-11 11.707 galligli di olio di cotone. . . » 26.440 La coltivazione del cotone nelP Uganda 213 La produzione del cotone, semi ed olio,, raggiunse dunque nel 1910-11 il valore di scellini 3.400.000. Il raggiungimento di tale cifra è dovuto specialmente al miglio- ramento della qualità ed al rialzo dei i)rezzi della materia ijrima in Europa. E' noto come la coltura del cotone nell'Uganda sia esercitata eselusivamente dagli indigeni, sotto la vigile direzione d^WAgricul- tural Department. I semi di cotone vengono distribuiti agli indigeni dal governo della colonia, ed è j)roibito introdurre semi di qualunque provenienza e qualità, senza una speciale autorizzazione dello stesso governo. Come dissi, la coltura del cotone viene regolata da leggi speciali sotto la direzione dello speciale Department^ il quale illumina gli indigeni sul da farsi, facendo loro evitare possibili errori tecnici. Tale Agricultural Department consta ora di un capo ufticio e di 13 assistenti; questi ultimi visitano continuamente i terreni coltivati a cotone. Mercè tale costante vigilanza da parte del governo, benché tale industria agricola sia esclusivamente esercitata da indigeni, le piantagioni sono immuni da malattie, anzi quando queste si manifesta- rono furono represse subito con radicali rimedi. ]S^aturalmente, trattandosi di colture di indigeni, non esistono vaste l)laglie continue di terreno coltivato, bensì tali terreni si trovano saltuariamente, qua e là interrotti da altri, ancora non toccati dalla mano dell'uomo. Tale frazionamento in ogni modo è utile in caso di possibili malattie delle piante, poiché la (listanza da un terreno coltivato dall'altro, impedisce il sollecito propagarsi del morbo. Naturalmente gli indigeni sono liberi di vendere il prodotto come ed a chi credono opportuno, il governo non fissa alcun prezzo sulla materia prima. Soltanto nei distretti più lontani, dove gli indigeni non conoscono ancora il valore del denaro, vengono istituiti dei mercati fissi sotto il vigile controllo del governo. Tale disposizione ha l'unico scopo di tutelare gli interessi degli indigeni lavoratori della terra. A tal uopo il governo della colonia rilascia regolari licenze ai compratori, licenze che vengono in caso ritirate, qualora un compratole usasse sistemi i^oco corretti col venditore indigeno. II governo inglese della colonia lascia una grande libertà dunque agli indigeni e nello stesso tempo provvede al loro miglioramento economico, col concedere aiuti, istruzioni, dirigendoli sulla strada pratica della coltivazione del cotone, non aliena da quei principi tecnici neces- 214 La coltivazione del cotone nell'Uganda sari per ottenere i risultati che la statistica più so])ra ci ha mostrati. ()ooi riJ,s>aiireve accenno sulla macchina per la raccolta del cotone del Campbell. Siccome l'argo- mento non manca di un certo interesse, specialmente per ([nelle aziende dove l;i coltili:! do! cotone viene spesso ostacolata al momento della raccolta dalla iiiinicanza della mano d'opera sudieiente, crediamo o])])ortuno di aggiungere altri particolari deira])j)arecchio, che togliamo dal .foiiniul d' Jyricolttirc Tropicale. L'aspetto generale della macchina e molto semi>licc : su d'un telaio sostenuto da i|iiiittro iiiote «> collocato al centro un motore ad essenza di 30 cavalli, che mette in movimento le ruote i>osteriori e gli apparecchi raccoglitori. Fra le ruote, in avanti e dietro da ciascun lato dell'apparecchio su due tamburi posti in senso Notizie 217 verticale, sono applicati i deuti raccoglitori. Nella i>arte posteriore un sistema di catene senza fine, trasporta la fibra tolta dalle capsule mature verso i sacchi appesi dietro alla macchina. Un solo operaio, situato sulla parte anteriore della macchina e in alto, la comanda per mezzo di un volante che fa azionare le ruote direttrici e regola insieme i movimenti del motore e dei tamburi. La mano d'opera jjropria- mente detta è ridotta così al minimo. Le ruote si avanzano fra le righe mentre le due parti laterali della macchina formano una specie di ponte, sotto il quale le piante vengono passate fra i tamburi senza che abbiano a soffrire un danno tale da venire ostacolata la maturazione successiva delle capsule rimaste. I tamburi si muovono con la stessa velocità della macchina, ma in senso inverso e, come si è detto antecedentemente, portano i denti che sono i veri apiia- recchi raccoglitori ; la forza della pressione della capsula e la forma dei denti sono regolati in modo che lo strappamento non può avvenire che per le capsule mature, mentre le capsule non ancora ben aperte, cioè non giunte alla jìerfetta maturazione, non vengono asportate dai denti, che in questo caso agiscono a vuoto. Su ciascun cilindro sono fissati ottocentosedici denti, che penetrano dolcemente nelle piante, e sono montati in tal maniera che nessuna capsula possa sfuggire, incastrandosi fra il giuoco dei denti. Riguardo al suo funzionamento pratico, la macchina è stata sperimentata piti volte nel Texas in campi che presentavano coudizioni diverse con i seguenti resultati: la velocità sviluiipata è quella di un uomo al passo, ciò che permette di lavorare 3 o 4 ettari al giorno raccogliendo dai 200 ai 400 kg. di fibra all'ora, in confronto agli 80 o 100 kg. che è possibile raccogliere alla mano durante una giornata. II costo del lavoro è calcolato a circa 25 lire al giorno, comprendendo con tale cifra il salario del conducente, di un aiutante e il consumo dell'essenza e dell'olio, mentre spese di manutenzione e di riparazione non possono calcolarsi superiori a 5 franchi in media al giorno. La qualità della fibra non viene per niente deteriorata con l'uso di questa macchina, anzi le prove fatte, tanto alla cardatura quanto alle successive operazioni fino alla filatura, hanno dato resultati favorevoli alla fibra raccolta a macchina. Smpiedo aeì ra^di uitrav^ìolettì per la aistruzione dcdli insetti nocivi al cotone. È nota l'azione attrattiva che esercita la luce sugl'insetti e come su tale azione si fondila caccia notturna agl'insetti alati; recentemente si è trovato che i raggi ultravioletti hanno un potere attrattivo anche maggiore, sul quale il signor Eugenio Abresch di Neustadt e. d. Haardt., deputato alla Dieta Palatina, ha costrutto un apparecchio apposito. Questo consiste in un recipiente di tela o di tessuto metallico in forma di tramoggia, sulla cui apertura superiore sono collocati due globi di quarzo che permettono il passaggio ai raggi ultravioletti svolti dal mercurio contenutovi. Sopra questa lampada è posta un'elica che rotando per mezzo di un motore, produce un forte vortice d'aria nella tramoggia, la quale contiene una nassa in garza, infe- riormente ristretta e chiusa da una reticella metallica, che permette il passaggio all'aria ma non agl'insetti che vi sono cacciati dal vortice aereo mentre volteggiano L'Agricoltura Coloniale. Anno VT. 14 218 Notizie attorno alla luce che li attrae, e che vi restano così imprigionati. S'intende che per il funzionamento dell'apparecchio l)is()gna disjtorre di una conduttura elettrica o di una piccola dinamo animata da un motore pnrtaUih- (per es. a petrolio od a benzina). Finita la caccia, clu' può naturalmente durare (|uanto si vuole, si tutta la tramoggia nel tetradoruro di «arltonio, ])er uccidei'e gl'insetti che contiene. In seguito ai buoni resultati ottennti nel Palatinato contro gl'insetti che dan- neggiano i vigneti e contro le zanzare, l'inventore volle sperimentare il suo appa- recchio anche nell'Africa orientale tedesca e nel n. 2, annata Vili (febbraio 1912) del Pflanzer il dott. Sturm ed il prof. dott. Zinnuermann riferiscono sugli esperimenti fatti contro gì' insetti che danneggiano il cotone. La caccia fu praticata tra il tramonto e la mezzanotte: i migliori risultati si conseguirono nelle notti caldo-nmide, scure e senza vento: gli insetti si affollavano spesso intorno alla luce in tal copia da molestare gli osservatori vicini. Furon così prese molte migliaia di insetti alati appartenenti a centinaia di specie diverse. Tra gì' insetti catturati si trovò soprattutto una notevole quantit.à di piccole tignuole, piti o meno somiglianti alla Gelechia goffitypiella Samd. (verme rosso della capsula); altro importante contributo era dato dalla tSi/ìi cifra multilìnealix e da una specie assai alitine; eran pure pi-esenti, ma in piccola quantità, le lùuias innulaìid. Fra le altre farfalle si trovarono abbondanti gli ^iìingìdi e moltissimi microlcpi- dotteri con ([ualche farfalla diurna. Fra gli emitteri, oltre a diverse piccole cimici {Pentatoma capsida, ecc.), furon catturate in quantità discretamente grandi le ])iccole cicale che sono caiisa acces- soria della nuilattia dell'arricciauH'uto (Kraiixclkraiikìicit), mentre le cimici rosse resi- stettero all'adescamento. Fra i c(deottt'ri furou catturate parecchie piccole specie e, tra le dannose, alcuni elaieridi e ceramhicidti ; fra i ditteri diverse zanzare (culidei ed Anophelen) e muHcidei (glossina) oltre a diversi renpidci, viantidci e locusiidei. Per l'assenza da Amani dell'entomologo non si poterou detcniiiuarc tutte le specie catturate, fra le quali però se ne tro\avau() iudubbiamentf i)arec(hie nocive al cotone e ad altre colturi-. Una nuova fibra. Una uuova libra e data dai peli, che rivcstuuo i seuii di una jiiauta trovata nel 1908 dal signor Kilstliu nelle .ste])ite dell'Africa orieutah- tedesca e recente- mente anche dal siguiu- Ivnou]) uei ])ressi di IJuiko. L'unica |»ianta spedita all'Istituto biologico-agric<(l(» di A inani uou ne pei'uiise, jiei- la iiiaucaiiza di foglie e di fiori, la determinazioni* botanica; si tratta jiorò di una jtiauta che jnitreblie essere ]ireziosa, perchè trovata in terreni cattivi era greggia è ruvida al tatto, però diviene piii dolce coli' imbiancamento e colla tintura. Li' elasticità è buona e rende la libra adatta a molti usi. Per finezza si avvicina piìx della lana ovina al cotone, ed al piìi può parago- narsi al cotone chinese, che in questi ultimi anni si è reso ben accetto al mercato. Lo splendore, scarso nella libra greggia, aumenta coli' imliianchimento e colla lavorazione al punto da superare la media delle diverse fibre conosciute. h' infiammabilità eguaglia all' incirca quella del cotone: non è escluso che pel minore contenuto in ceneri la nuova fibra possa prestarsi alla fabbricazione di reticelle per illuminazione ad incandescenza. Quanto alle resistenze alla fenditura la fibra in parola è inferiore al cotone, ciò che probabilmente porrà un limite al suo impiego come materia tessile. L'attitudine all' imbianchivienfo è rilevante: ancora più, sembra, che pel cotone. La tintura si fa facilmente coi mezzi ordinari. La Deutsohen Faserstoff-Geselschaft m. b. R. di Berlino-Wilmersdorf così conclude questi suoi apprezzamenti : questa fibra, pei suoi caratteri che rammentano la lana ovina, dovrebbe prestarsi a sostituire da una parte il cotone, dall'altra le mediocri qualità di lana nella fabbricazione dei diversi articoli ; inoltre le piccole prove eseguite hanno provato che jier le facilità all'imbianchimento dovrebbe prestarsi alla fabbricazione della seta artificiale, e quindi anche i cascami dovrebbero trovare un facile inpiego. Anche il comm. E. Stark, della Ckennitzer Actienspinnerei, mette in rilievo la somiglianza, che corre tra questa nuova fibra e la lana pecorina. 31 credito agrario e la crisi del cotone in Egitto. La natura ha posto la produzione agraria in Egitto in condizioni tntt'afi'atto diverse da quelle degli altri paesi. Mentre dappertutto le inondazioni causate dalle piene dei fiumi riescono nocive all'agricoltura e perciò deprezzano il valore dei fondi soggetti alle sonnuersioni, in Egitto, com' è noto, sono proprio le inondazioni del Nilo che rendono, in virtìi del limo depositato, le regioni bagnate fra le piìi feconde del mondo. Senza lo straripamento delle actiue di questo fiume, essendo scarse le piogge, difficile e povera riuscirebbe la produzione agraria. Dai tempi più remoti (se ne possono forse trovare accenni perfino in Erodoto) si è pensato di trarre il massimo vantaggio dalle piene del Nilo, sia regolando il defluire delle acque in guisa che i campi inondati non si trasformino in pantani, sia cercando mediante un sistema di canali di estendere l'inondazione ed il deposito del limo fecondo soi)ra la massima superficie possiljile. Ma fu specialmente dopo che il governo inglese diede un assetto economico e finanziario regolare all'P]gitto, che si riuscì ad accrescere notevolmente l'estensione delle terre irrigue, eseguendo un piano di lavori che traevano profitto dalla cataratta d'Assuan. La superficie coltivata aumentò così da circa 2 milioni di ettari nel 1874 a 2.352.000 ettari nel 1909. 220 Notizie I glandi lavori itubblici di canalizzazione non erano sufficienti però a trasformare 1 terreni incolti in campi feraci. Erano necessari grandi capitali per mettere in grado i proprietari dei terreni di compiere le operazioni necessarie per dare un assetto conveniente ai propri fondi, per acquistare macchine e sojjrattutto buone sementi di cotone, che costituisce il più importante prodotto dell'agricoltura egiziana. E i capitali in questo paese povero di mezzi finanziari vennero copiosi dall'estero e specialmente dalla Francia, attirati sia dalle vantaggiose condizioni dell'interesse, sia dalla garanzia e dalla fiducia, che ormai suscitano l'amministrazione pubblica e l'ordinamento legislativo dell'Egitto. Sorsero, così, come si può apj)rendere da un'interessante articolo del Bollettino delle htititzioìii Economiche e Sociali (marzo 1912), quattro banche per l'esercizio del credito fondiario in Egitto. Fra tutte queste banche la piìi antica e importante è il « Crédit foncier egyptien » ; fondato nel 1880, esso ha visto salire la cifra dei suoi prestiti ipotecari da 28 milioni di franchi nel 1881 a 683 milioni alla fine del 1911. Per ordine di importanza seguono la « Land Bank of Egypt », che, sorta nel 190.5, aveva già accordato nel marzo dello scorso anno fr. 93.737.647 di prestiti su garanzia ipotecaria; la « Caisse Hypothécaire d'Egypte », costituita con capitali belga, francesi ed egiziani nel 1903, la quale alla fine del 1910 aveva prestato su ipoteche fondiarie fr. 36.984.900; infine la «Land and Mortgage Company», che, fondata nel 1881 da un gruppo di capitalisti inglesi, al 31 marzo 1911 aveva accordato circa 12 milioni di franchi in prestiti ipotecari. Questi istituti finanziari provvidero ai bisogni della grande e media proprietà. Ai piccoli agricoltori dovette provvedere in gran parte lo Stato aiutando la costi- tuzione dell' « Agricultural Bank of Egypt», che, sorta nel 1902, ha già accordato durante questa sua breve esistenza più di 800 milioni di franchi in i)re8titi di piccolo ammontare. Purtroppo non si può dire che il capitale prestato sia stato impiegato utilmente per l'agricoltura; anzi sembra che in gran parte esso sia stato consumato in modo improduttivo: per fare feste, per liberare dei giovani dall'obbligo del servizio militare, ecc. La conseguenza fu che molta elevata è stata la cifra dei debiti non pagati alla scadenza. Ma è evidente che un sì grande istituto finanziario come l'Agricultural Bank non poteva controllare l'uso che i suoi 2.50.000 clienti facevano dei capitali presi a prestito. Meglio sarebbero riuscite in quest'opera di controllo, come insegna l'esperienza di altri paesi, delle cooperative di credito istituite per tutto l'Egitto, in modo che ciascuna verificasse l'impiego fatto dal proprio socio del capitale jncso a prestito. 1 piccoli agricoltori, pertanto, che rappresentano la quasi totalità dei proprietari (il 90 ^/q jìDSsiede meno di due ettari), per l'acquisto a credito della semente di cotone, si trovarono alla dipendenza di usurai, che non solo facevano pagare prezzi elevati, ma vendevano cattive qualità di sementi. La crisi di «luesti ultimi anni nella produzione del cotone in Egitto è in parte attribuita alle frodi operate da questi speculatori nella vendita dei semi di cotone. 11 Governo Egiziano pensò di dover intervenire nell' interesse non solo della jiiccola proi)rietà ma anche dell'eco- nomia nazionale, che vede i suoi ]iiìi vitali interessi collegati all'esportazione del cotone; e lo scorso anno, in via di esperimento, stanziò un fondo di 80.000 franchi l)er l'acquisto e la rivendita a liucui mercato delle migliori qualità di sementi ai piccoli agricolt<»ri. L' esperimento ebbe esito felice e verrà certamente rinnovato su più larghe basi per l'avvenire. Notizie 221 Una nuova importante pianta alimentare. La Quinua (Polylepms racemosa), che cresce nelle montagne del Perù fino a 13.500 piedi (m. 4500 circa) sul mare, fornisce un seme simile a quello del miglio e dotato di altissimo valore nutritivo come lo dimosti'a la seguente composizione chimica : Acqua 16,01 o/^ Sali minerali 3,94 o/^ Grassi 4,67 % Zucchero 5,12 «/^ Amido 38,72 % Caseina e albumina 7,47 ''/q Glutine 11,75 % Tannino 4,32 % Sostanze insolubili (cellulosa?) 7,90% Prospera anche in terreni magri, secchi e poco j)rofondi e resiste al gelo (all'al- tezza indicata si verificano temperature invernali da — 2" a — 5° ed estive di 15° C). Seminata (al Perù) dall'ottobre al dicembre si raccoglie in maggio tenendo così occupato il terreno per 5-6 mesi. Gl'indigeni dell'alte montagne peruviane masticano, insieme colle foglie di coca, la quinua sminuzzata e ne fanno del pane di eccellente gusto particolare. Cotta semplicemente con acqua o con latte e condita con zucchero fornisce un piatto gustoso e assai nutriente. La pianta tagliata dà un ottimo foraggio molto apiietito dai buoi, cavalli e muli ; i semi non completamente maturi possono pure essere consumati come ortaggio. Se ne conoscono tre varietà. (Dal Tropenpflanzer, annata 16, n. 3). 31 colono tunisino. Dal N. 1 del Bollettino dell'Ufficiò delle Istituzioni Ecoìiomiche e iSociali dell' Isti- tuto Internazionale d'Agricoltura, togliamo alcune brevi notizie sulla colonizza- zióne agricola francese in Tunisia, secondo i documenti più recenti. Mentre l'Algeria aveva dovuto attraversare lunghi anni prima di vedersi schiudere un'era di pace, la Tunisia in meno di due brevi camj)agne s'era assoggettata alla dominazione francese. I primi coloni che si presentarono provvisti di capitali considerevoli crearono vaste proj^rietà senza intervento alcuno da parte dello Stato e se solo pili tardi - nel 1890 - lo Stato cominciò ad, intervenire, lo fece a scopo di stimo- lare l'iniziativa privata e non per sostituirsi ad essa. Così fu creato un ufficio di informazioni, che fornisce ai futuri emigranti tutti gli schiarimenti necessari ai loro intenti, che ottiene loro il mezzo per recarsi con spesa tenuissima dalla loro residenza attuale alla colonia e facilita loro l' acquisto dei terreni per erigervi la loro azienda. È facile jn-evedere i resultati di tale politica; all'aiipello rivolto dallo Stato all'energia personale, risposero jiersone d' intelligenza elevata, di edu- 222 Notizie cazioiie e istruzione non comune appartenenti per la maggior parte alla borghesia o alla aristoerazia, oppure ufficiali dimissionari che sentendo parlare di questa nuova Francia che s'apriva a poche ore di distanza dall'antica, partirono con i loro tapi- tali o con quelli dei loro parenti, per esser qualche cosa o qualcuno, più di quanto avrebbero potuto sperare nel loro paese d'origine o nella loro carriera troppo hniga. 8i prova l'impressione che si sia così prodotta in Francia una rara sele- ziet, che ha una supertìce di 5000 ettari. Nei 1S81 era (jnesta un'immensa pianura in gran parte incolta e coperta di cespugli di giuggioli. Oggi 600 ettari sono coltivati a cereali, 300 a prato naturale, 200 a vite, 150 a culture irrigue, 1250 ettari sono riservati ai i>aseoli e maggesi, 2500 sono dati ad indigeni a loca- zione o a mezzadria. Un bellissimo esempio di come può realizzarsi una grande iiro])rietà iiidivi- diKile è dato dalla tenuta di Crétéville, a 20 km. da Tunisi. Nel 1885 Maurizio Cr<''t<'', Mii ufficiale di cavalleria dimissionario, venne a stabilirsi in una proprietà, allora acijuistata nel mezzo di una pianura (piasi eoniiiletainente incolta. Ora (Jrt'tcvilie è un villaggio dotato di una chiesa, d'un utlicio postale, telegrafico e telefonico, un ]>osto di polizia e una scuola: un;i tranvia a vapore permette di recarsi a Tunisi in un'ora. Notizie 223 La forma della granile proprietà individuale non ha però generalmente incon- trato gran fortuna e di tutte le grandi proprietà esistenti in Tunisia, appena ima dozzina prosperano. Moltissime, invero, sono state dirette da pratici emi- nenti, coscienziosi e pieni di zelo : ma malgrado tutti i loro sforzi, il gravame delle spese generali, i lavori male eseguiti, lo sperpero delle materie i>rime hanno fatto pericolare imprese affidate alle loro cure. Nulla potrà mai supplire l'attaccamento, con cui il contadino francese compie il proprio laA'^oro ed ha cura dei suoi animali e per (juesta causa pi'incipalmeute ha avuto in Tunisia un notevole sviluppo la piccola proprietà. Da principio, la sola forma di vendita ammessa era aiiiiiiiiiiatelli, on. Andrea Torre, avv. Gianetto Valli e comm. Giuseppe ^'oll)i. lierinari dei conti: comm. Carlo Bacco, coiiim. Salvatore Ccmtarini e cav. (iinlio Lucca-Ducagini. Distruzione dei ceppi colla dinamite. K noto che si ottengono linoni risultati di (•coikiiiiì;! <■ di cHìcmiì.-i nella distru- zione (lei ceiipi cdlj;! (1 i iiaiiii te : iicli;i maggior ]i;iìtf drl lu\oro si lisa ad(qierare il 50 "/q di dinamite, ma p<'i- aliniii (•(•|q)i morti fece Iniona prova il 10* q. :S''otizÌ€ 225 A London (Kentucky) furono flistrutti più di 100 ceppi con un diametro medio di 16 pollici : il numero medio di cannelli di dinamite fu da due a sei ; il tempo medio per ogni operazione circa 30 minuti; il costo medio del materiale 25.7 cents, e il costo totale medio per ogni ceppo 33 cents. Quasi tutti i ceppi erano querce morte. Alla Stazione Sperimentale di Lexington nove ceppi verdi con una media di 22 pollici di diametro furono distrutti con una spesa media di doli. 1.56, adojte- rando circa 10 * 3 cannelli di dinamite per cei>po. Di questi ceppi tre erano cineree verdi, col diametro medio di 45 itollici, e furono fatti saltare per un prezzo medio di doli. 3.52 per ceppo, con una media di 23 ^-j^ cannelli di dinamite. La quantità di dinamite da usarsi per distruggere cepi)i della stessa specie e nello stesso suolo non varia in prox^orzione diretta del diametro, ma piti apjjros- simativamente col suo quadrato, o in altre parole coll'àsse della sezione orizzon- tale del ceppo. Un nuooo coadulantc per il *' manibot Q\àZìW\\ '\ Durante il corso degli esjierimenti condotti ad Aniani per la coagulazione del latice e di cui già parlammo, gli esperimentatori osservarono che aggiungendo al latice del Manihot glaziovii una soluzione all'uno per cento di cloruro di calcio si aveva una ottima coagulazione. Con una soluzione all'uno e mezzo per cento si avrebbe una coagulazione completa, anche alla fine della stagione delle piogge, quando il latice è particolarmente fluido. L'uso del cloruro di calcio riduce considerevolmente la spesa di coagulazione, senza pregiudicare l'elasticità e le nervosità della gomma. Anche il cloruro di bario, il cloruro di magnesio e il solfato di magnesio si trovarono essere buoni coagulanti, ma nessuno così attivo come il cloruro di calcio. m NOTE BIBLIOGRAFICHE M ViNASSA DE Regny: I terreni della Cirenaica e la relazione della Ito. — Fascicolo I, annata X, del « Giornale di Geologia jnatica ». Il lavoro costituisce un nuovo pregiato contributo alla conoscenza di quella regione, contributo che, per le accurate ricerche del competente e coscienzioso autore, deve ritenersi decisivo. Dai cenni geologici premessi dall' A. resta confermato che l'ossattira della Cirenaica è costituita da un massiccio calcare, disposto a grandi ripiani e scaglioni a gradini successivamente crescenti, calcare prevalentemente bianco e ricoperto quasi sempre da un terreno di alterazione rosso-argilloso ferrugineo, ma a cui sono intercalate in via subordinata delle arenarie, che sono limitate alla costa e che conservano vari gradi di compattezza. li2G Note hibliograjiche Questa terra rossa è un ottimo terreno capace di mantenere l'umidità in grazia della projtria natura argillosa, j>urchè si trovi in strati potenti, come è appunto il caso in parola, 8j)ecialmente nelle depressioni che colà si riscontrano, ma anche nelle porzioni piìi elevate e declivi, che fortunatamente non sono ancora denudate come il Carso adi'iatico. Come il Carso però, l'altopiano del Barca è i)ieno di caverne e di voragini, in cui l'acqua prontamente scompai-e inabissandosi ma per ricomparire più lontano, formando delle sorgenti, alle quali i Romani hanno attinto, come dimostrano gli avanzi di condutture e che ne indicano certo la vicinanza, e grandi depositi lacustri dovuti alla terra rossa. Le quattordici analisi di terreno (che l'A. prende a imprestito dal Trotter) prelevato a Derna, Beugasi, Cirene, Meste, Mergi, Tohiata e Silene, quasi tutte dimostrano che il suolo è riccamente e sufficientemente provveduto di anidride fosforica e di potassa, la materia organica varia dall' 8 all' 8,50% circa; la calce varia in proporzioni molto maggiori : dall' 1 al 50 *•/(,. Parlando i)oi della Conmiissione Inglese, ovunque ormai conosciuta coli 'abbre- viativo Ito (« Jewish Territorial Organisation »), jìur rilevando l'eftettivo valore dei componenti, il Vinassa fa notare che in diciotto giorni di escursione, compresi gli enormi ]>erditempi. compiuta in agosto e limitata a sole 500 miglia quadrate di terreno non si poteva generalizzare le conclusioni, a cui si arrivò a tutto il terri- torio di 5500 miglia quadrate, ragione per cui il giudizio della Ito non può far testo. Il Trotter però, che quale agronomo faceva parte della Commissione stessa, dopo aver concluso che i terreni della Cirenaica api^artengono alla classe ]>iù apprezzata dagli agricoltori, dice che per lo meno colà ri <" possibilità di rirerc, se ntni «j i)uò filli' r(q)idam('iilc fortuna. E noi crediamo che se ciò vale per gl'Inglesi, valga molto \nh per noi Italiani. A. MORESCHINI. Dott. Francesco Cocuzza Tornello, assistente nella R. Stazione Sperimentale di Agrumicultura e Frutticultura ad Acireale: La palma nana (Chamaeropi< hitmilix L.) e la sua utilizzazione. Memoria monografica: estratto dal « Bol- lettino dell'Arboricoltura Italiana »; anno VII. 1911. Tutta l'Italia Meridionale e tutte le n()stre Colonie di dominio diretto, come regioni appartenenti alla zona subtropicale e tropicale, sono interessate ad una pifi intensa e proficua coltura delle ])iante arl)oree. Questo fatto è tanto ricono- scinto che una intera letteratura agronomica noi possediamo sull 'argomento, sia elu; riguardi gli studi originali di arboricoltura tecnica ed economica, sia per la l>ropaganila attiva da parte degli Enti, a ciò piìi pi-ecisaniente destinati. Ben a ragione <|uindi il Ministero di Agricoltura ha inaugurato sino dallo scorso anno ad Acireale una stazione sperimentale speciale per la arboricoltura, alla cui direzione è stato ))re]tosto il chiarissimo ])rof. Snvastano, o nella finale si com])iono già studi così imj)ortanti, (-ome (luello che alibiaujo in visione. La j)alma nana è l'unica s])ontanea in Italia ed occupa nel Mezzogiorno d'Italia un postr> importante tra le jtiantagioni legnose, sia ])cr le ni ili/zazioni industriali a cui pMo dar luogo, sia ])ei'clic essa cresce in terreni, che diUicilniente potreb- ]![ote hihliograficlie 227 bero ospitare altre piaute «li eguale valore. La Chamaerops IiidìiìUs infatti si con- tenta anche di un suolo poco profondo e poco fertile e si propaga spontaneamente uei piìi siccitosi luoghi della nostra Sicilia. A parte quindi i prodotti, largamente remunerativi, che l'intelligente piantatore può ottenere da una pianta preziosa, un palmeto di Cliamaerops assume speciale importanza per la costituzione di boschi e l'incremento del tappeto vegetale di quelle regioni, che sono soggette alla siccità estiva prolungata. La memoria del Cocuzza è quindi anche una rivendicazione di una delle tante nostre specie trascurate dagli agricoltori, i quali preferiscono rivolgersi sempre all'estero per introdurre nuove piante, mentre spesso sarebbe tanto jiiù semplice e facile utilizzare una quantità ili vegetali, oggi quasi affatto o poco noti, di cui abbonda la nostra j)enÌ8ola. Il lavoro del Cocuzza è diviso in quattro parti : nella prima sono raccolti dei cenni storici sulla palma nana, nella seconda si tratta il genere Chamaerops dal punto di vista botanico generale. Piìi interessanti per noi sono le ultime due jtarti, in cui il lettore trova abbondanti e bene ordinate nozioni sulla cultura e sulla manipolazione dei proire un i>ro<»Tessivo sviluppo economico delle nostre colemie di dominio diretto, senza coltivare lo studio di tali malattie, studio speciahnente inteso alla ricerca e alla preparazione dei mezzi necessari a prevenirle ed a combatterle. E se è vero che tutte le grandi nazioni colonizzatrici hanno c(»nsacrato le hu'o cure al miji'lioramento delle razze allevate nelle l>roprie colonie, tenendo presenti specialmente i bisojjni della Madre- Patria, è però anche noto che in parte questo miglioramento fu solo possibile doi»o che i lunghi studi compiuti sulle malattie infettive del bestiame permisero di dettare norme sicure d'igiene e di terapia jter premunirsene. L'etiologia e la patologia della maggior i)arte delle infezioni tro- picali degli animali domestici, nei riguardi specialmente di una razionale l)rotìlassi, merita perciò uno studio accurato e profVmdo da parte degli studiosi Italiani; anche perchè i ra])i»orti commerciali ognor crescenti che legano i paesi euroi)ei con le colonie produttrici di bestiame aumen- tano i |)ericoli e le ]ti'obabilità che le infezioni di quelle regioni I tossa 110 diffondersi nei nostri paesi. A nelle la conoscenza delle specie e delle razze degli animali d'allex amento, che vivono nelle nostre colonie e delle svariate attitudini h)ro. Ila un'importanza non dubbia nei liguardi della importazione e dell'esp(Mtazione, fattoli ]»rincipali (pu?sti della ricchezza di ogni paese. VA è i)erciò ('he il nostio Istituto Agricolo ('oloniale italiano ha ](reso un'iniziati\ a tanto importante, affidando a persone competenti lo svolgimt'Uto di un corso |»ic\alentemente jtratico sulle malattie infettÌNc tropicali, e sul hcstimiic delle n(»stre colonie, allo scopo di avvantaggiare moialmente ('d economicamente il nostro Paese. Atti dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano 229 ELENCO DEGLI INSEGNANTI. Prof. Antonio Berlese, direttore della R. Stazione di Entomologia Agraria di Firenze. — Prof. Guido Fimi, libero docente presso la R. Università di Parma. — Prof. Alessandro Lanfranchi, direttore dell' Istituto di Patologia e Clinica Medica Veterinaria della R. Università di Parma. — Prof. Attilio Mori, dell'Istituto Geo- grafico Militare di Firenze. — Prof. Donato Ottoìenghì, della R. Università di Siena. — Prof. Carlo Pucci, direttore dell' Istituto di Zootecnia della R. Scuola Superiore Agraria Sperimentale di Perugia. — Prof. Alessandro Sciavo, direttore dell' Istituto d' Igiene della R. Università di Siena. Argomenti del Corso e Programma delle Lezioni. Geografia. — Prof. A. Mori: I paesi coloniali delle regioni intertroijicali, con- siderati specialmente dal punto di vista del clima e della vita vegetale ed animale. — La Colonia Eritrea, sguardo generale alle sue condizioni geografiche, alla sua popolazione, al suo ordinamento amministrativo; generalità statistiche ed econo- miche sugli allevamenti locali. — La Somalia Italiana, sguardo generale, ecc. ecc. — La Libia, sguardo generale, ecc. ecc. — Cenni generali sui paesi pastorali dell'A- merica Meridionale, dell'Africa Australe e dell'Australia. Zootecnia. — Prof. C. Pucci: Il problema zootecnico coloniale. — La tecnica dell'acclimatazione. — Specie e razze dei paesi caldi, con particolare riguardo al bestiame delle Colonie Italiane. — Sistemi e pratiche di allevamento nell' Eritrea, nella Somalia Italiana e nella Libia. Entomologia. — Prof. A.Berlese: Studio dei più importanti artropodi, quali agenti di trasmissione delle malattie infettive. Patologia tropicale. — Prof. G. Fimi: Considerazioni generali sui virus filtranti. — Vainolo ovino. — Vainolo bovino. — Vainolo equino. — Pleuro-pol- monite della capra (bou frida degli arabi). — Peste bovina. — Peste del cammello. — Peste delle pecore. — Peste del cavallo. — Peste aviaria. — Anemia perniciosa — tifo anemia del cavallo. — Febbre catarrale dei montoni dell'Africa del Sud. — Osteoporosi equina. Prof. A. Lanfranchi: Tripanosomiasi : Attuali conoscenze sui flagellati a mem- brana ondulante nel sangue dei vertebrati. — Descrizione delle più importanti forme di tripanosomiasi - Surra, Nagana, Nibori e Debab, malattie della Cambia, mal di Caderas, morbo coitale, ecc. — Diagnosi, trattamento e profilassi delle tripanosomiasi. — Norme per il cousumo delle carni e per il commercio delle pelli di animali afl'etti da tripanosomiasi. — Spirillosi: Attuali conoscenze sugli spirilli e loro importanza patogena. — Descrizione delle più importanti forme di spiril- losi : febbre ricorrente, febbre delle zecche, spirillosi dei mammiferi, spirillosi acute degli uccelli (oche, polli). — Diagnosi, trattamento e profilassi delle spiril- losi. — Nozioni per il consumo delle carni e per il commercio delle pelli di ani- 230 Atti dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano mali aficrti da spirillosi. — Filariosi: Conosceuze attuali sopra le filarie e loro importanza patogena. — Descrizione delle ])iìi iiM])ortanti forme di tìlariosi. Fila- rioni del cane (Immntis e recondita - Grossi e Noè). Filariosi dei bovini. Filariosi del cavallo. Filariosi del camiiiollo. — Diagnosi, trattamento e ])rotìlassi dello filariosi. Prof. J>. OttoìciKjìii : Piroplasmosl : Attuali conoscenze sulla morfologia e sul ciclo evolutivo dei diversi piroplasrai. — Descrizione delle più imj)ortanti forme di i)iropla8mosi. — Diagnosi, trattamento e profilassi delle piroplasmosl. — Norme per il consumo delle carni e per il commercio delle pelli degli animali atfetti da ])iropla8mosi. Igiene. — Prof. D. Ottolenghi : Generalità sull'etiologia e sulla patogenesi delle malattie infettive. — Profilassi generale delle malattie infettive e partico- larmente delle malattie infettive diffusive. Prof. A. Sciavo: Le disinfezioni. Esercitazioni pratiche. Elenco defili Imegnantì : Prof. A. lierlese, Prof. G. Finzi, Prof. A. Lanf ranchi , Prof. I). Ottolenghi, Prof. C. Pucci, Prof. A. Sciavo. Hattki!IOL(k;i.\ k Luknk: 1. Preparazione dei mezzi nutritivi. — 2. Tecnica delle colorazioni. — 8. Metodi d' isolamento delle specie batteriche. — 4. Tecnica per la tiltrazione Ri Servizi agrari pella Colonia Eritrea e della Somalia Italiana PREZZI E CONDIZIONI DI ABBONAMENTO PER L'ANNO 1912 Prezzi rVabbonameuto a L'Agricoltura Coloniale per il 1912: L. 10 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana, Tripolitania e Cirenaica L. 12 per l'Estero (Unione postale) Un fascicolo separato L. 1,00 Hi Ilalia e Colonie, L. 1,25 per l'Estero Prezzo (Val)bonamento cumulativo alV Agricoltura Coloniale ed alla Rivista Coloniale (organo dell' Istituto Coloniale Italiano in Roma) : L. 18,O0 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana, Tripolitania e Cirenaica L. 22,50 per l' Estero (Unione postale) Tariffa degli estratti Gli autori delle memorie inserite neìV Agricoltura Coloniale i)ossono richiedere a loro spese un certo numero di estratti, in più di quelli che la Redazione oftie gratis, purché diano l'ordine prima della stampa del fascicolo, e paghino i prezzi qui sotto indicati : Pagine dell' Estratto Copie 50 Copie 100 Copie 200 4 pagine semplici 2 50 3 50 4 50 8 » » 5—7— 9 — 16 » con copertina colorata e cucitura meccanica 12 — 16 — 20 — 24 » » » » » » 18— 24— 30 — 32 » » » >^ » » 24— 32— 40 — Facilitazioni a tutti gli abbonati A tutti gli abbonati sarà rilasciato, insieme con la ricevuta di saldo, un Buono per usufruire dello sconto del IO % su tutte le pubblicazioni dell' Istituto Geografico De Agostini, purché in una sol volta si ordinino per almeno L. 10 lorde di edizioni. Gli acquisti si possono rivolgere indistintamente, prima del 31 dicembre 1912, all'Istituto Geografico De Agostini - Novara — oppure alla Filiale dell'Istituto Geografico De Agostini - Roma: via della Stamperia, 64-65. Sconto speciale sui Tolumi della Biblioteca Agraria Coloniale Gli altbonati in regola con i pagamenti godranno lo sconto del 20 *' ,> su di lina copia di ciascuno dei voliimi della Biblioteca Agraria Coloniale. L'importo degli ahhonanienli deve essere inviato esclusivamente, a mezzo cartolina raglia, a//'Amministrazione dell'" Agricoltura Coloniale „ jjm^so l' ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI NOVARA (Piemonte) inPORTflNTE 8j ricevono inserzioni, a prezzi niitissinii, da pub- blicarsi in fogli colorati, simili a quelli qui uniti. La nostra rivista, per il suo carattere speciale, va in tutti i principali centri agrari del mondo, in scuole, biblioteche, cattedre ambulanti, società agrarie e industriali d'Italia, ed è diffusissima nelle nostre colonie. Preventivi a richiesta degli interessati saranno comunicati con tutta sollecitudine da parte de IV ISTI- TUTO OMOGRAFICO DM AGOSTINI - Novara. L'Istituto Geografico De Agostini (Novara - Pie- monte), fondato e diretto fin dal 1901 dal doti. prof. Giovanni De Agostini, è in Italia l'unico appositamente organizzato per assumere l'esecuzione di lavori cartograffci originali di qualsiasi genere, per conto di Governi e di privati. Per conto proprio, di privati e di Enti governativi ha pubbli- cato una serie numerosa di carte geograffe he, geologiche, itine- rarie, murali, semimurali, scolastiche, insieme con atlanti di geograffa moderna, di geograffa commerciale e di demograffa. L'opera più cospicua compiuta in questi ultimi anni è certamente la grande Carta d'Italia al 250.000 in 58 fogli, pubblicata sotto gli auspici del Touring Club Italiano e costruita, redatta, dise- gnata, incisa e stampata a 9 colori, in 120. 000 copie, esclusivamente dall'Istituto Geograffco De Agostini di Novara (Piemonte). MRT L' Istituto Geografico De Agostini (Novara - Pie- monte), ha recentemente pubblicato il suo Catalogo generale delle pubblicazioni, che spedisce gratis a chiunque lo richieda con biglietto da visita segnandovi a mano in alto le lettere - p. e. - Anno VI - N. 6 Conto corrente con la Posta Giugno 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Periodico mensile Organo dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano E dei Servizi agrari dell' Eritrea e della Somalia Italiana COMITATO DI REDAZIONE Direttore : Dott. GINO BARTOLOMMEI GIGLI, Direttore dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano Redattore Capo: Dott. OBERTO MANETTI Dott. OdoardO Beccali, dei R. Museo di | Prof. Italo GigliOli, delia R. UnW. di Pisa. Storia Naturale di Firenze. ■ Dott. Carlo Manotti. Dott. Alberto Caselli, deli' i. a. e. i. \ Dott. Guido Mangano, deli' i. a. c. i. Dott. Gino Coppini. Dott. Aless. Moreschini, deii'i. a. c. i. Dott.A.DelLungO,dellaR.Sc.di Pomologia. | Prof. Attilio Mori, dell' I. Q. M. Dott. Renato Pampaninl, dei R. istituto Botanico di Firenze. Prof. Carlo Pucci, delia R. Scuoia Supe- riore di Agraria di Perugia. Dott. Giuseppe V.Rossi, deli' i. A. e. i. SOMMARIO: Dott. Albo Giacomo - Foraggi estivi per climi aridi Pag. 233 Guico Mangano - I pozzi artesiani nella regione di Tripoli » 238 Dott. Obeuto Manetti - Il servizio di studi del caucciìi in Francia ...» 242 Aurelio Paoletti - La iialma da datteri (plioenix dattilifera) in Egitto . . » 248 Dott. A. MouESCHiNi - SulParriccianiento delle foglie di cotone » 259 Notizie I. . . . » 262 La superficie delle foreste d'Australia - Le irrigazioni nella Rhodesia del Sud - Le piantagioni cauccifere nell' Est-Africa Inglese - Utilizzazione della mandorla del Boiasso come succedaneo del corozo - Foraggio e lettiera di foglie di bambù - I terreni delle regioni umide o delle regioni aride - Esperienze suU' influenza dei panelli di semi di palma sulla produzione del latte - Congresso ed Esposizione internazionale del caucciù a Batavia - L'utilizzazione del Liic-Binh come pianta da fibre - Temi del IV Congresso Risicolo Inter- nazionale ~ L'olio di Plukenctla conophora - Nuovo personale tecnico nell'Eritrea - Una nuova Chloris australiana Note bibliografiche » 269 Istituto Coloniale Italiano: Atti del Secondo Congresso degli Italiani all'Estero (O. Manetti) - John A. Widtsoe : Le Dry Farming (O. Manetti) - Bibliografia della Libia(0. M.). Libri ricevuti in dono » 271 DIREZIONE: Istituto Agricolo Coloniale Italiano - Firenze - Viale Principe Umberto, 9 AIVIMINISTRAZIONE: Istituto Geografico De Agostini - Novara (Piemonte) ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO (eretto in Ente Morale con R. 1). 2<» (iiiigno 1»10) CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE PreHÌdente: On. Ferdinando Martini, r;ii)]»resent:inte il Governo della .Soiiuiliii Italiana rifc-PrcKidrnif : Prof. Vincenzo Valvassori, rapiiipsentaute il Ministero d'Aiiricdl- tura, Industria e Coniin«rcio Segretario: Dott. Gino Bartolommei Gioii, rai)pvesentante il Ministero degli All'ali Esteri CoìtHii/licri : Prof. Pasquale Baccarini, <'onsi>>]iere ayiirenato a norma dell'air. 7 no un buon tieiio; ed i l'nitti abbondantissimi che ([Uesta specie produce, servono utilment<' da tb- iaiine a<;li uccelli da cortile. ili (piesta Stazioni' jili esperi- Mieuti furono iniziati il L'O-Ill-UH 1, con semi provenienti dall'Australia, manpo: dopo il \7> luiilio rano i «lue metii di altezza eitazione atmosferica, non in- feriore però ai 400 nini, circa. U Atripìi'x halimoidefi Lindley costituisce anch'esso un ottimo foraggio estivo e possiede un'eccezionale resistenza alla siccità. È una specie bassa, cespugliosa, ramosissima, e vive diffusa nei deserti interni dell'Australia tra la costa meridionale e quella occidentale. 1 terreni un po' salmastri, o che contengano comunque una lieve quantità di cloruri, naturali o somministrati, scmo i)referiti da (piesta specie d'Atriplex. Ha frutti spugnosi, lievissimi, contenenti un picciol seme. La (piantità di foraggio verde che questa specie può ])rodurre, durante la stagione arida, è inferiore a quella fornita daWAtriplex srmibaccatum e d'à\VAtrÌ2)h'x nnmmularium, e, relativamente ai due Atriplex prece- Fis.2.-l-'ii'aiiiolii l'Oli AlripUx iin.iiwiilariwiii IjI.ndi.kv. 236 Foraggi ertici (lenti, è anche meno padito al bestiame; in compenso i>ei() attecchisce (li più nei terreni molto aridi e salmastri. Poichì- i frntti di questo Atriplex sono leg-oierissimi (ne occorrono oltre 50 mila per un chilogramma), e venfion portati via dal più lieve alitare di vento, anziché a si)aglio torna praticamente più comodo, come è stato (jui praticato, porre in fossette distanti 00-70 cm. l'una dall'altra 0-7 semi, e ricoprirli c(m un centimetro circa di terra, bagnandoli sufticientemente. In marzo dell'anno scorso fu (pii fatta la semina anche di questo Atriplex, e in due aiu(jle; nna resa lievemente salata per piccole ^-.- \'\)i. :ì. — Vn i.kv. (pumtità di sale polverizzato e s(Uinuinistrato al terreno C()ntemi»ora- neamente ad un po' di letanu*, l'altra concimata con letame soltanto. La germinazione fu stentata (pmsi ugualmente nelle due aiuole. A giugno le piantine non lianuo clic l'altezza di IL'-I.") cm. In scgiiit») si ha s\ilupi)o più lapido e ramiticaziouc abbondante, mentre la pianta assuuH' aspetto di liasso ma folto ces})uglio, la cui altezza non s(n'passa i .■)(» CHI. Tia le piante delle due aiuole suddette luin esiste una diflercnza rimarchevole, se non nel fatto che le jiiante del terreno salato mostiano ahpianto, nel loio complesso, iiii aspetto di maggiore robustezza. 1 frutti |)rodotti s(UU) numerosissimi e sono anch'essi mangiati dal bestiame: la fViittilicazioiie si pii(» dire dina tutto l'anno. 2)er elimi aridi 237 Atripìex semibaccatum R. Brown. Alla mia nota, precedentemente citata, ^uìVAtriplev semibaccatum va qui aggiunto che la moltiplica- zione per talee non risponde pienamente alle esigenze colturali, e perciò non è consigliabile quando può farsi altrimenti. Infatti da un esperimento comparativo fatto nel febbraio scorso le talee non sono wpx; f Fig. 4. — Uu'aiiiola ton Atripìex semibaccatum R. Bkowx dopo due mesi dallu semina. attecchite nella massima i)arte, e quelle attecchite hanno sviluppo torpido e di molto inferiore a quello delle piantine ottenute per semi prodotti qui stesso, semi che a differenza di quelli pervenutimi dal- l'Australia sono germinati normalmente in breve tempo e quasi nella loro totalità. Stazione d'acclimazione di foraggi estivi in Modica, maggio 1912. Dott. Albo Giacomo. 2;i8 I POZZI ARTESIANI NELLA REGIONE DI TRIPOLI Nella Libia, come si sa, la piovosità è scarsa, e mancano del tutto corsi d'acqua perenni: quindi la ricerca eriore ai L'2() metri, credo utile riferire <|Uelle poche I pozzi urtetiiani nelìa regioìic di Trijioìi 239 notizie, tra le varie da me raccolte recentissiinameiite su l'argoinento nella Tunisia meridionale e a Tripoli, che possano avere un'importanza per chi deve predisporre i lavori i)er le progettate perforazioni in Tripolitania. La perforazione del pozzo artesiano rimasto incomi)iuto a Tripoli venne iniziata nell'autunno del 1910. Fu prescelta per lo scavo una località un po' elevata rispetto alla campagna circostante, su la strada di Ain-Zara, non molto lontano dal limite dell'oasi. Dopo vari mesi di lavoro, che fu eseguito secondo il metodo americano e il cui importo era già salito a circa 3S.()(K) lire, la perforazione fu interrotta, e la tubazione, che già raggiungeva la profondità di 217 metri, abbando- nata. I motivi dell'arresto del lavoro furono due, l'uno d'indole tecnica, di indole economica l'altro. 11 diametro iniziale del tubo era stato calcolato in modo da permettere di raggiungere una profodità mas- sima di poco superiore ai 220 metri e quindi, affondata la tubazione fino a 217 metri, si comprese che i)rocedendo ancora o si sarebbe l)ervenuti a innestare Pultinuj tubo di diametro utile prima di rag- giungere la falda d'acqua o si avrebbe dovuto innestare, e con grave difficoltà, tubi di diametro così piccolo da dare al pozzo una portata irrisoria. Così il Governo ottomano, rilevando come le spese di perfo- razione aumentassero con progressione sempre crescente senza che l'acqua tanto desiderata sgorgasse, decise di arrestare l'affondamento e di abl)andonare il lavoro. Dall'esame dei campioni raccolti nei vari sondaggi fatti durante la perforazione, campioni che giacevano ignorati e che ho avuto la fortuna di poter rintracciare in un magazzino del Castello a Tripoli, ho potuto rilevare la natura del sottosuolo attraversato dal pozzo. Xon voglio entrare a discutere quali probabilità vi siano che la natura, la posizione e lo spessore delle varie stratificazioni si ripetano esattamente in località pili o meno lontane da quella in cui il pozzo fu tentato. Solo credo utile riferire quanto ebbe ad assicurarmi, in base ai numerosissimi sondaggi fatti, chi eseguì la i)erforazione di Tripoli, e cioè che il sottosuolo attraversato dal ]kizzo ha quasi per- fetta analogia con quello della Tunisia meridionale e ])arti colami ente con quello di Zarzis, dal quale si differenzia solo per lo spessore di alcuni strati. Quali siano le deduzioni che possono farsi dirò appresso. Qui sotto riporto intanto le indicazioni che accompagnano cia- scuno dei campioni suddetti e che si riferiscono agli spessori crtorazioni eseguite a Zaizis, che dista meno
  • ertbrazione di Tripoli che nello spessore di alcuni strati e (piindi nella lor odistanza dalla superticie del terreno. Ilaniio servito
  • ermette di ritenere coim* molto i)rol)abile che nuche l:i falda arte- siana, dato IL SERVIZIO DI STUDI DEL GAUGGlìl IN FRANGIA Data l'estensione delle sue colonie nella zona equatoriale e quindi nei territori jn-oduttori naturali del caucciù, la Francia è una delle nazioni tra le ]dù interessate allo studio di questo i)rodotto. L'Africa Equatoriale Francese, la Guiana, l'Indocina, il Madaj>ascar sono anno- verate tra le più note colonie, in cui la preziosa .goninui elastica si raccoglie dalle specie si)ontanee, che abboiulano nelle foreste; nu'ntre le condizioni cliuiatiche delle stesse regioni fauno bene sperare circa ad una futura larga piantagi(jne delle essenze cauccifere coltivabili. D'altra parte l'industria manifatturiera francese, che fabbrica i prodotti del caucciù ed è in continuo e prospero svilui)po, sente oggi vivo il bisogno che sia iniziata una serie di ricerche, ad un tempo scientifiche e tecnologiche sulle piante a caucciù e sui loro prodotti, e che queste sieno in special modo rivolte alla determinazione del valore rispettivo dei diversi caucciù, alla loro razionale utilizzazione nelle industrie ed alle numerose e nuove applicazioni, alle quali si possono jìrestare nell'avvenire. Fu anzi in seguito ad un voto «lei Presidente della Camera Sindacale del caucciù, avanzato nel 1908 durante una sessione del- l'Associazione Francese per l'avanzamento delle scienze a (-lermont- Ferrand, uno dei centri princi])ali dell'industria cauccifera, clic presso 1' Utficio Cohuiiale del Ministero Francese delle Colonie venne istituito un Servizio di Studi sul caucciù, allo scopo di organizzare ricerche botaniche e tecniche sull'argomento e di volgarizzarle e diffonderle tra i produttori e gli industriali. Le colonie italiane non sono altrettanto interessate com«* (incile francesi ad una iiiiincdiata risoluzione dei ])roblemi relativi alla ]>rodu- zione della gomma elastica, sebbene si abbiano serie si)eranze che per lo meno in due dei nostri posse, lilll). Nella Sonnilia i- stata Ofcertiita l'esisten/ii di mia Lantlolphia Hpcmtanea, «nlla cni dilluHiono, lùolonin e valore in tinautità di cancciìi, conosciamo tino ad o^jji bhhoì l>en poro (v. lioU. ilei li. Orto lìotanico e (Unni. Colon, di Palermo, li)00, od Mti II Congrcsuo Italiani ali Eulero - Caucciù, voi. 1, parte :!", pag. 14:il). Il servizio di stadi del caucciù iti Francia 243 sua fiorente industria cauccifera, sia percliè il mercato della gomma elastica ha oggi un' importanza mondiale, non crediamo inutile riassu- mere per gli studiosi italiani le considerazioni e l' indirizzo delle ricerche, alcune delle quali affatto nuove, che si stanno attualmente compiendo presso V Uftìcio Coloniale Francese (1). Queste si trovano esposte dal dott. F. Heim, il noto segretario perpetuo dell' «Asso- ciation scientitìque internationale d'Agronomie tropicale », nel Bulletin dell'Office Colonial Frangais, fascicoli N. 44 e 47, agosto e novembre 1911, e sono il resultato dell'attività scientifica dell'autore, che ha avuto per collaboratore M. Chèneveau, sperimentatore fisico del Servizio. * Le ricerche d'ordine tecnico sulle piante a caucciìi e sui loro prodotti possono essere distinte in tre diverse categorie: botaniche, chimiche e tecnologiche. Le ricerche botaniche sono già state da tempo iniziate dai diversi specialisti, ma i resultati debbono subire una revisione integrale nei riguardi sistematici per mettere in condizione il i)iantatore ed il commerciante di poter apprezzare il valore economico del latice di una data specie, togliendogli tutte le cause possibili di cadere in errore. Le investigazioni dovranno essere eseguite, com'è logico, nei laboratori metropolitani ^su materiale di studio ben confezionato ed inviato appositamente dalle colonie. Conclusione dei lavori dovrà essere una pubblicazione periodica di descrizioni botaniche elemen- tari, per quanto complete, delle diverse specie e varietà delle essenze produttrici di caucciii, in modo che il piantatore, anche digiuno di botanica sistematica, possa facilmente distinguere le piante che hanno un valore accertato come produttrici di caucciìi da quelle che ne hanno invece uno mediocre o nullo. Questa i)ubblicazione, oltre ad offrire il vantaggio di coordinare i diversi lavori monografici e le osservazioni ed esperienze dei diversi studiosi, raggiunge anche un (1) 111 iin'aBsemblea deir« Associatioii scientitìque internationale d'Agronomie Tropicale » tenn- tasi a Bruxelles nel maggio 1910 in occasione del II Congresso d'Agronomia Tropicale, In riconosciuta la necessità di istituire nu Comitato Tecnico Internazionale per lo studio di tutte le questioni relative al caucciii e fu dato incarico al Segietario Perpetuo dell'Associazione di concretare il progetto e prendere gli opportuni accordi coi diversi Comitati Nazionali dell'Associazione stessa. Cnt'r. Guido Mangano : Relazione al Ministero d'A . I. e O. mi II Congr. d'Agr. Tiop. in « Agri- coltura Coloniale » 1910, 4. -J-ti II servizio di studi resultato veramente pratico. Ed a questo scopo le descrizioni saranno accompagnate da numerose ligure, rappresentanti le piante cauccifere intere, e i dettagli dei loro organi principali, come i lìori, i semi, le talee, ecc. Le ricerche chimiche eifettuate sino ad oggi nei laboratori si limi- tavano alla determinazione dell'umidità, resine, caucciìi ed impurità nei latici non coagulati o nei campioni di caucciù bruto, come giunge in Europa sul mercato di produzione. Da tempo però si era constatato l'insutirtcienza di queste ricerche per stabilire il valore i)reciso di un dato caucciù. Altre ricerche d'ordine tisico-chimico sono state intraprese in Euroi)a e nei luoghi di produzione sui latici, specialmente per quanto riguarda la loro coagulazione; ma si può ])erò attermare che oggi gii studi sull'argomento sono ancora molto arretrati ed incomi^leti. Quando si pensa all'importanza che ha una buona o cattiva coagulazione del latice sulle future jiroprietà del prodotto, come l'elasticità, la vis(;o- sità, ecc e sulle irreversibilità del fenomeno, per cui una cattiva coa- gulazione non può esser più corretta, si capirà facilmente tutto il valore di un simile ordine di ricerche. Le quali dovranno essere effettuate primieramente nei laboratori metropolitani, per essere poi applicate dai servizi agrari locali delle diverse colonie produttrici di materia grezza (1). La terza serie di studi da intra[)rendersi sul caucciù è quella delle applicazioni industriali e tee noi orfiche;, studi che fino ad oggi erano eseguiti dalle singole fabbriche a vantaggio esclusivo dei propri pnKlotti e tenute gelosamente nascoste alle altre fabbriche concorrenti. Le ricerche in questo caso riguardano esclusivamente il jtrodotto, ma possono avere anche una ripercussione benefica sui piantatori delle essenze produttrici, in (pianto cpieste, determinando esattamente le proprietà essenziali del caucciii, indicano ai produttori il tipo di merce che è desiderata sul mercato e li indirizzano ad usare i mezzi ed i sistemi i)iù adatti jx'r ottenerla. Il Heim giustamente considera che i caucciù vulcanizzati, a seccr la fabbricazioiu' di o minoro valore del itrodotto; donde l' iniportan/.a di ricerche rolativo a detenniiiarne i niiglioi'i, che devono cfTcttiiarHi dai servizi Bjierinientali agrari dello divorHe colonie. del caucciù in Francia 245 ragione, prendere a considerare le diverse proprietà dei cancciìi, la loro maggiore o minore entità e relativa capacità a dare un tipo di prodotti piuttosto die un altro. Le proprietà fìsiche del caucciii che interessano dal punto di vista industriale sono state raggruppate dagli autori in tre classi, di cui le prtine due superano per importanza largamente la terza : 1" pro- prietà meccaniche; 2" proprietà elettriche; 3° proprietà calorilìche, d'as- sorbimento e di dift'usione per diversi gas. Fino ad oggi pochissime sono state le ricerche effettuate in proposito nei laboratori, tantoché industriali e commercianti si valgono ancora di criteri pratici, ma empirici, per stabilire il grado di ciascuna delle singole proprietà dei caucciii. Così si dice comunemente che un dato ])rodotto è piìi o meno elastico, tenace, estensibile, nervoso, ecc., ma mancano quasi del tutto dei criteri razionali e scientifici, su cui si possa universalmente fon- dare una serie di saggi, atti a determinare in modo preciso il valore industriale di un determinato campione di caucciii. Il Heim espone anche la serie delle ricerche da effettuarsi per determinare in modo definitivo le proprietà meccaniche ed elettriche del caucciii; serie di ricerche non tanto semplice e spicciativa, ma che presenta però delle serie garanzie per arrivare ad una conoscenza completa del valore industriale dei diversi tipi di caucciù, che si ottengono dal mercato. * * * In attesa della pubblicazione da parte dell'Ufficio Coloniale Fran- cese di un volume, in cui si troveranno esposti i primi lavori eseguiti dal Servizio, il Heim viene a parlare delle principali proprietà fisico- meccaniche del caucciii, sul maggiore o minore grado delle quali si possa basare una sicura valutazione dei prodotti. Tra queste impor- tantissima è quella della estensibilità, proprietà il cui saggio è, si può dire, intuitivo dell'uomo; poiché chiunque voglia stimare il valore di un caucciii istintivamente è portato a sottomettere il camicie nie ad una trazione. Fin dall'anno 1901, Heim e Chéneveau hanno formulato la legge matematica che regola l'estensibilità dei caucciii e vale per tutti i tipi senza eccezione, qualunque sia la loro origine e l'ai)plicazione industriale a cui sieno destinati. Prima di questi studiosi la discussiime delle curve, a cui davan luogo i diversi saggi d'allungamento ottenuti 240 II serfizio (ìi studi «la provette «li ('au('«-iù s«>ttoposte a trazione e aiitoinaticainente regi- strate dagli apparecclii annessi agli estensometrì, non aveva quell'im- portanza che viene ad assumere oggi, che i «liversi elementi relativi alle proprietà del caucciìi sono matematicamente formulati in vere e proprie relazioni analitiche. Se si considera una provetta di caucciù di una lunghezza / e di una sezione .s- sottoposta a carichi di trazione x, si otterranno allungamenti 7/ della provetta, corrispondenti ai rispet- tivi carichi di trazione. Se si fa crescere ])rogTessivamente le cariche x determinate e si misurano i relativi allungamenti y, si «)ttiene grati- camente una curva rappresentativa del fenomen«>, portando nell'asse dell'ascisse i carichi x e su «juello delle ordinate gli allungamenti y. La curva ha sempre una forma ad S più o meno allungata e corri- spondente alla seguente relazione: 1/ rrr A' — X -- a — scil - bx s s e se — = 1, ossia vse la ])rovetta ha lunghezza e sezione uguale alla unità la formula superiore si semplitica nella seguente: X z=z]cx-^a. sen- b x. 1 valori /._, a^ h, in«lipen«lenti «lalle «limensioni «Ielle ju'ovette di saggio, rai)iu-esentano dei coetticienti, i quali introducono nella formula l'influenza che le caratteristiche proprietà «lei caucciù esercitano sulla estensibilità maggiore o minore «lei prodotto, ciò che ]»ermette api)unt«) una completa valutazi«)ne razi«)iuil«' «li mi cami)ionc «li «-aucciù, nei riguar«li «Iella sua utilizzazi«>ne , c«)rri- si)«)n«lent«' ai «•ari«'lii di trazi«)ne me«li; h «■ iiiliiu' rallungamento spe- «•ili<'<» iiiassinio cIk' «piasi si «•oiifondc «•«)] liniìtc di clnHiicità e «juin«li iii«>lt«) \i«iii() al i>t(iit() (li roffiira «Iella |»r«)\«'tta. Ora è facih' «•oiisi«le- i!ii«' «'Olili' i tr«' «•o«'ni«'i<'iiti «'onis])ondaii<) in «•erto iimkIo all«' altri' tr«' l)ropii«'ta «'ssenziali «l«'l «aiici-ifi, la tU'ssihilità, la ii«'rv«>sità «' la tena- «•ità. Il <'«)«'tticiente A" c«»rrisp«)n«l<' alla prima pro[)rietà, c«> drilli iM'ixosita in quanto (|uesta praticameiili' si pini di'liniri' «•onie una «l'Ita resistenza <'li«' il «-aucciù opp«in«' airest«'nsioni' rai>i«la. rio «'Im' appunto «■on'ispondi' ad un alliingaiiiriitn sperifico nu'dio. l'ri' ultima del caucciù in Francia 247 la tenacità può essere caratterizzata dal valore—, poiché quevSta pro- prietà corrisponde appunto alla massima resistenza della gomma ela- stica all'allungamento. lutine, qualora si detìnisca la estensibilità come la facoltà die il caucciù ha di acquistare un grande allungamento totale fino al suo jìunto di rottura, corrispondendo questo fenomeno ad una integrazione grossolana dei tre allungamenti iniziale, medio e limite, si potrà affer- mare che un caucciù sarà tanto più estensibile quanto maggior valore acquisteranno simultaneamente le tre costanti l-, a, h. Il resultato più notevole di queste considerazioni metodologiche sta appunto nel fatto che una sola relazione analitica racchiude tutti i priueipali elementi per la razionale valutazione industriale delle diverse qualità di caucciù, che si trovano sul mercato. L'originalità del metodo deve essere tanto più apprezzata, in quanto questa toglie finalmente alle pastoie dell'empirismo una delle piìi comuni ma, nello stesso tempo delicate, valutazioni industriali del caucciù e le subor- dina a criteri scientifici, ma assai i»ratici e a disposizione di tutti. Gli illustri esperimentatori completano le ricerche sopra descritte con altre intese a conoscere il fenomeno reciproco della estensibilità, cioè a dire Visteresi elastica o potere di riprendere la forma primitiva al cessare della causa esterna della deformazione (nel nostro caso dei carichi di trazione). Le e-^perienze sono sempre precedute dalla vulca- nizzazione del prodotto, preferibilmente col 2,50 ^/'^ di zolfo; ed in caso di impossibile Nulcanizztizione a simile titolo, come avviene i)er certi caucciù, effettuandola al ò-lO ^ ^.^ di zolfo, facendo durare la cottura tre ore ad una temi)eratura di léO^-lSO" 0. Ogni tipo di caucciii esaminato viene confiY)ntato con campioni di l*ara originario, il quale a sua volta vulcanizzato e sottoposto alle l)rove di allungauiento, serve poi di testimone. Le curve, che si potranno ottenere con i resultati nuuierosi delle prove speriuientali, dovranno servire a calcolare poi le costanti di estensibilità dei singoli tipi com- merciali di caucciù. Le ricerche dell' rfficio Coloniale Francese sono già incominciate e siamo sicuri che il loro esito susciterà un vero interesse in tutti coloro che attendono da uu uietodo razionale per la valutazione delle proprietà dei cauccifi, un reale uiiglioramento della produzione del l)rezioso prodotto ni località lia la sua sjx'cialità di datteri; così nella provincia di Gliiseh (nei paesi di Jlavandie, Abiè Raguan, Menevat, Mucnan, Ommo el Emir, El Agliezia, Saccara e Gliiseli) si coltivano due sole varietà: il Sini e VAmuhat; nella stessa provincia, a Kerdasi, in suolo costituito esclusivamente «li sabbia, si coltiva il solo Amahai. Nella provincia di Behera (nei singoli paesi Kacid, Eden, (ìliisira el Kadra e Ramleli) si coltivano le sole varietà 8amani, Zacìul e Beni Aeseia. Nella piovincia di Dadie si coltiva la varietà Amri, che prende il nome dalla località Amreli. A Mergli, ju-ovincia di Galiobie, si coltiva la sola Haianl. I iii fine, ])overi di acidi e ricchi di zucchero. Non e da mettere in dubbio l'altissimo vahn^e economico di cpiesta pianta, se si considera che tutti i prodotti della palma sono utilizzati con gran i)rotitto da popolazioni, che ancor oggi adojjcrano, i)er la manipolazione di detti prodotti, sistemi emi)irici. Jn Egitto è molto in uso, fra i l<'<'llali. il <'ommerci() delle piante già in età avanzata od in piena fi iittihcazionc. Tn individuo può coniinai-e una i)alma, che lesta nel terreno del |>roj)rietario, poiché nella famiglia gno di strunuMiti taglienti, perchè il i)unto
  • ossono uiettere a dimora piccole piante, anche polloni di un anno, avend(> cura di non sotterrare il colletto della pianta; ed anuninistrando varie annafliatur*'. Fja pian- tagioiu' si la in due periodi dell'anno: in febbraio ed in agosti»; le piantagioni fatte in agosto esigono una annadiatura la settimana si^u» ad ottobri^, (|uelle fatte in febbraio una ogni (piiiKh'ci gioini sino a noNcmbre. Si continua p(»i a dare acqua ogni Ncnti gioini (mI un mese nell'estate, sino a clic hi pianta al)bia sprofoneriod»», hi palma \i\c e (ìuttifica col solo ainto dell'umidità racchiusa nel sottosuolo de! Delta lOgiziano. Se le piante da mettere a «limora sono dell'età di 4 à iinni, età nella (piale hanno già un sistema radicai»' \«»liiminoso, allora a ine/.zo di iiirascia tagliente si esporta la pai'te inferiore (un ferzo) oss<)iio pi;iiit;irc p;iljiie giovani, o p(»ll(»ni, a meno di non a\'ei-e i.i possil)ilj(;i d'iiri<;arc; mancando (picsla, si i icone alle piante di 4-5 anni, le (piali avendo ^iià nn Insto di m. I.ÒO, (pieslo piio es^eic sprofondato n(dle sabbie sino a clic la radice sia a conlallo ([(dl'iiini- dita permanente, che tiovasi si^mpre alla prolondita di m. 1 a ),.">(». I {^''(dlali mettono a dimora rndle sabbie anche dei polloni di niranno, ma allora a|)ron(t delle Iniclnr profonde che, pei manteiieisi aperti!, bisof^na che abbiano mi diametro laryhissimo; (piando trovano la sabbia umida, \i deponji'ono la pianta, e ciioprono le piccole radicliettc con sabbia ed un poc() di concime, lasciando la buca aperta. Il ;^iiaio per(» si \cri(ica dinante i periodi di forti \cnti, che riciioprono la ^ii'an fossa, e la pianta non si tr(»\a pìii: ma (piesti I-'ellah, per i (piali il tempo non e moneta, riaprono la l)iica e mctlono al giorno la palma; litorna il \cnlo, liciiopre, e(| il I ilhih comincia da capo, it così di continiio per tre anni sino a che la palma ;^ia {grande si fa rajiione da se. Le palme piaiitat(- con (|iie^t(» >i,>tciiia (li\ciitano so^'^(!t t i fortissimi ed il fusto ia;j;;iiiii;^c un diametro, die non si riscontra nei palmeti piantati in terrciKt a;^iaiio. La pianta messa a dimora, specialmente >c e deireta di .)-."» anni. dev'esscire incs.sa in cinidizioni tali che il \ciit(»e razione diret ta del Holc sulla |)arte aerea jnni abbiain» a |tre;iiii(licare la .salute della pianta; a tal line si spuntano le f(»;ilie le pili (sterne, che s(Mi(» ;iià Tifoidee forti, e si da una |e;iatiira nel mezzo Ibrmando un fascio di tutte, le foj^li*^, che in (piesto caso fanno da tutore al cuore della pianta, cioè alle f<)<4;Iie, tenere terminali ocenliali; dopct latta (jiicsta le;.iatiira si fasi'ia il tutto c(»n una stuoia. l)op(» (piattro o cimpie mesi si può to;iliere la stuoia, lasciando HCnipre le fo;;lie le;iate, perche il ciKnc (|(dla pianta, benché svilup- pato, ha assunto una certa gracilità, causa la mancanza di luce e «l'aria, il che fa SI che le fo;ilie centrali abbiano biso;;;no ancora di tutore. 252 La palma da datteri Nel mese di febbraio o marzo successivi si sciojilie del tutto la pianta, e con apposito strumento tagliente si asportano le foj^lie più esterne quelle cioè che furono spuntate, senza asportare il tessuto tìbroso che serve ancora a mantenere le foglie attaccate fra loro; l'anno prossimo si potrà cominciare l'asportazione della libra, in piccola quantità, se la pianta è forte. I primi due anni le i)iante emettcmo numerosi polloni, che vanno estirpati al loro ai>parire. Lavori culturali consecutivi. — Tutti gii anni, nei mesi di febbraio o marzo, si opera l'asportazione delle foglie inferiori e della fibra, e ciò cominciando dal secondo o terzo anno d'impianto. Il taglio delle foglie e la raccolta della fibra v^engono ])raticati da operai specialisti, i quali, tenendosi, a mezzo di un'imbracatura semplicissima, sospesi al fusto della palma, a qualunque altezza, ope- rano il taglio con a|)posito strumento tagliente, e con un colpo in senso trasversale tagliano il peduncolo della foglia alla sua base, lascian- done però la i»arte i)iù larga, circa 25 cm., che forma poi sul tronco una specie di squama; con lo stesso strumento danno quindi un colpo in senso longitudinale su le squame, e ciò perchè queste non ostacolino lo svilup]>o in grossezza del fusto. Contemi)oraneamente a questa oi)eraziressione «Ielle radici che sotto «pieste jiascono: si formano così delle caverne in Egitto 253 nelle quali cova l'umidità, stagna l'acqua piovana, si accumula la polvere, e si forma buon asilo i)er tutti gli insetti specialmente i cala- broni: si sviluppa quindi il marciume che attacca la parte vitale della pianta, che dopo due anni può essere abbattuta da un colpo di vento. Fecondazione artificiale. — Fruttificazione. La palma dattilifera in Egitto, non fruttifica se l'uomo non pensa a fecondarla col polline, che qualche volta va a procurarsi in altri paesi o sul mercato. Nell'epoca della fioritura, marzo-aprile, i fìori maschi si sogliono vendere su i mercati. Questo incompleto svolgersi delle funzioni di riproduzione nella palma è unicamente causato dall'uomo, che non stabilisce nelle cul- ture, cioè nell'impianto del palmeto, una proporzione fra i due sessi; anzi quando il Fellah s'accorge che la sua palma ha dato un fiore di sesso maschile l'abbatte; avviene quindi che si creano dei palmeti, che chiamerò unisessuali. Io ritengo invece che si potrebbe, molto convenientemente, pian- tare, nelle proporzioni che la ieratica ci detta, dei soggetti maschi, per ottenere una fecondazione naturale; in Egitto il vento, gli uccelli e gli insetti specialmente non difettano, e questa utile funzione si compi- rebbe egregiamente, evitandosi così i difetti manifesti di una feconda- zione mal riuscita, specialmente per certe varietà. Per dimostrare ad un mio Fellah giardiniere che esiste una maniera di fecondare natu- ralmente, e che, se non esistesse, Allah avrebbe fatto opera incom- pleta, feci fecondare tutte le piante, meno una; quando, dopo 15 giorni, andammo per vedere l'effetto della fecondazione, che era riiiscito in tutte le palme, lo portai a vedere la palma che l'uomo non aveva fecondata, ma sulla quale quest'operazione era stata fatta egregiamente dal vento o dagli insetti, col polline che questi trovarono sui fiori delle palme vicine, con quello stesso polline cioè che vi depose l'uomo. Il mio Fellah rimase di sasso e mi spiegò che anche al suo paese, a Ghiseh, qualche volta si verificano certi casi; voleva convincermi però spiegandomi come la pianta non fecondata odorasse la polverina (il polline) della jìianta vicina, se ne innamorasse, e fosse fecondata. A Sabderat, nell'Eritrea, lo Scheick Abd' Allah mi diceva, che le molte palme, una volta esistenti in quel paese, e delle quali ancora se ne trovano gTuppi sparsi qua e là, fruttificavano per la sola opera di Allah, e che mai uomo pensò a farle fruttificare; ritengo quindi, che 254 JjU xmìma ila (Idtfcri la ])r('seii/.ii di |)alni«' di sesso iiiascliiU', in alma solo 24 nascono femmina. A mezzo della fecondazione artificiale si consegui scono talvolta residtati splendidi, ma ciò solo i>er certe qualità come la iSamani e la Beni AeHcia, e tali forse non si otterrebbero lasciando operare la natura, perchè nei periodi di fecondazione, nuirzo-aprile, spirano forti venti, e nella zona littoranea sono fretpu^nti anche le piogge, tutti elementi «piesti, che possoiu» inflnire a danno di un'omogenea fecondazione del- l'infiorescenza. Quindi i)uò essere che la mano dell'uomo, an<'he in questo caso, deì)ba aiutare la natura; ]>erchè, come vedremo i>iù sotto, (pumdo si pratica la fecondazione artificiale, i fiori vengono nu'ssi al rii>ai<> dai danni d(;l vento, e in ]>ai'te da (pielli della i)ioggia; ma io ho l)otuto osservare come le varietà Zaclul, liariitad ed altre, fecondate artificialmente, non avessero i grapjHdi pieni di frutto ed unifoiini, ma anzi tali da farmi calcolare quasi la metà del i>roerata ed inef1i(;ace fe<'ondazione, eli all)eri feuniiiiia avranno «ià aperta la sjìatola, ove ancora l'intìorescenza dimora eretta, rii>ida. La feinniina tìorisee pochi j>iorni prima del maschio. Prima di aspergere il polline si espone l'infiorescenza per un ora al sole, per farlo seccare: il polline secco si stacca così con più facilità dagli stami; si tolgono (piindi due o tre ramicelli dal ricettacolo, e con un colpo secco si fa cadere il i)olline sull'infiorescenza femmina; i ramicelli si piazzano nel cuore di (piesta e con una leggera legatura s' imi>rigiona tutto nell'ampia spatola. Dopo 10 giorni si scioglie questa legatura e se l'operazione è stata efficace, si scorgerà l'inizio della formazione del grappolo, che avrà attaccati tanti gruppetti di tre frutti, grossi come uiui i)iccola veccia. Doj») un mese, due di questi tre ingialliscono e cadono e resta un s(»l dattero, che si sviluppa facilmente. (j)uando il })olline è buono, la causa d'insuccesso è una sola, la ])ioggia; che se cade dopo tre giorni dall'operazione, il danno è ripa- rabile perchè si rifeconda la palma; se cade dopo otto giorni il frutto, per quell'anno, è perduto in parte o totalmente. Quando i frutti hanno raggiunto lo sviluppo di una grossa oliva, buona pratica è ([uella di assicurarli al fusto a mezzo di una legatura per preservarli dal vento, che può sbatterli: così si evita la caduta del frutto o l'aninmccatura con conseguente marciume. Prodotti della palma dattilifera. Tutto quello che produce la palma è utilizzato intelligentemente dal Fellah, e benché la materia prima sia manipolata con sistemi emi)irici, ciò nonostante se ne ricava sempre degli utili vistosi. Il prodotto principale è il frutto, quindi il tessuto fibroso (Uf) che, nascendo all'ascella della foglia sottostante, avvolge il picciuolo nella sua parte più larga della foglia soprastante, formando un'invo- lucro, che per conseguenza fascia il fusto. Altro prodotto è il peduncolo, o asse centrale della foglia, lungo talvolta metri 3,50-4. Vien i)oi la foglia, la base larga dei picciuoli delle foglie, il ras])o dei grapi)oli ed il seme. Passiamo ad esaminare come vengono utilizzati questi prodotti. Frutto. — Le varietà migliori, come la Samani, la Zaclul e la Bent AtHcia, vengono esportati in gran parte in Europa e nella Turchia asiatica ed europea. In Egitto la varietà Sa mani è ricercatissima per fablnicare delle <'onfctture, e ridurla a marnu^llata. 250 La palma da datteri J)el]e varietà Emahat e Sini, delle quali ve ne sono circa 5(10 mila piante nella provincia di Gliiseli, vengono seccati i frutti lino ad un certo grado, e poi deposti, ])ressandoli, dentro delle otri di pelle o iuguli orci, ove si conservano sino ad un anno. Ecco come si i>rocede per questa prej^arazione. Quanlte al giorno; quando il frutto comincia ad ingrinzire, segno che una Imona parte di acqua è evaporata, si raccolgono di mattina bagnati ancora di rugiada, si depongono in otri od orci, si compri- mono con i piedi e si chiude il recipiente, che se è un orcio, vi<'n chiuso c(m escremento di vaccina. Con questa operazione si ottiene un'impasto dolcissimo, nel (juale vi sono nu3scolati i semi, e la forma del frutto sparisce. A quest'im- pasto qualcuno usa mescolare del succo di canna da zucchero, allora si ottiene un dolce nauseante, ma che piace a tutti gli orientali. La varietà Amri viene pressata entro sacchi od otri, senza farla seccare, e si vende a pezzi come il tamarindo in Eritrea. Tutte le altre varietà si danno al commercio all'inizio della matu- razione, perchè molto acquose, acidulo-zuccherine. La qualità El Barniad si vende a completa maturazione, a fine agosto; nei mercati questi frutti, che trasudano succo saccarino, servono egregiamente di richiamo [)er le mosche, che coprono letteralmente i mucchi di datteri ed il rispettivo padrone. Si dice che la stagicme dei datteri in lOgitto è la stagione delle oftalmie, infatti le nu>sche servcmo stupendamente di mezzo di trasmissione per il ccuitagio. Presso il Cairo fa l)uoni affari una società, che prejKira e con- feziona in l)('i vasetti di vetro, chiusi ermeticamente, i datteri giu- lebbati o ridotti in niaiiuellata. La Jihra (li/J. — (^)uesta costituisce, dopo il flutto, il ]»rodotto l)iìi importante «Iella palma; si paga 25-.'J() Fr. il (puntale, ed una pianta delTetà
  • aiitofole; con (pu'sta tibia si fissano [>ure i maigiiii delle stuoie di foglia di palma. In ingliiltei ra si \-olle provare ad utilizzare detta libra per far dei eappelli, ina i resultati non furono sodeti. Quando i picciuoli non si vendono, si sottopongono alla stessa operazione, con la quale si ottengono le scope, nm con la fibra che è più fine si fanno delle buonissime corde. Con la foglia poi si costruiscono delle stuoie, come quelle che si fabbricano in Eritrea con la foglia della palma dum; si fabbricano poi le sporte (anzi in Egitto non esistono che sporte di foglia di palma) e c'è da immaginarsi la gran richiesta di queste, considerando che in tutto il Fellah è corredato, per i suoi lavori cami^estri, di una zappa ed una sj)orta. Raspo dei grappoli. ^ — Con la fibra di questo, che è fortissima, si fanno delle grosse corde che si usano invece di catene per attac- carvi i secchielli delle norie fSegJgeJ. ^eme. — In qualche località dell'alto P^gitto si frantumano i semi e si danno come alimento ai cammelli; alla Mecca, ai cammelli non si dà che il seme di dattero frantumato. Dall'Italia ci fu una domanda di grandi quantità di questi semi, ma non so a qual'uso fossero destinati. Fusto. — Si usa come travi per le stalle, per fare dei passaggi sui canali d'irrigazione e per costruire ehdlets rustici. Vuotando il fusto e riducendolo come un grosso tubo, con un congegno di legno e con una valvola semx)re di legno ad uso ])istone, si fabbricano si)esso delle pompe aspiranti per la sollevazione dell'acqua dai pozzi, ove questa si trova ad un metro. Dal fusto ancora, e quando una pianta si deve abbattere, si ricava una bevanda alcoolica. Prima di abbattere la pianta i Fellah la decapitano all'inserzione delle foglie L'Agricoltura Coloniale. Anno VI. 16* 258 La palma da datteri in Egitto al fusto, e nel centro di questa scavano una cavità i)ro fonda anche 50 cm.: l'estratto lo mangiano, ed attrihuificono a questo ed al liquido potere afrodisiaco. Dopo una nottata questa cavità si riempie di liquido (umori ascendenti), che vien messo in latte da petrolio, ove dopo poche ore comincia a fermentare, dopo di che si ha uno sviluppo notevole d'alcool. Questa bevanda è assai ricercata, ma la produzione è miniuui, dato che nessuno abbatte le piante per la bibita. * * * Avanti di chiudere questi elementari cenni sull'imp m. d'altitudine, e semi)re in terreni d'albuione o che un tempo furono allagati dalle piene dei fiumi ; anzi ritengo che la palma dum sia sicuro indice dell'esistenza di umidità ad una profondità, che non sorpassa i 50 cm. L'umidità racchiusa nel sottosuolo, ove vive e fruttifica la dum, è sufficente alla vita ed alla regolare fi'uttificazioco, sulle piante « sane, perchè queste sono meno sensibili e piìi ricche di succhi. » In un successivo articolo sullo stesso periodico (Kocli einmal die KrauselliraHlcheit) lo stesso A. esprime l'opinione che « le cicale non « siano che una manif cut azione concomitante della malattia del raygrin- « zamento; che in seguito alla eccessiva umidità durante il periodo « della germinazione e del primo periodo di crescenza si verifichino « il morboso imbrunimento e la putrefazione delle radici, che il conse- « guente ristagno della crescenza produca un'alimentazione insuftì- « cicute; che perciò al i)rimo sopravvenire della stagione secca segua « il raggrinzamento delle foglie e l'invasione delle cicale. » Piti tardi ancora, nel 1907-08, in un articolo, che trovasi n^ìV An- nuario dell' Istituto Biologico -Agricolo di Ainani, il Vosseler attribuisce senz'altro l'aggrinzamento delle foglie a «disturbi di nutrizione provocati da siccità. » Lo Zimmermann {Anleitung fùr die Baumwollkultur in den Deut- schen Kolonien, 1910, e che tradotto in italiano fu i^ubblicato testò per cura dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano), dopo aver espresso il parere che nell'Africa Orientale Tedesca col nome di malattia del raggrinzamento si indichino malattie diverse, che, almeno in parte, non hanno nulla a che fare colle cicale e che devono essere studiate ancor 2G() Suirarriccìamento iiieji,li(), osservava che « il mezzo più sicuro ])cr j^iniigere ad una « conclusione sul niodc» di iiuirc delle cicale dovrebbe essere quello di « portarne dej;li esenijklari su i)iante sane opi)ortunaniente isolate, che « poi si para<;onino cou altre i)iante testimoni, mantenute in condi- « zioni i»erfettamente identiche» ed egli stesso inizia\a in ([Mesto senso esperimenti, che però sembra non ritenesse completamente esaurienti. Ora nel n. (>, annata VII (j>iuanya era comparsa la malattia in discorso, vi si recò il !!> liiu.uiio 1910 e, dopo aver notato che le piante collocate su terreno vallivo compatto erano ancor sane, mentre quelle coltivate su alture sabbiose ed asciutte erano invase da j^ran numero di cicale, rac(;olse molte tb};lie piene di questi insetti j^iovani non ancora alati e le i)ortò fresche a M])anj>anya, in un ji'iardino in cui si coltivava, su aiuole isolate fra loro, un certo numero di piante di cotone. O^jui aiuola misurava 4 m(i.: il terreno uniforme era legj>ero (sabl)ia alquanto arjiillosa), ])recedentemente conci- mato con stallatico, zappato profondamente e seminato a Mit -Alili. Il 15 ma<;j;io si scelsero tre aiuole c(m piante di uguale svilupjw, due delle ([uali vennero chiuse e coperte con finissima rete metallica alta m. li e la terza fu lasciata aperta. Il Ul5 giugno le piante coi)erte avevano raggiunto l'altezza di 1 m., quelle scoperte di 90 cm. e tutte eran ])erfettauiente sane; in una delle due aiuole coperte furon portate le foglie ancor fresche contenenti (ricale, distribuendole parte al ])iede parte sulle foglie delle l)iante, mantenendo con ogni cura l'isolamento dell'aiuola infettata. 11 27 giiigiK» le cicale erano passate sulla pianta e le foglie distribuite già secche, vennero ritirate. lì l-ì liit/Uo il cotone delVaiuola itifettdta prcfteniara ben chiari ì sintomi del ragffrinzamoifo inripioìfc: le foglie adulte erdii (Iccoìorate al margine e fortemente inarcate, Ir foglie giovani erano mino decolorate ma carrate r>erso il basso; le cicale si erano moltiplicate in gran nnmrro. Le piante delle ainole non infettate erano sane ed immuni da cicale. 11 (J agosto le foglie delle piante infettate erano completamente aggrinzate e le cicale ci erano in gran quantità, mentre le foglie delle piante non infettate e delle aiuole rimaste scoperte eran completamente sane ed immuni da cicale. Lamancanzadi alenile pagine nell'accennato fascicolo del l'Jlanzer impedisce di sa[»«'re (pudi conclusioni il Kranzlin cicda poter trarre delle foglie di cotone 261 da queste esperienze; ma il prof. dott. Warburg, nella tornata del 27 novembre 1911 della Commissione per la coltura del cotone del Kolonial -Wirtschat'tliclien Komitee di Berlino, dopo avere rammentato che si conoscono molte malattie dell'arricciamento, le quali dovute a cause diverse attaccano piante diverse (per esempio quella delle viti causata da un Plasmodio, quella del Maniliot nell'Africa Orientale dovuta ad un microrganismo, quella della vite di California dovuta ad una cicala), opina j)otersi ritenere provato che l'arricciamento del cotone non dipenda da funghi ne aiono in una piantagione, appena si riesca a scoprirli. La scoperta non sembra difficile: guardando la piantagione dall'alto in basso le parti di essa al^taccate dalla malattia si mostrano più scure per la alquanto diversa posizione che prendono le foglie ammalate prima di arricciarsi, ritiettendo in diverso modo la luce. Le piante malate vanno bruciate o, quando ciò non sia possibile, si cerchi di uccidere le cicale con qualche veleno; ritardando l'operazione, esse troverebbero nelle foglie accartocciate numerosi ripostigli che le sottrar- rebbero all'azione di quello. Per quanto riguarda il secondo fattore, la predisposizione, si dovrebbe cercare quali varietà di cotone siano, o in qual maniera si possano rendere più resistenti. In questo senso si è già cominciato a lavorare in questi ultimi tempi e si ha già qualche punto di appoggio. Per es. il sig. Meinhardt in Makuyuni, presso Mombo, ha notato che il cotone d'Uganda, piantato tra l'Agave, si è mantenuto assai bene, mentre altre varietà venivano quasi distrutte dall'arricciamento: non si può con questo dire che il cotone Uganda sia immune assolutamente, ma bisogna ricordarsi quello che si è fatto nel Nord- America contro 262 Sulì 'arricciamento delle foglie di cotone lo scarabeo delle capsule e si i)n(> sperare di j;iinij»ere, sia pure con fatii'a e col tem])o, ad altrettanto contro l'arricciamento. Secondo una notizia, (;lie il Tropotpjlanzcr (annata 1(1, n. 'J) trae dalla DeutHcìicn Font, la malattia rodnee del lej^no di ottima (pialità, duro, elle si esporta per un valore di 2.27S.500 fran(dii. La Nuova Zelanda, al contrario, produce sopnittntlo ]e;^no di <|n.ilila teneia per un valore di L. 12. (525. 000. Notizie 263 Ce irrigazioni nella Rbodesia del Sud. Beuchè le piogge non mauchiiio nella Rhodesia del Sud e le grandi siccità si A-eritichino molto di rado, pure le irrigazioni sarebbero di gran giovamento ijer alcune plaghe agricole di quel paese. La stagione delle piogge, che è nettamente definita dal maggio al settembre incluso, per la scarsa caduta di acqua non per- mette la completa maturazione dei prodotti, benché le altre condizioni climateriche siano durante questo periodo molto favorevoli. La produzione agricola nella Rhodesia ha una speciale importanza riguardo specialmente alla coltura dei legumi, che vengono molto consumati durante l'in- verno dagli operai delle miniere, come nutrimento antiscorbutico e per la coltura di piante foraggere usate nell'alimentazione delle numerose vacche da latte e del resto del bestiame. In considerazione appunto dei grandi vantaggi che porterebbe la irrigazione, fin dal 1910 fu dal Governo incaricato un ingegnere agrouomo per lo studio di quella regione, il quale in pochissimo tempo riuscì a presentare un progetto di lavori per irrigare 3000 acri di terreno. Altri grandi progetti furono in seguito studiati per utilizzare le acque dei fiumi Sebauwe e Ngesi e dalle prime relazioni già presentate si può molto sperare l^er uno svilux)]io notevole delle zone irrigabili, specialmente se i privati concor- reranno con i lavori secondari a rendere j)iù facile l'accesso delle acque sui terreni coltivati. Ce piantagioni cauccìfere neir6$t-J1frica Inglese. Come osserva il Leader di Nairobi, le ultime relazioni delle diA-^erse piantagioni cauccifere dell' Est -Africa Inglese sono veramente incoraggianti e dimostrano con quale rai)idità va sempre piìi estendendosi la coltura del Manihot Glaziovii. Una delle località dove si è piìi diffusa la coltura di questa pianta è quella di Kisumu nella regione del Kibo. Un ijiigliaio d'acri di Manihot è stato piantato dall'ot- tobre 1911 e la superfìcie complessiva delle colture cauccifere raggiunge i sei mila acri; un'altra sui^erficie di 900 acri sarà coltivata durante la stagione delle piogge, mentre a Mumias è già preparata una superficie di 470 per la coltura del Manihot. Il territorio di Muhoroui va pure segnalato per lo sviluppo che; ha preso in ([uesti ultimi tempi la coltura cauccifera. Utilizzazione della mandorla del Borasso come succedaneo del corozo. Dalle statistiche dell' Ufìticio Doganale di Kayes (Alto Senegal e Niger) si rileva che nello scorso mese di gennaio ftirono esportati 19. .580 kg. di corozo. Come si sa il vero corozo viene fornito da alcune palme delle Ande, della Columbia, dell' Ecpiatore e del Perù appartenenti al genere Phytelephas o Elephan^ tuHÌa; il corozo esportato dall'Alto Senegal e Niger non è che un succedaneo del prezioso prodotto ed è costituito della nuiudorla di una palma del genere Borassiis: BorasHus jiahelliher , var: aethiopiettm Warburg. Il sig. Xavier Pyot, che per il primo pensò di e8i)ortare questo prodotto, ottenne dal Governo locale l'autorizzazione di utilizzare la grande quantità di frutti fino allora non adoperati e per la durata di cinque anni: durante l'ultinui campagna 264 Notizie nella regione del Fernay (media valle del Niger) egli avrebbe raccolto 1200 touu. di noci, ma siccome i magazzini che dovevano contenerle, non si trovavano in buone condizioni e molte mandorle germinarono, non in possibile esportarne che 280 tonn. Pare che le noci di Boraasux, piìi grosse di quelle del Phyteli'phaa, trovino delle utilizzazioni ditterenti in ebanisteria. Toraggìo e lettiera di foglie di bambù. 11 sig. Charles Rivière, direttore del Giardino d'Acclimatazione d'Algeri, a complemento dell' importante studio del dott. Carlo Manetti sulle foglie di bambìi considerate come foraggio e come lettiera {Agricoltura Coloniale, fase. I-II, 1911) cita nel N. 180 del Journal d' Agricolture Coloniale i vari gruppi di Bambusa che possono interessare l'allevatore dei paesi extra-europei, facendo insieme delle inte- ressanti considerazioni su]ropi)()rtunità della scelta delle A'arie specie. Fra il grupi)o dei veri bambù, il Bambusa macroculmis potrebbe essere consi- derato come il più importante ])er la (piantità considerevole di foraggio verde che produce con la sua complessa ramiticazioue, se la grande altezza che raggiungono le sue fromle, non costituisse una vera difficoltà per la raccolta delle foglie. Il Bamlìnsa vulgarÌH, specie più rustica e che resiste a temperature basse e a caldi forti, non presenta questo inconveniente j)erchè di dimensioni più limitate, però ha minore ]iroduzi()ne di fogliame. 11 gruppo delle l'iiijllo.s tacitili conviene meglio alle regioni temperate e la specie j)iìi imi)ortante è la, Phijlloiitachis mitin. Le piante che appartengono a questo gruppo se non raggiungono le (limensioni dei veri liambiì, hanno ])ure un Imono svilu])iJO con il vantaggio di potersi coltivare anche sulle pendici dei monti resistendo assai bene al freddo e alla neve. 11 gruppo inline delle Arundinarie, che comprende varie specie rustiche dei climi temperati, ha minore importanza sotto il punto di vista foraggero, perchè lo sviluppo delle jiiante comprese in <|U(stc specie, è assai limitato, e le foglie Ijiccole sono poco a])])etite dagli animali. Sulla opportunità della scelta dell'uno o dell'altro gru])])o, il sig. Rivière ammette che tale qiu'stiont^ non può esser risolta che dalla conoscenza del clima, del suolo e delle risorse in acqua. Una iiiantagione di Bambusa, sotto il punto di vista foraggero, non può esser tentata che nelle zone calde e temperate, bagnate da jìiogge regolali, in terreni fertili e freschi. Le Pliyllostachys vegetano bene anche in climi nictio ealdi, e durante il loro periodo di rijioso resistono a freddi intensi, tanto che è ]iossibile coltivarle anche sui monti, accontentandosi di terreni meno fertili. Le esigenze delle Arundinarie si avviiinano a quelle ib-i l?;mil>us;i. non vege- tiiiido bene ciie in climi caldi e terroni aldiastanza fertili. terreni delle regioni umide e delle regioni aride. h' Juternntional Mittrilitiigen fiir Bodenknndc pubblica un interessanti' studio sulla natura tisira e sulla <-omi)osizioni' rogressivo della massa umica in profondità. Riguardo poi ai caratteri chimici dei terreni delle regioni calde dobbiamo notare che nei suoli aridi esiste un'alta percentuale in calce superiore di 10-14 volte a quella dei suoli umidi in gene- rale, circostanza che esclude del tutto qualsiasi concimazione calcica. Predominano così le leguminose e le rosacee, piante calciotìle. Elevato è pure generalmente il contenuto in magnesia; è pure notevole come nelle zone aride la potassa abbonda, a ditferenza di qnanto avviene nelle umide. Il problema delle terre aride è il problema della irrigazioue; una volta otte- nuta l'acqua e per la « massa » del suolo e per l'elevata percentuale di elementi utilizzabili, queste terre divengono assai pih fertili di quelle umide, e meno facil- mente esauribili. E non è for^e il caso che le prime civiltà, l'Egiziana, la Babi- lonese, la Persiana, fiorirono nella zona subtropicale, ove la più durevole feracità del snulo e il bisogno delle irrigazioni riunì gli uomini a solerte e feconda opei'a di pace, mentre ancora regnavano la barbarie e la guerra nelle umide, Ijoschive regioni del nord. esperienze sull'influenza dei panelli dì semi di palma sulla produzione del latte. Il Deiitucher Landwirtschaft.sart si è proposto di determinare se i panelli di palma abbiano un'influenza speciale suU'aumeuto della materia grassa nel latte. Le espe- rienze furono eseguite in nove stazioni sperimentali delle diverse regioni della Germania per una durata di 7.5 giorni. L'intiera esperienza comprende sei periodi, dei quali tre preparatori, che durano da 5 a 7 giorni ciascuno, poi tre periodi ])rincipali di 20 giorni ciascuno, e durante tutto questo tempo e dopo ogni mungitura furono esattamente determi- nati il rendimento in latte di ciascuna vacca e la proporzione di materia grassa. Per il nutrimento degli animali venne preparata una razione fondamentale e una razione supplementare, calcolate secondo le norme di Kellner e adattate al peso vivo e al rendimento in latte delle vacche. La composizione della razione 206 yotizie l'ontlaiiicutak' non essendo jn-fsciitta, ogni stazionf no l'ornii» una jier suo conto, adattandola alle i-ondizioni locali. Cosi la stazione di Weihenstephan diede oer o.niii vacca ili t5S(ì ki;. di jicso \i\o, kg'. i;->,4 di fieno e 6 kg. di 1>ar- lialtietole. Come razione supplementare si dette durante il primo e terzo periodo, una mescolanza di granturco e ])anello di aracliide, mentre durante il secondo periodo, si somministrarono er 1000 kg. di peso vivo e al giorno. I resultati di (|ueste esperienze nelle nove stazicuii zootecniche furono vari, ma iu tutte si verificò che hi somministrazione di panelli di palma alle vacche aumentò la pro])orzione della materia grassa nel latte; questo aumeuro non si produsse però nel medesimo grado in tutte le vacche: così nella stazione di Bonn-Pop])elsdorf la ])ropiuzione di materia grassa aumentò del d^iQ mentre in altre stazioni l'au- mento non tu che circa del 3 "/q. l'er la (|uantità del latte, non venne notato nessun aumento o qnesto fu appena sensibile. La composizione < himica della materia grassa suiti invece modilicazioni consi- derevoli per l'azione di questo foraggio: sembra dunque che una parte delle materie oleaginose dei ])anelli di palma ]iassi. senza trasformarsi, nelle materie grasse del latte. Congmso ed Esposizione internazionale dei caucciù a Batavia. Avranno luogo nell'aprile del 1914, organizzati dal Sindacato d'Agricoltura delle Indie Olandesi, (luello stesso che organizzò l'anno scors») il congresso e l'tsspo- sizione dei prodotti tessili a Soerabaja, come annuuciammo a suo temi>o ai lettori. II Congresso e l'Esposizione hauiuj l'appoggio del Governo generale delle Indie Olandesi e avranno un comitato d'onore, di cui faranno jiarte tutti i rapjtresen- tanti consolari stranieri a Hatavia. In attesa del programma dettagliato, die a suo temjK) i)ul)blicheremo, una circidare del comitato promotore ci avverte clie sarà ti'attato ed esposto tutto ciò che i iguaida l.i produzione, la pre])arazione ed il com- luercio del caucciìi bruto, uoiudil- dei prodotti annessi o similari, come la balata, il djeloctoeng e la guttaperca. L'esposizione internazionale «li IJatavia è la priuui, che si tiene iu un paese jtroduttore di caucciìi, ciò che sarà certo di un grande interesse per i convenuti e per gli studiosi delle <|nestìonì, che riguardano la produzione del prezioso prodotto. C'utilizzazione del ** Cuc-Binb " come pianta da fibre. K questo il nome elicgli Aiiiiaiuiti daiiuo aW Eichoruea crannipc8, una poutede- raeea che da qualche aiiiio iia infestato i tiuiui dell' ludo Cina, creando degli iueon- venieiiti gravi jier la navigazione. L'.Vmministrazione s'è trovata nella necessità di intrai»rendere ilei lavori )>er sbarazzarsi di questa i»ianta, ma questi procedono lentamente jierclie le spese necessarie jier questa o])erazioiie sono considerevoli. Si deve al sig. j'enot, fuiiziotia rio dell' ludo Cimi, se un giorno questa pianta, elicè considerata ora eiuue un vero llagcllo. costituii;! uu.i materia prima ut ilizzaliile dall' industria tessile e vena anzi propagata in località ajqiosife dove non costi- Notizie li 6 7 tuirà UQ ostacolo per la uavigazione fluviale. Il sig. Penot si è servito per i suoi studi, (li una sfibratrice Duchermin leggermente modilicata. L'essiccamento delle libre praticato al sole ha dato dei pessimi resultati, perdendo (|ualsiasi resi- stenza, mentre quando vengono seccate airoml)ra, diventano molto solide e fles- sibili: con queste fibre è stata pure fabbricata una tela, che è riuscita molto resi- stente e adatta per la fabbricazione dei sacchi per il trasporto del riso. Il peso del tessuto di Luc-binh è jiresso a poco eguale a (][uello di juta e il sig. Perrot pensa che è jiossibile diminuirle d'un terzo sottoponendo le fibre ad un bagno di allume, che chiudendo i pori delle fibre le renderà perfettamente anidre. Il carico di rottura di una corda di 5 nnn. di diametro su un metro di lunghezza è di 49 kg. mentre il suo allungamento è di 10 cm. Vi sono ancora alcuni punti da chiarire, non essendo ancora terminati i vari esperimenti industriali, ma non v' è dubbio che i resultati ottenuti sono oltremodo interessanti e che fauno sperare per una sollecita e conveniente applicazione. Cernì del TU Congresso Risìcolo Internazionale. Il IV Congresso risicolo internazionale sarà tenuto a Vercelli il 5, 6, 7, 8 novem- bre p. V. nell'occasione dell'Esposizione di risicultura ed irrigazione, di cui abbiamo già in altro fascicolo esposto al lettori il relativo programma. Comunichiamo ora i temi e le comunicazioni che saranno svolte e discusse al Congresso, e che hanno un interesse non soltanto nazionale, ma che si estende anche a ([uestioni di agricoltura coloniale. Tema I. — Comm. prof. Angelo Menozzi : Ricerche chimiche inforno ai terreni a risaia, alle acque, alle varietà del riso ed alle rispettive esigenze. Tema II. — Dott. Novello Novelli : Il problema della importazione, delV acclima- tazione e della selezione del riso da seme. Tema III. — Comm. prof. Vittorio Alpe, prof. Giovanni Jacometti, prof. Ercole Ferrari: La lotta contro le erbe infeste in risaia. — - Parte I: Le erbe che infestano le risaie italiane. - Parte II : I migliori sistemi per combattere le erbe in risaia. Tema IV. — On. prof, Lui^i Montemartini : Gli studi più recenti sopra le malattie del riso. Tema V, — Senatore prof. Camillo Golgi: Bonifica umana e profilassi chininica Ì7i risaia. Tema VI. — Senatore march. Vincenzo Ricci, ing. Francesco Bertinetti, inge- gnere Guido Allorio : La motocoltura nella coltivazione del riso. Tema VII. — Prof. Felice Supino : La piscicoltura nelle regioni risicole. Tema Vili. — Comm. Felice Lombardi, cav. Carlo Sacchi: L'esportazione ed il consumo interno nel riso. Tema IX. — Cav. avv. Giovanni Voli : La legislazione sulla risicoltura in Italia e all'estero. Tema X. — On. Angiolo Cabrini : / pubblici poteri e le organizzazioni profes- sionali nel collocamento della mano d'opera in risaia. Comunicazioni. — Prof. Luigi Toguato: I derivati della lavorazione del riso ; Prof. Antonio Lojacono: La risicoltura in Sicilia. Saranno inoltre fissate parecchie interessanti comunicazioni specialmente da parte di rappresentanti di paesi risicoli, che parteciperanno utìicialmente al congresso. I temi verranno in seguito precisati in un programma più dettagliato. 268 Notizie Sono ammesse come lingue utticiali del Congresso oltre alla lingua italiana, quella francese, inglese e spagnola. Durante il Congresso si ettettneranuo escursioni nelle regioni irrigue-risicole. La qnota d'iscrizione al Congresso è fissata in lire cinque da inviarsi alla Segreteria generale del Congresso risicolo internazionale in VerceUi (Italia). L'iscrizione dà diritto ad una copia degli atti del Congresso. C'Olio di " Plukcnctìa conopbora ". Il Koniglich Maleriaìprnìifinigsanit comunica i seguenti resultati delle prove fatte sull'idio di (|uesta liana, spontanea nel Kameruni. L'olio si avvicina per le sue proprietà tisiche e chimiche a quello di lino, che potrebbe sostituire nella iireparazione delle vernici e delle lacche dimostrando, pel proprio elevato numero di jodio superiore a quello dell'olio di lino, di contenere quasi esclusivamente acidi essiccativi. Sul potere essiccativo sono in corso ulteriori esperienze, intanto ecco il resul- tato di quelle eseguite: Contenuto dei frutti in olio 59% Ricerche sull'olio: Colore giallo verdastro, odore e gusto dolce e piacevole . — Peso specitìco a 15" C 0,936 Rifrazione a 15» C 1,4835 Numero di saponificazione 190 » » jodio secco secondo Hiibl-Waller 195 » » » » » Ni.js 204 Essiccahilità. — Una goccia d'olio spalmata .su lastra di vetro di cm. 5X10 mantenuta alla temperatura di una stanza dopo due giorni era ancora fluida, al terzo giorno era in gran parte essiccata ma viscosa, ni (|uarto giorno era comple- tamente essiccata e non viscosa. A 50" C. una goccia diviene secca e non viscosa d()])o 18 ore. Una vernice preparata, portando a ISO" C. circa una miscela di olio con 3 **/q di manganato di piomlìo, secca completamente e perde la viscosità in 18 ore alla temperatura di una stanza. {Tropenpjianzer, anno 10, n. 5). nuo^o personale tecnico neirEritrea. Chiamato dalla (idiicia
  • roposto, di illuminare obiettiv.inienie e l.iigamente il lettore sull'argomento. Certo il libro, ;i chi lo legg;i con niente (li studioso, pilo essere sottoposto in qualche cosa ad iimi leggera critica. Al s«dito, 1' Widtsoe trascura quasi del tutto gli sfinii e le es])eiienze ituliiiiie, francesi e le ultime egi'egiaincnte condotte in Ifote bibliografiche 271 Ungheria, Algeria, ecc., mentre riporta esclusivamente dati e cifre di scienziati americani, inglesi e tedeschi. Ma con questo, e con (jualche altro i>eccatuccio, comunissimo del resto in molti studiosi di oltralpe e di oltre oceano, il trattato dell' Widtsoe rimane sempre un libro veramente egregio, che indichiamo anche ai nostri lettori italiani, che s' inte- ressano alla coltivazione dei terreni aridi dell'Italia e delle Colonie. O. Ma NETTI. Bibliografia della Libia. — Recentissimamente sono stati pubblicati da distinti botanici italiani degli opuscoli veramente interessanti, e relativi alla flora ed alla vegetazione della Libia, alcuni dei quali hanno una vera e propria intonazione di botanica applicata. Per questo stimiamo utile renderli noti ai nostri lettori. 1" Dott. prof. Augusto Reguinot, della R. Università di Padova: La fiora, il paesaggio botanico e le piante utili della Tripolitania e Cirenaica. — Fratelli Drucker, Padova, 1912. 2" Prof. Antonino Borzì: Condizioni di clima e di snolo della Libia in rapporto a quelle del Mezzogiorno dell' Ltalìa e specialmente della Sicilia. 3" Prof. Antonino Borzì: Dati statistici riassuntivi sulla Flora della Libia in confronto a quella siciUan((. i° Prof. Antonino Borzì: Zone agrarie della Libia e coltivazioni ora esistenti: coltivazioni nuove da introdursi. 5" Prof. Antonino Borzì: Elenco alfabetico degli autori, che si occuparono della Libia sotto l'aspetto botanico ed agrario e delle loro pubblicazioni. 6" Prof. Antonino Borzì: Secondo elenco alfabetico degli autori, che si occuparono della Libia -sotto l'aspetto botanico ed agrario e delle loro pubblicazioni. Le ultime cinque ]inbblicazioni, dovute al chiarissimo Direttore del R. Orto Botanico e Giardino Coloniale di Palermo, costituiscono altrettanti fascicoli della pubblicazione periodica «Monografìe e Rapi^orti Coloniali» dell' UfBcio di Studi Coloniali del nostro Ministero degli Posteri. O. M. m LIBRI RICEVUTI IN DONO M CoNSE.jo Pkovincial de Agkicultlua y Ganadekia de Caxakias: lìeales Dispo- siciones puhlicadas basta la fecha que farorecen la creación de lo>f Siudacatos Agri- colas. — Las Palmas, Tip. Alzola, 1909. — Dono^del dott. Emilio Gouiez Fl() anni di vita nazionale. — Firenze, Istituto Geografico Militare. 1911. — Dono dell'I. G. M. — l'nbblicazioni delV Istituto Ceografico Militare. — Firenze, Istituto Geografico Militare, 1912. — Dono dell'I. G. M. Prof. Antonio Baldacci: I rapporti filogeografiei fra Viwla di Creta e la Cirenaica. — Bologna, Tipografia Ganiberiui e l'armeggiani, 1912. — Omaggio deirAutore. A. Baldacci: La coltivazione delle rose da essenza in Italia. — Roma, Tipografia dell'Unione Editrice, 1911. — Omaggio dell'Autore. Istituto Coloniale Italiano. — Atti del Secondo Congresso degl'Italiani alVEstero. — Roma, Tip. Editrice Nazionale, 1911. — Dono dell'Istituto Coloniale Ita- liano, Roma. Falmiero I'.\lmieri: Escursione nel Paese dei ( nnama. — .Siena, rremiata Tipo- grafia Cooperativa, 1910. — Dono dell'Autore. Prof. Antonio Ravaioli: Le forme d'imballaggio più usate negli Siati Uniti d'Ame- rica. — Roma, Ti]). Nazionale G. Bertero e C 1902. — Dono del Min. Agr. Ind. Conim. (Ufficio lulormazioni Commerciali). Ministero di Agricoltura, Indtstkia e Com.mercio (Ufficio di Informazioni Commerciali): Gì' imballaggi piìi in uso su alcuni mercati esteri. — Roma, Tipo- grafia Naziomile G. Bertero e C, 1907. — Dono del Min. Agr. Ind. Comin. (Uff. Inf. Comm.). Banco di Napoli (Direzione Generale): Kelazionc sul servizio di raccolta, tutela, impiego e trasmissione nel Regno dei risparmi degli emigrati italiani. Gestione !'.> 1 1. — Dono del Direttore Generale del Baixo di Na]ioli. Wadi e. Medawaz: Etudes sur la question cotonnièrc et l'organisation agricole en Eggpte. — Le Caire, Im])rimerie A. Ghersan. 1910. — Dono d(d sig. .\. Paoletti. — La colture du colon en Tunisie (dal giornale « La Bourse Eg\])tienne »). — AlexMiidrii', 22 iii;irs l!tl2. — Omaggio del sig. .\. l'.-ioletti. A N I)|:i;s-.Maii!K f.t ("."■ — .ippareils pour la dcxlruclion des vers dn cotonnicr, du Ixrxim, du riz, etc. etc. — Alexandrie, 1910. — Dono del sig. .\. Paoletti. — Jiullettino dell'Orto liotanico della II. Università di Xapoli. — Tomo II, Fase. II, anno 1909. — Na^xili, Tip. della R. Accademia delle Scienze fisiche o mate- matiche, 1909. — Omaggio del Direttore del Bollettino. Gli articoli si pubblicano sotto l'esclusiva responsabilità degli autori Gerente responsabile: Pesci Riccardo Novara, 1912 - Tipografia dell'Istituto (Geografico De Agostini Anno i Giugno 1912 N. 1 LA GEOGRAFIA COMUNICAZIONI DELL'ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI NOVARA Redattori ALBINO MACHETTO ..VH///^ L. F. DE MAGISTRIS SOMMARIO (t. Dk AdoisriM : L'Istituto Ge(),iiratico IJe Agostini ai Lettori. Couipieiidosi Piiudefimo unno di sua fondazione {con 5 iUuxtrasioni) l'ag- •"> A. Machktto, L. F. di-; Ma<;isti:is: 11 nostro programma » l'S A: Maciietto: Le forme del terreno e lo studio del rilievo nella seuola. Moifo- gratia o Morfogenesif » 17 (}. Dalla Vedova: Idrografia, talassogratìa, oceauogratia. Intorno ad una pro- posta del generale J. de Sehokalski » 30 A. Machetto: Lm, linea del «ain))ianieuto di data » 32 L. F. DE Magistris: L'Annuario Statistico Italiano. Seconda serie: voi. I - 1911 » 36 A. Machetto: Notizie sulla Lilna. — I: Limiti, Superfieie, Popolazione . . » 47 Notiziario geografico . ^ . . » 59 Italia: La via navigabile fra Milano e Venezia, p. "itì — Colonie italiane: Le ferrovie uel- l'oasi di 'J'riiioli, p. tìu — Europa: La città di Salonicco, p. OD — America: Le province del Canada e il censimento 1" giugno 1911, ii. (il — Terre polari: Le spedizioni jiolari artiche Uir_'-19]4: I. La spedizione .svizzera in Groenlandia, p. 62; II. La spedieioue danese alla Terra della Regina Luisa e jwr la traver.sata della Groenlandia Settentrionale, p. 6:i; III. Spe- dizione americana alla Terra di Crocker, p. 64 ; IV. Progetto di nna spedizione rossa, p. Gó. Bibliografia , » C^^> a) Recensioni : Atti del Settimo Congresso Geografico Italiano tenuto in Palermo dal 'Mi aprile al 6 maggio 191i) (d. ni.), p. 6.3; Atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze pubblicati per cura dei Soci Reina, Pirotta, Folgheraiter, Grisostomi. Quinta Riu- nione: Roma, 1911 (d. 111.), p. 69, I b) Pubblicazioni ricevute, 71. Carte geografiche: Tav. I. Libia e Regioni adiacenti, alla scala (li 1:12 milioni (A. Daidano). NOVARA - ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI - NOVARA PREZZI D'ABBONAMENTO Un anno: Italia e Colonie L. 3 - Estero L. 4. Un fascicolo separato: Italia e Colonie L. 0,50 - Esterno L. 0,75. Istituto Geografico De Agostini Fondato nel 1901 NOVARA Fondato nel 1901 FILIALE - Via della Stamperia, 64-65 - ROMA (L'Istituto nou ha altre filiali iu Italia) Insignito (Iella « Medaglia d'Oro al Merito Industriale » dal Ministro di A. I. e C. Premiato all' Esposizione Internazionale di Torino 1911 con il " Gran Premio " della Giuria Internazionale e con la " Medaglia d'Oro " dei Ministero di A. I. e C. a-- HDE J^GrOSTXlSTX ATLANTE PER TUTTI 30 tavole fisico-politiche comprendenti numerose Carte e Cartine in cromolitografia Prezzo Lire 4 legato alla bodoniana Prezzo Lire 4 (formato dell'atlante legato: ciu. 20X35; delle tavole cm. 40X35) È nn atlante preparato con intendimenti pratici. In alcune scuole medie di primo grado, in tutte le famiglie e negli uffici giovano piìi le carte a tipo politico che quelle a tipo fisico. Queste essendo speciali non sono fatte per tutti. Perciò le carte di «luesto Atlante contengono quanto basta di indicazioni di geografìa tìsica, ed hanno tutti i nomi clit; ert'ettivamente interessano la vita pratica de' commerci e delle relazioni internazionali. Nell'Atlante per Tutti niente è superfluo. Comincia con i fondamenti di astro- nomia e di geografia matematica, con alcuni dati sulle dimensioni, la superfìcie e il volume «Iella Terra. Segue una armoniosa tavola col Mappamondo fisico, le regioni polari, le correnti marine e gli emisferi continentale ed oceanico. L'na grande tavola doppia presenta meravigliosamente lo Stato politico di tutta la Terra con le vie di grande comunicazione intercontinentali e transoceaniche: è ([uesta una tavola di intuitiva praticità, è la chiave per tutti i lettori che vogliono j)rocedere nell'esame delle tavole seguenti, perchè in essa sono colorati diversa- mente i principali stati mondiali con le rispettive colonie, ma i colori ivi adoi)erati restano tipii-i, costanti, immutati nelle altre tavole dell'Atlante per Tutti. Fissate nella retina queste colorazioni distintive si segue volentieri, senza sussidio di spe- ossibili i coutVonli «■ non <■ «lato, a chi non «■ pratico «Iella lettura di carte, di ciidt re in equivoci. Vengono (|uiudi le carte de;;li stati europei, dei continenti extraeuropei, e «li al«uui principali stati extraeuropei, «-on ]«> stesso sistema «li ('«ilorazioue, ci«)è con tintir b-ggere *• trasparenti «he ]»ei'm«tton«» la lettura di tutti i nomi e mttt«>no bene in evidenza la forma dei singoli stati, i «pnili c«)sì campeggiano nitidi nel mezzo d'«)gni tavola con sobria euritmia. .Se a questi elementi non disprezzabili a««'o]iiuamo il simi)atico formato e la robusta legatura, alibiam«» un grazioso e nitido atlaut«' adatt«) come regalo in tutti i «asi ne' (|uali si v«»glia ofVrire una buona serie di carte jiraticlie ed utili. E sono «iiiest«' aj)]mnto le caratteristiche che 1«> reiuloiu» veramente il miglior«' Atlante per Tutti. Anno VI - N. 7 Conto corrente con la Posta Luglio 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Periodico mensile Organo dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano E dei Servizi agrari dell' Eritrea e della Somalia Italiana COMITATO DI REDAZIONE Direttore : Dott. GINO BARTOLOMMEI 6I0LI, Direttore dell' Istituto Agrìcolo Coloniale Italiano Redattore Capo: Dott. OBERTO MANETTI Dott. OdoardO Beccali, dei R. Museo di | Prof. Italo GiglìOli, delia R. Univ. di Pisa. Stona Naturale di Firenze. i Dott. Carlo ManCttl. Dott. Alberto Caselli, dell' i. a. e. i. Dott. Gino Coppini. Dott.A.DelLungO,dellaR.Sc.di Pomologia. Dott. Guido Mangano, deli' i. a. c. i. Dott. Aless. Moreschini, deii'i. a. c. i. Prof. Attilio Mori, deli' i. G. M. Dott. Renato Pampanini, dei r. istituto Botanico di Firenze. Prof. Carlo Pucci, delia R. Scuoia Supe- riore di Agraria di Perugia. Dott. Giuseppe V.Rossi, dell' i. A. e. i. SOMMARIO: Dott. Roberto Campolieti - L'azione ufficiale e collettiv.a ueirevoluzione delle nostre colonie libere Pag. 273 Enrico Toxiolo - La cellulosa di sparto » 286 Dott. Enrico Persano - Igiene dei i^aesi caldi (continuazione, vedi fase. N. 5). » 290 Notizie » 305 La coltivazione del cotone iti China - Fnichtjliegen o bohrfiiegen - Scuola di agricoltura e veteriuaria in Lima (Perù) - Assìl - Società Italiana por lo studio della Libia - Programma della 7» Esposizione orto-agricola a Varese - Concorso per conferenze agrarie. Note bibliografìciie » 310 International Dry Farming Congress (O. Manetti) - G. L. Gatin : Les pabniers (O. Marietti) - Dott. Eugenio Plassio: H Cammello (A. Caselli). DIREZIONE: Istituto Agricolo Coloniale Italiano - Firenze - Viale Principe Umberto, 9 AMMINISTRAZIONE: Istituto Geografico De Agostini - Novara (Piemonte) ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO (eretto in Ente Morale con R. D. 26 (iìngno 1910) I > ^ < ^ » » CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE l'nnidt'iilc: On. Ferdinando Martini, vappr«seiitaiite il Governo dcllu Somalia Italiana Vioe-Presideìite : Prof. Vincenzo Valvassori, rappresentante il Ministero d'Agricol- tura, Industria e Connnerció Sq/nlario: Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il Ministero degli Atiari Esteri Consiglieri : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma dell'art. 7 dello Statuto » Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Comune di Firenze » Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l' Istituto Ccdo- niale Italiano » Prof. Giotto Dainelli, rappresentante il Comune di Firenze » On. Francesco Guicciardini, consigliere aggregato a nonna dell'art. 7 dello Statuto ^ » Prof. Olinto Marinelli, rapi)re.sentante il Governo della Colonia Eritrea » On. Roberto Pandolfini, rappresentante il Comniissaiiato della Emi- grazione » On. Sen. Carlo Ridolfi, rappresentante il K. Istituto di Studi Superiori di Firenze PERSONALE DIRETTIVO Dott. Gino Bartolommei Gioii - Direttore Dott. Guido Mangano - Consulenza - Servizio Sperimentale - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Direzione Laboratori - Museo Dott. Oberto Manetti - Redazione Ki vista - Direzione Bildioteca Dott. Alberto Caselli - Assistente Cav. Aristide Recenti - Direttore dello Coltivazióni PERSONALE INSEGNANTE Dott. Guido Mangano - Agricoltura coloniale Dott. Giuseppe V. Rossi - Tecnologia chimico-agraria coloniale ,, ,, ,, - Zoologia ed entomologia coloniale Dott. Renato Pampanini - Botanica ((doniale e geografia botanica Dott. Oberto Manetti - Economia tecnico-agraria coloniale Prof. Attilio Mori - Geografia coloniale e storia delle Colonie „ ,, ,, - Economia e legislazione coloniale Prof. Carlo Pucci - Zootecnia coloniale ed igiene del Itestiame Dott. Enrico Persane - Igiene coloniale e pronto soccorso Scuola Berlitz - Lingua francese, inglese, spagnola Tipografia dell' ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI — Novara Anno VI - N. 7 Luglio 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Organo dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano E dei Servizi agrari dell' Eritrea e della Somalia Italiana L'AZIONE UFFICIALE E COLLETTIVA NELL'EVOLUZIONE DELLE NOSTRE COLONIE LIBERE (da una conferenza tenuta a Firenze sotto gli auspici dell' 1. A. C. I.) I. Immaneuza del problema emigratorio e necessità dell'Italia di risolverlo. Che l'emigTazione sia un fenomeno uecessario alla vita italiana contemporanea è una verità che nessuno oserebbe oramai mettere in dubbio, e quindi non v'è bisogno di dimostrarla: ciò che non ancora si è riuscito a mettere in chiaro è il modo di avviarla, gli scopi da raggiungere, e la cooperazione che debbono prestarle i pubblici poteri e l'iniziativa particolare. Credo perciò che il tema meriti l'attenzione degli studiosi di discipline coloniali, e d'intrattenere intanto il colto pubblico di Firenze gentile, qui convenuto ad ascoltarmi per cortese iniziativa dell'Istituto Agricolo Coloniale. Nelle grandi linee è riconosciuto dagli studiosi che l'emigrazione ha contribuito alla nostra redenzione economica in due modi che chiameremo negativo l'uno, e l'altro positivo: da una parte sottraendo elementi incapaci a trovare in iiatria l'orientamento adeguato alla lotta moderna, per mancanza di coltura e per deficienza di mezzi; rima concezione pessimista durò fino a quaiulo si ebbero i primi sentori delle fortune, che gli emigrati avevauo accumulate nelle Americhe. I derelitti, che nessun vincolo aveva ])otuto trattener in Patria, che erano partiti in tanta povertà di risorse psicologiche e materiali, si erano dirozzati, avevano colonizzati i deserti, erette città, fondate industrie e ferrovie e porti. Vi fu un momento di vera esal- tazione per le energie insospettate del nostro popolo: si magnificarono le loro virtù di adattamento, l'attitudine alla colonizzazicnie, le loro potenzialità produttrici, fiiu) a generalizzare in una sintesi grandiosa e poetica; e cioè che un'Italia i>iù vigorosa e più forte sorgesse al di là dei mari, pei' opera dei più umili <'lementi della nostra riiuvs(;ente stirpe. Val quanto dire che dalla più tetra concezione (Ud comjdesso iencnneno (hdl'emigrazione, si passò a (pudla più ottimista, senza (die uè |)riina ne dopo si ]»rendessero in esimie li^ cause deterniiininti e le finalità ])ossibili. Negli nltinii temjti vi è stato un dilagare continuo di studi e di iMibblii-azioni : un viaggio in America a scopo di studio è div<'ntato il bel gesto di (jgni i»ersona int(dlettuale o (die ambisca (li\"entar tale: un cor.so di conferenze in America i' la suprema aspirazione di (dii voglia rifornire la scarsella in modo rajiido e senza sover(diio lavoro, anzi iirocurandosi gli svaglii, (die loro otìroiio i connazionali colà stabiliti. nelVevoìuzione delle nostre colonie libere 275 Poi si pubblica un libro che vorrebbe risolvere le più gravi questioni, mentre non rivela che qualche aspetto isolato della vita d'America, generalizzato, contorto, martellato in mille guise, sino ad arrivare a conseguenze insussistenti. A questo modo le opinioni emesse negli ultimi anni hanno ecceduto in un senso o nell'altro, in soverchio pessi- mismo od in amene visioni arcadiche di grandezza e di splendore. La coscienza pubblica italiana è lontana adesso dal sapere il dovere che incombe alla Nazione: di avviare la sua emigrazione ad un'azione pili civile e pili efficiente. Ho detto dovere, ed aggiungerò il supremo dovere della Patria risorta. Si è parlato della quistione sentimentale, in grazia di cui la Patria non può disinteressarsi di tanta parte del suo popolo vivente all'estero. Si calcolano a sei milioni gl'Italiani emigrati, vale a dire la sesta parte della popolazione totale: se si aggiunge che gli emigrati sono in maggior parte lavoratori giovani, si vedrà che risiede all'estero una parte ben cospicua della forza viva italiana. I vincoli di affetto hanno dunque un ampio sostrato, su cui esercitarsi e ciò jiotrebbe bastare a dimostrare l'importanza della quistione che tratto. Ma aggiun- gerò che all'emigrazione è affidata la funzione suprema dell'Italia moderna. O il nostro genio nazionale non produrrà niente e non assur- gerà ad una concezione nuova di civiltà, ed allora non avremo il diritto di sussistere come nazione; oppure ogni caratteristica che si elabori nel nostro popolo dev'essere una forza che dev'espandersi, e vi dev'es- sere quindi un conduttore chela comunichi. Il conduttore è l'emigrazione: i derelitti che in altre epoche fuggivano sotto le strette della fame oggi debbono comi>iere la funzione più elevata della nostra nazionalità. Già l'Italia vanta un'industria che si avvia quotidianamente ad un incremento vertiginoso, e ciò che preoccupa è la mancanza di mercati, perchè ci siamo trovati ultimi fra le nazioni produttrici. Il nostro risparmio cresce in ^proporzioni incoraggianti, e, se niente turberà la funzione normale del lavoro, fra i)oco costituiremo un mercato finan- ziario con j)letora di capitali. La popolazione aumenta, e di ciò dob- biamo esser orgogliosi come indice di potenzialità della nostra stirpe. Infine, la nazionalità è sorretta sempre da un i^ensiero, da un dritto, da una coscienza collettiva, e quindi non assurgeremo a nazione eminen- temente civile senza pensiero, senza dritto e senza coscienza; e l'una cosa e l'altra, dovranno propagarsi per opera della nostra emigrazione. Se dunque ragioni sentimentali, ragioni economiche e -ragioni supreme di civiltà convergono verso un unico punto, che diremo della 276 L'azione ufficiale e collettiva sua tra.sceudeuza nella vita italiana? Che cosa della leggerezza con cui se ne discorre? Che cosa del ritardo che si frappone a rendere la nostra emigrazione produttrice al pili alto grado di ricchezza e di civiltà? Mentre vi sono ragioni così impellenti, che reclamano una soluzione totale ed immediata, lo spirito i)ubblico bizantineggia attorno a i)iccole disquisizioni, a concetti peregrini, attribuendo colpe gratuite a chi non ne ha nessuna. II. Colonie di dominio diretto e colonie libere: loro caratteri e compito comune. L'astro
  • i)oli ed 1 vantaggi economici che offrono vanno tutti alTattivc» della nazione. nell'evoluzione delle nostre colonie libere 2 Zi t Prima di finire questa rapida numerazione, mi sia lecito parlare di un difetto poco conosciuto delle colonie di dominio diretto. Da principio queste riversano la loro produzione nel mercato della madre patria e gli scambi procedono senza turbamento alcuno; ma appena colmato il fabbi- sogno, i possedimenti si trovano a lor volta nella necessità di aprirsi i mercati di consumo in paesi stranieri. Quindi in un primo i^eriodo le defi- cienze economiche si compensano, in quello successivo si accumulano. Ed è perciò cbe le colonie di diretto dominio debbono essere aiutate nella loro evoluzione da quelle libere: piuttosto che essere imcompatibili, perciò che si è detto, debbono completarsi vicendevolmente. L'esemiìio tlelle grandi jjotenze colonizzatrici può ammaestrarci al riguardo più di qualsiasi ragionamento. L'Inghilterra che i^ossiede il \)\Vi vasto impero coloniale, non trascura nessuna delle sue colonie libere: non vi è nazione, in cui non figuri una colonia inglese più o meno nume- rosa, ma sempre agguerrita di capitali vistosissimi; nella sola Repub- blica Argentina il capitale inglese ascende ad 11 miliardi di lire. La Germania, che pure ha acquistato tanta parte del continente africano, lotta tenacemente per difibndere i suoi emigrati ed i suoi cai)itali in tutte le parti del mondo, per creare degl'interessi, dove possa estendere la sua influenza. Perchè l'Italia dovrebbe abdicare in questa emulazione dei popoli, che aspirano ad essere grandi? Anzi per l'Italia vi è una ragione di più che obbliga a tener sempre accesa la partita delle colonie libere, ed è che già vi è accu- mulato un cinquantennio ' di lavoro. Se quelle si lasciassero inaridire nelle loro fonti vive, lungi dal veder giungere in patria gli agognati risparmi, si distruggerebbero le fortune accumulate e tornerebbero a casa altrettanti spostati, con un cumulo di amarezza e di malcontento nel cuore, che si ripercuoterebbe senz'altro, con effetti letali, nell'anima italiana. In quanto agli effetti sociali delle libere colonie, recentemente si sono emesse ipotesi discretamente pessimiste, e cioè che le Americhe in definitiva denazionalizzano l'elemento italiano, in modo che gli emigrati siano completamente perduti per la nostra nazionalità. Che una trasformazione subiscano è fuori discussione, e sarebbe persino assurdo che fosse diversamente; ma vedremo che ciò non costituisce la pretesa denazionalizzazione. E, se anche vi fosse d'altronde, la colpa dovrebbe ricercarsi nella raancanza di disciplina e nella scarsezza delle relazioni commerciali ed economiche in genere, che sussistono fra l'Italia ed i suoi emigrati. È invece degno di considerazione che, 278 L'azione ufficiale e collettiva se ad onta delle detìcienze annotate sono ancora prepotenti i sensi patriottici de^li emigrati, bisogna aftermare che la nostra nazionalità possiede nna resistenza straordinaria e che dovrà i)rodnrre effetti salntari, quando sia svolta all'estero con mezzi piìi efficaci. D'altronde bisogna ben definire che cosa s'intende per denazio- nalizzazione: se si pretende che gl'Italiani non debbano avere stima ed aftetti per le nazioni che vanno a fecondare col loro lavoro, si invoca semplicemente l'assurdo. La terra che ha dato anche per una sola volta il pane attrae qualche cosa dell'animo nostro, un senso di riconoscenza, la speranza d'averne ancora ed in maggior misura, la volontà di fondarvi gli afìfetti domestici. È una creazione dell'animo nostro, è la nuova patria che sorge, ma senza distruggere il sentimento di quella d'origine, trasformandolo soltanto, estendendolo, ingranden- dolo: l'animo compie un lavorìo di ecclettismo, assorbe un po' da per tutto, e risale ad una concezione più ampia della patria. Questa evoluzione psicologica, mentre non produce quei danni intrav veduti da una ridotta visione nazionalistica, apporta vantaggi positivi che rinnovano in qualche modo la coscienza italiana. Qualunque emigrato che rimpatrii ha maggiore spirito d'iniziativa, un senso di dignità umano piti elevato, costumi piii raffinati, maggiore capacità economica, maggiore liberalità nello spendere. La coscienza civile che è passata dal campanilismo al regionalismo, e da questo alla nazio- nalità, giunta all'ultimo termine della serie, deve trarre qualche cosa dall'esterno, perchè il concetto della patria si rinnovi ed evolva, ^oi non sa])i)iamo quanta parte dell'attuale rinnovamento italico sia dovuto all'emigrazione, ma è innegabile l'influsso che questa vi ha esercitato nel campo economico e nell'evoluzione dei costumi, e ciucilo che potrà esercitarvi in avvenire. 111. Tu sufficienza dei tentativi che sì proponcrono. Molte sono le ])ioposte che negli ultimi anni si sono avanzate circa il modo di disciplinare la nostra emigrazione. La pili i»essimista è certo ({uella che, in vista degli inconvenienti lamentati, vorrebbe sopprimere addirittura l'emigrazione dalle Americhe ed avviarla alle colonie di dominio diretto. Ma si è già detto come fra certi limiti quelle possano svilu])parsi solo a condizione che i niudei di eiuigrati nelV evoluzione delle nostre colonie Ubere 279 consumino i loro prodotti; e d'altronde, per quanto possa essere ripro- mettente lo sviluppo delle nostre colonie, non arriveranno ad assor- bire l'enorme contingente delle nostre masse emigratrici. Pili feconda
  • presuppone da una parte la abbondanza del capitale da investirsi in agricoltura, dall'altra un mercato che compri i prodotti della terra. Ho già detto in altro mio studio che ambo i requisiti sono parzialmente soddisfatti dall'emigrazione, e che si rag- giungerà lo scopo in pili vasta misura, quando essa possa svolgere totalmente le sue facoltà economiche. Già nelle Molise, negli Abruzzi, in Basilicata, nelle Calabrie i risparmi venuti dalle Americhe stanno frazionando nuovamente i latifondi, e riescono a sostenere in una certa misura il valore della proi^rietà rurale. Se tutti gli emigrati fossero aiutati a far fortuna, il fenomeno si produrrebbe certamente con inten- sità maggiore. L'agricoltore che abbandona attualmente il suolo natio per tentare la fortuna nelle Americhe, produce certamente un danno immediato all'economia locale con la soppressione del suo lavoro. Ma in generale nessuno parte col proposito deliberato di radicarsi defini- tivamente all'estero: se vi restano, la causa va ricercata nel ritardo di accumulare un piccolo peculio: evidentemente, col decorrere del 280 L'azione ujfficiale e coUetiiva tem}»<) i propositi si trasformano, lo spirito di sacrifìcio si rallenta, si acquistano vincoli di parentela più solidali, fino a che o il rimpatrio ritarda, ovvero ci si rassegna ad attendere la morte fra i giovani rampolli spuntati e coltivati in terra straniera. Se in grazia dell'iniziativa italiana si creassero all'estero condizioni più favorevoli i)er i nostri emigrati, in modo che il piccolo peculio a cui si ambisce si potesse creare in breve spazio di tempo, è chiaro che la maggior parte di questi, se non la totalità, tornerebbe al suolo nativo. In tal caso è facile dedurre quali salutari conseguenze deri- verebbero all'economia italiana. In primo luogo invece di mandare in Italia i risparmi, gli emigrati porterebbero seco i capitali: sidjordina- tamente l' Italia perderebbe soltanto temporaneamente coloni di nessuna efficenza economica, per riceverli dopo pochi anni più istruiti, con maggiore spirito d'iniziativa, con una scorta di capitali; insomma con tutti i requisiti per trasformarsi in lavoratore benestante. Un'altra serie di proposte riguarda l'azione che dovrebbero svol- gere gli stessi italiani redicati nelle colonie, nel senso di moltii)licare le scuole, coltivare i sentimenti di nazionalità e creare quegl' istituti economici che possano facilitare il lavoro degli umili. Senonchè il giro vizioso, in cui si aggirano le nostre colonie libere, è che non si è trovato ancora un sistema che armonizzi i bisogni vegetativi con i sentimenti patriottici; ed a non trovarlo si oppone una difficoltà essenzialissima. La lotta individuale attualmente nelle colonie è troppo strenua perchè si possa pensare a manifestazioni collettive. Mancando una base eco- nouiica che associ in qualche modo le energie e gl'interessi comuni, i sentimenti ]>atriottici restano isolati in un campo assolutamente astratto, e quiiuli di nessuna efficacia. Si deve ricercare in ciò la ragione della poca diffusione delle scuole, dell'antagonismo economico che sussiste fra i vari elementi delle nostre colonie, infine della i)overtà di risul- tati di qualsiasi legge e provvedimento che emani dall'Italia, senza consultare i bisogni reali delle nostre libere coloniCé E qui torna a proposito un'osservazione. In generale l'Italia pre- tende dalle colonie libere un compito che esorbita dalle loro possibi- lità; e ciò da una parte dimostra il ]>oco cammino che hanno fatto nella coscienza |)ubl)lica le discipline (!oloniali; dall'altra si vede che questo persiste in propositi erronei che non saranno mai coronati da nessun esito, trascurando il lavoro efficace che si dovrà compiere a di forze. I coloni che i)artono sprovvisti «li nu'zzi e di «'oltura debbono provvedere al neir e col azione delle nostre colonie libere 281 loro sostentamento ed a crearsi la fortuna, debbono consumare i pro- dotti italiani, nutrire sentimenti patriottici, rimandare i risparmi in Italia; il che in poche parole significa che debbon partire sprovvisti di mezzi, non debbono ricevere aiuti di nessuna specie, e debbono provvedere per loro, per i proprietari, i capitalisti, per i produttori che restano a casa loro senza nessunissima preoccupazione. Quando partono nessuno si cura di loro ; se cadono, nessuno ne sa niente ; se arrivano ad arricchire, diventano fratelli con obblighi innumerevoli. Per fissare bene le idee a questo riguardo, bisogna considerare che se l' Italia intende ottenere vantaggi dai suoi emigTati, vi deve essere un lavoro equivalente: tanto si ottiene per quanto si dà: il pretendere che la ricchezza italiana aumenti in virtù degli emigrati, senza dar loro nessuna facilitazione e nessuna possibilità di guadagno, equivale ad un contratto bilaterale in cui uno dei contraenti si assuma tutti gli obblighi, e l'altro tutti i vantaggi o la maggior parte di essi. lY. Il programma integrale. Dalle cose anteriormente dette si deduce che per tracciare le grandi linee del programma che l'Italia dovrà svolgere nelle sue libere colonie, bisogna anzitutto determinare: 1" Quali vantaggi si possano sperare da loro. 2° Le modalità necessarie perchè questi vantaggi si possano ottenere. In quanto ai primi possiamo riassumerli in due serie, e cioè: aj consumare i^rodotti italiani, e propendere in tutti i modi al loro commercio; b) cooperare per la collocazione più redditizia dei capitali e delle energie italiane. Nei miei .studi di colonizzazione ho dimostrato come il maggior ostacolo alla vendita dei jirodotti italiani sia la mancanza di credito agrario, e l'essere questo sostituito dalle case di commercio. I nego- zianti sono la chiave di volta dell'edificio agricolo argentino: antici- pano gli articoli di consumo, le macchine, i capitali, acquistano tutti i prodotti agricoli, ma di riverbero mantengono stazionaria l'agricoltura. Costoro evidentemente non hanno nessuna premura di smaltire prodotti italiani, ma tentano di sfruttare in malo modo i sentimenti 282 L'azione ufficiale e coUettiva patriottici; ([uindi sotto iiuirche nostrane, sotto i colori della nostra banl()nie non i)otranno couipiere gratuitamente. A <'onf(Miua di ciò, citerò (punito uii riferiva un commesso di articoli di i>rofumeria. E cioè, che avemh» tentato di smaltile un profumo italiano, in liii d'un giorno non aveva smaltito che una sola bottiglia, mentre, con lo stesso lavoro, ne a\'rel>be c<>llocate diverse dozzine di mar<'he di neW evoluzione delle nostre colonie libere 283 altra nazionalità. Vi sono molti casi analoghi, e lo stesso si ripete tutte le volte che si voglia collocare un articolo nuovo. Spero che neanche in questo caso si i)retenderà che per patriottismo si compia un lavoro gratuitamente, ad esclusivo vantaggio dei produttori. Per ciò che riguarda la collocazione dei capitali, anche escludendo i facili e favolosi guadagni che i)ossano provenire dalla valorizzazione della proprietà, qualsiasi investimento produce interessi che variano dall'8 al 12 *'/q. Basta comprare fabbricati nelle città o nelle colonie, basta comprare terreni; persino i prestiti contro ipoteca eccezional- mente discendono al 7 "Z^, e senza sopraccarico di ricchezza mobile. Ma i migliori orizzonti che si dichiudono al capitale italiano sono in primo luogo quello già indicato del credito agrario e delle coope- rative di consumo, e successivamente le imprese di colonizzazione, di spese pubbliche e di sfruttamenti industriali e commerciali. Attualmente le imprese di colonizzazione si preoccupano soltanto di frazionare la terra e di rivenderla a carissimo prezzo ai coloni, senza dar loro nessun indirizzo, nessun aiuto, ed anzi lasciandoli in balia di tutti gli sfruttatori. Se il compito della colonizzazione fosse assunto dal capitale italiano, in primo luogo si cederebbe ai coloni la terra a prezzo assai inferiore a quello attuale; subordinatamente si comple- terebbero tutte le incombenze inerenti ai consumi, al credito, alla vendita dei prodotti; e più di tutto si farebbero coltivare i terreni secondo i sani principii di agricoltura. Il che vuol dire che da una parte si diminuirebbe il t^alore della terra e dei generi di consumo, dall'altra s'innalzerebbe la produzione agricola, e si venderebbe a condizioni piìi favorevoli. Si deduce che non solo ai capitali italiani sarebbe aperto un vastissimo camjio d' investimento, ma sarebbe altresì facilitata l'opera dei coloni. La colonizzazione argentina ha due aspetti, secondo che si consi- derino i coloni già radicati, o coloro che arrivano in cerca di fortima e di lavoro. Pei primi sarà sufficiente il credito agricolo, per i nuovi arrivati e per i futuri, volendo risolvere radicalmente la questione, bisogna i)rovvedere anche la terra e le scorte. In tal modo, se un colono ricevesse un'azienda organizzata, appena giunto in America, risparmierebbe i primi anni di tirocinio che ritardano in ogni caso la costituzione del suo peculio, e spesso determinano la sua caduta definitiva. Altra applicazione più redroi)ongano qualsiasi impresa di edilizia, di opere pubbliche, d'industria, di commercio, ecc. neWevohizione (Ielle nostre colonie libere 285 Già prevedo la difficoltà che faranno i pessimisti : « L' Italia non ha capitali esuberanti, e quelli che ha debbono servire all'incremento delle colonie di dominio diretto ». Ed io risponderò che l'espansione all'estero non è possibile senza capitale; e che quando si hanno energie come le nostre, anche nell'ipotesi soverchiamente pessimista che l'Italia sia assolutamente povera, dovrebbe cercare i capitali all'estero. D'altronde un piìi maturo esame fa rilevare che la diffi- coltà è infondata. In molti centri dell'Argentina esistono banche, che si reggono quasi esclusivamente coi depositi dei coloni, e lo scoj)o di fondare banche agricole e cooperative di consumo nelle colonie già formate è appunto quello di stimolare il risparmio e di accentrare i depositi. Il capitale esiste nelle stesse colonie; ed i nostri coloni sono piìi patrioti di quanto si creda, per versarlo a piene mani nelle casse che abbiano per finalità la grandezza economica e civile della Patria. La necessità di questa banca coloniale è stata messa in evidenza dall'ultimo congresso degl'Italiani all'estero. Quasi tutte le sezioni hanno manifestato lo stesso voto: si può dire che sia stato quasi lo scopo esclusivo del Congresso, tanta è stata l'uniformità delle vedute, e la moltiplicità delle ragioni addotte. Se ad onta di tutto la coscienza nazionale non vorrà prestare nessun concorso alle colonie libere, nessun emigrato muoverà un lamento, ne una sola parola di corruccio e di protesta. Ma j)er lo meno si verifichi lo stesso in Italia verso gli emigrati : non vengano i tribuni a lamentare la scarsezza dei commerci, hi i30ca diffusione della lingua, l'insufficienza delle nostre scuole. I filosofi antichi pretesero che le idee vivessero in un campo diverso dalla natura sensibile, e che l'uomo, tanto più se ne imi^adronisse, quanto piìi sapesse sottrarsi alle contingenze della vita vegetativa. La scienza moderna ha dimostrato che le necessità fisiologiche, i bisogni piìi umili s'innalzano per evoluzioni successive all'ideale; e questo non essere altra cosa in sostanza che disciplina di quelli per dirigere le masse ad un maggiore sforzo collettivo ed a maggior pienezza di vita. In Italia si pretende con le scuole e con teorie astratte non rispondenti alle neccvssità della produzione nelle colonie libere creare la ricchezza; mentre bisogna cominciare dai gradi piìi umili, dalla disciplina delle energie brute, dal credito, dai commerci. Così si diffonderà la nostra lingua, si sentirà la necessità delle scuole, si creerà la ricchezza che in parte farà progredire i giovani paesi, in parte farà capo in Italia. 286 L'azione ufficiale e collettiva nell'evoluzione delle nostre colonie libere Come ultimo termine di queste brevi eonsiderazioui, si deduee che l'Italia può svolgere un compito che ri(h)ndi a benetìcio proprio e che determinerà l'evoluzione dei paesi siulamericani e singolarmente della Repubblica Argentina. In ([uesto interesse comune è la \n\i solida garenzia di amicizia fra noi e quella nazione: vi è cooperazione in un intento comune, piuttosto che antagonismo da stare in guardia da possibili agguati. Se'si arriverà a stabilire le resi)onsabilità ed i vantaggi reciproci dai popoli rispettivi, sarà j)osta in evidenza la nostra missitme di civiltà ed il lavoro che incombe agli emigrati per la grandezza della nostra Patria. Dott. Roberto Campolieti. LA CELLULOSA DI SPARTO KRBYI CENNI E CONSIDERAZIONI (1). Lo sparto, pianta erbacea della famiglia delle graminacee, dall'a- s])etto simile al giunco di certe paludi, per la forte i)roi)orzione e qualità di cellulosa che contiene, viene da lungo tempo utilizzato lu'lla fabbricazione della carta. Questa [)ianta cresce a macchie negli altipiani del Marocco, in Ispagna, in Algeria, nel sud della Tunisia e nella Trijìolitania. La parte della [tianta im[)iegata ])er la fabbri- cazione della carta è la foglia, che si raccoglie strai)])aiid<)la; alta sino a 3 metii, la si taglia dai beduini, quando vanno perduti i raccolti dei cami)i per la siccità purtroppo fre(pu'nt<'. Lo sparto si vende a gl'ossi carichi di cammello e ne fauno incetta pochi negozianti clic, in appositi stabilimenti, lo comprimono in balle (puidrate asta jx-r «-arte. (1) Abliianio piil>bli<'ato volentieri l'articolo che .sCfruo, non tunto per la speciale competeii7,a dell'A. Bnll'argoniento, qiiciuto perche propugna la formazione d i un' iiuì uh! rin, olio occiiporà certo uno dei primi posti nella futura economia della Liliia. A\ d. li. La celluiosa di sparto 287 A Tripoli vi vsono quattro di queste grandiose presse a vapore, nella vicina Tunisia l'esportazione dello sparto (detto anche alfa o stipa teiiacissinia) raggiunge ogni anno il valore di 5 o 0 milioni, ed in Algeria di 8 o 0 milioni. Lo s])arto non lo si coltiva, cresce da se, e lo si raccoglie negli arenili lungo il mare e anco nell'interno. A Tripoli ogni mattina arriva al mercato un lungo stuolo di cammelli cariclii, la vendita si fa al miglior offerente, jjer lo più sensali delle poche ditte specializzate. Per la raccolta dello sparto gii arabi si servono di un piccolo bastone attorno al quale attorcigliano una manata di foglie, poi con una scossa brusca fanno uscire ques^te dall'alveolo dello stelo, dove nella primavera prossima germoglie- ranno altre foglie. Se dunque durante la raccolta si ha cura di non tagliare la pianta, ma di svellere soltanto la foglia, si può dire che la pianta sia eterna: essa si ri[)roduce da se stessa col solo rizoma, e d'altra parte cresce anche naturalmente senza alcuna colti- vazione, sopporta, senza soffrirne, le temperature le più estreme (da 15° al di sotto, a 60" al di sopra di 0"); soltanto l'umidità troppo forte le è nociva. Finora la quasi totalità dello sparto strappato nelle colonie fran- cesi del nord dell'Africa ed in Tripolitania era mandato in Inghil- terra, paese che aveva i)er così dire monopolizzato la fabbricazione delle carte di sparto. Però la fabbricazione delle carte di sparto è conosciuta un po' anche in Francia; qualche cartiera infatti, in numero molto limitato però, ha intrapreso questa fabbricazione, ma solo ])ei' proprio uso e consumo. Crii industriali francesi non potevano dunque procurarsi la [)asta di sparto, che dava alle carte inglesi la loro spe- ciale qualità e non potevano per conseguenza mettersi d'accordo con esse in concorrenza, benché lo sparto fosse prodotto di una colonia francese. Senonchè ])er iniziativa di alcuni industriali, approtìttando della materia prima abbondante, fu creata in Algeria una fabbrica di cellulosa di sparto, ed ora i fabbricanti di carta francesi, possono ottenere le belle carte speciali, per le quali la pasta di sparto è indi- spensabile, a dei prezzi che possono benissimo stare in concorrenza con le carte di sparto inglesi e di qualità per lo meno eguale, se non superiore. L' officina attuale della società si trova a Medjez presso Algeri, cioè in pieno centro dei luoghi dove cresce lo sparto, è uno spettacolo curioso il vedere quest'oftìcina perfettamente arredata in un paese quasi deserto, anzi la società ha ora creato a Medjez tutto un l^iccolo villaggio, che si estende ogni giorno più. 288 La cellulosa 11 procedimento
  • Iume che contien<' la statisti<*a del commercio speciale di esjxu'- tazione e importazion*' dal 1" gennaio al \\\ dicembre UHI alla cate- goria X (darta e libri), si rileva che la importazione della cellulosa o pasta di legno, nei primi otto mesi del UH 1, raggiunse i r)24.401i (piin- tali, di cui 472.174 dalla sola cellulosa. Nella cellulosa è notevole la lotta costante e progressiva tra rAustria-rugheria e la (iermania. di sparto 289 Questa, che ancora non è molto, era a considerevole distanza dalla prima, ora le si va rapidamente accostando. Infatti nel citato spazio di tempo l'Austria -Ungheria figura con 203. 093 quintali; ma la Germania è già a 174.082. Mentre poi la Norvegia sale a 52.051 quintali, la Svezia da 45,019 quintali nel 1910, discende quest'anno a 18.091. Una iniziativa italiana, con capitali italiani destinati a creare una tale industria, non potrebbe mancare di ottenere i più lusinghieri risultati, ed è bene che la cosa sia presa in esame con sollecitudine, prima che tale impresa sia accaparrata da capitalisti stranieri. In questo momento è certo prematuro creare delle fabbriche in Tripolitania od altrove, sarà però sufficente richiamare l'attenzione dei nostri industriali e dei nostri capitalisti su questo interessante problema onde siano prese in tempo le misure opportune per non lasciar cadere la risoluzione in mano altrui. Una volta che il problema sia preso in piìi accurato e dettagliato esame, sarà da vedere se converrà erigere una fabbrica direttamente in Tripolitania, come hanno fatto i francesi in Algeria, dato che si trovi acqua di fabbricazione in abbondanza, oppure se sarà più conveniente trasportare la materia prima in Italia e lavorarla in uno stabilimento da erigere in prossimità di un porto. Qualunque sia la soluzione che verrà adottata, lo scrivente si è già accaparrato tìn d'ora la collaborazione di uno dei migliori e più esperimentati fabbricanti inglesi di cellulosa di sparto, per lo studio del processo di fabbricazione e la ]uù perfetta e pratica organizzazione tecnica dell'azienda. Una simile industria italiana destinata a servire le car- tiere del nostro paese, sarebbe certamente da quest'ultimo benevisa ed appoggiata - avrebbe assicurato in un periodo di tempo assai breve la vendita del prodotto - potrebbe mettere sul mercato una materia jìrima ottima, il cui impiego è oggi limitato dal prezzo enorme richiesto dai produttori esteri, farebbe circolare nel nostro i)aese una parte non indifferente di quei capitali che oggi emigrano all'estero, servirebbe a procurarci altre cellulose a condizioni migliori, agendo da calmiere sul mercato di tali materie. Enrico Toniolo. L'Agricoltura Coloniale. Anno VI. 18 290 IGIENE DEI PAESI CALDI (Contimiazioue, vedi fase. N. Ti). CAPITOLO IV Sommario. — Cenni sui microrganismi e loro ruolo nella genesi «Ielle infezioni. - L'organismo umano di ironte alle infezioni: recettività e immunità. - Immu- nità naturale e terapeutica: vaccinazione e sieroterapia. Nei capitoli precedenti abbiamo studiato i paesi caldi dal juinto
  • roduce, a spese del ])roi)rio protoplasma, una spora (raramente due), la quale viene resa libcia dalla morte del batterio stesso. Le spore sono piccolissimi corpicciuoli sferici, circondati da una rol)Usta membrana, che li ju-otegge da tutte quelle cause che daniu'g- g:iano invece i batteri (alte temi)erature, essiccamento, agenti anti- settici, ecc.); perciò esse rappresentano le forme resistenti della specie, di cui assicurano la continuazione anche nelle più difficili condizioni di vita. Quando poi si trovano in condizioni favorevoli di tempera- tura, di umidità e di nutrizione, aumentano di volume e riproducon(» lo stesso tijxt di batterio dal quale provengono. Protozoari. — ("omprendono gli agenti si»ecìtìci di alcune fra le più diffuse e gravi malattie dei paesi caldi, (puili gli cmutozonri o plasmodi della malaria, i tripanosomi della malattia del sonno, le amebe della dissenteria, ecc. Per non dilungarci troi)po ora ed evitare inutili rij)etizi^'- ^ Z"^" •\ *^ '^ 1 4. -^^^ '■"X . "^^ k^.:' t 1 li. _ . / : /> y ! . / !> .>■ \ / / .1" ' / \ / '"• \ < "~~-l *"•. i\ •* % ( \ >: "\ ì X •• > - ri Fis. 1. — Stafilococihi. Fig. 2. — Streptococchi. m Fij;. 3. — Bacilli del larlioiicliio in uu frammento di milza. •-•V -'.# i -MS '7 JT-/ Fig. 4. — Bacilli tuliercolari in un espettorato. \ • '.?■ 1 "t ^ ^ < \ \ -, "vCr V \ V \\ N ^ ^ ^ V Vn^- v^-r. /^ e/ \ \ Fig. 5. — Bacilli del tetano. ^ ^ 1 " - Fig. 6. - Vibrioni del colera. 294 ■ Igiene sibili; per renderli visibili si ricorre all'espediente
  • maggiore dei paesi caldi 295 intiiieiiza è la temperatura. Xoii riferendosi che ai microbi patogeni possiamo dire che hi temperatura piti favorevole alla loro vegetabilità e all'estrinsecazione del loro potere patogeno è di 37"- 39": i limiti compatibili con la vita presentano però delle notevoli differenze a seconda delle varie specie : ad es. : il bacillo del tifo può vivere anche alla temperatura di 0" i)er lungo tempo, come lo provano dei casi bene accertati di infezione tifoide provocati dall'uso di ghiaccio pro- veniente da acque infette. Il bacillo della tubercolosi si sviluppa invece soltanto sopra i 28". Quanto al limite sujieriore, esso non sorpassa i GO"; ad es.: il vibrione del colera muore in pochi minuti a 52", il bacillo del carbonchio a 54", quello del tifo a 56", quello della dif- terite a 60". Il calore secc<) ed il calore umido non agiscono in ugual modo, ma il primo è molto meglio tollerato del secondo; la sterilizzazione col calore secco richiede quindi, come vedremo, una temperatura molto più alta che col calore umido. Bisogna poi ricordare che le spore sono, come già si è detto, molto più resistenti dei batteri, tanto che esse possono sopportare, senza morire, delle temperature bassissime (qualche diecina di gradi sotto zero) per parecchie ore, come i)ure l'ebollizione prolungata per qualche minuto. Ij'' umidità è favorevole alla vita della maggior parte dei microbi, l'essiccamento invece, è sfavorevole; la luce ha, in generale, un'influenza nociva ed è, iufatti, uno dei più attivi fattori della j)iirificazione spontanea dell'atmosfera. L'esposizione al sole, se sufficientemente prolungata, uccide la più parte dei batteri e delle spore e, se più breve, diminuisce il loro potere di sviluppo e la loro attività patogena. h^ ossigeno libero dell'atmosfera ha pure grande influenza sui microbi, per alcuni dei quali costituisce una condizione necessaria di vita e di svilui)po (microbi aerobi), mentre per altri è causa di morte (microbi anaerobi): altri infine possono vivere e riprodursi .sì in pre- senza che in assenza di ossigeno (aerobi facoltativi). Quanto alle condizioni di nutrizione dei microbi, le esigenze di questi sono molto varie da specie a specie; in generale essi hanno bisogno, oltre che di acqua, di carbonio, di azoto e di alcuni sali miuerali, specie il cloruro di sodio ed il fosfato di potassio. L'accrescimento e la riproduziome dei microbi, sia nei terreni di cultura preparati artificialmente, sia nei mezzi nutritivi naturali, deter- minano numerose e svariatissime reazioni fisico-chimiche, testimoni 290 Igiene (Iella loro attività, che (lamio luoyo a molteplici i)i()(lotti di decom- posizione delle sostanze organiche e, per alcuni, alla produzione di sostanze odorose e coloranti, di calore e anche di luce. Ma i prodotti deirattività microbica che più ci interessano sono i veleni o tosfiine dei microbi ])ato,<>eni. Proprietà patogene dei inicrorganismi. — I microroanismi i)ato- geni sono in numero relativamente piccolo, rispetto alla grande quantità di quelli che non lo sono; ne, d'altra parte, essi lo sono sempre e ])er tutti gli organismi animali. Noi alberghiamo abitualmente nel nostro cor[)o molti germi ai)partenenti a specie patogene (bacillo della tubercolosi, pneumococco, streptococco), che vivono allo stato di semplici saprofiti, capaci però, sotto rintiuenza di cause diverse, di riacquistare d'un tratto o a poco a poco il loro dannoso ])otere e determinare la malattia di cui sono la causa specifica. Oltre a ci() un microrganismo pu() essere i)atogeno per una specie animale ed essere inoffensivo o quasi per altre, il che spiega la refrat- tarietà di alcuni animali a certe malattie; ad es. : il cane è (piasi refrattario al bacillo del carbonc^hio che pure è patogeno per i bovini e gli ovini; il bacillo della lebbra è patogeno per l'uomo ed b del tutto innocuo per gli animali, che infatti non contraggono mai tale malattia; del pari la sifilide è, si pu() dire, esclusiva all'uomo, poi- ché solo i)Oche scimmie superioii possono contrarla, mentre per tutti gii altri animali il germe di tale malattia è completamente inoffensivo. I microbi i»atogeni riescono nocivi all'organismo in due nuxli: e per la loro presenza diretta (potendo talvolta arrivare ad un tal punto di ])rol iterazione da infiltrare il sangue ed i tèssuti, c(uue accade nelle setticemie) e perchè elaborano, a s[)ese degli albuminoidi dell'organismo medesimo, delle speciali sostanze tossiche, alle (juali si è (hito il mjuie di tossine. L'elaborazione di (jucste non avviene soltanto nell'organismo vivente, ma anche negli alimenti in(iuinati da germi, e le intossicdzioni alimentari, determinate dall'ingestione di tali alimenti alterati o guasti, sono api)unto dovute alla jnesenzainessidi abbondanti tossine microbiche. Si chiama riniUnza l'attività ])atogena di un microbo, cioi' il suo potere (li provocare nell'organismo, in (-(Mtc speciali condizioni, un insieme di fenomeni morbosi - |»iìi o meno gravi a seconda del grado della virulenza medesima e della resistenza (bell'organismo - costituenti la malattia s]»ecitica da esso deteiiuinata. dei paesi caldi 297 La virulenza di un germe dipende da svariate cause, le più importanti delle quali sono in rapporto col doppio modo di azione già veduto e cioè: 1" la rapidità di riproduzione; 2" la secrezione di tossine. Quanto più rapidamente un germe cresce e si moltiplica in un orgiuiismo, quanto maggiori sono la quantità e la tossicità delle sue tossine, tanto più è virulento e, per conseguenza, dannoso all'or- ganismo medesimo. E poiché tanto lo sviluppo e la riproduzione quanto la secrezione di tossine sono funzioni della vita microbica le quali, come le funzioni di'ogni organismo vivente, sono in stretto rapporto con le condizioni di nutrizione, d'ambiente, ecc., è facile comprendere come, modificando tali condizioni, sia possibile modificare la virulenza medesima, atte- nuandola od esaltandola. È su questa possibilità clie si basa la prepa- razione di certi vaccini. # Si chiamano infezioni quegli stati morbosi provocati da una lotta fra un germe e l'organismo: in alcune - eiero-infezionl - i gernd infettivi invasori i^rovengono dal di fuori, direttamente o indiretta- mente da un altro organismo infetto: sono queste le malattie infettive contagiose propriamente dette (colera, vainolo, peste, sifìlide, difterite, morbillo, ecc.); in altre - auto-infezioni - i germi infettivi esistevano già nell'organismo come saproflti, e l'infezione in tali casi è dovuta a qualche causa che abbia diminuita la resistenza dell'organismo o aumentata la virulenza dei germi (polmonite, reumatismo artico- lare, ecc.). Ideile etero-infezioni il contagio avviene talvolta i)er il passaggio diretto dei germi dal malato al sano per contatto immediato. IMa il ])iù spesso i germi che il malato emette continuamente in grande quantità con le sue escrezioni e deiezioni si diffondono - ove non sieno prese le debite misure - nell'ambiente tutt' intorno al malato stesso, nell'aria, nel suolo, nell'acqua; la maggior parte muoiono, ma molti continuano a vivere e, comunque, le loro spore sopravvivono semine, e di là, i^rima o poi, in un modo o nell'altro, penetrano in altri organismi provocando nuove infezioni e così via. In certe malattie i germi sono aspirati dal sangue dei malati da speciali insetti che poi li inoculano ai sani: in altre, comuni all'uomo e agli animali, questi trasmettono i germi a quello colle morsicature (rabbia). L' Agricoltura Coloniale. Anno VI. 18* 298 Igiene Come si vede, i modi di trasmissione dei «»ei'mi delle malattie infettive souo molto numerosi e SA'ariati ed è bene sottermarei un momento su atogeni contenuti nell'aria sono specialmente quelli della tubercolosi, della difterite e quelli della suiipurazione: la loro virulenza però è, in generale, scarsa per l'intluenza nociva esercitata su di essi dalla luce e dall'essiccameato e anche dalla man<-anza
  • articelle rimangcmo sospese in aria per aU'uni minuti, espandendosi tino a «|ualche metro dal malato e possono, in (jnesto intervallo di tempo e di spazio, essere asjiirate da altri individui. Xell'aria s(mo pure numerosi i germi della i>utrefazione ; sono essi che, (U'j)ositandosi sulle sostanze putrescibili, nv ]»rovocano la ecie nei suoi strati superiori; i più sono inolìensivi i)er l'uomo e per gli animali, ma alcuni s<»no patogeni e determinano «h'ile malattie gravissime (ba<'illi del tetano, del carbon<'hio, della ])este, del tifo, ecc.). È s(q)iattutto allo stato di s[)ore che si trovano i microbi del suolo e possono ]>erciò c(niservare la lor«) \ italità ]»ei- lunghissimo teni])o. T gernd infetti\i \<'ngono pollati al snol<» dalle deiezioni (h'gli nomini e degli animali malati, o dulie ae(|ue di fogna incpiinate o per mezzo dei loro cudiiNcri inumati. I^ssi peiietniiio iiuo\;ime!ite negli indi\ iflui sani o per me/,/.(t delle ae(pie di intiltrazione che seixoiu» ;id uso alimentare odi idimenti vegetali impiinali, ingeriti crudi, o diret- tamente attra\erso ferite della pelh^ (tetano). dei paesi caldi 209 Acqua. — Anche l'acqua contiene un gran numero di pernii, ma aono quasi tutti saproiìti e perciò innocui, anzi talvolta utili, giaccliè essi hanno una discreta parte nella sua dei)urazione spontanea. Le malattie piìi comunemente trasmesse dall'acqua sono il tifo ed il colera, entrambe malattie intestinali, a causa del frequente e facile inquinamento delle acque con le deiezioni dei tifosi e colerosi, contenenti in numero enorme e allo stato di virulenza i germi delle due malattie, i quali vivono benissimo nell'acqua e vi mantengono per lungo tempo la loro attività patogena. Come nell'aria così nell'acqua si compie un continuo processo di depurazione spontanea, dovuta alla luce, al movimento, alla sedimen- tazione e alla filtrazione attraverso il suolo: le acque correnti sono perciò quelle che depurano i)iù rapidamente. Anche la concorrenza vitale fra le varie specie microbiche aiuta efficacemente la depu- razione, per la prevalenza delle specie non patogene, e questo fatto è sfruttato dall'igiene, come vedremo parlando dei vari modi artificiali di purificazione delle acque inquinate. Aliineiiti. — Gli alimenti vegetali possono, se ingeriti crudi, tra- smettere delle malattie (specie tifo e colera) soltanto se inquinati dalle acque di irrigazione o di lavaggio. Quelli d'origine animale sono non di rado causa d'infezione, sia jierchè contaminati durante o dopo il loro confezionamento (conserve alimentari non ben preparate, insaccati, ecc.) sia i)ercliò provenienti da animali infetti (ad es. : di carbonchio). Non è ancora dimostrato in modo del tutto sicuro che il latte possa esser causa di infezione tubercolare ove i>rovenga da mucche tubercolose, per la difterenza che alcuni medici, pur di gran valore, sostengono esistere fra la tubercolosi bovina e quella umana. D'altra parte numerosi fatti stanno in appoggio della lìossibile trasmissione del terribik^ male per questo mezzo e, dal liunto di vista ieratico, dobbiamo non dimenticare l'eventualità di un tale iiericolo e comportarsi in i)roi)Osito. C^uel che è i)erfettamente certo si è che il latte può venire con facilità contaminato da altri germi patogeni dopo la mungitura, per la poca pulizia delle mani o dei recipienti con cui venga a contatto ed essere quindi causa di frequenti infezioni ove non venga debita- mente sterilizzato colla ebollizione. Animali viventi. — (xli insetti godono di tm triste primato fra gli animali come agenti di propagazione delle malattie: basti ricordare la malaria e la febbre gialla, trasmesse entrambe da individuo a indi- 300 Igiene viduo ])er le i)untui(' di due specie di zanzare; la malattia del sonno, che ha distrutto la i)opolazione di intere regioni dell'Africa centrale, dovuta alla puntura della mosca tsé-tsé. Per la peste, sembra che le ])ulci e forse altri insetti parassiti abbiano una notevole importanza nella sua jn-opagazione; una importanza sicuramente grandissima Tlianno i topi. Tutti sanno, infine, che la rabbia è trasmessa all'uomo dalle moi'sicature di animali infetti (cani, gatti, lujti, ecc.). * # * 11 nostiT) corpo è come chiuso e protetto da un rivestinu^nto continuo, ])iii spesso e i^iù resistente all'esterno: la cute; [)iù delicato e sottile nella sua porzione interna che tappezza le varie cavit<\, nasale, orale, bronco-polmonare, gastro-intestinale e genitourinaria: la muccosa. I germi non possono perciò penetrare nell' interno (hd nostro organisuu> che attraversando qnesto rivestimento. La pelle, per il suo spessore e la sua consistenza ])resenta loro una solida barriera, e non dà possibilità di passaggio ai microrganismi che attraverso eventuali soluzioni di continuo (ferite, abrasioni, ecc.), le (pmli deb])ono perciò essere semi)re accuratamente i)ulite e protette. Anche la muccosa, nudgrado la sua delicatezza, oppone, se integra e sana, un \alido ostacolo alla penetrazione dei germi, fortemente aiutata, nelhi sua opera di difesa dei globuli bianchi del sangue, dalle diverse secrezioni (h'il'organismo e dal normale funzioiuimento dei vari organi e apparati. La penetrazione nell'organismo di un germe, tanto virulento da determinarvi l'infezione ad esso specifica, non è subito seguita dal manifestarsi dei sintomi della malattia; questi comiiaiono solo (h)po un eerto intervallo, pili o meno lungo a seconda delle diverse infezioni, chianuito ^>er«Wo f/i i ncnhaz io ne, {Uu-.uìtv il (pude i germi si moltijdicano e segregano le loro t()ssine. ('ome vedremo, la conoscenza della durata di (piesto ]>eriodo ha una notevole imi)ortanza i)ei' la |)rofilassi delle malattie infettive. Ai mezzi di offesa messi in ojieia dai germi dopo la l(»id penetra- zione nell'oiganismo - azione di presenza ed elaborazione di tossine - l'oi'ganisiiK» oppone (Iti conispondenti mezzi di difesa: cnniro Tinva- si(»iie microbica si difende mediant*' l'azione di speciali cellnh', incaricate di inglobare, digerire e. (|iiindi. distruggere i germi (/(((/ocito.si), ed il potere battericida dei tessuti e degli umoii ; contro le tossine elabora delle antitossine. dei paesi caldi 301 Le cellule, a cui spetta l'imijortante compito della fagocitosi, sono i globuli l)ianclii del sanale (leucocitij, le cellule dei ganzili linfatici, del midollo delle ossa e, in parte, quelle del fegato, della milza, dei l)olmoni, ecc. Fra queste cellule e i germi s'ingaggia una lotta, direi quasi, a corpo a corpo; se i germi non sono troppo virulenti le cellule arrivano ad inglobarli e a distruggerli; se invece la loro virulenza supera il potere fagocitario cellulare, essi, anche se inglobati, non muoiono, ma distruggono alla lor volta le cellule e riescono a liberarsi nuovamente. La fagocitosi trova un valido aiuto nel potere battericida dei tessuti e degli umori, potere che si esplica impedendo ai germi di svilupparsi e di riprodursi, attenuando la loro virulenza e anche distruggendoli per dissoluzione del loro protoplasma. Le antitossine sono elaborate dall'organismo sotto lo stimolo delle tossine microbiche, ed hanno lo scopo di neutralizzarle. Quando i poteri di difesa dell'organismo superano quelli di offesa dei germi, l'infezione può essere arrestata al suo ]>rimo inizio o, comunque, attenuata e, in uno spazio di tempo piìi o meno lungo, secondo il tipo di malattia ed i vari casi, termina con la guarigione: se invece la virulenza dei germi è più forte della difesa dell'organismo, questo, dopo una lotta più o meno prolungata e disperata, soccombe. * I germi, anche dotati di virulenza, non determinano un'infezione sempre in ogni individuo: è un'osservazione comune che, di molte persone esposte allo stesso contagio, alcune ammalano ed altre no. Il germe infatti è, rispetto alla malattia, quello che è il seme rispetto alla pianta: esso non i)uò crescere, svilupparsi ed esplicare la sua attività i)atogena, se non trova nell'organismo in cui è penetrato le condizioni che glielo permettano. L'organismo può essere predisposto oppure refrattario a certe determinate infezioni. La predisposizione o recettività dipende da molteplici cause, alcune ereditarie, altre personali. La recettività ereditaria è determinata dall'influenza di specie, di razza, di famiglia. Abbiamo già veduto, in questo stesso capitolo, che alcune specie animali sono specialmente disposte a certe infezioni e refrattarie ad altre. Come esempio dell'influenza di razza, ricorderemo la maggior sensibilità degli Europei alla malaria ed alla febbre gialla, 302 Igiene dei Xe<»TÌ alla malattia del sonno, dei Cinesi al \ aiuolo. L'eredità familiare si manifesta tutti i giorni, s|>ecie riguardo a due terribili infezioni: la tubercolosi e la sifilide. I tigli di genitori tisici non pre- sentano per lo più lesioni speciticlie di tale infezione, ma per l'alte- rata struttura e la detìciente funzione del loro organismo, dimostrano nna spiccata tendenza a contrarla. Tra le la'incipali cause della recettività perfionale sono da anno- verarsi Vetà, lo utato di nutrizione, la fatica, la professione, gli afiotfi atmofiferici, le malattie lìrecedentcmente soferte, ecc. I bambini, gli adulti e i vecchi non presentano le stesse malattie ne coi medesimi caratteri. Lo stato della nutrizicme ha un'intluenza grandissima; gli indi\idui mal nutriti, che vivono in (piartieri alfol- lati, mal aereati, sono di gran lunga meno resistenti e quindi i)iù fa(!Ìlmente colpiti dalle infezioni, di quel che non sieno gli individui ai quali non mancano i mezzi econonuci di i)r<)curarsi nna alimenta- zione sana ed al)l)ondante e delle abitazioni igienich<'; la tubercolosi informi. Anche l'eccessivo lavoro, si intellettuale che tisico, l'attaticamento sovercliio e i)rolnngato e gli stra]»azzi di ogni genere indebolisctmo l'organismo e lo lendono ])iìi tacile alle infeziinii, (ome l'esperienza di ogni giorno dimostra chiaramente. II fre(ldo e rumidità hanno, c(»iiie è noto a tutti, un'importanza considerevole nella genesi di molte infezioni, specie per i macellai ed i conciatori di pelli, della mor\a per i eoeehieii. della tubercolosi |)er gli infermieri, acr. Le malattie, in atto o già sofferte, hanno una parte grandissima nelTaprire la via a certe infezioni: così gii alcoolisti vanno iàcilmeiite soggetti alla t ii1m'1('<»Iosì e alla risijiola, i diabetici alla fuiiincolosi e, anch'essi, alla tisi. 1 traumi deteiniiuano, non di rado, la localizzazione di gernn infetti\i, sopiattutto dei biicilli tubercolaii, nelle parli c(»l pite, spe(Malmente se si tratta di articolazioni. La refrattarietà o iiinininìtà è uno stato pai! ieoliiic delToi ganismo che lo l'cnde i nadatto a cont rarre un'inCezione. Ivssa i)uò essere natu- rale ed ac(piisita. 1j^ iììi ni 1(11 itti natnralr consiste in iimi lelìattarietà sp(tntaiiea piii o meno assoluta a certe infezioni, i cui germi sono addiritt ina innocui dei paesi caldi 303 per gli organismi immani: ho già riferito l'esemi>io dell' immnnità di quasi tutti gli animali per l'infezione sitìlitiea che pure produce delle lesioni così gravi nell'uomo. L' imuuinità naturale è di solito una proprietà di razza e quindi ereditaria; talora, di rado, è soltanto indi- viduale: sono noti, ad es., i casi di individui portatori di bacilli virulenti del tifo o del colera e che pure godono di una perfetta salute. hUmmunità acquisita è conferita all'organismo o da infezioni già sofferte o da speciali metodi terapeutici. Tutti sanno che nn gran numero di malattie infettive lasciano, come compenso a chi le abbia superate una volta, uno stato di immunità contro l'azione dei loro stessi germi, stato che può durare per tutta la vita: fra tali malattie sono il colera, il vainolo, la peste, la scarlattina, la difterite, il morbillo, il tifo, ecc. Artitìcialmente si può conferire all'organismo l'immunità di cui è privo mediante la vaccinazione e la sieroterapia. L'immunità da vaccinazione non è che una forma della immunità acquisita per malattia. Essa si basa sul fatto che l'immunità confe- rita dalle infezioni non è in rapporto con la loro gravità, ma è deter- minata tanto da una infezione grave quanto da una leggiera. Nella vaccinazione dunque, qualunque sia il processo di preparazione del vaccino, non si fa altro che produrre artificialmente una infezione attenuata i)er creare l'immunità contro la stessa infezione, anche se grave. E poiché, con tal metodo, è l'organismo che crea da sé, sotto lo stimolo del vaccino, le condizioni cellulari ed umorali dalle quali dipende l'immunità, questa si chiama attiva. Questo modo di produrre artitìcialmente l'immunità non è di invenzione recente ne spetta all'Euroi^a il merito di averlo trovato ed applicato. Già da lungo tempo in Oriente, dove le epidemie di vainolo erano frequenti e gravissime, si usava praticare la vainoliz- zazione, cioè l'inoculazione in un individuo sano del virus ricavato dalle pustole di un ammalato di una forma mite di vainolo, allo scopo di preservare il primo da tale malattia. Questo metodo, introdotto poi in Europa e largamente applicato, dava in moltissimi casi un buon risultato ma, non di rado, anche dei risultati disastrosi, o perchè il virus inoculato era troppo attivo e determinava un'infezione mortale o perchè, con esso, si inoculavano i germi di altre malattie, specialmente della sifilide. Oggi, come è noto, la vaiuolizzazione è completamente abbandonata e sostituita dal metodo della vaccinazione di Jenner. Gli altri vac(;ini, entrati fino ad oggi nell'uso, sono quelli di Pasteur contro la rabbia, il carbonchio ed il colera dei polli : essi sono .■i(>4 Igiene cnnilsioni di «ieniii viventi delle lisixittive infezioni, iim nttennati artiticiiilinente mediante il calore, la liiee, l'essiccamento o la diluizione. Unaltn» \ aceiiioèquelloantipestoso*!! Ilatfkine, usato enii buon suc- cesso, e preparato riscaldando a 7(>" delle culture di bacilli della peste, in modo da uccidere (|uesti ultimi senza alterare le tossine contenutevi. L'imnuinità eonterita dalla vaccinazione, essendo il risultato di una reazicme dcH'orfianismo, il quale lia bisojino di (jualclie tempo per elaborare i i)ropri mezzi di difesa, non si i)roduee immediatamente do]»» l'inoculazione del vaccino, ma a distanza di (pialclie «iiorno: la sua durata è considerevole e può ra<;jii un fiere (pialclie anno (S-l(i jiiiui nella Naceiuazione antivaiolosa). L'altro metodo di ottenere l'immunità, la x'u'rotvrupUt, si fonda sullo stesso ]irin<*ii)io della vaccimizione, ma ai>plicato dixcrsamente. Esso consiste nell'inoculare in un animale - clic per lo i)iii è il cavallo - (Ielle tossine ricavate dalle culture d'un dato yerme, in dosi dai)prima miiiiiiM' quindi sempre crescenti, in modo da provocare in esso delle reazioni difeusi\-e (»aite solida del sanunto disci(dle le antitossine, e che. inoculato neiruomo. uli confe- risce l'iminunila contro la stessa infezione \-ers(» la (pnde è stato immunizzato il ca\allo. 1/ immunita da sieroterajua si dice iKissirti p«'rcbè l'oi-jianismo umano non elabora da se i mezzi di difcs;! ma li rice\c tlifiià (iaìnnuti da un alilo (u-ianismo. ( 'io spiejia pendic, con (piesto uu'todo, T imiiin- nità si produce (|nasi imnM'diatam<'nt«' it African Trypetidae « Bull. Entom. Res. », I, 1910, \ìà<^'j;. 161-171), gli insetti perfetti del genere Ceratiiis sono facil- mente riconoscibili alla testa gialla, agli occhi verdi chiazzati o striati di rosso, ed al lento muoversi delle ali semiaperte, quando corrono sulle foglie e sui frutti. ,'JOt) Notizie «listinguendosi poi da parecchi «Icgl' ìuikiciiì <>;'/rt/irf» con cui potielibeio scamliiarsi per le quattro paia di grosse setole sul eai)o al tli sotto degli occhi, che luaucauo negli Ortaìidì. La Ceratifix capitata abita la Si)agiia, la Francia meridionale, la Sicilia e Malta (noi rabliianio trovata anche a Firenze ed interessa arte superiore del corpo è macchiata irregolarmente di nero tramezzato a segni bianchi, e iiorta irregolarmente distribuite delle forti setole nere e lucenti. Le gambe sono gialle, le ali, semitrasparenti con delle graziose mosti'e lineari e macchie nere alla base, sono contrassegnate con larghe fascie gialle e bruno scuro, per la maggior parte trasversali. L'addome bruno giallastro i>allid() è all' indietro larga- mente arrotondato e si restringe nella femmina in una punta fusiforme che termina in un ovopositore. Il maschio si riconosce alle due setole frontali terminate in una dilatazione fogliare. Gowdey l' lia osservata sul caffè ed altre frutta tropicali ed ha stabilito che le larve nascono entro 2-4 giorni dalla deposizione dell'ovo, che compiono il loro sviluppo in 14-21 giorni, si incrisalidano a circa 2 */, m. di pro- fondità nel terreno e si tramutano in insetto perfetto do]>o 12-21 giorni, sicché l'intero ciclo vitale si compie in un minimo di 28 giorni e un massimo di 4(). Secondo Lounsbury esse sono assai sensibili al freddo: una temperatura di ()"'6-4"4 C. basta ad ucciderne circa il 94 %. I mezzi i)er coml>attere quest'insetto possono essere: 1" Impedirne l'introduzione col tenere preventivamente in magazzini frigo- riferi le frutta e col distruggerle accuratamente se guaste. 2° Quando però l'insetto fosse già introdotto si devono raccogliere accura- tamente giorno i)er giorno e distruggere le frutta cadute por iin]ieruciarle o sommergerle nell'acqua (e nel caso del caffè sotto- porle alla fermentazione). Si può iuipediic. iu qualche singolo caso, la deposizione delle ova sulle frutta coprendo gli alberi con dei veli sottilissimi. Kerlese consiglia di jirotittare del fatto che le ova nell'interno della ui.idro non maturano prima di lU-12 giorni i)er s]>ru/.zaie. al conqiaiire delle ]iriiMe mnsilie, la seguente soluzione sulle frutta: Arsenito di itotassa 2 parti Miele :n » Melassa (ì."> » (ìliceriiiii 2 » ripetendo l'operazione ogni 11 giorni e do]io ciaNciiua jiioggia. Fraggatl utili/za la )>refeienza che ipii'sli insetti hanno per alcuni olii, distribuendo tra gli alberi del keroseuei-e entro vasetti ; una s])ecie indiana vieni- «-atturata coll'olio di citronella. La. ('eralitis piinrldld attacca il cacao : è conosciuta nel territorio dell' l'ganda, degli Ascianti e al Kauierun. Pj alquanto jiih grossa della f. capitata: ha il (•a]>o giallo, eccettuati gli occhi clic sono rossi; i jtrimi anelli dell'addome suiieriore I>ortano due luacdiìe nere separate da una lima gialla; i restanti, come jinre il torace, sono ottusi e bi-uno-gi;illaslri, le gambe linine. le ali simili a (|uelle della Notizie 307 e. capìtaia. Depone le ova nei semi di cacao al eli sotto deirei>idermide : la larva nasce dopo 12-25 giorni e colle sue mandibole nere e sporgenti ne divora i tessuti interni, impedendone lo sviluppo. Le larve completamente sviluppate (dopo 55-60 giorni) raggiungono i 4 cm. di lunghezza e si trasformano allora al piede dell'al- bero in una crisalide lunga 5 cm. che dopo 15-16 giorni si tramuta in insetto alato, si ha cosi nello stesso anno un numero di generazioni illimitato ma dipen- dente dalla durata del nutrimento, ogni femmina depone 25-50 ova. Gowdey, che ha studiato a fondo il genere Ceratitis, consiglia di irrorare la chioma degli alberi con la seguente soluzione, che vi si fa cadere dall'alto: Zucchero 1480 gr; Arseniato di piombo 120 » Acqua 25 1., oltre alla accurata raccolta e distruzione delle frutta guaste. Data la tossicità del- l'arsenicato sarebbe da vedere se non si jìotesse allontanare questi insetti j)er mezzo di qualche sostanza ad essi ripugnante, ciò che yter es. si è ottenuto nel Messico contro la Anastrepha (Tripeta) ludens L. W. col decotto di una apocinacea (Hophophton cimicidum) colà spontanea. Venne descritta una serie completa di ditteri africani appartenenti a generi Ceratitis e Dacus, molto meno importanti jìer ora, e sui (juali poco si sa. I JJacus somigliano, anche più delle C. alle vespe, avendo l'estremità posteriore dell'addome globoso, fortemente strozzato e cerchiato di nero e giallo. Le ali non hanno alla base le macchie o le fascie della Ceratitis, ma per lo più solo una fascia lungo il margine inferiore. Sono conosciute in Africa come dannose le seguenti specie : C. Anonae Graham (Nigeria Soursoph, Guava, Ascianti) ; C. Capitata cosmopolita ; C. Pounctata Wied. (Africa tropicale) ; C. Corysa Walk (Natal) che vivono su ogni genere di frutta ; C. liubivora Coquill. (Natal, Capo) sul rovo; Dacus Bipartitus Graham (Ascianti, Lagos) sul melone e cucurbitacee diverse; I). Bryoni Fregatt (Cax>o?, Australia) sulla banana, sul pomodoro e cucurbitacee; D. Cticumariiis Sack. (Usambara) su varie zucche; D. Psidia Frugatt. (Capo?, Nuova Caledonia, Figi, Gunv^as, Grena- dillas) ; D. Vertebratns Bezzi (Eritrea, Lagos) sui meloni e cocomeri : D. Species (Sudan) sul melone e cocomero. Il prof. Bezzi (Boll. Zool. Gen. e Agr., Portici, III, 1909) ha dato una completa e sistematica descrizione di generi Ceratitis, Anastrepha e Dacus. (Dal Tropenpflanzer, anno 16, n. 5). Scuola di agricoltura e veterinaria in tinta (Perù). Nel luglio 1902, in seguito agli studi di una commissione di ingegneri agrari belgi, ed all'oi>era intelligente e assidua dell'allora Ministro degli Interni dottor Eugenio Larrabure y Unamie, il Presidente Romana inaugurava solennemente nei fondi di S. Beatrice (nelle vicinauze di Lima) una « Scuola nazionale di agricoltura e veterinaria » affidandone la direzione al capo stesso della commissione belga inge- gnere Vanderghem. La scuola, modesta nei suoi principi e lenta purtroppo nel suo perfeziona- mento - perchè sottostante sempre più o meno alle condizioni finanziarie dello Stato -, assunse in questi ultimi anni una grande importanza jier i miglioramenti 308 Notizie ottenuti, per il suo ottiiuo eleuieuto iusegnante, lua specialmente in vista del nuovo indirizzo economico che assume il paese, deciso a favorire l' iniziativa agricola coiue fattore tra i primi di prosperità nazionale. Il corso di studi si compone di cinque anni (che seguono l'istruzione media completa) dopo i quali l'ulunuo, che ha su1)ìto felicemente tutti gli esami ed ha svolto inoltre una tesi di laurea assegnatagli, riceve il titolo di ingegnere agrario. L'insegnamento viene impartito per quanto è possibile praticamente, compren- dendo la scuola vari edilizi distinti, con laboratori di chimica, di botanica, di bat- teriologia, un osservatore meteorologico, macchinario industriale, e infine dispo- nendo l'alunno di tutto il vasto ambiente pratico rappresentato dai terreni annessi alla scuola, adibiti ai diversi generi di coltivazione, ad orto botanico, all'alleva- mento del l)e8tiame, ecc. Oltre alle materie in diretto rapporto coli 'agricoltura e la zootecnia, viene imi)artito l' insegnamento del diseguo, dell'inglese, economia ]iolitica, legislazione, ecc. 1 professori sono in massima parte stranieri, belgi, francesi e due italiani: il prof. Luigi Maccagno e il prof. dott. Edmondo Tabusso, anuiti dagli alunni e dal Governo, che continua a dar loro ogni migliore manifestazione di benevolenza e di stima. Ad incoraggiamento degli studi agricoli, la scuola concede ogni anno parecchie borse di studio per cui l'alunno è sjiesato di alloggio e vitto per i cin(]ue anni nei locali stessi della scuola, anche durante il tempo delle vacanze ; spesso poi al termine degli studi gli alninii più distinti vengono inviati all'estero a spese del Governo per perfezionarsi o studiare una determinata questione, di cui sono incaricati. La scuola, fondata con criteri eminentemente pratici, continua a dare ottimi risultati, e migliori ancora ne promette nell'avvenire col crescente svilu])i)o del- l' industria agricola. " ì\%%\\ ". AhhìI è il nome di una nuova varietà di cotone egiziano derivato si>ontaneamente dal Mitafifi sei anni or sono, e che lo scopritore ha conservato perchè dalle colti- vazioni regolarmente controllate, che ne sono state fatte in vari luogiii, è risultato migliore del Mitafifi ])er grossezza di capsule e per qualità di tìbra che è i)iìi lunga, più line, ])iii forte, ]tifi uniforuie, ^' \\\\i uniforuienicutc colorata; nel resto dei carat- teri esterni somiglia ai migliori esemplari di Mitafifi. In percentuale di fibra, I'.^mì/ supei-a almeno del 6 •*/() quello del Mitafifi e del Niihari, del U^^jf, quella del Junoritìi e del >Sak(llari(ieH ; si è inoltre dimostrato immune dalla degenerazione verso il tipn Hindi, clic da parecchi anni è il sintomo più evidente della c<)stante teiid<'nza del Mitafifi. In teireni buoni (piesta nuova varietà prodiu-e, jier feddan, oltre a 5-^t, in terreni mediocri piantato. (Pflanzer, anno Vili, N. -i). Notizie 309 Società Italiana per lo stuaio della Eibia. Si è definitivameute costituita a Firenze il 23 giugno u. s. Nell'assemblea gene- rale dei soci il segretario della Giunta Esecutiva lesse la relazione dei lavori fatti, durante il primo periodo di preparazione. Essi comprendono : 1° Una escursione del collaboratore dott. Guido Mangano in Tunisia e nella Libia per una prima serie d'indagini d'ordine economico-agrario sulle oasi costiere dell'Africa Settentrionale. 2° L'incarico di uno studio sul regime fondiario in Tunisia, che deve esser compilato dall'avv. Ernesto Gutierrez di Tunisi. 3" L'incarico al conte Aldobrandino Malvezzi di redigere un lavoro sui rap- porti tra l'Italia e l'Islam, in Libia, con speciale referenza alla nostra futura j»olitica indigena. Il nuovo Consiglio direttivo della Società ha jioi immediatamente dato opera per iniziare la prej^arazione delle missioni di studio e della bibliografia libica retro- spettiva ed attuale, di cui altre volte s'è parlato in questo stesso periodico. Per questa serie di lavori la Società ha già a disposizione valenti collabora- tori e sta studiando la pubblicazione di una Biblioteca di studi Libici che contenga monogratìe e memorie relative alla conoscenza scientifica e pratica della Libia. Il Consiglio direttivo dell'Associazione è riuscito così composto : Consiglio di Presidenza: Dott. Gino Bartoloinniei Gioii, duca Andrea Corsini, on. conte Francesco Guicciardini, dott. Angelo Orvieto. Segretario Generale: Dott. Guido Valensin. Tesoriere: Barone Alberto Ricasoli. Consiglieri: Sen. Leopoldo Franchetti, on. Emilio Maraini, on. Ferdinando Martini, prof. Leopoldo Sabatini, sen. Pasquale Villari. Infine venne nominato Segretario Capo il dott. Oberto Manetti, dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano. Programma della 7 Esposizione orto-agricola a Uarese. La 1'^ Esposizione orto-agricola avrà luogo in Varese dal 2.5 agosto al 20 set- tembre dell'anno corrente. L'esposizione è divisa in tre distinte sezioni, così ripartite : 1^ Sezione. — Prodotti agrari, nonché tutti gli accessori orticoli - Piante, fiori, frutta, verdura, sementi - Istrumenti da taglio e per lavoro - Istruzione - Insetticidi - Ingrassi - Chincaglieria orticola - Ripari e mezzi di riscaldamento. 2^ Sezione. — Mostra campionaria di farine, di pane e di biscotti - Paste alimentari - Dolci, bombons e confetture - Frutta secca, conservata, candita e siroppata - Verdure essiccate e conservate al naturale - Pesci salati e conservati - Conserve in genere - Miele, ecc. ed imballaggi orticoli. 3*^ Sezione. — Mostra di avicoltura - Polli, colombi, fagiani, uccelli esotici ed indigeni - Conigli, ecc. Annessa alla prima sezione sarà una Mostra di frulli e prodotti delle colonie Italiane. Per schiarimenti, richieste di programmi od altro, scrivere al Presidente della Società Orticola Varesina, Varese. 310 Kotizie Concorso per conferenze agrarie. Il Consorzio Nazionale per le biblioteche e proiezioni luminose con sede a Torino in unione colla Federazione dei consorzi agrari e col periodico V Italia Agricola, coll'apjjogjjio di vari Enti ]>ubblici e privati, vuol diffondere in Italia, a benefìcio della produzione e delle classi agrarie, quell'efitìcacissimo mezzo d'istruzione, che è dato dalle Co)it'('reii:v ìUuxirate, mercè le proiezioni luminoxe. A tale scopo il Comitato promotore invita i tecnici agrari di tutta Italia, perchè vogliano dettare delle conferenze, che, in forma accessibile a tutti, trattino argomenti di agricnUnra, (V interesse per quanto è possibile generale, e siano accompagnate da fotografie atte ad esser riprodotte in diapositire. La commissione dispone di sei premi di L. 500 ciascuno, d'una medaglia d'ar- gento dorato e di due medaglie d'argento, offerte dalla K. Arcademia d'agricoltura di Torino. Tutte le infoiiiiazioui d('l)l)ono esser richieste alla Direzione diAV Italia Agricola, via Borglictto 9, l'iaceuza; a cui si devono pure inviare i manoscritti ed il mate- riale fotografico entro il corrente mese di agosto. La Rkdazioxk. m NOTE BIBLIOGRAFICHE m International Dry Farming Congress and stcuogialic record of important ofììcial acts and discnssions (Sixth Annua! Scssion). — Colorado Springs (Co. U. S. A.), d.-c.MMl)er l!tl2. l'cdi'li alla nostra di\isa di rcndti noti ai li-ttori italiani i i)rincipali problemi che riguardano l'agricoltura dei i)aesi coloniali, da due anni ci occujiiamo di illu- strare (|ucl movimento, che sorto negli Stati l'iiili i)oco ]>iìi di un decennio fa, si è universalmente propagato ovuur|ne sotto il nome di di y farming. I/ulliiiio Conj^resso internazionali' di l)rv l'arming lia avuto luogo, come a suo tfni])o annunciammo, a Colorado Springs (Co. U. S. A.) n4'llo scorso ottol)ri' eil e riuscito una riuniom- veramente iiu]»(Uiente, (piando si pensa clic i soli rappresentanti ufficiali lueseufi al Congresso, raggiungevano la cifra risjiettaliile di 1036 persone. fili Stati IJiroiici. (hi' hanno interesse allo svilujtpo ed alle applicazioni del dry farming. avevano inviato (juasi tutti dei deh'gati al Congresso: così oltre la (Jermania, 1' IJngheiia, il Helgio, la h'iissia erano ra]>j>reseutate anche l'Inghil- terra e la l' rancia i)er le loro colonie e pcrlino la Turchia I Tra le imzioui delle altre parti del mondo, ciano rai)]>re8entate la Confehlicati dal Comitato l'criuanente del Congresso ed occupain» un V(dume di 320 ]>agine, di carattere fittissimo. Il \iilumc riesce interessantissimo per cliiiiiKpie si occupi del prol)leiua dciiii messa in valore delle terre aride, anche [ler l:i licclie/./a del iiiaterial(> docii- ^ofe bibliografiche 311 mentario in esso contenuto sulle j)raticlie agrarie di territori spesso lontanissimi tra loro, ma egualmente afflitti dalla mancanza di jjrecipitati idrometeorici. Vi si leggono infatti i rapporti di tutti i delegati sulle condizioni agrarie dei rispettivi jjaesi e numei'ose memorie e relazioni sugli studi speciali intraijresi per la conservazione dell'acqua nel suolo, per la produzione di piante resistenti all'alidore, per l'organizzazione sempre più eificace del movimento, ecc. Sai"el)be impossibile riferire anche sommariamente quanto è contenuto nel volume; il carat- tere stesso dello stile conciso con cui sono scritte le relazioni, evidentemente sunteggiate, lo impediscono assolutamente. Chiunque però colla tenue spesa di un dollaro, lo può ricevere scrivendo a Mr. John T. Burns, Secretary-Treasurer of The International Dry Farming Congress, a Lethhridge, Alberta, Canada, sede del VII Congresso Internazionale, che si terrà quest'anno in ottobre. Uu indice sistematico permette di leggere il volume, secondo un ordine logico, ciò che lo fa in pratica assomigliare ad uu trattato, dove sieno riunite moltissime notizie sulla coltura delle terre aride, e che ([uindi riesce sommamente utile anche al lettore, che per la prima volta si occupa di dr\' farming. In complesso gli Atti del il Congrenso internazionale del Dry Farming rappre- sentano un'altro volume conciso e sommario, ma ricco di dati e notizie, sulle cul- ture aride, che contribuirà ancor piìi all'incremento della propaganda con tanta fortuna intraj^resa sull'argomento. O. Manktti. G. L. Gatin: Les palmiers, in Bil>liothc(iue de Botanique appliquée (Encyclopcdie scientitìque). — O. Duiu et tìls, editeurs, Paris, 1912. L'Autore del lavoro, che pi-esentiaino, non è alla sua prima opera nei riguardi delle palme. Egli si è occupato di tiuesti interessantissimi vegetali in diverso memorie di carattere generalmente chimico e biologico nel senso stretto della parola. Questa volta invece il Gatin ha inteso di fare una compilazione succinta ma assai completa sulla storia naturale, sulla chimica vegetale e la coltura delle palme e senza dubl)i() in alcune parti vi è riuscito realmente. Così i capitoli che riguar- dano la composizione chimica e le trasformazioni delle sostanze immediate dei frutti e dell'apparecchio vegetativo sono veramente ben fatti e possono avere una sicura utilità ])er gli stiuliosi, anche per l'abbondante bibliografia, che vien citata in nota ed in un'appendice, che si trova nelle ultime j^agine dell'o^jera. Anche i paragrafi relativi ai caratteri morfologici generali della famiglia, alla riproduzione, alla classificazione e ripartizione geografica delle specie contengono notizie utili ed interessanti per il puliblico colto, se non proprio per i botanici, Jii (juali peraltro il libro non intende di rivolgersi tanto quanto agli agricoltori ed ai giardinieri. Troviamo però che il Gatin non avrebbe dovuto limitarsi a trattare la coltura e la descrizione delle sole specie ornanientali ; le quali hanno, è vero, una impor- tanza economica notevole, ma che certo non è la maggiore dinanzi al \alore industriale, che hanno certe palme note ormai a tutti. Ciononostante il lavoro del Gatin è opera raccomaudaldle e di certa utilità per gli studiosi di applicazioni agrarie e botaniche delle i)alme, che sono tra le più importanti delle inante coloniali. O. Manktti. 312 Note bibliografiche Dott. Ei'GKXio Pi.ASSK), maggiore veterinario: Il Cammello, l»ag. 303, due tavole e tre tignre. — Ulrico Hoepli, editore (Manuali Hoepli), Milano, 1912. Sono ormai troppo noti i servigi preziosi prestatici dal cammello nell'attuale campagna coloniale e d'altra parte troppo vaglie sono le notizie che si hanno sulla vita di chiesto animale, per non accogliere senza vivo senso di compiacimento la recente pulddicazione del dott. Eugenio Plassio, edita con molta cura dalla Casa Editrice Hoepli. Se prima d'ora le hrevi e rare conoscenze zootecniche dei canuuelli, sparse sui libri di zoologia, sui periodici scientilìci e sui lilui dei viaggiatori erano appena sufficienti a dare un'idea molto generale delle funzioni e delle attitudini dell'ani- male e servivano, piìt che di base scientifica, ai'razioui militari in Lil)ia. Anche a guerra terminata è da ])revedersi che tale valore non debba modificarsi, dato il maggittr impiego che si farà dei canuiiello, sia per le cresciiite esigenze commerciali del paese, sia per la larga utilizzazione clic si farà (lell"aiiiniab> nt*llc fiitur»' azienrle agrarie. Siiranno iiiiiiidi numerosi i colonizzatori italiani die si dedicheranno all'alle- vamento del eairiMiello, ma ancelle non ])oclie saranno le eeialniente nei jtrimi tempi, di l'ionte ad una specie del tutto nuova che esige (li ]>er so stessa cnie non ])i<'cole ed una certa igiene, bencliò a torto si gindiclii il (•iiiiiiiieilo come il ])iii refrattario alle iullui-u/.e esterne, ed il ]iiìi lolmsto di <|nantì animali la natura Iia assegnato al deserto. Occorre perciò che chi si dedicbeià a tale allevamento si f(U'mi una perfetta conoscenza zootecnica dell'animale, per non voler incorrere in insuccessi, che potreb- liero compri>mcttere ravvenirc di una industria prometteutissima in (|nelle regioni di nostra recente conquista. A. Caski.i.i. GII articoli si pubblicano sotto l'esclusiva responsabiliià degli autori (iereiife renponnabile : Pk.sci Riccardo Novara, 1!H2 - 'ri]»ograti;i dell'Istituto (Jeogiatieo De Agostini Anno I Giugno 1912 N. I LA GEOGRAFIA COMUNICAZIONI DELL'ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI NOVARA Redattori ALBINO MACH ETTO Mìl///.. L. F. DE MAGISTRIS SOMMARIO G. De Agostini: L'Istituto Geograiìco De Agostini ai Lettori. Comiiieiidosi l'uudecimo anno di sua fondazicme (con 3 illustrazioni) Pag- A. Machetto, L. F. de Magistkis: Il nostro programma » A. Machetto: Le forme del terreno e lo studio del rilievo nella scuola. Morfo- grafia o Morfogenesif » G. Dalla Vedova: Idrografia, talassografia, oceanografia. Intorno ad una pro- j)osta del generale J. de Schokalski » A. Machetto : La linea del cambiamento di data » L. F. DE Magistris: L'Annuario Statistico Italiano. Seconda serie: voi. I - 1911 » A. Machetto: Notizie sulla Libia. — I: Limiti, Superficie, Popolazione . . » Notiziario geografico » Italia: La via navigabile fra Milano e Venezia, p. 59 — Colonie italiane : Le ferrovie nel- l'oasi di Tripoli, p. 60 — Europa: La città di Salonicco, p. 60 — America: Le province del Canada e il censimento 1» giugno 1911, p. 61 — Terre polari: Le spedizioni polari artiche 1912-1914: I. La spedizione svizzera in Groenlandia, p. 62; II. La spedizione danese alla Terra della Regina Luisa e per la traversata della Groenlandia Settentrionale, p. 63; TU. Spe- dizione americana alla Terra di Crocker, p. 64 ; IV. Progetto di una spedizione russa, p. 6.5. Bibliografìa » a) Recensioni : Atti del Settimo CongresBO Geografico Italiano tenuto in Palermo dal 30 aprile al 6 maggio 1910 (d. m.), p. 6.5; Atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze pubblicati per cura dei Soci Reina, Pirotta, Folgheraiter, Grisoetomi. Quinta Riu- nione : Roma, 1911 (d. ni.), p. 60. b) Pubblicazioni ricevute, 71. Carte geografiche: Tav. I. Libia e Regioni adiacenti, alla scala di 1 : 12 milioni (A. Dardano). 5 13 17 30 32 36 47 59 65 NOVARA - ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI - NOVARA PREZZI D'ABBONAMENTO Un anno: Italia e Colonie L. 3 - Estero L. 4. Un fascicolo separato: Italia e Colonie L. 0,50 - Estero L,. 0,75. RECENTISSIMA PUBBLICAZIONE Società Ippica Nazionale CARTA IPPICA D'ITALIA in un sol foglio di centimetri 90X120 alla scala di 1:1.250.000 redatta dal cav. P. BARTOLUCCI Maggiore di Cavalleria ris. Prezzo Lire 8 (su carta-tela extra L. 10, con bastoni L. 12) Prima costruzione graiicii e descrittivii indicante le varietà dei cavalli che si possono produrre nelle Regioni d'Italia e che vi esistono, in base al Censimento Generale del 1908, per norma ed uso dei pro- duttori, allevatori, negozianti e consumatori di cavalli. Il totale dei cavalli di ogni Provincia è suddiviso per varietà ed attitudini, come pure sono indicati in ogni Provincia i cavalli ripro- duttori ritenuti j»iìi adatti all'ambiente locale. La Carta indica i prezzi medi dei cavalli e muli inferiori e supe- riori il 1 anni in ciascuna Provincia. La indicazione policroma e numerica delle varietà dei cavalli ])redominanti ed esistenti in ciascuna Provincia fu approvata e docu- mentata «hi i]>i)otecnici autorevoli. In uciulita esdusivaiìU'.iile presso riSTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI FILIALE DI ROMA ROMA VIA DE:ì_I_A S"rArVIF>E:RIA, 64-6S Anno VI - N. 8 Conto corrente con la Posta Agosto 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Periodico mensile Organo dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano E dei Servizi agrari dell' Eritrea e della Somalia Italiana COMITATO DI REDAZIONE Direttore: Dott. GINO BARTOLOMMEI GIOLI, Direttore dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano Redattore Capo: Dott. OBERTO MANETTI Dott. Odoardo Beccali, dei R. Museo di Storia Naturale di Firenze. Dott. Alberto Caselli, deli' i. a. e. i. Dott. Gino Coppini. Dott.A.DelLungO,dellaR.Sc.di Pomologia. Prof. Italo Gigliolì, delia R. Univ. di Pisa. Dott. Carlo Manetti. Dott. Guido Mangano, dell' i. A. e. i. Dott. Aless. Moresctiini, deii'i. a. e. i. Prof. Attilio Mori, deir i. Q. m. Dott. Renato Pampanini, dei R. istituto Botanico di Firenze. Prof. Carlo Pucci, delia R. Scuoia Supe- riore di Agraria di Perugia. Dott. Giuseppe V. Rossi, deir i. a. e. i. SOMMARIO: W. La Baume - Le cav^allette africane (trad. A. Moreschini) l'ag- 31.S A. BuCTTiNi - Una jiianta frangivento da sperimentare in Libia » 336 C. Pucci - I bovini dell'Africa orientale tedesca: « Esperienze d'incrocio tra zebù africani e bovini europei » » 339 *** La potenzialità agricola del Jul)aland » 342 Notizie » 346 I boschi dell'Africa Orientale tedesca - Pericoli che accompaguano l' importazioue di animali domestici specialmente dalle Indie - Esperimenti di alimentazione di muli e di cavalli con farina di semi di cotone - D caucciù nell' Uganda - Coltura della Funtutnia elastica secondo il sistema Christy - Gli hibùcus della Costa d'Oro e delle Filippine - Piantagione profonda per terreni secchi. Note bib iografiche » 351 TEOBALL) Fischer: Die dattelpalme, ihre googratische Verbreitnng und cultur histo- rische bedeutung (A. Moreschini) - Ausonio Franzoni: Colonizzazione e proprietà fondiaria in Libia (O. Manetti). DIREZIONE: Istituto Agricolo Coloniale Italiano - Firenze - Viale Principe Umberto, 9 AMMINISTRAZIONE: Istituto Geografico De Agostini - Novara (Piemonte) ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO (eretto in Ente Morale con R. I). 2G Giugno 1910) CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Presidente: On. Ferdinando Martini, iai>pieseutante il Governo della Somalia Italìiiiia Fice-rrcHìdente : Prof. Vincenzo Valvassori, rappresentante il Ministero d'Agricol- tnra, Indnstria e Commercio Segretario: Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il Ministero degli All'ari Esteri Consiglieri : Prof. Pasquale Baccarinl, consigliere aggregato a norma dell'art. 7 dello Statnto » Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Connine di Firenze » Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l'Istitnto Colo- niale Italiano » Prof. Giotto Dainellì, rappresentante il Connine di Firenze » On. Francesco Guicciardini, consigliere aggregato a norma dell'art. 7 dello «tatuto » Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il Governo della Colonia Eritrea » On. Roberto Pandolfini, rajtpresentante il Commissariato della Emi- grazione » On. Sen. Carlo Ridolfi, rappresentante il K. Istituto di Studi Superiori di Firenze PERSONALE DIRETTIVO Dott. Gino Bartolommei Gioii - Direttore Dott. Guido Mangano - Consulenza - Servizio Sperimentale - Serre Dott. Giuseppe V. Rossi - Direzione Laboratori - Museo Dott. Oberto M anetti - Redazione Rivista - Direzione Biblioteca Dott. Alberto Caselli - Assistente Cav. Aristide Recenti - Direttore dello Coltivazioni PERSONALE INSEGNANTE Dott. Guido Mangano - Agricoltura cobniiale Dott. Giuseppe V. Rossi - Tecnologia chimico-agraria coloniale ,, ,, ,, - Zoohigia ed entomtdogia coloniale Dott. Renato Pampanini - Hotanica coloniale e geografia botanica Dott. Oberto Manetti - Economia tecnico-agraria coloniale Prof. Attilio Mori - (ieografia coloniale e storia delle Colonie ,, ,, ,, - ICcoiiomia e legislazione coloniale Prof. Carlo Pucci - Zootecnia coloniale ed igiene del l)estiame Dott. Enrico Persane - Igiene coloniale e pronto soccorso Scuola Berlitz - Lingua francese, inglese, spagnola Tipografia dell' ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI — Novara Anno VI - N. 8 Agosto 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Organo dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano E DEI Servizi agrari dell' Eritrea e della Somalia Italiana W. La Baume LE CAVALLETTE AFRICANE (Die afrikanischen Wanderheuschrecken) Prima traduzione italiana autorizzata del dott. Alessandro Moreschini dell' Istituto Agricolo Coloniale Italiano Possedevamo già in un libro voluminoso del dott. Sander (1) un trattato che comjwende lo studio, con speciale rigiiardo alle colonie tedesche, delle cavallette migratrici africane. L'Autore, come osserva da se stesso nella introduzione, si proponeva di offrire un lavoro fonda- mentale, che comprendesse la storia naturale delle cavallette migTa- trici per quanto riguarda le colonie africane, lavoro che mancava del tutto e che rispondeva ad un urgente bisogno. Possiamo dire che il libro, considerato da questo punto di vista, soddisfa pienamente allo scopo e dobbiamo essere grati all'A. per questo lavoro straordi- nariamente accurato e faticoso. Ma d'altra parte Sander stesso non nasconde che dal lato zoolo- gi co-sistematico l'argomento è rimasto incompleto, per la qual cosa però non possiamo certo accusarlo di inettitudine. Si deve constatare disgra- ziatamente che le singole parti del libro sono perciò oscure, quasi senza valore per la scienza; per esempio è quasi impossibile, leggendo il cajìitolo (d'altronde pregevolissimo): « Dati storici sulla comparsa delle cavallette migratrici nelle nostre colonie africane », farsi un concetto chiaro se in una località compaiano più specie di cavallette, e l'A. (1) Dott. L. Sandee, Medico dello Stato Maggiore della Marina A. D. : Le cavallette migratrici a/ricane e mezzi per combatterle nelle nostre colonie d'Africa. Berlino, 1902 ; 544 pagine con numerose figure e carte. L'Agricoltura Coloniale. Anno VI. 19 314 Le caralk'ttc africane evita, il bella ]»(>sta, di darne il nome, persino (iiiand(t i iloeunienti clie esistono |)einiett(»iio indiibliianiente di stabilirlo. Non occorre certo essere un classilicatore arrabbiato per comprendere a prima vista clic in simili laxori non si può fare a meno di mia certa (piaii- tità di punti di \ista zo()lo<>ico-sisteniatici, se non si \ noi rendere im])ossibilc una indaji;iiie scientifica in «piesto canijK). Al profano sfnjijiiià il latto che le sin«;(»le s^M'cie di cavallette si difì'erenziano fra loro non solo per caratteii puramente sistematici, ma iiiosfntno notevoli (Htfeycnze rU/uanlo al loro dukìo dì lìrcHentarHi e «li vivere. Ho tentato ])eraltro di cliiarire il complicato ciclo di vita di una (lata specie di cavallette (vedi al cai>itolo iUolojiia), la cui cognizione è - per combatterle - di capitale importanza, (piando, come è il caso dell'Africa, sulla stessa località capita una seconda sjx'cie, clic per esempio irrompe in tntt'altra epoca da tiitt'altra località, le cui uova si sviluppano jiiii sollecitamente o piii lentaiiieiite, le cui laixc hanno una dimora diversa, ecc., e (piando poi (jìKxtc due sjneie itoti .si diffe- renziniut J'rbe esser icso possibile un (uieiitamento (/eiieroli su (piesla materia a tulli (pielli, che si inte- ressano a tali problemi; poiché solo c(»sì può essere I ridialo, lienehè non esoiirinilniioile, la storia natili ale delle ca\allelte africane e la lotta coiilro di esse. Chi volesse poi occuparsi più ju-ofondamente di un detei'minalo ipiesilo \ien limandato alla letteratura speciale, che io (pii cito il pili eompletaiiienle jiossibile. Le cavallette africane 315 I. Generalità. 1. Sistematica. Fra le cavallette (Acrkìidae) si considerano tre famiglie, alle quali appartengono le migratrici africane: 1" Truxalidae, 2" Oedipodae, ^" Acri- (ìidae. Esse si distinguono facilmente fra loro pei seguenti caratteri: 1" Protorace con protuberanza in forma di cono e di caviglia Acridiiliie Protorace senza protuberanza 2 2° Protuberanza del ijrimo anello addominale fra i lobi del metatorace ristretta, più lunga che larga {tìg. 1); il vertice ta un angolo più o meno acuto colla fronte, che è obliqua ed inclinata all' ingiù Truxalidae Protuberanza del primo anello addominale fra i lobi del metatorace trasversale di forma quadrata o semicircolare, più larga che lunga (tìg. 2); il vertice fa un angolo retto od ottuso colla fronte, che è quasi verticale Oedipodae FiIeso- e inetntorace Meso- e inetatoraie erdere tempo, perchè ai)i)ena un mese più tardi gli insetti avrebbero messo le ;ili e non si j)otrebbe ])iù combatterli, poiché, quando vengono disturbati, si alzano a volo e fuggono via. Il metodo della battuta in usato per la prima volta a Cipro «lall'ing. Brown, in base ai buoni risultati ottenuti da un tal Riccardo Mattei, i>roprietario di terreni in <|ue]risola. II iiH'todo consiste nel disporre a zig-zag delle strisce di tela, Innglie r»(» MI. ed alte So cni., mantenute litte per mezzo di pali: agli angoli inteini di (pieste pareti sono scavate delle fosse, nelle (pudi si si)ingono le ca\all<'tt<'. Perchè gli animali non ]>ossano arram])icarsi sulle tele si (lis|)oiic alla palle superiore di (piesta ima striscia di Le cavallette africane 327 tela cerata, larga circa 10 cin., che ad ogni nuovo impiego si spalma con olio per mantenerla sempre liscia. Brown cominciò l'operazione con 11.000 tele lunghe 50 m. ciascuna; i battitori (complessivamente Fig. 6 ■ Parte di un «apparecchio cipriota», secondo Kiinkel d' Herculais. 2000 uomini in cifra tonda) erano divisi in gruppi di 15-20 ed ogni gruppo impiegava 30 tele; degli ispettori a piedi ed a cavallo e dei contabili, pel controllo degli operai e pel i)agamento delle mercedi, o o o O G O o o Fig. 7. Apparecchio cipriota » disposto a V, con tre fosse, secondo Kiinkel d' Herculais. completavano l'organizzazione. In tal maniera giunse in cinque anni (1882-1887) e colla spesa di 1.130.000 marchi (circa 1.412.500 lire) a dominare il flagello in Cipro ; negli anni seguenti bastò una sorve- glianza sulle cavallette, con una spesa di 72.000 marchi (circa 90.000 lire) all'anno. 328 Le cavallette africane 11 sistema delle tele cipriote (« appareils cypriotes ») è stato da allora conservato nella sua essenza ed usato in jirande dai Francesi in Algeria. Un « apparecchio cipriota » è generalmente così com^josto : una striscia di tela lunga 50 m. ed alta SO cm. (fig. 6) ricoperta di tela cerata per i 10 era. superiori, è mantenuta verticale per mezzo di pali di legno confitti nel terreno ad ogni 5 m., in modo da formare un V aperto a lati uguali di 25 m. ciascuno (fig. 7) ; le fosse sono lunghe m. 1,70 circa, larghe 70 cm. e gli orli ne sono ricoperti di lastre di zinco inclinate in giìi, affinchè le cavallette, che vi cadono Fi;;. 8. — Fossa con l;islii- nictallichf, secondo Kiiiikcl d' Hcrciilais. dentro, non possano più uscirne (fig. 8). Spesso le tele non sono disposte a V, ma in linea retta e le fosse si scavano a 25 m. di distanza fra loro. In Algeria si uniscono tali tele, in modo da formare una parete rettilinea lunga fino a 75 km. Sajó (1) ha descritto chiaramente il moch» di eseguire la battuta, e quindi rimando il lettore all'opera del medesimo. IJuccisione poi delle larve, cadute nelle fosse, si ottiene gettando in rofoiidaniente e ricoperte di terreno; poiché, come Sajó ha sperimentalmente dimostrato, le larve che escono dal- l'uova non sono capiici di perforare uno strato di terreno superiore ai tre centimetri di spessore. (1) K. Sajó: Die marokkanisehe Wa ndereuschreclf in « Proiiiethens », XV, 1904, pag. 706 e ss. Le cavallette africane 329 2. Pachytilus cinerascens Fabr. (Tavola II, flg. 2). Sinonimi : Gryllus (Acridium) cinerascens Auct. — Gryllus (Oedipoda, Pachytihis) migratorius Auct. — Pachytilus daniciis L. (Ediz. I.). Descrizione. — Scudo sul collo non strozzato pel traverso, poste- riormente apiruntìto a triangolo; la cliiglia mediana longitudinale /or- temente rilevata e vista di fianco^ alquanto curva, ajjpare piìi alta nel mezzo che non ai due estremi (vedi figura); colore assai variabile: si trovano esemplari quasi interamente verdi accanto ad altri brunastri ed altri offrenti tutte le tinte intermedie. Il maschio è notevolmente pili jjiccolo che la femmina: lunghezza del corpo 33-36 mm. il primo, e 36-60 mm. la seconda. Diffusione in Africa. — Nel Museo Zoologico di Berlino si trovano esemplari raccolti nei seguenti luoghi: Egitto (Ehremberg). Accra, Costa d'Oro (Ungar). Togo, Misahohe (Baumann): 5 dicembre 1893 (2 larve); 20-27 marzo 1894 (individui alati). Kamerun, Old Calabar (Langhet). Chinchoxo, foci del Congo (Falkenstein), numerosi esemplari alati. Chinchoxo, foci del Congo (Afrika-Gesellschaft). Gr. Comoro, Costa: 3 luglio 1903 (Yoeltzkow). Gr. Comoro, Convalescence : luglio 1903 (Voeltzkow). Gr. Comoro, Vulcano, 2300 m. (Voeltzkow). S. W. Madagascar (Voeltzkow). S. Centr. Madagascar (Hildebrandt). Mauritius (v. Robillard). Nella bibliografia a me nota trovo più volte indicati V Algeria, la Tunisia e V Egitto come luoghi, in cui si rinviene il Pach. cinerascens. Questa sjiecie venne accertata anche in Somalia (1). Nell'Africa Or. Tedesca non venne trovata; almeno il Museo di Berlino non possiede esemplari che provengano di là. Nella stessa bibliografia trovo pure indicato un sol (1) A. De Schulthess-Schindlee : Orthoptères des Somalis in « Ann. Mns. Civ. St. Nat.», Genova 1898, V. 39, pag. 188. 330 Le cavallette africane puìito deirAtiica Orientale, in cui sia stato trovato: il ]Sjassa-land, Fort Jolinston. Zomba al sud del lago Nyassa (1). Questo fatto è tanto l)iii interessante in quanto che questa specie si mostra abbondante alle Comore e al Madagascar (vedi sopra); in^W Africa Occidentale la si è riscontrata anche al sud delle bocche del Congo; ad Ambris ad Angola (2). La presenza del Pack, cinerascens è stata poscia accertata fin qui in tutto il Nord-Africa, mòW Africa Occidentale e Meridionale fino ad Angola, nellM/rica Orientale e nelle Isole del Madagancar. Diffusione fuori dell'Africa. — In tutta V Europa e VAsia eccettuato l'estremo nord, wqW Australia, Nuova Zelanda ed isole adiacenti. Migrazioni. — Fin qui non è stato dimostrato che il Pach. cin. sia apparso come migratore in Africa: non si può però ancora giudi- care se ciò sia dovuto a mancanza di cognizioni in proposito o se il fatto realmente sussista. Gli esemplari, raccolti nel territorio dei Togo dal Baumann, non danno notizia di comparsa in massa, ed io credo che un raccoglitore ed osservatore così abile, quale egli è, non avrebbe mancato di aggiungere la corrispondente osservazione, se del caso, come ha fatto per esempio pel l'ach. migratorioides. È però notevole, d'altra parte, il gran numero di esemplari raccolti da Falkenstein presso Ohinchoxo, ma anche qui mancano notizie di sciami. Perciò dovrebbe essere opportuno di tener d'occhio il comportarsi del Pack, cinerascens. Autori meno recenti asseriscono che, al contrario del Pach. migratorius L., il /*. cinerascens mai diviene migratore e tale asserzione si trova anche oggi in molti libri di testo e manuali. Per contrario bisogna dire che in Enropa il Pack, cinerascens è indubbiamente migratoa », Sec. Ser. I. Lisboa 1RR9, i)ag. 10>. (3) Cfr. K(")KTE: Die Strich-Zug-oder Wandereiutchreke. Berlin 1828. Dalla descrizione e dalle figure dato da questo A. risulta <-liiaro che si tratta dol Pach. cinerascens e non del l'ach. migratorius, che allora noti ni Hapeva dÌHtin)>nf>iT. (4) Cfr. Stein: Uber Pach. migratorius und cinerascens nel « Deutflcli. Ent. Zeitschr », XXII, 187K, pag. 235 e ss. Le cavallette africane 331 3. Paclij^tilus 111 ig Tutori oides Reiclie. (Tavola III, fig. 1). Descrizione. — Scudo del collo \ymito^ fortemenie strozzato pel traverso, arrotondato al margine posteriore, chiglia centrale debolmente rilevata. Tinta del cori)0 gialla, bruiio-gialla o bruno-scura con macchie più scure. Lunghezza del corpo mm. 45-48 nel maschio e quasi altret- tanto nella femmina (1). Diffusione in Africa. — Il Museo di B.erlino possiede esem- plari di questa specie delle seguenti provenienze: Togo, Bismarckburg (L. Conradt): 23-28 novembre 1892; 28 no- vembre 1892; 28 novembre-3 dicembre 1892; « Cavallette provenienti a milioni dal N.-N.-W. il 28 novembre 1892 ». Misahohe (Baumann): 12 ottobre 1893 «vola alla sera»; 31 dicembre 1893; 31 marzo 1894 « stormi »; 24 e 26 giugno 1894. Notizia relativa : « Io raccolsi questa specie nelP interno sull'altura di Gorrée, a 100 miglia dalla costa marina; gl'insetti cadevano spos- sati sul tetto delle al)itazioni ». Sokedé (Schroder): maggio 1900. Kete-Kratschi, novembre e dicembre 1900 (Mischlich). Africa Or. Inglese: territorio di Taiiga (Denhardt). Africa Or. Tedesca : Tanga (Reimer). Muoa, distretto di Tanga (Fischer). Usaramo (Stuhlmann). Eissoh, 28 ottobre 1894 (Stuhlmann). Nevala (Glauning). Mwapwa, gennaio e febbraio 1894 (Bohmer); aprile 1894 « cavallette migratrici ». Manjara-See, settembre 1893 (O. Xaumann). Grilale, Massailand, 15 gennaio 1894 (O. Naumann) « caval- lette migratrici ». Chilimangiaro, località Dschagga, 1500 m. (Paesler). Chilimangiaro, campagna di Kahe, metà febbraio 1894 (Yolkens). (1) Bibliografìa per la determinazioue delle specie : Saussuerk : Frodronuis Oedipodorum in « Ana. Soc. de Phys. et d'Hist. Nat. ». Genève, XXVIII, 1884. 332 Le cavallette africane Madagascar: {Pack, capito Saiiss.). Madagasoar Sud Centr. (Hildebrandt). Aiitauanarivo (Sikora). Aiikorake (Braiin). Tamatave (a bordo della II. X. « Plauet »). Andranoliiiialy, febbraio 11)04 (Voeltzkow). Tiilear, marzo 1904: (Voeltzkow). Luoghi in cui compare secondo la btet.tografia. — Abis- sinia (1), territorio dei Galla, 6 novembre 1804 (2), Somalia (3), Njassa-land (4), Sierra Leone (4), Angola (5), Territorio di Uelle (Africa Centrale) (6), Kamba Bomn (Angola!) (6). 11 Pack, migratorioiiles è dunque si)arso per tutta l'Africa tropi- cale, mentre manca tanto al nord quanto al sud (uelle regioni sub- tropicali) (7). DiFFi^siONE FUORI DELL'AFRICA, — Indie, Filippine (Saus- surre), Timor, Kiascliscliou (Museo di Berlino), Australia, ISTuova Zelanda (Saussurre). (È probabilmente questa specie che è stata confusa colla Jj. migratorioidcH (Reiclie) d'Abissinia da diversi autori, che liauno trattato della locusta Sud Africana). ^Migrazioni. — 11 Pach. migratorioides sembra essere la specie principale delle cavallette migratrici neW Africa tropicale; delle colonie tedesche, come emerge da notizie raccolte sul luogo, visita princii)alniente i Togo e V Africa Orientale. Presso i Togo, rappresenta, per così dire, le « cavallette migratrici » poiché la Schistocerca peregrina, che pure è stata colà osservata, vi api)are evidentenu^nte solo di rado. Sander (/. e, i»ag. 100 e ss.) ha laccolto i dati esistenti sulla comi)arsa delle (1) Lefbbvbe et Salinieu: Voyage en Ahyssunie, HI, pag. 430 (cit. a. Sanssurre). (2) The Acrididae .... collected in Northeast Africa. Vyoc. Acad. Nat. Sci. Philadelphia 1901, 53, ]iag. :i72. (3) Vedi nota l a pag. 329. (4) Vodi nota 1 a pag. H30. (.i) Vfdi nota 2 a jiag. :ì;to. (0) BoLivAE: Acridiens d'AJnque du Musée . . . de SelgUjue in « Mem. Soc. Ent. Belgiqiie », 1908, XVI, pa^'. 102. (7) L'osBcrvazione di Sander (pag. 130) che il Pack, migratorioides sia stato constatato dal Distant noi Snd-AI'rica»- nella Colonia del Capo, hì riferisce evidentemente - manca per dis^crnzia In citazione della fonte - al Di.stant: .1 XaturaliKt in the Tranxvaal, London, \>^9S. K a-ssai verosimile olio Distant ubbia f|ni Bcaml)iato il Pach. iniijr, col PachytUvn gulcicolliii. Perciò conviene clie Karby (cfr. Ann. 13) indichi come Pack. mdcicoUix quello clic egli coniicMmento metto in ballo l'omo Locusta pardalina (I) (pag. 74): « It is prob.ibly tliis speoiCH wliicli has been conlounded with the AbesBynien /-. iniijrato- rioide» Keiche, by some anthors on sontli African locusta ». Fra i luoghi, in cui indirà trovarsi il Pach. migratorioide», desunti dagli eeem)>lan raccolti al Mnseo Britannico, iwti cita il .Sud-Africa. Le cavallette africane 333 cavallette nei Togo, dati che riguardano per la massima parte il Pack, migratorioides (1). Malgrado ciò le nostre cognizioni su questa specie sono tuttora pressoché nulle. Oltre alle poche notizie sopra riferite, secondo le quali gli esemplari raccolti figurano come migratori, è a mia cognizione una sola notizia, die mi permetta asserire con sicurezza trattarsi di Pack, migratorioides, per avere potuto io stesso determinare gli esem- plari : si tratta di quelli osservati da Wolkens al Cliilimangiaro, dei quali scrive egli stesso (2): « Mentre noi siamo ancora qui, ad erigere le tende, ed il cuoco prepara il pasto, sbuca dal sud della pianura, come cacciata dal vento, una nuvola scintillante al sole. Dopo l'esperienza degli ultimi giorni non ci era possibile dubitare di che cosa si trattasse: di cavallette, di milioni di cavallette. Circa due settimane prima, mentre eravamo ancora nella stazione, erano comparse le prime in dense schiere, che andavano da ponente verso levante: piccoli voli avevamo poi incontrati in viaggio ed anche oggi sui prati del monte a 2500 m.; eravamo rimasti meravigliati del loro numero; ma che cos'erano mai in confronto a quelle, che oggi si rovesciarono su noi!! « In uno strato, che doveva essere alto sul terreno almeno quanto una casa a tre piani, frullavano intorno a noi quei demoni giallo-bruni, della lunghezza di un dito, in masse così compatte che ogni colpo di bastone li atterrava a dozzine. Un suono stridente, prodotto dai rapidi colpi d'ala, empiva l'aria, e inoltre un continuo scintillare e luccicare, un continuo urtarsi degli stanchi fra loro, contro il nostro volto, le nostri mani costrette ad allontanarli. Rinunciammo i^resto alla lotta e ci rifugiammo nelle tende, donde vedemmo che il passaggio durò due ore intere con eguale intensità. L'immaginazione è incapace di calcolare il numero degl'individui, che compongono una sola di tali schiere. (1) Gli esemplari raccolti a Bismarckijnrg, nel gennaio ed il 20 marzo 1891 dal Biither appar- tengono alla Schistocerca peregrina, quelli raccolti dal Baumann a Misahòhe il 5 dicembre 1893 e dal 20 al 25 marzo 1894 appartengono al Pachyt. einerascens. Le abili deduzioni del Sander sono inservi- bili a scopi scientifici, inquantochè non vi si nominano le specie (secondo la sua opinione, le sotto- specie;. A prescindere da ciò, qnesta pratica porta anche, talora, a false conclusioni. Così a pag. 104 viene osservato : « Gli individui raccolti da Baumann in Misahòhe il 5 dicembre 1893 sono larve, cioè giovani cavallette non alate, ossia devono essere giovani nati dalle uova degli sciami osservati il 12 ottobre ». Secondo quanto ho accertato le larve nominate ai)partengono al 1'. cinerasceiì'S, le caval- lette adulte osservate il 12 ottobre iuvece al Pach. migratorioides, non può quindi restare alcun dubbio che queste nulla abbiano a che fare coti quelle. Poiché qui è questione di processo generativo di così grande importanza pel quesito delle cavallette, questo caso dovrebbe chiaramente dimostrare V importanza a questo scopo delle ricerche sistonatico-scientifiche . (2) G. VoLKEXS: Der Kilimandscharo. Berlin, 1897, pag. 180. L'Agricoltura Coloniale. Anno VI. 20 334 Le cavallette africane « Donde venjìono, ci si doinandava, e dove \'anno? Alla prima domanda trovammo risposta, quando alla metà di aprile facemmo un'escursione nella step])a presso Kalie. Si affondava letteralmente colà, a tratti, tino alla cavijilia dei piedi, in una massa bruna, bru- licante e dondolantesi, di nient'altro composta che di cavallette allora uscite dalle uova e prive d'ali. Dopo due settimane questa massa si mise in movimento, utilizzando ogni sentiero, che conduce alla parte coltivata di Chilimangiaro; si mosse giorno per porno da circa le 9 fino al tramonto del sole, con una corrente divisa in vene distruggendo in un tempo incredibilmente breve e lino all'ultima foglia le piantagioni degl'indigeni. Era ywr me cagione di meraviglia che, quando anche i giovani, i quali prima si movevano saltellando, avessero acquistate le ali ed in maggio si fossero riuniti di nuovo in gruppi, tanto la vegetazione spontanea quanto ogni pianta uscita da semi europei venisse risparmiata dalla loro voracità. Patate, piselli, fagiuoli, cavoli, insalata e simili restavano intatti nel giardino della nostra stazione, nu^ntre una jiiantagione di granturco fu divorata in una sola notte, al punto che al mattino seguente non si vedeva più altro che il terreno pulito. Vien fatto perciò di pensare senza volerlo al proverbio Wat de Buur nidi lìennt, dat fr/it liei iti e li ! (il contadino non divora ciò che non conosce). Gli indigeni, e altrettanto potrebbe dirsi degli Enropei, sono impotenti contro gli attacchi delle cavallette: quelli cercano almeno di trarre qualche profitto da questo flagello e al nìattino, (piando le cavallette sono imi)otenti al volo pel fresco della notte e l)er la rugiada, le fanno racc(>gliere dalle donne e dai ragazzi; ])oi, levatene le ali e le gambe, le arrostiscono leggennente al fuoco con un jK)' di grasso. Il nostro cuciniere ce ne portò un saggio la sera sul tavolo da notte e dovemmo confessare clic un piatto di cavallette non è poi tanto cattivo. Al nostro gusto esse sono come i ciccioli di maiale e con questi di\idoiio la i>ro])rietà
  • resto a noia a (•Ili ne fa uso. » Sin qui V^olkens. Indul)l)iamente ])areccliie altre notizie si lifc- riscono al Pack, miijratorioides, ma non alla iSeliistoeerca 2)erei di ticlii d'India, sia isolate, sia coltivate contro i muri o su i medesimi ((pumdo sono di terra), se resistono bene al gliibli non offrono un lijìaro molto efficace per le piante retrostanti, ed hanno poi il
  • 12. Una pianta frangivento da sperimentare in Libia 337 e di avere una notevole rusticità. Tali proprietà noi crediamo che siano possedute da una pianta poco nota agli agricoltori italiani, la miopora, della quale diamo qui brevi notizie. * Si tratta di una pianta cespug'liosa od arborea (secondo il modo di allevamento) della famiglia delle Selaginacee, tribù delle Mioporee, la cui specie più diffusa in Sicilia è la Myoporum serratum R. B. {M. tasmanicum D. C). È originaria dell'Australia e si trova in Sicilia da parecchi anni. Però fino a circa 50 anni fa ne esistevano - come ne esistono tutt'ora - alcuni esemplari solamente nell'Orto botanico di Palermo, dal quale fa portata a Trapani ove ora la troviamo molto diffusa nei giardini pubblici e privati, attorno agli orti, alle case di campagna, ecc. Però l'area di diffusione può dirsi limitata al solo territorio del Comune di Tra^iani, perchè è raro di trovarla in altre località della Sicilia. Ed è appunto per l'ottima e ormai lunga prova fatta da questa pianta nei terreni trapanesi prossimi al mare, calcari, sabbiosi, molto aridi ed esposti alla violenza dello scirocco, che è in Sicilia un non lontano parente del ghibli, che noi la raccomandiamo come degna di essere sperimentata in Libia come pianta frangivento. La miopora è sempreverde e può arrivare fino a 5 o 6 m. di altezza. Ha il tronco un po' contorto, con corteccia molto ruvida, bernoccoluta e profondamente screpolata nelle piante adulte, liscia nelle piante giovani. I rami, sempre molto numerosi, sono dapprima diritti, verdi, erbacei, ma poi vi si formano numerosi nodi secretori e la corteccia diviene di colore violaceo-grigiastro. Le radici sono piuttosto superficiali, nonostante che la pianta viva in terreno arido, ma vi abbondano le capillari. L'apparato radicale invecchia più presto della parte aerea e ciò impedisce di poter ringiovanire le piante vecchie tagliandone il fusto vicino al suolo. Le foglie sono semplici, con parenchima abbondante, come quelle di tutte le piante di luoghi aridi, lanceolate, leggermente dentate su tutto il margine, lunghe fino a circa 10 cm. e larghe fino a 3 cm., ricchissime di pori ben visibili, donde il nome dato al genere, cui questa pianta apjiartiene. I fiori, ermafroditi, con corolla bianca e gamopetala, sono piccoli e riuniti in grappoli ascellari. Il frutto è una piccola drupa di 8-9 mm., leggermente piriforme, con epicarpo violaceo a maturità, con mesocarpo 338 Una pianta frangivento da sperimentare in Libia molle, sujjoso, dolciaslro ed endocarpo duro provvisto di 2 a 4 logfife, contenenti eiascnna da 1 a 2 semi. La fioritura avv'iene in maggio e laN maturazione dei frutti in luglio. ÌjA miopora predilige un elima i)iuttosto ealdo e con inverno mite. Il vento caldo e violento, anche se è salso, non la danneggia e i)uò anche romperne i rami e il tronco senza farla perire, perchè dalle parti rimaste sorgono presto nuovi germogli. Si adatta benissimo ai terreni sabbiosi molto calcari, aridi e molto poveri di sostanze nuti'itive, anche se ])oco ])r()fondi. In quelli com- patti cresce poco. La moltiplicazione si fa ordinariamente per seme, sia con la disseminazione naturale attorno alle i)iante, che lasciano cadere in gran numero i frutti maturi, sia collocando i frutti in semenzaio in luglio- agosto o, al più tardi, in settembre, perchè i semi conservano per poco tempo la facoltà di germinazione. Le piantine nascono da novembre a marzo e nell'autunno successivo si portano a dimora su terreno zai)pato () vangato, andantemente se è possibile, altrimenti anche semplicemente lavorato a buche a 3o o 40 cui. di })rofondità. La moltiplicazione riesce facile anche per talea e per polloni pedali. La distanza fra le piantine a dimora dipende dal modo con cui si vuole allevare: se si alleva per siepe bastano da 70 a 80 cui. di distanza fra una pianta e l'altra, se si alleva in file ad alto fusto la distanza sarà «li 4 a ."> m., se, finalmente, si alleva a spalliera, allora si metterannu«uie condizioni e se è allevata alta; allevata a spalliera od a siepe invecchia ancor piii jiresto. N«'llc cami)agne trapanesi io non \i Ik» riscontrate malattie che la danneggino gravemente, ad eccezione di una cocciniglia, clic in certe annate l'attacca molto e ne t;i un p<>" ingiallire il fogliame. Oltre clic per rijjaro conti(» i Ncnti o per ornamento la iiii(»|»ora non trova altio impiego; il su<) legname è spugiu)so e non resistente all'umidità, le fogli»- s«»n(> rifiutate dal bestiame. A. 1>RUTTINI. 339 I bovini dell'Africa orientale tedesca " Esperienze d'incrocio tra zebù africani e bovini europei " La cultura delle piante e degli animali nei paesi caldi ha formato sempre oggetto di grande interessamento per parte dei popoli coloniz- zatori. Però in molte colonie dell'Africa l'allevamento del bestiame rimane ancora nelle mani dei pastori indigeni, dei negri, i quali dispon- gono di mandrie numerosissime. Così, ad esempio, nell'Africa orientale tedesca se la cultura delle piante tropicali viene praticata dai coloni europei, l'allevamento del bestiame è fatto quasi esclusivamente dagli indigeni, con sistemi primitivi di sfruttamento, pur non mancando alcuni tentativi rivolti dai coloni europei in specie al miglioramento dei bovini. E la conoscenza delle razze bovine allevate in questa colonia, delle pratiche pastorali degli indigeni, delle prove d'incrocio eseguite dagli europei, può offrire a noi non inutili ammaestramenti. Uno studio del dott. I. Schmidt su l'allevamento del bestiame bovino nell'Africa orientale tedesca permette di raccogliere dati numerosi e interessanti in proposito (1). Fatta eccezione dei pochi riproduttori di razze bovine diverse introdotti dagli europei per esperienze di incrociamento, la colonia possiede due forme bovine rappresentate da zebù e da bovini senza gobba, di statura media, con corna lunghissime. Lo zebù vi si trova da tempo più remoto e probabilmente fu importato dal nord-est con le immigrazioni dei Bantu. 11 suo sviluppo dipende dalla qualità dei pascoli, le sue forme variano e non si può fissarne la statura ed il peso. Xelle mandrie migliori, dice lo Schmidt, può raggiungere le misure medie dei bovini- di razza tedesca che occupano il centro della Germania. Del resto si ha una prova che questi animali possono cre- scere assai di peso e di dimeuvsioni negli allevamenti della costa, ove gli zebù vengono nutriti copiosamente per ottenere una maggiore pro- duzione di latte. E" sotto l'infiuenza di un buon regime alimentare acquistano un notevole accrescimento ed offrono un considerevole reddito in carne. Solo la produzione del latte rimane scarsa, che se nei periodi piovosi jDossono dare quattro litri per giorno, nei periodi (1) I. Schmidt: Rindviehzucht in Deutsch-Ostafrika, dalla «Deutsche Landwirtschaftliche Tier- zucht ». Hannover K. 12, anuo 1912. 340 I bovini delV Africa orientale tedesco asciutti ne danno appena un litro. A projKisito di questi dati, mi piace osservare clic dillicilnuMite può determinarsi in modo esatto la produttività in latte di bovini così rustici a causa della eosidetta ritenzione del latte. Tanto è vero che le femmine di quegli zebù si lasciano mungere solo dojK) due mesi di allattamento, ed anche in seguito occorre far loro succhiare prima un po' di latte dal vitello. I bovini nuicroceri (Watussi) vengono allevati dagli indigeni nei territori tra Bukoba, Ruanda e Umndi. Hanno gand)e assai lunghe, e S(mo i)iù alti degli zebù, ben jìoca e la loio attitudine alla produ- zione della carne. Gli indigeni usaiu) di tenere il bestiame in comi»leta libertà sui pascoli solo durante il giorno, mentre durante la notte lo raccolgono in vasti recinti, presso le loro abitazioni, per difenderlo dai i>reuntura della mosca detta tsé-tsé (glossina morsitans), la quale i)ullula in certe regioni dell'Africa, nelle parti basse e i)alustri, su le coste, nei din- torni dei laghi e lungo i gi-andi fiumi e coljyisce il cavallo, l'asino, la zebra, i loro ibridi, il bove, il cammello, la capra, e la pecora. Evitare la puntura della mosca, tener lontani gli animali dal suo dominio è per ora il mezzo più sicuro ))er evitare l'infezione. È naturale che qiu'ste, come le altre malattie infettive trasmesse dalle zecche, tengano lontani molti dei coloni eui(q>ei dall'occuparsi della j)roduzione del bestianu'. Allevamenti importanti, diretti con metodc), sono dunque pochi, alcuni ])Ossono osservarsi nella parte alta e montuosa della ('olonia, limitata dal Kilimangiaro e i\Ieru, là dove il pericolo della mosca tsé-tsé non è più a temersi. Il grosse» delle mandii»' è costituito da zebù, che vengono acipiistati dai negri a buon mercato. Il prezzo di una femmina zebii varia, a seconda (h'ila gran- dezza, da .")(» a (»(► niarclii. K iK>ichè il migliovai)U'iito delle attitudini degli zebii richie(lerebl)e un'opera di ti-oi)i>o lunga durata, così si s(mio tentati degli in( r<»ciamenti eou toii di razze luiglicu'ate euroi)ee. Va\ il resultato e stato buono. Per aumentare il prodotto in latte si sono I bovini (ìeW Africa orientale tedesca 341 incroei.ite le femmine zebù con tori deWOstfriesland (razza pezzata- 11 era delle i)iaiinre del nord della Germania), o con tori di razza Franhen (a mantello giallastro), discreta lattifera, assai sobria e resistente. Per aumentare il prodotte» in carne, si sono adoprati dei tori di razza Hereford (a mantello rosso carico ed a testa bianca) acquistati nella colonia inglese (la British-Eastafrika) con la quale contina questa parte dell'Africa tedesca. Questi Herefords, perfezionati per la produzione della carne ed ormai acclimatati nella colonia inglese - che ha rag- giunto notevoli progressi nell'allevamento bovino - presentano su gii Herefords europei il vantaggio di adattarsi pili facilmente e di resi- stere meglio alle malattie, mentre i tori importati direttamente dal- l'Europa non solo deperiscono durante il lungo viaggio, ma nel tra- versare le coste possono contrarre temibili infezioni. In linea generale si può dunque affermare che quando sia possibile di trarre dei ripro- duttori di razze migliorate europee da colonie similari, ove questi già si siano adattati al nuovo ambiente, è consigliabile di preferirli a quei riproduttori delle stesse razze che jiossono introdursi diretta- mente dall'Europa. Dopo i i^rimi iiicrociamenti con i bovini europei sparisce nei meticci zebù la gobba cervicale, l'accrescimento è più sollecito, le forme migliorano in rapporto alle singole funzioni. Già nei meticci di prima generazione è sensibile l'aumento della produzione lattifera che raggiunge gli otto ed i dieci litri al giorno. Con l'aumentata funzionalità dell'organo galattogeno, si nota però un aumento nella ricettività alle malattie. Quindi le cure igieniche I)er gli animali lattiferi devono essere maggiori. È pure cresciuta nella colonia tedesca la produzione della carne, tenuto conto del continuo arrivare di coloni europei e dell'aumentato consumo per parte degli stessi indigeni, i quali usano di arrostire appena la carne a quarti ed a mezzene davanti a grandi fuochi e di mangiarla mezza cruda. Il governo dell' imi)ero germanico ha inviato nell'interno della colonia veterinari e zootecnici per studiare le malattie infettive del bestiame e per indicare i mezzi atti a j)revenirle ed a combatterle, nonché per esaminare i tentativi di miglioramento iniziati e per sta- bilire l'azione futura che renderà migliori e più redditi ve quelle mac- chine animali. Perugia, dall' Istituto Zootecnico. C. Pucci. L'Agricoltura Coloniale. Anno VI. 20* 342 LA POTENZIALITÀ AGRICOLA DEL JUBALAND Hipiodiiciaiiiu un articolo deW J/ricaii Standard, tradotto in lingua italiana tlalla marchesa Afan de Kivera e comunicatoci dalla Direzione Centrale degli Altari Coloniali, certi di fare cosa gradita al ])uhl)li(<) italiano, che si interessa alla messa in valori' dei territori coloniali dell'Africa Orientale. Il siritisl» East Africa. Tale rai)])orto deve direttamente richiamare l'attenzione delle ricche manifatture cotoniere del vecchio mondo, che sono inofoiidamente interessate alla scoperta di nuovi terreni da cotone, specialmente dentro i confini dell'Impero. ^Ir. Powell è talmente entusiasmato dei recenti esi)eri- inenti che egli pensa che uno sviluppo energico è il solo fattore necessario per rendere il Giubaland una delle province più ricche e più prospere del Protettorato. Abbiamo in(;ontrato Mr. Powell sulla terrazza di ^lacdonald la sera che egli partì sul Wissmann per Kisimayo, mentre allegramente pensava di sobbarcarsi ad un" impresa resa noiosa dal fiagello delle zanzare faic!). Al ritorno egli può dire che lungo il fiume, fatta eccezione per Gobwen, raramente ha trovato una zanzara, mentre la malaria vi è ])raticamente sconosciuta, o in ogni caso è appena una leggera minaccia per la salute (1). Questa immunità dalla epidemia nella sua intensità troi)icale è dovuta all'assenza di glandi jtalndi e dalla siccità del clima. (^)uesto vantaggio è un'attrattiva di piìi che il rinme Giuba ha per il sno svilii]>po (M-onomico. Mr. Powell trovò il fiume in piena, il che rendexa im|)ossibile il viaggio per la \ia di terra al di s()pia di flonte e gli In necessario di accordarsi con la « p]inperor Navigation G. » i>er essere trasjyortato da Gobwen ad Alessandra e vi(;eversa. Si dice che piene di tale intensività avven- gano solo mia volta ogni cinipie o sei anni. (1) K stata tradotta letteridmcuto la frase inglese, ma evidonteinentc* l'A. intendeva dire che le foni»! mnlariolic riscontrate nella vallo del (ìinha sono Heniprc molto benigno e non luHoiano mai strascichi, conio noi stessi uMiianio jiotiito constatare. (N. d. T.). La potè )iz idi Uà agricola del Jiibaland 343 Gli esperimenti di colture di cotone ad Alessandra erano stati stabiliti per circa 15 acri, dai quali si sarebbe dovuto aspettare molto; soltanto occorse qualche inciampo alla venuta delle pompe e delle macelline e in conseguenza quella sciamba fu dovuta a malincuore abbandonare. Un terreno di circa un acre fu allora piantato con cotone Abassi e perfettamente irrigato, allo scopo di dimostrare la capacità del suolo nelle condizioni più favorevoli e colla miglior coltura possibile. Kella metà del terreno i solclii furono distanziati a 34 pollici e il seme seminato il 6 maggio a 18 pollici d'intervallo sui solchi. Nel resto del terreno disponibile i solchi furono fatti a 30 pollici e il seme distribuito alla distanza di 34 pollici sui solchi, nello stesso giorno. Lo sviluppo delle piante fu meraviglioso in tutti e due gli appezzamenti. Mr. Filleul, Vice Commissario della Provincia, trovò però che le piante piìi fitte venivano meglio a causa della loro mag- giore densità, che permetteva ai cespugli di resistere ai forti venti che prevalgono ad Alessandra. Tremila libre di cotone con seme sono state raccolte da questa area irrigata, mentre sono state prodotte 1000 libre di fibra. Allo scopo di questo articolo il valore della fibra si può abbassare fino a 6 d. per libra, in modo che la rendita per acre raggiungerebbe quasi le trenta sterline. Ammettendo che questo reddito sia straordinario, Mr. Powell dice con enfasi che le condizioni esistenti ad Alessandra sono pure straordinarie. Quindi raccoman- dandone il posto a scopo di aziende esperimentali, egli ne riconosce perfettamente la grande fertilità. Dall'analisi di un campione del terreno fatta all'Istituto Imperiale di Londra, risultò che esso era un suolo perfetto. Con un tale terreno le piante prosperano presto, aiutate dalle fertilizzanti acque del Giuba. In tal modo si comprende facil- mente il meraviglioso reddito del cotone e ora tocca al capitale e all'industria internazionale dei coloni, che devono venire - e devono essere indotti a venire - di dare al Jubaland lo sviluppo energico, per il quale esso offre un suolo così ricco e delle acque così abbon- danti. Mr. Powell ammette che la Provincia richiederà molto capitale per stabilire la sua fama, ma l'uomo il piìi povero potrebbe ritenere il proprio capitale sufficiente per le aziende situate nei ])unti più favo- revoli, ossia dove le dovute irrigazioni non necessitano lavori costosi. Con una generosa spesa di pochi milioni, un immenso spazio sulle due sponde del fiume sarebbe utilizzato per la piantagione del cotone. Un'altra zona esperimentale di due acri fu ugualmente piantata ad Alessandra. Ad un acre furono date due irrigazioni ed all'altro 344 Ln potenzialità agricola del J ubala norre. Disgraziatamente Mr. Kayne dovette lasciare la sciamba (2) durante gli esperimenti del Dii)artimento, ma egli stesso è così sod- disfatto dei risultati ottenuti che ha l'intenzione di piantare a cotone una cp(»rzione un ]»oco i»iii vaste; in tutte) l~) acri furono i)uliti e piantati al fine di provare se una piantagione più fitta in una contra libre. Questo signore farà in seginto un rai)porto al Dipartimento di Agricoltura, Frattanto si è acquistata la convinzione iante, come ad Al<'ssauic('olo campo, parola della lingua Hanhili, specialmente usata per indicare le colti- vazioni indigene. La 'potenzialità agricola del Jubaland 345 imiformemente, ma la qualità Mit Aflfl risultò più robusta, mentre l'appezzamento seminato a Janovicli risultò il meno fortunato delle tre varietà in prova, cioè. Abassi Afifì e Janovicli. Fu anche fatta una visita a Biera (1) sulla riva italiana del fiume. Là vi sono circa 120 acri a cotone e le varietà prescelte sono Abassi Atìfl, l'Upland, e un ibrido egiziano. La produzione è buona, e tutto sommato il cotone è riuscito bene benché non nello stesso modo come ad HalwoUd e ad Alessandra. Gl'italiani hanno sofferto maggiormente dai forti venti. Dalla parte inglese Mr. Powell ritiene che le previ- sioni per il cotone siano anche più favorevoli, andando più a monte del fiume verso Selib. Alla stazione di Alessandra il caucciù Cèara mostra un bello sviluppo di fusti, mentre il fogliame è di una grandezza eccezionale e i giovani alberi sono generalmente sani e vigorosi. Bisognerebbe avere maggiori dati riguardo al Cèara e mentre gli alberi di caucciù su terreno elevato - i)ure essendo adatto ad una eventuale irrigazione - devono certo prosperare, nei terreni bassi è opinione di Mr. Powell che il Cèara deve più o meno fallire. Però tali terreni devono ciò non ostante risultare ammirevoli per la qualità Para. Del valore di Mazeras si è avuta buona prova ad Alessandra, col fatto che i semi e le piante forniti dall'azienda sperimentale della costa hanno dato al Giuba papaie giganti, scelte varietà di banane e una collezione di piante utili e ornamentali, come pure di semi di alberi e di arbusti. Prospera anche il prezioso bambù che, data la scarsità del materiale da costruzione, è probabile che fra pochi anni si dimostrerà un dono inapprezzabile della regione. La sciamba militare di Jonte è stata pure fornita da JVIazeras, e là il caucciù Cèara, le papaie giganti, la canna da zuc- chero, ecc. prosperano, grazie alle cure del capitano Grimshaw e del tenente Dickinson. 11 granturco riesce straordinariamente bene ad Halwòlood, Bul- merara e in altri luoghi lungo il fiume. La raccolta si può fare quattro mesi dopo la semina. Mr. Rayne ha l'intenzione di fare un esperimento di tabacco su 15 acri a Bulmerara. Mentre intervistavamo Mr. Powall, dal suo entusiasmo più che dalle sue parole abbiamo avuto l'impres- sione che l'ambizione del nostro Capo delle colture industriali lo spingerebbe a ricercare di dedicarsi più intensamente a ciò che può offrire la valle del Giuba e che egli considererebbe ciò come il punto (1) Biera, trattasi forse di un errore di stampa poiché dal contesto si comprende che trattasi della piana di Bieya della S. I. P. I. C. 346 La potenzialità agricola del J ubala nd euliuiuaiite della sua lunjia carriera nei paesi tropicali, se il I)ii)arti- niento deiraj^ricoltura jili accordasse un trasferiiuento di un anno o due ad Alessamlra, atìincliè la sua esperinientata abilità avesse nii,i:liori occasioni di cooperare allo sviluppo di una splendida sistemazione di cotone del British East Africa in una ret*r 30, 1911, pag. 12). * * * ^^ NOTIZIE ^^ 3 boscbi dcirjlfrlca Orientale tedesca. Secondo VJahreshericht der Vornienaltung per l'anno fiscale 1910-1911 (supple- mento N. 1, annata Vili del Pjianzer), al 1" aprile 1911 le riserve forestali nei 22 distretti dell'Africa Orientale tedesca ammontavano complessivamente ad Ea. 427.648 (con un aumento di Ea. 4.5.59- in loufrouto dell'esercizio precedente), corrispondenti al 0,5 dell'area totale della colonia; oltre a ciò sono stati ultimati gli studi preliminari ]ter destinare a riserva altri 40.000 Ea. Il prodotto comple^ssiv.imente ottenuto tanto per mezzo deiresercizio di stato quanto per mezzo degli appalti fu di me. 12.325,96 di legname da lavoro (tronchi, pali, ed usi speciali), me. 7470,72 di legna da fuoco oltre a tonn. 2425,99 di cor- teccia, kg. 591 di semi e kg. 31 di caucciù. Si spesero 4552 r;ipie circa nella difesa contro gli incendi, dei quali non si ebbero così più che 35 casi, 28 dei (juali originati dal di fuori delle riserve e contro i quali il miglior mezzo di difesa risultò l'estirpazione dell'erba secca per una larghezza
  • 6 % 3,9% Caucciù 88,7 » 84,0 » Resine 6,2 » 5,0 » Proteidi 4,3 » 9,3 » Ceneri 0,8 » 1,7 » Il crèpe offre dunque ottime qualità; il hiscuit contiene troppi jjroteidi. 3° Faiituinia (Funtumìa elastica). — Si trova in tutte le foreste dell' Uganda e specialmente nella foresta di Mabira. È la principale sorgente di produzione di caucciìi dell'Uganda. L'analisi ha determinato i seguenti dati: Perdita nella lavatura 0,7% Caucciù 90,3 » Resine 7,7 » Proteidi 1,7 » Ceneri 0,3 » La Funtumia dà un ottimo caucciù, che viene preparato e seccato ed offre tena- cità ed elasticità soddisfacenti. 4" Liane. — La più importante e che cresce più rapidamente dell'altra è la Nausali (Landolphìa Dawei), che all'analisi ha dato i seguenti risultati: Caucciù Caucciù Sheet Biscuit Perdite nella lavatura 0,1% 1>1% Caucciù . 92,4 » 91,1 » Resine 6,6 » 7,7 » Proteidi 0,8 » 0,9 » Ceneri 0,2 » 0,3 » Coltura aella *' Tuntutnia elastica ''secondo il sistema €bristy. Il principio fondamentale del sistema Christy consiste nel piantare i giovani alberi in fila molto vicini in modo che il suolo sia sempre ombreggiato, che le male erbe si sviluppino poco, che le Funtumìa si slancino in alto formando tronchi diritti, a scorza tenera, e senza rami laterali. Come crescono le piante, si dirada il loro numero. Il sistema Christy esige molta attenzione contro le malattie crittogamiche. L'incisione per ottenere il latice è fatta con dei tagli netti e stretti, ma interrotti con una linea tratteggiata. Queste linee tratteggiate di incisioni sono tracciate obliquamente all'asse dell'albero. Le numerose interruzioni nelle incisioni permettono la circolazione costante del latice e facilitano una rapida cicatrizzazione. Secondo il sistema Christy il seme di Funtumia deve esser scelto da alberi, la cui produzione di caucciù è alta. Le piante del vivaio devono esser trapiantate quando hanno due tagli ; si possono trapiantare anche direttamente le piantine dal semenzaio a dimora, proteggendole con erbe e con foglie sostenute da bastoni. La distanza fra pianta e pianta deve esser di m. 1,. 50X1, 50 oppure 1,80X1,80. Il diradamento si fa a seconda dello sviluppo delle piante, sviluppo che dipende da coudizioni di ambiente. L'anno prima di levare gli alberi troppo fitti è utile 350 Notizie (; 7 S !» 10 53,5 titi,(l 76,2 83,8 91.4 3 3,60 4,80 6 6,90 V» 2 3 3 3 12U 1 50 1>!0 240 300 inciderli fortemente per sfruttarli più che si \nw. (Quando «ili all)eri iianno due metri di altezza si devono sopprimere i getti terminali superflui, conservando sol- tanto il jiiii vigoroso. Si devono abolire gli alberi a tronco duplice o triplice. Mentre V Hevea è incisa tutti i giorni o ogni secondo o terzo giorno, la Funiumia non va incisa che due o tre volto all'anno e solo dopo il sesto anno di età. Si deve incider(> la Finiliintiu dal snulo lino ad arrivare alla massima altezza possi- bile. Si incidoui) en fatta devono dare circa 113 gr. di caucciìi secco. Si incidono tre volte all'anno gli alberi dell'età di 8-10 anni e ([uattro quelli che hanno oltrepassato i 10 anni. Non si devono far le incisioni durante le piogge. Secondo Christy gli albcii bene coltivati, in buon teri'eno e sotto un clima favo- revole, devono dare i seguenti risultati di iirodiizione: A II 11 i Età Circonferenza (centimetri) Altezza dell'incisione (metri) Numero delle incisioni per anno . Latice per incisione (centimetri cubici) 12U Caucciù secco all'anno 113,5 142,0 255,6 340,0 426,0 6IÌ " 1)lbì$cu$ '* della Costa d'Oro e delle TIlippine. L'Istituto Imperiale di Londra lia tsamiiiato tre campioni
  • a del Ueccan » ed importalo in Gran IJrettagna col nome di Jiila Uimlipataiii ; V If. excnlciitus o olerà dell'Afiica < )ccid(>iitale. elie lia lo svan- taggio di essere molto instabile nella <|ualita. Notizie 351 h'H. lunariifoUus del nord della Nigeria, che produce la fibra Bamna, uou può sostituire la juta. Tra le piante ohe possouo essere paragonate nel commercio alla juta va ricordatala Trmmfetta cordìfolia varietà HoUandìl della Costa d'Oro, pari alla migliore juta. Tale jjiauta deve esser studiata con cura tanto dal punto di vista agricolo che industriale. L'if. Sabdariffa fu introdotto con successo alle Filippine da Hawai, dalla Florida e da Giava. In terreni ricchi la x)ianta raggiunge due metri di altezza e cresce assai rapidamente nei terreni freschi. Piantagione profonda per terreni secchi. Il Tiemann, per prevenire i gravi danni causati dalle siccità prolungate alle piantagioni forestali, consiglia, specialmente per terreni leggeri asciutti, una jjian- tagione piìi profonda. In questa maniera nei terreni sabbiosi si può provocare la formazione delle radici a fittene a i)iante, che hanno generalmente radici sjiarse. Riguardo alla profondità da adattarsi, questa poti'e))be essere, per le i^iantine molto piccole, tale che esse sporgano appena dal suolo, j^er quelle i)iù grandi fino a circa la metà del colletto: tuttavia essa i^otrà determinarsi caso per caso mediante esperimenti preliminari. Riguardo al modo di piantagione da seguirsi è assai indi- cato quello con soggetti calzati di piccole piote in formelle profonde scavate colla mazza, specialmente per terreni sassosi o molto rizomatosi. I vantaggi della piantagione profonda sarebbero: 1» Mettere a disposizione della pianta per mezzo dell'apparato radicale più profondo una maggiore uuiidità; 2" Questa maggiore umidità dello strato più profondo del suolo non si evapora così facilmente come quella degli strati più superficiali ; 3" L'acqua di pioggia vien accumulata, costituendo così la formella un serbatoio d'umidità; 4" L'insolazione agisce meno intensamente, diminuendosi le probabilità di essiccamento dell'apparato radicale; 5° Resta diminuito lo sviluppo di erbe e erbacce; 6° Dato il relativo affondamento rispetto al suolo circostante viene favorito nei primi stadi lo sviluppo in altezza. II metodo è i)iù costoso dell'ordinario, ma trattandosi di terreni secchi, il vantaggio di assicurare le piantagioni rappresenterebbe un maggior compenso. Similmente la seminagione profonda in terreni asciutti si i>uò raccomandare. m NOTE BIBLIOGRAFICHE M Teobald Fischeh: Die dattelpalme, ihre geografische Verbreitung und cultur historische bedeutung. — Justus Peter editore, Gotha, 1881. Ora che il possesso della uiu>va colonia rende di attualità la coltura della palma dattilifera, dobbiamo segnalare ai nostri lettori quest'opera che, i^er quanto vecchia e quindi seguita da diverse altre del genere, ha il merito di essere elabo- rata con cura minuziosa e scientifica e di formare jierciò tuttora una base preziosa. 352 Note bihUograiiclie Fa parte della raccolta geogratìca di Peterniauu (Petermann's MiUeiluugen) e quindi non è un vero e proprio trattato di dattilicoltura; non vi troverà quindi il letton- <]uello che deve fare, ma quello che si è fatto e crt>diaiiu> si fa<(ia dai diversi popoli, che al dattero devono la loro esistenza. Dopo aver dimostrato colla scorta di documenti storici che la palma da datteri è conosciuta e coltivata fin dalla piìi remota antichità (3000 anni avanti Cristo) © come quindi sia impossibile ora determinarne il vero luogo d'origine (che però pare debba essere nelle oasi di Kufra e del Fezzan) ed il progenitore selvatico, l'A. tratta diftnsaniente delle diverse cure, alcune delle quali veramente ingegnose, di cui fu fatta oggetto questa pianta preziosa a seconda delle esigenze, dei diversi lunjihi, ecc. e ne indica detta- gliatamente le condizioni di esistenza, rispetto al clima, al terreno e l'area geo- grafica, sia come albero da frutto sia come albero ornamentale, iit'llc tre parti del vecchio continente. Al testo sono incluse ed annesse una cartina ed una carta: ci è impossibile riassumere in breve spazio tante preziose notizie, delle quali raccomandiamo però caldamente la cognizione al lettore. A. Morrschini. Arsoxio Fhaxzoxi: Colonizzazione e proprietà fondiaria in Libia. — .Società Editrice Kouiana « Atlienaeum », Koiua, 1912. — ^ Ol. di circa 400 pagine, L. 6. Ben a ragione si ritiene dai competenti che la (juestione relativa all'accerta- mento delle terre di libera disponibilità, rappresenti il piìi difficile problema che dovrà esser risolto nella colonizzazione della Libia. Il complesso di ostacoli reli- giosi, etnici, economici e giuridici, che si sono opposti e tuttora si oppongono allo sviluppo fondiario delle vicine colonie francesi nell'Africa Settentrionale, renderanno estremamente delicato e lungo l'assetto fondiario definitivo della nostra nuova Colonia, che sotto questo punto di vista va ancora completamente studiata. Onde utilissima riuscirà al lettore la conoscenza del lavoro, che gli presentiamo e che è dovuto alla i)cnna di uno dei ]iiù colti e noti studiosi degli ordinamenti giuridici ottomani e del fenomeno emigratorio italiano. Il Franzoni si è anche recentemente recato in Libia jter constatare, i)er (pianto oggi ciò ^ possibile, le reali condizioni dei paesi conquistati e compararle cogli studi teorici da lui intrajìresi in Italia ed a Costantinopoli, dove egli fu R. Vice-Console nel 188X. 11 lavcuo ha valore giuridico e non economico-agrario ; ma vi sono jiarti imi)ortantissime, che interessano anche direttamente i nostri studi, ad esempio (|uella che si rif'eiisce all'ordinamento fondiario presente ed ai pericoli, a cui si andrebbe incontro con azioni precipitsite e criteri affrettati di legislazione fondiaria. In complesso dunque 1111 Imou libro, e sopratt ut to di grande attualità ed inte- resse i>er tutti. O. Manktti. Gli articoli si pubblicano sotto l'esclusiva responsabilità degli autori Gerente renponnahile : Pesci Riccahoo Novara, l!tl2 - Tipografia dell'Istituto Geografico De Agostini Anno I Giugno 1912 N. 1 LA GEOGRAFIA COMUNICAZIONI DELL'ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI NOVARA Redattori ALBINO MACHETTO .x\\W///. L. F. DE MAGISTRIS SOMMARIO G. De Agostini : L'Istituto Geografico De Agostini ai Lettori. Compiendosi l'undecimo anno di sna fondazione (con 5 illustrazioni) Pag. A. Machetto, L. F. de Magistris: Il nostro programma » A. Machetto: Le forme del terreno e lo studio del rilievo nella scuola. Morfo- grafia o Morfogeuesi? » G. Dalla Vedova: Idrografia, talassografia, oceanografia. Intorno ad una pro- posta del generale J. de Schokalski » A. Machetto: La linea del cambiamento di data » L. F. DE Magistris: L'Annuario Statistico Italiano. Seconda serie: voi. I - 1911 » A. Machetto: Notizie sulla Libia. — I: Limiti, Superficie, Popolazione . . » Notiziario geografico » Italia: La via navigabile fra Milano e Venezia, p. 59 — Colonie italiane : Le ferrovie nel- l'oasi di Tripoli, p. 60 — Europa: La città di Salonicco, p. 60 — America: Le province del Canada e il censimeiito 1" giugno 1911, p. 61 — Terre polari: Le spedizioni polari artiche 1912-1914: I. La spedizione svizzera in Groenlandia, p. 62; II. La spedizione danese alla Terra della Regina Luisa e per la traversata della Groenlandia Settentrionale, p. 63; III. Spe- dizione americana alla Terra di Crocker, p. 64 ; IV. Progetto di una spedizione mesa, p. 65. Bibliografia » a) Recensioni : Atti del Settimo Congresso Geografico Italiano tenuto in Palermo dal 30 aprile al 6 maggio 1910 (d. m.), p. 65; Atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze pubblicati per cura dei Soci Reina, Pirotta, Folgheraiter, Grisostomi. Quinta Riu- nione : Roma, 1911 (d. m.), p. 69. b] Pubblicazioni ricevute, 71. Carte geografiche: Tav. I. Libia e Regioni adiacenti, alla scala di 1:12 milioni (A. Dardano). 5 13 17 30 82 36 47 59 65 NOVARA - ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI - NOVARA PREZZI D'ABBONAMENTO Un anno: Italia e Colonie L. 3 - Estero L, 4. Un fascicolo separato: Italia e Colonie L. 0,50 - Estero L. 0,75. RECENTISSIMA PUBBLICAZIONE Società Ippica Nazionale CARTA IPPICA D'ITALIA in un sol foglio di centimetri 90 120 alla scala di 1:1.250.000 redatta dal cav. P. BARTOLUCCI Maggiore di Cavalleria ris. Prezzo Lire 8 (su carta-tela extra L. 10, con bastoni L. 12) Prima co.stnizioiie j»rafìca e descrittiva iiulicaiite le varietà dei cavalli clie si possono produrre nelle liej^ioni d'Italia e che vi esistono, in base al Censimento Generale del 1908, per norma ed uso dei ])ro- diittori, allevatori, negozianti o consumatori di cavalli. 11 totale dei cavalli di ogni Provincia è suddiviso per varietà ed attitudini, come pure sono indicati in ogni Provincia i cavalli ripro- duttori ritenuti i)iù adatti all'ambiente locale. La (Jarta indica i prezzi medi dei (^avalli e muli inferiori e supe- riori a 4 anni in ciascuna Provincia. La indicazicme policroma e numerica dclb^ varietà dei cavalli prile. Note bibliografiche » 430 Dainelli Gr. e Marinelli 0. : Risultati ecientiiìci di un viaggio nella Colonia Eritrea (Attilio Mori) - P. ViNASSA De Regny: Libya italica (O. Manetti) - Dott. A. Geiffini: Le Zebre (O. Manetti). Atti dell'Istituto Agrìcolo Coloniale Italiano » 432 Campo d'Istruzione in Casentino -Movimento del personale- Corso superiore d'Agri- coltura Coloniale - Corso di Patologia Troi)icale Veterinaria - Apertura del corso d'inse- gnamento ordinario 1912-13 {^o anno scolastico) - Concorso a 10 borse di studio per gli allievi iscritti al corso d'insegnamento 1912-13 (corso medio). Libri ricevuti in dono » 435 DIREZIONE: Istituto Agricolo Coloniale italiano - Firenze - Viale Principe Umberto, 9 AMMINISTRAZIONE: Istituto Geografico De Agostini - Novara (Piemonte) ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO (eretto in Ente Morale con R. «. 2(J Giugno 1910) CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE l'i exidente : On. Ferdinando Martini, iap])iesentante il Governo della Somalia Italiana Vice-Presidente: Prof. Vincenzo Valvassori, rappresentante il Ministero d'Afrricol- tnra, Industria e Coniniercio Segretario: Dott. Gino Bartolommei Gioii, rappresentante il Ministero degli Afl'ari Estt'ii Consiglieri : Prof. Pasquale Baccarini, consigliere aggregato a norma dell'art. 7 dello iStatiito » Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Comnne di Firenze » Dott. Guido Chierichetti, ra])presentante la Camera di Commercio di Fiicii/.c » Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l' Istitnto Colo- niale Italiano » Prof. Giotto Dainelli, rai)])resentante il Comune di Firenze » On. Francesco Guicciardini, cons. aggr. anormaart. 7 dello Statnt« » Avv. Piero Formichini, rappres. Cassa di Risparmio di Firenze » Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il Governo della Colonia Eritrea » On. Roberto Pandolfini, rappresentante il Commissariato della Emi- grazioue » On. Sen. Carlo Ridolfi, rappresentante il K. Istituto di Stndi Superiori di l'irenze PERSONALE DIRETTIVO Dott. Gino Bartolommei Gioii - Direttore Dott. Guido Mangano - Consulenza - Servizio Sperimentale - Serre N. N. - Direzione Lal)(>ratori - Museo Dott. Oberto Manetti - Redazione Rivista - Direzione Kildioteca Dott. Alberto Caselli - Assistente al Corso di Agricoltura Coloniale Dott. Armando M augi ni - Assistente al Corso di Tecnologia chimico-agraria coloiiiiilf Dott. Ugo Rossi - Assistente al Corso di Economia tecnico-agraria ccdoniale Cav. Aristide Recenti - Direttore delle Coltivazioni PERSONALE INSEGNANTE Dott. Guido Mangano - .\gricoltnra coloniale N. N. - rtcìinlugia ciiiuiico-agraria colouiale Dott. Alberto Caselli - Zoologia ed entoimdogia coloniale Dott. Renato Pampanini - Hutani<'a ccdoniale e geografia botanica Dott. Oberto Manetti - ICcououiia tecnico-agraria coloniale Prof. Attilio Mori - (Jeogralia cohuiiale e storia delle Coltuiie ,, „ ,, - Economia e legislazione coloniale Prof. Carlo Pucci - Zootecuia coloniale ed igiene del liestiame Dott. Enrico Persano - Igiene coloniale e pronto soccorso Scuola Berlitz - Lingua francese, inglese, spagnola, araba Tipografia dell' ISTITUTO QEOQRAFICO DE AGOSTINI — Novara Anno VI - X. 9-10 Settembre-Ottobre 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE <,)i:(ìANo DELI.' Isti re ri) Auitu/oLo Coi.oxialk Italiano K DEI Servizi aiìkaiii dell' Krithea e della Somalia Italiana W. La Baumb LE CAVALLETTE AFRICANE (Die afrikanischen Wanderheuschrecken) Prima tratlnzioue italiana autorizzata (1(1 (lott. Alessandro Moreschini dt-H' Istituto Agricolo Coloniale Italiano (Conti iinazioiie, vecii fase. N. 8). -t. Pachytilus siiicii'oliis StìilL '• llrowii Loeust "'. (Tavola III, lìg. ■2). Descrizione. — Xotevolmente più piccolo del Pach. cinerafict'nf> e (Id P. niigmtorioicles; elitre relatiramente brevi e l(ir(/lte; hciuìo skI collo con solchi trusverHali profondi e marcine posteriore triangolare, appuntito, di rado arrotondato e chiglia mediana fortemente rilevata. Color bruno kaki con niaccliie più scure. Maschi e fennnine poco diversi in grandezza, lunghi 35-40 nini. (1). Diffusione in Africa. — Il Museo Zoologico di IJcrlino pos- siede esemplari ritrovati nelle seguenti località: Africa Tedesca Su d- Occ iden ta le : Gross-Namaland, Bethanien, gennaio, tebI)raio 1S85 (A. Schenk). Kung-Buschmannland (Liihbert). Aar presso Kubub, aprile 19()1 (L. Schultze). Cascate presso Berseba, agosto 190.") (L. Schultze). Baia del Principe di Galles, maggio 190.") (L. Schultze). Warmbad (Schiiiidt). Damaraland (Beleck). Karasberghe, circondario di Windhuk (Seewald). Senza indicazione del luogo (Liesegang, Damerau). (1) Sander: l. e, p:ig. 13l', ci ha dato nna descrizione particolareggiata del fach. siddeoUis. tanto allo stato di larva che a (luello di adulto. L'Agricoltura Coloniale. Anno VI. 21 ,354 Le carallettc africauv Betsclinana Britannico: In iinnicro di iiiolt»' ini^liaia saltella- vano in i)('llc.i:rin;ii:.ui(» Nciso l'Africa Orientale Tcilesca, gennaio 1907 (F. tìeiner). Colonia del Capo: Cajx) (li Hnona 8i»eranza (I^iclitenstcin, Drenili). (Tralianistown (Scouland). Sander (1, e. ])aj»'. IG e ss.) indica [)er qneste cavallette molti punti di repi-ribilità nvWAfrica Tedesca tSud-Orivntalc e nella Colonia dei Capo. Inoltre recentemente si è raccolto, per l'attività del ISontli African Central Locust Bnrean, abbcnidante materiale snlla comparsa del Pachì/tilus .snicicollis, tanto che abbiamo i)otuto orientarci suffi- cientemente. Risulta da ciò, che il P<(('h. sulcivoìlis si estende quasi esclusivamente nel centro dell' Africa Meridionale e Meridionale Occiden- tale (Kalahari e località finitime) ed i conlini nord della sua dilfusionc ginnji'ono ad occidente (Cong"o) (1) notevolmente più a nord clic ad oriente (Sud liodhesia). (Cfr. il parajiralo sejiuente). Diffusione fuori dell'Africa. — il l'adi, suleieollis non compare nelle altre parti del moiulo. Migrazioni. — Il Pacìi. snicicollis - vnlj^o « Ih-own Locust » - associato in parte ctAVAcridinm septem/asciatum (cfr. più avanti a l)ag. 377) è l'autore delle devastazioni nel Sud-AtVica. \j\\frica Tedesca Sud-Occidentale e VAfrica del tSud vengono quasi costantemejite visi- tate da questa s])ecie, che invece assai di rado comiiare e praticamente non ÌK( importanza snlle coste orientali del Mozambico, Natal e Sira- ziland. Sander (pag. K! e ss.) ci ha per la Colonia del ('ai»o. Queste notizie vengono comj)letate fino ai tempi uioderni dalle pubblicazioni d<'l South Aliican Cent lai liureau (U), secondo le (piali il l'adi, sulcicollis, dall'istitnzione del liureau ( llMMi) in poi, ha prodotto nel Sudwestafrica le seguenti iu\asi(uii : (1) L att'ermuzione di Sanukii ((. c. pat;. ■•'0), clic il /Vic/i. ji-uirtcoi/i* apparisca .tiuIìp noi l'ofio, drepured by C. 1'. Lonnslmry, CaiMstown, IBnS). Le cavai lette africane 355 Africa Siid-Occidentale Tedesca Protettorato dei Beschiiana . Colonia del Capo Colonia dell' Grange .... Basutolaud Transwaal Sndrliodesia Natal e Zululand Swaziland Africa Orientale Portoghese 1906-07 + + + + 19U7-08 + + + + + + 1908-09 + + + L'Africa Orientale Tedesca ebbe molto a softiire a cagione della brown locust nei primi anni, ne fu risparmiata negli ultimi anni e ne divenne quasi libera. Biologia. — La biologia del Pachy. sidcìcoìlis, in grazia delle osservazioni fatte personalmente e per piìi anni da Hander nell'Africa Sud-Occidentale Tedesca e delle ricerche del Central Locust Bureau, è ben conosciuta, sebbene alcuni punti abbiano ancora bisogno di essere chiariti. Sander (1. e. pag. 134) ha comunicato qualche notizia sullo svi- luppo di queste cavallette ; il materiale riguardante ogni stadio di sviluppo, catalogato e raccolto nella tenuta di Lichtentsein presso Windhuk, fu poi dal dott. P. Knuth assegnato da qualche tempo al Museo di Berlino. È strano che nelle larve la forma dello scudo del collo sia inte- ramente diversa da quello degli insetti adulti alati ed a nient'altro meglio paragonabile che ad un tetto fortemente inclinato. Secondo Sander l'<< Imi) ter * (il saltellatore) nel primo stadio è nero verdastro, senza alcun segno e della grandezza circa di una mosca domestica (cfr. tav. III, fig. 2). Dopo la prima muta subentra una tinta giallo- paglia pallida e si)orca, mentre il colore fondamentale rimane lanino- verdastro; dopo la seconda muta le fascie chiare si allargano e si fanno alquanto più distintamente giallicce. A questo punto il « saltel- latore » misura !(►, talora 15 a 18 mm. Dopo la terza muta il color giallo sporco dei segni si cambia in un giallo rossastro, che tira al color unico, ma il colore non è ancora molto stabile. I Boeri chia- mano ora le larve « rooi batjes » (pron. reubaikies) cioè « Kootrocke » {=1 vestito rosso). Tutte le superfìcie piìi chiare si allargano e contem- poraneamente tutto il colore fondamentale diventa piiì lucente, quasi :\~ìiì Le cai'ftllette africane <-uI()r lìuuo. i iiiiMicoiii (Italie ali divengono allora ben visibili e luiiiilii circa 4-.") inni., nicnlic tutto il, cajH» ia min. e tutto il ('or]»o misura 2-i-L*S nim. Alla quinta muta il « saltellatore » diventa caval- letta alata: tutto questo svilup})0 dura in media 4()-4li 9) fa osservare, non è un saltellamento, come dalle denominazioni di « liupfer » (saltellat(nn), di « graslio])per » e simili si potreì)l)e concludere, ma è prevalentemente come ìtii marciare che non i)uò essere detto precisamente camminare, e tanto meno strisciare e nemmeno correre, che questa parola iniù adatta (die adopriamo anche per indi- care le identiche marce degli scarafaggi sarebbe « correre ». Quanto prevalga questa specie di lento procedere presso le giovani cavallette emerge dalla parola « voetgangers » che i Boeri hanm» coniato per esse, parola che è stata adottata poi dagl' Inglesi nel Sud-Africa e che i nostri coloni dell'Africa del Sud-Ovest hanno tradotto letteral- mente in « Fussgiinger » (jiedoni) Le giovani cavallette, se non vengono disturbate nel loro cammino, mostrano, nei i)rimi stati della loro vita, appena l'andatura che è stata descritta ; se invece ven- gono molestate o i>assano per dei tratti brulli, che non offrono loro ah'un nutrimento, cambiano questa andatura stessa, che ]»erò resta sempre i)revalente, ricorrendo ad una serie di salti. Riguardo alla velocità di inaicia, Sander osserva (pag. 203) che non si ]>u<) {)recisarla in via (/eiterale, variainh) caso per caso tanto colla viabilità del terreno, cioè eoU'essere questo diversamente ricco di vegetazione, (pianto col tempo; infatti con tciujio freddo, umido e ven- toso le caxallette son(> meno disposte all'emigi-azione che sotto i caldi «•aggi solari. Per (pianto riguarda la direzione del \ iaggio non si può in nessun modo stabilire una dipendenza da determinati fatt(n'i (sole, vento, ecc.): le piccole marce dei giovani Vacli. snìcicollis cambiano spesso dì direzione nello stesso giorno tino a i>renderne una diame- trale opposta a (piella di |uima. Per (pianto riguarda i \ iaggi deìle carallette alate si deve distin- Le cavallette africane 35' guere con Sauder (pag. 213) fra gli sciami, che volano seniplicemeiite attorno al luogo ove si sono stabilite per pascolare o per iiioltii>licarsi, e quelli che volano a disfanza. I primi volano più regolarmente, ma senza ordine, in tutte le ore del giorno non appena le ali sono con- venientemente asciutte e la temperatura si è fatta sufficientemente alta; colle notti umide e nelle giornate fresche e piovose si vedono sbucare e ronzare api)ena alcuni individui, poiché gli adulti sono sen- sibili al freddo come le larve. Nelle giornate serene e calme le caval- lette volteggiano confusamente « come sciami d'api ». 11 volo a distanza si verifica preferibilmente nelle giornate e nelle ore calde, tuttavia nella stagione calda accadono anche voli notturni, tra i quali frequenti voli serali costituiscono come un passaggio. h^epoca delle irruzioni delle cavallette madri nelV Africa del ISud- Ovest è diversa a seconda dei luoghi e, nello stesso luogo, diverso per diverse annate dipendendo dal principio delle piogge, che variando dalla fine di ottobre alla fine di febbraio, porta già per sé un largo margine di variazione. L'epoca normale va dalla fine di dicembre alla metà di gennaio. Tuttavia le cavallette non giungono precisamente colle prime piogge della stagione, ma durante una intera serie di mesi : « Sino a che la nidiata ha probabilità di comi>iere la sua evoluzione per giungere allo stadio di insetto alato » (pag. 278). bell'insieme il periodo di immigrazione delle schiere madri nell'Africa Sud-Occidentale varia lier circa 5 mesi, dall'ottobre al febbraio, ma il periodo primùpale dura 2 mesi a 2 V j, dalla metà o dalla fine dicembre alla fine di febbraio. Il periodo di tempo, che corre fra la deposizione delle uova e la nascita delle larve - // periodo di sviluppo embrionale -, dura in media un mese: il primo mese in cui può aspettarsi la comparsa dei salta- tori è quindi il novembre, ma nel massimo numero dei casi è il gennaio. « Cfmiputando le ultime nidiate ed i iirimi ed ultimi arrivi di schiere, l'aprile sarebbe l'ultimo mese della presenza, in rilevanti quantità, dei saltatori: i mesi della maggiore abbondanza, per numero e di regola dal gennaio a marzo ». Siccome però possono sempre soprag- giungere schiere madri quando sono già presenti i saltatori, così si verifica il caso meraviglioso della contemporanea esistenza di caval- lette attere ed alate. Nella Colonia del Capo le condizioni che trovano le cavallette sono essenzialmente diverse da quelle esistenti nell'Africa sud-occidentale, ed invero notevolmente complicate, donde una nuova prova come in .■JàS Le carallette africane materia di cavallette bisogna andar eauti colle generalizzazioni. Se si esaminano 1»' notizie che Sander (pag. 34 e ss.) ha raccolto sulle ea\'al- lette trovate nella Colonia del Capo dal 18l»l al 1!MK), si deve giungere alla conclusione che nulla di generali' può asserirsi sull'epoca ordinaria della comparsa delle schiere alate, della de])osizione delle uova, della nascita delle larve, ecc. Questi dati variano colle diverse località e per lo stesso luogo possono, in un dato anno, essere completamente diversi da quelli dell'anno susseguente o antecedente: le cavallette, mentre si accoppiano e depongono le uova sempre in febbraio al prin- cipio della stagione delle ]nogge, in alcuni casi si sono invece ripro- dotte in autunno; in altri casi anzi le larre sono uaie a mezzo dei mesi invernali ed hanno raggiunto, del resto con una stagione parti- colarmente favorevole, il loro sviluppo completo; si è anche osservata, in una serie di casi riferiti da Sander a pag. 69, una seconda f/enera- zione nello stesso anno. Come causa di questa strana irregolarità Sander considera (all' infuori del fatto che nel Sud-Africa località relativamente poco estese, sono soggette a stagioni completamente diverse nelle loro varie parti), la dipendenza delle carallette dal tempo, cioè dal più o meno i)recoce o tardivo principio delle piogge, dalla quantità di queste e princi|)almente da tutte le diverse condizioni del clima. Probabilmente egli crede clic l'ipotesi tiii (pii da noi accettata, che una determinata epoca dell'anno sia necessaria per la liproduzione e lo sviluppo delle caxal- lette, non sia \cia : Vepoca dell'anno maturerebbe in esse la capacità di liprodursi, ma la causa reale sarebbe « un determinato stato del tem])o, una determimita «jualità tìsica dell'aria » i cui j»articolari i)erò non è date» determinare. Dobbiamo occui)arci subito più profondamente del <|uesito: ({uando giunge a maturità sessuale il Pachytilus*, poicliè la soluzione di questo problema forma, come vedremo, il così detto « ])ernio » ilire Vitssieme ilei rido ritale del l'acìii/lilus. 1/ ipotesi clic |)ei |)rima ci si alliKM'ia è clic le schiere ^figlie, alcun Innpo dopo che son direnute mature pel roto, diano (q)era a lor volta alla riproduzione; con ciò i saltatori «he nascerebbcK» dalle uo\a da esse deposte, e rispettivamente gl'insetti alati deii\ ;itine. rapiu*esente- Le cavaìlette africane 359 rebbero ima seconda generazione. Eftettivaniente nella Colonia del Capo, come già venne menzionato sopra, fn osservato qua e là questo fatto; ma sembra elie qui si tratti di una eccezione soltanto, poiché Sander non ha mai veduto nell'Africa Sud-Occidentale un riproduzione di cavallette al principio della stagione delle piogge, epoca in cui non si poteva trattare che di schiere figlie, ed anche Fuller (1) osserva che la supposizione che ad ogni anno compaiano due generazioni di Packy- tilKs; non è confermata dai fatti. Sander ammette quindi per il Pachij- tilus un comportamento del tutto analogo a quello della Schistocerca paranemis dell'Argentina. Secondo questa ipotesi a\-remmo il seguente ciclo: le giovani schiere alate per qualche tempo vagano attorno senza meta (« Frass-schwarme » =: schiere pascolanti) per ridursi poi a spe- ciali quartieri invernali (« Winter-sclnvarme » = schiere ibernanti), ove riniangono per tutto l'inverno: al principio della stagione delle piogge abbandoìiano questi quartieri e ritornano come « schiere madri », cioè sessualmente mature, le quali tìnalmente si moltiplicano e quindi muoiono. Eicomincia ])()i daccapo il ciclo. Da una deposizione d'uova alla successiva corre quindi precisamente un anno ; abbiamo quindi una generazione all'anno, <>, i)er esprimersi altrimenti, la generazione è annuale. Questa teoria di Sander si fonda essenzialmente sul fatto che finora non renne riscontrato il riprodursi di schiere figlie sul luogo ove si sono originate, e da ciò si arguisce che il Pachi/tihis mm matura per la riproduzione poco tempo dopo che ha acquistato le ali, ina solo dopo aver svernato, cioè all'età da 7 a 9 mesi. Si tratta infine di nn' ijìotesi, come del resto tutto è ipotesi in questa teoria, poiché ci è tuttora ignota la posizione della località di svernamento ; inoltre, nella ipotesi di Sander, è inclusa una contraddizione, la quale occorre subito pren- dere in considerazione. I tre precedenti annuari del « Central Locust Bureau » disgraziata- mente contengono solo scarse notizie sulla maniera secondo cui deve immaginarsi il ciclo vitale del Pachytilus sulcicollis ; sembrerebbe che gli stessi entomologi sud-africani che si sono occupati del problema delle cavallette non lo avessero ancora in alcun modo rischiarato. Alla prima conferenza del « Central Locust Bureau », nel 1907, Earl Sel- born, supremo commissario pel Sud-Africa, osservò nel suo discorso inaugurale (2): « Si hanno due generazioni di cavallette nel Sud- Africa La prima proviene dalle uova che sono state deposte presto, in gennaio, (1) Second anmial report, jiag. 2. (2) First report, pag. 29. :\G{) Le caralìette africane nel Kalahari Merid tonai r : le larve che ne scliiiidono soik» <>ià srilup- pate al principio di marzo, e mifirano allora a sciami verso sud-est, est e nord-est e si abbattono sulla Colonia del ('a]»o. sul Hasutoland, sull'Oranf>e, sul Transwaal e sulla K(Mlliesia Meridionale, tratteneu- dovisi sino al iiiu<>no-ai(»^iie. in dicembre le lar\'c sono completamente svi- lupjuitc V accpiistano le ali. r ridano allora di niiont cerso il Kalaliari flore depongono alla lor volta le uova, colle (pulii si riapre il nurolungata i)er una serie di anni potrebbe togliere. Egli tuttavia i)resume la seguente concatenazione: nelle annate sfavo- revoli, specialmente colla numcanza completa delle i)iogge, le nova del Paclti/tihis non si schiudono e così se tale |)eriodo di siccità si pro- lunga, conu* spesso accade nel Kalahari, si aeeumnlano snl terreno Ir noca di piii (jcnerazioni. Subenti'ando i)oi una volta per eccezione delle l)iogge favorev essere (1) lliidew, pog. .'i4-.5(!. (J) i^iioHtii o|iiiiioiic hì fonda Hill lallj elio lo uovn riel Pavh. xiilcivollis yo!*noi\o rimanerp lungo ttiji]io (HiioriiiK.'iilalniontc si (■ OHscrvato :< anni o iiirzzo) noi terreno Heii/.a sviliiiniarHi, |ier jioi Bcliiii- derei doiio elio Hinno Htiitn adcg natameli te iiniiindile. Tav. hi. m ..i^AKK^ue^ts&daHesK^^HK:^ Fij;. 1. — l'achijtilux iiiiyratorìoides Reichk. Due esi'iiiiilari iirtulti e due larve, nuii nel iicuultiiuo e l'altra uell' ultimo stailio falquauto più plceola del naturale). 'i^m^s^ l'i,!;. 2. — rachiitiliiH snlciculll.i Stai.. Hm- csciuiilaT-i adulti e larve dal priiiio al (|UÌiito stadio (alcpianto jiiii jiicecda del uaturale). L'Agricoltvra Coloniale. Anuo VI. 21-' Tav. IV. Fig. 1. — Acridium aempteinj'a^riatnm Sbkt. Esemplari adulti e larve nel penultimo ed ultimo stadio (ahiuanto più piccola del naturale). EiS- '-• — ■'^cìiisldcen-a pereurinii Ol. Kseiii]ilari adulti e larve neirultiiiio stadio (al(iuanto pili jiiccola del naturale). Le cavallette africane SOà vJie si<(no (ìiscendenti immediati delle stesse schiere nate nel deserto (desert hred) ; poiché, anche se non fosse noto che le giovani schiere (date dalle località a s)(uò dire con tutta sicurezza » opina Lounsbury (1) « che il deserto
  • resenta in maniera accentuata il carattere • Iella steppa erl)osa: ondulata, povera d'alheii, cosparsa di macchie nane e di cesimeli ed il verisimile focolare di tutti i malanni per tutto il sud-ovest, il sud ed il sud-est dell'Africa - il sud-est del Kalahaii - e addirittura il cami>ione di tale paesa<>(»no dalh^ i>iaiinre erbose del X(U'd-()vest : al Snchni. presso all'Hinterland di Kamerun, .dalle stejipe e dal la,u<> di Tsad: nell'Africa Orientale esse sono numerosissime e dannosissime nelle stepi)e dejili U.u'op> e ai pieili del ( 'hiliinanjiiaro e dalle steppe del sud-ovest inxadaiio i fertili bassipiani di Ilulidji » jtaji'. L'(5()). Se ora riguardiamo (pieste steppe, ed in (piesto caso il deserte» di Kalahari - come la principale località in cui le cavallette depon'//o, su])posizione che però Sander non fa e che e anche a«leiioniitia7.ioiio dnta dai Nord- Americani ni lim^lii in cui dopoiii' pei ninnoiif finente le nova il MeUiiìoplun nprettui (Rokliy Mountain LocUHt). Le cavallette africane 30' nella Colonia del Capo (1). Alla metà di marzo innumerevoli schiere alate provenienti dal sud della Gordonia (territorio britannico del Betschuana) giunsero sul fiume Grange e si avanzarono a dirotto in direzione di sud-est nella Colonia del Capo; alla ilne di nuirzo eran l>enetrate già lino ad Albany (non lungi dalla costa orientale). Fino al tempo in cui venne composta la notizia circa 125.000 miglia qua- drate erano coperte di cavallette, che quasi da per tutto in questi luoghi deposero le uova (pag. 5). Queste schiere uscirario dalla parte orientale del territorio dei Betschuana (Gordonia) dal sud-ovest del Protettorato dei Betschuana e dalla jjunta sud-est dell'Africa sud-occi- dentale tedesca: qui, come d'accordo osservano i relatori, erano cadute alla fine di dicembre ed al principio di gennaio delle piogge eccezional- mente buone, e ciò aveva avuto per conseguenza una nascita in massa di larve: al principio di marzo queste erano cresciute e si portarono sulla Colonia del Capo. In questo caso e dunque prò rato che sono schiere madri - poiché si tratta di queste, essendosi espressamente osservato che avevano deposte uova da per tutto - provenienti da larve che due mesi prima erano nate nei luoghi sopraindicati e che poco tempo dopo esser divenute alate hanno raggiunta la maturità sessuale: fatti questi, che contraddicono direttamente alle ipotesi della teoria sanderiana. Lounsbury, per la spiegazione del formarsi delle invasioni, rinun- cia alla sua precedente opinione secondo la quale, come fu detto sopra, le invasioni stesse sono dovute allo schiudersi in massa, sotto circostanze favorevoli, di uova che si sono accumulate nel terreno durante lunghi sfavorevoli periodi di tempo. Se si considerano le concordi notizie su piogge normali nel Kalahari e regioni limitrofe, accertate per mezzo delle osservazioni della Commissione meteorolo- gica (pag. 17) si deve dire che le vedute di Lounsbury sono real- mente assai verisimili. Però (pieste costituiscono solo una spiegazione del formarsi di singole grosse invasioni ricorrenti in determinate ecce- zionali circostanze, e che in generale non producono le invasioni cpuisi annuali f e perciò non i)ossono servire ad illuminare il ciclo biologico del Pachytilus. È sorprendente Vaccordo quasi completo della teoria di Helborn (vedi sopra pag. 359) con i fatti addotti nei casi esposti: a me sembra che essa colpisca giusto più che ogni altra in quantochè presuppone che le schiere figlie sviluppatesi in terreni coltivati mi- grino nel Kalahari per moltiplicarvisi e non per svernarvi e ritornino poi a primavera sui territori coltivati. (1) Third annual report, pag. 5 e 13 e ss. 3()8 Le caraì lette africane Tu (•(mclusionc a me sembra doversi dire che la biolo^j^ia del Pachi/tHus sud-africa n<> non è ancora iuterameute conosciuta; e a me sembra poi anche che l' ipotesi più verosimile sia quella di ammettere per questa cavalletta come pei* la roJchy ìnountain locust del Xord- America due regioni distinte: 1' una rcffione di permanenza, cioè una regione in cui le cavallette compaiono contantemente ogni anno ed in ogni stagione deiranno: il Kalahari; 1*" una regicme
  • jatuk.ali. — Fra i mammiferi, secondo Sander (pag. 285 e ss.), sono da annoverarsi come distruttori di cavallette, specialmente le piccole tbiine di carni cori : le diverse specie di gatti, le \'olpi, gli sciacalli: poi uatuialiiiciitc i \-eri insettivori (talpe, toi)iragni, ecc.) ed anche i roditori. Ancor molto itiii importanti nemici delle cavallette sono gli uccelli, dei (piali alcune sj)ecie sono chiamati ai)punto uccelli delle carallette (« Heuschreckenvogel, locust birds, spriiighaamvogels »), perchè nella stagioiu^ delle cavallette vivono (pmsi esclusi\amente
  • piii col nome di « grosse lleuschreckenvogeln » (graiuli uccelli da ca\allette); il M<(- r<(bii ( fjeptotilus crumeni/erj ; la ///// affuzza. (Anthropoidcs paradisea); il « \vliit<'-bellied stork » (Abdimia abdimiij: una specie di ibis, i' in oltie sloruelli, f/alliuc J'aruoue, \'arie specie di olhirde: il buecro nero e bianco (liuceros leueouiehis): più specie di falchi (Tinnunculus rupi- <-ulis. 7'. Xu II UHI imi, '/'. riijiii-oloides , Mitnis (vtifijtticusj ; cornacchie. J.e cavallette africane 3()9 pivieri, pavoncelle, tordi splendenti, tessitori ed altri. La maggior j^arte (li questi uccelli si ciba tanto di larve quanto di cavallette alate, alcuni vanno anche in cerca di uova che dissotterrano. Le specie piìi importanti, come nemiche delle cavallette, del gruppo degli invertebrati, sono state fin qui assai poco studiate nel Sud-Africa. Su una mosca della famigiia dei Bonthylidi, la cui larva deve vivere entro i pacchetti d'uova del Pachytiìus sulcicoUis, mm vennero comunicate ulteriori notizie. Tre sjjecie di mosche carnarie (famiglia dei 8arcofagidi) sono state riconosciute parassite del Fachy- tilus, e fra queste la più importante è la Cynomia (Rhyncomia) picti- facies. I sarcofagidi sono vivipari; essi depongono le larve («made») già uscite dall'uovo entro il ventre materno, sulla parte esterna di altri insetti, nel caso nostro cavallette; la larva si introduce nelle parti molli perforandone la pelle e continua a vivere nell'interno del loro corpo, nutrendosi del grasso; quando si è sviluppata perfora di nuovo il corpo della cavalletta ospite per recarsi verso l'esterno, si incrisalida poi entro questo o nel terreno, causandone presto la morte. Altri parassiti sono dei coleotteri del genere Mylabris, probabil- mente un certo numero di vespe carnivore (8p1>e(iidae)^ che portano nelle loro costruzioni le larve di cavallette per nutrire la propria tigliuolanza. I (jrilli, le mantidi, le formiche, le termiti partecipano I)ure alla distruzione delle cavallette, le quali infine albergano dei parassiti anche della classe dei vermi (vermi filamentosi, specie di Mermis), dei quali uno fu riscontrato anche nel Sud-Africa. Parassiti vegetali (funghi delle cavallette) non furono osservati fino ad ora, che io mi sappia, nel Pachytiìus sulcicoUis. Particolari minuti sui nemici e sui iiarassiti delle cavallette si trovano nell'opera di Sander, ove nell'esposizione della bibliografia è raccolto tutto quanto si conosce in proposito; anche gli annuari del « Central Locust Bureau » contengono alcune iiulicazioni su questo argomento. Metodi di lotta. — Si comprende a prima vista che una lotta razionale contro le cavallette è impossibile se non viene regolarmente intrapresa nello stesso tem])o in tutti gli Stati, nei quali esse sog-^liono presentarsi: se, per es., si avesse cura di distruggere anche conti- nuamente tutte le larve che nascono nel territorio di un solo Stato, mentre negli Stati confinanti le si lasciassero indisturbate, si farebbe opera inutile, poiché si. dovrebbe aspettarsi in ogni tempo nuove invasioni dai luoghi vicini. La prima condizione per una lotta etficace è i)erciò Vunità di organizzazione delle norme di lotta. ÓIO Le cavallette africane A questo concetto deve la sua orijjine il « South African Locust Biiicau»: questa istituzione rappresenta per tutta l'Africa del !Suosizione delle uova, notizie che devono servire a far luce sulla biologia, eventual- mente ad avv<'rtire in temjK» i luoghi minacciati ed a i)oter apparec- chiare corrispondenti regoh' di lottii. (Questo servizio di informazioni è dcllii maggior impoitauza pei- il metodo all'arseuic(> oggi geu<'ial- mentc impiegato nel Sud-Africa, perchè il veleno sia ai)i)licato in teuqx) utile là o\'e i saltatori sono stati osservati e dove sono attesi. L'lJf1ici(t (!entral<' ha il comi>ito di r<(ltre a tutte le «•olonie inglesi del Sud- Africa, le cohtnie ]>ortoghesi dell'Africa orientale e l'Africa sud-occidentale tedesca. Ciascuno di (luesti Stati (l('\e scegliere un iappr(^sentante, sia l'entiMuologo goNcrnativo, sia l'utliciale capo delle cavallette («chief locust olìicer »). (m1 altro im- piegato (« loi-ust oihcer »); «pU'sti formano insicnu', il Comitato di controllo (« Comitee of ('(Uitrol ») che si aduna una xolta all'anno per riferire e per delibeiare. Le cavallette africane 371 Tiii lotta contro il FaclnjtUuH suìcicollis si limita quasi eschisiva- iiiente alla d istruzione delle larve, dei « Fussganger » (pedoni), sia perchè i mezzi impiegati raggiungono allora la massima efficacia, sia peicliè una distruzione delle uova se non è impossibile è tuttavia poco razionale e perchè non esiste un metodo per danneggiare le cavallette alate. Il metodo all'arsenico si è mostrato il migliore nel Sud -Africa per la distruzione delle larve e vi è ora impiegato in grande misura e quasi esclusivamente. Wilkinson, un coltivatore di barbabietole da zucchero, fu il primo che nel 1894 istituì delle prove con questo rimedio, imbevendo con una soluzione di arsenico, soda e zucchero delle fette di patata dolce cotte e collocandole attorno alle proprie piantagioni che così erano completamente sicure contro le cavallette: pili tardi raggiunse lo stesso risultato aspergendo semplicemente tutt' intorno l'erba con soluzione di arsenico. Si impiegano attualmente le seguenti soluzioni arsenicali (1). 1. Soluzione d'arsenico. ' Arsenico bianco (acido aise- nioso, anidride arseniosa) 1 libbra (gr. ir»4) Soda (caustica o cristalliz- zata) 8 oncie ( » 217) Zucchero o siroppo . . . 2-4 libbre ( » 908-181()) Acqua 17 galloni (litri 77, 2o) Si scaldano assieme l'arsenico e la soda con 2-3 galloni (litri 9-13,62) d'acqua tino a che l'arsenico sia completamente disciolto, si scioglie lo zucchero (o il siroppo) a i)arte in acqua, si mescolano le due solu- zioni e si diluisce tino a 17 galloni (litri 77,23). 2. Soluzione d'arsenito di soda. Arsenito di soda .... 1 libbra (gr. 454) Zucchero o siroppo . . . 2-4 libbre ( ^> 998-1810) Acqua . 16 galloni (litri 72,09) Si sciolgono aud)edue le sostanze nella sufficiente quantità di acqua fredda alla quale poi se. ne aggiunge altrettanta quanto occorre per portare alla misura c()rris])ondente. Quando si devono i)rei)arare quantità notevoli di soluzione è meglio lasciare lungo tempo (per tutta la notte) l'arsenito in contatto con l'acqua fredda. (1) First repoìi, Gap. VII, pag. 7(i e ss. : The treatment of locmsts with arsenic. Le encaUette africane ."). tSoUizìoiic (l'arsenico concentr((t<> <■ pronta. Louiisbnry iiclhi siiii sccondii iclazioiic (Secoiid Iiei)<)rt. \y,\ix. 81) acccnnnva esser desidi^rabilc die, tanto per semplicità di operazione t|iiaiit(» i»er facilità ed economia
  • ) contiene «Ielle comunicazioni su |)rove fatte con un [)rodotto della Compagnia Molassiiu' di Durban, denominato « ]\I()lascuit ». Si compone di residui di canna ne: hi emulsioni di olio di parallina e sapone sono meno etlicaci dei loi'o due comi)onenti. (1) Clì. ///. Hijiort, i)ag. 02. Le cavallette africane 375 3. Dip.H. — Delle « dips » generalmente nsate nel Snd -Africa, molte vennero usate con successo contro le larve delle cavallette; esse sono in parte preparati di acido carbolico, in parte di arsenico. La loro efficacia venne molto decantata, ma al generalizzarsi del loro impiego si oppone il costo elevato (1). 4. Mezzi meccanici. — Sono qui da annoverarsi principalmente: Vuccisione delle larve con dei rami d'albero, lo schiacciamento per mezzo dei greggi d'animali, il calpestarle entro delle fosse, la cattura delle cavallette alate. Usati a tempo e luogo anche questi metodi danno buoni resultati ed anche attualmente vengono con successo posti in opera dagli indigeni. Tutti i mezzi meccanici presentano l'inconve- niente di non poter essere impiegati generalmente, ma solo in condizioni affatto speciali, in terreni di data natura, ecc., circostanze dalle quali i metodi chimici sono indipendenti; inoltre la loro efficacia non è paragonabile con quella dei metodi chimici. 5. Bìiiciatura delle erbe. — Anche questo metodo è assai efficace per la distruzione delle cavallette, ma si può impiegarlo solo relati- vamente di rado e nemmeno dappertutto. 5. Acridium septemfasciatiini Serv. « red Avinged locust ». (Tavola IV, flg. 1). Sinonimi: Acridium purpurìferum Walk. — Cyrtacanthacris septemfasciata Serv. Descrizione. — Scudo del collo piatto (non in forma di tetto), con chiglia centrale poco rilevata e con tre solchi trasversali, poste- Fig. 9. — Scudo ilei collo di Acridium septemfasciatum, alquanto iu.mainlito. riormente arrotondato e qualche volta, pure posteriormente, allargato (flg. 9). Elitre con più macchie e fasce grandi ed assai variabili: per lo più vi si trovano 2-3 macchie grandi e rotonde alla base e 5-6 lunghe fascie trasversali all'apice (vedi flg. 1, tav. IV). A\\ jiosteriori (1) Altri particolari in Sandek, pag, 436 e nel /. Report, pag. 76. ;>76 Le cavallette africane coinpletsmiente trasparenti, per lo più vajjamente colorate in rosso car- minio (red \viii<>e(l locust) all'angolo interno però questo colore non si estende mai su tutta Vaia e non ne raggiunge il margine anteriore: qualche volta può anche mancare completamente. Colore del corpo bruno-giallastro o rosso bruno, guide (1) posteriori rosso-carminio scuro. Lunghezza del corpo mm. 45-53 nel maschio, 55-58 nella femmina (2). Area geografica. — Nella raccolta del Museo Zoologico di Berlino si trovano esemplari delle seguenti provenienze: Sud- Africa : Pretoria (Wichgraf). Barkley, Kapland (Mus. Grahamstown). Africa sud-occidentale tedesca: Senza indicazione di luogo (Liesagang, Liibbert). Kalahari, Kokong, dicembre 1904 (L. Schultze). Okahandja (Peters). Africa orientale tedesca: Usambara, Nguelo, 1899 (Kummer), 14 esemplari. Usambara, Ngua (F. Mismahl). Usambara, Buloa presso Tanga (P. Liicker). Kilimatinde (Kùster). Uhehe, Iringa, genmiio-marzo 1899 (Giitze). Lago Nyassa, Langenburg, gennaio e febbraio 1898 (Fiil- leborn). Mhonda (Stichel). Tanga, Nevala, Rutìdji, Ulikindani (Glauniug) cavallette alate e larve. Jssansu, stejjpa di Vambere (v. Berger) 15 esemplari. Mwapwa, gennaio 1899 (Hanneberg). Daressalam, giugno 1898 (Raccoglitore?) circa 40 esemplari in alcool. Bukoba, 7 giugno 1901 (Eggel). Muyotte, arcipelago delle Comore, 1903 (Voeltkow). Luoghi ove si trova secodo la geografia. — Capo di Buona Speranza (Serville) (3), Sud- Africa (Walkei) (4), Transwaal, Natal (1) Nell'originalo tedesco: « nintonHChienen » ad indicare qnei rilievi lilitbrtni paralleli fra loro disposti loiigitudiniilmoiite snlla faccia lìosteriore del femore del terzo i>aio di f;uinl)c (saltatrici) fra le «inali iiuó entrare la til)ia. (2) JJilillogratia jier la detenninaziono: P'inot A, - Sur le genre Acridium - Annalesdc la Société Entoinologiqne do France. Paris, 1907, voi. 76. (3) SnKViLbE: AikI. Ilùsluire Xaturelte dai Insects, Orthoptkres. Paris, 1839, pag. 661. (4) WoLKKB: Oatalogue Brìi. Mtiseum, Acrididae III. Pag. 561. Le cavallette africane 377 (Kirby) (1), Congo (Bolivar) (2), Delagoa, Mozambico, Maroaucetra , Madagascar, Leydsdorf, Transwaal (Finot) (3). U Acridium septemfasciatum è dunque diffuso jìer tutta V Africa centrale e meridionale : sembra mancare comi^letamente solo nella parte nord-ovest (Kamerun, Togo, ecc.). lieW Africa orientale e sud-orientale è tuttavia assai più abbondante che nell'Africa occidentale e colle sue migrazioni interessa quasi solo le regioni orientali (cfr. il paragrafo seguente): non si trova fuori dell'Africa. Migrazioni. — Fino a poco tempo fa V Acridium septemfasciatum - la « red winged locust » o « red locust » come viene cliiamato popolarmente - era sconosciuto soprattutto come migratore. Nel 1892 invase improvvisamente il Natal (che da quasi 50 anni era quasi immune da cavallette, il Pachyt. sulcicollis non comparendovi che di rado) e da allora in poi ogni anno vi reca danni più o meno grandi (4). Nella Colonia del Capo, dall'ultima invasione del 1843 (.")) in poi, fu di nuovo osservato per la prima volta nel 1893 ; nello stesso anno fu constatato al lago di Ngami, nell'anno susseguente si ebbero le prime notizie della sua comparsa nella parte settentrionale dell'Africa sud- occidentale tedesca (G). Andremmo troppo lontano se volessimo tener dietro alle « prodezze » di queste cavallette: altri dettagli si trove- ranno nella citata bibliografia, qui ci basterà riportare anche un pro- spetto delle sue comparse nell'Africa meridionale durante l'ultimo triennio (cfr. I-III Report of the Central Locust Bureau). 1906-07 1907-08 1908-09 Africa snd-ofcidentale tedesca Protettorato del Betschuaualaud Colonia del Ca^jo ? ? + + ? + + + + + + + + + + Oransre Basutoland f Transwaal Sud Rodhesia Natal e Zululand + + + + + Swazilaud Africa orientale portoghese (1) KlEBY: l. e, pag. 1U3. (2) L. e, pag. 309 e 310. (3) L. e. pag. 112. (4) I. Report, pag. 45. (5) Ebendort, pag. 53. (6) Sander : l. e, pag. 27 e 28. ;>78 Le cavallette africane Kisulta da questo prospetto che, come fu ^ià rilevato, priucipal- uiente i territori della costa orientale sono esposti a soffrire per la « red \vinni s])arse, e che si trovano sjx'cialmente nel Giornale d'Agricoltura del Cape) di IJuona Sjjcranza; Sander le ha raccolte tino dove gli sono state accessibili (pag. 50 e ss.). Alcune indicazioni i»iii juvcise sono certamente nelle relazioni del « Sonth African Central Locust Bureau ». Da queste due fonti - altre non ne con()sco - si può ott«Miere solo un'esposizione (1) VossKLKii: iJir Waixlerluiixrlinrkrn in Viininhara in .lare l'J(l3-04. Berichte iiber Land^und ForutwirtMcliafl in Deviseli- ( Mufrika. ncidoUiorj;, H'Of), vid. II, lawc. ti, jhij;. '■\y.) p 3ti0. Le car al lette africane 379 assai incompleta della biologia deWAcrid. septemfasciatum. Le indica- zioni seguenti si riferiscono esclusivamente al Sud -Africa; riguardo all'Africa orientale tedesca nulla affatto conosciamo, su questa caval- letta, all' infuori della sua presenza. In generale la « red winged locust » depone le uova assai pivi tardi che la « brown locust » ; regna pure notevole differenza fra queste due specie per ciò che riguarda lo schiudersi delle tiova; le uova iVAcridium non hanno bisogno di essere inumidite convenientemente dalla pioggia, mentre non possono farne a meno quelle del Fachytilus. Xel Natal la deposizione delle uova ha luogo normalmente al prin- cipio di dicembre, però nel 1907 cominciò già in ottobre (nello Swa- ziland in novembre, nel nord del Transwaal e nel Mashonaland in dicembre). Le larve nascono in media 30 giorni dopo la deposizione delle uova {I report, pag. 3); perciò l'epoca della loro presenza cade nei uìesi di dicembre, gennaio e febbraio, casualmente anche in marzo. È straordinariamente difìicile, ed in parte impossibile, formarsi un'idea adeguata del ntodo di comportarsi degli sciami alati colla scorta delle notizie che se ne hanno: tuttavia sembra accertato che VAcridium septemfasciatum sverni allo stato di insetto alato ed anche la posizione dei quartieri d'inverno è già in parte conosciuta: essi si trovano, per (pianto riguarda il territorio del Capo, in vicinanza della costa e pre- cisamente nei boschi di cespugli (« buschwald »). Secondo le piii antiche informazioni raccolte da Sander (l. e), bisogna ricercare questi quartieri d'inverno nei dintorni di East London e di Peddie; quindi questa località ha imj)ortanza non solo come centro del flagello delle cavallette per il Sud del Capo, nui si ricordano notizie dirette che parlano di svernamento nella « boscaglia della spiaggia » (« Strandhusch »), (« Regie rungsn-at »J o « bosco del Governo, Kusteni- busch o boscaglia della costa », (cfr. Sander, pag. 86-87). Un secondo grande quartiere d'inverno, Sander crede si possa supporre nell'in- ferno del territorio che limita il Kalahari (West-Griqualand), donde nel 1895-9() si verificò una forte invasione. Dopo d'allora sembra che questo focolare d'infezione siasi spento: per lo meno la «red winged locust » non si è generalmente più presentata dal 1895 nel vicinissimo Grange {I report, pag. 56); e per quanto i territori collocati pivi all'interno ne abbiano dovuto soffrire le invasioni, queste negli ultimi anni proven- nero esclusivamente dall'est della regione costiera, per es. alla Colonia del Capo dal sunnominato centro presso East London e al Transwaal dallo Sìvaziland. In quest' ultimo territorio, nello Sicaziland o nel 380 Le cavalìette africane nord dello Zuhiland delibiamo assai verisiinilmente cercare una seconda regione di svernamento deWAcridinm, dalla quale o<;iii anno le schiere inadii inondano il Xatal, lo Zululand, il Trans^vaal meridionale e come più sotto dovremo rammentare, anche il Mozambico. ì^eWAfrica occidentale portoghese dove VAcrid. sept. ha pure e da solo «rande importanza, si è cominciato da due anni a seguirne la bioloji'ia per far luce sulle sue migrazioni e sui i)unti 0S grossi sciami imi)resero ad emigrare verso orieiife (hd disfretto di Tebe (situato sullo Zand>esi) e dal Sliirc inferiore (un c(MiHuente dello stesso) estendendosi su tuffo il territorio di ((uel limne, (»\-e (h'posero le uo\a. I<>sisfe la presunzicme elle le cavallefte passino la stagione secca tanto mi luonii del Tete orientale (a poiiciife del Iìmiiic Sliire), (pianto nella i>arte settentrionale dei poss(Mliiiieiit i della Compagnia di Mozambico, denominata Bosco di Le cavallette africane ' 381 Cupayna (a sud dello Zainbesi), per poi in febbraio estendersi da qui verso est e verso nord. Una comunicazione mandata da Simpson al l'Howard conferma questa ipotesi; secondo tale comunicazione i hioghi in cui principalmente avviene ìa deposizione delle uova si trovano nel Xyassaland. Dobbiamo quindi considerare, così crede Howard, un ter- ritorio, che comprende il distretto di Zambesi, il Xyassaland del Sud ed una notevole superfìcie al sud dello Zambesi, come un terreno di propagazione permanente (« permanent breeding ground ») delle « red winged locust » e dobbiamo supporre che lo svernamento si compia in qualche luogo a ponente del fiume Shire nel distretto di Tete e nelle regioni al sud dello Zambesi. Howard accenna tuttavia come tutto questo sia tuttora ipotetico e come le nostre cognizioni sulla biologia dell' Acridium septemfa sciai uni siano fluora troppo limitate per potere con sicurezza dirne qualche cosa; fa inoltre osservare come sia urgen- temente necessario lo studiarne le migrazioni anche nel Xyassaland, nella Rhodesia del I^ford e iieWAfrica orientale tedesca. Per quanto dunque si può tìn qui giudicare, sembra sia da con- fernuirsi l'ipotesi di Sander che il ciclo vitale dell' Acridium septem- fasciatum sia completamente analogo a quello della ^chistocerca para- nensis in Argentina ; si può quindi ritenere accertato che quello sverni allo stato alato e notoriamente sempre in località ben determinate (alloggi invernali), d'onde a primavera si precipita (« mangas invasores ») sulle regioni piìi prossime, dove depongono le uova. Veramente ci man- cano ancora osservazioni e determinazioni particolari, che permettano di convertire in certezza queste supposizioni : in ogni caso, sul punto critico della biologia, siamo meglio orientati riguardo alVAcridium septemfasciatum che riguardo al Pachytilus; può darsi che molto in- fluisca in ciò il fatto che quest'ultimo passa una parte della sua vita nel Kalahari, inabitabile e difiicilmente accessibile, ciò che rende straordinariamente difficili le ricerche sulla sua storia naturale. Non esistono fin qui comunicazioni importanti sui particolari bio- logici (deposizione delle uova, sviluppo, modo di vivere, ecc.) della « red winged locust ». Sander (/. e, pag. 251) ci ha detto qualche cosa sulla natura del nutrimento ; tuttavia nulla di generale può dirsi sulla sua preferenza per questa o per quella i>ianta coltivata: si dif- ferenzia disgraziatamente dal Pachytilus nel fatto che si attacca volen- tieri anche agli alberi e agli arbusti, ciò che il Pacìn/tilus fa invece solo per mancanza di nutrimento: i maggiori danni da parte deW Acri- dium toccano alla canna da zucchero ed al mais. 382 Le cavallette africani' Nemici naturali. — Vva .uli animali iit'iuia^'. 44). Speciale interesse presentano i parassiti reiietali (t'uniihi) osservati ^wWAdridium septenìfaseiatnm, sul cpuile qualche volta hanno jtrodotto delle infezioni; fu appunto questa cavalletta la causa per la (piale nel 1895 (per opera di Evans) venne rivolta l'attenzione ai funghi delle cavallette. Non voglio qui rica|)itolare tutta la storia di tale problenui, tanto più che SandiM" ne ha già dato una dettagliata esposizione (pag. '.Vò'i e ss.), nella S, ]>ag. L'.")): « V'ha sempre ancora un certo numero di persone che persiste nel credere sull'efticacia delle (colture di funghi delle cavalh4te, mal- grado il fatto che go Evans dojìo accurate riflessioni e numerose ricerche: (pn^ste hanno decisa- mente dimostrato che il fungo coltixato artilicialmenle e distiibuito in tubi (' un Mneor (Mncor e.rcitosits), elie è di sua natidd .saprofita, in (infinto che rire sul cor]>o delle carallette morte e mai fuijnislii il carattere di parassit((. D'altra ]>arte apparisce clic il riiiigo il «|iiale produce sulle cartdlefte le infezioni caratteristiche e che appunto ligura inrece di essere così distribuito, ha dimostrato non poter rirere sui mezzi artifìeiali di cultura o su muteria jtrira ili rifu e iniit essere colti mio solo c(dl'aiuto di insetti rireuti. Inolile «iiiesto fungo appar- tiene a ini genere complctameiile dixcrso, cioè deve essere ascritto al Le cavallette africane 383 genere Empum. » Tutti i fatti che lio sottomano - conclude Evans - m'inducono alla conclusione che VEmpusa gryìU èia, amsn principale della mortalità che di tempo in tempo sopravviene nel Sud-Africa fra le cavallette, quando un fungo vi entri in campo quale causa. Questo fungo, per la sua esistenza, e legatoci tessuti viventi del proprio ospite e io non vedo alcuna via per cui io possa renderlo praticamente servibile. Non voglio nascondere la mia opinione che tutta la questione sul valore del fungo delle cavallette sud-africane è stato esagerato ed è finito con un fiasco. La natura, per mezzo dell'attività di questo fungo, limita fino ad un certo punto il flagello delle cavallette, ma ciò non basta: l'Tiomo deve attenersi ad altri mezzi, come quello di lasciare che la natura faccia il suo corso e di accrescere ad arte i mezzi da essa impiegati. « Accade talora che in uno sciame infettato ad arte con Mucor scoppia l' infezione, e l'operatore è felice del supposto risultato della sua inoculazione. Io sono convinto che quando venne osservato tale risultato lo sciame era attaccato, prima dell' intervento dell'uomo, dalla malattia prodotta daW Empusa. Fin qui Kelly ed Evans. Si tratta dunque effettivamente, e dopo ciò può essere appena dubbio, di avere a che fare non con una sola bensì con due specie di funghi, di cui una (Mucor) si trova solo su cavallette viventi, e poiché questa non può essere coltivata artificial- mente su mezzi facilmente visibili, così il «fungo delle cavallette » dovrebbe senz'altro aver fatto il suo tempo. Metodi di lotta. — Poiché le speranze dell'uso del fungo sono state dichiarate inutili si è ricorso ai mezzi meccanici e chimici per combattere anche V Acridium septemfasciatum. Quasi generalmente, dove è appena possibile, si impiega nel Sud-Africa il metodo all' arsenico che, come emerge da tutti i rapporti avutine, dà resultati favorevoli, che si applica nella maniera più sopra descritta a proposito del Pachytilus sulcicollis, alla quale rimando. Anche gli altri metodi soiiranominati sono in uso, cioè la raccolta delle uova, come fanno per es. con buoni risultati i piantatori di canna da zucchero al Mozambico (cfr. Ili Beport , pag. 43), il colpire o lo schiacciare delle larve, la spruzzatura con solu- zioni di sapone, Dips, olio, ecc. '3S4: Le carallette africane (). Sehistocerca peregrina Olir. (Tavola IV, flg. 2). Sinouimo: Jcridium peregrinum. Descrizione. — Scudo sul collo piano, con cliiglia centrale chiaramente rilevata e con tre solchi trasversali ben visibili, improv- visamente allargato rerso il lato poateri ore, fortemente arcuato al luof»o di sovrajiposizione (flji, 10). Elitre con macchie (in nessun caso fasce!) V\ii. lo. — Sciidii ilei collo ili Siìiistocerra peri-urina, iiiitraiulito. scure, piccole, isolate, di rado conliuenti; ali [xtsteriori incolore. Corpo colorito ili rosso rosa, rosso liruno o giallo intenso. Guide posteriori del colore del corpo: questo è lungo 48-00 mm., in inedia, tanto nel maschio quanto nelhi femmina. Diffusione in Afiiica. — Gli escmi>hiri che si trovano nel Museo Zoologico di Berlino furono raccolti nei seguenti luoghi: Egitto (Ehreiiberg, Klunzinger). Wadi Sikard, deserto di Ktbai (Grote). Mar Rosso (Pogge). Africa orientale inglese, Kibwezi (Iliiluier). Africa orientale tedesca: Umpeke, 2."^ ottobre 1890 (Stulilinaim) «enorme sciame». Ssonyo (TJhlig). Moschi (Merker). >roschi-Aiuscha, 18-22 agosto 1!I04 (ridig). ("Iiilimangiaro (Sander). Chilimaiigiaro, step[)a (('h. Scili (idei). 'Jogo - iìismaikimrg, gennaio 1891; sciami il .50 mai/.o 1891 (Biilnei). Costa fVOro - Aera (liigar). Senegal (Mioil). ('a[)o di liiiona Speranza (\ . ( "liaiiH'iitier). Le cavallette africane 385 Quasi generalmente nella letteratura si asserisce che la Schisto- cerca peregrina è diffusa per tutta 1/ Africa; tuttavia non credo che ciò possa ritenersi provato, credo invece che si debba eccettuare V Africa meridionale. Il Capo di Buona Sjìeranza è l'unico luogo sicuro di questa regione, dal quale provenga un esemplare che si trova al Museo di Berlino e che anche Scudder (1) cita; al contrario nella biblio- grafìa che è a mia cognizione non trovo indicata nessun altra località, in tutta la regione sud-africana sino al 10** circa di latitudine sud, in cui sia stata trovata questa specie (2). Concorda con ciò il fatto che questa sj^ecie sia sconosciuta nel ^ud- Africa come migratrice, e quindi possiamo ammettere in j)recedenza che in Africa essa è diffusa solo al nord e nel centro. Diffusione fuori dell'Africa. — ^^W America centrale e meridionale; in Europa è i)ermanente solo in Spagna e nel Portogallo, accidentalmente anche in altri luoghi della regione mediterranea; in Asia in tutto Valtopiano dell'Asia anteriore (Arabia, Frenx) e nelVIndia anteriore. La ScMstocerca peregrina è Vunica cavalletta che si trovi tanto ne\V America quanto nel Vecchio Mondo e contemporaneamente Vunica Scliistocerca che si trovi fuori dell'America, mentre a questa è limitata la diffusione di tutte le altre Schistocercae. Questa circostanza ci autorizza a concludere che molto verosimilmente V America è la patria d'origine della ScJiistocerca peregrina. Migrazioni. — La costa nord dell'Africa è abbondantemente visitata dalla Schistocerca, che vi prende il nome
  • uò scoprir nulla sul soggiorno e sulle vicende ulteriori delle schiere figlie che colà nascono. È naturale che nn solo ed anche pii( osservatori a nulla possono riuscire in proposito, ma che la completa illuminazione del problema delle cavallette sia da attendersi solo da una consostanziale organizzazione per le ricerche sulla loro biologia e che abbracci tutto il territorio interessato. Vosseler ha compiuto profonde osservazioni sul modo di vivere della Schistocerca tanto in libertà quanto in prigionia (pag. 332 e ss.): « le larve cominciano ad emigrare già nel primo stadio, anzi nei primi giorni di vita; esse procedono con straordinaria vivacità in ranghi serrati: col tramontare del sole sospendono la marcia e pernottano per lo pili in schiere compatte. La direzione della marcia è regolata a capriccio, conservata per un temjjo piti o meno lungo e cambiata L'Agricoltura Coloniale. Anno VI. 23 390 Le car<(1 lette afrieane senza motiro apparente; solo per eccezione è mantenuta costante i)er lungo tempo. Le schiere alate, prima che siano atte alla riproduzione, compiono due specie distinte (li voli : il voltegiu
  • er portarsi in regioni sterili: quindi le chiameremo, con Vosseler, « Tochterschwarme » - schiere tìglie -. Il diritto di libero domicilio (« Freiziigkeit ») delle cavallette rosso-rosa « cessa grada- tamente col principiare della colorazione gialla, cioè colla maturità sessuale, che le guida su vie prestabilite », la cui meta purtropjto è tuttora ignorata. Tutti i viaggi ed i voli a distanza vengono intra- presi col vento^ i voli locali possono aver luogo con calma di renio. Vosseler è del parere che la tendenza a volare col vento sembri essere proprietà comune a tutte le cavalietti' in ig rat vici ; essa è forse, per meglio dire, la condizione fondamentale per la riuscita delle migra- zi(mi e dei corsi delle migrazioni. « Non possiamo qui maggiormente addentrarci nel tanto importante e tante volte discusso problema del volo di migrazione; osserveremo solo che Vosseler in l)ase alle i)r()]>rie osservazioni fatte sugli sciami
  • nelle cavallette. Secondo le osservazioni di Kiinkel d'Ilerculais in Algeria le Iar\(' di due specie di mosche (Idia lunata Fab. e Anthornya cuna Le cavali ette africane 391 Mamj.) vivono, nutrendosene, nei pacchetti d'uova delle ^clìistocerca; vengono inoltre accertate come parassite delle cavallette più sorta di Sarcophaga, le cui larve si sviluppano nel corpo di quelle. Metodi di lotta. — Mi attengo qui di nuovo all'esposizione di Vosseler, che in Usambara ha fatto delle ricerche sistematiche; non conosco altre pubblicazioni in proposito. Dalla raccolta e flalìa distru- zione delle uova Vosseler non si aspetta nessun resultato^ allo stato attuale delle cose nell'Africa orientale tedesca, nella lotta contro la Schistocerca. In primo luogo manca per questa un servizio di informazioni organizzato, per mezzo del quale si possa subito accertare il luogo ove vengono deposte le uova, contrassegnarlo e comunicarne la posizione ad un posto centrale; in secondo luogo anche quando siansi dissot- terrate le uova non si raggiunge un resultato pari al lavoro spesovi. Anche il cercare di raccogliere i ])acchetti d'uova per mezzo di negri, stabilendo dei premi, dovrebbe naufragare contro la ben nota indolenza di quella razza. Lo stato larvale presenta in qualunque caso l'occasione migliore e più sicura per la lotta, come già è stato dimostrato nel Sud -Africa. Per distruggere le giovanissime larve (l"-3" stadio) i mezzi chimici sono preferibili ai meccanici: questi richiedono un maggior dispendio di lavoro, non sono così razionali quanto quelli e per di più non si pos- sono applicare nelle piantagioni. La prova fatta con soluzioni di sapone al 8 ^j^ (1) hanno dato buoni resultati contro le larve del F-3" stadio. Si suppone: 1" che si operi il mattino assai per tempo, fra le 6 e le 7; 2" che le larve ven- gano irrodate completamente, e se del caso, ripetutamente. Soluzioni più deboli non danno resultati sicuri. L'irrorazione si fa per le caval- lette che si trovano sul terreno, con innaffiatoi muniti di spruzzatoio a fori minuti; per arrivare alle cavallette arrampicate in alto sugli arbusti si adopera il grande spruzzatore da giardinieri. Si economizza assai nell'uso delle soluzioni adoperando le irroratrici comunemente usate per gli insetticidi liquidi (poltiglia bordolese ed altro), che pre- sentano inoltre il vantaggio di poter raggiungere con egual facilità gli insetti in mezzo all'erba come quelli che si trovano a 3-4 m. di altezza; adoprando però tali apparecchi si co\\ìi\g\m\\o soluzioni alquanto (1) Kg. 0,5 di sapone marmorato bleu e di sapone giallo in 18-'.'0 litri di acqua. Il sapoue si scioglie più rapidamente raspandolo e sciogliendolo prima in una certa quantità d'acqua riscaldata allungandolo poi con acqua fredda. 392 Le cavallette africane pili forti (al 4-6 °/q) «mI in più si deve ripetere, quando sia possibile, riirorazione o adojjerare un bocchino di apertura piìi larga. Non si è jK>tuto i)rovare l'etticacia del sapone contro saltellatori più vecchi che al principio della quarta età. Vosseler tuttavia è convinto che le soluzioni pili forti, convenientemente impiegate, servano anche tino alTultinia muta e durante la stessa. Contro le cavallette alate bisogna imjìiejiare altri metodi (vedi più avanti). Vennero pure usati nelP Usambara i metodi meccanici: in un caso uno sciame di cavallette venne quasi distrutto battendolo c(m bastoni e con rami fionzuti, il poco che ne restò sbandato fra l'erba venne a poco a poco sospinto contro un ammasso di macerie combustibili ammucchiato nel frattempo e nel quale cercava un nascondiglio ed i\i distrutto col fuoco. Il sospingere i saltellatori contro un qualsiasi ostacolo costituisce un ))rincipio assai elticace: gli sciami vengono adagio adagio cacciati contro delle fosse a pareti verticali (di lamiera o di storta liscia), innanzi ed entro alle quali vengono uccise percuo- tendole o colniaiuh) le fosse. Si combinano specialmente le cose in mo(h) da «lisporre una parete liscia sul lato della fossa, che sta di fronte a quello che guarda veiso le cavallette, alla cui distruzione si procede irrorandole con soluzioni velenose (di sapone). Vosseler dà una chiara descrizione di alcuni casi in cui tale coml)inazione dei metodi è stata imi)iegata con successo; il fatto che i saltellatori si arram- picano su ogni tronco, su ogni stelo, su ogni arbusto, o cercano di nascondersi sotto l'erba, sicché in ])arte restano indietro, costituisce una difficoltà e talvolta, per la durezza del terreno, è imi)ossibile scavare le fosse. Però in ogni caso anche in condiziimi assai dirticili, secondo l'opinione di Vosseler, ci si juiò accomodare in una (jualche maniera, senza notevole consumo di fatica e di danaio. Di gran lunga piìi difficile, anzi in parte senza speranza di riu- scita, è la lotta contro le schiere alate: un tentativo fatto ai)punto in questo senso impiegando una soluzione di arsenito di soda, colla (piale si era aspersa tutta intornc» la vegetazi(me, diede risultato negativo: prima clic gli animali ne avessero mangiato, una ])ioggia violenta aveva as[)ortato c<»ni]»letamente il veleno; del resto ci si limita a spaventare le schiere sopravvenienti con fumate o con ogni specie di rumore, ciò che non costituisce propriamente una lotta. Vosseler cosi riassmiie (pag. .{54) le ricerche fatte nell' Usambara: 1" La distruzione delle cavallette è vantaggiosa e facih' al mas- simo grado durante il primo o secondo stato larrale. Le cavallette africane 393 2" La soluzione di sapone al 3-6 '^/^^ uccide i saltellatori fino al principio del quarto stadio ; assai probabilmente serve ancora piti tardi e va somministrata con un annafifiatoio o pom^ja irroratrice. 3" La distruzione meccanica si fa cacciando ed, accumulando gli animali contro degli ostacoli ed accoppiandoli. Ite fosse di m. 50X50-60 non bastano da sole: esse debbono esser provvedute, sul lato opposto a quello che guarda le cavallette, anche di una parete liscia^ che può esser fatta con latte da petrolio tagliate, o con lamiere, op])ure in tessuto forte che sia inferiormente tenuto fermo con terra, e nuinito superior- mente di una striscia, alta circa 7 cm., di tela cerata: detta parete è in tutto alta circa 50 cm., e tenuta ritta con dei puntelli. 4° L'uso delle fosse viene vantaggiosamente collegato all'uso dei veleni, soluzione di sapone od altro materiale da spruzzare sui saltellatori. La lunghezza delle fosse ed eventualmente il loro numerò si stabilisce a seconda della quantità di quelli. 5° Contro gV insetti alati, solo nelle giornate non piovose si pos- sono impiegare / veleni die agiscono internamente ; in genere questi si devono cacciare con fumate e mezzi rumorosi. 6° Le ore più favorevoli per irrorare le larve con veleni di con- tatto sono quelle ù^X primo mattino; per cacciarle però quelle del pome- riggio sul tardi; col primo metodo bisogna fare attenzione a distur- bare gli sciami quanto meno è possibile, col secondo bisogna proce- dere assai adagio; la troppa fretta ha per risultato di separare le schiere o di farle rimanere ferme. In merito ai veleni per uso esterno, specialmente alle soluzioni di arsenico, Vosseler opina che il sapone sia preferibile a causa della sua innocuità; in ogni caso non sarebbe opportuno abbandonare questi mezzi ad una malintesa diffamazione finche rimangono innocui nell'uso. Se si potesse, nella lotta contro le cavallette, riconoscere soprattutto dei vantaggi ai veleni agenti internamente, indubbiamente essi non sarebbero in proporzione cogli inconvenienti che, secondo ogni pre- visione, sarebbero doppiamente sentiti nella colonia. Si deve però all'in- contro accennare che l'efficacia della soluzione di sapone contro le larve negli stadi piii avanzati non è stata ancora provata e che l'impiego combinato della battuta in grosse proporzioni sui terreni i)iìi diversi dovrebbe essere impossibile o almeno non redditivo. Oltre a ciò è stata riportata in questi ultimi anni la dimostrazione delle i)Ossibilità di poterci servire dell'arsenico su grandi estensioni senza notevoli .■J94: Le curai lette africane (Ianni: anzi il lìPiicolo cIk* ne deriva vien anche notevolmente diniinnito, l)iii('li(' ci si serva soltanto di s()luzioni pronte per Fuso. (^nanto all'uso dei fungili delle cavallette, Vosseler s'è mostrato sull'arjiomento assai scettico tino nel 190,") (/. e.^ \yàg. òòl e ss.); anzi dà in proposito un jiindizio che due anni i)iii tardi integrò in modo da artermar cosa molto problematica si potesse ])arlare in favore dell'ulteriore coltivazione del t'ungo (1). Quest'oi)inione, come già fu detto più sopia (pag. 383), venne di recente pienamente confermata da altri. * * Se, per concludere, diamo un'occhiata alle nostre cognizioni sulle cavallette africane dobbiamo ammettere ])ienamente lu'ima di tnttt» clic (ittKalmente siamo assai scarsamente illuminati sulla loro stori<( naturah'. Se aiu-hc nei singoli casi si è già cominciato a ricercare su tale tlagcilo in Africa, come per l'opera di Sander nell'Africa tedesca sud-occidentale, per ojK-ra del « Central Locnst Hurcau » nell'Africa meridionale e per l'opera di Vosseler ncH'Africa orientale tedesca, è tuttavia certo che siamo api>nnto solo al principio e che, soju'at- tutto, riguarccie non siamo nemmeno a questo punto; COSI pei' esempio nnlla sapitiamo sul Paclii/tilus miroduzione del legname è scarsa e ai)])ena sufliciente ai bisogni locali, anche ])erchè intluiscoiu) sulla vegetazioiu' arborea tutti quegli elementi, che caratterizzano le flore tropicali desertiche e cioè vegetazione ridotta, quasi cespugliosa, con accrescimenti lentissimi, tronchi contorti i)er sostituzione di vetta o arresti di vegetazione, dovuta ai venti cahii asciutti, alle cavallette o ad altre cause nemiche. La tlora in gener<' risente della mancanza di caratteri to[>ografici e climatici ]>r(>pri della regione, essendo (piesta nel suo com]>lesso ]»iii lina (Iìnìsìoiic politica clic naturale. Per cui mancando mia tlora carat- teristica, mancano piante peculiari, che intatti sono limitate: a il' eiidemisiiii per la Tripolitania : a 44 » » la Cirenaica; a li » » la Mariiiari(;a; a 1 » » la Trii>olitania e Ciicmiica. (ili elementi costitiitisi (Iella llora pro\cngono o dal sud (tipi sahariani) o dalTovest (tipi prexalentemente meditenanei) o dalTcst (tii)i meditei'ranci asiatici) e in complesso ammontano a MH) fra S])ecie e varietà. (j)iiesta cifra dimostia la povertà botanica della legione. p(»iclie r Italia ad eseiiipii», che lia una siiperlicie ciiKine \(»lte niinoie, c(»nta inxece circa sette mila tra s|)eeie e \arietà. Contributo alla conoscenza forestale della Libia 397 Fra la flora dell'Italia e quella della Libia vi è una grande aftìnità; infatti, secondo Durand e Barratte, la Triiiolitania ha comune con l'Italia il 61 7o f^i specie e la Cirenaica il 69 •'/y ; la prima ha una flora che oltre degli elementi mediterranei risente anche di quelli desertici, la seconda invece ha una flora essenzialmente mediterranea. * In base alle cognizioni che presentemente si hanno sulla flora della Libia, faccio seguire un elenco delle piante forestali di quella colonia, distinto per le varie regioni e confrontato con la flora italiana. Trattasi di un lavoro di compilazione e come tale deve essere inteso, ma non credo che sia del tutto inutile, specialmente in questo momento. Con l'indicazione data di piante forestali ho compreso non solo le piante legnose, ma pur anche quelle che all'arte forestale possono dare aiuto, per raggiungere il fine che essa si proi)one. 1' Piante comuni alla Tripolitania e all'Italia: 1. Ampelodesmos tenax Lk. 2. Calycotome spinosa Lk. 3. Cliamaerops liumiìis L. 4. Imperata ci/lindrica P. B. 5. Lyciinn a/rum L. 6. Ononis diffusa Ten. 7. » variegata L. 8. Phragmites communis Trin. 9. Pulicaria siùula Moris. 10. Solanum sodomaeum L. 11. Tamarix gallica L. '1^ Piante della Tripolitania che non si rinvengono spontanee in Italia: 1. Acacia tortili s Hayne. 2. Calotropis procera Dryand. 3. Lycium arabicum Schweinf. 4. Maerua crassifoUa Forsk. 5. Pistacia, atlantica Desf. 6. Beta ma Betam var. Duriaei Letourn. 7. ^tijìa tenacissima, L. (non Ucria). 8. Tamarix articnlata Vahl. .■U>8 Contributo olla conoscenza forestale 3" Piante comuni alla Cirenaica e all' Italia : 1. AinmoiìhHa arenuriu Lk. 2. Anafft/ris foetida L. '.i. Anthf/llis Barba -lovis L. 4, Arbntus nnedo L. ."). Caiìparis rupestris S. et S. (). Cistxs incanus L. 7. » parviJioruH Liini. 8. » saìv'ìfoUus L. 9. » v'dìoHHs L. 10. Clematis cirrosa L. 11. Euphorbia dendroides L. 12. Hedcra helìx L. l.'>. •luniperus phoenicea L. 14. Lonicera etnisca Santi. 1 .">. (hioiiis antiquorìon \j. HI. » natri.r L. 1 7. /*tiit(ij)rra siciihi Kl(»t/.. is. /'Iiilh/rea media L. Ì\K J'iiius halejiensis Mill. 20. Poterium spinosunt L. 21. (^uercns ile.r L. 22. Rhanums aluterniis L. 2.'>. Iì'i(bi(.s tilmifolius iScliott. 24. Smilax aspera L. 2."). Spartintii Jiniccinn L. 2(». Viburnnm tinx.s L. 27. Al II US (/liitinosa L. ((liil)l)ia). 28. l'istacia tervbinthns L. (dubbia). 29. Qnercus cocci/era L. (dubbia), 4" Piante della Cirenaica che non si rinvengono spontanee in Italia: 1. AspariKjHs stij}i(l((ri.s \";ii'. bradi i/chtdos lloiss. 2. haphnr jttsniiiiea Sil>tli. et Sni. '.\. Eplinhn alte C. A. .Mcyr. 4. >' ranipi/lnpoiht C. A. Mcyi-. T). Genista acantìiorlada I). ('. (). 'rnin((ri.v l/onnopaeti 1. (ì;iy. della Libia 399 5" Piante comuni alla Tripolitania, alla Cirenaica e all' I- TALIA : 1. Asparagn.s stipularis Forsk. 2. Ceratonia siliqua^ L. 3. Ficus carica L. (1). 4. Laurus nohilis L. 5. Limoniastrum monopetalum Boiss. (>. Lycium europueum L. 7. Lygennt spartum L. 8. Myrtus comniunis L. 9. Nerium oleander L. li). Olea europaea L. 11. Periploca levigata Ait. 12. Pistacia lentisciis L. 13. Phragmites nilgaris var. isiaca (Del.). 14. Rhu.s oxyacantha Cav. 15. Riciitus communio L. 16. Eosmarinvs officinalis L. 17. Ruta chalepensis var. bracteosa 1). C. 18. Sti2)a gigantea Lag'. 19. Thymelaea hirsuta Endl. 20. Zizyplms lotiis La in. 6° Piante comuni alla Tripolitania e alla Cirenaica, che NON SI rinvengono SPONTANEE IN ITALIA: 1. Calycotome intermedia Presi. 2. Phoenix dactylifera L. 3. Betama retani Webb. 7" Piante comuni alla Marmarica e all'Italia: 1. Ononis sicula Giiss. S° Piante della Marmarica che non si rinvengtONo spontanee in Italia: 1. Ebemm Arni ita gei Scliweinf. 9" Piante comuni alla Cirenaica e Marmarica, che non si rinvengono spontanee in italia: 1" Ehamnus oleoides var. libyca Ascliers. et Schweinf. (1) Si trova anche nella Marmarica. 4:00 Contributo alla conoscenza forestale 10" Piante del Fezzan che non si rinvengono spontanee in Italia: 1. Acacia Sci/al Delile. 2. Aìliagi mauro rum Medie. 3. Cappa ris . Ephcdra alata Decaisne. 0. Hìiphaene sp. (1). Non esistono speeie arboree endeniiehe della Tripolitania e della Cirenaica. Nel Fezzan la fiora forestale poverissima è esclusivamente costituita da elementi meridionali e come tale non ha alcuna affinità con la nostra. Per avere una idea ancora più comi)leta sulla vegetazione arborea della Libia e sulle atlinità con la nostra flora, specialmente i)er quanto riji'uarda la Cirenaica, non ini sembra inutile indicare le ])iante le. Geltis australis, T. 7. Ceratonia siliqua, T. C. M. 8. Citrus spec. et var. pi., T. C. 9. Cydonia ruh/aris, T. C. 10. Eriobotrya Japonica, C. 11. Ficus carica, T. C. 12. 'hij/hdis rt'(/ia, V. \'A. Mal US communio. T. C. 14. Morns alba, T. C. 1."». » nigra, T, Hi. Crsica cnUiaris, T. C. F. K. 17. l'iniis piiira, T. C. 15. Firns cnmnnniis, T. ('. l'I. l'isiaria atlantica. T. 20. » cera, T. C. (1) Ne OHistoiio ]ioche i»ittiit.p. (2) T. - Tripolitania; C. - Ciromiica; M. = Miiniiarica! F. = Fezzan : K. = Kufra. della Libia 401 21. PruHus domestica, T. C. F. 22. Punica granatum, T. C 23. Salix hahylonica, C. 24. » safsaf, C. 25. ScJiinus molle y T. 26. Tamar ix articulata, T. 27. Zizyphus satira, T. C. 28. » spina-Cliristi, T. C. F. La coltivazione di queste piante è limitata alle oasi e perciò presuppone la irrigazione o la presenza di acque nel sottosuolo e il riparo naturale o artificiale contro i venti desertici. L. Senni Sottispettore forestale. IGIENE DEI PAESI CALDI (Continuazioue, vedi fase. N. 7). CAPITOLO V. Sommario. — Cenni sulle più importanti malattie infettive e parassitarie dei paesi caldi: malaria, malattia del sonno, febbre gialla, ireste, colera, dissenteria, diarrea cronica dei paesi caldi, febbre ricorrente, kala-azar, dengue, filariosi, bilarziosi, Terme di Guinea, beriberi, lebbra, pian, bottone d' Oriente, piede di Madura. Malaria. — La malaria, nota anche sotto il nome di imludismo o infezione palustre, è una delle malattie più diffuse sulla superficie terrestre. Sconosciuta soltanto nei paesi freddi, lia numerosi e vasti focolai nelle regioni temperate ed è diffusissima nei paesi caldi. Il caldo e Vumidità ne favoriscono notevolmente la comparsa e lo sviluppo. La sua distribuzione geografica dimostra, già di per sé, la grande influenza della temperatura, e nei paesi a clima temperato nei quali esiste, essa non si manifesta mai o quasi mai durante l'in- verno, ammenoché non si tratti di recidive. L'influenza dell'umidità è ancora più spiccata: la malaria infatti si riscontra quasi esclusiva- mente nei luoghi umidi, in prossimità di acque stagnanti, di laghi. 40L» Iqiene (li tinnii e specialmente nei Inojilii i>alii(losi, ed è più frequente nelle annate
  • ior- juente le campatine incolte, in i)ianura, i casolari sparsi e i piccoli villaftfii, mentre è più rara nei luoylii ben coltivati, in collina, nelle grosse barati da intervalli nei quali la tcmi»eratura del corpo ritorna normale. Gli accessi hanno una durata variabile, a seconda della loro gravità, da ])Oche ore sino a dodici ore e i)iii, e coin|nendono tre stadi distinti: del brivido, del csi rapidamente intensissimo, è scosso da brivielle d'oca; questo i)eriodo dui"a in media una o due ore, e già in esso il termometro dimostra che vi ha una notevole elevazione teiinica. A jioco a poco i brividi cessano, il senso penoso di ficddo \a attenuandosi e sulientra una sensazione di gran calore, accomi>agnata da sete ardent»' e, molto spesso, icp Kradiiliiinciitc la tcinixratnra al ^rrado iioniiale. malattia i)er accertarsene; occorre invece agire subito nel modo che vedremo. Le fcbliri malariche intermittenti dominano soprattutto nei paesi temperati, presentano di rado caratteri di speciale gravità e cedono anzi abl»astanza facilnu'iite al cliinino, soprattutto se usato prcvsto e largamente. dei paesi caldi 405 Più grave è invece un altro tipo di febbre malarica, detto remit- tente o continuo perchè in esso la temperatura si mantiene continua- tamente febbrile, interrotta soltanto da remissioni piìi o meno pro- nunciate, ma non mai tali da ricondurla alla norma (tìg. 11). Il suo inizio è molto diverso da quello degli accessi di febbre intermittente: il bri\'ido manca o è leggero e di breve durata, la tem- peratura sale lentamente sì da impiegare 10-12 ore per arrivare al suo massimo (fig. 12). Il nial di capo è piìi intenso ed è assai frequente il vomito bilioso. Il malato è molto abbattuto e dà, nel suo aspetto l'impressione di maggior gravità. La durata della febbre malarica continua è molto variabile a seconda che sia convenientemente curata o no: lasciata a se, può jt.rej4 3 12 IS 20 24 4 8 12 15 1*0 24 4 B Ve 1 L ' \'' \ < 1^ —N . ì \ \ ' ,^r^ s 33- k ■H. '^"'X--^ \ N> i / "^l ! i j' n 36° / / 1 Fig. 12. — Febbre malarica continua o remittente tracciato ili due giorni (la temperatura è pre.sa ogni 4 ore). aggravarsi al punto da determinare la morte; curata energicamente col chinino, in pochi giorni cede e la convalescenza è assai rapida: le ricadute però sono facili ed occorre perciò insistere a lungo sulla somministrazione del chinino anche dopo la scomparsa della febbre. Questo tipo di febbre malarica è specialmente diffuso nelle regioni calde - sì da aver ricevuto anche il nome di febbre tropicale, febbre dei paesi caldi - e costituisce il maggior ostacolo alla acclimatazione. Oltre alle febbri intermittenti e continue che abbiamo brevemente descritte, ne esistono altre, estremamente gravi e talora anche mor- tali, che hanno appunto ricevuto il nome di febbri malariche perniciose. Si tratta di febbri - fortunatamente assai rare fra noi, meno rare invece nei paesi caldi - che sopravvengono ad accessi, e che devono la loro gravità all'accentuarsi oltre misura di un sintomo o di un gruppo di sintomi, lino al punto di oltrepassare talvolta il limite di resistenza dell'organismo, e di determinarne perciò la morte. Gli accessi di febbri i^erniciose possono essere nujlto diversi a L'Agricoltura Coloniale. Anno VI. 24 4 oc Igiene seconda della i)revalenza dell'uno o dell'altro oi-diiie di sintomi: i principali sono i se<>ueuti: Accesso comutom, nel quale predouiiuano i siutonii nervosi; il malato ha febbre altissima, violento nud di capo, forte delirio, <>Tave l)rostrazione; so])ravviene (piindi il coma, che è uno stato di profondo asso])imento, con abolizione della coscienza, della sensibilità e della motilità; si ha spesso ]»erdita involontaria delle urine e delle feci. Questo accesso termina non di rado cou la morte, ma può in qnalche caso fortunato risolversi ra[)ier lo più con un'ab- bondante sudorazione. Gli accessi di perniciosa malarica non col])iscono (piasi mai ^\i primo acchito indi\'idui clic non abbiano precedentemente sofferto di malai'ia; i>er lo più soi)ravveng'ono all' impiovviso nel corso di una febbre intermittente o continua. Canali sicno le cause del l(U"o insor- gere repentino^ non è sempre facile ne i)ossibile precisare; hanno una si(un;i e notevole influenza la gravità dell'infezione, la mancanza di una buona cura, l' intensità del clima, l'esposizione i)rolungata al sole, la fati<'a, gli strapazzi, gli abusi alco(>lici - tutte «pielle caus<' insomma che diminuiscono la icsistenza dell'organismo - e anche la |»redispo- sizi(»ne individuale. Comun(|ue, l'esperienza dimostra <'lic fuso icgolare del chinino e il miglioi' mezze» per |»i'<'veiiiili. dei paesi caldi 407 Vanno infine ricordate altre manifestazioni nialariclie, non tanto rare e ad evoluzione benigna, dette febbri I arcate perchè non sono veramente delle febbri, ma sopravvengono ad accessi periodici come le febbri. Si tratta di nevralgie inter mittenti che colpiscono o i nervi orbitali o il nervo occipitale o gli intercostiili oppure lo sciatico e che, mentre sono ben spesso ribelli ai comuni medicamenti antinevralgici, cedono invece j)rontamente al chinino. * Quando la malaria non sia combattuta con prontezza, e le febbri sì intermittenti che remittenti continuino, compare rapidamente in scena un nuovo sintomo, l'anemia, che può, nei casi gTavi, raggiungere dei gradi di notevole intensità. Si è visto che V infezione malarica è deter- minata dalla presenza nel sangue di numerosi parassiti che distrug- gono i globuli rossi; questa distruzione è, in parte, compensata dal potere che ha rorganismo di formarne via via dei nuovi, ma se la malattia si prolunga, l'organismo si affatica, si stanca, il compenso diventa sempre più insufficiente, e la quantità di globuli rossi che normalmente è di cinque milioni per millimetro cubo, diminuisce gra- datamente tino a ridursi alla metà, ad un terzo ed anche a meno. Con una buona cm-a, diretta a distruggere i parassiti ed a rin- forzare l'organismo, l'anenua malarica può certamente guarire; ma se il malato si trascura, se l'infezione continua a minare il suo organismo, l'anemia si aggrava sempre piti e si stabilisce a poco a poco uno spe- ciale stato d'indebolimento, di decadimento generale delle forze, accom- pagnato da dimagramento crescente, tinta terrea della pelle - dovuta al deposito nel suo spessore del pigmento lasciato libero nel sangue dalla distruzione dei globuli rossi (melanemiaj -, mancanza d'appetito, difficoltà delle digestioni, umore triste, facilità agli edemi ed alle emor- ragie, ingrossamento notevole, oltreché della milza - abituale nella malaria - anche del fegato. Questo stato che, nei suoi tratti generali, è comune ad altre malattie esaurienti, si chiama cachessia, e, nel caso speciale, cachessia palustre. # Per completare questi brevi cenni sulle manifestazioni morbose della malaria, bisogna ricordare un'altra nudattia, ritenuta dalla mag- gior parte degli autori di natura malarica, e che, conosciuta ordina- 408 Igiene riameiitt' nei paesi caldi sotto il nome di ematuria (che significa emis- sione
  • , benclu; possa talora raggiungere 40" e 41". Nelle forme benigne o non troi)i)o gravi, il (puidro cosi atn-ennato dura stazionario per tre-quattro giorni, (juindi le orine si schiariscono e aumentano di (|uantità, i vomiti e i forti doloi'i cessano, hi febbre si abbassa, diminuisce la esagerata produzione di bile e, in capo ad una settimana, il malato può, per lo ])iù, considerarsi guarito. Nelle fornu; gra\ i, inv«'ce, le orine si fanno sempre' più scure <' |)iù scarse fino a cessare del tutto, e questo sintomo, detto (imnid (mancanza dei paesi caldi 409 d'orine) è di un significato sicuramente infausto: la tinta itterica si fa marcatissima, il polso s'indebolisce sempre più e, entro cinque o sei, al massimo sette od otto giorni, il malato muore intossicato. Come ho detto, questa malattia, che per fortuna è assai rara, e in ogni modo può essere facilmente evitata con una ben praticata profilassi, è dalla massima parte dei medici ritenuta giustamente di natura malarica - perciò ne ho parlato in questo capitolo della ma- laria - come dimostrano la sua esclusiva presenza nelle zone mala- riche, il suo manifestarsi soltanto in individui malarici, ed i benefici effetti che spesso si possono ottenere, nella sua cura, dal chinino. Essa è dovuta ad un improvviso disfacimento di una gran quan- tità di globuli rossi del sangue, l'emoglobina dei quali rimane disciolta nel siero sanguigno e passa quindi attraverso i reni colorando l'orina in rosso. La causa principale di un tale disfacimento va ricercata nello stato malarico dei pazienti, ma bisogna anche ammettere una speciale predisposizione individuale ed una particolare influenza del clima, perchè altrimenti non si comprenderebbe la relativa rarità della ma- lattia di fronte al gran numero di malarici né il suo apparire soltanto nei paesi caldi. Nella malaria sono i globuli rossi del sangue e i loro organi rige- neratori che risentono maggiormente i danni dell'infezione, e, negli individui che vi sono predisposti si crea, in seguito a ripetuti attacchi febbrili, una speciale fragilità dei globuli rossi, sì che basta una x)ic- cola causa occasionale - un raffreddamento improvviso, lo strapazzo, il soverchio affaticamento al sole o un disturbo bilioso - per provo- carne una abbondante distruzione. * « La malaria non appartiene al gruppo delle malattie che conteri- scono l'immunità, che anzi le recidive son facili e frequenti. Essa non è contagiosa, nel comune senso della parola, in quanto che non si contrae in nessun modo per contatto diretto o indiretto col malato. La trasmissione della malaria si fa unicamente per il tramite di si)eciali zanzare appartenenti al genere Anoplieles, le quali pungendo individui nudati e sani, succhiano dai primi, insieme col sangue anche i parassiti, e li inoculano poi nei sani infettandoli. 410 Igiene K oi)portuno saper riconoscere le zanzare anopheles dalle comuni cuh'x: molti sono i caratteri dift'erenziali tra loro, facilmente consta- tabili con una couiune lente da infirandimento; nui ve ne è uno, evi- dentissimo anclie ad un semplice sjiuardo, fornito dalla diversa posi- zione che esse prendono rispetto alla parete e dipendente dalla diversa lunjihezza delle jjambe; le culex hanno l'asse del corpo parallelo alla l)arete stessa, mentre le (mojìhelefi hanno detto asse fortemente incli- imto (fig. 13). I parassiti della uialaria non esistono allo stato libero, ma solo come ospiti nel corpo dell'uomo e della zanzara, passando successiva- Aiio))Iiele.s Cnlex FiK. Kì. mente dall'uno all'altra, <;iacclìè entrambi sono necessaii al compi- mento del loio c(»mplicato ciclo evolutivo. Una zanzara che si è infettata ])unjien(U) un individuo malarico, non è capace di infettare immediatamente un sano: occ(nTe un inter- vallo di sei-sette giorni, durante i (piali i parassiti ingeriti dalla zan- zara si sviluppano e si moltiplicano, dando oiigiiu' ad altri i)arassiti giovani, <-iic passano nelle ghiandole salivari dell'insetto e vengono ♦juindi incK'ulati insieme (!on la sua saliva nel sangue degli individui successivamente punti. Entrati così nel circolo sanguigno, ciascuno di essi si annida in un globulo rosso, alle cui spese si ingrandisce e si trasforma, di\idendosi (piindi in altii nn«»vi jìarassiti, il cui numero ]»uò variai»' da <> a li(h a (piesto punto TinNoIucro del globulo rosso, che è già tutto consumato all'interno, si spezza e i nuo\i parassiti si riversano libeii nel sangue |H*r aiulare alla loro volta ad occu])are nnoN'i globuli rossi <> così \'ia ((ig. 14). (lei paesi caldi 411 I parassiti della malaria si preseutaiio sotto aspetti molteplici e diversi nelle varie mauifestazioui della malattia; essi apparterrebbero, secondo la scuola italiana, seguita anche da autorevoli scenziati stra- nieri, a più tipi ben distinti fra loro, corrispondenti alle varie forme febbrili, mentre, secondo la scuola francese, non sarebbero die varietà di uno stesso tipo. Non è il caso di farne qui una descrizione dettagliata; basti il ricordare che i j)arassiti delle febbri intermittenti terzana e quartana differiscono tra loro oltreché per i caratteri esterni e le diverse mo- dalità di sviluppo, anche per la diversa durata del loro ciclo evolutivo (comi^reudente, come si è visto, tre stadi successivi: accrescimento del parassita, sua suddivisione, liberazione dei parassiti giovani). Così Fìi;. 14. — Sviliii)po e suildi visiuiie del ]):irassi(a malarico entro il jilobulo rosso e di.struziom- di questo. I iiiintiiii neri sono i jtraiuili di i)i.miieuto. il parassita della febbre terzana compie il proprio ciclo in due giorni, quello della quartana in tre, ed è api)unt() questa diversa lunghezza che determina i diversi tipi di febbre, giacche l'attacco febbrile inizia nel momento in cui, terminata la suddivisione, i parassiti giovani rompono l'involucro dei globuli rossi e si riversano nel sangue circo- lante. Questa nozione ha una notevole importanza, come vedremo, dal lato curativo. La penetrazione dei i>arassiti nel sangue e il loro primo accre- scersi non provoca nell'organismo alcun disturbo; è soltanto dopo un certo intervallo, quando, per le successive suddivisioni, il loro numero è tanto cresciuto da determinare una vera invasione del sangue con la conseguente distruzione di una grande quantità di globuli rossi ed una forte intossicazione, che l'individuo avverte il primo attacco di febbre. 412 Igiene Questo intervallo, fra il momento della ])nntura infettante e l'ap- parire (Iella febl)re si chiama periodo di incnhazione: la sua durata media è di 10-14 giorni, con un mininu) di G-7 ed un massimo di 20-25; vi sono bensì dei casi nei quali essa sembra ])rolunf>arsi straor- dinariamente - per es. : individui che non hanno mai avuto febbri durante il soo:j>iorno in luo<;hi malarici e ne sono stati invece colpiti dopo qualche lempo, in località sicuramente non uialariche - ma allora bisogna parlare lùuttosto che di periodo d' incubazione vero e proprio, di periodo di latenza. La diversa lunghezza del [)eriodo d'incuV)azione dipende dal grado di virulenza dei parassiti e da quello di resistenza dell'organismo, quindi tutte (pu'Ue cause che tendono a diminuire quest'ultima, come fatiche eccessive, strapazzi, errori dietetici, raffreddamenti, ecc. acce- lerano l'esplodere della malattia. Profilassi della iiuiljiria. — Il termine proJUanni significa difem contro unii nralattia, e comprende tutte quelle misure preventive atte ad impeidirne l'attecchimento o ad attenuarne l'evoluzione. Se si tratta di una malattia infettiva la profilassi ha lo scopo di pioteggere il più possibile l'individuo dal contagio e d'aumentarne la lesistenza tino a renderlo, se e per quanto è possibile, refrattario. Tutti i uietodi che, l)er mezzo di vaccini o di sieri, conferiscon(> air(n'ganisiiio una immu- nità attiva o passiva contro una data infezione, rieutiano nel com- l)it(i di (piella parte dell'igiene che è a]ì]Minto la i)roHlassi. Xella malai'ia, (piali sono le misure piotilattiche da nu^tersi in atto ^ Esse sono di due (udini: le une, dirette a difendere l'uomo dalle zanzare, che, e bene ripeterlo, sono il solo veicolo di contagio, hanno lo scupo di disti'uggere i pericolosi insetti e di proteggere l'uomo dalle loro punture; le altre sono dirette invece ad interrompere, a fare abortire un'eventuale infezione già avvenuta, mentre (pu'sta (' ancora nel periodo <^r iin raggio di circa mezzo chihmietro. I pozzi, se abbandonati, dovranno essere chiusi o colmati; se ado- perati, coperti. Bisogna inoltre evitare tutte le possibili raccolte di acqua in recipienti abbandonati, botti, vasi, recipienti vari, scatole 414 Igiene «li conserve alimentali buttate vie, ecc. Tutti questi recipienti si riem- piono (li acqua dopi» una pio^jiia e possono diventare altrettanti depositi d'uova. È d'uopo (piindi aver cura che non ne rimanf»ano mai nelle vicinanze dell'abitato. Se esistono delle raccolte
  • etroliat ura peiio- dica delle raccolte d'a<*qua piìi grandi, dovranno costituire la loro occupazione (piofidiana. e se tali nnsuie \erranno prese in mod(t regolare e continuo, i loro utili etietti non ]>otranno mancare. l*ro1ezi(nie dalle xan/are. — In attesa di arrivare al risultato dei paesi caldi 415 ultimo della distruzione delle zanzare, è necessario sapersi proteggere dalle loro punture. I mezzi consigliati sono numerosi ma i)()clii sono quelli veramente efficaci. Tutte le sostanze, aromatiche od amare, proposte sotto forum di unguenti o lozioni per tener lontane le zanzare dalla i)elle sono inet- licaci e per giunta sgradevoli: debbono quindi essere rii)udiate. Pili utili sono le thmigazioni nelle stanze mediante i noti coni, a base di polvere di crisantemo e di valeriana, che bruciando svolgono un abbondante fumo di un odore aromatico punto sgradevole, dotato del potere di addormentare le zanzare per alcune ore. Ma anche questo mezzo è insufficente giacché, dopo svegliate, le zanzare imngono con altrettanta se non maggiore avidità di prima. La difesa pivi razionale e più sicura è quella meccanica, mediante Fuso di zanzariere ai letti e di reti metalliche a maglie assai serrate alle porte ed alle finestre, si da permettere la circolazione dell'aria, ma non il i)assaggio dei noiosi e pericolosi insetti. La zanzariera è addirittura indispensabile a tutti quelli che deb- bono vivere in jiaesi malarici. Essa deve essere fatta di garza o meglio di tulle e deve essere abbastanza lunga da ])otersi rimboccare sotto la materassa: i suoi bordi liberi laterali debbono ricoprirsi per almeno mezzo metro. Durante la giornata essa rimarrà aperta per dare aria al letto, ma sarà chiusa prima del calar del sole, prima cioè che le zanzare lascino i loro ripostigli per darsi alla caccia, e si farà ben attenzione che non ve ne rimanga alcuna all'interno. Naturalmente si avrà cura di riparare subito gii eventuali l)uchi o strappi, che la renderebbero inutile o quasi. Quanto alla protezione delle case mediante le reti metalliche alle porte e alle finestre, l'esperienza ne ha oramai dimostrato tutta la grande efficacia, tanto che in Italia già da oltre dieci anni essa è obbligatoria per legge in tutte le case, site in regioni malariche, addette ad impiegati ed operai governativi. L'applicazione di tale misura, anche nelle stazioni più isolate dei paesi caldi, non è difficile né costosa, trattandosi della costruzione di semplici telai che chiunque è capace di farsi anche da sé, sui quali s'inchioda la tela metallica, e (^he si fissano alla cornice delle finestre o si montano su cardini all' infuori o all' indentro delle porte ordinarie. Le reti migliori sono quelle in ferro galvanizzato, giacche quelle in ferro ordinario, facilmente si ossidano e si rompono, né si possono verniciare perché la vernicie otturerebbe facilmente le maglie. 4 ir» Igiene Xelle case non protette di reti nietalliclie è innidente, prima di sera, (l'aj>itare l'aria delle stanze, specie negli angoli più scuri, con un iisciugaiiiano o con un grande scacciamosche, per scacciarne le zanzare, e (jiiiiidi chiuderle, ma certo questo modo impedisce notevolmente il taiit(» desiderato raftVeddamento degli ambienti, provocato dalla circo- lazione in essi della più fresca aria serale. In alcune regioni le zanzare sono talmente numerose e aggressive da impedire alla sera il piacere di restare all'aria aperta senza una sutticente ditesa. Le parti abitualmente scoperte, viso e mani, e qu«'lle meuo sutìicentemente protette, come le caviglie, ricoperte dalle sole calze, torniscono un ottimo bersaglio ai loro colpi, ed è (piiudi con- sigliabile di difenderle con cura: per il capo sono assai pratici degli ampi \eli come (]uelli usati dalle signore in autouiobile, fissati ai bordi di 1111 cappello leggero a larghe tese, lunghi abbastanza da scendere sulh' s[)alle: si metteranno pure dei guanti, preferibilmente morbidi, di i>(dle scamosciata, e delle scariìc alte che rinchiudano Testremità dei calzoni. Tali inecauzioni sono specialmente necessarie ])er gli operai bianchi clic dissodano o rimuovono la terra in regioni nuove e forteuiente malariche e clic debbono spesso lavorare fra veri nuvoli di zanzare. Profilassi medicamentosa. — Malgiado Papplicazione anche rigo- rosa di tutti i mezzi di protezione dalle puuture delle zanzare, è ben ditticilc rimanerne sempre immuni ed avere la sicurezza di non essere l)uuti «la «inalche zanzara infetta. Per fortuna n«>i possediamo nel chinino mi rimedio addirittura specifico il <|ualc ha il potere «li ucci- dere i parassiti liberi che per avventura si tro\in«) nel sangue. E poiché, come si è veduto, il i)eri«)do di incubazione della malaria «lura non iiMMio di sette gi«»rni, «lurante i (|iiali i parassiti ])euetrati nel sangue d«'\«»no m«)lti|)li<'arsi i»arecclii«' \'oltc prima «li arrivare a deter- minare l'a«'«-ess«) febbrile, si c«uupren«le coiin' il chinin«), somministrato in «losc snni«'ieiit«' in «[uesto inter\allo, possa arrivare a tron«'are rinfezi«»iic. I sali di cliiniiio piii usati sono il liisolfato e il cloridiato; ultimo e |(i«'feribil«' |)«'i«-h«' «•«)ntien«' più cliiniiu» e può «piimli essere sommiuistrat«) a dosi minoii ed è più fa«-ilm«'nte assimilabile «lallo stomaco. Entiaiiilti lianiio un sa]>ore estremaiiicntc amar»», «• si pi-en- doiio |»ci-cio in ostie o, meglio, in sp«M'iali tiibctii di g«'latina, m«)lto prati«-i per facilitare il dosaggio «lei liniedio, giac«'li«' xc ii«' sono di varie iiiisiirc. capaci di coiitcìiciiu' d«'lle dosi deteiiiiinale. dei paesi caldi 417 Molto praticlie, per il suo piccolo volume e la facilità del dosaggio, sono anche le compresse di chinino, ma queste sono talvolta molto dure, si sciolgono poco o punto nello stomaco e rischiano di i>assare nell'intestino intatte, senza poter compiere la loro azione: è preferibile perciò di triturarle e di prenderle con l'ostia. Assai buone invero ed economiche sono le compresse di chinino (solfato e cloridrato) messe in vendita dello Stato in Italia, dosate a 20 centigrammi ciascuna e racchiuse, in numero di dieci, in tubetti di vetro. Come regola generale, quando si prenda il solfato invece del cloridrato, è bene bevere subito dopo qualche sorsata di limonata, la quale per la sua acidità, ne facilita la solubilità e quindi l'assorbimento. È bene dir subito che il chinino, se preso anche a dosi poco elevate (mezzo-un grammo) dà, poche ore dopo la sua ingestione, specie a chi non v'è abituato, un leggero senso di stordimento, con ronzio agli orecchi ed un lieve tremore alle mani; ma sono disturbi di iioca anzi di nessuna importanza e che si dileguano prontamente e com- pletamente. Se le dosi sono ijiù furti anche tali disturbi sono i)iìi accentuati, specialmente il ronzio, che può accompagnarsi anche ad un certo grado di sordità; ma conservano sempre il loro carattere nettamente transitorio e senza conseguenze di sorta. Sono rari, anzi addirittura eccezionali i casi di individui talmente sensibili al chinino da risen- tirne degli effetti gravi: comunque, per j)recauzione, poiché la tolle- ranza al chinino è una condizione necessaria per vivere nelle colonie e d'altra parte l'intolleranza si manifesta, quando esiste, anche per le piccole dosi, sarà prudente che il futuro colono ne faccia l'espe- rimento prima di i)artire se non abbia mai avuto prima l'occasione di farlo. I metodi più usati di somministrazione del chinino a scoi)o pre- ventivo sono"^ tre : 1" Piccole dosi quotidiane di 15-20 centigrammi. 2" Una dose media di mezzo grammo di solfato o di 40 cen- tigrammi di cloridrato due volte alla settimana in giorni fìssi. 3° Una dose forte di un grammo di solfato o di SO centigrammi di cloridrato una sola volta alla settimana in un giorno fisso. Di questi tre metodi il primo è sicuramente il meno efficace giacche le piccole dosi si mostrano spesso insufficienti allo scoj)©, soprattutto quando si tratta di impedire le recidive in individui già malarici. 41.S Igiene (ili altri tliic metodi sono «'iitranibi buoni. Pei' clii tolleri facil- nu'iite la dose dì un ^raniiuo di cliiiniio, il terzo metodo è più da raccoiuandare, {iiaceliè tale arassiti che eventiudmente \i si troxiuo, anche se, dato il piuttosto lunijo intervallo lìa le dosi successive, essi abbiano a\uto moihi e tempo di ripntdursi in discreto numero. La ])resenza del chinino nel sanjiue e (piindi la sua azioiU' durano due «iioriu : roi'^i'anismo rimane peiciò indifeso ciiupie giorni soli, mentre T incuba- zione non dura mai meno di sette. La distanza di una settinuaia fra una dose e l'altra non è (hunpie troppo .urande, come alcuni avversali di tale metodo afternuino: comunque, i)er eccesso di sicurezza, nelle loca- lità e nelle stagioni più fortemente malariche, [totrà ess<'re ridotta da sette a sei giorni. Il momento della liiornata più adatto ]»er prendere il uramuK»
  • ecic sui primi tempi, risentcmo tropjx) \ ivamente l'azione del chinino: [)er costoro è preferibile il seccuido metodo, almeno finché si sieno abbastanza assnefatti a tale azi(Uie da i)oter passare alle dosi più forti. Essi inferiranno il loro chinino alla sera, come si e detto sojtra, oppure al mattino insieme alla prima colazione. Non si de\-e mai prendere il chinino a dijiiuno, perchè è meiu) facilmente ass(u-bit(t dallo stomaco, di cui può (pialche volta irritale la mucosa. Le dosi medie,
  • -.")0 centijiiainnii. non sono senqtre cai>aci di uccidere i parassiti circolanti nel sangue, ma ne impediscoiK» sicura- mente l'ulterioie svilu]»po. Il loro inteixallo. prendeiulone due alla settimana, è alt<'iiiati\amente di tre <' di (jiiattro liituiii. ma nei Inolili e pei'i(Mli più perici»losi può e deve essere lidottc» a tre (M>stantemente e. e\-eut ualuMMite. anche a due. l/uso del chinino de\'e esseic rcf/olarr e contiiiìio se si \u(»le ottenerne dei i(;sultati sicuri, liiacche 1" ii letiolarità o 1" interruzione di esso lapitresentano recce attraverso le (|uali P infczion»; malarica la dove la sua minaccia e permanente - può facilmente introdursi nel nostro (»r^anisiiio. In alcune località dei paesi cahli la malaria inlierisce solamente nelle staj^ioni delle pio.uu»' - le |)iu t'a\(»re\ oli al riprodursi delle zanzare - e manca in (|nelle ascint t e. duianl e le (jiiali si può (pdndi fai'e a MHMio dell" in«;estioue i-e;i;<»lare del cliiinno. dei paesi caldi 419 L'emigrante, sbarcando sn qnalsiasi punto dei paesi caldi, die, più () meno e tranne ])oclie eccezioni, sono tutti malarici nelle zone costiere, prenderà tìii dal ])rimo o dal secondo giorno mezzo grammo di cliinino, e ne continuerà regolarmente l'uso, due volte alla setti- mana, tino al luogo della sua destinazione: se in viaggio, che qualche volta è molto lungo, dovrà attraversare zone fortemente malariche, aumenterà le dosi o le ravvicinerà. Arrivato a destinazione, prenderà ancora il chinino per qualche settimana per quindi continuarlo o cessarlo, definitivamente o provvisoriamente, a seconda delle condi- zioni della regione rispetto alla malaria. ^on si tema che l'uso continuato del chinino, nelle dosi e moda- lità dette, possa determinare dei disturbi di stomaco o creare un'abi- tudine che ne diminuisca l'efificacia al momento del bisogno: ciò è assolutamente contrario al vero: l'assuefazione al chinino determina solamente una maggior tolleranza dell'organismo a suo riguardo e quindi una diminuzione dei disturbi - già lievi - da esso provocati, ma, mai. una minor eftìcacia rispetto ai parassiti della malaria. Si deve inoltre riflettere che la profilassi col chinino non ha soltanto un gran valore individuale, ma anche generale, giacche ogni individuo sottratto alla malaria è una sorgente di meno d'infezione per gli altri che vivono nella stessa località. A questo proposito è bene ricordare che l'immunità degli indigeni alla malaria è soltanto rela- tiva e che anche fra loio non sono affatto rari gli individui clu^ ne sono colpiti. L'uso del chinino dovrebbe dunque essere esteso almeno a quelli fra essi che vivono nelle stazioni dei bianchi, non solo nel loro interesse ma anche in quello dei bianchi medesimi. Cura (Iella malaria. — Come per la profilassi della malaria, così per la sua cura il chinino è il rimedio sovrano e specifico, capace, grazie al suo potere parassiticida verso i parassiti malarici, di tron- care l'infezione non solo durante il periodo d'incubazione ma anche quando essa è arrivata a determinare la febbre. La sua somministrazione deve sottostare a delle modalità diffe- renti a seconda dei vari tipi di febbre, che noi studieremo separata- mente per maggiore chiarezza. Oltre alle indicazioni ])er l'uso del chinino, accennerenu) via via alle cure accessorie richieste dalle varie circostanze. 11 cliìiiìiK) uelle febbri iiitermitteuti. — È inutile prendere il cMnino durante il primo accesso. La ragione ne è questa: l'accesso inizia quando i parassiti giovani vengono messi in libertà per la rot- 420 Igiene tura (lei jilobuli rossi in cui erano raccliiusi e circolano nel sangue per andare ad invadere nuovi globuli: ora, poiché il chinino non esercita la sua azione parassiticida clie sui parassiti liberi, è proprio al momento dell' inizio che esso dovrebbe trovarsi nel sangue. Ma siccome impiega G-7 ore i>er passare dallo stomaco nel sangue, ne consegue che, preudendolo al principio dell'accesso, la sua azione comincerebbe solo verso la line del secondo stadio <» il principio enoso, è
  • <>. giova faic sulla tioiitc delle pezzette d'acqua possibil- mente tresca, a cui sia stata aggiunta delfarqua di colonia: se (iiieste non l>astassei'o, si juiò somministrare una o *\\H' dosi di mezzo grammo d'anti|»iiina. 11 peiioih» del sudoie e la discesa della fel)bre che lo accompagna, dett'rndnaiio, con la line dell'accesso, un xcio senso di soUìcno. (Quando la siidoiazione e ben eessala e la tenq)eratura e tornata sotto i ."57", il malato non dovrà rimaiieie nella l»ianelieria bagnata, ma ra])ida- dei paesi ealdi 421 mente si asciiigherà, si cambierà e potrà anche alzarsi un poco, per riposare sn una di quelle comode sedie a sdraio pieghevoli, così pre- ziose e indispensabili: nel frattempo il letto sarà aereato e cambiato, ed il malato vi farà quindi ritorno. Un accesso malarico non è mai solo, ma, se non è op^ìortuna- mente curato, è sempre seguito da altri: quello che si può e si deve ottenere col chinino è di impedire che questi abbiano luogo. Il malato non deve affatto preoccuparsi di sapere - né del resto lo potrebbe - se il nuovo accesso sopravverrà l'indomani oppure dopo due o tre giorni, se cioè si tratta di una intermittente quotidiana, terzana o quartana, giacché la cura è uguale in tiitti i casi. Come l'esperienza ha dimostrato, due o tre buone dosi di chinino sono i^er lo più sufftcenti per interrompere le febbri intermittenti, ma dopo alcuni giorni esse ricompaiono. Perchè ciò non avvenga bisogna somministrare il chinino nel modo seguente: Nei tre giorni suecessivi all'accesso^ il malaio prenderà ogni mattina un grammo di solfato di chinino o SO centigrammi di clor idrato, sei o sette ore prima dell'ora alla quale il primo accesso è cominciato. Se l'accesso fosse stato molto forte la dose può essere aumentata a gr. 1,50 di solfato o gr. 1,20 di cloridrato ed in tal caso sarà presa in due i)arti uguali a un'ora d' intervallo. Oltre l' ingestione di chinino il malato si terrà in un relativo riposo, evitando ogni affaticamento spe(;ie al sole: sarà prudente che prenda una purga e si tenga ad una dieta leggera. Dal quarto al settimo giorno compreso, niente chinino. Nel secondo settenario esso verrà ancora ripreso per i primi tre giorni cioè l'ottavo, nono e decimo giorno) alht stessa dose di un grammo o di 80 cg., e quindi sospeso per gli altri quattro; nel terzo settenario verrà preso per due soli giorni, sempre in ugual dose, e nel quarto per un giorno solo, ri(^ominciando così l'uso settimanale del chinino profilattico. La cura così eseguita basta di solito ad impedire il ritorno degli accessi intermittenti ordinari, cioè di media gravità; un secondo o al massimo un terzo possono talora sopravvenire, ma notevolmente attenuati e come intensità e come durata: se però le febbri avessero tendenza a ripetersi assai alte o a farsi continue (segno di una infe- zione più grave), la cura dovrebbe essere modilìcata ed intensitìcata nel modo che vedremo. Alcuni consigliano la somministrazione del chinino in un modo un po' diverso, cioè per tutta la ijrima settimana dopo l'accesso, a dosi più forti (gr. 1,5-2) nei primi tre giorni e più deboli (gT. 0,50-0,80) L' Agricoltura Coloniale. Auno VI. 25 i2'2 Igiene nefili altri quattro: interruzione completa nella settimana seguente e quindi ritr(»ntaiiiente insieme alla bile, senza limanere poi tioppo tiu'bato da idterioii e penosi sfbizi di \oiiiito. Ina l>re\e atti-sa basterà (|iiiii(li per peniiettergli di sop- portare la iM'cessaiia dose di chinino, di cui saia prudenti' agevolare il rapido assorbimento iiiciliante (pudche sorso di limonata. Nel caso elle l'agitazione di stiuiiaco persistesse gio\ a preuerciò ad esporre delle indicazioni generali. La prima cosa da fare, hi tutti i casi, è di somministrare subito un grammo di chinino i)er iniezione, ripetendo la dose dopo un paio d'ore. Contro la febbre eccessivamente alta (41 gradi e al di là) si ricor- rerà, potendo, all'immersione completa del malato in un bagno tiepido fresco (25-28 gradi), tenendovelo tinche la febbre non sia discesa verso i 39": il bagno oltreché abbassare la febbre ha il vantaggio di calmare l'agitazione intensa ed il delirio frequenti in questi casi ed anche di prevenire il coma. In mancanza di una tinozza, che permetta il bagno, si faranno dei grandi impacchi freddi su tutto il corpo, licoprendolo di lenzuoli tuffati nell'acqua fredda e spremuti, e cambiandoli via via che diventano caldi. Avendo del ghiaccio, lo si applicherà in uim borsa sul capo del malato, mantenendovela tinche la febbre non sia scesa sotto i 39". (Si tenga a mente di non ajipoggiare direttamente la borsa di ghiaccio sul ca])o, ma di interporvi un asciugamano pie- gato in due). Riusciranno altresì utili erdura anche «lopo ottenuto lo scopo: il malato berrà invece in abbondanza dell'accpui minerale molto gazzosa che provoca quasi immediatamente una eiu'r- gica contrazione nello stomaco e quindi la fucu'iuscita della bile. Un eccellente calmante dello stomaco e dello stato di malessere generale è l'ac(iua cloroformica preparata nel modo descritt»» <■ i>r<'s;i regolarmente alla dose di un cucchiaio da minestra ogni 10-15 minuti finché il malato sia divenuto tranquillo, e «piindi ogni ' ,1 ora. Ai)pena le condizicuii dello stomaco io permetteranno, il malato prenderà la prima dose di chinino e, doj)o «lue o tre ore, un grammo (lei paesi caldi 425 di caloiJK^lano per scaricare il fegato e l'intestino della grande quan- tità di bile formatasi. Allo stesso scopo si ricorrerà, nell'intervallo, ad un abbondante enteroclisma di acqua tiepida saponata, che sarà poi regolarmente ripetuto, due volte al giorno: l'acqua dovrà essere filtrata, o, preferibilmente, bollita e raffreddata. Alla mattina del secondo giorno il malato [n-enderà anche un purgante salino (30-40 gr. di sale inglese, o due bicchieri di acqua di Budapest). Contro il mal di capo, non si usi l'antipirina che provoca dimi- nuzione delle orine: si facciano invece delle pezzette fredde sulla fronte e sulle tempie. Contro il dolor di vita gioveranno delle frizioni (li s])irito canforato o d'olio caldo, e delle fomente calde. La dieta deve essere esclusivamente liquida: latte, puro e» tagliato con dell'acqua minerale, thè leggero, un x>o' ili brodo e, iwssibil mente, qualche sorso di champagne per sostenere le forze. Se queste s'inde- bolissero soverchiamente, si faccia qualche iniezione di olio canforato o di caffeina. A malatttia finita, il malato dovrà rimanere per un paio di set- timane in riposo assoluto, continuando l'uso del chinino (due dosi di ^/j gr. alla settimana), aumentando gradatamente le pro])rie forze. Il ritorno in Europa per qualche mese sarà indicatissimo e da attuarsi s])ecie se l'attacco fu grave: anche durante il suo (;ongedo il colono continuerà l'uso regolare del chinino. * Con questi cenni, esposti il più brevemente possibile, non è certo esaurito il tema della cura della malaria, che richiederebbe una trat- tazione ben i)iìi ampia, non conforme all'indole e alla mole di questo libro. Essi saranno però sufficienti nella maggior parte dei casi. Bisognerebbe aggiungere che nelle forme inveterate di malaria, con anemia pronunciata, e con minaccia di cachessia, il chinino non basta a portar la guarigione e bisogna ricorrere all'arsenico e ad una cura generale tonico ricostituente: ma, giova ripeterlo, a tali estremi non arriverà mai, sicuramente, quel colono che si sia attenuto scru- polosamente all'uso del chinino secondo le regole indicate. (Continua) Dott. Enrico Persano. 426 mm NOTIZIE ^^ Ca distruzione delle zecche. K uoto t'oiiif li' zecche, se non riescimo colle loro i)untnre ad uccidere ;arli animali (salvo casi e Inof^hi rarissimi), sono un veicolo delle piìi diverse infezioni mortali ]>or il bestiame domestico nei paesi caldi, ed anche nei temperati, special- mente oia elle s'introducono, non sempre l'orse con le dovute precau/.ioni. animali di provenienza diversa. K (|iiindi iiatnrale che ci si delilia i)reocciipare ])er iinaiito si pnò della loro distruzione, l'er raji,i;ÌMniicre (piesto scopo è necessario conoscere il loro modo di vivere: le femmine i'econdale, dopo essersi riempite di sangue che liauuo succhiato da un animale, abbandonano questo per nascondersi nel terreno, ove depongono le nova e poi muoiono. Le larve, che nascono, si arrampicano sull'eilia per giungere agli animali dei (piali devono succhiare il sangue e sui (piali geiie- rabnente com])iono le loro mute tino a diventare sessuahnente mature, per poi accoppiarsi e ripetere il ciclo indicato. Le mute vengono compite tutte su un solo ospite (ed allora l'animale colpito è uno solo) o su due o tre ospiti (ed allora ogni zecca inlcit.i due o tre animali). La distruzione delle zecche si fa sia sul terreno sia sugli animali che le ospitano: la distruzione degl' individui, che si ritirano nel terreno in luoghi api)artati per deporvi le uo\a o compiervi le unite, sarel)be inutile tentarla: si ])U(> invece ucci- dere le larve ap])ena uscite dall'uovo, (juando si arrampicano sulle erl)e per atten- dervi il liestiame di passaggio biuciandn i pascoli (h'i (|ua]i si tiene lontano pei- «lualche settimana il bestiame ; e siccome fra il momento in cui le zecche riproduttrici aldiaudonano quello e la nascita delle nuove larve occorrono circa Iti giorni, così il pascolo i)U() cambiarsi ad intervalli di 16 giorni per usufruirne il piìi jxtssibile e per esser certi di distruggere quante più larve si può. Lii raccolta e consegneiile uccisione delle zecche aderenti alla pelle degli animali essendo difficile e lunga non riesce allo scopo nemmeno in piccolo. La distruzione delle zecche sugli animali si fa per mezzo di un'emulsione di sapone e petrolio in ac(|ua, cui si aggiunge una soluzione ac(|Uosa di .'usenito di soda. L'emulsione .si i>repara sciogliendo a ealdo kg. 1 '/•> '^i sapone iiell'aciiua, <'iggiungendo\ i 1 litri di i)etrolio e mescolando fortemente tino ad ottenere una speide di crema, alla (jiiale si incorpora l'arseiiito di soda (kg. 2) sciolto preveit- tivamentc in accimi ed aggiungendo poi di (|nesta tanta quanta ne occorre per avere in tutto 1600 litri di licpiido. Si ]»iio con (|ue8t'emulMÌone e con l'aiuto di lina s])azzola <> di una spugna inuuiidiie la pelle degli animali infettati dalle zecche: piti sollecitanjente e con maggior comodo si opera sjiruzzandoli per mezzo di una i)ompa as])irante e i»rpniente. tonando ])erò si tratta di interi greggi Insogna ricorrere ad una sjtecie di doccia, che si la subire al Itestiame rinchinso in una specie di tunnel a ]iaieti metalliche, attraverno le quali si inietta remulsioue arse- nicale, od o)d)ligan(>lvere od in ])iccoli pezzetti ; secondo i dottori Frank e Markwald della Kautschuk-Zruf ral di Berlino avrebbe le seguenti caratteristiche: Numero d'acidità 4,8 » d'eteri 35,2 » suponilicazione 40 - » di iodio (sul jirodotto puro e secco) . . l(i,5 » umidità 17,8 - <-eneri 1,9% punto (li solidiiicazi2'\',V C. ed il valore assegnatogli In del 5 '5/,, iu meno della cer;i carnauba. Si ]>resta per la fabbricazione delle candele mescolata con paraffina o stearina ; mescolata con vaseliiui e lanolina può usarsi j)er le pomate. ])uò servire aucli(> per lacche, i)er vernici e )>er isolaute elettrico. Il prof. «loti. Ziui:iierinann, da u:i cui articolo sul ritizi;i. Ini introdotto la catidclilla in Aniaui, o\-e prospera, ed ha (constatato chi- a|i]ieiui tagliati i rami ne emette dì ninivi. Notizie 429 Urilìzzazìone delle foreste deir JlblssinU nord-orientale. Nelle regioni del nord e nord-orientiili dell'Abissinia esistono delle zone l)oseliive di parecchi milioni di ha. Particolare importanza ha qnella parte nord- orientale di circa km^ 60-70.000 che ò attraversata dall'Atbara, un affluente di forte portata che sbocca nel Nilo a km. 400 a valle di Khartum e a km. 50 a monte di Berber. Data la carestia del legname e l' importazione ognor crescente (L. 30.000.000) in Egitto, si sta studiando da parte degli inglesi l'utilizzazione delle suddette foreste dell'Abissinia, valendosi dell' Atbara, che costituisce una via fluviale di 800 km., la quale però presenta degli ostacoli, che dai tecnici inglesi sono creduti suj)erabili. A tal uopo si pensa introdurre il sistema canadese, rendendo fluitabile il corso e formando delle zattere, che vengono poi avvallate alla scalo di Berber per mezzo di motoscati. In quest'anno appunto, del personale tecnico canadese istituirà degli esperimenti. Si calcola che in tal guisa il legname abissino eliminerà ogni concorrenza, anche nel basso Egitto. \Xm m^u aratrice automobile. Si tratta dell'aratrice Vermond Quellaunec che^ dall'epoca della sua inven- zione (1905), ha subito numerosi e molteplici perfezionamenti. Essa si compone di una macchina rotativa, con gli organi lavoranti rigidi, Questi sono combinati in modo da evitare l' inconveniente di dover talora arrestare il lavoro, per il fatto che tali organi sono inceppati dalle terre umide e compatte o perchè trattenuti dalle piante strappate dal suolo, e permettono di lavorare terreui molto ciottolosi, senz'altro inconveniente j)0ssibile all' infuori della torsione di uno o due di essi. ma che facilmente si possono sostituire o raddrizzare nella fucina. Un motore unico, a scoppio, fa funzionare contemporaneamente le ruote motrici e l'organo rotativo, e due leve bastano per le varie manovre. Il motore funziona col petrolio da illuminazione, con alcool carburato e col benzolo. La macchina è nuinita d'un cambiamento di velocità a 4 velocità e d'un meccanismo, che permette il cammino all' indietro. Essii dà come resultato le cifre seguenti: l--^ velocità 1600 m. all'ora; 2^ velocità 2400 m. ; 3^ velocità 3600 m. ; 4^ velocità 5400 m. Le profondità di aratura corrispondenti, misurate al livello (Iella terra non lavorata, senza tener conto dell'aumento di volume del terreno lavorato, sono le seguenti : 1=^ velocità 0,25-0,30 cm. ; 2^ velocità 0,22-0,25 cm. ; 'i^ velocità 0,15-0,18 era. ; i^ velocità 0,08-0,12 cm. Tenendo conto delle perdite di tempo per voltare, ecc., i rendimenti sono dati dalla tabella seguente: Eendimento per giornata di lavoro di 10 ore. Profondità Velocità d'avanzamento Supei-fìcie arata in cm. all'ora in. in ettara 8-10 5400 8,10 15-18 3600 5,20 22-25 2-100 3,60 28-30 1600 2,40 Cosi, facendo un buon lavoro ordinario, la macchina potrebbe facilmente lavorare 5 ha al giorno. Il N. 135 della Vie à la Campagne, dal qual fascicolo è stato tratta questa notizia, è illustrato da quattro fotografie che mostrano: l'aratrice in azione, lo sminuzzamento del terreno prodotto da essa, la facilità con cui può guidai'si e l'agilità dei suoi movimenti, per cui può lavorare anche mentre volta. La Redazione. i:U) m NOTE BIBLIOGRAFICHE M Daimi.i.i (i. e Makinklij ().: Risultati scientifici di un viaggio nella Colonia Eritrea (puhlilicazioni del « R. Istituto di Studi Snix-riori Pratici e di Peife- ziiiiiaiiiciito ili Firenze. Sezione di Filo.sotia <■ Filologia »). — Firenze, Tiim- «ralia Galletti e Cocci. i;tl2. — Un voi. in-l" di pag. (iOl con i.xii tavole. Xell'aiitnnno del litó"). in seguito ad un'iniziativa i)aitita dal (\»ifin-x.so dia- (jrofic) IIhVkuìo tenuto in Xa])oli l'anno innanzi, si linniva in Asniara un ]irinio Congresso Coloniale Italiano, ;il (piale |)artecipò un numero alllla^tanza considere- vole di stnliogratica, con ([iielle resen- fano i|uin
  • otrebbe disjien- sarsi dall'at t ingere alla poderosa o])era, con tanto suo onore ]iub1dic.'ita a cura rofesslone, ma nello stesso tempo redatte in uno stile popolare, piano ed adatto ad interessare chiunque desideri notizie su questi impor- tanti mammiferi. Così il lettore troverà notizie riferentisl alla storia delle zebre, ai loro costumi, ai loro adattamenti, al numero delle specie e varietà, all'estinzione di talune, alla loro classificazione, ecc. L'A. tratta anche dell'allevamento delle zebre, del loro addomesticamento e degli utili servizi, che queste possono rendere all'Europeo in Africa. Le figure, generalmente desunte da fotografie di zebre vive o di esemplari dei migliori musei zoologici d' Europa, facilitano la comprensione del testo ed aumentano il valore dell' Edizione. O. Maxetti. (1) O. Manetti : La Tripolitania. Appunti e considerazioni sul suo valore agrario: Novara, Istituto Geografico De Agostini (con una carta geografica della Libia, L. 1). 432 ATTI DELL'ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO £ampo d' istruzione in Casentino. È stato diretto quest'anno dai dottori Oberto Manetti e Alberto Caselli, ed ha avuto luojio nei jiiorni 20-30 del mese di agosto col sejj^uente itinerario: S. Pallerò, Saltino, Vallombrosa, Consuma, Prato- vecchio, Stia, Camaldoli, Po})pi, Bibbiena, Fontefarneta, La Verna, Arezzo, P^rassineto, Firenze. 1 gitanti, completamente equipaggiati con materiale da cucina e da campo, e divisi in tante squadre, che si alternavano nel servizio, poterono visitare colla massima libertà di movimento e di tempo gl'importanti impianti di aziende industriali ed agricole del Casentino e delle zone adiacenti, nonché le Scuole e le Istituzioni scientifiche e di i)ropaganda, dei i)aesi che venivano attraversati. Così furono visitate la tenuta di IMtiana del conte Ugo Grotta- nelli, quella di Romena del conte Goro Coretti Flamini, di Fontefar- neta del conte Lodovico Guicciardini e (luella dei conti Frassineto in Val
  • roprietari iu ))ersona e dai loro agenti, che resero colle loro spiegazioni semi>re piii interessante la visita. Tra le Istituzioni Scientifiche fimmo visitate il K. Istituto Fore- stale di Vallond)rosa, i vivai governativi di essenze forestali di Camaldoli, il K. Istituto Zootecnico di rojjpi e la promettente Cat- tedra Ambulante d'Agricultura dello stesso paese, la K. Scuola di IMccoh' Industrie forestali
  • () a titolo di tassa annua, i licenziati dalle Scuole l)rati('lie e speciali di agricoltura e dalle sezioni di agrimensura e di agronomia dei \L Istituti Tecnici. Inoltre ])ossono essere ammessi anche coloio clu', non possedendo i tit(»li di studio suddetti, sui>erino felicemente un esame di ammissione erpiipollente. Jia Direzione del- l'Istituto si riserva di accogliere un numero limitato di uditori. (ìli alunni ettettixi ed uditori sono esterni. Le domande, corredate dai docunu-nti pr<'scritti dal programma, cbe l'Istituto in\ia gratis a lieliiesta, si accettano sino al '.\\ ottobre p. \. e debbono essere indirizzate alla sede dell'Istituto, \ iale l'ui- berto, 11, Fiiciize. Concorso a io borse dì studio per c|li allietai iscrìtti al corso d'insegnamento 1912-13 (corso medio). Sono poste a eoncoi'so le seguenti dieci lioise di stu. — How to hnild small irrigation dilchcs. — Washington, Government Printing Office, 1902. — Dono della signora contessa Lisi Cipriani. S. Foktiek: Tractical information for beginners in irrigation. — Washington, Go- vernment Priuting Office, 1906. — Dono della signora contessa Lisi Cipriani. .\. !'. .SrovEit: Investigations of irrigation practice in Oregon. — Washington, Office ni' Experiment Stations, 1906. — Doiu) della signora contessa Lisi Cipriani. il. G. Kasciihaciiku : Irrigation from snake viver, Idaho. — W;isliingtou. Office of Experiment Stations, 1906. — Dono della signora contessa Lisi Cipriani. K. .1. W1CK.S0N, M. A. — Irrigation in fruii groniug. — Washington, Government i'riutiug Office, 1900. — Dono della signora contessa Lisi Cipriani. lOitwiN F. Smith: Peach growing for market. — Washington, Gr>vernment Printing Office, 189.5. — Dono della signora contessa Lisi Cipriani. G. B. Iìkackett: The ajiple and how to grow il. — Washington, Government Prin- ting Office, 1907. — Pouo della signora contessa Lisi Cipriani. Gli articoli si pubblicano sotto l'esclusiva responsabilità degli autori Qerente responsabile: Pesci Riccardo Novara, 1912 - Tipografia dell'Istituto Geografico De Agostini " L'AGRICOLTURA COLONIALE „ Organo dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano K DEI Servizi agrari della Colonia Eritrea e della Somalia Italiana •S==i Italia e Colonie, L. 1,25 all'Estero Prezzo d'abbonamento cumulativo a L'Agricoltura Coloniale e alla rivista La Geo- grafia (comunicazioni dell' Istituto Geografico De Agostini) pel 1913 : L. 12 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana e Libia. L. 17 all'Estero (Unione postale). Prezzo d'abbonamento cumulativo a L'Agricoltura Coloniale ed alla Rivista Coloniale (organo dell'Istituto Coloniale Italiano in Roma) pel 1913: L. 16 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana e Libia. L. 21 all' Estero (Unione postale). Prezzo d'abbonamento cumnlatiA'o a L'Agricoltura Coloniale, La Geografia ed alla Rivista Coloniale pel 1913: L. 18 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana e Libia. L. 25 all'Estei'o (Unione postale). Tariffa degli estratti Gli autori delle memorie inserite ueW Agricoltura Coloniale ijossono richiedere a loro spese un certo numero di estratti, in piti di quelli che la Jìedazione oft're gratis, purché diano l'ordine prima della stampa del fascicolo, e paghino i prezzi qui sotto indicati : Pagine dell' Estratto 4 pagine semplici 8 » » 16 » con copertina colorata e cucitura meccanica 24 » » » » » » 32 » » » » » » Facilitazioni a tutti gli abbonati A tutti gli abbonati sarà rilasciato, insieme con la ricevuta di saldo, un Buono per usufruire dello sconto del IO '*/o su tutte le pubblicazioni dell' Istituto Geografico De Agostini, pui-chè in uua sol volta si ordinino almeno L. 10 lorde di edizioni. Gli acquisti si possono rivolgere indistintamente, prima del 31 dicembre 1913, all'Istituto Geografico De Agostini - Novara — oppure alla Filiale dell'Istituto Geografico De Agostini - Roma: via delta Stamperia, 64-65. Sconto speciale sui volumi della Biblioteca Agraria Coloniale Gli abbonati in regola con i pagamenti godranno lo sconto del 20 Vo ^^^ ^^ una copia di ciascuno dei volumi della Biblioteca Agraria Coloniale. L'importo degli abbonamenti deve essere inviato esclnsiramente, a mezzo cartolina vaglia, aWAmministrazione dell'" Agricoltura Coloniale ,, j^resso l' ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI NOVARA (Piemonte) Copie 50 Gopie 100 Copie 200 2 50 3Ó0 4 50 5 — 7 — 9 — 12 — k;- 20- 18 — 24- 30- 24- 32- 40- PERIODICI E LIBRI VARI editi dall'Istituto Geografico De Agostini f() Periodici e Riviste. ,^5,,. Calendario-Atlante, )ni1)lilicazioue annuale, anno X: 191S . . . 1 — La Geografia - Cmuunicazioni doli' IsriTno GKoor.AKico ])k Agostini - Keilatroii: A. M.\CHKrr(i, L. F. de Macìistuis - Esce (ì volte l'anno, in fascicoli (li almeno 48 pagine l'uno, illustrati, in-S": Anno II: 1913 - AbbonanuMito annuo in Italia e Colonie . .4 — 1(1. i(l. all'E.stero (Unione postale internazionale) . . . (i — L'Agricoltura Coloniale, "/(/«ho mcHsi/e dell' Istituto aguicolo colonialk italiano e dei servizi DKLi.'EiirriJEA E DEi.i.A Somalia Italiana: Anno VII: 1913 - Altbonaniento annuo in Italia e Colonie . . ,10 — 1(1. i(l. all'Estero (Unione postale internazionale) . . . .12 — //) Biblioteca Geografica De Agostini. Voi.. I. — L' Eritrea Economica. Serie di conferenze di F. Martini, O. Ma- rinelli, C. Conti Kossini, A. Mori, M. Checchi, K. Paoli, L. Ral- DACCi, G. Nobile, I. Balurati, E. Marchi, A. Fiori, G. Bartolom.mei Gigli, C. Annahatone, W. Caefauel, A. Cipolla. Splendido volume i)i-4" grande di circa 000 pagine in caria patinata con ritratto di S. E. Martini, 100 iUuHtruzioni nei testo, una grande tavola fototipica fuori testo, ed nna carta geografica, a colori dell'Eritrea, alla ncala di l::i.()()0.000 . . l(i — e) Biblioteca agraria coloniale (diretta dal cjott. Gino Bartolommei Gioii. BALDRATI I.: Le con(dÌ2Ìoni agricole (della valle de\ Barca. . .■> — BECCAR! O.: Le palme del genere " Raphìa " 3 — FIORI A.: Boschi e piante legnose dell'Eritrea 12- MANETTI O.: Le colture aride "dry farming " 1 — MARCHI E.: Studi sulla Pastorizia della Colonia Eritrea 5 - ZIMMERMANN A.: Istruzioni per la coltura del cotone nell'Africa 3 — ALBO G.: Foraggi estivi per climi aridi 0 .")0 BALDRATI I.: Il « Manihot Glaziovi » in Eritrea 0 30 BECCAR! O.: Le palme che producono fibra di Piassava ne! Madagascar 0 40 BENIN! T.: La riduzione a coltura del terreno « Bur » nel Basso Egitto 0 40 CAMPOLIETI R.: L'azione ufficiale e collettiva nell'evoluzione delle nostre colonie libere . . . . .oso CAPRA G.: IVIanuale dell'Emigrante Agricoltore che si reca in Australia 2 — IVIANETT! O.: La Tripolitania. Appunti e considerazioni sul suo valore agrario - Con Carhi ;;c(i;;ialic;i della TriiiolilMniii. . 1 — MANETTI O.: Il servizio di studi del Caucciù in Francia . .0 40 IVIANGANO G.: I pozzi artesiani nella regione di Tripoli 0 40 IVIORESCHINI A.: Sull'arricciamento delle foglie di cotone. 0 30 PAOLETTI A.: La Palma da datteri (Phoenix dattilifera) in Egitto 0 40 PUCCI C: L'acclimatazione del Bestiame Europeo nei paesi caldi . 1 20 VINASSA de REGNY P.: Ricerche geoidrologiche in Eritrea 1 TìO <ì) Pubblicazioni tecniche. CAJAN! A.: Termini tecnici militari. Inglesi ed Italiani. U. Li.(t<) in Mn 4 — ORLANDI G.: Tavola grafica tacheopantometrica •"> — SOLDATI E. e R.: Alcune osservazioni tecniche circa una rete di vie navigabili per la Regione Piemontese - testo e carta tojio^^raliea . 4 — ANNO VI - N. 11 Conto corrente con la Posta Novembre 1912 L'AGRICOLTURA COLONIALE Periodico mensile Organo dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano E dei Servizi agrari dell' Eritrea e della Somalia Italiana COMITATO DI REDAZIONE DiRETTOBE: Dott. GINO BARTOLOMMEI GIOU, Direttore dell' latitato Agricolo Coloniale Italiano Kedattore Capo: Dott. OBERTO MANETTI Dott. Odoardo Beccari. Dott. Alberto Caselli, dell' i. a. e. i. Dott. Gino Coppini. Dott.A.Del Lungo, della R. Se. di Pomologia. Prof. Italo GiglioU, delia R. Univ. di Pisa. I Dott. Carlo Manetti. I Dott. Guido Mangano, dell' i. a. c. i. ' Dott. Armando Maugini, dell'I. A. e. I. I Dott. Aless. Moreschinì, deii'i. a. c. i. 1 Prof. Attilio Mori, deli' i. Q. m. Dott. Renato Pampanini, del R. istituto Botanico di Firenze. Prof. Carlo Pucci, R. Scuoia Sup. Perugia. Dott. Gius. V. Rossi, dei Serv. Agr. Erltr. Dott. Ugo Rossi, dell'I. A.C. I. SOMMARIO: Dott. Guido Mangano - Note su la selezione del ,otoiie Pag- 437 A. Bkcttini - Per la questione dell'acqua nell'agricoltura libica » 459 Vincenzo Baldasseroni - La pesca delle spugne in Libia » 463 Notizie r . » 465 Prove di cotonicolttira in Crimea - L'organizzazione agricola nell'Africa equ.^^'iale francese - Produzione e consumo mondiali della vainiglia - Produzione del thè a C«ylan nel 1911 - n cotone nell'India iniilese e nel Sud-Africa britannico - Per il commercio col Sud-Africa - Il cotone nell'Africa del Xord - La concimazione delle piante da caucciii - Le graminacee foraggere nell'Africa Orientale Tedesca - Le uve da tavola nella Francia Meridionale e nell'Algeria - Alcool di banana - L'associazione agricola presso i musulmani del Magtireb (Marocco, Algeri 1, Tunisia) - Contro la cimice del caffè - H caucciti artificiale. Note bibliografiche » 475 Pietro Majioli : La Cirenaica (O. Manetti) - Beccabi O. : Asiatic Palma « Lepido- caryeae (R. Pampanini). DIREZIONE : Istituto Agricolo Coloniale Italiano - Firenze - Viale Principe Umberto, 9 AMMINISTRAZIONE : Istituto Geografico De Agostini - Novara (Piemonte) ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO (eretto in Ente Morale con R. 1). 2(> (iiiigno 1910) CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE Presidente: On. Ferdinando Martini, nipiueseiitiiiitc il Gownio delln .Somalia Italiana Vice-Presidente: Prof. Vincenzo Valvassori, lappreseiitaiit»' il .Minisieio d'Aj^iicol- tura, Industria e Connnercio Segretario: Dott. Gino Bartolommei Gioii, ia)>]iieseiitantc il Ministero d<'.i>li All'ari Esteri Consiglieri : Prof. Pasquale Baccarini, lonsif^liere affgrejtfato a nonna dell'art. 7 dello Statuto » Prof. Antonio Berlese, rappresentante il Comune di Firenze » Dott. Guido Chierichetti, ra]»presentante la Camera di Connnercio di Firenze » Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l' Istituto Colo- niale Italiano » Prof. Giotto Dainelli, rappresentante il Comune di Firenze » On. Francesco Guicciardini.cous. ag.i^r. anormaart, 7 dello Statuto » Avv. Piero Formichini, rappres. Cassa di Ris])arniio di Firenze » Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il (ioverno gette tali piante sono in numero enorme, quasi altrettanto «rande che il numero degli individui, i cpiali si distingiKuio ajtpunto gli uni dagli altri per quei caratteri che costituiscono la loro individualità e che rappresentano precisamente le cosilessi, di pix-o costosi e die non i)resentano alcuna grave difficoltà nella loi'o applicazi(uie. Fj noi anzi riteniamo che (|uesta pratica non può a meno d'essere l;i nota dominante della moderna cot(micoltnia anche nei paesi che interessano l'Italia, cosi come già lo è negli Stati Tniti e come lo sta divenendo in tutte le regioni cotonifere più e\<»lute. Non sembri inutile perciò che a i)i(»|K>sito di essa. <'he è presso noi italiani pra- tica agi-aria o sconosciuta o p(»co bene intesa, si spenropone due o tutti e tre (piest' obbiettivi insieme e tende quindi ad ottenere che lU'lla sua coltura le si»ese, la «juantità e la ([ualità del prodotto vengano a trovarsi nel rapjxuto migliore per dare il unissimo i)rotìtto, supe- riore a «|uello dato dalla coltura non selezionata. Non sempre però è possibile, unto di partenza, di raggiung«'re insieiiu' un miglioramento della coltura e jiei riguardi della (piantità del prodotto e nei riguaidi della (pudità e in (pu'lli del costo di jiroduzione; o almeno il raggiungere resultati così complessi riarte importante: poiché tra i due ambienti non x)uò a meno d'esservi, per quanto piccola, una certa difterenza e quindi non potrà aversi che un adattamento della varietà importata e non mai un'acclimazione per- fetta per cui, come resultato dello sforzo sostenuto dalla pianta per mettersi in armonia col nuovo ambiente, si manifesterà una varia- zione che sai-à quasi sempre una variazione degenerativa che richiederà il pili pronto ed attivo intervento delle pratiche selettive, senza delle quali la coltura regredirà rapidamente ed in breve volger di tempo non presenterà che i)ochissime piante simili a quelle originarie. La selezione avente per scoilo l'aumento della produzione unitaria si volge ad uno o a ijiù, contemporaneamente o successivamente, dei seguenti fatti: 1" Xumero di piante coltivate nell'unità di superfìcie. Potrebbe eventualmente essere aumentato, ottenendo che la coltura fosse costi- tuita tutta di piante aventi determinate dimensioni e forma. 2" Xumero di capsule portato dalla pianta. A questo scopo la sementa deve provenire dalle piante piìi ricche di capsule che si tro- vano nella coltura d'origine. 442 Note W Nuiin'io (li bioccoli contenuto in ciiiscnna capsula. Quahn'a si (liiMostri che aumentando il numero dei bioccoli di ciascuna capsula, la produzione aumenta, e che la ])roduzione unitaria possa avere incre- mento con questo mezzo, il seme per la coltura di selezione dovrà provenire da capsule aventi una elevata cifra di bioccoli. 4° Peso di ciascun bioccolo. Può rii)etersi l'osservazione prece- dente tenendo presente che il peso del bioccolo indica, i)iù che la (]uantità di fibra, il peso del seme. 5" liapporto tra libra e cotone intero. Questo rapporto è di alta importanza, tantoché spesso si ricorre alla selezione per aumen- tare la percentuale in libra. Pare siano da i)retcrirsi i semi prove- nienti dalla i)arte mediana delle capsule. ()" Kesistenza alle cause nemiche, di ori.uiiie meteorica, paras- sitaria animale e vegetale. È ovvio si debbano i>reterire, a ]>arità delle altre condizi(mi, le piante aventi una spiccata refrattarietà o immunità e per questo, particolarmente dove gli attacchi di tali cause nemiche s la selezicme si proponga invece il miglioramento di un determinato elemento della qualità della fibra, la scelta del seme per le colture di selezione richiede un lavoro ne del tutto facile, ne breve. Va tenuto presente che la qualità della fibra manifesta una grande variabilità anche entro la stessa razza e che non soltanto si ])ossono riscontrare differenze tra un individuo e l'altro della medesima col- tura, ma su la stessa ])iantai le varie capsule contengono libre di natnia un \)u diversa e nella medesima ca[>sula nei»pure tuffi i bioc- (■(»li (li 1111:1 stessa loggia sono identici, ma ve ne sono a fibra di differente lunghezza, a diverso spessore, più o meno resistente ed elastica, e non egualmente regolari. (yosì la selezione potrà aver di mira di migliorare o aumentare nelhi libra : I" La lunghezza che, cernie è noto, è la iirincipale caratteristica del cotone. 11 seme per la coltiua di selezione deve provenire dalle su la selezione del cotone 443 piante o dalle capsule clie un attento esame tecnologico abbia li velato produttrici di lunga fibra. 2" La finezza, cioè il diametro, della fibra, che ha i)ure grande influenza nel determinare il prezzo del cotone, dipendendo in gran parte da essa la destinazione da darsi al prodotto, 3" La morbidezza e lucentezza della fibra. 4" La resistenza alla trazione e alla torsione. 5° La elasticità. G" Il colore. 7" L'uniformità di lunghezza, finezza, morbidezza, lucentezza, resistenza, elasticità e colore. Se poi la selezione abbia lo scopo di ridurre il costo di produ- zione senza che sia possibile aumentare o migliorare la produzione,, allora l'opera del selettore dovrà rivolgersi: V A rendere minori le esigenze colturali della pianta riducendo od abolendo, ad esempio, le irrigazioni o diminuendo il numero delle sarchiature: mezzi assai pericolosi, perchè difficili ad ai)plicarsi in giusta misura e che spesso conducono ad un effetto ojìposto a quello desiderato, per diminuita produzione. 2" A rendere piìi tacili e spedite le operazioni di raccolta, cioè ad ottenere che le capsule si aprano, a maturazione, in modo perfetto, così da permettere il rapido distacco dei bioccoli. Molte varietà pre- sentano a maturazione delle capsule ad apertura imperfetta, che esigono da parte del raccoglitore una notevole jierdita di tempo per estrarre i bioccoli e lo espongono al pericolo di i^iccole lacerazioni alle mani. Poiché anche entro la stessa varietà, che presenti nornuilmente capsule a non buona apertura, si incontrano piante, per questo riguardo, mi- gliori, tutto apjti'ossimativo i semi adatti «hi (juelli inadatti a produrn- iniante nei campo di coltura, anziché sulla massa del ))ro(h)tto di non sempre piccisabile proN'c- nieiiza. Il meto(h) suddetto i>uò soltant(t consentirsi, come l'unit-o \ìos- sibile, in (pwi l'ari casi nei (juali il collivatoi'e sia impossibilitato a prelevare la sementa «lirettamente d,\] cam|to, oppure i>uò amnu'ttersi, ed anzi è taholta indispensabile, come conqilenu'nlo di altii metodi di selezione. A<1 esempio, tra il seme i>rehnato secondo uno dei metodi pratici che stiaiiii) per (iesci-i\'ere può darsi si tid\iiio i)i'esenti semi che per dimensione, luniia. peso, eohire. ecc., dimost lino un'origine non pura relatixameiite al tipo iioiniale che \-ogliamo selezionare, hi tal caso una eliniina/.ioiie di tali «'leiiieiiti eterogeiuM, fatta in base ai suddetti caratteii, e non solo utile uia necessaria. Ivsponiauio ora alcuni uu-todi dì selezitme pratica e scieiitilica couiinciando da (pu-llo classico del Webber, oggi applicalo piii o meno l'edebuenle iu molte sla/ioui speriuK'Ut ali e in molte aziende cotonifere degli Stati I iiiti. su la selezione del cotone 445 I. — Metodo Webber per la selezione contimia pratica. La selezione si inizia in una coltura ordinaria abbastanza estesa, la i)iù prospera dell'azienda, scegliendo e contrassegnando un certo numero di piante che vengano riconosciute, dopo un accurato esame del campo, come quelle che presentano piìi accentuati i caratteri che si desidera mantenere ed accrescere con la selezione. Questa prima scelta viene eseguita in base ad un semplice esame esterno e deve comprendere un numero non troppo piccolo di individui: deve esser fatta a fruttificazione iniziata, in modo che il giudizio che guida la scelta possa essere fondato. Di queste piante prescelte, che supponiamo 100, in un tempo successivo ed in seguito ad un esame piìi accurato, che tenga conto oltreché dei caratteri morfologici anche di quelli fisiologici, si fa una ulteriore scelta che ne riduca il numero, per es., a 40. Ciascuna di queste viene numerata, e a suo tempo il prodotto viene raccolto sepa- ratamente, tenendo conto per ciascuna delle piante di tutti quei fatti che interessano a seconda dello scopo che si vuol raggiungere e facendo un esame tecnologico accurato del prodotto. In seguito al quale si prescelgono definitivamente le migliori tra le 40 piante, per es. 20, dalle quali si toglie il seme per la coltura di selezione. Questa coltura deve esser fatta in ambiente pressoché identico a quello ove dovrà farsi la coltura ordinaria, soltanto sarà opjiortuno favorire lo sviluppo di buone piante con i mezzi di cui l'uomo dis[)one, cioè lavorazioni, concimazioni, ecc. 11 campo di selezione dovrà esser discosto il più possibile da altre colture di cotone e ciò per evitare la fecondazione dei fiori delle piante selezionate con polline di piante non selezionate, o, peggio, di piante d'altra varietà. Un mezzo chilometro almeno di distanza è consigliabile. 11 seme di ciascuna delle 20 piante scelte viene seminato nel campo di selezione in una parcella a i^arte, la quale verrà a compren- dere, ad esempio, un 500 i)iante. Ciascuna di queste 20 parcelle dovrà esser considerata a se ed un esame accurato delle piante che essa contiene, fatto all'epoca della fioritura o durante la maturazione, ci dirà se la ])ianta madre i)ossedeva un forte ])otere di trasmissione dei caratteri. Poiché una pianta da selezione non ha valore se non pos- 44(5 Note siede un alto i)<)tert' di trasmissione, e se ne comprende facilmente il ])ercliè, noi dovremo eliminare, buoni o cattivi clic siano, tutti i discendenti di quella i)ianta nmdre che abbia dimostrato di non avere tale potere. È probabile dunque che le discendenze delle piante scelte il primo anno non debbano essere tutte conservate i)er il i)rose<>ui- mento della selezione, ma solo una parte. Ed è per questa eventualità che bisogna iniziare il lavoro selettivo sopra un numen» di piante non tropi)0 luccolo: (piello da noi indicato, di LM), è generalmente sufficiente. Di una parte delle 20 parcelle non si terrà dunque alcun conto. Nelle parcelle restanti, che supponiamo dieci, non si considereranno quelle piante che, anche da un semplice esame superlìciale, resultino scadenti; ed in seguito, ])er esami successivi, si verrà a stabilire quale sia la jùanta migliore di ciascuna delle diei'i parcelle. Le dieci piante prescelte in questo nioch) forniranno il seme per la selezione di terzo anno, la quale do via procedere con lo stesso metodo che abbiamo indicato per il secondo anno, mentre il seme di tutte le altre piante servirà i)er una coltura ordinaria di produzioiu^, che, naturalmente, sarà molto migliorata rispetto a quella i)rimitiva. Nel terzo anno quindi si avranno dieci parcelle di selezione, ciascuna di circa 500 piante, oltre ad una coltura migliorata di pro- duzioiu' di alcune decine di ettari. In una piccola azienda fin dal terzo anno si i)uò duncpu^ avere tutta la coltura derivata direttamente dalla selezione. Mentre in una azienda ])iù grande o si dovrà pai'tire da un numero maggioic di ))iante (;he non nel caso anno adoi>erando pei' la coltnia
  • v('nd<»si provvedere ai biso.uiii dell'azienda col seme ottenntd dalle parcelle di selezione o, indie arte esso debba essere apidicato senza interru- zione se non si \ ik»! perdeie ra])idanieiit(' (|naiit(> la selezione lia tatt(» Uiiada^iiare. ir. — Allro metodo piili (|iiaiido hi selezione si pr<)ponga migli con esami ac<'ui'ati. II iiicIimIo sciciililico non dinerisce sostanzialniciitc lial primo di (plein sopraindicati: soltant»» richiech- una maggior!- cura nel giudicare su la selezione del cotone 449 i vari individui sottoposti ad esame e nell'apprezzare i miglioramenti ottenuti. Per l'applicazione di questo metodo è necessario l' uso di speciali schede a punti che individualizzino ogni pianta sottoposta a selezione e nelle quali venga tenuto conto di tutte le caratteristiche (;he interessano la produzione. Xaturalmente tali schede variano a seconda dello scopo che la selezione si prefìgge. Per es., se ci propo- niamo di migliorare nella nostra coltura la lunghezza della fibra e non ci preoccupiamo affatto di aver piante tardive, assegneremo alla carat- teristica « lunghezza della libra » il numero piìi grande di j^iinti e alla caratteristica « precocità » un numero assai minore. Meglio di qualsiasi lunga spiegazione varrà ])ortare l'esempio di una di queste schede a punti. Supponiamo che la selezione applicata sopra una varietà di cotone di tipo egiziano da coltivarsi irrigua, si proponga di aumentare la l>roduzione unitaria e di mantenere inalterate tutte le altre caratte- ristiche. La scheda di una pianta, esaminata per giudicarne il valore in base al criterio di detta selezione, potrebbe essere la seguente, quando la ])ianta si dimostrasse un buon elemento di selezione: Xiunero massimo Punti dei puuti assegnabili assegnati Precocità 5 5 Produzione unitaria 20 16 Percentuale in tìbra 15 12 Grandezza delle capsule." ... 15 12 Apertura » » . . . . 5 5 Lunghezza della tìbra 10 8 Finezza » » 10 8 Resistenza » » 10 10 Elasticità » » 10 10 Colore » » 10 8 Uniformità » » 10 7 Totale massimo dei punti 120 101 Queste tabelle mostrano all'evidenza i vari caratteri delle piante che individualizzano e la somma dei punti permette di comparare rai>idamente le varie piante fra loro e decidere quali di esse debbano fornire il seme 450 Xote per le colture «li selezione successive. Is^atuialuiente le schede, così come si usano in America, tengono conto di molti dati individuali oltre (|U('lli che nel nostro esempio abbiamo citato. Questi dati si riferiscono a caratteristiche della coltura, «Iella pianta, delle capsule, dei seuii, «Iella libra, una jtartc soltanto delle ipuili «iuotal)ili «-on ])unti. IV. 11 met«)do «li s«dezione che noi proiKuiianu) non si ditlercnzia sostanzialmente da quelli sopraindicati, ma presenta alcune varianti clic «-redianu) assai utili nella pratica. La differenza principale consiste: nell'eliminazione dal . Togli«Mi(lo di mezzo, tìn dall'inizio d«'lla ti«)ritura «' via via in seguito, tutte le i)iante che si all«)ntanin«) «lai tipo iioniiale della vai'ictà o «'lu' si «limostrin«) male svilui)i»ate, «) p«)vere «li Mori <» di flutti o gravemente dann«'ggiate da malattie, si ri«luce «li m«>lt«) il iiiiiiicro delle piant«' su «-ui si dovrà «'s<'guire il vero e i)ro[)rio lavoio di seh'zioiic, ('\itand«) in parte «-lu' i fiori «lell«' piante migli«)ri vengano fecon«latt' dal polline proveniente «la i)iaiit«' sca«lcnti, i»«'rmettend«) una pifi comoda circ«)lazione «lei camix», r«Midendo piii facili e men«) cost«)se le lav«Mazioni «la eseguire, consentendo alle piant«' rimaste un migliore sviluppo. (^u«'sta «■liiniiiazi«>n<', cli«' i»u<) esser fatta in «lue o tr«' liprese e «•li«' rappresenta «li per sé una fase del lav«)r«) sel«'ttiv«», «h'v«' t«)gli«'i- «li mezzo una folte i>ercentimle «li piant«', las«'ian«lo nel terreiu) sol- tanto sti'in«» 1«' migli«tri. (^)ueste itiaiite, «»ltr«' a foniii«' gli «'lenieiifi j>er la \ fi a s«'l«'ZÌon«', (laiaiiiHi il seme da iisnrsi in una pait<' d«'lla eoli ma di |ir«)«luzi«>n«^ successiva. Al primo anni) la s(dezi«)ne si inizia in una «•«)lfma oi«linaiia, la «pud«', di regolii, si presenta «pianto mai «lisoi-dinata «' in«uiiog«'nea aiK'lu' s«' liitt»' le piante ai)part«Mig«)n«i alla i«leuti«'a varietà. ('Ili si a«'«-iug«' all'o|»«'ra «li selezione sa già «pial«' d«'V«' essere il l»iinto (Ili \ noi arii\ar«* «' se uv fa un «'sall«) «literii» n«'l giu«licar«' le \iiiie pi;inte d«'l «-aiiipo. su la selezione del cotone 451 La prima elimiuazione si fa generalmente all'inizio della fioritura: le piante hanno già raggiunto uno sviluppo tale che se ne può dare nn primo giudizio, particolarmente nei riguardi dei loro caratteri morfologici e della loro precocità. Questa prima eliminazione, fatta quando ancora le piante non sono completamente formate e la fiori- tura è da poco iniziata, consente alle altre di svilupparsi maggiormente ed evita i pericoli della fecondazione tra fiori di piante buone con piante che già possono giudicarsi cattive. La seconda eliminazione va fatta a fioritura avanzata, avanti però che la maturazione delle i)rime cai)sule sia compiuta. Con questa elimi- nazione non si raggiunge che in minima i)arte lo scopo di evitare fecondazioni non opportune e di lasciar maggior agio di crescere le piante scelte perchè la fioritura sta già per finire e le piante son quasi al termine della loro fase vegetativa, specie se venne eseguita la cimatura. Si ha però il vantaggio di rendere più semplici gli ultimi lavori colturali, e più facile e spedita non solo la circolazione nel campo, ma anche il confronto tra le varie piante e il giudizio su ciascuna di esse. La terza scelta si fa quando si debba iniziare la raccolta del prodotto. Questa volta ijerò non occorrerà di distruggere le jnante che risultino meno buone, ma basterà contrassegnare le migliori e fin da questo momento conservare il prodotto di esse in sacchetti portanti lo stesso numero della pianta e le altre indicazioni che diremo in seguito. Del prodotto delle altre piante non verrà tenuto special conto ma il seme sarà destinato alle colture ordinarie successive. Comincia allora la fase più importante e meno facile della selezione, che richiede la più grande accuratezza ed esattezza in chi deve occuparsene. L'uso di speciali schede è assolutamente necessario dovendosi individualiz- zare non soltanto i caminoni di cai»sule, ma le piante (ihe li hanno forniti e il campo in cui queste sono cresciute. I^Taturalmente il metodo che noi andiamo esponendo e l'uso delle schede che più innanzi riportiamo vale per una selezione rigorosa e scientifica, mentre che per una selezione, diremo così, pratica, varrà un metodo più semplice e più alla portata di tutti e che noi esi)or- remo più innanzi. Non sarà inutile una breve illustrazione delle schede da noi proposte. 11 Modello X. 1 individualizza il campo in cui si procede alla selezione, tenendo conto non solo dei fatti inerenti alla coltura di 452 Xote selezione, iii;i della cai)acità produttiva del teneiio per condizioni di fertilità naturale, di i»re])arazione, di eoneiniazioue e «Ielle condizioni meteoriche cui è* stata soiù vicini a terra. La lunghezza dei rami è quasi in diretto rapporto con la ricchezza di produzione liezza inedia della til)ra; alla oiiio^eneità di lunghezza della fibra; alla finezza (diametro e regolarità di costituzione) della fibra; alla resistenza alla trazione e alla torsione; alla elasticità; alla uniformità di finezza, resistenza, elasticità, colore. Durante questi accurati esami possono cadere sotto l'occhio del- l'esaminatore bioccoli aventi caratteri trojìpo lontani dal tiix» normale o nei riguardi della fibra o in quelli del seme. In tal caso si «lovranno eliminare completamente le capsule che li contenevano, e se ciò si ripetesse per varie capsule ai)partenenti ai cam])ioni prelevati su di una stessa pianta, tutti i camiùoni di questa pianta, anche quelli riscontrati perfettamente normali, andrebbero eliminati. Terminato l'esame e assegnati alle varie caratteristiche i relativi punti si confrontano le quotazioni dei diversi cami)ioni scegliendo i)er la successiva coltura di selezione soltanto il seme proveniente dai migliori. Al secondo anno il lavoro selettivo viene eseguito su «li una sui)erficie minore che nel primo. Il seme dei pochi campioni definiti- vamente scelti viene separatamente seminato in parcelle che non v' è alcuna diflicoltà possano esser prossime l'una all'altra. Potranno anche riunirsi in unica parcella i semi provenienti dalla stessa pianta. In ciascuna i)arcella si eseguisce lo stesso lavoro che venne ese- guito n<*l caiiiix» del primo anno. Le parcelle, le piante ed i cam])ioni vengono individualizzati precisamente come il campo, le i»iante ciccolo è in ciascuna il numero delle piante. Al terzo aniK» si lipete il lavoro con lo stesso metodo e cosi ancora per un (puirfo ed un (plinto anno linchè non si <'reace di produrre colture omogenee e di daie ]»rodotto ris])(uidente ai re(iuisiti desiderati, dopo di che soltanto potrà esser destinato alle colture ora7,i()ne, i cui resultati, una volta interrotto, non i»erinang«Mio se nella coltura oi'di- .su la selezione del cotone 459 naria formatasi nel modo da noi indicato non si praticlii in maniera continua una selezione di mantenimento, tantopiìi necessaria quando l'ambiente dove si fa la coltura è anche di poco diiferente da quello dove il seme venne selezionato. Il metodo da noi suggerito non è applicabile dunque clie quando si voglia procedere ad una selezione formativa di un tipo rispondente a determinate condizioni. Ma quando la selezione abbia lo scopo di mantenere i caratteri di un tipo, di evitare cioè le degenerazioni così frequenti in cotoni- coltura, di eliminare gli individui scadenti ed ottenere una coltura omogenea in cui tutti gli individui sieno uguali ed abbiano lo stesso valore dei migliori della coltura attuale, allora non v' è affatto bisogno di seguire il complesso metodo prima descritto, ma basta attenersi a quello americano descritto per primo. Il lettore non avrà certo bisogno di venir convinto della enorme importanza che ha la selezione nella produzione cotoniera, poiché a nessuno può mancar la fede nella reale efficacia di questa applica- zione della scienza al miglioramento delle piante. Ma al fatto i colti- vatori indugiano nel valersi di questo portentoso mezzo di accrescere in breve termine di anni il profitto delle loro aziende a cotone, forse ritenendo insuperabili certe difficoltà che all'occhio dell'inesperto si presentano ingigantite e che invece non richiedono altro che un po' di assidua cura. Dott. Guido Mangano. PER LA QUESTIONE DELL'ACQUA NELL'AGRICOLTURA UBICA Dry farming e sottoirrigazione È fuor di dubbio che nella Libia esistono vaste supertìci di terreno, ora assolutamente incolte, le quali possono essere coltivate. Di acqua, si dice, ce n'è un po' dappertutto a differenti profonlto intensa prodotta dal sole e dal vento, una gran parte azione, quantunque una certa quantità di acqua si perda ne<>li strati profondi, ])ure ne rimane sempre una quantità notevole a i>rotìtto delle piante, le cui radici la trovano unifor- memente illarità. 2" La i>erdita di acqua dovuta alla fortissima evapfuazione prodotta dal sole e dal vento è di gran lunga minore, specialmente se il terreno è mantenuto smosso alla superficie. Cosa questa - come abbiamo detto - molto facile in tal caso, perchè manca l'acqua distii- buita alla supertìcie, che produce la crosta del terreno. 3" Non formandosi la crosta superficiale si risiniriniano le fre- quenti eriùcature o zappature, che scmo necessari<' (|uando si ajqdica il dry farmiìKj nelle condizioni ordinarie dei climi aridi settentiionali. 4" L'umidità si distribuisce a poco a i)oco e non arriva in contatto delle radici una quantità di acqua che jter certe i)iante, come p. es. per le cereali, può riuscire tropjìo abbondante e i)rovo- carc un soverchio sviluppo erbaceo con il conseguente disquilibrio fra pianta ed umidità disponibile nel suolo, dovuto alla nmggior traspirazione ed al maggior bisogno di acqua. 5** La sottoirrigazione si può fare in qualunque ora del gioriu), non essendo temibili i danni derivanti alle ])iante dallo sbihiiicio di temperatura, che si verifica quando si irriga durante le ore calde (U'IIa giornata. 0" Per la sottoirrigazione non occorre una livellazione della sui)erficie del suolo, ne la formazione di canali irrigatori princii»ali e secondari, e talvolta anche di vasche di de]tosito, necessari invece ]»er la ii'rigazione superficiale. 7" Data la natura fisica dei terreni colti\abili prevalenti lu'lla Libia i lavori ]>er la sottoirrigazione saranno di fàcile e rapida esecu- zione e di costo relativamente basso. Roma, 30 luglio 1912. A. Bruttini. 463 LA PESCA DELLE SPUGNE IN LIBIA Sulle coste della Libia è esercitata in vasta scala la pesca delle spagne, specialmente da greci (in piccola parte da italiani e anclie da arabi) i quali, ottimi palombari, sfruttano i banchi spngniferi, frequenti su tutta la costa libica, oltre che colla draga e la fiocina, collo scafandro. Dato l'aumento continuo della richiesta commerciale delle spugne, questa industria rappresenta per la nostra nuova colonia una vera ricchezza, che dovrà essere regolata da varie e severe disposizioni che abbiano un saldo fondamento scientifico. Un primo passo, sia pur piccolo, verso la conoscenza dei problemi che più da vicino interessano la inesca delle spugne è stato fatto dalla crociera (1) compiuta dal dott. M. Sella e dal dott. A. Manuelli a bordo del « Ciclope » sulle coste libiche, durante la quale, con una squatlra di i^alombari greci ingaggiati a Tripoli, furono visitati vari algamenti spngniferi, x>relevati campioni di spugne e della vegetazione marina, eseguite misure di temperatura, salsedine, ecc. Non è chi non veda l'utilità di tali ricerche, le quali do\Tanno fornire la base ad un regolamento che disciplini la pesca in modo da impedire il depau- peramento dei banchi, effetto inevitabile di una pesca irrazionale. I francesi in Tunisia si sono accorti del pericolo grave che minac- ciava tale industria, la quale nella Reggenza rende annualmente l^iìi di 150.000 kg. di spugne con un valore complessivo medio di circa 2.500.000 franchi, ed hanno pensato ai rimedi. Hanno perciò fondato a Sfax un laboratorio di biologia marina, nel quale dal 1903 al 1906, sotto la direzione del prof. Raphael Dubois, si sono fatte lunghe serie di osservazioni sulla biologia delle spugne; si è cercato cioè quale fosse l'epoca dell'emissione delle larve (dando così la solu- zione ad una questione lungamente controversa), quali fossero le con- dizioni di temperatura, salinità, ecc. migliori per lo sviluppo delle spugne, quale fosse la rapidità di crescita di esse, ecc. ecc. Tenuto quindi largo conto dei resultati, il 1° giugno 1907 fu stabilito un regolamento di pesca severamente applicato, il quale, oltre a misure fiscali, introduce provvedimenti protettivi; così, mentre la pesca è (1) Vedi Boll. Bimestrale E. Oomit. Talassorjrajtco ,- N. 16, pag. 243. 464 La pesca delle spugne permessa soltanto dietro pagamento all'erario di una tassa annuale di L. 100 per la pesca colla fiocina, di L. 400 per quella eolla draga, di L. 1001» per ogni scafandro, ad evitare il dei)auperament() dei banchi, non solo fu proibito l'uso della draga o dello scafandro a l)rofondità minori di 10 m. in qualunque punto della costa e lungo tutto il canale di Kerliennali, ma fu anclie proibita la pesca su tutta la costa nei mesi di aprile e di maggio, essendosi stabilito appunto nel laboratorio di Sfax che nelle spugne remissione delle larve ha luogo in primavera. Le ricerche del Dubois e dell' Allemand Martin si estesero anche a ricercare se fosse possibile stabilire la coltivazione delle spugne. L'idea non era nuova, anzi i tentativi di coltivare le spugne sono abl)astanza antichi: fra il 1860 ed il 1872 il Brehm, lo Schmidt, il Buccich tentarono sulle coste della Dalmazia la spongicultura, a dir vero con non grande successo, anche per le ostilità dei pescatori, che distrussero o rubarono il materiale di esperimento, traendo i)artito dalla cai)acità di rigenerazione delle spugne. Simili tentativi di spon- gicultura per frammentazione furono fatti anche nella Florida, ma con scarsi resultati: il Dubois li riprese e potè fondare a Sfax un Pare d'essai pour In spongiculture ottenendo resultati tali da far presagire (lu' « l'on i)ourra arriver dans un avenir i)rochain ;ì la solution pra- « tique de l'importante question économique de la culture artifìcielle « de l'éponge commerciale (1) ». Stabilito che le spugne vivono bene nelle acque con una tempe- ratura di circa + 15° anche a piccola profondità, purché l'acqua sia continuamente mossa e ricca di i»lancton (alimento essenziale delle spugne), fu possibile fissare su a])positi sostegni piccoli frammenti di si)ugna ed ottenere cosi in poco più di due anni la formazione di una spugna comi»letii di dimensioni comnu'rciabili. Tali pareli i di spongicultura secondo il Dubois edilìcato la carta, hen pochi ne conoscono il valore reale e l'organizzazione interna. Non potrà perciò passare inosservato lo stndio in proi>()sito apparso nel numero di giugno del 1912 del liolUitino delle Istituzioni Economiche e /Sociali pubblicato dall'Istituto Internazionale di Agricoltura. Una prima occhiata al paese permette di distinguervi tre zone: una jiarte litoiauea coperta da foreste la cui princi]iale ricchezza consiste nel caucciù; una parte intermedia costituita da steppe adatte a pascoli e suscettibili di culture; infine una regione des(>rtica. Di queste varie zone la parte cedut.i alla Germania comprende i)er circa due terzi le terre produttrici di caucciìi, per il resto terre adatte a culture e pascoli e nessuna parte della regione desertica. La messa in valore di ([uesto jiaese non è disgiunta da gravi dil'ticoltà. Nella prima parte le risorse sono assai scarse, tanto che persino a IJrazzaville non si trovano spesso sul mercato viveri sufficienti per la popolazione. Più che nelle altre colonie, gli Europei deblM>no ricorrere ai viveri in conserve e ad altri generi
  • agnie d'esportazione, diesi rivolgono agi' im]>renditori mediante circolari. .Su domanda dei coloni i lavoratori reclutati vengono inviati agi' imprenditori dietro invio d'un Notizie 467 premio pagato anticipatamente. Ma non finiscono qui i guadagni dell'* esportatore »; infatti scaduto alla fine d'un anno il termine dell'assunzione in lavoro gl'indigeni vengono inviati al luogo di reclutamento e il iragameuto dei due terzi dei salari fissati vieu fatto loro in merci dalla compagnia di reclutamento. Si afferma che un indigeno avrebbe ricevuto in ricambio d'un anno di lavoro un carico di piatti e di tazze di uuiiolica, un'altro un lotto di « stolta » che poi consisteva per la massima parte in cordoncini da occhiali. È naturale che di fronte a un tale stato di cose i poteri pubblici si siano preoccupati di regolare il contratto di lavoro. Un decreto del 7 aprile 1911, che faceva seguito ad altri provvedimenti, la cui manchevolezza è stata riconosciuta, prescrive, tra l'altro, la visita medica obbligatoria per prevenire l'assunzione al lavoro di indigeni troppo deboli o troppo giovani, e il pagamento in danaro del- l' intero ammontare dei salari. Sono egualmente degne di nota le disposizioni rela- tive al rimpatrio dei lavoratori, alle cure che si devono loro prestare, ai doveri verso di essi in caso di malattia, agi' indennizzi ai (juali hanno diritto jier gli infortuni sul lavoro. I negri dell'Africa equatoriale francese godono per tale modo il beneficio di una vera assicurazione senza il pagamento dei premi, che certamente verrà completata nell'avvenire. Produzione e consumo mondiali della vainidlia. Da alcuni dati rilevati dnU' Jgriciiltitre Praiique des Pai/s Chauds, la produzione mondiale della vainiglia negli anni 1909 e 1910 fu la seguente nelle colonie fran- cesi e negli altri paesi produttori, in chilogrammi : Colonie francesi 1909 1910 Tahiti 206.85.5 256.719 Réunion. 82.666 64.940 Madagascar 43.268 42.804 Massotte e Dii)endenze. . . 41.515 48.225 Guadalupa 15.616 9.089 Martinica 2.086 1.161 Gabon 204 315 Guyaua 25 8 Nuova Caledonia poche diecine di kg. Al di fuori delle colonie francesi i paesi produttori di vainiglia sono : Messico che inodusse nel 1909. . kg. 141.531 » » » » 1910. Seychelles » » » 1909. » » » » 1910. Maurizio » » » 1909. » » » » 1910. Giava » » » 1908. » » » » 1909. Ceylon » » » 1909. » » » » 1910. Il consumo è molto regolare: per calcolarh> e » 151.383 » 11.300 » 26.353 » 3.321 » 852 » 1.100 » 3.500 » 1.619 » 300 sattamente in ogni paese si dovrebbero conoscere le qi.antità giacenti a fine d'auuo, nei diversi centri, ciò 468 Notizis che non è facile. Tuttavia si potranno ottenere delle medie totalizzando le impor- tazioni d'un certo numero di anni per ogni ])ae8e. Queste medie i)ermetteranno inoltre di renderci corso dell'aumento di consumo per i periodi determinati. Abbiamo così 1 segTienti dati: 1909 1910 Stati Uniti 508.230 361.226 Germania 106.400 — Francia .56.926 61.113 Inghilterra .50.000 50.000 Russia . 18.000 18.000 Italia 11.283 — Belgio 10.530 — Olanda 5.500 — Svizzera 6.000 6.000 Danimarca — 2.540 Svezia 981 — Norvegia 902 — Le cifre suddette permettono di seguii»' il corso della produzione e del consumo della vainiglia nel mondo e ciò potrà condurre i jiroduttori a non estendere troppo le loro colture, per evitare abbassamenti di prezzi inevitabili, se la iiroduzione sorpassasse una certa quantità. Produzione del tbè a Ceylan nel m\. Nel 1911 vennero esportate da Ceylan 178.729.412 libbre di thè nero ed 8.945.571 di thè verde contro 175.103.457 e 6.579.360 rispettivamente nel 1910. L'Inghilterra, l'America e l'Europa continentale ne importarono 8.750.000 libl)re in più, l'Australia e la Russia 3.000.000 in meno che nel 1910. Il prezzo si man- tenue quasi invariato (45,50 cento contro i 42 dell'anno precedente). Come si vede la produzione del the verde, che per metà circa viene smaltita in Russia, è ammon- tata in proporzioni maggiori che quelle del thè nero. Pel 1912 si calcola un raccolto complessivo di 190.000.000 di libbre, che probabilmente, data la scarsità delle attuali provviste, saranno insutììcienti alla richiesta. Tutto ciò secondo una notizia dell' Imp. Consolato Germanico in Colombo riportata dal Troi)mi)fianzer, Annata XVI, N. 8). 31 cotone nell'india inglese e nel $ud-J1fricd britannico. Causa la mancanza d'acijua ed i guasti prodotti dal vento il raccolto del cotone nell'India inglese fu del 49,7 0/0 inferiore a quello del 1911 e dovette esser anticipato di un mese, mentre nel Sud-Africa in virtù dell' invernata favorevole fu assai buouo. Di tutto il cotone (computato in 115.000-120.000 balle da 350- 400 lil>l»re inglesi nel 1911-12) che s'esporta dal Sud-Africa e che trova facile imi)ii'go lienchè di qualità ahimiuto scadente, il 25% ajìiiarti.Mie al Natal, il 35 ''/q all'Orango, il 30",, al Transwaal ed il resto alla Colonia del Capo. {Tropenpflamer, Anno XVI, N. 8). Notizie 469 Per il commercio col Sud-Jlfrica. A Caijetown (Sud-Africa) si è recentemente istituito un ufficio di informazioni commerciali allo scopo di incoraggiare e facilitare il commercio di esportazione dei prodotti locali e quello di importazione. Tale ufficio i)otrà essere utilmente consultato anche dagli esportatori italiani, che intendono tentare quel mercato. Le richieste d'informazioni devono essere indirizzate a: R. Sother Holland, H. M. TradeCommission Bureau of Commercial Informations, Capetown, South Africa. 31 cotone nell'affrica del nord. Togliamo dal Journal de la Societè Nationale d'HorticoUure de France che da un'inchiesta governativa recentissima risulta che nel 1910 la superfice coltivata a cotone in Algeria fu di 533 ettari, dei quali 410 nella regione di Orléansville, con una produzione totale lorda di 7000 quintali, cioè con una media da 13-14 quin- tali all'ettaro. Nel 1911 la superfice coltivata fu di 779 ettari. Nella Tunisia i coltivatori si occupano del cotone con un certo interesse appena da due anni. Nel 1911 furono seminati circa 60 ettari divisi fra una ventina di sperimentatori che coltivarono da mezzo a 10 ettari. Nel 1912 la superfice del cotone sarà molto aumentata. La questione della coltura del cotone nell'Africa Settentrionale Francese deve essere studiata da due punti di vista : 1° dal punto di vista puramente della coltura; 2" da quello direttamente commerciale. Per quanto concerne il primo punto si sa ora che, in generale e sulle regioni litoranee in particolare, i tipi egiziani si comportano meglio degli americani, resistendo meglio alla temperatura elevata durante i mesi d'estate. Tra le varietà egiziane sono da preferirsi il Mitafifi e il Janocitch e fra le americane il Mississijn. Nella stazione sperimentale di Tunisi si coltiva con successo la varietà siciliana Biancavilla a fibra corta, ma di grande produzione e molto resistente alla siccità. Date le condizioni d'ambiente dell'Africa Settentrionale Francese sono da studiarsi tre tipi di coltura: coltura irrigua, coltura mista e coltura asciutta. La prima comporta un'aratura a 30 cm. in novembre e una in senso normale alla j)rima di gennaio, sotterrando lo stallatico. In marzo si erpica dopo aver sparso del perfosfato. Si semina tra il 10-20 aprile su terra già calda, evitando le gior- nate fredde e umide. Durante la vegetazione s'irriga ogni 15-20 giorni, aumen- tando il periodo tra irrigazione e irrigazione, allorché le capsule della base delle piante sieno formate ed incomincino ad aprirsi. La coltura mista differisce dalla irrigua, perchè l' irrigazione viene sospesa allorché la fioritura avviene in quasi tutte le piante. Questa coltura si pratica nei terreni umidi per loro natura i quali, se irrigati, darebbero una vegetazione trojjpo ricca di foglie a danno di quella del frutto. La coltura secca rappresenta una delle applicazioni del drii farmìng e consiste in un'aratura con erpicatura in ottobre, in una in gennaio o in febbraio, più varie sarchiature durante il periodo di vegetazione. Per praticare questa coltura è indispensabile d'avere un suolo, che conservi facilmente l'umidità o situato in una regione litoranea dove le piante possano godere di un grado igrometrico dell'atmo- sfera abbastanza elevato, impedendo una traspirazione troppo intensa del loro fogliame. 470 Notizie Il periodo (l«-ll;i raccolta va d.-illa liiif di liiKlio-agosto a novembre-diceinltre e va e.se}fiiita solamente (luaiido le caiisiilc sono lit'iie aperte. Coi ])rezzj attuali del cotone e secondo la coltura fatta, irrigua, mista, asciutta, un ettaro di cotone può dare un utile netto rispettivamente di 600-400-500 lire. Il prodotto minimo è di 8 fino 10 Ql. lordi, cioi' circa 250-350 kg. di filo di cotone, per un costo colturale di 250 tino 500 lire l'ettaro. Là concimazione delle piante da caucciù. fc dimostrato da esperienze, hencliè non completanicnte decisive, che l'ai>]>li- cazione del nitrato di soda aumenta la secrezione «lei latice e la i)roporzionc del cauc«'in ])rodotto. A Hawai furono concimati dei Manihol con del nitrato ili soda interrato a 10 cui. di ])rofonditi\. L'esperienza s' ii fatta su tre .serie di Manihot: alla prima non fn dato niente e la produzione fu durante res])ericnza da gr. 28 a gr. 56 di cancciìi secco; alla seconda serie fu distril)UÌto 113 gr. di nitrato e la ])rodnzione fu gr. 28 a gr. 84; la terza serie infine fu concimata con gr. 225 di nitrato e la ])roiM) dell' IJevea Ix-iiche le concimazioni, e specialmente quelle potassiche, favoriscano pure lo svilujipo dei ])arasHÌti vegetali. Fra i coltivatori di caucciù dell'Est Asiatico Centrale la calce richiama oggi la maggior atten- zione come fertilizzante. Il valore della cali-e deve esser considerato a seconda tlel terreno di coltura, il (piale in <|uella regione è torboso, argilloso e sabbioso. Nei terreni torbosi si deve fare un drenaggio jtrofondo seguito da essiccazione e ])oi dall'aggiunta
  • ]>() del h'omtn xcrniloHtu», che arreca gravi ioca, la canna da zucchero e gli ananassi sptjssano foitcmente; il calle e il cacao sinio meno dannosi specialmente se I<' piante sono al)bostanza lontane. (WlI.DKMAN E.: Le CaOllIrÌKiur ri III ClllUlfiiirha). Notizie 471 Ce graminacee foraggere neirjffrica Orientale tedesca. Secondo ima relazione sulle graminacee foraggere dell'Africa Orientale Tedesca, riportata nel PJlanzer N. 7 del 1911, la \)\\i importante di queste piante è il Dactyloctenium aegyptiaetim (Eleusine aegyptiaca). Il suo svilujjpo è molto rapido, e cresce bene nei terreni poveri ed è considerata assai dagli indigeni come pianta foraggera. In tempo di carestia, serve anche all'alimentazione dell'uomo. Sono pure buone piante da foraggio lo Sporobolus robusius molto resistente alla siccità, V Eragrostis sp., il Pappophornm ahiissinicum, le diverse Chloris e la Setaria ciliata. h' Andropogon contortm e V Aristida adaensis sono pure molto diffusi nelle regioni aride, ma sono dannosi al bestiame a causa delle loro erbe dure e piccanti. La Schmidtia quinquesetata è dannosa ai vitelli. La Setaria verticeìlata è egualmente dannosa per i suoi contenuti piccanti, benché, prima della fioritura, questa grami- nacea costituisca un eccellente foraggio. Ce un da tavola nella Trancia Ilìeridionale e neir:Rl9eria. La coltura in grande delle uve da tavola destinate alla spedizione non è praticata che da una trentina di anni nel mezzogiorno e sud-ovest della Francia e nell'Algeria, in quest'ultima anzi soltanto dall'epoca dell'istituzione dei servizi rapidi dei vapori postali sono state iniziate piantagioni di uve primaticcie a Guyot- ville e Staoyeli, nei dintorni di Algeri. Il Chasselas dorè detto di Fontaiitebleau e quasi assolutamente l'unico vitigno coltivato in Francia e in Algeria come uva da tavola. In Algeria sono stati piantati 1100 ettari di questo vitigno. Gli arrivi sul mercato avvengono nell'ordine seguente: in luglio, Chasselas precoce d'Algeria; in agosto, Chasselas del mezzogiorno e del sud-ovest della Francia; in settembre, Chasselas della regione ijarigina. Il prezzo del quintale di Chasselas, fatta eccezione per ciucila dei dintorni di Parigi, sarebbe in annata media di 25 lire : il che per ima produzione di 50-60 quintali all'ettaro dà un reddito lordo di 1250 a 1500 lire che, dedotte 800 lire al massimo per spese di coltura e non compreso l'interesse del capitale, lasciei-ebbe un utile netto di 450 a 700 lire. Ma questo prezzo di 25 lire è un prezzo medio e, davanti all'incertezze della coltura dello Chasselas, alcuni viti- cultori hanno tentato in questi tempi la coltura delle uve tardive. Essi si propon- gono un doppio scopo: produrre uve che giungano a muturità dopo stagione (dall'ottobre a fine novembre), comparendo sul mercato quando il rinvilio dei prezzi non è piii da temere, e piìi efficacemente tentare i mercati stranieri, in special modo il mercato inglese. Riportiamo le varietà delle uve tardive indicate come prestantisi a vantaggiosa coltura nella regione del sud-ovest, nella vallata del Rodano, al sud di Lione, nella Francia Meridionale e nell'Algeria. Varietà bianche: Dattier di Beyrouth. — Sinonimi: Rosani, Doigt de déesse. — Vigoroso, fertile, grappolo voluminoso, acini grossissimi, potatura lunga. Valensi. — Sinonimi : Ténéron de Vancluse. — Molto vigoroso, fertilità media, grappolo grosso, potatura lunga. Muscat d'Alexandrie. — Sinonimi: Raisin de Malaga, Moscatellone del Piemonte, Salamanna bianca. — Di vigore medio, fertile, grappolo grande, grandissimo, acino grosso e grossissimo, potatura lunga. 472 Xo tizie Siiint Jeannet. — Sinonimo: Kaisin d'Anatolia. — Molto vigoroso, fertile, grappolo grosso, acini grossissinii. y'arietà nere: Dodrelabi. — Sinonimo: Gros Coiman. — Molto vigoroso, molto fertile, grajipolo grosso, acino grossissimo, potatura corta. Mnrelle. — Vigoroso, fertile, irregolare, grappolo grosso, tronco conico, acino grosso, potatura lunga. Da tempo memoraltilo i Kabili coltivano parecchi vitigni a maturità tardiva ; il Ferrana, Alinieur bon Ahmeur, 1' Oued' Zitoun, il Clierchali, ecc., le cui frutta, maturanti in novembre o dicembre, sono conservate per lunghissimo tempo sul ceppo. Jllcool di banana. Secondo una comunicazione del laboratorio tecnico-scientifico dell' Istitut fiir Giirungsgewerbc di C. Neyel, una ditta di Amburgo ricevette da C'ameruu un cam- pione di banane secche in grossi pezzi che conteneva (oltre al 12,45 "q d'acijua ed al 2,9H "u di ]iroteina) il 74,25% sostanze amidacee. Le banane vennero ridotte in farina, cotte «un acqua e trattate con diastasi, in un caso e nell'altro cotte con ac(|ua alla jucssione di 3 atmosfere per la durata di un'ora e mezza ; nel primo caso da 100 gr. di banane secche si ebbero cmc. 42,2, nel secondo cmc. 43 di alcool puro, ciò che equivale a 43 litri per quintale di materia prima od a litri 0,60, in cifra tonda, d'alcool per kg. di amido. Ciò permette a questo nuovo materiale di entrai-e in concorrenza colle altre materie costose attualmente impiegate, quali il mais. Non e necessario che il materiale sia prima ridotto in farina. {Tvopenjlanzer, Anno XVI, N. 8). C associazione agricola prmo i musulmani del Itlaghreb (lllarocco, Jllgeria, Cunisia). Il vasto impero coloniale francese del Nord-Africa attende il suo i)ieno incre- mento sovratutto dal progresso dell'agricoltura : insieme coi fattori d'ordine tecnico, as8uuu)no anche ijui mi' importanza sempre crescente i fattori d'ordine economico- sociale, i rapporti clic intercedono fra la terra e riioiiio, le relazioni fra le varie classi agricole, sia fra indigeni che fra i colonizzatori. Un articolo apparso nel numero di giugno del Bollettino delie Istituzioni Econo- miche e Sociali iditu d.ill' Istituto Internazionale ili Agricoltura, ci dà, sulla traccia di un dotto lavoro recentemente pul)blicato da Louis Milliot, un sintetico cenno sull'indole di «[uesti ra])porti quali resultano dal diritto religioso musulmano e dal diritto positivo, sulle l'orme in cui essi sono xcnuti alì'ermandosi a traverso le varie civiltà importate dai con(|UÌHtatori ; in una jiarola, sui caratteri e lo svi- luppr) dell'associazione agraria lia i musulmani del Maghreli, dall'antica comunità famigliare allo moderne forme di coo]ierazione. L noto che nel mondo musiilniaiu) l'elemento religioso tisi-rcita un'asscduta supremazia su tutte le manifestazioni della vita publdica e privata: cosi il diritto si confonde con la religione. Notizie 473 Accanto al diritto religioso pertanto si è venuto formando, sotto la pressione dei nuovi bisogni, un diritto positivo, che col primo si è trovato spesso in conflitto. Questo dualismo si siscontra in modo speciale in materia di associazione, ove il fiqh (diritto religioso) ha dovuto spesso cedere il campo sàVurf, Così le severe proibizioni e limitazioni che ostacolavano il libero svolgersi delle forme associative, e che si possono riassumere nel divieto dell'MSHra e dell'aZea, vengono in pratica a mitigarsi in modo da permettere lo sviluppo di nuovi tipi di associazione. Le quattro forme tipiche di associazione agraria riconosciute come lecite dal diritto religioso, ma sempre circondate da una serie di restrizioni, sono le seguenti: la muzdrd'a o contratto di semina e di cultura in comune, la musàqà o contratto d'irrigazione in comune, la mughdrasa o contratto di piantagione, la società per l'allevamento del bestiame. Questi contratti in pratica si sono andati via via libe- rando dalle pastoie e hanno dato vita a nuove forme accessorie, dalla società per l'innesto degli alberi a quella per la custodia degli animali. Inoltre, mentre nel diritto religioso non si riscontrano che società aventi scopo di lucro, nel diritto consuetudinario si trovano alcune forme che si avvicinano alle nostre associazioni agrarie, con scopo di collaborazione e di assistenza, come i silos cooperativi, e la prestazione mutua di servizi. La società che si riscontra più fre([uente fra la popolazione agricola del Maghreb è la kammàsà (o società a quinto) eh' è una forma della muzdrd'a: l'uno dei soci (fellàh) mette la terra, le scorte, le sementi, ecc., l'altro (hammas) la mano d'opera. A quest'ultimo tocca una parte della raccolta, che generalmente consiste nel quinto. Vengono poi la msaqa e la mgharsa: la prima oltre agli alberi si estende anche ai cereali, legumi, ecc.; il fellàh mette il terreno, le sementi, i capitali, il kammas provvede ai lavori, in special modo alla irrigazione e percepisce la metà o il terzo, e qualche volta, come per le jialme da datteri, l'ottavo. Nella seconda il proprietario mette a disposizione di un socio la sua terra perchè la pianti di alberi, specie di ulivi, a coudizione che entro un determinato tempo la proprietà di una metà o di un terzo degli alberi e del terreno, passi a quest'ultimo. La conquista francese ha portato una forte scossa al regime primitivo del Maghreb e quindi anche alla struttura dell'associazione agraria: l'era di pace e di sicurezza instaurata nel paese ha prodotto un rilassamento dei legami fra il fellàh e il kammas in modo che quest'ultimo si è trasformato in semplice colono; l'aumento della popolazione indigena, la sottrazione delle terre da parte degli europei, le riforme del regime fondiario che hanno facilitato le vendite dei terreni, l'abolizione dell'arresto per debiti, hanno portato alla trasformazione di molti fellàh in kammas e salariati, accrescendo così la massa dei proletari. Questo fenomeno desta una certa preoccupazione per l'avvenire di quelle regioni: e il governo si è studiato di far risorgere fra gl'indigeni, mediante spe- ciali facilitazioni e incoraggiamenti, lo spirito di associazione e le vecchie forme di società che meglio si adattano ai tempi, non che d' introduiTC quei sistemi mutui e cooperativi, che hanno fatto buona prova nella metropoli. Così per esempio, si è cercato d' istituire in ogni comune o caidato, delle Società indigene di previ- denza, di soccorso e di prestiti mutui, Bocietà che prendono origine dagli antichi granai collettivi: in Algeria esse sono oggi circa 200, con oltre mezzo milione di membri e 19 milioni di capitale, e pel 1907-08 hanno distribuito per 9 milioni di ■474 Notizie prestiti i)er acquisto di sementi, bestiame, ecc., al tasso del 5 ^/q e per una durata media da tre a otto mesi. Si sono fondate inoltre delle Cas>ie di Credito agrario, delle Mutue-lavoro e dei Sindacati d' irrigazione, i quali hanno dato ottima prova. L' iniziativa privata intine ha, dal canto suo, promosso la creazione di varie lioMic di società, sindacati agricoli, cooperative di ]iroduzione, ecc. Fra gli altri è degno di essere ricordato l'esperimento intrapreso dal Comizio agrario di Seiif (C'i)stantiiia) di cooperative indigene per la cultura di fondi dati in coucessioue o in attìtto. L'associazione è destinata duncine a svolgere un importante comi)ito nell'eco- niMuia e nella politica agraria del Nord-Africa francese. Contro la cìmice del caffè. La ciinicc del catfè è assai diliusa fra le piantagioni del Chilimangiaro, e già Ziunnermann <■ Morstatt se ne occuparono anni sono, suggerendone la raccolta a scopo di distruzione, metodo ]>iù costoso di quanto si pensi o che non raggiunge <'()iM])letamente lo scopo. 11 dott. Eichiiiger
  • erchc la (piantità di arsenico che ]>iiò aderire alle l):i((he e insignificante e viene presto dilavata dalle rugiade e dalle jiioggje e ((uella, che ani ora ne restasse, verrebbe asportata dal- l'ac(iua di lavaggio diii'ant<' la spolpatiira. (Dal l'Jlanzer, Anno Vili, N. ti). 31 caucciù artificiale. Ogni tanto i periodici italiani e i)in ancora quelli esteri tornano sul dil>attuto proldema della sintesi del cauceiu. Invero molti ehimici ed industriali si alìaticano sulla soluzione della dillicile questione e (|uali uiiu ha anche annunziato di esser Xotizie 475 finalmente riuscito. Ma sempre poi è risultato che il cosiddetto caucciìi artificiale non era un prodotto che corrispondeva all'aspettativa generale: qualche volta si è ottenuto appena un cattivo surrogato, che chimicamente era tutt'altro che caucciù. Da qualche anno il prof. T. E. Harries di Kiel sta studiando la costituzione dei caucciìi naturali e tempo fa annunziò di esser riuscito ad ottenere il caucciìi per via sintetica. Come a suo tempo annunciammo ai lettori, la notizia non fu creduta da nessuno, tanto piìi che non era la prima volta che una simile si diftondeva senza fondamento. Successive informazioni però hanno accertato la importanza scientifica della scoperta; lo Harries ha veramente ottenuto del caucciù chimicamente puro, i cui atomi hanno la stessa disposizione di quello naturale, riscaldando a circa 100" V iso- prene, idrocarlturo della serie aromotica, ottenuto da altri carburi della serie grassa, in presenza di acido acetico. Due molecole di isoprene darebbero una molecola di caucciù, la quale a sua volta si potrebbe scindere nuovamente in due molecole di quello. L' identità del prodotto non si potrebbe quindi più mettere in dubbio; disgraziatamente per gli industriali e fortunatamente per gli attuali piantatori di essenze caiiccifere, il metodo di produzione non si può applicare economicamente nell'industria e del resto è ancora da dimostrarsi che il caucciìi sintetico, al pari della canfora e del- l' indaco, abbia le stesse precise proprietà industriali del caucciìi naturale. Ritor- neremo quanto prima piti ampiamente sull'argomento. La Redazione. m NOTE BIBLIOGRAFICHE M Pietro Mamoli : La Cirenaica. — 2^ edizione, a cura della Società Africana d' Italia. — Napoli, 1912, L. 1,50. Indichiamo volentieri ai lettori della nostra rivista la ristampa testé avvenuta di un lavoro che Pietro Mamoli pubblicò nel Boìlettino della Società Africana d'Italia del 1901 sulla Cirenaica. Oggi il Consiglio della benemerita Associazione napole- tana che ha trent'anni di vita non inutilmente vissuta in prò' ilella nostra espan- sione in Africa, ha riunito in un A'oiume a parte gli articoli del Mamoli, intendendo non solo di portare a conoscenza del pubblico un lavoro, che ai piìi i^assò a suo tempo inosservato, ma anche di jiorre nella sua giusta luce l'autore, che è uno dei pili insigni rappresentanti, tra i pochi superstiti, del periodo aureo dell'espan- sione italiana in Africa. Mandiamo anche noi da queste pagine un caldo e reverente omaggio al vecchio esploratore ed al patriotta veterano, che desidereremmo non fosse dal R. Governo dimenticato, ma onorato come un uomo, altamente apprezzato da quanti conoscono la sua vita forte ed intemerata, spesa nel servizio del proprio Pa^se. O. Manetti. 476 ^ote hibliografichi' Beccahi ().: Asiatic Palms " Lepidocaryeae ". — Part II: The Species of Dae- inoìioropn (« Ainials ot the liotaiiic Garden Calcutta», voi. XII [1911]), ]>]>. 239 <'riina volta. Il testo è accompagnato da 111 siiperbe tavole. K. Pampamm. Gli articoli si pubblicano sotto l'esclusiva responsabilità degli autori Gerente re>iponnabile : Pe.sci Riccakdo Novara, 1912 - Tipogratia dell'Istituto Geografico De Agostini " L'AGRICOLTURA COLONIALE „ Organo dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano E DEI Servizi agrari della Colonia Eritrea e della Somalia Italiana PREZZI E CONDIZIONI DI ABBONAMENTO PER L'ANNO 1913 Prezzi (Valtliouaiiieuto a L'Agricoltura Coloniale pel 1913: L. 10 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana e Libia. L. 12 all'Estero (Unione postale). Un fascicolo xepaniio L. 1,00 in Italia e Colonie, L. 1,25 aU'Estero Prezzo ^ >'• ^^ *^ >^ 18 — 32 » » » '> » » 24 — Facilitazioni a tutti gli ablìouati A tutti gli abb(mati sarà rilasciato, insieme con la ricevuta di saldo, un Buono per usufruire dello sconto del \O^Iq su tutte le pubblicazioni dell' Istituto Geogratìco De Agostini, purché in una sol volta si ordinino almeno L. 10 lorde di edizioni. Gli acquisti 9i possono rivolgere indistintamente, prima del 31 dicembre 1913, all'Istituto Geografico De Agostini - Novara — oppure alia Filiale dell'Istituto Geogratìco De Agostini - Roma: via della Stamperia, 64-65. Sconto speciale sui Yolumi della Biblioteca Agraria Coloniale Gli abbonati in regola con i pagamenti godranno lo sconto del 20 '^/o su ài una copia di ciascuno dei volumi della Biblioteca Agraria Coloniale. ^m •» ^1 L'importo degli abbonamenti deve essere inviato esclusivamente, a mezzo cartolina vaglia, aH'Amministrazione dell'" Agricoltura Coloniale ,, presso V ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI NOVARA (Piemonte) Copie lOu Copie 200 3 50 450 t — 9- 16 — 20- 24- 30- 32- 40- PERIODICI E LIBRI VARI editi dall'Istituto Geografico De Agostini I,irf (i) Periodici e Riviste. Calendario-Atlante, pubblicazione annuale, anno X: 191iJ . . . . 1 — La Geografia - Coninnicazioni ilcU' Istituto Gkogkakk'o Dk Aiìostini - Redattori : A. Maciik'ITO, L. F. de Magistris - Esce 6 volte l'anno, in fjuscieoli (li almeno 48 pagine l'uno, illustrati, iu-8°: Anno II: 191.3 - Abbonamento annuo in Italia e Colonie . . 4 — 1(1. ili. .iir Estero (L'uione postale internazionale) . . . . (i — L'Agricoltura Coloniale, organo mensile dell' Istituto agkicolo coloxiai.k ITALIANt) K UKI SERVIZI DELI/ ElUTKKA K DELLA SOMALIA ITALIANA: Anno VII: 1913 - Abbonamento annuo iu Italia e Colonie . .10 — Id. id. all'Estero (Unione postale internazionale) . . .12 — b) Biblioteca Geografica De Agostini. VoL. I. — L' Eritrea Economica. Serie di conferenze di F. Martini, O. Ma- rinelli, C. Conti Ros.sim, A. Mori, M. Checchi, R. Paoli, L. Hal- dacci, G. Nobilk, I. Balurati, E. Marchi, A. Fioia, G. Baktolom.mei Gigli, C. Annaratone, W.Cakfarel, A. Cipolla. Splendido voluviein-é" grande di circa 000 pagine in caria patinata con ritratto di S. E. Martini, 160 Ulnutrazioni nel tento, una grande tavola fototipiea fuori tento, ed una carta geografica a colori dell' Eritrea, alla xcala di 1:3.000.000 . .16 — c) Biblioteca agraria coloniale diretta dal dott. Gino Bartolommei Gioii. BALDRATI I.: Le condizioni agricole della valle del Barca. BECCARI O.: Le palme dei genere " Raphia " FIORI A.: Boschi e piante legnose dell'Eritrea MANETTI O.: Le colture aride "dry farming " MARCHI E.: Studi sulla Pastorizia della Colonia Eritrea ZIMMERMANN A.: Istruzioni per la coltura del cotone nell'Africa ALBO G.: Foraggi estivi per climi aridi BALDRATI I.: Il « Manihot Glaziovi >■> in Eritrea BECCARI O.: Le palme che producono fibra di Piassava nel Madagascar BENINI T.: La riduzione a coltura del terreno « Bur» nel Basso Egitto CAMPOLIETI R.: L'azione ufficiale e collettiva nell'evoluzione delle nostre colonie libere • .0 80 CAPRA G.: Manuale dell'Emigrante Agricoltore che si reca in Australia -2 — MANETTI O.: La Tripolitania. Appunti e considerazioni sul suo valore agrario - ('"U (';nt:i ufOLrrJilii'a «ìi-llii 'l"ri])<)lit:inia. MANETTI O.: Il servizio di studi del Caucciù in Francia MANGANO G.: I pozzi artesiani nella regione di Tripoli MORESCHINI A.: Sull'arricciamento delle foglie di cotone. PAOLETTI A.: La Palma da datteri (Phoenix dattilifera) in Egitto PUCCI C: L'acclimatazione del Bestiame Europeo nei paesi caldi VINASSA de REGNY P.: Ricerche geoidrologiche in Eritrea (1) Pubblicazioni tecniche. CAJANI A.: Termini tecnici militari, Inglesi ed Italiani. L dliu^no 1010) I I ^ > ^ ■ ■ CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE l't-rsidcnie: On. Ferdinando Martini, lapprpsontnnte il Governo della Somalia Italiana ì'irr-i'nHidvuif : Prof. Vincenzo Valvassori, laiipnsciiiaiite il Ministero dAj^ricol- tnra, liidiistvia e Coiiiiiiercio Segretario: Dott. Gino Bartoiommei Gioii, iai»presentante il Ministeio dejjli Atra ri Kstcri Conaiglieri: Prof. Pasquale Baccarinì, consigliore a^fgregato a nonna dell'art. 7 dello Statuto » Prof. Antonio Berlese, rappreseutante il Comnne di Firenze » Dott. Guido Chierichetti, rappresentante la Camera di Commercio di Firt'iizi- » Don Filippo dei Principi Corsini, rappresentante l'Istituto Colo- niale Italiano » Prof. Giotto Dainelli, rappresentante il Comune di Firenze » On. Francesco Guicciardini, cons. agjrr. a norma art. 7 dello Statuto » Avv. Piero Formichini, rappres. Cassa di Risparmio di Firenze » Prof. Olinto Marinelli, rappresentante il Governo della Colonia Eritrea » On. Roberto Pandolf ini, rappresentante il Connni.ssariato della Kmi- jrrazioiie » On. Sen. Carlo Ridolfi, rapinesentante il R. Istituto di Studi Sn)»eriori di Firenze PERSONALE DIRETTIVO Dott. Gino Bartoiommei Gioii - Direttore Dott. Guido Mangano - Consulenza - Servizio Sperimeufale - Sene N. N. - Direzione Laboratori - Museo Dott. ObertO Manetti - Redazione Rivista - JJirezione r>i)>li<»teea Dott. Alberto Caselli - Assistente al Corso di Agrieoltura Ccdoniale Dott. Armando Maugini - Assistente al Corso di Tecnologia chimico-agraria coloniale Dott. Ugo Rossi - Assistente al Corso di Economia tecnico-agraria coloniale Cav. Aristide Recenti - Direttore delle Coltivazioni PERSONALE INSEGNANTE Dott. Guido Mangano - Agricoltura coloniale N. N. - '!'<•( iiologia eliimico-agraria c(»i le cavallette rimaste sul posto (lei)osei(> le iio\a (in tubetti di 12 a 30 ciascuno, raji'^iuitpati in inaccliie e col loro oritici<> attioiante il suolo), nei terreni sabbiosi od assai sciolti jtosti a non molta distanza dal mare, specialmente se incolti, e nelle riserve di caccia. Durante la loro vita attaccarono anzitutto le ei-be dei pascoli e (lei prati naturali danne,ii\<>iandoli seriamente: tra i cereali preferirono l'avena e P(U'zo divorandone le s])ighe; attaccarono anche il frumento di cui div(n"aroiio le spirefereiid() i cavoli, le lattujihe, i c(K'omeri ed i cetrioli; fecero poco danno alle colture arboree: rispettarono le jMante aromatiche od odcn-ose. Si mossero in direzioni varie a seconda del vento, ma sempre a breve distanza. La diversa contemporanea jirandezza delle larve non si dovette ad una seconda generazione ma alla schiusa successiva delle uova in j ni ma vera. Per la distruzione s' ini piejjaron») molti mezzi meccanici e chimici, ma veramente pratici e(l etticaci si mostrarono solo: Nei teri'eni cespugliosi ed accidentati Pabbruciamento diretto col petrolio irrorato pei- mezzo di pompe ed acce.so c(»n stracci iiiziipitati pure di petrolio |)osti in cima a b:istoni: Xei terreni nudi e liberi la iacco]t;i con coperte e sacchi ed il successivo sotterramento degli insetti raccolti. Si mostrarono insutticenti e i>oco piaticlie le irrorazioni con rubina, arsenito di ])ioiiibo, emulsione saponosa di petrolio, ecc. I/abbruciamento riuscì efficace specialmente ciu i)roticua e tanto meno dispendiosa (iiiant(» più giovani erano le larve: la s|)esa sostenuta per essa da parte (>. <»00, cni devonsi aggiungere le «piote pagate da (Icnnuni più <'oIinti <• da latifondisti maggi«niiient«' interessati negli stessi comuni. Non si osservarono iM'inici o parassiti speciali: pero diiiante Tin xcnioc l;i |)rima\«'ia molti tubetti appaiNcio distrutti o \ii<»tati, pro- l»abilment<^ |»er opera di lU'celli (cornacchie), od insetti. L'iiiNcrno cln' precerecedenza alla stagione della schiusa, mentre invece le larve fuoruscirono numerose i»ezzamenti adiacenti che differivano dai primi soltanto iter non essere stati in l)recedenza posti a cultura. « Tale osservazione, più volte rii>etuta, è decisiva, e ci indica chiaramente quale sarebbe la via da seguirsi ]»cr una lotta veramente efficace e definitiva ». Nella provincia di Girgenti, secondo le risposte favoritemi dal dott. S. Accardi, Direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura, si ebbero nel 1999-19-11 invasioni di cavallette a Mojitevago, S. Mar- gherita, Rocalmuto, Grotta, Cammarata, e, nella tinitima provincia di Caltanissetta, a Campofranco, Montedoro, Sutera, Mussomeli, dovute lu'incipalmente al Decticus albifrons ed alla ISfauroììotKf< maroccamis unite spesso col Calopterus itaUcus, col Fachi/tilus ìiigrofasciatufi, colla Locusta viridissùna ed altre specie meno importanti. La schiusa delle uova comincii» tra la fine di marzo ed il prin- cipio di aprile a seconda deirandamento della stagicme, si protrasse per tutto quest'ultimo mese; il periodo larvale durò circa cincpie setti- mane, il ninfale circa tre; la deposizione dei cannelli d'uova nei ter- reni incolti lasciati a jìascolo e nei « ginisi » (materiale di avanzo 480 Le cavallette africane
  • no ed i ])rimi di luglio per lo >Stauronoti(s, dalla fine di ajjosto a tutto settembre per le altre specie. Durante lo stato larvale le cavallette si cibarono delle erbe spon- tanee dei pascoli, allo stato
  • in un giorno di lavoro è capace di trovarne e distruggenu' |)iìi di 1. ")(»(>. b) 11 migliore fra i metodi di lotta contro le cavallette giovani (larve e piccole ninfe) è «piello della lampada a benzimi, dfv me jtrati- cato su larga scala per la juima volta: esso riesce ad una distruzi«me com])leta di tutte le <-avalIette il'una zona invasa ed è molto eco- nomico. e) Il metodo dei teiuloni i)er la raccolta delle ninfe più gran- dette pu<) pure |)raticarsi con profitto, esso riesce molto etìicace spe- cialmente (piando contemporaneamente si lavora colle lampade. (1) n fatto di questa Heconda generazione viene conl'erniato, su mia richiesta, dal dott. Accardi H]>ec'ialniente per qnanto riguarda il Valopterus italicv» e spiegato con le elevate teiui>erature del luogo. Le cavallette africane 481 Mentre le lampade distriigjgono tutte le larve e le piccole ninfe, i tendoni preparati in avanti dalla squadra dei fuochisti, rappresen- tano le zone di salvezza per le ninfe più grandi che saltellano per sfuggire alla morte per abbruciamento, però dai tendoni esse passano nei sacchi collettori e trovano la morte per schiacciamento. (ì) Il metodo degl'insetticidi non corrisponde in pratica nella lotta contro le cavallette, né tecnicamente, ne economicamente e quindi deve assolutamente scartarsi. e) L'uso degli arseniati ed arseniti riuscirebbe costoso e non è praticabile perchè il Ministero di Agricoltura ed il Consiglio Supe- riore di Sanità non lo permettono. f) La lotta alle cavallette adulte può farsi collo schiacciamento e con la raccolta nelle prime ore del mattino quand'esse sono intor- pidite e si lasciano facilmente colpire. Nello stabilire il prezzo a chi- logramma occorrono dei saggi pratici locali, paese per paese. Questo sistema di raccolta può praticarsi sino al 10-15 settembre. La provincia di Palermo viene infestata dalle cavallette tino dal 1906. Sulla loro biologia e più ancora su alcuni loro parassiti (cfr. « Le cavallette ed alcuni loro parassiti ») riferisce De Stefani Teodosio nel « Bollettino del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio », anno XI, serie C, n. 2-3. Nel 1910-1911 lo Stanronotiis maroccanus invase 40.000 Ea. circa di territorio nel circondario di Cefalù, discendendo dai flanchi delle Madonie, distruggendo tutto sul loro passaggio, non rispettando nem- meno le foglie spinose; in grado minore fu colpito il territorio di Terrassini. Si combattè il flagello come si potè (in terreni così accidentati in cui persino il trasporto dell'acqua necessaria a preparare 1 liquidi insetticidi era assai diffìcile) cioè solo per mezzo d'irrorazioni sui cumuli di larve o di ninfe con una miscela di due terzi di benzina ed un terzo di i)etrolio alla quale si appiccava poi il fuoco. Migliore e più economica riuscì la ricerca e la distruzione delle uova praticata in autunno o in primavera; operando in autunno non fu necessaria la raccolta bastando lavorare il terreno a 4-5 cm. di profondità; in primavera invece le uova dissotterrate ove non fossero state raccolte si sarebbero schiuse precocemente sotto il calore del sole. La raccolta delle uova sarebbe però costosa se applicata in grande. L'A. crede che il metodo preferibile e più pratico sia l'uso dei tendoni ai quali diede la dimensione di mq. 27-30 (m. (5X4,50-5) por- 482 Le cu vallette africane tanti nel mezzo un foro del dinnietro di .'^0-35 cni. alla cui periferia era cucito un sacco a tondo aperto, ma j>eiò chiudibile i)er mezzo di uno spajio. O^ni tenda richiede dodici persone tra donne e rajjaz/i più «lue uomini per s<'avare le buche in cui si sotterrano ^ii insetti catturati, eiorno: nelle sette ore e mezzo j^iù i)ro])izie al lavoro si cattura- rono anche cinque quintali di insetti adulti. Ma, l'abbiamo jiià detto, la parte più interessante della relazione De Stefani è uarda la descrizione (accomi)ajinata da incisierciò meno pre- ziosa, tantoinù che è preceduta da un cenno su altri i>arassiti animali e vegetali e seguita da un elenco in forma di tabella dei nemi<-i delle cavallette. Secondo il dott. Paoli, Direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Cagliari, i Comuni della Sardegna invasi dalle cavallette (StanronotìiH maroccanus), che si crero venute per la i tri ma volta nel 187S dal N. dell'.Vfrica e che ora vi sono indigene, ascen- dono a ben 150. Le nova dei»oste nel luglio e nell'agosto precedenti in terreni incolti, argillosi-sabbiosi, in cannelli contenentine trenta a quaranta ciascuno, si schiusero dalla ]uima quindicina di a])rile alla metà
  • sto o migrarono in altri luoghi di abbondante vegetazione jjrendendo la direzione del vento (luedominarono il maestrale e lo scirocco) e con vento forte «•ompirono lunghi viaggi. Anche le larve emigrarono in colonne lunghe «piah'he «'hilometro ])ercorrendo tienta a (luaranta chilometri al giorno e fernumdosi la notte sulle piante. Le piante preferite Iiiioik»: nello stato larvale le graminace»', nello stato alato tutte le piante arboiee, specialmente agrumi ed olivi. La distruzione «Ielle uova fu i»raticata con successo nel 1910 (<'fr. « Metodi per la licerca <' la distruzion»' (h'ile uova di ca\al- lette », uno e « Raccolta delle uova di cavallette », U>10). All'A. non venne fatto che raianuMite di trovare le grandi masse di no\a in un terreno in cui si fosse notata la i>resenza di forellini o di <*avallette morte: a risultati più sicuri v <'on gran«h' guadagno di tem|»o giunse lawj'iaiidosi guidare dai maiali <'he eHsendon»^ ghiottissimi le ricercan»» Le caraìlette africane 483 attivamente e le dissotterrano per cibarsene. ]S^on essendo provato che il semplice dissotterrare le uova basti a distrng^gerne la vitalità si dovi-anno sempre raccogliere i cannelli (cfr. « Considerazioni sui metodi di lotta sperimentati per la distruzione delle cavallette »). Come mezzi distruttivi si provò con buon successo (cfr. « Le caval- lette in Sardegna », 1909) l'irrorazione con rubina in soluzione acquosa ;d 5 " Q (metodo che però non corrispose economicamente); la brucia- tura col jjetrolio riuscì pure costosa senza corrispondere allo scojk). Perciò il dott. Paoli ritiene che l'unico mezzo « efficace, jìratico, facile ed alla portata di tutti anche dei ragazzi, sia la cattura con lenzuoli dell' insetto non alato Ogni lenzuolo di nove a dodici metri qua- er la distruzione delle cavallette in Sardegna ») il dott. Paoli scrive: « Adunque la raccolta delle uova toglie molti inconvenienti, veri- ficati c(m la cattura dell' insetto per mezzo delle tende. Però non essendo agevole raccogliere tutte le uova, torna utile ricorrere al momento o])])ortuno alle tende per completare la distruzione. Così questi due mezzi, coordinati armonicamente fra loro, occuperebbero anche ben dieci mesi dell'anno, tempo più che sufficiente in una effi- cace lotta. Si può, per concludere: 484 Le cavallette africane 1" Intensi tirare la lotta contro le cavallette vaccojiliendo le uova dal settemV)re tino all'aprile; 2" Continuare la lotta, catturando T insetto con le comuni lenzuola ; 3" Ijìmitare l'uso delle lampade e degli insetticidi ai piccolisfiimi appezzamenti isolati ». In quanto alle nostre colonie africane il territorio di As-sab, secondo quel Commissariato, è immune da cavallette. Xella iSonialia del Sud comparvero le cavallette a Bieia nel U>1(> in seguito alle abbondanti pioggie del marzo, non in tal numero i)erò da potersi ])arlare di invasi(me: si ritiene che fossero cavallette sta- zionarie rapidamente moltiplicatesi jx'r (|ualclie circostanza eccezional- mente favorevole. Distrussero delle pianticelle d'agave, foglie di cocco, qualche ]»ianticella di cotone rinverdita dalle pioggie, linu>ni, aranci «' mandarini ; assieme alle cavallette però ctmiparvero stormi di mi- gliaia di ibis che si trattennerc» sul liu)go fino alla loro completa distruzione. Nel 1912 do[)0 le pioggie della fine di marzo si videro giui)i>i di 2, 3, 4 cavallette che si nutrivano s]»ecialmente di acacie, duni, cocco producendo i)erò scarsi danni. Il primo, per quanto mi consta, che abbia trattato delle ca\al- lette eritree è il dott. Touin che nel (Congresso Coloniale di Asmara del settembre-ottobre 1905 (cfr. « Atti del Congresso Coloniale Italiano di Asmara », settembre-ottobre 1905) esponeva i metodi che per com- batterle si iiiii»iegano in Egitto, mostrava la dithcoltà di a]»i)licarli tali (pulii in Eritrea suggerendo l'oi>portunità di stabilire dap])ertutto dei centri di osservazione e segnalazione «Iella ])resenza delle caval- lette, e faceva notare come nel 1905 venisse riferito al (xoverno della Colonia che verso il liarca si trovarono cavallette morte improvvisa- mente, forse ]>er (lualche malattia, aggiungendo: « Conoscere bene « questa nudattia probabilmente parassitaria pei' are tutte le larve che trovavansi in (jui^lla data estensione di terreno, ad entrare nella fossa dalla quale non potevano più us«'ire. « Questa veniva riempita di tbraji>;io secco a cui si dava fuoco. L'o])erazione naturalmente veniva semju'e fatta in modo da i)rendere le larve alle s])alle. Così procedendo di porno in giorno, si è battuta per ben due volte la ])iana compresa tra il njonte « Eliada » e il mare. « Si sono anche fatte delle « fumate » ma questo allo scopo di salvare la coltura delle cavallette alate. « Posso accertare che niornalmente si sono aperte da otto a dieci «Ielle fosse sopia dette e che ognuna riusciva ad oi)erazione tinita per venti-v<*nticinque centimetri ])iena di larve. 11 lavoro termiua\a il giorno 1> di ajtrile. (ìrande fu il numero delle larve distrutte ma non tutte subirono la stessa sorte; molte misero le ali e in*eser<» il verchc la spesa fu relativamente ]»ic<'ola. « Per l'assegiu> giornaliero agli o]>erai fu ai»plicata la seguente ta ritta : Per lavori di tena L. l,()(hd gi<)nioe la fariua » » di diradanìcnto. 1 accolto, ecc., . . . » 0,5."> » » » » » » » » donne . » (►.40 » » » » » » » » ragazzi >> (),.')(> » » » « Data la finte distauza dal luogo o\'e era lUM-essario operaie al pozzo del Monte iCliaerai con camna'lli i quali pollavano per (tgni \iaggioliIii (lueeciito di accpia e venivano pagati lire una per \ iaggio ». Tei- qiU'Ste o]>eiazioni la spesa complessi\a fu di L. L'(>.»r» circa. Tali notizie \'ennero confermate ngiunga ad una «h'ih* graiuli invasioni di caval- lette che «levastar«)n«> il Tigre e la Colonia Eritrea, e che senza dubbio si svolse, av«'n«l«> i«l«'nti«-a i>r«)veni«'nza e «lirezion«' «h'ile terribili inva- si«mi del 19().">, llMKi «■ 1 il rifoi«lo. « (Queste iuvasi«>ni «'ti«>pi«'he «*h«' s«'mbran«> tutl«' «lovute a «-aval- h'tte nat«' «la uo\a «lis«'hiuse n«dl'A\«'rgall«', «■ «•li«* seguono come «lir»'- Le cacaìlette africane 489 zione principale la linea Tigre-Colonia Eritrea, e come direzione secon- daria l'Agau, il Lasta ed il Beglie-Meder, meritano veramente di essere stndiate nell'interesse della nostra Colonia. La coincidenza delle grandi invasioni di cavallette nel Tigrai e nella Colonia Eritrea con la com- l)arsa di colonne secondarie o di sciami dispersi di cavallette nel Beghe-Meder, parmi costitnisca un bnon argomento ])er considerare l'Avergallè come luogo di provenienza nelle invasioni di cavallette etiopiclie. Infatti circa 20 anni or sono (dico circa perchè qui, quelli che mi hanno indicata tale data, mi hanno detto cinque o sei anni (lo])o la morte di Re Giovanni, o quattro o cinque anni ]nnma della battaglia di Adua) giustamente, in coincidenza con una delle grandi devastazioni fatte dalle (cavallette nel Tigre, orde di cavallette iiiva- sero la parte più alta del massiccio del Beghe-Meder, spingendosi fino a Belesi senza discendere nella pianura del lago. Nel 1905 e nel 1907 sciami dispersi di cavallette, senza formar mai vere orde, compar- vero pure nel Beghe-Meder spingendosi anche fino al Dembia, senza arrecare però danno alcuno »• Data la spesa che importa la raccolta delle cavallette e le grandi quantità che se ne possono ottenere, si è posta più volte la domanda se esse x>ossano essere in qualche modo utilizzate. Prescindendo dall'uso come alimento umano, al quale solo i palati dei negri crediamo possano adattarsi, e anche dall'uso come alimento degli animali domestici pel cattivo gusto che sembra impartano ai prodotti di questi (rimane però da vedere se tale inconveniente si estenda anche alle uova di cavallette e se sospendendo in tempo tale alimentazione non si potrebbe evitarlo), restano sempre l'uso indu- striale e l'uso agricolo, il primo dei quali è forse non sempre possibile nelle Colonie data l'eccessiva diftùsione della materia prima attorno al centro in cui ne sarebbe possibile il trattamento. Secondo un rapporto inviato nel marzo 1907 dal Direttore del- l'oftìcina chimica alla dipendenza del Ministero di Agricoltura argen- tino, cento chilogrammi di cavallette secche (all'aria?) e col 9,87 "/q di umidità, trattati successivamente con benzina e con alcool a 95", potrebbero fornire circa 17 kg. di grasso completamente saponificabile e capace quindi di dare con la soda 30-31 kg. di sapone duro, bianco, completamente solubile, con schiuma abbondante, di un odore grato simile a quello del miele d'api, e resterebbe un residuo contenente il 12 7o ^^ azoto (cioè, circa quanto il sangue secco) utilizzabile come concime. 49(> Le cavallette africane Secondo i dati del dott. Paoli (cfr.: « Le cavallette di Sardegna») le cavallette tresche analizzate dal prof. Scaratia chimico alla R. Scnola p]nolojiica di daziari avrebbero la sef>uejite composizione centesimale: Ac(jua 7r),7S Materia or«ianica. 2!*, 70 Materia secca . . 24,2li 1()(),(M> La «-oiiiposizione percentuale della sostanza secca sarebbe poi: Materia orj^auica 93,72 Ceneri 0,28 100,0(» corrispondenti arezzi dell'azoto e delFanidride fosforica nel 1909 il valore intrinseco di tale concime sarebbe di L. 4 al (^1., che, tenuto conto della potassa e della sostanza organica, potrebbe essere elevato a 5. I 2500 (^1. raccolti nella provincia di Cagliari varrebbero (pnndi L. 12r)00, suftìcienti a rimborsare (loverno. Provincia e Comuni delle sjjcse fatte. Le esperienze fatte dal francese D'Herculais in .Vrgentina col granoturco e dal ]»rof. Scliroeiler conferuìerebbero pienamente la bontà
  • rì contini e con (juei mezzi che gli studi miei «• di tutti ipielli che <;omp«*netrati dell'importanza della questione vorranno coadiuvarmi anche ma, promu()veudo un'intesa coi (Joverni tinitimi, intesa che non dovrebbe essere ditlicile raggiunger»' lU'l comune interesse e che potrebbe «'ssere appoggiata referirono, come si coniportarouo durante la notte, se fecero viaggi a breve distanza). » » 11 - Quale fu il carattere generale della stagione durante tal periodo di temilo? » » 15 - Data della partenza delle prime cavallette alate. » 16 - Direzione verso cui ])artirono. » 17 - Le cavallette nate da uova deposte sul luogo si sono accoppiate ed hanno deposto uova alla loro volta ? In altri termini si è osser\'at() una seconda generazione? » IH - Si sono notate cavallette alate sessualmente mature e questa maturanza e stata accompagnata da un notevole cambiamento di colore? Quali mezzi furono impiegati per combatterle? In quale stadio i metodi impiegati si mostrarono più efficaci? Quale fu il costo ap])rossimativo del metodo? Furono osservati i nemici naturali ? Dati identici sulle migrazioni anteriori. Dott. Alessandro Moukscuini liresso 1' Istituto Agricolo Coloniale Italiano Viale Piincipe Umbei-to, 9 - Firenze. » » » » 11» » » 20 » » 21 » » 22 » » 23 41» 2 IGIENE DEI PAESI CALDI (Continnazioue, vedi fase. X. '.tlO). TKIPANOSOMIASI L MANA (Malattia dki. Sonno). È mia malattia infettiva a lento deccu-so, detenninata dalla itrc- senza nel sangue e nel li(|nid() eetalo-iacliidiano di un aerine specifico, il '/'n'paìtosonid (/((nihiciisr (fì^-. i,~)) e caratterizzata da nw ])articolare Fig. 15. — Tripanosoma gainbiense. stato di h'tar^ia fisica e morale, di contiiiiia e crescente sonnolenza, die le ha i»rocnrato la denonnnazione di malattia d(d soiiik». 1 tripan()somi sono rot«»zoi, come i jicrmi della malaria, ma a diUerenza di (piesti vixono nel plasma sanunijiin» e non entro i ;iiolinli rossi. La loro «'sistenza nenli animali era ^ià conosciuta da lnn;;'o tempo e ad essi sono i'eda, quasi di continuo, ad una sorda cefalea. A poco a poco le condizioni si fanno ancora \>n\ «iiavi. 11 malato non si muove più affatto ne esce ])iù dal sue» torpore. Macchinalmente e a fatica compie qualche atto necessario alla \ita: spesso si addli arti inferiori; i>ossono verificarsi anche movimenti convulsivi parziali, accessi di mani e allucinazioni. Il malato deperisce e dimat>ra a vista d'occhio; nei i>unti del corjx» di magjiiore attrito si formano vaste e profonde piajihe; verso la tine si ha per- dita delle orine e delle feci e la morte avviene i)er coma o i>er esau- rimento, quando non è provocata prima da qualche malattia inter- mittente. La febbre è di reji'ola i>er quasi tutta la durata di (piesto secondo periodo e si abbassa e scompare solo ])ochi «giorni prima della morte: essa ha di solito il tipe» detto etico: la tcnipi^ratura «^ normale alla mattina e si alza retiolarmente alla sera a .'58",5-.'?9". La durata media di (jucsto periodo, secondo Low e Castellani, è di 4-8 mesi, ((ualclic \(»lta
  • resentare degli inter\alli di api)arente ritorno alla salute. La malattia del sonno è uno dei ]»iù terribili flagelli dell'. VtVica 4Mpiat(n-iale; intere regioni nel Congo, nel Senegal, nelTAngola sono stat<' (piasi comi)letanu'nfe spo])olafe: nell' Uganda, in sei anni, essa ha fatto ben 2(M). ()()() vittinie su una i>opolazione di ;>(>(>. (M)(> abitanti. Abbiamo già detto che i)er malattia del sonno si dvw intendere soltanto il secondo periodo dell* infezione da tripanosomi: ariivata a alis) è l'agente princii)ale della trasmivSvsione (lei dei paesi caldi 495 tripanosomi dagli individui affetti ai sani: anclie la distribuzione geo- grafica della malattia coincide con (luella della tsé-tsé. Xon è però sicuro che essa ne sia l'unico veicolo di propagazione. Profilassi. — Ideile regioni ove la uialattia esiste allo stato ende- mico, bisogna cercare di proteggersi dalle punture delle mosche tsé- tsé, che sono molto voraci di sangue e ostinate nei loro attacchi sì contro l'uomo che contro gli animali. Al contrario delle zanzare, esse pungono soltanto di giorno. ^^^:^v Fig. 16. — Mosca tsé-tsé (glossina palpalis). Osservazioni accurate hanno dimostrato (;he questi insetti predi- ligono i luoghi ombrosi ed umidi ed abitano quasi sempre nei cespugli in immediata vicinanza delle rive dei fiumi, dei laghi, degli stagni, ecc. Sarà dunque ottima misura di disboscare e di liberare da ogni vege- tazione tali rive, in prossimità dei luoghi abitati, i)er una lunghezza di LM»-;5() metri. È stato anche osservato che le glossine hanno il volo breve e che non si allontanano mai, neppure per cercare il cibo, oltre .")()-()() metri dai luoghi ove vivono abitualmente: ciò spiega l'etticacia di un'altra misura ])rec()nizzata da Koch per farle sparire «lalTabitato, cioè di distruggere completamente tutto all' ingiro di (piesto, per 49(5 Igiene un rajijiio <ìi alnieiio cento metri, <)«ini pianta o arbusto ed anche le erbe. Dovendo attraversare (]ual('be regione ove le tsé-tsé sieno molto abbondanti è bene proteggersi il capo ed il collo im'diante un largo velo
  • resenza dei tripanosomi. Cura. — La cura della tripanosomiasi si basa essenzialmente sulla sommijiistrazione di arsenico ad alte dosi e sotto varie forme. 11 i»re- parato arsenicale che si è dimostrato più utile è VAtoxil, per iniezioni, e bisogna ricfUTcre fin dal ])rincii)io alle forti dosi (iOòO centigrammi per \()lfa ripeteniù scrui)olosa. L'effetto benefico è immere- senti degli eritemi o degli edemi o dei rigonfiamenti gliiamlolari, (b've pensare alla possibilità di un'infezione da trii»anosonn, e recarsi dal m«Mlirecerova difficoltà a i)arlare, respira a fatica ed è in preda a grande incpiietudine; ha fre(iuente nausea, seguita ben presto da vomito ]>rima acquoso e ])oi bilioso. La costipazione è di regola, più rara è la diarrea. L'orina è
  • leta dei suoi fenomeni, che fa tornare la speranza nel cuore ochissimi giorni la guari- gione, quasi senza convalescenza. Ma, i)er lo ])iù, la sosta è di bre\«' durata e non fa che precedere l'entrata in scena di fenomeni ben più gravi, indicanti una i)rofonda intossicazione dell' organisnu). La femperatura aumenta di nuovo, la tinta itterica si fa ])iù scura, si numifestano eruzioni varie: il «lolore alla regione gastrica si là più intenso e coiupare quindi il sintomo più pericoloso e i)iù temuto dai malati, il vomito sanguigno, detto romito nero, ])erchè com])osto per lo più di sangue scuro, (piasi nero, mescolato a li(piido mucoso, e pr(»\('ni«Mite, i)er trasur nero ed un sentore fetido, nella mucosa del naso e della bocca, nelle congiuntive, e n«'llo si)essore stesso della pelle, determinando a- zione sono in stretto rapporto con le loro abitudini e condizi(mi di vita. I malati di febbre gialla infettano le zanzare che li pungono, sol- tanto nei primi tre giorni di malattia. Le zanzare infette non diventano pericolose, capaci cioè di trasmet- tere l'infezione ai sani che dopo un intervallo di 12 giorni dalla pun- tura del malato. Questo intervallo è probabilmente necessario alla evoluzione del p;erme entro il corpo della zanzara ed al suo passayj»io dallo stomaco alle ghiandole salivari. Una zanzara infetta conserva il suo potere infettante per almeno due mesi. Si spiegano così certi casi di infezione veriticatisi a bordo di navi, provenienti da posti infetti, dopo parecchie settimane tli navigazione: essi non sono già dovuti ad una anormale durata del l)eriodo d'incubazione, come si credeva, ma ad un ritardo del contagio. Le zaìizare del genere Stegomyia fasciata hanno bisogno per vivere e riprodursi di una temperatura caldo-umida pressoché costante fra i 25" e i .'}5". In conformità di ciò, la febbre gialla non si manifesta che nelle regi(»ni calde e umide, ordinariamente in località basse, sulle rive dei fiumi, e durante le stagioni estive, nelle quali gli abbas- samenti termici notturni sono j)oco sensibili : manca o è rara nelle alture, anche se vicinissime a località infette, forse appunto perchè tali abbassamenti sono ivi troppo marcati. Tje « Stegomyia fasciata » non si riscontrano nelle campagne e nelle foreste, ma soltanto nelle città, neW interno delle abitazioni ; ed infatti la febbre gialla è esclusiva dei liu)glii abitati, specialmente di quelli densi di popolazione e manca nelle cami)agne. TjC zanzare adulte, le sole capaci di trasmettere la malattia, non pungono che di notte. Ciò spiega la maner iinprule in tutti i modi possil)ili e proteggendo dalle loro pun- ture malati e sani, i primi ])erc]iè non ne infettino sempre di più e creino quindi nuove sorgenti di infezione, gli altri perchè non vengano infettati alla loro volta. Tutte le misure di distruzione, riferite nel capitolo precedente, contro le Anopheles, valgono in generale anche contro le (^tegoìnijia, coll'avvertenza che, essendo «]ueste ultime delle zanzare domestiche, è soprattutto nell' interne» e nell'immediata Aicinanza delle case che esse depongono le loro uova dovunque troviui» dell'acqua, anche in piccolissima quantità (vasi da fiori, scatole di conserve usate, bottiglie rotte gettate via, ecc.); ogni deposito d'acqua per piccolo che sia e ovunque si formi deve perciò essere sopi)resso. I recipienti contenenti l'acqua potabile e quelli destinati a raccogliere l'acqua piovana saranno chiusi o ricoperti da una rete metallica a maglie sottili : le raccolte d'acqua che non ]»os,sono essere protette in tal modo (vasche, stagni, laghetti di giardini, ecc.) saranno sottoposte regolarmente all' impetro- liatura, per uccidere le larve che si sviluppano dalle uova. (guanto alle zanzare adulte, la loro presenza (|uasi esclusiva nelle abitazioni le rende i»iìi facibnente aggredibili ; il mezzo migliore per ucciderle è di chiurimi (puiftro giorni di malattia. L'enorme impor- tanza di tale misura appare evidente, quando si consideri che ogni malato, ]>otendo infettare diecine e diecine di zanzare, le (]uali a loro N'olta potranno ]>ung'ere e infettare centinaia
  • o la malattia, sia i»er i vestiti come per la biancheria, il letto, i mo1»ili. ecc. Ai primi segni sosi»etti tli febbre gialla, si jireparerà una stanza della casa, distruggendovi le zanzare, chiudendone accuratamente le finestre con una litta rete metallica, ove questa non ci sia di già, eer il lungo soggiorno nel paese o per essere state già una volta colpite dalla malattia sono diventate immuni. Le altre stanze della casa e quelle delle case immetliatamente vicine Sitninno chiuse e S4»tt<>- lM>ste a fumigazioni di solfo, tormalina o jK^lvere di piretri». Quanto alla protezione dei siini, essa necessita avanti tutto \'a\>- plicazione delle reti metalliche a tutte le aiìerture delle case sì da inii)edirne l'accesso alle zanzare. Nelle città molto infette è consiglia- bile tli non \ivere nei quartieri più bassi o più densi «li i>opolazione. ma in quelli più aereati e più elevati e, dove sia jiossibile, come a Rio-de-Janeiro. di abitare in quidche luogo sano lungi dalla città, lassando in questa soltanto le ore del giorno. A tliniostrare l'enorme efficacia delle riferite misure protilattiche. rlgoroHamenU applicate, giova menzionare i brillantissimi risultati otte- nuti all'Avana, a Rio-de-Janeiro. a Nuova-Orleans e nella regione del Canale di Panama- In tutte queste località, ove già la febbre gialla dominava endemica facendo ogni anno vere stragi, furono organizzate delle Mo^quito-brigade*. che avevano l'incarico di sotevano essere si>ppressi. Pene severissime furono comminate a tutti gli abitanti che non aiutassen» o che ostacolassen> con roi>era privata quella delle suddette brigate. Resi» obbligatoria la immediata dichiaraziome dei casi, anche semplicemente sosi»etti. di febbre gialla, ogni malato era, entro due ore dalla denuncia, rinchiuso in ima stanza della sua c-asa subito pi-ejjarata a cura dell'Ufficio d'igiene nel m«Kh» indicato, e piantonato da un agente incaricato di vigilare la stretta »>sservanza dell'isola- mento. Intanto altri agenti pniticavano delle fumigazioni di piretn» nelle altre stanze della cas;i e nelle case più prossime, che rimane- dei paca l caldi 503 vano chiuse per tre giorni, passati i quali i pavimenti venivano vspaz- zati e la spazzatura, contenente i corpi delle zanzare, bruciata. Gli effetti furono immediati. All'Avana, dove per la prima volta fu fatto, in grande, l'esperimento protìlattico, le brigate cominciarono a funzionare nel marzo (cioè all'inizio della stagione più pericolosa) del 1901 ; in tutto quelFanno il numero dei morti per febbre gialla che negli anni precedenti era in media di 300 (430 nel 1900), non arrirò a 10 ; e da allora la febbre gialla può considerarsi scomparsa. A Kio-de-Janeiro i resultati non furono meno pronti né benefici : la cifra della mortalità, da 270 nel 1903 scese a 9 nel lOOl. Xuova- Orleans è oggi risanata e lo stretto del Panama, in cui i lavori per il Canale hanno provocato tante vittime del terribile llagello, ha perduto, grazie alle misure profilattiche, la sua triste fama di divo- ratore d'uomini. # * * Quanto abbiamo detto vale soprattutto a troncare V infezione nelle regioni ove la febbre gialla è endemica ; importa però anche impedirne la diffussione in quelle che ne sono immuni. L' imi)ortazione avviene per le vie marittime ed è quindi neces- sario che i bastimenti provenienti da porti infetti siano sottoposti ad una rigorosa sorveglianza. Giova ricordare che le merci, di qua- lunque natura e provenienza sieno non costituiscono mai alcun peri- colo d' infezione, e che tutte le misure di precauzione debbono essere usate contro le persone e le zanzare. Senza entrare in dettagli su tutte le disposizioni necessitate dalle varie circostanze, diremo che i bastimenti sospetti non debbono acco- stare a meno di 200 metri, distanza che basta aei sani la .Soia si presta jicr ;;li ammalati, per le donne lat- tanti e ]iei Itaiiildni. (l'iiaììzvr, A. 111. >'. ti). Contro le malattie della canapa Sann. Le ]iiìi dannose Ira le malattie della canapa Sann sono le iniìcc del Sann {lìic S.aiiii Flcdlintlr) e il liriicu peloso {the Sann heinp Jlairi/ Caterpilìur), ])resenti (piasi in tutti i campi di Sann. Kssi maiifiiauo le foglie, e la pianta di\iene stenta e noli utilizzabile per le libre e s]>essii neanche jier concime rcrdv. La pulce è, nerastra, grossa ciìine un seme di Juta, e fa dei luielii nelle foglie; il Inuiii e mia taiiiia comune con le ali macelliate di rosso e nero: depone le uova sulle foglie; il suo ciclo Itiologieo dura un mese. Appena osservata la presenza di (piesti animali, liisogna ricorrere alla ìiikuc- cttiura. Si costruisce un sacco di forte stolìa e di dimensioni sntìicieiifi. alla cui bocca si adatta un telaio di Itambìi. ])(M'taute un lìastonc \i\\\ lungo degli altri e elle avanzi dalle f\\u- jiarti per un cerio tratto. Due uomini prendono tpieHto bastone e lo trascinano sisteiiiaticameiite jìcr tutto il caui]>o inietto: al ]iassaggio le pulci saltano, i bruchi si arrampicano e geiieialmente ]ieiictraiio nel sacco. L'accolta una certa (|uantit)\ di animali, si scuote il sacco |iei(lie si riidmiiuo in fondo, si ver- sano in un reci])ieiite c(Uiteneiite ac(pi;i con mi pn' (li kerosina. e cosi uccisi, si seiiiHdliscono. Tale operazione si fa una vidta al giorno (l:i (pi.indo le piante li.inno un'al- tezza di un 20 cm. lino a che hanno raggiunto circa MO cm. La migliore (ua jier l'oiieriizioiie ì' la sera. Il eosto didl' istriimeiito e (bdl'operaziiHie e (piasi nullo. (liiiiyal Jgrirulliiral Ihijmlmtiil — Leallet N. 2 del ll»12). Notizie .")<'>»"') Cai^ordzlone della canapa di manilla al Giappone. Estesamente coltivata alle Filippine è la Musa Textilis Nees per l'estrazione della fibra tessile detta abacà, che si estrae dal fnsto raccolto prima della fioritura, tagliato longitudinalmente e macinllato per sei)ararne la parte carnosa. 8i ottiene così una filaccia greggia che si raccoglie in balle di 2 piculs (1 jiicnl ^^ 63 kg.), classificandola a seconda della qualità (dipendente dalla sezione del fasto da cui è stata estratta) in Lupm, Quiloi, Bandale, ecc. Il raccolto aunno della materia prima si aggira sui due milioni di quintali annui. Secondo le statistiche utìftciali l'esportazione pel 1911 salì a 165.000.000 kg. pel valore di 87.000.000 franchi. La produzione potrebbe essere enormemente annientata essendo il terreno coltivato una ])iccola frazione dell' incolto. Le linee regolari di navigazione che caricano la canapa di Mivnilla diretta a Yokoama e a Kobe (principali porti di arrivo della materia prima al" Giappone), sono 4, 3 giapponesi e 1 americana, e fanno pagare di nolo 7 yen per tonnellata, I ]»rincipali mercati di consumo sono : Inghilterra pezze 920.703 Stati Uniti » 913,010 Francia » 654.16.Ó Germania » 511.078 Italia » 73.192 Per la confezione delle treccie iagal per ca])pelli da signora (Taffalhraids) che è la princij)ale utilizzazione della canai>a di prima scelta, si usano macchino spe- ciali americane, Plating machiries, di cui esistono nel Giappone attualmenfe 13.000. La pìating machine più comune è a 13 rocchetti, ve ne sono poi a 17, 21, 25, 33, 45, ecc. La 13 rocchetti costa in media 21 yen, e la 45, 30 yen. La prima operazione che si fa ])er la confezione del tagal è la Icgafiira cioè l'unione dei capi di 2 filamenti a mezzo di un nodo a cappio. Tale operazione è fatta nelle campagne da donne e ragazze per 12 cmi ogni 37 grammi di filato. La inodicità di tale mercede è la vera chiave del successo dell' indnstria. 11 filo così legato e avvolto in gomitoli passa all'opificio per Vìucainiaggio che si fa binando in un filo unico i capi di 3 gomitoli. I rocchetti di filato passano alle trecciaiuole a macchina, die li adattano sul disco della macchina ])er operare la treccia. La Innghezza norm.ale della treccia è 80 yards, e ogni macchina può ijrodnrne 3 al giorno. Le operaie lavorano 9 ore al giorno e sono pagate durante il periodo di tirocinio L. 0,50 al giorno, divenute pratiche della macchina i»ass.ano al cottimo sulla base di 6 sen (L. 0,15) alla treccia. Un'operaia molto destra pnò attendere a 3, 4 e anche a 5 macchine contempo- raneamente. Dopo zeccolate (liberante dai fili e detriti di fabbricazione) le treccie passano alla unìHiHpatiira, fatta sn telaio in 40 gire di */'> y^i'^l, ^ fermandola al centro con una legatnra di carta giapponese. A Tokyo nella casa Marnyaiini si fa anche nna operazione di ìmMancafiira con un processo imparato da nn giapponese in Italia; del resto le treccie si esportano tutte al naturale, né per ora esistono tintorie da abaca. Si studiano diversi succedanei al lagal, nessuno dei quali ha per Ora pre.sentato le proprietà tecnologiche del tagal. 506 Notizie L«' csj»iii (lei lai/((ì iit-l (|ii;i(>ii(lciitr periodo 1911. Ncir:ii>iil<' UMli simu stati* ••sportati 421.923 pe/.Kt*. per yen 20:-5.042. Ofi;<;i i jdezzi medi del Idt/nì sono di .">() a ."«:-> seii la ]>ezza ; e i|iielli della iiiafeiia i»riiiia (tihaca), 86 :- 11^(1 yen al pieni. (/>«/ li'apporlt) ^W\ eav. Alfonso Gasco al MinisK-ro deyli Ksteri. luglio lillL'). Là cultura del cotone neir Unione Sud^Jffrìcana. Interessanti cifre sul costo di produzione e sui profitti della cultura del eotoue nel .-^iid-Africa sono le seguenti; liferite a ra<'ione ,2S Sementa » 3,12 Lavori colturali » 15, òK Erpicatura e zappatura a mano » 21, S8 Raccolta
  • [)lieati concimi chimici, e che iu'i>dusHcro ky,". 1925 di cotone all'ettaro si ha die il costo di jiroduzione si idcv.i di I.,. 15,51 all'ettaro (magjiiori s]»eae di raccolta) e il profitto netto unitario a L. 670,06. {Tlii-AfiririilliiniIJoiiriKil nf Ihc l'tiio» tif Soiilh-Afnca, Voi. Ili, N.5. Pretoria, 1912). m NOTE BIBLIOGRAFICHE M Caiu, Iì.\ciimann: Der Reis - Geschichte, Kultur und Geografische Verbreitung Seine Bedeutung fiir die Wirtschaft und Den Handel. (Siippl. al « IK»- penpflanzer ». \ul. .\111, .N. I. il un lavoro di ini|iortanza ect)nomiea e <-omm(Mriale, trattando, come è indi- cato dal titolo, molto jtiìi il lato statistico (produzione, consumo e commercio) che il l.ito a^iiario del riso. Come la nuissìma jiartr delle ]iiilildieazioni tedeselie e iniu sIikIìo paziente ed accurato tatto sulla Itase di copiosi doeunienti originali e. per noi italiani, può essere oltre che o^ij^etlo d' interesse anche di eom|iiaeenza ren- «leiido onore ai nostri sistemi di cnltura e d' irrigaziiuie elie ci eonsentono. per unità di su]ierficie, una ]>rodnzi(Uie in nessun altro luogo raggiunt.-i pur trovaniiartengono le Palme del Madagascar. Il lavoro è condotto sul piano delle altre recenti monografie di Palme {Calamus, p. es.) dello stesso Autore, ed è corredato da superbe tavole. K. Pampanini. Dott. Mokstatt: « Die SchadIIng und Krankheiten des Kaffebaumes In Osta- frika ». — Amani, 1912 (Beib. zum « Pthinzer », J. VIII, N. 2). La letteratura tedesca, giovane (luauto le colonie tedesche, è scarsa di lavori sulla patologia vegetale coloniale, e compì (juindi opera assai opportuna l'A. col sopperire, per quanto riguarda il caffè, a tale mancanza raccogliendo in (luesta mouogralia ([uanto ba trovato sparso nella ricca letteratura tedesca, inglese e francese. I diversi nemici aninuili e vegetali e le cause di danno tuttora ignote, non meno che le lesioni da esse prodotte sulle diverse parti della ])ianta da caffè, vi sono descritti in modo \nh o meno dettagliato e coU'aiuto di 13 tavole di assai nitide incisioni (62), a seconda della loro importanza, ma sempre in modo da ren- derne facile la identilicazioue. Naturalmente sono indicati anche i corris])ondeuti rimedi. Di tutti i nemici descritti non sa})piamo, per mancanza tra noi di appo- siti studi, (guanti e quali interessino ora le nostre colonie, amiamo credere anzi che essi siano pochissimi ; ma non Insogna dimenticare che ogni scambio commerciale fra località diverse può nascondere un'insidia alla vegetazione di ognuna di (lue-ste, quando non sia fatto con opjìortnne precauzi(uii, e che vai meglio, quando si può, prevenire i danni anziché reprimerli; raccomandiamo quindi, sia pure a semplice scopo preventivo, a tutti quanti si interessano delle nostre colonie di far tesoro dell'opera del Morstatt, almeno fino a tanto che noi pure non ne avremo una corrispondente nella nostra letteratura. A. Moheschini. ATTI DELL'ISTITUTO AGRICOLO COLONIALE ITALIANO BWMvì iscrìtti al Corso ordinario (anno d'insegnamento 1912-13). Oli allievi iscritti rcoolariiiente al Corso lOlL'-lo sono i seoueiiti: 1. Baldetti Cristoforo 11. Guelti Piero 2. Casini Mareo 12. Lopez Luigi 3. Cesari ìSalvatore 13. Liicii Igino 4. Clierclii Carlo 14. Monsani Bruno ,"). Chiappini Aldo 15. Sanua Giulio ('). De Gaetani lienato 1(5. Segalotti Vincenzi» 7. Di Leiui Cono 17. Serra Cesare 5. Donato Niccola IS, Tocco Luigi 9. Giovannelli Lamberto l!l. Zavaglia Oscar 10. Guelfi Adriano LM). Zillo Enzo Fu inoltre juuuu^sso alla frequenza del coiso come uditore il signor Lucchesi Alessiindro. 508 Atti deìV Istituto Apriroìo Coìoniale Italiano Jfdgtudìcazìonc delle borse dì studio stanziate per ranno scolastico i()i2-i3. Jjji Coimnissioiic s«-elta dal Cli(> Didattico jun' rajijiiudica- zioiic dt'llc borse di studio stanziate i>er l'anno scolastico 19lL*-l.') lia deciso di conteiirlc ai sejiuenti concorrenti: Jiorse (III Baino di Sicilia. ... - 8iji'. J)i Lena Cono(l) Borse (1(1 Banco di X((p(tli. ... - Sifi". Cesari Salvat(»ic Si}i'. Sanna (liulio Ilorsc del Ministero di A(iric(dft(ra . - Siji'. Clierclii Carlo Sij>-. Lopez Luijii Borse del Monte dei l'aschi ... - Siji". Casilli ■\hirco SÌ!H". Lucii Ijiino Le borse di Studio della Cassa di Jiisparniio di Lucca non sono state distribuite, in nuincanza di concorrenti. Jlllieoi del Corso d'insegnamento 1911-12 licenziati. Si presentarono airesaine di licenza e furono liccn/iati i seguenti allievi deiranno scolastico UH l-ll-*. Punti l'niiU LBordoni Aldo **^ j^^, (1. Pivetta Antonio . . -''W^^ 2. Costa Pietro (;iiise]i]ie. • **" joo T.Francardi Fe Manktti: Agli altlx)- iiati e Ifttdii l'iij;;. 5 1-A l\Ki)AZioNK nicr.i.A Ix'ixista: i'ci lina Società Italiana cIh' si inopoiif lu stiulid delia i>il)ÌM » 7 Dott. IImmco i'i:i;s.\N() : Igiene dei paesi ealdi » il Dott. (iiAto.Mu Ai.iì> '_' 1 Dott. Maiccki.i.u ('unii: Una stazione sperimentale per li? irrigazioni annessa alla Ka<-oItà di Agronomia di Hnenos .Aires « 2!t Ing. .\gr. .1. (ìii;ai;i>i: l,a <• Del'ensa Agricola» oi»a di Hlndio
  • iio. Htnii/.in(:i diil lliiiu-o di Sicilia, iindiii n costituire, divisa iti |Mill f'x""lii diip Hiissidi per Unin-ali in injnirin xicilidiii. clic ni iHciivMnniio ni (Uiiso stipi'- riiire ili A (j litoti II III ('i)liiniiile. Indice 509 Dott. A. MoRESCHiNi: E8])erienze sull'estrazione e coagulazione del caucciìi nell'Africa orientale tedesca Pìifi- i^ Notizie . » 55 Esposizione Internazionale della risicoltura e della irrigazione. Autunno 1912, Vercelli - Il caucciù di Kickxia - Il cotone hindi - Li' Eri worm uell' India Inglese - La coltivazione dei cereali nei ter- reni aridi - Utilizzazione dei semi di dura del Sudan in Europa - I frangiventi : loro influenza e loro importanza - Metodo di incisione della castilloa nel Messico - Produzione dell'avorio vegetale nell'E- quatore - Recenti ijubblicazioni sul cotone - Dejìosito cauzionale di rimpatrio nella Somalia Italiana - L'impiego della dinamite nell'a- gricoltura - La farina di cotone utilizzata come concime - La Renna liixurians come pianta da foraggio nell'Argentina - Produzione mon- diale del seme di ricino - Acidità dei caucciìi - Macchina estirpa- trice delle cattive erbe per le colture in terre aride - Rapporti fra la siccità e la resistenza del cotone agli attacchi del punteruolo del cotone (Anthonomus grandie) - Considerazioni generali sulla coltura del cotone in Tunisia - Esperienze fatte con l'apjtarecchio Price- Campbell per la raccolta del cotone - Legislazione per il controllo dei semi al Canada - Vantaggi dell'allevamento dello zebù - Con- corso a tre posti d'aspii-ante agente coloniale in Somalia Italiana - Legge per favorire la coltura del caucciù nel Para - Una varietà di granturco resistente alla siccità - La coltura del cotone iu Anatolia - Gli alberi da caucciìi spontanei del Brasile - L'automobile agri- cola Arion. Note bibliografiche » 72 C. A. Go^■IN: Lo struzzo e il nandù (A. Caselli) - N. M. Cam- POLiETi : La colonizzazione militare in Trii^olitania (Afrieiis) - A. Lendner: Contribution à l'étude des falsitìcations dn Mate (B. Pampanini) - Le Nuove Province Italiane: Tripolitania e Cire- naica {d. m.) - Calendario-Atlante De Agostini pel 1912 (d. ?«.). Atti dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano » 77 Esami di licenza (prima sessione) dell'anno scolastico 1910-1911 - Nomina - Aumento delle collezioni del Museo. Libri ricevuti in dono » 79 Anno VI MARZO 1912 N. 3 Africcs: L'opera della Società Italiana per lo studio della Libia . . Pag. 81 Dott. Obeuto Manetti : Il silfio della Cirenaica » 85 Dott. Enrico Persano: Igiene dei paesi caldi (continuazione, vedi fase, prec.) » 100 Lorenzo Senni: Una rettifica circa l'organizzazione dei servizi agrari nell'Eritrea » 114 Notizie » 116 L'umidità del suolo nei terreni tipici delle steppe e nei terreni salini di struttura colonnare in rapporto al processo formativo dei terreni medesimi - Esposizione Internazionale di Risicoltura e di irrigazione e 4" Congresso internazionale risicolo a Vercelli - La 510 Indice jiioiluzione dello sparto - Esi)erieuze di allevamento di zelin in Italia - Prof^raninia della Mo^stl■a coloniali» all' Ksi»osizione internazionale di Marina e d'Igiene a Genova - Circa il deposito cauzionale di limjiatrio per gli emigranti nella Somalia Italiana - Dne agronomi italiani nelBenadir - Uua graminacea da foraggio ]»er i terreni aridi e i)er le dune - La « Casimiroa edulis » delle Canarie - Il eaneeifi d'Abissinia - La coltivazione del catte nel Kikoiiyon - La com])osi- zione dell'olio estratto dai semi di Hevea brawiliensis - Il cotone egiziano. Note bibliografiche r:ig. 127 Hil)liogralia «Iella Libia (O. ,1/.) - Mixistkho dkgi.i Aitaiu LsTKiu: DiijEZioNE Ckxthai.k degli Akkaiu Coloniali: Benadir. Ivelazione-monogratia del comandante Cerrina-Ferroni sulle più impor- tanti questioni riguardanti il Benadir (O. Mamtti) - l'rol'. UnESTE BoKDlGA : L'agricoltura e l'economia agraria dcll'AlVica del Nord e «lìecialiuente della 'rri]ii)]itaiiia {O. Manctti). Anno VI APRILE 1JU2 N. I Dott. Obekto Manktti e Dott. Alessandho Moi{ES«iiim: Ricerche sul- l'ntilizzazione della ))alma dum l'ag. 12}* Dalle nuove Terre Italiane (illustrazioìii) » L'io L. Senni; La (jnestione forestale in Libia » l")? Nicola Maiìia Campolieti: Gli sco]>i della colonizzazione militare . . » 1(50 Notizie » HìH Le esportazioni dei ])rodotti agricoli al Marocco - Nuovi metodi ili dissalamento del terreno - La coltura dell'orzo in Tunisia - La sericoltura nel Giappone - La situazione dell'industria dello zuc- chero il) India - Stazione ]>er la disinfezione delle i>iante e delle sementi a Colouilto (Ceylon) - 1/ « O])liiopogon Ja]ioui('us » - L'azione dei corris]iouilcuti dell'Istituto Agricolo ('(donialc Italiano nella Libia - Ancora sulla « Casimiroa edulis » - La composizione chiuiica del germe del riso e 1' imj)ortanza del luagnesio nell'economia vege- tale - Il lutile di cul'oibi;! - l'uà piauta a cauceiìi - 11 siMtiuio congresso internazionale di « (h\ (aiining » - Coltiva/.ioue del eauceiii a (Jia\a. Note bibliografiche » 175 I). .1. M. SAt'LNiKit: L'oigauisat iou aetuelli- du scivici' de ])ro- teetioM i outie Ics nialadics des ])lantes <'t Ics insectes nuisibles daus Ics divers pays (L. Nenni) - l'r4)f. A. Bimttim: L'inliuenza tlell'elct- tricitii sulla vegetazione (J. Morcschini) - (Jottiiold IIilmeijkandt : La Cirenaica e il suo avv. .\faiietli) - i'u.ii'ro Kiìkklv: Climatologia di Trijioli e ili Bengasi (O. Marnili). Atti dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano » 17h Lsauii di riparazione - l'rezzi jier le determinazioni da eseguirsi nel Laboiatorio di cliimii-a tecnologica ed agraria dell' Istituto Agri- colo Coloniale Italiano. Itidice 511 Auuo VI MAGGIO 1912 N. J o Dott. T. Benini: La riduzione a coltura del terreno btnr nel Basso Egitto Pag. 181 Dott. Enrico Persaxo: Igiene dei paesi caldi (continuazione, vedi fase. N. 3) » 190 Commissariato regionale di Clieren-Sahel (Colonia Eritrea) : Scuola Gover- nativa di Arti e Mestieri (illiisirozioni) » 20.5 I. Baldrati: Il Manihot Glaziowi in Eritrea » 209 F. Lucchese: La coltivazione del cotone nell'Uganda » 112 Notizie » 214 Le cooperative per la vendita delle frutta nella jnoviucia di Ontario - La distruzione delle cavallette col ])rocesso di D'Hérelle - La raccolta meccanica del cotone: la macchina di A. Campbell - Impiego dei raggi ultravioletti per la distruzione degli insetti nocivi al cotone - Una nuova fibra - Il credito agrario e la crisi del cotone in Egitto - Una nuova importante pianta alimentare - Il colono tunisino - Le proprietà francesi in Tunisia - L'erba medica d'Arabia negli altipiani d'Algeria - L'apicultura in Algeria - Le nuove cariche del Consiglio dell' Istituto Coloniale Italiano in Roma - Distruzione dei ceppi colla dinamite - Un nuovo coagulante ix-r il Manihot (jlaziovii. Note bibliografiche » 22.5 ViNASSA DE Regxy : 1 terreni della Cirenaica e la relazione della Ito {A. Moreschini) - Dott. Francesco Cocuzza Tornello: La palma nana (Chamaeropa humilis L.) e la sua utilizzazione (0. Monetti) - G. Capus et D. Bois; Les jiroduits coloniaux (0. M.). Atti dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano » 228 Corso di Patologia veterinaria tropicale sotto la Direzione del inof. A. Lanfranchi: 16 settembre-lS ottobre 1912. Libri ricevuti in dono » 281 Anno VI GIUGNO 1912 X. fi Dott. Albo Giacomo: Foraggi estivi per climi aridi Guido Mangano: I pozzi artesiani nella regione di Tripoli .... Dott. Oberto Manetti : Il servizio di studi del caucciù in Francia . Aurelio Paoletti: La palma da datteri (phoenix dattilifera) in Egitto Dott. A. Moreschini: Sull'arricciamento delle foglie di cotone Notizie La suiJerticie delle foreste d'Australia - Le irrigazioni nella Rhodesia del Sud - Le piantagioni cauccifere uell' Est-Africa Inglese - Utilizzazione della mandorla del Borasso come succedaneo del corozo - Foraggio e lettiera di foglie di bambù - 1 terreni delle regioni umide e delle regioni aride - Esperienze suH'intluenza dei panelli di semi di j)alma sulla ])roduzione del latte - Congresso ed Esposizione internazionale del caucciii a Batavia - L'utilizzazione del Luch-Binh come pianta da fibre - Temi del IV Congresso Risi- colo Internazionale - L'olio di Plukenetia conophora - Nuovo ]>erso- nale tecnico nell' Eritrea - Una nuova Chloris australiana. Pag. 2.33 » 238 » 242 » 248 » 259 » 2(^2 512 Indice Note bibliografiche Pajj. 269 LsTiTuro CoLOMALK ITALIANO: Atti del Secondo Congresso degli Italiani all'Estero (O. Manetii) - John A. Widtsok: Le Dry Farming (O. Manetti) - Hibliogratia della Libia (0. M.). Libri ricevuti in dono » 271 Anno VI LUGLIO 1912 * N. 7 Dott. KoBKRTO Campolikti: L'azione utficiale e collettiva nell'evolu- zione delle nostre colonie libere P-ig- 273 Enrico Toniolo: La tellulosa di sparto » 286 Dott. Enkico Pkrsano: Igiene dei paesi caldi Ccontinuazione, vedi fase. N. 5) » 290 Notizie » 305 l^a coltivazione del cotone in China - Fruchtfdegen o boìirjìiegen - Scuola di agricoltura e veterinaria in Lima (Perù) - Asail - Società Italiana per lo studio della Libia - Programma della 7* Esposizione orto-agricola a Varese - Concorso per conferenze agrarie. Note bibliografiche . » 310 International Dry Fanning Congress (0. Manetii) - G. L. Gatin: Les palmiers (O. Manetti) - Dott. Eugenio Plassio: Il Cannuello (A. Caselli). Anno VI AGOSTO 1912 N. 8 W. La Baume: Le cavallette africane {trad. A. Morenckini) Pag- 313 A. Bruttini: Una i)ianta frangivento da sperimentare in Libia ...» 336 C. Pi'cci: I bovini dell'Africa orientale tedesca: « Esperienze d' incrocio tra zebìi africani e bovini europei » » 339 **" La potenzialità agricola del Jubaland » 342 Notizie » 346 I bosclii dell'Africa Orientale tedesca - Pericoli che accompa- gnano r im])ortazione di animali domestici specialmente dalle Indie - Esperimenti di alimentazione di muli e di cavalli con faiina di semi di cotone - Il caucciù nell'Uganda - Coltura «Iella Fnntumia elastica secondo il sistema Christy - Gli ìiibinctts della Costa d'Oro e delle Fili))pine - Piantagion»' i)rofouda per terreni secchi. Note bibliografiche » 351 Tkuuali» Fischer: Die dattelpalme, ihre geogratìsche Verbrei- tuiig limi «iiltur historische bedeutung (A. Moreschini) - Ausonio Franzoni: Colonizzazitme e ]>ro])rietà fondiaria in Libia (O. Manetti). Anno VI SETTEMBKE-OTTOBUE 1912 N. 9-10 W . La Haumk: Le cavallette africane {trad. A. Moreschini) (continua- zione, vedi faflc. N. S) Pag. 353 L. .' - Allievi del Corso d' insegnamento liU 1-12 licenziati. INDICE DELLE MATERIE TRATTATE Aggiudicazione tleile borse di studio stanziate per l'anno scolastico 1912-13 {Afti dell' latitiito Agricolo Culoiiiale Italiano), pag. .")08 Agli abbonati e lettori {Doti. Gino Bartoloiinnci (Holi e Dult. (). Mainiti), 5 Agric. Jlordiga), 12S Allii'x i dei (!orso d'insegnamento 1911-12 licenziati {.itti dell' Ixii luto Agricolo Colo- niale Italiano), .">08 Allievi iscritti al Corso ordinario (anno d" insegnamento 1912-13) {Atti dell'I. A. C. /.), .")07 Aiiertnia del corso d' inseguiimcnto ordinario 1912-13 {Atti dell'I. A. ('. /.), )34 Arricciamento [SnlT] delle foglie «li cotone {Doti. A. Morcnvìiini), 259 Asiatic Palms « Lepidocaryeae » {(). lieccari), 476 Atti del .'secondo Congresso degli Italiani all'Estero {Istituto Coloniale Italiano), 2t>9 Anniento delle collezioni del Museo (.///( dell'I. A. C. /.), 78 Azione [L'] ufticiale e collettiva nell'evolnzione delle nostre colonie libere {N. M. Cam- polieti), 273 Hililiogralia della Libia {(). Manetli), 127, 271 Menadir (Kelazione-nmnogralia del coniainlante CcìTÌna-Ferroni), 127 Hosini [I] dell'AIVica orientale tedesca: «'sjierienze
  • el 1912. 76 Cannnello [II] {Dott. Eugenio l'iaxaio), 312 Cam]»o d'Istruzione in Casentino {Atti dell' Istituii) .Agricolo Coloniale Italiano), 132 Cavallette [Le] africane ( /('. La lUinme, Iradnzionc A. Morescbini), 313, 353, 477 Cellnlosa [La] di sparto {Enrico Toniolo), 286 Cii-enaica [La] {l'ictro Mamoli), 47."> Circnaii'a [La] e il suo avvenire, specialmente dal punto di vista economico ((ìot- thold llildchraudt), 176 Climatologia di Tripoli e Hengasi {Filippo Eredia), 177 Colonizzazione [La] militare in Tripolitania (.V. M. Canipolieti), 73 Colonizzazione e pro])riet;'i fondiaria in Libia (.tuxonio Fraii:<>ni), 352 Coltivazione dei cotinns nell'Cganda ( /•'. Lucchese), 212 Concorso a io liorse di studio jx-r allievi iscritti :il corso d'insegnamento (.l^/( dell'I. A. e. /.), 434 Indice 515 Contribution à l'étude des falsifications du Mate (A. Lendver), 74 Contiilmto alla conoscenza forestale della Libia (L. Senni), 396 Corso di Patologia veterinaria tropicale sotto la direzione del prof. L. Lanfranchi {Atti dell'I. A. C. I.), 228, 433 Corso superiore di Agricoltura Coloniale {Atti delV l. A. C. /.), 433 Dattelpalme [Die], ilire geogratìsclie Verbreitung und cultur liistorische bedentuug {Teobald Fischer), 351 « Defensa Agricola » [La] della Repubblica Argentina {Ing. Agr. J. (Girardi), 37 Dry Farming [Le] {John A. Widtsoe), 269 Dry Farming international congress, 310 Esami di licenza 1910-11 {Atti dell'I. A. C. /.), 77 Esami di riparazione 1910-11 {Atti dell'I. A. C. /.), 178 Esperienze sull'estrazione e coagulazione del caucciù nell'Africa Orientale Tedesca {Dott. A. Moreschini), 44 Foraggi estivi per climi aridi {Doti. Giacomo Albo), 24, 233 Igiene dei paesi caldi {Dott. E. Persano), 9, 100, 190, 290, 401, 492 Influenza della elettricità sulla vegetazione {Dott. A. Bruttini), 175 Libri ricevuti in dono, 79, 231, 271, 435 Kattebanmes in Ostafrika {Doti. Morstati), 507 Lybia Italica {Finassa De Regny), 431 Manihot Ghiziowi [II] in Colonia Eritrea {Dott. I. Baldrati), 209 Movimento del personale {Atti dell'I. A. C. I.), 432 Nandìi [II] e lo struzzo (C. A. Goniiì), 72 Nomina {Atti dell'I. A. C. I.), 78 Note sulla seleziona del cotone {Dott. (i. Mangano), 437 Notizie, 55, 116, 166, 214, 262, 305, 346, 426, 465 Nuove [Le] province italiane {d. m.), 75 Opera [L'] della Società Italiana per lo studio della Libia {AfricuH), 81 Organisation [L"] actuelle du service de protection contre les maladies des plantes et les insectes nuisibles dans Ics divers pays {D. J. M. Saulnier), 175 Palma [La] nana (Cliomaeropfi hnmHi>i), e la sua utilizzazione {Doti. F. Cocuzza- Tornello), 226 Palma [La] da datteri (])lu)eiiix dattilifera) in Egitto {Aurelio Paoletti), 248 Palme del Madagascar {(). Btccari), 507 Palmiers [Les] (^t. L. Gatin), 311 Per una Società Italiana che si propone lo studio della Libia {La Redazione della Ri rista), 7 Pesca [La] delle spugne in Libia {V. Baldasseroni), 463 Pianta [Una] frangivento da eeperimentarsi in Libia {A. Bruttini), 336 Potenzialità [La] agricola del Jubaland (****), 342 Pozzi [I] artesiani nella regione di Tripoli {Doti. G. Mangano), 238 Prezzi x>er le determinazioni da eseguirsi nel Laboratorio di chimica tecnologica ed agraria dell'Istituto Agricolo Coloniale Italiano, 178 Produits [Les] coloniaux {o//. (). ManiHii' Doti. A. Moreschi ni). 129 Hitluzione [La] a coltura del terreno buir nel Basso Egitto (Doti. T. Benini), 181 Kisnltati [I] scientitìci di un viaggio nella Colonia Eritrea (iMinelU (i. e Mari- nelli <).), 430 Scojti [Gli] della colonizzazione militare (X. M. Campolie(i), 160 Servizio [II] degli studi del caucciù in Francia (O. Manetii), 242 Silfio [II] della Cirenaica (0. Maneiti), 85 Stazione [Una] sperimentale per le irrigazioni annessa alla Facoltà Agronomica di Buenos Aires {Dolt. Marcello Conti), 29 Struzzo [Lo] e il Nandù (C. J. Gonin), 72 Tencni [I] della Cirenaica e la relazione della Ito {l'inasaa De liegny), 225 Zebre [Le] (Doti. A. Griffini), 431 INDICE DEGLI AUTORI Africiix, pag. 72, 81 Albo Giacomo, 24, 233 Bachmann C, 506 Baldasseroni Vincenzo, 463 Baldrati Isaia, 209 Bcccari Odoardo, 475, 507 lienini T., 181 Bordiga Oreste, 127 Bruttini A., 175, 336, 459 Caselli Alberto, 72. 310 Camjiolieti Nicola Maria, 72, 160, 273 Cerrina-Ferroni, 127 Cocuzza-Tornello Francesco, 225 Conti Marcello, 29 Dainelli Giott(., 430 d. m., 72 Fischer Theobald, 351 Gioii Bartolonimei Gino, 5 Girardi J., 37 (Jimin C. A., 72 Gritìini Angelo, 430 La Baume W., 313, 353, 477 Lendner A., 72 Lucchese F., 212 Mamoli Pietro, 475 Manetti Oberto, 5, 85, 127, 129, 175, 2.25. 242, 269, 310, 351, 430, 475 Mangano Guido, 238, 437 Marinelli Olinto, 430 Moreschini Alessandro, 44, 129, 175, 225, 259, 351 - Mori Attilio, 430 Morstatt D., 507 Pampanini Renato, 72. 476 Paolctti Aurelio, 248 Persano Enrico, 9, 100, 190, 290, 401, 492 Pucci Carlo, 339 Redazione della Rivista, 7 Senni Lorenzo. 114, 157, 175, 396 Saulnier D. .1. M.. 175 Toniolo Eniico, 286 Vinassa De Kegny Paolo Emilio, 225, 430 *»* 342 Gli articoli si pubblicano sotto l'esclusiva responsabilità degli autori Gerente renponsabile : PESCI Riccardo Novara, 1912 - Tipografia drll' Istituto Geogralico De Agostini PERIODICI E LIBRI VARI editi dall'Istituto Geografico De Agostini a) Periodici e Riviste. Calendac'O-Atlante, pubblicazioue anuiiale, anuo X: 191^. La Geografia - Conumicazioni dell' Istituto Geografico De Agostini - Redattori : A. Machetto, L. F. de Magistris - Esce 6 volte l'anno, in fascicoli di almeno 48 jiagine l'uno, illustrati, in-S»: Anno I: 1912-1913 - Abbonamento annuo in Italia e Colonie Id. id. all' Estero (Unione postale internazionale) .... L'Agricoltura Coloniale, o/v/tmo me«si/e dell' Istituto agricolo coloniale italiano e dei servizi dell'Eritrea e della Somalia Italiana: Anno VII: 1913 - Abbonamento annuo in Italia e Colonie". Id. id. all'Estero (Unione postale internazionale) .... h) Biblioteca Geografica De Agostini. VOL. I. — L' Eritrea Economica. Serie di conferenze di F. Martini, O. Ma- rinelli, C. Conti Rossini, A. Mori, M. Checchi, R. Paoli, L. Bal- ' DACCI, G. Nobile, I. Baldrati, E. Marchi, A. Fiori, G. Bartolommei GiOLi, C. Annaratone, W.Caffarel, A. Cipolla. Sjììendido volume in-4^ grande di circa 600 pagine in carta patinata con ritratto di S. E. Martini, 160 illnstrazioni nel tento, una grande tavola fototipica fuori testo, ed una carta geografica a colori dell'Eritrea, alla scala di 1:3.000.000 c) Biblioteca agraria coloniale diretta dal dott. Gino Bartolommei Gioii. BALDRATI I.: Le condizioni agricole della valle del Barca. BECCARI O.: Le palme del genere " Raphia " FIORI A.: Boschi e piante legnose dell'Eritrea MANETTI C: Le colture aride " dry farming " MARCHI E.: Studi sulla Pastorizia della Colonia Eritrea ZIMMERMANN A.: Istruzioni per la coltura del cotone nell'Africa Lire 1 — 3 4 10 — 12 — ALBO G.: Foraggi estivi per climi aridi BALDRATI I.: Il « Manihot Glaziovi » in Eritrea BECCARI 0.: Le palme che producono fibra di Piassava nel Madagascar BENINI T.: La riduzione a coltura del terreno « Bur » nel Basso Egitto CAMPOLIETI R.: L'azione ufficiale e collettiva nell'evoluzione delle nostre colonie libere CAPRA G.: Manuale dell'Emigrante Agricoltore che si reca in Australia MANETTI 0.: La Tripolitania. Appunti e considerazioni sul suo valore agrario - Con Carta geogratìca della Tripolitania. . . MANETTI O.: Il servizio di studi del Caucciù in Francia . MANGANO G.: I pozzi artesiani nella regione di Tripoli MORESCHINI A.: Sull'arricciamento delle foglie di cotone. PAOLETTI A.: La Palma da datteri (Phoenix dattilifera) in Egitto PUCCI C: L'acclimatazione del Bestiame Europeo nei paesi caldi VINASSA de REGNY P.: Ricerche geoidrologiche in Eritrea d) Pubblicazioni tecniche. CAJANI A.: Termini tecnici militari, Inglesi ed Italiani. Legato in tela ORLANDI G.: Tavola grafica tacheopantometrica SOLDATI E. e R.: Alcune osservazioni tecniche circa una rete di vie navigabili per la Regione Piemontese - testo e carta topografica . 16 0 — o — 2 1 — 5 — 3 — 0.50 0 30 0 40 0 40 0 80 1 — 0 40 0 40 0 30 0 40 1 20 150 4 — 5 — 4 — " L'AGRICOLTURA COLONIALE „ Organo dkll' Istituto Agricolo Coloniale Italiano K dei Servizi agrari della Colonica Eritrea e della Somalia Italiana PREZZI E CONDIZIONI DI ABBONAMENTO PER L'ANNO 1913 Prezzi «l';i1»l>(>uaiii(*iito ;i L'Agricoltura Coloniale pel 191 S: L. 10 in Itiilia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana o Libia. L. 12 all'Estero (Unione postale). Un fascicolo xeparato L. 1,00 in Italia e Colonie, L. 1,25 all' Kxtero Prezzo d'abltonaineuto cumulativo a L'Agricoltura Coloniale e alla rivista La Geo- grafia (coujTiiiit azioni dell'Istituto Geofiralieo De A<;<)stiui) \h'\ UtlS: L. 12 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana e Libia. L. 17 all'Estero (Unione postale). Prei:.... liibbonamcuto cumulativo a L'Agricoltura Coloniale ed alla Rivista Coloniale (orjjfano deli l'-iituti> Tdoniale Italiano in Kouia) pel 1913: L. 16 in Italia, Colonia Eritrea, Somalia Italiana e Libia. L. 21 all' Estero (Unione postale). Prezzo d'abbonamento cumulativo a L'Agricoltura Coloniale, La Geografia ejhino i iirezzi ;(>dranno lo SCOntO del 20 " ,, su di una copia di ciascuno dei volumi della Hiiilioteca Ajjraria ('iibuiialc. L'imparlo lirfili iilihoinliiiiiili ili'vr cxmrf iiiriiilo csiliiniraiiitiilr. u mi zzo ciirlolina vaglia, «//Amministrazione dell'" Agricoltura Coloniale,, inenKo r ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI NOVARA (Piemonte) New York Botanical Garden Librar 3 5185 00258 1864