| > ©) H mi < Da d B blica i: bio agile, Giugno, Agosto, ARI Dicembre 2 “ ; x é Ci i a Pr de OYOL NI Dar 28 Fehbraio N. 23 er OTARISI ii COMMENTARIO FICOLOGICO GENERALE pica Parte speciale della Rivista Neptunia DIRETTORE DAVID LEVI-MORENOS Dottore in Scienze naturali -————_———«- COLLABORATORI È SONE Dott. E. — Borzì Prof. A. — Castracane Co. F. — Cuboni ‘Des: G. — Dangeard Prof. P. A. — De Wildeman E. — Garcin A. G. ch Gobi Prof. C. — Hansgirg Prof, A. — Hariot P. — Harvey-Gibson — “Hy Prof. F. — Imhof-Otmar Dott. È. — Istvanffi-Schaarschmidt Dott. 4. ua Kiellman Dott. F. R. — Lagerheim von G. — Lanzi Dott. M. — . Lemaire — Dott. Leuduger-Fortmorel — Môbius Dott M. — Magnus "Prof. P. — Muller Dott. Otto — Reinsch Dott. P. F. — Schütt Dott. bio i CITA ott. À. F. —West Prof. Wiliam — Wille Dott. N. — Zukal Dott. E ca ; — Sommario del N. 23 — 28 Febbraio 1891 pet gica — r de e gli anteridi di Cate- nella Opuntia . “pag FID9 | West W. — Sulla conjugazione delle Zignemee ( \ tav.) » 1161 Istvanffi - Schaarschmidt — Frammenti Da I Alghe raccolte nel lago Schloos-see in Baviera. ; » 1166 Müller Otto — Bacillariaccés de Java . cn LE7O Notizie ed appunti Algo- loue | Levi-Morenos D. — Sul nutrimento ue dalle ia di alcuni insetti etc. . st. » 1178 «Note, appunti e recensioni uc | Nouvelles diatomologiques — (Leuduger-Fortmorel) . i » 1183 _ Contributiones ad Phycologiam extra-italicam | Diatomee contenute nel canale digerente di alcune Aplysiae » 1185 Note di tecnica microscopica Culture des algues inférieures dans la gelatine (E. D. W.) » 1189 se ‘Introduction d'une échelle universelle le grossisement des _ figures microscopiques (P. F. Reinsch). : Se a di. 1192 APRES Litteratura Phycologica | Recensiones (E. D. W. — Solla — D. L. M.) Bwischli — Chmie- | levsky — I — De Bruyne — Faminitzin — Lakowitz — CASTA: i “Direzione ed zie della Notarisia Ss Samuele, 3422 - Venezia qui à /’ étude générale des Algues unit me mer et de ses organismes. FT Pourtant on continuera à donner la partie algo- logique en livraisons séparées, sous le titre: « LA NOTARISIA » commentario ficologico generale parte speciale della Rivista Neptunia L'énumération des pages, pour plus de Lontibdiés dans les citations, sera continuée comme auparavants,. progréssivement. $ LE | « La Notarisia » sortira tous a: deux mois : È or on aura le méme format. qu auparavant, et nous i et aurons aussi nos fidèles, collaborateurs qui sont même | augmentés de nombre par des précieuses adhésions.. °° Rien donc n’est changé si non dans la forme, et. ELE fort peu aussi dans celle-ci. La vecchia Notarisia continue done: renforcée de nouveau sang vivificateur. Lorsque dans le mois d'Avril de la dernière an- née, nous avons commencé à diriger la Notarisia, nous écrivions: « Nous ne faisons pas des programmes, è’ - développer en améliorant toujours voilà notre dévise. Peu de mois se sont écoulés, mais pourtant on a déjà fait quelque chose, et nous recourons confiants au jugement de nos lecteurs, qui nous connaissent dé- puis long temps et peuvent juger si notre ouvrage à. fait des progrès, A + ‘LA NOTARISIA, COMMENTARIO FICOLOGICO GENERALE Parte speciale della Rivista Neptunia Volume VI 28 Febbraio 1891 Fascicolo 25 I Cistocarpi e oli Anteridi di Catenella Opuntia (Goodw. et Wood.) Grev. Del signor R. F. Harvey-Gibson, Professore di Botanica nel Collegio Universitario di Liverpool. I Cistocarpi della Catenella Opuntia, (Good. et Wood.) Grev. Sono pochissimo conosciuti e la loro intima strut- tura ed il loro sviluppo sono quasi affatto ignoti. Il 18 Dicembre 1890, communicai alla Società Lin- neana di Londra, su questo soggetto una monografia della quale la presente è una ricapitazione. Un abbondante prov- vista di materiale fu ottenuta, nell’ Ottobre 1890, dalla Sta- zione Biologica di Liverpool a Ruffin Island in Nord Gal- les, essendo le piante, fornite di Cistocarpi, Anteridi e tetraspore. I Cistocarpi si trovano sui rami eretti e sono immersi in ramoscelli, sferici, speciali che sorgono dalle articola- zioni o singoli ovvero a due a due facendo angoli retti. Ogni ramoscello contiene dai 50 ai 150 procarpi, dei quali, però pochissimi vengono a maturità, sebbene i più sieno fecondati. Ogni ramoscello ha pure una grande cellula cen- trale, dalla quale si ramificano parecchi filamenti articolati. Questi filamenti formano una specie d’ epidermide pe- ricentrica e vicino alla superficie terminano in fili di pic- cole cellule simili a quelle che formano lo strato periferico di un ramoscello ordinario. Dai filamenti sorgono i sistemi carpogenici ciascuno nella sua condizione non fertilizzati -- 1160 — consistenti di una cellula carpogenica, una cellula trichosfo- rica, ed un lungo lungo delicato trichogino che perfora lo strato periferico ed apparisce alla superficie come una corta projezione diritta o leggermente inclinata. Dopo la fecondazione ciascuna cellula carpogonica produce da 12 a 30 carposnori, un ramoscello maturo con- tiene 12-20 Cistocarpi. — Molti cistocarpi rudimentali sono visibili vicino alla periferia, i cistocarpi maturi es- sendo generalmente quelli formati dalle cellule carpogeni- che più vicine alla cellula centrale. Gli anteridi sono parimenti formati da ramoscelli spe- ciali. Ogni anteridio ha la forma di un minuto. cumulo che sotto il microscopio mostra una parete di piccole cel- lule periferiche dalle quali si formano, specialmente alla base della concavità, cellule leggermente allungate, i di cui apici divengono disgiunti per convertirsi in pollinoidi. Questi cadono nella cavità sotto la cutieula, ed escono per mezzo di rottura o disintegrazione. Litteratura Goodenough et Woodward, Observations on the British Fuci Linn. Soc, Trans. III, p. 219. Greville, Algae Britannicae, p. 167. Turner, Synopsis of British Fuci, p. 388. Harvey, Phycologia Britannica, PI. LXXX VIIT. Crottau, Flornle Finisterie, p. 108. Tab. 16. I. G. Agardh, Epicrisis Syst. Florid. 586. #lauck, Meeresalgen. p. 186, | Buffam, Antheridia of the Florideae. Iour. Queckett Micr. Club. 2.. Sez. III, p. 257. Schmitz. Syst. übers. d. Florid, Flora 1889, Sulla conjugazione delle Zignemee per W. West F. L. S. Lettore di Botanica e materia medica al Collegio Tec- nico di Bradford. Molto è stato scritto intorno al sesso delle Zignemee, nondimeno sembra esservi ancora una differenza di opi- nione riguardo alla sessualità dei filamenti. Molti anni or sono, prima ancora ch'io avessi neppur veduta alcuna delle osservazioni pubblicate sopra questo argomento, io fui col- pitz da ciò che riguardava come l’ invariabile sessualità dei filamenti di Zygnema e così pure di quelle specie di Spirogyra che hanno congiunzione scaloriforme. I fila- menti di Zygnema insigne Kitz. mostrano qualche volta conjugazione laterale quantunque io non l’abbià mai ve- duta. Io trovo spesso che molti separati filamenti si uni- scono insieme, ma in ogni caso da me osservato, le cellule dei filamenti coi loro contenuti, non ricevono mai i con- tenuti delle cellule di altri filamenti, di maniera che l’intero filamento è maschio in questa funzione; di più nessuna delle cellule di quei filamenti che formano le zoospore si dividono con alcuni dei loro contenuti in altri filamenti, e così questi sono anch'essi femmine nella loro funzione. Essendovi formato in conseguenza, qnesta idea sulle os- servazioni fatte fui contento di trovare che ricercando la letteratura di questo argomento, altri si erano accinti al- l'opera allo stesso scopo. Il 13. Novembre 1883 il signor A. W. Bennett lesse un discorso molto erudito dinanzi alla « Linnean Society » su questo soggetto sul quale egli affermò non aver mai veduta conjugazione incrociata, e disse che Hassall doveva essersi probabilmente ingannato nei pochi esempi da lui dati. Io sono interamente del pa- sere del Sig. Bennett non avendo mai veduto alcun esempio — 1162 — di coniugazione inerociata dopo un lungo esame di in- numerevoli casi, ed io vorrei che se taluni osservatori avessero trovati degli esempi di questa conjugazione vo- lessero porne una o più preparazioni in uno oin parecchi dei nostri musei nazionali, affinchè non vi fossero più con- testazioni su questo argomento. Io trovai questi esempi di congiuncione incrociata sottoposti al mio esame essere tutti completamente illusori; nondimeno ad un attento esame le apparenze erano fondate essendo dovuto all’ intreccia- mento o incrociamento dei filamenti. Il Sig. Petit non è categorico su questo punto (Spi- rogyra des environs de Paris) come egli scrive: « La Zygospores dans la conjugaison scalariforme, se trou- vent ordinairement toutes placées dans le mème filament, ce qui fait supposer l’existence des sexes chez les Spiro- gyra ». La parola toujours si accorderebbe meglio ad ogni esperienza. Io ho sovente osservato la conjugazione laterale sugli stessi filamenti, ciò che dimostra pure che quella sca- lare è data come esempio (figura 4) nel quale la conju- gazione laterale si mostra fra due contigue cellule dello stesso filamento, mentre una cellula vicina mostra come ì contenuti siano passate in altro filamento per congiun- zione scoloriforme. Non può esser quindi messo in dubbio che vi sia qualche sessualità nell’ultimo caso, in tutti gli esemplari scalari notati la funzionale sessualità dei fila- menti fu costante, e fu affermato che ciò non può essere semplicemente accidentale, ma segni evidenti di incipiente sessualità. La particolare conjugazione della Spirogyra punctata Cleve, ove l’unione dei tubi è prodotta da uno solo dei fi- lamenti, indica pure la sessualità. Da queste osservazioni la conjugazione laterale fu pro- vata essere molto meno comune della scalariforme, ss 1163 — . La prima fu notata nella : Spirogyra varians (Hassal) Kütz., S. Jurgensii Kütz., S. inflata (Vaucher) Rabh., S. bellis (Hassal) Cleve, S. affinis (Hassal) P. Petit, S. crassa Kütz.; alcuni degli esempi che sono stati tratti da queste osservazioni sono figurati. Figura I.* presenta un esemplare di Spirogyra mitida (Dillwyn) Link nella quale sei filamenti si sono uniti, e la sessualità dei filamenti è di- stinta. La figura IIL* serve a dimostrare la medesima cosa, e mostra la congiunzione di quattro filamenti. Altri . die- ciotto esempi sono dati a dimostrare ciò, ed anche ad il- lustrare la poligamia e la poliandria. Bennett dimostra es- sere la poligamia molto più comune della poliandria, ed io posso confermare le sue osservazioni con quindici esem- plari di Zygnemee figurati, nei quali tre filamenti sono in conjugazione e solo tre di essi mostrano poliandria {figure 13, 14, 19) nel mentre che dodici mostrano poligamia (fi _gure 12, 15 - 18, 20, 26), uno dei due esemplari che ri- mangono, mostra ancora una specie di poliandria con tre maschi e due femmine (figura 11), l’altro dimostra soltanto la distinta natura sessuale dei rimanenti filamenti (fig. 10). E dato un solo esemplare di Spirogyra nitida (Dillwyn). Link che mostra poliandria (figura 29) ove vi sono due filamenti maschi ed una femmina siccome gli esemplari pubblicati di poligamia e di poliandria, sono rari ho figu- rato un buon numero di esempi, specialmente per illustrare la sessualità dei filamenti. Gli esemplari di Zygnema che dimostrano la poligamia e la poliandria non furono scelti, ma presi a caso. Furono fatte delle osservazioni riguardo alle dimen- sioni delle cellule nei filamenti maschili e femminili ma non vennero tratte conclusioni definitive, perchè è difficile trovare esemplari non dubbi e non alterati dei filamenti maschi e femmine, alterandosi sovente le loro forme du- rante la conjugazione, essendo spesso simultanea sopra tutta la lunghezza dei filamenti. Ho trovato nondimeno che le desi TNA cellule maschili sono spesso più corte delle cellule femmine, ed un esemplare di ciò si trova nella figura I°. Le forme particolari del tubo di congiunzione, che mostrano ramificazione incipiente, sono spesso prodotte là dove il tubo manca d’incontrarsi con altro tubo, ciò che si mostra nelle figure 3, 5, 6, 7, 9. Si trovano degli esemplari che provano evidentemente la mancanza di successo nella conjugazione laterale fra cellule adiacenti od altri filamenti maschi, come si dimostra nella figura 8. Furono osservati parecchi esemplari di Spirogyra co- munis (Hassal) Kütz. i quali mostrano una piccola spora, ed anche una grande negli sporangi (figure 27, 28). Devo render noto la mia gratitudine per l’ assistenza prestatami da mio figlio G. S. West nella preparazione di questa memoria. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE (tavole 12 e 13) jSpirogyra nitida (Dyllwyn) Link. Tavola 12 Fig. 1-2 dimostra la sessualità dei filamenti > 3 un tubo di conjugazione ramificato. Spirogyra bellis (Hassal) Cleve. 4 conjugazione laterale in un filamento maschile. » 5-7 tubi di conjugazione ramificati. » 8 tentatito abortivo dij laterale conjugazione fra due cellule adiacenti di un filamento maschile. » 9 tubi di conjugazione ramificati. Zygnema insigne Kütz. 10 dimostra la sessualità dei filamenti. » 11 dimostra la poliandria ; tre filamenti maschili ; due femminili, % Ÿ æ 1165 — Zygnema cruciatum (Vauch.) Ag. >» 12 dimostra la poligamia; fdue filamenti femminili ed uno maschile. Tavola 13 Zygnema cruciatum (Vauch.) Ag. » 13-14 dimostrano la wpoliandria; due filamenti ma- schili ed uno femminile. Nella fig. 13 si osserva pure che il contenuto di due cellule maschili sono passate nella stessa cellula femminile. » 15-18 dimostra la poligamia ; due filamenti femminili ed uno maschile. » 19 come nelle figure 13, 14. » 20-26 altri casi di poligamia. Spirogyra communis (Hassal) Kütz. » 27-28 mostra due spore, (una macro ed una micro- spora) in cellule femminili. Spirogyra nitida (Dillwyn) Link. » £9 mostra la poliadria: due filamenti maschili ed uno femminile. AVIS Je prie vivement tous les savants qui publiquent quelque étude sur les algues de vouloir bien m’envo- yer un exemplaire (et s’il est possible deux) de leurs brochures pour en donner une Compte-Rendu dans mon journal. Les auteurs recevront en remerciment le numéro de «La Notarista » ou un extrait du même, où il se trouvera le Compte-Rendu de l’ouvrage envoyé. «La Notarisia » publique aussi toutes oblata et desiderata, toute sorte de comunication qui peut in- téresser les amateurs des algues p. e. nominations, congrès, explorattions, nouvelles diverses etc. On prie bien d'adresser toujours au seul adresse ci-donné : Dott. Davin LEvI-MoRENOS Piscina S. Samuele 5422 — Venise + Frammenti Algologici I Alcune alghe raccolte nel lago di Schloss-See in Baviera. DI ISTVANFFI-SCHAARSCHMIDT Nell'agosto di questo anno decorso, viaggiando per velo- cipide attraverso la Baviera, la strada mi condusse presso il lago di Chiem (See). — Il tempo sfavorevole e la pioggia di- rotta impedirono l'effettuazione del mio progietto, riguardo alla raccolta delle Alghe; e dovetti rinunziaread ogni ten- tativo. Più tardi, quando fui oltre all'Endorf cessò un poco la pioggia, e questo breve spazio lo adoperai a esaminare un poco le Alghe. La via appunto correva fra i laghi di Schloss-See e di Langbürgner-See. (Sulla superficie del- l’acqua di questo fioriva la Nymphaea alba). A cagione della continua pioggia, non si mostravano Alghe alla superficie dell’acqua, queste come in tempo annuvolato e piovoso si tuffano sotto. Così dovetti accontentarmi dei Muschi raccolti alle sponde della Schloss-See, sui quali si poteva sentire ancora un certo muco. Non ho trovato nessuna delle Alghe fin qui ritrovate dei monti Bavaresi, ad eccezione d’una spece. Questa è la Navi- vicula mutica Kützing, cui Rabenhorst ricorda nel lago di Stahremberg (Rbh. Flora Europ. Alg. I, p. 185). Le specie qui enumerate per lo più non sono rare; fra le Desmidiacee predomina il Disphynctium tesselatum ; e fra le Oedogoniacee una probabilmente nuova specie di un grande Oedogonium. Schizophycae. l. Chroococcus turgidus (Kützing) Nägeli. Longitudo cellularum cum tegumento 15 x, latitcdo 10 pe Tegu- mentum 5 Le. — 1167 — D Aphanizomenon Flos-Aquae. Allman; Kirchner in Cohn Kryptogamen | Flora v. Schlesien Il. Algen p. 236. | Long. sporar. 14-17 p, latitudo 5 p. »i cell. veg. 12-20 È, » 9. pl 3. Nostc minutissimum Kützing-Phycol. Gener. 1845, p. 204. Diamet. familiarum 84 p, sporarum 5 p, cell. veget. 24 p.. _ Esacillariaccae. 4. Cymbella gastroides Kitzing. Long. 130 &; lat. 31 p. . Encyonema ventricosum Kütz. Long. 38m; lat. 9 p. 6. Navicula Stauroptera Grunow. Long. 70w lat. 12 p. 7. N. radiosa Kuùtzing. Long. 67 p, lat. 15 p.. 8. N. dicephala W. Smith. Long. 19-29 p, lat. 9 p. . Gomphonema acuminatum Ehr. Long. 48-68 p; lat, 9 p. Var. Clavus Ehr. Van Heurck Diatom de Belg. t. XXIII. f. 20. 10. G. parvulum Kützing. Long. 23 »; lat. 5 w. 11. G. gracile Ehr. v. dichotomum W. Smith. Long. 30 p.; lat. 7 p. 12. Achnantes minutissima Kützing. Long. 12 p; lat. 4 p. 13. Epithemia gibba (E.) Küting. Long. 50p; lat. 28 x. 14. Eunotia gracilis (E.) Rabenhorst nec W. Smith. Lon 80 x; lat. 14 p. 15. E. pectinalis (Kützing) Rabenhorst. Long. 50 p; lat. 12 p. 16. E. lunaris. (E‘) Grunow. Loug. 80 p; lat. 4 pu. 17. Synedra Ulna. (Nizich.) E. Lon. 1201; lat. 10 p. | 18. Nitzschia dissipata (Kütz.) Grunow (N. minutissima W. Smith). Lung. 21 p; lat, 4 p. 19. N. Sigmoidea (E.) W. Smith Solum fregmentum vidi. 20. Cosmarium Botrytis. (Bory) Desmidiaceae Meneghini, Long. 4. p; lat. 30 p. OT © 32. 33. 31. 36. …— 1168 — . Cosmarium crenatum Raef. Long. 24 n; lat. 20 p. 2. G. conspersum Ralf. » var. rotundatum Wittrock Anteckn. Skandin. Desm. 1869. f. 4. Long. 72 4; lat. 65 p. . C. pachydermum Lundell. Long. 96 #; lat. 72 p. . C. Cucumis Corda Almanach de Carlsbad 1835 p. 121 f. 27. Long. 62 u; lat. 40 p. . C. turgidum Ralfs XXXII. f. 8. Brit. Desm. t. sùpplt. XXXI f. 8. Long. 220 um; lat. 90 k, . C. connatum Brébisson. Long. 100 n; lat. 48 p. . Disphynctium tesselatum. Delponte Specim. Desm. Subalp. p. 232 p. LD ke Long. 150 w; lat. 67 p. . Pleurotaenium Trabecula (E.) Nageli. Long. 530-650 n; lat. 23-36 p. . Pleurotaeinum trucatum (Bréb.) Nageli. Long. 290-500 n; lat. 39-90 p. 11e; . P, Baculum. (Ralf) Delponte Spec im. Desm. Subalp. p. 226, t. XX, Long. 160 n; lat. 20 u. . Hyalotheca dissiliens (Smith) Bréb. Long. 16 p; lat. 25 p. Desmidium Swartzii. C. A. Agardh. Long. 18 p, lat. 40 p. D. quadrangulatum. (Kitzing) Ralf. Diamet. 60 p. Palmellaceae. Eremosphaera viridis de Bary. Diameter 150 p. . Gloeocystis vesiculosa Nägeli. Longitudo cellular. 75-12 È; latit. 5-10 È Diameter familias 50-60 p. Palmella mucosa. Kützing. Diamet. cellulas 4 p » familias, 2.40 p (= 1169 — Protococcaceae. 37. Phiocytium cochleare (Eichwald) Al. Braun. Longitudo 80 n; latit. 7 p. 38. Pediastrum Boryanum (Turpin) Meneghini. Diam. cellular. 9-12 p. » familiar. 53 p. var. beevicorne Al. Braun Kirchner in Colm. Kryptogamenflora - v. Schlesien. II Algen p. 95. Longitudo cellular 12-24 y; altit. 7-20 p. » familiar. 140 »; latit. 72 p. Oedogoniaceae. 39. 0e. tenellum. Kützing. Longit. vagin. 24 p; latit. 20 p. » oospor. 21m; » 16 p. » cell, veget. 12-36 p; latit. 9 p. 40, Oedogonium n. sp. Aedogonum dioicum, oogoniis singulis ves binis oviformibus, sub polo superiore plusminus inflatis, oosporis subglobosis,00g0- nia fere complanatibus ; plantis masculis paullulo validioribus quam fe- mineis, spermogoniis 2 cellularibus iis cellulisque vegetativis alternis. Crass. cell. veget. 29 p, altit. 65-70 p. » oogon. 72 p, attit. 108-120 n > oospor 65 p. » cell. spermog. 26 p, attit. 19 p. Bacillariacèes de Java (© de Otto Riuller. Durant son voyage à Java 1888-89 le professeur A. Tschirch de Berne fit une collection de bacillariacées d’ eau douce, qu'il fixa sur les lieux à l’aide d’acide picronitrique et qu'il m’aban- donna pour mes recherches. D'un interét tout particulier fut une récolte vaseuse de la station balnéaire Kottabatu près Buitenzorg ; dans cette récolte prédominait une grosse Melosira, dans laquelle je constatais, à ma grande surprise Melosira undulata Kütg. Cette Melosira n° avait été jusqu’ aujourd’ hui connue qu’ è l’état fossil et cela même qu’en un seul endroit, dans les chistes du Habictswald, près de Cassel. C’est de là qu’ Ehrenberg (2) l’a décrite et reproduite sous le nom de Galionella undulata. Kützing (3) suprima le genre Gallionella et là décrivit sous le nom de Melosira undulata, en nommant le même endroit de découverte. Plus tard Grunow (4) la trouva dans le schiste de Dubravica en Hongrie et la mentionna comme une présence rare. Ma surprise fut d’autant plus grande de la retrouver dans le plus riche dè- veloppement, dans Ja collection de Kottabatu. Le schiste du Habichtswald appartient à la formation tertiaire moyenne. Th. Ebert (5) le range avec le haut-oligocène. Le schiste de Dubravica n’est pas beaucoup plus Jeuno, il appartient à la formation miocène (6). (1) Une relation plus détaillée se trouve dans les Berichte der Deutschen Botan. Gesellschaft. Tome VIII. p. 318. (2) Berichte der Berliner Akademie 1840 p. 17. Microgeologie PI. 12 Fig. 9 a-i. (3) Die Kieselschaligen Bacillarien 1844, p. 13 u. Tf. 2, Fig. 9. (4) Fossile Diatomeen Oesterreich-Ungarn, 1882 p. 146. Van Heurck, Diatomées de Belgique. — Atlas Tome II. PI. 90, Fig. 8, 9. (5) Die tertiären Ablagerungen der Umgegend von Cassel 1882, p. 18 et 27. (6) Grunow, 1. c. p. 137. — 1171 — L'Institut Royal de Géologie m’ abandonna un morceau de schiste du Habicktswald et je pus” prouver l'identité de l’ espèce trouvée là à l’état fossil avec l'espèce trouvée vante à Kottabatu, jusque dans les plus minces détails de la structure. Melosira undulata s’est done conservée depuis les temps ter- tiaires moyens sans altération aucune : elle n’a été trouvée »1- vante qu'à Java et fossile que dans les endroits situés à 50 de- grés de latitude nord. La présence d’une espèce d’eau douce tro- picale dans une couche tertiaire de | Europe méridionale est un fait de haut intérét et une nouvelle preuve pour la supposition d’un climat sub-tropical dans l’Europe méridionale durant la pé- riode tertiaire. Frustula solitaria, vel 2-3 ad Summum novena in fascias arcte vel stipitatim conjucta. Frnstulum a facie valvae orbiculare, discis planis, margine incrassatis, poris radiantibus, centro ma- culam laevem ambientibus ; a latere membranae connectivae rec- tangulo-cyeindraceum, membranae valvarum facie interna sub ipso disco punctorum prominertium serie recta ornata, medio. semel constricta (undulatum, unde nomen speciei), commissura transver- salis manifesta; valvae poris longitudinaliter seriatis perforatae, seriebus pr. pr. 16 in centesimo millimetri parte. Valvae longi- tudo (altitudo) 23-24 w, latitudo 16 ad 75 pu. Frustulorum alia annulo incrassato margine valvae contiguo’ insignia, alia de- stituta. Membrana connectiva laevis, valva longior utraque 1 112-2, e duobus vel tribus annulis sutura connexis constans. Stipites e qualibet membranae parte producti, passim in eodem frustulo plures. Auxosparae esexuales, globosae, ex singula cellula ortae, in valvae hemisphericae utriusque vertice umbilico cum valva cel- lulae matricalis coalito praeditae. Auxosporarum longitudo 125 p, latitudo 58-75 w. Habitat in aqua dulci Kottabatu prope Buitenzorg Javae, ubi legit cl. Tschirech. Fossilis in monte Habichtswald Hassiae et probe Diibravica comitatus Soliensis Hungariae. Les valves sont des enveloppes cylindriques, la paroi intérieure de la membrane valveuse est voùtée et rétréciée au manteau cylindrique. Le diamètre varie 16-75 um, la hauteur de la valve de 23-34 pw. rie. La fine structure de la membrane cellulaire ressemble en général à la structure de Melosira arenaria Moore (1) décrite par moi. Le disque’äe la valve”est d’une rondeur circulaire et tra- versée de lignes de pores en ravon, qui ne laissent libre que le centre, la partie la plus mince de la membrane (2). La membrane de la valve montre ravures occasionées par des rangées de pores dans la direction longitudinal de la cellule (3) ces rayures se trouvent, à une distance de 0,6 w l’une de l’autre, (16 sur 17100 m. m.) Les canaux poreux percent la membrane de la valve en angle droit sur la tangente de la paroi intérieure de la valve; on réussit à les injceter de gaz. Comme chez Melosira arenaria, il se trouve aussi chez M. undulata dans beaucoup, mais pas dans toutes les cellules, un é- paississement annulaire du bord dela valve (4). Il est à supposer que seulement les plus grandes cellules matrices sont pourvues de cet, épaississement du bord et que pour cela il se fait remar- quer chez Melosira undulata une méme loi de division cellulaire que celle que j’ai démontrée chez Melosira arenaria (5). Sur le côté de la bande connective se trouvent, près de l’en- veloppe, un certain nombre de points rangés en ligne droite, ils ressemblent à de petites élévations (6) se trouvant sar la mem- brane valveuse de la paroi intérieure. Les bandes connectives entièrement développées ne sont pas rayées, elles sont lisses et à peu près 1 112 — 2 fois plus longue que la valve. Elles sont formées de plusieurs anneaux disjoints. La cellule primordiale ne differè pas de Melosira varians Agardh : la tournée du nueléus et la division se font tels que Pfitzer (7) la décrit de cette espèce. Très remarquable et fort singulier est la formation du pe- (1) O. Müller. Zellhaut etc. von Melosira arenaria Moore Prings- heim's Jahrbücher — Tome XIV, p. 245 ff. (2) Van Heurck 1. c. PI. 90, Fig. 8. (3) ibidem, Fig. 9. (4) O. Müller, 1. e. p. 250; PI. 14, Fig. 14, 15. (5) O. Muller, p. 239. (6) Van Heurck. 1. c. PI. 90. Fig. 8-9. (7) Bau u. Entwickelung der Bacill. 1871, p. 129. ff. — 1173 — dicelle. Tandis que dans tous les cas à moi connus, une cellule bacillaire ne produit pas plus qu’ wr pédicelle, ou trouve chez Melosira undulata plusieurs (jusq’à 6 à 8) pédicules à la même cellules. Beaucoup de cellules particulières et beaucoup de fila- ments de la Melosira undulata ne permettent pas reconnaitre une formation de pédicelles ; à d’autres filaments, la première cellule possède des pédicelles les suivantes sont ou bien étroitement jointes ou bien l’on remarque entre les différentes cellules des pédicules plus ou moins longs. Une autre singularité digne de remarque est que chaque endrott du tissu cellulaire, n° #mporte lequel, peut prodnire un pédicelle qui se lie avec la cellule avoisinante à n’ importe quel endroit. Chez tous les autres bacilliaracées, il n’y a qu’un endroit dèterminé de la membrane cellulaire qui soit capable de prodnire le pédicelle, voire même chez chaque individu de la même espèce toujours /e même, un des coins, le centre du disque, la partie étroite de la cellule etc. Chez Melosira undulata, les pédicules ne sont pas seulement adjacents à n’importe quel endroit de la valve; mais aussi aux commissures des valves et des cellules et aux par- ties de la membrane cellulaire couvertes des membranes de la bande connective. La formation des pédicelles aux commissures et aux bandes connectives serait le plus simplement expliquée par la supposition que les pédicelles sont un produit de transformation de la couche la plus extérieure de la membrane cellulaire. Mais de raisons fondamentales s’élèvent contre l’hypothese exprimée et pour l’ admission hypo- thétique que les pédicules se forment par une sécretion (1). Si l’on ne veut pas admettre que la sécrétion des pédicelles peut aussi, dans certains cas, avoir lieu à travers deux membranes déplacables, il ne reste plus que la supposition, que la formation des pèdicelles n’a pas pris son commencement à de pareils endroits, mais que les pédicules produits par les cellules avoisinantes, y ont êté attachés comme à un corps ètranger. Mais en admettant cela, il fautremarquer que les cellules ne s’attachent ni à d’autres espèces (1) G. Klebs. Organisation der Gallerte bei einigen Algen etc. p. 390. — 1174 — de bacillariacées, ni aux plantes aquatiques en général, mais tou- jours à un individu de la même espèce ou à des détritus vaseanx. Ci-annexe il se forme des disques adhérateurs d’un plus grand diamètre et de forme irrégulière, qui se réunissent souvent, aux avoisinants. Les nédicelles sont des cordes plus ou moins lon- gues et presque toujours cylindriques. Une transition progressive du pédicelle en membrane cellulaire n’est pas à remarquer; toujours le disque adhérateur est séparé de la membrane cellulaire par une ligne sombre. Les pédicules ne sont pas siliceux. Dans la collection de Kottabatu se trouvaient aussi les auxo- spores de Melosira undulata; ceux ci ont pour nous un intérét tout particulier, parceque leur marche de développement est différent de celui de leurs plus proches parents Melosira varians. ‘En général, les cellules matrices de 30 uw de diametre prodüi- sent des auxospores de 65-75 p. D’après Pfitzer et Schmitz (1) la cellule de Melosira varians se transformant en auxospore s’arrondit vers la plus jeune valve en forme de boule, le perigonium et le protoplasme se retirent de la plus jeune valve matrice, celle-ci se vide. , De la plus anczenne valve, le protoplasme ne se retire pas entierement, au contraire partiellement Voilà la raison pour la- quelle la valve première née -— sécrétée par la première cellule du coté de la plus jeune des valves matrices — est une hémisphère, la seconde valve — du coté de la plus ancienne des valves — porte sur la crête un ombilic, qui a à peu prés la demi hauteur de la valve matrice: Les auxosporés de Melosira undulata se distinguent de ceux de Melosira varians parceque le perizonium et le protoplasme ne se retirent ni de la plus jeune, ni de la plus ancienne valve ma- trice: celles-ci restent, au contraire, durant tout le temps du développement des auxospores, remplies du protoplasme; voilà pourquoi les deux valves de la première cellule restent dans les valves matrices, autant qu’elles sont sécrétées dans l’intérieur de celles-ci; c’est-à-dire qu’elles portent sur leur crète un om- bilic de la grosseur et de la forme d’un moule très exact des valves matrices. Les valves matrices ne peuvent être rejetées, (1) Pfitzer, L c. p. 132; PI. 6. Fig. 6. — 1175, — parce que la paroi interienne de leur membrane, vôutèe en avant, assure une forte jonction mécanique entre l’ombilie qui en est comme entouré. La première valve de la cellule première entoure déjà la se- conde, chacune sécréte une bande connective, le nucleus entre dans la partie dilatée et la division a lieu de la manière habituelle. Les valves de la cellule première -— sont comme les suivantes transpercées de pores, mais leur paroi intérieure n’est pas encore recourbée de cette singulière manière remarquée dans les cellules végétatives ; d’autre part les nouvelles valves de la seconde gé- nération forment déja cette courbure de la manière typique. Tandis que la formation des auxospores de la Melosira un- dulata a, sans execption, toujours lieu d’après la manière décrite, la formation sporale de Melosira varians diffère quelquefois, suivant mon observation de la marche typique. Il arrive que le protopla- sme ne se retire qu’ imparfaitement ou pas du tout de la plus jeune valve matrice et qne pour cette raison la valve sécrétée de de la cellule première — n’a pas la forme d’une demi-boule, mais que la seconde valve porte un ombilic plus ou moins développé. Après avoir étudié la formation des auxospores de Melosira undulata, je ne puis plus croire que cette variation du dévelop- pement typigne chez Melosira varians est à considérer comme un arrèt accidentel, au contraire, je dois accorder la cause plus profonde de l’atavisme. Melosira varians a peut-être, dans les temps passés, formée ses auxospores comme Melosira undulata; mais dans le cours des siécles, sous le changement des circonstanees de l’adaptation, il y a eu des changements qui certainement ont été de grande utilité pour cette espèce. Si la riche propagation de Melosira varians comparée à celle très restreinte de Melosira undulata se trouve en quelque rapport avec ce qui précède, est une question que je laisse à l’ap- préciation. Eunotia Tschirchiana n. sp. Dans la collection de Kottabatu, il se trouve une Eunotia qui n'a pas encore été décrite, que je me suis permis de nommer, d’après le collectionneur, monsieur le professeur Tschirch, Eunotia Tschirchiana. — 1176 — Frustula solitaria vel usque ad dena in fascias conjuncta Frustulum a facie valvae arcuatum, margine dorsali convexo, ventralis subrecto, sub apicibus r.tundatis parum constrictum, nodulis terminalibus ventrem spectantibus ; striis radiantibus sub- tilissime punctatis in raris intervallis inaequalibus, medio 2,5-3 w latis (3-4 in centesima millimetri. parte) apices versus magis confertis (10 in 17100 mm) ornatum ; valvae longitudo 36 ad IIS w&, latitudo 10-14 ww; a facie membranae connectivae rec- tanguluin, angulis rotundatis. strits interpolatione 1-3 nae inter binas valvae, 0,5-0,6 & latis, (16-20 in 11100 mm) densissimis. Obs. Inter valvam et membranam connectivam vinculum (Zwischenband) interjectum. Noduli terminales canaliculo perforati hinc in faciem valvae exeunte, 11linc in faciem membranae con- nectivae ad quintam valvae lalitudinis partem descendente. Val- varum et vinculorum et membianarum connectivarnm margines, in utroque cellulae dimidio contrarie tncurvi, optice decussantur. Habitat in aqua dulci Kottabatu prope Buitenzorg Javae, lecta a cl. TSCHIRCH. Cette Eunotia se trouve isolée ou en courtes bandes et se rapproche de Eunotia monodon Ehrb.; elle se distingue de cette dernière par une forme plus svelte et par les stries transversales, qui se trouvent à distances assez grands et irréguliers du côtè de la valve; ces stries deviennent plus étroites vers les extrémités : dans le milieu de la valve, on remarque 3-4 stries, aux extrémités jusqu’à 10 sur 17100 m. m. Cette singularité est constante et égale chez les plus grands et les plus petits individns. Les stries se courbent vers la bande connective et là il y a de 3-4 stries in- tercalés entre chaque fois 2 stries. Les stries sont des endroits amincis, en forme de lignes de la membrane cellulairè ; dans ces lignes, se trouvent des pores très fins. Eunotia Tschirchiana possède dans chaque demi-cellule une zone intermediaire(Zwischenband)de la même complexion qu’Epitemia tur- gida(1). Les bords des valves, des zones intermediaires et des bandes (1) Ofto Miller. Zwischenbäader und Septen der Bacillariaceen Berichte der Deutsch. Botan. Gesellsch. Tome IV. p. 309 et PI. 17, Fig. 6, — 1177 — connectives forment du côté de la bande connective, de lignes voùtées médianes de l’autre moitié qui coupent les lignes voùtées dans le sens opposé, comme Epithemia alpetris (1). Les zones intermèdiai- res et les bandes connectives ont des stries transversales très rapprochées et finement ponctués. Les nodules terminaux (2) sont percés par un canal, qui s’a- vance en saillie du côté de la valve et qui de là passe sur la bande connective en forme sillon. De même que je l’ai prouvé des nodules des naviculées avec leurs appareil finals, ces nodules sont aussi aptes à transporter le protoplasme à travers le canal sur la surface de la membrane ; le sillon conduissant le protoplasme doit se trouver, dans ce cas, sur le: côté de la bande connective, parce que les cellules sont reliés avec les côtés de la valve et le proto- plasme ne pourrait pas entrer en échange d'activité avec le mé- dium environnant. La tournée et les divisions diagonales des chromatophores sont conformes à celles de Himantidium pectinale, qui ont étè dè- crites minutieusement par Pfitzer (3). (1) ibidem PI. 17. Fig. 4. (2) Otto Muller. Druchbrechung. der Zellwand. Berichte d. Deutsch. Bot. Gesellsch. Tome VI. p. 169. aiPfizer I. ‘e. p.,98 ff. Ich bitte dringend alle Gelehrten, welche irgend eine Schrift über Meeresalgen herausgeben, mir ein Exem- plar (oder môüglichst zwei) derselben gütigst zu über- senden, damit eine ausführliche Nachricht davon in meiner Zeitschrift gegeben werden kénne. Die Herren Verfasser werden zum Danke dafür eine Nummer der « La Nofarisia » oder einen Separat- abdruck derselben erhalten, welcher die Nachricht vom überschickten Werke enthalten wird. « La Notarista » verôffentlicht auch allerlei oblata et desiderata, alle Mittheilungen welche die Liebhaber von Meeresalgen betreffen mògen, zum Beispiel man. cherlei Nachrichten, Ernennungen, Wohnsitz-Verle- gungen, Kongresse, Explorationen u. s. w. Man bittet die Scriften an folgende Adresse zu richten : Dott. D. Levi MorENOS Piscina S. Samuele 35422 — Venezia Notizie ed appunti Also-Ittiologici II. () D. Levi-MoRENos— Sul nutrimento preferito dalle larve di alcuni insetti ed applicazione pratica di questa conoscenza all allevamento dei Salmonidi, Da alcuni anni, ricercando negli stagnetti formati dal Piave, in vicinanza di Belluno, materiali per i miei studi, ebbi campo di raccogliere e studiare più volte delle curiose larve d’insetti, che mi erano del tutto scono- nosciute. Avendole spedite una prima volta, nel 1888, al- l’illustre entomologo Targioni-Tozzetti direttore della R. Stazione d’Entomologia Agraria di Firenze, seppi per gen- tile e pronta risposta che dette larve appartenevano a Dit- teri e più specialmente alla famiglia dei Culicidi. La cat- tiva conservazione delle larve, causata forse da un liquido difettoso non permise una più specificata determinazione. « Ad ogni modo sono insetti, mi scriveva il Targioni-Toz- » zetti, che si nutrono di piccolissimi animali acquatici, e » non attaccano minimamente le piante viventi nell’acqua ». Di poi, in una seconda spedizione fatta allo stesso Re- gio istituto di Fireaze le larve, essendo assai meglio con- servate, poterono esser riferite al genere Chironomus, ed io stesso in seguito, avendo ottenuto dall’allevamento della larva l’insetto perfetto, potei accertarmi, per confronto su materiale favoritomi dall’illustre zoologo, mio amico P. A. Ninni, che si trattava del Chironomus plumosus 0 di specie assal affine. Trovai allora in alcuni miei appunti bibliografici che il Lefèvre, un valente acquicultore della Somme, fa- ceva esteso cenno delle larve di Chironomus plumosus nel Moniteur de la Pisciculture dal 1886. Il Lefèvre pone queste larve*fra le più utili e le più facili a raccogliersi per la nutrizione degli avannotti, che si tengono prigionieri nei trogoli per poi seminarli nel- l’acqua libera. Detto autore soggiunge, senza alcuna espres- (1) Vedi Notarisia vol. V. pag. 865. — 1179 — sione dubitativa, che le larve di questo dittero delle Tipularie culiciformi sono carnivore. Sembra perciò che dai zoologi si ritenga con sicurezza essere il reggime di queste larve carni- voro. Ma dalle osservazioni ch'io ebbi occasione di fare per tre anni di seguito potei invece convincermi, che esse larve si nutrono esclusivamente o quasi di diatomee. Trovai uno straor- dinario numero di detti insetti negli stagni del Piave per lo più sul Hydrurus foetidus e sulla Oscillaria ni- gra ma queste due alghe servivano si può dire di sostegno ossia substrato ad una sterminata quantità di diatomee ap- partenenti ai generi Cymbella, Ceratoneis, Odontidium, Meridion, Navicula, il tutto unito insieme in un feltro mu- cillaginoso, che nell’Hydrurus tappezzava i sassi nell'acqua corriva, coll’Oscillaria invece rimaneva adagiato sul fondo in un’acqua piuttosto stagnante. Aggiungerò pure, non fosse altro che per la celebrità del sito, un’ altra stazione ma non bellunese, in cui rinvenni pure in gran copia larve di Chi- ronomus però frammiste ad altre di ditteri diversi per carat- teri morfologici che li allontanavano dal genere menzionato. Questa stazione è Piazza S. Pietro in Roma a piedi delle due fontane, opposte alla Basilica che tutta la Cristianità conosce. L'acqua delle fontane ossia spinta dalla sua pro- pria forza e dalle oscillazioni dell’aria, ossia rimbalzando sul marmi viene ad irorare le pietre circostanti. Su queste trovasi una splendida vegetazione di microfiti fra 1 quali abbondano le oscillariacee. Come predominante noto un Hy- pheothrix, forse l'H. Leukerii K. (specie che rinvenni pure nel bellunese in analoghe condizioni di suolo e di acqua) ed altre schizofite aclorofilliche, ma sovra tutto eravi una straordinaria quantità di diatomee. L'analisi microscopica dei tubi gastrici di oltre due- cento di queste larve di Chironomus prese in mesi di- versi, dal marzo al luglio, negli stagnetti del Piave, e nel mese di ottobre in Roma, mi permise di constatare questi due fatti; — 1180 — I.Lelarve di Chironomus si nutrono soltanto di diatomee e non di organismi animali che pure in non piccola quantità sì trovano a portata delle larve. II. Quando assieme alle diatomee sono inghiottite altre alghe o parte di queste (Scenedesmus, cellule d’Hy- drurus, tricomi d’oscillariacee,"filamenti d'Ulothrix) deve ri- tenersi che ciò avvenga o accidentalmente o per nutrirsi del mucco involgente. E questo arguisco dal fatto che le cellule dell’Hydrurus, dell’Oscillaria etc. non vengono in- taccate nella loro parte endocromatica. .Nei filamenti di Ulothrix invece alcune poche cellule mostravano varia- mente intaccato il loro endoplasma ma la maggior parte sì presentava ancora in ottimo stato. Quindi reputo che le cellule intaccate lo fossero solo per avere nella membrana qualche soluzione di continuità, dovuta a cause traumatiche diverse. Il mezzo da me usato per raccogliere dette larve è semplicissimo, tale che potrebbe applicarsi con grande fa- cilità alla raccolta in grande, per uno scopo pratico. Presa, radendo il più possibile la superficie, una grande quantità della sostanza mucillaginosa che tapezza lo stagneto e le pietre la si lascia qualche ora in un recipiente qualsiasi: le larve variamente frammiste alla sostanza vegetale ven- gono a poco a poco fuori verso la superficie o salgono sulle pareti del vaso fino a dove arriva l’acqua che deve essere in piccola quantità. Passando sopra a questo strato brulicante di larve con un pennello o con una spazzola si viene ammuchiando gli insetti ai lati, potendosi in tal modo raccoglierne un grandissimo”numero. Più sopra riportai le parole in un valente piscicultore, che trovò vantaggiosissimo di porgere di queste larve per nutrimento ai pesci gran- dicelli che si conservano nelle vasche, ed anche agli ava- notti che si allevano ‘nei truogoli. Venendo adunque al lato pratico della questione, ecco i vantaggi che presenta que- sto cibo vivente, per la nutrizione dei pesci che si allevano — 1181 — mediante razionale coltura, e specialmente pei giovani sal- monidi. | T. La grande abbondanza delle larve laddove esse tro- vano condizioni opportune d’esistenza. II. La facilità della raccolta. INT. Il poter somminist;are agli avannotti preda vivente, la quale essi appetiscono assai più che le sostanze nutri- tive morte come cervella di ruminanti, sangue coagulato ecc. IV. Il poter disporre di queste larve in quei mesi (Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio) în cui riesce maggior- mente difficile al piscicultore il procurarsi altri esseri viventi, (come pesci di poco valore) per nutrire gli avan- notti. Al piscicultore quindi non deve tornare indifferente la storia biologica d’un insetto che può, nello stato lar- vale riescirgli così utile. I fatti riportati più sopra sul nu- trimento del larve di Chironomus ci abilitano a procu- rare una moltiplicazione straordinaria dell’insetto laddove esso manca, creandogli quelle condizioni d’esistenza assai facili ad ottenersi e che sono necessarie per la vita della larva. Il Blanchard sino dal 1866 nella sua opera : « Le poissons des eaux douces de la France» parlando delle con- dizioni necessarie alla propagazione dei pesci, nota che il togliere, come s’ usa, le erbe acquatiche troppo spesso è una fra le non piccole cause che rovinano la piscicultura d'acqua doice. Osserva questo valentissimo ittiologo, che l’erbe acquatiche assicurano non solamente un buon esito alla fregola dei pesci ad uova aderenti, ma anche la mol- tiplicazione degli insetti destinali a nutrire i pesci d’ogni genere. Ma noi oggi possiamo dire ancor più e meglio, poichè possiamo studiare quuli piante occorrano per lo sviluppo di quegli insetti che maggiormente sono appetiti dai pesci; possiamo indicare in quali condizioni si sviluppino queste piante e quindi le larve d’insetti. Il pratico deve quindi rivolgere l’attenzione sua non solo alle piante in — 1182 — genere, ma anche a queste speciali, che gli possono tor- nar utili, potendo per mezzo d'esse procurarsi con poca fatica un nutrimento abbondante e assai appetito dai sal- monidi ed in generale dagli avannotti carnivori, il che vuol dire. da quasi tutte le specie che »'’ allevano nella pisci- cultura d’acqua dolce. Ragioni materiali, per l’ufficio in cui mi trovo, non mi permisero di fare un'esperienza alquanto estesa sull’alle- vamento di queste larve, perciò ho creduto conveniente render di pubblica ragione quanto sopra, nella speranza che qualche pratico voglia e possa fare un’applicazione in grande, creando se non vi si trovano già, in vicinanza dei corsi d'acqua le condizioni di terreno che permettono lo sviluppo delle alghe su nominate (1). D. Levi MoRENos. Belluno, Novembre 1890. (1) Vedi, per la bibliografia, i miei lavori: D. Levi-Moremos — Appunti algologici sulla nutrizione dei girini di Rana esculenta — Rendiconti della R. Acc. dei Lincei. Vol. IV, fase 8; 2. semestre. Roma, 1888. Idem — Importanza dei vegetali nella vita degli animali acquatici— Veneto Agri-olo, N. 1-2. Venezia 1889. Idem — Ricerche sulla fitofagia delle larve di Friganea — Noturisia anno IV, N. 15. Venezia, 1889. Idem — Elenchi di diatomee rinvenute nel tubo digerente di ani- mali acquatici. Serie La = Notarisia, vol. 1V, N. 16. Venezia, 1889. Idem — Alcune idee sulla evoluzione difensiva delle diatomee in rapporto colla diatomofagia degli animali acquatici — Bollettino della Società Ital. dei Microscopisti. Vol. I. fasc. III Acireale, 1890. Note appunti e recensioni crifiche Nota EBeme : Sous cette rubrique nous réunirons tou- tes les études et toutes les nouvelles critiques en sens d’ap- probation ou non. Chaque article doit être soussigné par son auteur, en restant à sa charge toute responsabilité. Il va sans dire que nous nous reservons le droit de supprimer en en- tier ou en partie ce qui peut être inspiré à la haine per- sonnelle mieux qu’ à l'amour pour la science et pour la vérité. Les vraîs naturalistes savent et sentent bien que la critique ne peut pas être toujours libre, ainsi que quelqu'un croit, ils savent qu’elle a toujours, au moins, pour limite: la politesse. D. Levi-MoRENOS Nouvelles Diatomologiques (Corre- spondance de la Direction). Au mois de Juin 1890 paraissait, à Paris, le premier fascicule d’une publication périodique trimestrielle con- ‘ sacrée à une interessante partie de la botanique crypto- gamique: les diatomées. Aussi ce journal s’appelle-t-il « Le Diatomiste » sous la direction de M. Tempère avec la col- laboration de savants bien connus dans cette partie spé- ciale de la science. Le 1.” fascicule contient: La description de plussieurs diatomées rares prises un peu partout ; un complément utile au travail de M. Rattray sur le genre Coscinodiscus par M. Peragallo.; une correspondance critique sur un ton un peu trop acerbe quand il s’agit de discussions scientifiques. Les planches sont éxécutées par un habile photogra- phe, M. Dutertre; nous espérons qu’ avec un peu d’ ha- bitude elles viendront moins flou. Dans le 2.° fascicule nous trouvons la description d’une nouveau genre: Dictyoneis par M. Cleve. Le savant pro- fesseur de l’ Université d’ Upsal à réuni sous ce nom di- Le — 1184 — verses formes confondues dans les genres Navicula, Pseu- dodiploneis, Mastogloia. On ne trouve ces espéces que dans les mers chaudes ou bien fossiles en Hongrie ou au Japon. Une nomenclature des diatomées recucillies par M. Bel- loc dans quelques lacs des régions élevées des Pyrénées centrales. Ce travail est surtout intéressant au point de vue de la distribution géographique des diatomées d’ eau douce. Il est fort à déserir ne M. Belloc continue ses recherches. Enfin, la description de quelques diatomées rares ou nou- velles appartenant surtout aux dépots fossiies d’ Oamaru et de Sandaie. Dans le N. de Decembre, M. Tempère commence à donner des instructions pour la récolte des Diatomées. Une dissertation intéressante, mais non probante, de mi- crophotographie par M. Duchesne, sur les perles du Pleu- rosigma angulatum. Suite de la description de Diatomées rares ou nou- velles. Quelques réflexions de M. Dutertre sur la photogra- phie des diatomées. lean == > a M. As. Schmidt vient de publier deux nouveaux fasci cule 39-40 de son Atlas, quelies admirables planches! Quelle netteté dans le rendu. Si plus d’ ordre et de mé- thode avaient présidé à cet incomparable travail, on ne saurait donner trop d’ éloges à ce monument éleve aux diatomées. Nous y trouvons la suite des Actinoptychus, des Aulacodiscus, quelques navicules et les planches d’un nouveau genre: « Dictyoneis » crée par M. Cleve. D.r LEUDUGER-FORTMOREL. Contributiones ad Phycologiam extra-italicam Ealsamo F. — Diatomee contenute nel canale digerente di alcune Aplysiae raccolte nel viaggio di circumnavi- gazione della R. Corvetta « Vettor Pisani » nel 1884 e 1885 — Società dei Naturalisti in Napoli (Bollet- tino) Serie I.®, Vol. IV., 1890. Le specie animali di cui il Balsamo si fa a studiare il contenuto gastrico furono Aplysia Lessonii e Dolabella sp. raccolte nei mari tropicali. La sola Aplysia diede un ricco contenuto diatomifero, l’ altra specie non formi un solo frustolo di diatomee. Le Aplysie inoltre contenevano molte altre alghe sulle quali epifite l’ Autore rinvenne numerose specie di Dia- tomee. Sarebbe stato utile che l’ A. aggiungesse l’ elen- co di queste alghe maggiori, come pure sarebbe stato de- siderabile che si fosse sempre tenuto conto della quantità proporzionale di ogni singola specie diatomologica. (1). Ma in ogni caso quest’ elenco è assai importante in quanto che le specie sono preponderantemente (se non forse del tutto) litorali, appartengono cioè a quelle diato- mee che o vivono libere presso al lido, o epifite sovra alghe maggiori ma che stanno a poca profondità. Si ha così una riconferma dei costumi dell’ animale nel cui tubo gastrico si rinvennero le diatomee. Il che viene riconfermato pure dalla mancanza di tutte le specie decisamente plagiche come sarebbero le Rhizosoleniae, i Bacterastrum, i Chae- toceras, etc. L'egregio Autore sì propone di continuare queste ri- cerche coi materiali da lui ancora posseduti, e così gli (1) Vedi in proposito: D. Levi Morenos. — Elenchi di Diato- mee rinvenute nel tubo digerente d’ animali acquatic1 -- « Notarisia » 1889 Venezia. — 1186 — sarà dato d’ arricchire con altre specie questo primo elenco il quale ora ne indica soltanto una sessantina all’ incirca. Ci fa fede della quantità di specie diatomologiche che si può ottenere dall’ esame delle cavità digerenti di molti animali marini fitofagi o puramente diatomofagi il Castra- cane che dallo stomaco di una Salpa pinnata pescata a Messina otteneva, quantunque con limitato materiale circa 100 specie ; ed il Balsamo stesso dal materiale ricavato dallo stomaco di un’ Oloturia (Holoturia Poli Delle Ch.) ad una prima analisi riconobbe circa 40 specie. Non ci stanchiamo pertanto dal richiamar l’ attenzione degli studiosi delle alghe sulla ricca messe che potrebbero far degli organismi a loro prediletti, coll’ esame degli sto- maci di animali acquatici. Riportiamo l’ elenco delle diatomee rinvenute dal Bal- samo nell’ Aplysia aggiungendo al nome specifico le indi- cazioni che l’ Autore dà sulla maggior o minor frequenza degli individui di date specie. Amphora Enr. A. laevis Grev. A. marina Sm. A. crassa Grev. A. angusta var. glaberrima Grun. Achnanthes Bory. A. longipes Ag. Una valva superiore in una preparazione. A. Clever? Grun. Un solo frammento. Anaulus. A. birostratus Grun. Un solo frustolo rimaneva in una preparazione. Biddulphia Gray. B. pulchella Gray. Comune sulle alghe (?) e nelle preparazioni, B. antediluviana (Ehr.) V. Heurck. — 1187 — Campylodiseus Ehr. C. parvulus W. Sm. Rara; in una preparazione di Aplysia Lessonii. C. sp. Climacosphenia Er. C. moniligera Ehr. NB. Questa specie, propria dei mari tropicali DR, pure rap- presentata fra le diatomee del Mediterraneo e non è rara nelle. cavità digerenti di animali pelagici. Cocconeis Ehr. C. scutellum Ehr. Abbondante nelle alghe rinvenute negli stomaci di Aplysie ed in altre preparazioni. C. pseudomarginata Grey. Non rara nelle preparazioni. C. diaphana Sm. Colla precedente. Coseinediscus Ehr. C. subtilis (Ehr. ?) Grew. Epithemia Bréb. E. musculus Kiitz. Rara nella preparazione di Aplysia Lessonii. Fragillaria Ne F. Schwartzii Grun. Qualche frustolo in una preparazione di Aplysia F. pacifica Grun. Grammatophora Ehr. G. marina (Lyngb.) Kütz. G. marina var. minor Grun. G. angulosa (Ehr.) Kiitz. G. macîlenta W. Sm. G. nodulosa Grun. Sulle alghe (?) trovate nel canale digerente delle Aplysie e sparse in diverse preparazioni. Glyphodesmis Grev. G. sp. ? Un frammento in una preparazioue. — 1188 — Licmophora Ag. L. constricta Grun. var.? L. Oedipus (K.) Grun. L. Lyngbyei (K.) Grun. Mastogloia Thw. M. apicutata Sm. M, Smithii Thw. Rari individui. Melosira Ag. M. Borreri Grev. M. (Paralia) sulcata (Heib.) Kütz. Un frammento nel preparato di Aplysia Lessonii. Navicula Bory. N. elliptica Kütz. | N. didyma KEhr. Rari esemplari dalla Aplysia Lessonii. N. sp.? Frammento indeterminabile. Nitzschia (Hass.) Grun. N. panduriformis Grun. Non rara nelle preparazioni. N. sigma W. Sm. N. longissima var. closterium Grun. Non rara nelle preparazioni. N. macilenta Grey. Plagiogramma Grev. PI. Gregorianum var.? Greville. Un solo frustolo in una preparuzione. Pieurosiyma W. Sar. P. strigosum Sm. P. delicatulum Sm. Non infrequente nelle preparazioni di Aplysia Lessonii. PI. Batticum (Ehr.) Sm. Rari frusto i in una preparazione della Aplysia Lessonii. PI. sp.? — 1189 — tthabdonema Kiitz. R. adriaticum Kütz. Hhaphoneïis Ehr. R. rhombus Ehr. Un solo frustolo. Stauroneis Ehr. S. pulchella W. Sm. Frequente nelle diverse preparazioni. Stiviatella Ag. S. unipunciata Ag. Comune nelle preparazioni. Synedra Ehr. S. fulgens Grev. Non rara nelle preparazioni. S. Hennediana Greg. Colla precedente. S. undulata (Bail.) Greg. Individui non rari nelle preparazioni. Note di tecnica Microscopica CULTURE DPS ALGUES INFÉRIEURES DANS LA GELATINE M. Beyerinck dans son nouveau travail sur la culture des algues inférieures, (1) montre d’une façon très caractéristique les avantages que l’on peut rétirer de la culture des al- gues sur la gelatine. L'auteur divise son article en 7 para- graphes; dans le premier, 1l indique le méthode par laquelle il parvient a isoler les algues. A cet effet il prend une petite quantité de liquide qui contient le mélange de corpuscules verts, y ajoute environ trois fois sur volume d’ une solution de gélatine a 10 Oro, et étend le tout sur une plaque ex- posée à Ja lumière. Si l’on n’a pas employé trop de li- quide, les bactéries seront peu nombreuses et la gelatine ne (1) Beyerinck W. — Cultur versuchen mit Zookorellen, lichenengoni- dien und anderen niederen Algen — Bot. Zeitung 1890 N. 45-48. 2 agi se liquiefiera presque pas M. Beyerinck a peu ainsi isoler et étudier Scenedesmus acutus et Chlorella vulgaris. Le second paragraphe traite des Scenedesmus, aprés une description assez détaillée de |’ espèce, il passe aux résul- tats obtenus par la culture sur gelatine Ce sont: 1.° Scenedesmus acutus liquiéfie la gelatine nutritive ; 2° Sc. acutus se nourit de substances organiques ; 3.° si le mi- lieu des cultures contient une quantité dépassant un certain optimum, les cellules perdent leur formes, elles deviennent rondes ou elliptiques. La liquéfaction se fait lentement et s’ obtient le mieux avec des milieux privés de substances organiques; l’expé- rience se fait dans un tube à réactifs. La liquéfaction au- rait lieu par la formation d'une enzyme. Le mélange de 5 Op de sucre empêche la croissance régulière ; dans de la gelatine a 12 0[o, les déformations occasionnées arrivent à leur maximum, et les cellules, acquiérent un volume beaucoup plus considérable que dans les cellules normales. L'étude du Chlorella vulgaris, que M. Beyrinck rap- proche du Chlorococcum protogenitum, et qu’il a cru de- voir denomner spècialement, nous amème tout d’abord a une différence essentielle ; c’est la non liquéfaction de la gélatine. Les cultures ont été faites dans cinq mi- lieux de la composition suivante ; la solution de gelatine a 8 Oro renfermait 1° 1 Org de poudre pancréatique, 0,5 070 nitrate d’ ammonium, 0,5 0[o phosphate de potassium ; 2.° 0,6 Oro de peptone, 0,2 O0 asparagine, 1 Of sucre; 3.° 0,5 Oro peptone, 0,5 Oxo d’ asparagine ; 4.° 0,5 Oo d’ami- don soluble, 0,5 O[o peptone, 0,5 Oo asparagine; 5.° au- cune substance organigue. Les résultats furent presque égaux, mais ce fut la deu- xième solution qui fut la plus fertile. Il en conclut, que cette espèce rentre dans ce qu’il a appelé « Pepton-Kohleno- toffmikroben ». Les cultures dans les solutions riches en sucre fournissent un développement considérable. — 1191 — Des essais de culiures dans l’eau de mer, à laquelle on avait ajouté du moùt de bière ou de la gelatine liquié- fiée par des bactèries ou du suc pancréatique, fournirent une déformation de la plaque de chlorophylle. La reproduction de cette algue est très simple, mais varie un peu, suivant les milieux de culture. Les expèriences avec les Zoochlorelles, n° ont pas pro- duit. de résultats bien définis. Il a etudié: Hydra viridis, Stentor polymorphus, Paramaecium aurelia et Spongilla fluviatilis. C’est dans les cellules de l’ entoderme que l’ on trou- ve les zoochlorelles chez l’ Hydra. En outre des corpuscules verts, on trouve dans ces cel- lules des petite masses rouges de constitution analogue ; aussi d’après M. Beyerinck ce seraient les résidus de cel- lules vertes. Les cultures sur gelatine, n'ont fourni aucun résultat. Certaines cultures dans !’ eau stérilisèe et à la lumière, ont donné lieu a un accroissement notable de volume sans division. Séparés de la cellule animale, les zoochlorelles refusent toujours de se dévelopyer. En même temps que ces essais restaient infructeux, M. Beyerinck a pu voir se développer d’autres algues, telles que Raphidium polymorphum, Scenedesmus acutus. Mais ou ne peut, en aucune facon, admettre pour ces algues un rapport quelconque avec les Zoochlorelles. Pour le Stentor, la culture est également sans rèsul- tats ; l’auteur ayant eu denx formes à sa disposition, a es- sayè de faire ingérer par la forme incolore les corpuscules verts ; il a réussi mais à l’état de masses informes. Il a également ubservè chez ce groupe une autre for- me de corpuscules, qu’il a appelée Pseudochlorelles, et qui n ont fourni aucun résultat par la culture. Les résultats de culture des Zoochlorelles de l’ èpouge, sont restés sans résultats. -- 1192 — Il constitue ainsi son genre Chlorella, et le divise en trois espèces : Chlorella vulgaris Beyerinck (Chlorococcum protogeni- tum Rabh.) Chl. conductrix Brandt. Chl. infusionum Beyerinck (Chlorococcum infusionum Rabh). Chl. (Zoohlorella) parasitica Brandt. (Chl. infusionum ?). En faisant des essais de culture sur l’ Hydr, l’auteur a trouvé une algue nouvelle, Chlorosphaera limicola. Elle se cultive facilement sur les milieux à base de gelatine additionnée de peptone, de sucre, de glycose, de lévulose et de moût de biére. Elle liquièfie la gelatine, mais seulement au bout d’un temps très leng, et dans une petite proportion. Cette forme peut se reproduire par division, et par z00- spores a deux cils; celles ci n’ontpas de point oculaire rouge et il n'ont pas le pouvoir de conjugaison. Dans les cellules ont rencontre un pyrènoïde qui dans le cas le plus ordinaires ne se trouve pas entourè d’amidon. M. Beyerinck à également cultivè les gonidies du Phy- scia parietina. Par différentes cultures préliminaires, il et arrivé e separer le Cystococcus humicola dans des solu- tions de gélatine avec de la poudre pancréatique ou avec de moùt de bière. Dans la première de ces cultures, la reproduction de l’ algue se fait par simple division ; dans le second cas il y a développement très accentuò, et forma- tion de zoospores à 2 cils sans point oculaire. E. D. W. Introduction d’une échelle universelle de grossise- ment des figures microscopiques par MI. P. F. Rteinsch (1) Jusqu’ ici chaque micrographe s’ est servi d’une échelle arbitraire pour ses figures. Le dessin à la chambre claire (1) Il nostro valente collaboratore prof. Reinsch dell’Università d'Er- langhen nel 1889 al Congresso botanico di Parigi sollevò quest’ im- — 1193 — fournit bien, pour une même combinaison d’ objectif et d’ oculaire, un grossissement constant de l’ objet figuré ; mais les microscopes des divers constructeurs différent beaucoup entre eux, et les grossissements des systèmes d'objectifs et d’ oculaires ne progressent pas dans la même mesure. Aussi l’ indication de l’ oculaire et de l’ objectif employès, que les auteurs marquent sur leurs figures, ne ° renseigne-t-elle pas ceux qui n° ont pas à leur disposition la même microscope. Pour les figures anatomiques et biologiques, le grossis- sement n'a pas la même importance que pour les figures systématiques. D’ après les nouvelles bases adoptées par la description systématique des plantes microscopiques, il est de la plus grande importance de donner les dimensions en valeur absolue. On est enfin convenu d’une unité de me- sure applicable aux mensurations microscopiques: on a choisi le millième de millimètre, un micromillimètre=1 wp. Ceite convention permet d’ éviter de fréquents malenten- dus dans la détermination systématique des Algues et des Champignons microscopiques, et de bannir des ouvrages phytographiques des unités de mesure incommodes, ainsi que les fractions décimales et fractions ordinaires compo- sées de quatre ou cinq chiffres. Il est également à désirer qu’ une échelle de grossisse- ment, universellement adoptée, soit basée sur une unité invariable. Il serait naturel de rapporter la base des men- Suration à la même nnité que les valeurs numériques de mensurations. Dans ce cas encore, c’ est naturellement le portante questione di micrografia, intorno alla quale sarebbe assai utile che si concordassero i microscopisti tutti. Il nostro egregio confratello ci invita a pubblicare la sua nota onde darvi maggiore diffusione, il che noi facciamo di buon grado assai, convinti dell’ importanza che presenta per i progressi della scienza l’ unità di misurazione a facili- tazione dei confronti. (D. L. M... — 1194 — w qui serait recommandable. Chaque micrographe, qui se livre aux études systématiques, sait que les mensurations sont indispensables pour comparer aux figures publiées les spécimens d’ Algues et de Champignons microscopiques. Ce travail est compliquè par l’ hètérogénéité des grossissements employés par les auteurs, et il faut recourir à de longs calculs pour trouver les valeurs numériques absolues qui sont demandées. Pour dessiner les figures conformément à la base des mensurations, ou bien si l’on dessine à la chambre claire, il faut ramener le microscope au grossissement voulu. On y arrive aisément en tirant ou en abaissant le tube de la lunette. En prenant le # pour unité de grossissement, on peut recommander les grossissements suivants : Grossissements en & Coefficients 2500 (Dimens. de la fig.) divisé par 2,5 = n y (val. absolue) 2000 _ 2 Gene 1500 — 15 =nw 1000 multiplié par 1 =ny 500 — rise à fe 1 250 — = Dés ITA 200 — be ie 125 — 8 — np 100 — 4 IL On ne peut considérer comme pratiques que les coef- ficients qui, multipliant ou divisant 1000, fournissent com- me produit ou comme quotient des nombres entiers. On obtient les grossissements superieurs à 1000 en multipliant 1000 par le coefficient ; on obtient les grossissements in- ferieurs à 1000 en divisant 1000 par le coefficient. Entre 900 et 250, non plus qu’ entre 200 et 125, il n’ existe malheureusements pas de nombre entier, les grossissements tels que 333,3 (pour le premier cas), cu 166,6 (pour le dernier) sont inacceptables. L’ échelle qui précede, repré- — 1195 — sentant les grossissements qu’ il est possible d'exprimer en nombre entiers, répondra à tous les besoins des figures microscopiques. RECENSIONES Lakowitz. — Die Vegetation der Danziger Bucht. Festgabe des Vester. Fischerei- Vereins fir die Theil- nehmer des III Deutschen Fischereitages in Danzig 1890. Esponendo al Congresso per la piscicultura l’ impor- tanza della vegetazione marina per la vita de’ pesci l’Aut. svolge un quadro della fanerogame e delle alghe prospe- ranti nel golfo di Danzica, il quale riuscì interessantis- simo. dal punto di vista della geografia botanica. Scopo del presente lavoro è quello di dimostrare, conforme alle idee del Prof. Hensen di Kiel, come la vegetazione ma- rina dia rifuggio, difesa e, solo particolarmente, nutrimento agli animali marini molto piccoli (crostacei inferiori, mol- luschi piccolissimi, ecc.) i quali a loro volta servono di pa- sto ad altri maggiori che vengono poi inghiottiti da’ pesci grandi; e non come generalmente si ammette, serva di- rettamente di cibo ai pesci maggiori, i quali inseguendo quelli più piccoli trovano all’occasione anche un rifugio fra i tallomi cespugliosi delle diverse alghe. L’Aut. premette alcune notizie sulla topografia del luo- go. Per Golfo di Danzica devesi ritenere quell’ esten- ‘sione di mare che sta fra Richôft e Bristerort sulla costa prussiana del Baltico. I due punti nominati di- stano, quasi in linea retta per un tratto di circa 100 Klm, — 1196 — mentre il continente rientra ad arco e viene a formarsi così una insenatura, pressochè regolare, con un massimo di corda di 58 Klm. mentre la periferia dell’arco importa non meno di 273 Kim. (a 54° 50° - 54° 58’ lat. bo. con long. 18° 20° - 19° 59° ad oriente dal merid. di Gren- wich). La superficie del golfo, così delimitato, presenta 86 314 miglia quadrate. A ponente estendesi la penisola di Hela, lunga e stretta, per oltre 40 KIm. verso l’interno del golfo, formante quasi una diga, tutta sabbiosa, dentro la quale viene rinchiuso il seno di Putzig, piuttosto profondo e sul quale il continente finisce a scogliera, qua e là anche come falde di sassi che cadono nel mare; la natura di questa formazione ghiajosa permette un annidarsi di alghe in quantità maggiore che in qualunque altro punto del Golfo, e tanto più che la profondità del mare arriva qui ad un massimo di 109 m. di profondità che si deve dire ri- levante, in confronto con gli altri punti del Baltico. La costa orientale nel Golfo, dove si estende la penisola di Samland nel mare, è sabbiosa, con produzioni lacustri interne, acque salmastre, e quindi molto povera di Alghe. Un punto, quasi intermediario, è il delta formato dalle due braecia della Vistola, sul quale si annidano relativamente in buon numero, le alghe ma sono per massima parte Chlo- rophyceae. Quivi come, verso Oriente, il mare è poco pro- fondo, e sporgono da esso qua e là dei blocchi erratici scarsamente coperti di vegetazione. Il terreno della peni- sola di Samland è ricco di depositi d’ambra e di antraciti. La salsedine dell’acqua oscilla, alla superficie, fra 0.68 0.75 010, mentre diventa di 0.73-0.79 010 a 28 m. di pro- fondità : una salsedine poco rilevante, mentre il mare, a levante di Rügen ha 1 O0 nel Kattegat 2.5 070, nello Kagerak 3 070 ed il mare del Nord addirittura il 3.5 070 di salsedine. L’Aut. si diffonde su questi particolari rite- nendo il O0 di sale sull'acqua del mare per uno dei fat- Lao tori il più importante che regolino la distribuzione geo- grafica di singole piante marine. — Abbastanza diffuse sono pure le indicazioni sul vento, sulle correnti marine e sulla temperatura del Golfo ed il continente adiacente: ma non credo di doverla riportare qui. Passando al vero tema, distingue l’Aut. la vegetazione marina delle fanerogame e quelle delle alghe ; limitandosi però a riferire i principali rappresentanti di detta vegeta- zione, ne discorre estesamente riguardo alla loro distribu- zione e frequenza. — Sulle fanerogame sono rammentate : la Zostera marina L., Z. nana Rth., il Potamogeton pe- ctinatus L., la Ruppia maritima L. e R. rostellata Keh., La Zannichellia palustris. — delle crittogame vengono ci- tate, prima d'ogni altra, le caracee, con l’importante spe- cie, la Chara crinita Wllr., molto caratteristica nella ve- getazione del Golfo ; oltre a questa, la Ch. baltica e Ch. aspera Willd. non che la Nitella mdifica. Delle altre Alghe si nota, come fu detto, un numero piuttosto rilevante di alghe verdi, e fra queste la più co- mune la Cladophora glomerala Ktz. forma marina, la quale si trova, per lo più insieme con l'Enteromorpha in- testinalis Link., da pertutto, meno che in luoghi puramente sabbiosi dove manchi loro qualunque punto d'appoggio ; é im- portante la presenza del Monostroma latissimum Wittr.(quivi però con fronde stretta di pochi centimetri) fluttuante nel seno di Putzig, dove aderisce agli scogli ; su’ grandi massi nel Golfo trovasi l’Ulothrix isogona Ktz. insieme con le fronde lubriche di Rivularia plicata Cruan e À. atra Rth., men- tre il ciglio di detti scogli é ricoperto, per massima parte, dalle colonie di numerose cianoficee. — Nei primi mesi estivi si presenta frequente la Nodularia litorea Thur. che verdeggia quasi dovunque e non è meno copiosa anche in alto mare, ma scompare già entro qualche settimana. Presso alle foci della Vistola si notano anche diverse Spirogire — 1198 — che rivestono i pali le travi ed altri corpi cher ose ba- gnati dall’onde. Le floridee e le fucoidee sono piuttosto rare per i mo- tivi della poca profondità e della scarsa salsedine del mare. l’Aut. indica, sommariamente, il numero complessivo di queste alghe con 20 specie delle quali talune con una zona di estensione molto ristretta. Così, tra le prime, il Cera- mium tenvissimum. I. Ag., solo sui scogli maggiori, quasi a fior di acqua, in prossimità di Adlershorst; il C. rubrum Ag., già più frequente, in cespugli fitti e dell’al- tezza di 10 an., in una profondità fra 2-4 m.; Polysipho- nia nigrescens Grev. e P. violacea Grev. forma {enuissima, su pietre alla profondità di 3. m,; Phyllophora Brodiaei I. Ag. si attacca a pietre, alle conchiglie di molluschi, ecc. e si riscontra qua e là, mentre anche la Furcellaria fa- stigiata Lmrx forma dei cespuglietti sparsi sulla ghiaja, quinci e quindi, ma più propriamente lungo la costa di Salmland. Da 2-30 m. di profondità scende, riscoprendo le scogliere, la graziosa Hildenbrandlia rosea Ktz., con la quale si può trovare spesso anche la Ralfsia verrucosa Ktz. che com’ è noto fa parte della fucacee. Di quest’ulti- me sono annovvrate: la Pulayella litoralis Kjelim., che forma dei cespuglietti di varia lunghezza a fior d'acqua, le frondi filiformi e gelatimose della Mesogloea Zosterae e scarsi individui di Ectocurpus confervoides che possono raggiungere anche 20 cm. in lunghezza. Dalla profondità di di 2 m. circa si estraggono i tallomi sferoidi della Leathesia difformis Arsch.; cespughetti di Dictyosiphon foenicula- ceus, specialmente fra Mechlinken ed Oxhòft; co- piosi Scylosiphon lomentarius. I. Ag., che scendono anche a profondità maggiori. Copioso, nelle acque di Mechlin- ke n, è pure il Chorda Filum Stekh., con tallomi che pos- sono raggiungere da 0.1-1 m. in lunghezza. La Sphacelaria arctica Hrv., vive nelle acque profonde presso Drepke, che si rinviene inoltre nel versante occidentale del Baltico — 1199 — (manca al Kattegat, allo Skagerak, nè è stata finora indi- cata dal mare Germanico), nel Golfo finnico, sulle coste della Scozia e dovunque nel mare glaciale del Nord. Per tale strano presentarsi sporadico di quest'alga sono vive diverse supposizioni riflettenti la sua origine; l’Aut. propende ad ammettere una invasione dall'Oriente: dal Mar Bianco nel Mar Glaciale e nel Golfo finnico, ad un'epoca allorquando non esisteva ancora l’istmo della Filandia. — Per ultimo è ricordato il Fucus vesiculosus L., a 10 e più metri di profondità, con parecchie varietà. Dopo aver esposto, per tal modo, i principali rappre- sentanti tra le Alghe, con speciale accenno della loro ubi- cazione, sfiora l’Aut. la vegetazione delle diatomee, consi- derandole dal lato della loro importanza nell’economia della natura, e riserbandosi di darne in seguito, un elenco par- ticolareggiato insieme a quello delle alghe appartenenti agli altri ordini. A DOLLA, Piecone. A. — Cenni iutorno alle matrici sulle quali vive l’ Enteromorpha compressa ed alla sua distribu- zione batimetrica. [Notarelle ficologiche IV] — Nuova Notarisia 10 Aprile 1890. Dal mare ligure (ad Albissola marina) venne estratto un osso di animale bovino, da una profondità di circa 20 m. « fittamente ricoperto da giovani cespugli di Entero- morpha compressa in tutte le parti che non appoggiavano sul fondo del mare ». Questa strana pesca viene a stabi- lire tre fatti d'importanza per la flora de’ mari e per la distribuzione delle alghe. Anzitutto la matrice, affatto par- ticolare, è una delle tante di natura eterogenea sulle quali l’ alga s' annida cercandovi puramente un sostegno. In se- condo luogo va notata la considerevole profondità, per que- sta specie, la quale generalmente si tiene al livello dell’alta — 1200 — e bassa marea. Per ultimo, il trovarsi l’alga sopra una tale matrice ed in quella profondità, e con sviluppo tanto considerevole, dimostra che le numerosissime spore pro- dotte nell'acqua e sospese in esso, vengono trascinate dalle correnti dell’ acqua e disseminate a notevoli distanze, come ad es. sui fari, su pali ecc., discosti dalla spiaggia. L’ osso, inamovibile sul fondo del mare, offri alle spore, portate dalle correnti, condizioni favorevoli per fissarvisi e formare così un nuovo centro di vegetazione submarina, iu appog- gio a quanto l’ Aut. espresse già nelle sue « prime linee per una geografia algologica marina », (1883, pag. 8). Piccone. A. Frammenti algologici per la florula di Caprera. |Noterelle ficologiche Loc. cit.] L’ Aut. pubblica, dopo aver riassunto quanto si cono- sce sulla ficologia dell’ isoletta classica, 19 specie di alghe, raccoltivi nell’ Agosto dal Prof. D. Lovisato, e non pe- ranco note di quell’isola. E sono: Cladophora flaccida Ktz., all’ isola della Pecora (S. E. di Caprera); C. lute- scens Ktz., a Cale Brigantino (versante E.); Codium Bursa Ag. isola della Pecora; Sphacelaria tribuloides Men., al- l’istesso punto, insieme anche con la S. scoparia Lyngb., che è stata raccolta pure al Monte Figu (parte meridio- nale di Caprera). Inoltre la Mesogloja mediterranea I. Ag., all’ is. della Pecora; la Castagnea Griffithsiana I. Ag., al Monte Figu; la Cystoseira amentacea I. Ag., quivi ed all’ is. della Pecora, nonchè all’ isola del Porco (versante S. O.) la C. barbata Ag. all’ is. della Pecora, a M. Figu ed a Cala Brigantino; Sargassum linifolium Ag., is. Pe- cora; Ceramium rubrum Ag., all’ is. Pecora e M. Fign; Gigartina acicularis Lmrx., is. Pecora; Rissoella verru- culosa I. Ag., Cala Brigantino; Mitophyllum uncinatum I. Ag., is Porco; ZLiagora ceranoides Lmrx., is. Pecora; — 1201 — Polysiphonia fruticolosa WIf. is. Pecora; Melobesia fari- nosa Lmrx., M. Figu, Cala Brigantino; Amphiroa rigida Lmrx., is. Pecora; Corallina virgata Zard., is. Pecora, is. Porco, Cala Brigantino. Piccone A. — Risposta alla nota del Sig. Rodriguez : « La costituzione mineralogica del suolo può contri- buire alla ricchezza algologica di un paese? ». [No- terelle ficologiche VI] — Loc. cit. A proposito di un’ erronea confutazione di un asserto dell’ Autore da parte del Sig. Rodriguez (Socied. Espanola di Hist. Natur. T. XVIII, p. 405 e seg.) coglie il Piccone l'occasione per esporre alcune sue idee sulla natura mi- neralogica o chimica delle isole in rapporto alla vegeta- zione delle alghe intorno ad esse. Giustamente osserva l’ Aut. che, a seconda della natura mineralogica, può esser diffe- rente anche la natura, ora fisica, ora chimica, ora en- trambe delle roccie. Ma conviene considerare due fatti : l’ azione dell’ acqua marina su queste roccie non è certa- mente solvente, o se lo è, solo per quantità impercettibile (cosa dovrebbe accadere della crosta terrestre in caso diverso ?), la salsedine marina, concessa anche questa mi- nima solubilità delle roccie bagnate dal mare o sommerse, non sarà però neppure maggiore in vicinanza di un lembo di terra (isola o continente che sia) perchè le correnti, il movimento delle onde sul mare rimescolano e rinnovano continuamente l’ acqua e condizionano, per tal modo, una distribuzione più omogenea della salsedine in qualunque punto del mare (si prescinda qui dagli sbocchi dei fiumi), tranne, eccezionalmente, per qualche golfo o qualche inse- natura di terra più riparata, dentro la quale è più lento il movimento delle acque, più protratto quindi il loro rin- novamento. Secondariamente fa avvertire però l’ A., che le alghe non sottraendo al corpo, sul quale si trovano — 1202 — impiantate, affatto il nutrimento, non può riescir di impor- tanza, nella distribuzione geografica loro, la natura chi- mica del substrato. Ed in prova egli adduce l'esempio della Jania rubens, la quale corallina abbisogna di notevoli quantità di calce per il proprio sviluppo, ma sta nullameno su scogliere di roccia primaria, senza trovare in queste l'elemento del quale bisoguerebbe. Concordi sono, il Rodriguez e |’ Aut., nell’ ammettere che i venti agevolano la disseminazione delle spore delle alghe per il movimento che essi determinano nel mare. _SOLLA. . Ébanmgeard — Recherches sur les algues inférieures — Annales des Sciences Naturelles. Botanique, t. VII. Ce travail comprend après un aperçu historique, une monographie des Chlamydomonadinees, l'étude d'un type nouveau, une étude des relation de la famille des CAla- mydomonadinées avec les familles voisines, et enfin la comparaison entre les modes de nutrition des deux règnes. On sait que M. Dangeard recherche dans le mode de nutrition le critérium qui lui sert à différencier les deux règnes; ces hypothèses ont déjà été émises par lui dans le travail qui a fait l’objet de sa thèse « Recherches sur les organismes inférieurs ». Le premier type étudié dans le premier chapitre, est le Polyloma uvella Ehr. D'après les recherches de M. Dangeard cette espèce est très voisine des végétaux, car dit-il « iln’y a pas et ne peut y avoir ingestion d'aliment solides », l'organisme étant entouré d'une membrane con- tinue. Néanmoins l’auteur la place dans une position in- termédiaire entre les deux règnes. L'étude du Chlorogonium euchlorum Ehr., n° amène — 1203 — pas grand nombre de faits nouveaux, si ce n’ est que l’auteur est tenté de former deux espèces différentes dans les formes qui ont été décrites sous ce nom, par les auteurs qui se sont occupés de ces organismes. Le genre Cercidium gen. nov. a une seule espéce C. elongatum, elle a été trouvée dans une mare, sur laquelle elle formait une couche verte épaisse. Ce genre se rapproche- cherait par ses caractères du genre Chlorogonium, mais l'auteur y a trouvé assez de caractères différents, pour qu'il soit permis d'en former un genre nouveau. L'étude du genre Phacotus, et de ses deux espèces, telles que les admet M. Dangeard, lui donne l’occasion de discuter les opinions de Carter qui avait rangé la pre- mière espèce, Ph. angulosus, dans le genre Cryptoglena. L'auteur arrive ainsi à |’ étude du genre immédiate- ment supérieur. Le genre Chlamydomonas comprend d’a- prés les recherches que l’anteur à pu faire, quatres espèces: Chl. multifidus Ehr., CA. pulvisculus Ehr., Chl. Morieri, Dang., Chl. Reinhardtii Dang. Quelques autres espèces décrites par Braun, Perty ne sont pas suffisamment caraetérisées. Le Pithiscus Klebsü, genre et espèce nouvelle ne nous fournit pas grandes don- nées nouvelles. Il en est de même pour le Chlamydococcus pluvialis et le Zchoselmis cordiformis ; ces observation sont à lire par ceux qui étudient ces organismes. Le genre Colyblepharides, que l’auteur a trouvé dans les environs de Caen, est vert et se rapproche par beaucoup de ses caractes des Chlamydomonas: mais au lieu de deux cils, ilen possède de 6 a 8. Il est entouré d’une membrane mince qui entoure le protoplasme et qui est très fragile. Par son mode de reproduction, simple division longitudinale, il s'éloigne des types connus, c’est ce qui l’a fait ranger comme type d’une famille nouvelle par M. Dangeard. — 1204 — Les relations que l’auteur nous fait connaître entre les Chlamydomonadinées et. les autre, groupes d’ algues ne sont pas très probantes. Il reste d’ailleurs beaucoup à faire encore dans cette partie de la question, l’étude de ces dif- fèrents groupes d'organismes n’ayant pas encore été faite d’une façon assez approfondie, pour que l’on puisse bien les comparer. Quant au dernier chapitre, la conclusion qu’en tire l’au- teur reste conforme a celle qu'il avait déjà exprimée. « A cha- que règne correspond une différence dans les mode de nu- trition ; la digestion se fait différemment, l’assimilation se fait dans les deux règnes d’après les mêmes lois. E. D. W. Dangeard — Recherches sur les Criptomonadinees et les Euglences. — Le Botaniste, I.*"° Serie, [er fascicule pag. 238 — avec 1 planche — Caen 1889. Continuant ses études sur la différence entre le règne vègétal et le regne animal, M. Dangeard, reprend l’ étude du genre Crypomonas, dans le quel il ne conserve que deux espèces, C. ovata et C. rosa qui sont étudiées successi- vement dans ce mémorie. Ici également |’ auteur arrive à la conclusion, qu'il n’y a jamais introduction de substances solides à 1’ inté- rieur du protoplasme. Le protoplasme de ces algues est co- loré en vert par de la chlorophylle, unie à un pigment violet, qui est insoluble dans l’alcool et l’éther. M. Dangeard signale, en terminant ce chapitre, un Chytridium parasite qui serait voisin du CA. Brauni Dang. Les Euglènes dont l’auteur s'occupe en suite, se réu- nissent par un intermédiaire aux groupes inférieurs, comme l’auteur l’a montré pour les Chlamydomonadinées. C'est le groupe des Astasiées qui correspond ici au Polytoma. -- 1205 — Dans la famille des Ewglences, l’auteur étudie les genres Euglena, Phacus (Ph. pleuronectes, alata, ovum, panula), Trachelomonas (hispida et volvocina.. L'absence de tube digestif est prouvée, de même que la non introduction de particules sol des à l’intérieur de l'organisme, d’où d’après M. Dangeard une nature végé- tale. D’autres auteurs prétendent cependant ranger ces organismes dans le règne animal, mais comme le dit très- bien l’auteur du mémoire « on auvcait tort de juger la nature d'un organisme par une de phases de son dévelop- pement, on s'exposerait à commettre des erreurs graves ». Pour ce qui est de la chlorophylle, M. Dangeard en arrive a considérer, tous les organismes, qui contiennent de la chlorophylle sauf deux exceptions encore peu étudiées, comme des végétaux. Les protozoaires ‘à chlorophylle ne seraient que des associations entre un animal et un végétal ; il aurait vu dans un cas la reproduction de l’algue. Quoi qu'il mette ici un point d'interrogation, il est bien possible que la chlorophylle liée à des corpuscules particuliers est un caractère du végétal. ESD W: BDangeard — Mémoire sur les algues — Le Botaniste, I.ere serie, 4. fascicule N. 127-174 — Caen, 1889. Dans les première partie de ce travail, M. Dangeard, émet quelques considérations générales sur les algues, et explique la différenciation qui s’est produite à la base de l’échelle végétale entre algues et champignons, de la ma- nière suivant. Il part d’un type flagellé qui, pour lui, de- vient l'origine des deux groupes. Supposons dit-il : qu’ un flagellé se trouve dans un liquide qui s’appauvrisse ; com- ment à-t-il pu arriver à lutter contre les conditions dé- favorables? De deux facons; ou en acquérrant en des points déterminés de sa surface des propriétés digestives forte- — 1206 — ment accusées, comme cela se voit dans les poils radicaux des plantes supérieures, ce qui nous conduit aux champi- gnons. Ou encore, si la digestion superficielle ne suffit pas, un nouveau facteur, la chlorophylle, est introduit. Cette hypothèse qui n'est pas encore démontrée d’une façon définitive, paräit cependant présenter beaucoup de points conformes aux faits; on pourra peut être faire bien des critiques, mais il faut avouer qu’elle est assez séduisante. | Après cet exposé, l’auteur étudie une forme nouvelle Anisonema viridis, dont il donne la description et le mode de vie. La seconde partie du mémoire qui a pour but l’étude plus spéciale de quelques familles d’algues inférieures, ren- ferme, d’abord l'étude de la familie des Polyblépharidées, créée par l’auteur dans le travail cité plus haut. Il range ici dans ce même groupe le Pyramimonas Tetrarhynchus Schmard, qu'il a pu suivre dans son développement. L’étude de la famille des Chlam y domonadinees offre à l’auteur l’occasion de faire quelques observations très in- teressantes. Puis vient l’ étude des Volvocinées, parmi lesquelles l’Eudorina elegans, dont l’auteur a pu faire une étude assez approfondie, et dans laquelle quelques noveaux faits se trouvent signalés. La famille suivante, Tetrasporées, donne l’occasion à l’auteur de créer un genre novueau, Schrammia, dédié à Schramm qui a fait connaître les algues de Cayenne et de Guadeloupe. Ce genre est très curieux, non seulement par sa forme extérieure, tout à fait différente de celle que l’on trouve chez les autres formes du même groupe, mais encore par les caractères de similitude qu’ il présente avec certaines formes de Cyanophycées. Dans l'étude de la famille des Pleurococcacees, nous — 1207 — trouvons la description de deux genres nouveaux, dont le premier surtout, Hariotina, est très intéressant. La Hariotina reticulata, a été trouvé dans un bassin au Jardin Botanique de Caen. C’est surtout le lacis formé, d'après l’auteur, par l’épaississement de la membrane des cellule mères, et qui retient en une masse les jeunes cel- lules, qui donne uu aspect très spécial à cette espèce. Ce genre viendrait se placer dans le voisinage des Dictyosphaerium. L'étude des genres Gomphosphaeria, Palmella, Pla- cosphaera, gen. nov., amène quelques observations. L'au- teur émet entre autres cette opinion, que le genre Gom- phosphaeria pourrait peut être bien devoir etre enlevé complètement du groupe des Cyanophycées, dans lequel on le range généralement, pour rentrer dans les Chlorophycees. La famille des Hydrodictycées, n’a pas fourni à l’au- teur l’occasion de faire un grand nombre d’ observations nouvelles. Il nous donne d’ailleurs principalement une série d’appréciations sur les travaux qui se sont occupés de cette algue, d’après lesquel il conclut à la conserva- tion du genre Polyedrium. F. D. W. Dangeard — Contribution à l'étude des organismes inférieurs - Le Botaniste, II. serie, I. fascicule N. 7 pp. 62. Ce mémoire, ne s'adresse plus d’une facon aussi di- recte au botaniste, il a surtout pour but l’étude des quel- ques organismes assez inférieurs qui peuvent avoir certains rapports avec les algues inférieures. L'Ophrydium versatile Bory est d’abord étudiée assez longuement ; quelques observations sur la constitution in- terne de la cellule ont été faites. L'auteur étudie alors d’une facon approfondie les Zoochlorelles qui, comme on le sait, vivent en symbiose — 1208 — avec certains animaux, ce sont des algues du groupe des Protococcacées ; ce serait avec le Pa/mella hyalina qu'elles auraient le plus d’analogie. Il émet encore une autre opinion, c’est celle que les Zoochlorelles auraient la propriété de sècréter de la gela- tine, qui serait utilisée par l’ infusoire pour former des masses gelatineuses, telles que cellesque i’ on trouve chez l’ Ophrydium. L’étude des Acinetiens est plutôt du domaine zoolo- gique. Puis viennent quelques notes sur les flagellés, dans lesquelles l’auteur cherche à prouver 1’ homologie complète entre les flagellums et les pseudopodes. Les observations sur les Vampyrelles qui terminent ce mémoire, car nous ne parlerons ici de la réponse de l’auteur à M. Kunstler, ont comme résultat d’ amener quelques changements de détail aux deux groupes dans lesquels l’auteur avait fait rentrer les espèces de ce genre, dans son travail de 1886. E. D. W. A. Famintzin. — Beitrage zur symbiose von algen und Thieren. Academie des Sciences de St. Petersbourg Séance 12 février 1890. Cet apport à l’histoire de la symbiose entre algues et animaux, que M. Famintzin a publié dans les Mémoires de l’Académie de St. Petersbourg, comprend deux parties. La première, ayant trait à la symbiose entre le Tinfinnus inquilinus et une espèce de diatomée du genre Chaetoce- ros. Le seconde traite des « cellules jaunes » que lon trouve chez les Radiolaires, les Actinies. C'est par M. Fol, que cette symbiose a été étudiée pour la première fois; mais Fol n’avait pas cherché à dé- terminer l’algue. M. Dadey rangait l’algue dans la fa- mille des Ectocarpées, ce qui serait une erreur d’après M, — 1209 — Famintzin qui y voit une diatomée. Les figures 1-3 de la planche, accompagnant le mé- moire montrent les rapports de position qui existent entre le Tintinnus et le Chaetoceros. Parmi les cellules jaunes, l’auteur forme deux clas- ses, l’une forméé par le Zooxanthella extracapsularis Häckel, l’autre par le Zooæanthella intracapsularis. C’est dans la première classe surtout que M. Famint- zin a pu étudier le plus grand nombre d’ exemplaires. Il a étudié le parasite végétal dans des espèces du genre Col- lozoum et Sphaerozoum, et a pu remarquer, qu’ après la mort de l’hôte, le parasite pouvait encore s’accroitre et se diviser. Le rôle principal joué par les cellules jaunes serait pour M. Famintzin, qu’ il s’agisse de Radiolaires ou d’Ac- tinies, de servir de cellules nourricières aux animaux qui les hébergent. Ces algues ayant comme les autres, la pro- priété de constituer leur corps au détriment des substan- ces inorganiques contenues dans les eaux de la mer, peuvent par conséquent, en cas de manque de matériaux alimentaires extérieurs, tenir plus longtemps l’animal en vie. BD W- Chmielevsky. — Eine notiz über das Verhalten der Chlorophyllbänder in den Zygoten der Spirogyraarten (Botanische Zeitung, N. 48, 1890), M. Chmielevsky dans cette courte note, dècrit un fait des plus intéressants. Il à étudié les zygospores des Spi- rogyra au point de vue de savoir ce que deviennent les bandes de chlorophylles des deux cellules qui conjuguent. Il a cotenu des résultats différents de ceux qui avaient ètè indiqués par MM. De Bary, Schmitz et Overton. — 1210 — Il signale la disparition compléte du tannin dans la zygospore ; ce fait avait déjà ètè observè, moi même, dans une note que j ai prèsentè à la Sociètè royale de Bota- nique de Belgique en 1886, j’ y ai fait allusion. Pour se rendre compte de la structure interne des zy- gospores, structure qui n’ est pas visible sur le vivant, il fixe les zygospores par l'acide osmique a 1 Ojo. Après lavage à l’eau, les échantillons fixés sont placès dans de la glycérine, que l’ on laisse épaissir à l’ air libre. De l’ examen de ces préparations il conclut : La chlo- rophylle de la cellule femelle conserve sa coloration verte, celle de la celiule mâle, devient jaune, diminue de volu- me, se fragmente, se colore en jaune brun et finit par disparaître. Les observations faites sur les Spirogyra à plusieurs bandes chlorophylliennes ont donné les mêmes résultats, c’est-à dire la disparition complète dans les zygospores mures des bandes ayant appartenu à la cellule mâle. M. Chmielevsky, arrive ainsi a tirer cette conclusion ; que chez ces algues, la fécondation comprend principalement la fusion de deux noyaux. Les autres portions de la cellule mâle paraissent servir d’ èléments nutritifs. E. D. Wi C. De Bruyne. — Monadines et Chytridiacées, pa- rasites des algues du Golfe de Naples. — Archiv. Bio- logiques — Gand, 1890. Ce travail a été fait à la station zoologique de Naples, et contient la description de 10 monadines nouvelles: ce sont Pseudospora Benedeni, P. edax, Gymnococcus Cla- — 1211 — dophorae, Gym. Licmophorae, Ectobiella Plateavi (n. g.) Aphelidium lacerans, Leptophrys villosa. Vampyrella in- color. Parmi ces espèces, une forme le type d'un nouveau genre. Ce dernier, parasite des Licmophora, n'a pu encore être connu que dans trois phases, qui montrent cependant assez bien, que cet organisme ne peut être rappoché des formes connues jusque à ce jour. Ces différents parasites affectent des algues de genres différents, tels que Cladophora, Ulva, Derbesia, Diato- mées etc. Les Chytridiacées que l’auteur à étudiées sont moins nombreuses ; ce sont elles cependant qui nous intéressent le plus. Une espèce nouvelle, à laquelle l'auteur donne le nom d’ Olpidium Bryopsidis, a été trouvée par lui sur le Bryopsis plumosa Huds. Il se présente d’abord sous forme d’ une masse arron- die, qui peu à peu pousse une protubérance qui va, géné- ralement, percer la membrane de l’ algue et s’allonge vers l'extérieur. La masse interne se fractionne, et l’ organi- sme se transforme en zoosporange. Ces zoospores sont ovoîdes à un cil. Cette espèce se rapproche, comme on le voit, beaucoup de l’Olpidium saprolegniae Fischer. Dans les conclusions de cet interessant travail accom- pagné de 5 belles planches, nous trouvons quelques points à rappeler. L’ auteur arrive à la conclusion importante, que les cils et les pseudopodes sont analogues au point de vue anatomique. Les cils, ne sont que des « pseudopodes transformés, à position constante, à forme peu variable et à fonction déterminée ». Il envisage le cil comme un prolongement protoplasmique, qui est plus facilement mis en mouvement, grâce à sa dimension et à sa position. Dans les nombreuses expériences que l’auteur à faites, il a pu obtenir le transport d’un parasite sur un autre hôte ; mais presque toujours, lorsqu’ il rapportait dans le milieu de culture, le premier hôte, l'organisme se por- — 1212 — tait sur ce dernier abandonnant celui qu’ on lui avait imposé. Ce fait prouve bien que chaque parasite cherche la même nutrition. Il est probable comme le fait remar- quer M. De Bruyne que des transplantations de ce genre, doivent amener des transformations sì grandes dans l’ or- ganisme, qu'il ne nous est plus possible d'en reconnaitre l’origine, si les conditions de vie des deux supports sont très différentes. KE. D. We O. Butschli. — Ueber des Bau der Bacterien und ver- vandter Organismen. Dans ce travail M. Bütschli expose le résultat de ces recherches sur la structure cellulaire des bactéries et des Cyanophycées, et en particulier, sur la structure du noyau. Parmi les espèces étudiées nous trouvons, Chromatium Okenii, cette intéressante forme colorée pour la bactério- purpurine. Après avoir étudié la matière colorante et les réactions des différentes portions constituantes de l'orga- nisme, M. Bütschli étudie le corps central, après fixation, soit par l’ alcool, ou mieux par l’ acide picrosulfurique. Il constate ainsi que la masse centrale prèsente une structure réticulée ou alvéolaire. La coloration, par l’ hematoxyline, fait apparaitre des corpuscules, colorés en rouges, sur le trajet du réticule, mais seulement après fixation par l'alcool. L'action des autres réactifs empêche généralement la coloration. Ces corpuseules se colorent également par le vert de méthyle acétique. Chez les oscillaires, que l’auteur a pu étudier, il ar- rive aux mêmes résultats, quant à la structure de la masse interne. Voici les méthodes employées : — 1213 — Algues fixées par l’alcool, puis traitées par l’acide osmi- que et passées ensuite dans le Dammar. Algues fixées par l’ acide chromo-acétique. Algues fixées par l’ alcool, colorées par l’ haematoxy- line et ensuite par l’ éosine. Algues fixées par les vapeurs d’acide osmique, traitées par une solution de soude caustique a 5 010. Algues vivantes, déposées dans de l'acide sulfurique dilué. _ Chez les oscillaires, comme chez le Chromatium, le noyau, ou du moins la portion centrale, se colore par la sub- stance colorante de l’organisme même. Une autre espèce, que l’auteur rapporte au genre Aphanizomenon a également été étudiée. Quelques observations sur la division des oscillaires, terminent cette partie. L’ auteur passe ensuite à l’ étude des bactéries propre- ment dites et les résultats de ses observations, concordent avec ceux rapportés pour les formes citées plus haut. La structure du noyau des Euglénes (Euglena viridis), est analogue à celle du Chromatium et des autres espèces si bien étudiées par M. Bütschli. L'auteur termine son travail, par une discussion ap- profondie de la valeur du corps central chez ces organi- smes inférieurs réfutant les opinions de Zacharias sur le sujet. Il se range à l’ avis de M. Klebs, qui a comparé les Bactéries aux noyaux cellulaires des organismes supérieurs. La conclusion toute naturelle de son travail, est de donner au corpuscule interne la valeur d’un noyau. E. D. W. F. st. Kjellman. — Beziehung der Flora des Behring- Meeres zu des Ochotkischen Meeres. Botanisches Cen- tralblatt 1890. i Dans cet exposé M. Kjellman, fait une comparaison | approfondie entre les flores algologiques de ces deux mers. — 1214 — Les observations sont faites d’après les résultats obtenus par l'expédition de la Vega, et sont dirigées principale- ment contre les assertions de M. Ruprecht, qui voyait dans le mer d’ Ochots, une région spéciale. Les données préliminaires de cette comparaison ait été exposées dans le travail de M. Kjellman « Om Beringhafkets Algflora ». L’ auteur réfute successivement la valeur de plusieurs espèces que M. Ruprecht à décrites, dans sa « Flora des Ochotskischen Meeres », ou qu’il a signalées comme pro- pres à la région. D’ aprés les recherches de M. Kjellman parmi les 53 espèces de la mer d’ Ochots, une quarantaine se retrouve dans la mer de Behring, quoique cette dernière ait été encore fort peu explorée. L’ auteur comprendrait la flore de ces mers da la façon suivante. Le mer d’ Ochots au- rait eu comme la flore des Océans limitrophes, un carac- tére arctique, qui devait se rapprocher de la flore actuelle de la mer de glace de Sibérie. A la suite de changements intervenus après l’ èpoque glaciaire, de nouvelles espèces se sont formées dans le sud de la mer de Behering, dans la mer d’Ochots, et dans le nord de la mer de Behring au contraire les espèces arc- tiques se sont conservées. Puis vinrent se mélanger des espèces du sud, ce qui donne à la flore le caractère de transition qu'elle possède. D'où l’ ont voit que l’on ne peut considérer la mer d’ Ochots comme une règion spéciale, mais bien comme un fragment de la région générale à la quelle appartient la mer de Behring, qui après l’époque glaciaire a conservé les caractères physiques, et par suite la flore des régions arctiques beaucoup mieux marquée, que le sud de la mer de Behring, touchant au Kamtschatka. E. D. W. Questo fascicolo corrisponde alla parte algologica della Neptunia, N. 1 e 2 Gennaio e Febbraio 1891. a PE Veli II ai ee APUIASI 3; FA CASINA ty) Vip LA A ; PI 4 Mi G.S.Mest 2W West del. ad nat ‘Pas 13 A TS (Neptunia Tav 2 7 G.S West 4 W West del. ad nat. ge 6e®es® @ 7 “La Norarisia,, Vol. VI. N. 23 di dei Fa Sd Le 2? i È nie è À n < A ni ti a Ra n With the new year 1891 the Notarisia is grown » _ larger trasforming itself in a new monthly journal | which to the general sea-weeds . study joins that of the sea. and its organisms. Nevertheless for those who would not subscribe to themselves to the whole review, the Algas part will … be still given out in separated numbers under the title: « LA NOTARISIA » commentario ficologico generale parte speciale della Rivista Neptunia . Serro, | The enumeration of the pages is to be continued. | progressively as before. «.The Notarisia » will come out every other month; the shape remains just. the same, our faithful PA fellows remain and are even encreased by precious adhesions. …_ Nothing has been changed but for the form, and A this also very little. - The old Notarisia continues strengthéned by a |’ new animator life. Last April as we undertook alone the direction ‘of the Notarisia, we wrote: We don ’t make a pro- \gram, to develope improving is our devise. . . Only a few months are over, and something has ‘been done, we submit ourselves hopeful to the jud- «| ‘—gement of the readers who know us since many year © «and kann judge if we have improoved. NOTARISIA. COM MENTARIUM PHYCOLOGIG Vol. Va V. — Anni 1886 - 90° PHYCOTECA rrALICA Centuria 1.8 11.2 (N. 1- -200) — Francs 68 . S’adresser à la Direction de ig Notarisia, Bi: . Samuele, N 4 — Venezia. a] CE Parte speciale della rivista Neptunia. "ARSA oa ANNO: 1891 - S7olume FEV Prix d’ abonnement 15 Francs CA È __ Aout, Octobre, Décembre... 4, PE Avis. | > Hariot F P. - Quelques algues du Brasil et du Congo. — 2 3. Schütt F. —- Ueber intracelluläre > Skeletibildung Del Pers en (mit 1 plat.). | . Môbius M. - Conspectus algarum endophytarum (cam. 2; ce . Lemaire A. - Diatomées du Lac de Longemer (Vosges). è ; Magnus P. — Nachtrag zur Kenntniss der Verbreitung 3 Sphaeroplea annulina (Roth.) Ag: Hr 4 dI: COMMENT ARIO FICOLOGICO GENERALE de Pa rte: SERRES della Rivista Neptunia DIRETTORE D VID LEVI-MORENOS Dottore in Scienze naturali #2. 4 COLLABORATORI A rbari, A. — Bonardi dott. E. — Borzi Prof. A. — Castracane Co. F. — Cuboni Dott. G. — Dangeard Prof. P. A — De Wildeman E. — Gar- ‘cin A. G. — Gobl Prof. €. — Hansgirg Prof. A. -- Hariot P. — Harvey- © Gibron R. — Hy Prof. F. — Imhof-Otmar Dolt. E. — Istvanffi-Schaarsch- midt Dott. I. — Kiellman Dott. F. R. — Lagerheim von G. — Lanzi Dott. M. — Lemaire Dott. A. — Dott, Lenduger-Fortmorel — Môbius Dott. M. — ii Prof. P. — Muller Dott.:Otto -— Reinseh- Dott. P. F. — Schütt | Dott. F. — Solla Dott. A. F. — West Prof. Wiliam — Wille Dott. N. Zokal Dott. E. i ET DEL NUMERO 25 — 00 APRILE [00] | Magnus P. Nuoya contribuzione alla ‘conoscenza dell’ area 1 geografica di Sphacroplea anulina. Roth. .. < , . . . Pag. 1215 ario P. — Quelques algues du Brésil et du Congo : . . . » 1217 Môbius M M. —*Conspectus algarum endophytarum . . . . . » 19221 Recensioni es ili algologique par Z. D. W. I. Les Algues de la Mer (Ouvrages des MM. Arcangeli, Batters, Bornet, Foslie, Giard) — Il Les Algues des eaux dou- : ces (Ouvrages des MM. Andersson, Borghesen, Hansgirg, 3 … Istvanff, Roy) . ... 3 n Ne CLS Systématique romane | par E D. wr (Ouvrages des MM. Gomont, By, Lagerheim). . . y D 244 PET et Physyologie des algues par Z. D. na | _ (Ouvrages des MM. Arlari, Bufham Campbell, Cramer, Hieronymus, Klebs, Oltmanns, Stockmayer, Zukal) . . » 1247 Direzione ed Amministrazione: S. Samuele, 3422 - Venezia | 4 "ch Venezia 1891 — Stab. Tip. Fratelli Visentini Rat e, n & La Notarisia à commencer de l’année 1891 s’est amplifiée en se — trasformant en un journal mensuel qui à l’éfude générale des Algues unit celle de la mer et de ses organismes. rat I Pourtant on continuera à donner la partie algologique en livraisons séparées, sous le titre: iva È «LA NOTARISIA » E Commentario ficologico generale ANSE -Parte speciale della Rivista Neptunia MUR | _L'énumération des pages, pour plus de commodité dans les citations, ; sera continuée comme auparavant progressivent. a «La Notarisia» sortira tous les deux mois; on aura: le même for- bi mat qu'auparavant, et nous aurons aussi nos fidèles collaborateurs qui ER sont même augmentés de nombre par des précieuses adhésions. : Rien donc n'est changé si non dans la forme, et fort peu aussi dans celle-ci. | SZ La vecchia Notarisia continue done renforcée de nouveau sang vi- vificateur. Lorsque dans le mois d’Avril de la dernière année, nous ayons com- mencé à diriger la Notarisia, nous écrivions: « Nous ne faisons pas des de programmes; développer en améliorant toujourr voilà notre devise. | Peu de mois se sont écoulés, mais pourtant on a déjà fait quelque chose, et nous recourons confiants au jugement de nos lecteurs, qui nous connaissent depuis long temps et peuvent juger si notre ouvrage a fait des progrès. DE AVIS I Je prie vivement tous les savants qui publiquent quelque étude sur les algues de vouloir bien m'envoyer un exemplaire (et s’il est possible deux) de leurs brochures pour en donner une Compte-Rendu dans mon journal. Les auteurs recevront en remerciment le numéro de « Za Nofarisia — Parte speciale della Neptunia » ou un extrait du meme, où il se trouvera Je Compte-Rendu de l’ouvrage envoyé. «La Notarisia» publique aussi toutes oëlata et desiderata, toute sorte de communication qui peut intéresser le amateurs des algues p. e. n0m4- nations, congrés, explorations, nouvelles diverses etc. On prie bien d’adresser toujours au seul adresse ci-donné: Dott. D. LEvI-MORENOS Piscina S. Samuele 3422 — Venise DE Avis E Ich bitte dringend alle Gelehrten, welche irgend eine Schrift über Meeresalgen herausgeben, mir ein Exemplar (oder môüglichst zwei) der- > selben gütigst zu übersenden, damit eine ausfübrliche Nachricht davon 3 in meiner Zeitschrift gegeben werden kôünue. Die Herren Verfasser werden zum Danke dafür eine Nummer der «La Notarisia — Parte speciale della Neptunia» oder einen Separat-ab- aruck derselben erhalten, welcher die Nachricht vom überschickten Werke enthalten wird, | «La Notarista » verôfrentlicht auch allerlei odlata et desiderata, alle Mittheilungen welche die Liebhaber von Meeresalgen betreffen mügen, zum Beispiel marcherlei Nachrichten, Ernennungen, Wohnsitz-Verlegun- gen, Kongresse, Explorationen u. s. w. | Man bittet die Scriften an folgende Adresse zu richten: Dott. D. Levi-MoRENOS Piscina S. Samuele 3422 — Venezia ATEN LIRE LA N OTARISIA ; COMMENTARIO FICOLOGICO GENERALE Parte speciale della Rivista Neptunia oO Aprile 1891 Fasc. 2 4 Pa me sonia a alla Riguardo a questa questione che m'interessa, il sig. prof. _W. G. Farlow mi fece osservare, poco dopo il mio articolo 7 (1) In Engler-Prantl — Die Natürlichen Pflanzenfamilien I. Theil ; È intbaitng, 1192 _ (2) Francis Wolle, Fresh-Water Algae of the United States (exclu- ive of the Dratomaceae). Bethlehem 1887 pg. 104. Gazette vol. VI-VIII, pag. 225, anno | 1882-1883, in un ) articolo intitolato « Notes on Fresh-Water Algae » comunio che la sign." Austin aveva raccolta la Sphaeroplea annu California presso San Bernardino. « The occurrence of SI roplea annulina should be recorded in California where ca ras collected by Mrs Austin near S. Bernardino.» F'arlow loc. cit Nello stesso tempo il Farlow mi inviava amichevolme in dono un esemplare dell’alga, raccolta dalla signorina A in California, ed io potei facilmente sincerarmi che essa era la caratteristica Sphaeroplea annulina colle ospore mature. Quest’ alga dunque è ampiamente diffusa nel vec ech “fà come nel nuovo continente e si potrà anche in quest’ ulti DO mo dimostrare, con più esatte ricerche, esistente in più stazioni. > P.EFXARIOT = Quelques algues du Brésil el du Congo M." le D." Wainio d’Helsingfors, au cours d'un voyage consacré a l'étude des Lichens des provinces de Rio et des Mines, a eu l’occasion de recueillir quelques algues terrestres qu'il a eu l’obligeance de me communiquer. Ce sont ces algues qui font l’objet de cette note dans laquelle j'ai compris égale- ment quelques espèces provenant de localités qui n’avaient pas encore été signalées. Phycochromaceae 1. Schizotria (chromosiphon) thelephoroides (Mont.) Gomont Ess. de classif. des nostoc. homo cyst. p. 4. Minas Geraes n. 1445 ad terram. 2. Porphyrosiphon Notarisii Kütz. Gomont, loc. cit. p. 5. Minas Geraes n. 1401 b. rupicola. 3. Stigonema (1) ocellatum Thuret Essai de classif. des Nostoc. (Ann. sc. nat. 6. I. p. 380). Bornét et Flahault Rév. des Nostoc. hétéroc. (id. 7. V. p. 69). Minas Geraes n. 1411 et 1574 rup. 4, S. panniforme (C. Ag.) Born. et Flah. loc. cel. p. 71. Minas Carassa n. 1395 cortic.; 1415, 1462, 1466 rup. — Rio de Janeiro n. 566 rup. (1) Depuis la publication de mon travail sur les algues du Cap Horn, j'ai eu l’occasion d’examiner le Stigonema polyceras Kütz. Cette plante est bien un Lichen comme je le supposais. 1: p. 250 — Born. et Flah. loc. Cit;p; de. Cassa Minas CA 215, pe 1411, 1415, 1446, 1574 3 Boi et Flah. loc. cit. p. 74. Re. Minas Carassa n. 1446 rup. Le si Sa | 7. Scytonema guyanense (Mont.) Born. et Flah. loc. cit. p. 94 Minas Geraes Sitio n. 141 cortic. — Martinique (Duss) | 8. S. javanicum Bornét. Notes algologiques p. 148. — Born. da et Flah. loc. cit. p. 95. SE si Rio de Janeiro n. 191 cortic, id. n. 18019 folie. (Glaziou ES Paraguay (Balansa), Tahiti (Savatier), N. Calédonie - (Marie). % 9. S. varium Kütz. Sp. alg. p.307.— Born. et Flah. loc. cit. P. 97. Nt: Rio de Janeiro n. 3195 (Glaziou) in herb. Fée sub «? Coenogonium melanothrix », Tahiti (Vesco, Savatier).. RO 10. S. Hofmanni Agardh Syn. alg. suec. p. 117. — pan 5 et Flah. loc. cit. p. 97. 54 Minas Carassa n. 215 rupic., Campéche (in herb. RSA Le Guadeloupe (L herminier), Terre de Feu (Hariot), Tahiti (Savatier), Madagascar (fr. Rodriguez), Maurice Dany R in herb. Weddell). g 11. S. mirabile (Dillwynn) sub Conferva — Scyt. Seuratum — C. Ag., Born. et Flah. loc. cit. p. 101. Minas Carassa n. 1411, 1446 rupic. * EF rh ES Chlorophyceae 2. Trenlepohlia aurea (L.) Martius FI. cryptog. orlarigenzis di À p. 501. — Hariot Notes sur le genre Trentepohlia p. n: È È Minas Carassa n. 258, Minas Lafayette n. 1468 cortic. . Les échantillons de la premiere localité sont fréquemment enveloppés d'hyphes de couleur noire auxquelles M." Rein- ai! sch avait donné le nom d’£7: yside Front: Fes o 1219 De SL oi Nees et Mont. in Ann. sc. nat. 2. V. p. 71. — Hariot loc. cit. p. 11. Minas Geraes, Habira do campo, ad {erram (Igt. Arecha- valeta, comm. Nordstedt). . T. villosa (Kütz.) Phycol. gener. p. 284. — Hariot loc. cit. pag. 18. La Tijuca pr. Rio de Janeiro, au bord des chemins (Igt. Arechavaleta, comm. Nordstedt). Plante de tous points identique au type conservé dans l’ herbier de Kützing. . T. Watnioi Hariot loc. cit. p. 19. Minas Geraes Sitio n. 589,703 cortic. . T. diffracta (Krempelhuber) Hariot loc. cit. p. 29. Rio de Janeiro, sur l’écorce des Oreodoxa regia au jar- din botanique (Igt. Arechavaleta, comm. Nordstedt). Les échantillons qui étaient «de couleur rouge brique foncé sur le frais» sont plus petits dans toutes leurs parties que ceux qui avaient servi à Krempelhuber pour établir son Coenogonium diffractum. Malgré cela je ne puis les distinguer de cette derniere espèce. . T. rigidula (Müller Arg.) Hariot loc. cit. p. 36. Minas Carassa n. 1489; Minas Lafayette n. 291 ; Rio de Janeiro n. 127 cortic. | . Phycopellis arundinacea (Mont.) de Toni, Uber Phylla- ctidium arundinaceum (Bot. Centr. p. 182, 1889), — Ha- riot Note sur le genre Cephaleuros p. 8. Très abondant au Brésil sur les feuilles coriaces : Rio de Janeiro n. 18081, 18087, 18010, 18056, 18093 (Glaziou) — on rencontre fréquemment atte algue plus ou moins lichenisée. . Hansgirgia flabelligera de Toni, Sur un nouveau genre d'algues aériennes (Comptes rendus de la Soc. Roy de bot. de Belgique XXVII, p. 155, 1888). Sur les feuilles, Rio de Janeiro n. 18078, 18080 (Glaziou). . Cephaleuros virescens Kunze. — Hariot loc. cit. p.4 et seq. Je ne citerai pas de numéros pour cette plante qui se trouve — 1220 — sur la plupart des feuilles coriaces en compagnie de Séri- gula et d'autres Lichens foliicoles — Paraguay (Balansa). M." Thollon agent du Congo français, a bien voulu me 5 communiquer quelques algues recueillies par lui aux en- pit À virons de Brazzaville: 4 21. Glæocapsa Magma (Bréb.) Kütz. Tab. phycol. 1. p. 17. 0 tR9, fl: È 22. Hypheothrixa sp. — indéterminable. * 23. Sligonema minutum Hassall loc. cit. fi: 24. Scytonema Hofimanni C. Agardh loc. cit. x 25. S. crustaceum Ag. Syst. Algarum p. 39. — Bornet et Fla hault. loc. cit. p. 106. de: 26. — var. B. incrustans Born. et Flah. loc. cit. p. 107. pi 27. Hildbrandtia rivularis (Liebm.) J. Agardh Sp. Alg. IL P. 407. Er: Cette espèce semble abondamment répandue dans tous le cours d’eau du Congo français. P. HARIOT. les algues de vouloir bien m’envoyer un exemplaire (et s’il est possible deux) de leurs brochures pour en donner une Compte-Rendu dans mon journal. Parte speciale della Neptunia » ou un extrait du meme, où il se trouvera tes AVIS Ki $ Je prie vivement tous les savants qui publiquent quelque étude sur Ler auteurs recevront en remerciment le numéro de « Za Notarisia _ > rn I e le Compte-Rendu de l’ouvrage envoyé. «La Notarisia» publique aussi toutes oblata et desiderata, toute sorte _ de communication qui peut intéresser le amateurs des algues p. e. 20227 - nations, congrés, explorations, nouvelles diverses etc. On prie bien d’adresser toujours au seul adresse ci-donné: | Dott. D. Levi-MoRENOS i. Piscina S. Samuele 3422 — Venise , MM. Méibpius. Conspectus algarum endophytarum. NINNN Multae algae parasiticae nominantur, quae in aliis plantis vel in animalibus crescunt. Sed fere omnes algae, quae in superficie hospitum habitant, eis tantummodo substrato utun- tur, ut lapidibus et aliis rebus, neque nutrimenta ab eis ac- cipiunt, ita ut nonnunquam eadem alga in substrato et vi- vente et inanimato affixa esse possit. Accuratiore studio eae algae dignae sunt, quae intra corpus vel plantarum vel ani malium inveniuntur, cum pleraeque ad hanc vivendi rationem proprie accomodatae sint. Quas — quot mihi notae sunt — in hoc conspectu commemoro, exceptis eis, quae a fungis ad formandos lichenes includuntur. Cujus operis causa fuit, quod ipse nupra algam endophytam inveni, quam specierum mihi notarum cuiquam attribuere non potui. Numerus omnium, quas hic contuli, satis magnus apparet, tamen timeo, ne nonnullae algarum endophytarum a me praetermissae sint. In quas si quis animum meum converterit, gratissimum me faciet. WE AVIS mp Ich bitte dringend alle Gelehrten, welche irgend eine Schrift über Meeresalgen herausgeben, mir ein Exemplar (oder müglichst zwei) der- selben gütigst zu übersenden, damit eine ausführliche Nachricht davon in meiner Zeitschrift gegeben werden künne. Die Herren Verfasser werden zum Danke dafür eine Nummer der «La Notarisia — Parte speciale della Neptunia » oder einen Separat-ab- druck derselben erhalten, welcher die Nachricht vom überschickten Werke enthalten wird, «La Notarisia» veròffentlicht auch allerlei odDlata el desiderata, alle Mittheilungen welche die Liebhaber von Meeresalgen betreffen mügen, zum Beispiel mancherlei Nachrichten, Ernennungen, Wohnsitz-Verlegun- gen, Kongresse, Explorationen u. s. w. Man bittet die Scriften an folgende Adresse zu richten : Dott. D, Levi-MORENOS Piscina S, Samuele 3422 — Venezia + PIE À tx 1, | Las ATEN 4 e Lx gl ) ‘ . Y 3 x ro i, A; gen SE y È “ # . Mt La Bea i o à 30 SPED © Bca tra) La es ty I ni 1229 fi] 4 > di ÿ pe” TR 6 | , INDEX LITTERAROUM, — = 0" 22 Pe P I. Mettenius G. Beitraege zur Botanik. Heft, 1, p. 39. Tab. IV, fig. e M 1.-1850. 3 2. Milde I. Zur Kenntniss von Anthoceros und Li (Botan. Leitz. 1851, p. 629). 3. Areschoug I. ‘E. Spongocladia, ett nytt algsligte. (Ofv. af Konil “var. ) Akad. Fôrh. No. 9, p. 201 et 203) 1853. 4. Derbès M. Description d’une nouvelle espèce de Floridées devant for: mer un nouveau genre, et observations sur quelques algues. (AR ce si è d. sciences nat. Bot. IV. sér. T. 5, p. 209-220. Tab. 14) 1856. SE 5. Milde I. Chamaeceros fertilis Milde, novum genus e familia Anton rotearum. (Nov. Act. Acad. Leopold.-Carol. Natur. Curios. V. XXVI + Php 170-174; Taba XIE) 1857: ba fi 6. Gottsche. Uebersicht und Würdigung der Leistungen in der Hepatolo- — mot a gie. (Botan. Zeitg. Beilage 1858, p. 42). 23 7. Lieberkühn N. 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Hab. in Rhodomeleae et Polysiphoniae speciebus, in corpo- ribus hospitum protuberantias efficiens, in mari baltico et boreali Europae et ad oras orientales Americae bo- realis. Thallus filis articulatis ramosis inter cellulas hospitum repentibus et cum his hic illic poris conjunctis constitutus est; filorum fasciculi ad superficiem erum- punt, ubi pulvinos variae magnitudinis proferunt, in quibus aut antheridia aut cystocarpia Gelidiacearum modo constructa evolvantur. Reinke (Litt. No. 130) algam sterilem a Æeënsch (Litt. No. 21) sub nomine « Choreocolax mirabilis » descri- ptam eandem esse, quam ipse in mari baltico fertilem (1) In hoc ordine systema a cl. Schinitz (Flora 1889) constitutum secutus sum. 3 — 1232 — invenit, arbilratus nomen ei. Harveyellae dedit, quia structura ab aliis Choreocolacis speciebus discedit. 3. Choreocolax Reinsch. (Litt. No. 21). « Physeuma ex partibus binis formatum, una pars in parenchymate plantae infectae se expandens, altera pars supra plantam infectam assurgens, corpus conve- xum formans, forma hemisphaerica usque fere sphaerica, hemiellipsoidica usque irregulariter limitata ». Species omnes in algis majoribus endophytae, enumeran- tur haecce : | Ch. americanus R., Ch. destructor R., Ch. macrocnema R., Ch. pachydermus R., Ch. polysiphoniae R., Ch. Rabenhorstii R., Ch. tumidus R. Quarum una tantum species etiam ab aliis auctoribus observata est: Choreocolax polysiphoniae R., a Mac Nab (Litt. No: 25) prope Salthill, Co. Dublin, inventa; a Farlow. (Litt. No, 132 a) specimina tetrasporangiis instructa, quae in _Polysiphonia fastigiata prope Nahant, Massachusetts, collecta habitant, describuntur et delineantur. III. Sphaerococcaceae. 4. Marchesettia spongioides Hauck. (Ceratodiclyon spon- giordes Zanard.) (Litt. No. 45, 71, 86, 87, 116, 123, 141). Semper primus hanc speciem spongia et alga quadam symbiotice viventibus componi cognovit. Hauck algam Rhodophycearum familiae Areschougiacearam attribuit et structuram subtiliorem et organa reproductionis de- scripsit. Specimina in Nova Caledonia collecta ab Askenasy diligenter inquisita, descripta, delineata eunt. Spongia a Marcheselli Reniera fibulata O. Schm deter- minata est, an vero Marchesettiae speciminum in diversis locis collectorum species semper eadem sit, dubium est. Askenasy specimina prope Singapore collecta acubus bis vel ter longioribus quam specimina ad Novam Guineam collecta instructa esse observavit. Hab. prope Singapore, — 1233 — ad insulas Philippenses, Novam Caledoniam, Novam Gui- neam, Madagascar, Samalona (prope Macassar) ; novis- sime ab Hauck etiam in mari Adriatico inventa est. IV. Bonnemaisoniaceae. 5. Ricardia Montagner Derbès et Solier. (Litt. No. 4, 31, 89). Hab. ad oras maris Mediterranei et Adriatici, tantummodo in Laurencia (Chondria) obtusa, cujus apices ramorum occupat, inventa, thallo externo cavo, sphaerico, ovato vel subcylindrico, duplici cellularum strato constituto, cellula basali in tubum longum excrescente thallo Lau- renciae infixo. V. Rhodomelaceae. | x 6. Janczewskia verrucaeformis Solms-Laubach. (Litt. No. 31, 89). Thallus filamentosus velut mycelium fungi alicujus in me- dulla hospitis (Laurenciae obtusae) crescit, ita ut plan- tae adultae et fructiferae pars vegetativa medullam hospitis continuare videatur, filis inter cellulas Lauren- ciae expansis neque vero in intestina earum unquam penetrantibus ; organa reproductionis extra hospitem formantur. Hab. prope Neapolim et ad oram Mediterraneam Galliae, ubi a Bornet et Flahault collecta est. VI. Ceramiaceae. 7. Rhodochorlon (Callithainnion) membranaceum (Magn.) Hauck. (Litt. No. 44, 110). Magnus (1) et Hauck (2) hanc algam un in Va- lonia macrophysa, in zoophytis etc. maris Adriatici et borealis crescentem observarunt, Stroemfeld autem eandem in membranis chitinaceis Hydrozoarum qua- (1) Die botan. Ergebnisse der Nordseefahrt v. 21. Juli — 9. Sept, 1872. Berlin, 1874. (2) Beitraege zur Kenntniss der adriatischen Algen. (Oesterr. botan. Zeitschr. 1879). — 1234 — rundam (ad ex. Tabulariae, Diphasiae) endophytam in- venit prope Bohuslän ad oram maris horealis. Haud dubium est, quin ad eandem speciem pertineat alga a F. E. Schulze (Litt. No. 44) descripta, quae in cor- poribus Spongeliae pallescentis, Sp. spiniferae, Aphy- sillae sulfureae obvenit et fibras corneas obducens et inter earum lamellas repens, in mari Adriatico (1). 8. Callithamnion spec. Reinsch. (Litt. No. 41, 49, 138). Forma a) sterilis in Spongiis, forma D) tetrasporangiis praedita, in Hydrozois et Bryozois, utraque ad oras Germaniae atlanticas. Wright eandem Florideam endo- phytam in Plocamio coccineo (maris?) a se observatam esse existimat. Reinsch hanc algam generi Callithamnio attribuit, mea autem sententia potius generi Antithamnio adscribenda est, cum tetrasporangia cruciatim non tetraetrice di- visa sint (conf. Hauck, Meeresalgen Deutschlands ete., p. 71), nisi tantummodo forma Rhodochorti membra- nacei est, quod verisimillimum mihi videtur. H. Giard (Litt. No. 188) hujus algae varietatem novam in | Sertiolaria abietina et Hydrallmania falcata prope Wi- mereux (ad oram borealem Galliae) observavit, cui nomen est Callithamnion entozoicum Reinsch in herb. var. Giardi Reinsch. 9. Callithamnion (?) spec. Kny (Litt. No. 16). Hab. inter cellulas Polyidis rotundi ad insulam Helgoland. À prioribus diversum videtur esse. : 10. Syringocolax macroblepharis Reinsch, (Litt. No. 21). — Hab. in Rhodophyceis parenchymate densiore instructis maris ? « Physeuma ex. partibus binis formatum, una pars in parenchymate plantae infectae se expandens, altera pars (1) Eadem alga a Lieberkihn (Litt. No. 7. p. 366) in fibris Spongiae cujusdam maris Adriatici observata videtur esse. 109 supra plantam infectam assurgens, corpus irregulariter limitatum, breviter pedicellatum formans ». 11. Episporium Centroceratis Môbius (Litt. No, 96). Hab. in membrana exteriore tetrasporangiorum Centroce- ratis clavulati Ag. Australiae occidentalis. Tetrasporan- gia Centroceratis, Episporio infecta, tetrasporas non evolvunt, sed. ad abnormem magnitudinem, normalem quater vel quinquies superantem excrescunt. VII. Incertae sedis. 12. Entocolax Reinsch. (Litt. No. 21). « Physeuma totum entophyticum in cavis parasitae ratione monstrose transmutatarum excrescentiarum physeumatis Rhodophycearum se expandens, ex cellulis minimis centraliter dispositis formatum ; fructificatio ? E. Naegelianus Reinsch. unica species hab. ? 15. Alga quaedam Rhodophycearum familiae attribuenda com- memoratur (Litt. No. 41), quam Reënsch in Porphyra vulgari (in, « Massachussets Bay » collecta) observavit, neque vero ejus natura ex descriptione (l. c. p. 35-36) neque e figuris (Tab. I, fig. 25-30) perspici potest; verisimilius est cellulas Porphyrae ipsius miro modo et causa ignota transmutatas esse. Quamquam complures Porphyrae vulgaris specimina perscrutatus sum, in nullo hujusmodi quidquam inveni. At in P. Kunthiana Kutz. var. maxima, in freto Magellanico collecta (Herbarii Bauschiani, Heidelbergae) inter cellulas thalli non mu- tatas fila ramosa Rhodophyceae cujusdam observavi: cellulae ramorum principalium doliiformes (ca 0,060 mm. longae, ca 0,015 mm. crassae), contentu pallido-roseo, cellulae ramorum ultimorum tenuissimae (vix 0,02 mm. crassae) non coloratae erant. Cum uno tantum loco hane miram algam endophytam observare potuerim, plura dicere non licet. | 14 Nonnullas Rhodophyceas, quae in spongiis inventae sunt, consulto omisi ; nam cum illae haud proprie endophytae “it È Ls È wr Ta ad DI ta N si M pre At dI aa — . 1236 _ habendae sunt, tum opera, in quibus tractantur, in: spicere non potui. Commemorantur a cl. auctoribus. M. et C. Weber van Bosse (Litt. No, 141), qui illas alg: SA parasitice in spongiis vivere existimant : Than inoclo= … nium flabelliforme in Reniera fibulata (Litt. N 239), i Rhodophycearum species incerta in Dactylochalina au- | strali (v. Lendenfeld) (1), Thamnoclonium spongioides et Rhodymenia palmetta in spongia quadam (Litt. No. 86), Polysiphonia spec., a Lieberkühn (Litt. No. TER pag. 518) commemorata, nou in Halichondriam aspe- © ram penetrat sed tantummodo plane vel partiatim sub». A stantia spongiae obducitur, forma algae non mutata. Postscriptum. : Melobesia Thureti Born. (Thuret G. et Bornet E. Études phyeolo= — giques. Paris 1878. p. 96. pl. 50. conf. etiam Litt. No. 89). Thallus ve- getativus e filo articulato in hospitis contextu expanso constitutus Fo Sh. conceptacula extra hospitem formantur. Hab. in Corallina rubente L. et C. virgata Zanard. maris Adriatici, (Continuabitur) (1) Proc. Linn. Soc. N. S. Wales. X. 1885, p. 726. ÿ GÉOGRAPHIE ALGOLOGIQUE I. LES ALGUES DE LA MER Foslie M. — Contribution to Knowledge of the Marine Algae of Nor- way — I. East. Finmarken — (With 3 plates) — Trompso, 1890. Giard A. — Le laboratoire de Wimereux en 1889 — Bull. Scientif. de la France — T. XXI, 1890. Batters L. A. — A list of the Marine Algae of Berwick-on-Tweed — Berwickshine Naturalist Transactions, 1889 (edita 1890). | Bornet Ed. — Note sur deux algues de la Méditerranée. Fauchea et zosterocarzus — Bulletin de lu Soc. botanique de France — Séance 28 mars 1890. Arcangeli G. — La Laminaria digitata L. nel Mediterraneo — Atti della Società di Scienze Naturali — Adunanza 16 novembre 1890. La flore algologique marine de la Norvége, est encore peu connue, M. FosLie a entrepris l exploration de la portion est de la région « Finmark. Ces contributions forment un ap- port considérable à la connaissance de la distribution des al- gues. Un total de 214 espèces comprenant un grand nombre de variétés et de formes se trouvent réparties dans ce travail, qui renferme également la description de quelques espèces nouvelles. Des notes intéressantes accompagnent la plupart des espèces. Beaucoup de renseignements sur l’époque des diffé- rents modes de fructification et sur la dispersion géographique des espèces norvégiennes se trouvent réunis dans ce fascicule. En écrivant son travail en anglais l’auteur en a permis une lecture facile à tous ceux qui s'occupent de l'étude des algues, — 1238 — Trois planches représentant la plupart des nouveautés terminent le travail. Dans un fascicule intitulé « Le laboratoire de Wimereux en 1889 », M. Grarp donne le résultat des recherches faites pendant le courant de cette année par M. Debray sur la flore algologique des côtes du Nord de la France. Plusieurs espèces n'avaient pas encore été récoltées, aussi ne les trouve t-on pas indiquées dans le Catalogue des Algues Marines du Nord de la France, de M. Debray. Le travail de M. I. BarTERS sur la flore algologique de Berwick sur la Twced est plus important; il nous présente une belle contribution à l’étude de la dispersion géographique des algues marines. En effet sur les 271 espèces que relate le mémoire 78 n'avaient pas été signalées dans la Phycologia Britannica, et parmi celles ci plusieurs espèces sont très intéressantes. Cet ouvrage est à consulter. Il est assez regrettable que l’auteur n’ait pas donné à la suite de chaque espéce une pe- tite diagnose. De courtes descriptions auraient heureusement complété le travail et l’auraient rendu encore plus utile. Certaines espèces intéressantes sont accompagnées de notes relatives à leur morphologie, à leur dispersion et à leur récolte. L'auteur a fait suivre la liste d’une clef pour la détermi- nation générique. C’est là certainement une des bonnes parties du mémoire, car l’auteur s’est basé autant que possible sur les caractères extérieurs des algues, pour en déterminer le genre. Les planches qui accompagnent cette florule représentent les nouveautés, créées par l’auteur, dont quelques unes ont déja été publiées dans le Journal de la Societé Linnéenne. Il serait à désirer que M. Batters, nous présente un tra- vail plus complet, qui serait du plus grand interèt, non seule- ment pour les algologues anglais, mais pour tous ceux qui s'intéressent à la connaissance de la dispersion des algues marines, E. D. W. — 1239 — La flora algologica del bacino Mediterraneo potrebbe cre- dersi, dopo i molti lavori dell’Ardissone, Piccone, Bornet, Ro- dryguez etc. ormai conosciuta, se ogni qual tratto qualche nuovo lavoro non venisse a provarci che esistono ancora in questo mare forme nuove per esso od anche nuove del tutto per la scienza botanica. Una di queste ultime forme è la Fau- chea microspora n. sp. stabilita dal BoRNET su esemplari freschi dategli dal Rodriguez, e su materiale secco degli er- bari Thuret, quelli e questi raccolti sino ad ora soltanto nel Mediterraneo. | Questa specie era stata confusa colla /. repens. Il nostro collaboratore E. De W. tratta altrove della differenza fra le due Fauchea ; quello che interessa qui notare per la distribu- zione geografica è che la /. microsfora n. sp. sembra — se- condo il Bornet — presenta due forme distinte, una che è la tipica, e sino ad ora trovata nelle seguenti località : Cadix (Bedeax, herb. Bory), Tanger (Schousboe); Alger (Monnard, herb. Bory); — e una seconda forma, che in certo qual modo è una esagerazione del Tipo specifico per la lun- ghezza delle appendici filiformi forma trovata soltanto a Mi- norca alla quale isola sembra propria ed ove fu raccolta dal Rodriguez fra i 20 e 20 metri di profondità. Il Bornet poi enumera le seguenti località per la F. repens. Province de Galice (Fauché, herb. Bores!), Cadix Mou- nard (herb. Bores!); Tanger (Schousbae!); Minorque (Ro- driguez !) ; Marseille (Giraudes !) ; Venise (Naccari). A queste località si può aggiungere Sorrento (Algarium Zanardini N. 447!) Il prof. ARCANGEL alle tre specie di Laminaria elen- cate dall’ Ardissone come mediterranee (1) ed alla quarta aggiunta di poi dal Bornet (2) viene ora ad aggiungere una (1) Phycologia Mediterranea — Varese, 1886, II, p. 140. (2) Note sur une nouvelle espèce de Laminaria etc., Bull, de la Soc, Bot. de France, Paris, 1888, XXXV, n. 361. — 1240 — quinta, la Laminaria digitata che non era mai stata per lo innanzi segnalata nelle acque del Mediterraneo. Secondo l’ A- gardh l’area della suddetta Lamznaria si estenderebbe nel- l'Atlantico Settentrionate dallo Spitzberg e dalla, Groenlandia fino a Terranova e Cadice, e nell’ Oceano Glaciale fino al Kamtschatka. Il signor Carlo Scotti ufficiale della Regia Marina fu così fortunato da poter impadronirsi di due Laminarie che vennero a gala nella manovra fatta per salpare l’ ancora del Dandolo. La ben nota corazzata italiana sì trovava presso l’entrata Nord dello stretto di Messina ove essa avea preso ancoraggio per le grandi manovre marine del 1887. La profondità di cui presumibilmente furono strappati i due esemplari fu notata dal signor Scotti in m. 60, e la data della cattura il 20 luglio 1889. Dei due esemplari uno misurava m. 5.50 di lunghezza e fu dall’ufficiale regalato al dottor F. Castelli di Livorno il quale poi a sua volta generosamente donò l’alga all’ Istituto botanico di Pisa, l’altro esemplare era di dimensioni ancora maggiori ma fu gettato via appena raccolto per il cattivo stato in cui era ridotto. Il prof. Arcangeli nel presentare questa bella Laminaria alla Società Toscana di Sc. Not. e nell’ esporre quanto sopra disse pure (in seguito ad interrogazione mossagli dal socio Bosniaski) che secondo ogni probabilità, i due esemplari rac- colti a Messina visto il loro stato di conservazione, la presenza del fulcro ecc. vegetavano là dove furono raccolti. Ad ogni . modo anche s’essi furono strappati da qualche altro fondo marino, ci sembra esclusa la possibilità che sieno stati intro- dotti da qualche corrente extra-mediterranea, e speriamo che nuove ricerche nei dintorni dello stretto messinese faranno ancora rinvenire ]’ interessante Laminaria. D. L. M. av he) STI S ps og A Tha “ à — 1241 — IT, LES ALGUES DES EAUX DOUCES Roy J. — Fresh-Water algae of Enbridge Lake and Vicinity (Hampshire) Journal of Botany for Nov. 1890. Roy J. — The desmids of the Alford District — The Scottish Naturalist, vol. X, 1890. Borghesen. — Simbolae ad floram Brasiliae centralis cognoscendam — Cum tab. 4 — Suertryk af Vidensk. Meddel. fra den naturh. Fo- rening, 1890. Hansgirg. — Physiologische und algologische mittheilungen — M. 1 taf. — Sitzungsbericht. der Kônigl. bôhm. Gesellschaft der Wissenscha- ften — 1890. Andersson 0. Fr. — Bidrag till Kannedomen om Sveriges Chlorophyllo- phyceer. Bihang tll Svenska Vet-Akad. Handlingar. Band 16 Afd III, n. 5, 1890. Istvanffi dott. J. — Algae nonnullae a beata E. Frivaldszky in Rumelia Lectae — Museo Nationale Budopestinensi vulgata. Vol. XIII, parte 2-3, 1890. M. Roy continue les observations, qu’il a commencées sur la dispersion des algues en Angleterre, dans ces deux notices il signale un certain nombre d’espèces qui n’ont pas encore été signalées dans le pays et quelques espéces nouvelles. Celles- ci appartiennent surtout au groupe des Desmi- diées. Dans la première note, nous notons Closterium Pseu- dodianae, Cosmarium Gradatum, C. Slewdrumense, dans le second Doc:dium Farquharsonii, Cosmarium Turneri et une variété nouvelle du Closterium striolatum sons le nom de porthonotum. | M. F. Borcrsen s’est également, occupé de T étude des Desmidiées et dans les « Symbolae ad floram Brasiliane cen- tralis cognoscendam », a publié un fascicule qui comprend les représentants de 19 genres. — 1242 — Ce sont: Hyalotheca, Desmidium, Phymatodocis, Sphae- rozosma, Onychonema, Gymnozyga, Gonalyzogon, Penium, Triploceras, Tetmemorus, Closterium, Micrasterias, Eua- strum, Cosmarium, Arthrodesmus, Xanthidium, Stauras= ‘rum. Ces 19 genres comprennent un total de 122 espèces parmi lesquelles plusieurs sont nouvelles pour la science. Quatres planches représentent les formes nouvelles, plu- sieurs dessins sont intercalés dans le texte. M. A. Hansarra dans un nouveau fascicule, qui fait en partie suite à ses « Physiologische und algologische Studien», reprend différentes questions qui ont rapport à la physiologie des organismes inférieurs. Nous y trouvons des données rela- tives au mouvement des Oscillaires et des discussions sur les vues émises par les auteurs qui se sont occupés de la question. Question encore fortement controversée et qui donnera cer- tainement lieu à de nombreux travaux. La seconde partie de ce travail traite plus exclusivement de la systématique. Dans le paragraphe II, l’auteur étudie le genre Pleurocapsa, dans lequel il fait rentrer le genre Cyano- derma Weber von Bosse. De sorte que son genre Pleurocapsa est formé de deux sections: Myxoderma Hansgirg et Cyano- derma Weber von Bosse. Ce genre contient un total de 7 espèces. Le genre Oncobyrsa Ag. donne lieu à quelques obser- vations. La suite du travail est importante au point de vue des- criptif et géographique. Nous y trouvons plusieurs espèces et variétés nouvelles pour la science, aiusi qu'un catalogue des algues des eaux douces de la côte autrichienne. M. ANDERSSON, a publié dans le bulletin de l’ Académie de Stockholm, ses contributions à la flore algologique Sué- doise: dans ce premier travail, nous ne trouvons signalées que les Chlorophycées de Roslagen. Les Desmidiées dominent. Travail intéressant au point de vue géographique, mais qui renferme en outre la description de quelques espèces et varié- SL AA tés nouvelles, dont l'auteur nous donne les figures dans la planche qui accompagne ce fascicule. Parmi les espèce nouvelles nous trouvons : Staurastrum aciculiferum (West.) Andersson, Cosmarium nodosum, C. bigranulatum. M. ISTVANFFI continuant ses études algologiques sur les algues de l’ Orient européen, nons donne dans un court opus- cule, une liste de 50 espèces d'algues récoltées par M. Fri- valdsky dans la Roumélie. Parmi ces cinquante espèces, 42 se rapportent aux Diatomées, trois aux Desmidiacées, cinq aux Chlorophycées et parmi celles-ci une espèce de Coleochacte qui vu son stade n’a pu être déterminée. E. D. W. La Notarisia à commencer de l’année 1891 s’est amplifiée en se trasformant en un journal mensuel qui à l’éfude générale des Algues unit celle de la mer et de ses organismes. Pourtant on continuera à donner la partie algologique en livraisons séparées, sous le titre: «LA NOTARISIA » Commentario ficologico generale Parte speciale della Rivista Neptunia L’énumération des pages, pour plus de commodité dans les citations, sera continuée comme auparavant progressivent. «La Notarisia» sortira tous les deux mois; on aura le méme for- mat qu’auparavant, et nous aurons aussi nos fidèles collaborateurs qui sont méme augmentés de nombre par des précieuses adhésions. With the new year 1891 Notarisia has grown larger, trasnforming itself in a new monthly journal which fo the general of study sea-meeds joins that of the sea and its organisms. Nevertheless for those who may not care to subscribe to the whole review. Algay part will be still given out in separate numbers under the title of: « LA NOT'ARESIA » Commentario ficologico generale parte specialo della Rivista Neptunia The numbering of the pages will be continued progressively as be- fore. « The Notarisia » will come out every other month ; ils form will remain the same, and our faithful fellow-workers remain and are even increased by valued adhesions. SYSTEMATIQUE ALGOLOGIQUE Lagerheim G. — Bertholdia nov. nom. und Dictyocystis nov. gen. La Nuova Notarisia, 26 ottobre 1890. Lagerheim G.-- Gloeochaete Lagerh und Schrammia Dangeard — Loc. cit. Gomont M. — Essai de Classification des Nostocacées Homocystées — Journal de Botanique, 16 octobre 1890. Hy F. — Sur quelques characées récoltées à la session de la Rochelle — Soc. Bot. de Franc. — Bull. 1890. Hy F. — Sur les caractères généraux de la famille des characées — Soc. Franc. de Botanique, 1890. M. v. LAGERHEIM, a publié dans « La Nuova Notarisia» deux notes, qui sont en partie la reproduction d'observations de l’auteur, parues dans le Bolanische Centralblatt et dans les Anales de la Universidad du Ecuador. La première de ces notes a rapport a un changement de nom, Chaelopellis Berth. devient Bertholdia Lagerh., et à la création d’un nouveau genre Diclyoscystis pour le Diclyosphae- rium Hilchcockii Wolle. La deuxième note étudie le G/oeochaete Lagerheim, par rapport au genre Schrammia Dangeard; la conclusion qui s'en dégage, est de réunir ces deux genres en un seul compre- nant une seule espèce: Gloeochaele' Wüillrochiana Lagerheim. Cette dénomination étant antérieure au nom que lui a assigué M. Dangeard. M. GoMONT, a entrepris depuis longtemp l'étude des Mos- tocacées homocystées. Ce travail fait naturellement suite à la belle étude de M. M. Bornet et Flahault, sur les Nostocacées hélérocystées. Tous ceux qui ont essayé de déterminer les espèces de ce groupe savent les difficultés innombrables que l’on rencontrait LEA pro VER PAL ne "e. EE fan ** I] Le ” LA nas L » 3 = + LE n è TA — à chaque instant; aussi le travail que M. Gomont compte pu- blier bientôt sera-t il dun grand secours dans les déterminations. Ces algues sont classées, par l’auteur dans deux tribus ; Vaginariées et Lyngbyées. Les genres sont classés de la façon suivante: Trib. Vaginariées Genre — Schizothrix Kütz. Sous-genre — Inactis Kütz. id. Hypheothrix Kütz. id. Symphyosiphon Kütz. PA id. Chromosphon Gomont. Genre — Dasygloea Thwaites. id. Microcoleus Desm. id. Hydrocoleum Kütz. id. Porphyrosiphon Kütz. Trib. Lyngbyées Genre — Plectonema Thur. id. Symploca Kütz. id. Lyngbya Ag. Sous-genre — Leibleinia Endl. id. Eulyngbya Gomont. Genre — Phormidium Gomont. id. Trichodesmium Ehrb. id. Oscillaria Bony. id. Borzia Cohn. id. Arthrospira Stitzenberger. i id. Spirulina Link. Monsieur F. Hy dans une note Sur quelques characées recollées à la session de la Rochelle, tout en faisant l’énu- meration des Characées, récoltées pendant les excursions de la Societé de botanique de France dans les environs de la Ro- chelle, présente quelques observations intéressantes relative- ment à la valeur de certaines espèces. Il fixe les différences qui existent entre le Nz/ella lenuis- sima et le Nitella batrachosperma, étudie d’une façon appro- fondie le Chara ballica Fries, et termine son article par quel- 7: «Pig ZIE a. NI Pa ; Der 2e Nr) £ 9 è LE w ta? a o ' MÉRITE ll CRE Song 2 4 - LR à i 4 dE È > ILA è va " | | is; n 1246 i RE I ques observations sur le Ch. asperula qu'il rapporte comme variété au Ch. aspera. M. Hy, dans un second travail sw» les caraclères. _géné- raux de la famille des characées ele., à essayé de faire une analyse de la famille assez embrouillée des Characées ; disons tout de suite qu'il y est assez bien parvenu. Après avoir traité rapidement l’ historisque, il passe à l'étude des caractéres de ces cryptogames. Il envirsage successivement l'appareil vé- gétatif et les organes reproducteurs. La famille des Characées est divisée en deux classes : ; la première comprenant les genres Nella et Tolypella; la se- conde Neitellopsis, Lychnothamnus, Lamprothamnus, Chara. Ces genres se différencient comme suit : Nitellées. Coronule ordinairement caduque, formée de 10 cellules. Rameaux axillaires par deux a chaque verticille. Pas de stipules. Feuilles sans rachis distinct; anthéridies terminant les segments fo- liaires de divers degrés. Nitella. Feuilles a rachis; anthéridies médianes à la face supérieure du rachis. Tolypella. Charées. Coronule persistante formé de 5 cellules. Rameaux axil- laires normalement solitaires. Plante hétérocycle, munie à la base de bulbilles étoilés et formés pas la transformation d’un verticille entier avec ses feuilles; rachis peu distinct des folioles, formé de 1 à 3 entrenoeuds très allongés. Stipules non dévoloppées. Nitellcpsis. Plante homocycle, a bulbilles radiculaires, caulinaires ou nuls. Feuil- les à rachis distinct. Stipules développées. Inflorescence périgyne on pleurogyae, authéridies bilatérales. Lychnothamnus. Inflovescence épigyne: anthéridie supère, médiane. Lamprothamnus. Iuflorescence hypogyne; authéridie infère, médiane. _Chara. Le travail se termine par un conspectus méthodique de toutes les Characées observées en France. Ce tableau com- prend 37 espèces, dont 15 appartiennent au genre Nz/ella, 3 au Tolypella, 16 au genre Chara; les genres Néitellopsis, Lychnothamnus, Lamprothamnus sont représentés chacun par une espèce. E. D. W. | ANATOMIE ET PHYSYOLOGIE DES ALGUES A tentato le bete ace || 2 ere 7 TA Fri MALATI 4" arte A av ui EE IO, PVT ENT LÉ I PILE DbE £ la NOTES Mia “+ Stockmayer S. — Ueber die Algengattung Rhizocionium (mit 27 Zin- kographien). X. K. Zoologisch-botanischen. Gesellschaft in Wien 1890. Stockmayer S. — Vaucheria Caespitosa (mit 1 taf.) Hedwigia Heft 5 1890. | . Cramer C. — Ueber die verticillirten siphoneen besonders Neomeris und Bornetella M 4 taf, Schweserisch. Naturforsch. Gesellschafft Band 32, II, 1890 (Voir aussi: Ueber die verticillirten siphoneen besond. Neomeris und Cymoplolea mit 5 taf. loc. cit. 1887). Buffham Z. H. — On the reproduction organs especially the Antheridia of some of the Florideae — Journal of the Queckett micr. Club. Janv, 1891. Hieronymus G. — Ueber Dircranochaete reniformis Hieron. eine neue 4 __ Protococcacea des Süsswasser Beitrüge zur Biologie der Pflanzen SR Band V. Heft. II. p. 551 pl. XI-XII. Klebs. — Einige bemerkungen über die Arbeit von Went: « Die Entste- hung der Vacuolen in den Fortplanzungszellen der Algen ». Klebs. — Ein Beitrag zur Physiologie der Fortplanzung (Flora 1890 n. 5). - Artari — Zur Entwicklungsgeschichte des Wassernetzes (Hydrodiction erat (mit 1 Taf.) — Bull. de la Soc. Impériale des Natura- listes de Moscou, 1890, n. 2. Campbell D. H. — Studies in cell-division. But. Torrey botanica! Club. May 1890. Oltmanns F. —- Ueber die Bedeutung der concentrations anderungen des Meerwassers für des Lebender algen — Sitsungber. Akad. der 2, Wissenschaft. — Berlin, Febr. 1891. Zukal H. — Halbflechten m. 1 taf. — Flora, 1891. | MS. STOCKMAYER qui avait commencé l’élude du genre _ Rhizoclonium, en présente aujourd’hui une monographie. __ Aprés avoir exposé les caractères généraux, parmi les- quels il admet la formation de rhizoïdes, il passe à la descri- ption spécifique, SI 4240005 2° TRES Parmi les innombrables espèces décrites, M. Stockmayer n’en conserve que cinq. Ce sont: Rhizoclonium hieroglyphicum Kitz.; cette espèce i à formée d’un groupe de 9 formes auxquelles l’auteur rapporte de nombreuses espèces. Les Rhiz. fontanum (Kütz) stockm.; Hookeri Kütz.; an- gulatum Kütz.; pachydermum Kjellm ne paraissent pas aussi variables que la première espèce. Le nombre des formes douteuses et peu connues, est malheureusement encore très élevé; ce travail sera néanmoins très utile à consulter, d’autant plus que des figures se trou- vent intercalées dans le texte. Dans une courte note, sur le Vaucheria caespuosa, pu- bliée dans l Hedwigia, M. SrockmavER attire l'attention sur les caractères morphologiques de cette algue. Il a réussi a trouver des acinètes et à observer leur germination. Certains points douteux existent encore, M. Stockmayer, range cette forme comme var. caespilosa à la suite du V. ge- minata. M. J. BEHRENS, a publié quelques observations sur Le dé- veloppement de l'oogone et de l’oosphère dans le même genre. Les observations ont porté principalement sur les Vaucherin sessilis et geminata. Quelques mots sur la même étude chez l’ Oedogonium terminent la note, l’auteur n’ a pas obtenu de résultats dans ce dernier cas. Nous avons vu que M. Klebahn, parait avoir été plus heureux, et aurait observé la fusion des noyaux de l’oeuf et du spermatozoïde. M. C. CRAMER, avait dejà publié un premier travail sur plusieurs syphonées verticillées, sur les Neomeris Kelleri Cramer, Neom. dumetosa Lamour., le genre Polyphysa, Da- sycladus, Cymopolia, Cymopolia barbata Lamour. Dans un nouveau fascicule, il expose les résultats de ses études sur des matériaux nombreux qui lui ont été communiqués. | Parmi les espèces étudiées, nous trouvons: Polyphysa | Peniculus R. Br.; Botryophora Conquerantii Cramer, cette 7% # 5 a CT + art FASI 4 AES PTE ro II Rent ; | : 1 | espèce originaire de Guadeloupe est celle que Crouan avait décrit sous le nom de Dasycladus Conquerantit. L'auteur a pu faire sur ces échantillons quelques obser- vations physiologiques. L'espèce suivante est décrite sous le nom de Neomeris _Kelleri Gramer; il avait déjà donné sa description dans le travail précédent, quelques points sur la structure interne _étaient encore à élucider; il en est de même pour le Neomeris dumetosa Lamour. Bornetella nitida Munier Chalmas et B. capilata J. G. Ag. sont ensuite longuement étudiés tant au point de vue directe- ment morphologique, qu’ au point de vue physiologique. Ce travail accompagne de 4 belles planches très bien des- sinées est à consulter par ceux qui s'occupent de ce groupe sì intéressant d'algues, sur los quelles ne possédons encore que fort peu de renseignements. | M. T. H. BurrHam. Dans un nouvelle étude, continue à nous faire connaitre, la constitulion des organes reproduc- leurs dans le groupe des Floridées. Les principales espèces étudiées sont: Bangia fusco-pur- purea Lyngb., Nemalion imultifidlum J. Ag., Callithamnion arbuscula Lyngb., Griffithsia barbata Ag., Ceramium echio- notum J. Ag., transcurreus Merrifield, Aabelligerum J. Ag., Phyllophora membranifolia J. Ag., NitophyUum laceratnn Grev., Plocamium coccineum Lyngb., Lomentaria Kalifor- mis Gaill., Chondriopsis dasyphylla Ag., Rytiphlaea pinastroi- des Ag., Polysiphonta elongata Harv., Pvartegata Zanard. Quelques observations accessoires sur différentes autres algues terminent cette note, qui est accompagnée de deux planches, dont certains dessins pourraient étre plus détaillés. M. Hieronymus avait attiré l’attention en 1877 sur le Dicranochaete reniformis une algue d’eau douce. Il l’a re- trouvée abondamment dans ces derniers temps et a pu en faire une étude assez complete. L' habitat de cette espèce est assez variable. iL LIO LEN [as AT DST TAPER A & we ia a à PI n è ha: “ , A 5 FSI RS NT RER , È. : ate =, MOI rt L o is ipod Po Ve dires 1f da Pa % + Ex. - ve - & ur +4 n a Es ER 3 È , 3 ° ne; dre £ = i d'à %: - . 7 7 pi. — 1250 — | TER Ce qui lui donne un aspect curieux est la présence d' un di poil divisé, dichotome qui peut avoir jusqu'a 160 u. de long, Sa Ce poil serait d'après l’auteur, un organe de protection contre A les infusoires, et aurait une constitution analogue au pédi- celle des Diatomées. L'auteur fait alors un étude microchimi- que des enveloppes de l’ algue. La structure de la gaine géla= tineuse qui enveloppe l’algue serait assez remarquable. Colorée par du rouge congo, l’auteur l’a trouvée constituée de cor- puscules en batonnet ou arrondis disposés radialement et. Gi dont la grosseur diminue du centre vers la périphérie ; ils G se trouveraint plongés dans une masse n’absorbant.pas ou presque pas les matières colorantes. Le bleu de Turnbull, a 3 fourni par sa précipitation, dans la gaine un résultat analogue a celui que Klebs a signalé chez certaines conjuguées. <= | L'auteur fait ensuite l'étude du développement de cette — gaine. | La reproduction de cet organisme se fait par zoospores, qui germent aprés avoir perdu leurs deux cils. La masse de chlorophylle est munie d’un pyrénoide dans le cas ordinaire, 3 mais ils peuvent étre plus nombreux; on en compte quelquefois jusqu’ à 50. Ils ne sont pas entourés d’amidon et d’après les 4 recherches de l’auteur ils ne se multiplieraient pas par divi- Si sion, mais naitraient plutôt au sein de la masse. 4 L'étude de la constitution du pyrénoide a fourni a M. 4 Hieronymus des résultats assez curieux, qu'il serait intéressant de vérifier. Déja sur des échantillons en vie, et mieux sur des de matériaux fixés et colorés, on peut reconnaitre dans les pyré- noides un noyau central « Eiweiss-Krystalloid » et une zone A enveloppante; dans les pyrénoides de petite taille ce crystal- , loide n’est pas visible. Par une double coloration, l’auteur oblient le cristalloide coloré en rouge par la Safranine, l’enve- 4 loppe en violet par | Hämateine ammoniacale. Mais cette colo- — s ration n’est pas toujours d’égale valeur, elle est plus ou moins i bi accentuée. na — 1251 — Le noyau a également été étudié, la division se ferait directement. | Les zoospores naissent par divisions répétées, elles sont au nombre de 8-14 dans chaque cellule. M. KLEBS dans sa réponse au travail de M. Went, sur la formation des vacuoles dans les cellules des algues nie les conclusions qu’avaient présentées le premier auteur; conclu- sions déjà présentées par M. De Vries. Pour M. Klebs, les vacuoles ne dérivent pas d’une vacuole préexistante, le tono- plaste on couche limitante de cette vacuole, n’est pas un or- gane important au même titre que le noyau, les chromatopho- res et les pyrénoides. Il serait difficile de se prononcer actuel- lement, pour l'opinion de Klebs ou pour celle de Went. Dans certains cas, tout tend à faire croire, que M. Klebs a raison, et que ces objections sont fondées. Même M. Pfeffer a obtenu, particulièrement chez les Myxomycètes à l'aide d’un traitement spécial, des vacuoles un peu partout dans la masse protoplasmique. Mais d’après certaines expériences de De Vries et de Went le contraire paraitrait se présenter dans certain cas, et l’on ne verrait jamais se former une vacuole, qu’au détriment d'une vacuole préexistante. Dans le n. 3 de la Revue générale des Sciences (Paris, 15 janvier, 1891), M. Massart a publié un résumé très complet de l’état actuel de cette très intéressante question ; résumé dans lequel sont prises en consideration, les différentes opinions émi- ses par De Vries, Went, Klebs et Pfeffer. M. KLEBS et M. Artari ont publié presque en même temps, des observations sur l’algue si remarquable, Æydrodictyum ulriculalum. Ces deux travaux sont faits à deux points de vue différents, mais ne se complètent malheureusement pas. Le premier travail qui est de beaucoup le plus intéressant au point de vue de la physiologie générale, a pour but de mon- trer l’action des agents extérieurs sur les phénomènes de la reproduction. Le résultat général des expériences de M. Klebs, est celui-ci: l'alternance des générations asexuelles et sexuelles LL. ' — 1252 — n'est pas régulière, ni fixée par l’ hérédité, mais elle dépend des conditions extérieures qui font tantôt apparaitre un mode, tantôt un autre. Pour obtenir la He de zoospores dans le thalle de di l'Hydrodictyon on cultive les algues dans une solution nutri- © tive a 0.5°/ ou a 1°/,. Cette solution contient 1 partie de nitrate de potassium, 1 p. de sulfate de magnésium, 1 p. de phosphate de potassium et 4 de nitrate de calcium. Après quel ques temps de séjour dans cette solution, les cellules acquièrent une tendance à la production de zoospores, qui ne se forment que si l’on place les cellules dans de l’eau pure ou dans une solution sucrée, fut elle même a 10 °/,. Toutes les cellules du réseau qui forme l’algue se comportent de la même façon. L'on peut dire que le phénomène s’ accomplit comme une réa- ction chimique, avec la même certitude et la même constance. Les zoospores ne se forment que si l’algue est cultivée dans un milieu liquide; si on la conserve simplement dans une atmosphère humide ou sur de la tourbe, elle ne produit pas d’or- gane de reproduction asexuée. Si la formation de zoospores est facile à obtenir, il n’est est pas de même pour la formation de gamètes. On peut cepen:- dant en général, les voir se former, si l’on cultive les algues dans une solution sucrée, ou en présence de glycérine. M. Klebs a souvent vu se former des gamètes dans des échantillons d'algues cultivées dans des cristallisoirs contenant peu d’eau et placés devant une fenètre éclairée par le soleil. M. Klebs a fait ensuite une série d'expériences, pour prou- ver que gamètes et zoospores pouvaient être formées par deux cellules voisines, suivant les conditions extérieures. Il opère de la facon suivante. Il prend des réseaux d'Aydrodiclyon qui ont été cultivés de manièrè à former des gamètes et il les place a la lumière dans une solution saline, ce qui a pour résultat de former des zoospores. Il est plus difficile de faire produire des gamètes, aux cellules qui possédaient des tendances à produire | des zoospores. L'auteur y est cependant arrivé eu cultivant 9 FE sa z i ‘a = 0 >» — 1259 — l Hydrodictyon à la lumière dans une solution de maltose ou _de dulcite. Comme on le voit par les expériences de M. Klebs, une même cellule, peut tantôt ètre amenée à produire des zoospores, tantôt des gamétes. D’ ou l’on peut conclure que les reprodu- ctions asexuées et sexuées ne sont pas en relation avec l’héré- dité, mais en dépendance directe des conditions extérieures. Le travail de M. ARTARI n’a pas comme celui de M. Klebs une portée physiologique, il est plus spécial et a eu comme objectif l’élude du développement de l Hydrodictyon prin- cipalement au point de vue histologique. Après une introdu- ction relatant l’état de la question, l’auteur nous décrit ses observations personnelles. | Au point de vue technique, l’auteur a employé pour l'étude du contenu cellulaire deux réactifs, employés souvent simul- tanément. L’ Haematoxyline de Grenacher, et une solution al- coolique d’éosine qui colorait les pyrénoides. Les résultats que M. Artari a obtenu dans cette étude sont les suivants. Le chromatophore éxiste dans les cellules sous forme d’une plaque et non pas comme on l’a cru, sous forme de granulations. Les cellules sont plurinucléées. Chaque zoospore, renferme un noyau et un pyrénoide. Ces zoospores après quelques temps de mouvement, s’entou- rent d’une membrane, se réunissent à plusieurs, forment un nouveau thalle, dont chaque cellule renferme, 1 noyau et un pyrénoide. Puis noyaux et pyrénoïdes augmentent en nombre par division. Les gamètes se forment de même, et contiennent également 1 noyau et 1 pyrénoïde. Ces gamètes se conjuguent et. forment une spore qui reproduit la plante. Comme on le voit par ce court apercu, dans l’une comme dans l’autre de ces études, mais dans la seconde surtout bien des points inté- ressants sont encore a éclaicir; par exemple la structure intime et la division du noyau, et la fusion des gamètes. Comme nous le dit M. CAMPBELL en commencant sa note sur la division de la cellule, son travail n'a pas pour but de lv er Er Leo TPS + D TS è z LAI re r CT + . Ve sad A Re Lo me; % ne Va: Lu ni MEME: 9 : Det, Fe: " à» Pea A sw Pa age SITU a x #* & x < Patt à s Le 3 re: a i 2 & 2 Fe es © de. AR E SO NO ER TE TÀ. I < Tetti à sr? i, i EE } RL Æ CET x . Le 4 «IPA A = = La Ce i w ir 3 présenter des faits nouveaux, mais bien d'appeier l'attention des botanistes sur des exemples qui montrent aisément les différents points de ce sujet. E: L’auteur passe successivement en revue des algues et. ; et des plantes supérieures. | +98 Dans cette apercu nons trouvons quelques renseigne merli È intéressants par rapport à la division cellulaire. des Clado- phora. Il est regrettable que les durées de division a la tem- | pérature indiquée par l’auteur (20°-25° C) ne soieut pas mieux déterminées, ces résultats sont par suite trop imcomplets, pour … qu’on puisse en tenir compte. 4 Pour les Spérogyra, l'auteur reproduit les mêmes asser — tions que celles que nons avons vu mettre en avant par M. Strasburger; dans mon travail sur l'action de la chaleur sur la caryocinèse (1) j'ai recontré ces observations. Dans la suite È. de ce travail actuellement sons presse (2), et qui étudie un Cosmarium j'ai fait allusion aux résultats que M. Douglas … Campbell, a obtenu sur les Desmidiées. 4 Ici s’arrète la partie de ce travail relative aux algues: la suite traite de la division nucléaire et cellulaire chez le Tra- descantia, le Podophyllum et l Allium. È Deux planches accompagnet la note, reproduisant la plu- - part des stades importants de division des formes ètudiées. La communication de M. FR. OLTMANNS constitue pour ainsi dire, un travail préliminaire, car il se propose en effet de publier plus tard le résultat d'expériences qu'il suit encore. Ses observations l'ont porté a-admettre le fait, que la différence de concentration de l’eau de la mer avait une très grande in- fluence sur la flore des algues. C’est ainsi qu'il a remarqué, (1) Premières recherches au sujet, de l'influence de la température | sur la marche, la durée et la fréquence de la caryocinèse dans le règne végétal in Journ. Soc. sc. médicales et naturelles, de Bruxelles, 1891. (2) Recherches au sujet de l'influence de la température sur la ca- rÿocinèse dans le règne végétal in Mém. soc. belge de Microscopie, | ‘& fi XX, 1891 — 1255 — qu’ aux endroits ou cette concentration varie beaucomp, il en résulte un appauvrissement assez considérable pour la flore; tandis que là ou cette concentration reste à peu près la même, la flore est de beaucoup plus riche. C'est en cultivant des Fucus, et par suite du changement du liquide de culture que M. Oltmanns a pu se rendre compte du retard occasionné dans la végétation, par l’augmentation croissante de la quantité de sel. Si par un procédé quelconque, l’on maintient le degrè de salaison du milieu, on voit la croissance journalière de l'algue rester égale; si on laisse l'expérience se continuer sans ajouter de l’eau fraiche. l’on voit la croissance diminuer de jour en jour. Le croissance est donc en rapport avec la turgescence cel- lulaire. Si la plante est soumise instantanément a l’action d’une solution plus concentrée on plus faible que celle dans laquelle elle a végété, il en résulte des troubles souvent assez sérieux. pour sa vie normale. Ce sont dans ces cas les cellules relati- vement agées qui ont le plus a soufirir. L'auteur a fait en outre de quelques expériences de labo- ratoire, des observations dans la nature: il a noté douze sta- tions dans les différentes parties du port de Warnemünde et en examinant les concentrations de l’ eau et la flore il est arrivé aux mêmes conclusions, Différentes observations, non seulement sur les algues mais encore sur quelques plantes trouvées dans les eaux salées sont encore consignées dans cette intéressante note. Quelques con- clusions générales sont encore posées, mais il faut encore atten- dre pour que l’on puisse définitivement les admettre dans la science. Non attendrons d’ailleurs la suite du travail pour les juger. L'étude de la symbiose entre algues et champignons a fait dans ces derniers temps beauconp de progrès. Dans ce travail « Halbfiechten », M. H. ZuxaL, décrit quelques unes des formes de champignons qui vivent en association soit avec — 1256 — des mousses soit avec des algues, mais dont l'association n'est pas très étroite. | Parmi ces formes il crée; plusieurs genres nouveaux et plusieurs espèces nouvelles. Le genre Parüphädria (P. Hei merli) est créé pour uñe association entre un ascomycète et des mousses, particulièrement le Jungermannia quinqueden- lata. Le genre Glozopeziea (G. Rehinü) se trouve sur le Jungermannia trichophylla ; l'auteur a pu étudier différents stades de son développement. La partie la plus intéressante pour l’algologue vient en- suite, et comprend la description des Neclria phycophila Zukal et Endomyces Scytonematum Zukal. La première de ces deux espèces croit en mélange avec l’ Hypheothria Zenkeri Kütz. Dans cette algue l’auteur a trouvé trois formes, Hypheothrix Zenkeri, un Scylonema, et une troisième forme tenant le milieu entre les deux premières. Ces algues seraient voisines et même appartiendraient a un même cycle d'évolution. L'auteur consi- dère cet énoncé comme une communication préliminaire. L'Endomyces Scytonematum, est synonyme de Ephebella Hegetschweileri Itzigsohn. Après avoir résumé les vicissitudes subies par cette plante que l’on trouve sur différents Syctone- ma, l’auteur nous conduit à cette conclusion. L' Ephedella est a supprimer de la classe de lichens, car le champignon ne forme pas avec l’algue une symbiose, mais vit au contraire au dé- triment de l’algue qu’il détruit. Le champignon est alors a classer dans la famille des Gymnoascées, sous le nom d’ En- domyces Scytonematum Zukal. E. D. W. VENEZIA 1891. — STAB. TIPO-LITOGRAFICO DEI FRATELLI VISENTINI Piazza Manin, Calle della Vida, 4296 | SICURTÀ VITA Fondo di saranzia L. 101,108,377 Il L'Ancora | è la Compagnia che offre le più vantaggiose | forme di contratti di previdenza sia per se medesimi che | per gli eredi. © cipazione del 75 al 85.9/, del dividendo (si calcola in me- dia il 30 °/; sulle somme assicurate). ij « L’Ancora » dopo 3 anni di regolari pagamenti accorda prestiti. | {ij «L'Ancora » dopo 3 anni di regolari Her rende la polizza indecadibile. | «IL° Ancora » dopo 3 anni ammette il riscatto della polizza col rimborso in contanti. « L° Amcora » accorda la moratoria di giorni 30 e 45 per i versamenti dei premi. il Ml A” SERIO: Re | DIRETTORE ua DAVID, LEVI: MORENOS » i se Fe Dontore in Scienze naturali , à i * È # pisa x SS SA i COLLABORATORI ar HT ESA Bonardi. dott. E. — Bota Prof. A. — Castracane Co. F. | me da - Cuboni Dott. G. — Dangeard Prof. P. A. — De Wildeman E. — Gar- CS ‘cin (PRA 0 RSS Gobi Prof. C: _ Hansgirg Prof. Fos Horiot pi Harvey- RA R. — Hy Prof. F. — Imhof-Otmar Dott. E. — Istvanffi-Schaarsch- -midt Motte Tr — dust Dott. F..R. — Lagerheim von G. — Lauzi Dott. M. rai Lemaire Dott. pn «Dott, Léuduger- Fortmorel — Môbius Dott. Mit is PRO Re — Mit Dott. Otto: ss Relnsch, Dott. P. ia Schütt o Brun N wma ti — 20 GND | Borzi : a. -_ - Dei metodi di coltura dello Cloroficee terrestri x pags 1297 ‘Pia «e Wildeman Hi cs Notice sur ela vie et les travaux de Carl Wi- ipa FSE “Agi von sui SR i e n e Mei PED e ste à di lavori algologici recentemente ai E DA FRASE Sable Sii ei edi oo rt CM o RAD pa TUE" Venezia 1891 — Stab. Tip. Fratelli Visentini A RL £ i x ig ee lesto fascicolo corrisponde è alla parte sea, dell ENCRES, N 5e 6, Maggio e Gingno 1891 ch a + << © NEPTUNIA RIVISTA MENSILE PER GLI STUDI DI SCIENZA PURA ED APPLICATA. SUL MARE E SUOI ORGANISMI | 8 E ; y + Commentario Generale per de. alghe: CNOTARISIA) | Direttore Dott. DAVID LEVI-MORENOS | eil x Sommario del N. 5 - 81 Maggio 1891 ‘Lo Bianco S. — Méthodes en usage à la pini Léo LUE, de Ar RE Naples pour la conservation des animaux marins: i. =: pag-109- RS Borzi A. -- Dei metodi di coltura delle Clovoficee terrestri...» 198 s ssi Grablovitz G. — Tavole delle ore dell’alta e bassa marea ali SE O città di Venezia ed isola d’Ischia pel mese di Giugno 1891. + Sia Recensioni lac: 2% Pat Eckhstein K. — Tierische Haareinschlüsse im Sa ne x (Sella) ii ca SE I Conswentz H. — Uber die EIA des Shecinits, besonders in ARS 14 Schweden und Disemark (Sollaf tuo 05 LL ALI 5 Rothert W., — Uber die Vegetation des Secstrandes im Sommer | Fa 1egb' Sola): 4 Pea og LR, | 3 i DIST Selégo. — Hydrobiologische pacca I Ze sta der) dà fa Te Lebensverbältuisse in einigen westpreussischen Seen (Solla). DI Irvîne R. et Woodheand G. S. — On the ‘Secretion è Di Lime by Animals — Part-1; 11. (Folla)... ». 215 | Murray I. et Irvine R: -- On Coral Reefs. sa other Carbonat Fa ; of Lime Formations in Modern'Seas {Solla).. . -.-. . . » 221 Indice Bibliografico di lavori algologici ‘recentemente pubblicati | si (189091) nia IR TE US ER DIRES À CHER | Sommario del N. 6 - 30 Giugno 1801-00 a na to Schütt F. — Avalytische Planktonstudien. . .”. +7, page 820. Pre sé Grablovitz G. — Tavole delle ore dell’alta e E marea nella IE 3 città di Venezia ed isola d’Ischia pei mesi di Luglio ed La Agosto 1891. | à Fe De Wildeman E. — Notice sur la vie et les travaux de Carl RER Withelm von Nagelisi = ES RME Le ET OST De Wildeman E. -- Sur les crampons des conjugées. . . . . » 259 Môbius M. — Conspectus algarum endophytarum {contin.). :. . » 262 Note di Tecnica < PR Lo Bianco S. — Méthodes en usages à la station: zoologique de 3 x pe Naples pour la conservation des animaux marins (suite) . -» 270 SE È ui + Mc. “LA NOTARISIA . COMMENTARIO FICOLOGICO GENERALE Parte speciale della Rivista Neptunia Vol. VI 50 Giugno 1891 Fasc. 25 Del metodi di coltura delle CLOROFICEE TERRESTRI NOTA DI A. BORZI La utilità dei metodi di coltura nello studio biologico delle Alghe terrestri è troppo evidente. La dottrina del polimorti- smo di tali organismi mancherebbe della più sicura scorta senza il sussidio di tali espedienti, i quali pur troppo riman- gono ai dì nostri ancora in condizioni molto imperfette. Forse ciò dipende dalle deficienti nostre cognizioni sulla fisio- logia di tali organismi, tanto che dai più si pensa che basta un medium sufficientemente umido, ben aerato ed illuminato, ricco di principii minerali perchè riesca completamemte una data coltura. Ciò vale per talune, certamente poche, forme di Alghe verdi. Chi si è lungamente occupato della raccolta e dello studio delle Alghe terrestri avrà senza dubbio notato come molte forme si compiacciano di una stazione ricca di materie organiche ove brulicano a miriadi germi di Bacteri, Flagellati, Chitridii, ecc. La vegetazione dell’Alga è rigogliosa; l'organismo compie regolarmente il suo sviluppo; si direbbe a dirittura che presso tali organismi la composizione organica del medio circostante esercita un ufficio ben differente di quello che non avvenga presso gli altri organismi a clorofilla. Sono gli esseri di cui parliamo suscettivi di assimilare direttamente i principii organici? È perciò la presenza di clorofilla indizio 6 di un sémiparassitismo, o di un saprofitisnio incompleto? Tali quistioni si affacciano di continuo quando ci si accinge ad indagini sperimentali sulla biologia delle Alghe terrestri: la ricerca di un medzum di coltura appropriata diviene allora un problema molto arduo. Quello che si sa finora su tal pro- — Ri proposito è molto poco. Il signor Imhàaser (1) studiando spe- — 4 _rimentalmente lo sviluppo delle Prasiola istituiva delle colture | és alquanto razionali servendosi di un subtrato minerale steri- lizzato che veniva mantenuto umido per afflusso di soluzioni. nutritizie saline od innaffiato con una piccola quantità di uri- na. L'egregio autore determinava che la presenza di questa ultima sostanza esercita una favorevole influenza sullo svi- luppo dell’alga. Un medio nutritizio presso a poco dotato di identiche proprietà, secondo la mia esperienza, giova allo svol- gimento del Porphyridium cruentum, dei Dactylococcus, dei Raphidium, degli Stichococcus, e simili. Le coltivazioni alla gelatina proposte dal signor Beyerinck (2) sono ancor meglio istruttive: esse dimostrano che molte alghe si compiaceiono. d'un substrato organico alla maniera dei funghi. Così che lo studio sperimentale diventa una materia assai complessa ed è da augurarsi che le nostre cognizioni progrediscano a tal riguardo. Perseverando da varii anni in ricerche relative alla bio- logia delle Cloroficee terrestri, parmi opportuno il dare alcune notizie sui metodi di coltura dei quali mi sono valso. Essi, son certo, non rappresentano il meglio che potrebbe atten- dersi su questo genere di studi: sono un primo tentativo di ricondurre le indagini sullo sviluppo delle Alghe sopra una via in qualche guisa più razionale di quella che non sia stata finora seguita ed io li riferisco colla speranza di far più e meglio nell’avvenire, ed anche a schiarimento dei risultati conseguiti e che formano oggetto di una pubblicazione a estesa che quanto prima vedrà la luce, è (1) Nella Flora, INI, 1889, (2) Bot. Zeit, 1890 di _ — 1259 — 1. COLTURE MISTE. La prima condizione per rendere agevoli le coltivazioni di Alghe, è quella di disporre nel laboratorio di una corrente continua di acqua normale di fonte. Si può provvedere me- diante filtri che quest’ acqua pervenga in buone condizioni di purità. Sono utili all'uopo dei serbatoi interni destinati a rac- cogliere l’acqua esterna e distribuirla mediante rubinetti, se- condo i bisogni, agli apparecchi di coltura. Lo scopo e l’espe- rienza insegneranno il modo come debba farsi cotesta distri- buzione. E sempre utile che l’acqua giunga ai serbatoi da una certa altezza e così pure agli apparecchi, onde la cor- rente abbia una data pressione. I metodi di coltura variano secondo la natura dell’alga oggetto di studio ; così pure sono differenti gli apparecchi che vengono usati. Dirò prima della cultura in grande o miste. - Esse consistono nel trasportare l’alga della sua naturale stazione dentro un ambiente limitato da potersi continuamente ispezionare facendo sì che essa si mantenga fresca e vegeta. Questo genere di colture esige grande esperienza nelle conoscenze sistematiche delle alghe, dappoichè essendo impos- sibile aver del materiale puro possono derivarne delle confu- sioni. Le colture vanno esaminate di continuo ; occorre tenér conto delle condizioni di mescolanza dell’ alga data con altre forme, far dei confronti i più minuziosi che sia possibile. E indispensabile anzitutto uno studio accurato del contenuto cellulare, forma, posizione, struttura dei cromatofori costitui- scono sempre un saldo punto di partenza per siffatto esame comparativo, giacchè nulla èvvi di più costante attraverso le diverse fasi di sviluppo che tali elementi, i quali ci permettono di precisare il grado delle omologie e delle analogie che in- tercedono tra le diverse forme. Dalla esperienza dello osser- vatore dipende la efficacia di questo metodo, Le 19601 Nell' attuazione si riconoscono utilissime varie precau- zioni: prima di tutto quella di esporre il materiale da studio a condizioni perfettamente simili o possibilmente identiche a quelle naturali. Trattandosi di alghe palustri o eminentemente acquatiche giovano all'uopo delle vaschette di vetro della forma degli ordinari cristallizzatori, ove l’ acqua viene di con- tinuo rinnovata. Giovano a questo scopo moltissimo dei re- cipienti provvisti da un lato di un tubo d’ immissione comu- nicante col serbatoio generale e sul lato opposto forniti di un secondo tubo destinato a lasciar sgorgare l’acqua al di fuori della vaschetta medesima. I due tubi devono trovarsi allo stes- so livello ed asser collocati a 2 o 3 centimetri di distanza dagli orli, dato che l'altezza della vasca sia di 6 a 10 centi- metri. L'ampiezza dei tubi sarà regolata dalle varie esigenze della coltura, come per ottenere un mezzo liquido più o meno agitato si potrà disporre che il tubulo d’immissione sbocchi ad una profondità diversa di quello di uscita od a dirittura al fondo della vaschetta dando luogo a un certo gorgogliamento. La differenza di diametro fra i due tubi ed il grado di pres- sione con cui s'immette l’acqua avranno una grande influenza sulla condizione di stabilità della massa liquida che circola nel recipiente. Per la coltura di alghe terrestri vale moltissimo un sub- strato poroso, suscettivo d’imbeversi di molta acqua, di rat- tenerla comunicandola all’ alga. E necessario pure che l’aria che circonda la coltura si conservi ricca di vapor acqueo. Come substrato di colture ho sperimentato l'argilla, il carbone, la pomice, la carta bibula; ma sopratutto eccellenti risultati ho ottenuto adoperando delle tavolette di una sorta di tufo calcareo bianchissimo, a grana fine, conosciuto in Sicilia col nome di /etra di Siracusa (1). Disposto il materiale sopra cosifatto substrato questo veniva immerso per piccol tratto in (1) Di facilissima lavoratura s'impieza in Sicilia per scopi archit- tetto nici, i 2 -F x À LA) IRA rés "A ant e ZI YA VOS mr. ( (Ad bs Mi Mi f edi he FA 4 { ASE SR n — 1261 — acqua. La pietra di Siracusa essendo di una bianchezza quasi lattea porgeva un facile mezzo per potere giudicare anche ad occhio nudo dei progressi della coltura, Per talune alghe terrestri ( Chloroti ylium, Ctenacladus ecc, :) è necessario che le coltivazioni vengano fatte sotto una cor rente continua che proviene dall’ alto scomponendosi in mi- nutissime gocciole, Si ottiene questo scopo mediante il seguente espediente : Si prenda un imbuto di vetro e si collochi in posizione orizzontale. Il fondo della sua regione dilatata si chiuda con un turacciolo, ben aggiustato, fatto di un corpo solido poroso destinato a ricevere l’alga —io mi son giovato all’ uopo della detta pietra di Siracusa. La chiusura dev'essere perfetta. Il turacciolo avrà una superficie leggermente concava e sul fondo di esso sarà praticato un angusto foro serviente all'uscita del- l'acqua esuberante. Ciò posto si sottoponga il tutto ad uno spruzzo continuo d’acqua servendosi all’ uopo del becco di un ordinario polverizzatore. L'acqua pervenendo dall’ alto avrà una sufficiente pressione; si sminuzzerà in minutissime goc- ciole che bagneranno contemporaneamente le pareti interne dell’imbuto e il supporto dell’alga. Gli apparecchi di coltura descritti muniti come sono di apertura di afflusso potrebbero avere l’inconveniente di lasciar scappar via una gran parte dei germi appartenenti all’ alga data e sottrarli alla nostra osservazione se non si tenessero di mira alcune cautele. La prima, e indispensabile, è quella di disporre gli apparecchi stessi in maniera da ricevere la luce da un lato solo e che la regione cui corrispondono i tubi di uscita e d’immissione dell’ acqua sia la meno rischiarata. Per ‘ottenere completamente questo effetto giova inolto il servirsi di diaframmi fatti di spesso cartone annerito, collocandoli in maniera da dirigere i germi verso un punto determinato della vaschetta. Cotesti semplicissimi congegni sono assai utili per la raccolta delle zoospore: hanno la forma di una semplice cassetta perforata da un lato. L'apertura varia d'ampiezza se- NOSTRO VAL I CIRIE IRR. PROTO OT e o AGG ag SIT condo il bisogno. S'è molto piccola, si è sicuri che col mezzo di diaframmi così fatti si riuscirà a raccogliere la più piccola quantità di germi mobili vaganti negli acquari; essi si arre- steranno sulle pareti corrispondenti alla detta apertura. Nel corso di numerose ricerche e di ripetute colture torna spesso vantaggioso il raccogliere delle zoospore su lastrine di vetro, sul fondo di piccoli vetri da oriuolo, dentro tubi, e recipienti di varia sorta, e studiarne così lo sviluppo; l’uso dei descritti diaframmi diviene allora indispensabile. i Iniziate le colture con tali metodi esse possono esser se» guitate per lungo tempo e secondo le esigenze delle ricerche, Studiata l’ alga nelle sue condizioni vegetative sul materiale raccolto e quindi ottenute sulle pareti dei recipienti le relative zoospore, la nostra attenzione va rivolta a queste ultime. Debbo notare anzitutto che non sempre si riesce, imme- diatamente appena cominciata la coltura, ad osservare forma- zione di germi mobili. Mediante i descritti diaframmi possiamo orientarci se e in qual grado compiesi questa funzione. Qual- che volta giova molto, per provocare la pronta enfissione di zoospore il rinchiudere l’ alga in un ambiente affatto privo di luce e tenervi così il materiale per un paio di giorni. Allora allontanato tosto l'ostacolo si ottiene l’ effetto desiderato. Raccolte le zvospore sulle pareti degli acquari, a nulla più serve il materiale originario e si può allontanarlo tosto evitando così degli inconvenienti al buon esito della cultura. Allora le vaschette vengono vuotate e lavate per mezzo di uno schizzetto. Le zoospore, già immobili ed in via di germi- nazione, rimangono appiccicate alle pareti del vaso e ivi for- mano uno strato verde visibile ad occhio nudo. Indi le stesse vaschette si sottopongono al precedente metodo di coltura : sì regoleranno i rubinetti dei tubi di uscita e d’ immissione del- l’acqua in modo da ottenere che nell’ interno delle vaschette il livello del liquido si mantenga costantemente più alto di prima, così chè le zoospore rimangano immerse © circondate tutte dall’ acqua. tà n 1263 — Condotta con diligenza l'operazione si è sicuri di ottenere dei risultati soddisfacenti. | _ Con questo metodo appunto ho potuto studiare quasi completamente lo sviluppo di varie alghe, specialmente ZV/o- tria, Clenocladus, Protoderma, ecc. Nel corso delle mie inda- gini ho creduto qualche volta opportuno modificare l' esposto procedimento. Precisamente utile ho riconosciuto il mantenere umide le zoospore germinanti tenendole alimentate da aria satura di vapor acqueo ; per raggiungere questo scopo solevo capovolgere le vaschette già includenti i germi allo stato di riposo e vuotate o sopra un recipiente contenente dell’ acqua, 2, COLTURE PURE. La esperienza dimostra che le colture istituite secondo i metodi suesposti non bastano sovente a risolvere talune par- ticolari questioni che interessano la dottrina del polimorfismo delle alghe inferiori. La intrusione di germi estranei diventa inevitabile ; i risultati si rendono incerti, l’ errore è ad ogni passo possibile per quanto non facciano diffetto nell’ osserva- tore paziente, diligenza e pratica. Le culture pure costitui- «scono allora una preziosa controprova dei risultamenti otte- nuti. Sgraziatamente la nostra esperienza su tali procedimenti non oltrepassa certi limiti assai modesti, nè ci è possibile lo avvalerci di tutti quei minuti e rigorosi espedienti di cui si giova la Bacterologia. Io non divido l’ opinione del sig. Dan- geard (4) che « point n’ est besoin, le plus souvent, de cher- cher à obtenir des cultures très pures» in fatto di ricerche sulla vita delle alghe inferiori; ritengo invece che la natura del medium nutritizio costituisca un elemento di grandissimo valore nella ricerca dei limiti di variabilità di una data forma e questo elemento non può determinarsi senza il sussidio di colture pure e mi convincono i tentativi del sig. Beyerinck (1) Notarisia, V, p. 1005, és 2 = 1201 da non tanto che la mia propria esperienza. Tuttavia in fatto di colture di tal genere le nostre conoscenze pratiche attuali si limitano al solo conseguimento di un certo maximum re- lativo di purezza, onde le coltivazioni medesime riescano il più che sia possibile scevre da estranea vegetazione e specie da germi di forme afüni a quelle oggetto di studio e da altre che, per quanto pei loro caratteri esteriori non potessero far nascere dubbi o confusioni, potrebbero però indurre delle al- ‘ terazioni nei liquidi di coltura. Colture in tal grado pure esigono anzitutto di procedere al completo isolamento degli individui deil’ alga destinata alla coltura o dei germi di essa. I metodi di isolamento sono puramente meccanici e hanno bisogno di una grande pazienza. L'operazione va fatta fra- zionando e sminuzzando successivamente in esigue parti una piccola porzione del medio contenente l’ alga desiderata. Si procede col seguente metodo. Sia p. e. da isolarsi una colonia di Pediastrum da un fram- mento di fanghiglia che contenga a migliaia di siffatte colonie in mescolanza con varie altre alghe unicellulari. Si stempera il materiale in acqua dentro un vetro da oriuolo, indi se ne prende una piccola porzione con un contagoccie e questa si versa mescolandola in una gocciola d’acqua collocata sopra un portaoggetti La gocciola viene allora esaminata al micro- scopio senza coprioggetti con un obbiettivo a distanza focale sufricientemente lunga. Tenendo fisso l'occhio all’ oculare si adatta alla gocciola la estremità di un tudo di vetro sottil- mente capillare cercando di farvi penetrare taluna delle co- lonie scelte fra quelle che più convengono per dimensioni, stato di sviluppo o altro e che casualmente si vedono isolate. La penetrazione avviene tosto per via capillare ; ma difricil- mente riesce che la colonia vi passi isolata; la quantità di acqua aspirata dal tubicino per quanto esigua, contiene insieme alla colonia desiderata, altre colonie o alghe. Allora conviene ripetere l'operazione, A tal’uopo si sparga sopra un nuovo — 1265 — porta-oggetti un' altra gocciola d'acqua pura e soffiando nel tubo capillare s' inietta quella minuta porzioncella d’ acqua contenuta in esso liquido. Naturalmente a questo punto la scelta e lo isolamento della colonia diventa più facile mediante il solito tubicino capillare. Tuttavia potrà accadere che sia necessario di ripetere il procedimento una terza, o una quarta o più volte; comunque sia o alla fine si perviene ad isolare com» pletamente l' alga richiesta. Cotesto metodo è perfettamente applicabile a qualsiasi altro germe ed anche a elementi molto piccoli che trattisi di isolare. Peraltro esso non ci assicura della completa immunità delle colture, potendosi facilmente insieme all’ alga desiderata, asportare dei germi di Bacteri e simili che colle loro esigue dimensioni si sono sottratti alle nostre indagini. Però con una certa approssimazione si raggiunge lo scopo di mantener pure le nostre coltivazioni adoperando nella descritta operazione dell’acqua distillata, previamente sterilizzata e sterilizzando altresi i tubi e i porta-oggetti da adoperarsi. Vero è altresì che non è possibile in questo caso ottenere un massimo grado di purezza; tuttavia siffatte precauzioni bastano sufficientemente ai nostri fini. à Punto di partenza di una coltura pura sono spesso le zoospore. Isolarle ad una ad una riesce dificile, nemmeno è necessario ; basta che poche se ne asportino e che sia deter- minato e conosciuto il numero di esse. Lo stesso dicasi di cel- lule vegetative aventi esigue dimensioni. I metodi d'isolamento descritti, esigono, ripeto, una gran- de pazienza e diligenza per parte dello sperimentatore. Quando queste doti non mancano si può esser sicuri di ottenere ec- cellenti risultati. Isolati i germi, essi vengono trasferiti in un’ ordinaria camera umida. Quella del Van Tieghem, si raccomanda molto per la sua semplicità; io me ne sono giovato quasi sempre usan- do la precauzione di tenere ben nette tutte le parti destinate alla coltura. Queste vengono perciò fatte dentro una gocciula — 1268 — di acqua sospesa al coprioggetto di detta camera e scevro di germi inquinanti e specie di Bacteri, Flagellati, Infusorii, Chi- tridi ecc. Si userà all'uopo la cautela di giovarsi di buona acqua potabile di fonte, ricca di principii minerali, previamente fatta passare attraverso un filtro di carbone. Un eccellente filtro può essere fatto colla pietra di Siracusa; se ne fanno dei turaccioli o dei cilindri dello spessore di 2-3 cm. i quali vengono sterilizzati per via d'alta temperatura e così pure si sterilizza l'intiero apparecchio. Molte esperienze sono state da me istituite allo scopo di determinare la bontà di detti filtri; essi sono affatto impermeabili ai batteri e simili germi; l’acqua li attraversa restando completamente depurata da tali orga- nismi. Epperò la pietra di Siracusa sarebbe un eccellente sub- strato di coltura pura se fosse un mezzo trasparente; tuttavia in certi casi particolari quando non fosse bisogno di ispezio- nare continuamente le colture per seguire le graduali fast di svolgimento di un dato germe, quel medium offre dei grandi vantaggi; esso presenta cioè il pregio di poter fare delle col- ture pure su vasta scala. Essendo la superficie di siffatto substrato bianchissima si è in grado, ad occhio nudo, di giudi- care dei progressi delle nostre coltivazioni, come presso a poco avviene per la coltura dei Bacteri alla gelatina. In una mia prossima pubblicazione farò conoscere 1 ri- sultali di cultura mediante una camera umida costruita secondo le esigenze di quest’ ultimo metodo. Dovrei dire qualcosa delle colture pure di alghe inferiori alla gelatina. Di questo metodo è autore, come dissi, il signor Beyerinck, e si fonda esclusivamente sui procedimenti ordinarii seguiti in bacterologia. Secondo il Beyerick, costituendo un substrato di gelatina mista ad acqua comune di fonte si può procedere allo isolamento di talune forme di alghe verdi (Raphidium, Scenedesmus ecc.); essendo cotesto mezzo nutritizio assai povero di fosfati e di azoto assimilabile non si corre il rischio che le colture vengano inquinate da bacteri; lo sviluppo di — 1267 — questi è assai scarso, quindi facile il determinarli e lo allonta- narli. Le colture eseguite poi in medi nutritizi contenenti delle sostanze organiche in varie proporzione e di differente indole porgevano occasione al signor Beyerinck di determinare come le diverse condizioni dell'ambiente inducano delle variazioni nello sviluppo e nella forma degli elementi dell’alga. Così p. e. crescendo le proporzioni di materia organica le cellule di Sce= nedemus divengono sferiche e si svolgono alla maniera di un Pleurococcus e simili. Non è scopo di questa nota lo esaminare i particolari risultati delle ricerche del chiarissimo autore, Essi sono di un grande interesse per la fisiologia delle alghe verdi e confermano sempre più il principio da me già enun- ciato (1) che talune forme sono suscettive di adattamento ad un substrato ricco di principii organici. Io pervenivo a tali conclusioni per vie differenti da quelle seguite dal sig. Beye- rink, che coi suoi metodi di coltura alla gelatina ha gia aperto un campo d'indagini, il quala offre le migliori e più sicure ri- sorse nell’ interesse dell’ algologia sperimentale. (1) Stadi anamorfici delle alghe verdi, nel Bull. della Soc, bot, it., 1890. NOTICE SUR LA VIE ET LES TRAVAUX DE CARL WILHELM VON NAGELI Le 10 Mai dernier, est mort à Munich, Carl Wilhelm von Nägeli, un des botanistes qui ont le plus contribué à l’avan- cement de la science pendant la dernière moitié du siècle. Nè a Kilchberg près de Zurich en 1817, il commenca ses études à Zurich, fut nommé professeur à l’Université de Fribourg en Breisgau en 1852, d'où il passa à l’Université de Munich (1858). Il occupa cette dernière chaire jusqu’ à sa mort. Il fut l'élève de Schleiden et adopta d’abord complète- ment les idées du maitre. Mais si Schleiden était un homme de conceptions générales, Nägeli était surtout observateur ; aussi s’aperçut il très vite que bien des opinions émises, par celui qui était en ce moment le chef du mouvement scientifi- que en Allemagne, quoique très séduisantes au premier abord, étaient loin d’être en rapport avec les faits que l'on observait. Avec Schleiden, il fonda en 1844 un Journal intitulé Zeuschrift fur wissenschaftliche Botanik, qui malheureuse- ment ne vécut pas longtemps; dès 1846 il avait cessé de paraitre. Ce fut à partir de cette époque, que le prestige de Schlei- den déclina et ce fut Nägeli qui arriva rapidement a être à la tète du mouvement scientifique botanique. NES SA RAY re Schleiden en en même temps que Schwann, avait définiti- vement prouvé la constitution cellulaire des organismes, mais la «théorie cellulaire » qu’il présenta dans ses travaux laissait apercevoir de nombreux points faibles. Pour ce botaniste, le cytoblaste on noyau était l'organe important de la cellule, c’ était autour de lui que se formait par une sorte de con- densation, la cellule complète dont la membrane se constituait petit à petit. Nägeli étudiant la genèse des cellules modifia la théorie, et tenant compte des observations de Mohl, Morren, Du Mortier, admit dans la genèse des cellules deux cas distincts; la division et la formation libre. Les opinions de Schleiden ainsi modifiées subsistèrent longtemps, mais les découvertes de ces dernières années sont venues démontrer que là seconde partie de la théorie, n’est pas admissible et qu’une cellule dérive toujours d’une cellule préexistente. Ainsi fut rejetée à tout jamais l'idée de la for- mation d'une cellule par une espèce de cristallisation au sein d’une masse protoplasmique et autour d'un noyau (1). L'étude des organismes inférieurs eut toujours pour Nägeli, un grand attrait, aussi il nous a laissé plusieurs tra- vaux sur les algues, véritables modèles du genre. Il étudia les algues unicellaires, dans un remarquable mémoire que l'on consulte encore couramment, quoique datant de 1849. C'est de lui que nons vient également la notion de vé- gétaux non cellulaires; il consacre de nombreuses études à ces algues siphonées qui au point de vue morphologique pré- sentent une si grande différentiation et sont si simples au point de vue de la constitution interne. Les champignons furent également des sujets favoris de ses observations. Il avait d'ailleurs reconnu bien vite que le meilleur moyen d'arriver à resoudre les problèmes si compliquès de la vie, (1) Une biographie très complète de la vie et des travaux de Schlei= den a été publiée par M. Errera dans la Revue Scientifique de 1883, (t. 28, n. 10), ms 1990! = était de s'adresser aux organismes inférieurs. Ce furent les algues qui lui servirent eu prèmier lieu de materiaux d'étude. Dans un de ses travaux il nous dit lui-même: « Das Studium der Algen gewährt also dem Physiologen einen doppelten Vorthe.l: Einerseits zeigen einige der hoheren Algen in Wesentlichen die gleichen Erscheinungen wie die hôhern Pflauzen, nur sind dieselben wegen der anatomischen Ein- fachheit leichter zu studiren und sicherer zu deuten. Anderseits . findet sich bei den übrigen Algen der Weg vorgezeichnet, auf Welchem die Natur zu jenen Erscheinungen der hòhern Pflanzen gelangt, und esst damit ein vorzügliches Mittel gegeben, um dieselben besser zu erkennen » (1). Vers la même époque que Hanstein, il décrivit avec leurs caractères dénitifs, le méristème et le tissu adulte des plantes. Ce fut lui qui le premier prouva que les plantes dicotylées | comme les monocotylées possédent à l'origine des faisceaux distincts, et que c’est à la suite d'une soudure qui n'apparait que plus tard, que le bois et le liber forment un cercle fermé dans la tige des dicotylées. Ce fait qui nous parait actuellement si naturel, n’en a pas moins exigé de patientes et laborieuses études au moment ou Nägeli travaillait. Nägeli, proposa encore une autre théorie, à laquelle son nom restera attaché, et quoique les opinions qu'il émit à ce sujet soient a notre époque fortement combattues, l’on se trouve encore dans bien des cas forcé de recourir à la théorie de l' intussusception. Un volumineux travail servit à étayer cette théorie (2) les matériaux d'observation furent les grains d’amidon. C’est dans ce travail que nons voyons pour la première fois décrit et figuré l’amidon sons son véritable aspect. Cette théorie par laquelle Nägeli voulait remplacer celle de l’ apposition, qui avait jusqu’ alors été acceptée sans conteste (3) et qui (1) Nageli. Die neücrn Algensysteme, p 4. (2) Die Stärkekôrner, en collaboration avec, Cramer et Wartmann, (3) Théorie exposée par Schacht en 1856, m Le E i Fù — 1271 — paraissait si bien cadrer avec certaines observations, ne put tenir longtemps. La théorie de l’apposition qui resta dans l'oubli, reparut et celle de l’apposition a dans ces derniers temps perdu presque tout le terrain qu'elle avait si vite con- quis. Certains botanistes défendent cependant encore la théorie de Nägeli, mais elle ne peut nous rendre compte de la struc- ture des grains d’amidon ni de l'accroissement en épaisseur de la membrane ; il y a cependant encore certains cas ou elle est seule à pouvoir nous expliquer certains phénomènes d’ accroissement. Ce fut encore lui qui découvrit les spermatozoïdes des fougères. Mais Nägeli, quoique s'étant surtout occupé d’études d'observation, exposa dès 1883 une théorie physiologique et mécanique de la descendance (1). Dans ce travail il cherche à établir, qu’il y a dans la cellule des portions qui résistent et qui passent d’un organisme à l’autre. Cette portion de- vrait être le porteur des caractères héréditaires. C’est ce qu'il appelle édioplasme. Cette idée purement théorique était fondée, comme l’ont prouvé les découvertes récentes sur le noyau. Ce serait d’après ces recherches la chromatine du noyau qui serait le porteur des caractères hèréditaires propres à l’individu, car c'est la seule partie de la cellule qui se conserve. | Faire un résumé complet de l’oeuvre que nous a lais- sée Nägeli serait chose trop vaste, car les travaux qu'il a produits sont des plus considérables et des plus variès. Outre des mémoires sì importants sur l’histologie, l’anatomie, et la physiologie, il ne négligea pas dans ses écrits les autres branches des sciences botaniques. En 1885, il publie en collaboration, avec son collègue Peter de Munich une étude considérable sur un des genres les plus embrouillér de la famille des Composées, le genre (1) Nägeli, Mechanisch. physiologisch, Théorie der Abstammunes lehre, — 1272 — Hieracium. Ce travail, le fruit de plus de vingt années d’ ex- périences de cultures et d'études, tant sur des plantes en vie que sur des matériaux d'herbier, démontre l’éxistence de 3000 formes constantes. Son collaborateur à l’appuis des recherches de Nägeli, publia un herbier des plantes qui leur avaient servi, à faire cette étude sous le nom de « Hieracia Näege- liana exsiccata ». Dans un autre genre d'idées, il émit l'hypothèse que des graines de plantes datant des époques géologiques pourraient très bien se trouver sons les negées et les glaces des Alpes. .Il partait pour étayer cette hypothèse du fait que des restes d'animaux des époques préhistoriques avaient été trouvés conservés intacts dans les glaces de la Sibérie. Cette idée quoique assez bizarre à première vue, n'en est pas moins assez plausible, lorsque l'on se donne la peine de l’analyser. On devrait encore citer bien de ses oeuvres, entre autres un traité sur le microscope, qu’il publia en collaboration avec Schwendener, professeur à Berlin, et qui quoique vieilli est un des plus beaux ouvrages qui ont paru sur la matière. il eut plusieurs éditions. M. Regel, lui dédia un genre américain de la famille des Gesnéracées, auquel il donna le nom de Naegelia. Nägeli, quoique ayant comme nous venons de le voir, publié dans sa longue et laborieuse carrière beaucoup de données, que des découvertes récentes ont fait rejeter, n’en est pas moins un des botanistes les plus éminents de notre siècle, Son nom sera toujours cité, car outre les nombreuses observations qu'il a faites, et qui sont restées des acquisitions durables pour la science, l’on peut dire que ses oeuvres sont de celles qui ont contribué et contribueront encore aux pre- grès de la Botanique. Juin, 1891, E. De WirpEMAN, fig A VI° bia a 16, SE LE 18. . Die Cirsien der Schweiz. Schweiz. Gesell. N. Denkschr. V. ‘ Ueber die Entwickelung des Pollens. Schweiz Gesell. Verhand 1841. . Botanische Beitriige. Zinnaca, XVI, 1842. . Sur les Champignons vivant dans l’interieur des cellules végétales. Travaux publiés par G. W. von Nägeli 18411. Anu. Sc. nat. (Bot.) XIX, 1843. . Die neuern Algensysteme und Versuch zur Begriindung eines eige- nen Systems der Algen und Florideen. Schweiz Gesell. N. Denk- schr. TX. 1845. . Sur la propagation des Rhizocarpées. Ann. Sc. nat. (Bot.) IX 1848. . Zwei Bemerkungen über die von Wigand und Agœardh gemachten Ausstellungen, betrefsend meine Versetzune der Florideen von den Geschlechtspflanzen. Bot. Zeitung. VIII, 1849. . Gattungen einzelliger Algen physiologisch und systematisch bcarbeitet. Schweiz. Gesell. N. Denkschr. X, 1849. i Pflanzenphysiologische Untersuchungen. Heft I. Zurich 1855. Heft II, Die Stirkekorner, Zurich 1858 (en collaboration avec D. C. Cramer et D. B. Wartmann). . Ueber des Vorkommen und die Entstehung einiger Pa sndengehieizoo Chem. Pharm. Ceutr. Blatt XXVI, 1855 Cramer). (en collaboratigii avec C. . Die Individualitàt in der Natur mit vorziiglicher Berucksichtigung des Pflanzenzeiches. Zurich, Monatschr I, 1856. Dispositio specierum generis Cirsii, tam geruinarum, quam bybrida- rum, quae ditionem florae nostrae et terrarum adjacentium inhabi- tant {in Koch Synopsis florae Germanicae et Helvetiae, Lipsiae 1857). . Ueber die Siebrôhren von Cucurbita. Minchen, Sitzungsber I, 1861. . Ueber die Verdunstung an der durch Korksubstanz geschützen O- berfläche von lebenden und todten Pflanzentheilen. W#nchen, Sit- zungsber. I 1861. . Beitrage zur Morphologie und Systemalik der Ceramiaceae. WMänchen Sttzungsber. IT, 1861. Ueber die Wirkung der Frostes auf die Pflanzenzellen. Séézungsber, Ah. München 1861. Sphaerocrystalle in Acetabularia. Sifzungsber. Sk. München 1862. Doppelbrecherde Kugeln in der Schale des ADR Sitzungsber. Ak, München 1662, LA LL Ueber die aus Proteinsubstanzen bestehenden crystolloide im pes Pa- mus, Sttzungsber, Ah. München 1862, 7 43, 44, SONAT = — 1274 — . Farberystalloide bei den Pflanzen. Silzungsber. Ah. München 1862. . Beobachtungen über das Verhalten des polarisirten Lichtes cecen pfianzliche Organisation. MÂnchen, Silzungsber. I, 1862. 2. Ueber die cerystallähnlichen Proteinkôürper und Verschiedenheit von wahren Crystallen. Ménchen Sitzunsber. IT, 1862. . Die Reaction von lod auf Starkekôrner und Zellmembranen. Aän- chen, Sitzungsber. 1862 et 1863. . Ueber die chemische Zusammensetzune des Stärkekorner une Zell membranen. Minchen, Sitbungsber. tr: 1853. . Ueber die chemische Verschiedenheit der Starkekôrner. München, Sitzunsber. II, 1863. . Ueber die ungleiche Vertheilung gelüstes stoffe in dem Wassertrop- fen eines microscopischen Pràparates. München Sttzungsber. II 1863. . Botanische Mittheilunæen. Bd. I. München 1863. (Renferme une réim- pres des n. 13 a 26). . Ueber der inneren Bau der cl elissha Zellmembranen. Mitn- chen Ak. Sitzungsber. 1864, 1 et IT. . Réaction de l’ Jode sur la fécule et les membranes des cellules. 47- ch..sc. phys. et nat. XXII, 1800. . Ueber den Einfluss Ausserer Verhaltnisse auf die Varietatenbildung in Pflanzenreiche. München, Ahad. Sitzungsber. II 1865. . Ueber die Bedingungen des Vorkommens von Arten und Varietaten : innerhalb ibres Verbreitungs bezirkes. IMitnchen AR. Silzungsber. II, 1865. . Die Bastardbildung im Pfianzenreiche. Minchen, Ak. Silzungsber. II, 1865. 3. Ueber die abgeleiteten Pflanzenbastarde. München, Akad. Silzung- sber. I, 1866. . Theorie der Bastardbildung. Minchen, AR. Sitzungsber. I, 1866.. . Ueber die Zwischen formen zwischen der Pflanzemarten. À ünchen, Ah. Sitzungsber, I, 1866. . Aufzählung einiger Zwichenformen. München, Ak. Sitzungsber. I, 1866. . Ueber die Innovation bei den Hieracien und ihre systematische Be- deutung. München, Ah. Sitzungsber. I et IT. 1866. . Ueber die systematiche Behandlung der Hieracien rucksichtlich der Mittelformen. München, Ah. Sitzungsber. I, 1866. ‘ Uebar die Versuche, betreffend die Capillarwirkungen bei verminder-% tem Luftdrucke. München, Ak. Sitzungsber. I. 1866. Ueber die systematische Behandlung der Hieracien rucksichtlich des Umfangs der Species. München, AR. Silzungsber I et II, 1866. . Ueber die Theorie der Capillarität. Minchen, AR. Sitzungsber. ke 1866. . Ueber die Enstehune und des Wachsthum der Wurzeln bei den Ge-. fässkryptogamen. München Ak. Sitzungsber. II, 1866. Die Synonymie und Litteratur der Hieracien. Mänchen, Ak. Silzung- sber. II, 1866. Botanische Mittheilungen, Mänchen 1866, Bd, IT (Renferme une ré- impression des n. 28, 30, 35, 38, 41, 43), — 1275 — 5. Die Piloselloiden als Gattungssection und ihre systematischen Merk- male. München Ah. Sitzungsber. I, 1867. . Ueber die Piloselliformia, München Ah. Silzungsber I, 1867. . Das Mikroskop. Leipzig 1867 (1. édition) en collaboration avec S. Schwendener). . Ueber selbstbeobachtete Gesichtsercheinungen. München AR. Sttzung- sher. I, 1868. . Das gesellschaflige Entstehen neuer Species. München, Ak. Silzung- sber. 1872. . Verdrängung der Pflanzenformen durch ihre Mitbewerber. Sz/zung- sher. Ak. München, 1874, IL. . Die Niederen Pilze in ihren Beziehungen zu den Infectionskrank- beiten und der Gesundheitspflege. München 1877. 2. Ueber das scheitelwachsthum der Phanerogamen. Tageblaté der 50 A eu eat va n dg dedi oi Falco: Versamm. deutscher Naturforscher und Aertze 1819. . Das Mikroskop. Leipzig (2 edit ) 1877 (en collaboration avec S. Schwendener). . Die Schranken der Naturwissenchaftliche Erkenntniss. 7ugblatt des 50 Naturprischer vorsammlung zu München 1871. . Ueber die chemische zusammensckung der Hefe. Sifzungsber. Mün- chen Ak. 1878. . Theorie der Gärung. München Ak. Sitzunsber. 1879: . Ueber die Fettbildung bei den niederen Pilzen. Akad. München 1879-11], . Ueber die Bewegung Kleinster Korperchen. 4k. München, 1879, III. . Ueber Wärmetônung bei Fermentwirkung. München, Ak. Silzung- sber. 1880, Il. . Ernäbhrung der niederen Pilze durch Kohlenstoff und stickstoff ver- bindungen. Séfzungsber. Ak. München 1880, II. . Ernährung der niederen Pilze durch Mineralstoffe. Sifzungsber. Ak. München 1880, III. . Ueber das Wachsthum der Stärkekorner durch Intussusception. Sit- zungsber. Ah. München 1881. . Umwandlung der Spaltpilzformen (in Untlersuhungen über Niedere Pilze aus dem Pflanzenpbysiologischen Institut in München. Wänchen, und Leipzig 1882). Mechanisch-physiologische Theorie der Abstammungslehre. Wänchen, 1883. . Die Hieracien Mitteleuropas I Monogrophische Bearbeitung der Pi- loselloiden. Iinehen, 1885. II Monographische Bearbeitung der Archieracien München 1856. . The microscope in theory and practice. Zondon (Sonnenschein) 1887 (En collaboration avec S. Schwendener;. 67, Botanische Mitheilungen. München Bd. III, 1887. (Renferme une réim- pression des n, 37, 42, 45, 46, 49, 50, 55, 57, 60, 62), NAT VESSIE Ce" Aer OR EC ep EPS ER LR pe TT CRT TR Et A à LÉ LARE Are RS VT CS PR PSS TAN LE NENT REA sb a ha “ è tici y di ETES FO Figa CS e RI osi S . M. Dangeard vient de publier, dans le journal Le Bo- taniste, une note intitulée: Sur la présence de crampons chez les Conjugées (4). En écrivant cette notice, l’auteur a eu pour but d'attirer l’attention des algologues sur ce point déjà connu, que certaines conjuguées présentent des rhizines pouvant s’attacher à un support quelconque. Ces crampons ne seraient-ils pas analogües à ce que M. West a appelé, dans certains cas, tubes copulateurs ramifiés et qu'il a figurés dans le dernier fascicule du Notarisia, pl. 12, fig. 3 et 7 (2)£ Dans un travail que j'ai présenté à la Société royale de botanique, au mois de mai 1890, et qui par suite de retards occasionnés par l'impression d’autres mémoires, n’a pu être publié en tirés-à-part qu'il y a peu de temps, j ai émis quelques observations sur le même sujet (3). J'ai eu principalement en vue deux groupes d'algues; les Mesocarpus et les Spirogyra, dont j'ai représenté quelques formes de crampons dans les pl. I, fig. 12-20, pl. II, fig. 16, qui accompagnent le travail. (1) Le Botaniste, 2 série, 4 fascicule, p. 161, pl. VIII, fig. 10, 11. (2) W. West. Sulla conjugazione delle Zignemee in Nofarisia, n. 23, p. 1161, pl. 12 et 13, | (3) Observations algologiques, in Bull, Soc. dot. Belgique, 1 partie p. 93, | Je n'ai pas, dans cette note, attiré l'attention sur les rhizines des Zygogonium; je m étais réservé l'étude de ce groupe intéressant pour un travail ultérieur. Chez le Zygogonium ericelorum, très commun dans les À marais la Campine Anversoise et Limbourgeoise, l’on observe a des crampons nombreux et de formes trés variées. Ces cram- 2 pons peuvent même, dans bien des cas, présenter une division cellulaire, donnant ainsi à l’algue un caractère assez spécial. «Comme je l'ai fait remarquer dans le travail rappelé ; plus haut, ces rhizines paraissent se former dans les con- È ditions normales de végétation et non, comme le croyait M. À Migula, sous l’action de conditions extérieures défavorables. : M. Strasburger, dans son travail intitulé : Ueber Zellbil- x dung und Zelliheilung (A), dit avoir observé une formation È assez abondante de ces crampons par la culture de Spirogyres : dans de l’eau à laquelle on avait ajouté quelques morceaux A de tourbe. Ici les conditions dans lesquelles s’est placé l'au- de. teur ne sont pas normales, mais ne peuvent étre comparées + avec celles dans lesquelles M. Migula a fait ses cultures. nee Malgré les nombreux essais faits, je n’ai jamais réussi a à _ faire pousser des rhizoïdes a des filaments de Mesocarpus, s en les mettant en présence de tourbe dans des aquariums. Ces ni algues se sont développées normalement, sans pousser de pro- É longements. | * D'ailleurs des rhizoïdes analogues peuvent apparaitre chez Le des algues, qui ordinairement n’en présentent pas, lorsqu'elles di sont soumises a des conditions de culture spéciales. À Un mot encore au sujet de l’ opinion de M. Dangeard, 4 relativement à l’origine de ces crampons. L'auteur voudrait “À voir, dans la présence de ces prolongements, le reste d’une à reproduction par zoospores que les conjuguées auraient perdues. Ces rhizines seraient donc l’analogue de ce que nous | (1) E. Strasburger. Ueber Zellbildung und Zelltiheilung. Jena, 185, : P. 34. trouvons chez les Oran um Bolri yum et de | Mais ìil me semble que les figures que j'ai données dans ma "CRA note, ne cadrent pas avec celte opinion. Si nous voyons, en effet, les crampons prendre naissance, dans bien des cas, à Lee base d'un filament, ils apparaissent plus fréquemment encore sur une cellule quelconque du thalle: la cellule pressi généralement dans ce cas une forme en U. Ne songeant nul lement à cette hypothèse, je n'ai pas figuré, dans la ana qui accompagne mes notes, de rhizoïdes de Spzrogyra naissant sur une cellule quelconque du filament, quoique cela se pré sente fréquemment. a En terminant sa courte notice, M. Dangeard nous dit: E «Il serait intéressant de faire, pour la biologie de ces plantes, la part de la fixation au moyen de crampons ». Je crois avoir | | indiqué une des causes qui peut agir sur la formation de ces organes. Ces crampons auraient pour but de donner une plus grande fixité à ces algues flottantes, afin de les retenir ST TRS ec entre elles de facon que la fructification Ag plus facilement s'opérer. 3 2 19 LEE, DI MC. MSbius. Conspectus algarum endophytarum. B. PHAEOPHYCEAE. Phaeozoosporeae. 15. Streblonemopsis irrilans Valiante. (Litt. No. 82). Hab. in strato esterno gelatinoso Cystoseirae opuntioidis, protuberantias verrucaeformes pallidas contextu peri- pherico hospitis aucto formatas efficiens ; in mari medi- terraneo prope Neapolim. 16. Entonema Reinsch. (Litt. No. 21). Hab. inter cellulas et in cellulis Rhodophycearum et Mela- nophycearum structura laxicre praeditarum, thallo et superficiali et in parenchymate interno plantae infectae expanso. « Genus hucusque nondum observatum continet plantas late expansas. Fere omnis plantae parenchyma Rhodophycearum majorum infecta est ab ullo Entona- mate ». Generis dub (a me nunquam observati) numerantur ab È auctore species 13, quarum 4 nomine carent, ceterae ; hae sunt: £. bicolor, E. elegans, E. intestinum, É. mo- neliforme, E. paradorum, E. penetrans, E. rhizoma- loides, E. subcorticale, E. tenuissimum. In maribus? 17. Phaeosporarum genus incertum Kny (Litt. No. 16), cum priore forsitan conjungendum sed vivendi modo ab illo diversum, quippe quod nunquam in intranea cellularum hospitalium penetrat. Hab. ad insulam Helgoland: in v Hub n 1880 O Delesseria sanguinea L., D. alata Huds., Hypuea purpu- “4 rascente Huds; Chrondro crispo L., Polyide rotundo Gmel., Rhodomela subfusca Woodw., Laminaria sac- charina L, C, CHLOROPHYCEAE. I, Chlorosphaeraceae Klebs. 18, Chlorosphaera endophyta Klebs. (Litt. No. 81). Hab. inter cellulas epidermidis Lemnae minoris viventis, verrucas oculo inermi visibiles formans. In Germania (loco ?) | 19, Chlorosphaera Alismatis Klebs. {Litt. No. 81). Hab. in foliis mortuis Alismatis Lu In Germania (loco ?) Chlorosphaerae generis non omnes species endophytae vivunt; nec generis nec specierum diagnoses ab auctore (Klebs) satis distincte scriptae sunt, una tantum species (Chl. Alismatis) delineata est (Wille l. c. p. 52. Litt. N.o 143). 20, Entophysa Charae Môbius. (Litt. No. 122, 140). Hab. in membrana Charae Hornemanni sub cuticula, aqua subsalsa prope Rio de Janeiro. Eandem speciem n se in Carnia inventam esse Hansgirg commemorat. (Litt. No. 140). sa II. Pleurococcaceae. | 21. Raphidium fasciculatum Ktz. (= Rh. polymorphum Fres. var fusiforme (Corda) Rabh.) (Litt. No. 15). Alga ceterum non endophyta a Cohn in evacuatis cellulis Chlorochytrii Lemnae prope Vratislaviam observata est. | III. Endosphaeraceae Klebs. 22. Chlorococcum infusionum Rahb. (= Protococcus inf. Schrank)? (Litt. No. 41). Hab. in cellulis perforatis foliorum aliquorum Sphagni -latifolii ad Cap Cod. (Americ. boreal.) collecti. Alga haud plane endophyta habenda est, sed plerumque libere natans vel sessilis in aquis stagnantibus obvenit. Beye- rinck (Litt. No. 132a) algam a Aeinsch observatam Chlorosphaerae generis speciem esse suspicatur. Chlorochytrium Cohn. (Litt. No. 15). Omnes Chl. generis species (10) endophyte vivunt; hospi- tibus, in quibus locum tutum quaerere videntur, detri- mento non sunt, nisi pressione formam cellularum vici narum aliquantulum mutant. 23. Chlorochytrium Lemnae Cohn (Litt. No. 15, 18, 33, 38, 40) 90,91, 9901412, 115) Hab. inter cellulas parenchymaticas Lemnae trisulcae, zy- gosporis quadriciliatis in Lemnae superficie, ubi duae cellulae epidermidis se contingunt, considentibus et mem- brana indutis, 3-4 diebus post, inter cellulas hospitis penetrantibus. In Germania, Italia, Neerlandia, Trans- silvania, Russia. | 24. Chlorochytrium Knyanum Cohn et Szymansky (Litt. No 15 16,:83;.88,.50; 95, 112,415). Hab. inter cellulas Lemnae minoris, L. Gibbae, Cerato- phylli demersi, Elodeae canadensis (nunquam Lemnae trisulcae) zoosporis per stomata vel alias fissuras in hospitem illapsis; in Germania, Italia, Britannia, Russia. _ 25. Chlorochytrium pallidum Klebs (Litt. No. 50, 115). Hab. in Lemna trisulca, in Europa, Britannia, Russia. 20. Chlorochytrium inclusum Kjellman (Litt. No. 88). Hab. in Sarcophyllide arctica, in mari arctico imprimis ad oras Spitzbergiae, Novae Semliae etc. («an Chlorocystis » de Toni }. c.). 21. Chlorochytrium rubrum Schrôter (Litt. No. 83). Hab. in cavernis aereis foliorum et stipitum Menthae aquaticae et Peplidis Portulae; e foliis mortuis libe- ratur et sporas evolvit. Prope Vratislaviam Germaniae. 28. Chlorochytrnun viride Schrôter. (Litt. No, 83). Hab. in cavernis aereis Rumicis obtusifolii, cujus cellulae algam endophytam circumdantes rubefiunt. Prope Vra- tislaviam Germaniae. | 29, Chlorochytrium laetum Schrôter (Litt. No. 83). Hab. in vetustis foliis Lychnidis floscuculi, prope Vratisla= Ù à viam Germaniae. 30. Chlorochytrium Archerianum Hieronymus (Litt. No. 108). Hab. in cellulis perforatis Sphasgni spec. prope Vratisla- sa i viam Germaniae. Haec species ab auctore eadem esse habetur, quam Archer (Litt. N. 22) observavit et statum quendam evolutionis Chlamydomyxae labyrinthuloidis esse credidit. An haec, in cellulis perforatis Sphagni spec. in Hibernia («Co. Westmeath») inventa, vera alga sit, dubium est, Geddes auctore (Litt. No. 53, 63) inter Rhizopoda et . Palmellaceas ponenda est. SI, Chlorochytrium dermalocolax Reinke (Litt. No. 130, 1 192% Hab. in membrana externa thalli Polysiphoniae elongatae et Sphacelariae racemosae maris baltici. Species mea quidem sententia potius Chlorocysti generi quam Chlorochytrio adscribenda est, nam marina est, ut Chlorocystis Cohnii, non inter cellulas hospitis, sed in : membrana crescit, zoosporas non ne sed singulas emittit. 52. Stomatochytrivm Limnanthemum CORANA (Litt. No. 105). Hab, in Limnanthemi indici cavernis, quae sub stomatibus paginae superioris foliorum sitae sunt, zoosporis vel zygosporis per stomata illapsis. (Foliis emorientibus akinetae formantur). In India orientali. 33. Chlorocystis Cohnit (Wright) Reinhard (Litt. No. 29, 90, 97). Hab. in membrana et algarum (Ascophylli nodosi, Poly- siphoniarum, Enteromorphae clathratae, Urosporae pe- A nt PT Cite hi Lei, PR? (4 x DANCE Beha we COPA EN | y CADA D EU È w i de LR da. IRE RENT O fg? Moi SEA Set r eat DEL | 7 È, AN _nicilliformis) et Diatomacearum (in vagina Schizonema» tis) et protozoorum (Vaginicolae spec.) et Hydroideorum (Campanulariae flexuosae), ad oras Europae borealis et in mari nigro. 34, Chlorocystis (2) spec. (Litt. No. 1, 9, 15, 16, 18). Cellulae glebosae vel ovoideae, 0,09-0,1 mm longae, 0,025= 0,05 mm crassae, chlorophyllum et amylum continentes inter cellulas corticales et medullares Polyidis lumbrica- lis primum a Mettenius inventae (Litt. No. 1) a Ary (Litt. No. 16) et a Cohn (Litt. No. 9, 15) descriptae sunt. mi. _ Thuret in litteris ad Cohn scriptis illas cellulas endo- A phytas esse primordia Cladophorae lanosae, e zoosporis +0 ejus exorta, quae hiemem versus ex hospite excresce- E | ret, pronunciavit; Cohn autem dubitat, an omnes cellulae 5000 virides in Polyide inventae ad hanc Cladophoram re- SE ferendae sint. Idem alias cellulas virides, lanceolatas vel 29 pyriformes in Cruoria pellita observatas descripsit. De Archer (Litt. No. 18) has cellulas et eas, quas ipse in 0 Polyide rotundo observaverat, Chlorochytrio generi at- SI tribuendas esse existimavit. Equidem algas endophytas, “a de quibus quaeritur, quippe marinas et in membrana va . - hospitum viventes, potius Chlorocysti quam Chlorochy- pi trio attribuam. … 35. Scolinosphaera paradoæa Klebs (Litt. N. 50, 91). ES Hab. inter cellulas foliorum et stipitis Hypni spec., cellulis i vel plane immissis vel dimidio prominentibus, in Borus- AI sia orientali; forma ab hac vix diversa ab auctore in i. Lemua trisulca prope Argentoratum observata est; in br Britannia et in Hypno et in Lemna obvenit. — 36. Endosphaera biennis Klebs (Litt. No. 50, 112, 140). Hab. inter cellulas foliorum Potamogetonis lucentis, zygo- | sporis inter duas cellulas epidermidis, non per stomata, illapsis ; prope Argentoratum et Pragam, Laibach, Pirano. | 37. Phyllobiun dimorphum Klebs (Litt. N. 50, 76). | Pa un: Lai N n re r “tu Hab, inter cellulas foliorum Lysimachiae Ru AS Ajugae reptantis, Chlorae serotinae, Erythraeae Cen- taurii. Zygosporae per stomata paginae inferioris folio- rum illapsae, membranis indutae in tubos prolongantur, qui in apice crescentes inter vasa spiralia hospitis se expandunt et ramificantur; tubo in uno loco intume- scente, quo omne protoplasma confluit, membranis for- matis cellula vegetativa nascitur. Prope Argentoratum (Klebs) prope Thermas Mattiacas (« Wiesbaden» Wo- ronin), prope Vratislaviam (Schrôter) Germaniae, prope Stockolmiam Sueciae (v. Lagerheim). 98, Phyllobium incertum Klebs. (Litt. No. 50). Hab. in foliis Graminum et Cyperacearum propo Argen- toratum. IV. Characieae. : 39. Peroniella Hyalothecae Gobi. (Litt. No. 106). Hab. in vaginis mucosis Hyalothecae mucosae in lacu | «Sommel-järwi» Fenniae. V. Protococcaceae incertae sedis. Zoochlorella Brandt. (Litt. No. 23, 34, 35, 51, 58, 59, 62, 64, 65, 66, 67, 68,70, 126, 133, 134, 144, 442) Hab. in Flagellatis, Rhizopodis, Infusoriis, Cond E Turbellariis, quarum species ab auctore Zn/ z- (Lt No. 64). enumerantur, idem « Zoochlorellas » ia algarum unicellularium formas imperfectas habendas esse existimat. Quam opinionem Beyerinek (Litt. No. 133) merito impugnans, ut Brandt (Litt. N.o 59) duas hujus generis species agnoscit. 40. Zoochlorella conductriæ Brandt, in Hydra. viridi et in- fusoriis ciliatis etc. Haec species secundum Beyerinck eadem est, quam in piscinis et fossis materia organica abundantibus libere crescentem invenit et Chlorellam vulgarem nominavit. 41. Zoochlorella parasilica Brandt, in Spongillis et Planariis etc. acquae dulcis. De 4 er pe mms va * + A | Zoowranthella Brandt (Litt. No. 58, 59, 61, 62, 68, 79, 80, Pal 80 08100, 119,430 a). | Hab. in Flagellatis, Ciliatis, Spongiis, Coelenteratis, Echi- nodermatibus, Bryozois, Vermibus. (Animalia, in quibus alga inventa est, enumerantur a Brandi (Litt. No. 79). Brandt unicam speciem generis constituit. 42, Zooxanthella nutricula Brandt, quae ab Hacckel in duas dividitur, prout algae in corporis animalis positae sunt: ; Z. cotracapsularis et Z. intracapsularis. Geddes (Litt. 3 : 4 No. 62) generis Philozoi, quod cum Zooxanthella con- | fundendum est, secundum hospites 4 species distinguen- das esse existimat: Ph. Radiolariuim, Ph. Siphonopho- rarum, Ph. Actiniarum, Ph. Medusarum. Litteras disciplinae zoologicae, in quibus Zoochlorella et Zooxanthella tractantur, non omnes commemoravi: multae citantur ab auctore Eni (Litt. N.o 64). Neque hic accuratius examinen, quantum algae ad alendos hospites valeant: ad hanc rationem conferenda sunt opera novissima de Zoochlorella a Beyerinck (Litt. N. 133) et de Zooxanthella a Famintzin (Litt. N. 119) de: edita. Fere omnes auctores consentiunt algas hospitibus 55 non detrimento sed commodo esse alimenta eis prae- bentes. VI. Chaetophoraceae. 43. Endoclonium chroolepiforme Szymanski (Litt. No. 88). Thallus formam Stigeoclonii referens in spatiis intercellu- laribus frondis mortuae nec non radicis Lemnae mino- ris, L. trisulcae, L. polyrrhizae crescit, extus pilos pallidos emittens. Alga ab auctore prope Vratislaviam observata, haud satis accurate et sine figuris descripta, alias adhuc non videtur esse inventa. 44. Endoclonium polymorphum Franke (Litt. No. 78). Algae et forma epiphyta et forma endophyta nota est. Haec in spatiis intercellularibus sub stomatibus sitis Lemnae gibbae obvenit, ejus zoosporae formam epiphy- E proferunt, cujus ex SR in Soi sine copula- 5 tione aut in zygosporam quadriciliatam SOMIUDEES forma endophyta nascitur. MER lo Hab. in piscinis prope Messinam. Se. | E 45. Endoclonium (Stigeoclonium) pygmaeum Hansgirg. (Lite. Vs ‘4 No. 112, 125). è + à Hab. inter cellulas Ranunculi aquatici, Lemnae minoris- variarumque plantarum aquaticarum in lacu ad « Chlum- so J can» prope «Laun» Bohemiae. Ut in i ‘IR polymorpho et forma epiphyta et forma endophyta exstat. 46. Chaetonema irregulare Nowakowski. (Litt. No. 27, 33, à 103, 112). PI Hab. in membranis gelatinosis Schizochlamydis, Tetraspo- rae, Chaetophorae, Gloiotrichiae, Coleochaetes pulvina- — tae, Batrachospermi etc. in Silesia, Bohemia, Neerlan-" dA dia, Gallia. AIN ? 2 Periplegmatium Ktz. — Entonema Reinsch ex — p. Ento- cladia Reinke; Entoderma Lagerh., Reinkia Bai. (conte Hansgirg in Flora 1889, p. 58). 47. Periplegmatium ceramii Ktz.(Entocladia viridis Reinke) (Litt. No. 42, 57, 89, 102, 103, 111,420, 122; 490; 152, 290). Hab. in membrana aliarum algarum. À ÆReinke in Derbesia Lamourouxii inventa, in qua, Xèrchner auctore (Litt. No. 57) etiam epiphyta crescit, ab Hauck (Litt. No. 89) in Nitophyllo multisque aliis algis maris Adriatici, a me ipso (Litt. No. 122) in Acetabularia Schenckii, Hypnaea musciformi, Callithamnio spec., algis ad oras Brasiliae crescentibus, observata est; ad eandem speciem pertinere formam quandam in membrana indefinita (an animalis ?) viventem, suspicatus sum (Litt. No. 139). Non dubito, quin haec ae late in diversis maribus diffusa sit. {Continuabilur) gi Pie è ve sp Se F INDICE BIBLIOGRAFICO Di LAVORI ALGOLOGICI RECENTEMENTE PUBBLICATI (1820-21) PL SAS SA Andersson 0. Fr. Bidra® till Kannedomen om Sveriges chlorophyllophy- ceer — 1.° Cloropyllophyceer, tran. Roslagen — (Med en tafla) — Stockholm 1890. Anderson F. W. and Kelsey F. D. Common and Conspicuous Algae of Montana — Bulletin of the Torrey Botanical Club. — May 1891. Arcangeli G. La Zaminaria digitata L. nei Mediterraneo — Atti della Soc. Toscana di Scienze Naturali — Adunanza del 16 Novembre 1890. Artari L. 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Agente pre VENEZ FA pò | ho 2 ‘Aprile Calle Bombaseri n. 507 4, ul piano det e Ver x — Concessionari 10 esclusivo dello pubblicità | nelle più importanti Guide si Indicatori e | pubblicazioni periodiche. Rappresentanza e, pel Dont di À, Manzoni & Ce MILANO ue GENOVA, PARIGI, LONDRA N En ‘Agosto 1891 DONE RE VOTARINI A | | COMMENTARIO FICOLOGICO GENERALE Parto. speciale della Rivista Neptunia SE > + De | i DIRETTORE Me gn. DAVID LEVI-MORENOS DER Tes À ‘Dottore in Scienze naturali — @——_ ___ COLLABORATORI “ Artari A. — Bonardi dott. E. — Borzi Prof. A. — Castracane Co. F. Fa Li Cuboni Dott. G. — Dangeard Prof. P. A. — De Wildeman E. — Gar- cin A. G. — Gobi Prof, C. — Hansgirg Prof. A. -- Hariot P. — Harvey- Gibson R. — Hy Prof. F. — Imhof-Otmar Dott. E. — Istvanffi-Schaarsch- * midt Dott. I. — Kiellman Dott. F. R. — Lagerheim von G. — Lanzi Dott. M. ner Lemaire Dott. A. — Dott. Leuduger-Fortmorel — Môbius Dott. M. — | Magnus. Prof. P. — Muller Dott. Otto -- Reinsch ‘Dott. P. F. — Schütt Dott.. F: —Solla Dott. A. F. — West Prof. Wiliam — Wille Dott. N. — * Zukal Dott. Bi: SOMMARIO DEL NUMERO 26 — 31 AGOSTO 100 Mobius M. — Conspectus algarum iphone (reliqua pars). pag. 1291 Gy. d’Istvanffi. — Sur l'habitat de Cystoclonium Doro E dans la Mer Adriatique . . ; ». 1305 Lanzi M. — Le diatomee fossili di Capo Et AR 1306 Notizie, appunti e recensioni critiche Karsten. — Untersuchungen über die Familie der Chroolepi- Si deen (E. D: W.j . . » . 1309 «Nouvelles Diatomologiques (correspondance ‘de la Direction par EU rodage mommorel) 2). 1.40 o. y 1910 Recensioni pere Contribution à l'Etude des Bactériacées vertes — Reinke TJ. Uebersicht der bisher bekannten Sphacelariaceen — Za- charias, Ueber Bildung und Wachsthum der Zellhaut bei . Chara foetida -- Cramer C. Ueber Verhaeltniss von Chlo- rodictyon foliatum (Caulerpeen) und Ramalina reticulata “(Lichnen) — P. Hartot, Les Trentepohlia DEI _ . 0. P. Harivt, Le genre Polycoccus Kütz. . . . . Co TL = Personalia Incremento ILE PEIVALO RI RE 1000 Direzione ed Amministrazione: S. Samuele, 3422 - Venezia Venezia 4891 — Stab. Tip. Fratelli Visentini | Ha i i | Ÿ i L ? o i n H. Fol. La Der dans l’intérieur de Le RE SS Gy. d’Istvanffi. — Sur l'habitat de de um gr ‘dans la Mer Adriatique. . LE r% Si Grablovitz G. — Tavola delle ore del ‘ali CAEN enezia ed isola d° Ischia n Môbius M. — Conspectus algarum endoy stazioni, istitazti, laboratori marini e Laboratoire de Zoologie de Banyuìs — Aquarium. de Havre ston i Society Aquarium — Laboratoire de Zoologie. Fratini cachon -- Commissione consu lia italiana per. da pe Campagne oceanegrafiche || |. © sy nda 3 Campagna oceanografica italiana : (lettore: del. ‘comm. ». Magnaghi e sig. G. di Santafiora), . 0. 2... PROSE etere Note di Tecnica Sa Re de en y RS Strobel. Il liquido Caggiati per la conservazione di animali è Fr ca hu Notizie, appunti e recensioni critiche CO Fast SES G. Karsten. Untersuchungen über die Familie der Chroolepideen. CE E D.W. — 4. Locard. La Péche' et les Poissons des. eaux : douces. — Nouvelles Disponis Se Res de la -GMrection Sr ws. à PNR EU Sie 2: Varia Re MS in. La péche des Soles pendant les grands be — La pesca delle = spugne a Lampedusa nel 1890 — Un banchetto in fondo © al mare — Un palazzo subacqueo di vetro = Ghiacci, ® correnti dello stretto di Bering e mari ‘adiacenti ita ARESE “a NSP Lt ee | pra Sommario del N. 8 - a dii ma "A Schiitt F. — Analytische Planktonstudien [fortzetzung folt . * Grablovitz G. — Tavole delle ore dell’altà e bassa marea i; città di Venezia ed isola d'Ischia per l’Ottohre 1891 LA Lanzi M. — Le diatomee fossili di Capo di pue va, SIR ; Note di Tecnica iù e SE Lo Bianco S. — Méthodes en usages à la station zoologique da ve Naples pour.la conservation “des animaux marins hi Recensioni | Brocchi 1 —- he étangs en général ete, (D. x M ‘o ; eue pos e E = Sur la nourr ture de MA ie poissons de mer (D. LM ). Compte-Rendu SR par M. E. De M Sn 4 3 Si A a 74 md FÉ La n” « , Pe A Pa so Pala se ae cca ia WWE: ea + te A “LA NOTARISIA E 22 COMMENTARIO FICOLOGICO GENERALE Parte speciale della Rivista Neptunia Vol. VI 51 Agosto 1891 Fasc. 26 NA NES DIS. Conspectus algarum endophytarum. Reliqua pars. 48. Periplegmatium Wittrockit (Wille) (Litt. No. 47, 76, 89, 130, 132). . Hab. in membrana Ectocarpi siliculosi et Pilayellae lito- ralis maris septentrionalis germanici et ad oram Neer- landiae (in algarum speciebus ?) 49. Periplegmatium gracile (Hansgirg.) (Litt. No. 111, 120). Hab. in Cladophora fracta (Vahl) Ktz. b. gossypina (Ktz.) Rabh. et extranea et in membranam et in intestina cel- lularum penetrans; in cellulas Cladophorae aegrotas vel morientes facilius quam in validas penetrare neque vero sumptu hospitis vivere videtur. In stagno prope Pragam Bohemiae. | | 50. Phaeophila Floridearum Hauck. (Litt. No. 26, 89). Hab. in majoribus algis et in Zostera marina maris Adria- tici, filis in membranis plerumque sub strato extremo thalli Algarum expansis, setis extus prominentibus, Zygosporis germinantibus ectrinsecus tubum in mem- branam hospitis propellentibus. 51. Phaeophila minor Kirchner (Litt. No. 57). Hab. una cum priore specie in Laurencia obtusa, propius ad superficiem hospitis crescens. NI È \ n — 1292 — 52. Phacophila horrida Hansgirg. (Litt. No. 140). Hab. inter cellulas Ulvae et “HaiePonEr eee ad Volosca prope Fiume. 03. Phaeophila Engleri Reinke. (Litt. No. 130, 132). Hab. in testis calcareis Spirorbis nautiloidis in Fuco cre- scentis, calce dissoluta demum liberatur. In mari baltico. 54. Bolbocoleon (?) endophytumtn.®sp.E(Tab.B14. fig. 1-10).3 Hab. in membrana (sub cuticula) Cladophorae fractae Ktz., in piscinis horti botanici Heidelbergensis libere natantis. Thallus filis ramosis saepe in pseudaparenchyma con- junctis constitutus; fila divisione cellulae terminalis, rarius cellularum intercalarium crescunt, rami e cellulis a cellula terminali remotioribus propelluntur. Cellulae diversae magnitudinis et formae: 0,013-0,026 mm. lon- gae, 0,008-0,015 mm. crassae, superne visae rectangu- lares v. rotundatae v. polygoniae v. curvatae, a latere visae applanatae v. rotundatae v. papillatae v. pyrifor- mes, chromatophoro uno parietino, pyrenoidis 2-5, nu- cleo uno praeditae, aliquae pilis longissimis unicellulari-. bus cuticulam hospitis perforantibus munitae, pilorum PAL — 1299 — cellulae contentu minimo pallido, membrana tenui in- structae, a cellula suffultoria membrana seclusae; loco pili saepe in dorso cellulae rostrum parvüm pallidum observatur. Zoosporae (?) numerosae divisione succe- danea in cellulis sacciformi prominentibus evolvuntur (rasissime observatae). Algà endophytà efficitur, ut Cladophorae membrana plus minus intumescat et ejus fila incurventur, contentu cel- lularum incolumi (?) manente; forma crispa et crassitu- dine filorum loca infecta oculo inermi perspici possunt. Algam supra descriptam, mense novembri anni 1890 de- tectam et per breve tempus tantum viventem observa- tam, interim Bolbocoleo generi attribuam, quocum forma zoosporangiorum, numero pyrenoidorum, structura pi- lorum magis consentit, quam cum ullo alio Chaetopho- 7 racearum genere. là _ 55. Trichophilus Welckeri A. Weber-van Bosse (Litt. No. 8, i 104). Hab. inter cellulas corticales pilorum Bradypodum. 56. Trentepohlia spongophila Weber-van Bosse (Litt. No. 141, 142). Hab. in corpore Ephydatiae (Spongillae) fluviatilis in lacu Manindjan insulae Sumatrae. Trentepohliam in Spongilla adesse perspici potest maculis viridibus, quae circum oscula corporis illius apparent. 57. Trentepohlia endophytica Reinsch (De-Toni) (Litt. No. 21, 441, 125). Hab. et in cellulis viventibus et in spatiis intercellularibus Jungermanniarum, cellulas infectas necans. In Jura Fran- conia et Vogesis (in Frullania dilatata) et in Brasilia (in Jungermannia spec.) VII. Mycoidaceae. 58. Dermatophyton radicans Peter Sr lusitanica Potter) (Litt. No. 101, 109). Hab. în testa Cistudinis (Emydis) europaeae, thallo super- — 004 Se ficiali, e quo stolones pluricellulares in substratum penetrant. 59. Mycoidea parasitica Cunningh. (Cephaleuros virescens Kunze) (Litt. No. 30, 93, 105, 112, 118, 121, 195, 136, 137). Hab. inter cuticulam et epidermidem foliorum coriaceorum (Camelliae Theae, Citri, Rhododendri etc.) thallo discifor- mi, subtus rhizoidiis substrato affixo, sursum fila erecta per cuticulam emittente. Efficit, ut in contextu folii subteriore suber formetur et cellulae emoriantur. In regionibus tropicis Asiae, Africae, Americae (conf. Litt. No. 135). VII. Cladophoraceae. 60. Siphonocladus volulicola Hariot (Litt. No. 107, 124) Hab. inter laminas externas concharum rejectarum Volutae magellanicae. In sinu «Orange» Patagoniae. 61. Spongocladia vaucheriaeformis Aresch. (Litt. No. 3, 117, 141, 142). Hab. in corpore Renierae fibulatae (Spongiarum speciei). In insula Sumatra, Mauritio, Nova Guinea. 62. Etiam Sp. dichotoma Murr. et Boodle et Sp. neocale- donica Grun. in litt. in Spongiarum quarundam (spe- cierum non determinatarum) corporibus habitare dicun- tur, illa ad oras Novae Guineae, haec ad Poro Novae Caledoniae (Conf. Litt. No. 117). 63. Struvea delicatula Ktz. (Litt. No. 141, 142). Hab. in corpore Halichondriae spec. (Spongiarum generis), symbiotice cum illa vivens, eius formam mutans et cor- pus amplificans. Pars algae endophyta Spongocladiae vaucheriaeformi similis, pars libera formam typicam referens. Ad insulam Flores Indiae occidentalis. 64.? Blaslophysa rhizopus Reinke (Litt. No. 130, 131, 132). Hab. et supra et intra algas crustaceas (Hildenbrandtiam, in disco basali Dumontiae) in regionibus sublitoralibus maris baltici, se Lo Sie RU OR EE ES ER Alga a Reinke Cladophoraceis attributa, e cellulis tumidis chlorophyllaceis et tubis tenuibus vacuis constituta, ob hanc structuram cum Phyllobio dimorpho comparari potest. | IX. Gomontiaceae. 65. Gomontia polyrhiza (Lagerh.) Bornet et Flahault. (Litt. No. 94, 113, 124, 130, 132). Hab. in vetustis testis calcareis molluscarum diversarum maris septentrionalis (ad oram Sueciae) maris baltici (ad oram Germaniae), et maris atlantici (ad oram Galliae). X. Incertae sedis. 66. Zygomitus reliculatus Bornet et Flahault, (Litt. No. 124). Hab. in testis vetustis concharum in consortio Hyellae caespitosae ad oras Armoricae prope «le Croisic». An alga vere endophyta ? Thallus e filamentis articulatis reticulatim conjunctis, hic illic utriculos Enteromorphae modo formantibus con- stitutus. | XI. Siphonaceae (Phyllosiphoneae). 67. Phyllosiphon Arisari Kuhn. (Litt. 32, 46, 72, 73, 74, 75). Hab. in spatiis intercellularibus foliorum et petiolorum Arisari vulgaris, maculas luteas efficiens et plantis in- fectis morbum incutiens. In Gallia meridionali (ad oras maris meditteraneae), in Calabria, in Sicilia. 68. Phylophysa Treubit Weber-van Bosse (Litt. No. 142). Hab. in folus, petiolis, stipitibus, gemmis Pileae spec., cecidia diversae formae et magnitudinis efficiens, quo- rum in cavernis inclusa est. In insula Java prope Buitenzorg. XI. Siphonaceae incertae sedis. 68. Ostreobium Queketti. Bornet et Flahault (Litt. No. 124). Hab.infra superficiem testarum concharum prope «Croisic», «Brest» Galliae, in Normannia, phycomate reticulato filis non septatis hic inde inflatis et ampullas formantibus, propterea genus inter Siphonaceas ponendum. act. ti DU, 4 NE 4 " SME . oO “agg, Le LASCI I x È rn Ni nh he Ù dg à ' 0 ro eg) CROP NS te PRA RE LELLO POTER È D ; CORRE EL ON Po " — 1296 — D. CYANOPHYCEAE. I. Chroococcaceae. 70. Chroococcus cohaerens i (Litt. No. 28). Hab. inter cellulas parenchymaticas Ricciae spec. ad pro- montorium Bonae Spei. 71. Chroococcus Raspaigellae Hauck. (Litt. No. 144). Hab. in strato corticali Raspaigellae clathri O. Schm. (Spongiarum speciei) tam crebro expansus, ut Spongia , fusco-rubra colorata appareat. In mari Adriatico. 72. Cyanoderma Bradypodis Weber van Bosse. (Litt. No. 8, 104). Hab. inter cellulas corticales pilorum Bradypodum una cum Trichophilo Welckeri. 73. Coelosphaerium Dicksonti Archer (Litt. No. 43). Hab. in spatiis intercellularibus (?) folii plantae alicujus in caldario Britannico crescentis, a forma libere vivente colore rubro-fusco et cellulis longatis diversum. II. Chamaesiphonaceae (?) 74. Hyella caespitosa Bornet et Flahault. (Litt. No. 113, 124). « Hab. ad testas vetustas saepe in consortio Gomontiae et Mastigocolei, ad oras Sueciae (Lagerheim), Germa- niae (Reinke), Armoricae prope le Croisic! et in mari mediterraneo prope Cette! (Etang de Thau); in Adria- tico (Hansgirg !) ». III. Oscillariaceae. 75. Oscillaria Spongeliae Schulze (Litt. No. 44, 52). Hab. in corpore Spongeliae pallescentis maris Adriatici. Oscillaria spec., quam Marschall in Psammoclemate ra- moso (Spongia quadam) in Australia collecto observavit, eadem species videtur esse. 76. (Oscillaria lenerrima) Kütz. (Litt. 55). Alga in statu naturali non endophyte vivens a Schaarsch- midt folio deciso Ari odori infecta per spatia intercel- lularia petioli se expandebat. T,i)d ait PR TU jar RI APT ne LE © hp RE | — 1297 — | "7. Leplothrix parasilica Kütz. (Litt. No. 15). pe Hab. in cellulis evacuatis Chlorochytrii Lemnae, prope Vratislaviam Germaniae. 78. Hypheotrix coerulea Carter (Litt. No. 39). Hab. in corpore Suberitis spec. (Spongiariae cujusdam), in Europa. 79. Hypheothrix spec. (Litt. No. 41). Hab. in oogoniis Oedogonii Rothii Pringsh. (?). Hormo- . — gonium filamenti per foramem oogonii illapsum foramine clauso sumptu contentus hospitis crescere videtur. In Germania. | Eadem species ab auctore intra testas siliceas Gromiae (Foraminiferorum generis) in Germania observata est. 80. Phormidium incrustatum Gomont (Litt. No. 124). Hab. in testis concharum aquae dulcis { « Corne en Nièvre à dans la Loire») et salsae («Croisic») Galliae. di IV. Nostocaceae. —_—’—‘84. Nostoc Gunnerae Reinke (Litt. No. 10, 11, 17, 42, 77). È. Hab. in meatubus muciferis et in cellulis parenchymaticis trunci omnium specierum observatarum Gunnerae ge- neris (G. scabra, perpensa, monoica, magellanica, mani- cata, macrophylla) Africae, Asiae orientalis, Novae Seelandiae, Americae meridionalis. 82. Nostoc lichenoides Kitz. (?) (Litt. No. 2, 5, 6, 12, 13, 20, 37, 38, 40, 48, 60, 129). a) in Anthocerote laevi et punctato, in Dendrocerotis ét _Chamaecerotis speciebus Europae; hab. in spatiis inter- Ms cellularibus sub stomatibus sitis. fi (An Nostoc minutissimum Kuùtz? Szymanski; an com- ee. plures Nostocis species? Leztged.). E”: b) in Blasiae pusillae organis, quae auriculae foliorum no- minantur. c) inter cellulas Pelliae, Diplolaenae, Aneurae, Ricciae spec, Sauteriae alpinae. i d) in cellulis perforatis Sphagni acutifolii. — 1298 — 83. Nostoc spec. (Litt. No. 60). Hab. inter hyphas Ascomycetum humicolorum (Peziza- rum etc.). 84. Anabaena spec. "A. (Litt. No. 49536, 41642). Hab. in Azollae speciebus omnibus observatis Americae, Australiae, Asiae, Africae; primum sub apice ramorum recurvato invenitur, unde in cavernas foliorum penetrat. B. (Lit. No. EE, 14) 10823). Hab. in radicibus Cycadeacearum, quae pertinent ad ge- nera: Cycas, Ceratozamia, Dioon, Encephalartos, inter cellulas corticales incremento algae parasiticae defor- matas, quae extrinsecus per vulnus aliquod in radicem penetrare videtur. (In radicibus Cycadeacearum horti Heidelbergensis algam adhuc frustra quaesivi). C. (Litt. No. 41). Hab. in cellulis perforatis Sphagni latifolii prope Cape Cod. (Americae borealis) collecti. (An Nostoc lichenoides, supra sub d. commemoratum ?). 85. Spermosira spec. (Litt. No. 41). Hab. in ovis Limacis cujusdam parvae aquae dulcis, in Europa. 88. Cylindrospermum. spec. (Litt. No. 41). Hab. intra testas siliceas Gromiae spec. (conf. Hypheotbrix spec.) In Europa. | V. Rivulariaceae. 89. Mastigothria (Mastigonema) aeruginea Kütz. (= Calo- thrix fusca Born. et Flah.) (Litt. No. 15). Alga non vere endophyta a Cohn in cellulis evacuatis Chlorochytrii Lemnae observata est prope Vratisla- viam. VI. Seytonemaceae. 90. (?) Scytonema spec. (Litt. No. 39). Hab. in corpore Spongiae otaheticae, sed dubium est, utrum in corpore vivente obveniat an demum in corpus el ut 7. Merate da; ICT pre o era > x" 427, e cur 1990 Se mortuum Spongiae penetraverit, neque enim auctor Spongiam viventem observavit. 91. Plectonema terebrans Bornet et Flahault. (Litt. No, 124). Hab. in conchis et aquae dulcis ( « Cosne en Nièvre dans la Loire» et salsae (Croisic !). VII. Sirosiphonaceae. 92. Mastigocoleus testarum Lagerheim (Litt. No. 99, 124). | Hab. in testis vetustis concharum marinarum ad oras 4 Sueciae, Galliae (et atlanticas et mediterraneas), maris | Baltici, nec non in litore arenoso libere crescens. i mn! bier Kitaibel. 1° Herbier Kitaibel, au Musée National Hon- à grois à Budapest contient aussi des Algues. Le plus grand botaniste d’ Hongrie, connu par son chef-d'œuvre « Descrip- _tiones et icones plantarum rariorum Hungariæ, 3 voll. Vien- nae 1802-12 » (1) a collecté même des plantes de cette classe et on y trouve environ des 25 échantillons dans les derniè- res fascicles LXIII et LXIII, des formes d’eau douce et des formes marins, rangées parmi les autres Cryptogames. Faisant l’ étude des Algues d’ Herbier Kitaibel j'ai pu- blié les résultats dans les « Természetrajzi Fuzetek (Buda- pest), Vol. XIV, 1-2, 1891 », en énumerant des 69 espèces des Algues qui ont été récoltées dans la Hongrie, toutes les ff. localités de cettes espèces étant nouvelles pour le pays. Mais sauf des formes d’ eau douce on y trouve aussi de formes marins d’origine différent. Les plus intéressant de ces Algues est un Cystoclonium qui n’est pas signalisé par le feu Hauck dans son « Meeres - Algen (Rabenhorst Kryptogamenflora) IL. Aufl., II. Band 1885 » — comme ha- bitant le mer Adriatique (2). On trouve cette espèce dans le LXII. fascicle, sur#le numèro 14,343 signée « Conferva lito- ralis e mari Adriatico, — M. par le main de Kitaibel ». Cette Algue n’est rien qu'un Cystoclonium purpurascens (Huds.) Kutz., qui représente une forme toute nouvelle pour le mer Adriatique. (1) Voir pour les détails « Kanitz Verqnch einer Geschichte der un- garischen Botanik, Linnaea, XXXIII, 1865 », (2) Hauch donne les suivantes localités : « In der Nord und Ostsee Meeres Algen p. 149 », LE DIATOMEE FOSSILI DI CAPO DI BOVE Nora peL D. M. LANZI Niuno seppe finora che, presso il Sepolcro di Cicilia Metella comunemente conosciuto col nome di Capo di Bove lungo la Via antica Appia esistessero Diatomee fossili, sotto i copiosi giacimenti di materiali vulcanici, alla profondità di metri 8,99 sotto il livello attuale del mare, e di circa 80 me- tri dal piano di campagna. E debbo alla gentilezza del mio amico dott. Guglielmo Terrigi l’avermi dato occasione di farne la scoperta, col somministrarmi una parte del campione contrasegnato col N. 25, estratto per mezzo di una trivella- zione eseguita dal Genio Militare nello scavare un pozzo ad uso del Forte Appio, ed a fine di indagare se contenesse o no Diatomee e di quale natura fossero. Come è espresso nella sua dotta Memoria, che ha per titolo : Z Depositi locustri e marini riscontrati nella trivellazione presso la Via Appia antica. (Estratto dal Vol. IV, dalle Memorie del R. Comit. Geol. d’Ital., 1891), tutti i campioni dei giacimenti sovra- stanti, secondo quanto già ne disse il prof. Ponzi, fino a quello indicato col N. 22, risultano composti di materiali assoluta- mente vulcanici. Dal n. 23 al 26 appartengono a depositi prettamente lacustri. Dal N. 27 al N. 40 ottenuto con la trivella spinta fino a metri 116,20 sotto il piano di campagna, corrispondenti a metri 45,90 sotto il livello del mare attuale, sono tutti di origine marina. Il saggio del N. 23 datomi a studiare è quasi intera- mente costituito da limo lacustre, da sabbia minutissima ed «in poca quantità, e mica argentea in lamelle esilissime. Man- cano materiali vulcanici, vi sì scorgono avanzi di piante la- custri, e sufficiente quantità di Diatomee e spicule di spon- giarsi tutti di natura lacustre, in guisa che si può stabilire essere questo un materiale diatomifero. Minore quantità di Diatomee delle specie medesime si rivengono nel campione N. 24, le quali vanno sempreppiù scemando in quelli dei N. 23 e 26; mentre in proporzioni maggiori aumentano la sabbia, e gli elementi terrosi, ciò che dimostra avere questi appartenuto al più basso fondo della palude. Le Diatomee ritrovate nel saggio diatomifero N. 23 am- montano a ventuna specie e varietà comprese in olto generi diversi, e sono: Melosira crenulata Ktz. Epithemia Argus W. Sm. » turgida Ktz. Nützschia (Tryblionella) angustata Grun. » palea (Ktz.) W. Sm. » Brebissonii W. Sm. Synedra ulna Ktz. » » var. capitata Grun. » » var. sudaequalis Grun. » » var. spathulifera Grun. Gomphonema dichotomum W. Sm. Cocconeis pediculus Ehrn. » — placentula Ehrn. Cymbella (Encyonema) ventricosa Ktz. » (Cocconema) lanceolata (Ehrn.) Brun. Navicula viridula Ktz. » ellyptica Ktz. » ambigua Ktz. » » valva craticularis (Craticula Ehrembergii olim.) » sculpta Ehrn. (N. tumens W. Sm.) » — (Pinnularia) viridis Ktz. » (Pinn) Brebissonii var. deminuta Gran. e — 1308 — Le Epithemia sì intere che spezzate costituiscono la massa maggiore e vi si trovano in abbondanza. Pure fre- quenti vi si ritrovano la Nezehia palea, alquanto meno la Cymbella ventricosa e le altre specie nominate, rara la Cymbella lanceolata. = Tali specie sono quelle, che sogliono vivere nelle acque dolci, sebbene talune delle nominate si adattino pure alle salmastre, come sono le Epithemia, le Synedra, le Cym- bella lanceolata, la Nitzchia Brebissont e la Navicula scul- pla, che il Babenhorst dice essere submarina e W. Smith propria alle acque salate. Non sarebbe stato facile concepire che, nella contrada di Capo di Bove, la quale fa scorgere il suolo costituito in superficie da materiali vulcanici; sotto di essi in epoca ben remota ed alla profondità di oltre ottanta metri abbia esistito una palude ; se la trivella del Genio Militare non avesse posto in luce il terreno palustre, e le Diatomee estratte non ne avessero rivelato ed attestato la realtà. E sovrastando tale giacimento a terreno indubiamente marino la qualità. delle Diatomee in esso contenute ci da a conoscere che, quella rac- colta si formò con tutta probabilità in una depressione del suolo in quell'epoca litoraneo, ove le acque salse in conse- guenza di miscele temporanee ed alterne si convertirono in dolci; fatto che vediamo ripetersi anche oggidi nelle paludi maremmane, per effetti di acque meteoriche e fluenti alla superficie del suolo. G. Karsten. — Untersuchungen über die Familie der Chroo- lepideen. Annales du Jardin botanique de Builenzorg, vol. X, pars I. Le groupe des algues terrestres appartenent au genre Trentepohlia et aux genres Mycoidea et Phyicopeltist a fait depuis quelque temps l’objet de bien des recherches. Dans un nouveau travail, M. Karsten vient nous donner les résultats de nombreuses observations qu'il a faites à Buitenzorg sur ces formes. Plusieurs espèces nouvelles se trouvent décrites dans ce mémoire, mais il est regrettable que l’auteur n'ait pas pris connaissance des travaux publiés sur le sujet avant lui. C’est ainsi que le Trentepohlia moniliformis nov. spec. qu'il décrit et qu'il figure sur la planche II, n.° 1 et 10, n’est autre que le Trenlepohlix monile que j'ai décrit en 1889 dans les Bulletins de la Societè royale de Botanique de Belgique. La figure et la description ont été reproduites dans une note sur «Les Trentepohlia des Indes Néerlandaises », qui a parue dans les Annales du Jardin Botanique de Buitenzorg en 1890. L'auteur décrit encore plusieurs autres espèces, telles que Tr. crassisaepla, bispofrangiata, maxime, cyanea. Quelle est la valeur exacte de ces espèces je ne pourrais le dire pour le moment, mais il me semble que certain caractères qui ont servi de base à M. Karsten pour décrire ces nouveantés sont très variables dans le genre Trentepohha. J'espère d’ailleurs — 1510 — reprendre l'étude de ce genre, sur de nombreux matériaux que j'ai pu réunir. | Dans le genre Phycopeltis, que l’auteur étudie ensuite, nous trouvons également des données intéressantes et la description de plusieurs espèces nouvelles. Il en est de même pour le genre Cephaleuros. Certes ces genres sont peu connus et il y a probablement des nouveautés, mais il me semble que l’auteur, décrit comme espèces distinctes des formes bien voisines. Ce genre est tout aussi variable dans ses aspects que le genre Trentepohlia ; aussi je crois que l’on devra rapporter bien de ces variations à des conditions extérieures, telles que le support sur lequel la plante végète. J'ai attiré l'attention sur les modifications que présentaient les formes de ce genre (Bulletin Soc. roy. de botanique 1888, 1. parte p. 119, pl. II) dans un travail antérieur; j'espère revenir sur ce genre plus tard. Le partie du travail dans laquelle l’auteur traite des différentes parties constituantes du thalle, est des plus inté- ressantes ; non seulement au point de vue des faits nouveaux que l’auteur a pu étudier, mais encore parcequ'elle nous présente un apercu complet de tout ce que nous connaissons au sujet, de ces algues dont l’ étude est encore loin d’être terminée. La fin du travail comprend une clef analytique des gen- res et des espèces. Le mémoire est accompagné de six fort belles planches, dont une est la reproduction photographique de feuilles recouvertes par les algues que l’auteur dècrit dans le fascicule. E. D. W. Nouvelles Diatomologiques (Correspondance de la Direction) LA Cher Monsieur. Vous me demandez de vous adresser un compte-rendu du Vol. II (Bacillariae) publié par M. J. Deby, membre de la "i I EP bu st * RR SPIRI ne Rd PL TE Le % PR PC v£d SIEPERO OUR RS OS # NTI ET — Société Royale de Microscopie de Londres, pour le Sylloge Algarum du D De Toni. La tâche que vous m’imposez n’est pas pénible puisque elle me procure l’occasion de parler d'un travail éxécuté par un vieil ami, mais je le ferai avec une entière indépendance d'esprit. Du Sylloge Algarum en lui-mème, je ne saurais rien vous dire car je ne connais pas le Vol. I pour lequel, d’ailleurs, je ne pourrais avoir aucune compétence. Le Vol. II qui traite exclusivement des Diatomées, nous donne un Catalogue complet, par ordre alphabétique, de tout ce qui a été publié jusqu’ à ce jour sur ce point si intéressant de la science. | Toutes les indications sont présentées d’une manière claire, précise et bien ordonnée. Ce travail sera très précieux, indispensable, pour les recherches bibliographiques ou le con- trôle necessaire aux déterminations. | C’ est donc là une œuvre très utile que M. J. Deby, à peu près seul, pouvait mener à bonne fin d’une manière aussi complète, grâce aux trésors incomparables qu’ il possède au point de vue de l’ étude des Diatomées. Néanmoins c’ était un travail long, aride et difficile qui évitera désormais aux cher- cheurs une grande perte de temps, ce qui n’est pas un mince avantage. Non seulement M. Deby nous à donné les noms des auteurs avec l’ indication complète de chacun de leurs ouvrages mais encore le titre de toutes les publications periodiques où l’ on trouve de précieuses indications et souvent des études sur les Diatomées, dues à des maïtres incontestés. Enfin, ce Vol. II se termine par une liste indicative des principales collections publiques ou privées et l’auteur ne sera pas classé parmi les moins riches, puisque sa collection dépasse vingt deux mille slides avec le Catalogue de plus de vingt cinq mille diatomées. | IT NB. M. Deby prie instamment les Diatomistes de vou- loir lui indiquer les erreurs ou les oublis qu’ ils pourraient constater dans son travail, qui, quoique contenant une liste de 2507 travaux sur les Diatomées, doit encore laisser quel- ques lacunes à combler dans un supplément à venir. Toutes les communications sont à adresser à Julien De- by Esqr., 31 Belsize Avenue Hampstead, Londres, N. W. Angleterre. Le À complemento di quanto disse il nostro collaboratore a proposito delle Sylloge Algarum (Vol. IL) del sig. De Toni riportiamo il giudizio del Dialomiste : « Le volume (IL.) commence la description des Diatomées (Bacillariées) section des raphidiées et donne 1990 espèces réparties dans 42 genres. C'est un travail considerahle et que fait le plus grande honneur à son auteur. Bien que la place accordée à quel- qnes espèces ainsi que le rejet et l'adoption des certains genres ne soient pas tout à fait à l’abrit de toute critique, cet ouvrage sera d’une utilité incontestable à tous les Diatomistes. » D; Li Me Le 4° fascicule, Mars 1891, termine la premiére année du « Diatomiste » dirigé par M. Tempère et nous devons le dire, cette fin d’ année est fort honorable pour le Journal. Il contient la première partie d’ une monographie sur le genre : Pleurosigma, par M. Peragallo. Nous ne saurions donner trop d’ éloges à ce travail qui, à l’aide d’une méthode rigoureuse, porte une vive lumière dans un groupe confus et livré jusque là à une grande fantaisie. C'est par ce moyen, de monographies bien étudiées que les savants comme M. Peragallo ou M. Cleve arriveront, ainsi que M. Grunow là fait pour les Nitzschia, à rendre plus abordable l’ étude si intéressante des Diatomées. M. Peragallo, à pris pour base une première ébauche faite par M. Grunow pour arriver à classer les nombreuses espèces et variétés de ce genre. A la forme il a ajouté un 4 ei A I e i tiri “agili dh a et Al — 1313 — autre caractère important, la direction des stries et l’ ouver- ture de l’angle suivant lequel elles se comptent en laissant de coté le nombre qui est si variable. A l’ appui, cinq planches d’une simplicité, d’une net- teté remarquables, planches qui deviennent indispensables pour les déterminations futures. C’est là un grand service rendu à la science par M. Peragallo, c’ est un travail qui lui fait grand honneur (1). Vous ne devez pas oublier de signaler à vos lecteurs qui ont le culte des Diatomées une importante brochure que vient de publier M. Cleve, professeur à l’Université d’ Upsal, sur « Les Dialomées de la Finlande », avec carte et trois plan- ches contenant cinquante et une figures. C’est une étude trés soignée, non seulement des gise- ments fossiles de la Finlande, mais aussi la nomenclature des diatomées des lacs ainsi que celle des espèces que l’ on ren- contre dans diverses parties de la mer Baltique. Ce qui donne surtout à cette brochure, en outre de sa valeur au point de vue de la distribution géographique, un grand caractère scientifique, c’ est la discussion magistrale faite par l’auteur au sujet d’un grand nombre de genres et l'exposé de son opinion au point de vue d’ une classifica- tion des ces genres. | Si l’on fait abstraction de la haute compétence de M: Cleve en ce qui concerne les déterminations, ce sont la des considérations qui doivent faire apprécier d’une manière tou- te spéciale cette dernière publication d’un maitre. D. LEUDUGER-FORTMAREL (1) Aujourd’hui cette étude est terminée et on peut mieux encore en saisir l’importance et l’utilité. La monographie, autre le texte très-soigné, contient dix planches. Sour reconnaître le degré de finesse de la striation des espèces, m. Peragallo a imaginé de colorier les figures en teintes pla- tes conventionnelles d’autant plus foucés que le striation est plus forte. Les planches gagnent ainsi en clarté, dit l’auteur, c'est vrai. RECENSIONI Dangeard, -- Contribution à l’ Etude des Bactériacées vertes. Le Bota- niste, 25 fevr. 1691. » Reinke J. — Uebersicht der bisher bekannten Sphacelariaceen. Deutsch. Bot. Gesellsch, 1890. Zacharias. — Ueber Bildung und Wachsthum der Zellhaut bei Chara Joetida (Ber. deutschen Bot. Gesellschaft, 1890, Bv. VIII). Cramer C. — Ueber Verhaeltniss von Chlorodictyon foliatum (Caulerpeen) und Ramalina reticulata (Lichenen). Schwerischen Botanischen Ge- sellsch. Heft I. 1891. P. Hariot. — Les Zrentepohlia pléiocarpes (Journ. de botanique. Mars, 1891). P, Hariot. — Le genre Polycoccus Kütz. (Journal de Botaniqne, 1891, n. 2,. La contribution de M. Dangeard à l'étude des Bactéria- cées vertes est des plus intéressantes. Non seulement si l’on considère qu'elle est un apport assez considérable à la con- naissance de ce groupe d'organismes inférieurs, mais encore par ce qu’elle soulève des question qui ont leur interèt. Ques- tions il est vrai qui ne sont pas encore bien mùres pour une solution, comme l’auteur a d’ailleurs bien soin de l’ajonter lui méme. Quant à l’opinion de M. Van Thieghem que M. Dangeard rappelle au commencement de son travail, et qui consiste à ranger les Bacillus virens et Baclerium viride dans les Bac- lérracées elle est encore trop controversée, pour que l'on puisse RETE ee 7, 1 È # > £ I da \ — 1315 — certifier que ces formes soient bel et bien des Bactériacées. De nouvelles études sont nécessaries à ce sujet. Mais la partie la plus intéressante de la note consiste en la description de |’ ÆZubacillus mullisporus, qui forme pour M. Dangeard le type d’un genre nouveau. Cette forme a été trouvée dans des cultures d’ algues ; elle tapissait la paroi des flacons. Isolés les filaments qui com- posent l'organisme sont incolores, mais en masse ils paraissent verts. La matière colorante parait être uniformément dissonte dans le protoplasme. Ils forment des spores dans leur intérieur à la facon des bactéries, du type des Bacillus décrits par M. Klein. C’est ce qui a engagé M. Dangeard a former le genre £'ubacillus qui renferme son espèce et celles de M. Klein. Ce genre se divise en deux sections; la première Æubacillus a une seule espèce, l’autre renferme les B. de Baryamus, Solmstü, Peroniella, macrosporus et limosus. Les Eubacilus et les Bacillus (vrais) différeraient donc principalement par le mode de formation de leurs spores. Dans les premiers, elles se constitueraient par la contraction du protoplasme, dans les seconds elles ont leur origine dans une tache sombre qui s’ agrandit en se nourrissant du protoplasme environnant. M. Reinke s’est fait une spécialité de l’étude des Phaeo- phycées, son travail sur les Sphacelariées est une belle mo- nographie de ce groupe. Il a trouve un caractère histochimique pour différencier, toutes les formes de ce groupe des autres Phaeophycées. Si l’on place des fragments de ces algues dans l’eau de Javelle, la membrane se colore en noir; cette coloration disparait au bout de quelques temps. J’ai observé encore d’autres réactions colorées dans ces algues, j'espère pouvoir mieux les oi connaitre dans un travail ultérieur. La classification des espèces se fait de la manière suivante. TO SPHACELARIACEAE. A. Sphacelariaceae crustaceae. Axes végétatifs nuls, support fructifère, naissant directement du thalle. Battersia mirabilis n. gen. et spec. B. Sphacelariaceae genuineae. Thalle petit, axes végéta- tifs assez développés dressés Sphacella subtilissima n. gen. et spec. _Sphacelaria olivacea Pringsh. | — radicans Harv. ‘Le rs tribuloides Menegh. — Plumula Zanard. RIESIRLAT LEA GT _— cirrhosa Roth. 4 — racemosa Grey. 3 — plumigera Holm. 4 —— Hystrix Suhr. | # — caespitula Lyngb. — furcigera Kütz. — Borneti Hariot. — pulvinata Harv. Chaetopteris plumosa Lyngb. ! Cladostephus spongiosus Lightf. 3 = verticillatus Lightf. i — antarclicus Kütz. 3 Halopteris filicina Grat. ; Stypocaulon funiculare Mont. — scopartum L. — paniculatum Suhr. Phlorocaulon sqamulosum Suhr. — spectabile Reinke. Anisocladus congestus nov. gen. et spec. Ptilopogon botryocladus Harv. Deux graphiques accompagnent la note, l’un représentant les affinités entre les différentes espèces du genre Sphacelaria, d À Pr 4 PATO a fs À En è ' DER Y VAIO . FOTO Na R CRT PO 2 tlc bai UE MAE ha TNT ; M pie 3 RR e n ica fo DC (A LES A1 CE pa im Cpt ai it n ae e ia o — 1317 — et le passage de ces espèces aux genres voisins. L'auteur nous donne la descendance de tous les genres de la famille. Dans son travail M. Zacharias expose les expériences faites sur la croissance des rhizoides de Chara. L'A. a étudié les épaississements qui se forment dans ces filaments; cette croissance en épaisseur arréte la croissance en longueur de la cellule. Elle a apparu dans les expériences faites par M. Zacha- rias lorsque après avoir séparé un entrenoeud d’un Chara il le placait soit dans l’eau de la ville (Strasbourg), soit dans des solutions sucrées, dans la glycérine ou dans l’eau distillée. Les rhizoides des Chara sont géotropiques, et si on les éloigne de leur position, ils y reviennent deux mémes, sauf s' ils ont été modifiés par un procédé de culture. Dans ce cas il peut se faire une ramification du rhizoide. M. fe professeur Cramer, a eu l’occasion d’étudier d'une manière approfondie le Chlorodyction foliosum Ag. et le Ra- malina reticulata Krplhb. Dans ce travail l’auteur soumet a une discussion sérieuse les caractères attribués à ces deux plantes, et ses conclusions sont qu elle appartiennent toutes deux à une même espèce. Cette forme n'est pas une algue mais bien un lichen as- comycète. Ce lichen est très variable dans sa forme et l’auteur est tenté de classer les variations qu'il a observées en trois grou- pes, qu'il désigne sous le noms de Ramalina reticulala var. Calodictyon, var. filiformis, et form. prolificans. Trois belles planches réprésentant ces formes et leur con- stitution intime accompagnent cette notice. M. Hariot dans cette note, revient sur sa manière de voir relativement au Trentepoblia pleiocarpa (Tr. arborum Ag). Ces arguments me paraissent assez admissibles ; les con- — 1318 — clusions de l’auteur, ont pour résultat de grouper ces algues de la facon suivante. Trentepohlia aurea Hariot f. genuina cum var. pleiocarpa (Tr. uncinata Gobi.) f. polycarpa cum var. pleiocarpa) _ (Tr: arborum Ag.) Une seconde note de M. Hariot a pour but la suppres- sion du Polycoccus punctiformis Kütz, qui rentre dans le genre Nostoc. Après un exposé très détaillé de l’ historique relatif à cette espèce, l’auteur ayant constaté les analogies de cette forme avec le Nostoc Hederulae Born et Flahault, réunit les deux espèces. Le nom de Kützing étant le plus ancien, la plante pren donc le nom de Nostoc punctiforme (Kützing) Hariot, com- prenant deux variétés: a terrestre Hariot et } aquaticum Hariot. La première des deux variétés est synonyme du Po/y- coccus punctiformis Kütz, l’autre du Nostoc Hederulae Kütz. Le premier des trois travaux de M. Gay est un travail d'ensemble, dont les deux autres ne sont que des fragments, publiés avant l’impression complète du mémoire. La thèse de M. Gay se divise en trois parties la prèmiere étudie, les Confervacées, la seconde les Uotrichiacées et la troisième les Preurococaccées. Dans Ia première partie, l’auteur étudie les genres C/a- dophora, Rhizoclonium et Conferva. L'étude du developpement et de la reproduction chez le Cladophora glomerata, donne a l’auteur l'occasion de decrire des hypnocystes rhizoides; celle du Cladopgora fracla une forme dimorpha comme l'appelle l’auteur, qui possède des Fe. A ct ir lib dite + è 1 — 1319 — hypnocystes cauloïdes, fournissant la plupart du temps les mas» ses de Cladophora nageants. Le genre Rhizoclonium donne lieu a toute une série de notes intéressantes. L’étude du contenu cellulaire a été faite, les noyaux sont uniques ou au nombre de deux dans chaque cellule. Le liquide de Petit suffit pour faire nettement appa- raître le chromatophore. Des cultures artificielles ont occasionnées des déforma- tions nombreuses, dans le détail desquelles je ne puis pas entrer. Dans le paragraphe relatif au genre Conferva nous trou- vons vérifiées les résultats obtenus par M. de Lagerheim dans l’étude de ce genre et du genre Microspora. Pour M. Gay ces deux genres sont bien autonomes; je crois que tous les algo- logues seront d'accord sur ce point. Ils n’ont également aucun point de contact suffisant, pour qu’on puisse admettre un polymorphisme quelconque entre ces deux genres et les Cla- dophora ou les Rluzoclonium. L'étude des Ulotrichiacées, groupe des plus embrouillé amène l’auteur à quelques conclusions intéressantes, et le force à revenir sur certaines opinions émises dans ses travaux antérieurs. M. Gay passe successivement en revue les genres Stigeoclonium, Chaetophora, Draparnaldia, qui par leur réunion forment la tribu des Chaetophorées. Les véritables Uotrichiées, sont l’objet d’une étude plus approfondie. L'Ulothriæ flaccida est conservé, mais change de genre, il rentre dans les S/ichococcus. De cette espèce l’auteur décrit une forme analogue à celle que j'ai signalé dans mes «Obser- vations algologiques » présentées à la Societé de Botanique de Belgique en 1890, et figurées dans la pl. I, sous les n.0s 1-5, 7-8. L' espèce nouvelle que M. Gay forme sous le nom de Shchococcus dissecta, n'est à mon avis pas très différente du type précédent, c est d’ailleurs la forme que j'ai figuré dans le même travail fig. 11. - — 1320 — Pour les autres Uothrix terrestres ils se rangent dans ie genre Schizogonium, comme l’auteur nons l’avait déja exposé dans un travail précédent. Ce groupe doit donc être éloigné des ZV/othrichiacées précédentes et viendra se ranger dans les Palmellacées. Les Ulolhrix aquatiques sont étudies un peu générale- ment, l’auteur est d’avis que les diverses espèces d’Hormospora ne sont que des états gélifiés d’ Uo/hrix, mais il n'a pu les identifier à des espéces connues. La troisième partie du travail est plus spécialement des- tinée à nous donner une idée du groupement des différents genres. | Dans le genre Stichococcus, qui a pour synonymes Hor- midium Kütz, Ulothrix Kùtz. Hormiscia Hansg, Arthrogo- nium Br., nous trouvons quatre espèces : Stichococcus bacillaris Naeg. Stichococcus fragile Gay. (Arthrogonium Br.) Stichococcus dissectus Gay. — flaccidus Gay. (Ulothrix flaccida). Au sujet du genre Schizogonium, M. Gay revient sur les conclusions qu’il avait émises dans un travail précédent, et admet que le Schizogonium radicans et le Prasiola crispa sont deux formes d’une même espèce, a des états différents de développement. Le point capital qui résulte de ce fait est d'établir une très grande parenté entre les genres Praszola et Schizogonium. Dans le genre Schizogonium nons trouvons ainsi les espèces suivantes : Schizogonium crispum Gay. (Prasiola crispa, Schiz. radicans) — murale Kütz. — crenulatum Gay. à.” a LI Lot, A mi lib — 1321 — À Quelques observations sur les genres Pleurococcus, Gloeo- = cystis etc. terminent cette partie. L'auteur divise de la façon DA. __ suivante l’ordre des Protococcoidées : VE. sans zoospores Pleurococcacées Fa Thalles immobiles __ Protococcoidées | Zoosporées Palmellacées — mobiles Volvocinées La famille des Pleurococcacées se partage en trois tribus: Tribu I. Pleurococceae. Genres : Pleurococcus. Stichococccus. Schizogonium. Prasiola. Tribu If. Dactylococceae. Genres : Dactylococcus. Raphidium. Selenastrum. Actinastrum. Crucigenia. Tribu III, Gloeocysteae. Genres : Geminella. Gloeocystis. Nephrocytium. Oocystis. Trochiscia. + _°— Nons aurons d’ailleurs encore l’occasion, de revenir sur bien des données inscrites dans cet intéressant mémoire, ac- compagné de 15 planches chromolithographiées. E DE Wi PERSONALIA Ad SA Sd NL Incremento dell’ Erbario Privato Abbiamo ricevuto in dono : Dal DL Harvey-Gibson dell’ University Collge Liverpool esemplari di Catenella opuntia con cistocarpi ed anteridi. Dall’ amico D." Môübius d’Heidelberg esemplari di Cladophora affetti da una nuova alga parassitica : Bulbocoleon (?) endophylicum n. sp. Môbius. Di quest’ alga si diede de- scrizione e figura nello studio del Môbius: Conspectus algarum endophytarum. Dal D.” Debray (faculté des Sciences-Alger) un’ ottantina di Alghe mediterranee, fra le quali molti interessanti e rari esemplari. Dal DI Rodryquez y Femenias (Mahon isole Baleari) un centinaio d’ interessanti e rare specie d’ alghe baleari- che, fra le quali la ben nota Laminaria Rodriguez Bornet. A mezzo del Signor Marziani della Regia Marina Italiana molti esemplari di Caulerpa prolifera, provenienti da Termini-Immerese (Sicilia). La ben nota e assai interes- sante alga verrà distribuita nella ventura centuria deila Phycotheca Italica. Dall’ Orto Botanico dell’ Università d’ Heidelberg, belli esem= plari del Sargassum bacciferum (Atlantico). Dall’ amico D.” Marchesetti direttore del Civico Museo di Sto- ria Naturale di Trieste, altri numerosi esemplari del S. bacciferum e la rara Marchesettia spongioides di Sin- gapore. Dal signor Conte Caruana- Gatto, un centinaio di specie di alghe dell’ Isola di Malta. Dall’ ottimo amico Leuduger-Fortmorel (Doulon-France), parecchi splendidi preparati stabili di diatomee. Dall illustre algologo Bornet oltre cinquecento esemplari di alghe fra le quali molte di gran valore per esser esem- plari autenticati della firma degli autori. A1 gentili donatori i nostri più vivi ringraziamenti. D. Lev;-MoRENos. VENEZIA 1891. — STAB. TIPO-LITOGRAFICO DEI FRATELLI VISENTINI Piazza Manin, Calle della Vida, 4:96 “ig Vas À 5 tag ARIES PRIA MES 154 - IL'ANCORA SICURTÀ VITA Fondo di sarenzia IL. 101,108,S77 L’ Ancora è la Compagnia che offre le più vantaggiose | forme di contratti di previdenza sia per se medesimi che | per gli eredi. « L’Ancora » paga ai suoi assicurati annualmente la parte- || cipazione del 75 al 85 °/, del dividendo (sì calcola in me- ji dia il 30 °/; sulle somme assicurate). | « L’Ancora » dopo 3 anni di regolari pagamenti accorda || prestiti. | « L’Ancora » dopo 3 anni di regolari pagamenti rende la | polizza indecadibile. 2 « IL’ Ancora » dopo 3 anni ammette il riscatto della polizza col rimborso in contanti. « L’Ancora » accorda la moratoria di giorni 30 e 45 per i I] ‘versamenti dei premi. « IL° Amcora >» contempla 1 casi di suicidio, guerra, duello e viaggi. Deposito al Governo Italiano metà dei premi annui (Art. 145 Codice di Commercio) Ispettore Capo per l Halia Superiore Barone Comm. ARTURO DI CASTELNUOVO VENEZIA Agenzia Generale per le Provincie Venete = 0_’cerr=T=mTy__—T£*.rTE55=5= Rag. Angelo Levi-Morenos, Agente Generale VENEZIA — Via 2 Aprile Calle Bombaseri N. 5074, II piano cera TE MIE | ci Ter ii Paie I . VENEZIA Do de. Via 2 Aprile Calle Bombaseri N. 5074, II. piano | si Annunzi ed Inserzioni su tutti 1 gior 1% nali italiani e stranieri à SONORA e tà. fiffe Special. | Concessionario esélusivo della pubblicità | nelle più importanti Guide ed Indiéatori e | pubbli“az1on1 pertodiéhe. | Sappresentanza esclusiva pel Vaneto n © e | di 4. Manzoni & C. | MILANO j i AA. A L: a Su: | NAPOLI, ROMA, GENOVA, PARIGI, LONDRA 1e i |. DIRETTORE DAVID LEVI-MORENOS :Boitore. in. Scienze naturali fe | COLLABORATORI dI - Bonardi dott. E. —— Borzi Prof. A. — Castracane Co. F. cc Prof. De _ Hi hot Otiras Dott. E. — Istvanffi-Schaarsch- Kiellman Dott. E.R. — inerte von G. — Lanzi Dott. M. 4 poi » ssp NUMERO 2? — 4 OMORRE sa I ue" SINO TJ ca eri, Stockage S. Reinbold Th.) Le» | NEPTUNIA Monatsschrift 2 ‘ gewidmet der theoretischen und pratischen | ; Veleno ati des Meeres und aper Organismen | ini ‘und a: Archiv für Algologie (Notarisia) DAI Redacteur: Dr. ua | =. Die Neptunia umfasst: | | HUE i 1) Originalarbeiten über das Moor: seine Erscheinungen, : seine 3) Praktische Notizen über Austern-, Miessmuchel-, Fisch-Coltur, - Krankheiten der Fische etc. — 4. Bericht über marine und ber die viviana Lie der ialioniseilt und ausländischen Marine und Privatunternehmungen. — 6). Technische Notizen, Methodik, des physikalischen und biologischen — Meeresstudiums. — 7) Kritiken. — 8) Litteraturbericht. dani da i > Inhalt von Nr. 6 — 30 Juni 1891: 2 > à Schétt F. Analytische Planktonstudien. — Grablovitz G. Tavole aerei dell'alta e bassa marea nella città di Venezia ed isola d'Ischia pei mesi di x ve, Luglio ed Agosto 1891. — De Wrldeman E. Notice sur la vie et les travaux — — de Carl Wihelm von Nägeli. Sur les crampons des conjugées. — Mòbius M Re > Conspectus alcarum endophytarum (cont.). — dem Lo Bianco S. Méthodes en usages à la station zoologique de Naples pour la conservation des,animaux marins (suite). PRES Inhalt von Nr. 7 — 31 Juli 1891: fer H. Fol. La lumière dans l’intérieur de la mer. — Gy. d’ Istoànfh. “ar = Pa l’habitat de Cystoclonium purpurascens dans la Mer Adriatique. — Grablovitz — | — G. Tavola delle ore dell’alta e bassa marea nella città di Venezia ed isola ——— d’Ischia nel Settembre 1891. — Môbius M. Conspectus algarum endophyta- ——— — rum. — Laboratoire de Zoologie de Banyuls — Aquarium de Havre — Boston —— Society Aquarium — Laboratoire de Zoologie Maritime d’Arcachon — Com-- missione consultiva italiana per la pesca. — Campagna oceanografica italiana (lettere del comm. Magnaghi e sig. G. di Santafiora). — Sfrobel. ll liquido Caggiati per la conservazione di animali ecc. — G. Xarsfen. Untersuchungen über die Familie der Chroolepidéen, E. D. W. - A. Zocard. La Péche et les Poissons des eaux douces, — Nouvelles Diatomologiques (correspondence de la direction). — La péche des Soles pendant les grands hivers — La pesca delle spugne a Lampedusa nel 1890 — Un bauchetto in fondo al mare — Un pa- lazzo subacqueo di vetro -- Ghiacci e correnti dello stretto di Bering e mari adiacenti. — Nomime e Premi. Incremento dell’Erbario Privato — Nuove Riviste. Inhalt von Nr. 8 — 31 August 1891: Schütt F. Analytische Planktonstudien (fortzetzung folgt). — Grablovitz G. Tavole delle ore dell'alta e bassa marea nella città di Venezia ed isola. d’ Ischia, per l’Ottobre 1891. — Zaunzi M. Le diatomee fossili di Capo di Bove. — Lo Bianco S. Méthodes en usages à la station zoologique de Naples pour la conservation des animaux marins (suite). — Procchi P. Des étangs en général etc. (D. L. M.) — Marion F. Effet du froid sur les poissons marins. RU (D. L, M.) — Sauvage E. Sur la nourriture de quelques poissons de mer (D... E E > L. M.). — Compte-Redu algolo®ique par M. E. De Wildeman ec MM. Dangeard, Reinke, Zacharias, Cramer, Hariot). Redaktion und Expedition des Neptunia: S. Samuele 3422, Venezia sa Järblicher Subscriptionspreis: Ran für Italien 20 L., für das Ausland (Weltpostverein) 25 L. Si è n. a. x = = gere es, Us) mem DI far. À 14 > 27 4 AT LA tal u Li ij Là Ul © DA) — — 77777» y 77 y Min, À 77/4 My, 77777 7777 la Ca Morardela » Vol VI nt dé à Cri © te 2 “LA NOTARISIA,, COMMENTARIO FICOLOGICO GENERALE Parte speciale della Rivista Neptunia Vol. VI 51 Ottobre 1891 Hascro nr a MI SULLA: FORMAZIONE: SCHELETRICA. INTRAGELLULARE DI UN DINOFLAGELLATO per Franz Ssehùàtt. In occasione delle mie ricerche sui Peridini, eseguite nell'inverno 1888-89 in Napoli, compiute coll’ aiuto della R. Accademia di Scienze di Berlino, ricercando dei Gimnodini rinvenni una piccola cellula analoga a quella di detti ani- animali, la quale si distingueva per un corpiccuolo sferico fortemente rifrangente la luce e posta nell'interno della cel- lula stessa. Da una più accurata indagine mi risultò il sorprendente fatto che la cellula. conteneva uno scheletro intracellulare. Per l’importanza di questo fatto, così notevole tanto per la teoria cellulare in generale, quanto per la delimita- zione sistematica speciale di interi gruppi affini io sottoposi questo corpo ad una investigazione tanto estesa quanto m’era concesso dall’individuo ch’ era a mia disposizione, senza tuttavia poter sciogliere tutti i problemi che naturalmente mi si presentavano. La speranza che nutrivo di poter compiere la ricerca mediante ulteriori esemplari non ebbe effetto, chè ad onta 10 — 1324 — delle più accurate ricerche non mi fu possibile trovare un secondo esemplare di quest’ organismo. Ritardai la pubblicazione del mio studio colla speranza che un secondo soggiorno a Napoli mi avrebbe data l’ op- portunità di compiere le mie investigazioni. Ma poichè nuove ricerche di esemplari viventi fatte nella primavera del 1889 non ebbero risultato ed io intanto potei conoscere fatti ul- teriori che mi confermarono nelle primitive deduzioni e per ora non mi è possibile di iniziare ulteriori ricerche su ma- teriale vivente, mi trovo costretto di richiamare fin da adesso l'attenzione dei colleghi su questi fatti, rimettendo al futuro di perfezionare le mie osservazioni e di rettificare eventual- mente le mie deduzioni. La forma della cellula è quella di un Gimnodino conte- nente un cromatoforo e così somigliante che se non si mo- strasse nell’ interna struttura della cellula certe speciali dif- ferenze potrebbe esser ritenuta come una specie molto af- fine dello stesso genere. Per chiarire questa rassomiglianza col Gimnodino os- servisi la figura 2 che mostra un piccolo gimnodino da me osservato in Napoli. Tutta la differenza esternamente riconoscibile fra questo Gimnodino ed il su menzionato corpicciuolo, che io, per più facile intelligenza indicherò sin d’ora colla denominazione di Gymnaster pentasterias, è ad ogni modo molto più pic- cola che quella tra il su detto Gymnodinum e la maggior parte degli altri animali dello stesso gruppo. La forma della cellula è ad un di presso sferica, tut- tavia con alcune deviazioni non notevoli. Anzitutto la cellula è divisa in due parti, una anteriore ed una posteriore per mezzo di un solco annulare che la cir- conda. Questo solco trasversale annuliforme (fig. 1 q) è inter- secato quasi perpendicolarmente da un altro solco longi- tudinale (fig. 1 2) il quale distingue nella cellula una parte — 1325 — dorsale ed una ventrale (1). Questi due solchi caratterizzano la cellula per una di quelle dei Peridini. Benchè io non abbia veduto la cellula in attività di mo- vimento tuttavia, in riguardo alle esperienze fatte sui Gim- nodini si può con sufficiente certezza ammettere che la estre- mità conformata più sottilmente è la estremità anteriore della cellula (fig. 3). La faccia ventrale che presenta il solco longitudinale è alquanto appattita. Anche in altri punti la superficie si scosta, ma in minor grado, dalla forma sferica per certe irregolari depressioni. Il solco trasversale (fig. 17, 27) forma una insenatura stretta e abbastanza profonda, che corre intorno al corpo formando una spirale assai ampia, osservando che nel punto d’ inter- sezione di esso solco con quello longitudinale le sue due estre- mità si piegano alquanto verso la parte posteriore. L’ estremità sinistra del solco trasversale sbocca prima della destra nel solco longitudinale. Quindi la spirale del solco trasversale è destrogira secondo la terminologia bo- tanica. Il solco longitudinale (fig. 1/) forma del pari una profonda e stretta insenatura, la quale comincia presso l’estre- mita anteriore della cellula e corre rettilineamente e quasi parallela all'asse longitudinale, sino alla estremità posteriore della cellula. La dimensione della cellula, nel suo diametro parallelo all’ asse longitudinale, è di 0,05 mm., e perpendi-. colarmente a questo, secondo la direzione da 0,04 mm. sino a 0,05 mm. (1) Per la struttura morfologica accetto la terminologia usata dal Bulschli per i Peridini nella sua opera sui Protozoi e quindi considero co- me faccia ventrale quella sulla quale giace il solco longitudinale e come faccia anteriore quella metà che si avanza nel movimento della cellula, contrariamente al Pouchet, il quale chiama posteriore quella estremità che nel movimento si avanza. | CET — 1526 — Struttura del Corpo Cellulare plasmatico La Cellula non possiede una membrana solida ma è li- mitata all’ esterno per mezzo di uno strato ialino del corpo protoplasmatico (fig. 4 h). Attigua a questo segue un sottile strato plasmatico di- stinto da une gran quantità di corpi immersi nel plasma inco- lori, granulosi, fortemente rinfrangenti la luce. Questo strato di corpuscoli, quantunque questi siano in colori (fig. 4 k) rende così opaca la cellula che ne vien reso assai difficile lo studio delle formazioni esistenti nell’ interno della cellula stessa. Racchiusa da questo strato si trova una massa plasma- tico (fig, 4 p.) incolora contenente dei granellini minutissimi. Questa massa quasi ialina di granellini occupanti questo ultimo spazio viene per mezzo di uno scheletro — che descri- veremo più tardi (fig. 4 s, 3 s.) — divisa in due porzioni (fig. 3 p} p°, 4p! p?) le quali nella cellula vivente appariscono se- parate l’una dall’ altra quasi mediante una parete. La porzione esteriore (fig. 4 pl) forma una sfera cava di circa 0,005 mm. di spessore, essa comunica colla porzione interna (che è sfera piena) per mezzo delle lacune dello sche- letro. Formazioni interne Nella camera interna della massa riempiente si pote- vano riconoscere due diversi strati: Un fascio di sottili ba- stoncini o aghetti e una sfera centrale. Gli aghetti formano un fascio di bastoncini che ad una estremità sono strettamente uniti fra loro, presentando così nella parte superiore una grossezza di 0,006 mm. e nella in- feriore di 0,013 mm. (fig. 3 n). Questo fascio giace solo in parte nell’ interno della ca- mera limitata dall’ endoscheletro, con una estremità esso tocca bg RR I RICA La di Dl ae A EN ART dell Pri ER. ee lo da F — 1327 — lo strato dei corpuscoli (fig. 4 k.) della parte anteriore della cellula e di quà, alquanto inclinandosi verso l’asse longitu- dinale della cellula, si estende obliquamente nell'interno verso la parte posteriore. Intorno alle proprietà e significato di questo fascio non posso dare alcuna sicura notizia, tuttavia voglio qui notare che la sua presenza non è un fatto unico, poichè io ho tro- vato simili fasci d’aghetti in parecchie specie di Peridini p. e. in Podolampas bipes e ne riferirò più esattamente in un la- voro ulteriore. La sfera centrale (fig. 3 c.) è approssimativamente sfe- | rica, chè in parecchi punti è alquanto depressa. Essa com- prende lo spazio interno della cellula ed il suo diametro è di 0,022-0,028 mm. E formata di tre parti: un sottile strato membranoso ialino, una massa fondamentale pure ialina, nella quale giaciono dei piccoli corpuscoli rotondi incolori e fortemente rinfrangenti. Intorno al significato morfologico della sfera centrale non potei arrivare ad una sicura conclusione, perchè essa sfera andò perduta prima che io potessi trattarla coi reagenti ne- cessari a farla conoscere. Tuttavia io credo che qui si tratti di un nucleo modificato in un modo speciale. In vero gli ele- menti che formano i nuclei dei Peridini sono ordinati in altro modo : essi nuclei presentano per lo più filamenti nucleari più o meno paralleli, e strettamente ravvicinati gli uni agli altri; con tutto ciò anche qui vi sono delle eccezioni poichè come fu dimostrato dal Bütschli nei Peridini (Ceratium tripos) invece di nuclei si presentano contenuti cellulari speciali che pur discostandosi assai dai soliti nuclei debbono essere tutta- via indicati per tali. Simili nuclei ancorchè modificati potrebbero presentarsi anche presso il citato Gymnaster. Forse qui si tratta di una frammentazione del nucleo in molte piccole parti avvenuta in causa della moltiplicazione cellulare. — 1328 — Se questa supposizione sia esatta, se la sfera centrale abbia carattere di nucleo o se essa non sia. che un corpo parassitario nell'interno della cellula non si potrà decidere se non quando si potranno trovare nuovi esemplari illesi e sottoporli all’ esame. Nella cellula non ho osservato vacuole, tuttavia mon si può affermare che non ve ne fossero. Esse potrebbero facil- mente esser state coperte dallo strato di grossi grani del plasma periferico e dai contenuti interni ancora più grossi. I Cromotafori L'intero plasma era incoloro ; anche le forme che io avrei potuto per la loro figura ritenere cromotofori non erano ri- conoscibili. Manifestazioni vitali Non ho osservato che la cellula fosse dotata di movi- menti autonomi (1). Tuttavia il modo di comportarsi della superficie della cellula e specialmente quello delle insenature nel giacersi sotto il coprioggetti non lascia sorgere alcun dubbio sulla vitalità dell’ esemplare. Questo si comportò in modo del tutto simile come i Gimnodini da me esaminati. La cellula, per studiarne l’interno fu lasciata vivente sotto il vetro coprioggetti quanto più fu possibile cambiandosi spesso l’acqua marina. Non ostante il rinnovarsi dell’acqua la concentrazione di questa era tuttavia alquanto aumentata. Questo lento au- (1) Dalla mancanza di movimento nella cellula e dall’altezza apparente dei flagelli non si può ancora conchiudere uua diversità dai Peridini, poichè anche in altre cellule di questi i flagelli non si possono puuto od a mala pena, vedero. Fatto questo non strano, poichè ‘i flagelli per lo più facilmente degenerano o sono gettati via. Ricordo la comunicazione di Klebs (Bof. Zeitung, 1884), il quale dice di aver trovato senza movi- mento i Ceratium che gli vennero sott’ occhio in Napoli. — 1329 — mentare apparentemente era sopportato bene dalla cellula o almeno non c’ era da osservare in essa alcun cambiamento. Per improvise differenze di concentrazione la cellula era tuttavia così sensibile come osservai già nel Gimnodini e reagiva come reagiscono questi. La cellula vivente possedeva forme regolari a contorni precisi, e riceveva la propria caratteristica impronta so- vratutto per mezzo dei solchi trasversale e longitudinale 1 quali apparivano con esatta limitazione come profonda e sot- tile fenditura. L'intero aspetto della cellula fu totalmente cambiato quando, dopo un più lento aumentarsi della concentrazione (a cagione di una alquanto maggiore aggiunta d’acqua ma- rina alla ordinaria concentrazione) fu ad un dipresso ristabi- lita la normale proporzione salina. Il contenuto cellulare subì un rigonfiamento, il volume della cellula aumentò notevolmente, la cellula assunse un’aspetto più tumido e la forma tipica andò mano a mano perduta men- tre i solchi si appianarono riducendoci a insenature (fig. 5). Sotto il coagularsi del plasma lo strato periferico da principio parzialmente e poi a poco a poco dovunque e con ciò divenne irriconoscibile. Però prima della morte totale, morì, fu spez- zato quà e la dal plasma che cercava l’uscita e che da un’a- pertura potè uscire fuori. Il processo osservato nella cellula del Gymnaster si ac- corda tanto con quello osservato da me presso i Gimnodini per le stesse cause, che la stessa descrizione potrebbe essere applicata direttamente pel maggior numero dei Gimmodini stessi. Tuttavia si manifestò ora un tratto differenziale e proprio di questa forma. Anche nei Gimnodini lo strato periferico è spesso squarciato dal contenuto cellulare che se ne esce, ma il plasma uscente perisce subito e si disperde nell’ acqua, mentre la parte rimasta indietro ancora per un certo tempo sì può conservare in vita. | Nella cellula del Gymnaster avenne il contrario, la parte ein «ein ANO PET 4 ad: * Jin ñ 7" Pi | Lu dal La o Vas Ki mit I ali ma W À | A te une que su PES LO SPRINT DA VTT 2 — 1330 — esteriore di essa sino allo scheletro peri, la parte giacente nell’ interno dello scheletro, unitamente ad una piccola por- zione del plasma esterno nel quale giacevano gli aghetti so- pra citati squarciò il superficiale involucro del plasma sotto forma di sfera sforzava l'uscita verso l'esterno e qui si man- tenne ancora per qualche tempo in vita, assunse forma sfe- rica e si divise dal mondo esterno colla formazione di uno strato periferico del plasma stesso. (fig. 5 b). Che sia dive- nuto di questa sfera non posso dirlo perchè poi la perdetti d’occhio nello studio dello scheletro che solamente ora fu chiaramente visibile e perciò richiamò tutta la mia attenzione. Sino a qual punto il descritto processo del morire della cellula sia tipico o eccezionale si potrà dire soltanto allorchè più cellule saranno sottoposte ad esame (1). Avrei posta meno attenzione allo studio di questo pro- cesso se avessi creduto di aver sotto gli occhi un fenomeno puramente accidentale. Ma, come voglio qui notare di passaggio, poichè deter- minati fenomeni anteriori al morire, simili in parte a quelli descritti, sono perfettamente tipici per certi Gimnodini, ed in determinate circostanze esteriori si riproducono sempre sulla medesima forma, così credo verosimile che il caso men- zionato appartenga alla medesima categoria e come tale me- riti d'esser preso in considerazione. Non potrò dare una più esatta relazione in questo procedimento se non in un lavoro che comparirà di poi e che tratterà in modo speciale dei Gimnodini. (1) È in questione se colla sfera espulsa nor si abbia a che fare con un corpo parasitario. Se io devo stare alle osservazioni da me fatte su altri Peridini e specialmente nelle cellule di Gimnodini mi sembra che non vi sia più alcun motivo per accogliere quest’ opinione. Ad ogni mo- do sarebbe desiderabile uno studio ulteriore sulle manifestazioni biologi- che della cellula. — 1331 — Descrizione dello Scheletro a Lo scheletro consta di quattro parti, due grandi e due piccole ; le due maggiori sono fra loro uguali, ciascuna d'esse presenta una stella cinquareggiata della forma di una stella di mare (Asterocanthion rubens). La massa fondamentale della stella (fig. 6 e 7) è for- mata di un disco membranaceo, piatto sottile ed incoloro del diametro di 0,013 mm. al quale si connettono dei raggi o braccia egualmente piani divergenti sotto un angolo di 72 gradi. Il disco possiede un nucleo centrale rispetivamente annullare da cui irradiano sotto gli stessi angoli cinque raggi che ser- vono a consolidare la superficie del disco. In una distanza di 0,006 mm. queste cinque liste radiali sono fra loro riunite mediante un’altra lista di forma circolare e che pure serve a consolidare il fondo. Al di là di questa lista coronale conti- nuano quelle grosse liste mediane. Le braccia della stella che alla loro base sono larghe 0,0083 mm. si vanno a poco a poco assotigliando verso l’altra estremità, tuttavia senza terminare in punte acute. L'orlo delle braccia è lascamente dentellato, così che ne sorgono pa- recchi denti laterali ottusi. La superficie interna dei bracci è di ineguale grossezza, in sull’ orlo essa è alquanto più grossa che nelle parti interne. Queste condizioni di struttura sono dimostrate nella fi- gura 9 v. Questo debole addensamento si continua partendo dai denti in forma di liste molto molli che si estendono tra- sversalmente verso le più compatte liste mediane. Nel sopra citato esemplare napolitano sopra le liste mediane, era pure collocata ‘n’ alta e molle lista alata. Nelle Stelle che io più tardi ricevetti dal materiale della Planklon-cæpedilion, questa lista alata non era formata 0 pure a pena debolmente indicata e nei punti d’incrociamente — 1332 — delle liste radiali con la coronale si innalzava in forti bitor- | zoli o spine. Le due più grandi stelle, si mostrano adattate alla fun- zione scheletrica per ciò che esse sono incurvate in modo da circondare uno spazio cavo di forma sferica. Le braccia delle due stelle sono una di faccia all'altra in modo da toccarsi quasi colle loro punte, così che i due nu- clei centrali divengono i poli, le liste radiali che corrono per- fettamente intorno alla sfera formano i meridiani solamente interrotti nel piano equatoriale. Le liste coronali e le tenere liste di consolidamento in direzione trasversale divengono 1 circoli paralleli del globo così formato. Fra i due bracci dello scheletro i quali racchiudono uno spazio riparato verso l'esterno restano libere cinque lacune senza difesa. In una di queste giacciono le due, sopra citate, più pic- cole piastre dello scheletro, (fig. 6 e 7 s! ed s?). Formazione dello scheletro Ciaschuna delle due parti minori dello scheletro si pre- senta come una piccola e sottile piastra pentagona la quale! per la struttura sua più delicata si da tosto a conoscere come piastra centrale di una parte di scheletro che sta for- mandosi e mediante il crescere delle cinque braccia si svi- lupperà in una stella a cinque raggi. Trovandosi le due stelle minori in differenti stadi di sviluppo, si può dai tre diversi stadi trarre una conclusione per il modo di accrescimento delle parti scheletriche. Risulta in ciò che nella formazione della stella schele- trica avviene un accrescimento marginale, essendo da prin- cipio formata soltanto la superficie centrale della stella e per mezzo di un ulteriore depositarsi della sostanza scheletrica al margine della piccola piastra questa viene centrifugamente A i E; - CH A ; AT Te nr. AE] è 5 de a DA I bi SRI Le TORI accrescendosi e da ultimo è condotta ad assumere la forma stellare. Le liste di consolidamento sono congiunte alle piastre esse quindi non sono originate da accrescimento complemen- tare delle membrane, ma furono deposte contemporaneamente alla giovine superficie del fondo. Per ciò l’ accrescimento delle liste procede solo alquanto più presto di quello della piastra fondamentale. Forma delle piastrine La, più piccola e conseguentemente la più giovane delle due piastre (fig. 8 sl) non ha ancora raggiunta la gran- dezza della normale e circolare piastra del centro della grande stella. E un piccolo pentagono regolare, con nucleo centrale chiaramente marcato dal quale irradiano le cinque liste di consolidamento radiale, caratteristiche per le stelle maggiori. Se il nucleo centrale sia semplicemente nucleo 0, come credo, un ristrettissimo anello di consolidamento come nelle stelle più grandi non potrei dirlo con sicurezza. La lunghezza normale dei raggi non era ancora rag- giunta. Conformemente a ciò anche la lista coronale con- giunta coi raggi non si poteva ancor a riconoscere. Nella seconda stella alquanto maggiore (fig. 8 s*) l'accrescimento era alquanto più avanzato. La piastra centrale, colle sue liste radiali ha quasi rag- giunta la sua grandezza normale, non ha però ancora la forma circolare ma è pentagonale, in corrispondenza col più rapido accrescimento delle liste radiali. La lista coronale s'è appunto allora formata ; si può ri- conoscere il suo formarsi nei luoghi d’incrocciamento del- l'anello colle liste radiali, in forma di piccoli raggi laterali. Nello stesso tempo è reso visibile il primo iniziarsi delle braccia; mentre le liste radiali si sono alquanto prolungate al di là dei punti d’incrocciamento colla lista coronale, e — 1334 — dalla superficie fondamentale delle braccia si sono sviluppate piccole superfici triangolari. La sostanza dello scheletro Essa, trattata coi reagenti chimici, reagisce solo con po- chi, coll’alcool, etere, potassa diluita, cogli acidi acetico o muriatico concentrati e diluiti, coll’Iodio in joduro potassico non si altera, e col clorojoduro di zinco non si colora punto. Da queste reagioni negative viene esclusa una grande quan- tità di corpi nei quali avrebbero potuto presumibilmente con- sistere le stelle. Ne risulta il presuposto che la sostanza delle stelle sia silicea. Coll’ esemplare napoletano non si poteva venire ad una certezza su questo riguardo, perchè mediante il riscalda- mento colla potassa esso andò perduto. Ma potei confermare la suposizione con altri esemplari che io ricavai un anno dopo dal materiale della Plankton- Expedition. Non vi trovai invero esemplari completi, ma solo singole stelle le quali si distinguevano da quelle na- poletane solamente per la minore grandezza (diametro del disco centrale 0,0011 mm.) e per la mancanza o per îl mino- re sviluppo delle liste alari poste perpendicolarmente su quelle di consolidamento. Riscaldando queste stelle sul coprioggetti esse rimasero inalterate, mentre le sostanze organiche poste a lato veni- vano carbonizzate. Singole stelle, che io per altro ritengo per . identiche con rispettive parti di scheletro del Gymnaster, fu- rono ritrovate fossili da Ehrenberg. Da ciò risulta che lo scheletro del Gymnaster è siliceo, con questo però non intendo dire che esso scheletro consista unicamente di silice. Non mi sembra da escludersi che esso contenga una TN ET — 13395 — base organica consistente di sostanza cellulosica la quale con tutto ciò sotto questa forma potrebbe non essere colorata dal cloroioduro di zinco, simile in questo al guscio siliceo delle dia- tomee, il quale anche nell’arroventamento conserva la sua forma e con tutto ciò consiste di una sostanza fondamentale organica (modificazione cellulotica la quale non è colorabile col clorojoduro di zinco). Quest’idea mi sembra assai proba- bile, ma non si può per ora dimostrare vera, per la rarità e piccolezza dell oggetto. Tanto meno si può risolvere la questione ancora insolubile per le diatomee, se l’acido sili- cico sia chimicamente combinato coll’ organica sostanza o so- lamente meccanicamente mescolato con essa. Per la retta intelligenza del modo di formarsi e del va- lore morfologico di questi organi cellulari sarebbe assai a de- siderarsi che venisse risolta tal questione, soluzione che pur troppo per ora non è possibile. Diffusione geografica Il solo esemplare perfetto che sino ad ora sia stato tro- vato, provviene dal Golfo di Napoli. Singole stelle scheletriche isolate furono tuttavia trovate in diversi luoghi. Ehrenberg trovò nei ghiacci dei mari polari stelle si- licee che io ritengo identiche a ciascuna delle stelle del Gy m- naster. Simili stelle, che per altro non mostrano nel mezzo al- cun anello di consolidameento furono pure trovati da Ehren- berg nei depositi terziari della Virginia e della Grecia. Haeckel descrive sotto il nome di Distephanus pentaste- ras, nel suo lavoro sui Radiolari del Challenger una stella della quale egli sventuratamente non diede il disegno, ma che egli ritiene come identica coll’ Acliniscus pentasterias di Ehrenberg e che io quindi ritengo come una stella prove- “n di ii ex APT PT AAA ME TANT TV den Le ee Te — 1336 — “niente da una cellula di Gymnaster. Egli la ricevette da quattro diverse stazioni fatte dalla Challenger-Expedition, (247, 270, 271, 272) nell'Oceano Atlantico ed Oceano Pacifico Centrale e perciò egli ritiene il Distephanus pentasterias come cosmo- polito. | Nel lavoro dell’ Hensen sul marteriale riportato dalla Plankton-Expedition del 1889 nel mare di Jrming (Plankton- fange 12, 13, 16) si rinvennero singole stelle isolate. I ma- teriali ricavati dalla spedizione nelle parti meridionali non furono ancora esaminati nelle forme piu minute e si può quindi ancora sperare che l’ ulteriore lavorazione del materiale con- durrà a più ampie conclusioni intorno alla diffusione geografica del Gymnaster, le quali come io credo confermeranno la con- clusione che Haeckel ricavò da un piccolo materiale. Posizione sistematica Perciò che riguarda la posizione sistematica della forma descritta noi possiamo omettere le più antiche opinioni, co- me quelle di Ehrenberg che colloca le rinvenute stelle fra le diatomee e riferirci direttamente alla spiegazione di Haeckel per ricercare se le mie idee sono giuste o se e come esse debbano esser rettificate. Per quanto mi è noto prima che fosse trovata la cellula di Gymnaster da me più sopra de- scritta era conosciuto solamente un pezzo di scheletro rife- rentesi a singole cellule. Su questo materiale naturalmente non sì può conseguire alcuna certezza sulla posizione del- l'organismo a cui appartiene. Conformemente a ciò anche Haeckel dovette esser tratto ad un erronea opinione riguardo alla posizione della nostra forma. Per una certa somiglianza esteriore di essa colle parti di scheletro del Distephanus egli riferì a questo genere met- tendola quindi tra i Diclyochida. Questi egli collocò tra le Cannoraphida e con ciò fra i Radiolari. — 1937 — Ora per acquistare certezza intorno alla posizione siste- matica della nostra forma dobbiamo brevemente trattare delle proprietà del gruppo Dictyochida. Secondo l’ opinione di Haeckel gli scheletri silici dei Dictiochida sono piccole parti di un gran corpo radiolaceo nel quale esse si sono allagate in gran numero. Questa opinione di Haeckel fa recentemente confutata da A. Borgert, scolaro di K. Brandt, il quale dimostrò in modo conveniente che le forme silicee di Dictyochida ritenute da Haeckel come parti di uno scheletro radiolare non appar- tengono a Radiolari ma ad una forma di Flagellati. Borgert (1) compendia i più importanti risultati delle sue ricerche nel modo seguente : « A. I Dictiochida sono piccoli organismi indipendenti ; quindi cade l'opinione di Hertwig e di Haeckel e quindi : « B. I Dictiochida di Haeckel, che costituiscono la terza subfamiglia dei suoi Cannoraphida sono in origine specie di Phaeodaria prine di scheletro (Phaeodinida) le quali per qual- sivoglia cagione sogliono ricevere nella loro calymma le co- razze silicee di questi animaletti. « C. I Dictiochida debbono essere divisi dai Radiolari e posti tra i Mastigofori ». Potrei anch'io sottoscrivere queste tre proposizioni rife- rentesi al Gymnaster collocato da Haeckel tra i Dictiochidi. La opinione della pertinenza o meno ai Radiolari potrebbe farsi non solamente per i Dictiochidi e per il Distephanus ma anche per il Gymnaster. Resta ora a stabilirsi la demarcazione fra il Gymnaster ed 1 Dictiochidi. Caratteri comuni: 1.9 Così il Gymnaster che Dictyochida non appartengono ai Radiolari ma ai Flagellati intesi nel senso più ampio (Mastigophora). (1) A. Borgert. Ueber den Bau von Distephanus speculum. Zool. Anzeiger 1890 pe. 227. — 1338 — 2. Entrambi sono privi di membrana ma non possedono pseudopodi. 3. Entrambi possiedono uno scheletro sicileo che consta di almeno due pezzi combacciantisi, che racchiudono uno spazio vuoto privo di scheletro. Caratteri differenziali : Riguardo allo scheletro : Quello del Distephanus e degli altri organismi del gruppo Dichtyo- chida consta di un duplice reticolo formato da cavi bastoncelli silicei; lo scheletro del Gymnaster all'incontro è formato da due piastre piane e rotonde le quali al margine si irradiano in larghe braccia piatte ; nella piastra centrale e sulle braccia si trovano degli ingrossamenti in forma di liste. Riguardo alla parte molle: La porzione protoplasma- tica del Distephanus secondo Borgert consiste in un corpo molle, rotondo che riempie lo spazio lasciato dal sostegno si- liceo ma non esce da questo anzi limita esternamente il corpo cellulare, esso é quindi uno scheletro esterno. Nel Gym- naster lo scheletro è una formazione intercellulare. Il Diste- phanus forma una sfera che si muove coll’ aiuto di un flagello, e quindi ha il puro tipo dei flagellati. Il Gymnaster invece ha perfettamente la struttura esterna di un Gimnodino cioè la limitazione del plasma senza membrana e la presenza di un solco trasversale e d’uno longitudinale che s’interseca con quello perpendicolarmente. Non furono osservati direttamente dei flagelli, ma dalla presenza del solco longitudinale e trasversale si può con- chiudere con certezza che la cellula procede coll’ aiuto di due flagelli, quello de] solco trasversale e quello del solco longi- tudinale. > Il Distephanus nel plasma della cellula possiede cromo- filla;il Gymnaster è perfettamente incoloro e non mostra neppure formazioni plasmatiche incolore che abbiano il signi- ficato di cromatofori. Il Distephanus possiede un nucleo cellulare simile ad una vescichetta, come quello descritto generalmente dei flagellati * è a 41 me Li COOP can à D mentre il Gymnaster in luogo di questo ha la sopra descritta sfera centrale sua caratteristica. Il Gymnaster ha nel plasma un fascio di aghetti, il Di- stephanus non l’ ha. A queste due ultime circostanze, nucleo e fascio di aghetti, non voglio tuttavia dar molta importanza poichè mediante uno studio ulteriore’ di individui viventi del Gymnaster potrà esser stabilito fino a che punto queste due proprietà sieno tipiche o unicamente sporadiche, forse anche dovute a certi stadi di sviluppo. Non ho parimenti compreso le due piccole piastre scheletriche del Gymnaster fra i caratteri differenziali poichè io le ritengo per stadi di sviluppo e quindi non tipiche per la sistematica individualisazione. Dopo di ciò mi sembrano queste le più importanti caratteristiche. I Dictiochida (A) sono Flagellati con uno scheletro siliceo formato di bastoncini cavi, che limita la cellula verso l’ e- sterno ; il Gymnaster invece è caratterizzato mediante la formazione dei due solchi così caratteristici per i Peridini, come una forma appartenente a questi, la quale si distingue dai Gymnodini soltanto per uno scheletro siliceo intracellulare. Posizione sistematica fra gli altri Peridini La presenza dei solchi longitudinali e trasversali carat- terizza questa forma come un Peridino. La mancanza di un involucro solido lo farebbe riferire alla famiglia dei Gimnodi- (1) A. Borgert propone di dare ai Dictiochidi per il loro scheletro Siliceo il nome di Silicotlagellati e di farne un ordine speciale dei IMa- stigofori. Ciò sembrami perfettamente giusto, ma tuttavia il nome non mi sembra scelto felicemente. Poichè come ho mostrato in questo stesso lavoro, i Dictiochidi non sono i soli flagellati (nel senso più ampio) che sieno di- stinti da uno scheletro silicico, come lascierebbe suporre la denomina- zione di Silicoflagellati. Mi sembra quindi più conveniente di evitare af- fatto questo nome, e di sostituirlo con altro. Ma non volendo io su que- st’ argomento prendere la mano agli specialisti ho nel presente lavoro continuato ad usare semplicemente l’antica denominazione di Dictiochidi. 11 La i LU e e VASTA n PAL SII PE — 1340 — niacei. Tuttavia la presenza di uno scheletro infracellulare che non si riscontra in nessun caso nei Peridini mi sembra formare nei riguardi sistematici, una così importante diffe- renza da mostrarmi conveniente di separarla dalla famiglia dei Gimnodiniacei per farne una speciale famiglia dei Gim- nasteracet. > Conclusioni : Secondo i noti fatti non si può fare al- trimenti che annoverare la forma sopra descritta tra i Peri- dini simili al Gymnodinium. Ma la stessa posizione dei Gim- nodini è ancora così oscura ed in molti punti così bisognosa di schiarimento che saranno ancora necessarie diligenti ri- cerche sul materiale vivente per risolvere le più urgenti questioni. E specialmente è ancora affatto oscuro il rapporto fra i Gimnodini e le spore quale io accennai nel mio lavoro sulla formazione di spore dei Peridini marini. Forse lavori posteriori mostreranno che alcune forme le quali noi ora dobbiamo ritenere come Gimnodini sono spore di altre forme. Quindi io considero anche la limitazione sistematica da me stesso proposta soltanto come provvisoria, la quale forse più tardi potrà subire delle modificazioni, se mai qualcuno favo- rito dalla fortuna potrà ottenere dalle sue ricerche un maggior numero di individui viventi del Gymnaster. Ma comunque possa riuscire la soluzione definitiva di ciò che riguarda la sistematica resta ugualmente di grande interesse per la ge- nerale morfologia della cellula, la formazione di uno sche- letro intracellulare in una cellula simile ai Gimnodini, e nell'interesse che ognuno presta a ciò che riguarda la mor- fologia generale non ci resta altro che desiderare che al più presto possibile si riesca, col trovare ulteriore materiale vi- vente, a riempire le lacune esistenti ancora nelle nostre co- gnizioni su questo organismo. à n SA URL RIONE NOD ni | ea ll a de Lise ee MRI TSE PAIA — 1341 — Sistematica 1.° Genere : Gymnaster n. g. Lo scheletro interno consta di due piastre lobate stel- liformi arcuate, racchiudenti uno spazio cavo, sferico. Gymmaster pentasterias Schütt. Syn. Actiniscus pentasterias Ehr. 1854 (1). Distephanus pentasterias Haeckel (2). Cellula nuda approssimativamente sferica con un solco longitudinale retto ed un solco trasversale interrottamente annulare che divide il corpo in due parti quasi eguali. Il sol- co trasversale è destrogiro e svolto con piccolo passo. Sche- letro intercellulare consistente in due piastre stelliformi che racchiudono uno spazio cavo sferico. Piastra in forma di stella cinqueraggiata con tre sistemi di liste di consolida- mento. Nodo centrale, cinque raggi ed una lista coronale. Dimensioni : Lung. della cellula 0,05 mm. Diametro della piastra centrale della stella scheletrica 0,015 mm. Lung. delle braccia computata dalla lista anullare in poi 0,016 mm. Diffusione : Nel mare, è probabilmente cosmopolita. Fos- sile negli strati terziari (Virginia, Sicilia, Grecia). Gymnaster tetrasterias Schütt. Syn: Actiniscus tetrasterias Er. (3) Corpo cellulare ignoto. Stella scheletrica di 4 raggi. E dubbio se questa forma sia una vera specie ovvero una deviazione dalla forma normale della specie precedente. (1) Ehrenberg — Mikrogeologie, Tab. XVIII, fig. 61. (2) Haeckel — Reports on the scientif. resultats of the voyage of H. M. S. Challenger -- Zoologie vol. XVIII, II part. Radiolaria. 1887 pag. 1564. | (3) Ehrenberg-Mikrogeologie, Tab. XVIII, fig. 62. SEE FEU — 1342 — Diffusione : Fossile, trovata da Ehrenberg soltanto nelle roccie Marnose vicino a Egina. Gymnaster sirius Schütt. Sin: Actiniscus sirius Ehrbg. (1). Dictyocha sirius Ehrbg. (2). Distephanus sirius Haeckel (3). Corpo cellulare ignoto. Scheletro stelliforme raggiato. Ehrenberg distingue due forme, una con un nodo cen- trale anelliforme (fig. 11), l’altra senza nodo centrale. Le osservazioni fatte sino ad ora sono ancora insufficienti. Diffusione : Fossile, trovato da Ehrenberg, negli strati terziarii della Virginia ; secondo Haeckel (Murray), vivente nell’ Oceano Atlantico. Da me non fu ancora vista. (1) Ebrenberg — Monatsberich. d K preuss Akadem. d. Wissensch. Berlin 1844, p. 68. (2) Ehrenberg — Mikrogeologie, Taf. XVIII, fig. 59. (3) Haeikel. — Report. pag. 1566. Tradusse dal manoscritto originale D. Levi-MoRENOS SPIEGAZIONE DELLE FIGURE p — massa plasmatica pì — porzione esterna della massa plasmatica p? = porzione interna » » » h — strato cuticulare » » » k — strato granullare » » » s — scheletro ce — sfera centrale n = fascio d’aghetti. Dalla fig. 1 alla 8 ingr. 900:1 (Materiale del Golfo di Napoli). ig. 1 — Cellula del Gymnaster Pentasterias del Golfo di Napoli, ve- duta dalla faccia dorsale. I solchi longitudinali (7) e trasver- sali (g) della faccia ventrale sono indicati da linee punteg- giate. 2 — Cellula di Gimnodinio che contiene i cromatofori. cr. — cromatofori. 3 — Uguale alla figura 1 coll’ indicazione del contenuto cellulare. 4 — Porzione di cellula vivente in sezione ottica trasversale dimo- strante la struttura del plasma. += 5 — Come la figura 3 essendo la cellula scoppiata per l’ improv- viso squilibrio nella salinità dell’ acqua marina. a — plasma e scheletro esterno b — plasma interno, uscita a forma di palla 6 — Disposizione delle due grandi stelle. 7 — Le stelle viste di fianco. s!-s* — le due piccole stelle in parte nascoste dalle braccia delle stelle maggiori. 8 — Le due piccole stelle vedute dalla superficie (s!-s?). Le due grandi stelle sono indicate soltanto schematica- mente (s3-s4). e ? - SITI TE È al LA hse: foi ‘CA URSS — Stella dell’ Atlantico déteste ingr. 1700/1. de — Stella del Gymnaster pentasterias secondo Ehrenb = krogeologie, Taf. XVIII, fig. 61. » 11 — Stella del Gymnaster Sirius secondo ‘Ebrenberg 29 logie, Taf. XVIII, fig. 59. + À » 12 — la stessa senza nodi annullari centrali. ul — Mik logie, Taf. XVIII, fig. 60. » 13 — Stella del Gymnaster tetrasterias, secondo Ehrenberg too. fig. 62. . RECENSIONI Harvey-Gibson. — On the Development of the Sporangia in ÆAodochor- _ fon Rothii Naeg. and R. floridulum Naeg.; and a new Species of that genus. EHarvey-Gibson. — A revised list of the Marine Algae of L. M. B. C. District. — Trans. Biol. Soc. L’pool. Vol. V 1891. Harvey-Gibson. — Notes on the Histology of Polysiphonia fastigiata Croth.) Grev. w. 1 plate. — Journal of Botany. -- Mars 1891. Murray G. — On Cladothele H. et H. (Stictyosiphon K.) w. 1 plate — Journal of Botany. — July 1891. M. Foslie. - Contribution to Knowledge of the Marine algae of Nor- way — by Foslie edit. 1891. Goroschankin. — Beitràge zur Kenntniss des Morphologie und Syste- matik der Chlamydomonaden — I.° Chl. Braunia, Bulletin de la Soc. Imp. des Naturalistes de Moscou, N. 3, 1890. — II° Chl. Reinhardtii. Golenkin M. — Pteromonas alata Cohn. — Bull. de la Société Imp. des raturalistes des Moscau N. 2 1891. Maule Herbert Richardes. — On the structure and development of Cho- reocolax Polysiphoniae Reinsch — Procedings American Academy of Arts and Sciences. June 1891. Deniega Vaierian. — Der Gegenwärtige Zustand unserer Kentnisse über _ der Zellinhalt der Phycochromaceen. -- Moscawu 1891. Stockmayer S. — Ueber d. Algengattung G/oetenium K. K. zoolog.-bo- tanischen Gesel. in Wien 1891. Reinbold Th. — Sargassen vom Indischen Archipel - Annales du Jardin Botanique de Buitenzorg. — Leide 1891,* M. Harvey-Gibson dans un courte notice sur le déve- loppement des tétrasporanges dans le genre RAodocorton, — 1346 — nous montre quelques particularités très intéressantes sur la formation successives de ces tétrasporanges. Elle contient en outre une description d'une espèce nou- veille Rhodocorton seiriolanum Harv. Gibs., que pous re- trouverons d’ailleurs ainsi que la planche dans le travail suivant. M. Harvey-Gibson donne aussi une liste des formes récoltées sur les côtes du destrict de Liverpool. Cette liste est une révision de celle que l’auteur a publiée antérieure- ment, en 1889. Elle comprend un total de 256 espèces et variètes se repartissant comme suit: Cyanophycées 21 Chlorophycées 41 Phaeophycées 65 Rhodophycées 129 Parmi les formes intéressantes nous trouvons Urospo- ra endophloeoides Holm. el Batt., Schmatziella endophisea Born. el Batt. Une clef analytique des genres contenus dans le travail termine l’opuscule. Quatres planches représentent les particu- lirités de structure et les formes intéressantes qui se trouvent signalées plus haut. Dans un courte note sur l'histologie du Polysiphonia Fastigiata Grev, M. Harvey-Gibson, étudie les points sui- vants. La continuité protoplasmique entre les cellules de la fronde, le développement des tétraspores, les espaces inter- cellulaires, et le mode d’union de la plante avec son support. Il décrit les aspects différents pris par cette forme de tampon qui sert de passage aux fils protoplasmiques. Les tétrasporanges se forment au détriment d’une cel- lule logée entre le corps central et la gàine; par le dévelop- pement du sporange, les spores percent la paroi et sont emi- ses au dehors. Il existe des espaces intercellulaires de struc- nb Pa Sn De Am VA A A + x Jin si pro Ù — 1347 — ture assez spéciale logés au point de sonetion des cellules du centre et de la périphérie. Ces espaces contiennent sou- vent des granules jaunàtres. Le Polysiphonia qui croit sur l'Ascophyllum nodosum. Le Jol., forme à la base de sa fronde des filaments qui pénè- trent assez profondement dans l’hôte. ’étude de M. G. Murray, est une discussion sur la place a occuper par le genre Séctyosiphon Kütz et sur le dB véritable nom a adopter. Di Dans le courant même de la rédaction de sa note, È l’auteur semble varier. Les observations sont faites spécia- lement sur le Cladothele Decaisnei Hooker F. et Harv. Di: (Stictyosiphon Decaisnei Murray). “à Il étudie sommairement l’anatomie de l’espèce, et d'ac- A cord avec les opinions émises par M. Hariot il propose de faire passer cette algue dans le groupe des algue brunes. 4 Dans un fascicule précedent, M. Foslie nous a fait connaitre la végétation d’une parties des côtes Norvégiennes ; dans son nouveau travail il signale un nombre considérable . d'espèces, parmi lesquelles plusieurs sont nouvelles. Parmi celles-ci nous trouvons: Lilhothamnion boreale, fornicatum, et colliculoscum, Ascocyclus major. Dans le genre Lühothamimion, l'auteur signale un grand nombre de formes nouvelles qu'il figure dans les 3 planches a qui accompagnent la note en même temps que les trois espè- cès nouvelles. È Le professeur Goroschankin a étudié les différents pro- È cessus de fécondation et de reproduction des Cklamydomo- nas et a obtenu dans cette étude des résultats assez inté- ressants. La première partie après un aperçu historique de la que- — 1348 — stion est consacrée à l’étude du CAlamidomonas Brauni Goroschankin. Les cellules asexuelles sont elliptiques ou arrondies en- tourées d’une membrane bien visible; elles sont constituées par la masse chlorophyllienne, par un protoplasme incolore qui se voit surtout vers le sommet, elles contiennent un noyau, une tache oculaire rouge et sont munies de deux cils moteurs. Par le picrocarmin, le noyau se colore en rose; la réaction est la plus accentuée dans le nucléole qui se colore en rouge. Le chromatophore est caliciforme; le pyrénoide est généralement en forme de fer à cheval, ce dernier se colore en rose par l’éosine, le picrocarmin. Il est entoure d’une zone de petits corpuscules amilifères qui se réunissent souvent. L'auteur passe ensuite aux caractères qui différencient le Chl. Braunii et le pulvisculus; il ne sera pas sans interét de reproduire ici les caractères principaux, de ces deux espè- ces telles que les comprend l’auteur, ceux qui se sont oc- cupés de la question étant loin d’être d’ accord sur la valeur de ces espèces et sur le nom de ces formes. Chlamydomonas Braunii Chlamydomonas pulvisculus Cils de la même longueur Cils plus longs que le corps environ que le corps Tache oculaire en forme de Tache demi sphéroidale batonnet Pyrénoides en forme de fer Pyrénoide arrondi a cheval La reproduction asexuelle se fait généralement dans l'après-midi et se continue la nuit jusqu'a 7 a 8 h. du matin. Elle se fait par une division en 4 souvent en deux de la cellule mère. La division complète dure de 3 a 5 heures. Les individus issus de cette division, sont déjà en mouvement, avant leur mise en liberté. : 3 1 È “ ] 4 i — 1349 — Pendant la division, les noyaux sont visibles les pyré- noides paraissent s'être dissouts. L’auteur a observé des formes anormales, espèce de soudure de deux individus, que certains auteurs ont consi- derés comme un stade de fusion mais qui seraient formés par suite d’une division incomplète de la cellule mère. Les organismes sexuels que l’auteur appelle, macro et microgameles, se différencient comme le nom l'indique par leur quendeur. Il se forment, les premiers a la suite de di- vision en 2 ou 4 de la cellule méres, les autres à la suite d'une division en 4 à 8. _ La forme de ces gamètes est très semblable à celle des cellules asexuelles. En général les macrogamètes sont plus grands que les grandes cellules asexuelles, les microgamètes plus petites que les petites cellules asexuelles. La copulation, se fait par la partie d’ou séchappent les cils ; réunies les deux cellules se meuvent parfois plus d’une heure, puis s’arrètent et perdent leurs cils. Les protoplasmes se fusionnent, les noyaux font de même, mais les pyrénoides et les chromatophores restent distincts. La fixation est opérée par l'acide osmique ou par le brome, et ensuite les matériaux sont colorés par le picro- carmin. L'auteur a aussi observé une copulation beauconp plus lente qui, dure de 6 a 10 heures, sous l’action de causes extérieures peu propices, sur lesquelles l’auteur ne nous donne pas suffisamment de renseignements. Si les microga- mèêtes ne trouvent plus de cellules femelles à leur disposition, ils s’accolent à la membrane d’un zygote; leur protoplasme sécoule à l'extérieur et prend une forme arrondie. La zygospore se gonfle puis se divise en 4 a 8 indivi- dus qui vont reprendre le cycle de l’évolution. Dans les formes issues de la zygospore, l’auteur a remarqué certaines variations qui ne cadrent pas complètement avec les caractères de l’espèce. — 1350 — M. Goroschankin, termine, par quelques mots sur l’état palmelloide qu’il à observé chez cette espèce. Dans la seconde partie de son très intéressant travail, l'auteur étudie les Chlamydomonas Reinhardii, De Barya- na, Perty, Heinu, Kuternikorvi, multifilis, reticulata, Ehren- benglini, Metastigma dont la plupart sont des formes nouvel- les. L'auteur étudie autant que possible chez ces différents organismes les phénoménes de copulation. Ces phénomènes sont très variables dans ce groupe, la copulation à lieu tantôt entre deux organismes semblables et nus, tantôt entre cellules dissemblables, tantôt entre micro et macrogamètes. M. Goroschankin termine ce travail par un tableau ana- lytique des espèces, il ne sera pas mauvais il me semble de le reproduire ici, car ces formes ne sont pas toujours faciles à différencier. 1. Pyrénoide prèsent; chromatophore indivis . . . . 2 Pas de pyrénoide; chromatophore divisé Chlam. reticulata Gorosch. 2 BUS, ie Re LEA SA a RTE SES 4 cils. 0 Sn Clan: multi 3. Noyau situé en avant du pyrénoide; chromatophore en forme de calice at. dea. CSSS Noyau en arrière; chromatophore en bande appliqué contre la paroi. . . Chlam. Kuteinikour Gorosch. 4. 2 vacuoles pulsatiles; zygote a membrane lisse, rare- ment'à petites :protubérences: : .: . : . V6 de 3 à plusieurs vacuoles; zygote à membrane a pointes apparentes. . . . Cham. Perty Gorosch. ( — Globosa Perty.) pih dt. li res li PS danilo rt Ù PRES VR CUP NS RNA 07 0 ea + FC ET PT e i: a o] | x È Ù — 1351 — 5. Cils aussi longs que le corps ou plus longs. . . . 6 4 Cils beauconp plus courts, chromatophore souvent D sillonné longitudinalement . Cham. Heinti Gorosch. (Ch. communis Perty.) ( — oltusa A. Br.) ( — grandis Hein.) Di 6. Tache oculaire hémisphéroidale ou disciforme; pyré- ci” noide arrondi, parfois au nombre de 2-3 . . . 7 be: Tache oculaire allongée; pyrénoïde en forme de fer MACON AR RS Chiamo Braunii Gorosch. (Chl. monadina Hein.) mn eprénoide, rarement 2 m'9; au miliéa. : : : . 8 2 pyrénoides un en avant l’autre en arrière, le noyau se trouve au milien Cham. Metastigma (Hein) Gorosch. ._ 8. Cils 11/, fois plus longs que le corps; pas de traces de fr: renflements à la naissance des cils. . . . . 9 d Cils aussi longs que le corps, renflement, Pb ors “à dal à la naissance des cils Cham. De Baryana Gorosch. 9. Corps ovalaire; pyrénoïde souvent excentrique; souvent 2 a 3 superposés. Zygote échinulée Chlam. Ehrenberghii veli (Chl. pulvisculus Ehr.) ( — Morieri Dang. ) Corps arrondi, parfois ellipsoïde, pyrénoide dans la partice inférieure, zygote a membrane lissa. Chlam. Reinhardi Dang. (Chl. puulviscufus Auct.) M. Golenkin a on l’occasion d'étudier une très inté- ressante forme d’algue inférieure la Pteromonas alata. Il a pu constater les différentes phases de la reproduction, forma- Pi le i - 8 -—® LA L: dd À'ÉPRLE SES Le A Lr pi ie Ps Là è — 1352 — tion de gamètes biciliés, fusion de ces gamètes deux à deux, formation de la zygote et reformation de l’ organisme. Il à aussi pu étudier le noyau et le pyrénoides. Le genre Pleromonas Sel. est pour l’auteur synonyme du genre Cryploglena Carter. Le Pleromonas alata Cohn, renferme comme synonymes Phacotus angulosus Hein, Cry- ptoglene angutosa Carter. | M. Herbert Maule a étudié au laboratoire cryptoga- mique de l’Université de Harvard la structure et le déve- loppement de cette curieuse algue parasite que nous trouvons décrite pour la première fois dans les «Contributiones ad Algologiam et Fungologiam ». Le Chorescolaa Polysiphoniae, se trouve généralement a la base de la dichotomie du Polysiphonia sur lequel il végète, sous forme d’une petite boule rarement divisée. L'auteur a pu observer la formation et le développe- ment de tètraspores; elles se forment au détriment des cel- lules terminales des filaments. La formation du procarpe, avec le carpogone et le tri- chogyne, ont pu être examinés aux différents stades de dé- veloppements et figurés dans ces états sur la double planche qui accompagne la note. M. Valeriaan Deinega, dans cet opuscule nous présente l’étât actuel de nos connaissances sur le contenu cellulaire des Phycochromacées. Une grande partie du travail est consacrée a exposer les opinions, relatives a l'absence on à la présence du noyau, qui ont été émises par les nombreux botanistes qui se sont occupés de l’étude histologique des Phycochromacées. Ces matériaux d’étude ont été principalement Oscillaria princeps et Frôlichii, Aphanizomena flos-aquae et une for- me de Nostoc. Dans certains cas l’auteur observe des masses centrales > Le cd 237. AI TESI OLE 21, g 177 bal L'an PR edi ide Let ei art h . PE ee i À % nd > i — 1353 — que l’on pourrait prendre pour des noyaux et même parfois des phases de division; mais examinés avec soin, au lieu de trouver entre les deux noyaux filles une membrane seune, _ c’est une membrane vieille. Ces figures paraitraient être dues à l’action exercée sur le contenu cellulaire par l’hydrate de chloral qui a servi a éclaircir les matériaux après fixation. D'après l’auteur la réaction caractéristique que l’on trouve signalée partout et fournie par le liquide digestif, qui n’attaquerait par la mucléine ne serait pas genérale. Le noyau de l’Hydrodictyon reliculatum, de Spirogyra crassa se dissolvent dans ce réactif et après son action se sont les chromatophores qui absorbent les matières colorantes. Les noyaux observés par Zacharias pourraient donc être des chromatophores qui dans ces formes sont réticulès. L’hydrate de chloral aurait aussi la propriété de dis- soudre la substance primordiale des noyaux. Cette étude qui laisse naturellement encore bien des vi- des à combler, renferme un point des plus intéressants qu’il serait nécessaire de vérifier; c’est la solubilité de certains noyaux des organismes inférieurs dans les liquides dègestifs. L'auteur termine par quelques considérations sur les travaux récents de Zacharias et de Bütschli qui ont été examinés antérieurement dans ce journal. Le genre Gloclaenium crée par Hansgirg a fait de la part de M. Stockmayer, l’objet d’études assez approfondies. L'auteur étudie la formation de ces bandes obscures signalées par M. Hansgirg et dont nous avons déjà parlé ici dans ce journal. Il étudie aussi le mode de développement de cet orga- nisme. De ces observations il conclut; d'accord avec M. M. Wille et De Toni, de placer cette algue non pas comme le veut M. Hausgirg, dans une sous famille voisine des Desmi diées, mais dans le voisinage des genres Obeystis et Nephro- cytium. — 1354 — C'est d’après les récoltes faites par Madame Weber van Bosse, que M. Reinbold a redigé une liste qui comprend 15 espèces de Sargassum, parmi les quelles deux ont paru être des formes nouvelles. | M. Reinbold donne une étude sur les cyanophycées des Kiel qui sait suite à la flore des Chlorophycées de la même région. Cette nouvelles énumeration comprend 39 espèces. L’au- ter a également trouve parmi les Schizomycétes les Beggiatoa alba, Leptothriæ rigidula, Clathrocystis roseo-persicina. Pour terminer l’auteur donne une clef analytique des genres. Nous trouvons également à la fin un appendice à la liste des chlorophycés que l’auteur a publiée précedentement et qui comprend 7 espèces. VIII II III I nn nt te tte VENEZIA 1891. — STAB. TIPO-LITOGRAFICO DEI FRATELLI VISENTINI Piazza Manin, Calle della Vida, 4296 Mito: si We Pa N to acqua Da Padova 1891. Un vol. in 8. di 450 pagine ed un | grande Ha a 11 tavole in cromolitografia ed eliotipia. PARTO, Stab. IO e: Lire 15. n “RISE & is Si L’A. col lavoro che presenta vuole fare conoscere alcune ricche ed antiche MT pra. ticate in parecchie provincie litoranee dell’ Adriatico, per mezzo delle quali si rendono ‘produttivi — e SRE e Beurs formati dal mare. io: che qui si trova ere ô una. vasta. sula I aegilan nè at nè estera. die. La Piscicultura dall’A. descritta, che da secoli cor indi risultati economici e PES sempre più tende a perfezionarsi, dovrebbe trovare analoga applicazione in molti bassi-fondi sparsi lungo | SAR Direttore Dott. DAVID LEVI-MORENOS PERS COLLABORATORI Re Artari A. Università di Mosca. Lanzi M., Univ. di Roma. Bargoni E. Univ. di Messina Bettoni A. Dir. staz. pisc. Brescia Biancheri A., Direttore Ufficio Idro- grafico R. Marina di Genova. ° Bonardi E.. Università di Pisa Borzi A., Univ. di Messina Brocchi P. Scuola Superiore d'A gri- coltura di Parigi. Canestrini G., Univ. di Padova Camerano L.. Univ. di Torino Castracane F,, Pontif. dei Nuovi-Lincei, Roma. Cattaneo G., Univ. di Genova. : Cuboni G., R. Istituto di Vegetale, Roma. Dangeard P. A., Univ. di Caen. De Wildeman Jardin Botanique, | de l'Etat. Bruxelles. Garcin A. G., Univ. di Lyon. Giard A., Membrodella Commissione delle Pesche Marittime di Francia. Gobi Chr., Univ. di Pietroburgo Grablovitz G., Direttore dell’Osser- vatorio Geo.-Dinamico d’Ischia. Presid. Accademia . Patologia - Lemaire A., Liceo di Nancy. Leuduger -Fortmcrel, Micrografo a Doulon Hire Mobius M., Univ. d’ Heidelberg. Maggi L., Univ. di Pavia, | Mancini E., segretario R. Acc. dei . Lincei. Roma. Marinelli G., Univ. di Padova. Millosevich 6 R. Osservatorio cen- trale ‘di Metereologia e Geodina- mica, Roma Magnus P. Univ ersità di Berlino, Müller 0., Micrografo, Berlino. Ninni P. A., Membro della Comm. Consultiva per la Pesca. Venezia; Reinsch P., Univ. d’Erlangen. Schütt F., Univ. di Kiel. Solla F., R. Scuola Forestale di Val- fam brésa: Souvage H. E., Station Aquicole di Boulogne sur Mer. Stassano E., R. Agente d’Italia per l’ Africa Occideniale. Thoulet 1.. Univ. di Nancy. : VINNLdAN eIop D pe ouotzaatg. Di pu Hansgirg A., Univ. di Praga. Valle A., Civico Museo di Trieste, n Hariot P., Musée Nationale d’Hist. Vicentini G. R. Univ. di Siena. È Naturelle di Paris. Vinciguerra D., Direttore del R. Sta- Q Harvey-Gibson R., Un. di Liverpool. zione di Piscicultura di Roma. 3. à Hy Ch., Univ. di Anger. Warpackowsky, Acc. di Scienze di & Imhof 0. 1. Univ. di Zurigo. Pietroburgo. à | Istvanffi J., Direttore del Museo Na- West W., Univ. di Londra. | zionale di Budapest. Wille N., Scuola Sup. d’ Agricoltura. © Killmann F. R., Univ. di Upsala. di Aas (Svezia). qui - Lagerheim G., Un. di Quito-Equador. Zukal H., Università di Vienna. do La Neptumia comprende le seguenti rubriche: pri; 1. Studi originali sul mare e suoi fenomeni; sugli organismi marini, “Gi piante od animali. SÌ i 2. Articoli riassuntivi e di volgarizzazione. S 3. Note pratiche sulla ostreicultura, mitilicultura, piscicultura, malattie SE » dei pesci etc. S 4. Rivista dei laboratori, istituti e stazioni sperimentali marine o lacustri; RS notiziario e resoconto del lavoro annualmente in esse compiuto. 5. Resoconto della campagne oceonografiche fatte dalla Marina razio- nale. dalle Marine estere o per privata iniziativa. Tea 6. Note di tecnica, metodi riguardanti lo studio fisico e biologico del {°° mare e suoi organismi. SITA 7. Note; appunti e recensioni critiche.- MS 8. Riassunto (resoconti) dei LEE riguardanti il mare e suoi organismi. + 9. Notiziario. SAS Fig. 1. Quelques formes de rhizines du genre Cladophora. Fig. 2. a, a, a, b Formes variées sous | lesquelles les cellules du Cladophora se présentent; €, €. d’autres formes à un grossissement plus réduit; 4, traces de membranes laissées sur la cellule après son accroissement en longueur. Fig. 3. Germination, i]f \ CL: = | Fig. 4. Une cellule de Cladophora à | 5 | I membrane cellulaire épaissie et striée; cavité fortement diminuée. « La Notarisia » Vol. VI N. 28 Tav. 15 “LA NOTARISIA, COMMENTARIO FICOLOGICO GENERALE Parte speciale della Rivista Neptunia Vol. VI SL Dicembre 1891 Fasc. 28 E. DE WILDEMAN. NOTES SUR QUELQUES ALGUES (avec 2 pl.) M. Gay a publié un intéressant mémoire sur le déve- loppement et la classification de quelques chlorophycées (1), dont une analyse a été publiée dans ce journal. J'avais entrepris, depuis assez longtemps, l’ étude mor- phologique de quelques-uns de ces genres, mais je n’ avais pas encore pu publier le résultat de mes observations, lorsque parut dans le Journal de Botanique, de M. Morot (2), la note de M. Gay, sur le genre Cladophora. Je me permettrai d'ajouter quelques mots aux faits consignés dans la thèse 3 de M. Gay. i PAU a (1) Fe. Gav. Recherches sur le développement et la classification de quelques algues vertes. Paris, 1891. (2) FR. Gay, Sur la sone: des Cladophora Journ. de Botanique 189), n. 1, 12 — 1356 — Les espèces comprises dans le genre Cladophora, sont pour la plupart fort mal connues; il est fort probable qu'un grand nombre de celles qui ont été décrites (1), ne sont que des formes qui appartiennent au cycle d'évolution d’une même espèce. Ces algues varient en effet beaucoup suivant les conditions extérieures auxquelles elles sont soumises. Parmi les espèces d’eau douce, le Cladophora glome- rala est un type qui se reconnait facilement, et dont la forme est assez constante. Mais elle peut cependant varier beaucoup. Si on sépare une touffe de cette algue de son support, et qu’ on la cultive dans un milieu confiné, il se présente des modifications, qui déforment la plante jusqu’ à faire douter de l'espèce. La présence de rhizines se voit chez le C7. glomerata aussi bien que chez le C{. fracla. Elles se forment à n’ im- porte quel niveau du thalle. Le Cl. glomerata, quand il est cultivé en aquarium, forme souvent des rameaux étroits à cellules allongées qui changent complètement l’ aspect de l’algue. La culture du CL. fracta, ou d’une des espèces du même groupe dans un espace confiné, donne lieu à de nombreuses variations, soit dans le port général de l’algue, soit dans la forme et la constitution de la cellule. Si dans un thalle ainsi modifié, une cellule vient par une cause quelconque à perdre son contenu cellulaire, on voit fréquemment la cellule voisine : pousser des rhizines qui vont se loger dans la cavité de la cellule morte. Ces rhizoïdes peuvent, au bout d'un certain trajet dans la cellule, percer la membrane, sortir et continuer à. s’accroitre dans le liquide ambiant. Plusieurs de ces rhizines peuvent se loger côte a côte dans une même cellule; ce qui donne dans ce cas un aspect des plus curieux à l’ algue. Ces formations radicantes peuvent, dans certains cas, (1) M. De Toni, dans le Sylloge algarum, décrit 238 espèces. È n nel Py - 74 Me fi » +0 . SL CALE AT be — 1357 — posséder une coloration verte très accentuée, et être donc analogues à des rameaux, dans d’autres, être presque com- plètement privées de matière colorante. Elles se soudent parfois à des filaments de l’algue, ou à un support quelcon- que; elles peuvent aussi être libres. Après une longue cülture dans un aquarium, j'ai obtenu sur une des formes de CY. fracta, une modification analogue à celle que M. Gay a décrite et figurée (loc. cel. pl. I, fig. 7), mais les renflements étaient plus fortement accentués. Les cellules sont renflées vers leurs extrémités, et pré- sentent souvent plusieurs renflements successifs. La culture avait été faite dans un aquarium, où avaient étè déposés quel- ques morceaux de tourbe. C’est au contact de la tourbe que les filaments ont acquis la coloration la plus accentuée, ét qu'ils se sont le plus fortement épaissis. Si on laisse le liquide dans lequel la culture est faite (eau de la ville) se concentrer, on peut observer au bout de quelque temps un dépot calcaire assez considèrable sur la membrane, dépôt qui met fort bien eu evidence les restes de la membrane cellulaire après l'accroissement en longereur. La fig. 2, nous montre quelques uns des nombreux aspects sous lequels les filaments de Cladophora ainsi mo- difiés se présentent. Si l’on compare certaines de ces figures avec celles des Tabulæ phycologicæ de Kützing, on devra reconnaître qu’elles ont de grandes analogies. Il faut se rappeler cepen- dant que ces formes ont eu pour origine des cellules cylin- driques. Il faut donc être on ne peut plus circonspect dans la détermination des espèces de ce genre et dans la description d’ espèces nouvelles. | Chez le Cl. glomerata, j ai observé une variation à peu près identique, mais pas aussi accusée; il est vrai que les échantillons sur lesquels j' ai observé ces modifications n'avaient pas été cultivés en présence de tourbe, La tourbe est probablemeet un milieu nutritif excellent pour ces algues, 2 ci hi " «; Lace fi " x a » - + ATI OH + Vr ” : mais je n’ai pas pu faire d’expériences suffisantes, de Seli 5 Sf A \ qu'il ne m'est pas possible de savoir si la présence d'une. pi “ se matière nutritive, est la seule cause qui occasionne ces mo- à difications. M. Strasburger (i), a d’ailleurs indiqué la tourbe A, comme un milieu de culture excellent pour les Spirogyra. La membrane cellulaire très épaisse de ces Cladophora, montre dans bien des cas d’une façon très nette la crois- sance intercalaire, par la présence de fragments de la mem- brane qui sont restés accolés à la membrane nouvelle. Le dessin d de la figure 2, représente une cellule vue en coupe + optique et sur la membrane de laquelle, nous remarquons | les traces de la membrane. | | x J'ai observé parfois, sans pouvoir cependant suivre la culture, des germinations de Cladophora; ces germinations me paraissaient devoir former des plantes chétives. Elles se trouvaient dans et au voisinage d’une cellule fructifère du Cladophora. La fig. 3 nous montre différents de ces déve- loppements. Quelle est l’origine de ces développements, est-ce la germination directe des zoospores ? | J'ai pu observer également quelquefois des cellules à. membrane cellulaire très fortement épaissie et dont la surface présentait des anneaux comme ceux que l’on voit chez les. Oedogonium. La figure 4 nous montre une cellule dans cet état, l’on remarque la cavité diminuée et les anneaux très visibles. La culture en milieu confiné occasionne chez d’autres algues des modifications analogues. Comme nous l’ avons. déjà dit ici, il y a chez l' Enteromorpha intestinalis, lors qu'on le conserve dans ces conditions des prolongements . cellulaires, qui se forment et qui donnent un aspect très special; | Uothriæ zonata Web. et Mohr présente dans les mêmes circonstances des modifications semblables. (1) StrassuRrGRR. Zeber Zellbildung und Zelliheilung, Jena, 1875, pag. 34, | ‘ 14 a ‘ à ni lit) aaa | Pe: MSN è Sy aid SFR, LE e AI Meo. È na Vai i î - - RATE = Ê fe SI Su 4 — 1359 — Cet Ulothriæ que l'on trouve assez communément, est une algue filamenteuse non ramifiée, formée de cellules placées bout à bout et dont le diamètre ordinairement double de la hauteur lui est rarement égal. Si l’on place cette algue dans un petit recipient dont on né renouvelle pas l’eau, on remarque d’abord une dimi- nution de largeur des filaments, en même temps qu’ une élongation cellulaire. Les filaments présentent alors une forme qui rappelle celle que nous avons indiquée pour les Clado- phora. Le diamètre des nouvelles cellules n° est souvent que la moitié de celui des cellules primitives. La structure des membranes transverses est assez cu- rieuse. Au niveau des cloisons, il se forme un bourrelet épais _ de cellulose; ce bourrelet parait dans certains cas plus ou moins gélifié. En précipitant dans la membrane du bleu de Prusse, on obtient une coloration très énergique de toute l'enveloppe, mais pas trace de gonflement, même dans les parties ou la membrane est le plus fortement épaissie, il en est de même pour le précipité de chromate de plomb. Aussi longtemps que les cellules du filament sont encore en vie, il y a une partie de l'enveloppe qui reste mince, c'est le centre de la paroi transverse. En coupe optique l’on a à faire à une véritable ponctuation en creux. Je n'ai pu voir si des filaments protoplasmiques faisaient communi- quer les deux cellules voisines. Il se fait aussi souvent à l’intérieur de la cavité cellu- laire une apposition considérable de cellulose qui peut même oblitérer la lumière de la cellule, comme cela a été observé chez d'autres algues. Une des modifications qui suit est celle qui est représen- tée par une éxagération de la longueur des articles de l’algue; puis les cellules poussent des prolongements qui vont jus- qu’ a s’enchevétrer les uns dans les autres, en prenant la place des articles morts. Ces espèces de rhizoïdes peuvent se diviser, ils sortent du filament en rejetant sur le côté les — 1360 - ne OMR QE à 0 Tr cellules plus ou moins normales, ce qui donne ainsi à al'a gue un aspect faussement ramifié. SR On peut voir ainsi souvent un prolongement cellulai occuper la place d’une vingtaine d’articles du filamer FES primitif, dont il a brisé les parois transverse, et sortir enfin 2 de l algue soit par une partie ou le tube a été brisé soit en perforant lui même la paroi. | ‘SR Les quelques figures ci jointes montrent quelques unes des particularités observées sur des algues ainsi FOIE 58, “23 1% Di “ Sa SO > # >. asi “5 = CCS LES DIATOMEES observées dans quelques lago des Vosges (Longemer, Retoumemer, Lac de Daaron) PAR LE D.” AD. LEMAIRE Docteur ès Sciences naturelles MS La vase qui occupe le fond des lacs vosgiens est presque entiérement formée par des Diatomées. | Les diatomées des lacs de Gérardmer, Longemer, du lac Blanc et de l’Etang de la Cuve, ont été ètudiées par M. Paul Petit (1), qui a consigné le résultat de ses recherches Du la Feuille des Jeunes naturalistes. - Le savant algologue n’ayant pu se procurer de la vase provenant des bas fonds du lac de Longemer, n'a pu fournir des renseignements complets sur la flore diatomique de ce lac. ‘ L'étude de diatomacées des fonds de Longemer montre que cette flore diffère sensiblement de ce qu’a signalé M. P. Pe- tit. On y trouve, en effet, comme au lac de Gerardmer, les Gal- lionella lirata avec ses variétés, G. granulata ret G. crenulata. Ces espèces sont moins abondantes, il est vrai, que dans le lac de Gérardmer, mais elles sont cependant assez com- munes. | | | Le nombre de espèces que j'ai observées au lac de Lon- gemer, est plus considérable que celui des espèces récoltées par M. Petit sur les Isoetes de ce lac. ( 1) Paul Petit. Diatomacées observés dans les lacs dss Vosges — Feuille des Jeunes naturalistes. 18 année. pa A, Fay d , RP n Re — 1362 — En publiant ce mémoire, j'ai eu enoutre pour but de si- gnaler les formes appartenant aux lacs ia que do Pe tit n'a ‘pas eu l'occasion d'étudier. LR Je dois à l'obligeance de M. M. les Professanii Bleicher et Thoulet, les matériaux qui ont servi à ce travail. J'ai pu, grâce à M. Bleicher, faire l'étude des diatomées qui composent la vase du lac de Daaren. Ce lac, quoique qu’ap- partenant au versant alsacien, fait partie de Mei au même titre que le lac Blanc. M. Thoulet a pratiqué pendant ces dernières années de nombreux draguages dans les lacs de Gérardmer, Longemer et Retounemer, et a recueilli plusieurs échantillons de dépots que que j'ai eu la bonne fortune d'étudier. à Les lacs des Vosges accusent quelques différences au point de vue de la répartition des diatomées. Ces différences peuvent, sans doute, tenir à l'altitude, mais ce dernier facteur ne suffit point pour expliquer les différences assez grandes qui existent entre la flore du lac de Longemer et celle de Re- tournemer lacs qui different moins entre eu par leur altitude, que ne le font ces lacs et celui de Daaren. Cependant les flo- res de Longemer et de Daaren ont beaucoup d'analogie. A Longemer (alt. 720 m.) abondent les Melosira et beaucoup d'espèces qui font défaut à Retounemer (780 m.) tandisque le lac de Daaren qui est à une altitude bien supérieure (980 m) à celle de Longemer, possède beaucoup de formes communes avee celles de ce dernier lac. À Gérardmer abondent les Melosira — M. lirata type, avec les variétés lacustris et les formes lenuiores ; M. gra- nulata et M. crenulata type, et var. valida. Les Gomphonema, G. acuminatum et G. capitatum sont très communs; mais on n'y rencontre point les Cyclotella Me- neghiana var. stellifera. et Cy. stelligera, espèces particu- lières au lac de Longemer. Les diverses espèces de Melosira qui existent à Gèrar- dmer se rencontrent aussi dans le lac de Longemer, elles-sont AE atti 20) — 1363 — un peu moins communes, surtout MV. granulala. Les Cymbella (C. Ehrenhergii et C. cymbiformis) sont plus abondantes qu'à Gérardmer ainsi que les grandes formes de Navicula (N. major — N. viridis — N. nobilis — N. elliptica. Les Epithemia manquent ou sont très rares. Le lac de Daaren, se signale pas la présence d'espèces, (les Gomphonema montanum et Navicula alpestris) qui croissent aussi dans le lac le plus élevé des Vosges, étudié par M. P. Pe- tit, dans le lac Blanc (1054 m). Ces espèces y sont très rares. On y trouve, comme à Longemer et à Gérardmer les diverses formes de Melosira. Il ya beaucoup de Gomphonema capila- tum, G. gractle, et plusieurs varietés de G. acuminatum. Les Cymbella et Epithemia y sont très rares, et les Cyclotella de Longemer y font défaut. En revanche le Denticula hyemale y vit en assez grande abondance. Le lac de Retournemer offre de nombreuses differences avec ses voisins. Ici, en effet, on ne remarque plus les Me/o- stra lirata, granulata; le Melosira crenulata y est assez com- mun. Il n'y a pas de Cyclotella ; mais les espèces abbondantes sont les Fragillaria, Cocconeis, Navicula major, N. nobi- lis, les Cymbella et Epithemia. Lac de Longemer. Le lac Longemer situé à environ 8 kilomètres de Gérar- dmer à une altitude de 720 mètres s’ ètend sur une longueur de deux kilometres dans la direction du S. L. au N. O. Sa largeur est de 300 à 500 metres et sa profondeur moyenne de 30 mètres. La liste suivante des diatomées a été dressée d’après des échantillons recueillis à une profondeur de 25 mètres. Amphora Cymbella i ovalis Xfz C. Ehrenbergii Xfz. A, R. var. pediculus Xfz. R. cuspidata Ktz. C. Cymbiformis Cr. C. C. (CPR OU POUR + x -1364 — } Encyonema . Achnantes 3 ventricosum Æ/z. A. C. exilis Xfz. C. s Stauroneis Cocconeis phoenicenteron Ækr. A. C. | pediculus Z%r. A. R. anceps E4r. R. Eunotia : Navicula 0’ arcus Zàr. C. at nobilis E%r. A. C. gracilis E%r. A. R. dactylus E4r. C. C. | pectinalis E%r. A. R. Major Xtz. C. C. robusta Ralfs. A.R. viridis Æ£z. C. C. C. » var. diadema hr. R. » var. acuminata Xtz. A. R. Ceratoneis Cardinalis Zr. C. C.C. - Arcus X{z. A. R. stauroptera Grün. A. R. Synedra | tabellaria Z%r. A. R. Ulna Zhr. C. | gibba Æfz. A. R. oxyrhynchus Xfz. R.. } divergens W. 8%. R. Fragillaria Mesolepta W. Sw. C. C. Harrisonii W. Sw. T. R. radiosa Kt. C. Denticula ; £ elliptica Xfz. C. rigida Xfz. A. R. mutica Kt. Odontidium — » var. Cobnii (Stauroneis Cohnii. byemale iz. R. ‘Hilse\-E.R. Grunovia serians Breb. R. tabellaria Rab. T. R. -Iridis Fr. Tabellaria : » var. Amphigomphus. Z%r.A.C. fenestrata Zyngb. A. R. » » affinis £är. R. i flocculosa Roth. C. é limosa Xtz. A. R. Nitzschia è bacillum Fàr. A; C2 28° sigmoidea Ekr. T. R. Vanheurckia Surirella rhomboides Bred. |. biseriata Bred. C. C. » var. crassinervis Bréb. R. _ robusta Z%r. C. C. Pleurosigma | elegans Zhr. C. acuminatum X#z. C: R. » var. norvegica. Z. Brun, C.C. Gomphonema Melosira 1A acuminatum ZE%r. C. C. granulata Pri/ch. A. R. gracile Ekr. A.C. . crenulata Xt2. constrictum Zkr. C. » var. valida Grùn. A. C. capitatum Ækr. A. R. lirata. Z%r. KA Achnantidium » formaetenuiores. Grün. C.C. flexellum Bred. A. B. » war. biseriata Grin. À. CL » var. lacustris Grin. A. R. Le ANS — Cyclotella stelligera Cleve et Grin. (in V.H. Meneghiana X#2. P1. XCIV. fig. 22, 26) A.C. var.stellifera Grä#n.(in V.an Heurck vosgesiaca Grün. (in V. H. DI. BI A CIV-:fe. 204. R, XCIV fig. 11) A. R. Lac de Retournemer, Ce lac est a 2 kilometr. à l'est du précedent à une al- titude de 780 m.: la profondeur est de 13 m. Sa circonférence de 2 kilomètres. si Cymbella © Achnantes p Ehrembergii tz. ROC, lanceolata Bréb. C. C. 4 lanceolata Er. A. C. Cocconeis : f cymbiformis Z4r. A. C. placentuia Z4r. C. C. Encyonema Epithemia turgidum Grég. A. R. turgida Z%r. C. Stauroneis cri zebra Æhr. C. phoenicenteron Æhr. A. C. Eunotia - Cohnii Aülse. C. pectinalis Xfz. Navicula » var. ventricosa Grin C.C. major Xfz. C, C. C. robusta Ralf. var. diadema A. C nobilis E4r. C. C. C. Ceratoneis viridis Xf2. .C. arcus Æ/z. A. R. borealis Z4r. R. Synedra tabellaria £%r. A. R. Ulna Mitsch. v. splendens Ktz., C. Navicula - Fragillaria divergens Sw. R. ; construens Ækr. C. C.C. radiosa KXfz. A. C. mutabilis W. 687. C. C. C. rhyncocephala Xfz. C. Harrisonii W. Sx. R. dicephala W. Sm C. capucina Desma. A. G elliptica Az. R. Odontidium limosa X&tz. A. R. hyemale Zyngb. C.C. iridis ZAr. C. Tabellaria » var.amphigomphus, Z4r.A.C. fenestrata Zyngb. A.C. » » affinis Zkr. A.C. flocculosa Æfz. A. C. _ bacillum £%r. A. R. Nitschia Gomphonema linearis 49. A.C. constrictum Z%r. C. C. Surirella capitatum Cr. C. C. bisseriata Bréb. C. acminatum Zhr.C.C. Melosira » var. elongatum A. C. elegans Fr. C. E » » coronatum A. C. crenulata Ktîz. gracile kr. C, » var. valida Grun. A. C. RO Ex 2 È dd <> sa Se n° — 1306 — "Re Lac de Daaren. Le lac de Daaren appelé aussi. Lac Vert est un petit 3 lac placé sur le versant vosgien qui regarde È Aha Son altitude est de 980 mètres, Encyonema Coccoreis turgidum Greg. R. Pediculus Z%r. A. R. Stauroneis Epithemia phoenicenteron Z%r. R. zebra Æhr. T. R. anceps Zhr. C. R. Eunotia legumen Zàr. C. R. Ps polyodon var. tetradon Er. A, C. Navicula pectinale Æ{z. A. R. nobilis Z%r. C. Arcus Ekr. A. n° viridis Kfz. C. Synedra | » var. commutata Grtn. C. Ulna Nitsch. var. splendens tz, » var. hemiptera A. C. Meridion borealis ZAr. R. R. circulare 4g. R. Brebisonii Xfz. R. Odontidium stauroptera Grin. A. R. byemale Zyngb. A. R. radiosa KXfz. C. Fragillaria dicephala £hr. A. R. construens Ekr. A. C. elliptica Xfz. T. R. » var. binodis Gr. A. C. limosa Xfz. R. Tabellaria iridis var. amphigomphus fenestrata Zy#gb. R. Ehr. R. R. flocculosa Xfz. R legumen ÆZ4r. R. Nitschia mutica Xtz. R. sigmoidea Ekr. C. alpestris Grin. T. R. linearis W. Sm. T. R. serians Bréb. R. Surirella Vanbeurckia biseriata Breb. A. C. crassinervis Bréb. R. splendida £kr. A. C. Gomphonema elegans v. norvegica Z. Brun. A.C capitatum Z%r. C. Melosira acuminatum ÆZkr. A. C. granulata Z%r. A. R. montanum T. R. crenulata Xtz. var. valida C. C. C. angustatum Xfz. R. » type C. C. gracile £Ar. R. lirata Zà%r. v. lacustris. A. C. Achnantes » v. biseriata. A. C. lancolata Breb. R. i » formae tenuiores. C. C. \ Notizie, appunti e recensioni critiche Nouvelles Diatomologiques Diatomées.— Espèces nouvelles marines, fossiles ou pe- lagiques. — 12 planches, 120 dessins de l'auleur et 126 mi- crophotographies, tel est le titre d'un mémoire que vient de publier M. Brun, professeur à l’Université de Genève. En publiant le nom de l’auteur il est inutile de faire l’analyse de cette publication, on sait qu'elle sera, dans toutes ses parties, éxecutée avec la clarté et la compétence qui sont la caractéristique de ce diatomiste. C’est qu’en effet tout est à louer. Le texte, très soigné, dont on peut parfois regretter un. peu la briéveté, est assez clair pour satisfaire les diatomistes au courant de la science; les remarques et les critiques sont judicieuses, frappées au coin du véritable savoir. Les espèces fossiles proviennent surtout du dépôt japonais de Sendai dont M. Brun a fait une étude particulière, les espèces marines et pélagiques de l'Océan indien et des côtes occidentales d’ Afrique. Mais ce qui est, sans conteste hors de pair, ce sont les 12 planches qui nous donnent la reproduction d’un grand nombre de diatomées nouvelles avec-une perfection qui n’avait pas été atteinte jusqu’à ce jour. Sans hésitation, je me plais à adresser, à M. Brun et à ses collaborateurs, toutes mes félicitations, car cet ouvrage — 1368 — nous montre à quelle netteté on peut arriver dans la-repro- duction photographique de ces si curieux et interessants or- ganismes. Il me semble qu’un vent d’activité souffle depuis quel- ques mois sur notre petit monde diatomiste. En aotre du Journal spécial dirigé par M. Tempére, nous avons eu suc- cessivement: la monographie des Pleurosigma, par M. Pera- gallo; Diatomées nouvelles de M. Brun; diatomées de la Finlande, par M. Cleve et voilà qu’ aujourd’ hui vient de paraitre : e du genre Campylodiscus par M. J. Deby, travail qui n’est que la préface d’une monographie de ce genre. . Il est bien vrai qu'en ce moment l’abord de l'étude . si intéressante et si curieuse des diatomées est hérissée de ) difiultés que nous avons tous contribué à créer. Il existe dès l’entrée une telle confusion qu’il faut un grand courage. pour passer outre et persévérer. Nos connaissances biologiques sont si imperfaites, qu ‘il il n° y a pas de base solide. Les observateurs se sont, presque tous bornés a l’étude si changeante des formes extérieures; sur des differences souvent peu appréciables on a créé des. variétés ou des espèces qui sont baptisées de noms barbares la plupart incompréhensibles; même pour les initiés. C'est pour mettre un peu d’ordre dans ce chaos que l'on cherche maintenant, par des monographies étudièes, à débarasser cette science des broussailles qui l’encombrent. Je crois que c’est là le bon moyen et c’est dans cet ER d'idées que M. Deby a conçu son travail. Il nous est présenté, ce qui ne gâle rien, sous une forme. très coquette. | _L'Analyse du genre Campylodiscus est imprimée sur de beau papier avec de beaux caracteres, les planches au nom- bre de quinze avec soixante dix neuf figures sont très soi- gnées, très nettes. Dans son Introduction, M. Deby nous numère les nom. breuses sources anxquelles il a puisé et, s’oubliant, donne à chacun des éloges mérités. Il décrit les caractères qui sont la base de ses déterminations ce qui le conduit, sur deux cent vingt espèces décrites à n’en retenir que quatre vingt dix dont vingt trois nouvelles. Pour l’auteur, il n'ya pas d'espèces ; il n'existe que des formes transitotres, qui ne sont ni celles d'hier ni celles de demain. | Puis viennent: 1. Catalogue de tous les Campylodiscus connus, avec leurs synonymes. 2. La liste des formes que M. Deby considère comme ré- ellement distinctes. 3. Les tables analytiques pour servir à la détermination des Campylodiscus. Eufn, la description des espèces nouvelles. ; L'aperçu rapide de ce travail en fera comprendre la grande importance et sa place obligée dans la bibliothéque du diatomiste. Ce n'est cependant qu'une préface, mais je suis sûr que M. Deby tiendra toute sa promesse dans un avenir qui n’est pas trop éloigné. | D. LEUDUGER-FORTMOREL Murray J. and Renard A. F. — Report on DespzSta De- posits based on the speciucens callected during the. voyage of H. M. S. Challenger in the yeards 1872 to 1875, — London 1891. L'illustre Murray ci ha fatto tenere questa monografia, or ora pubblicata, sui depositi dei fondi marini, la quale costi- tuisce il penultimo volume della relazione ufficiale sui risultati scientifici di quel viaggio ormai famoso del Challenger, 248700 I L’opera è di un'importanza straordinaria e verrà con- da sultata necessariamente così dal fisiologo come dal fisico che voglia studiare la vita del mare e nel mare. Sa Pubblicheremo a suo tempo un’analisi dettagliata del SQ lavoro al quale attendeva ormai da molti anni il Murray ed il suo collaboratore. <— 0] Notiamo intanto che il volume di 423 pagine oltre a 29 cromolitografie splendidamente eseguite e 43 carte dimo- 5 à stranti la distribuzione dei depositi marini nonchè le stazion di dragaggio e scandaggio, è diviso in 6 capitoli, che trattono: ; a) dei vari metodi per ottenere esaminare e descrivere a i depositi delle profondità marine; & b) la natura e la composizione di quegli ese mplali 4 À raccolti dalla spedizione del Challenger ed il loro variare coi | mutamenti dalle condizioni ; c) sulle recenti formazioni marine e sui differenti tipi, depositi delle profondità marine, loro composizione e distri buzione geografica e batimetrica ; - 50) d) materiali di origine organica nei suddetti depositi; — e) sostanze minerali di origine terrestre nei depositi — Aia Lr la war stessi; f) prodotti chimici formati in su. È fu e Aggiungasi 22 diagrammi dimostranti la distrib "2 verticale della temperatura e le relazioni fra i depositi e la profondità. Più 3 appendici, una a spiegazione delle carte e dei diagrammi, la seconda un rapporto sull’ esame analitico dei noduli di manganese (studio del sig. John Gibson), terzo. molte analisi chimiche. È La splendida opera oltre che dalle litografie, carte, dia — grammi è illustrata pure da molte figure nel testo. PP NP PPS TT LS RSS RSS PS PT SSSR RS TS TT LS SSL SSL LL SA +4 VENEZIA 1891. — STAB. TIPO-LITOGRAFICO DEI FRATELLI VISENTINI Piazza Manin, Calle della Vida, 4296 > Mt pe | : gewidmet der theoretischen und pratischen * Wissenschaft des Meeres und seiner Organismen und Archiv für Algologie (Notarisia) Redacteur: Dr. DAVID LEVI-MORENOS Die Neptunia umfasst: 1) Originalarbeiten über das Meer, seine Erscheinungen, seine Fauna und Flora. — 2) Auszüge und populäre Belehrungen. — 3) Praktische Notizen über Austern-, Miessmuchel-, Fisch-Cultur, Krankheiten der Fische etc. — 4. Bericht über marine und binnenseeische Laboratorien, Institute und Versuchsstationen ; Notizen über die in ihnen ausgefùhrten Arbeiten. — 5) Bericht über die oceanographischen Forschungsreisen der italienischen und ausländischen Marine und Privatunternehmungen. — 6) Technische Notizen, Methodik des physikalischen und biologischen Meeresstudiums. — 7) Kritiken. — 8) Litteraturbericht. etc. Inhalt. von Nr. 7 — 81 Juli 1891: H. Fol. La lumière dans l’intérieur de la mer. — Gy. d’ Istvanffi. Sur l’habitat de Cystoclonium purpurascens dans la Mer Adriatique. — Grablovitz G. Tavola delle ore dell’alta e bassa marea nella città di Venezia ed isola d’Ischia nel Settembre 1891. — Môbius M. Conspectus algarum endophyta- rum. — Laboratoire de Zoologie de Banyuls — Aquarium de Havre — Boston Society Aquarium — Laboratoire de Zoologie Maritime d’Arcachon — Com- missione consultiva italiana per la pesca. — Campagna oceanografica italiana (lettere del comm. Magnaghi e sig. G. di Santafiora). —- Sérobel. ll liquido Caggiati per la conservazione di animali ecc — G. Karsten. Untersucbungen über die Familie der Chroolepidéen! E. D. W. - A. Locard. La Péche et les Poissons des eaux douces. — Nouvelles Diatomologiques (correspondence de la direction). — La péche des Sôles pendant les grands hivers — La pesca delle spugne a Lampedusa nel 1890 — Un banchetto in fondo al mare — Un pa- lazzo subacqueo di vetro -- Ghiacci e correnti dello stretto di Bering e mari adiacenti. — Nomime e Premi. Ineremento dell’Erbario Privato — Nuove Riviste. Inbalt von Nr..8 — 31 August 1891: Schutt F. Analytische Planktonstudien (fortzetzung folgt). — Grablovilz G. Tavole delle ore dell’alta e bassa marea nella città di Venezia ed isola «d’Ischia per l’Ottobre 1891. — Zunzi M. Le diatomee fossili di Capo di Bove. — Lo Bianco S. Méthodes en usages à la station zoologique de Naples pour la conservation des animaux marins (suite). — Brocchi P. Des étangs en général etc. (D. L. M.) — Marion F. Effet du froid sur les poissons marins (D: L. M.) — Sauvage E. Sur la nourriture de quelques poissons de mer (D. . L. M}: — Compte-Redu algologique par M. F. De Wildeman (ouvrages des MM. Dangeard, Reinke, Zacharias, Cramer, Hariot). : : Inhalt von Nr. 9, 30 September 1891: Schàtt. F. Analytische Pianktonstudien (fortzetzung folgt). — Grablovitz G: Tavole delle ore dell’alta e bassa marea nella città di Venezia ed isola d'Ischia pel Novembre 1891. — Æüéferutt G. La pesca ed il commercio del corallo in Italia (D. L. M.). La pesca del tonno in Sicilia e Sardegna (D. L. M.) = Allodi R. L’Ostricultura e Mitilicultura in Francia (D. L. M.) — Compte Rendu algologique par M. E. De Wildzman (Ouvrages des MM. Haryey- Gibson, Murray G., Foslie, Goroschankin, Golenkin M.. Maule Herbert Ri- chardes, Deniega, Valerian, Stockmayer, S. Reinbold Th.). Redaktion und Exp edition des Neptunia: S. Samuele 3422, Venezia À Järblicher Subscriptionspreis : | für Italien 20 L., für das Auslard (Weltpostverein) 25 L. Poi la | Aglaozonia reptans (Cronan) Küfz. (179) Bi Anabaena Sicula Borzì (193) |» Borzia trilocularis Can. (194) — Caulerpa prolifera (Forsk.) Zamour (181) tag Cladostephus verticillatus (Zightf.) Ag. (178) af Ceramium ciliatum (Es) Duel. (151) Chaetomorpha fibrosa X%fz. (185) da - Chaetophora tubercolosa (Roth.) Hook (187). ——Cladophora callotrix Az. (188) ‘. Cladophora Echinus (Bas) Kütz (189) ba Cladophora fracta (Dilw.) Kütz (190) - Cladophora pectinata Zanard? (187) - Cystoseira abrotanifolia Stack.) Ag. (173) Cystoseira amentacea Bory 1174: Cystoseira barbata (Good ef Wood.) Ag. (175) Cystoseira crinita (Desfont.) Duby (176) Derbesia tenuissima {De Nof.) Crouan. — Dudresnaya Coccinea Ag. (193) ‘Gracilaria coufervoides (Z.) Grev. (161) Laurencia papillosa (Forsk) Grev. (164) Lemanea torulosa (Rolk.) Ag. (170) Liagora ceranoides Lamour. (163) Litophyllum cristatum Meneg. (168) 1 Lomentaria articulata Grev. var. linearis (158) Lomentaria parvula Œaëll. (157) {| Lyngbya dictyothrix Gomont (195) (183) ia La pubblicazione della Phycotheca Italica, interrotta di a i | per cause indipendenti affatto dalla mia volontà, viene ora ripresa con | questo fascicolo che completa la prima parte (spedita sino dal 1888 È | agli associati) della centuria seconda. | À D'ora in poi questa Collezione di Alghe Italiane Es | regolarmente ripresa pubblicandosene almeno un fascicolo CH À | numeri) ogni anno. © PHYCOTHRCA ITALICA: | COLLEZIONE DI ALGHE ITALIANE BSSIO di À Fascicolo IV (N. 151-200) ca PUBBLICATO DAL Dott. D. | LEVI-MORENOS COLLABORATORI Fa Prof. G. ARCANGELI (Pisa) — Prof. BaLsamo F. (Napoli) at. Pro Bora (Messina) — D." À. Caramenti (Chioggia) — Prof. A. Pic . (Genova) — I. StrarroreLLo (Porto Maurizio) — VINASSA DE R | (Pisa). — ZanaRDINI «Reliquie Zanardiniane ». nei ——Callithammion Thuyoides (Zngl bof) Ag: (152) Prezzo d’abbonamento per ogni fascicolo L. ®9. Nitophyilut punctatum (Stachi.) ) Poni Peysonellia Squamaria Decne. var. rose: Phormium subtilissimum Æabk. (196) Ploccamium coccineum Zyngb. (155) = Polysiphonia fruticulosa {Ww}f.) Spr. (166 Polysipbonia collabens var. platyspira Ardéss.(M Porphyra leucostica Zhur. var. minor? (P. i nor Zanard.) (169) pn de Rbisophyllis Squamariae X%éz. (160) Rhodymenia palmetta Greo. (156) Rytiphloea pinastroides Ag. (167) Sargassum Hornschuchii Ag. (171} - Sargassum linifolium (Turn.) Ag. an Scytonema mirabile Bornet (198) sa Schizothrix arenaria Gomont (197) °° E Sphacelaria scoparia (Zin.) Zyngb. (199) x Spirogyra tenuissima (Æ/assall) Kuetz. a CES - Spirulina Jabyrinthiformis Meneg. (200) — TT Spirulina subtilissima Ki/z. (199) Spyridia filamentosa Wx/f. (154) | Trentepholia odorata (Zyngb.\ Wattr. 91) We Ulva Enteromorpha Ze Jol. var. lanceolata (Z Ardiss (192) Lo Re Valonia utricularis (Rotà.) Ag. (184) 0° Vaucheria dichotoma (Dr7/#».) TAR forma marina Hawck (182). ve ha à 4 Che x 4 à ne a ani 77. or