BIBLIOTECA DI SCIENZE ECONOMICHE M. 2 GIUSEPPE PRATO La terra ai contadini o la terra agli impiegati? \,F'TE/ HD 675 P73 i1?*9 _ Fratelli Treves, Editori e. 1 ! ROBA __, Presented to the LIBRARY ofthe UNIVERSITY OF TORONTO from the estate of GIORGIO BANDINI LA TERRA AI CONTADINI O LA TERRA AGLI IMPIEGATI? DEL MEDESIMO AUTORE: Gli orientamenti dell'economia italiana dopo la guerra L. 1 50 BIBLIOTECA DI SCIENZE ECONOMICHE GIUSEPPE PRATO La terra ai contadini o la terra agli impiegati? \FT-E/ * •»* MILANO Fratelli Treves, Editori FBOPBIBTA LBTTBBABIA. I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi, compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda. Milano - Tip. Treves. AVVERTENZA. Da quando questo scritto uscì, in più succinta veste, su la Riforma sociale (gennaio 1919), la corrente politico-eco- nomica di cui esso tratta si è venuta in- tensificando, fino a culminare nelle vio- lente manifestazioni del congresso dei la- voratori della terra di Bologna, a cui fanno riscontro voti e mozioni di si- gnificato sostanzialmente non dissimile emessi da organi e convegni di tenden- ze, per altri aspetti, diverse. In senso opposto intanto all' accen- tuarsi del rumoroso movimento, la logica sovrana delle cose ha recato in questi mesi un nuovo, formidabile contributo di argomenti positivi all'ordine di idee a cui si ispira il nostro commento criti- co ; consumando da un lato la bancarotta finale della gestione burocratica bellica — Vili — nei riguardi della produzione agraria e degli approvvigionamenti, e facendoci as- sistere dall'altro alla distruzione spon- tanea del comunismo fondiario vecchio e nuovo proprio nei paesi da cui parti il grido della «terra ai contadini», e dove le masse del proletariato campagli nolo dispongon per ora del più illimitato potere. Del sempre più stridente paradosso emergente da codesto complesso di feno- meni cercai di porre in luce il significa- to e le cause, largamente aumentando la documentazione dello studio, e al tempo stesso liberandolo delle parti superi! uè. La rispondenza, perfetta dei l'alti ulte- riormente avvenuti e constatati con le previsioni suggerite dal primo delincarsi del movimento aggiunge, s'io non erro, alle conclusioni d'allora qualche valore. luglio 1919. La terra ai contadini o la terra agli impiegati? La fortuna d'una frase. . Sono proprie dei paesi di scarsa col- tura e di difettosa educazione economica le improvvise esaltazioni per le frasi a effetto semplicistiche, l'eco delle quali loro giunge non di rado dopo che altro- ve buon senso ed esperienza concorsero a consumarne il fallimento. Ne derivta che spesso la ripercussione si limita ad una innocua quanto evanescente risonan- za. Ma avviene pure più d'una volta che, da questa fase soltanto fastidiosa, la cor- rente tenda a concretarsi, dando luogo a qualcuno dei fenomeni dannosi che già il Ruskin ravvisava nel potere suggesti- vo illusorio di certi malefici aggruppa- Prato. La terra. 1 — 2 — menti di parole. Il che specialmente av- viene, come testé rilevava un arguto scrit- tore inglese, in tempi di guerra o di altre assorbenti calamità, quando la gente, di- stratta da maggiori cure, non ha tempo di difendere il proprio cervello, già diso- rientato nel perenne orgasmo, dai gas asfissianti intellettuali lanciati ad insi- diarlo. Ciò si osserva da due anni, in Italia, rispetto alla formula: la terra ai conta- dini. Se fosse Alessandro Schiavi a dar la spinta alla sua voga improvvisa, divul- gando, un po' ad usuni delphini, i ter- mini del problema agrario russo alla vi- gilia della catastrofe rivoluzionaria, x) non oserei asserire. Certo è che un sen- so di mimetismo grossolanamente empi- rico verso le analogie solamente superfi- ciali di quel mal noto fenomeno entrò per buona parte nella fortuna dell'orecchia- bile ritornello, altrettanto pieno di miste- x) Cfr. La fame di terra dei contadini russi, Mi- lano, 1917. — 3 — riose lusinghe, quanto ambiguo e povero di positivo contenuto. Pochi ne esistono infatti che includano una più arbitraria varietà di significati, secondo gli scopi e le tendenze di chi lo adopera. E lo ha assai bene mostrato il C arano Donvito, scomponendolo ed il- lustrandolo in tutta la gamma di inter- pretazioni a cui può dar luogo, da quello della totale collettivizzazione dei suolo, al favoreggiamento dei suo ripartito tra- passo a mani dei coltivatori. x) Nell'orma! non breve lasso di tempo, però, da quando il vago concetto venne lanciato come una delle piattaforme dello spettacoloso programma post-bellico, la *) Cfr. Il motivo eterno della " terra „ in " Giornale degli economisti e rivista di statistica,,, agosto, 1918; e La terra ai contadini, in " Hnmanitas „, 1918, nn. 1-4. Sugli effetti psicologici della formula, che defluisce cri- minosa, cfr. G. Marchi, "Addio, borghesia! „ in Volontà, 31 maggio 1919. Con giovanile vivacità inveisce pure con- tro " l'enfasi di linguaggio e l'imprecisione di idee „ in noi congenite, onde rigermo?lian perennemente simili "frutti di semplicismo analfabeta „, G. Fortunato, in prefazione a A. Azimontj, Il Mezzogiorno agrario qual è, Bari, 1919, p. 8 e segg. — 4 — primitiva indeterminatezza si è venuta polarizzando intorno ad un certo numero di proposte concrete, di cui taluna espres- sa anche in disegni di Leggi, ed in schernii di annunciati decreti. Una vasta lettera- tura poi, di forma e d'indole varie. De è, per naturale riflesso, scaturita. Come portata e come sintomo, se non come va- lore intrinseco, gli uni e l'altra suggeri- scono qualche commento men frettoloso di quelli, troppo esclusivamente politici, a cui diedero luogo fin qui. I! disegno di legge sugli usi civici e le basi storiche del regime fondiario comunistico. Documento che potrebbesi chiamar centrale della controversia divampata in- torno al tema è lo schema di legge for- mulato da una commissione ministeriale presieduta dal senatore Mortara, *) a pa- cifica disciplina, fu detto, dell'annosa e x) Cfr. Atti della Commissione per la riforma della legge sugli tisi civici e sull'ordinamento dei domini col- lettivi. Relazione del pres. sen. L. Mortara, Roma, 1918. — 5 — litigiosa questione degli usi civici e dei domini collettivi, in realtà per trarne oc- casione ad un'assai più radicale riforma agraria, di scopi e d'indole conformi alle manifestazioni partigiane che da qualche anno mantengono intorno a quello speci- fico problema un'artificiale agitazione. x) Del che basta a persuaderci il riassunto sommario delle linee fondamentali del progetto, da una provvida indiscrezione giornalistica2) divulgato qualche settima- na prima che forse non desiderassero i suoi eminenti autori. Constatata invero la convenienza di so- stituire il principio della obbligatorietà a quello della libertà nell'affrancazione dei tradizionali diritti di condominio, e scelto per effettuarlo il sistema del- la divisione fra il dominus e la po- polazione agricola titolare dell'uso (se- a) Sintomi della tendenza a sfruttare la questione degli usi civici per scopi di portata ben diversa già rilevavo a proposito delle significanti riunioni che ebbero luogo nell'autunno 1916. Cfr. I redentori delle terre incolte, in " Riforma sociale „, 1917, nn. 1-2. 2) Cfr. Idea nazionale, 24 marzo 1918, - 0 - cóncio una misura che varia <•<)! variare dell'importanza e gravità della Limitazio- ne della proprietà . il disegno procede itila costituzióne legale di codesta popola- zione in «associazione comunale di agri- coltura», di tipo fisso ed uniforme. Alla medesima attribuisce poi, oltre i b Ini delle preesistenti associazioni agrarie, co- munanze, partecipanze, anche i seguenti, da assegnarsi «gradatamente, quando i bisogni della popolazione agricola lo ri- chiedano» : a) terreni che in qualsiasi tempo siano stati soggetti all'esercizio di usi civici principali, anche se ne sia av- venuta l'affrancazione, semprechè non siano stati apportati miglioramenti agrari o fondiari...; b) i terreni patrimoniali dello Stato, del comune. e della frazione, salvo che abbiano una speciale destina- zione di pubblico interesse; e) i terreni appartenenti ad opere pie, ad enti equi- parati ad istituti di beneficenza, e ad istituti ecclesiastici conservati; d) i la- tifondi non migliorati, o porzione dei medesimi di proprietà dei privali (ai — 7 — quali si assegna in corrispettivo un 'ca- none annuo commisurato al reddito me- dio del decennio 1900-910). La proprietà comune così costituita diviene inaliena- bile e non ipotecabile, di regola, e si am- ministra dalle associazioni sotto la vigi- lanza, il controllo e la tutela di un ispet- torato delle terre pubbliche, da crearsi presso il ministero di agricoltura. La di- rezione tecnica dei domini collettivi è af- fidata a un direttore, nominato dall'ente e, in mancanza, dal ministero. Quanto al godimento dei terreni, se son boschi o pa- scoli rimangono in uso comune dei con- sociati ; se coltivabili, vengono assegnati a miglioria agli utenti capi famiglia, die- tro equo corrispettivo. Fondi di impianto e di esercizio fornisce una cassa di credito (sezione autonoma dell'Istituto nazionale di credito per la cooperazione, con capi- tale iniziale formato da contributi di enti vari e dello Stato), a un tasso non supe- riore al 4,50 per 100, pagando lo Stato l'eventuale differenza tra il saggio fisso e quello di mercato, e anticipando le an- - 8 - nualità agli istillili sovventori in caso di disavanzo. Su tutto presieder;"! equamen- te, a guisa di magistratura speciale, la giunta d'arbitri di ciascuna delle Provin- cie contemplate (ex-Pontificie, Grosseto. Modena e Parma), incaricata di regolare sollecitamente ogni difficoltà nascente nella pronta esecuzione della legge; sal- vo il ricorso ad una giunta centrale, eret- ta in Roma, e, per sole violazioni di legge, alla suprema cassazione. Vari possono essere i pareri circa il va- lore e l'opportunità dei provvedimenti escogitali ; ma concorde è l'impressione trattarsi, anziché di norme regolamenta- trici degli usi civici, d'un tentativo di sov- vertimento del regime di proprietà del suolo, al quale la provvisoria limitazione territoriale nulla toglie della portata idea- le e pratica a cui esclusivamente mira- rono i suoi ispiratori. Onde spiegasi l'in- surrezione decisa provocata dal confes- sato piano di esecuzione dittatoria, lNi e a) La preannuncio imprudentemente il sottosegretario Valenzani in un comizio popolare a Mantova, il 10 marzo - 9 - l'ardore di discussioni che continuò, dopo che questo fu sventato, in attesa della de- cisione parlamentare, finalmente guaren- tita. Fra le requisitorie rivendicatrici della correttezza costituzionale e denuncianti la sostanza intenzionale della premedi- tata offesa che si intendeva recarle, elo- quentissima fu quella di Gian Francesco Guerrazzi, x) acuta e penetrante quella 1918. E non mancarono allora dei funzionari che ardi- rono dichiarare volersi l'immediata e "luogotenenziale,, approvazione del disegno perchè si era certi che il par- lamento non l'avrebbe mai accolto ; mentrechè, ove le terre fossero già passate a mani dei contadini, ben avrebbe dovuto adattarsi al fatto compiuto, per tema di peggio. Cfr. Gazzetta di Torino, 16 marzo 1918. L'au- dacia del colpo di mano parve però eccessiva perfino ad un pubblico generalmente apatico, piegato da anni al regime dittatorio e, nella trepida ora, assorbito da pre- occupazioni ben più vitali. E la voce imperiosa di pa- recchi imponenti congressi, avvalorata dal mònito di personalità autorevoli, persuasero il presidente del con- siglio e il ministro dell'agricoltura a riconoscere che un progetto di legge inteso a tracciar le direttive della fu- tura politica economico-sociale, tanto profondamente in- novando i canoni del diritto privato, non deve prodito- riamente sottrarsi alla volontà sovrana del parlamento. 1> Cfr. Una legge agraria sbagliata: Intorno agli usi civici ed ai domini collettivi, in " La terra „, n, 4, -io- di Tomaso Giordani;1) illustratori en- trambi delle perniciose conseguenze pra- tiche che la Logica del sistema non man- cherebbe di recare a breve scadenza. L'antieconomicità del piano; la sua or- ganica discordanza dalle nonne del pro- gresso tecnico; i pericoli sociali a cui conducono i suoi postulati ; il contrasto della sua giacobina uniforme rigidità con l'aspetto vario del mutevole ambiente non potevan trovare espositori più effi- caci, od esprimersi in argomenti e rilievi più suggestivi. Né in queste né in altre Critiche però vidi comunque accennato al motivo essenziale, che solo, a parer mio, potè indurre un consesso di sì eminenti persone ad astrarre tanto completamente dalla ragion pratica nell' architettare le linee delle loro audacie riformatrici ; . e cioè a quel peculiare orientamento, a quella conformazione o deformazione ar- tificiale della mentalità a cui, ove ecceda certi limiti ed assuma determinati atteg- J) Cfr. Sullo schema di legge che riforma gli usi civici, in " Economista „, xlv, 2303, - 11 — giamenti, vorrei dare il nome di supersti- zione giuridica in antitesi alla concezio- ne economica della vita. Anni addietro, durante la battaglia per il monopolio assicurativo, il dissidio fra le due tendenze intellettuali emerse net- tissimo, quando alla condanna quasi una- nime degli economisti si contrappose la difesa apologetica dei «giuristi dell'impe- ratore». Ma il fenomeno si ripete fre- quente, fatale essendo la divergenza di due processi logici, uno dei quali muove da criteri naturalistici di convenienza spe- rimentale, l'altro da fòrmule dottrinarie filosofiche, che una sapiente dialettica riesce a torcere nelle più impensate illa- zioni, allorché lo richieda l'opportunità politica espressa nella fonte unica del di- ritto positivo, la volontà sovrana del le- gislatore. * Nel caso che ci occupa il substrato spi- rituale onde la dibattuta proposta riceve il contenuto si rivela, meglio che nella sua schematica enunciazione, nel com- plesso degli studi che lo prepararono e — 12 — lo accompagnarono, non meno che negli argomenti dei suoi difensori. Ed è pel campo storico particolarmente che riesce agevole scorgerne le traccie, ivi risultan- do più visibile l'azione dei preconcetti o delie restrizioni unilaterali sul senso di obbiettività sintetica ispiratrice di equi- librati giudizi. Indice e documento significantissimo ci si offre a tal riguardo in un volume, imponente di mole, consacrato, or son pochi mesi, all'arduo tema da un labo- rioso ricercatore, e autorevolmente pre- sentato, quasi a guisa di preludio scien- tifico dell'atteso progetto, le incriminate direttive del quale dovrebbero trarre dalla minuta analisi delle derivazioni storiche le basi di un'inconfutabile riven- dicazione. *) x) Cfr. Avv. Giovanni Cubis, Usi civici, proprietà col- lettive e latifondi nell'Italia centrale e nell'Emilia, con riferimento ai demani comunali del Mezzogiorno. Na- poli, 1917. " Il libro del C. — scrive, preludendovi, il prof. Salvioli — spiana la via al magistrato ed al legi- slatore per la grave materia. Vi sono ancora quelli che nutrono pregiudizi sopra l'utilità della storia e ritengono - 13 - Impostata in tali termini la dimostra- zione non potrebbe invero risultare più convincente. È con grande interesse e con ammirazione sincera che si segue l'egregio studioso nella magistrale rasse- gna critica con cui illustra, in consuetu- dini, leggi, istituti remotissijmi, le scatu- rigini prime delle pretese e contese pre- senti, e ne segue lo svolgersi ed il modi- ficarsi incessante, attraverso venti secoli di storia, sotto la combinata azione di fattori politici, sociali, economici, fino alla fase presente, da lui considerata sa- piente e provvido ritorno allo spirito del poco concludente il lavoro paziente dell'erudito. Spesso anche quell'indagine che sembrava più lontana da una finalità pratica può trovare colui che sa sottoporla a spe- ciali fini e condurla là dove meno sembrava destinata. Ora, in parte col sussidio di ricerche altrui e in parte colle proprie, il C. ha reso questo segnalato servizio agli studi storico-giuridici, di mostrare la loro utilità. Poiché la maggior parte degli istituti giuridici hanno radici nel passato, ben lo storico del diritto può sceverare le scorie da ciò che è vivo, e congiungere questo coi fatti e le esigenze del presente: quando egli riesce a trarre dal passato utili ammaestramenti, la sua opera acquista il più puro carattere di modernità; egli collabora alla for- mazione del presente meglio di qualunque altro. „ — 14 — diritto originario, di cui ascrive alla tra- dizione italica il inerito e l'indole caral terislica. O io ini inganno però, o alla magnifica indagine di l'atti e di concetti giuridici non va sempre compagno l'intuito del senso economico che, penetrandone il substrato, conduca a rettamente interpre- tarli. L'aver dimostrato che la proprietà collettiva del suolo in parecchie regioni della penisola si richiama, non ad impor- tazioni ed imposizioni germanistiche, ma a spontanee ed antichissime creazioni autoctone, la essenza delle quali si tra- manda di epoca in epoca a norma delle circostanze d'ambiente, e l'aver dottamen- te illustrata la infinita graduazione di tali insensibili e spesso dissimulati trapassi, non avrebbe, per verità, gran valore (agli scopi pratici che l'autore si propone (p. xxvi)) di fronte a chi obbiettasse che nella secolare, progressiva eliminazione di quel tipo di possesso, l'esteriore par- venza giuridica non è che l'espressione formale di forze economiche, talora tan- — 15 — to men visibili quanto più efficacemente determinatrici. Eppure bastano larga- mente i fatti addotti dal chiaro autore per indicare i caratteri positivi di un'e- voluzione rispondente, nelle sue grandi linee, a ragioni ben più profonde che non sia la volontà di un legislatore, strumen- to di un momentaneo prevalere di classi. Nelle colonie romane, egli ci dice, Yhere- diuni si estende a danno della porzione collettiva, a mano a mano che lo scopo economico soverchia il militare (p. 40) ; nel basso impero l'ipertrofico dilatarsi del latifondo, onde scaturiranno parec- chie manifestazioni di godimento promi- scuo (p. 69 e seg.), avviene in correla- zione alla grande crisi economica ed al funesto asservimento dell'individuo allo stato (p. 59; ; ed è in tale ambiente che sorge e si afferma il concetto del «diritto al lavoro», pretta emanazione della co- scienza giuridica romana dei tempi della peggior decadenza (p. 74), e prevalente sull'idea di proprietà nella consuetudi- naria tradizione barbarica (p. 126). Là — 16 — dove però, e non appena L'attività e l'ini- ziativa privata rinascono, ecco sviluppar- si, dal virtuale condominio del latifondo^ forme di possesso singolo, promosse dalla necessità economica, a rimedio della ste- rilità del primo, e conservate ed eslese, per la riconosciuta produttività loro, fin- ché la legge consacra il fatto spontaneo consolidando i diritti acquisiti (p. 75 e seg.). Il quale fenomeno (la pratica del jus colendi), rispondendo ad esigenze eco- nomico-agrarie di comune e generale con- venienza, trae dal consenso delle parti interessate la sua massima forza espan- siva (p. 79). A mano a mano quindi che si attenuano le circostanze per le quali, negli ultimi secoli dell'impero e durante le invasioni, la natura selvaggia aveva preso il sopravvento sull'agricoltura, co- stringendo i proprietari a ridursi nella parte più produttiva delle loro terre, ab- bandonandone il resto al libero uso degli abitanti (p. 194 e seg.), la tendenza alla delimitazione e stabilizzazione dei pos- sessi si accentua, manifestandosi persi- — 17 — no in brani delle leggi visigotiche (p. 223 e seg.), per esplicarsi presto vigorosa- mente nella ricca serie di contratti agrari (enfiteusi, precaria, livello), mercè cui la proprietà privata, in l'orma più o meno completa e perfetta, si afferma e si svi- luppa sulla lenta decomposizione della feudale (pp. 263, 317 e seg.). La vittoria dei comuni sopra il feuda- lismo, trionfo d'una economia di progres- so e di scambio sull'immobilismo a base di produzione autarchica del secondo (p. 133), si esprime in rivendicazioni di franchigie delle varie specie di proprietà private (pp. 441 e seg.). E le lotte stesse fra città e comunità rurali per i beni col- lettivi (pp. 500 e seg.), come la generale tendenza a sottrarli al godimento promi- scuo demanializzandoli e regolandone lo sfruttamento (pp. 491 e seg.), confermano la incompatibilità di simili usanze con un'economia di più larghi contatti e possi- bilità, quale le democrazie industriali ur- banistiche venivano attuando. Sono, in- fatti, ragioni tecniche di buon governo Prato. La terra. 2 - 18 — agrario (incile che introducono negli sta- tuti, così comunali che rendali, dell ultimo medioevo e del rinascimento limila/ioni frequentissime agli usi cìvici diretti, a tutela di più fruttifere culture (pp. 513 e seg.) ; nò altro motivo hanno le prime bandite o chiusure, costituite allo sco] conciliare l'esercizio delle usanze tradizio- nali coi nuovi bisogni della perfezionata produzione (pp. 516, 621, ecc.). Fenome- no che procede correlativamente, se non dovunque sincronamente, alla trasforma- zione delle possessiones precarie in allo- dii, a guisa di combinato effetto del movi- mento di emancipazione economico-giu- ridica che chiude l'età di mezzo (pp. 620, 624 e seg.). Ed il dissolversi del latifon- do come unità politico-sociale trova nella spontanea azione disgregatrice di neces- sità economiche impellenti il più effica- ce propulsore (pp. 813 e seg.). Ogni pal- mo di terreno privatamente appropriato significa, in questo periodo, un colpo di piccone nell'edifizio della vecchia strut- tura sociale, ma costituisce in pari tempo — 19 — una porzione di ricchezza bonificata, in- tensificata, valorizzata (pp. 815 e seg.). Il che trova una sanzione definitiva nelle riforme legislative del secolo XVIII, pre- ludio alle codificazioni del XIX! le une e le altre ri afferai afri ci della superiori- tà civile del concetto di proprietà quirita- ria, per argomenti sperimentali più assai che in ossequio a formule dottrinarie o filosofiche (pp. 720., 738, 763 e seg., ecc.). Tanto è vero che perfino i papi, conser- vatori fino ad allora dell'integrale siste- ma fondiario latifonclistico del basso im- pero (pp. 152, 154 e seg., ecc.), devono pensar a limitare il collettivismo agrario, ostacolo allo spirito d'iniziativa e denun- ciato come causa d'inferiorità economica pei loro domini (pp. 738, 763 e seg.). Nulla di più pericoloso che il tentati- vo di formular leggi storiche assolute in base a serie, anche numerosissime, di ri- lievi episodici. Mi sembra però che il complesso di quelli spigolati attraverso l'opera del Curis — che d'altronde vi ac- cenna spesso soltanto incidentalmente e - 520 - quasi inavvertitamente proverebbi mài, proprio il contrario «li quanto il loro riferitore ha in animo di dedurne, o io mi inganno invero, o è evidente che, ove una uniformità si sprigioni da tanta e si varia congerie di fatti per altro aspi ito profondamente diversi, questa consiste nella coincidenza costante Tra dominio collettivo del suolo e periodo di d (ca- dimento, di stasi, di barbarie, da un lato, e fra graduale perfezionarsi dell'appro- priazione privata, più o men totale, ed epoche di risveglio sociale, di progresso economico e demografico, di incremento produttivo, di miglioramento tecnico, dal- l'altro. Da ciò ad inferire che simile con- trapposto sia, in ogni tempo ed ambiente, necessario e fatale, e che l'accostamento dei termini equivalga ad mia legge di cau- salità evidentemente ci corre. Certo è però che questo e non altro rimane il nucleo del problema, alla soluzione del quale le buone ricerche del Curis recano contributo pregevole, anche se in senso contrario a ciò ch'egli si propose. — 21 — Ricercare, infatti, le basi di legittimità di un istituto essenzialmente economico nella continuità e nella coerenza formale della secolare sua evoluzione giuridica è, a parer mio, feticismo dottrinario o sofi- sma dialettico non diverso da quello mer- cè il quale si giustificarono fino a ieri, nel campo pubblico non meno che nel privato, i titoli di dominio e di privilegio del sistema feudalistico. Concetti di uti- lità e non squisitezza di formule verbali offrono, in simili materie, il solo plausi- bile criterio di non arbitrario giudizio. E, come non valse a conservare ai nobili ed al clero le secolari immunità e supre- mazie terriere l'autorità immemorabile delle più autentiche e venerande perga- mene di concessione, allorché il prorotaf- pere d'una vita economica diversamente orientata trovò dannoso ostacolo nella perduranza della manonnorta e del fide- commesso, così è vano invocare, con ar- gomenti sostanzialmente non dissimili, il ripristino di altri istituti del passato, quando essi contraddicano ai postulati - \>2 — d'un utilitario positivismo sociale modera Suo. La storia è pieua di episodi «li vero furio legale provocati da un impellente bisogno econojmico generale e perciò ri- conosciuti, a qualche distanza dì tempo, come indiscutibili tappe di progresso. Ina- sta confrontare le esasperate denunzie dei contemporanei contro le male arti usate dai politicanti speculatori della re- pubblica cisalpina per assorgere a di- gnità e funzione di doviziosa borghesi a fondiaria, con gli ammirativi encomi tri- butati al rifiorimento agricolo del paese dagli scrittori di cinquantanni dopo x) per persuaderci della divergenza profonda che spesso intercede fra il concetto del vantaggio sociale ed il formalismo intran- sigente di immutabili diritti acquisiti. E *) Cfr. A. Ottolini, La seconda Repubblica Cisal- pina, in " Nuova rivista storica „, II, 3, 4. Già d'al- tronde, durante il regno italico, si avvertiva, per chiari segni, l'incremento dato all'agricoltura dalla avvenuta circolazione dei possessi. Cfr. G. Pecchio, Saggio sto- rico sulla amministrazione finanziaria dell' ex-regno d'Italia dal 1802 al 1814, Torino, 1S52, pag. 90 e segg. — 23 — discutere siù tipi di proprietà prescin- dendo dall'efficacia loro sullo incremen- to della produzione significa ripetere l'er- rore unilaterale di cui porge un saggio caratteristico la classica opera di Eu- stel de Coulanges, nel suo tentativo si- stematico di richiamare all'esclusivo fat- tore religioso anche l'origine del libero dominio privato. x) Nota invece realisticamente il Pareto che codesto problema, per esser tolto al campo metafisico e recato nello speri- mentale-logico, deve venir studiato in base al grado di civile prosperità rag- giunto dai popoli che, nell'uno o nell'al- tro modo, lo risolsero. 2) Unica via evi- dentemente per liberare tale argomento di scienza e di pratica da tutta la lette- ratura declamatoria, amplificazione reto- rica fino all'iperbole grottesca del dog- matismo sentimentale di Montesquieu e x) Cfr. La cité antique, 22.° ed., Parigi, 1912, pag. 62 e segg. 2) Cfr. Trattato di sociologia generale, Firenze, 1916, v. I, p. 228. - '>4 - di Rousseau;1) non meno che dall'in- gombrante impalcatura di sopravvivenze giuridiche, i residui delle quali eserci- tano sulla percezione precisa ed attuale del fenomeno un'influenza deformatrice. Mettendoci da questo punto di vista esclusivo, e senza pretendere, ripeto, di enunciare leggi assolute ed immutabili, credo però riesca impossibile negare una singolarissima signjiicanza alle continue analogie che in epoche ed in paesi di- versi si riscontrano coi rilievi desunti per l'Italia dal sommario spoglio delle inda- gini del Curis. Ben note a lui avrebber dovuto essere, sopra ogni altre, le ma- gnifiche pagine in cui Guglielmo Roscher eruditamente descrive, con materiale trat- to da ogni tempo e paese, l'abbandono delle terre al godimento collettivo come esponente tipico di società barbariche e J) Un saggio caratteristico (almeno per la sua mole) di verbalismo inconcludente applicato alla soluzione di un problema eminentemente tecnico, trovasi nell'oramai vec- chio — e d'altronde meritamente dimenticato — volume di TJ. Vat/erian, Lotta pel diritto alla terra attraverso i principali sistemi politici, Eoma, 1878. — 25 — povere o decadentemente raffinate, dove una classe dominatrice ignorante e belli- cosa, o gaudente e cortigiana preferisce vivere dei canoni corrisposti dalle plebi coloniche ; e dipinge il graduale elimi- narsi di tale stato di cose mercè l'assegna- zione, stabilizzazione e trasmissione ere- ditaria dei possessi, a mano a mano che la vita economica e sociale s'emancipa, per cognizioni, per abiti, per contatti da quello stato di immobilismo semiselvag- gio. !) Ma allo studioso di un problema tanto dibattuto panni non sia lecito igno- rare i capitali contributi che ricerche più recenti han recalo alla tesi, poderosa- mente delineata dall'insigne maestro. Chi segua, per esempio, Enrico Sèe nelle sue diligenti ed acute esplorazioni della sto- ria fondiaria francese nell'età di mezzo 2) x) Cfr. Economia dell'agricoltura e delle materie pri me (ir. it.), in "Biblioteca dell'economista,,, s. :$.a, voi. L p. 697 e segg. 2) Cfr. Les classes rurales et le regime domanial en France au moyen àge, Parigi, 1901, pp. 490 e segg., 659 e segg. Una serie di fenomeni analoghi si osserva in Svezia, nel trapasso dalla comunità fondiaria al possesso — 26 — non può ;i meno di constatare che il con- dominio terriero per parte rli molti uten- ti, espressione spontanea di un'economia torpida e localizzata dalle barbariche condizioni di ambiente, cede e si decom- pone automaticamente, appena [^progres- so demografico, la sicurezza politica, il contatto con centri commerciali più at- tivi, la circolazione delle classi dominanti tende a moltiplicare i bisogni e ad in- frangere barriere e gerarchie dell'assetto medioevalistico. Sono ragioni economiche imperiose quelle che, a dispetto spesso d'una legislazione inversamente orienta- ta, tendono alla consolidazione dei primi possessi individuali costituiti sulla terra nobile a mezzo dei vari tipi di censi. *) Ed è noto fino a qual punto l'emancipa- particolare, correlativamente al moltiplicarsi della po- polazione, bisognosa di più abbondanti prodotti. Cfr. L. Beauchet, Histoire de la propriété fondere en Suède, Parigi, 1904, pp. 13 e segg. a) Cfr. C. Dareste de la Cha vanne, Histoire des classes agricoles en France, 2.a ed., Parigi, p. 282. Dal sec. XVII alla fine del XVIII la lotta contro i diritti d'uso promiscuo non fa cbe accentuarsi e termina dovunque " a benefizio — 27 — zione totale della piccola e media pro- prietà borghese e contadina ed il suo ra- pido dilatarsi nella liquidazione dei lati- fondi privilegiati contribuisca, parecchi secoli dopo, ad afforzare all'interno ed all'estero il regime repubblicano rivolu- zionario ed a propiziar le masse rurali al governo consacratore del primo Napo- leone. x) Non meno istruttiva riuscirebbe un'in- dagine sullo sviluppo di fenomeni ana- loghi in Germania, correlativamente alla rivolta anabattistica, il cui carattere e le cui conseguenze prevalentemente religio- se troppo hanno fatto dimenticare agli generale dell'agricoltura ed a danno particolare degli utenti „. Cfr. G. d'Avenel, Paysans et ouvriers depuis sept cents ans, 3.a ed., Parigi, 1907, p. 59. Col risveglio agricolo del sec. XVIII la resistenza ai dissodamenti, assai tenace per parte di molte popolazioni rurali, riceve un colpo mortale. Cfr. H. Sée, Lcs classes rurales en Bre- tagna du XVI,; siede à la Revolution, Parigi, 1906, pp. 208 e segg. *) Sui risultati economici e nodali di quella rivoluzione agraria, cfr. le esaurienti conclusioni di M. Marion, La venie des biens nationanx pendant la Revolution, avec étude speciale des ventes dans les départements de la Gironde et du Cher, Parigi, 1908, pp. 412 e segg. - K8 - storici il substrato economico, onde pro- rompeva L'insurrezione violenta delle ple- bi. Anche qui, in realtà, era il moltipli- carsi e L'arricchirsi delle popolazioni, particolarmente urbane, che, rompendo i quadri della torbida tstruttura feudale. rendeva l'alale la sottrazione delle terre ai melodi di godimento più sterili, gra- datamente operata, con la soppressione delle antiche usanze, dalla nobiltà e dal- l'alto clero assenteista. Nei dodici arti- coli formulati dai contadini a guisa di programma del primo moto anabattista del 1524, viene altamente rivendicato il diritto di possedere la terra. « I prati e i pascoli usurpati dai signori ritornino al comune!», intima minacciosamente l'art. 10.°. Ed è la bandiera con cui le masse agricole esasperate affrontano la spietata repressione, la quale, a chi non ne consideri la pura forma, ma ponga mente alle cause determinatrici ed alle conseguenze definitive, rappresenta l'ine- vitabile prevalere delle ragioni del pro- gresso economico contro le resistenze tra- — 29 — dizionalistiche e regressive d'indole co- munistica, primo terreno di propizia col- tura alla predicazione, in origine reazio- naria, della Riforma. x) In Inghilterra il parallelismo fra pro- gresso agricolo e distruzione della pro- prietà collettiva o vincolata si afferma anche più evidente, dal momento in cui si attenuano le condizioni ambientali ge- neratrici della «land community» dell'età di mezzo. Gli storici, gli economisti, i fi- lantropi che., da Fitzherbert a Nordau a Marx ed a Rogers, da Thomson a Oli- viero Goldsmith, ravvisarono nelle fami- gerate « inclosures » un reato di esosa ra- pacità capitalistica, non s'accorsero che, assai prima dei signori, e senza che il fatto sembrasse scandaloso a chicches- sia, i contadini stessi, che dovevan ben presto altamente protestare contro l'alle- gato arbitrio altrui, avevau reso omaggio per conto loro alle esigenze tecniche de- 2) Cfr. A. Puviani, Del sistema economico borghese in rapporto alla civiltà, Bologna, Zanichelli, 1883, pp. 90 e sego-. - 30 — terminatoci del fenomeno, sottraendo senza scrupoli alio sterilizzante uso co- mune quanta terra potevan coltivare sin- golarmente, onde la vituperata rivolu- zione iniziavasi per fallo spontaneo dei più sperimentalmente competenti.1) pi- guardo allo svolgimento ulteriore del grande trapasso le magnifiche indagini del Gonncr hanno recato alla superficia- lità dei tradizionali giudizi aprioristici un colpo decisivo. Confermano i suoi docu- menti che il discredito e il crescente ab- bandono del vecchio sistema precede, nella coscienza e nella pratica dei più in- teressati, l'avvento graduale del nuovo, il quale si opera sotto l'impero di circo- stanze agricole ed industriali incompati- bili con quella arcaica struttura. Le de- nunciate « usurpazioni », sebbene con no- !) Cfr. R. H. Tawnet, The agrarian problem in the sixteenth century, Londra, 1912, pp. 147 e segg. Il rilievo contrasta con l'asserto del Tomolo, che i beni aperti, trapassando in proprietà particolare, vennero usurpati esclusivamente dai signori e non dai piccoli coltivatori. Cfr. Trattato di economia politica. La produzione, Fi- renze, 1909, p. 216. - 31 - tevoli disparità locali, ed in forma e gra- do diverso secondo le epoche in cui si os- servano, determinano nel complesso un incremento e miglioramento di produ- zione, *) a cui non fan contrasto se non per eccezione gli allegati ed esageratis- simi inconvenienti demografici e sociali. Esse rappresentano la via laboriosa del- l'evoluzione secolare da un'agricoltura co- stituita in vista del consumo locale esclu- sivo dei suoi diretti partecipanti ad un'al- tra trasformata in fonte di ricchezza per la collettività intiera. 2) Carattere essen- x) Anche gli storici politici ascrivono a tale causa il totale cambiamento avvenuto, in due secoli, nell'aspetto rurale del paese. Cfr. Spencer Walpole, A history of Englancl from the conchtsion of the great ivar in 1885, Londra, 1890, p. l.a, p. 145. Si calcola che i raccolti medi, per acro, crebbero dell'80 % dal XVII al XVIII secolo. 2J Cfr. Common land and inclosure, Londra, 1912, pp. 306 e segg., 447. I 4000 e più atti del Parlamento che, dal 1710 al 1853, approvano altrettante inclosures, incominciano quasi tutti con la constatazione della im- possibilità di migliorare i fondi lasciati all'uso promiscuo. Cfr. N. G. Pikkson, Trattato di economia politica (tr. it.), Torino, 1905, voi. II, p. 443. Una definitiva dimostra- zione in questo senso dà H. Bradley in una recentissima monografia (The enclosure in England,Coluiìi\>ia, university - 32 ziale quest'ultimo già Dotato, col suo acu- to intuito sintetico, dai Nicholson, a pro- posito delle origini del movimento, ' e che si ripete dovunque le comunità ru- rali primitive entrano in concorrenza con Btudies, n.° 2, LXXX. New York, 1!M8). Il movimento delle cnclosures fu per lungo tempo spiegato coll'aumento dei prezzi della lana dovuto allo sviluppo dell'industria nei seooli XV e XVI, donde la convenienza dei landlords di concentrar l'uso della terra alla pastura, distogliendola dalla coltivazione d'altri prodotti. A questa ipotesi con- traddice però il fatto che il movimento proseguì ininter- rotto nel sec. XVII, mentre, fra il 1440 e il 1500 il prezzo della lana era ribassato. Rilevandolo il B. ricerca la spie- gazione nei fenomeni della produttività delle terre, che la lunga, secolare uniformità di coltivazione durante il regime del common field aveva esaurite, perchè il tem- poraneo coltivatore, non essendone proprietario perma- nente, aveva interesse a sfruttarle senza criterio; mentre il ritorno alla pastura rappresenta una provvida e ra- gionevole restaurazione del suolo. La tesi storica era già stata accennata, oltreché dal Gonner, dal Deuton, dal Gardiner, dal Simkhovitch, che ispirò il Bradley. Questi però ne diede una trattazione esauriente, ampiamente documentando con studi sui prezzi e sulle produttività comparative la decadenza economica disastrosa della pro- prietà comunistica e la spontaneità ed il vantaggio della sua eliminazione. J) Cfr. The relations of rents, ivages and profits in agriculture, and their hearing on rural depopulation, Londra, 1906, pp. 13 e segg. - 33 - organismi dotati di energie più progres- sive ed espansive. x) Tornando d'altronde all'Italia, vi tro- viamo riprodotto il problema, in termini non dissimili, nelle epoche e nelle regioni aventi analogie più o men pronunciate con quelle rilevate altrove. 2) Mi basti ri- *) Ad interessanti osservazioni si presterebbe, da questo punto di vista, la storia della decadenza della comunità di " marca „ germanica, col mutar delle condizioni cbe l'avevan originata. Cfr. U. Mazzola, La colonizzazione interna in Prussia, in " Annali d'agricoltura „, 1900, pp. 16 e seguenti. La distruzione dell'obera field system, promossa da varie leggi dal 1821 e specialmente dal 1850 in poi, rinnovò anche qui la fisionomia agricola del paese. Cfr. G. Schòmberg, Handbuch cler politischen Oekonomie, Tubinga, 1882, pp. 604 e segg. 2) Della coscienza che diffondevasi anche in Italia, agli inizi del sec. XIX, della convenienza sociale di deli- mitare e riservare rigorosamente i fondi è documento il saggio, allora assai reputato, di G. Armellini (Le leggi protettrici dell'agricoltura, ossia l'agricoltura considerata sotto il rapporto del diritto romano e delle Due Sicilie, 2.a ed., Teramo, 1837), dove la chiusura dei fondi rustici è rappresentata come fattore riconosciuto di progrediente civiltà, rilevandosi il singolare apprezzamento che ne deriva agli stabili ed il mutato aspetto che, poco dopo l'operazione, i medesimi presentano (pp. 93 e seguenti). Verso la stessa epoca C. Afan de Rivera insisteva sui Prato. La terra. 3 - 34 - | cordare la Larga agitazione a cui la fa- coltà di chiusura dei terreni, concessa dall'editto (5 ottobre 1820, diede luogo in Sardegna, regnanti Carlo Felice e Carlo Alberto, protraendosi assai olire la legge cavouriana del 15 aprile 1 N 5 1 ? abolitrice del comunismo di pascolo ed instauratrice del sistema della proprietà perfetta. La testimonianza autorevolissi- ma di Alberto della Marmora ci dice a quale profondo bisogno rispondessero delle provvidenze intese a favorire il pas- saggio dallo stadio pastorale all'agricolo propriamente detto ; ma riferisce in pari tempo le prime resistenze furiose dei mi- soneismi turbati e degli interessi offesi. l) Queste non disarmano allorché il codice danni recati all'agricoltura siciliana dai tenaci, ed ormai ingiustificati, diritti di condominio, la devastazione che ne derivava ai boschi, l'impedimento ad ogni fruttifera miglioria, e ne invocava la fine come di manifesto ana- cronismo. Cfr. Considerazioni su i mezzi da restituire il valore proprio ai doni che ha la natura largamente conceduti al regno delle Due Sicilie, Napoli, 1832, vv. II, pp. 75 e .segg.; ID, pp. 71 e segg. x) Cfr. Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825, Parigi, 1826, pp. 385 e segg. — 35 — albertino riconsacra ed accentua il libe- rale indirizzo, e trovano anche negli am- bienti intellettuali dell'isola dei ferventi difensori, *) sebbene i vantaggi economi- ci della riforma, là dove ebbe esecuzio- ne, non sian dubbi. 2) Oggi ancora il te- nace contrasto a quelle innovazioni non manca di apologisti, non meno unilate- rali (e spesso anche assai più avventati) del Curis nella considerazione esclusiva dell'aspetto giuridico del problema. 3) Riservandomi di illustrare più larga- mente l'interessante episodio, d) mi limito !) Fra gli altri G. B. Tu veri. Cfr. G. Solari, II pen- siero politico di G. B. Tuveri (Un monarcomaco sardo del sec. XIX), Cagliari, 1915, pp. 56, 102 e segg. 2) Cfr. C. Baudi di Vesme. Considerazioni politiche ed economiche sitila Sardegna, Torino, 1848, pp. 14 e segg., 29 e segg. 3) Tala P. Makica, nelle note illustrative all'Itinerario dell'Isola di Sardegna, del La Marmoka, da lui oppor- tunamente ripubblicato (v. I. Caserta, 1918, p. liv e se- guenti n.). L'opera utilissima riceverebbe singoiar pregio da un senso di obbiettività e sobrietà più scientifico nei continui richiami alle condizioni presenti. 4) In un volume di prossima pubblicazione, dal titolo : Dottrine e fatti economici alla vigilia del 1848. L'As- sociazione agraria subalpina e Camillo Cavour. 16 - ;id osservare che esso è assai istruttivo a doppio lilolo: come conferma per un verso dell'inibitorio ostacolo che la con- servazione della proprietà comune crea e mantiene al risveglio agricolo; e come documento per l'altro della poca efficacia in questo campo, così nell'uno come nel- l'altro senso, eli misure coercitive, che tentino di violentare, arrestando il mo- vimento o prematuramente accelerando- lo, il gioco spontaneo di forze ribelli a qual inique artificialità di compressione. Se invero esiste dimostrazione per la quale la controprova si presenti avvalo- rata di suggestivi 'argomenti, panni la nostra ne porga un caratteristico saggio. Troppo sarebbe agevole enumerare i casi frequentissimi in cui il procedimento in- verso a quello finora rilevato — e cioè il proposito di ripartire, per virtù di leg- ge, la terra fra numerosi possessori li- beri — incontrò mi insuccesso perfetta- mente paragonabile all'inutilità consta- tata di opporsi all'appropriazione priva- ta, allorché questa avvenga naturalmen- — 37 — te. *) Numerosi esempi ne offre, in par- ticolar modo, la storia di Roma, nella quale al fallimento degli sforzi fatti per diffondere con concessioni l'appodera- mento individuale subito dopo la guerra annibalica2) seguono a breve scadenza le illusioni non men vane dei Gracchi, frustrate sopratutto dalla difficoltà di tro- var cittadini disposti ed adatti all'agri- coltura;3) ostacolo nuovamente incontra- to, in forma sempre più proibitiva, dai diversi imperatori, nelle ripetute provvi- denze per allottare, colonizzare, render fruttifere le terre pubbliche;4) e risorto, x) Sfoggiare erudizione sarebbe, in questa materia più ebe in qualunque altra, facilissimo. Potremmo risalire fino agli insuccessi delle antichissime dinastie cinesi nei tentativi di riordinare, secondo piani di presunta utilità generale, la proprietà fondiaria, ripartita nel senso del maggior tornaconto economico da una serie di spontanei trapassi. Cfr. S. Cognetti de Martiis, Socialismo antico, Torino, 1889, pp. 313 e segg. 2) Cfr. E. Ciccotti, Le dèditi de Vesclavage antique (tr. fr.), Parigi, 1910, pp. 272 e segg. 3) Cfr. G. Pacchioni, Corso di diritto romano, v. I, 2.a ed., Torino, 1918, pp. 119. 4) Cfr. Curis, Usi civici, proprietà collettive e lati- fondi nell'Italia centrale e nell'Emilia, pp. 48, 74, 38 — in l'i i Lale M mi ,i ..,., versa, molti secoli dopo, allorché il verno di Giuseppe Bonaparte e di Murai dapprima,1) L'italiano ]>oi, si illusero di moltiplicare, con Ja ripartizione (tei de- mani la piccola proprietà nel Mezzogior- no;2) e quando, con metodi più scienti- ficamente sistematici, la Prussia si pro- pose parecchie volle lo stesso scopo dal 2) Cfr. L. Bianchini, Della storia delle finanze del re- gno di Napoli, 3." ed., Napoli, 1859, lib. VII, cap. 2°, § 1.°; R. Trifone, Feudi e demani; eversione della feudalità nelle provinole napoletane, Milano, 1909, pp. 366 e segg. 2) Cfr. A. Salandra, " Sai demani comunali nelle Pro- vincie del Mezzogiorno „, in Politica e legislazione, Bari, 1915. pp. 261 e seg. ; G. Valenti, "L'enfiteusi e la que- stione agraria,,, in Studi di politica agraria, Roma, 1914; e F. Aguet, La terra ai contadini. Il passato, il pre- sente e l'avvenire della proprietà in Italia, Roma, 1919, pp. 28 e segg, 59 e segg. La relazione Mortara qualifica anch'essa di " disastrosi „ i risultati di quella operazione (p. 12); l'esperienza della quale indusse ad abbandonare i sistemi dell'allottamento puro e semplice, sostituendoli, nelle speranze di nume- rosi progettisti, con più complesse operazioni di coloniz- zazione agraria di vario tipo (concessione di terre inte- grata da organizzazione del credito). Dal disegno Gri- maldi del 1887 a quello Pantano del 1906, rifuso ed esteso nel 1917 furono continue le proposte ispirate a tali criteri, sebbene con diversità notevolissime di esten- - 39 — 1835 al 1840. *) Consentendo in parte con Emilio de Laveleye nell' ammettere che la preferibilità da accordarsi alla pro- prietà privata sulla collettiva non è, economicamente parlando, assoluta, cia- scuna forma rispondendo a particolari esigenze di produzione e di ambiente, 2) Ghino Valenti ha affermata sopratutto una verità storica, che dai fatti or ricor- dati, tanto nell'imo che nell'altro senso, riceve indiscutibile conforto. Reazioni na- turali si sprigionano invero, in questo campo anche più prontamente e visibil- mente che in altri, da conati di violenza non consentanei al principio del torna- conto. E voler applicare al problema cri- teri di secolare prescrizione acquisitiva prescindenti dal concetto socialmente uti- sione e di metodi. Cfr. per un elenco analitico : B. Bro- schi, " Il credito per la colonizzazione interna „, in Ri- vista di scienza bancaria e di economia attuariale e commerciale, ottobre-dicembre 1918. 1) Cfr. Mazzola, La colonizzazione interna in Prussia, pp. 164 e seguenti. 2) Cfr. Principii di scienza economica, 3." ed., Firenze, 1918, v. II, pp. 410 e segg. — 40 — litario presente equivale a ripetere con intenti inversi, la superstizione del ca- rattere sacro » della proprietà privata del suolo, già denunciata e combattuta (l«i Stuart Alili, i) Titoli di legittimità in- violabile non esistono, per la [erra come per qualunque altra forma di ricchezza, se non in quanto L'espropriazione di di- ritti legalmente acquisiti comporti un in- dennizzo regolato dalia legge comune. Onde soltanto ad un accertamento di fatto può tendere vantaggiosamente una consultazione storica realmente ammae- stratrice: a stabilire, cioè, a quali stadi dell'evoluzione economica, a che postu- lati della pratica agronomica, a che li- vello di civiltà rispondano, nelle varie loro incarnazioni, le due forme in pre- senza, ed in qual modo e misura il vi- cendevole esperimento loro si ripercuota sul benessere sociale. Fuori che così si accumulano delle notizie erudite, a im- pressionante documentazione di un dot- l) Cfr, Principles of politicai economi/, II, 2, § 5 e segg. — 41 - to memoriale di parte, ma non si muove un passo verso le soluzioni obbiettive e positive che, in tema di tal portata, ab- biam dovere di proporci. L'inconsapevolezza di questa verità es- senziale traspare — s'io ben m'appongo — ad ogni passo delle argomentazioni sottili di cui s'intesse la relazione Mor- tara, monumento di virtuosità giuridica in difesa d'una tesi assai più politica che economica. L'ossequio all'autorità del fatto storico vi è, per un lato, così grande da far dero- gare al concetto della prescrizione comu- ne, dichiarando non estinti gli usi civici da tempo abbandonati, di cui si possa provare comunque l'esercizio entro i 100 od i 60 anni (secondo trattisi di lerrle feudali o no) anteriori alla legge. *) Poi- ché però, d'altro canto, la prova del fat- to riuscirebbe in molti casi costosa 'e J) Cfr. Relazione, p. 7 e segg., Disegno di legge, art. 6. Le leggi del 1888 e del 1894 avevano invece riconosciuto il valore delle mutazioni spontanee determinate dall'evo- luzione economica nei sistemi di godimento, dichiarando esistenti soltanto gli usi tuttora in esercizio. — 42 — malagevole per le vie ordinarie, si pensa bene di sopprimerne, a danno d'una sola parte, le guarenzie formali, adottando un sistema di prove testimoniali che, dato il numero, la comunanza d'interessi e l'organizzazione dei rivendicanti, deve tradursi, in pratica, nella pura e semplice ratifica di qualsiasi asserzione loro (p. ndo dal Consorzio nazionale (pare impossibile che quel povero gruzzolo continui a far gola a tanta gente!). Dovrebbe costituirsi un primo rapitale di 200 milioni, destinato ai più svariati scopi (allotta — 08 — nuòvamente altri piani violentemente spo- gliatoio; fra cui brilla per serena indi- pendenza da qualsiasi importuno presup- posto economico o tecnico quello offer- to da Liborio Granone alla conimissio- nissima del dopo-guerra, e consistente nel divieto a qualunque famiglia di possedere più di 100 ettari, e nella formazione, con le eccedenze incamerate, di un va- sto demanio nazionale, da affidarsi alle cooperative. x) Le quali, alla loro volta, entrano nel dibattilo, a mezzo del loro organo federale, invocando la creazione di un Ente nazionale del beni colici! ini di dimensioni più vaste, destinato a me- menti, bonifiche, costituzioni di borgate rurali, credito alle cooperative ed alle affittanze, collocamento della mano d'opera), il tutto a base di mutui semi-gratuiti (con la differenza di saggio a carico, naturalmente, dello stato), e con emissione di cartelle agrarie ipotecarie. a) Cfr. Commissione per lo studio dei provvedimenti oc- correnti al passaggio dallo stato di guerra a quello di pace, sez. XIII. " Proposte del commissario L. G. relative alla colonizzazione interna „. L'A. ha altrove confessato che soltanto considerazioni finanziarie lo distolgon da proporre per ora " la soluzione ideale „ dello stato uni- versale proprietario, a cui " si verrò fatalmente, grazie all'evolversi ineluttabile dei tempi e degli ordinamenti — 69 — cogliere, ; coi beni rurali pubblici e so- cializzati, gli immobili, gli stabilimenti, gli impianti industriali, i grandi mezzi di trasporto marittimi e terrestri», per sottrarli con l'inalienabilità definitiva a qualsiasi ritorno di appropriazione par- ticolare, di gruppi organizzati non meno che di persone. x) Si ispiran ad analoga, sebbene anche più farraginosa, megalo- mania le idee di Alberto Geremicca, so- gnante un grande Istituto agrario nazio- nale da formarsi coi contributi di tutti i proprietari e coloni (100 lire per et- taro, rappresentate da azioni fruttifere) ed investito del diritto di espropriare le sociali „. Cfr. Fattori e bisogni dell'economia siciliana, Girgenti, 1917, p. 83 e segg. Ma della sua preparazione economica a trattare così formidabili problemi può darci un'idea la sua premessa doversi ormai abbandonare " le fatue ideologie „ per "guardare la realtà „; la quale con- siste, fra l'altro, nel ritenere " fittizia e precaria „ la pro- sperità di un paese di cui le importazioni eccedano le espor- tazioni (p. 9). La vieta superstizione è implicitamente rinnegata nel più recente scritto: Ragion pura del libero scambio e ragion pratica del protezionismo, Palermo, 1919, il quale però si riduce all'apologia del più miope empi- rismo. r) Cfr. La cooperazione italiana, 11 ottobre 1918. - 70 - terre pubbliche e private mal coltivate, a prezzo ragguagliato alla rendita attuale, onde cederle alle università agrarie, gran- di e piccole affittanze con canone di am- mortamento, o convertirle in poderi-mo- dello eserciti direttamente. Compito del- l'istituto sarà pure di riscattare tutto il debito ipotecario gravante sui fondi con interesse superiore al 5 per 100. *) Né meno audacemente, nel recente Conve- gno di Ravenna dei lavoratori della ter- ra aderenti all'Unione del lavoro, Alce- ste De Ambris propone l'espropriazione totale, per ciarla in anfiteusi alle orga- nizzazioni, di tutte le terre non coltivate direttamente dal proprietario e dalla sua famiglia (ciò che automaticamente esclu- de da ogni contatto con l'agricoltura le forze direttive e consultive più intelligen- ti), con indennizzo in titoli nazionali rag- guagliato ai valore dei fondi prima della guerra. 2) È d'uopo convenire che, di fron- x) Cfr. Per V avvenire della vita economica italiana, Na- poli, 1918, p. 14 e segg. 2) Cfr. La terra, 20 giugno 1919. — 71 — te all'imperversare di fantasticaggini il cui dilettantismo anti-sperimentale inco- mincia a preoccupare perfino il Ciccot- ti, x) quasi si prova un senso di sollievo leggendo il voto del programma ufficiale socialista post-belìico per «l'avviamento alla socializzazione della terra mercè la formazione di un primo nucleo di de- manio collettivo, con le proprietà degli enti pubblici e opere pie e l'espropriazio- ne delle terre incolte o mal coltivate» ; 2) *) Cfr. " La terra a chi ha combattuto „, in I campi, 3 novembre 1918. 2) Il gruppo parlamentare socialista determinò meglio il suo pensiero nella mozione presentata alla camera il 29 novembre 1918: "La Camera, convinta che la terra debba venire concessa in uso ai coltivatori diretti oppor- tunamente assistiti e costituiti in associazioni, in guisa da evitare ingiusti e pericolosi monopoli, e che questo concetto debba avviarsi verso una graduale ma rapida realizzazione; riconosciuto che tutta la grande famiglia dei lavoratori della terra ha ben meritato del paese; in- vita il Governo ad istituire senza indugio in ogni pro- vincia, sulla base di una larga autonomia coordinata e disciplinata dal controllo centrale dello Stato, un Ente provinciale delle terre pubbliche, dal quale debbano es- sere amministrate le terre degli Enti autonomi locali, Opere pie comprese, del Demanio di Stato, di quelle che saranno espropriate perchè incolte o male coltivate, e — 72 — formuli! lontana se non altro (specie nei commenti che la accompagnano l) dalla sbrigativa disinvoltura di criteri con la quale la Confederazione del lavoro e. quel- la dei lavoratori della terra aprirono il fuoco, nel 1916, su siffatte questioni.21) finalmente delle terre che, comunque, potranno essere as- segnate a tale Ente. L'Ente provinciale comprenderà oltre i rappresentanti tecnici ed amministrativi, quelli dei coltivatori diretti della terra e quelli dei consuma- tori; l'Ente provinciale avrà facoltà di provocare la re- scissione, con indennizzo, dei contratti in corso, quando si tratti di terra affidata ad agricoltori non coltivatori. L' Ente provinciale eserciterà la tutela dei demani tecnici patrimoniali e collettivi ora concessi in uso dei coltiva- tori. Provvidenze tecniche e finanziarie saranno messe a disposizione degli Enti provinciali, ai quali dovrà di pre- ferenza concedersi la esecuzione di migliorie fondiarie ed agrarie „. *) Cfr. " Due mentalità, due programmi „, in Avanti! 20 aprile 1918; e particolarmente i pratici e sensati chia- rimenti di M. Samoggia in I canqn, 8 dicembre 1918, e in La Confederazione del lavoro, 1.° dicembre 1917, 1.° gennaio 1918. 2) Cfr. Phato, I redentori delle terre incolte. Le velleità leninistiche prevalse nel recente congresso di Bologna (13- 15 giugno 1919), dove si inneggiò a ben altro che al programma del gruppo parlamentare, autorizzan però a dubitare che lo sperimentale possibilismo di quel piano d'azione stia per essere abbandonato dal rumoroso estre- mismo ormai dominante nel partito. Il piano che vi svolse 73 Successi vecchi e nuovi della burocrazia agraria. I piani che ho sommariamente enu- merati — superflua sembrandomene una speciale analisi critica — hanno, fra le disparità accidentali, due caratteri ma- nifestamente comuni: l'esser stati elabo- rati da persone e da ambienti spesso com- pletamente estranei e digiuni di espe- rienza agronomica pratica, *) ed il pro- posito di sottrarre l'economia della terra Francesco Ciccotti, ma più assai i commenti con crii Y Avanti!, le Battaglie sindacali, ecc., ne sottolinearono il significato indicano abbondantemente l'indole che assume il movimento. Lo stesso on. Cabrini del resto preconizza prossimo l'estendersi generale del sistema dell'occupazione diretta e violenta, a cui inneggiano gli organi proletari incitando ad " abbattere l'avara siepe „ (cioè a compiere a ritroso, d'un sol colpo, il cammino progressivo dei se- coli). Come meravigliare se lo spirito di concorrenza po- litica spinga anche i cattolici a praticare e cercare giu- stificazioni all'invasione nella dottrina di San Tommaso? Cfr. La terra, 20 giugno 1919. l) La singolare competenza tecnica di uno dei più ru- morosi fra i firmatari di queste mozioni fu istruttiva- mente documentata da E. Azimonti, " Gli spropositi agri- coli di un deputato „, in Unità, VI, 6. — 74 — alla direzione responsabile degli inte- ressati, per affidarla, più o meno par- zialmente o mediatamente, all'arbitrio supremo di funzionari diseiplinalorì. Ispettori delle terre pubbliche, commis- sari e dirigenti teenici delle associazioni singole, approvati o nominati dal mi- nistro, della relazione Mortara; agenti rurali di stato, di Rusticus ; regolatori delle comunità agrarie, dell'oli. Drago ; determinator i delle terre espropriando ptr reddito insufficiente, del senatore Pul- lè ; funzionari requisitori e ripartitori, del progetto «prò combattenti» ; esecutori delle molteplici forme di intervento, del deputato Cotugno ; membri delle giunte provinciali tecniche, del prefetto Scelsi ; commissari regionali d' agricoltura e membri degli istituti agricoli sperimen- tali, di Liborio Granone; amministratori dell'Istituto nazionale dei beni collettivi della Federazione cooperativa ; rappre- sentanti degli enti provinciali e discipli- natori della produzione, della proposta socialista, sono, in fondo, tutti una fami- — 75 — glia sola, dotata di poteri e rivestita di qualità e di attributi sostanzialmente identici da un ugual grado di fede nell'onniscienza miracolosa e nella ef- ficienza operatrice arcanamente conferita all'individuo dalla mistica ordinazione burocratica. Un presupposto unico ani- ma codesta schiera di istruttori, di sor- veglianti, di censori : quello che alla mis- sione di cui verranno investiti essi sian per recare una dose di competenza e di buon volere superiori, negli effetti, allo spirito di tornaconto individuale fin qui dominante, siccome espressione della su- prema sapienza e della esemplare atti- vità della macchina statale, a cui, diretta- mente o per delegazione, appartengono : mentre d'altro canto si suppone pure che il fascino dei loro suggestivi insegnamenti abbia virtù di agire sulla tenace igno- ranza dei villani più efficacemente del semplice vicendevole esempio, favorito da una divulgazione di pratiche conoscenze completamente libere. Perciò evidentemente riferisce il Mor- — 70 — tara che l'istituzióne dell'ispettorato del- le terre pubbliche fu per i commissari uno degli elementi organici vitali del pro- getto, il quale sarebbe scompaginato nella sua struttura se questo cardine venisse tolto» ; aggiungendo «di non dubitare che il Governo saprà scegliere all'uopo uomi- ni esperti, volonterosi, zelanti, sagaci, adatti a intendere e guidare la mentalità delle classi agricole» (p. 18). La serietà del relatore esclude qualsiasi sospetto di ironia nelle sue pesate parole. Se non che, pure scacciando da noi la velleità d'una supposizione così irri- verente, e fatta astrazione da ogni pre- concetto e predilezione dottrinaria per- sonale per rimanere soltanto nell'orbita sperimentale pratica, confesso che il mo- mento, se non altro, mi sembra mal scelto per presentare lo stato in genere e l'ita- liano in specie come modello di direzione economica preveggente ed intelligente, in contrapposto ai cittadini soggetti alla sua paterna tutela. In Inghilterra il proble- ma è stato posto in termini assolutamente spregiudicati da uno degli economisti più temperati, e, anche come insigne uomo d'affari, più alieno da apriorismi scola- stici: «È possibile che, in futuro, le sfere di influenza dei poteri pubblici e del- l'intrapresa privata risulteranno alterate e che l'invasione dei primi a danno delle seconde, avvenuta durante la guerra, ver- rà prolungata per alcun tempo, se non resa permanente. Ove ciò avvenga, do- vremo constatare, a prima vista, il ri- sultato piuttosto disastroso di una guer- ra combattuta per la libertà, adducente ad una decurtazione dell'attività indivi- duale, assorbita dalla lenta e farraginosa macchina di Stato. Potrebbe darsi tut- tavia fosse questa una impressione su- perficiale, e che, se lo Stato riuscisse &. compiere certe cose a minor costo e me- glio delle imprese private, la causa della libertà, in largo senso, risultasse, in ul- tima analisi, favorita.... Poiché, se il con- trollo eia regolamentazione di atti ma- teriali, come sono le attività industriali e finanziarie, avesse per effetto di soppe- — 78 — rire ai nostri bisogni con minor somma di lavoro, Lasciandoci maggior agio di svi- luppare le nostre facoltà di grado più elevato, potremmo aver guadagnala una libertà più alta col sacrificio d'un'altrja d'ordine inferiore. Siamo tuttavia lontani dall'ipotesi, almeno in Inghilterra, dove l'ingerenza governativa, sebbene imposta dalle circostanze, ha disgustato il pub- blico con la sua inettitudine. x) In Francia, nello stesso senso, Gusta- vo Hervé ebbe, nella Victoire, uno dei suoi simpatici gridi di sincerità : « Quel est le socialiste francais qui, après la guerre, voudrait confier à l'Élat, fùt-il l'État le plus democratique de la terre, la charge di diriger lui-mème les mines, les usines, les chemins de fer et l'exploi- tation des terres?».2) Ed io vorrei chie- r) Cfr. H. Withers, The business offinance, Londra, 1918, p. 13 e segg. 2) Cfr. Il Tempo. Supplemento economico, n.° 2. Tutta una letteratura fiorisce d'altronde in Francia nello stesso senso, vivace di forma, suggestiva per l'abbondanza dei fatti narrati e dei documenti riferiti. Scrittori fino a ieri propensi ad un indirizzo del tutto diverso sostengono — 79 — dere ugualmente: Quale è l'agricoltore che, dopo la istruttiva prova avuta in questi anni dell'attitudine del nostro sta- to a regolare, pel maggior bene collet- tivo, la produzione agraria, non ravvi- serebbe la peggiore delle calamità nel perpetuarsi e normalizzarsi della sua de- legata ingerenza? oggi con fervore ed illustrano brillantemente l'inefficienza cronica della macchina statale, rivelata come non mai nelle tragiche circostanze presenti. Il crescente favore dei volumi di Lysis, del Cambon, del Biard d'Aunet, del de Launay, del Lebon, tirati tutti a molte edizioni, è indice notevole dell'orientamento di una eletta intellet- tuale, esprimente in denunzia precisa la ormai universale coscienza del pubblico. Analoga impressione esprime in Italia Luigi Bodio: "L'ingerenza dello Stato è una in- clinazione favorita dalle circostanze presenti. La guerra ha messo in mano ai poteri pubblici gli acquisti delle materie prime e delle derrate di più generale consumo e, in molti casi, anche la direzione tecnica degli opifici. Mentre si combatte e tutte le forze si appuntano verso un unico scopo, è lo Stato che ha in mano anche gli strumenti di produzione. Ora non sono pochi che vedreb- bero volentieri si continuasse coi metodi adottati dalle amministrazioni militari ed ausiliarie civili; ma l'espe- rienza fatta è tale da incoraggiarci su questa via, fuori delle necessità ed urgenza delle provviste di materiali „. Cfr. " Dei problemi del dopo-guerra relativi all'emigra- zione „, in Giornale degli economisti e rivista di stati- stica, ottobre 1918. - 80 — Ricordate? Quando, a mezzo il 191G, l'Italia combattente fu presa d'una im- provvisa frenesia di servitù economica interna, x) e venne messo alla porta quel rudere di viete superstizioni ch'era il coc- ciuto Cavasola, per inaugurare senza fre- ni i metodi reclamati dalla stampa illu- minata ed indipendente, si udirono per- fino degli agronomi autentici, come Se- bastiano Lissone, esaltare i prodromi del militarismo rurale, vagheggiato dalla cor- rente giacobina. 2) E fu da allora un mae- stoso crescendo di misure stimolatrici o deviatrici, muovente da timidi tentativi per mutarsi gradatamente in pioggia con- tinua, e infine in esasperata gragnuola, di fronte alle resistenze inattese della ma- teria protervamente ribelle. *) Si rileggano i resoconti parlamentari delle sedute dal 13 al 19 marzo, opportunamente raccolti, a memore do- cumento di responsabilità non tutte per anco criticamente accertate, nel volumetto Le questioni economiche della guerra discusse a Roma alla camera dei deputati, Mi- lano, 1916. 2) Cfr. "La coltivazione della terra resa obbligatoria,,, in Gazzetta del popolo, 14 agosto 1916. - 81 — Veramente incoraggianti apparvero di fatti quasi subito i successi del metodo. Vinto che sarà l'ostruzionismo della modestia, che pone a dura prova la be- nedettina pazienza di Riccardo Bachi nella rilevazione dei dati di questo sto- rico periodo, autori ed esecutori dei geniali provvedimenti non si sottrar- ranno., è a sperare, ai doverosi attestati della pubblica gratitudine. Basta però esuberantemente quel tanto che già ne è noto per porre in luce le benemerenze essenziali della sapiente dittatura. Molto ci divertì, nel primo anno di guerra, la piacente storia delle patate e dei maiali reciprocamente sacrificati e, con mutua vicenda, distrutti dal sublime spirito di organizzazione dei funzionari germanici. *) Ma, se lor mancasse in que- sto momento altra materia d'allegria, ben potrebbero rivendicarsi oggi i tedeschi, ammirando la saggezza della burocrazia J) Una delle più vivaci narrazioni di questo e d'altri non meno comici episodi è quella di L. de Launay, France- Allemagne, Parigi, 1917, p. 118 e segg-. PRATO. La terra. 0 — 82 — nostra nel mantenere, con successive al- ternanze di favore, il debito equilibrio fra foraggi e semine, ossia fra grano e be- stiame, fra carne e pane. Con quanta pre- videnza sian stati regolati fin dal prin- cipio i prezzi d'imperio del frumento, in modo da scoraggiare sistematicamente le colture, e da toglier ogni fiducia ai con- tadini, spettatori dello spreco nefando ovunque perpetrato nella conservazione, nella distribuzione, negli spostamenti del prodotto requisito, *) fu troppe volte nar- rato perchè occorra ricordarlo. 2) Ma i a) Con la consueta verve ne raccontò una serie di gu- stosi episodi l'amico U. Ricci, " Sperperi in materia di approvvigionamenti „ in La libertà economica, 10 gen- naio 1919. In parecchi altri articoli su varie riviste (Unità, Terra, Rivista di Milano, Vita italiana, ecc.) il E. con- tinuò a narrare fatti incredibili su quanto avvenne in tema di calmieri, contingentamenti, requisizioni agricole, ecc. La raccolta che ne prepara l'ed. Laterza sarà uno dei libri più divertenti ed istruttivi dell'attuale periodo. 2) Primi a denunciare i pericoli del metodo furono il Flora, il Giretti, il Mosca, il Bruccoleri, cfr. in Pkato, " Ciò che non si vede del costo della guerra „, in Riforma sociale, 1918, fase. 1-2. Non cessò di insistervi, sebbene coi riguardi imposti dal grave momento, L. Einaudi sul Corriere della sera. Le profezie delle importune Cassandre — 83 - dittatori economici sdegnano, come è no- to, le vie indirette modestamente sug- gerite dagli economisti ; e, mentre rispon- dono alle inopinate resistenze delle cose moltiplicando le violenze (l'ino a perdere la nozione dei rapporti ira prezzi di de- rivati e di succedanei, 1) si affidano, per rimediarvi, a misure compressive dei sin- tomi anziché curatrici del male, di cui rifiutano di identificare la radice. E tale fu la luminosa idea delia estensione su- perficiale delle colture cerealicole, frutto logico della vecchia superstizione che scopre nella penisola, invece di troppe terre mal coltivate, distese immense di terre vergini per egoismo e neghittosità dei loro possessori. Si incominciò coi premi di dissoda- risultarono anche troppo giustificate quando si constatò che la terra coltivata a cereali era diminuita in un anno di 496 400 ettari. La sagace politica dei prezzi e le sue conseguenze sulle disponibilità di cereali sono narrate perspicuamente da C. Ulpiani, La politica frumentaria d'Europa nel secolo scorso, Portici, 1918, p. 30 e segg. *) Pei curiosi squilibri fra prezzi del grano e delle fa- rine, fra prezzi di requisizione dei cereali e dei foraggi e loro pratiche conseguenze. Cfr. Unità, VI, 9, 30. _ 84 - inculo (50 lire per ettaro) soggetti però a tali tralile di suppliche, controlli, ve- rifiche che i contadini preferirono ri- nunciarvi. *) Non si tardò d'altronde a constatare che, come 1 tecnici avevano preventivamente ohhiellato in tutta umil- tà, la massima parte dei pascoli non era adatta alla sognata trasformazione, senza almeno grosse spese di bonifica, conci- mazione, ecc. Ma se le brughiere son sterili, fertile è per compenso il cervello dei loro re- dentori; dal quale scaturisce subito un provvido ripiego. Ci sono fortunatamen- te in Italia parecchie centinaia di mi- gliaia di ettari di prati stabili, adattis- simi ad essere trasformati in campi ce- realicoli stupendamente fecondi. Ci sono, è vero, anche dei contratti privati che ne garantiscono la preservazione, in caso d'affitto ; c'è l'opinione dei competenti che considera la loro distruzione come J) Cfr. Beuccoleki. " Come il governo agevola la pro- duzione del grano „ in Unità, VI, 2; e " La burocrazia e il grano „ , Ibid., VI, 9. — 85 — la massima delle iatture agricole. Basta però non badarci e passar oltre. Agli affittuari un primo decreto concede, anzi consiglia premiandola, l'inadempienza de- gli accordi vincolatori ; ai proprietari si intima poco dopo la distruzione senza indennità delle loro accumulate fatiche ; e a chi osa opporre qualche argomento di buon senso all'implacabile empirismo demolitore, è pronta la risposta nell'in- vettiva perentoria toccata al ferravilliano denigratore di Garibaldi *) Lo spirito teo- logico di una legislazione, che ricerca i suoi modelli più caratteristici nei decreti pontifici2) — avendone ripudiati gli ec- J) Mi occupai di questo capitolo della legislazione ecce- zionale in " I tanhs frumentari del ministero d'agricol- tura „, in Annali della B. Accademia d'agricoltura di Torino, 1917; e, polemizzando con S. Lissone, in Gazzetta di Torino, 19, 28 gennaio 1918. Quando meglio fiorivan le illusioni dissodatrici, moniti di esperienza tecnica e di buon senso diede pure, parlando ai Georgofili, Italo Gi- gliola " Mobilitazione agraria per la guerra e per la pace „ in Atti della R. Accademia dei georgofili, s. 5.a, v. XV, 1-1. 2) La coltivazione coattiva dei prati, per mantenere una " giusta proporzione „ nei raccolti, era uno dei capisaldi della politica agraria papale; e ne regolava le norme il - 86 — cessi perfino il dispotismo del Re So- le1) - si esprime anche e sopratutto nella insofferenza di critica che ne tu- tela la dogmatica infallibilità. Se non che altri dispiaceri sopr aggiun- gono ai benemerili funzionari, tormentati dall'ossessione del grano. Assorbiti nel grave compito, era loro mancato il tem- po di riflettere che, se non si concima, non crescono messi, e che, nella penuria di prodotti chimici, soltanto il bestiame mota-proprio di Pio VI, 25 gennaio 1783, pel quale non soltanto era strettamente stabilita la parte di terre da seminarsi ogni anno, ma, in perfetta coincidenza coi de- creti odierni, si autorizzavano gli affittavoli a derogare in tal materia da qualunque contratto vincolativo coi proprietari, anzi, si faceva lecito perfino a terzi di arare il fondo non sfruttato secondo il reparto prescritto per l'annata. Cfr. N. M. Nicolai, Memorie, leggi ed osserva- zioni sulle campagne e sulVannona di Roma, Roma, 1803, v. I, p. 307 e segg. *) Cfr. A. Des Cilleuls, Le socialisme municipal à tra- vers les siècles, Parigi, 1905, p. 120 e segg. Vero è che men dubitosi di fronte ad un piano analogo si mostraron i legislatori della terza repubblica, attraverso le discus- sioni dei quali, meglio che dagli istruttivi esperimenti del passato, è probabile sia giunta a noi l'idea della gra- nicoltura obbligatoria. Cfr. l'acuta critica del progetto fatta dal Lepelletiek, in Reforme sociale del 16 marzo 1918. — 87 — può rendere questo umile servizio. Non s'erano accorti d'altra parte che, sotto l'azione di un sistema di requisizione af- fatto noncurante, per incompetenza di agenti, dell'avvenire zootecnico, la crisi degli animali produttori e riproduttori si rivelava in fenomeni inquietanti. Un brut- to giorno però ecco che i colleghi dei consumi vengono ad annunciare terroriz- zati che sta per mancare alla impreviden- za allegra la docile materia prima, e che è d'uopo ridurre, dimezzare,, sopprimere le razioni della carne e del latte. I listini delle trattorie urbane dove gli operai reg- gitori dell'agricoltura di stato ristorano le preziose forze subitamente confermano il preoccupante verdetto. Non si vive dun- que di solo pane, né ad assicurarlo ba- sta, ad ogni modo, un pezzo di terra soda, una manata di grano e l'opera di un bi- folco, anche se socio di una cooperativa collettivista. Esiste fra le varie forme di utilizzazione del suolo un equilibrio ne- cessario , un' interdipendenza obbligata, turbando la quale l'intera economia della — 88 — produzione si scompagina e perde effi- cienza. Il prato stabile ed il pascolo àe costituiscono, in giusta proporzione con le terre arative, uno degli essenziali ca- pisaldi; e fu indice di progresso delia agricoltura italiana pre-bellica il loro re- lativo incremento verso il rapporto com- parativo spontaneamente indicato dal tornaconto sperimentale. Quando allo sterminio degli animali le gride dittatorie si studiano di aggiungere il sovvertimen- to permanente delle terre che li manten- gono, l'organismo intiero, faticosamente edificato, rivela lacune e sofferenze cre- scenti. Il fiero sospetto di simili verità, final- mente balenante ai ciliari uomini attra- verso il suggestivo fenomeno della su- bitanea scomparsa della bistecca quoti- diana, prorompe, con accento di riven- dicazione, dal decreto dell'agosto 1918, implicito riconoscimento della inutilità e del danno di estendere le colture, tacito abbandono delle imposizioni dissodatrici e ritorno al sano concetto che un incre- - 89 - mento nel raccolto di cereali non può sperarsi se non dal miglioramento inten- sivo delle condizioni di concimazione, unito ad un aumento sufficiente e lunga- mente preventivo dei prezzi di imiperio confiscatori. «C'est un succès!» concluderebbe, in- chinandosi compunto, lo spirito ironico del povero Cyrano ! *) x) Mette conto di riferire il commento di cui Videa nazionale del 7 settembre 1918 accompagnava la notizia: " S'è letto in questi giorni, in una informazione di sa- pore evidentemente ufficioso: "Il disciplinamento delle colture per il prossimo anno è presso il Ministero del- l'agricoltura oggetto di previdente cura. Tale disciplina- mento ha di mira l'intensificazione della produzione, par- ticolarmente granaria, tale da renderla superiore a quanto era per il passato. A raggiungere lo scopo crediamo venga ritenuto opportuno desistere dall'ampliare ancora l'esten- sione delle aree coltivate a grano. Molti terreni, già po- veri o impoveriti ancor più dallo sforzo di quest'anno, non potranno rendere in maniera da compensare le spese e l'opera della semina, e d'altra parte per concimare a dovere simili terreni occorrerebbero quantità tali di con- cimi da superare di molto il fabbisogno possibile ad e i- sere importato. Verrebbe pertanto ad essere diminuita l'area coltivata a grano di quei terreni riconosciuti meno idonei al nuovo sforzo; agli altri, riconosciuti idonei, verrà assegnata una dotazione di concimi da permettere una produzione unitaria tale da compensare quella di - no - Ma sullo zelo degli apostoli le mor- tificazioni d'amor proprio agiscono a gui- sa di eccitanti meglio che come mòniti di prudenza. Onde, col naufragio di un terreni scartati, oltreché già rappresentare per sé stessa un anniento sulle produzioni precedenti „. " Ci fu tempo qualche mese fa in cui la solfa era tut- t'affatto diversa. Niente intensificare ; bisognava esten- dere le colture alimentari, dirompendo i prati e seminan- doli, per raccogliere in produzioni favolose i frutti della fertilità accumulatavi negli anni e nei secoli. Così voleva la salute suprema della Patria: dissodare o perire, come un nostro economista scherzando riassunse le declama- zioni, o meglio le intimidazioni che in quei giorni cor- revan le gazzette. E quando i teorici dell'agricoltura di 8-uerra, in vena di mostrare il pugno di ferro, fieramente proclamavano — presente il ministro Miliani — " rom- peremo anche le marcite lombarde „, a rispondere, come noi facevamo: sta bene, tutti i sacrifici vanno accettati, a patto però che siano necessari e riescano utili, ci si rispondeva dommaticamente con una formula impressio- nante: produrre per esistere. E quando noi, ostinati, re- plicavamo: sì, senza dubbio, produrre ; ma bisogna vedere se il dissodamento parziale dei prati sia davvero un van- taggio pel complesso della produzione, e vedere se è di- sponibile e se sarebbe utilmente impiegata la maggior quantità di mano d'opera, di strumenti di lavoro e di concimi e di sementi che esso richiede, per poco non passavamo per disfattisti. " Ora, dopo l'esperienza non innocua di un anno, la voga del dissodare va passando. Al ministero d'agricoltura si ricredono, e ritengono opportuno desistere, ecc. „. - 91 - esperimento, la vena delle idee originali zampilla più vigorosa. Un'arcana parola picchia, con sonora insistenza, alle so- glie dei laboriosi cervelli, e vi suscita im- pulsi di novello fervore. Se tutto intorno è «mobilitazione», perchè non «mobili- teremo» anche l'agricoltura, riducendone tutto intiero l'organismo a salda unità (mi- litare, nel pugno napoleonico di condot- tieri consacrati da tante vittorie? Detto, fatto. Quattro linee su un foglio, e il mi- racolo è compiuto. Da un giorno all'al- tro ecco trasformata l'immensa massa ru- rale, con le sue infinite varietà di carat- teri, di attitudini, di tendenze, in un eser- cito disciplinato, agli ordini di capi de- signati ; ed ecco estendersi in proporzione ipertrofica i servizi centrali, destinati a regolarne gli armonici movimenti. Co- stituiti però i quadri, generali e locali, col criterio di competenza che notoriamente distingue le scelte ministeriali e prefet- tizie, *) si fece una curiosa scoperta — l) Nella breve cerchia della mia personale esperienza potrei citare (e ne tengo l'indicazione a disposizione del — 92 — non inattesa d'altronde dai benevoli spet- tatori — : x) l'improvvisa scomparsa della materia prima da «precettarsi», mancan- do totalmente contadini dai 15 ai 60 anni non sovra-occupati, nò potendosi atten- dere fuorché un ingombro esasperante dal ricorso ai vagabondi e ai deficienti disponibili in alcune città. La verità è che il miraggio dei salari e dei non cal- mierati prezzi iperbolici aveva da tempo «mobilizzate» nei campi tutte le valide energie maschili, femminili, infantili • le quali, agendo lo spontaneo tornaconto, supremo moderatore di questo servizio) più casi in cui il commissario di piccoli villaggi rurali fu scelto fra le poche persone notoriamente digiune d'ogni pratica d'agri- coltura. In un comune di mia conoscenza, la tenace op- posizione dell'amministrazione non valse ad impedire che alle delicate funzioni venisse preposto d'autorità l'unico fra gli abitanti la cui avversione al lavoro agricolo, com- pensata da una vera mania di politicantismo litigioso, è quasi proverbiale. Piccolo episodio, ma che vale come in- dice del difetto organico del sistema; appartenendo troppo spesso a codesta perniciosa categoria di presuntuosi igno- ranti coloro che, rendendosi noti nelle anticamere degli uffici provinciali, ricevono incarichi tanto gelosi. J) Cfr. fra le altre, le scettiche previsioni di N. Co- lajanni, in Rivista popolare, 31 maggio 1918; e dello scrivente, in Rivista d'Italia, febbraio 1918. — 93 — s'eran automaticamente orientate nel sen- so del massimo rendimento. Distoglierle dalle opere liberamente prescelte per re- distribuirle a norma della sapienza uffi- ciale era impresa superiore persino al- l'intrepida fede di quest'ultima. Per for- tuna le macchine sono più docili degli uomini, specie quando, grazie alla non limitata elasticità di un bilancio di .guer- ra, si può acquistarle astraendo dai co- sti, nel momento in cui toccano i prezzi massimi, ed azionarle con personale e combustibile sottratto alle antipatiche leggi del mercato, perchè forniti quasi gratuitamente dall'organismo militare in- gigantito. Arrivali quindi in numero rag- guardevole, a sostegno della pericolante azione di stato, le annunciate e promesse moto-aratrici; e strategicamente si rag- gruppano con opportuna topografia elet- torale, mentre i loro conducenti si allena- no a dirigerle in corsi appositi, dotati, per militari in tempo di guerra, di singo- lari attrattive igieniche. Il risultato lo narrò, per la Sicilia, don Sturzo, pareo — 04 - chi mesi dopo.1) Ma encomi altrettanto istruttivi del novus orcio poterono leg- gersi, durante l'intiera campagna, per il l) " Quando nell'ottobre scorso arrivarono in Sicilia al- cune diecine di trattori per la moto-aratura, diversi de- putati si affrettarono a far pubblicare sui giornali che, per il loro interessamento, il ministro di agricoltura aveva provveduto così e così, e che quindi la seminagione del grano in Sicilia era assicurata. — " Passa un giorno, passa l'altro „ e i trattori stavano inerti nelle stazioni ferroviarie, mentre le automobili, con dentro militari e tecnici, muovevano per lungo e per largo in Sicilia a scoprire i terreni da arare, a fare i piani di massima, con carte geografiche in mano, riferendo a colpi di tele- gramma ai due ministeri interessati ; e i trattori stavano inerti. Poi venne il personale conducente istruito a Pia- cenza o a Cremona, e i trattori stavano inerti nelle sta- zioni ferroviarie: — poi, dopo altra offensiva di tele- grammi, arrivarono i lubrificanti ; e i trattori furono messi avanti; ma la seminagione era terminata; e il terreno lasciato incolto superava il 26 per cento! — Fa niente; a gennaio in Sicilia comincia l'aratura della terzeria la- sciata a riposo, per la semina del successivo anno colo- nico; c'è da far miracoli. E da gennaio ad oggi, circa cento trattori hanno arato circa duecento ettari di ter- reno; cioè due ettari per trattore in centoquaranta giorni, cioè circa 145 metri quadrati al giorno per ogni trat- tore ; è la più eloquente applicazione del nuovo principio di economia governativa: il massimo mezzo col minimo risultato.... Una sola soddisfazione si è potuta avere nel- l'applicazione dei trattori militarizzati, che un certo nu- mero di militari addetti a tale servizio non potevano esser chiamati imboscati.... perchè lavoravano terreni sco- — 95 — Lazio, nei numeri agricoli dell'Idea na- zionale ; per il Mezzogiorno adriatico nel- perti! „. Cfr. "La burocrazia statale applicata all'agri- coltura „, in Momento, 30 maggio 1918. Il bilancio finale della moto-aratura di stato è ormai riconosciuto uno scandalo, dal lato economico non meno che dal finanziario. Furono importati in complesso 6500 trattori, e 1500 ne vennero commessi all'industria nazionale, con una spesa di oltre 200 milioni. Di tutte queste macchine appena 500 furon poste in condizione di funzionamento. Le macchine eran giunte smontate, e mancava chi sapesse metterle insieme. Si provvide teoricamente con l'istituire apposite officine di stato; ma, o non funzionarono, o diedero una media di 5 trattori la settimana, invece dei 120 promessi. Affluirono allora offerte di ditte private, delle quali ta- luna si impegnava a montar le macchine per 150 lire caduna; ma si dice che tali offerte furono senz'altro re- spinte, per accettare la proposta della Federazione dei consorzi agrari, per 950 lire per macchina. Mancavano intanto i pezzi di ricambio, di cui 2000 casse giacevano a Genova, senza che il ministero avesse provveduto a mandarli a destinazione. E, invece di farli venire, se ne commisero altri, per parecchi milioni. Per le pochissime macchine in servizio si mobilitarono parecchie migliaia di militari, con una spesa mensile di circa 2 milioni. Ora lo stato ha disponibili le sue migliaia di macchine di cui non sa che farsi e che offre agli agricoltori a prezzi di fallimento. È una delle più colossali bancarotte di una azienda di stato a cui si sia mai assistito. Cfr. Le in- dustrie italiane illustrate, aprile 1919. Può consolarci il pensiero che, in Francia, le cose non andarono molto me- glio. Cfr. P. Perreau-I'kadieh, L'agriculture et la guerre, Parigi, 1919, p. 124 e segg. - 96 - le interviste dell'ori. Maury e Degli esa- sperali ordini del giorno dei comizi pu- gliesi; pel Piemonte in iterate denun- zie della Gazzetta del popolo. Dovunque, macchine che arrugginiscono sotto le tettoie, rilardi inverosimili nella loro concessione, intempestività costante del loro impiego ; rendimento negativo del personale applicato; proteste, recrimi- nazioni, esasperazione del pubblico per le formalità necessarie a procurarsene il concorso. *) Là dove lo spirito di iniziativa di qual- che commissario regionale desideroso di 'BJ *) Un grande agricoltore calabrese scrive, il 18 agosto, all'Idea nazionale: "Non parlo dell'applicazione dei ge- nerosi decreti luogotenenziali ; essa costa tante fatiche e tante ore di umiliante attesa nelle anticamere degli uf- fici, da sgomentare il più volenteroso e paziente uomo della terra. Io, che avevo bisogno di un meccanico per la conduzione della mia trebbiatrice, dopo aver seccato, stando in Napoli, un mio carissimo amico colonnello, perchè concedesse una licenza ad un operaio militarizzato, mi accorsi che riuscivo fastidioso e preferii abbandonare ogni trattativa; ora ho un meccanico che mal si regge sulle gambe e che mi costa circa L. 35 al giorno, cosa che ho subito con rassegnazione, stanco di patire e fare anticamere ... - 97 - far sul serio pensa di utilizzare i mezzi disponibili per lenlare ia redenzione di lande sterili sorgono, ira le popolazioni stesse, opposizioni ed ostacoli non dis- simili, per indole e moventi, da quelli clic in altre zone rivendicano i diritti ara- tivi promiscui. xj La mietitura, la treb- biatura risentono, dopo ia semina, le con- seguenze del giocondo sistema. Corona- mento e simbolo dei quale rimane quei x) Fra le terre scelte all'esperimento in provincia di Novara eranvi pure le vaste " barragie „ dei territori di Masserano, Brusnengo e Castelletto Cervo; migliaia d'et- tari non producenti che strame e un magro pascolo. l\'e autorizzò il governo l'occupazione temporanea; ma insor- sero gli abitanti ad impedirla con serie minaccie. 11 com- missario provinciale, venuto a tentar la persuasione, fu cacciato a sassate. Ct'r. Gazzetta di Torino, 'So ottobre 191S. Valga a consolarlo il ricordo della analoga sorte toccata, due secoli prima, per opera delle stesse popolazioni, ai concessionari inviati da Vittorio Amedeo II a colonizzare le medesime brughiere (ho narrato l'episodio in 11 costo della guerra di successione spagnuola e le spese pubbliche in Piemonte dal 1700 al 1713, Torino, 1907, p. 280 e segg.). Oggi come ieri, in Piemonte come in Inghilterra o nel Lazio, il vago pascolo ed il godimento promiscuo si ergon contro la specializzazione culturale con irreducibile mi- soneismo. Pjuato. La terra. 7 — 98 — modello di coltura rimunerante che la storia agronomica registrerà nei disso- dati giardini pubblici e piazze d'arme cit- tadine, con l'applicazione media di un soldato per ogni pianticella di palata. Verrà dato di leggere un giorno, invece degli eufemismi ministeriali glorificanti, ad ogni discorso o intervista, i risultali conseguili, un conio modestissimo della spesa e dell'impiego cii mano d'opera con- frontato ai rendimenti?1) Sarebbe l'unico modo persuasivo per mortificare l'irri- verenza della critica pettegola e maldi- cente. *) Non trovo risposta alla domanda neppure nell'ampia relazione apologetica inserita dall'on. Miliani nel fascicolo di gennaio del Bollettino della mobilitazione agraria. .Perfino degli entusiasti della moto-aratura di stato con- vengono intanto dell'altissimo costo del servizio, dovuto in parte alla incapacità ed allo scarso buon volere del personale conducente, scelto spesso fra gli scarti dei buoni elementi militari e cagionante alle macchine guasti e logorii eccezionali. Cfr. S. D. Mayer, " La moto-aratura di Stato „, in I eampi, 1.° dicembre 1918. Colla mancanza d'ogni nozione del valore del tempo e delle scadenze, la noncuranza dei costi è una delle caratteristiche notorie delle burocrazie. Cfr. le acute osservazioni di A. Leeon, Problèmes économiques nés de la guerre, Parigi, 1918, pp. 43, 80 e segg. - 99 - Disgraziatamente però la mobilitazione agraria in senso proprio non Tu la sola manifestazione dell'attitudine organizza- trice con cui la burocrazia vecchia e nuo- va affrettò la vittoria. Con che criterio di opportunità e di tempestività, con quale prontezza e gra- tuità di procedura furon concessi gli esoneri e le licenze per lavori urgenti, ognuno che abbia brevemente, soggiorna- to nelle campagne può riferire per per- sonale esperienza. *) Quanto adatte a rag-' 2) Non mancarono d'altronde anche su ciò denunzie tanto più coraggiose, quanto meglio la materia si prestava ad accuse di " disfattismo „. Cfr. fra le altre, Unità, VI, 1, 43. " Di grandissimo sollievo — scrisse, con la con- sueta franchezza il Colajanni — , forse sufficienti al bisogno sarebbero riusciti i 140 000 esoneri e le 60 000 licenze agricole concessi dal ministero della guerra di accordo col comando supremo e che perciò non potevano indebo- lire l'esercito. Ma le lungaggini della burocrazia militare — peggiore di quella civile — , il rinvio dal municipio alla commissione provinciale ; da questa alla commissione regionale ; da questa ai comandi ; dai reggimenti, dai bat- taglioni al comando supremo.... e poi spesso di ritorno al sindaco, alla commissione provinciale, alla commissione regionale, ai comandi perchè il soldato esonerato spesso nel giro e rigiro della pratica ò stato cambiato di corpo.... o è anche morto — tutte queste inverosimili, bestiali. — 100 — giungere I vagheggiali scopi di equità con- ciliativa siano le gride sui contratti agrari ed i piecoii aiiitti converrebbe chiederlo ai presidenti delle commissioni arbitrali, così spesso in cerca di formule per elu- dere le mostruosità un li-giuridiche emer- se dalla tentata applicazione.1; Ma utili in parlicolar modo a promuovere la pro- duzione agricola si rivelarono, sopra ogni cosa, le restaurate dogane provinciali, con relativi divieti di circolazione ad arbi- dannosissime lungaggini — più perniciose per la confi- gurazione geografica dell' Italia — hanno fatto sì che in Sicilia gli esonerati non godettero dell'esonero ottenuto che nella misura del 50 °/0- Ciò che ha esasperato, disgu- stato, indignato gli agricoltori; ed ha servito prima a non far seminare ; ora forse a far perdere il fieno e il prodotto che si seminò.... Le critiche relative agli esoneri si devono applicare anche all'impiego dui prigionieri, che in molte aziende sono riusciti di grande aiuto. Duole moltissimo dover osservare che i profughi talora non si prestano come dovrebbero.... Per tutto questo la mobi- litazione agraria e la precettazione degli agricoltori dai lb ai 00 anni — bravo chi sa trovare i precetta- gli! — tono riusciti una esasperante e scoraggiante ironia.... „ i) Qualcuna delle più caratteristiche incongruenze di tali decreti ho tentato di illustrare in Gazzetta di Torino, 2 giugno 1918. — 101 — trio dei prefetti. 1) Lo sterminio irrazio- nale dei boschi e degli alberi — qua- lificato provvida rinascita forestale da S. E. Miliani, nel colloquio con un eco- nomista ormai specializzato nella parte del confidente delle classiche tragedie — deve certo ascrìversi in buona parte alla paralisi di scambi, che il curioso cri- terio delle autorizzazioni valse ad accre- scere anziché a diminuire. 2) Nò meno provvido si rivelò, nelle varie sue fasi, J) Assai suggestivo riescirebbe un confronto fra i ri- sultati delle nuove barriere provinciali durante l'attuale guerra e quanto, in senso inverso, avvenne durante le guerre napoleoniche, per le abolite dogane interne fra le regioni dell'alta Italia. Cfr. Pecchio, Saggio storico sul- l'amministrazione finanziera dell'ex regno d'Italia dal 1802 al 1814, p. 90 e segg. 2) Nessuno, senza averlo provato, può farsi un' idea del modo come procedette questo servizio. Dedico a S. E. De Vito il seguente caso tipico. Nel luglio 1918 un piccolo pro- prietario piemontese, avendo, con spesa e difficoltà non piccola, fatto preparare nei suoi fondi un po' di legna per il proprio consumo invernale, chiese il permesso di trasportarla a Torino. Gli fu negato, una prima volta senza motivazione, la seconda allegando essersi adottata la norma di non conceder l'estrazione dalla provincia se non per un massimo di 10 quintali. Con grande meravi- glia, però, egli apprese, pochi giorni dopo, che un'auto. — 102 — un sistema di prezzi clic, sovvertendo più d'una volta le ragioni della elemen- tare equità,1' riusci a cacciare dal mer- cato taluni dei prodotti più caratteristici del nostro suolo.- L'impressione i plessiva degli agricoltori, assoggettati per tre anni a questo trattamento, fu effica- cemente riassunta da una delle loro or- ganizzazioni: «La politica agraria di guerra s'è falla fra noi, con L'ampia fa- coltà di legiferare conferita al potere ese- cutivo, a furia di provvedimenti clande- rizzazione pressoché illimitata di trasporto era in possesso dei conducenti di professione, rivolgendosi ai quali potè infatti aver subito eseguito il servizio, sebbene a costo doppio del previsto. Le ragioni del privilegio monopolistico così conferito rimangon misteriose per chi sdegni spie- garle con la snpposizione più ovvia e più comune fra il volgo. 1) Lo notò, per i prodotti delle zone montuose, M. Udini osservando come " mentre le regioni del piano sono av- vantaggiate dagli enormi rincari della legna, si tengon più bassi i prezzi di impero per le terre montanare, ove non sono altre risorse, e non si toglie soltanto il prodotto, ma si distrugge lo stesso capitalo e si riducono notevol- mente le capacità economiche dell'avvenire,,. Cfr. La ■montagna in guerra e dopo la guerra, Eoma, 1919, p. 4. 2) Per l'olio, in special modo, cfr. Unità, TI, pp. 4. 13, 14, 17, 30; VII, pp. 37, 38. — 103 — stini nella gestazione e repentini nel so- pravvenire, privi cioè d'ogni seria pre- parazione, tecnica e spirituale, fuor dei chiusi ambienti burocratici. Decreti, or- dinanze, circolari, bandi, male adeguati alle condizioni di fatto, mal congegnati per sé stessi e male coordinati fra loro, peggio eseguiti in pratica, mutati ed emen- dati di continuo, si sono rovesciati sul capo degli agricoltori come una grandi- nata di tegole. Di tempo in tempo, si può dire di giorno in giorno, questa po- vera gente si è vista arrivare all'impensa- ta qualche tegola nuova ; calmieri e prez- zi d'impero, precettazioni e requisizioni, divieti di vendita, di esportazione, di ma- cellazione, obblighi di denunzia e censi- menti, trasformazione di contratti in cor- so, trasformazione di colture; una suc- cessione vertiginosa di prescrizioni di fare e di non tare, accompagnata dalli' più varie e complicate formalità e dalle pene più fiere, che avrebbero trasformalo l'esercizio dell'agricoltura in una specie di pericolosa avventura, se di fatto poi — 104 - non fosse accaduto che le terribili san- zioni minacciate per la più lieve delle trasgressioni rimanevano lettera morta. Altrimenti l'agricoli >re sarebbe ormai ri- dotto a vivere con un consulente legale al fianco per raccapezzarsi su ciò che può fare, ciò che non può fare, ciò che) deve fare, ed a fare, in ogni modo, il meno possibile per non rischiare da nn momento all'altro qualche mese di car- cere o qualche migliaio di lire di mul- ta; proprio quando tutte le attività an- drebbero slimolate al massimo grado e tulli gli attimi destinati al lavoro produt- tivo^» . J) J) Cfr. La terra, 31 marzo 1918. L'intollerabilità della situazione creata all'agricoltura dal pernicioso sistema ha trovato testé un'autorevole espressione nell'inter- pellanza del senatore Sinibaldi " sull' opportuni tà ili restituire agli agricoltori italiani una parte almeno di quella libertà d'iniziativa e di lavoro della quale essi fa- ranno certamente uso migliore che non facciano gli or- ganismi statali, con le loro attribuzioni ogni giorno più numerose ed invadenti; e snlla opportunità di modificare radicalmente, se non di sopprimere, quella che si è vo- luto chiamare mobilitazione agraria, mentre può meglio definirsi immobilitazione, giacché gli agricoltori sono ormai impediti di provvedersi di bestiame, di concimi, di - 105 - In tempi di paternalismo vincolistico un funzionario piemontese ravvisava nel- la frequenza dei manifesti camerali una causa di sterilità naturale per le terre della Savoia. *) Oggi fenomeni non dis- simili, sebbene enormemente più accen- tuati, richiamano un'eguale immagine nei loro descrittori. Come non comprendere l'esasperazione di taluno che, di fronte ai fasti pratici delFimpiegomania in cui1 degenera il dilagante funzionarismo, fi- nisce per esclamare: «Se la gioventù che tornerà dalle trincee non libererà l'Italia da tutte queste incrostazioni parassitarie, l'Italia potrà dire di aver perduta la guerra?;» 2) Anche senza sottoscrivere ad una pro- fezia così catastrofica, si deve almeno sementi, e quelli che riescono ad ottenerne, dopo lunghe e snervanti pratiche burocratiche, li vedon giungere quando il momento di servirsene è già passato,,. Cfr. Gazzetta del popolo, 9 dicembre 1918. J) Cfr. S. Cavalli, Delle statistiche officiali del Pie- monte, Albenga, 1850, p. 98 (il libro fu scritto intorno al 1840). 2J Cfr. G. Zagaki, " Burocrazia di guerra ,„ in Unità, 13 luglio 1918, ~ 100 — riconoscere che ì risultati della maniera forte . cosi gloriosamente sperimentata da tre anni, porg >no pochi argomenti alla asserita necessità di un controllo uf- ficiale permanente, che può giungere fino all'umoristica trovata del signor Rusticus di negar i diritti di successione pel pos- sesso della terra a chi non è munito di un diploma di scuola agraria.1) Il re- gime, dopo tutto, non è nuovo: risale anzi alle agglomerazioni umane primi- tive, che sottoponevano al verdello de- gli astrologhi la decisione del quando e del dove dovessero rompersi i campi, compito affidato d'ora in poi ai funzio- nari ed ai cattedratici ed emancipato dal- le formule della superstizione aulica sol- tanto per obbedire ai responsi di gual- Jj Cfr. La terra monopolio di Stato? pag. 52. L'idea non è isolata. Neil' Economista del 13 ottobre 1918 l'amico Curato segnala "la rinata campagna per dare la gestione delle aziende agrarie d' Italia (calcolate a circa 5 milioni) esclusivamente ai licenziati da scuole agrarie, dividendole in grandi, medie e piccole aziende, ed assegnandovi un licenziato da scuola superiore, media e inferiore. Si avrebbe così un ruolo dei licenziati e poi dei gestori ; ma dovrebbe essere ruolo chiuso o aperto? „. — 107 — che feticcio demagogico. Se non che, os- serva il Pareto, i vecchi stregoni veni- vano puniti quando, a dispetto dei loro scongiuri, la grandine cadeva sul terreno seminato. x) Quale sanzione efficace cor- risponderà a quella salutare minaccia nella irresponsabilità inviolabile della odierna casta burocratica? La benefica, spontanea conquista. Si accusa spesso il parlamento di so- stituire alla visione del paese il fami- gliare orizzonte di Montecitorio e di Ara- gno. Con non minor ragione però po- trebbe osservarsi che la legislazione dit- tatoria applicata a tutto il regno dall'illi- mitato potere burocratico di questi anni procede da impressioni e da bisogni strettamente locali, arbitrariamente uni- versalizzati per economia di fatica cere- brale e comodo di uniformità. I piani di riforma agraria fioriti col Ji Cfr. Trattato di sociologia generale, v. I, pp. 82, 97, 101, — 108 — manifesto favore degli ambienti ufficiali nr sono il miglioro esempio. Poiché, se rimane tuttora da dimostrarsi l'opportu- nità loro riguardo alle regioni nel cui particolarissimo aspetto deve ricercarsi il movente e la giustificazione delle va- gheggiate provvidenze (l'agro laziale e ccrle plaghe del Mezzogiorno e delle iso- le), di incontestabile evidenza risulta l'as- surdità della loro estensione generale quando si pensi all'infinita varietà di tipi e di forme che la proprietà del suolo presenta nelle diverse regioni, in relazio- ne alle vicende storico-sociali ed alle esi- genze di miglior sfruttamento. Inesplicabile riesce intanto che nessu- no di quanti da due anni ripetono, senza curarsi di precisarne il senso, la frase, in realtà puramente illusoria, della «ter- ra ai conladini) si sia dato briga di os- servare se, e in qual misura e per quali forze, il desiderabile fenomeno non si vada avverando spontaneamente in gran- dissima parte d'Italia, avviandosi a so- luzioni conformi all'indole delle genti. — 109 — alle altitudini dei terreni, alle peculiarità di tradizioni e di cosi unii onde emerge ia complessa ed armonica fisionomia delia patria. . -j j È un l'alto il cui studio analitico do- vrebbe tentare qualche giovane volon- teroso ; poiché pochi ne conosco che me- glio si prestino ad indagini originali e penetranti sulla psicologia economica dei gruppi, delle classi e degli individui, ri- sultante dai modi di contrattazione, dalie preferenze di scella, dalle sensibilissime variazioni dei prezzi. Già il Locke no- tava che nessun' altra specie di scambio si sottraeva meglio di questa all'impero delle forze livellanti, offrendo infinite di- scriminazioni di prezzi, inesplicabili con criteri puramente oggettivi, ma dipenden- ti da ragioni di attaccamento a taluni luoghi, di emulazione verso i conterra- nei, di diffidenza alavica per altri investi- menti, di fiducia in una produLliviLà su- scitala mediante il ^generoso impiego delie proprie forze. l) La bontà intrinseca dì l) Cfr. Ragionamenti sopra la moneta, l'interesse del — no- mi l'ondo risiiltn cosi spesso elemento secondario in confronto alla sua ubica- zione, al sospetto del desiderio che pos- sa averne un vicino, ai precedenti di prc/zi praticati nelle Immediate adiacen- ze. Per nessun bene Torse il mercato di- fende più a lungo, contro l'azione ade- guatrice del j)iìì vasto ambiente, le sue tenaci caratteristiche locali. Pochi si con- servano più indifferenti al confronto dei saggi netti di investimento.1) denaro, la finanza e il commercio (tr. it.), Firenze, 1761, v. I, pag. 88 e segg. Il L. illustra con ampie notizie sto- riche la frequente indipendenza dei valori delle terre dai saggi correnti di investimento. Sulle ragioni per le quali il valore venale dei terreni superi spesso la rendita ca- pitalizzata cfr. anche C. Supino, Manuale di economia politica, 4." ed., Napoli, 1914, p. 566 e segg. 1) Un colloquio con un commerciante o mediatore di terreni, in paesi di media e piccola proprietà, è una delle cose più istruttive che si possa consigliare a chi si diletta di indagini sui fenomeni dei prezzi. Si appronde da essi come possan verificarsi sperequazioni ingenti di valore venale dei fondi in territori attigui, talora di inversa fertilità; quale influenza eserciti sulla domanda il carat- tere di distinzione connesso al possesso di un fabbricato o di un podere particolarmente invidiato, alla vicinanza di certi centri abitati, ecc. Si constata pure abitualmente che non troppo importa al contadino l'entità assoluta del prezzo sborsato, mentre assai lo interessa il confronto con — Ili — Ala dell'interessante fenomeno, che con tanta ampiezza si venne liberamente svol- gendo, un altro sospetto riesce per noi particolarmente notevole ; ed è la pro- gressione costante, il dilatarsi continuo ed il successo finale di un movimento azionalo dai più reconditi istinti della psiche rurale, opportunamente diretta, stimolata, incanalata da una classo di speculatori, che con cognizione piena di ambiente, con sagace intuito delle ten- denze profonde, con ardimento genial- mente agevolatore d'ogni più adatta for- ma di credito, assunsero a proprio ri- schio la funzione del complicato trapas- so. 1) Chi per poco abbia seguita la me- quello imposto a compratori precedenti, sopratutto pre- mendogli di non apparir gabbato agli occbi dei benevoli compaesani. Da ciò l'importanza somma che i venditori assegnano alle tariffe dei primi contratti che stipulano in un dato territorio, ben sapendo che dalla notorietà dei medesimi dipenderà in gran parte l'andamento delle ope- razioni successive. *) Non è privo di significato il fatto che in codesta utile funzione si siano specializzati, in molti paesi, i capitalisti israeliti, il cui squisito senso delle realtà economiche è proverbiale. Con l'estendersi intanto del fenomeno anche questi organi intermediari tendono a mutare la loro strut- — 112 - tamorfosi radicale che ìd molta parte dell'Alta llalia subì Ja produttività del suolo dopo che le tenute signorili sispez- zarono in medi e piccoli poderi nonpuò disconoscere rutilila di un'opera inter- inediaria; alla cui mancanza si dovette forse in parte il fallimento segnalato di certi tentativi di spartizione libera in al- tre regioni.1] E se. per dati precisi, i'os- tura. 1. Aguet preconizza la formazione a tale scopo di poderose e specializzate società anonime, l'azione delle quali non deve limitarsi alla vendita, ma provvedere alia trasformazione preventiva dei latifondi con opere di bo- nifica, di irrigazione, di ricupero, con costruzioni di case, serbatoi, ecc., svolgendo il piano genialmente abbozzalo, ma solo in parte eseguito dall'Istituto fondi rustici. I ir. La terra ai contadini, p. 147 e segg. In Inghilterra re- centi inchieste bau posto in luce l'efiicacia del lavoro compiuto dalle ditte intermediarie nel vasto fraziona- mento di tenute signorili che anche là si osserva in que- sti anni. Cfr. Common sense, 12 luglio 1919. l) L'assenza, in molte parti del Mezzogiorno, della classe speculatrice cui accennavo (particolarmente degli ebreij, e quindi il difetto di un mercato organizzato dei terreni, può essere ascritta fra le cause di insufficiente acquisto di fondi per parte dei reduci dell'emigrazione e dell'in- successo che molte volte subiscono i loro tentativi per costituirsi una proprietà indipendente, segnalato da F. Co- letti, Dell 'migrazione italiana, Milano, 1912, p. xói e segg. — 113 — se dato stabilire la proporzione assoluta- mente trascurabile di insolvenze finali nei numerosissimi compratori, si posse- derebbe un indice prezioso della labo- riosità, della perseveranza cosi provocala, della selezione spontanea di volontà e di attitudini fattive, che per tal via si venne naturalmente operando. Il fatto stesso, dovunque osservato, che il nu- cleo del primo, rischioso acquisto, quasi sempre subisce, nel corso di una o due generazioni, un processo di arrotonda- mento, tendente a recarlo ad un grado superiore di efficienza culturale, depone favorevolmente ad un sistema mediante cui la terra passa davvero gradatamente, mentre si moltiplicano le capacità ed i mezzi creatori di imprese, nelle mani dei più degni di possederla, perchè meglio adatti a ricavarne il massimo rendi- mento. *) a) La lieve diminuzione del numero complessivo degli agricoltori con il correlativo aumento dei salariati, gior- nalieri ed obbligati, che si osserva nel decennio fra i due ultimi censimenti (cfr. G. Curato, Rivista di matematica Prato. La ferra. 8 — 114 — Se della grandiosità e della portata Idi questo fenomeno (ormai largamente os- servabile aiiclie in regioni elio, per la loro costituzione economica, pote- vano presumersi particolarmente refrat- tarie) l) i politicanti largitori della ter- ra ai conladini» avessero il più remoto sospetto, essi non incomincierebbero col minacciarne lo sviluppo, aggravandone i costi, con misure fiscali di cui ignorano le fatali ripercussioni. 2) Nò, volendo se- finanziaria, marzo 1919) offre una riprova del costituirsi della piccola proprietà rurale su un tipo più economico, eliminandosi i possessi troppo polverizzati. x) Nel Vercellese, dove la grande proprietà ebbe, fino a pocbi anni sono, assoluta prevalenza, l'evoluzione procede assai rapidamente. Ne è indice la democratizzazione che si osserva nel grandioso consorzio fra gli utenti delle acque demaniali, creato dalla geniale veggenza di Ca- millo Cavour. Cfr. A. Tournon, Un secolo di vita irrigua vercellese e l'associazione d'irrigazione, Vercelli, 1918, p. 29. 2) La riesumazione del disegno di legge sulla nullità degli atti non registrati, che sta dinanzi al parlamento, costituisce, p. es., un grave pericolo pel commercio dei terreni, impedendone gli acquisti fatti dagli speculatori con semplice compromesso, da convertirsi in atto pubblico (col pagamento della relativa tassa) soltanto quando pas- sano ai compratori definitivi. L'obbligo di registrare la prima scrittura raddoppia semplicemente la tassa dei — 115 — riamente l'estendersi organico della pro- prietà contadina in altre zone, anche con mezzi diversi da quelli ora accennati, la- scierebbero sussistere gli ostacoli proi- bitivi all'enfiteusi, classico strumento di provvida democratizzazione fondiaria.1) trapassi, elevandone i costi in misura, date le aliquote, gravosissima. Su altri ostacoli creati alle vendite da tale progetto, specie nel Mezzogiorno, dove i contadini, spesso analfabeti, contrattano in buona fede, rimanendo esposti alle peggiori frodi, insistette l'on. F. Pereone, L'imposta sui patrimoni di guerra (discorso 28 novembre 1918), Roma, 1918, p. 13 dell'estratto. x) Fu data più volte la dimostrazione matematica della non convenienza di stipulare atti di enfiteusi di non grande entità, causa il complesso delle spese fiscali che il mede- simo importa. Cfr. Unità, VI, p. 16. Per un atto re- lativo ad un fondo del valore capitale di lire 200 si pa- gano 14 imposizioni, le quali assorbono il frutto per oltre 6 anni! Cfr. Agdet, La terra ai contadini,, p. 127 e segg. Ciò tuttavia non bastando, un decreto luogotenenziale del 3 febbraio 1917 provvedeva a favorire viemmeglio l'ope- razione, assoggettando a imposta di ricchezza mobile i redditi derivanti da condominio e da dominio diretto, e così estendendo agli enfiteutici l'iniquità tributaria della doppia tassazione che notoriamente colpisce i fondi in- debitati. Le critiche dei competenti (cfr. L. Einaudi, " La politica delle sciabolate tributarie „, in Corriere della sera, 4 febbraio 1918 e F. De Gaetano "L'imposta sui canoni enfiteutici „, in Unità, VII, 11), consigliarono alcune corre- zioni ; le quali però non diminuirono che lievemente il nuovo e proibitivo ostacolo che al graduale e pacifico tra- — 116 — Ma lo slesso sperimentalismo, che in- duce ;i promuovere il processo di questa ultima dovunque la vediamo almeno ini- ziarsi per impulso e forze proprie, con- siglia parimenti di andare cauli prima di decidere se si debba tentare di immu- tare violentemente il regime che un'evo- luzione altrettanto spontanea venne for- mando e consolidando altrove. passo dei terroni ai coltivatori veniva a crearsi per opera della burocrazia elaboratrice dei piarji per "la terra ai con- tadini „. Cfr. D. Catavola, "L!impo3ta di r. ni. sui canoni enfiteutici „, in La terra, 31 agosto 1918. Quale efficace strumento per la democratizzazione ed intensificazione della proprietà rurale rappresenti e possa divenire, se sa- gacemente modificata, l'enfiteusi, già esponeva, rilevandone i benefizi nel Mezzogiorno, A. Soialoia, I principi della economia sociale esposti in ordine ideologico, 2." ed., Torino, 1846, p. 335 e segg. Il fatto sta ebe si deve a questo istituto, provvidamente favorito in Toscana dal codice leopoldino, e negli stati pontifici da ripetuti editti, quel miracolo di trasformazione agraria che sono i vigneti dei Castelli romani, del Velletrano, del Frosinonese, del Viterbese, come pure di alcune plaghe del Mezzogiorno e della Sicilia. Assai pratica mi sembra l'idea dell'Aguet, che vorrebbe veder largamente utilizzato tale strumento dall'Opera pei combattenti, con un'opportuna modifica- zione dei suoi statuti e delle norme fiscali vigenti. I fondi dell'ente ed i peculi dei coltivatori potrebbero così fornire i capitali di esercizio. Cfr. La terra ai contadini, p. 119 e segg. — 117 — Senza ripetere la dimostrazione, infi- nite volte data dai tecnici, della favola superstiziosa delie terre incolte redimi- bili col solo lavoro,1) gioverà ricordare soltanto che, anche la porzione delle me- desime che può considerarsi suscettibile di proficua cerealicoltura, se scientifi- camente trattate (le terre vergini) di parecchie plaghe meridionali, di cui l'o- norevole Maury segnalò l'importanza), ri- l) (.'omo particolarmente notevole, stante l'autorità po- litica e le note tendenze economiche del suo autore, ri- ferirò il più recente riconoscimento di tale verità: "L'im- magine che ogni tanto ritorna di vastissime distese che si potrebbero, come nel sogno di Faust, strappare all'in- fecondità, è oggi un'illusione. Malgrado i suoi monti ed i suoi laghi, lMtalia aveva improduttivo, nel 1911, solo l'8°/0 della superficie totale. Tutte le altre nazioni ne avevan di più, tranne Francia, Austria e Germania. Dc-i così detti incolti produttivi, che figuran per 3,9 % nel reparto della superficie agraria o forestale, pochissimi si sarebbero potuti mettere a coltura ed a spese assai alte. Ormai in Italia non si poteva più parlare di estensione, ma solo di intensificazione culturale „. Cfr. M. Ruini, " L'avanti-guerra „, in Rivista delle società commerciali, 1918, nn. 3, 4. Richiamò pure testé i dati positivi del problema A. Graziani : "Si ò molto discorso dell'accesso dei contadini alle terre incolte e se ne è parlato da alcuni senza cognizione dello stato di fatto reale. Questa delle terre incolte è una asserzione che dovrebbe relegarsi fra - 118 - chiede per trasformarsi melodi di indu- strializzazione intensiva, condotta con criteri strettamente commerciali e con subordinazione rigorosa alla Ferrea leg- ge del tornaconto:1) la perfetta antitesi della collettivizzazione artificiale a cui si tende. Fuori poi di tali zone, privilegiale dal- l'accidentale accumularsi secolare di una massa di materie fertilizzanti non coli- le favole, non assumersi a base di proposte che si pre- tendono serie e di pratica attuazione. Terreni assoluta- mente incolti non esistono: nel catasto agrario 1 003 000 ea sono qualificati sterili per natura, ma fra questi si com- prendono terreni produttivi per le industrie estrattive ed altri che sarebbero suscettibili di bonifica, e 1 035 000 ea. sono denominati incolti produttivi e vi appartengono ripe boscate, brughiere. Se poi si alluda alla possibilità di col- tivare più intensivamente alcuni terreni, di promuovere la divisione del latifondo, si sa che questi disegni inclu- derebbero enormi spese di espropriazione, che supporrebbero nello stato la disposizione di capitali ingenti, ai quali dovrebbero aggiungersi altri capitali per le trasformazioni agrarie per l'esercizio agrario, e senza nemmeno la sicu- rezza dell'incremento del reddito e della definitiva ele- vazione del lavoratore agricolo a proprietario,,. Cfr. "La politica economica e sociale per il dopo-guerra,,, in Scien- tia, ottóbre 1918. a) Cfr. I. Aguet, " Cosa dobbiamo coltivare „ , in Ri- forma sociale, 1917, p. 10. — 119 — sumate dalla scarsa vegetazione inver- nale, è noto a tutti i pratici che la mas- sima parte di quelli che deputati ed impiegati qualificano «pascoli sterili» rappresenta la forma più proficua di sfruttamento in rapporto alla qualità del terreno ed alle condizioni clima- tiche e meteorologiche. 1 contadini di Albano che, due anni addietro, tumul- tuarono per ottenere ridotto il canone d'affitto della tenuta di Cerquato, assunta per essi dal comune, allegando non es- sere conveniente a quel costo la se- mina,1) diedero, senza saperlo, la mi- gliore dimostrazione della preferibilità economica dello sfruttamento armenti- zio, la concorrenza del quale aveva re- golate le condizioni d'affittamento. Scopo dell'industria agraria è, evidentemente, di ricavare dalla terra il massimo di materie alimentari ; nel quale risultato l'interesse del proprietario coincide perfettament(e con quello della collettività. E se il va- lore della carne, della lana e dei latticini l) Cfr. Messaggero, 3 agosto 19 IH, — 120 - procurali dagli armenti supera il prezzo del grano producibile sullo stesso fondo, la scelta non può. individualmenl dubbia. La requisizione delle terre per estendere la semina del secondo segne- rebbe un vero regresso economico, corri- spondendo alla diminuzione di produt- tività effettiva conseguente alla viola- zione della, legge del minimo mezzo. Non occorre una conoscenza profonda della storia economica per sapere che, in qual- che regióne, ii predominio della pastori- zia si connette a tutto un complesso di at- tività, di capacità, di consumi il cui im- posto turbamento cagionerebbe alla in- tiera struttura economica locale il più dannoso squilibrio. Così è per la campa- gna romana, alimentatrice secolare, coi suoi allevamenti, non meno delle mense del popolo che di talune caratteristiche e floride industrie dell'urbe. x) J) Cfr. per un suggestivo quadro delle interdipendenze secolari fra il sistema di sfruttamento dell'agro e la vita economico-sociale di Roma, A. De Sanctis Maxgelli, La pastorizia e l'alimentazione di Roma nel medio-evo e nel- — 121 — Scandalizzarsi declamando sull'odioso contrasto fra la pecora e l'uomo,1) si- gnifica ripetere lamentele antiche, l'eco delle quali ricorre nella storia come in- dice di superstizioni ed ignoranze immo- bilistiche. 2) Significa inoltre dimenticare totalmente la nuovissima importanza che nel commercio esportatore italiano ha assunto da qualche anno la produzione cascarla, fenomeno che si rende ben vi- sibile nei canoni d'affitto praticati nel Lazio, in Sardegna, in parecchie parti del Mezzogiorno. 3) l'età moderna, Roma, 1918, p. 57 e Mgg., 152 e segg. e passim. Col problema dell'agro presenta, sotto questo aspetto, più di un'analogia quello del Tavoliere di Pu- glia, come risulta dalle interessanti discussioni suscitate nel 1862 da un disegno di legge per la sua affrancazione. Cfr. Memorie del Tavoliere di Puglia, che si sottopongono all'esame del Parlamento italiano (s. a.), Torino, 1862. J) Cfr. fra lo altre, la diatriba, di S. Volpi, Il grano del governo, Milano, 1917. 2) Notissimo fra tutti rimase il sermono del vescovo Latimer contro i progressi della pastorizia e dell'arte della lana, ai tempi di Elisabetta. 3) La guerra ha posto in evidenza, anche sotto altri aspetti, la vitale importanza per noi dello sviluppo ar- mentizio. " Nella terra che fu di Calimala, dice giusta- mente il Ruini, molto gioverebbe una più larga produzione - 122 — Con ciò non negasi che vaste e profi- cue trasformazioni culturali appaiano in molti luoghi, meglio che possibili, do- verose. Solo si intende che qualunque preoccupazione politica torma ostacolo pernicioso all'opera di bonifica integrale che giustamente prospettasi ira i primi compiti della laboriosa rinascita post-bel- lica. Nella campagna romana, affermano concordi i suoi pratici conoscitori, il miglioramento razionale consiste nella intensificazione foraggiera e zootecnica. anche come avviamento eventuale alla ce- realicoltura nelle zone refrattarie. l) E se v'ha fra i proprietari chi si opponga alla salutare metamorfosi, negando i fon- di alle imprese disposte ad attuarla o vincolandole con patti antiagrari od ec- di lana nostrale. Se più l'avessimo curata, ne avrebbero avuto conforto i nostri fratelli, nelle veglie algenti di trincea. Or che vi è deficienza di carne per l'alimentazione si pensa anche a quella ovina. Gli inglesi dicono, in forma paradossale, ma con molta verità, che indice della civiltà di un paese, più ancora che il numero degli abitanti, è il numero del bestiame che possiede. „ Cfr. La montagna in guerra e dopo la guerra, p. 51. *) Cfr. Aguet, Cosa dobbiamo coltivare. — 123 — cessiva brevità di contratti, legittimo rie- sce l'intervento della legge a costringer- veli od espropriarli. Non altrimenti pel Mezzogiorno, dove il latifondo rappre- senta tuttora — a confessione stessa de- gli autori men sospetti di simpatie plu- tocratiche (il Lorenzoni, il Bruccoleri, il Cammareri-Scurti, il Varisco, *) per- fino il Granone 2) — il solo regime com- patibile con le condizioni attuali di am- biente, nessuno afferma trattarsi d'uno stato di cose ideale, escludente doveri dì organiche modifiche. Le soluzioni au- spicate però, anziché consistere nell'ap- poderamento comunque procurato, ten- dono ad una forma di economia rurale che, pur instaurando la coltura intensiva, si attagli alla speciale psicologia dei suoi proprietari e dei suoi lavoratori, ossia seguiti a permettere l'assenteismo dei pri- mi e non obblighi a pernottare nelle a) Cfr. G. Bruccoleri, La Sicilia d'oggi, Roma, 1913, pag. 420 e segg. Vedi anche Valenti, Studi di politica agraria, p. 147 e segg., p. 253 e segg. 2) Cfr. Fattori e bisogni dell'economia siciliana, p. 69 e segg. - 124 - campagne i secondi. Uno dei più coni- petenti conoscitori del problema e dei più seri scrittori di cose agricole, il pro- fessor Celso Ulpiani, non ravvisa altra via a raggiungere lo scopo che la grande conduzione diretta, ottenuta con forti ca- pitali, provati metodi di gestione scien- tifica, e foggiata, ove manchi l'iniziativa personale dei latifondisti, sul tipo di so- cietà anonima clic dischiuse alla produ- zione sterminate distese di terre oltre- oceaniche. l) Di ugual parere si dichia- rano l'Aguet ed il Carano-Donvito. E quanto sì osservò durante la guerra, per y) Cfr. Il problema agrario meridionale, Portici, 1018, p. 9 e segg. Propose il metodo, nel 1852, Cavour per la colonizzazione sarda. Il disegno fallì per le solite, sciocche accuse di favoritismo dei politicanti. Cfr. E. Arbib, Cin- quantanni di storia parlamentare, Roma, 1898, V. II, p. 275. Nuovamente, quattro anni dopo, un disegno di legge del gran ministro stabiliva l'acquisto di 60 mila ettari di terreni demaniali per parte di un gruppo di banche di Torino e di Genova, allo scopo di valorizzarli e rivenderli al prezzo capitalizzato dell'estimo censuario di cui sarebbero divenuti suscettibili, in modo da formare nuclei vitali di colonie agricole su fondi razionalmente bonificati. Anche questo progetto dovette abbandonarsi per la fobia dell'arricchimento privato. Cfr. B. Broschi, Il credito per la colonizzazione interna. — 125 — l'afflusso spontaneo di una considerevo- le parte del capitale guadagnato nelle im- prese militari verso acquisti ed affitti di tenute ed apprestamenti di grandiose bo- nifiche fondiarie nel Mezzogiorno confer- ma che la previsione risponde fin d'ora a promettenti realtà. *) Si raggiunge per tal modo naturalmente, con conseguenze educative inapprezzabili a beneficio di popolazioni tuttora incapaci di mutare da sole i metodi tradizionali, lo scopo a cui deve tendere, secondo un insigne econo- mista, un programma concretamente de- J) Già prima della guerra il fenomeno si pronunziava per opera di agricoltori intraprendenti, che, con modestia relativa di mezzi, non aiutati, anzi sovente intralciati dall'opera dello stato, erano riusciti, col sussidio della chimica e dell'ingegneria idraulica, a mettere in coltiva- zione, con redditi progressivamente rimunerativi, zone di terre abbandonate. Gli acquitrini dell'alta Maremma, il cappellaccio (strato tufaceo) dell'agro romano sono stati, in meno di un quinquennio, trasformati in ubertose pra- terie ; certe tenute son arrivate a dare fin 15 sementi. Da un anno in qua il fenomeno ricevette confortante im- pulso dall'affluire negli investimenti terrieri di una parte del capitale di nuova formazione. Un esempio caratteri- stico se ne ebbe anche in Piemonte con la vasta bonifica intrapresa da industriali biellesi degli incolti di Salussola. Cfr. Tribuna biellese, 5 ottobre 1918. Ma, nei riguardi — 126 — mocratico: We have one general pro- blem of modera democracy, and that is lo enable the average man and, indeed, the man below the average. to avail limi- seli' of the greater brain power of the re- latively few superior nien in the commu- nity, *) ■Vero è che in quelle regioni stesse, come in molle altre dell'Italia media, la redenzione agraria dei dorsi collinosi e montagnosi collegasi strettamente con una trasformazione in orti-frutteti^ a cui lo stesso Ulpiani presagisce un avveni- re grandioso.2) Un pratico sistema di del Mezzogiorno, la tendenza si organizza e si estende, per merito pure dell'Istituto nazionale per lo sviluppo agricolo del mezzogiorno d'Italia, che operosamente si applica a coordinare, intensificare e disciplinare, con un pratico piano di azione, tali iniziative. Cfr. Rivista delle società commerciali, 1918, 11, p. 792 e segg. Come da tali imprese capitalistiche possa, in prosieguo di tempo, svolgersi, per vendite ed assegnazioni graduali, la pro- prietà contadina, inetta da sola alla valorizzazione del suolo, è lucidamente spiegato dall'AGUET, La terra ai contadini, p. 147 e segg. 1) Cfr. R. T. Ely, " Private colonization of the land „, in American economie revieic, Vili (1918), p. 3. 2) Cfr. U problema agrario meridionale, p. 3 e segg. — 127 >- credito agrario che consentisse a chic- chessia di acquistare una piccolissima proprietà, «in località, per clima espo- sizione, atta alla più raffinata coltura in- tensiva» (all'iniziativa non mancano pre- cedenti nella storia dei più benefici enti finanziari italiani, *) affretterebbe certo il risultato desiderabilissimo. 2) A patto pe- rò, oso aggiungere, che, nel predisporne le forme, si tenesse sovratutto presente che ai contadini che lavorano, che sanno e vogliono lavorare, il credito manca, an- che oggi, raramente, mentre sono gli al- tri quelli che reclamano leggi speciali pei; un credito semi-gratuito ; ma che sol- tanto l'aiuto concesso ai primi offre pro- r) Cfr. F. Virgili, " Il Monte dei Paschi nel 1777-79 e l'incremento dell'agricoltura,,, estr. da Studi senesi, 1905. 2) Oltre all'Ulpiani, un ordinamento simile vien pro- posto da E. Lolini, mediante la costituzione di un Istituto fondiario nazionale, accentrante l'amministrazione dei beni demaniali e concedente in enfiteusi le porzioni più adatte dei medesimi alle famiglie dei combattenti, con anticipo dei capitali di impianto e d'esercizio. Cfr. " Sproletariz. ziamo i contadini combattenti „ , in Za vita italiana, 1918, LXIV. — 128 — babilità di risultali rispondenti agli scopi ed al sacrificio.1] Ed è In vista
  • ) Mia l'essenza programmatica di una struttura ch'è pcri'elta antitesi di qual- siasi compiacenza favoreggiatrice dei de- ficienti e degli inciti, anziché esprimersi in frasi ambigue di riflesso esotico, non può riassumersi clic nella formula in cui uno dei più seri, sebbene dei più con- cisi, studiosi di questa materia testé sin- tetizzava l'ottimo contributo recato alla scopi anzitutto igienici e via dicendo. Invece pullulano da ogni parte proposte come quella delle case popolari anche per piccoli centri e nelle campagne, distribuzione di terre ai soldati, e così di seguito; idee che eccitano l'immaginazione dei più perchè ognuno spera di essere favorito dalla sorte e che costano relativamente poco allo stato e giovano molto ai pochi fortunati. E questi pochi saranno verosimilmente i capi del proletariato agricolo „. Cfr. " 11 proletariato e la pace „, in Unità, Vili, 2. In un simile ordine di idee il governo inglese ha promossi ampi studi per il miglioramento della viabilità, come fattore pregiudiziale della colonizzazione spontanea delle terre. Cfr. Report of the Ritrai transport (Scottanti) corn- iti itee 1919, cond. 227. a) Cfr. E. Avanzi, Influenza che il protezionismo ha spie- gato sul progresso agrario d'Italia, Pisa, 1917, p. 227 e segg. — 131 — sua trattazione : « Non la terra ai con- tadini, o la socializzazione della terra, ma la terra a chi ne è degno».1) Il significato della formula è rigoro- samente sperimentale ; non intendendosi con essa il possesso dei sentimentali ti- toli etici (meriti militari, ecc.), e dei di- scutibili precedenti giuridici e tradizio- nali allegati a sostegno di quasi tutti i piani esaminati, bensì soltanto la provata attitudine o la dimostrata capacità di creare un'azienda agraria, di grandi o di piccole dimensioni, rispondente, se- condo l'ambiente e i mezzi disponibili, ai postulati del più alto rendimento. La forza delle cose va rapidamente, te non da oggi, determinando nella fisio- nomia agricola del nostro paese una sa- lutare trasformazione, che l'ingente au- mento nell'impiego di concimi chimici basterebbe a documentare. I recenti eventi non fecero che intensificarne il proces- so, determinando forti investimenti fon- a) Cfr. G. Gennari, L' organamento social-agrario nel dopo guerra, Parma, 1917, p. 20 e segg. — ' 132 — diari
  • Cfr. Trattato di economia politica, v. II, p. 457 e segg. - Ì4'4 - problema tecnico: Ja valorizzazione mas- sima delle energie dimostrate operanti dall'osservazione positiva e dalla pratica sperimentale. Lo imposta in tali termini Vittorio Scialoia allorché, insistendo sulla infinita molteplicità di aspetti delle economie re- gionali italiane, conclude: 'Una solacosa è comune a tutti questi problemi, e cioè che, se non vogliamo errare, dobbiamjp proporci un unico fine: l'aumento della produzione. Se, invece di proporci que- sto fine economico^ che è il vero fine del- l'agricoltura, noi ci proponiamo soltanto firn di natura giuridica — come la di- visione delle terre — o lini di natura so- ciale — come, per esempio, la distribu- zione della terra ai contadini —e a que- sti vogliamo subordinare la soluzione dei problemi dell' agricoltura , senza tener conto di tutto il complesso degli altri eie-* menti, il risultato, dal punto di vista della produzione e perciò della ricchezza ge- nerale, non sarà certo soddisfacente. Lo studio dei problemi deve essere essem- — 143 — zialmente tecnico. La produzione delle terre già produttive deve essere accresciu- ta: e devono essere presi tutti quei prov- vedimenti tecnici che tale maggiore pro- duzione assicurino. Bisogna far fruttare la terra che meno produce e bisogna trarre qualche partito anche da quella che pare infruttifera, fin dove si può.... Bisogna dunque che, senza preconcetti, si studino i vari problemi relativi all'agri- coltura, secondo la natura fisica del suolo e secondo il vario stato del terreno, non- ché secondo la distribuzione delle colture e delle proprietà, secondo i sistemi di coltivazione e secondo anche lo stato fisico e morale delle popolazioni ru- rali».1) *) Cfr. I problemi dello Stato italiano dopo la guerra, Bologna, 1918, pag. 159 e segg. L'Annuario di R. Bachi, uscito mentre correggo le bozze di questo studio, sviluppa più analiticamente le stesse conclusioni, completamente confermando il mio punto di vista : " Se si pone mente alla grande deficienza di braccia, che costituisce un così grave limite all'intensità nella coltivazione della terra che la lunga consuetudine ha riconosciuto come adatta e propizia, non si può non riconoscere quanto risibili siano le invocazioni per la messa a coltura, in quest'ora - 144 - Che tali concetti rispondano agli inten- dimenti dei governo dovrebbe garan- tircelo La parola del ministro Nitti, pro- clamante che «il problema della pro- duzione sovrasta tutto, bisogna produrre di più, produrre meglio, produrre più economicamente; tutte le forme sono utili di così aspre difficoltà, delle famose terre incolte e delle aree fabbricabili delle città, di così incerta attitudine prodnttiva. Ed ancbe riguardo alle terre usualmente col- tivate, taluni abbandoni di zone meno fertili possono riuscire opportune, anche nell'interesse ben inteso della collettività, contrariamente alle deprecazioni che si con- tinuano a levare in taluni ambienti. È proseguito anche nel 1917 il movimento riguardo alla requisizione delle terre incolte. L'agitazione ha talora assunta più espli- citamente la forma della invocazione d'un coattivo fra- zionamento del latifondo ; 1' agitazione condotta su argo- menti vani e affermazioni sempliciste oblia che in certe regioni nostre il latifondo si è andato formando nei tempi per un complesso di circostanze geologiche, climatiche ed economiche che permangono tuttora e rendono in quelle zone in genere solo conveniente l'agricoltura estensiva; ed oblia anche che la industrializzazione dell'agricoltura, che pure si invoca frequentemente, prevede in genere la formazione di unità culturali di una certa entità; di- mentica, infine, gli innumerevoli insuccessi segnalati dalla storia per i grandi schemi di frazionamento coattivo ; l'agitazione quasi sempre prescinde volutamente dalla differenza che esiste fra incoltura e coltura estensiva. Un grande rumore si è venuto svolgendo intorno a una — 145 — se giovano alla produzione, dannose se nuocciono. *) E che la consapevolezza dei mezzi adatti a conseguire tali ri- sultati non possa mancare in chi sop- porta, in questa storica ora, la respon- sabilità tremenda dell'avvenire economi- co-sociale d'Italia lo attesta la serietà piccola frase, la quale ha trovato largo corso e molta fortuna, la frase invocante l'assegnazione della terra ai contadini. Talora la frase reclama a dirittura una gene- rale espropriazione del suolo. Coloro che muovono queste logomachie non si avveggono del vasto movimento che si è svolto in questi ultimi anni riguardo alla proprietà del suolo, con trapasso da una classe a un'altra, movi- mento che in moltissimi casi ha segnato veramente l'at- tribuzione della terra ai contadini e conseguentemente una notevolissima innovazione nell'economia agraria,,. Cfr. L'Italia economica nel 1917, Roma e Città di Ca- stello, 1918, pag. 232 e segg. l) Cfr. Esposizione finanziaria del 27 novembre 1918. Eincarò la dose il facondo ministro nel discorso pronun- ciato alla vigilia del suo inatteso abbandono del potere. Il quale atto fu per verità la sola difesa plausibile contro le accuse di troppo evidente discordanza fra l'inno da lui elevato alla libertà economica interna, come a pronta restauratrice delle energie nazionali, e tutto intiero l'in- dirizzo seguito dal governo di cui era parte. Spiriti iper- critici potrebbero forse domandarsi se il chiaro uomo non abbia, dal canto suo, menomamente contribuito ad irre- tire il paese fra le maglie d'un funzionarismo i cui inte- Prato. La terra. 10 — 146 — degli ordinati studi scientifici, onde fu di recente indicata la vìa rigorosamente tecnica per la fecondazione razionale del- la parte del nostro suolo fin qui rite- nuta più sfortunata e refrattaria. *) Le dichiarazioni di S. E. Miliani sul modo come si propone spendere le ingenti di- sponibilità nuove concesse al suo die a- ressi rappresentano il peggior ostacolo all'abbandono del regime eccezionale soffocatore. Ma, senza perderci in oziosi confronti di responsabilità, basta constatare in linea di fatto le benemerenze indimenticabili che la dittatura bu- rocratica si vien acquistando, entro i nuovi e nei vecchi confini della patria, in queste ore decisive della nostra storia. Trasporti, comunicazioni postelegrafiche e telefoni- che, smobilitazione militare ed industriale, pagamenti del tesoro, ricostruzioni, approvvigionamenti, consumi, tutti i rami dell'ipertrofica macchina statale gareggiano in manifestazioni di agile, laboriosa efficienza. I fasti trion- fali della memoranda conquista libica si ripetono ingi- gantiti, fra l'ammirazione dei nuovi concittadini, nelle terre redente. Più convincente dimostrazione della per- fetta rispondenza degli agenti e degli strumenti alle funzioni per le quali esistono e si moltiplicano non avreb- bero potuto sognare i loro più caldi estimatori. E dire che c'è chi continua ad accusarli di rovinar la pace dopo aver compromessa la guerra, ed osa denunziarli come coltiva- tori ufficiali di bolscevismo ! l) Cfr. l'interessante scritto anonimo " La ricostruzione ... in Stampa, 30 giugno 1918. ~ 147 - stero suonano confortante conferma dei- l'adesione ufficiale a questo indirizzo. Se non che una malinconica esperienza ci ha purtroppo insegnato ad interpretare, con molto riserbo il senso letterale delle frasi degli uomini politici- specie quan- do, come nel caso nostro, esse stranamen- te contrastano colie promesse contem- poraneamente lanciate dal capo del go- verno di un «collettivismo demaniale»^1) l) Cfr. L. Spada, " Conversazioni agricole „, in Gior- nale d'Italia agricolo, 1.° dicembre 1918. La promessa alludeva probabilmente all' imminente decreto (sanzionato il 16 gennaio ultimo) sulle attribuzioni dell'Opera nazio- nale pro-combattenti. I comunicati cbe ne comparvero diedero un' idea assai incompleta delle facoltà concesse a tale ente in materia di espropriazione, onde la lettura del regolamento procurerà l'orse a più d'uno inopinate sorprese. Il fatto sta che, in forza dell'art. 9, l'istituto può incamerare, oltre i terreni patrimoniali nello stato, Provincie, comuni, e opere pie, quelli " appartenenti a privati proprietari, e che siano soggetti a obblighi di bo- nifica ovvero che risultino atti a importanti trasformazioni culturali „. L'indennità di esproprio è commisurata al medio reddito dominicale (art. 17). Decide inappellabil- mente in merito una commissione centrale, costituita di magistrati e funzionari, di cui ano solo su 5 si presume, per ragione di ufficio, non incompetente in tema di agri- coltura (art. 19). La sommarietà e la esecutorietà prov- visoria di ogni atto procedurale completano le garanzie Prato. La terra. 10* - 148 - rispondente alle tendenze anti-economi- che connesse al dilagare r vita! power, which, in order tliat the machine mighl work more smoothly, il has preferred to banìsh. l) A />'. — Sul punto di licenziare queste bozze leggo nel n. 1-2, XXII, della Riv. ital. di sociologia un buon artì- colo di P. Chessa: "La nazionalizzazione delle terre „, che giunge, in complesso, alle mie stesse conclusioni ; rilevando inoltre il carattere anti-economico di certi spez- zamenti artificiali di unita culturali e ponendo in evi- denza l'inseparabilità di un programma spogliatore dei proprietari terrieri da un piano integralmente abolitore del possesso privato. Il problema acquista intanto in que- sti giorni un'attualità palpitante ed una gravità eccezio- nale per gli episodi di violenta invasione che, fedeli al divisato piano, vanno svolgendo nel Lazio le organizza- zioni dei contadini. La rumorosa agitazione giunge cosi fatalmente al suo logico epilogo. E, come facilmente era da attendersi, le terre prescelte all'usurpazione non ?ono le incolte o le trascurate, ma quelle che, per la loro pro- vata bontà, affidano di immediato rendimento. Fingendo di ignorarlo il governo emana un inverosimile decreto (4 settembre 1919) che autorizza i prefetti a legalizzare, caso per caso, il fatto compiuto, riconoscendo per due anni l'acquisito possesso, ove concorrano ragioni di mag- gior produttività o di bisogno delle popolazioni locali. Sono quindi oggi le leghe che pretendon provvedimenti contro i soprusi degli agenti della forza, che nei primi giorni, tentaron molto blandamente di frenare il movi- mento. Cfr. per ampie notizie su tutto ciò: La Terra, 1.° e 5 settembre 1919. ') Cfr. On liberty, cap. V. INDICE. Avvertenza Pag. Vii La fortuna d'una frase 1 Il disegno di legge sugli usi civici e le basi storiche del regime fondiario co- munistico 4 Proposte e piani per la terra ai contadini. 59 Successi vecchi e nuovi della burocrazia agraria 73 La benefica, spontanea conquista . . .107 FBBZ20 D1IL PBKBHUTI VOLDMH: QlUlttro Lire. Prima della guerra le questioni economiche sembravano ap- pannalo di pochi studiosi, campo chiuso „] gran pnbblieò La guerra, le sue ripercussioni d'ogni genere che hanno tutti colpito, il lavoro di riassestamento e di ricostruzione di cui ognuno vede la necessità formidabile, e che richiederà lo sforzo di più generazioni, hanno messo in tale rilievo l'importanza dei problemi economici, che simili studi vanno diventando d interesse generale. Tutti ora sentono che si tratta non di una fredda dottrina, di aride teorie, ma di materia viva, pro- fondamente umana, che coi grandi interessi delle collettività investe quelli dei singoli; e anche i non iniziati sentono di non potersi appartare dalla conoscenza dei complessi fenomeni dell attività finanziaria, industriale, mercantile, e dei nuovi aspetti che vanno determinandosi dopo la guerra che fu detta una rivoluzione. Per corrispondere a tale nuovo bisogno del pubbl co la casa Treves intraprende questa BIBLIOTECA DI SCIENZE ECONOMICHE alla quale è già assicurato il concorso dei nostri più eminenti economisti. Per la chiarezza della trattazione, come per la mole ed il prezzo, saranno volumi accessibili a tutti, e rie- sciranno specialmente utili ai giovani che ora, più numerosi che in passato, si dedicheranno a queste discipline. Al primo volume, che per opera di Luigi Einaudi tratta lucidamente e arditamente // problema della finanza post-bellica, se- guiranno: La terra ai contadini o la terra agli impiegati?, di Giuseppe Prato. Le peripezie monetarie della guerra, di Achille Loria. Il problema del lavoro nell'ora presente, di Giuseppe Prato. Problemi commerciali e finanziari dell'Italia, di Attilio Cabiati. L'esportazione dopo la guerra, di Filippo Carli. Dirigere commissioni e vaglia ai Fratelli Treves, in Milana