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LE FESTE D'APOLLO,

CELEBRATE SUL TEATRO DI CORTE

NELL' AGOSTO DEL MDCCLXIX. PER LE

AUGUSTE SEGUITE NOZZE

TRA

IL REALE INFANTE

DON FERDINANDO

E

LA R. ARCIDUCHESSA INFANTA

MARIA AMALIA.

PARMA.

NELLA STAMPERIA REALE

AVVERTIMENTO.

{s ON la maggior pompa , e rigorofo folenne rito fo- levano gli Atenief celebrare annualmente le Fejle d'Apollo . Recavanji a tal fine /òpra nave vagamente adorna nell' ifola di Delo , di cui era egli Nume nativo , e tutelare ; ed ivi a lui offerivano facrifi- y. Senof. Plat.

Da tale fejliva infituyione degli Ateniefi è cre- duto poter convenientemente denominare i lieti appa- rati , e teatrali fpettacoli di quefi per noi felicitimi giorni . Apollo f è quindi invocato nel Prologo , per- chè propizio fenda a quejli fenici giuochi.

La varietà nella felta degli argomenti e fata giudicata convenire alla circofan^a . Sa l' Italia a qual fgno fano fati , non ha molto , recati fi quefo Teatro gravi , e fofenud fpettacoli , in cui la fucceffiva continuazione degli Atti , interrotta dalla pompa di decorofe dan^e , e dall' apparizione

di nuove /cene , ed oggetti , prefentava Anioni varie , e indivife ad un tempo .

Si è creduto che la f paragone degli Atti , ol- tre il lafciar luogo alla Corte d' abbreviare a Jiio talento lo fpettacolo , quando le torni in acconcio , potere anche tentar variamente /' indole fantajìica della Pocjia , della Mufica , e della Pittura .

Al Prologo fuccedono pertanto tre Atti diverji , due de' quali nuovamente compojìi . Altri ne erano già in pronto , che , alternati coi primi , potevano contribuire alla desiderata varietà . Si Jcppe appena che l' Atto d' Orfeo , applaudito , anni fono , fui Teatro Imperiale di Vienna , avrebbe incontrato fui nojlro V aggradimento dell' Augufa Perfona , a cui quefie Fejle fono fiere in gran parte , che fi deter- minò di preferirlo . La fola idea di poter compiace- re f adorabile Oggetto de" nojlri voti , diventa per noi la mercede più larga 3 e più gloriofa d' ogni nofira premura .

MUSICA .

Tutta la Mufica è del Sig. Cavaliere Criftoforo Gluck all' attuai fervigio delle LL. MM. RR. II.

MUTAZIONI DI SCENE.

NEL PROLOGO.

Loggie maeftofe con Portici d' antica {bruttura fulla fpiag- gia del Mare . Tripode nel mezzo .

NELL ATTO DI BAU CI.

Campagna deliziofa , e folta d' alberi con Capanne , due delle quali dilHnte . Altare nel mezzo , fu cui pendono intralciati rami d' annofe Querce .

Tempio , che comparifce improvvifamente per cenno di Giove .

Nube luminofa , che fcende dall' alto , e fu cui Giove ri- torna in Cielo . . :

NELL ATTO DI ARISTEO .

* Campagna ridente , che rapprefenta le Valli di Tempe .

* Palazzo interno di Cirene , fuppofto nel feno del fiume

Penèo , coftrutto , ed ornato di criftalli , tufi , conchi- glie , e coralli . Nel profpetto varj fiumi , ed all' intorno calcate d' acque movibili , che cadendo adornano va- gamente 1' ondofo foggiorno .

Bolchetto , o fia Tempio facro alle Ninfe filveftri , com- porto nel profpetto d' alberi ifolati , tra' quali fcopronfi in lontananza docili , ed amene collinette . Ara nel mezzo ornata di fiori , e frutti .

Ampia veduta di maeftofi viali di dal fiume Penèo , dal quale forge fu rilucente adorna conchiglia Cirene con Cidippe a lato , corteggiate dalle Ninfe feguaci .

NELL ATTO D' ORFEO .

« Ameno Bofchetto di Cipreflì , e d' Allori , che ad arte

diradato racchiude nel piano il lepolcro d' Euridice . Orrida Caverna con veduta del fiume Cocito , offuscata da tenebrofo fumo , ed ofcura fiamma .

* Campi Elisj , deliziofi per vaghi bofchetti , che gli om-

breggiano , e per varie frutta , e fiori, che gli adornano .

* Ofcura fpelonca a foggia di tortuoso labirinto .

* Magnifico Tempio d' Amore d' ordine Corintio , tutto

adorno di fiori . Gran Tribuna nel mezzo col Simula- cro del Nume , formata di colonne di marmo , le quali foitengono in parte gli archi del Tempio .

INVENTORI DELLE SCENE .

I Signori Fratelli Galliari , ed il Signor Cavaliere Francef- co Graffi Parmigiano , Architetto , ed Ingegnere tea- trale all' attuai fervigio di S. A. R. , ed Accademico Profeffore di Profpettiva di quefta Reale Accademia delle Belle Arti.

L: Scene contrade gnate dall' ajlerifco * fono de' primi .

BALLI .

Direttore il Signor Giufeppe Bianchi Maeflro attuale di

Ballo di S. A. R. Saranno efeguiti da trentadue Attori , e Attrici danzanti ,

ventiquattro de' quali balleranno da Figuranti .

CORI.

Saranno efeguiti da ventiquattro Attori , e Attrici can- tanti .

ABITI.

Sono tutti inventati dal Signor Giovanni Betti all' attuale fervigio di S. A. R.

Helmut Seul

jolido de marmore tempia

<JJnstituam. fèstojgue Biej de nomine tchoebi

Vin Mneiù lib-VI.

LE

FESTE D' APOLLO, PROLOGO.

PERSON AGGI .

SACERDOTE <T Apollo ,

il Signor Gaetano Ottani .

A N F R I S I O , Capo degli Ateniefi ,

il Signor Giufeppe Millico , detto il Mofcovita .

A R C I N I A , che guida le Fanciulle Ateniesi , la Signora Lucrezia Agujari , Virtuofa di Camera di S. A. R.

CORO di Giovani Ateniefi , )

1 che cantano , e ballano.

CORO di Fanciulle Ateniefi , )

La Scena fi fìnge in Deh , Ifola del Mare Egeo dedicata ad Apollo .

—* n

LE FESTE D APOLLO. PROLOGO.

Loggie maejlofe con Portici et antica jlruttura falla

fpiaggia del Mare > Tripode nel mer^o .

SACERDOTE, ANFRISIO, ARCINIA,

Coro di Giovani , e di Fanciulle Ateniefi .

CORO.

jorgi , pofTente Nume , Febo , ed a noi ritorno In fuil' equoree fpume Fa col volubil giorno , Che facro a te farà .

Vieni , ed a manca il tuono Scorra profondo in Cielo ; E de' tuoi carmi ai Tuono L' impenetrabil velo Rompan le forche età .

(io)

Anfr. Meco di Giove , e di Latona al figlio

L' Ateniefe gioventù fen viene

D' ogni anno il culto a rinnovar . Su noi ,

Biondo signor di Delo ,

Volgi lo fguardo animator del mondo ;

mai da te più vago giorno accefo

In Oriente fia

Del tuo gran corfo per 1* obliqua via . Arcui. Cingi T intonfa chioma

Oltre 1' ufato di purpurea luce .

Sacri a te fono i giuochi ,

E 1' agili carole ,

Occhio del ciel , padre del giorno , o Sole . Anfr. Ma qual Nume improvvilb

Agita il Sacerdote ?

Qual di roflbr , qual di pallore incerta

Tinta gli ferpe Tulle crefpe gote ?

Trema Y onor dell' Apollinea fronda

A lui fui crin : non ferba

Un volto folo , e gravemente tardi

Sembra che pafca nell' Olimpo i guardi .

00

Sacer. Mortali , a me vifibilmente Apollo Ecco fvela i deftin . Veggo per entro La profonda caligine degli anni Sorger due Piante augufte , Onor fublime del terren , che vanno Su mezzo Europa diffondendo i rami . L' una d' litro guerrier le rive ingombra Col Tronco immenfo , e 1' altra Senna , ed Ebro , e Sebeto , e Parma adombra . Il Configlio de' Numi Più volte infieme annoderà le braccia Delle Piante immortali a lor vicine ; E a rinverdirne il crine Sul Tronco avito tornerà fovente Svelto Rampollo in altro Tuoi crefcente . Ma quanto in queflo la bella Parma Collo fcader de' fecoli venturi Superba andrà del gloriofo Innefto ! Il lieto fia quefto , Che dal lungo timor la fciolga ornai , Quando per man d' Imene alto fofpefo

(I*)

In fralie verdi chiome

Di Fernando, e d' Amalia ondeggi il nome.

Del facro ftelo pofcranno all' ombra

Grazia , Virtù , Decoro ,

E la comun Felicità con loro.

Del crefcano le pompe , E la felva , e T antro impari Di due nomi al Ciel si cari L' auree note a replicar .

Mentre loro Apollo cede I Tuoi giuochi , e le fue fette, L' alta origine celefte Vago fembra d' accufar .

Anfr. Qucfto fiorente giovami drappello Del Nume i cenni efeguirà . La gioja Spargati intorno , e '1 noftro canto avvivi . L' onor dovuto a Semidei fi renda , E ormai la terra ad invocargli apprenda .

03) Le Grazie tenere , Il molle rifo Lafcin di Venere Per poco il vifo , E fra noi {tendano A gareggiar .

Tu quelle impetrane, Amor , da lei ; Che di quell' Anime Io le vorrei Sul nodo unanime Tutte verfar .

Arcin. Vedi full' orme mie

Raccolto il fior dell' Attiche donzelle. Al buon voler del faretrato Apollo Anch' effe ubbidiran . Pompe più belle Delo non vanti full' Egea marina . Leviffime carole

Segnino appena la pieghevol' erba , E delle noftre voci

(14)

La liquida armonia

Zefiro immoto ad afcoltar fi ftia.

Con tremito foave

Geman le corde Amore ; Ma della Tromba grave In fignoril fragore S' oda la voce ancor .

A tefTere il bel Nodo L' arti , e 1' eftrema cura Il Cielo , e la Natura Pongan per vanto lor .

Sacer. A' voti il Cielo arriderà . Suir opra Da lui formata pioveranno i doni . Amabili garzoni

Itene , e voi, vaghe donzelle . Intanto Ridan le fefte , e fi rinnovi il canto .

Cm)

CORO , e BALLO

Di Giovani , e di Fanciulle Atenieji .

Sorgi , poffente Nume , Febo , ed a noi ritorno In filli' equoree fpume Fa col volubil giorno , Che facro a Lor farà .

Vieni , ed a manca il tuono Scorra profondo in Cielo ; Già de' tuoi carmi al fuono L' impenetrabil velo Ruppe la fofca età .

r J . 'hi luti

c du/ÌTiìt bora ducu eadernnec coryux/Li unquam adusta meae. vidcam neu jim tumulano ws ah ella

OvCd.Mttam.Ub Vili \

ATTO

D I

BAUCI , E FILEMONE.

Cura pu Diis funt , & , qui coluere , coluntur.

Ovid. Metam. lib. vili.

ARGOMENTO.

jftj celebre nelle Favole £ ofpitale accoglienza , che Filemone , e B auci , vecchi fpo fi abitatori della Frigia, predarono a Giove , allorché quejlo Nume fono mortali fpoglie per le loro contrade pellegrinava . Furono ejji della lor cortefia ricompenfui ; conciofliachè Giove a quelli manifejlatoji trasformò la loro cafa in un Tem- pio , alla cuflodia del quale gli deputò Sacerdoti ; e dopo il lungo giro d' una felice vita cangiolh in albe- ri , affinchè muno di loro ( fecondo quello , di che effi Ì avevano fupplicato) alla morte dell' altro fopravvi- vejfe . Ali oppofto tutto il refo della Frigia fu ga- figato f veramente per f inumano rijiuto , che fatto aveva di qucll' ignoto viaggiatore.

Per adattare quefo fuggetto al Teatro e flato d' uopo il tramutare in gran parte le circoflanye della Favola. Quindi è , che Filemone , e B auci fi fono rapprefentati giovani , ed amanti ; e fi e fatto che Giove prometta loro una vita immortale con /' inalbargli al grado di Se- midei . La licenza a" alterare le Favole non è difdetta alle Tragedie mcdefme dalle leggi generalmente appro- vate ; molto meno dev e fedo a noflri Drammi , i quali rubra oggimai che altra legge non nconofeano fuor che quella di dilettare ifenjì con una dolce illufone .

PERSONAGGI.

GIOVE , fotto le fpoglie di Viandante ,

7/ Signor Gaetano Ottani.

FILEMONE , Giovane Paftore, -»>

II Signor Vincenzo CafelLi , Kirtuofo di J Camera di S. A. S. Elettorale Palatina. J Amanti.

BAUCI, Giovane Pafìorella , -'

La Signora Lucrezia Agujari , Virtuosa di Camera di S. A. R.

CORO di Paftori , e Pastorelle .

La Scena è nella Frigia.

ATTO

D I

BAUCI , E FILEMONE.

SCENA I.

Campagna deli^iofa , e folta d' alberi con Capanne t due delle quali dijlinte . Altare nel me\\o y fu cui pen- dono i rami intralciati d' annofe querce.

Bau.

FiL

em.

a 2.

BAUCI , e FILEMONE.

IVlio tefor , che bel concento Fra que' rami s' ode il vento Sufurrando modular !

Come dolce , idolo mio, Fra que' fafìì gode il rio Zampillando mormorar!

Qual penderò - lufmghiero Può mai vita - più gradita Della noftra immaginar ?

(0

SCENA II.

GIOVE in lontananza , e Detti .

Giov.\^ così dunque obblia

Quefta malnata gente

Di natura ogni legge , ogni dovere ? Bau. Che veggo ! Un peregrino

Qua volge i pam" incerti. Giov. Dacch' io m' aggiro in quefte

Nemiche di pietà crude forefte

Sotto T umili fpoglie , ond' io nafcofi

La mia divinitade , in neflun tetto

Io ritrovai nnor cibo , o ricetto . Filcm. A quel eh' ei fembra , in mente

Gravi cure ravvolge. Giov. Ah , queft' empio

Popolo difumano

Sarà di mie vendette al mondo efempio. Bau. Chi fa eh' egli non fia

Qualche infelice ? Ad incontrarlo andiamo. Filcm. Andiam . Dimmi , itraniero ; (a Giove)

Che tale a noi raflembri

(7)

All' abito , al fembiante ,

Può V opra noftra a te giovar ? Da noi

Qual prova brami del fraterno affetto ,

Che per ogni mortai nudriamo in petto ?

La noftra umil fortuna a te , il vuoi ,

Sarà comune . Giov. E qual amica forte

Dopo lunghi difaftri a voi mi guida ,

Che tanta umanità chiudete in feno ?

In paefe rio

Qual prodigio è mai quefto ? ove fon io ? Filem. Queiti fonFrigj campi, ove al ciel piacque

A noi dar vita , e fede .

Da giudi genitori apprefo abbiamo

Innocenti coftumi,

L' amor della virtù , 1' amor de' Numi . Giov. A' merti voftri ampia mercede il Cielo

Non negherà. Ma potrei forfè anch' io

A voi moftrar d' un grato cor gli effetti .

Dite , in che deggio , amici ,

A voi giovar? Qualunque vi raffembri

(8)

In quefto rozzo ammanto , Io fon di Creta abitator non vile , Ricco d' armenti , e pafchi . Il Padre mio Gran Sacerdote è nell' augufto Tempio A Giove facro . Filem. Quefto fuol fecondo

D' erbe , e di frutta , i limpidi rufcelli ,

La lana , e il latte delle noftre mandre

Son dovizie baftanti

All' uopo della vita . I lieti canti , .

Le facre danze , e le folenni fede

Sono i noftri piacer. Se il Ciel protegge

I noftri fidi amori ,

Noi fiam contenti appien. Chi di natura

Alle leggi ubbidifce , altro non cura .

La fiamma del mio petto , Cara , è la tua beltà : Fu quefta il primo oggetto, E il primo ognor farà De' voti miei .

(9) Se il ciel della mia fede Mercede - mi vuol dar , li core altro non chiede , Non ha più che bramar Da' fommi Dei. Bau. I voti del mio cuore

Non fon diverfì . E quefto giorno , io fpero, Stringendo le noflr' alme in dolce nodo, Darà principio a' miei contenti. Oh quali Inni fciorrò di lode A' benefici Dei ! Giov. Ninfa gentile ,

A te non fia difcara

Quefta, eh' io t' offro in dono, eburnea cetra, (a) A me la diede il genitor . Su quella Non mai difeiorre invano Soglio i miei voti. Bau. Di nobil dono

A te qual ricompenfa offrir pofs' io ? Nulla degno ho di te . Memoria eterna

(a) Le una Cetra .

(IO)

Il cor ne ferberà . Ma tu , che avrai Bifogno di ripofo , e di riftoro , Generofo {tramerò , entrar ti degna Nelle noftre capanne .

Fileni. Amico , vieni

Nel mio ricetto . Oh quanto

Al mio buon genitor farai gradito !

Gwv. Vinto mi rendo al voftro dolce invito . (a)

Bau. Prima eh' io fpofi il iuono

Della mia voce a quefta eletta cetra, A te full' ara, o fempiterno Giove, Sacrar la voglio in dono . Ifpirata da te con dolci prove Speflb farò fulle temprate corde Le tue lodi fonare ; e fpeflb ancora Cantando il mio paftore Le felve intorno accenderò d' amore .

(a) Parte con Filemone.

00 SCENA III.

FILEMONE , e BAUCI.

FU. Al vecchio genitor lafciato ho in cura Il noftro peregrin . Qual caro figlio Eflb T accolfe , e a carezzarlo intento Parve obbliar dell' età grave il pefo . Or io pieno di gioja a te ritorno Per celebrar le fefte , Che desinate fon per bel giorno . Bau. Il mio paflor tu fei :

Il tuo bel nome amato

Il fonte , il colle , il prato

Da me fovente udranno ,

Da me 1' impareranno

A rifonar . Al trono degli Dei

Forfè talora i venti

Faran de' grati accenti

Il fuon volar.

(12)

SCENA IV.

CORO.

Di Paftori , e di Paftorelle , e Detti

UNA PASTORELLA.

JL)i due beli' anime Il fido amore Fregiar d' onore Da noi fi vuol .

CORO.

Di due beli' anime &c.

PASTORELLA.

Cedono a Bauci

Tutte le belle ,

Come le ftelle

Cedono al fol . Il buon Filemone

Per fenno egregio

È il i'ommo fregio

Di quefto Tuoi .

CORO.

Di due beli' anime &c.

03)

PASTORELLA.

Per beli' anime

Il fanto Imene

Su quefle arene

Difcenda a voi. La pace , e il gaudio

Guidi per mano ,

Tenga lontano

L' affanno , e '1 duol . CORO.

Di due beli' anime &c.

Si dan^a.

Fileni. Ora con lieti aufpizj

Andar poniamo , o cara ,

Fede eterna a giurarci innanzi all' ara . Bau. Sofpirato momento ,

Da cui fpera il mio cuore ogni contento, (a)

Oh Dio ! Filem. Cieli , che afcolto !

(a) Mentre s' accojlano all' altare fi vede un lampo , a cui fuccede un tuono , ed un fulmine ,

SCENA V.

GIOVE , e Dati.

Giov. ^bandite ogni timore ,

Anime al elei dilette . In me feorgete

Il signor della folgore , e del tuono .

Amano i fonimi Dei

Negl' innocenti cuori

La fomiglianza lor . Le voftre brame

Sono a me note appieno . EfTer vogl' io

Di voftre nozze il Sacerdote , e il Dio .

Quella ridente piaggia

Adorna d' erbe , e di fronzute piante

In Tempio fi trasformi in un iftante. (a)

CORO.

Lodi eterne al Re de' Numi, Che le felve non ifdegna, E fi degna - i fanti lumi Inchinar fu noi paflor.

(a) Sorge da una parte della feena un Tempio . All' improvvifo eveiuo il Coro de' Pajlori, cPa/lorelle e/clama.

00

Quale omaggio a lui dovuto Paflorelli offrir poffiamo ? Offeriamo - per tributo Le noflr' alme , e i notòri cor .

Spello riedi in quelle parti, Nume eterno onnipoffente , E clemente - a noi comparti Il fupremo tuo favor .

Glov. Porgetevi or le delire in dolce pegno Di reciproco amor . Felici giorni , Finche vivrete nel terreftre velo , Sempre per voi fi volgeranno in cielo .

Il mio Nume ha ftanza degna, Non fra pompe , o fra tefori, Ma ne' cuori - dove regna L' innocenza , e 1' oneflà .

Finché avrà la bella fede In voi fede, Liberal d' ogni diletto Il mio affetto - a voi farà .

Filem. Sogno , o fon detto ? Ah ! mai folle un fogno Quell' immenfo piacer , che il fen m' incenda ,

<i6)

Un fonno foave

Non fi tronchi giammai .

Bau. Fuor di me flefTa

Mi rapifce il diletto ; e la mia mente

OpprefTa da flupore

Nega le voci al labbro , i fenfi al core.

(Se tuo dono , o fauflo Nume, (a Giove)

l Son le dolci mie catene ,

1 ' l Bau 1 Senza affanni , e fenza pene

Io contento ^ .

< ognor vivrò . Io contenta )

Filem. Mi punifca il cielo irato , (aBaud) Se infedele a te farò.

Bau. Abbia fempre avverfo il fato, (a FU.)

Se te fol non amerò . a 2. Quale flato - più beato

Sulla terra aver fi può ?

CORO.

Non mai flato - più beato Alla terra il ciel donò .

Si datila*

(I?)

Giov. Il giufto guiderdone

Già per mia mano alla virtù fu dato Di mia beneficenza illuftre legno . Ma giufto è pure^ che quel molo indegno, Che a dritti di natura empio s' oppone, Conofca un Dio , che fu i mortali impera , E nel tenor delle fue leggi eterne Sempre uguale a fleflb La virtù vuol premiata , il vizio opprefTo . Pe1 gravi torti miei

Tutto di fdegno avvampo ; Ah , dovranno i rei Provare il mio furor. Tofto s' accenda il lampo, Frema fdegnofo il tuono : Paleferò chi fono A quei protervi cuor. la giuftizia ofFefa Vuol , che vendetta orrenda Su quelle inique genti ornai difcenda. Voi folgori , e tempefte ,

(i8)

Che all' ira mia fervite ,

Tofto quegli empj a {terminar ufcite . (a.)

Bau. ) y^. . x . v

al. „.. > Giove . pietà , pietà. fileni.) x r

Bau. Il tuo furore

Tanti mortali

Opprimerà ?

Fileni. Di tanto orrore ,

Di tanti mali Qual frutto avrà ?

a 2. Giove , pietà , pietà .

Giov. Alla voftra virtù tutto fi doni . Taccian tempefte , e tuoni : Nelle region celefti La folgore s' arredi . S' altro bramate ancora , Ad un Nume , che v ama , e in un v' onora, Scoprirlo non temete ; Propizio , il giuro , a voi farò : chiedete.

(a) S' ode tempefla con fulmini .

09) Filem. Giacche tua legge è leuia

All' ardir mio , deh viva

Sempre cortame , e faldo

Il noftro amor fino all' età più tarda -

E quando inevitabile dettino

Dividere dovrà nodi cari ,

Fa che del fuo rigore

La prima preda io fia . Felice ancora

Dopo me la mia fpofa .... Bau. Ah ! Bauci mora ,

Signor , viva lo fpofo . Il fato eftremo

Contenta affronterò . Priva di lui

Dopo un dolor forte

La vita a me farebbe

Più acerba della morte. Giov. Doni maggiori io deggio

Alla voftra virtù , perchè la terra

Dal voftro efempio ad efler giufta impari.

I deftini più lieti , e più felici

Su' voftri giorni veglieran . Cuflodi

Sarete di quel Tempio ,

(20)

Che il mio poter creò . Tuttor viventi

Dopo una lunga etade albergo avrete

Fra i Semidei . La faggia turba agrefte

Allor v' adorerà fu quefti altari ,

Quai Numi tutelari .

Tranquilli ora vivete

All' amore degli uomini , e de' Numi,

Etempio illuftre di virtù , e di fede .

Torno all' eterea fede ;

Ma il mio favor pofTente

A voi fempre farà dal ciel prefente.

Parte fra nubi lumino/e. CORO.

Re fuperno , a cui grata È la de' noftri cuori , Per te godono i partorì Su la terra il vero ben.

La virtù da te onorata Entro a poveri tugurj Di piacer foavi , e puri Tutto innonda il noitro fen.

Si datila .

P ./ Marititi un

( o/inubio iiuigam stabili Vira. Jùnàd. £ib u

C Sxjuey Seul

ATTO

D' ARISTEO.

Maternas impulit aures

Lucius Ariftad .... Virg. Geor. lib. IV.

ARGOMENTO.

_ZM^RISTEO , figliuolo cT Apollo , e di Cirene , figliuo- la, e Ninfa del fiume Penèo , invaghito d' Euridice , moglie d' Orfeo , divenne la cagione della di lei mor- te , poiché nell' atto eh' ejfa da lui fuggiva lungo le fponde di un fiume , fu morfa nel piede da una fierpe . Irritate le Driadi per la perdita di quefia compagna , fecero perire di morbo , e di fame tutte le Api , di cui Arijleo era ricco pojfejjore , e follecito cujìode . Eb- be quejli ricorfo nella fiua difgrayia alla madre , la quale lo indiri^ò a Proteo per i/coprirne ! ignota fior- gente . Proteo fivelò ad Arifieo effere quefia opera d' Orfeo , e delle Ninfe filvefiri , che vendicavano cosi l' efiinta loro confine , e compagna . Ciò intefio da Ci- rene ordinò al figlio di placare le Ninfe , e F ombra d' Orfeo con facrifiy . Arifieo ficguì il comando della madre , e fu maravigliato di vedere uficire dalle vifice- re liquefatte de' Tori fienali unmenfia turba di pecchie . Per quella libertà , che vuolfi conceduta ai Poeti , principalmente in fitnil genere di Componimenti , fono fieguite in quefia favola alcune mutazioni . L cpifòdio di Proteo d' implicata eficuqione , che poteva allun- gar di fioverchio /' anione , e che in altra fiaufii filma circofianya è fiato veduto fin quefie Scene ,fi è lafciato nella prefinte . Gli amori di Arifieo , e di Cidippe fino conferitami al genio del Teatro . Il rejlo è verifimile .

PERSONAGGI.

ARISTEO , figliuolo d' Apollo , e di Cirene , Capo degli Abitanti di Tempe , ed amante di Cidippe.

// Si g. Vincenzo Cafelli Virtuoso Camera di S. A, S. Elettomi Palatina .

CIRENE , figliuola , e Ninfa del fiume Penèo .

La Signora Antonia Maria Girelli Aguilar .

CIDIPPE , Ninfa feguace di Cirene , ed amante di Arifleo .

La Signora Felicita Suardi .

ATI , Confidente d' Arifteo .

// Signor Gaetano Ottani .

SILVIA , Ninfa bofchereccia , Cuftode del Tempio delle Ninfe .

NINFE Silveftri , feguaci di Silvia .

CORO di Ninfe del fiume Penèo .

CORO d' Abitanti di Tempe .

La Scena Ji finge nelle valli di Tempe , campagne deh^iofe della Tefsagha .

ATTO D' ARISTEO.

SCENA I.

Campagna ridente , che rapprefenta le Valli di Tempe ARISTEO , ATI .

Arijl. xi, dovrò Tempre , amico ,

Così in odio al dettino , ed a me (tefTo

Condurre i giorni miei ? Dal fatai punto,

Che me fuggendo per deferte fponde,

Morì , trafitta il piede

Da ria ferpe , Euridice ,

Giorno non vidi più per me felice .

Ad. M' affligge il tuo dolor . Ma tu , signore , Perchè ramingo , e folo Con 1' oftinato meditar fomenti Sconfigliato i tormenti ?

c<0

Perchè fra i lieti abitator di quefle , Delizia degli Dei , valli beate Le immagini funefle Non tenti dileguar?

Arift. Come il potrei ,

Se in quefto luogo iftefìb a lor caro

Nuove fventure i Numi

Rifveglian contro me ? Non badò ad effi

Il negarmi gli ampi e ili

Dell' eftinta Euridice. Eletto ftuolo

D' api ingegnofe , mia luperba ipeme ,

Condannano a morir ; fon contenti .

Perchè compiuta fia

Con la miièria mia la lor vendetta ,

Per la vaga Cicli ppe ignota rianima

Mi dettano nel fen . Tento Scoprirla ,

E di Cidippe trovo

Infenfibile il cor . L' ardore irrita

L' indifferenza Tua : non ho più pace

Lontan da lei ; Cidippe non 1' ignora ;

E Cidippe al mio amor relitte ancora .

(7)

Ad. Compiango i cafi tuoi ; pur tu non devi Difperare , Arifteo . Qualunque fia La cagion de' tuoi mali , Superabil farà. Vanne a Cirene : Narra a lei le tue pene ; Implora il ilio favor. S' io ben comprefx D' Ariflene indovino i l'enfi ofcuri , Molto a fperar ti retta Nel fuo materno amor.

Arìfl. Vadafi pure . {rifilino) Manca , barbare {Ielle , Per confondere appieno un infelice, Che armiate contro me la genitrice .

SCENA II. ATI.

opoli a lui foggetti , Se fapelle il fuo affanno , Vi farebbe pietà . Come potrebbe Re/lfìere la Madre ? Io tutto fpero Da quel tenero cor . Vindici Numi

(parte.)

(8) Non aggiungali frattanto all' ire voftre Stimolo quelle fmanie , e quei lamenti : Son neceffario sfogo a' fuoi tormenti . Queir alma agitata Da ftrane vicende , Vi fembra fdegnata , Ma chiede , ma attende Conforto , e pietà . Se giunto all' ecceffo Non fbffre ritegno , Diventa lo fdegno In voi crudeltà. (pane.)

SCENA III.

Palarlo interno di Cirene , fuppofio nel fino del fiume Penèo, co fi rutto, ed ornato di criflalli , tufi , conchiglie, e coralli. Nel prospetto varj fiumi , ed all' intorno ca fiate d' acque movihili, che cadendo adornano vagamente /' ondofo foggiorno.

CIRENE , CIDIPPE, e feguito di Ninfe .

C'ir. , vezzofa Cidippe , il veggo anch' io , Troppo corta al tuo cor quefto importuno Simulare , e tacer . Per Arifteo So che ti ftmggi : è quefto

(9) Il tuo foco primiero ; e in giovili petto Mal nafconder fi può nafcente affetto. Pur la gloria mia , Se d' Arifteo 1' amore ; e ti è cara La tua felicità , foffnr tu devi : In faccia a lui devi gf interni moti Frenar così , che dell' occulto ardore Poco , o nulla trafpiri . Cidi/?. Ah , qual mai chiedi

Da me barbaro sforzo ! E ti par lieve Quel che feci finor ? Ma tu , Cirene , Non approvarti 1' amor mio ? Non fofti La prima a fomentarlo con la fpeme Delle bramate nozze ?

Cir. E ver ; il feci

Senza ragion . Tu mi fembrafli ognora Fra T altre Ninfe del paterno fiume Più degna d' Ariiteo : di te mi parve Degno egli pure .

Cidip. Or qual ragion ti porta Ad impormi una legge

(IO)

Tiranna a quefto fegno ? Cir. II tempo avverfo ,

I diiaftri del figlio,

L' intolleranza Tua , 1' ira de' Numi ,

Che gli refla a placar, e che ad entrambo

Funefta e(Ter potrìa. Cidip. Credi tu dunque

Ch' eiTer pofTan gelofi

D' un guardo, o d' un Tofpiro i Numi ifleflì?

Ah , tanto crudeli

Forte verfo di me , dagli occhi miei

Allontanate , o Dei ,

Per Tempre l' idol mio ! Non ho più cuore

Di trafiggerlo ancora . C'ir. Ecco Arifteo. Cidip. Stelle ! Cir. Se d' eiTer brami alfin contenta ,

Cidippe , i detti miei cauta rammenta .

0 0 SCENA IV.

ARISTEO , e Dette.

Arìfl.\J del patrio Peneo

Ornamento primiero , e madre mia .

Odi , o Cirene . Ah , s' egli è ver eh' io polla

Vantar de' giorni miei

Autore il Trimbrio Apollo , ah , degli Dei

A che mi feorre nelle vene il fangue ,

Quando ho nemico il fato ? E dove , o Madre ,

Andò 1' antico affetto ì

L' almo del ciel ricetto

Sperar dunque mi ferii

Perchè qui folli della forte il gioco ì

Ah , curi poco

Il vedermi d1 onor , di pace privo ,

A che figlio ti fono ? a che più vivo ? Cu: T' inganni , amato figlio : a me fon cari ,

Più di quel che non credi ,

Il tuo onor , la tua pace . Afpro cordoglio

Al materno mio cor reca il tuo flato .

Ma il cangiarne il tenore In mia mano non è . Forza maggiore Regola i cafi tuoi . Con la coftanza , Arifteo , folo puoi Mitigarne il rigore . Eterna alfine Non è T ira ne' Numi . Arljl. Ma Te giunge

A fegno tal , che V uom confonda , e opprima Più lbfrribil non è . Madre , tu fai Quanto finor penai , Fra tanti affanni Neil' amor di Cidippe alcun conforto Mi reftava a fperar. Per ottenerlo Diffi , pregai , ma in vano . Altro non ebbi Che un filenzio crudel . (a) Cidip. ( Più non refifto . )

Signor . . . T" inganni ... Io fon . . . Cir. Penfa , o Cidippe , (b)

Gli accenti a mifurar. Arljl. Parla , ben mio .

(a) Guardando fdegnofamcnte Cidippe. (b) A parte .

03) Cidip. Deh , lafciami tacer . Arljl. Per que' begli occhi ,

Che mi tracciano il cor , per quel iembiante ,

Per queir alma gentil , che in ien racchiudi ,

Spiegati alfin . Cidip. (Che barbaro contratto !

Ah , fi parli una volta.) Ah tu fotti

Sempre . . . . ( dove m' inoltro !

Mi Teduce 1' amor ! ) Signor fon noti

A Cirene tua madre i penfier miei ;

Se faperli tu vuoi, chiedine a lei .

Tu fei madre , e tu conofci La Tua pena , il mio periglio ; All' amante , al caro figlio Col tuo parla , e col mio cor.

So tacendo che fomento

Il fuo affanno , il dolor mio ; Ma potrei parlando , o Dio ! Funettare il noftro amor, {pane.)

(M)

SCENA V. CIRENE , ARISTEO,

e feguito di Ninfe .

AnJl\_jOSi rifponde all'amor mio Cidippe ? In cento guiie io cerco Vincere il ilio iìlenzio : apro il mio core ; Parlo , priego , fcongiuro ; e quando credo Vederla intenerir , quando fui labbro Son già pronti gli accenti , ella fi cangia ; Più favellar non ola ; o , ragiona , Cerca interpetri al core , e m' abbandona ? Ingiufliffimi Numi , e quando mai Finirete d' odiarmi !

Cir. Ah , lafcia , o figlio ,

Di più irritar con le querele i Numi. Dall' Èrebo profondo Orfeo dolente Grida contro di te . Rammenta ancora Che la fedel conforte Perde per tua cagion . L' origin quefta Fu d' oq;ni tua {Ventura . Arler di fdegno

o o

Al duro cafo le filveftri Ninfe,

(M) D' Euridice compagne , e la vendetta Dall' Api incominciar . Nel vicin bofco Degli oltraggiati fpofi Corri T ombre a placar coi facrihzj . Patta nel Tempio , e pria Le facili Napee calma coi doni : Quindi al cielo rivolto Chiedi configlio , e (corta : Attendi le Tue voci , e ti conforta .

Nocchier , che in mezzo all' onde Armato è di coftanza , Non perde la fperanza Nel procellofo mar.

Soffre del vento 1' ira , Col fofco ciel fofpira ; Ma le bramate fponde Alfin giunge a baciar.

{partono.)

SCENA VI.

Valli di Tempe . ATI , poi ARISTEO. Ad. Impaziente attendo

Che ritorni Arifteo . Piaccia agli Dei

Che contento ei ritorni. Arijl. O come caro ,

Come opportuno al cafo io ti riveggo,

Ati fedel! Ad. Parlarti con Cirene ? Ar'ifì. Ah , la vidi .

Per fuo comando io deggio

Torto al Tempio portarmi. Amico, vanne:

Vittime , e doni eletti

Fa che fian pronti ; e quanti puoi nel Tempio

Abitator di quefte valli aduna .

Teco in breve farò. Ad. Ma , dimmi .... Arlfl. Ah , parti

Tutto faprai fra poco . Ad. Il cenno adempio . (pane.)

0?) Arift. ritrovi la pace almen nel Tempio . Numi offefi , Ombre fdegnate , Siate alfin vinti , e placate Dal mio lungo fofpirar .

(parte.)

SCENA VII.

Bofchetto , o Tempio delle Ninfe filveflri .

Seguita la mutazione della Scena una tenera , e gra^iofa Jìnfonìa con [ordine accompagnerà V arrivo della Ninfa cujtode del Tempio , e delle fue feguaci. Quindi comparirà Arijleo alla tefia degli Abitanti di Tempe , e di Donzelle , che recano canejlri di fiori , e frutta , fra le quali un fanciullo con un agnella ornata di naflri .

SILVIA , Ninfa cuftode del Tempio , ARISTEO, Coro di Ninfe , e di Abitanti di Tempe.

ArlJl.^Ytco venite , amici ,

I Numi ad invocar . fu quell' ara Deponete , o fanciulle , i voflri doni . A voi li facro , bofcherecce Ninfe , Che f eftinta compagna Piangete in quefte felve . Ah , perdonate L' involontario fallo . Ad elpiarlo

08)

Monde vittime offerii

Sull' onorata tomba , e pace chiefi .

Siate alfin paghi , o Dei . Ceflìno alfine

Le mie diiavventure . favor voftro

Concedetemi ancora ; e ila di quello

Il più ficuro pegno

Di Cidippe F affetto .

Queflo , o Numi , vi chieggo , e quello afpetto.

CORO , e DANZA

Di Fanciulli , e di Abitanti Tempe.

CORO.

Del figlio d' Apollo

Chi Tordo ai lamenti ,

O Numi clementi,

Di voi chi Tara . Son noftri i fuoi mali :

Quand' egli è relice

Da quefta pendice

La noja fen va .

09)

Parte del Coro .

Voi duce , e signore Di Tempe il voìefle : Voi caro il rendette In giovine età;

Or fate che lieto Sia il tenero oggetto Del noflro diletto , Di voflra bontà .

Altra parte del Coro .

Vi movano i canti ; Vi plachin le danze : Le noftre fperanze Ottengan pietà .

La fupplice turba , Cangiati in feftofi Gli accenti pietofi, Di voi canterà .

Tutto il Coro .

Del figlio d' Apollo. &c.

Terminate le preci , a" oscuro cK egli era , il cielo fi fa f ereno , e tuona a fimjlra . A quejlo felice prefagio Arijleo efclama per giubilo .

Anjl. Tuona il cielo a fmiitra! Ah, sì, v intendo;

Siete calmati , o Dei . Silv. Porgi , Arifteo ,

Porgi orecchio a' miei detti , e frena alquanto

I trafporti del cor. Gli Dei pietofi

Si moffero a tuoi prieghi . Il voler loro Interprete fedel ora t' annunzio : Contento alfin farai. Arìfl. Stelle ! che lento ?

Madre , Cidippe , ah dove fiete ? O cielo , Che tumulto d' affetti ! Eterni Numi , Grazie vi rendo . Al fubito contento No non bada quefV alma. Ah, da me lungi Afpre cure nojofe itene ornai :

II mifero Arifteo fofferfe affai .

Ceffate , fuggite , Timori , ed affanni , Affetti tiranni Di quefto mio core.

(21)

Voi fole venite , Speranze gradite ; Voi fenfi d' amore Dettatemi il fen. Queft' anima amante Per voi più vezzofo Ritrova il fembiante Del caro Tuo ben .

(parte.) CORO.

Eccheggiar s odano Per querte valli Voci di giubilo: Allegri balli Difciolga il pie .

Di gioja efultino

La felva , e il prato: Con noi fdegnato Più il ciel non è.

(tutti partono.)

(22)

SCENA Vili.

Ampia veduta di maejlojì Viali di dal fiume Penèo.

ATI , poi ARISTEO accompagnato dagli Abitanti di Tempe.

Ali. JL/ Ariftene i prefagi , ed i miei voti

Ecco compiuti . Alfin fereno in volto

Veder fpero Arilteo . Arift. Quanto diverfo,

Amico , or mi ritrovi

Da quel che fui . Ad. Signor, le tue vicende

Mi coiman di piacer . Tutto già intefi

Dal popol lieto . Ma le tue fortune

Tu ignori in parte ancora. Arlfl. Ah , di' , che avvenne ? Ad. Quando per ire al Tempio

Me nel bofco lafciafti

Delle fv enate vittime cuftode ,

Sentir mi parve ( odi mirabil cola ! )

Strider per X ampio ventre

Degl' immolati tori

(*3) Di pecchie immenfo {tuoi . Porto lo fguardo Dove il romor Y invita , e già le veggo Fuor delle infrante code Affrettarli ad ufcir . Già in larghe nubi Si follevano al ciel . Di ftupor pieno Ne feguo il volo ; e fu vicina pianta Quefte fermano il voi . Colà raccolte Si dividono in torme ; e giù fcendendo Dai pieghevoli rami , Pender le veggo in flrana guifa unite , Qual pende il grappo dall' amica vite . Ari fi. Che inudito portento ! Ati fedele , Andiam . De' fuoi configli Sappia la madre il fortunato evento: Poi fi voli al mio ben . Sola Cidippe Or manca a render le mie gioje efireme. Che veggo, amici Numi! eccole infieme.

In queflo punto fi vede ufcire dall' acque Cirene accompagnata dalle Ninfe con Cidippe a lato fu rilucente , adorna conchiglia .

04)

SCENA IX.

CIRENE , CIDIPPE ,

feguito di Ninfe , e Detti .

AriJI.JL ra le tue braccia , o madre ,

Lafcia che grato il figlio .... Cìr. A quefto feno

Vieni , Arifteo , dolce mia prole , e cura.

Tutto previdi , e fo . Dovean gli Dei

Piegarfì alle tue preci , e tu dovevi

Eller lieto una volta. In te ritorni

A Tempe il fuo ripofo, a quelli campi

Il rifo , e 1' ubertà. Più non vedrai

Per influfTo maligno

Le tue greggie ibernar . Largo tributo

Offrir di biondo mele

Grato all' are potrai : Tempre felici

L' api fabbricatrici

All' opra veglieran . Che più vorrefli

Dal benefico ciel ? Qual' altra prova

A defiar ti refta

Del fuo favore ?

Arift. Ah , la più grande , o Madre ,

E la più cara . A bei doni manca

Una fedel compagna ,

Che meco li divida , e a me olì renda

Cento volte più accetti.

De' miei cottami affetti

Manca il premio in Cidippe . Cir. E quefta pure

Ti concedono i Numi . Arift. O me beato ! Cidip. O fortunato iitante ! Ad . O caro annunzio ,

Che di gioja mi colma !

Cir. Ad Arifteo ,

Amabile Cidippe , offri la deflra ;

E nella fua ricevi

De' tuoi folpiri il meritato frutto .

A te confido , o figlio ,

La conforte più degna ,

Che accordar pofla in terra il ciel cortefe.

La virtù , la bellezza

(26)

Nacquer con lei. La cura d' educarla

Altro a me non cotto , che il fecondarne

L' indole egregia . Ari fi. O di querY alma amante

Bella tiranna un tempo, ed or conforto,

Di quel labbro foave

Udrò pure una volta il dolce fuono ! Cidi/?. Da quefto labbro , o caro , alfin faprai

Che penando io tacqui, e t' adorai.

Foflii ognor 1' amato bene . Ah , mi brilla in feno il core Nel poterlo alfin fpiegar!

Ari fi. Tu fcordar mi fai le pene ;

Tu raddoppi in me 1' ardore Con dolce favellar.

Cir. Fra amabili catene

Il parlato fuo dolore Chi potrebbe rammentar ?

Cidip. L' idol mio fempre farai . Ariji. Per te ognor , cara , vivrò .

C*7)

C'ir. Tanti affanni oh come mai In diletto amor cangiò!

(Non fa dir che fia contento

a 3- > Chi il piacer dopo il tormento

' In amor mai non provò .

CORO.

Accompagni la Coppia felice Vaga fchiera di giorni ridenti La fortuna , la pace , 1' onor .

Quanti a Terr.pe lietiflìmi eventi beli' opra d' amore predice, Che feconda de' Numi il favor!

.' ','.!:, i-U i/ir

i he faro saiga L uridlce? éOove. andrò serica il mio ben '

v iao à'O

ATTO

D' ORFEO.

Te , dulcis Conjux , te foto in littore fecum , Te veniente die , te decedente canebat.

Virg. Georg, lib. IV.

ARGOMENTO.

JOj noto Orfeo , e celebre il fio lungo dolore nelt immatura morte a" Euridice fia fpofa . Mori ella nella Tracia , ma per fervire all' unità del luo- go fi fuppone qui morta nella Campagna felice prefi fo il lago a" Averno , in vicinanza del quale finfie- ro i Poeti trovarfi una fpelonca , che apriva il cam- mino all' Inferno. L infelice amante moffe a pietà gli Dei , che gli concederò di penetrar negli Elisj per ripigliar]! la fia diletta , col patto di non guar- darla finche non fofse tornato fulla terra . Non fiep- pc il tenero fio fo frenar tanto gli affetti, ed, aven- do contrae muto al divieto , perde per fempre Euri- dice . Per adattar la favola alle feene fi è cambia- ta la catafirofe . Leggafi Virgilio , libro IV. delle Georgiche , e VI. dell' Eneide .

PERSONAGGI.

ORFEO, il Signor Giufeppe Millico,

Detto il Moscovita .

EURIDICE , la Sig.ra Antonia Maria Girelli Aguilar. AMORE, la Signora Felicita Suardi.

CORI.

Di Paltori , e di Ninfe . Di Furie , e di Spettri nel!' Inferno . Di Eroi , e d' Eroine negli Elisj . Di Seguaci d' Orfeo .

PRIMO BALLO

Di Pallori , e di Ninfe feguaci d' Orfeo .

SECONDO BALLO

Di Spettri nell' Inferno, che tentano di fpaventare Orfeo.

TERZO BALLO

D' Ombre fortunate negli Elisj . L' idea di quejlo Ballo è preja dal libro IV. dell' Eneide.

QUARTO BALLO Di Eroi, ed Eroine con Amore, Orfeo, ed Euridice.

ATTO D' ORFEO .

SCENA I.

Ameno Bofchetto di CipnJJì } e cf Allori , che ad arte diradato racchiude nel piano il fepolcro di EURIDICE . Air al^arfi dilla tenda odijì una me/la finfonia , i fi vidi occupata la fana da uno Jluolo di Pajlori , e di Ninfe feguaci d' ORFEO , chi portano fer- ii di fiori , e ghirlandi di mirto . Maitre parti di ijfi fa ardir profumi, incorona il marmo , e Jparge fiori intorno alla tomba , intuona V altra il fieguente Coro , interrotto da' lamina d" ORFEO , il quali , ajfifo fopra un faffo , chiama di tempo in timpo EURIDICE.

CORO. J\U ! intorno a queft' urna funefta , Euridice , ombra bella t' aggiri , Odi i pianti , i lamenti , i foipiri , Che dolenti fi fpargon per te . Ed afcolta il tuo fpofo infelice ,

Che piangendo ti chiama , e fi lagna, Come quando la dolce compagna Tortorella amorofa perde .

(6) Orf. Baila , balla , o compagni : il voflro lutto Aggrava il mio . Spargete Purpurei fiori , inghirlandate il marmo , Partitevi da me : reflar vogl' io Solo fra quefle ombre funebri e ofcure Colf empia compagnia di mie fventure .

CORO. J\h ! intorno a quehY urna funeila , Euridice , ombra bella t' aggiri , Odi i pianti , i lamenti , i fofpiri , Che dolenti fi fpargon per te .

Ballo , terminato il quale tutti partono . Re/la

Orf. Chiamo il mio ben così

Quando fi morirà il , Quando s' afconde .

Ma , oh vano mio dolor !

L' idolo del mio cor

Non mi rifponde . Euridice ! Euridice !

Ombra cara, ove fei ? Piange il tuo fpofo, Ti domanda agli Dei ,

(7)

A' mortali ti chiede ; e fparfe a' venti Son le lagrime fu e , i fuoi lamenti . Cerco il mio ben così

In quefte , ove morì ,

Funefte fponde . Ma fola al mio dolor ,

Perchè conobbe amor ,

L' Eco rifponde . Euridice ! Euridice ! Ah ! quello nome San le (piagge , e le felve L' apprefero da me . Per ogni valle Euridice rifuona : in ogni tronco ScrhTe il mifero Orfeo , Orfeo infelice I Euridice , idol mio , cara Euridice .

Piango il mio ben così ,

Se il Sole indora il ,

Se va nell' onde . Pietofo al pianto mio

Va mormorando il rio ,

E mi rifponde .

Numi , barbari Numi ,

D' Acheronte , e d' Averno

Pallidi abitator , la di cui mano

Avida delle morti

Mai difarmò , mai trattener non feppe

Beltà , gioventù ; voi mi rapifte

La mia bella Euridice ,

O memoria crudel ! fui fior degli anni :

La rivoglio da voi , Numi tiranni .

Ho core anch' io per ricercar full' orme

De' più intrepidi Eroi nel voftro orrore

La mia fpofa , il mio ben ....

SCENA II. AMORE, e Detto .

J. affitte Amore. Orfeo , della tua pena Giove fente pietà. Ti fi concede Le pigre onde di Lete Vivo varcar . Del tenebrofo abiflb Sei fulla via . Se placar puoi col canto Le furie , i moftri , e 1' empia morte , al giorno La diletta Euridice

(?)

Farà teco ritorno. Orf Ah ! come ? Ah ! quando . . . E poflìbil farà ? . . . Spiegati . Am. Avrai

Valor, che batti a quefla prova eftrema? Orf. Mi prometti Euridice , e vuoi eh' io tema? Am. Sai però con qual patto

L' imprefa hai da compir? Orf. Parla . Am. Euridice

Ti fi vieta il mirar , finché non fei Fuor degli antri di Stige ; e il gran divieto Rivelarle non dei ; no la perdi , E di nuovo , e per Tempre ; e in abbandono Al tuo fiero defio Sventurato vivrai . Penfaci : addio . Gli fguardi trattieni , Affrena gli accenti : Rammenta che peni , Che pochi momenti Hai più da penar .

(IO)

Sai pur che talora Confufi , tremanti Con chi gì' innamora Son ciechi gli amanti , Non fanno parlar . {Pam.) Off. Che diffe ! Che afcoltai ! Dunque Euridice Vivrà , 1' avrò prefente , e dopo tanti Affanni miei , in quel momento , in quella Guerra d' affetti io non dovrò mirarla , Non ftringerla al mio fen ! Spofa infelice ! Che dirà mai ? Che penferà ? Preveggo Le fmanie fue : comprendo

r

Le ancruflie mie . Nel figurarlo folo

Sento gelarmi il langue ,

Tremarmi il cor . . . Ma ... lo potrò : lo voglio ,

Ho rifoluto . Il grande ,

L' infoffribil de' mali è 1' effer privo

Dell' unico dell' alma amato oggetto :

Aflìftetemi , o Dei, la legge accetto, (a)

(a) Si vede un lampo , fi ferite un tuono , e parte Orfeo.

00 SCENA III.

Orrida Caverna con veduta del fiume Cocito , offufcata da tenebroso jumo , ed ojcura fiamma .

Appena cangiata la fcena al fuono di orribile Jìnfonia comincia il Ballo delle Furie , e degli Spettri , che viene interrotto dall' armonia della lira d' Orfeo , comparendo il quale fu Ila fcena la turba infernale intuona il feguente .

CORO

Di Furie , e di Spettri ; indi ORFEO.

i_>hi mai dell' Èrebo Fralle caligini Sull' orme cT Ercole , E di Piritoo Conduce il pie ? D' orror Y ingombrino Le fiere Eumenidi : E lo {'paventino Gli urli di Cerbero , Se un Dio non è.

Le Furie ripigliano il Ballo girando intorno ad Orfeo .

Orf. Deh ! placatevi con me

Furie , Larve , Ombre fdegnoie .

CORO.

No.

C")

Off Vi renda almen pietofe

Il mio barbaro dolor. CORO.

Mifero giovine ! (a) Che vuoi , che mediti ? Altro non abita Che lutto , e gemito In quefte orribili Soglie funefìe .

Otf Mille pene , Ombre moiette , Come voi fopporto anch' io. Ho con me 1' inferno mio : Me lo fento in mezzo al cor .

CORO.

Ah ! quale incognito (b) Affetto flebile Dolce a fofpendere Vien T implacabile Noftro furor!

'a) Raddolcito , e con cfprcfflonc di qualche compatimento , vb) Con maggior dolce^a .

Orf. Men tiranne ah , voi farefte

Al mio pianto , al mio lamento , Se provarle un fol momento Cofa fia languir d' amor.

CORO.

Ah ! quale incognito (a) Affetto flebile Dolce a fofpendere Vien 1' implacabile Noflro furor !

Le porte {Iridano Su' neri cardini ; E il paflb lafcino Sicuro e libero Al vincitor . (b)

(a) Sempre più raddolcito . (b) Cominciano a ritirar/ì le Furie , ed

i Mojlri , e dileguandofi per entro le feene ripetono /' ultima ftrofa del Coro , che continuando frattanto che fi allontanano , fini/ce fi- nalmente in un con/ufo mormorio . Sparite le Furie , e i Mojlri , Orfeo s' inoltra nelP Inferno.

(u) SCENA IV.

Campi Elisj , deli^iofi per vaghi bofchetti , che gli ombreggiano, e per varie frutta , e fiori , che gli adornano .

ORFEO,

indi Coro di Eroi , e d' Eroine.

^7 (^ he puro elei ! che chiaro iol ! che nuova Serena luce è quella mai ! Che dolce Lufinghiera armonia formano ìnfieme Il cantar degli augelli , Il correr de' rufcelli ,

Dell' aure il fullurrar ! Quello è il foggiorno De' fortunati Eroi . Qui tutto (pira Un tranquillo contento , Ma non per me . Se l' idol mio non trovo, Sperar noi pollo . I fuoi foavi accenti , Gli amorofi fuoi fguardi , il fuo bel rifo Sono il mio folo , il mio diletto Elifo . Ma in qual parte farà? (a) Chiedafi a quello, Che mi viene a incontrar, ftuolo felice, (b) Euridice dov' è ?

(a) Guardando per la feena . (b) Inoltrandoji verfo il Coro.

05) CORO.

Giunge Euridice .

Vieni a' regni del ripofo , Grande Eroe , tenero fpofo , Raro efempio in ogni età . Euridice Amor ti rende : Già riforge , già riprende La primiera Tua beltà . Balh degli Eroi. Off. Anime avventurofe , Ah tollerate in pace k Le impazienze mie ! fofìe amanti, Conoscerete a prova Quel focofo defio , che mi tormenta , Che per tutto è con me . Nemmeno in quefto Placido albergo eiTer pofs' io felice , Se non trovo il mio ben .

CORO.

Viene Euridice .

Torna , o bella , al tuo conforte , Che non vuol , che più divifo Sia da te , pietofo il ciel ,

(i6)

Non lagnarti di tua forte , Che può dirfi un altro Elifo Uno fpofo fedel. (a)

SCENA V.

Ofcura fpelonca a foggia di tortuofo laberìnto . ORFEO , ed EURIDICE.

Orf. V ieni , fegui i paffi miei , (b)

Unico amato oggetto

Del fedele amor mio . E urici. Sei tu ! M1 inganno ? (e)

Sogno ? Veglio ? Deliro ? Orf. Amata fpofa , (d)

Orfeo fon io , e vivo ancor : ti venni

Fin negli Elisj a ricercar : fra poco

Il noftro cielo , il noftro fole , il mondo

Di bel nuovo vedrai .

(a) Dal Coro delle Eroine vien condotta Euridice vicino ad Orfeo , il aliale ferina guardarla , e con atto di fomma premura la prende per mano , e la conduce fubito via . Seguita pofeia il Ballo delle Ero- ine , e degli Eroi ; e ripiglia il canto del Coro , fuppoflo conti- nuar^ fino a tanto chi Orfeo , ed Euridice non fono affatto fuora degli Elisj . (b) Ad Euridice , che conduce per mano fempre feri- na guardarla . (e) Con forprefa . (d) Con fretta.

(17) Eurid. Tu vivi ? Io vivo ?

Come ! Ma con qual arte ? (a) Ma per qual via ?

Orf. Saprai

Tutto da me ; per ora (b) Non chieder più . Meco t' affretta ; e il vano Importuno timor dall' alma fgombra : Ombra tu più non Tei , io non fon ombra .

Eurid. Che afcolto ! E farà ver ! Pietofi Numi ,

Qual contento è mai quello! Io dunque in braccio All' idol mio , fra' più foavi lacci D' Amore , e d' Imeneo , Nuova vita vivrò !

Orf. , mia fperanza ;

Ma tronchiam le dimore ,

Ma feguiamo il cammin. Tanto è crudele

La fortuna con me , che appena io credo

Di poffederti ; appena

So dar fede a me lleffo .

(a) Sofpefa. (b) Con premura.

08)

Eurid. E un dolce sfogo (a)

Del tenero amor mio , nel primo iflante

Che tu ritrovi me , eh' io te riveggo ,

T" annoja , Orfeo ? Orf. Ah ! non è ver . Ma . . . fappi . . .

Senti . . . (o legge crudel ! ) Bella Euridice ,

Inoltra i pam" tuoi . Eurid. Che mai t' affanna

In lieto momento ? Orf. ( Che dirò ! lo preveddi ; ecco il cimento.) Earni. Non mi abbracci ! non parli !

Guardami almen. (b) Dimmi : fon bella ancora

Qual' era un ? Vedi : che forfè è fpento

Il rofeo del mio volto ? Odi : che forfè

S' ofeurò quel che amarti,

E foave chiamarli

Splendor de' fguardi miei ? Orf. (Più che T afcolto ,

Meno refiflo : Orfeo coraggio . ) Andiamo,

Mia diletta Euridice : or non è tempo

(a) Mejla e rìfentita , ritirando la mano da Orfeo .

(b) Sollecitandolo a guardarla .

(i9)

Di quefte tenerezze ; ogni dimora

E fatale per noi. Eurid. Ma ... un fguardo folo . . . Orf E (ventura il mirarti . Eurid. Ah infido ! E quefte

Son l' accoglienze tue ! Mi nieghi un fguardo ,

Quando dal caro amante ,

E dal tenero fpofo

Afpettarmi io dovea gli ampleffi , e i baci ! Orf. (Che barbaro martir ! ) Ma vieni , e taci . (a) Eurid. Ch' io taccia ! e quefto ancora (b)

Mi reftava a foffrir ! Dunque hai perduta

La memoria , 1' amore ,

La coftanza , la fede ! ... E a che fvegliarmi

Dal mio dolce ripofo , or che hai pur fpente

Quelle a entrambi care

D' Amore , e d' Imeneo pudiche faci ì . . .

Rifpondi , traditor . Orf. Ma vieni , e taci .

Vieni : appaga il tuo conforte .

(a) Sentendola vicina , prende la fua mano , e vuol condurla . (bj Ritira la mano con f degno.

(20)

Eur. No : più cara è a me la morte

Che di vivere con te . Orf Ah crudel ! Eurid. Lafciami in pace. Orf No , mia vita : ombra feguace

Verrò Tempre intorno a te. Eurid. Ma perchè fei tiranno ? Orf. Ben potrò morir d' affanno,

Ma giammai dirò perchè . ' Grande , o Numi , è il dono voftro ,

A M Lo conofco , e ° < io fono :

grata )

Ma il dolor , che unite al dono ,

E infoffribile per me . (a) Eurid. Qual vita è quefla mai ,

Che a vivere incomincio ! . . . E qual funefto Terribile fegreto Orfeo m' afconde ! . . . Perchè piange , e s' afflige ! . . . Ah , non ancora Troppo avvezza agli affanni , Che foffrono i viventi , a gran colpo

(a) Nel terminare il duetto ambedue , ciafcuno dalla fua parte , appoggiano ad un albero.

(*0

Manca la mia costanza . . . Agli occhi miei

Si fmarrifce la luce . . . Oppreflb in feno

Mi diventa afFannofo

Il refpirar . Tremo . . . vacillo ... e fento

Fra 1' angofcia , e il terrore

Da un palpito crudel vibrarmi il core. Che fiero momento ! Che barbara forte ! Paffar dalla morte A tanto dolor ! Avvezza al contento D' un placido oblio , Fra quelle tempefte perde il mio cor. Orf. (Ecco un nuovo tormento.) Eurid. Amato fpofo ,

M' abbandoni così ! Mi ftruggo in pianto ,

Non mi confoli ! il duol m' opprime i fenfi,

Non mi foccorri ! Un altra volta , o (Ielle ,

Dunque morir degg' io,

Senza un ampleflb tuo . . . lenza un addio !

Orf (Più frenarmi non poflb : a poco a poco La ragion m'abbandona; oblio la legge, Euridice , e me fteflb ; ) E . . . (a)

Eurid. Orfeo . . . Conlbrte . . .

Ah ... mi lento . . . languir ... (b)

Orf. No , fpofa . . . afcolta ... (e)

Se fapeflì . . . (Ah ! che fo ? . . . Ma fino a quando In quefto orrido inferno Dovrò penar ! )

Eurid. Ben . . . mio

Ricordati . . . di . . . me . . . Orf Che affanno ! . . . Oh come

Mi fi lacera il cor ! Più non relillo : Smanio , fremo , deliro ... ah! mio teforo. . . (d) Eur. Giufti Dei, che m'avvenne! (e) Io manco. Io moro. (0 Orf Ahimè ! dove trafeorfi ? Ove mi fpinfe

Un delirio d" amor ? (g) Spofa ! . . Euridice, (h) Euridice ! . . . Conforte ! ah più non vive ; La chiamo in van . Mifero me ! la perdo ,

(a) In atto di voltarfi , e poi pentito . (b) SI getta a federe fop'-a un f af- fo . (e) In atto di voltar/ì a guardarla , e con impeto . (d) SI volta con Impeto , e la guarda . (e) Al^andofl con for*a , e tornando a cadere, (t ) More . (g) Le s' accojla con j retta, (h) La fcuote.

(il)

E di nuovo , e per Tempre : o legge , o morte !

O ricordo crudel ! Non ho foccorfo ,

Non m' avanza configlio . Io veggo folo ,

O fiera vifla ! il luttuoib afpetto

Dell' orrido mio flato :

Saziati , forte rea : fon difperato .

Che farò fenza Euridice !

Dove andrò fenza il mio ben ! Euridice ? . . Oh Dio ! rifpondi ; Io fon pure il tuo fedel .

Euridice ! Ah , non m' avanza Più foccorfo , più fperanza dal mondo , dal ciel .

Che farò fenza Euridice !

Dove andrò fenza il mio ben !

Ma , fmifca e per fempre

Colla vita il dolor . Del nero Averno

Sono ancor fulla via : lungo cammino

Non è quel , che divide

Il mio bene da me . , afpetta , o cara

(M)

Ombra dell' idol mio . Ah , quefta volta Senza lo fpofo tuo non varcherai L'onde lente di Stige. (Fiioljèrirji.)

SCENA Vh

AMORE , e Detti.

Am. (jrfeo , che fai ? (a)

O/f.E chi fei tu , che trattenere ardifci (b)

Le dovute a' miei cafi

Ultime furie mie ?

Arri. Quefto furore

Calma , deponi , e riconofci Amore . Orf. Ah , fei tu . . . (e) ti ravvilo : il duol finora

Tutti i fenfi m' opprefle . A che venirti?

In fiero momento

Che vuoi da me ? 'Am. Farti felice , Affai

Per gloria mia fofFrifti , Orfeo . Ti rendo

Euridice , il tuo ben. Di tua coflanza

(a) Lo di [arma . (b) Con impeto , e fuori di fc . (e) Come tornando in Jlcffo.

M

Maggior prova non chiedo. Ecco , riforge (a)

A riunirfi con te . Orf Che veggo ! o Numi !

Spofa ... (b) Eurid. Conforte ! Orf. E pur t' abbraccio ! Eurid. E pure

Al (en ti Aringo ! Orf. Ah , quale

Riconofcenza mia . . . (e) Am. Bada : venite ,

Avventuro!! amanti : ufeiamo al mondo,

Ritornate a godere. Orf O faufto giorno !

O Amor pietofo ! Eurid. O lieto ,

Fortunato momento ! Am. Compenfa mille pene un mio contento .

{Partono.")

(a) Si al^a Euridice , come fvegliandojì da un profondo fonno.

(b) Con Jbrprefa , e corre ad abbracciare Euridice, (e) Ad Amore.

(i6)

SCENA VII. ed ultima.

Magnifico Tempio d'Amore d' ordine Corintio , tutto adorno di fiori. Gran Tribuna nel me^o col fimulacro del Nume, formata di colonne di marmo , le quali fojlengono in par- te gli archi del Tempio.

AMORE , ORFEO, ed EURIDICE.

Preceduti da numerofo drappello di Partorì , e di Pastorelle, che vengono a remeggiare il ritorno di Euridice ; e cominciano un allegro Ballo , il quale viene in- ' terrotto da Orfeo col Seguente Coro.

Orfeo. 1 rionfi Amore ,

E il mondo intiero Serva all' impero Della beltà.

Di fua catena , Tal volta amara, Mai fu più cara La libertà.

<*7) CORO.

Trionfi Amore, E il mondo intiero Serva all' impero Della beltà.

Amore. Talor difpera ,

Tal volta affanna D' una tiranna La crudeltà;

Ma poi la pena Oblia 1' amante Nel dolce iftante Della pietà.

CORO. Trionfi Amore , E il mondo intero Serva all' impero Della beltà.

Euridice, La gelofia

Strugge , e divora; Ma poi riftora La fedeltà.

(28)

E quel fofpetto ,

Che il cor tormenta, Alfin diventa Felicità .

CORO.

Trionfi Amore ,

E il mondo intiero Serva all' impero Della beltà.

FINE.

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