\p^m B**: >^^ M FAUNA UND FLORA DES GOLFES VON NEAPEL UND DEE ANGEENZENDEN MEEKES-ABSCHNITTE HERAUSGEGEBEN VON DEE ZOOLOGISCHEN STATION ZU NEAPEL. II. MONOGRAPHIE: FIERASFER VON DR. CARLO EMERY. LEIPZIG, VERLAG VON WILHELM ENGELMANN. 1880. Subscriptionspreis jahrlich 50 Mark. LE SPECIE DEL GENEEE FIEEASFEE NEL GOLFO DI NAPOLI E REGIONI LIMITROFE DEL D^ CARLO EMERY, PKOFESSORE NELLA R. UNI VE II SII A DI CAGLIARI. CON 9 TAVOLK LITOGRAFICHE E 10 INCISIONI IN LEGNO. LEIPZIG, VERLAG VON WILHELM ENGELMANN. ^"'1880. Ladenpreis 25 Mark. MCZ LIBRARY HARVARD UNIVERSITY CAMBRIDGE. MA USA Dan Rechi fler Uehersctzun;/ hlcibt lorhehalten. YORWOPiT DES HERAUSGEBERS. Durcli die Publicatioii des vorliegenden zweiten Bandes der ..Fauna und Floea etc.« erfiìllt die Zoologisclie Station ilire im Vorwort zum ersteu Bande gegebene Zusage. Zufolge freundlicher Uebereinkunft mit dem Prasidenten der Reale Accademia dei Lincei in Rom, Herrn Quintino Sella, erscheinen alle in italienisclier Sprache publicirten Arbeiten der Zoologischen Station, somit auch die vorliegende Mono- graphie, gleichzeitig in den Atti jener Akademie, welche die Kosten der Herstellung der Tafeln triigt. Auf diese Weise wird es der Zool. Station wiederum erleichtert, die Drucklegung mit der rasch in der Ausarbcitung fortschreitenden Production der Monographieen gleichen Schritt halten zu lassen, und den Subscribenten eine gròssere Anzahl von Werken im Jahre vorzulegen. Fur das Jahr ISSI sind in Anssicht genommen: Band IH. Die Pan topo den (Pycnogonidae). Von Prof. Dr. Anton Dohrn in Ncapel. ca. 30 Bogcn mit 16 Tafeln. » IV. Die Corallineenalgen. Von Prof. Dr. Graf Solms-Laubach in Gottingen. ca. 8 Bogen mit 2 — 3 Tafeln. V. Die Gattung Balanoglossus. Von Dr. J. W. Spengel in Got- tingen. Bogenzahl nodi unbestimmt; mit 8 — 10 Tafeln. Neapel, Zoologische Station, October 18S0. Anto^^ Dohrn. INDICE. al Lettore 1 I. Sistematica, biologia e metamorfosi 3 Gen. Fierasfer 3 Fierasfer acus , sinonimia 4 » 1) descrizione dell' adulto 5 » » biologia 6 » » sviluppo e metamorfosi 12 I) » parassiti ' IG Fierasfer dentatus, sinonimia 16 » » descrizione dell' adulto 17 » » biologia e metamorfosi IS II. Anatomia 20 lì Scheletro 20 cranio 20 faccia e apparecchio branchiale 24 colonna vertebrale 2(j cinto scapolare e pinna pettorale 2S 2) Sistema muscolare 33 3) Sistema nervoso e organi dei sensi 3(5 encefalo e nervi 30 nervo laterale e sistema della linea laterale 37 occhio 50 4) Apparecchio circolatorio 51 cuore e arterie 51 vene 52 5) Apparecchio digerente 54 6) Vescica natatoria 57 7) Reni 03 8) Apparecchio sessuale maschile; spermatogenesi 05 9) Apparecchio sessuale femminile: oogenesi 07 III. Considerazioni generali 74 AL LETTORE Scrivere una monografia completa intorno a «jiialche specie di vertebrato, studiandone l'anatomia e la biologia, in tutti i loro particolari, sarebbe compito assai vasto e tale da richiedere un lavoro continuo di parecchi anni. La morfologia è, al giorno d'oggi, in un periodo di continuo rinnovamento, e le dottrine evolutive, risorte sono vent' anni appena, ed ora predominanti, sono tuttavia troppo nuove perchè le innumerevoli quistioni, nate sotto la loro influenza, abbiano potuto ricevere soluzioni, che possano dirsi in alcun modo definitive. Quindi l'anatomico si trova, ad ogni pie' sospinto, innanzi a problemi generali e deve abbandonare l'argomento limitato die si era proposto di trattare, per imprendere ricerche comparative. Con ciò cresce, è vero, l'interesse della ricerca ma crescono del pari la mole del lavoro e la difficoltà di eseguirlo. Queste difficoltà sono viemaggiori, se l'animale impreso a studiare appartiene ad uno di quei gruppi, i quali, o per la vastità e perla diversità delle loro forme, 0 per i pochi lavori che vi si riferiscono, offrono ancora molti punti problematici. E tali difatti sono i Teleostei. Gli Elasmobranchi, i Dipnoi, i Ganoidi, a cagione della loro antichità e delle condizioni primitive che offrono, in molte parti del loro organismo, hanno richiamato a se l'attenzione dei zoologi, perchè possono fornire punti di confronto con altre classi dei vertebrati ; i Teleostei invece, ramo terminale dell'albero zoologico, sono rimasti relativamente negletti dai recenti investigatori, mentre l'immensa varietà delle forme e delle strutture richiedeva numerose e lunghe ricerche. Avrei potuto limitarmi a descrivere esattamente i reperti anatomici dei Fierasfer e riferire i fatti della vita di questi animali che fossi giunto a riconoscere , lasciando ad altri la cura di stabilire confronti e paragoni. Non ho creduto dover seguire questa via schiettamente empirica, e, dove le condizioni speciali degli animali impresi a studiare me ne porgevano l'occasione, ho cercato di estendermi a considerazioni generali, riguardanti la morfologia dei Teleostei, di stabilire ricerche comparative atte a far conoscere meglio le affinità del genere, infine di mettere in rapporto, per quanto ciò fosse possibile, le disposizioni anatomiche con Fauna & Flora del Golfo di Napoli. II. Fierasfer. 'I le coudizioni di vita e i costumi. Tenendo di mira principalmente la possibilità di siffatti risultati, aiizicchi' l'aumento puro e semplice dei fatti empirici, ne segue che non tutti i capitoli dell'anatomia siano stati svolti con eguale ampiezza, e qualcuno lasciato quasi in disparte. Ciò avvenne quando le difficoltà tecniche della ricerca mi sembrarono fuori di proporzione coi risultati attendibili, o quando i materiali opportuni mi mancarono : tale fu il caso per quel che riguarda l'ontogenia. Ben comprenderà il lettore che, ad estendere anche di poco l'ambito dei miei studi, avrei dovuto prolungare il lavoro per qualche anno ancora, senza essere certo neppure di raggiungere la meta desiderata. Le ricerche i cui risultati saranno esposti in queste pagine sono state compiute, parte nella Stazione zoologica in Napoli, parte in Cagliari, durante gli anni 1876-79. Al sig. comm. Dohrn e al personale direttivo della Stazione zoologica esprimo pubblicamente la mia gratitudine, per la liberalità con la quale si compiacquero fornirmi la massima parte dei materiali e dei mezzi bibliografici necessari. — 3 — I. SISTEMATICA, BIOLOGIA E METAMORFOSI. Gen..FlER,A.SFER. Cuv. Règne animai, II. p. 359. Edi io do 11 Thompson, Proceed. ^Zoolog. Soc. 1837 p. 55. Diaphasia Lowe, ProceeJ. Zoolog. Soc. 1843 p. 92. Oxybeles Eichai-dson, Voyage of Erebus and Terror, Zool. pag. 73. Caratteri del genere. - Corpo privo di squame, gradatamente assottigliato indietro, senza pinna codale. Tutte le pinne costituite da soli raggi molli, articolati, dorsale e anale lunghe, estese fino all'estremità del corpo; pettorali deboli, rotondate all'apice; ventrali affatto mancanti. Premascellari, vomere e palatini armati di denti. Quattro archi branchiali guarniti di branchie; pseudobranchie. Aperture branchiali ampie, le membrane bran- cbiosleghe riunite fra loro nella linea mediana, non saldate con l'istmo ; sette raggi brauchiosteglii. Vescica aerea chiusa , con apparecchio muscolare fissato al cranio. Due appendici piloriche rudimentali. Ano situato molto innanzi , vicino alla sinfisi delle clavicole. 11 genere Fierasfer appartiene alla famiglia degli Ofidiidei (') la quale, secondo Gunther, comprende cinque gruppi: Brotulini, Ofidiini, Fierasferini, Ammoditini Congrogadini. I tre primi gruppi sono fra loro molto affini, mentre gli altri due sono più divergenti. I Fierasferini comprendono i soli generi Fierasrer e Encheliohpis : quest'ultimo caratterizzato soltanto dalla mancanza delie pinne pettorali. (•) Artedi, e più tardi Cavier collocavano questi pesci tra gli .\podi , con gli Anguillifonni, dai quali però differiscono no- tevolmente, se non fosse per altri caratteri, per avere il cinto scapolare sospeso al cranio. J. MuUer, adottando la famiglia degli Ofidiidei proposta dal Richardson, la collocava ti-a i fisoclisti, sepanindola dagU Anguilliformi che rientrano nei fisostonu._ Cauestrin.. creando l'ordine degli Aplotteri che comprende i teleostei con raggi molli non ramosi vi collocava, gì, Ofìdudei m vicinanza dei Gobioidei. Poco pii, tardi Troschel. modificando il sistema di MuUer, sulla base delle ricerche di Kuer mtorno alle pmne dei pe=ci, ^eparava dagli Aplotteri di Canestrini, col nome.mulleviano di Anacantini, i gruppi forniti di soli raggi articolati, cioè i todoidi. Ofidiidi e Pleuronettidi. Così gli Ofidiidi venivanr. allontanati dai Gobioidi. solo perchè non hanno raggi semplici nelle pinne _ 4 — Le due specie mediterranee, allo stato adulto, possono riconoscersi facilmente dai caratteri seguenti : Coda acuminata ; corpo con macchie nebulose, brune e rosse, lati dell'addome con una serie di macchie dorate t\ acus. Coda troncala all' apice, con una falsa pinna codale, corpo senza macchie di pigmento . F. dentatvs. Gymnotus acus Briinnich. Icluhyologia massUiensis eie. p. 13 n. 24(1768); Linné (edit. Gmelin) I. p. 1140 ; Artedi, Genera piscmjn, p. 164 : Bloch-Schneider p. 522. Ophidium puuctatum Rafinesque, Caratteri ecc. p. 19 tav. XV. fig. 4 ('); 0. Costa, Annuario zoologico 1834; Delle Chiaje, Animali senza vertebre, IV. p. 3 tav. 117 fig. 9. Notopterus Pontanesii Eisso, Ichthyolog. de Nice, p. 82 pi. IV. fig. 11. Ophidium fierasfer Risso, Hist. nat. des princip. produci, de l'Europe mérid., IQ. p. 212. Pierasfer imberbis (') Cuvier, Règìie animai, 1. e, Mém. Museum,!. p. 320; J. M.u\\er, Abhandl. Beri. Akad., 1843. p. 153 tav. IV. fig. 6 (vescica aerea). Fierasfer F o n t a n e s i i 0. Costa, Fauna del Beg. di Napoli, pesci, tav. XX bis. Fierasfer acus Kaup, Catalogue of apodal fishes, p. 155. Archiv. f. Naturg, 1856 p. 97; Guuther, Catalogue of fishes, IV. p. 381; Canestrini, Fauna d'Italia, pesci, p. 191. Diaphasia acus Lowe, 1. e. Foì'rne larvali. Porobrouchiis linearis Kaup, Ann. and Mag. of nat. Iiisl. 3 ser. VI. 1860 p. 272 tav. III. fig. D. ; T. Gill. Ann. and Mag. ecc. 3 ser. XV. 1865 p. 48 (larva di Pierasfer) : Giinther Catalogue offishes VIII. p. 145 (id.). Helminthostoma Delle Chiaje (Cocco) Gunther I. e. ('). verticali, e situati in vicinanza dei Gadoidi, coi quali hanno, è veio, una certa rassomiglianza nelle forme esterne. Nel Calalogtie of fishes, Gunther si ascrive a questo modo di vedere e colloca gli Ofidiidei dopo i Gadoidi. Attenendomi ai risultati delle mie ricerche anatomiche, io debbo, tra le due opinioni, adottare quella del Canestrini e conside- rare gli Ofidiidei come affini ai Gobioidi, coi quali hanno caratteri comuni assai importanti, in ispccic nella struttura del cranio. La presenza di raggi semplici nella pinna dorsale dei Gobii, per la quale Troschel colloca questi pesci in altro ordine non è, a mio parere, un carattere di valore eguale a quelli che possono trarsi dall'architettura del cranio e dalla disposizione dei suoi forami. E d'altronde, nello stato larvale, il Ficrasjcr acus ha un primo raggio dorsale semplice che sparisce piìi tardi. In questa nota mi sono limitato ad esprimere nn giudizio intorno alle opinioni finora da altri espresse, ne pretendo che gli Ofidiidei non possano avere altre più strette affinità finora ignote, le quali però saranno svelate soltanto da ulteriori ricerche 0 steologiche. (') Nella figura di Eafinesque, la pinna anale incomincia troppo indietro; nella descrizione non si fa parola delle macchie dorate dei fianchi, per cui non è escluso ogni dubbio intorno alla specie cui debba questo nome riferirsi. Kaup e Gunther citano ancora tra i sinonimi del F. acus un Ophidium fulvcscms Eafinesqne (Caratteri ecc. p. SS n. 282i : Swainson (Cycl. f. 77, 130). Io non ho potuto riscontrare il Swainson, ma non ho trovato nell'opera citata di Rafinesque nessun pesce descritto sotto il nome indicato. (') L'Ophidiwn imberbe di Linneo e di altri autori è certamente diverso dal Fierasfer, come ha dimostrato il Kaup. Forse Rondelet potrebbe aver avuto per le mani un vero Fierasfer, ma Io descrive tro])po brevemente (p. 398) e non gli ila nome. ("; Questo nome non si trova in nessuna delle pubblicazioni del Cocco, nò pure nell'ultimo Catalogo dei pesci di Sicilia, rimasto inedito, il cui manoscritto trovasi attualmente in possesso del prof. Doderlein in Palermo. Credo verosimile che il Cocco, se mai è autore del nome citato, abbia dovuto applicarlo piuttosto al pesce figurato dal Delle Chiaje. a tav. CXVII. fig. 8, che è forma lar- vale del F. dcntatus. 5 — Vexillifer de Filippi Gasco, BuUettino Naturalisti e Medici. Napoli 1870 p. 59; A. Costa. Annuario ilei Museo Zool. di Napoli. Anno V. tav. I. fig. 1. Fierasfer aciis (larva) Emery, Atti Soc. ital. di se. nat. XXI. 1878 p. 38 tav. I. tig. 1, 2, 3. DESCRIZIONE DELL' ADULTO. Il corpo è allungato e si restringe insensibilmente verso l'estremità cedale che termina a pimta aguzza. La lunghezza del capo è compresa 7 Vi ^. '■•■ (") Ibid. ('■■) Calaìogiie of fislies, lV.-p.S82. — 8 — il'oude abbia ricavato queste indicazioni che non ho ritrovate negli originali citati di Blecker. Questi dice (') essere stato trovato il pesce vivente in una Culcita discoidea^ e propriamente nella cavità del corpo. Secondo Doleschall (°"), il /•". graciUs vivrebbe nello stomaco della Culcita. Nella relazione del suo viaggio alle Filippine, Semper (") riferisce aver trovato Y Encheliophis generalmente nella cavità del corpo, e una volta sola nel tronco respiratorio destro dell' oloturia. La stessa osservazione trovasi ripetuta nella grande opera di Semper intorno al suo viaggio ('). Inline citerò soltanto per memoria il KoUmann {'^), che, avendo visto, nell'acquario della stazione zoologica di Napoli, la testa di un Fierasfer sporgere dall'ano di una oloturia, ritiene come sede del pesce la cloaca e nega che possa trovarsi nella cavità del corpo. Si vedrà in appresso come queste diverse opinioni possano, fino ad un certo puuto, conciliarsi e non si escludano assolutamente. Per procacciarsi il Fierasfer acus, bisogna cercarlo nelle oloturie pescate in luoghi profonli. Quelle raccolte sulle rocce del lido non lo contengono mai. È egualmente frequente nello Stichopus regalis, come neW Holothuria tubulosa, e in altre specie di questo genere. Esce talvolta spontaneamente dalle oloturie, quando queste sono ac- cumulate entro piccoli recipienti, lo ho aperto parecchie centinaio di oloturie e vi ho trovato sovente il pesce, quasi sempre nelle cavità del corpo, qualche volta soltanto iiell'albeio respiratorio (^ ); questi fatti ricevono la loro spiegazione da! modo in cui il Fierasfer penetra nel suo ospite, cosa che non era stata prima diretta- mente osservata in Europa. Però nel 1859, Anderson (') aveva veduto presso le isole dei Coccos \m pesce pa- rassita {F. Humei ?) entrare, con la coda innanzi ih una oloturia, non ostante gli sforzi dell' echiuoderma che, per espellerlo, si contraeva fino al punto di evacuare parte degli organi interni. E già prima, Doleschall (') avea visto il F. gracilis entrare nello stomaco della Cwictto, lungo i solchi ambulacrali: lo stesso osservatore argomentava ancora che questo pesce, essendo carnivoro, deve certamente uscire qualclie volta dal corpo del suo ospite iu cerca di alimenti, cosa che probabilmente avviene durante la notte. Quando è libero nell'acqua, il Fierasfer acus nuota per lo più in posizione obliqua, col capo in giù e la coda in alto (") questa alquanto ricurva verso il dorso, come lo rappresenta la fig. 1. (tav. I. ): iu tale posizione, la parte posteriore della pinna anale, con le sue ondulazioni, viene a supplire la codale che non esiste ('"). (') 1- e. n 1. e. (') Zeitschr. f. wiss. Zoolog. XI. 18G2 p. 105. (') Rnisen in Archipel dar PhiUppiiiciì, I p. 96. (') Zeitschr f. wiss. Zoolog. X.WI. p. 6. (') I risultati di queste ricerche furono già riferiti iu parte nelle mie iVote illiuluijiclie. Atti della Soc. ital. di se. nat. XXI. 1878 p. 38. (■) Natuurk. Tijdschr. v. Nederl: lad. XX. p. 243. (") 1. e. C) Anche dopo che sta da piìi giorni nell'acquario e il suo peso specitico è divenuto di poco inferiore a quello dell ambiente; nel quale caso è da escludersi il pensiero che la vescica natatoria sia dilatata per mancata pressione e che la posizione del pesce dipenda dagli sforzi dell'animale per stare al fondo. ('") Siffatto modo di nuotare mi suggerisce alcune considerazioni intorno all'origine della pinna codale, che, come hanno di- mostrato le ricerche embriologiche (si riscontri A. Agassiz. On the young slarjes of some osscous fishes: Proced. Amer. Acad. of. Art and Science XIII. 1. 1877 p. 117-127), deriva dall' ultima porzione dell'anale. Per mancanza di sviluppo della pinna codale, il Fiiirasfer si trova in condizioni analoghe a quella dei pesci con coda difiocerca [Ccralodu-i, Pohjpterus ecc. ecc.) : per supplire alla mancanza della codale, rivolge altra pinna in modo da farne le veci. Supponendo che, in un pesce essenzialmente nuotatore , gli ultimi raggi dell' anale , per 1' uso prevalente , acquistassero maggiore sviluppo sicché da essi sorgesse un lobo . non molto distante dall'apice della coda, e il resto della pinna venisse ridotto di ampiezza, si avrebbe già una coda etcTocerca, paragon:ibile a quella di molti Selacii. E tale può ben supporsi sia stato il momento che abbia dalla coda difiocerca primitiva, fatto sviluppare le code eterocerche, dalle quali è poi facile il passaggio alle forme tiiiiche. osternamente oniocerche. dei 'l'eleosti'i. — 9 — Così facendo, il pesce si muove lentamente innanzi, rimanendo al medesimo livello, o pure piìi velocemente, in direziona obliqua in giti, cioè nella direzione dell'asse del corpo. Altre volte si muove orizzontalmente e qualche volta guizza rapidissimo, mediante movimenti ondulatori di tutto il corpo. Insomma però il Fierasfer e debole nuotatore e, messo in una vasca con altri pesci, è inevitabilmente divorato, incapace di fuggire, di difendersi 0 di nascondersi, in im ambiente che per esso non è abitabile. Forse anche la sua vista non è molto acuta, in ispecie alla luce del giorno. Io ritengo che il Fierasfer sia animale notturno; quando sta nell'oloturia, le sue pupille sono piuttosto ampie; così pure se lo si tiene in un luogo scuro; esposto alla luce, le pupille si ristrin- gono gradatamente (') e, a capo di mezzo minuto, sono ridotte a punti piccolissimi. Questo è un caso molto evidente di contrattilità dell'iride in un pesce. Fiff. I. Fierciifer acus in atto di penetrare nelle oloturie; ^/^ di grandezza naturale. Nuotando col capo giù, come è stato detto sopra, il Fierasfer esplora il fondo e i corpi che vi poggiano. Se in questa esplorazione incontra un'oloturia, manifesta tosto una certa agitazione, poi, muovendosi sempre nello stesso modo al disopra dell'echinoderma, lo percorre longitudinalmente tinche giunga ad una estremità che attentamente esplora. Riconosciuto, per caso, che sia questa l'estremità cefalica, torna in dietro, fino al capo {') Fatto già notato dal Costa « dal Doleschall. Fauna & Flora del Gol fu di Napoli, il. Fierasfer. — 10 — opposto. Ivi trova l'ano rivolto in su, che si apre ad intervalli, per lasciar passare la corrente respiratoria. Il pesce si ferma un istante innanzi all'orificio, poi, nel momento in cui l'oloturia spinge fuori l'acqua per l'ano ('), ad un tratto vi poggia il muso e, incurvando ]a coda acuminata, la fa strisciare con la punta lungo un lato isijslem derFisclu; p, 123. (') ibid.p. 113. n 1. e. p. 166. (') Eami ventrali comparabili a questo sono stati osservati nel Mugine da Fée (Recherches sur le sysléme luterai du nerf pneiimogastriqiie des imssons; Bull. Soc. se. iiat. Strasbourg 1869 p. 17.5). — 38 — si ritrovano nel sistema laterale degli Anfibi pereunibranchi e nelle larve degli altri, e che furono chiamati dui Fischer «nervo laterale supe riore superficiale, n. laterale superiore profondo e n. laterale inferiore superficiale ('). Non è qui il luogo di fare la storia di quel che si sa intorno agli organi della linea laterale. Il canale laterale, con le sue ramificazioni, che sono i canali mucosi del capo, rappresenta soltanto una parte del sistema della linea laterale e questo sistema, nel suo insieme, costituisce un apparecchio di senso, proprio dei ver- tebrati acquatici. L'opinione degli autori che vollero considerare i canali laterali come organi glandolosi tro- verà difficilmente al giorno d'oggi nuovi aderenti. Alcune quistioni morfologiche e fisiologiche dovranno essere discusse in appresso ; a ciò è d'uopo premettere l'esposizione dei fattt anatomici, quali si riscontrano nei Fierasfer. Nel F. acus (fig. III. A e B), il canale laterale sta per tutta la sua lunghezza, sulla linea che corrisponde al setto che divide la massa muscolare dorsale dalla ventrale, e si sposta appena un poco verso dorso, alla |sua Fig. III. estremità anteriore, ove si congiunge con i canali mucosi del capo. Indietro, si prolunga sulla coda, fino ai due terzi almeno della re- gione codale,ove cessa di essere chiuso e finalmente manca. Sul capo, dall'estremità posteriore dell'osso squamoso, 5i continua in avanti, in linea retta, fin dietro l' orbita (canale temporale) ; da questa stessa estremità dell' osso squamoso, parte un canale che si diri- ge in giù sul preopercolo, e, dopo un decorso tortuoso che presenta alcune insaccature, s' inflette, per continuarsi lungo la mandibola (canale opercolo-mandibolare) ; un canale, che sembra continua- zione del precedente, si estende trasversalmente sull'occipite, tra i canali temporali, e presenta due piccole dilatazioni simmetrica- mente disposte (canale occipitale); dietro l'orbita si distacca il canale sottorbitale, che, nel suo tratto discendente, ha aspetto varicoso ; passando sotto l'occhio e sotto la narice, si ricongiunge col canale sopra orbitale; questo è continuazione del canale tem- porale ; dal suo principio, manda indietro un prolungamento a fondo cieco ; al disopra dell'occhio, si anastomizza con quello del- l'altro lato e finalmente, passando sopra la narice, raggiunge il canale sottorbitale. Condizioni molto simiglianti si hanno nel F. dentatus (fig. IV. A e B), però il canale laterale è assai breve e cessa prima di giungere nella regione cedale ; i canali del capo sono piìi stretti, meno tortuosi ; il canale occipitale e il sopraorbitale non hanno appendici, e questi sono più ravvicinati fra loro e si fondono insieme per breve tratto al disopra degli occhi. I canali mucosi comunicano con l'esterno, per mezzo di molte aperture, in numero eguale a quello dei bottoni nervosi in essi contenuti. Nel canale laterale, queste aperture stanno lungo il contorno ventrale del canale e sboccano in fuori, con breve condotto rivolto indietro. Tutta questa disposizione dei canali mucosi non differisce sensibilmente da quanto riscontrasi generalmente in quei teleostei che sono forniti di siffatti canali. In altri pesci (Gobius), come nelle larve di batracii e di pesci, mancano in tutto o in parte il canale laterale e le sue ramificazioni, e gli organi di senso del sistema laterale sono sparsi, sia liberi sulla cute {Gobius e tutti i giovani Teleostei), sia entro infossamenti più o meno superficiali dell'epidermide (Pereunibranchi e larve di altri anfibii), sia infine al fondo di lunghi tubi (Pia Canali mucosi del F. acus. A dal dorso, B di fianco. (') Cit. secondo Malbranc {ZeiUchr. f. wiss. Zool. XXVI. ]i. 49-50), non avendo a mia disposizione la monografia del Fischer. ?,fl Fig. IV. Canali mucosi del F. dentatua. A dal dorso, li di fianco. giostomi) ; qualche volta ancora il canale laterale non è continuo ma interrotto, in ispecie verso l' estremità posteriore {Ophidium), per cui trovasi diviso in piccoli tratti, contenenti ciascuno uno o pochi bottoni ner- vosi. Però, in mezzo a tutte queste modificazioni, gli elementi es- senziali dell'apparecchio, cioè i bottoni di senso, rimangono costanti, e così si spiega come il nervo laterale possa essere bene sviluppato, anche quando il canale laterale manca affatto. Il canale laterale è forma- zione secondaria ed anche quei bottoni nervosi che stanno nei canali sono stati in origine isolati sulla cute. Sulla coda del Fierasfer acus può vedersi benissimo come il canale laterale , chiuso in avanti, diventa pili in dietro una gronda (') e finalmente non è pili riconoscibile, mentre non mancano i bottoni di senso al di là della fine del canale. Però, in questo pesce, l'estremità del corpo offre tutti i segni di uno sviluppo ridotto e gli organi laterali sono assai scarsi e atrofici, verso r apice della coda , la qual cosa dipende forse ancora dagli attriti cui questa parte va incontro, quando il pesce entra nelle oloturie. Forse il F. dentatus offrirebbe a questo riguardo condizioni interessanti, perchè il suo canale laterale è, per la massima parte, aperto; però, nel solo esemplare che io avessi a mia disposizione, l'epidermide era assai maltrattata e non mi riuscì ottenere buoni preparati. I bottoni nervosi del canale laterale sono distribuiti in modo segmentale , in corrispondenza con i setti dei miocommi e così in generale nei pesci che hanno un canale laterale. Quando manca il canale , gli organi sono disposti in gruppi segmentali ; così ad es. nei Gobi (') o possono esistere in piccolo numero e non in tutti i segmenti {Mirbelia), o ancora mancare affatto (Lofobranchi). In generale, nei pesci, è difficile ottenere un' immagine della distribuzione complessiva degli organi laterali, perchè le squame e jla pigmen- tazione della cute fragilissima e spesso piena di cellule iridescenti rendono questa opaca je non permettono taluni artifizi di preparazione. A ciò si presta, al contrario, molto bene il Fierasfer, per la mancanza di squame, la tenacità del derma e la scarsezza del pigmento. Se si esamina, per trasparenza, la cute del Fierasfer trattata con acido osmico, sarà facile riconoscervi, sul decorso del canale laterale, gli organi di senso in esso contenuti ed i forami segmentali , che fanno comunicare il canale con l'ambiente; si riconosceranno ancora, fuori del canale laterale, piccoli forami dell'epidermide, dai quali si penetra in piccole cavità disposte con ordine più o meno regolare, ciascuna delle quali racchiude un organo di senso alquanto differente da quelli del canale. In un preparato cosiffatto, o pure nell'epidermide staccata da un pesce macerato nell'acido nitrico, si avranno immagini assai chiare e complete della distribuzione topografica. Molti particolari interessanti saranno però celati dagli strati superficiali dell'epidermide, che gioverà allontanare per riconoscerli. A questo scopo, si potrà raschiare cautamente, con un coltellino, la cute trattata con l'acido osmico. Ho ottenuto preparati ancora migliori, giovandomi del metodo seguente: rammollisco nel- l'acqua un Fierasfer conservato nell'alcool, e ne tolgo un pezzo di cute con i muscoli sottostanti, lo distendo sopra una lastra e raschio con precauzione l'epidermide; immergo quindi il pezzo per poco tempo in una solu- zione di ematossilina fortemente colorata e, dopo averio lavato, preparo la cute, togliendo mediante una pinzetta tutti i muscoli. Ottengo così un preparato colorato da un lato solo, in cui, se il raschiamento non è stato troppo violento, sono rimasti aderenti, in parte, gli elementi più profondi dell'epidermide, in ispecie quelli che (') Nella Chimaera il canale laterale serba in modo permanente e per tutta la sua lunghezza la forma di gronda. (') Si riscontrino pure le figure di G. Winther in Naturhistorisk Tidsskrift 1874, IX. tav. VII. fig. 4 e fi. — 40 Fig. V. k stanno entro pìccoU infossamenti del derma, come sono appunto gli organi laterali. Spesso ho trovato utile far precedere alla ematossilina una debole colorazione a carminio. La fig. V. è ricavata da un preparato così ottenuto dalla base della coda di un giovane /''. rtcws, lungo ll.ceutim. Accanto al canale laterale (aa) veggonsi, dal lato dorsale e ventrale, gruppi segmentali di organi laterali, intorno a ciascun bottone del canale. Il gruppo dorsale è composto di tre bottoni, ordinati in una serie parallela al canale laterale. Questi bottoni sono riuniti fra loro da ima striscia di elementi cellulari allungati, che formano un cana- lino, per mezzo del quale le cavità, in cui stanno i singoli bottoni, comunicano fra loro. Il gruppo ventrale è piìi complicato: vi si riconosce un bottone unico, con due appendici dirette perpendico- larmente al canale laterale: queste appendici sono vuote ed hanno la stessa struttura del canaletto che mette in comunicazione le cavità del gruppo dorsale. Oltre questo bottone unico, ve ne sono altri quattro, con canalini orizzontali, disposti come vedesi nella fi- ne codale destra di un giovane /'.aw^i lungo no mil.; „^,^.a^ Siffatti sistemi segmentali sono innervati ciascuno da un ramo art,canaie laterale con due bottoni di senso,due gruppi s? • " segmentali dorsali e due ventrali; 6/), serie laterale segmentale del nervo laterale; ramo che si distribuisce al bottone di ventrale, distribuita secondo i raggi della pinna " , ,,. , • • j i i i anale; ce, organi laterali dorsali; oo,aperturesegmen- senso del canale laterale e a quelli dei gruppi dorsale e ventrale, tali del canale lat.; rn-, raggi della pinna anale. qj^^^ questi sistemi segmentali, osservansi ancora, pili verso il dorso, singoli bottoni (o e), distribuiti uno per segmento: hanno anch'essi appendici canalicolate, dirette perpendi- colarmente alla linea laterale. Sono innervati dai rami dorsali superficiali del nervo laterale. Infine, lungo la base della pinna anale, trovasi una serie di bottoni (b b), ricongiunti da un canalicolo longitudinale; questa serie segue il decorso del ramo ventrale del nervo laterale : partendo dalla linea laterale, Disposizione degli organi laterali.alla base della regio Fig. VI. I Disposizione degli organi laterali nella linea laterale principale e nella serie dorsale di un F. acus adulto (base della regione codale a destra) ; i limiti dei gruppi segmentali sono scomparsi e i gruppi superiori sono riuniti da un canalicolo epiteliale continuo. discende, col nervo, dietro la pinna pettorale, fin dietro l'ano, quindi si dirige indietro, in quella zona di cute che ricopre i muscoli propri della pinna anale. Questo sistema di bottoni laterali non si distribuisce secondo i segmenti dei muscoli laterali, ma segue la divisione dei raggi della pinna anale, di modo che a ciascun raggio corrispondono due bottoni. Abbiamo qui adunque una distribuzione com- plicata, comparabile alle tre linee laterali delle larve degli anfibi ('), come i rami descritti sopra del nervo laterale possono riferirsi ai tre nervi laterali degli stessi anfibi. Un preparato tolto dalla base della coda di un Fierasfer adulto (fig. VI.) mostra meno manifesta la distribuzione segmentale. I gruppi dorsali comuni- cano fra loro, formando una serie continua, con tre a quattro bottoni per segmento ed ancora i bottoni dei (') Veggasi, Malbranc, 1. e. tav. II. ficr. 17, 22. — 41 — gruppi ventrali hauno acquistato rapporti di continuità per mezzo di canalini epiteliali. Il sistema del ramo ventrale non è alterato. Quello del ramo dorsale superficiale mostra, allungati e ramosi agli estremi, i canalini che partono da ciascun organo di senso, ma non fanno riconoscere nessuna nuova comunicazione. Ho preso come tipo della distribuzione dei bottoni polla lìnea laterale quello che riscontrasi sulla base della coda. Sul tronco, vi è poca differenza; però il numero dei bottoni della serie dorsale è aumentato e ve ne ha, per lo più, due per segmento, disposti in due serie alterne. Se, invece , si va dalla base della coda verso l'apice della stessa, la disposizione diventa a gradi più sem- plice : anzitutto sparisce il sistema del nervo dorsale superficiale; poi diminuisce il numero dei bottoni di ciascun sistema segmentale; più indietro ancora, spariscono i gruppi dorsali, sicché resta soltanto il canale laterale, coi gruppi ventrali, ridotti ciascuno a due bottoni con i prolungamenti perpendicolari fra loro. Il sistema del ramo ventrale non ha più che im bottone solo per ciascun raggio della pinna anale. Questa disposizione, che regge in una determinata zona della coda del Fierasfer acus, e normale alla base della coda àeW Encheliophis vermicularis{fig. VII). Seguendo il sistema laterale del F. acus, fino al punto in cui cessa il canale laterale, veggonsi sparire totalmente i gruppi ventrali e finalmente anche il sistema del ramo ventrale; i bottoni del canale laterale si sono fatti più piccoli e, dove si trovano fuori il canale, si approfondano nell'epidermide e comunicano fra loro per mezzo di un canalino epiteliale longitudinale simile a quelli descritti sopra : questo canalino, infine, manca anch'esso e i bottoni di senso, ridotti, a j ^ _e^- -«- i cumuli epiteliali imperfetti, divengono più scarsi e spariscono nella ^ , parte estrema del corpo. Encheho(ilns vennictdans : clistribuzione de^li or- gani laterali sulla base della coda a sinistra; L'esistenza di un canalino epiteliale 0 almeno di un accenno di uà. canaio laterale con due bottoni di senso e , p ,, . ■■, , t ■ , i , due gruppi segmentali ventrali, composti eia- ^sso e tatto OVVIO nelle larve di pesci Che non hanno ancora un canale scuno di due organi orientati perpendicolarmente ^ i. ^ n • mi • j. i ■ i j- j -j / 1/ > • o\ fra loro ; M, serie ventrale, distribuita secondo laterale. Cosi 1 ho riscontrato in una larva di gadoide {Merlucius?), i raggi della pinna anale. j,j giovani Mugini ecc., come pure nella Mirbelia Decandollei allo stato adulto (qui sono appena tracce di prolungamenti dei bottoni di senso), e perfino mi è sembrato ricono- scerio entro il canale laterale deìVAmmodytes tobianus (piccolo esemplare di 70 mill.); però lo stato imperfetto Fig. Vili.
  • . 2(5.3. — 59 — dii-ezione delle strie. I nuclei sono vescicolari, piìi grandi nelle cellule maggiori, e il nucleolo, piccolo e sferico nei piccoli nuclei, diventa grande e stellato (forse artificialmente?) nei grossi nuclei; il nucleolo si colora sempre intensamente dall'ematossilina. In generale, le cellule epiteliali piìi grandi sono quelle degli strati profondi; gli strati superficiali risultano principalmente di piccole cellule. Un preparato di superficie , tolto dall' estremo margine del disco (fig. 87), farà riconoscere il passaggio graduale alle cellule piatte sottilissime dell'epitelio che, separate da contorni appena visibili, rivestono la parete della vescica natatoria. La transizione è manifesta, tanto nella forrna degli elementi cellulari quanto in quella dei nuclei e dei nucleoli. In questa zona marginale, si trovano ancora elementi cellulari con nuclei piccolissimi, forse forme meno sviluppate (giovani?) degli epiteli del disco; ma fin da questo margine incomincia ad accen- tuarsi la differenza, fra gli elementi piii grandi e solidi che circondano i vasi profondi e le cellule più piccole della superficie, le quali in questa regione assumono forme appiattite. L'organo vascolare posteriore è costituito su tutt'altro piano. L'arteria che vi si reca corre sulla mem- brana interna della vescica, lungo la linea mediana della parete ventrale , inviando sottili rami laterali alle membrane; finalmente si divide ad angoli acuti (tav. VI. fig. 64; tav. VII. fig.75) in diversi rami, che poi decorrono paralleli, in direzione longitudinale, come meridiani della estremità posteriore della vescica, dando numerosi ra- moscelli e assottigliandosi successivamente. Alternano con questi vasi arteriosi e decorrono paralleli ad essi altri vasi che potremo dire venosi, i quali convergono ad un polo situato all'apice della vescica, onde parte una vena che perfora la parete della vescica e si versa nella vena cardinale destra. Fra questi vasi arteriosi e venosi, esistono, in alcuni punti, anastomosi non capillari che sono continuazione dell'apice delle arterie e versano il loro sangue nei tronchi venosi (fig. 75), o pure, partendo dalle arterie, si continuano con l'apice delle vene. Però la maggior parte del sangue passa per una capillarità molto fitta, ma composta di vasi tanto larghi da non meritare quasi il nome di vasi capillari. Questa capillarità forma una rete quasi piana nei piccoli esemplari (fig 75), e, negli esemplari piii grandi, sembra raccogliersi a ciuffi; ma, già nei piccoli individui, trovasi accennata la divisione a ciuffi e vi si notano pure qualche volta piccoli vortici, o, come vorrei dire piuttosto, piccoli gomitoli, ben diversi però dai gomitoli dell'organo rosso anteriore. Dall'apice dei vasi venosi partono due sottili rami (l'uno di essi è disegnato in rosso chiaro nella fig. 75; si vegga pure la fig. 64) i quali accompagnano l'arteria, raccogliendo sangue dalle pareti della vescica, e si versano nella vena dell'organo vascolare anteriore. Per struttura istologica, quest'organo vascolare differisce pure molto dall'altro: l'epitelio della vescica non è modificato e non forma quindi una massa speciale ; i vasi sanguigni non hanno relazione con esso, e corrono, come fu sopra cennato, entro quello strato di tessuto mucoso, costituito da un ispessimento della membrana in- terna della vescica. Tutta questa vascolarità si può dire quindi morfologicamente equivalente alla sola rete mi- rabile dell'organo anteriore, mancando vasi che da essa si dipartano, per ramificarsi in un territorio proprio. L'organo vascolare posteriore si avvicina molto al secondo tipo di J. Miiller ("), che, secondo l'illustre ana- tomico, dovrebbe riguardarsi come il principio dello svolgimento dei corpi rossi, come forma intermedia fra U reti diffuse e i corpi vascolari localizzati: vasi arteriosi che si ramificano in ciuffi, e, senza riunirsi nuova- mente in tronchi, irrorano un campo circoscritto , per poi raccogliersi in vene similmente distribuite. Le due vene che, nel nostro caso, accompagnano l'arteria, e i vasi delle pareti della vescica, che partono da questa e sì versano in quelle , accennano ad uno stato primitivo , in cui l'organo vascolare posteriore non era ancora differenziato dalla capillarità della vescica aerea. l'j 1. e. p. 263 (Esox li(Cius). — 60 — È certamente iiu caso singolare e molto interessante quello della esistenza di due organi vascolari di diversa struttura nella vescica del medesimo pesce, e non mi è noto che ciò sia stato osservato in altri pesci. Se veramente il caso sia unico, è quistione che ulteriori indagini potranno risolvere. Gli sperimenti di Moreau (') hanno messo fuori dubbio che la funzione degli organi rossi della vescica è di segregare i gas in essa contenuti e rispettivamente riassorbirli, onde mantenere le pareti della vescica nelle condizioni normali di tensione , regolando così il peso specifico del pesce perchè rimanga costante , non ostante le variazioni della pressione esterna; anzi, questo sperimentatore ha dimostrato nella Tinca (^) l'influenza del gran simpatico su questa funzione. Il gas segregato rapidamente . contiene sempre prevalentemente ossigeno; l'azoto e l'acido carbonico vi si trovano in piccola quantità, la qual cosa parla in favore della sua provenienza dai gas del sangue. Però, il meccanismo fisiologico elementare di questa secrezione non è ancora studiato, e a me sembra verosimile che gli epiteli degli organi vascolari, che presentano, come fu detto sopra, struttura speciale e stanno a contatto immediato con i vasi, debbano rappresentarvi una parte attiva. D'altronde all'ipotesi di una vera secrezione gassosa non mancherebbe l'appoggio di fatti analoghi osservati: così la formazione di bolle gassose nel protoplasma di amibe e rizopodi d'acqua dolce (^). La vescica natatoria del F. dentatus (tav. II. fig. 15) ha forma molto piìi allungata e stretta , quasi cilindrica , fortemente dilatata e appiattita anteriormente , dove è sostenuta dalle 2' costole e da ligamenti robustissimi che partono dall'estremità delle 1" costole. All'estremità posteriore, la vescica ha una leggiera di- latazione quasi fusiforme. Le sue pareti hanno la medesima consistenza come nel F. acus. Evvi un organo vasco- lare anteriore; è incerta l'esistenza dell'organo posteriore ; lo stato di conservazione dell'unico esemplare a mia disposizione non permette di dir nulla della loro minuta struttura. Dei muscoli della vescica è stato detto sopra. ìHeìVEnclielioplMS vermicularis, la vescica ha forma più semplice: alla dilatazione anteriore, che ricorda il F. dentatus, segue un tratto quasi cilindrico, separato dal primo, per lievissimo strozzamento. La disposizione singolare della vescica e dei muscoli che, partendo da essa, si attaccano al cranio, negli Ofidiidei, ha dato luogo a diverse supposizioni intorno alla loro funzione. Eathke (*), pur senza parlare dei muscoli, suppose che la disposizione della vescica dell' Ophidium barbatuin potesse stare in qualche rapporto col senso dell'udito. J Miiller (°), ritenne che i muscoli anteiiori dovessero avere per funzione di dilatare la parte anteriore della vescica, spostando il centro di gravità del pesce e nega ogni rapporto con la produzione di suoni presunta da altri. Invece Dufossé {') ammise, come aveva già supposto Delaroche (') molto tempo addietro, che tutto l'appa- recchio dovesse servire alla produzione di suoni; però non intese quei suoni e non ebbe a riferire osservazioni altrui in proposito. Intanto in un lavoro ulteriore, pubblicato molto piìi tardi ('), lo stesso Dufossé non fa pili menzione (') Itechei'ches expérimeniales sur Ics fonclions de la vessie nalaloire. Ann. se. nat. VI. Sér. toni. 4. art. 8. (-) 1. e. p. 79. {') Th. W. Engemann, Beitràge zur Physiologie dex Protoplasraa. Pflùger's Archiv, II. 1869 p. 307. — Id. Ui'JiiV Gasentiuicklung im Protoplasma lebenddr Prolozocn. Zoolog. Anzeiger. I. 1878 n. 7 p. 152. {') 1. e. p. 425. f ) Eingeiucide der Fische, p. 154. (") Des dijféi'cnls pliénomènes pliysiques nommés voix des poissons. Comptes rendus 1858, tuin. XI/VI. p. 353. (■) Observalions sur la vessie airienne des poissons. Annales du Muséum, 1800. tom. XIV. p. 275 e seg. (Citato secondo Milne Rdwards. Physiologie comparèe XII., o. 640) (') Aniul.-s des so. nat. V« se XIX. 5, XX. 3. — . 2iì0. — G4 — Non ho latto ricerclie sulla istologia sottile del rene e dei suoi epiteli. Nelle mie infezioni, uoa mi è mai riuscito ottenere il riempimento dei vasi dei glomeruli ; suppongo clie debbano ricevere sottilissimi rami dalle arterie di organi vicini, come Hyrtl ha osservato in altri pesci. Qualche volta vi ho trovato qualche poco di massa colorata, penetratavi dalle vene vicine. Pertanto è chiaro che il rene del Fierasfer comprende, oltre la glandola renale una massa linfoide, che ne accresce il volume e ne modifica la forma. Questo fatto, già riconosciuto da Stannius ('), si ripete in molti pesci, come io stesso ho potuto osservare. Hyrtl descrive i reni e la vescica urinaria di un Fierasfer delle Indie (') di specie indeterminata. I reni sarebbero rappresentati da strisce sottili posteriormente acuminate, onde partono due brevi ureteri, convergenti all'apice della vescica urinaria; quest'ultima assai lunga e incurvata ad S. L'autore non parla della porzione cefalica (che senza dubbio esisteva). La massa posteriore pare non fosse sviluppata. Forme di rene pixi affini a quella del nostro Fierasfer si troverebbero, secondo le descrizioni dell'Hyrtl nelV Ophidium barbatum e nella Cepola rubescens (^). La disposizione semplicissima dei reni dei Fierasfer adulti ricorda le forme embrionali descritte sopra, specialmente nel caso descritto dell'Hyrtl, caratteristico pel difetto della porzione posteriore. {') 1. e. p, 263 ; nota: Die Niere der Teleostei scheint mir zwei, bei Acipenser getroiinte, Korpoi- zu repraesentiren : eiue schwara- mige blut-und gefàssreiche Masse und die eigeutlich harnbereiteiideii Gebilde. (') Uropoetiscbcs Si/slcni den KnoGhenfische p. 64, tab. IX. flg. 6. (') Ibid. p. 63 e 37. — 65 — 8. APPARECCHIO SESSUALE MASCHILE ; SPERMATOGENESL I testicoli del Fierasfer acus (tav. VI. fig. 65 1) sono piccoli, riuniti insieme longitudinalmente in un corpo solo che sta fermato sulla vescica natatoria da lasso connettivo, ma non sospeso in im mesentere. Il testicolo sinistro è maggiore del destro; le estremità anteriori delle due glandolo fanno sporgenza a mo' di lobi; dall'incisura che separa questi lobi parte un solco, il quale, correndo sulla faccia ventrale, separa l'uno dall'altro i due testicoli; in questo solco, corrono i vasi sanguigni principali. I testicoli si assottigliano gradatamente indietro e le loro estremità posteriori, insieme, s'incurvano a destra e si riducono finalmente a punte sottili che si continuano con un deferente comune. Questo condotto strettis- simo, dopo lungo decorso, sbocca subito dietro l'apertura anale, senza formare papilla genitale. La struttura del testicolo è molto semplice : la capsula muscolare comune dei due testicoli ha un setto mediano che li separa l'uno dall'altro; come vedesi nella sezione trasversa (fig. 88), partono dalla capsula altri setti che dividono larghi ciechi o follicoli poco ramificati; questi convergono verso il canale deferente (rf), il quale corre, a fianco di quello dell'altro lato, lungo il solco che divide i due testicoli, e sboccano in quel canale. Siffatta struttura rimane quasi la stessa in tutte le stagioni ; il testicolo del Fierasfer varia poco nella gran- dezza secondo i tempi e non presenta quelle differenze di struttura che, secondo le osservazioni di Brock ('), si riscontrano in altri pesci. Il deferente e i follicoli sono pieni di sperma, che, in questi ultimi trovasi in diversi stadi di sviluppo. Come esattamente descrive il Brock (') le pareti dei follicoli sono rivestite da un epitelio a cellule granellose, senza membrana apparente, con un grosso nucleo che, a fresco e nei preparati osmici (fig. 92 a), riempie quasi tutta la cellula; nei preparati trattati con acido picrico (fig. 89, 90 a) il nucleo è piìi piccolo. Quei nuclei con- tengono d'ordinario più nucleoli. Sui tagli di testicoli induriti, si vede il luogo di singole cellule occupato da gruppi di cellule pili piccole (fig. 89, 90 b e), con nuclei meno grandi contenenti un solo nucleolo; i limiti di queste cellule non sono molto netti, però sono riconoscibili, ne mi sembra giusto quanto dice Brock che gli epiteli, proliferando, producano grosse cellule piene di corpuscoli dai quali si generano gli spermatozoidi. I gruppi di cellule in parola aumentano di volume per proliferazione, mentre i loro elementi si fanno sempre piìi piccoli; crescendo, sporgono sempre di piìi nel lume dei follicoli (fig. 88 s) e finalmente si distac- cano dalla parete, come sfere piuttosto voluminose, composte di numerose cellule (fig. 88 s'). Queste sfere trovansi in mezzo al contenuto dei follicoli, ove, anche a piccolo ingrandimento, spiccano come nubecole scure. Le cellule che compongono queste sfere sono quelle che formeranno ciascuna imo spermatozoide, per cui possono [') Beilràge zur Anatomie und liislologie der Geschlechtsorgane dar Knochenfische, Movphoì. J&hth. IV. ISIS ji. b2[- Secondo l'autore, negli Acantotterigi, la struttura follicolare del testicolo, al tempo della fregola, diverrebbe tubularc, per accrescimento in lunghezza dei ciechi glaudolari- (') I. e. p. 528. Fauna & Flora del Golfo di Napoli. II. Fierasfer. 9 — 66 — dirsi uematoblasti o sperinatoblasti. I loro limiti si fanno poi pili marcati, e allora si distaccano a sole o a piccoli gruppi (fig. 92 b) per andare poi incontro a successive metamorfosi. Il processo di formazione degli elementi spermatici, quale ho potuto studiarlo sui preparati trattati con acido osmico, concorda nei suoi punti principali con le osservazioni di Owsjannikow (') sul testicolo del Salmone: questo autore è il solo che abbia descritto finora la formazione dello sperma nei Teleostei. Ancora io ho costa- tato che il capo del zoosperma deriva dal nucleo e la coda deriva dal protoplasma : però, alcuni particolari di questa metamorfosi meritano di fermare l'attenzione. Gli spermatoblasti, che da prima serbavano forme poliedriche o sferoidali (fig. 92 b), sviluppano un prolunga- mento {e, d) che successivamente si allunga: più tardi, il nucleo si avvicina alla base del prolungamento codale (e), acquista un contorno più netto, si distacca un poco dal plasma cellulare che diviene più trasparente e la cellula sembra circondata da distinta membrana. Andando oltre, la coda si allunga, il nucleo si fa sempre più piccolo e più rifrangente, fino a ridursi alla grandezza della testa degli spermatozoidi (/') mentre il contenuto cellulare sparisce, rimanendo la membrana quasi vuota. Finalmente lo spermatozoide maturo rigetta quell'inviluppo e rimane libero (g) ; le bucce rigettate {h) si trovano numerose, insieme con gli spermatozoidi maturi e in via di sviluppo, nel liquido che riempie le cavità del testicolo. Gli spermatozoidi maturi (fig, 93) hanno una testa molto rifrangente, quasi triangolare, con lati curvilinei e angoli rotondati, però il lato al quale s'inserisce il filamento sembra alquanto scavato, per cui si può, con Owsjannikow, pai'agonare la forma della testa 'a un cuore di carte da giuoco; non vi è porzione intermedia: il filamento codale è tenuissimo e riesce difficile determinarne esattamente la lunghezza. Tutto il processo di formazione dello sperma è semplicissimo e molto concludente a favore della natura cellulare degli elementi spermatici, quale è sostenuta dal maggior numero degli odierni anatomici. Conformemente ai trovati di Sertoli (') nei mammiferi, in un primo periodo dello sviluppo degli spermatozoidi, si forma la coda; segue la formazione della testa: un terzo periodo, nei mammiferi, darebbe luogo allo sviluppo della parte inter- media (corpo). Questa parte non esiste negli spermatozoidi del Fterasfer e forse potrebbe considerarsi come omologa a quella porzione della cellula, la quale, accumulatasi alla estremità opposta alla coda, viene eliminata, mentre, nei mammiferi, venendo a raccogliersi alla base della coda stessa, resta a far parte del zoosperma. Però a questa omologia ipotetica io non vorrei dare nessun valore e mi basta averla enunciata. (') Ueber die Enlwicklung vnd den Bau der Sammkórperchen der Fische. Bull, de l'Acad. de S« Petersbourg tom. XIII. 18(i8 p. 246, 247. {') Sulla struttura dei canalicoli seminiferi dei testicoli, studiala in rapporto allo sviluppo dei nemaspermi. Archivio p. le scienze mediche II. 1878 p. 268 e seg. 67 — 9. APPARECCHIO SESSUALE FEMMINILE; OOGENESI. L'ovario del Fierasfer acus e stato acconciamente figurato dal Costa; le due metà di esso sono fuse insieme, in modo da dargli tutta l'apparenza di un organo impari (tav. VI. fig. 64, tav. Vili. fig. 80, 81, 82 Ov); appartiene alla categoria degli ovari chiusi in un sacco, come sono, in generale, quelli dei Fisoclisti. Il sacco ovarico si continua 'con un ovidutto diretto innanzi che sbocca immediatamente dietro l'ano. La parete del sacco ovarico e dell'ovidutto è muscolare ed è assai centratile, come si rileva dall'accorciarsi rapido di questo ultimo, quando si viene ad aprire l'addome del pesce. L'ovario è sospeso da un mesentere molto lungo, che parte dallo stomaco e dal lato destro della vescica natatoria e nel quale sono compresi l'uretere e i vasi arteriosi e venosi dell'ovario stesso ('). Una larga zona longitudinale, nella parete posteriore del sacco ovarico, porta alla faccia interna numerose papille villiformi, le quali sporgono nella cavità e rappresentano propriamente l'ovario (tav. Vili. fig. 80, sezione longitudinale; tav. IX. fig. 94, sezione trasversale; tav. VII. fig. 76, tre papille injettate). Ciascuna di queste papille è rivestita di un epitelio (epitelio germinale) che poggia sopra uno strato connettivale sottilissimo; nell'interno stanno le uova, di tre dimensioni almeno, che matureranno in successive stagioni. Nel centro della papilla, evvi un asse di tessuto connettivo con fibre muscolari clie diramasi tra i follicoli, fin sotto l'epitelio germinale, ed in cui corrono alcuni vasi principali ('), mentre altri stanno nella parete, quasi immediatamente al disotto dell' epitelio. Questi vasi sono i tronchi di una capillarità, ricchissima nei mesi che precedono il tempo della fregola, si estendono ramificandosi fino all' apice delle papille, dove terminano con anse delica- tissime, mentre, lungo il loro decorso, danno vasi ai follicoli ovarici e comunicano fra loro per numerose anastomosi (tav. VII. fig. 76). La sezione trasversa di una papilla ovarica ( tav. IX. fig. 95 ) fa riconoscere facilmente queste disposizioni. Le uova piìi piccole stanno alla periferia; le piìi grandi sono pili profondamente situate. Quando le uova maggiori si approssimano alla maturità, queste si ravvicinano di nuovo all'epitelio, spostando lateralmente le uova più giovani che stanno loro d'innanzi. Così vengono alla superficie delle papille, ove fanno sporgenza e di cui dovranno poi lacerare le pareti per venire fuori. Aprendo un ovario che contenga uova quasi mature, le singole papille si troveranno, non piìi libere, ma impaniate da muco denso, die parmi segregato principalmente dalle pareti del sacco ovarico, il quale lascia riconoscere, nel suo epitelio, molte cellule mucose, mentre l'epitelio delle papille non ne ha. Questo muco, (') La medesima disposizione si trova nel F. denlalus e neXYEmheliopliis uermicularis. In quest'ultimo pesce, l'ovidutto è molto lungo e sottile, probabilmente trasparente nell'animale fresco; forse perciò sarà sfuggito al Semper, il quale (Zeitschr. f. wiss. Zool. XI. 1862 p. 104) nega l'esistenza dei condotti escretori delle glandole sessuali. (')• Brock. 1. e. p. 547. — 68 — modellandosi sulla figura degli spazi liberi, circonda le singole papille, le quali sì trovano quindi situate in altrettanti buchi della massa gelatinosa; le uova mature, rompendo i loro follicoli e la parete delle papille, ^ig- X. e'^gono naturalmente a stare nei buchi o canali anzidetti le uova rimangono libere o appena aderenti al muco, ina non circondate da un inviluppo gelatinoso proprio. Da un ovario maturo, si potrà esprimere , come ho fatto due volte, un cumulo di uova avvolte nel muco , che, messo in acqua di mare, si rigonlìa in poco tempo e diviene iden- tico a quei cumuli natanti cennati sopra (fig. 96), tanto per l'aspetto d' insieme, quanto per la struttura della massa mucosa e per l'apparenza e la dimensione delle singole iiova ('). Queste sono perfettamente trasparenti, sferiche (tìg. X.), costituite da uno strato sottile di protoplasma {p) ispessito ad un polo dell'uovo (germe), in cui sta racchiuso, come massa omogenea e trasparente, il tuorlo di nutrizione {vi) ed infine, al polo opposto al germe, una goccia d'olio gial- lognola {a), che dà all'uovo e a tutto il cumulo una tinta gialla pallida. La goccia oleosa è fermata al suo posto da uno strato sottilissimo di protoplasma, continuo con lo strato che ricopre il vitello di nutrizione e pare che funzioni da galleggiante, mantenendo in su il polo dell'uovo sul quale è fissata, per quanto glielo permette la massa di muco, cui le uova aderiscono un poco. La membrana dell'uovo maturo non lascia vedere striatura radiale, la quale però è bene evidente nelle uova immature (fig. 107 zp). Ecco le dimensioni dell'uovo maturo. Diametro totale 0,""" 80 » della goccia oleosa, , . , 0."" 18 — 0.20 Spessezza della membrana .... 0"™" 004 Il micropilo è strettissimo, appena allargato all'orificio esterno: la membrana è alquanto ispessita in vici- nanza di esso. Le masse mucose galleggianti (fig. 96), come quelle che possono ricavarsi dall'ovario maturo, hanno forma ovale, convessa da uniate (che d'ordinario sta in giìi), scavata a gronda dal lato opposto: le uova vi sono di- sposte in file irregolari che, dalla gronda superiore, vanno alla faccia convessa e stanno entro canali scavati nella massa del muco; questi possono rendersi più evidenti, facendovi penetrare un liquido ìcolorato, che viene allora a circondare le uova. Tutta questa struttura vedesi meglio sopra una sezione trasversale di un cumulo d'uova (fig. 97), come è facile ottenerla, tagliando il muco con la forbice. Paragonando la fig. 97 con la fig. 94, che rappresenta la sezione trasversa dell'ovario, il lettore potrà riconoscervi una perfetta identità nella disposizione generale. Riconosciuta la struttura delle uova mature e la loro distribuzione nell'ovario e nei cumuli galleggianti, vengo ora a studiare il processo doU'oogenesi e' l'origine delle diverse parti costituenti dell'uovo. Debbo pre- Schema dell'uovo maturo del F. acus; 100: 1; zp, zona pel- lucida ; p, protoplasma; vi, vitello di nutrizione ; a, sfera adiposa. (') Un tentativo di fecondazione artificiale non mi riusci, né potei ripeterlo, per mancanza del materiale opportuno. — 69 — mettere che non ho potuto studiare lo sviluppo embrionale dell' ovario, mancandomi il materiale necessario, perche le larve che ho potuto esaminare non mostravano ancora nessun accenno degli organi sessuali. Nell'adulto, i primi stadi dello sviluppo delle uova si riscontrano fuori il tempo della fregola: così- nel mese di ottobre e nella primavera, probabilmente quindi anche durante l'inverno. Ho studiato questi fatti sopra preparati induriti nella boluzione picrico-solforica (soluzione di Kleinenberg) e colorati con solu- zioni alcooliche di cocciniglia e di ematossiliua. Il primo accenno della formazione di uova vedesi, meglio che in altro modo, esaminando pezzi sottili strappati dalla superficie delle papille ovariche (fig. 100). In mezzo alle cellule dell' epitelio germinale, veggonsi, quasi sempre in vicinanza di un vaso sanguigno (v v), alcune cellule (o) ingrandirsi notevolmente, tanto il nucleo quanto il plasma granelloso che l'involge; siffatti elementi possono essere riuniti a gruppi piuttosto numerosi, o pure rimanere isolati in mezzo all'epitelio, raggiungendo anche una dimensione maggiore; sono però privi di membrana, fkichè rimangono al livello dell'epitelio (fig. 101). L'esame di sezioni perpendicolari alla superficie delle papille (fig. 98 e 99) fa riconoscere viemeglio queste condizioni, una volta che siano state osservate sui preparati di superficie. L'epitelio germinale lia forme molto variabili, secondo i siti, più alto e a palizzata negl'infossamenti e nelle pieghe rientranti, piti basso e quasi cubico sulle sporgenze. Quando una di queste pieghe si approfonda di molto, può mentire l'aspetto dei cosidetti tubi di Pfluger; veri tubi epiteliali che penetrino nella sostanza delle papille ovariche non esistono nell' ovario del Fierasfer adulto. Sulla superficie dell'epitelio si estende una sottile cuticola, che apparisce come contorno netto e marcato, mentre le cellule, essendo prive di membrana sul resto della loro superficie, sono separate da contorni assai deboli, quasi confasi. Gli ovuli ancora privi di membrana, che potranno dirsi ovuli primitivi (o o) sono ancora, in parte, coperti dalla sola cuticola, in parte si trovano già sotto l'epitelio, che, con elementi appiattiti, si avanza a ricoprirli (fig. 98 e e). Al disotto dell'epitelio, trovansi altri ovuli (fig. 99 o' o') che differiscono dai primi, perchè hanno un contorno netto, che accenna già alla formazione di una membrana alla loro superficie, mentre manca ancora ogni vestigio di epitelio follicolare, e gli ovuli sono ancora stivati fra loro entro nidi contenenti un numero variabile di essi. Gli ovuli forniti di membrana potranno dirsi ovuli definitivi, quantunque non sia possibile segnare un limite preciso fra questi e gli ovuli primitivi. Il processo di formazione di questi ovuli, nel Fierasfer, e dunque molto più semplice che non sia negli Elasmobranchi e nei Mammiferi, secondo le osservazioni di Balfour ('): in questi animali, gli ovuli definitivi sarebbero derivati dagli ovuli primitivi, per un processo complicato di fusione e di proliferazione ('). I miei risultati si accordano però con quelli di Balfour, nel provare non solo l'origine epite- liale degli ovuli, ma ancora 1' accumulo di essi entro nidi, dove sono stivati fra loro, senza accenno Veruno dell'epitelio follicolare, e infine nel dimostrare che una membrana si forma intorno all'uovo, prima che esista alcim vestigio di follicolo ne di granulosa. Ovuli un po' più avanzati lasciano riconoscere la membrana a fresco assai facilmente, anzi, aggiungendo sul margine del preparato una goccia di acido acetico concentrato, si vede, sotto il microscopio, il contenuto dell'uovo raggrinzarsi e staccarsi dalla membrana. Le più piccole uova sulle quali ho potuto osservare questo fatto misuravano meno di 15 ,a. In questo punto dello sviluppo, all'incirca, incomincia la formazione dell'epitelio follicolare. Elementi pic- colissimi, dei quali si vede quasi soltanto il nucleo (fig. 106) s' iuterpongono agli ovuli e sembrano essere gli (') On the slrmlure and development of the vertebrale ovary. Quarterly journ. of microscop. science 1878 pag. 383 e seg. (') È interessante la coincidenza dello^sviluppo più semplice delle uova del Fierasfer con la semplicità singolare della evo- luzione degli spermatozoidi dei Teleostei, quale risulta dalle osservazioni di Owsjannikow e dalle mie. — 70 — agenti della separazione di essi gli uni dagli altri; hanno tutto l'aspetto di cellule migranti linfatiche e sono stati considerati come tali da His (').Io non voglio essere così affermativo e non negherò la possibilità di una origine epiteliale di questi elementi; però mi pare inverosimile che provengano direttamente dall'epitelio germi- nale; preferisco, con Brock {'), non pronunziarmi su questo punto. Debbo rilevare però che Waldeyer (') crede aver riconosciuto nel Luccio, la derivazione diretta dell'epitelio follicolare dall' epitelio germinale , il quale, in quel pesce, è assai delicato e sottile, costituito da elementi appiattiti. Ritornerò in appresso sullo sviluppo ulteriore dell'epitelio follicolare e delle membrane dell'uovo. Cangiamenti importanti hanno luogo intanto nel nucleo e nel protoplasma dell'uovo. Quello s'ingrandisce, diventa sempre più chiaro e trasparente, acquista una membrana d'invoglio ben visibile; il nucleolo unico centrale cede il posto a più nucleoli periferici che stanno aderenti alla parete del nucleo, il quale, con questa metamorfosi, ha acquistato i caratteri definitivi della vescicola germinativa. Il protoplasma, prima d'intorbidarsi, si modifica nella sua natura chimica e assorbe più intensamente le materie coloranti, in ispecie l'ematossilina, per cui riesce assai difficile studiarne l'ulteriore evoluzione sulle uova intere. L'esame di preparati freschi (i quali sono ancora trasparenti), da mia parte, e quello di sottili sezioni attraverso ovari induriti e colorati, dall'altra, saranno soli presi in considerazione in quel che segue. Esaminando a' fresco, senza reagenti, im preparato tolto da un ovario che non contenga uova molto svi- luppate (fig. 109), si osservano taluni ovuli (a) presentare intorno al nucleo una zona di puntini assai rifran- genti, riuniti a gruppi, che, a più forte ingrandimento, hanno l'aspetto di gocce oleose e sono stati figurati assai bene dall'His (*), nell'uovo del Salmone. Questi puntini confluiscono talvolta insieme, formando gocciole più grandi. Più tardi il protoplasma s'intorbida e si riempie successivamente di granelli che aumentano di volume, dando "origine ai globuli vitellini , e celano allo sguardo il nucleo con le goccioline adipose che lo circondano. Quando l'uovo si è completamente intorbidato (fig. 110), rimane però nel centro una macchia chiara, circondata da una zona oscura, la quale corrisponde al nucleo e agli strati che lo circondano e contengono le gocciole adipose. Alla periferia del tuorlo torbido, vedesì uno strato trasparente e più omogeneo (strato zonoide, His). Passando ad uova molto più grandi e assai vicine alla maturità, cioè prese in ovari, in cui incomincia la secrezione del muco, le sfere di grasso, divenute voluminose e in piccol numero, tornano a comparire alla superficie, dell'uovo (fig. Ili), mentre le sfere vitelline molto rigonfiate e debolmente rifrangenti cominciano a confluire fra loro. L'uovo diviene sempre più trasparente.- Infine le sfere grasse si riuniscono in una sola (fig. 112), e un vasto spazio chiaro, dovuto alla confluenza di molte grosse sfere vitelline occupa successivamente tutto il volume dell'uovo, mentre il protoplasma si raccoglie alla superficie ove forma uno strato continuo, ispessito m un'area circoscritta che è il germe. L'uovo viene così ad assumere la struttura descritta sopra e rappresentata schematicamente nella fig. X. Lo studio delle sezioni di ovari induriti permette di seguire meglio lo sviluppo delle granulazioni vitelline e di riconoscere il loro punto di partenza da un corpo, non visibile allo stato fresco, ma che si rende evidente dietro l'azione dei reagenti: intendo dire del nucleo vitellino (fig. 102 nv), scoperto da v. Wittich nell'uovo dei (') Unlersiichuncjm uber dai Ei und die Eientiuicklung ha Knochenfischen. Leipz. 1873 pag. 3S. Già molto tempo innanzi, Schi-iin avea sostenuto l'origine connettivale della membrana granulosi ilei follicoli di Graff doi Mammiferi (Zeitsehr. f wiss. Zool^ XII. 1863 p. 417). (') 1. e. p. 566. (') Eierslock vnd Ei p. 80. (') 1. cit. tav. IV. fig. .■J.S. — 71 — ragni e da Cramer nella rana, studiato piìi esattamente da V. Carus ('). Balbiani (') ha ritrovato questo corpo in molti altri animali e in quasi tutte le classi dei vertebrati. V. Siebold ('), Carus e altri tedeschi hanno considerato il nucleo vitellino come il centro della formazione del vitello di nutrizione e ritengono che, dalla superficie di quel corpo, si distacchino granuli , che poi si diffondano nell' uovo e , rigonfiandosi , diano oiigine alle sfere vitelline ; anzi Ecker (') lo figura e descrive col nome di <' Dotterkugel » come il principio della formazione del vitello. Secondo Carus, il nucleo in parola avrebbe origine, in sito, da una specie di condensazione del protoplasma. Invece, Balbiani, ammettendo pure la formazione di granuli vitellini intorno al nucleo vitellino, nega che la sua sostanza si consumi a formare questi granuli. Secondo l'autore francese, il nucleo vitellino, che chiama « cellule embryogène », sarebbe una cellula dell'epitelio follicolare penetrata nell'interno dell'uovo, un elemento maschile ("), che, unendosi all'uovo, gli dà un primo impulso evolutivo, bastevole in taluni casi a determinarne lo sviluppo partenogenetico. Nei vertebrati, Balbiani non ha seguito ulteriormente le sorti della sua cellula embriogemca, che tosto si cela allo sguardo, in mezzo alle granulazioni vitelline. Egli figura, intanto ('), giovani uova di Teleostei, con la cellula embriogenica, in atto di penetrare nel vitello; le sue ligure però non sono conciliabili con le mie; debbo dunque ritenere che Balbiani o abbia avuto di mira cosa diversa da quella da me studiata, o, invece, che tali divergenze dipendano da diversità di metodo di preparazione, o forse anche da errori di osservazione. Sul primo apparire, nelle uova del Fierasfer, il nucleo vitellino è assai poco vistoso (tìg. 102 A, nv) e, nei preparati induriti col liquido picrico-solfoiico, ha l'aspetto di un piccolo ammasso di granulazioni situato eccentricamente che si colora intensamente con la tintura di cocciniglia; non ha dunque all'atto 1' aspetto di una cellula nucleata, come lo figura il Balbiani. Fiìi tardi, il nucleo vitellino, rimanendo pure nel medesimo sito, aumenta di volume, diviene più denso ancora, ma il suo contorno non è mai una linea marcata e precisa ; sovente si vede intorno ad esso una zona chiara (fig. 102 B) che però potrebb'essere un artefatto, tanto piìi che talvolta manca. Quando questa zona chiara raggiunge la superficie dell'uovo, si ha ima immagine che ricorda la fig. 138 di Balbiani, salvo la struttura diversa del nucleo vitellino, che non ho visto mai assumere i caratieri di una cellula. Lo studio delle ulteriori metamorfosi del nucleo vitellino mostra che esso si scioglie successivamente, con ia formazione delle sferule vitelline. La fig. 103 mostra il principio di questa trasformazione._ll nucleo vitellino granuloso {nv) assume forma irregolare, piìi o meno stellata, e mostra sovente, nel suo interno, una o due piccole vacuolo chiare. Intorno al nucleo vitellino, si estende una zona scura di sezione semiluuare, in cui veggonsi piccolissimi granuli, il principio della formazione dei globuli vitellini. Questa zona si estende sempre pili e tende a circondare l'uovo ; mentre i globuli vitellini si fanno pili grossi intorno al nucleo vitellino, questo finisce per sparire, o pure vedesi soltanto come piccolo spazio chiaro, in mezzo alla zona semilunare del vitello già formato. Non apparisce chiaramente da ciò se i globuli vitellini si formino esclusivamente a spese del nucleo vitellino, 0 se in parte da esso e in parte direttamente dal plasma dell'uovo, o se infine il nucleo vitellino si formi e sparisca senza che la sua sostanza contribuisca alla produzione del vitello di nutrizione. Comunque (') Zeitschr, f. wiss. Zool. II. 1850, p. 103. (') Leco7ìs sur la generation des vertibrés.. Paris 1879, pag. 260 e seg. Per ulteriori ragguagli e per la storia e 1» letteratura dell'argomento, rinvio il lettore a questo esteso lavoro. {') Lehrbvch der vergleichendcn Anatomie der wirbeUosen T/iiere. 1848 p. 543. (') Icones physiologicae.'ìh.'XXllì, fig. 1. (') Si riscontrino le teorie di Balbiani sulla partenogenesi degli Afidi: 1. e. p. 260. {') 1. e. p. 260 fig. 138, 189. — 72 — siasi, i globuli vitellini incomiuciauo sotto forma di minutissimi granuli, fortemente rifrangenti, che, appro- fondandosi nel protoplasma dell'uovo, s'ingrandiscono, divenendo ad un tempo meno densi (fig. 104). Piìi tardi, tutto l'uovo è pieno di questi globuli vitellini che divengono sempre più voluminosi e meno rifrangenti, separati ila sottili setti di protoplasma, che, sulle sezioni, rappresentano come una rete (fig. 105). Finalmente le sfere vitelline enormemente rigonfiate incominciano a coutìuire fra loro e formano una massa vitellina trasparente (fig. 105 mv), che finisce per riempire tutto l'uovo. Non ho veduto mai nulla che accennasse alla formazione dei globuli vitellini da cellule linfatiche penetrate attraverso le monbrane dell'uovo, come vuole His. Le gocciole adipose, durante questi cangiamenti, subiscono diverse vicende. Sparse da prima intorno alla vescicola germinativa (fig. 103, 104 a), s'ingrandiscono poi e si accumulano ad un lato del nucleo, separate da setti di protoplasma (fig. 105 a); quindi le singole gocciole incominciano a confluire, finche, nell'uovo maturo, si riuniscono in una sola, come fu detto sopra. Fino allo stadio rappresentato dalla fig. 105, che è poco meno avanzato di quello della fig. ili ('), la vescicola germinativa persiste, ridotta poco di volume, con la stessa struttura che avea negli stadi precedenti. Se, pili tardi, sparisca nell'uovo maturo, e si trasformi soltanto, in modo da non essere visibile a fresco, è cosa che non ho potuto ricercare, essendomi mancati, in quest' ultima stagione, i materiali opportuni. Nelle fig. 103, 104, 105 e 110, si vede che i granuli o globuli vitellini incominciano a formarsi ad una certa distanza dalla parete dell'uovo, rimanendo, alla periferia, uno strato quasi omogeneo, che ha ricevuto da His il nome di strato zonoide. Questo strato può riconoscersi a fresco e meglio ancora sulle sezioni di uova indurite. Nelle sezioni (fig. 108), è facile riconoscere che lo strato zonoide si divide, a sua volta, in due strati, separati da un contorno delicato, più o meno preciso, qualche volta assai marcato; lo strato profondo è omogeneo, appena sottilmente granelloso, mentre lo strato superficiale, che dirò zona corticale (fig. 108 se) offre una stria- tura radiale distintissima, a quanto pare, un po' più grossolana di quella determinata nella membrana dai poli- ennali che l'attraversano. Lo strato corticale striato diminuisce successivamente in spessezza, e sparisce nelle uova vicine alla maturità: su questo strato, che Balfour (') chiama zona radiata, poggia la membrana dell'uovo. Mi associo pienamente al Brock (') nel riconoscere una sola membrana intorno all'uovo dei Teleostei; anzi, nel Fierasfer, la struttura di questa membrana è più semplice che in molti altri pesci e non offre nessun vestigio di villosità esterne. Essa incomincia a svilupparsi sull'uovo (come fu detto sopra), prima dell'esistenza dell'epi- telio follicolare, e cresce, in modo continuo, finche l'uovo si avvicini alla maturità, per poi assottigliarsi nuo- vamente un poco, in un ultimo periodo dello sviluppo ovarico, mentre il tuorlo di nutrizione diviene omogeneo. Poiché incomincia a formarsi indipendentemente dal follicolo, potrebbe pur dirsi membrana vitellina come la chiamano Waldeyer('') e Balfour. Con Kolliker e altri, Brock la chiama zona radiata (che non è la zona radiata di Balfour), a causa dei pori-canali che la traversano : io preferisco dirla zona pellucida (fig. 104, 105, 107 e 108 zp), ritenendola omologa alla formazione di questo nome dell'uovo dei mammiferi. Quando ha acquistato uno sviluppo sufficiente (nelle uova di 0,8"" di diametro e al di là), vedesi distintamente punteggiata, per eft'etto dei suoi pori-canali. Una vera membrana vitellina, distinta dalla zona pellucida, non esiste nel Fierasfer ne l'ho vista mai in altri Teleostei. (') Le uova indurite con acido picrico, conservando pure la loro minuta struttura, si riducono notevolmente di volume, tanto maggiormente per quanto sono più grandi, cioè più vicine alla maturità. Poiché le gocce adipose non subiscono retrazione, per effetto dell'acido, avviene spesso che, stando esse in vicinanza immediata della vescicola germinativa, v'imprimano fossette e ne alterino grandemente la figura sferica. * (•) 1. e. p. -102. (') 1. e. p. 551. Si riscontri puro l'opera citata, per la letteratura delle membrane dell'uovo e per la storia delle nozioni die Ri ebbero a loro riguardo. {') Eievstock und El p. 80. — 73 — Potrebb'essere che la zona corticale del plasma avesse con la zona pellucida rapporti genetici, cosa che non sono in grado di giudicare; il fatto che la zona corticale si assottiglia e sparisce nell' uovo vicino a matu- rità potrebbe spiegarsi con la formazione centripeta della zona pellucida a spese di quello strato; però manca finora una prova decisiva. Un fatto che posso avvalorare cou novella osservazione è l'esistenza di pro- lungamenti sottilissimi, che, dal plasma dell' uovo, penetrano nei pori-canali della zona pellucida ; avendo compresso alquanto un preparato fresco di un ovario, con uova dello stadio rappresentato a fig. 110, rilasciando la pressione, vidi, nella sezione ottica di un uovo, il plasma separarsi dalla membrana, rimanendovi attaccato da filamenti paralleli delicatissimi, i quali, per sottigliezza e reciproca distanza, corrispondevano benissimo con i pori-canali della zona pellucida (fig. 107). Ho già detto sopra dello sviluppo dell'epitelio del follicolo e della stia origine. Questo epitelio rimane sempre costituito da uno strato solo di cellule pavimentose, come è il caso in generale nei Teleostei, e, quando l'uovo è quasi maturo, mostra piccole vacuole, che sembrano accennare ad ima metamorfosi regressiva. La membrana propria del follicolo (fig. 108 mf) rimane sempre sottilissima, però acquista una vascolarità assai sviluppata. Nei follicoli piccolissimi, la vascolarità è costituita ad una o due maglie di una rete capillare ('), ma, con l'ingrandirsi successivo dell'uovo, vi si può riconoscere (tav. VII. fig. 77) come un'ansa, maggiormente sviluppandosi, si applica sul follicolo e, per mezzo di vasellini che raggiano dalla sua convessità, si mette in rapporto con i vasi vicini, i quali tendono a formare un'altra ansa che circonda la prima. Infine questi rami vascolari si moltiplicano, e formnno nuove maglie nell'interno dell'ansa primitiva (fig. 78). In qual modo avvengano la deiscenza del follicolo e la fuoriuscita dell'uovo maturo, dall'interno della papilla ovarica, non ho avuto agio di riconoscere. Diamo ora uno sguardo alla evoluzione dell' ovario nel periodo annuo. Dall'autunno inoltrato, fino alia fine della primavera, troviamo nell'ovario uova trasparenti, le pili grosse fornite ancora del nucleo vitellino, senza granuli vitellini, con poche gocciole adipose; nell'epitelio e al disotto di esso, ovuli primitivi isolati o riuniti a gruppi e ovuli definitivi giovanissimi. Con l'avvicinarsi del tempo della fregola, che ricorre durante i mesi di luglio, agosto e settembre, si forma rapidamente il vitello negli ovuli maggiori, mentre non si osserva pili lo sviluppo di ovuli primitivi dall'epitelio germinale, e tutta l'attività dell'ovario si concentra nella rapida maturazione delle uova già inoltrate nello sviluppo. Deposte le uova mature, l'ovario sembra avvizzito, vi si trovano le tracce di piccole emorragie , SDtto forma di sangue travasato o di cumuli pigmentati in rosso o in giallo, e, accanto ad ovuli giovani, se ne veggono altri che, non avendo raggiunto in tempo opportuno la maturità perfetta, non furono espulsi, ed ora soggiacciono a degenerazione adiposa. Se da quanto ho riferito intorno alla genesi dei prodotti sessuali mascliili e femminili nel Fierasfer è lecito trarre conclusioni che valgano per tutti i Teleostei, è d'uopo ritenere che, in quest' ordine di pesci, i pro- cessi in parola sono assai meno complicati che non siano, nei Vertebrati superiori dall'una parte, negli Elasmo- branchi dall'altra, almeno a voler argomentare dalle osservazioni dei piii recenti investigatori. Se abbiamo qui, innanzi a noi, condizioni primitive o invece un ritorno regressivo a forme piìi semplici è quistione che conviene lasciare del tutto riservata. i') Sehron, (1. e. (i. 119) ha ottenuto risultati consimili ai miei por lo sviluppo ilei vasi del follicolo ovarico dei iiianiiiiifei-i . Fcniiin & Flora del Galfo di Napoli. Fierasfer. 11. 10 — 74 — HI. CONSIDERAZIONI GENERALI L' organizzazione dei Fierasfer, in quello -che ha di pili caratteristico, parmi determinata da due fattori principali, che sono : 1» la vita parassita o piuttosto in via di adattarsi al parassitismo: 2» lo sviluppo singolare dei muscoli anteriori della vescica e dell'organo dell' udito. Stanno in rapporto col primo di questi fattori la forma del corpo e la disposizione dell'apparecchio loco- motore : la coda acuminata, senza pinna cedale , la cute priva di squame, condizioni indispensabili per introdursi senza difficoltà, nel corpo delle oloturie. Nel F. dentatus, la coda è troncata all' estremo, e questo carattere induce a supporre un genere di vita alquanto diverso : però il fatto che forme giovanili di questa specie vivono nelle oloturie è prova che le condizioni anatomiche del pesce adulto, almeno in quantochè si rassomigliano a quelle dei congeneri , hanno dovuto risentire l' influenza della vita parassitica. L'ano trovasi al limite anteriore del tronco, per cui il pesce può evacuare gli escrementi senza far sporgere fuorché la sola testa dal corpo dell'ospite. Le pinne ventrali, già molto ridotte e trasformate in barbigli negli altri Ofidiidei , mancano del tutto e le pettorali sono in via di atrofizzarsi. La loro ampiezza, ancora ragguar- devole nel F. acus, è già minore nel F. dentatus : nel f. parvipinnis Kp. ('), sono ridotte a minime dimensioni e finalmente, nell' Encheliophis vermicularis, sono del tutto scomparse. Con quest' atrofia delle pinne, si con- giunge il ritorno di forme embrionali, nello scheletro del cinto scapolare, la ricomparsa, allo stato adulto, del processo inferiore (coracoide), che non trovasi tanto sviluppato, nei Fisoclisti, fuorché in alcune giovani larve. È ben naturale supporre che, con l'atrofia delle pinne, progredisca parallelamente l'adattazione sempre più completa alla vita parassitica, e finora nessun d^ato di fatto si oppone a tale veduta. Anzi, le osservazioni di Semper mostrano che Y Encheliophis si ciba dei visceri del suo ospite, mentre il nostro Fierasfer acus , meno avanzato nel regresso delle sue pinne, deve ancora uscir fuori per procacciarsi i granchi che sono il suo alimento. Ma qui mancano cognizioni sufficienti intorno ai costumi delle forme affini. Il rapporto d' inquilino del F. acus, con le oloturie in cui vive, apre la via ad indurre in qual modo questo genere di vita abbia potuto avere origine. Specie di pesci, che vivessero ad es. nolle fessure delle rocce, (') Kaup, Apodnl /ishes. \>. l'iO, t;iv. XVI. fiir. 2. — 75 — in c;ività di corpi inerti sottomarini, avranno potato cercar ricovero nelle cavità naturali di organismi viventi atti a proteggerli o a nasconderli (lamellibranclii, oloturie, asterie) ; l'adattazione al nuovo genere di vita avrà poi dato origine a molte nuove modificazioni dell'organismo. E non mancano esempi di pesci trovati entro gusci di lamellibranclii vuoti o contenenti residui dell'animale morto ; anzi, in qualche caso, non è escluso il sospetto che il pesce vi sia penetrato mentre il mollusco era ancora vivente ('). Tali fatti acquistano maggiore importanza, poiché sappiamo che il Fierasfer dubius delle coste americane dell'Atlantico si trova, non solo nelle oloturie, ma pure entro le conchiglie delle meleagrine. Molti pesci degli alti fondi hanno la coda acuminata, senza pinna cedale : così ad es. i Macruridi e diversi generi singolari di altre famiglie, in ispecie generi di Ofidiidei pescati dalle draghe del Challenger ('); qualcuno di questi ultimi ha pure l'apertura anale assai rav- vicinata all'estremità anteriore del corpo {Typhlonus, Acanthonus); sventuratamente non si sa nulla delle abi- tudini di questi pesci. È lecito supporre che la coda acuminata serva loro a conficcarsi nel fango, o a penetrare entro fessure o cavità. Se il genere Fierasfer deriva da forme cosiffatte, potrebb' essere che la coda acuminata fosse anteriore alla vita parassitica o inquilina e fosse stata appunto il momento che rese possibile il passaggio a nuovo genere di esistenza. Tuttociò valga come semplice ipotesi, cui pur troppo mancano finora basi di fatto; ma lo studio della biologia dei pesci è ancora tanto poco avanzato e offre tante difficoltà che non recherà meraviglia, se le nostre cognizioni sono tuttavia singolarmente scarse. Non mancano intanto esempi di altri pesci che vivano in condizioni di parassitismo più o meno avanzate. Così Collingwood (') ha osservato, nei mari della China un pesce che vive nello stomaco di un attinia colossale, e, anche nei nostri mari, alcuni Scomberoidi (Schedophilus, Stromateus, Cararix) vivono sotto 1' ombrella delle grandi meduse, di cui mangiano lo appendici urticanti, mentre dalla stessa proprietà urticante degli ospiti sono forse protetti. Mentre questo primo fattore modifica essenzialmente le formo esterne, l'altro agisce sulla disposizione interna degli organi. Come ho detto sopra, i muscoli anteriori della vescica del Fierasfer corrispondono ad uno sviluppo molto pili elevato di muscoli, i quali esistono negli Ophidium e in altri generi ancora ; alla modificazione anatomica, è seguita in alcuni (F. acus, Encheliophis) una modificazione speciale degli elementi istologici del muscolo, onde hanno avuto origine . i singolari fascetti primitivi a stilatura spirale. Ho descritto gli spostamenti che quei voluminosi organi determinano in altri muscoli, come ancora nei reni e nel decorso delle arterie del capo. Per la presenza di questi stessi muscoli, si modifica pure la vescica natatoria, tanto nella sua figura, quanto nei suoi attacchi alla colonna vertebrale, mentre viene a stabilirsi un nesso solido della colonna vertebrale col cranio. Tutte queste parti costituiscono allora un apparecchio complicato, la cui funzione rimane tuttavia pro- blematica. Per le considerazioni addotte sopra, io vorrei, rinnovando la vecchia opinione di De la Roche, considerare quest'apparecchio come un organo sonoro , quantunque finora non mi sia mai riuscito ottenere dal pesce vivente l'emissione di alcun suono sensibile. E, con lo sviluppo della vescica natatoria, si connette quello dell'organo dell'udito, voluminoso già negli Ophidium, piìi ancora nei Fierasfer. In questi, le parti posteriori del cranio si allungano straordinariamente, . (') Saint Amand , Sur un pomun trouvó dans une huUrc (in Observ. sur la physique par Rozier tom. XII. 1778 p. 276, 278 con lìg. (Dlennius). — Detìoi Heyke, Fiskar fitndno i Oslronslial. Kongl. Swenska Wetensk. Acad. Handliiigar. Stockholni 1741. V. p. 128, 129 (Gunnelliis). (') Gùnther, Ann. anJ Mag. of nat. hist. 5, ser. II. p. 20 e seg. (') Ann. and Mag. of nat. liist. 4 ser. I p. 31. — 76 — per racchiudere enormi otoliti, e il forame occipitale si sposta in alto, nel modo descritto sopra, mentre il principio del midollo spinale, coi nervi vaghi e coi primi spinali, corre sotto la volta del cranio, in una gronda che sta sul setto membranoso, il quale separa i due organi uditivi o piuttosto i due sacchi degli otoliti principali. La correlazione di sviluppo fra l'apparecchio uditivo e 1' apparecchio vescico-muscolare degli Ofidiidei mi s' impone talmente alla mente da convincermi della esistenza di un nesso fisiologico fra queste due categorie di organi. Organi, la cui situazione e il voluminoso sviluppo recano tali e tante modificazioni nell 'architettura anatomica di un animale non possono non avere, per esso, somma importanza e divengono tanto più inte- ressanti , per quanto la loro funzione , nonostante assidue ricerche, è rimasta finora incerta. In questo punto, come in altri molti, non posso lusingarmi di avere esaurito l'argomento impreso a trat- tare: rimane aperta la via a chi, disponendo di nuovi materiali e armato forse di metodi perfezionati, vorrai rivolgervi l'attenzione e istituirvi piìi profondi studi. SPIEGAZIONE DELLE TAYOLE TAVOLA I. Tavola I. PiQ. 1. — Fieranfer acus: grande esemplare feiiiiuiua; ritratto dal vivente in atto di avvicinarsi ad una oloturia: dimensioni natuvab. » 2. — Fienisfcr aciu: larva pelagica (l'a^j'Wf/'e'') lunga 76 millim., alquanto ingrandita; 'ia uno schizzo fatto dal pesce vivente. » 3. — Fierasfer denlatus: femmina adulta; grandezza naturale; secondo uno schizzo fatto dal pesce morto, ma ancora fresco. » 4. — Fierasfer denlalus: forma larvale di 205 millim. trovata in una Ilololhuria fiibulosa: (la un disegno fatto dal vivo. FiUiiui ii.FLva d^ Co//ès i: A'aipcl. //.Ficrjsfir /,:/:/ C Em^i-y p:ia.' Yer^f V Wiih^ /:it4fim*nit . Lapzi^ .'MJT. 4>tsi r H^mtA H^Mier. iTKftÀfiire ^■M fltr.7. LIBRARY ■NlVERSlTIt ,E, MA USA* TAVOLA II. Ta\ola II. FiG. r,. » tì. » 7. » 8. » 9. » 10. > 11. » 12. > 13. » 14. N.B. TiiUe le figure di (jiieHu tavola k di iiuelk ohe ìcfiuoii'i sano stale eseguite, almeno in fiuanto ai contorni principali, col soocono della camera lucida. ^ Larva del F.actis di tVe.sco schiusa: 40: 1: dal vivente. — » » » dopo 24 ore » ^ id. — » » » » 2 giorni; parte anteriore; 40:1. — » » » ■» ?, id. ; » » — » » » » (5 id. ; 40 : 1. — Una foglia dell'appendice dorsale della larva rappresentata a flg. 4, nella tavola precedente 2U:1. — Cellule pignientate del peritoneo del F. acus, vedute dalla faccia esterna; 30: 1. — Cellule consimili vedute dalla faccia interna ; 30 : 1 — Muscoli della vescica natatoria e dell'apparecchio branchiale del F. acuì, tolti via la mucosa boccale e, a destra della figura, il m. palato-sfenoidale'e la parete muscolare dell'esofago; 4:1. — Lo stesso preparato, asportato il muscolo anteriore della vescica a destra della figura, e rovesciato sul medesimo lato l'apparecchio branchiale, per mostrare i muscoli della sua fiiccia dorsale. A queste due figure .si riferiscono le lettere seguenti : liiH.r nix fiat iiid cu h osso premascellare » mascellare » palatino » mandibolare » vomere » ioide archi branchiali a- /' V Re oc X ìIlpS inlv maf ìnasi inas^ masg ìnas^ mrf mcf mej\ mef, rneb » 15. ligamento di Beaudelot vescica natatoria rene cefalico occhio nervo vago Vescica natatoria del F. dentatus coi rispettivi muscoli e coi reni; 27,: 1 III fi muscolo palato-sfenoidale » anteriore della vescica » laterale della vescica » adduttore dei faringei muscoli adduttori superiori degli archi branchiali muscolo retrattore dei faringei » costrittore del faringe muscoli elevatori dei faringei l.°e2 .* muscolo elevatore degli archi bran- chiali ^ ri'trattorc dell'osso faringeo inferiore (5° arco br.) Ri' rene posteriore le altre lettere » 16. — E.stremità codale del /''. acus'; 55 : 1. " '"■ — » » » » dentatus; 17 : 1. ureteri.' come nelle figure precedenti. lùniiiti ti. fimi il. ('l'/frs •: .\M/>r/. //. Jur//.-frr. Triflf. "rrhi_g ^ h'dà fyjeJ^-^iuvi Liip/.:^. liih Atisi y IK'm^r * Hheer f'-srAnirff^ HARVARD UNWEi^SnJ CAMBRIDGE. MA USA TAVOLA ni Fauiin & Flora del Golfo di Napoli. Fierasfer. 11. 1 1 Tavola III. Spiegazione dei segni per tutta la tavola. 6b occipitale basilare ol » laterale OS » superiore oe » esterno col condile dell'occipitale laterale cob » » » basilare pa parietale f frontale principale fp frontale posteriore sq squamoso i intercalare ye petroso as alisfenoide bs basisfenoide ps ■ parasfenoide vu vomere d etmoide laterale em, » medio mx mascellare 1. pmx preraascellare palatino ectopterigoide entopterigoide metapterigoide simplettico quadrato mandibola preopercolo subopercolo interopercoki opercolo ioraandibolare forami d'uscita di'i cerebrali forame d'uscita del v trigemino forame del 1° nervo 1. ispettivi iiervi amo di^rsalf .■s|jìiiali'. FlG. is. - » 19. - » 20. - » 21. - » 22. - » 23. - > 24. - » 2.5. - y 2(5. » 27. - » 28. > 29. » 30. » 31. Sul > :,2. > Zi. » •M. 18-22. Fierasfer arAis;! - Cranio veduto dalla faccia dorsale. _ ,, y, » ventrale. _ » » di fianco. _ » » dall'occipite. , e scheletro fticciale e opercolare. veduti obliquamente di fianco e un poro da sopra 23-25. Fierasfer dentatus i T ' ,: 1. _ , veduto dalla faccia dorsale. _ , » dairocoipite. _ » e scheletro facciale e opercolare di fianco. ^ _ >, AeW'Ophidiumliochei, dalla faccia dorsale; 2^ _ » del Pteridium atrwn, veduto dall'occipite; 3 ' _ >, » Gobiu.1 capito dalla faccia dorsale; 2 ',3 _ » > » » di fianco. _ » » Bromius brosme di fianco; grandezza naturale. _ . di giovane Metello Iricirrhala-, lai-va pelagica; 11:1. cranio larvale è disegnato con grossa linea il contorno del cranio della .UoA/«« adal. ,. _ Porzione dello scheletro facciale e opercolare del Pteridium airum: 6:1. _ » del Gobius ca^Alo; 3 ' , : 1. _ > del lìrusmius brosmc: 1 't-^- .3- '3:1 1. fauna, u Fava d. Giifv i\ .Wjvr/ H Fù;r/i.s/ì'r. Taf/Il ■\ìj y 11;.,* rvjr'.TjT- J.-v,."? r;f>"T/, i 'A'-.r-Ur Frsr\:. MCZ LIBRARY HARVARD UNIVERSITY CAMBRIDGE. MA USA TAVOLA IV. Tavola 91. Segni comuni alle figaro 35-46. Sci I. Sci II. a Co 1 2 3 4 sopra-clavicolari clavicola coracoide pezzi basali della pinna pi;ttoi\ile .">■(■ scapola s in 'i processo superiore , j^j ^.^^^^ ^^^^^ * ™^^'" > lare carlilagiueo. » inferiore \ n pezzo basale accessorio n' n" 11'" pezzi che >ea:uoi)o al basale acees sono. X cartilagine terminale della serie ii n' . ■arlilagineo: le parli ancora cartilaginee alla superfìcie, nel prepai'alu, N.B. La Unta neutra segna i pezzi preformali alla siale sono punteggiale. La tinta "ialla segna le parti ossee apposte per ossificazione di tessuto fibroso. Tutte queste figure si riferiscono allo scheletro della pinna pettorale destra, veduta dalla faccia po.steriore: tanno eccezione: la fio-, 39 tolta da un preparato del lato sinistro e rovesciata nel disegno, nonché la fig. 4(5. copiata a rovescio dalla figur;i del Gegenbaur. PiQ. 35. Cinto scapolare e scheletro della pinna pettorale del F. acus adulto; 9:1. 3g. Cinto scapolare e pezzi basali della pinna pettorale di un giovane F. acuì lungo y; millimetri: 20 : 1. 37 Cinto scapolare e scheletro della pinna pettorale del F. dentalus adulto: 11:1. 38.. Parte del cinto scapolare e pinna pettorale del /'\ rfi/ìte/tw, forma larvale di 180 millimetri; 37 : 1. 39. Parte del cinto scapolare dAVEiichcliophis vermicularis ; 23 : 1 . 40. Cinto scapolare cartilagineo e pinna pettorale di giovane larva di gadoide iMerli(CÌiisì}: 40 ; 1. 41. Parte del cinto scapolare di giovane Maiella Iricirrhala. forma pelagica ; ;?0 : 1 . 4-;. g> » » della Motella adulta : 5 : 1 43. — » » » di un giovane Gobiìis; 25: 1. 44. — » ». >■> àeW Uphidium fìochei; 3 '/« '■ ^■ 45. » » » del Pohjodon folium (secondo Gegenbaur;. 46. — Scheletro basale della pinna pettorale del Silvrus glanis secondo Gegenbaur). ftiiiim II. I-h)ni (I. 0'i>//ìs V. Nf/i/>iJ . ff. Fùrasfèr. TiifIV. -~ :,*»%, ■'i^iiti**^^" ^,-sL.-» Fl(! 37. '/. :/i i'U.'.'iir^f, UirxtJ h'i /■!.■, y.'r:.'f i)Yi!fr Fn-i,---',.^ MCZ LIBRARY HARV/Z^D UNIVERSITY CAMBRIDGE. MA USA TAVOLA V Tavola W. Fi(i. 47. — Aiiparecc'hio ioideo e braiicliialy del F. ncus- H fa' ah co, C03 ioide arco branchiale 1° » » -2° » » 3" ((., » » i° ((5 » » 5" (osso faringeo inferiore) 4:i. — J^e prime sei vertebre del /•'. (iniis, vedute dal fianco sinistro; 6 40. — » » » » » dalla faccia ventrale i\ . u, , 1)3 . . . . l'g vertebre l». . 2=^ , -3» 6» . i\ , Cj , ('3 1 C4 ■ C5 • fé costole l» , 2" , 3» , 4=^ , b"' , Oi^ . .")0. — Le prime cinque vertebre del F. dcntalwi, dal fianco sinistro; lu : 1 òl. — » » » » » » dalla faccia ventrale Lettere come nelle figure precedenti. 52 — Encef do del F. acK.s : ho bulbo olfativo Ir lobo centrale ce cervelletto Ci' corpo restiforine Iv lobo del vago osso faringeo superiore 1* •2° glosso-ioide copula dell'osso ioide » del primo arco » del 2° e 3° arco. 1. Le cifre romane seguano i nervi cerebrali Le cifre arabe si riferiscono ai nervi spinali. Segni comuni a tutte le figure che seguono in questa tavola: /■ cellule sensitive ;neuro-epitelio) » cellule di sostegno » parietali tessuto mucoso epitelio del canale laterale epidermide (/( cellule mucose /( nervo 0 vaso sanguigno s squama '■)/ cupula terminale ca canalicolo epiteliale. 53. — Un organo di senso del canale laterale del F. aciis veduto di prospetto: l'epitelio pavimeutoso del canale laterale è se- gnato solo sul lato della figura che guarda in basso. Treparato trattato con soluzione pierico-solforica di Kleinenberg e colorato a emàtossilina ; 250 : 1. 54. — Sezione trasversale del canale laterale e di un organo di senso in esso contenuto (l'organo nervoso è tagliato secondo la .-^ua lunghezza); acido picrico solfonco, emàtossilina; 250:1. I contorni dell'insieme sono disegnati secondo un preparato piuttosto spesso : i particolaiù istologici vi sono aggiunti, dietro esame di una sezione sottilissima. 55. — Cupula terminale di un organo consimile a. fresco; 170: 1. 56. — Sezione di un organo del canale laterale, secondo la lunghezza del canale, ossia secondo la piccola diagonale dell'organo. .■Veido picrico-solf irico emàtossilina; 250:1. 57. — Area centrale di un organo del canale laterale, spogliata della cupula e veduta di prospetto: i punti neri sono le basi dei peli del .m d.O'ffl/ès r. iXeofid. JLFùrasfr. Taf.r. ^^liV' /' v';V-^? M il cu NS^ii-' , ^L ■•^> ni -, in i/iì w óe. y^rla^ r.itìih. Fn^fMannJeifiZ!^ LA-Àm: k H'rrner A ^i^fr J^hanA/t-'^- r HARv _ .JiTY CAMBRIDGE. MA USA TAVOLA VI Tavola VI. Pegni P'-r le Hg. (54-68, tutte k- ((/ atrio u ventricolo b bulbo aortic nb. fimi' si riferiscunu al F. ncus «63 i'6, «60 (th l'I' ca rp aol ae ao aoc aax oc ami ami vva vvp arterie branchiali vene branchiali arteria ioidea pseudobraiichia carotide anteriore » posteriore arteria ottalmica » etmoidale aorta ' arteria occipitale . » ascellare » celiaca » mesenterica superiore » » inf/riore vena giugulare » cardinale uc ven vii >> vv » var » vrr » vbr » sv sac codide ioidea vescicale posteriore ave ente renale reveente bronchiale sacco vascoloso cva corpo vascolare anteriore cvp » » po-teviovi! oc occhio «ini' muscolo anteriore della vescica Re rene cefalico rene posteriore, fegato stomaco milza ovario testicolo deferente vescica aerea vescica urinaria uretere condotto di Wùlrt' tessuto linfoide che circonda (|uesto canale. Hp F St M Ov T de V Vu vv w l FlG. 64. — Sistema arterioso di un individuo femmina. Sono asportati: in ambo i lati, i reni cefalici e le ossa faringee col rispettivo apparecchio muscolare; a destra della figura, il bulbo oculare, l'apparecchio branchiale. Tosso palatino e parte dell'io-mandibolare. onde scoprire il circolo cefalico e alcuni rami della carotide posteriore; escissa, dallo stesso lato, parte del muscolo anteriore della vescica, per mostrare l'arteria occipitale ; è aperta in avanti la cavità del cranio ed escissa parte del parasfenoide.' per lasciar vedere l'origine delle arterie oftalmiche ed etmoidali, nonché le anastomosi fra le carotidi anteriori e frai vasi reduci dalle pseudobranchie. La vescica aerea è spostata un poco verso sinistra, onde porre in evidenza la vena ve.scicale posteriore che si versa nella vena cardinale destra. I vasi dell'organo vascolare posteriore si veggono attraverso la parete trasparente dell'estremità della vescica: vedesi pure, come macchia rosea diffusa, la rete mirabile dell'organo vascolare anteriore. 4:1. » 65. — Sistema venoso di un esemplare mascliio ; preparazione come sopra, salve le differenze seguenti: sono rimasti in sito i reni cefalici, l'osso ]>alatino e l' io-mandibolare: il cranio non è aperto, ma lascia vedere per trasparenza le vene in esso decorrenti. È asportata parte dei muscoli anteriori della vescica, onde scoprire la base del cranio e le vene princii)ali: è tolto il bulbo oculare di sinistra, invece di quello di destra; la vescica non è spostata, 4:1. 9 . » 66. — Reni, aorta addominale e vene cardinali: 3' '5: 1. » <)7. — Porzione del tratto dorsale del rene destro iniettato; 30:1. » 68. — Sezione trasversale del medesimo organo; 30 : 1. » d!1. — Parte di una sezione attraverso il rene posteriore iniettato per e canalicolo renale 1 v g glomerulo di Malpighi' I u' » "Il — l'or/.ione della rete ialoiJea dell'occhio; 15 : 1. urr arteria centrale della retina 1 rv le vene: !)ii : 1. vene capillari sezione di veni- più grosse. collettore venoso. Fuum/ II. Floni J. Mfhs- v. Nea/Jc'I. EFiirnwr/èr. Td/:rj. 'y'!lh Eajtt^ann,I.eit!iy ìi'JlAaH r'feT.tf a rrfap T^jiif:^ HARVARD ::ty CAMBRIDGE. MA USA TAVOLA VII. F iniettati: 50: 1. FaJi/m u. Fbm / (7ol/ès v. JVea^e/. H. Fierasfe/: Tc2/:yJI. lì :.- m^ry /«• Vtriag v Wilh£ngeiiiuinn,i.eìpzig. UthÀastjrMnttrii Hinteì. frank/l' MCZ LIBP-.-RY HAr,V.-.:.0 UNlVERSEnf CAMBRIDGE. MA USA TAVOLA Vili. ndividuo femmina ; 3V,:1- fi cavità boccala SI stomaco 1 intestino it ano 'cscica /■■ fegato iringei (Jv ovario II rene vescica aerea Co corda dorsale 11, dal lato destri! -anteriore -,5:1 l'u Pancreas Ov ovario M milza Tavola ¥111. Tutte le figure si riferiscono al /•'. acus. IG. 80. — Sezione sagittale del capo e del tronco di un Ce cervello op nervo ottico ol » olfattorio cu cu cartilagine mav muscolo anteriore della mrf muscolo retrattore dei faringei V cuore al atrio V ventricolo b bulbo aortico > 81. — Visceri di un esumidare femmina, meno il fegato » 82. — Lo stesso preparato dal lato sinistro-posteriore. St Stomaco i:ij ciechi pilorici cf cistifellea » 83. — Sezione della mucosa gastrica; acido picrico-.solforico. ematossilina: 25(i : 1. o epitelio cilindrico dello stomaco b > del condotto escretore delle glandole e cellule glandolari specifiche. » 84. — Sezione trasversale di un tubo glandolare della mucosa gastrica: trattamento come sopra: 4,')0:1. » 85. — Sezione di un lobulo pancreatico: trattamento come sopra: 450:1. » 86. — Sezione del disco epiteliale nell'organovascolare anteriore della vescica aere.i : acido picrico-solforico. ematossilina : 450:1. V V Sezioni trasverso di vasi sa gnigni v' Sezione longitudinale di un vaso: le cellule epiteliali adiacenti mostrano una striatura jierpendicolare alla parete vasale. > 87. — Frammento del margine assottigliato del medesimo disco epiteliale, veduto di prospetto: 450:1. a epitelio pavimentoso della vescica v v vasi sanguigni. b » del disco vascolare » 88. — Sezione trasversa dei testicoli; acido picrico solforico, ematossilina : >^'^ : 1 È disegnato .^olo uno dei testicoli. d deferente e epitelio germinale ss' cumuli di spermatoblasti. » 89 90.. — Sezioni sottilissime della parete di follicoli del testicolo; acido picrico solforico, ematossilina; 75U : 1. a epitelio germinale. b e lo stesso epitelio in atto di proliferare per formare gli spermatoblasti. > 91. — Sezione di un cumulo libero di .spermatoblasti; trattamento come sopra: 100- 1. » 92. — Evoluzione degli elementi spermatici; acido osraico, glicerina: 700: 1. a cellule normali dell'epitelio germinale. b spermatoblasti. ed » con coda in via di sviluppo. e » con la coda fermata e il nucleo divenuto eccentrico. f spermatozoidi quasi perfetti, ancora aderenti ai residui degli spermatoblasti. B » maturi. h residui rigettati del corpo degli spermatoblasti. » 93. — Due spermatozoidi maturi a fresco: 900: 1 (oggettiva a iinnirrsioiic ./. di Zeiss.). , Faima u.fl^ra d. Oai/ès v.Nrapd. ff.Fierasfir. Oì Oe Op mrf II Co flR ■n.x^ 1 W^. ■ e O/ ^■ \^} f. .//; '^' Q * ■ $ 'm (j ® u-;j.. , l.;.!;v.j MCZ Ll^R^RY . ,. HA-VARD UNIVERSITY | CAMBRIDSE. MA USA TAVOLA IX. Tavola l\. Tntte le fisfui-i» si riferiscono ;il /•'. ncus. Pio. 9-1. — Sezione trasver.sa ili un ovario quasi maturo, in cui è incominciata la secrezione del muco: alcool: Ò 1. > SI5. — Sezione trasversa ili una papilla ovarica. nello stesso periodo di sviluppo; alcool: 50 : 1. e epitelio germinale | a asse centrale. » 96. — Cumulo di uova trovato galleggiante sul mare; dimensioni naturali. » 97. — Sezione trasversale di un cumulo consimile. » 98. 99. Sezioni normali alla superficie delle papille ovariche: acido picrico solforico, cocciniglia: 700: 1. e epitelio germinale. i' vaso sanguigno. 0 ovuli primitivi o' » definitivi » 100. — Frammento della superficie .li una jiapilla ovarica: acido picrico solforico, era itossiliiia : 700: 1. Segni come sopra. » 101. — Singoli ovuli i>rimitivi ancora situati nell'epitelio: dal medesimo preparato: 700: 1. » 102. — Sezione di due uovicini. .1 e B. in cui sta per cominciane la formazione del vitello di nutrizione : acido picrico solforico. cocciniglia : 1 50 : I . vij vescicola germinativa | /ic nucleo vitellino » 103. — Sezione di un uovo più avanzato: nucleo vitellino meno distinto, circondato da granulazioni vitelline; incomincia la formazione di goccioline adipos.3 : 1 50 : 1 . a gocciole adipose. Le altre lettere come nella figura precedente. » 104. — Sezione di altro uovo ancora più avanzato: 160: 1. 'IV globuli vitellini | zji zona pellucida. Le altre lettere come sopra. » 105. — Sezione di un uovo vicino .i maturità incomincia a formarsi il muco tra le papille); preparazione come sopra : 100 : 1. mv massa vitellina formata dalla confluenza dei globuli vitellini rigonfiati. Le altre lettere come sopra. . 106. — Frammento della superficie di una papilla ovarica; acido picrico solforico, ematossilini : 700:1. 0 ovuli definitivi su cui incomincia a formarsi l'epitelio follicolare. Intorno ad altri ovuli maggiori, lo stesso epitelio SI vede m diversi periodi di sviluppo. ..' "7 '^''"*"® ottica del contorno di un uovo, del medesimo ovario onde proviene il preparato della fig. 104; a fresco senza rea- gen 1 . uovo essendo stato compresso e rilasciata poi la pressione, il vitello si è staccato meccanicamente dalla zona pellucida, cui rimane aderente per .sottili filamenti: 250:1. _ . ■" stato zonoide | -;; zona pellucida. . Sezione dello strato corticale e delle membrane di un uovo indurito : da un ovario quasi nello stesso stadio di maturità: acido picrico solforico: cocciniglia: 250 : 1. "' ^'t'-'lo z/j zona pellucida vs strato zonoide ,,/• epitelio del follicolo se zonacorticalestriatadellostrato zonoide mf membrana del follicolo, lo'.i. — Frammento di un ovario in cui incomincia la formazione delle goccioline adipose: a fresco; 100:1. 110. — Un uo\o pressoché nello stadio di sviluppo della fig. 104: a fresco: 100: 1. 111. — Uovo vicino a maturità; le gocciole adipose si raccolgono alla superficie; 100: 1. 112. _ Uovo quasi maturo; le gocciole adipose .si sono riunite in una sola ; i globuli vitellini rigonfiati confluiscono a formare la massa vitellina umogeiiea: lOo : l. Fautta^ u- Flora d Go^es i: Neapd. E Fùras/rr ,r-? -M tì- o' f>' o " 100 II im nu Of? •Vff' «• • X ^V-, TafK \i l:Si/^7xì\Vtti!tfi. JUnfr/i/VAsiH V( Verlip rWh£Afftlman!t.lt^if Mcz ir.-^.r-.R'f HARVAPìD UNIVERSITY CAMBRIDGE. MA USA XJie "Zoologische Station von Neapel» hat neben ihren iibrigen Publicationen die Heraiisgabe eines grossen, fortlaufenden Werkes begonnen, das unter dem Titel FAUNA UND FLORA DES GOLFES VON NEAPEL UND DER MGRENZENDEN MEERESABSCMITTE in einzelnen Monographieen von verschiedenem Umfange nach einander alle Gattungen, Familien und Gruppen dar Thiere und Pfianzen, welche in dem Golfe von Neapel und den benachbarten Golfen von Salerno und Gaeta leben, zur wissenschaftlichen Darstellung bringen soli. Wahrend die Zoologische Station ihre eignen Mittel dazu verwenden will, durch Ver- vielialtigixng der Untersuchungsmethoden , durch HerbeischafFung des Materials , dui-ch Aus- dehnung der Arbeitszeit die Intensitjit und Extensitat der einzelnen Arbeiten so hoch als moglich. zu steigern, hofft sie durch die Theihmkme weiterer Kreise in der wurdigen Ausstattung des gameti Werkes unterstiitzt und durch Suhscription auf eine kinreichend grosse Anzahl von Exemplaren in den Stand gesetzt zu iverden, in der Druckkgung gleichen Schritt mit der Ausarheitung der einzelnen Monographieen zu halten. Wie bei ihren iibrigen Publicationen sind auch fiir die Abfassung dieser Monographieen die Deutsche, Englische, Franzòsische und Italienische Sprache als gleichberechtigt zugelassen. Subscriptionspreis jàhrlich 50 Mark. Man subscribii't auf mindestens drei Jahre bei der Veiiagsbuclihandlung von Wilhelm Engelinaun in Leipzig, oder direct bei der «Zoologischen Station zu Neapel" durch Ausfiillung und Einsendung des beifolgenden » Subscriptions-Scheines «. Die Versendung der Publicationen erfolgt von Leipzig aus. Uebersiclit der in Aiisarlieiliiog genoiiiiiieneii Monograpliieen. 1 . Monographie der Ctenophorae. Von Dr. Carl Chun, Privatdocent an der Universitat Leipzig. 39 Bogen, 18 Tafeln. (Buchhandlerpreis 75 Mark.) 2. Monografia delle specie del genere Fierasfer. Dal Dr. Carlo Emery, Prof, di Zoologia all' Università di Cagliari. 10 Bogen, 9 Tafeln (Buchhandlerpreis 25 Mark.) Diese beiden Bande sind den Subscribenten fùr ISSO geliefert worden. 3. Monographie der Pantopoda ( Pycnogonidae ) . Von Prof. Dr. xiNTO^^ Dohrn in Neapel. ca. 34 Bogen, 18 Tafeln. 4. Die Corallineen. Yon Graf zu Solms-Laubach, Professor der Botanik in Gottingen. ca. 8 Bogen, 3 Tafeln. 5. Monographie der Gattung Balamglossiis. Von Dr. J. W. Spekgel, Privatdocent an der Universitat Gottingen. Mit 10 Tafeln. Diese drei Bande -n-erden voraussichtlioh fùr das Jahr 1881 geliefert werden konnen. 6. Die Bangiaceen. Von Dr. Berthold, Assistent an der Zoologischen Station zn Neapel. ca. 10 Bogen, 5 — 7 Tafeln. 7. Monographie der Planarien. Von Dr. Arnold Lang, Assistent an der Zoologischen Station zu Neapel. Mit ca. 20 Tafeln. 8. Monographie der Caprelliden. Von Dr. Paul Mayer, Assistent an der Zoologischen Station zu Neapel. Mit ca. 12 Tafeln. 9. Die Rhodomeleen. Von Dr. Falckenberg, Privatdocent fiir Botanik in Gottingen. 10. Monografia delle Attiniae. Dal Dr. Angelo Andres di Bormio, ca. 20 Tafeln. 11. Monographie der Sipimcidoiden. Von Dr. J. W. Spengel in Gottingen. 12. A Monograph of the Nemerteans. By Dr. A. A. W. Hubrecht of the Zool. Museum of Leiden. 13. Monographie der Capitelliden. Von Dr. Hugo Eisig, Assistent an der Zoologischen Station zu Neapel. 14. Monographie der Asteriden. Von Dr. Hubert Ludwig, Director des Naturhistorischen Museums in Bremen. 15. Monographie der Holothurien. Von Dr. Hubert Ludwig, Director des Naturhistorischen Museums in Breiiien. 16. Die Cryptonemiaceen. Von Dr. Berthold, Assistent an der Zoologischen Station zu Neapel. 17. Die Gattung Hddehrandtia (Squamaceen) . Von Dr. Schmitz, Professor der Botanik in Bonn. 18. Monografia delle Eolidie. Dal Dr. Trinchese, Professore dell' Anatomia Comparata a r Università di Napoli. 19. Monografia degl' Amfipodi. Dal Dr. Della-Valle a Napoli. Die Ausarbeitung weiterer Gruppen wird in dem Masse erfolgen, als der Druck der vollendeten Arbeiten fortschreitet und die Zahl der Subscribenten resp. das Absatzgebiet des gesammten Werkes sich vergrossert. Liste der 8iibscribenten zu Aufang 1881. Se. Majestat der Deutsche Kaiser vhd Konig von Preussen. Se. Majestat der K6>'ig von Italien. Ihre Majestat die Konigin vox Italien. Se. Majestat der Kònig von Baiern. Se. Majest.'vt der Konig von WItrttemberg. Se. Kaiserl. und Konigl. Hoheit der Kronprinz des Deutschen Eeiches und von Preussen. Ihre Kaiserl. und Konigl. Hoheit die Kronprinzbssin des Deutschen Reiches und von Preussen. Se. Konigl. Hoheit der Grossherzog von Baden. Se. Konigl. Hoheit der Grossherzog von Hessen. Se. Konigl. Hoheit der Grossherzog von Sachsen-Weimar. Se. Hoheit der Herzog von Sachsen-Altenburg. Se. Konigl. Hoheit Herzog Carl Theodor in Baiern. 15ELGIEN. Brilssel. Herr Gustave Magolez, Verlagsbuchhandler. Luttich. Lalioratoire de Zoologie de l'Université. DANEMAKK. Kopenhagen. Biichhiindler Hagenip. » Oberarzt Dr. ]5er