nin Ra nera dee pente Reid tenti e ente re x il ì x Mm » ‘ n SC DI 4 I 7 i n [RT D9) VaR Di) LU - EN | MALESIA FI Males. 4) Beccari, O., Malesia. cf. Malesia /.c. vol. 2, p. 340 and vol. 3, p. 420. Vol. | Part U PWN° PWWNnTaRWNT Pages 1-96 97-192 193-256 257-305 1-128 129-212 213-284 285-340 1-80 81-160 161-168 169-280 281-432 Dates Apr. 1877 Sept. 1877 Sept. 1878 Dec. 1883 Dec. 1884 Sept. 28, 1885 June 12, 1886 Dec. 1886 June 1886 Sept. 1886 Aug. 1887 Sept. 1889 Mar. 1890 MALES RACCOLTA DI OSSERVAZIONI BOTANICHE INTORNO ALLE PIANTE DELL'ARCIPELAGO INDO-MALESE E PAPUANO PUBBLICATA DA ODOARDO BECCARI |. DESTINATA PRINCIPALMENTE A DESCRIVERE ED ILLUSTRARE LE PIANTE DA ESSO RACCOLTE IN QUELLE REGIONI DURANTE I VIAGGI ESEGUITI DALL’ ANNO 1865 ALL'ANNO 1876. VOLUME PRIMO VP) e rain _ Alatus non alta peto, sed pervagor udas Sylvas, dum radix haereat ima solo. GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. ISTITUTO SORDO-MUTI IST a “ DECG 193% 3ZG E ei te ATTO Scopo di questa pubblicazione, come lo accenna il titolo, è di fare conoscere 1 risultati botanici ottenuti durante i mici viaggi nell’ Arcipelago Indo-Malese e Papuano. Saranno quindi principalmente memorie originali intorno alle piante allora raccolte, che vi troveranno luogo. Mi propongo però di non limitarmi alla sola parte descrittiva delle medesime, ma di comprendervi altresì ricerche di varia na- tura, intorno alle Famiglie che trovansi nella regione da me esplorata. Mi propongo ancora di ripubblicare o di riassumere nella « Malesia », tutto ciò che in altre opere verrà fatto conoscere intorno alle piante, che vengono comprese nel mio campo d’ investigazione. Saranno le Flore di Borneo, di Selebes, delle Molucche e della Nuova Guinea che verranno più particolarmente illustrate. Se poi qualcuno facesse osservare, che la Nuova Guinea rimane botanicamente fuori dai limiti imposti dal titolo dell’opera, son certo che troverà nella « Malesia » ragioni plausibili per convincersi del contrario. Radda in Chianti, Gennaio 1877, O. BECCARI af. tana e è RO La L SE ALLA NUOVA GUINEA DA 0. BECCARI LS o DESCRITTE, CON NOTE SULLE SPECIE DEI ED DIE 9) PUBBLICAZIONE DEL R. ISTITUTO DI STUDI SUPERIORI PRATICI E DI PERFEZIONAMENTO IN FIRENZE (5 ‘ —_ . ‘ - de . - al) % 2 _ Gi 9 ì PALME PAPUANE VOLSE + 2 0Beccari dis. — Firenze, Lit G.Lein gd FIG. 1-2 NENGELLA FLABE LLATA 83-11 N MONTANA 7 © % È È e: ' È x Her 3 * dl . a Si x ° 7 ' x ‘ : . . x | E e . ‘ . x PALME PABUANE MOTINICAVANI 0 Beccari dis. Genova. lit Armanino FIG. 16. NENGA PINANGOIDES. 7-9. N AFFINIS. 10-:12.N.VARIABILIS IstlZ0N SPHAFROCARPA 18:22.N. SELEBICA... 23:30.KENTIA COSTATA. 3132. KMOLUCCANA. È I BE predilezione speciale per le piante di questa famiglia, mi ha fatto sempre ricercare con cura i suoi rappresentanti, conservarne saggi disseccati in erbario più completi assai di quello che soglia farsì ordinariamente, e quasi sempre prendere nota sul vivo delle forme, che mi offrivano probabilità di esser poco o punto cono- sciute. Ecco le ragioni che mi hanno indotto a incominciare lo studio delle piante papuane dalle Palme. A ciò altresì mi avrebbe consigliato, e la ingente quantità di forme assolutamente nuove che ho avuto la fortuna di scuoprire, e ancora l’interesse speciale che le Palme offrono sotto il rapporto della loro distribuzione geografica. È anzi sotto questo punto di vista, che alcune particolarità inerenti ai rappresen- tanti di questa famiglia, contribuiscono a rendere in particolar modo istruttivo il loro esame. Le Palme sono quasi sempre piante che hanno dei frutti di difficile disseminazione, perchè non trasportabili dal vento, e perchè, in generale poco graditi agli Uccelli, a quanto almeno mi è parso; solo la loro forma più o meno globosa, contribuisce ad allontanarli dal luogo da dove caddero al suolo. Alcune specie sembrano posseder sémi che lungamente possono resistere all’azione dell’acqua salata, e quindi adatti ad esser trasportati da una spiaggia all’ altra, quantunque ben poche siano quelle specie, che appena approdate, trovino il terreno propizio al loro sviluppo; fra le più note di questa categoria sono la Palma a Cocco e la Nipa. Ho osservato che anche i frutti di Oraria sono spesso rigettati intatti dal mare. I Casuar alla Nuova Guinea inghiottono qualunque specie di frutto di Palma che sia niente niente carnoso, tra- sportandolo a cousiderevole distanza, ed alle isole Aru io ho visto nei loro escrementi. dei gruppi di semi di Orania Aruensis, che pure hanno, ognuno di essi, un diametro dai 55 ai 60 mill. Se si considera però che le specie di Casuarius sono tutte localizzate ad DI 10 PALME DELLA NUOVA GUINEA un distretto assai limitato, e che quindi il limite delle loro corse è assai circoseritto, essi non possono servire che alla dispersione locale, ma non alla diffusione in lontane regioni. A ciò converrebbero i numerosi rappresentanti della famiglia dei Colombi, ma la posizione speciale dei racemi delle Palme, rende per lo più difficile a questi uccelli di cibarsi dei loro frutti, i quali coi colori vivaci di cui sono spesso adornati, sembrerebbe dovessero servire ad attrarre gli animali carpofagi, e a ricer- care il loro soccorso, per esser favoriti nella disseminazione. La fecondazione delle Palme è effettuata o coll’ intermezzo degli Insetti, o del vento. Le specie che utilizzano questo secondo mezzo, abbisognano di fusti altissimi, per poter sollevare i loro spadici al di sopra del livello ordinario della foresta, ed hanno gli stami molto numerosi ed i filamenti nel bocciamento ripiegati, per poter poi ottenere una maggior lunghezza, e quindi una maggior mobilità all’ epoca della fioritura. Le specie a stami corti sono fecondate da insetti, fra questi primeggiano stuoli innume- revoli di piccoli Curculionidi. Il D." Gestro che ha esaminato per me questi insetti, mi ha informato che essi appartengono alla Tribù degli Spherophorini. Ve ne sono alcuni molto piccoli che ho trovato in gran quantità sui fiori maschi di Nenga e di Nengella e che sembra appartengano ad un nuovo genere vicino ai Phacecorynes, ed altri più grandi che hanno l’ apparenza di piccole Calandre, ma che pure sì tro- vano nei fiori di certe Palme, p. e. delle specie di Zalacca ed appartenenti al genere Sphenophorus. I Cetonidi, sopratutto le specie del genere Lomaptera, nel medesimo tempo che sembra si nutrano distruggendo gli stami delle Palme più grandi, inconsciamente ne trasportano il polline da fiore a fiore, da pianta a pianta. I fiori dei Calamus gli ho osservati spessissimo frequentati dalle piccole specie di Glycyphana. Se da una parte le Palme non possedono facili mezzi di disseminazione, godono però di alcuni vantaggi per la conservazione dei semi, o meglio per la loro perfetta matu- razione e germogliazione. Infatti i semi della più gran parte non possono esser lun- gamente conservati, senza che perdano la facoltà di sviluppare l’ embrione; ma però in compenso il loro albume è quasi sempre durissimo, o è difeso da forti involucri, o la sua sostanza è compenetrata da materie che rendono sgradito agli animali il cibar- sene. A tale scopo serve forse la ruminatura del perisperma o albume dei loro semi. Il perisperma di per se stesso non ha sapore di sorta, nè qualità speciali; ma è dovuto a mio credere alla sostanza depositata nelle ripiegature delle pareti dell’ ovulo, che poi formano alla sua maturità la ruminazione, quel gusto astringente speciale, tanto caratteristico nell’ Areca Catechu e in molte altre specie della famiglia, e che io credo serva principalmente alla difesa dei semi contro gli animali roditori. Alla Nuova Guinea mancano quasi animali di questa categoria, e quelle poche specie che vi vivono, non sono nemmeno molto diffuse, e forse anche introdotte dall’ uomo in un’ epoca relativamente recente. A ciò forse potrebbero fare eccezione le specie di Uro- mys di cui si conoscono di già due o tre specie papuane; non sembrano però animali molto distruttori nè molto comuni. Alle isole Kei è assai frequente 1 Mydromys Beccarti, Peters, specie sostituente |’ /. lexcogaster dell’ Australia settentrionale; esso abita in fori del terreno, dai quali di notte tempo esce per cibarsi di semi, distrug- gendone gran quantità, ancorchè difesi da potentissimi invogli, quali sono quelli dei Canarium. lo suppongo quindi che gli /7ydromys dovrebbero essere grandi nemici delle Palme; ma anche questo animale non è stato trovato sin qui alla Nuova Guinea propriamente detta, e quindi se anche in seguito vi si scoprisse, non potrebbe essere che assai raro. Fra i Marsupiali papuani pochi io ne conosco che si cibino rosicchiando semi. Le varie specie di Phalangista e di Cuscus si nutrono principalmente di foglie ali A + PALME DELLA NUOVA GUINEA Jin o di frutti carnosi; solo il Beldeus Ariel farebbe eccezione, colle sue abitudini ve- ramente da scojattolo. Da queste considerazioni ne seguirebbe, che la disseminazione delle Palme, non dovrebbe alla Nuova Guinea esser molto contrariata per la distru- zione dei semi da parte degli animali roditori; è anzi forse questa la ragione, perchè esistono più Palme ad albume non ruminato nei paesi dove mancano simili animali; difatti, tutte le specie di Drimophleus, Kentia, Clinostigma, Linospadia ecc. sono confinate allle regioni prive di Scoiattoli. Ciò non ostante non si può dire che le Palme siano abbondantissime alla Nuova Guinea, e raramente accade che esse im- partano una fisionomia speciale al paesaggio, ad eccezione forse della Nipa e del Sagu; ma anche queste non si vedono mai in quella strabocchevole quantità che sì osserva in Borneo ed in altre parti dell’ Arcipelago malese; a ciò naturalmente con- tribuendo ancora la differente natura del suolo. Nella parte più orientale dell’ Arcipelago malese il comune Nibòn, 1 Oncosperma filamentosa, costituisce da se sola dei boschi lungo i fiumi; ogni specie di questo ge- nere che la surroghi, manca nella Papuasia a me nota. Alle Isole Aru qualcosa che lo rammenta è la era costata, la quale col suo svelto stipite si solleva a grandi altezze. La costa occidentale della Nuova Guinea è pure caratterizzata per 1’ aspetto speciale dato al paesaggio dalle Palme, e pittoreschi sono gli scogli del passaggio a ponente di Jobi e quelli dell’ Isola Miosnom per le Palme a ventaglio che gli ador- nano ( Livistona papuana). Rammento ancora come il Picco del Vulcano di Ternate mi abbia colpito per le grandi Palme che vi scorgevo dal mare; non erano certa- mente le frondi dell’ Areca parniculata, che quantunque molto abbondante potevano discernersi da quella distanza, ma gli altissimi tronchi della Kenzia moluccana e del Ptychosperma Musschenbrockiana. La più gran parte delle altre specie di Palme trovansi ad individui isolati qua e là; alcune preferiscono il corso dei torrenti, forse perchè in essi sono più facil- mente ruzzolati i loro semi globosi, altre la pianura e specialmente poi la pianura paludosa. E a Ramoi dove ho trovato in luoghi ove la foresta era vecchissima e acquitrinosa il Pétychosperma Arecina, Vl Areca macrocalya, la Licuala insignis ed altre specie, forse appunto perchè ivi molto facilmente le acque vi avevano potuto riunire i loro frutti galleggianti, quando in causa delle pioggie la foresta rimaneva inondata. Le piccole Palme si trovano quasi sempre all’ ombra nella gran foresta, ed anche queste sono pochissimo gregarie. Nulla di più elegante delle specie di Z:r0- spadia e di Nengella coi loro gracili e svelti stipiti, nelle selve del Monte Arfak. Le specie del genere Calamus non offrono quella prodigiosa varietà caratteri- stica delle boscaglie dell’ Arcipelago malese; poco però posso dire intorno ad esse, non avendo fino ad ora intrapreso ricerche speciali per la loro determinazione, richieden- dosi per ciò fare coscienziosamente una rivista dell’ intero genere. I Calamus e molte altre Lepidocaryinee, hanno i semi durissimi inviluppati da una sostanza carnosa, probabilmente nutriente e che potrebbe esser ricercata e gradita dagli Uccelli; ma questa polpa è alla sua volta difesa da una corazza formata da scaglie dure, imbricate e disposte a ritroso; se quindi degli Uccelli beccano ed inghiottono i frutti di queste Palme, mentre sono tutt’ ora attaccati allo spadice, ancorchè riescano disgustosi non possono essere rigettati, in causa delle squame che urterebbero contro le pareti dell’ esofago; occorre per ciò che siano necessariamente digeriti od in ogni modo evacuati per altra via, ed intanto vi è l'occasione favorevole ed il tempo, perchè i semi possano essere trasportati a distanza. Anche questa è forse la ragione, perchè il genere Calamus presenta una diffusione maggiore degli altri generi di Palme. Occorre però che io confessi di non ricordarmi di aver mai riscontrato frutti 12 PALME DELLA NUOVA GUINEA di Calamus nel ventricolo degli Uccelli, quantunque di questi ne abbia sezionato parecchie centinaia. Se non esistono uccelli che adesso si cibino di Calamus e se la ragione che io ho portato per spiegare la particolarità di avere essi i frutti ricoperti di squame a ritroso, non potesse essere confermata presentemente, ciò non toglie che non potesse esser giusta in un’ epoca già decorsa, e che i Calamus e le altre Lepidocaryinee, non potessero essere discendenti da forme, alle quali l’ aver i semi difesi da tali squame, servisse a favorire la disseminazione. Che se adesso questa tribù continua a posseder frutti con squame, quantunque non più necessarie, ciò deve attribuirsi alla persistenza di un carattere reso ereditario e non pregiudicievole. Anzi molte delle specie attuali di Lepidocaryinae, hanno bensì frutti con scaglie a ritroso, ma talmente applicate l una all’ altra, da non presentare scabrosità; per esse quindi la mia ipotesi non avrebbe ragione di esistere. In origine però anche le specie a frutti non scabrosi, potevano avere le scaglie meno strettamente imbricate, come tutt’ ora appariscono nella Zalacca edulis. D'altronde non capisco perchè le scaglie dei frutti di questa tribù di Palme, dovrebbero essere rivolte in basso, invece di seguire la direzione usuale delle altre appendici, se questa particolarità di struttura non offrisse, o non avesse offerto, dei vantaggi alle piante che la possedono. Se le scaglie dovessero, o avessero dovuto, servire semplicemente a difendere i semi o a impedire che venis- sero guasti prima della perfetta maturazione, non era necessario che le scaglie si sviluppassero in una direzione anormale. Ma infine, se la mia ipotesi sembrerà poco plausibile, darà in ogni caso motivo ad altri di esporne una più soddisfacente. Forse però, più che per mezzo degli Uccelli, tal particolarità di struttura è desti- nata a favorire la disseminazione coll’ intermezzo dei Rettili. Vi sono difatti varie specie del genere Zalacca che maturano i frutti quasi al livello del terreno e quindi alla portata di questi animali. Che Sauri e Cheloni si cibino di frutta è cosa conosciuta. Io ho trovato gran quan- tità di frutti di Pandanacee nello stomaco della Lophura amboinensis, che abita nelle Molucche, appunto i luoghi dove cresce la Zalacca, e dei cui frutti probabilmente sì ciba, quantunque io non ne abbia visti -i semi nel suo stomaco. A Borneo alcune specie di Tartarughe mangiano i frutti di un Durio (P. B. n.° 2590) che li produce proprio alla base del tronco al livello del suolo, per cui questa specie vien chiamata dai malesi Durian Kakura, ossia il Durio delle Tartarughe. E chi sa quante specie mai di Sauri e Cheloni carpofagi sono esistiti nelle epoche decorse e che forse adesso non potran più trovarsi nemmen fossili? Se io sono entrato in questa discussione è per rammentare, che per rendersi conto di certi fenomeni e fatti biologici, non basta passare in rivista tutte le circostanze in cui gli esseri viventi si possono trovare presentemente, ma ancora bisogna cercare di indagare quelle, nelle quali i progenitori degli esseri attuali si devono essere trovati, anche in epoche da noi remotissime. Il prurito speciale cagionato dalla polpa dei frutti delle Caryota e delle Arenga, prodotto credo da rafidi, è una protezione per i semi, che così non possono essere sciupacchiati dagli uccelli o da altri animali prima della perfetta maturazione; quando poì i frutti sono maturi i semi divengono così duri, da non aver bisogno di altra protezione, e gli invogli carnosi si rendono inutili e marciscono. Non credo che fra le Palme si trovino frutti con proprietà emetiche o purgative, perchè i semi essendo molto resistenti, non avrebbero niente a soffrire del rimanere lungamente nei visceri degli animali. E nemmeno si conoscono Palme a frutti velenosi. Io suppongo che questa proprietà sia utile a certe piante, perchè cagionando la morte agli animali che si cibano dei loro frutti, i semi di questi vengono a trovarsi in ter- reno pingue e favorevole al loro sviluppo. PALME DELLA NUOVA GUINEA 18) Il carattere più spiccato delle Palme papuane è la loro individualità, le specie essendo grandemente localizzate; questo fatto però non è particolare alle sole Palme della Nuova Guinea; esso è quasi regola generale per ogni regione. Le specie di Palme sono poco diffuse, ogni regione ha le sue forme speciali. Si vedrà in seguito quali e quante siano le forme speciali di Borneo; le specie che trovansi nell’ Australia son quasi tutte differenti da quelle della Nuova Guinea, della Nuova Caledonia e delle Isole Viti; quasi tutte quelle delle Molucche non si trovano nella parte più occidentale dell’ Arcipelago. Si può dire che ogni isola ha le sue forme speciali; per cui l’ individualità delle specie di Palme della Nuova Guinea, non autorizza a supporne una simile per le altre famiglie di piante. Il genere ben caratterizzato, che fin qui sembra esclusivo della Nuova Guinea, è la Sommieria di cui vengono descritte due specie in questa memoria; gli altri generi, non volendo troppo sofisticare sulla loro suddivisione, sono comuni alla Polinesia e all’ Australia da un lato ed all’ Arcipelago malese e sopratutto alle Molucche dall’ altro. Aila Nuova Guinea non si trova nessuna specie del genere Piranga ed in compenso vi sono molto diffuse le Merga, che hanno dei rappresentanti malesi. Il genere Ptychosperma, col suo tipo polimorfico, si estende dalle isole Mascarine per le isole Nicobar al Ceylan, alle Molucche, Nuova Guinea, Australia e Nuova Irlanda, ma nella Nuova Guinea vi presenta una varietà di forme assai notevoli molto ben caratterizzate. Il genere Oraria di cui una specie cresce a Malacca, non ha un sol rappresen- tante in tutto l’ Arcipelago malese e ricomparisce nelle Molucche ed alla Nuova Guinea. La Kentia è il genere Moluccano, Papuano, Polinesiaco per eccellenza, estendendosi da Ternate alla Nuova Zelanda, senza alcun rappresentante nella parte occidentale dell’ Arcipelago malese. Riguardo al problema se la Flora della Nuova Guinea abbia più affinità colla Ma- lesia che con l’ Australia, le Palme ci offrono degli importanti argomenti pro e contra. Se l Australia non possedesse la regione tropicale, la differenza della Flora della Nuova Guinea con quella dell’ Australia sarebbe marcatissima; ma questa regione contribuisce ad offrire dei numerosi punti di contatto. Il Genere Zinospadia, di cui tre specie si trovano alla Nuova Guinea, ha una specie in Australia; le ACenzia, e i varii Ptychosperma contribuiscono ad accrescere i contatti con la Flora australiana. Dall’ altro lato però noi abbiamo: varie specie di Calamus: due specie di Areca, genere eminentemente malese: 4 specie di Zicuala, mentre una sola se ne riscontra in Au- stralia: le varie specie di Nenga: le Nengella, di cui una specie, la N. paradoxa Griff. (Kentia Mart.) sì trova nella Penisola di Malacca. Non prendo in considerazione i generi Arenga, Caryota, Metroxylon, che possono essere stati introdotti dall’ uomo. Da tutto insieme però risulta che le affinità delle Palme papuane son maggiori con le forme malesi che con le forme australiane. Ad eccezione della Caryota Rumphiana, nessuna delle specie papuane conosciute si trova in Australia. La Nuova Guinea ha molti contatti con le Molucche in causa dei generi Areca (subgen. Balanocarpus ), Ptychosperma, Kentia, Orania, Licuala, Drymophleus, Livistona; tanto che a me non sembra poter nettamente delimitare i caratteri delle due Flore; non posso quindi disgiungerle e trovare un carattere speciale caratteristico per la Flora papuana. Che le Palme della Nuova Guinea presentino dei tipi speciali vien chiaramente dimostrato dalle circa 30 specie nuove descritte in questa memoria. E da rammen- tarsi però che le Palme sono assai trascurate dai viaggiatori e dai raccoglitori, per la difficoltà di conservarne dei campioni, e molto più perchè i paesi circostanti alla Nuova Guinea (come questa medesima) sono stati pochissimo esplorati botanicamente, 14 PALME DELLA NUOVA GUINEA onde io sono d’ opinione che nelle Molucche e nella parte settentrionale d’ Australia vi è ancora un buon numero di specie di Palme da scuoprire, le quali dimostreranno, che anche se si verranno ad aumentare i punti di contatto colla Flora australiana, il rapporto colla flora malese non verrà alterato. Le ricerche intorno alla distribuzione geografica delle Palme hanno secondo me, in causa della difficoltà della disseminazione di queste, un valore specialissimo, e pos- sono servire a rintracciare, più che ogni altra famiglia di piante, le antiche connessioni che nei tempi passati esistevano fra terre ora disgiunte e lontane, fra isole e continenti, ed a renderci ragione di fatti singolarissimi sulla distribuzione degli esseri. Non è possibile di ammettere altrimenti, che quando si trovano 2 specie congeneri di una pianta che non ha mezzi speciali di disseminazione in due terre distanti, vi debba essere stata un’ epoca nella quale queste due terre dovevano essere unite. Ed abbiamo appunto veduto come sia una delle caratteristiche delle Palme, di offrire forme spe- ciali ad ogni regione, anzi quasi ad ogni isola e nel tempo stesso di trovarsi tipi simili in contrade molto discoste e colle quali non esìste adesso connessione di sorta alcuna. La spiegazione di questo fatto, a me sembrerebbe rinvenirla, nella grande antichità dei tipi palmicoli tutt’ ora esistenti, per cui questi sarebbero passati inalterati a tra- verso lunghissimi periodi geologici. E mentre adesso si è persa ogni traccia dell’ antica connessione di terre ora separate dal mare, e nelle quali si trovano tipi di Palme fra loro simili; questi sono appunto là per attestarci in un modo indiscutibile, che tale connessione esisteva di fatto in un’ epoca più o meno remota. Se poi si trovano forme molto distinte, in contrade molto vicine ed anche contigue, sarema subito indotti a dubitare, che queste una volta potessero essere disgiunte. Una specie di Rapria, la lè. taedigera Mart., si trova nella regione del Rio delle Amazoni; cinque sono state scoperte sulla costa occidentale dell’ Affrica; una settima, la A. Luffia Mart., al Madagascar; siccome i semi di queste piante non possedono facili mezzi di disseminazione, non si può fare a meno di ammettere che la confi- gurazione e la condizione fisica dei paesi dove queste 3 specie crescono, doveva essere una volta assai differente da quella in cui si trovano adesso. Nelle Isole Mascarine, in Ceylan, alle Nikobar, a Singapore, nelle Molucche, nella Nuova Guinea, in Au- stralia, nella Polinesia si trovano dei Ptychosperma, piante tutte di difficile dissemi- nazione; io ne arguisco, che inevitabilmente le interruzioni di contiguità fra questi paesi dovevano essere una volta molto minori di quello che adesso sono. Ciò che però dà un maggior peso a questi fatti, sono i casì consimili offertici dallo studio della distribuzione geografica degli animali; ma io non intendo adesso di in- vadere il campo della zoologia; a me basta di constatare che bene spesso, conside- razioni desunte dallo studio della distribuzione geografica delle piante, vanno di pari passo con quelle dedotte dallo studio della distribuzione geografica degli animali, per cui dai due differenti campi di ricerche, si è condotti alle medesime conclusioni. I Ptychosperma coll’ estesa distribuzione geografica sopra accennata, ci offrono un caso molto istruttivo di questa concordanza di deduzioni. Per potere spiegare come rap- presentanti di questo genere sì trovino in località così sparpagliate, sì è obbligati ad ammettere P esistenza di terre emerse, ora scomparse, là dove adesso il mare indiano colle sue tempeste ed i suoi tifoni ben sì dimostra assoluto padrone; esattamente come si è trovato necessario di ammetter ivi, l’ ipotetico continente Lemuria, per spiegare un fatto, altrimenti incomprensibile, di distribuzione geografica fra gli animali. Se però in questo caso i fatti risultanti dallo studio della distribuzione geografica delle piante concordano con quelli della distribuzione geografica degli animali, non è però da credersi che ciò sia una legge generale. La Nuova Guinea ci offre appunto PALME DELLA NUOVA GUINEA 15 il caso in cui i risultati tratti dallo studio degli animali, sono in perfetta opposizione di quelli desunti dall’ esame delle piante e nel quale la diversità d’ origine della Flora e della Fauna è indubitata. Intanto io asserisco che la Flora della Nuova Guinea è .derivata quasi esclusivamente dalla Flora Indo-malese; ed in seguito mi propongo di provarlo. La Fauna invece è indubbiamente a tipo australiano, ed ogni giorno van sempre scoprendosi forme che connettono zoologicamente, in modo indubitato, la Nuova Guinea all’ Australia. Quasi tutti i Mammiferi che sono stati gradatamente scoperti alla Nuova Guinea, son risultati essere dei Marsupiali, spesso grandemente affini a forme australiane; e la presenza di un Ornitodelfo, l’ Echidna o Tachyglossus Bruijnii Pet. e Doria, recentemente scoperto sul Monte Arfak dai cacciatori del Signor Bruijn, fa risaltare maggiormente |’ affinità fra le due Faune. Gli Uccelli ed i Ret- tili, tenendo conto dei maggiori mezzi di dispersione di cui godono, confermano com- pletamente i fatti accennati, sicchè credo di poter francamente stabilire: che se la Flora della Nuova Guinea è a tipo Indo-malese, la Fauna è indubbiamente australiana. Mi proverò in altra occasione di render ragione di questa diversità d’ origine e di meglio sviluppare quanto adesso ho solo accennato. É un fatto notevole anche fra gli animali della Nuova Guinea, constatato specialmente negli Uccelli, che il medesimo tipo specifico (in senso largo) offre forme così svariate sui differenti punti della terra dei Papua, da dover considerare queste forme come specie differenti, localizzate alle diverse regioni della medesima terra, sostituentesi 1’ un l’altra, ad esclusione delle altre forme affini, come se invece di avere che fare con gli animali di una medesima terra si trattasse di animali di isole distinte ed anzi lontane. Io credo di aver trovata la ragione di questo fenomeno, osservabile tanto negli animali quanto nelle piante, prima nelle limitate emigrazioni degli animali da un lato e della difficile disseminazione delle piante dall’ altro, e poi nell’ essere stata la Nuova Guinea, in epoca più o meno remota, un grande arcipelago formato da varie isole più o meno grandi, che poi in causa di un sollevamento, sì sono trovate ad essere connesse fra di loro. Con questa supposizione, si spiega facilmente la quasi costante varietà di forme di un medesimo tipo specifico in parti alquanto discoste P una dall’ altra, e la grande Jocalizzazione di altre forme. La Papua Onin, ossia la porzione Sud Ovest, offre zoologicamente e botanicamente delle differenze notevoli con le altre parti della Nuova Guinea, per cui io suppongo che essa abbia una volta costituito un’ isola separata; rammenterò il fatto della Nenga affinis che vi si trova, e che sostituisce la Nenga pinangordes di Ramoi ed Andai. La porzione bassa delle coste N. O. ha più punti di contatto con l’isola di Salvatti, che con la parte N. E., per cui io suppongo che in una data epoca, essa pure dovesse formare una isola separata, come separate dovevano essere le 2 coste (occidentale ed orientale) bagnate dalla baja del Geelvink. Le isole prossime alla Nuova Guinea presentano e Fauna e Flora a tipi simili a quelli della parte maggiore, che per brevità di linguaggio chiamerò continentale della Nuova Guinea, ma quasi sempre presentanti grandi varietà, che danno luogo a specie sostituentesi l’un l’altra, all’ esclusione delle altre forme. Così 1’ Isola di Jobi offre un gran numero di uccelli similissimi a quelli della parte continentale, ma specifica- mente distinti; citerò, come uno degli esempi più facilmente apprezzabili le due specie di Goura; nella terra ferma è la G. coronata che vi si trova; nell’ isola la G. Victoria la sostituisce, mancando assolutamente l’altra specie. Il medesimo sembra accada per le piante; l’ Areca Jobiensis per esempio, è similissima all’ Areca macrocalyea , questa all’ A. glandiformis, tanto da fare a colpo d’occhio apparire la parentela comune, eppure tutte e tre sono specificamente distinte. Le isole Aru ci offrono 16 PALME DELLA NUOVA GUINEA il medesimo fatto; le specie di Palme che vi si trovano hanno tutte qualcosa di differente da quelle della gran terra prossima, quantunque di esse evidentemente pa- renti; così l' Oraria Arvensis, il Drymophleus propinquus, la Licuala Aruensis sosti- tuiscono l’ O. regalis, il D. ambiguus e la L. penduliflora della Papua continentale. Anche Vl Areca macrocalyxe offre lasua forma speciale alle Isole Aru, ed un’altra pure speciale all’ Isola di Waigheu. Da questi fatti io sono indotto a ritenere, che forse nel medesimo tempo, che in causa del sollevamento sopra supposto, mentre da una parte venivano a connettersi fra loro grandi isole state prima disgiunte, ne venivano contemporaneamente staccati da esse dei lembi, venendosi così a formare delle nuove isole sulla periferia di quelle che si erano riunite in una sola. Ciò do- vendo essere accaduto in epoca abbastanza remota, vi sarebbe stato spazio di tempo sufficiente per arrecare differenze specifiche nelle forme originate da individui nati dai medesimi parenti. PALMA PAPUANZA Tribus I. ARECINEA Mart. Subtribus I. ARECEA. Genus I ARECA Linn. Spadices infrafoliacei, duplicato vel simpliciter ramosi. Spatha completa unica, caduca. Flores foeminei in spadicis axe vel in ramorum basi secundi vel spiraliter dispositi, subsolitarii. Masculi in ramis peculiaribus vel in extremitate ramorum solitarii et distici vel bini et secundi; sepala 3, basi vix imbricata; stamina 3-15, filamentis brevibus, erectis; ovariì rudimentum parvum, globosum vel denticuliferum, raro subnullum. Foem.; petala imbricata; staminum rudlimenta plerumque distineta; ova- rium uniloculare, uniovulatum, ovulo basilari anatropo; stigmata tria crassa, di- stincta. Drupa symmetrica monosperma; mesocarpium fibrosum; endocarpium crusta- ceum; stigmatum' residua apicalia. Semen erectum; raphe ramis ex hilo divergen- tibus, ascendentibus et anastomosantibus; albumen profande ruminatum. Embryo basilaris. Palma indo-malesiana et papuanae, elate vel humiles, foliis longe vagi- nantibus, pinnatisectis vel simplicibus angustato-flabelliformibus. Osservazioni. —- Il genere Areca quale è stato definito dai Sigg. Wendland e Drude e dal Sig. Scheffer, non contiene secondo quest’ ultimo autore, oltre le specie da me enumerate, che le seguenti. Areca concinna Thwaites . $ A , ; . Abita: Ceilan » o0xycarpa Miq. i ; 3 A 3 A » Selebes » pumila Miqg. . È 3 ; x 3 î » Giava » 8 montana Miq. : A ; » Sumatra » friandra Roxb. ; : 3 3 i a » Penisola indiana » 38 Bancana Scheff. . ; A ) » Banka ari minuta Scheff. () . : i 3 è i Den È Da questa enumerazione apparisce, che il genere Areca ha il suo massimo centro di sviluppo nell’ Arcipelago malese, e che si estende ad occidente sino a Ceilan ed alla Penisola indiana e ad oriente sino alla Nuova Guinea, ma non passa nell’ Australia. Le ) p (*) A me nota solo di nome. 18 PALME DELLA NUOVA GUINEA due specie che si trovano alla Nuova Guinea sono grandemente affini alla A. glan- diformis di Amboina, ciò che sempre più rafferma le connessioni fra la Flora papuana, la moluccana e la malese. Io suppongo che ancora varie specie di questo genere restano a scoprirsi, specialmente nella penisola di Malacca, nella Cocincina, nelle Filippine, in Borneo e in Sumatra. I/Areca augusta Kurz, dell’ Isole Nicobar, pubblicata nel numero di Novembre 1875 del « Journal of Botany » come ha di già avvertito il D." Scheffer, non può far parte del genere Areca quale adesso vien definito. Subgenus I. EuarEcA Scheff. 1. arEca carrkcnu Linn. — Piantata ovunque nelle vicinanze delle case ed intorno ai villaggi in tutto l’ Arcipelago malese e papuano. L’ ho osservata fino alla Baia di Humboldt, dove là pure viene usata dai Papua per masticarsi insieme alla calce. Alla Nuova Guinea non è però così frequentemente piantata, perchè sembra che in pochi posti essa venga a perfezione. Bene spesso invece dei semi di questa specie i Papua usano di quelli della seguente, che assai frequentemente trovasi nei boschi, ma che mai ho visto fosse coltivata. Subgenus II. BaLanocarpus Wendl. et Drude. 2. ARECA MACROCALYX 4ipp. — BI. Rumpnh. II, p. 75, tab. 101, 160 et 163 D. — Miq. FI. Ind. bat. INT, pag. 12 — Scheff. Aréc. in Natuurk. Tijds. XXXII, p. 18 et Arce. deua. partie p. 114 ('!). — Caudex simplex gracilis. Frondinm segmenta remota, pauca, quovis latere 3-5, lanceolato-falcata, basi longe decurrentia, pluri- nervia (4-6), acuminatissima, saepe confluentia; superiora ìin flabellum asymmetricum connata, profunde inciso-cuspidato-dentata; petiolum nullum vel brevissimum ; spadix simpliciter ramosus. Flores masculi gemini in ramulorum serobiculis distichi calyx brevissimus (vix 1 mill. long.), sepalis ovato-lanceolatis acuminatis; stamina 6; ovarii rudimentum Dbrevissimum subnullum. Flores foeminei in axe spiraliter congesti; sta- minum rudimenta linearia 3-6. Drup ellipsoide:e, apici longe subincurvo-attenuate, umbonato-obtus®e, circ. 4 cent. longe, 15-14 mill. late; semen elongato-conoideum, basi truncatum, 2 cent. long., 9 cent. lat., profunde ruminatum. Abita. — L'ho trovata abbastanza frequente sulla costa N. O. della Nuova Guinea ad Amberbakin ed a Ramoi nelle folte selve paludose (P. P. n.° 429). Descrizione. — Fusto semplice, gracile, alto 2 0 3 metri, delle dimensioni di un grosso bastone. Frondi lunghe da 1-2 metri; molto irregolarmente pinnatisette; seg- menti pochi (4-6), grandemente ineguali e spesso alcuni molto discosti dagli altri lasciando lunghi tratti del rachide a nudo; essi or sono quasi opposti, ora alterni, ma lungamente decurrenti sul rachide, e colle loro basi che non si corrispondono mai per tutta la lunghezza, ma la metà di un segmento corrispondente alla base di un (*) Io avrò più. volte occasione di citare questo lavoro, del quale il D." Scheffer ha avuto la gentilezza di comunicarmi ì fogli di stampa via via che erano pronti. Io non credo che l’ opera si trovi ancora in commercio. PALME DELLA NUOVA GUINEA 19 altro segmento e 1’ altra metà come scalata; sono le basi dei segmenti quindi quasi scivolanti 1’ una sull’ altra; sono larghi ora lanceolati, ora falcato-lanceolati a base larghissima, gli inferiori tutti acuminatissimi, i superiori per lo più uniti in un fla- bello asimettrico, giacchè esso risulterebbe come formato da vari segmenti, di cui uno prenderebbe origine sul rachide più in basso e gli altri più in alto. Il flabello è profondamente furcato-bifido, le 2 parti ora sono quasi fesse in qualche altro segmento, ora semplicemente dentato-incise a denti stretti e acuminati; i segmenti sono mul- tinervi, si dipartono proprio al disopra della guaina, per cui vi è poco o punto picciolo; la guaina è furfurescente. Le frondi inferiormente sono minutamente squa- muloso-scabride e furfaracee sul rachide e sulle nervature secondarie ma solo nella pagina inferiore dei segmenti. Gli spadici sembrano quasi sempre più piccoli di quelle dell’ A. glarndiformis, alle volte sono molto piccoli (lun. 7-10 cent., frutti- feri e senza contare i resti dei ramoscelli). La spata è completa e solitaria. I fiori maschi sono gemini e distici su ramoscelli semplicemente tortuosi, son lunghi 4-5 mill., trigono-asimettrici, ovato-lanceolati; calice brevissimo lungo appena un milli- metro con 3 sepali triangolari, carenati, acuminati; petali esternamente striati per il lungo, leggermente ottusi ed apiculati; stami 6 (qualche volta 3?) a filamento breve, con e rudimento piccolissimo di ovario globoso o conico, cortissimo. Fiori 9 con rudi- menti di 6 stami (in un fiore ne ho visti distintamente solo 4). Drupe sottili, di forma ellittico-lanceolata, un poco attenuate alla base, nia mollo più ed assai lungamente verso l’apice, per cui terminano in una punta conico-troncata, umbonata, spesso al- quanto obliqua. Il seme ha la forma di una palla conica assai allungata, con la punta ottusa e la base tronca, di 18-20 mill. di lungh. e 9-10 di diametro. Albume profondamente ruminato. Osservazioni. — Io ho descritto gli esemplari di Ramoi. Sembra specie varia- bilissima per la forma delle foglie, la statura, la grandezza degli spadici e la forma dei frutti. Gli esemplari che ho descritto corrispondono più alla descrizione di Blume e di Miquel, che alle figure citate della Rumphia, che mi sembra rappresentino invece delle forme delle Areca glandiformis, giacchè negli esemplari d’ A. macrocalyae ora descritti, anche quando gli ovarii sono a metà del loro sviluppo appariscono cilindracei e non hanno la forma globosa rappresentata nelle figure della Rumphia e propria dell'A. glandiformis. Anche la piccola figura d’assieme, mentre secondo la descrizione dovrebbe avere i segmenti remoti, in essa, quantunque troppo in piccolo per poter dedurne un criterio sicuro, i segmenti sembrano approssimati, i terminali non sono flabelliformi e le frondi appariscono assai lungamente picciolate; invece nell’A. macrocalya che io conosco non vi è parte basilare di rachide nuda. E vero che anche secondo la descrizione di Miquel, le frondi dell’ A. macrocalya sembrerebbero a segmenti molto più stretti che nella A. macrocalye di Ramoi, per cui potrebbe ben darsi che la forma della Baia del Tritone costituisse una specie a parte. Dell’ Areca macrocalya Zipp. si potrebbero distinguere le seguenti forme : (1). arREcA MacrocaLyx « Zippelliana. — Frondium segmenta remota, lan- ceolato-linearia; drupa ellipsoideo-obtusa. Abita. — Nuova Guinea sulla costa Sud-Ovest (Zippel). Osservazioni. — A questa forma debbono propriamente riferirsi tutte le cita- zioni sopra riportate. 20 PALME DELLA NUOVA GUINEA (2). ARECA MACROCALYX f conopila. — È la forma descritta. Abita. — Costa Nord-Ovest della Nuova Guinea. (3). ArRbca MacRrocaLYyx Y Waighevensis. — Drupe ellipticae, utrinque atte- nuatre, 38 cir. mill. longae et 15 m. crasse, semine lato-ovoideo conico, basi trun- cato, 12-13 mill. longo, 11-12 lato. Spadices fructiferi 11-13 cent. longi. Abita. — Isola di Waigheu a Wakkere. Raccolsi nel Marzo 1875. Osservazioni. — Non possedo che 2 spadici di questa forma che sono perfetta- mente simili a quelli della A. macrocalya conopila, i semi sono però molto, ma molto più globosi. Le drupe hanno anche una forma più regolarmente ellittica. — Non ho visto le foglie. : (4). aARECA MacrocaLvyx è Aruensis. — Frondium segmenta glaberrima. Abita. — Isole Aru a Vokan. Osservazioni. — Gli ovari ancora immaturi sono meno cilindracei e più grossi di quelli dell’A. macrocalya conopila, del resto ad essa simile. 3. ARECA GLANDIFORMIS Houtt. -—- BI. Rumph. II, p. 74, tab. 100, fig. 1 et tab. 121. -- Miqg. FI. Ind. bat. INI, p. 12. — Scheff. Aréc. p. 17 et Aréc. deux. par. p. 114. — Caudex simplex, subelatus (3-5 m.) crassiusculus. Frondium segmenta nu- merosa plurinervia approximata, lanceolato-linearia, exserto-acuminata et saepe fissilia petioli basi longiuscule nudi. Spatha completa unica. Spadix simpliciter ramosus. Flores foeminei spiratim in axe congesti. Flores masculi gemini in scrobiculis distichi; sta- mina 6. Drupe congestre, elongato-obovatae, cuspidat@e, sesquipollicares (Descr. partim ex Miq. et Scheff. Il. cc.). Abita. — Amboina; raccolsi in Gennaio 1875. Osservazioni. — Rassomiglia moltissimo all’ Areca macrocalye, ma acquista dimensioni molto maggiori ed i suoi frutti sono decisamente obovati e quindi molto facilmente riconoscibili da quelli dell’ Areca macrocalye nella quale sono lunga- mente attenuati alle due estremità. Oltre che per la segmentazione delle foglie, differisce ancora dalla specie precedente per il numero degli stami. Sembra che anche i frutti di questa specie variino assai ed il D." Scheffer /. c. descrive una varietà pro- veniente da Amboina e coltivata nel Giardino botanico di Buitenzorg così carat- terizzandola: ARECA GLANDIFORMIS {} angustifolia segmentis paullo angustioribus, fructibus acutioribus, 2!/, poll. longis, 34/, lin. latis, seminibus ellipsoideis. Io non conservo che uno spadice fruttifero della forma tipica raccolto ad Amboina; ma ben conosco la specie per averla osservata abbondantemente coltivata nel Giardino botanico di Buitenzorg. PALME DELLA NUOVA GUINEA 20, d. ARECA JOBIENSIS sp. 2. — Caudex simplex mediocris. Frondes regulariter pectinato-pinnatisectae; segmenta numerosa in rachidem non decurrentia, anguste lanceolato-linearia, nervis primariis 1-2 percursa, alterna vel subopposita; segmenta inferiora acuminatissima; intermedia apici 2-4-inciso-dentata, dentibus obtusiusculis; terminalia non confluentia, breviora, truncato-dentata. Spadix simpliciter ramosus, longiuscule stipitatus, ramulis abrupte multoties tortuose plicatis. Spatha completa unica. Flores foeminei spiraliter in axe arcte congesti. Fl. mase. in ramulorum scro- biculis gemini distichi; calyx corolla tantum dimidio brevior; stamina 6; ovarii rudi- mentum subulatum, tenuissimum, staminum longitudinem quante. Drupa® . . . Abita. — Ad Ansus nell’ Isola di Jobi nella Baia del Geelvink. Aprile 1875. Descrizione. — Fusto semplice, mediocre della grossezza di un braccio, alte circa 3 metri. Frondi elongate, regolarmente pennate, lunghe oltre due metri; rachide nella parte mediana grosso quanto un dito di una mano, furfuraceo (almeno nelle foglie giovani), disopra verso l'apice acutamente carenato, disotto pianeggiante; seg- menti molto numerosi, gli inferiori fino S0-85 cent. lunghi, i terminali estremi solo 18-20, decrescenti quindi in lunghezza dal basso all’alto, alterni e talvolta subop- positi non decurrenti lungo il rachide, 1-2 nervi; nervi primarii fortissimi, taglienti, sporgenti superiormente alla lamina per altre 2 mm.; quando il segmento ha due di cotesti nervi, fra essi ve ne è un altro che rimane più visibile sulla pagina inferiore della foglia che sulla superiore, fra questo e il nervo più forte ve ne sono in ge- nerale altri 3, e fra questi varii altri sottilissimi; i segmenti inferiori terminano in punta acuminatissima ancipite, ma con la punta estrema come troncata; i segmenti intermedii ed i superiori sono 6 o 4-inciso-dentati, a denti piuttosto ottusi; i segmenti verso l’ apice sono molto corti, alcuni di questi più larghi. degli altri e troncato-den- tati all’ estremità, ed altri invece strettissimi e bidentati. Una sola spata completa, spatolata, largamente alato-bicarenata all’ apice, lunga oltre 40 cent., a punta ottusa. Spatelle bratteiformi 1 o 2; spadice cilindraceo, semplice nella parte che sopporta i fiori 9, alla base però con 2 o 3 ramoscelli 1-biflori. I ramoscelli che sorreggono i fiori è sono semplici, numerosissimi ed estremamente ripiegati a zig-zag, con i fiori distici, minutamente bratteolati, oltre alle espansioni del rachide simulanti brattee triangolari acuminate, lunghe più di un millimetro. Fiori è lunghi circa 5 mill. pris- matico-irregolari, più o meno incurvo-falcati, acuminati; sepali ineguali, il più lungo solo della metà più corto dei petali, lanceolato-acuminati; petali al di sopra forte- mente multinervii; stami 6; antere lineari, all’apice bidentato-apiculate con filamento gracile. Fiori 9 lunghi 12-13 mill. ovati, inseriti sui pulvinuli dell’ asse, gli inferiori soltanto pedicellati; pulvinuli bi-3-bratteati; brattee sepaloidee lanceolate od ovato- lanceolate, acuminato-subulate, carenate, coi margini interi, scariosi; petali largamente ovato-subapiculati, '/, più corti dei sepali e più membranacei di essi, all’apice oscu- ramente trilobi od interi a punta non incrassata, ottusa. Ovario elongato, esile a stiema lingueforme. I frutti mancano. Osservazioni. — Quantunque affine all’ Areca macrocalyx ed all’ A. glandiformis, si distingue facilmente da ambedue per le foglie 1-2-nervie, regolarmente pinnate, a segmenti non decurrenti, per i ramoscelli ripiegati in modo notevolissimo a zig-zag, per i fiori maschi quasi falcati, per i suoi 6 stami, per il rudimento d’ ovario e per il calice lungo quanto la metà della corolla. Piuttosto che all’ Areca macrocalya rassomiglia più all’ A. glandiformis. 22 PALME DELLA NUOVA GUINEA Subgenus II. MiscHopHLeus Scheff. 5. ARECA PANICULATA Scheff. Arée. l c. p. 20. — PTYCHOSPERMA PANICULATA Mig. Obs. de Palm. p. 3. — MiscHoprHLEUs PANICULATUS Scheff. Aréc. deux. partie, p. 115. — PrycHosperMa PuUNICEA Mig. FI. Ind. bat. III, p. 31? — ARECA PUNICEA BI. Rumph. II, p. 72. Abita. — La trovai assai frequente sul vulcano di Ternate fiorente e fruttificante nel Novembre 1874. Si troverebbe ancora secondo il D." Scheffer a Selebes e ad Amboina. Osservazioni. — Ad onta delle differenze chiaramente esposte dal D." Scheffer io non potrei decidermi a considerar questa specie come costituente un genere se- parato dalle Areca, delle quali divide perfettamente l’ abito. Nei miei esemplari i segmenti più bassi delle foglie sono acuminati e nelle foglie delle piante giovani i segmenti terminali sono uniti in un largo flabello. I fiori $ sono subdistici ed i fiori 9 disposti a spirale, questi posson dirsi pedicellati in quanto che il calice 3-lobo si assottiglia molto in basso, ma non esiste alcuna specie di articolazione, per cui un vero pedicello non vi è, e ciò che lo rassomiglia non è che la parte inferiore del calice che si è allungata un poco. I fiori è che accompagnano i fiori 9, hanno questo prolungamento più distinto. Se veramente l’ Areca paniculata Scheff. fosse identica con |’ Areca punicea BI., quest’ ultimo nome godrebbe del diritto di pricrità. Diagnosi di nuove specie di AREcA borneensi. Essendo stato costretto a studiare anche le Areche dell’ Arcipelago malese per identificare quelle della Nuova Guinea, ho ritrovato le seguenti specie di Borneo, che mi sembrano nuove e delle quali colgo questa occasione per presentare una frase diagnostica, mentre spero poterle meglio illustrare in un lavoro speciale, che sto preparando sulle Palme di quell’ Isola. ARECA BORNEENSIS sp. 7. — Caudex simplex (?) mediocris. Frondium segmenta pauca (quovis latere 5 vel 6) 5-4-nervia, lanceolato-falcata, acuminatissima; terminalia subtruncata, inciso-dentata. Spatha . .... Spadix pyramidato-paniculatus, ramosis- simus. Flores 9, in parte inferiore ramorum incrassata, secundi. Fl. masc. in serobi- culis gemini secundi; stamina 3. Drupz oblonge, vel oblongo-ellipticae, basi atte- nuate 5 */,-7 cent. long, et 23-33 mill. lata, semine conico basi plano-truncato. Abita. — Sulle sponde del Regiàan nel Ragiato di Sarawak. (P. B. n.° 3923). ARECA TENELLA sp. n. — Caudex simplex gracillimus, humilis, 5-10 cent. crass., 1"50 circ. altus. Frondium segmenta 4, 2 basilaria lata, falciformia, oppo- sita, 2 terminalia a basilaribus remota, confluentia, flabellum furcato-bipartitum efformantia. Spatha completa unica. Spadix simpliciter parum(3-4)-ramosus. Flores di PALME DELLA NUOVA GUINEA 29 spiraliter dispositi; foeminei in parte inferiore ramorum incrassata subdistichi. FI. masc. gemini vel interdum solitarii; stamina 6; anthera loculis fere omnino disjunctis, basi auriculato-sagittatis, filamento brevi, in connectivum brevissimum, furcatum, apice continuato; rudimentum ovarii subnullum. Drup@e rubrae, angustissime, subcolum- nares, cylindracea, basi incrassatae, apice truncato tridentato-coronato (25 mill. long., 5-6 mill. lata ). Semen elongato-conicum acuminatum, albumine parce ruminato. Abita. — Colline e montagne presso Sarawak in Borneo. (P. B. n.° 1089, 1524, 3083). Osservazioni. — È forse la più elegante delle specie di Areca; gli stami sono singolarissimi per le loggie quasi completamente-disunite e solo connesse fra loro in un punto, un poco al disopra della base, dove il connettivo si biforca; le loggie sono acute, apiculate ed alla base semisagittate. ARECA ARUNDINACEA sp. 2. — Caudex erectus, simplex, gracilis, 2 m. altus., 9-13 mill. crassus. Frondes flabelliformes, lamina elongato-cuneiformi, 60 cent. longa, basi in petiolum brevissimum (10-15 mm.) attenuata, profunde furcato- fissa, segmentis 2, circiter 6 cent. latis, 10-12-nerviis, apice truncato, argute dentato. Spatha completa solitaria. Spadices simpliciter parum(6-7)-ramosi. Flores spiraliter dispositi; foeminei in parte inferiore ramorum incrassata insidentes. Fl. masc. gemini; calyx cupulatus acute tridentatus, tubo elongatulo; petala ovato-lanceolata, longitu- dinaliter profunde sulcato-costata; stamina 6; antherz basifix:e erecta, loculis paral- lelis inter se omnino conjunctis, filamento brevissimo; ovarii rudimentum conico- subulatum. Drupe ...... Abita. — Borneo, Ragiato di Sarawak, nelle colline dell’ interno presso il fiume Sakaràng nel Settembre 1867. (P. B. n.° 3850). Osservazioni. — Anche questa specie è distintissima e caratteristica per le frondi con i piccioli cortissimi. ARECA FURCATA sp. n. — Caudex gracilis simplex (?) flexuosus (?) apice in- crassatus (semper?), 3-10 mill. diam. Frondes flabelliformes, lamina petiolo subtriplo longior, profunde bipartito-furcata, seementis 8-10 nerviis, 2-5 cent. latis, 25 cent. lon., apici rotundato-truncatis, argute serrato-dentatis. Spatha completa solitaria. Spadix simpliciter parum(5)-ramosus. Flores spiraliter dispositi; foeminei in parte in- feriore ramorum incrassata, sessiles. FI. masc. globoso-trigoni gemini ; calyx cupularis superficialiter trilobus; stamina 412; anthere loculis omnino inter se discretis, basi rotundatis, exauriculatis nec sagittato-productis, filamento brevi furcato, cruribus elongatulis. Drupe . .... Abita. — Colline del BeZlaga nell’interno di Borneo nel paese dei fajarn (Ragiato di Sarawak) Settembre 1867. (P. B. n.° 3787). Osservazioni. — Specie distintissima, affine all’ A. fenella, ma da essa distin- guibile anche a prima vista per le foglie intere e non fesse. Per molti caratteri queste 3 specie si ravvicinano assai all’ A. panzeulata Scheff. e potrebbero rientrare nel sottogenere Mischophleus. E singolare che mentre tutte 24 PALME DELLA NUOVA GUINEA e tre moltissimo sì rassomigliano, nell’ A. arundinacea le logge delle antere sono sal- date insieme, e sono invece disunite nell’ A. tenella e furcata e mentre in questa ultima vi sono 12 stami (e forse talvolta più) nell’ altre due non ve ne sono che 6, ciò che dimostra quanto poco valore si debba attribuire al numero degli stami, nella distinzione dei generi delle Palme. Genus II. NENGA Wendl. et Drude. Wendl. et Dr., Palme Austr., in Linnea 1875 p. 182. — NENGA et GRONOPHYLLUM Scheff. Aréc. deux. par., p. 134-135. Spadices infrafoliacei simpliciter vel duplicato-fastigiato-ramosi. Spathe 2 vel raro 3, quarum exterior vel saepius 2 complete. Glomeruli triflori spiraliter quadrifariam di- spositi. Fl. masc. asymmetrici; calyx tripartitus laciniis vel sepalis subvalvatis; corolla tripetala eestivatione valvata; stamina 6, filamentis in alabastro haud inflexis, antheris erectis; ovarii rudimentum minutum vel nullum. Foem. globosi vel pyramidato-tri- goni; petala cochleariformia, basi imbricata, saepe apicibus valvatis; ovarium unilocu- lare, uniovulatum, ovulo parietali. Fructus parvi globosi vel elongati; stigmatum residua apicalia; mesocarpium fibrosum; endocarpium tenuissimum vel chartaceum. sSemen lateraliter adfixum; raphe obsoleta vel longitudinalis, ramis subsimplicibus vel laxe anastomosantibus; albumen ruminatum; embryo basilaris. Folia longe vagi- nantia flabelliformi-furcata vel pinnatisecta, segmentis acutis vel bifidis, vel dentatis, vel truncatis. — Palma humiles vel mediocres, Papuo-malesiace. Osservazioni. — Il genere Nenga istituito dai Sigg. Wendland e Drude per l’Areca Nenga BI. ed adottato dal Sig. Scheffer, è molto affine al genere Pinanga, dal quale differisce solo per 1’ ovulo parietale e non basilare e per i glomeruli dei fiori disposti in 4, anzichè in 2 serie; carattere però incostante secondo il D:" Scheffer. Nella Nerga tipica (che io non conosco se non per le figure e le descrizioni) vi sono 2 spate, una solo però è completa. In tutte le specie che io ho riportato a questo genere vi sono due spate complete ed i sepali del fiure maschio non sono così allun- gati, quantunque della medesima struttura e non imbricati; queste sono le sole dif- ferenze che ho potuto trovare fra esse e la Nenga tipica, e che non credo di impor- tanza tale da dover costringere ad istituire un nuovo genere. Le specie da me descritte presentano notevolissime affinità fra di loro; ciò non ostante esse offrono due forme di fiori femminei. In alcune i fiori sono globosi, come nella Nenga Wendlandiana, con i petali larghi, rotondati, imbricati; in altre invece i petali sono bensì larghi alla base ed ivi imbricati, ma essì terminano in una punta più o meno lunga. Le punte dei petali non sì sovrappongono coì loro margini, ma sono valvate e formano una specie di piramide trigono-prismatica. Le specie che possedono i fiori 9 di questa natura, dovrebbero rientrare nel genere Gronophyllum Scheff., se non fosse che alcune volte la punta è così corta, da essere incerti se debba considerarsi come una punta o come un semplice apiculo. Fra le caratteristiche del genere Gronoplyllum, il DI Scheffer indica 3 spate complete caduche. Ciò invero non si verifica in nessuna delle mie specie, quantunque spesso oltre le 2 spate complete, se ne trovino altre bratteiformi. Gli spadici del GronophyUlum sarebbero anche duplicato-ramosi; ma ciò s’ incontra anche nella Nenga Selebica, dove però, ad eccezione di esser molto più ramosi, non differiscono per tipo, da quelli della Nenga variabilis; la N. Selebeca sarebbe un vero Gronophyllum perchè - PALME DELLA NUOVA GUINEA 25 possiede i fiori a petali appendiculati; ma questo carattere è pure marcatissimo nella Nenga Pinangoides ed affinis, che hanno spadici con pochissimi rami semplici. La lunghezza dei sepali dei fiori 4 è variabilissima nelle varie specie; essi sono più lunghi dei petali nella Nezga Wendlandiana, ma in altre specie sono molto più corti, quantunque però siano sempre assai allungati. Le foglie poi sono pure variabilissime, ed io non posso attribuire valore generico all’ essere i segmenti acuminati o troncati, quando nella medesima fronda alcuni segmenti sono acuminati altri troncati. Ciò non ostante io credo dover conservare il nome di Grorophylum per un sottogenere della Nerga. Se il carattere dei petali valvati nelle punte non lo avessi trovato variabile, avrei anch’io considerato questa particolarità come importante, tanto da autorizzare in causa di essa la creazione di un genere a parte. Si vedrà in seguito come questa diversità di fiori & che si riscontra nelle varie specie di Verga, si ritrovi nelle specie del genere enza, il quale asso- lutamente non differisce dalla Nezga che per il seme non ruminato. Le specie tanto di Nenga quanto di Aerfa che hanno i fiori 9 piramidali, ossia i petali appendi- culati, sono facilmente riconoscibili anche quando sono fruttificate, perchè i petali sì accrescono nel frutto e si rendono con le loro punte ordinariamente patenti assai conspicui. Il D.' Scheffer riporta al genere Nerga le seguenti 3 specie: Nenga Wendlandiana (Areca Nengah BI.) . .. nagensis (Areca nagensis, Griff.) .... latisecta (Pinanga latisecta BI.). Forse vi si deve riportare anche l’Areca gracehs Roxb. (Griff. Palm. Brit. ind. tab. CGXXII, B). Varie specie poi ancora inedite di Borneo mi sembra debbano far parte di questo genere; di esse però spero potermi occupare in seguito. Riguardo alla distribuzione geografica, il genere Nerga così limitato, si estende dalla Penisola malese per Sumatra, Borneo, Giava, Selebes, fino alla Nuova Guinea. Alla Nuova Guinea non è stata trovata sin qui alcuna specie di Pixanga, genere che rimane localizzato all’ Arcipelago Indo-malese propriamente detto. Il D." Scheffer ne indica una specie nelle Molucche, che io non ho visto. La posizione dell’ ovulo quantunque sempre più o meno laterale non è costante nella Nenga; alcune volte l’ ovulo pende dall’ alto di un lato della loggia, altre volte quasi dalla base ed altre è attaccato alla loggia per quasi tutta la lunghezza. Il mi- glior carattere che distingue la Nezga dalla Pianga, consiste appunto nella dispo- sizione quadrifaria dei fiori: e poi nelle Nerga mai ho visto ovuli veramente basilari. La divisione è anche conveniente, perchè regionalizza in modo ben marcato le specie papuane dalle malesiane. Il genere Pinarnga sarebbe esclusivamente Indo-malese, il Nenga Indo-malese-papuano. Prospetto delle specie del genere NENGA. I. Subg. EuneNGA. — Flores 9 globosi, petala imbricata. Sepala fl. è elongata. Frondium seg- menta apice acuminata vel inciso-dentata (Malesiac® ). N. Wendlandiana (BI.) Scheff. latisecta (B1.) Schetf. nagensis (Bl.) Scheff. gracilis (Roxb.) Becc. 26 PALME DELLA NUOVA GUINEA II. Subg. ApELONENGA. — Flores 9 globosi, petala imbricata. Sepala fl. è abbreviata. Frondium segmenta acuminata vel oblique truncata (Papuan®). N. variabilis. » var. B spherocarpa. Geelvinkiana. III. Subg. GrowxopHyLLum Scheft. — Flores 9 elongati petala basi imbricata apici valvata, sepala flor. 9 abbreviata — frondium segmenta oblique truncata vel partialiter acuminata (Selebicae, Se- ramice et Papuane®). N. (Gronophyllum Schett.) — Seram. Selebica — Selebes. Pinangoides — Papua. affinis — Papua. Non si conoscono forme papuane del sotto genere Eunenga. Subgenus I. ADELONENGA. 6. NENGA VARIABILIS sp. 2. — Caudex gracilis 3-4 metr. altus. Frondes 1",25 e. lon., subregulariter vel interrupte pinnatisectae; vagina elongata (25 cent.), rachi superne canaliculata; segmenta numerosa (quovis latere 13-14) omnia subconformia uninervia, nervis secundariis tenuibus, anguste lanceolato-linearia (40-50 cent. lon., 2-3 c. lata); terminalia tantum abbreviata, approximato-confluentia, apice eroso-dentato; intermedia oblique truncato-denticulata; basilaria acuminatissima. Spadices simpliciter ramosi; rami 6-10, tenues, filiformes. Spathae completa 2, obiongo-ellipticae bialatà. Flores + asymmetrici, 7 mill. longi; calyx brevissimus tripartitus, lobis ovato-trian- gularibus acuminatis; stamina 6, petala lanceolata, apici attenuata obtusiuscula; ovarii rudimentum inconspicuum. Flores 9 globosi; sepala et petala rotundata, im- bricata subconformia; staminum rudimenta 3; ovulum supra basin lateraliter insertum. Drupae ovali-ellipticae, apiculato-umbonate, 10-14 mill. long., 6-6 ‘/, mill. lata; semen liberum, raphe longitudinali valde impressa notatum, albumine profunde ruminato. — Tab. Il, fig. 10-12. Abita. — Costa Nord Ovest della Nuova Guinea a Ramo: (P. P. n.° 426). Descrizione. — Caudice alto 3-4 metri delle dimensioni di una canna o di un grosso bastone. Foglie lunghe circa 1",50 o un poco più; in questa misura vi sono compresi 25 cent. circa per la guaina, ed altri 15-18 cent. per la parte nuda del rachide; tanto questo quanto la prima, nelle foglie giovani sono ricoperti da squamule furfuracee; il rachide alla base è rotondato di sotto, non scanalato a doccia di sopra o appena presso la guaina, verso l’ alto della foglia è piano di sotto e con uno spigolo promi- nente di sopra; segmenti lunghi sino a 40-43 cent. e larghi 25-28 mill., 13-14 per parte, regolarmente alterni, equidistanti, conformi, ad eccezione dei 2 o 3 terminali, che sono più o meno confluenti ed allora coll’apice eroso-dentato a denti ottusi, talvolta però nelle foglie vecchie sono tutti laceri; gli altri segmenti sono lanceolato-lineari rettissimi, acuminatissimi, gradatamente più o meno obliquamente troncati e den- ticulati; vi è un sol nervo mediano primario molto prominente su di ambedue le pagine, i nervi secondari sono 2 0 3 poco visibili, ma corrispondenti a delle pliche più o meno forti nel secco; margini sottili. Spadici prima eretti, nel frutto eretto-patenti, lunghi da 10-20 cent., con 6-10 rami semplici. Fiori su 4 serie. Spate 2 complete, conformi, PALME DELLA NUOVA GUINEA 27 incluse l’una dentro l’altra, caduche, tutte e 2 aprentesi dal lato interno, oblungo- ellittiche attenuate all’ apice, ma con punta largamente ottusa, glabre, depresse, alate. Ordinariamente vi è ancora una terza spata rudimentaria bratteiforme. Fiori tutti terni; 2 maschi laterali elongati col femineo mediano globoso. Fiori è lunghi sino a 7 mill.; calice brevissimo, con lobi largamente 3-angolari, ovati, attenuato-acuminati, saldati alla base; stami 6, antere lanceolato-lineari, !/, più corte dci petali, col connettivo apiculato, alla base brevemente cordato-auriculate, filamento brevissimo, crasso, dilatato; petali lanceolati, piani, attenuati all’ apice, ottusiusculi, ineguali, obliqui; rudimento di ovario inconspicuo. Fiori 9% globosi; calice valvato ; sepali crassiusculi conformi fra di loro, rotondati, larghissimi, più larghi che lunghi, con un breve e largo apiculo, col margine acuto, scarioso, intero, ciliati aì lati, ma non all’ apice; petali 2/, mill. larghi, 1'/, lunghi, imbricati, larghissimi, simili ai sepali, ma meno crassi, un poco più corti o subeguali o più lunghi di essi, secondo l’ epoca della fioritura, fortemente nervosi esternamente, nell’ insieme formanti una cupula quasi troncata, con appena apparenti 3 larghe punte otluse prominenti, talvolta mancanti; rudimenti staminei 3 squamiformi triangolari; ovario globoso-turbinato, stigma sessile, papilloso 3-lobo; ovulo lateralmente inserito al di sopra della base. Frutti 10-41 mill. lunghi e 6-6 !/, larghi, ovali-ellitici, apiculato-umbonati; epicarpio carnosulo; mesocarpio fibroso; endocarpio crostaceo; seme non aderente agli invogli, globoso-ovato, ottuso a rafe longitudinale sulciforme. Invogli fiorali nel frutto for- manti 2 cupule regolari troncate, brevi, larghissimamente 3-lobe; cupula petaloidea del doppio più lunga della sepaloidea. NENGA VARIABILIS Var. è SPHARROCARPA. — A forma typica differt, fru- ctibus spheericis et frondium segmentis trinerviis, nervis lateralibus mediano tenuioribus. — Tab. HI, fig. 13-17. Abita. — Costa Nord Ovest della Nuova Guinea ad Ambdberbakin. Descrizione. — Fusto della dimensione d’ un ben grosso bastone, alto 3-4 metri. Foglie, con la guaina compresa, lunghe un metro e 50 cent., guaina lunga fino a 40 cent., nel secco fortemente e minutamente striata longitudinalmente, un poco fur- furaceo-squamulosa; segmenti 9-10 per parte, lanceolato-lineari drittissimi, gli infe- riori attenuato-acuminati, gli intermedi molto obliquamente troncati, acuminati aristati dal lato superiore, dentellati; i superiori più corti confluenti, eroso-dentati all’apice; tutti con 3 nervi acuti prominenti, più apparenti nella pagina superiore, il mediano però più forte. Spadici simili a quelli della N. variabilis, ma con un maggior numero di rami (15), per il peso dei frutti poi pendenti, ma colla base però sempre eretta. Fiori è non vidi. Fiori 9 con sepali larghissimi apiculati valvati, uniti alla base e formanti una specie di cupula valvata, ciliolati ai margini : petali il doppio più lunghi dei sepali, orbiculari, imbricati, ciliolati al margine. (Le differenze fra i f. 92 della Nenga variabilis e quelli della N. variab. spherocarpa, le at- tribuisco al diverso grado di sviluppo dei f. 9). Ovario globoso con stigma sessile indiviso, papilloso, disciforme. Frutti maturi perfettamente sferici, apiculato-umbonati; pericarpio carnoso, nel secco corrugato; mesocarpio fibroso; endocarpio crostaceo fragile, levigato internamente. Seme sferico, apiculato, libero dall’ endocarpio, opaco ma liscio; rafe occupante tutto il lato dorsale del seme, emettente 3-4 nervi per lato, anostomosato-reticolati fra di loro dal lato ventrale e più specialmente verso la base; il color del seme è bruno nerastro con le nervature risaltanti sul fondo, in 28 PALME DELLA NUOVA GUINEA causa del loro colore giallastro; embrione basilare; il perisperma spaccato è di ap- parenza cristallina ed assai profondamente ruminato, del diametro di 5-5 !/, mill. Frutto 7-3 mill. di diam.; col calice e corolla persistenti ed un poco accresciuti, quest’ ultima del doppio più lunga del primo. 7. NENGA GEELVINKIANA sp. 2. — Caudex gracilis 2-3 metr. altus. Frondes 1" long pinnatisecta, rachis superne plano-convexiuscula; segmenta quovis latere 16-11, irregulariter alterna, 50-35 cent. longa, 35-60 mill. lata, oblanceolato-cuneata, oblique eroso-dentata, truncata, margine superiore breviter producto, acuminata, plurinervia; segmenta terminalia approximata , flabellum multifidum efformantia, eroso-dentata. Spadices simpliciter ramosi; rami 8 tenues. Drupa late ovali-ellipticae, utrinque attenuata, 9 mill. long., 6 m. lata. Abita. — Nell’isola Miosnom nella Baia del Geelvink. Aprile 1875. Osservazioni. — Fusto come quello della Nenga variabilis. Spadice più o meno con 8 rami. Frutti largamente ovali-ellitici attenuati alle 2 estremità, bruscamente apiculati (quelli che descrivo non sono però perfettamente maturi), lunghi 9 mill. larghi 6, con il calice e corolla persistenti leggermente accresciuti, simili per forma a quelli della N. varzabilis, a sepali e petali ciliolati al margine, corolla del doppio più lunga del calice e da ambedue le faccie fortemente nervosa. Le foglie però sono molto diverse da quelle della N. varzabilis, sono lunghe un poco più di un metro, con guaina e rachide squamuloso furfurescente e con 10-11 segmenti per parte lunghi 30-35 cent., irregolarmente alterni sui lati; la guaina è lunga circa 25 cent., il rachide è convesso di sotto, non scavato a doccia di sopra, anzi convessiusculo, verso l’apice con uno spigolo acuto, pianeggiante di sotto. I segmenti sono larghi da 35 a 60 mill., attenuato-cuneati alla base, troncati obliquamente all’ apice ove sono oscuramente smangiati, con una cuspide corta ed ottusa dal lato superiore; i seg- menti inferiori con 2 nervi primari (perchè formati dal .sallamento di 2 segmenti ), i superiori con un sol nervo primario ed uno secondario per lato; i segmenti termi- nali sono avvicinati fra di loro, ma non saldati, formanti nell’ insieme un flabello multifido con gli apici eroso-dentati, a denti corti e rotondati. Subgenus II GroxopHyLLUM Scheff. $. NENGA PINANGOIDES sp. n. — Caudex gracilis, 2-3 m. altus. Frondes 1%,50 longa@ valde irregulariter pinnatisectae; segmenta quovis latere pauca (7-8), 25-40 cent. longa, abbreviata, Caryotinea, cuneata, approximata, apici oblique eroso-dentata, terminalia confluentia labellum semiorbiculare efformantia. Spathe 3, quaram 2 tantum completa; spadix simpliciter parum-ramosus, rami (3-6) crassi, 12-20 cent. longi. Glomeruli creberrimi 4seriati; flores masculi....; foeminei trigono-pyramidati, elongati (5 mill. lon.)j; petala basi dilatato-rotundata, abrupte in laminam triangu- larem acutam, crassam, valvatam terminata; staminum rudimenta 3. Ovulum laterale. Drupe oblongo-ellipsoidea basi attenuate, 18 mill. long. 6 mill. lata, basi calyce et petalis persistentibus auctis ornate, mesocarpio fibroso, endocarpio crustaceo; semen elongatum (16 mill. long. 3!/,-4 (?) crassum), ellipsoideo-fusiforme, raphe longitu- dinali valde impressa notatum, ramis paucis oblique descendentibus subsimplicibus; albumen ruminatum. — Z'ab. II, fig. 1-6. PALME DELLA NUOVA GUINEA 29 Abita. — Costa N. Ovest della Nuova Guinea a Ramoiî. P. P. n.° 490, e ad Arda? ai piedi del M. Arfak. P. P. n.° 501. Osservazioni. — Questa specie con la seguente devono probabilmente rassomi- gliare assai al Gronophyllum indicato dal D.' Scheffer come speciale a Seram e del quale fino a qui ignoro il nome specifico. Gli spadici rassomigliano perfettamente a quelli di una Pirnanga. Il fusto è della grossezza di un bastone alto 2 0 5 metri con inter- nodi distanti. Foglie lunghe 1,50 e più, molto irregolarmente pinnatisette; segmenti pochi per lato (7-8) corti, 25-27 cent. nelle foglie di grandezza mediocre, fino 2 40 cent. nelle foglie robuste, i 2-4 inferiori (per lato) solitari, gli altri riuniti in 2 gruppi, quelli in alto formanti un largo flabello semiorbicolare, gli intermedii sepa- rati da uno spazio di rachide nudo; tutti cuneati alla base, larghi ed obliquamente troncati in alto, dove sono irregolarmente eroso-dentati. Flabello terminale perfet- tamente dimidiato-circolare, fesso nel mezzo, coi margini minutamente ed irregolar- mente dentati. Segmenti inferiori con un sol nervo primario mediano; nelle foglie © vecchie anche i nervi secondari divengono assai forti. Tutto le parti giovani del fusto, del rachide, della foglia, della guaina e degli spadici sono squamuloso-ferrugineo- furfurescenti. Spate complete 2, giudicando dalle cicatrici alla base dello spadice; questo alla base eretto coi rami pendenti e pochi (3-6), crassi, semplici, lunghi 42-20 cent. intieramenti occupati dai pulvinuli che si toccano l'uno con l’altro; questi all’ epoca della maturazione dei frutti sono orbiculari, larghi fino 5 mill. di diam., con una stretta squama ungueforme semi-lunare in basso e due bratteole larghe triangolari appresse, superiormente. I fiori sono su 4 serie. Fiori è... .. Fiori $ elongati, trigono-piramidati, lunghi 5 mill. col calice globoso ed i sepali imbricati, larghissimi, ottusamente apiculato-callosi, esternamente nel posto della carena indistintamente nervosi, ciliolati al margine; petali alla base dilatati, concavi, imbricati con i margini sottili, larghi fino 4!/, mill., bruscamente terminati da una punta triangolare acuta crassa, più lunga della partie basilare; le punte sono valvate fra loro; rudimenti di stami 3 dentiformi squameformi; ovario globoso-turbinato, ri- stretto bruscamente alla base; stigmi 3 crassì papillosi; stilo nullo; ovulo pendente da un lato dell’ alto della loggia. Frutti oblongo-ellipsoidei attenuati alla base; resti del calice e della corolla persistenti ed accresciuti, poco o punto nervosi esterna- mente ed internamente, lunghi tutto insieme fino ad S mill. Frutti lunghi 18 mill. larghi circa 6, troncato-apiculato-umbonati; mesocarpio fibroso; endocarpio crostaceo; rafe occupante tutta la lunghezza del seme con 5 nervi obliqui. (I frutti che ho esa- minato non erano ben maturi). 0. NENGA AFFINIS sp. n. — Precedenti proxima. Caudex gracilis 1%,50 circ. altus. Spadix parce (4) ramosus; rami crassi 30 cent. circ. longi. Frondes regulariter pin- natisecte; segmenta numerosa alterna, oblanceolato-linearia, basi attenuato-cunei- formia 50 cent. circ. longa, 3-4 cent. lata, apici oblique truncata, eroso-dentata ondulato- lacera, margine superiore producto, cuspidato-acuminata; segmenta terminalia libera, ceteris subconformia sed breviora et angustiora, nec flabellum efformantia, 2 vel 3 spe inter se coalita. Flores . ..... Drupa clavato-oblonge (20 mill. long., 6 mill. late) basi attenuate, apici rotundatae, mucronulato-umbonatae, calyce persistente et petalis lamina appendiculari triangolari valvata preeditis, ornate; epicarpium tenue; mesocarpium fibrosum; endocarpium tenuissimum semini arcte adnatum; raphe obso- leta longitudinalis et superficialis, ramis paucis oblique descendentibus, laxe anasto- mosantibus. Semen cylindraceum, apici rotundatum, basi subtruncatum, 11-12 mill. 30 PALME DELLA NUOVA GUINEA long., 4‘/, lat., embrione basilari, albumine superficialiter ruminato. — Tab. MU, fig. 7-9. Abita. — Costa Sud Ovest della Nuova Guinea sulle colline calcaree a Kapaor. Aprile 1872. Descrizione. — Fusto alto più o meno 12,50 c. Foglie uniformemente pinnatifide ; segmenti numerosi alterni, allungati, dritti, lesgermente attenuati alla base, i mediani langhi fino a 50 cent., di 3-4 cent. nella parte più larga troncati obliquamente e smangiatì all’ apice; con un sol nervo primario e coi nervi secondarii tenui, connessi da nervi transversali tortuosi (visibili sul secco); segmenti terminali più corti tutti liberi, uniformi, gradatamente ravvicinati (ma non riuniti in flabello), essi pure tron- cati e smangiati, con denti piuttosto stretti ed ottusetti. Spadice eretto con pochi rami (4) crassi, lunghi circa 30 cent., similissimi a quelli della N. Pinangoides. Frutti lun- ghi circa 20 mill. clavato-oblunghi, larghi circa 6 mill., attenuati alla base, roton- dati all’ apice, mucronulato-umbonati; epicarpio tenue; mesocarpio fibroso; endo- carpio tenuissimo aderente al seme; questo cilindraceo-oblungo, rotondato all’ apice, subtroncato alla base, lungo 11-12 mill. largo 4'/,, nervature del rafe poche (5-6), discendenti diagonalmente, poco ramose e poco visibili. Albume leggermente ruminato. Embrione basilare. Il calice e la corolla formano nel frutto una piccola cupula alta nell’ assieme 6 mill., i sepali sono calloso-gibbosi alla base; i petali sono alquanto differenti da quelli della specie precedente, la punta appendiculare è più corta ed eguale al terzo di tutto il petalo, la parte inferiore di questo è obcordata ed atte- nuata alla base, mentre nella N. Pinarngoides è suborbicolare non ristretta alla base, e con la punta più lunga anzi che più corta del resto. È certamente poi in tutto simile alla N. Pinangoides per la statura, la forma dello spadice e dei frutti, ma le foglie sono decisamente differenti e non esito quindi a considerarla come una specie ben distinta. Anche questa specie illustra la varietà notevole che un medesimo tipo subisce alla Nuova Guinea, anche in punti poco fra loro distanti, ma che forse nei tempi passati non facevano parte di una medesima terra. E difatti impossibile non riconoscere in questa specie il tipo della N. Pinangodes. 10. NENGA SELEBICA sp. 2. — Caudex mediocris 5-4 metr. alt. Frondes 2,50 long:e, vagina glauco-pulverulenta 50-60 cent. longa, pinnatisectae; segmenta quovis latere subviginta, geminatim approximata, trinervia, lineari-lanceolata, basi longe at- tenuata; inferiora acuminatissima (cir. 35 mill. lat.); intermedia 6 cent. lata, apici obli- . que truncata, eroso-dentata, margine superiore producto, subulato-acuminata; supe riora breviora; 2 terminalia in flabellum furcatum connata. Spathe completa 2. Spadix duplicato-ramosus, ramis numerosis elongatis gracilibus, fastigiatis. Flores glomerulato- terni, quadriseriatim in ramulis dispositi; masculi asymmetrici, 3-9 mill. longi; calyx brevissimus sepalis 3 subvalvatis; stamina 6; ovarii rudimentum nullum. Flores foe- ininei 5 mill. longi., trigono-pyramidati acuminati; petala basi imbricata, appendi- culato-producta, apici valvata; staminum rudimenta minutissima; ovulum parietale. Drupae globose, 6 mill. circ. crasse, umbonate, epicarpio tenui, mesocarpio fibroso, endocarpio tenuissimo. Semen sphericum, liberum, albumine profunde ruminato. — Tab. II, fig. 18-22. Abita.— Lungo il fiume di Lepo Lepo presso Kandari nella penisola. S. E. di Selebes. PALME DELLA NUOVA GUINEA 31 Descrizione. — Fusto alto 3-4 metri della grossezza di un braccio umano. Foglie del tutto glabre, senza squame o forfora (almeno le adulte), lunghe 3 metri; ma in questi sono compresi 50 cent., lunghezza delle guaine bianco-polverulente non furfuracee, coi margini intieri non lacero-fibrosi; rachide nudo alla base per lo spazio di quasi un metro, semiterete, rotondato di sotto, profondamente scavato a doccia di sopra, con circa 10 gruppi di segmenti per lato, giacchè questi sono ravvicinati 2 a 2 e qualche volta anche a 3 a 3; ogni segmento ha 3 nervi primarii, i due laterali alquanto discosti dal margine; i segmenti inferiori sono più stretti degli altri acumi- natissimi, larghi circa 35 mill., i mediani più lunghi e più larghi degli inferiori (60 cent. lunghi e 6 cent. larghi), obliquamente troncati e smangiato-dentati all’ apice, con il dente superiore esterno allungato e subulato, gli altri denti sono irregolari e stretti; i segmenti superiori sono più corti di tutti gli altri e mancano del lungo dente subulato; i 2 segmenti terminali sono i più larghi troncato-smangiati e si riuniscono in un flabello forcuto; tutti poì sono attenuati alla base. Spadice lungo fino a 40 cent. ramosissimo, spazzoliforme, simile a quello della Kentia procera e specie affini, ma più piccolo; i suoi rami sono fastigiati quasi tutti di egual lunghezza, teretiusculi, ma un poco flessuosi in causa dei pulvinuli dei fiori. Spate 2 complete, simili a quella unica dell’ Areca Catechu, glaberrime, membranaceo-coriacee perfetta- mente eguali fra di loro, solo l’ interna appunto tanto più piccola da potere essere rin- chiusa nell’ esterna, oblungo-lanceolate, acuminate, a punte ottuse, depresse, subulate. Fiori disposti su 4 serie, glomerulato-terni, i 2 4 superiori precoci, 1’ inferiore mediano serotino 9 ; tutti uniformi dall’ alto al basso dei rami dello spadice. Fiori è lunghi 8-9 mill., asimmetrici, irregolari, trigono-piramidati col calice brevissimo (1!/,-2 mill. lungo) formato di 2 pezzi esterni confluenti, largamente ovato-triangolari, ottusa- mente carenati, acutiusculi o subapiculati, crassiusculi, e di un terzo assai più piccolo interno libero, ma del resto conforme agli altri due; petali valvati, piani esternamente sul secco nervuloso-anastomosati, triangolari, allungati, o lanceolato-triangolari sub- falcati regolarmente attenuato-acuminati, larghi alla base fino a 3 mill.; stami 6, circa della metà più corti dei petali, biseriati ; filamenti brevissimi dilatati alla base, antere erette basifisse, alla base cordato-sagittate con l’orecchiette e gli apici delle loggie ottuse e col connettivo apiculato. Rudimento d’ovario mancante. Fiori 9 lunghi 5 mill.; calice cupuliforme subtroncato, formato da 3 pezzi leggermente imbricati ai margini e sal- dati in un sol corpo alla base, largamente rotondato-troncati all’ apice, mucronulato- apiculati, esternamente nervoso-rugosi, coi margini acuti o strettamente scariosi, ci- liolati nella parte laterale alla base dei lobi; petali più del doppio la lunghezza del calice, formanti un boccio trigono-piramidato acuto, nella metà inferiore imbricati suborbiculari concavi, nella metà superiore valvati crassiusculi e piani, lanceolato- acuminati, più o meno incurvi; rudimenti di stami minutissimi squameformi; ovario globoso-ovato ristretto verso la base e come pedicellato, bruscamente contratto in uno stilo. corto e grosso a stigma profondamente trilobo; ovulo solitario parietale. Drupe globose (6 mill. circa di diam.), umbonato-apiculate per i resti degli stigmi perfettamente apicali, con alla base i resti del calice e della corolla alquanto accre- sciuti, le appendici dei petali sono patenti o reflesse; l’epicarpio è sottile e membra- naceo, il mesocarpio è compatto e fibroso, 1’ endocarpio è tenuissimo. Seme sferico con rafe longitudinale e pochi rami discendenti obliquamente da esso e dalla calaza e poco anastomosati. Albume profondamente ruminato. Osservazioni. — Senza sezionare il seme non è possibile distinguere se questa specie appartenga al genere Nenga o alle entia. Essa offre tutti i caratteri della 32 PALME DELLA NUOVA GUINEA Kentia procera non solo, ma ancora l’abito e solo ne differisce appunto per |’ albume ruminato; i fiori é allungati e con l’ estremità dei petali valvati, contribuiscono a raddoppiare la somiglianza, tanto da dover far dubitare anche in questo caso, se vera- mente la ruminazione dell’ albume possa costituire carattere generico. Per quel che ricuarda l’ abito, la rassomiglianza con le Kentia è più grande che con le specie del cenere Nenga. enus III. NENGELLA Becec. Spadices infrafoliacei simplicissimi; spathx 2 complete. Glomeruli triflori spiraliter quadrifariam dispositi. FI. masculi asymmetrici; calyx tripartitus laciniis vel sepalis sub- valvatis. Corolla tripetala eestivatione valvata; stamina 6, filamentis in alabastro haud inflexis, antheris erectis; ovarii rudimentum? FI. foem. elongati pyramidato-trigoni; petala cochleariformia basi imbricata apicibus appendiculato-valvatis. Fructus parvi elongato-fusiformes (semper?); stigmatum residua apicalia; mesocarpium parce fi- brosum; semen elongato-conicum, endocarpio tenuissimo adnatum; raphe obsoleta longitudinalis ramis subsimplicibus; albumen 2quabile. Folia longe vaginantia pin- natisecta vel flabelliformi-furcata. Palma humiles gracillima, elegantissima, Male- siacae et Papuanee. Osservazioni. — Genere artificiale, che pure a malincuore mi trovo costretto a stabilire, a meno di non voler da una parte passar sopra a tutte le differenze desunte dall’ abito, e dall’ altra togliere ogni valore generico alla ruminazione dell’ albume. Difatti le Nerngella non differiscono dalle Nenga (GronophyUlum) che per il seme non ruminato, tanto che senza esaminare questo, per il loro abito non si potrebbero distinguere dalle specie papuane di questa sezione, delle quali dividono perfettamente la struttura del fiore. Dal genere Aentia le Nengella non differiscono per alcun carattere importante. Solo l'abito è differentissimo. Piante gigantesche le prime, fra le più gracili ed umili le Nengella, gli spadici ramosissimi da un lato, ridotti alla più semplice forma nell’ altro. Martius ha riferito al genere /enla, Vl Areca paradoxa di Griff. Palms. brit. ind. tab. COXXXII, II; ravvicinamento che è sembrato strano anche ai Signori Wend- land e Drude, quantunque Martius attenendosi a ciò molto ragionevolmente seguisse le note caratteristiche; adesso a me pare che | Areca paradoxa Griff. costituisca una terza specie del senere Nergella e quindi debba portare il nome di Nengella paradora. Il D.' Scheffer nel suo primo lavoro sulle Arecine@e, ha riportato al genere Pinanga l Areca paradoxra di Griffith; quest’ autore si è però bene espresso sulla natura del- l’albume, che tanto nella frase diagnostica, quanto nella descrizione, ha dichiarato essere non ruminato. I fiori sono biseriati, i petali sembrano anche sprovvisti del- l’appendice valvata all’ apice, e per queste due caratteristiche differisce dalle specie qui sotto descritte. Essa potrebbe forse formare una sezione a parte anche fra le” Nengella. Forse questo genere, che connette strettamente il genere Kenzia colla Nenga, mostra che non deve darsi troppo valore alla ruminazione dell’ embrione. Questa medesima osservazione mi occorrerà di fare parlando del genere Ptychosperma. Non oso però riunire il genere Nenga alle Kentia, colle quali alcune hanno moltissima PALME DELLA NUOVA GUINEA 33 affinità ancora per l’ abito, per esempio colla Nenga Selebica (che senza sezionare il seme non è assolutamente possibile dall’ abito giudicare a quale dei due generi ap- partenga). La presenza di una specie di Nergella nella penisola di Malacca, mostra sempre più la grande affinità della Flora Malese colla Papuana. 8. NENGELLA MONTANA sp.n.—(audex gracillimus 1 metr. circ. altus. Frondes 50 cent. lon. pinnatisecte; segmenta quovis latere S-9, linearia, acuminata, 20 cent. long., 10-15 mill. lata, inferiora acuminata, mediana inciso-dentata, superiora et ter- minalia profunde et irregulariter inciso-2-4-multifida. Spadices filiformes, simplices, reflexi. Spatha complete 2. Flores glomerulato-terni 4-seriatim dispositi. Flores ma- sculi 7-8 mill. longi, asymmetrici, calyce abbreviato tripartito; stamina 6, antheris erectis filamento brevissimo. Flores foem. elongati, pyramidato-trigoni 4 mill. longi; sepala imbricata; petala basi cochleariformia et imbricata apicibus appendiculato-pro- ductis, valvatis; staminum rudimenta 3(?) dentiformia. Ovulum laterale. Drupe fusi- formes, apice truncato-cicatricoso, 16-19 mill. long. 4-4!/, mill. late, basi calyce e petalis persistentibus cupulatim ornate, epicarpio tenui, mesocarpio fibroso, endocarpio tenuissimo; semen elongato-conicum 414 mill. long.j raphe obsoleta longitudinalis, nervis 10-12 longitudinalibus vix anastomosantibus; albumen 2quabile; embrio basi- lavis. Zob. Ig fig. 3-11. Abita. — Sul Monte Arfak nelle dense foreste ad un’altezza fra i 1300-1500 metri. Luglio 1875. Osservazioni. — Fusto della grossezza dell’ Arundo Phragmites alto circa un metro; nella parte più giovane ricoperto da squamule fusco-furfuracee, come pure sulle guaine e sulle parti inferiori dello spadice; foglie, compreso la guaina, lunghe al più ‘/, metro; guaina lunga 11-13 cent. con ligula prodotta (2 cent. circa) presto lacero-fibrosa; rachide, presso la base, convesso di sotto, di sopra piano: all’ apice, piano di sotto, di sopra acuto; segmenti circa 9 per lato, largamente lineari acuminati un poco falciformi-sigmoidei, specialmente quelli più in basso, lunghi circa 20 cent., larghi 10-15 mill.; gli inferiori acuminatissimi con un dente subulato più corto dal lato esterno, i mediani con 1-2 denti, ma meno subulati; i superiori ed i terminali profondamente ed irregolarmente inciso-6-4-multifidi; tutti con un sol nervo primario ad eccezione dei segmenti doppi, di qualcheduno basilare e dei terminali, che sono binervi; nervi secondari e terziari uniformi, sottili connessi fra di loro da nervi tra- | sversali. Spadici filiformi semplici reflessi, con fiori glomerulato-terni su 4 serie; spate due straminee, lunghe circa un decimetro, strettamente oblungo-ellittiche, attenuate all’ apice a punta ottusa, sparsamente squamuloso-furfuracee. Fiori é lunghi 7-8 mill. eccentrici obliqui, con calice poco più lungo di un millimetro, coi sepali subvalvati, 2 esterni più grandi coalescenti alla base, triangolari carenati, acutiusculi, l’ interno conforme agli altri, ma più piccolo; petali lanceolati, acumi- nato-subulati falcato-obliqui valvati, piani, esternamente longitudinalmente striato-sub- septemnervi (sul secco); stami 6, !/, più corti dei petali, eretti col filamento brevissimo largo; antere lineari, alla base cordato-auriculate, all'apice biapiculate. Fiori 9 nel boccio prismatico-trigoni, elongati, lunghi 4 mill.; sepali imbricati quasi orbicolari, latamente ed oscuramente apiculati all'apice, coi margini scarioso-ciliati, fra di loro eguali; petali alla base imbricati e cocleariformi, all’ apice valvati e piani, ovato- lanceolati attenuati all’ apice, ottusi od ottusiusculi, crassiusculi, esternamente mul- tinervoso-striati per il lungo; rudimenti di stami 3(?) dentiformi triangolari. Ovario 34 PALME DELLA NUOVA GUINEA turbinato, ristretto alla base; stiomi 3 larghi papillosi; stilo subnullo; ovulo late- rale, pendente da un lato dall’ alto della loggia (!). Drupe lineari-ellittiche, fusiformi, attenuate alle 2 estremità, troncato-cicatricose all’ apice per i resti dello stigma, lunghe 16-19 mill., larghe 4-4'/, mill.; albume non ruminato, epicarpio tenue, me- socarpio formato da poche e grosse fibre, endocarpio tenuissimo aderente alla testa del seme; questo lungo circa 414 mill., conico, attenuato all’ apice, con nervature del rafe in numero di 10-12, longitudinali, appena anastomosate fra di loro. I resti del calice e della corolla, alquanto accresciuti, formano una piccola cupula alla base delie drupe. 9. NENGELLA FLABELLATA sp. n. — Caudex gracillimus 1 metr. circ. altus. Frondes 55 cent. longa flabelliformes; flabellum cuneiforme profunde furcatum, seg- mentis apice rotundato-truncatis, argutissime dentato-serrulatis, dentibus subu- latis $8-10-nerviis. Spadix simplicissimus indivisus crassiusculus, 7 cent. long. Glomeruli triflori 4-seriati. Floris 9 corolla petalis basi imbricatis, apice appendiculato-productis valvatis. Drupa@e rubentes fusiformes 15-16 mill. long. 4 mill. late, apice truncate ibique umbonatae, basi calyce et petalis persistentibus cupulatim ornate, semine elongato-conico, 11 mill. longo, albumine 2equabili. — Z'ab. I, fig. 1-2. Abita. — Costa Nord Ovest della Nuova Guinea a Ramo? Giugno 1872. (P. P. n.° 427). i Descrizione. — Pianta della statura della N. montana, e con fusto simile. l'oglie lunghe circa 55 cent. compresa la guaina che è lunga circa 12 cent. e dis- seminata di squamule furfurescenti che si estendono anche sul rachide; questo è quasi terete in basso e solo pianeggiante verso l’ apice della foglia, nudo per lo spazio di 14-15 cent.; lamina nell’insieme largamente cuneiforme e profondamente furcata; segmenti lunghi sino ad oltre 80 cent. ed aderenti al rachide solo per lo spazio di 9-10 cent., quasi elongato-romboidei coi lati paralleli e solo all’ apice rotondati dal lato esterno, che dal terzo superiore in su è dentato-lacero; i denti più in basso sono sottilissimi, subulati filiformi, quelli dell’ apice sono irregolarmente seghettati; nervi primari 8-10, nervi secondari sottilissimi, connessi fra di loro da nervetti tra- sversali; segmenti larghi da 44/,-5 cent. Spadice semplice, lungo 7 cent. Fiori 4-seriati. Irutti strettamente ellittico-fusiformi, attenuati alle 2 estremità, troncati ed umbo- nati all'apice, pezzi del calice e della corolla persistenti; sepali più larghi che lunghi, rotondati, oscuramente apiculati, colla base larghissima e con appendice terminale corta triangolare acutiuscula, fortemente nervoso-striata esternamente, ma non inter- namente. Frutto lungo 15-16 mill., largo 4, epicarpio marcescente, mesocarpio for- mato da poche ma forti fibre, che, quando l’ epicarpio è staccato, danno l’ apparenza al frutto di esser fortemente striato per il lungo; endocarpio sottilissimo aderente al seme; questo elongato-conico lungo 41 mill.; nervi del rafe pochi, longitudinali, ap- pena visibili. Albume non ruminato. Genus IV. KENTIA BL. Blume, Rumphia II, p. 94, tab. 106, 160. —— Martius Palm. II, p. 312 (partim). —- Mg. FI. Ind. bat. INI, p. 15. — Wend. et Dr. l c. p. 176 (sed sensu latiore). (DI PALME DELLA NUOVA GUINEA 3 Spadices infrafoliacei, duplicato-fastigiato-ramosi; spatha 2 complete (semper ?). Gloméruli triflori spiraliter quadrifariam dispositi. FI. masculi asymmetrici; calyx tripar- titus, laciniis vel sepalis subvalvatis; corolla tripetala cestivatione valvata; stamina 6 (semper?); ovarii rudimentum minutum vel elongatum claveforme. FI. foeminei globosi vel pyramidato-trigoni; petala cochleariformia basi imbricata, saepe apicibus valvatis. Ovarium uniloculare, uniovulatum, ovulo parietali. Fructus parvi (semper?) globosi vel elongati; stigmatum residua apicalia; mesocarpium fibrosum; endocarpium tenuis- simum vel chartaceum. Semen laterale, raphe obsoleta vel insignis longitudinalis, ramis subsimplicibus vel laxe anastomosantibus. Albumen aequabile. Embrio basilaris. Folia longe vaginantia pinnatisecta, segmentis angustatis, acuminatis vel oblique preemorso-dentatis. Palma elatae vel procere (semper?), e Moluccis per Papuam, Australiam et Polinesiam disperse, usque in Novam Selandiam obviz. 10. xENTIA ProcERA BI Rumph. ll ce. — Mart. LL e. — Mig. l c. — Caudex procerus 25-30 met. alt., cylindricus vel sursum tumidus. Frondes 3 met. circiter longe; rachis fusco-lepidota; segmenta plurima, pectinata, subopposita, linearia, apice inequali-bifida, in nervo medio subtus ad basin paleaceo-setosa ; inferiora 60 cent. et ultra longa, in medio 25-30 mill. circiter lata, interdum in acumen longissimum fili- forme terminata; superiora sensim minora chartacea, rigida. Spadix fere bipodalis, duplicato-ramosus, tomentosus, ramis elongatis fastigiatis. Flores glomerulato-terni. FI. masculi elongati, asymmetrici, subfalcati; sepala parva; petala lanceolato-acuminata; stamina 6; ovarii rudimentum. Flores foeminei ovato-conici vel sabtrigono-pyramidati; sepala imbricata rotundata; petala basi cochleariformia imbricata apicibus productis valvatis; staminum rudimenta . .... ; ovarium globoso-ovatum, stigmatibus tribus sessilibus, ovulo erecto (?). Drupae oblonge, vertice umbonato, lutescentes parce fi- bros, basi calyce et petalis elongatis persistentibus ornate. Albumen solidum aequabile. (Descr. ex Blume et ex icone in Rumph. I. c.). Abita. — Scoperta da Zippel presso il forte Dudus sulla costa Sud Ovest della Nuova Guinea. Osservazioni. — Non ho ritrovato questa specie alla Nuova Guinea e nemmeno ho potuto consultarne esemplari. L’ovulo viene descritto e figurato come eretto, questa particolarità merita però di essere confermata, essendo troppo in contraddizione colle altre caratteristiche tratte dall’ esame del fiore e che tutte concordano a ravvicinare la LC. procera a specie provviste d’ ovulo parietale. KENTIA MOLUCCANA sp. n. — Caudex procerus 25-30 met. alt. Frondes 3 met. circiter longe, vaginis ultra metralibus, regulariter pectinato-pinnatisectae; segmenta numerosissima regulariter alterna, lanceolato-linearia, acuminatissima cir. 1 metr. lon., 50-55 mill. lata; terminalia subconformia sed breviora, apici attenuata, pro- funde lacero-fissa bipartita; nervum primarium solitarium inferne paleolis caducis ob- tectum. Spathze 2 completa. Spadix duplicato-ramosissimus, ramis elongatis, fasti giatis (40-50 cent. longis) tetragoni. Flores glomerulato-terni 4-seriatim disposti. FI. masculi 7!/,-8 mill. longi, pyramidato-trigoni asymmetrici; sepala subvalvata breviu- scula, ovato-triangularia carinata acutiuscula; petala valvata; stamina 6, filamentis brevissimis erectis, antheris basifixis; ovarii rudimentum minutissimum tridentulum. Flores foeminei globosi; staminum rudimenta 3 (semper?) satis conspicua; sepala et petala subconformia cochleariformia; ovulnm parietale. Drupe obovato-oblongee, basi 36 PALME DELLA NUOVA GUINEA paullo attenuate, $ mill. long., 4 mill. late, obscurissime subcostate, apiculate, calyce et corolla cupulam truncatam parvam efformantibus suffulte, epicarpio tenui, mesocarpio vix fibroso, endocarpio crustaceo fragili, albumine ruminato. — Zad. I, fig. 51-32. Abita. — Abbondante sul Picco di 'l'ernate ad Acqui Conora all’ altezza fra i 600-1200 metri. Novembre 1874. Descrizione. — È una delle più grandi ed eleganti specie di Palme a fusto altissimo, annulato, liscio o finamente rimuloso di circa 3 dec. di diametro alla base. Foglie a fronda lunga circa .3 metri, con guaine sul fresco violescenti lunghe più di un metro, liscie e all’apice furfurescenti, al margine subintegre o leggermente lacero-fibrose e ricoperte da un polviscolo ceroso bianco. Rachide alla base schiacciato, di sopra pianeggiante, di sotto piuttosto convesso, nella parte mediana della foglia subtetragono depresso e ad angoli assai acuti, all’ apice depresso; segmenti numerosis- simi molto regolarmente alterni, largamente lineari, drittissimi, acuminatissimi, gli inferiori più stretti e un poco più corti dei mediani, che son lunghi oltre un metro e larghi 50-55 mill.; i terminali conformi agli altri ma più corti, cogli apici pro- fondamente lacero-fessi, ma acuminati, tutti con un sol nervo primario molto spor- gente superiormente ed inferiormente portante delle pagliette caduche; nervi secon- darii ordinariamente uno per lato, con un altro pure per lato prossimo ai margini, però non sempre egualmente forti; nervi terziari tenui. Spate complete due, l’ una dentro l’altra, decidue, simili fra di loro, oblunghe glabre, ceroso-albescenti, l’ esterna compresso-alata con gli angoli acuti, lunga 50 cent. e nella parte più dilatata larga 20 cent., l’interna più piccola e meno coriacea, più acuminata e non alata lunga 45 cent. e larga 10. Spadice non furfuraceo, fiorifero lungo 40-50 cent. (nel fruttificare però si accresce alquanto) presso alla base ramosissimo, a ramoscelli fastigiati numerosissimi (40-50), indivisi, lunghi da 25-35 cent. tetragoni, uniformi in tutta la lunghezza, di 2 mill. di diametro. Fiori quadriseriati, glomerulato-terni, i due superiori laterali precoci e maschi, il mediano ® serotino è collocato più in basso degli altri. Fiori è lunghi 7/‘/,-8 mill., trigono-piramidati asimmetrici sub- falcati acuminati; sepali subvalvati, ovato-triangolari acutiusculi carenati non ci- liati al margine, i 2 esterni subeguali lunghi 1 ‘/, mill., confluenti alla base, 1’ interno più piccolo conforme però agli altri; petali triangolari-lanceolati od ovato-lanceolati larghi alla base 2'/,-5 mill. acuminati acuti, valvati, piani, esternamente nervosi. Drupe lunghe da $ mill., larghe 4, obovali-oblunghe (non perfettamente mature), un poco attenuate alla base, liscie, oscurissimamente costate, centricamente apiculate con epicarpio sottile, con mesocarpio appena fibroso e con endocarpio crostaceo fra- gile. Il seme nei miei campioni non è perfettamente maturo, ma abbastanza però da poter esser sicuri che l’ albume non è ruminato. 11. ENTIA COSTATA sp. 2. — Caudex 25-30 met. alt. Frondes 3 met. circ. longe, vaginis ultra metralibus, regulariter pinnatisectae, segmenta numerosissima alterna, lanceolato-linearia acuminatissima, cir. 1 met. longa, 50-55 mill. lata; terminalia subconformia sed breviora, apici attenuata, profunde lacero-fissa bipartita; nervum primarium solitarium inferne paleolis caducis obtectum. Spathae 2 complete. Spadix duplicato-ramosissimus, ramis elongatis fastigiatis (40-50 cent. long.). Flores glome- rulato-terni quadriseriatim dispositi. FI. masculi 6-7 mill. longi;. pyramidato-trigoni asymmetrici; sepala minutissima (41 //, mill. longa); stamina 6 vix corolla breviora, filamentis brevissimis, antheris erectis; ovarii rudimentum 1 mill. long. Flores 9 glo- PALME DELLA NUOVA GUINEA Dl bosi; sepala et petala subconformia cochleariformia imbricata. Ovulum parietale. Drupa ovales apiculata 4 cent. circ. lon., 5 mill. lata, e mesocarpii fibris crassis prominen- tibus longitudinaliter distinete multicostate, epicarpio carnoso, endocarpio tenui eru- staceo, basi calyce et corolla, cupulam parvam truncatam efformantibus, suffulte. Semen liberum ovale, leve, opacum, 6'/, mill. long. 4 mill. lat.; raphe longitudinalis, ramis paucis laxe anastomosantibus; albumen aequabile; embrio basilaris. — Zad. II, fig. 23-30. Abita. Alle isole Aru a Vokar, dove è abbondantissima nelle foreste palu- dose. Raccolsi nel Marzo 41873. Uno spadice con frutti imperfettamente maturi fu raccolto ad Ansus, su di alcune piccole isole nella Baia del Geelvink; degli individui di questa località non conservo le foglie. Essi non erano così grandi come quelli delle isole Aru. Gli spadici sono adoperati dai Papua per farne delle spazzole. Descrizione. — Fusto, foglie e spadici similissimi a quelli della AC. Moluccana ; segmenti terminali evidentemente bifidi. Fiori è lunghi 6-7 mill. trigono-piramidati; sepali piccolissimi, 4 ‘/, mill. lunghi, triangolari, carenati, subulati; sepali piani valvati ovato-lanceolati obliqui irregolari, acuminati, esternamente nervosi, spesso brusca- mente contratti o subcordati alla base, per cui i fiori sembrano pedicellati; stami 6 appena più corti dei petali, eretti con filamenti brevissimi e con antere alla base cordate ed all’ apice piuttosto bruscamente apiculato-acute. Rudimento di ovario più corto dei filamenti degli stami. Fiori 9 globosi; sepali larghissimi non più alti di un millimetro e larghi da 3-34!/, mill., troncati, appena ciliolati; petali subconformi ma meno depressi ciliolati al margine; rudimenti di stami 3 squameformi molto larghi ; ovario glohoso; stigma sessile trilobo; ovulo laterale. Drupe (ancorchè immature) con 7-9 coste longitudinali complete ed altre 7-9 intermedie minori non giungenti che fino alla metà del frutto; le nervature o coste risultano dalle fibre del mesocarpio, giacchè queste in certi dati punti sono molto più forti che in altri; I’ epicarpio è tenue e carnoso e l’ endocarpio sottile e crostaceo; il calice e corolla sono persistenti e si accrescono pochissimo formando una piccola cupula troncata. Le drupe sono ovali apiculate lunghe circa 1 cent., larghe la metà; il seme è ovale non aderente all’ en- docarpio, liscio ma opace, largo 4 mill., lungo 6'/, circa, con albume non ruminato; il rafe occupa tutta la lunghezza del seme, con 4-5 nervi per lato che si ripiegano in basso dal lato opposto al rafe e con un nervo longitudinale mediano pare anasto- mosati fra di loro. Embrione basilare. Osservazioni. — Similissima alla A. Moluccana, dalla quale. differisce per i fiori è che hanno gli stami appena più corti dei petali e non della metà più corti ‘(non so però se in causa di un differente grado di sviluppo dei fiori e dipendente quindi dall’ età di questi), ma poi principalmente per i frutti più grandi e molto marcatamente costati. Questo carattere è facilmente riconoscibile anche nelle drupe non perfettamente mature. Osservazioni sul genere KENTIA. La Kentia Moluccana e la K. costata hanno perfettamente l’abito della entia procera, che io conosco solo per le figure e le descrizioni di Blume e di Miquel; queste però sembrano molto buone e dall’ esame di esse apparirebbe che la /C. procera differirebbe dalle 2 specie da me descritte, esattamente come la Nernga varialilis e 38 PALME DELLA NUOVA GUINEA specie affini, differiscono dalla N. Pinangoides ed affini; vale a dire che la /C. procera ha i fiori 9 con i petali terminati in appendice trigono-valvata, e che le X. Molue- cana e costata hanno i petali del fiore 9 semplicemente imbricati; ossia nella X. procera i fiori 9 sono trigono-piramidati e nelle altre 2 specie sono globosi. Se non fosse per il perisperma non ruminato, il genere Xer/ia non differirebbe in niente dalle Nenga. Nella K. procera i segmenti terminali sono troncati e con più denti profondi, nelle mie 2 specie i segmenti terminali sono brevemente bifidi. Il genere Nengella, non fosse per l'abito, sarebbe una vera Kenzia, ma preferirei piuttosto ri- ferirlo ad una Nexga ad onta del suo perisperma non ruminato, anzichè alle Kezzia colle quali ha comuni i caratteri generici, ma non affatto l’ abito. Nella Kentia procera, giudicando dalle figure, sembra che i petali del fiore 9 siano persistenti e sì accrescano nella maturazione del frutto, come nelle specie di Nernga della sezione Gronophi yum. Al genere Kentia mi sembra doversi riportare |’ Areca sapida Soland., seguendo in ciò l'opinione di Blume (Rumphia t. II, p. 94) non solo per la generalità dei caratteri ma ancora per l'abito d’ ogni sua parte; nè vedo affatto giustificata la creazione per essa del genere AXopalostylis dai Sig. Wendland e Drude, che mi sembra possa essere appena conservato quale sotto-genere; giacchè le uniche differenze che io vedo nelle loro proprie diagnosi generiche, consistono nei sepali del fiore maschio più lunghi e nel rudimento d’ovario allungato e nel carattere facilmente illusorio dei nervi marginanti. Il rudimento d’ ovario varia perfino nelle specie fra loro affinis- sime, giacchè mentre nella X. Moluccana è piccolissimo e risulta da 3 tubercoli, nella X. costata è più lungo dei filamenti degli stami. Il genere Zedyscepe formato su di una Palma di « Lord Howe?s Island » ed il gen. Hydriastele per una altra specie dell’ Australia settentrionale sembrano grandemente, affini al gen. Aentia; come pure il gen. Aentiopsis che contiene 3 specie della Nuova Caledonia e che non sembra differire dalla ACentia, che per un numero mag- giore di stami nei fiori maschi. Il genere VerterRia mi sembra differisca assai poco dalle erzia; ha però un abito particolare, se almeno tutte le specie che vi sono state riportate rassomigliano alla V. Storckit Wendl., figurata nella Tab. LXXXI della Flora Vitiensis di Seemanm. I fiori 9 sono assai più grandi dei fiori è e non si sviluppano che nella parte basi- lare dei rami; i fiori è vengono descritti come obliqui, ma non sono però allungati come nelle enza e rassomigliano più a quelli dei Ptychosperma con i quali le Veit- chia sembra abbiano grande affinità; ma |’ albume non è ruminato. Nella frase diagnostica della Veczteria le foglie si dicono premorso-dentate; il seg- mento però figurato nella tavola citata della « Flora Vitiensis ».e rappresentante la V. Storchi H. Wendl. è acuminato. A seconda di come rimane da me definito il genere Kentia, esso ha il suo limite. occidentale nelle Molucchej; si estende dalla Nona Guinea per l’ Australia, nella Polinesia sino alla Nuova Zelanda. E quindi più particolarmente un genere extra Malese e dei più caratterizzanti la Flora Australo-papuana e Polinesiaca. Giò premesso ecco come io proporrei di classificare ì generi ed i sottogeneri affini alle Kentia e per i quali proporrei una sotto tribù speciale delle Arecee. PALME DELLA NUOVA GUINEA - 39 Prospetto dei Generi e dei Sottogeneri della Sottotribù delle KeNTIEA. Arecer infrafrondales, floribus è asymmetricis, staminibus erectis, ovulis parietalibus, albumine 2equabili. A. — Frondium segmenta (saltem inferiora) acuminata. Gen. I. KENTIA BI. — Stamina (6) definita. “ Stigmatum residua exacte apicalia, fructus parvi, raphe superficialis. Subgen. 1. EuxentIA. — Sepala fl. è parva, rudimentum ovarii minutum, nervi primarii inferiores marginales. — Isole delle Molucche, Papua, Australia boreale, Nuova Caledonia. Subgen. 2. RioparostyLIs W. et D. — Sepala fl. $ lanceolato-subulata, rudimentum ovarii elon- gatum claveeforme, nervi prim. infer. a margine remoti. — Isola Norfolk, Nuova Zelanda e Lord Chatam. Subgen.? 3. Hepyscere W. et D. — Stigmatum residua conica prope verticem oblique patentia vel fere centralia; fructus magni, raphe profunde sulcata. — Isola Lord Howe. B. Frondium segmenta apice eroso-dentata. * Stamina definita. ‘Subgen.? 4. HypRiastELE W. et D. — Folia inaqualiter pinnatisecta; nervi prim. inf. a margine Femoti; Stamina ..... ? — Australia boreale. Gen. II. — VEITCHIA W. et D. — Folia sequaliter pinnatisecta; nervi prim. inf. margmantes validi; Stamina 6. — Isole Viti e Nuove Ebridi. Gen. III. KENTIOPSIS A. Brong. — Stamina (20-50) indefinita; pistilli rudimentum nullum vel minimum, fructus symmetricus ellipsoideus. — Nuova Caledonia. Enumerazione delle specie del genere KENTIA. Gen. I. KENTIA BI. Subgenus I. EUKENTIA. Kentia procera Blume. — Nuova Guinea. » acuminata Wendl. et Dr. — Australia settentrionale. » costata Bece. — Nuova Guinea (Isole Aru — Jobi ). » Moluccana Becc. — Molucche ( Ternate, Halmahera ). Subgen. II. RuopaLostyLIs W. et D. » sapida Mart. (Areca Soland.). — Nuova Zelanda ed Isole Lord Chatam. » Baueri Seem. (Areca Hook. f.). — Isola Norfolk. 40 PALME DELLA NUOVA GUINEA Subgen. III? Hepyscepe W. et D. Kentia Canterburyana Moore et Muell. — Isola Lord Howe. Subgen. IV? HyprrasteLE W. et D. » Wendlandiana F. de Muell. — Australia settentrionale. Gen. II. VEITCHIA W. et D. V. Storckii H. Wendl. — Isole Viti. » Johannis H. Wendl. ©» » subglobosa H. Wendl. » i » speralis H. Wendl. in Seem. FI. Vit. p. 280. — Isola Aneitum delle Nuove Ebridi. Gen. NI. KENTIOPSIS Ad. Brong. Kentiopsis olivaformis Ad. Brong. — Nuova Caledonia. macrocarpa Ad. Brong. » divaricata Ad. Brong. » Specie di KenTIA Caledoniane poco note di sezione incerta. Kentia elegans Ad. Brong. et Gris. » Vieillardi Ad Brong. et Gris. «“» fulcita Ad. Brong. et Gris. (). Osservazioni sul genere CLINOSTIGMA. Alcune delle specie di Aerzia descritte dai Sigg. Brongniart e Gris negli « Ann. Sc. nat. 5° série, t. II, p. 161 » e quindi nuovamente descritte dal Brogniart nei « Comptes Rendus n.° 6 (11 Aoùt 1873) p. 399 », sono state poi da questo autore riportate in- sieme a varie altre, ad un nuovo genere da esso chiamato Cyphokentia. Questo genere è ben caratterizzato per la posizione dei resti dello stigma, che invece di rimanere all’ apice del frutto sono decisamente situati da una parte, in causa dello sviluppo ineguale di una delle parti dell’ovario. Mi sembra però che il genere Cyphokentia in nulla differisca dal CWrostgma Wendl. (Beitr. zur Palmenfi. d. Stidseeinseln; Bon- pland. X. (1862) p. 196), che per ragioni di priorità deve essere adottato. Ecco il prospetto delle specie che esso contiene. ' Subgen. I. EvcLInosTIGMA W. et D. Clinostigma Sumoense Wendl. — Isole Samoa. » Pancheri (Cyphokentia Ad. Brogn.) — Nuova Caledonia. » robusta » Sad n » Humboldtiana » _ » » bractealis » — » » macrostachya » — » (*) Affine alla IC. ( Veitchia) exorrhiza Wendl. PALME DELLA NUOVA GUINEA 4l Subgen. II. LePIpoRRHACHIS W. et D. Clinostigma Mooreanum W. et D. — Isola Lord Howe. » Deplanchei (Cyphokentia Ad. Brong.) — Nuova Caledonia. » ertostachys » — » » Billardieriw » — » » surculosa » —. » » vaginata » —_ » Specie escluse dal genere KENTIA. K. Belmoreana Moore et Muelll . . .=> Howea (Grisebachia W. et D.) Belmoreana Becc. » Deplanchei Ad. Brong. et Gris. Clinostigma ( Cyphokentia Ad. Brong.) Deplanchei Becc. » Forsteriana Moore et Muell. Howea (Grisebachia W. et D.) Forsteriana Becc. II » graciîlis Ad. Brong. et Gris... . .= Clinostigma (Cyphokentia Ad. Brong.) gracilis Becc. » Johannis F. v. Muell. . ihr: ng = Veitchia Johannis W endl. » macrocarpa Vieill. (in Br. et Gr. LL c) — Kentiopsis macrocarpa Ad. Brogn. » macrostachya Panch. (in Br. et Gr. lc.) = Clnostigma ( Cyphokentia Ad. Brong.) macrostachya Becc. » monostachya F. v. Muell.. . . . .= Zinospadix monostachyos W. et D. » Mooreana F. v. Muell. . = Clinostgma Mooreana W. et D. » oliveformis Ad. Brong. et Gris. . . = Kentiopsis oliveformis Ad. Brong. » Pancheri Ad. Brong. et Gris. . . . = Clinostigma (Cyphokentia Ad. Brong.) Pancheri Becc » paradoxa Mart. . . . — Nengella paradora Bece. » polystemon Panch. (in Bi. et (Gi lì e) — Kentiopsis divaricata Ad. Brong. nmistorckw F\-v. Muell. ... . . . .= Vettchia Storckii Wendl. » subglobosa F. v. Muelll . . . . .= Vetichia subglobosa Wendl. Specie dubbia. Kentia oleracea Seem. Fl. Vit. p. 269. . = Areca oleracea Forst. Prodr. n. 488. — Nuove Ebridi. Genus V. DRYMOPHL(EUS Blume. Spadices infrafoliacei simpliciter ramosi. Spathae 2, exterior tubulosa bicristata. Flores glomerulato-terni, spiraliter vel distiche dispositi, versus apicem ramorum, abortu floris foeminei, biflori. Fl. masc. sepala imbricata; stamina plurima, filamentis in alabastro haud inflexis, antheris versatilibus; ovarii rudimentum majusculum. FI. foem. petala imbricata; staminum rudimenta parva; ovarium uniloculare, uniovulatum, ovulo parietali. Fructus ellipsoidei vel subglobosi; mesocarpio fibroso, endocarpio tenuissimo vel crustaceo; stigmatum residua apicalia. Semen sulcatum vel esulcatum; raphe ramis plurimis verticaliter descendentibus laxe anastomosantibus; albumen equabile. Palma Moluccane et Pavuane humiies. Frondes longe vaginantes aqua- liter vel interrupte pinnatisectae segmentis ad apicem praemorsis, nervis prim. infer. validis marginantibus. Osservazioni. — Il genere è caratterizzato da un abito suo speciale, che per la forma dei segmenti delle foglie rammenta spesso quello delle Caryotinee. Difatto però esso non differisce dal genere Ptychosperma che per l omogeneità del suo albume. Le specie del sottogenere Actynophleus sarebbero dei Ptychosperma tipici, se pos- (6) 42 PALME DELLA NUOVA GUINEA sedessero un seme con ruminazioni; è vero però che alle volte si possono scorgere traccie di queste ruminazioni; ma io non ho creduto su questi indizi riunire anche i Drymophleus al di già abbastanza eterogeneo gruppo dei Ptychosperma. I Drymo- phlous tipici sono assai più caratteristici per il loro abito degli Actynophleus, i quali proprio formano il passaggio fra i primi ed i Pfychosperma. Il genere Drymo- phleus sembra localizzato alle Molucche ed alla Nuova Guinea. Subgenus I. ActYNoPHLaUS. Semen profunde 5-sulcatum albumine aquabili; folia interrupte pinnata, segmentis . elongatis. 12. DRYMOPHLOUS AMBIGUUS sp. n. — PrycHosperma SEAFORTHIA Scheff. ll c. 553 (non Miq.). — P. ANcusTIFOLIA Scheff. 0. c. p. 121? — Caudex humilis (4 ‘/,-2 metr. alt.). IFrondes 1"50) cent. longe, interrupte approximato-pinnatisecta, basi longe (70 cent.) denudato-petiolate, glaberrimae; segmenta utrinque 17-18 anguste lanceolato-linearia, apice oblique preemorso-truncata, margine superiore producto acu- minato-subulata 3-nervia; nervi primarii infer. marginales validi; segmenta intermedia longiora (35-45 cent. longa, 25-28 mill. lata); terminalia non confluentia angustiora apice truncata, repando- -denticulata. Spadices glabri simpliciter ramosi, pedunculo communiì brevissimo; rami simplices, interdum inferiores furcati, apici attenuati, 20-30 cent. longi. Spathxwe 2 compresse, bicarinatae, alate. Flores masculi oblongi sym-. metrici, 7//,-S mill. longi; petala calyce duplo longiora; ovarii rudimentum elon- gatum. Flores 9 globoso-acuti, majusculij; staminum rudimenta 6. Drupa (20-22 mill. long.) carnose, petalis sepalisque auctis, cupulatim basi involute, ovoideo-elli- psoideae abrupte apiculatae; stigmatum rudimenta apicalia; mesocarpium fibrosum, endocarpium crustaceo-sublignosum; semen profundissime 5-sulcatum; albumen aqua- bile; embryo basilaris. Descrizione. — Il fusto è grosso come un bastone alto da un metro e mezzo a due metri, le fronde sono lunghe da 1 m. e 50 cent. senza comprendervi la guaina che è lunga, nel mio esemplare 24 cent., glabra e (sul secco) fortemente nervoso-striata longitudinalmente; il rachide (1 cent. di diam.) è liscio convesso di sotto e scanalato di sopra, nudo senza segmenti per circa la metà della lunghezza totale della fronda, verso l’ apice è piano di sotto a sezione triangolare. I segmenti sono irregolarmente ravvicinati in 3 gruppi, lascianti il rachide a nudo fra un gruppo e l’altro, sono 18-19 per lato, lanceolato-lineari leggermente sigmoideo-falcati, alquanto attenuati alle 2 estremità, ma all’ apice obliquamente troncati ed attenuato-acuminati verso il mar- gine superiore: i segmenti mediani sono più lunghi e più larghi; quelli terminali sono molto ravvicinati, ma non confluenti, lunghi circa 30 cent. e larghi 15, troncati ed ottusamente dentati; tutti i segmenti, ad eccezione dei terminali, hanno 2 nervi primarii forti esattamente al margine dei segmenti con un altro più forte mediano. Le spate complete sono 2 ( giudicando dalle cicatrici) quella che conservo è depressa, bicarenatfa, non furfuracea allungato- -spatolata; alla inserzione dei rami sullo spadice primario vi sono delle brattee decrescenti nei rami più alti e caduche. Lo spadice non ha alla base che 3-9 mill. di diametro è un poco depresso e con 7-9 rami; i rami sono £ depresso-angolosi semplici o gli inferiori forcato-attenuati alla sommità. I fiori sono terni, due è accompagnano un fiore 9, verso l’ apice dei rami questo però manca. PALME DELLA NUOVA GUINEA 43 Fiori è simmetrici oblunghi, ottusi, oscuramente trigoni, lunghi 7 mill., larghi da 3-3 !/, mill.; sepali imbricati largamente cordato-ovati, assai acutamente carenati, nervoso- venosi esternamente, col margine scarioso, acuto, ciliolato, della metà più corti dei petali; questi ellittico-oblunghi, concavo-cimbiformi, sul secco oscuramente nervoso-striati esternamente, nero-puntulati; stami numerosi (24-50); filamenti di ineguali lunghezze, filiformi eretti; antere versatili lunghe circa 2!/, mill., bipartite alla base quasi sino alla metà; rudimento di pistillo conico-subulato, attenuato in processo stiloideo fili- forme lungo quanto o più degli stami. Fiori 9 inviluppati alla base da varie brattee sepaloidee, maiuscoli, globoso-acuti, di 5 mill. di diametro al momento che gli stigmi sporgono fuori degli invogli, ciò che accade assai dopo la caduta dei fiori è ; petali e sepali imbricati subconformi, larghissimi esternamente fortemente nervoso-striati longitudinalmente; rudimenti di stami 6 ben visibili; questi sono ancora più apparenti quando si osservano nel fondo della cupula formata dal calice e corolla dopo che è staccato il frutto; ovario largamente ovato, bruscamente contratto alla base; stigmi corti appena eserti dai petali; l’ ovulo mi è parso pendente dalla volta dell’ ovario o al più un poco laterale, ciò che concorderebbe con la figura di Blume, tab. 33, dell’ ovario del Drymophleus Rumphi. Frutti lunghi 20-22 mill., ovali-ellittici, bru- scamente apiculato-umbonati, circondati alla base dai resti accresciuti del fiore, che formano come una cupula lunga un terzo del frutto, fortemente nervoso-venosa all’ esterno; residui stigmatici terminali centrali. Il pericarpio è carnoso, il meso- carpio è-=fibroso, l’ endecarpio è coriaceo sublegnoso; il seme sembra pendente da un lato della sommità dell’ ovario, è profondamente 5-sulcato, per cui la sezione oriz- zontale presenta l’immagine di una stella; le diramazioni delle nervature del rafe formano dei solchi superficiali che indicano quasi ad un accenno di ruminazione del perisperma; la testa del seme è tenue e subvitrea castagno-scura lucida. Se questa apparenza di ruminazione fosse più evidente, questa specie sarebbe una forma tipica di Ptychosperma. Osservazioni. — La pianta che descrive il D." Scheffer 1. c., sotto il nome di Pt. Seaforthia e trovata dal Sig. Teysmann alla Baia di Humboldt, sembrerebbe identica con questa testè descritta, solo il precitato autore descrive il perisperma della sua pianta come « parce ruminatum » ciò che assolutamente non può dirsi per quello dell’ Actynophloeus ambiguus. Il Ptychosperma angustifolia BI. Rumphia II, p. 122, tab. 156. — Migq. FI. III, 30, che.il D. Scheffer, l. c. p. 424, crede identico con la pianta da esso prima a p. 53 riportata al Pty. Seaforthia, avrebbe qualche somiglianza col Drym. ambiguus, ma essendo quella specie fatta esclusivamente sopra una piccola figura d’ assieme e non esistendone esemplari disseccati, non credo doverla prendere in considerazione ; farò però osservare che in ogni caso anche la figura citata non corrisponderebbe alla mia pianta, per essere in quella le frondi = regolarmente pinnatisette e non interrotta mente pinnatisette con i segmenti ravvicinati in varii gruppi. Abita. — Sulle colline calcaree a flapaor nella Papua Onin (P.P.n.° 57). Aprile 1872. 13. DRYMOPHLEUS PROPINQUUS sp. 7. — Caudex humilis, 2 cent. crassus, 11/372 metr. alt. Frondes 41 m. 50 cent. longe, interrupte irregulariter pinnatisecta, basi breviuscule (30 cent.) denudato-petiolatae, glaberrime, vaginis vix squamuloso-fur- furaceis; segmenta utrinque 12-13 oblanceolata, basi attenuata subconformia, 30-35 cent. longa, apice excavato-truncata eroso-denticulata, marginibus productis subulatis, 44 PALME DELLA NUOVA GUINEA margine superiore longiore et acutiore, nervo mediano valido marginalibus conspicuis; segmenta terminalia minora et angustiora non confluentia nec approximata, apice irregulariter excavato-truncata, eroso-denticulata. Spadices parce squamuloso-fur- furacei, simpliciter ramosi, erecti, ramis apice non, vel vix, attenuatis, crassiusculis, angulosis, infimis furcatis. Flores è cir. 7 mill. longi ovati, apice paullum attenuati acutiusculi; sepala acute carinata; petala subtriplo breviora; stamina circit. 50, fila- mentis erectis, antheris basi profunde bipartitis; ovarii rudimentum elongatum. Flores 9 globosi, staminum rudimentis 6. Fructus ..... Abita. — Alle Isole Aru a Vokar dove la raccolsi nel Marzo 1873. Osservazioni. — Similissimo al D. ambiguus del quale è una specie sosti- tuente; si distingue da esso per le foglie con i segmenti più larghi non obliquamente troncati, ma scavati e formanti una concavità con i margini che si prolungano da ambo i lati, ma più dal lato superiore; la parte nuda del rachide invece di esser circa la metà della lunghezza totale della fronda non è che poco meno del quinto; i segmenti poi sono irregolari, ravvicinati in numero di 2-4, senza però lasciare grandi tratti del rachide a nudo. Gli spadici sono a rami più crassi e di uniforme grossezza in tutta la lunghezza (grossi 4-5 mill., lunghi 15-20 cent.), sono un poco coperti da squamule brune; le bratteole che contornano i pulvinuli sono assai più piccole, e non fanno sembrare, come nell’ A. ambiguus, che il calice dei fiori, dopo che questi son caduti, sia rimasto aderente ai rami dello spadice; i fiori è sono più panciuti ed alquanto attenuati verso 1’ apice; gli stami sono più numerosi (ne ho contati 46 in un fiore); i sepali dei fiori $ sono assai più acutamente carenati. Le fronde di questa specie rassomigliano assai a quelle della figura del Ptychosperma angustifolia BI. Non possiedo i frutti di questa specie, ne conservo però della varietà seguente; non essendovi alcun dubbio sulla rassomiglianza anzi quasi identità di queste due forme, è indubitato che questa specie deve essere riferita al sottogenere Actynophlaus. DRYMOPHLCUS PROPINQUUS var. f xreIENSIS — Gracilior, frondibus mi- noribus subregulariter pinnatisectis, floribus majusculis 6 mill. long., ovatis, apici attenuatis, staminibus circ. 33. Fructus, petalis sepalisque auctis, cupulatim involuti, (18-20 mill. long.), ovoideo-ellipsoidei, abrupte apiculati, stigmatum rudimentis api- calibus, pericarpio carnoso, mesocarpio fibroso, endocarpio crustaceo-sublignoso, semine profundissime 5-sulcato, albumine equabili, embrione basilari. Abita. — Sulla costa occidentale delle grandi Kei a Werî presso Kei-Bandan dove la raccolsi in Agosto 1873, fiorente e fruttificante. Subgenus II. EupRYMoPHLAUS. DryMmopHLeus Zipp. in BI. Rumph. II, p. 119. — W. et Dr. in Linn. 1875, p. 183. — Scheff. Aréc. 2. mém., p. 138. — Semen esulcatum albumine 2aquabili, folia pinnata segmentis abbreviatis vel latis. 14. DRYMOPHLOCEUS BIFIDUS sp. n. — Dr. Rumpua Scheff. pl. de la Nouv. Guin. l. c.? (non BI. nec Miq.). — Caudex humilis, 1-2 metr. circ. alt., 14-24 mill. crassus. Frondes 0"$80-1"40 longae, vaginis 15-20 cent. long., regulariter pinnati- PALME DELLA NUOVA GUINEA 45 secta, rachidibus basi longe denudatis rubiginose furfuraceo-pilosis; segmenta utrin- que 7-13, alterna 20-50 cent. longa, basi latiuscula (7-12 mill.) rachidi adfixa ibique parum attenuata, apice 35-55 mill. lata, oblique undulato-truncata, eroso-serrulato- dentata, margine superiore producto subulato-acuminata, nervis marginalibus validis, subtus in pagina inferiore fusco-furfurescentibus; segmentum terminale flabelliforme, cuneatum, profunde bifurcatum, lobis oblique truncato-serrulatis. Spadices 17-30 cent. longi, stipitato-pedunculati, simpliciter ramosi, ramis paucis (4), 7-17 mill. longis, circ. 4 mill. cras.; spathae 2 marcescentes, extus furfuracer. Flores majusculi. Drupae 20 cent. longe, clongato-ellipsoideze, mesocarpio fibroso, albumine 2equabili (fide auct). Abita. — Nuova Guinea ad Anda? raccolta nell’ Agosto 1872 e sul Monte Arfak a Putat, all'altezza di circa 300 metri sul livello del mare, nell’ Ottobre del medesimo anno. Descrizione. — I due individui che ho raccolto di questa specie sono similissimi fra di loro, ma differiscono notevolmente per la statura; ciò dipende dall’ essere stato l’uno (il n.° 935) raccolto in montagna e dall’ esser l’altro (n.° 616) trovato in pianura. Quest’ ultimo che era l’ individuo più sviluppato aveva un fusto alto 2 metri e grosso come un bastone; le foglie regolarmente pinnatisette sono caratteristiche per ram- mentare quelle delle Caryotine@, esse sono assai più strette di quelle delle specie che indubbiamente appartengono a questo genere, sono alquauto attenuate alla base, ma sono poi del resto quasi parallelogrammiche; il margine superiore, all’ opposto che nelle Caryota, si allunga in una punta subulata ; sono caratteristici i nervi marginali, che quantunque più deboli dei mediani, sono però assai più forti di tutti gli altri nervi e sono furfurescenti. Lo spadice è semplice in basso e non si ramifica che verso la metà della sua lunghezza totale, per cui la base è rivestita dalle guaine che sono allungate in basso e dilatate in alto, dove poi si fendono in 2 o 3 profondi lobi o denti che poi si lacerano, marciscono ed alla maturazione del frutto . cadono. Spate, ra- chidi giovani e spadici tutti = coperti da una forfora rubiginosa. Fiori 9 e è per le dimensioni subeguali, grandicelli (5 mill. circa di diam.), terni, 2 maschili laterali precoci, questi con sepali imbricati subauriculati alla base dai lati; corolla con petali concavi del doppio più lunghi dei sepali, nel boccio simmetrici ovoideo-piramidato- trigoni; stami 40; filamenti filiformi di ineguale altezza, antere dorsifisse versatili, profondamente cordate, partite alla base fino a quasi la metà della lunghezza totale: rudimento dell’ ovario piccolo attenuato in processo stiliforme lungo quanto gli stami. Fiori 9 globosi; sepali imbricati; petali 3 imbricati; rudimenti staminei minutissimi squameformi. Ovario 4-loculare, con un ovulo parietale, stigma trisulcato. Frutto lungo 20 cent. circa, ellissoideo; resti degli stigmi terminali; pericarpio carnoso; meso- carpio fibroso. I frutti non sono abbastanza maturi per poter assicurarmi « de visu » della natura del perisperma. Osservazioni. — Questa specie sembra differisca dal Dr. (Ptychosperma) Rum- phi BI. per la sua statura assai minore e per il segmento terminale delle foglie che è furcato e non intero ed acuto; anche i seementi laterali del P. Rumphi sono più regolarmente attenuati alla base e proporzionatamente più corti. Dal Dr. ( Ptycho- sperma) appendiculata differisce pure per ila dimensione e forma dei segmenti delle foglie di questa, che sono regolarmente cuneati, larghi verso la sommità fino a 15-16 cent. invece che poco più di 5. 46 PALME DELLA NUOVA GUINEA 15. DRYMOPHLCEUS APPENDICULATUS Becc. — PTYCHOSPERMA APPENDICULATA BI. Rumph. II, p. 122, tab. 84 et 119. — Miq. FI. Ind. bat. III, p. 30 (excl. plant. Molucc.). Abita. — Alla Nuova Guinea dove sembra fosse scoperta da Zippel presso il forte Dubus nella Baia del Tritone. Gli esemplari (se pure esistono) indicati come pro- venienti dalle Molucche e da Gilolo devono riportarsi ad altra specie. Osservazioni. — E una specie di Drymoplleus che secondo la figura di Blume sembra ben distinta per i segmenti delle foglie dimidiato-romboidali. Io non ho trovato questa specie, ma non esito ad ammetterla in considerazione della caratteristica fi- gura che se ne conosce.- Il sinonimo di Rumphius, Herb. Amb. I, p. 63, riportato a questa specie da Blume va eliminato, perchè Rumphius confonde nella sua descrizione varie specie, essendosi fondato principalmente sopra relazioni di nativi. Specie Papuane dubbie. DrywopuLeus communis Schefi PI nouv. Guin. p. 52. — SearortHIA? communis Mart. Palm. p. 3513. — PTycHosperma? communis Migq. Fl. Ind. bat. III, p. 31. — Blume Rumph. IL p. 73 in adn. — Dr. Rumpua Scheff. l. c. non BI. Osservazioni. Non è possibile nemmeno riconoscere a qual genere appartenga questa specie, creata sopra semplici indicazioni in una lettera di Zippel a Blume. Io credo quindi di non dover far aleun caso di essa e di doverla eliminare dalle specie del genere. Specie non Papuane. DryMoPHLaus oLIivarorMIs Mart. Palm. III, p. 310. — Dr. RumpHa BI Rumph. IL p. 119. — PrycHosperma Rumpuua Mg. FI. Ind. bat. III, p. 29. Abita. — E indicata come crescente in varie località; a Selebes, Amboina, Ternate, Bali; ma io non credo che in tutte queste località vi sia realmente stata osservata. DrymopHaL@eUs CeRAMENSIS Mig. De Palm. Arch. ind. obs. p. 5. Abita. — Seram, scopertovi dai Sigg. Teijsmann e De Vriese. Osservazioni. — Qui è il caso di rammentare che nessun valore può assegnarsi alle figure di Palme di Rumphius. Egli nelle sue descrizioni ha fatto una confusione, che è stata poi aumentata col voler dare alle specie da esso citate, dei nomi Linneani. Per dare un esempio di quanto poco uno debba fidarsi delle figure di Rumphius, io farò osservare che non posso credere che la tav. XV di Rumphius, debba riportarsi intieramente al Dr. Rump/li, giacchè nella figura dello spadice sono disegnati fiori è fiorenti, nello stesso tempo che vi si trovano frutti a quanto pare maturi. Ciò non si verifica mai. Non è improbabile quindi che questa figura rappresenti tutt’ altra cosa, quantunque la descrizione possa in parte convenire colla specie summentovata. Io credo in conseguenza dover as- solutamente eliminare le specie seguenti. PALME DELLA NUOVA GUINEA 47 Specie riportate al genere DrymopnLeus da eliminarsi. DrymopHLeus (SEAFoRTHIA) saxaTILIS Mig. Palm. III, pag. 186 et 133. — PTYCHOSPERMA SAXA- TILIS BI. — Miq. FI. Ind. bat. IIT, p. 30. — PINANGA SYLVESTRIS SAXATILIS Rumnph. Herb. Amb. I, p. 42, tab. 7. Osservazioni. — Nessuno dopo Rumphius ha ritrovato questa specie che è stata indicata come propria di Amboina; si dice affine al Dr. Rumphii, ma sarebbe più piccola e con i segmenti delle frondi più cuneati ecc. PrycH. (DrymopHLEUS) vestiARIA Mig. FI. Ind. bat. ILL, p. 351. — SEAFORTHIA VESTIARIA. Mart. Palm. DL, p. 313. ArEca vesTIARIA Giseke Ord. nat. p. 77. — PinanGa SaLevi Rumph. Herb. Amb. I, p. 41. Osservazioni. — Indicata da Rumphius come crescente a Kajeli ed a Bela nell'Isola di Buru, e chiamata Sa/eyt dagli indigeni. Nemmeno potrebbe ritenersi fra i DrymoplWleus in causa delle sue foglie descritte come acuminate. DryMoPHLEUS (PrycHospERMA) PunIceA Mig. FI. Ind. bat. III, p. 31, con tutti i sinonimi che se- guono deve, come è già stato avvertito dal D." Scheffer, Aréc. 2.° mém. p. 125, esser riportata all’ Areca paniculata Scheff. 1. c. = Ptych. panieulata Miq. De Palm. Arc. ind. p. 3. DRYMOPHLEUS ANGUSTIFOLIA Meg. l e. p. 514. — PrvycH. anGUSTIFOLIA B/ Rumphia IT, p. 122, ‘ tab. 156. — Mîq. FI. Ind. bat. ILL p. 30. Osservazioni. — Indicata della Nuova Guinea; solo per congettura potrebbe riconoscersi, giacchè la descrizione che se ne conosce può convenire ad una mezza dozzina di specie differentissime; la specie è fatta sopra una figura d’assieme e non se ne conservano esemplari negli erbaril. Genus VI. PIYCHOSPERMA La Bill. La Bill. Mém de la Classe des Science. math. phys. de V Inst. IX, 1808, p. 251. — Wendl. et Dr. in Linn. 1875, p.183 et 215 (sed sensu latiore). -- SEAFORTHIA A. Br. Prodr. Flore Nova Holl. Vol. I, p. 2607 (1810). Spadices 2-3-plicato-ramosi. Spathe 2 (semper ?). Glomeruli triflori spiraliter dispo- siti, interdum versus apicem ramorum, abortu florum ®, biflori. Flores è =# sym- metrici; sepala concava valde imbricata; stamina 6-8, nune antheris versatilibus ver- natione infracta, nunc erectis, nunc partim versatilibus et infractis partim erectis. Ovuli rudimentum variabile. FI. 9; ovalum solitarium parietale. Drupa globosa vel ellipticao; stigmatum residua = obliqua vel exacte apicalia. Mesocarpium et endocar- pium variabile. Semen longitudinaliter 5-sulcatum vel esulcatum; albumen raminatum. Caudices proceri, mediocres vel humiles. Folia pinnatisecta, segmentis nune acumi- natis, nunc apice truncatis. 483 PALME DELLA NUOVA GUINEA Osservazioni sul genere PTYCHOSPERMA. Si trovano rappresentanti di questo genere nelle isole Mauritius e Bourbon (Areca alba Bory) al Geilan (Piychosp. rupicola Thw.), alle Isole Nikobar (Ptychosperma (Areca Kurz) augusta ), a Singapore ( Ptych. Singaporensis Becc.). Di Giava, Borneo, e forse di Selebes non si conosce che il Ptych. Calapparia, di Seram il Ahopaloblaste Scheff. Il maggior numero di specie però sembra che abbia il suo sviluppo dalle Molucche per la Nuova Guinea, il Nord Australia e la Nuova Irlanda, alla Poli- nesia nelle Isole Viti, sino alle Isole della Società. Nella precedente frase diagnostica del genere Ptychosperma vengono riunite le ca- ratteristiche di varie piante considerate da varii autori quali tipi generici distinti. Per rendere ragione del riaggruppamento da me operato, passerò in rivista il valore dei caratteri che hanno servito a definirli. I caratteri accennati li offrono: 4. I fiori verso l'estremità dei ramoscelli in glomeruli gemini invece che terni. 2. Il numero degli stami. . La presenza o no e la forma del rudimento d’ovario nel fiore è. . La forma del filamento degli stami nel boccio, se dritto cioè o inflesso. La presenza o mancanza e la forma degli staminodi del fiore 9. Il seme se è solcato o a superficie unita. . La natura delle ruminazioni dell’ albume. Il numero e disposizione dei nervi del rafe. La natura dell’ endocarpio. 10. I segmenti delle fronde se acuminati o troncati. 11. I nervi laterali dei segmenti se sono marginanti o no. Attribuendo valore generico ai caratteri sopracitati, sono stati istituiti i seguenti generi a spese dell’ antico genere Ptychosperma La Bill. I. RHopaLoBLASTE Scheff. II. AcrinorHYTIs Wendl. et Dr. III. Dicrrosperma Wendl. et Dr. IV. ArcHonToPH@NIX Wendl. et Dr. A V. Loxococcus Wendl. et Dr. Passiamo adesso in rivista il valore dei differenti caratteri. Poche sono le specie (forse nessuna) in cui tutti i glomeruli siano triflori .con il mediano 9 framezzo a due è ; quasi sempre i fiori dell’ estremità dei ramoscelli sono esclusivamente è. In alcune specie però, p. e. nel P. Arecina, nel P. Calapparia e nel P. alba, sono molti i glomeruli biflori e più o meno scarsi quelli triflori, ma ciò non mi sembra davvero carattere generico di grande importanza. Nulla di più variabile del numero degli stami; da 6 nel P. rupicola (Loxococcus W. et Dr.) e nel P. Arfakiana, a 9 nel P. micrantha, a 24-25 in vari altri, a 200 nel P. Arecina. Non ho mai trovato che le antere siano assolutamente ripiegate come vengono descritte dai Sigg. W. et Dr. quelle dell’ Archontophanie, ma sempre ho visto il filamento formare una doppia piegatura proprio al punto della sua inser- zione con l’antera, per cui questa non cangia mai di posizione e rimane sempre eretta. Nel Ptychosperma gracilis gli stami sono eretti, a filamento non ripiegato nel boccio; ciò si vede nelle figure di Martius e di La Billardière, ed io ho verificato questo fatto O DTD LI PALME DELLA NUOVA GUINEA 49 negli esemplari autentici esistenti nell’ Erbario Webb. Nel P. elegans sono infratti; di questa specie però non ho esaminati fiori è, ma ciò arguisco dalla figura di Martius, Palm. Tav. 106, in causa della lunghezza grande dei filamenti e poi lo rilevo dalla descrizione del genere nel lavoro dei Sigg. Wendl. et Dr., dove gli stami del Ptycho- sperma vengon descritti « antheris vernatione infracta ». Dunque il carattere della ripiegatura degli stami nel boccio non è valevole ad autorizzare la distinzione generica, trovandosi variabile in due specie assai affini. Di più nel P. Musschenbrockiana in parte sono eretti, in parte sono inflessi. Nè maggiore importanza mi sembra potere accordare alla forma di un organo abor- tivo e senza funzione fisiologica quale è il rudimento dell’ovario nei fiori è ; sulla forma del quale, quantunque non esclusivamente, pure si fonda il genere £eRopaloblaste Scheff. Nulla troverei d’inconveniente a considerar questo organo come un carattere ausiliare, quando la sua forma fosse costante; ma io vedo che è globoso e trilobo nel P. Mus- schenbroekiana, che pure per tanti altri rapporti rassomiglia all’ Archontophenie nel quale è piramidale stiliforme; che è conico subulato nel P. liligiosa, nel P. elegans e nel P. gracilis; che è columnare piramidale nel P. micrantQra ecc. I rudimenti staminei nel fiore femmineo appena sembra possano offrire valore specifico; nel P. lfg:0sa, forma tipica, si riuniscono in una specie di anello, nella var. Orinensis invece sono 6 di- stinti; sembra manchino nel P. caudata; nel P. Calapparia io ne ho contati più di una dozzina, mentre altre volte sembra che non ve ne siano che 3. Le spate sem- brano sempre due, ma nel P. Arfakiana e nel P. caudata sembra debbano essere una sola, ciò però richiede conferma. Nella forma tipica del genere, nel P/ychosperma gracîhis, il seme porta 5 solchi longitudinali assai profondi; essì sono marcatissimi nel P. Arecina e vengono descritti come tali nel P. angustifolia Scheff. che però sembra rassomigli tanto al P.(Actynophleus) ambiguus, che ha seme profondamente solcato a perisperma non ruminato, che proprio mi occorrerebbe vedere la pianta descritta dal D. Scheffer per togliermi ogni dubbio; la solcatura però diventa molto superficiale nel P. elegans; questa superficiale solcatura è la sola differenza che serve a distin- guere il genere Lowococcus W. et Dr. formato sul P. rupicola Thw. di Ceilan (!). In tutte le altre specie da me descritte il seme non è solcato. La ruminazione dell’ albume sarebbe certamente il carattere più solido per distin- guere i generi affini per altre particolarità; è difatti soltanto dalla sua natura che può distinguersi il genere Drymophlaus ed il suo sottogenere Actynophlevs, anzi in quest’ ultimo il seme sarebbe quello tipico del Ptychosperma, se non fosse per la mancanza della ruminazione di cui però si possono scorgere le traccie; ciò potrebbe far nascere il dubbio della convenienza di riunire il genere Drymophlaeus con l° Acty- nophleus al genere Ptychosperma, e non è probabile che si trovino forme intermedie fra i due generi che obblighino a non dover tenere nemmen più conto della rumina- zione del perisperma. Dal momento che non sembra esser carattere costante nemmeno l'essere e non essere ruminato il seme, molto meno poi potranno, a mio credere, istituirsi de’ generi sulla natura speciale della ruminazione ; ciò vale per |’ Actyzo- rhytis, genere fondato su di una particolarità del perisperma. La disposizione dei nervi del rafe non nego che abbia un valore assai grande; questo carattere però, più che altro, dipende dalla natura della placentazione se ba- silare o laterale, ed in questo caso il carattere è molto importante; ma l’ essere (*) Loxococcus Wendl. et Drude in Linnea 1875 p. 185. — lo ho esaminato gli esemplari distribuiti da Thwaites sotto il N.° 2732; essi corrispondono esattamente alla descrizione di Wendl. et Drude. — In altre specie ancora si 0s- serva che i resti del seme non sono perfettamente apicali per cui il frutto è alquanto obliquo. — I fiori è sono pure alquanto obliqui ed asimmetrici, ma ciò è carattere dipendente dalla pressione mutua nella prefioritura. 50 PALME DELLA NUOVA GUINEA i nervi uno di più od uno di meno, od essere più o meno fra loro anastomosati, non mi sembra che abbia maggior valore dell’ essere una foglia di una pianta un poco più venosa della foglia di un’aitra. Considerando questo carattere come di grande importanza, occorrerebbe elevare al grado di genere il P. Musschenbroekiana, nel quale le ramificazioni del rafe formano un fitto reticolo sulla superficie del seme. La natura dell’ endocarpio offre buoni caratteri specifici, ma varia talmente che non trovasi quasi mai eguale in due specie, ora aderisce al seme ed è tenuissimo, ora è fragile e quasi vitreo, ora è corneo, ora è coccoideo, ora isolabile, ora no, e via discorrendo. Accordando gran valore a questo carattere occorrerebbe distinguere genericamente quasi tutte le specie che io ho descritto. Il carattere più facilmente apprezzabile è quello delle foglie; difatti queste in alcune specie (nei Pfychosperma genuini) sono + troncate all’apice, in altre specie sono acuminate. Però nel P. micrantha le foglie appariscono attenuate all’ apice, perchè i nervi della foglia invece di continuare divergenti o paralleli, convergono verso l’ alto, non perfettamente però da formare una punta regolarmente acumi- nata; alcuni, quelli del margine inferiore, terminano un poco più in basso ed al punto di terminazione vi si esauriscono in un dente, poi ì mediani che continuano un poco più in alto e finalmente il nervo superiore che si continua più degli altri; questa forma è intermedia fra le foglie molto obliquamente troncate e quelle assolutamente acuminate, e siccome non accenna ad una differenza di struttura, ma ad una accidentalità morfologica, così non posso attribuire nemmeno ad essa una grandissima importanza. Forse importanza maggiore ne ha l’ ingrossamento mar- ginale dei segmenti in causa dei nervi che vi sì continuano; ma anche questo carat- tere marcatissimo in alcune specie, diventa incerto in altre. Se poi 1’ aver 2 nervi primari, e quindi 2 pieghe all’ inserzione dei segmenti col rachide, dovesse aver valore (come mi pare) maggiore di quello di essere ì segmenti troncati o acuminati, si dovrebbe considerare il P. caudata, come tipo generico separato; concludendo così col dover avere 5 forme generiche nuove per le 5 specie di Ptychosperma da me descritte, che con le 6 di già esistenti formerebbero 11 generi, senza contare poi che continuando col medesimo sistema, questo numero dovrebbe essere probabilmente molto accresciuto, quando i raziocini che han guidato a formare i 6 generi già noti, fossero applicati alle specie non ancora perfettamente conosciute. Io ho poi escluso da questa rivista le specie di Piychosperma delle isole Viti, che per lo scopo che io mi propongo non occorreva esaminare, cosa che d’altronde io non avrei potuto fare non avendo di esse esatta conoscenza. Queste sono le considerazioni e le ragioni che mi hanno indotto a dover riportare i più volte citati generi istituiti dai chiarissimi autori Wendland e Drude al genere Ptychosperma La Bill.; che se invero esso è variabilissimo per i caratteri, mi sembra però sia abbastanza naturale e facile a riconoscersi per il suo abito. 16. PIYCHOSPERMA LITIGIOSA sp. x. — Caudex humilis 1950-3® alt. Frondes circ. 150 long., vaginis 25 cent. long., parce furfurescentibus, increscenti-pinnati- sectae, rachidibus basi longe (45 cent.) denudatis, fusco-furfuraceo-pilosis, senectute glabrescentibus; segmenta subregulariter alterna, quovis latere circiter 12; inferiora 15 cent. longa, intermedia 30-35-cent. lon., cuneato-lanceolata, apici parum attenuata oblique irregulariterque truncata, acute eroso-dentata, margine superiore producto. subulato acuminata; suprema decrescentia, duobus terminalibus nunc confluentibus oblique truncatis; omnia supra glabra, nervis subtus subfusco-furfurescentibus, PALME DELLA NUOVA GUINEA bi mediano validiore, duobus lateralibus marginantibus. Spadices 30-55 cent. lon. ra- mosi, ramis paucis (7-9) simplicibus vel infimis furcatis, pedunculo communi elon- sato. Spathae 2 complete, minute furfurace, persistentes, longe vaginantes, externa bicarinata, apice bidentata, biloba, interna breviter bifida. Flores parvij masculi 4'/,-5"" lon., oblongi symmetrici subtrigoni; sepala 3, suborbicularia concava imbri- cata non vel obtuse carinata, margine ciliato, extus in sicco nervoso-rugosa, saepe squamulosa ; petala calyce fere triplo longiora lanceolato-oblonga, concavo-subcymbi- formia, longitudinaliter striata; stamina 25 (circ.) filamentis erectis. Ovarii rudimen- tum conico-subulatum. Flores 9 globoso-pyramidati 4.®" lati, staminum rudimento annulari. Ovulum parietale. Drupe ovato-acuminate, 20-22.2" longe, basi, cupula pe- talis sepalisque auctis formata, subtriplo longiores, pericarpio carnoso, mesocarpio fibroso, endocarpio tenuissimo, semine ovato-lanceolato acuto, basi subtruncato, esul- cato, albumine ruminato. Abita. — Nuova Guinea ad Andar, Agosto 1872. (P. P. n.° 041). Descrizione. — Il fusto è come un bastone di 2 cent. di diametro. Le foglie somi- gliano molto a quelle del Drymophlleus bifidus Becc. anche per i nervi marginali assai forti e furfuraceo-pelosi. Gli spadici sono pure fittamente furfuracei, portanti i fiori assai discosti; i rami sono quasi sempre semplici ed attenuati all’ apice, ove non si producono per lo più che fiori maschi; ì pulvinuli sono accompagnati da bratteole quasi caliculeformi. Le spate sono marcescenti membranaceo-paleacee ricoperte da minuta forfora per tutta la parte semplice dello spadice (15-20 cent.), sono lungamente tubulose, e l’ interna non è fessa che nel terzo superiore. I fiori è sono perfettamente simmetrici; gli stami sono 25 con filamenti eretti, quasi tutti di egual lunghezza fra di loro, le antere hanno le loggie separate fin quasi alla metà; il rudimento dell’ ovario è lungo 2 mill. conico-piramidato, attenuato in stilo tristigmatoso all’ apice. I fiori feminei hanno i sepali come quelli dei fiori é, sul secco nervosi e spesso squamuloso- furfuracei, ciliati al margine, generalmente non carenati; i petali sono simili ai sepali, ma un poco più lunghi, imbricati; l’ ovario è obovato attenuato alla base con gli stigmi corti; l’ ovulo è solitario e parietale; i rudimenti degli stami formano un bre- vissimo anello irregolare # completo intorno alla base dell’ ovulo; esso è ben visibile nel fondo della cupula, formata dal calice e corolla accresciuti e inviluppanti las- samente il frutto alla maturità; i sepali allora sono alti da 3-3 !/,® ed i petali sino a 7°, Il frutto è ovato-conico, acuminato apiculato per i resti degli stigmi esattamente apicali, lungo circa 20 mill. e largo sul secco 7-8"%. Epicarpio carnoso, mesocarpio densamente fibroso, endocarpio tenuissimo aderente al seme; questo ovato- conico acuto, non solcato, alquanto spianato alla base, lungo da 14 mill., largo 6!/,-7 mill., rafe occupante tutta la lunghezza del seme, con ramificazioni seguenti la dire- zione longitudinale anastomosantesi lassamente fra loro; albume profondamente ru- minato. i Osservazioni. — Per l’apparenza e la struttura dei fiori non vi è quasi diffe- renza fra questa specie e 1’ Acfynophlaeus e senza sezionare il frutto non è possibile accorgersi della differenza generica. Anche questa sarebbe una delle specie che potrebbe essere stata confusa col Pty- chosperma angustifolia. Per i caratteri principali si avvicinerebbe al genere Lowococcus Wendl. et Dr. Per il vario accozzamento dei caratteri il P?. litigiosa sconvolge tutta la sistemazione generica del gruppo dei Ptychosperma quale è stata proposta dai - 52 PALME DELLA NUOVA GUINEA Sigg. Wendland e Drude. Difatti gli stami sono eretti, ma sono molti; il seme è ruminato, ma non è solcato; occorrerebbe quindi anche per questa specie creare un genere nuovo, se si dovesse considerare come carattere generico il numero degli stami e la solcatura del seme. PTYCHOSPERMA LITIGIOSA var, f onInENSIS — Frondes increscenti-pin- natisecte, rachidibus basi longe (in meo specimine 70 cent.) denudati, fusco-fur- furaceo-pilosis, senectute glabrescentibus; segmenta subtus glabrescentia, irregu- lariter alterna, nune 2 vel 3 approximata, infima 25 cent., mediana usque ad 47 longa, 7-3!/, cent. lata, ceterum uti in forma typica. Spadicis rami numerosiori (ad 5), infimi simpliciter furcati. Spatha acute bicarinate, carinis nigro-barbato-pilosis. Rudimenta staminea floris 9 6 discreta, triangularia acuta. Drupe 22 cent. longe. Abita. — Sulle colline calcaree a Aapaor nella Papua Onin — Aprile 1872 Pe. Pnt200n) - Osservazioni. — Se i caratteri sopra indicati fossero costanti, potrebbero consi- derarsi come specifici, ma io non possiedo che un solo esemplare fruttificato e quindi nulla di più positivo posso aggiungere. Il calice e la corolla nel frutto maturo formano al solito modo una cupula; il frutto è un poco più grande che nella forma tipica. La differente forma degli staminodi l’ ho ritrovata costante in tutti i fiori che ho esaminato. 17. PITYCHOSPERMA (ARCHONTOPHGENIX ) MICRANTHA Sp. n. — Caudex mediocris 5-6 m. alt. 3-4 cent. crassus. Frondes glabra (4” 30 long.), vaginis circ. 30 cent. longis, regulariter pinnatisect@e, rachidibus basi breviuscule (25 cent.) denudatis superne profunde canaliculatis; segmenta alterna, utrinque circ. 20, anguste lanceolata apice denticulo laterali pradita, longe acuminata, in sicco multinervia plicata, nervis secundariis validis, superne acutis, duobus lateralibus marginantibus; segmenta ter- minalia breviora non confluentia cateris subconformia. Spadices duplicato-vel triplicato- ramosi, 55-40 cent. longi, pedunculo communi elongato (13-16 cent.). Spathe com- plete 2, quarum exterior bicarinata, cristata. Flores inter minores, subtrigono-ovato- pyramidati symmetrici; sepala obtuse carinata levigata margine ciliata, petalis plus quam dimidio breviora; stamina 9 filamentis elongatis apice in alabastro inflexis, antheris versatilibus ellipticis obtusis, basi breviter partitis vix 4 mill. longis; ovarii rudimentum pyramidato-trigonum filamentis brevius. Flores 9 in scrobiculis nidu- lantes, bracteolis binis sepaloideis involucrati; sepala apice cucullato-gibbosa margine ciliata; staminum rudimenta dentiformia 3. Drupa 415 mill. long., 5-6 mill. lata, oblongo-elliptice, basi paullulum attenuata; stigmatum residua suboblique apicalia; mesocarpium fibrosum; endocarpium tenuissimum; semen ellipticum esulcatum, al- bumine ruminatissimo. Abita. — Sulle colline a famoî presso Soron; costa N. O. della Nuova Guinea. rxiugno 1872. Descrizione. — La forma delle foglie a prima vista lo allontanerebbe dai weri Ptychosperma, giacchè i numerosi segmenti di cui sono provviste le fronde, sono molto stretti (2!/,-5 cent. larghi) ed acuminati invece che troncati; però questa dif- ferenza non ha un gran valore, perchè esaminando i segmenti intermedii si vede che (i PALME DELLA NUOVA GUINEA 59 è il margine superiore, che continuandosi come nei veri Ptychosperma, produce la punta; i nervi inferiori convergono verso il margine superiore per cui si ha.l’ assot- tigliamento della foglia verso l’ alto, ma non tutti i nervi arrivano a raggiungerlo e da ciò hanno origine 1 o 2 denti al disotto della punta; nei Ptychosperma che hanno i segmenti troncati, i nervi inferiori convergono meno verso l’ apice; quanto meno convergono, tanto più il segmento è dilatato e troncato in alto; i segmenti inferiori sono più corti e più stretti, come pure i terminali che non sono confluenti, tutti sono fra loro regolarmente alterni e fortemente nervoso-plicati; oltre il nervo mediano, vi è un nervo per lato che segue esattamente il margine e fra questo ed il mediano ve ne sono altri 2 o 3; tutti sono più prominenti nella pagina superiore. Il rachide semiterete in basso, è profondamente scanalato di sopra e compressissimo nella parte apicale della foglia. Guaina, rachide e segmenti glabri, anzi questi di sotto sembrano un poco glauce- scenti. Gli spadici non si ramificano che dopo esser rimasti indivisi per lo spazio di 13-16 cent., questa parte rimane lungamente ricoperta dalle spate che non cadono che verso l’epoca della maturazione del frutto; la prima a cadere è la più interna, essa è inserita assai al di sopra della base o quasi alla metà della parte pedunculare dello spadice; la spata esterna è fortemente carenata, alata e brevemente lobato-bifida. I fiori sono in glomeruli terni disposti a spirale; i fiori 9 nei miei esemplari sono molto giovani per cui non ho potuto esaminare la posizione dell’ ovulo; i sepali ed i petali all’ epoca della maturità del frutto sono poco accresciuti; i sepali sono levigati, della metà più corti dei petali, che sono esternamente nervoso-striati per il lungo. Nel fondo della piccola cupula formata dal loro assieme, staccando il seme, sono chiaramente discer- nibili i rudimenti dentiformi triangolari di 3 stami. I frutti dei miei campioni non sono perfettamente maturi, in essi però apparisce che l’endosperma è sottilissimo, che il seme è a rafe longitudinale, 1’ embrione basilare e 1’ albume ruminatissimo. Osservazioni. — Questa specie crederei poterla riportare al genere Archonto- phamnia W. et Dr. 1. c. p. 182, dal quale non differirebbe che per i fiori è non evo- luti obliquamente e per il rudimento dell’ ovario del fiore è che non è piramidale sti- liforme. Dal genere Rhopaloblaste Scheff. 1. c. p. 137 differirebbe solo per avere 9 stami invece di 6, per il rudimento dell’ ovario non così grande nè clavato, e forse per la mancanza di rudimenti di stami nei fiori 9 e per i segmenti delle foglie uninervi. A meno di non voler dar valore generico a caratteri di così poca entità, mi sembra che il genere Ahopaloblaste sia identico con V Archontophenix; questo ultimo avrebbe il diritto di priorità. Riguardo alla convenienza poi di mantenere il genere Archorntophaenie ne ho di gia parlato nelle generalità sul genere P?ychosperma. PTYCHOSPERMA MUSSCHENBROEKIANA sp. 72. — Caudex procerus 20-30 metralis, laevis cylindricus, 20-25 cent. diam. Frondes 3-metrales, vaginis 60 cent. long. pruinoso-glaucescentibus, regulariter pinnatisecta, rachide prismatico-trian- gulari; segmenta numerosissima subcoriacea viridia glaberrima nec in nervis pa- leaceo-setosa, basilaria regulariter alterna, superiora sensim minora non confluentia nec approximata, opposita vel subopposita, omnia lanceolato-linearia acuminata, bre- viter bifida 70-90 cent. longa, marginato-nervosa, nervo mediano validiore. Spatha 2 crass®, coriacee, pruinoso-glaucescentes. Spadix 4 metr. circiter longus, densissime fulvo-lanoso-tomentosus, tomento fugaci. Flores majusculi; masculi subtrigono-globoso- ovati, interdum paullo oblique evoluti; stamina 24 uniseriata, filamentis partialiter in- 54 PALME DELLA NUOVA GUINEA troflexis antheris erectis; ovarii rudimentum breve globosum trilobum. Flores foeminei globoso-acuti; staminum rudimenta 3. Drupe subessuccae globoso-sphericae; stig- matum residua oblique apicalia; mesocarpium fibrosum; endocarpium subvitreo-osseum, laminare, fragile. Semen sphericum, raphe longitudinali conspicuo, ramis crebre reticulatim anastomosantibus, albumine ruminatissimo, embrione basilari. Abita. — Trovai questa superba specie di Palma, fra i 400 ed i 900 metri sul livello del mare ad Acqui Conora sul Pieco di Ternate nel Novembre 1874 dove il Sig. S. C. J. W. van Musschenbroek, allora Residente di Ternate, aveva fatto costruire una casetta di Bambu, perchè io potessi più comodamente occuparmi di ricerche di storia naturale. E in segno di riconoscenza per le molte prove di amicizia da esso testimoniatemi e per gli aiuti da esso ricevuti, che chiamo col suo nome questo nobilissimo rappresentante della Famiglia delle Palme. i Descrizione. — È una delle più grandi Palme che ho osservato, quantunque il suo tronco sia relativamente gracile; questo all’ altezza di un uomo non è più di 25 cent. di diametro, è liscio e regolarmente cicatricoso-annulato. Le foglie, senza la guaina, sono lunghe da 3 metri ed anche più, le più esterne rimangono orizzontali facendo un angolo retto sulla guaina; questa è lunga sino a 60 cent. liscia o appena nervosa non furfuracea, ma bellamente pruinoso-glaucescente, i suoi margini si sface- lano appena. Il rachide nel mezzo della foglia e verso l’ apice è prismatico-triangolare, piano di sotto e presentante l’angolo acuto di sopra. I segmenti delle foglie sono numerosissimi, pettinati, tutti conformi, alterni, quelli verso la base quasi opposti, ed opposti quelli verso l'apice; solo i mediani sono più lunghi degli altri e vanno poi decrescendo gradatamente in lunghezza verso l’ alto; sono glabri, verdi e non hanno nè pagliette, nè forfora lungo le nervature nella pagina inferiore; i più grandi sono lunghi sino a 90 cent. e nella parte mediana sono sino a 4'/, cent. di larghezza; sono tutti attenuato-acuminati all’ apice e brevemente bifidi, i terminali anzi si direbbero meglio bidentati; questi sono più stretti, più corti degli altri, ma non confluenti e nemmeno fra di loro ravvicinati; tutti sono fortemente nervosi e sul secco appari- scono plicati; il nervo mediano è fortissimo; ve ne è poi generalmente un altro secondario per parte, molto acuto però, e quindi un altro pure per parte terziario, che apparisce di più sulla pagina inferiore, mentre gli altri sporgono sulla faccia superiore; i margini sono ingrossati da un nervo pure assai forte. Spate complete due, crassis- sime, coriacee, glabre, liscie, pruinose glaucescenti, l’ esterna spatolata bruscamente terminata in punta ottusa, brevemente bifida all’ apice; acutamente bicarinata, lunga circa 25 cent. larga 5-6 persistente, l’ interna più lunga (35 cent.) decidua, lanceolato- ellittica acuminata. Lo spadice è lungo circa un metro, triplicato-ramoso, con i ramicelli lunghi 20-30 cent. attenuati verso l’ apice perchè ivi non portano che fiori è , alla base di 4-5 mill. di diametro, con i pulvinuli superficiali circondati da brattee scaglie- formi di poco più di ‘/, mill. di altezza, ma giranti tutto intorno al pulvinulo. La parte stipitiforme dello spadice è sino a 3-34/, cent. di diametro ; esso è poi tutto densamente coperto di lana fulvescente che scomparisce coll’ età. Glomeruli triflori; il fiore mediano £ verso l’ apice dei rami manca. Fiori è grandicelli subtrigono-glo- boso-ovati, spesso alquanto irregolarmente evoluti, lunghi 7-3 mill., larghi 5, calice corto (1'/,-2 mill.); sepali imbricati larghissimi (larghi 4 mill., lunghi 6) e molto bassi, perfettamente rotondati, superficialmente (sul secco) nervoso-striati longitudinal- mente, col margine acuto, ciliolati, lisci, non carenati od ottusamente; petali coriacei, ovati, concavo-cimbiformi; stami 24 con filamenti filiformi, confluenti alla base e \ PALME DELLA NUOVA GUINEA DD formanti una specie di anello intorno al rudimento di ovario; questo è corto, globoso. trilobo; i filamenti sono disuguali, compressi, sinuosi e per lo più coll’ apice ripie- gato; l’antera però rimane nella sua posizione; è solo il filamento che allungandosi molto, non potendo sollevare l’ antera che rimane confinata nel boccio, si ripiega in un punto qualunque; accade però spesso, che frammisti ai filamenti di questa na- tura se ne trovano altri eretti e non ripiegati, ciò che dimostra il poco valore generico da accordarsi alla ripiegatura del filamento; le antere sono versatili, colle loggie alla base disunite solo fin dove sì inserisce il filamento, all’apice sono smarginate, di forma rettangolare, lunghe 2'/,-3 mill., larghe '/,. Fiori 9 globoso-piramidati acuti, con calice e corolla imbricati; sepali callosi alla base ; petali più lunghi dei sepali, ovario obovato attenuato alla base; rudimenti staminei 3 dentiformi triangolari. I frutti sono globosi della grossezza di una palla da fucile, quasi sferici bruscamente contratti in punta + obliqua, portante i resti degli stigmi, da 17-20 mill. di diametro col pericarpio scar- samente carnoso, mesocarpio formato da fibre corte, endocarpio sottile e fragile come un guscio d’ uovo, ma di consistenza quasi vitreo-ossea, levigato internamente ed ivi con una striscia stretta longitudinale marcatissima indicante l’ attacco del rafe; il seme è sferico (13-14 mill. di diametro ) con la testa membranaceo-scariosa, il rafe occupa tutta la lunghezza del seme e le sue ramificazioni formano un fitto reticolo su tutta la sua superficie. L’ embrione è basilare, il perisperma è profondamente ruminato. I frutti da me raccolti erano sempre verdastri e cominciavano a diventar rossastri, per cui è probabile che prendano quest’ ultima tinta più carica quando siano perfettamente maturi. Osservazioni. — Seguendo il sistema dei Sigg. Wendland e Drude questa specie meriterebbe di essere innalzata al grado di genere; differirebbe dai veri P4ychosperma per il seme non solcato, le foglie non troncate, gli stami in parte a filamento in- troflesso; dal Loxococcus per le medesime ragioni meno che per il seme solcato: dall’ Archontophenia per il numero degli stami, per le foglie con nervi marginali: da tutti per il seme con rami del rafe formanti un fitto reticolo e per la natura speciale dell’ endocarpio. Dall’ Archontophenix differirebbe ancora per le antere erette, mentre dai Sigg. Wendl. e Dr. vengono descritte in questo genere « vernatione infracta ». 18. PIYCHOSPERMA CAUDATA sp. 7. — Caudex subelatus 10 m. alt., 7-8 cent. crassus. Frondes 2"-2" 50 lon. regulariter pectinato-pinnatisectae, vaginis crasse co- riaceo-sublignosis 65 cent. lon., adpresse fusco-furfuraceis, marginibus integris non sfacelatis, rachide subtus convexa, supra excavato-concava, in parte apicali obtuse trigona, inferne plana; segmenta numerosa subopposita, subtus glaucescentia, lanceo- lato-linearia; intermedia longiora oblique acuminata et seepe longissime appendicu- lato-caudata, 70-80 cent. longa, nervis validissimis 2 a margine remotis, inferne squamuloso paleaceis, superne acutissimis, nervo mediano vix conspicuo; segmenta superiora sensim minora apice profunde bilobato-bifida, lobis bidentatis; terminalia in flabellum brevem, profunde furcatum, margine duplicato-dentatum, confluentia. Spadix ramosus simpliciter pyramidato-ramosus, ramis elongatis crassis; spatha solitaria ? Flores spiraliter dispositi. Staminum rudimenta in fl. £ nulla. Drup2 atro-sanguinex, obovato-globosae, 15 mm. lon., 10 mm. lata, utrinque attenuate, apice abrupte, vix oblique, apiculato-umbonatae, epicarpio subessucco, mesocarpio fibroso; semen sphwe- ricum (8 mill. diam.), endocarpio tenuissimo obtectum; raphe obsoleta, ramis nu- merosis ex apice seminis descendentibus vix obliquis, subsimplicibus. 56 °° PALME DELLA NUOVA GUINEA Abita. — Raccolsi su delle basse colline ad Anda:, specialmente in vicinanza dei ruscelli, il 14 Agosto 1872. Descrizione. — Non ho trovato di questa specie che esemplari fruttificati, essa ha notevoli punti di rapporto col P. Arfakiana e col P. Musschenbrockiana, dai quali però è ben distinta; mancando i fiori anche la sua posizione generica non è del tutto definita, per l’ abito però conviene perfettamente colle forme sopra citate. L’ individuo del quale ho fatto gli esemplari era alto 10 m. e con un fusto fra i 7-8 cent. di diametro. Le frondi senza la guaina erano dai 2 ai 2"50 ‘lunghe, regolarmente pinnatisette coi segmenti quasi opposti; quelli di una parte però rimangono sempre un poco più bassi di quelli della parte opposta, sono di sotto glaucescenti ; quelli mediani lunghi dai 70-80 cent., larghi dai 4 ai 5 cent., attenuati acuminati; alcuni di questi sono obliquamente e bruscamente contratti in una lunga coda filiforme e compressa, continuazione del margine superiore; molti dei segmenti mancano di questa appendice, perchè nell’ evo- luzione della foglia sembra si distacchino; i segmenti superiori poi si fendono nel mezzo all’ apice per la lunghezza di 5-4 cent.; i 2 lobi così nati si fendono poi di nuovo brevemente in 2 denti più o meno corti; all’insenatura più grande fa termine il nervo mediano, che debole e prominente solo nella pagina inferiore, nella superiore non è indicato che da un sottilissimo solco o piega; ai denti secondari fanno capo 2 fortissimi nervi o coste, che presso la loro inserzione sul rachide sporgono sulla pa- gina superiore di almeno 2 millimetri; sono depressi ed a margine acuto, questi nervi nella pagina inferiore sono coperti da corte e fitte -e quasi confluenti squamule es- sucche; i margini dei segmenti sono acuti appena appena ingrossati, ma non v'è nervo marginante distinto; i segmenti diminuiscono di lunghezza verso l’ apice della foglia, dove poi si raccorciano molto e dove gli ultimi contribuiscono a formare un flabello in forma di coda di rondine, lungo 25-30 cent. e largo 17-18, con il margine superiore convergente verso il rachide, doppiamente dentato a denti talvolta subulati. I segmenti avendo 2 nervature primarie, hanno due pieghe alla base nel punto d’inserzione col rachide. La guaina è lunga da 65 cent., è molto consistente e quasi fibroso-legnosa sul secco, appena visibilmente ma fittamente striato-venosa per il lungo, minutamente fusco-furfuracea esternamente, coi margini interi non fibroso-sfacelati. Lo spadice è lungo 50 cent. con la base di 3 cent. di diametro, gradatamente assottigliantesi cupres- siforme e portante dei numerosi e lunghi rami (30 cent.) sin dalla base ascendenti, sem- plici, crassiusculi (5-6 mill.) con i pulvinuli larghi, molto ravvicinati e circondati da scaglie bratteolari ungueformi. Fiori disposti a spirale. Frutti globoso-ovati, attenuati alle due estremità, all’ apice bruscamente contratti in punta un poco obliqua, portante i resti degli stiomi. Il calice e la corolla persistenti formano alla maturità del frutto una piccola cupula di circa 7 mill. di diametro, in essa i sepali ed i petali sono ungueformi, di forma e lunghezza quasi eguali fra di loro, solo ed appena imbricantisi coi margini; i petali sono un poco meno larghi non carenati nè gibbosi, coriacei e lisci, ma opachi. Non si vedon traccie di stami sterili. Il seme è perfettamente sferico di 3-3 !/, mill. di diam., aderente all’endocarpio tenuissimo e non distinto; i miei saggi non sono del tutto maturi, per cui non si distingue la posizione del rafe; le sue ramificazioni discendono dall’ apice del seme in numero di 16-17 e seguono tutta la sua lunghezza senza ramificarsi, alcune soltanto sono un poco oblique ed anastomosate. I frutti erano di color sanguigno scuro, quasi senza polpa. Albume a ruminazioni numerose giungenti sino al centro del seme. Osservazioni. — Anche questa specie, più che a qualunque altro sottogenere, si ravvicina all’ Archontophaniax W. e Dr. PALME DELLA NUOVA GUINEA ori 19. PITYCHOSPERMA ARFARIANA sp. 7%, — Caudex mediocris, 8-10 met. altus, 10-12 cent. crassus. Frondes cir. 2 metr. lon., vaginis rubiginoso-furfuraceo-ve- lutinis apice fibroso-sphacelatis, regulariter pectinato-pinnatisectae, rachide basì com- pressa, subtus convexa, superne subcanaliculato-plana, in parte mediana prismatico- triangulari; segmenta numerosissima subopposita, anguste lanceolato-linearia acumi- nata, apice breviter oblique 1-2-denticulata; nervo mediano validissimo, duobus late- ralibus marginantibus; segmenta superiora sensim. minora non confluentia. Spatha solitaria (?) adpresse furfuracea. Spadix ramosissimus. Flores parvi, masculi ovato- trigoni, apici parum attenuati, = oblique evoluti; petala longitudinaliter nervoso- striata, apicibus breviuscule productis subvalvatis; stamina 6, filamentis vernatione infractis, antheris erectis subsagittatis; ovarii rudimentum majusculum clavatum, apice trilobum. Flores 9 gioboso-pyramidati acutiusculi; staminum rudimenta 3 (semper ?). Ovulum parietale. Drupe ...... Abita. — Sul Monte Arfak ad Hatam a circa 1600 metri sul livello del mare. Luglio 1875. Descrizione. — Fusto di grandezza mediocre, forse perchè gli individui da me raccolti crescevano a considerevole altezza sulla montagna; altri ne ho osservati più in basso assai più grandi e proceri, che però non potrei assicurare che appartenessero alla medesima specie. Le fronde rassomigliano moltissimo a quelle del Ptych. Musschen- broekiana, ma sono più piccole, esse sono lunghe oltre due metri e regolarmente pinnatisette. Il rachide alla base è largo sino a 4 cent. ed ivi è tondeggiante di sotto, di sopra è pianeggiante ed un poco scavato a doccia, poi verso il mezzo e fino all’ a- pice della foglia è prismatico triangolare con gli spigoli molto acuti. 1 segmenti sono regolarmente disposti ai lati del rachide e sono quasi opposti, raramente però sono asso- lutamente opposti, vanno aumentando di lunghezza e larghezza verso il mezzo delle foglie e poi decrescono verso l’ alto; i segmenti più grandi 60-70 cent. lunghi e 3 cent. larghi; sono però di forma tutti eguali, lungamente acuminati in una punta per lo più accompagnata dal lato inferiore, nel punto della terminazione del nervo me- diano e del nervo esterno, da 1 o 2 denti poco visibili; i segmenti terminali non sono confluenti nè ravvicinati più degli altri e sono oscuramente bidentati. Il nervo mediano è fortissimo e si produce assai sulla faccia superiore; i 2 nervi marginanti sono più forti dei nervi secondari, che insieme ai terziari, sono assai pro- minenti nella pagina inferiore; sui nervi marginanti vi è una specie di forfora squa- mulosa che non so se scomparisca nell’ invecchiare della foglia; anche nella parte superiore, alla congiunzione dei segmenti, sullo spigolo superiore del rachide vi sono delle squamule forforescenti ferruginee. Lo spadice è grande e ramosissimo, ma io non ne conservo che dei frammenti lunghi circa 40 cent.; le ultime diramazioni solo sono fiorifere e queste sono lunghe da 15-18 cent. e sottili (3 mill. di diam.). I fiori sono piccoli in glomeruli molto ravvicinati disposti a spirale, tutti terni sino all’ apice dei rami. Delle spate non ne conservo che una, mancando la base dello spadice non è possibile vedere il numero di esse dalle cicatrici; quella che conservo è lunga 62 cent. oblanceolato-spatolata guainante alla base, fessa per quasi tutta la lunghezza, forte- mente coriacea, ottusissimamente bicarenata e minutamente furfuracea. I fiori è sono lunghi 4 mill., in generale alquanto asimmetrici in causa del grande ravvicinamento dei glomeruli e quindi per la mutua pressione, sono trigono-prismatico-ovati, un poco attenuati all’ apice e subacuti; i sepali sono largamente ovato-triangolari lisci e quasi vernicosi, ottusi o subacuti, pochissimo o punto gibbosi alla base, ottusamente carenati, Q 55 PALME DELLA NUOVA GUINEA al margine scariosi e ciliati !/, circa della lunghezza dei petali; questi sono valvati, ovali-ellittici alquanto irregolari, acutiusculi od ottusi, poco concavi, esternamente con 12-14 nervi o coste longitudinali ben marcate; gli stami sono 6 coi filamenti riuniti in anello alla base, filiformi compressi ed all’ apice ripiegati, le antere però nel boccio sono nella loro posizione abituale, poi versatili, quasi sagittate con le logge distinte nel terzo inferiore, un poco attenuate all’apice ottuse ma con connettivo breve- mente apiculato. Rudimento di ovario grandicello, conico, con stilo crasso e subclavato coll’apice trilobo. Fiori 9 globoso-conici, nei miei campioni, che però non sono ancora giunti all’ epoca della loro perfetta fioritura, sono di 2 '/3-3 mill. di diametro; i sepali poco o punto gibbosi alla base, quasi lisci; i petali sono più lunghi dei sepali, largamente imbricati alla base, esternamente nervosi, terminati da una corta punta valvala; ovario attenuato alla base, rudimenti di stami 3 dentiformi per lo più rav- vicinati da un lato; ovulo parietale. Frutti non vidi. Osservazioni. — Dovrebbe forse riportarsi al genere Alopaloblaste di Scheffer, se questo non lo credessi, come ho già indicato, identico all’ Archontophenix W. e Dr.; gli stami però avrebbero le antere erette e non ripiegate, quantunque il filamento sia ricurvo, ma dubito dell’ esattezza del carattere assegnato dai più volte citati autori. Ad onta della mancanza dei frutti non dubito della bontà di questa specie; . i frutti probabilmente rassomigliano a quelli del Ptychosperma Musschenbroekiana. Per la presenza dei nervi marginanti si distinguerebbe dal Ahopaloblaste, se si po- tesse dare grande importanza a questo carattere. 20. PITYCHOSPERMA ARECINA sp. n. — Caudex elatus vel subelatus, 15-20 m. alt. Frondes 5-metrales, vaginis levibus, regulariter pinnatisecta, rachide in parte mediana trigono-prismatica; segmenta numerosa glabra, alterna vel subopposita basi paullulum cuneata; intermedia longiora oblique truncato-eroso-dentata, margine su- periori vix attenuato-producta, 60 cent. long., 6-7 cent. lata; superiora sensim minora non confluentia nec approximata, truncata, nervo mediano solitario valido, 2 late- ralibus validiusculis marginantibus, inferne nec furfuraceis nec paleosis. Spadix tri- plicato-brachiato-ramosus. spathe completa 2. Flores glomerulati, in extremitate ramorum gemini, masculi; glomeruli terni, fl. mediano 9, perpauci. Flores masculi inter majores, oblongi, coriacei; petala calyce duplo longiora; stamina numerosissima (200) filamentis erectis; ovarii rudimentum ovato-conicum elongatum longe attenuatum. Floris 9 petala et sepala latissima, valde imbricata; staminum rudimenta 5 (semper?) majuscula antherifera. Drupe magna, obovato-globose, punicea, abrupte apiculate, basi calyce et corolla auctis cupulatim breviter involutae, epicarpio crustaceo fragili, mesocarpio carnoso, endocarpio osseo-cocoideo crassissimo, profundissime 10-sulcato, sulcis 5 minoribus. Semen irregulare profunde 5-sulcato-costatum, raphe longitu- dinali, albumine ruminato, embrione basilari. Abita. — Nelle foreste inondate a Ramot presso Soron sulla costa Nord Ovest della Nuova Guinea, $ Giugno 1872. o Descrizione. — Palma a tronco alto 15-20 metri grosso come quello di una comune Areca, cilindrico quasi liscio a fibre durissime. Le fronde sono lunghe da 5 metri, con le guaine liscie, regolarmente pinnatisette con rachide trigono-prismatico nel mezzo delle foglie e verso l’ alto; i segmenti sono numerosi alterni o per combi-. nazione suboppositi un poco cuneati verso la base, del resto di larghezza quasi uni PALME DELLA NUOVA GUINEA 59 forme in tutta la lunghezza, decrescenti di dimensioni verso |’ apice della foglia; i mediani Jarghi 6-7 cent. e lunghi circa 60 obliquamente troncati e dentato-smangiati all’apice, un poco attenuati verso il margine superiore: i segmenti prossimi all’estremità. della fronda non sono più ravvicinati fra loro degli altri, sono però meno obliquamente troncati ed i terminali sono conformi agli altri, soltanto circa 20 cent. lunghi e 3-4 larghi; un solo è il nervo primario sporgente sulla pagina superiore, i nervi secondari sono numerosi ed uno per lato esattamente marginanti ed assai forti; non vi è nè peluria, nè forfora in nessuna parte della fronda adulta. Lo spadice che conservo è lungo 50 cent. diffusamente triplicato-brachiato-ramoso sin quasi dalla base che è larga 25-28 mill., le cicatrici di spate complete sono due, ma queste sono cadute; i ramoscelli ultimi sono i soli fioriferi e sono relativamente sottili e corti, tor- tuosi (7-10 cent. lunghi, 3!/,-4 mill. crassi), essi portano verso l’ estremità solo i fiori è gemini; i fiori 9 sembrano molto scarsi e si trovano solo verso la base dei ramoscelli inferiori ed a quanto pare (giudicando dalle cicatrici) accompagnati da 2 fiori è. Questi sono fra i più grandi del genere, cilindraceo-oblunghi, rotondato-ottusi all’ apice, lunghi 15 mill. e larghi circa 7 mill., duri e coriacei; i sepali sono la metà della lunghezza totale del fiore, imbricati, ungueformi, crasso-gibbosi alla base e tal- volta qualcuno ottusamente apiculato-calcarato nel mezzo della faccia esterna, col mar- gine acuto non ciliato, più o meno irregolarmente fessi: i petali sono concavi non striati nè nervosi esternamente come i sepali; stami numerosissimi (200) di ineguali lunghezze, con filamenti eretti subulati; antere lineari, profondamente smarginate all’ apice, lunghe circa 4 mill. a loggie parallele, disunite solo nel terzo inferiore dove si inserisce il filamento. Rudimento d’ovario lungo quanto gli stami più lunghi, nei quali il fila- mento è assai più lungo delle loggie, mentre negli esterni queste sono più lunghe di quello. Il rudimento dell’ ovario è ovoideo-conico, attenuato in un processo stiliforme , dilatato stiematoso all’ apice. I pochi fiori ® che io conservo non sono ancora giunti a completo sviluppo; essi sono irregolarmente globosi, lisci, più larghi che lunghi per la grande gibbosità dei sepali; questi sono talmente imbricati che sì sovrappongono per più della metà nel frutto maturo; a questa epoca sono alti 3-9 mill., il più in- terno 3 volte più largo dell’ esterno, della metà più corti dei petali, imbricatissimi, ottusamente e largamente apiculati; l’ interno disteso misura più di 5 c. ed è 14 mill. alto; 5-6 sono i rudimenti di stami che si scorgono nel fondo della specie di cupula formata dal calice e corolla, con antere a loggie ben distinte e lunghe 7-8 mill.; ovulo mi è sembrato parietale. I frutti maturi sono rosso-punicei, globoso-obovoidei, bru- scamente e quasi centralmente umbonato-apiculati, lunghi 50 mill. e larghi 43 m. alquanto carnosi, con l’endocarpio durissimo legnoso-corneo-coccoideo profondamente solcato, presentante in una sezione orizzontale 5 larghi raggi, profondamente furcati alla lor volta; quindi i solchi in totale sono 10, cinque più profondi e 5 meno. Il seme è separabile dall’ endocarpio ed è opaco e quasi tanto lungo quanto largo (25 mill.), ma acuto e apiculato irregolarissimo, molto profondamente 5-solcato-costato a coste larghe; rafe longitudinale seguente la direzione di una delle coste, con rami orizzontali varii e anastomosati; perisperma eburneo, assai profondamente, ma non fittamente, ruminato; embrione basilare. i Osservazioni. — Non differisce genericamente dalle forme tipiche del P4ycho- sperma che per i frutti grossi come quelli della comune Areca e con l’ endocarpio della struttura particolare descritta, per i fiori maschi molto grandi e per lo straordinario numero di stami. Il seme solcato e ruminato e le foglie a segmenti troncati all’ apice lo mettono fra le forme tipiche. 60 PALME DELLA NUOVA GUINEA E da avvertirsi che nella fig. 19, tav. 129 di Martius rappresentante l’ ovario se- zionato di Seaforthia Ptychosperma, l ovulo sembrerebbe basilare; io ho analizzato i fiori degli esemplari autentici di questa specie nell’ Erbario Webb, ed ho riscontrato essere l’ ovulo pendente da un lato dall’ alto della loggia; nei fiori 9 si trovano minuti rudimenti di stami. 21. PryCHOosPERMA PARADOXA $Scheff. Arée. 2° mém. p. 121. — Drrmo- PHLEUS? PARADOXUS Scheff. PI. Nouv. Guin. p, 53. Osservazioni. —- La descrizione sino a qui pubblicata del Pychosperma paradoxa Scheff. è molto incompleta; da essa apparirebbe che il frutto quantunque similissimo a quello della specie testè descritta è più piccolo e meno ruminato. Il Pty. paradoxa fu trovato alla Nuova Guinea alla Baia di Humboldt dal Sig. Teysmann. PTYCHOSPERMA CALAPPARIA Mg. FI. Ind. bat. III, p. 20. — AcrInoRHYTIS Wendl. et Dr. in Linn. 1875, pag. 184. Osservazioni. — Non possiedo esemplari di questa specie provenienti dalla Nuova Guinea, nè mi ricordo di avervela veduta; essendo però specie che trovasi frequente- mente nelle Molucche è probabile che possa ritrovarsi in seguito in qualche parte delle isole Papuane. I Sigg. Wendland e Drude hanno creato il genere ActorQyts per questa pianta; certamente stando ai criterii che i prelodati autori hanno seguito nel costituire i loro generi, potrebbe anche questo considerarsi come buono, ma vista |’ incostanza e la variabilità di questi caratteri io continuo a considerarla come rientrante nel genere Ptychosperma di cui ha interamente l’ abito. Gli esemplari che io possiedo di Borneo, hanno i fiori $ ovato-trigoni, corti (4 mill.) con i sepali levigati vernicosi, carenati, una volta e mezzo o quasi due, più corti dei petali; questi valvati o largamente ovato-attenuati in alto concavi ed acuti, un poco asimmetrici; stami numerosi (30-35?) con filamenti filiformi elongati, inflessi; rudi- mento di ovario clavato un poco più corto dei filamenti; antere versatili a loggie spesso ineguali; nel bocciamento non mi sembrano ripiegate, giacchè la parte più profondamente partita, dove le loggie sono disunite, sta in basso; è dunque anche qui il filamento che fa una doppia ripiegatura. Fiori 9 a sepali squameformi ungueformi appena imbricati, lisci vernicosi; petali pure poco imbricati, ottusamente multicostato- nervosi, apiculati e molto ineguali, apparentemente sub-ermafroditi. Nel solo f. 9 che ho potuto esaminare, ed ancora non giunto all’ epoca dello sbocciamento, ho trovato l’ovario obovato con gli stigmi in forma di 3 denti conniventi che formano nel boccio una fessura a 3 raggi, i rudimenti staminei sono numerosi (12 o 15 ?), di questi alcuni, tutti corrispondenti al petalo più interno, con antera a loggie formate e col filamento inflesso, altri con Vantera abbozzata ed il rimanente ridotti al solo filamento. Il DI" Scheffer, Aréc. p. 39, descrive il fiore 9 del Ptych. Calapparia con 3 di tali rudimenti di stami; suppongo quindi che il numero di essi debba essere molto variabile. La figura II, tab. 155 di Martius che dovrebbe rappresentare V’ Areca alba, mi sembra corrisponda bene al P. Calapparia, specialmente per i rudimenti di stami dei fiori 9; ma io non conosco la vera Areca alba. I miei esemplari fioriferi di P. Calapparia sono molto incompleti, ma non credo vi possa esser dubbio che essi realmente ap- partengano alla Areca Calapparia di Blume per i frutti ben maturi e caratteristici che ne possiedo e perchè è specie che ho visto le mille volte in varie parti dell’ Arci- PALME DELLA NUOVA GUINEA 61 pelago e nell’ Orto Botanico di Buitenzorg, dove anzi si trovano intieri viali di questa Palma. Il D.' Scheffer, Aréc. I. c. descrive il fiore maschio senza rudimento d’ovario; nel- l’altra sua rivista del gruppo, fra i caratteri generici a p. 136, vien descritto come piccolo; ora nei fiori da me esaminati, l’ovario rudimentario è bene sviluppato e co- lumnare, ciò che farebbe supporre che questo organo. come il numero degli stami rudimentari del fiore 9, sia molto variabile in questa specie. Mi viene anche il dubbio che Miquel confonda nella sua Areca ala, FI. Ind. bat. II, p. 10, anche il P. Calapparia che poi descrive a p. 2). Il nome Giavanese di Pirnang sinagar che egli attribuisce all’ Areca alba mi fa nascere questo sospetto; giacchè è sotto cotesto nome che è conosciutissima ai Giavanesi il P. Calapparia; anche a Sarawak con poca differenza nella pronunzia vien chiamato Pinan Sarnavar. Nem- meno in questa pianta trovo caratteri bastevoli da autorizzare la distinzione in ge- nere speciale. Il carattere migliore sarebbe tratto dalle ruminazioni del perisperma. che in una sezione trasversale appariscono come numerosi raggi; ciò è dovuto a questo, che il tessuto colorato invece di compenetrare la massa del perisperma in forma di lamine, lo compenetra in forma di cilindri o tubetti, che arrivano quasi fino al centro del seme; da ciò ne nasce che esternamerte il seme isolato e ben secco, apparisce come tutto bucherellato. E tanto poi variabile da specie a specie la ruminazione del seme nelle Palme, che a voler prendere per carattere generico la varia disposizione di essa, occorrerebbe quasi istituire un genere per ogni specie; appena posso considerare come caraitere generico, l’ esser il perisperma ruminato o no, perchè in alcune specie la ruminatura è così superficiale, da essere incerti come debba considerarsi. Le foglie più o meno acuminate, invece che troncate, formano forse un carattere migliore per l’ abito particolare che danno alla pianta secondo che essa possiede l’ una o l’altra forma di foglie. Il P. Calapparia entra nel gruppo dei Péychosperma a foglie acute. Credo poter riportare al genere /ychosperma una piccola Palma trovata a Sin- gapore; essa è specialmente interessante per essere il genere a cui la riferisco tanto scarsamente rappresentato nella parte occidentale dell’ Arcipelago Indo-malese. Ec- cone la frase diagnostica. PTYCHOSPERMA SINGAPORENSIS sp. 7. — Caudex humilis 1" 50 cent. circ. altus. Frondes circ. 4" 70 cent. longae, regulariter pectinato-pinnatisecta, rachide base longe (70 cent.) denudata, inferne concava, superne profunde canaliculata, in parte suprema fusco-furfuracea; segmenta regulariter alterna anguste lanceolata acu- minata; intermedia longiora circ. 20 cent. lon. et 12-15 mill. lata; suprema breviora non confluentia, apice sublacero-fissa; omnia subtus trinervia, nervis paleaceo-squa- mulosis, lateralibus a margine remotis. Spadices circiter 30 cent. longi e base sim- pliciter ramosi, ramis 5-7, apici attenuatis, in sicco rimuloso-squamosis, superficialiter alveolatis. Spathae . ... Flores in parte inferiore ramorum glomerulato-terni, inter- medio 9, apici gemini tantum masculi. Fl. masc. globosi (?) symmetrici (?); sepala imbricata gibba, margine scarioso ciliato-lacero; petala valvata; stamina 6 erecta, filamentis basi dilatatis; antheris dorsifixis. Fl. foem.j; sepala imbricata gibba apice ciliato; petala sepalis duplo longiora imbricata apice appendiculato subtrilobo, extus nervoso-striata; staminum rudimenta 6 lato-triangularia obtusa antheras abortivas .gerentia; ovarium obovato-oblongum; stigmata tria reflexa canaliculata; ovulum solitarium parietale. Fructus . ..... 02 PALME DELLA NUOVA GUINEA Abita. — Nelle foreste di Singapore a Woodlands. Raccolsi in Marzo 1866. (Osservazioni. — La mancanza del frutto e dei semi maturi lascia ancora in dubbio la vera posizione sistematica di questa Palma. Genus VII. LINOSPADIX Wendl. H. Wendl. in Horto Herrenh. et W. et Dr. în Linn., 1875, p. 198. — BaAcuLaRrIA F. van Mueller Fragm. VIII, 103. Spadices interfrondales simplices graciles, longissime pedunculati, erecti vel nutantes, in parte florifera # incrassati. Spatha 2 completa longe vaginantes remote, anguste, marcescentes, quarum exterior tubulosa bicarinata anceps. Glomeruli triflori, spiraliter in scrobiculis nidulantes aut vix immersi. Flores 4 symmetrici; sepala 3 imbricata; petala valvata; stamina 9; ovarii rudimentum minutum vel elongatum. Floris 9 sepala et petala imbricata; ovulum parietale (vel subbasilare ?). Staminum rudimenta dentiformia. Drupa rubrae vel aurantiace, pericarpio carnoso, mesocarpio fibroso, en- docarpio tenui; stigmatum residua exacte apicalia. Semen esulcatum ; raphe lateralis ramos utrinque paucos emittens. Albumen aquabile. Palma Papuane et Australiana humiles elegantissima caudice gracili arundinaceo. Frondes inaequaliter pinnatisectae vel furcato-flabelliformes. Osservazioni. — Il genere Zmnospadia è stato istituito dal Sig. H. Wendland per Vl’ Areca monostachya Mart.; esso è stato per la prima volta ben caratterizzato nel lavoro più volte citato dei Sigg. Wend. e Dr. nella Linnaea, vol. V, p. 117 e 198 (1875). Il nome di Zirnospadia vien detto, in una nota in calce alla pag. 195, essere stato adoprato dal Sig. Wendland fino dal 1861 per questa pianta nell’ Orto Ilerrenhusano, da dove con tal nome è stata distribuita ad altri Orti botanici; ciò però secondo l’ articolo 45 delle leggi botaniche, non costituirebbe una pubblicazione ed un diritto di priorità. Il Barone Ferd. van Mueller, nel vol. VII a pag. 103 dei suoi « Frag- menta » (1S68-1871) aveva proposto per 1’ Areca monostachya il nome generico di Bacularia, senza però far conoscere una frase diagnostica, quantunque fossero state specificate alcune delle sue caratteristiche. A me sarebbe sembrato equo di preferire il nome di Bacularia a quello di Lirospadiz ; ma lascio ad altri la briga di risol- vere questa questione di diritto botanico. A chi non piacerà di continuare a chiamare Linospadix le specie di questo genere da me descritte le chiamerà Bacularia. I Sigg. W. et Dr. descrivono l’ ovulo del Linospadix monostachyos come inserito sul- l’asse e perfettamente libero dall’ ovario; il seme però vien descritto come attaccato un poco lateralmente; la figura del seme nella Tav. II, fig. 2, 2, della loro memoria mostrerebbe un rafe simile a quello delle specie a seme od ovulo parietale; e difatti nelle specie da me esaminate non riman dubbio che tale sia la posizione dell’ ovulo e del seme. 22. LINOSPADIX ARFAKIANUS sp. 72. — Caudex arundinaceus humilis 12-44, mill. diam. Frondes cire. 50 cent. longe, basi longiuscule denudato-petiolatae, inaequaliter pinnatisectae; vagina 15-18 cent. longa; segmenta nunc pauca, nunc plurima valde. inequalia: basilaria angustiora circ. 12 mill. lata, leviter arcuata, acuminatissima; PALME DELLA NUOVA GUINEA 63 terminalia sreepissime in flabellum furcatum connata. Spadices elongati filiformes, in parte florifera vix incrassati. Flores è 53 mill. longi, trigono-pyramidati obtusi; sepala latissima obtusissima vel emarginata lavia, gibboso-carinata; petala sepalis duplo longiora extus nervoso-striata; stamina 9; arthere filamento breviores versatiles basi sagittato-cordatae; ovarii rudimentum elongatum staminibus dimidio brevius. Flores 9; sepala et petala latissima imbricata; staminum rudimenta dentiformia; ovarium co- lumnare; stigmata reflexa; ovulum solitarium parietale. Drupa carnosa globoso-0h- longee 12 mill. longe 8 mm. lata. Semen rotundato-ovoideum obtusissimum S mm. long., 6 mm. latum; raphe longitudinalis. Abita. — Sul Monte Arfak ad Matam, fra i 1500-2000 metri, raccolsi nel Luglio 1875. Descrizione. — Fusti arundinacei 0"60-1"00 alti e di 12-14 mill. di diametro, fittamente annulato-cicatricosi e nodosi. Foglie con la fronda lunga circa 50 cent. alla base assai lungamente denudate; guaina 15-18 cent. lunga profondamente fessa, minutamente nervosa col margine lacero-fibrosa; rachide alla base a sezione trian- golare, di sopra piano, di sotto piuttosto ottusamente carenato. La fronda è secondo l’età più o meno inegualmente pinnatisetta; ora non vi sono che 3-4 segmenti per lato ed ora 10-12. Le fronde nelle piante vecchie sembrano maggiormente divise; i segmenti sono molto variabili; quelli basilari, specialmente nelle fronde di piante adulte, sono più stretti, larghi circa 42 mill. leggermente arcuati, acuminatissimi, ma con l'estrema punta troncata e quasi ingrossata; i segmenti apicali formano spesso un flabello largo furcato, a segmenti larghissimi acuminati, risultanti ognuno dalla con- crescenza di 5-6 segmenti. Spadici interfrondali, talvolta numerosi, allungati, filiformi alla base lungamente nudi ed un poco compressi, appena ingrossati nella parte fiorifera, più corti delle foglie. spate due complete, marcescenti, lungamente guainanti, 1’ esterna ancipite, l’ interna compressa all’ apice lungamente fessa. Spate, rachide e guaina delle foglie ricoperte di minute squamule fuscescenti furfuracee. Fiori disposti in glomeruli terni nell’ escavazioni dello spadice; queste sono in spirale intorno la metà superiore e un poco ingrossata di esso; delle espansioni della nicchietta, squamiformi troncate e delle piccole brattee inviluppano alla base i glomeruli; il fiore mediano è femmineo, i due laterali sono maschi e precoci. I fiori è sono simmetrici, lunghi circa 3 mill. trigono- piramidato-ottusi; il calice è di 3 sepali imbricati larghissimi gibboso-carenati, lisci, ottusissimi o quasi retusi all’ apice, ciliolati; i petali sono più del doppio più lunghi dei sepali, coriacei, liberi fino alla base, ovato-ottusi. esternamente nervoso-sfriati : stami 9; antere versatili cordato-sagittate con le orecchiette ottuse più corte dei filamenti; ovario rudimentario elongato della metà più corto degli stami. Fiori +4 lunghi quasi quanto i fiori maschi ma più grossetti; sepali imbricati simili a quelli dei fiori è ma più carenati, all’apice ingrossati e gibboso-cucuHati; petali imbricati, largamente ovati o subapiculati longitudinalmente minutamente nervoso-striati; ru- dimenti di stami dentiformi. Ovario columnare ellittico con gli stigmi papillosi re- flessi acuti; l’ ovulo è solitario e parietale. Le drupe sono rosse globoso-oblunghe. perfettamente sviluppate lunghe 12 mm. e larghe $, col pericarpio carnoso sul secco crostaceo, il mesocarpio fibroso con fibre depresse e leggermente reticulato-anasto- mosantesi; l’ endocarpio aderisce strettamente al seme; residui degli stigmi esatta- mente apicali tridenticulati. Seme rotondato-ovoideo ottusissimo lungo $S mill. e largo 6; col rafe longitudinale un terzo più corto del seme, superficiale ed emettente da ogni lato 5 nervi superficiali obliqui appena anastomosantisi fra di loro; V albume non è ruminato e l’ embrione è basilare, 4 PALME DELLA NUOVA GUINEA 23. LINOSPADIX FLABELLATUS Sp. 7, — Pracedenti valde affinis. Caudex arun- dinaceus, 6-7 mm. diam. Frondes 35-45 cent. longae, vagina 7-8 cent. longa, flabel- liformes basi cuneatee profunde furcato-bilobae. Spatha et spadices L. Arfakriano si- millima. Flores 4 24/, mill. longi, sepala latissima acute gibboso-carinata; petala sepalis duplo longiora extus 7-nervia; stamina 9, filamentis elongatis, filiformibus, antheris profundissime sagittato-partitis versatilibus. Flores 3 mill. Iongi. Cetera uti in Z. Arfakiano. Ovulum parietale ! Abita. — Insieme alla specie precedente sul Monte Arfak ad Hatam, 1875. Descrizione. — Fusto arundinaceo di 6-7 mill. di diametro. Frondi lunghe 35-45 cent., flabelliformi, cuneate alla base, profondamente furcato-bilobe, con una guaina lunga 7-S cent., longitudinalmente nervoso-striata, profondamente fessa e con i margini fibroso-laceri; segmenti lanceolato-ellittici leggermente sigmoidei acuminati o 4-6-fidi, con 6 0 7 nervi primari convergenti all’ apice; parte nuda del rachide o picciolare corta, di sopra concavo-canaliculata, di sotto convessa ottusamente care- nata. Spate e spadici similissimi a quelli del L. Arfakianus, ma un poco più gracili ed a glomeruli di fiori un poco più discosti. Fiori è lunghi 2‘/, mill., calice con i sepali larghissimi acutamente gibboso-carenati, all’ apice ed al margine ciliolati; pe- tali del doppio più lunghi dei sepali acutiusculi, esternamente 7-nervii; stami 9, fila- mento filiferme elongato, lungo quanto l’ antera; queste versatili a logge profonda- mente sagittate o disgiunte nei ?/, inferiori. Fiori 9 lunghi 3 mill., coi sepali lisci concavi, all’apice appena ingrossato-gibbosi cucullati; petali, ovario, stigmi e frutti, come nel £L. Arfakianus. Ovulo parietale. 24. LINOSPADIX MULTIFIDUS sp. n. — Caudex arundinaceus, gracilis 4"-1®50 altus, S-14 mm. crassus. Frondes 70-90 cent. longe regulariter pinnatisectae; vagina 8-15 cent. longa. Segmenta quovis latere 14-18; 12-25 mm. lata 20-30 cent. longa; in- termedia longiora; suprema sensim minora, alterna plurinervia, nervis primariis inf. marginantibus validiusculis, anguste lanceolato-linearia acuminatissima bidentata vel bifida. Spadices erecti, foliis longitudine subaquales, in parte florifera sublusiformi- incrassati, profunde alveolato-scrobiculati. Flores è 4'/, mm. longi; sepala leevia, acute carinata, late triangularia, acuta; petala lanceolata obtusiuscula sepalis duplo longiora, extus multi-nervoso-striata. Stamina 9; filamenta erecta, antheris breviora vel subaequalia; anthere basi sagittato-cordatae basifixa@. Ovarii rudimentum . .... Flores 9 ovati 4 mill. longi. Ovarium basi attenuatum; stigmata majuscula recurva, ovulum solitarium parietale. Drupa carnose 16 mm. longe, 12 lata (in sicco), glo- boso-ellipticae. Semen ovoideo-ellipticum 41 mill. lon., 7 mm. latum. Raphe super- ficialis longitudinalis semine brevior. Abita. — Sul Monte Arfak a Putat fra i 400-500 metri. Ottobre 1872. Descrizione. — Fusto arundinaceo, gracile 1"-1"50 alto e di 8-14 mill. di diam. Frondi lunghe 70-90 cent. regolarmente pinnatisette; guaina lunga 8-15 cent., appena vaginante ai margini sfacelata fibrosa, alla base calloso-gibbosa, sul dorso rotondato-carenata e levigata, nel resto per il lungo nervoso-striata; rachide alla base nudo per lo spazio di circa un decimetro. Segmenti da ogni lato del rachide 14-48, larghi da 12-25 mill. e lunghi da 20-30 cent.;i mediani più lunghi decrescenti verso l'apice della fronda, del resto conformi fra loro, regolarmente alterni plurinervii, con an PALME DELLA NUOVA GUINEA 65 un nervo primario per lato marginante nella pagina inferiore, strettamente lanceolato- lineari dritti attenuati all’apice acuminatissimi ed ivi bidentati o bifidi. Spadici sem- plici, interfoliacei, eretti, lunghi circa quanto le foglie (da 40-70 cent.), lunghissi- mamente nudi nella parte inferiore e tereti, uni o bibratteolati ingrossati e quasi fusiformi nella parte fiorifera, che occupa non più del quarto della lunghezza totale dello spadice, con alveoli profondi provvisti di una espansione del loro margine esterno, simulante una brattea ungueforme. Tutta la parte fiorifera dello spadice ha 1’ apparenza di una piccola raspetta o lima da legno cilindrica. Vi sono due spate complete lun- gamente guainanti, l’inferiore od esterna compresso-trigona, bialata, all’apice tripartita, la superiore od interna fessa all’ apice ed ivi un poco dilatata, acuminata intera con punta ottusa. Le spate e gli spadici sono in principio squamuloso-furfuracei. Fiori glomerulato-terni, quando giovani completamente nascosti nelle escavazioni dello spadice, i feminei serotini. Fiori & lunghi 44'/, mill.; calice con sepali imbricati lisci paglierini, largamente triangolari, acutamente carenati, acuti, della metà più corti dei petali; questi lanceolati, ottusetti, esternamente nervoso-striati per il lungo (nervi o strie circa 14). Stami 9, filamenti eretti più corti, o subeguali alle antere; queste basifisse, alla base cordato-sagittate, a loggie da ambedue i lati ottuse, e ad orec- chiette un poco divergenti. Rudimento d’ ovario .... Fiori 9 ovati lunghi 4 mill.; sepali levigati paglierini orbicolari concavi all’ apice fornicato-cucullati ed ivi un poco ingrossati e rotondati; petali fortemente imbricati, ovati, all’ apice attenuatìi ottu- setti multinervoso-striati. Ovario attenuato alla base, con stigmi grandi papillosi arcuato-patenti; ovulo solitario parietale. Drupe carnose rosse lunghe 16 mill. e larghe 12 (sul secco), con i resti degli stigmi in forma di 3 denti esattamente apicali, globoso-ellittiche, ottuse ad ambedue le estremità; pericarpio carnoso, sul secco crostaceo, liscio; mesocarpio poco fibroso; endocarpio sottile membranaceo separabile dal seme ; questo ovoideo-ellittico lungo 11 mill. e largo 7. Albume non ruminato. Rafe super- ficiale un terzo più corto della lunghezza del seme, emettente da ogni lato 5 o 6 nervetti ascendenti poco anastomosantisi fra di loro. Embrione basilare. Per termine di confronto, presento anche una frase diagnostica della sola specie del genere che era sin qui conosciuta, compilandola sulle descrizioni e figure di Martius e dei Sigg. Wendland e Drude. LINOSPADIX MonosTacHyos /. Wendl. — W. et Dr. in Linn. 1875, p. 199. — AREcA monosTacHYa Mart. Palm. p. 178, n.9, tab. 155, fig. IV. — Caudex arun- dinaceus, humilis. Frondes inaqualiter pinnatisecte; segmenta quovis latere 9-11 inzequalia latiuscula vel linearia, apici attenuata inciso-dentata vel bifida, nervis pri- mariis inf. tenerrimis a margine remotis. Spadices filiformes nutantes, parte florifera elongata. Flores è ovato-lanceolati; sepala inzequaliter cordato-acuminata, petala intus trinervia; stamina 8-40, filamentis brevissimis, antheris erectis sagittatis. Ovarii rudimentum minutum columnare. Floris ® calyx et corolla imbricati; staminum rudimenta parva. Ovarium ellipticum; stigmata tria. Ovulum solitarium, basilare. Drupe carnose ovato-oblonga 1 cent. longe, 5 mm. lata (in sicco). Semen depresso- cylindraceum longitudinaliter striolatum, 5/, m. longum et 3!/, mm. diam. (Deser. precipue ex Mart. et ‘Wend. et Dr. ll. cc.). Abita. — Sulla costa orientale della parte estratropica dell’ Australia. 66 PALME DELLA NUOVA GUINEA Osservazioni sul genere GrisrpacHia W. et D. Il genere Grisebachia \V. et Dr. creato per due specie di Palme dell’ Isola Lord Howe, per varii caratteri si ravvicina moltissimo al genere Linospadix, ma non avendo esaminato esemplari di nessuna delle due specie, non posso farmi un’ idea esatta delle differenze indicate dai Sigg. W. e Dr.; soltanto faccio notare che il genere Grisebachia di Klotzsch fra le Ericace@ essendo stato adottato dai Sigg. Bentham ed Hooker nel loro « (renera plantarum » non può continuare a figurare fra le Palme. Quando sia quindi ben constatato che la Xerntia (Grisebachia W. et Dr.) Belmoreana Moore et Muell. e la X. (Grisebachia W. et Dr.) Forsteriana Moore et Muell. non possano rientrare fra i Linospadix, occorrerebbe per queste 2 specie trovare un nome generico nuovo, ed io propongo intanto quello di Moweiîa, che rammenterebbe così l’ Isola dove esse crescono. Genus HOWEIA Bece. GrisepAcHIA H. W. et O. Dr., in Linn. V. p. 177 et 200. — Drude in Nachrichten v. d. K. Gesel. d. Wiss. 3. Gottingen, 1875, p. 54 sqq. — KENTIA (partim) Moore et Muell. in F. van Mueller. Fragm. VII, pag. 99 sqq. (i). rowrIa BELMOREANA — KENTIA BeLmoreana M. et M. I. c. (cum pifi — GriseBacHIia BeLmoreaNa W. et Dr. I c. et tab. IV, fig. 1. Abita. — Isola Lord Howe, a circa 300 metri sul livello del mare; fu raccolta dai Sigg. Moore e Carron. (2). HowxrIa rorsreRrIANA — KeNTIA ForsTERIANA M. et M. I. c. (cum icone). — GriseBacHIA ForsTERIANA W. et Dr. l. c. et tab. IV, fig. 2. Abita. — Isola Lord Howe con la specie precedente. Genus VIII. SOMMIERIA Bece. Spadices interfrondales elongati apice digitato-ramosi. Spathe 2 completa, altera (infera) longe tubulosa, altera remota sub ramis inserta bipartito-lacera. Glomeruli triflori in scrobiculis spiraliter dispositi. Flores è symmetrici; sepala imbricata; petala valvata; stamina 6, filamentis elongatis apice inflexis (semper ?), antheris sagittatis versatilibus. Ovarii rudimentum . ... Floris 9 sepala et petala imbricata subconformia ; staminum rudimenta . .... parva; ovarium .....j stigmata 3 crassiuscula reflexa, ovulum (basilare?). Drupe spherice, pericarpio suberoso, superficie tessellato-areolata, areolis irregulariter pyramidatis obtusis, endocarpio crustaceo fragili. Semen liberum basilare; raphe e base ramos 3-4 ascendentes emittens. Albumen 2quabile. Embrio basilaris. Palma Papuane humiles elegantissime foliis flabellato-cuneatis furcatis. PALME DELLA NUOVA GUINEA 67 Osservazioni. — Mi sembra una forma generica perfettamente distinta da tutte quelle che io conosco. Essa rientra indubbiamente nella Tribù delle Arecine@ per i sepali del fiore 9 imbricati. La struttura del fiore è similissima a quella del Linospadix come pure la struttura dei rami dello spadice, ognuno dei quali rassomiglia moltis- simo ad uno spadice semplice di Linospadix. Differisce da tutte le Arecine@ per il pericarpio del frutto suberoso tessellato in modo da rammentare, in miniatura, quello dei Pholidocarpus, ma più ancora quello della Zeysmannia altifrons, colla quale ha anche una certa rassomiglianza per la forma e grandezza delle foglie, quantunque esse nella Z'eysmannia non siano furcate. La rassomiglianza però è solo apparente, giacchè la Teysmannia vien descritta con i fiori ermafroditi e con il seme ad al- hume ruminato. Il genere è dedicato all’ amico « Stephen Sommier » già Segretario del Congresso Botanico tenuto in Firenze nel Maggio 1874. 25. SOMMIERIA LEUCOPHYLLA sp.7. — Caudex humilis. Frondes plicate, elon- gato-cuneato-flabellat e, furcate, sepe segmentis 2 auct®, late virides subtus albescentes. Spadices fusco-pulverulento-furfuracei interfoliacei elongati erecti vel nutantes 1"-1"20 longi, basi compressi, longe denudati, apice digitato-ramosi, ramis 6-10 vix incrassatis. Spatha complete 2. Flores glomerulato-terni in scrobiculis spiraliter dispositi. Fl. $ globosi 2 m. lati; sepala acute carinata extus 10-12-nervia, basi gibba; petala val- vata vix sepalis longiora ; stamina 6 antheris versatilibus, filamentis sub apice inflexis. FI. 9 sepala et petala subconformia imbricata; petala apice subvalvata »vix sepalis longiora; staminum rudimenta parva; ovarium .....j stigmata 3 crassiuscula re- flexa; ovulum (basilare ?). Drupe spheericae, pericarpio spongioso-tessellato, endo- carpio crustaceo fragili. Semen liberum basilare sphericum; raphe e base ramos 5-4 adscendentes emittens. Albumen aquabile. Embrio basilaris. Abita. — Nelle foreste sulle colline ad Anda? 1872. (P. P. n.° 607). Descrizione. — Fusto alto 1"-1"50, grosso come un bastone fittamente annu- lato-cicatricoso. Foglie lunghe circa 150, verdi pallide di sopra, bianco glaucescenti di sotto, lunghissimamente flabellato-cuneato-furcate, plicate; spesso con un segmento per lato del rachide, oltre il segmento mediano terminale furcato; segmenti con 6-7 nervature principali, acuminatissimi o 2-3-pluri-dentati; rachide della foglia alla base dilatato, ma non guainante ed ivi fibroso-sfacelato ai margini, nudo per lo spazio di 36-40 cent., triquetro, di sopra piuttosto concavo. Spadici pulverulento-furfuracei interfoliacei, eretto-nutanti, lunghi da 1"-1©20, compressi e nudi per quasi tutta la loro lunghezza, all’apice digitato-ramosi; rami 6-10, eretto-divaricati lunghi da 12-20 cent. Fiori soltanto sui rami, questi un poco ingrossati nella parte mediana; ogni ramo rassomiglia ad uno spadice di Lirnospadia. I fiori sono in glomeruli terni disposti a spirale nelle escavazioni del rachide, ma senza squamula bratteiforme. Spate 2; una esterna e basilare compressa ancipite, tubulosa verso l’ apice, lateralmente fessa e lanceolato-acuminata colla punta piuttosto ottusa; l’altra nascente immediatamente sotto la ramificazione del rachide, bipartita membranaceo-cartacea, essucca, marce- scente, rufescente. Fiori è precoci, globosi di 2 mill. di diametro coi sepali imbricati color castagno, con 10-12 nervi sul dorso, acutamente carinati, gibbosi alla base; petali 3 valvati appena più lunghi del calice, sul secco lucidi color castagno, esterna- mente lisci, triangolari piuttosto acuti. Stami 6; antere versatili grassette, coi filamenti 68 PALME DELLA NUOVA GUINEA all’ apice brevissimamente ripiegato-inflessi, dilatati alla base e saldati in un anello completo; rudimento d’ovario trigono grandicello. Fiori 9 a sepali e petali imbricati; questi appena più lunghi dei primi e subvalvati all’ apice. Rudimenti di stami molto piccoli. Ovario ..... Stigmi 3 divisi, crassiusculi reflessi. Ovulo . .... Drupa monosperma sferica 10-11 mm. di diam., senza traccie di resti degli stigmi, con peri- carpio suberoso a superficie areolato-tessellata; areole piramidate ottuse, con endo- carpio fragile non aderente al seme; questo perfettamente sferico, basilare eretto; rafe sin dalla base diviso in 3-4 rami per lato della linea mediana poco anastomosati. Albume non ruminato. Embrione basilare. 26. SOMMIERIA ELEGANS sp. n. — Caudex humilis 2-3 metr. altus cicatricoso- annulato, 7-8 cent. diam. Frondes virides, subtus pallidiores non albescentes circ. 2 metr. longe, flabelliformes, basi longissime cuneato-attenuate, apice profunde furcata, seg- mentis apice rotundato-obtusis irregulariter denticulato-serrulatis. Spadix erectus folio brevior (70 cent. circ.), basi nudus vix compressus vel teretiusculus, apice digitato- ramosus, ramis 6-11 erecto-divaricatis, 10-28 cent. longi, fusco-pulverulento-tomentosi, usque ad 4 mm. crassi. Spathae completa 2. Flores glomerulati terni in alveolis ni- dulantes; masculi basi minute bracteolatis; sepala acute carinata; petala extus obscure nervosa sepalis !/, longiora. Cetera desiderantur. Abita. — Nelle foreste sulle piccole colline a Ramoî. Giugno 1872. (P. P. n.° 425). Descrizione. — Fusto alto 2 o 3 metri, semplice, irregolarmente cicatricoso, della srossezza di un braccio umano. Foglie verdi, più pallide di sotto ma non albescenti, lunghe circa 2 metri, larghe 20. cent. verso l’ apice, flabelliformi, lungamente cuneate alla base, con 30-35 pieghe, profondamente furcate a coda di rondine, coi segmenti al- l’apice rotondato-ottusi irregolarmente dentellato-seghettati. Rachide di sopra scavato a doccia, di sotto convesso, con guaina brevissima solubile in fibre marginali e nelle vecchie foglie completamente disfatta. Spadice eretto più corto e più robusto che nella S. /excophyla, lango 70 cent. (0 più?), nudo affatto in tutta la sua lunghezza, subterete o compressiusculo, all’ apice digitato-ramoso; rami eretto-divaricati 6-44, lunghi da 10-28 cent. crassi sino a 4 mm. fusco-pulveraceo-tomentosi come nella specie precedente. Fiori disposti in glomeruli terni nell’ escavazioni del rachide; al- veoli assai grandi e col margine inferiore acuto e spesso ciliolato. Spate 2 complete marcescenti, l esterna lunga 40-50 cent. strettamente oblanceolata, compresso-alata a punta corta quasi rotondata; spata superiore nascente esattamente al disotto della ramificazione dello spadice, bipartito-lacera, fusco-pulverulento-furfuracea, lunga quanto i rami. Fiori maschi provvisti alla base di bratteole minutissime, a sepali acutamente carenati sul dorso, coi margini spesso ciliolati; petali ‘/, più lunghi dei sepali oscuramente nervosi esternamente. I fiori 9 nei miei campioni non sono bene sviluppati. I frutti mancano. Osservazioni. — Molto affine alla specie precedente, ma da essa ottimamente distinta. A prima vista si riconosce per il color verde delle. foglie e poi anche per esser queste sempre intere senza il segmento accessorio, che spesso si trova nell’ altra specie (oltre il flabello) per ogni lato del rachide. Gli spadici sono ancora più robusti; ma i miei sono all’ epoca della fioritura dei fiori è ed i fiori 9 sono ancora troppo poco sviluppati per potere essere studiati. Questa con la specie precedente sono fra le più eleganti specie di Palme particolari alla Nuova Guinea. PALME DELLA NUOVA GUINEA 69 Subtribus II. CARYOTEA. Genus IX. CARYOT'A Linn. Difficilissime sono a riconoscersi le specie di questo genere; specialmente poi quando non se ne possiedano che dei frammenti conservati negli Erbari. Se almeno vi fosse sempre la certezza che questi frammenti provengano dalla pianta che ha acquistato il suo completo sviluppo, essi sarebbero ancora istruttivi, ma il più delle volte essi non appartengono che a piante giovani, per la difficoltà di fare esemplari delle fronde delle specie più grandi, ed anche spesso per l’idea di poterlì più facil- mente ripiegare nei fogli dove devono essere conservati. Altro guajo, e più grande, sembra che spesso sia accaduto; vale a dire che siansi confuse le foglie di un individuo con i fiori ed i frutti di un altro. Che tal confusione abbia avuto luogo anche per individui appartenenti a specie diverse, mi sembra riconoscerlo nelle contradizioni che si riscontrano nelle descrizioni di Rumphius, di Blume e di Miquel. La forma dei segmenti delle foglie variando nelle fronde del medesimo individuo secondo l’ età, ed essendo impossibile di conservare in Erbario tutta una fronda delle grandi specie, è accaduto che sono state spesso descritte fronde giovani o porzioni di esse, e quindi trovate differenze credute specifiche, ma che non sono che individuali ed anzi nem- meno tali, ma solo locali su di un medesimo individuo. Riguardo alle specie di Palme descritte da Rumphius nel suo « Herbarium amboi- nense » occorre ricordarsi, che questo autore non sembra abbia osservato coi suoi propri occhi una gran parte di esse, ad eccezione forse di quelle che coltivate o subspontanee crescevano nelle vicinanze della sua residenza. Ciò lo arguisco dal vedere che nella sua opera non sono citate la più gran parte delle Fanerogame amboinesi che nascono nella foresta; ma sono descritte solo quelle che trovansi quasi universalmente nei luoghi già stati una volta diboscati e sopratutto quelle che preferiscono le vicinanze dell’ abitato, o quelle specie che avendo un interesse economico qualunque, sono state raccolte dai nativi; seguendo in ciò l’ abitudine quasi generale dei collettori nelle Colonie olandesi, di procurarsi cioè la più gran parte delle curiosità naturali con l’ intermezzo degli indigeni, invece di andare in persona a rintracciarle nelle foreste. Da questo special modo di raccogliere ne accade, che il più delle volte i nativi portano i fiori di una pianta senza portarne le foglie, ed altre volte solo queste senza i primi; che se poi si richiede di completare i campioni, in causa della loro ben nota indolenza ed anche della loro imperfetta conoscenza e della poca im- portanza che attaccano ad una scrupolosa verificazione, non sì potrà mai esser sicuri che essi portino le foglie o i fiori od i frutti del medesimo esatto individuo, dai quali furono staccati i primi saggi; ma porteranno, delle partì richieste, quelle che essì (in buona fede) crederanno specificamente appartenere ai campioni da completare, ma che non saranno state forse staccate che da una specie somigliante, e per il caso speciale delle foglie, il più delle volte colte su di un giovane individuo che avranno trovato il più prossimo a casa. È quindi veramente a lamentarsi che le figure e le descrizioni di Palme mentovate da Rumphius, siano state prese per tipi specifici, assegnando loro nomi Linneani; ‘giacchè per le ragioni indicate buon numero di esse non è affatto decifrabile. Così p. e. sotto il nome di Saguaster major p. 64, "lab. XIV, sono confuse due specie, 70 PALME DELLA NUOVA GUINEA come ben si specifica Rumphius stesso dicendo, che di cotesto Saguaster ibi vé ne è uno più grande ed uno più piccolo. Martius però ha dato il nome di Caryota Rumphiana al Saguaster major di Rene! phius; questo nome di C. fRumphiana adunque a quale delle due forme dovrà essere appropriato? Nè la tav. XIV può rimuovere il dubbio, giacchè sembra con tutta evi- denza che in essa tavola siano rappresentate due specie, la fig. A C sembrando di una specie, e la fig. B D a a di un’altra; mentre difatti Rumphius dice che lo spadice si compone di circa 12 rami, assai più ne sono figurati in D, che pure deve rappre- sentare un solo frammento dello spadice. I fiori B sono più piccoli di quelli, che come vedremo dovrebbero essere nella forma a, cui io confermo il nome di C. Rumphiana, ed i frutti a a sono figurati più piccoli di quelli descritti. Da queste incertezze non sarebbe possibile uscirne, se io non avessi raccolto campioni completi delle forme che si trovano nelle Molucche e nella Nuova Guinea e ritrovato anche le forme de- scritte da Rumphius. Siccome la descrizione di Rumphius si riferisce principalmente alla forma più grande del Saguaster major, così io riterrò questa come il tipo della C. Rumphiana presentando le descrizioni degli individui da me osservati nelle varie parti dell’ Arci- pelago, con le osservazioni riguardo alla sua sinonimia. Alla Nuova Guinea e nelle isole circonvicine non ho trovato che una sola specie di Caryota. La descrizione che segue è quella di un grande individuo che abbattei ad Andai e del quale ho conservati saggi assai completi. Altro esemplare pure molto grande lho abbattuto e descritto alle isole Kei: esso non presenta che piccole differenze da quello di Anda:; come piccole ne presenta quello che ho trovato ad Acqui Conora sul Picco di Ternate, che pure studiai sul vivo e di cuì ritenni saggi. 27. caryora RUMPHIANA Mart. Palm. III, p. 195. — Blume Rumph. vot. IL, p. 140. — Mig. Anal. bot. ind. 1 p. 3 et De Palm. Arch. ind. obs. p. 7 (quoad pl. molucc.) ef FI. Ind. bat. III, p. 40. — C. uRENS Linn. (et auct. quoad syn. Rumph.). — GC. maxima BI. apud Mart. l. c. et. Rumph. vol. II, p. 136, tab. 163 C. — Miq. FI. Ind. bat. III, pag. 39. -- G. rurFuRAcEA $ caupata BI l c. — Mig. FI. Ind. bat. î. c. — C. oBrusa Griff. Palms Brit. Ind. p: 170; fig. CCXXXVI A-et Biz GC. Nò Becc. in Nuovo Gior. Bot. ital. v. III, p. 12. — C. Aperti F. van Muell. in Wendl. et Drude Palm. Austr. in Linnea 1875 p. 219. CARYOTA RUMPHIANA Var. ax MOLUCCANA, Abita. — Raccolsi ad Acqui Conora sul Picco di Ternate all’ altezza circa di 600 metri nel Novembre del 1874. Osservazioni. — È a questa forma che più specialmente devonsi riferire le citazioni della C. Rumphiana sopra notate. L’ individuo che abbattei era uno dei più alti del genere e dai 20-25 cent. di diametro, non sobolifero. Le foglie giovani erano forforescenti sul rachide ed in alcune parti della pagina inferiore dei segmenti; i rami del rachide lunghi da 80 cent. Secondo Rumphius si trova anche in Amboina ed in altre località, di dove però non sono conosciuti esemplari raccolti recentemente. CARYOTA RUMPHIANA Var. è PAPUANA Becc. — Caudex elatus non soboli- ferus 15-20 circ. alt., 25-35 cent. crassus, cylindricus, rufescens, rugulosus, fron- PALME DELLA NUOVA GUINEA 71 dibus magnis, ambitu ovalibus 6 met. long. (vagina 2" long. excepta) pinnatisectis, segmentis primariis quovis latere 15-18 alternis, medianis longioribus. Rachides secun- darie majores 2 metr. circ. long., segmentis 30-34 elongato-dimidiato-rhombeis, mar- ginibus inferioribus + in acumen terminale productis, juxta rachidem communem duobus segmentis lato-obovato-cuneatis flabelliformibus munita; segmentum terminale flabelliforme integrum vel partitum, segmentorum omnium margines terminales ir- regulariter undulato-eroso-denticulati, dentibus brevibus obtusis vel obtusiusculis. Spadices maximi (usque ad 2 m. longi ), ramis numerosis simplicibus elongatis. Spatha ferrugineo-furfuracea. Flores 3 15-17 mill. longi, staminibus numerosis. Flores 6 sepalis margine + ciliato-lanoso-barbatis. Fructus magni transverse elongato-globosi depressi, 25-32 mill. lat., 23-25 mill. lati, mono-vel dispermi, seminibus leevibus globosis vel dimidiatis venoso-sulcatis. Descrizione. — Pianta nell’ assieme alta fino a 25 metri. Stipite solitario non sobolifero alto 19 metri e del diametro di 533 cent. quasi cilindrico leggermente atte- nuato in alto, superficialmente cicatricoso alla distanza di 30-40 cent., colla superficie bruna minutamente rimulosa; legno durissimo esternamente formato di fasci fibro-va- scolari neri, internamente molle. Fronde lunghe circa 6 metri, nell’ assieme ovali con 15-48 pinne alterne per lato, le mediane più grandi, le estreme più piccole; rachide principale rotondato di sotto, ottusamente crestato di sopra, gradatamente dilatantesi in guaine lunghe quasi 2 metri, liscie, con forfora biancastra e con ai margini fibre rade. Una delle pinne più lunghe misura sino a 2"12 cent. con rachide alla base fino di 2 cent. di diametro a sezione subtriangolare, o trapezoidale, portante da 34 divi- sioni inserite tutte quasi su d’ uno degli spigoli del rachide e solo verso l’ alto più distintamente in 2 serie, sempre però rivolte una a destra e l’ altra a sinistra, general- mente alterne e per combinazione qualche volta opposte; le 2 divisioni più basse che si trovano precisamente al punto d’ inserzione del rachide secondario sul primario sono ravvicinatissime per la base e sono larghe e cuneato-obovate flabelliformi, irregolar- mente smangiate ed ottusamente denticulate; le altre 4 o 5 divisioni più prossime alla base del rachide sono lunghe al massimo ‘/, metro, sono trapezoidee con il margine infe- riore che si estende in una punta tanto più allungata quanto più la divisione è inserita verso l’ alto del rachide; il segmento terminale di ogni divisione primaria ha la forma di un flabello cuneiforme subromboidale o subrotondato più o meno lacero e spesso formante come 2 segmenti, ma non furcato a coda di rondine; il margine superiore di tutti i segmenti è irregolarmente lacero con denti ottusissimi; le divisioni sono verdi lucide di sopra, opache o più chiare di sotto senza strisce fosco furfuracee. nemmeno nei giovani individui. Spata più interna grandissima, circa 70 cent. lunga, ferruginoso-furfuracea radulosa per una quantità di fibrille ricciute che formano un grossolano feltro verso 1’ apice. Spadici nell’ individuo abbattuto 3, dei quali 1 in piena fruttificazione ed uno coi fiori non ancora aperti; lunghi nell’ assieme, ciascuno di essi, fino a 2 metri, colla parte indivisa lunga circa 50 cent. e grossa alla base come un braccio; diviso in un gran numero di rami semplici lunghi fino 1"50, ognuno dei quali alla base della grossezza di un dito mignolo, nel mezzo di una penna d’ oca: in gioventù = furfuracei, con pulvinuli superficiali e fiori accompagnati da piccole bratteole squameformi fortemente ciliato-barbato-tomentose. Fiori 9 nell’ assieme lunghi circa 15-17 mill. con calice '/, più corto dei petali a sepali larghissimi alla base rigonfio-gibbosi poi ristretti e terminati in punta larga rotondata, = fessa lacera, nel boccio ciliati al margine; petali lunghi 12-15 mill. larghi 4-5 !/, coriacei, concavi subrettangolari, alla base bruscamente contratti in tubo brevissimo; stami UR PALME DELLA NUOVA GUINEA numerosissimi (circa 50) di poco più corti dei petali, antere lunghe circa 8 milli-_ metri. Fiori 9 largamente conico-piramidati; non sono completamente sviluppati e di già i petali sorpassano quasi del doppio i sepali; questi coriacei subtroncati ed ingrossato-callosi alla base, largamente rotondati, lunghi (senza distenderli 5 mill.) ed alti 3, densamente ciliato-lanoso-barbati al margine; petali valvati, largamente ovato-triangolari, una volta più lunghi dei sepali; ovario rotondato-triangolare glabro circondato da 3 staminodi gracili filiformi sottilissimi setacei lunghi circa 3 mill. Drupe globoso-depresse allungate in senso trasversale, lunghe da 25-32 mill. larghe 23-25 mill., sul fresco minutamente ed ottusamente glanduloso-tuberculose rassomi- glianti la buccia d’arancio che lascia trasparire le glandole sottoposte, carnose, urenti, prima di un bianco sporco poi porporescenti e quindi atrosanguinee; resti del calice e della corolla nel frutto formanti una stella a 3 raggi misurante 12 mill. da punta a punta. Semi ordinariamente due, non di rado però uno solo, dimidiati, in- cavato-venosi, lucidi nero piombaggine. Abita. — Nuova Guinea. La descrizione è fatta sul luogo su di un esemplare ab- battuto il 10 Settembre 1872 ad Anda:, che sembrava particolarmente rigoglioso. Ho trovato esemplari giovani di una Caryota anche a Ramoi, ma questi non possono con certezza riferirsi a questa specie per mancanza di fiori e frutti. Alle isole Kei, ne trovai vari individui a Wer: presso Kei-Bandan nella grande Kei in Agosto 4873. Osservazioni. — L'individuo abbattuto alle isole Kei era nel totale alto 241 metri, il tronco nudo 16 metri grosso come una Palma a cocco, non sobolifero; la forma cenerale delle foglie è ovale, sono lunghe 3-4 metri con guaine furfuracee. Fronde gio- vani appena furfuracee nelle parti che rimangono all’ esterno nella prefogliazione; del resto simili a quelle dell’ esemplare di Anda:, ma con alcuni segmenti molto stretti ed acuminatissimi; la spata è fortemente furfuracea scabra; i frutti sono mono-o dispermi, i rami degli spadici lunghi 80-55 centimetri. La forma Papuana della C. Rumphiana si distinguerebbe dagli esemplari delle Molucche principalmente per la spata, che invece di essere semplicemente furfuracea scabra (come nella C. Nò ) sarebbe fibrilloso-radulosa, perchè le fibre superficiali si arriccierebbero; negli esemplari delle Kei manca però questa particolarità. 4 Osservazioni generali sulle specie del genere CaryoTa Linn. Della C. maxima, Blume non descrive i fiori +; nelle foglie non riesco a trovare differenza e fra essa e la C. Rumphiana. I frutto della C. maxima è descritto come monospermo; ora ciò io dubito assai che possa essere una cosa costante giacchè questo carattere è variabile nella C. urens L. e nella C. furfuracea. In questa quando i frutti sono monospermi il seme è largo in alcuni semi fino a 20 cent. quasi quanto nella Tav. 163 C. di Blume, dove probabilmente è stato rappresentato un frutto fresco; quando è dispermo la maggior larghezza dei semi è 19 millimetri. Ora io ho trovato a Sinagar nel Preanger in Giava una Caryota di cui ricordo l’aspetto simile a quello della C. Rumphiana e della quale conservo i semi; questi sono un poco più piccoli di quelli della C. Rumphiana della Nuova Guinea, appartengono a frutti dispermi ed hanno nel senso della maggior larghezza 18 mill.j ciò che vorrebbe dire che. se PALME DELLA NUOVA GUINEA 73 fossero (come per analogia si può ammettere) monospermi, per dimensioni sarebbero molto simili a quelli della C. maxima; io quindi da ciò crederei poter ritenere, che la Caryota di Sinagar debba riferirsi alla C. maxima di Blume ed in conseguenza questa alla C. fumphiana. Il nome di C. Aumphiana deve essere preferito a quello di C. maxima perchè quan- tunque ambedue questi nomi siano comparsi contemporaneamente nell’ opera sulle Palme di Martius, pure trovo giusto che ad eguaglianza di data, debba esser preferito il nome che rammenta la specie da più lungo tempo conosciuta. Miquel nelle sue « De Palmis Archipelagi indici observationes nova » ridescrive la C. Rumphiana BI. La sua descrizione però è un « mixtum compositum » di diverse specie provenienti da differenti parti dell’ Arcipelago. Ripeto che non è possibile de- terminare le specie di Caryota dalle sole foglie, molto meno pretendere di fare la descrizione di una specie colle foglie provenienti da Borneo, i fiori da Selebes, ed i frutti dalle Molucche. Ciò vale ancora per la C. /ewfuracea di Blume, che con le sue varietà non è pos- sibile raccapezzare che cosa sia; per quel che riguarda gli esemplari delle Molucche e deila Nuova Guinea della var. è, sono forse da riportarsi alla C. Rumphiana; giacchè la forforescenza delle foglie ho osservato esser cosa molto variabile; così gli esemplari della C. Rumphiana di Andai (nelle foglie giovani) non hanno forforescenza, quelli di Ternate |’ hanno appena e quelli delle Kei 1’ hanno abbastanza visibile. I campioni di C. furfuracea BI. di Giava e forse di Borneo vanno forse riportati alla mia Caryota Griffithiv, che dovrebbe però cedere la precedenza al nome dato da Blume ad onta delle confusioni in cui il ch. autore è caduto. Osservazioni sulla CarYora No Becc. Quando io nel « Nuovo Giorn. Bot. Ital. vol. III, p. 12 » descrissi la C. Nò, avvertii come essa presentasse notevoli affinità colla C. Rumphiana, accennai anzi alla possi- bilità che la C. Rumphiana, la C. obtusa Griff. e la C. Nò Becc. fossero una sola e medesima specie; ma allora la C. Rumphiana era una specie più che incerta ed erro- neamente descritta e figurata. Ad onta di alcune particolarità io credo dover riportare la C. Nò alla C. Rumphiana; nei frutti non riesco a trovare differenze, solo il calice nel frutto maturo è più piccolo nella C. Aumphiana. Altre differenze esistono nelle parti della vegetazione ma io credo poter attribuire queste all’ accrescimento rapi- dissimo degli individui di Borneo da me descritti, in causa del suolo ricchissimo dove crescevano. Ho poi trovato dei frammenti di fiori è della C. Nò, che nel N. G. B. It., l. c. non descrissi. Essi hanno petali lunghi # 17 mill., oblunghi subrettangolari concavi coriacei rotondati all’ apice, larghi circa 6 mill. bruscamente contratti alla base per formare un cortissimo tubo; stami numerosi, antere lineari lunghe circa 13 millimetri. Da questa descrizione apparirebbe che i fiori 4 della C. Nò non differiscono da quelli della C. obtusa Griff.; nelle foglie la sola differenza per me apprezzabile sarebbe nei segmenti inferiori prossimi al punto della loro inserzione col rachide primario, che sarebbero più stretti che nella forma borneense. Per la lunghezza dei rami dello spadice vi è perfetta eguaglianza, per cui quantunque nulla di positivo si possa dire sulla identità della specie di Borneo con quella Indiana, in causa della mancanza dei frutti di questa, pure chiara apparisce la loro grande rassomiglianza di forme. 10 T4 PALME DELLA NUOVA GUINEA Dalla C. Aumphiana la C. Nò sì distinguerebbe forse per la forma ovale delle foglie; giacchè in quest’ ultima le pinne inferiori sarebbero più lunghe delle mediane, ciò che non sarebbe nella C. Rwmphiana dove i segmenti più lunghi sarebbero i me- diani: il segmento terminale poi delle pinne primarie è a coda di rondine nel cam- pione che io possiedo, mentre esso è piuttosto appuntato (se non è del tutto fesso) in tutti gli esemplari da me esaminati di C. £umphiana. Nella C. Rumphiana alla base dei segmenti primari vi sono 2 segmenti flabelliformi cuneati molto ravvicinati fra di loro e quasi formanti un solo segmento, mentre nella C. Nò esistono questi 2 segmenti, ma uno è inserito alquanto più in alto dell’altro e prende già la forma dei segmenti secondari; ma ciò resta a verificare se si riscontra in tutte le pinne primarie. I petali del fiore ® e le bratteole dei fiori $ sono assai più fortemente barbato-lanosi nella C. Rumphiana, il calice nel frutto di questo è più piccolo. essendo nella C. Nò da raggio a raggio 15 mill. Forme della CARYOTA RUMPHIANA. Alla C. Rumphiana mi sembra che senza dubbio debba riferirsi la C. Alberti F. de Muell. in Wendl. et Drude Palm. Austr. (Linnea 1875 p. 221) per le dimensioni gene- rali della pianta, per i frutti ecc. Gli stami sarebbero un poco più scarsi che negli individui da me studiati. Sarebbero quindi 5 forme di Caryota descritte come. altrettante specie distinte che io riunirei sotto il comune nome di C. Rumphiana. Sembra che tutte queste forme presentino dei caratteri per cui esse potrebbero essere distinte; ma il tipo comune in esse è talmente apparente, che ben si vede come esse derivino da un medesimo cespite e come le sue diverse forme si sostitui- scano luna all’altra nei vari paesi. Io indicherei questa forma di specie col nome di « specie sostituentesi o geografiche ». (1): CARYOTA RUMPHIANA % MOLUCCANA. Abita. — Ternate, Amboina e forse altre parti delle Molucche. (2). CARYOTA RUMPHIANA f PAPUANA. Abita. — Isole Kei e Nuova Guinea ad Andai. ha (3). CARYOTA RUMPHIANA | AUSTRALIENSIS — C. ALBERTI F. de Mueller. Abita. — Australia settentrionale al Capo York. (4). CARYOTA RUMPHIANA è BORNEENSIS — C. No Becc, N. Giorn. Bot. It. lc. Abita. — Borneo a Sarawak. (5). CARYOTA RUMPHIANA e JAVANICA Becc. — C. maxIMA BI? L c. Abita. — Giava. PALME DELLA NUOVA GUINEA (29) (6). carvora RUMPHIANA 5 Inpica — (. oprusa Griff.? Palm. Brit. Ind. I c. Abita. — Penisola di Malacca. La Caryota urens, che è stata più volte confusa con varie delle forme sopracitate non sembra sia stata mai trovata nell’ Arcipelago Indo-malese. E specie ben distinta dalla C. Rumphiana, dalla quale differisce principalmente per i fiori è e per i frutti alquanto più piccoli, che sono ora didimi ora monospermi come nella C. 2wm- phiana. Le brattee o scaglie che difendono i fiori negli scrobicoli dello spadice sono grandi quasi quanto i sepali, e le foglie hanno il margine superiore acutamente den- tato seghettato, invece che sinuoso-eroso-dentato a denti ottusi e spesso poi a segmenti molto stretti ed allungati; devo però avvertire che quantunque in alcuni individui questa acuta seghettatura sia esageratissima, in altri non è così apparente. Ciò non pertanto la differenza vi è sempre, nè mai ho veduto forme della C. Rumpliana con seghettatura simile a quella della C. urerns. caryvoTa erirriTtunII Becc. in Nuovo Giorn. Bot. Ital. vol. III, p. 15. — C. sopoLIFERA Griff. Palms Brit. Ind. p. 171 tab. CCXXA XVI, C. (non Wall. nec Martius). —. (C. FURFURACEA var « BI. in Mart. Palm. p. 195. — ERumph. II, p. 141. — Miq. bind. vati ILI, p. 40. Abita. — Malacca, Borneo, Giava. Ho raccolto a Lepo-Lepo presso Kandari in Seiebes 29 Aprile 1874 una specie di Caryota che per le dimensioni, i fiori è e ® ed i frutti rassomiglia perfettamente alla C. Griffithii Becc. di Borneo. Le foglie offrono alcune differenze per cui io credo dover considerare la Caryota di Selebes come una forma speciale. CARYOTA GRIFFITH var. f seLEBICA Becc. — A forma typica differt, seg- mentis secundariis acute serrulatis. Descrizione — Sobolifera. Caudice della grossezza di una gamba umana, rico- perto dalle vecchie fibre delle guaine delle foglie, alto circa 3 metri (nella parte nuda del tronco ). Foglie giovani e rachide furfurescenti color tabacco a forfora decidua; guaine giovani e fusto nelle parti nascoste dalle guaine rivestiti di forfora. Una delle pinne più grandi ha da 7 segmenti per lato, più 2 basilari largamente cuneati, gli altri sono proprio trapezoidei e quasi parallelogrammici corti e attenuati in punta lunga dal lato inferiore; il segmento terminale è subromboidale, lobato, attenuato- cuneato alla base, tutti i segmenti poi hanno il margine superiore acutamente se- ghettato come nella C. urens L. I fiori è hanno 15 stami, non sono lunghi che 7 mill., ma sembrano non essere del tutto sviluppati; mentre però essi sono in questo stato, i fiori 9 hanno i petali di già del doppio più lunghi dei sepali. Gli spadici sono ramosissimi, ho contati fino a 100 rami, nell’ insieme lunghi 50-60 centimetri. I frutti sono sferici di 14-15 mill. di diametro, monospermi, rivestiti in basso dai resti del fiore che hanno un diametro di 5 mill.; il seme è opaco rubiginoso, assai fortemente nervoso-impresso , globoso, = irregolare, di 11-12 mill. nel senso più al- lungato e 10-14 nell’ altro. eZ 2] 10 PALME DELLA NUOVA GUINEA Osservazioni. — Io ho creduto dover riportare la C. furfuracea BI. alla .C. Griffithii. Anzi se ciò fosse ben certo, il nome di C. furfuracea dovrebbe aver la precedenza; se non che sembra che sotto questo nome Blume abbia confuse più specie; così non credo vi possa esser dubbio che la C. /urfuracea f caudata debba riportarsi alla C. Rumphiana Mart. Genus X. ORANIA Zipp. Blume in Bumph. II, p. 115. — Mart. Palm. II, p. 186. — Miquel. FI. Ind. bat. III, p. 16. — Arausraca BI. — MacrocLapus Grif. in Cale. Journ. Nat. Hist. V, 1845 p. 489. Spadices interfrondales, petiolo stipitiformi crasso, ramosissimi. Spathe 2 quarum altera, exterior, basilaris brevis tubulosa bicarinata superne aperta; altera elongata coriacea navicularis ventre hians. Flores in inferiore parte spadicis glomerulati terni (intermedio foemineo) sursum gemini, tantum masculi. Flores è symmetrici; calyx brevissimus tridentatus vel trifidus; petala elongata valvata; stamina 3 vel 6 erecta filamentis brevibus; ovarii rudimentum parvum. Flores foeminei majusculi trigono- pyramidati; calyx brevissimus trilobus; petala valvata; ovarium trigonum triloculare, loculis monovulatis; ovulum angulo centrali affixum; stigmata 3 tandem recurva, stylo subnullo. Staminum rudimenta 3 vel 6 acerosa. Drupae abortu monosperma elobos:e saepe magna epicarpio fugaci, endocarpio crustaceo persistente semen in- volvente; albumen aquabile; embrio lateralis. Palma elate frondibus magnis regu- lariter pinnatisectis, Indo-Malesianae et Papuana. 28. ORANIA REGALIS Zypp. — Blume, Rumph. II, p. 116, tab. 119 et 122. (nomine Arausiac@ excelse). — Miq. FI. Ind. bat. III, p. 16. Frondes magna, crebre decrescenti-pinnatisectae; segmenta subalterna; ad rachidem reduplicate et oblique calloso-inserta 3!/, 4-pedalia, anguste lanceolata, apice oblique truncato-eroso-dentata, majorum ad medianum nervum fissa etiam et extrorsum in acumen longum acumi- natissimum desinentia coesio-viridia. Stamina 3; staminum rudimenta nulla (?) (Descrip. ex Miq. l. e.) Abita. — Presso il Forte Dubus nella Baia del Tritone sulla costa S. O. della Nuova Guinea scopertavi da Zippel. Io ho ritrovato bene spesso sulla spiaggia a Sororn dei frutti di Oranta rigettati dal mare, che suppongo appartenessero a questa specie; non avendone però viste Je fronde nulla oso asserire. Recentemente sarebbe stata scoperta anche a Wazgamma nell’ Isola di Misol dal Sig. Teysmann. 20. ORANIA ARUENSIS sp. 2. — Caudex elatus. Frondes magna decrescenti-pin- natisectae; segmenta subtus pallida creberrima alterna, ad rachidem reduplicate et oblique calloso-inserta; intermedia 1-metralia et ultra, 6-7 cent. lata, anguste-lanceo- lata, apice irregnlariter et superficialiter eroso-denticulata, sensim abrupte attenuata acuta vel acuminata, nervo mediano crasso, nervis secundariis et tertiariis utrin- que binis vel ternis, duobus vix a margine remotis; segmenta terminalia breviora et angustiora truncata grosse undulato-lobato-dentata. Spadices interfrondales, plu- rimi, circ. 50 cent. longi, densissime conferto-ramosi: spathe 2, quarum exterior PALME DELLA NUOVA GUINEA TU brevis (non vidi) altera navicularis longitudinaliter hians, crasse lignoso-fibrosa, apice longe attenuata ancipitis. Flores terni, 4 majusculo mediano; in ramorum api- cibus tantum masculi secundi gemini. Flores 4: calyx brevissimus; ovarii rudi- mentum conicum ; stamina 3. Flores 9 trigono-pyramidati, calyce brevissimo trilobo: staminum rudimenta 3; ovarium globosum trilobum triloculare. Drupae magna spha- rice 55-60"” diam., rubro-miniatae, laves. Abita. — Nelle selve foltissime e spesso inondate a Giabu-/engan nell’ isola di Vokan delle Aru. Maggio 1873. Descrizione. — Il fusto per forma e grandezza non differisce da quello dell’ O- rania regalis; le fronde devono essere grandissime, ma non conservo la misura di esse; sono regolarmente pinnatisette con i segmenti ravvicinati alterni, (almeno quelli della porzione estrema delle foglie) decrescenti di lunghezza e larghezza verso |’ apice; i segmenti più grandi sono lunghi sino 1"15 cent. e larghi nella parte mediana al più 7 cent. strettamente lanceolati e si attaccano al rachide con una larga base ripie- gando in basso i lati da una parte e dall’ altra del nervo mediano; vanno gradata- mente attenuandosi verso l’ apice e quando sono prossimi ad esso sì ristringono assai bruscamente formando una punta quasi simmetrica col nervo mediano e solo un poco più obliqua dal lato del margine inferiore; ma non acuminata ne bifida, anzi con la punta estrema piuttosto ottusa e con i suoi margini irregolarmente e molto distantemente dentato-smangiati. I segmenti terminali sono corti e più stretti e non attenuati in alto, gli estremi 35 cent. lunghi ed assolutamente troncati, gli altri un poco obliquamente troncati, mai allungati in punta dal margine superiore, oscura- mente e grossolanamente bidentati bilobi, a lobi pure profondamente dentato-undu- lati a denti ottusi. In tutti i segmenti vi è un sol nervo primario e nei segmenti più grandi altri 5 secondarii per lato di esso; di questi il più esterno solo 2 o 3 mill. discosto dal margine; frammezzo ad ognuno di essi ve se ne trova un altro terziario. Il rachide ed i segmenti dalla parte della pagina superiore sono glabri e levigati; questi nella pagina inferiore sono pallidissimi ed opachi in causa di una sottilissima ed uniforme lanugine che li ricuopre e che non diventa visibile che sgraffiandoli. Gli spadici sono ramosissimi, lunghi da 50 cent. all’ epoca della fioritura, diversi di varia età escono nel medesimo tempo dall’ ascella delle foglie più vecchie; sono ramo- sissimi, coi rami compatti a forma di spazzola; lo spadice è indiviso e nudo alla base per lo spazio di 12-14 cent. con un diam. di 3 cent. La spata che io conservo è lungamente lanceolata naviculare, fessa per quasi tutta la lunghezza, lungamente attenuata in basso ed all’ apice terminata da una lunga punta dura compressa ancipite. I fiori hanno molto la disposizione di quelli delle vere Areche; all’ estremità dei ra- moscelli, non vi sono che quelli maschi gemini ed unilaterali, ed assai asimmetrici; ma gli altri glomeruli sono terni col fiore mediano grande 9 e gli altri due laterali molto più piccoli 4. I fiori 3 sono lanceolato-lineari lunghi circa 5 mill.; il calice di essi è piecolo e formato di sepali confluenti dentiformi; i petali sono fortemente nervoso-striati di fuori; 3 sono gli stami a filamento brevissimo con antere erette basifisse; vi è un piccolo rudimento di ovario conico acuto. I fiori 9 sono lunghi da 5-6 mill. trigono-piramidati, con base piana con calice cortissimo quasi piano e con 3 lobi triangolari; i petali sono valvati triangolari acuti crassi; 3 sono i rudimenti di stami ridotti al solo filamento brevissimo aceroso; l’ ovario è a larga base trigono- trilobo; lo stilo è cortissimo; gli stigmi sono 73 patenti crassi papillosi; l ovario ha 3 loggie, ciascuna con l’ovulo attaccato lungo Y angolo centrale, nella maturazione 18 PALME DELLA NUOVA GUINEA per aborto monospermo. Il frutto ha fino a 55 mill. di diametro, maturo è color rosso minio, liscio e levigato, il pericarpio ha uno spessore di circa 4 mill., fibroso e subcarnoso, l’ endocarpio è duro quasi osseo, fragile sottile (?/, di mill.) separantesi dal pericarpio; liberato da esso è liscio esternamente ; in questo stato i semi riman- gono lungamente sul terreno a germogliare, per w il seme non esce dall’ endocarpio. E° albume è corneo non ruminato, fibroso-radiato, l’embrione è laterale. Osservazioni. — Al momento che io ritrovai questa bellissima Palma, credei di essermi imbattuto nella vera Orania regalis Zipp. della quale avevo meco un lucido della figura pubblicata nella Rumphia. Per l’ aspetto e per la forma e grandezza dei frutti combinava talmente con essa, che io credendo di aver che fare con specie benis- simo descritta, non mi detti cura di notare alcune particolarità della sua struttura, difficilmente verificabili adesso sui saggi da Erbario. È specie molto affine alla 0. regalis e rappresentante questa forma della Papua continentale nelle isole Aru; da essa sì distingue facilmente per la forma dell’ estre- mità del segmenti che non sono fessi sino al nervo mediano e non terminano dal lato esterno in una lunga appendice acuminatissima. Sul Morte Moratt sulla costa Nord della Nuova Guinea, ho osservato dei frutti simili a quelli dell’ Oraria régalis, ma assai più piccoli; appartenevano forse ad un’ altra specie; ma disgraziatamente non ne possiedo più ì campioni. In una lettera indirizzatami dal D." Scheffer da Buitenzorg egli mi parla di una nuova specie di Oraria proveniente dalle Molucche; forse essa è identica con l’ Oraria regalis Miq. (non Zipp.) De Palm. Arch. Ind. Obs. p. 4 e proveniente da Batcian. L’Orania macrocladus Mart. Palm. p. 156, tab. 177 f. 4, che si credeva speciale a Malacca è stata adesso trovata anche a Giava nella residenza di Bantam ; quantunque evidentemente specie congenere differisce dalle due specie della Nuova Guinea per avere 6 stami nel fiore è e per i frutti più piccoli. L’ Oramia Nicobarica Kurz, non appartiene certamente al genere Oraria; difficile è dalla sola figura dei frutti riferirla a qualcuno dei generi conosciuti, essa forse costi- tuisce un nuovo genere, ma è ancora troppo frammentariamente descritta per poterne delimitare i caratteri. Genus XI. ARENGA La Bill. 30. arRENGA saccHarIFrERA La Bill. Mem. V Inst. IV, p. 209. — Miq. FI Ind. bat. III, p. 35. — SAGuERUS saccHaRIFER Wurmb. — BI. Rumph. II, p. 128, tab. 123. — SacueRUS AUSTRALASICUS Wendl. et Dr. in Linn. 1875 p. 219.? Abita. — Incontrasi non di rado nei boschi, specialmente sulle colline, dove sembra spontanea. Conservo esemplari di Anda: e del M.'° Arfak. Osservazioni. — Io credo che originariamente questa specie sia stata introdotta | alla Nuova Guinea dall’ uomo. Presentemente non ho visto che da essa si estragga Te emi PALME DELLA NUOVA GUINEA 709 il vino di Palma, quantunque questa operazione sia conosciutissima ai Papua e pra- ticata bene spesso sugli spadici di Nipa e di Palmacocco. I Signori Wendland e Drude hanno creduto riconoscere una nuova specie di Arenga nei frammenti di una foglia raccolta dal Signor Dallachy presso la costa orientale dell’ Australia tropicale sulle piccole isole Goold e Garden nella Baia di Rockingham. Senza voler negare la possibilità che una nuova specie di Arexga si trovi in quella località, pure dalla descrizione pubblicata dai Signori sopracitati non mi sembrerebbe che vi fosser ragioni per considerare come differenti le foglie da essi descritte da quelle dell’ Arenga saccharifera, che varia grandemente per la forma delle foglie secondo l’età dell’ individuo. Nella Tav. 124 della « Rumphia » vengono rappresentati i seg- menti delle frondi come non auriculati alla base; nelle frondi giovani però esistono orecchiette sviluppatissime; nemmeno posso prendere in considerazione il numero dei segmenti terminali che si riuniscono in flabello; nulla infatti di più variabile in tutte le Palme. I signori sopracitati hanno creduto di dover ravvicinare la loro creduta nuova specie, più all’ Arenga obtusifolà Mart. (Saguerus Langhab BI.) che all’ Arenga saccharifera. A me sembra che le fronde della prima specie siano molto erroneamente descritte, e per quel che riguarda la forma di esse, stando alle figure, non vi trovo differenza con quelle della seconda; il carattere distintivo consiste nella forma più allungata dei frutti e dei semi di Arenga obtusifolia ; carattere che mi sembra appena specifico; forse anzi quest’ultima specie non è a considerarsi che come una varietà dell’ A. saccharifera. Gli esemplari della Nuova Guinea hanno le foglie (di pianta giovane ) simili a quelle descritte come proprie dell’ A. obtusifolia, i frutti ed i semi sono senza alcun dubbio identici a quelli dell’ A. saccharifera, ben rappresentati nella Tav. 124 della « Rumphia. ». Non solo a me sembra probabile che il Saguerus australasicus sia identico all’ A. saccharifera; ma io credo che anche esso sia originariamente stato introdotto dai malesi nella parte settentrionale d’ Australia, che avevano (come tutt’ ora hanno ) l’abitudine di visitare da tempo immemorabile. Tribus II. BORASSINEA Mart. Nessun rappresentante di questa tribù è stato trovato alla Nuova Guinea. Le specie di Pholidocarpus qui sotto mentovate sono speciali alle Molucche ed alla parte occi- dentale dell’ Arcipelago malese. Genus PHOLIDOCARPUS Blume. pHoLIDOCcARPUS InHUR Blume Schult. f. 1850. Syst. VII, p. 1508. — Mi. Fi. Ind. bat. III, p. 47 et De Palm. Arch. ind. p. 10. — LOoNTARUS SYLVESTRIS ALTERA IHur picra fumph. Herb. Amb. I, p. 56, tab. 12. Abita. — Ho ritrovato questa specie nella penisola S. E. di Selebes a 7°ol:- To presso Aandari. Non credo si trovi più ad Amboina, dove era indicata come molto rara da Rumphius; ne ho però sentito parlare come tutt’ ora esistente a Buru. Sembra sia stata trovata a Seram dai signori Teysmann e De Vriese. 80 PALME DELLA NUOVA GUINEA Osservazioni. — Il tronco nudo di una pianta di questa specie che abbattei, senza comprendervi il ciuffo delle foglie, era alto 531 metri e di un palmo di dia- metro. Miquel nel « Prodromus Flora sumatranae » p. 594, dice che questa specie è stata ritrovata dal signor Teysmann sulla costa orientale di Sumatra a Palembang e sulla costa occidentale nel distretto di Padarzg non molto distante dal fiume Axet. Io dubito però che la pianta di Sumatra differisca da quella di Selebes e delle Mo- lucche e che sia identica a quella che io ho trovato in Borneo e che mì sembra poter considerare come una specie distinta. Ecco di quest’ ultima i caratteri differenziali; riserbandomi ad illustrare completamente queste 2 specie nel lavoro che mi propongo di pubblicare sulle Palme borneensi. PHOLIDOCARPUS MAJADUM sp. n. — Pu. IBurR Mg. (non Blume) Prodr. FI Sum. p. 254, 591. (quod pl. Sum.)? — A PA. Ihur BI. differt fructibus pericarpio profundius scrobiculato, spadicibus gracilioribus, foliis fere usque ad rachidem flabel- lato-partitis, aculeis crebrerrimis reclinatis. Abita. — Presso Autewn a Sarawak in Borneo (P. B. n.° 2096). Osservazioni. — Essendo questa una specie sostituente il PX. Znur delle Mo- lucche nella parte dell’ Arcipelago malese abitata dagli Oràn-ut4n, o come son chia- mati dai Malesi, Maîas, ho voluto col nome specifico rammentare questo carattere ceografico. Il Boraxus flabelliforimis L. che si vede qualche volta nelle Molucche non l’ ho mai incontrato, nemmeno coltivato, nelle isole Papuane. Tribus IN. CORYPHINEA Mart. Genus XII. LICUALA Rumph. SÌ. LICUALA INSIGNIS sp. 2. — Caudex 3-4 metr. altus brachii humani cras- sitie, crebre cicatricoso-semiannulatus. Petioli 1"30 cent. longi, graciles, basi remote spinuloso-subserrati, ceterum inermes, spinis gracilibus patentibus vel recurvulis; lamina in segmentis 13, liberis, usque ad basin partita (saltem in specimine asser- vato ); segmenta elongato-cuneiformia, extima angustiora et breviora, (45 cent. long., 2 '/3-3 cent. lata ) oblique truncata vix profundius quam reliquas duplicato-dentata, dentibus triangularibus, acutiusculis; segmenta intermedia latiora (60 cent. longa, apice 9-12 cent. lata); segmentum medianum circ. 25 cent. latum, obtuse duplicato- dentatum, dentibus latissimis. Spathelle plurime, laxe vaginantes, profunde partito- _ hiantes, lamina expansa ovato-lanceolata, longitudinaliter nervosa nec carinata. Spadix elongatus, ramosissimus, ramis crassis (5-9 mill.) secundis, in racemos 5-10 diffusos sursum decrescentes crassiusculos 3-16 cent. long. partitis, furfure fusco tenuissimo adspersis. Flores majusculi 8 mill. long., in racemis spiraliter dispositi, pedicellati; pedicelli inferiores 2-3 mill. longi, bi-raro triflori; superiores, pedicello breviore, uniflori; calyx obconico-campanulatus 4-4 !/, mill. long., 3 !/, mill. latus PALME DELLA NUOVA GUINEA 81 laevis, nec nervosus, nec striatus, superficialiter trilobus, margine irregulari subin- crassato; petala crassa ovato-lanceolato-triangularia, acuta, calycem duplo superantia ; urceolum stamineum fere clausum, trilobum, lobis bipartitis; ovarium obovatum, apice rotundato-truncatum, basi attenuatum, stilo filiformi, fere longitudinem ovarii 2equante, stigmatibus punctiformibus. Fructus. . . ... Abita. — Nelle selve inondate e folte della costa N. O. della Nuova Guinea a Ramoi. Osservazioni. — Per la forma delle foglie questa specie sembra rassomigli assai [I alla L. Rumphi, ma in questa lo spadice è semplicemente ramoso, coi rami solo tri- partiti, e le spate sono carenate. Dalla L. penduliflora differisce per i fiori che sono del doppio più grandi, per i pedicelli più lunghi, per ì rami a più racemi, per la forma dei denti delle foglie e per un minor numero di segmenti; quest’ ultimo carat- tere però non posso assicurare che sia costante. Mi sembra una delle specie di Licuala più caratteristiche per i suoi fiori relativa- mente grandi. I segmenti delle foglie sono perfettamente disgiunti sino alla base; essi sono separatamente inseriti intorno alla specie di dilatazione o escrescenza callosa, semilunare, che sì trova alla base della lamina, ossia all’ apice dei piccioli, ed ivi formano un numero di pieghe, eguale al numero (4-7) delle nervature primarie dei segmenti. I filamenti degli stami formano un urceolo della metà più corto della parte libera dei petali, quasi del tutto chiuso e solo lasciante un’ apertura per la quale passa lo stilo; questo urceolo ha tre coste o carene acute longitudinali, che sì terminano nei tre corti lobi nei quali è diviso il suo orlo, ognuno di questi lobi è fesso al- l’ estremità. Sembra sia un carattere speciale di tutte le specie di Zicuala della Nuova Guinea di avere i fiori assai lungamente pedicellati; questo carattere non l’ ho riscontrato in nessuna delle specie che conosco dell’ Arcipelago malese. 32. LICUALA TELIFERA sp. 7.— Caudex gracilis 1 '/,-2 met. altus leviter tortuoso nodosus, 15-20 cent. diam.; petioli 0" 50-14” 00 longi, basi argute spinuloso-pectinati, ceterum fere inermes; lamina segmenta 7-9, extima * angusta, oblique truncata, dentata, dentibus bifidis; interiora lato-cuneata, apici 5-10 cent. lata; segmentum medianum 24-40 cent. longum, 15-20 cent. lat., truncatum, profunde partitum, super- ficialiter dentatum, dentis latissimis breviter fissis. Spadix elongatus circa 90 cent. longus, simpliciter ramosus ramis ut plurimum tripartitis, basi longe vaginatus; va- gina vel spathella infima angusta, compressa, acute bicarinata. Flores pedicellati; pedicelli inferiores biflori, superiores uniflori quam flore breviores; calyx campanu- latus profunde trilobus, lobis scariosis, lacero-fissis; corolla lobis triangularibus acu- minatis calyce duplo longioribus; urceolum stamineum corolla subdimidio Dbrevius superficialiter trilobum, lobis emarginatis. — Fructus spheerici, rubentes, pericarpio subtili (13 mill.) carnoso, apiculati, 10-12 mill. diam., endocarpio perfecte solubili ligneo-corneo fragili superficialissime et obscure multi-sulcato-costato; semen spheri- cum 7-7!/, mill. diam., leve, ipsum quoque superficialiter costatum, albumine pro- funde subrecte et anguste tubuloso-excavato. Abita. — Costa S. O. della Nuova Guinea presso Aaras a Aulokadi dove ne rac- colsi un esemplare fiorifero in cattivo stato (P. P. n.° 48). — Di Arda: poi ne con- servo un esemplare perfetto fruttifero. S2 PALME DELLA NUOVA GUINEA Osservazioni. — Non credo possa nascer dubbio sull’ identità specifica del cam- pione fiorifero con quello fruttifero, pure fra loro vi sono alcune differenze che mi piace notare; i’ esemplare fiorifero appartiene ad ‘una pianta più giovane, più rigo- gliosa, per cui le foglie offrono dimensioni maggiori e 2 segmenti di più dell’ altro esemplare, che è stato staccato da un individuo con fusto alto e legno compatissimo. Le tre foglie che conservo, presentano tutte il carattere di avere il segmento mediano fesso sino al disotto della metà, per cui questo riesce partito in 2 segmenti. Lo spadice dell’ esemplare fiorifero ha il ramo inferiore diviso in 5 racemi, il seguente in 4, il terminale in 3. Nei racemi fruttiferi dell’ altro esemplare, forse in causa del loro accrescimento, i pedicelli apparirebbero più corti e non sembrerebbe che fossero spesso biflori. I fiori che ho esaminato sono in cattivo stato, i caratteri assegnati però sono bene evidenti; l’ orceolo stamineo è trilobo, ha i lobi molto larghi ed i seni quindi poco profondi; in mezzo a questi seni vi sporgono i filamenti assai forti di un verticillo di stami; gli altri tre stami sono impiantati nella smarginatura o fessura dei lobi dell’orceolo, sono quindi più alti degli altri 3 e con filamento pure assai forte. In questa specie gli stami perciò sembrano assolutamente sul margine dell’ orceolo e non quasi inclusi come nella £. Arwernsis. Il seme è esternamente rufescente castagno opaco. 33. LICUALA BACULARIA sp. n. — Caudex gracilis 2." circ. altus, leviter tor- inoso-nodosus 15-20 cent. crassus. Petioli inferne brevissime spinulosi, 35-40 cent. longi, utrinque convexi, ancipites; lamina (circiter 60 cent. diam. ) segmenta 14 (semper? ) apice 4-dentata (vel bidentata dentibus Dbipartitis) plicata, omnia subconformia (in- termedium reliquis subangustius, 35 cent. long. 2 cent. latum ). Spadices petiolis vulgo longiores, plurispathellatis, spathis subcoriaceis, glabris, omnibus longe vaginantibus, compressis, infima apice breviter bifida vel laceratione 4-fida acute carinata, reliquis ventricosis lateraliter fissis, acutis. Spadicis rami 5-4, in racemos 3-6 divisi. Flores lanceolato-acuti 3 mill. longi; pedicelli 1-2-flori, flore breviores, 1 mill. longi; calyx pilosulus, campanulato-obconicus, subtruncato-tridenticulatus ut plurimum irregu- lariter lacero-fissus; corolla profunde triloba, subtrigona, lobis calyce duplo longio- ribus, extus (in sicco ) longitudinaliter multinervoso-costatis, ovato-triangularibus, acutiusculis; urceolum stamineum lobis corollinis dimidio brevius, margine incrassato intus subbarbato (?) acute 6-dentato (?), filamentis basi latiusculis acutis; ovarium obovatum, stilo elongato ex urceolo exerto. Drupa carnosula, globosa (10-11 mill. diam.) abrupte apiculata, basi longiuscule pedicellata, endocarpio solubili tenuissimo crustaceo, lignoso-fragili. Semen sphericum 6!/,-7 mill. diam. laeve, superficie aequa- bili castaneo-lucenti, albumine profunde tubulose incurvo-excavato. Abita. — Nuova Guinea a Ramot ( P. P. n.° 422). Osservazioni. — Il fusto acquista le dimensioni della £. tfelifera, ma è forse più gracile; serve ai medesimi usi. La forma delle foglie è quella della Licwala pumila, glabra ed elegans; i segmenti sono tutti stretti ed hanno quasi tutti la medesima lunghezza e larghezza, anzi i mediani sono un poco più stretti di quelli intermedî; il primo segmento esterno da un lato è largo quanto i mediani, ma è troncato all’ apice obliquamente con 7 denti; i primi 2 o 3, pure esterni, ma dal lato opposto sono assai più stretti degli altri e obliguamente 4-dentati; gli altri tutti sono 4-nervi (2 nervi primari superiori e 2 nervi primari inferiori ) ed hanno 4 denti ossia 2 denti bilobi: ma ogni lobo è conforme per cui i segmenti sembrano egualmente i LET! PALME DELLA NUOVA GUINEA 83 quadridentati. L’orceolo stamineo non è lobato 0 fesso, ma i filamenti degli stami hanno la base larga, sono triangolari subulati di quasi uguale altezza ed in conse- guenza il margine dell’ orceolo riesce con 6 denti acuti; l orceolo è a fauce larga, ma sembra che essa sia ristretta da un ingrossamento della parte interna dell’ orlo, che è per di più munita di peli. 34. LICUALA ARURENSIS sp. 2. — Caudex bimetralis (?); petioli (in meo speci- mine) 1"30 long., prope basin dilatatam horizontaliter spinosi, ceeterum nudi; lamina 20-partita; segmentum medianum 45 cent. long. 16 cent. lat.; cetera angusta; exte- riora 33-35 cent. long. 4 cent. lata; intermedia 7 cent. lata; omnia dentata, dentibus bifidis in segmentis exterioribus acutioribus. Spadix breviusculus 50 cent. longus (semper ?), ramosissimus, ramis tortuosis, alternis, subsecundis, in racemos 5-10 graciles sursum decrescentes divisis, furfure fusco tenuissimo evanescenti adspersis; spathelle plurime, longe vaginantes, inferne rachidem arcte amplectentes, superne inflato-ventricosa obtuse dentato-lacere, infimz carinata. Flores pedicellati; pedicelli inferiores 2-2 ‘/, mill. longi, flore breviores, 2-flori, superiores uniflori. Calyx ob- conico-campanulatus, profunde trilobum, lobis latis =* fisso-laceris; corolla calyce paullo longior lobis ovato-triangularibus carnosulis, in sicco una cum calyce extus longitudinaliter nervoso-striata; urceolum stamineum vix corolla brevius, distincte trilobum, lobis emarginatis; stamina fere biserialia, inclusa, filamentis tenuissimis; ovarium obturbinatum, basi attenuatum, stilo crassiusculo brevi, incluso. Abita. — Alle Isole Aru a Giabu-lengan. Osservazioni. — E specie similissima alla Z. perduliflora della quale forse. potrebbe considerarsi come una varietà. Non conservo nota dell’ altezza e grossezza del tronco; le foglie però sembrano assai più piccole di quelle della specie sopracitata; anche gli spadici sono forse più corti, le spatelle più ventricose, ma i rami sembrano più grandi, con maggior numero di rami e tortuosi. I pedicelli della L. penduliflora sono eguali o più lunghi dei fiori; in questi i lobi della corolla sembran più larghi; il tubo stamineo è della metà più corto della corolla ed appena crenulato (stando almeno alla figura di Blume nella Rumphia Tav. 94). Le foglie sono composte da un maggior numero di segmenti e questi più stretti. E la specie sostituente alle Isole Aru la L. penduliflora della parte continentale della Nuova Guinea. Ho già fatto notare come quasi tutte le specie di Palme delle Isole Aru, quantunque grandemente affini a quelle della gran terra prossima, offrano sempre differenze caratteristiche; è specialmente per questa ragione che non ho creduto di dover considerare la ZL. Arvensis, come varietà della L. pernduliflora. 35. LICUALA PENDULIFLORA Zipp. — Miq. FI. ind. bat. III, p. 55. — PERICYCLA PENDULIFLORA BI Rumphia II, p. 47 tab. 94. Caudex 15-25 cubitalis, annulatus; petioli 1" 80-2"40 longi, prope basin dilatatam horizontaliter spinosi, caterum nudi, tamina fere ad metrum diametro; segmenta 16 vel plura ad latus utrinque decre- scentia, elongato-cuneiformia 30-60 cent. longa (excepto intermedio 15-25 cent. lato ) 8-10 cent. lata; media recte, lateralia oblique truncata, ha profundius quam illa dentata, dentibus bifidis; spadix 0"90-1"20 circ. longus, dependens, ramosissimus, ramis alternis, in racemos diffusos sursum decrescentes filiformes divisis, furfure fusco evanescenti adspersis; flores pedicellati circ. 4 mill. longi, pedicelli inferiores 4-6 mill. longi, 2-raro 3-flori, superiores uniflori; calyx trilobus; corolla profunde triloba, ” 84 PALME DELLA NUOVA GUINEA lobis obovatis obtusis ; urceolum stamineum subintegrum vel superficialiter crenulatum corolla dimidio brevius; ovarium globoso-obovatum stilo brevi, vix urceolo longiore Fructus globoso-ovati, acutiusculi. (Descript. ex Miq. 1. c. et ex icone Blum. in Rumph. lc) i Abita. — Nuova Guinea presso il forte Dubus nella Baia del Tritone scopertavi da Zippel. Io non ho ritrovato questa specie. Per termine di confronto riporto anche una descrizione della Licuala Rumphi BI., quantunque questa specie non sia.ancora stata ritrovata nell’ Isole papuane. LIcUuALA RUMPHI BI Rumph. II, p. 41, tab. 89, fig. 2. — Miq. FI. Ind. bat. 111, p. 54 et De Palm. Arc. ind. p. 10. Caudex (3-4 metr. alt. ?); petioli 150. circ. longi graciles, basi dense spinuloso-subserrati caterum fere inermes, spinulis paten- tibus vel vix recurvulis rectis, compressis, interdum confluentibus; lamina segmenta 12-15, extima 35-45. cent. longa, angusta apice 5 cent. vix lata, oblique truncata, dentibus paucis, extremis magis elongatis, sensim latiora et longiora; interiora 7-12 cent. lata; segmentum medianum 60 cent. longum, 30 cent. lat. apice dentatum, dentibus obtusis, emarginatis vel bifidulis. Spadix circ. 70 cent. long., vaginis plu- rimis longe tubulosis dorso carinatis, lamina sublanceolata, carinata, simpliciter ramosus; rami tripartiti 10-15 cent. longi, ramulo intermedio lateralibus paullo lon- ciore; Rlores i... Fructus ellipsoidei. ( Descript. ex Mig. l. c.). Abita. — Nelle Molucche ad Halmahera, a Buru ed a Selebes. Osservazioni. — Specie imperfettamente descritta e nella quale probabilmente sono confuse più forme, non conoscendosene i fiori e poco bene i frutti. La sola specie australiana conosciuta di questo genere è la Licuala Mwlleri Wendl. et Dr. che sembra ben distinta dalle specie da me adesso descritte. Genus XIII. LIVISTONA R. Brown. 36. LIVISTONA PAPUANA sp. n. —Caudex 15-20 metralis, nudus, gracilis flexuo- sus; petioli inermes, 1" 30 cent. longi, marginibus acutis, prope basin superne plani, inferne convexi, inde crasse subancipites, albescentes. Lamine suborbiculares, fere 1” 30 diam., palmato-multifide, segmentis medianis (30-35 mill.) latioribus lanceolatis, acuminatis alte connatis (usque ad ?/, superiora lamine) intermediis profundius di- visis (lamine usque ad medium ), exterioribus angustissimis (7-10 mill. lat.) paulum supra basin in parte indivisa lamina, forma ovali, connexis; segmenta omnia apici profunde bifida. Spadices 1" 10 circ. longi, basi arcte vaginati, indivisi, superne tri- plicato-ramosi, ramis primariis basi spathellatis, ramulis pubescentibus; spathella sessiles amplexicaules apice profunde bifide, ramorum superiorum usque ad basin in laciniis binis acuminatissimis partite. — Flores ..... Drupa immatura sessiles nec tuberculo vel pedunculo suffalta. » PALME DELLA NUOVA GUINEA 85 Abita. — Raccolsi nell’ Isola di Miosnom nella Baia del Geelvink; 1’ osservai anche abbondantissima sulle roccie nella punta più occidentale di Job. Osservazioni. — La specie testè descritta mi sembra differente da tutte le conosciute in causa del picciuolo delle foglie che è inerme, e nello stesso tempo per la forma dei segmenti. Le mie foglie appartengono ad un grandissimo individuo che feci abbattere; non so se le giovani fronde siano spinose. La L. 2nermis che ha pure i pic- cioli inermi è molto differente per le lacine strette e divise sin quasi alla base della lamina. Dalla ZL. rotundifoha, alla quale rassomiglia, sembra differisca oltrechè per il picciolo, anche per i fiori ed i frutti che in questa riposano su di un corto pedicello o tubercolo, ciò che non si osserva nei giovanissimi frutti, immaturi lunghi circa $ mill. obovato-piriformi attenuati alla base, che si trovano attaccati ai racemi del mio esemplare. Il medesimo carattere la distinguerebbe dalla Z. australis alla quale sembra molto affine; nel mio esemplare non vi sono fili interposti fra i segmenti della fronda, ma non accordo un gran valore a questo carattere. I segmenti della £. Papuana al- l’apice sono fessi per la lunghezza di 7-10 cent.; i centrali non si distaccano dalla lamina che a 50 cent. al disopra dell’ apice del picciuolo; gli intermedii gradatamente dal basso verso l’alto a 20-25 cent., i più esterni a soli 8-10 centimetri. Varie sono le specie australiane appartenenti a questo genere. Nessuna specie di Phanix sembra si trovi selvatica nell’ Arcipelago malese e molto meno nelle Molucche e nelle parti ad oriente di esse. Alle Isole Kei ho visto qualche individuo in fiore di una specie di Phan:x, forse la P. sylvestris Roxb. o la P. farinifera. Essendo specie statavi recentemente introdotta dagli Arabi, non ne ho conservato saggi. Tribus IV. COCOINEA Mart. Genus XIV. COCOS Linn. 37. cocos nucIrERA Linn. — Il comune Cocco abbonda su tutte le spiaggie are- nose della costa della Nuova Guinea, e delle sue isole. Alle Isole Kei vien piantato in gran quantità sui monti. Le Isole Maffia, circa 70 m. a N. E. di Dorei, vengono descritte come intieramente coperte di Palma Cocco, e dei frutti trasportati dalla corrente da quelle isole, s’ incontrano spesso galleggiare nella Baia del Geelvink e specialmente presso le Isole Misori; essi sono distinguibili perchè hanno la partico- larità di essere più fortemente angolosi e più trigoni di quelli che s’ incontrano or- dinariamente. Il Cocco nella Nuova Guinea riceve varii nomi; alla Baia di Humboldt vien chia- mato: Gio; nella Baia del Geelvink ed in tutti i Iuoghi abitati dai Mafor: Sra:; nella lingua detta dei Ragia ampat (Salvatti, Misol, Waigheu): Nu; sulla costa meridionale: Utéri (Miq.); nella provincia di Lobo: Ni o Qwal (Miq.); a Onin Ruroh (Mig.). Si trova talvolta piantata in vicinanza dei villaggi la varietà: C. nucifera regia Miq. FI. Ind. bat. III, p. 741; detta dai Malesi Kalippa ragia. 86 PALME DELLA NUOVA GUINEA Rumphius, Blume, Martius, Miquel ed altri si sono estesamente occupati della storia della Palma Cocco; Seeman nella « Flora Vitiensis » ha aggiunto alcune con- siderazioni, molto interessanti, intorno alla sua vera patria ed intorno agli argomenti che se ne possono trarre, in favore delle varie teorie proposte sulle emigrazioni dei Polinesiani. Non credo affatto ozioso e fuor di luogo far conoscere quale sia la mia opinione in proposito, avendo avuto agio di fare su questo argomento, delle ricerche sui luoghi dove il Cocco è più diffuso. La disseminazione della Palma Cocco è grandemente favorita dalla leggerezza degli integumenti dei suoi frutti, che gli permettono di galleggiare nell’ acqua, e dalla grande resistenza ed impermeabilità del suo endocarpio, per cui 1’ albume e l’ embrione ven- gono difesi dall’ infiltrazione dell’ acqua salata, durante le lunghe navigazioni a cui vanno spesso soggetti; queste sono caratteristiche di Palma che deve aver avuto la sua origine su spiaggie marittime, e dove tutto sembra sia stato combinato perchè la sua dispersione avvenga per mezzo delle correnti marine. La disseminazione non può aver avuto luogo, che là dove 1’ azione dei venti e delle correnti sulle spiaggie marittime, corrodendo queste, hanno portato le piante di Cocco già fruttifere talmente vicine all’ acqua, anche scalzandole tanto da farle cadere in essa, in modo che i frutti hanno potuto trovarsi nell’elemento favorevole alla loro dispersione. Non è quindi improbabile che la terra o l’isola dove primieramente ebbe origine la Palma Gocco sia adesso inghiottita, da forse centinaia di secoli, nel seno del mare. E con questa ipotesi po- trebbe spiegarsi il fatto, di non aver potuto fin qui rintracciare la vera patria di questa Palma, adesso tanto diffusa. Perchè poi i frutti di Cocco, rimasti lungamente galleggianti e trasportati lontano dal luogo dove caddero, possano produrre una nuova pianta, non basta che approdino su qualche spiaggia, non basta che qualche forte colpo di mare gli spinga al di là dell’azione delle onde ordinarie, o che maree eccezionali li depositino anche a varii metri dal pelo medio dell’acqua; occorre che coteste spiaggie sì trovino in una condizione esattamente opposta da quelle donde si partirono; bisogna che siano spiagge che invece di essere corrose dal mare o di essere in periodo di lento abbassamento, siano in via di solle- vamento, o che in causa dell’ azione dei venti, delle correnti, o dei depositi fluviali vadano gradatamente estendendosi; allora solo i frutti di Cocco, depositati su di esse nelle condizioni più favorevoli, potranno germogliare e crescere. Ciò però servirebbe a nulla se la spiaggia dove hanno messo radice fosse frequentata da animali che appe- tissero le sue parti nutritive; e di fatti ne’ paesi dove esistono porci selvatici, non è possibile la riproduzione dei Cocco senza la protezione dell’ uomo. Ciò m’induce a credere che il Cocco, originario di terre od isole una volta connesse col continente Austro-Americano, ora scomparse, si è naturalmento disseminato nell’isole del Paci- cifico, delle quali i lenti cambiamenti di livello sono un fatto constatato. Non credo però che per disseminazione naturale siasi trasportato nell’ Arcipelago malese; io suppongo che gli Indiani e più specialmente i popoli della parte meridionale della Penisola indiana, i Tamil e forse anche altre popolazioni Indo-cinesi, nelle loro avventurose navigazioni spingendosi al di là della Nuova Guinea sino nella Polinesia, abbiano colà trovato questa pianta preziosa, e l’ abbiano quindi introdotta in tutta 1’ India insulare e continentale. Nella Nuova Guinea e specialmente alle isole Aru, i Cocco hanno 2 nemici. I primi sono i Cacatua bianchi che distruggono grandissime quantità di frutti immaturi, rie- scendo col loro forte becco a perforarne gli integumenti per nutrirsi dell’ albume; i secondi sono i Belideus, piccoli marsupiali che rassomigliano a scojattoli volanti, e che con molta facilità nella notte si slanciano da un albero all’ altro in cerca di cibo; nietheedili sax. PALME DELLA NUOVA GUINEA 87 essi per di più fanno delle noci che hanno vuotato, la loro abitazione permanente ed il loro covo, riescendo a perforare anche noci quasi mature. È quindi probabile che la presenza di questo mammifero assai più ad occidente di quello che accada per gli altri marsupiali, sia dovuta appunto alla facilità colla quale si nasconde nell'interno delle noci di Cocco; formando queste come è noto un estesissimo articolo di commercio per tutto 1’ Arcipelago Malese e Papuano, avrebbero potuto molto frequentemente favorire l’ emigrazione di quelle singolari bestiole. Tribus V. LEPIDOCARYINEA Mart. Genus ZALACCA Blume. ZALACCA EDuULIS Reinw. — Miq. FI. Ind. bat. III, p. 81. Is Etoile png Questa specie conosciutissima in Giava e nelle Molucche è coltivata specialmente in Amboina. E probabile che sia stata introdotta in qualcuna delle Isole papuane; io però non mi ci son mai imbattuto. Genus XV. KORTHALSIA Blume ('). 38. rorrHaLsIaA zippenia BI. Rumph. II, p. 171, tab. 130. Abita. — Fu scoperta da Zippel sulla costa S. O. della Nuova Guinea. Riporto a questa specie provvisoriamente degli esemplari non fioriferi trovati a Ramot. Altri esemplari fioriferi sono di località incerta. 39? KORTHALSIA sp. Abita. — Alle Isole Aru. Non ne conservo che un racemo fruttifero; forse non differisce dalla specie precedente. Genus XVI. DAMONOROPS Blume. 40. pamonorops BarBaTtus Mart. Palm. III, p. 330. — BI. Rumph. I p. 42. — Miqg. FI. Ind. bat. III, p. 100. Ù Osservazioni. — Questa specie è indicata come propria della Nuova Guinea da Blume e da Miquel. A me non sembra riconoscerla fra le forme da me raccolte.” 4. pAaMmoxorops neTERAcAnNTHUS Mart. Palm. III, p. 330. — Miq. FI. Ind. bat. III, p. 101. — CALAMUS HETERACANTHUS (4tp9p.) BI. Rumphia ILL, p. 56 tab. 139. (*) Riserbo ad altra occasione uno studio più profondo dei generi /orthalsia, Damonorops e Calamus. » 88 PALME DELLA NUOVA GUINEA Abita. — Nuova Guinea presso la costa S. O. — Nemmeno questa specie posso riconoscere fra i miei esemplari. Miquel nella « Flora India batava » cita le seguenti specie di Demornorops come pro- prie alle Molucche e che molto probabilmente possono trovarsi anche alla Nuova Guinea. Daemonorops niger BI. — Amboina. » Rumphi Mart. id. » Calapparius BI. id. Queste due ultime specie non sono più state ritrovate dopo Rumphius. Genus XVII. CALAMUS Linn. Ho raccolto le seguenti specie alla Nuova Guinea, che credo poter riportare al genere Calamus; non possedendo di esse che esemplari incompleti, non posso assicu- rare che alcune di esse non appartengano al genere precedente. I. caLamus? sp. — Ramoi (P. P. n.° 418). 43. caLamus? sp. — Ramoi (P. P. n.° 416). 14. CALAMUS sp. — Andai (P. P. n.° 771), esemplare fiorito. 45. caLaMmus sp. — Isole Aru a Giabu-lengan, esemplare fiorito. 16. caLamus? sp. — Ramoi (P. P. n.° 420). 47. caLamus? sp. — Ramoi (P. P. n.° 421). 18. caLamus? sp. — Ramoi (P. P. n.° 419). Sono citate da Miquel Il. c. come specie Moluccane le seguenti: Calamus Buruensis Mart. — Buru, Amboina. » pisicarpus BI. — Amboina, Ternate. » Amboinensis Miq. De Palm. Arc. ind. p. 20. — Amboina. » albus Pers. — Amboina, secondo Rumphius. » graminosus BI. — Amboina, secondo Rumphius. » Cawa BI. — Amboina, secondo Rumphius. Queste ultime 3 specie sono molto dubbie e non più state ritrovate da Rumphius in poi. Nell’ Australia sono state sino a qui ritrovate sole quattro specie di Lepidocaryinea tutte riferibili al genere Calamus. I nomi di esse secondo i Sigg. Wendland e Drude sono i seguenti: Calamus Muelleri H. Wendl. » Caryotoides Al. Cunn. » radicalis W. et D. » australis Mart. PALME DELLA NUOVA GUINEA SO Genus XVIII. PIGAFETTIA Mart. Spadices laterales interfoliacei, paniculato-ramosi, spathis pluribus incompletis va- ginati, in spicis cylindricis, amentaceis divisi, spathellulis brevibus tubulosis basi indusiati. Flores dioici? vel polygamo-monoici?; foeminei . ....j; masculi spiraliter dispositi, 1-bracteolati, squamulis densissime villoso-barbatis cincti; calyx cupularis vel obconicus, truncatus vel 3-dentatus vel trifidus (?); petala 3 libera valvata; stamina 6 antheris erectis; ovarii rudimentum minutissimum. Drupa globosa, squamis retrorsis imbricatis loricata, monosperma. Nucleus carne succulenta involutus, albu- mine 2equabili. — Palma policarpice, procerae, frondibus magnis pinnatisectis, petiolis armatis, in Arcipelago malesiano orientali, in Moluccis et in Nova Guinea obviz. Osservazioni. — Non mi sembra possa cader dubbio sulla necessità di elevare a grado di genere il sottogenere Prigafettia Mart., che sino a qui aveva fatto parte, senza ragione, del genere Metroxylon. Si distingue dai veri Sagu, per produrre spadici laterali e non terminali; per continuare a fiorire e fruttificare indefinitamente e non esaurirsi alla prima fioritura, per i semi involti da una polpa ed infine per l’ albume non ruminato. 419. PIGAFETTIA PAPUANA sp. 2. — Caudex procerus (centumpedalis), petioli seriebus distantibus aculeorum setiformium praditi; segmenta lineari-lanceolata acumi- nata, 1" 50 cent. longa, 50-60 mill. lata, subopposita vel alterna, rachi reduplicato- adnata, costa validissima superne exserta, margine nudo, prope apicem parcissime denticulato-spinosa, subtus paleolis destituta, spadices paniculato-ramosissimi, penduli. Flores masculi 2'/,-3 mill. longi; calyx obconicus, truncatus vel obscure tri-apiculato- dentatus, extus longitudinaliter striato-nervosus; petala libera, calyce duplo longiora, nervoso-striata; stamina 6 filamentis brevibus, crassis; anthere erecte, basifix®, ovato-lanceolato-sagittatae, cuspidato-apiculatae; ovarii rudimentum fere incospicuum. Abita. — Ad Arda: presso il Monte Arfak; si trova solitario nella pianura e nella collina; si vede talvolta isolato in mezzo a nuove piantagioni, perchè in causa del suo legno durissimo, che mette a dura prova 1’ acciajo meglio temperato, non viene ordinariamente abbattuto. Descrizione. — Fusto alto più di 30 metri, nudo, liscio, verdastro, a legname durissimo. Fronde grandissime, terminali, patenti, orizzontali e poi reflesse, con piccioli grossissimi, alla base molto dilatati e provvisti inferiormente di molte serie di fitti aculei setiformi, lunghi da 10-20 mill.; nella parte provvista di segmenti, il rachide è largamente scanalato di sopra con 2 margini assai acuti, di sotto è convesso, con le serie di aculei molto discoste, e verso l’apice della fronda forma un angolo ottuso di sopra e di sotto; i segmenti sono numerosissimi, dritti, alterni o suboppositi, decrescenti verso l’ apice della fronda, lineari-lanceolati acuminatissimi, ma con la punta spesso troncata, lacera e fessa, attaccati al rachide per una assai larga base e coi margini ripiegati in basso, coriacei, col nervo mediano fortissimo e prominente sulla pagina superiore con un angolo acuto; vi è un nervo secondario superiore per parte alquanto discosto dal margine; questo è liscio e non ingrossato; ì segmenti inter- 12 90 PALME DELLA NUOVA GUINEA medii sono lunghi sino ad 1" 50 cent. e larghi da 50-65 mill. e vanno gradatamente decrescendo verso l’alto della fronda, dove sono assai più stretti e lunghi 50, 40, e poi solo 30 cent.; sulla costa mediana dei segmenti terminali, vi sono a lunghi inter- valli delle scabrosità o delle piccole spine; mancano affatto pagliette o scaglie nella pagina inferiore; sul secco i segmenti sono più pallidi di sotto che di sopra. Gli spa- dici sono numerosi, interfoliacei, flaccidi e pendenti, più corti delle foglie, muniti di varie spate incomplete guainanti a lamina dilatata larga triangolare acuta, decom- posito-paniculati con varii rami allungati e flessuosi provvisti di gran numero di spatelle guainanti corte, tubuloso-obconiche, troncate, con una punta o dente dal lato dorsale, longitudinalmente striate; racemi fioriferi amentiformi, sottili, lunghi 5-15 cent. con un peduncolo più lungo della guaina dalla quale escono. Sulla pianta che ho abbattuto per farne esemplari, non ho trovato che fiori è, non posso però assicu- rare che essa fosse dioica o solo monoica o forse poligama. I fiori è sono un poco ‘ asimmetrici, lunghi 2 !/,-3 mill. ovato-lanceolati ottusi od apiculati, disposti a spirale e provvisti alla base di una bratteola orizzontale-ascendente lanceolato-acuminata 3-5- nervia, frammisti a scaglie portanti ciufli di peli scariosi formanti un fitto tomento; il calice è obconico troncato od' oscuramente tridentato, molto fortemente nervoso- striato per il lungo; petali 3 concavi coriacei valvati, o con i margini un poco im- bricati; del tutto liberi ovato-ellittici, una volta più lunghi del calice, esternamente striato-nervosi per il lungo; stami 6 a filamento corto e grosso, antere basifisse, ovato-lanceolate apiculate in causa del connettivo più lungo delle loggie; rudimento d’ovario piccolissimo. Fiori 9... Brutti, e Osservazioni. — Non ho avuto l’ occasione di esaminare esemplari del Metro- aylon (Pigafettia) filare Mart. e non trovo descrizioni dettagliate dei fiori di questa specie, per cui non posso garantire con tutta certezza che la forma da me descritta possa considerarsi come specie distinta, non avendone per di più trovato dei frutti maturi e nemmeno dei fiori femminei. Si distingue dalla Prgafettia filaris per la mancanza di pagliette nella pagina inferiore dei segmenti; non so quanto valga questo carattere, che però fra le specie dei Ptychosperma offre buone differenze specifiche; inoltre il calice delle specie di Pigafettia note si dice trifido o tridentato; mentre è quasi sempre intero e troncato o più raramente con 3 piccoli denti sporgenti nella P. Papuana. Probabilmente a questa specie, invece che alla P. filaris, devonsi riferire come sino- nimi le due seguenti specie, delle quali non conosco che sia mai stata pubblicata una descrizione. Specie da eliminarsi. SaGUs MICROCARPA Zipp. in Bijdr. Nat. Wet. V, p. 178 (fide Miq.) METROXYLON MICROCARPUM Mart. Palm. III, 216. — Kunth, Enum. plant. IIT, p. 215. — METR. riLaRe Mq. (non Mart.) FI. Ind. bat. III, p. 149 (partim). SAGUS MICROSPERMA Zipp. l. e. — METROXYLON MIcROsPERMUM Mart. lc. — Kunt. lc. — M. FI- LARE Mîq. (non Mart.) /. e. (partim). Ambedue queste specie, conosciute solo di nome, sarebbero da eliminarsi perchè non state descritte, quando non dovessero essere riportate come sinonimi della P. Papuana, o quando non fossero da riferirsi, come ha fatto Miquel, alla P. filaris. PALME DELLA NUOVA GUINEA SÌ Specie papuana dubbia. PIGAFETTIA FILARIS (Mart.). — METROXYLON FILARE Mart. Palm. III, p. 216 et 343. — Miq. FI. Ind. bat. III, p. 149. — Sacus riLaRIs BI. KRumph. II, p, 154 et 128. Osservazioni. — Se a questa specie debbono riferirsi i due sinonimi sopracitati, si troverebbe a Lobo sulla costa Sud Ovest della Nuova Guinea, scopertavi da Zippel. , Genus XIX. METROXYLON Rottb. Galyx cyathiformis, semitrifidus. Nucleus carne fungosa sicca involutus, albumine ruminato. — Palma monocarpea, caudice crasso, vulgo mediocris altitudinis; fron- dibus arrectis, spadice terminali amplissime divaricato. 50. merroxyvLon rumPuan Mart. Palm. III, p. 213 et 313, tab. 102 et 159. — Miq. FI. Ind. bat. ITI, p. 140. — Sacus RumpHna Will. Osservazioni. — È coltivato in tutti i luoghi paludosi della porzione occiden- tale della Nuova Guinea. In ogni parte da me visitata il Sagu era proprietà degli indigeni e dubito assai che esso possa considerarsi come specie aborigena, non introdotta dall’ uomo. La pianta del Sagu è chiamata £: a Salvatti e Bariam 0 Wariam dai Mafor. Il Metroxylon Sagus Rottb. (Sagus lcevis BI.) non sembra si trovi alla Nuova Guinea e nelle isole da essa dipendenti, avendo io sempre visto piante di Sagu prov- viste di spine. Il Sagus levis richiede forse una più attenta cultura di quella che soglion praticare i Papua, giacchè in causa della sua mancanza di spine, le giovani piante possono venire più facilmente distrutte dai porci selvatici, mangiandone questi il giovane germoglio, ciò che non possono effettuare nella specie provvista di spine, in causa della difesa efficace, che queste procurano alle tenere foglie. Sulla coltivazione della pianta del Sagu e sulla maniera di estrarre dal suo tronco la fecola, sono state pubblicate dettagliatissime notizie da Rumphius nell’ « Herbarium amboinense ». Nella assai lunga dimora che io fatto nelle regioni dove vien coltivata questa utilissima Palma, ho potuto verificare 1’ esattezza delle sue informazioni, per cui rimando alla sua opera, non che agli scritti di Blume, di Miquel e di Wallace, chi desidera dei dettagli intorno ad essa. Mi occuperò solo di far conoscere in qual modo venga utilizzato il Sagu dai Papua, accennando anche ad alcune questioni d’ interesse generale. Il modo più semplice di profittare del nutrimento Jontenuto nella parte centrale dello stipite, è quello che ho visto praticare dai selvaggi della Baia di Humboldt, ma che però vien descritto da Rumphius come usato anche dagli Amboinesi, e consiste nel mangiarne dei frammenti semplicemente abbrustoliti. Ordinariamente però, anche dai Papua, è solo la fecola che viene utilizzata, estraendola dai tronchi col mezzo di ripetuti lavaggi, dopo preventiva triturazione. La fecola vien ia in varii modi; se ne fanno dei pani al modo Amboinese, cotti in piccole forme di terra cotta prima scaldate; ciò si pratica fra i Papua che hanno avuto più contatto con le popolazioni delle Molucche. A Ramoi ed in altre parti abitate da Alfuros littoranei, la fecola s’ introduce in un Bambù verde e si fa 92 PALME DELLA NUOVA GUINEA cuocere sulla brace; il Sagu si cuoce prima che il Bambu sia carbonizzato e vien poi estratto in forma di cilindri, che posson esser conservati lungamente, purchè sì facciano prima ben disseccare. Il modo più ordinario però di cucinar la fecola, consiste nel farne una farinata in vasi di legno nei quali vi si getta l’acqua calda, dimenando la fecola con un largo cucchiaio pure di legno; vengono adoprate per questo scopo anche pentole speciali di terra cotta. Quest’ ultima maniera era impiegata dai Sel- vaggi della Baia di Humboldt, giacchè conservo dei vasi dove ancora si vedono le traccie dell’operazione. In tutta la parte di Nuova Guinea da me visitata, la farinata di Sagu o Papeda, come si chiama nelle Molucche, vien mangiata con 2 bacchettine, esattamente simili a quelle che usano i Cinesi ed i Giapponesi, per portare il cibo alla bocca. La Baia di Humboldt credo sia il punto più orientale conosciuto dove si faccia uso del Sagu. Miquel (FI. Ind. bat. III, p. 142), dice che il Sagu si estende dalle coste della Nuova Guinea sino all’ isola di Vanikoro nella Polinesia a 467 gr. di long. HR. Gr. Non conosco però che in questa isola sia usato quale cibo dagli indigeni. Una specie di Sagus è stata ritrovata alle isole Viti, dove però erano sconosciute le sue pro- prietà nutrienti. Sul principio fu creduto che essa potesse considerarsi come tipo di un nuovo genere; a me però sembra che appena possa ritenersi specificamente di- stinta dal Sagus Rumphi, quando si considera il numero ragguardevole di varietà di questa specie (poco note però), che sono state prodotte dalla coltura, specialmente nelle Molucche. Dal non vedere nessuna altra Lepidocaryinea propria alla Polinesia, ad eccezione appunto del Sagus Vitiensis, si potrebbe supporre che questa specie non. vi fosse aborigena. I frutti del Sagu sono molto leggeri e galleggiano facilmente e per lungo tempo, perchè le scaglie che li ricuoprono, sono così strettamente applicate l’una all’altra, che impediscono all’acqua di inzuppare il tessuto spongioso che circonda il seme. Conside- rando che le sole differenze che esistono fra il Sagus Rumphi ed il S. Vitiensis, consistono in piccole differenze di forma dei frutti e nelle dimensioni un poco maggiori di questi, io supporrei che il Sagu sia stato introdotto nella Polinesia per mezzo dei semi galleggianti, provenienti da regioni più occi- dentali e trasportatevi dalle correnti; quantunque che il nome di Sogo dato dagli indigeni, potesse far supporre un’ importazione diretta dall’ Arcipelago malese. Perchè adesso alle Isole Viti è sconosciuta la pratica dell’ estrazione della fecola dalla pianta del Sagu, nulla prova contro l’opinione dell’ immigra- zione di popolazioni dall’ occidente verso l’ oriente; perchè non tutte le popolazioni dell'Arcipelago Indo- Figura A. malese sanno estrarre il Sagu, e può essersi dato benissimo il caso, che quei primi coloni che giunsero dall’ occidente nella Polinesia, ignorassero la pratica dell’estrazione della fecola, quantunque conoscessero bene la pianta. Che la dispersione di questa pianta abbia tenuta la via da me adottata, mi sembra possa plausibilmente sostenersi dall’ osservare in qual modo si sono introdotte nelle parti più orientali della Nuova Guinea alcune piante domestiche. PALME DELLA NUOVA GUINEA 93 Così si conosce che il 'Tabacco al tempo dei primi viaggiatori nell’ Arcipelago Indo- malese era quivi sconosciuto; adesso io l’ ho trovato coltivato ed in uso fra i Papua della Baia di Humboldt, dai quali è chiamato Sabaca:; eppure non si può dire che essi ne abbiano ottenuti i semi dagli Europei, che sembra non avessero mai visto prima del 1858, epoca della visita del vapore olandese Etna a quella Baia. E poi non è in una semplice visita, che anche dati i semi, s° inducono dei Selvaggi a colti- vare una pianta, prima sconosciuta, e ad apprenderne l’uso. Io suppongo che ciò sia avvenuto per la via delle Molucche e delle popolazioni littoranee e più occidentali della Nuova Guinea e quindi per mezzo dei montanari, che gradatamente hanno esteso l uso e la coltivazione del Tabacco, sino ai Selvaggi della Baia di Humboldt. Gli strumenti di cui fanno uso questi Selvaggi per l’estrazione del Sagu, me- ritano di esser descritti, perchè quan- tunque di costruzione e materiale diffe- rente, nella loro maniera di agire sono identici a quelli che si adoperano tut- tora nelle Molucche. Nella fig. A, è rap- presentato l’arnese di cuì sì servono a Ternate per frantumare la parte feculi- fera del tronco del Sagu; come si vede esso consiste di un internodo di Bambu collegato come il ferro di un ascia al suo manico; l orlo della parte esterna del Bambu serve molto bene alla tritu- razione. La fig. B, rappresenta l’ istru- mento analogo adesso adoperato al me- desimo scopo alla Baia di Humboldt, soltanto l’internodo di Bambu è rim- Figura C. Figura B. piazzato da una specie di cono di pietra (Fig. C) silicea durissima, che nella sua estremità più larga è scavata, per cui gli orli della concavità, nell’ azione di frantumare la midolla di Sagu, agiscono esattamente come gli orli dell’ internodo tronco di Bambu. La rassomiglianza grande di questi due strumenti fra due parti, nelle quali certamente per moltissimo tempo non sono esistite relazioni dirette, come ne fanno fede l’ ignoranza o almeno la deficienza degli oggetti in ferro alla Baia di Humboldt, dimostra che nei tempi decorsi dovevano essere esistite rela- zioni e che queste devono essere state interrotte da lunghissimo tempo. Siccome, mi sembra poco probabile che queste debbano avere avuto luogo nella direzione di oriente verso occidente, perchè questo non si verifica presentemente: perchè i mezzi di tra- sporto sono stati da tempo remotissimo maggiori per andare dall’ occidente verso l'oriente che per la via opposta: perchè la medesima direzione apparisce abbian tenuto piante domestiche, così io credo che anche l’ uso del Sagu, sia stato introdotto sino alla Baia di Humboldt, per la medesima via che ha introdotto nel sangue dei Polinesiani un elemento Ariano, e che ha lasciato in essi le traccie di costumanze, di riti, di tradizioni, che non possono spiegarsi con una corrente opposta. Quantunque tutti gli autori che hanno trattato del Sagu, abbiano decantato le sue qualità nutrienti, Wallace ha fatto risultare, come le popolazioni che si nutrono quasi esclusivamente di esso, siano più indolenti e più miserabili e più spesso affette da quella malattia cutanea chiamata dai Malesi « Kurap » e più specialmente con 94 PALME DELLA NUOVA GUINEA nome Portoghese nelle Molucche « Cascado », di quelle che si nutrono a preferenza di riso e fanno più grande uso di sostanze animali. In parte mi sembra che |’ os- servazione di Wallace sia vera; forse però la ragione più giusta dell’ indolenza, non è tanto nella qualità del cibo, quanto nella facilità colla quale esso può esser pro- curato, per cui diventa inutile uno sforzo maggiore per vivere. Riguardo poi alla causa della malattia del Cascado, credo poter recisamente negare che ne sia causa il nutrimento colla fecola di Sagu. Forse da tempo immemorabile, i Papua conoscevano che il Cascado era prodotto da un piccolissimo animaletto, che introducendosi sotto |’ epidermide della pelle, vi scava delle gallerie, producendo il prurito speciale causato dalla rogna. Fu ad Andai che io intesi parlare di questa conoscenza dei Papua, ed un ragazzo in pochissimo tempo in mia presenza, estrasse da un rognoso una diecina di questi animaletti, che io con- servai nella glicerina; riconobbi che rassomigliavano moltissimo all’ Acaro 0 Sarcoptes della Rogna, e non appena ritornato in patria ne comunicai alcuni individui al mio amico D." Billi, che con molta intelligenza da lungo tempo si occupa dei parassiti umani. Egli assicura non esservi differenza alcuna fra il Sarcoptes dei Papua e quello degli Buropei. Riman quindi provato che il Cascado o Kurap, malattia da alcuni anche confusa coll’ Ietiosi, non è altro che la Rogna e che quindi non può esser causato dal nu- trirsi di farina di Sagu. Nei Papua ed in tutti i popoli meno civilizzati dell’ Arcipelago che fanno uso della fascia, che passando frammezzo alle gambe e girando intorno aì lombi serve a cuoprire la nudità, si sviluppa molto facilmente il Cascado; perchè venendo raramente o mai cambiato questo indumento, esso annida molto facilmente gli ospiti importuni. E per l'appunto da quelle parti che ordinariamente si vede molto chiaramente estendersi nei Papua e nei Malesi la malattia. A prova di ciò farò osservare, che le popolazioni malesi che fanno uso di vestiario più completo, più di rado sono affette da Cascado, o se qualche volta lo sono, è più specialmente sulle -spalle o in altre parti dove è facile il contatto con persone rognose. Non ho vista questa malattia fra gli abitanti della Baia di Humboldt, che vanno completamente nudi. Debbo però avvertire, che quantunque convenga col D." Billi, sulla eguaglianza dell’ Acaro papuano con quello Europeo, pure l’ apparenza della malattia sulla pelle degli individui da essa attaccati, è alquanto differente. Spiegazione delle Tavole. Tavola I. Fio. 1-2 Nengella flabellata — f. 1, sommità del fusto con uno spadice in fruttifica- zione: — f. 2, una foglia; ambedue di grand. nat. » 3411 Nengella montana — f. 3, drupa matura; — f.4 la medesima sezionata per il lungo; — f. 5, seme isolato; — f. 6 fiore è; -— f. 7, verticillo stamineo dove 3 stami sono stati tolti per mostrare i 3 bernoccoletti che rappresen- tanosl’ovario rudimentale; — f. 8, fiore 9; — f. 9, petalo quale si presenta all'época della maturazione del frutto; — f.10 ovario;— f. 14 il medesimo sezionato per il lungo. — ( Figg. 3, 4,5 ingr. —_ — figg. 6,3,9 ingr; — es fisg. 7, 40, 1i ingr. ) Fig. » » » » » (* PALME DELLA NUOVA GUINIA 95 Tavola IL 1-6 Nenga Pinangoides — f. 1, drupa matura; — f. 2, la medesima a cui è stata tolta la metà degli involucri per mettere a nudo il seme; — f. 3, ovario; — f.4,il medesimo sezionato per il lungo; — f. 5, un petalo all’epoca della maturazione delle drupe; — f. 6, fiore 9. — (Figg. 1, 2 ingr. — } 7 4 SE 8 figg. 3, 4 ingr. +; — fig.5 ingr. -; — fig. 6 ingr. —). 7-9. Nenga affinis — f. 7, sezione orizzontale del seme; — f. 3, sezione longitudi- nale del medesimo; -— f. 9, seme intiero (di tutte l’ingr. è di i). 10-12 Nenga variabilis — f. 10, fiore è; — f. 11, un petalo con uno stame ed i filamenti di altri due (ingr. 1); — f. 12, drupa matura (ingr. Da). 13-17 Nenga variabilis B spharocarpa — f. 13, drupa matura sezionata per il lungo (005 i — f. 14, fiore ® (ingr. sd); _f 15, un seme maturo, (ingr. De È 16, ovario; — f. 17, il medesimo sezionato (ingr. 2) 18- 22 Nenga Solebica - _ Ri 18, fiore è; — f. 19, fiore 9 (ingr. 2); —f.20, drupa ; — f. 21, ovario; — f. 22, il medesimo sezionato e molto ingrandito. 23-30 Kentia costata — f. 23, fiore è (ingr. +); — f.24, drupa matura; — f. 25, la medesima sezionata; — f. 26, fiore 9 (ingr. 0); — f.27, ovario; — f.28, il medes. sezionato (ingr. 5: £.29, drupa sezionata orizzontalmente ; — f. 30, seme. — (Le fig. 24, 25, 29, 30 sono il doppio del naturale). 34-52 Kentia Moluccana — f. 34 fiore è (ingr. volta e mezza). 6 . DID) È DÌ ; i); — f. 32, drupa (ingr. una PROSPETTO DELLE SPECIE DI PALME DESCRITTE IN QUESTA MEMORIA (*). Trib. I ARECINEA Mart. A. tenella sp. n. » arundinacea sp. n Gen. I. ARECcA L. » furcata sp. n CO Gen. II NENGA W. et D. macrocalya Zipp. 4. N. vartabilis sp. n. » v. Zippeitana Becc. 8 Spherocarpa. » v. conopila Becc. 5. » Geelvinkiana sp. n. » v. Waigheuensis Bece. 6. » Pinangoides sp. n » v. Aruensis Becc. 7. » affinis sp. n. glandiformis Houtt. » Selebica sp. n B angustifolia Scheft. Jobiensis sp. n. paniculata Scheff. 8. N. montana sp. n Borneensis sp. n. 9. » Aabellata sp. n Gen. II. NENGELLA, Becc. (*) { generi e le specie conbradistinte con un numero trovansi alla Nuova Guinea. 10. 14 DO TO ww dI HO (9 ie co. 20. (AS i 28. 29, Gen. IV. KENTIA Bl. K. procera BI. » Moluccana sp. n. » costata sp. n. Gen. V. DRYyMopHL@Us BI. . D. ambiquus sp. n. » propinquus sp. n. B Kejensis. . » bifidus sp. n. » appendiculatus (Bl.) Becc. Gen. VI. PrycHospERMa La Bill. . P. ktigiosa sp. n. B Oninensis. » micrantha sp. n. Musschenbrockiana sp. n. caudata sp. n. Arfakiana sp. n. Arecina sp. n. paradora Scheff. Singaporensis Sp. n. Gen. VII. Linospapix W. et D. L. Arfakianus sp. n. » flabellatus sp. n. » multifidus sp. n. » monostachyos Wendl. Gen. How£EIa Bece. H. Belmoreana (Moore et M.) Becc. » Forsteriana (M. et M.) Bece. Gen. VIII SoMMIERIA Becc. S. leucophylla sp. n. » elegans sp. n. Gen. IX. Caryora L. . C. Rumphiana Mart. » x Moluccana. » $ Papuana. Australiensis. Borneensis. Javanica. Indica. » Griffithii (Griff.) Becc. B Selebica Bece. 1 (©/ SÙ Gen. X. ORANIA Zipp. O. regalis Zipp. » Armensis sp. n. 30. 36. Sl. 33. 39. 46. 47. A. Li C. PALME DELLA NUOVA GUINEA Gen. XI. AreNnGa La Bill. saccharifera La Bill. Trib. II. BORASSINEA Mart. Gen. PHoLIDocaRPUSs BI. . Ihur BI. Majadum sp. n. Trib. III. CORYPHINEA Mart. Gen. XII. LicuaLa Rumph. . nsignis Sp. n. telifera sp. n. bacularia sp. n. Aruensis sp. n. penduliflora Zipp. IRumphii BI. Gen. XIII. Lrvisrona R. Brown. Papuana sp. n. Trib. IV. COCOINEZE Mart. Gen. XIV. Cocos L. nucifera L. Trib. V. LEPIDOCARYINEA Mart. Gen. ZaLacca BI. Zalacca edulis Reinw. @ » ‘iP. Gen. XV. KoRTHALSIA BI. Zippeli BI. » Sp. Gen. XVI. DaeMonoR0ops BI. barbatus Mart. heteracanthus Mart. Gen. XVII. CAaLaMus Linn. Gen. XVIII. PicareTTIA Mart. Papuana sp. n. Gen. XIX. METROxYLON Rottb. . M. Rumphii Mart. PALME DELLA NUOVA GUINEA. l 97 NUOVE OSSERVAZIONI SULLE PALME DELLA NUOVA GUINEA Poco dopo la pubblicazione della precedente Memoria, ho ricevuto in dono dal Dott." Scheffer il primo volume degli « Annales du Jardin botanique de Buitenzorg », non che i fiori ed i frutti di varie delle specie di Palme in essa opera descritte. Questi materiali mi danno mezzo di"dilucidare alcuni dubbî e di fare delle rettifica- zioni ai miei primi studî. La Memoria del D." Scheffer sulle Arecme@e, della quale io non ho potuto prima servirmi che di una parte (!), è accompagnata da belle Eliografie, che illustrano in modo ammirabile il portamento di varie delle specie descritte nel testo. Ecco le aggiurte, osservazioni e correzioni che occorre fare alla mia Memoria, per porla in armonia con quella del D." Scheffer. Pag. 18. — AREcA MacRocaLYyXx Zipp. — Oltre ai caratteri citati per distin- guere questa specie dall’ A. glandiformis Houtt, il D. Scheffer cita la posizione dei fiori maschi, che sono quasi unilaterali in questa, mentre sono distici nella prima; il seme poi dell’ A. glarndiformis presenta i rami dorsali del rafe molto anastomosati, mentre lo sono poco nell’ A. macrocalya. Altro carattere (che non so quanto sia costante) l’ offrono i rami che sopportano i fiori è ; questi nell’ A. macrocalya per- sistono, in parte almeno, anche all’ epoca della maturazione delle drupe, mentre cascano completamente prima della maturazione delle medesime nell’altra specie. Blume ha benissimo distinto le due specie. Io sono caduto in errore quando ho sup- posto un equivoco nelle figure di dette specie nella « Rumphia ». Pag. 20. — ARECA GLANDIFORMIS MHoutt. — Fra le osservazioni intorno a questa specie, ho scritto che essa si distingue dall’ A. macrocalye per il numero degli stami, ciò non è vero; in ambedue le specie gli stami sono 6. Pag. 22. — ARECA BORNEENSIS Becc. — Sembra molto affine all’ A. triandra 8 Bancana Scheff. Ann. 1. c. p. 147; da essa differisce per i frutti un buon terzo più lunghi, e forse anche per lo stipite semplice e non stolonifero. E poi pianta molto più robusta. Pag. 22. — ARECA rENELLA PBecce. — È identica all’A. minuta Scheff. 1. c. p. 145. Quest’ ultimo nome gode del diritto di priorità. Pag. 25. — Gen. NENGA. — L’asserzione che il genere Pinanga sia esclusivamente indo-malese, non è vera. Il D." Scheffer, come avevo accernato, ha descritto una Pinanga Ternatensis; adesso ho riconosciuto che il mio Ptychosperma caudata è pure una specie di Pinanga affine ad essa; tutte e due però offrono un abito dif- ferente dalle forme più occidentali del genere; esse hanno i fiori 9 disposti a spirale, (') I fogli di stampa che non ho potuto allora consultare sono quelli segnati n.° 40 e 14, 98 PALME DELLA NUOVA. GUINEA per cui nemmeno questo carattere è valido a distinguere le Nenga dalle Pinanga ; non rimane quindi come carattere distintivo che la posizione dell’ ovulo, e la risul- tante differenza nella cicatrice del seme. Pag. 30. -— NENGA (GRONOPHYLLUM) sELEBICA Becce. — È grandemente affine al GronophyUum microcarpum Scheff. 1. c. p. 153. I frutti sembrano però assai differenti; ma non ne possiedo che uno solo ben maturo della prima specie, e quelli che ho esaminato della seconda non hanno acquistato tutto lo sviluppo di cui sono suscettibili. Pag. 35. — rxrenvia procera BI. — Ho fatto notare l’ apparente contradizione nella posizione dell’ovulo delle Aenzia; Blume descrive e figura l’ ovulo della X. procera come basilare e così si esprime (Rumphia voi. II, p. 94): « Ovarium unilo- culare; ovulo in fundo affixo » ed a pag. 94: « Ovarium . ... in loculamento axili ovulum ellipsoideo-globosum sessile anatropum continens ». Wendland et Drude fra i caratteri del genere Nezzia (p. 150) pongono l’ovulo parietale « Gemmula parietalis ». Nessuno però ha ritrovato o riesaminato la pianta descritta da Blume, per cui nulla può azzardarsi sull’ esattezza del carattere assegnato da Blume. Quando sia con- statato che la Aeartia tipica ha l ovulo basilare, le due specie di ertia da me descritte, la A. Moluccana e la K. costata andrebbero forse riportate al genere Veitchia, dal quale genere non si distinguerebbero, se le foglie nelle Vezterhia non fossero sempre « pramorso-dentatae » come sembra lo faccia supporre la figura della V. Storckii nella « Flora Vitiensis ». Nelle due specie sopra citate, i nervi primarî inferiori sono spesso marginanti ed assai forti; ma alcune volte sono così tenui da rimanere incerti se possano esser considerati come nervi secondarî o terziarî o se vi sia affatto nervo marginante. . Pag. 412. — DRYMOPHLCEUS (ACTYNOPHLUEUS) AMBIGUUS Becc. — Devonsi togliere i sinonimi di Pyckosperma Seaforthia Scheff. e P. angustifolia Scheff. Io ho mandato dei semi della mia pianta al Dott. Scheffer, ed egli mi scrive che rassomi- gliano immensamente a quelli della pianta che egli chiama Pf angustifolia Bl.; ma in questa i semi sono indubbiamente ruminati. Il Dr. ambiguus rimane quindi una forma ben distinta. Pag. 47. — Fra le specie riportate al genere DryMmopHLats da eliminarsi, va ag- giunta la seguente PDRYMOoPHLCUS JAcuLaATORIA Mart. Palm. II, p. 186 et 314. — Scheff. Ann. l. c. p. 157. —- SAGUASTER MINOR Ex GiLoLo ET Nova-Guinra Aumph. Herb. Amb. I; p. 68. Osservazioni. — Mi sembra non vi siano ragioni per considerare la pianta fi- gurata nella Rumphia (tab. 34 et 119 vol. II), e descritta a p. 122 da Blume, come identica della pianta descritta da Rumphius, che al solito ha confuso varie cose sotto | il medesimo nome. Il Ptych. appendiculata BI., costituisce per me una buona specie di Drymophlaus, e fino a che non sia provato che questa è realmente identica con la pianta di Rum- phius, ciò che riescirà sempre impossibile, riterrò il nome di D. jaculatoria Mart. fra le specie da eliminarsi, perchè appropriato alla pianta Rumphiana. i PALME DELLA NUOVA GUINEA 99 Pag. 47. -- Gen. PIYCHOSPERMA. — E questo il genere che offre la maggiore difficoltà per la grande eterogeneità e nel tempo stesso per la concatenazione ‘delle forme che racchiude. È un fatto che ogni specie che vi si può riportare, presenta tali differenze da far venire subito in pensiero di creare per essa un genere nuovo. Ciò io mi spiego considerando che le forme di Palme attuali, non sono che gli avanzi od i superstiti di una innumerevole serie di forme, che dalle antiche epoche geologiche in poi, sono state tramandate sino a noi ('), e che esse non rappresentano che pa- gine staccate di una immensa opera, anelli isolati di una grande catena. Non deve far quindi meraviglia che molti siano ì tipi differenti e scarseggino le forme che sì rag- gruppino intimamente intorno ad essi. Il ciclo di sviluppo o di variabilità della più gran parte di specie delle Palme, è presentemente a mio credere in decrescenza, e la più gran parte dei tipi palmoidei esistenti, non hanno dato origine recentemente a nuove specie; ciò che equivale a dire, che poco si sono adattati a variare. (Questo fatto sembra si verifichi non solo nelle Palme, ma in tutte quelle famiglie di piante che si trovano ad avere una collocazione incerta nel sistema naturale e che perciò io suppongo come molto antiche, e come vestigi di una flora molto diversa dall’ at- tuale, e che in epoche molto remote dovevano offrire un contingente di forme speci- fiche molto maggiore di quello che non offrano presentemente. Queste medesime fa- miglie sono le stesse che offrono i casì più inesplicabili di distribuzione fra le piante. Di questo numero io considero appunto oltre le Palme: le Men:ispermacea, Moni- miacea, Anonacee, Santalacea@, Olacinee, Icacinee, Burmanniacee, Balanoforee , Rafflesiaceae, Triuridacee, Aristolochiacea, Nympheacee, Droserace@, Nepenthacee , Podostemacea, Gymnospermee, Aroidee e varie altre famiglie ancora; nelle quali si osservano forme isolate (ora specifiche ora generiche) di cui si rinvengono rappre- sentanti sui vari continenti, ma nelle quali per lo più le somiglianze non sono così forti da poterle considerare come strettamente parenti. Queste famiglie erano certamente una volta assai più diffuse di quello che lo siàno adesso e presentavano probabilmente generi numerosì di specie connettentisi intimamente | una con l’altra; e ciò non potrebbe essere stato differentemente seguendo la dottrina dell’ evoluzione (?). Ma col tempo, per effetto delle cause distruttive e per i cambiamenti fisici della super- ficie del globo e forse anche per i suoi cambiamenti meteorici, un gran numero di forme son rimaste estinte, e non si sono conservate che quelle, che son riescite a mantenersi in equilibrio con le forze di cui sono state in balìa. Sono rimaste quindi esse come rappresentanti isolati di una grande popolazione, sparsa una volta sui varì continenti; parenti lontani fra di loro, senza legami adesso esistenti che ne provino la comunanza di origine. Ciò spiega secondo me la grande varietà di tipi generici nelle 0 TA nelle Palme e nelle Anonacee, ed in altre famiglie dove poche sono le specie che si possano indubbiamente riaggruppare intorno ad una forma ge- nerica. Uno dei criteri molto giusti per accorgersi se un genere è naturale o no, e per riaggruppare le varie forme intorno a dei tipi generici, si è quella operazione che sì fa quando si intercalano forme indeterminate nell’ Erbario. In alcune famiglie i generi sono talmente naturali che dal solo abito, con facilità si riportano con esat- (1) Palme di un tipo tanto perfetto quanto alcune di quelle esistenti, si trovano in terreni assai antichi, come nel- |’ Eocene inferiore e forse anche nel Cretaceo. Questo fatto c’ induce a supporre o che i nuovi tipi si producono tal- volta con relativa grande celerità o che-tipi di Palme un poco meno perfetti, ma pur sempre Palmoidei, dovevano esi- stere in periodi di gran lungo più antichi dell’ Eocene. (?) Se fosse possibile esaminare tutti gli individui di piante che hanno esistito, si troverebbe che per insensibili pas- saggi o per evidente filiazione, tutti questi individui si concatenano fra loro e si mostrano discendenti da una serie di esseri fra loro simili, nei quali primieramente si sviluppò l'evoluzione nel senso -della vita vegetale. 100 PALME DELLA NUOVA GUINEA tezza ai loro rispettivi tipi. Queste sono quelle famiglie nelle quali le forme antiche che hanno dato origine alle forme attuali, erano molto differenti fra di loro, e nelle quali le forme che le connettevano non hanno ottenuto discendenti, per cuì il riag- gruppamento intorno a quei primi archetipi rimasti isolati riesce molto facile. Non è così per le famiglie in questione. In queste le forme attuali discendono da archetipi che offrivano, sin dal momento che cominciarono a variare, delle strette affinità fra di loro; ossia che molte forme antiche, fra di loro non troppo differenti, hanno dato origine a forme nuove, di cui però le forme intermedie si sono estinte o non hanno dato successione prima dell’epoca attuale. Poche poi sono state le farme derivate che hanno prodotto, o se molte sono state, molte anche se ne sono distrutte, per cui non riesce di riaggruppare che pochissime ‘forme intorno a dei tipi bensgefiniti. Da ciò l'imbarazzo nella sistemazione per la necessaria conseguenza, chè a prima vista non sì riesce di riscontrare il nesso generico fra le varie forme, e per trovarlo occorre esaminare di ogni forma attentamente tutte le parti, per scuoprirlo col mezzo della morfologia. Ciò è particolarmente vero per moltissimi generi della famiglia delle Palme, dove più forme si scuopronc, e più riesce diflicile la delimitazione generica; dove facilmente si può cadere da un eccesso all’altro, ora troppo raggruppando, ora dividendo tanto da far di ogni forma un genere. Il giusto mezzo in questo caso non è che un ripiego per comodo sistematico; ed io finalmente mi trovo costretto a confessare che è più grande l’imbarazzo di volere raggruppare, che quello di dividere, e che quest’ultima via offre forse il vantaggio di far meglio conoscere le forme che si descrivono. Ecco adesso le osservazioni e correzioni addizionali al genere Ptychosperma, dopo che ho potuto con certezza riferire alcune delle specie da me descritte sotto il nome generico Ptychosperma, a forme che il D. Scheffer ha considerato come generi distinti. Nella frase diagnostica del genere sono indicati come 6-3 gli stami dei fiori maschi; ciò è un errore tipografico, che va corretto in « 6-% » od in « stamina pauca (6) vel plurima (usque ad 200) ». Tre specie papuane che io ho riportato a questo genere, hanno stretti parenti nelle Molucche ; le specie a cui accenno sono i P. Musschen- brockiuna, caudata ed Arfakiana, ciò che sempre più rafforza le rassomiglianze, da me fatte rimarcare, della Flora papuana con la moluccana. Ecco le osservazioni per ciascuna delle 53 specie. Pag. Da —T PTYCHOSPERMA (PTYCHANDRA)MUSSCHENBROEBKRIANA Becc. — Kal genere Ptychandra di Scheffer che va riportata questa specie; genere che io non voglio adesso decidere se debba mantenersi distinto od incorporarsi al genere Ptychosperma ; ìn questo dubbio sembra si sia trovato anche il fondatore del genere; giacchè la tavola 28 della Memoria del D." Scheffer è contrassegnata col nome di Ptychosperma; mentre nel testo e nella tav. 29 viene adottato il nuovo nome ge- nerico. Io non mi sono accorto che dopo di avere osservato le figure sopracitate, che la mia pianta doveva esser riportata al nuovo genere Piychandra, e sono stato tratto in errore dal carattere dell’ obliquità dei resti dello stigma; difatti sotto questo rap- porto il genere Ptycehandra non può essere allontanato dalla sezione nella quale sono collocati i generi Hedyscepe e Carpoxylon \Vend. et Drude, non essendo nelle Pty- chandra i resti degli stigmi più obliqui, di quello che lo sieno nelle figure dei frutti dei generi sopra citati (Linnea, 1. c. tab. I, £. 3, 4). Il P. Musschenbroekiana è grande- mente affine alla Piychandra glauca; questa però sembra pianta assai più gracile, con fiori $ un poco più piccoli e contenenti un maggior numero di stami (ne ho contati fino a 36); e con un maggior numero di staminodi nel fiore femineo. Nel P. Mus- i E PALME DELLA NUOVA GUINEA 101 schenbrockiana gli staminodi non sono però sempre 3, ne ho trovati anche 4, ed ho contato fino a 26 stami nei fiori è. Non conosco i frutti maturi della P. gluuca e nemmeno le sue foglie. Pag. 55. — PrycHosperMa caupATA Becc. — È stato un errore da mia parte di riportare questa pianta al genere Ptychosperma. Nell’ opera del D." Scheffer trovo la figura d’assieme e le analisi della Pinanga Ternatensis. Ciò mi ha messo sulla strada e ben presto mi sono accorto che il mio /. caudata, quantunque solo in frutto, offriva strettissime analogie con la pianta di T'ernate. L’ ulteriore esame del suo seme mi ha dimostrato, che l’ ovulo deve essere basilare; il seme difatti è quasi globoso, ma mostra in. basso: la cicatrice del suo punto d'attacco; la base del seme è appena pianeggiante ed obliqua e non come nella P. Z'ernatensis obliquamente troncata; i rami del rafe sono ascendenti numerosi ed indivisi sul lato dorsale; i rami laterali arcuati, i ventrali anastomosantesi. In tutte e due le specie le foglie offrono 2 forti nervature primarie. Il nome di Ptychosperma caudata deve essere cambiato in quello di Pinanga caudata Becc. Pag. 57. — PIYCHOSPERMA (RHOPALOBLASTE) ARFAKIANA Becc. — Le tav. 26 e 27 degli « Ann. du Jard. bot. de Buitenzorg » mi danno mezzo di potere assicurare che la specie papuana è grandemente affine al Ptychosperma ( Rhopaloblaste) hexandra Scheff. delle Molucche. I miei esemplari mancano di frutti e di fiori 9 bene sviluppati; ma la struttura del f. 9 corrisponde perfettamente. Probabilmente sono specie distinte, ma la sola differenza che so scorgere confrontando le descrizioni, sa- rebbe nell’ indumento che ricuopre le spate, il quale nel P. herandra sarebbe villoso e spesso, e nel P. Arfakiana molto tenue. Certamente anche nel P. Arfakiana le spate sono due, presto decidue; quella che conservo, e che è stata descritta, è 1’ interna. Pag. 58. — PryvCcHosPERMA ARECINA Becc. — Di questa specie ho mandato al D." Scheffer il disegno dei frutti e dei semi, perchè fossero confrontati con quelli del suo P. paradora; quest’ ultima specie sembra ben distinta dalla prima per i suoi frutti assai più piccoli. i Pag. 60. — 21 bis. pryoHospeErMma ancusTtIFoOLIA (BI?) Scheff. l c. p. 154. — Non ho ritrovato questa pianta alla Nuova Guinea. Per il suo seme solcato e ruminato rimane una delle forme tipiche di P/ychosperma del gruppo del P. elegans BI. e del P. gracilis La Bill. Questa specie era stata prima da me posta fra le specie di Drymophleus da escludersi (vedi sopra a pag. 47). Non sono però nemmeno adesso sicuro, che la pianta descritta dal D." Scheffer sotto tal nome, sia veramente la pianta di Blume. HETEROSPATHE ELATA Scheff. l c. p. 162. — Questa pianta è stata omessa, nella mia Memoria, quantunque non essendo pianta papuana, non vi era [ragione che io me ne occupassi; ciò in realtà feci perchè allora troppo poco ne conoscevo; adesso che conservo, grazie alla gentilezza del Sig. Scheffer, dei fiori e dei frutti, posso farmi un’idea giusta di questo genere, che mi sembra molto ben caratteriz- zato. I frutti per le cicatrici dello stilo molto eccentriche, rammentano moltissimo quelli dei Clhnostigma, ma in questi il seme è ad albume omogeneo. Nulla di simile si trova nelle mie collezioni. 102 PALME DELLA NUOVA GUINEA NIPA FRUTICANS /L. — Questa Palma è realmente stata omessa nell’ enume- razione delle Palme papuane. La Nipa non è così frequente alla Nuova Guinea come nelle parti più occidentali dell’ Arcipelago malese. Nell’ Isola di Jobi, dove è assai abbondante ad Ansus, se ne estrae un liquore fermentabile. I posti dove la Nipa cresce sono considerati come proprietà particolari, e nei quali non è lecito agli estranei approfittarsi dei prodotti. 4 STUDIO MONOGRAFICO SOPRA LE PIANTE DELLA FAMIGLIA DELLE ICACINEK E DELLE MENISPERMACELZE SIN QUI SCOPERTE NELLA MALESIA E NELLA NUOVA GUINEA. SCRISSE 0. BECCARI (Tav. II-VII). È. TAV. INI a AOL nova lit. Armanino Ù x. ( PAPUANA Mr bel e i, Ge ICAGINIEE VGA MALESIA usaia es 2 Firenze Lit: G.Lem 0 Beccari dis Pr d e a ta pio SA POS) Lea 1 SOIA » si on ad, | ME) FIG 1-7 COMPHANDRA CORIACEA 8:18 G AXPLLARIS 14-19 STE MONUNIS APICALIS 16-17. SSSECUNDIFLORUS 18-21 RYTICARY UM'OLERACEUM 22-23 R.RACEMOSUM 2495 R.FASCICULATUM SR LTOLI o FIG.1 STEMONURU'S. GRANDIFOLIUS, i e e nr rimini e RAMAERETOARNA TS TATTO AT e AR ZA DITTA TIT TEX VOL.I. TAV.VI ICACINEE n Le ( Firenze Lit: $SCORPIOIDES STEMONIURUS: ICACINEE MOTI, DAVIVII le —=x cri &£ == ni Ù "O . Fipenze Lit: GLeim I 0 Beccari dis ° ° POIYPORANDRA SCANDENS BECC = Di > 5 < E HB i Si Di E S l = O (Pa > \ (©) U Gi m &ELL ps 200. Abita. — Sumatra e Giava. — Specie distintissima. STEPHANIA LONGIFOLIA sp. n. — Frutex scandens, ramulis subherbaceis gla- bris in sicco longitudinaliter profunde sulcato-striatis, tortis; folia e basi truncata vel obtuse subcordata, triangularia, breviter peltata, sensim in apicem longissimum atte- nuato-acuminata, exsiccando utrinque fusco-concoloria, glabra, margine vix revoluto integro vel subrepando, 4-6 cent. lata, 9-12 cent. longa, petiolo limbo breviori cir. 6-3 cent. longo, basi torto apice non incrassato; panicule axillares; flores in extre- mitate incrassata pedunculi communis (15-25 cent. longi) congesti; pedicelli inaequales usque 10-15 mill. longi, tenues. Flores.... Drupa in sicco depresse faciebus planis vel concaviusculis, basi angustatae, dorso sub-4-seriatim tuberculis numerosis pre- dita, 3 mill. longe, 6 mill. lata. Abita. — Borneo; Sarawak sul Gunon Scunjet, piccola montagnola calcare isolata nella pianura presso Kutcin in Sarawak. (P. B. n.° 1054). Osservazioni. — Per le foglie, l’ unica specie a cui rassomigli è la S. elegans Hook. f.; per le infiorazioni si riavvicina alla S. capitata Spreng. Gen. XVIII. CISSAMPELOS Linn. CISSAMPELOS ParEIRA Linn. — Miq. FI. Ind. bot. I, p. 2, pag. 85 et Ann. î c. p. 85. — Hook. f. et Thom. FI. Ind. I, p. 198. — Scheff. Obs. III, p. 81, tab. XIV. Abita. — Ho raccolto questa pianta, generalmente diffusa nei tropici, alle Isole Aru, nelle grandi e nelle piccole Kei, ed alla Nuova Guinea ad Anda:. Trovasi poi secondo il D." Scheffer in Giava, Timor e Seram. MENISPERMACEZ 157 Osservazioni. — I frutti maturi sono carnosi e rossi. — Certamente io non prenderei l’impegno di assicurare a quale delle molte forme di Cissampelos descritte come specie dal Sig. Miers, debbano riportarsi gli esemplari da me raccolti; alcuni concordano assai bene col C. elata di questo autore. Gen. XVII. CYCLEA Arnott. cycLea peLraTA Hook. f. et T. FI. Ind. I, p. 201 et FI Br. Ind. I p. 104. — Mig. FI. Ind. bat. vol. I,%. II, p. 86 et Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. IV, p. 85. — Scheff. Obs. III, p. 79, tab. XV. — G. PeREGRINA Mters, Contr. III, p. 242. Abita. — Giava, Sumatra e Borneo a Bangiarmassin (Motley ). Osservazioni. — Non avendo ritrovato questa specie e non avendo visto recen- temente gli esemplari di Motley, non posso asserire che essi non appartengano ad una specie differente dalla C. peltata H. f. et T.; dalle descrizioni di Miers sembre- rebbe, che i caratteri differenziali da lui indicati per distinguere le sue specie, fossero molto insignificanti. D’ altra parte l’ abitudine del Sig. Miers di considerare come forme specifiche delle leggiere variazioni individuali, mi rende molto cauto nell’ am- mettere le sue specie. Io ho raccolto a Borneo una specie di Cyclea; essa manca di foglie, ma le sue infiorazioni è sono molto differenti dalle 2 specie indiane accettate nella « FI. Brit. Ind. », per cui propongo per essa il nome seguente. CYCLEA ROBUSTA sp. n. — Frutex alte scandens, ramis teretibus tortis super- ficialiter sulcatis pubescentibus; paniculae longissima, circ. 50 cent. longe, secus caules lignosos defoliatos insertae; rachis stricta, teres, pubescens, ramis horizontalibus re- mote alternis sensim versus apicem decrescentibus, ramulis abbreviatis racemuliferis; Flores minutissimi, vix 4 mill. longi, adpresse pilosi, pedicello filiformi sub@aqui- longo suffulti. FI. è: calyx brevissime subcampanulatus fere usque ad basin 4-partitus, lobis vel sepalis oblongis, obtusis, hirsutis; corolla obconico-campanulata, truncata, ore crenulato; columna staminea antheris apice discum peltatum 4-locellatum efforman- tibus et horizontaliter transverse dehiscentibus. Abita. — Borneo a Autcin nella prov. di Sarawak. Osservazioni. — È specie ben caratterizzata per le sue infiorazioni attaccate ai rami già defoliati con rachide drittissimo, per il calice quasi partito in 6 sepali e per la corolla intera. Sebbene adunque di essa non si conoscano, nè le foglie, nè i fiori 9, nè i frutti, non vi è alcun dubbio che debba considerarsi come una distin- tissima specie di Cyc/ea. fd gr (00) MENISPERMACEA& Tribus IV. PACHYGONEZ Miers. Gen. XVIII. PACHYGONE Miers. pacaycaone ovara Miers, in Hook. f. et Thom. FI. Ind. 203. — H. f. et T. Fl. Br. Ind. I, p. 105. — Miq. FI. Ind. bat. vol, II, p. 86 et Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. IV, p.8T.— Scheff. Obs. IL, p.80.— P.ovATA, LEPTOSTACHYS, BRACHYSTACHYS Miers, Contr. IIL, p. 331, 334, 335, tab. 135, (nec non P. PLUKENETII, CONCINNA, ADVERSA ef ODORIFERA Mters, l. c. p. 350-334, fide Hook. f. et Thom. FI. Br. Ind. I c.). Abita. — Io l’ho raccolta alle Piccole Kei a 7al; con questa nuova località la distribuzione geografica di questa pianta diventa sempre più estesa. Era di già co- nosciuta dell’ India (Carnatic e Ceilan), di Giava e di Timor. Sempre a quanto pare preferendo le località asciutte presso il mare. Osservazioni. — K specie molto variabile. Negli esemplari delle Isole Kei la peluria, oltre che sui giovani rami, sui racemi, pedicelli e piccioli, si estende anche sulle nervature di ambedue le pagine delle foglie. Io ho esaminato nell’ Erbario Webb esemplari autentici del Cocculus leptostachys e C. brachystachys DC. e non vi è dubbio che ambedue siano leggiere varietà della Pachygone ovata Miers. Gen. XIX. PYCNARRHENA Miers. PyrcNnARRHENA et ANTITAXIS Miers. PYCNARRHENA NOvO-GUINEENSIS Mig. Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. IV, p. 87. — Frutex scandens undique glaberrimus, ramulis laevibus in sicco longitudinaliter strio- latis, sordide viridi-flavescentes; folia ovalia-elliptica, coriacea, integerrima, margine acuto nec revoluto, basi subrotundata, apice obtusissime breviterque acuminata; pen- ninervia, costa mediana validissima subtus convexa, supra plana, costulis utrinque 6-8 arcuatim, remote a margine, connexis, venulis crebre reticulata, 11-20 cent. longa, 5-9 cent. lata, petiolo tereti esulcato, 15-20 mill. longo, apice tumidulo et ad limbum geniculatim affixo; panicule plurime, paullo supra axillares, vel ad ramos defo- liatos fasciculata, petiolo duplo vel triplo longiores, pedunculo communi simplici, elon- gato, apice divaricato-ramoso, 8-12 floro; flores longe (5-10 mill.) pedicellati, nunc sessiles; drupee gibbosae, receptaculo tumescente globoso suffultae, ut plurimum solita- rie vel terna, glabra, facie ventrali linea impressa percursa, et infra apicem, styli vestigio notata; immatura cire. 13 mill. longe, 10 mill. late. Abita. — Nuova Guinea a Soron (P. P. n.° 95 et 164). Sulla costa S. O. trova- tavi da Zippel. Osservazioni. — Quantunque i fiori 9 siano troppo avanzati per poterli bene studiare, e le drupe siano troppo ancora immature, mi sembra non pertanto poter MENISPERMACE.E 159 riportare questa pianta con abbastanza certezza al genere Pycnarrhena ed alla specie dubitativamente descritta da Miquel col nome di P.? Novo-guineensis: solo le drupe dalla descrizione apparirebbero più piccole di quelle degli esemplari da me raccolti e di cui ho dato la descrizione. I pedunculi comuni, che sono spesso fasciculati in gran numero (1-15) al di sopra delle ascelle delle foglie o su tubercolosità dei rami già defoliati, sono lunghi da 2-3 cent.; i rami che essi portano all'estremità sono variabili in lungh. da 5-15 mill.j talvolta il ramo non è che un pedicello col suo fiore all’ estremità; tal’altra i fiori sono 2-3 all’ estremità del ramo ed allora alcuni di essi sono sessili. Si distingue dalla P. pleniflora Miers, appunto per la molto maggiore lunghezza delle infiorazioni, per i piccioli non solcati e per le toglie non attenuate alla base: queste però rassomigliano assai a quelle della specie che il D. Scheffer (Obs. III, p. 80) ha determinato per /. pleniflora Miers (per err. tip. P. plarifolia). Io non ho esami- nato di questa che saggi senza fiori, per cui non posso emettere opinione alcuna; ma essendo in essa i pedunculi all’apice anteriormente solcati, anche a me sembra che realmente la pianta del D. Scheffer, indicata nel Cat. Hor. bot. Bog., come propria di Giava, sia identica a quella dell India. PYCNARRHENA pPLENIFLORA Miers, in Ann. Nat. Hist. Ser. 2, VII 414. — Hook. f. et Th. FI. Ind. p. 206 et FI. Br. Ind. vol. I, p. 106. — Scheff. l c. p. 80. Abita. Java (Scheff.). Vidi colt. nell’ Orto bot. di Buitenzorg. Sterile. PYCNARRHENA TUMEFACTA Miers, Contr. INI, p. 353. Abita. — Borneo a Bangiarmassin, racc. Motley (non vidi). — A questa specie mi sembra doversi indubbiamente riportare una pianta proveniente da Menado in Selebes e coltivata nell’ Ort. bot. Bogorense, sotto il nome di « Cocculus Menado XXXII ». Il nome indigeno è di Apow kedek. Osservazioni. — Gli esemplari dell’ H. bot. Bog., portano fiori 9 e frutti. I fiori sono in piccole panicule lunghe = 4 cent., ora fascicolate sui rami già defoliati, ora all’ascella delle foglie più vecchie, poco ramose, con rami elongati ed uniflori per cui i rami in realtà sono dei pedicelli. Il calice si compone ordinariamente di 3 piccoli pezzi esterni, più di un 4° sepalo più grande degli altri; i sepali interni ora sono 3 leg- germente imbricati, ora 4 quasi opposti 2 a 2, crassi, concavi, suborbiculari, peta- loidei; i petali sono nei fiori con 3 sepali interni, in numero pure di 3; e nei fiori quaternarii in numero di 2, spatolato-rotondati, cuneati alla base, più piccoli dei sepali. Carpelle 3, oblunghe, ottusissime, attenuate in basso, affatto senza stilo e con stigma ottusissimo e rotondato, leggermente peloso-araneose; gli ovuli sono 2 ven- trali sovrapposti; di questi il superiore solo si sviluppa. Il frutto è globoso, di circa 44 mill. di diam., ma il nocciolo è sottile e pergamenaceo, 10-11 mill. lungo, 9 mill. largo; i cotiledoni sono esattamente tali quali sono stati descritti dal Sig. Miers. PYCNARRHENA LUoIDA Mig. Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. IV, p. 87. — Scheff. Obs. III. p. 80. — ANTITAXIS cauLIFLORA et LucIDA Miers, Contr. III, p. 356. — CoccuLus LUCIUS Terjsm. et Binn. Nat. Tijds. IV, p. 597. — (. LonairoLIUs Decaisne. Abita. — Giava e Timor. 160 MENISPERMACEX Osservazioni. — Io ho esaminato gli esemplari della pianta coltivata nel Giard. bot. Bogorense, nè ho trovato la pianta spontanea. I fiori 9, come ha di già fatto conoscere il D. Scheffer, sono a tipo 3-nario. Io non riscontro differenze generiche di sorta fra essi e quelli delle Pycrarrhena tipiche; anzi appena vi si posson trovare, sul loro solo appoggio, differenze specifiche fra questa specie e le altre sopra enume- rate; soltanto gli stigmi delle carpelle sono più distinti quantunque sempre ottusi, corti e papillosi. Talvolta i fiori sono ad elementi 4-ternarii nella P. plewiflora, ma ciò mi sembra carattere di nessun valore, perchè variabile nei fiori della medesima panicula. Il frutto dell’ Antitazis è identico a quello delle PycrarrRena ed io credo dover fondere in un solo i due generi; tanto più che le specie che essi contengono offrono fra di loro grandi rassomiglianze anche per l’abito e l'apparenza dei fiori. — Forse lA. fasciculata e VA. ramiflora, non differiscono dall’ A. lucida, ma io non ho visto esemplari di esse. PYCNARRHENA Lonceiroria Becce. — AnTITAXIS LoNGIFOLIA Miers, Cont. III, p. 357. — CoccuLus LonciroLIus Decaisne in Herb. Mus. Paris. — Miq. Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. IV, p. S4. Abita. — Timor (non vidi). Gen. XX. MAGROCOCCULUS Becc. Flores .... Drupe magna globose, supra medium infra apicem, styli cicatrice su- perficialissime notate, pericarpio carnoso, putamine osseo globoso eccentrico, dorso con- vexo, facie ventrali bifoveolato et fissura (cicatriculam styli spectanti) notato; semen exalbuminosum, globoso-subreniforme, circa condylum convexiusculum, vix intrusum, latissime affixum; cotyledones crassissimae, conferruminatae; radicula crassa brevis, co- tyledonibus concreta, putaminis fissuram spectans; plumula inconspicua. — Frutex pa- puanus alte scandens. Osservazioni. -— Le piante colle quali più mi sembra abbia qualche analogia sono le Pycnarrhena, alle quali i frutti del M. sembra si avvicinino molto, per la loro poca incurvazione (che fa sì che la cicatrice dello stilo non si allontani tanto dall’apice del frutto), per la poca protundenza del condilo nella cavità del seme e per la man- canza di albume. Dalle Pycrnarrhena il M. differisce per i cotiledoni che sono saldati in una sola massa e per la radicula che non è differenziata dalla massa dei cotiledoni; di più la grossezza dei semi e la natura del nocciolo non trova riscontro fra le specie di Pycnarrhena conosciute, e mi fa supporre che differenze importanti debbano tro- varsi anche negli organi florali. Per quanto io abbia cercato i fiori di questa pianta, Li x pure non vi son mai riuscito. Essa è assai comune, ed i suoi frutti s’ incontrano spesso nella foresta, dove sono frequentemente inghiottiti dai Casoari, i di cui escre- menti quasi sempre contengono buon numero di noccioli. E la Mer:spermacea a frutti più grandi conosciuti, e solo paragonabili per grandezza con quelli della CA/le- nandra ovata Miq.; i quali quantunque siano spesso grandi quanto quelli del Macro- cocculus, pure non raggiungono mai le dimensioni dei più grandi campioni della specie di quest’ ultimo genere. La superficie del frutto non è sempre liscia e rossa, ma ha quasi l’apparenza delle buccie delle mele ruggini, in causa, sembra, di imperfezioni MENISPERMACERE 161 nell'epidermide del pericarpio. I cotiledoni rammentano quelli dell’ Afsculus Hippo- castanum e nel germogliamento rimangono ipogei e dentro gli invogli; la radicina sembra molto grossa, ma non è ben differenziata dai cotiledoni coi quali sembra sal- data; però sezionando il seme, si vedono i fasci fibro-vascolari che ne svelano la posizione; nemmeno la plumula è ben visibile e nel seme è appena accennata; tanto la radicina, quanto la plumula, escono dalla fessura sul lato ventrale del nocciolo e quindi lateralmente ai cotiledoni. Il seme è attaccato alla superficie interna del- l’ endocarpio, intorno al condilo, per 2 larghissime superficie, che lasciano poi sulle faccie esterne dei cotiledoni, non che nell’interno dell’endocarpio, due larghe cicatrici venose suborbicolari. Anche per questa pianta, quantunque non conosciuta che imperfettamente, ho creduto istituire un genere a parte, viste le grandi ed eccezionali particolarità dei suoi frutti; quando saran conosciuti i suoi fiori potrà forse essere ravvicinata con più sicurezza a qualcuno dei generi conosciuti. MACROCOCCULUS POMIFERUS sp. n. — Frutex alte scandens, ramulis teretibus glabris, junioribus pubescentibus; folia e basi rotundata late ovata, coriacea, apice abrupte latissime apiculata, obtusa, glaberrima, supra nitida, subtus pallidiora, ma- jora ad 14 cent. longa, 85 mill. lata, basi venulis 2 tenuibus patentibus subtrinervia, ceterum costulis utrinque 4-5, prope marginem anastomosato evanidis, penninervia, petiolo longo, interdum paullo lamina breviori (ut plur. 7-9 cent. longo), tereti, in sicco striato, apice tantum tumido et geniculato. Drupa maxima, globosa, vel sub- pyriformis, usque ad 1 decim. longa, 8 cent. lata, sepius minora, extus glabra, laevis, rubro-miniata, succulenta (pulpa 10-13 mill. crassa); putamen, osseum, 3-6 cent. diam., globoso-eccentricum, dorso carina lata rotundata percursum, costulis relevatis 4-5, carina subconformibus (saepe ramulis transversis anastomosantibus), quovis latere concentrice preditum. Gen. XXI. ALBERTISIA Becc. Flores monoici, $& et 9 extus subconformes. Sepala exteriora 6 subuniseriata inaequalia parva, interiora 3 multo majora in pseudocorollam tubuloso-urceolatam apice breviter trilobam coalita; fl. è: petala 5 glanduliformia, crassa, triangularia, brevissima, fundo calycis corollini insidentia: stamina in columnam conico-cupressi- formem coalita; anthere numerose pluriseriate subglobose horizontaliter inserta, biloculares transverse dehiscentes, hiantes; FI. 4: petala 6, carpellis dimidio breviora, crassiuscula; carpelle 5 (vel 6?) undique pilose; styli elongati, filiformes subulati, patentes; ovulum angulo centrali fere ad medium affixum, anatropum, adscendens. Drupe 1-4, ovate, brevissime pedicellate, in receptaculo divergentes, vix a latere compresse, styli cicatrice a basi parum remota; putamen valde a latere compressum, ir- regulariter tuberculato-scabrum, dorso cireum obtuse carinatum, basi obsolete alveo- lato-impressum; placenta in seminis cavitate prominula nec valde intrusa nec septi- formis; semen cavitatem omnino implens exalbuminosum, cotyledonibus crassissimis irregularibus, radicula obtusa minutissima, drupe cicatricem spectante. Osservazioni. — Il genere AWerfista mi sembra uno dei più anomali dell’ in- tiera famiglia; per i fiori ® si avvicina assai alla Barza, specialmente per la forma DI RAEE 0 Me Ta % Ha ZI 3 ai 162 MENISPERMACER delle carpelle e per i 6 petali glandoliformi alla base in giro di esse, e per i 3 se- pali interni molto più sviluppati degli altri; solo nella Baria non sono saldati in tubo. Il frutto però di quest’ ultima ha una struttura molto differente. Altra rasso- mwiglianza, in causa del calice corolliforme può trovarsi colla Syrelisa, ma gli stami di questa sono affatto differenti da quelli dell’ A/bertisia. Di più il frutto di questa, che noa presenta nella cavità del seme quell’escrescenza o intrusione (condilo) speciale alla maggioranza delle Mern:spermaced (per cui il seme vien ad essere incurvato ed a pren- dere + la forma di ferro di cavallo) lo allontana dalla più gran parte di esse e lo avvicina solo alle Pycnarrhena, dove pure il condilo è poco prominente. Anche gli stami rassomigliano quelli delle PycnarrAhena, non che le foglie per la loro nerva- zione. I frutti maturi sono giallastri e finamente pubescenti e vellutati come una Pesca cotogna. Col genere Zriclisia si possono vedere altresì delle rassomiglianze in causa dell’ em- brione e del nocciolo quasi senza condilo, ma in questo genere i cotiledoni sono molto ben distinti. Il genere è dedicato al Sig. Luigi Maria D’ Albertis di Genova, che da varî anni esplora la Nuova Guinea e che fu già mio compagno durante il 1872, nel viaggio intrapreso insieme in quella terra ALBERTISIA PAPUANA sp. 2. — Frutex altissime scandens, ramulis pubescen- tibus; folia e basi obtusissima ovalia vel lato-elliptica, apice abrupte acuminata, tenuiter coriacea, supra nitentia, subtus pallida, glaberrima, tenuiter coriacea, 15-25 cent. longa, 6-10 cent. lata, costa media supra vix prominula, costulis utrinque paucis, patulis: inferioribus angulo acutiore insertìs, inde lamina sape subtrinervia, petiolo tereti esulcato, in sicco longitudinaliter striato, 3-4 cent. longo, basi tumidulo, apice incrassato ad laminam geniculatim affixo; flores ad ramulos defoliatos vel in axillis fasciculato-glomerulati, pro ratione majusculi, pedicellati ( pedic. 4-8 mill. long., dein in fructu usque 10-12 mill.), calyce corollino cire. 7 mill. longo, cum sepalis mino- ribus crassiusculis obtusis et bracteis (sepalis minoribus subconformibus) extus adpresse piloso; petala fl. 9 glabra, triangularia, margine crenato-lobulato. Drupae usque 4 cent. longae, 3 cent. lata, pericarpio carnoso (5-6 mill. crasso). Abita. — Nuova Guinea ad Anda: nelle foreste della pianura. (P. P. n.° 747). Gen. XXII. BANIA Bece. Flores dioici; masculi ....j; foeminei: sepala plurima (15), exteriora circ. 12, squa- moeformia imbricata 3-seriata, 3 interiora valvata (petala simulantia) subtriplo lon- giora, triangularia; staminodia 6 lata, triangularia; carpella 6 gibboso-ovata, lateribus compressa; styli elongato-subulati, radiatim patentes vel reflexi; ovulum solitarium angulo interno affixam. Drupe pedicellatae, gibbe, basi supra pedicellum, lato inte- riori, stigmatico-cicatricose, a latere parum compresse; putamen utrinque vix impresso- excavatum, processu imperfecte septiformi a basi intruso bimarsupiatum; semen hip- pocrepicum; albumen . .-.; embrio 4 BANIA THYRSIFLORA sp. 2. — Frutex scandens, ramulis pubescentibus; folia tenuiter coriacea, adulta glaberrima, subtus pallida, ovato-lanceolata, basi lata, rotun- MENISPERMACE.E 163 data vel breviter cordata, apice longe acuminata, 20-27 cent. longa, 9-12 cent. lata, penninervia, costa media subtus convexa, superne prominenti-acuta, costulis utrin- que 6-9, 2 vel 4 basilaribus horizontalibus, cateris patentibus, prope marginem valde arcuatis et vix anastomosato-conjunctis, reticulo laxiusculo, pedicello tereti esulcato, apice tumido, torto vel geniculato, 40-45 mill. longo. Panicule thyrsoidem, ramose, ramis infer. 3-5-floribus in extremitate ramorum flagelliformium, adpresse pubescenti-tomentosae. Flores 2 mill. longi, subtrigono-pyramidati obtusi, pedicello longitudine subaquales; sepala obtusa, crassa exsiccando subcoriacea, cum pedicellis et ovariis extus adpresse pilosa; carpelle piloso-velutinae, leviter incurva, basì atte- nuatae, 13-15 mill. longe, circ. 10 mill. late, abrupte pedicellatae (pedie. 4-5 mill. longo); putamen tenue subpergamenaceo-coriaceum, extus rugosum, circum dorso obtuse carinatum, lateribus utrinque ultra medium profunde et anguste sulcatum. Abita. — A Bani sulla Costa Nord della Nuova Guinea. Osservazioni. — Il genere Barnia sembra per la struttura del fiore affine ai generi Triclisia e Microclisia Oliv. Io però non ho saputo con certezza a quale riportarlo; per cui trattandosi di una pianta molto singolare, ho creduto minor male proporre per essa un genere nuovo, anzichè collocarla in uno, col quale le affinità mi sembravano più che dubbie. Per di più gli esemplari che io possiedo, sono molto imperfetti; ciò non ostante essi mostrano un abito, che io non conosco in alcuna altra Menispermacea. Le drupe hanno tutta l’ apparenza dei frutti di alcune Anonacee; esse sembrano essere ordinariamente in numero di 2 o 3 sopra ogni ricettacolo, ma nei miei campioni si sono staccate; il pericarpio nel secco è assai grosso e si stacca con difficoltà dal nocciolo, essendo di apparenza e consistenza quasi terrea e tale che stropicciandolo si disgrega in polvere grossolana. Suppongo che il genere Daria appartenga alla Tribù delle Packygonee di Miers, ma la mancanza di seme maturo m’impedisce di accertarmene. Enumerazione delle MENISPERMACEA dell’ Arcipelago indo-malese e papuano. MENISPERMACRA.. Gen. III. Tinospora Miers. Trib. I. TINOSPOREK. (2) T. crispa Miers. 3. Fa 4. » cordifolia Miers. Gen. I. Aspipocarya H. f. et Th. 5. » uliginosa Miers. 6. » Sumatrana Bece. 7 1. A.? Bornceensis Becc. (3°) » 2 Arfakiana Becc. Gen. II. ParaBeENA Miers. Gen. IV. Tiyomiscium Miers. (1%) 2. P. tuberculata Becc. (4°) 8. 7. elasticum Becc. 9. » petiolare Miers. Gen. (?) Hypsipopes Miq. 10. » Javanicum Miers. ? H. subcordatus Miq. E ag ri A PETE acta mp teran e 164 MENISPERMACERE Gen. V. Fisraurea Lour. Gen. XV. Coccurus DC. 11, /. tinctoria Lour. 26. C. ovalifolius DC. ? » laxa Miers. Trib. INI. CISSAMPELIDEZ. Gen. VI. Anamirta Colebr. Gen. XVI. SrePHANIA Lour. (5) 12. A. Cocculus W. et Arn. (11%) 27. S. florulenta Becc. Gen. VII. Coscinium Colebr. (12%) 28. » Zippeliana Miq. (13) 29. » MHernandifolia Walp. 13. C. fenestratum Colebr. 30. » rotunda Lour. 14. » Blumeanum Miers. 31. » corymbosa Miq. 32. » cauliflora Becc. Gen. VIII Cunenanpra Mig. 93. » capitata Spreng. 34. » longifolia Becc. (6*) 15. C. ovata Miq. Gen. XVII. CycLea Arnott. Gen. IX. ArcanceLISIA Becc. 35. C. peltata H. f. et Th. (7%) 16. A. inclyta Becc. 360. » robusta Becc. 17. » lemniscata Becc. i Trib. IV. PACHYGONEZ. Trib. II COCCULEZ. Gen. XVIII, Pacuycone Miers. Gen. X. Tiuiacora Colebr. (14) 37. P. ovata Miers. 18. 7. racemosa Colebr. Gen. XIX. PycwnarrnHENA Miers. Gen. XI. HypserpAa Miers. (15%) 33. 2. Novo-Guineensis Miq. (8*) 19. 2. polyandra Becc. 39. » pleniflora Miers. 20. » Selebica Becc. 40. » tumefacta Miers. 21. » cuspidata Miers. 41. » lucida Miq. ? » propensa Miers. 412. » longifolia Becc. ? » Borneensis Miq. Gen. XX. MacrococcucLus Becc. Gen. XII. Limacia Lour. (16%) 43. M. pomiferus Becc. 292. L. cerasifera Becc. 23. » velutina Miers. Gen. XXI. ALBERTISIA Becc. Gen. XII. PericampyLus Miers. (17*) 44. A. Papuana Becc. (9) 24. P. incanus Miers. Gen. XXII. Bania Becc. Gen. XIV. DipLocrisia Miers. (18%) 45. B. thyrsiflora Bece. (10) 25. D. macrocarpa Miers. N. B. I numeri fra parentesi sono posti alle specie state trovate alla Nuova ‘Guinea; l'asterisco indica che la specie è endemica. MENISPERMACE.E 165 Dall’ enumerazione precedente apparisce, che nell’ Arcipelago malese e papuano sì trova circa il terzo di tutte le specie di Mern:zspermacee conosciute. I signori Hooker f. e Thompson nella « Flora Brit. India » enumerano 35 specie ripartite in 19 generi. I generi compresi nella mia enumerazione sono 22; ma io ho considerato come tipi generici le Mypserpa e le Diploclisia, che sono state riunite le prime alle Limacia, le seconde ai Cocculus dagli Autori citati; però da essi viene ammesso il genere Anteitazis, che io ho fuso colle Pycnarrhena. I generi Lophophyllum ed Hematocarpus, sono sino a qui conosciuti solo della Regione indiana e mancano in quella malese; per contrapposto nella R. indiana non è stato ancora trovato il genere Arcangelisia. Io però appena posso supporre che esso non debba aver rappresentanti nella Penisola di Malacca od in qualcuna delle Isole dipendenti. I generi na Macrococculus, Albertisia e Bania, sono esclusivamente Papuani. i La Chlenandra ovatu ed il Macrococculus pomiferus producono dei frutti, che supe- rano di gran lunga per le dimensioni, quelli dell’ Za@matocarpus Thomsoni e della Fibraurea tinctoria, ritenuti sino a qui i più grandi della famiglia. Il confronto fra le specie indiane e le malesi riesce facile, perchè a me sembra di non aver adottato per le varie forme da me enumerate, un valore specifico differente da quello seguito dagli Autori della Flora Indica. Se si tolgono dalla lista precedente le 12 specie particolari alla Nuova Guinea, rimane un numero di specie per la Regione malese propriamente detta, quasi identico a quello della Regione indiana. Molte sono le specie che non offrono differenze essenziali nelle due Regioni ed anche fra le specie particolari ad ognuna di queste, si scorgono notevoli affinità. Le 18 specie della Nuova Guinea, tutte benissimo caratterizzate, danno alla Flora di questo paese un carattere speciale ed individuale, e che non mostra però nel medesimo tempo, grandi rapporti colla Flora australiana. Difatti delle 14 specie di Menispermace@ australiane che io trovo descritte, 2 sole si trovano anche alla Nuova Guinea, e queste sono il Pericampylus incanus e la Stephania Hernandifolia, due piante di estesissima distribu- zione geografica. Per quel che riguarda invece le Merispermacee papuane, ad eccezione di 4 generi speciali, tutte le altre forme debbono senza alcun dubbio riportarsi a generi indiani; per cui anche dall’ esame della famiglia delle Menispermacee, apparisce chiarissima nella Flora papuana la preponderanza dei tipi della Flora indo-malese. MENISPERMACEA australiane. Tinospora Smilacina Benth. Walcottiù F. v. Muell. Hullsiù F. v. Muell. Fragm. V. p. 147. Pericampylus incanus Miers. Sarcopetalum Harveyanum F. v. Muell. Stephaniu Hernandifolia Walp. (S. australis Miers, et S. Gaudichaudi A Gray ). Pleyogyne australis Benth. Selwynia Laurina F. v. Muell. Tristichocalye (Pachygone? Benth.) pubescens Miers. » diffusus Miers. Legnephora ( Cocculus F. v. M.) Moorii Miers, Contr. III, Pa 259, Leichhardtia Clamboides F. v. Muell. Fr. LXXXIV, p. 68. lawcettia Tinosporoides F. v. Muell. Fragm. LXXXVI, p. 93. Adeliopsis decumbens Benth. (Genere anomalo escluso dalla Famiglia dal Sig. Miers). I Ù ‘ © n° | x sà ei E Li a TUEL: Si, 0 \ 55 8 n | Ù ' PIANTE NUOVE O RARE DELL'ARCIPELAGO MALESE E DELLA NUOVA GUINEA, RACCOLTE, DESCRITTE OD ILLUSTRATE DA 0. BECCARI. LEGUMINOSA£ - CASALPINIE A Gen. ABAURIA Becec. Calycis tubus breviter conicus; sepala 5, angusta, acuminata, subaequana, angu- stissime marginibus involuto-imbricata vel subvalvata. Petala 5, angustissima, stami- nibus interpositis invicem in alabastro remota, aequalia, apice trancata vel 3-denticulata; stamina 5 xqualia, filamentis apice in alabastro geniculato-inflexis; antherae aquales basifixee elongate, apice biporosae. Ovarium sessile, in fundo calycis liberum 1-ovula- tum, stylo brevi acuto, stigmate parvo terminali. Legumen..... — Arbor excelsa. Folia imparipinnata. Flores regulares minimi, ad apices ramorum paniculati; ala- bastra elliptica utrinque acuta; bractea et bracteolae caducissima. Osservazioni. — Questo nuovo genere è affine alla Marzia del Brasile, dalla quale differisce principalmente per i fiori piccolissimi, per l’ovario con un solo ovulo e per i petali stretti e non imbricati; l’Abauria può considerarsi come un Dialtum a fiori regolari; i sepali sono esattamente quelli della Marzia. ABAURIA PACFLSA sp. 2. — Arbor usque S0 metralis, ligno durissimo rubro, cortice levi albescenti, trunco cylindrico giganteo basi expansionibus laminaeformibus latissimis auctus; coma magna umbraculeformis; folia simpliciter imparipinnata 6-10 cent. longa, foliolis alternis vel rarius oppositis, ovato-lanceolatis :vel ellipticis, apice attenuatis, obtusis vel interdum emarginatis et brevissime apiculatis, supra (costa media excepta) glabris exsiccando fuscescentibus, (]uvenilibus nigricantibus), subtus pal- lidioribus cinerascentibus et pubescentibus, 3-4 cent. longis, 10-14 mill. latis. Paniculae ramosa pyramidatae 7-15 cent. longae; flores in alabastro bene evoluto 4 mill. longi, 2!/, mill. lati, pedicello subequilongo suffulti; sepala anguste lanceolata, acuminata, extus pubescentia; petala sepalis parum breviora, staminibus subaquilonga; anthera parum incurve filamento subdimidio breviores; ovarium compressum glabrum; sepala et stamina glabra. Abita. — Borneo, in Provincia di Sarawak, alle falde delle montagne, special- mente lungo il corso dei torrenti. Il genere Abauria è dedicato al Marchese Giacomo Doria. Esistendo di già un ge- nere Doria fra le Composte ('), quantunque non accettato, per prevenire qualunque confusione, ed anche per evitare ogni possibile contestazione, ho adottato | antica (*) Pfeiffer Nomenclator Bot. I, p. 1126, riguardo alla Doria Dill. (1719) dice: Dorea Narbonensium, a gallico dorée sive d’or. Conf. Beckmann, Lea. hot. p. 78. o wo 170 LEGUMINOSH - CAESALPINIE RE maniera di scrivere il nome della Famiglia Doria. Io poi son ben fortunato che mi sì presenti l'occasione di dedicare all’ amico, il più grande fra i grandissimi al- beri che crescono in Borneo, collegando così il suo al mio nome, a memoria del viaggio intrapreso insieme in quell’ isola. Dove se a lui la sorte non fu benigna, porse però l occasione di sviluppar l’idea della fondazione del Museo Civico di Genova, che offre adesso il più prezioso materiale zoologico, e col mezzo degli Annali, che ne costituiscono la sua miglior manifestazione, la più importante pub- blicazione zoologica che esista in Italia. Non lascerò sfuggire certamente questa occasione per rammentare, che il Museo Civico di Genova e gli Annali nel medesimo Museo pubblicati, colla collaborazione del D." Gestro, a spese del Marchese Giacomo Doria, hanno dato luogo alla pubblicazione da noi, di un numero di Memorie sopra soggetti zoologici, maggiore di quello di qualunque Società o Corpo scientifico in Italia; e ciò solo per iniziativa privata. Il nome malese della Abauria è « Tapàn »; esso è forse 1’ albero più grande che eresca in Borneo. Non conosco che alcune Dipferocarpee,-che possano contendere con esso il primato. Io ho misurato un Tapàn, che cresceva lungo il torrente En- tabei nella provincia del Regiàn e che raggiungeva l’ altezza di 70 metri. Non era però l’individuo più grande da me visto; ma in causa della sua posizione, si prestava assai bene ad una rozza misurazione trigonometrica. Non dubito quindi affetto che il Tapàn raggiunga un’altezza totale di 80 metri. L'individuo di cui è parola, un metro al disopra del terreno, misurava 21 metri di circonferenza; ma ciò non rap- presentava realmente le dimensioni della parte cilindrica del tronco; questo anzi in proporzione della grande altezza e dell’ enorme chioma che sopportava era sottile e per poter ottenere la necessaria stabilità, era rinforzato intorno alla sua base da delle grandi espansioni radicali (dette « Bannèr » dai Malesi), che sono come tanti contraf- forti laminari, ingiro alla parte centrale; ognuna di queste lamine ha quindi una forma più o meno di triangolo, in cui uno dei lati appoggia sul terreno e l’altro sulla parte assile dell’albero; esse sono talvolta così sviluppate, che tagliandole rasente al tronco ed al terreno, se ne ottengono delle enormi tavole di un sol pezzo. La tavola più grande così ottenuta di cui conservo la misura, era 2" 44 c. lunga e 1 83 c. larga e 3 dita di spessore, ma se ne incontrano talvolta di alquanto più grandi dell’indicata. La figura qui unita, rappresenta la sezione orizzontale di uno di simili tronchi, a 50 cent. al di sopra del livello del suolo; non è quella di un tronco di Tapàn, ma di una specie di Canarium, per l’apparenza esterna per- fettamente analogo all’ Abauria. La di-. Sezione trasversale di un tronco di Canarium. Si stanza fra ì punti estremi dell’espansioni era di 4 metri, mentre la parte cilindrica raggiungeva appena 50 cent. di diametro. Il legno dell’Abauria è di grana fina e compattissima, di un bel rosso ciliegio scuro, che acquista un bellissimo pulimento. Il nome di Tapàn quantunque applicato più particolarmente in Borneo a questa pianta, non gli è speciale. Chiamasi d’ ordinario Tapaàn, ogni grand’albero che sollevandosi al disopra degli altri nella foresta, produce LEGUMINOS.E - CESALPINIE A 701 dei rami grossi, lunghi e quasi orizzontali, provvisti di fronde solo all’ estremità e sui quali le Api hanno l’abitudine di andarvi a costruire i loro alveari. Consimili al- beri però sono rari. Vi è il « Minuàn » (Vctomeles Sumatrana), il « Plei » (specie di Alstonia), il « Mingris » (specie di Dialum o di un genere affine), oltre ai « Men- caban » nome collettivo per le specie di Shorea fra le Diplterocarpee. Questi ultimi anzi sono forse realmente gli alberi che acquistano maggiori dimensioni per il dia- metro nella parte cilindrica del tronco, se non forse anche per l’altezza; questi co- lossi non s° incontrano che nelle più remote parti della foresta, perchè i loro tronchi giganteschi servono per costruire battelli; di questi sul fiume Regiàn se ne incontrano di 24 metri di lunghezza scavati in un sol tronco; quello che ha servito a me per scendere questo fiume, ne misurava 20. I 'l'apàn sono proprietà degli indigeni in causa del prodotto che essi indirettamente somministrano, e non è permesso di abbatterli. Io non ero quindi mai riuscito ad ottenere esemplari di questa pianta, di cui un bellissimo individuo cresceva presso la mia capanna di Vallombrosa sul Monte Mattàn. Una volta esso era in fiore ed ì miei uomini, tutti malesi, non vi sapevano montare alla maniera praticata dai Dajacchi, quando vogliono raccogliere il miele e la cera, facendovi una scala di piccoli stecchi conficcati sul tronco. Fortunatamente un forte vento in una notte ne staccò dei ramoscelli, i quali la mattina dopo trovai al suolo e che son quelli che conservo. Il Tapàn preferisce il corso dei torrenti di collina e di montagna; ma raramente si trova ad un’ elevazione che sorpassi i 500 metri. PALMA Una delle forme di Palme più caratteristiche della Flora di Borneo, è quella che presentemente descrivo col nome del D'. Enrico H. Giglioli Professore di Zoologia nel R. Istituto fiorentino, autore della Relazione del viaggio intorno al Mondo della Corvetta italiana Magenta, sulla quale egli era imbarcato. Son lieto di potere in qualche modo soddisfare con questa dedica ad un debito di gratitudine verso 1’ amico, che ha tenuto sempre dietro con amore ai miei viaggi, pubblicando sopra di essi nu- merosi articoli in varî giornali. Gen. I. GIGLIOLIA Bece. Spadices interfoliacei simpliciter vel duplicato-ramosi, longe stipitati. Spatha com- pleta solitaria angusta longissima, marcescens. Flores sessiles; masculi in extremitate ramorum solitarii vel gemini, distichi; Masc. symmetrici, vel subsymmetrici; calyx breviter tubulosus truncatus vel 5-lobus vel 5-dentatus; petala valvata; stamina 3-9, 172 PALMA erecta; anthere basifixa@; ovarii rudimentum parvum. Foem. maiusculi; prope apicem axi vel in ramorum basin distice vel spiraliter dispositi, solitarii vel 3-ni (lateralibus masculis); sepala et petala imbricata; staminum rudimenta minutissima 3-6; ovarium uniloculare, ovulo basilari anatropo; stigmata 3, triangularia distincta. Drupa.... Semen erectum basilare. Albumen .... Palma borneenses arundinacee elegantissima vel subacaules. Folia # vaginantia integra vel pinnatisecta. Osservazioni. — Questo genere di Palme distintissimo ed anormale, si avvicina assai per i suoi fiori alle vere Areca, colle quali ha in comune la struttura dei fiori femminei. I fiori 9 della GigZolia in niente differiscono dai fiori 9 di Areca. Non possiedo delle due specie che riporto a questo genere, che frutti immaturi; ma gli ovarî in via di fruttificazione mostrano una tale rassomiglianza con quelli di un’ Areca, che senza aver per sussidiarie le foglie, non si potrebbe fare a meno di riferirli a quel genere; gli stigmi sono pure identici nei due generi, l’ ovulo è anche basilare, per cuì tutto ben considerato io credo di dover collocare questo nuovo genere in pros- simità del genere Areca. Dalle Areca però differisce molto nelle parti vegetative, giacchè gli spadici invece di nascere al disotto delle fronde, sì sviluppano invece framezzo ad esse. Questo carattere, quantunque comodo per la classificazione, non ha però un gran valore morfologico, perchè non indica che una maggiore durata della foglia, esattamente paragonabile alla differenza che esiste fra una foglia persi- stente ed una foglia caduca; esso è quindi più una differenza fisiologica che morfo- logica, e quindi spero che non sì troverà irragionevole il mio ravvicinamento, quan- tunque forse in un prospetto sistematico, sarebbe comodo instituire una sottotribù a parte per questo genere. Le due specie che ho qui riportato, hanno grandissimi punti di contatto fra di loro, ma presentano marcatissime differenze specialmente nei fiori è e nella forma delle foglie; la struttura dei fiori 9 però è assolutamente identica. I caratteri dati mostrano, che esse non hanno strette affinità con nessun’ altro dei generi malesi a me conosciuti, per cui non occorrono ulteriori commenti. GIGLIOLIA INSIGNIS sp. 2. — CGaudex gracilis simplex, 3-4 cent. crass., 2-3 metr. alt., erectus, cylindricus, annulato-cicatricosus. Folia regulariter pinnatisecta 70 c. longa, longe vaginantia (20 cent.), rachide antice excavato-canaliculato, longe denudato; segmenta omnia conformia, anguste lanceolata, acuminatissima, 40 cent. longa, 25-30 mill. lata; basilaria alterna, coetera opposita, basi angustata, ibique mar- gine inferiori producto, acute auriculata, uninervia, nervis secundariis tenuibus; ter- minalia breviora divaricata. Spadices interfrondales elongati 70-90 cent. longi, diffuse duplicato-ramosi. Spatha solitaria longissima, angustissima, compressa, acuta, bicarinata anceps, 20-22 mill. lata, apice obtusa, longitudinaliter fissa, basi vaginata. Flores sessiles, foeminei prope apicem axis vel in ramorum basi distichi vel spiraliter dispo- siti, ut plurimum solitarii vel floribus è 1 vel 2 comitantibus; masculi in ramorum vel ramulorum extremitate distichi, solitarii vel raro gemini; pyramidato-trigoni, lan- ceolato-acuminati, symmetrici vel apice flexuosi, 7 mill. longi, 2 mill. circ. lati; calyx cupularis circ. 2 mill. altus, 3-carinatus, glaber enervis, trilobus vel subinteger; pe- tala 3, valvata plana, coriacea, anguste triangulari-lanceolata, acuminata, extus (in sicco ) longitudinaliter nervoso-rugosa; stamina 5 brevissima, filamentis cum ovario rudimentario globoso-trilobo fere omnino connatis; anthere parva reniformes. Flo- res 9 globoso-trigoni pyramidati 4-5 mill. lati, obtusi; sepala 3, crassa, obluse cari- nata, apiculato-obtusa, concavo-gibba, glabra, enervia; petala quam sepalis minora, imbricata, apicibus incrassatis triangularibus valvatis; ovarium globosum; stigma PALMA 173 sessile crasse trilobum; ovulum basilare; staminum rudimenta nulla vel inconspicua. Drupa... Abita. — Sulle colline presso il mare a Bintulu, sulla costa Nord Ovest di Bor- neo. (P. B. n.° 3696). Descrizione. — Specie elegantissima e singolare. Non conservo di essa che vari spadici ed una sola foglia; questa ha una guaina lunga 20 cent., glabra, appena nervosa longitudinalmente; da essa si potrebbe supporre che gli spadici fossero infrafrondosi, questi però dall’essere molto compressi alla base ed allungati, mostrano chiaramente di nascere framezzo alle foglie; ma non ho conservato nota di ciò; ho notato bensì che la pianta era alta dai 2-3 metri, con fusto grosso 3-4 centimetri, cilindrico, an- nulato cicatricoso ed eretto. Il rachide della foglia è nudo, senza segmenti alla base per lo spazio di circa 30 cent., ivi è convesso di sotto e completamente scavato a doccia di sopra; più in alto diviene compresso, ma con' gli angoli rotondati; verso l’apice è piano di sotto, piuttosto crasso con gli angoli laterali ottusissimi ed un angolo acuto longitudinalmente al mezzo della faccia superiore; vi sono 25 segmenti per parte, strettamente lanceolati ed acuminatissimi, con un sol nervo primario, € con 2 o 3 nervi secondarî per parte molto sottili; gli inferiori sono alterni; i 2 primi molto remoti dagli altri, un poco più stretti e più corti dei mediani; questi vanno gradatamente divenendo opposti; sono lunghi da 40 cent. e larghi da 20-22 mill., e come tutti gli altri, un poco attenuati alla base. Al punto di attacco col rachide vengono a toccarsi coi loro nervi. mediani, sino allo spigolo mediano del rachide stesso, ed ivi i margini della lamina, tanto dal lato superiore quanto dall’ inferiore, si ripiegano verso la pagina inferiore; ma il margine inferiore si allunga in una orec- chietta lunga 5-$S millim. strettamente triangolare, acuminata e che incrociandosi con quella del segmento del lato opposto, fa sembrare che i 2 segmenti siano saldati fra loro e che siano perforati dal rachide; i segmenti sono quasi orizzontali, sono disposti fra loro alla distanza di 3-4 cent.; le coppie dei segmenti superiori sono appena rav- vicinate fra di loro, hanno le orecchiette meno sviluppate, sono un poco più corti e più stretti degli altri; la coppia terminale è binerve ed i segmenti sono divaricati. Gli spadici sono lunghi da 70-90 cent.; per lo spazio di circa 30 cent. sono indivisi, poi si ramificano alternativamente, ed i rami che nell’ antesi sono patenti ed anche oriz- zontali, si ramificano spesso in altri 2 o 3 ramoscelli filiformi e tortuosi. Quando sono appena svolti dalla spata, sono ricoperti di forfora ferruginea decidua. La spata è solitaria, lunga tanto quanto lo spadice, giacchè questo quando si apre ha quasi raggiunto le sue dimensioni definitive; quando è ancora chiuso, insieme con la spata, non è più grosso di un dito, ma alquanto compresso; la spata è fessa per tutta la lunghezza della parte ramosa dello spadice, per cuì alla base è tubulosa e molto compressa ed acutamente bialata d’incima sino in fondo; l'apice è ancipite tagliente e rotondato; anche la spata è ricoperta di qualche squamella ferruginea decidua, riman poi glabra e finamente striata longitudinalmente; è di consistenza paglierina. I fiori 9 sono disposti a spirale o più raramente subdistici all’ estremità dei rami e sopratutto dell’ asse primario; sono ordinariamente accompagnati da 1 o 2 fiori è; questi però sono disposti distintamente e lassamente all'estremità dei ramoscelli, per lo più solitarî o per eccezione gemini, regolari e simmetrici o solo un poco incurvi all'apice. Il calice dei flori è è monosepalo, ora quasi troncato, ora trilobo, ora tri- dentato; i petali sono assolutamente piani. Gli stami sono 5, ?/ più corti dei petali; i filamenti sono corti e grossi; e per la metà saldati all’ovario rudimentario che è 174 PALME globoso e trilobo; le antere sono corte, ovali, ottuse, dorsifisse, poi incurve subreni- formi. Il fiore femmineo è globoso, ottusamente trigono-piramidato, piuttosto acuto; i sepali sono crassi e piuttosto gibbosi alla base, concavi, abbraccianti, ottusamente apiculati, non striati; i petali sono meno larghi e meno imbricati dei sepali ed hanno una punta incrassato-callosa triangolare valvata; nel boccio, sul secco, sono striati esternamente. Non ho visto traccie di stami sterili; ’’ ovario è globoso, prismatico- trigono con stigmi corti, triangolari, crassi; l’ ovulo è basilare solitario. Mancano i frutti maturi: quelli in via di sviluppo mostrano che essi sarebbero stati cilindrici columnari, troncati all’apice, coronati dai 3 resti persistenti triangolari dello stigma; il seme rimane basilare eretto. GIGLIOLIA SUBACAULIS sp. 7, — Caudex brevissimus, subnullus, circ. 20 mill. crassus. Felia simplicia, flabelliformia, furcata, basi longissime cuneata, fere metralia, 15 cent. lata, basi breviuscule vaginantia, multinervia, usque ad tertium furcato- bifida, segmentis vix divergentibus apice externe rotundatis, denticulato-serratis, rachide abbreviato subtrigono. Spadices interfrondales, basi longe stipitato-nudi, circ. 40 cent. longi, simpliciter ramosi, ramis furcatis, fastigiato-patentibus, apicibus nudis pro- ductis; spatha solitaria, completa, longissima, angustissima, compressa, acute bicarinata, anceps, 13-15 mill. lata, apice obtusa, longitudinaliter fissa, basi vaginata. Flores sessiles; foeminei prope apicem axis vel in ramorum basi distichi vel spiraliter dispo- siti, ut plurimum floribus é gemini comitantibus; masculi in ramulis subdistichi, solitarii vel saepius gemini, subsymmetrici, lanceolato-elliptici, apice attenuati, obtu- siusculi, subtrigoni, 6-7 mill. long., !/,-2 mill. lati; calyx obconicus, acute trigonus, tridentatus, dentibus acutis; petala valvata, lineari-lanceolata, obtusa, concaviu- scula, extus Levis nec longitudinaliter striata; stamina 7-9, elongata, filamentis bre- vissimis, antheris sagittato-linearibus erectis; ovarii rudimentum brevissime triden- tulum. FI. 9 ovati, subtrigono-pyramidati; sepala imbricata, ovata, carinata, apice attenuato-apiculata; petala sepalis angustiora et longiora, longitudinaliter in sicco striata, basi valvata apicibus elongatis valvatis; ovarium acute trigono-ovato-pyra- midatum; stigmata triangularia acuta; ovulum solitarium basilare. Drupae elon- gate, apice truncatae, stigmatibus persistentibus coronate; staminum rudimenta 3, minutissima. Abita. — Sulle colline alle falde del Monte Mattén presso Kutcin a Pgpwale ((P° Ben. 3647). Osservazioni. — Quantunque per gli spadici ed i fiori questa specie offra gran- dissima rassomiglianza con la precedente, pure vi sono talì differenze, quasi da con- sigliare per questa pure la creazione di un genere a parte. Il fusto è brevissimo, anzi in apparenza manca assolutamente, essendo ricoperto dalle guaine delle foglie, fortemente striate in senso longitudinale e Innghe un centimetro; il rachide è quasi pris-. matico, trigono di sotto, convesso di sopra e scavato a doccia; è per brevemspa 0 - nudo (un decimetro) in causa della fronda lungamente cuneata che vi si assottiglia e vi decorre; la fronda forma un flabello di circa 80 cent. di lunghezza e largo, un poco al di sotto del suo apice, 15 cent., giacchè quantunque sia incisa per tutto il suo terzo superiore, pure i suoi due segmenti (sebbene un poco divergenti) si ri- stringono verso l’ alto, per cui il margine esterno tondeggia e converge; l’ estrema punta di essi è obliquamente troncata ed acutamente dentata con denti corti e trian- golari; da ogni lato del nervo mediano vi sono circa 410 nervi primarii supèriori ed Da & PALMA 175 altrettanti inferiori; i margini sono alquanto ingrossati. Gli spadici sono un poco meno della metà più corti delle foglie, sono lungamente stipitati ed indivisi e com- pressi nella metà inferiore, poi si ramificano in un piccolo numero di rami fastigiato- patenti; gli inferiori di questi sono spesso furcati; i ramoscelli hanno la particolarità di non portar fiori alla loro estremità per il tratto di 3-4 centimetri. I fiori è sono ordinariamente gemini per lo più distici; una coppia è assai discosta dall’ altra; il calice è acutamente trigono, obconico-troncato e tridentato; i petali valvatiì lineari- ellittici, lanceolati, attenuati alle 2 estremità; ma verso l’ alto, quantunque siano ottusi, sono un poco concavi e nell’ insieme formano un boccio più o meno irrego- larmente trigono; gli stami sono 7-9, in 2 serie, un poco più corti dei petali; gli esterni a filamenti più corti, gli interni a filamenti più lunghi, tutti eretti, con le antere erette strettamente sagittato-lineari acutiuscule col filamento inserito un poco al di sopra della base. Il rudimento dell’ ovario risulta di 2 o 3 punte ineguali e piccole. I fiori femminei sono grandi, ovati, conico-piramidati, piuttosto acuti, lunghi 9-10 mill., larghi 5 m.; i sepali sono largamente ovati, concavi, imbricati, attenuati ed apiculati all’apice; i petali sono più lunghi ed assai più stretti e meno concavi dei sepali, striati longitudinalmente all’ esterno, ovati, terminati da una punta lan- ceolato-triangolare, valvata nel boccio. I rudimenti di stami sono piccolissimi in nu- mero di 6. L’ovario è trigono-prismatico con gli angoli assai acuti, con ghi stigmi triangolari ed acuti; l’ ovulo è solitario e basilare. — Non possiedo frutti maturi; quelli immaturi sono columnari-cilindracei, troncati all’apice, con i resti degli stigmi triangolari persistenti ed ingrossati. Il seme è basilare, ma troppo immaturo per poter giudicare della natura dell’ albume. CHALILLETIACEA Lo studio delle /cacine@ malesi mi ha di necessità portato ad esaminare le piante di questa famiglia, sia per l’aflinità che in essa apparisce colle /cacine@, sia perchè redìmente una specie di Chailletta era stata riportata al genere ViWlaresia. Mi sembra che alcune Vi/laresia differiscano assai poco dalle Oha/Metia. Nella Villaresia mucronata talvolta accade che i’ ovario sia imperfettamente biloculare, el Csternagnente sull’ ovario, di contro allo stilo ben sviluppato, si vedono i rudimenti * di.un"fitro stilo. Nelle Chaz/letia in generale accade 1’ abortimento di una delle loggie delE-ovario dopo la fecondazione. Le Villaresia poi si distinguono dalle ChaNetia per la mancanza di disco, e di glandole; ma se veramente la Villaresia dichotoma Miers, (in Seem. Journ. of Bot. 1864, p. 265, tab. 21), può esser riportata a questo genere, la differenza svanisce od almeno è ben piccola. A me sembra molto giusto il ravvicinamento proposto da Miers del genere Villaresia alle IHicinee ( Aquifoliacea); in tal caso però anche le ChaiNetia non dovreb- bero essere tenute troppo discoste da queste ultime. Non posso adattarmi all’ opinione 176 CHAILLETIACEXR di Baillon (Hist. des plant. vol. V, p. 139), che riunisce le Chailletia alle Euphor- biacee. Vi è però notevole differenza fra le Villaresia e le Chailletia nella natura del seme e dell’embrione; nelle prime il seme possiede un albume e |’ embrione è piccolo e situato presso il suo apice; nelle seconde il seme è senza albume con cotiledoni car- nosì e con piccolissima radicina rivolta verso l’ilo. Anzi è appunto in causa di questi caratteri attribuiti da Hasskarl alla sua Villaresia scandens, che non può esser messo in dubbio che questa non sia una specie di Chailletia. Gen. CHAILLETIA DC. CHAILLETIA TIMORENSIS DC. Prodr. II, p. DT. — Decaisne in Nouv. Ann. Mus. III, p. 478. — Miq. FI. Ind. bat. I, p. I, pag. 637. — VILLARESIA SCANDENS Hasskarl, Retzia I, p. 152. — Miq. FI. Ind. bat. I, p. II, p. 595. — Walp. Ann. IV, ; DI 491. Abita. — Timor; Borneo, Selebes. Osservazioni. — Nell’ Orto bot. Bagorense vi sono piante di questa specie di Chailletia, coltivate appunto sotto il nome di Villaresia scandens; di queste io ne conservo dei saggi disseccati; ma non posso garantire però che essi debban con cer- tezza riportarsi alla Ch. Zmorensis DU., non conoscendo esemplari autentici di questa specie; a ciò però sono sfato indotto dalla abbastanza concordanza dei loro caratteri colle descrizioni, e dall’avere trovato la pianta di Hasskarl assai diffusa nell’ Arci- pelago malese, quantunque molto variabile, specialmente per la peluria. Gli esemplari di Borneo raccolti a Sarawak sulle sponde del fiume Igan, una delle foci del Regiàn, (P. B. n.° 3892) ed altri di LZanda* raccolti dal Sig. Teijsmann (Herb. H. b. Bog. n.° 11565) hanno le foglie quasi assolutamente glabre. Gli esemplari di Selebes da me raccolti a farndari, rassomigliano a quelli del Giardino di Buitenzorg. A questa specie sembra avvicinarsi grandemente il n.° 1192 delle Piante delle Filippine di Cuming. CHAILLETIA SUMATRANA Miq. Prodr. FI. Sum. p. 328. Abita. — Sumatra orientale nella Prov. di Palembang presso Muara-enim. A questa specie deve forse riferirsi il n.° 4264 dell’ Herb. H. b. Bog. raccolto a _Landak in Borneo dal Sig. Teijsmann, ed il n.° 3564 delle Piante Bornensi raccolto da me lunco il Surngei Kantù nella regione dei laghi del Pontianak. A CHAILLETIA PAPUANA sp. 2. — Frutex scandens, ramulis junioribus teretibus lenticellosis, cum ecymis, petiolis, foliorum marginibus, et costulis (in parte infer. fol.) sparse pilosulis, coeterum tota planta glabra; stipule minute caducissima; folia al- terna petiolata (petiolo 8-10 m. lon.) e basi acuta ovato-elliptica vel obovata vel oblonga, apice abrupte breviterque acuminata, 13-20 cent. lon., 45-85 mill. lata, chartacea, exsic- cando castaneo-brunnea, costulis utrinque 6-8 nigrescentibus; cyme axillares graciles, duplo vel triplo longiores dichotome, bracteolis minutissimis; flores hermaphroditi (?) vel polygami, parvuli (in alabastro 1'/, mill. lati) globosi, brevissime pedicellati; calyx 5-partitus lobis ovato-oblongis, apice rotundatis imbricatis extus pilosis; petala 5, glabra valvata, carnosula, intus carinata, apice breviter bifida et introflexo-plicata, ovata; CHAILLETIACEE 07 stamina 5 glabra, antheris introrsis connectivo crasso, basi glandulis hypogynis 5 bi- lobis, lobis pilosis, alternantia; ovarium fl. $ pilosum trilobum vel 3-sulcatum (vel interdum bilobum?). FI. 9 non vidi. Fructus basi calyce ditius suffultus, corolla et staminibus deciduis, unilocularis, monospermus, carpello non evoluto subdimidiato- ovoideus, compressiusculus, obtusus, pericarpio carnoso, piloso, dorso sulcato (in spec. supp. 13 mill. long., 10 mill. lat.). Abita. — Nuova Guinea a Ramot. (P. P. n.° 307, 376). Osservazioni. — È specie molto ben distinta dalle altre dell’ Arcipelago malese. Non ho esaminato fiori femminei; nei fiori è l’ovario sembra bene sviluppato, è largo trilobo o longitudinalmente trisulcato, ma non vi ho visto traccia di ovuli. Nell’ unico feutto che conservo, lateralmente alla loggia fertile, sembra ve ne sia una altra sterile; ma essendo perfettamente maturo e con il pericarpio carnoso, e nel disseccare divenuto rugoso, non riesce bene il decidere se le carpelle sterili siano 1 0 2. GYMNOSPERMEA: PAPUANA Il Barone F. von Mueller nelle sue Note descrittive sopra Piante papuane (n. V, p. 93), cita una specie di Podocarpus, di cui furono trovati i frutti dal Sig. D'Albertis nella Nuova Guinea lungo il fiume Fly; il Barone poi rammenta, che sino a qui niuna altra Conifera, ad eccezione del Podocarpus T'hevetiefolia BI. e di un’ Araucaria, era stata menzionata come crescente sul suolo della Nuova Guinea. Egli poi crede che la presenza dei Podocarpus nelle regioni tropicali, sia un indizio d’ ordinario, di vicinanza di regioni elevate. Crede pure che i frutti di Quercus trovati dal medesimo viaggiatore, siano trasportati dalle cime delle montagne per mezzo dei fiumi e che i loro frutti possan servire di cibo ai Papuani. Quest’ ultima supposizione non ha interesse botanico, ma io posso accidentalmente assicurare, che mai ho osser- vato che i Papua mangino ghiande; la presenza poi di specie di Quercus al livello del mare è un fatto frequentissimo, ed in Borneo numerose sono le specie di questo genere, che crescono nelle basse foreste, lungo il corso dei larghi fiumi e sul limitare della foresta lungo la spiaggia del mare stesso; è assolutamente un errore il credere che il genere Quercus non debba considerarsi come un genere tropicale. Alla Nuova Guinea ho raccolto Quercus a Ramoi, ad Ansus nell’ Isola di Jobi e sul Monte Arfak. Se ne trovano al livello del mare pure alle Molucche ed in Selebes, oltre che in tutta la parte più occidentale dell’ Arcipelago malese. I Podocarpus preferiscono di sovente la spiaggia del mare, le foreste basse, il corso dei torrenti presso il mare, non che le cime delle montagne; lo stesso dicasi dei Da- crydium e della Dammara alba. Il Podocarpus Beccarir Parl. è un grandissimo albero, simile per l’ aspetto al P. Nage:ta, che abita la foresta acquitrinosa delle vinanze di Sarawak, dove pure si trovano altre forme di Podocarpus. Alla Nuova Guinea 29 178 GYMNOSPERMEX PAPUANA non ho trovato il Dacrydium elatum, tanto diffuso sulle basse coste di Borneo, ma stento a credere che vi debba mancare; il Podocarpus Blumei diventa uno dei più grandi alberi della foresta presso Ramoi e ad Andai (Imoghi di pianura); il P. Rum- phi diviene pure albero grande alle Isole Kei e sul Monte Arfak, ma sembra che rimanga nano sulle cime più alte. Un fatto notevole di distribuzione geografica lo presenta il P. Cupressina R. Br., che cresce sulle montagne di Giava e di Borneo e che ho ritrovato pure sulle cime del Monte Arfak. Il P. Thevetiefolia figura come specie endemica alla Nuova Guinea; ma quantunque accetti provvisoriamente questo nome specifico, credo che tal pianta non debba considerarsi altro che come una forma del /. polystachya R. Br. La Dammara alba è frequente nelle basse isolette presso Ansus nell’ Isola di Jobi, ed ivi anzi si vede torreggiare in abbondanza al di sopra delle Rizofore, che immergono le loro radici nel mare. L’ Araucaria della Nuova Guinea mi sembra identica all’ A. Cunninghamii dell’ Au- stralia orientale, essa abita solo sulle alte montagne e s'incontra fra i 900 ed i 1200 metri. Diventa un grandissimo albero e la sua scorza è usata dagli Arfak per rive- stire o formare le pareti delle capanne. Gli Gretum non sono rari alla Nuova Guinea; frequente è nella foresta il G. Grnemon, dove naturalmente si riproduce; le sue fibre sono molto usate per fabbricare delle cordicelle, come si pratica nelle Molucche e nella parte più occidentale dell’ Arcipe- lago malese; fra ì Gnetum scandenti, le altre due specie che vi ho raccolto, sono pure specie che si trovano in altre parti dell’ Arcipelago. Il Barone F. von Mueller descrive ancora una nuova specie di Cycas sotto il nome di C. Papuana. Dalla descrizione io opinerei che essa dovesse riportarsi alla C. Rum- phiana Miq., che io ho trovato spesso abbondantissima sulle spiaggie marittime, in tutta la parte di Nuova Guinea da me visitata ed alle Isole Aru; in queste isole anzi i suoi frutti sono spesso usati come cibo dai nativi, estraendone ia fecola nel medesimo modo che sì usa per la radice di Kassava. Io ho trovati individui di questa Cycas con un tronco che non riescivo ad abbracciare, alto 10 metri e 2 volte bifor- cato; le spine nella parte inferiore del rachide delle fronde sono un carattere inco- stantissimo, e non è raro trovarne di affatto mancanti, o di interamente coperte, o coi una spina o due rudimentarie in vicinanza delle prime pinne. Dalla seguente enumerazione risulta, che sino a qui non si conosce una sola forma speciale di Gymnospermee della Nuova Guinea. CONIFERA Gen. I PODOGARPUS L’Hérit. PODOCARPUS BLUMEI Endl. Conif. p. 208. — Parl. in DC. Prodr. XVI, p. II, p. 508. — P. AcatHIFoLIA BI Rumph. 3, p. 217, t. 173. — P. LATIFOLIA BI, Enum. pi. Jav. p. 89 (non Wall.). — De Boer Conif. Arch. ind. p. 13 (partim). CONIFER.E 179 Abita. — Io lho raccolto alla Nuova Guinea a Ramo: eda Andai; ed in Selebes a Lepo Lepo presso Kandari nella Penisola S. E.; trovasi anche in Giava. Osservazioni. — lo credo che il P. latifolia Wall. sia una specie differente dal P. Blumei; il primo fiorisce e fruttifica quando è ancora un alberetto; non credo anzi che acquisti mai grandi dimensioni; mentre il secondo acquista le dimensioni della Dammara alba, alla quale immensamente rassomiglia per la forma delle foglie. Ne ho osservati degli individui di 50 metri di altezza. Non ho mai incontrato fiorite o fruttificate le giovani piante, benchè già di 8-10 metri di altezza. Se anche però le 2 forme non dovessero considerarsi come specificamente distinte, rimarrà sempre vero, che è alla forma sopra indicata, che devonsi riferire gli individui papuani. PODOCARPUS cupPrEssIna fi. Brown ec Mirb. in Mem. du Museum 13, piumone Parli in DC-Prodr:i Il c.-p.:521. — Mg. Fi. Ind, bat, IL p. 1074. Abita. — Sul Monte Arfak a circa 2000 metri sul livello del mare. Trovasi ancora in Giava, in Sumatra ed in Borneo. Popocarpus rumpun BI Rumphia II, p. 214. — Miq. FI. Ind. Bat. Il, p. 1073. — De Boer. Conif. Arch. Ind. p. 15. — Lionum eEMANUM ‘umph. Herb. Amb. III, p. 47, tab. 26. — P. BRACTEATA, TEISMANNII, NEGLECTA DI. ? Abita. — Alla Nuova Guinea a Kapaor, a Soron, sul Monte Arfak a Putat, alle Isole Aru a Giabù-lengan, alle Isole Kei a Weriî. L’ ho ancora raccolto ad Amboina sul Gunon Salhutu, dalle falde sino alla sommità (1000 metri circa). Osservazioni. — Gli esemplari da me raccolti sono certamente da riportarsi alla specie sopra indicata. Io però non posso assicurare che il nome di P. &umphi: BI. non debba passare in sinonimia. La forma e grandezza delle foglie è variabilissima. Io ho osservato attentamente questa specie e raccolto molti esemplari di essa. In Amboina sulla cima del Monte Salhutu diventa un piccolo albero rattrappito alto da 3-5 metri, coperto di Epatiche e di Muschi, con foglie rigide a margine revoluto, lunghe da 10-25 mill. e larghe 3-5 mill.; più in basso diventa albero più grande con foglie di 5-8 cent. di lunghezza e 10-42 mill. di larghezza. Ho osservato tutti ì passaggi transitorî fra queste forme; le gemme sono sempre acute e le perule acuminate. Alle Isole Kei, dove il legname di questa pianta è molto stimato e chiamasi « Cajù Tcina », gli alberi che hanno acqui- stato tutto il loro sviluppo e che crescono a moderata altezza dal livello del mare (200-400 metri), sono alti circa 30-40 metri ed hanno foglie lunghe 9-15 cent. e larghe 10-13 mill.; mentre quelle delle piante giovani sono lunghe sino 20 cent. e larghe 2 ed assai falcate. Alcune delle foglie di piante giovani degli individui più ro- busti osservati a Ramoi sono sino 33 cent. lunghe ! Ciò dimostra qual valore si debba dare alle varie specie di Podocarpus dell’ Arcipelago malese, fondate principalmente sulla forma delle foglie e senza nemmeno conoscere di molte di esse i fiori ed i frutti. Io non trovo differenze fra gli esemplari di Amboina e della Nuova Guinea e quielli :-delle. P.(B. n.° 214434=* Di bracteata BI. (Parl.!); n.° 2595 e n° 2389 — P. Teijsmannii BI. ( Parl.!), che non sono altro che forme più robuste del n.° 2143. 180 CONIFERE PODOCARPUSs THEvETIA:FOLIA BI Rumph. II, p. 213. — Miq. Pl Ind. bat. II, p. 1074. — De Boer. l. c. p. 22. — P. poLvysracuya l. Br. in Horsf. PI. Jav. rar. p. 40 ? Osservazioni. — Gli esemplari della Nuova Guinea che io riporto a questa specie sono senza fiori e frutti; alcuni sono stati raccolti ad Ansus, altri con foglie molto più piccole sulle cime del Monte Arfak. — Io riferisco gli esemplari Papuani al P. Thevetia- folia, non perchè io creda che questa sia una specie distinta dalle altre forme di Podocar;us simili che si trovano nell’ Arcipelago malese; ma perchè sono imbaraz- zato a decifrare la confusione che regna sopra queste specie e perchè il nome di P. Theveticefolia essendo stato proposto per le forme papuane con le foglie molto acute e subulate e con le perule acuminatissime, trovo che queste caratteristiche si riscontrano negli esemplari da me raccolti. A me poi sembra che questi siano grandemente affini al P. polystachya di cui ho raccolto esemplari a Singapore dove è comune special- mente sulla sponda del mare nello Stretto di Johore. Le piante da me osservate mi sembra che non divengano mai molto grandi, le foglie non vengono così rigide, ordi- nariamente gli amenti maschili sono varii all’ ascella delle foglie, e le brattee ante- rifere al disopra delle loggie, si prolungano in una appendice triangolare acuta; mentre nel P. Rumphii sono ottuse e meno sviluppate. A questo riaggruppamento sono con- dotto anche all’ esame degli esemplari Bornensi del gruppo affine ai P. polystachya e Rumphis; che mi sembrano doversi tutti riferire alle due sole forme che io ‘ho distinto. — A mio credere le specie di Podocarpus descritte sotto i nomi di P. Terjs- mannii, polystachya , bracteata, leptostachya, Rumphii, amara, Junghuhniana , neglecta, discolor, Thevetiafolia, eurhyncha Miq. FI. Ind. bot. II, p. 1072-74, devono riportarsi a 2 0 5 sole specie. Gen. II. DAMMARA Rumph. DAMMARA aLsBA Rumph. Herb. Amb. II, p. 174, tab. 5T. — Miq. FI. Ind. bat..LI, p. 1070. Abita. — Pianta diffusa in tutto 1’ Arcipelago malese; abbondante in Selebes e nelle Molucche. — Alla Nuova Guinea l’ ho osservata a Aamo:, sui monti presso D Has sulla costa settentrionale e nell’ Isola di Jobi ad A7nsus dove è comune. Gen. III. ARAUCARIA Juss. ARAUCARIA cuNnNINGHAMI Aif. — Parl. in DC. Prodr. X VI, p. II, 372. — Arbor excelsa 50-60 metr. alta, coma pyramidali, cortice fusco cinnamomeo trans- verse rimuloso-fisso, ramis subverticillatis subhorizontalibus, ramulis florigenis apice adscendentibus, foliis parvis rigidis, ramorum sterilium et juniorum remotiusculis angulo 45° insertis, linearibus (mill. 1-'/, lat.) vix falcatis, mucronato-acuminatis pungentibus, marginibus integerrimis, in sicco longitudinaliter minute albo-punctu- latis, compressis, faciebus carinatis (mill. 5-10 iong.), florigenorum undique laxe quinqueseriato-imbricatis, incurvo-falcatis, acutis, rigide mucronatis, basi dilatatis, CONIFERE 181 prismaticis, lanceolatis, sectione rhomboidalibus, angulis laevibus obtusiusculis, (4-7 mill. long. 4 mill. lat.); amentis masculis cylindraceis obtusis (mill. 25 long. et 5 lat.); bracteis antheriferis rhombeis (1'/, mill. lat. et 2 '/,-2 !/, long.), saepius obtusiusculis, obscure carinatis, margine obscure denticulatis; strobili circ. 55 mill. lat. et 70 mill. longi; squamis basi angustatis, cuneatis, lateraliter in alam introflexam scariosam fulvam fragilem 1 cent. latam expansis, bene evolutis 20-22 mill. long., 15 mill. lat. (sine alis) apice incrassatis, apophysi subrhombea-depressa, transverse acute carinata, appendicula longiuscula lineari-lanceolata acuminata pungenti, marginibus integer- rimis, reflexa-adscendenti; squamula squamis paulo bréèvior eisque maxima parte adnata, triangularis apice libero latiusculo denticulato, nuculis..... Abita. — Sul Monte Arfak fra i 900 ed i 1200 metri. Osservazioni. — È l’unica specie del genere Aravcaria che si trovi dentro il dominio della Flora malese, ed è la specie più occidentale della sezione £utacta. La descrizione è fatta esclusivamente sugli esemplari da me raccolti, avendola io compi- lata per potere istituire un rigoroso esame con la forma australiana. Non vi può esser dubbio che la pianta della Nuova Guinea sia identica a quella dell’ Australia orien- tale; le uniche differenze che io ho potuto riscontrare, si riducono alle foglie un poco più piccole nella pianta papuana, agli amenti è più corti, agli strobili più grossi, ma in proporzione meno allungati ed alle scaglie un poco più grandi. GNETACEA Gen. GNETUM Linn. GNETUM LATIFOLIÙUM BI. in Tijdschr. Nat. Gesch. I, p. 160. — G. EDULE et G. FUNICULARE £/.? (partim quoad pl. Molucc. ?). Abita. — Raccolsi ad Arda: (P. P. n° 749) ed a Ramo: Osservazioni. — Le specie scandenti di Gnefum dell’ Arcipelago malese sono molto difficili a studiarsi, perchè incompletamente e spesso promiscuamente descritte. Mi sembra poter con abbastanza certezza riferire gli esemplari papuani al G. /ati- folium BIl., ma mi pare quasi indubitato che il Gw. edule ed il Gn. funiculare siano in parte sinonimi della prima specie. Esemplari assolutamente simili ai papuani ne ho raccolti a Kandari in Selebes. Gli esemplari papuani hanno le foglie che diventano nere disseccando quando sono molto giovani; le foglie adulte anneriscono bensì, ma conservano una tinta verdone cupo; sono lunghe da 15-20 cent. e larghe da 7-10 cent., d’ordinario largamente ovali-ellittiche, bruscamente ed ottusamente e per 182 GNETACE.E breve tratto acuminato-apiculate, con 6-8 forti nervi per lato della costa mediana. Gli amenti femminei (1-5) sono sopra dei racemi ordinariamente ramosi; i frutti sono ellissoidei ottusi, con polpa assai abbondante, lisci esternamente, brevemente (3 mill.) o lungamente (412 mill.) pedicellati; il seme è ovale ellittico, © ottusamente apiculato, attenuato alle 2 estremità, coperto da spicule, tolte le quali la superficie presenta imolte (circa 20) strie superficiali per il lungo; la dimensione dei semi varia da 19-28 mill. per la lunghezza, e da 12-14 mill. per la larghezza. Gli esemplari di Selebes hanno talvolta le foglie un poco più piccole, spesso colla base larga e subcordata ed i racemi ramosi sin dalla base con maggior numero di amenti. I frutti sono simili in tutto agli altri degli esemplari della Nuova Guinea, ma un poco più piccoli. GNETUM RUMPHIANUM sp. n. — Funis GnEMoNIFORMIS Rumph. Herb. Amb. V, p. 11, tab. 7. — Frutex dioicus, scandens; folia ovalia-elliptica vel ovata, basi acuta vel rarius obtusa et rotundata, apice attenuato-acuminata tenuiter coriacea, exsiccando fuscescentia, subtus pallidiora, tenuiter reticulata, costulis lateralibus vix conspicuis superficialibus; amenta è et © axillaria simplicia ut plurimum solitaria, vel rarius gemina, folio breviora, pedicello apice bibracteato suffulta, pedicello proprio longitudine sub:equali; fructifera depauperata, drupis magnis ellipticis, vel ovato-ellipticis, obtusis extus scabrido-lenticellosis, apice obtuse-rotundatis, sessilibus; seminibus 50-55 mill. longis, circ. 28 cent. latis, longitudinaliter acutissime relevato multi-costatis, acutis circ. 39-45 mill. longis, 18-20 mill. latis. Abita. — Nuova Guinea dove sembra comune; raccolsi ad Andai ed a Ramoi non che alle Isole Aru; ho trovato i frutti di questa specie anche a Kandari in Selebes. Osservazioni. — Trovasi anche nelle Molucche da dove è indicato da Rumphius; la figura che egli ne dà è abbastanza buona, e mi fa meraviglia che non siano state avvertite sin qui le differenze grandi che corrono fra questa e le altre specie; difatti in nessun altro Gretum conosciuto i semi presentano delle coste rilevate per tutta la lunghezza del seme, le quali coste, fra le complete e le incomplete, sono in numero di 14-18, più numerose alla base del seme, giacchè alcune non giungono sino all’ apice. Specie non papuane di GNETUM. GNETUM MACROCARPUM sp. n. — Frutex scandens, dioicus?; folia breviter petiolata ovalia vel ovalia-elliptica, basi acuta vel subrotundata, apice abrupte at- tenuato-acuminata, tenuiter coriacea, exsiccando fuscescentia, 10-12 cent. longa, 4-6 cent. lata, indistincte costulata, subtus tenuiter reticulato-venosa; amenta mascula....; foeeminea fructifera axillaria crassa, simplicia, abbreviata, drupis maximis in sicco circ. 6 cent. long., 3 cent. latis, sessilibus, oblongo-ellipticis, utrinque obtusissimis, pericarpio essucco (semper?) coriaceo, extus lenticelloso-decorticato-maculato; seminibus eco- statis.c. Abita. — In Borneo a Sarawak (P. B. n.° 3081) ed a Billiton comunicata dal Sig. Riedel all’ Erbario fiorentino col nome malese di Lajak durun. GNETACER 188 Osservazioni. — I saggi che io possiedo di questa pianta sono incompleti. I frutti quantunque apparentemente abbiano acquistato il massimo delle loro dimen- sioni, non hanno il seme perfettamente maturo; ciò che fa sì che io non sia pic- namente sicuro del carattere assegnato dei semi non costati. Nello stato in cui sono, certamente non si distinguono coste, mentre in quelli della specie precedente an- corchè giovanissimi le coste sono apparentissime. E però sempre specie afline alla precedente, dalla quale oltre che per ì semi non costati, sì distingue anche per le dimensioni maggiori di questi. GNETUM BRUNONIANUM Griff. in Lindl. Veg. Kingd. p. 233, f. 164 et in T'rans. Linn. soc. vol. XXII, p. 309.— G.'GrIreITtHII Parl. in DC. Prodr. lc. p. 349. Abita. —— Borneo a Sarawak (P. B. n.' 3131, 2830, 1632, 1490, 2073). Malacca (Griff.), Tenasserim ed Isole Andaman (Helfer in Herb. E. In. Comp.). Osservazioni. — Il nome da me adottato per questa specie, è quello da preferirsi, perchè non solo è stato proposto prima dell’ altro, ma è ancora stato accompagnato da descrizioni nell’opera citata. -- E un frutice eretto alto 1-2 metri, con lunghi rami orizzontali. Oltre le sopra mentovate, il mio Erbario bornense contiene altre 3 specie di Greta, che rimangono da identificarsi. CYCADEZ Gen. CYCAS Linn. cyvcas rRuUMPHII Mig. Anal. bot. in7. p. 44, tab. V, AB. — C. circinanIs Roxb. (excl. syn. Lour.) — GC. Papuana PF. v. Muell. Pap. pl. VI, p. 71. Abita. — Frequente sulle spiaggie marittime della Nuova Guinea e delle isole vicine. i 154 VIOLACEA VIOLRA@GB A Gen. GESTROA Becc. Sepala 5 libera parum inaqualia latissima subrotundata valde imbricata membra- nacea; petala 5 libera subaqualia imbricata sepalis angustiora; staminodia 0; sta- mina 5 libera filamentis brevibus; antherae a dorso compresse ovata obtusae profunde cordato-sagittatae basi aflixs2, loculis angustis marginibus subextrorsis longitudina- liter dehiscentibus, connectivo latissimo exappendiculato nec apice producto; ovarii placenta 3 parietales multiovulatae; stylus simplex apice in stigmatibus 3 filamentosis partitus. Capsula succulenta loculicide dehiscens, 3-valvis; semina pauca (1-3) globosa, testa in sicco corrugata. Flores racemosi. Arbuscula foliis alternis. Osservazioni. — I fiori sono alquanto simili a quelli delle Schuurmansia, ma mancano di stami sterili ed i sepali sono molto più grandi dei petali; lo stigma è tripartito, mentre è intiero nelle Schuurmansia, i semi poi ordinariamente 41 o 2, sono rotondati, e non espansi in ala. Ho dedicato questo elegante genere di Violace@e all'amico D." Raffaello Gestro Entomologo distinto e Vice-direttore del Museo Civico di Genova. Gli innumerevoli servigii da esso resimi, e l’aiuto costante che egli mi presta nel- l'edizione della Malesia, meriterebbero da parte mia molto più che la dedica di un Genere; che se ciò in sè stesso è ben piccola cosa, l’animo riconoscente col quale gli viene offerta, gliela renda più accetta. GESTROA CANDIDA sp. 7. — Arbuscula glaberrima; folia glabra coriacea alterna oblonga vel oblongo-elliptica, basi in petiolum attenuata apice abrupte acuminata, margine serrulata penninervia, costulis utrinque 5-8, 14-20 cent. longa, 5-7 cent. lata, racemi axillares simplices vel e basi paucirameis, ramis elongatis gracilibus; flores in racemis irregulariter sparsi vel remote fasciculati, longe (6-8 mill.) pedicellati, basi bracteolati, albi; sepala margine ciliata; petala sepalis angustiora apice ciliato- fimbriata basi vix angustata crassiuscula nervosa; ovarium glabrum; capsula globosa mucronulata, valvis carnosis, 10-14 mill. lata. Abita. — Nuova Guinea a Ramo: (P. P. n.° 256 e 643). MAG NOLIACE.KE 185 MAGNOLIACEA Gen. DRIMYS Forst. DRIMYS (TASMANNIA) HATAMENSIS sp. 2. — Arbuscula glaberrima dioica (vel interdum monoica?); folia chartacea utrinque viridia, exsiccando castaneo-brunnea, oblongo-lanceolata, basi in petiolum subalatum longe attenuato-cuneato-decurrentia, marginibus acutis revolutis, apice breviter acuminata, costulis utrinque numerosis reticulato-nervosa, 5-15 cent. longa, 2-5 cent. lata. Flores in extremitate ramorum fasciculato-umbellati; pedicelli 15-20 mill. longi. Flor. 9: sepala 2 glanduloso-pellu- cida; petala 2, oblonga 3-nervia; stamina 0, carpella 4; stigma carnosum cristatum ex apice introrsum decurrente. Cortex insipidus; folia et carpella (immatura) vix aromatica. Abita. — Sul Monte Arfak ad Hatam ad una altezza di circa 2000 metri. Osservazioni. — Sembra affine alla D. (Tasmannia) insipida R. Br., quantunque da essa abbastanza ben distinta per le foglie non bruscamente troncate o subauricu- late alla base. Le foglie anche giovanissime non offrono la glaucescenza caratteristica della più gran parte delle specie del genere. La Drimys Hatamensis presenta ancora strettissime analogie colla D. dipetala F. von Muell. (PI. Vict. I, p. 21), dalla quale differisce per le foglie, che sono gradata- mente attenuate e non bruscamente terminate alla base e quasi biauriculate prima di terminarsi in picciolo; ancora maggiori affinità esistono colla Drimys membranacea F. v. Muell. (Fragm. V, p. 175), perchè la forma delle foglie è identica nelle 2 specie, ma nella D. Hatamensis le carpelle sembrano costantemente 4 in ogni fiore, ed il gusto non è quasi affatto aromatico. Della D. membranacea ho esaminato esem- plari è e 9 provenienti dalla baia di Rockingham, mentre della D. Hafamensis non possiedo che f. 9, per cui il confronto non ha potuto essere completo. Quantunque le varie specie di /rmys siano fra di loro grandemente affini, pure per l’ interesse spe- ciale che questo genere presenta per la distribuzione geografica delle piante, io credo utile di distinguere tutte le varie forme che abitano le differenti località, notandone le relative differenze; giacchè non è col sintetizzare prima di aver bene analizzato, che si possono trarre delle conclusioni soddisfacenti. DRIMYS PIPERITA ook. fil in Hook. Ic. plant. ser. nov. V, tab. 996. — Miers, Contr. I, p. 140. Abita. — Ho ritrovato degli esemplari non fioriferi di questa specie sul Monte (Gunon) SalMutu ad Amboina all’altezza di circa 1000 metri. Non mi sembra vi possa esser dubbio però che essi non siano identici con la pianta di Borneo, che ho raccolto frequentemente sulla sommità di quasi tutte le montagne da me salite. 186 MAGNOLIACE.E Della famiglia delle Magnolacee oltre la Drimys ho trovato alla Nuova Guinea solo una specie di Michela, ed un’ altra specie di cui ho osservato i fiori caduti al suolo ma non ho conservato saggi. MONIMIACEZ Gen. I PALMERIA F. v. Muell. PALMERIA ARFARIANA sp. n. — Frutex scandens; ramuli in sicco cortice irregulariter rugulosa, lenticellis crebris adspersi; innovationes, panicule et flores pube stellata cinerca indut; folia opposita, saepe imperfecte opposita, petiolata (petiolo 7-10 mill. lon.) glabra, tenuiter coriacea, e basi acuta elliptica vel ovato-elliptica, 6-11 cent. lon., 25-40 mill. lata; costulis superne impressis, subtus relevatis et anastomosato- reticulatis, margine acuto et in sicco revoluto, apice breviter acuminata. Flor. è . . . FI. 9 in paniculis axillaribus ut plurimum folio longioribus, duplicato-ramosis, dispositi, ramis sepe oppositis divaricato-horizontalibus. Perigonium foem. parvum magnit. grani Panici Italici breviter pedicellatum, apice anguste pertusum, ostiolo obtuse breviterque D-dentatum. Carpella circ. 5, pilis rigidis argenteis intermixtis, in stylum filiforme attenuata, apicibus stigmatosis ex ostiolo exsertis reflexis. Abita. — Nella Nuova Guinea ad Matam sul Monte Arfak ad una altezza di circa 1500 metri. Osservazioni. — Non ho trovato fiori è di questa specie. I fiori 9 sono giallo- chiari. Sembra molto distinta dalle due specie conosciute del medesimo genere, am- bedue australiane, per i fiori 9 molte volte più piccoli e per altri caratteri ancora. Io non ho potuto confrontare la mia pianta che con esemplari a fiori è di Palmeria scandens F. v. Muell., e da essa è molto ben distinta. Gen. II. KIBARA Endl. KIBARA CORIACRA var. } ancustIroLIA Bece.— Frutex vel arbuscula; rami teretes; ramuli complanati cum petiolis racemisque puberuli. Folia opposita, basi at- tenuata, apice acuminato-obtusa, petiolis 10-15 mill. lon., coriacea vel chartacea elli- ptica vel oblanceolata, ovato-elliptica vel oblonga et obovata, margine integro, sepius autem apicem versus repanda, vel dentato-repanda, nunc acute serrata dentibus uncinatis mucronulatis, 10-27 cent. longa, 3-9 cent. lata, superne glabra, MONIMIACE.E 187 subtus primum pubera, dein quoque glabrescentia; racemi axillares, folio breviores, simplices vel trifurcato-ramosi, pedunculo communi ut plurimum apice trifloro; flores monoici, masculi foemineis graciliores ceterum subconformes, pedicello longissimo ( pedunculo comm. long. subaquali vel longiore ) sensim apicem versus clavato, com- pressiusculo, medio vel paulo supra medium, alternatim bibracteolato, bracteolis nunc sub flore oppositis; perigonii lobi 6 (?) rotundati per paria cruciatim imbricatis; sta- mina 8, biverticillata, in quovis verticillo valvata, 4 interiora minora exterioribus opposita, filamentis crassis petaloideis oblongis; anthere filamento transverse adnatee et rima transversali dehiscentes (stamina interiora saepe biantherifera?). Flores è, cum pedicello irregulariter bibracteolato circ. 20-30 mill. longo, sensim in perigonium globosum vel late ovatum incrassato, apice squamulis rotundatis 6, triseriato-decus- satim oppositis, paribus = inter se remotis, ore squamulis 4 crassis clauso dein circumscisse secedenti. Carpella plurima velutina. Recept. foem. fructif. carnosum con- vexum aurantiacum (42-15 mill. diam.), pubescens, tuberculis stipitiformibus brevibus. Drupe numerosa (1-15) conferte subrotunda 12-14 mill. longe 11-12 mill. late. Abita. — Alle Isole Aru a Vokan. Osservazioni. — Ho confrontato questa specie con un esemplare assai imper- fetto di X. longipes Benth., dalla quale non sembra differire affatto; ma la A. longipes Benth., vien descritta come « A tree of considerable size », ciò che potrebbe essere un errore, se il crescere in un paese dove gli alberi non sono molto grandi, non l’avesse forse fatta collocare colà fra gli alberi di ragguardevole grandezza; cosa alla quale la specie ora descritta non potrebbe pretendere nell’ Arcipelago malese. Mi sembra però che anche la A. longipes molto probabilmente debba esser considerata come una varietà della A. coriacea. Di fatto la forma da me adesso descritta, non differisce dalle forme più occidentali della Adara coriacea, che per le foglie più strette e molto seghettate e per le drupe più rotonde. KIBARA OLIVAFORMIS sp. n. — Frutex glaberrimus (fl. 9 recept. exceptis), ramulis complanatis. Folia opposita vel subopposita rigide coriacea glaberrima, costa media validissima superne plana vel concaviuscula; costulis prominulis numerosis (quovis latere usque 20), costulis minoribus interpositis, margine conjunctis laxe anastomo- sato-reticulatis, petiolo brevi crasso, superne late canaliculato, 10-12 mill. longo; admodum variabilia, in spec. junioribus nondum florentibus anguste oblonga, basi subro- tundata, apice acuta, usque ad 18 cent. .longa et 35 mill. lata, margine acute dentato-spi- nosa; in specim. fructif. semper vidi integra, ut plurimum basi breviter acuta vel interdum rotundata, apice obtusa, etiam rotundata vel acuta, mucronata et acuminata, elliptica, ovalia, oblonga vel lanceolata, basi lata 10-30 cent. longa, 3-9 cent. lata. Racemi axillares, trifurcato-ramosi, breves, pedunculo communi 17-20 mill. longo, pedicellis (fructiferis ) 8-10 mill. longis; carpella pilosa; drupa olivaformes, nigro-violacee, tu- berculis recept. stipitiformibus crassis suffultae, 18-20 mill. longe, 9-10 mill. lata, utrinque rotundatae, longiuscule mucronate. Abita. — Sul Monte Arfak a Putat fra i 300-600 metri, e ad Arsus nell’Isola di Jobi. Osservazioni. — Si distingue facilmente dalla A. corzacea, per le foglie giovani spinose, sempre piil coriacee, per i pedicelli più corti del pedunculo comune dei racemi, 188 MONIMIACE.E per i pulvinuli del ricettacolo molto pronunziati e per la forma delle drupe, molto allungate e rotondate alle estremità, specialmente alla base. Gli esemplari di Ansus sono quelli che hanno le foglie più lunghe, lanceolate ed acuminate ed i pedicelli dei racemi più crassi; del resto per il portamento sono simili a quelli del Monte Arfak. l’ra le specie australiane sembra solo comparabile col /C. macrophyla Benth., ma dai caratteri dati è ben distinta, non fosse altro per le drupe, che sono sessili nella K. macrophyla e molto stipitate nella specie ora descritta. KIBARA ARUENSIS sp. 2. — Frutex undique glaberrimus, etiam intus in rece- ptaculis, ramulis complanatis; folia pallide viridia, sapius lata, ovata vel elliptica, abrupte acuminata integerrima (10-20 cent. longa, 4-8 cent. lata), subtus costulis venulisque acute inter se anastomosatis, petiolo crassiusculo, superne profunde-sul- cato, 6-10 mill. longo; flores ip axillis fasciculati petiolo long. subaequales, vel in ra-. cemos brevissimos, petiolo duplo longiores, dispositi, monoici, è et 9 subconformes; è minus crassi, cum pedicello 1 cent. longi, clavati ebracteolati, lobis perigonialibus 6, brevibus, rotundatis, approximatis 3-seriatis; stamina 6, 2 interiora minora, antheris ovatis depressis, margine exteriori circum dehiscentibus; fl. 9, receptaculo 4-5 mill. diam., lobis perigonialibus brevissimis vix distinctis, ore carunculis carnosis 8 (?) irre- gularibus verticaliter insertis clauso, dein circumscisse secedens, disco leviter concavo glabro, carpellis numerosissimis glaberrimis, stigmate crasso carnoso pistillum long. 2equanti. Abita. — Alle Isole Aru a Lutfor. Osservazioni. — Sul principio io avevo ritenuto questa specie come una forma della A. olweformis, a ciò indotto dall’apparenza delle foglie, mancando la pianta di Aru di frutti e quella della Nuova Guinea di fiori, Un esame attento mi ha con- vinto che si tratta di 2 cose differenti. Diffatti le giovanissime carpelle ancora rin- chiuse nel perigonio sono glaberrime nella A. Arwernsis; mentre sono pelosi gli ovari già sviluppati sui ricettacoli della A. olveformis e pelosissime sono le carpelle abor- tive che si trovan suì medesimi ricettacoli; di più la forma degli stigmi sembra pure debba esser molto differente; sembra inoltre che nella A. Arwensis debba mancare, od essere in ogni caso poco sviluppata, la specie di sostegno formato dal disco e che sorregge le drupe nella A. olveformiss forse altre differenze si troverebbero po- tendo comparare i fiori ed i frutti delle 2 specie. Con la A. coriacea, la K. Arvensis non ha che una generale rassomiglianza; tanto che per le antere, questa dovrebbe piuttosto riportarsi al genere Mat{hea, genere che per altro non mì sembra possa mantenersi come autonomo, riposando sopra una lie- vissima differenza di sviluppo del connettivo dell’antera. Nelle vere A:bara il connet- tivo supera le loggie, per cui l’antera riman quasi come nella sua faccia interna; nella Matthea il connettivo essendo meno sviluppato, le loggie rimangono verticali e deiscono lateralmente; soltanto siccome le loggie sono convergenti verso l’ alto, la fessura si continua sino al vertice, ossia sino al punto nel quale convergono le 2 loggie, per cui si ha una fessura completa tutto intorno al margine esterno dell’ an- tera. E poi distinta fra tutte, anche fra le /C australiane, finora note, per le infiorazioni non ramificate o coi pedicelli quasi umbellati sopra un cortissimo peduncolo comune. KIBARA FORMICARUM sp. n. — Frutex; ramuli teretes infra nodos incrassato- clavati intus cavi, lateraliter utrinque pertusi formicas hospitantes, cum petiolis ra- MONIMIACE.E 189 cemisque minutissime puberi, dein glabrati. Folia superne glabra, subtus sub lente minutissime pubera, ampla e basi rotundata late ovata, margine integro, apice abrupte breviterque acuminata, 22-28 cent. longa, 10-15 cent. lata, etiam exsiccando virescentia, pergamenacea, costulis majoribus utrinque 5-6, 2-3 basilaribus longe arcuatis, subtus valde prominentibus, superne impressis, laxe anastomosantibus, petiolo brevi (10-12 mill.) superne profunde sulcato, racemi axillares, petiolo duplo vel triplo longiores; ramosi, pedunculo brevi pedicellis breviore. Flores in eodem racemo monoici subconfor- mes clavati, in pedicellum bibracteolatum attenuati et cum eo circ. 42 mill. longi. Flores è: perigonium globosum 5-3 !/, mill. diam. obtuse tetragonum, lobis 6 per paria inter se remotiuscule cruciatim imbricatis, 2 lob. exter. apice acutis, cateris rotundatis; stamina 8; 4 exteriora inter se aequalia, antheris subintrorsis, 4 interiora minora biseriata, antheris in filamento apicalibus secus marg. exter. circum dehi- scentibus. FI. 9: parum majores, 15-18 mill. longi; perig. 5 mill. crassum obtuse tetragonum, bracteis 2 apicalibus acutis liberis in medio extus notatum, lobis 6, s-seriatis approximatis, carpellis velutino-pubescentibus; recepvaculum fructiferum carnosum indehiscens. Drupa ellipticae, basi late, tuberculo stipitiformi insidentes, circ. 17 mill. long., 11 mill. lata, laves. Abita. — Alla Nuova Guinea ad Anda?. (P. P. n.° 324). Osservazioni. — La specie di bara ora descritta è molto ben distinta dalla K. coriacea per i suoi stami e per le altre particolarità sopra indicate; è molto sin- golare per offrire ricetto ad una specie di Formica nei suoi rami cavi e rigonfi agli internodi, esattamente sotto l’ inserzione delle foglie. Ciò mi è sembrato verificarsi in tutte le piante fiorifere da me osservate. KIBARA HOSPITANS sp. n. — Frutex erectus ramosus; ramuli teretes vel juniores subcomplanati infra nodos incrassato-clavati, intus cavi, lateraliter utrinque pertusi formicas hospitantes, minute puberi; pubescentia quoque adest in petiolis, racemis, lamina inferiori foliorum pracipue secus costulas, receptaculo fructifero et carpellis. Folia ampla exsiccando fuscescentia, chartaccea late elliptica vel ovalia, raro obovata, basi parum attenuata, longiuscule acuminata, integerrima vel grosse dentata vel re- mote dentato-serrata, 20-30 cent. long., S-11 cent. lata, breviter (6-8 mill.) petiolata, costulis inferne prominentibus, majoribus utrinque 5-3, interm diis longioribus, versus marginem laxe anastomosato-arcuatis; racemi ut plurimum extra axillares, in ramulis defoliatis vel ad articulationes defoliatas orti, ramosi; flores parvi obconico-turbinati, apice depressi subscyphiformes umbonati, in pedicellum brevem, medio vel prope basin i-bracteolatum attenuati (flor. cum. pedic, 4-5 mill. longi; an fl. immaturi?); perigo- nium pubescens, non angulosum, apice breviter 4-lobum, lobis per paria cruciatim imbricatis; stamina 4, disco inter stamina piloso. Drupxe ovatae vel obpyriformes, apice (sape oblique) attenuata, basi latissima in tuberculis stipitiformibus recepta- culi fructiferi incrassati lobati insidentes, extus (etiam in vivo) superficie corrugato- rugosa. Abita. — Nella foresta della pianura ad Anda:. (P. P. n.° 772 e 565). Osservazioni. — A prima vista questa specie può confondersi con la bara Formicarum in causa della presenza anche in questa dei rigonfiamenti agli internodi cagionati dalle Formiche, ma un attento esame mostra fra queste piante una grande 190 MONIMIACE.E differenza di caratteri. Le foglie della A. Mormicarum rimangon verdi, assai scure bensi, anche disseccando, mentre quelle della A. Rospitans divengono color di foglie di tabacco secche. La struttura dei fiori poi è specificamente diversissima; anzi que- st’ultima specie, dovrebbe probabilmente appartenere al genere Matthea, del qual genere potrebbe farsi una sezione delle A%bara ; i fiori è però che ho potuto esami- nare erano ancora troppo giovani per bene osservare la deiscenza delle antere. I fiori 9 erano ancora meno sviluppati. Gli internodi rigonfi e cavi della Amara Formicarum e della A. hospitans, non sono soltanto abitati da Formiche; in compagnia di queste vi ho quasi sempre trovato certi piccoli Omotteri della famiglia dei Coccidi, parassiti sulle piante ed apparte- nenti ad un nuovo genere affine ai Lecanium, distinto col nome di Myzolecanium dal Prof. Targioni. Anche sui rami molto giovani delle due piante sopra nominate si trovano i rigonfiamenti, ed anche questi presentano, come quelli dei rami adulti, da 1-5 fori; però è solo nei rigonfiamenti di quest’ ultimi, che ho trovato i parassiti. Questa circostanza fa subito molto ragionevolmente supporre, che dette cavità siano prodotte dalle Formiche e non dai parassiti; cosa della quale non ho mai dubitato, . non fosse altro per i casi analoghi che ho osservato nelle altre piante ospitatrici di Formiche ('). Sulla parte esterna di molti internodi, specialmente nella parte non rigonfia, si vedono traccie di altri fori superficiali, che appariscono come dei tentativi fatti dalle Formiche per penetrare nell’ interno. Il fatto dimostra però, che è solo nella parte superiore dell’ internodo, che una maggiore concentrazione di succhi ed una minore resistenza di tessuto, rende facile alle Formiche penetrare sino al tessuto midollare e distruggerlo, e colla loro presenza, e forse colle loro punture o morsicature, cagio- nare il rigonfiamento dell’ anello legnoso. Quantunque la prima idea che si affaccia a chi esamina tali cavità, sia che esse servano di abitazione alle Formiche; pure il fatto della concomitanza dei Coccidi, può far venire il dubbio che la spiegazione sia più complicata di quel che sembri a prima vista. Non avendo rivolto la mia attenzione su queste produzioni, che quando le piante che me le offrivano, erano allo stato secco in Erbario, non posso che esporre delle congetture sul loro ufficio. Le Abara sono piante monoiche e con una struttura di fiori tali, da riescire in esse molto diflicile la fecondazione senza l’ intervento degli insetti. Le Formiche sono forse quelle che s’incaricano inscientemente di questa bisogna, ed in contraccambio le dara le sopportano come ospiti. L’interpretazione più semplice del rapporto in cui stanno le Formiche col Myzole- canivm è che siano le Formiche che danno origine alla cavità, e che di questa se ne servano di abitazione, vi facciano le uova, vi allevino i piccoli e vi si riproducano, e che i Myzolecanium vi abitino per conto proprio, senza aver niente che fare colle Formiche; però questa coabitazione mi fa nascere una idea, che, non lo nascondo, a molti potrà sembrare un romanzetto, e che io stesso poi non nego che non lo possa esser anzi di fatto. ì (') Casi perfettamente simili a quelli che ora descrivo, ne ho osservati in una specie di Clerodendron di Borneo, in una Euforbiacea ( Capellenia T. et B. = Pimeleodendron Benth?) della Nuova Guinea ed altri assai analoghi svi rami di alcune specie di Myristica, sulle radici di qualche Melastomacea epifita e sui rizomi di una Felce, il Polypodium sinuosum Wall.; questi ultimi casi si collegano con quelli delle Myrmecodia e degli Hydnophytum. Spero in altra oc- casione potere illustrare tutti questi fatti. MONIMIACEA 191 Cosa sono andati a fare i parassiti in casa delle Formiche e come vi sono entrati? Non potevano vivere sulle foglie o sui rami esternamente, come i comuni Lecarzum? Si conosce che solo i maschi di questi insetti sono provvisti di ali, le femmine ne sono prive; sul luogo dove queste si sono fermate, là muoiono e accrescendosi, formano alle uova, che in gran numero rinchiudono nella loro parte ventrale e poi depongono, una specie di volta coperta ben spesso da secrezione cerosa, che serve efficacemente a difender le uova ed i piccoli dalle intemperie. In tutti gli internodi che ho sezionato ho trovato sole femmine, già troppo grandi per potere esser passate in quello stato, attraverso i fori della cavità. La specie di Myzolecanium di cui ci occupiamo, è alquanto differente dai Lecan:um nostrali, però per analogia si è quasi certi di potere ammettere che le metamorfosi che accadono in questi, debbano aver luogo anche nella prima. I piccoli dei Lecanium ordinarî sono assai agili, lo saranno quindi anche i parassiti della bara. Essi potranno perciò dopo che si sono sviluppati, uscire dalla casa materna, vagare sulla pianta, ed entrare in altre cavità. Perchè però essi possano dar vita ad un’ altra famiglia, occorre che individui dei due sessi entrino nella medesima cavità, e che questi vi entrino quando sono ancora abbastanza piccoli per passare dai pertugi. Ossivvero che non vi entrino che le sole femmine già feconde, ed anche in questo caso occorre che quando esse sono in quello stato, siano assai più piccole di quelle che si appalesano negli individui che ho avuto sott’oc- chio. Nessuna di queste ipotesi però la trovo piena- mente di mia soddisfazione. Tenuto quindi conto della difficoltà d’interpretare il ciclo biologico di questi pa- rassiti e specialmente ripensando ad alcuni costumi speciali di certe specie di Formiche, mi è sorta l’idea che gli internodi rigonfi di A%dara possano essere delle prigioni causate dalle Formiche per rinchiudervi i Myzolecanium. Esse trasporterebbero le femmine feconde, ossivero i piccoli dei due sessi, da una cavità all’altra e gli custodirebbero per ritrarne un utile. Quale però sia quest’ utile non sembra a prima vista apparente. Il Prof. A. Targioni, che si è voluto gentilmente incaricare di esaminare per me il parassita, battez- zandolo come sopra ho detto col nome di Myzole- canium Kiware, non è riuscito a scorgere in esso alcuno apparato secretore, che possa somministrar liquidi ricercati dalle Formiche. Egli ha bensì rico- nosciuto che questa forma si distingue dagli altri Lecanium per un apparato succiatore sviluppatissimo; anzi è stata questa particola- rità di struttura che gli ha valso il nuovo nome generico impostogli ('). Tale appa- (') Da pò succhiare. 192 MONIMIACE.E recchio fa presumere che l’insetto debba punzecchiare il tessuto delle piante su cui vive, naturalmente per assorbirne il succhio e nutrirsi; ma è probabile però che nel tempo stesso tale irritazione promuova nelle pareti della cavità, dove attualmente il Myzolecaniwm dimora, delle secrezioni, forse zuccherine o gommose, che possono ade- scare le Formiche. Forse infine la vera causa ed il vero rapporto biologico di questi esseri nell’ in- terno delle Azbara è affatto differente da quello da me supposto. Che l'ipotesi sia bene spesso in perfetta opposizione della vera causa, accade di frequente, quando noi non potendo appoggiarci sulla osservazione, siamo costretti di lasciar libero il campo all’immaginazione; ma ciò non deve per niente scoraggiare il filosofo naturalista, che colle sue ipotesi, non ha la pretensione di spiegare ogni fatto, ma solo di ac- cennare una via o un ordine speciale di ricerche, dietro le quali la critica e la di- scussione possano esserci di guida alla scoperta della verità. Il Dott. Emery ha determinato la specie di Formica che abitava la A. Rospitans e mi ha comunicato l’ esattissimo disegno qui riprodotto. E una specie che sembra sia prima stata trovata da Wallace alle isole Aru (') e che porta il nome di Hypo- clinea scrutator, Smith. La fig. A rappresenta un internodo di A. Rospitarns sezionato per il lungo e di grandezza naturale; vì si scorgono alcuni parassiti ed in a sì vedono i fori che danno accesso alla cavità. In B e C è rafligurata una 9 di Mysolecanium ingrandita circa 6 volte: in C vista dal lato superiore, in B dall’ inferiore. Gen. III LEVIERIA Becec. Flores monoici. Masculi: tubo nullo, phyllis membranaceis; phylla 2 exteriora (subsepaloidea ) minora, opposita, duoque iis interiora et decussatim alternantia, latis- sima, rotundata; 4 interiora subpetaloidea rotundata; stamina numerosissima in toro planiusculo conferta libera, exteriora lobis perigonialibus interioribus subconformia, sed minora, apice rotundata; interiora angustiora, basi attenuata, connectivo apice subtruncato-incrassato, omnia loculis polliniferis marginalibus, rima longitudinali dehi- scentibus. Flor. foeeminei globosi, perigonio urceolato apice unibracteolato (semper? ), ore 4-dentato-lobato, dein longitudinaliter irregulariterque fisso, intus praecipue ad faucem piloso; carpella plurima in toro acervata, ovoidea oblonga, stylo crasso corni- culato terminata; ovulum ex angulo superiori dependens anatropum. Drupe ovoidea in receptaculo incrassato (margine reflexo) insidentes, carne tenui, endocarpio crustaceo,; albumine carnoso-oleoso. Embryo minutus, axilis; radicula supera brevis crassa, coty- ledonibus ovatis divergentibus, radicula longioribus. Osservazioni. — Di questa pianta non ho esaminato che un sol seme e non del tutto maturo, abbastanza però per esser sicuri, che la forma dell’ embrione ri- marrà tale quale è stata descritta; in causa quindi di tale struttura dell'embrione, sì avvicina alle Hortonia ed alle Montmia, ma da ambedue è benissimo distinta per altri caratteri; i fiori 9 sono simili a quelli delle Adbara, ma la parte superiore del peri- (") Ciò è pure un fitto interessante, che mostrerebbe forse come la medesima specie di Formica, può avere differenti abitazioni in paesi differenti. Io non ho trovato alle Isole Aru alcuna specie di Kibara con ricettacoli per le Formiche, bensi ho osservato che le specie di questo genere sono alle isole Aru, come altrove, molto frequentate dalle Formiche. MONIMIACERE 193 sonio non si stacca circolarmente, ma sì fende irregolarmente; la struttura dei fiori $ è differente da quella dei generi a me noti e si avvicina a quella dei fiori delle Hedycarya, nelle quali il perigonio è lobato, ma non formato di pezzi distinti. Forse qualcuna delle specie di MollMnedia australiane devono riportarsi a questo genere. Io ho fatto la descrizione dei fiori, sopra una specie inedita di Amboina, coltivata nel Giardino botanico di Buitenzorg, del resto similissima agli esemplari del Monte Arfak e solo da essi distinta, per avere le foglie più nettamente dentate, glabre e solo pelose nella pagina inferiore sulle nervature maggiori. E all’amico D." E. Levier, distinto ed appassionato cultore della Botanica, che dedico questo nuovo genere. LEVIERIA MONTANA sp. n. — Frutex ramulis teretibus cum petiolis pubescentibus, innovationibus tomentosis; folia e basi acuta elliptica vel elliptico-lanceolata, versus apicem obtusissime repando-dentata, longe acuminata, chartacea, exsiccando brunnea, subtus pallidiora subtomentoso-pubescentia, 5-9 cent. longa, 15-50 mill. lata, petiolo gracili 5-10 mill. lon.j racemi axillares foliis subdimidio breviores, subsimplices vel parce ramosi. Drupe in receptaculo fructifero pubescenti sessiles parve, 7 mill. lon., 4/, mill. late, ovatae, apice parum attenuate, matura glabrae. Abita. — Monte Arfak presso Hatam, fra i 1090-1500 metri di altezza. ARALIACEZ Osservazioni sopra il genere OsmoxyLON. Il genere Osmoxylon fu fondato da Miquel ( Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. I, p. 5) per una pianta di Amboina descritta da Rumphius nell’ « Herbarium Amboinense » e che sembra sia stata poi ritrovata da Zippel alla Nuova Guinea. Im questa specie le fo- glie sono semplici. Bentham ed Hooker (Gen. Plant. I, p. 944) riportano a questo genere altre due specie, delle quali una delle Filippine, senza però indicare di esse il nome specifico. Ame sembra che alcune delle specie state descritte sotto il nome generico di Trevesta, siano dei veri Osmoxylon. Riporto quindi agli Osmoaylon, la T. Moluccana, la T. Zippeliana, la T. insignis e la T. Novo-qguineensis; tutte queste specie unitamente a quelle da me adesso descritte, formano un genere molto naturale, quantunque con caratteri assai variabili, distintissimo dal genere 7revesta, col quale non so come sia stato possibile riunire forme così diverse da quella, che ha servito per tipo a quest’ ultimo genere. Gli Osmoxylon sono benissimo caratterizzati dalle infiorescenze in ombrelle com- poste, nelle quali ì raggi principali portano 3 ramoscelli secondarî all’ estremità, con or 29 194 ARALIACEZE il ramoscello intermedio ordinariamente più corto degli altri e portante dei fiori ste- rili, che anche prima che siano aperti i fiorì fertili (i quali sì trovano in ombrellette o capolini all'estremità dei 2 ramoscelli laterali e più lunghi) hanno 1’ apparenza di piccoli frutti e sono di colore violaceo o porporescente; essi sono fiori più feminei che maschili, perchè mancano assolutamente di stami; della corolla non presen- tano traccia od al più essa è ridotta ad una piccola caliptra; vi si contano però di- stintamente le loggie dell’ ovario ed anche gli ovuli, che mai invero ho visto si sviluppassero. A me sembra che questi fiori sterili, coll’ apparenza di frutti, siano una specie di attrattiva o di esca agli uccelli; difatti è all’epoca della fioritura, quando gli stami escono fuori dalla corolla, che i fiori sterili bacciformi sono vivace- mente coloriti; essi rimangono allora nell’ombrella tutti ad un piano assai inferiore a quello dei fiori ermafroditi. Io ho osservato in questa epoca alcune specie particolari di colombi frequentare tali ombrelle per beccare i falsi frutti; ciò operando gli uccelli sono costretti a strofinare il petto sui fiori aperti, per potere arrivare col becco sino alle bacche; nel passar quindi da ombrella ad ombrella trasportano il polline, che è rimasto attaccato alle penne, dai fiori di un’ombrella su quelli di un’altra, favorendo in questo modo le nozze incrociate. Il numero degli stami è variabile non solo da specie a specie, ma ancora negli in- dividui della medesima specie; essì sono sempre uniseriati, anche quando sono molto numerosi, quantunque i filamenti di alcuni sporgano verso l’interno del fiore più di altri; ma al punto d’inserzione sul ricettacolo tutti sono evidentemente su di una sola linea. Come è variabile il numero degli stami, così lo è pure il numero delle logge dell’ovario. Gen. OSMOXYLON Miq. A Miq. in Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. I, p. 5. -— Benth. et Hook. Gen. pl. I, p. 944. Calveis margo prominulus, truncatus vel undulatus vel obsoletus. Petala = con- ferruminata basi in tubum coalita, apice sapius irregulariter valvatim aperta. Sta- mina 4-30, filamentis crassiusculis; anthere ovato-oblonga basi sagittate, sub anthesi e tubo corollino exserte. Discus parum prominens. Ovarium 4-multiloculare ; stigmata sessilia in disco subimmersa, vel parum elevata, coacervulata vel radiatim disposita. Fructus subglobosus, carnosus maturitate sphacelatus, vel siccitate sulcatus. Pyrene a latere compresse; semen compressum albumine equabili. Arbores vel frutices, ra- rius herbae sublignoso-succulente, glabre. Folia simplicia et integra vel palmatifida, digitata aut pedata. Stipulze intra petiolum connatae, integre vel fimbriato-lacera. Umbella composita ramis tripartitis, ramulo intermedio lateralibus ut plurimum bre- viori, flores steriles subfoemineos bacciformes gerenti; 2 lateralibus capituliferis vel umbelluliferis, floribus hermaphroditis. Bracteae squamaformes saepe decidue. OSMOXYLON AMBOINENSE Mig. in Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. I, p. 5. — HEDERA UMBELLIFERA DC. Prod. IV, p. 262. — Mig. FI Ind. bat. I, p. I, p.769. — PsEupo- SANDALUM AMBOINENSE Rumph. Herb. Amb. II, p. 54, tab. 12. Abita. — Amboina (Rumph.). — Nuova Guinea (Zipp. fide Miq.). ARALIACEE 195 osMoxyLon MmoLuccanum Becc. — l'rEvesia MoLuccANA Mig. FI. Ind. bat. vol. I, p. 1, p. 748. et Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. I, p. 220. — FoLium. PoLyPI efe. Runph. Herb. Amb. IV, p. 101, tab. 43. Abita. — Amboina (Teijsm.). — Selebes sett. (Miq.). OSMOxYLON ziPpprLIANUM Becc. — TREVESIA ZIPPELIANA Mig. Ann. Lc. p. 11. Abita. — Amboina (Zipp.). Non vidi. OSMOXYLON INSIGNE Becc. — TREvESIA IinsionIis Mig. Ann. l. e. p. 220. — Seem. in Journ. of. Bot. 1866, p. 353. (pro parte ?). Abita. — Nelle Molucche a Batcian. (Non vidi). Osservazioni. — Miquel 1. c., dice di comparare questa specie con 1’ Araliacea indeterminata, citata da Bentham (Lond. Journ. of Bot. II, p. 22) e proveniente dalla Nuova Guinea. Seemann |. c., crede assolutamente dover riportare la pianta indicata da Bentham alla 7. @asigris Mig. Ciò a me sembra più che dubbio, considerando le forme speciali che gli Osmoxylon presentano alla Nuova Guinea; per cui mi pare poco probabile che la pianta della Nuova Guinea debba essere identica per l’ appunto con quella di Batcian. Scheffer (PI. Nuov. Guin. p. 26) poi anche egli dice, forse con più ragione, di comparare la pianta di Bentham con la sua 7r'evesta Novo-guineensis. — Senza aver sottocchio la pianta critica, io non posso decidermi fra tante opinioni differenti: se almeno fosse nota la esatta provenienza della pianta citata da Bentham, mi potrei forse posare sopra una di queste opinioni, con più fondamento di proba- bilità. OSMOXYLON INSIDIATOR sp. 2. — Arborescens; petioli crassissimi basi cristulis (4-5) circularibus subintegris nec fimbriatis manicati; lamina glabra e basi truncata suborbicularia, bipedalia vel majora, suprema minora, fere usque ad basin 5-7-lobata, lobis oblongis vel obovatis, basi attenuatis, majoribus profunde pinnatifidis, costa media validissima supra medium seepissime digitato-tripartita, lobulis latiusculis oblongis vel obovatis, margine serrulato-spinulosis. Umbellae composite, bracteis caducis, ramis (circ. 15-20) crassis 8-10 cent. long., 5-10 mill. diam., apice tripartitis, ramulo in- termedio breviori, flores steriles subfoemineos 8-loculares bacciformes (7-11 cent. diam.) globosos, longe pedicellatos, gerente; ramuli Jaterales 2, infra medium decidue bracteo- lati, ramulo intermedio plusquam duplo longiores, ramis primariis longit. subaequales, apice capituliferi; capituli multiflori basi involucellato-4-5-bracteolati. Flores in capi- tulis hermaphroditis 38-10 mill. longi, sessiles, arcte congesti, mutua pressione basi angulosi; calycis margo obsoletus; corolla crassa in alabastro globosa, dein apice irregulariter 4-5-fida, basi tubulosa; stamina plurima (18-26) uniseriata, antheris apice emarginatis, basi profunde sagittatis, dein exsertis; ovarii loculi permulti (ad 25). Stig- mata sessilia tumido-verruculoso-radiantia. Fructus globosi, in massam carnosam conferruminati; semina compresso-laminaria:; albumen non ruminatum; embrio mi- nutissimus. Abita. — Nuova Guinea a Ramot. (P. P. n.° 441). Giugno 1872. ©) 196 ARALIACE ZE Osservazioni. — E una bella pianta arborea che per lo più frequenta le sponde dei torrenti, sopra iquali s° inchina e fa mostra delle grandi ombrelle; queste sono composte di 15-20 raggi, bruno-ocracei, ruvidi, strisciati di sanguigno; ombrellule con alla base delle brattee triangolari ciliolato-fimbriatule. Fiori sterili delle prime ombrelle globosi, sanguigni, carnosi, ordinariamente 8-loculari, con loculi contenenti due (!) ovuli imperfetti; sono di già in questo stato mentre le ombrelle di 2.° or- dine non hanno ancora i fiori aperti. I fiori ermafroditi hanno il calice troncato’ poco prominente con il margine intero; i petali che aderiscono prima insieme come una caliptra, nel boccio sono riuniti in globo, solidamente uniti al calice e distac- cantesi da esso molto tardi; la corolla è nell’antesi tubulosa, lunga circa 6 mill’, di color giallo porporescente, irregolarmente aperta all’ apice per mezzo di 4-9 denti valvati eretti. Gli stami sono = 25 uniseriati, nell’ antesi con filamento lungo quanto la corolla e cun le antere eserte; il disco è spianato e rugoso. Ovario # con 25 loggie, leggermente compresso, per cui le loggie sono come in 2 serie parallele; stigmi ap- parenti come altrettanti solchetti trasversali radianti da una linea mediana. I frutti formano una massa carnoso-globosa del diametro di 4-6 cent.; i singoli frutti sono compressi l’ un contro l’ altro e per disperder i semi si sfacelano nella parte supe- riore; questa è depressa e presenta anche nel frutto maturo, una ruga nel senso della maggior lunghezza e poi tante piccole righe trasversali come i denti di un pettine e che non sono altro che i restì degli stigmi. I frutti sono mangiati da varie specie di Colombi ma specialmente dalla £emwardtaena Reinwardtii ('Temm.), che è attratta, anche assai prima che i frutti siano maturi, anzi all’ epoca della fioritura, dall’ apparenza dei fiori sterili, i quali sono porporescenti e simulano completamente delle bacche mature. OSMOXYLON GEELVINKIANUM sp. %. — Arborescens; petioli basi cristulis (2-5) circularibus subintegris undulatis nec fimbriatis manicati; lamina glabra sub- pedalis vel ultra, petiolo paullo longior, e basi truncata suborbicularis usque ad basin 7-9-digitato-partita vel pedata, lobis oblongis angustis pinnatifidis acuminatis, basi longe attenuatis et subpetiolulatis, lobulis angustis oblongis, vel lanceolatis, etiam late linearibus, lobulo terminali ut plurimum profunde trilobo. Umbellae composita, primum valde bracteata, dein bracteis deciduis denudatre, ramis primariis 12-18 cras- siusculis, 3-4 cent. long., 2-3 mill. crassis, apice tripartitis, ramulo intermedio, flores abortivos ovoideos bacciformes longe pedicellatos gerenti, ramulis 2 lateralibus, inter- medio duplo vel triplo longioribus, infra medium decidue bibracteolatis capituliferis; capituli globosi, floribus ad 12-15, sessilibus; corolla in alabastro globosa, dein irre- gulariter apice lobato-fissa, basi tubulosa ; calycis margo brevissimus integer; stamina plurima (12-14); ovarium multiloculare (loc. 10-14). Stigmata sessilia tumido-ver- ruculosa. Fructus globosi parum compressi, in sicco longitudinaliter striato-sulcati; pyrenze ad 12 a latere compressa. Abita. — Baia del Geelvink ad Ansus. OSMOXYLON CARPOPHAGARUM sp. #.—- Arborescens; petioli crassissimi, basi cristulis (4-6) circularibus undulatis subintegris denticulatis nec fimbriatis; lamina glabra exsiccando tenuiter subcoriacea, e basi truncata suborbicularia, bipedalia vel majora, (suprema minora) fere usque ad basin 7-lobata, lobis obovatis basi attenuatis profunde pinnatifidis, margine remote et superficialiter serrulato-spinulosis, costa media validis- sima, fere ad medium (in segmentis majoribus) digitato-tripartita, inde lobo termi- ARALIACEXE 197 nali profunde trilobo; umbellre composita crassissimae multibracteatae, bracteis per- sistentibus crassis acuminatis; ramis paucis, 7-12 cent. longis, usque 2 cent. crassis, apice latissime bibracteatis, trifurcatis, ramulo intermedio, flores abortivos bacciformnes globosos longe pedicellatos gerenti, vix lateralibus breviori. Umbellulae omnes mul- tiflore (flores ad 100? et omnes basi bracteati). Flores hermaphroditi inter majores, cum pedicello (3-4 mill. crasso dimidiam floris long. attingente), 2 cent. longi; co- rolla in alabastro mutua pressione angulosa, 7 mill. diam., carnosa, apice rotundato- depressa, dein irregulariter lobato-4-fida, basi tubulosa; stamina plurima (18-25) uniseriata, antheris apice emarginatis basì profunde sagittatis dein exsertis; ovarii loculi permulti (ad 25); stigmata sessilia tumida verruculoso-radiantia. Abita. — Isole Aru a Vokan. Osservazioni. — E un piccolo albero poco ramoso a rami succulenti. Tutta la pianta è succulenta e le ombrelle sono poi crassissime e provviste di brattee persi- stenti, mentre nelle altre specie affini sono caduche. — Per le foglie rassomiglia molto all’ Osm. insidiator. Anche in questa specie, i fiori sterili bacciformi sono di attrat- tiva agli uccelli; al momento della fecondazione hanno la forma di bacche globose depresse od umbilicate di un diametro di 12-14 mill. e sorrette da pedicelli lunghi 18-20 mill. OSMOXYLON BARBATUM sp. 2. — Subarborescens, trunco et ramis lignoso- carnosis; folia profunde 5-7-palmatiloba, crassinervia, utrinque glabra, lobis penninerviis elliptico-lanceolatis, basì parum constrictis, 2 exter. subfalcatis, margine acute-mu- cronato-serrulatis, apice longe acuminatis, limbo 56-43 cent. diam., petiolo 26-32 longo, prope basin seriatim manicato-cristato, cristis fimbriato-barbatis, dentibus filiformibus. Umbella in extremitate ramorum breviter pedicellatae, hemispheric®, du- plicato-compositae, ramis primariis sub 20, longitudinaliter striatis, 3-5 cent. longis, minute verrucoso-scabris, 2-3 mill. crassis, apice trifurcatis, ramulo intermedio bre- viori, ramulis lateralibus intermedio duplo vel triplo longioribus; umbellule omnes 15-20-florae, fioribus omnibus pedicellatis, hermaphroditis in ramulis lateralibus elon- gatis, sterilibus in ramulo intermedio abbreviato. Flores hermaphr. 7-8 mill. longi, oblongi, basi in pedicellum attenuati; corolla basi tubulosa, apice 4-loba; calyx in- teger truncatus; stamina ut plur. 7, raro 5-6, recta, antheris exsertis; ovarium 7-locu- lare, stigmate truncato-conico obsolete 7-anguloso. Flores steriles bacciformes ovoidei parvi, pedicello longo (5-7 mill.) suffulti; calyx obsoletusj stamina 0; corolla parva conico-calyptreformis decidua vel subnulla; stigma crassum, globosum breve; ova- rium 4-loculare vel abortu 2-3-loculare. Fructus.... Abita. — Nelle Isole Kei a Werî presso Kei Bandan. Osservazioni. — Sembra affine all’ Osmoaylon Moluccanum ed all’ O. Zippelianum. OSMOXYLON NOVO-GUINEENSE Decc. — TREVESIA NOvo-GUINEENSIS Scheff. PL de la Nouv. Guin. p. 26. — Arborcum; folia subcoriacea glabra; e basi truncata suborbicularia, fere usque ad basin digitato-6-7-partita, lobis obovatis latissimis basi angustatis pinnatifidis, infimis brevioribus, spinuloso-serratis; petioli basi cristulis oblique circularibus, fimbriatis, manicati; umbellae composita, bracteis caducis, ramis numerosissimis (70-80?) in sicco longitudinaliter sulcato-striatis, scabriusculis 5-10 198 ARALIACEE cent. long., 2-4 mill. crassis, apice tripartitis, ramulo intermedio breviori flores ste- riles subfoemineos: bacciformes, ovatos, obtusos, coloratos longe pedicellatos gerente, ramulis lateralibus, ramis primariis long. subduplo brevioribus, apice umbelluliferis; flores hermaphroditi in quovis umbellula circ. 20 vel 50, longe pedicellati; corolla in alabastro globosa, dein urceolata, apice irregulariter 5-3-loba; stamina 6-9, sub an- thesi antheris exsertis; calycis margo subnullus; stigmata verrucosa numerosa in medio disci; ovarium 6-9-loculare. Abita. — Nuova Guinea a Soron (P. P. n.° 180, 493), Giugno 1872. A_Salvatti è stata raccolta dal Sig. Teijsmann ed io pure ve l’ ho osservata. Osservazioni. — Le ombrelle sono sopradecomposte. Il primo palco è formato da fiori sterili bacciformi; essi sono sul principio portati da raggi più lunghi di quelli dei fiori fertili. ma poi questi si allungano ed i primi rimangono al palco inferiore. I fiori sterili non hanno traccia nè di stami nè di pistilli; sono ovati, ottusissimamente 53-4-angolari, ottusi, neri con tendenza al sanguigno scuro, lucidissimi che sembrano grani di conterie di Venezia, con 3-4 logge, ognuna contenente un ovulo abortivo. Nei fiori ermafroditi la corolla è formata da petali saldati insieme; essa quando è ancora chiusa, mostra all’apice una linea trasversale, secondo la quale si fenderà in 4 denti, e questi alla lor volta verranno per di più suddivisi, e sempre conniventi verso il centro. Gli stami sono usualmente 6, con filamenti filiformi ma crassi, del doppio più lunghi della corolla e con antere color tabacco; il calice è indistinto, ridotto ad un orlo piuttosto acuto, intero, col disco piuttosto convesso, con 3 solchi stigmatosi raggianti; l’ovario è globoso verdiccio-sanguinolento 8-loculare, 1’ albume non è ruminato e l'embrione è minutissimo. Le ombrellette ed i pedicelli sono prov- visti di bratteole decidue. I pedicelli dei fiori ermafr. sono circa 3 mill. di lunghezza, quelli dei fiori sterili sino ad 8-10 millimetri. OSMOXYLON HELLEBORINUM sp. n. — Sublignosum, bi-tri-pedale; folia pe- data vel pluridigitata lobis 13, chartaceis, anguste lanceolatis, basi attenuato-subpetio- lulatis, apice sensim acuminatis, remote et obtuse-subserrato-dentatis, dentibus cal- loso-mucronulatis, 3-18 cent. long., 14-20 mill. latis; petiolo lamina longiori (18-20 cent. lon.) basi inferne obscure submanicato-cristato vel nudo; umbellae terminales composita, bracteis persistentibus, ramis paucis (5-6), apice bracteatis et tripartitis (seepe ramulo altero abortivo bipartitis), intermedio brevissimo, 6-40 flores abortivos crassos bacciformes pedicellatos gerenti; lateralibus, medio bibracteatis, ramis pri- mariis longitudine subaequalibus apice capituliferis; flores in capitulis sessiles nume- rosi parvi, 1 !/,-2 mill. longi; corolla tubulosa, limbo 5-dentato-lobato, lobis apice introflexo-apiculato-hamatis; calyx integer margine subscarioso latiusculo; stamina 5-6, antheris sub anthesi exsertis; ovarium 5-loculare stigmatibus 5 papillosis in conum truncatum brevissimum 5-costatum insidentibus. Fructus a latere parum compressi longitudinaliter superficialiter 5-sulcati, 5 mill. longi; pyrene 5. Abita. — A Borneo nel Ragiato di Sarawak, provincia di Bintulu, sulle sponde del fiume 7ubao nel Paese dei /Cajàn. (P. B. n.° 4021). Osservazioni. — E una piccola pianta a caule sublegnoso breve tortuoso e radicante. Le foglie rammentano molto quelle dell’ Ielleborus fotidus. ERICACE A Gen. RHODODENDRON Linn. Tutte le specie di A/ododendron sin qui scoperte nell’ Arcipelago indo- smalee-pa- puano, appartengono alla sezione £urhododendron DC. (Maxim.), ad eccezione del PR. Ericoides Low, che sembra abbia le sue maggiori affinità fra le specie dell’ Asia orientale. Meno questa specie le forme malesi hanno tutte il calice quasi nullo, la corolla più o meno tubuloso-campanulata, le foglie persistenti coriacee o subco- riacee, grabre o lepidote. Nessuna specie però sembra essere assolutamente glabra in tutte le sue parti, ed almeno le foglie in gioventù, se non altro nella pagina inferiore, mostrano delle piccole squame o lepidî, che se poi cadono, lasciano delle impressioni puntiformi, alla maniera delle croste delle pustole del vajolo. Una sola specie, propria alla Nuova Guinea (£. onori Becc.), è fornita nella pagina inferiore delle foglie di peli dendroidei, simili a quelli che vengono descritti nel £. Swe Th. Nutt. Per 1’ esame delle specie da me descritte, io mi sono limitato a passare in rivista le specie sino a qui note dell’ Arcipelago malese e della Penisola di Malacca, a ciò costretto dalla scarsezza dei materiali di confronto e dei libri a mia disposizione. Ciò però non credo dovrebbe avere influenza sul risultato del mio studio, essendochè ri- sulta che tutte le specie di Ahododendron dell’ Arcipelago malese, sino a qui state descritte, sono specie molto localizzate e che non sono state trovate fuorì dei confini di questa regione. Dalle mie osservazioni particolari apparisce, che quasi ogni cima di montagna in Borneo ha le sue forme speciali, che non sembrano diffondersi nemmeno sulle montagne prossime; se questa considerazione è giusta per le specie di un medesimo paese, molto più è valevole per le specie di paesi più lontani. Un confronto però più esatto delle forme malesi con le forme indiane, sarebbe molto istruttivo sotto il punto di vista della distribuzione geografica del genere, e per poter giudicare quali siano i parenti più prossimi di esse. Sarebbe poi interessantissimo questo confronto per le specie della Nuova Guinea, per decidere da quali forme possono essere esse state originate; due o tre mi sembrano molto affini a specie di Borneo e di Giava, una mi sembra molto differente dalle conosciute ed affatto speciale; nulla però può asse- rirsi in proposito, perchè un grandissimo numero di sommità di montagne dell’ Ar- cipelago malese, sono ancora vergini di piede europeo. Ed è appunto sulla sommità delle montagne che si trova il maggior numero di specie di /'hododendron; ma non è questa però una regola generale ed anzi molte sono le eccezioni da me osservate. Il È. gracile trovasi nelle foreste basse e paludose di Borneo, ed il A. Brookeanum sì trova non di rado epifito sui grossi rami degli alberi, che pendono sui torrenti, non molto lungi dal mare, pure .in Borneo; anche il £. longiflorum non è raro sui rami dei grandi alberi della pianura presso Sarawak. Si credeva anche, tempo fà, che i Ahododendron fossero quasi esclusi dalla zona equatoriale, ma già il D. Hooker, descrivendo ed illustrando le specie trovate in 200 Borneo sulla montagna Kina-balù dal Sig. Low, aveva fatto risaltare 1’ erroneità di quella credenza; essì però non si trovano in quella quantità ed in quella proporzione che il D. Hooker era stato allora indotto a supporre, dietro il rapporto che le specie di Ahododendron presentavano con le specie delle altre famiglie, nelle collezioni riportate da Borneo dal Sig. Low. Con le specie da me adesso descritte, i ARododendron conosciuti di Borneo ammontano a 15 specie ben distinte. Non constava che alcuna specie di ARododendron fosse stata trovata sino a quì più ad oriente di Selebes; nessuna io ne conosco che sia stata descritta dalle Filippine; io credo bensì che indubbiamente qualche forma affine alle specie papuane, debba trovarsi nelle Molucche, specialmente sulle alte montagne di Seram e di Buru. Di fatto però, le 4 specie papuane di /thododendron adesso descritte, sono le specie del genere più orientali sino a qui conosciute; probabilmente altre ne de- vono esistere sulla catena centrale papuana e sulle montagne dell’ estremità S. E. della Nuova Guinea; nè nulla osterebbe che se ne ritrovassero sino nella Nuova Cale- donia; ad onta di tutto ciò, rimane positivo che il centro di dispersione dei Ahodo- dendron è nelle regioni elevate dell’ Asia centrale. I Rrododendron sono quindi un elemento asiatico dei più caratteristici nella Flora papuana. RHODODENDRON KONORI sp. n. -— Frutex terrestris; folia in extremitate ra- morum approximata ovalia vel elliptica obtusissima, crasse-coriacea firma, basi abrupte rotundata (10-15 cent. longa, 35-65 mill. lata), petiolo crasso subtriangulari, 15-20 mill. longo, utrinque relevato-nervosa, minutissime et crebrerrime tuberculato-sca- brida; subtus tuberculis nitidioribus, pilis dendroideis ornatis in foliis vetustio- ribus et in pagina superiori deciduis; pilis in costa mediana nec non in pedicellis et in ramulis junioribus peltatis et brachiato-stellatis. Flores pauci (3-5) capitulato- umbellati magni, pedicellis crassis 15-20 cent. long., piloso-lepidotis; calyx brevis- simus obliquus patelliformis, ore obtuse crenulato-lobato; corolla lutea (3-4 centim. longa) limbo 7-partito, lobis 3 sup. majoribus rotundatis, longe incurvo-tubulosa, extus glabrescens, intus in tubo barbata; stamina 44 inclusa, filamentis fere usque ad apicem villosis, antheris elongatis (1 cent. long.); ovarium 7-loculare tomentosum, stylo apice discoideo infundibuliformi, stigmatibus 7 liberis globosis, exsertis; capsula magna. Abita. — Sopra una delle cime del monte Arfak a circa 2000 metri sul livello del mare. Osservazione. — E un frutice terrestre alto un metro o un metro e mezzo. Non ho trovato che fiori di già molto avanzati e capsule molto sviluppate, ma non ancora mature; queste hanno ancora lo stilo attaccato e sono lunghe tutt’ insieme sino 15 cent., sono fortemente peloso-tomentose insieme allo stilo, che però è glabro presso l’ apice, dove si dilata in un piccolo imbuto, dentro al quale in giro sono attaccati gli stigmi di dimensioni quasi di grani di panico, obpiriformi ed attenuati alla base. Il color della corolla sembrava giallo, ma le corolle erano disseccate. Essa. è forse la più bella specie di Ahododendron dell’ Arcipelago ed è affatto differente da quelle conosciute di questa regione; non sarei però sorpreso che si trovasse in seguito essere affine a qualche forma indiana. Le foglie sono molto coriacee e sono ricono- scibilissime in causa delle minutissime papille o tubercoli di cui sono fittissimamente ricoperte nella pagina inferiore; sulla sommità del tubercoletto è impiantato un pelo ramoso bianco-diafano: nella pagina superiore le papille sono meno apparenti e più ERICACEA 201 presto cadono i peli. La particolarità dei peli ramosi non si troverebbe secondo Maxi- mowicz (A/0d. Asia orient. p. 19) in tutta la sezione delle £urhododendree, che nel R. Smithii Th. Nutt. Nella nostra specie i peli divengono peltati e stellati a molti raggî sul nervo mediano della foglia, sui giovani rami e sui pedicelli. « Konori » è il Messia dei Papua Mafor. RHODODENDRON PAPUANUM sp. 72. — Fruticulus ramulis gracilibus sca- bris, innovationibus squamuloso-tepidotis; folia remote verticillato-approximata parva coriacea, rigida, subavenia, costa mediana crassa, late rotundato-obovata, vel emar- ginato-subobcordata, margine acuto revoluto, basi attenuato-cuneata, breviter sed crassiuscule petiolata, superne levigata (in sicco corrugata), epunctata, glaberrima, subtus sparse et profunde punctato-impressa lepidota; flores erecti, in extremitate ramorum gemini, vel terni vel subsolitarii e perulis glabris latissimis castaneis sca- riosis egredientes; pedunculi elongati, corollis subduplo longiores; calyx brevissimus parum obliquus 5-dentatus, dentibus late triangularibus acutissimis, 2 majoribus; corolla rubra tubulosa, tubo subrecto limbo duplo longiori, limbo 5-partito, lobis patentibus rotundatis; stamina 410, tubo longiora, filamentis glabris, antheris globosis foraminibus magnis; ovarium 5-loculare, stylo glabro, medio horizontaliter piloso, prope apicem sensim dilatato, stigmatibus 5 liberis oblongis; ovarium, calyx et corolla fusco-lepidoto-squamosi; stigmata 5 libera, exserta. Abita. — Sul monte Arfak insieme alla specie precedente. Osservazioni. — È un piccolo frutice terrestre ericoideo, ben distinto dalle specie a me note e solo paragonabile al è. retusum Benn. col quale ha anzi molta affinità. Ha le foglie larghe da 5-13 mill. e lunghe da 12-18; alcune delle foglie sono anche assai più piccole e spatolate od obovate; pedicelli lunghi 20-22 mill. Corolla 15 mill. lunga; tubo lungo 40 mill., largo 3‘/,. Lo stilo all’apice è dilatato e sulla sua dilatazione riposano 5 stigmi distinti oblunghi. RHODODENDRON ARFAKIANUM sp. # — Fruticulus glabrescens, innovatio- nibus parce rufo-squamoso-lepidotis; folia verticillata coriacea rigida, modice venu- losa, superne glabra, vel in foliis vetustioribus albo-punctulato-leprosa, subtus pallidiora, superficialiter vel profunde et remote impresso-punctata, elliptica, vel lanceolato-elliptica, oblonga, vel obovata vel spatulata, semper basi attenuata, lon- giuscule petiolata; margine acuto in sicco reflexo, apice obtusa vel rotundata, raro vix mucronulata, nunquam retusa vel emarginata. Flores (circ. 10) in capitulis laxe congesti; pedicelli sparse squamulosi et pubescentes, corolle tubo subaequantes; calyx planus variabilis, plus minusve irregulariter in denticulis vel laciniis ciliolatis evo- lutus, semper parvus, dente altero saepe majore; corolla rosea extus glabra, tubo elon- gato incurvo, intus pubescenti, limbo 5-partito, tubo duplo longiorij; genitalia corollis subaqualia; stamina 40, filamentis pubescentibus, antheris ovatis; ovarium 5-loculare villosum in stylo glabriusculo abrupte attenuato; stigmata 5 libera divergentia. Abita. — Insieme alla specie precedente. È un frutice anche questo alto al più 60-70 cent.; le foglie sono lunghe da 4-10 cent. e larghe da 12-35 mill. I fiori sono lunghi circa 3 cent.; i pedicelli variano assai, ma sono sempre più corti dei fiori. Anche questa specie appartiene alla « subseries 8 » di Maximowicz. 6 affine al £è. lon- giftorum Lindl., specialmente per la forma e disposizione delle foglie; ma ha i fiori cò 202 ERICACEE assai meno lungamente tubulosi. I fiori sono anche assai simili a quelli del A. Ma- layanuni Jack, ma sono più grandi e con gli stami assai più lunghi. RHODODENDRON HATAMENSR sp. n. — Fruticulus undique glaberrimus, in- novationibus autem fusco-squamuloso-lepidotis; folia subverticillata coriacea firma ri- gida, ovata, vel late elliptico-ovalia, utrinque obtusa, vix venulosa, supra glabra nitentia epunctata, subtus vix remote-punctato-impressa, brevissime petiolata; ca- pituli pauciflori; pedicelli pilosi corollis brevioresj calyx pilosus brevissimus planus margine crenato-lobatus; corolla rubra limbo 5-partito, tubo elongato incurvo, limbo duplo vel plus quam duplo longiori, intus glaberrimo, extus sparse piloso; genitalia exserta; stamina 10, filamentis basi pilosis, antheris ovalibus; ovarium 5-loculare pilosissimum, in stylum pilosum sensim attenuatum, disco basilari tumido glabro, stigmate 5-lobo. Abita. — Insieme alle specie precedenti alla Nuova Guinea. Osservazioni. — E affine al /e. Arfakianum, da esso però ben distinto: appar- tiene alla « subseries S » di Maximowicz. E un fruticolo mirtiforme alto al più 50-60 cent.; lo stigma non è formato da 5 corpi distinti, ma sembra da uno solo pro- fondamente quinquelobo. RIIODODENDRON DURIONIFOLIUM sp. %. — Frutex ramis grosse fusco-squa- muloso-lepidotis; folia verticillata, sessilia vel subsessilia (petiolo 2 mill. longo), lan- ceolata, 11-15 cent. longa, 25-40 mill. lata, longissime acuminata, basi late emargi- nato-cordato-subauriculata, marginibus repandis vel obtusissime dentatis, coriaceo- chartacea, supra glabra nitentia, vix remote impresso-punctata, distincte venosa, subtus valde fusco-lepidota, lepidiis creherrimis magnitudine inaqualibus, orbicularibus, mar- ginibus pallidioribus jalinis crenatis vel lobatis, medio umbilicato-umbonatis fuscis; capituli 12-16 flori; pedicelli rigidi crassi erecti vel patentes, 10-20 cent. longi; calyx brevissimus discoideus; corolla 25-27 mill. longa, limbo 5-partito, lobis rotundatis tubo (recto) longitudine subaequalibus, extus glabra, intus prope basin pubescens; genitalia corollis breviora; stamina 10, filamentis basi pubescentibus, antheris longiusculis cur- vulis; ovarium 5-loculare, basi glandulis 10 glabris circumdatum, sensim in stylum apice glabrum et valde dilatato-discoideum attenuatum; stigma profunde quinque- lobum, lobis viscosis prominentibus rotundatis, lepidia majuscula, pedicellos, ovarium et partem inferiorem styli, obtegentia. Abita. — Sul monte 7ran-laggit nella provincia del Batan-lupar in Sarawak a Borneo: (P.'B. n:° 3230). Osservazioni. — È un frutice terrestre alto circa un metro coi fiori rossi. É una specie distintissima ed a prima vista riconoscibile per le foglie verticillate sessili a margine ineguale e quasi dentato, e per essere completamente rivestito da lepidii alla maniera di molte Bombacea e specialmente delle varie specie di Durio. RHODODENDRON SALICIFOLIUM sp. 2. — Fruticulus terrestris bipedalis gla- berrimus, undique parcissime squamuloso-lepidotus; folia irregulariter verticillata an- gusta salicina, 10-15 cent. longa, 10-20 mill. lata, basi attenuato-cuneata, apice sensim acuminata, superne elevato-venulosa, costa media valde impressa; inferne superfi- ERICACEZ 203 cialiter et sparse punctulato-squamulosa, venulis obsoletis; petiolum subtriangulare antice profunde canaliculatum; capituli depauperati 1-3-flori; flores nutantes citrini; pedicelli corollis breviores, nudi (25-20 mill. long.); corolla breviter tubulosa (35 mill. longa), limbo expanso profunde 6-lobo, lobis obovatis retusis, extus glabra et squa- mulis destituta, intus prope basin vix pubescens; genitalia lobis breviora; stamina 40 filamentis basi pubescentibus, antheris oblongis, subrectangularibus vel subreniformi- bus; ovarium pubescens, stylo glabro apice late discoideo, stigmatibus 5 globosis. Abita. — In Borneo sulle cime del monte Mattdn presso Sarawak (P. B. n.° 2929); a Landak rac. Teijsmann (H. h. b. Bog. n.° 11394). Osservazioni. — E specie distintissima per le sue foglie strettissime e lunghe, e per i fiori gialli a tubo corto e stretto. L’ esemplare di Lardak è senza fiori e molto più robusto degli altri, ha foglie lunghe sino 27 cent. e larghe 3 cent.; porta delle capsule molto allungate. Questa specie sembra si trovi nell’ Erb. di Kew col nome manoscritto di A. stenophy!lum Hook. f.j; nome che io avrei adottato se avessi potuto ispezionare gli esemplari ai quali esso è stato applicato, o se fossi potuto essere sicuro che detti esemplari sono identici ai miei. RHODODENDRON GraciLe Low, in Journ. Hort. Soc. HI, pp. 84-85 (cum icone), — Van Houtte. FI. des serres V, 480, D. (c. ic. xylogr.) — Walp. Ann. II, p. 1122. — Frutex terrestris saepe subarborescens; innovationes fusco-squamuloso- lepidote, lepidiis cito deciduis; folia opposita vel raro approximato-verticillata, cum , petiolo 10-17 cent. longa, 4-5 cent. lata, lanceolata, apice acuminata, basi cuneata in petiolum sensim attenuata, coriaceo-chartacea, superne sparse squamuloso-lepidota opaca vel subnitentia, venosa, venulis non impressis, costa media impressa, inferne brunnea sparse et superficialiter punctulato-lepidota; petiolum 10-15 mill. long. antice anguste sulcatum; capituli pauciflori; fl. 3-5 erecti vel patentes; pedicelli sparse squa- muloso-lepidoti, corollis quadruplo breviores, 15-18 mill. longi; calyx brevissimus discoideus; corolla extus minute squamuloso-lepidota, intus in tubo pubescens ,limbo 5-partito patenti, campanulata, basì sensim in tubum longe attenuata, lobis rotundatis vel latissime obovatis, apice saepe emarginatis vel integris, tubo duplo brevioribus; genitalia 2equilonga corolle lobis breviora; stamina 40 filamentis pubescentibus, antheris elongato-subrectangularibus; ovarium pilosum et squamuloso-lepidotum, stylo apice glabro et insigniter abrupte dilatato: capsula siliquaformis elongata (usque 8 cent. lon.) valde incurva, longitudinaliter 5-sulcata. Abita. — Nelle selve spesso inondate nei dintorni di Sarawak e nella Prov. del Batan-lupar estendendosi talvolta anche sulle colline. (P. B. n. 1358, 655, Matta» — 2522, Lundu — 2679, Sarawak — Mattàn. Osservazioni. — E un frutice terrestre che acquista anche l’altezza di 2 o 3 metri. — I fiori sono roseo vivi. — E la specie più abbondante e la sola terrestre che si trovi in pianura nella Prov. di Sarawak. RHODODENDRON SUBCORDATUM sp. 2. — Frutex terrestris glaber; innovatio- nes fusco-squamuloso-lepidotae, lepidiis cito deciduis; folia opposita vel subverticillata ovato-lanceolata vel ovata, coriaceo-chartacea, lamina 9-11 cent. longa, 3-5 cent. lata, petiolo 20-25 mill. longo, basi rotundata, profunde emarginata vel subcordata, apice at- 204 ERICACER® tenuato-acuminata, superne opaca lepidiis minutis et raris, in foliis vetustioribus de- ciduis, disseminata, venulis superficialiter impressis, costa melia profundius impressa, inferne brunnea, sparse et superficialiter punctato-lepidota; petiolum crassum teres antice vix angustissime sulcatum lepidotum; capituli pauciflori; flores erecti; pedicelli graciles elongati sparse lepidoti, corollis duplo breviores (25-28 mill. longi); calyx inconspicuus; corolla cire. 6 cent. longa, extus lepidiis raris disseminata, intus in tubo pubescens, limbo 5-partito patenti, campanulata sensim basi in tubum rectum longe attenuata, lobis oblongis apice rotundatis tubo !/, brevioribus; genitalia aquilonga corolle lobis breviora; stamina 410 filamentis basi pubescentibus, antheris elongato- reniformibus, vel subrectangularibus; ovarium pilosum et squamuloso-lepidotum, stylo apice glabro et insigniter abrupte dilatato. Abita. — Sul Monte 7an-laggiù (all’ altezza di circa 1000 metri) nella provincia del Batan-lupar in Sarawak, Borneo (P. B. n.° 3233). Osservazioni. — Si potrebbe forse considerare come una forma montana del R. gracile: se non sì scoprono passaggi però fra queste due forme, negli esemplari che possiedo vi sono caratteri facilmente apprezzabili per distinguerle. Nel A. gracile le foglie sono gradatamente attenuate in picciolo, ed i pedicelli sono ‘/, della lunghezza delle corolle; nel £. subceordatum le foglie sono rotondate alla base ed ivi profonda- mente smarginate e quasi cordate, ed i pedicelli sono solo la metà della lunghezza della corolla. Fiori rossi. Anche i lobi della corolla sono molto più stretti di quelli del 2. gracile ed in proporzione più lunghi; esternamente poi alla corolla i lepidî sono molto più scarsi e meno scuri, per cui essa non apparisce così distintamente punteggiata. RHODODENDRON verTIcILLA TUM Low. in Journ. Hort. Soc. III, p. 86 (e. ic.) —- Flores des serres, V, p. 477-480 E (c. ic. xyl.). Abita. — Trovato dal Sig. Low, in Borneo sul monte Pennerrissen presso le sorgenti del Sarawak. — Io non ho trovato i fiori di questa specie, ma ad essa riporto degli esemplari fruttificati raccolti sul monte Santubon presso la foce del Sarawak (P. B. n.° 2139). Questi sono però caratteristici per le foglie molto più crasse di quello che sembra siano negli esemplari descritti dal Sig. Low. RHODODENDRON VELUTINUM sp 2. — Frutex; ramuli pubescentes; innova- tiones decidue punbescentes, lepidiis fuscis deciduis predita; folia verticillata 7-10 cent. longa, 25-40 mill. lata, ovato-elliptica basi emarginata, apice obtusa vel subemargi- nata et mucronulato-coriacea, firma rigida, superne glabra opaca, profundius impresso- nervosa et subbullata subtus, (in sicco) brunnea molliter velutina, glandulis minutis regulariter inter pilis intermixtis obtecta, costa mediana valde impressa pubescenti et in sulcum tenuem secus petiolum longiusculum (15-20 mill.) subteretem pilosum continuata. Folia vetustiora fere omnino glabra; capituli laxe confertiflori (fl. in spec. supp. 13); pedicelli rigidi corollis dimidio breviores pilosi (14-16 mill. longi); calyx discoideus inconspicuus; corolla extus pubescens et glandulosa, intus prope basin pu- bescens, tubuloso-campanulata, limbo 5-partito latiusculo, lobis tubo rectiuseulo sub- dimidio brevioribus; stamina 10, corolla longitudinem aequantia vel parum longiora, filamientis basi pubescentibus, antheris elongatis subrectangularibus curvulis; ovarium villosum, stylo quoque villoso abbreviato, staminibus subdimidio breviori. ERICACEE © 205 Abita. — Sul Monte Linga all’ altezza di circa 700 metri, nella Prov. del Batan- Lupar a Sarawak in Borneo. (P. B. n.° 3956). Osservazioni. — È un piccolo frutice con fiori color rosso d’ Azalea. Appartiene anche questo al gruppo del £. verticillatum Low, ma si distingue da tutti quelli noti di quella serie, per le foglie velutine di sotto. Anche in questo lo stilo è ri- marchevolmente corto. RHODODENDRON LoncirLorum Lindi. in Jour. Hort. Soc. HI, p. 84 (cum icone) — FI. des Serres, V, p. 477-480 F. (c. ic. xyl.),. — Frutex glabrescens; in- novationes fusco-squamuloso-lepidota; folia verticillata subtiliter coriacea rigidiuscula (4-9 cent. longa, 17-35 mill. lata), superne glaberrima nitentia nervosa et s@epe ner- vis profunde impressis subbullata, subtus (in sicco) fuscescentia superficialiter et remote punctato-impressa, anguste obovata, vel obovato-elliptica, basi cuneata, bre- viuscule (3-5 mill.) petiolata, petiolo scabrido superne planiusculo vel sulcato. Flo- res 5-10, in capitulis laxe congestis nutantes; pedicelli corolla sub-quadruplo breviores pubescentes et decidue fusco-squamuloso-lepidoti; calyx inconspicuus; corolla rubra extus glabra, interne prope basin pubescens, longe tubulosa, limbo 5-partito, lobis tubo subquadruplo brevioribus, antheris subrectangularibus; ovarium 5-loculare ad- presse pubescens, stylo staminibus multo breviori (semper ?), pubescenti, apice vix dilatato, stigmate lobato. Abita. — Epifito sugli alberi nelle selve presso Sarawak. (P. B. n.° 3492, 1376). A questa specie mi sembra dover pure riferire degli esemplari raccolti dal Sig. Teijs- mann nella prov. di Pontianak sul monte Perez» (H. h. b. Bog. n.° 7968), essi hanno le foglie assai più allungate della forma tipica, sono lanceolato-ellittiche, talvolta acuminate, lunghe al massimo 9 cent. e larghe 2-2 !/, cent.; il portamento ed i fiori, mì sembrano quelli della forma tipica. Osservazioni. — Sì distingue facilmente per la lunghezza e per la curvatura del tubo delle sue corolle. La corolla è lunga da 45 a 50 mill. di cui i ‘/j sono oc- cupati dal tubo. Per gli stami assolutamente esserti non può esser paragonato che col L. retusum; il rapporto di lunghezza dello stilo cogli stami è pure notevole; gli stami sono lunghi da 00 mill. o più, e lo stilo con l’ovario è solo 30 mill. Sembra molto [N variabile per la forma delle foglie. — Questa è un’altra specie che si trova al livello del mare. RHODODENDRON MaLavanum Jack, Mal. Misc. 7, p. 17, et in Hook. Journ. 1, p. 369. — Bot. Magaz. t. 6045. — R. tuBIirLoRUM DC. Prodr. VII, 2, 725.— Mio. Fi. Ind. bat. II, p. 1059 et Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. vol. I, p. 44, tab. 1I. — Fruti- culus ramulis etiam vetustis fusco-lepidotis; folia opposita, elliptica, 12-15 cent. longa, medio lata (28-40 mill.) utrinque sensim longe et aqualiter attenuata, te- nuiter coriacea, margine subrepando revoluto, superne in sicco albo punctato-leprosa (lepidiis albo-scariosis), costa media impressa, subtus venulis prominentibus, undique et in petiolo lepidiis fuscis tabacinis orbicularibus obtecta, magnitudine inzequalibus, creberrimis; petiolum subteres antice anguste canaliculatum 12-14 mill. long.; capi- tuli pauciflorij flores cernui parvi; pedicelli corollis triplo vel quadruplo breviores (4-5 mill. longi); calyx brevissimus discoideus; corolla (22-25 mill. longa), un- dique glabra, longe tubulosa, limbo 5-partito, lobis extus lepidiis rarissimis pre- 206 ERICACE.E ditis, oblongis, patentibus, tubo leviter curvulo duplo longioribus; genitalia corollis breviora; stamina 10 filamentis glabris, antheris brevissimis apice truncatis latis- sime porosis; ovarium 5-loculare, cum pedicellis et styli basi valde lepidotum, stylo staminibus long. subaquali apice glabro et paulo incrassato-infundibuliformi; sti- gmata 5 libera, elongato-cuneata, in styli excavatione apicali fere inclusa. Abita. — In Borneo sul Picco di Santubon presso Sarawak (P. B. n.° 2138), e sul Monte Pere nella Prov. di Pontianak racc. dal Sig. Teijsmann (H. h. b. Bog. n.° 7969). Osservazioni. — Ho descritto i miei esemplari. È un piccolo suffrutice epifito con fiori rosei. Le foglie dei miei esemplari sono più grandi di quelle figurate da Miquel. Nella descrizione data da Hooker nel B. M., non si fa menzione dei punti bianchi che sì osservano ne’ miei esemplari sulla pag. superiore. La fig. di Miquel del £è. tubiflorum combina meglio coi miei esemplari, di quella citata del A. Malayanum nel Bot. Magaz. RHODODENDRON VARIOLOSUM sp. %. — Frutex, ramis minutissime et creber- rime tuberculoso-punctatiìs; innovationes, pedicelli, petioli et pagina foliorum inferior adpresse fusco-lepidota, lepidiis fuscis, margine pallidiori medio profunde umbili- catis; folia alterna coriacea rigida, margine acuto revoluto, elliptica vel elliptico-lan- ceolata, utrinque sensim attenuata, apice acuminata, basi in petiolum longiusculum (14-20 mill.) anguste sed profunde canaliculatum attenuata vel subrotundata, supra glabra, fere lepidiis destituta, profunde rimuloso-nervosa; inferne subtus varioloso- punctato-impressa, costa mediana validissima, venulis prominentibus; capituli pauci- flori {5-flori in spec. supp. ); flores cernui rubentes; pedicelli corollis plus quam dimidio breviores (10-12 mill. longi); calyx discoideus margine erenulato. Corolla tubuloso- campanulata, profunde 5-loba, lobis vix tubo (paulum curvulo) longioribus, undique glabra; genitalia faucem corolla attingentia; stamina 10, filamentis glabris, antheris elongatis rectangularibus rectis: ovarium valde squamoso-lepidotum, basi disco car- noso glabro suffultum, stylo staminibus vix breviori, apice vix dilatato et glabro, basi scabro-lepidoto; stigmata 5 elongato-cuneiformia libera subinclusa. Abita. — Sul Monte Poe a circa 1500 metri. sul livello del mare, nella prov. di Sarawak in Borneo. (P. B. n.° 2430). Osservazioni. — E un fruticolo terrestre di 50-80 cent. di altezza, i fiori sono rosei. — E distinto per l’ indumento lepidoto che lascia poi le traccie anche sui vecchi rami, per cui questi appariscono finamente tuberculati. I lepidii sono perfettamente orbicolari e di grandezza uniforrie. Rassomiglia molto alla figura di Miquel (Ann. Mus. bot. Lugd.-bat. vol. I, tab. II, p. 44) del A. Celebicwm DC.; ma sembra che le punteg- giature della pagina inferiore delle foglie siano di altra natura, e poi nel /. Celebicum le foglie sono attenuate nel picciolo, mentre nel £. variolosum la lamina è quasi rotondata alla base. Dal £. Malayanum Jack, differisce per l’ indumento e per la forma delle antere; nel A. variolosum le antere sono quasi 2 volte più lunghe che larghe e nel R. Malayanum sono invece quasi tanto lunghe quanto larghe. Lo stilo è all’apice poco dilatato e fatto ad imbuto allungato e contiene nel suo interno © stigmi molto allungati, cuneiformi quasi del tutto liberi e che con la loro estremità dilatata non sorpassano l’ orlo dell’ imbuto. 7 ERICACEZE 207 RHODODENDRON ACUMINATUM look. f. in Hook. Ic. pl. ser. nov. V, tab. 886. — Walp. Ann. V, p. 446. Abita. — In Borneo sul Monte Xra bali, dai 6-8000 piedi raccolto dal Sig. Low. Questa è la sola specie di quelle state scoperte sul Kina balù che io abbia ritrovato in Sarawak e specialmente sul Monte 7an-laggit nella Prov. del Batén-Lupar. (FP. B. n.° 3238). RHODODENDRON BROOKEANUM Low in Lindl. Journ. Hort. Soc. Lond. ILL, p. 82 (cum icone). — Flores des Serres V (1849) p. 477-480 (cum ic. xyl.). — Gardn. Chronic. 1855, p. 404 (cum icone). — Hook. Bot. Mag. tab. 4933. — Miq. RE Id bat. DI, pi 1057. Abita. — Non rara in Borneo sulle rupi e più spesso sugli alberi lungo i fiumi della Provincia di Sarawak in Borneo. L’ho trovata sulle Rizofore lungo il fiume di Mattàn (P. B. n.° 3030, 2499) e sulle sponde del Bentul (P. B. n.° 4006). Prospetto delle specie di RHopopENDRON dell’ Arcipelago malese e papuano. Rhododindron Javanicum Benn. Brookeanum Low. Lowi Hook. f. Teijsmanni Miq. Konorî Becc. Malayanum Jack. Celebicum DC. Arfakianum Becc. Hatamense Becc. vartolosum Becc. longiflorum Low. velutinum Becc. verticillatum Low. rugosum Low. acuminatum Hook. f. Durionifolium Becc. retusum Benn. Papuanum Becc. Buxijolium Low. Lampongum Miq. multicolor Miq. gracile Low. subcordatum Becc. curinum Hassk. Ericoides Low. Salicifolium Becc. album BI. — Giava e Sumatra. Borneo. Borneo. Sumatra.. Nuova Guinea. Malacca, Sumatra, Giava, Borneo. Selebes. Nuova Guinea. Nuova Guinea. Borneo. Borneo. Borneo. Borneo. Borneo. Borneo. Borneo. - Giava, Sumatra. Nuova Guinea. Borneo. Sumatra. Sumatra Borneo. Borneo. Giava, Sumatra. Borneo. Borneo. Giava. VACCINIACEA Gen. AGAPETES Don. AGAPETES AMBLYORNIDIS sp. 2. — Frutex pseudo-parasiticans cespitosum, ramulis cum petiolis minutissime pubescentibus; folia integra, coriacea rigida glaberri- ma, e basi acuta ovata vel ovato-lanceolata vel subelliptica, apice sensim attenuata, in- terdum acuminata, seepius obtusa, 5-7-nervia, venulis transversalibus anastomosantibus, limbo 11-14 cent. longo, 4-6 cent. lato, basi in petiolo crassiusculo 1 cent. longo, su- perne non sulcato, laeviter decurrente. Flores ad ramos vetustiores defoliatos fascicu- lati; pedicelli elongati (35-40 mill.), prope basin bracteolis binis ciliolatis acutis pube- scentibus involucrati, apice ampliato-articulati; calyx limbo patenti obtusissime 5-den- tato; corolla campanulata roseo-vinosa, pedicello longitudine subaqualis, late campa- nulata pubescens, limbo regulariter 5-loba, lobis rotundatis; stamina 410, corolla subtriplo breviora, libera, filamentis rectiusculis non vel vix conniventibus, pube- scentibus complanatis; 5 paulo majora, loculis coriaceis apice divergenti-cornuto- auriculaeformibus, poro latissimo dehiscentibus, basi convergentibus, antice productis brevissime spinulosis, connectivo inter loculos non producto; stamina minora antheris brevioribus utrinque pungenti-acutis, loculis contiguis. Abita. — Sul Monte Arfak ad Hatam e sopra Dorei Hum sul Gunon Morait, sempre al disopra dei 400 metri sul livello del mare. Osservazioni. — E una bellissima specie che si carica grandemente di fiori di un roseo vivo quasi color Camelia; essi sono frequentati da una quantità di Uccelli me- lifagidi e sono a preferenza prescelti dall’ Amblyornis inornata, che ne abbellisce i suoi giardini. — Rassomiglia alquanto, per la forma e dimensione dei fiori, all’ Agapetes ( Paphia) Vitiensis Seem. FI. Vit. tab. XXXIII; ma in questa i fiori sono all’ estre- mità dei rami con corolla a tubo più allungato, gli stami sono fra di loro eguali, a loggie assai più lunghe; però presentano con quelli della mia specie molta analogia di struttura. Le foglie sono per lo più distintamente 7-nervie, ma talvolta i 2 nervi più esterni sono poco apparenti, tal’ altra uno dei nervi rimane senza il suo cor- rispondente dalla parte opposta, d’ ordinario 2 nervi per lato del mediano percorrono tutta la lunghezza della foglia e sì riuniscono poco al di sopra della base; i nervi secondarî sono pochissimo visibili nella pagina inferiore e sono invece assai prominenti ed irregolari nella superiore. AGAPRETES MEBLIPHAGIDUM sp. n. — Frutex pseudo-parasiticans crspitosus undique glaberrimus. Folia integra vel obsoletissime crenulata, coriacea, e basi acuta (in petiolum longiusculum decurrentia) ovato-elliptica vel elliptico-lanceolata, apice longiuscule acuminata 8-14 cent. longa 3-5 cent. lata, 5-nervia. Flores ad foliorum VACCINIACE.E 209 axillas vel ad ramos defoliatos in racemis brevissimis (6-7 mill. long.) subfasciculati, pedicellis crassiusculis basi bracteis ovatis obtusis glabris suffultis, 10-12 mill. longis apice ampliato-articulatis; calyx breviter. obconicus subtruncatus superficialiter late 5-dentatus; corolla crassa tubulosa pentagona glabra 25-40 mill. longa, 9-10 mill. lata (in vivo et bene evoluta), apice aliquantum contracta, rubro-vinosa, 5-dentata, dentibus erectis late triangularibus brevibus obtusisj; stamina 10, tubo plus quam dimidio breviora, dorso pubescentia, filamentis liberis vix conniventibus complanatis; 5 majora loculis apice parum divergentibus, poro magno, auriculaeformibus, connectivo longe producto obtuso interjecto, disjunctis, basi antice et infra appendiculatis; stamina minora loculis contiguis apice acuminatis, basi antice breviter calcaratis. Abita. — Sul Monte Mora: insieme alla specie precedente, frequentata dagli uc- celli, specialmente Melifagidi. Osservazioni. — Per l’abito rassomiglia alla specie precedente; ma i fiori sono grandemente differenti. E pure una specie vistosissima, che come lA. Amblyornidis si carica di fiori e vien frequentata da un gran numero di Uccelli succiatori. AGAPETES MYZOMELLZ sp. n. —- Frutex pseudo-parasiticans undique glaber; folia breviter (2-3 mill.) petiolata e basi acuta oblonga vel oblongo-lanceolata vel elliptica, apice rotundata nunc breviter attenuata subacuta, integra vel obsolete crenato-ser- rata, supra levia, subtus sparse glanduloso-puncetulata, costulis basi angulo acutissimo conniventibus, irregulariter 3-7-nervia; flores ad axillas subsolitarii vel fasciculati; pedicelli apice ampliato-articulati, medio 4-2-bracteolati, bracteis glabris subulatis; calyx profunde 5-dentatus, dentibus latis triangularibus acutiusculis; corolla glabra, in sicco circ. 20 mill. longa, 8-9 mill. lata, tubulosa, medio leviter constricta, apice subur- ceolata 5-dentata, dentibus brevibus, dein reflexis triangularibus acutis; stamina 10 subconformia, tubo subquadruplo breviora; filamentis vix conniventibus tenuibus papillosis, loculis apice obtusiusculis discretis basi saccatis obtusis papillosis, connectivo non producto. Abita. — Sul Monte Arfak a circa 2000 metri di altezza. Osservazioni. — Questa specie è frequentata, come le precedenti, dagli Uccelli succiatori e specialmente dalla bella Jyzomela Rosenbergii Schleg. E molto differente dalle altre due specie descritte. I fiori sono assai più piccoli e gli stami non offrono fra di loro grandi diseguaglianze. Gen. VACCINIUM Linn. VACCINIUM PARADISEARUM sp. %. — Frutex terrestris erectus caspitosus metralis; ramuli angulosi cum petiolis tenuissime pubescentibus; folia coriacea integra basi 3-6-nervia, supra nitida, subtus pallidiora epunctata lanceolato-elliptica, longe angustato-acuminata, basi biglandulosa et in petiolum (circ. 5 mill. long.) sensim attenuata; margine acuto sapius revoluto; racemi plurimi axillares in extremitate ramorum confertiusculi elongati foliosi ebracteati (bracteis caducissimis?) 5-9 cent. longi, glabri; pedicelli horizontales vel cernui filiformes ebracteati, apice nec in- 97 LI 210 VACCINIACER crassati nec articulati 8-11 mill. longi; calycis lacinie ovato-triangulares margine acute denseque ciliatae; corolla purpurea, basi ventricosa, apice in alabastro longe at- tenuata, laciniis linearibus tubo longioribus, apice obtusis; stamina corolla subdimidio breviora, filamentis barbato-lanosis; anthere loculis apice liberis acutis; stylus glaber. Abita. — Sulle cime del Monte Arfak a circa 2000 metri di altezza. Osservazioni. — Rassomiglia assai per l’ abito e per la forma dei fiori al V. Varingiefolivum Miq. di Giava; ma è da esso ottimamente distinto specialmente per i racemi non foliosi e molto più allungati, per i fiori più acuti ecc. VACCINIUM HATAMENSE sp. 2. — Fruticulus terrestris vel pseudo-parasiticans; ramuli angulosi glabrescentes; folia brevi-petiolata obovato-elliptica vel subcuneata, apice obtusa vel subretusa, margine recurva, coriacea, glabra, supra obsolete venosa, subtus costulis paucis prominulis valde obliquis, epunctata, pallida, 10-14 mill. longa, 4-5 mill. lata; flores circ. 6 mill. longi, axillares solitarii, bracteis latis scariosis pedicello brevissimo subaequilongis involucrati; calycis lacinie ovato-triangulares acuta glabre, tubo late obconico paullo breviores; corolla ventricosa, ad apicem in alabastro breviter attenuata, dentibus triangularibus brevibus obtusis, stamina tubo paullo breviora, filamentis setosis, antherarum loculis utrinque obtusis. Abita. — Insieme alla specie precedente. Osservazioni. — Ha l'abito del V. RollQnsonii Hook.; ha le foglie della medesima forma ma assai più piccole;i fiori meno acuti nel hoccio, non lungamente pedicellati ecc. Il V. Myrtoides Miq., io l'ho trovato sulla sommità del Picco di Ternate; esso per la grandezza delle foglie rassomiglia assai al mio V. Hatamense, ma è da questo perfettamente distinto. Gen. DIPLYCOSIA BI. DIPLYCOSIA AMBOINENSIS sp. 2. — Fruticulosa pseudo-parasitica; ramuli atro-fusco-setuloso-hirti; folia brevi petiolata e basi acutiuscula late obovata vel ovato-elliptica, obtusa vel brevissime apiculata, 14-24 mill. longa, 8-17 mill. lata, co- riacea, supra nitentia e basi trinervia nervis 2 lateralibus a margine remotis, superne impressis, ceterum avenia, margine revoluto, ciliato-setosa, subtus pallidiora atro- glanduloso-setosa; flores solitarii axillares pedicellis folio subtriplo brevioribus, bracteis calycularibus sepalisque glabris, margine vix ciliatis. Abita. — Sul Gunon Salhutù ad Amboina a circa 1000 metri sul livello del mare. Osservazioni. — Grandemente affine alla - specie seguente, ma da essa distin- guibile per il carattere delle nervature delle foglie, come si vedrà qui sotto, e pei pedi- celli dei fiori molto più lunghi (6-7 mill.). DIPLYCOSIA SOROR sp. n. — Fruticulosa pseudo-parasitica; ramuli setuloso-hirti; folia petiolata e basi acuta ovato-elliptica vel obovata, apice vix attenuata acuta, VACCINIACEE 211 vel breviter mucronulata, 20-30 mill. longa, 10-18 mill. lata, coriacea, margine revoluto, supra nitentia, multum supra basin irregulariter trinervia, nervis 2, raro 3 vel 4 a margine remotis superne impressis, caeterum avenia, margine revoluto, ciliato- setosa, subtus pallidiora atro-glanduloso-setosa; flores gemini (raro solitarii ) axillares, pedicello brevi (circ. 2 mill.) petiolo longitudine subaquali, bracteis calycularibus la- tissimis cum sepalis ovato-lanceolatis acutis, margine distincte crebreque ciliatis. Abita. — Ad Hatam sopra una delle cime del Monte Arfak a circa 2000 metri di altezza. Osservazioni. — È sorella della specie precedente, dalla quale come ho detto, si distingue principalmente per le nervature delle foglie. Nella D. Ambotnensis, le foglie hanno 3 nervi che si partono dalla base della lamina e percorrono i */, di essa tenendosi assai discosti dal margine; nella D. soror, la lamina non diventa trinervia che a 3-5 mill. al di sopra del punto della sua unione col picciolo; i 2 nervi spesso si dipartono da ineguale altezza, talvolta ad di sopra di essi ne nasce un terzo da un sol lato della costa mediana, più raramente uno per lato. Ambedue poi le specie sopra descritte, sembra possiedano un parente nella D. consobrina di Borneo. DIPLYCOSIA CONSOBRINA sp. %. — Fruticulosa pseudo-parasitica; ramulis sparse atro-fusco-hirti; folia brevissime petiolata et acutiuscula vel rotundata, late ovata vel ovato-elliptica vel elliptica, margine vix vel non revoluto, glanduloso-setoso- ciliata, 15-20 mill. longa, 7-13 mill. lata, acuta vel brevissime mucronulata, superne glabra irregulariter trinervia, costulis minoribus paucis vix conspicuis, subtus palli- diora, punctato-glandulosa, breviter sparse setulosa; flores axillares solitarii, pedicello petiolo subaquilongo brevissimo, calyculo ciliolato; sepala latissime triangularia obtusa ciliolata; corolla glabra, circ. 5 mill. longa, dentibus triangularibus revolutis obtusis, stylo breviter exserto. Abita. — Borneo presso Sarawak. Il n.° 1747 (P. B.) epifita sugli alberi lungo il fiume di Matztdn, il n.° 2048 pure sugli alberi a Mattdn a circa 500 metri sul livello del mare. Osservazioni. —,Affine alle 2 specie precedenti, ma da esse distinta; dalla D. Amboinensis per i pedicelli cortissimi; dalla D. soror per i fiori solitarî e per i lobi del calice larghi ed ottusi. Il n.° 1747 differisce alquanto dal n.° 2048 per le foglie più strette e più ellittiche. DIPLYCOSIA SCABRIDA sp. n. — Fruticosa pseudo-parasitica, ramuli juniores cum innovationibus setoso-paleoso-hirtis; folia late obovata vel obovato-elliptica basi in petiolum longiusculum (5-10 mill. long.) attenuata, apice rotundata, nunc parum sensim angustata, obtuse mucronulata, superne nitida primum scabrido-setosa, dein glabrata, subtus pallidiora sparse glanduloso-punctata, margine integro vix (precipue prope basin ) revoluto, costulis utrinque 2-5 valde arcuatis. Flores axillares fasciculati; pedicelli furfuraceo-paleosi, 3-5 mill. longi, bracteis calyculiformibus latissimis obtusis ciliolatis; calycis lobi ovato-triangulares obtusiusculi vix margine ciliolatis; corolla glabra, circ. 4 mill. longa dentibus obtusis; stylus inclusus. IZ VACCINIACEE Abita. — Sul Monte Maztdn. (P. B. n.° 2494) e sul Monte Poe. (P. B. n.° 2418) in Borneo. Osservazioni. — Si possono distinguere 2 forme. Il n.° 2494, ha le foglie più spesso obovate e rotondate all’ apice, lunghe da 6-10 cent. e larghe da 4-7. Il n.° 2448 ha le foglie più piccole, ovali ellittiche ed un poco attenuate all’ apice e meno sca- bride anche quando sono giovanissime, lunghe da 4-7 cent. e larghe da 15-40 mill. DIPLYCOSIA MACROPHYLLA Sp. n. — Frutex parvus erectus terrestris glaber. Folia crasse coriacea rigidissima ovalia, vel elliptica glaberrima, 7-13 cent. longa, 3-4 cent..lata, basi in petiolnm crassum (6-10 cent. long.) attenuata, apice parum angu- stata vix acuta, margine valde revoluto, costulis utrinque 2 valde obliquis et arcuatis, supra nitentia, subtus pallidiora punctato-glandulosa; flores pracipue ad axillas fasciculati, pedicellis pubescentibus 5-6 mill. longis; bracteis calyculiformibus cum calycis lobis late triangularibus obtusis, margine breviter-fimbriato-ciliatisj corolla glabra circ. 4 mill. longa, stylo subaequilonga: capsule globose, calyce breviores subessucce; semina elongata breviter incurva. - Abita. — Sulle cime delle montagne di Borneo presso Sarawak. Sul picco di Santubon. (P. B. n.° 2146) e sul Monte Mattdn. (P. B. n.° 1723, 2076). Osservazioni. — Specie molto ben distinta per le foglie rigidissime, molto coriacee e grandi. DIPLYCOSIA ACUMINATA sp. n. — Fruticosa pseudo-parasitica; ramuli juniores pitosi; folia 3-5 cent. longa, 12-20 mill. lata, brevi petiolata, e basi latissima ovato- acuminata, remote obsolete serrulato-crenata, e basi trinervia et costulis minoribus paucis penninervia cum nervis 2 lateralibus fere marginantibus anastomosantibus, supra glabra subtus pallidiora vix glanduloso-punctata et sparse pilosa; flores solitarii axillares nutantes pedicellis petiolo subduplo longiores (circ. 3-4 mill.); bractea caly- culares et calycis lobi latissime triangulares obtusi et vix ciliolati; corolla viridescens glabra 5-6 mill. longa; stylum inclusum ; capsula subcarnosa (?) calyce duplo longior; semina elongato-elliptica minutissime rugosa. Abita. — Borneo sul Monte Liga a 700 metri di altezza nella provincia del Batin-Lupar. (P. B. n.° 3941) Novembre 1866. Osservazioni. — Molto distinta dalle altre specie per la forma delle foglie lungamente acuminate e per i frutti molto più lunghi del calice. DIPLYCOSIA MICROPHYLLA sp. 2. — Fruticulosa parva, pseudo-parasitica, ramuli fusco-setulosi. Folia parva 10-18 mill. longa, 5-7 mill. lata, brevi petiolata coriacea, crassa, ovalia vel elliptica vel oblonga, obtusa, trinervia, supra in sicco opaca irregulariter subalveolata, costulis impressis, subtus glabra epunctata pallida, costulis et margine linea pallidiore notata, integra vel crenulato-serrulato-setuloso-ciliata ; flores solitarii vel gemini axillares brevissime pedicellati; bractea calyculares et calycis lobi late triangulares obtusi, margine vix vel non ciliolati; stylum exsertum. Abita. — In Borneo sul Monte Mattdn presso Sarawak. (P. B. n.° 2031). VACCINIACEE 218 Osservazioni. — Ha le foglie più piccole di tutte le specie a me note; esse rassomigliano a quelle del Vaccoium Myrtoides Miq. di Ternate. Gen. GAULTHERIA Linn. GAULTHERIA LEUCOCARPA BI. var. è PAPUANA Bece. — A forma Javanica vix differt foliis crebrius serratis, pedunculis pilosis, lobis calycinis et bracteolis acu- tioribus magisque ciliolatis. Abita. — Ad Hatam sul Monte Arfak a circa 2000 metri di altezza. NEPENTHACEZE Gen. NEPENTHES Linn. Le specie sino a qui scoperte alla Nuova Guinea sono le seguenti. NEPENTHES AMPULLARIA Jack, in Mal. Misc. ex Hook. Comp. Bot. Mag. V, I, pid Hook» f. n DC. Prodr. XVII, p. 93: Abita, Hla specie di Neperthes a distribuzione geografica più estesa, trovandosi nella Penisola di Malacca, a Singapore, Sumatra, Borneo sino alla parte meridionale della Nuova Guinea (fide F. v. Mueller). In quest’ultima isola io 1’ ho trovata assai abbondante sulla costa N. O. a Ramo:?, nella Baia del Geelvink a Wandamen, ad Ansus nell’ Isola di Jobi e nell'Isola Mzosnom. La pianta papuana in niente differisce da quella di Borneo e di Singapore. E da rimarcarsi la mancanza di questa specie in Giava. NEPENTHES PHYLLAMPHORA |W.Wd. sp. pl.IV,pars.2,p.ST4.— Hook.f.l.c.p.97. Abita. — Specie di una diffusione, se non maggiore, almeno eguale a quella della precedente; è però forse di essa più comune; il punto più orientale che raggiunge è l’ Arcipelago della Luisiade (Hook.). Io l’ho trovata, oltre che a Borneo, in Selebes, in Amboina ed alla Nuova Guinea a Wandamen nella Baia del Geelvink. Osservazioni. — Gli esemplari della Nuova Guinea e di Amboina, offrono una notevole differenza con quelli di località più occidentali. L'orlo degli ascidì è almeno due volte più stretto in quelli delle prime località che in quelli delle seconde, quantunque perfettamente identico in tutti per la forma e striatura. Non fossero stati gli esemplari di Selebes, che sono quasi intermedî fra gli esemplari occidentali e quelli orientali, avrei quasi distinto con un nome speciale le due forme; però sembra che ciò sia di già stato fatto da Blume, che ha distinto col nome di N. macrostachya la forma a peristoma più largo. (Vedi Miq. Illustr. FI. Arc. Ind. I p. 5, Tab. VI). I fiori sono alquanto variabili per la peluria e le capsule anche per la grandezza; la lunghezza dei racemi pure è molto inconstante. Gli ascidî di piante giovani della Nuova Guinea e di Am- boina mancano di cigli sulle creste ventrali; ciò almeno nei miei esemplari. 214 NEPENTHES NEPENTHES BOSCHIANA /orth. Verh. Nat. Gesch. p. 25, t. 2 et 4, f. 39-51 — Hook. f. l c. p. 98. Abita. — Nella Nuova Guinea sul Monte Arfak ad Hatam a circa 1200 metri sul livello del mare. L'ho raccolta pure ad Amboina sul Monte Salhutu ad una altezza di circa 800 metri. Trovasi inoltre in Borneo ed in Sumatra. Osservazioni. — Della Nuova Guinea non conservo che una sola foglia ascidifera; essa è identica ad alcune di quelle degli esemplari amboinesi che portano fiori e capsule. Un ascidio di un esemplare di quest’ultima località, misura 33 cent. di lun- ghezza dal punto da dove s’incurva, divenendo ascendente al punto di attacco del- l’opercolo; il diametro maggiore è 0", 118 mill. Gli esemplari amboinesi e papuani differiscono un poco da quelli di Borneo. Nei primi i fiori sono appena furfuraceo- pubescenti, le foglie non sono puntato-glandulose nella pagina inferiore, e l’opercolo degli ascidî giovani, che negli esemplari Bornensi è molto glanduloso nella pagina inferiore, presenta alcune grossissime glandole sulla sua linea mediana. Gli esemplari* dì Amboina e della Nuova Guinea sono quasi privi di simili glandule. Le differenze si riducono quindi a minor peluria ed a minor sviluppo glandulare negli pron di quest’ ultimi paesi. n. Considerazioni generali sulle NEPENTHES in rapporto della distribuzione geografica delle piante nell’ Arcipelago malese. V/A Fra le piante conosciute, poche offrono tanta singolarità di struttura, e tanti sog- getti interessanti di studio, quanto le Nepenthes. Anche le tre sole specie, sino a qui scoperte nella Nuova Guinea, mi porgono l’ o0c- casione di far risaltare il fatto interessantissimo di Geografia botanica, già accennato in altra occasione, della presenza di forme eguali o grandemente affini, su cime di montagne molte discoste fra loro. Tralasciando di occuparmi delle N. ampullaria e della N. phylamphora, perchè piante assai comuni e molto diffuse in varie parti dell’ Arcipelago malese, e nelle quali si può quindi esser facilmente effettuata la disseminazione, farò rimarcare che la terza specie, la N. Boschiana, è specie assai rara e che incontrasi solo, oltre che sulle montagne di Amboina e della Nuova Guinea, su di alcune cime di Sumatra e di Borneo. Questa Nepenthes non è però la sola pianta, che nella Regione papuano-malese, abbia una stazione limitata a cime di montagne discoste sin quasi 2000 miglia l’ una dall’ altra. Sono in questo caso delle Drymis (!), dei Leucopogon (*), alcuni Lepto- (*) Vedi sopra a pag. 185. La Drémys piperita Hook., che si trova sulle montagne di Borneo e che ricomparisce sulle montagne di Amboina a 1000 miglia di distanza. (?) Il Leucopogon Malayanus Jack, si trova in Borneo (Labuan, Picco di Santubon} Sumatra, Billiton e Giava. Esso abita bene spesso in pianura insieme ad altre piante pure a tipo australiano, oltre a poche specie di Acacia , rappresentanti dei generi B@ckea , Tristania, Melaleuca, Metrosideros (?), Eucalyptus fra le Myrtace@, e fra le Proteace@: le Eliciu ed una specie del genere Stenocarpus da me recentemente scoperto alla Baia di Humboldt. Il Sig. Teijsmann ha trovato nell’ isola di Ghebe (Geby, Gébéh) presso Waigheu una specie di Leucopogon che sembra molto affine al L. acuminatum R. Br. e che è stato chiamato L. Moluccanum, dal D." Scheffer; il L. suaveolens Hook. è del Kina balù, ed il L. lancifoltus delle pianure della costa Nord di Borneo. NEPENTHES 215 spermum ('), dei Vaccinium e Diplycosia, delle Gaultheria (*), dei Podocarpus (?), delle Burmannia (*), delle Zriuride@e (*), oltre ad altre piante non poche, che o non sono tanto costantemente abitatrici di sommità di montagne molto distanti o che se lo sono, non offrono sempre l’assoluta identità specifica nelle due stazioni, ma pre- sentano nondimeno degli stretti ed evidenti nessi di parentela. Sono di questo nu- mero dei Ahododendron (*), pure dei Vaccinium, degli Agapetes, varie Orchidea, delle Casuarina (7), dei Dacrydium (8), Dammara (*), PhyUocladus, Daphnobryum (!°); questi ultimi 4 generi (sì noti) niente affatto di tipo malese. Per potere spiegare questi fatti, si può ricorrere a varie ipotesi, che tutte forse, e non una esclusivamente, possono avere contribuito a produrli. (*) Il Lept. floridum Jungh. si trova sul Pangherango in Giava ed una varietà di esso sul Lubu Ragia (a 1767 m. di alt.) in Sumatra. Sul Monte Salhutu in Amboina ho trovato il L. Amboinense Reinw., specie molto affine alla varietà su- matréba. del L. floridum. (Questa specie si trova anche a Seram ed alle Isole Kei talvolta in pianura; il L. recurvum è-stato*descritto dal D." Hooker, e raccolto dal Sig. Low sul Kina IU (2) Vedi sopra Vaccinie@ p. 208. (5) Podocarpus Cupressina R. Br., P. Rumphit BI. Fra le Conifere malesi è ancora rimarchevole il Cephalotarus Sumatrana Miq., giacchè non si conoscono specie di questo genere che della Cina e del Giappone. (4) Burmannia longifolia Becc. Ho trovato questa specie sul Monte Mattàn in Borneo, sul Monte Salhutu in Amboina e sul Monte Arfak. Trovansi pure alla Nuova Guinea, la B. tuberosa Becc. specie frequente in Borneo, ed il Gymnosiphon Paupuanum Becc. molto affine al G. aphyllum BI. di Giava ed al G. Borneense Becc. di Borneo. (5) Non ho ancora determinato le 2 0 3 specie di Sczaphila delle montagne della Nuova Guinea; esse però sembrano identiche od affini a forme di Borneo. Fra le piante umicole ho pure trovato alla Nuova Guinea il nuovo genere Bagnisia, affine alle Thismia e una piccola Gentianacea parassita ( Cotylanthera), che dalle Isole della Polinesia si estende sino in Giava e che oltre che nella parte settentrionale della Nuova Guinea, è stata trovata dal Sig. L. M. D'Albertis sul Fly river e da me alle Isole Aru. Altre piante umicole o parassite di estesa distribuzione geografica sono gli Epirhizanthus, che da Malacca si estendono sino alla Nuova Guinea. (9) Sul Monte Arfak oltre le specie di Ericace@ e di Vacciniace@ sopradescritte, ho trovato il Podocarpus Cupressina, che cresce in Borneo ed in Giava, quantunque fra queste località sia interposta una distanza di 1700 miglia. Altre piante trovate sulla cima del Monte Arfak sono il Podocarpus Rumphii BI.; degli Aschynanthus molto simili ad altre forme malesi; 2 specie di Dichrotrichium (Gesneriace@) di cui si conosceva una sola specie di Ternate (che io ho ritro- vato anche sul Monte Salhutu ad Amboina); la Drymis Hatamensis Becc., la Palmeria Arfakiana Becc., la Levieria montana Becc. (Monimiace@) affini a forme australiane; un Ep/lobium, una Gunnera, un Cynoglossum, V Araucaria Cunnin- ghami, un Exocarpus, un Didiscus (Umbellifere), una Balanophora, un Leptospermum, una Rhodamnia, oltre a varie altre specie non ancora identificate appartenenti ai generi Ewria, Xanthoxrylon, Mackinlaya (genere australiano di Ara- liace@ ), Myrmecodia, Pratia, Cinnamonum, Myrica, ecc.; fra le felci la Dipteris Horsfieldii ed una gigantesca specie di musco, alta sino '/, metro (Dawsonia). La Dipteris Horsfieldiî è quasi sempre in compagnia della Matonia pectinata. Difatti queste 2 felci sono state trovate crescere insieme sul Monte Ophir nella Penisola di Malacca da Wallace, e da me sul Monte Santubon ed a Mattàn in Borneo e sul Monte Salhutu in Amboina. In Borneo con queste 2 specie di felci, si trovano quasi sempre delle Nepenthes, una specie di Cusuarina ed il Dacrydium elatum Wall. ed altre piante singolari. (*) Sulle cime del Monte Mattàn vi è una specie di Casuarina forse simile alla C. Sumatrana Jungh. In Amboina sul Monte Salhutu vi ho trovato la C. nodiflora ; fra le specie di Casuarina estranee alla regione australiana e polinesiaca, oltre la C. equisetifolia litoranea, ve n'è una da me trovata alla Baia di Humboldt ed un’ altra che cresce sopra certe prominenze particolari, che si trovano sparse nella pianura di Borneo e che vengono chiamate « Mattàn » particolarissime per la loro vegetazione; è difatti sopra questi « Mattàn » che si trova il più spesso il Dacrydium elatum, alcune Nepenthes e le due felci sopra citate, non che delle Drosera, Xyris, Eriocaulon, Utricularia, Burmannia ed altre piante ancora di un tipo affatto differente da quelle circostanti. Esse sono prominenze di poco sollevate al di sopra del terreno all’ingiro e sono d’ordi- nario ricoperte o completamente formate da sabbia quarzosa bianca. lo suppongo che tali prominenze dovessero formare delle isole, prima che la pianura circostante emergesse dalle acque. (8) Il Dacrydium elatum è comune sui Mattàn sopra citati e su varie montagne di Borneo, e si trova anche in Su- matra; una specie particolare a Borneo è il D. Beccarti Parl., che cresce sul Monte Pòe nella provincia di Sarawak; tutte le altre specie di Dacrydium sono proprie alla Nuova Zelanda, alla Tasmania od alla Nuova Caledonia. (°) In Borneo si trova la D. alba Rumph., che ora abita la pianura, ora le montagne sino sulle cime; però la forma delle montagne è alquanto differente da quella delle pianure. È specie diffusissima in Giava, nelle Filippine, nelle Molucche e nella Nuova Guinea; le altre specie del genere sono proprie delle isole della Polinesia e della Regione australiana. (9) Il D. (Drapetes Hook. f.) ericoides Miers, trovato dal Sig. Low sul Kina balù; 2 altre specie del genere si trovano una nella Nuova Zelanda ed un’altra in Australia. Meisner considera il Drapetes muscoides Lam. dell’ America antartica; come appartenente ad un genere ben distinto dai Daphnobryum. 216 NEPENTHES Esaminando i semi delle piante sopra notate si osserva, che essi sotto il rapporto della loro facilità di disseminazione, si possono dividere in tre categorie principali: Alla 41.8 categoria appartengono i frutti carnosi che possono essere mangiati dagli uccelli; di questo numero sono quelli delle specie dei generi Vaccinium, Gaul- theria, Drymis, Podocarpus, Ficus ed altri (!). Nella 2.8 rientrano quelli minutissimi, quelli così detti scobiformi, rivestiti da leggierissime membrane, appendici o code; a questa categoria appartengono i semi di Nepenthes, di A/schynanthus, di Dichrotrichium, di varie Burmannia, di Rhododendron, delle Orchidee e forse vi si potrebbero includere anche quelli di alcuni Leptospermum. Nella 3.* riunisco i semi di quelle piante che non possiedono facili mezzi di dispersione, quali sono le Araucaria, le Dammara, i Dacrydium, le Casuarina (?), i Phyllocladus. e forse anche i Leucopogon (*) ecc. Per i frutti della prima categoria, si può immaginare che venendo essi mangiati dagli uccelli, questi possano depositarne i semi in località molto discoste; però sic- come spesso le distanze sono molto grandi, o bisogna ammettere in tali casi, che in altre epoche delle terre intermedie accorciassero le lunghe traversate, o bisogna fare intervenire delle circostanze speciali, che accennerò in seguito. Si dice che varî uccelli volino con una velocità di 30 miglia l’ ora, e si asserisce perfino che dei Falchi riescano nel medesimo tempo a percorrerne anche 60; un uc- cello quindi che avesse fatto un pasto di frutti, per es. di Vaccirium, su di una montagna dell’interno di Seram, potrebbe in 3 o 4 ore depositarne i semi sopra un’altra della Nuova Guinea. Dei Piccioni (Carrier) si assicura abbiano percorso 54 miglia l’ora (*); per cui qualche specie di Myresticivora 0 di Carpophaga, specie di Colombi che cer- tamente non credo volino meno presto di un Carrier, che avesse mangiato dei frutti di un Zeus, per esempio a Goram, in poco più di un’ ora potrebbe lasciarne cadere i semi sulla terra dei Papua. Nell’ Arcipelago malese, le cime delle montagne si trovano nella regione nella quale i Munsoni, in alcune epoche dell’anno, sono di una grande e continuata violenza, specialmente dal Novembre all’ Aprile, epoca del Munsone di Nord-Est. E della più grande importanza poi considerare che nelle alte zone, nelle quali rimangono le cime delle montagne, la direzione del vento è molto più costante e continua, e forse anche la sua intensità è maggiore, che non nelle zone più basse e sopratutto che non in quelle al livello del mare. Si capisce senza difficoltà, come il Munsone di Nord Est spazzando le vette dei monti e con se trasportando le polveri minute, e quindi anche i semi leggieri e sco- biformi delle piante, dalle parti più orientali dell’ Arcipelago, ed anche forse di parte delle montagne della Regione indiana, li debba trasportar seco nella sua corsa sino a che incontrino nel loro cammino un’ altra terra dove posarsi, e probabilmente in molti casi un’altra sommità di montagna, che sarà sempre però più ad oriente di quella da dove si dipartirono (°). (") Moltissimi sono i frutti mangiati dagli uccelli, ma io qui non prendo in considerazione che alcuni fra quelli che crescono sulle cime delle montagne malesi-papuane. (®) Mi sembra che le ali di cui i semi di Casuarina, di Dammara e di Araucaria sono provvisti, non possano ser- vire che ad una disseminazione di molto limitata. (5) I semi di Leucopogon Malajanus sono assai minuti; ma non sono fra quelli che possono facilmente rientrare nella prima categoria; i frutti di varie specie di Leucopogon australiani hanno una buccia carnosa. (‘) Nature: 19 July 1877, p. 237. : (°) Quantanque nell’Arcipelago Indo-malese la direzione generale del vento dal Novembre all’ Aprile, sia quella da Nord-Est a Sud-Ovest; pure quando parlasi di Munsone di Nord-Est ciò deve intendersi in un senso assai largo, essendo bene spesso, dentro i mari malesi, in tale stagione la direzione del vento quasi decisamente da Ponente a Levante. NEPENTHES HA Lar A chi potrà sembrare esagerata l’azione del vento nel trasportare semi o polverì (che equivale lo stesso) a grandi distanze, rammenterò i casi in cui ceneri o sabbie slanciate dai vulcani, sono state trasportate dai venti a considerevolissime distanze ('), ed in casi non rari delle polveri cadute anche in Italia ed asportate dai deserti africani da forti libecciate (?). Quando poi delle polveri o dei semi divelti da cime di 2000-3000 e più metri di altezza, si trovano librati nell’ aria, prima che possano posarsi, una volta in balia dei venti, di necessità devono percorrere grandissimi tratti e continuare a rimanere sospesi ad una grande altezza; per cui in causa della co- stanza della direzione del Munsone, è ben naturale che possano esser trasportati ben lungi dal loro luogo d’ origine. Quando poi si pensa che nell’ Arcipelago malese è appunto il Munsone di Nord Est, quello di maggiore intensità, ci si rende presto ragione del perchè sulle cime delle montagne delle Molucche e della Nuova Guinea, vi si trovano hododendron, Nepenthes ed altre piante proprie alle montagne delle regioni più occidentali, e perchè in quelle di Giava se ne trovino addirittura di quelle della Regione indiana. La presenza poi di alcune delle forme della Regione australiana, come Leptospermum , Leu- copogon, Beckea ecc. potrebbe forse spiegarsi colla corrente aerea della direzione op- posta, quantunque ciò non mì sembri molto probabile, od almeno non così facile, per la maggiore pesantezza, ed il minore adattamento alla disseminazione per via aerea, dei loro semi, ed anche per la minore costanza e minore intensità dei venti (almeno nell’ epoca attuale), che vengono dalle regioni dove s'incontrano i centri di dispersione dei sopra indicati generi. I semi di varie delle piante della categoria che studiamo, sono più leggieri dei granelli di sabbia eruttati dai vulcani, ed in qualunque caso essi sono adatti a rimaner più lungamente sospesi nell’ aria, in causa delle appendici leggerissime di cui sono provvisti, e che servono loro di apparecchio libratorio, per cui quando ad essi, nei loro voli, venga a mancare il vento, impiegano tanto tempo dall’ altezza a cui sono prima di cadere al suolo, che può frattanto sopraggiungere un’altra cor- rente e trasportarli ad una distanza maggiore. Per dare una idea della leggerezza di alcuni di questi semi, ho pregato il D." Grat- tarola di pesarne alcuni nel laboratorio mineralogico del Museo di Firenze; egli ha trovato che pesando in massa un certo numero di semi di Nepenthes phyUamphora Willd. si otteneva in media, per ogni singolo seme, il peso di grammi 0,000035; per dei semi di A'hododendron verticillatum, gr. 0,0000238; per quelli di un A7selRynan- thus gr. 0,00002; infine per quelli di un Orchidea, del Derndrobium antennatum Lindl. della. Nuova Guinea, in media gr. 0,00000565. La leggerezza di tali semi è tanta, che volendoli pesare, si richiedeva la più grande attenzione per posarli nelle capsule di platino e per trasportarli nella custodia di vetro contenente le bilancie, perchè il più leggiero movimento dell’aria od il fiato dell’ operatore, bastava per farli volar via. Ho detto sopra come circostanze speciali possano venire in aiuto, a rendere più efficace la disseminazione di certe piante col mezzo degli uccelli. (*) Nella Eruzione del vulcano Tambora, nell’ Isola di Sumbawa, nel 1815, le ceneri sono cadute sino ad Amboina ed a Banda 800 miglia più ad Est (Lvell. Princ. of Geology, 10." ediz. vol. II, p. 104). Nel Giugno e nel Luglio del 1872 il vulcano Llagnell fra Villarico e Llaima, presso il fiume Cantin nel Chili, ha gettato sabbie 300-400 miglia più al Nord del Vulcano stesso (Nature, vol. VII, 1872-73, p. 254). (?) L'ultima caduta di tali polveri è avvenuta da noi li 22 Giugno di quest’ anno (1877) ed il Padre Secchi ha informato i Giornali di simile fenomeno, per il quale, come io stesso ho osservato, il sole appariva ombrato e spogliato dei suoi raggi, in maniera che pareva la Luna di un color verde argentino. Lo stesso Astronomo dice pure che simile fenomeno non è raro, quando delle polveri leggere provenienti dai deserti affricani, ingombrano la nostra atmosfera. La polvere caduta in quella circostanza era di color rosso mattone e mista a granelli di polline ed a filamenti di natura vegetale. 28 218 NEPENTHES Una può essere la circostanza, che gli uccelli nei loro voli, sorpresi da improvvisi colpi di vento, siano costretti a seguirne la direzione con una velocità maggiore di quella che potrebbero ottenere nel modo ordinario. Altra circostanza può anche essere la natura astringente di alcuni dei frutti di cui si cibano; poichè non basta che gli uccelli prendano subito il volo dopo aver mangiato dei frutti, bisogna che i semi rimangano negli intestini il tempo necessario per compiere la traversata e che quindi non vengano troppo presto evacuati. Giacchè appunto nella disseminazione delle piante, bisogna tener conto di tutte le particolarità dei frutti, del colore e del- l’odore che devono attrarre gli uccelli, del sapore che deve aiutarli ad essere preferiti, della maggiore o minore digeribilità dei semi, e quindi della durata della loro facoltà germinativa in tutte le circostanze a cui potranno andare soggetti, della natura degli invogli da cui sono protetti, delle proprietà purgative, astringenti o venefiche; oltre che della leggerezza, delle appendici, degli uncini, delle secrezioni, dei peli, delle spine, de’ gusci, dell’ impermeabilità, della durezza, della forma degli invogli ecc. Bisogna inoltre tener conto di tutte le proprietà o circostanze, che chiamerei d’ ordine nega- tivo od indirette, quali quelle di natura repulsiva per gli animali e che tendono ad assicurare la conservazione dei frutti, la loro posizione sui rami e sui fusti, i modi di deiscenza e di disseminazione, il numero dei semi prodotti e di tante altre cir- costanze ancora, che di minima importanza apparentemente in sè stesse, sono di grandissima nella dispersione delle piante sulla superficie della terra. Perchè i semi di una pianta, che sono stati trasportati dal vento o dagli uccelli da una grande distanza, sì possano stabilire in una nuova località, non basta che essi ven- gano a cadere sopra il terreno; innumerevoli sono gli ostacoli che hanno da superare per poter nascere, crescere e riprodursi nella nuova località ('). Non è soltanto il suolo ed il clima che essi debbono trovare di loro convenienza: ma occorre primiera- mente che nelle loro emigrazioni, non abbiano perduto la facoltà di germogliare in causa, dell’ aridità o dell’ umidità o del tempo che sono rimasti sospesi, occorre che non vengano # distrutti dagli insetti, dalle formiche per esempio, quando sono caduti sopra il terreno, e che infine l’epoca della loro caduta coincida coll’epoca favorevole al germogliamento; e perchè questo accada occorre poi che la nuova pianticina vinca la concorrenza che le altre piante le faranno per lo spazio e la luce di cui abbisogna. Perchè la pianta una volta nata e divenuta adulta, possa riprodursi, occorre che essa trovi le condizioni necessarie alla fecondazione dei suoi fiori ed alla maturazione dei frutti.” Se la pianta possiede quindi fiori con apparecchi dicogamici, occorrerà che essa trovi gli insetti che possano favorirne la fecondazione; e per la maturazione dei suoi frutti sarà necessario che la stagione le sia propizia (?). In causa di queste molteplici esigenze, deve di necessità accadere, che la massima parte dei semi che vengono a cadere (nel caso nostro) sulle cime delle montagne, debbano cadervi invano. Che però i venti e gli animali offrano i mezzi di disseminazione più generali, ce lo dimostrano i fatti del celere rivestimento di vegetazione delle parti diboscate, e le erbe che subito nascono, tosto che un terreno è messo a coltura e poi abbandonato, (*) Una delle piante esotiche che abbondantemente fiorisce e fruttifica da noi è la Paullonia imperialis, bellissimo albero della famiglia delle Verbenace@, originario del Giappone. Individui coltivati di questa pianta sono abbondanti in Firenze e nei contorni ed innumerevoli sono i semi che producono, leggierissimi e facilmente trasportabili dal vento. Eppure mai mi è accaduto di vedere che questa pianta (facilmente riconosciuta anche quando è giovanissima) si sia naturalizzata in nessun luogo. Lo stesso fatto può citarsi per i Platani; mentre l’ Adlanthus glandulosa, che ha semì di meno facile dispersione, si è si può dire naturalizzato. (?) Nell’ Arcipelago malese accade spesso che in regioni molto prossime si abbia una grande diversità di stagione, e che i venti che portano la pioggia su di un versante di catene di montagne, dall’altra parte portino una stagione asciutta. NEPENTHES 219 e sopratutto, per i fatti speciali di cui adesso ci occupiamo (nella Regione malese), la ripopolazione di piante delle cime vulcaniche, denudate affatto di piante dopo una grande eruzione. La cima di un vulcano rimasta coperta di ceneri e scorie, dopo pochi anni, nei tropici, si ricuopre completamente di folta vegetazione, come se da secoli fosse rimasta senza esser disturbata ('). Il Pangherango, vulcano nella parte occidentale dell'Isola di Giava (adesso non in attività) si solleva ad una altezza di 28483 (?) metri sul livello del mare. Io ho salito più volte questa cima per studiarne la vegetazione. Lassù in fatti vi ho raccolto la Gentiana quadrifaria Bl., la Swertia (Ophelia) Javanica Hass., il Ranunculus Java- nicus Rein. ed il £. diffusus DC., la Sanicula montana Reinw., la Valeriana Java- nica BI., la Primula imperialis Jungh., il Gnaphalium Javanicum Rein. ed altre piante ancora di famiglie europee, ma di una diffusione non così rigorosamente limitata ad una zona temperata (*). Tali sarebbero specie di Lonicera, Photinia, delle Campanu- lacee, Lobeliacece, oltre a specie di Vaccinium, Gaultheria ecc. Le piante prime regi- strate non producono frutti ricercati per cibo dagli uccelli, ma bensì dei semi piccoli, forse anche facilmente trasportabili dal vento con la polvere delle cime delle montagne, ma sopratutto dagli uccelli palustri involontariamente (*). (!) Io ho visto il Vulcano di Tambora in Sumbawa nell’ Ottobre 1874; esso mi è sembrato che dalla base alla cima fosse coperto di foresta vergine ; tutti i suoi fianchi erano profondamente solcali per l’ azione delle acque. Eppure nel 1815 tutta la montagna è stata completamente sconvolta. (®) Ho trovato grande contradizione nella istima dell’ altezza di questa montagna; nè adesso ho agio di rintracciare quale debba esser la cifra più giusta. (*) Altre piante appartenenti a generi europei che trovansi in Giava, specialmente sulle montagne, sono quelle qui appresso enumerate; da esse si vedrà che quasi tutte sono forme identiche, o per lo meno affini, a specie indiane. Forse anzi, quando le specie di cui adesso è questione saranno meglio studiate, si troverà che il numero di quelle real- mente identiche nelle due regioni è più grande di quello creduto sino a qui. Ecco i nomi di varie di esse: A/chemilla véllesa Jungh., affine alla A. Ceylanica Moon. — Agrimonia Juvanica Jungh., aff. alla A. Eupatorium L. — Sanicula mon- “fana Reinw., aff. alla S. elata Ham. — Pimpinellu Javana DC., aff. alla P. Candolleana W. et Arn. ed alla P. Lesche- naultiana Wight. — P. Pruatjan Molkeof., aff. alla P. aascendens Dalzelll — Quercus e Castanea, varie specie. — Daphne pendula Smith. — Polygonum varie specie. — Spergula arvensis L. — Stellaria varie specie. — Cerastium indicum W. et Arn. — Cerastium glomeratum Thuil., di recente inselvatichito sul Pangherango. — Clematis specie varie — Thalictrum Javanicum BI. dell’ Imalaia e delle montagne del Seilan. — Anemone Sumatrana De Vriese di Sumatra non ritrovato in Giava. — Ranunculus Javanus Reinw., aff. al R. sagittefolius Hook. ed al R. reniformis Wall. — f. diffusus DC., dell’ Imalaia ete. — Berberis horrida Jungh., aff. al B. Nepalensis Spreng. — Viola inconspicua BI., aff. V. con- fusa Champ. — V. serpens Wall. specie indiana. — YV. palmaris Ham. specie indiana. — V. pilosa BI. forse identica alla V. Wightiana W. et Arn. — Impatiens, varie specie. — Hypericum (Norysca) varie specie, ma non conosco a quali specie indiane siano affini. — Acer Laurinum Hassk. aff. all’ 4. Laurifolium Don. — Tra le Composte io opino che in Giava ve ne debbano essere molte identiche o grandemente affini a specie indiane. — Valeriana javanica BI. trovasi anche in Sumatra. — Viburnum, Sambucus, Lonicera varie specie. — Gentiana Javanica Hassk. — G. laricaulis Zoll. — Ophelia Java- mica Hassk. aff. all’ O. elegans Wight, dell’ India. — Codonopsis (Campanulacee) affini a forme indiane. — Piddingtonia nummularia Alph. DC. del Nepal. — Solanum specie varie. — Primula imperialis Jungh. aff. alla P. prolifera Wall. — Lisimachia cuspidata BI. — Sono ancora comuni all’ India e a Giava non poche Graminace@ e Cyperace@ di tipo Europeo. Nella Flora di Giava sono pure notevoli alcune piante appartenenti a generi di grande diffusione geografica e di cui per la più gran parte si trovano rappresentanti fossili nei depositi d’ Europa; sono di questo numero specie dei generi Liquidambar, Engelhardtia, Myrica, Cinnamomum, Gyrocarpus, Stephania, Cissampelos, Celtis, Styraxa ed altri ancora. La flora delle cime delle montagne di Giava, non dimostra connessioni con lontane regioni ad eccezione che coll’India, in opposizione di quanto si osserva in Borneo. Il Leucopogon Javanicus De Vriese, che cresce sui vulcani Kawi, Tengher e Waliran, sarebbe forse l’unica eccezione. Ciò in causa, io suppongo, della relativa modernità delle cime vulcaniche e del continuo rinnovamento di vegetazione alla quale esse devono andare di necessità soggette nell’ epoca delle eruzioni. (‘) Sebbene si trovino Ranunculus in regioni variatissime della terra, da un Polo all’altro, pure non si può supporre che le due specie che si trovano in Giava, sopra una montagna che non può essersi trovata nelle condizioni attuali che in periodi geologici recenti, rappresentino un fatto di antiche connessioni con terre dove i Ranunculus hanno dei centri di produzione; i semi dei Ranunculus poi sono troppi grossi per essere trasportabili dal vento; però essi, insieme alle Ophelia e forse anche alle Gentiuna, abitando luoghi acquitrinosi, possono essere stati trasportati dagli uccelli pa- lustri, sia rimanendo aderenti col fango ai loro piedi, sia per essere stati ingeriti insieme ai vermetti di cui molti uc- celli si nutrono; i semi della Sanicula nel medesimo modo possono essere stati trasportati, ma in causa degli uncini di cui sono ricoperti e che facilmente rimangono aderenti alle penne. Questo differente modo di trasporto dei semi, 220 NEPENTHES La questione di sapere di dove sì siano originate queste piante è assai importante, perchè in Giava tutte le alte montagne che vi si trovano sono dei vulcani, i quali quindi sonosi trovati (non invero tutti nel medesimo tempo ) in circostanze analoghe di quelle del Pangherango. Mi pare però che in qualunque caso le montagne di Giava non possano considerarsi come facenti parte di una antica catena, e non mi pare che si possa supporre che le piante che vi sì trovano, rappresentino i resti di una vegetazione alpina di data anteriore all’ attuale; almeno ciò non può esserlo stato per ognuna delle cime considerate separatamente. E ciò vien anche confermato dal fatto, che mentre sulle cime delle montagne di Borneo, delle Molueche e della Nuova Guinea e sembra anche di alcune di quelle di Sumatra, (formate di roccie cristalline od in ogni modo non eruttive) crescono piante singolari delle quali i più stretti parenti si ritro- vano in terre remotissime, fino nella Tasmania, nella Nuova Zelanda, nella Nuova Caledonia, nell’ Australia e nella Terra del fuoco, le piante delle cime dei Vulcani di Giava non hanno rapporti che con quelle della Regione indiana e dell’ Imalaia; 1’ unica eccezione la farebbero il Leucopogon Malajanus Jack, ed il L. Javanicus De Vr.; il primo però è pianta a semi abbastanza leggieri ed assai diffusa, trovandosi anche in Sumatra e sul Monte Ophir in Malacca ed in conseguenza nella zona di possibile immigrazione in epoche recenti. Il L. Javarnicus non trovasi che sugli estinti crateri del Kawi, del Tengher e del Waliran. Ciò mì sembra un fatto così in contradizione con gli altri, che quasi mi sentirei inclinato a profetizzare, che questa specie debba ritrovarsi in qualche altra località fuori di Giava, forse sulle montagne non vulcaniche di Sumatra o di Malacca. To suppongo quindi che le piante della cima del Pangherango debbano essere state trasportate dal Munsone di N. E. o dagli uccelli da regioni più occidentali, prima dalle montagne di Sumatra e gradatamente anzi dalle montagne dell’ India. Come poi soltanto sulle cime delle montagne si sviluppino per 1’ appunto quelle date forme a tipo proprio delle regioni alpine ed estranee affatto alla Flora tropicale, sì spiega facilmente. Il numero dei semi trasportati dai venti e dagli uccelli è certamente grandissimo ed appartenenti a piante numerose e svariatissime; essi però non potranno appartenere che alle piante delle regioni da cui spirano i venti dominanti o da cui emigrano gli uccelli. Di tutti i semi che cadono al suolo, pochissimi però sono quelli che si svi- luppano; ordinariamente si dice perchè essi non trovano il terreno adattato; ciò però non è vero che in parte e non tanto per la composizione chimica e natura geologica del suolo quanto per le sue circostanze fisiche. Se i semi di una Gerntiana, per scegliere un esempio, cadono sulla cima di una montagna, dove la natura del terreno, la temperatura e lo stato igrometrico dell’ atmosfera le siano convenienti, ma dove il suolo, sia totalmente occupato da vegetazione, è certo che se anche i semi riesci- ranno a germogliare, non potranno mai svilupparsi tanto da riprodurre una pianta perfetta. Cadendo essi invece su di una cima, che momentaneamente si trovi priva di vegetazione, ma in condizioni da poterne permettere, non trovando competitori, potranno nascere e compiere tutte le fasi della vegetazione. Sul Pangherango è abbondante il Grnaphalium Javanicum Reinw. ('). Nella Regione niente infirma l'opinione che le dette piante debbano esser derivate dalle regioni più occidentali; giacchè non essendo che in esse che crescono le piante producenti tal sorta di semi, non possono essere stati che uccelli provenienti da quelle regioni, che ve li devono aver trasportati. Casi molto. singolari di dispersione di semi per mezzo degli animali, sono molte volte citati e benissimo illustrati nelle varie opere di Darwin. (*) Varie altre specie crescono sulle montagne di Giava; sul Monte Arfak ho trovato pure una specie di questo genere. NEPENTHES ZA malese le Composte sono sempre rarissime, almeno nelle parti dove la mano del- l’uomo non ha cambiato le condizioni naturali della superficie (!); eppure i mezzi di disseminazione delle piante di questa famiglia sono eflicacissimi; ma mi pare che varî ostacoli si oppongano alla loro riproduzione. In primo luogo la foresta e 1’ alta vegetazione che ricuopre qualunque tratto di terreno adatto allo sviluppo delle piante erbacee, sopratutto delle annue, e forse anche lo stato igrometrico dell’aria, che rende poco efficaci i mezzi di trasporto offerti dai pappi dei semi, ed infine (per molte specie) la mancanza forse dei ditteri particolari di cui abbisognano un gran numero di Com- poste per effettuare la fecondazione. Per lo Gnaphalium Javanicum, quest’ultima causa è certamente eliminata, perchè ho osservato che sul Pangherango, i suoi fiori erano frequentati da buon numero di mosche. Io insisto sulla necessità degli insetti speciali destinati (?) a favorire la fecondazione. Essi sono forse una delle ragioni principalissime del perchè non si sono inselvatichite in Europa tante piante che si coltivano nei Giardini. Gli insetti hanno predilezioni speciali per certi dati fiori; e moltissimi di questi hanno degli adattamenti speciali negli organi della riproduzione per esser visitati da certi speciali insetti onde facili- tare o rendere possibile la fecondazione; quando quindi una pianta che produce fiori con simili adattamenti, fiorisce in paese straniero, se in questo non vi si trovano gli insetti che abbiano simpatia per tal sorta di fiori, e che vengano attratti dalla loro forma, dai colori e dall’ odore, o dal gusto del nettare, sarà resa più difficile od asso- lutamente impossibile Ja riproduzione. Se poi gli insetti che vi sono stati attratti, non si trovano conformati in tal maniera, o le parti del fiore non sono congegnate in modo tale, che gli insetti possano servire da trasportatori del polline di un fiore sugli stigmi di un altro fiore, nemmeno allora accadrà la fecondazione; per cui quantunque la pianta abbia superate tutte le difficoltà per il suo sviluppo, non potrà abbonire dei semi. Se poi anche accidentalmente dei semi perfetti si potranno sviluppare, se questi sono in scarsa quantità, potrà darsi che non bastino a supplire a tutti i casi di distru- zione che dovranno subire, prima di poter giungere nuovamente a germogliare, e non ne rimarranno dei superstiti a perpetuare la specie. Nelle piante anemofile, venendo la difficoltà dell’impollinazione per mezzo degli insetti eliminata, la riproduzione è più facile; ma in esse vi è l’altra difficoltà d’esser spesso dioiche, per cui è allora neces- sario che 2 individui della stessa specie debbano svilupparsi in parti non troppo discoste, perchè possa accadere la fecondazione (3). (*) In Giava le Composte sono più abbondanti che nelle altre parti dell’ Arcipelago, perchè la più gran parte di questa isola è stata diboscata e messa a coltivazione da lunghissimo tempo. Le Composte di Giava a quanto mi pare fanno quasi tutte parte di una Flora d’ immigrazione; e mentre in altre Famiglie a tipo veramente tropicale, Giava possiede moltissimi generi e specie che non si trovano altrove o soltanto in parti circonvicine dell’ Arcipelago, le Composte non offrono in Giava nemmeno un solo genere speciale; e la più gran parte delle specie sono comuni ad altre regioni, sopratutto all’indiana od alla cinese, ed anche quelle che sembrano locali, sono grandemente affini a specie di queste ultime regioni. Di più molte delle specie di Composte, credute esclusive -di Giava, io credo che quando saranno meglio studiate, si troveranno essere immigrate da altre parti. In Borneo io non ho trovato che 12 specie di questa famiglia, ed un numero eguale alla Nuova Guinea. Ecco la lista di quelle di Borneo, secondo le determinazioni del Prof. Kanitz: Spilanthes sp. (P. B. n.° 1750). — Euclipta Zippelliana BI. (P. B. n.° 2202). — Wollastonia scabriuscula DC.? (P. B. n.° 2173). — Elephantopus scaber L. (P. B. n.° 3289). — Jreris sp.?? (n.° 3020). — Myriogyne minuta Less. (P. B. n° 3019). — Emilia Sonchifolia DC. (P. B. n.° 50). — Conyza riparia BI. (P. B. n.° 770). — Vernonia Ja- vanica BI. (P. B. n.° 288). — Mikania volubilis Willd. (P. B. n.° 459). — Myriactis Javanica DC. (P. B. n.° 824). — Cyan- thillium pubescens BI. (P. B. n.° 1275). (*) Io faccio spesso uso della parola « destinazione » non però nel senso Teleologico, ma soltanto come esprimente il risultato dell’ addattamento, prodotto in conseguenza delle cause che si fanno entrare in gioco nella Teoria Darwiniana. (7) Sa Si esaminano le piante che si sono naturalizzate in Europa, si vedrà che esse sono specie con semi provvisti di apparecchi efficacissimi di disseminazione, e che per la più gran parte sono piante a fiori poco apparenti e spessis- simo a fecondazione anemofila. Anche le piante prime ad invadere un terreno incolto e di recente diboscato sono per 222 NEPENTHES È forse questa la ragione, perchè piante a fiori strani e con apparecchi dicogamici complicati e poco usuali, sono endemiche. Giacchè se anche i semi vengono trasportati in altre località lontane da quella dove si produssero, ed ivi nascono e producono una nuova pianta con fiori, questi, in causa della loro forma poco usuale e dei loro complicati appa- recchi, non trovano mezzo di esser fecondati. Le Orchidee sono prime fra le piante di questa categoria, e non vi è forse altra famiglia di piante, che offra tante forme endemiche. Esse però può darsi che suppliscano in modo speciale alla produzione dei semi. Quando una pianta per molto tempo produce fiori che non vengono ad esser fecondati, sembra che più facilmente questi vadano soggetti a variare dal tipo pri- mitivo. In alcune piante sembra per di più che allora i fiori indoppiscano (!); in altre, e fra queste nelle Orchidee, accadono modificazioni nei fiori (*), fino a che forse qualcuno, in causa dei nuovi cambiamenti operatisi nelle sue parti, può essere, se non altro accidentalmente, fecondato, se non col polline di un fiore di un’ altra pianta della medesima specie, almeno con quello di un altro fiore della medesima infiorazione (*). In una capsula poi fertile di un’Orchidea, sono tanti mai i semi e così facilmente tras- portabili, che la quantita d’ individui nati da un tal fiore anormale può esser nume- rosissima. Se fra i suoi discendenti ve ne sarà qualcuno che riprodurrà i caratteri del fiore primitivo, almeno tanto da potersi nuovamente effettuare la fecondazione, questo soltanto darà progenie e solo finchè riprodurrà il carattere. nuovo acquisito e che gli è di assoluta necessità; e tutte le piante prodotte dai medesimi semi, ma che saranno rimaste fedeli al tipo primitivo, rimarranno senza prole. Ecco quindi come p. e. da una specie malese di Derndrobiwmn, si può supporre esserne derivata una pa- puana. Da quanto ho detto mi sembra evidente che oltre al clima ed alla natura chi- mica e geologica del suolo, debbonsi nella distribuzione delle piante sulla super- ficie della terra, considerare molte altre cause; fra le quali in prima linea, la confi- gurazione geografica della regione che si vuole studiare, la direzione dei venti più dominanti all’ epoca della maturazione dei semi; le specie degli uccelli e le loro abitudini; le qualità degli insetti, l’ epoca delle maggiori piogge, non che le correnti marine e la natura dei frutti e dei semi, come sopra ho specificato. Vedremo in seguito però come un’altra e ben più potente causa, debba essere stata la causa più effettiva nella distribuzione geografica dei vegetali. Infatti tutte le cir- costanze sopra invocate non bastano a spiegare la presenza nella Malesia e sopra- tutto sulle sue montagne, di alcune piante favorite di una distribuzione geografica, che si estende molto al di là dei confini dell’ Arcipelago stesso; sono appunto fra queste, specie dei generi Dacrydium, Dammara, Casuarina, Araucaria, Podocarpus, Phyl- locladus, Gunnera, Leucopogon, Daphnobryum (*), alcune Proteacee, Olacinea, ecc., che non possiedono che difficili mezzi di dispersione, e che non solo si trovano pre- sentemente rappresentati da specie molto aflini in terre remote, sopratutto nelle re- lo più piante di questa categoria. Nell’ Arcipelago malese un terreno diboscato, appena è abbandonato, si ricuopre di Urticace@ (Bohemeria, Pila etc.), di Celtide@ ( Sponias), di Euphorbiuce@ (Mappa, Roltlera etc.) e di altre piante a fiori unisessuali e fecondabili dal vento e niente affatto appariscenti. (*) Può essere causa di questo, il riassorbimento degli elementi genetici, che non venendo esauriti nelle fecondazioni vanno a profitto della vegetazione. (®) Molte sono le varietà dei fiori, per la forma e colore, delle specie di Orchide@ tropicali ottenute nelle serre. () Fiori di Orchide@ di differente forma nella medesima infiorazione s° incontrano non solo accidentalmente, ma tal- volta anche normalmente, per esempio nella Vanda Lori. (4) Piante di una medesima categoria, ma che svelano rapporti con regioni assolutamente opposte, sono le varie specie di Quercus, Castanea, Engethurtia, Liquidambar, Myrica, Gyrocarpus, Styrax, delle Laurine@, Malpighiace@ , Rafflesiace@ , Burmanniacea etc. NEPENTHES : 293 gioni australiane, ma che sin dai periodi geologici antichi (dall’ Eocene e forse dal Cretaceo in poi) si trovavano crescere in terre lontanissime, e di cui ci fanno testi- monianza i resti che s’ incontran fossili nei depositi, specialmente eocenici, d’ Europa. Non è solo sulle cime delle montagne della Malesia, che sì osservano tali casì, nè sono così pochi come quelli che accenno; ma per il momento, per non ravvolgere la mia idea in un numero di fatti che distraggano dal punto a cui miro, mi limito ad essi e faccio ritorno alle Nepenthes. Oltrechè nella Malesia e nella Nuova Guinea, si trovano Nepenthes in Seilan, alle Seychelles, al Madagascar da un lato, nell’ Australia, nella Nuova Irlanda e nella Nuova Caledonia dall’ altro. E sopratutto notevole come questa estensione di « Habitat » non accenni ad un fatto staccato, ma si colleghi ad altri, non solo di distribuzione geografica botanica, ma anche zoologica. Adesso però non intendo varcare i limiti che mi sono proposto. I semi delle Nepenthes non offrono esca agli uccelli; nemmeno hanno artifizî per potere essere in nessun modo trasportati da altri animali, e poi con la configura- zione delle regioni interposte fra le località dove esse crescono, si richiederebbero davvero dei voli arditi e dei mezzi di locomozione bene straordinarî per potersene giovare nella disseminazione. Tali fatti e molti altri simili, mi pare che non si possano spiegare coi semplici mezzi di disseminazione attualmente possibili. Io presumo che essi non siano che te- stimonianze di grandi cambiamenti geografici e fisici sulla superficie della terra, e credo che le piante che ce le offrono, siano dei discendenti di specie anticamente molto diffuse; progenie di superstiti veterani, rimasti su dei punti del globo quasi immutati attraverso lunghi periodi geologici, mentre i paesi circostanti sono andati soggetti a grandissimi cambiamenti. I semi delle Neperthes sono però facilmente trasportabili dal vento. Certamente chi ha presenziato il Munsone di N. E. nell'Oceano indiano, per non parlare di quei fenomeni temporanei, ma terribili, che sollevano in montagne mobili la superficie del mare, polverizzando la cresta delle onde, si fa facilmente idea della forza e della costanza di direzione di quei venti, e facilmente crede come quella potenza im- petuosa che percorre nello spazio di un’ora una distanza di 24 miglia ('), che può schiantare gli alberi delle più grandi navi, riducendo le tele più resistenti in filaccia; potrà ben trasportare a centinaia di miglia di distanza dei semi del peso di qualche centomillesimo o milionesimo di grammo. Per dimostrare quanto sia poco ammissibile (colla configurazione attuale delle terre emerse) l’idea che in causa del vento semi p. es., di Nepenthes ampullaria del Seilan possano essere trasportati per lo spazio di 1500 miglia sino alle Seychelles, basta considerare che appunto la specie che è stata trovata in queste isole (?) come quella che abita Madagascar (3) sono fra tutte le MNepenthes, quelle che più si discostano dal tipo comune nell’infiorazione, nei frutti e nei semi (‘). Per l'infio- razione invero si ravvicinano più che a qualunque altra specie a quella del Seilan, indicando così un grado maggiore di parentela con quelle del paese più prossimo, anzichè con quelle più distanti dell'Arcipelago malese. Però è ben particolare che il maggior grado di deviazione dal tipo malese, non si osserva nella specie più lontana (quella (!) Nell’Oceano, l’ Uragano muove più rapidamente da principio, poi con una velocità costante di 209 miglia al giorno, decrescendo di forza circa il 20° S., e cessando dentro i limiti dei venti commerciali. (Raper, Pract. of Navig. 9 edit. p. 349). (?) La Nepenthes Pervillei BI. (*) Nepenthes Madagascariensis Poir. (‘) Hook. in Journ of. Bot. 1871 p. 49. 224 NEPENTHES del Madagascar), ma in quella delle Seychelles, e già mentre nella prima, le appendici che facilitano la disseminazione dei semi sono grandemente ridotte, mancano affatto nei semi della seconda; per cui in questa mancherebbero appunto gli organi, ai quali dovrebbe la sua presenza in una regione così isolata; organi che come parti che avreb- bero contribuito più di qualunque altra alla conservazione della specie, si dovrebbero esser resi tanto importanti, che si sarebbero invece dovuti perpetuare od almeno non scomparire in breve spazio di tempo, da non rimanervene più nemmeno le traccie come carattere atavistico. Da ciò io presumo che non può essere stato per il vento, che al- meno in epoca recente, possono esser passate le Nepenthes alle Seychelles. Si avverta pure, che mentre tutte le altre isole del gruppo delle Mascarine sono vulcaniche, le Seychelles sono formate di roccie quarzose o granitiche, e che quindi mentre le prime sono andate soggette in epoche relativamente recenti, e forse per più di una volta, a distru- zione, se non totale almeno parziale, della vegetazione primitiva, ed hanno dovuto essersi ripopolate in seguito di piante immigrate da altri paesi, il gruppo delle Sey- chelles può essere rimasto da lunghissimo tempo, specialmente sulle cime delle mon- tagne, nella condizione attuale, e può aver ritenuto ancora i tipi di piante che vi cre- scevano in epoche remotissime, nelle quali altre terre le connettevano forse, od almeno le ravvicinavano, alla regione del massimo di sviluppo delle Nepenthes. Concedendo però anche, che i semi di Nepenthes possano essere stati trasportati dal vento dal Seilan alle Seychelles sino al Madagascar, riesce ancor più difficile l’ammettere che col medesimo mezzo essi -possan esser giunti sino alla Nuova Cale- donia; giacchè ad oriente della Nuova Guinea, non si riscontra presentemente, nè quell’ impetuosità, nè quella costanza ed estensione di venti, che si sperimenta nel- l'Oceano indiano. Se però potesse ancora essere ammessa la disseminazione delle Nepernthes in causa del vento, non sì potrà mai fare intervenire un tal mezzo di disseminazione per le specie di Dacrydium, per il Drapetes (Daphnobryum) ericordes Hook., per il PhyMNocladus hypophylla Hook. f., (che cresce sulle montagne di Borneo e delle Molucche (!) e di cui le sole due altre specie conosciute del genere, si trovano una nella Tasmania e l’altra nella Nuova Zelanda), per (?) l Araucaria Cunmnghamit che cresce sul Monte Arfak e nella Australia orientale), ed infine per le Drinys, nel qual genere le poche specie conosciute sono talmente affini, da non essere da alcuni botanici nemmeno ammesse come distinte e che non pertanto si estendono dalle montagne di Borneo per le Molucche, la Nuova Guinea, la Nuova Caledonia, 1’ Australia, la Tasmania, Nuova Zelanda, allo stretto di Magellano ed in varî punti dell’ America meridionale. Ho accennato sopra (pag. 222), come fra le cause della distribuzione geografica delle piante, ve ne dovesse essere una più potente, di quelle offerte dai venti, dalle cor- renti, dagli animali, dal suolo, dal clima etc.j questa è la causa che io chiamerei « geologica », perchè a quanto mì pare poter credere, è in causa dei cambiamenti di conformazione a cui è andata soggetta la superficie emersa del nostro globo, che deve rintracciarsi la ragione primissima della distribuzione geografica delle piante. Per bene potere spiegare come tale causa ha potuto agire, è necessario che io invada per un momento il campo della geologia. Mi si perdoni quindi la seguente digressione. (*) Di questa regione -e precisamente proveniente da Buru, ne ho viste piante coltivate nel Giard. bot. di Tcibodas in Giava, trasportatevi dai collettori olandesi. (2) I frutti di Phylocladus non sono nemmeno circondati da una a polpa che possa attrarre gli uccelli a cibarsene. nt Cette vie NEPENTHES 49) Chiunque per poco iniziato che sia negli elementi della Geologia, facilmente com- prende, che quando si possono trovare roccie stratificate, contenenti fossili, sin sulle cime delle più alte montagne ('), queste, sin dove almeno apparisce la parte strati- ficata, si devono necessariamente esser depositate in seno alle acque, e che per con- seguenza se le montagne adesso occupano il posto che quelle prima invadevano, le acque, almeno in parte, devono avere invaso terre che una volta erano emerse. La Geologia ci condurrà poco a poco.alla ricostruzione degli antichi continenti; ciò però a me sembra impossibile, fino a che non sia stata ben decisa la natura delle roccie così dette plutoniche e cristalline; giacchè siccome sono esse che in gran parte costituiscono la spina dorsale delle montagne e che ne hanno dislocato o sollevato le parti stratificate, e causato quindi che le formazioni prodottesi in seno delle acque, siano non solo venute alla superficie, ma ancora siano state sollevate a grandi altezze, così senza essersi prima resì ben ragione dell’ origine di queste roccie, non sarà possibile giungere a conclusioni positive riguardo all’origine delle montagne. Una idea però che va grandemente prendendo favore fra i Geologi, che cioè anche le roccie così dette plutoniche siano di origine sedimentaria, mi sembra che farà luce su molti fenomeni fisici del Globo, sino a questi ultimi tempi rimasti senza spiegazione plausi- bile. Le recenti ricerche sulle grandi profondità dell’ Oceano, hanno dimostrato che quantità enormi di sostanze minerali, spoglie di esseri viventi, si vanno continua- mente accumulando sul suo fondo (*). La natura di questo deposito è variabile, forse nell’ epoca presente predomina l’ elemento calcare, ma in certe località è pur certo che anche attualmente si accumulano depositi silicei ('*); e nulla osta che in altre epoche il sedimento siliceo fosse il preponderante ed accompagnato da altri materali. Il tempo in Geologia non ha che un valore relativo; masse enormi di materia mi- nerale di origine organica, possono essersi continuate ad accumulare sul fondo del- l'Oceano per un numero incalcolabile di annì, fino a diminuirne sensibilmente la pro- fondità. Se sopra questo sedimento (che per essersi fatto in condizioni di grande tran- quillità ed uniformità e continuato per un tempo lunghissimo), in causa del mutato livello del bacino od in causa di cambiamenti operatisi nelle sponde che lo attor- (*) Sull’ Alpi si trovano formazioni mioceniche (marine) a 4-5000 piedi sul livello del mare; formazioni eoceniche a a 10,000 piedi; oolitiche e cretacee a 12,000 (Lyell. El. of Geol. edit. 10.* p. 752). — Fossili oolitici sono stati trovati sino a 18,400 piedi sull’ Himalaia (Lyell. |. c. p. 4). (3) Il mare può essere stato una volta assai meno profondo di quello che è adesso; perchè ammettendo che le cause del sollevamento delle montagne, siano quelle che verranno svolte da queste considerazioni, e non quelle plutoniche e di origine più convulsiva, quando non si erano ancora formati i depositi che dovevano poi produrre il sollevamento delle formazioni soprastanti, dovevano esistere meno diseguaglianze di livello. Gli sprofondamenti e gli abissi che s' in- contrano adesso nell’oceano, mi sembra che possano essere stati in gran parte prodotti in causa dell’innalzamento delle montagne. Se si suppongouo per es. «degli strati orizzontali ricoperti uniformemente d’acqua, quando questi per una forza agente dal basso all’ alto, vengono sollevati in un punto e lungo una data direzione, le parti o lembi che rimangono al di fuori dell’azione della forza sollevatrice, possono venire ad abbassarsi, per cause che io non posso presentemente cer- care di spiegare. Lo sprofondamento ossia la continuazione delle stratificazioni delle parti emerse sino a grandi profondità nel mare, lo credo un fatto constatato, almeno in alcune località, per cui ciò mi sembra debba in molti casi ammettersi, ancorchè le cause dello sprofondamento non siano ben note. Ed il risultato finale sarà, che mentre lungo la linea di sol- levamento si formerà una specie di cresta o crinale, le altre parti sprofonderanno e l’acqua vi acquisterà una maggiore elevazione. (5) Nei mari sulla costa orientale di Selebes, in 2800 braccia marine sono stati trovati depositi contenenti residui di organismi con gusci calcarei, ma con grande abbondanza pure di quelli a guscio siliceo (Radiolarì, e spicule d: Spugne principalmente), Nature vol. VII, 1872-73, p. 372. Il fondo dell'Oceano atlantico è formato di mota contenente in gran quantità resti di Globigerine (calcarei) e di Policistine, Spugne e di Diatomee (silicei). 1 residui silicei sono talvolta così abbondanti, da costituire sino il 30 ed il 40 per cento di detta mota. (C. Wyville Thomson. The Depthis of the sea, p. 4). Io ho osservato che nei mari nell’ Arcipelago malese sono in generale molto scarse Je Diatomee sopra i banchi madreporici; ma che vi abbondano invece le Spugne. 226 NEPENTHES niano, sì sono accumulati dei depositi trasportati dai fiumi o dalle correnti, o si è sviluppata vita animale apportando p. es. un contingente di matéria calcare, il primo deposito, a preponderanza di elementi silicei, sarà rimasto sepolto ad una profon- dità, che può essere (come di fatto spesso risulta dalla stratigrafia) anche enorme. Le varie formazioni però una volta depositate (siano esse di qualunque natura), non bisogna supporre che rimangano completamente inalterate ed inalterabili nella loro composizione chimica; continui cambiamenti possono (io anzi azzarderei dire debbono) accadere nella loro massa. Sembrerebbe appunto che quei depositi nella cui composi- zione abbonda la silice, i cambiamenti chimici e sopratutto i cambiamenti di stato fisico, siano più considerevoli che nei depositi di altra natura, e che in essi vi sia una tendenza ad assumere molto facilmente lo stato cristallino. Sulla ipotesi quindi della facile alterazione degli antichi sedimenti oceanici con preponderanza di silice, accadrebbero grandi cambiamenti chimici nella massa dei medesimi con trasformazione allo stato cristallino e conseguente aumento di volume, sviluppo di calore, di gas o vapori, i quali darebbero origine a grandi pressioni, in causa della resistenza offerta dalle stratificazioni soprastanti. Poste le cose in questi termini, sì possono essere avverate almeno due circostanze. O i depositi a preponderanza di silice e più profondi, al momento che cominciò in essi il lavorio chimico, sì trovarono ricoperti da grandi masse stratificate, per cui i vapori ed i gas in essì sviluppati, non potendo ottenere uno sbocco sino alla super- ficie sia dell’acqua, sia dell’atmosfera, le roccie sottostanti acquistarono una struttura altamente cristallina, indicando, almeno secondo quanto si crede, di essere andate soggette a grandi pressioni; ed in tal caso la forza espansiva generatasi fu così intensa da sollevare ad altezze # grandi le stratificazioni sovrastanti. Oppure sopra i mege- simi depositi oceanici non si accumularono altri sedimenti, o questi furono così poco importanti da non offrire forti resistenze alle masse nelle quali si operava il metamor- fismo e l’ aumento di volume, per cui prima che tali masse potessero essere sollevate tanto da emergere al di sopra delle acque, ne accadde che l’acqua dovette mescolarsi con esse (penetrando attraverso le fessure che devonsi di necessità essere operate nelle parti più superficiali e nelle quali non è accaduto metamorfismo), ed alterando il processo chimico e dando origine in tal caso a dei fenomeni di natura più violenta o vulcanici. La differenza di composizione fra Je roccie vulcaniche e le Plutoniche può anche esser derivata in gran parte dalle differenti proporzioni delle sostanze che hanno con- tribuito a formare i sedimenti, poichè tutti i possibili passaggi di composizione possono rintracciarsi fra le roccie più distintamente sedimentarie e fossilifere, a quelle che sino a qui non offersero traccia di resti di esseri viventi, quali i Basalti, i Graniti, i Porfidi, le Serpentine. lo opinerei, in seguito a tale ipotesi, che le montagne ordinarie ed i vulcani avessero la medesima origine, ossia che i materiali che hanno dato origine all’ innalzamento o meglio al rigonfiamento delle masse granitiche, fossero identici od analoghi a quelli che hanno dato origine alle masse cristalline delle catene vulcaniche, e che il loro differente modo di comportarsi, dipendesse oltrechè dalla varia composizione, dalla parte maggiore o minore che poteva prendervi l’ acqua. Siccome sono per l’appunto le roccie cristalline, siano esse Lave, Basalti, Porfidi, Graniti, Gneis etc., che formano il nucleo delle più estese catene di montagne, ne verrebbe come naturale conseguenza, che se le sostanze di cui questi minerali sono composti, sono state depositate nel fondo del mare, la direzione ossia 1’ orientamento delle catene di montagne e delle linee di eruzione, non indicherebbe che la posizione di maggiore intensità di depositi speciali NEPENTHES 9297 - con abbondanza di materiali silicei e forse anche le linee di maggiore profondità di antichi mari in epoche remotissime, giacchè come si osserva anche presentemente, i depositi con preponderanza di silice sì trovano d’ ordinario a grandi profondità. Mentre quindi le creste delle montagne con il loro nucleo granitico o formato di qualunque altra roccia, che potrebbe con nome collettivo chiamarsi « Eparsigenica » (da Ero sollevamento) indicherebbero la linea di maggiore profondità od almeno di maggiore attività di deposito di un antico oceano, le direzioni di allineamento dei vulcani indicherebbero la linea di maggiore profondità di un oceano forse più recente o meno coperto da sedimenti eterogenei, tenuto continuamente in attività dall’in- filtramento dell’acqua marina. Dopo tanti vulcani che io ho visto nei miei viaggi, percorrendo alcune delle regioni dove essi sono più frequenti, mi son potuto fare un’idea adeguata delle loro proporzioni in rispetto alla intera superficie del globo, e davvero mi son grandemente meravigliato anch'io, insieme ad altri naturalisti, come si siano potute attribuire alla loro origine delle cause così potenti, come quelle di supposte comunicazioni con la massa presunta incandescente dell’ interno del nostro globo. I fenomeni vulcanici sono superficialissimi e possono esser paragonati (sempre però in modo immensamente superiore al vero) ad una leggierissima esantema sulla nostra pelle. Essi poi devono essersi prodotti nella crosta più esterna del nostro pianeta; giacchè tutti i fenomeni vulcanici, quantunque molti e variati, mì sembra si possano spiegare plausibilmente, col mezzo dell’ipotesi di alterazioni chimiche e fisiche, nelle parti della superficie terrestre depositate in seno dell’ acque o rimaneggiate da esse (!). Da tale ipotesi si dedurrebbe altresì che questo enorme accumulamento di sostanze silicee, corrisponderebbe ad un periodo che sino a qui non è stato preso in conside- razione, e che potrebbe chiamarsi il periodo cristallino, o periodo siliceo, il quale non potrebbe essere cominciato che in un’epoca remotissima, e nel quale sulla super- ficie della terra forse non esistevano ancora montagne; esso però può aver continuato a dare origine a dei terreni attraverso tutte le epoche geologiche, e forse anche continua non interrotto tuttora, producendo dei depositi, se non eguali, almeno ana- loghi a quelli antichi; per cui chi sa che presentemente nel fondo del mare non si accumulino i materiali che formeranno il nucleo di future montagne o daranno ori- gine a vulcani dell’ avvenire; giacchè appunto non sì saprebbe a qual roccia analoga alle conosciute, devono dare origine i depositi attuali che si formano nelle profondità oceaniche, se ne vengono escluse le roccie cristalline. H stato fatto il confronto del deposito che presentemente si accumula sul fondo dell’ Oceano atlantico, con quello del petiodo geologico della Greta; però quantunque in principio si fosse creduto che le sostanze che compongono questi due depositi fos- sero sostanzialmente le medesime, il Prof. Wyviile Thomson ha dimostrato, che esi- stevano importanti differenze fra di loro. La vera Ureta è formata quasi di puro Carbonato di Calce, e quantunque vi si trovi spesso associata la silice, la Creta stessa non contiene una particella di questa sostanza, mentre la mota cretacea dell’ Atlan- tico contiene non più di 60 per cento di Carbonato di Calce con 20-30 per cento di silice e variabili proporzioni di Allumina, Magnesia ed Ossido di Ferro. Non vi è dubbio che sul fondo dell’Oceano si forma adesso un esteso strato di roccia che ras- somiglia moltissimo alla Creta (?), ma però differente da essa, e niente rende impro- (') « L’origine dell’azione vulcanica è locale, essa dipende da un’ azione chimica determinata dai materiali seppelliti nella terra » (Mallet, The Interior of the Earth, pag. 131). (°) GC. Wyville Thomson : The Depths of the sea. Lond. 1873 p. 468 e seguenti. 228 NEPENTHES babile che in epoche passate, la Silice, la Magnesia, 1’ Allumina, il Ferro etc., fossero in proporzioni molto maggiori di quelle in cui si trovano presentemente, e che la Calce vi scarseggiasse o mancasse del tutto. Si avverta bene che io non intendo, dire che, per esempio, la così detta mota cretacea attuale debba produrre delle roccie cri- stalline (quantunque ciò non si possa dire impossibile se sì pensa ai marmi delle nostre alpi apuane); ma intendo solo esporre l'ipotesi, che gli elementi che hanno dato origine alle roccie cristalline vulcaniche o plutoniche, sono di origine sedimen- taria e si possono essere depositate in seno alle acque, in modo analogo all’ attuale mota cretacea dell’ Atlantico. Le idee sopra esposte è inutile che io avverta, che non sono del tutto mie; che i graniti ed altre roccie cristalline possano essere di origine sedimentaria (') e che la causa del spllevamento delle montagne e dell’origine dei fenomeni vulcanici, possa rintracciarsi nei cambiamenti che devono essere accaduti nei componenti la crosta terrestre, sono idee che vanno diffondendosi fra ì geologi e che sono state benis- simo riassunte in una interessantissima lettura « Sull’ origine delle montagne » (?) fatta dal Prof. Bombicci ad un’ adunanza del Club alpino a Bologna. Per mia parte mi riesce difficile rendermi ragione delle roccie cristalline, quando esse debbano essere ritenute come d’ origine ignea e come quasi dovessero rappre- sentare gli elementi che si trovano nel centro della terra; non saprei poi sotto un'altro punto di vista, spiegarmi come delle roccie di origine evidentemente sedi- mentaria, ma pur cristalline (Micaschisti, Gneis, ecc.) possano offrire identità di com- posizione chimica con altre roccie cristalline non stratificate e supposte plutoniche, quando queste due qualità di roccie dovessero essere state originate da due cause così opposte, quali sono fra di loro l’ azione plutonica e l’ azione acquea. Scopo della precedente digressione è stato, se non di dimostrare, almeno di cercare una ragione non improbabile, dell’allineamento delle montagne. Da quanto sopra ho scritto, si può direttamente o per ragionamenti derivati dalle premesse, che io per brevità e per non esser costretto ad approfondarmi in un s0g- getto troppo differente da quello di cui intendo adesso occuparmi, non ho accennato che in modo superficialissimo, dedurne quanto appresso. La crosta terrestre per i suoi fenomeni di attività d’ogni genere, basta a se stessa (*). I depositi attuali delle grandi profondità oceaniche, specialmente quelli nei quali predomina l’ elemento siliceo, sono forse analoghi ai sedimenti, che hanno dato ori- gine alle roccie cristalline. i E per il cambiamento fisico e chimico e per il risultante cambiamento di volume delle masse divenute cristalline che sì possono essere originate le montagne. Le linee principali di sollevamento, ossia le grandi catene di montagne che sì osser- vano sulla attuale superficie del globo, indicano forse la direzione della maggiore pro- fondità degli oceani od in ogni caso di maggiore attività di deposito siliceo, in un’e- poca molto remota (‘). E forse pure le linee di attività vulcanica, mostrano la direzione di massima pro- (*) I terreni di transizione nei Vosgi (Grawwacke dei Ballons), mostrano in un medesimo letto pieno d’ impronte vegetali, il passaggio insensibile dallo stato cristallino il più perfetto a quello evidentemente sedimentario; lè dove il metamorfismo della roccia è già molto avanzato, i resti vegetali sono trasformati in Grafite, nella roccia interamente cristallizzata spariscono più o meno (Atti del Congresso botanico di Firenze, p. 38). (?) Bologna presso Nicola Zanichelli, 1877. (9) Bombicci lettura cit. p. 22. (4) Però nelle Alpi si trova Gneis e Granito contemporaneo del Periodo terziario (Lyell, Elem. of Geology. Edit. 10.2, p. 94). ST an, e Sine NEPENTHES 229 fondità di oceani più recenti di quelli che hanno dato origine alle montagne della categoria precedente, probabilmente non più antichi del Periodo eocenico (!). Ho detto come io sia indotto a supporre che la parte occupata presentemente dal mare e la sua orientazione (almeno per ì mari stretti) indichi, se non altro parzial- mente, la direzione di antiche catene di montagne od in qualunque modo, pure in parte, la posizione delle terre emerse prima del sollevamento delle montagne attuali. Quindi il Mediterraneo, il Mar rosso, l’ Oceano indiano, il mare sulla costa meridio- nale di Giava e delle altre più grandi isole dell’ Arcipelago della Sonda, mostrereb- bero secondo la mia ipotesi, la linea delle terre emerse che connettevano 1’ Australia con terre corrispondenti in posizione (presso a poco ed in parte) all’ Europa attuale, forse nell’epoca oolitica o cretacea; nella quale epoca è fatto dimostrato che esisteva una grande analogia fra gli esseri attualmente esistenti in Australia, e quelli che all’epoca eocenica vivevano sulle terre, che hanno dato origine ai depositi corrispon- denti di Europa (?). I luoghi dove si trovano fossili resti vegetali, specialmente se in depositi stratificati marini, non posson esser quelli dove detti fossili sono cresciuti; alle volte essi possono bensì esser vissuti e depositati in luoghi fra loro molto prossimi; ma altre volte pos- sono essere stati trasportati invece da località molto distanti (?). Per esempio, resti di vegetali del centro dell’ Affrica, dell’ America meridionale e dell’ America settentrio- nale vengono trasportati per centinaia di miglia distanti dal luogo dove nacquero, lungo i corsi del Congo, del Mississipì, del Rio delle Amazoni e del Rio della Plata. Foglie di piante che crescono presso le sorgenti o lungo il corso dei detti fiumi, giungono alla foce di questi, parte ancor verdi coi tessuti ripieni d’aria e quindi in stato da poter galleggiare; parte trasportate a mezz’ acqua, perchè già prive d’aria e di au- mentato peso specifico; parte già semiputrefatte e quindi ben tosto depositate fra le sabbie a poca distanza dai delta. Ma chi potrà dirci dove andranno mai a posarsi le altre che continuano a galleggiare? Quelle che tutt’ora si trovano alla superficie delle acque, saranno prima per giorni e giorni, forse anche per mesi, trasportate in alto mare lontano dalla foce, prima dalla corrente propria dell’ acqua del fiume, poi dalle correnti marine superficiali; finchè divenendo più pese dell’acqua, si approfonderanno in essa e sì potranno trovare sotto l’ influenza d’ una contro corrente sotto superfi- ciale, trasportate in direzione affatto differente dalla prima, per finir poi coll’ esser depositate al fondo del mare (supposto che in questa lunga permanenza nell’acqua il loro tessuto non venga totalmente decomposto), in un luogo definito dalla risultante di tutte le forze a cui sono andate soggette. Le foglie che sin dal principio si son trovate fra due acque saranno state prima delle altre travolte dalle correnti sotto- superficiali; per cui le 3 categorie di foglie, ancorchè provenienti dal medesimo paese ed appartenenti ad individui della medesima specie, si troveranno depositate in 3 località differenti, forse distantissime. Si supponga adesso, che il luogò dove si sono depositate le foglie uscite galleg- ((*) I Valcani propriamente detti sono tutti dell’ Epoca de'le Roccie moderne (Pliocene ecc.). Durante il Periodo ter- ziario poche sembrano essere state le eruzioni vulcaniche. Il Monte Doré in Auvergne è forse il più antico vulcano co- nosciuto, ma non è ancora provato che dati di una epoca nemmeno tanto antica quanto |’ Epoca miocenica (Marcou, Expl. d’une seconde édit de la Carte géol. du Globe p. 69). (*) Unger, New Holland in Europe in Seem. Journ. of Botany. vol... p... (°) Per ì depositi d’ origine lacustre o d’acqua dolce occorre pure avvertire, che per lo più le piante e gli animali che vivono e poi muoiono nei laghi dove vissero, difficilmente lasciano resti di loro, perchè nell’ acqua dolce facilmente e presto imputridiscono; |’ acqua marina invece è in alto grado antisettica. Jo sospetto quindi assai che molti dei depositi creduti lacustri siano stati depositati in mare, dove i fiumi avrebbero apportato i resti vegetali ed animali e nel me- desimo tempo le parti terrose nelle quali sono rimasti sepolti. 230 NEPENTHES gianti dalle foci del Rio delle Amazoni o del Mississipi, venga col tempo ad emergere, e che dei futuri paleontologi, si trovino a dover decidere del clima e della flora della località dove sono cresciute le foglie di cui le impronte sono venute alla luce. Quanto di vero vi potrebbe essere nelle loro deduzioni riguardo al grado di calore ed alla natura «della Flora, se essi ammettono che le piante di cui si hanno sot- tocchio gli avanzi, sono cresciute sul luogo del deposito in cui sono state scoperte? Quale valore avranno le conseguenze da essì tratte, sul relativo periodo geologico, dal confronto delle specie fossili del deposito che studiano, con quelle che adesso cere- scono sopra di esso? Si deve quindi andar molto cauti nel dedurre cambiamenti cli- materici e di Flora dalla natura dei fossili vegetali che si trovano in una data forma- zione, e si devono tenere in qualunque caso a calcolo un numero molto maggiore di cir- costanze, di quello che mi sembra si sia fatto generalmente sin qui. Dalle considerazioni precedenti mi sembra potere ammettere, che i vegetali fossili sì troveranno nei varî depositi tanto più vicini ai luoghi dove i medesimi vegetali esistettero vivi, quanto minori sono state le correnti (e più pronti i depositi) nei mari nei quali sono stati trasportati. Ed ancora mi pare che i depositi fossiliferi (specialmente quelli con fossili vegetali che possono aver galleggiato, se venissero rappresentati sopra una carta, dovrebbero formare una specie di aureola intorno alle montagne, dalle quali il deposito è stato derivato e dalle quali scendevano i fiumi che hanno trasportato i fossili al mare. Quando in conseguenza io trovo degli strati nei quali incontro fossili, che non pos- sono esservi stati trasportati che dalle acque, se colla configurazione attuale del Globo non esistono montagne dalle quali possano essere stati derivati i materiali per costituirli, io mi trovo costretto ad ammettere che dette montagne dovevano esistere, ma che adesso sono scomparse. Da ciò io suppongo che per esempio i fossili che si sono trovati sulle coste della Groenlandia e dell’ Islanda, non che quelli di altri depositi Europei, debbano esser originati da un’« Atlantide » emersa e forse montagnosa, per cui le piante fossili della Groenlandia e dell’ Islanda nulla proverebbero in favore di un clima più mite per questi due paesi, nell’ Epoca miocenica od eocenica. Per di più i fossili curopei miocenici che hanno tanto rassomiglianza con le piante attualmente viventi nell’ America settentrionale, potendo essere fossili trasportati, l’ ammissione di un’ Atlantide non proverebbe per questo che l’ Europa debba essere stata in un’ epoca antica connessa coll’ America; non essendovi affatto bisogno, per le ragioni sopra esposte, che identità od eguaglianza di flora fossile fra due paesi, porti di necessità la connessione fisica dei paesi stessi; anzi nel caso speciale dell’ Atlantide io crederei che questa connessione non possa essere esistita, almeno in prossimità dei depositi Inglesi miocenici, perchè questi mi rappresenterebbero appunto il luogo dove le acque hanno portati i resti dei vegetali che crescevano sull’ Atlantide stessa e che quindi doveva essere divisa dall’ Europa da una distesa d’ acqua. Per le medesime cause io suppongo che i fossili miocenici del Monte Bolca, nel quale si trovano tante forme Palmoidee affini a quelle tuttora esistenti nelle regioni tropicali, possono essere stati trasportati dai fiumi che scendevano dalle supposte terre emerse, che secondo le mie vedute avrebbero dovuto esistere in un periodo an- teriore a quello del deposito stesso, nel luogo ora occupato dal Mediterraneo. _ E appunto questo il punto di mira al quale tende tutto questo ragionamento. E per una supposta serie di elevazioni, occupante nell’ epoca eocenica o forse cre- tacea ed oolitica (‘), il luogo attualmente invaso dal Mediterraneo, dal Mar rosso e da (') Siccome potentissimi strati di depositi del periodo oolitico si trovano a grandi altezze sull’ Imalaia, così i sistemi orografici dai quali devono essere derivati tali depositi devono essere almeno contemporanei se non anteriori a detto periodo. NEPENTHES 231 parte dell’ Oceano indiano, che posso rendermi ragione delle somiglianze delle flore tropicali ed australiane, con quelle di cui adesso si trovano gli avanzi in Europa ('). Alla medesima serie di elevazioni se ne connettevano forse alcune di quelle tuttora esistenti, e forse rimaste quasi inalterate, dell’ Affrica centrale e del Madagascar. Alcune isole e varî bassi fondi nell’ Oceano indiano, mostrano forse ancora al dì d’ oggi la direzione, lungo la quale si estendevano le terre, che dovevano connetterle con l’Arcipelago malese e con l’ Australia. Per cuì mentre sino a qui si è cercato di ren-. dersi conto dell’ emigrazione delle piante, per mezzo degli anelli di connessione esi- stenti, io invece m’immagino che tale emigrazione debba essere accaduta, lungo quelle linee, dove adesso l’ Oceano è più profondo. Per potere però rendersi ragione di tante circostanze nella distribuzione geografica delle piante, occorre ammettere una quantità di altri enunciati, che ora sempli- cemente espongo, non essendo possibile, senza grandemente discostarmi dal tema principale, di discutere e provare convenientemente. Essi sono: Nelle località dove poco sono cambiate le condizioni fisiche della superficie, gli esseri sono poco cambiati, anche allorquando vengono comp :rati con esseri di un’e- poca antichissima (?). Una terra nuova che sorga in prossimità di un’altra più antica ed isolata, si popolerà di piante che crescono su di questa, ma le specie che si svilupperanno non saranno che quelle di cui i venti, gli animali e le correnti vi avranno trasportati i semi in tale stato da poter riprodurre nuovi individui. Se la nuova terra non è da lunghissimo tempo sotto l'influenza dell’ antica, poche saranno le forme specifiche di ogni genere, ed i generi presenteranno tipì senza forme intermediarie fra di loro. Una nuova terra che si ripopoli di piante, presenterà una flora d’immigrazione tanto più variata, quanto più variate saranno le flore dei paesi circonvicini dai quali può trarne gli elementi. Una terra presenterà tanti maggiori tipi speciali, tanto maggior numero di forme di generi che si connettono fra di loro e tanto maggior numero di forme specifiche affini, quanto maggiore sarà il periodo di tempo che detta terra sì trova nelle medesime condizioni. ' Quando in due terre distanti si trovano forme specifiche affini, che non possiedono mezzi potenti di disseminazione, e quando queste terre sono presentemente disgiunte, (') Secondo Unger (New Holland iv Europe, l. c.) non vi è dubbio che l’ Europa in un’ epoca non posteriore all’ Eo- cene, stava connessa in qualche maniera con l’ Australia; secondo il medesimo autore gli esemplari di piante fossili che si conoscono, mostrano evidentemente che la Flora del periodo eocenico in Europa, porta i tratti caratteristici della vegetazione australiana attuale; a prova di ciò egli cita specie di Eucalyptus, ma specialmente di Proteace@ folliculari, fa- cilmente riconoscibili, dei depositi eocenici d'Europa. Nei medesimi depositi sono state trovate pure specie di Leptomeria, Araucaria, Podocarpus, Libocedrus, Cullitris, Casuarina, ! ocarpus, varie Monimiace@ (?) e Suntalace@. Nei depositi eocenici europei non si trovano solo specie a tipo australiano, ma molte altre ancora, che rivelano connessioni con forme asiatiche, malesi e polinesiane; sono di questo numero varie Leguminose, Laurine@, Quercus, Ficus, Planera, Ailanthus, Glyptostrobus. La flora della Lignite però in Europa ha un carattere decisaments Nord Americano, ciò che dimostra che in quell’ e- poca erano cessati tntti i contatti con le regioni dell’ estremo oriente, e che |’ aspetto fisico e geografico d’ Europa, aveva subito delle immense e radicali alterazioni. La Flora dell’epoca anteriore al Miocene nei depositi cretacei ed oolitici europei, porta pure l'impronta di un caraitere australiano, trovandosi in essi resti di Araucaria simili alle specie recenti. (®) lo quindi credo che l’essersi trovate, per esempio in Labuan, impronte di foglie molto analoghe a quelle che at- tualmente crescono nei paesi circonvicini in Borneo, sia una ben debole prova della relativa modernità dei depositi car- boniferi di quell’isola; mentre molti fatti dimostrano, che in quella parte dei tropici le condizioni climatologiche, ed in gran parte anche fisiche, sono rimaste poco cambiate, da quello che dovevano essere in epoche più antiche. Citerò 1’ e- sempio delle Lingule, di cui una specie cresce in abbondanza alla Nuova Guinea sui bassi fondi melmosi che rimangono anche all’asciutto a bassa marea, e che serve attualmente di cibo ai Papua, mentre è un fatto ben conosciuto che specie di Lingula molto simili a quelle attuali, vivevano sino nel Periodo siluriano e che senza interruzione attraverso tutti i periodi successivi, sono passate quasi senza cambiamento di forma fino a noi. 232 NEPENTHES bisogna ammettere che una congiunzione esisteva in epoca + remota, o che almeno esistevano dei punti intermedî che rendevano possibile 1’ emigrazione. Quanto maggiore sarà il tempo che una regione non ha subìto cambiamenti nella sua costituzione fisica e geologica, tanto maggiore dovrebbe essere il numero delle forme vegetali che vi crescono. E quanto più antica sarà questa terra tanto mag- giori saranno i generi anormali e maggiori le forme che hanno rapporto con quelle fossili. Quanti più saranno i tipi di piante simili fra regioni distanti e disgiunte, tanto più lungo deve essere stato il tempo che esse sono state unite. Quando in un deposito si trovano piante fossili, di cui adesso i tipi viventi rappre- sentanti sono in regioni molto distanti, bisogna ammettere che la configurazione fi- sica delle regioni interposte, nell’ epoche più antiche, era differente dall’ attuale. Quando esiste contiguità che non è stata interrotta per lunghissimo tempo, si pos- sono trovare forme simili in zone geografiche distantissime. Una delle cause principali quindi della distribuzione geografica delle piante, è la conti- guità o vicinanza di superficie con regioni nelle quali sì trovano centri di produzioni di forme. Per cui se vi sono Palme, Cicadee, Felci arborescenti alla Nuova Zelanda, o nell’ Australia meridionale, ciò è accaduto o perchè queste terre hanno dovuto trarre la loro Flora da paesi dove queste forme avevano tipi preponderanti e di possibile disseminazione a grandi distanze, o perchè tali regioni non hanno subìto nella loro superficie cambiamenti tali, da venirne distrutta totalmente 1’ antichissima Flora. Il trovare forme di piante attualmente tropicali in depositi, che per la loro posizione geografica sono fuori della zona nella quale attualmente crescono dette piante, non prova affatto un cambiamento di clima in tali regioni; ma solo una minore discontinuità di superficie (od una assoluta connessione senza forti ostacoli fisici) con regioni tropi- cali nell’ epoca corrispondente al deposito. Sebbene ogni dato clima dia origine a forme speciali adattate ad esso nelle diffe- renti regioni (per cui le piante con foglie larghissime indichino che esse si sono originate in clima umido e caldo, che quelle crasse, strette. spinose, tomentose, glauche o succolente, si son prima che in qualunque altro luogo originate in climi asciutti, tormentati dai venti, freddi od aridi e via discorrendo), pure in causa dell’ a- dattamento, e nello stesso tempo in causa della potenza di conservazione dei carat- teri ereditarî, una pianta, supponiamo a tipo tropicale, potrà estendere la sua zona di diffusione al di là dei tropici, se non trova ostacoli alla sua disseminazione, e se la transizione da un clima ad un altro è abbastanza lenta, per dar luogo all’ adattamento. Da ciò io suppongo che il cambiamento più volte effettuatosi delle forme vegetali sul suolo europeo, non è tanto dovuto al cambiamento di clima, quanto a quello della configurazione delle terre emerse; per cui mentre nel periodo eocenico, esi- stendo connessione fra i luoghi dove attualmente è l’ Europa e le regioni tropicali, vi sì trovavano Palme, Araucaria, Nipa, Proteacee ecc., sommerse le contrade europee dove queste piante crescevano, ne è risultato una grande discontinuità colle terre tro- picali. E quando questa discontinuità è cessata per nuovi sollevamenti, sia per la natura dei terrenì interposti, sia per la distanza, non è stato possibile che le terre nuovamente emerse sì siano ripopolate con forme derivate dalle tropicali; ma per la vicinanza di altre regioni emerse (Asia centrale p. è. od America settentrionale), in condizioni più favorevoli per somministrare elementi di Flora ai nuovi terreni, è da esse che hanno derivate le forme con cui si son ripopolate, ed è per conseguenza colle specie di piante che crescono in quelle terre, che le forme attuali europee hanno, maggiore analogia. | pr derit la NEPENTHES 233 Che piante di climi differentissimi, possano vivere in condizioni quasi uniformi, lo provano i Giardini botanici. Quando poi si consideri, che se in Italia la temperatura della zona mediterranea aumentasse di soli pochi gradi, od anche soltanto non accadessero quei freddi straor- dinarî che si esperimentano in alcune annate, una buona parte delle piante dei tropici per quel che riguarda la temperatura, vi potrebbero vivere all’ aria aperta ('), ap- parirà chiaro quale esagerata importanza si abbia dato alla temperatura ed al clima come causa della distribuzione geografica delle piante. La maggiore o minore abbondanza delle pioggie e quindi lo stato igrometrico dell’ aria è un ostacolo ben più forte della differenza di temperatura, alla dispersione delle piante tropicali in paesi temperati e naturalmente pure nelle parti aride dei paesi tropicali stessi. Ecco dunque a quali risultati mi ha condotto la ricerca intorno alle cause della distribuzione geografica di alcune piante sulle cime delle montagne dell’ Arcipelago malese e papuano. Per il fatto speciale di dette piante, vista l'impossibilità della disseminazione di varie di esse con i mezzi conosciuti, sono costretto ad ammet- tere, in epoche remote, delle connessioni fra le terre dove abitano attualmente le piante in questione, e sono venuto alla conclusione che ho sopra accennato, che tali località sono forse alcuni dei punti del globo, che per una epoca più lunga di qualunque altro, sono rimasti presso a poco nelle medesime condizioni nelle quali si trovano adesso. Delle considerazioni geologiche mì porterebbero al medesimo risul- tato, e se lo spazio e la natura della discussione me lo permettessero, potrei forse dimostrare, che le cime ove crescono le piante che hanno dato origine a queste di- gressioni, possono esser rimaste inalterate e quasi nello stato attuale, sin dall’ Epoca eocenica e forse anche oolitica, e per alcuni pochi punti speciali sin dalla cretacea. ZA) SS Però queste lunghe digressioni avranno forse fatto dimenticare al lettore, che il punto di partenza sono state le MNeperthes, e la loro distribuzione geografica; ma le cose sopra esposte, valgono per esse come per molte altre piante; per le Nepenthes io credo che possa essere invocata ancora un’altra causa di grande diffusione. E noto che le piante acquatiche offrono una diffusione estesissima, per cause ben conosciute. Però mì sì potrà con ragione domandare cosa abbiano che fare le piante acquatiche con le Nepenthes. L’obbiezione è giusta per le forme attuali di Nepen- Thes; ma può non esserlo per gli archetipi di esse. E di fatto sì può osservare che le Nepenthes nascono a preferenza nelle boscaglie acquitrinose o sulle cime delle montagne, dove l’ umidità è così grande, che lo Sphagno nasce ovunque sul suolo, come da noi nascerebbe qualunque altra specie di Borraccina; esse riprodurrebbero (') Nei Giardini pubblici di Genova si vedono passare benissimo l'inverno all’ aria aperta la Czcas circinalis, la Phenix dactylifera e la Chamerops humilis, varie Araucaria, Eucalyptus e tante altre piante di paesi più caldi; a Napoli, con leggieri ripari e spesso anche senza, resistono alcune Felci arborescenti, la Musa Ensete, molte specie di Palme; a Pisa varie specie esotiche di Laurus, Cactus, Acacia, Proteace@ e non poche altre piante ancora ; per cui se vi fosse la certezza che tutti gli anni la più bassa temperatura non oltrepassasse i limiti delle annate più miti, un numero grandissimo di piante tropicali vivrebbero benone da noi, e se poi il termometro non scendesse mai a zero, io credo che poche sarebbero le piante tropicali che non potessero ben presto adattarsi al nuovo clima. Pure queste leggiere alterazioni di temperatura non dipendono che dalla conformazione fisica delle terre e dei mari circostanti; per cui quando questi avevano una configurazione differente dall’ attuale (nel Periodo eocenico p. e.), è probabile che il clima fosse da noi più mite, solo in causa della differente distribuzione ed altezza delle montagne, dell’ estensione dei mari e dei deserti, senza aver ricorso, per trovare una spiegazione, alla Nutazione, alla Precessione e a tante altre ipotesi. 30 234 NEPENTHES quindi i casi che offrono alcune forme terrestri del f'anunculus aquatilis Linn., che quan- tunque spesso crescaro in terra, dai luoghi che prediligono, mostrano di trarre la loro origine da forme acquatiche. Ma non è per me stata la coincidenza di veder crescere spesso le Nepenthes in luoghi acquitrinosi, quella che mi ha fatto sospet- tare la loro origine; bensì la loro particolare struttura, che mi è parso svelare delle analogie con piante acquatiche. Sino a qui la posizione sistematica delle Nepenthes è rimasta delle più incerte. Esse sono state rassomigliate alle Arestolochiaceae ed alle Cytinea; ma a mio credere senza fondamento, e ciò solo perchè si è creduto, che, essendo i fiori delle Nepenthes con un solo invoglio, non si potessero cercare le loro analogie, o per parlar con lin- guaggio più confacente alle idee evolutive e genealogiche, i loro parenti, che fra le piante forzatamente e poco naturalmente incluse, nel così detto gruppo delle Mono- clamidec. I fiori delle Nepenthes sono dioici, ma riguardo agli invogli fiorali fra loro non dissimili nei due sessi, sono sempre formati da un solo verticillo di 4 pezzi eguali. I fiori è hanno gli stami con filamenti riuniti in una colonna, all’apice della quale ed in giro, sono disposte le antere in numero variabile da 4-16; non si vede fra mezzo ad esse traccia di ovario, benchè rudimentario. I fiori $ di MNepenthes hanno una strana analogia coi fiori di varie specie del genere PhyNanthus fra le Euphor- biacee. Anche in queste si ha un verticillo stamineo sostenuto spesso da una colonna, e in mezzo agli stami non vi è rudimento di ovario; ma nelle Euphorbiacee tanti sono i generi affini ai Phy/Manthus e nei quali un tale ovario =# rudimentario esiste, che non può nascere dubbio, quale debba essere la forma regolare di un fiore ermafrodito di un Phyllanthus. EA a ciò basta anche solo esaminare il fiore 9 delle specie del mede- simo genere, per convincersi delle relative posizioni delle parti genitali, ritrovandosi in essi anche i rudimenti bene evidenti degli organi maschili. Nel fiore 9 delle Nepenthes però, nulla si scorge ad eccezione dell’ ovario e del- l’unico invoglio perigoniale. i Volendo rintracciare le affinità di una pianta superiore ed anormale, io credo che il miglior metodo sia quello di regolarizzare teoreticamente il fiore, nel caso nostro ermafroditizzandolo (per così dire), e poi così ricostruito, andare a vedere con quali altre piante offra delle analogie. Il caso dei fiori è delle PhyWantheae ed anche di aleune Menispermacee, ci mette sulla strada. Si ponga nel centro della colonna staminea del fiore è di Nepenthes l’ ovario, se ne discostino, mantenendo le relative posizioni, gli stami; si giungerà così ad avere ricostruito un fiore ermafrodito, che avrà nei suoi particolari, le più evidenti analogie, in parte con i fiori delle Sarracenza ed in altra parte con quelli dei Cephalotus. Le Sarracenia sono state riportate da varî autori in vicinanza delle Nympheacee, alla quale famiglia Baillon (‘') le ha associate. I Cephalotus sono da Baillon riportati fra le Sax:fragea, alla quale famiglia Ben- tham ed Hooker ravvicinano ancora le Sarracenia e le Droseracea, per cui da ciò apparisce che di già delle affinità fra le Sarracenia, i Cephalotus e le Droseracec sono balenate ad altri. Ora sarà forse accidentalmente, ma pure le analogie che s’in- contrano fra gli organi riproduttori di queste piante, s'incontrano ancora nelle parti vegetative; le Sarraceniee ed i Cephalotus sono piante ascidifere e le Droseracea se non ascidifere, presentano le foglie modificate in modo, da poter servire a ritenere gl’insetti e quindi a raggiungére il medesimo scopo a cui sembra servano gli ascidî. (*) Hist. des Plant. vol. III, p. 89. NEPENTHES 290 Tra il fiore della Heliamphora e quello di una Nepenthes ermafroditizzato, vi è una sor- prendente analegia; in ambedue si ha un solo invoglio perigoniale; nel primo genere è talvolta di 4 pezzi imbricati, come quasi sempre è nel secondo; l’ovario è ancora talvolta triloculare; somiglianze grandi sì riscontrano nella placentazione, non che nel seme per la struttura dell’albume e dell’embrione. Dove però si appalesa la più grande analogia, è nel germogliamento del seme, che non offre quasi differenze ap- prezzabili nelle Sarraceria, nelle Nepenthes e nelle Drosera. Le rassomiglianze pure dei fiori regolarizzati di MNeperthes con quelli delle Ca- bombea (fra le Nympheacea) e quelli dei Cephalotus, non sono nemmeno disprezzabili; coi Cephalotus la differenza si riduce al numero degli ovuli. L’ origine degli ascidî poi si deriva facilmente dalle foglie peltate; anzi questa derivazione sembra la più probabile nelle Sarracenza, per cui anche qui di nuovo si avrebbe una probabile lon- tana fratellanza fra le Nepenthacee e le Cabombee. Se quindi sotto il punto di vista della struttura, le Nepenthes possono considerarsi come mostranti delle affinità con piante acquatiche, possono a queste anche esser ravvicinate per il fenomeno singolare, tanto ingegnosamente ed abilmente studiato da Darwin, di poter ritenere cioè pic- coli animali digeribili ed assimilabili dentro apparecchi a tale scopo destinati (‘). Quantunque quest’ ultimo fatto non sia ancora bene constatato, io pure senza esi- tare mi sottoscrivo a questa opinione, od almeno ritengo, che la struttura delle foglie di queste piante sia adattata e conformata espressamente, per poter ritenere gli insetti che sopra vi capitano o che cascano nei loro ascidî, e che quindi le piante che ne sono provviste debbano in un modo qualunque utilizzare la sostanza organica che esse riescono ad assicurarsi. La circostanza poi che le Droseracee, le Sarracenieae ed i Cephalotus abitano tutte i luoghi più o meno acquitrinosi, quantunque non siano che raramente piante del tutto acquatiche, e la grande diffusione geografica di alcune di esse (voglio dire delle Drosera, che ci offre specie particolari sopra tutti i conti- nenti ed in tutte le regioni) (*?), mi porta a supporre tali piante come discendenti da forme acquatiche. Eccoci quindi adesso condotti a toccare il difficile tasto delle piante insettivore, e quello ancora più difficile dell’ origine ed utilità degli ascidî e delle foglie insidiose. Oltre le piante sopra citate, possedono ascidî anche le Utricularia e perfetti, benchè in miniatura, quanto quelli delle Nepernthes. Le Utricularia però non offrono alcuna analogia con le Nepenthes nelle parti florali. Nell’interno degli ascidî di Utricwlaria sì trovano chioccioline, piccoli crostacei ed altri animaletti; la posizione nella quale essi si sviluppano fa quasi venire in mente, che questi ascidî siano come galle prodotte dalla puntura o dall’irritazione di qualche animale; senza dubbio adesso non lo sono, ma in origine non si potrebbe asserire che non abbiano potuto esserlo. In conferma di questa supposizione io osservo come nelle Myrmecodia e negli Hydno- phytum, non che in altre piante, nelle quali la presenza di certi insetti è così neces- saria per produrre, col mezzo della loro irritazione, certi rigonfiamenti che sono serbatoi di succo o specie di tuberi, io non sia riuscito mai a trovare un solo in- dividuo di Myrmecodia o di Hydnophytum senza tale escrescenza, quantunque abbia fatto uno studio particolare di tali piante nei loro paesi natii. (*) Darwin crede che vi possa appena esser dubbio che le piante appartenenti ai 6 generi di Droserace@, abbiano il potere di dissolvere la sostanza animale con l’aiuto della loro secrezione, che secondo lo stesso autore contiene un acido insieme con un fermento, quasi identico in natura con la Pepsina, e che esse poi assorbano la materia digerita. (*) Il genere Drosera contiene circa 100 specie distribuite nell’ Antico Mondo dalle regioni artiche all’ India meridio- nale, al Capo di Buona Speranza, al Madagascar, all’ Australia, e nel Nuovo Mondo dal Canada alla Terra del Fuoco. Il genere Aldrovanda ha 3 specie fra di loro affini disperse dall’ Europa centrale 2! Sengala, all’ Australia. 236 NEPENTHES Queste produzioni estranee in origine alla pianta, sono tanto necessarie al ciclo biologico delle Myrmecodia e degli Hydnophytum, che diventano per essi organi di prima necessità. Per queste piante però è constatato, che il bulbo o tubero non si sviluppa senza la presenza delle formiche; però i semi germogliando producono un fusticino che è di già per sè stesso molto più rigonfio (') di quello che soglia essere in tutte le altre specie di ubiace@ affini. In questo caso quindi si avrebbe il principio di un fatto, in cui una accidentalità di struttura, prodotta in un organo di una pianta da una causa esterna, comincierebbe a rendersi ereditaria; per cui è presumi- bile, che come il rigonfiamento si è di già prodotto naturalmente nel fusticino della pianta appena germogliata, si possa in certe circostanze aumentare e crescere indi- pendentemente dagli insetti, che poi lo faranno sviluppare nella pianta adulta. Forse un caso molto analogo ha luogo nei ConchophyNum e nella Dischidia fra le Asclepiadea; anche in queste piante sì producono specie di ascidî, che per alcune mie osservazioni sarei portato a supporre causati da irritazione prodotta da parassiti e resi poi ereditarî per la indefinita e ripetuta continuazione del fenomeno. Ancorchè per le Utricularia si volesse fare intervenire questa causa nella produ- zione degli ascidî, essi si sarebbero sempre riprodotti poi, anche senza il bisogno dell’ attuale presenza dell’ insetto che in origine gli ha causati, perchè la pianta avrebbe ricavato un gran vantaggio da questa produzione speciale, per il nutrimento che gli insetti le avrebbero somministrato colla loro decomposizione. Io poi suppongo questa particolarità più utile alle piante acquatiche e galleggianti in acque limpide e leggermente correnti, perchè in esse le radici sono forse incapaci di somministrare in abbastanza quantità sostanze azotate; e così cogli ascidî si sa- rebbe supplito al difetto che presentano le radici. Ecco quindi come io credo che gli ascidî si siano prima sviluppati in piante acqua- tiche; ed ecco come dal vedere che le Droseracee@ e Sarraceniaceae sono provviste di apparecchi analoghi o derivati da ascidî, e tuttora non affatto discostumate da una stazione acquatica, io le suppongo piante di origine acquatica. E così infine è resa ra- sione della mia ipotesi, che le Nepenthes abbiano anch’ esse una tale origine. Per ultimo non posso por termine a queste mie osservazioni, senza dire ancora qualche parola sugli ascidî propriamente detti delle. Nepenthes e sulle opinioni emesse riguardo alla loro utilità. E un fatto non messo in dubbio, che gli ascidî ancor gio- vani, ed aventi tutt’ ora il coperchio che ne chiude la cavità, contengono un’ acqua mucillaginosa; detta acqua non è a mio credere che il risultato del semplice assor- bimenio causato dall’ azione della foglia sulle radici, c di cui è necessario 1’ accu- mulamento per produrre la dilatazione dell’ ascidio, che vien accresciuto {forse anche in causa della tensione che esercita il vapor d’acqua stesso nell’ interno del giovane ascidio chiuso. Glì ascidî aperti sì trovano sempre contenere una certa quantità di liquido (in parte dovuto alla pioggia; specialmente negli ascidî vecchi) nel quale si trovano annegati, spesso in gran quantità, insetti di varia natura. Una volta io vi ho trovato una specie di Rana che vi aveva deposto le sue uova. Secondo le opinioni di Delpino, di Darwin ed altri, gli insetti venendo a decom- porsi nell’interno degli ascidi, offrirebbero elementi assimilabili per la pianta; e ciò io pure sono indotto a credere, osservando qual sistema speciale di elegantissime glandole rivesta la parte inferiore dell’ interno degli ascidî, glandole (che non credo debbano solo servire alla secrezione del liquido; mentre invece sembra che detta super- ficie sia realmente organizzata, per effettuare l’ assorbimento del liquido che la bagna. (') Vedi la Fig. 1, tav. J :n Nuovo Giorn. Bot. vol. IV. NEPENTHES II Gli apparecchi poi che circondano l’ apertura degli ascidî, sono vere insidie, per cui un insetto quando si è presentato sull’orlo di essi, vien .-quasi di necessità preci- pitato dentro, od in ogni caso una volta rimasto preso, non gli riesce più possibile di uscire. Anche la colorazione spesso vivace degli ascidî, sembra accennare all’ utilità di essere scorti da distanza ed attrarre |’ attenzione e la curiosità degli insetti. Tali circostanze e tali combinazioni di apparecchi, non possono essersi prodotti per caso; ma solo per effetto delle forze che si mettono in gioco nell’ evoluzione degli esseri, in causa cella variabilità delle forme organiche e della concomitante sele- zione ed eliminazione naturale, non che della selezione sessuale e forse di molte altre cause a noi tult’ora ignote, ma pure col tempo e col progredire della scienza certa- mente accessibili. Griseback nella sua opera sulla vegetazione del Globo ('), emette una teoria sua speciale per spiegare l uso degli ascidî. Egli sembra creda che la grande accumu- lazione d’ acqua in tali organi, secreta dal tessuto di questi, debba accelerare la circolazione della linfa, molto più di quello che sarebbe possibile per mezzo della sola evaporazione della superficie delle foglie. Egli dice che siccome le Nepenthes nascono in paesi dove l’aria è sopraccarica di vapori, }’ evaporazione per mezzo delle sole foglie, trova delle difficoltà, per cui questo difetto verrebbe compensato colla secre- zione dell’ acqua in recipienti appositi. Però debbo confessare che la teoria esposta da Griseback riguardo all’ uso degli ascidî delle Nepenthes, è involta in un tal giro di parole, che mi riesce bene difficile apprezzarne il giusto senso. Mi sembra per di più che alcune sue asserzioni non siano confermate dall’ osservazione. Egli dice che giammai si vede il liquido traboc- care dagli ascidî, e che la convessità di questi, mentre permette l’evaporazione del- l’acqua in essi contenuta, impedisce alla pioggia di penetrarvi dal di fuori, e di accrescer così la massa del liquido. Egli asserendo questo, sembra non abbia pensato alle pioggie torrenziali dei paesi nei quali crescono le Nepenthes; alcune delle quali, la N. pryNamphora p. e., pro- duce una così gran quantità d’ ascidî \al livello del suolo, che non occorrono nem- meno forti pioggie per riempirli completamente di liquido e farli traboccare; tanto più che l’ opercolo di cui sono muniti è strettissimo e non chiude nemmeno il terzo della loro apertura. Griseback dice pure che gli ascidî agiscono come delle cataratte moderatrici (écluses), dove l’ acqua non disparisce per evaporazione che durante le epoche più secche del- l’anno, mentre che le foglie l’esalano costantemente nell’atmosfera. Ora in Borneo ed alla Nuova Guinea, principalmente sulle montagne, dove sono più abbondanti le Nepenthes, lo stato igrometrico dell’ aria è quasi sempre a saturazione, e non vi è quasi differenza apprezzabile fra la quantità di precipitazione nelle varie sta- gioni dell’ anno. Se infine gli ascidî devono servire per eliminare una parte dell’ acqua assorbita, perchè per l’appunto le Nepenthes devono preferire i luoghi umidi ? e quale rapporto allora vi sarebbe fra esse e le altre piante insettivore, ma nelle quali gli apparecchi onaloghi non sono così perfetti o lo sono surrogati da altri artifizî: a che prò allora tutti i congegni speciali per i quali gl’insetti rimangono tanto efficacemente imprigio- nati? E per solo sfarzo della natura che si è prodotta in questi organi tanta varietà di colori e bizzarrìa di forme, che rente le Nepenthes una delle più meravigliose ed eleganti produzioni del regno vegetale? Lascio che il Teleologo tiri per conto suo le (1) Trad. franc. Vol. II, p. 44 e seguenti. 238 NEPENTHES conseguenze, io piuttosto che seguirlo nelle sue « Armonie del creato » preferisco una spiegazione anche poco probabile, ma che rientri nel campo della nostra intel- ligenza. DESCRIZIONE DI UNA NUOVA E SINGOLARE PIANTA PARASSITA. Gen. CORSIA Becc. Perigonium superum anomalum, marcescens; 6-fidum irregularissime bilabiatum; segmentum posticum maximum vexilliforme cordatum, basi nectario semilunari cal- loso auctum; segmenta antica 5 loriformia reflexa approximata valde minora. Sta- mina 6 biseriata; 3 interiora filamentis brevioribus; anthere biloculares ovate obtuse, extrorsae; pollen pulverulentum; stylum breve crassum clavatum stigmate breviter trilobo; ovarium inferum elongatum obtuse trigonum, uniloculare, primo intuito tri- loculare, placentis 3 parietalibus valde intrusis, deduplicatis; ovula anatropa; capsula elongata cylindracea, genitalium exuviis coronata, extus marcescens, placentis in- duratis trivalvatim dehiscensj; semina pendula fusiformia testa subcrustacea tenui involuta. Embrio . ... Planta pusilla parasitica aphylla, caule squamato (Tab. IX). Osservazioni. -- Pianta estremamente singolare ed anomala che non saprei nemmeno a qual famiglia riportare. Essa mi sembra che costituisca un tipo intera- mente distinto fra tutte le piante monocotiledoni conosciute. La sua posizione è certamente in vicinanza delle Orchidea, dalle quali non occorre che io faccia nem- meno risaltare le differenze che la distinguono, a ciò bastando la frase diagnostica del genere. Colle Apostasiacee ha più stretti rapporti per la forma degli stami, ma ne differisce per il numero di questi, per il perigonio e per la placentazione. Fra le famiglie con cui può essere ravvicinata vi è ancora quella delle Burmanniacea, per la placentazione parietale, che quando si sviluppa grandemente rende l’ovario tri- loculare; nella Corsta però non vi ha sulle doppie placente, che un numero relati- vamente piccolo di ovuli, mentre essi sono numerosi nelle Burmanrnia; differisce da queste ancora per la posizione degli stami e per la forma del perigonio. Una placen- tazione analoga a quella offerta da questa pianta, fra le Morocotiledoni, mi sembra sia offerta dalle Vellozia fra le Hamodoreacee, e fra le Dicotiledoni dagli ÉEcballium delle Cueurbitacea ('). Colle Hyporidacee mi pare che la Corsia abbia un’analogia assai grande, in causa della forma dell’ ovario, della posizione e placentazione degli ovuli, che si trovano talvolta sopra 3 doppie placente parietali ed in causa della posi- zione degli stami. Io collocherò quindi questa pianta anomala, che potrebbe anche costituire il tipo di una nuova famiglia, delle Corsiace@e, fra Je Burmanniacea e le Hypoxidacee. Non ho attentamente indagato la struttura del seme, perchè ciò richiede uno studio speciale, che mi riserbo ad intraprendere contemporaneamente a quello di altre piante parassite, non essendo mio scopo presentemente che di far solo conoscere la fisonomia della pianta. i Questo genere è dedicato al giovane Marchese Bardo Corsi Salviati. La passione e l’ intelligenza colla quale egli si è dedicato alla coltivazione delle piante dei paesi tropicali, fa sperare che Egli vorrà farsi iniziatore da noi di un nuovo periodo per 1’ or- (") Una sezione dell’ ovario della Corsia è analoga al diagramma dell’ ovario dell’ Ecballium agreste (Eicler Blùthen- diagramme 1, p. 309, f. C.). MALESIA | VOL.I. TAV IX PRE DIIRSAT mm O.Beccari dis Lit Armawmo Genova = ; CORSTA. ORNATA BECC. on CORSIA 239 ticoltura; nel quale abbandonando il sistema di coltivare piante già da altri prima importate in Europa, procurerà d’introdurre piante nuove direttamente dai loro paesi nativi; se almeno ciò sarà reso possibile dall’ improvvida e poco effettiva legge, che impedisce in Italia | introduzione di qualunque pianta, senza distinzione di prove- nienza. CORSIA ORNATA Sp. N. Abita. — Sul Monte Mora:t a circa 400 metri sul livello del mare, sulla costa Nord della Nuova Guinea. — Raccolsi in Febbraio 1875. Descrizione. — Piccola pianticella parassita alta da 15-25 cent. con radice sto- lonifera nodosa, emettente lunghe fibre, portante squame con gemme, ed al livello del suolo formante un piccolo cespite ricoperto da varie squame ovato-lanceolate, dal qual cespite si partono uno o due cauli, con i resti di quelli di già disseccati. Il caule è fragile sul fresco, sul secco è di apparenza straminea, più o meno angoloso, special- mente verso l’apice, rivestito da 4-6 brattee alla base abbraccianti e brevemente guai- nanti, membranacee, strette, oblanceolato-oblunghe, leggermente attenuate all’ apice, dove sono appena acute o talvolta ottuse, trinervie; le 2 più in alto sono d’ ordi- nario più ravvicinate delle altre ed involgono il fiore nel bocciamento. Lo stelo è sempre semplice e si termina in un sol fiore; dilatandosi quasi insensibilmente in un ovario allungato lungo 13-14 mill., leggermente incurvo, oscuramente trigono, ma assai acutamente costato. Il fiore è formato da un grande vessillo eretto, largamente cordiforme, di circa 17-18 mill. di diametro, ottuso all’apice con alla base una specie di cresta o callosità semilunare, dalla quale irraggiano verso il margine del vessillo delle linee rilevate rugoso-papillose, che poi terminano in nervature per lo più 1-2 volte forcate; anteriormente ed in basso al vessillo, vi sono 5 lacinie lineari ottuse larghe appena un mezzo millimetro e lunghe quanto 1 ovario; framezzo a questi invogli vi è il verticillo stamineo, che riposa insieme ai primi, all'apice dell’ova- rio, essendo questo infero. Gli stami sono 6 disposti in due verticilli con filamenti conico-cilindracei e nell’ antesi reflessi all’ infuorij; quelli del verticillo esterno sono un poco più lunghi degli interni; le antere sono attaccate al filamento per un pic- colo incavo alla base della parte dorsale, sono quasi cordato-ovate ottuse e deiscono per due fessure longitudinali estrorse. Il pistillo è corto e clavato con lo stigma ro- tondato e leggermente trilobo. Il frutto è una capsula cilindracea solcato-costata longitudinalmente, lunga da 25-35 mill. e non più larga di 1 ‘/-2 mill., coronata dai resti del perigonio e dello stilo indurito. La deiscenza accade in modo speciale, distruggendosi le pareti della capsula e rimanendo a nudo le 3 placente parietali in- durite e sulle quali poi pendono numerosi semi, lunghi circa 3 mill., ma strettissimi, fusiformi, leggermente flessuosi, quasi pungenti alle due estremità e finamente strio- lati per il lungo, quando siano osservati con una lente. L’ interpretazione morfologica degli invogli fiorali di questa pianta non sembra punto facile; a prima vista si potrebbe credere che il gran pezzo perigoniale esterno vessil- liforme, fosse il compimento del verticillo di cui fan parte i 5 pezzi minori; ma ciò a me non pare sia vero; forse il pezzo vessilliforme deve considerarsi come un intero ver- ticillo esterno, e la callosità che si trova alla sua base, come il vero rappresentante del 6.° pezzo del verticillo interno. 240 BURMANNIACERE Spiegazione della Tavola IX. Fig. 1- Corsia ornata Becc.; — f. 1, una pianticina in boccio prossimo ad aprirsi, di grandezza naturale; -— f. 2, un fiore aperto visto di fronte, il doppio della grandezza naturale; — f. 5, fiore ancora in boccio ed al quale è stato tolto il vessillo; — f. 4, antera vista dal lato interno; — f. 5, antera vista dal lato esterno; — f. 6, fiore aperto visto di fronte, dei 5 pezzi perigoniali non rimangono che le basi; agli stami sono cadute le antere, ed uno dei filamenti è stato tolto per poter mostrar l’ inserzione; — f. 7, diagramma dell’ ovario; — f. 8, un ovulo ingr.; — f. 9, placente cariche di ovuli, quali si presentano alla maturità del frutto; — f. 10, un seme ingr.; — f. 11, diagramma. BURMANNIACEZ Trib. 1. BURMANNIEAE Sectio * Ovarium 1-loculare. Gen. 1. GYMNOSIPHON BI. Blume, Enum. plant. Jave. p. 29 (1827). — PTYcHoMERIA Benth. in Kew Gard. misc. VII, pag. 14. Perianthium petaloideum, superum tubulosum; tubo cylindraceo, superficialiter 6-costato, haud alato nec carinato; ore 6-fido, lobis interioribus 3 minimis; stamina Burmannie, 3, cum limbo decidua, laciniis minoribus opposita; pollen granosum adglutinatum; stylus simplex apice tripartitus; stigmata latiuscula hiantia. Ovarium cylindraceum vel obconicum cum perigonio continuum, placentis 3 parietalibus, ovula numerosa anatropa. Capsula cylindracea recta vel curvula, perianthii tubo persistenti coronata (limbo deciduo), scheletrescenti-marcescens, intus pervia unilocularis, pla- centis 3 filiformibus subliberis; semina ovata subangulosa, extus reticulato-rugosa. Osservazioni. — Non ho visto esemplari autentici della specie tipica, il G. a- phylum BI. di Giava; ma non mi sembra possa cader dubbio che le mie specie non siano identiche genericamente a quella di Blume. Io ho però fatto la diagnosi generica secondo i miei esemplari. — Blume descrive il perigonio semplicemente 3- fido; può darsi che nella sua specie in realtà mancassero i 3 piccolissimi lobi interni; come sembrano mancare nella Burmannia tridentata e nella Gonyanthes candida BI., ma può anche darsi che in causa della loro piccolezza siano passati inosservati. La PI MOLA IV, IA Ts o) MALE OVa nino Genov Lit Arma Gan o %) LI oC& i] i AT S ( ) HR >E MIA Ai THIS Rie dî) E G LAVI \ C A ) EOMITRE G Gil. TRAI ILE MALESIA BIJRMANNIACEE VOLITAV. XI O Beccari dis Int. Armanino. Genova FIG 1-5. GEOMITRA EPISCOPALIS - 6. THISMIA NEPTUNIS. * LI a \ ì LI 7 i si ? ‘ » . PPT . » P 2 % è \ FA Cal ni lA ON DUE di Ò TOR. di ? i ” ° } AV. ZII A IO JE Ù Ù CE x BURMANNIA MALESIA. FA T4 Lit Armanino Genova cari dis. >) DI OE e e Hb 55 SI e i REeSRRRRRREe o ” uo MALESIA BURMANNIACEE î VOL.A.TAV. XIII O. Beccari dig LitArmanino Genova FIG.1:5. BURMANNIA LONGIFOLIA - 6.10. B.TRIDENTATA MALESIA BURMANNIACEE Voti Tav xv L Sip "3 O Beccari dis. LitArmamno Genova. PIC.(-4 BURMANNIA TUBEROSA — 5-9 GYMNOSYPHON BORNEENSE 10-13. G PAPUANUM pa ate o I DD i Li o EI ° MALESIA BURMANNIACEE VOLA TAV. XV. O. Beccari dis. TIRI FIG.1.5. BURMANNIA AZUREA- 4.B SELIBICA - 57 B GEELVINKIANA.. 8.11 SPHAGNOIDES - 12.14, B. LUTESCENS. i BURMANNIACEM 241 capsula differisce da quella delle burmannia perchè in queste tutto il perigonio ri- mane persistente e marcisce all’ apice della capsula; nel Gymmnosphon invece la parte espansa del perigonio cade disarticolandosi dal tubo, che rimane a coronare la parte inferiore od ovarifera. Il tubo è spesso incurvo; la capsula matura deisce per la di- struzione del diaframma, che divide la cavità ovarifera dal tubo perigoniale; le 3 pla- cente ingrossate ed indurite si distaccano dalle pareti; queste si scheletrizzano per la distruzione del parenchima, apparendo quindi col tempo reticolate e bucherellate. Mi sembra con abbastanza sicurezza poter identificare il gen. Ptychkomeria Benth., col gen. Gymnosiphon BI. Sono quindi specie di Gymmnosiphon quelle distinte da Bentham coi nomi di P. fimbriata, capitata, cymosa, divaricata , cornuta, mutica , tenella. Se vi può essere ancora qualche dubbio che le Ptychomeria siano dei Gym- nosiphon Bl., non ve ne è però alcuno che le piante da me descritte come dei Gym- nosiphon siano congeneri delle specie americane descritte da Bentham come delle Ptychomeria, avendo potuto esaminare la più gran parte delle specie sopra citate; anzi posso aggiungere, che le specie malesi, anche nell’ abito, hanno la più grande analogia con le forme americane. GYMNOSIPHON BORNEENSE sp. n. — Parasiticum, parvum (8-13 cent. alt.) aphyllum; radix perennis; caulis spiraliter sparse squamoso-bracteatus, levis teres filiformis rigidus, in sicco stramineus, saepe ramosus ramis erectis, apice distachyus, ramis divaricato-patentibus. Flores 3-10; 4 ad biforcationem in apice caulis, coeteri subsecundi adscendentes, 6-9 mill. longi, angusti tubulosi, leviter curvuli, pedicello filiformi 2-3 mill. longo suffulti; lobi perigoniales exteriores late triangulares, multi- costato-nervosi, breviter acuminati, margine expanso crenato, lobis inter. minimi li- neari-lanceolati acuti; tubus ovario longior; capsula 6-7 mill. longa. (Tab. XIV, f. 5-9). Abita. — Sul Monte Mattan in Borneo nella prov. di Sarawak. Osservazioni. — La specie tipica il Gymmnosiphon aphylum, vien descritta da Blume come annua; il G. Borneense è pianta parassita e sembra a radice perenne; Blume non fa nemmeno menzione del tubo perigoniale e della capsula incurva, per cui credo molto ragionevolmente poter proporre per la pianta di Borneo un nome specifico nuovo. GYMNOSIPHON PAPUANUM sp. 7. — Parasiticum parvum (5-10 cent. alt.) aphyllum; radix perennis; caulis spiraliter sparse squamoso-bracteatus; ima basi squamulis minimis approximatis, saepe caespitoso-ramosus, angulosus ( saltem in sicco), stramineus, rigidus, filiformis, tortuosus, apice subcorymboso-2-10-florus, vix subdista- chyus; flores brevissime et crasse pedicellati, 6-7 mill. longi; lobi perigoniales exte- riores late triangulares, breviter attenuato-acuti, margine lato, repando; lobi inter. minimi clavati; tubus rectus, ovario longit. subaequalis vel sepius brevior; capsula 4-5 mill. longa, tubo recto vel vix obliquo nec incurvo. (Tab. XIV, f. 10-13). Abita. — Alla Nuova Guinea, ad Andai e sul Monte Moratt. Osservazioni. -— A prima vista questa specie sembra identica alla precedente, in realtà però è benissimo distinta per la minor lunghezza del tubo perigoniale, per non essere questo incurvo, pér i lobi interni del perigonio clavati e per la minor lunghezza e non curvatura della capsula. 242 BURMANNIACEE Gen. NEPHROCODUM Turez. Turezan. Obs. in Bull. soc. nat. de Moscou XXVI, I, 287. — Walpers, Ann. VI, p. 40. — Crypronema Ture. l. c. vol. XXI, p. 590, n. XX. — Flora XXXI, 715. — Walp. Ann. III, p. 608. Osservazioni. — L'autore di questo genere, dice esser esso memorabile fra le Burmanniacee per gli stami; questi dalla descrizione non sembrano differire da quelli delle Burmannia; però il Nephrocodum differirebbe dai Gymnosiphon per la capsula loculicida e per il perigonio triptero. Una sola specie di questo genere è stata tro- vata a Malacca e descritta prima col nome di Cryptonema Malaccense. Il nome generico è poi stato in seguito cambiato in quello di NepAhrocodum. Sectio ** Ovarium triloculare. Gen. II. BURMANNIA Linn. BURMANNIA AZUREA Griff. not. 1851, p. 236, tab. 272, f. 1. — B. JAVANICA BI. Enum. IL p. 28? — Miq. FI. Ind. Bat. III, p. 614? — Annua; radix fibrosa; folia radicalia approximata subrosulata, tenuiter herbaceo-membranacea, anguste lanceolato-acuminata, subulata, acutissima, subtrinervia, 8-42 mill. longa, 1-4 ‘/, mill. lata; caulis erectus filiformis 1-3 !/, cent. lon., superne longe denudatus, foliis (radi- calibus subconformibus vel angustioribus) 3-5-bracteatus, inter bracteolis binis apice 1-4-florus. Flores subsessiles azurei, ambitu (alis inclusis) subobovato-cuneati vel ovales apice subcordati, 10-13 mill. longi, 6-8 mill. lati; perigonium lobis exterioribus late triangularibus, obtuse apiculatis, simpliciter marginatis; ale apice excavato- emarginata lobis perig. majoribus longit. sub:@equales vel paullo breviores; lobi inte- riores angusti exterioribus subtriplo breviores, crassiusculi, obtusiusculi; ale 2-3 mill. late, nunc basi subrotundate, nunc sensim angustato-cuneate. Stamina sessilia, connectivo apice cristulis 2 divaricatis serrulatis producto, basi longe obtuseque cal- carato; stylus cylindricus, apice abrupte 3-brachiatus; capsula dilaceratim transverse submarcescenti-dehiscens; semina minutissima, ovalia exappendiculata, longiora quam latiora. (Tab. XV, f. 1-3). Abita. — Borneo presso Sarawak al piede della collina di Piningiao (P. B. n.° 980), a Bintulu nelle sabbie presso il mare (P. B. n.° 3692), a Labuan nei luoghi sabbiosi. Osservazioni. — Mi sembra non possa esservi dubbio, che la mia pianta non sia la 25. azurea Griff. descritta da Malacca, dove si dice comune. La pianta di Borneo sembra identica a quella delle Filippine distribuita da Cuming sotto il n.° 2325, ad alcuni esemplari della Cina esistenti nell’Herb. Webb, coll’indicazione : « ex itin. legati Brit. Macartnery, Lambert 1836 » ed ad altri dell’ Herb. Monacense di Birmania (distribuiti sotto il nome di £. ceelestis Don.). La DB. azurea è di certo af- fine alla 5. celestis Don., ma questa (se debbo almeno giudicare da esemplari del Nepal distribuiti da Hooker e da altri di Griffith), sembra a fiori assai più grandi della B. aurea e gradatamente attenuati alla base. F poi probabile che la 2. azurea sia identica colla 5. Javarica BI., della quale non ho visto esemplari, e di cui non esistono che imperfettissime descrizioni. BURMANNIACELE 243 Il fusto della 5. azurea è molto sottile e sembra debba essere quasi cilindrico od irregolarmente compresso; è provvisto di qualche rara foglietta dal mezzo in giù, per lo più eretta, applicata od orizzontale. I fiori sono spessissimo solitarìî; vi è però talvolta tendenza a svilupparsi in 2 cime; ma non possiedo esemplare che abbia più di 4 fiori; questi presi nell'insieme ed osservati da uno dei 3 lati, dai quali si pos- sono vedere 2 sole delle 5 ali di cui sono forniti, sono obovati ed un poco cuneati alla base, ovvero sono ovali, ma sempre scavati e come obcordati all’ apice, perchè le ali superano od almeno eguagliano la sommità dei 3 lobi esterni e maggiori e prima di unirsi a loro lungo la linea mediana, fanno una profonda insenatura; per tale carattere questa specie si distingue dalla seguente, dalla quale poi si distingue anche per il margine dei 3 lobi maggiori, come meglio spiegherò nelle osservazioni della specie seguente. I semi sono piccolissimi ovati appena apiculati alle 2 estremità, ma non involti in un reticolo ben distinto; tutti quelli che ho esaminato, e che mi sembravan maturi, erano di color giallo chiaro. Gli esemplari di Labuan della 2. azurea sì avvicinano un poco a quelli di Selebes, per il doppio margine più distinto e per le ali meno sviluppate in alto. BURMANNIA SELEBICA sp. 2. — Annua, folia radicalia subapproximato-rosu- lata, tenuiter herbacceo-membranacea, lanceolata, acuminato-subulata, usque ad 21 mill. longa, 2-3 mill. lata, caulinia 3-5 angustiora; caulis teres erectus filiformis 10-22 cent. long., supra medium nudus, apice inter bracteolis binis 1-4-florus. Flores subses- siles azurei, ambitu (alis inclusis) ovati, utrinque attenuati nec apice subobcordati, 10-11 mill. longi, 5-6 mill. lati; perigoniam lobis exterioribus late triangularibus obtu- siusculis, margine duplici; margo exterior reflexus, interior erectus cristaeformis, cum lobis interioribus (exterioribus subdimidio brevioribus) continuus; ale 2 mill. late, utrinque acute, apice in loborum majorum costula mediana sensim attenuata et eisdem lobis non superantibus; antherae uti in sp. praecedenti. (Tab. XV, f£. 4). Abita. — Nella penisola S. E. di Selebes a Zepo-Zepo presso Kandari. Osservazioni. — Specie molto affine alla precedente, della quale potrebbe forse considerarsi come una varietà. Però è facile apprezzarne le differenze, almeno che non si scuoprano delle forme intermedie che connettano le due forme, circostanza che però secondo il mio modo di vedere non sarebbe ragione sufficiente per sconsigliare dal dare un nome differente alle due forme estreme. Giacchè secondo la teoria dell’ evo- luzione, in un’ epoca non precisabile, ina che pure non può essere a meno che non abbia esistito, devono essersi trovati passaggi o forme intermedie fra tutte le forme conosciute, per cui quando il fatto dell’apparente figliazione di una forma da un’altra non dovesse autorizzare una nuova denominazione specifica, dovrebbero abolirsi tutte le specie; allo stesso modo, perchè si possono formare insensibili passaggi fra due tinte, p. e. fra il bianco ed il rosso, in guisa che non si sappia indicare dove comincia l’ una e dove finisce l’altra, si dovrebbe dire che il rosso ed il bianco non esistono, e che costituiscono un solo colore. La digressione a parte, questa forma o specie 0 varietà, che io chiamo 2. Selebica, si distingue dalla precedente, per la forma delle ali; uno sguardo alla figura 4 della Tav. XV, dirà meglio di qualunque descrizione; vi sì vedrà che le ali si attenuano all’ apice nei 3 lobi maggiori, invece che farvi uno scavo e colla parte rotondata superare in lunghezza i suddetti lobi; di più questi lobi, sono come a doppi margini laterali; ossia oltre al margine ordinario hanno sulla parte interna, una larga cresta longitudinale per lato, che li connette ai 3 lobi 244 BURMANNIACEZ interni, mentre il vero margine sì rovescia in fuori. Di queste 2 creste marginali se ne vedono appena le traccie nella 5. azurea. I semi sono simili a quelli della specie precedente. BURMANNIA GEELVINLIANA SP. 2. — Annua; radix fibrosa; folia radicalia subrosulata pauca, anguste lanceolata, acuminato-subulata, 3-6 mill. longa; caulis erectus gracillimus filiformis, pracipue ad basin acute angulosus, foliolis angustis- simis 4-5-bracteatus; apice inter bracteolis binis 4-raro 2-florus. Flores angusti caeru- lescentes, 6-3 mill. longi, ad maximum 2 mill. lati, basi longe pedicellato-angustati, alis angustis; tubus cylindricus, ovario angustior, eoque brevior; lobi perigoniales majores late ovati, acuti, 5-nervii; costa media infra apicem in alam usque ad basin perigonii decurrenti; lobi interiores angusti lanceolati, majoribus subdimidio breviores; stamina diametro transversali majori, connectivo apice arcuato subbicornuto, basi obtuso; stylus cylindricus apice sensim tribrachiatus; capsula transverse fenestratim dehiscens; semina minutissima appendiculis et reticulo laxo destituta. (Tab. XV, £. 5-7). Abita. — Sulle colline sabbiose e con scarsa vegetazione a Mandamui nella Pe- nisola di Vandamen nella Baia del Geelvink alla Nuova Guinea, in compagnia della Backea frutescens e della Nepenthes phyllamphora. Osservazioni. — Mi sembra ben distinta dalle conosciute. Le ali perigoniali sono strettissime. E una Lurmannia tipica; ma la capsula deisce talvolta precisa- mente come quella di una Goryantres; ma ciò non è costante perchè accade talora che le fessure trasversali sono due per ogni faccia e che la posizione dove deve ac- cadere la deiscenza non è definita, come sembra lo sia nelle vere Gonyanthes. Io non credo però potere ammettere quest’ ultimo genere, perchè il carattere è difficil- mente apprezzabile e perchè varie altre Lurmarnzia sembra deiscano pure per fes- sure trasversali nella capsula; invero forse non così regolarmente come nelle Go- nyanthes tipiche. I semi anche di questa specie sono minutissimi, ovatì e simili per forma e colore a quelli della 5. asurea e della £. Selebica, con le quali questa specie ha affinità, meno che nello sviluppo delle ali del perigonio. BURMANNIA LONGIFOLIA sp. n. — Elatior, perennis 30-45 cent. alta, basi sublignosa, toliis marcescentibus vestita, rhizomate repenti radicanti; folia subdi- sticha, lineari-lanceolata, patentia vel arcuato reflexa, 8-15 cent. longa, 3-5 mill. lata; subtiliter 5-9-nervia, basi angustata, breviter vaginantia, acute carinata, limbo plano, apice actmmato-subulata; scapus elongatus subteres vel compressiusculus 4-bi- bracteatus, apice distachyus; spica singula 3-6-flora, bracteis majusculis, inferioribus passim vacuis, lanceolato-acuminatis; flores nutantes vel cernui, basi attenuato-pedicel- lati albescentes, intus lutescentes, circ. 12 mill. longi, 3 mill. lati; perigonii tubus ovario brevior et angustior; ale angustissime; lobi tertiam floris long. attingentes, acuti, ovati, acute carinati; lobi interiores exterioribus subdimidio breviores, cras- siusculi, apice rotundati:; stamina diametro transversali quam verticali subduplo majori; filamento basi producto, connectivo transverse elongato, apice obtuse bilobato-cri- stato; stylus cylindricus apice sensim tribrachiato-partitus; capsula obovato-trigona, transverse irregulariter dehiscens; semina minutissima scobiformia, reticulo laxo in- duta, utrinque longe appendiculata. (Tab. XII, f. 1-5). BURMANNIACEX 245 Abita. — In Borneo sul Monte Mattdn (P. B. n.° 1687, 2427); in Amboina sul Monte SaMutu ed alla Nuova Guinea sul Monte Arfak. Mi sembra difficile che non debba trovarsi anche sul Monte OpQir in Malacca e su qualche montagna di Sumatra. Osservazioni. — Specie distintissima per il suo abito e per la lunghezza delle foglie. BURMANNIA TUBEROSA sp. n. — Parasitica, gracilis, aphylla, 10-20 cent. alta; radix elongato-tuberosa, fibrillis numerosissimis capillaceis; caulis fragilis, succulentus, tenuis, erectus, squamulis lanceolato-acuminatis spiraliter bracteatus, inferioribus minoribus, apice inter bracteolis pauciflorus vel 10-15 florus ed subdistachyus. Flores © pedicellati, 9-14 mill. longi, 2-3 !/, mill. lati, elongato-elliptici, basi sensim attenuati erecti vel nutantes, leviter suaveolentes, extus albescentes, in fructu subesagoni, alis an- gustis, 3 angustioribus; perigonii lobi 3 majores sub anthesi reflexi, marginibus in- troflexis, ovati, apice attenuati, intus lutei; 3 inter. exterioribus subtriplo brevioribus, apice rotundato-spatulatis carnosulis; stamina diametro transversali verticali subduplo majori; connectivo apice breviter appendiculato-hamato, basi obtusissime calcarato. Stylus apice incrassato-trigonus; stigmata tribrachiata horizontalia. Capsula subir- regulariter fenestratim transverse dehiscens; semina minuta ovata, extus reticulata inappendiculata. (Tab. XIV, f. 1-4). Abita. — Borneo sul Monte Matta. (P. B. n. 1502, 402). — Alla Nuova Guinea a Ramoi. Preferisce i luoghi acquitrinosi specialmente i rigagnoli di collina nelle foreste. Osservazioni. — Gli esemplari di Ramoi non sono bene sviluppati, ma sembrano appartenere alla ìmrecesima specie di quelli di Borneo; forse differiscono un poco per le ali del perigonio più strette e per i suoi lobi maggiori un poco più larghi. Degli esemplari di Borneo ecco alcune note prese sul fresco. Caule gracile, fragile, nudo, sottile, erbaceo, acquoso, biancastro. Fiori leggermente odorosi, fascicolati alla som- mità dei cauli in numero variabile da 2-3 a 10-18; quando i fiori sono numerosi, appariscono come disposti su due rami distinti. Il perigonio è trigono, con tre coste più propinanti alate, e tre un poco meno prominenti; quando l’ovario è giunto a maturità apparisce esagoro; i lobi del perigonio sono 3 maggiori, corti, largamente triangolari, reflessi nell’antesi, di color giallo d’ovo; nei seni delle lacinie maggiori vi si trovano altri 3 piccoli lobi dentiformi, pure gialli, coi margini reflessi esterna- mente, in modo da formare un canale sulla faccia esterna. I 3 stami sono inseriti alla fauce, opposti alle piccole lacinie del perigonio; le loggie delle antere sono 2, te- nute discoste da un largo connettivo, il quale ha un piccolo dente all'apice; le loggie sono come didime e deiscono per una fissura trasversale. L’ovario è 5-loculare; gli ovuli sono numerosi disposti in ogni loggia su due linee longitudinali, ossia sopra una placenta doppia centrale. I tramezzi corrispondono alle piccole appendici. Lo stilo è triangolare ed ingrossato alla sommità; lo stigma è trifido con lobi triangolari bianchi, ciascuno con 2 punte rilevate nel suo centro. La capsula sembra indeiscente marce- scente ed è sormontata dai resti del perigonio. La radice è in forma di un piccolo tubero allungato, semplice, dal quale si partono numerose fibre biancastre. La pianta è parassita. e ar 046 3URMANNIACEE BURMANNIA SPHAGNOIDES sp. # — Pusilla, carnosa, parasitica, ceespitosa, 5-10 cent. alta; caulis basi squamis plurimis lanceolatis, acuminato-subulatis (in sicco) scariosis ( foliis Sphagnoideis simulantibus ) crebre adpresse imbricato-vestitus, squamis superioribus rarioribus carnosis, floribus 2-5 sessilibus in extremitate congestis; bractea terminales floribus subdimidio breviores, obtuse. Flores elongati 8-10 mill. longi, 2-3 mill. lati, carnosi, albidi, alis 6 angustissimis subaqualibus percursi, sube- sagoni, tubo perigoniali leviter apice angustato, ovario long. subaquali; lobi exteriores crassi late ovati, apice dorso crasse carinati, subacuto-mucronati, marginibus intro- flexis; lobi interiores minores papillosi, clavati, crassi. Stamina subrectangularia, con- nectivo basi brevissime calcarato, apice bicristato. Stylus cylindricus, apice sensim tribrachiato-partitus; stigmatibus hiantibus. Capsula dilaceratim dehiscens vel marce- scens (?); semina spheerica, raphe incrassata cellulosa. (Tab. XV, f. 38-11). Abita. — Sul Monte Mattdn in Borneo. (P. B. n.° 86, 1502, 2426). Osservazioni. — Distintissima per le foglie che rivestono i fusti alla base e che sembrano quelle d’una grossa specie di Sphagnun; i fusti sono cespitosi e formano talvolta dei grossi ciuffi. BURMANNIA TRIDENTATA sp. %. — Parasitica, exilis, aphylla, 3-12 cent. alta; radix fibrillosa; caulis filiformis stramineus, simpliciusculus, vel ramosus, ramis erectis, strictis, spiraliter bracteatus, bracteis inferioribus minoribus., Flores in caulis vel ramulorum extreminate, minute bracteolati, 6-7 mill. longi, 44/,-6 mill. lati, late tri- pteri, ambitu (alis inclusis) late obovati subtrapezoidei, basi attenuati faciebus, alis abortivis vel carinis percursi; lobi perigoniales 3, crassiusculi, papillosi triangulares, obtusiusculi, marginibus intus involuti; lobi interiores 0; tubus conicus ovario longit. subaequali eoque angustior; antherae suberuciformes, loculis divergentibus angustis, connectivo apice cristato-producto, basi longiuscule appendiculato-alato; capsula mar- cescens (?); semina reticulata, elliptica vel leviter curvula brevissime appendiculata. Abita. — Monte Mattdan nelle selve ombrosissime; raccolsi nel Maggio 1566. Osservazioni. — Non ho trovato che due esemplari di questa specie. Ha l’ap- parenza della £. pusilla; ma il caule non è acquoso, è anzi di consistenza quasi stra- minea, è pianta parassita e non possiede rosetta di foglie radicali. Il perigonio ha 4 soli lobi e non vi ho visto traccia dei 3 lobi più interni. La capsula che conservo ha semi apparentemente maturi e non mostra traccia di deiscenza, per cui suppongo che essa disperda i semi marcendo; i semi sono minutissimi, sembrano come alveo- lati esternamente in causa del reticolo celluloso che gli inviluppa; ad una estremità sono quasi acuti, all’ altra hanno una breve appendice. BURMANNIA (GONYANTHES) LUTESCENS sp. 7. — Pusilla, subcarnosa, pa- rasitica, rhizomate carnosulo, ramoso; caulis simpliciusculus, basi saepe tortuosus, fili- formis, albidus, aphyllus, squamis paucis alternantibus, apice 2-4-florus (sape fl. ala- ribus 1-2 abortivis? vel serotini?). Flores squamulis jalinis, concavis, acutis vel subacutis bracteati, lutescentes, 6-7 mill. longi, 3-4 mill. lati, basi latiores, subconico- truncati; perigonio 6-lobho, lobis sub lente minutissime punctulati interioribus minimis dentiformibus obtusis, exterioribus late triangularibus obtusiusculis, marginibus crassis; tubus ovario longior; ale mediocres in pedicellam longiusculum sensim decurrentes; BURMANNIACEE 247 ovarium acute trigono-trialatum, transverse elongatum, fructificantem obtriangulare; capsula transverse fenestratim dehiscens; semina minutissima scobiformia, in sacculo celluloso laxo, utrinque appendiculato, inclusa. Stamina diametro verticali quam tran- sversali majori, connectivo apice cristulis 2 jalinis ornato, basi non producto; stylus cylindricus apice sensim tribrachiatus; stigmata jantia bilabiata. Abita. — Borneo sul Monte Matta. (P. B. n.° 1505). Osservazioni. — La deiscenza della capsula di questa pianta è identica precisa- mente a quella descritta e figurata da Miers per le Gornyarnthes tipiche. Non è che il tubo perigoniale che si stacca trasversalmente dalla sommità dell’ovario sulle sue 3 faccie; la parte perigoniale si contrae; la parete dell’ ovario si contrae pure per cui rimane una apertura trasversale iante, per la quale possono uscire i semi. Ecco le note prese sul fresco di questa pianticina, che è assai affine alla G. candida Blume ('). Il caule, che porta 4-2 fiori, è gracile, fragile, filiforme, erbaceo, biancastro, glabro, nudo superiormente, con piccole scaglie ovate, lanceolate, glabre, acute, concave presso la base. I fiori sono, terminali con perigonio triangolare e trialato, col tubo atte- nuato-conico verso l’ alto, all’ apice diviso in 3 lacinie triangolari rotondate papillose, color giallo-canario, col margine crasso ripiegato esternamente; con queste tre la- cinie ne alternano altrettante più piccole, in forma di denti triangolari papillosi bianchi; gli stami sono 3 inseriti al di sotto della fauce, opposti ai denti più piccoli e ricoperti dalle divisioni dello stigma ed agglutinate con questo in causa del polline viscoso. Le antere sono sessili, biloculari, con loggie distanti per la dilatazione del connet- tivo, quasi sferiche, deiscenti per una fessura trasversale. Ovario infero, triloculare (tramezzi alternanti colle ali); ovuli numerosi, orizzontalmente disposti sopra una placenta carnosa, all’ angolo centrale di ogni loggia. Stilo filiforme; stigma grande trilobo con lobi opposti ai grandi lobi del perigonio e ricuoprenti gli stami. Capsula sormontata dai resti del perigonio. Radice fibrosa, repente. Tribus. IL. THISMIEZ. Di questa interessantissima tribù delle Lurmanrniacee, ho scoperto varie forme nuove, che non voglio più a lungo indugiare a far conoscere, quantunque presente- mente non abbia agio di illustrarle come bramerei. Griffith che ha descritto il genere Thismia (Trans. Linn. Soc. Vol. XIX, p. 341), ha eziandio indicato le sue affinità colle Burmanniacee e colle Taccacee. Miquel nella « Flora Indie batavae » ha poi creduto di dover formare per le 7%ismia una famiglia speciale. A me sembra che quantunque vi siano senza dubbio forti ragioni per considerare le 7%ismia e generi affini, come costituenti una famiglia autonoma, pure la parentela stretta colle £Lur- manniacee, non credo possa essere disconosciuta. Sino a qui i generi da includersi in questa tribù, oltre quelli che adesso vengono descritti per la prima volta, non sa- rebbero stati che i segaenti: 7hnismia Griff., Sarcosiphon BI., Ophiomeris Miers., Myostoma Miers. I primi 2 asiatici; gli altri americani. Il genere Sarcosiphon descritto da Blume, sopra esemplari mancanti di perigonio, (") Questa ultima specie è stata ritrovata recentemente dal Dott. Scheffer sul Monte Salak presso Buitenzorg in Giava; di essa ho potuto adesso esaminare nell’ Erbario dell’ Orto Bogorense buoni esemplari conservati in alcool; e nei quali ho verificato che il perigonio ha 3 soli lobi, mancando i 3 piccoli interni; le ali sono molto dilatate e formano una specie di dente sporgente prima di continuarsi nell’ovario; mentre sono assai strette e di uniforme larghezza lungo il peri. gonio nella B. lufescens. 248 BURMANNIACEX fu già da Planchon riportato alle 7Aismia di Griffith. Per quanto certamente sa- gace fosse questo ravvicinamento, pure la posizione generica del Sarcosiphon ri- marrà incerta, sino a che non si ritroveranno di esso esemplari in fiore. A questo genere dovrebbe forse riportarsi il genere Geomitra da me proposto, ma ho creduto minore inconveniente creare un genere nuovo, anzichè ravvicinare una pianta ad un’altra, neila quale in seguito potrebbero riconoscersi differenze notevoli nella forma del perigonio e degli stami. Tutte le 7/ismie@ sembrano costruite sopra un medesimo tipo, e le principali variazioni che sì osservano in esse sì riducono a modificazioni negli apparecchi di- cogamici. Esse sono piante parassite, od umicole, afille, gracilissime, tenere, acquose, raramente più alte di un decimetro, con radici crassette, stolonifere, o talvolta gru- mose e simili a quelle della Corallorrhiza, con steli semplici o poco ramosi, portanti pochi fiori, talvolta anzi uno solo, in proporzione delle dimensioni del resto della pianta grandissimo, con perigonio urceolato o campanulato, chiuso alla fauce da un anello o corona, nudo, o con un falso anello formato dai filamenti ricurvi degli stami; il margine del perigonio è diviso in 3 o 6 lacinie alternanti o no con denti minori, molto variabili per la forma e disposizione nelle varie specie. Gli stami sono 6, re- flessi, saldati per il margine del connettivo in un solo anello nei generi asiatici; liberi nei generi americani. Il colore del perigonio è giallastro, croceo, macchiato di atropurpureo o di sanguigno; di apparenza cereo, e pellucido-acquoso. L’ ovario è in- fero ed è continuo col perigonio; questo sì distacca poi circolarmente dall’ovario e cade; lo stilo è cilindrico con 3 stigmi bilobi o bifidi. La particolarità però delle Thismiece, per cui principalmente si distinguono dalle Burmanniee, consiste nella placentazione. In tutte le specie da me esaminate, questa è tale quale è stata de- scritta da Griffith; vale a dire essa risulta da 3 placente, parietali in principio (cosa però che io non ho verificato) e poi libere, come tre pilastri in mezzo della cavità dell’ovario, aderenti in alto alla volta ed in basso al fondo di essa; gli ovuli sono at- taccati tutti in giro orizzontalmente, sono anatropi con lungo funicolo. Il seme è piccolo ovale ed involto da un reticolo celluloso. La deiscenza del frutto, che riman sempre carnoso, è pure singolare; sembra che la parte superiore, nella porzione oc- cupata dalla base dello stilo, si stacchi o si sprofondi e lasci aperta la cavità ovarica. Ho già fatto notare che Griffith ha dimostrato che le 7%:smia hanno molta ana- logia colle 7'uccacea. Convenendo pienamente in queste vedute io pure, mi permetto di far risaltare un’ altra affinità, a mio credere maggiore che con questa famiglia. Io credo che le Ra/fesiacee, si connettano in modo strettissimo colle Thismiea@, spe- cialmente per l’intermezzo delle Hydnora e della Prosopanche. E questa affinità evi- dentissima, che mi offre il migliore argomento per riaggruppare le fa/Nesiacee alle Monocotiledoni; nella quale divisione però io inconecludo anche le Aristolochiacea, ad onta dei 2 distintissimi cotiledoni di cui sono provviste. Io ho anzi varie volte incon- trato semi di Aristolochia con 3 cotiledoni di ineguali dimensioni, tanto da rammen- tare allora, l’ embrione delle Rajana fra le Dioscoreacee. Le Aristolochiacea in niun modo possono essere allontanate dalle Dioscoreace@e e dalle Taccacea, che in- sieme alle Thismiee, completano | anello che le congiunge alle a/festacee. Alcune mie osservazioni mi farebbero supporre. che in molte piante Monocotiledoni, embrione dovesse considerarsi come formato dal saldamento di due cotiledoni. Fa- cendo infatti sezioni trasversali del cotiledone (poco al di sopra della fessura per la quale si fa strada la plumula) di varie piante Monocotiledoni, p. e. della Thalia deal- bata, della Canna speciosa, della Jucca recurva e di altre molte, si vede distinta- mente che i fasci fibro-vascolari, sono disposti in 2 serie ben definite e non in un cir- BURMANNIACE.E 249 colo. Ma su ciò spero in altra occasione far conoscere diffusamente, il risultato delle mie ricerche. Gen. IV. BAGNISIA Bece. Perigonium campanulatum (caducum) apice tripartitum, laciniis unguiculatis apice dilatatis conniventibus cupulam mitraformem efformantibus, dentibus 3 parvis alter- nantibus; faux nuda, tubo supra medium annulo semiclausa; stamina 6, in tubum deflexa, filamentis brevibus connatis sed inter se foramina 6 interjectis; antere ma- xima secus margines connatae, membrana bilamellosa terminata, biloculares; loculis parvis distantibus adnatis. Ovarium inferum, uniloculare placentis 3 liberis (semper?), ovulis indefinitis anatropis; stylus brevis stigmate late discoideo equaliter 6-lobo. Fruc- tus carnosus, truncato-turbinatus, apice centro dehiscens, unilocularis, semina inde- finita. Embrio ..... Plante, humicole, aphylle, carnose, tenere, radice grumosa. Osservazioni. — Differisce dalle 7%ismia per la forma del perigonio con 3, invece che con 6 lacinie; di più queste coi loro apici dilatati e conniventi, formano una volta, analoga a quella formata dai 3 petali interni delle Mztrephora fra le Ano- nacece. L’ anello o corona non chiude la fauce del perigonio, ma si trova a circa i ?/, superiori del tubo; gli stami sono tutti saldati insieme, anche per una parte dei filamenti e lo stilo è discoideo e con 6 lobi eguali all’ ingiro. BAGNISIA CROCEA sp. n. — Caulis simplex, gracilis, uniflorus (ved interdum bi-3-pauciflorus ?), 1 '/, mill. crass. angulosus, squamis lanceolatis acutis paucis al- ternantibus. Flores luteo-crocei, pellucidi, terminales, solitarii, basi bracteis 3, squa- mis subconformibus, adpresse indusiati vel si caulis biflorus, flos alter longe pedicel- latus basi ebracteatus, alter serotinus indusiatus. Perigonium anguste campanulatum, basi attenuatum, apice parum ventricosum; costulis superficialibus longitudinalibus extus percursum; laciniae basi attenuate, apice triangulares bituberculatae; tubus in parte supra-annulari verrucoso-radulosus; ovarium truncatum, late obconicum bre- viter excavatum. Abita. — Sul monte Moraît a poca elevazione, sulla costa N. E. della Nuova Guinea. — Aprile 1875. Osservazioni. — La struttura particolare delle sue antere, meglio che da qua- lanque descrizione, mi lusingo che verrà interpretata dalle figure. Gli ovuli sono evidentemente anatropi e sostenuti da lunghi funicoli che in grandissimo numero at- torniano da ogni parte le 5 colonne o placente libere; che sono realmente libere, quando gli ovuli sono alquanto sviluppati. Io non ho esaminato fiori giovani; ignoro quindi a quale stadio le placente da parietali diventino libere. Il fiore è lungo circa 2 ce. Oltre 2 esemplari in fiore conservo di questa specie 2 individui in via di fruttifi- cazione. Tutti e due portano due fiori per ciascheduno, uno dei fiori termina il fusto, il quale gradatamente si espande nell’ovario, senza che vi sia per tutta la lunghezza del pedunculo alcuna brattea; l’altro è quasi sessile e si sviluppa più tardi ed è cir- condato da brattee. Questi esemplari, per essere in essi uno dei fiori senza brattee e lungamente pedicellato, sul principio avevo creduto poterlì considerare come ap- partenenti ad un’altra specie. Dai fiori chiusi ancora non del tutto sviluppati ho ri- levato, che nella struttura del fiore non vi si trovano differenze con quelli sopra 32 250 BURMANNIACEA descritti. Le placente sono 3 centrali, quantunque i fiori siano giovanissimi; ciò non pertanto convengo che studi organogenici dimostreranno che esse sono di origine parietale. Il Genere è dedicato al D." Carlo Bagnis, che quantunque giovanissimo, è di già conosciuto per lavori pregevoli di crittogamìa. Gen. GEOMITRA Bece. Perigonium campanulatum, caducum, apice 3-appendiculatum, laciniis 3 unguicu- latis, apice dilatatis, conniventibus, cupulam mitraphormem efformantibus, dentibus 3 minimis alternantibus; faux annulo destituta; stamina 6 in tubum deflexa, filamentis brevibus crassis liberis dorso vix exsertis; antherae maxima secus margines connate, membrana bilamellosa terminata, biloculares; loculi parvi distantibus adnati. Ova- rium inferum uniloculare, placentis 3 liberis, ovulis indefinitis, anatropis; stylus brevis, stigmate profunde trifido. Fructus carnosus, truncato-turbinatus, apice centro dehiscens, unilocularis; semina indefinita, minuta. Embryo...... Planta humicola, aphyllae, carnose, tenere, radicibus grumosis. Osservazioni. — E molto probabile che questo mio nuovo genere sia identico al Sarcosiphon Bl.; ma per le ragioni sopra addotte non posso per il momento accettare questo ultimo nome. Si distingue dalla 7smia e dalla Bagnisia per la mancanza di anello alla fauce della corolla; i filamenti degli stami che sono ripiegati in basso sporgono coi loro dorsi curvi al di fuori della fauce, ma non formano un anello chiuso. Le antere sono costruite sul piano di quelle della Bagrista, ma i filamenti alla base sono liberi. GEOMITRA EPISCOPALIS sp. n. — Caulis simplex vel ramosus, gracilis, pauci- florus, 1!/,-2 mill. diam., angulosus, squamis lanceolatis acutis, paucis, alternantibus. Flores luteo-crocei, pellucidi!, subcereo-aquosi, nunc longe pedicellati bracteis desti- tuti, nunc bracteis adpressis indusiati. Perigonium urceolato-campanulatum, basi an- gustatum, extus tenuiter subbulloso-vesiculoso, longitudinaliter costatus; lacinie basi attenuata, apice triangulares, leaves, inappendiculatae; fructus truncatus late obconicus, profunde excavato-crateroideus. (Tab. XI, f. 1-5). Abita. — Sul Monte Mattan in Borneo (P. B. n.° 1504), racc. 28 Aprile 1866. Osservazioni. — Ha la mitra come la Bagrnisia crocea, meno i tubercoli sulla parte dilatata delle lacinie. Le note seguenti furono prese sul fresco. — Caule gra- cile, angoloso, acquoso, gialliccio, munito di piccole scaglie ovato-lanceolate acute, jaline incolore; il fiore colle appendici è lungo circa 2 cent.; perigonio giallo-croceo campanulato-obconico ventricoso, un poco ristretto alla bocca, continuantesi nell’ 0- vario nella sua parte inferiore e disarticolantesi poi da esso, con 42 coste rilevate € più colorite e papillose; 3 delle coste sono un poco più prominenti delle altre e da esse sì partono 3 appendici petaloidee, uninervie, attenuate alla base e dilatate all’a- pice in una lamina triangolare, ove convergono ed aderiscono insieme, formando una specie di padiglione sulla fauce del perigonio. Stami 6, inseriti sull’ orlo interno del perigonio, ripiegati all’indentro per formare un anello monadelfo pendente. Le an- tere, che sarebbero introrse se gli stami fossero eretti, vengono ad essere estrorse per la loro posizione rovesciata; i filamenti sono brevi e crassetti, il connettivo è BURMANNIACEE 251 carenato e prolungato in appendice crestiforme; le loggie sono 2 separate dal largo - connettivo; l’ovario è infero uniloculare a 3 placente centrali, libere, pilastriformi ; gli ovuli sono anatropi con lungo funicolo; stilo brevissimo; stigma trifido con la- cinie corte, papillose, bilobe; capsula deiscente per la separazione della parte centrale e della parte superiore dell’ ovario nel punto corrispondente alla base dello stilo; questa parte si stacca alla maniera di un coperchio. La pianta è alta * un deci- metro; un solo è il caule e porta da 1-7 fiori; questi sono bibratteati; le brattee sono alquanto irregolari, lanceolate, spesso dentato-laciniate, carinate; la radice è grumosa e fibrillosa. GEOMITRA CLAVIGERA sp. n. — Caulis simplex vel parce ramosus, gracilis 1-pau- ciflorus, 1 !/,-2 mill. diam., angulosus, bracteatus. Flores luteo-crocei, pellucidi, subce- reo-aquosi, basi bracteati. Perigonium tubuloso-campanulato-urceolatum, ore parum constrietum, basi angustatum; lacinie 3 basi attenuato-angustatae, apice triangu- lares, alata et apice dorso appendicula elongata, cylindrica, clavata, erecta, preedit; stamina filamentis dorso vix prominulis. (Tab. X, f. 1). Abita. — Sul monte Gad:in presso Lundu nella Provincia di Sarawak (P. B. n.° 2642). Osservazioni. — Evidentemente congenere della precedente, ma distintissima per i tre filamenti clavati, lunghi quasi quanto il perigonio, che sovrastano le 3 ap- pendici che formano la mitra. Da nota presa sul luogo risulta, che il perigonio è atrorubro, chiaro in prossimità della disarticolazione, scuro sulle nervature, colle lacinie giallo-ocracea e con anello stamineo giallo. Il fiore colle appendici è lungo circa 28 mill. Gen. IV. THISMIA Griff. THISMIA NEPTUNIS sp. 2. — Caulis simplicissimus gracilis, uniflorus (semper ?), squamis paucis lanceolatis. Flores luteo-crocei, pellucidi, subcereo-aquosi, basi brac- teis tribus elongatis, acuminatis, indutus, breviter pedicellati; perigonium campanu- lato-urceolatum ore vix constrictum, fauce annulo relevato latiusculo ornatum : lacinie 3 angustato-spatulate, sub anthesi horizontales, antice uncinate, apice in facie superiori, mucrone longissimo preeditae, tubo perigoniali 3-plo longiori; lacinize 3 minores anguiformes, tubo perigoniali subaequales. (Tab. XI, f. 6). Abita. — Monte Mattdn presso Sarawak. (P. B. n.° 15083). Osservazioni. — La figura di questa specie è fatta dietro 2 esemplari disseccati. Vista la difficoltà di far rinvenire fiori di consistenza (quando vivi) acquosa e che si deformano quindi grandemente colla disseccazione, può darsi che alcuni dettagli mì siano sfuggiti o che altri siano stati male interpretati. Mi sembra però fuor di dubbio che questa stranissima pianticella, appartenga al genere 7Wismia, per la presenza di un anello e per aver 6 lacinie che non convergono in mitra. Gli stami mi son sem- brati molto simili a quelli della 7. Brunonis Griff., per quanto è stato possibile giudicare sul secco; la doppia cresta in essa era ben visibile. Si distingue da tutte le congeneri per le sue lunghissime appendici. Il fiore comprese le appendici è lungo circa 4 cent. 208 BURMANNIACEZE THISMIA ASEROPR sp. %. — Caulis simplicissimus, gracillimus, unifiorus (semper?), squamis paucis lanceolatis. Flores luteo-crocei, pellucidi, subcereo-aquosi, basi bracteis induti; perigonium urceolato-campanalutum, basi attenuatum, apice dilatatum, ore annulo depresso pervio partialiter clausum; laciniis perigonialibus 6 anguiformibus, sub anthesi reflexis, subequalibus, perigonio vix brevioribus, dentibus totidem par- vulis alternantibus. (Tab. X, f. 2). Abita. — Singapore a Woodlands (Becc. 1865). Osservazioni. — E la specie che più rassomiglia alla 7. Brunornis, dalla quale differisce a prima vista per le 6 code eguali; 1 anello depresso che chiude la fauce la distingue dalla seguente. Il fiore, non comprese le appendici, è lungo circa 12 mill. THISMIA OPHIURIS sp. n. — Caulis simplicissimus, gracillimus, uniflorus (semper?), squamis paucis lanceolatis acuminatis. Flores luteo-crocei, pellucidi, subcereo-aquosi, basi bracteis 3 induti; perigonium elongato-urceolatum, ore annulo relevato ornatum, laciniis 6 aequalibus caudato-anguiformibus, tubo perigoniali sublongioribus, primum erectis, dein sub anthesi reflexis, dentibus parvis totidem alternantibus. (Tab. X, f. 3-4). Abita. — Sal Monte Maztdn in Borneo; raccolsi nell’ Agosto 1866. Osservazioni. — Affinissima alla 7. Aseroe; ma da essa distinta per l’ anello alla fauce del perigonio non depresso, ma formante una corona tutto in giro alla fauce; la forma del perigonio è anche un poco differente e le appendici sono più lunghe. La fig. 4 della Tab. X, rappresenta un individuo che io credo appartenga a questa medesima specie, ma col fiore ancora poco sviluppato. Il fiore, comprese le appendici, è lungo circa 14 mill. Spiegazione delle Tavole. Tavola X. Fig. 1 Geomitra clavigera Becc. — ingr. circa 4 volte. v. R Thismia Aseroe Becc. — ingr. come sopra. ». 3-4 » ophivris Becc. — idem. Tavola XI. 1-5 Geomitra episcopalis Becc. — f. 1, la pianta intera ingrand. circa 2 volte e mezzo; — f. 2, porzione di perigonio sezionato per il lungo; — f. 3, uno stame visto dal lato dorsale; — f. 4, il medesimo visto dal lato ventrale; — f. 5, frutto sezionato per il lungo. Le figg. 2-5 assai in- grandite. 6 lhismia Neptunis Becc. — ingr. Fig. Fig. » Vig. » È x BURMANNIACEE si 29; Tavola XII. 1-6 Bagnisia crocea Becc. — f.°1, la pianta intera ingrandita circa 2 volte e mezzo; — f. 2, porzione di perigonio visto dal lato interno; — f. 3, porzione dell’anello stamineo; — f. 4, ovario sezionato per il lungo; — f.5, ovuli in via di maturazione; — f. 6, una pianta intera con un ovario lungamente pedicellato in via di fruttificazione. Tutte le figg. # ingrandite. Tavola XIII, 1-5 Burmannia longifolia Becc. — f. 1, la pianta intiera di grand. nat.; — f.2, un fiore; — f. 3, uno stame; — f. 4, estremità del pistillo; — f.5, un seme; le figg. 2-5 ingr. 6-10 Burmannia tridentata Becc. — f. 6, la pianta di grand. nat.; — f. 7, un fiore; — f.8, uno stame; — f. 9, estremità del pistilio; —- f. 10, seme; le figg. 7-10 ingr. Tavola XIV. 1-4 Burmannia tuberosa Becc. — f. 1, pianta intera di grand. nat.; — f. 2, un fiore; — f. 3, uno stame, con la piccola divisione del perigonio, sovrastante; — f. 4, estremità del pistillo; le figg. 2-4 ingr. 5-9 Gymnosiphon Borneense Becc. — f. 5, un fiore; — f. 6, una capsula matura; — f. 7, sezione trasversale dell’ovario; — f. 8, estremità del pistillo; —- f£. 9, uno stame con la sovrastante lacinia interna del peri- gonio; tutte le figg. ingr. 10-13 Gymnosiphon Papuanum Becc. — f. 10, un fiore; — f. 11, una capsula già da molto tempo matura; — f. 12, uno stame; — f. 15, un seme; tutte le figg. ingr. Tavola XV. 1-5 Burmannia azurea Griff. — f.1, un fiore; — f. 2, estremità del pistillo; — f. 53, uno stame; tutte ingr. d Burmannia Selebica Becc. — f. 4, un fiore ingr. 9-7 Burmannia Geelvinkiana — f. 5, un fiore; — f. 6, uno stame; — f. 7. estremità del pistillo; tutte le figg. ingr. 8-11 Burmannia Sphagnoides Becc. — f. $, un fiore; — f. 9, uno stame; — f. 10, estremità del pistillo; — f. 14, un seme; tutte le figg. ingr. 12-14 Burmannia lutescens Becc. — f. 12, un fiore; — f.13, uno stame; — f. 14, estremità del pistillo; tutte le figg. ingr. N. 254 BURMANNIACEZE Prospetto delle BurmannNIAcEA asiatiche, malesi ed australiane. Trib. I. BURMANNIEZ. Sectio * Ovarium uniloculare. Gen. I. GymxosipÒon Bl. . aphylum BI. — Giava. Borneense Becc. — Borneo. Papuanum Becc. — Papua. Gen. II. NepHRocopum Turcez. Malaccense Turez. — Malacca. Sectio ** Ovarium triloculare. Gen. III Burmannia L. Subg. I. EUBURMANNIA. . disticha L. — Ind. orient., Australia. celestis Don. -— Nepal. azurea Grif. — Malacca, Borneo, Cina. Javanica Bl. -— Giava. Bancana Mig. — Banca. Sumatrana Miq. — Sumatra. Geelvinkiana Bece. — Papua. juncea Benth. — Australia. uniflora Rottb. — Ind. orient. Championii Thw. — Ceilan. longifolia Becc. — Borneo, Amboina, Papua. tuberosa Bece. — Borneo, Papua. tridentata Becc. — Borneo. Griffithiù Becc. (1) — Indie or. (*) Griff. not. tab. 272 f. 2. A (7o) 53 Subg. IL. GowyantHES BI. candida Bl. — Giava. lutescens Becc. — Borneo. pusilla Miers. — Ind. or. » f Thw. — Cellan. Nepalensis Miers. — Indie orient. Wallichii Miers. — Burma. Trib. II. THISMIEA. Gen. IV. Bacnisia Becc. . crocea Bece. — Papua. Gen. V. GromitrA Becc. . episcopalis Becc. — Borneo. clavigera Becc. — Borneo. Gen. VI (?). SarcosipÒon BI. . clandestinum. BI. — Giava. Gen. VII. Tuismia Grift. . Brunonis Griff. — Tenasserim. Gardneriana Hook. f. — Seilan. Neptunis Bece. — Borneo. Aseroe Becc. —- Singapore. ophiuris Becc. — Borneo. PIANTE PAPUANE (a°) (DI. CI SULLE PIANTE RACCOLTE ALLA NUOVA GUINEA DAL SIG. L. M. D'ALBERTIS DURANTE L'ANNO 1877, CON DESCRIZIONE DI TRE NUOVE SPECIE DI ICACINEE. Trovandomi a Sydney nel marzo del corrente anno (1878), il mio antico compagno, il Sig. L. M. D’ Albertis, di ritorno dal suo secondo avventuroso viaggio sul « Fly river », mi ha comunicato tutte le piante da esso raccolte tanto nella seconda quanto nella prima esplorazione. Le piante del primo viaggio, come è di già noto, sono state per la maggior parte descritte dal Barone F. von Mueller nell’ opera che porta il titolo « Descriptve notes on papuan plants ». Quelle del secondo viaggio consistono principalmente in circa un centinajo di specie conservate nello spirito, gli esemplari sono quasi tutti dop- pii ed in buonissimo stato. Fra esse vi sono alcune novità molto importanti e rimar- chevoli, ma che presentemente, in causa del modo di preparazione degli esemplari, non posso esaminare. Essi sono conservati in una scatola di forma rettangolare delle dimensioni dei fogli da erbario, con coperchio saldato, e dove gli esemplari sono so- vrapposti l’ uno all’ altro ed assai compressi. Questo sistema che permette poi di pre- parare gli esemplari nel modo ordinario per erbario, ha il vantaggio di offrire le dif- ferenti partì delle piante in uno stato eccellente per lo studio, e nello stesso tempo è molto più conveniente del metodo della disseccazione, per un viaggiatore in paesi tropicali, che non sia esclusivamente botanico, e che non possa portar seco un grande bagaglio, e voglia solo conservare qualche esemplare delle principali piante che incontra. La collezione delle piante preparate nel modo ordinario contiene fra le Palme, l Arenga saccharifera La Bill., la Caryota Rumphiana Mart. (1), 1 Areca macrocalya Zipp., il Ptychosperma paradoxa Scheff., più un’altra specie di Ptychosperma ancora indeterminata, una ernia? ed una Licuala. Vi sono dodici specie di Leguminose, fra le quali sono rappresentati i generi: Desmo- dium, Adenanthera, Guilandinia, Mucuna, Pythecolobium ; 4-5 specie di Myristica; 3 Menispermaceae ; 2 Anonacee ; 4 Aroidee ; alcune Euphorbiacea ; 3 Sapotacee ; 2 Ebenacee; la Barclaya Motley H. f.; il Podocarpus latifoha Wall.; la Slonea paradi- searum F. von Mueller; lArtocarpus incisa; 2 Cyperacece; alcune Acanthacea; rappre- sentanti dei generi £/eocarpus (sp. 3), Canarium (sp. 2), Lugenmia (sp. 2), Modecca, Opila, Gardenia, Vatica, Barringtonia, Phrynium, Dendrobium, Vaccinium, Begonia , Melastoma, Crateva, Semecarpus, Sterculia, Ficus, Freycenetia, CalophyUum, La- gerstroemia, Limonia, Schuurmansia, Cupania, Faradaya, Aeschynanthus, LEvodi, Convolvulus, Cryptocarya, Jasminum. Si trovano ancora nella collezione i semi di alcune piante (circa 10 specie ), che per il momento non potrei con sicurezza riportare a generi a me noti. >... ©. (') Nella collezione D’ Albertis non si trovano che ‘rutti e semi di questa Palma; sono però riconoscibilissimi ed identici a quelli delia Caryota Rumphiana dell’ Arcipelago Malese. Mi sembra quindi veramente probabile che ia Caryota Alberti F. von. Mueller del Capo York sia identica colla Caryota del Fly river. Anzi della specie del Capo York ho visto un bell’ esemplare vivo nel Giardino botanico di Brisbane, e che offre le dimensioni del tronco e la forma del fogliame in tutto simili alla Caryota Rumphiana. Mi accade qui acconcio di avvertir pure che a Singapore ho ritrovato la Caryota obtusa Griff., che deve considerarsi come specie ben distinta. paria 2506 PIANTE PAPUANE Gen. RAYTICARYUM Bece. RHYTICARYUM MACROCARPUÙM Becc. — Frutex erectus, ramulis tertiusculis glabris. Folia alterna, 15-20 cent. longa, 4-7 cent. lata, elliptica vel oblongo-elliptica, basi in petiolum gracilem (10-15 mill. long.) abrupte attenuata, apice longiuscule atte- nuato-acuminata, acumine obtuso, glaberrima, membranaceo-chartacea, penninervia, utrinque acute crebreque venoso-anastomosato-reticulata; spice in axillis simplices, fructiferae folio breviores vel subaquales, filiformes ; flores .... Drupe rubre amyg- dalinae, valde compresse, sessiles, utrinque obtusae vel breviter attenuata, 40-45 mill. longe et 30 mill. lata, epicarpio tenuiter carnoso, glabro, endocarpio lignoso fragili, extus irregulariter costato, intus irregulariter laxe, rugoso-sulcato; semen ellipticum obtusum compressum, (25-30 mill. long.) albumine carnoso-oleoso, cotyle- donibus albumine long. et lat. subaequalibus, planis tenuibus foliaceo-membranaceis, fortiter venosis, apice rotundatis, basì profunde emarginatis; radicula brevis, cylin- dracea obtusa. VA Abita.— Raccolto dal Sig. L. M. D’ Albertis nell’ interno del /7y river alla Nuova Guinea nell’anno 1376. Osservazioni. — Per l'abito è similissima alle altre specie da me descritte, della Nuova Guinea, ma i frutti sono molte volte più grandi. Il genere f/yticaryum sembra affine al genere Sarcostigma W. et A. più che a qua- lunque altro fra le /cacine@ ; però si distinguerebbe per la corolla, che nel Alytica- ryum (almeno nei fiori è, che sono i soli bene conosciuti) è tubulosa e non divisa in 5 o 6 petali, forse anche per la corolla dei fiori 9, che sembra formata di 5-6 pic- coli petali liberi nel f/ytcaryumn, mentre è simile a quella dei fiori è nel Sarcostigma. Io non ho esaminato frutti maturi; ma in quest’ ultimo genere il seme vien descritto come senza albume (Flora brit. Ind. p. III, pag. 594), mentre l’ albume è molto svi- luppato in tutte le specie di A/yticaryum che io ho esaminate. Gen. GONOCARYUM Miq. GONOCARYUM AFFINE Becc. Frutex erectus, undique glaber, ramulis juniori- bus angulosis. Folia tenuiter pergamenacea, pallide viridia, subtus pallidiora, elliptica vel lanceolato-elliptica, basi attenuato-acuta vel subobtusa, apice sensim longe acu- minata (15-20 cent. longa, 35-60 mill. lata), petiolo brevi (5 mill. longo), crasso. Racemi crassiusculi filiformes folio subbreviores. Fructus luteo-crocei, extus levigati, ovato-compressi, obtusi, (35 mill. longi, 25 mill. lati vel paullo majores), carne in sicco spongiosa parca; putamen ligneum compressiusculum, apice obtuse rostratum, longitudinaliter pauci-cristatum; semen globosum, albumine corrugato-granoso. Abita — Insieme alla specie precedente scoperto dal Sig. L. M. D’ Albertis. Osservazioni — E affineal Gonocaryum pyriforme Scheff., dal quale differisce per le foglie più strette e molto acuminate, per i frutti assai più piccoli, e per ì semi che quando sono denudati dal pericarpio, presentano 3 sole coste longitudinali sul dorso, oltre le 2 laterali (una per lato) assai corte: sulla parte ventrale le coste sono molto ottuse e non vi sono creste prominenti come nel Gonocaryum pyriforme Scheff. PIANTE PAPUANE 2577 Gen. PLATEA Blume. PLATEA PAPUANA Becc. — LasrantHERA LITORALIS F. v. Muell. Not. Pap. pl. pag. 53! — Arbor vel frutex, ramulis lignosis minute pubescentibus. Folia chartacea vel tenuiter coriacea e basi acuta vel subrotundata, integerrima ovata vel ovato- elliptica vel subobovata, abrupte longe acuminato-subulata, supra glabra opaca, sub- tus pallidiora, rufescentia, pube minutissima adspersa, costulis utrinque 5-6 validiu- sculis acutis pertensa, venulis obsoletis, limbo 15-25 cent. longo, 6-11’ cent. lato, petiolo circa 10 mill. longo, superne anguste sulcato. Pedicelli fructiferi axillares sim- plices, petiolo subaequales, basi bracteolati. Drupa oblonge (40-45 mill. long®, 15-18 mill. lata) regulares vel leviter incurvae; apice obtuse, stigmate lato notate, basi attenuata et calyce persistenti patelliforme, margine integro, predite: pericar- pio obtuse costato, intus laeve. Semen obovato-oblongum in loculo solitarium et ex apice pendulum. Abita. — Raccolto dal Sig. L. M. D’ Albertis, insieme alle specie precedenti, nel- l’anno 1876. Osservazioni. — Sebbene gli esemplari siano senza fiori, mi sembra che la strut- tura del frutto non possa lasciar alcun dubbio riguardo al genere al quale ho ripor- tato questa pianta. I resti dello stigma, che lasciano una larga cicatrice all’ apice del frutto, lo sviluppo regolare e non asimmetrico di questo, mostrano che esso non può essere nè uno Sfemonurus, nè una Lastanthera, nè una Gomphandra. — I frutti non sono perfettamente maturi, quindi non sono bene accertati i caratteri della superficie del nocciolo; l’ albume è molto abbondante e pare simile a quello delle Gomphandra ; l'embrione non è sviluppato, ma sembra indubitato che debba trovarsi all’ apice del seme e che rimanga nella specie di canale che si trova nel centro dell’ albume e che ne percorre tutta la lunghezza. Non è forse qui fuori di luogo che io avverta che la Lastanthera Malaccensis Mast. (Flor. Brit. Ind. vol. I. pag. 584), è eguale allo Stemonurus capitatus Becc. (Malesia I. p. 114). Ho di già indicato (loc. cit. p. 107) per quali ragioni il genere Stemonurus debba esser ristabilito e distinto dalle Lastanthera. Della L. Malaccensis ho visto gli esemplari tipici nell’ erbario del Giardino botanico di Calcutta, raccolti da Maingay nella penisola di Malacca. Mi sembra altresì che il Sig. Masters, sotto il nome di Lastanthera apicalis Thw. raggruppì varie forme, che io considererei come ben distinte. Singapore, Aprile 1878. SU DI UN NUOVO GENERE DELLA FAMIGLIA DELLE OLACINEK. Gen. PETALINIA Becec. Calyx cupularis, parvus, liber, 4-5 dentatus, fructifer immutatus. Petala 5 hypo- gina, valvata, intus denudata. Stamina petalis 53-plo pluria, filamenta omnino libera, 33 258 OLACINER linearia, complanata; antherse erectae globosae 4-loculares, longitudinaliter dehiscen- tes. Ovarium 5-loculare, loculis 1-ovulatis; ovula ab apice placenta centralis intra loculos pendula. Discus subnullus vel cum ovario concretus. Stylus conicus Dbrevis- simus; stigmata 3 punctiforma. Drupa (Aiîmerie) globosa, carne parca, putamine tenuiter lignoso, fragili. Semen ..... Arbor; flores parvi, ad axillas in racemis elon- gatis dispositi. Species 1. Osservazione. — Il nuovo genere che adesso ho descritto è ben caratterizzato fra i congeneri quantunque si avvicini assai alle Amenia ed allo Scorodocarpus. Dalle Ximeria differisce per la differentissima forma delle infiorazioni e per il numero degli stami. Dallo Scorodocarpus per i petali non barbati e per la posizione degli stami. PETALINIA BANCANA Becc. — Albero grande con legno molto duro, comple- tamente glabro in tutte le sue parti. I ramoscelli sono cilindracei o leggermente angolosi con scorza rugosa e rubiginosa; le foglie sono sottilmente coriacee e quasi pergamenacee, glaberrime, brune sul secco, levigate nella pagina superiore con po- che nervature (5-5 per ogni lato della costa mediana) molto oblique e quasi senza venature visibili; sono di forma ovale, appena attenuate alla base o quasi ottuse, acuminate in alto in punta ottusa, lunghe da 5-10 cent. e larghe da 3-6 cent.; il picciolo è lungo da 1-2 cent. e canaliculato superiormente. I fiori sono piccoli (2. mill. lunghi) sostenuti da pedicelli lunghi quanto essi e riuniti in numero di 4-3 al- l'ascella di piccole brattee su dei racemi ascellari lunghi circa quanto la foglia. Il calice è cosperso di grossi e rari punti glandulosi, i suoi lobi o denti sono larga- mente triangolari. La corolla forma un boccio triangolare, i petali glabri completa- mente sono triangolari; gli stami opposti 5 per 3 ad ogni petalo; lo stame mediano è più lungo degli altri. Le antere sono globose formate da. 4 loggie separate da solchi profondi ed il doppio più lunghe che larghe. Il frutto è della grandezza di una mediocre ciliegia globoso-ovato, ottuso, sostenuto dai peduncoli ingrossati e portanti ancora 1 resti del calice, che non si è accresciuto; il nocciolo è esternamente minu- tamente scabro; nell’ interno vi è un tessuto spongioso come nelle Amenia; ma non ho esaminato frutti con semi bene sviluppati. Abita. — Nell’isola di Barca, raccolto dal Sig. Teysmann (Herb. Hort. Bot. Bog. num. 6718-6719-6720-6723). Nome malese « Petaling ». Buitenzorg, Maggio 1878. I. TAV. XVI VOL RACE MALESIA Lit.De Andreis Inc l'ea La 7. XVII. TA Î MO RACE MALESIA (Age eo sirio I L. Fea inc Lit. Armanino Ctenova Eneler, Hielscher e Beccari dis. * MICA a; 3 IGNII la) LI INE POTRO XVIII \V VOTATA SIA ’ ) MALE Lit.De Andreis. L.l'ea inc. Hielscher ds NC, CCARIANUS. E a Det] PONHOS:® BE VOL.I. TAV TAI XX 10 VOL ARACE di MALESIA TL fea inc Lit Armanino Crtenova e Beccari dis Tingler FIG. 1-5. RAPHIDOPHORA MAXIMA;ENGL.6-9 EPIPREMNUM MAGNIFICUM, ENGL 10-12. E. ZIPPELTANUM (SCHOTT'), ENGL VOL. I. TAV XXI. Engler e Beccari. dis. L Fea inc.Ltt.De Andreis Genova {i (SCHOTT) ENGL. 6H 0° "4 [1-19 SC. LONGIPES, ENGL. 14518 80. CRASSIPFS, ENG FIG.1-5 EPIPREMNUM AMPLISSI È INDAPSUS GENICULAT'US, ENGL. f&8 SC. CANNABFOLIUS, ENGL. si ga i) NA P, » w XIÌ ad TAV I OL AZ se MALE SIA A nov: N ue TS L Fea inc.Lit. De Andre = He Iingler,e Beccari dis NGL. 1 If È CHISM. BARBATA, ' 5. A, ENGL.11-20 ' par) CONODIDE FIG..1-10 SCHISMATDGLOTTIS ' ) LUCC I ) je») ALI un AH IA PYOI CAS DC i: 21-24. MIC dii » XXIII MOL, E. TAX NGL 13 sad < < = Zi O Hi Fr Du Sa o Est a Zi Dal - = ; 3 El A a Du ©) Ti O _ A î di i È Eu L Fea inc. Lit.De Andreis Genova U sE —s sete ARACEE MALESIA Beccari e Hngler, dis. bd MALESIA ‘ TENOVaA s ( De Andret Lr mente.) dis. ari 0, Becco *PHOPHALLUS al L NC ICCARII, K BE ' DÌ RR FIG .L-6 CYRTOSPERMA. MACROTA,BECC. 7-i VOL... TAV. XXV L.Fea inc. Lit. De Andreis FIG.1 SCHISMATOGLOTTIS ASPERATA 8 ALBOMACULATA,, ENGL — 2-8 MICROCASIA ELLIPTICA, ENGL NAVI TAV | VOL ARACHE MALESIA NGL LI î hi ACUTA, ASTA (8/07 SCHIZ 6) | aa ») NGI BECCARII SIA 4 ALOCAS PIG CRYPTOCORYNE BULLOSA,BECC—-3-4.C. LINGUA, B—5.C. STRIOLATA, ENGL— 6.C. LONGICAUDA., BECC. He. le? È Mae ARACELE VOL, I. TAV, XXVII Sa inc, Lit. De Andreis O. Beccari dis FIG. 1-4 CRYPTOCORYNE AURICULATA, ENGL— 5-6 C. SPATULATA, ENGL — 7-8 € FERRUGINEA, ENGL ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA RACCOLTE DA O. BECCARI DETERMINATE ED ILLUSTRATE DAL Dott. A. ENGLER (1882) pi i ui | ù 5 vo _— . do a) na Ù ; Peg ita ih = È È - È VA “ ' = SD . e n q Ù LI si i Ù ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 261 ARACEAE. POTHOS L. Engler in De Cand. Suites au Prodr. II p. 78. Collectiones cli. Beccari species 7 novas continent, quarum 4 papuanae Pothoî Zippeliano affines sunt, 2 bornenses ad sectionem A/lopothos pertinent, cujus jam nonnullae species ex archipelago indico cognitae fuerunt. Septima species (P. 7n- signis) Pothoi Rumphi affinis est; haec, ut specimina bona Beccarii docent, non ad sectionem A//opothos, sed ad sectionem £upothos pertinet et cum specie nova post P. cylindricum locum habet, namque ramuli non ut in speciebus sectionis A/l0- pothos vaginarum basin perrumpunt. Confer quoque schema ramificationis in descri- ptione nostra Pothois insignis. i. PorHos (euPOTHOS) cLavartus Engl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 276, foliorum petiolis quam lamina 2-3-plo brevioribus late cuneatis, auriculis brevibus rotundatis instructis, lamina lanceolata basi obtusa, apice acuta; pedun- culo petiolum subaequante, basi cataphyllis lanceolatis majusculis involuto, |, longitudinis vaginatis, vagina inferne lata, seorsum sensim angustata , geniculo brevi crassulo, lamina oblique ovata vel ovato-oblonga, valde inaequilatera, basi obtusa, apice acuminata; peduneculo perbrevi: spatha oblongo-ovata ; spadice sessili, basi atque apice paullum attenuato; pistillis prismaticis, stismate orbicu- lari sessili coronatis. — (Tab. XXI, f. 11-15). Caudex circ. 1 cm. crassus, internodiis 1,5-2 cm. longis. Foliorum petiolus usque 2 dm. longus, vagina inferne lata, a medio sursum valde angustata, geniculum 6 mm. longum, 2-2,5 mm. crassus; lamina 1,2-1,9 dm. longa, 7-8 em. lata, valde inaequilatera, altero latere 2-3, altero 4-5 cm. lato. Pedunculus 2 cm. longus, 1 em. crassus. Spatha 1 dm. longa, fere 3 cm. ampla. Spadix 8 cm. longus, 1,2 mm. crassus, utrinque attenuatus. Baccae 5,5 mm. longae, 1,5 mm. crassae. Semen fere 4 mm. longum, 1,5 mm. crassum, albidum. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 1792. 33. scinpapsus crassipps Engl. in Bot. Jahrb. I, 182, caudice crasso, foliis congestis, pettolo carnoso crasso quam lamina duplo breviore ad geniculum crassum usque late vaginato, lamina crassa, coriacea, oblongo-elliptica, vtrinque subaequaliter angustata, costa crassa, nervis lateralibus I utrinque circ. 12 angulo acuto arcuatim adscendentibus, secundariis numerosis parallelis, venis tenuibus transversis; pedun- culo petiolum folii ultimi aequante; spatha obtusa ; spadice......, pistillis supra pri- smaticis latitudine sua fere duplo longioribus. — (Tab. XXI, f. 14-16). Species valde distineta. Petiolus circ. 1,2 dm. longus, inferne 2 cm. crassus in ge- niculum 1,5 cm. longum, 41 cm. crassum exiens, lamina 2,5-3 dm. longa, 1,2 dm. lata, costa inferne 6-7 mm. crassa, sensim attenuata. Pedunculus 8-9 cem. longus, 12 mm. crassus. Spatha 9-10 cm. longa, convoluta 3 cm. ampla. Pistilla 4 mm. longa, vertice 3 mm. crassa, inferne tenuiora; stigma ut in reliquis speciebus. Sta- minum filamenta ut in reliquis speciebus quam antherae duplo breviora. Baccae ignotae. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 202. 54, scinpapsus BecCARII Engl. in Bot. Jahrb. I, 182, caudice crasso, foliis congestis, petiolo carnoso crasso laminae aequilongo vel ea paullo longiore, ad me- dium usque vaginato, lamina coriacea oblongo-elliptica, inaequilatera, utrinque sub- aequaliter angustata, acuta, basi in geniculum breviter decurrente, nervis latera- libus I. utrinque circ. 15 angulo acuto a costa abeuntibus secundariis numerosis parallelis; pedunculo quam vagina paullo breviore; spatha.....j spadice crasso apicem versus attenuato; baccis superne hexagonis latitudine sua duplo longioribus, stigmate parvo orbiculari coronatis. 278 ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA Similis speciei priori, attamen notis in lucem positis diversa. Caudex 2 cm. crassus. Foliorum petiolus 2,5-2,7 dm. longus, geniculo 1,5 cm. longo, 6 mm. crasso in- structis, lamina 2,4 dm. longa, 1,1-1,2 dm. lata, altero latere 5 cm., altero 6-7 cm. lato. Pedunculus 1 dm. longus. Spatha haud visa. Spadix sessilis 7 cm. longus, medio 2 cm. crassus. Baccae 5 mm. longae, vertice 2,9 mm. diametientes. Semen nephroi- deum 4 mm. longum, album. Hab. — Sumatra occidentalis, prov. Padang, ad Ajer mantjoer alt. 360 m.: Beccari. 35. SCINDAPSUS canNArFOLIUS Engl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 271, caudice crasso; petiolis laminae aequilongis, tumidis, carnosis, inferne late- vaginatis, lamina oblonga, paullum inaequilatera, basi obtusa, apice acuta, nervis lateralibus numerosissimis parallelis fere horizontaliter patentibus; pedunculo brevi; spadice crasso, sessili; pistillis superne prismaticis, latitudine sua fere triplo longio- ribus stigmate orbiculari immerso serius paullum elevato coronatis. — (Tab. XXI, A Caudex circ. 3 em. crassus. Foliorum petiolus inferae 2-3 cm. diametiens, 3 dm. longus, lamina 3,5 dm. longa, dimidio inferiore 1,9 dm. lata, costa basi 4 mm. crassa, nervis omnibus subaequalibus angulo circ. 60° patentibus. Spatha ignota. Spadix florifer 1 dm. longus, medio 3 cm. crassus, apicem versus attenuatus. Pistilla 7 mm. longa, 2,5 mm. crassa. Baccae 1 cm. longae, vertice fere 4 mm. crassae. Semen 4,5 mm. latum, 2 mm. crassum, album. Planta insignis in horto botanico Bogoriensi sub nomine « Scindapsus giganteus Schott » culta adhue non descripta fuit, nam Scwmdapsus giganteus Schott = Pothos giganteus Roxb. ad genus £pipremmum pertinet. Hanc plantam illam Roxburghii non esse ex eo apparet, quod cl. Roxburgh (FI. ind. ed. Carey p. 445) folia basi cor- data describit. Hab. — Patria ignota. LASIA Lour. 50. LAsIA spinosa (L.) Thwaîtes. En. PI. Zeyl. 336. Hah. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari P. B. n. 4005. CYRTOSPERMA Griff. 37. CYRTOSPERMA Lasiomes Griff. Itin. bot. III, 149. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari P. B. n. 590. 3$. CYRTOSPERMA MERKUSII (Hassk.) Schott în Oest. bot. Wostenbl. 1857 p. 61. «Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari P. B. n. 685; Malacca, l. d. K/ang; legit F. Keheding. ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 279 39. CYRTOSPERMA MacroTUM bece. (mpt.) foliorum petiolo quam lamina lon- giore, parcissime aculeato, geniculo omnino nudo, lamina sagittato-hastata, partito- nibus inaequilongis, posticis quam antica 2-5-plo longioribus, antica oblonga triangu- lari, acuminata, posticis lanceolatis acutis, rarius oblongis obtusiusculis, costis posticis in sinu longe, saepe longissime denudatis; pedunculo parce aculeato; spatha oblongo-lanceolata, acuta, pallida; spadice breviter stipitato cylindrico obtuso spathae dimidium aequante; ovariis uniovulatis ovulo funiculo longo e basi adscendente affix0; baccis breviter obovoideis. — Engl. in Bull Soc. Tosc. di Ort. 1859. p. 295. — (Tab. XXIV, f. 1-6). Petiolus inferne sparse aculeatus, superne inermis 6,5-7,5 dm. longus, lamina lon- gitudine et forma valde varians, lobus anticus 1-2,5 dm. longus, 4-9 cm. latus, lobi postici 2,5-3 dm. longi, 0,4-1,4 dm. lati. Pedunculus 6 dm. longus. Spatha 9 cm. longa, 3 cm. lata, pedunculo paullum decurrens. Spadix stipite 3 mm. longo spathae adnato suffultus 4 cm. longus, 6 mm. crassus. Flores ut in reliquis generis speciebus, attamen ovulum funiculo longiore affixum. Baccae 8 mm. longae, 6 mm. crassae, pal- lidae. Semen obovoideo-nephroideum, hilo ad imam tertiam partem sito, atrofuscum, laevissimum, 6 mm. longum, 4 mm. crassum. Embryo semini conformis, macro- podus. : Hab. — Nova-Guinea, Batanta: Beccari P. P. n. 619; ly River: D'Albertis. AMORPHOPHALLUS Blume. Engl. in DC. Suites au Prodr. II, 308. 40. AMOoRPHoPHALLUS DUBIUS Blume # £umphia I, 142. IM generis dia- gnosi lege: Flores feminei 1-4-gyni. Ovarium 4-4-loculare. Hab. — Celebes, Kema : Beccari. 41. AMORPHOPHALLUS TITANUM Becc. Bull. Soc. Tose. di Ort. 1879. p. 46. Hab. — Sumatra occidentalis, prov. Padang, ad Ajer marntjoer alt. 360 m.: Bec- cari P. S. n. 488. 42. AMORPHOPHALLUS GIGANTEUS Blume in Rumphia I, 147 t. 34. Hah. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari P. B. n. 1055. 43. amorpHopHaLLuUus BECCARII Engl. in Bot. Jahrb. Î, 182. peduneulo ....; spatha inferne convoluta , inflorescentiam obtegente, oblonga, obtusa ; spadice sessili, crasso quam spatha breviore , inflorescentia feminea masculae subaequilonga, appen- dice crassa latitudine sua triplo longiore apicem versus paullum attenuata; ovariis depresso-globosis unilocularibus, stylo subnullo, stigmate subgloboso tertiam partem ovarii vix diametiente coronatis; staminibus sessilibus, albidis, vertice inter thecas brunneo-vittatis. — (Tab. XXIV, f. 7-14). 280 ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA Quamvis folia non cognita sint, attamen hanc plantam descripsi, quum ex florum structura appareat eam cum nulla altera specie adhuc cognita confundi posse. Spatha 2 dm. longa, convoluta inferne 4 cm. diametiens. Spadix 1,5 dm. longus, inflore- scentia feminea 3 cm. longa et crassa, mascula 3 cm. longa, 3,5 cm. crassa, ap- pendix 9 cm. longa, 3 cm. crassa. Flores masculi ut videtur 3-6-andri, namque sta- mina saepe in ea positione observantur ut vittae brunneae intra thecas verticem or- nantes 3-6 convergant. Stamina 2,5 mm. longa 1,5-2 mm. lata, loculis brevissimis staminis quartam partem tantum aequantibus (planta hac nota et ovariis ab Amor- phophallo bulbifero haud dissimili valde diversa). Ovarium 3 mm. altum, 4 mm. dia- metiens pariete crassissima, uniloculare, loculo haud centrali, sed spadicis apicem spectante; ovulum funiculo brevi affixgum. Stigma paullum ultra 1 mm. diametiens. Hab. — Sumatra, Aayu-Tanam: Beccari. Observ. Hanc plantam ex icone et spadicis sectione longitudinali in spirito vini con- servata descripsi; adest in exsiccatis planta in monte Singalan altit. 1600 m. lecta , quae fortasse huc pertinet, quamvis valde diversa esse videatur, si spadicis deforma- tionem siccatione peractam non respicis. Folii petiolus 5,5 dm. longus, lamina tri- secta, segmentis dichotomis, secundariis pinnatisectis, segmentis ultimis inaequalibus, superioribus duplo triplove majoribus, omnibus oblongo-ellipticis, eleganter et angu- stissime acuminatis. Pedunculus 2 dm. longus. Spatha forma cum ea plantae supra descriptae congruens. Spadicis partes longitudine cum illis plantae supra descriptae congruentes, sed (exsiccatione ?) fere triplo tenuiores. Ovarii et stigmatis forma eadem. (43; AamorpiopnarLus GraciLis Engl in Bot. Jahrb. I, 183. folii lamina trisecta, segmentis I. bidichotomis, tertiariis pinnatisectis, segmentis ultimis elongato- lanceolatis, longe et anguste acuminatis, basi inaequilateris, altero latere decurrente; pedunculo elongato; spatha oblonga, inferne convoluta; spadice sessili spathae lon- gitudinis 3/, aequante; inflorescentia feminea masculae subaequilonga, appendice cla- vata quam inflorescentia mascula triplo longiore; ovariis breviter obovoideis, stylo brevi stigma parvum ferente coronatis; staminibus vertice inter thecas vittatis, lo- culis staminis dimidium acquantibus. — (Tab. NXIV, f. 15-20). Folii petiolus circ. 6,5 dm. longus, segmenta primaria 4-5 dm. secundaria 3-4 dm., tertiaria circ. 2 dm. longa, segmenta ultima inaequalia, majora 4 dm. et ultra longa, 4-5 em. lata, nervo collectivo a margine 5-4 mm. remoto. Pedunculus basi cataphyllis obtusis involutus 5 dm. longus. Spatha 9 dm. longa. Spadix 6 dm. longus, inflore- scentia feminea 1,5 cm., mascula 1,4 cm., appendix 4 cm., longa (sicca), 5. mm. crassa. Florum structuram accuratius describere non possum, quam exsiccatione valde deformati sint, insuper ovarii structura cognosci non potuit. Hab. — Sumatra occidentalis, prov. Padang, ad Ajer mantjoer: Becc. — Flor. Augusto. HOMALOMENA Schott. Engl. in DC. Suites au Prod. II, 332. Ogserv. Etiam in nonnullis speciebus sectionis Euhomalomenae (H. Miqueltana , nre ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 281 Beccariana, ovata, sagittifolia, propinqua) spatha supra tubum leviter constricta ob- servatur. 44. FHOMALOMENA BECCARIANA Zngl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 296, foliorum petiolis laminae subaequilongis vel ea paullo brevioribus, lamina elongato- lanceolata, basin apicemque versus aequaliter angustata, apice longe acuminata, nervis lateralibus I. utrinque circ. 7-9 adscendentibus; pedunculis pluribus tenuibus quam petioli paullo brevioribus; spathae tubo oblongo-ovoideo quam lamina obtusa 1/,-plo breviore; inflorescentia feminea quam mascula duplo breviore; ovariis obo- voideis, stigmate orbiculari coronatis; baccis obovoideis. Species valde affinis Homalomenae Miqueltanae , cujus lamina basi leviter cordata. Simillima quoque 7. prostrata Griff. (HM. roshalum Griff. Not. III, 154 errore impres- sionis), quam nunc in herb. Kew vidi. Fortasse hae tres plantae melius in speciem unam conjunguntur. Petioli 2,5-2,7 dm. longi, lamina fere 3. dm. longa, 1-3 cm. lata. Pedunculi 2 dm. longi. Spatha 7,5 cm. longa, supra tubum 53 cm. longum leviter constricta. Spadix stipite 4 mm. longa suffultus; inflorescentia feminea cm. longa, 5 mm. crassa a ma- cula 4 cm. longa interstitio brevi subnudo separata, fructifera incrassata quam mas- cula triplo crassior. Baccae 4 mm. longae, 3,5 mm. crassae. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 260. 45. HOMALOMENA ovara ZMngl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 296, cau- dice erecto, foliorum petiolo quam lamina paullo longiore, ultra medium vaginato,. lamina ovata, basi in petiolum brevissime angustata, apice cuspidata, nervis latera- libus I. utrinque circ. 8-9, infimis 3-4 prope basin nascentibus; pedunculis pluribus petioli dimidium paullo superantibus; spathae tubo ovoideo laminae breviter cuspi- datae subaequilongo; spadicis breviter stipitati «a/lorescentia ferminea masculae sub- aequilonga atque paullum crassiore; ovariis breviter ovoideis, stigmate orbiculari crasso coronatis. Species facillime recognoscenda. Caudex crassissimus. Foliorum petioli 3 dm. et ultra longi, lamina circ. 2 dm. longa, 1,3-1,4 dm. lata, acumine circ. 1 cm. longo instructa. Pedunculi 41,5-1,7 dm. longi. Spathae tubus circ. 4 cm. longus, 3 cm. amplus, lamina 5 cm. longa, 2,5 cm. lata. Spadix stipite 5 mm. longa suffultus, inflorescentia feminea 2 cm. longa, 4,2 cm. crassa, masculae 4 cm. longae, 3 mm. crassae contigua. Ovaria brevia subglobosa 2,5 mm. longa, stigmate 1,5 mm. dia- metiente coronata, 3-locularia. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 1780. 46. HoMmALOMENA suscorpara Engl. in Bot. Jahrb. I. 183. caudice erecto, foliorum petiolo quam lamina paullo longiore, longe vaginato, lamina ovato-cordi- formi, lobis posticis brevibus angulo obtuso distantibus, lobo antico linea levissime ar- cuata sensim angustato, nervis lateralibus I. utrinque circ. 3-9, infimis 3-4 prope basin nascentibus; pedunculis pluribus petioli vix dimidium aequantibus ; spazna supra inflorescentiam femineam levissime cornstricta, spadicis breviter stipitati inflore- «scentia feminea quam mascula duplo breviore eique arcte contigua; ovariis breviter ovoideis stigmate orbiculari lato coronatis. 36 282 ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA Caudex 1,5 cm. crassus, adscendens. Foliorum petioli 3 dm. longi, lamina circ. 2 dm. longa, 1-1,2 dm. lata, lobis posticis 1-2 cm. longis. Pedunculi 1 dm. longi. Spathae tubus 4 cm. longus, 4,5-2 cm. amplus, lamina 3 cm. longa. Spadicis stipite 5 mm. longa suffulti, inflorescentia feminea 2,5 cm. longa, 6-7 mm. crassa, mascula 4 cm. longa, 4 mm. crassa. Ovaria 2,5 mm. longa, 1,5 mm. crassa. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 1278. 47. roMALOMENA ELEGANS Engl. in Bot. Jahrb. I, 183, caudice brevi; fo- liorum petiolis tenuibus quam lamina fere duplo longioribus, lamina subsagittata, lobis posticis oblongis retrorsis vel paullum extrorsis antico acuminato duplo brevioribus, nervis lateralibus I. utrinque 7-8, 4 e basi nascentibus, 3 in lobis posticis retrorsis; pedunculis quam petioli 6-plo brevioribus et spathà triplo longioribus; spatra ovordea convoluta, longiuscule cuspidata, Raud constricta; spadicis breviter stipitati quam spatha multo brevioris inflorescentia feminea masculam obtusam longitudine paullo su- perante et fere duplo crassiore. Petioli 4-4,5 dm. longi, lamina circ. 2 dm. longa, medio 1,2 dm. lata, lobis po- sticis 7 cm. longis, 4-5 em. latis, angulo circ. 60° distantibus. Pedunculi 7-8 cm. longi. Spatha 2,5-2,7 cm. longa, 1,5 cm. ampla, cuspide 5-4 mm. longa instructa. Spadix stipite 2 mm. longa suffultus, inflorescentia feminea 1 cm. longa, 6 mm. crassa, mascula 8 mm. longa, 3 mm. crassa. Ovaria breviter ovoidea 1 mm. longa, incomplete 3-locularia. Hab. — Sumatra occidentalis, prov. Padang, ad Ajer mantjoer alt. 360 m.: Beccari. A e.) 48. HOMALOMENA AROMATICA (oxb.) Schott è corparta Schott (sub titulo speciel). Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 740, 1340, 1783, 2013; ad Kwala Kapoeas: Grabowski. Ins. Aru 1. d. Giabu-lengan: Becce. — Moluccae, Amboina (ex h. Webb.). Osserv. Notas essentiales inter plantas Archipelagi indici atque illas Indiae orien- talis invenire non possum; lamina magis rotundata in illis, magis subtriangularis in his, attamen etiam in plantis Archipelagi interdum folia ambitu subtriangularia occurrunt. In spadicibus inflorescentiae longitudine variant. 49. RNOMALOMENA (CURMERIA) pPuncruLaTrta Engl. in Bull Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 296, caudice apice dense foliato ; foliorum petiolis laminae subaequilongis, ad medium usque vaginatis, vagina e basi latissima sursum angustata, lamina dense pellucido-punctata, lanceolata utrinque acqualiter angustata, nervis lateralibus I. circa 10-12 et II numerosis inter se paullum distinctis, vernulis numerosissimis transversis conjunctis; pedunculo vix petioli dimidium aequante; spatra oblonga supra tubum le- viter constricta, apice cuspide totius spathae *|; aequante instructa; spadice breviter stipitato; dra/lorescentia feminea cylindrica quam mascula 41‘/-plo breviore et cras- siore, staminodiis destituta; ovariis breviter ovoideis, stigmate crasso subtrilobo in- structis; floribus masculis 2-et 3-andris. Planta valde singularis pluribus notis, imprimis nervatura et punctis pellucidis Ti ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 283 (qualia etiam in genere Chamaecladon observantur) ab omnibus reliquis speciebus generis diversa, fortasse proprii generis. Foliorum petioli 2-2,5 dm. longi, in geniculum 2,5 cm. longum exeuntes, lamina 2-2,5 dm. longa, 8 cm. lata, altero latere alterius */, aequante. Pedunculus 1 dm. longus. Spatha 6. cm. longa, cuspide 1,5 cm. longa angustissima instructa. Spadix stipite 4 mm. longo suffultus; inflorescentia feminea 1,5 cm. longa, 7 mm. crassa, mascula 3,4 cm. longa, 7 mm. crassa. Ovaria 1,5 mm. longa, vix 1 mm. crassa , placentis 3 medio valde approximatis; stigma suborbiculare, levissime trilobum. Stamina brevissima, truncata, thecis lateralibus basin fere attingentibus. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 1534. CHAMAECLADON Miq. Engl. in DC. Suites au Prodr. II, 344. 50. cHnaMmaEcLADON consosrIinuMm Schott in Ann. Mus. Lugd. Bat. p. 126. Hab. — Sumatra occidentalis, prov. Padang, ad Ajer mantjoer, alt. circ. 360 m. et Sunger bulu: Becc. 51. CHAMAECLADON PYGMAEUM (Hassk.) Engl. «n DC. Suites au Prodr. II, 345. Hab. — Borneo, ad ripas fluvii Aapwas superioris: Grabowski. CHAMABECLADON PYGMAEUM var. |. LaTIFOLIÙM Engl. foliis ellipticis la- tioribus (2-4 cm.). Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari P. B. n. 524, 1870. 52. CHAMARCLADON HUMILE Mig. FI. Ind. Bat. III, 213. Priori valde similis, vix differt nisi foliis margine crispulis et breviter vaginatis. An prior cum hac conjungenda ? Hab. — Sumatra occidentalis, prov. Padang, ad Ajer mantjoer, alt. 360 m.: Beccari. 99. CHAMAECLADON arIrritimi Schott in Bonpl. 1858 p. 369. Hab. — Sumatra occidentalis, cum priore: Beccari. D4. CHAMARCLADON saxorum Schott in Ann. Mus. Lugd. Bat. I, 280. Hab. — Sumatra occidentalis, cum priore: Beccari. 59. CHAMAECLADON oBLIQUATUM Schott in Bonpl. 1858 p. 369. 284 ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 1154. 56. cnamarcLADoON TRUNCATUM Schott in Bonpl. 1858 p. 369. Hab. — Nova-Guinea, Andai: Becc. P. P. n. 641. CHAMAECLADON TRUNCATUM var. f., DELTOIDEUM Engl. foliorum lamina late triangulari deltoidea, basì truncata, imo tantum latissime cuneato. Hab. — Borneo, ad fluvium iam Horas in ditione superiore fluvii Kapuas, Grabowski (h. Engler). Observ. Ex hac locorum indicatione comparata cum prioribus apparet plures species hujus generis multo latius distributas esse. SCHISMATOGLOTTIS Zoll. et Mor. Engl. in DC. Suites au Prodr. IL p. 349. Collectionibus cli. Beccari hujus generis cognitio valde aucta est. Species inter se valde affines atque nonnullae, imprimis Sch. Beccariana, folioram forma valde va- riabiles, qua de causa species difficile distinguuntur. Spadicis structura in specimi- nibus siccis saepe haud exacte cognosci potest, quum inflorescentia mascula saepe dejecta vel antherarum forma originalis compressione destructa sit. (ONSPECTUS SPECIERUM CERTE COGNITARUM. Sect. I. ruscnismarogcLoTrTIs Engl. Antherarum thecae connectivo plus mi- nusve superatae. A. Inflorescentia mascula inferne sterilis, superne fertilis Sch. conoidea Engl. B. Inflorescentia mascula inferne fertilis, superne sterilis. Antherarum porae connectivo longius superatae. Petiolus foliorum setosus. 4. Spathae tubus persistens quam lamina dejecta brevior Sch. asperata Engl. 8. Spathae tubus persistens quam lamina dejecta triplo longior Sch. barbata Engl. Antherarum porae connectivo paullum superatae. Petiolus laevis. a. Inflorescentia mascula eylindrica . . Sch. Beccariana Engl. 8. Inflorescentia mascula clavata. I. Stamina et staminodia vertice laevia Sch. rupestris Zoll. et Mor. II. Stamina et staminodia vertice minute verrucosa. 4. Venae inter nervos laterales transversae subtus haud promi- nulae . È . Sch. calyptrata Zoll. et Mor. 2. Venae inter nervos laterales transversae subtus prominentes Sch. modesta Schott. «da ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 2835 Sect. II. apaTEMONE Schott emend. (incl. Colobogynium Schott). Antherarum thecae connectivum paullum superantes. A. Staminodia truncata . 5 i : s ; Sch. variegata Hook. B. Staminodia apiculata . : : i Sch. Motleyana (Schott) Engl. 57. scnismaroGLOTTIS conoInpra Engi. in Buil. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 298, caudiculo adscendente, ramoso; foliorum petiolis quanì lamina brevioribus , longe ultra medium vaginatis, lamina oblonga vel oblongo-lanceolata, basi obtusa, apicem versus sensim angustata; nervis lateralibus I. utrinque circ. 6 adscenden- tibus; pedunculo solitario; spathae tubo cylindrico laminae aequilongo ab ea via di- stincto , lamina breviter apiculata; spadice sessili spathae fere acquilongo, conoideo ; inflorescentia feminea masculae acquilonga atque arcte contigua ; mascula inferne sterili, superne fertili, staminibus brevissimis, antheris fere sessilibus, connectivo paul- lum superatis; ovariis breviter ovoideis, stigmate tenui orbiculari coronatis. — (Tab. Degli, f. 1-10). Foliorum petioli circ. 3-4 cm. longi, vagina utrinque 3-5 mm. lata longe vaginati, lamina usque 7 cm. longa, 2-3 cm. lata, apiculo 2 mm. longo instructa, subtus mi- nutissime albo-punctulata. Pedunculus 4-5 cm. longus. Spathae totius 3,5 cm. longae tubus persistens 1,8-2 cm. longus, $ mm. amplus. Spadicis 2,5 cm. longi inflore- scentia feminea 1 cm. longa, 4 mm. crassa, mascula sterilis 3 mm., fertilis 1 cm. longa. Ovarium 1 mm. longum stigmate tenui orbiculari 0,15 mm. diametiente, ses- sili instructum ; ovula anatropa vel hemianatropa funiculis longioribus placentis 2 parietalibus affixa. Staminodia obpyramidata i mm. longa. Stamina 0,5 mm. longa, laevia, flava, thecis connectivo paullum superatis. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 4971. 58. scHISMATOGLOTTIS ASPERATA Engl. in Bull. Soc. Tose. di Ort. 1879. p. 297, caudice brevi; foliorum pettolis laminae aequilongis, sets ferrugineis flexcilibus, brevibus densissime obtectis, lamina supra saturate viridi, minute albo-punctulata , subtus pallida, nigro-punctulata, ovata vel obovata, basi cordata vel tantum emar- ginata, apice breviter acuminata, nervis lateralibus I, utrinque 7-9 erecto-paten- tibus, nervo collectivo duplici marginali conjunctis; pedunculo solitario petioli !/, longitudine aequante; spatrae oblongae tubo a lamina via distineto albido spadicis sessilis inflorescentia feminea masculae dimidium paullo SES, illi contigua, inflorescentia mascula conoidea, acuta. Petioli 5-3 cm. longi, lamina 1-1,5 dm. longa, 7-10 cm. lata. Pedunculus 1-2 cm. longus. Spathae tubus circ. 3 cm., lamina 4-5 cm. aequans. Spadicis 5 cm. longi in- florescentia feminea 1,2 cm., mascula sterilis 5-6 mm., fertilis 5 cm. longa. Stamina et staminodia vertice truncata, minute verruculosa, inferiore 1,5 mm. longa. An- therarum thecae connectivo paullum superatae. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari P. B. n. 950, 1498. SCHISMATOGLOTTIS ASPERATA val. }. ALBOMACULATA Engl. foliorum lamina supra costa, nervis lateralibus I. atque margine viridibus exceptis argyracea. — (Tab. XXV, f. I). 286 ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak : Beccari P. B. n. 1497. 509. scHisMma TOGLOTTIS BARBATA Fngl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 298, caudice abbreviato; foliis numerosis densis; pettoles laminam aequantibus vel superantibus, vagina tenuissima longius liguliforme producta instructis, dense et longe ferrugineo-pilosis, lamina supra saturate viridi, subtus pallida, lanceolata, a suprema tertia parte basim versus angustata, bas obtusa, apice subacuta, costa inferne ferru- gineo-pilosa, a medio apicem versus valde attenuata, nervis lateralibus I. utrinque circ. 5-6 adscendentibus; pedunculo brevissimo; spatrae cylindroideo-convolutae parte suprema apiculata parva, persistentis |, aequante mitraeformi, dejecta; spadicis ses- silis spathae partem relictam aequantis «/lorescentia feminea masculae contigua edque duplo breviore, mascula inferne sterili, superne fertili. — (Tab. XXII, f. 11-20). Petioli circ. 4-5 cm. longi, vagina 1-2 cm. longa, fere a basi liguliforme soluta, tenerrima, mox destructa, lamina 5-6 cm. longa, 1,5-2 cm. lata. Pedunculus 1-2 cm. longus vagina inclusus. Spatha adulta 2,5 cm. longa; tubus persistens 2. cm. longus, 6 mm. amplus. Spadicis 1,5 cm. longi inflorescentia feminea 4 mm., mascula fertilis 4 mm., sterilis 7-5 mm. aequans. Ovaria 1 mm. longa, pellucida, infra stigma brun- neo-striolata. Stamina 1 mm. longa, filamento lato tenui thecas subaequante, con- nectivo truncato ultra thecas paullum elevato. Habh. — Borneo, Ragiato di Sarawak, Autcin: Becc. P. B. n. 3833. 60. scnismaToOGLOTTIS BRCCARIANA Engl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 297, caudice obliquo; foliorum petiolis tenuibus quam lamina paullo longioribus, breviter vaginatis, lama supra saturate viridi albo et brunneo-punctulata, subtus pallida brunneo-punctulata, oborngo-ovata vel oblongo-elliptica vel oblongo-lanceolata , basi obtusa vel acuta, nunquam truncata vel cordata, apice longe acuminata vel ele- ganter et longe cuspidata, nervis lateralibus I. utrinque circ. 9-12 erecto-patentibus ; pedunculis tenuibus spatham aequantibus, plerumque 2-3 in folti axilla sympodium abbreviatum constituentibus; spathae tubo oblongo quam lamina oblonga, acuta bre- viore; spadicis inflorescentia feminea cylindroidea a mascula interstitio nudo brevi sejuncta vel ei contigua, triplo breviore, inferne sterili; ovarws ovoideis supra in stylum brevem attenvatis; staminibus brevibus, vertice minute verrucosis; thecis quam filamenta paullo brevioribus. Foliorum forma valde variabilis itaque quatuor varietates distingui possunt. SCHISMATOGLOTTIS BECCARIANA var. «. opLONGA Engl. foliorum lamina oblonga vel ovato-oblonga, vel oblongo-lanceolata , bas: obtusa, apice plus minusves, acuminata. — Verisimiliter huc pertinet Sch. covata Schott, cujus specimen valde rudimentarium tantum exstat, quod inflorescentiam solitariam majorem produxit. Foliorum petioli 2-3 dm. longi, lamina 1,5-2 dm. longa, 6-10 cm. lata, acumine 1-2 cm. longo instructa, basi -plus minusve obtusa vel etiam subacuta. Pedunculi cataphyllis 4-6 cm. longis inclusi, 7-8 em. longi. Spathae 4 dm. longae tubus 1,5 cm. longus, ovoideus. Spadicis 3,5 cm. longi inflorescentia feminea 1 cm. longa, 3,9 mm. crassa, mascula 3 cm. longa, dimidio inferiore fertilis. Ovaria 1,5 mm. longa, pal- lida, infra stigma parvum orbiculare brunneo-striata, ovula anatropa vel hemiana- e e ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 287 tropa funiculis paullo longioribus placentis 2 parietalibus affixa. Stamina vix 1 mm. longa. Baccae obovoideae pallidae, semina 4-6 includentes. . Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari P. B. n. 522, 523. SCHISMATOGLOTTIS BECCARIANA var. 8. cuspipbata ngl. foliorum la- mina oblongo-elliptica, basi acuta, apice eleganter et anguste cuspidata, cuspide, 1,5-2 cm. longa. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari P. B. n. 1443. SCHISMATOGLOTTIS BECCARIANA var. {. ALBOLINEATA Engl. foliorum lamina oblongo-elliptica, basi acuta, apice eleganter et arnguste cuspidata, supra juxta costam argyraea. Folia forma et magnitudine cum illis varietatis prioris congruunt. Baccae 1,5 mm. longae. Semina 0,75 mm. longa, ovoidea. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak : Becc. P. B. n. 1310, 3478. SCHISMATOGLOTTIS BECCARIANA var, è. AngGusTIFrOLIA Engl. foliorum lamina supra smaragdina, angusta lanceolata, longissime acuminata. Hab. — Borneo, austro-meridionalis, ad fluvium Aapuas superiorem: Grabowski. Osserv. Schismatoglottis acuminatissima Schott et Sch. concinna Schott foliis et ovariis varietatibus y et è tam similia sunt, ut vix dubitandum sit, quin hic perti- tinent, attamen certi non sumus, quum in duabus plantis a cl. Schott descriptis inflorescentia mascula omnino desit. 61. scnismarocrorTIs RUPESTRIS Zoll. et Mor. Syst. Verz. d. in Java ges. Pri pos3. Hab. — Sumatra occidentalis, prov. Padang, ad Ajer mantjoer: et in monte Stn- galan, alt. 1500 m.: Beccari. SCHISMATOGLO'LTIS RUPESTRIS 047. f. Priora Schott. (sub titulo speciei). Differentias essentiales inter hanc et plantam Zollingeri, nune, quam specimina numerosa hujus generis viderim, invenire non possum; staminodia (?) clavaeformia inter ovaria sita in speciminibus cultis Schismatoglottidis rupestris numero et posi- tione variabilia. Colecasia picta Hassk. (file specim. in h. Lugd. bat. conservatorum non florentium) potius ad sequentem pertinere videtur. 62. sSCHISMATOGLOTTIS caLyYPTRATA Zoll. et Mor. I. c. Hab. — Sumatra occid. prov. Padang, ad Surge? bulu: Becc. P. S. n. 943; ad Ajer mantjoer (forma foliis magis elongatis basi tantum leviter cordatim emarginatis, (qualem Schott sub nomine Sch. riparia descripsit). — Nova Guinea, Arnda:?: Becc. P. P. n. 436, 5410, (forma leviter emarginata). 288 ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 63. scnisma roGLoTTIs MopesTA Schott in Ann. Mus. Lugd. Bat. I, 125. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 946. RHYNCHOPYLE Engl. in Bot. Jahrb. I, 183. —. ScnismatosLoTTIS Engl. in Bull. Soc. Tose. di Ort. 1879. p. 298. Character EMENDATUS. — Flores unisexuales nudi. Flores masculi (summis ex- ceptis) fertiles, 2-3-andri. Stamina eompressula, thecis filamenta et connectivo trun- cato subaequilongis, poro apicali aperientibus. Flores feminei (infimis exceptis) fer- tiles, 2-3-gyni. Ovarium incomplete 2-3 loculare, placentis 2-3 parietalibus valde prominentibus inferne fere attingentibus pluriovulatis; ovula hemianatropa, fere orthotropa elongata, funiculo subaequilongo affiga, adscendentia. Stigma sessile, suborbiculare, tenue. Bacca obovata, incomplete 2-3-locularis, polysperma. Semen fusiforme, integumento exteriore pellucido ultra interius longe producto rostratum; rostra seminum fertilium inferiorum apicem loculi attingentia atque inter se intri- cata. Embryo axilis in albumine copioso. Herbae caudice brevi sympodiali. Foliorum petioli vagina fere e basi soluta et longe liguliforme producta instructi, lamina lanceolata , apiculo tubuloso instructa, nervis lateralibus I. pluribus utrinque a costa abeuntibus atque nervis II. angulo acutissimo a primariis abeuntibus subparallelis omnibus nervo collectivo marginali conjunctis. Pedunculi elongati. Spathae bis vel ter convolutae tubus persistens cupuliformis quam lamina dejecta 3-4-plo brevior. Spadicis quam spatha brevioris inflorescentia feminea inferne sterilis masculae apice sterili, longiori contigua. Osserv. Ex speciminibus siccis a clo. Beccari collectis ovarii structuram non recte cognovi, nunc autem a peregrinatore Grabowski ex insula Borneo specimina in spi- rito vini conservata mihi commissa sunt, e quibus ovarii structuram melius intellexi. Sunt enim ovaria inferne incomplete 2-3-locularia ; haud omnino 2-3-locularia, ut in diagnosi prius scripta (Bot. Jahrb. I, 183) dictum est. Ovula placentae parti infe- riori aflixa sunt, integumenti rostrum autem apicem loculi demum attingit. Itaque genus nostrum Microcastae valde appropinquat, attamen differt placentis parietalibus prominentibus atque spadice ad apicem usque fertili. Genus Piprospatha verisimiliter generi nostro etiam magis affine est, quum ejus quoque spadix ad apicem usque fertilis sit, attamen nescio an ovula eandem structuram singularum prae- beant. Insuper antherarum fabrica connectivo valde producto acutato differt. Facile autem fieri potest ut species intermediae inveniantur et hoc genus cum genere Pipto- spatha N. E. Brown conjungatur. 64. RITYNCHOPYLE MARGINATA £ngl. caudice oblique adscendente brevi, folio- rum pettolis elongatis quam lamina fere duplo longioribus, vagina longiuscule ligu- Uformi producta, lamina supra obscure viridi, subtus pallidiore albo-punctulata, ri- gilda, lanceolata, basi acuta, apice breviter tubuliformi apiculata, margine angusto reflexo, nervis lateralibus I utrinque circ. 4 angulo valde acuto adscendentibus, quam nervi secundarit vie crassioribus; pedunculo elongato petiolum superante; spa- thae cuspidatae tubo persistente breviter turbinato quam lamina plus triplo bre- viore; spadicis spathae ?/, aequantis inflorescentia feminea masculae apice tantum ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 289 sterili contigua eaque duplo breviore, inferne sterili. — SCHISMATOGLOTTIS MARGINATA Engl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 298. — (Tab. XXIII, f. 1-2). Foliorum petioli 1,2-1,5 dm. longi, vagina 3-4 cm. longa, lamina 7-9 cm. longa, 2-2,8 cm. lata, apiculo 1,5 mm. longo, nervis lateralibus circ. 0,8 mm. inter se re- motis. Pedunculi floriferi 8 cm. fructiferi usque 1,5 cm. longi. Spathae 3-4 cm. longae tubus vix a lamina distinetus. Spadix vix 2 cm. longus, inflorescentia feminea 6 mm. longa inferne pistillodiis prismaticis truncatis obsessa ; inflorescentia mascula paullum ultra 1 cm. longa, obtusa, summo apice tantum staminodiis obpyramidatis instructa. Stamina truncata, thecis filamentum longitudine aequantibus. Ovaria breviter ovoidea, circ. 1 mm. longa, pleraque 2-locularia; ovula hemianatropa. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 3838. 65. RAYNCHOPYLE RPLONGATA /Zngl. caudice brevissimo; foliorum petiolis quam lamina brevioribus vel ci acquilongis, vagina dimidium petioli aequante, fere tota longitu- dine ligulformi soluta, lamina supra obscure viridi, subtus pallidiore albo-punctulata, rigida, lanceolata, basi acuta, apice breviter apiculata, margine angustissimo reflexo, nervis lateralibus I. utrinque circ. 8-10 adscendentibus quam secundarii validioribus; pedunculis pluribus cum spatha foliis paulo brevioribus; spathae lanceolatae, acu- minatae tubo persistente breviter turbinato quam lamina plus triplo breviores; spa- dicis spathae */, aequantis inflorescentia feminea masculae apice tantum sterili con- tigua eàque duplo breviore, inferne sterili; baccis obovoideis. — (Tab. XXIII, f. 3-15). Foliorum petioli 7-12 cm. longi, vagina usque 1 dm. longa instructi, lamina 1,5-2,4 dm. longa, 3-4,5 cm. lata, inaequilatera, apiculo 2-3 mm. longo tubiformi, nervis lateralibus inter se vix 0,5 mm. distantibus. Pedunculi floriferi 10-12 cm., fructiferi 1,5-2 dm. longi. Spatha rosea (Grabowski), spadix et flores prioris. Baccae 4 mm. longae, 2,5 mm. crassae. Semina ab apice loculorum pendula, valde elon- gata, 3 mm. longa, integumento exteriore in tubum rostriformem integumento in- teriori fere aequilongum producto, integumento interiore cellulis tubiformibus longis brunneis regulariter dispositis instructo. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. n. 2508; ad fluvium Aapuas supe- riorem: Grabowski. MICROCASIA Bece. Becc. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 179. — Engl. in Bull. l. c. p. 299. CHARACTER GENERIS EMENDATUS. — Flores unisexuales nudi. Flores masculi medii tantum fertiles (ut videtur monandri). stamina sessilia; antherae obovatae, com- pressae, thecis oblongo-ovoideis, apice in cornu productis. Flores masculi steriles inferiores. Staminodia obovata valde compressa. Flores masculi steriles supra fertiles inferioribus conformes vel ab illis diversi vel in appendicem elevato-globosum-connati. Flores feminei (infimis sterilibus exceptis) fertiles. Ovarium depresso-globosum , uni- loculare, placenta basilari; ovula plura fere orthotropa, elongata, funiculo brevi aflixa, erecta. Baccae depresso-globosae, polyspermae. Semina placentae basilari fu- 37 290 ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA niculo brevi aflixa, elongata, leviter curvata, integumento exteriore ultra interius longissime producto rostrata. Embryo axilis in albumine copioso. Herbae parvae vel pygmaeae, caudiculo brevi sympodiali. Foliorum petiolus vagina fere e basi soluta et longe liguliformi (saepe ultra petiolum) producta instructi, la- mina oblongo-elliptica, apiculo tubuloso instructa, nervis lateralibus I. pluribus utrinque a costa abeuntibus adscendentibus atque nervis II. subparallelis omnibus nervo collectivo marginali conjunctis. Pedunculi petiolos superantes. Spathae leviter convolutae tubus persistens cupuliformis quam lamina dejecta circ. triplo brevior. Spadicis quam spatha brevioris vix stipitati inflorescentia feminea imo tantum ste- rilis, fertilis 6-10-flora, mascula quam feminea longior et crassior, sterilis inferior quam fertilis brevior, sterilis superior subglobosa fertili longior. Genus priori valde affine seminum structura singulari, attamen reliquis notis di- versum. Accedit spadicis structura ad genus Lucephalandra Schott, a quo differt ovulis placentae basilari neque parietali aflixis atque staminodiis inferioribus inter pistilla et antheras sitis dilatatis tenuibus. 66. microcasIa PyrGmarA Becc. l. c. — (Tab. XXII, f. 21-24). Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari P. B. n. 3883. 67. MICROCASIA ELLIPTICA £ngl. caudice abbreviato ; foliorum petiolis tenui bus quam lamina paullo brevioribus, vagina aequilonga vel longiore fere a basi ligu- lformi-soluta, lamina supra saturate viridi, subtus pallida brunneo-punctulata, oblonga, utrinque paullum angustata, breviler apiculata, margine angustissimo revo- luto, zerr:s lateralibus I. paucis cum secundariis angulo acuto a costa abeuntibus, deinde margini subparallelis; peduneulis petiolum aequantibus ; spatrae ovato-lanceo- latae acuminatae convolutae tubo turbinato laminae tertiam partem aequante, spa- dicis spathae ?/, longitudine aequantis C. cordata Griff. ** Spathae limbus linearis acutus . : È C. striolata Engl. 2. Nervi laterales utrinque 6-3 adscendentes Cl. pontederiaefolia Schott. (Hujus plantae locus incertus, quum specimina Beccarii atque illa prius a cl. Schott descripta fructifera tantum lecta sint). B. Spathae tubus limbum subaequans vel quam limbus brevior. 4 a. Spathae lamina transverse rugoso-plicata. È «. Foliorum lamina lineari-lanceolata 3 ; . 5 C. spiralis Fisch. ; 8. Foliorum lamina oblongo-elliptica . ; 4 : . C. Huegehi Schott. , b. Spathae lamina laevis (interdum arcte convoluta, fere omnino clausa, fissura angustissima hians, sic in C. pallidinervia, C. caudata, C. Lingua. «. Folii lamina inter nervos et venas bullata. I. Folii lamina oblonga, basi emarginata. Spathae limbus lanceolatus C. bullosa Becc. II Folii lamina ovata, basi cordata. Spathae limbus longe et anguste cuspi- datus. 1. Folia valde bullosa, margine crispata. Spathae tubus quam lamina plus duplo brevior. Inflorescentia feminea cyclo florum (carpidiorum) fertilium et cyclo sterilium composita. C. caudata N. E. Brown. 2. Folia minus bullosa, margine plana vel leviter undulata. Spatha tubus limbum subaequans. Inflorescentia feminea monocycla C. pallidinervia Engl. 8. Folia lamina haud bullosa î ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 297 I. Spathae limbus tubum circ. aequans vel paullo longior, haud spiraliter tortus vel superne tantum tortus. 1. Spathae lamina inferne aperta, mox in subulam longam contracta. * Folia glabra. + Spathae tubus breviter turbinatus 3 C. egregia Schott. ++ Spathae tubus cylindricus. O Foliorum petioli quam lamina ovalis basi leviter emarginata breviores. Spatha vix folia aequans. C. Thwartesii Schott. 00 Foliorum petioli quam lamina cordata longiores. Spatha folia longissime superans . i . C. longicauda Becc. ** Folia ferrugineo-pilosa. Spatha e tubo oblongo inflato mox in su- bulam 1!/,-2-plo longiorem contracta . C. ferruginea Engl. 2 le) 17] lo) 2. Spathae lamina subclausa, fissa, apice subulata. * Foliorum petioli quam lamina 3-4-plo longiores. Pedunculus longu- lus spathae dimidium aequans . ; C. Gomezii Schott. ** Foliorum petioli laminam subaequantes. Pedunculus brevissimus C. Lingua Becc. 3. Spathae limbus late lariceolatus, acuminatus. * Foliorum petioli quam lamina triplo longiores Cl. Grifilht Schott. ** Foliorum petioli quam lamina breviores. | Spathae tubus supra inflorescentiam levissime constrictus C. auriculata Engl. +} Spathae tubus supra inflorescentiam valde constrictus C. spathulata Engl. II. Spathae limbus tubo 3-4-plo longior, plus minusve spiraliter tortus. 4. Foliorum lamina oblongo-lanceolata . . 3 C. cognata Schott. 2. Foliorum lamina anguste linearis . : C. Roxburghii Schott. Incertae sedis: C. Dalzellti Schott. Observ. 1. Species hic enumeratae fortasse pro parte etiam artificiales sunt, namque haec plantae modo Sagt/tariae et Alismatis mox magis aqua obtectae mox magis ultra aquam emersae vegetant. Satis cognitum est, quantopere in speciebus eu- ropaeis horum generum folia, insuper petiolis longitudine et laminae latitudine va- riant. Verisimiliter etiam in Crypfocorynis spathae tubus pro aquae elevatione lon- gitudine variat. Spathae lamina saepe valde singularis, attamen facile intelligitur et spathas in subulas longe exeuntes et spathas superne spiraliter tortas valde idoneas esse, ut insectis foecundationem peragentibus viam commodam ad tubum submersum genitalia includentem praebeant. Observ. 2. Censeo, specierum dispositionem naturalem ex stigmatum indole serius esse construendam; nunc autem species non satis cognitae sunt. Stigma orbiculare in speciebus plurimis, C. Walkeri, retrospiralis, consobrina, Wightii, spiralis, Huegeli, bullosa, Thwaitesii, Gomesti, Griffithii, cognata, Roxburghii occurrit ; stigma oblon- gum, interdum valde elongatum in speciebus sequentibus observavi: C. cordata, pal- lidinervia, ferruginea, auriculata, spathulata, lingua, quae species omnes malayanae, insuper borneenses. 85. CRYPTOCORYNE CILIATA fisch. mpt. ee Wydler in Linnaea V, 428. Habh. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari P. B. n. 610, 1067. 298 ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 86. cryprocoryNE corpaTra Griff. It. Not. III, 138, pl. 172. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari n. 170. È S7. cryProcoRYyNE sTtRIOLATA Engl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 301, petiolis lamina circ. triplo longioribus, lamina oblongo-ovata, basi leviter emargi- nata, minute striolata atque punctulata, nervis lateralibus utrinque 2 prope basin nascentibus, adscendentibus; pedunculo distincto ; spatra folia tota longitudine sub- aequante orge tubulosa; tubo inflorescentiam includente brevissimo, a tubo superiore multoties longiore plica separato, tubo superiore sursum leviter dilatato, limbo an- gusto leviter torto; inflorescentia feminea a mascula interstitio longo nudo separata. — (Tab. XXVII, fig. 5). Foliorum petioli 12 cm. et ultra longi, lamina 7-3 cm. longa, 3-3,9 cm. lata. Pe- dunculus 3 cm. longus. Spathae tubus inflorescentiam includens 1 cm. tantum, supe- rior fere 1 dm. longus, inferne 2, superne 4 mm. amplus, limbus angustus circ. 2 cem. longus. Inflorescentia feminea a mascula 1,5 mm. longa interstitio 3 mm. longo separata. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Beccari n. 1240. 88. CRYPTOCORYNE PONTEDERIARFOLIA Schott in Migq. Ann. Mus. Luga. baihEi22 Ì Hab. — Sumatra occidentalis, prov. Padang, ad Sungei bulu: Becc. P. S. n. 902. 39. cRYPTOCORYNE BULLOSA Becc. (mpt.) caudiculo crassiusculo stolonifero; foliorum petiolis laminae subaequilongi, lamina oblongo-lanceolata, basi leviter cor- data, margine crispa, nervis lateralibus I. utrinque 2 e basi adscendentibus apicem petentibus, venis transversis inter se conjunctis, diachymate inter venas bullato; spathae petiolum paullo superantis tubulosae infima parte vagina inclusa, limbo lan- ceolato breviter acuminato; stigmata orbiculari ovarii tertiam partem fere aequante. — Engl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 302. — (Tab. XXVII, fig. 1-2). Foliorum petioli 7-9 cm. longi, inferne pallidi, superne purpurascentes, minute verruculosi, lamina 5-7 cm. longa, 1,5-2 cm. lata, sicca nigrescens. Spathae tubus totus 1,3 cm. longus, supra inflorescentiam levissime constrictus, sensim in limbum lanceolatum leviter tortum transiens. Inflorescentia feminea 4-5-gyna a mascula 2 mm. longa interstitio circ. 4 mm. longo separata. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 3347. 90. cryProcoryNE PALLIDINERvIA Engl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 300, caudiculo brevi stolones longos emittente; foliorum petiolis quam lamina duplo triplove longioribus, tenuibus, lamina ovata obtusa, basi cordata, margine plana vel leviter undulata, haud crispata, nervis lateralibus utrinque 3 prope basin nascentibus adscendentibus, cum costa pallidis; pedunculo brevissimo cum spathae parte inferiore folii vagina incluso; spathra fere ad apicem usque clausa pettoli dimi- dium aequante, parte infima ovali vel oblonga inflorescentiam includente quam media ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 299 anguste cylindrica 5-6-plo breviore, suprema mediae subaequilonga elongato-fusiformi subulata, fissura angusta hiante; inflorescentia feminea monocycla a mascula interstitio brevi sejuncta; stigmate oblongo ovarii dimidium superante. Foliorum petioli 6-7 dm. longi, lamina 4-4,5 em. longa, circ. 3 cm. lata, levissime inter nervos bullata. Pedunculus folii vagina omnino inclusus. Spathae tubus infe- rior 5 mm. superior circ. 4,8 cm. longus, duplo tenuior, pars suprema circ. 2 em. Ovaria valde elongata cum stigmatibus 3 mm. aequantia. Cyclus femineus ab inflo- rescentia mascula interstitio 2 mm. tantum longo separatus. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 3857. 91. CRYPTOCORYNE LONGICAUDA Becc. (mpt.) petiolis quam lamina duplo longioribus, lamina ovata, basi cordata, nervis lateralibus utrinque 2-5 adscenden- tibus, spatha quam folia plus duplo longiore, breviter pedunculata , «nfima parte inflorescentiam includente quam intermedia cylindrica triplo breviore, suprema aperta (limbo) enferne ovata, deinde in subulam reliqua spatha multo longiorem, linearem canaliculutam contracta. — Engl. in Bull. Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 802. — (Tab. XXVII, f. 6). Descriptio ex delineatione Beccarii, qui plantam ipsam conservare non potuit. — Folii petiolus circ. 8 cm. longus, lamina 5 cm. longa, fere 4 cm. lata. Pedunculus 1 cm. longus. Spathae tubus inferior 1,5 cm. longus, fere 1 cm. amplus, superior 6 cm. longus; 5 mm. diametiens, limbus 1,5 dm. longus, fere tota longitudine an- gustissimus, marginibus inflexis. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak : Becc. 92. CRYPTOCORYNE FERRUGINEA Engl. in Bull Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 302, caudiculo brevissimo, petiolis laminae subaequilongis, lamina supra glabra, pallide viridi, subtus ferrugineo-puberula, oblongo-cordato-ovata, apice acuta margine levissime crispula, nervis lateralibus utrinque 2 adscendentibus, pedunculo brevi ; spathae folia aequantis tubo oblongo, inferne inflato sursum angustato, limbo tubo ae- quilongo fere tota longitudine lineari; inflorescentia feminea a mascula interstitio lon- gissimo nudo separato; stigmate elongato-oblongo ovarii dimidium superante. — (Tab. XXVIII, f. 78). i Species insignis, ab omnibus foliis puberulis et spathae tubo fauce fere omnino clauso distincta. Foliorum petioli 3-3,5 cm. longi, vagina vix 1 cm. longa instructi, superne plani, lamina 4-5 cm. longa, 2-,23 cm. lata. Pedunculus 1,5 cm. longus. Spathae tubus 2,5 cm. longus, inferne 1 cm. amplus, sursum sensim attenuatus in subulam 3,9 cm. longam, 1 mm. latam. Inflorescentia feminea 4-5-flora a mascula minima interstitio circ. 1,2 cm. longo separata. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 3983. 99. CRYPTOCORYNE LINGUA Beccari (mpt.) caudiculo stolones longos emit- tente; foliorum petiolis quam lamina paullo longioribus planis, lamina ovata vel oblongo-ovata sensim in petiolum transeunte , nervis, lateralibus utrinque 3-4 costae 300 ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA subparallelis instructa; spaae pettolum superantis tubulosae parte infima inflore- scentiam includente quam intermedia anguste cylindrica 1'/,-plo breviore, suprema parte inferne inflata in subulam multo longiorem producta; inflorescentia feminea a mascula interstitio longulo sejuneta; stigmate elongato-oblongo ovarii dimidium su- perante. — £ngl. in Bull. Soc, Tosc. di Ort. 1879. p. 301. — (Tab. XXVII, f. 3-4). Foliorum petioli 5 cm. longi, 3-4 mm. lati, lamina 5 cem. longa, 2,5 cm. lata, nervis in foliis siccis vix prominulis. Pedunculus et spathae pars inferior vagina foti ultimi inclusus. Spathae fere 8 cm. longae tubus inferior oblongus circ. 12 mm. longus, 4 mm. amplus, tubus intermedius 2 cm. longus, 1 mm. diametiens, pars su- prema 3,5 em. longa, inferne fusiformis in subulam 2. cm. longam exiens. Inflore- scentia feminea a mascula interstitio 5 mm. longo separata. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 3998. è 9%. cryvprocoryNE aurICcULATA Engl. in Bull Soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 302, caudiculo brevissimo, foliis patentibus; petiolis quam lamina brevioribus planis, lamina oblonga, basi breviter auriculata , apice acuta, nervis lateralibus 2 adscendentibus vix prominulis; pedunculo brevi; sparge quam folia paullo brevioris limbo lanceolato, acuminato quam tubus paullo longiore, apice tantum levissime torto, tubi dimidio inferiore inflorescentiam includente, inflorescentia feminea a mascula interstitio longulo separata; stigmate oblongo-ovato ovarii dimidium fere aequante. — (Tab. XXVIII, f. 1-4). Foliorum petioli 1,5-2,5 cm. longi lamina 4-5 cm. longa, 1,5-2 cm. lata, basi au- riculis 1-1,5 mm. longis instructa. Peduneulus fere 1 cm. longus inclusus. Spathae tubus 1 cm. longus, limbus 2,5 cm. aequans. Inflorescentia feminea 5-gyna a mas- cula 2 mm. longa interstitio 3 mm. longo separata. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Bece. P. B. n. 3844. 95. CRYPTOCORYNE SPATHULATA Engl. in Bull. soc. Tosc. di Ort. 1879. p. 301, foliorum petiolis quam lamina brevioribus planis dilutatis, lamina ovata basi lata in petiolum contracta; pedunculo brevissimo ; spathae folia superantis tubulosae infima parte inflorescentiam includente mediae anguste cylindricae aequilonga, suprema parte dilatata in acumen lineare totius spathae dimidium fere aequans exeunte; stigmato oblongo ovarii dimidium aequante. — (Tab. XXVIII, f. 5-6). Foliorum petioli 2,6 cm. longi, 3 mm. lati, lamina 3,5-4 cm. longa, 2-25 cm. lata. Spathae circ. 6 cm. longae tubus inferior oblongo-ovoideus 42 mm. longus, 5 mm. amplus, lamina oblique infundibuliformis limbo 3 cm. longo, 3 mm. lato. Inflorescentia feminea mascula parva interstitio 6 mm. longo separata. Hab. — Borneo, Ragiato di Sarawak: Becc. P. B. n. 3917. ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 301 Spiegazione delle Tavole. Tavola XVI. Fig. 1-4 Pothos clavatus Engl. — f. 1, una foglia con spadice di grandezza natu- rale; — f. 2, un fiore visto di sopra; — f. 3, il medesimo sezionato per il lungo; — f. 4, uno stame visto di dietro. — Le figg. 2-4 sono ingrandite. 6 volte. à » 5-7 Pothos papuanus Becc. — f. 5, una foglia con lare di gen nat.; f. 6, un petalo; — f. 7, uno stame. — Le figg. 6-7 sono ingra i, varie volte. » 89 Pothos Albertisii Engl. — f. 8, una foglia con spadice fruttifero di gr. nat.; — f. 9, un frutto sezionato per il lungo, di gr. nat. » 10-13 Pothos brevistylus Engl. = f. 10, un ramo di grand. nat.; — f. 11, un fiore; — f. 12, il medesimo, visto di sopra; — f. 13, ovario sezionato per il lungo. — Le figg. 11-13 sono ingrandite varie volte. a Tavola XVII. » 1-11 Pothos insignis Engl. — f. 1, una sl ed un ramo fiorifero e fruttifero — f. 2. porzione della foglia: — f. 3, tre fiori visti dall'alto; — f. 4, un fiore visto di fronte; — f. 5 un petalo visto di dietro; — f. 6, il medesimo ed uno stame visti di fronte; — f. 7, uno stame visto di dietro; — f. 8, ovario; — f. 9, il medesimo sezionato per il lungo; — f. 10, un frutto che mostra il seme — f. 11, il medesimo, intiero. — Le figg. 3-9 sono ingrandite 10 volte. Tavola XVIII. » 13. Pothos Beccarianus Engl. — f. 1, un ramo fiorifero di grand. nat.; f.2, un ramo giovanile, supposto della medesima specie; — f. 3 por- zione dello spadice, ingrandita 10 volte. Tavola XIX. » 1-5 Holochlamys (SpathiphyUlwn) Beccari, Engl. — f. 1, spadice di srandezza = naturale; — f. 2, fiore visto di sopra ingr. 10 volte; — f. 3, stame visto di fronte; — f. 4, il medesimo visto di dietro; — f. 5, ovario sezionato pet il lungo. — Le figg. 5-5 sono ingrandite 12 volte. (Da un esemplare disseccato di Ramoi). » 6-9 Rhaphidophora Beccari, Engl. f. 6, lacinia di una foglia gr. n.; — f. 7, pistillo visto di sopra; — f. 8, il medesimo sezionato per traverso; — f. 9, il medesimo sezionato per il lungo. — Le figg. 12-14 sono ingr. 10 volte. » 10-15 Epipremnum elegans, Engl. — f. 10, lacinia di una foglia di gr. n.j— £. 11, pistillo con stame; — f. 12, antera vista da lato ingr. 8 volte; — f. 15, ovario sezionato per il lungo; — f. 14 il medesimo sezionato per tra- verso (dal vivo); — f. 15, frutto sezionato per il lungo ingr. 7 volte. 302 ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA Le figg. 11-13 sono ingr. 4 volte. — Le figg. 10-14 sono fatte sopra esem- plari di Selebes; la fig. 15 da esempl. della Nuova Guinea (dal secco). Tavola XX. Fig. 1-5 £haphidophora maxima, Engl. — f. 41, piccola porzione di una foglia di gr. n.; — f. 2, porzione dello spadice visto dall’ alto; — f. 3, frutto maturo; — f. 4, il medesimo aperto per mostrare i semi; — f. 5 seme. — Le figg. 7-9 sono ingr. 3. volte; la fig. 10 ingr. 5 volte (tutte dise- gnate da esemplari disseccati). » 6-9 Epipremnum magnificum, Engl. — f. 6, lacinia di una foglia di gr. n.; — f. 7 porzione dello spadice visto dall’ alto (ingr. 2 volte); — f. 8, pistillo sezionato per il lungo, ingr. 2 volte; — f. 9, frutto aperto da una parte per mostrare i semi, ing. 2 volte (da esempl. nello spirito). 10-12 Epipremnum Zippelianum (Schott), Engl. — f 10, lacinia di foglia di “gr. n.; — £. 11, un pistillo con stami; — f. 12, il medesimo sezionato to perii lungo. Le figg. 14-12 sono ingr. 4 volte. x Tavola XXI. » 1-5 Epipremnum amplissimum (Schott) Engl. — f. 1. frutto, di grandezza naturale (come apparisce allo stato secco); — f. 2. il medesimo, aperto per mostrare i semi; — f. 3, seme visto da lato; — f. 4 il medesimo visto di dietro; — f. 5, altro seme sezionato per il lungo. — Le figg. 3-5 sono ingrandite 4 volte. ia » 6-10 Scindapsus geniculatus Engl. — f. 6, ramo, ‘/, della grandezza naturale; uu Î 7,.spata, della grandezza nat.; — f. 8, porzione dello spadice, sezio- per il lungo; = f. 9} porzione dello spadice, vista dall’alto; — f. 10, pistillo, sezionato per il lungo. — Le figg. 9-10, sono ingrandite 6 volte. >» 11-13 Scedapsus longipes Engl. — f. 41, porzione dello spadice vista di sopra; — f. 12, frutto; — f. 13, frutto aperto e che mostra il seme. — Le figg. 11-15 sono ingrandite 6 volte. » 14-16 Scondapsus crassipes Engl. — f. 14, porzione dello spadice vista di sopra; f. 15, pistillo; — f, 16, il medesimo sezionato per il lungo. — Le figg. sono ingrandite 6 volte. » 17-18 Scindapsus cannaefolius Engl. — f. 47, frutto; — f. 13 il medesimo aperto, dl ambedue il doppio della grandezza naturale. ca Tavola XXII. » 1-10 Schismatoglottis conoidea Engl. — f. 1, pianta di grand. nat. (dal vivo); — f. 2, spadice, ingrandito due volte; — f. 3, porzione dei fiori ma- schili; — f. 4, stame visto di dietro; — f. 5, il medesimo visto di lato; f. 6, staminodio; — f. 7, un gruppo di staminodî medesimi visti di sopra; — f. 8, pistillo; — f. 8a, il medesimo visto di sopra; — f. 9, il medesimo, sezionato per traverso; — f. 10, ovuli anatropi ed emia- | natropi del-medesimo ovario. — Le figg. 4-9 sono ingrandite 12 volte, la fig. 10, 48 volte. siti ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA 303 Fig. 11-20 Schismatoglottis barbata Engl. — 11, pianta di grandezza naturale; — » » » % 1-6 Cyrtosperma macrotum Becc. — f. 1, u f. 12, pelo, ingrandito 60 volte; — f. 13, spata; — f. 14, spadice, in- grandito due volte; — f. 15, fiori maschili, visti di sopra; — f. 16, stame visto di dietro; — f. 17, il medesimo, visto da lato; — f. 18, ovario sezionato per il lungo; —- f. 19, il medesimo, visto di sopra; — f. 20, ovulo. — Le figg. 15-19 sono ingrandite 20 volte. 21-24 Microcasia pygmaca Becc. — f. 21, pianta, di grandezza naturale; — f. 22, spata, ingrandita 4 volte, — f. 23, spadice; — f. 24, pistillo se- zionato per il lungo, ingrandito 16 volte. Mavola XXI, 1-2 Ahynchopyle marginata Engl. — f. 4, pianta di gr. nat.; — f. 2, parte basilare del picciolo colla vagina liguliforme. 3-45 Ahynchopyle elongata Engl. — f. 3, foglia senza picciolo di grand. nat.; — f. 14, porzione apicale della foglia vista di sopra; — f. 5, la me- desima vista di sotto ingrandita del doppio; — f. 6, spata all’epoca della fioritura di gr. nat.j — f. 7, spadice tolto da una spata prossima ad aprirsi ingr. 4!/, volte (da esemplare nello spirito); — f. 8, 2 an- tere viste dall’ alto (ingr. 20 volte); — f. 9, antera sezionata trasver- salmente ingr. 20 volte; — f. 10, ovario aperto anteriormente e la- sciante in posto le placente, ingr. 20 volte; — f. 11, il medesimo N.° 10 sezionato trasversalmente; — f. 12 ovulo, ingr. 80 v.; — f. 13 frutto ingr. 9 v.; — f. 414, il med. N.° 13 sezionato per il lungo; — f. 15 un seme maturo, ingr. 30 v. Tavola XXIV. i fiore visto di sopra; — f. 2, il medesimo visto da lato; — f. 3, pistillo con uno stame, f. 4, pistillo sezionato per il lungo; — f. 5, frutto aperto da un lato e che mostra il seme; — f. 6, frutto e seme, sezionati per il lungo. — Le figs. 1-2 sono ingrandite 10 volte, le figg. 0-6, 4 volte. 7-44 Amorphophallus Beccari Engl. — f. 7, spata, di grandezza naturale; — — f. 3, spadice; — f. 9, porzione dei fiori maschili; — f. 10, stami, sezionati per traverso; — f. 11, stami, sezionati per il lungo; — f. 13, porzione dei fiori femminili; — f. 13, pistillo, sezionato per il lungo; — f. 14, il medesimo, sezionato per traverso alla base. — Le figg. 9-11 sono ingrandite 7 volte, le figg. 12-14, 5 volte. 15-20 Amorphophallus gracilis Engl. — f. 15, spata, di grand. nat.; — f. 16, spadice; — f. 17, porzione dei fiori maschili; — f. 18, un antera, sezio- nata per traverso; — f. 19, stami, sezionati per il lungo; — f. 20, pi- stillo. — Le figg. 17-20 sono ingrandite 5 volte. Tavola XXV. Schismatoglottis asperata B albo-maculata Engl. — grand. nat. 2-3. Microcasia elliptica Engl. — f. 2, pianta di grand. nat.; — f. 3, estremità di foglia vista di sopra ingrandita; — f. 4, spadice tolto da una spata 304 Pie: » » » » » 14 Alocasia Beccari Engl. — f. 1, pianta colla spata fruttifera di gr. nat. ARACEE DELLA MALESIA E DELLA PAPUASIA teriore, ingr. 22 vi; — Cf 6, corpo neutro, ingr. 22 vi 00 to non ancora perfettamente maturo, aperto per mostrare i semi ingr. 18 v.; — f. 8, seme, ingr. 15 v. 3 Tavola XXVI. — f. 2, spadice fruttifero di gr. nat.; — f. 3, frutto aperto e che mo- stra i semi ingr.; — f. 4, semi ingr.; — f. 4, seme sezion. per il lungo, ingr. 5-13 Schizocasia acuta, Engl. — f. 5, foglia varie volte rimpiccolita; — f. 6, SA 1-4 7-3 spata di grand. nat.; — f. 7, spadice di gr. nat.; — f. 3, sinandrio sezio- nato per traverso, ingr: — f. 9, sinandrio intiero; Li 10, ovario se- zionato per il lungo, ingr.; sl ui , ovulo, ingr.; — f. 12, frutto maturo aperto per mostrare Ù semi, ingr.; — f. 13, seme sezionato pergal lungo, ingr. Tavola XXVII. - Cryptocoryne bullosa Becc. — f. 4, pianta di grand. nat.; — f. 2, spata alquanto ingrandita. Cryptocoryne lingua Becc. — f. 3, pianta di grand. nat.; — f. 4, spata alquanto ingrandita. Cryptocoryne 2.1, Engl. — f. 5, una foglia vista di sotto ed una spata di grand. nat. Tavola XXVIII. = Cryptocoryne auriculata Engl. — f. 4, pianta di grand. nat.; — f. 2, spata di gr. nat.j; — f. 3, spadice ingr.; —- f. 4, fiori femminili sezionati per traverso, ingr. Cryptocoryne spathulata Engl. — f. 5, pianta di grand. nat.; -— f. 6, parte basilare della spata aperta da un lato ingr. Cryptocor yne ferr uginea Engl. -— f. 7, pianta di grand. nat.; — f. 8, spata alquanto ingr. ed aperta “da un lato. INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRIMO VOLUME Le specie di Palme raccolte alla Nuova Guinea da O. Beccari e dal medesimo adesso descritte, con note sulle specie dei paesi circon- vicini (Tav. I-II) i Nuove osservazioni sulle Palme della Nuova Guinea Studio monografico sopra le piante della Famiglia delle /cacinee e delle Menispermacee sin qui scoperte nella Malesia e nella Nuova Guinea. Scrisse O. Beccari Ang III- aL Icacinee . Menispermacee : Piante nuove o rare dell Arcipelago. Malese e ‘della Nuova Guinea, rac- colte, descritte ed illustrate da O. Beccari. Loguminose- Caesalpinied Palme Chailletiacear . Gymnospermeda papuand Conifere . Gnetacee. Cycadece . Violacec . Magnoliacece Monimiacea Araliacee Ericacee Vacciniacea Nepenthacea Descrizione di una nuova e singolare pianta parassita (Co cà (Tav. DI Burmanniacea (Tav. XXV). Sulle Piante raccolte alla Nuova Guinea dal Signor L. M. DAI Der to durante l anno 1877, con descrizione di tre nuove specie di Icacineae 3 Su di un nuovo genere della Famiglia delle Ono Aracee della Malesia e della Papuasia raccolte da O. Beccari, deter- minate ed illustrate dal Dott." E. Engler FINE DEL PRIMO VOLUME. î Î tr Ù pr: : | LI MIRINO ì i lo Ò al i Dal 1 MOTOR =. 9 Ù ì ; » Ù di ; : "a na PA | Ul Pi " ' è ' RALE NATI Ora6e ta