MEMORIE DELLA REALE AGCADEMIA DELLE SGIEIVZE DI TORINO ^.IIOCI-^-^'- MEMORIE OW.IA . / llEALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORINO SERIE SECONDA ToMO I. TORINO DALLA STAMPERIA REALE MDCCCXXXIX. f^ SACRA REAL MAESTA SlRE_, ]Se\ dar principlo ad una nuova serie di Meniofle dopo il quarantesimo volume venuto teste alia luce, la Vostra Accademia delle scienze si reca a sommo onoiv ill porla sollo ai Regal! ausplzl freglandola tloir Aii"iislo Nome tlella Maesta Vostra. L'allaemuiiiricenrissima prolezione onde Vostra Maf.sia non ha cessato mai cli onorare e di favoreg- oiarc le scienze ed i cullori di esse , e per rAcca- domla sicurisslmo pegno della Sovrana bonta colla quale Ella si degnera di accoglierne Tomaggio. Noi siamo e saremo costantemenle Della Maesta Vostra umilissimi servitori e sudditi fedelissimi CLI AcClDEiMICI. la aduajaxj di cliisi unite, add! iC di giugDO dcU'aDOO M ' DCCC ' XXXIX. V CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE INDICE D edica pag. iii Elenco degli Accademici Nazionali e Slranieii » vii Mulazionl accadute nel Corpo Accademico dopo la pubblicazione del precedente volume » xvi Doni fatli alia Reale Accademia delie Scieiize dal i.° di giugno 1 838 sino al 3o di aprile iSSg » six Nolizia Storica intorno ai lavori della Classe delle Scienze Fisiche e Matemaliche nel corso dell'anno i838,scritta dal Professore Giuseppe Gene , Segretario Aggiunto » xxxv Programiiia di fisica con assegnamento di premio . . . . » i,xi Id. di bolanica id. . . . . n l.wii Osservazioni Geologiche e Mineralogiche sopra i monli posli tra la valle di Aosta e quella di Susa in Piemonte; del Professore Angelo SiSMONDA » r De quibusdani Inscctls Sardiniae novis aut minus cognitis. Fasc. II; auclore Josepho Gene » /^Z NoUzie intorno a due fossili trovati nei colli di Santo Stefano Roero; del Professore Angelo Sismokda » 85 Memoire sur sis noiivelles especes de cephalopodes tronves dans la Mediterranee a Nice; par Jean Baptiste Veraky . . » 91 Memoire sur deux nouvelles especes de cephalopodes trouves dans rOcean; par J. B. Verany » gg /^ ▼I Sulla slniUma c posi/.ionc dcgli orgnni dciriulilo c della \lsta nci principal! gcneri ilei inamniiferi ; Riflessioni fisiologichc del Medico Carlo Francesco Bei.i.ingeri pag. io3 j;io"io Storico deirAccadcniico DoUoro Carlo Bertero : sciitlo D ^ daUAvvocalo Collcgialo Luigi Coli.a » io3 Illustrazione di xui nuovo celaceo fossile proposta dal Medico Gioanni Domenico Bruno , Applicalo al Museo Zoologico della R. Universita » i^d Observations thcrmometriques faites a Saint-Jean de Maurienne dc 1826 a i838 » iGi Menioire sur les rapports cntre le pouvoir conducteiir des liquides pour les courans electricpies el la decomposition chiniique qu'ils en eprouvent ; par le Professeur Botto et le Cliev. Avogadro » i "Jq Studii su talune variazioni offerte da molluschi fluvialili e ter- rcslri a conchiglia univalve; di Carlo Porro » 219 Synopsis Replilium Sardiniae indigenorum; auctore Josepho Gene » 25^ Primitiae Hepalicologiae Italicae , auctore Josepho De Notaris » 287 Memoire sur I'ecpiilibre des colonnes , par M. Pagani . . » 355 Saggio suirapplicazionc del carbonc animale per estrarrc il prin- cipio amaro del Camepiteos , e suU'azione del medesimo sul solfalo di cliiniua c di cinconina ; di Vineenzo Griseri , Far- macista in Chieri >> 3^3 eaog VII ELENGO DEGLI ACCADEMICI NAZIONALI AL XXX DI APRILE MDCCCXXX.IX. , Presidente. Saluzzo, Conle Alcssandro, Grande di Corona, IMinistro di Stalo, Luogotenente Generale, Cavaliere di Gran Croce decorate del Gran Cor- done dell'Ordine de'Ss. Maurizio e Lazzaro, Commendatore dell'Ordine Imperiale di Leopoldo d' Austria, Presidente della Sezione dell'Interno iiel Consiglio di State, Vice-Presidente della Regia Depiitazione sovra gli sludii di Sloria patria. I'ice-Presidentc. Rossi J Francesco, Cliirurgo delle LL. MM. e della Reale Faniiglia, Professere emerito di Chirurgia nella Regia Universita , Cliirurgo generale de' R. Esercili,. Vice-Presidente del Censiglie Superiere Militare di Sanita, Cavaliere dell'Ordine dc" Ss. Maurizio e Lazzaro, Cavaliere e Consigliere dcir Ordiue Civile di Savoia. Tesoriere. Peyron", Abate Amedco, Teologo Collegiate, Prefessore di Lingue Oriental! nella Regia Universita, Membro della Regia Deputaziene sovra gli studii di Storia patria, Cavaliere dell'Ordine de'Ss. Maiu-izio e Laz- zaro , e dell'Ordine Civile di Savoia. VIM CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE Direttore Rossi Francesco , predetto. Segretario Carena Giacinto, Professore di Filosofia , Professore straordinario dcgli Studii Fisici nella Regia Accadcmia Militare, Segretario Perpeluo della Reale Societa Agraria di Torino, Cavaliere c Consigliere dell'Ordine Civile di Savoia. Segretario aggiunto Geke, Dottore Giuseppe, Professore di Zoologia, Direttore del Museo Zoologico della Regia Universita , Vice-Scgretario e Bibliolecario della Reale Societa Agraria di Torino. Accademlci residenti MiCHELOTTi Ignazio , Ispeltore generale nel Corpo Reale degli Irigegneri Civili e delle Minierc , Intendenle generale , Direttore dci Regii canali, Membro della Societa Italiaiia di Scienze residente in Modena , e della Reale Societa Agraria di Torino, Membro del Con- gresso permanentc d'acque e strade, c del llcgio Consiglio degli Edili, Decurione della Citta di Torino, Cavaliere doU'Ordine de'Ss. JIaurizio c Lazzaro. Rossi Francesco , predetto. BiDONE Giorgio , Professore d'Idraulica nella Regia Universita, ^Icrnbro della Reale Societa Agraria di Torino , Cavaliere dell' Ordinc Civile di Savoia. I\ Plana Giovanni, Regio Astronomo, Professore d'Analisi nella Rcgia Universiti , Direttore gcnerale degli Studii nella Regia Accademia Mili- tare, Commendatorc deil'Ordine Mililare de' Ss. Maurizio e Lazzaro , Cavalicre c Consigliere dell' Ordine Civile di Savoia , Cavaliere della Corona Ferrea d'Austria. MiCHELOTTi ■Vittorio,Professoi-e di Chimica Medico-farmaceulica nella Regia Universita , Capo del Magistrate del Protoiiiedicato, Membro Slra- ordinario del Consiglio Superiore Mililare di Sanita, Membro della Reale Socicti Agraria di Torino e del Consiglio dclle Miniere , Cavaliere deil'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Carena Giacinto , predetto. CisA DI Gresy , Cavaliere Toinmaso, Professore emerito di Mecca- nica nella Regia Universita , Cavaliere dell' Ordine Mililare dei Santi Maurizio e Lazzaro. Belmngeri, Dottore Carlo Francesco, Medico di Corte, Membro e Consigliere del Collegio di Medicina , Medico Ordinario dell' Ospedale Maggiore dell' Ordine Equestre de' Ss. Maurizio e Lazzaro. AvoGADRO DI QuAREGNA , Cavaliere Amedeo , Professore circrito di Fisica Sublime nella Regia Universita, Mastro Uditore nella R. Camera de' Conti , Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia. CoLLA Luigi , Avvocato Collegiato, Membro della Reale Sociela Agraria di Torino. MoRis Giuseppe Giacinto, Professore di Materia Medica e di Botanica nella Regia Universita , Consigliere nel Magistrate del Protomedicato , Direttore del Regio Orlo Botanico , Membro della Reale Sociela Agraria di Torino , Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia. Lavini Giuseppe, Dottore in Filosofia, Professore Sostituito di Chi- mica Medica e Farmaceutica nella Regia Universita , MenJiro Straor- dinario del Consiglio Superiore Militare di Sanita per la parte Chimico- Farmaceutica , Membro della Reale Societa Agraria di Torino. Cantij Gian Lorenzo , Doltor Collegiato di Medicina, Membro del Consiglio delle Miniere, Vice-Direttore della Reale Societa Agraria di Torino. Ferrero della Marmora , Cavaliere Alberto , Colonnello nel Corpo Reale dello Stato Maggiore Generale, Membro del Consiglio delle Mi- niere, Membro del Real Ordine Militare di Savoia , Cavaliere dell' Or- dine de' Ss. Maxmzio e Lazzaro, Cavaliere e Consigliere deil'Ordine Civile di Savoia. Gene, Dottore Giuseppe, predetto. BoTTO, Giuseppe Domenico, Professore di Fisica nella Regia Uni- vcrsita di Torino. SisMoxDA, Aiigelo, Professore di Mineralogia, Direttore del Museo Miiieralogico della Regia Univci'slla di Torino , Membro del Consiglio dclle Miniere. Martini , Lorenzo , Professore di l\Iedicina Legale nella R. Universila, Consigliere del Protomedicato , Membro della Giunta di Slatistica , e della R. Commissione di Revisione dei libri e delle stampe , Conserva- torc del Vaccino in Piemonte, Segrelario della Direicione Generale delle vaccinazioni , Cavalicrc dcU' Ordine de' Ss. Maiirizio e Lazzaro. Menabrea, Luigi Fedcrigo, Capitauo nel Corpo Reale del Genio Militare, Dottore Collegiato di Mateniatica, Pi'ofessore di Meccanica ap- plicata nella Scuola Complementare della Regia Accademia Militare. De Notaris , Giuseppe , Dottore in Medicina , Assistenle all' Orto Bolanico della Regia Universita di Torino. Accademici Nazionali non residenti in Torino. MuLTEDo Ambrogio, Professore emerito di Matematica, Cavaliere deir Ordine Civile di Savoia , a Genova. BoRGNis G. A., Ingegnere Civile, Professore di Meccanica, a Pavia. Bouvard Alessio , Membro della Legion d'Onore, dell' Istituto di Francia e dell' Ullicio delle Longitudini , a Parigi. Bertoloni Antonio , Professore di Botanica, a Bologna. ViviANi Domenico, Professore di Botanica e di Storia Naturale nella R. Universita di Genova, Cavaliere dell' Ordine Militare dei Ss. Maurizio e Lazzaro, a Genova. Marianini Stefano, diMortara, Professore di Fisica e di Matematica applicata nella Ducale Universita di Modena. Magistrini Giambatista, di Maggiora, Professore di Calcolo Sublime nella Pontificia Universita di Bologna. Pareto , Marchese Lorenzo , a Genova. XI CLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE Direttore. Sauli d' Igluno , Cavaliere Lodovico , Consigliere di Legazione , Commissario Generale de' ConGni , Membro della Regia Deputazione sovra gli studi'i di Storia palria, Cavaliere dell'Ordine de'Ss. Maurizio e Lazzaro, e deU'Ordiue Civile di Savoia. Segretario. Gazzera* Abate Costanzo, Professore di Filosofia, Cavaliere dell'Or- dine de' Ss. Maurizio e Lazzaro , Membro e Segretario della Regia Deputazione sovra gli sludii di Storia palria, e della Giunta d'Antichita e Belle Arti, Assistente alia Biblioteca della Regia Universita. Accademici residenti. RoERO DI Revello , Conlessa Diodata , nata Saldzzo. Saluzzo , Cavaliere Cesare, Luogotenente Generale, Gran Mastro d'Artiglieria , Governatore delle LL. AA. RR. i Duchi di Savoia e di Genova, Cavaliere di Gran Croce decorato del Gran Cordone dell' Ordine Militare de' Ss. Maurizio e Lazzaro , Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia, Ispeltore della Regia Accademia Militare, Presidente della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria, IMembro della Giunta d'Anti- chita eBelle Arti, e delConsiglio delle Ai'ti, Segretario-Perpetuo-Direttore della Reale Accademia delle Belle Arti , Decurione della Citta di Torino. Carena Giacinlo, predetto. Pevhon , Abate Amedeo , predetto. MI CoRDERO, de'Coiiti di San Qointino, Cavaliere Giulio, Membro della Reale Sociel;i Agraria di Torino. BiONDi, Conte Luigi, Marchese di Badino, Maggiordomo e Sopra- intendenle Generaic dolla Casa ed Azicnda dclla fu S. A. R. la Duchessa del Cliiablcse, Commcndatorc dell' Online Militarc de'Ss. Maurizio e Laz- zaro, Sovrintendenle genei-ale de'Regii stiidii d'Arte in Roma, Membro dolla Giiinta d' Antichita e Belle Arli, Socio onorario della Reale Ac- cademia delle Belle Arti. (iAzzERA Coslanzo , predetlo. SoMis DI Chiavrie, Conte Giambalista , Presidente. Manxo, Barone e Presideiile Giuseppe, Reggente di Toga nel Supremo Consiglio di Sardcgna, Commendatore dcU'Ordine ISlililare de'Ss. IMaurizio c Lazzaro, Cavaliere e Consigliere dell'Ordine Civile di Savoia, Membro dclla Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria, e della Giunta d ADiicliita e Belle Arti. Sauli dIgliano, Cavaliere Lodovico, predetlo. ScLOPis DI Salerano, Conte Federigo, Senatore nel Real Senato di Piemonte , Membro della Regia Deputazione sovra gli studii di Sloria patria, Cavaliere dell'Ordine de'Ss. Maurizio c Lazzaro, e dcH'Ordinc Civile di Savoia. Bai.bo, Conte Cesare , Colonnello ne'Regii Eserciti , Membro della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria , Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia. CiBRARio, Nobile Giovanni Luigi, CoUaterale uella Regia Camera de' Conti , Sostituito del Procuratore Generale di S. M. , Membro e Segretario della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria, Membro della Giunta d' Antichita e Belle Arli , Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia. - Saluzzo, Conte Alessandro, predetlo. Ff.rrero della Marmora, Cavaliere Alberto, predetlo. Law, Filippo , Alaslro Udilore nella Regia Camera de'Conli, Membro del Consiglio delle Miniere , Cavaliere dell' Ordine de Ss. Maurizio e Lazzaro. Arri, Teologo Giananlonio, Assistente alia Biblioleca della Regia Universila di Torino. Baudi di N'esme, Cavaliere Carlo, Membro della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria. XIII Bertolotti, Davide. pROMis , Domenico Casimiro , Bibllotecario di S. M. , Membro della Regia Deputazlone sovra gU sludii di Sloria patria , e dclla Regia Com- missione di Revisione de' liliri e stampe , Cavaliere dcH'Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzaro. Petitti di Roreto , Coute Carlo Ilai'ione , Consigliere di Stato Or- dinario , Comiiiendatore dcU' Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzaro , Cavaliere deir Ordine Civile di Savoia. ytccademici Nazionali non residenti in Torino. De Maistre, Conte Saverio, Generale negli Eserciti dell' Imperatore di tutte le Russie, Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia, Socio onorario della Reale Accademia delle Belle Arti di Torino, a Pietroburgo. SpoTORNO, D. Giambatlista, Bililiotecario e Professore di Eloquenza lalina nella Regia Universita , Segretario della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria a Genova , Cavaliere dell' Oidine de' Santi Maurizio e Lazzaro. Canina, Cavaliere Luigi, Architetto, Accademico di merito resi- deule della PontiCcia Accademia di S. Luca , Socio ordinario della Pou- tiflcia Accademia di Aixheologia , a Roma. Tadini, S. Em. il Cardinale D. Placido Maria, Carmelitano, Cava- liere di Gran Croce decorato del Gran Cordone dell' Ordine de'Ss. Mau- rizio e Lazzai'O , Arcivescovo di Genova Varese , Carlo , Doltore in Medicina , Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia , a Voghera. Coppi, Abate Antonio, Membro della Pontificia Accademia di Ar- clieologia , a Roma. XIV ACCADEMICI STRANIERI. Classe di Scienze Finche e Matematiche. De Candolle , Augusto, Membro della Legion d'Onore , Professore di Bolanica , a Ginevra. Arago, Domenico Francesco Giovanni, Uffiziale della Legion d'Onore, Membro e Segretai'io deil'Istituto di Francia per le Scienze Fisiche e Matematiche, Membro dell' Uffizio delle Longitudini, a Parigi. Berzelio , J. Jacob, Ufliziale della Legion d'Onore, Professore di Cliimica , a Stoccolma. Sati , Gaetano , Cavaliere dell'Ordine del Merito sotto il titolo di San Giuseppe , Professore di Botanica , a Pisa. Di Humboldt, Barone Alessandro, Ufliziale della Legion d'Onore, Membro deil'Istituto di Francia e della Reale Accademia delle Scienze di Berlino. PoissoN, Simeone Dionigi, Pari di Francia, Ufliziale della Legion d' Onore , Membro dell' Istituto di Francia , e dell' Uflizio delle Longi- tudini , a Parigi. Gauss, Consigliere Carlo Federigo, Direttore della Specola Astro- nomica e Professore nell' Universita di Goltinga. Venturoli , Cavaliere Giuseppe, Professore eraerito nella Pontificia Univci-sita di Bologna , Presidente del Consiglio degli Ispcttori d'Acque e Slrade, a Roma. GAY-LussAC,Luigi Giuseppe, Pari di Francia, Ufliziale della Legion d^ Onore, Membro deil'Istituto di Francia, a Parigi. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche. Deperet, Professore emerito , a Parigi. De Gerando, Barone Maria Giuseppe, ComandaiUe dcUa Legion d'Onore, Membro deil'Istituto di Francia, a Parigi. .Mai, j. Em. il Cardinale Angelo, a Roma. XV BuuGiERE Di Barante, Baronc Amabile Guglielmo Pi-ospero, Uffiziale della Legion d' Onore , Mcmbro tlell'Isliluto, Pari, e Ainbasciatore di Fiaiicia presso S. M. rimperatore di tutle le Russie, a Parigi. Pastoret, Marchesc Claudio Emanuclc Giuseppe Pietro, G. C. della Legion d'Onorc, Mcmbro dell'Isliluto di Francia , a Parigi. Manzoni , Conte Alessandro, Accademico della Crusca, a Milano. Savigny , F. C. Professorc nella Ilegia Universita e Membro della Ileale Accademia delle Scienze di Berlino. Letroxne, Giovanni Antonio, Membro dell'Istituto di Francia e della Legion d' Onore, Conservatore della R. Biblioteca, a Parigi. BoRGHESi , Conte Bartolomeo , a Roma. SiMONDE DE SisMONDi , Gian Carlo Leonardo , Socio corrispondenle dcir Istiluto di Francia, a Ginevra. XVI MUTAZIONI ticcadule net Corpo Accademico dopo la pubhUcazione del precedente f^oliime. jMorfc di Accademici resident!. 28 luglio 1 838. Marchesc Agostino Lascaris di Ventimiglia, Presidente deH'Accatlemia. 4 settembre i838. Marchese Tancredi Falletti di Barolo , Membro della Classe delle Scienze Morali, Storiclie e Filologiche. Morle di Accademici non residenti. 14 marzo iBSg. Cavalicre D. Lodovico Baille , a Cagliari. 24 aprile i83g. Cavaliere Giorgio Maria Raymond, Professore, a Sciainberi. Morte di Accademici slranieri. a I fcbbraio 1839. Commendatore Pietro Paoli, a Pisa. xvn ELEZIONE DI UFFIZIALI H Contc Alcssanth-o Sai-uzzO, eletto il i8 novembre i83& a Presidente perpetuo delt Accademia. Il Professore Cavaliere Francesco Rossi, eletto il 4 mai'zo i838 alia carica triennale di Divettore delta Ctasse delle Scienze Fisiche e Mate- matiche , etl il i8 di novembre dello stesso anno nominato alia cai'ica pur triennale di Vice-Presidente delV Accademia. II Cavaliere Lodovico Sauli d' Igliano , eletto il 32 novembre i838 alia carica triennale di Direttore della Classe delle Scienze Morali , Sioriche e Filologiche. li Professore Giuseppe Gen6, eletto il ^5 novembre i838 a Segre- tario Aggianto della Classe delle Scienze Fisiche e Matematiche. NOMINE DI ACCADEMICI Bertolotti Davide, nominato il 22 novembre i838 ad Accademico residente per la Classe delle Scienze Morali , Storiche e Filologiche. Promis Domenico Casimiro , Bibliotecario di S. M. , Membro della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria , Cavaliere dell' Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro , nominato il medesimo giorno ad Accademico residente per la stessa Classe. Martini Lorenzo, Professore di Medicina nella R. Universita, Con- sigliere del Protomedicato , Cavaliere dell' Oi-dine de' Ss. jMaurizio e Lazzaro, ecc. , nominato il q dicembre i838 ad Accademico residente per la Classe delle Scienze Fisiche e Matematiche. Menabrea Luigi Federigo, Capitano nel Corpo Realc del Genio Militare, Dottore CoUegiato in Malcmatica, Professore di Meccanica ap- plicata nella Scuola complementare della Regia Accademia Militare , nominato il 17 febbraio 1839 ad Accademico residente per la stessa Classe. De Notaris Giuseppe, Dottore in Medicina, Assistente all'Orto Bo- taijico della Regia Universita, nominato il 17 marzo 1839 ^^ Accade- mico residente per la stessa Classe. Petitti di Roreto , Conle Carlo Ilarione, Consigliere di Stalo , Commendatore dell' Ordine de'Ss. Maurizio e Lazzaro, Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia , nominato il 18 aprile 1839 ad Accademico residente per la Classe delle Scienze Jlorali , Storiche e Filologiche. 3 k xviir Varese Carlo, tli Voghera, Dottoi-e diMedlcina, Cavalierc tlcH'Oi- dine Civile di Savoia, nominato il 12 giugno i838 ad Accademico ISa- ziotiale non residente per la Ciasse dcUe Scienze Morali , Storiche e Filologiclic. Coppi Abate Antonio, di Andezeno, Socio della Ponlificia Accademia di Archeologia di Roma , nominato il medesimo giorno ad Accademico Aazionale non residente pei- la stessa Ciasse. Magistrini Giainbalista , di Maggiora, Professorc di Calcolo Sublime nella Pontilicia Universila di Bologna, nominato il 7 aprile iSSg ad Accademico Nazionale non residente per la Ciasse delle Scienze Fisiche e Matcmatiche. Pareto Marchese Lorenzo, di Genova, nominato il medesimo giorno all Accademico Nazionale non residente per la stessa Ciasse. SiMONDE DE SiSMONDi, Gian Carlo Leonardo, di Ginevi-a , nominato il 18 novcml)re i838 ad Accademico straniero per la Ciasse delle Seienze Morali, Storiche e Filologiche. XIX DOIVI FATTI ALLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORIIVO DAI. 1." DI GIUGNO 1838 SINO AL 2o DI APRILE 18o9. XJa Reale Galleria di Torino , illustrata da Roberto d Azeclio. Fascic. s. M. n, Re , „ _, . _,, . . ,,. „„ /. , ^ CARLO ALBEKTO 12. , i3. , i4- Torino, Chirio e Mina , i838, lol. fag. Genera et species Palmarum quas in itinere per Brasiliam annis 1817- 18.10 jussu et auspiciis Maximiliani Joseph! I. Bavariae Regis Augii- stissimi suscepto collegit , desci-ipsit et iconibus illustravit. Dr. C. F. Ph. De Martins. Fasc. VII. Monachii, i838, fol. fig. Giostra corsa in Torino addl xxi di febbraio m dccc xxxix nel pas- saggio di S. A. I. e R. Alessandro Gran-Duca Principe Iniperiale Ereditario di Russia. Torino, Chirio e Mina, iSSg, foh fig. Monographic des Chabasits ; von Dr. Fr. Tauinau in Berlin. Stuttgart, Scions Schwcizerbart , i836, 8.° De AnimalcuHs infusoriis pro summis in philosophia honoribus rite im- petrandis disputabat J. A. Lorent. Mannheiniis, Hoff et Heuser, .837, 4° Theod. Ludov. Wilh. BiscoiT commentatio de novis quibusdam experi- mentis chemico-physiologicis ad illustrandam doctrinam de respira- tione institutis. Heidelbergae , Mohr, 1837, 4-° Bcilrag zur kenntniss der Corallineen und Zoophyten der siidsee nebst ahbihUuigcn der neuen artcn ; von Christ. Ferdinand Fi'iedr. Krauss. Stuttgart, Schwcizerbart, 1837, 4° XX Z.\>TroBsr.iii Lascarii I'xDUt* I'ozxi BlOT Bit HC Schiariuicnli del Professore Zautedescbi , ad una Nola insci'ila nella Biblioleca Italiana dal signer De Kramer. Milano , i838, 8." Associazione al novello Giornale La Biblioteca Savda. Prospectus, i fogl. 8.° Farac Jolianais Fraucisci Si»ssaren&is do Gliorographia ,et rebus Sardois; ex reeensione Victorii Angius. Tom. I, Carali, Montcverde, i838, 8." Su i solidi caricati vcrlicalmente e su i solidi di ugual resistenza ; Me- moria di Fortuiiato Padula. Nnpoli , 1837 , 4-° Cciiiii sui liucato tol vapore, c sovra una macchina presentala all'espo- sizione piibblica dell' industria nazionale del i838 in Torino; dell' Intendenle generate Cav. Pozzi. Torino, Favale, i838, 8.° Wenioirc sur la condilion dcs esclaves et des servileurs gages en Chine; par M. Edouard Biot. Paris , i838 , 8." Kcsiune des principaux trailes Cliinois sur la culture des muriers et I'educalion des \ers a soie ; par M. S. Julien. Paris, i838, 8.° Memoire sur la po]nilation de la Chine et ses variations , depuis Pan 3400 avant J. C. jusqu'au XlIP siecle de notre ere ; par M. Edouard Biot. Paris, i838, 8.° Memoire sur le sysieme monejaire des Chinois; par Mi Edouard Biot. Paris, iSSy, 8." Address delivered at the anniversary meeting of the Royal Society, etc. par M. Edouard Biot , 8." Experimental illustrations of the i-adiiUing and ahsoi-bing powers of sur- faces for heat , of the ell'ects of transparent screens , of the con- ducting power of solids ; by A. D. Bache. Philadelphia, i835 , 8.° Historical Notes on the of Doctor Franklin's observations on N. E. Storms. Of a Hypothesis to explain the greater quantity of Rain which falls at the Surfice of the Ground., etc. On the Discovery of the Non-conducting power of Ice ; by A- D. Bache. 8." Note of the elfect upon the Magnetic Needle , of the Aurora Borealis, visible at Philadelphia, on the 17^1 of May i8j3; by A. D. Bache. 8." Evpeiiments on the ellicacy of Peilons" steam boilers, or circulators; by A. D. Bache. 8.° Report of experiments on the Navigation of the Chesapeake and Delaware canal by steam; by A. D. ]5ache. Philadelijhia , Harding, i834, 8.° Safety apparatus for steam boilei-s ; by A. D. Bache. 8." Diagrams for illustrating a register of the direction of the wind ; by A. D. Bache. Philadelphia, i836, 8." XXI I.-TITIIO FhaMLIH Replies to a Circular in relation to the Occurrence of an unusual Me- teoric Display on the ,3th of November , ,834, addressed by the Secretary of War to the Military Posts of the United States , ^vith other facts relating to the same qnostion ; by A. D. Bache. 8." Obseivations upon the facts leccnily presented by Professor Olmsted, in relation to Meteors seen on the i3th of NovemJjer, i834 ; by A. D. Bache Notes and Diagrams, illustrative of the Directions of the Forces acting at and near the surftAcc of the Earth, in dilferent parts of the Brunswick Tornado of June 19th ,835; by A. D. Bache. 4." Observations to determine the Magnetic Dip at Baltimore, Philadelphia New-York, West-Point, Providence, SpringGeld and Albany ; by A. D. Bache, and Edward H. Conrtenay. 4.° On tlie relative horizontal intensities of terrestrial Magnetism at several Places in the United States, with the investigation of corrections for temperature, and comparisons of the methods of oscillation in full and in rarefied air; by A. D. Bache, and Edward H. Courtenay. A " Repor-t of the Managers of the FrankUn Institute, of the State of Penn- .- .„«. sylvania , for the promotion of the Mechanic Arts , in relation to '" '^''"'''^" Weights and Measures. Philadelphia, Harding, i834 8° General Report on the explosions of steam.],oilers, by 'a Committee of the Franklin Institute of the State of Pennsylvania for the p,-o- mot.on of the Mechanic Arts. Philadelphia, Sherman ct C, ,836 8 " Mernoires de I'Academie Impenale des Sciences de Saint-Petersbourg VI Sane. Premiere partie : Sciences mathemaliqucs et physiques , lorn, 1, Livr. 4,0 et G ; Tome II, Livr. i" et 2". Saint-Peters- d. j'ieuoOurgo boui-g, 1 836- 1 838, 4.° Memoires de I'Academie Imperiale des Sciences de Saint-Petersbou,- ^^ Serie. Seconde partie: Sciences naturelles. Tome II, Livr. 3% 4', 5' ct 6". Saint-Petcrsbourg, 1 836-1 838 4° Memoires de I'Academie bnperiale des Sciences "de Saint-Petersbour.. VI Sene. Sciences Politiques, Ilistoirc, Philologie. Tome III, Livr 6- Tom. IV , Livr. i% 2" et 3°. Saint-Petersbourg, ,836-1838, A- ' Me.no,res presentes >a I'Academie Imperiale des Scieiaces de Saint-Peters- boiMg par divers savans. Tome IIL Six Livr. ; Tom. IV , Livr. i' et y. Saint-Petersbourg, ,837, 4.° Recueil des actes des seances publicines de I'Academie L des Sciences de i,amt-Petersbourg, lenues le 3o decembre ,836, et le 29 decembre 1S37. Saint-Petersbourg, iSSn-iSSS , 2 vol. 4." n. SoCIITl' AcitllllA LlSCAKIS I'. MltTIICI Brizi Sjivi MtncnKLLi Atocidiio EsTliAKr.ln BiRorKi ACCAOCMIA Realk ZE tii Miiano S. A. I. E R. II. Gr.ATfDlCA, iii Toscnnu Pakama Dal-Necco Bl lOlM Ga/zkrv Pl»XI.Lt R. CAMERA u'AcnicuLTLitA K CoVM>Rt:io Ji Torino iIo>T 4 LiKtr.l Loiie:il Bct-ulll Dl: GrRi^ot. I CuSTXRIt* VlVIAM Z>:. (^risTlKO DfL CfllAVI*« Rli^HI!il Trallalo dclla ilignita cil allri inediti scuitti (U Torqualo Tasso ; del Cav. Costanzo Gazzcra. Torino, Tijjogiafia Reale , i838, i vol., 8.° Delia liforma ila iiilrodursi ncila Giurispriuicnza in consec,nenza di ([uclla clie venne elleltuala nella Lcgislazione civile; oiazione dctla dal Conle e Senaloie Pinelli. Toiino, Favale, i838, 8." Giudicio della Regia Camera di Agricoltura e di Coinmcrcio di Torino sul ]>rotl()lti dfirin\no)'! Annates des Sciences Physiques et Naturelles, d'Agriculture et d'lfldu- strie , publities par la Sociclc Royale d'AgricultiU'e etc de Lyon. Tom. r, Livraison i^ Lyon, j838, 8j° /((ii^ripori ^'MipiJon*? Inlorno al generc BuUea di Lamark ; nota di Francesco Baldassini ( estratta dagli Annali ilelle Scicitzc del Regno Lombavdo-Veneto , Tom. VIII), 4." Necrologia di Domenico Scina ; di Francesco Baldassini (articolo estratto dalle Esercitazioni dell'Accademia Agraria di Pesaro , anno VI, semestre IT ) , 8." Osst-rvazioni intorno ad un articolo anonimo che ha per titolo : Dei riinedi contro la caresiia; di Francesco Baldassini. Pesaro, Nobili , 1 838, 8.° - itj sitoil i\ Rap|)orto all'Accademia Agraria di Pesaro intorno ai suoi lavori dall' fj)oca dclla sua Ibiidazione; del Segrclario Francesco Baldassini. Pesaro, Nobili, i838, 8." L'assassinat serat-il puni de inort? Dissertation par Ph. Camperio. Gene>e , Viguier , i833, 8." Remarks on the classification of the dillcrenl branches of human knowledge; by J. \V. Lubbock. London, i838, 8.° ^ ocabnlary of names of places , etc. in Moghribu-1-Aksa or the Empire of Marocco ; by Gracbcrg-of-Hemso. London, i838, 8." XXIK Storia dcUa Repubblica di Genora, dalla sua origine sino al i8i4; scrilta da Carlo Varese. Geno\a, Gravicr, i836, Tom. V-\'III, 8.° Ccntuiic dc plantes celhilaires exoliqxics nouvcUes ; par Camillc MontagTic (Exlr. des Jnn. des Sc. Nat. i837-i838), 8." Des organes milles du genre Targionia decouverls sur une espece nou- velle du Chili , par Camille Montagne (Extr. des ^nn. des Sc. Nat. 1 838), 8." IMonograpliic du genre Conomitiium , de la famille des Mousses ; par C. Montagne (Extr. des Ann. des Sc. Nat. 1837), 8.° Rapport sur divers travaux entrepris au sujct de la maladie des vers a soic , connue vulgairement sous le nom de Muscardine ; par M. Dutrochct (Extr. des Ann. des Sc. Nat. i838), 8." De I organisation et du mode de reproduction des Caulerpees, et en particulier du Caulerpa fVebbiana , espece nouvelle des iles Ca- naries; par C. Montague (Extr. des Ann. des Sc. Nat. i838)> 8." Rapport sur un Memoirc concernant les organes males du genre Tar- gionia , decouverls dans une espece nouvelle du ChiU ; par C. Montagne (Extr. des Comptes rendus de f Academic des Sciences de Paris, i838), 4.° ■!- Dipteres exotiques nouveaux ou peu connus ; par J. Macquart. Paris , i838, Tom. I. part. 1% 8.° Storia della Filosofia ; per Lorenzo Martini. Milano, Pirotta e Comp. , 1 838, 2 vol., 8.° ' -tnoi Memorie Mediche ; del Dottore G. Francesco Girelli. Brescia , Ventu- rini, i833, 8." Resume de la physique dc la cre'ation ; troisieme parlie du vrai sys- teme du monde ; par Demoijville. Suivi d'un exameii de la notice sur le tonnerre. 8.° Notizie intorno alia vita di Bona di Savoja moglie di Galeazzo Maria Sforaa Duca di Milino ; confcrmate con dociunenli autentiri dal Marchese Felice di San Tommaso. Torino, Favalc , i838, 8." Breve notizia intorno un frammeato di Papiro funebre Egizio esistente nel Ducale Museo di Parma; del Dottore Ippolito Ilosellini. Parma, Garmignani, i838 , fol. Bulletin de la Societe Imperiale des Naturalistes de Moscou. N." I-VIII , 1837; e N.° I-III, 1 838, 8." Recueil d'observalions magneliques faites a Saint-Pelersbourg el sur Mo!(TjlG^f. MACl^rART L. Martiwi GlBELLt DeMO>A ILLE b. Tommaso RosELLi.11 SoCICTa' iMPCriALE DEI Katcbalimi Ji Mosca Di Cavcihiib x\x SoDOFrsBT BcRTULoTTl Betti R. So*ikta' f/i LonJva St.ntTA* Bb:tamiica Marioixi CAflRil ACLAOflilA Ro«IA*A Ol' AKCHCbLtiv.lA d'autrcs points de rciii|iirc de Russie ; par A. T. Kiij)ir«r. Sainl- Petei-sboiirg , 1837, N." I, 4-" Elimologischc Uiilcrs\irliuiij;cn uebcr die GiiUiinf;siiamcn dcr Schmet- t(nliiii;e ; von Dr. W. Sodoll'sky (Ausdem ISullclin der Kaiserlichen naturlbrscliciuk'n Gesellschaft zu Moskau , 183^, N.° VI, besonders aligcdruckt ), 8." Alcunc rime di Davidc Berlolotli. Torino, eredi Botta, i838, i vol. 18. ° Intonio ira denaro della gentc Tizia. Disscrtazione lelta alia Ponlificia Accademia Roniana di Archcologia da Salvatore Betti. Roina, i838, /(." Philosophieal transactions of the Royal Society of London. Part. I and II. London, Richard, 1837, i vol., 4-" Proceedings of the Royal Society. N." 2C)-3o-3i. April - December , 1837, 's." Abstracts of the papers printed in the Philosophical transactions of the Royal Society of Loudon , from i83o to 1837 inclusive. London, 1837 , 8." Address of his Royal highness the Duke of Sussex , K. H. etc. the Pre- sident read at the anniversary meeting of the R. Society, on thursday november 3o , 1837. Lontlon , 1837, 8." Address to her Majesty referred to in the Address of. H. R. H. the President of the R. Society. 8." nv «! oi Defence of tlie resolution for omitting Mr. Panizzi's bibliographical notes from the Catalogue of the Royal Society. 8." Report of the sixth meeting of the British Association for the advan- cement of. Science ; held at Bristol in august i836. Vol. V, London, 1837, 8.° Memorie di Csica spcrimentale ; del Prof. Stefano Marianini. Anno i .°, fascic. 2° Modena, i838, 8." Malacologia terrestre e fluviale della provincia Comasca; di Carlo Porro. Miiano , Guglielmini e Redaelli. i838 , i vol., 8.° I.e Propagateur de I'industrie de la soie en France, Journal mcnsuel . . . redige par une Societe de EV01S GttPro SoClETA* MiDlLU - CHIRt'ltClCA IsMVtil CuAEBcnc DC HtUsij MAs^i Salcxio Rl'SCUKI Affcita dt yetiezia McmciLi Soau Mcmorie dclla Societu Mcdico-Chinirgica cU Bologna , seguito agli opu- scoli da essa pubblkati. Vol. 3.°, fasc. i.° Bologna , Nobili e Comp. 1 838, 8." gr. Disscrtazione di Felice Isnardi ond' e cliiarito il liiogo precise delia Liguria inariltima occidentale ove nacque Crisloforo Coloniho. Piiie- rolo , Gliighclii , i838 , 8.° La cagionc dciraccaitonoiia in Geneva e il modo d'eslirparnela ; Ragio- nainento di Felice Isnardi. Geneva, fratcUi Pagano , i838, 8." Risposta di Felice Isnardi alia risposta deirAvvocato Antonio Silva alia 38"" delle Lettcrc onde si componc il viaggio nella Liguria marit- tima ; di Davide Bcrlololti. Geneva, Pagano, i838, 8." Kisposta di Felice Isnardi airarticolo inserito nella Gazzetta di Francia del i3 giiigno i838 onde lo storiografo svezzese sig. Folsom si pro- pone di togliere a Cristoforo Colombe il merito della scoperta dell' America. Gcnova , Pagano, i838, 8.° Notice Biographique sur le Cemte Jacques Graeberg de Hemso. Flo- rence, Pezzati , i834, i6.° La Divina Conamedia di Dante Alighieri col Comento del P. Pompeo Venturi , ccc. (art. estr. dal Nuovo gioniale de' Letterati di Pisa, N.° 10 1, setlembre e ottobre i838), 8." Elogio del Cav. Gio. Battista Zannoni ; detto da Fnittuoso Becchi. Fi- rcnze , lipi dclla Galileiana, i838, 8." La Poesia vendicala , canti trc ; del Cav. Lcopolde Massa Saluzzo. Torino, Baglione e Comp., 1839, ^•° Lettre de M. Rusconi a M. Dumeril sur le mode de fecondation des batraciens urodeles, etc. (Estr. dal Tom. X. Fasc. LV del Gior- nale delle Scienze Mcdico-Chiriwgiche). Pavia , 1839, 8.° Farac Johannis Francisri Sassarensis de chorographia Sardiniae libri duo et de rebus Sardois libri IV ; ex recensione P. Victorii Angius. Carali , ^lontcverde , i838 , 2 vol., 8.° Hiblioteca Sarda. Fasc. 1-4. CagUari, Monte verdc, i838-i83g, 8." l%sercilazioni scientifiche c lelleraric dell'Ateneo di Venezia. Tom. II , Venezia , Alvisopoli , i838 , i vol., 4-° .\nnali urbani di Venezia ; di Fabio MutincUi. Seeolo dccinioscsto. Ve- nezia , 1 838 , I vol. , 8.° Epilatlo del Cav. Paolo Bella, allievo della Regia Mililare Accademia ; scrilto da Giambatista Soinis. Torino , Chirio e Mina , fob xxxiir EVALE-Ar.ELH Slalislica Mcdica di INFilano dal secolo XV fino ai nostii giorni ; del rrBmiuo Dottor Giuseppe Ferrario. Milano , Bernardoni , i838, vol. i." Fascicoli i-5, 8." Companion to the Almanac for iSSg. By J. W. Lubbock. Libbu.h Address of his Royal Highness the Duke of Sussex , K. G. , etc. the President, read ai the anniversary meeting of the Royal Society, on Friday, November 3o, i838. London, i838, 8.° Proceedings of the Royal Society. N." 35. November i838, 8.° Corso clcraenlarc di fisica sperimentale ; di Giuseppe Belli. Vol. III." Milano, i838, i vol., 8." fig. Antonii Bertolonii Flora Italica , sistens plantas in Italia et in insulis circumstantibus sponte nascentes. Vol. II et III. Bononiae, i835- i837 , 2 voL, 8." Storia dell'eleltricila ; di Antonio Carnevale-Arella. Alessandria, Guidetti, i839 , vol. i.°, 8." Fenomeni della visione , ccc. Memoria proposta agli scienziati di tutle le colte nazioni , da Luigi Brenia. Milano, Manini , i838, 8.° Fisica de'corpi ponderabili , ossia trattato della costituzione generate de' corpi ; del Cav. Amedeo Avogadro. Tomo second©. Torino , Stam- peria Reale, iSSg, i gr. vol., 8.° "^'^^ - ArticoU estratti dagli annali di Giurispnidenfei' di Torino , scrilti sulla riforma delle carceri, dal Conte Petitti di Roreto. Torino, Mussano e Bona , i838 , 8." Intorno alia vita ed agli scritti di G. B. De Cristoforis, ecc. ; Memoria di.Cesare Rovida. Milano, Bernardoni, i83g, 8.° Ossei-vazione di oftalmia scrofolosa cronica accompagnata da intensis- sima folofobia, guarita coll' idrocloi-ato di barite condolto dalle correnti galvaniche ; del Dottore G. CeiTuti. Torino, Fontana, 1839, 8." Memoires couronnes par l' Academic Royale des Sciences el Belles-Lettres de Bruxelles. Tom. XI-XII-XIII. Bmxelles , i837-i838, 3 vol., 4." Nouveaux Memoires de i'Acaddmie Royale des Sciences et Belles-Lettres de BruxcUi's. Tom. X. Bruxelles, Hayez , 1837, i vol., 4.° Programme des questions proposees pour le concours de i838 par I'Academie Pioyale des Sciences et Belles-Lettres de Bruxelles. 4° De Pinfluence des saisous sur ia morlalite aux diflerens ages dans la QtETEirr Belgique; par A. Quetelet. Bruxelles, Hayez, i838, 4.° Bkhnta AvocAiino Petitti Ko\ tUA Ct IDEMIA ReaLK Ul SciEN/E Belle-Lettere di lini-t eltes X\XIV Anriiilcs dc TobseiTatoire de Bruxelles ; par le Directeur A. Quetclet. Tom. I, 2.*^ partie, Bruxelles, 1837, 4-° ' Anuuaire dc robservaloire dc Bruxelles , pour Pan i838 ; par le Di- recteur A. Quetclet. Bruxelles, Haycz, 1887, i6.° Eiici Istruzione sui parafulmini ; Leltera del sig. I'rof. Elice al P. C. Dentone. Genova , Ferrando, 1839, 8.° Oapiom Protesia del Marchcsc Gaelauo Capponl contro quella del Prof, signor Giovanni Rosini ( inserita nel Giornalc di Commercio di Flrenze ). Firciize, Pezzati, 1839, 8." ■'''^■' 'n* Tr.n* Storia d' Italia del medio evo; di Carlo Troya. Vol. i.", pai-te 1.' e 2.' Napoli, Tipografia del Tasso , 1889, 2 vol., 8." Un l:^^c«l^E Observations meteorologiques et magneliques faites dans I'etendue de rEnipii-e de Russic , redigees et publiees par A. T. Kupffer. N.° II. Saint-Petersbourg, 1837, 4° Di Lioj Antico monumcnto sepolcrale da poclii anni scoperto presso la citta di Padova ; illustrato da Giuseppe Furlanetto, e pubblicato da Giuseppe Da Lion. Padova, CarteUier e Sicca, i838, fol. N». «.i Storia dclle campagne e degli assedii degl'italiani in Ispagna dal 1808 al i8i3, corrcdata di piani c carte lopograficlie ; di Camillo Vacani. ^lilano, Slaniperia I. e R. , i823, 3 vol. fol., con atlante topografico militare, fol. mass. Bc^,,„, Elogio di Carlo Botta , delto dal Segretario dell' I. e R. Accadcniia della Crusca, Ab. Fruttuoso Becchi. Fireiize , Piatti , 1889, 8.° Ma.tic* Conspectus Regni vegetabilis, secundum characteres morphologicos, pi-ae- sertim carpicbs, in classes, ordines etfamilias digesti, adjectis exemplis nominibusque plantarum usui medico, technico et oeconomico inscr- vienlum ; auctore Dr. C. Fr. Ph. INIartius. Norinbergae , i835 , 8." Ros»ETri Suir idraulica ; trattato ad uso dci giovani Ingegneri; conipilato dall'In- gcgnere Giuseppe Rosselti. Milano , 1839, 4-° Museo Numismatico Lavy appartenente alia Realc Accadeinia delle Scienze di Torino. Parte prima. Descrizionc dellc niedaglie Greclie. Torino, Stampcria Reale, 1889, i vol., 4" fig- Mc«cHi«os The Silurian system , founded on geological researches in the counties of Salop , Hereford, Radnor, Montgomery, Cacrmarthen , Brecon, Pembroke , Monmouth , Gloucester , Worcester , and Slaiibrd ; by Rodei-ick Impey Murchison. London, Murray, 1839, P^'"*^- ■•' ^ ^•' in 2 vol., 4-° con tre carte geologiche coloralc. Memoiies ct Dissei-lalions sur les anliquiles iialionales et elrangercs , puhlies par la Sociele Royale des Antiquaircs de France. Nouvelle stirio, Tome 4-^ Paris, Duverger, i838, i vol, 8." fig. Discurso lido em i5 de uiaio de i838 na sessao publica da Acadcmia Real das Sciencias de Lisboa ; por Joaquim Jose da Costa de Slacedo. Lisboa , i838, 4-° piec. Sulla costiiuzione gcologica della pianiira e delle colline della Lombar- dia; Mcmoria del Dolt. F. De Filippi. Milaiio, Lampato, iSSg, 8.°, fig. color. Conchiologia Fossile ; Sulle conchiglie fossili e siii terreni di Lessona , Cossato, Ceretto , e Valdengo nella provincia di Biella ; Osserva- zioni del Prof'essore Giovanni Florio ( Estratto dal Subalpino ). Toriao, 1839, 8." Della Economia Politica del medio evo, libri III, che trattano della sua coadizione politica, morale, economica; del Cav. Luigi Cibrario. Torino, Stamperia Reale , 1839, i vol. 8." Dell'origine de'Crostacei di Anton-Lazzaro Moro; Dissertazione epistolare inedita pubblicata dal Prof. Girolamo Molin. Padova, i838, 8.° Lettere di Giuseppe Bossi ad Antonio Canova; pubblicate da Forlunato Federici. Padova, 1839, 8.° Lettere inedite di Leopolcio Cicognara ad Antonio Canova ; pubblicate da Fortoualo Federici. Padova, i83g, 8." II Primo Libro delle Istorie Seuesi di Marcantonio Bellarmati; pubbli- cato per cura di Fortunato Federici. Padova, 1839, 8." Impcratori et Regi Ferdinaiulo I. ad Corouam Ferreaui suscipiendam augusto couspectu Mediolanum illustranti gratulatio Autonii Mazzetti. Editio a.° Mediolani , typis Rivoltianis , i838, 8.° Bulletin des Seances de TAcademie Royale de BruxcUes ; annee 1 838 , N." 4, 6, 7, 8, 9 et 10. - Annee 1839, N." 3, 8.° Annales de la Societc Entomologique de France. Tome VII, premier et second trimestie. Paris, i838 , 8.° Annales des mines ; ou Recueil de memoires sur I'exploitation des mines, et sur les sciences et les arts qui s'y rapportent, redigees par les Ingenieurs des mines. 3." serie, Livr. 1-6, formant les Tomes XIII et XIV. Paris, i838, 8.° Auuales des pouts et cbaussees ; Memoires ct Documcns relatifs a I'art des constructions et au service de 1' Ingenicur : lois , ordonnances Sill lETl' DE'.LI Amii^i-ABII di J-'rancia De M ut.do J)p. Fii.ii'Pi Flub CiSRARIU MoLIK Federici Mazzetti .\CCADEUIA BeaLE OELLB SCIE>ZE t/i BruxelUs Soc. ENTOM0L0CIC4 (ii yrancia Ammisistbazio.ve Ge,\. UELLE MlMEEE di Fraud a Ay\u>;siBAZi<>Nc DC* PU>T1 B >TRAIIE di i-'rancia \XXVI Cl>lKC SiLCUO S. M. IL Rr IIailo Alsebio Sacchi SorlBTA* ni GcOORAFIfc di Parigi SoCirTi" GlOtOGICA di Franda Socim" MsDli'n - CHlBCKGtCA di Bologna Db TirALDO BiGVZZOSI SOCIET*' h'Orticolti ba di Parigi el autres actes concernant radministi-ation des ponts ct chaussees. Premiere serie. Cahiers de septembre-dcceinbre, N.° V et VI. Paris, 1837, 8.° i'-king , Chou-king, Tchun-tsieou , Lj-kj , et Cld-king , antiquissimi Sinarum libri ; Sinice. 36 fasciculi , 8." Monumenta historiae patriae edita iussu Regis Caroli Alberti. Sci-iptores. Augustae Taurinorum, e Regio Typographeo , iSSg, i vol. fob L'Arco della Pace , a INIilano , descrilto da Defcndenle Sacclii , e pub- blicato per la fausta inaugurazione fatta da S. M. I. R. A. Ferdinando I. Wilano, Manini , i838, i voL , 8.° fig. BuUelin dc la Soci^te de Geographie de Paris. Deuxieme serie. Tomes IX et X. Paris, i838, 2 vob 8.° Bulletin de la Societe Geologique de France. Tome IX, feuilles i5-32; Tome X,, feuilles 1-4. Paris, i837-i838. BuUetlino delle Scienze Mediche pubblicato per cura della Societa Medico- Cliirurgica di Bologua. Vol. V, fascicoli di marzo-lugllo i838. Vol. VJ, fascicoli di agosto e seltembre i838, 8." Biografia degli Ilaliani illustri nelle scienze , leliere ed arti del secolo XVIII , e dei contemporanei , compilala da Letterati italiani , e pub- blicata per cura del Professore Emilio De Tipaldo. Vol. V, fascicoli 2.° e 3.° Vol. VI, fascicoli i.° e 2.° Venezia, Alvisopoli, i838 , 8.° Annali delle Scienze del Regno Lombardo-Veneto. I bimestri di jnarzo- dicembre. Padova , i838, 4-° Repertorio di agricoltura e di scienze economiclie ed industriali ; del Professore Rocco Ragazzoni. Dal N.° 4^ al 48 ( giugno-dicembre ). Vigevano, i838, 8.° Annales de la Societe d'Horticulture de Paris, etc. De la li\raison laS* a la iZb" ( fevrier-decembre ). Paris, )838, 8.° SCIEIVZE FISICHE E MATEMATICHE XXXVII NOTIZIA STORICA inlorno ai lavori dilla Classe delle Scienze Fisiche e Matematiche nel corso dell'anno i838, scrilta daW Accademico Giuseppe Ger6, Segretario aggiunto. J_ja indebollta salute del Segretario Cav. Carena toglie in quesl'anno airAccademia il piacere di udire esposti e parlicolareggiati da lui i la- vori , ai quali essa si c dedicala dope 1' impressione del volume XL° delle sue Memorie. Cliiamato al nobile uflizio di supplirlo io lo pigliero a modello : che se non mi sai'i date di imitarlo, non che di uguagliarlo, in quella pui-ezza e in quella mascliia qualila di stile che lo fecero sa- lire in fama d'uoino doltissimo e benemerito della italiana letteratura , io spero almeno che riusciro a riprodurre la sua esaltezza nella espo» sizione dei fatti , e la sua semplicita nel modo di ordinarli. Due vie si tengono dai Segretarii delle Accademie in questo genere di lavori. La prima consiste nel riunire solto a un solo punto di vista le materie , delle quali devesi comporre la nanazione storica, e nell'or- dinarle in un solo discorso classiGcate secondo le loro analogic; I'altra si limita ad esporre le cose con quell'ordine e con quella successione, con cui venncro trattate nel seno delle Accademie medesime. Certa- menle la prima di queste maniere , come la piii ornata , cosl e la piu gradita dall'universalita dei lettori ; ma senza tener couto dello sforzo che cosla non di rado quel dover coUegare fatti e cose disparatissime, essa non conviene se non in que' casi , ne' quali abbiasi o lunga serie d'anni a riandare , o copia grande e svariata di lavori a ricordare. L'Accademia nostra non puo di certo essere tacciata d'inoperosita, e nemmeno puo essere tacciata di lenlezza nel falto delle sue pubbli- cazioni , le quali dalla fondazion sua non cessarono di succedersi con xxxvm regolarila e costanza. Ma per cio appunto, c pel loilcvolc uso, clie cb- bero sempre i suoi Segretarii , di premettere ad ogiii volume la iiotizia storica tlei lavori , piccolo riesce lo spazio di leinpo c non gran fatto iiumerosc le inaloric die dall'mia pul)blic:izioiic aH'altra sopravanzano. Per ordinario Ic uostre iiolizie storichc non conipreiidoiio che i lavori di uno o due aiiiii : e dei lavori d'un solo anno io devo cjuesia volta occuparnii. Qiicslc ragioui aduiKjue, die io credo esserc quelle stesse die indusscro il Cav. Carkna a scguire il metodo piu scmplice o sia il cronoldgioo , fanuo die io pure lo segua, a piofercnza di queU'altro piii Inrgo, pill attraente e, se si vuole, pii dignitoso. Ill qucsta notizia perlaiito , come in quelle die fin-ono scritte dal iriio illustre Collega', si riferiranno, solto la data di ciascuiia adunanza, i Pareri Ictti dalle Giunte accademidie intorno a scientifici lavori ine- diti , die Autori nazionali o stranieri desiderarono sotloposti al giudizio deir.Vcradeinia , cosi pure intorno a qiiegli argonienti di industria nuova die suddili e non suddili diiesero di inlrodurre con privilegio iici Regii Slati. Delia Memorie accademidie, che sono stampate in disteso in questo volume , si riferir;\ il solo titolo. Quanto allc trasraesse Memorie inedite, si fara menzione solamente di quelle siiUe quali i deputati diedero favorevole giudizio , confermato dalla Classe. E lo stesso si fara dei Pareri concernenti a domande d' in- troduzione di industria nuova. Se non clic , per accrescere ])regio e utilitu a quesle pagine , io Terro sponendo un po' distesamcnte , e il piu dclle volte colle parole stesse dei Relatori , quel nuovi metodi o quei nuovi meccanismi, che in ragione dcUa loro provata o probabile utilil;i meritarono piu o meno I'approvazione delle Giunte. Quanto alle opere stampate che Autori e nazionali e forestieri van donando frequcntemente all'Accademia , esse sono registrate nel prin- cipio d'ogni volume , postovi accanto il nome de' donatori , cui I'Accademia compiacesi di dare della sua gratiludine questa pubblica significazione. XXilK 21 gennaio. 1- II Professore Gene, deputato col Cav. Carena , legge il parere in- torno a una Meinoria del Conic Carlo Poitno , di Milano , inlilolata : Studii su taliine variazioid qfferte reseiitala al Govcrno di S. IM. dai signori Giambatlista Canonica e Luigi Rambaudi, per la fabbricazione deH'oricella e del cudbear, a uso lintorio , tratti da alcuni licheni che vegetano nei Regii Slali. Jl Spgrctario , a richiesla dei dcputati Avvocato Coi.la , e Cavalicre Moris, che da ima indisposizione di salute sono impcdili dallo intervcnirc XLIII aU'tiilunauza , legge il parere da loro trasmesso intorno a una ^lemoria del Doltore Giuseppe De Notaris , inlitolata : Primitiae Hepalicologiac Italicae. II Profi^ssore Gene, depulalo col Cav. Carena, fa rclazione inlonio a un lavoro del signer GiamljaUista Verani Sur deux noiivellcs especcs tie Ce.plialopodcs trouvees ( par lui ) dans VOcean. 11 suddcllo Professore Gene legge una sua Meniovia iiUilolata : Sj- nopsis Reptilinm Sardiniae indigenorum. 12 stampata in questo volume a pag. aS^. Da ultimo il DoU. Beli.ingeri comincia la lettura di un sue lavoro Sulla fecondita e sulla proporziotie del sessi nelle nascite del cani. I apiile. In quesia aduuanza il Dotiore Bellingeri conlinua la lettura del la- voro poc' anzi menzionato Sulla fecondita e sulla proporzione del sessi nelle nascite del cani. Legge ♦poi anclie la prefazione di un'altra sua opera sullo stesso argomento , ma esiesa agli aniraali vertebrati in ge- nerale, che egli si propone di stampare separatamente , perche troppo volumiuosa pel volume accadeniico. II Segretario legge la Memoria del Doltore De Notaris , intitolata : Primitiae Hepaticologiae italicae; quella del signor Pagani, Professore a Lovanio , Sur tdquilibre des colonnes , e la Description de deuce noui>'elles especcs de Cephalopodes trouwes dans VOcean , del signor Giambaitista Verani. Queste ire Memorie sono stampale nel prescnie volume , la prima a nag. aS'j , la seconda a pag. 355 , la terza a pag. gi. L Accademico Prof. Cantu legge una Nota sulla prepdrazione del tornasole colV impiego dei licheni nostrali , e sulla sua applicazione alia lintura. L'Autoi'e dichiara esser questa una pai'te di niaggiore e pill osteso lavoro, di cui egli intende fin d'ora di prender data, e chiede r inscrzione della Nota predetta nella pane storica del volume accade- mico. Essa e del lenore seguente: « Per lungo tempo si e creduto, che il tornasole in pani fosse pre - » .parato colla materia colorante ricavata con cliimico artiGzio dal Croton » tinctorium. Chaptal, avendo dimostrato che la natura di tpieste due )) uiatcrie coloranti e assai diversa, cd essendo in oltre rinscito a XI. IT » prepai-nre il lornasolc in pani coU'uso della varlolaiia orcina , si pu6 )) litre con ragionc , ch'osli e stalo il primo a dissipare qucU'anlico H errore. n L'analisi cbimita della vaiiolaria laltca nostrale, e I'esame esplora- » livo di varii aliii liclieiii iiidigcni avcndomi fatto conoscere I'aiialogia » di natura chimica , die cpiesti hanno coUa variolaria orcina, adoprata )) ncll'Alveinia ed in allri pacsi di Francia, per preparare il torna- » sole , m hanno natnralmcnte condotto a tentare la stessa cosa colla » variolaiia laltea nos'lrale , cd il successo oltenuione avendo corrisposto )' alia mia espeltazione , mi reco ad onore di parteciparne i risultali a » qiiesta Reale Accademia. » E nolo, die gli alcali fissi principalmente , reagendo siil malcriale )i inimodialo coloiigeno dei lidieni , al contalto dell'aria, lo modificano » in modo particolare , e lo fanno volgere al colore azzurro violaceo. » Partendo da cpiesto dato , ho mescolato, in convenient! proporzioni , » della variolaria laltea polvcrizzata, deirallume di feccia puro, e calce » spenia all'aria ; v' ho qulndi aggiunta tant'orina , quanta baslo per )) forniarc una pasta moUe , e scorrevole ; e rivolgendo , da quando a » qiiando , la materia riposta in un vaso di doppia capacita, posto in ). un aiiibientc , la cni temperatura si manteneva dalli i5 ai 20 gradi, ). ho ollenulo , nello spazio di 10 giorni, una pasta di elegante color » azzurro violaceo , la quale seccata e ridotta in polvere , e quindi in » pni qiiadrato-oblunghi , a foggia di qucUi del commercio, m' ha » oflerto i prodotLi , che ho I'onore di presentare alia Classe. » Qucsti prodoiii, comunque non ancora perfettissimi , applicati alia « lintura in seta ed in lana, ed alia preparazione della carta tornasole, « di cui si servono i Chiniici come reailivo atlo a svelare la pre- Tt sen/.a dcgli aridi , mi prcsentarono risnltati confonni a quelli, che « s'ottengono dal tornasole del commercio; anzi,da cjualche lato, po- » trei dire liu d'ora, che sono anche piu soddisfacenti. Sto ora tentando It qncsta medesima preparazione senza I'aiuto dcU'orina, e gi^ mi pare )i die il successo sia jicr essere parimenti felice , come lo fu quelle , » ch'ebbi iidla picparazlone dcU'oricella c del cudbear , la quale ha r> riuscito benissimo, tan to coli'orina, quanto senza il soccorso di qncsto 1) liquor escrementizio, e col solo use deU'ammoniaca liquida allungata .1 ndl'acqua, siccoine qucsta Reale Accademia ha polulo convlnrcrsene n coU'esame delle dcLle matcric tintorie presentale dai siguori Canonica, » e Rambaudi, ai quali, jicr ordine deirAutorila superiore , io aveva » comunicato tutti i risultali tie' miei lavori ». 22 aprile. Gli Accademici Cav. Avogadro e Professore Botto presentano il progetto di un osservatorio magnetico die proporrebbero aversi a sla- bilire per cura dell'Accademia nostra , ad imitazione di eio che vanno facendo altri Isliluli foreslieri. La Classe approva in massima qiiesto progetio , riserbandosi pero di sottoporle aU'esame del Congresso d'Am- uiinistrazione. II Dottore Bellingeri presenta una Tavola della fecondita di pa- recclii mamrniferi acconij)agnandola della seguente Nota : « Ho I'onore di prcsentare all'Accademia la tavola della fecondita » dei mamrniferi divisi secondo il metodo deU'immortale G. Cuvier , » tavola da me redatta, la quale e divisa in dodici colonne ; la i." in- » dica i mamrniferi: la 2." I'epoca atla alia genei'azione nei maschi, e » nelle femmine : la 3.' la durata della gravidanza : la 4-' il nvimei'o dei » feti per ciascun parto: la 5." I'epoca in cui cessano di generare i maschi, » e le femmine: la 6.* la durala della vita: la ^." I'epoca degli amori e » del parto : 1' 8.' il numero , e la posizione delle mammelle : la 9.' il » cibo: la 10." il connubio : la ii." la patria : la 12." I'abitazione o r> luogo del soggiorno. Questa tavola coinprende cento sessanta mam- » miferi tra generi e specie. » Prcsento questa tavola all'oggelto di prender data di questo mio » lavoro ; e desidero die questo mio scritlo venga inserito nella parte » storica del volume dell'Accademia n. Lo stesso Accademico ripiglia e termina la lettura del suo lavoro Sulla feconJUa e sulla proporzione dei sessi nelle nascite dei cant. 10 giugno. Assiste a questa adnnanza, introdottovi dopo la lettura dell'atto ver- bale, il Cav. Giuseppe Francr, Coiisigliere di Stato di S. M. rimpcratore delle Russle, Professore di Medicina , corrispondcnte di questa Rcale Accadcmia , ecc. Si fa lettura di una leltera del Primo Scgretario di Stato per gli affari di Guerra e Marina , il quale manda alfAccademia il giornale XI.VI tlelle osscrvazioni meteorologiche stale fatte a bortlo tlella Regia Frcgata Y Euridice ilurante il suo viaggio nel mar allantuo. II Cav. 1). Luiiii Ponti, Aiicnte e Console Generale ill S. M. a Tangori , die ncU'aprile ilello scorso anno ha gia comunicato a questa Reale Accacleuiia i risuliamenli delle osservazioni meteorologiche da hii fatte ncl i836 in qnella Citta spettantc all' Impero di Maiocco , trasmelte ora con sna Icttera del 12 aprilc i838 alcvine nolizie sulla qualita degli slromenli , de'quali lia Hitto uso per codeste osservazioni c sulla ma- iiiera con cui li ha osservali e con cui ne ha dedolte le indicazioni mas- sime, minime c medie. A qucsti schiarinienti , stati richiesti dall'Acca- deniia , il Cav. Ponti unisce il registro delle osscrvazioni harometriche e ternionietriche da lui continuale nella stessa cilta di Tangeri nel corse deirintero anno iSS^. II Cav. Vittorio Michelotti, deputato coi Professori Lavini e Cantu, legge il parcre steso da quest'ultirao , intorno a una memoria inviata all'Accademia dal signer Vincenzo Griseri, Chimico-Farmacista in Chieri, intitolala Suggio sidV appUcazione del carbone animale per estrarre il principio amaro del Camepiteos ( ajuga chamaepithys , W. ). II signor Guillacme avcva sul principio di questo anno fatta al Go- verno di S. M. una domanda di privilegio esclusivo per l' introduzione nei Regii Stati di uii particolar pi'ocedimenlo inventalo dal sig. Sorel, per preservare dalla iniggine il ferro e racciaio , e I'Accademia richiesta di dare il suo parere sul merilo di quesla domanda e di questo proce- dimento , aveva dichiaralo di non poter compiere I'ufficio suo senza il previo esame di qualche oggetto slato preparato col proposto metodo. ■), II signor Guillaume, cui fu fatta conoscere questa riserva dell'Acca- demia, non tardo a trasmetlere diversi pezzi di ferro, cioe laslre, chiodi, viti , ecc. intonacati di zinco e con questo mezzo prcsei-vati dalla rug- gine, quantunque stati esposli, come egli assicura , alia intemperie ilelle stagioni per piii mcsi ; cd a piii chiara prova dell' efficacia di ([ueir intonaco prcscnlo pure altri pezzi di ferro, i quali avendo sog- giaciuto , senza la suddetla preparazione , alle stesse vicende atmosferiche, si veggono notabilmenle irrugginiti. II Cav. Avogadro, il Cav. Vittorio Michelotti e il Prof Lavini , i (juali vennero incaricati dopo queste prcscntazioni di stendere il chicsto parere , non credono potersi dubitare che lo strato di zinco di cui sono rivcsliti quefcrri, e che pare dover essere dotato d'una maggiore solidita I ~xr.v(i o (lurevolozza clic non una vcniicc non mctallira , valga realiiiente a prcsei'varli per lungo tempo ilalla I'nggiiic, sia coH'impcdire il contaito immedialo tleH'aiia iiiuida coUa loro superficic primiliva, sia fors'anche esercilantlo sul ferro un'azione galvanica tendente a prcscrvare dall'os- sidazione quc'piinli clie vcnissero per caso ad essere spogliali di quel- r intoiiaco. Quindi i depiitatl; scnza approvare interamente le idee degli aulori di un tal procedimento riguardo alia teoria di si falta preseiTa- zione, ne credere in alcun modo couveuiente il nome di galvanizzazione del ferro , con ciii essi lo lianno indicato, sono d'avviso die esso prc- senti un utile applicazione e meriti percio I'invocato privilegio. II Dotiore Bellingeri presenta una tavola della feconditii dei mam- miferi , che dichiara essere una aggiunla a quella presentata nelle pre- cedenti adunanze. Egli poi legge una breve notizia suUa generazione dei pesci e delle rane , die poscia suggella e rimetle nelle mani del Segretario , perclie sia conservata negli arcliivii dell'Accademia. I luglio. II Professore Botto , deputato coi Cav. Vittorio Michelottf ed AvoGADRo, fa relazione intorno ad una domanda di privilegio del signer Teodoro Bronzet di Lione, per la preparazione del gaz illurainante col eoncorso del vaporc acqueo. II tnetodo, indicato dal sig. Bronzet, die per quanto egli asserisce darebbe con pari dispendio di combustibile un prodotto di gaz triplo di quello die ottiensi col metodo ordinario, fondasi sulla reazione che si manifesterebbe tra il vapore acqueo scomposto dal carbone su i pro- dotli gazosi dclla dislillazione secca degli olii c bilnmi liquidi , non che delle altrc niaterie grasse o resinose che il richiedente specifica col nome di materie carburanti. Arriverebbe in fatti che codesti prodotti reescendosi, neU'atto e rel recipiente stesso in cui si svolgono , con quclli deU'arqua come sopra sconi]>osta , il carbonic, che sempre si separa e si sublima nella dislil- lazione accennata, invece di deporsi snlle pareti interne del distillatoio e dei tubi che \i comunicano, entrerebbe in combinazione coU'idrogeno fonnundo il gaz olcifico, che e appuuto il gaz d'illuminazione. ii-vni Percio il sig. Bronzet dispone iin numero convcnienle cli fornclli, ciascun ile'(]iiali riscakla sci cilinilri \crlicali mctallici formanli due serie di tre ciliiulri. I cilindii di una stcssa scric cornunicano fra di loro , cioe il priiuo col sccoiulo per la pane infcriore , il secondo col terzo per la parte superiorc, inentrc il priino ed il Icrzo cornunicano quelle con una caldaia a vapore inferiormente , cjucsto inferiormculc col gazo- nielro e supcrionncnlc col sifonc , per cui cola e si rivcrsa dcnlro di esso il liquido carburaiUc. Per si fatta disposizione si vedc i." die re- call i ciliiulri alia convenienle tcinpcralura del rosso-scuro , con entro del carbone che li riempia , il vapore acqueo che dalla caldaia passa nel priino cilindro e poi nel secondo e nel terzo, forzato com'e a pas- sare a traverso il carbone a quell'alta tempcratura , si scompone in idrogcne ed in ossigeno die subito cangiasi in ossido di carbonic; 2." die nel terzo cilindro , operandosi nel tempo stesso la scomposizione della sostanza ivi introdolta e die si distilla , i gaz per essa svolli si trovcranno in presenza di quelli provenienli dal primo cilindro. Ora egli e appunto in qiiesta congiuntura che il sig. Brokzet asserisce ope- rarsi la reazione da principio accennala fra i gaz commisli, per cui il gaz olcifico , il quale ndla dislilla/.ione secca dcgli olii e dellc soslanze le pill atle a somministrarlo in abbondanza, non forma die il lerzo del volume dei gaz svikippali, risulterclibe tripllcato per la giunla di lutto il carbonio contenuto nelle soslanze adoperate. I deputali tralasciano di particolareggiare lutte le altre disposizioni e modificazioni die si rifcriscono al proposto melodo , e die vengono dal sig. BnoNZF.T specificate nella sua doinauda. Solo si limilano a dicliia- rare che tuUe seinbrano appropriate ai loro fini e alia cconomia del combustibile. Cos! , acconcio par loro il modo con cui si regola , me- diante un molo d'orologeria , lo scolo deiracqua da vapoiizzarsi ndla caldaia, e qudio dd li(|uido da dislillarsi nel suo dislillaloio , come trovano ben ideata la disposizione dei ciliiidri , la quale olti-e fra gli altri vantaggi qucllo pur anche di farli servire alia distillazione dcgli Scisti bituminosi. Ma soifermandosi essi sul principal fatto, in cui sla la vera cconomia di lutto il processo, e che formercbbe il principal litolo dd ricorrente at conseguimenlo del chiesto privilegio , cioe sul iiotabilc aumento di gaz illumiuante , dovulo alia sovraesposla influenza w\ vapore accpieo , faniio osservarc , che sebbene un tal falto prcscntisi come conforme ai MIX ' per renderc questo niiovo viaggio il piu che si possa proficuo alle )) scienze sarebbe opportune che da codesta R. Accademia e dai Dirct- )) tori dei Gabinctti di Storia Naturale venissero date ai detli signori ') Casaretto e Caffer quelle islruzioni che si credessero poler loro » servirc lU liimc e cli guiila si ncllc osscrvazioni die nelle ricerche , « alle quali ciascuno di essi sara per attendere nei divei'si paesi dove )) porranno piedc , e dove faranno piii o meno Iiinghe stazioni n. ^^ Piemuroso di assccondare, siccome feci allorche si tratto del viaggio » dell" Euvidice , questa savissima proposta della R. Segreteria per gli » all'ari di Guerra e Marina , io mi affrctto di partecipare quanto sovra » alia S. V. 111.™^ pregandola di voler invitare cotesta R. Accademia a )i compilare le sovraccennate istruzioni da comunicarsi ai signori 11 Casaretto e Caffer , i quali dovranno poi cedere in proprieta del » Governo, per essere riparliti ecollocati nei Regii Musei, gli oggelli » clie avranno raccolto . . . ». Pel Primo Segretario di Stato per gli jiffari delCInlemo It Primo Ufficialc CRISTIANI. A (juesta Icttcra e unita la seguente indicazione dei porti o rade che la Rcgki Fregata visltera durante il suo viaggio: (( Apres avoir franchi Ic detroit de Gibraltar ( en se reservant de » relacher dans celle baie a son retour ) la Fregate ira toucher aux » lies Cat\aries pour y completer son eau , s'y procurer les rafraichis- )) semens dont elle pourrait avoir besoin , et y rectifier la marche des » chronometres au moyen d'observations astronomiques combinees a )> terre et a bord ». « La Fregate fera ensuite route vers I'Amerique meridionale , en » prenant pour point d'alterage I'lsle S. Catherine . . . dela elle pourra » louclier a Montevideo , son apparition dans ce port frequente par » nos batimens marchands ne pouvant qu'etre avantageuse au commerce )) des sujels du Roi . . . Prolongeant en suite la cote de la Patagonie » en recoimaissant Ics lies Falck-latuls , elle ira doublcr le Cap Horn, » et revenant sur I'Amerique die prolongera les coles du nouveau Chili » reconnaissaiit I'ile du Chilae , lialdivia et la Conception et viendra )) allerer a Valparaiso: dela die se rendra a Lima et a Guayaquil . . . » Elle visitera cgalemcnl Paita , Jcapulco , S. Bias de Californie et )> les autres ports de la cote du CliiU , du Perou et de la c6te owest » du Mexiquc . . . ». « Travei-sant ensuite le grand Ocean cei.tral clle visllera Ics iles .) Sandwich, les lies Mulgraves , et les iles Mariannes, et se renclra )> aux lies mUppincs et visitera Manille (ile ile Lugon). Dela entrant .) dans les n.crs de la Chine, ellc visitera Macao, Canton, les c6tes » de la Cochinchlne, I'ilc Borneo et sc rcndra a Batavia , d'ou elle » ira dans la mer des Indes en traversant le delroit de Malacca ou >. celu.de la Sonde. Elle visitera quelquesuns des prineipaux co.nntoirs » dugolfe du Bcngale; en preniier lieu Calcutla, Madras, Tile de Cerlan ). et les comptoirs les plus Aequentes de I'lndoslan, tels que Cochin >. CaUcut, Goa,Bon,bej, Surate , deli elle se rendra a Mascat dan^ )> le golfc dOrmus, visitera Vi\^ Kirmis dans le golfe Persique, et fera ). route ensu.te pour la Mer Rouge , ou elle visitera Moka a Tembon- » chure de cette mer ». « De Moka la Fregate fera route pour le canal de Mozambique « visuera, s. elle en aura assez de temps , les ports S. ^ugustin , et' » Port-Dauphin et I'ile de Madagascar , et se rendra ensuite au Cap « de Bonne Esperance. Du Cnp de Bonne Esperance la Fre«ate se >. d.ngera sur I'ile de S. Heleue, et dela fera route pour Gibraltar ->. In conseguenza di queste comunicazioni , nelle quali I'Accademia non puo a n.eno di riconoscere una nuova e luminosa leslimonianya . dell'amore e del patrocinio, di cbe I'augustissimo noslro Sovrano onora le Sc.enze , il Direttore della Classe invita i socii Colla , Moris AvoGADRo, BoTTo, Belungeri, Gene e SiSMONDA, a stendere, ciascuno ].er la parte die r.sguarda le scienze naturalL da loio professate o spe- cahnentc coltivate , le istruzioni che pei signori Casaretto c Gaffer si chiedono dal Governo. Dope di cio, il Cav. AvoGADRo, deputato col Cav. Vitlorio M.chelotti e coi Professori Lav.ni e Cant6 , leggc il parere iutorno a una domanda d. pnvileg.o fatta al Governo di S. M. dal sig. Eligio Br.nel, a nome e in quahta di Socio del sig. Decoussv abitante in Parigi , per lintro- duzione nei Regii Stati dun apparecchio pel gaz porlatile compresso per la illuminazione. Qucsto apparecchio ha, secoudo I'allegazione del ricorrenlc, il van- tagg.o di somministrare 11 gaz , compresso in un serbatoio portatile , sotto forma di una corrente di forza coslanle ed uulforme , comunquc ^ar.i il numci-o deUe Camme che si vogliouo con esso alimuntare I II contemiioraneamenlo, c uon ostawte la successiva diminuzione di pressioiic, che deve accadcre nel scrbatoio stesso , a misura che ne e gia uscita una maggior quantil;i. II sig. Brinel ha ]neseiitato la descrizione e i disegni di quest'ap- pareccliio , ed ha soUojioslo I'apparccchio slesso all'csame dei deputati. L'artifizio consislc essenzialniente in cio , che il gaz condensato nel scrba- toio non passa immedialamcnte nei tubi deslinati a condurlo ai becchi ove deve abbruciarsi, ma beusi in una capacita intermedia, in cui esso e man- tenuto ad una donsita coslante per mezzo di un regolatore formato da una membrana che fa parte delle pareti di questa capacitJi, e che ele- vandosi piii o raeno per la pressione del gaz medesimo fa muovere nn'animella in maniera da restringere od allargare I'apertura posta tra il scrbatoio e quesla capacita ; cosicche se per i'acci'esciuto riumero dei becchi in attivita , o per la diminuzione della pressione nel ricettacolo, la densila del gaz in quella capacita intermedia tende a diminuirsi, tale elFetto resla compensato da una piu larga comunicazione col ricet- tacolo medesimo risuUaule dall'abbassaniento della membrana, II ricettacolo o scrbatoio , il quale puo collocarsi in una parte qua- lunque dell'edifizio da illuminarsi e che fornisce per mezzo dei conve- nienli tubi il gaz alle diverse fiamme , di cui I'edifizio stesso puo aver l)isoguo ne'suoi diversi membri, e composto di piu cilindri di lastre di I anie , il che gli da maggior forza , a capacita eguale , per resistere alia pressione interna del gaz , e tende a diminuire il danno che po- Irebbe risultare da una esjjlosione, della quale pero si rimove il pericolo per mezzo della solita prova , a cui si sottopone I'apparecchio, di una pressione maggiore di quella , sotto cui si \uole che esso abbia ad o|)erare. II sig. BnoNEL non ha potuto mettere in attivita il suo apparecchio sotto gli occhi dei deputati , a motivo d'un guasto ch'esso aveva patilo an-identalmente nel suo trasporlo da Parigi. Egli ha pero arrccato in lavore dcU'efficacia , del vantaggio e della sicurezza , con che il mede- simo opera , molte tcstimonianze assai autorevoli , e particolarmente <{uella di una deputazione del Consiglio di Sulubrilu di Parigi , che ha assistito alle sperienze fatlene nill'agosto del iSSy, in seguito alia quale venne con Decreto della Prefettura di Polizia di quella Citta permesso ad una Societi , pcrcio formatasi nella medesima , di mettere in attivita gli apparecchi di cui si tratta , colla condizione di non ispingere la r.iii ronijn-ossione del gaz ollre a venti atmosferc , c coU'obbligo di alcuiic ohi'c precavizioni per cvitare ogiii pcricolo di esplosione. Qualche tempo dopo la prcsenlazione dcUa sua domanda , il ricor- reiite ha ancora comunicalc ai deputati alcuiie carte , tra le quali \iu memoriale sottoscrillo dal sig. Becquerel, membro deirAccademia dellc Scienze di Paiigi c dai I'lofcssori Francoeur e Peclet, Periti nominati da uno dei Giudici di Pace di Paiigi, in occasione di una contestazioue di prioriti Stata mossa contro alia suddctta Societa. In questo memoriale vien pienamente compi-ovata la novila e rcfficacia del procedimento di cui trattiamo. In tale stato di cose i deputati sono di parere che si possa conce- dere al sig. Brtjnel I'invocato privilegio per anni i5, coU'obbligo di tutte quelle precauzioni direlte ad impedlre lo scoppio dellapparecchio, the il Governo di S. M. giudichcra di imporre al supplicante, e a con- dizione che si fatto privilegio non abbia a recare alcun pregiudizio alia libera fabbricazione del gaz e all'uso di esso in qualsiasi altra manicra. In qucsta medesima adunanza il Segretario legge una memoria del sig. Vinccnzo Griseri gi;i stata faTorevolmente giudicata da ima Giunta e intitolata Saggio sulV appUcazione del carbone animale per separare il principio amaro del Camepiteos ( Ajuga chamaepytlieos , W. ). E stampata in questo volume a pag. 3'j3. 25 noTciiibre. II Cav. AvoGADRO , deputato col Prof. Botto , porge alia Classe un succinto ragguagUo delle osservazioni meleorologiche state fatte a bordo della R. Fregala VEuridice nel suo viaggio lungo le co^te deU'America nieridionale negli anni 1836-37. II registro di queste ossei"vazioni c preceduto da una relazione sot- loscritla dal sig. Todon, Primo Luogotcnente di Vascello, in cui si da un' idea degli stromcnti per esse adoperati , c dcUa nalura delle osser- vazioni stesse che col loro mezzo si sono eseguite. Da questa relazione risulta che alcuni dcgli stromenli fatti costruire daU'Accademia e da essa inviali alia spedizioue, non lianno potuto essere adoperati , e non lo furono che per poclie os.scrvazioni , sia perche le circostanze non si trovarono quali il loro uso le richicdeva, sia perche alcuni di essi si sono rolli 0 dcteriorali nel corso del viaggio. I. IV La spedizione perb era muuita, oltre coJesli stromenii, ili baromclii t Icrinomelii cLe furono adoperali, unitanienle a una parte di quelli foriiili dairAccademia , alle osservazioni gionialiere di 3 in 3 ore, tanlo di "ioino clie di nolle. Ollre due barometri , coi tcrmonielri loro an- uessi , fu osservato uu leniiomelro libero , e un igiomelro a capello di Saossure. Si sono liUle alcune osservazioni termometriche per dcterininare la temperatura annua media di alcuni luoghi a terra , dove la spcdizionc approdo , per mezzo di cpulla del suolo ad una piccola profondila , come era state suggerito dall'Accademia. Cosl a Rio-Janeiro qucsta tem- peratura , per una media di diverse osservazioni di queslo genere fatte li i6 oitobre i836, fu trovata di 23", 76. C. — A Bahia la tempe- ratura annua media , secondo le osservazioni fatte dal Console Sardo ivi residente, si riferisce essere 24°, 76 C. e a Fernanbuco la temperatura media osservata pure dal Console si dice essere 25°, 6. C. — Li 27 liiolio 1837 fu esplorata col mezzo accennato la temperatura media annua a S. Luis di iSIaranliau sulle sponde del mare, e fu riconosciuta di 28", 16 C. ; dal Console, a 5o piedi di maggior elevazione, era stata trovata tli 27°, 66 C; dalla temperatura dei pozzi poi risultava di 27°, 3. C. Fi- nalmente il Dottore Arbukcle in due anni che rimase in quel paese lion ha mai veduto il termometro al di sotto di 24° ne al di sopra di 3i°, di cui la media tornerebbe 27 X C. ; li 20 luglio la temperatura annua del Pai-a , per una media di 20 esperienze, fatte a quel che pare nel modo suddetto , si e trovata di 27° , i C. Non si sono faite osservazioni regolarl suUa tempeiatura deU'acqua ilel mare, per mancanza di termometri a massimo e a minimo a cio adattati. La spedizione non essendo neppur proweduta di alcuno stromenlo per la determinazione dell'inclinazione dull' ago magnctico, non pole fare alcuna osservazione di questo genere ; e quanto alia intensila magnetica orizzontale non si pote far uso per determinarla dei cilindri magnetizzati forniti per tale oggetto dairAccademia , per essersi cssi trovati in cat- livo state all'arrive in America. Fra i fenomeni metcorologici straordinarii osservali dalla spedizione si possone annoverarc alcune stelle cadenti, e alcuni casi di alone lunare. II rcgislro ricevulo dall'Accademia , ronlicne inoltre due rclazioni sottoscrittc dal Cav. Serra Comandantc dcUa Regia Fregala. La prima si rifcriscc alle malaltic cui sono soggetti gli abitanti di alcuni dei paesi , in cui la spedizione si fermo , e jiarticolai-raente al lirasile ; la seconda espone lo stato delle relazioni cominerciali dci Genovesi in quelle |)arti. Su i quali argomentl aveva I'Accademia desiderate di ol- lenere qualche informazione. I depulati terminano il loro ragguaglio col proporre che delle ac- cennate osservazioni abbiasi a fare onorevole menzione nella Notizia Storica di questo Volume , e clie abbiasi a ringraziare il R. Ministero di Guerra e Marina per la comunicazione che ne ha falto all'Accademia. II Cav. AvoGADRO , ancora deputato col Prof. Botto , fa relazione interne ai Movimenti barometrici e termometrici osservati a Tangeri dal Cav. Luigi Ponti nel corso dell'anno iSS^. La Giunta loda grandemcnle lo zelo e la diligcnza del Cav. Ponti e propone che I'Accademia abbia non solamcnte a ringraziarlo di questa nuova comunicazione , ma ben anche a pregarlo di continuare per I'avvenire le sue belle ed impor- tant! esservazieni. La medesima Giunta fa rapporto intorno a una memoria del signer Canonico Cav. Rendu di Ciambery , intitolata Theorie des glaciers de la Savoye. La tcoria esposta dall'autore circa I'origine e i fcnomeni dei ghiac- "ciai che si sleudono dalle alte sommila delle Alpi fin nelle lore valli , non scmbra ai deputati sostanzialmente diversa da quella che fu pro- posla da Saussure , e die pare oggidi generaimcnte adottata. L'autore perc) esamina distintamcnte tutti i fenomeni che accompagnano il nio- vimente di questi ammassi di ghiaccio e si studia di dimostrare come essi vadano d'accordo coi principii della teoria anzidetta. I deputati tro- vano degnissimo d'eiicomio queslo lavoro del Cav. Rendu , nel quale si rinvcngono con bell'ordine e con elegaiiza di stile compcndiatc tutte o Ic niigliori cogiiizioni che si hanno intorno ai ghiacciai. Considerando pero che le osservazioni nuove e proprie dell'autore sono in esso lavoro in piccel riumero relativamente alia sua mole , e non credcndo percio che esso sia di tal natura da peter essere inserile fra le memorie che I'Accademia stampa ne' suoi Volumi , la Giunta propone , e la Classe approva , che se ne abbia a fare in qnesla Notizia Storica onorevolis- sima menzione. l.VI II Cav. Moms depulato coU'Avvocalo Colla e col Prof. Genk , fa rapporto f;ivorevoIe iiitorno a due scritli , rune del Prof. Pietro Savi di Pisa, Taltro del Cav. Amici, suWesistenza dcgli stomi in alcunc piante. Da ultimo il Cav. Carena, deputato col Cav. Avogadro, fa relazione iiitorno a un particolare meccanisnio per migliorare la trattura della seta, proposto dal sig. Keller di Keli-erer , Milanese, c pel quale egU do- luaiula uii privilcgio csclusivo. II sig. Alberto Keller , nella passata primavera ha esposlo al Go- verno di S. M. aver egli inventato un iiuovo metodo di filare la seta dci bozzoli , il quale ne rende piu vantaggiosa la trattura , perclie la fa escute dai cosl detti capi-doppi , che sono piii o meno frequent! nel metodo fin qui praticato, e die sono cagionali dalle inevitabili rotture di essi capi. Questo metodo del sig. Keller in sostanza consiste nel tenere se- parati i due capi o fili , ciascuno dei quali s'incroccia su di se mede- simo, e ambedue vanno separatamente a formare suU'aspo le due matasse. Gib ottiene il sig. Keller mediante una macchinetta la quale consiste in un asse o anche in un semplice telaio , che si adatta sul piano del fornello attorno alia caldaia o bacinella , ovvero anchc in due grossi regoli di legno , paralelli e posti lateralinente alia medesima : alle due eslremita di ciascun regolo sorge un barbino , cioe un'aslicciuola me- tallica, alta circa un palmo, e superiormente terminata in uncino rav- Tollo in due giri di spira: nella meta della lunghezza del regolo , ma alquanto in fuori , sorge mi colonnino di oltone con inginoccliiatura a pnlla, girevole in ogni verso fra due ganasce emisfcriche , da serrarsi pill o meno contro la palla , mediante una vite di pressione. Su di un corlo fusto saldato in alto su la palla e fermata una spranglietta oriz- zonlide dello stesso metallo, ovvero anche di legno, lunga circa quattro oncie , alle due estremita della quale s'innalza verticalmente un brac- eiuolo d'oltone , lungo poco piu di mezz'oncia , e nella meta di questa lunghezza e iiifilata, in ciascuno do' bracciuoli , una giiellina metallica di piccolissimo diametro, la cui gola e alia slessa altezza del corrispondente barbino. Nel modello , e a modo di variazioue, uno dci bracciuoli, invece della girellina, ha un tubetto mcialUco girevole che ne fa le veci. la questa disposizione di cose il lilo o capo , composto del voluto nninero di bave, dopo sortito dal foro della lama o guida, si fa passare vvn nel piu prossimo ilei due barbini, poi suUa girellina del pii lontaiio brac- ciuolo, ripicgaiulolo da deiitro in fuori, quindi si fa passare da fuori in denlro sulla girellina opposla, poi si ripiega verso il barbino piii lon- tano, ma a mczza via si fa incrociare piu volte su di se coi polpastrelli del poUice e dell'indice, c fiiialmentc, fatto passare nel barbino suddetto, inandasi a dipanare suU'aspo. Nell'or descritto meccanismo , quando uno dei due fill si rompesse , cessa esso di andare suU'aspo , senza esservi strasciuato dall'allro fdo , sicconie accadc nel metodo ordinario, cio clie obbliga poi a sgirar I'aspo per togliervl quclla qiianlila di capo-doppio che vi si e avvolla , con sensibile pcrdita di roba e di tempo. Qucsti vantaggi, che la sola ispezione della macchinetta fa presumere, trovaronsi confermati da una prova fatta dal sig. Keller medesimo in presenza di una Giunla della R. Camera d'agrieoltura e commercio di questa Citla, c, mcglio ancora, da un grande sperimento stato escguilo in una fllanda di Novi per cura e sotlo la vigilanza deH'Intendente di quella Provincia. Percio i deputati sono d'avviso : i.° Che la seta tratta col metodo del sig. Keller debba dirsi in nulla inferiore alia niiglior seta che sia tratta secondo la pratica ordi- uaria. 1." Che resclusione che il metodo Keller da ai capi-doppi, tlebbc necessariamenlc aumentare la quantila della seta, tratta da un deterini- nato peso di bozzoli, il quale aumento compensera forse la maggior spesa del nuovo metodo. 3.° Che nella macchinetta proposta dal sig. Keller al pregio di una certa semplicita sembra accoppiarsi quelle pure di una assoluta invenzione. E cio dicono i deputati sembrar loro, non perche da essi si voglia dubitare della novita dell' invenzione proposta dal sig. Keller , jna piuttosto per acccnnare, cosi per modo storico, a due invenzioni , c una di esse antichissima , nelle c|uali si scorge il germe di questa che or propone il Keller. Infatti I'idea del signor Keller di evitare la formazione dei capi-doppi , ha molta analogia a quella di impedire che , formati , non vadano a dipanarsi suU'aspo , ma ad avA'olgersi sul- I'asse di esso. Cio ajipunto ha fatto il sig. Armand , son pochi anni passati. Quanto poi all' idea del sig. Keller di non incrociare i due capi o k i.vifr fill della seta Tnno suiraUro , ma ciascnno su di se, c mandarli sepa- raUimente suil'aspo, quest' idea altri \oiTi forse dirla compresa in quella di lilare a un solo capo ; la qua! cosa fu gia messa in pialica in Torino piu di un sccolo c mezzo fa , come risulta dal Manifesto della Regia (>anieia de'Conti , del 19 di maggio 1G81 , nel qnale airarlicolo 5 si li'ggono quesle parole : « E quando dette Filatrici volessero imparare il modo di fdar la seta ad un fdo solo, la quale tie piu ne meno sar^ Jina , e U cocconi , come ci c stato rappresentaio , renderanno venti^ per cento di piu, die a fdarla a duefili, potvanno portarsi tiella casa di Rifugio , ossia Albergo di Virtu ecc. » Ma ragion vuole che si dica che I'uso di filare la seta a un solo capo non istette molto a essere smesso , ne si sa da noi se aliora I'unieo capo s' incrociasse, e inqualniodo; ed ora che questo metodo vien di nuovo posto in campo, dopo tanti e tanli anni, e da un fora- sliero, puo ragionevolmente supporsi imraaginato interaniente da lui, e niesso in opei'a con tali aweitenze da farne sperare migliore e piii durevole il successo, siccome jiare gia fin d'ora dimostrato dall'esservi in Novi, e fors'anche alirove, grosse (llande, in cui questo nuovo modo e con buon successo ado]iei'ato. Bensi polra accadci-e che la continuata esperienza moslri I'opportu- nila di qualche utile variazione, oltre quelle gia falte dal Keller nie- ilesimo. Cos! , per dirnc una , i depuiati pcnsano che non si tardera molto a sopprimei-e alFatlo l' inginoccliiatura a palla dei due colonnini , ov\cro sosliluirvi una mastieltatura meno dispendiosa. Intanto essi deputati conchiudono che I'ingegnoso meccanismo pro- ]>oshi dal sig. Alberto Keller di Kellerer e degno di lode e di inco- raggiamento. 9 dicerobfe. It Cav. AvoGADRO, deputato col Cav. Carena c col Prof Botto , la relazione intorno a una domanda di privilegio fatta dai sig. Balcuerie «' compagni di Bordeaux per la introduzionc nei Regii Stati di un nuo\o sistema di sale per le ruote de' carri. 11 vantaggio , che con questo sistema si e cercato di ottenere , con- sistc cssenzialniente nella diminuzione del fregamento della superficic (rilindrica dcirassc coU'iaterno del mozzo della ruota. LIX La G.unU, cu, vonnc confule.izialmeute fatto conosccre rartifizio .m.nHS.„ato dai Richiedenli, lo credo alto per sua natura a procu- rare 1 mdicato vanta-io ; e sicoome il buon successo pralico pare es- serne g.a stalo con.provato da esperienze fatlo in Francia, cosl i depu- tat. conchmdouo per la favorevole accogUenza della domanda. Tl Prof S..SMONDA comincia in questa , e ler.nina uella successiva ad,u.a„/.a del giorao ^3 la lett.u-a d'una sua memoria intitolata Ossen'u- z,oru ijcologiche e minevalogiche per se,vire alia fonnazione della Carta gpologica del Piemonte. Quesfa memoria sari stampala nH seguent.- volume accademico. AC€ADE3IIA REALE DELLE SC1£I«ZE DI TORIHO, CLASSE DELLE SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE. QUESITO DI FISICA CON ASSEGNAMENTO DI PREMIO. Determinare sperimeiitalmente il calore specifico del maggior numero possibile di gaz perinanenti , sia semplici , sia composti. Si desidera che almeno per alcune delle sostanze gazose venga de- terminaio separatamente il calore specifico sotto pressione costante e sotto volume costante, per vcrificare la relazione stabilita da Dulong tra queste due sorta di calori specifici dei gaz , e per la quale dato una di essi per un gaz qualunque si potrebbe conchiudere Valtro^ Le ricerche relative al calore specifico delle diverse sostanze hanno acquistata una grande iinportanza presso i Fisici e i Chimici , dope die le sperienzc di Dulosg e Petit hanno dimostrato esservi una slretta conncssione Ira il calore specifico dc' coi-pi solidi e le masse de' loro alomi od equivalent! chimici , quali erano state determinate dalla con- siilcrazlouc delle loro proporzioni iielle combinazioni. 1 visullainenti di cjueste speiieuze parvero atti a rinauovere in parte cio die era ancor lasciato di arbilrario da quella considerazione nella scella tra i diversi mollipli o sommoltipli delle masse di cjuegli atomi , e il celebre Cliiinlco che lanto gia aveva coutribuito coll'esatlezza delle sue analisi allavanzamento e alia precisione della teoria atomistica ne fu condolto a modificare egli stesso la slima da lui prima seguita degli atomi della maggior parte dei metalli rdativamenle a quello deU'ossigeno, riducendoli alia niela del valore che loro avea atlribuito. Tultavia I'ossigeno non essendosi potuto ancora oltenere alio state solido , ci e ignolo il calore specifico che esso avrebbe in tale stato , e solo coughictturalmente si possono con esse paragonare a tale riguardo le altrc sostanze , die non si hanno al contrario die alio stato solido , o ili I'ui noil si i poluto esaminarc il calore sjiecifico alio stato gazoso, <]iiali soiio la niaggior parte ili esse. Quiiuli iiiteressantissime per la tcoria atomistiea ilebbonsi riguarilare le sperienze sul calore specifico di corpi alio stato aeriforme o gazoso; tanto pill die questi corpi per la naliira slessa della loro aggregazloiie paioiio escliulerc iiitieramenle l' influenza tlella coesionc die Ibrse non perinette ai corpi solidi di presentare in tiilta la lor semplicita le leggi del calore speciGco relativamente alia niassa dei loro atoml; e gia lo stesso Dui.ONG aveva fornito uu dato imporlante a questa teoria , coUe Sue sperienze sopra alcune sostanze gazose , colic quali egli pare aver tolto queMubbii, die ancor potevano aver lasciati le sperienze di Berard e De la Roche , e di alcuni aUri fisici sull'uguaglianza di calore specifico a volume iiguale dei gaz sernplici pin conosciuti , compreso il gaz ossi- geno , e suUa disuguagliaiiza al contrario , die si osserva generalmente Ira i calori specifici de'gaz composli paragonati sia tra loro, sia coi gaz sernplici. I corpi gazosi, secondo I'opinione ora quasi generalmente ricevuta, contenendo , solto un ugual volume , a pressione e temperatura data , un ugual numero di molecole integrant!, questo I'isultamento viene es- senzialmente ad estendere la costanza del calore specifico degli atomi de'corpi sernplici , gia indicata dalle sperienze sui corpi solidi , alle mo- lecole iategranti di que'coipi gazosi die oirrirono quest'uguaglianza di calore speciGco, e non lascia quasi piii dubilare die per essi le mo- lecole integranti gazose siano i loro veri atomi Gsicamente indivisibili , o siano formate di un egual numero di questi atomi, onde il I'apporto dei pesi di quelle molecole rappresentati dalle densita dei gaz medesitni sia appunto quello stesso che passa tra i pesi de'loro atomi. E quanto ai gaz composti , se ad essi si estende, come e naturale, il priacipio deU'uguaglianza del numero di molecole integranti sotto vo- tune uguale , si polra cercar di dedurre , dal paragone de' loro calori qjecifici , la legge piu complicata , die questi debbono presentarci re- lativamente alia composizione di ciascuna di qucste molecole, e quindi auche ricavarne il calore speciGco die ofl'rirebbero alio stato gazoso, e con miolecole similmente coslituitc, quelli de'loro componenti che finqui uoa si sono oltcnuti , od esaminati in tale stato isolatamente. I.AIII Ma le soslaiizc gaeose seinplici tli cui si e finqui determinalo il ca- lore speoilico si riducouo a due sole, ollre I'ossigeno con cui debhono para'gonarsi, cioe I'azoto e i'idrogcno, che per altra parte no anch'essi furono fuujui ridoUi alio slalo solido : ed e possihile clie quella ugua- gliaiiza del caiore S|iecirico a volume uguale non si avvcri in quesli gaz, se non in quanto le loro molecole integranti si Irovino avere tra loro nn'analogia di cosliluzione , di cui si rende molto dubbiosa I'estensione a tulti i gaz di sostanze semplici, dopo le determinazioni dellc densita di alcuni vapori, latte da Dumas e Mitscherlich. Pochi sono pur anche 1 gaz composti, a cui si estesero le spcrienze di qnesto gencre , ed essi non coinprendono tra i loro compouenti, fuori delle tre sostanze sud- detle gia ossei-vate alio slato gazoso, che un'altra sostanza sola, il car- bonio , onde i risultamcnti ad essi relativi non possono riguardarsi come suflicientt a stabilire con certezza la legge del caiore speciGco degli atomi composti, ne a dedurne quello di altre sostanze semplici consi- derate nello stato gazoso. E dunque indispensabile pel progresso della teoria atomislica che si latta determinazione dei calori specifici de'gaz sia semplici , sia composti , si estenda al maggioi- nuraero possibile di essi , e che vi si compren- dano per esempio tra i gaz di sostanze semplici il cloro , e tra i gaz composti il gaz acido sollbroso , il gaz idrogeno solforato , ossia acido idrosolforico , I' idrogeno fosforato, 1' idrogeno arseniato , il gaz ammo- niaco, ilgaz acido idroclorico, il gaz acido idriodico, ilgaz fluosilicico ecc.^ per poterne poi dedurre la massa degli atomi de'corpi che ne fanno parte. L'Accademia nel proporre tpieste ricerche per oggetto di prcmio , uou se ne dissimula la grande difficolta ; qiiindi essa non richicde as- solutamente che se ne esaurisca tulta I'estensione, anche relativamcnte ai gaz permanenti a cui ne liniita I'applicazione. Essa desidererebbe solo che Ic sperienzc comprendesscro mi numero alquanto considerevole di questi gaz, alio stato della piu grande purezza, onde poterne trarre fondate induzioni. Le Memorie doTranno versare principalmente sulla parte sperinientale, come quella che sola puo sei-vlrc di base alle spe- ailaziom teoriche di cui altri volesse occuparsi , senza che si vogliano percii) escludere quelle riflessioni che nascessero imrnediatamente dai risultati mcdesimi delle sperienze. Tra 1 divcrsi mctodi finqui adoperati per la determinazione decalori LMV specifici de'corpi gazosi quello clie si offrc naturalmcnte come 11 i)iu semplice ed immciliato e scnza dubbio il procedimento impiegato da Berard c De r.A Roche , clic consiste nel far passare il gaz elevato ad uii dato grado di temperatura per un calorimelvo in cui esso depone il suo calore , e neU'esamiuare , colle dovute precauzioni e correzioni , la lemperatura clie esso comunica al liquido contenulo nel calorimetro; ma rapplirazione di quesio melodo potrebbe variarsi in molle iiianici'e, e spetlera alio sperimenlatore lo scegliere qnella (.he si trovei'a presentare niaggior facilita nelle operazioni senza niiocere aU'csallezza dei i-isultatL Qiianlo al metodo delle vibrazioni sonore di cui Dulong si e con si buon successo servito per tpiesta dcterminazione , esso ricliiedc cogni- zioni ed operazioni troppo estranec alle occupazioni ordinarie dei Fisici, perche si possa credere che altri vi si appigli preferibilmente. L'Accademia non esclude del reslo ne questo , ne qualunque altro modo che si ve- iiisse ad imaginare per le sperienze di cui si Iralla, purche i risultati ne siano posli fuori d'ogni dubbiezza. Ma il melodo di Berard e De i.A Roche non da immediatamente se non il calore speciGco dei gaz sotlo pressione coslante ; quello di Dulong al contrario indica il rapporto tra il calore specifico a ])ressione costante , e quello a volume costante , cioe quale si osserverebbe , se non si permcttesse al gaz di dilatarsi pel calore; e solo indiretlamente, e,per mezzo d'un ragionamento del resto assai probabile, ne dedusse Dulong che la quanlitu assoluta di calorico clie forma la dilferenza di queste due specie di calore specifico , fosse la slessa per tutti i gaz, e che Televazione di temperatura prodotta dalla compressione dei varii gaz non potesse essere diversa , come cio accade pei gaz composti, se non in ragione del loro divcrso calore specifico a volume coslante, onde egli ebbe a conchiudere ad un tratto dalle sue sperienze la misura di ciascuno di questi due calori specifici, come avenli tra loro una cono- sciuta relazione. Questo stesso principio applicato ai risultati delle sperienze sul ca- lore specifico a pressione costante , ci conduce pure a quello che gli corrisponde a volume costante. Sarebbe pero desiderabile , conforme- mente ai termini del quesito , che la verita di questo principio fosse dimostrata piu direttamente coUa dcterminazione del calore specifico dell'una e deU'allra specie sopra un certo numero di sostanze gazose , e poiche sarebbe forse dilhcile eseguire sperienze dirette sul calore I. XV specifico d'un gaz ritenulo sotto volume coslantc, si polrebbe per tale oggctto dopo aver deterniinato il calore specifico del gaz a pressione costante , fissarc pure sperimentalincnte I'clevazione di temperatura in esso prodolta da uu dato grado di condensaziorie, per vedere se questa elevazione di temperatura si trova in ragione inversa del calore specifico a volume costante, die secondo la rcgola di Dulong si dedurrebbe dal calore specifico a pressione costante gia dcterminato coUa sperienza. Per questo si ricliiederebbero pei gaz che si volcssero sottoporre a tal prova, sperienze del genere di quelle fatte prima da Clement e Desormes , e poi da Gay-Lussac e Welter sull'aria , consistenti nel misurare la sua forza elastica nel momcnlo stesso della subitanea con- densazione o dilatazione cagionata dall' iutroduzione od espulsione di luia porzione d'aria in un recipiente in cui si sia prima rarefatla o con- densata; esperienzc da cui La-Place e Poissox dedussero il rapporto dei due calori specific! di questo fluido, clie introdolto nella formola stabi- lita da La-Place suUa considerazione dello svolgimento del calore nelle vibrazioni sonorc, per la velocila del suono nell'aria, somministro per questa velocila un valorc a un dipresso conforme alle sperienze dirette. Clement e Desormes aveano gia fatto essi medesimi un'esperienza di questo genere sul gaz acido carbonico, di cui si puo facilmente mostrare I'accordo approssimato col principio di cui si tratla , e cio tanto piu dee incoraggiare a tentar di confermarlo sopra alcuni alti-i gaz, e con. quella maggior csattezza, di cui tali sperienze siano suscetlibili. Ed e poi da notai'si che stabilito una volta questo principio, le spe- rienze stesse con cui si e proposto di confermarlo, estcse ai diversi gaz, di cui non si conosca ancora altrimenti il calore specifico, costi- tuirebbero esse medesime uno dei metodi e forse il piu facile, per de- terminarlo , poiclie se iie dedurrebbe immedialamente il calore specifico a volume costante , e quindi anclie quelle a pressione costante , che per lo stesso principio vi si coUega: e il metodo stesso di Dulong noa e che un'applicazione indiretta di questo principio medesimo, che i risultati delle sue sperienze I'hanno condotto ad ammettere. I lavori che si manderanno al concorso dovranno essere inediti, scritti in lingua latina, italiana ofrancese, e conlrassegnati da una epi- grafc , la quale sara ripetuta sopra un biglielto sigillato contenente il nome e I'indirizzo dell'autore. Se il premio non sara vinto , la polizza non si aprira e sara bruciata. 9 L.xv r I soli Accailemici resident! sono esclusi dal concorso. Gli scritli dovranno csscre consegnali, fianchi di porio e si^illaii , alia Segieteria della Rcale Accademia delle Scienzc , non pix\ tardi del giorno 3i di dicembrc dcU'anno i84i. II premio sara di L. 1200. Torino, U ai aprile iSSg. Il Presidente CONTE ALESSANDRO DI SALUZZO. L' Accademico Segretario Cavaliere Giacinto Carena. Lxvir ACCADEMIA REALE DELLE SCIEIVZE DI TORTOO. CLASSE DELLE SCIENZE FISICIIE E MATExMATICIIE. Lc Flore dellc province itallane trovausi ora o compiute o prossime ad esserlo dal lato delle piante fanerogame , non cosi da qucllo d.ll,- crittogamc , di cui alcune mancano affatto , altrc lascian tuttavia mollo a desiderare. A riempire tal lacuna sorsero in questi ultinii tempi va- lenti Botanici , per opera de'cpiali eominciarono a rifiorire ^li stiuli cnttogamici in Italia, dov'ebbero la culla : ma poiclie vastissimo campo m tal materia rimane aperto alle ricerche ed agli studi, I'Accademia Reale delle Scienzc di Torino, a titolo d'incoraggiamento , propone il premio d. una medaglia d'oro del valore di lire 600 all'autore delia mighor Monografia di una tribk di criuogame italiane, e specialmente ' di afdle. Lc specie nuove o mal note dovranno esserc corredatc di figure. I lavori chc si manderanno al concorso dovranno cssere inediti scritti ni hngua latina o italiana , e contrassegnati da una epigrafe la quale sara r.petuta entro un biglietto sigillato contenente il nome e 1 mdinzzo dell'autore. Sc il premio non sara vinto , la polizza non si apnri e sara bruciata. I soli Accademici resicj.enti sono esclusi dal concorso. Gh scritti, coi disegni e cogli esemplari chc gli autorL crederanno opportune, d. mviare , dovranno esserc consegnali, sigillati e franchi di porto, alia Segreteria delia Reale Accademia delle Seienze , non pi.\ tard. del g.orno 3o del mesc di giugno deU'anno ,84.. Torino, il 21 aprile 1839. Il Preside.nte CONTE ALESSANDRO DI SALUZZO. // Scgrelario CaV. GiACIXTO CAnENA. OSSEUVAZIOIVI GEOLOGICHE E MmERALOGICHE SOPRA I MONTI POSTI TRA LA VALLE DI AOSTA E QUELLA DI SUSA IW PlEiMOMTE DEL PBOFESSOHE DI HIBEB AlOCIl ANGELO SISMONDA l-ette neWadunanza del 23 apriU 1837. X^a valle della Chiusella ^ aperla appie dei monti di Cogno acquanen dent, verso la bella e spaziosa pianura del Piemon.e ; ivi si estende 1 cu,que :u sei leghe, e shocca poscia nella piccola pianura p4so BaUbssero nel Canavese. Sulla radice de'n.onti , che fLchegginno U torrente e tagl.ata una bellissi.na strada, per la cpale si arriva'dlanti- clnssima m.n.era di ferro ossidolato (ferrato di ferro , Bekzbu.s) che S.ace nel cuore d'un monte granitico , le cui aoque sono ricevute nel orrentello detto la Bersella, il ,uale va a scariear^i nella Chiusella poeo alle faldo della propagg.ne , che si avanza tra i due accennati torrenti Non s. e ancora d'accordo se la ,ninicra sia un filone oppure un am^asso. Gh Auton che ne parlarono sono discordi , e la vogli'no chi nelluno e ch. nell'a Uro n.odo. II sig. Rob....x (:), ogni c,uaf volta ne d-seorre, nom.na .1 giacin^ento ua filone ; D'A.bu,sso. (.) i„vece lo (.) V. volu™, r aolle Memoric dcIU Rc.lo Accadcnu. ddle Scica« di Torino (>) V. journal dcs mines, vol. 39. pag. 33j. Serie II. Tom. I. 2 OSSERVAZIONI GEOI.OGICHE E MINERALOGICHE consldera deGuilivainente per un ammasso. Noi ablnamo procurato tli esaminare tutii i fatti per conoscere da qiial parte fosse la ragione ; e ci siamo conviiiti ck'essa propende dal canlo del sig- Robilant, senza che pero abbiasi a dire assolutamente errore quanlo disse il sig. D'Aubuisson, imperocche ivi si osserva bensi iin cospicuo animasso d'ottima miniera ; ma facilmente si scopre, ch'esso e I'unione in un solo punto dei molti filoni serpeggianti per quel monte. Varii stralicelli di sostanza lalco- serpentlnosa interposti in queirammasso , lo dividono in falde piu o nieno grosse. Una consimile soslanza foi'ma le salbande , ossia 1' in- tonaco delle pareti era graniliclie ed ora semplicemente quarzose , fra le quali sorio incassali i filoni. Alcune difl'erenze mineralogiche di- stinguono quella del tettoj da quelia del muro. La prima e una serpen- tina di color azzurro intenso, resa piii bella per trovarsi impastata , e per far corpo con una varieta della stessa pietra tinta in giallo, e per I'ontenere una moltitudine di esili fill e venule di calcare spatico bianco. La supcrCicie rivolta verso 11 Clone e rigala perpendicolarmente all'al- lezza di esso ; e possiede un lustro , che si giudiclicrebbe opera dell' iiomo. Nell'interno poi sono disseminati granelli , e cristallini ottaedri di ferro ossidolato , per cul la pieli'a attrae a se I'ago calamilato. La seconda , ossia quella interposta tra il Clone ed il muro, e un talco compatto , che si ravvicina alia steatite; la tinta ne e bigia verdognola, le mostre da me state raccolte nella cava del sig. Avvocato Gallino , non conlcngono ne calcare, ne ferro ossidolato, ma in toro vece esiste un talco a piccole lanielle verdi e lucentf, le quali a hiogo a Iwogo sono radunate in massolette. La superficie infine e lisfcia , coperta dj una sottilissima pellicola di talco bianco argenltno , molto eonsimile alia tosl delta nacrile. La direzione del filone principale e dal N. 20° O. al S. ^5° E. con una leggiera indinazione tra FE. ed rl N. Vari altri filoni meno grossi, e che si polrebbero avei-e in conto di diramaztoni, ailontanandosi piii o meno dalla notata posilura, indurrebbcro a credere, che non sleno tutlL eontemporanei ; ma la natnra delle sostanze clie li riempie , il riunirsi poi in un solo punto , sono certe condizioni , le quali tolgono ogni apj)iglio conlrario a qnesto modo di vcdere , senza mtocere nienonr.a- uientc alia leoria ideata e provala dal sig. EuA di Beauuoinx intorno al parallellisrao dei soUevamenli conletnporanei. 11 granito piu >icino ai filoni e ricchissimo dt mica nera , la quale DEL PnOFESSORE A. SISMONDA 3 possiede un lucido tulto parlicolare , analogo a quelle dell' anfibolo , donde appunlo io credo sia nata la confusione, clie alcuni fcceio di questo granito colla sienite. Egli e bensi vero , che al primo aspctto \i si ravvisa una certa soniiglianza , die iie lascia dubliiosa la distiuzioiie, laulo pii se la frattuia e fatta perpendicolarmtule alle laminelle ; ma operaiulone la fusione al dardo del cannello fer- ruminatorio , il niodo con cui procede I'operazione, cd il globiciiio scoriaceo die si forma, nou permetlono piu , die si tenga per an- fibolo la soslanza nera, die ilsicamente presenta con esso qualdie lontana soraiglianza. Gli altri due principii , il quarzo cioe, ed il fdspalo sono presso a poco in eguali proporzioni , e non ritengono gia la siruttura laminare , od allra a quesla vicina , ma sono in piccoli c niinuti graiiclli bianchi laltali, e posseggono un aspelto prcssoclie ve- iroso , die di alia roccia molto di qiiello aspetto cosl bene deciso , e tanto caratleristico ncile roccie vulcaniche. Vi sono incorporali granelli e cristallini di ferro ossidolato disceniibili a mala pena mediante una buona lente , ma sensibilissimi all'ago calamitato , il quale n'e altratlo piutlosto con energia , in ispecie se gU si approssima la roccia per cerli versi , die gli metlono in prospetto alcuni gi-uppi elissoidi , composti delle stcsse soslanze , ma con struttura cosl filta e fina , die il tulto sembra fuso insieme. II dorso del monte non e piii di granito , imperocche uno degli cssenziali component! di tale roccia, il mica, e quasi mancante, ed appena se ne vedoiio alcuue esilissime pagliuzzc brune qua e la disse- minate ; ed in suo luogo havvi il talco in quantita sufficiente per co- stituire la protogina , tal quale e caratterizzata dal sig. Jdrine. II quarzo non presenta particolarita. II felspato e in lamelle piu o nieno grandi debolissimamento rosee. Si trovano accideiitalmente sparsi il ferro ossidolato riconoscibile soltanto coU'ago calamitato , il ferro piri- toso, e talvolta alcuni pellegrini granelli d'una sostanza gialla tendente al verdognolo, con aspetto vetroso grasso, die non saprei dire a quale delle specie iniuerali sia analoga , ma che si manifesta molto consimile alia cimofana. II sig. Brongniart dice , che questa roccia e spesso stratificata ir- regolarmente. Nel monte di Traversdla e bensi divisa in falde , o piuttosto in banchi grossissimi; ma noi non acconscntiamo, che questa dlsposizione sia una vera stratiGcazione quale oggidi s' iutende in 4 OSSERV.VZIONI CEOLOGICHE E MIWERALOGICHE Gcologia , ma bensl fessure originate tlalle scosse e dagli urti, a cui la roccia soggiacque dopo il suo consolidarnento ; e maggiormenle ce nc siaino persuasi , quando abbiamo riconosciuti alcuni Gloui pirossenici , ed amfibolici , L quali attravcrsano quello del ferro iiella direziont- O. i5° S. E. i5"N. Se questa non fosse la vera causa di quelle divisioni, se invece il raflrcddamcnto , ed il restringitnento vi avessero ancor essi coucorso esscnzialmenle , le divisioni non dovrebbero essere pressochc tuUc nello stesso verso, ma camminerebl)ero indislintaniente per tutte le direzioni, ciocche non esiste , clie anzi vi si nola una direzione regolare e costante, come I'andamcnto dei Gloni, cbe le produssero. I filoni teste menzionali si eslendono paralellamenle , ed in varii luoglii sono visibilissimi o pcrchc escono dal mezzo del monte istesso, oppm'c perche le scavazioni sono in esso talmente inoltrate , cbe li raggiunsero. La rcgione delta di Motaieu e conosciutissiir.a , non solo pel ricco Clone di ferro cbe poco lontano , nclla rcgione del Giasso del Gallo , si colliva, ma eziandio pel bellissimi e svarialissimi cristalli di pirosseno e di gi-anato (i) di cui oggimai si arricchirono tulti i Musei d' Europa ; e qncste cosi ricercale e desiderate sostanze ingem- mano i vcntri e i ventricini di quel fdoni composii quasi unicamente di pirosseno or compatto , ed or granoso , die si direbbe la varieta coccolite del sig. D'ANnuADA. Sono quasi semprc accompagnati da cal- care spatico e da ferro ossidolato; ma qui vuole essere avvertito , cbe qucsti minerali sono distribuiti con molta disuguaglianza , lalcbe in al- cuni sili appena appena il calcare si mostra in massoletle od in vene, mentre in altri signorcggia talmente, die il pirosseno diventa accessorio, onde sarebbe facile confondere i piccoli saggi col calcifiro pirossenico «lel Broxgniart, se la base, ossia il calcare non ritencsse una strut- tm-a spatica piia o men bene decisa. I granati , benche si rinvergano per tutia la lungliczza del filone, rimangono pero di preferenza la, dove abbonda maggiormente il ferro. Almeno cio e quanto potei riconoscere io stesso nella ispczione di quci filoni, e che mi fu in seguilo confer- mato da cbi si occupa di raccogliere quelle magnifiche cristallizzazioni per venderle jioscia a caro prczzo. Faccndo qucste osservazioni ni'accorsi, che il ferro predomina in quelle porzioni dei filoni, che si deve credere (i) V. Borsoa , Catalogue raivoDnc de lu CollLTtion raincralogique du Musee d'Htstoirc Nalu- relic er passaiggi insenslbili della pegmatite, egU e assai naturale il credere,, cbe a questa sia appoggiato, seppure esso non e cambiamento della medesima, conoe lasciano sospctlare alcuni fatti nei monti situati alia deslra dtlia Chiusella, come si dira a suo tempo. ft OSSERVAZIONI GEOLOGICHB E MINERALOGICHE Al Colle, detto dclle Fontane, siuialo al N. N. E. di Traversella, e per cui si discende nella valle d'Aosta , questo bcllissimo micascisto soggiace al calcarc giurassico , il quale pe'suoL caraltcri mineralogici si divide in due varietii. Una c un calcarc bianco bigio, saccaroideo, molto micaceo c poroso , Taltra contiene ancora del mica bianco-argentino , ma possiede una linla gialla , cd a luogo a luogo raccluude arnioni di qiiarzo compatto, oppiirc ventricini, sullc parcti dci quali csistono talvolta coucrczioni della stessa sostanza. L'inclinazione qui pendc tra I'E. ed ilN. ; ma ad ogni passo inula, ed a non piccola impresa s'accingerebbe chi volesse seguirne tulli i cambiamenti , ed io clie ine ne occupai , la ri- conobbi tale in tutti quei monti a far credere , die la massa , che li alzo e clie li dispose in giiisa di semicircolo colle falde dispiegale a foggia di ventaglio , sia la protogina. Dope aver pcrcorse le vette di quelle spazioso circiiito , costeggiai per buon tratto la schiena , che lo separa dalla valle della Cliiusella , e per un torluoso viottolo discesi al Rio della posta; ma poco prima di arrivarvi lo scisto micaceo si nasconde sotto il calcai-e, nel quale sono interposte falde d'arenaria alteratissima ; e dove il terreno alluviale non impedisce di vedere , scorgonsi banchi dun calcarc saccaroide bianchissimo ed appcna micaceo. Quivi non potei riconoscere da qual parte dell'orizzonle inclini , ma piu solto in grazia d'alcuni scavi , ilonde si estrae per converlirlo medianle la torrcfazione in calce, si ab- bassa al S. 25° E. La slruttura di questo e piu fitta e salda. II mica scarseggla da vantaggio ; ma vi si vedono qua e la vene azzurrognole prodotte da squamette di talco , nelle quali sono principalmenle im- jirigionalc piccole piriti di ferro. Dal luogo , detto il Casino , discendendo verso lo sbocco della valle , s'incontrano tutlo al lungo della strada nuova , le medesime roccie , ina per lo piii nascoste da abbondantissima alluvione , vestita da ricca vegetazione. Poco piu d'un quarto d'ora sotto questo luogo gli strati in- cTiuano ancora al S. 35° O. e sono divisi da fessure, le quali si disLen- dono nel verso dall'E. all'O. Proseguendo le mcdcsinie indagini osservai i-lie gli stcssi strati piii sotto giacciono pcndcnti al S. 4^* E. Ma un'allra parlicolarita a mio giudizio niollo itnporlanle consiste nclla decompo- bizione piu o meno avanzata dcUo scisto micaceo nei monti sii cui la uicnzionata strada c tagliala ; ed il lisultamenlo si e un tcrriccio rosso giallognolo , vale a dire , della stessa liuta del perossido di fcrro DEL PnOFESSORE A. SISMONDA g poco idrato. Non puo chiamarsi un' argilla , e molto si sbaglierebbc chi con queste terre lo confondesse , ma ritlene pero , quanclo inzuppala sia d'acqua , molto di quel glutinoso, e di quella dolcezza, die carat- terizza specialmentc quelle terre. Sc si esplorano i inonli alia destra della Chiusella non s'inconlrano noTita di sorta. lo ascesi il Colle della Maddalena , die da adito alia vallc, per cui scorre la Savenca, le acque della quale vanno ad accrescere la Malosna poco prima di Castdlamonte. Nella salita , die si fa per un torluoso viollolo , si comincia , dove la vegetazione non ^ d'impedimeoto, a vedere banchi di calcare or bianco , cd or bigio inclinati all' E. 25° S. , inclinazione , die si conserva nello scisto mi- caceo , die compare circa alia meta del dorso del monle. Ma quando si giuiige al Colle le cose prendouo ben allro aspetto. Quivi il calcare e bianco bigio , zcpjx) di mica argenlina ; e come quello del Colle delle Fontane e ■coperto da falde della stessa materia gialla e cavernosa. La roccia soggiacente e parimente il micascisto ; ma dal dissotto di esso escono alcune testate d'una roccia di cui difficilmente si puo dislingucre la specie , essendo essa in pwfettissima decomposlzione. Ora siccome poco tempo prima erano cadute abbondanti pioggie , essa conservava una dolcezza di tatto , ed una certa duttilita terrosa, die un'argilla si sarebbe giudicata. Raccoltone un saggio e fattolo disseccare, divenne sfari- uabile alia menoma pressione ; e poiclie vi si dislinguono il quarzo ed il mica inalterati, io mi sarei dato a giudicarlo un granito, se la sirutlura scislosa, e la disposizione stratiforme del mica non m'avessero avvertito , die pill s'approssima alto gneiss, chc non al granito. Ne esposi varii pez- zcttini al dardo del cannello; certuni provarono una tpiasi completa fusione; e lo smalto palesava il fdspato, ciocdie pero non arrive sempre per causa forse della completa scomposizione del principio fusibile, cli'io cercava di scoprire. II dorso del monte acquapendente nella Savenca e pur esso coperto di calcare consimile ai teste descrilti , e come qucUi riveste lo gneiss, il quale pero quivi e cosl ricco di talco , che a prima vista pare piul- tosto uno scislo talcoso , die uno gneiss con tale sostanza predominaule. Alia base del monte, dove mcglio che altrove c ossei'vabilc questa varieta dello gneiss, io notai frapposti varli strati duna roccia molto pill analoga alio gneiss ordinario , la quale sta dccomponcndosi , e si risolve in ten-iccio bianco j le porzioni piii internatc nella teira sono Sfiue II. Tom. I. B 10 OSSERVAZIONI GEOLOGICIIE E MINEIULOCICHE uieno alterate e posseggono abbastanza di solidita e lenacila per scin- lillare coll'acciarino : e sono tli un bianco lattato con macchie c licchi di fciTO pcrossidato. Tanta poi e I'analogia , dalla solidita in fiiori , di qucsta roccia con qnclla della sorannla del monte , cli'io le reputo idenliche. Un' imminenle pioggia m'iinpcdi d'csplorare quel monti fino al prin- cipio della valle ; mi liniilai pertanto a liccrcare tra i mass! , e i ciot- toli die gli agculi atmosfirlci nc distaccauo , e che le acqiie conducono poscia al basso, se alcuni ve nc fosscro di roccie non vcdutc nel suo posto nalurale. Ma nessuno mi cadde sotto gli occlii , che non fosse in ({uei luoghi slato da me osseivalo ; m'aspettava inolire di trovare In serpentina, avendo riconosciulo cosi ricco di talco lo gneiss, e sapendo che di essa sono composti i monli situati alio sbocco della valle della Chlusella , donde si estcndono poi per buon tratto di strada tanto alia destra , quanto alia sinistra di esso ; ma nemmcno un pezzcttino ne rinvcnni , onde si pub fondatamente conchiudere , che qnei monti ne sieno affatto sprovveduti. Tutto il ciottolame che ingombra straordina- riamenlc il Ictto dcUa rovinosa Savenca e un mescuglio di gneiss talcoso, di micascisti , e di altrc consimili roccie della formazione primitiva. Varcaio il torrente , c tcnendo il sentiero , che per cespugli e di- rupi conduce sul doi'so dei monti acquapendenti al Sud, si fiancheggia e si cammina sopra uno gneiss di composizione identica a qiiello teste descritto , dal quale dilTcrisce pero nella struttura non cosi fissile , o nel soprabbondare a prcferenza di quarzo e di felspato. Dalla parte del sud e coperto dallo scisto micaceo , il quale , quando non e na- scosto dairalluvione abbondanlissima in quelle region!, come alia Cravaria , ai Piani , ec, si nota aver jnir esso subito quella carta altcrazione, c\n'- cambio il tnicascisto della Chiusella. Nulladimeno I'incliuazione rimane visibilissima verso I'E. i5" S. Faccndo questa traversata si gode d'una veduta sorprendente. Si hanno infatti sotto i piedi i monlicclli terziarii superiori (i) di Caslcllamonte, conosciutissiml per le oLtime argille, le quail alternano cola oi'a con ocre, ed ora con sabbie, ghiaje e ciottoli; e cpiesti (i) Lc argille e Ic ocrc di qucstc localitu crano da me crtdute allnviali , come gli stiali di ciot- toli, die lc coprono ; ma , mrglio csploratc, vi rinvcnni uno strato composto di sabbia raolto mi- cacca f il quale fra esse piii volte si altcrua, con cntro le segucJiti chiocciole: Buccinum mutabile ; Cancellaria cancellaia; Purpura hemasloma ; Pecten JlabeUiformis ; Pectunculus violacescens j Te- rekra iluplicala ; Terebra fuscala ; lc ((uali carattcrizzano nella mauieru da noi seguita quci tcrrcni. DEL PROFESSORE A. SISMONDA I I deposit! sono adilossali, ossia aiiivano fiiio al nionle ilello delle Figlie, (loncle si rilira uu eccellenle culcare compalto per la calcina , ed un altro bruuo quasi nero , Gssile , che s'impicga in quei montani paesi per tegole. Tanto difl'eriscono quesli calcaii da lulti quelli esistenti nelle altre parti di quelle valli, cli'io, quantunque non vi avcssl riconosciuti fossili , mi sarei deciso a crederli di formazione piu recente , come sarebbc della creta, se non conoscessi al di li dei mouli serpeulinosi di Baldissero la medesima sostanza , e col medcsimo aspetto (i) , la quale c stata dichiarata dell'epoca giurassica dai signori Beaumont, Dufrenoy, Lamarmora, quando, alcuiii anni sono, io andai con essi ad esaminarla. Bello e il vedcre da quella allezza i poggi terziarii superiori di Castel- lamonte divisi e solcati dalle acque; ma piu bcUa e graziosa si presenla la vasla piauura del Piemonie , che di cola si scopre Gn contro il co-rso del Po dove per la coUina I'orizzonte finisce. L'immeuso accimndamento di ciottoli cosi diversi e di natui'a e di ir.ole che compongono insieme con varie terre I'alluvione ricoprente i poggi terziarii, non si puo altrinienli spiegare , che per una straordinaria inondazione calala dalle alpi , la quale dopo un certo tempo lavoro a dislruggere quanto avca formato ; laic almeno e la congetlura , che suggeriscono la seiTa , la vauda , e gli alvci degli altuali torrenti che scorrono per quei luoghi. Poiclie ebbi terminate le indagini , che proposto m'cra , disccsi a Sale , e quindl per Cintano e Collareto andai a Borgicdto. Tutlo al lungo del cammino non vidi mai altre roccic fuori delle nominate , e quasi sempre in disfacimento. Sotto Sale il terriccio e bigio verdo- gnolo grasso e fa pasta coU'acqua. Cercando sotto qual roccia lo gcue- rasse , con tutta facililu la trovai , e sebbene gia un poco alterata anch'essa, cio non pertanto e ricouoscibile per uno gneiss lalcoso, sul quale posa il micascisto inclinato all'E. i5° S. Sotto Cintano , ed al liiogo dove si varca il ton-eulcUo Piove per andare a Collareto , escono dal micascisto varie testate di gneiss cementatissimo di lalco. I monti nei coutorni di Borgiallo sono essi pure formati di terreno (i) II sifi. Adolfo Bronckiaut nella sua opera, Histoire dcs vcgctoux fossUes pap. Ii6. vol. i , cita per trovalo in questo luogo Vequiselum coltinware \ alia pag. 119 deH'opera stessa dire, che la posizioiic della luagucsile non e aucora ben (h-termiuata. Noi uon s^ppiaiuo la couscguenKa so il vegetabtle sia stato trovato nei calcari , oppurc in qualchc ultra roccia. Lc no^trc riccrchc per rinvenirnc riuscirono infruttuosc. k 13 OSSERVAZIONI CEOLOGICHE E MINERALOCICIIE prlmitivo, gneiss, e micascisto, scambiato in temccio rossigno , dis- posto in faille inclinate all'E. lo" S. di 60° le qunli sono fessurate uella direzione dall'E. i5° N. all'O. i5° S. Questi falti meglio che altrove si discernono ncUa porzione dei monti fiancheggianti la strada di Boi'giallo a Cliiesanova. Nel discendere a Courgne , citta posta quasi alio sbocco delia valle deirOrco, non si scopre gi-an cosa, stante la vegetazione che veste il peiidlo de'moiiti ; ma da quanlo si vede puo congetturarsi con assai di fondaiTicnto, che essi si compougono di roccie primitive , delle quali poi e formata la maggior parte di quelli, che fiancheggiano il torrente; dico la maggior parte, imperocchc molti di essi sono -vestiti di falde giu- rassiche , e ti-amezzati da filoni , oppure da allre raaniere d'essere delle roccie , che noi appelllamo di soUevamento , perche le crediamo causa immediata dei varii contorcimenti e delle varie inclinazioni , che riten- gono i terreni sedimeutosi, e stratificati. E di tale natura si e appunto il granite rosso del monte a ponente di Valperga, il quale si trova com- prcso nella linea della serpentina, ch'ha pur essa un' identica origine. Non mi dilunghero di Iroppo in descrivere le roccie di quel paese ; ed es])0rr6 quelle sole cose, che al mio debole giudizio pii!i paiono alte a dilucldare i molti e svariati accidenti del suolo, i quali pero derivano da cause , che sempre nella stessa guisa operarono. Per seguire oia I'interrotlo Clo della mia descrizione, fo osservare, che lo gneiss inclinato al S. 25° E. e la sola roccia de'monti , che si elevano daU'una e dall'altra banda del rovinoso Oreo ; e benche a luogo a luogo I'urto e gli agenii almosferici non abbiano avuto la forza , e I'energia da spogliarlo dei depositi giurassici , egli e solo nelle vicinanze di Ponte che ne esislono banchi potentissimi , i quali vestono la parte di un semicircolo generate dalla curva delle due catene laterali ; da quella della sinistra si avanza per mezzo di esso im poggio, su cui e fabbricato in parte il paese di Ponte. Ma prima d'arrivarvi s'incontrano diverse qualita di gneiss , che difieriscono per la tessitura , e per la maggiore o minor copia delle latninette di fclspato , ch'cntrano nel suo impasto. Questo poi guardato a una luce piuttosto viva appare d'un lustro particolare, e molto consimile a quello, che in pari circoslanza r tramandato dalla variela di esso detta opalina ; ed a qucsta pietra maggioruiente lo rav-vicina la sua tinta , la quale tende al bruno. Clo si ravvisa assai distintamente nelle mostre , dove il felspato e dissemi- rifcti PROfESSORE a. SISMOIfDA 1 3 nato in piccoli pai'allclepipedi; ma alloraquando la sua maniera tlessere not! e tale , come quantlo h riilotlo a piccolc e sotlili laniinelte irrego- larmente disjierse, la roccia somiglia piullosto alia sienite , ma il mica ed altre circostanze non perinettono una cosi strana confusione. II terreno alluviale , che in grande abbondanza e accnmulato siil pendio dl que' monti , non e di lieve inciampo a chi si propone d'indagarne la natura; siccome pero di quando in quando \i sono canalelli formati dalle acque , e massi sporgenli , per questi se ne pub scoprirc I'indole ; ed egli e appunto in qucsto mode , die noi arrivamino a co- noscere quel lanlo , che ne abbiamo dichiarato, anzi per tal mezzo abbiamo ancora riconosciato nei monti a destra del torrente alcuni fi- loni, se si vogliono cosi chiamare, oppure banclii d'una roccia pii scistosa, meno pregna di folspafo, pochlssimo quarzosa, ed in Tcce doviziosissima di piccoli e minuti filelti neri , lucidi , che il decidere sc sieno d'am- fibolo , oppure di tormalina e pressoche impossibile , non riuscendosi a staccarne , che scerri siano dcUe altre sostanze accennatc. lo ne fusi tiUtavia un pezzettino dove cranvi diversi di cpicsti filctti , i quali si comporlarono piuttoslo come la tormalina , che come I'amGbolo. II poggio , o piuttosto la propagine , che si parte dalla catena , e suUa quale e in parte il paese di Ponte, e attomiato verso il Nord dal tor- rente Soana , che deriva dal colle di Cogne, ove prende origine uno dci rami della valle chiamata col nome istcsso dell'acqua, che per essa scon-e ; questa valle sbocca poi presso il summentovato paese, la dove i signori Duport lianno la loro filanda di cotone. lo la corsi Cno al colle di Cogne , e mi sarei parimente inoUralo nel ramo , che da Val- prato estendcsi verso il N. N. E., se la pioggia ed allre contrarieta non m'avessero mio malgrado obbligato a rinunciare a quanto erami prefisso. Nella parte esplorata notai molte di quelle cose , che s' incontrano lunghesso la valle dell'Orco ; per lo che io procurero , per quanto mi e possibilc, scnza nuocere alia chiarezza dello scritlo , di rammentarc coUetlivamente quel tanto , che mi venne dato di osservare nell'una, e nell'altra valle. Lo gneiss molto carico di mica verde-scuro e ancora la pietra, che forma il poggio teste nominate , ed e ancor esso , che compone Tossa- tura de'monti lanlo nclla valle deU'Orco, come si e gia detto , che in qnella di Soana. Alcunc falde di scisti piu modemi coprono qua e la lo gneiss alio sbocco di qiiesla valle ; ma quando si e in essa penetralo l4 OSSERVAZIONI GEOI.OGICHE F, MINEI\ALOCK:IIE per lo spazio d'un ora di caminino circa , lo si ti'ova rotto e scoxnpa- s>inato dalla serpentina , che per Inion Iratto di strada soUo e sopra Ingria ne forma i monli. La sua tinta tendo al bigio giallognolo ; csier- iiamentc pero e di colore di rugginc , la quale ha ponetrato la sostanza fino alia profondita di due a Ire liuee, x'endcndqla jvi quasi sfarinubile. Tra le altre cose di minor rilicvo , e che percio ometto di ricordare, iiolai la serpentina fessurata nel verso deirinclinazioue dei tcrreni slra- tificati ch'e al N. ao° O. di ^5". Tal fatto mi confermo inaggiormenie noU'idea d'un movimento od urto provato dal suolo di quelle contradc posteriormente al consolidameuto della serpentina, locche m'era gia stato suggerilo daU'csistenza d'alcuni filoni di rame piriloso , nei quali sono tuttora aperte le antiehe gallerie. lo tentai d'entrare in una di esse , che si Irova quasi rasente la slrada , ma dopo essermi con molto stento ineltrato alcuni passi dovetti ritirarmi a cagione dei dirupamenti occorsi, rhe ne chiudono il passaggio, onde nen potei rilevare la benche menoma cosa inlorno alia disposizione e giacitura di quel filone. Ritomando aU'accennala inclinazione osserveremo, che a poco a poco si volta al Nord. Lo gneiss ora poi contiene molte venule di talco duro, die si dircbbero di serpentina. Al luogo delto il Pisce, dove cio appare, esse I'acchiude eziandio iufmita d'arnioni prcssoche formali di puro quarzo con indizi di sostanza talcosa; Tallro componcnte , ossia il feispato manca o per lo meno io nol vidi in tutti quelli , die ruppi espi-essamente per saggio. Le venule talcose seinbraiio disposte suUa linca N. 25° 0. al S. 25" E. ; la qual cosa pero non ardisco accertare, ma posso bensi as- sicurare , che quelle roccie sono in tale verso fessurate ; poco sopra il Pisce le falde del terreno primitivo riassumono la pendenza poc'an/.i citata (i). Queste roccie sebbene in molti luoghi siano visibilissime, non essen- dovi ne alluvionc, ne altro terreno , che le copra , sono poi in altri vestite di strati giurassici , che le tolgono aU'osservazione ; e quest! consistono in calcari €('scisti modificati, modificazione pero, che csscndosi operata in gradi diversi , fa si che compaiono a prima vista roccie to- (i) Qui debbo avvcrtirc , che, per una iinprov\'isa accidcntalilii , alcune papine del mio gior- nalc rimangoiio qua c la illeggibili , diinotlocbi: iion posso, senza multi dubljii , dire sc rinclina- ■/.ione dello gncias sia al N. 30'' O. , oppurc al N. 30'' E. Circa alia iiatura delle roccie non v'c pcricolo d'crrorc avcndone preto mcco Ic moslrc. nEi. pnoirssoRE a. sismonda i5 talinenic tlilFercnti ; ma quando si csplorano su gran parte della loro estensione , e che si verificano i luoghi , dove giacciono , subilo si ri- conosce , che tutto cio proviene unicamente dalUessersi essi Irovati piCi 0 meno vicini ai tcrreni di sollevaijiento , die ne furono la causa efi'i- ciente. Esistono diflatli in quests valle calcari e scisti d'aspclto varialis- simo. 11 calcare addossato al pendio del monle Sparone , che si Irova a un'ora e mezzo circa di cammino nella valle, e bianchissimo , sacca- roideo , cd otltmo pei lavori di scullura , come lo diir.ostrano queili slupendi , che esistono nella Galleria della del Beaumont nel palazzo Reale di Torino, non che qnelli, che ornano il Sanluario di Superga, ec. Negli scavi regi ora abbandonati , oltre al marmo bianco, se ne trova ancora del leggermente verdognolo pel talco clie racchiude ; e qnesto talvolla e radunato in foglie con diverse gradazioui d'una stcssa linta , e talvolla in lamelle irregolarmente sparse; ed infine se ne trova anche del bigio piu o meno scuro. Tutti quesli banchi posano sul gneiss, il quale ivi e molto maggioniiente alterato, che allrovc nella slessa valle, dove non ha un gia- cimento identico. Resta perb ancora a vedersi, se la roccia, di cui io qui intendo discorrere, sia un vero gneiss, oppure uno scisto giurassico alteralisslmo. Molte ragioni, come si vedra qui appresso, lo fanno giu- dicare uno gneiss, e non uno scisto modificato ; tuttavia non voglio eri- germi io in giudice ; ne faccio la dcscrizione , lasciando che ognuno ne pensi come piil gli parra probabile. I monti dall'una e dall'altra parte del torrcnte, come gia si e notato, sono di gneiss fin presso la serpen- tina; ma a qucsto punto il mica e in gran parte rimpiazzato dal talco, ii quale divieiie sempre piii copioso, a misura , che lo gneiss s'appros- . sima alia serpentina, o negli strati sottostanti al calcare delle menzio- nate cave scompare poi intieramente, e la roccia rassomiglia mollissimo alio stcascisto del Brongniart , che molti riguardano come giurassico modificato. CoU'acciarino esso appena scintilla; al cauuello le picrole scheggiole fondono come il felspato; polverizzato non fa eirervescenza coU'acido nitrico. Queste propriela e quesli caratteri annunziano nella roccia I'esistenza del tparzo, e del felspato ; il talco poi e visibilissimo , laonde non le nianca nessuno di quel caratteri, che coslituiscono lo gneiss talcoso. Tra quesla roccia cd il calcare rimangono Strati, che non sono idcntici ne coll'una , ne coU'altra, ma sono composti di tutte e dtte , vale a dire contengono molto calcare, poco talco e poco qnarzo. L'in- clinazionc di tntli quesli bairchi per quauto si puo verificare e al N. 1 6 OSSERVAIIONI GEOLOCICHE E MINERALOGICnE 10° E. Nellacava delta Rwa di Strobba, situata alia sinistra del lor- rente, e quasi diriinpctto aH'acccnnata , le cose rimangono presso a poco nella foggia di quelle teste descrilte. II pciiilio de'moiiti pi-esso Pontc e formato di bancLi calcari meno belli di quelli della valle di Soana , si^ per le lore liiilc scure e sfu- mate, sia per le sostauze eterogenee che i-accliiudouo, come sarebbe a dii-e , mica bianca argeutina e pirili di ferro. Nei monti della regionc di Ri%>a alia destra dcU'Orco si conta una successione di banchi inclinati al S. aS" E. di 4"° , i quali difleriscono pel colore C pella strutlura. Alcuni di essi sono d'uu bianco sucido ; allri giallognoll con sottili la- strelle spatiche facilinente divisibili in romboedri ; ed inCne ve ne sono dei bigi scuri zeppi delle accennate sostanze eterogenee. Quelli si ado- prano per preparare la calcinaj qucsti ultitnl invece si usano come pietrc da taglio. Per questi istessl usi se ne cavano bellissimi massi e fukle presso la Chicsa Pairocchiale , dove se ne trova piuttosto abbondante- mente. I banchi nella reglone di Riva sono fessurati nella direzione del N. 1 5° E. al S. 15° O., e queste fessure sono ripiene ed otturate da un scisto quarzo micaceo impregnatissinio d'ocra fcrruginosa. Essi poi sono comprcsi fra banchi di scisti. I superior! sono dolci al tatto, neri e di un lucido particolare , che li rende mollo simili agU scisti antracitosi , i quali, giusla il mio avviso, provengono da una profonda allerazione dcllo scisto argilloso. Gli infcriorl sono giallognoli , e contengono mollo quarzo, di cui i primi sono quasi privi. Presso Villanova di Ronco in luogo di questo scisto si trova dell'arenaria (gres) bigia chiara, alteratissima, la quale ora giace in conlalto immedialo col calcare , ed ora n'e separata da scisti consimili a quelli della regione di Riva. La sua inclinazione e verso IE. 20° S. ; e talc si ravvisa eziaudio nel calcare saccaroideo bigio scuro, ed in quelle micaceo chiaro , che frammezzati di scisti formano il pendio dei monti fin ollre Ronco. Altraverso di questi strali escono (jua c la massi della piclra , che costiluisce I'ossalura di quc'monti , e sempre vidi essere essa di gneiss 0 di serpentina ; ma di quesla sono d'avviso sia in massima parle composta. Le rosurc e le solcature fatte dalle acque permetlono la vcrificazione di qucsta asserzione, ed io, che per accertarmene non lasciai passare inosservaLa nessuna di quelle cose, ciie polevano manifestarmi la veritA, cereal lungh'esse quanto in allro inodo soi^pettava di non iscoprire , e vidi abbaslanza per persuadermi i nEl- PROFESSOUE a. SiywONDA in vlejiiaggiorincnte , che le su accennate roccie cd in ispecie la serpentina sono il fondamento di quelle giogaje. Tra la Cappella di Liorena, cd ii villaggio di Valprato escono dagli strati giurassici inclinati all'E. 20° N. massi di gneiss , il quale presso Villanova di Ronco »; immediatamente coperto dalla citata areuaria modificala. Ai'rivaudo poi presso il lerritorio di Campiglia io gneiss cessa , e si vede la serpentina , che al luogo detto le Fontane trovai cssere doviziosa di cristallini , e di venule di ferro ossidulalo. Essa perb si nasconde poco sopra, sotlo roccie strati- ficate alteratissime , e piu non comparisce, clie nella pianura del paese istesso di Campiglia , dove sotto la strada ne sorgono massi rotondali di mole straordinaria ; i monti di queirallo piauo non presentauo che roccie scistose inclinate all'E. 20° N. Sopra Campiglia havvi un altro piano attoruiato da monli piuttosto elevati, detto Alpe di Campiglia , il quale per la sua conformazione si giudichereiibc essere stato la sede d'un lago, dissecatosi poi per la rottura degli argini ; e questa rotlura e benissimo rafllgurata nell'aper- tura , per cui in esso si penetra : quivi ollre alle solite roccie , che formano i monti tutto al lungo di quella valle, come sono: serpentina, gneiss , scisti , ec. , si troTa anche «n bcUissimo granite , che esce dal mezzo di falde d'arenaria inclinate al S. 20° E. ; di cjueste falde quelle, che sono in contatto immediato col gi'anito sono bigie , le piu superiori hanno invece una tinta scura. L contatto di roccie cosi dissimili e per natura, e per formazione mi obbligo a qualche severe csame di quella localita , dove non rilevai cose di maggiore importanza delle narrate , se non I'esistenza di certi ai'nioni uel granito , molto consimili all'arenaria che lo ricopre ; ma conobbi poscia ch'essi hanno la stessa composizione del granito. Nei monti , che dividono qnesta valle da quella di Cogno insiede molta serpentina , la quale per la sopraossidazione del ferro vesti ester- namente una tinta rossa distinguibile ad una certa distanza. Tra i ciot- toli e i massi sparsi per quel piano elcvatissimo , come parimente per quello del villaggio Campiglia , ne vidl moltissiini di amGbolite granatico : tultoehe io non abbia trovata questa roccia nel suo giacimenlo natiu'ale, i massi hanno pero una tale configuraziooe da non lasciar credere , che siano cola stali strascinati dalle acque alinviali , come si congetturano trasporlati molti dei massi , che si trovano sul pendio del Giura e di Seiue II. Tom. L c 1 8 OSSEHVAZIONI CEOLOGICHE E MINERALOGICHE altri luoghi, e dei quali si occuparono Saussure e varit allri distintis- simi Geologi. Dopo avere accennato la qualita dclle roccie e quegli altri fatti pii interessanti della valle Soana, riprendiamo di bel nuovo il filo dell' in- terrolta desci-izioiie delle cose , che luiighesso la valle dell'Orco si os- servano. Per buon tratto sopra Ponte il pendio dei monti e pressoche vestito di faldc giurassichc calcari e scistose. Al rocco poi delto di Ponte si osserva una roccia parlicolaro , che non saprei pronuiiziarc se sia un arenaria talcosa alteratissima , oppvire uiio gneiss quasi compatlo , coUa fraltnra scheggiosa. Essa giace inclinata al N. 20" O., la sua tinta e bigia resa leggermente verdognola da piccole squamette di lalco. CoU'alito tramanda rodorc argilloso. Al caimcllo alcune minutissime particelle si liquefanno come il felspato, ed alire come il mica. I banchi sottostanti sono di gneiss, il quale presso il ponte di Sparone, dove questa roccia forma un proraontorio , che si avanza dalla fianchcggiante catena , in- clina al N. 25° O. di 4o°' Quello dei monti poco sopra il villaggio Spa- rone inclina verso il N. 20° E. e mano mano, che si avvicina aLocana, i cui monti sono di serpentina , esso si abbassa verso il N. ao° O. Ma qui si ])rescnla opporiuna rcnumerazione di alcuni fatti importantissimi perche somminislrano induzioni assai appropriate suUa cpigenia delle roccie. Lo gneiss, che abbiamo teste citato esistere presso il ponte di Sparone, non solo cambia d'inclinazione accostandosi alia serpentina, ma prova un'altcrazione nella composizione, la quale non e impossibile, che gli sia procacciata dalla sostanza scrpentiuosa o talcosa, che in esso si e accomodata. Se si confronta insieme quello dei due capl estremi , le diBerenze si Irovano tali da non giudicarlo idcntico, ma se ci facciamo a seguilarlo passo a passo su lutta la sua eslensionc avremo certezza, che e sempre la slossa roccia piu o meno modificata; cosicche a Locana invece dello gneiss ordinario , i monti sono coperti di steascisto felspa- tico quarzoso. Questa roccia presso la Chicsa della "Vergine delle Grazie, che si trova lungo la strada di Locana a Ponte, e deiuulala dei deposit! giurassici e alluviali , per cui si scorge la sua inclinazlone , ch'e verso I'E. 20° N. , e le falde cosi abbassate sono divise da una mollitudine di fessurc nella direzione dell'E. 3o" N. all'O. 3o" S. Non m'occorse di notare particolarita ne'moiUi Ira Locana e Novasca, ma oltre quest'ullimo paesc la stralificazione e in varia guisa rotta e sconvolia; non pertanto parvemi poter rilevare in mezzo a quella con- DEL professoue a. sismonda ,„ fiisione, che I'lnclinazionc sia verso I'E. 20° S.: aimeno questa maniera d'essere e qi,ella, che si palcsa per la pii ordii.aiia, e la mcglio deter- ininata. Nel lello del rio del rocco, ollre alio gneiss, rimangono ciottoli e pezzi d. serpentina , che quelle acquc tolgono ai monli superiori ■ ma uei mouti, alia cui radice e lagliata la stiada, non apparisce di la! sostanza il benche miiiimo indizio. Una roccia pei o di sollcvamento , ed e un bellissiiuo granito serge dal mezzo degli strati di roccie allerate alcpanlo sotto Ceresole , anzi di esse e per gran parte composta la propagine, su cui monla la strada delta le scale, che mette a questo paese. Un simile granito avendo io ancora incontrato neUa valle della Stura, che per buon tratto caminina parallellaniente a quella dell'Orco, io credo di dover qui riunirc le osservazioni flute intorno ad esse tanto nell'una che neU'allra valle. La comparlizione dei componenti e molto ine- gualc. II felspato predoinina coslantemente , e con debolissima tinla scura. II quarzo ha I'aspello e la frallura vetrosa ; il mica infme e in squamette brune, le quaU sono piu o meno numerose secondo i diversi siti. Una tal distribuzione , non che simili proi.orzioni caratlerizzano il granito del Monte-Bianco, cosiche quando questo si confronta coi sumnientovati non si rileva una differcnza per distinguerli , e si di- rebbcro tolti nello stesso sito , e distaccati dallo stesso masso. Fessurati iniatti, o,come alcuni dicono, stratificati sono i graniti del Monte-Bianco: fessurato Io e parimente quello del luogo delle scale, c quello eziancUo, che esce dal mezzo di terreni antichi e stratificati alia Balma cC UngJiiasse , sul dorso del monte , che versa acqua nella Slura prtsso Bonzo. La causa , per cui propendo di preferenza a credere fessure le divisioni o oommettiture del granito, si k I'avere ossei-vato qua e la filoni di varia materia , i quali ritengono la stessa dirczione di esse. II filone metallico del monte Cocagna , ed altri talcosi racchiudenti laminette ed amioni di felspato osservabili al lago d^Unghiasse mi suggerirono quesla idea, che non rigetto , perche pii d'ogni altra parmi verisimile , e perche nessuna ne eonosco , che meglio di questa spieghi la loro origine , es- sendo ceito , o per il meno assai naturale , che codcsli filoni elevandosi abbiano rotto e diviso in varia guisa tutto cio , che loro si opponeva ; la qual cosa essendosi operata attraverso un suolo gii consolidalo ed indurito , non e piii stato possibile , che le parti disgiunle si saldassero insieme ; e se talvolta iono otturate , egli e i)€rche un fluido lapidescentc aO OSSERV.VZIONI GEOLOGICHE E MIBERALOGICHE deposito in esse tali sostanze , che per lo piu difieriscono o per natnra o sempUcemeiite ]icr struUura da qiiella, di cwi e formato il monte. E che gU strati di quei monti abbiano provati movimenti 'violcnti e gagliardi, dopo .il loro coasolidameato , lo tcslifica un certo pulimenlo o brunitura apparentissima sulle pareti di combaciamcnto ; e qui non e il caso d'at- tribuirne la causa alle correnti e niassi alluviali , conciosiacosaclie anche le lalde interne sono in qiiesto stalo , come m'assicurai io stesso. Nel granite dellc scale vi sono qua e la ticchi e venule di sostanza talcosa, che noi pcro crediamo accidentalc , non esscndo costante, e mostrandosi in cerli luoglii piA copiosa, che in cci-ti altri, senza che le altre circo- stanze di strultiira e di giacitura cangino menomamente. Quello della Balnia cV Uiighiasse non ne contiene, ma racchiude in se ai'nioni di -varia forma e di varia mole , bigi scuri , e di struttura granosa. Esplorandoli coUa Icntc si I'iconoscono distintamente due componenti del granite , il mica ed il quarzo , e qucsto talvolta forma anche piccoH noduli per lo piii elissoidi ; il lerzo , ossia il felspato si palesa sollanto quando si assoggctta un pezzettino della sostanza al dardo del cannello. Io credei a tulto prima che quesli arnioni fossero di roccie state awiluppate dal grauito, avuto riguardo alia loro struttura talvolta scistosa ; la loro com- posizione pero mette fuor d'ogni dubbio, che non esiste diversila di sorla tra essi ed il granilo , onde li tengo per nn effelto della cristallizzazione. Non e di poco momento il determinare la tlirezione ossia I'asse maggiore di questo granito ; da quanto ho potuto scorgere , pare , che si distenda dal N. al S. ; almeno egli e su questa linea, che lo vidi in piu luoghi dcnudato degli altri terreni. Infatti al luogo delle scale entra sollo alio gneiss dei monti posli alia diritla dell' Oreo , e va poscia ad uscire nel dorso acquapcndente nella Stura , come si puo vedere in piii siti di quel monti , ma specialmente alia Balma cT Unghiasse sopra Bonzo , nel qual sito e diviso da screpolature diretle in parecchi versi , ma fra quesle in maggior numcro sono quelle , che corrono giusla I'asse del sistema dellc Alpi Orientali. Lo gneiss, che sovrasta al granilo nel luogo delle scale, e in falde talmenle tortuose e scouvolte , che rcsta difiicilissimo fissarne I'inclina- zione. Alia Halnia , delta del Becco si direbbero dislocate nel verso delle Alpi Orientali ; io credo pcra , che il pezzo del monte , dove cio si moslra, sia franato dalla catena laterale , imperocehe da quel lanto, che si scorgc in parecchi sili di quel luogo tullo diruj)ato , gli strati DEL PROFESSORE A. SISMONDA 21 pentlono vferso I'O. 35° N. e sono divisi da fessuie che vanno dal S. 3o° E. al N. 3o° O. Nei monti presso Ceresole , e la precisamente doTC zampilla una polla d'acqua impregnatissima di gaz acido caibonico , gli strati si ab- bassano all'O. io° S. di 35", ma quegli del luonte, sul cui dorso e tib- bricata la chiesa pavrocchiale , pendono all'O. i5° N. ed lianno fessure nel verso deU'E. i5° S. all'O. i5° N. Le mic ricerchc per iscoprire I'origine di qucsta diflereiiza riuscirono infruttuose fintantoche mi li- mitai a indagare il terreno nel ))asso, ma quando salii al monte Cocagna, ivi vidi tali cose, che mi sembrano atlissime a risolvei-e ogni questione intomo alle anomalie della stralificazione di quei monti. Sorge cola un Clone di galena nella direzione istessa delle suaccemiate fessure. Codesto fatto mi suggcri toslo , che il filoue potesse essere la causa di quel di- sordine , e quiudi fatto osservatore pii attento e diligenlc non mi fii difficile il persuadermene. Ogni cosa dinota ch'esso si soUevb oblitjua- mente alia direzione degli strati precedentemente alzati , ed in un de- terminato modo disposti ; e per cause non facilmente riconoscibili gli uni pii degli alti-i sono stati da quello urtati e mossi ; laonde la parte maggiormcute percossa dovette per necessita voltarsi alquanto , rompersi e fessurarsi nel verso istesso dclla sua andatura; quclli invece, che non soggiacquero alia potenza motrice , ov\'ero che ne furono debolissima- mente colpiti se ne reslarono colla primiera disposizione , ed in tal modo reputo prodotla quella specie di discordanza nella stratificazione da me avvertita. Non so come si trovera quesla mia opinione , ma chiunque visiti quelle regioni son certo converra meco , imperocche i fatti sono cosi diiari e precisi , che una volta ammessa la teorica dei soUevamenti , non e piii possihile di negare in que' dislocauienti il (joncorso di due spinte , che corsero pressoche perpeudicolarmente Tuna all'altra. Lo gneiss e la sola roccia , che apparisca in que'disaslrosi monti; e dove ralluvione non lo copre, si conosce, che la direzione degli strati, abbenche piii si convenga col verso delle Alpi Occidcntali , che dclle Orientali , nulladimeno propende per cpialche poco verso di quegto , e lo diviene ognora pii uegli strati che awicinano il Clone metidlico. II lelto -ed il muro del Clone sono di qnarzo grasso , il quale con- tiene in se del talco bianco leggermente verdognolo , che il contatto dell'ana , dopo qualche tempo cambia in giallo sporco. Vi sono poi 22 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE E MINEBALOGICHE moltissimi vcntricini tutti ingemmati di ferro spatico lenticolare. Colla galena e congiunta la Bomonite ; qucsla quadrupla sostanza presen- lemente e copiosissima ; giova sperare , che a rnisura si andrii piA iiinanzi nei lavori , e gli scavi saranno maggipnncntc sprofondati , essa sparira , se non del tulto , almeno in tale quantita che la coltivazione ridondi vantaggiosa. L'inclinazione del Clone e al N. N. E. di "jo" , menti-e che le roccie, fra cui giace, hanno una pendcnza di soli 3o°. Questa discordanza vicne in sostegno della nostra opiuione intorno allc anomalie delle dislocazioni di quelle rcgioni. Questi falti mi parvero di cosi grande interesse pello sviluppo ed incremento della teorica geologica, che non voUi uscire da quella valle senza prima avenie esplorato il terrene palmo a palmo , e quanto ne abbia avuto ad essere soddisfatto lo dimostrei'anno i fatti, che sto per narrare ; pronto pcro scmpre ad abbandonare ogni mia preconcetta opinione, se qualcuno con migliori , e piii appropriate ragioni dimostrera erronee le mie induzioni , oppui'e appoggiatc a non abbastanza severe osservazioni , abbenche io sia conscio d'essei'mi adoperato in ogni ma- niera , e senza riguardo ai pericoli quando m'occorreva per iscorgere dappresso I'indole , o la posizione d'una roccia , da me giudicata atta ad istruirmi suU'andamento seguito dalla natura ncUe sue svariatissime opcrazioni. I monti dunque, che fiancheggiano la strada di Ceresole al Chapuy o Ciap'i superiore, sono composli di terrene primitive ossia gneiss piii o meno modificato. I ghiacci , che coronano una pai'te della catena , che divide naturalmenle il Piemonte dalla Savoia, occultano il terrene; ma fra i ciottoli di continue menaii al basso dalle acqne, nessuno ne conobbi del terreno giurassico. Un filone pi-essoche di pure ferro spatico con alcuni piccoli indizi di Bomonite si mostra nei monti primitivi presso al Chapuj. Crislalli di quarzo ne ingcmmano gli sgonfi ; essi deggiono essere posteriori alia materia del filone , imperocche i suoi cristalli ne sono velati. II terreno giurassico comincia a comparire in brani e scpiarci f^WAlpe iletto Baslellona o Stallone , nia non diviene abbondante che nei vallone superiore a qucslo, e i)cl quale si arriva al colle della Gran-croce. Sono strati altemativi di scislo argilloso, di arenaria e di calcare alteratissimi, ed DEL PROFESSOnE A. SISMONDA 23 incliiiati all'O. 35" N. di 45°. Un banco cli stisto talcoso frammczzato da slraticelli tli quarzo e sparse cli granato , e iH una molliiudine di piriti in decomposizione , li separa dallo gneiss, il quale forma le due propagini late- ral! del vallone. Questi banchi si prolungano per esse verso il N. N. 0. c vanno a fuiire Ira due monli di teneno primitive, clie fianrheggiano il bello e spazioso piano del Nivolct , dove prcnde la sua origine la valle di Suva- ranche. Lo scisto argilloso per gli agenti modificatori acquislo una tin la bigia scura , ed il suo quarzo si e disposto in faldelline , Ic quali pero consorvano la struttura granosa. Le medesimc cause mutarono I'arenaria, in una roccia rossiccia senza ch'abbia perduta la struttura granosa ; il mica , ch'c in poca quanlila , ha I'aspelto argentine , e nen conserva regolarita nella massa. II calcare infine e giallognolo , tutto cavernoso , colla struttura saccaroide piu o meno bene detcrminata. In esso sono imprigionati certi arnioni composti di amlibolo actinoto , e di un'allra sostanza ressigna raolto analega alia pasta del granato , la quale non mi riusri di distinguere essendo in niinuiissimi granelli conficcata nel calcare. Questa riunione mi sembro singolare e molto intcressante , e percio nc faccio menziene , onde si possano trarre quelle induzioni che il fatto da per se solo suggerisce senza altra spiegazione. II piano del Nivolet e i monli , che lo confinano verso la valle di Reme , e verso la Tarantasia sono formati di gneiss molto talcoso, che ognuno di leggicri confondcrebbe coUo steascisto porfiroideo di Brongmart. Per esso serpeggiano in vari luoghi, con direzione presso a poce dall'E. all' O. , filoni di una roccia verde scura , ruvida al tatto , pesantissima , che alitata tramanda odore argilloso ; non scintilla ceiracciarino ; al dardo del cannello si fonde come gli anifiboliti. Filoni di roccie non affalto con questa identiche , ma molto consiraili , li notai parimente a traverse lo gneiss nel vallone e gola del colle della Gran-croce. IMostrandosi di essi le sole testate , non mi riusci di sceprire verso qixal parte ne sia I'inclinazione , oppure se giacciano verticali, pero lo gneiss che li rac- chiude pende aUO. 35° N. di 55°. Le cime di molti di quei monti sono coperte di terrene , ch'io repute giurassico. Un fatte piu curioso d'ogni altre fin qui ricordato , si essei-va alia Roccia bianca , piccolo monte della catena, che separa la valle dalla Savoia. Queslo monte domina YAlpe detto Pra-fiorito e tpiello piu al basso chiamato jilpe del Charruc Esso e parimente cem- posto di terrene primitive , e di falde giurassiche , ma per esso si cleva 24 OSSEHVAZIONI GE0I.OGICHE E MINEHAI.OGICHE una inieiione di serpentina , la quale comjiarisce solamenle ncllc falde giurassiclic , chc squarcio c scompagino e modiGco cosi cssenziahncnte da noti essere riconoscibili. Le modificazioni consistono in infiltrazione di sostanza talcosa o seqiontinosa tanto ncgli scisli , quanto nel calcarc, il quale dove u'c lil)cio ritiene la struttura saccaroidc , ed e bianco , oppure giallognolo come quello del vallone sotto il colle della gran Croce\ ma cpiando ne conticnc sia poca, sia molta', e quasi sempre cambiato in ferro spatico ; certo per la combinazione di una dose pii o mcno grande d'ossido di ferro , chc poscia acquistb I'acido carbonico esalalosi o contemporancauientc o posterioraiente dalle viscere terrestri, qualora non le sia stato soinministrato dall'atmosfera istessa. Siccomc questa sorta d'epigenia non e dappertutto nello stesso grado , egli e facile il procurarsi una serie di niostre , che palesano e comprovano I'accennata operazione della natura. Nei pezzi cosi modificati , oltre il talco havvi una sostanza verde , fibrosa , chc le rieerche al dardo del cannello mi diniostrarono esserc actinoto. Si ricordi il leltore , che cogoli di qncsta specie mineralc stanno imprigionati nel calcare del vallone poco lonlano sotto la Gran-croce. Snperiormente poi alle falde givirassiche di Rocca bianca trovasi uno scisto molto cruarzoso, disseminato di alcune poche laniinette di felspato. Ognuno lo giudichercbbe primitivo , e se tale veranientc fosse , io non saprei spiegame la sua altuale posizione , a meno di supporre un rovesciamento cola prodotto dall'uscita dei filoni auifibolici, che la lore direzione palesa posteriori al sollcvamcnto della serpentina , la cui originc in quel luoglii a mio credere non e piu antica dellc Alpi Occidentali. Ho ancora percorso gran parte dei monti fiancheggianti la desti*a sponda deirOrco , scnza pero aver inoonlrato cose o falti di particolare interesse. Salii pure al colle della Crocctla seguitando il tortuoso viottolo, che f>assa ora sul dorso ed ora nei burroni dei monti dirimpetto alia Chiesa parrocchiale di Ccresole. L'ossatura di quel monti e di gneiss in falde per lo pill inclinalc all'E. aS" S. Fra i ciottoli e i massi, die da quelle ciine dirupano sul pendio dell'opposta parte, e fino al lago detlo Fer- cellina, alcani ne innvenni, su cui v'era come una spalmatnra di piccole laminelte di feiro oligislo , del quale per qtianto abbia ccrcato , e do- uiandato alia mia guida non rinscii a scoprire il giarimento. Per lo chc mi Tfune in pcnsiero, ch'esso sia una di Ic quali conipongono il monle Sarda di la non molto lontano. Ognuu sa quantc ipotcsl siansi emesse intorno alia formazione deiramianlo, e tra esse quante ve ne sieno puramenle favolose; ebbene quclla che niu di Uilte si e creduta stravagaiite , jierche lo coiisiderava come uno sUUO |)iu o incno avanzato della rnalurazione delle roccie magnesiache, e quella , in cui io veggo una certa tal quale probabilila , qualora si trasporli queslo modo d'csprimersi del nostri anienali nel linguaggio ScicntiGco alluale , vale a dire qucUo , ch'essi cliiamavano maturazione piii o meno avanzata , da noi sia chiamato decomposizione in gradi diversi. Diifatti io propendo molto a ciedere , che la massima parle dell'amianto sia per tal modo originato ; ed in questa opinione vie maggiormente i-estai conviiito , avendo ne' miei alpesti'i viaggi quasi sempre trovato I'amianto giacere nelle commissure di due roccie diverse, dove lo sviluppo delle correnti elettro-chimiche sono costanti ; e come ci fecc conoscere il sig. Becquerel moltissimi minerali devono la loro csistcnza a siffatte naturali correnti , mei'ce cui la natura niorta si fa attiva. I pirosseni fra i miuerali cristallizzati, sono quelli, ne'quali succede ben sovcnle questa alterazione. A Traversella se ne trovano di quelli intieramcnle scambiati in amianto , ed altri in cui la pane interna ri- mane inalterata ; oi'a se non fosse di questa circostanza , si avrebbero delle dillicolta ad ammettere una tale mutazione , la quale viene poi ancora dimostrata dalla disposizione delle fibre stesse di quell' amianto, che sono coUcgate nella medesima foggia che lo sono le faide nci cri- stalli originarii. Un iinpasto di calce carbonata spatica , di fcrro ossidolalo , e di talco riempie una spaccatura del monte serpentinoso Ovarda. La strut- tura e la riunione di lutte queste sostanze e fatta in modo da non lasciar congetturare con fondamento e probal)ilita , che il calcare vi sia infiltrato , ma bensl sublimato in un cogli altri minerali , ai quali nes- suno ricusa d'attr'd)uii"e una tale origine. L'opinlone di calcari primilivi presentemente pare sbandita dalla scienza ; e si pretendono di una o di ua'altra delle posteriori formazioni. Tale cosa mi sembra un'assurdila , a meno che i Geologi non siansi bene espressi , imperocche donde vogliono derlvare I'immensa quantita, che ne esistc , se non lo risguar- dano crcato da principio con tutti gli altri materiali del noslro globo, esscndosi presentemente condannale c rigettaie tutte quelle supposizioni capricciose di metamorfosi, di facolta procreatrice conceduta dagli antichi 36 OSSERVAZIONI GEOLOGICHE E MINERALOGICHE all'acqua, ec. ? lo dunque opino, die il calcarc sia priinitivo al pari dello gneiss , ma che , per essere facilniente disaggregabile , e per divenire in certe condizioni facilmenle solubile , sia staLo ncUe varie rivoluzioni tolto dal posto suo priinitivo , e poscia abbandonalo qua e la alio stalo o cristallino , o compalto, o polverulento. Esso ritiene poi reliquic di varie generazioni di esseri organizzati se ando soggctto alia sola azione delle acque; se invece contril)uirono a modificarlo le roccie di sollevamento , si dislrussero e scomparirono ogni spoglia, ed ogni segno degli antichi abitanti; dove finalmente la sua posizione lo soUrassc ai dissolventi, e ad ogni causa capace di cambiarne il giacimenlo , come in cerli filoni, mi pare si debba dire primitivo, quantunqiie compavso suUa superficie dclla ten-a posteriormente aU'esistenza degli esseri organizzati, come si dicono molti graniti , tuttoche coprenti falde con esseii organizzati; laonde Tepiteto di primitivo aggiunto al calcare del filone deWOvarda, gli e coii- venientissimo, come pure si conviene a quello dei filoni granatici della Mussa , e a quello dell'interno delle miniere di Traversella , non essen- doviluogo a supporre in questi diversi sili un'infdtrazione di tale materia. Sul picciolo piano alle falde del colle sono sparsi massi e pezzi di varia mole delle roccie, che compongouo i vicini nionli. Tra essi ne notai molti attraversati da grosse vene formate di sostanze eterogcnee come Epidoto verde , Sfeno , Ferro ossidolato e Talco. La tessitura di questo impasto e tale, che malagevole cosa sarebbe il riconoscere le diverse sorta di minerali ; ma per buona ventura vi si trovano crislalli regolari di ciascuno di essi. Una imminente pioggia , ed il lungo cammino, che ancora restavami da fare, m'impedirono di cercare donde derivassero cosilTatli massi, laonde ignoro se staccati sieno da un filone, oppure da un ammasso di mole maggiore. Quando si percorre I'opposto pendio di questo monte, che di- scende sopra Usseglio nella valle di Viii si mirano a un diprcsso Ic stesse cose gia accrnnate. La serpentina qua e la si mostra, o perche vi sono slati dirupamenti, ovvero perche vi esistono delle grandi spac- cature , che dalla medesima si possono credere originate ; almeno cosi mi parve di vcdere nel monte detto Torre della Novasca , nel piano di Venaus , cd in pii!i siti del vallone dcllo slesso noma, per cui si disccnde in una borgata d'Usseglio; discesa difficilissinia e quasi impra- ticabile per gli abitauli stessi di quel luoghi , i quaii quando passano dall'una noiraltra valle tensono un ben diverso cammino , che le niie DEL PROFESSOUE A. SISMONDA 3-1 guide ignoravano , e chc la folta nchbia impedl di vcdere. Verso il flne poi di qucsto vallonc si alzano quasi perpendicolarmente scisti bigi e liicenli alteniali con calcare scuro e saccaroide. Gli strati dello gneiss soiio lalincnte disordinaii, clie non venni sempre a capo di noiarnc la pcndenza , ma dove polei eonoscerla mi si presento verso I'O. 35" N. Gli scisti quasi verticali stanno invece direlti presso a poco dall'E. all'O., ed hanno fessiirc a tali direzioni perpendicolari. NeU'esplorazione della valle conobbi , ehe i monti si compongono degli stessi ten-eni accumulali nelle giogaie gia descritte; locche tmta-Nia uoii mi dispcnsercbbe dal pai'larne parlitamente , se non fossero rap- presentati dalle slcsse roccie , e nella stessa guisa modifieate ; laonde mi limitero a narrare solo quelle cose, ehe mi paiono riunire maggiorc interesse per lo schiarimcnto dell'adottata leorica. Moltissimi sono i luoglii , dove comparisce la serpentina , e sia ehe si percorrano le falde , il dorso , o la cima di que'raonti avvien sempre di trovare qua e la una lal roccia di sollcvamento o denudata aifatto , oppure uscire piu o meno dai terreni stratiGcati , i quali per lo piii inclinano al N. 35° O. di 4"° a 5o". Tralasciando di parlare dei siti, ove forma solamente vene , io cilero alcune di quelle localita , nelle quali essa si mostra per buon tratto denudata. Cosi si vede alle radici delle catene fiancheggianti la valle presso il luogo appcUato il Ciabert, come parimentc si trova alle Trapelte , alle fontane cliiamate collo stesso nome , nella gola delta Costa-Soleri , al Balzo della Colombaia , al Pis-Madai , al Monte delle Coppe pel quale si Iraversa a Bussoiino nella valle della Dora , ec. Quivi poi tutlo par favorire una niia opinione , ehe la serpentina cioe si continui solto le falde dello gneiss (ino nelle viscere del monte Rocciamelone , il quale dalla parte della valle di Viu e vestilo di falde giurassiche su piii punti rose dalle acque, per le cui rosure si scoprc lo gneiss soltogiacente. Oltre a cio ivi si scopre ancora im allro fatto da me in piu luoglii osservalo , senza pero cli'io abbia niai potato iutenderne bene la causa. La serpentina piu superficiale, e spccialmente quclla in contatto irnmediato coi terreni stratificati, invece il'essere compatla e coUa linla vcrde oscura, e scistosa e livida. Dalle narrate cose si puo gia comprendere, ehe il nocciuolo di quelle catene e di serpentina; ma qualora i fatli in complesso cilati si giudi- cassero insuflicienti, e non abbaslanza estesi e frequenti, come si vogliono, per iscliivare ogni obiezione ehe a questa asserzione si possa opporre. 38 OSSERVAZIOrtl GEOLOGICUE E MINERALOGICIIE io raccomando di csaininarc la natura de'inonli siliiati quasi alio sbocco tlella valle , i qiialL meglio chc qualunque ragionameuto , ch'io sappia fare , la diinostrauo in una maiiiera incontrastahile , impci'ocche sono anoli'essi compiutamente di serpentina , alia quale verso ponentc slanno addossale falde di gneiss. E cio non solaincnte presso il Colic delta Ciarinetta sopra Viu, ma ben anclic nella eoniinuazione dcUe "iogaie , chc vanuo poseia a formare il montc di S. Ignazio, la cui cima sovrasta a Lanzo. E dove poi lo gneiss non permctte di vedere la roccia solto- stante , la si pu6 presumere dal niodo iu cui esso e modificato. La sostanza talcosa non si e sempre limitata al solo gneiss , ma modifico pur anche le falde giurassiche , clie iu piu luoghi il vclano. Io non cito tutti i sili , dove I'uno o I'altro di questi due terreni si prcsenlano , conciossiachc di essi se ne trova iu molti luoghi della valle, conservando quasi costantemente 1' inclinazione piu sopra indicata. Nel piano pero di Malciaussia notai un fatto euriosissinio. Tra le falde indubitatatnenle giurassiche del monte Faisasse , e di quello dctto Bauso delt Orso che sembra chiudcre la valle, la quale tuUavia si continua fino alle giogaie, che ci limitano coUa Savoia, ed in cui si puo altraversare passando il coUe di Lautaret , giacciono banchi formati di sotlilissiini slrali d'una roccia ricchissima di talco con poco fels|)ato. Un talc incontro mi rese dubbiosissimo sull'epoca dello steascislo, non solo di queslo luogo, ma eziandio di tutti quelli altrovc trovali , e ch'io sempre congetturai di terreno primitive modificato; laonde cercando se v'erano fatti per dilu- cidarmi un cosl inaspcttato giacimento , scopcrsi infine nel sito appellato Pietra morta la roccia talcosa intercalata collo gneiss ordinario in disaggregazione , il quale , siccouie le falde giurassiche , si abbassa al N. 25° O. di 45°; lo strato talcoso inclina pur esso nello stesso verso, ma di 55°. Qualora non mi sia sbaglialo nell'ossei'vare , e che vera sia una tale discordanza, resta dimostrata I'indipcndenza tra la roccia talcosa e quelle che la racchiudono ; pertanlo non sembrami fiior di proposito il credere, che vi sia cola stato un'iniezionc di sostanza talcosa, la quale passando per li diversi strati tolse a ciascun di essi qualcuno dei componenti , conteneudo felspato nello gneiss , felspato e calcare nelle falde giurassiche. Nel vallone A'Amas , chc volli anche vedere , la natura dei monli e la stessa dei lin qui mentovati. Secondo i varii luoghi si trova 0 dello gneiss talcoso, o dcllc roccie giurassiche come scisti e calcari, ma nou DEL PROFESSOnR A. SISMOKDA 3g sempi'C nello slato ordinario. Spcsso racchiudono anch'esse della sostanza talcosa , die loro di un aspelto molto consimile a qucllo dello gneiss, dal quale pert) si distiuguono e perclie mancano di fclspato, e perche coutengouo faldelliue di calcare granoso ; di qucsta soslanza lulta la roccia n'e iiapregnata, cd i pczzcltiui che ne sembrauo privi, la palesano poi mediante I'acido. nitrico. Qnoslc roccie dove esistono franano molto facilmente , il che meno duUa loro nature, die dalle utuncrose fessure dipendc. La borgata delta ChiapeUa , siluata sotlo un monle in massima parte composlo di tali roccie , sembra debba restare sepolta sotto la prodigiosa quantita dei massi , die si staccano e prccipitano al basso. Gli strati pendono al N. 25° O. di 4"° '^'^ quesla pendcnza uon e costante , anzi bene spcsso cambia e divienc anche confusa, oosa die aumenta nei nionli di Bassiiieto c della Mulatcra , ed in quelli eziandio a questi viciui. La cagione di lutti quel disordinameati paroii risieda nei filoni , die ser- peggiauo deutro i summeutovali monli. II coballo (i), di cui essi sono ricclii, forma ])rcsentemente Foggelto delle scavazioni ; il ferro spatico di cui sono maggiorniente doviziosi, non si cura. I filoui tengono varie direzioui incompatibili fra loro ; ma qimndo sL studiano sembca tuttavia clie sicno lutti deU'epoca dellc jllpi, orientali ; impetocGhe il maggiore di essi, oggidl abbandonato, si estcade presso a poco dall'E. all'O. ; gli altri si scostano bensi da questa direzioiie , ma ad esso sono congiunti in tal modo da far congetturare , die ne siano diramazioni. Almeno cosi mi parvc di vedere, quando andal a. \isitare quella minieiia ; siccome pero Bon potel esaminare la localita, come mi era< proposto per bene assicurarmi del giacimento dei filoni,non e improbabile ,. e noa mi farebbe maraviglia, die si riconoscesse essere l Oloui di cobalto tagliati da- quelli del ferro ; anzi avvertisco , die moltc delle cose su cui appoggio il mio giudizio , le seppi dal caporale minatone ; cdi ognun sa coine sia. difficile il farsi inteiidere, ed inteiuiere queste pcrsone , Ife qualii per lo piui nascoudono (i) U cobalto arsonicalc c ilbigio, che formauo I'oggclto deilc speculaiioni sono . a»sociati al Diicolo arscnicalc , € a piriti. Tulli questi minerali vanno soggetti a uii'altcraziouc per cwi si producono del coballo arseuiato distingiiibile pella sua tilita di fiori ili pcrsico ; del Piicolo arscniato Verde, c del ferro solfalo. Questi canibianienti succcdono per la flssazionc dcll'ossigeno , ciie i mijierali ac<{uistaDO dalfaria , 0 da qualclie altro corpo , ina il ferixi carbonato invecc si decomponc , pcrde il suo acido , c vi subeiitra dell'acqua ; di (jucsti fenonieni ne accadoiio costautemente nellc viscere della terra, come fccc conoscerc il sig. BEC(^>DEnEL, die ne diedt; una soddisfaccntissima spiegazione. 4<> 0SSERVA2I0WI GEOLOGICHE E MINEUALOGICHE la verila , temendo di rivelare un segreto , od altro , die loro possa nuocere. Se vere dunque sono le dichiarazioni del caporale, le diramazioni prolungate verso il Sud abboudano di cobalto, nel mcntre die le op- poste soao ricche di ferro: ma il fatto si e die cjuesle sostanze si trovano nelle une e nelle allre, come m'assicural io stesso. Quale poi sia il miiierale, che riempie il Clone principale diretto dall'E. all'O. non saprei dirlo con sicurezza, non aveudo scoito gli opporluni indizii. In uii Iralto di esso scoperto , dove solo rimangono le due pareti laterali in tale stato da far giudicare, die per qualcliecosa vi abbia coutrlbuito I'opera deH'uomo, Irovai qua c la pezzi di ferro perossidato bruno stalaltifornie , ed allri ylobosi e radiati, ossia la varieta delta da taluni sjevosiderite. Questa apcrtura o intaglio, dice il sig. De-Robilant, gia csisleva quando nel 1753 si scoperse la miniera di cobalto, lo die fa sospettare , che gli anliclii scavassero in quel sito sostanze metallidie. Io non voglio entrare in ragionamenli storici , poiche mi mancano i documenti oppor- luni per sostenere una qualunque opinione ; solo diro, che la guida mia m'assicuro d'avere dissotterrato in un suo podcrc presso il T illaretlo varii pezzi di piu libbre dipeso, di ferro metallico informe, insieme a scorie vetrose , rottami di malioni , tcgole , cc. Io jiassai sul sito medesimo , e quantunque non abbia fatto smuovere e scavare il terreno , nulladi- meno esplorandone le ripe m'accertai , che in tale racconto non havvi nientc d'improbabile , e nemmeno d'esagerato. Su tpellc elevate regioni mancano le falde giurassiche e la serpentina , ed altra roccia non compare che lo gneiss modiflcato , il quale giace con tale positura da rendere sempre piu dimostrato il solleA'amento circolare della serpentina del piano della Mtissa , a cui sta a ridosso. Esli e bensi vero , che stando alia attuale sua indinazione, non vi sono troppc ragioni , perche il nostro modo di vcdei-e rimanga saldo alle obiczioni ; ma convicne ponderare i cambiamcnti apporlali dai filoni , (he sorsero posteriorinente ai fatti di cui noi parliamo , c dci quali una bellissima testimonianza si ravvisa nelle niolte screpolature di ([uelle giogaie , ed infine cio compi-ova il vallone sicsso , die secondo noi ir stato originato dalla maniera con cui si sollevarono le serpentine ilflia Mussa. I monti di quella valle , die noi abbiamo csplorati Gno a Viu , non presentano fatti mcritevoli di particolare mcnziouc , tanlo piu che le roccie si conservano sempre le stesse. Passando il coUe della Ciannetta DEL PnOFESSOnE A. SISMONDA ^I per I'ilornaic nella valle di Lanzo di quando in quando lungo quel montc , c da ambe le parti di esso , la serpentina spunta traverso lo gneiss, 11 qimlc quivi si scompone , e si caml)ia in terriccio giallognolo; lo chc succeile parimente presso il monte di S. Ignazio ; ed e [)recisa- incnte sotto il Santuario, ihe noi l'abl)iamo ossei-valo. L'incUnazioiie degli «trati in questi ultimi sili e al N. 25° 0. di 48°. Tal cosa farcbbe ci'«derc lo slogameiilo indipendente dalle serpentine, ciocche e falsissimo, e questa falsita si rileva subilo badaudo alia forma della massa serpen- linosa , la quale e clissoidale , permodoclie i terreni stralificati , che si trovano ai due estreini capi dell'elissoide debbono per nccessita ritenere una posizione perpendicolaie a quella , che ritengono le falilc situate sui fianclii del mcdesimo. Ho tralasciato di accennare il terrene alluviale , che in piu luogiii copre le falde dei monti della valle di Viii , non avendo in esso scorto cosa alcuna di parlicolare interesse; ma non e cosi di quelle, che glace sotto 11 monte di S. Ignaiio alio sbocco della valle di Lanzo. To cbbi gla a parlare di simile terreno in questa valle , ma qui un fatto non altrove osservato vuole, che mi trattenga a darne ragguaglio. Sul pendio adunquc dell'accennato monte risguardante il torrente Tasso sono ac- eumulati massi, ciottoli, ghlala, sabbia e terra in falde alternative colle stesse irregolarita , che gia possedeva 11 suolo prima del loro deposlto. In codesti materiali piovenienti dalle superiori montagne , sono sepolti i vegetabill, che crescevano in quel luoghl anlerlormente alia rivoluzlonc, a cui si devc un tale accumulauicnto dl soslanze cosl differcntl , che pel lungo spaeio di tempo , e per altre cause non cosi facihnente determi- nabili soflersero una tale alterazione , chc 11 scaniblo nel I'icercatlssimo -combuslibile fossile detto lignite. E cpiantunquc non si possa dubitare che quel terreno non sla in un punto plu che nell'altro stato soggelto alle varle cause , che su esso poterono opcrare , nulladimcno i vegeta- blli ivi racchiusi non posscggono tutti il mcdesimo grado d' alterazione; ciocche provienc forse dall' Indole stessa delle piante , sapendosi che non tutti i Icgni posli in condlzioni Identichc provano eguali altera- zioni ; e quamranche cio arrivassc , gli uni plii degli altrl vi reslstono. Gil strati del combustiblle si ripelono poi molle volte, e sempre accom- pagnati da due sottili strallcelll dl sostanza argillcsa fra cui sono racchiusi. Nelle altre sostunze non notal ne particolarila di natura , nc glaclmcnto ^ERiE II. Tom. I. J 42 OSSERVAZIONI GEOI.OGICItE E MINFn W.Or.KHi: siiigolaie, solo clic si allcrnano , seiiza distribuzioiic die siiggcrisca ;il- iridi vel cupreo-aeneis , pubescentibus , striatis , striis subti- lissime granulatis , margine Jlavo ; anteniiis pedibusque dilute testaceis, geriiculis tarsisque Juscis. Longit. 6;/ -7 lln. — Lalit. 2^/^-3 I'm. Secus amnes et paliides in Sardinia pi'aesertim austi'ali et media , toto anno , -vulgatissimus. Descr. Chlaenio festivo , Fabr. valde afllnis , sed snadente innix- merorum speciminum inspccti-one ad propriam et distinclam specieni rei'erendus. — Color capitis constanter viridi-aeneus, nilidiis, numquani vero , ut in Chlaenio festivo , cupreus vel cnpreo-perfusus. Antennae testaceac. Thorax capiti intei-dum concolor , saepius cupi'eo-pei'fusus , parcissime rugidosus , sub lente subtilissime et confertim pnnctulatus , punctorumque maiornm seriebus sex vel ocio longitudinalibus , fere re- gularibiis, impressus. Scutelluin aeneum. Elytra viridi vel cupi'eo-aenea, pubescentia , striata , interstiliis subtilissime granulatis, margine flavo posticc pauUo latiore. Corpus infra nignnu , nilidum, abdomiue pcnitus concolore , nee flavo aut testaceo-marginato. Pedes dilute testacei , geuiculis tarsisque iufuscalis> AUCTORE J. GENE ^g VII. Agelaea , Nob. Novum genus e Feroniarum tribu. Cliaracteres essentialcs. Tarsorum anticorum articuli tres primi in mare ililalali, coitli- foniies. Palpi clongati ; maxlllarcs externi articulo 2.° crasso , incurve ; 3." obconico , 4-° fusiformi , acute, vix truncate; labiates articulo ul- timo subulate. Jntcnnae filiforines, corporis dimidio longiores , articulo i." incras- salo , mciliocri; 3.° brevi; 3.° omnium longiore. Labium prominulum , quadratum, anlice recta truncalum. Mandibulae porrectae , trigonae , parum arcuatae , acutae. Mentum emarginatum, dente medio acutissimo. Descr. Caput elongalum, fere rhombeidale , oculis par\is, dcpla- natis , neuliquam promiuulis , ciista seu cannula superoculari anguslis- sima , parura elevata , vix conspicua. Antennae corporis dimidio lon- giorcs , articulo i.° incrassato, cylindrico , mediocri ; 2.° brcvi; tertio omnium longiore. Labium prominulum , quadratum , anlice transverse cl omnino recta truncatum. Mandibulae porrectae , trigonae , parum arcuatae , acutae , latere interne vix crenulatae. Maxillae elengatae , acutissimae , inlus pectinatac. Palpi maxillares externi valde elongati , articulo secundo magno , crasso, depresso , incurve : 3.° obconico, te- reti , sequenti parum breviore ; 4 " fusiformi , acute , apice vix sensim truncate : maxillares interui ct labiales articulo ultimo fusiformi, subu- late. Jlenlum laic emarginatum , dente medio producte , acutissimo. Thorax valde clongatus , cenvcxus , anlice posticeque recta truncatus , lateribus marginatis, pone medium anguslatus. Coleeplra oblongo-evata, capite tUoraceque latiora, convexa: alae nullae. Pedes validiusculi , clon- gati , libiis antlcis latere interne profunde excisis. Tarsi infra valde se- losi : j)oslicorum nrticuli clongali , subcylindrici ; inlermcdiorum bre- viusculi , obconici ; anticorum in ulroque sexu obcordali , in mare Serie II. Tom. I. o 5o DE QUIBUSDAM INSECTIS SARDINIAE ETC. cHlalati, i.° rcliquis crassiore , 2." et 3.° transversis. Ungues longiusculi , gracilcs , ncutiquam scrrali. Nonien ab A'^^Xafo; - grcgarius. Observ. Quoad habitum genus hoc geneil Stomis Clairv. quam pro- xiine accedit : ab eo tamen ditrert antennarum articulo 3.° omnium iongissimo ; palporum maxillarium et labialium articulo ultimo subulato, oculis planis , etc. Locus in methodo inter Cephaloddes et Stomides. Agelaea fulva , Nob. Tab. II , fig. a. Fulva , eljtris striatis. Longit. 3 '/^ ■ 3 /I lin. — Latit. 1 lin. Frcquens hoc insectum et saepe gregarium occurrit in arborum truncis marcescentibus , secus rivulos , in editioribus del Genargentu , mm. iunio et iulio. Descr. Caput glabrum , inter antennas bifoveolatum. Thorax in medio sulcatus , linea semicirculari entice impressus , postice obsolete transversim impressus , angulis obtusis , subrotundatis. Elytra striata , interstiliis glabris^ margine laterali seriatim foveolato. Color ubique fulvus, oculis nigris. VIII. Anisodactylus virens , Dej. Dejean, Spec. gen. des Coleopt. T. IV. pag. i35. n.° 2. — Eiusd. Jconographie des Coleopt. T. IV. pag. 67. lab. 176. fig. 2. De hac specie, quamvis nee nova, nee in Europa meridionali rara, mcnlionem obiter facere opportunum existimo, ut, quo egregie et con- slanter a oongeneribus differt , character innotescat. Clarissimus Dejean qui primiter hoc insectum descripsit , colore tantum et thoracis forma AUCTOHE J. CENE .'j I (Hsliuxit : scil color, Icslc ipso clavissimo Auctore, saepissiine liulil nunc viriiU-aencus , nunc obscurus , alias cupreus ; thoracis aulem forma , angulis scilicet poslicis rotundatis, fere eadem in plcrisqup Anisodactylis recurrit. Finnissiinam ct longe meliorem notam ad hanc speciein di- i"uoscendam suppcditat spina apicalis interna tibiarum anlicaruni , quae, simplex in reliquis , lata et evidenter Iricuspis in hoc Anisodaclyio conspicilur. Frequens occurrit cum Jnisod. heroe ct btnotato in locis uliginosis et secus paludes totius Sardiniae , jirimovcre et aestate. 1%. AcMAEODERA Borji , Brulle. Confer Fascic. I.""', num. ii. Acmaeoderam Sardoara , quam eamdem cum Acmaeodera Borji cl. Brulle esse existimavi , propiiam et distinctam speciem constituere , romparalionis opportunitate habita , cl. Spinola litteris significavlt. No- mine ergo Acmaeoderae Prunneri , quo primitus designaveram, resti- luto , speciei nostrae diagnosis et descriptio haec erunt : AcMAEODERA PrunueH , Nob. Tab. I, fig. G. Elongata , convexa , nigro-aenea , pubescens ; eljiris sub-coeruleis , profunde punctato-striatis , interstitus punctato-rugosis. Longit. 3 /. lin. — Latit. i '/s hn. Circa Iglesias primum , dein in agi-o Karalitano invenla. Descr. Magnitude et forma Acmaeoderae i8-guttatae , Herbst. — Corpus subtus planiusculum , supra convexum , punctatissimum , pube- scens, pube rariuscula, erecta, supra nigrcscente, subtus albida. Cajuit turn antennis et ore nigro-aeneum subnilidum. Thoi-ax concolor, aniice 52 DE QUIBUSDAM INSECTIS SARDINIAE ETC. posliccque Iruncatus , basi utrinque obsolete foveolatus , lateribus sub- dilalatis , i-otundatis. Coleoptra subcoerulea , iiitida , profunde striato- puiiclala , intersliliis punctalis , rugulosis, pone medium declhia, mar- t;inc exlcnio versus apiccni argute serralo. Abdomen nitidum , peclore pedibusquo obscurioribus. Lconardus de Prunner , Augustanus Svevus, gallico bello adpropin- quante pedcmontana inivit stipendia. Olia, quae vcl praesidla vol breves induciae dabanl, Insectorum studio navus iropendidit , Lepidopterorum in j)rimis ordincm colens, scriptisque editis illustrans (i). In Sardiniam cum Teutonica Legione de Brempt , anno 1799, transveclus Musaeum Karalitanuni , iubeute Cauolo Felice, insulae prorege, incohavit, auxit, ditavit. Obilt Karal'Jjus anno i83o, Pro-tribunus pedilum et Eques Maurilianus. X. Anthaxia scutellaris , Nob. Tah. I, fig. 7. Oblongo-ovata , depressa ; thorace supj'a coeriileo , linea media, longi- tudinali inarginibusque viridi-aeneis ; eljtris rubro-cupreis , nitidis- simis , macula circa scutellum triangulari viridi-aenea. Longit. 2 ■/. - 3 lin. — Latit. '/, lin. In floribus sat frequens, aestate. Descr. Stalura et forma Anihaxiae niddidae , Fabr. — Corpus lolum , abdomine excepto, creberrime rugoso-punctulatum , subtus viridi- aeneuni , nitidissimum , supra viridi , cocinileo , cupreoque varium. Caput in foeuiinis nigro-coerulescens , liueola media vcrticali viridi- aenea , in maribus viridl-aeneum. Thorax supra parum convexvis , pone medium utrinque obsolete foveolatus , cocruleus, linea media longilu- diuali , margine antico lateribusquc viridi-aeneis. Scutellum parvum , (1) Lepidoptcn Pcdcniontana illustrata. Augustac Tauiiuorum , apiid GuaiU , 1798. Dellc Larvc d* Europa finora dcscrittc dagli Aulori di Storia Naturalc coll* indicc dcUc piantt- di cui si nodriscono. Torino , 1793 , daila Stampcria di Oiiorato Dcrobsi. ^ AUf.TORE J. CENK 53 sublriangulare , obscure aencum. Coleoplra parum convexa , rubro- ciiprea, niliiUssima , macula magna circa sciitcUum triangulari , viridi- aenea. Pedes obscure viriiU-aeiiei : femora crassiuscula : t'd)iae foemi- Jiarum subrcctae , simpliccs ; murium , cxceptis iiilermediis , Talde arcualae, anticis intus miiuilissime dcnticulalis , posticis dente parvo , obtuso , prope apicem inslruclis. Anlhaxia Passerinii , quam solertissimus Pecchioli in Hetruria nuper detexit , quamque egomet in Sardinia, superiori aestate, bis obviam habui, Anlliaxiae huic nostrae cquidem acccdil colore elylrorum ruljro- cupreo , maculaque circa sculellum \iridi-aenea; sed abunde differt i.° statura raaiore ct laliore; 2.° thorace viridi-aeneo vittis duabus coe- rulesccnlibus ; 3.° elylrorum margine laterali tenuissime viridi aeneo. An convcniat vcl dilt'erat femorum quoque tibiarumque slruclura , me latet , quot enim specimina Imius insecli in collectione mea extant turn e Sardinia relata, turn ex Hetruria accepta, tot faeminas esse videntur, ideoque dubiis illis dirimendis vix apta. XI. Anthaxia ferulae , Nob, Tab. I, fig. 8. Ohlongo-ovata ,_depressa , aeneo-a.i obscure fiisci: oculi globosi, nigri, maris magis ]>rominnli. Antennae corpore parum breviores, omnino ni- gricantes. Thorax anticc rotundatns, postice trmiratus, angulis obtusis, undiqnc lenue niarginatus, disco fere piano \n Jiicmina , postice elevato in mare, in medio obsolete impressus, punctulatus, rufo-luleus, nitidus. Scutellum triangulare , obtusvnn , stramincum. Coleoptra thoracis basi vi\ laliora, \aldc elongala , crebre rugoso-punrlata, slraminea, summo apice infuscalo. Alae nigricanles. Corpus subtus luleo-rufum , pectore nigro , nitido. Pedes nigro-fusci , femoribus basi rufescentibus. Obscrv. Coloris diU'crentia in sexubus nulla. AUCTORE J. GENE 57 XVI. Dasytes cinctus , Nob. Tab. II , Cg. 4. Niger, nitidus pubescens; eljtrorum vitta submarginali tibiisque testaceis. Longit. I 74 lin. — Latit. ^ lin. In herbidis baud rarus alia Scaffa prope Karales , ineunte iulio. Descr. Dasjt. haemorrhoidali affinis , sed longe minor et aliter pictus. — Corpus supra nigro-subaeneum , nitidum, crebre punctulatum j pubescens, pube longiuscula, nigra. Caput deflexum, planiusculum, crebre punctatum, an tennis concoloribus , subserratis, thoracis basim vis attin- gentibus , a basi ad apicem sensim crassioribus. Thorax convexus , crebre et profundius punctatus , lateribus rotundatis. Scutellum nigrum. Cole- optra thoi-ace vix latiora, convexa, confertim sed subtilissime punctulata, vitta utrinque submai-ginali , lata , ab angulo humerali ad apicem pro- ducta , rufo-testacea. Corpus infra niginim , nitidiim , subtilissime pun- ctulatiun, parcius pubescens, tibiis, summo apice excepto , testaceis. Tarsi testacei nigro-maculati. XVII. Dasytes Jlavescens , Nob. Tab. II , fig. 5. Elongato-ovatus , pubescens , sordidejlavus , ocuUs , pectore abdomineque nigris. Longit. 1 /, lin. — Latit. X lin. Semel lectus in herbidis prope Mandas, exeimte iunio. Descr. Species forma et colore a relicpiis congeneribus, Europae incolis , facillime dislinguenda. — Corpus fere lineare , depressum, \)\x- bescens, minutissime i-uguloso-punctatum. Caput declive, antice rotiui- Serie IL Tom. L h jfd DE QUIBUSDAM INSECTIS SAHDINIAE ETC. datum , sordide flavum , palpis , ociiHs inaculnque occipitali nigris. Antennae thoracis basim vix superantes, subseri'atae, articulis brevibus, a basi ad apicem sensim crassioribiis , flavae , apice infuscato. Thorax capite paulluKim latior , convexiusculus, utrincpie leniter rotundatus , sordide flavus. Scutelluin nigrum. Coleoptra thorace vix latiora sed triple longiora , evidentius punctulata , punctis confertissimis , inordinatis , di- lutius flava. Cor()US infra mesothorace, metathoracc abdomineque nigris, segmento ultimo supra sordide flavo. Pedes omnino flavi. XVIII. NECROpaORus funereus , Nob. Tab. I, fig. la 6; fig. i3 9. Niger, nitidus ; eljtris fascia ante medium, macula reniformi apicis , margineque injlexo inter fasciam et maculam ferrugineis ; antennarum clai'a ferruginea. Longit. g/, liu. — Lalit. 3 '/j lin. In Sardiniae montosis sub cadareribus sat frequens, ra. iunio. Descr. Neci-ophoro maritimo Eschscholtzii , cuius patria America borealis occidentalis , summopere afiinis. — Capitis forma et color ut in Necrophoro vespillone Fabricii , macula tamen clypei omnino nulla iu faemina. Articuli tres ultimi clavae antennarum feiTuginei. Thoracis struclura eadcm ac in specie nunc memorata , marginibus dumtaxat in mare lalioribus et magis explanatis , quam in faemina. Scutellum ma- gnum , triangulare , valde obtusum , nigrum , subtilissime et confertim punclatum. Elytra crebre punctulata , nigra , fascia ante medium macu- laque reniformi apicis a marijine lalerali versus suturam paullulum oblique adscendentibus , ferrugineis : fascia in mare interrupta, videlicet maculai-is , sensim ab initio altenuata et usque ad scutelli apicem fere |)roJucla; la faemina laliuscida , continua , vmdulato-dentata , a sutura longius remota : macula apicis transversa , a sutura ilidcm discreta , re- niformis , antice bisinuata , postice sinualo-angulata , sinu sive angulo recto : elytrorum margo inflexus basi niger, inter fasciam et maculam ACCTORE J. GENE 5q apicalem ferrugineus. Corpus infra nigrum, nilidum, metalhorace dense flavo-aureo-villoso. Pedes nigri , validi , condylis femorum posticorum brevibus , apice emarginalis; tibiis I'cctis. Obscrv. Necrophorus maritimus Eschschohzii , cuius specimen fae- naineum a clarissimo Faldermann missum in Musaeo Taurinensi adser- vatur, diflert a faemina huius nostri clypeo macula parva testacea no- tato; thorace angusliore angulis anticis rotundatis ; fascia elytrorum macular! sensimque attenuala ut in move speciei noslrae; macula apicali transversa magis angusta et elongala; margine demum inflexo elytrorum ab humeris usque ad apicem, idest per totam longitudinem, fernigineo. XIX. Attagemos fallax , Nob. Tab. II, fig. 6. Ch'atus , niger , tlioracis basi albo-notata; macuUs in singula elytro duabus dicljmis , rufis , pube alba oblcctis. Longit. I '/3 lin. — Latit. i 1 m. Sub ai-ljorum cortice hyeme , in floribus primovcre et aestate fiequens. Descr. Corpus ovatum, parum convexum, conferlissime et subti- lissirae punctatum, tenue pubescens. Caput parvum , deflexum , nigrum, tuberculo frontali solitario , nitidissimo , ocelliformi. Antennae nigrae. Thorax brevis , antice emarginatus , postice duplo latior , sinuatus , tri- lobus , supra convexus , niger , margine posteriori 4-maculato , maculis parvis, albo-villosis , internis evidentioribus. Scutellum albo-villosum. Coleoptra modice convexa, nigra , maculis iu singulo elytro duabus didymis sou geminatis , quainim prima obliqua, humero proxima, altera subtransversa , ultra medium disci posita , ruGs, pube densa, alba ob- tectis. Pedes nigri, tarsis rufescentibus. Obseiv. Color rufus macularum elytrorum In integerrimis individuis a pube alba tegilur, in detritis munde emicat. 6o DE QUIBDSDAM INSECTIS SARDINIAE ETC. XX. Attagenus maritimus , Nob. Tab, 11 , Gg. 7. Breviter ovatus , valde convexus , brunneus , dense cinereo-pubescens , antennis pedibusque testaceis , tibiis latis , extiis serratis. Longit. I '/i lin. — Latit. "/j lin. In herbidis alia Scaffa prope Karales , m. iulio. Descr. Animalculiun singulare , ad proprium et distinctum genus forte referendum. — Corpus breviter ovatum , valde convexum, Byrrhum referens , brunneum, sed pilis brevibus , prostratis, confertissimis , cinereo-argenteis supra ct infra obtectum. Caput parvum , deflexum , planum, tuberculo frontali solilario, ocelliformi , nitidissimo (i); palpis rufis. Antennae testaceae , clava interdum fusca. Thorax brevis , Irans- versus, convexus, antice emarginatus , postice latior , sinuatus , lobo praescutellari valde produclo , acuto. Scutellum minutum , fere incon- spicuum. Elytra antice oblique truncata, valde convexa , in individuis derasis dilute brunnea. Pedes testacei, femoribus tibiisque breviusculis, compressis , dilatalis , harum latere externo conferte spinoso , seri'ato , tarsis tibiis longioribus, gracilibus. (i) In AtUgcnis , in Tiogodermatis , in Antbrenis constanter recurrit tuberculum sen punctum hoc oceUiforuic , dc quo , si bene lucmini , silent Auctores. AUCTOUE J. GENE Qj XXI. HlSTER pUStUloSUS, NoB. Tab. I , flg. 14. Niger, nitidus; thorace antice subangustato, stria laterali sesquiallera ■ eljtris tri-striatis, macula hiunerali alteraque subapicali rotimdis' rubris. ' rariat elytrorum stria interna obsoletissima. Longit. 3/,-4 lin. — Latit. 2 '/^ - 2 K lin. In stercore bubulo et equino Sardinlae borealis et mediae non fre- quens, primovere et aestate. Descr. Stalura et magnitudine Hist, /[.notati , Payk. , sed pauUo angust.or. - Caput parvum , defle.um , fronte plana, linea scmicircu- lan impressa, antice interrupta. Antennae nigrae , articulo 2." et 3» rufis. Thorax mger, nitidus, convexus , laevis , antice in mare late et profunde emarginatus, postice truncatus, lateribus subrotundatis, lineis duabus utnnque impressis, exteriori tenui , abbreviata, medium non attingente , interior! profunda, fere ad basim producta. Elytra ni^^ra n.t.da, subconvexa, tri-striata, striis integris , interna saepe obsoletis- s.ma : m medio smguli elytri maculae duo rotundae, rubrae , una prope basun, altera prope apieem. Pedes nigri, tibiis anticis tri-dentatis, den- tibus smvi^hcibus, obtusis in mare, acutissimis in faemina: tarsi duo antici rufi. XXII. Geotrupes geminatus, Dej. Tab. I , fig. ,5. Niger, subnitidus; thorace ^age punctata, inermi ; eljtrU punctata- striatis , striis per paria appraximatis. Longit. 5 /, - 7 lin. — Latit. 3 ^ - 4 /, lin. In editioribus mentis Genargentu yulgatissimus mm. iunio et iulio aliDJ rarus. 6a DE QUIBUSDAM INSECTIS SARDINIAE ETC. Descr. Species a coiigeneribus egregie distlncta et primo intuitu facile dignoscenda elytrorum striis per paria approximatis. Magnitude et slatura Geotr. laevigata quam proxime accedens. Corpus totum nigrum, subniticlum. Caput planum , crebre punctatum , punclis latis saepe con- fluentibus, tuberculo medio obsoletissimo, interdum nuUo. Thorax utrin- que rotundatus , antice in medio pauUisper retusus , postice interdum obsolete canaliculatus , vage punctatus, punctis hue illuc, et praesertim versus latera , maioribus. Scutellum triangulare, aequilaterum , pai-ce punctulatum. Elylra anguste marginata, marginibus reflexis, transversim sed parce rugulosa, punctato-stiiata , striis per paria approximatis , in- terstitiis latis, planis , impunctatis. X1LIII. Elaphocera obscura, Nob. Confer Fascic. I. n.° 29. Mouuerunt nonnulli Entomologi genus nostrum Elaphocera idem omnino esse ac genus Leptopus clarissimi Dejeanii , speciemque nogtram sardoam Melolonthae denticorni Duf. , idest Leptopo deriticomi Dej. , respondere. — De priori sjTionymia , scilicet de generum identitate , nihil est in praesens quod dubitem : cum vero nomcn Leptopus ad aliud genus designandum in Cimicidum familia iampridem usurpaverit cl. Dufour, ita nostrum esse conservandum unicuique facile palebit, non itidem omnino sentio quoad synonymiam speciBcam , de qua nihil certi eruere valuisse ingenue fateor, speciem enim Dufourianam, quam ineditam nee nisi nomine evulgatam leor , nondum comparare vel sal- tern inspicere mihi licuit. Fidem utique Viris perillustribus , qui harum specierum idcntitatem nuntiant, habere vcllcm, sed eorum sentcntia, ni fallor , nominis tantum convenientiae innilitur , quae an certissimum synonymiae argumentum conslituere possit vehementer dubilabunt qui permulias et prope dicam innumei'as diilerentiarmn sedes et rationes in Insectorum classe meniinerint. Sed quoquo modo se res habeat, de genere Elaphocera a me con- dilo et de specie sardoa eodem relata nonnulla et quidem momentosa hie sunt diccnda quae tertium seu novissimum per insulam iter et I ACCTORE J. GENE gj hispanica quaedam species a me nuper accepta docuerunt. Charactcics in priiiiis, quibus genus superstruitur , emcndandi sunt lum quoad sexuum dilTerentias , turn quoad vilae rationem. Perperam et insolita hallucinatione deceptus anlennas in utroque sexu spina ab articulo tertio prominenli instructas dixi. Specimen, quod faeniineum ratus prae oculis time tcmporis habebam, marem esse monstrosum, clava nempe antennarum abbreviata abdominecpie valde inflate, serius animadverti. Faemina genuina, superiori tantum aestate a me inventa, a mare muito magis, quam fas erat coniectare, discrepat, caret enim spina antennali et alis, tibias praesertim posticas crassissimas habet, tarsisque instruitur tibias longitudine vix aequantibus. Spinam igitur antennarum, cum al- tenus dumtaxat sexus propria sit , inter essentiales generis characteres non amplius esse recensendam satis liquet. Sed nova atque, ut ita dicain, decretoria accedit ratio, qua character memoratus a diagnosi generica omnino expungcndus sit. Mas speciei hispanicae, quam a cl. Dufourio Melolontham Bedeau nuncupalam Leptopis adnumerat clariss. Dejean, spina anlennali penitus caret, uti id videre est in specimine a cl. MaximiUano Spinola mihi nuperrime misso. Quae ciun ita sint, spina antennali ad characteres tantummodo speciGcos amandata, genus reli- quis notis innixum supererit, inter quas praestant numerus et forma articulorum funiculi antennarum et structura palporum maxillarium. Nunc operae pretiura est nonnulla de speciei raoribus edisserere. — Faemina Elaphocerae obscurae , more faeminarum Cebrioniun, rilara subterraneam degit , cuniculos inhabilans vi propria effossos , quibus ne nuptiarum quidem tempore egreditur: qua in re non satis iimquam miranda elucet Divini Auctoris sapienlia , qui libiis , ut supra memo- rav,, crassissimis ideoque ad fodiendam terram a,,prime idoneis animal- culum donavit. Summum interea est marium negotiiun facminas sic absconditas quaeritare et inventas procare. Mense iunio, vespcrtino dilu- culo accedenle, in aridioribus Sardiniae plagis ingens marium multitudo e iatibuhs, qu.bus diem peregerunt , ad auras evadit. Venere exciti terram hmc mdc incerto et praepeli volatu radunt , et si dcmum ol- factu , visu , vel alio quovis sensu moniti faeminae habitaculum nacti sunt, dluc praecipiles ruunt. Tunc strenuum oritur et spectatu dignum certamen: cum enim plures eodem tempore undequaque superveniant mares, cuniculi autem ostium et interior capacitas uno dimitaxat, nee plunbus sunul, aditum permittant, tota iUic coacei-vatur amasiorum 64 DE QUtBUSDAM INSECTIS SAnDINUE ETC. turba magnaque fit contentio ut quiscpie aemulos retrudat ostioque po- tiatni". Quo ab uno tandem vel vl vcl ingenio consecuto, copula initur, quae usque ad sequentem diem producitur. — Cetera, quae ad histo- riam liuius specie! pertinent, ignoro , sed certissimum prope est faemi- nam ova in ipso cuniculo parere larvasque ex illis proditas , Rhisotro- gorum more, plantarum radicibus vesci. XXIV. Cetonia Sardoa, Dabl. Tab. I , fig. i8. Nigra , nitida , saepissime subcoerulea vel obscure virescens, breviter ovata, subconvexa; eljtris immaculatis confertissime strlato-punctatis , interstitiis nonnulUs subelevatis. Longit. 8 lin. — Latit. 5 lin. Gory et Percheron , Monogr. des Cetoines, pag. 5g et 216. pi. 40. fig. 3. In plerisque Compositis cynarocephalis atque in umbellatis frequens, aestate. Descr. Species in hoc genere distinctissima. Corpus breviter ova- turn , convexiusculum , nigrum , saepissime subcoeruleum , interdum obscure virescens , nitidura, unicolor, slrigis vel punctis albis omnino carens. — Caput crebre et late punctatum, planum, quadratum, clypeo antice marginato , sursum reflexo, emarginato , antennis palpisque piceis. Thorax antice valdc angustalus , latcribus in medio subdilatato-rotun- datis , lenuissime mai-ginatis, postice sinuatus, ante scutellum emargi- natus , disco crebre et vage punctato , punctis versus basin et ad latera numerosioribus , lineaqiie longitudinali subobsoleta elevata. Scutellum triangulare , acutum , glabrum. Laminae cuneifonnes {Epiineres, Add.) punctis lineolisquc profundis inipressae. Coleoptra thoracis basi latiora , a basi ad apicem sensim anguslata, convexiuscula , interstitiis nonnullis obsoletissime elevatis , glabris , sutura humerisque laevibus , parce pun- i AUCTORE J. GENE Q^ ctulatis , alibi confertissime et vage striato-punctala , fossula prope su- turam nuUam. Pygidium crebre rugulosum, marginatum. Corpus infra nitidum, parcc viliosum, mclastemo laevi, canaliculate, lateribus con- ferlim strigoso-punctalis. Pedes puuctali, femoribus latis , sublus mar- ginatis pubecpe densa flavescente ciliatis. XXV. Cetonia carthami , Dahl. Tab. I, fig. 1^. Laete viridi-aenea , vel coerulea; thorace punctis duobus, eljtris strigis plurimis transversis albis ; sutura costisque duabus postice conjluen- tibus , elevatis. Longit. 7 - 7 /. lin. — Latit. 4 - 4 '/. lin. Gory et Percheron, Monographie des Cetoines , pag. 6i et 343. pi. 46. fig. I. Cum praecedenti ubique vulgatissima , aestate. Descr. Hanc Cetoniam Cet. auratae , Fabr. varietatem credit cl Dejeaa (i) , sad vix rite. - Color laete virldi-aeneus, vel cupreus vel coeruleus, nitidus. Caput et thorax ut in Cetonia aurata , in hoc tamen puncta duo alba in disco transversim posita. Elytra punctis et luuulis crebris impressa slrigisque albidis transversis notata , sutura costisque duabus evidentissimis , supra callum apicalem confluentibus , elevatis. Pygidium albo-maculatum. Corpus infra pilosum, segmentorum abdominalium marginibus utrinque albis : pectus conferte sirigoso-pun- ctatum, metaslerno laevi, canaliculato : abdomen glabrum , punctis aliquot sparsis impressum. Pedes punctati , femoribus sublus pube fla- vescente ciliatis. Observ. Varietas coerulea aeque ac viridi-aenea frequens occurrit ; rarius cuprca. JO Catalogue dcs CoIdopU-res , troisiime edition, pag. .92. Serie II. Tom. i. 66 DE QUIBUSDAM IRSECTIS SARDINIAE ETC. XXVI. Tricsius fasciolatus , Nob. Confer Fascic. I. n.° 3i. fig. 32. 6. Perperam liuiic Tricliium ineditum iuilicavi: invenusla quidem icone, sed descriplione aflabre tllgesta illustnUus exlat sub nomine Trichii zonatl in Fasciculo XIV. n.° 3. Faunae Inscctoi'um Eiwopae clarissimi Gerinarii, (juatn serins tantiim consulere ])otui. Nomen ergo a celeber- riuio IJalfiisi Professore iampridem indilum, meo sublato , servandum : cum vero Vir clarissimus marem dutntaxat noverit et descripserit , nee fgoract alterum sexum , nisi aestate anni i836, Fasciculo n^mpe i.° iam evulgato , observaverim , specici diagnosim et descriplionem se- quenti modo reformatas el auctas prodere consultum duco : Trichius zonatus , Germ. Tab. 1, fig. l6. Ij. Niger , Jlui'o-hiftus ; thorace infaeminis depili, utrinque flavo-marginato ; eljtris atris , holosericels , macula magna lunata baseos fusciaque interrupta , abbreviata ante apicem , luteis. Longit. 5-5 '/^ lin. — Latit. 3 lin. f^'ariat |3. Elytrorum fasciis angustissimis , obsoletis. Variat y. Eljtris penitus nigris. In floribns praesertim Cislorum et UmbcUatarum Sardiniae borealis et mediae frctpiens m. iunio. — Larvae vita ct melamorphoses in Quercus suberis cortice. Descr. Caput deflexum, nigrum, dypeo producto, quadrate, mai-- ginato, apice leviler emarginato , vcrtire (lavo-hirto. Antennae rufae , basi apircque nigro-piceis. Tliora.\ olilongtis l)asi jjisinualus, anlrorsum angustalus , puncLatus , uiger, in mare flavo-iurtus , unicolor , va fae- minu depilis, margine laterali flavo. Scutellum triangulare apice obtusiun, I AUCTORE J. GENE 67 parce pilosum. Elytra atra, holoseiicea , subliliter et obsolete striata , macula lunata humerum chigente , fasciaque intra medium et apicem utrinque abhreviata medioque interrupta , luteis. Pygidium albo-liirlum ill mare, apice pilis rarioribus obsituui ; flavo-hirtum In Jliemina , apice denudalo , iiigro. Corpus subtus nigrum, flavo-hirtum, abdomine magis denudato , segmenti penultiml basi in mai-e maculis duabus ftilvo-tomen- tosis. Pedes nigri , tibiis exlus dente obluso armalis. Varietas p non admodum rara: variolas y semel tantum lecta inter Tcmpio el Terrauova in mentis decUvitate dicta la Scala. XXVII. DoKcus musimon, Nob, Confer Fascic. I. n. 32. Gg. aS. 9. Sunt uonnullae in lusectorum classe sexus differentiae , quas nullo mode a priori prospicere vcl coniectura assequi peritissimi etiam na- turae scrutalores valent. Ubi enim analogiae praevia desunt exeuipla, vel ubi haec eadem exempla differentiis sexuallbus in uno vel allero genere statos limites constituere videntur, insolitam naturae oeconomiam suspicari , novasque foriiias coniectare , otiosiun esse unusquisque facile sentiet. Ab hisce scxuum difl'erentiis non antea perspectis plures utique erroi-es in methodum manaverunt et iugiter manant , sed huiusmodi errores excusatione digni sunt , scienliaeque potius quam Aucloribus Iribuendi. — Hisce obiter sed non inconsulto meuioratis , minime pudet diagnosira speciGcam Dorci musimonis iu Fascicule I.° a me edilam omnino mancam declarai'e. Specimen quod prope Iglesias legeram anno i835, faemina erat , sed longissune aberam quin earn ab altcro sexu toto coelo diversam animo el cogitatione efiingerem , uti id serins, in secundo scilicet itinerc , mauifeste didici. Elytrorum elcgantissima scul- ptura , quam uli notam praecipue speciGcam et egrcgie difl'erentialem praebui , in faeminis quidem conslantissime occurrit , sed in maribus deest. Quapropter sequenles speciei cbaiacteres , utrique sexui accom- jnodati , prioribus erunt suflicicudi : 68 DE QUIDUSDAM INSECTIS SARDINIAE ETC. DoRCus musimon , Nob. Tab. I, fig. 19 6. Niger, iiitidus , depressus; mas capite magno , transversa, inermi , antice late truncato , mandibuUs capite longioribiis , dente medio , elevato , supejme instructis , clytris glaberrimis ; faemina capite an- guslo , rotundato , variolosa , tiiberculo frontali elevato , mandibuUs brevibus obsolete dentatis , eljtris confertissime et profunde striato- pimctatis. Longit. maris 7X- i3 |^ I'm. — Latit. 3 -5 lin. » faem. 8 /. - 1 1 lin. — Lalit. 3 - 4 '/» ''"■ Singulare hoc insectum , rai'ura uti videlui- in Sardinia auslrali , avesarium et numerosissimum inveni sub cortice Ouercuum emortuaniin in sylvis monlanis Gallurae , Montis-aculi , Goceani , Ollasti'ae , etc. , primovere ct aestate. Descr. maris. — Facies Dorci parallclepipedi , sed magis elon- gatus. — Corpus totura nigrum, nitidum , laevissimum, impunctatum. Caput latitudine fere thoracis, dechve, clypeo deflexo, transverso , bre- vissimo , lato , abrupte truncato. Mandibulae capite parum longiores , validae , acuminatae , dente miico , medio , obtuso , adscendente. Thorax transversus , latus, undique marginatus, lateribus subrcctis, angulis po- slicis oblique truncatis. Elytra subdepi-essa , thorace fere angustiora , angulo humerali prominent! , acuto. Pedes valid! , tibiis spinosis. f^ariat interdum elytrorum basi punctato-slriata: hanc vero anoma- liam in speciminibus minimae magnitudinis dumtaxat observavi. Quoad faeminam confer descriptionem in Fasciculo I.° editam. Observ. Species haec Uropodis {Acarus vegetans, De Geer. ) miri- fice infestatur. Sunt mihi nonnuUa specimina hisce Parasitis adeo obsita ut vix dignosci queant. AUCTORE J. GENE 6g Tentyria monticola , Nob. Tab. II , Gg. 8. Nigra , nitidissima ; thorace globoso , oblongiusculo , margine postico integerrimo i eljtris oblongo-ovatis , a basl ad apicem seriatim-foveo- latis , intcrstUus elevatis. Longit. 6-7 I'm. — Latit. 2 '/» - 3 lin. Tenlyriae omnes, quas novi, planitics mari conlerminas liltoi'aque ipsa maritima inhabitant. Haec species e contra quam allissime supra maris libcUam , nee alibi, occurrit. Pi-imum reperi in caeumine mentis Spada , cuius alliluilo iGoo"' circiter aequat, dein frequentissimam , ineunte iunio , in montibus qui page Baunei supereminent. Descr. Tentjriae Floresii , dc qua in Fascicule I.°, simillima , seel colore longe nitidiore, statura maiore , elytrorum punctis evidentio- ribus, etc. , diversa. — Color uliique ebeninus, nitidissimus. Caput supra laeve, subtiliter punetulatum, linea superoculari elevata, basi subtus foveolatum. Thorax globosus, oblongiusculus , laevis, subtiliter punctatus, tenuissime marginatus , postice attenuatus, basi integerruna. Scutellum minutum, laeve. Elytra thorace latiora, oblongo-ovata , postice subpro- ducta , attenuata , seriatim foveolata , foveis profundis , saepe linearibus , interstitiis elevatis. Foveolarum series , quae in Tentyria Floresii paullo ultra basin elytrorum incipiunt, in hac specie e baseos ipsius margine exoriuntur. XXIX. AsiDA glacialis , Nob. Tab. I, fig. ii 6, fig. »a O. Oblongo-ovata , nigra, interdum liitosa; thorace punctata, basi sinuato, lobo intermedia subtruncato , angulis posticis acutis , praductis ; eljtris costis tribus elevatis, interna breviore. Longit. 5-6 lin. — Latit. 2 '/« - 3 lin. In summis iugis del Genargentu ad nivem deliquescentem , mm. iunio et iulio, irequens. no DE QUIBUSDAM INSECTIS SARDINIAE ETC. Descr. Corpus supra nigi-um , pulvere grisescente adspcrsum , rarius lutosuni sive indumento argillaceo obductuni. — Caput puuctatis- siinuin, puaclis lalis , profunde excavatis, fronte inaequali , sinuose iin- pressa. Auleniiae piceae , apice dllutlori. Thorax convcxus, marginatus, antice pauUo angnstatus, postice sinuatus, lobo intermedio lato, sub- truncato , augulis acutis, sensim ultra basin productis. Elytra pone medium paullulum dilatata , depressiuscula , obsoletissime granulata , costis in singulo tribus elevatis , vix undulatis: interior a margine ba- silari stalim prodiens vix ultra medium elytri recta extenditur ; inter- media , pone humeros exorta, ol)lique suturam versus progreditur, ab- rupteque in elytrorum descensu longe a sutura evanescit; exterior , antice praecedenti adnata , margini lateral! fere parallela excurrit, apicem intermediae vix sensim transgreditur , longcque a sutura itidem eva- nescit. Corpus subtus nigrum, subtilissime punctatum. Pedes concolores, unguibus dumtaxat rufescentibus. Observ. Mas differt a faemina statura iugiter minore et aogustiore, elytris magis depressis , lineolaque iuxta suturam utrinque elevata , obsoleta. XXX. AsiDA rustlca , Nob. Tab. II, fig. I. Oblongo-ovata , nigra, saepius lutosa ; thorace puiiotalo basi sinualo , lobo intermedio subtruncato , angiUis posticis acutis , productis i eljtris planiuscuUs , costis duabus elevatis , interna breviore. Longit. 5-7 lin. — Latit. 3 '/a " 3 /. lin. In apricis Sardiniac borealis, et praesertim circa Tenipio, frequcns sub lapidibus , aestate. Descr. Caput et lliorax fore cadem ac in Asida glaciaU. Coleoplra dorso planiuscuio, sublilissimc granulata, costis in singulo elylro duabus, obsolete tubcrculalis : interior , aeque a sutura et a margine laterali distans , a l)nsi slalim exorilur , et paulio ultra medium producitur ; I AUCTORE J. CE.NE yr exlima a marglne basilar! tlisiimcla , ol)liquo progredilur ct in desccnsu elytrorum evancscit: inter costain extcriorem et marginem lateralem series exlat tuberculorum, saepe obsoleta. Rclicjua ut in specie prae- ccdenti. Observ. Mas dilTert a faeiiiina coleoptris ut pliirimum ihorace aii- gustioribus , dcplanatis , latcribusque subparallelis. XXXI. AsiDA Combae , Nob. Tdb. II , fig. lo. Ohlongo-ovala , griseo-nlgra ; ihorace punclato , last sinualo , loho in- termedio subrotundato , anguUs posticis acutis , productis ; efytris plant iiscuUs costis duabus elevatis , interna brevissima , pUcaeformi. Longit. 5 7^ - 6 7, lin. — Latit. 2 7^ - 3 7^ lin. In agris et viis sabulosis prope Lanusei , m. iunio , baud fi-equens. Descr. Magnitude Asidae rusticae. Corpus totum confertissime punctulatum , nigrum , pidvere et pube grisescente , minulissima , ad- S]>ci'sum. Caput transverse impressum , minus crebre sed profundius punctatum. Thorax convexus , inarginatus , antice paullo angustatus , postice sinuatus, lobo intermedio lalo, leniter rotundato , angulis acutis ut in speciebus praecedentibus. Coleoptra pone medium pauUulum di- latata , planiuscula , minutissime punctata , punctis nudo oculo incon- spicuis : in singulo ely tro costae duo elevatae ; extima ab angulo hume- rali exorta oblitpe progreditur et in descensu elytrorum , paullo ante apicem , abrupte desinit ; interior, acque a sutui-a et a margine laterali distans, a margine basilari prodit et illico absoUitnr, vix lineae dimidium longa : inter costam extcriorem et marginem lateralem series extat tu- iificulorum ut in Asida rusdca. Reliqua ut in hac specie. Observ. Mas faemina angustior. Franciscus Comba , in Musaeo Taurinensl rebus taxidermicis prae- positus , me in omnibus Sardinlae iliner'djus secutus, et mira , qua cx- cellit , in animalibus quaeiilandis et pingeudis dexteritate summopere 'J3 DE QUIBUSDAM INSECTIS SARDINIAE ETC. auxilialus est. Comiti ergo et adiutori strenuissimo speciem hanc gratus nuncupo et dico. XXXII. Philax nivalis , Nob. Tab. II, fig. II. Nigei- , subnitidus ; capite thoraceque granulatis ; eljtris granulatis , obsolete striatis , interstitiis alternis elevatis. Longit. 3 '/^ - 4 'h ^'"- ■" Latit. 2 lin. Ad nivem deliquescentera del Genargentu , cum Asida glaciali , frequentissimus , aestate. Descr. Facies Opatri, charactei'cs attamen Philacis , teste clariss. Solier. — Caput breve , subtransversum , lateribus sinualis , antice pro- funde incisum , granulatum , fronte transverse impressa : labrum emar- ginatum , absconditum. Antennae obscure piceae. Thorax coleoptris interdum latior, utrinque rotundato-marginatus , basi sidisinuatus , an- gulis posticis rectis , dorso convexiusculo , subinaequali , crebre et con- cinne granulatus. Scutellum parvum, transvei'sum , granulatum. Coleoptra vage et parcius granulata, obsolete striata , costis tribus in singulo elytro , idest interstitiis alteruis elevatis. Corpus infi-a granulatum : pedes spi- nulosi , tibiis anticis apice dilatatis , unguibus omnibus rufis. Observ. Hoc insectum nive evanescente mori videtur, in montibus enim , vel in ciusdem monlis partibus nive nupennmc exoneratis , fre- quentissimum rpidem , sed sub lapidibus exsiccatum reperitur. AUCTORE J. CENE _3 XXXIII. Cheirodes sardous , Nob. Tab. II , Cg. ,3. Oblongo-ovatus , comexus, niger, vage punctatus ; clypeo profunde cmarginato; antennis, palpis tarsisque rufis. Longit. 2 /, lin. — Latit. i '/j lin. Ill locis aridis et sabulosis prope TortoU frequens , m. maio. Descr. In hoc genere a cl. Dejean in Heteromerorum Taxicornium lamiha condito (,) tres tantum numerantur species, omncs a.Umc ine- d.tae, una scilicet ex Senegal (^Ch. scavabacoidcs , Dej.), altera ex ^gypto {Ch. cmarginatus, eiusd.), tertia ex Ilispania ( CA. o/7«iroiV/e* eiusd. ). Ab us singillatim diffeire animalculum nostrum recentissimis Lttens monuit cl. Aube , qui in Collectione Dejeaniana speeimina a nob.s m,ssa attenta comparatione lustravit. _ Facies ^phodii elevati , 1-abr. Corpus oblongo-ovatum , supra valde convexum , piceo-nigrum , mtulum , capite , thorace clytrisque crebre et vage punclatis. Ca-nU dechvc margmatum, margine rotundato , reflexo , clypeo late in medio et profunde exc.so , antennis apice crassioribus palpisque dilute rufis fhorax capite latior , transversus , utrinque rotundatus , pilis rufis ci- liatus, post.ce subangxistatus. Scutellum triangulare , glabrum. Coleoplra thoracis latitudine , tenuissime marginata , striis omnino nuUis. Abdo- men mfra parce punctulatum. Pedes picei, intus rufo-ciliati , tibiis valde compressis, a basi ad apicem extrorsum dilatatis ; anticis latio- ribus, 5-dentatis, denticulis 3 primis minutissimis , oculo armato so- lummodo conspiciendis, 4.° magno , 5.° maximo, obtuso ; reliquis , in- termedus nempe et posticis, extus late et profunde excisis. Tarsi dilute rufi. (.) Confer Dejean , Catalogue dc» Colcoptcrcs , troisieme ddit. nag. 2,0. Serie II. Tom. I. ■^4 DE QUIBDSDAM INSECTIS SARDINIAE ETC. XXXIT. Helops Genei , Dej. in litt. Tab. I , fig. 20. Depress US , vigro-siibaeneus , niddus ; capite thoraceque conferte pun- ctatis ; el/tris striato-punctatis , interstitiis planis , vix sensim pun- ctulatis. Long'it. 3 - 4 'A ''"• — Lalit. i '/a " ^ ''"• Sub arborum cortice in Sardinia boreali et media sat frequens vere et aestate. Desch. Species Helopi carahoidl snbsimilis, sed ab illo et a reli- quis congeneribus , quos novi , discedens corpore depresso , parum convexo, Tenebrionem potius quam Ilelopem prirno intuitu referente. — Color supra et infra nigro-subaeneiis , nitidus. Caput confertissime et conciune punctatum , fronte inter antennas transverse impressa. Antennae et palpi piceo-rufescentes. Thorax capite latior, brevis, trans- versus, antice truncatus, posticc subsinuatus, utrinque aiiguste margi- natus , angulis posticis subrcclis, punctalissimus, punctura eadem ac capitis , intei-dum bifoveolatus , foveolis in medio dorsi transverse po- sitis. Scutellum par>'um, triangulare, punctulatum. Elytra antice thorace vix laliora , a basi ad apicem sensim dilatata , marginata , punctato- stiiata, interstitiis planis, sub lente vis sensim punctulalis. Pedes obscure picei, tarsis rufescentibus. XXXV. AwTHicus mjrlabrinus , Nob. Tab. 11 , 6g. i3. Niger, nUuIiis , tenue pubescens ; antennarum basi, thorace , cljtroruin fasciis duabus transversis pedibusque riifis. Longit. I 7i bn. — Latit. '/^ lln. Frequens in arenosis alque ad littora paludiim Sardiniae orienlalis, vere et aestate. J ACCTORE J. GENE ^5 Descr. Inter elcgantiores huius generis species. — Caput glo- bosum, nigrum, nitidum, subtilissime et crebre punctulatum, anten- narum articulis sex prirais i-ufis. Thorax oblongus, corclatus , capite angustior, latcribus inamarginatus , ante medium dilatatus, poslice an- gustatus, Talde convexus , supra et infra laete rufus , nitidus, tenuis- sime pubescens. Scutellum parvum, nigrum, apicc rotundatum. Coleoptra thoracis basi diiplo latiora , convcxiuscula , nigra , nitida , lenue pube- scentia , creberrime sed vis conspicue punctulata , fasciis duabus traiis- versis, rufis , prima basi, altera apici proxima. Corpus infra nigrum, nitidum, pcdibus rufis, femoribus intcrdum obscuris. XXXVI. Bruciids meleagrinus, Nob. Tab. II , fig. 14. Niger i thorace subtrapczifomii , inermi , macula praescutellafi albo- villosa ; coleoptris punctis quatuor fasciaque postica Jlexuosa , ad sutiiram interrupta, albo-villosis ; aiitennarum basi pedibusqua rufis, femoribus posticis inermibus. Longlt. 1 - 1'/, lin. — Latit. '/^ - i lin. In floribus praesertim Rosacearum, aestate: rarus. Descr. Pulchra et egregie picta species ; quoad coi-poi'is formam, Brucho histrioni et Brucho jocoso, Schon. , Sardlniae Itidem incolis, af- finis. — Corpus supi-a nigrum , subnitidum. Caput oblongum, deflexum, creberrime punctulatum , oculis lunatis , in 6 prominulis. Antennae longitudine fere corporis, nigrae, articulis tribus vel quatuor baseos rufis vel rufo-maculatis , sequentibus gradatim maioribus , compressis , in 6 interne acuminatim productis , ultimo elongato , apicc attenuato. Thorax confcrte punctatus , anticc angustatus , angulis anterioribus ro- tundatis , posticis acutis , basi bisinuatus , lobo medio producto , sub- truncato, dense albo-villoso. Scutellum rotundatum, dense albo-villosuni. Coleoptra cviilenter striata, interstitiis planis , alutaceis, maculis paullo ante medium rjuatuor (duo in singulo elytro) transverse positis, extcnia m() DE QUIBUSDAM IKSECTIS SARDINIAE ETC. seu inarginali didyina , interna , sulurae proxima, oblongiuscula , lon- gitudinali , fasciaque prope apicem transversa , flexuosa , ad suturam interrupta, dense albo-villosis. Pygidium fuscum, maculis duabus dense albo-villosis. Corpus infra nigrum, pubescens , mesothoracc et meta- ihorace albo-villosis. Pedes rufi : femora poslica edentula , omnino vel basi tantum nigra : tarsorum articuli ultimi nigri. XXXVII. Rhynchites ilicis , Nob. Tab. II , fig. i5. Nigro-aeneus , subpubescens ; capite quadrato ; thorace profunde pun- ctato ; eljtris postice latioribus, j'ugidosis , vage punctatis. Longit. I '/^ lin. — Latit. '/j lin. In gemmis et foliis nuper exclusis Quercus ilicis frequens , vere et aestate. Descr. Elytromm punctura Rjnch. poUto , Stev. , cuius patria Tauria (i), aflinis. — Corpus totum nigro-subacneum , nilidum , pube brevissima , nigra , ope lentis conspicua , oblectum. Caput quadratum , convexum, punctatum, ante oculos abrupte constrictum , vertice obso- lelissime canaliculato : rostrum capite duplo et ultra longius in 9 , ca- pite sescuplex in 6, depressum, apice paullisper dilatatum , striolatum, inter antennas obsolete canaliculatum : oculi in 9 subplani , in 6 glo- bosi , prominuli. Antennae nigrae, longius pilosulae , basi proj)ius quam medio rostri insertae. Thorax capite vix latior, latitudine longior, sub- cylindricus , basi aptce([ue truncatus , pone medium utrinque subdila- tatus , confertissime et profunde punetatus. Coleoptra thoracis basi la- tiora , disco anlerius deplanato , postice dilalata , convexa, crebre et vage punctulala , intcrstitiis subelevatis , rugulosa. Pedes longiusculi , pilosuli , validi , femoribus pauUulum incrassatis , corpori omnino con- colorcs. (i) Schonbcrr , Curcul. T. i. pars i. piig -iib. n. 36. AUCTORE J. GENE XXXVIII. Erirhinus atomarius , Nob. Tab. 11, Gg. i6. Niger , opacus , tenuissime pubescens , antennis tarslsque rufo-piceis; eljtris striato-punctatii tubercuUs nigro-holosericeis adspersis ; tibiis basi apiceque griseo-pilosis. Longit. 3 7, lin. — Latit. i /, lin. Bis lectus sub arborum cortice prope Iglesias , Iiyeme. Descr. Caput breve, nigrum, punctatissimum, antice attenuatum, fionte obsolete impressa , oculis plaiiis : rostrum nignim , longitudine capitis cum ihorace , teres, arcuatum, punctatissimum, parce setosum. Antennae rufo-piceae. Thorax latiuuline vix brevior, conferlissime gra- nulatus, supra paruni convexus, pone oculos constrictus , dein rotim- dato-dilatatus , angulis posticis fere rectis. Scutellum parvum , ovatum , cinereo-pubescens. Coleoptra thorace latiora , humeris compresso-sub- prominulis, rainulissimc granulata , eleganler striato-punctata , punctis immersis, dongatis , subcalenatis , nitidis, interstiliis j.lanis, atra, pilis brevissimis, prostratis, cincrascenlibus adspersa, tuberculisque nigro- holosericeis, creliris, variegata. Corpus infra confertissime et concinne granulaluni , nigrum , subnilidum. Pedes concolores , breviter selosi , feuioribus muticis: tibiae rectae , basi angustissirae albo-annulatae, apice late grisco-flavcsceuti-pilosac : tarsi rufi , griseo-pilosi. •yS DE QUIBUSDAM INSECTIS SARDINUE ETC. XXXIX. Stenopterus decorus y Nob. Tab. I , Gg. a3. Nitidus , pubescens , rufo-testaceus ; capite , pectore pedibusque nigris; el/tris paralletis , viridi-cjaneis. Longit. 3 - 4 K lin. — Latit. 7, - i '/^ lin. In floribus umbellatis Sardiniae montosae , secus ainnes , rarus : aestate. Descr. Elegantissima species Sterioptero cjaneo Fabr. itiagnitudine et forma simillima. — Corpus totum nilitlum , pilosum , pllis rariusculis, longis, erectis, griseis. Caput nigrum, crebre punctatum, punctis latis, confluentibus. Antennae nigrae, articulis 5 apicalibus fere depilibus, i.° crasso, punctatissimo. Thorax supra et lateribus i-ufo-testaceus , infra niger, antice posticeque coarctatus, linea submarginali transversa impressus , punctatus , tuberculalus , tuberculis utrinque binis, quorum superi maiores ; quinto solilaiio , in medio dorsi prope basin posito. Scutelliun parvum , triangulare , obtusum , dense pubescens. Elytra thorace laliora , postice ncutiquam attenuata , plana , viridi-cyanea , confertissime punctato-rugosa , punctis latis, erosis, confluentibus, apice vix deliiscente. Alae fuscae. Mesothorax et metathorax infra nigri. Ab- domen flavo-testaceum , segmento i.° maximo, reliquis simul sumptis longiore ; 2.° brevissimo , confertissime villoso , villis erectis, laciniatis, crispatis , flavo-aureis. Pedes nigri , longius pilosi , femoribus modice clavatis. Mas differt a faeniina statura minore , villisque segmenti secundi abdominis longe paucioribus. Observ. Struclura abdominis , eadem in hac specie ac in Slenoptero cjaneo , a structura abdominis Stenopterorum gcnuinorum toto coelo diversa : elytra insuper nee subulata, ncc attenuata. Nonne ad proi)rium et dislinctum genus refcrendi ? AUCTORE J. GENE ijg XL. Adimonia sardoa , Dahl. Tab. I , fig. a5. Nigra; thorace rugoso, trifoveolato ; eljrtris punctatis , coitis quatuor elevatis , postice per paria confluentibus. Longit. 5 - 5 V, lin. — Latit. 3 - 3 /. lin. In Caaj)haliis allisque Compositis corymbiferis sat frequens , aeslate. Descr. Ilanc speciem ad Galerucas ab iuventore Dahlio rclatam j^dimoniis Laicharlingii numei'ant recentiores. — Corpus totum Qigrum , nitidum , postice valde dilatatum , obtusum. Caput parvum, punctato- rugosum, punctis scilicet confeitissimis , latis, profundis , confluentibus, linea verticali impressa. Antennae nigrae. Thorax capite latior , brevis, transversus , ulrinque marginatus, marginibus latis , subreflexis, sinuosis, in medio rotundato-dilatalis, angulis anticis obtusis, posticis subrectis , punctato-rugosus , trifoveolatus , foveola media oblonga , lateralibus sub- rotundis. Scutellum quadrilaterum , transversum , punctulatum, sulculo longitudinal! saepius bipartitum. Elytra ihorace latiora , argute margi- nala, margine reflexo, punctata, punctis latis, profundis, parimi con- fertis , in series lere regulares dispositis , sutui-a coslisque quatuor in singulo elcvalis , postice per paria confluentibus. Corpus infra nigrum , nitidius , pedibus concoloribus. XLI. Chrysomela stachjdis , Isob. Tab. U , fig. .7. Nigra vol cjanescens , nitida ; thorace laevissimo , later ibus incrassatis, punctatis; eljtris seriatim punctatis, seriebiis per paria approximatis ; antennarum articulis i.° et 2.° rufo-macidatis. Longit. 3-4 lin. — Latit. 3-2 '/^ lin. Larva et imajjo frequens in faetidissiraa Stachjde glutinosa , qua vescitur. In monlibus dell'Oliaslra , m. maio. 8o DE QUIBUSDAM INSECTIS SAIIDINIAE ETC. Descr. Corpus totum nignim , nilidum , subcoerulcum , rarius obscure virescens. Caput lacve , inacqualc , fovcola oblongaj punctiilata, oculis contigua, lineaque froutali , recta, imprcssis: clypeus punctulatus , linea arcuata profunde impressa a frontc distinctus. Anlenuae corpori concolores , articulis i." et 2.° anticc rufo-maculatis. Thorax convexius- cuUis , disco glabcrriino, lateribus per totam longitudinein incrassatis et punctatis , punclis latis, profundis, inaequalUer congcstis. Scutellum triangulare , angiistum , elongatum , subtilissime et parce punctulatutn. Elytra valde convexa , glaberrima , punctis lalis et profundis in series 10 digestis impressa, scrie prima suturae contigua decimaque omnino marginali solitariis , reliquis gcminatis , sen per paria approximalis. Alae albidae. Corpus infra nitidissimura , subcoerulcum , tarsis subtus rufo-spongiosis. Obseiv. Ab omnibus Chrysomelis mihi cognitis , quibus elylrorum puncta in series duplices disposita sunt, difiert haec nostra i." thoracis Jateribus per totam longiludinem incrassatis et punctatis; 2.° elytrorum inlerstitiis glabenimis, impunclatis; 3.° antennarum articulis 1." et a.' rufo maculalis. XLII. Spartophila lineata , Nob. Tab. II , fig. 18. Sordide Jlava ; capite postice, thorace punctis duobiis, sutura 'vittisque qiiatuor in singula eljtro interrupts nigris , interna brevissima. Longit. 2 ^/,, lin. — Lalit. J '/^ lin. In nive del Genargentu pluries lecta , m. iunio. Descr. Chrjsomelae lo-punctatae Fabr. aflinis. — Corpus supra et infra sordidc-flavum. Caput vagc punctatum, oculis maculaquc inter oculos transversa, medio siiuiala, nigris. Antennae sordidc-flavae. Thorax punctatus, punctis versus lalora conferlis , profunde excavatis, in disco rariusculis , evanidis , macula jiarva rotunda , nigra , utrinque notatus. Scutrlluin rufcscens, inlcrdum fusco-maculalum. Elytra profunde striato- I AUCTORE 3. CZTit 8^1 punctata, striis per paria approximatis , intcrslitiis convexis, glabeni- rais , longUiidinaliter nigro-lineata , sutura neinpc , interstitiisque i.° 3.* 5.° ^.".que interrupte nigris , intcrstitio i.° basi tantum maculato : margo inflcxas tenuissime etiam nigricat. Pedes sortlide flavi tibiis mediis poslicisque a basi ad apicein dilatatis , Iriangularibus, angulo interno apicali acuto , incurvo , externo magis producto , laliorc , calcariformi : calcarc in 6 inaiorc. Observ. Mas variat interdiim thoracc punctis quatuor notato, internis minoribus. XLIII. Labidostomjs centromaculata , Dahl. Tab. I, fig. 24. f^iridl-aenea , nitida ; coleoptris testaceis , piincto humerali , macula magna ovata ad suturam , strigaque marginali lUrinqiie , obscure viridi-aeneis. 6 capite magno , cljpeo bicorni, mandibulis exsertis , pedibusque an tic is longissimis. 9 capite parvo , cljpeo inermi , mandibulis abscondilis , pedibusque anticis reliquos subaequantibus . Longit. a'/, lin. — Latit. i lin. Freqiiens in Erica scoparia , ineunte aestale. Descr. Caput viridi-aeneum, rugosum, inaequale, fronte late in- tmsa , clyjieo in 6 bicorni , in 9 leniter emarginato : mandibulae in 6 magnae , exsertae , arcuatae , longitudinaliler adscendentes , subtus angu- latae, intus dcntalae, in j parvae , absconditae. Antennae coerulescenli- aeneae , basi testaceae, aut testaceo-maculatae. Thorax capili concolor, vage et profunda punclatus , brevis , transversus , capitis laliUulinein aequans in 6, capite latior in 9 (fig- 24 , a), anticc recta fere Irun- catus , poslicc sinuatus , undiquc tenue marginalus , lateribus roluii- datis, angulis baseos reflexis. ScutcUum obscure viridi-aeneum, niliduin, Serie II. Tom. I. l 8a DE QUIDUSDAM INSECTIS SARDINIAE ETC. punctulaluni , obtusum. Colcoplra ihoiace duplo longiora , crebie et \age jninclala, pimctis versus ajiicera evanidis, testacea , nitida, punclo humerali , inacula magna ovata ad suturam , slrigaque marginali iiec basini iiec apicem attingente , obscure viridi-aeneis. Corpus subtus viridi-aeneum , albido-pubescens. Pedes antici in 6 valde elongati, tibiis incui-vis , in 9 reliquis vix sensim longiores , tibiis rectis. XLIT. Smaragdina Ferulae, Nod. Tab. 11 , fig. 19. f'iridi-aenea , nitida; ore, antennarum basi , thorace pedibusque riifis. Longit. 2 lln. — Latit. i lin. TIabilat frcquens in foliis Ferulae vulgaris antequam planta haec in incultis Sardiniae vulgatissima caulem emittat. Descr. Caput thorace minus in 9 , thoracis latitudinem aequans in 6, perpendiculai-e, inter oculos depressum, confertissime rugulosum, griseo-subpubescens , virldi-aeneiim , nitidum , mandibulis , palpis men- to(|ue rufis. Antennae viridi-aeneae, articulis tribus primis rufis. Thorav nilide rufus , glaberriraus , transversus, antice posticeque subtruncatus , lateribus rotundalis , tenue marginatis. Scutelhim adscendens , nigro- aeuemn , nitidum. Elytra viridi-aenea , nitida , punctato-rugosa. Alae fuscae. Pectus (mesolhorax el raetalhorax ) et abdomen viridi-aenea, villis densis, ereclis, sericeis, minutissimis obtecta. Pedes omnino rufi. Observ. Mas differt a faemina non soKjm capite latiorc , sed etiam ocuhs magis prominulis , mandibulis pedibusque anticis sensim longio- ribus , etc. ALCTORE J. GENE 83 XLV. PAPn.io Hospiton , Nob. Tab. II, fig. 20 larva; fig. 21 imago O. Alls supra fuscis; primoril)us maculis tvibus prope marginem anticum , fascia discoidali interrupla lumiUsque submarginalibus 8 , Jlavis ; posterioriljus caudatis , fascia discoidali postice atteniiata lunulisque submarginalibus (j, Jlavis , maculis coeruleis interpositis ; angulo avail macula parva , semilunari , crocea. Amplit. 6 poll. 2, lin. 4- » J poll. 3, lin. I. Larva viridissima , spinosula , tentaculata , tentaculis Jlavis , lineolis nigrh longitudinalibus interruptis , maculisque in singula segmento quatuor rubris, variegata. Habitat fiequens in Ferula vulgari, cuius follis vescitur, mm. iunio et ineunte iulio. Descr. Pap. Machaoni afliiiis. — Corpus subtus et lateinbiis fla\o- villosum , supra nigrum. Caput flavo-villosuin , linea occipitali et frontali nigra. Antennae nigrae. Alae supra pro maxima parte fuscae , atomis flavis irroratae. iV»H07'C5 oblriangulares , integerrimae, flavo-variegatae : iuxla marginem anticum maculae tres inaequales ; interiore maiore , subrecta ; metlia semilunari , praccedcnti opposita ; extima rotunda , parva : iuxta marginem extimum lunulac octo parvae , in disco autem maculae g , oblique digeslae, ab angulo antico ad medium marginis posterioris sensim latiorcs , transversae , parallelae , secunda tertiaque obsoletis , seu nigro-obductis. Alae posteriores denticulatae , brcviter caudatae, Havo , coerulco ct croceo variegatae : discus fascia triangulari flava obliqua , versus angulum analem altenuata , coloralus : margo ex- ternus tennissimc fla\us , maculis submarginalibus sex lunulatis, eius- deui coloris: angulus analis macula semilunari, crocea, parva, notatus: inter tiiscum autem et lunulas submarginalcs maculae septem, subobso- letae , coeruleae. Alae infra dilutius coloratae , maculis fasciisque flavis 84 DE QUIBUSDAM INSECTIS SARDINIAE ETC. latioribus : posteriores maculis coeruleis ci'oceo-marginatis. Pedes nigvi albido-lincali. DilFert a Pap. Machaone i.° larva spinosa , alilerque picta; 2. " f'asciis discoidalibus in supcriori alarum paghia angustioribus 5 3.° angulo anali macula lantuin semiluuari picto. Marem Cisto Monspelliensi insidentem reperl in viciniis di Torloli die 20 m. inaii: faeminam Icgi in Barbagia Ollolai propc Gavoi, ineunte iunio. Plura alia et , uti rcor , nuper exclusa huius Papilionis specimiila cominus vidi in montibus qui inter Ovodda et Desulo assurgunt , sed ingens et repente elFusus imber me impedivit quominus ea insectarer et prehenderem. Observ. Haud absonum visum est insignem banc speciem Hospitonis nomine indigitare, utpote quae montanas Sardiniae regiones inhabilat , quibus seculo VI praefuit HospUon , Barbaricinorum Dux. '_ i^/f ^''f/ ' ^ ^/^-/■^A - -fv/J- f f//Y//-" ''/< ¥1 If' yj i i ^ « I <9 ^^ 2.^ 2 J /'■'/.»»Ar »-,.; ■ 'i^'cc cu/^ Cy} - c/e^^i" •^. f/f Co^f^/f ^(fe^.c^ t^. .^ /C^«« JTir-v/ Y y^y Tav II ^ 1^ '7 Qnmin f SAt9^i*T»*t' rit^ . IVOTIZIE INTORNO A DUE FOSSILI TROVATI NEI COLLI DI SAN STEFANO ROERO DEL I'BOI'ESSORE DI MlXEr.ALOCrA AnCEIiO SISMOUDA l^tte netVadunanza del lo di liiglio iS3(i. in tutti i tempi furonvi Autori, che trallarono con piii o meno di erudizione, con maggior o minor successo delle ossa fossili, ma im tale Studio non fu elevato a quel grado sublime , ch' oggi ha fi-a le scienze , non gli fu mai attribuita 1' importanza , clie merita, sc non dopo le osservazioni del celebre Cuvier, il quale si contenio non solo in cerlo qual raodo di richiamare a nuova vita, e quasi quasi direi di ricosti'urre certi esseri organizzati distrutti nellc riyoluzioni geologiche, ma riuni le sue ossel-^'azioni in corpo di dottrina , nella quale il fdosofo trova ab- bondante materia per meditare cd appagare il suo spirito, cd il natu- ralista Geologo la pi-ova certa di quelle riyoluzioni, che la posizione e la natura svariata dei terreni gia gli facevano sospettare. Nelle due formazioni terziarie del Piemonte si trovano di tanto in tanto fossili avanzi, piii o meno bene conservati, di animali intiera- mente scomparsi dalla supcrficie terrestre , ed a cpiesti ve ne sono sempre conginnti altri , i cui generi vivono luttora , e talvolta perfino le specie si rironoscono tnttavia esistenti. II defunto Accadcmico, Prof Stefano BonsoN , ne illustro un buon mnncro ; ma tuttodi se ne vanno scoprendo dei Quovi, ed ultimamente due di genen assai rari furono mandati in 8(i KOTIZIE INTOKKO A DUE lOSSILI ECC. iloiio al Museo ilella R. Univcrsila dal dolto cultore dclle scienze natu- rali, il sig. Doltore Gioanni Fi-ancesco Nizza da S. Slcfano Roero, pio- vincia dAlba. Pensando cssere cosa molto utile per la scicnza il f;u' eouoseere qiiesti due fossili , non volli tralasciai-e di fai^i sopra alcune ricei'che , onde venni a dedurne che uno appartiene al genera Trionjx , genere Ibrmato dal sig. Geoffroi-Saint-Hilaire, col togliere da quello, che il sig. Brongniart noinino Emjs, tuUi gU individui , clic hanno tre dita annate di unghie ; il qual genere venne poscia dcnouiinalo Gjmnopiis dal sig. DuMERiL, per indicare la costante nudita di alcune parti di quesli auiniali. L'allro e un crostaceo del genere Cancer, come meglio diremo nel seguito di questo scritto. Qucsti due animali sono del numero di quei pochi , che scamparono id quasi totale estcrminio sopravvenulo per le grandi catastrofi geolo- giche. Gli analoghi vivono presentemente in contrade hen diverse dalle nostre , dal che pare si possa supporre, che prima di queste grandi catastrofi , le condizioni atmosferiche dei nostri paesi fossero in altro state; cio che e state piu o men chiaramente supposto dal sig. Cuvier, ed in cpiesti ultimi anni presso che accertato dal sig. Adolfe Brongniart, il c|uale essendosi applicato a fermare la flora antidiluviana , cenobbe che il pill gran numero delle piante fossili d'Europa, hanno ora le loro consimili nelle regioni equaioriali; la medesima cosa ritrovarono colore, che pui specialmente indirizzarono le loro ricerche intorno alle ossa ed altri aTanzi degli antichi animalL TRIONICE fTrionjjcJ. Fig. I e a. Si e trovato solamente il modulo d'un individuo di questo genere, nel quale la parte superiore del guscio e cosl bene stampata, da peter a prima giunta tcner in ferse 1' osservatore sc sia un' argilla sclciosa ( molassa , arenaria ) modcUata , opjmre il vero guscio dell' nnimaie. In un altro pczzo della stessa roccia apparc 1' impressione delle parti sottestaali al guscio, vale a dire le vertebre , le coste, e 1 DEL PnOFESSORE A. S^SMO^'DA 8^ conftiil di queste : dimodoche , eccetluati lo sleino e gU sporgimcnli delle cosle , si hanno in esso figiirate lutle le parti dell'anijiiale , clie nella naturalc operazione della fossilizzazione ciano capaci di lasciare di se qualclie Iraccia. Dal modulo appare ben distintamenle , clic il guscio dcirauimule avea la forma ovale alquanto allargata laleralmenle. EgU e liingo o,38o, 0 largo 0,345. La saetta delia curva e un deciino presso a poco della corda. Questa misura e stata presa nel centre del guscio , il quale e ]ier tulto il lungo alquanto rilevato , dimodocliij rimane da ambi i lati una depressione o ibsso, il quale induce a credere, che Tanimale vivenle avesse una concavita od un solco nel verso della spina dorsale. Lc piastre o lamelle costali sono nove. La prima, che corrisponde all'ultima vertebra cervicale, c iin poco guasta e rolta sul margine, ra- gione per cui la larghezza di o,o4o, che noi vi abbiamo riconosciuto, nou e la vera. Questa piastra s'unisee e s'ineastra nella susseguente foi'mata dall'estcnsione della prima costa : il confine n' e scgnato da un pic- colo cordoncino che si rivolge verso la parte anteriore del guscio. La medesima disposizione osservasi nel secondo cordoncino forniato al combaciamento della prima coUa seconda costa. Le quattro, che vengono subito dopo , sono perfettamente trasversali alia spina dorsale , e si dilatano avvicinandosi all'orlo dello scudo, pcrmodoche I'ampiezza delle piastre cresce a misura che vanno allontanandosi dalla loro radice. Gli ultimi due cordoncini sono anct'essi curvati, e guardano verso Testrcmit;!, posteriorc deU'animale. Le scaglie longitudinali o vertebrali tolalmcnle visibili sono sci ; meta della settiraa e tutta I'ottava sono ricoperte e nascosle , ed in loro hiogo appare una sottile striscia , come si osserva in molte delle testug- gini viveuti , ove per la loro et;\ le due ultime piastre costali si sono congiunte e rassodate insieme sul dorso. La superficie del nostro impronto e fittamente rugosa in ogni sua parte, e lc rughe tutte nodose e serpeggianti sono piu filte e piu fine sui margini di quanto nol sieno nel mezzo , onde apparisce tulto allin- torno del disco un' orlatui-a larga circa mi pollice formata dalla conti- guita di piccoli e stretti bernoccoli. Nel pezzo di arenaria, su cui sta impresso lo schelctro interno dcl- lanimale, appariscono ben distintamente le otto costc, i punti uci quali queste s'inseriscono I'una uell'altraj e inline si vedc un canalctto Ion- 88 KOTIZIE INTOnNO A DCE FOSSILI EC. gitudinale, nel quale I'imangono ancora alcune verlebre. La grandezza e la curva di qucslo pezzo sono perfettamente consimili a quelle teste descritlo, il quale vi si adatta e combacia in tutti i punti nel miglior modo possibile. Da quanto abbiamo riferito si rileva, che il nostro fossile spetta in- dubitalamente al genera Trionjx. Quanto alia specie essendo cosa dif- ficile il portarne sicuro giudizio , ci accontentercmo di dire csser esso molto analogo al Trionjx jEgjptiacus del sig. GeoffRoi-Saint-IIulaire. Questo genere di fossile non era stato finora ritrovato nei terreni del Picmonte. L'individuo, die il sig. Bourdet ha yeduto nel gabinetto del sig. Deluc a Ginevra, e che e stato dissott-errato nei colli sabbiosi d'Asti , ci pare dalla figura e dalla descrizione , che abbiamo sotto gli occhi (i) inlierameutc diverso dal nostro. Lo stesso sig. Ccvier muove dei dubbii su quanto i-iferisce il sig. Bourdet intorno a quel fossile, e pare che sia portalo a credcrlo un Emjs d'Eui'opa (3). Noi riposiamo sicuri di non incorrere in simile sbaglio , e siamo cerli che il nostro impronto e di un individuo del genere Trionjx ; tutto al piu come gia si disse , rimangono dei dubbii sulla specie , non potendosi questa precisamente definire coiresamc del solo scudo , ne col soccorso delle pochc mutilate verlebre , che di esso ancora rimangono. GRANCHIO (CancerJ. Fig. A e B. li guscio del granchio , che noi intraprendiamo a far conoscere non e dei meglio conservati : della parte superiore rimangono tratto tralto alcuni pezzetti sulla arenaria, che ne invesli la parte interna, assumen- done pero la figura in modo csattissirao. Lo stcrno e similmente rico- perto dalla stossa roccia , e si vedono soltanto Ic zampe e la coda. L'anlmale , come appare da questo involuero , era lungo 0,11 , e largo 0,16. La parte antcriore e semiellittica , e finisce ai due lati in im angolo, donde i bordi si avvicinano I'epentinamcnle fino al primo (1) V. Bulletin lies Sciences par la Societe Pliilomaliqnc de Paris. Annec 1822, pap. gg. (j) V. Cuvicr, OssemcDS foisilcs, secoode parlic du vol. 5, p. 238, dcuxieme edit. Paris iS24- nEL PROFESSORE A. SISMONDA 89 iioilo della coda , dove si allai-ga comeche fosse troncato. I margini , lanlo ranteriore chc i laterali sono guerniti di piccoli rilevamenti ricciali alquanlo iniitilati, per cui non c possibile il dire ron «pial figura si ter- miiiassero. Lo spazio interorbilalc e 0,008 ; e le orbite sono liUtora sormontate da una piccola prominenza alquanto sporgente in avanti. 11 c;uscio ossia le piccolo pezzelte, che di esso ancora rimangono sono sparse di punti iniiniti e filli , che osservati colla lente appariscono concavi. Nella parte di dietro rimangono tre protuberanze longitudinali, le quali indicano ove giacessero gli organi principali dell'animale. I signori Brongniart e Desmarest si giovarono di queste protuberanze per stabi- 11 re le specie fossili di questo genere. La parte inferiore , ossia lo sterno , come si e detto, e ricoperla da un grosso strato di arenaria sensibilmente calcare, la quale e talmente salda da dissuadere ogni tentativo , che eseguii-e si volesse , per denu- (iarne le parti sottostanti. Sono \isibili le due prime falangi , a cui univansi le tcnaglie , e sei di quelle delle zampe ; tutte liscie e leg- gicrmente schiacciate : delle ultimo due non rimane piii segno. La coda e abbastanza larga , perche I'individuo si debba supporre una femmina ; e forniala di sette articolazioni ossia l.iraelle. Le due ultime , ma in specie la penultima e piii larga delle altre. Noi crediamo tpiesto fossile identico a quello, che il sig. Desmarest chiama Cancer punctulatus (i). Vi hanno bensi alcune piccole diffe- reiize, come e quella di esscre il Cancer punctulatus del sig. Desmarest soltanto dentato o festonato nella parte anleriore del guscio , mentre in quello, che facciamo conoscere, apparisce ben dislintamente che la dentatura si continua pur anchc posteriormente ; ma noi non opiniamo esserc cio abbastanza cssenziale perche se ne abbia a creare una nuova specie , quando lutti gli altri caralteri combinano col punctulatus ; d'altra parte una simile cosa puo anche procedere dallo stalo di conseivazione, in cui si trovano gli individui. Dalla figui'a data dairautore francese , noi scorgiamo , che il fossile del Piemonte e in nno slato raigliorc di conservazione , ed in conscguenza ci spieghiamo la presenza di alcuni segni, che sono stati distrutti in quelli esaminati dall'accennato dislin- lissirao aulore francese. (i) V. Hisloire NaturcUe dcs crustaciis fossiles par MM. Desmarest ct Brongniart , pog iuttosto tenace p grassa. II crostaceo proviene dagli strati piu supe- riori , i quali in quelle regioni sono pressoclie composti di sola sabbia , dcbolmenle agglutinata da ccmcnto caloare. Nei nostri terrcni sovente si Irovaiio iusicme fossili niarini e d'acqua dolce. I Geologi osservarono una tal riunione in molti paesi : il che ben faciliuenle si spiega, quando si ponga mente alia eont'usione sii- sc'itala nelle acque aU'occasione dell'ultimo calaclismo ; le marine e le dolci si mescolarono e lasciarono suUo slesso fondo gli animali, che in esse vivevano , sui quali a loro Tolta si disposero altri ed altri strati terrosi. t.-^^i5%srM&« <--r p*^^ ^ ^ /<^//^e? J^ ^/ 2= i>V"K/V? Ci'V/V X /•"y ^raftf^ jicrt " /■ ffr,!/^/ AtO!^. r 1 u^OiSSv* \^CM^^ 9» MEMOIRE SUR SIX NOUVELLES ESPECES CEPHilXOPODElS TBOUVI-S DANS L* MiOITERRAHEE i MICE Pin JEAN BAPTISTE YERANY Xm i/an« la seance du iG Jevrier 1837 ELEDON GEN EI. — VEiuasv, llg. i.' ■t^ac ovoide , arrondi ; region cephalique mediocre , munie de deux yeux globuleux assez grands; la peau qui les cnloure est assez traiispa- rente pour laisser apercevoir le globe de loeil ; elle est couronnee par Jiuit bras prcsque egaux , munis d'une seule rangee de cupules , ct reunis par une membrane qui en embrasse '/s ^t se prolonge jusques aux '/j de leur longueur. Un tres-petit tubercnie est place sur I'oeil. La partie dorsalc de ce moUusque est d'un blanc livide , nuage de rouge jaundtre par la reunion de trcs-petits jioints cromopheres rou- ge;itres; la parlie inferieure est d'un blanc de perle, entierement couverte de points cromopheres rouges bruns , passant au rouge laque ; ils nianc(ucnt a la region cephalique, la on se termiiie Tenlonnoir. Les bras d'une belle couleur lilas sont egalement couAerts de points cro- mopheres rouges jaunatres qui devicnnent plus grands et clairsemes vers la rosace ct disparaissent vers son cenli-e; les cupules sont blanches. La membrane formant la rosace est transparcntc , blanchatre vers le centre , passant au lilas vers son bord , irregulierement tachetee de Jblanc opaque siu- les 4 palmurcs dorsales; elle est, sur son bonl, clairseinee gy MEMOIRE ETC. de poiuls cromopheres rouges. La longueur totale dc cc mollusque est de 9 a II pouces. Cette espece tres-rai-e a Nice, oi je n'ai rencontre qu'un individu pris a une graiulc profondeur , est plus commune sur la cote sablon- neuse de Wenton , ou elle est connue dcs peclieurs sous le nom de Nouscarin J'oiis. EUe se distingue tres-facilement du Moscatus par sa couleur, par Ic manque d'odeur de muse, et le manque de la bordure bleu-clair qui longe la membrane du Moscatus ct de I'Aldrovandi de DEI.I.E-CHrAIE. Je n'ai pu encore parvenir a en avoir un individu vivant ; je crois que dans cet etat la partie dorsale du sac doit etre couverte de petits tubercules , et I'inferieure doit etre sans points cromopheres. Je I'ai dedi«» a un tres-digne membre de I'Academie , M. le professeur Gene. J'avais communique cette nouveUe espece a M. le Baron de Ferussac avec le doute que ce fut I'Aldrovandi de Delle-Chiaie, mais lui etant arrivee pendant les derniers instants de sa vie , il ne put me donner son avis. OCTOPUS CJRENJE — Verany , fig. 2.^ Sac arrondi a ouverture tres-grande , region cephalique mediocre , inunie de deux grands yeux globuleux a iris argente , et couronnee de 8 bras libres, dont la i." paire (dorsale) est le double du reste du corps, la 2.d<^ et 3.""^ paires sont ^/, de la i.'"-' paire, la 4™" est '/, plus longue que la i."= paire ; elles sont munies d'une double rangee de cupules allernes. Le 3.""= bras de la droite est remplace dans eel individu par un tubercule ovale arrondi et pedoncule ; ce court pe- doncule est muni dc cupules. l^e corps de ce mollusque est assez transparent pour laisser voir a travers le sac les organes iiiterieurs ; il est bleuatre en dessus , et blancliatre en dcssous avec quelques reflets argentes, il est entierement rouvert de points cronioplicres bleus, qui sont plus clairsemes sur la partie infcrieure du sac et sur I'entonnoir ; de grands points cromopheres rougeatres se voient le long dcs bras; de scmblablcs points, mais plus petits, nuagent le sac et le tubercule, couvrcnl les bras, surtout a la partie inl'erieure , et se voient sur I'iris qui est argente. PAR J. B. VEHANY g3 La longueur totale de ce mollusque est de 3 ponces. J'ai rencontre cet individu au marclie parmi les petits poissons: il a etc pechc sur la plage de galets de Nice le lo avril i836. Je lai dedie au digne Secretaire de rAcademie M. le Chevalier Cahexa. OCTOPUS SALUTII — Verany , fig. Z." Sac arrondi a ouverture tres-grande, region cephalique munie de deux yeux mediocres tres-peu saillants, a paupieres oblongues, iris glo- buleux argente , pupillc trcs-dilatee ; 8 bras presqu'egaux , garnis de ileux rangecs de petites cupules sessiles et alternes, couronnent la tete; la i.« paire (dorsale) la plus courte, la 2.™= paire N. PJ. ( ces deux bras etaient coupes), la 4""^ paire un peu plus grande , et la 3.™"= la plus longue de toules ; ils sont reunis a leur base par une membrane qui en lie '/s et se prolonge longitudinalement a la partic laterale et exterue de cliaque bras jusqu'a leur extremite' ; cette membrane est tres-visible sur la i."""^ paire el va diminuant progressivement sur chaque bras , de maniere qu'elle est peu scnsililc sur la 4'"° paire. La region cephalique est garnie sur les yeux de deux petits lubercules aigus. La partie dorsale de ce mollusque est couverte de taches verru- ceuses blanches , tres-irregulieres ; ces taches sont plus grandes plus clairsemees et moins sensibles sur les bras ; elles disparaisscnt a la jiartie inferieure. Le dessus de ce poulpe est dun jaune citron nuance de violet et de bleu , il est nuage de rouge jaunatre par la reunion des points cromopheres de cette coulcur , le dcssous est dun blanr rose tres-finement pointille dc rouge laque, I'extremite de I'entonnoir est cerclee de rougeatre par la gi-ande reunion de points cromopheres. Les bras sont , a I'iuterieur , d'une belle couleur violette avec des taches rougc-jaunatre plus claires que celles du sac et de la rosare. La longueur de ce mollusque est de 10 i)0uces. Cet individu a ete peche a I'hamecon vers Ic soir du 22 decembre 1 835. Les pccheurs qui le prirenl furent liappes de sa belle couleur jaune d'or , et me lapporlcrent ; il etait mort quaiul je le coloriais , mais les pccheurs ayant vu mon dessin Gni tci que laniinal etait alors, ni out assuie <|ue pendant la vie il etait dun jaune plus brillant, que les taches rouges etaient errantes, et tpie les verimcs elaicnt plus sensibles. g4 MEMOIRE ETC. Je crois que cette espece est le petit polype tachete d'Aristote que Ferussac tlit (pag. 5 1 de son hisloire naturellc generale et particuliere des mollusques) n'etre pas encore reconnu; ne pouvant baser la de- nomination de cette espece sur 'le caractere des taches verruceuses , caractere ti'op coinmun a d'autrcs especes , je I'ai dedie a I'illustre Chevalier Cesar de Saluces , membre de I'Academie de Turin. LOLIGO COINDETII — Verany , fig. 4' Sou corps est oblong , cylindriqne , pointu a son extremite qiii est t^arnie de deux nageoires forniant un coeur un pcu evase : la region ceplialique est garnie de deux yeux assez grands, argentes , et de lo bras, dont 2 lentaculaires ; la i.>« paire et la 4"*" sont d'egale lon- gi»eur, la 2.''' un peu plus longue et la 3.""= la plus longue ; ils sont munis d'une double rangee de tres-petites cupulcs pedonculaires qui deviennent imperceptibles vei-s leur exlremite. Lcs bras tentaeulaires sont presqne du double plus longs que les autrcs , ils sont munis d'une douzainc de cupules assez grosses, disposecs sur deux rangs, et d'une viuijlaine de Ires-petites qui precedent et bordent lcs aulrcs : nn espace nu d"a-peu-prcs '/, de la longueur totale terminc les bras lentaculaires. Son corps est blanchatre , transparent, finemcnt poinlillc de bleualre et de laque ; est parseme de grands points irreguliers bruns rougeatres, dont quelques-uns sont cerclcs de la meme coulenr plus obscure. La lame cornee est presque lineaire , un pcu dilalee a la partie superieure ; elle approche beaucoup de celle du Loligo Todarus. — La longueur totale de ce moUusque efM, , y comjH-is les bras tentaeu- laires, de 5 pouces. Cette espece est tres-voisine du Subulata par sa couleur el sa tuillc, elle en dill'ere par la longuein- des bras tentaeulaires qui, dans celle espece, sont plus courts ; par la position des cupules qui ne sont pas a rextremit« des bras , et par la forme de la nagcoire qui est en coeur. Cette belle espece s'approciie dc notre liltoi-al convert dc galels , pendant lcs mois de inai ; on la |ireiul dans les filets avec la PoutiuA.\ rH'f' <\((i Xi.-(u< . CT.w>> ..■>; X>)llw.s ?ri.,.vt,nii.l. •i^'.'JeiU i^ § 7/1 f. /: C'^y/y, Y/y. y//y . nla^/y/. ■^ i Oc ai4Xiiv\-ui- n*\tuv.'fu* -/■ Irrtini/ ,t^tn t>t\i/ mi-'r^ftt C^mi^ /*/ It/ Dfurn t/ {' a^caO •/{'•' .vm Jc.c.^c t'/Uoo 0. .V. (/b^i ,ara fvui i 2- Jciu /?// >^" />J^ oJ A f7 ''/^rr^ /^ta^/f. T '"~.y..i/^. I^n.^ ..!,,,,. t^ ' M Tar///- '"vay ./rt-^n ^„,/. „„,/„, Crm^ Itf. Cl[.v.v<> '■^i f' .vaP* .V..«.Y C^CcM. .li Sc '^Tih.^l c Ti.> (^.M.. I L'- .t..T«: . Tin. TV. ^ / /■////, • y 'J.^r/y/// rf ;//y/.) /^- y>/ />-/'■// A/ ^ ^<' I .V..IU'.- .^la,..'.-.... .,.xf.U.lT.- J I fr\tl*tf Ut/tn * '/muftrt* -/*/ JKfyen fC C. >t\ct^tyi^ OefPc Jcieuy CVa^ ^i .Vc 'i/^af .-^L,. &a^„ f 2» J<:-. ic ;?//- r >?■ i /^ .1 UMi.Viic luvdnclCo '//^ '"nt/ty .M At »' Sewrrw /// IKy^t ^ C i9UecU>.9l^^,CC*y.^ci»^. ^'e, Jo. ^r/'Cal .>jr., f\n„ . f/i- .V-^.', /•«' /r •« •M ti ^ ? f i I .? '»,^ •'«' f#^ V.'. • '\'f' ^ ^ . i m ■:<',■' ^"r^Y J^„ ^,ar/ n,i-r/m C.,.i^ f,/ -C*/ //^tn ^/ t\ C'liCaO ;^l''%Vrtk.»c.«.:^t.C(aA> i>i X '//(.'ar c^1-u> Cv..i I •2*J.t« A////' .J^' '/ -( // /r W.Ty .Ai/ /».-j/ ■it.-r/rr. J^rtm Itt Jh^ W t* io3 SULI.A STRUTTURA E POSIZIONE DEGLI ORGAM DELL' UDITO E DELLA VISTA NEI PRINCIPALl GENERI DEI MAMMIFERI RIFLESSIOm FISIOLOGICIIE DEL MEDICO CARLO FRANCESCO BELLINGERI ^iUtte ntlV adunanza del i8 di giu^no 1837. PREF^ZIONE v/uesta memoria venne preseutata a quesla Reale Accaileinia nell'oc- casione deU'adunanza generale onorala dalla Maeslu del Re il 3i di oltobre del i833 , come consta dal prograninia pubblicato in tale cir- costanza , programma che venne ripetuto dall' Institut nel foglio dei 7 dicembre i833, in cui si diede I'elenco dei titoli delle meinorie , che erano in pronto per leggei"si in tale occasione. Per mancanza di tempo pero non ebbe luogo la lettura di questa inia ineinoria, come risuUa dal Vol. XXXVII di questa R. Accademia, pag. (xx). Venne posoia letta nell' adunanza a Classi unite dei 24 novembre di detto anno, come risulta dal processo verbale di detta adunanza accademica. Fu sospesa , secondo il costume , la votazione di essa , e desiderando io poscia di dare una magglore eslensione a si fatto genere di ricerche , ho tralasciato di pro- muoverne la pubblicazione. io4 Ora vedendo io anaunziata uel foglio ihW Insiitut dei 19 aprile del corrente anno la iiicinoria del signer Dubueuil, Profcssorc di Medicina a MonpcUieri , inlitolala : Etudes anatornujues dc teles ajant appartenu a des indii'idus de races humaines diverses , nella quale si annunziano le due seguenti proposizioui principali : La premiere est que la forme du trou occipital repete presque toiijours celle du crdne , et la donne par consequent (*). La deuxicme est que dans les races humaines plus ('intelligence est diiveloppee , plus le trou auditif est voisin de f occiput; non voglio percio pii ritardare, per quanto e in me , la pubblicazione di una tale mia memoria , e la do Ictteralmente quale fii essa presen- tata neU'epoca indicata , aggiungendo soltanto in altrettante note sepa- rate le prove ed addizioni , che dopo ho creduto di fare a quel mio scritto , e che mi sono trovato costretto a redigere in breve tempo , perche non era ancora mia intenzione di consegnare alle stampe questo mio lavoro. ('J Osst^rvnziooe qucsU gia f.itta tU Soemheriiikc. io5 RIFLESSIOIVI FISIOLOGICHE SULLA STRUTTURA E POSIZIONE DEGLI ORGANI DELL' UDITO E DELLA VISTA NEI PRINCIPAL! GENERI DEI MAMMIFERI ;Lia (livina uiteltigenza, clie presieJelle alia creazione del mondo e degli esseri , da cui e abltato , incgUo forse ancoia die neH'oidine , la ■variela e V iinmensiti degli oggelti , si palesa maravigliosamente nel fercare la ragione di cose in appaienza niinime e lievi. Gia disse Plinio, iu o meno posleriormente od anleriormenle, distanti o Serif. II. Tom. I. o JoG RIFLESSIONI FISIOLOGtCHE ravvicinate tra dl loro. Sono acute e ritte , lunghissime, poste alia som- inila del capo , e molto vicine tra di loro nei lepri , conigli , e ncl geiiere c.ivallo. Sono acute, ritte, lunghe e jioste alquaiito ai lati, nella giralla . nelle gazzelle , nei daini, ccrvi e buoi, ed in aleune specie di capre , e di cani. Sono lunglie , larglie cd acute alia loro estremila, pendole e nia!:!gionnente posle ai lati dclla lesta nella pecora, in alcunc specie di cani, e ncl inaiale comunc. Sono Ic oreccliie larglie, espanse , quasi eniisieriche , posle ai lali del capo , e vie piu infcriormenle , e piu iontane Tuna daU'allra nell' elcfanle , nelle scimic , e specialuientc neiruomo. Una talc diversa strultura e posizione deiroreccliio eslcrno negl' in- dicati animali ha i suoi grandi significati. Cosi le oreccliie ritte, lunghe, ))osle alia somniila del capo, all' indietro, e molto ravvicinate tra di loro , e vanno congiunte con udito finissimo , e significaiio docilita , ti- iiiidita e poco ingegno : tali noi le osserviamo nei lepri , nei conigli , in nioiti generi di pipistrelli ; e nello slesso genere cavallo !a maggior iunghezza del padiglione concorda colla timidita , codardia e goflaggine; e viceversa I'oreccliio piu corto si connette nello slesso genere col mag- gior coraggio ed intelligenza. Sono pure animali tlmidi le pecore , le rapre , i daini , le gazzelle , i cervi , e la giraffa , ed in tulti questi animali I'orecchio e prolungato. Un lungo orecchio indica timidita e docilita tanto maggiore , quanto piu esso e lungo nello slesso genere di mammiferi ; cosi ad esempio nei cani quanto piu e lungo il padi- glione , tanto piu sono essi timidi (i). Tanto e vero che un lungo orecchio indica docilita c timidita, come e vero altresi che un corto orecchio indica ferocia e selvatichezza. Cosi noi osserviamo che negli orsi, nei leoni , nelle ligri, nei leopardo, e nei terribile jagoar dell' America I'orecchio esterno c corto , come troncato , e si direbbe reciso colle forbici ; e questi animali sono in- domiti e feroci (2). Una pai-i indicazione relalivamente all' indole degli animali desunla dalla varia Iunghezza delle orecchie e pur costanle nello slesso genere di animali : le orecchie del lupo sono iiiolio piu corte di quelle dei cani , ed e il lupo feroce cd il neuiico ilei cani ; c questi quanlo piu corte , ritte e strelte hanno le orecchie , tanto piu sono fieri , caltivi , ed a temersi (3). Cosi pure nei genere bue ; I'orecchio e corlissimo , e come troncato nei bue bisonte d'America , ed e quesli un animale DEL MEDICO C. F. BELLINCEni I07 fierissinio ; parimcnli nel genere cinghiale si osseiTa , che quanto piu sono corte le orecchie , riltc cd acute , tanto maggiore c in cssi la ferocia (4). Le orecchie penilole nei ruminanti , e nci cani indicano doinesticita , o stato (li servilii , cost pure nel genere cinghiale (5). Un lungo orecchio si connette in generate con estremita lunghe e sottili , e cosi colla velocila nel corso : osservasi una tale corrispon- (ienza fra la strultura delle orecchie e quelia delle estremita nelle capre , nei cani , nel cavallo , nelle lepri , nei conigli , nei daini , nelie gaz- zelle , nci cei-vi , e nella girafia , aniniali tutti di cui noi aminjriaiiio la velocita somma nci corso. Sembra che la natura abbia in questi ani- niali connesso orecchie lunghe , udito fmissiino , ed estremita lunghe e sottili, e grandissima velocita al corso, perche esscndo essi animali timidi ed inermi , c potessero essere cosi piu facilmente conscii dei pericoli , che gli minacciano , e sollrarsi a loro con una rapida f'uga. Invece corte orecchie si congiungono in generale con grosse e corte estremita , e colla forza dei movimenti : una tale corrispondenza si os- serva nei leoni , neila lince , nella tigre , nel cinghiale , negli orsi , e nel hue bisonle d'America. Negli animali fiei'i vuolsi molta forza nei movimenti , onde possano far preda , exl assoggeltare gli altri ani- mali (6). Uh padiglione ampio , largo , piu o meno €misferico , e che si al- larga posteriorraenle , posto ai lati della testa , e piii anteriormente , distanle I'uuo daU'altro , e collocate inferiormentc nel capo , indica in- gegno ed intcUigenza tanto maggiore quanto piil sono eminenti i detti caratleri. L'orecchio esterno e largo in alcune specie di cani , animali questi intelligcntissinii , c quanto pii\ in essi e largo l'orecchio , tanto piu sono inielligcnli ; siane in esempio la specie del cane bracco , e del can barbone. E indizio di maggiore inlelligenza , alloraquando il padiglione si estende e si allarga poslerionfientc , ed assume tosi una forma piii o mcno emisferic-a. Talc c la coslruzione dellorecchio nell' clefante ; e noi ammiriamo la capaciu'i intellettuale di qvieslo animate ; se non che neU'elefante non ha l'orecchio una forma antropomorfa, e non presenta cosi una figura quasi semicircolarc , cssendo il suo lobo troppo prolungato (■7). Nelle sciniie I'oVccchio e cspanso , ed ha una figura piu o mcno eniisferica , ecj e inoltre I'oi'ccchio posto ai lati , cd iuferiormente nel I(>8 Rin.ESSIONI FISIOLOGICIIE capo ; cd w rajrgnardcvolissima la loro iiilelligenza ; die anzi osser-rasi rliiaraiDciilc , c-lie nelle scimic quanlo piu I'orecchio c anlropoinorlo , V poslo pill in l)asso lu'l capo , taiito niaggiore e la loro intelligcnza. (]osi nel gruppo orang-outangs, in cui la forma ileU'ovorchio e analoi^a a quella cU'iruomo ,,e(l c poslo pii\ in basso che nellc altrc scimie, «; allresi fra quesle la specie , die c ilotata ili maggiove inlelligenza. Al coiilrario nclle altre scimie , in cui ossei-vansi le oreccliic posle piu in alio , eppercio pii\ ravvicinate tra tli loro , e che perdcntlo la figura emisferica , rendonsi acuminate alia loro eslrcmila superiore ; ■vedian>o pure decrescere in loro , in proporzione , 1' inlelligenza (8). E neH'uomo , che I'orecchio si allarga posleriormente, presenta una figura quasi semicircolare , Irovasi poslo piu inferiormente, e piii avanti nel capo che negli altri animali , ed e percio maggiore la distanza vi- cendevole ; ed e pure neU'uonio massima 1' inlelligenza e 1' ingegno (9). Dal sin qui delto ne risulta , che le orecchie lunghe , rislretle , e ravvicinate ti-a di loro , posle in alto , od alia sommilh del capo , in- dicano pora inlelligenza , e lanlo minore quanlo pii!i sono pronunziati i delti caratleri nei diversi ordini , generi e specie di detti animali : ed invece un largo orccchio, espanso posleriormente, di figura emisfe- rica , dislante I'uno dall'altro, e posto piu inferiorraente , e mcno po- sleriormente nel capo , indica inlelligenza tanto maggiore quanlo piu sono evidenli i detti segni : liene I'uomo per queslo rapporlo il primo luogo; succedono le scimie; lien dielro felefante, poscia il genere cane, succedc il genere galto ; quindi il genere cavallo; e per ultimo I'ordine de' ruminanti non cornuti , poiche i cornuti sembrano costituire un'ecce- zione : 1' inlelligenza in lutli questi animali liene pure lo stesso ordine, principiando da quelli , in cui e maggiore (10). I significali desunti dalla posizione delle orecchie, quanlo alia loro distanza ed altezza nei principal! generi dei mammiferi relativamente alia loro inlelligenza , danno il risullalo inverso dei significali desunti alio stesso oggetto dalla varia posizione degli occhi quanlo alia loro si- tuazione elevata nel capo , e vicendevole distanza. Abbiaino vedulo , che le orecchie rpianlo piu sono posle in basso e piii dislanli I'una daU'allra , tanto maggiore e 1' inlelligenza negli animali; gli occhi invece indicano sempre piu maggiore inlelligenza , quanlo piu sono posti in alto , ed approssimati tra di loro : cosi si osserva nell' uomo e nelle scimie : negli altri principal! generi di mammiferi la posizione degli DEL MEDICO C. F. BEI.I.INCEnr I r>r) occhi tiene il segncnte ordiiie jirincipianilo da quelli, rhe li lianno piu rlevati : i." gcnere cane: 2.° pecora : 3.° capra : 4." genere gallo : 5." clnghiale : 6.° genere anlilope : ij." genere cei-vo: 8.° orso : g.° ran-.- incllo : 10." cavallo : ii.° l)ue : 12.° lepri e conigli. In tutti qucsli ani- innli iioi osserviamo che gli occhi sono posti piu o meno al dissolto della linea dclle orecchic; nelle scimie sono gli occhi e le orecchie posle quasi alio stcsso livello, soltanlo neU'uonio trovansi Ic orecchie jioste al di sotto della linea degli occhi; da qneslo quadro ne risulta, rhe quanto piu gli occhi sono elcAati nel capo, ed in conseguenza in mag- giore vicinanza del cervello , tanto inaggiore e I'inlelligenza negli animali. Abbiamo considcrata la posizione piu o meno elevata dcgli occhi ; dobbiamo ora considerare la maggiore o minore reciproca loro distanza: tieue essa il seguente ordine principiando da quelli che li hanno piu ravvicinati : i.° scimie: 2.° uonio : 3.° genere galto : 4-° genere cane: 5.° cinghiale : G.° orso: •^." capra: 8.° pecora: g.° elefante : io.° bue. Dal che noi ne dedurremo che gli occhi quanto piu sono approssiuiati yiccndevolniente, tanlo maggiore e in generate la vivacila degli animali. Fa a questa regola eocezionc il cavallo. Da quanto si venne diccndo •scorgesi, che si deve fare unadislinzione fiarintelligenza ela vivacita (i r). Risulta pero scnipre da questanalisi, die gli occhi piu clevali nel capo, (I pill ravvicinati tra di loro, indicano maggiore sviluppo di una facolla deU'anima; e che tali carallcri relalivamenle alia posizione delle orecchie danno il risultato inverso. L'occhio deve rsser posto in mag- giore vicinanza del cervello per Iramandargli sensazioni piii pronte e piu dislinte ; I'Drecchio deve essere piu lontano per produire sensazioui pii'i giuste ed armoniche (12). I'erche mai la natura nell'uomo colioco l'occhio al di sopra dell'orec- chio, e nei quadrupcdi pose rorecchio al livello 0 al di sopra delloc- chio? II cei'vcllo nell'uomo e posto al di sopra del cerselletto , I'inversn ha luogo negli animali: l'occhio dipendc dal prinio, mentre le orecchie sono in relazione col ccrvelletto. Fatlo qnesto provalo daU'origine del nei-vo ottico ed acuslico; Torigine del primo e dal cervello, quella del secondo dal cervelletlo. Lo provano inoUre le stesse deviazioni della natura ; se e doppio il cervelletlo , sonovi quattro orecchie , e due oc- chi sollanto ; se vi sono quattro lobi cerebrali , vi sono anche quattro occhi , e due sole orecchie. HagtOQ vuolc , che noi iDdaghiamo , perche la maggior disiauza I I 0 niFLESSIONI FISIOLOGICHE viccnclevole delle orccchic , e la loro posizione pii inferiore nel rapo indica niaggiore iiilelligenza. Abbiamo veduto die I'orecchio e in x-elazione con il cervelletlo; la posizione deH'orecchio la natnra la voile in vicinanza di quest' organo. Nell'iionio stanteche i lobi posteriori del cei-vello si allargano assai, e si prolungano all' indietio , e vanno cosi a coprire il cei-velletto slcsso, necessariainente rorecchio, che dipende dal cervelletto , ed e con esso in relazione , devc trovarsi piu in basso e pii!i lontano I'uno dalT allro. Iiivece ncgli animali i lobi del cervello che sono posteriori, sono nieno anipii , c nieno prolungati airindietro, e non coproiio cbe in parte, o tor- cano soltanlo il cervelletto ; e le oreccliie in loro esser possono quindi collocate pill in su, e pii ravvicinatc tra di loro. Eppercib la niaggior distanza vicendevole , e la posizione piu inferiore dell' oreccliio indica , che i lobi cerebrali posteriori sono mollo piii sviluppati in ogni senso , di lunghezza , di grandezza e di spessezza. II maggior sviluppo dei lobi cerebrali posteriori porta seco maggiore intelligenza ; e se I'angolo lac- ciale di Camper indica una maggiore o minore capacita intellettuale , perche indica il maggiore o minore sviluppo dei lobi cerebrali ante- riori ; le orecchie parimenti quanto piu sono poste in basso , e quanto pill sono lontane tra di loro indicano pure una maggiore capacitii in- tellettuale , in quanto che sono cosi esse un segno fatto dalla natura , che i lobi cerebrali posterioi'i sono piu sviluppati , e quanto piu gli emisferi cerebrali hanno un maggiore sviluppo , tanto maggiore e I'in- telligenza, poiche qucsti emisferi costituiscono I'organo, di cui si serve fanimo durante la vita per eseguire le sue funzioni. Gil occhi quanto piii sono elevati nel capo e quanto piili sono rav- vicinati tra di loio indicano maggiore intelligenza, o maggiore vivacita, in quanto che pare , che I'ocehio esser debba in maggiore vicinanza del cei-vello per produrre in esso sensazioni piii pronle e piii distinte , e debbano essere ravvicinati tra di loro, aflinche le sensazioni trasmesse dall'uuo e daU'atlro occhio siano piu giuste e piu uniformi. Non sola- niente noi vedianio , che negli animali piii perfetti la natura pose gU occhi in maggiore vicinanza tra di loro , ma voile altresl che i ncrvi ottici I'un lalli'o si mischiassero. L'origine di questi due nervi e molto vicina ; invece bavvi una ragguardevole distanza fra I'oi'igine del nervo aciistico di ciascun lato ; e cosi il solo modo di origine di quesle due paia di nervi relativo alia distanza, ci suggeriscc, che gli occhi debbono essere approssimati , e le orecchie poste in lontananza I'uua dallallra. DEL MEDICO C. F. BELLINGERI III IfOTE (i) A quesla regolafa eccezione il genere cammello, in cui le orccchie sono corie , come ironcate , poste ai lati del capo , e distanli fra di lore ; e non ostante il cammello e di sua indole animate timido e docile. (a) Fa eccezione a questa regola la jena, in cui le orecchie sono piut- losto lunghe ; ina io riflelto, che sebbene la jena sia un animale molto carnivoro , essa perb e di una vile voracita , come dice Lesson , e si nutrisce a preferenza di cadaveri umani , che va a ricercare nei cimiteri. (3) Le orecchie corte , ed artaloghe a quelle del lupo osservansi nel cane afincrtno , e nel cane famigliare in istato di selvatichezza. (4) Cosi nel cinghiale ( Sus aper) I'orecchio e corto , come troncato , ed o esso un animale ferocissimo ; mentre il majale, che ha orec- chie lunghe , non e feroce. (5) BuFFON disse : Les oreilles pendantes qui sont le signe le plus general et le plus certain de la servitude domestique , ne se troui'ent-elles pas dans presque tons les chiens ? Sur environ trente races differentcs , dont Vespece est aujourdhui composee , il n'y en a que deux ou trois qui ajent conserve leurs oreilles primitives; le chien de berger , le chien loup et les chiens du riord ont seals les oreilles droites (a) n. Aggiunge altresl Biffon, riie il cosi detlo cane turco , o piccolo danese , e tutti i cani di qualunque razza , e di qualunque paese essi siano , perdono il loro pelo nei paesi estreniamente caldi, e perdono anche la voce: il.t sembleiit par cette alteration se rapprocher de leur e'lat de (a) Disrours ^eiiciMux Tom. 3 p. i58. «ia RIFLESSIONI FISIOLOGICHE nature , car Us changent aussi pour la forme el pour r instinct: Us deviennent laids , et prennent tous des oreUles droites et pointues. Le chien de berger , le chien loup et V autre espece de chien loup, <]ue nous appeUerons chien de Siberic, nejhnt aussi tous trois quun meine chien: on pourroit meniej joindre le chien de Laponie , celui du Canadh , celui des Hottentots et tous les autres chiens qui out les oreiUes droites faj. Onde ne risulta, clie i can! in islato selvaggio haano le orecchie dritte, le quali rendonsi pendenli col rimanere a lungo in istato ili domcslicita. Parla inoltre Buffon di galti alle- Tali nclla China e molto domestici , nei cjuali le orecchie sono pendole. Lo stato di schiavitu produce pure lo stesso effetto iiel gonere oinghiale ; le orecchie del porco comune sono pendole, ed abbas- sate , sebbene di sua natura le piii costrutte per rimaner dritte. E un fatto talmente riconosciuto, che la servilii, la dipendenza, e Tumiliazione rende in generale nei mammiferi le orecchie basse € pendenli , che per metafora dicesi pure deU'uomo, il quale in un conflitto , od in un dissidio si ritiri confuso, umiliato , e mor- tificato , e volgare il dire : ei se ne undo -via colle sue orecchie basse. Lo stato di domeslicita, di reclusione , o di servitu degli ani- mali influisce grandemente nei cambiare la direzione , la lun- ^hezza , la larghezza e la forma dell' estremita superiore, o dell'apice dell'orecchio in molti animali. In generale in quei ge- nei'i di animali, in cui nello stato selvaggio le oi'ecchie sono ritte, tese ed elevate, passando essi alio stato di domesticita, o di schia- vitu , si rendono pendole , come osservasi nei genere cane , nei ^enere cinghiale , piu di raro nei genere gatto , come osservammo con BoFFON ; e come notai io pure nei genere montone , nei qua! genere vidi , che nei montone selvaggio le orecchie sono perpen- ilicolari e rille , e nei montone domestic© sono orizzonlali , » pendenli. Lo stato di schiavilii inoltre influisce suUa larghezza dell'orec- thio , e la rende maggiore : le medesime specie di cani hanno {a) BurFO> , urt. Chun. BEL MEDICO C. F. BELLIKCERI Il3 orrccllic iiiu liirylie viveiido in islalo ili domcslic-ita , c Ic hanrio pifi juLCole i-imanendo ncUo stato sclvagglo; cosi pure osservasi ml gallo, secondo die esso c domestico o selvaggio. Lo stesso ossein asi pure nel gcnere inontone. Un tal fallo c manifestissinio iicl t^e- «ere Sus ; nel cuiiiUiale rorcccliio e ristrcllo , mcntre e ampis- 6uno nel inajale, cl»c pero disccndc e proviene dal cinghiale. Lessok fa la nicdesinia osserva/.ione qxianto al coniglio , dicendo, die nel (•onii»lio doiueslico le oteccliie soiio sempie piu graudi, die ucUo. specie scUaggia. IjO stalo di dotiieslicita , o di schiavilu itioUre aumenia gran- dfuiciile la Itingliezza tldrorecclilo : questo e evident* nei eaiii , secondo die essi vivono nello stato di domeslicita , o di sclvali- cliezza, cosi pure iicl nioutone doiiicslico le orccdiie sono alquanlo pill liinghe , die nel selvalico ; se uc lia uii escmpio ancora piii cvidenlc nel gencre Sus; nel cinghiale roreccliio c coito^e come •reciso , il quale rendcsi pcndvJo, ainpissiir.o , e lungliissiivio nd porco coiBune , die pur proviene dal cinghiale selvalico , ma da inolli secoli ridotlo alio slato di Ecliiavitu. Le «recchie sono pure corlissiuie nel hue bisonlc d' America, aninialc fiero e selvaggio; 'C sono assai piu lungke e piu larghe nel bue comune , e domc- slico , e piu. lunghe e piii larghe in questo che nd bufalo. Fiiialmente Taltra variela , che indtice ndlc orecchie lo slato '
  • nieiio conica. Uiniarrebbe ora a ricercarsi quali facolta iulellettuali indiehi -di )>rt;ferenza la posizionc bassa cd anlcriore delle oreecbie ; e quali allre facolta indirhi la forma del padiglione larga, espansa, e di figura cmisf^'rica. A questo rigiiardo si dovrcbbero parai,oiiare le facolta inieliettiiali iloUe foclie con quelle degli eUano il genere Lemur, il genere Galago , il gencre Tarsius cc. iu cui le orecchie sono poste piii verso la soininita del capo , c Terso I'occipite , che nelle scimie : e nel Tarsiere , e nel Galago sono inollre coniche , accartocciate , lunghe, aguzze, membranose, e j»nn carltlagince , come osserva G. Cuvier ; e sono qiiindi di forma, e di tessuto analoghe a quelle dei pipistrelli; e nel Galago, e nel Tarsiere rinfelligenza e molto minore, che nelle scimie. (y) NcH'iiomo stesso qvianto piu le orecchie sono poste in alio , epper- oio piu vicinc Ira di loro , semhrano esse indicarc una minore capacita intelleltuale. Noi vediau:o nelle statue c nelle mummic cgiz.iane , che I'orecchio e posto al livelio , od anche piu in su delta linea degli occhi, poiche questa cade sul forame uditivo es- terno ; ed il popolo egiziano si distinse bensi in opcre grandiose nialeriali, ma non pare aver progredito nelle scienze e nelle arti , di cui conosceva i principii. Sono inollre le orecchie negli Egi- ziani molto lunghe , e specialmente nella sua parte superiore. h. anche lungo e grosso il lobe. Le orecchie si dilatano assai poco all'indietro , e sono ristrette specialmente nella regione che cor- risponde al meato udilivo esterno. (lia DuREAU DE LA Malle Hlevo la suddetla osservazionc quanlo «lla posizione delle orecchie in alcune statue e teste degli antichi l'',giziani , e nelle teste degli Ebrei , che spettano alia razza Cau- casica , ramo Armcno , Medo , od Egiziaco (a). WiNKEi.MAN fu colpito dulla posizione elevata delle orecchie nelle statue delle teste degli Egiziani , c lo credelle un errore d«'gli scultori , esso ebbc a dire cosi : « Slraordinaria certamente •>\ sarebbe stata nella testa degli Egizi la posizione delle orecchie , » se le avesscro avute collocate si in alto , quali si vedono nelle i a) Aiuiali-j des Science* NaturcUct T. a*!, p. I'i \ el Compte rcnJu rlcs travauL Je rAcadc'iuio d.:« ^cieiiccK Fiuc. ifaprite iSSj. Dr.i. MEDICO r.. r. uEi.i.iNCKRr 1 1 - n loro statue , c priiicipalinenlc in due che io posscggo. In una » testa tlella villa Altieri , che ha gli occhi incassati , ed in una « figura sedente sotto la punta dell'obelisco Barbeiini , le ore<- n chie sono si alte , che il lobo viene ad essere al livello dej^li n occhi (a) ». Nelle statue che si consci-vano in queslo R. ^Tuseo Egiziano , sono pure le orecchie poste inollo in alto ncl capo, ed in generale il forame uditivo eslerno c posto piii o meno al livelln della linea degli occhi , cosl pure ncllc mummie Egiziane. Osservai io pure in alcuni neri Aflricani, che Torecchio e col- locato alquanlo plii in alto che negli Europei , ed il foro uditivo e in loro quasi al livello della linea degli occhi ; e la iiaxione AiTricana non si distingue nelle scienze e nelle nrti. Nella razza olivastra e niongolla le orecchie sono poste in alto, oreilles elevees dice Virey, c dice pure che nelle donne del Ma- labar le orecchie sono poste niollo in alto nel capo. La razza mongolla e poco capace di elevati concepimenli di genio; la col- tura delle scienze e delle arti, e di tutte le cognizioni uniane e rimasla presso i Chiuesi costantcmcntc stazionaria, ed in illio stato sin{;;oliire di jneiiiocrila e di iiii|)erfezione. Cosi il citato Virey {b). rs'egli Euro|)ei quasi tutto il padiglione e poslo al dissotto del livello della linea degli occhi, se non il padiglione, scmpre il fo- rame uditivo esterao e piii o ineuo al dissotto del livello di delta linea. Da qnesti fatti ci vediamo indotli a conchludcre che nella razza ^ialla () mongolica, come pure nella razza nera oil AiTricana le orecchie Irovansi poste in alio , ed il forame uditivo csterno carlilagineo quasi al livello della linea degli occhi; nienlre nella razza bianca o Caucasica trovasi il delto foro uditivo csterno ro.stanleuienle al dissotto della linea degli occhi , piii o meno se- condo i diversi rami di essa razza. Ma la razza bianca o Caucasica si distingue per il talento so])ra la razza olivastra , r nera. Qui \i sarcbbe un cslcso campo di ricerche nel consideraro la posi- zione , struttura , figura e forma dell'orecchio esteruo in liitte Ic razze , ed in tutti i rami del genere umano. Ma un siniil lavoro (o) Slorii dilli; arti dil discgno T. I. p. Sg. (i) Y. DiL'tiouB.tir<; il<> iicicaccs Ucdic.>lc». T. ii. p. «49- Il8 niFI.ESSIONI riSlOT.OCKIIE lui comlnrrebbe Iroppo a liingo , e uon avrei inezzi suflicienti per coinpicrlo ; lascio clie lo faccia altri in migUore posizione di me. Non lasciero cpicslo argomento scnza osservare con Buffon, che il gusto per Ic orecchie luiighe e comune a tutti i popoli (lell'O- riente ; e che se le prociiraiio lunglie arliflcialmente , praticando iiel lobo ainpii hucli'i , ed appciulcndovi oggctli pesanli ; cosicche prosso alfuni popoli Oricnlali il lobo (idle orecchie giimge a toe- care le spalle; forse praticano cosi questi popoli per conlrobilan- ciare la naluralc loro posizione elevata delle orecchie. Bi'FFON dice, rhe in alcune provincie della Spagna in vicinanza del Giinie Bidassoa gli abilanii hanfio le orecchie di una grau- dezza smisurata. Le orecchie grandi sono anche proprie dci La- poni, cosi il traduttore di Millin. Non conosceiido I'indole di tali jiopoli mi astengo dal fare dediizione dalla grandezza delle loro oreccliic. (lo) Da quanlo ho linora csposlo relativamente alia posizione dell'orec- chio esterno uei principali generi del manniiiferi , risulta che in scauito alle mie cousiderazioni sono slalo condotlo a conclu- sioni afliuto opposle a quelle del Professore DuBREun, ; conchiuse egli che nelle razze uuiane c tanto piii sviluppata rintcUigenza, quanto piu il foro uditivo osseo e vicino aU'occipilc ; io dedussi essere tanto niaggiore rintelligenza mi mammiferi , qnanto piu I'orecchio od il loro uditivo e |iosto in basso, e piii anteriormenle nel capo cioe ])iii verso gli occlii. E per verita nei uiamniireri degli ordini superiori I'orecchio trovasi coliocalo ai lali ed in basso nel capo , e precisameiile fra Tocchio e I'occipite : nei nianiniiferi degli ordini inedii trovasi posto ai lali del capo alquanlo piu in su , e niaggiorinente verso I'occipile ; e nei niannniferi degli ordini inferioii Irovansi le oi-ec- cliie alia sonnnilu del capo , vie piCi verso I'occipite , e quasi a contatto fra di loro. (ii) Gli occhi molto ravvicinati Ira di loro, e connivenli diniostrano la lascivia ; tali noi gli osserviaino nelle scimie , e nelle antiche teste della Vcncrc Peta. Nel genere Pilhecus, e nel P. suljrus , giusta la figura data da F. CuvnoR, gli occhi sono posti piultoslo in basso , alquauto distanti fra loro, e del tulLo costriilii coiue nr.i- MEDICO c. c. iiF.i.i.ixGEni i:cy iKillc sciiiiic , come dice il cilato Cuvier. Nel gcncrc Hjlohales souo grossi , posli in alio , c clistanli fra
  • iiipar. T. 1. p. 'i')\- DF.t- MEDICO C. F. BELL1.NGEHI 121 quasi perpendicolare in alcuiii ruininauli; c maggiormente nei ro- sicanli , geuere lepre ec. Senibra clic si possa stabiliie iii gene- rale ('he la commissiu-a orizzontale dcUe palpebrc e carattere tlei mammifcri degli ortliiii superior!; la commissiira obliqua caratiere dfi inauimifuri degli ordini inedii ; e la commissura perpciulicolare caraltere dei mammifcri degli ordini iiifcriori. (la) L'orccchio dell'uomo c per tal modo costrutto che distingue le mo- dulazioni le piu variate dei suoni , onde deve ripolersi la per- feltibilita della voce umana, che non esiste ad im si alto grade in nessun animale ; rorecchio degli altri mammiferi e costrulto non gii per distinguere I'armonia , ma bensi per la maggiore acu- Iczza dell'udito : per I'armonia 1' orecchlo esser doveva posto piu lontano dalTencefalo , come osservasi neU'uomo ; c per I'acutezza deU'udito esser dovea poslo in maggiore vicinanza, e rjuesto ha liiogo nei bruti; quindi un piccolo riimorc li spaventa, e li fa fuggire, propagandosi esso al cervclletto die e lor^ano ed il ceutro dclla I'orza molrice. Serik II. Tom. I. ELOGIO STORICO DELL' ACCADEMICO DOTTORE CARLO BERTERO Sl.BITTO DALL' ACCADEMICO AVVOCATO COLLEGIATO Letio netle aJunanze delU 3 diccmbre 183^ , e 7 gennaio i838. X er due distiiite vie si giiinge ad acquistare cclebrita nelle scienze: o per i lavori clie si faniio o dagli Autori o da allri per essi di pub- Idica ragione ; ovvero , ma piu di rado , iiierce iiuove scoperle , merce invenzioni di cose che le facciano progredire ; e cjuella celebrita c sciiipre in ragione della niaggiorc ulilila che ad esse si arreca. Per cjuanto riflctte in particolare le scienze della nalura, la seconda via di celebrita e piCi frequente die per le all re ; e sebbeiie in gene- rale i pill sagaci eullori delle scienze naturali abbiario talvolta l)aUule ainendue le accennate vie , ve ne ha pero di quelli che colle sole loro scopcrte sparscro maggior luine allc scicnzc nalurali di ([uaiilo abbiuno i'atlo i pritni. Sono dcssi appunlo i piu dcgni di grandissinia lode , ed ai quali inaggiormenle convcnga uno slorico elogio. Le scritte si conoscono c si couscrvano ; le scoperle , se non sono pubblicate dalle scojjritore . o »a<'ono , alnieno in gran parte, in obblio, ovvero sparse si ritrovano in varie distinte opere , e parecchie volte ancora come se fossero propric di colui che le pubblica : lanlo piio la vanita degli uomini per duo circa le cose della natura ! Tra i piu valorosi viaggiatori che abbiano falte vantaggiose scoperte ia Botanica , primcggio il nostro Doltore Carlo Bertero, del cui elogio slorico , Chiarissimi CoUeghi , Voi mi avete , sono prcssoche due anni , incaricato. Era cerlamente dover niio di compiere ai vostri giusti desi- diTJi fra iin piu breve termine di quanto io feci ; ma il complcsso di I a/( Fi.ocTO sTomno del dott. c. bertero alcunc posscnli cagioni non mc lo permise. E pi-imamente qiiclla spe- ranza , ultima a perJersi iielle cose gradevoli ed ancora possibili , che egll fosse giunto a salvarsi tla quel naiifragio che fatalmente eel tolse; e poi la Lrania lii coiisegnare iiei Voslri alii la gia inlrapresa tleseri- zione e le figure ilolle pianle piu rare fra quelle ch'egli ci aveva spe- dite dal Chill; c poi ancora i miei lavori pel compimento dell'Erbario del Piemonle ; cd iiifuic le notizie che dovelti con non poca soUecltu- dine e ricerche procurarmi. Cessate in oggi qucsle cagioni, io seeondo i Voslri voti, per quanlo mel concedono le forze niie. Ebbe il Bertero i suoi natali nell'anno 1789 in S. Villoria, Provineia d'Alba , da onesli ed amorosi genitori. Ma orbato ancora infante del Padre suo, lutta la cura di Ini cadde suUa tencra geiiilrice , la quale nulla inlralascio di clo die potesse con- eorrere alia di lui educazione , in proporzione de'di lei mezzi. Compili gli studi di fdosofia in Alba sotto 1' insegnamento del ce- lebre Dottore Gardini , egli intraprese in Torino il corso di Mcdi- cina in quesla Univcrsita , ed ivi fu che cgli diede i prinii non am- bigui saggi de'suol rari talenti, e di una costanle volonta di distinguersi fra i suoi coi'ipagni ; e per quanlo in tutle le parti della scienza me- diea egli dimostrasse una potente superiorila sugli allri , nulladimeno il genio suo lo traeva parlicolarmente \erso la Storia Naturale , e piu speclaliueiite verso lo studio de'vegclabili, quale tendenza fu ben tosto conosciuta daU'incompai'abile Balbis, che d'allora in poi gli fu Meceuate («). Anche gli allri profcssori ammiravano i progrcssi che il Bertero ogui dl faceva in lulli i rami della scienza, ed andavano a gara nel dargli quelle dimostrazioni che valessero a meglio incoraggiarlo. Infatli appena nciranno 181 £ egli fu decoralo della Laurca , che gli fu proposto di continuare i suoi lavori pel caso in cui si pcrmet- li-ssero nuovamenle le aggi-cgazioni al Collegio di Medicina , le quali pochi anni prima erano state sospese , giovaudogli poi sempre i lavori inedesirai nel caso negativo per fpialunque rarricra relaliva alia scienza niedica fosse egli stato per intraprendere; si fu allora che cgli maggior- (a) Nillc vac:inzr (Uirulliino anno
  • . (' V Acajou S. Vomin^ue , ( Scmecarpus Auacardiuni), la Pommc d^ Acajou ( Anacardium occiden- • lale), V Acajou Mahagon ( Swietcnia Maliagoni ), il Coitrbaril ( Hjraenoea Courbaril ), le Bois ' d" Inde ( Mjrtui Pinicnta , coriacea , el acris ), il Guajaco ( Guajacum oflicinale ) , il Noyer » ( Zaiiloxjriuin juglandifoliuni ), Boh defer, Bois marbrc ccc. , il tessuto de'quali c eslremamenle »» onituj le tavole, le scdic ecc. non sono faltc che con qucsti legni; vi sono di-Ue case in « legno di Acajou. Si scavano nei pautaui vicini ai inari dei tronchi d'alberi, fra i quali il Gri/;ri » ( BiK^ida Bucrras ) ove sono srpolti da un secolo forse ; essi sono cosi duri che il Icrro cede ; » il primo fra i legni di chatToiiiige i- il Poirisr (Bignuuia peuUphyUa}. Facciu una tolKzioue Ji " tulli i legni , il cui cumero puo aiceudcre a ajo ». 128 ELOGIO STOmCO DF.T, DOTT. C. T.ERTERO Per abllitarsi vie p'lii il noslro Bertero a conoscere i pacsi che egli jicrcorrcva , e s\\ oggclli lU cui avulava in riccrca , fu una dclic sue [uiiiic cure quellu ili janfezionarsi nelle lingue inglese c spagnuola di cui avcva gia atliiili gli elcnicnli in Purigi e ncl Iragillo , onde gU riusci |)oi di pailare e scrivere queste due lingue come il franccsc cd il latino che gli erano faniigliarissinii. Quante, e come rare e preziose siano le pianle clic cgU scoprl in cpiesto suo viaggio , sarebhe cosa Iroppo lunga per Voi il senlirlo ; vi hasti sapere clie esse sono piu di Lre mila ; die furono raccolle e spe- ditc in Europa a moltiplici cseniplari di cui io cbbi una discreta parte; che riguardo ai semi, niolli si conservarono perfettamcnle , e pai'ccchi gennogliarono nel mio giardino; che alcune piante nate da questi semi crcbbero discrctamente , ed alcune eziandio, ma pochissime, fruttifica- rouo , e di queste io dicdi la descrizione nel mio Hortiis ripidensis (a). Intanto che il nome del nostro Viaggialore stava fra le Ijocche di tutli nelle Aiitille e per le stupende cure che egli prodigava agli in- fermi , c per I'amore verso la scienza che merce delle sue scoperte e coUe dolci sue manierc insinuava nelle persone che qualche inclinazione segiiavano per la Storia Naturale ; intanto che se gli oO'rlvano e premii ed iinpieghi anche di somma convenienza per lui, c che egli li rifiu- tava per non interrompere le sue ricerche (b) ; intanto che spediva ai Bolanici d' Eurojia , c principalmenle al Bai.bis in Lione la massima parte dci frutii di sue fatiche ; quel nome suo si celebrava parlmenti in questa parte del globo nelle opera de' piii I'inomati fra essi. Ecco come procedette la cosa. Io ne diedi gia un ccnno nell'elogio di Balbis (c) ; ora Io dirb piu (a) Lc piu rare di qucslc souo; Acacia Bancrofiiana (p. i ); Achyranthes capituUJlora (p. 4)» t. 8 ); Bonellia Cavanillesii (p. 21 ); Carica Papaia vera (p. 29); Cassia Berleri (p. 3o t. 24))' Cornfolfutus pterocarpits , ct ventricosus (p. 37); Erythrina Cor allodendron (p. 53); Helicteres xemitriloba (p. 65 ) ; Hibiscus clyppntus , diversifoUtls , et pcntaspernuis (p. 65 , &i)s fllascagnta americana (p. 85 , 86 )'; Mrlnchia (lijj'usa (p. 83 ) ; Seriaiia polyphylla ( p. 101 ) ; Sida elegant ct pulchra (p. 129); Tenvrea Dcrteri (p. iSj); Cassia grai'eolcns (app. II, p. 343); Convolvulus returns ( app. lU , p. 3i ) ; Glycine duhia ( a]tp. Ill, p. 3^ ). (4) « II Govirnatorc mi fcce rolTprta ddla iiln?zionc del giardino botanico c gatinctto di Storia » Naluralc con alIo;;gio inagniBco, otto o dicci siiiiavi pid nianualc, un giardinicre , c 20,000 » liri; colonial! all'anuo ; non so sc dcbba acccttarla , inrcbc sarci costrclto a fissarmi alia Gua- » dalupa per due anni ainieno » — Lcltcra del i3 maggio 1818. Scppi dipoi, che egli la rifiuto. (c) Vol. XXXVI dogli Atti dclla R. Accademia dcllc Scicnic di Torino, pag. xiviii, vers, ed in proposito di queste comunicazioni. SCMTTO DAl.L AW. L. COLLA. I 9.9 tli proposito. Alicno come era il Bertero da ogni cupidigia di gloria , e solo al progresso dclla scienza tutlc le sue mire Volgendo, erasi im- inaginalo , piu fucilincnte polcr rcndcrc paf;lie le sue brame coUa co- rounicazione delle sue scoporlc agli allri liolanici, aiizi clie tencrrie csclusiva raccolla , e quindi pubhlicarle egli slcsso ; lo die nessuno di lui avrcbbe potuto inogUo eseguire sia per avere esaminate le pianie vivcnli di cui teucva gli esemplari , sia per la somma facilila e nili- dczza nel descriverc "(a) , sia per quelle spccialila che si richiedono io una isolata descrizionc. Cosl la grandc sua inodestia , a vece di profit- tare di molto alia scienza , rischio di comprometlcrla. Ed ella e cosa piu sorprendenle , come il Balbis, che tanta aflczionc portava verso il suo prediletto Alunuo , ohc tanlo lo slimava , e che lanto conosceva il pericolo di aflidarc a niani cstranec le sue scoperte , abbia preferito di dislribuirle , plutlosto che intalte scrbarle pel Bertero , il quale al suo rilonio , aiiimato anclie da' suoi amici , si sarebbe forse determi- nato di jiubblicarle egli slcsso. Ma gia si sa quanto buono e generoso fosse il Balbis , e quanto pronto nelle sue deterininazioni ; i suoi cor- rispondenti sapevano che egli possedeva la massima parte ed anche moltiplicate le piante del Bertero, tultodi gUe ne ricercavano, ed egli, che nulla poteva ncgare, le largiva a piene mani. Falto e che al ritomo del Bertero , ncssun doppio esisteva piu prcsso Balbis , c che Bertero istesso mi iissicuro , non averne egli ritenuto alcuno , avcudogli anche rimcssi que' pochi che egli avcva portato seco. Da (piesla male intcsa generosila nacque naturalmenle un doppio assurdo , quello cioe dclla imperfezione nelle dcscrizioni o nelle I'rasi , e qucUo maggiorc ancora, che Irovaudosi parccchie piante nuove trat- tate da piu scrittori senza rcciproche comuuicazioni , e scgucndo essi lalvoUa mclodi diflcrcnti , seguir ncccssarianicnlc dovelte una confusione di cose e di nomi a danno dclla scienza ; lo die av\cnnc pure circa una gran parte delle piante del Chili , nia per altra cagioue , siccome vedrassi a suo luogo. Sc non che quanto alia celebriti del Bertero , essa si rcse ancora (a) Vcggansi Ic I'Oilu: ilocri^ioni vcramcnlc «uc, che dalli- liuc m licilc io copiji fcildirculc ucl- I'lJ'irtui ripulfiisis, dclVjiclij-ianthes capitulijlora, dclla Loncilia Cni'aiiillcsii , dcW llilictcrei sc- milriloba , e dclla Maicagnia amcrkana , sovra citalc ; coinc pure alcuuc di quelle del CLili , di cui farler6 infra. Serie II. Toil. 1. Jl I 3r> ELOGIO STORir.O HEI. DOTT. C. DF.nTEHO piii gcncrale , non cssemlovi orniai nioderno aulore botanico clie non ahbia rt'gislrato nellc opere sue , o niemorie accadeiniche e le di lui piante , cd il di lui nomc; ne famio fede Londra, Parigi (a), Vienna, Pielroborgo , Berliuo, Torino , e quante cilta ove vi hanno scriltori di Bolanica o Societa scientifiche. Ma ritornianio iiclle Antllle ove lasciamnio momentaneamente il iioslro Collega ; egli aveva mosso iu parecchic di quelle isole; in una sua lellera del 3o luglio i8i8 da iS". Tommaso , ne dava una generale e bene circoslanziata statislica ; la diceva intieramente priva d'alberi ; non Irovarvisi clie una terra rossigna ed una quantila smisurala di roccie a base porfirilica ; \edersi all'allezza di cento tese dal livello del mare strati immensi di roccia calcare e qualche concliiglia maritlima alio stato fossile ; esisteni una miniera di rame pressoche puro; ie sommita delle inoiilaqne non presentare clie una nuditu perfetla , cioe masse enormi di porlido , pochissiuio granito , e nessun ordine osservarvisi tranne quelle protlotto da uno sconvolgimcnto occasionato dai terremoti che ivi si sentono ben sovenle ; non trovarsi alcun vestigio volcanico , non esservi lava , mancare inlteraniente lo zolfo ed ogni sorgente d'acqua , pssere il ferro alio stato di ossidazione pressoche massimo, onde il color rossigno ed ocraceo della terra ; essere percio la vegetazione inisera assai. NuUadimeno pervenne egli a raccogliere pareccliie specie in gj-an parte erbacee, alcune delle qnali poco conosciute e di cui trasmise uu elenco (/<). Solcava il Bertero per S. Croce e per le altre isoie sovra indicate , terminando le sue esplorazioni in qucUa di Porto-Rico , d'ove conti- iniava a spedire in Europa e seirii e piante secche e fossili ed altri prezlosi oggetli di storia naturaie ; ma j^oco soiliiislatto dello slato della vegetazione di quella , cd ancor meno della popolazione, tanto solamenle vi si feniio quanto gli fit indispensabile per raccogliere i pochi vege- iabili die vi erescono. 11 quadro rlie egli mi fece in ima sua missiva fa, L-'odirnm I'riiicipc dcll.i Bol.imca ij Uk-(;ami(>i.i p , Iu il pruiici .1 drilicnroli un iiiiovo ge- HPre col nouic di Beuteboa ( sy^l- It. p. 290). (I>) Lc princip:iU sono V liflicteres janttiicensis , vjric Eufhrbic ^ :tlcnni Croton ^ la Cnscat'ta serrutnta , la Coinncladia integrifolia , parrnrhi Sotnni , pocln- y4i)0cinLC , una sola OmbeUifern , iiiiJ PauUinia , qualrhc Eulfenid. con allif piichn MirlacKc, una varicla r(»picua di'Ua Brun.tfelsia Minnicana a foijlir nlusi' <• toini'utosc al di soUo , I'Jngn uiifiuis Caci , Iri" nunvc specif di Acacia. Kon altre poibr Li-guuiiiiuic , due specie di Lattgenu , molti EdUuri ^ ed alcune Cordie. scniTTO dall'avv. l. colla i3i (latnta da Patillas il i5 gennaio 1819 c veramcnlc patetico : — u qui ■)! tuUo e incoUo , deserto ; gli abitanti non si possono dir peggiori ; » nu iiidl intcso dirilto dl natura e il loro codice; rozzi, vendicativi , « di mala J'ede i in una parola la razza di quesCisola e una t'cra dc- n generazione delict specie iimana ; non ti parlo dellainniinistrazione 1) civile pevche la ptira e sempUce verita scrilta da penna iwpavzialc » parrebhe lo scrilto il piii infamatorio , una diatriba la piii vile die » dire si possa ; tntlo l- dispotico ; il fanatismo e alVcccPSSO )i. — Abbandoiiale le Antille, j)iacquc ancoi-a al Bertero, accoslandosi luag- •gioniiente all'Equalorc, di visitare una parte della cosi detia Terra-fevma , e specialmente la provincia di S. Marta , di P^enezuela , e di Bogota clio ora spettaiio alia Repuiiblica di Colombia; nia I'atroce guerra clie ardcva allora in quelle contradc iuipedi che vi facesse lungo soggiorno ; egli si detennino pertiinto nel 1820 di ripatriarsi. ' La fortuiia e liiidustria che avevano favorito il Bertero nellesercizio della mediciua interna ed eslerna non solo gli avevano pi-ocuralo una vita agialissiuia cd i mezzi onde praticare con juinore iucomodo le cou- linuc sue esplorazioni, ma ancora di fare risparmii di qualche conside- razione , parte dei quali gli riusci di spedire alia ^ladre sua per cui era sviscerato; ed altra jiarle portava seco nel ritorno in Europa ; nia queste ed altre cose preziose gli furon rapite per viaggio con minaccic di morte. Disastroso assai fu il suo Iragitto vei-so 1' Europa , e piu voile vide prossimo il pericolo di naufragare ; giuntovi al fine nel jirincipio del 1 82 1 , si fernio quasi tutto qucUanuo in Francia , e specialmente in Lione coiramico Balbis, rimettendogli, come gia dissimo, quanto aveva ])Otuto salvare fra le cose botaniclie, e couuinicandogli tutle quelle spe- cialita die egli aveva omesse ne'suoi inanoscrilti ; nia anclie quesle pre- ziose nolizie furono perdule per la scicnza. Come egli sia slato accolto da'suoi amici in Piemonte , ^'oi ne fosle tcstimonii, 0 clnarissiini CoUeglii; tutli ambivano di seco lui conveisare , c giustamenle , pcrclie lanlc crano le cose clie egli aveva investigate nella sua lunga assenza, lanlo era i-elto il giudicio che sovra ciascheduna di esse egli portava , tanta la veraciti , chiarezza e seuijdicita de'suoi racconti , die anche i piii orgogliosi saccenliizzi lo udlvano quale ora- colo ed iudinavano I'altcra fronle. La sua diuiora in Piemonte non i'u che di pochi anni _, ma non fu I?)?. F.LOGIO STOniCO DEI. DOTT. C. BF.RTEHO intVulluos.T ; egli percorsc tulla la parle degli Apennini che ci diricle dalla Liguria, lutto quel litorale, le successive calenc tlelle Alpi fino al Monte Biauoo, e quelle coUine e pianurc che ]>riiTia della sua partcuza per le Antilli; avcva per cosi dire soltanto sfiorato ; la messe che ne colse fu prodigiosa non tanto in piante quanto iu scnii , ed essa avrebbe fornito uu ampio malcriale per compilare una compiula Flora del Pie- inonte, progetlo clic io gli aveva suggerilo, cui cgli aveva aderito con che io gli fossi d'aiulo nel lavoro ; e la cosa erasi cosi comblnala , e vi contribuiva eziandio il Balbis colle note che ci avrebbe trasmesse da Lione; ma le successive vicende mi lasciarono solo, coUa raccolta pero che il Bertero mi aveva prcparata («). Durante qucsto periodo egli faceva la sua ordinaria dimora nclla cilta d'Alba colla Madre, verso cui usava le piii assidue cure, e di cui pianse posoia amaramente la morte prima della di lui partenza pel Chili, e lion Irascurava intanlo i suoi prediletti studi di botanica, giuntivi pu^ anche quelli degli altri rami della storia nalurale ; e fu appunto in quesl'epoca, che Voi degnamente raccoglieste nel voslro seno. Fraltanto il nostro Governo aveva manifestata la sua intenzione perche si compilasse la Flora della Sardegna, grave lavoro di cui ebbe ad incaricare 11 nostro chiarissimo Collega il Professore Moris, il quale cii ne pubblico un volume universalmente ammirato (b) ; e vi aveva destinalo per coUaboratore il Bertero , di cui fece onorata menzione Io slesso Professore iiella sua prefazione; uia particolari cagioni, che e soverchio di annoverare, determinarono il Bertero di abbandonare la Sardegna dopo parecchi mesi di lavoro, e di far ritorno in Patria. Egli aveva gia piii volte segnata I'idea di intraprendere un nuovo viagi^io, da cui soltanto Io dislraeva I'eta senile, e Io stato infermiccio della cara Madre; spenta questa, senza piCi parti egli in luglio iSs'^ per Parigi, incerto ancora quale fra le terre australi del globo avrebbe preferibibnentc scclto di percorrere, se cioe quelle del Capo, M Austra- lasia, ovvero M America meridionale , Gsso allroude di portarsi al di Iu dell' Equalore. Mon fu che a Parigi che, preso anche consiglio da quc'Bolanici , (a) Vcggasi i^ niia prcf.tzionr M* Herbarium pedemoiitnnum , jtag. ii. iii. (6) Vf[;(;asi I'cslraUo rhc io nc feci ucl a. ii. ( scric IV vol. 1. p. a^6 ) del Repcrlorio dellc Sciriae futco-mcdiuhc d«i I'ieiuouU'. SCRrTTO DALI. AW. L. COLLA 1 33 ed in ispecie dal De-Candolle che allora ivi si ritrovava, preferl il Chili j e rettamcnte , avvegnache da molli egregi naturalisli, fra cui parecchi protetti e sostenuli dai governi , ed avvalorali da ricche societa , si fossero giii percorse le terre del Capo e V Australasia; c poche ricchezze egli poleva sperarc di aggiungei'C scnza allri inczzi clie i suoi pvoprii , a quelle accumulate dai celebri Thunberg {a), La-Billardiebe (6), R. Brown (c) , ed altri illuslii Botanici; quando che in quel tempo le icrre del Chill potcvano considcrarsi quasi vergiiii dal canto della sco- pcrla de'vegctabili , non conoscendosi che rancide ed imperfetle descri- zioni del Feuillet (J), del Molina (e), e di alcuni oscuri \iaggiatori, descrizioui poco conformi alio stato attuale della scienza {/). Parti il Bertero da Parigi sul principio dl seltembre con molte cointnendatizie {g) dopo essersi concerlato col sig. Barone Beniamino Delessert, uomo il piu aiFezionato alia Botanica che io abbia conosciuto, possessore della piu ricca collezione d'erbarli e della piii scelta biblio- teca privala che esisla in Parigi principalmente in opere di Botanica (/i), il quale per Ic sue corrispondenze commcrciali gli procuro tutti i mezzl di facililazione per quelle contrade. Giunlo ad Hdvre-le-Grdce , noa perdettc quel tempo che ivi passo prima che potesse imbarcarsi aspet- landi) il vcnlo propizio , mentre esscndosi ivi trovato per occasione il celebre piltorc in Gori Turpin, esso prese da questi lezioni di disegno, c ne profitlo quanto bastasse per poler abbozzare dal vivo quelle piaute che avrebbc nieglio slimato. (a) Flora capcnsM. (b) Novae Holl. plant, spccim. (c) I'rodr. Vlur.ic Nov. lloll. (*/) Journal tics obscrval. torn. 1-3. Paris 1714-1725. («) Saggiu stiUa sloria n.iliirale del Clitli. (y) Cont<'in|ioraneainente j);'i'6 e dtipu il Bertero non mancarono distinti Botaniri i qnali ga- rrggiaixino ueiresplorazione del Chili, fra eni sono degni di partieularc inonzione Bridges, Cabsirc, PoKPPiifC , MiF.ns , Gay dc Dral^tiignan , eirea al priino viaggio del quale vet;gasi il rapporto che nr fcec it sig. A. De-Jussieu aUWccadcmia delle Scienzc dell'luslituto di Fraucia il i luglio i833. ( Arcliiv. dc botanique , aoill i833 , p. 176). (^) Aocbc questa B. Aecadeinia lo avcvu spontancamcntc munito di leltcra , la quale gli servis&e di generale cuiumendali£ta ad ogni Accadcniia, ad ogni Podesta , cd a qualunquc personapyio eui fossero in pregio le scienze e le ulili eo^ntzioni. Veggasi la NoLizia storlea per gli anni 18J7-18 del Prof. Caiieha, vol. XXXII! p. XXV. (.A< Vcggjsi il ccuuo che se ne fa nella Notice sur L's collections botaiiiijuct de AJ. Benjamin DsLwisBKT, i.i«erU iiegii Arciuves de houniit/ue , ptai i833, p. ^tiS. 1 34 ELocio sTORiro DEI, nOTT. c. nr.nTKRo Per cjuanto grande fosse la sua ansicla ili loccarc la bramala meta, pareva pcro die egli avcssc una cotal prevenzione sul sinistro die a;li preparava il destiuo; scrivrndomi da Parigi in ordine al tempo del sun soggiorno al Chili: — « Jc vais I'liabitcr pour long temps (diceva), si » ce n'est pas pour toujours, car on iic pent pas prendre dcs arrange- » mens avec la uiort («) d — ; cd in allra da Ildvre-le-Grdce , mentre annoverava le indiscrete cd infinite ridiieslc die i naturalisli di Parigi gli avevano lalte, soggiungcva: — « Juge niaintetiant comment an indwidu » sen! it la nierci dcs wenemens , force de poinvoir h taut de depenses, « expose aiix dangers dim si long vojage , acec si peu de mojens , » pent s'acqidtter dhm lei favdcau ; la meilleiire cliose (jue je pnisse » Jairc, c\\^t de ne plus revoir VEurope , seiil mojen d'cviter les re- n proches que Von pourra me faire ; il est des circonstances qiCune )) mort prematuree contribue pour quelque chose ii la reputation ; con- » dilion assez dure mais indispensable (b) ». Qucsta dura condizione pero non era in lui indispensabile per coii- tribuire alia sua riputazione die egli aveva gia in gran parte acquistata, e die maggiormcnte stabili con cpic'niezzi die egli modestaniente espo- neva non polcr imjiiegare. Salilo linainiente il Pieiiteiio agli ultimi del seltembre sul bastimento le Fulgor , Capitano Hoff , giunse a S. Jngo dopo uii fdice iragitto di soli 1 1 2 giorni. Un mese appena era Irascorso dal suo arrivo, die egli gia erasi non solamente formato il piano principale dci luoglii che si proponeva per- correre, cioe le terra di Rancagua, J. Fernando, Talca, Curico , Itata, Chilian , e la Concezione , ma aveva gia raccolte piii di i5o specie ili vegctabili rari , fra cui parecdii nuovi, cd aveva preparali loo pa(v fliclti di semi dcllc piu iuleressanti (c). Ottenuta poscia non scnza difi'icolla una circolare dal Governo a tutte le Autorita constituite del Chili per le necessarie facilitazioni, non (a) Lcttora 8 agoslo 1827. {b) Lpltcra l4 settembrc 1827. (c) Fra Ic specie nuove non ancora da csso dctcrniinatc figtirano una Malheserbia, una MaU'O , una iloffmanseggia cbc egli cbiam6 poscia chilensis , una himosclla , una Bignoniacea considcrata ilalFAutorc come gcnere nuoTO , una Zapania^ un LeyiiUum , un Solidago ^ un Senecio j e fra ijitelle clic egli determin6, la Boerrhaavia glultnosa , la Centaurea chilensis ^ la Cassia /lexuosa , il Lj thrum albicans, e la Chara clavata ( LctLora dclli xi marzo iSiS , da S. Jago ). scniTTO dAi.i.'avv. r.. coi.t.a r35 meiio die la j)crmissione di esercire la medicina, paili il i3 maiito i8a8 per Rancagua. A malgrado ilclla pressochu lotale mancanza di mezzi per le corse in (piel disastroso e quasi selvaggio pacse situalo ai piedi della catena deilr ali)cstri ed aridc Cordclliere , c die fosse il Bertero roslretlo a prevalersi di sue mediche coguizioni per procurarsi tenuissima ricom- pensa (a) ; tuitavia in maggio del 1829 era gia egli pervenuto a rac- coglierc una lal niesse , che lo pose in grado, giunlo che fu poco dope ill f ulparaiso , di fare una spedizione di Ire casse al sovracitato sig. Ba- rone Dei.essert, richiedendolo di far parte con me dcgli esemplari e semi che vi si contenevano, parte, assai leniic pero, che io ebbi a suo tempo (A). Reratosi tpiindi nella provincia di Aconcagua , e percorsa la mag- gior parte del Chili seltcntrionale, passo I'lnverno nella citta di Quillota fostretto ad esercirvi la medicina, e fu di ritorao a f^nlparaiso in no- vcmhre del 1829 dopo essersi appeua rimesso da una pericolosissima inalattia cagionata dalle sue disastrose corse. Scriveva allora possedere di gia 18000 esemplari circa di stirpi rarissime , fra cui parecchie nuqve (c), ed annunziava la ti'iste situazione in cui egli trovavasi attesa la gurrra civile clie desolava tuttc Ic provincie di quella vasta regione; cresceva il pcricolo di giorno in giorno , ed egli era pcrcio incerto o\e avrehbc mosso il plede; si determino in fine di abbandonare per allora («) « Tout est sauvagc dans re pays; l:i nature rn^mc, quoiquc trcs fcconde, n*a pas ret allrait y riant que Ton devrait supposcr; la nionolouie des plainrs, Televation cl raridile dcs Cordillicres, » Ir cliinat n[;oureux aiix deux exlieines , tout en(in dej^oule au premier abord. Je suis I'orce de n fairc le mederin , Ic chiruTf^iun cL raimtliieaire ; mais (-our jouir ici dc quelque cjedif, ij faut j» dan* unc visile el avce un seul rejneile Rui-jir uue nialadtc prave ou de pUisieurs annees . ear )• on «e las«c du medccin au boul dc l.\ heurts si on n'esl pas inieux ^t ( Lcttera i; niaj^gio i8jtf , da Rancagua). (A) Lc stirpi nunve nienzionalc ncllu sovra eitala lellera sono le sef^uenli : Oxnlis perdiciaria , O. gyrorhiza , Molituva Mict'ococus y Peziza chamtelea ^ Eceremocarpus septum j buletus populattu^ Puccinia Ceilri , Sphteviii Cettri , Credo Cesiri , Lauretta serraLa , ylcacta CateniUy Escalonia thyrsotdea , Credo Uydrocotylet , Pteris triphylla , I't. cbilensis , Mimulus punctatiis ; c quelle Rotate oclU lcttera !^ luglio l8a8 da Valparaiso, sono V Eupatorium chile n se ^ VAdeimia arborea , una »)>feie di Myrltis , un Solano , una Coniposta afline alia f'i^ut'era , un Bidens , VAdenopsis CoUiquaJa , dne Lolielie ^ un Melocacttts ^ un nuovn generc di Labiate , un GonoloLus, una CV*- troidea , la Colletia Trcbtts. (c) Lettera 'j8 novenibre 1819 da Valparaiso , in rui mi (trevennc fra le altre rose , essersi conipiaeiulu di dcdicare un nuovu genere a niia Figlia sotto il norae lii 7'ecophilaa ; qucslu ^ de»rrillo c fijurato uelle mic Plantae rariores in regiun. ChiL clt. faac. ult. p. ly. I. LV. 1 36 ELOCio STonico del dott. c. BF.nTF.no ii Gontinentc e recarsi all' isola Juan-Fernanrlcz , qulndi in cjuella di Mas a Fuera , ritornare a f'alparaiso , visitare poscia Otahili e le isole degli Amici , e finalmente ripatriarsi {a). Fu appunlo in quest'epoca die egli ini fece la principale spedizionc ai semi, di esemplari , di alcune pianle carnose vivcnli, e di parecchi odigetti di zoologia e mineralogia ; eravi pure per la Biblioteca di que- srAceademia la collezione del Mercwio cltileno , qionialc scicnlifico die si slampava in S. Jago , e di cui egli era iino dei principal! pi-oinotori e collaboratori ; ivi e inserto dal N.° XIV al N." XVF un catalogo ra- zionale per ordine alfabelico in lingua spagnuola di tutlc le piante del Chili cominciando dalla lettera A sino alia /?; forsc egli I'aveva compito, nia I'editore del giornale rislette dalia conlinuazlonc del inedesimo. II noma botanico delle stirpi non e accompagnalo da alcuna descrizionc b frase scientifica , ma solatnente dal nome vernacolo , da quello del- I'auiore , dal luogo ove crescono , con savie osservazioni sidle loro virtfi ed usi ; e sotto questi riguardi era utilissimo il lavoro per quella po- polazione , troppo rozza ancora per essere iniziata nella fdosofia della scienza (b). Nello spazio di tre mesi di dimora nell'isola Juan-Fernandez , in •mezzo a mille pericoli , a mille stenli , a mille privazioni , raccolse il Bertero quante piante vi pote ritrovare ; esse non sono in gran copia, (rt) ha IcUera G febbraio i83o pure da Valparaiso conticnc V allora altualc quadro politico del Chili, ed il progctto del Behtebo ; ecconc uno squarcio: — « Ainsi, pour fairc un pelil. resume >' des c'poques reiuarquahlcs de inon sejour au Ctiili , je dirai qu'cn juin 1828 clant a S. Jago ^ ■ revolution, combat dans les rues, deux canons places devanl ma porte; a Quiliota revolution a »» «S. Felipe chef-lieu de la province; dans la craintc dc me trouver sur la sCL^ne , j'ai quitle » QtUllota en sortaiit dc ma maladic; j'arrivc a Valparaiso^ ct je suis tenioiu oculaire de toutca » les liorreurs. Est-cc done de cetle maniere qu'on fait de la botaiiiquc ? Tu mc diras dc quitter jB Je pays, mais 011 aller ? A Lima et a Buenos- Ayres la guerre civile est encore plus sanglantc} » au Mexit/iie les Espagnols vicnncnt de debarqucr, et la gwcrrc y est plus meurtrierc ; a Bolivia » tout est en ddsordrc .... II faut pourtant prendre un parti, et Ic voici : dans quclqucs jour* » jc parti pour Tile de Juan-Ferntmtlez ; )'y dcnieurerai deux mois au moins ; je visilerai I'ilc » de Mas a Fuera\ la jc vivrai en vrai RociNson, jc ramasscrai des planles tant que jo pourrai; » jc revicndrai a Valparaiso -^ si les trouliles conlinucnt , et si mes fniances Ic pcrnieltent, apria w avoir envoye ma coU:'clion en Europe, je partirai pour I'ile A* Otahiti ci les ili-s des Amis ou je • pas«crai six mois a fairc la botaniquo parmi les sauvages ; je revicndrai sur Ic mOnic navire a » Valparaiso et alors pcul-ol. XXXVl pag. Ml della parlc storica. (/') Lettera suddeUa. (c) Lettera lo seUeiiibrc i83o da yalparaiso — m Je parts samedi matin siir le Briek ehilieii " Ic NapoUon pour Tile A*Otahiti\ j*y resterai six inois au moins, je visiterai les iles voisines et '• je revieiidrai a t'at/iaraitn charf;u dti bulin b<)taiii'|ur que je ferai pendanl uiou sejour dans ■ TArehipel de la Si>ciete ; tu dirit;eras toiijours les lettres a MM. Lebris et BARTnArUE. Adieu , t> Itounc sante, un Paler et un /li^e pour mon anie dans le eas qu'clle soil submerpee »> — . Quest* fu rulliina sua uiissiva ! A questa lettera,. per quanto eonei-riie la partenza da yalparaiso^ e conforme un'allra indiritia a questa Accademia dal sig Meeehuoct da Otaliili il ■ib marzo i83'J. Serie II. Tom. I. s 1 33 ELOGIO STORICO DEI. DOTT. C. HERTERO per quante diligcaze siaiisi praticate da'suoi amici , e da alcuni corpi scienlifici, e nulla di posUivo io potei ricavarc da alcuni ccnui nccro- logici Si)arsi iu parccclii scrilti («) ; si se|ipe sollanto il suo naufragio avvenulo ncirestale del i83i, mcntic da Otahid faceva ritorno a Val- paraiso , senza neoimeno die si abbiano Ic circostanze speciali del me- dcsimo , lo die fcce credere , die il basliinciilo su cui era salito siasi intieramenle pcrdulo. II piimo clie fece pervenire queste vaghe nolizie a Parigi si fu la sovra nicnzionata casa Lebris et Barthaume die le trasmise al sig. Baronc Delessert, il quale me le partecipo tosto per mezzo del sig. Guili.emin disliiito Bolanico di quella citla aniico del Bertero e di me. Si seppe poscia , die la nave su cui si Irovava rinfdice Bertero, era propria del sig. Moerenhout , negozianle Bclgio , nel quale egli aveva eccitato il gusto per la storia natiiralc, e die gli aveva prestalo qualcbe aiuto nel raccogliere pianle in Otahiti ; una parte di queste restarono a mani dello slesso sig. 1Moerenhoi.it clic vei'so il fine del i833 le spedl a Parigi, incaricando la persona cui le avcA'a dirette, di divi- derle con questa Accademia ; alineno tanto risulla da due di lui let- lere (b) ; ma 1' Accademia non le ha niai riccvute , sebbene siasi uni- (rt) Bibliotcca italiana, luglio i833 N." CCXI p. i23 - Annal. dos sricnc. ralur. avril i834 p. a53 - Histoirc naliircUc dil Mays par M. Bonafous pag. 29 nota 2 - Efleracridi Gsico-incdlche del Piemonte N." 36 - Rcpcrtorio medico-chinirgico del Pieniontc N." l\i p. 285 , ovc il D. Deholaudi riferisce pure una nota del Decandolle ricavala dalla BiblioUca universale di Gincvra - Idem n.* 3i3-i4 p. 5|3 ovc lo slesso Derolamdi colla solita sua cnergia cosi si esprime: « E quel Behteku * il quale dopo di averc percorsa col MoRis la Sardegna sciolsc per la seconda volta le vcle a«H w americ^ni liili, ed aiiimato da fervida prepotente braina di prendcre il dominio delle scienze ■ naturali , Davig6 verso le incognite sirti ilel maritLinio mondo , noi lo compiangiauio adesso a] » pari di Laperoise smarrito fra quei lonlani inospitali oecanici scogli - w. \^b) La prima e quella sovracitata del 2^ iiiarzo |832 iu cui egli aiinun/ia ojic Behteho parti fla Otahiti il 2 aprilc i83i sovra una Goclctte da 120 tnnneaux falta ivi coslrurre dallo slesso Molhenhoit c dcstiuala per yalparaiso ^ e ebe ne cbbc le (dtiine noti/ie da Cletca una dellc is(»le della Socictd ovc la nave prese una parLe del suo carico il 9 slesso niese , ed ove Behteeo diseese per poelie ore a raccogliere piante ; dopo talc epoca MoEtiEitnoux non cbbc piu notizia della sua nave ne di alcuuo tli colore chc vi erano a bordo ; mi compiaccio di qui riferirc uuo squarcio assai iuleressaute j)er la uiemoria di Behteho ; - « II merite les rcgreta dc lout ami des sciences , cl surtout de vous, messieuri, » et dc laPatrie^ jc coitnoissais les sentiraens Ics plus intimes dc cet ami,ct je sais qu'il n'avail d'autrcs » passions que la bolanifjiie, ni d'aulre and>ilinn que dc sc rendre dignc et de vous et de la Palrie ". L'altra letlera e iu data del 27 niaggio i835 indiritta pure da Parigi a quesla R. Accademia, Uf Uj quale neiraunun^iare quanlo sovra, ehiede nolizie circa lanaseila, iparenli, la prima edneazione , e gli studi Jtrl Bertceo, nienlrc egli &i fosse disposlo a publdieare un'opera sovra \' Ocraiiica ^ u- lla srniTTO nAT.t/Avv. i.. roLi-A i 3o forinala alle indicaz.ioni datele nella prima di esse (a) ; bensi nc cbhe una parlc il sig. Guili.emin , siiUe quali egli creo la Zepliilita tliaitensis piibblicula iiegli Annali dello scienzc iialurali di Parigi (i). Estinta ncUa casa Lpimis ct Berthaume ogni speranza suU'esistenza lit Vila del Berteho , spcdi essa al sig. Delessert quanlo egli le aveva rinicsso prima di sua partenza per Otaliiti; e fra questi oggetli il piu prezioso si era il suo crliario ; io ebbi occasione di esaniinarlo nel iiiaggio del i834 ncUa biblioteca dcUo stcsso sig. Delessert, il quale colla rnassiina cortcsia che gli c propria lo misc a iiiia disposizione ; esso era coinposto di i5,ooo eseinplari in circa in oUimo stato (c) ; le specie distintc potevano ascendere a i5oo circa, fra cui moltissime crittogame, tiitte rare , c parecciiie afTalto luiove (er qualche ge- nere , c Professore Moris per otto nuove specie (g). (a) Adunanza dolla classc fisico-matcmatica dell'S inarzo i835. (4) U sic;. Deiessebt avcva incaiiralo lursoni' di sua connjcliza di ulTriri' fr. aijooi il sig. R. Brohk lia Londi'u nc oCTriva aooo. — « Mais qiiand nous somiucs arriYes a i'heurc precisr fixdc par le* • avift , rooi , M. dc Jussiec cl plusieiirs pcrsonnagcs qui voulaient encliurir , on nous a dil qti* » tout ctait terminc. — M. DeLEssERT a etc foil coulrari1« r/.^^ /'^ / ^u i'^ ^^' 1 .t f ** J ^ * ' ' / ^^^ >i --2-r -^ <^ ^" »<5^A-^- ^ ^-f-^tj '^ «.*<• XT-, ."^^-.^ ^.^ ^ .^.^/— ^-^-'TV r^^«/ ,r,,..^^<^ , .>.^, ^-^^^/^^^yC.^^^y^'^-y:^^ '>^y^>''"" X- y^ -^ ^-.i^,/^ ^^ ^-^^ .'JZ. ^^ /". • ^^tf-'-^ c / f t^^ /'•^./^^r « ,io, die ha presso alia sutura delle ossa brcgmatichc coU'occipitale , 0 conscgiicnlctneute a quelle due creste la siinilitudinc di due archi Tolli a ritroso )(. Ma a questo terinine, ove le ossa frontali cominciano a dilalursi ed isporgere per dare conveniente spazio alle ossa nasali , <• iicl tempo stesso concorrere alia forinazione delle orbite , sono in- franU; , ne lasciano altrainente vedere quali correlazioni di strultura serbassero colle ossa intermasccllari e mascellari di sopra. I lati interni sono aii'jhessi uniti per mezzo di sutura lougitudinale ; gli anleriori similmenle recisi in foggia di mezzaluna, onde ricevere in articolazione le due ossa nasali NN. Tav. I. Fig. 2.' piccole, ovate, avenli la figura di due mandorle schiaccialc , divej-genti Tuna daU'alti'a , lunghe o,o5 , lurghe o,o4- Circoscrilta superiormcnte da queste due ossa , inferiormente dalle mascellari , e laleralinente dalle rovine di due grandi ossa II. Tav. I, I'^ig. I." e 3.^ si mostra in seguito la vasta apertura nasale. Quelle due f)ssa maggiori infrante che la chiudono dai lati o sono i-esidui delle slcsse mascellari, o anche probabilmenle delle intermascellari , die ove i tre denti di questa mascella sono ritratti di profilo e di faccia secondo la natural loro grandezza ). II suo luano masticatorio era. bianco e liscio senza traccia alcuna di quel ri- cami o linee circonflessc , che sono I'ciretto ordinario del logoramento ne'denti formali di colline , composte esse medesime di due ditlei-enli sostanze , ossea e smalto. Un cerc'hio tutt'al piii di colore ocracco, dovuto alio smalto, faceva contrasto col rimanenle color bianco della corona. Fu vana ogni mia diligenza a volerlo conservare intiero, perche seguitando i lavori necessarii alio scuoprimento degli allri, strilolandosi I'interna sostanza fragilissima , e sdruscendo per di fuori lo smalto, si sfascio tutto quanto in minuzzoli. Eppcro la tavola e ridotla a rapprc- senlarne Ic rovine presso alia radice. II secondo n:aggiore assai del primo ha pre.ss'a poco la medesima forma di corona , vale a dire rotondata e suernita di somiiilianle latc- rale sporgenza. Divisa per traverso in due lobi 0 porzioni di diflerenle grandezza da un solco largo e profondo , cli(> la recide iiel suo terao posteriore , essa presenta nclla porzionc 0 lobo antcriore un aggrega- mento di molti lubercoli conici a puute logore , disposti ordinatauicnle in due fde semicircolari, dei quali il pii\ corpacciuto occupa la falda esterna dclla corona forroandovi la sopraddetla sporgenza tuberosa. NcllalUn »48 II.UrSTRAZIONK 1)1 UN NUOVO CETACEO FOSSILE porzione al di la del solco scorgesi da prima una fila trasversale di qualtro o cinque tubercoli , poi a tergo di essa una collina simile a cape;^zolo , alcun poco disgiunla cd appartata , scolpila in cima di minuti dcntelli , che fa ufli/.io di tallone , cinge c termiua la corona. II dente rotlo che vedesi alia Fig. 5." Tav. I. gli era per avvcnlura corrlspon- deute nellopposto lalo della mascella. L'ultimo semprc nella stes.sa proporzione maggiore , scbbene per essere ancora iuceppalo ncU'alveolo non si po.ssa scorgcrc tuUo, lia la corona press'a poco fabbricala ndlo slcsso niodcllo, rotonda e gucrnita della sua sporgcnza. Essa e formata di tubercoli o conici o pirainidali sconipartiti da due solchi in tre lobi o porzioni dislinlc. II prime solco parlcndo dalla tuljerosita eslcrna gira in arco lungo il niargine o lembo anlcriorc della corona, e va a metier foce nell'allro piu largo, che la taglia trasversalmente a mezzo , formando neirimboccarsi un angolo piuttosto aperto. Diviso dai tubercoli centrali per tulta I'ampiezza del primo solco ergcsi a formare, non che il Icmbo anieriore della corona, ina eziandio gran parte deU'intcriore, un seniiccrchio di cinque o sei tubercoli raccozzati insieme a simililudine di un argine merlato. Nello spazio Iriangolare di mezzo stanno interzati pareechi altri tubercoli oi-- dinati in semicerchio secondo la direzione del solco primaio , e varia- inente coniugati. L'eslerno piu grosso forma di per se I'accennala spor- gcnza, i tre che seguono hanno uguali proporzioni di forma e di gran- dezza, rullimo e come occultalo nel seno , che si apre alia imboccatura (lei due solchi. Separalo similmente dai tubercoli di mezzo per il va- slissimo solco posteriore s'innalza di poi un nuovo ordine dc'medesimi nel segucntc modo. Uno esterno maggiore occujia I'estrema falda della corona per di fuori, ed e alcun poco scgregato dai suoi vieini; un allro non dis.similc vien fuori dirimpcllo ncH'opposla falda interna , e tnlli due metlono in mezzo un nuovo gruppo di tre tubercoli accozzati in foggia di una piramidc. OJlre ai dcnti iin qui descrilli io penso doversi riguardarc come apparlenenli alia mascella supcriore , cioe alia sua porzione foi-mata dalle ossa intermasccllari , i due denti conici della Fig. 6.' Tav. I. II piu conservato c lungo ancora o,og, largo presso alia radice o,o3; Taltro per contrario e rotto nel mezzo, ma lutli e due vuoti c di color rugginoso inlernamenle hanno per di fuori una corteccia di smalto , solcaia jicr lungo di piccole solcaturc parallele. A prima frontc mal si distinguono / PnOPOSTA DAI. MEDICO C. D. DIIUNO I /fg dai cU'iiti incisivi dcgli ippopotaiiii , c certamenle se avessero le punte mozze per scguita logorazione , c piii cilitulrici , sarebbc iion che ma- lagevole, quasi iiiipossibile il diiFerenziarli. Gli avau/.i dclla mascella inferiorc cousistono ancora, Tav. I, Fig. i.", in un grosso fragmento del suo ramo destro, luiigo i,o8, alio 0,06, ed in alciuii roltaiiii spuguosl del sinistro slrettameule inceppati ncll'argilla. Stando alle apparenti probabilita i due rami dovevano essere insieme congiunli in un angolo di sinfisi a 4^ gradi, per la quale approssimativa eslimazione cssi verrebbero giustamente condolli sotlo ai corrispondenti process! alveolari della niascella di sopra. Del rimanente pero nel ramo destro stanno ancora radical! quattro denti della grandczza e slruUura, che or sono per divisare. Ma prima e giusto cli'io mella in considera- zione , csser qui un maggior numcro di molari impossibile e per la forma dclla niascella , e per ravanzato lore coUocamento verso la sin- fisi , siccome ancora nella mascella superiore per la strultura del pro- cesso alveolarc, che si termina con bel contorno presso alia radice del primo , mostrando per tal modo non essere abile a capirne piu di tre. Ma tornando alia mascella, essa ha per di fuori sotto agli alveoli dci sopraddetli quattro molari una lunga eminenza tondeggianle , che corre obliquamenle disccndendo verso restremita poslcriore del ramo, ove do- vcva inconlrarsi ncll'angolo anteriore dell'apofisi coronoidea. Sotlo a quesla rilevala eminenza, appunlo lu dove prcnde origlne, si aprono due furanii di figura ellittica, sovrapposti e vicinissimi I'uno all'altro. lo non saprei risolutaraenle dccidere se questi forami siano gli analoghi dell'or- dinario uiciitalo (inaxlU. anlerius), owero relVelto di fortuita cagione ; cionondimcno il silo che occupano da molla probabilita a quella prima su|)posiziono. Dei quattro denti, Tav. I, Fig. i.* e particolarmenle Fig. 7.', ove sono rilraiti dal naturalc, il primo ed il secoudo avevano, per quanto c possibilc argomcntarne dalle rotture, la corona di figura elillica, col maggior diametro di 0,01 collocalo di traverse alia mascella. Un simil dcnte trovato fuori di alveolo , e corrispondente per avvenlura al sc- condo neU'opposlo lalo della mascella , avendo la corona logorata fin presso alia radice , conforme si vcde nella Fig. 9." della Tav. I. mi c forte molivo a credere, che questi denti anteriori alia totale uscita del- rultinio dovesscro come falsi o di nnita cascare , e conscgnentcmente, clic il vero numero dci molari stabili , esscndo Tanimalc Cnito di cre- scwe , fosse potulo ridursi a due 0 trc per parte. l50 ILLUSTHAZIOKE Dl UN NUOVO CF.TACEO FOSSir.B II terzo ad un tratto maggiore del doppio, c anche di piu, ha pari- mente la corona di figura cUittica , col siio maggior diametro , non di traverso, ma secondo la mascella. Rotta iti avanti per mettk essa mostra iiella rimanente , da prima un qualclie lavorio di ricami , poi iin tu- bercolo grandicello simile ad un capezzolo , appaiiato sulla cstremita posteriore , regolarmente addenlellalo cd alquaiito logoro. L'ultimo, che srguendo la proporzione e il massirao, ma non in tutto fiiori di alveole, scgnita ad avere una stessa forma di corona, cioe ovale, compressa dai lati , e col maggior siio diamelro secondo la mascella. La sua prima porzione o lobo formasi di tubercoli conici disposti al- quanto inordinatamente in due file semicircolari , die gii-ano da mezzo il lembo eslerno a mezzo il lembo interno di essa corona. Contro a queste due file sta obliquamente adossato , ma un poco piu dal lato esterno, «n gi-uppo di tre o quattro tubercoli raccolti insieme nella foggia di una piramide , die ha la base avvallata nella grande spaccatura trasver- sale del dente , anzi la divide e trasforma in due scni aperti sui lembi esterno, edinter,no di esso. Al di la dei quali sorgono di bel nuovo parecchl tubercoli collocali nel raodo scguente. Due insieme congiunti , e quasi immedesimati costituiscono cosi per di fiaori , come per di dcntro le f'alde estreme della corona, serrando in mezzo come fi-a due maggiori piramidi un nodo di tre tubercoli, de'qiiali i due da lato sono piccoli e bassi, il mediano maggiore ed alto. Al postutlo una congerie di piu minuti tubercoli separati dai precedent! per un solco trasvei-saie men largo, forma una cotal maniera di tallone a compimento della corona. II bellissimo dente della Fig. g.' , Tav. I, accordandosi in tutto e per tutlo nella descritta conformazione, vuolsi giustamente avere per il suo corrispondente sinistro , notabile sopratuUo in cio, die lascia scorgere con qiialdic foiidamento di certezza I'eirettivo numero delle sue radici. Slando agli apparenli conlrassegni delle rotture esse dovevano essere due, una per ciaschcdun lobo o meta di corona, c se si pon meule alia posteriore deU'ultimo molare destro, cola dove pel guasto della ma- .scella trovasi in gran parte scopcrta , bifoi'cate alia punta e di grossi rebbi rotondi. Dalle particolarita , che sono venulo in sino a qui mano mano di- Tisando, manifestamentc si raccoglie, che qucsti denli molto diffcriscono gli uui dagli allri nella grandezza , e nella slruttura , e quci di sojira da qiielli di soLto moltissiino ancora nella forma ; la essere rotonili , pnoposTA DAI. MEniro c. d. bhuno i5i guernili di parlicolare sporijeiiza eslerna , qua per contrario elUlici e senza alcuu vestigio di essa; che composli , almeno i maggioii, di Ire lobi o disliiile porzioni , variano cosi per la distribuzione dei luber- coli , conic per la qualila dci solchi inlercidenti ; clie la consuiuazione dei lubcrcoli avra bensi polulo produrre laiili piani, quanti sono i priu- cipali sconipartiinenti o lobi de'incdcsiini , c da ultimo anche un piano solo, largo quaiito ciasclicduna corona; ma non mai alcuna di quelle figure a irifoglio, clie lanto frequenlenicntc si osservano ne'denti molari degli ippopotauii ; clie in soiuina sono coniplicatissinii e fabbricali secondo un tipo , che ha se non deirinsolllo , niolto almeno dello speciale. II Ironco nella prescnte sua uiutilazione lungo ancora i , o, largo 0,80, Tav. II, Fig. I.* consta di una duplice serie di grosse coste rolonde, massiccie, pesanllssime, incastrate per meta nell'argilla c&me in alti'et- tanti proprii modcUi. Quelle del deslro lato in numero di diciotto, e meglio ilisposte secondo la natural collocazioiie, sono dalla prima sino alia sesta assai pill poderose , avendo prcss'a poco un diamelro di o,o5 , e slanno per Ic ncurve loro estremita superiori conCccate profondamenle nell'ar- gilla, ove per avventura, prima che fossero distrutte dal tempo, dove- vano inconlrarsi ncUe vertebre corrispondenti del dorso. Ma la verita si e , che di tutta la colonna vertebrale non mi e succeduto trovare piu distinte vestigia di quelle , che sono espresse nella Fig. 2.' della Tav. II, rimasugli annulari, cd apofisi spinose appartenenti a vertebre della cervice. Alle prime coste , che tanto si allungano da arrivare alia misura ili o,4o (liinghczza press'a poco di tutte Ic susscguenti) sta pei'pendi- colarmente sovrapposta una larga omoplata , che ne'termini suoi piu discosti ha o,32 di lunghezza , e 0,20 di larghezza. II coUo , ancorche privo in parte della testa o condilo, c lungo di per se 0,10. Nel mezzo di essa alia dislanza di o,ot dal suo margine superiore (posteriore nella vera collocazionc ) serge una cresta , che va gradatameute innalzandosi a misura del suo avvicinarsi al coUo, al principio del quale acquista la niassima altezza di o,o4; poscia ritornando al priniicro abbassameiito e ronlinuandosi sopra il coUo quaulo c lungo , gli dik una ligiua quasi Iviangolare. Le coste del sinistro lato sono le undici posteriori , sminuite di mole , e lutlc pill obliqiiamente rivolle in dielro , eccclluatcne le due o tro ultinic , malconeic c fuori alquanto dellordinaria coUocazione. lu 1 5a lI.I.tSTRAZIONE n UN NUOVO CETACEO FOSSILE mezzo ai descriui due ortUni tli coste corrc una lunga serie di grossi pezzi ossei , die a giudicarnc dull' apparenza sembrano lanle porzioui annulari di grosse vertcbie, coUe concavita livolte all'insu (se vi fosse animale di cosi smisurate verlcbrc fornito); ma ncl vero sono seg- meuti posteriori di coste pii propinqui alia spina , corredali ne'margini posteriori d'un tubercolo conico assai grosso. Finalmcnte due altri pezzi, uno dci quali ha tulti i contrasscgui di una grossa apofisi spinosa di vertebra o lombare o caudale , I'altro aU'opposlo qucUi di una cosla minora e piii breve, si vedono ncl mezzo del Ironco agli ullimi confini della cstremili poslcriore. Tulte tpicste ossa cosi del tronco, come del capo hanno un colore tra bigio e rossigno, sparso qua e cola di mac- chie scure, rugginose, ed una tessitura compalta, evidcntemente fibrosa. Delle ossa appartenenti alle membra non ne parlo , perche o furono altrove portate dalla furia rovinosa delle correnti , o se rimaste presso al tronco andarono per men nole cagioni , o per quella sopraccennata delle pioggie in tolale disfacimento. Imperocche fu vana ogni diligenza fatlavi iisare dall'egregio Prof. Andrea Bonelli per rintracciarle , e se dei tJinti fragment! alcuni possono suggerirne una qualche lontana idea, la troppa loro imperfezione mi distoglie dal i-ecarli disegnali nelie se- guenti tavole. Ora die mi e terminata la desciizione degli inconsunti residui di quest'antico animale, se tento per via di progressiva investigazione di- chiararne la nalura , e collocarlo in conveniente posto ncUa serie zoo- logica , mi c d'liopo risolvere mediante comparalivo esame le seguenli quistioni : quali sono nella classe dei mammiferi quelli die hanno una simile conCgurazionc di teschio ? e fatto questo primo passo , sin dove reggeri lanalogia nella slrullura dei dcuti e della mascella infei'iore ' qual conferma da ultimo prcstcranno le coste, le scapole ai caratteri generali del teschio, cc? Primieramcnte se in quelle generazioni d'animali il teschio , e Ic mascclle gucrnite dei loro deiili sono zoologica e fisiologicamente parlando le parti dominalrici, tulla quanta la ragione deiroiganisrao, le mie con- siderazioni dovranno precipuamcnte versare intorno alle medesime (i). (i) En Zoolojie , quand la Icic cl suitout I.s ili'iiUi et Ics inaclioiros sont donnccs, loul Ic rr»l;- cit bicn pris de I'ilrc , du moins pour cc qui rcgardc Ics caractcrcs csscutick ; aussi n'ai-je point PnOPOSTl DAL MCDICO G. D. CnU.NO ,^^ T.•o^at..>c una volla la pii probabilc sis.-inra/.ionc , ad essa comoda- rueulc s. lifcriranno Ic rimancnli pailicohuit;', organlclie, e se ne polra ant.c.palamcntc stal.ilirc la rcciproca anm.nia. II perche io dico dono moll, confroi.li instiiuili apparirc il tescino sopradescrilto siimjissimo a quello ,|egli od.enii cclacei crbivori meglio conosriuli, ,]i^oni;l.i, ,. |n- inanlini , cosi ncUa forma del ti.tto , come in cjuclla pii'i ^wXak delie smgolc sue ossa (,). II vn.o si i, die rollo per .lavnnli all'ailezza dolle iiariri , c inivo de'suoi arclii zigomatici esso presenlasi nella fignra ,li una puamide quad.ilalera tronca , stretto per di solto alle region! l,a- Sdarc e palatina , largo a quelle del sincipile e della fronle , appunlo cooic suoie avvcnirc ne'predetti rctacei. In quanto ,>oi alle ossa parielali, frontal. , o nasali la simililudine noi. polrebhe essere piu manifesla! Ollrediche sc si pon meulc all'ampiezza e profoi.dila delle fosse tempo- ral, proportionate a largo c robusto ponlc zigomatieo, ritorto q.,al e.a ncUa foggia deUa lettera s italica; alia correlaliva apoGsi del temporale • alio scostamenlo, ed alia figu.a delle cresle , che conlornauo quelle fosse al vcrtue; alia coUocazione delle orbile in quesle ullime , conforme ap- pansce ,1a un residue della destra ; a quella del proeesso alveolare si- inato ph\ .n dentro deU'orbita stessa ; alia vasla spaccatura nasale ; e .u do peine a reconnoitre et a classer les verUbres , ^un,! „n,. foi, j'ai bion conna la ,a.. t.. Cut. Oss. foss. Tom. V. part. II. Mai, cc qui e»t surtout imporUnt i remarqucr cV-sl eel... Constance admirable d.s lo.s zoolo- piqae,, qu. nc se dement dans aucune classc , dans aucune fa.nilb.. Je n'avais examind ni les .or- Ubres, n, les membres , quand je n.c suis oecnpe des dents et d.s .uaeboires , et unc seule dent ma, pour a.nsi dire, tout annoneJ. Une fois le genre dJlermine par elle, tout lo reste du squo- Ictte est en quelque sorte venu s'arranger de soi-meme sans peine de ma part , comme sans Lc- s.lat.on. Jo ne pu.s irop insisU-r snr ees lois gencrales , bases et principcs des methodes , qui dans cette sconce, eomme dans tontos les autrcs , ont un intcrit Lien supericur 4 celui de toutes le. d.icouverte, partioul.ires , quolque piquanlcs qu'ellcs soicnt. - Luog. eit (0 Pour, d'une tete dc ruminant, arriver a former une t^e de lamantin , i} faudrait fain remonler les apopbjso, nasales des inter-ma.^iUaires, reduire presque i rien les os du ne. , ouvrir a,ns. de grandes narines exterieures dan, un plan presquo borizon.al , faire dosceudre les orbite, • ux cfites de cette ouverture , aggrandir euormement les jugaux dorriere Torbite , et encore plus apophyse zygomatique du temporal, etc. Les crCtos ten.porales sont paralKles pre.^que jusqu^a 1 occ,p,.al , et bordent le dessus d.> erine . qui est plat ; ( la faee oeeipilale est phis large que haute; les deux arcades eygomatiques sont i peu-pres paralloles I'une i I'aatre , et surtout d'unc «{«useur et dune bauteur ei.onne ; elles couvrenl une bonne parlic de la face latcralc . ct s« relcvent fortement en arriCrc , de fafon que lour bord superieur est sur le mCme plan horizontaJ que la crOtc temporale. . . I„, j i .-. • , . ^cs OS dc la tete , quoiquc les sutures soicut cucarc marquees sent d nne densitc rcmarqnable , ainsi que eeux du squcKtlo G. Cuvier , l.c9on d AnaL comp. T. 11. Serie II. Tom. I. „ r."i^ II.IASTRAZIONE DI l\N NIOVO CETACEO FOSSILE fmalmenle alia forma doU'osso appartcnentc all' interna fabbrica deiro- reccliio, si avranno assai valitlc prove a creilerne tlimostrata la congc- iierica iJentita anche sen/.a il concorso tli quei caratteri , die dai condili occipitali si dcrivano. Anzi volcndola ])\i!i spccificatamcnte proscguire si Iroveni maggiore col teschio dci lanianlini cos'i per la piu bassa apertura nasale, per la forma delle ossa sue propric , per I'ampiezza e maggiore piofondita dcUe fosse zigomaticlie , per la minor depressionc verticalc di'lle grandi ali plcrigoidec, come per la mancanza di (piclTampia soluzione di continuila compresa al dire del sig. Gioi'g. Cuvier fra le ossa ma- scellari, frontali , sfenoide anteriore e palatine, per cui e via di comu- iiicazione dalle fosse temporali alia cavita dcUe nari (i). Ma se tale a non duliitarne c la natnra del teschio, riniane a vedersi fin dove dalla slrullui-a dci donli c della mascella inferiorc venga giuslificata. K inutile oramai die allri vodia tentar confronti delle mascelle e denti sopradescritli con simili parti di altri animali , appartcnenti per escnipio aH'ordinc dci pacliidcrmi, conciossiacosachc la natura del teschio parli Iroppo altamcntc in conlrario, lie possa darsi zoologo a cui ripugni il crederlo effettiTamerite di cetaceo erbivoro. Cionondimeno fatta la sup- posizione che si tratti unicamente di mascelle e denti senza piu, io ri- solulamentc afTcrmo in nessun modo poter reggere a seguitato confronlo roile ganascie c coi denti non pure degli ippopotanii, che enoniii iie sono II' differenze, ma nemmeno di altri niinori paehidermi. Imperocche, ollre chv la struttura delle prime escludc ogni possibilita di vere zanne o denli cauini maestri , il numero deimolari, qualuncpie siane la rassomiglianza (• 1 approssimativa ragionc dei tubercoli, cli'io non dispulo, c soverchia- niente dispaiato; d'allronde poi la total mancanza di risalti e sponde a iiii" delle corone , e per contrario l' insolito corredo delle sporgenze la- tcrali distruggono aflatto ogni presunta afliiiita di genere. Ne'lamantini, per tornare al mio assunlo, i molari , che dagli stu- diosi dclla zootomia si pongono olto per parte in ciascheduna mascella, lianiii) Ic corone di figura qiiadrata , fatte dall'appaiamento di due col- line lras\ersali, divise da un solco , e eomposte esse medesime di due o Ire luliercoli ottusi. Corre una qualche dilferenza Ira quelli di sopra <• quei dissotto , che sono alcun poco bislunghi e nel tempo stesso cor- (i> G. CuTier , Rcclicrcb. mr lc» on fo>i- T. V. 1. !*.• PnOPOSTA DAL MEDICO C. D. DHUXO 1 55 i-cdali di due o tre tubercoli posteriori in guisa di talloui. Ai^fiuiice a piu compila iiolizia il sig. Federico Cuvikr (i) due esserne la radiri V hiparlilc alia puiita. Gli ahhozzi di denli incisivi, che portano in priina <>la , sono tioppo iustahiU per peter culrarc in ealoolo. Invcrsa nci du- gonghi t- la ragione dei dcnti, porlando essi stabilmente radicato nelle ossa intcrmascellari iu forma di zaiiue, cio clic la nalura ha lore soltratto dalle mascelic , negli iiltimi confini dclle quali lianno da due a cinque molai i per parte secondo Teta. I primi souo scmplici e conici, roniposli e come falti di due coni insieme aggiunti gli allri, ironclii tutti e lisci ne'piani maslicatorj. Quanti tubercoli e con die ordine s'inualzino sulle Ironca- ture di simili coni non consta per ancora tra i naturali filosofi. Ci<> poslo chi non vedc ipianto i denli da me descrilli siano divcrsi da qnclli dei lamantini, die i)ascono oggiili alle foci dei liumi piu nieridionali della terra , c da quelli dei dugonghi, cui nutrica attualmente il mare (Idle Indie .' Se pure e convenienza con questi ultimi pel numero dei niolari, e la stabilita ddle zanne, la forma luttavia dei primi e lon- lanissuna dall'essere semplice o doppiamcjite conica , anzi con ra"ione invcrsa c cjuasi piu larga alia cima che alia base ne'tre della mascella supcriore ; ne d'altronde le zanne sono compresse dai lati verso la punta o rcluse direi quasi a guisa di biscanti, secondo che di quelle dei dugonghi viene alFermalo dal sig. Federico Cuvieu (2). Similmente il minor numero, la soverchia complicazione dcUe corone , gli esterni sporgimenti dei supe- riori, c da ultimo i due grossi incisivi conici stabilmente radicali nelle ossa intermascellari li dipartono da quelli dei lamanlini. Cionondimeno cgli e nincgabile , che anche con tulte quesle dillerenze essi seguono nella forma generale il lipo proprio ai denli degli animali di questa famiglia , e sono , se non tulti , almeno i maggiori , composti di due lobi priuci|iali , corrispondenli , non ostante la maggior complicazione , alle due colline nolate da tutli i zoolomi ne'denti dei lamanlini^ e quci della mascella inferiore, ollre all'essere di figura elillica, hanno anch'essi pui manifesto il eorredo dei talloni tcrminali, e due le radici bipartite ni punta. Ne quelle sporgenze dei superiori debbono gran fatio allon- lanarci dairammetlere simile generale aflinitu , anzi in qualche modo ( I ) F. Cuvier , Dcats dcs Maaunii'. (3) Luog. ciut. I ;■)(> II.LVSTRAZIONF. DI IN M'OVO CETACF.0 FOSSU.F, sciiibraiio concorrcre a giiislificarla. A chuinque consideri rordinc segu'ilo cl.illa iiatiiia iicUa roinpcnsazione dclle forme oignniclie non parra slraiio, ilio c[iii con alouna modificazione ni'lla forma acccssoria dci dcnli ab- hiaue risarcilo il minor luiinero , e per allro g\iiso soildisfallo coi pochi allc voci dei piii. Certamente avendo volulo nmnirf qucslo c-etatco di iiiaggior forza nclle mascclle , oonfornic a noii dubilarne si argomenta dalle anipic c profonde fosse zigonialielie , didla grandezza del processo plerigoideo, c da tpulla rilc\ata cmincnza ii) cui s'afllgge il muscolo biiccinalore , nop poleva con piu giuslo spcdienlc conciliare la ncces- saria brevitii dclle mascelle col niaggior numero dei deiiti , che lia il nencrc piu propinqno. E iion inonta iiicnlc , che ne'ditgonghi simile (larlicohuila non si osscrvi ancorclie ahbiano xni minor numero di mo- l;iri, pcrclic in cssi Ic forze che servono alia masticazione sono di gran liinga minor) , e poi la iiatura trovasi quasi sempre procedere con or- dinate transizioni. Eppero io porlo opinione non potersi per questo fatto iicgare quclla niaggior rassoniiglianza , che ho dello apparire piu mani- festa tra qnesto Icschio e quelle dei lamaiilini, rassomiglianza che IroYO A ie maggiormcnte cotifermata ncUa strulUira della masrella inferiore. La quale essendo pur larga quanto bastereblie pei' cajiirne un qualche \esligio, si mosira oniiinamcnte sfornita di quell' atiipio forame mentale jiroporzionato nei dugonghi alia grandezza dell'osseo rivolgimculo verti- cale della sinfisi , c per contrarlo i due foraini cllilici aperti soUo al piiiicipio della cmincnza obliqua mcglio corrispondono a quelli, che si osservano al medesimo luogo nclla mascella inferiore dei lamanlini. Ep- pero essi doACTano se non in tullo esclild^rfe cfneiroSSea mole della sinfisi, niodificarne almeno colla forma la dirczione. Non c gia mio inlertdiiYienlo con queste considerazioni sforzarlo a stiracchiate analogic, anzi giudico aver queslo cclacco occupafo un posto di iViezzrt tra i dugonghi ei lamanlini; <(ri*ie qilcni tSSfcrft Stdtoi Hii\rtito di tixuwc , o per dir mcglio di grossi denti iftcJsiVi marestri siabili . c foT^e piitisporti, di tpiatti-o o Ire o due niolrtri per parie alia mascella ii^fmiore , di tre o due alia saperiore se- condo I'eia; come i second! aver ayuto le ossa nasali simili a mandorle seliiacciate , diTcrgenti ,■ conforme attesla dei lamanlini il sig. Giorg. Ci viKR (i), e pill bassa rapcrtura, che si apre solto alle medesime , e jier altra parte csscre stalo privo d'-lla suln/.ionc di conlinuita hclle fosse (i) G. Cur. , luog. ctUt. PROPOSTA riAi. !Mi;n:co n. n rrjNO iSt tcmporali prosso allc orbilc; ossoisi in fine diparlilo dagli uni e daj^li allri cosi j)cr la forma degli incisivi e |)arlicolar comiilicazionc dei dciiti ninlari , come pel maggiore svilinipo di qticUe jiarli , che confenscono aU'opora dclUi maslicazionc. Sareliho qui terrninalo il presente confronio sn la Palcoiitologia aildilaiuloiui lo masccUc AqW Ilalicore Cuvicrii, cd il tcsi'liio sciiza fine niaiaviglioso del Dinclheiinm gigiinlaeiiin trovalo nellf sabhic di Eppelsneim, iion mi cliiamasse per la via di miovc conside- razioiii. Ammessa come vera Tidenlita dclla mascclla infcriorc dcW Hippopo- tamus medius di Nantes, e di qiiella piit intcgra trovata dal sig. Giulio ni CmSTOl, nellc sabbie marine superior! di Mompellieri , il numcro dei itiolari vi si ridurrebbe costantemente a Ire , le cOrone dei quail piii lunglie, die lai-glie, siccomc avviene ne'lamantini, cosierebbero di due roUine trasversalniente siluale Tuna dopo I'altraj composte la prima di due , la seconda di tre litbercoli accozzali insicine. Ollre di che trc tubercoli disprfsti in figura di trlaiigolo coU'apicc in avanti chiiidereb- berd a siniilitndinc di lalloni le corone dei due ullimi. Nissun risalto o rercine a pie delle corone, ne il numcro delle radici sopra quello dclle corrispondenti coUine. II logoramento Ic avrebbe da prima commulate in alfrellanti disclii , poi in un disco solo largo (pianto ciascheduna corona, scnza niai indurvi neppure una Iraccia di (ii^iirc trifogliafe. II prinio di cosi falli dcnii sarebbc lungo o,oi8, il sCcoiido o,025 — 0,028, il lerzo 0,026 — o,o3o. Ora Se btMic avviSo il sig. Giulio di CunisTOi. nel rivoeare queste mascelle e dcnti a'drtgonghi , qiial tcrmine di ras- souiiglianza vi Irovero io coi sopradcscrilti .' Eccctlnalo per avvcntura lo Scompartimento delle corone in Ire lobi o porzioni dislinle , nel che Seguono il lipo generale dclla famiglia , eccetluala I'approssiniativa pa- t\\k nel nunvero , io non ci trtrvo" allro caraltere di comune apparlenefiza. lu.pcrocchc se si guarda al numcro cd alia distribuzionc dei lubcrcoli una sola occhiata alle susscgucnli tavole ed a quelle del sig. Giulio di Christol, che sono nel Totno sec6ndo degU anhali dclle naturali osser^ aititrtii (f), baslcrh per fame ravvisare la total dillercnza. Ben Knigi dall'esserfe stola- mcnte due o trc per ciasclicdun lobo o collina , sono alizi sCnza iVrisnn paragone moltissimo piii nunicrosi, ne sempre disposli a file regoiarmente trasversali. Lo stesso dieasi dei solchi, co'ine qnclli che rcU'ettft cssendo ( r^ Mcmoiro sitr le Moyi-ii HijipopoUmc fossilf dc C-uricr , n-jiljce au genre dcs Dugougt — Pjr M. Jules dc Cliristol. Adu. dos scienc. n.iUr. i." Serie , T. 11. l58 ILLUSTRAZIOSE DI UN KUOVO CF.TAC.TrO FOSSILE del vai'io assestamenlo ilei tubcrcoli nc scguono in tutlo le variazioiii ; lo stcsso dei talloni, ove e dalo vcderli j)iu disliiiti, vale a dire iie'diie uUiiiii inolari della uiasccUa iiifcriorc. Oltrc di clic nioslrandosi Ic nui- scellc dcsci'ille dal sig. Giulio di Christol in liillo siuiili a quelle degli odierni dugonglii sussistcranno in pie le dillcrcnzc sopra nolale. Conchiiulo adunque non aver avuto qucsli cctacei fossili allri caratteri comuni, che rapprossiiualivo nuincro ilei molari , e la general configurazione , che rijiete cosUuilemeiilc il lipo della famiglia. Ma se il leschio di quesio nuovo cclaoeo fossile e prezioso per la sua conservazione, il sig. di Bi.aimmi.le non mancliera di trovarvi confer- iiiata quella doltrina, che propose non ha guari intorno alia naUira del Dinotherium gigantaeuin. Ccrlauiente, se si eccetlua il gigantcsco delle l'orme,la inaggior seniplicila de'raolari e quella slranissiuia coUocazione delle zanne nella niascella inferiore presso alia sinfisi, per gli altri par- licolai-i della strultura i due teschi si niostrano non poco conformi , voglio dire COS! pel maggiore inuarcaniento sincipitale, e p£r la qualita delle fosse zigoniatiche, come cziandio pel maggiore abbassainento dcU'apertui'a nasal e. Ma lasciando di queslo il giudizio a quei zoologi che Thanno potuto contemplare d'appresso , io quanto a me non posso tralasciarc di dire, che appcna mi si paro innanzi un abbozzo di cjuel tcschio, una subita con- vinzione mi trasse ad ammirare la perspicacia di quel dotlissimo invcsti- gatore , che seppe con tanta sicurezza dimostrarne la natura , e col- locarlo a primo genere nella seconda famiglia de'suoi gravigradi. Resta a terminare questo confronto ch'io favelli delle ossa apparte- neati al tronco , cioe della vertebra, della scapola e delle coste. E qui se sta la significazione del teschio c delle mascelle si dovranno trovare Duovi an;oiiicnti a suggello della proposta determinazione. Vale a dire se il teschio , le mascelle c i denti fanno di quest'animale un cetaceo della presente famiglia dcgli erbivori , inlermedio per molte ragioni ai dugonghi ed ai laraantini , anche quelle ossa dovi'anno con iiuove mo- dificazioni correlative avvalorarne la gencrica dilTerenza. II rimasuglio di vertebi^a , che si vede nella Fig. 2.' della Tav. II , e tale j>er la sua forma e sottigliezza, che meritamenle si puo credere porzione annulare di vertebra appartenente alia serie cervicale. Al qual giudizio son mosso dalTautorevole consenso del sig. Giorgio Cuvikr, af- i'ermante essere colali verlebre ne'dugonghi e lamantini straordinariamenle sotlili ed imperfellc. Presso a quel rimasuglio si scorgouo ancora uno PnoposTA nAr, MRDrro c. n. BRfno i5r) o Jue pezzi ossei, che i)er la fox-ma si convcngono colle j^rosse ajxjfisi spinose tlelle prime yertcbre ccrvicali c molto comribuiscono a porrc in chiaro la nalura della vertebra stessa. L'nmoplata non ostanti le sup tlifTcrcnzc si ridnce ancora alI'ordinarif> jiiodello ile'|)re(letli lUic gciicri. 11 margiiie siio aiUeriore , o per tVir iiicglio supcriore nella vera collocazionc, ha molto ileU'ellilico , api'imto coine avviene nei dugonghi. Tulto it divario e posto nella qualita del- I'angolo posteriore piii simile a rctlo, nella niinore concavila del mar- gine inferiore , e nel proliingamento dclla cresta sin oltre verso il con- dilo. Del riinanente quest'ultima, ancorclie non intiera molto si convicne nella direzione e nciraltezza con quella de'medesimi animali. Notabile massimamente c il colic per la sua lunghezza, potendo per questo falto mirabilinenle corroborare la mia delerminazionc d'animale celaceo er- bivoro ; coneiossiacosachc difficilinente allri possa concepire , come una tanta mole di corpo, quale lanno conghiettnrare la grossezza e lunghezza delle coste, abbia potuto reggersi per terra sopra membra anteriori di cosi debolc appoggio fornite alia congiuntura scapolare. Finalmente se e giusto il nuinero delle coste del destro lalo si avra un varuhssimo argomento per confennazionc di qucUa verita. Ne la forma lore verra punto a smentirla, essendo diuiostrato, che in quei due ge- neri le coste sono grosse e rotonde, senza filo di margini ne anterior- nicntc, ne poslerionnente. Piii siniili a quelle dei dugonghi per la mag- gior mole delle prime, e pel corredo dei tubercoli, che ho detto uotarsi ne'pcz7.i ossei della serie di mezzo , presentano in ultimo una tessitura compalta e inassiccia , quale dal tante volte citato sig. Giorgio Cl'\ ier venne conosciuta in cotali generazioni di nianiniiferi marini. Sicche ancora o genere vuolsi porre intermcdio ai due ogt^idi meglio conosciuti, dugonghi e la- manlAni , cui lega insicme con bclla armonia : che i caratteri suoi generici piu essenziali si ricavano dalla non comune qualita dei denti I Go im.vstixaziom: va:. phoposta dai. iir.niro c. D. unuNO tiiiito inclsivi, chc iiiolari, c ila quelle parli jiiu svilniniatc clie scnouo all'ojiera tlclla maslicazione ; clic come quel iluc gcueri e da picsumcrsi lion al>l)ia avulo jiiu ili iluc ineinhra, cioe Ic aiitei'iori, slando al valorc ilel coUo ilclla onioplala; c clie auimcssa qucsta lagioncvolc supposizione, \'olendo seguitare ruso invalso si potrcbbc con apposilo nome chiainare Chcirolherium , (chc vcrrcbbe a snonare alcun chc di simile a INIanatiis), e difl luogo, ondc fu Irallo , apparlciicnlc alia scric dcllc lerrc dcscrilU; <-qn laiiUi nuicslria da Giiis. Brocciu , sub-apeiiiiinuin , capilc brcviove tfuant in Manato; dcntibus incisms superioribus duobus longius (piani in Ualicore cxcrtis i maxillaribus supra utrinque iribus vol duobus t'xlrinsecus tuberosis, infra duobus, tribus vel quatuor , e tuberculis multijariam distributis compositls , sulcisque nwnerosioribus divisis] ap- papatu tnaxlUari robustiori instructum . I doUi clie lllustrano di tante nobili scopeite qi^esta sublime parte della natural filosofia vech'anno sino a qual segno questa mia fatica polrassi ineritare la loro impai'zialc appi'o- >azione. Quanto a me sara senipre molivo di coinpiacenza I'avcrc con- Iribuito a porre in luce la verita di quelle parole , die ebbe dettate nel suo classico libro intorno alle ossa dei cetacci fossili, quel maestro juvesligatore della speuta natura il Barone Giorgio Cuvier, cioe ch'egli si cr^ finahnente avvcduto esscre le specie dei pcrduti cetacci, oltre la coii;i^utae estimazioue numerose, e tutte per notabili particolarita di strut- tijl'a, degnf deirattenzione dei natural! filosofi (i). (x) EaGn jc mc suis apcr^u , qirU e.\iste pai-mi Ics debris Jes cetaciis fossilcs bcaucoup plus d'espcces iaKOfx^vi^^ , ciuf Toil a'aurait pu croire , et dcs cspeccs dont la singulici'c structure mtiritc toute rutt^ntion dcs ri:itiir.kli$tes. — G. Cuv. Ltiog. cit. ,* ■/>,,■ / J^,v V/I. .yi^^ :=/l^ayr^ .J^,/,: ^^,i«, ^^ ^■:A.yM«^ra. .9i:,. 2? ^'^ J F^V/ /'^y V/J/ r.,, / /■■„/ v// r /i.^»,. ^/^, ftc7. <^t^/~c^ -zzU^j Z--u&-3^t^ ToMt^- T /it OBSERVATIONS thehmomethiques Alois 183 310YPXNE du mui:> MAXIMUM du mois MIMMUM du mois MOIS 183 MOYENNE du mois g MAXIMUM du mois MINIMUM du mois Janvier 4,28 11,3 - 4,2 Janvier — 1,80 ir,5 —15,4 Fevrier 2,79 13,1 - 6,0 Fevrier —0,93 6,5 - 9,1 Mars 5,98 14,8 - 4,3 Mars 7,10 19,1 - 3,7 Avril 8,58 19,0 - i,7 Avril 8,57 20,5 - 1,2 Mai J7,ll 27,3 6,7 Mai 12,40 2i,9 0,7 Juin 18,7i 29,1 7,6 Juin 18,24 29,6 8,0 Juilkl 21,01 30,1 15,5 Jiiillet 20,50 29,7 9,4 Aoul 19,53 27,8 8,7 Aout 19,28 29,8 10,3 Sepleinljre 18,80 28,3 9,3 Septembre 15,75 26,5 4,1 Octobrc 11,01 22,1 - 0,2 Octobre 10,70 22,5 - 2,4 Novembre 0,11 li,8 0,3 Novembre 5,37 11,2 - 6,3 Deceinbre — 2,0i 7,7 —10,3 Decembre 0,11 10,5 — 15,1 Moyenncs 10",9o8 20" ,406 1,583 Moycnncs 9',282 20",090 -1,558 183 0,93 5 _ 10,9 -11,1 Janvier _ 183 —2,60 7 Janvier 9,6 —16,0 Fcvricr 1,03 9,5 — 10,0 Fevrier 0,97 9,3 - 7,7 Mars 4,32 li,7 - 5,7 Mars 1,96 14,3 - 7,9 Aviil 9,89 20,0 0,3 Avril 6,83 18,5 - 3,2 Mai li,78 2i,3 5,1 Mai 11,57 22,9 2,7 Juin 17,17 2G,2 7,3 Juin 19,57 29,1 8,6 .Inillcl 2I,'i9 29,7 10,1 Juillct 18,83 28,5 10,6 Aoul 18,12 28,0 8,6 Aout 20, i2 29,7 9,8 Septembre 14,59 22,3 5,7 SepltMiil.ie 15,65 21,6 4,9 Octobre 8,23 19,3 - 0,7 Ottobrc 9,25 18,4 2,3 Novembre 2,00 11,8 - 3,7 Novembre 1,81 12,5 - 7,0 Deccmbrf; 13,3 -11,5 Decembre 1 0,56 8,1 - 7,8 Moyrnnes 9'',203 19,255 —0,008 Moyennes 8°, 555 I8%520 _()',89 FAlTrS A SAINT-JEAN- DE MACRIENNE 1 65 TABLEAU II. RESUME DES DOUZE ANS. ANNEES M 0 Y E N N E dc I'anncc MAXIMUM lie raniK-c MINIMUM dc I'iinDcc MOUVEMENT dc i'uQDCC 1826 9,805 32,1 — 13,4 47,3 1827 9",802 32,3 - 14,0 46,3 1828 10",601 32,6 - 8,4 41,0 1829 8",695 29,2 - 15,8 45,0 1850 9",580 29,6 -16,1 45,7 1851 10", 458 27,6 — 14,9 42,5 1852 9",795 51,3 - 9,2 40,5 1855 9",G58 29,2 - 8,7 37,9 1854 10°,958 30,1 - 10,5 40,6 1850 9°,2r.5 29,7 - 11,5 41,2 185G 9",282 29,8 - 15,4 45,2 1857 8",535 29,7 — 16,0 45,7 Moyennes 9,-702 30",2G6 — 13",016 43",238 On reconnait k I'exaiTien de ce deuxieme tableau : i.° Que la temperature moyenne de Saint-Jean de Mauricnne, de'- lerininee par la moyenne du minimum et du maximum de chaque jour, a ele , pour Ics douze aus, dont il s'agit , de -j-9°,702. 2.° Que , dc ces douze annces , les plus chaudes out ete celles de 1828, i83i et 1834, et Ics plus froides , celles de 1829, i835 et iSS^. Aux trois premieres aunees, le prix des grains a ete moins eleve diuis la province, et la recolte en vins plus abondanle et de meilleure (jualitc. 3." Que les cctremes de temperature, durant ce temps, ont ete, pour la clialeur , Ic 8 juiilct 1828, dc -h32°,6, et pour le froid , le l66 OBSERVATIONS THERMOMliTRIQUES a fuvrier i83o , dc — iG"i, ce qui suppose un mouveir.ent therjaomc- Irique de 4^",']- 4-° Que Ics plus grandes oscillations du mercm-e out cu lieu aux mois de deccmhre , Janvier et fevricr ; ct Ics plus pclites , au\ mois d'aout , scpleuibre et octobre ; mais la dilliirence est pen considerahlc. Deus causes priucijiales concourent a modifier d'unc nianiere pavli- culiere la temperature de la province dc INIaurienne; les courants d'air, ct le voisinage des montagnes; pendant I'liivcr, il n'y a pas jilus de vent dans cctte vallee que dans Ics aulrcs parties de la Savoie; mais dans la belle saison, lorsque le temps est serein, on y eprouve presque tons les jours, de lo lieures du matin a 5 lieures du soir, un vent du nord regulier et souvent tres-violent , qui rafraichit loujours I'air plus ou moins. Cc courant atmospherique commence ordinairement aux en- virons d'Aiguebelle et se prolonge jusqu'u Termiguou ; il se manifcste toujours avec plus de violence apres avoir traverse un de'fde ; il des- seche I'air et irrite fes nerfs. Les etrangcrs , ct surtout les persounes d'un tcmpe'rament delicat , ne s'y liabitucnt que diilicilemeiit. Saint-Jean de Maurienne , dont la' population n'est que de 3o84 individus , est environne dc montagnes assez eleve'es. Sa hauteur sur rOcean ( cours de I'evcche) est de 557 ™^tres. L'eglise de Fontcou- verte , qui n'eu est eloignce que de i \ heure, est a iiyS metres, en sorle qu'on monte plus dans une heure et qiiart, d'ici a Fontcou- verte , que de Marseille ici. L'e'glise d'Albiez-le-Vieux , oii Ton arrive en 3 heures , est a i544 metres. Le village de Bonnenuit, commune de Valloire , qui est pcut etre le plus liaiit point de la province , oii Ion cullive encore quelques ce'reales , est a i68o metres. Non loin de la se trouvent le col du Galibier , qui est a 2655 metres, et le mont Thabor , qui est a Sigi metres (i). Le voisinage de ces montagnes pfoduit sur la temperature de la province plusieurs efFets dilTerens. I." Elles rctrecissent notre horizon et abregent pour nous la duree du jovir. Par exemple , en raison de la latitude, le 17 juin , le soleil devrait se lever ici a 4*"^ ' 2' et se couchcr a ']^,iS'- Or il ne parait au dessus de nos montagnes, le dit jour, qua 5'',57' et se couche, le soir, a C", i/|'. C'est done uue diminution du jour solaire a notre (1; Ubserratiou^ dt MM. Ic3 Clianoincs BaLi£T ct GnAViER. FAITES A SAINT-JEAN DE KADRIENNE 1 67 prejudice dc 3'',i9'. Cetle diminution est a-peu-pres la meme i tous les autres jours de I'annee ; elle varic cepcndant selon la forme el la hauteur dcs moutagnes qui lerminent noire horizon , il est ireme des localites tjui , en hivcr , passeut deux ou trois mois sans voir le soleil. 2.° Pendant I'hiver nos monlagnes se couvrent d'une grande quan- lite dc neige; an printcmps, la fonte dc ccs ncigcs aLsorbc longtcmps Ic calorique dc lair , ct rctarde prcsquc toujours pour nous lanivee des beaux jours jusqu'au mois de mai. Dans les communes les plus elevees , souvent la ncigc n'abandonne les champs cultives qu'au mois de juin, pour les envahir de nouveau dcs le commencement d'octobre. La Ic printcmps , I'ctc et Vautoinne n'ont a parlager entr'eux cpie le court espacc de trois ou quatre mois. 3.° Au prinlemps et en automne , et meme en ete, nous avons raremcnt deux jours de pluie sans que la neige rcparaisse sur les sommites tics monlagnes ct nous ramenc un froid suljit. Aussi dans loules les communes un peu elevees la recolle est-elle tres-souvent detruite par la gclc'e au mois de mai ou au mois de septembre : il n'y a presque |)as d'anne'e oti cette calamile n'afflige plus on moins la province ; mais heurcuscment d'un autre cote nous sommes a Tabri de la grele. Ce fieau u'attcint presque jamais nos recoltes. Les monlagnes qui nous en- tourcnl , tiennent les nuages eleves ; I'air est trop froid encore dans ces liautes regions dc I'almosphcre , pour que la grele puisse s'y for- mer ; ou si elle s'y forme , il parait qu'ellc se fond dans la chute. II grele ccpendant quelques fois sur les monlagnes , mais dans des endroits ou la grele nc trouve rien a dctruire. 4." Les monlagnes produisent aussi dans cetle vallee quelques ef- fets conlraires a ecus donl nous venons dc parler. On y trouve quelques coteaux exposes au midi et forleraent inclines , cpii sont susceplibles dune grande chaleur ; en ete , ct surtout apres renlevement des re*- colics , cetle chalciu" est encore beaucoup augmentec par la reverbe- ration des rayons solaires qu'operent les surfaces nues et deboisees des rochers environnans. Aussi peul-on assurer que le vin de Saint-Jean de Maurienne est le nieillcur de la Savoie. Cclte province ofl're C£;alement luic riciie nioisson aux botanistes ; on trouve sur ses sommiles, ct sur- tout au Montcenis , loules les plantes alpincs de la Suisse, tandis que le fond de la vallee en produit un asscz grand nombre qui sont propres au luiJi de la France. On peut citer les suivanles: Hjssopus officinalis, lG8 OBSERVATIONS THFRMOMETRIQUES Diclainus albus , Chrjsocoma linosjris , Astragalus pilosus ; Salvia iclarea , Salvia aethiopis , Xei'anthemum inapertum , Leiizea conifera (Saint Julien), Crocus sativus (Saint Julicn et Saint Martin La-Porte), Clieiranthus tristis ( Avrieux ) , Tulipa oculus soils ( Saint- Jean de ^laurienne ). Pour soumcttre a un memo coup d'ocil la marclie annuelle de la temperature , nous croyons devoir placer ici un troisieme tableau con- tenant la moycnne dcs douze ans pour tous les jours de I'annee. FAITES A SAINT-JEAN DE MAUniENNB 169 TABLEAU III. Temperature moyenne de doiize arts pour tous les jours de I'annee. JOURS JANVIER FEVRIER MARS AvniL MAF JUIN du mois 1 -2",18 0,20 4,04 8,45 11,51 10,07 2 — 3",02 0,55 4,15 0,90 12,49 10,54 3 — 3,29 0,08 4,18 8,52 15,85 10,50 4 -2,08 —0,72 5,01 9,11 15,58 10,10 5 -1,91 —0,08 4,04 9,72 12,52 10,19 U -1,77 —0,03 4,05 9,71 15,01 15,90 7 -2,17 —0,42 4,82 9,15 15,55 15,19 8 — 1,92 1,77 4,55 9,21 14,25 15,21 9 — 2,20 ,2,50 5,72 9,55 15,00 15,90 10 - 1,00 1,75 4,04 8,15 15,75 17,01 11 0,42 1,48 4,75 8,51 12,88 17,00 12 1,57 —0,07 0,42 8,01 15,72 17,22 13 0,28 -0,51 0,03 9,07 14,00 18,19 14 0,29 —0,40 5,90 9,08 14,55 18,05 16 -0,19 —0,50 0,42 10,45 14,84 18,78 10 -1,32 0,58 5,78 9,81 14,55 19,05 17 -1,17 0,79 5,03 9,49 14,01 17,74 18 — 1,07 1,59 0,05 9,55 15,77 10,80 19 — 1,81 1,84 5,52 9,04 15,80 17,74 20 -1,02 2,57 5,02 9,72 15,90 18,50 21 —0,70 3,19 5,(50 10,75 15,07 18,48 22 0,49 2,81 5,70 10,70 10,18 18,50 23 0,00 2,45 5,09 10,85 15,55 18,84 21 0,50 3,15 5,51 11,17 10,00 19,42 25 i,12 3,41 0,00 11,15 15,44 19,40 2« 0,80 3,90 0,59 11,40 15,45 19,10 27 0,25 4,52 7,01 10,81 14,55 18,17 28 0,08 4,25 8,08 11,11 14,15 17,70 29 —0,04 » 8,57 11,15 15,42 18,81 50 0,42 » 8,54 10,52 15,55 19,55 51 —0,70 )) 8,75 )) 10,40 » Moycuncs —0,83 -+-1V37 5,70 9,75 14',55 17,05 Serxe II. Tom. L 170 OBSERVATIONS THERMOMETRIQUES TABLEAU III. Suite. JOURS du niois JUILLET AOUT SEPTEMBRE OCTOBRE NOVEMBRE DECEMBRE ; 1 20.51 20,14 13,98 15,07 5,72 3,58 2 20;o3 20,18 15,06 15,01 5,52 3,99 3 20,41 20,58 13,79 15,59 5,71 3,63 4 20,50 20,32 13,60 15,06 5,51 1,72 0 20,45 19,95 15,51 15,32 5,21 2,51 6 20,33 18,81 16,07 15,47 5,69 2,78 7 19,80 18,79 15,94 12,76 6,46 3,42 8 20,27 19,50 15,18 11,96 6,00 2,34 9 19,90 20,25 14,97 11,45 5,33 2,46 iO 20,13 19,84 15,12 10,71 4,88 1,96 11 20,01 19,77 15,11 11,22 4,90 1,99 12 20,48 20,13 14,51 10,35 5,25 1,27 15 20,23 20,70 1 i,25 11,24 4,23 0,96 14 20,40 21,05 15,52 11,06 3,45 —0,35 lo 20,75 19,28 13,50 10,87 4,30 —0,70 IG 19,94 18,09 14,05 9,66 3,53 —1,05 17 18,43 17,99 14,54 9,57 3,38 —0,61 18 19,95 18,55 14,79 9,19 2,97 — 0,34 19 20,25 18,71 15,95 8,74 2,58 — 0,46 20 19,31 18,35 13,74 9,34 2,38 -0,50 21 18,73 18, iO 14,42 9,00 2,09 —0,67 22 18,05 18,10 14,10 9,70 2,81 — 1,33 25 18,37 17,75 14,55 9,58 3,24 —0,26 24 19,48 17,74 14,80 9,28 3,07 —0,28 23 19,27 17,52 14,51 9,13 3,56 — 1,44 26 19,08 17,09 1 4,56 9,30 3,50 —2,87 27 19,70 17,50 14,94 8,62 4,16 —3,24 28 20,10 10,90 1 4,66 8,22 2,90 — 3,33 29 20,57 10, iO 14,16 7,24 3,59 —2,86 5(1 19,89 10,23 14,54 6,40 3,67 -1,77 51 19,81 1G,04 )) 6'',56 » — 1,64 Moyennes 19%87 18°,72 14°, 75 10,48 4°,1G 0">,27 FAITES A SAINT-JEAK DE MAUHIENKE I^I On entend asscz souvent dcs personnes qui se plaigiient que le froid est exccssif ou que la clialeur est extreme ; au moyen da 3."* tableau on pent juger si leur jiiainlcs sont fondees , et reconnaltre de combien la temperature d'uii jour donne est en ellet au dessous ou au dessus de la temperature ordinaire. Ce tableau pent servir aussi a decouvrir k quel jour du mois do Janvier tombe le milieu de I'hiver. Par exemple , s'il tombait au 7 Janvier , la moyenne des 45 jours precedens serait egale a celle des 45 Jem's suivans. Or d'apres le calcul, la moyenne des 45 jours qui pre- cedent, est sensiblenient plus elevee ; le jour cheiche est done poste- rieur au "y janvicr. En faisant le nieme calcul pour les jours suivans , d'apres ccs douze annees d'observations, on est conduit a placer le milieu de I'hiver au 9 Janvier , ou plutot entrc le 8 et le 9 , comroe on pent s'en convaincre par les x-e'sultats ci-apres. 7 Janvier j ^^ J°"^'' ^^''^t' ""^y"'^" -t-o",467. j ^^.^,^, ^.o",3G6. ' ' j 45 jours apres, moyenne -+-0,101.^ ' o • . J 45 jours avant, moyenne -+- o'',347- J in" . o / 8 lanvier i Ij. • . ' •' , «' ■ \ difFer. -t-o ,i4r. ' I 45 jours apres, moyenne -+- o ,200. \ ' ^ i45 jours avant, moyenne -4- o",236. j i-.y » 1 7e- • ^ ' ■' . 00 } ililler. — 0,07^. 45 jours apres, moyenne -j- o ,oog. \ ' !45 jours avant, moyenne -+-o",io8. j j-n-, " 1 k 4j jours apres, moyenne -+-o,4io- \ !45 jours avant, moyenne — o, oo4- ) i-rr- " /q/ ;_ } , ' •' , ' ,0 \ diller. — o,4o4- 45 jours apres, moyenne -4- 0, 4of'- 1 On voit par ccs donnees que c'est en eflct au 9 Janvier que la moyenne des 45 jours qui precedent, et celle des 45 jours qui suiveut, different le mollis ; c'est done a ce jour, d'apres les douze annees d'ob- servallons qui font I'objet de ce nicmolrc , qu'll faul placer le inlllcu de riiiver pour la Province de Maurlenne. Si la temperature dependait exclusivement de Tacllon directe des rayons solalres, le milieu des frolds de riilver devralt avoir lieu le ai decembre , epoque du solstice: puisqu'll n'arrive en effet que le 9 Janvier, on voit qu'il eprouve un dcplacemcnt de 19 jours. l^a OBSERVATIONS TIIEnsiOMETRIQUES Cepciidant cette fixation n'cst pas rigoureusemcnt invariable ; Ics plus grauils froitls de Tannee arrivcnt lantot avant le g Janvier, tantot apres ; ils peiivcnt ainsi altenialivcmcnt aus^inenlcr I'lme dcs nioyennes, et iliininuer I'autre. Mais lorscjue los resultals rcposunt sur Ics obser- vations il'un assez grand nombrc d'annecs , ces variations accidcntelles no les modifient pas d'une maniere considerable. Lcs moyennes de lo ans, de i8a6 a i836 , avaient fixe le milieu de I'liiver au 8 Janvier; celles de 1 3 ans le portent au 9 , ou plutot entre le 8 et le g. Cette legere difference confiruic nos conclusions plutot que de les affaiblir. II y a ccpendant ici un fait digne de reniarque ; les ealculs qui placent le milieu de fliiver au g Janvier sont faits sur les moyennes de chaque jour ; la nioyenne de I'apres-midi prise separement I'avance- rait jusqu'au 6 , tandis que celle du matin le retarderait jusqu'au 12. On pcut expliquer ce fait singulier en disant que les observations du soir se ressentent plutot de I'accroissement des jours que celles du matin ; parcequ'en elfet sur la fin de Janvier et au commencement de fcvrier les rayons du soleil adoucissent deja quelque peu la temperature, tandis que le froid du matin conserve encore toule sa rigueur. Si on cherche ensuite Ic milieu de I'ete par la meme me'thode, on s'attend a le trouver au g juillet, et ce n'est pas sans quelque sui'prise qu'on se voit conduit par le calcul a le transporter au ig du meme niois , comme on peut s'en convaincre par les resultats suivans. ■ -11 . \ 43 lours avant, movcnne -t-iB,6oi. ) j.^.. o-jr/ 17 luiUet { 1^ ! V ' •' . Q,,' r-K t diiier. — 0,354. ' ' I 45 jours apres, moyenne -j-io ,g55. ) ' ^ 18 juillet \ jl i""^-« «^""^' ''^"y^""^ -^'^?f • i difler. -o»,3a4. ' ( 4-^ jours apres, moyenne -+-10,067. ] ' • ■!! ■- \ 45 joiu-s avant, moyenne -+-18,718. | ,.«■' » / 19 luillet I /r ■ , ' ^ _ ' Vcr } differ. — o ,047- •^ ' (4-^ jours apres, moyenne -+-10,705. ) ' ' • 11 I S 45 jours avant, moyenne -4-i8, 810. ) jcc . 0 o 20 judlet I ,r ■ ' "^ . Q /-Q i differ. +o,ia8. ' I 45 jours apres, moyenne -+-18,082. \ ' 21 juillet ! 45 jours avant, moyenne +18,884. j ^.^.^,^ „ ' ( 45 jours apres, moyenne -+-10, 012. J ' ' FAITES A SAINT-JF.AN DE MAIRIEN^E In3 On voit par ces donnees que c'est au 19 juillct cpc les dcus mo- yenncs (liirtrent le moins ; c'est done a ce jour, on cnlrc le 19 ct le 20 , (ju il faiit placer le milieu dcs chalcurs de Tele ; ce qui suppose un dtiplacement de 28 jours. Les moyennes dc dix ans , de 182G a i836 , avaient fixe le milieu de I'ete au 20 juillet ; celles de 12 ans le placent au 19 ou entre le 19 et le 20. Ici la moyenne du matin et celle de I'apres inidi, prises separcment , donnent exactemcnt le menie resultat que la moyeune du jour, et concourent a fixer le milieu de I'ete axi 19 juillet; il n'y a pas la plus le'gere difference. Dans ces calculs nous a\ons prcfere le nombre de 43 jours avant et 45 jours aprcs cliacune dcs epoques clicrchees ; parceque ces deux nombres reunis forment a-peu-pres la duree d'une saison. Un nombre beaucoup plus petit ne dounerait pas un resultat certain ; car du i5 decembre au 3i Janvier, ct du premier juillet au 20 du mois d'aout, la teiiijieralure n'eprouvant que tres-peu de variations , on pourrait en- core oblenir a-peu-pres les memes resultals pour des jours pris en dif- ferens points de ces deux espaces de temps. Le milieu du printemps et le milieu de I'automne ne pouvant pas etre trouve par la meme nie'thode, il fallut en employer une autre. Nous avons cru parvcnir a ce but d'une maniere au moins tres-appro- ximative en prenant , vers les equinoxes , deux espaces de temps , chacua de 4^ jours , dont la temperature moyenne fut egale a celle de I'annee. Dans ce cas le milieu de ces 4 5 jours nous parait devoir indiquer avec assez de precision les deux epoques cherche'es. En es- sayant successivement de placer le milieu de ces 45 jours , pour le printemps, aux i3 , i4 ct i5 avril, et pour I'automne, aux 18, 19 et 20 octobre , on obtlent les resultals suivans. 1 3 avril, moyenne de ^5 jours, -t-9°,45. i4 avril, id -t-g°,63. i5 avril, id -Hg'^TQ- 18 octobre, moyenne de ^5 jours, -»-9°,96. 19 octobre, id. •+-C)°,'j5. 20 octobre, id -f-9'',53. Moyenne des douze ans ■+■ 9",7o. 1^4 OBSERVATIONS THERMOMETHIQUES On voit par ces rc'sultats , (pic la moyenne du i4 avril et celle dn 19 oclobre , sont celles qui se rapproclicnt davantage de la moyenne de Tannt'e. C'cst done a ces deux jours que paraJsscnt devoir elre llxe's approximativenient le milieu du printemps ct le milieu de I'automne. II parait que dans ces deux cas on pourrait encore obtenir le meme resultat en etablissant le calcul sur im espacc de temps moindre de 45 jours. D'apres cc que nous venons de dire, voici le deplacement qu'eprouve cliacune des quatre saisons de I'annee. Solstice d'biver, 21 dccembre , milieu de I'hiver, g Janvier, deplacement ig jours. Equinoxe du printemps, 31 mars, milieu du printemps, 1 4 avril, deplacement 24 jours. Solstice d'ete , 21 juin, milieu de I'ete, ig juillet , depla- cement 28 jours. Equinoxe d'automne, 31 septembre , milieu de I'automne , 1 9 octobre , deplacement 38 joui'S. Plusieurs causes concourent a produire cette ti'ansposition des sai- sons ; nous allons indiquer celles qui nous pai'aissent etre les principales. II est reconnii qu'en penetrant dans I'ecorce raine'rale du globe a une profondcur de 60 a 80 pieds , on trouve une coucbe dont la tempe- rature demeure constamnient la meme ; en dessous elle va en augmen- tant d'un degre centigrade pour chaque espace de 25 ovi 3o metres ; en dessiis , le sol participe a toulcs les variations de Tatmosphere , cependant la temperature de I'air et celle du sol sont I'arement egales. Si I'atmosphere se trouve a une tempe'rature plus elevee, elle commu- nique une partie de sa cbaleur a la terre; si c'est le contraire qui a lieu , la croute tcrrestre restitue peu a peu une partie de son calorlque a I'atmospbere. On pent considerer ici le calorique en trois etats diffe'rens, et dis- tinguer la cbaleur directe , la dialcur absorbe'e, et la clialeur rayon- nante. Nous appclons cbaleur directe celle que produit Taction directe des rayons solaires, cbaleur absorbee celle qui penetre les corps lorsqu'ils sont exposes au soleil, et cbalcui' rsiyonnante celle qu'un corps ecbauffe renvoit dans Tair et sur les corps cnvironnans. Ce rayonnement, par lequcl chaque corps lance en tout sens des rayons calorifiques , est FAITES A SAINT JEAN DE MAURIENKE I«j5 un pliciioiBcne que I'etat de iios connaissanccs ne nous permet pas d'explkjuer parfaitcment , et quil faut ncianmoins admetlre comme un Tait. Tous les corps rayonnent plus ou moins; la glace elle-m^me jouit lie cette propriele ; mais en rayonnant, ils se refroidissent, parcequ'ils pcrdent ainsi pcu a pen Ic calorique qu'ils avaient absorLe. La quantite de calorique qu'ils eineltcnt est en general proportionnee a leur tempe- rature. La chaleur rayonnante doit done elrc beaucoup moins conside- rable en hiver qu'en ete. On peut jusqu'a un certain point discerner I'intensite de la chaleur directe de cclle de la chaleur rayonnante au moyen de I'experience sui- vante. Prenez une regie en bois de 8 ou lo pieds de haut ; fixez-la Terlicalemcnt et adaptez i son extremite superleure deux thermometres bien compares , I'un de chaquc cote. Toin-nez-la de maniere que I'un dcs thermometres soit au solcil et I'autre a I'ombre, et ensuite observez la diflerenee. La chaleur I'ayonnante est la meme pour I'un et I'autre. Le surplus d'ele'valion dans le thermometre expose au soleil indiquera done Faction propre a I'intensite du rayon solaire; ce surplus est moins considerable qu'on ne I'imaginerait ; la moyenne de plusieurs observa- tions faites a cette fin, nous a donne, a I'ombre 20 degres centigrades, au soleil 24°. L'intensite de la chaleur rayonnante etait done alors de 30° et eelle de la chaleur directe de 4° seulement. II ne faut done pas s'elouner si le rayon solaire parait avoir si peu de force en hi<^er; sans doute il conserve toute son intensite jusqu'a son entree dans notre at- mosphere, mais il en perd d'abord ime partie en traversant les vapeurs refroidies de I'air , et ensuite en frappant notre sol glace il agit seul ; il ne recoit presque aucun secours du calorique rayonnant , et ne ren- contre en tout sens que des corps avides de chaleur et tout disposes a absorber le peu qu'il a a leur dislribuer. Aussi peut-il a peine faire hausser de quelques degres le mercure du thermometre. Si la temperature de I'air dependait uniquement de Taction directe des rayons solaires , chaque annee elle irait en augmentant jusqu'au 2 1 juin , et des lors ellei commencerait a decroilre en meme temps que les jours ; le conlraire aurait lieu le 21 decembre. Si elle dependait exclusivement de la chaleur rayonnante, probablement elle ne commen- cerait a diminuer que vers la fin de juillct ; parceque le maximum de la chaleur rayonnante depend du maximum de la chaleur absorbe , et I ^6 OBSERVATIONS THERMOM^TIIIQIIES cc n'ost que vers la fin tic juillet , a ce qui parait, que ce dernier fait a lieu. La premiere tic ccs tlcus causes placcrait le milieu tie I'ete au 2 1 juin; la secontle le retarderait peut etre jiisqu'au commencement du mois tl'aout ; il prend Ic milieu et se place a une distance de I'un et lie I'autre qui est proporlionnee a leur intensile respective. C'est ainsi t|u'il se trouve fixe au 19 juillet par un dcplacenicnt de 28 jours. De meme si le milieu tlu froiil n'arrive pas au solstice tl'hiver, mais seulement ig jours apres , ccla provient tie ce que le maximum du refroidissement du sol, n'arrive pas au ar de'cembre , mais seulement dans le courant de Janvier. Les pertcs que la continuation du rayon- nement lui fait subir apres le solstice d'hiver , s'ajoutent a celles du mois precedent. La terre une fois refroidie consei've longtemps cette basse temperature; le minimum de la chaleur tlirecte aiTive au ai de- cembre ; le minimiun tie la chaleur rayonnante arrive dans le courani. de Janvier a uu jour tju'on nc peut indiquer avec precision; le milieu de riiiver se place entre ces deux phenomt-nes a une distance de I'un et de I'autre qui est en raison inverse de leur intensite. Eufiu si le deplacement de I'e'te est de 28 joms, tantlis que celui de I'hiver n'est que de 19, cela provient de ce que, eu e'gard au pouvoir tju'a la terre d' absorber et de rctenir le caloricpie , sa temperature s'e'leve plus au- dessus de celle de I'air dui-ant I'ete , qu'elle ne s'abaisse au-dessous pendant I'hiver. On sait en eflet qu'en ete la chaleur du sol s'eleve quelque fois de So" a 4°° au-dessus de celle de Fair. Pour separer juscju'a un certain point Taction tie la chaleur solaire de celle tie la chaleur j^ajojuide , nous supposerons pour lui moment que , du 21 de'cembre au 21 juin, I'elevation de la temperature s'opere proportionnellement ii I'accroissement des joui'S, et que, du 2 i juin au 2 1 decembre , elle s'abaisse aussi proportionnellement a leur decroisse- ment , comme cela aurait lieu en eflet , si la temperature n'etait pas continuellemcnt modifie'e par celle du sol. Nous avons essaye de pre- senter ce resultat dans le tableau suivant. On y trouve , dans la pre- miere colonne , la temperature vraie , dc mois en mois, telle fju'elle est portee au 3."^ tableau; dans la secondc , la temperature solaire, que nous appellerons plus cxactcment temperature mojenne; et dans la troisieme la tUITerencc cnlre I'une et I'autre. FAITES A SAINT-JEAN DE MAUHIENNE 77 TABLEAU IV. MOIS ct jours TEMPERATURE vraie TEMPERATURE moycnno DIFFERENCE 21 decembre — 0°,67 - 0'',07 0,00 21 Janvier - 0°,76 0",97 - 1,75 21 fevrier 3°,19 4°,83 — r,m 21 mars 3°,60 8°,91 — 3°,31 21 avril 10°,73 13",o3 — 2'',60 21 mai lo",G7 16°,88 - 1°,21 21 juin 18°,48 18^48 0°,00 21 juillet 18°,75 17°,08 -+- 1°,67 21 aoiit 18'',40 13°,48 -H 4",92 21 septembre 14°,42 9,11 -t- 5%31 21 octobre 9',00 4°,74 ^- 4",2G 21 novembre . 2°,09 0^97 -H 1°,12 On voit par ce 4-"° tableau que, pendant Ics six premiers mois de I'annee , soit du ai decembre au ai juin, la difference est en moins, et que pendant Ics six autres mois, soit du 21 juin au 21 decembre, elle est en plus. Cc resultat prouvc que, pendant le premier scmestre, le sol a moins de chaleur que latmosphere, et que dans le second il en a davanlage; dans le premier cas, il recoit plus de calorique qu'il n'en rend ; dans le second il en rend cbaque join* par le rayonncraent plus qu'il n'en recoit; ou en d'autres termes, du 21 decembre au 21 juin, il y a plus de chaleur absorbee que de chaleur rayonnee , ct du 2 1 juin au 21 decembre il y a plus de chaleur rajonnee que de chaleur absorbee. On dit ordinairement qu'on pcut trouver la moyenne de I'annee en prenant la moyenne du mois d'oclobre ; d'apres les fails exposes dans ce memoire, cela ne serait pas parfaitement cxact^ au moins pour cette Serie II. Tom. L y I -S OBSERVATIONS THERMOMETRIQUES ETC. province ; il faiidrait jilutiit prcntlre la moyennc cle Irente jours , ilii 3 ortobre esclusiveiucnl an 2 iiovembre inclusivement. D'apres les douze annecs d'obscrvalions , iloiit il est rpiestion dans cc memoire , la mo- yeniip d'avril re'pondrait parfailcmciit a la moycmie dc I'annee. En sup- posant que le milieu du prinleinps tonibc au i4 avril, et le milieu de I'automne au ig octobrc, il suflirait, pour obtenir la moyennc de I'an- nee, de prendre la moycnae de dix jours avant, et autant apres chacune de ces deux epoqucs. La temperature moyenne du inois de juillct, qui est le plus chaud de I'annee , etant de •4-ic)°,87 , et cclle du mois de Janvier, qui est le plus froid , de — o°,83 , la difference entre ces deux mois , d'apres les moycnncs de douze ans, serait de 2o°,'70. Celte difference caracterise un climat variable, et prcsque ce que M. De Buffon et M. De Humbold appellent un climat excessif. ND. Lorsque cc mcraoirc a etc prcsentc a la Classc dcs sciences physiques et mathc'matiqucs de rAcudeniic Royale dans la seance du 3 aoiit i836 , ct sur lequel une commission , nommcc pour I'examincr, a fail un rapport favorable dans la seance du i3 novcmbrc de la meme annee (V. la Xotizia slorica dei lavofi delta Classe , Vol. XL, page iv), il ne s'ctendait que du lo avril 1826 au ID avril i836. Le retard que des circonstances imprcvues out apportc a Timprcssion de ce vo- lume, A pcrmis il V Aitteur dcs Obsei-i'aUons thermomelriques J Monseigneur Alexis Billtet, Evequc dc Mauricnne, Associe Correspondant de 1' Academic, deles continuer jusqu'au 10 avril i838. Ces details serviront a expliquer la dilfcrence des dates que Ton remarque entre le memoire et la seance dans laqueUe il a ete' lu. Note du Secretaire de VAcademie, •79 HIEMOIRE SUR LES RAPPORTS EXTRE LE POUVOIR CONDUGTEUR DES LIQUIDES POUR LES COURANS ELECTRIQUES ET LA DECOMPOSITION CIIIMIQUE Ql'ILS Ei\ EPROLVENT PAR LE PROF. BOTTO ET LE CHEV. ilYOC^DRO Lu dans la seance du ii fdnrier i838. Ajorsque I'un de nous piiblia en iS34 "^e serie d'obseiTations con- cernant rinfluence qu'cxerce I'inegale etendue de deux electrodes ho- mogencs sur I'intensite galvanoinetvique d'un meme courant transmis de I'un i I'autre a travers un liquide , il a occasionnellement rapporte quelques resultats qui lui paraissaient indiquer un rapport reel et de- Cni entre cette inlensite , el les effets clectro-chimiques que le courant determine lors de son passage dans le liquide conducteur (i). Les decouvertes subsequentes de M. Faraday revelerent le principe general d'une telle correlation, dans la liaison qui existe entre le pou- voir conducteur des liquides, et la decomposition voltaique , ou Yctec- trolj'sation , jointe a la iheorie des equivalcns cliimiqucs. Toutefois line telle liaison ne serait pas tout a fait absolue , si, conformement (i) V. Eiperienze suWazionc chimica delle correnli ccc. di G. D. Botio , iSj^. — Mtiu. doiit on trouvc an cxtrait dans la Bibl. Univ. , Nouv. scrie , T. I. p. ao5. l8o MEMOIHE SUR I.F.S RArpORTS F.TC. aus ilcniieres conclusions du Physicien anglais , une faible partic li c- lectricite pouvait passer a h-avcis un electrolyte , comme dans les rae- taux , sans transport d'elcmens aux deux poles , ce qui e'lahlirait deux litnitcs oil dcgrcs d'inlcnsilc clcctricpie transmissil)lc par les liquides , lun rclatif a la conduction et I'autre a Vclectvoljsation. L'.objet principal du present Memoire est de rendrc compte de quelques nouveaux fails , qui nous out paiu devoir faiie rentier dans le cas ordinaire, oii les deux eO'els se presentent enscml)lc, les exceptions rcinarquces par M. Faraday au principe de leur inseparabilite dans les electrolytes, ou nous porter du moius a admettre, dans les cas meme oti la decomposition dcs electrolytes par le courant n'aurait pas lieu d'unc nia- niere ell'cctive , un eli'et analogue produit par le courant dans les li- quides , par une modification particuliei-e qu'il imprimerait a leurs mo- lecules , et qui ne cesserait que par la cessation du courant. l\Iais ces recherches nous ont conduits en outre a comparer les courans de diffe'rente espece , sous le rapport de la quanlite qui en constitue la force electro-dynamique , et de cette qualite particuliere qu'on leur a attribuce , et qu'on a designee par le nom d'iniensite', et nous fcrons aussi connaitre dans ce Memoire les resultats que nous avons obtenus a cet egard. Nous le diviserons en consequence en deux Sections. La premiere aura pour objet les experiences I'clatives aux efiets des courans sur les liquides , que nous avons annoncees d'abord ; la seconde comprendra lelles qui regardent les differences entre les courans , de'pendantes de la quantite de fluide , et de la qualite dont nous venons de parler, et les considerations theoriques auxquelles elles peuvent donner lieu. PREMIERE SECTION Des effets cldmujues des courans electriques sur les liquides conducleurs. Les faits que nous devons exposer dans cette premiere section se rapportent a cette espece de polarite, dont les efl'ets observes et etudies par RiTTER , Marianiwi, De-la-Rive , Becquerel etc. ne manquent pas de se manifester dans les metau.x qui ont servi a une decomposition PAn LE pnor. noxTO et i.e fiiiEV. avooadro iRi vollaiquc , ct que M. Becquerei. n'hesite pas u regaider roininc une preuvc dc celle decomposition , dans Ics cas memes , ou I'artion dc- composante n'est renduc sensible autrement que par leur manifestalion. La premiere reinarque relative a cette classe de plienomenes eut lieu a I'occasion de quelques experiences que I'un dc nous avait entre- prises dans un but particulier , sur la conductiliilite des liquides , en se servant , comma I'avait iait M. Barlow , du courant magneto-elec- trique. L'appareil elcctro-nioteur qu'il employait dans ces experiences , etait celui-la meme qui lui avait servi dans ses premieres recherches sur I'induolion magncto-electrique , et qu'il a decrit dans ses publica- tions preccdentes (i). Tl consiste dans un aimant en forme dc fer-a-cheA'al , el dans tin cylindre de fer doux mobile equarri a ses deux extre'mites , en\eloppe de sa spirale electro-dynaniique , et cpii , par des contacts et des sepa- rations successivcs et rapides des poles de I'aimant, engendre dans cette spirale des couraiis dirigc's alteriiati\ement en sens contraire. Dans les experiences, dont il s'agit ici, il n'avait besoin que d'un courant pro- duit par un seul contact, mais il etait indispensable, pour I'objet qu'il se proposait, d'avoir ce courant d'intensitc consiante , et il lui avait e'te facile de I'obtcnir en disposanl l'appareil de maniere qu'il put fonctionner toujours de meme, an moycn d'un levier coude, qui par un jeu facile a comprendre pouvait retenir le cylindre ou aimant temporaire a une petite distance des poles dc I'aimant , ou lui pcmaettre de s'y appli- quer en contact , par Taclion d'un I'cssort , lorsqu'il en etait degage. La jonction du cylindre aux poles de I'airoant etant ainsi operee d'une maniere toujours identicpie , le coui-ant qui en resultait devait rester toujours dc meme force , du moins pour une meme serie d'experiences successives, ce qu'il aurait ele diflicilc d'obtenir dans toute autre espece de courant. Ce courant etait transmis au liquide sur lequel il operait , par la spirale elcctro-dynamique et par celle d'un galvanomeire inter- pose dans le circuit , et dont les deux bouls fibres plongcaicnt dans deux pctits verrcs remplis de mereure, mis en communication par deux electrodes de platine d'cgale etendue , avec un troisieme veiTC conte- nant le licpiide soumis a I'experience. (0 V Mem. ciU; plus haul. 1 82 MEMOIHE SVR LES RAPPORTS ETC. Or c'est unc observation qu'il a pu verifier jionr vm lres-i:;rand noiiibre tie licjuiiles , et nicinc pour tons ceuXj oontluisant releclricite , sur lesquels il a eii occasion tVexpe'rimeuler , que si il ilirigeait plusieurs Ibis »le suite dans le ineme sens Ic courant niagneto-electriquc a Iravcrs Ic liquide conducleur , Tare parcouru par la double aiguille galvano- ine'triquc , lors dc rinqiulsion due a Taction du courant , allait en di- minuant, laudis que la deviation devenait plus forte , si par un clian- gement des communications , il changeait la direction du courant dans le meme liquide , en faisant debouchcr le courant positif par I'elcctrode , qui avail servi d'abord a sa rcntree dans Tare metallique. C'elait la evldcmment refTet connu de I'e'tat parliculicr , dans lequel se consti- tuent les lames de plalinc qui ont transmis le courant au liquide , et qu'on attribue geiicralcment a des couches Ires -minces des produits de la de'composition du liquide , qui s'y deposent. Cette premiere remarque conduisit I'auteur de ces experiences a I'observation suivanle. Si a I'inslant precis ou s'efTcctuait la jonction de Taimant temporaire , il rctirait du mercure un des bouts de la spirale, il obscrvait conslamment que Taiguillc du galvanometre ctait chassee plus au loin , par Timpulsion du courant, que lorsque le circuit de- meurait fcrme. C'est a quoi il devait s'atlendre , si, coinme il le sup- posait, les variations d'amplitude ci-dessus rapportees depcndaient d'une polarite accidentelle contractee par I'electrode ne'gatif par suite d'une decomposition electi-o-cliimique quelconque, et d'un transport d'elemens qui en fut le resultat. Le courant secondaire produit en vertu de cette polarite succedant au courant principal qui y avait donne lieu, avant que I'aiguille eiit fini I'excursion qui aurait e'te due a la force de celui-ci , et marchant en sens contraire , devait, dans le cas de non- interruption du circuit, dcti'uire une partie de cct effet ; I'interruption du circuit au moment meme ou ce courant secondaire allait se pro- duire , devait empccher cette action secondaire , et laisser a I'eiret du courant principal toute son etendue, marque'e par une plus grande de- viation de Taiguille. Le mode d'operer qu'on vient d'indiquer, manquait a la verite de cette justesse qui aurait cte necessaire jiour obtenir des i-esullats tout a fait comparables. En cflTet il n'etait pas facile de faire coincider exacte- ment, par la simjile action de la main, les deux instans de la jonction de I'aimant temporaire, et de I'interruplion du circuit. Toutefois un defaut PAft r.E pnnr. botto et i,e ciiev. avogadro i83 de precision a cet egard ne pouvant occasionner qu'une diminulion de refTet galvanomelriqiic dcfiiiilif, loin d'infirmer Ics resultats obsenc's qui tendaiciit a conslatcr vine augmentation , ne Ics rendait que plus concluans et plus decisifs. Au reste il etait facile d'imaginer un mecanisme, a I'aide duquel on put repeter les experiences de ce genre d'une manicre plus rigou- reuse , ou du moins plus uniforine, et nous aliens decrire I'appareil que nous cmployames pour cet objet dans une serie d'experiences , pour laquelle nous nous sommes reunis , des que la construction en fut achevee. Au chassis mobile mm (fig. i.'^'"''') portant I'aimant temporaire n on a annexe I'appendice melaUiciuc oo , a laquelle on a attache , par un ressort d'acier ya, une petite boule de ruivre c/ , reslant naturellement en contact avec I'appendice. Celle boule est en outre faiblcment retenue dans sa position par un ruban d'os de baleine /• faisant aussi ressort , flxe a la mome appendice , et appuje par son extremitc sur la boule. Ce n'est que dans cette position que la boule pent couimuniquer me'- talliquement avec I'appendice , I'e.xtremite superieure du ressort d'acier en etant isolce par I'interposition d'lnic piece d'ivoire s au nioyen de laquelle elle y est fixee. Cette extreniite du ressort est mise de sou cote en communication avec une des extremites de la spirale electro- dynamique , tandis que I'appendice elle-mcme fait partie du reste du circuit. L'eiret de cette disjtosilion est facile a comprendre. Au moment tres-precis ou I'aimaut temporaire laclie de sa detente, et poussee par le ressort a boudin , \ient firapper contre les poles magnetiques t , la boule metallique , en vertu de la vitesse acquise par le mouvement de I'appendice quelle partage, s'elance loin de celle-ci , surmonliuit le faible effort du ruban d'os de baleine , qui en se redressant vient se placer entre I'une et I'autre et empecher lour communication ulterieure, de la((uelle depend , scion ce que nous avons dit , la continuite du circuit. Ici done la jonction du cylindre de fcr doux aux poles de I'ai- mant , et I'inlerruption du circuit s'accomplissent cxactement au meme instant , qui peut etre suppose celui ou cesse Ic courant d'induction. Or les resultats obtenus par cctle maniere d'opt'rer, ii'ont fait ciue confumer I'exaclilude des observations precedentes sur la dilference d amplitude entre la deviation de I'aiguille que donne le ccuranl quand le circuit demeure ferme, et celle qui a lieu lorsque le circuit est in- terrompu de la maniere ci-dessus indiquee. lS.\ MEMOIRE SUR I.ES RAPPORiS ETC. II est bon d'observer que Fiucluclion uiagnctique ii'etant pas ligou- reiiseincnt iastantanee , iiieiiie dans le fer tloiix , unc partie de reflet inductif inagneLique et eleclrique , doit ici encore I'cslcr j)erdue lors de rinterniplion du circuit, memo lorsque cellc-ci s'cficctue au moment de la jonction de I'aimant temporaire , comnie on vient de le dire; et que par consequent, si malgre une telle perte, I'eflet galvauometriqu* j'esultant en est plus conside'rable , il fant bien qu'unc autre cause electro-motrice secondaire , dont I'actiou conti'aire delruisait unc partie de cat effet , venant a cesser en meme temps, par I'intcrruptiou du circuit, il y ait plus que compensation a la portion du courant prin- cipal que cette interruption pent interceptcr. II nous a paru tout naturel de supposcr que ce courant , contraire en direction an courant principal, et detruisant une partie de son action sur le galvanometre dans le cas de non-interruption , etait d'origine electro-chimique, et du a quelque modification du liquide, et de la sur- face des electrodes y plonges; mais on pouvalt croire aiissi , que le fait dont il s'agit eut quelque rapport avec cette espece d'induction decouverte par M. Faraday , qui se manifeste dans un circuit lors de son interruption , ensorte qu'il dut avoir lieu independamment de la presence du liquide dans le circuit , et de toute modification qu'on pAt supposcr y avoir lieu. Pour voir quelle part un effet de ce genre pouvait avoir dans le phenomene , nous avons dii-ige le courant magneto-electrique dans uu circuit entiercmcnt me'tallique, en supprimant le liquide avec les deux electrodes , et completant le circuit de la spirale electro-magne'tique, et du galvanometre au moyen d'un tres long fil de cuivre, i fin d'affaiblir convenablement le courant, et d'oblenir des deviations de I'aiguille com- parables a celles des experiences avec interposition du liquide. Or nous trouvames que dans cette circonstance I'amplitude de la deviation repon- dant au cas ou le circuit etait inlerrompu a I'instant de la jonction de I'aimant temporaire, au lieu d'etre plus considerable, etait generalcment moiiidre que celle obtenue lorsque le circuit demeiirait fermc. Cela prouvait bien clairement que I'interruption , loin d'augmcnter lelVet du courant , y causait une perte , qu'on ne peut attribucr qu'a la suppres- sion de I'action directe successive , que cc courant aurait continue a enercer pendant le temps tres-court de la duree de finduclion magne- tique , comme nous favons remarque plus haut, et qu'en consequence PAH i.K phof. botto et i.e ciiev. avogaduo i85 FaccroissemciM tl'cflet qui avait lieu nu contraire par I'interruplion du circuit, lorsqu'un liquide ea faisait parlie, etait reellement tlu a la suppression dun couiant en sens oppose, analogue a celni qui se produit par k transport des Clemens separes de I'electroly te , comme Aous I'avrons d'abord suppose. IMaintenant re phenomene d'nn courant secondaire en sens opposd qui suit le courant magneto-electrique , lors de rinterposilion d'un conducteur humide dans le circuit, nous paralt mettre hors de doute, comitte' nous I'avons annonce d'abord , la decomposition voltai'cpie d'lui tiquidc quclconque , ou du moins unc action equivalente a cctle decom- position, meme dans les cas oiV nul produit appreciable depose aux deux p6les en attesle la realile. C'est pourquoi nous avons cm devoir don- ner quelque extension i I'application de cc procede experimental aux diflerens liquides, apres nous ctre assures , en ope'rant sur Teau aci- dulee , quo quelque faible que liit le courant ti-ansmis a travers cet electrolyte, pourvu qu'il fut sensible au galvanometre le plus delicat, l6 couraiis ili.i Nolos rcccmmcat pabliccs daos la Bibliolhiijut universelU , mars et Seiue II. Tom. I. z 1 86 MEMOIRE sun I.ES RAPPORTS ETC. dc conccvoir serait tres-proprc ;\ rendre raison dc I'inslantaneile dc I'eiret produit ;\ cet egard par le courant d'induclion principal, et dc rartioii contrairc qui y succodc. l\Iais nous ne prelcndons rien prejuger sur ce point, ct nous nous conlcntons ici d'exposer Ics fails, que cha- cun pourra interpreter dc la inanicrc qu'il croira la plus probable; et en tout cas la diminution d'eilct des courans electro-magnetique , qvie nous avons annoncce d'abord , dans un liquide qui a deja scrvi plu- sieurs fois a la transmission de ccs courans , diminution que nous avons remarquce dans tout le cours dc nos experiences, soit sans inter- ruption, soit avec interruption du circuit, pourratt toujoiu-s etre regardee commc favorable a la supposition d'unc veritable decomposition pei'ma- nenle produite dans Ic liquide jiar ces courans. Maintenant si Ton adniet que le courant secondaire dont il s'agit soit relTet d'unc decomposition reelle des liquides , il sera prouve que les courans electriques, nieme les plus faibles, produisent toujours dans les liquides conducteurs quels qu'ils soient des decompositions , dans lesquellcs , scion toutc apparence , les elemens qui se separent sont des equivalcns cliimiques pour des quantilcs donnees d'electi-icite for- >»ant le com-ant , commc M. Faraday I'a constate pour les decomposi- tion dont on pent recueillir et mesurer les produits ; et le principe qu'un courant electricpie nc pent etre conduit par un liquide ou con- ducteur electrolyte, qu'autant qu'il y en a decomposition proportion- nelle a la quantite d'eleclricitc transmisc , reprendra ainsi toute la ge- ueralite, a laquelle les experiences de M. Faraday dont nous avons parle au commencement de ce Memoire paraissaient presenter des ex- ceptions. Dans le cas contraire , savoir ou il n'y aurait point de de'compo- sition re'elle dans cette transmission rapide du courant electro-magne- tique (i), il sera toujours interessant de voir que Taction du courant avril i838 a ^noncc aussi I'idde d^unc scmlilublc modification dans la situation des moidculcs, qui serait produite par rafiiuite' chiraique , lorsquc ccUc-ci n'aurait pas la force nccessairc pour opcrer unc d<-coniposilion cfTectivc , ft cette modification pourrait m^inc donner lieu, scion lui, conune raction cUimi<[uc rcclle , .i un courant clcctriquc , qu'il appcUe courant de tendance. (i) M. De-la-Rive, dans ses rechcrchcs sur Ics propriclcs des courans magncto-electriques (Comptes rendus de VJcad. des Sciences de Paris 29 mai 1837, c Bibliolh. universelle ^ juin 1837, et mars et avril i838), a trou^■c que les cour;ins niaf^neto-cicctriques raarchant altcrnativcmcnt en sens opposcjt , avec unc succession rapide, passcnt a travcrs un electrolyte sans Ic decomposer lorsquc PAR r.E PnOF. BOTTO ET LE CIIEV. AVOCADRO I St sc manifeste encore par luie modification ou etat particulier, dans le- qnel elle place Ics elemens dii corps liquide qui liii sert de conducteiir, et qui pourra fairc I'objet de rcclierclies parliculicrcs tendant Si en eclaircir la nature et les ell'ets. Voici maintenant les resultats detailles des experiences sur les dif- ferens liquidcs , que nous avons annoiices. Nous les avons reunis en dilTerens groupes , pour faire remarqucr les circonslances parliculicrcs qui s'y rapporlent ; car nous ne croyons pas d'ailleurs , que les expe- riences faites en diflerens jours , et dans des dispositions quelquefois un pcu differenles des appareils puissent elre rcgardees comme entiere- mcnt comparables entre elles. On doit i-emarquer en outre que les de- viations y marquees etant I'effet d'une impulsion du courant , qui doit dependre d'une maniere assez compliquee de la force de celui-ci , ne doivent pas elre considerees comme proportionnelles a cette force , et ne peuvent indiquer que I'ordre que suivent enlr'elles les grandeurs de cette force dans des circonslances donnees. Toutes ces experiences ont ete faites avec un galvanometre tres- sensible ; les electrodes pour la transmission du courant a travers les liquidcs etaient des lames de plaline , dont la partie plongee avail quelques centimetres carres de surface, et la distance entr'eux, lorsqu'on n'en avertit pas autrement, d'environ 2 centimetres. Le courant electro- magnetiquc qu'on y faisait passer inslanlanement , en lachant Ic chassis mobile qui portait le cjlindre de fer dous en contact avec les poles de I'aimant en fer a cheval, est dit sans interruption lorsque la boule la surface Jc contact du conductcur mctiUiijuc avec Ic liquidc arrive a unc ccrtaiue ctcnduc. II suppose que pour la decomposition il faut que le courant soil comme rcstreint et gene dans son passage a travers le liquide, cc qui o'aurait plus lieu a cette liniitc. M. Matteucci dans son Mcnioire sur la propagation des courans cleetriques dans les liquides (Ann. de chimie et phjsifjue novemhrc i83^ ) a cru observer unc scmblable limitc merac dans les courans hydro-electriques ordinaires. M. ScuOifBEitr, dans les mc'moircs cites plus baut^ admct aussi des courans assez faibies pour traverser Ic^ liquidcs clcctrolytiqucs sans les decomposer. Si ccla est il faudra admettrc des exceptions au principe de M. Ttnu>t.y sur les eflcls cbimiqucs des courans , ct en cffet ricn nc nous prouvc d priori Timpossibilite que des liquidcs quclconques puissent couduire un courant a la maniere des metaux , sans en cprouvcr d'alteration. Mais il faudra rcpeter ct varier les expe- riences dc plusieurs manicres pour exclure tons les doutcs a cet cgard, el quant aux experiences de M. Db-la-Rive il scrait i dc'sirer qu'on les repetat avec un appareil proprc a donner aux cou- rans suceessifa la meme direction , pour cviter I'inllueucc que ruction du courant en sens con- trairc pourrait avoir sur les phenomeucs. 1,S8 MEMOIRE Sim I-ES HAPPORTS ETC. mobile ilout il a die parlc ci-ilessus etait relenue centre rappendice (ill cliassis par une piece irivoirc y fixee par une \is, ct avec inter- ruption , lorsquc la boule mobile etait laissee libre^ cnsorte qu'au mo- ment clii choc (.111 cylindre coulre les poles dc raluiaut , elle s'ecarlait de Tappeudice , et permetlait au ruban d'os dc baleiae de s'interposer entre elle et rappendice , ainsi qii'il a cite explique plus haul. Eau distillee. La de\iatiou de raiguille produite par le courant saos inteiTuplion est nuUe , ou a peine sensible ; avec interruption le mouvement de I'ai- i^nillo , (juoiqiie tres-petit est bien sensible , et peut etre evulue a uii ou deux tlegres. En ajoutant quelques gouttes d'acide sulfurLcjue a I'eau la deviatiion de I'aiguUle est uu peu plus sensible, par le courasit non interiompu ; mais par linterruption du couj-ant la deviation c&t alors d'environ 5". En essayant de rapprocher les ejeclrodes , de maniere qu'Us ne soient plus distans que de quelques jfiilliiuetres p a une deviation d€ 2* ou 3° sans iaterr,uption , et GetjLe de- viation est porte a environ iio° par le courant avec intenniption. Ces experiences prouvent i.° que la force conductrice de I'eiwi pure est tres-petite, comme ccla etait dejja coniju ; 2.° qae memc *Yec ce faible degrc de faculle conductrice, Teffet de rinterrwption du coiUi^ant ail moment ou il vient de se produire, pom' augnjenter son action sur le galvanometre , est tout a fait distinct. 3." Qu'avec les liquides p£u conducteurs la resistance au passage du courant depend beaucoup de la longueur du trajet. Acide sulfiu-ique concentre. Sans interrmptjoa A.v£c intem'uptiou I.' Exp. . . . 10° de deviation 30° de deviation. 2." Q 25 Mo)'enii£ .... 9 o r On voit que I'acide sulfurique concentre est beaucoup plus con- ducteur que I'eau ; les experiences au rcste n'ont pas ete faites PAH I.E PnOF. BOTTO ET LE CHEV. AVOGADRO l8() probablement sur ces tlciix liqiiicles dans dcs circonslances cpii les ren- dent tout a fait comparables. L'eflct de I'interruption est tres-consUlerable. 3 J'. • 4 4 Melange de y d'acidc sulfunffue concentre et -. d'eau en volume- Sans interruption Avec interruption 10° 24° D'apres cette experience comparee avec les precedentes sur I'acide sulfurique concentre , le pouvoir couducleur sea-ait plulot diminue qu'augmeu.t^ par i'addition d'un quart d'^au , mais les circojistanees etaient peut etre ici lui peu raoius favoraliles a la production d» couriuit. o Melange de -r d'acide sulfurique concentre et - d'.eavi eo volume. Experiences consecutives avec un intervalle de quelqiies minutes entre I'une et I'autre. Saps iotprruption Avec interruption 1 .' Exp 35 4o 5." 3o 35 On remarque dans ces experiences : i.° Que I'effet total ilu courant, soit avec soit sans interruption, est beaucoup plus considerable cpie dans les liquides precedens , con- formcuienl a la faculte plus conductrice de ce melange. 2.° Que la diminution do force du courant pi-incipal, tel qu'il pa- ratt devoir clre indiquii dans son integrite ou a-pcu-pres dans le cas d'interrupliou, qui supprime Taction contraire du courant seeondaire, se lait asscz regulicrement savoir de 5 degres d'une experience a Tautre, et sans doute par les memes causes dont nous avons deja parle rela- tivement aux scries precedentes. 3.° Qu' abstraction faite de la i." experience dans laquelle I'effet de I'interruption paraltrait avoir e'te nul pour augmenter la deviation , cet effet serait encore ici sensiblement constant, malgre la diminution absolue de la force dcs courans d'une experience a I'autre , savoir de 5°, ce qui paraltrait confirmer que Ic courant seeondaire n'est pas soumis,du moins autant que cetle difference en donne la mesure quoique seulement appro- ximative, a la meme diminution que le courant principal, par les change- mens que la surface des electrodes subit d'une experience a Taulre. Au resle il faut remarquer que les experiences avec interruption ayant ete faites chacune successivement a celle sans interruption, a cote de laquelle elle est marcpiee dans le tableau ci-dessus, et les experiences alternatives des deux cspcces s'etanl suivies a des intervalles de temps i-peu-pres egaux, la premiere experience avec interruption peut ctre regarde'e comme repondaut i une epoque intermediaire entrc la i." ct la z." des experiences sans inteiTuption , la seconde a imc epoque eiilre la 2.' ct la 3.*^ de cellcs-ci , et ainsi de suite, et puisque les deviations ont ele en diminuant de 5° en 5° dans les experiences successives de chaipie cspece , si Ton concoit cette diminution unifornie elle aurait du etrc de 2 [ d'une experience a celle immediatement successive ; ig'3' MEMOinE SUR LES RAPPORTS ETC. en faisant cctte correction , la suite ci-dessus se serait cliangee dans la suivante pour des experiences des deux especes differenles qui auraient ete faites contcmporanemcnt Sans inteiTuption Avec interruption 55° 57 'i 40 4? I 35 42! 3o 37! La difference de de'viation entre le cas de I'interruption et celui de non-interruption autait e'te par tout de 7° I au lieu de 5° scule- inent , exccpte dans la premiere experience oii elle n'aurait cite que de 2° ! j soit que cette premiere experience soit affectee de quelque erreur , soit que la diminution du courant principal fut d'abord trop rapide dans les premiers instans , pour cpie le calcul approximatif que nous venons d'appliquer aux resultats des experiences put y elre em- ploye. Si on ne tient pas compie de cette premiere experience , on aurait par les aulres une diminution constante de "j" I pour I'effet du courant secondaire sur un courant principal de la force moyennc de 45° ; cctte difference serait proportionnellemcnt moins forte que celle cpie nous a presente le melange precedent. Ces experiences ayant ete les dci'nieres faites dans la joume'e , on laissa I'appareil jusqu'au jour suivant dans le meme etat, les electrodes constamraent plonges dans le liqnide. On essaya alors de nouveau les monies courans ayant de passer a d'autres experiences, et on trouva (jue la deviation n'etait plus que de 1 5" sans interruption et 22 ^ avec interruption ; ainsi quoique la force absolue fut diniinuee de beaucoup, par ce long st-jour des electrodes dans le liquide , I'eflet du courant secondaire serait encore reste de 7^, comme nous venons de le cal- culer pour les experiences du jour precedent. Acide nilrique concentre Sans interruption Avec inteiTuplion I.' Exper 22° i 3o 2.*^ 20 25 3."= 18 27! Moyennc .... 20 ^ 27 i PAR I.B PnOF. nOTTO ET LE CHEV. AVOGADnO loS Oil voit encore ici uii affaiblisseinent successif tlu courant, quoiqiie uii pen plus lent, et moins rcgiilier (juc dans le litjiiule prcceilent; la clifie- rence cntre le cas de rintcrriiplioii et celiii ile non-interruption est encore ic-i en moyenne a-pcu-prcs tie 7 ! , sur un courant moyen total de 2'j '. Co courant moyeii serait a-peu-pres le metne que dans I'acide sulfuritjue concentre , mais la diminution y produile par le courant secondairc , uioins considerable. ^lelange de ~ d'acide nitrique concentre et -7 d'eau en volume 4 4 Sans interruption Avec interruption l5 20 Ce melange est d'apres cela un peu moins conducteur que I'acide nitrique concentre ; la diminution y produite par le coui'ant secondaire y est surtout plus consideralde (i). En augmentant la quantite d'eau nous avons trouve que la force tolale des courans , on la faculle conductrice y diminue encore. jicide hjdro-chlorique tres-concentre Sans interruption Avec interruption 12V 40° L'efl'et du courant secondaire aurait ete ici fort considerable. Melange de -r de meme acidc ct -7 d'eau en volume ^4 4 Sans interruption Avec interruption 7'"-: 35° D'apres cette experience comparee a la preccdente I'eau alTaiblirait un peu le pouvoir conducteur de I'acide liydro-chlorique concentre et augmenlerait rell'et du courant secondairc. (i) Dans dcs experiences f.iiles siir unc autre quulitc tt'acide , el probablcmcut aussi dans des cir- constauces difTeTentcs , la deviation avec I'acide concentre sc Irouva sculcment d'envii-on 8" «ans interruption ct ig° avec interruption , ct avec un melange ie I de uieiuc acidc el ^ d'eau en volume, Je 5° sans interruption ct 18" avec interruption. Serie II. Tom. I. xx ig4 MEMOIRE SUR LES RAPPORTS ETC. Acide acc'lifjue tres-concentre Sans inteiTuplion Avec interruption a peine sensible i° i en nioyennc. Melange de y de memc acide avec -j d'eau en volume Sans inlerruplion Avec interruption un peu plus sensible 6° en moyenne. L'acide acctique est done fort pen propre i conduire les coiirans electi"iques. Solution saturee dacide oxalique Sans interruption Avec interruption 9" ^'° Ammonlaque liqidde concentree Sans interruption Avec interruption ,0 1 OO I 3 On voit que ce liquide est Ires-peu conducteur; un melange de y de ce liquide, et y d'eau en volume s'est trouve en difierer fort-peu i cet egard. Solution saturee de barjte Sans interruption Avec intemiption 4° { 20° Solution de polasse caustique Sans interruption Avec interruption I r 4o' Solution saturee de sous-carbonate de sonde Sans iaten-uption Avec interruption 8°! 25° PAR LE Pnor. BOTTO ET LE CHEV. AVOGADRO igS Solution saturce de sous-carbonate de potasse Sans iiileiTuption Avee interruption 3°' 25° Id. de nitrate de potasse Sans interruption Avec interruption 3„. 25" Id. de phosphate de sonde Sans interruption Avec inten-uption ^°\ ^f Id. cfhjdriodate de potasse Sans interruption Avec interruption 3„, 20° Id. de sel ammoniac Sans interruption Avec interruption 8"! ^9° Id. dalun Sans interruption Avec interrupliou i°i 4°-: Id. de chlorate de potasse Sans inteiTuplion Avec interruption 3V 10' Id. dacetate de plomb Sans interruption Avec interruption 3°! 8" Id. de nitrate d'argent Sans interruption Avec interrupliou 7° 1 5° Id. de proto-nitrate de mercure Sans interruption Avec interruption 1 2° aa" i !()(> MliMOIRE sun LES RAPPOHTS ETC. Oil voil qu'en general les clilleicntcs solutions salines ont donne dcs courans de force Ires-diirerente entr'eiles, el avec des rapporls difFerens entre le courant sans inlerrnplion, ct celui avec inlerruiilion; mais unc scale experience ayant elc failc siir chi'.cune dc ces solulions , et pro- habloinenl dans des circonslanccs un j>eu diircrentcs, on nc pent compter sur rexactilude de ces rapports ; loules ces experiences se reunissent au reste ;i confirnier par la supcriorite de force du courant avec in- terni])tion , sur celui sans interruption ,rexistcnrc du courant sccon- daire (pii tend a diminuer Taction du courant principal sur I'aiguille du galvanometre. Pour cpielqucs uncs dcs substances, ct en particulier pour I'acide hydro-cldoritpic concentre, et pour la solution de potasse causlique , cette dilicrcnce est extremement considerable , puiscpi'elle va u pros de 3o° ; mais peut-etre y a-t-il eu dans ces experiences quelques changcmens dans la disposition des appareils entre les deux cas, qui ont contribue a augmenter cette difference, au de la de ee qu'elle aurait cte a parite de circonstances. SECONDE SECTION Des courans electriques considdres sous le rapport de la quajitile et de Cintensite. Nous avons constate dans la section precedente ce fail general, que la deviation instantanee produite dans le galvanometre par la transmis- sion d'un courant d'induction, dans un circuit dont un liquide conduc- teur fait parlie, est loujours augmcntce lorsque Ic circuit est iiiterrompu au moment nieme du contact du cylindre dc fcr doux avec les poles d'un aiuiant, qui produit ce courant d'induction; ct eel effct nous a paru devoir (ilre atlribue a un courant sccondaire en direction ojiposec au ju-eniier courant , qui suit immcdiatement I'aclion de celui-ci sui- le li- quide , et qui est inlcrce|>tc par Tinterruption du circuit. Ce courant sccondaire ue pouvant ctrc que le rcsultat d'une altcralion cliimique produite dans le liquide, ct a la surface des electrodes, qui ont servi a la transmission du courant principal , nous en avons conclii qu'une decomposition cliimique , ou un cllct analogue avail loujours lieu dans PAR I.E PnOF. noTTO F.T I.E f.IIEV. AVOCAURO IQT tons les liqu'ules , de la |)art criiu couraiu, (juelque faible qii'il fiit , passant a travers ces liqu'ules , ct que les ex<'e|)lions que les expe- riences do Faraday avaiciit paru imrupier tlans quehjues cas a cet egard, n'elaieiit qu'apparenles. Mais on pouvait oijjcctcr a celtc manierc de voir que peuUetre le courant elcctro-niagm'litpie etait par sa nature doue a iin assez baut ilcgre de cctle qualile particulicrc , qu'on a appelce intensUc dun cou- rant , et (|uc ce ii'cst qii'en raison de cette qualite, qu'il peut pro- duire des clluts cliiiniques sur les liquides , quelque faible qu'il puisse etre relativement a la quantite de fluide qui le conslitue. El en cllbt puisqu'il est aujourd'hui reconnu que les courans d'in- duclion lorsqu'oii en rend Taction successive, en les dirigeant un grand nombre de fois dans le nieme sens a travers uu liquide , a I'aide de ces appareils qu'on a appcles commututeiirs , ])roduiseiit la decomjiosi- lion des liquides, on nc peut Icur refuser en general I'inlensile neces- saire pour cet elfet , et ce n'est que dans des circonstances particu- lieres et determinees, que cette qualite pourrait etre consideree comine ditninuee an point de ne pouvoir plus servir a la decomposition des li- quides, coninic Faraday a cru I'observer pour quelques cas des courans liydro-electriques. Ces considerations nous ont conduit a entreprendre une serie d'cx- periences sur celte ciualite des courans, qu'on a designee par le noni d'intensitc , comparalivement a leur force electro-dyuamique depeudante de la quantite de fluide qui les constitue. Nous nous soinmes propose de determiner par ces experiences : i.° Quel est en general le degre de cclle qualile appelee intensitd qu'on peul aUril)uer aux courans elcclro-niagneiiques comparalivement aux courans hydro-electricjues ; 2.° de quelles circonstances celte cpia- lite peut dependi'C dans les premiers de ces courans, pour voir si on ne pouvait pas en diminucr indeflnimenl le degre , et rendrc par la <:es courans ton. parables aux plus faibles courans liydro-eleclri<[ues aux- quels Fabaday a suppose la capacile d'etre Iransmis sans decomposer le li(|uide qui sert a les couduire. Cette recherclie nous a paru oDVir assez d'intcrel par elle-meme , indepcndannncnt du |>olnt de vue parliculicr sous lequel nous Tavons entreprise, et nous allons en exposer les resuUats dans celte seconde section de noire Memoire. laS HIKMOIHE SI'Il LES RAPPORTS ETC. Lc mot intensite apjilicjuc a i\n courant clcctrique nc pent avoir d'aulre sens detcrniiue , et capable tVelre soumis a I'experience , que celui tie la facultii ile pouvoir stirmonler ])lus ou nioins facilement las obstacles qui s'opposciit a sa transinissiou a travers Ics couducleiirs imnarfaits , tcls que le sont en general los li<[uides eoniparativement aux nietauv. Le moyen qui se presente naturellement jiour determiner le degre de cette facidle dans im cour.int de nature donnee , est en consequence de reduire les courans qu'on vcut comparer sous ce point de vue a la nieme force dynamiquc, ou telle a produire le meme degre de deviation sur Taiguille magnelique d'un galvanometre dans des circonstanccs seniblables , lorsqu'on leur fait parcourir un circuit ine- tallique, et d'examiner combien il se perd respeclivement de cette force dans les deux courans qu'on compare enli'e eux, lorsqu'on les fait ensuite passer I'un et I'autre a travers une couche donnee d'un conducteur humide , interposec dans le circuit. C'est done d'cxperiences de ce genre que nous avons cru devoir nous occuper relativcment aux courans magneto- electriques d'induction, et nous avons cherche d'abord quel etait le degre de cette fiiculle dans ces courans , selon les dillerentes circonstanccs dans la grandeur , et I'application de la force magneliqvie temporairc qui donnait lieu a leur production. On employa pour ces experiences, dans I'appareil avec I'aimant en fer a clieval , dont nous avons parle plus haut, une ancre de fer doux, qui (itail environnee de plusieurs helices ou spirales de fils de cuivre revetus de soie , et dont les Ijouts etaient disposes de maniere qu'on -jiouvait a Tolonte les employer separement ou les reunir en plus ou inoins gi-and nombrc , soit par leurs ])61es liomonymes, de maniere a en former des spirales do meme longueur , mais composees cliacune de plusieurs fds , ou bien par leur poles contraires , de maniere a en former des spirales simples d'un plus ou moins gi'and nombre de tours. Lorsque les forces de ces courans, transmis par des circuits cntie- rement metalliques , dont on voulait examiner comjiarativement la transmissibilile a travers un conducteur humide , ou les deviations qu'ils produisaient dans I'aiguille du galvanometre etaient differentes , on les rediiisait d'abord a la meme force en introduisant dans le circuit du plus fort une longueur suflisantc de fd metallique pour en rendre I'efTet dyuamique egal u celui de I'autre , et on essfiyait ensuite de fairc passer PAR LE PnOF. BOTTO ET I.E CHEV. AVOGADRO IQQ ces deux courans par le contlucteur huiniilc, pom- voir quelle e'lail la tUminution ulterieurc (le force qu'ils en eproiivaient. Le liquiile qu'oii employait pour cela elait un melange d'acide sul- furiqiie et d'eau, a-peu-prcs dans la proportion qui donne le niaxiinuin de faculte couductrice, enlrc dcs electrodes de plaline de quelques cen- timetres Carres de surface, et a quelques milliuietres de distance entre eux. Pour essayer premierement I'influence du nombre plus ou moins grand de tours de la spirale electro-dynamique, sur lesquels agit Taimant tempo- I'aire pour produire le courant d'induclion , quant a Tintensite du cou- raiit qui en resulte , nous reunimcs d'abord bout a bout deux des spi- rales, savoir celles roulees les premieres, ou le plus prcs de I'axe du cylindre de fer doux, par leurs poles contraires, de maniere a former nn seul circuit; nous en oblinnies uii courant d'induclion (pii li-ansmis par uu circuit enlicrement iiietallicpie fit parcourir a I'aiguille du gal- vanometre, au moment de sa transmission, un arc de 80 degres ; nous interposames dans le meme ciix'uit, sans y faire aucun autre changement, le conducteur humide ; la deviation de I'aiguille produite par le meme courant ne fut plus alors que de 10°. On reunit ensuite de la meme maniere la 3." des spii'ales roulees sur I'ancre dc fer doux, savoir celle qui les suivait immediatement dans la distance a I'axe , de maniere a avoir une spirale composee d'un plus grand nombre de tours soumis a Taction de Taimant temporaire ; nous en cumes , par un circuit eutiere- ment mctallique une deviation de no". En ajoutant au circuit une longueur dc fil metallique, que nous determinames par tatonnement pour cet objet , nous rc. PAR I-E PROF. nOTTO ET J.E Clir.V. AVOr.ADRO 3o3 cournns s'afi"ail)lissaient miitui-Ueinciit jiar Icur influence lorsqiie les S])i- rales dans lesquellcs ils so produiscnt soiit roulees enst'ml)le sur It- iiicme a^e , on dcvrait avoir rediutinn a nioili(- dc la force du courant produil dans un scul fil, dans tons Ics cas on il anrait a cote dc lui uti autre fil formant un circuit ferme separe'inent, et oCi Ic meine courant tendrait a se produire par I'action electro-magnetitjuc, rinflucnce dont il s'aj^it devant s'evercer snr cliacun d'eux , soil qn'ils passent Ions deux sous I'aiguille du galvanonictre , ou qu'on n'y en fasse passer qn'nn seul ; seulcnient dans le premier ras Teflet de cette influence serait de rcduire Taction des deux fils a ccUe d'un soul; dans le second cet eiret devrait consistcr dans la reduction a moitie du courant produit dans chacun des deux, fils , et par consequent dans Taction manifcstee par celui qui ])asse par le galvanoraetre. Nous n'avions done qu'a essayer si Taclion d'unc des trois spiralos separees, dans le circuit de laquelle nous placions le galvanonietrc, aurait ele diminuee lorsque nous aurions mis en communication entr'eu\ les bouts opposes d'une des spirales voisines , de maniere a en foi*mer un autre circuit separc du premier, et egalement somnis a Taclion d'induction electro-magnelique. Or nous Irouvames au contraire que la deviation produite dans I'aiguille du gal- vanometre par chacune des trois spirales ci-dessus employees separe- ment etait a-peu-pres egale , soil qu'on laissat le circuit des autrcs ouvert , ensorte qu'il nc ])ut point s'y foi-mer de courant , ou qu'on fermat en circuit separe, par la reunion de ses deux bouts libres, Tune des autres spirales voisines dans Icsquellcs Tindiiclion magnciiqne devait alors produire un courant tout aiissi bien que dans celle dont le circuit etait continue sous Taiguille du galvanomelre. L'enplication dont nous avons parle n'est done pas admissible , et on ne pent attribuer la reiluclion dc la force des eourans produiis par plusieurs spirales vcunies, dans nos experiences ci-dessus , a celle d'un seul, qu'a la circonstance de la reunion des fils qui devraient les conduire en un seul fil a-peu-pres de meme section que cliacun d'cux, qui est celui passant sous le galvanomelre, et formant le reste du circuit. L'elFet de cette reduction pent etre eoncii de deux manieres dilferentes, qui cepondant paraissent revenir essentiellemenl au meme. Savoir en considerant deux Tils en spirale egalement soumis a Taction electro- magnelique d'induction , mais qui dans le reste du circuit dont le gal- vanomelre fait partie sc reduiscnt a un seul , on peut dire que les 20 4 MEMOIRE SUH I,ES riAPPOIlTS ETC. lourans produits, ou qui IciiJraient u sc produlre , dans chacun des ills eprouvent a I'enlree dans le fil unique du multijilicateui' , ou ils doivent se condenser dans la section de celui-ci, une resistance qui les euipcche dc loiiliiiucr i-nsemblc Icur clieniin sans retard ou diminution, el qui eqaivant a-peu-prcs, du moins d'aprcs la longueur considerable du fd du multiplicaleur , a celle que le courant aurait trouve a se former dans un seul fil dont I'ancre eAt etc entourcc, de section sim- plement egalc a chacun des deux fils, auqncl cas la foi'cc du courant produil, devait neccssairemcnt dependre ilc I'etenduc de cette section; ou bicn ou pent conccvoir que chacun des courans particuliers produits, ou qui tendent a se produire dans un des fils , arrivant an point ou il cie\rait entrer dans le fil du galvauomctre , et y Irouvanl en uieinc temps deus cheinins , dont I'un lui est prcscnte par ce fil , et I'autre par I'autre fi! en spirale qui \ient aboulir a la nieme extreniite du fil du galvanomelre, se parlage entre les deuxchemins, ensorle qu'une partie seulement passe sous I'aiguille du galvanometre , et I'autre revient par cet autre fil. Par la dans chacun des fils de la double spirale meme , le courant est comme aifaibli par un courant retrograde en sens con- Iraire qui lui est envoyee par I'autre fil , tandis que le courant qui passe par le galvanometre n'est forme' que par les portions des deux courans partiels qui onl echa])pe a celle retrogradation ; ce qui ecpii- ■vaut encore a la fonuation de courans ayant dans chacun des fils de la spirale la nioitie seulement de la force qu'ils auraient acquise, s'ils avaicnt foi-mcs deux circuits complets , et dont la somme passant par le fil du mulliplicateur n'est cgale qu'a celle d'un seul des courans qui se seraient forme's dans ce dernier cas. C'est ce qu'on pourra conce- Toir i^lus claircment a I'aide de la figure 2.*^ Supposons deux courans d (-gale force qui tendent h se produii-e par induction dans les deux spiralfs ABCD, A'B'CD/ roulees autour d'une meme ancre, ou cylindre de far doux, et qui sc rcimisseiit par leurs extremites homonymcs en AA' , DD aux. c.xtreniiles AE , DG du fil du galvanometre. Si nons considerons le courant marcpni par la floclie a dans la spirale ABCD au moment oil il arrive ou point A pour entrer dans le fil du galva- nometre , nous voyons quil y Irouvc deux chemins , entre Icsquels , en supposant que la resistance arliuls originaire- nient egaux , le courant resultant sera plus fort que chacun des deux courans ne le serait separement , ou egal a celui-ci , ou plus faible que lui, scion (|ue la resistance sera moindre, ou egale, ou plus forte dans le fil du galvanouiclre, et dans le rcsle du circuit, que dans cliacun des fils des deux spirales. Les deux limites exliemes, dans la proportion ou le parlage doit se faire, repondcnt dun cote au cas ou :»oG Mr.MOinF. sun t-ks nArponxs etc. les (Iciix Cls ties spirales se conlinueraicnt chacuii en un circuit separe, i^arilant partout la mcme c'paisseiir, on cc qui revient an ineme se reunii-aiciit en nil scul fil cle double section, ct de ineme longueur que celui cjui completerail le circuit de diaquc spirale scparement , auquel cas le courant resultant aui'ait la force eiiticre des deux courans reunis; et de I'autre au cas ou il n'y aurait point de fil completant le ilite par Ifs liquides, nous avons vu que la difTurente intensile d'aclion n3ai;ni;tiier I'aiguille du iiieme galvanomt-lre dc ()5°, tlans un circuit d'ailleurs entierement mctaUi((ue, et cela en augmentant ou diiuinuant riminersion des di'n\ lames de platine et dc zinc ])ar tatonnement jusqu'a ce que nous ob- servions celte dtiviation , et nous introduisimes alois dans le circuit dc ce courant le ni<}me conducteur huuiidc <[uc nous avions interpose dans la succession tie courans ])roduils par la machine electro-magnetique ; la deviation se rtiiluisit par la a 35° environ. Celte experience rt!pelec plusieurs fois , et alternativement snr les deux courans d'induclion , et hyJro-eleclrique , avec ou sans I'introduclion tlu contlucteur liumidc dans le circuit , nous donna toujours a-]:eu-pves les mOnies resultats. Nous essayames trafl'aiblir le pouvoir tJlecUomoleur de I'appareil liydro- eleclrit|ue en ajoutant de I'eau a sa litjneur, et nous portames cepen- dant toujours la force electro-dynamiqiic du coin-ant a G5° dans le cir- cuit d'ailleurs TTn-taUique , en augmentant peu a pen I'immersion ties (iltimens ; nous cumes alors , eu iiUroduisant dans le circuit le con- ducteur humide , une de'viation dc Sa" [ et ainsi toujours de beaucou|) superieure a celle a laquelle sc reduisait niors comnie on a vu Tare de de'viation , autour duqncl oscillait raiguillc par le courant d'induclion , dans les mi'nies circonstances. Nous r^petamcs encore celle experience en comparani de meme Teffet de riuterposition du conducteur luimidc dans les circuits de deux t'ourans I'un d'indiictioii t'lcttro-magnetiqiic , laulre liydro-eleclrique , dont la force clait pour cliacun d'eux , dans le circuit n.tflallicjue, tie -5°, d'apres le point autour dutpicl laiguille oscillait quant au premier, tt Serie II. Tom. I. cc a 10 MF.MOinE srn i.r.s rapports etc. cehii auqiicl clle sc fixalt , quant an second. Le premier par TiiUro- (luctioii du coiulucleiir liuiniile se reJuisit a 25° environ , )e second sculement ;\ 55°. Le couranl on plulot la succession de courans d'iu- ductiou employee dans celle comparaison nous avait etc donne par la niacliiue clectio-maguetique dans des circonstances un peu difl'crentes de celles de I'experience preoedcnie. Ces experiences paraissent done prouver qiie I'intensite du courant d'induction tel que le donnait I'aiuiant de notre machine electro-nia- yneliqiie, en en prenant pour mosure la Iransmissibilite, elait moindre encore que celle d'lni courant hydro-electrique produit par un seul couple, et avec un licpiide d'une petite force electro-motrice (i) , et ainsi prohablement moindre que celle du courant auqucl M. Fahaday a allrihue la proprlclti de passer a travers I'eau acidulee sans la decom- poser vislblcuient, et que par consequent, meme pour lui tel courant, la conduction a Iravers I'eau acidulee est reellement toujours accom- j)agnee , d'apres nos experiences precedentes sur I'eiret de rinlerrnption tlu circuit an moment dc la production du courant , d'une decompo- sition , on au nioins d'une modification analogue dans I'eau , qui pro- duit, apres la cessation du courant principal, ini courant secondaire en sens oppose. II est presque inutile de remarquer que si cctte superiorlle dans la laculte de transmission par les conducteurs liuniides a lieu , comparati- vemcnt aux courans d'induction , pour un courant hydro-electrique produit par un seul couple , clle deviendrait bien plus grande en mui- (i) M. De-la-Rivc dans scs Recherches dcja cit(ics sur los proprictt's dcs couruns magncto- rirclriqucs a Irouvu aussi que ccs courans d'induclion t'prouvcnt, loi'squ'on Icur fait traverser un runducteur liquidc, ou mcine un conducteur mctallique d'une grande longueur , une resistoncc jilus cunsiderablc , savoir sont interccptcs en plus grande proportion que les courans hydro- elcetrlqucs. 11 a rcniarqud a la verite d'un autre cote que la resistance que les premiers di> cl-s nouraiis cprouvcnt a passer d'un conducteur uietallique dans un conducteur liquidc est muins cousidcrable que celle ({ui a lieu punr les derniers , ensortc que I'iuterposition d'un diaphra!:uie nietaliique dans un conducteur liquidc de longueur donuec, n'alt^re presque pas la force d(-$ premiers de ces courans \ mais il observe lui-memc que les surfaces de contact du metal avrt- le liquide qu'il a cmi)Ioyees dans ces experiences ctaient assez elenducs pour laisser passer libreincnl loule la quantite d'electricite furmant le courant , liniite qu'il est difiieile d'alteindrc pour les courans hydro-electriques qui fouruissent dans un temjis dountf une beaucoup jilus grande quan- tite d'electricite. 11 c^t possible aussi que I'oppositiou dans la direction des courans allernatifs •ur lesqacllcs M. De-l\-Rive a fait toutes ses experiences , ait encore exercc quelque inlluencc sur cc point. PAR I.F. Pnor. BOTTO F.T I.E CIIEV. AVOCADRO 211 fipliant les eleineiis ilc rapj>arell ulectro-motenr. En elFet ayanl einjiloye deiiv vases scmblables a celui qui nous avait fourni Ic coiiraiit liyilro- ('•lertrkjiie preceilenl , I'un a la suilc lie I'aiitre , ile manicie a fonncr un appareil clectro-moleuf do deux couples , et ayant rediiit aussi le courant produit , en diminuant convcnablcnient riininersion des ele- inens, a la force 65° dans un circuit nielaliitpie, cctte force, lorsqu'oii interposa dans le circuit le conducleur humide , ne se reduisit pins (pi'ji 45° au lieu de 35°. Ayant ainsi vurifie le point pi-incijial pour Icquel nous avions du em- ployer I'appareil destine a oblenir uiie succession de courans dinduction dans le nieme sens, nous cssayames de repeter avec le nienic appareil les experiences sur rinfluence des diffe'renles circonstaiices de linduction , sur le plus ou uioins d'inlensite du courant niagneto-electrique , que nous avions deja failes par un courant instantanc produit par lui seul contact de Taiinant avec Tancre, et dont quelques unes no nous avaient pas encore donne des resultats decisifs. Nous fitiies d'abord des experiences de ce genre sur Veffet de I'ac- croissement du nombre de touis de la spirale , soumis a Taction d'in- duction electro-magnetique , pour augmenter cette intensite. Nous em- ployilmes pour cela una ancre sur laquelle etaient enroulees deux spirales qu'on pouvait mettre en communication enlr'elles de maniere a en for- mer une seule spirale d'une longueur egale a la somme de Icurs lon- gueurs particulieres. Dans une premiere experience nous trouvamcs d'abord que dans les circonstances ou nous operions, en ne faisant cntrcr dans le circuit qu'une seule des deux spirales , on obtenait des oscillations de laiguille dont le centre elait sur 55°, le circuit ctant cntiercment metallique ; en ihtroduisant le conducteur huniidc dans le circuit , le point autour duquel I'aiguille oscillait se reduisit a -'' i , et ces elTets furent obtenus plusieurs fois de suite altcrnativenient. Nous ajouliimes alors la sccoude spirale a la premiere, bout a bout, de ma- niere a en former une seule dun plus grand nombre de tours ; nous ei\mes alors des oscillations dont le centre etait a 70"; nous reduisimes cette deviation , ou position du centre doscillaiion , a 55", en ajonlant au fil conducteur une longueur convcnable pour obtenir cet clfel ; en introduisant alors dans le circuit le meme conducteur humide que precedemment, I'oscillation se reduisit a avoir pour centre 10°. II y aurait tlonc cu une diminution de force moins considei'aljle que dans le cas 2 I ?. MEMOIRE SDR I.KS RAPPORTS El C. iireccdeiil , ce qui huriqiierait line intensitc plus graiiuc cLins le sens que nous enteuilons ici , pour Ic courant produit par uii plus grand uombre de tours de la spirale t'lectro-magiictupie , ct cela d'unc ma- iiiere im pcu plus marquee, que nous ne Tavions ohtcnii en faisant usage d'un simple counuit d'induolion instanlane. Mais oommc la tlevialion rcslaiite apres riiilroduclion du conductcur liumide etait encore ici, coinine daivs Ics experiences cilees, pen con- siderable dans I'un et dans I'aiUrc cas, ct qu'il pouvait restcr quelque doute sur la diirerence a cet cgard, d'lni cas a I'autrc , nous cher- chiimes a oblenir deux autres coiu-ans cgaux d'uiic plus grande force, a fin que la deviation rcslanle apres rintroduction du conductcur liuuiide fiit plus considerable, ct susceptible d'une comparaison plus exacte. En variant en ellet un peu la disposition de I'appareil , et en em- ployant un galvanometre plus sensible, nous parvinmes a obtenir avec une seule des deux spirales rouk'es sur la mcuie ancre dcs oscillations autour de 70°, ct celte deviation on position du centre des oscillations se reduisit a 10° par I'introduclion du conductcur humide. En ajoutant la seconde spirale, bout a bout avec la premiere, nous cuuies ime de- viation de 75°, c'cst-u-dire des oscillations autour de ce point. Nous la reduisiuics a 70° par Faddition tie fil au circuit melalliqne , et alors par rintroduction du conducteur hnmide dans le circuit , elle se re- duisit a environ 25°. La diminution moins conside'rable, et par la Tin- tensitci plus forte , dans le sens indique , pour le cas d'une spirale composce d'un plus giand nombre de tours, parait done bieii rcrifiee. ]Sous passanies a repeter aussi avec ce courant d'induction, ou suc- cession de courans proiluils par la machine electro-magnetique, les ex- ])eriences relatives a I'influence du dcgre de force du magnetisme in- ducleur , sur riniensile ou transmissibilite du courant, relativenient a laquelle nous n'avions rn que des residtats equivoques par un seul courant inslanlane. El conime nous avions observe que I'enroulement des spirales les unes sur les aulres , ct ainsi a une distance un ]>eu (iilferente de I'axe de I'ancre , ne paraissait pas avoir un grand elfet |io\n' rairaiblissemcnt dcs courans , mesures par leur force galvano- nietrique, nous rccourunies lout d'abord a I'autre nioyen que nous avions pour produire cet elicl , cclui d'empcclier le contact parfait et iinnie'diat des cxlrcmiles de I'ancrc avec les poles de I'ainiant fixe, par J'interposilion de quelque corjis mince. INous enveloppames done nn fil PAn I.E PROr. IIOTTO 1,T I,E CIIKV. AVOOADHO 21 3 nieliiiru[uc tres-miiice aiiloiii- ties, exireinites tie I'aiicre , tnsortc que celle-ci reslait separec des poles , lors tics ajijilicalioiis successives, dc loule I't^paisscur tic ce f'll. Nous ol)lJiiincs avec la tlisposilion que nous y cmployanies uuc devialiou oscillaule ruoyeune tie ^o" environ avee le circuit eiiticrcnient int3lairu[ue ; el celle devialion se reduisit a en- viron i5° par rinlroducliou tin contlucleur humide dans Ic circuit. Nous 6t;imes alors le fil cnroult; aux extreinilt^s de Tancre , vl nous rcduisiiues le courant plus fori tjue nous eunics alors a la inenie force d'cnviron ^o°, par I'atldilion tl'une longueur convenable de fd an cir- cuit mtitallitpie ; le conttucteur humide introduit dans le circuit de ce courant, en rtuluisit dc nitlme la force a enviion i5", iVaprcs la po- sition du centre dcs oscillatior)S de I'aiguille. II ne parait done pas qu'il y ait phis facile transmission , ou inlensitt; pins forte dans le sens tjue nous I'entendons ici, dans le cas tlii courant protluit par un contact plus parfait , cl par consctjuent tVune action uiagnetitjue d'induclion plus considerable , tjue dans celui tl'mi contact inoins parfait , ou par unc inoindre force d'inthiction magnelitpe ; ces experiences par une succession de courans paraissant ecarler le doule dans lecjuel nous avaient laisses a cet cgard , Ics cxptjrienccs faites a-vec un simple cou- rant inslanlant'. Ya il parait tpi'il en doit elre de uieme dans le cas d'all'aiblissoment de la force magnetiquc par la plus grande distance ties tours des spiraks a I'axc , cjnoique les cx])t;riences avec le courant inslantano eusscnt tlonne une pelile dillcrence a cet »?gartl. 11 jiaraitrait done resultt-r en ticfinilive des dillerentes exptfriences tpie nous avons rap])orlees, ot relativement a I'eilet des diiferenles cir- conslanccs , sur les courans d'induclit>n , pour augnienter ou diminuer I'inlensite dans la significalion que nous lui donnons ici , c'csl-a-dire en prcnant pour sa nicsurc la transmission plus ou moins facile ties courans par les conductcurs humidcs ou imparfaits : 1." Que celtc intensite est en general inoindre tlans les courans irinduction produits ]>ar les aimans , que tlans les courans liydro-elec- Iriqucs produils incme par lui seul couple plaline et zinc , et avec de I'eau faiblcmenl aciduWe , ce tpii est important pour prouvcr , par la combinaison de ce resultat , avec ceux que nous avons exposes dans la I.' section tie ce Mcmoire , qu'il y a dt'composilioii de I'eau, ou ino- dification ifun genre analogue, par les courans transmis a travers un cou- ductcur humide , qiieltpies fuibles t|ne ces courans soient en intensite, 21 4 MEMOIRE SLR I-ES nAPPOllTS ETC. re qui etail le but principal , pour lequel nous avions cntrepris ccs experiences. I." Que cette intcnsite s'accroit avec Ic nonibre dc tours dcs spi- rales envcloppees autour tic I'ancre , ct sur lescpicUcs s'cxcrce la force inductricc dcs aimans. 3." Que cctle intcnsite ne parait pas depcndrc de la force plus ou moins graiule de raclion inaguclique qui produil les courans d'in- fluction , quoiquc cclte force augmente la force galvanoinelrifpie des courans. Mais en finissant ce JMe'nioirc , nous pouvons nous dcmander inain- teiianl : cctle intcnsite est clle vine qualite redle par laqucllc les dif- fei'cns courans se dislinguent I'un de I'auti-e, independamment de leur force aljsolue ? Et la facilile plus ou moins grande avec laquelle les diiferens courans traverscnt les conducteurs liumides, ou en general les conducteurs plus ou moins parfaits , soil par leur nature, soil par leur longueur, dans les dillercnles circonstances , sous lesquelles on les examine , ne peut ellc pas elre attribuee a quelque influence de ce^ circonstances memes sur dcs courans d'ailleurs de nature identique ? Cette dernicre maniere de voir est ccUe que vient de proposer M. Peltier dans un Memoire public dans les Annales de chimie et de physique , novembre i836, et dont nous n'avions pas connaissance lorsque nous avons cntrepris nos expe'riences , et nieme avant la redaction de la plus grande partie du present Memoire. M. Peltier ci'oit en eflet que la diminution de force d'un courant , par I'interposition d'un conducteur plus resistant que ceux qu'il parcovirait d'abord, ne depend que de la retrogradation d'une partie plus ou moins considerable de ce courant par les conducteurs memes qu'il parcourait avant cette interposition , ou ce qui rcvient au nieme du retablissement de Tequilibre entre des portions plus ou moins grandes du fluide formant le courant pri- mitif , produit par la cause electro-motrice , a travers les conducteurs memes ou il se produit , scion que ccs conducteurs sont cux-memes jilus ou raoins resistans par leur nature , ou par leur longvicur ; et il faut avouer que toutes les circonstances des experiences connues a cct egard, et des nolres en particulier, s'cxpliquent assez bicn par cette consideration. En cQ'et nous avons vu que I'accroissement ou la diminution de force magnctique pour produire le courant d'induction , soil par le PAR LE pnOF. BOTTO ET LE CHEV. AVOGADnO ai5 i)his ou mollis de rapprochement des tours des spirales a I'axe de laimant Icmporaire , soil par le contact plus ou moins complet de Taiicre avcc les poles do raimaiit , ne parait pas influer sur la capa- city du courant prodiiit pour surmonter la resistance que lui oppose uii coiiducleur liuinide. Nous avons vu d'un autre cote que la multi- plication du noinbre de tours des spirales, siu' lesquelles le magnetisir.e agit pour produire le courant d'induction , en meme temps qu'elle augiiienle la quanlile du courant, mesuree par la deviation de I'aiguille du galvanomctre , le rend aussi plus propre a surmonter I'obslacle « .>i c"«■c.'l^.^.c '))i.\\t.ci'tiiv U6-I.'5a.cj. 1! s Fio: J' I'AIl I.E PROF. DOTTO ET I.E CHEV. AVOGADRO 2 1 "T inlciisite, relativeinent a leur puissance galvanomelrique, s'explique cvi- (Icriiinciit par des considerations analogues (i). Au rcsle nous n'avons fait incnlion dc cette manicre d'envisagcr ce (pi'on a appele Vintensilc des couians, que coinme se liant nalurelle- nient avec les fails que nous avons fait connaitre dans ce Memoire ; les relations de transraissibilite plus ou moins grande des courans pro- duils dans dillnirentes circonslanccs , que ces faits tendent a ctablir , sonl d'ailleurs independautes de I'idee qu'on pourra se faire sur les causes de cette propriete. (i) D'apris les xcclicrches dc M. Pouillet ( Comptes rendus de V Academic des Sciences, T- IV. p. a(i7 ) la force elcctro-dynaniiquc du courant produit par une source donnec , ne changerait pas par une longueur diiliircntc d'un circuit mctalliquc, en ayant cgard a la distribu- tion de cette force dans les diflerens points de cette longueur , qui doit en diminuer Teflet dans cbaque point particulicr , pourvu qu'on cvaluc , d'aprcs les rcsultats memes , en longueur nitlal- lique, la purtiuii incoiiuue a laquclle est cquivalcntc la resistance des conductcurs huraides qui font partic du circuit; ce resultat n'cst pas contrairc a la manicre dc voir dont il s'agit icij car revaluation dont on vient de parlcr, n'cst qu'une fiction qui n'cnipcche pas que la resistance opposce j)ar Ic conducteur humidc au passage de relectricite, ou qui , scion I'idee de M. Peltier , la fait relro- gradcr en partic , ue suit la vraie cause de la diminution de force clcctro-dynamiquc que -son interposition oecasionne. En cllet en augnicntant la section du conducteur liumide, ou en le ren- dant plus conducteur, on augmente de mttne la force du courant, corarae M. Pouillet radtuct pour Ic cas Oil I'ou ajoute au conducteur principal un conducteur metallique lateral, ce qui rc\ ir-nt encore a augmenter la sectiou dans une partic du circuit, sans en diminuer la longueur. SeRIE II. To^l. I. DD ail) STUDII SU TALUNE VARIAZIONI OFFERTE DA MOLLUSCHl FLUVIATILI E TERRESTRI A CONCIIIGLIA UNIVALVE CARI.O PORnO R Ccsi CD chcrcbant avcc Constance dans Forganisution lc» » parlies les moins variables que le Zoologistc poiirm )i tracer des divisions qui , bien qu'artiGcieUes pour la » nature, soul cepeudant utiles, necessaircs menu- jiouv » letude dc scs noiubreuscs productions ». Desbaves, Enc. Meth. P. 11. T. II. Ail. .Wo«ujiascheilun essere conslJerato nella propria indiTidualiti non e chc un complcsso cli circostauze reciprocamente influenti , e tlelle quail al- cuna pill, allra mcno dircttamente legata all'esislenza dell'essere stesso. II Naturalista-Storico del quale e iifTizio il dispone gli esseri neU'or- dine dc'loro rapporli limita rinspezione deU'essere stesso al tempo in cui trovasi in piena integrita. Esso non puo allora considerarlo rhe nella sua superficie ; egli deve scegliere fra le circostanze clie I'essere gli esibisce in tale state quelle dietro le qxiali stabilire i rapporti , o col 320 STLDII SUI MOLLUSCIII EC. linguaggio proprio alia scienza, il Natuialista-Storico deve scegliere fra queste circoslanze Ic caratterisllche ; non v'ha tlubbio clie esso noii alle pill apparent! , ma dovrii attenersi alle piii coslanli , e le piii costanti saranno quelle Ic quali trovansi in piu diretto i-apporto coU'esistenza (lell'essere. Queste una volta rinvcnute e fisse , lutlc I'allre troverannosi necessariamente allogate niano mano in quel posto, ed apprezzalc col valorc clie meritano. L'idca della specie risultera nelta ed assoluta uel labirinto infinilo delle modificazioni clie I'individuo pub subire sia per cause in lui preesistenti, sia per l' influenza di agenti estranci. Tutle le parti troverannosi capaci di modificazione ciaseheduna in ragione in- versa dclla sua necessita, quindi , o nulla varianti, o raramente , o di poco le caratleristiche. Fra i mezzi atti a guidare a tale scoperta, forse il piu sicuro, cerlo il pill ovvio e quello di seguire e tener conto di tutti i deviamenti clie in natura vcggousi accadere dalla comune de'casi , e progi'edendo per csclusione ridursi a poclie circostanze, le quali perclie vedonsi o mai , o rarauienle, o lievementc alterate ponno supporsi tali clie senza lore I'e- sislenza deU'essere sia impossibile. Per la forza di tale ragionamcnto mi accinsi a riunire le variazioni die mi vennc dato conoscere nellinviluppo de'moUuschi fluviatili, e lerrestri univalvi, sia usaudo delle opere, sia giovandomi delle coUezioni r inspezioni delle quali m'era possibile. Nc credetti dover scompa- gnare dalle note dei fatti quelle osservazioni clie , a mo' di dire , dalla presenza loro mi venivano suggerite. Duole il vedere come nel tempo clie piu fatti stanno inscritti nelle opere del sig. Brugviere , illustrali per giudiziose note, lo stesso scrivesse poi nel T. I. Encycl. Melh. all' Art. ConchjUologie chc « on doit eviter de ramasscr les coquilles qui ]ire- » sententdes bisarreries qui les eloigncnt du type ordinaire a leur espece; » ces bisarreries qui proviennent des accidens que leur animal a eprouve' » pendant son accroissement sont tres-connus, et s'il est bien siir que )> ellcs lie peuvent maintenant apprendre rien de nouveau, il n'est pas » moins que ces coquilles repandues dans les cabinets sont souvent » prises pour des espcces, et que Ton doit les considerer comme aulant >) de pieges tendus i ceux qui cherclient dans la connaissance des co- » qiiilles non la recreation des yeux mais la verile dans I'elude de la » nature ». Non potrassi aspirar mai alia conoscenza della verila nello studio della natura quando s'usi svellere I'oggetto clie sia a centre delle DI CAIXLO PORllO 22 1 noslrc invcstigazioni »la <[ucl complcsso tti falti concomitanti chc a quasi dire forma ralmosfera della sua esistenza ; per quanto un falto ajipaia secondario , iiiconcludciite, non vi avra niai dirilto a sprczzarlo , a ri- fiutarlo : dii puo conoscere i legauii lulli clie agli alui fatli lo aiinodaiio? Tal moclo erroneo di vedcre i fatti isolatamente non che sussistere pure in oggi e anzi a mollissimi comunc. Studiando costoro, o descrivendo specie volgono ogni cura a cercare im tipo , cd a queslo unicamente s'appog- giano. Oltrc la diflicoita del rinvenire un tipo ncl quale tutte le circo- stanzc trovinsi equidistanti dalle eslreme modificazioni delle quali sono susccttibili , altro gi-avissimo danno risulla. Descrivendolo essi nelle opere ( sia pure , questo tipo , rcale , o da loro aslutamente creato) , ed ac- cennandolo con termini e misure assolute rendono difficilissimo il ris- contro a coloro i quali colla scorta di quelle descrizioni tentano rico- nosccre allro individuo in qualchc parte diversamenle modificato; e I'in- dividuale alterazione di qualche parte u frcqucnlissima, che in natura I'eguaglianza di due oggetti e pressoche impossibile. Meglio e il seguire I'esempio da taluno de' moderni introdotto , di accennare colle frasi descrillive Ic estreme modificazioni di ciascheduna parte della specie cliiudendone cosi I'idea siccome in vin cerchio , e presentandola quale essa esisle realmente, non quale si rinvcnnc a caso, o fu iramaginata. Ponno scegliersi specie, le quali slieno a tipo nei genei'i; generi tipi nelle classi ec. perche queste parlizioni tutte sono artificiali creazioni ( Non oppongonsi le due leggi da taluni rilcnute siccome le regolatrici delle parlizioni di genere , e classe, per la prima la capacita a gcnerare ma con risultato ibrido , ed assolutamente sterile , per la seconda la pos- sibilita niatcriale alia copxda , ma senza effelto. Queste lei,'gi sono di tanta gencralita da non polersi ledere con una arlificiale disposizione dei generi nclla classe , delle classi negli ordiiii ec). Chiunquc siasi occupato a riscontrare oggetti nelle opere scientifiche puo icstimoniarc di quanti dubbii , e di quanle diflicollu gli Anono causa le frasi assolute ; e solo dopo lunga abiludine che s'apprcnde ad altribuirc ad esse quel grado di valore che loro si devc. Ed anclie piu I' incei-lezza prova chi per le ])rime voile fa passaggio dallo studio delle opere alio studio delle collezioni e principalmcnte se ricche in numcro d'esemplari. Pel modo di fraseggiare scienlifico esse venne abituato ad idee di separazione da specie a specie , nettc ed assolute , ed in quel trapasso le trova nel falto presso che smentite da innumerevoli gradazioni 323 STL'DII SUI MOLLUSCHI EC. che le une alle allre avvicinano priucipalinente ne'caratterl meno impor- tanti , quasi a confonderlc. Credo ilovcr prcracttcre alia csposlzionc del quadro sistematico delle variazioni la ragioue per la quale non vedcsi (igurare in esso il fcnomeno della frattura aU'apicc della spira quale si manifesta in alcune specie , e cio in onla die il sig. Blainvii.le ueirotlinio suo Manuel de Malucologie I'abbia accennato aH'art. VI iraltando delle malallic, ed anomallc, e pre- cisamente attrihuendone la causa a stalo morboso. Le specie die prin- cipalmentc vanno soggelle a Ironcatura sono il BuUmus decollatus, Brugviere, la Chorisloiua truncata, Jan. (geuere Tnincatella , Risso), \a Melania truncata , Lamark. (?) ec. Giunlo die sia raniniale a data ela il fenomcno niostrasi con tanta costanza da non polersi in alcun modo chiamar eccezionale , cio che sarebbe se dipendesse da malaltia, o da allra particolare influenza. Esistono individui die si sottrassero a questa legge, ina sono rarissimi, onde quesli dovranno dirsi eccezionali, gli altri pienanientc nortnali e conseguenti ad una causa ingenita alia natura del- ranimale stesso. N'e prova anco la regolarita della deposizione die ot- tura il foro rimasto alia perdita ddl'apice, mentredie falta roltura in altra parte qualsiasi della concliiglia vedesi costantemente stenlato il modo col quale I'aniinale vi pone riparo , ne gli accidenti che accompagnano la stentalura ripetonsi identici quando riaperta la parte riparata la si lasci rifare. Oinisi pure un altro genei-e di variazioni ed e la diflerenza di dimen- sioni per la quale un individuo conservando I'armonia delle parti non distinguesi che per la piccolezza, o grandezza della mole; non conosco cscmpio die questa variazione fosse causa di pseudo-specie, e poco e d'altronde il frutto, che, storicamente considerando, puo ricavarsl dallo studio d'essa , ed infinite sono le gradazioni. Non ebbi ad esitarc tra la creazione di un sistema ordinatore delle variazioni, e la adozionc di qualcuno de'gia esistenti. II sistema usato dal sig. Isidoro Geoffroy de Saint-IIilaire nella Histoire generale et par- ticuliere des anomuUes soddisfa ad ogni bisogno. Le poche modificazioni che crcdetti dovervi apportare originano da due cause; e prima: coin- prendesi in queU'opera la totalita de'casi possibili in tulti gli animal! , qui non si tratta che della fiazione di una classe; abbisognavano a quella DI CARLO POnRO 22 3 grancU I'lnec prime , c numcrose siultlivisioni. Se a quel piano ncces- sariainenle assai particolareggiato si avessero voluti aj)plicare i casi pre- senli mcno numerosi c ineno variati ne sarebbero emerse troppo fre- qucnli e Iroppo gravi lacune ; onde trascurando alcune dcUe smldivisioni intermedie credclti xilili parecchi avviciiiamenti. Formando poi soggetto de'prescnti stiidil noti solo Ic vcre anomalie, ma ancora le modillcazioni causate ncgli individui da agenti estranci iiel corso della loro vita pro- priamenle dctla, dalla fecondazione alia cessazione, rendevasi necessaria raggiunta di nuove partizioni, le quali ponessero ambo questi modi di variazionc in un unico specchio , come vedesi nella seguente tavola sistcmalica. aa4 STDDII Sl'I MOM.USCHI EC. TAVOLA SISTEMATICA O tf ^ k y z H S 1—. < '^ 5 O 2 u C/3 H <^ "* U II w CL4 pura corrosione siilla couchiglia .. N." i. a i4 II \ con azione locale con azionc contiuuata dal punto leso in avanti 1) la. » 1 8. CO c sopraeccitazione vitale » 2 '7. tlepositi coloi'ati » 29. semplici Einitcria (4) varieta (5) complesse (6) molto complesse nel volume pai'ziale cli un sistema nel colore e disegno neir Atrofia . . . Ipertrofia » 3r. » 36. puramente dermale n 38. ineiente al tessuto » 3g. (7) Etcrolaxia (8) MostruosUa »9 pura fraltma Igiovane sulla concliigUa jadulta lesione dell'animale » 20. — discontinuazione dei];li aiifralti .... » 21. — distacco del peristoma » 22. — canaliculazione » 23. 26 28 3o 35 4o elongazione » 61. 68 asse della spira j depressione » 69. 75 nel diameti'O della spira » 76. 79 nella struttura superficiale » 80. 83 negli accidenti parziali » 83. 84 [ inversion generale n 85. 96 Diceplialia » 97. — Di c^Ri.o ponno auJ DEFINIZIONE DI ALCUNE PAROLE (i) AnomoUa = L' idea »lata tlelle anomalie ila Geoffroy u qui tras- poilala alle variazioui. « Ogni particolarita organica clic nrescnla » un iiuliviiluo comparato alia inaggiorila degli individui della » sua specie , eta , e scsso » . Se questa particolarita e I'eiretto di causa estranea e comprcsa nolle Modificazioni ; se la causa e iucrente alia nalura deU'animale e vera Anomalia. (2) Semplice Anomalia = gia per uso delta Vavieta. (3) (Da l[u , mezzo, e zipccs , mostvo). Leggiera anomalia, la quale non pone ostacolo al soddisfacimento di alcuna funzione , e non produce dillormita di sorla (Geoff.). (4) Scienlificainente Emiteria. (5) L'anomalia e complessa allora che grave in apparenza , sotto al rapporto anatomico , non pone pero ostacolo al soddisfacimento di alcuna funzione , e non appare all'esterno. (6) Molto complessa , quando rende difiicile , od impossibUe qualche funzione , e produce negli individui , che ne sono affetti, una viziosa conformazione differentissima da quella che ordinariamente pi'esenta la specie (Geoff.). (7) Eterotaxia , da r^zepc?, altro ; e ra^tg , ordine. (8) Mostruosita , anomalie le piu gravi (Geoff.). Serie IL Tom. I. >E 2 26 STUDII SUI MOLLCSCHI EC. W." I. MODIFICAZIONI PER AZIONE LOCALE DI PL'RA CORUOSIONE SULLA CONCHIGLIA. ESEMPII 1. Ntti'icella tesscUala , Lamark. Nella coUez. De Cristofori e Jan. 2. Ljmnaeus stagnalis , Draparnaud. Brard , Histoire des coquilles etc. p. i33 coUa nota a p. i35: (I Cclles qui vivcnt chins la mare d'Auteuil ont cela de remar- )i quable , e'est qu'cUes sout raholeuscs, et comme coiTodees a » leiir surface. Cela ticut pcut-elre a quelque ver qui vit dans » cette mare et qui s'atluche a tourmenter ces mollusques ». 3. Ljinnaeus stag?ialis , Drap. P^. bicolor , Megerle. Collez. DC. et Jan. 4- , Lymnaeus palustris , Drap. Bouillet , Catalogue des Moll, de I'Auvergne n. 8i. V. p. 'jo. colUi nota : « A la montagnc , a Pontgibaud , a Saint-Priest-des- « Cliamps , etc. la coquiile est plus foncee , plus epaisse , et >i souvent rongee , corrodee ». 5. Ljmnaeiis peregei- , Drap. Bouillet , Catal. des Moll, de I'Auvergne n. 79. III. p. 68. colla nota : « Dans les bassins des fontaines trcs-fraiches on en » trouve une variete dont la coquiile Jjeauccup plus epaisse est » souvent corrodee , rongee par des insectes. ll ne faut cepen- » dant pas atlribucr ce fail a la fraicheur des eaux , car je I'ai » vu plusieurs fois se lepresenler dans les mares, dans les eaux » stagnanles n. 6. AmpuUaria intorta , Lam. Collez. DC. e Jan. ■J. AmpuUaria n. s. ? afline alia PaludinoUles , Jan. Collez. DC. e Jan. Di rAni.o ponno aa^ 8. Paludiiia liltoralis , Chemnitz. Collez. Ponuo. f). Pnludina intpuru, Drap. / ". (;oni|ialt;i , opaca , c l)iuiu-a. CoHcz. PORHO. lo. Melanopsis acicularis , Ferussac Collt'Z. PORRO. I I. Melanopsis olivu , Jan. Collez. DC. e Jan. 1 2. Pjrena Cejlanica , Jan. Collez. DC. e Jan. 1 3. Mclanopsui pavdalis , Meg. CoUbz. DC. e Jan. i4. Neritina Jlii\'ialUis , Lksneo. Collez. PoRRO. OSSERVJZIOJSI. L'atlitudinc a subir corrosioni pai- geiierale a tutte quelle specie idrobie, il guscio delle quali e di quakhe spessezza , sia clie nella sua forinazione predomini la gelatina animale, come e de'Limnei, sia die abboudiuo i sali calcarei, come nelle IMelanopsidi , eNeiiline, la quale dillerenza notasi principalmente dai gradi di traspai-euza. Nelle corrosioni s'hanno circoslanze varianlissime, altre costanti ; anzi piu iu taluno dege- neri sono costanti quelle circostanze stesse, che mostransi negli altri insla- bilmente ; cosi la profondita, estensione, forma e posizione non hanno giammai una rcgola , ed intaccano si i prinii , che gli ultiiui anfralti j)romiscuamente nella Navicella tcssellata , Lam. (n. i); ncl Lymnaeus slagnalis , Drap. (n. 3) e nella /''. Bicolor Meg. (n. 3), iiel Lymnaeus palustris , Drap. (n. 4) e \\c\ pereger , Drap. (n. 5); nelle due /tmpuUarie (n. 6 e 7); nelle due Paludine Liltoralis, CnEnnnz (n. 8) ed impura, Drap. (n. 9); non che nella Neritina Jluviatilis , L. (n. i4)- Nei dieci citati casi la corrosione non si approfonda mai di tanto da traforare il guscio che nella parele interna rimanc iulatto, e normalc. In alruno degli allri casi i primi giri della spira sono talvolta altatlo dislrutli , cio che a prinio aspelto verrebbe a confonderc queste con quelle spe- cie nelle quali la troncatura sorvegnente c carattere, se rinspezioiic di 2?.8 STIDII Sri MOI.LUStlll EC. della circoslanza su cjualclie numero d'intlivklui non ce la moslrasse eccezionale. Forse aiuliu crralo qucslo giutlizio in riguardo alio due Mclunopsis oUva, Jan. (ii. i3); q pardalis, Meo. (n. i3), che non mi venne dalo di vedere che in jiocliissimi individiii esistenli nclla coUczione De- (Iristofori , e Jan. Invito percio clii pin di nie fortvinato puo cslcii- derc le propiic osscrvazioni , a rcUificar la presente. In ogni modo potrassi dedurre dai confronti stabilili die le specie compattc ed opache, ((uelle nolle quali v'lia predotninio di sali calcari sono le sole suscetti- bili di vera distnizione, ma non lo sono gia tutte quelle in tal modo roslituile , non mai le specie pcllucidc , o sovrabbondanti in gelatina, e teiuii. Akra notevole circoslanza e che le corrosioni sono piii larghe , e piu profonde in qucgli individui che coUa loro apparenza mostransi piu avanzati in et;i , nuUe negli individui che non toccarono ancora lo stadio di compimento , I'ela adulta ; questo e importante ftitto da considerarsi da coloro , i quali studiansi a trovar la ragione del feno- meno , per la spiegazione del quale gia furono emesse opinioni disac- cord!, come quelle di Brard, e di Bouillet gia avand citate nelle note 2 e 5. II sig. De-Blainville tenne in conto tale osscrvazione nel Manuel de Malacologie § \l des maladies et anomalies e lo pose come oslacolo alia vei'ita del pensiero di chi vorrebbe le coiTOsioni cirelto dcirazione disti'uttiva d' altri animali. Si aggiungano apprezzandole con quel valore die meritano le riflessioni — che in un bacino stesso trovansi specie corrose piu o meno, ed inalterate a seconda dei generi ai quali appartengono — che individui della specie stessa sono piu 'o nieuo corrosi quantunquc coaljilanti nelle circostanze medcsime — che le corrosioni forse piu frequenti negli individui di certe localita appaiono pero cgualmente in quelli di tulti i pacsi. M." II. MODIFICAZIONE PER FRATTL'RA SULLA CONCHlGLIA GIOVANE. ESEMPII • ' 1 5. Helix pomatia , L. — ^'edi la lavola fig. i . ■ ' ' DI CARLO PORRO 22q Rotta a circa due terzi del penullimo anfrallo. 11 guscio lipro- dolto dairaniniale rigondasi di molto e hruscamente , ma conli- iiuando ju-esto toriia alle forme e dimensioni normali. Collez. DC. e Jan. 1 6. Helix pomatia , L. — V. fig. 2. Rolta ad uii terzo dell'ultimo anfrallo. II lembo della fratlura veiine forzalo all' iudeutro e I'animale \i pose ri[)aro con un de- posilo inlerno foriuanle con questo mi angolo relto; le ruglic ti'ansversali die in basso , dove era maggiore la frattura , pie- gansi con gran curva dallo innanzi all' indielro , tornano mano niano alia normale loro disposizione. Collez. DC. e Jan. J 7. Helix colubrina, Jan. Rottura , e riparazione alia meta del penullimo anfi-atto. La rottura forzo la spira a tendere al basso; il rilorno alia norma- lila e preceduto da mia deviazione opposla formante colla prima un angolo ottuso , lasciandosi cosi per poco tratto scoperta la fascia bruna die gira sulla somma volta del terz'ultimo anfratto, e die nello slato normale verrebbe ricoperta dal penullimo. Collez. DC. e Jan. OSSERrAZIONI. Nellinfinito numero di tali: casi, die mi si oiTersero, non scelsi die questi Ire siccome quelli die per tie diversi lali convengono a moslrare una verila da tutli i casi egualmente dimostrala ed e cpiesla die la frat- tura accaduta sulla conchiglia ancor giovane , e senza die I'animale abbia riportala lesione , non impediscc il rilorno alia normalila. Ne e primo segno la comparsa dell'epidermide ; la parte amorfa pare un mero trasudamcnto della sacca viscerale. La parte normale pare il rilorno al- I'azione dcgli organi del lembo del manlello ; le due secrezioni distin- guoiisi ollrecclie per I'csistenza o mancanza dcU' epidermide anco per I'ordine di tessuto , disegno , e colore solo proprio dellc secrezioni del lembo del manlello. I tre esempi scelti a provare qucsla Icgge veggonsi dominati da circostanze diversissimc e tiilli c Ire riescono ad eguali ri- sultali. La frattura al n. i5 ben allindiclro deiranfratto csistenle for- zava I'animale a gonfiarsi onde occupare il minimo spazio possibile fuor aJo sTi'DU sui Moi.LUsriri fx. ilel giiscio nel quale noii polcva capire per 'micro, c la secrezioiie clie esso deponeva per mezzo clella sacca ilci visceri prendeva naturalincnte ia forma dal corpo rigonfialo: eopcrla appcna (juella pavlc la quale iiou sarcbbe riuscila a iiudo clie con jicricolo doll'animale , il lembo del iiian- tello proseguiva nonnalmcnte ucUc propiie fuiizioni ; oiule I'anfralto continuasi d'iiuU innanzi normalc siiio al eompinieuto , alia formazione (lei labbro del peristoma. Nel n. 16 al eoulrario la parte staccalasi per iVattuni veune cui-\ata con un angolo volLo airindeutro, c la forza clie dellava quesLo nugolo dovettc cssere maggiore di quella clie 1' animale poteva apporre a supei'ar la prcssione. La deposizione della sacca visce- rale dovelte informarsi da questa circostanza , e mentre nel primo caso v'ha esuberanza, qui scorgesi mancanza di spazio. Fors'anco la eoncre- zionc clie sta perpendieolare , e lega il lembo antieo o superiors col nuovo od inferiore , non e clie iin frammento deH'opercolo invernale rimasto aderente alia parete interna ; questo diverso modo di \eder riiuUviduo non altera per nulla la legge che con lal fatto cercliiamo conferniare. 11 n.° 17, egiuile ai preeedenli,, da essi non per altro differisce che per la direzione dello spostamento che diverge perpendicolarmente all'asse spirale daU'aUo al basso ; in esso vedesi poi una reazione dal sotto all'iiisu che lo rimette nella via della normalita. La forza di questa reazione e tutta insita nella natura deiranimale. n." in. MODIFICAZIONE PER FRATTURA SU CONCHIGLIA ADULTA. ESEMPII 18. Helix aspersa , Mull. Labhro columellare tronco ad im terzo della propria altezza in modo da mostrare il cavo ombilicale; da questo piinto co- mincia il labbro molto ritralto , crasso , leggerraente rovescio , internamente levigato , esternamente amorfo , spoglio d'epider- mide , cinericcio. II lembo fratto irregolannente e distinto per I'esislenza deU'eplderma , vivace ne' colon, cd internamente nor- male. Sul peuultiuio aufratto alzansi dei punti , e risalli che DI CARLO PORRO sSl indicano la tlirczionc ed il confine dell' aiifrallo antcriorniente esislente. Collez. Vali.ardi. ig. Helix holoscricea , Mich aid. — V. fig. 3. La frattura accaddc verso la meta dcirultimo anfratto ; rifa- cendo regolarmenle il labbro , per quanto alia forma, Taiiimale- iion pole gia proluiigai'lo come prima , ma al Icmbo fratto ad- dosso una deposizione crassa, hiancaslra, evasa ; restando ancora sul pcnullimo anfratto, in creste salicnli, le traccie dell'anfratto preesistenle. Collez. PoRRO. OSSERFAZIONI Un tal modo di modificazione incontrasi piii raro del pi-ecedenle perche non ogni frattura e riparabile in allora che la conchiglia e com- piula ; se essa accadde niolto all'indieti-o non avendo Panimale atlitudine a grandi secrezioni della sacca, ed esscndo cessata I'azione degli organi del lemho del mantello e desso tralto a morte inevitabile ; se invece non rimane soverchlamente csposto, in allora puo riparare alia perdita soiVerla ed assicurare il proprio legamento come in avanti. In ogni modo risulta una veritu contraria a qucUa emergente dai cast antccedenti cioe che il rilorno dcH'ordine nella deposizione messa a ripait) del di- segiio, de'colori , e dcirepidcrraa c in questi impossibile. Le itigioni veggonsi cUiare nelle note che accompagnano i due present! casi ( n. 1 8 « 19) e per Ic antecedenti osscrviizioni. E nell'uuo , e nclTaUro di questi due generi di niodificazioni per frattura lotale nella conchiglia omisi parlare , e cilar esempii di frallure parziaii fatte in punti gia solidi sicconae quelli che non ci moslrerebbero che ['atlitudine ncH'animale a por riparo ailelesioni, e la qualita amorfa dell:! secrczionc riparanle , verita giii abbastanza provale nei casi cilati, i qiiali casi intercssavano anche piii pel niaggior numero di leggi alle quali sono soltoposti. aSa sTUDii sui mollusciii ec. MODIFICAZIONE PER FRATTURA CON LESIONE DELl'ANIMALE. ESEMPIO 20. Helix arbiistovum , L. — V. fig. 4- Fratta in piu luoghi , ed a tempi diversi. Le rughe transver- sali di presso che tutto I'ultimo e penultimo anfratto sono ciu- vate dair innanzi all' indietro , e con maggior sforzo presso alia sutura , SI che al punto della attaccatura all'estremita del labbro laterale awi una larga discontinuazione col penultimo anfratto , la cpiale mano mano che portasi indietro si ristringe, e scompare. CoUez. DC. e Jan. OSSERFAZIONE Questo deve essei-e case anco piu raro de' precedent! non essendosi sino ad ora a me esibito che in un unico individuo; emerge da esso una terza legge , ed e che quando nella lesione c interessata una qualsiasi parte del mantello deU'animale, in allora il marchio della le- sione anzi che scomparire si fa sempre piu evidente da quel punto in- nanzi, ed il ritorno della normalita si rende impossibile; tolta la causa necessariamente devono mancar gli effetti. ni CARr.o ponno ^33 W.° V. VI. ^lODIFICAZIONE PER DISCONTINUAZIONE d'alCUNO DEGU ANFUATTI, E PER DISTACCO DEL PERISTOMA. ESEJIPII 21. Planorbis siibinarginatus , Drap. — V. fig. 5, a. parte superiort-, b. parte infcriore. I pritni quatlro anfratti sono tlisposti iiormalmeate nel piano oriz- zontale ; il cpiarto circa la mela del suo giro sovra]iponesi quasi orizzoiitalmentc al tcrzo , iuili si sottopone formando col piano di cjucUo ua angolo ottuso; passando a formare il quinlo giro si stacca, ritoma al dissopra , ed aderisce di niiovo presso a fonuare il peristoma. Collez. PoRRO. 2 2. Neritina Jliwiatilis , L. Uu terzo del peristoma, dal lato superiorc, e staccato dal pe- nultimo anfratto. ossERrjziom Le ragioni d'ambo qiiesli due generl di modificazioni mi restano incognite , forse haiuio origine da cause discguali , forse , ad onta clic diverse , won provengono che da una sola. Se si ha riguardo alia presso che continua regolarita del tessuto principalmenle del n. ai viene tolta ogni idea di urto, e se la causa si volesse uon ostinte ripetcre da forza estranca potrebbe attribuirsi a regolare , insuperabile compressione ; ma il moUusco poteva egli durare nella vita costretto contiuuamenle ad una localita , o sotto I'azione di una continua forza modificaute ? II pi'oblema invita altamente , pi^ che I'attenzione del Naturalista-Storico , quella dello studioso Fisiologo. Serie II. Tom. I. FF a34 STUDII SUI MOLLUSCHI ECC. TX," Til. MODIFICAZIONE PER CANALICULAZIONE. ESEMPII a3. Helix praetexta , Jan. ( //. platjchcla , Mke. ). PiiiLippi, Enumcrat. Moll. Sic. p. 129. n. 14. 34> Helix pomatia , L. Collez. DC. e Jan. aS. Helix neinoralis. Collez. DC. e Jan. 26. Helix verticillum , Fer. — V. fig. G, a. pavtc siiperiore, b. profile coa clisegno dell'aperlura. Collez. DC. e Jan. OSSERFAZIONI Pill diflicile ancora e il proporre una causa alia modificazione per caualiculazione alia sulura. Nolisi die dessa canaliculazione noii scorgesi dal prime svilupparsi dell'animale, ma sopraggiunge in taluno molto tardi, nu semprc dopo traccc di lesione. Neir//e/£\r •verticillum Feu. n. 26. manifestasi tosto dopo uno di quegli iuspessimenli annulari, pseudo-pe- ristomi die in piii specie indicano il punto del letargo invernale. Essa scanalalura, poco in priiici[)io, mano mano si fa piii larga, e profonda. Tie de'succitati eseinpi (n. 24. 25. 26) nei quali veggonsi allette da canaliculazione specie nolissime , bastano a lorre ogni dubbio , e ad assicurare reccezioiialita di tale circostanza. Dubbio craesso dal D. Philippi al n. i4 , p. 129 deU'enuinerazione de'Mollusdii da lui rinvenuli uel regno delle Duc-Sicilie. NB. Geueralniente parlando lo studio delle modificazioni per azlonc di agenti estranei puo fruttarc maggiore ulilita al Fisiologo die non a dii altcnde alio studio ddla pura Storia Naturale. Esse modificazioni metlono alio scoperto Ic leggi diiigcnli Ic reaziaui dcU'essere per la con- servazionc dd proprio individuo^ e danno modi di calcolai'e le forzc di ([uesta reazioiie. OI CARLO FORRO a35 Hi." ^iii. ANOM.VLIA LOCALE PER SOPRAECeiTAZIONE DI VITA. ESEMPII 37. Ilclix nemoralis , L. — Var. 5-fasciala. — V. fig. ■j. Dopo il priino jierisloma novmalc segiic una coiiliim.izione d'an- fratto clie si rovescia per poco spazio sul preesistenle labbro colimiel- lare , indi si stacca e si allunga all' innanzi , e quantunqiie privo tli epidcrinidc jjorta le traccie delle cinque fascie bimne concor- danti ncUa disposizion loro coUe antecedenti nornaali. All'eslrctno Icnibo Tanfratto si piega come uu labbro ed affetla le forme di un iiuovo peristoma. CoUez. Villa. 28. Helix albopustulata , Jan. Dopo il priiiio peristoma normale segue un nuovo accrescimento sporgente per alcune linec, privo d'epiderma, biancastro, teriiii- nato da peristoma aiuorfo. CoUcz. PoRRO. OSSERFAZIONI II sig. De-Blaisville ncl paragrafo gia altre volte citato del Manuel ile Malacologie scrive in tale proposito die « il faut mettre aussi dans la )) meme categoric (des anomalies) les doubles bourrclels qui se forment >) dans ccrlains individus univalves, apres que parvenus a I'litat adulte le » bourrclct normal est produit ; ccla tient, sans doule, a une surcxei- » talion dans les forces vitales detcrminee par quclque circonslance lo- » cale )). L'opinione di lui vien confer m ata dal modo di sovraggiungimento d'anfrallo dcir//e//a: n." 27 nella quale, ad oiita die IVpidcrma sia nullo, o (piasi nullo, c le fascie bruue ridotle a seniplici traccie, pure veg- gousi opera dcgli organi del lembo del mantello ; che altrimenii questi segni, per quanlo pochi, non avrebbero potuto menomanicntc esistere. a36 sTCDii sn molluschi ec. ANOMALIA LOCALE PER DEPOSITI COLORATI. ESEMPU 2f). Paludina impura , Drap. Vaiieta Ijianca c pelluclda la quale porta in sul penultimo an- fratto due linee IransversaU croceo-feiTuginee. Collez. PoRiio. 3i). Paludina impura , Drap. Var. rosea-piccola — dall'viltima meta del penultimo anfratto all'innanzi e transversalinenle segnata per numerose striscie avvici- nale , piu colorate che il restante della conchiglia, e che poste trayerso la luce vcggonsi piu opaclie, piu compatte nel lessuto. OSSERrjZIONI Questi due casi mostrano siccome, influenzati talvolta da circostanzc di nutrizione od altre , possano alcuni molluschi segregare elemeiiti che ordinariamente iion sono loro proprii , o variai'e repentinamente e siicoessivameiile nellc quantita e dosi costituenti le seciezioni. La Pa- ludina impura u. at) ha tiaccie di sali metallici, pioijabiluiente d'ossido di ferro, quando geiieralmente nelle sue secrezioni non appare princi- pio niuno colorante, o mininio nelle varicta leggermente rosee. L'altra 1). 3o varia alternali\auicntc e rapidamente nella quantita di secrezione onde talora il guscio di lei e piu compatto ed ojiaco, lalora piu lievc, c. translucido , o forse la divcrsila del tessulo proviene dalla quantilA dlversa di gelatina animalc e di sali calcai'ci dci quali compongonsi suc- cessivamcntc gli strati. Di CARLO ponivo aS^ IX," X. ANOT*L\LIA EMITERICA PER ATROFIA PARZIALE d'uN SISTEMA. ESEMPII 3 1 . Helix muraUs , Muli.er. /^. carenata — CoUez. DC. e Ja:*. 32. Helix umbi'osa , Partsch. f^. carenata. — Collez. DC. e Jan. 33. Helix pjramidata , Drap. /^. testa duplo minor, anfractu ullimo subcainnato. Philippi. , Enum. Moll. Sic. 34. Helix albilabris , Say. V. |3) siibcarene'e et a spire plus saillante. Fer. , Hist. Nat. gen. et part, des Moll. etc. T. 43- f- '• 35. Paludina inipura , Drap. — V. fig. 8. V^. Torriculaia ; aufratti distinti per profonda siitiua , carena pronmiciatissima. Collez. Villa. OSSERf'JZIOyi Tal modo d'anomalia e tra qiicUi ai quali devesi maggior attenzione da clii viiole stabilire giustaniente le specie. V'lia somma facilita ad es- sere indotti in errore confondendo le variela colle specie e ad alzar quelle al grade di queste. L'apparcnza o mancanza deUa carena , la forma arrotondala od angolare dcgli anfratli , e laic circosianza della quale alcuiii \ollero apprezzare T iuiportanza a paro dell evidenza , e grossolanamente ad essa appoggiandosi non dubitarono fondare uon che apposite .specie gcneri particolari. Sfnggi alia superficiale lore os- servazionc il fallo die moUissime specie ajiparlcncnli a gencri dispara- tissimi avauli locchiuo il conipimcnto lian\io gli anfralli carenali , e quindi trascurarono assieurarsi sc Ic loro nuovc specie cd i geueri che a3S^ sTUDii sui Moi.i.uscm ec. novellaiiiciilc foiulavano jiorlassero i scgiii del compimcnto. Ben piu facile iloveva csscre V iiiganuo quando i scgiii del coiijpimcnto esi- bivausi evidenli , iiuUibitali , jiiii dillicile lo seeverare I'illusionc dclla noil ideiitila di specie , e I'assegnare il posto evideiite di eccezionalilu a qiiesli iiidividui. Tenlisi iudagare la ragionc di lale anomalia. Pare uou debba la propria origine ghe alia maucaiiza di sviluppo di alcuni visceri. La carena die, come accennammo, appare frcquciite iiegli in- dividui giovaai di alcune specie Ic qiiali giuLile a compimento iie vanno poi eseiili , provienc dalla deprcssioiie clie trovasi nella sacca viscerale al hiogo dove esistono gli orgaui della generazioiie giaceiiti in uno stalo rudimentale siiio al moniento del inassimo sviluppo, nel qual momento le forze viLali non piu spese a conliuuare raccrescimcnto vengoao atJ essere iinpicgale nella riprod.uzione. Se poiigasi a confronlo il volume oecupato dagli organi generatori p. e. di uu Helix quando Irovasi net pieno suo sviluppo , e lo spazio che tengono avanU clic I'animaie tocchi al compimento vedcsi enorme la diflerenza. Nel primo stato la verga colle sue appeiidici , la borsa del dardo , i ricchi fiocclii delle vescicule multifide , I'ovidolto , il testicolo ec. distendonsi solto la nietu interna di quasi lutlo I' ultimo anfi'atto , rialzano la sacca viscerale , equivalgono in volume ad un quarto e piu della intera massa viscei-ale ; nel scecndb Qaso lulto il sislcma e rldoLto ad un tenue duplice filo intorno ad un punto del quale girano a foggia d'anello quasi impercetlibile le vescicule multifide , la borsa del dardo non e die una minima escrescenza, To- vidotto e attenuato c filiforme , quasi nuUo il testicolo. Che se per di- fetlo ingenito allorganismo , o per causa qualunque sopraggiimta , lo Stato d'atrofia del sistema generatore viene a continuarsi anco oltrepas- sato il ]>unto del massimo sviluppo, allora la carena non conliuuera essa pure suUa concliiglia ? Ne infrequcnte e I'alrofismo di questo sistema neinoUusdii compiuli. La inemoria anatomica deWIIelijc algira L., scritta dal sig. Van Benf.den c pubblicata negli Annales des Sciences Naturelles, T. V. i836, ollre, accvn-atamcnte dcscritto e disegnato, uno de'casi che si esibirono all'autore. Esso pero non fa cenno di diffcrenza esistente nel- Vinviluppo teslaceo, e pone in dubbio che si debba ritcncrne causa se la lunga prigionia fatta soHVire agli animali o se la quantilu e qualita degli alimcnli, o se in essi qiiesto alrofismo e periodico dopo o prima la stagionc degli amori. Concorre in quesia ullima opinione il sig. Fonii- MANN, il quale fccc allAccademia, colla leltura anco uurapporlo di questa Di CARLO PORRO a3g diligcntissima memoria (V. Inslitut. Sect. II. An. IV. n. i44 )• Qua- liinqiie si acccui tli cpiestc Ire cause in allora la concliiglia dovev a esser normalc ne si avra a muover taccia al silciizio del sig. Van Beneden suUa slriiUura del guscio , che , sc I'atroGa del sistenui era conlinua , essa avrebbe reagilo sull' liiviluppo , e ne sarebbe risultala la carcna. In ogni modo, e tra i dubbii questo esempio raostra raltitudine dcH'a- tiofismo negli organi generalori. ANOMALIA EMITERICA PER IPERTROFIA PARZIALE AD UN SISTEMA. ESEMPII 36. Lymnaeus palustris, Drap. — V. fig. g, a. anteriore, b. posteriore. L'ullimo anfratto , per due tern fortemenle deviato aUindietro, e rovesciato. Collez. DC. e Jan. 37. Lymnaeus corvus , Gmelin. Come sopra. Collez. PoRRo. OSSERP'JZIONI E cosa singolare come questa anomalia non siasi trovata almeno finora , clic in un solo genere , nei Linmaei. La concliiglia perfelta giuntii airuUimo giro gradatamente si , ma con rapidita , si allarga , si espande e quasi evade all' indielro ; non si puo «th-ibuirne la causa a ncssuii agenlc cslcrno perclic non scoi'gesi traccia di frat- Inra o coniprcssione nel tcssuto il quale ollVesi norinale , repidermidc corre su di esso liscia , regolarissiiiia ; piuttosto sembra elFetto di un sovercliio sviluppo di qualcuno dei sistemi viscerali il quale abbia sede nella parte superiore presso al capo , e clie siasi ipertrofiato poco in- nanzi il luoiucnto dello stadio di perfezione. 11 sislenia degli organi geiieratori soddisfa a luUe queste condizioiii e per la posizione nella quale giace C perche e poco avanli che la conchiglia venga perfelta , 2l\o STl'DII SUI MOI.I-VSCnr EC. che esso tcnde a sviliipiiare quelle Ibnnc le qiiali sono a lui hcccssaric onde farsi capace di altivita. Esso sviluppasi con icgolare progresso , ed auclic per qucsto Into concorre nci caraltcii della concliiglia. Quale poi sia prccisamcnle il vlscere atrclto da ipertofia, se lutti lo sieno anzi che un solo, o quanto la parte ipertofiala allonlanisi daila noniialila, di queste nolizie resla pur anche dcsiderio. Aniho Ic couchiglie da me citato not! si conobbero clic vuote deU'animale; quando occorra trovare tui terzo individuo in piu lavorevoli circoslanzc sara aperto un campo ad utili osservazioni anatomic he per chi voglia farscue scrulatore. IV." XII. XIII. ANOMALIA EMITERICA PFR COLORE E DISEGNO, SIA ESISTENTE NEL DERMA SOLTANTO SIA DEL TESSUTO. ESEMPII 38. Helix vermiculata , Muli.er. f^. a) testa albo-subrufescente. f^. b) testa omnino griseo-fusca , subbizonata. V. c) testa quinqucfasciata, fasciis albo fuscoque ai'ticulatis. f^. d) testa quadrifasciata, fasciis omnibus albo, fusco, et luteo articulatis. P^. e) testa quincpiezonata , zona superior! fusco et albo-ar- ticulata , alteris iiigricantibus integris. V.f) testa albo-quinquczonata , zonis continuis nigi'icantibus, non inlerruptis , nee punctatis. V. g) testa alba , fusca , nigricante , quadrifasciata. V. h) testa spira productiore , trifasciata , fascia superiore la- tissima, albo-maculata , et punctata. J^. i) testa omnino subfusca. Deshayes, Enc. ISIeth. P. II. T. II. p. 242. n. 5 colla osserva- zione « nous coraplons neuf varietcs , inais on pourrail en faire » un plus grand nombrc si on Toulait s'attacher a trop dc mi- )) nutics. — Si on veut en suiwe la progression on s'assurcra qu'il Di CARLO ponno 2 j i « en est cle cette espcce coinine de beaucoup d'autrcs cjiii passent )) du blanc, qui est la couleur du fond, au liruii fence, qui est « celle dcs fascies ». 39. Neriiina meridionalis , Pimlipi'i. f^. i) — minuta ; aterriina, nitidissiina , labio tanluin albo. J^. 2) ^ fusca vfl violacco nigra; rarius maculis albis ornala. J^. 3) — albida, lineis Icnuissimis, densissimis, fuscis picla, et sensim in priorem transicns. y, /J) — alba, aut pallide violacea, lineis violaceisflexuosis, an- gulalis, tenuioiibus, aut latioiihus, densioribus, aut rarioribus picta. f^. 5) — flava , lineis •violaccis ul n. 4 picta. f^. 6) — flava , lineis flexuosis rubris picta. J^. '^) — rosea , lineis flexuosis rubris picta. f^. 8) — rosea, maculis obsolelis. V^. 9) — flava , maculis ol)solelis. f^. 10) — flavida , maculis purpureis sidjquadratis , saepe cou- fluentibus , tessellatis. /^'. 11) — alba, fasciis tranversis, distanlibus, ziczac-formis. y. 12) alba, fasciis transversis , distanlibus, rectis. Philippi, Enum. Moll. Sic. 40. Helix sjh'alica , Drap. Deshayes, Eiic. Metb. P. II. T. II. p. 240. n. 83. Lo stesso osseiTa clie questa specie deve aversi per nicra va- i-icla dell'//, nemovalis L. , nel qual grado le va anco parcggiala \ Helix liorteusis L. , perche « les elements des variations sonl » tels , ils peuvcnt cntrcr en comblnaisons de tant de manieres » que nous avons la conviction que Ion finira par rassembler au » moins deux cents varictt's de I'espece telle que nous voudrions » qu'on la considerat. Cc nombre de varietes nous semble d'autant » moins exagere que quoique nous soyons loin de posseder toutes » les variele's connucs nous en avons rasscmble cependant, de » qucl({ue point de la France seulement , prcs de cent-cinquante , » etuous ne connoissons ni cclles de lEurope scptenlriouale, Alle- » mngne , Pologue, Russie, ni celles de I'Europe meridionale, ou » ellc est en abondance, et ou elle eprouve bien probablement, » par suite des causes locales, des variations non nioius uombrcuses » que chez-nous » . Serie II. Tom. I. gg a43 STi'Dii sLi Moi.i-U!it:iu ec. OSSERFJZIOAI Tal inodo ili anoiiialia, fra Uilli il jiiu frcqucnle, c pur qucllo die IVa gli altri nierita parlicolare osscrvazione ; esso fu causa ili nutiierosi errori, e fonte di confusione nclla creazioiic clcUe specie. E nolo esser duplice il inodo di colora/.ionc, od allatto dcnnale , o risiiltaute da par- licelle deposle tra le laiiiiucUe niucosc caliarce le quali cosliUiiscouo il vero tegumento duiranimalf. Sia I'uno sia Tallio di qucsli modi clie co- lon una coiiciiiglia non pcrcio diminuisce la variazione del colore , e del disegno. lu una concliiglia sia ncU'uno, sia noiraltro modo scre- ziala , puonno distinguersi due parti il fondo o cainpo , ed uno o piu colori secondarii, ma il predominio dell'uno sugli altri nella conchiglia e impossibile staljilirlo come caratteristico di specie , non raro anzi Irovasi o I'uno, o gli altri esclusivamente. E citata ad esempio al n.° 37 V Helix vermiculata, nella quale trovansi gli estreuii ojiposli f^. a) e f'. i) i; notisi die in questa specie non incontransi die il campo biancastro, ed unico colore il bruno ; i gradi iutermedii alle estreme varieta sono infmiti, i principali soltanto vengono notati alle leltere b) c) d) e)f)g) h). In questa specie la colorazione e puramente derinale, per lo conlrario i colori sono inerenli al tessuto nel seguente n.° 4o Helix sjlvatica, Drap. e la nota del sig. Deshayes, della quale abbiamo corredata la citazione , ci esenla dal dire piii oltre sul proposito di lei. Lo stesso ritengasi generalraente parlando della colorazione del ])e- ristoina , e V Helix sjlvatica Drap. pub sei'vire ad esempio nelle due varieta nemoralis L. ed horteiisis Mull. ; autico e Tuso di appoggiarsi a queslo pseudo-carattere , e facile e il raccogliere una lunga nota di false specie die da questo mal uso conseguirono. Anco maggior confusione e tra le specie , i colori delle quali sono suscettibili di cangiamento. Stia ad esempio la Neritina meridionalis Philippi citata al n.° 3q. I colori del campo variano a seconda degli in- dividui dal bianco al gialliccio , al gialio , al roseo , i secondarii dal neinssimo al nero-violaceo , al fosco, al viola-pallido , al viola-rosato , al porporino. La combinazione de'disegni e egualmente indefinita. Questo e uno del casi non infrequenti nci quali considerati il colore e il disegno come caratteri di specie , si vciTcbbe forzali alia crcazione di tanto numero di specie quante sono le possibili inodiQcazioni, e combinazioni. Di cAiiLO ponno 243 di queste due circostanze, ed essendo il numero di quesie modificazioni e combinazioni infiuito verrebbe ad ingenerarsi inestricabile confusione. Nella necessita di fissarc un jjrincipio, per ine non troverei scoiivenevole il ricercarlo nellc leggi dcUa chimica. Osservisi che tiilte Ic succennate gradazioni di colore non soiio infme die il risultato di dosi diverse di coinbinazione d'ossigene e d'lin mctallo, parrebbe qui il manganese; il principio colorante e adnnque identico in queste conchiglie lulte all'ap- parcnza disparalissiine. Cio rileniito avrei per mere variela di questa specie istessa tuUi quegli individui i quali nel resto simili dilTei'issero solo per un grado di colore il quale polesse riconoscersi effetto di nuoTc combinazioni di ossigene e manganese; avrei per specie diversa qualun- que ultra Ncritina che a questa quantunque egualissima ofTerisse colori proTenienti da qualunque altra base metallica, tali il verde, Tazzurro ec. Questa ad onta di una superficiale apparenza dovrebbe aversi per di- versamente coslituila e diirerente ne'costumi , perche od avrcbbe I'atti- tudine ad assimilarsi principii diversi, o le funzioni organiclie agirebbero in essa in modo tutto dilFerente. Le leggi che reggono le secrezioni in riguardo alia disposizione degli atomi coloranti , ossia al disegno , sono per anco invoke in troppo di oscurita perche si possa azzardare intorno ad esse osservazione veruna. Si sa che alcuni vasi del lembo del mantello segregano le parti colorate, ma non si sa come e perche essi si spostino continuamente in alcune specie, o momentaneamente si sopprimano , dando cosl origine a vario disegno. M," XIV. XV. ANOMALIA EMITERICA PER F.LONGAZIONE DELl'aSSE DELLA SPIRA , O PER ADBRFVIAZIONE DELLO STESSO. ESEMPII XIV. 4 [ ■ Helix pomatia , L. Coll. DC. e Jan. n. 69. r. ^. Urap. Hist. Nat. p. 87. n. i5. f^. (i. Deshayes, Enc. Meth. P. II. T. II. p. 243. n. 86. F. p. testa scalari, anfractibus disjunclis. Bouillet, Moll, de I'Auv. p. 28. n. 19. 2.).^ STL'nll SUI MOLLUSCHI EC. /•'. |5. colla nola u A la montagne dc Gcrgovia pres Clcriuoiu, )i priucipaleinent sur les faces nieridionalc et scptenlrioiiale , on » trouve des varietes asscz allonges ». Ed altri aulori in gran numero. 43. HcUx pisana, Lasi. — Y. fig. 10. Payraud, Moll, de Corse u. 200. p. 18. T. V. fig. 6. J^ar. turrila. Collez. DC. c Jan. 43. Helix fiortensis , L. BouiLLET , Moll, do I'Auv. p. 32. n. 23. IX. 44- Helix lapicida, L. Boun.LET, Moll, de I'Anv. p. 38 n. 32. IX. colla nota « On » rencontre quelqucs fois des cocpiillcs dont le dernier tour est » plus ou moins scpare de I'avant dernier. Je en possede un » a-peu-pres scalaire )i. 45. Helix aspersa , Mult.. — V- Cg- i'- Collez. DC. e Jan. Deshayes, Enc. Metli. P. II. T. II. p. 23G. n. '79. ^. i) — Deshayes ; testa suturis profunda canaliculatis. f^. j) — testa trochiformi , spira pi'oducta , non disjuncta. y. k) — testa anfractibus disjunctis , trochiformi. Ferussac , Hist. Nat. Part, et Gen. des Moll. « Monstruosite en » spirale allongee n'ayant presque I'empreinte volutaire » (copiee do Van-Born ). 46. Helix nemoralis , L. Menke, Verzeichniss etc. n. 47- 47. Helix striata , Drap. Collez. DC. e Jan. 48. Helix ericetorum, IMull. f^. inegualmente turrita. Collez. PoRRo. 49- Helix venniculata , IMiirx. P'. h) testa spira productiore. Deshayes , Enc. Meth. P. II. T. II. p. 2.42. n. 85. 5o. Helix Mazulii , Jan. Collez. DC. e Jan. 5/. Helix cincta, MiiLi.. Collez. DC. e Jan. Di CARLO ponno 245 52. Helix miiralis, Mull. CoUez, DC. e Jan. 53. Helix cingulata. Stud. Collcz. DC. c Ja?j. 54. Helix sjlvatica, Drap. Deshayes, Enc. Me'lh. P. II. T. II. n. 82. p. 241. 55. Helix incarnala, ISIull. Menke , Syn. Moll. p. 20. 56. Helix candidula , Hud. Menke, Syn. Moll. p. 20. 5n. Helix candidissima, Drap. Fer., Hist. nat. gen. ct part, des Moll. pi. 27. f. 12. =: Indivldu dont la spire est detachee. 58. Helix spiriplana , Oliv. f^. elevata = Fer., Hist. nat. gen. et part, des Moll, planche 38. 59. Bulimus acutus , Brug. Collcz. DC. c Jan. 60. Claiisilia bidens , Drap. Boun.LET, Moll, de I'Auvergne p. 5o. n. 48. I. colla nota « J'ai 1) recueilli dans le pare d'AUagnat pres le Puy-de-Dome un in- » dividu dont la coquille est scalaire ». 6r. Cjclostoma elegans , Drap. Menke, Vei-zeiclmiss etc. n. 188. 62. Planorbis marginatus , Drap. MicHAUD, Complement etc., gen. 14. p. 79. pi. 16. f. n. 12. BouiLLET, Moll. Je I'Auvergne p. 63. n. 71. VIII. colla nota iu presso alia mas- sima depressionc die noii al massitno svolgimenlo. Fu per giustiCcare <|uesto fatto clic cilai hinga serie di modificazioui neiraltczza deH'asse spirale. In 35 casi 26 haniio I'asse pin elongata de'casi norniali, soli 7 riianno piii depressa di qucUo clie comunemeiite nella specie loro non accada; c questo il risultalo di indagini .fatle con egual cura su ninnero cguale d'opere , e di collezioni. 2.° V'hanno , e non di rado , esempii di concliiglie normalmente discoidee le quali si fanno globulose ed anco trocliifornii, invece non conosco escmpio che una conchiglia globulosa o Irocliilbrmc variando riducasi a perfetta forma discoidca. Dalla coslanza di questo fatto credo poter dedurrc che la legge che cosiringe alia forma discoidea un mollusco se non necessaria e almeno priucipale nell'ordine della esistenza di lui. II genere Helix, quale dagli autori comuuenientc, non da Ferussac, e rilenuLo, quantiinque racchiuda in se solo quasi dtic terzi delle specie terreslri conosciute , e molte di esse sieno di furnia non die globulare, appiattita, non dislrugge con esempio niuno sia iior- niale die accidentalc la costanza di tal fatto. Intendo per forma disco- idea quella die viene determinata dalla perfetta sovrapposizione di ciascun giro di spira suU'anteriore in modo che tanto la parte superiore che I'inferiore della conchiglia perfetta sieno concave od ouihilicate o per- forate , c che egualmenle conlinuandosi il peristoma poggi coUe estre- mita suUa parte siipeiiore, e suirinferiore del penultimo aufratto. Queste riilessioni mi deciscro a scparare, e nominar come genere Tunica mol- lusco polmonaceo terrestre che Tidi dotato di perfetta forma discoide la Drepanosloma nautiliformis mihi (Vedi Biblioteca Italiana, T. LXXXIT. 1 836, cd il Magasin de Conchiliologie del sig. Guerin): conobbi di essa pill centinaia d'individui coslantemente simili. Se v'ha altra specie nola dutala di siinili circostanze ed era accomunata alle Helix, essa separata da (piel genere deve a queslo riunirsi, ed amerci oiTerisse forme piu di questa sviluppatc ondc venisse anatomicamente indagata da diligente scalpcllo. a.p STL'DII SUI MOLIX'SCm EC. A N 0 M A L I A E M I T E R I C A NEL DIAMETRO BELLA SPIRA. ESEMPII A. abnormalincnte perforate. 76. Helix cincta , MiiLL. M.KE , Syn. Methodica Moll. p. i5 , p'. |3) perforata. '"']. Helix candidissima , Drap. ]\I.KE, Syn. Metli. Moll. p. 16, V. c) timbilicata. 78. Helix margiiiata, Lam. M.KE , Syu. Me'th. Moll. p. 24 ? ^ • t^ ) umbilicata. B. abnormalmente imperforate. 79. Helix rhodostoma , Drap. (Syn. //. pisana , MiiLL.). M.KE , Syn. Mctli. Moll. p. 28 , J^. d) iinperforata. OSSERFJZIONI Moltissime tra le couchiglle sono prive del vuoto della spira solo in .tUora die sono compiiite; nel loro stadio anteriore lo mostrano patente, nu vicn oUurato che dalle ultime deposizioni ; altre continuano ad essere ombilicate o perforate anche ncllo stato perfctto , altre inline ne maiif cano anco in eta giovanile. Le anomalie di perforazione , od imperfora- zione in qiiesti duo ullimi casi debbonsi averc come proccdcnti da caiise ingenitc ncH'animale , esse corrispondono ad un maggiore o minora spostaraento nci visceri ; le cause modificanti il prime caso sono di mi- nora importanza e facilmente noa datano che dagli ultimi momenti dello sviluppo iiidividuale. D» CARLO POKRO 2^g ANOMALIA EMITERICA NELLA STRUTTURA SUPERFICIALE. ESEMPII 80. Helix pulchella , Mull. f^. costata, MiiLL. 8[. CJioristoma truncata , Jan. f'. costulata , Risso ( gen. Truncatella , Risso ). 82. Ancylas lacustris. Mull. f^. Sol , PORRO. OSSERFAZIONI Alcuiie concliiglic mostransi, e non infrcquentemente , varie nel tes- suto; indWiilui appartenenti ad una unica specie sono talvolta di spcs- sez2a sempre eguale, altre volte variano alU'riiativamente e siibitameiile in densiti dando origine esternamente a pieglie e costicine regolari piu o mcno evidenti. Andrebbc errato chi credessc col sig. Boiillf.t doversi ritenere normali gli individui costulati , ed alierati gli altri per sfrega- mcnlo accaduto nclla lunga eta loro ; trattando dcUa varieta costata del- V Helix pulchella MiiLL. cosi si esprime : « Je crois que la disparition « lies cotes n'est diie cpi'a Tusure occasionne'c par I'age n. Spesso vidi indiTidui adulti i quali jicr alcuni caratteri potevansi ritcncr vecclii an- dar forniti di costicine spiccatissime ; piii spesso esserne afTatto jirivi individui non per anco adulti; queste varieta vivono in faniiglie immcrose le nne proiniscuamenlc alle altre, e cio allontana I'idca di ripclcrnc la causa dalle civcostanzc di clima, nutrimcnlo, od altre consimili circostanze. Cio dipende solo da una disposizione organica tutla parziale aU'indivi- diio, la (piale alternativannente modifica Tattivita segregante del nianlcllo e cpicsla varia al variar dcgli individui in modo da confondt-rii con lenti , c sfnmati passaggi. La stessa ragione di gradazioni mi fa unire a\['/4nc)ius lacustris una variet;\, ricevuta dalla Sartlegna, radiata a co- sticine nclla dirczione dal vertice al labbro, e che controdislinsicol nome di Sol. In fpicsto molhisco la iegqc modificanic Ic sccrezioni non acisce Seriu II. Tom. I. pir 2 Jo STIDII SUI MOLWJSCTII EC. alternativamentc, ma conlinuamente su dali punti del lenibo del man- tello, simile pel resto ai casi prima citati; a quelli crcdci pure doverla liunire. ANOMALIA EMITERICA PER ACCIDEKTI PARZIALI. ESEMPII 83. Pupa tridens , Drap. J^. bidentata , per la mancanza del dente inferiore. CoUez. DC. e Jan. 84. Helix Lamarkii , Fer. y. unidentata. Feb. , Hist. Nat. gen. et part, des Moll. pi. 58. f. i. OSSERVAZIONl Le appendici che interiiamente guemiscono ed armano il peristoma e la columella di piu generi e specie conservansi con sorprendente costanza tranne che sieno state tolte od alterate per cause estranee, e cib per la stretta coriispondenza loro coUa struttura dell'animale. L'os- sicino elastico che diede nome, e forma il carattere fondamentale del genere Claiisilia Drap., la piega columellare caratterizzante i Ljmnaeiis sono invariabili. I«.° XIX. ANOMALIA D'ETEROTAXIA PER GENERALE INVERSIONE DE' VISCERI. ESEMPII 83. Helix aspersa, MiiLL. Cat. , DC. e Jan. n. 6-3 , F. a). Deshaves, Enc. Meth. p. II. 7. II. p. 236. n. 77. 86. Helix nemoralis , L. BouiLLET, Moll, de I'Auv. p. 22. n. 22. VIII. Di CARLO poniio i5i 87. Helix pomatia , L. — V. fig. la. Cat. DC. e Jan. n. G-9. F. a). Dhap., Hist. Nat. p. 87. n. i5. F. 7). Deshayes, Enc. Mctli. P. II. T. II. p. 243. n. 8G. F. a), cd altrl mollissinii. 88. Helix arbustoram, L. Fer., Hist. Nat. part, ct gen. des Moll. pi. 29. n. 3. 89. Helix lucana , Mull. Feu., Hist. Nat. part, et geii. ties Moll. pi. 32. n. 2. 3. go. Helix hortensis , L. Fer. , Hist. Nat. gen. et part, des Moll. pi. 34. n. 8. 9. 91. Helix re gin a. FiiR. , Hist. Nat. gen. et part, des Moll. pi. 119. n. 6. 92. Helix unidentata , Chemnitz. Fer., Hist. Nat. gen. et part, des Moll. pi. io5. n. 4- 93. Achatina virginea, Brlg. Bruo. , Enc. Meth. T. I. p. I. p. 364. n. 109. F. f). 94. Bulinius interruptus , Brug. Brug. , Enc. Moth. T. I. P. I. p. 3i6. n. 38. F. p). cp. Bulimus citvinus , Brug. Brug., Enc. Meth. T. I. P. I. p. 3i4. n. 27. F. i). 96. Ljmnaeits stagnalis , Drap. Isidore Geoff, de Saint-Hilaire, Hist, des Anoiu. T. II. p. 2^. OSSERFAZIONI Si raccolgono cpii csempii di qiiattro generi , e di dodici specie. Cio rcnda cauli coloro i (piali lasciansi persuadere alia formazionc di nuove specie per la semplice conoscenza di uno o pochi indi\idui, lo rhe accadc per gli oggetti raccoUi o coniunicati da lontani paesi , e pill che per le specie tengasi in conto codesla avvevtcnza pei generi , pei (jiiidi e impossibilc fissare Tassoliito caraltere di deslrorsila , o sini- slrorsita , verso cui tutto al pii!i puo accennarsi la tendenza della pluralita. Cosl pel genere Bulimus di Lamark alia destroi-sita dominante opponesi il B. revolutus Jan., il quale sia per reccelleoza d'altri caratteri , sia per lii coslanza di questo, in grandissiuio nuinero d'individui conosciuti, dove aversi per vera specie. Destrorse gcneralinente sono le Pupc Lam.; I 52 STL'Dir SUI MOIXUSCHI F.r. Tolta a siuislra e la P. (juaihidens Drap. da luUi accettata come sj>ecie disliuta , e comuue nelle Collozloni ; c j)iu forse clic iicgli altri, varia questa legge nel geiiere Ampullaria Lam. ; \A. planorboides Zieci.. e YA. gitjancnsis Lam. con piii allrc sono de.strorsc ; girano invece a si- nistra VyJ. intorta Lam., Yyi. giunatca Lam. I'c. La trast-iu-anza di queste considcrazioui trascino con iiiolli anco Muller per piii doti rispetlabile osservatore , e fece chc veulssero alzate alia dignila di specie, e come tali denominate e descrilte, tulle le deslrorsita , e sinistrorsita mostruose. Misconosccndosi cosl le leggi euiergenti dagli oggelti, trasgredivasi ad uno dei principalissimi doveri del Naturalista , la scmplincazione. H." XX. ANOMALIA MOSTRUOSA PER DICEFALIA. ESEMPIO 97- ClauslUa. Qiieslo case , iinico non solo ma dubhio , ci vien fornito dal sig. Isidoro Geoffroy de Saint-Hilaire; citiamo le sue slesse pa- role: « II existe dans la riche Collection de M. le Prince Essling » une Clausilie dont la coquille est terminee en avant par deux » ouvertures arrondies, et presque de forme normale. Malhereuse- » ment le desir de conserver intacte une aussi rare coquille a » fait negliger le corps de Tanlmal qui a ete detruit sans avoir » ete examine. Aussi est il impossible de rapporter cette Clausilie » monsti-ueuse a son veritable genre teratologique, et meme avec » certitude a sa veritable famille , car rien ne prouve qu'elle « doive appartenir a la famille des Monosomiens plutot qu'a » celle des Sysomiens ». M Hist. gen. et part, des Anom. T. IIL p. 206. L'applicazione di talune delle sovraesposte osservazioni non e cosa nuova, e gia la troviamo in autori non allalto moderni. Draparkaud che nella parte rimasta de' suoi lavori ci lascio un pegno della chiarezza di sua mcnte ed un modello a Seguirsi , presentiva forse 1' impor- tanza delle variazioni, dacche soUo ciascuna specie I'accolse cd annolo Di CARLO porho a53 quauto gli veiine clalo coriosccnie. La sua cariicra , sveiituratanieiitc ptr la scienza, troncala a uiczzo cd il disoicline iiel quale Irovaronsi ie ri- maste note tolse il conoscere in pieno i risullati ai quaii era giunto. II suo esempio adottato e seguito frullo la scoinparsa di niolle specie an- teriorinente a lui stabilite. Ricordo con piaccre, Ira parccchi de'nioderni i quali corroiio questa via, i signori Menke e Rossmaesteh, autori I'uno della Sjnopsis Methodica Conchjliorum , I'altro della Sconcgraptjie tec S«ii, tint ©I'lSttKiffcr ajJcfliiftcn v.. Ma uno sforzo , onde ridurre le variazioiii delle specie a' principii , e cosa ancor nuova , ed il riuscirvi e opera , che deve certamcnte assicurare a chi lo possa la benemerenza de'zoologi. Per me saro pago se colui il quale s'accingera a tanto lavoro potra tro- vare qualche aiuto in questi pochi studii. Se gia mollo si oltenne ap- plicando alcune viste staccate a specie parziali, quanto non si potra spe- rare per allora che si avranno dei principii applicabili alia serie intera de'inoUusehi. La Storia Naturale progredisce attualmente con velocita somina ma piu dal lalo delle conoscenze di fallo, clie da quello delle filosoficiie considerazioni, quantuiique pur quesle progrediscano del con- tinuo. Da tale squilibrio s'ingenera quella confusione, la quale si appa- lesa nelle opere, e piu nelle coUezioui. La semplificazione, la riduziouc, la depurazioue delle vere dalle pseudo-specie , efletti di nioltcplici e sicure conoscenze sulle leggi individual! sono forse i inassimi attuali Iji- sogni. A confermare con falti rutilita che giii si trasse dallo studio delle Tariazioni potrcbbesi citai-e la lunga serie delle specie annuUate, e |>iu casi di diflicili quistioni sciolle dietro I'inspezione di un caso di anomalia; ma ne basti un solo. La dcstrorsila o siuistrorsita del genere Planovbis ▼enne a lungo controversa ; le indagini analomiche lasciavano in campo r inrertezza; ma la questione venne sciolta dal sig. Des-Moulins con in- gcgnosi e giusli ragionamenti fondati sulla variela di un Planovbis ad anfratli sovrapponenlisi. Taluni scorrendo questi studii, e trovando che le parti di una con- chiglia sono ncl maggior nuniero variabili, vorranno inferire grave diib- biezza sulla scelta di quelle die si lianno a pi-endere come caraltcrisli- che; ma rifletlano costoro che si prcsero le parti ciascheduua per se, e solo in relazione con qualche mollusco , non tutle in relazione a tulli. Puo esscre bcnissimo che in lui genere , ed anco in una specie , varii quella parte che in allro genere, cd in allra specie e coslante ; il a54 STUDII SUI MOLLUSCHI couoscerc tutlc queste relazioni e fnUto di una seric di studii di troppo superiovc a quclla die io potei fare sin qui. Se mi si volesse muover rimpi'overo perche scclsi a campo di os- servazioni una parte troppo limitata de'moUuschi mi scusero dicendo che scelsi i fluviatili e terreslri come quelli i quali per ora soli formano I'oggetto de'miei studii ; che un use gcneraluicnle adottato autorizza alio stiWio separato di codesta parte ; die i moUusclii fluviatili e terrestri stanno in tali rapporti coUa pluralita dclle specie marine da potersi ge- lUM-alizzare le leggi dclle luie sulle altre , e che fu per questa riflcssione che tralnsciai di parlare delle bivalvi d'acqua dolce , perche limilalissime in generi e troppo poche in numero di specie , ed insufficienti ad of- ferire una serie di osservazioni di qualche utilita. Altri infine mi taccieranno di soverchia tendenza a distruggere alcuni de'modi sino ad ora adoperati alia conoscenza storica degli oggetii na- tui'ali. Non ho che rispondere loro se appartengono a quella classe di naturalisli i quali nello studio non ricercano, c non vedono in na- turn che fatti nudi c isolati , non conoscono che specie o piii spesso individui , ciechi cd incuranti in riguardo alle leggi Ic quali annodano le individualita con mutui rapporti , pronti a ritenei'e come la migliore quella qualsiasi classificazione , per quanto artificiale , la quale stimino nota ai piu, che per essi una classificazione non e che una vera conven- zione. Preghero invece coloro i qu.ili sentono inseparabiie la cognizione de'fatti, e delle leggi da questi emergenti, per giungere alia conoscenza della verita, di osservai-e che se distruggendo non propongo insicnie che mi creda potervisi surrogare , questo e rimesso a piii lungo studio al quale tento con ogni forza rendermi capace ; che e legge costante che non si possa progredire che distruggendo ; che abbozzate qua e cola v'haimo in questi studii alcune idee che meglio sviluppate guideranno a questo fine; che da me non viene gratuitamente asserito, ma da hniga serie di fatti emerge il bisogno di una innovazione; che la perfezione infine delle scienze naturali sta nella soluzione del problema : compren- dcre il massimo numero de'fatti sotlo i principii i piii naturali, i piii scmplici. Di CARLO ponno 2 J J KVDICE DELLA TAVOL..^ Figura i. Fraltiira ligonfiata in individuo giovane {Helix Pomalia , L. ) ... II. 1 5. » 3. Fi"altura depressa in conchiglia giovane {Helix Pomatia, L.) II. i6. na.b.Z. Frattura in conchiglia adulta III. i8. n 4- Frattura con lesione deU'animale ( Helix arbu- storum , L. ) IV. ao. » a.b. 5. Discontinuazione degli anfiatti ( Planorbis sub- maj'ginatus , Drap. ) V. 21. n a.b.6. Modificazione per canaliculazione (Helix ver- ticillum , Fer. ) VII. a6. 7. Anomalia per sopraeccitazione di vita ( Helix nemoralis , L. ) VIII. 27. » 8. Atrofia parziale di un sislema ( Paludina im- pura , Drap. ) X. 35. )) a. b. 9. Ipertrofia parziale di un sistema ( Ljmnaeus palustris , Drap. ) XI. 36. )) 10. Elongazione dell'asse spirale {Helix pisana , Lam.) XIV. 42. « II. Elongazione dell'asse sino alia disgiunzione(Z?e/ij: aspera, Mull.) XIV. 45. i5. » 13. Inversione di viscei-i , sinistrorsita {Helix Po- matia , L. )...', , XIX. 87. » doW ,■)? \-)^iT,t Jc-.di'6'^iu,.- (^Ca^. i>i J<,Mfal.t ^U 2^X^i*,^o.«.I.^W 256. ^^- F,3.2. Wj^^ fiy 3 ^ >•-? /,> W. ^- -\ /;>..^. vi /^.i. /"y.^. Carl., /.Vr^.lJy itfrm^ 2.if- J's^rn r i ' 35-] SYIVOPSIS REPTILIUM SARD1NL4E INDIGENORUM AUCTORE ZOOL. PROF. F.T MUS. HIST. NAT. PRAEF. Exhibila die 18 marlii l838. Oardinlac Erpetologia magis miranda est specicriim nalxira, quam iniil- tiludine. Quaimis enim pracclara liaec insida loiige a septentrione in meridiem, scilicet a gradu ^i" in 3g° lalitudinis proiiciatur , qiiamxis montibus et planitiebus , syhis et pascuis, sabulelis ct paludibus passim aliemet , quamvis dcmum uaitissimo hyeiiie ferventique acstalc gaudeat , louge attamcn abest quia vel adjacentcs Italiae plagas \el proxiniam Siciliam Reptilium numcro acmnlelur. Caret in primis, ut ab anliquis- simis Scriptoriiius I'cclc tradilum est , scrpenllbus venenatis : caret Natrice tovquaia Aldrov. , claphL Bonap. , et lessellala ejusd. ; caret Colubro juonspessulano Ilcnii. , austriaco Guiel. , et Riccioli 5Ict. ; caret Lacerla agili Linn., ocellaUi Daud. , et virii/l ejusd.; caret Anglic fragili L. ; caret Salamandra maculosa Latr. et aU-a ejusd.; caret Tritoiie cristato Laur. et punctalo Fitz. ; caret deniquc Rana temporaria et escidenta Linn. , quae pro maxima parte vel apud nos Tel apud Siculos , quandoquc etiam in viclnissinia Corsica , iil}i(pie ct passim occurrunl. Scd si pleraque Italiae rcplilia per Sardiniae saltus desidcranlur, nonnulla in liac insula obvia sunt, quae in ilalica penin- sula rarissimc vel numquam reperiuutur. Hue speclant JSatrix viperina Serie n. Tom. L ii a58 SYNOPSIS RF.PTII.H'M SARDIMAF. INDICEXORVM ]5ona|i. , Xatrix Cetti Nob., Periops hippocrepis Wagl., Phyllodacljlus eitropaeus '!:ioh., Notopholis Fitzingeri Wic^. , Geotriton fuscus Bonap. , lutproctus Ruscojiii Nob., et Pseudis sardoa Nob. - Scriptorcs,qui Fniinae Sardoae speciniina acl banc diem etiidcrc, verbis iilphirimiini ct ol)Serva- lionibus Fraiicisci Cf.tti iisi suiil, sed quae Vir egrcgius in sua Historia iiaUnali Amplubioruin prolulit, ut tcmpora rcrcbant, vol manca vol men- dosa synoiiymia passim lal)oraiit ; quidam alii, in cujusnam fidcm baclenus inc lalct, species alias iusulae nostrae tinbuermit, quas neminem vel antca vel |)ostca obvias bal)uissc plane ct omnino scio: ut igiUir ccrte patcal quid e Rcptilium ordine sai'doa tellus fcrat, vel quid in ea desil, banr- syuopsim nolis alque adumbrationibus auctam conscribere et evulgare opportuvmm judicavi. Qiiarta jam vice , jubcnle et favcnte Augustissimo Rege , insulam variis aniii temporibus et quaquaversus ab oculalissimis coUecloi'ibus adjutus peragravi : eo itaque adducor , ut credam me in species omues , vel fei'c omnes , quas locus alet , jam inde incidisse. Ex liiscc specicbus illas quae vel impeifccle vel nondum ab Aucloribus descriplae sunt , fuse , uti par est , describam ; quae autem absolulis- simis nolis tum diagnoslicis turn liisloricis illustratae in libris erpetolo- gicis jam proslant , obiter sen brcvi tantum recordatione attingam. AUCTORE J. GENE sSy Gen. TESTUDO, Brongn. I. Tf.studo craeca , Linn. Testa ovato-orhiculata , convexa , dorso tumida : scutellis tnmidis , concenti-ice sulcatis , areola centrali pimctalo-scabra : sterno un- tice emarginato , poslice profunde retuso : cauda brevi , conica. Testodo cmsca , Lion. Syst. Nat T. I. p. 55s. — Umcl. Syst. Nat. T. I. pars lU. pag. 1043. .sp. 10. — Bonnat. in Tabl. Enc. Erp. pag. 23. sp. g. Lib. 5. 6g. 4* — Bosc. Nouv. Diet. d'Hisl. Nat. T. 54- pag- 2C8. — Hcimann , Obscrv. Zool. T. I. p. 219. — Schneider , Schildkr. pag. 358. — SchocpfT, Tcstud. pag 38, tab. 8 ct 9. ^ — Lair. Rejit. T. I. pag. G5. tab. a. fig. a. — Duud. Ropt. T. 11. pag. aiS ( excl. varicL 7 ), — Fitzing. Vcrz. Mus. Wicn. Class. Rept. pag. 44- "P- 9' — Wagl. Syst. Aniphib. p. i38. gen. 21. — Knorr , Delic. Nat. T. 2. pag. io3. tab. 52. fig. i. — Bcchst. Ucbers. dcr Naturg. Laccp. T. I. pag. 220. — Shaw, Gen. Zool. T. III. pag. 3o. — Schweigg. I'rodr. Tcstud. in Kiinigsb. Arr.h. T. I. pag. 3oo. — Flemniing , Phil, of Zool. T. U. pag. aG8. — Cloqucl , Diet. Scicoc. Nat. T. LV. pag. 3. — Cnvicr , Regno Aiiim. T. II. pag. 9. — Gray , Syn. Rcpt. p. i3 ( cxcl. var. B. ) .— GriHilh , Trans. Aniiu. Ringd. T. IX. pag. 57. — Scbinz , Rept. Fascic. I. pag. 38. tab. 1. — Dumdr. ct Bibr. Rcpt. T. II. pag. 49- — C. L Bonap. Osscrv. 2.' Ediz." Ciiv. pag. i5i. .sp. I. ( excl. syu. Aldrov. Jonst, ct Laccp. )- — Ejusd. Iconogr. Faun, Ital. Fascio. XI. ( excl. iisd. syn. ). Testudo Heamwni , Sclmeidcr , Schildk. pag. 348. — Cmel. Syst. Nat. T. I. pars HI. pag. io4i. sp. 22. Testudo ceometuica, Brunnich , Spol. Mar. Adriat. pag. 92. CnEnsiKE cnAECA , Mcrr. Syst. Amphib. pag. 3i. sp. 38. — Risso, Hist. Nat. Eur. niciiil, T. III. pag. 83. sp 4. Testvdo vclcaris , Klein , Quadr. Disp. pag. 97. Testooo utdas , Klein , Di.sp. Auiin. Quadr. pag. 2.W. Testudo teere.stbis , Plin. Hist. Miind. Libr. XXXU. cap. IV. — Gesn. Quadr. Ovip. pag. 107 cum icon. — Ray, Syn. Quadr. pag. 243. Testcgcinb di terra, Cetti, Anini. Sard. T. III. pag. 7. ToRTUE DE TERRE , Azuni , Hlst. Sard. T. II. pag. 63. Variat sacpc jiedihus anticis tetradactylis. Habitat in Ilerculis insula { Asinara) , in Promonlorio Gortlitano ( Capo Falcone ) , in apricis dclla JSurra , di Sinis , ec. — Vulgo Tostoini , Tostoimi , Tartuga. 26o SYNOPSIS HEPTILIUM SARDINIAE IKDIGENORUM Gea, EltfYS, Wagl. 11. Emys lutaria , INIerr. Testa parce cojn'exa , suhcarlnata y doj'so planiusculo ; scutellis radiutlm subpunctatls ; caudu lo?iguiscula. Emts LUTAniA , Mcrr. Syst. Ainphih. pag. 24* sp. i4 ( ^'xcl. varict. /3. ) — Risso , Hist. Nat. Eur. nitVid. T. III. paj:;. 85. — C. L. Bonap. Iconogr. Faun. Ital. Fascic. XI. Emys pclciiella , Mi-rr. Syst. Aiiiphib. pag. 35. sp. i5 ( juv. ). Emys ecbopaei,, Schwoii;g. Prodr. pag. 3o5. sp. 20. — Waj;!. Syst. Ampliib. gen. 17. pag. i38. till). V. fig. 8. 9. — Fitzing. Verz. Mus. Wion. in Class. Rcpt. p;ig. 4^- sp. 8. Testcdo lutaria , Rondel. Aquat. lihr. Ampbib. cnp. II. pag. 229. — Gcsn. Quadr. Ovip. T. II. pag. ii3. fig. 5. — Aldrov. Qiiadr. Digit. Ovip. libr. 11. pag. 710. — Linn. Syst Nat. T. I. pag. 333. sp. 7. — Gmcl. Syst. Nat. T. I. pars HI. pag, io4o. sp. 7. — Bonn;it. in Tab. Enc. Eq*. pag. 26. sp. 17. tab. V. fig. 4- — Bruno. Spol. Mar. Adriat. pag. 91. — Stlincid. Scbildkr. pag. 338. — Pennant, Faun. pag. 87. — Donnd. Bcytr. T. III. pig. 18 ( cxcl. variat. 3 ct 8 ). ^ Hcrm. Obscrv. Zool. T, I. pag. 125. — Shaw, Gen. Zool. T. III. pag. 32. tab. 6. — Latr. Rcpt. T. I. pag. iia. 6g. I, — Daud. Kept. T. U. pag. ii5. — Bccbst. Ucbers. T. I. pag. i44 (excl. syn. Amaenit. Acad. ). Testcdo ORBiccLABis, Linn. Syst. Nat. T. I, pag. 35i. sp. 5. — Gmel. Syst. Nat. T. I. pars HI. pag. io3g. sp. 5. ■ — Bonuat. iu Tab!. Enc. Erp, pag. 23. sp. 8. tab. IV. fig. 4* — AVulf , Icbt. Boruss. pag. 3. Testudo europaea , Schneid. Scbildkr. pag. 323. — Schocpfi', Tcstud. pag. i. tab. i. — Sliaw , Gen. Zool. T. III. pag. 3i. tab. 8. — Latr. Rcpt. T. I. pag. io5. — Sturm, Dcut. Faun. tab. A , B , C. — Eicbw. Zool. Spec. T. III. pag. iiG. Testudo PULCHELtA , SchoepIT , Tcstud. pag. ii3. tab. 26 ( juv.). Testudo flava , Lacep. Quadr. Ovip. T. I. pag. 35. tab. VI. — Bonnat. in Tabl. Enc. Erp. pag. 2G. sp. 16. tab. Tab. V. fig. 2. ~ Latr. Rcpt. T. I. pag. u3. — Daud. Rcpt. T. II. pag. 107. Testupo rotunda , Latr. Rcpt. T. I. pag. 107 cum icon. ( juv. ). Testudo meleachis , Shaw, Natur. Miscell. T. IV. pag. i44- Testcdo AQUATicA , Ruiscli , Thcatr. Anim. T. II. pag. 146. tab. ^o. Testudo puwctata, Goltw. Scbildkr. tab K. fig. 12. Terrapeke europaea, BcU , Zool. Journ. T. II. pag. 3o8. sp. i. Cistudo europaea , Gray , Syn. Rcpt. pag. 19. — Diimdr. et Bibr. Rept. T. II. pag. 230. Testuogine di fume, Celti , Anim. Sard. T. III. pag. 11. Tortue d'eau douce, Azuni, Hibt. Sard. T. U. pag. 64. In fluviis leiite fluenlilnis ct paliulibus ubiquc frequens: circa Oristano vulgalissima. — Vulgo Tostoini aquaticu , Tavtitga aquatica. AUCTORE J. GENE 261 Gen. CHELONIA, Broncn. III. Chelonia caretta, Gray. CastancO'fusca y suhtus Jlmnda: testa latiuscida y subelongata : scutis vevtebralibus coiwexis y pedlbus luigulbiis duobus instructis, Adulta, Testa laevi , inargine integro. Junior. Testa tricarinata , inargine postico tlentato. Chelokia CA.IIBTTA , Gmy , Syn. Rcpl. pag, 53. sp. 3. — C. L, Bonap. Iconoi;r. Faun. Ital. Fascic. XIV. CiiELOHU cAOtiAifA , Schwoigg. Piotlr. T. I. pag. 29*2 et 4 '8. sp. G. — Wagl. Syst. Aniphib. pag. i33. gen. 1. tab. I. fig. i-23. — Dumcr. cl Bibr. Kept. T, II. pag, .552. Gheloma vibcata , Wagl. Icon, ct Descr. Aniphib. tab. 29. CoELOKiA Pelascohum , Valcnc, Rcpt. Mor. tab. X. CoELOKiA CEPHALO , Tfnuu. ft ScUlcg. Faun. Jap. Cbclon. pag, 23. tab. IV. fig. i, 2. 3. Caretta caouana , Filzing. Verz. Miis. AVicn. in Class. Rcpt. pag. ^^. sp, 5. Cabetta cepmalo , Mcrr. Syst Ampbib. pag. 18. sp, 1. — Risso , Hist. Nat. Eur, Mtrid, T. III. pag. 85, sp. I. — Pr. Max. Wicd , Brytr. zur Naturg. Braz. T. I. pag. 25. Testcdo caretta , Linn. Syst. NaU T. I. pag. 35i, sp. 4- — Gincl. Syst. Nat, T. I. pars III. pag. io38. sp. 4* — VValb. Cbclou. pag. 4 *^t gS, — Donnd, Bcytr. T. III. pag. 9. — SchocpiT, Tcstud, pag. 67. tab. 16 ct 16 B. — Latr. Rcpt. T, I, pag. 33. — Shaw , Gen. Zool. T. IH. pag. 85. tab. 33. 24. 25. Testudo CEPHALO , Scbncid. Scbildkr. pag. 3o3. Testcdo CAorANA, Bonnat. in Tabl. Enc. Erp. pag. 20. sp, 3, — Daud. Rcpt. T, II. pag. 54. tab. iG. fig. 2, — Bc-chst. Uebers. T. I. pag. no. Testudo corticata , Plin. Hist. Muud. libr. IX. cap. X , ct libr. XXXII. cap. IV. — Gcsn. Aquat. T. IV. libr. III. pag. ii3i. — Id. Quadr. Ovip. pag. 112. Cg. in pag. 114. — AUlrov. Quadr. Digit. Ovip. lib. II. cap. IV. pag. 712. fig. in pag. 714. 7i5. — Olcar. Mus. pag. 27. tab. 17. fig. i. — Golt\v. Scbildkr. fig. i. 2, 3 ct 4» Testucgine di mare , Cctti , Anim. Sard. T. III. pag. 12. ToiiTDE DB MER , Azuni , Hist. Sard. T. H. pag. 65. Obvia pvaesertim in mare galllco {Bocche di Bonifacio) el lyrrheiio. ^'ulgo l^'ostoini de marl , Tartitga de majn. aCa SYNOPSIS REPTIUOM SARDINUE INDir.ENOnUM Gen. ASCALABOTES, Fitz. IV, AsCALABOTES MAUniTAMCUS , Boiiap. Fusco-cinereus ; capile scaberriino ; dorso tuberculis aggregatis niu- ricato ; caudu corpore breviore , supra sexj'ariam aculeata. AscALABnxEs MAVniTAKicus , C. L. Bon;ip. Icoiiogr. Fiiiin. It.il. Fasclc. III. Lacekta MAcniTAKiCA , Linn. Sysl. Nat. T. 1. jwg. 36i. sji, ii. — Gint'l. Syst. Nat. T.I. pars in. pag. loGi. sp. ii. — Sliaw , Gen. Zool. T. HI. pag. 2G9. ^ Boiinat. in Tahl. Enc. Erp. p. i5a. sp. 5i. tab. XI. fig. i. Lacerta turcica, Gincl. Syst. Nat. T. I. pars III. pag. 10G8. .-^p. i3. Lacerta DU81A , Sliaw , Gen. Zool. T. III. pag. 267. Gekko MUHicATUs , Lauf. Rcpt. ])ag. 44' Gecko FAscici'i-Anis , DauH. Ropt. T. IV. pag. i44. — Cloquct , Diet. Scicnc. Nat. T. XVIII. pag. i-i. — Schil.z , Rcpt. pag. ^3. tab. l5. Gecko stcllio , Mt-rr. Syst. Aniplii!>. pag. 4^. sp- i5. Gecko macrit,a]sicijs , Bosc , Diet. d'Hist. Nat. T. XII. pag. 5i3. — Risso , Hist. Nat. Eur. MeriJ. T. III. pag. 87. sp. 11. Gecko A^KIJLATlls , Scba , Tbcs. T. I. pag. 171. tab. 108. fig. 6. AscALABOTEs FAscici'LARis , Fitzing. Vcrz. Mus. Wien. in Class. Rcpt. pag. 4?. sp. '•*■ 1'latvdactvlcs FAscicctARis , Wagl. Syst. Anipliib. pag. 142. gen. 3. — Gray , Syn. in Griff. Aniin. Kingd. T. IX. pag. 48. I'latydacttlos ( TARE.MttA ) sTELUO , Gray , Syn. Saur. Rcjit. in Annal. Phil, new scries n." VII. Platvdacttll's mubalis , Dumcr. ct Bibr. Rcpt. T. III. pag. 3ao. Lacerta TAnE>TH.A , Joust. Qiiadr. T. I. lab. 77. — Ruisch , Tbcatr. Anim. T. II. lab. 77. Lacertos facetancs , Aldrov. Quadr. Ovip. libr. I. pag. 054- Lo Stelliose , CcLli , Aniiii. Sard. T. III. pag. 20. Lk Stelliox, Azuni , Hist. Sard. T. II. pag. C8. A(l muros antiquos , interdum etiam in domibus , sat frequeiis. — Yulgo Tavaniola i Jscurpi ^ Plstilloni , Pistlllorn wurru. AUCTORE J. crMi afiS Gen. IIEMIDACTYLUS , Civ. V. IIeMIDACTYIX'S VERRt'Cl'LATrS , Cuv. Cameo-cinereus ,fusco-maculatiis , poris femoralibus instructus : dorso tubet'Cidis parvis numeivsis , obscure triedris , seriatim dispositis : Cauda longiuscula, superne fasciata , tubevculis covformibus, subtus sciUata. HisMiDAcTiLUs VEiinDcutATOs , Cuv. Rignc Anini. T. II. pag. 54. — Bory ct Bibr. Rqit Mor. pag. 68. tub. XI. 6g. a. a. b. — Uumcr. ct Bibr. Rfpt. T. III. pag. 359. — Gene; in Bibl. Ital. T. 74. pag. 50. Hemidactylus VERntcosrs , Gray , Syii. in GriOilh's .\nlm. KingJ. T. IX. pag. fio. HeNinACTYLUs GRA^oscs , Riipp. All, Bcpt. Tab. \. (ig. 1. HEMtnACTYLi's TRiEnnv.s , C. L. Bonap. Icmiogr. Faun. llal. Fascic. III. — Scliinz, Roj»t. j«g. 329. lab. 9;. GscKt's CYAKOTiACTYLVs , Radii. Caratt. di alcuni nuo\i gen. ccc. pag. 9. sp. 23. Gecro Y-EnnrciLATis , Griflith , Anini. Kingd. T. IX. pag. \!\G. Gecko bieridio>alis , Risso , Hist. Nat. F.ur. Mcriii. T. III. pag. 8-. sp. 12. Ilithitul cum praecedcnli, in domibus secus liltoi-a freqiicns. A vulgo cum praeceilenti confusiis , iisdemcpic nominibus designatus. Gen. PIIYLLODACTYLUS , Gn.vv. W. PllYl.LODACTYLUS EljROPAELS, Nob. Depressus , supra Jiiscus , cinereo-irroratus riel maculatus , ivfra sordide albus ; collo angustalo ; cauda depressa , fusijorini , poro utviitque prope basin valde elci'ato. Longit. poll. 2 'ji Tab. I. fig. I. Sub arborum cortice sat frequens ; rarior sub lapidibus. Descr. Corpus supra nigro-fuscum , nunc alomis slrigis({ue parvis, transversis , nunc inaculis niagnis iiebulosis, cinercis variegatuin ; infra 264 SYNOPSIS nr.PTILIUM SAHDINIAE I\DICENORUM soriliile alhidum. S([uaiiiae ilorsales rotuudalo-hexagoTiae , ininulae, snb- imbi'icatae , griinuliformes , in quincuncem itlcst in series ijuaquaversus ilecussantes ilispositae, acquales ; abdomiiiales latiusculac , planac , evi- dentius iiubricatae; iiilennaxillarcs ct guUurales alidominalibus loiige niinorcs. Caput depressuiii , aculiusculiim , poiic oculos clihitaluin , supi'a pariim declive, infra explanatum : nares ad suluram sculclli rostralis priinaecjue laminae labialis positae: oculi nigri, pupilla perpendiculari aurea , nitidissima ( in uiortuis alba ) , palpebra infcriori intnisa. Colliim angustalum , dislintluni. Cauda orassa , jjasi conslricta , jioro ulriiupie solitario, valde couspicuo, liiaiilc, nicmliranula alba obduclo,pone basim dilalata , marginibus exiimis rotundatis, dein usque ad apicem alteniiala, depressa , squamis verticillalis subquadratis obtecla. Pedes breves , validiusculi , paluiis penladaetylis : digili squamosi, squamis superis im- bricatis, inferls distinctis, cylindrici, apice in disciim dilatali, inaequales, priino quintoque brevibus, reliquis subaequalibus: discus subtiis laevis- simus, rinia longitudinali media, profunda, divisus, unguibus relracli- libus, niiiiutissimis (Tab. I. fig. i. a). Observ. Phyllodactyli, quos recentiores Erpetologl numerant, Novam Guineam, Caput Bouae Spei, Indiae orientalis insulas, Pcruviani , Ca- liforniam , et Novam Hollandiam liabitare traduntiir: novum igitur et momentosnm Europae Faunae accedit animalcviium nostrum , cam ge- nere perquam insigni adaugens. Inter specimina permulta quae legi, ulures adsunt foeminae ovis foetae , ideoque adultac : ova liaec globosa sunt, sordide flava , pisi magnitudine, scd immalura. DilFcrt a PlijUodactjlis Lesueurii (i) et porphyreo (2) Dunier. et Bibr. colorii)us ct slatura longe minore; a Phjllodactjlo gjvmopjgo eorumd. (3), area nuda praeanali nulla; a PhjllodactjUs tuberculoso Wiegm. (4) et pulchro Gray (5), corpora laevi; a PhjllodactjUs (i) Dumcr. ct Bilir. Rcpl. T. lit. p.ig. Sga. sp. i. (2) Dmii<:r. ct Bibr. Rcjit. T. III. p.ig. SgS. sp. 2. tab. 33. 5. (3) Duiiicr. ct Bibr. Ript. T. III. p-tr. 3g/i. sp. 3. (4) Diinicr. ct Bibr. Rcpl. T. HI. p:ig. SqG. sp. 4. — Wicgni. Bcytr. zur Zool. in .\rt. Acad. Cacs. Lcop. Nat. Cur. T. XVII. pars I. pag. 241. tab. 18. fig. 2. (5) Dumdr. ct Bibr. Rcpl. T. III. pag. 897. sp. 5. tab. 33. 7. — Gray , Spec. Zool. pars L pjg. 3. tab. 3. fig. I. a. b. XUCTOIVE J. CENK 263 strophui'o Dinner, et Bibr. (i) gerropjgo ^^'u'gm. (2), ct viitulo Gray (3) , caiula non prehcnsili , scuto pvaeanali viuisquc dorsalilius nullis. Gen. PODARCIS, WAor.. "\'II. P0DAR<:iS MLRALIS , Wagl. Scutello frontali subaequae hinc inde latitudinis : scutello occipitali miniino : disco massetevico in medio squaw iduvum teiiifjoralium : collave contiiiuo , recto , iniegro : lumellurum abdominis quadra- tarum sericbus sex ; pedibus posticis ultra axillam prodiiclilibus : ports femorulibus viginli , circitcr. PoDABCis MrRALis , Wagl. Syst. Ampliib. p;ip. i55. gen. 54- — C L. Bonap. Iconojir. Faun. lUil. Fascic. XVII. Lacekta Acius , Gmcl. Syst. Nat. T. I. pars III. pa^. lo-i. ,. — Bonnat. in TaM. Enc. Erp. paj^. 44" ^P- *7' — Daud. Rept. T. III. p. 211. tab. 38. fig. i. — Genii in Act. Acad. Taurin. T. X.XXVI. pap. 3o2. Laceuta TiLicrEnxA , GnicI, Syst. Nat. T. I. pars HI. pag. 10^0. .sp. G-i. — Sliaw , Ccn. Zool. T. III. pag. a49. — Latr. Rcpt. T. I. pag. 289. — Uaud. T. Ill pag. 167. Lacerta caliscehtlla, Bonnat. in Tabl. Enc. Erp. pag. 47. sp- ^3. Lacerta mcralis , Latr. in Salani. pag. xvi; — Sturm, Dcut. Fann. Ampl»il>. 4- a. b. c. — 'Merr. Syst. Ainphib. pag. 67. sp. i4. — Dngiis , Mem. Lez. in Ann. Sc. Nat. T. XVI. p. 379. 8p. 4* ^^- >^. I>?. ^■ Lacekta macciata , Daud. Rrpt. T. III. p. 208. tab. 37. fig. 2. — Mcrr. Sysl. Ampbib. pag. 65. sp. iQ. Lacerta Bbowchiardi, Daud. Rojil. T. III. pag. 2^1. Lacerta fisca , Daud. Rijit. T. III. pag. 237. — Morr. Syst. Ampbib. pag. 06. sp. 12. TlLlGI'ERTA O CALISCERTfLA , Cc-tti , Auim. Sard. T. III. pag. i5. Lk L^zart vert , Aznni , Hist. Sard. T. II. pag. 65. Ubique , sed praeserlim in apricis atque ad parirfp.s antupias, fro- (juenlissima , statiira et coloribus adniodum variaiis, .sed luuiupiam ru- briventi'is. — Vulgo Tiliguerta , Caliscertula , Caluxertola . (i) Dumcr. ct Bibr. loc. oil. pag. 397. tab. 3a. fig. i. (a) Dumcr. ct Bibr. loc. cit. pag. 399. sp. 7. — Viplodactylus gerropygus , Wicgni. loc. cit. pag 242. • (3) Dumiir. cl Bibr. loc. cit. pag. 400. sp. 8. — Diplodaclylui vittatus , Gray , Proccd. Soc. Zool. Lend, pars II. i832. pag. .40. Serie II. Tom. I. kk 26(3 SYNOPSIS HEPTILILM SARDINIAE INDIGENOnUM Gen. NOTOPIIOLIS, Wagl. AsPiSTis , ejiisd. MIL NOTOPHOLIS FlTZINGERl , Nolj. Supra obscure bruunca , vcl olwacea , subtus ochraceo-aurantiaca ; scutoriun abdoiniiudiuvt seriebus sex; poris Jemoralibus 11-12. Longit. trunci cum capite poll, i X • )) caudae » 3 /i . Tab. I. fig. tl. AsnsTis FlTZl^oEI>I , Wicgcni. Eipet. Mcxic. in Nola sub gen. Aspistis ( C. L. Bonap. ill litt. ). Hal)ilat frequens sub lapidjbus, ad muros anliquos , sub arboium cortice , etc. , in Sardinia boreali et media : in planitiebus , vulgo Cam- pidani , uiisquam visa. — Animalculum agilissimum^ Podarci murali indole ct inorihus salis afline. Descr. Statura in adultis et ovigeris sesquipollicaris, cauda saepius plus dujilo longiore. Color supra et lateribus obscure brunneus vel oli- vaccus , linea media doi'sali , aliaque laterali, utrinque, ferrugineis , obsoletissimis, vix conspicuis, subius constantissime ochraceo-aurantiacus : Tab. I. fig. I. a. (1). Caput parvum , depressum, antice attenuatum , a coUo sulculo anguslo undique distinctum. Scutum occipitale minulum , tiiangulare: interparictule praecedenli duplo fere longius , lineare : pa- rietalia magna, longitudinaliter oyaia: Jronio-parictalia subpentagona : /iontalc elongatum, hcvagonum; palpebralia quatuor, prime quartoque niinulis : trmporalia oblonga, sulilinearia, parielalibus contigua : yrOHto- tinsalia sublrigona : internasale rhombcuni : nares in eodem situ ac in Podarci murali , intra sului'as triiim sculorum palulae , scute interno niajore , transverse trigone , apice valde atlenuato , ad angulum anticum (1) AIcool colorcm buuc pcnitus dulct , atquc id viridi-margariUccum luutal. At'CTOnE J. ce.m'; 267 sculi iulcrnasulis protluclo, exterioribus niinutis: sculu viaxillaria sii|)i-a scptcm, suboculari longissimo ; infra quinquc : tenipora squamis grani- forinibus, laevibus obtecla, quiljusilam lalioi'il)us , sculiformibus. Squamae (lorsules et laleralcs rhoniboiclales, iiiibricalae, argute carinatac, jugu- laribus externis , atquc iis, quas pedes atteruut, laevibus, gianulifor- mibus. Cauda verlicillala , squamis supra et infra obloiigis, rcctaiigulis, argute carinatis, carinis postice promimilis, in strias longitudiuales et ronlinuas digeslis; hinc cauda striata. Squamae capitis et colli subtus cxplanatae , laeves. Squamae, areae seu trianguU intermaxillaris, parvae, oblongiusculae , in series longitudinales decern, maxillis utrinque paral- lelas , disposilae : jugularcs majusculae, semicircularcs, imbricatac ; col- lare evidentissinium , e squamis majoribus quatuov vel sex ciroruialum. Triangulum pectorale lamellis clongatis, transverse biscrialibus, tectum. Scuta abdominalia in series sex distributa, exlimis parabolicis, parvis , niedianis trapezoidalibus mcdiocribus, intcrmediis utrinque latis, Irans- versis , obtuse rliomboidalibus : scuta in singula serie viginti , circiter. Scutum praeanale pentagonum. Pedes anteriores graciles, subcylindrici, digitorum apicibus vix oculos attingentes; posteriores crassiusculi , lon- giores , subcompressi ; omnes superne squamis acutis , carinatis, cxius semicircularibus laevibus, inlus granuliformibus minutissiniis, calapliracti. Manus pentadactylae , digitis praesertim poslicarum , ut in Podarcc. iiuirali, valde inaequalibus, unguiLus falcalis, acutis. Fori femorales 11-12 flavescentcs. Ova lineas 4-5 longa, cylindrica apicibus rotundalis. Observ. Genus Notopholis , Wagl. (^aWas As pistis , ejusd. ) alteram durataxat apud auctores comprehendit europaeam speciem , Lacevtam ncmpe Edwardsianam Duges, Annal. des Sc. Nat. T. X^ I. pag. 38G. Species haec , quae ab illustri Descriptore in Gallia circa ^lediterraneum frequens asseritur, a specie nostra characteribus numcrosis et pcrquam conspicuis dilFcrt, dorso videlicet lineis ct maculis flavesccnlibus varic- gato , abdomine in vivis margaritaceo , scutorum abdominalium sericbus octo , scutis maxiliaribus ( maxillae infcrac ) quatuor , collarc obsole- tissiuio, etc. Tanli autem raomenti divcrsus scutorum abdominalium munerus mihi videtur , ut parum absim (juiii speciem sardoam in pio- prium ct distinctum genus redigam : quod utique alacri animo faccrcm, si de genere spcciebus magis referto quaestio esset. Diagnosis , qua cl. AVicgmanu animalculum nostrum in Erpctologia 268 SYNOPSIS RKPTILICM SARDINIAE INDIGENOULM iiiexioana, loc. cit. , dislinxit , haec est: supra griseo-viresccns , wiicolor, scutorum abdominalium seriebus sea: Sardinia. De colore laele ochraceo ahiiominis nulla fit inentio , nee mirum, cum cl. Auctor vivum noii viileril. — Confer nolain pat;inae praeceilcntis. Gen. GONGYLUS, WAni.. IX. GoNfSYi.rs ocEi.r.ATL's, Wagl. Siibviijcscens niiiculis ocellaribus iiigris sligmale rectangulari sub- centrali albo , subtus albidus. GoNCYLUs ocELLATL's , Wapl. Sysl. Ainphili. pag. 162. gen. 80. — C. L. Bonap. Iconogi". Faun. Ital. Fascic. XVIII. Laceuta ocellata , Forsk. Dcscr. Aniiii. Arab. jiag. i3. sp. 14. — Gmcl. Syst. Nat. T. I. pars in. pag. 1077. sp. ^3. — Sclineul. Auipltib. T. H. pag. 2o3. Lacerta TiLiGL'CD , Gnicl. Svst. Nat. T. I. pars III. pag. 1073. sp. 66. Sci>ct\s TiLicctii'S , Latr. Rrpt. T. II. pap. 72. — Dautl. Rcpt. T. IV. p. a5i. — Mcrr. Syst. Anipliib. pag. ^3. sp. 18. — Schinz, Rcpt. pag, 104. tab. 4°. Sl;I^ct■s ocELLATUs , Daud. Rrpt. T. IV. jiag. 5o8. tab. 56. — Mcrr. Syst. Amphib. p. 74. sp. aa. — Scbinz , Rcpt. pag. 104. tab. 4'- Sr.iacDS Tbtbo , Ra6n. Caratt. p. 9. — Mctiinu , Dcscr. nuov. sp. di Seine, in Mem. Zool, Rom. 1S21. art. i. sp. 16 cum icon. TiLiQtiA OCELLATA , Cuv. Rignc Anim. 2.= edit. T. II. pag. 63. Mabeva ocellata , Fitzing. Vera. Mus. Wien. in Class. Rcpt. pag. 53. sp. i5. lb TiLiceou , Cctti , Auiin. Sard. T. III. pag. 21. — Azuni , Hisl. Sard. T. II. i»ag. 70. Ill aprieis et ])raescrtiin secus littora maritima frequenlissimus , sub l:i|iiilibus, in se])i!)us , etc. — Vulgo Tiligugu , Tili/igoni , Sazzahiga. Gen. SEPS , Daud. X. Seps chai.cides , Cuv. Capitis scutellis inaequalibus : Cauda corpora via- Idngiore. a) lineata. Cupreo-cinerea , lineis longitudinalibus fuscis utrinque (liiabus , subtus pluinbea. b) concolor. Cupreo-virens , lineis nuUis , subtus plumbea. Seps ciialcides , Cuv. Rt'guc Anim. T. II. pag. 55. — ^Vagl. Syst. Ampliib. gen. 75. jiag. 160. — C. L. Bonap. Iconogr. Faun. Ital. Fascic. XVIII. ArCTOnE J. GENE 269 Seps TRiDiCTiLUS , Daud. Rcpl. T. IV. pa}?. 333. lali. 57. Seps ciiALCiDicA , MtTf. S^st. Aiu]iliib. pug. 76. hj). I, — Risso , Flist. Nat. Eur. Mcrid. T. UI. pag. 88. sp. i3. — Schinz , R<']it. paj;. io.">. tal). '|i. Sei's ^-hivzATA. ET coNcoLon , M'laxa , Fil. Mcni. Zoul. Med. pag. 3i ct 32. Laceiita cimlcidbs , Linn. Syst. Nat. T. I. pag. 3(ig. sp, ^i. — Gnicl. Syst Nat. T. I. pars III. pag. 1078. sp. f\i. — Sliaw , Gen. Zool. T. III. pag, 3o5. tab. 84. CnvLciDES \iTTATDs, BoMnat. in Tahl. Enc. Erp. pag. G6. t>p. i. lab. si. Hg. 3. (^i(\LCiDES SEPS y Latr. Repl. T. II. pag. 82 cum icon. CiiALciDR« TniuACTYLA , Laiii'. Ropt. pa!*. G4> sp, 114. Chamabsuba CHALCis y Scluicid. Anipliib. T. II. pag. 287. Zvr.Ms cHALCiDicA , Fitzin^, Verz. I\In!i. Wic-n. in Class. Kept. pag. 53< sp. a. Laceuta CHALCIDICA , AUiov, Quudi*. Oigit. Ovip. libr. I. cap. VII. pag. 637 cum icon. in pag. 638. — Ray , Syn. Quadr. pag. 272. La CtctGNA , Ci'tti , Anini. Sard. T. UI. pag. 38. Lr Seps , Azuni , Hist. Sard. T. U. pag. Gg. Ill locis iiumcDtibus ct praeserlim circa paludes obvla. Varietas b) minus frc(|uens. — Vulgo Lanzinafenu , Schiligafenu , Llsciei'ba , Las- sinajenn. Gen. NATRIX, Bonap. XI. Natrix viperina, Merr. Supra cincrco-olivacea; collare e ntacuUs duabus obliquis , stramlneis, nigro-mai'ginaiis , ad occiput cocuntibus ; laterlbus perpendicularitev rtigro-ruaculatis J niacnlis albo-occllatis j^sublus nigra , parce clneveo- irrorala ; cauda quincpumtali. Scuta abdoin. i5o-i6o. Sculell. cautl. par. 5o-64- Tab. H adult. — Tab. III. fig. i juw. Natrix viPEniNA , Bonap. Iconcgr. Faun, Ital. Fascic. XI ( exclusis synon. Bcndiscioli , Hcrmanni ct Wagleri ). — Mcrr. Syst. Anipbib. pag, 12G, sp. 127. CnLLBEn viPEniM^'s , Latr. RcpL T. IV, pag. 47- fig- '• — ■ Daud, Rcpl. T. VII. pag. i25. — Cloqiict, Diet. So. Nat. T. XI. pag. 17O. — Cuvicr , Rcgnc Anim. 2,« rdil. T. II. pag, 84. — Diet. Class. d'Hist. Nat. T. IV. p. 578. — Faun. Franc. Rcpt. Opbid. tab. XVII. fig. 3 ct 4- — Schinz , Rcpt. pag. i\o. tab. 60. La Natrice , Cctli, Anim. Sard. T. III. pag. 44- La ViPEtiE d'kau , Azuni , Hist. Sard. T. 11. pag. 78. Variut viltis duabus dorsalibus dislinciissiinis, flavcscentibus. 2'jo SYNOPSIS heptiulm sauciniae i.MncENoni'.M T.,l>. III. fig. 2. Habitat fi-equenlissiina scciis aiiuies et j-.aliules lolius Sardiuiae, iion alilcr ac Kalrix torquatn agilissiiiic natans , atque in aqiiis victum quaeritans. In Sardiniae inonlosae rivis ct fluviis , qui Trulis mirifice abundant, Trutis vescilur: alibi Mugilibus , Alhcrinis , Clupcis , Lupis {Labrax lupus , Cuv.), Balracbiis, etc. — Vulgo Pivera cfciba , Ptbera d'aba, Pibera dacqua. Varietas vittata non admodum vulgaris: j)hiriinas tamcn, specimi- nibus tvpicis admivtns, vldi m. niaio amii i835 , circa pahidcm di Riola. Manibus prehensa odorem alliaceum , nauseabundum , Natricis tor- fjualae adinstar, spargit. Ceterum animal mile ot raro morsitans. Species hacc jiroceram sane staluram aetate adipiscilur, maximaque Natricis torquatae individua turn longiludinc, turn crassilie aequat. Exemplar legi in Galhira , secus ri\iitn Parapinta , 34 poUices longum. In littore quiescens Trutam libralem capite apprelicnsani fauclbus iin- mittere aggrediebatur. Descu. Caput dcpressum , postice valde dilatatum. Scutum roslralc vix sensim cmarginalum : verticale , superciliaria ct occipitalia , ut in Natrice torquata. Scuta labii snpcri septcm , labii infcri octo (m IVfitj'. torquata decern ). Truncus cylindricus , subfusiforniis , carinatus , squamis dorsi oblongis , angustis , carinatis , ad latera amplioribns , explanatis. Cauda continua , attenuata , teres, totius corporis longiludine quinquies minor. — Color supra cinerco-olivaceus, lateribus sordide albus vel stramineus , infra pUunbco-niger. Caput supra uigro pcrfusum , ad la- tera stramiuco-maculatum : postice ulrinque macula lata , oblonga , stra- minea, quae in junioribus individuis a gul.i , in adiillis ab oris angulo, ail margiiicm poslicuui sen apicalcm scutorum occipitalium arcuatini adscendil , collare anlicc iiUcrruplum cum opposita elibrmans : macula altera, sed longc minor, ab ocido ulrinipie exorta ad margincm labia- lem oblique recedit : scuta labialia , tain supera quam infera, slraminea sunt, suturis late nigrcscenlibus. ISIcjitum ct gula , straminca. — Dorsum, illico pone caput usque ad ajjiccm caudac , linea media macularum ni- Urarum obli(juc rliomboidalium , in adidlis ([uandoquc confluentium , ornalum. Lalera inferius straminea, vcl albida , nigro-maculata, maculis AlTTOnE J. GENli 2-1 (Utlyiiiis pcrpcmlirnlaribns , silbo ocellatis. Triinrus infra in adultis j)liirnbeo-niger, uuicolor; in junioriJ)us, maciilis nebulosis albicanlibus vanegatus. Observ. Synonymia a cl. C. L. Bonaparte in Faunae Italicac Icono- grapliia ad lianc speciem relala Iiaiid satis perpensa rnllii videtur. Synoiiynion in primis cl. Bendiscioli oninino expungendum est, corpus cnim rufuin, abdomen albo-flavesccns slriis ct punclis nigris signatum, quaecjue de moribiis Colubri siii vipcfini adnotat Auctor manluanus, speciei noslrae nuUo modo quatlrant. Citatum Ilermanni ( Coluber va- tricula , Observ. Zool. T. I. pag. 2'y6) diagnosi nimis obscurae inni- titur (i). — Natrix antem clierseoides Wagleri (Serp. Bras. Hist, tab. X. fig. 1 ) , si dcscriplioni et iconi fides est habenda , a Nalricc sardoa toto coelo discropat forma macuiarum dorsalium, colore capitis et abdominis, etc. Scio utique "S'irum clarissimum identitatem Natricis suae brasiliensis cum Colubro viperino Daud. in Systcmate Amphi- biorum ])ag. i-g nuntiassc , sed an rite id egerit, vehemenlissime du- bilo. Speciei noslrae e contra certissime pertinet synonymon Cetti a eeleberrimo Faunae Ilalicae illustratore ad Natricem torquatam rela- tum (2). Natrix torquata , uti jam monui, in Sardinia omnino dcside- ratnr , ct pauca quae Cclti de Vipera aquatica Sardorum perhibet Natricl viperhiae soluramodo et adamussim conveniunt. « II siio colore, inquit Auctor, e cinerizio, variato nei lati di belle macchie bianche e nere » : abunde igitur liquet Franciscum Celli nomen Natricis torquatae in locum nominis Natricis viperinae , quae tunc tcmporis inedita erat, siiilijcissc. Quod spcctat ad Natr'icem ocellatani Wagl. (loc. cit. tab. XI. fig. i ), quam prouti synonymon, una cum Natrice cherseoide, JSatrici vipe- vinae allegat cl. INIusiniani Princeps , varictalem nostram vitlatam re- fcrre primo intuitu cquidcm videtur. Cum vero de coUare, in specie nostra conslantissimo, et de maculis dorsalibus nulla fiat mentio, corporis (f) Diagnosis Hcnnnnni hacc est: Coluber natyicula. 2i5-- i55 -*-6o. Colliim vi.x constriclum. Abdominis maculae fere ut in Nalricc. Dorsi scmian- tiulis fiiscis , sqtiamis nii^ro-marginatis , scmiannnlis in aliiloinen (Icsceudeutibns. Inter semiannulos dui-^ales , angustiorcs aibi , facti ex niargine utruquc l.ileraJi »quamae , qui culorc est albido. Longit. sesqnipedalis. Crassities digiti. Cauda brevis. (1) Confer Iconogr. Faun. Ilal. Fascic, IX iu Synonymia bujus speciei. 3^2 SYNOPSIS REPTILIUM SAKDINIAE INDIGENOHl'M uiileni iuferiorcs jiarlcs ilavicaiui scu all)icauli-p:illulc-virescentes , ina- I'ulis miinerosis nigris j'.leriuiKjue Irigouis uolalac in descj-iplione et icouc exhibcanlur , luijusinoiU synonymoii , ae([uc ac ])riimim , male oinnino mihi audit. Accedil denique mihiquc aslipulalur clariss. Filzingeri sciilcnlia , tjui JSatricem clierseoidem ct ISati'icem occllatam AA'aglcri ill tot species cgrcgie distinclas esse dispesceudas existimat {Isis, vol. XIX. pag. 895). XII. Nathix Cetti , Nob. Supra cinereo-alha , fasciis seit annulis plurimis nigris , cinereo- maculatis , subtus nigra , maculis albis ; capite cinereo nigroque ■variegalo ; Cauda quadrantali. Mas. Scuta al)doin. I'ji. — Sculell. caud. par. S^. Foem. Scuta abdoui. iG3. — Scutell. caud. pai'. 49- Longit. poll. 15-17. Tab. IV. dg. I. Annotisus ( sexpoUicaris ) supra cinereo-albus maculis nigris prope caput disrupte , prope caitdam ex adverso , conjluentibus , ad di- midium corporis dislinctis , ocellatis ; subtus spadiceus , maculis paivis albis. Tall. IV. fig. 2. Faeminam ovigeram pulclierrimae liujus specici legi baud procul a Fonni , m. julio ; marein autem in Monte di San Gio'.'anni dVglesias. Annolinum in Corsica australiori invenlnm Imnianissinie largitus est strenuissimus Ec|ues Vieu : specimen vcro , longitudine et colore vix diversum , in ISIusaco Karalitano janipiidem observaveraia nulla ulique patriae indicalione distinctum , scd in Sardinia probabililer ledum.' Iglcsienses , nuibus marem , Fonnenses , quibus foeminam , dum adhue viverent , oslendi , scrpenlem a se nusquam visum summopcre adniirati sunt : Ci'omet , tot vlcil)us insulani jicragratus , bis tantum of- fendi ; species ergo inter raras et rarissimc obvias receusenda. AUCTORE J. GENE 2'j3 Foemiiia, initissima ct miniine mordax quamvis manil)us atlrcctat;i, nil clocuerat quoad viclum: mas, iracuiulura et mordacissimum animal, Geotritoiiem fuscum in iiigluvic fcrehat: vix vcro diiLitandum est quin ct IJatrachios oTiines, aliaquc loiigc jilura animalia, species hacc, esn- riens, pei'sequatur. Descr. Caput oblongo-ovatum , depressum , apite obtusiusculum , poslerius parum dilatatuin. Trunrus cylinilricus , snbfusiforuiis , dorso carinalo. Cauda a trunco \\k ilisliiicl;i , allenuala, teres, acuta, totius coqioris longitudiuc qualuor cum di'midio minor. Sciitellum rostralc et verticale , scuta occipitalia, superciliaria, poslocularia , laLiique tani supcri quam inferi ut in Natrice viperina omniuo. Squamae superae dorsi et caudae oljlongae , aculae , carinalae ; laterales latiores , e.xpla- natae. — Color supra et ad lalera chiereo-albus , in mare obscurior quam in foemina. Caput variegatum , scutis nempe occipitaliLus (lituris duobus suturae conliguis exceplis), macula inlerrupta ab iisdem sculis exorta atquc ad oris angulos utrinque producla, sulurisque scutorum labii tam super! , quam inferi , nigris. Cervix late nigra , macidis litu- risque cinereo-albis. Truncus nigro-fasciatus , fasciis 58, cinereo-macu- latis, ad carinam dorsalem saepius non omnino ex adverso confluenlibus. Corpus infra, mento et gula exceptis , nigrum, iiilidissimum , maculis albis ovalibus Iransversis , saepe geminatis , irregulariter distributis , variegatum. Mentum , gula, scutaque abdominaiia gulae proxima, alba, vix nigro-lilurata. Observ. Ova in specimine foemineo 4 , sesquipoUicaria. Spcciem dico pits manibus Francisci Cetti, Novocomensis, qui primus naturalem historiam jMainmaliuin , Avium, Rcplillum ct Piscium Sardiniae eruditissime et elegantissime conscripsil. Seeie II. Tom. I. 3^4 SYNOPSIS REPTILIUM SARDINIAE INDIGENORUM Gen. COLUBER, Link. Zamenis et Periops , Wagl. \II. Coluber (Zamenis) viridi- flaws , Lacep. Sqiuimis nitidis rhombeo-sexangulis , lateralihus valdc majoribus : capile distinclo : scuto verticali unguslo , antice parum latiore ; maxilla varicgata , mandibula iinmuculata : caiida (rientali , tenui. Scut, abdom. 200-220 — Scutell. caiid. par. ioo-ii5. Adaltus. Nigro-virescens, liiieolis flavis crebris atlspersus, subtus Havidus, pileo flavo-blurato. Jin-. ^aI^ a. — C, L. Bonap. Iconogr. Faun. Ital. Fascic. V. — Scbinz , Kept. pag. a^o. tab. lo'i. Ubique frequens, sed praesertim ad sepes ct rudcra. Vulgo Colurii puzzotiargiu , Colura puzzonargia. — Carbonarium semel lantum vidi prope Torloli. XIV. Coluber ( Zamems ) flavescens, Scop. Brunneo-olivaceus lineolis albis sparsis , sublus stramincus : sqiianiis nitidis elUptico-sexangtiUs : capite subdistincto , obtusissimo : scit- tello verdcis antice multo latiore : caiida qnadrantali. Scuta abd. 220-228. — Sculell. caud. par. 'j4"86. Jiwciiis. Fusco cinei-eoque nebulosus ; subtus anterius flavus fiisco- tessellatiis , posterius chalybeus : froulis lunula et gulae collare nigris. CoiUBEB FHVESCEK.S , Scop. Ann. Hist. Nat. T. II. pag. Sg. — Gmcl. Sjst. Nat. T. 1. pars III. pag. iii5, sp. 3o3. — Daud. Rcpt. T. VI. pag. ^472. — Bcndisc. Monogr. pag. 4*0. sp- 4* adult. — Frivald. Monogr. Serp. Hung, pag. ^o. — Scbinz , Rc-pl, pag. 147. tab. 61. — C. L. Bonap. Iconogr. Faun. Ital. Fascic, IV. Coluber katrix var. /3. , Gmcl. Syst. Nat. T. I. pars III. pag. iioo. C(tLUBEn LOKCissiMt's , Bonnat. in Tab!. Enc. Ophiol. pag. aSg. sp. i5(). adult. CoLt'BEB ^sCL'LAPii , Sbaw , Gen. Zool. T. III. i)ug. 4^2. — Cuvier, Rcgnr .\niin. T. 11. pag. 71. — Latr. Rcpt. T. IV. pag. 54. — Daud. Rcpt. T. VII. pag. 3o. — Fiivald. Monogr. Scrp. Hung. pag. l^■l. — Scbinz, Rcpt. pag. 148. tab. 61. fig. i. — Mcl.ixa, Mou. Scrp. Rom. pag. 'i-. sp. 3. — Boi-y Sainl-Vinc. in Diet. Class. Hist. K.tt. T. IV. pag. 579. Coluber Sellma.nm, Nau. Enldcck. und Bcob. T. I. pag. 260. — Donnd. Brytr. T. \\\. pag. 307. — Suckov , Naturg. T. III. pag. 356. — Bccbst. Uibcrs. T. IV. pap. 218. Colubeh pakkomccs , Nau. Entdcck. und Bcob. T. 1. pat*. 2G0. — Donnd. Bcytr. T- III. pag. ao8. — Stikov , Nattirg. T. III. pag. 256. — Bccbst. Lobcrs. T. IV. pag. aiy. CoLt'BEB ScopoLii , MciT. Syst. Aiiipliib. pag. 104. sp. 4**- — Bccbst Uebcrs. T. IV. pai;. 199. — Sukov, Nattirg. T. III. pag- 3^9- C.OLVQBR ASCLEPiADECs , Donnd. Bcytv. pag. aoi. CoLt'BER noM.vnc$ ^ Sukov , N^twrg. T. 111. pag. iq8. Zamems Escilapii , Wagl. Syst, Ampbib. gen. 73 pa?. i88- — Fitzing. Pnxir. Fii. Auslr. pag. 3uG. Nathix LONCissiMA , Laur. Rcpt. pag. 74- ^P- '4^* CoLLBEO keho , Cu'Ui ^ Anim. Sard. T. III. pag. 43. l-'.iulom loca cum jiraecedeiiti specie inhabitat. — Vulgo Coluru , Colura nit'dda. 37^5 SYNOPSIS nEPTILIUM SARDINIAE INDIGENORUM XV. Coluber ( Periops ) hippocrepis , Linn. Flai'idtis, dorsi maculis orhiculatis distinctis in iinicam seriem di- gestis , macuUsqne laterum siihrliomboidalibus, nigris; subtus ntriri' que nigro-mdcuhilus : pilei Jasciis transwrsis nigris, pluribus ; altera magna inlcrociduri , altera occipitali ad oris angulos pro- tcnsa : sciito verlicali campanulato ; cauda quadrantali. Scuta abtl. 232-344- — Sciitcll. caud. par. 86-98. CoLDBCB nirpocnEPis , Linu. Mus. Ail. Frtcl. T. I. png. 36. tab. j6. fig. 2. — Id. Syst. Nat. T. I, i>ag. 38S. — Gmel. Syst. Nat. T. I. pars 111. pag. 1117. — Laccp. Quadr. Ovip. ct Serp. T. 11. pag. 117. — Bonnat, in Tabl. Enc. Ophiol. pag. 26. sp. 55. tab. 28. fig. 53. — SUaw, Gci). Zool. T. HI. pag. 5i3. — Latr. Rcpt. T. IV. p. i3o. Daud. Rcpt. T. VI. pag. 249. — Fitzing. Vcrz. Mus. Wicn. in Class. Rcpt. p. 57. i\i. 29. — Gene in Act. Acad. Taurin. T. XXXVII. pag. 299. tab. i. — C. L. Bonap. Iconogr, Fauu. Ital. Fascic. XII. — Scbinz , Rcpt. pag. 2^0. tab. loi. Natrix HippociVEPis , Laur. Rcpt. pag. 76. sp. i55. CoLrBEB ( Nathix ) hippoghepis var. a. , Men". Syst. Ampbib. pag. io5. sp. 5o. Pei\iops niPPOCREPis , Wagl. Syst. Ainphtb. pag. 189. gen. 77. — Id. Dcscr. ct Icon. Ampbib. T. III. tab. 3i. Colubeh DiADEMA , Bouclli ( Gcne in iconc supra allato ). Habitat in Sai'dinia auslraliori , praescrtim in juncetls. — Vulgo Pi\>era de sicca , Pibera de siccit (i)? (i) Quid sit Vipcra tcrrcstris ( yipera cle siccu ) , cujus nomcn ct vcneni atrocissirai faraa per tutam Sardinian! personal, nunitjuain milii conligit sine omni dubio extricarc. Quod est dc vcncno , vnlgus cciiissime souiniat vcl fabulalnr: quod antcm spcctat ad formas ct colores, variac adniodum penes Agricolas extant scnteuliae , sunt cnim qui nigrum , qui rubrum , qui vi- ridein ilium Scrpcntem pracdicant , accedcutc varia admodum corporis ct partium uieiisura : cum vcro ]>IiMiquc in boc conscntire vidcautur , ut cruccm scu maculam eruciformcm in capitc gerat, Colubrum hippocrepidem ab iis dcsignari crcdi potest. Scd ct maculae cruciformis siguum forlassc vulgaris tradilio est rei non cxplorat-ie , nam Uujusmodi serpens in variis insulae locis babllarc dicitur , ubi Col. hippocrepis ccrte dcsidcratur. Ni fallor , id est dc Fipera de siccu Sardorum quod dc Scorzone agricolaruni nostratum : nomen vauum , non animal. AUCTORE J. GENE S^^ Gen. IIYLA, Lair. XVI. HvLA viniDis , Laur. f^irens , subtus alba, linea hinc hule Jlexuosa , Jlava , margine ex- terno nigricante ; dor so glabra, venire granuloso ; iibiis longitu- dirie femorum ; plantis scmipalmatis. HvLA vmiDis , L;uir. Syn. Kept. pag. 33. sp. aG. var. a. — Bonnat. in Tabl. Enc. Erp. pag. 9. ^i". I. t.il). 47- fig- 5. — Daiul. Rcpt. T. VIII. pag. 23. — Clotjuet in Diet. Scicuc. Nal. T. XLIV. pag. 3y4. — Filling. Vcrz. Mus. \\'ien. in Class. Rcpt. p. 63. sp. 5. — Sturm , Dcut. Faun. .\ni]>Iiii). T. III. pag. 4** — .Graven. Dclic. Mus. Wratisl. pag. 23. — C. L. Bonap. Iconogr. Faim. Ilal. Fascic. XXII. Htla ARDORBi, Cuv. RegDC Anini. T. II. pag. 94. — Scbinz , Rcpt. pag. 323. tab. 93. Ri.\A AnBOitCii, Linn. Syst. Nat. T. 1. pag. 35;. sp. 16. — Id. Faun. Succ. pag. 180. — 111. Mms. A(1. Fred. T. I. pag. 47- — MiiU. I'rodr. Faun. Dan. pag. 35. — Razoum. Hist. Nat. Jorat. T. I. png. lOi. sp. 11. — Gnicl. Syst. Nat. T. I. pars III. p. 1054. 8j>. 16. ( e.\cL varict. ). — Retz , Faun. Suec. 'f . I. pag. 286. sp. 9. — Lair. Hist. Salam. pag. xxxviii. — Schranck , Faun. Boic. T. I. pag. 276. sp. 255. Kana viridis , Linn. Faun. Suee. ed. 1.^ pag. 94. sp. 252. Calasiita ABBonecs , Scluieid. Ampliib. T. I. pag. i53. — Mcrr. Syst. Ampbib. pag. 170. sp. 9. — Risso , Hist. Nal. Eur. Merid. T. HI. pag. 92. sp. 29. Htas et DENononYAs auborea , "Wagl. Syst. Aniphib. pag. 201. gon. i. Denorohtas vmiDis, Fitzing. Prodr. Faun. Austr. pag. 327. Raka DDTornyTES , Rondel. Pise. Palustr. lib. I. cap. VII. pag. 325. Raaoccuio VERDE , Cetti , Anim. Sard. T. HI. pag. 39. Habitat Tulgatissima in arboribus, \ere , generatiouis caussa , stagna salina aeque ac dulcia petens. Varietas dorso nigro-maculato abunde visa in palude inter Pidam et rudera url)is Norae posila , m. martio i835. — Vulgo Rana birdi. 3-3 SYNOPSIS nEPTU.IUM SAUDINIAE INDICENOnUM Gen. PSEUDIS , Wagl. XVII. PsEUDIS SAKDOA , Nob. Verrucosa , supra fusca , cinereo-variegata , infra sordide alba ; macula faciuli trigoim , clnerea ; pedlbus transverse Jusco-fasciatis. Longit. max. Irunci poll. 2 ■'/, — Lalit. max. i '/.^ . T.i).. V. fig. I. 6 — fig. 1. (p. La Rasa acquajuola , Cclti , Auiiii. Sard. T. III. pag. 38. Ill fontibus insulae Sancti Pelri , Gallurac, Barbagiarimi, OUastrae, elc. li'equens vere et aeslate, gencraiioni operam navaiis exeimlc martio et inennle aprili : in stagnis salinis niimqnam visa. A Sardiniae rusticis incredibili prorsus otlio habila et trepidanter vitata, vcneni , fasciiia- tionis et maleficiorum omnigenornm caiissa , quil)us falsissime crimi- naliir. Vescitur inseclis et testaceis. — Vulgo Rana , Rana d'acqua. Descr. Corpus supra verrucosum , -vcrrucis minutis , punctifor- mibus , clevatis, adspersiim : parotides niillae. Caput dedive, antice anguslalo-rotundatum , fusco cinereoque maculatum , macula magna o!)ver,se trigona a mediis oculis versus rostrum exiensa , cinerca , tarn in junioribus, quam in grandaevis individuis constantissima. Dorsum liiscum , macvda cinerea irregulari antice nolatum, ubic|ue plus vel minus cinrrco-nebulosum. Pedes supra cinerei, fasciis Iransversis fuscis variegati. ISJcnUftu, gula, abdomen et pedes infra sordide albi, interdum ferruginei. Palmae tetradactylac , digilis terctibus, liberis, in foemina elongalis, gracilibus, in mare breviusculis , crassis , ponultimo omnium longissimo , relicpiis subacqualibus, poUice in mare incrassato , iialluci- Ijusque , nuptiarum tempore, \alde prominentibus , scabris. Planlae penladactylae : digiti membrana in marc usque ad ajiircm , in foemina basi (antum expansa connexi , inaccpiales , cxterno et motlio suiiacKjue longis , secundo omnium longissimo, reliquis sensim brcvioribus: iial- Inces in ulroque sexu parvi, lineares. AUCTORE J. GENK 379 Vfrruculae puncliforines , halluces, pollex ct index palinarum , nee noil limbus niembranue planlaruin in niaribus, gcncrationis tenipore , nitiilc nigra evadiiiit. Denies niandibulae nulli ; maxillae ut in Ranis genuinis ; palali in unicuni serieni Iransversaleni, in medio interniptani, pone nares dispositi, iniiuiti. Nomine Ranae teniporariae Linn., vel italice Rana acqiiajuola banc spet-ieni a Francisco Cetti memoratam fuisse , ralum et persuasissiir.um mibi babeo , turn quia dentium forma , numerus ct situs , nee nou vi- vendi ratio, (piae a el. Auetore Ranae suae trlbuunlur, Pseudi nostrae exacle conveniant , turn quia nullum prorsus aliud Batrachium extet in Sardinia, quod Ranae fornias el habitudines pracbeat (i). Obscrv. Pseudis genus a elarissimo Waglero in Systemate suo Amphibioruin pag. 2o3 eondilum unicam hactcnus speciem complcctitur, Rufiani videlicet paradoxam Linn. , Amei'icae meridionalis incolam. ■ Praeeipuos characleres , quibus exoticum hoc genus snperstruitur , spe- cies nostra sat evidenler exliibet, antipedes enim parvi , scelidcs nia- xinii , lingua mento toto adnata , u;argine solum soluta , circularis , integra, tympanum latens , etc. Adsunt allamen nonnullae in palpebris, atque in pedum slruclura diirerentiae , quas enumerare summatira ag- gredior. In Pseudi pavadoxa palpebra inferior decst : poUex antipedum reliquis digilis opponilur : digili Ires extimi scelidum aequalcm habent longitudinem ; membrana aulem , quae digilos conneclil, usque ad rhi- zonychii apicem expandilur. Nil hujusmodi in Balrachio nostro depre- liendilur, palpebra enini inferior conspicua est ; polie^ anlipedum vix oblique porrigilur ; digitus scelidum quarlus contiguos insigni longitu- dine superat et raembranam raagnopere excedit ; membrana haec autem in niaribus apicem uliquc digilorum primi , secundi , tertii ct quinfi fere atlingit, sed in focminis ad secundam phalangem consistil , nee ultra progreditiu'. Discrimina liaec momentosa equidem et notatu di- gnissima mihi videnlur, non aueo tameu ut crcdam , nunc temporis saltern, sardoum Batrachium alibi, quam in genere Wagleriano , esse recensendum. Observaliones analomicac in individiiis varlae admodum aetatis in- stitutae nihil quoad ^iscera mihi oblulerunt quod in Ranis subsimiliter (1) Ranani esctiloiil.iiii , Sai'duLs [>t(>i->u3 ignut,)iu. in jijius tuliua Cuiaicui- lift{\iculi>!.iniaiii \itlt I aSo SYNOPSIS nEPTTLIUM SARDIMAE INDIGF.NORUM noil recurrat. Scelelus vci'o slnicturatn pcrqiiam singiilarcm cxliihuit. Racliys speciei nostrae Bufoniim longe propius , qiiam Raiiarnm geiiui- naruin racliydi at'ccilit (i). Revcra processus tiansversi vertebrae octavae, scptimae , etc. , (jui in Rana esculenta et trmporuria elongalo-lineares sunt, in Pseiuli sai'doa breves, ut in Bufonilms pleriscpic , rcperiuntur: ill tamcn nionendum est hujusmodi processus in Bufonibus anterius porrigi, in Pseudi non alitcr ac in i?«w« esciderifa transversim extendi. ^ crtebra aulcm uona sen idlima processubus a|)ud speciem nostram extus dilalalis , fere sccuriforinibus gaudct , ut in Bufonibus constanter id oblinet. Novam denique inter Pseudim et Bufones afiinitatem deraon- strat ratio , qua processus nunc mcmorati cum apice ossium iliacorum ronnectuntur : in Rana esculenta ossa hacc apicibus oljversis adliaercnt; in Bufonibus e contra atque in Pseudi processuum apices ossa iliaca supergrcdiuntur et tcgunt. — Animal ergo , si species Europae indi- genas dumtaxat spectcs , naturalem transituin a Ranis genuinis ad Bufones efliciens. Gen. EUFO, Laur. XVIII. Buro viaiDis , Laur. Supra et laterihus fuscus maculis vividibus contigiiis lineisque irrc- gularibus albido-lU'idis, rubro-pustulatis : parotides lineares: palmae fissae : planlae pentadactjlae. BfFo vmiDis , Laur. Syn. Rept. pag. 27. tab. I. fi^. 1. — Sclineid. Anipliib. T.I. p. 200. — Lair. Salam pag. xn. — Id. Rcpl. T. II. pag. 1|5. ■ — Dauil. Rcpt. pag. 79. lab. 28. fig. 2. — Bibr. ct Bory , Rcpt. Mor. pag. 75. tab. XV. fig. 2-3. — C. L. Boiiap. Iconogr. Faiin. itat. Fascic. XIV. Rasa viniDis , Sliaw , Gen. Zool. T. IH. pag. i53. Rasa vauiabilis , Pallas, Sjiic. Zool. VII. pag. i. tab. VI. fig. i-a. — Gmd. Syst. Nat. T. I. pars III. pag. 10,^11. BcFO ScHRBBEnsiAHfs , Laur. Syn. Rcpt. pag. 27. Rasa sitibiinda , Pallas , Rcis. T. 1. p. /pS. — Gnid. Syst. Nat. T. 1. pars III. p. loio. — Sbaw , Gt-'ll. Zool. 'I'. 111. pag. l53. (1) Confer Tab. V. fig. 3. Scelctus Pscmlis sardoac. fig. 4- Srclctiis Ranai- csciilcntac. fig. 5. Scelctus Bombinatoris ignei. ,/ .yi,=z eti,/^ o/g e/e. '?^o/-i»^ /%&«: tyM'a^T & f^t^. 2. ^y^r-^ ^o^n jT/iof ^«? / /•'a 3 Jf^^ 2 Tat' I >^A y Z a^ ^ ^ ^crtry ti^— (/f^/i'e •:/(-. ^/^ ^€^/'t^/o &i^'er^./ ■^f^fi^'f • T/y ^- C/%^ctf 7'a^n Z/„ 7;„r // •"^f a'.. '.i//f/ < yi ^ fA-^/c ' /,• f/f 7^f'^w^/f> Y'yff.j.j. <■ //Tff/'' ^' . /y.j V." ,/;.,., ^ y;.^y, / .,„.^ 7?,cr yy/ /''/,/ 2 -*- •%;. y,- '. T«,. n r/ .yi ." y^/f,'. , y^ y 2"^^,,^,^ <<'^a.^, . /^, 'i^^ 7V»^« y Urifl' V^ ^''>/ ^ -^'ff ^ f'^/ .3 f J^'e^ 4 **. .*i« AL'CTOHF. J. CENK 28 I Buro siTiDUNDUs , Sclincid. Ampliib. T. I. pag. saS. RA^\ BUFo var. y, Gmcl. Syst. Nut T. I. jiars III. pag. io47- Buro VARIABILIS, MoiT. Syst. Anipliil). pjg. 180. — Scliiiii , Rcpt, pnp aSi. Uli yC. fig. 3. Ubiquc frequens , sed praesertiin in umbrosis el sub lapiilibus. — \ iilgo Rana , Raua pahcdilosa, Rana pintaJa. Obsi'iv. Agricolac Pulcnscs Bufonem alium longe iiiajoreni , villa tlorsali ilavicanti nolatuia , in arvis inlerdum occurverc afliiuianl. An Bufo calamita Laur. ? Gen. GEOTRITON, Bonap. XIX. Geotbiton fuscus, Bonap. Fuscus liluris subrubentibus evanidis , sublus cinereus vel dilutd Jbrrugineus pimctis albis minutissiniis : Cauda corpore pariim bre- viore j digitis depressiusculis , subpalmatis. Geotbiton fcscds , Bonap. Iconogr. Faim. Ital. Fascic. XIX. Salamakoba rotcA, Gcsn. Quadr. Ovip. T. II. pag. 82. — Aldrov. Quadr. Digit. Ovip. Jibr. 1. pag. G40. — Laur. Syn. Ropl. pag. !\-i. sp. 52. — Bonnat. in Tab. Eiic. Erp. pag. 65. sp. 10. Laceuta salamandba var. y , Gmcl. Syst. Nat. T. I. pars III. pag. 1067. sp. 47- Sala.iiandba Savii , Goss. Cuvicr , Ri-gn. Aoiio. 3.* edit. T. 11. pag. 1|5. Habitat frequcns liyemc snb la])iilibus in moiilibus circa fgiesias : in aquis uumquain vidi. Spi'ciinen , quod in iiigliivie Natricis Cclti reperi m. junto spcciminibus m. decembre leclis omni ex parte re- spondebat. Gen. EUPROCTUS, Nob. Characteres cvterni. Caput magnum, depressum; parotides nullae. Denies maxillares validi, recurvi; palatini in series duas rectas , inter nares contiguas , versus fauces sensim divergcntes , digesti. Regio ani , in aduUis , tumida , angusta , longitudinalis , aperlura rotunda , postica , idesl versus candaa basini hiante. Seivie II. To.M. I. MM aSa SYNOPSIS REPTIMI'M SARDINUE INDIGENOKI'M Cauda basi teres , pone basim compressa. Pedes validi ; anteriores telradactjli , posteriores pentadactjU , dig'Uis snbcjlindricis , liberis , palrnis plantisque laevibus. Characteres anatotnici. Processus postico-lateralis externus ossiurn frontalium cum processu ossis tynipanici anterius porrecto arcum continuum utrbujue ejji- ciens (i). Costae imperfectae. Observ. Salamandrae Laur. et Salamandrlnae Filzing. ab hoc genere longe discedunt capite parotidihiis inslnicto; Geotrilones Bonap. Cauda tereti pcdibusque palmatis ; Tr'itones Laur. capite parvo verru- cisquc plantaribus ; Pleurodelides Michah. costis perfectis : oinnes autem ani apertura constanter rimaeformi. XX. EupnocTUS Rusconii, Nob. Adultus supra et lateribus obscure olivaceus, albo'granulatus , infra sordide cinereus vel J'errugineus , punctis vel maculis nigris ad- spersus. Mas tibiis posticis laevibus. Foemina tibiis posticis calcaralis. Longit. trunci cum capite poll. 2 '/, » caudae » a'/t Tab. I. fig. 3. Juvenis supra hrunneus , cinereo-irroratus , linea dorsali continua , maculis utrinque subrotundis , corporeque infra albo-ferrugineis ; Cauda ancipiti , breviuscula. Longit. poll. I /, - 2 . T.ib. I. fig. 4. Adultus sat frequens occiirrit in aquis lente fluentibus et cavis montium lacunis Sardiniae borealis et mediae, vere et aestate, insectis (i) Hacc capitis structura recurvil id PUuroJelidc U-'akli^ Michahcllcs. Confer his, i83o. pag. 194. — Prrpt-rani vero Zuulugiis 1101 imbcrgensis ossa , quae nos tympanica nuncupainus , J'rontaliti po- sleriora appellavit. AUCTORE J. GENE 283 el priieserlim Lepidoptcrorum larvis in aqua ilclapsis viclilans. A vulgo Fonnensium Ttxita canina cUcilur et veneni insiniulatur. Juvenem legi primuin in sylva montana \ulgo dicta itL Curaduri inter Tempio et Oschiri , sub arboris cortice secus rivuhim , m. junio ; dein in monlc Gcnavgentic sub lapidibus itidem secus rivulos , exeunte julio. Descr. Color in adultis supra obscure olivaceus , sen brunneo- niger , maculis interdum obsoletissimis subferrugineis , infra sordidc cincreus vel ferrugineus , punctis vel maculis parvis, nigro-coerulescen- tibus , nunc crebris et confluentibus , nunc raris et late discretis. Caput, dorsum , latera , pedes extus et cauda verruculis albis, puncliformibus, elevatis , adspersa. Caput magnum , trunco latins , depressum , antice rotundatum: nares marginales ; oculi par>i, vix pi'ominuli , subobliqui. Truncus capite duplo tantum longior , convexus, sulculo dorsali sat profundo exaratus, crista omnino nulla. Cauda corpori longitudine sub- aequalis, basi teres, dein anreps, acie snpera pauUo ultia basin , infera versus medium incipiente, ferrugineo-marginatis. Pedes anteriores me- diocres , tetradaclyli ; posteriorcs crassi , pentadactyli , tibiis foemina- rum calcare, seu tuberculo magno proniinenli, ad apicem lateris in- lenii instructis : palmae et plantae laevissimae , veriucis omnino nullis: digiti subcylindrici , fissi , breves , inaeqiiales : pollex omnium minor ; lertius omnium major : secundus , quarlus et quintus subaequales. Regio ani in utroque sexu tumida , longitudinaliter elongata , in mare gracilior , aperlura rotunda, apicali , sursum, idest versus caudae ba- sim , luante. — Tab. I. fig. 3. a. Mas focmina crassitie et loiiglludine minor. Pelvis vertebrae scxtodecimae suspensa. Observ. Hue forsan spectat Triton Poircti Gervais , Afiicae bo- realis incola (confer InstiliU , i83G, 20 aprilis ) : ea saltern quae a clarissimo Auctore in diagnosi alVtruntur, spcciei nostrae conveniunl. Cum vero fusa animalis descriptio in Diario citato desidei-etur , nee uUum de insolita ani et pedum structure verbum Cat, harum specie- rum idcnlitatem asserere intempestivum existimo. Gjrinus Euprocti supra est olivaceus, griseo-nebulosus , infra ci- nereus , unicolor , caudaque instruitur a basi valde comprcssa , supra et infra laic marginata. Idem vcro animal, aelate nonniliil progressum, braiicliiis scilicci evancscenlibus vol reccns evaiiidis , maculas clcgan- tissimas sumil , iisque dccoralum speciem longe aliam mentitur. Corpus 284 SYNOPSIS HEPTII-Il'M SARD.NIAE INDir.F.NOnrM veiTuculas punctiloriTies , albas exju'omit. Color supra brinmous , i'lili- giiiostis , punclis cinei'cis ailspergitui- ; a cervice nsque ad apicein caxidae linea albiilo-ferniginea cxcurrit, juxla qiiam per lotam longitii- tlinein iilr'mquc enilent maculae subrotuiiilae cjusdein coloris ; caput cleuiquc fascia fronlali transversa, macuLupie ulriiique pone oculos or- naliir. — In hisce primis vilae sladiis ani regie cxplanata est, apertu- racpie rimaeformis. Speciem dixi in honorcin viri clarissimi et amicissimi Mauri RusroNii, Ticinensis Medicinae Doctoris , qui Protei ^nguini , Tritonum, Ranae esciileutae , Sjrenis intermediae , Pisciianque gencsim et anatoinen sci'iptis editis et iconibus excellenlissimis illustravit. Haec sunt sardoae Replilium species , quas hactenus egomet inveui et legi. Clarissimus Fitzinger in opuscule suo, cui titulus Nene Clas- sification der Reptilien nach ihren natilrUchcn Terwandschaflert. , La- cevtani nigram Wolfii Sardiniae incolam dicit; haec A-ero Lacerta , de cpia silent Gmelin , Lalreille , Daudin , Merrem, Edwards, Duges, etc. a clariss. Tschudio lusus creditur vel varietas Zootocae suae mon- tanae (i), quae nullibi prorsus locorum, nisi in Ilelvetiae alpibus , obvenit : palct ergo clariss. Fitzingerum patriam animalculi illius in alterius fidem false adnolasse. — CI. C. L. Bonaparte Lacertam ocel- hitam, Natricem elaphiin et Coliibrum austriacum ibidem occurrere in variis Iconographiae locis afTirnaat. De indigcnalu , ut ita dicara , La- certae ocellatae et Natricis elcipJiis vehemeutissime dubito , cum fei-e incredibile mihi videatur species adeo proceras et spectabiles, si reapse in insula viverent , turn Cetti , turn Prunneri, tum Equitis a Marmora, turn meas investigationcs jugiter eifugisse , nee idlo nomine ab incolis dcsignari : quod vcro special ad Colubruni austriacum vix scio quid statuam : nonnulla utique verba, quibus Franciscus Cetti siiam J'ipera di secco brevissiine describit, Colubro huic satis aptc accommodantur, sed longitude 33 pollicum , quam in plurimis speciminibus capile cc Cauda imminutis vidisse refeil, addita dorsi et abdominis pictura , Nactricem potius viperinam grandaevam indicare videtur , quam Cd- Inbrum austriacum , cujus longitude i8 pollices rarissimc cxcedit. AUCTOnE J. CENli 285 Cftcriim (Uil)ia liaco , quae conjecturis vel rationibus c\lia factum pc- lltis iliiimi uequeuiit , ^'alu^ae scrulaloiihus pone me SarcUniain iuvi- suris resolvenda lego ct cominenilo. Hac Synojisi ab aliquot jam diebus Regiae Scienliarum Acatlemiae I'vliibila, volumeii i."™ accepi CoUeclaiieorum , rjuibus titulus JVouveaitJc Menioires de la Societc Helvdtique des Sciences Naturelles , anno jiro- xime elapso cxcusum. In co Commentarium extat, quo clariss. Ollli Batrachium quodclain Siciliac et Hispaniae incolam , ab Erpelologis Vindolionensibus Pseudim pictam niincupatum , a Pseudibus disjungit, atque in novum et proprium genus Discoglossi nomine dislinclum re- digit. Acceilit autein Appendix a clariss. J. J. Tschudi conscripta , in <|ua sermo est de Pseudi mea, quam sub nomine Ranae sardoae me Tigurino Musaeo mullo ab hinc tempore misisse bene memini. In Commentario ea onmia et propc dicam totidcm verbis occurrunt, quae de dillerenliis inter Ranaui paradoxam et Pseudim sardoam suo loco protuli, atque ex liisce diilerentiis , quas egomet momentosas et notalu diguissimas dixi , characteres novi Generis eruunlur. In Appendice autem Rana vel Pseudis sardoa a Discoglosso picto Otth diversa asse- rilur et Discoglossi sardi nomine sat fuse dcs(;ribilur. — Novum Genus , a Viris lantae auctontatis conditum et probatum , laudo , monens alla- men nimiam specierum paucitatera in caussa dumtaxat fuisse , quiu egomet illud crearem ; laudo etiam quae cl. Tschudi de specie a me accepta edisserit : ea tamen , quae scripsi, vel rctexerc vel qnoquo modo mutare inopportunum exislimo. E\PLlCATIO TABlLARim TAB. 1. Fig. 1. Phvi.i.odactylus europaeus, Nob. — Fig. i. ii. Pes resupiuatus, iiuctus. Fig. 2. NoTOPHOLis FiTziNGEni , Nob. — Fig. 2. :i. Pars posterior cor- poris resupinuta. Fig. 3. Ei'PiiocTus RuscoKii, Nob. y — Fig. 3. a. Pars posterior cor- poris resiipinala. Fig. 4- iilem animal juwiiis , braiwhiis scilicet recens evanidis. Fig. 5. Cranium Eiipnocn Rusconii adiilti , octies auctuni. — a. Os intennaxillare. — b. Ossa maxillaria. — c. Froiitalia anteriora. — d. FronlaUa posteriora. — c. Parictalia. — I'. Occipitaliu. — g. Jugalia. — li. Plcrjgoidca. — i. Aasatia. — I. Maxilla infera. — m. Hiatus posteriores nariiun. — n. Ligamenla , qiiiims apex pterjgoidcorum cum apice ossium maxillariutii, conncclitur. — o. yipertarae e quibus prodeujit neivi octavi paris iicivorum 'ccrebralium. — p. Processus ossis inlcnnaxil- Invis , qui retrorsum porrecti frontalibns occurrunt. — q. Pro- cessus J rontalium posieriorum , qui cum processubiis ossium tjni^ panicorum anteriiis porrectis arcum peculiarem effbrmant , arcui zj'gomalico propria dicto valde ajjinem. — r. Ossa tjmpanica. — s. Hiatus aitteriores uarium. TAB. II. Natrix viperina senex. TAB. HI. Fig. I. Natrix viperina juvenis. Fig. 2. — — var. vittatu. TAB. IV. Fig. I. Natrix Cetti , Nob. 9 adulta. Fig. 2. — — anuotina. TAB. V. Fig. I. PsEUDis sardoa, Nob. 6 adulta. Fig. 2. — — 9 adulta. Fig. 3. Rachys Pseudis sardoae. — a. Processus transversi vertebrae postremae. — h. Sacrum. — c. Ilea. — d. Processus transi'ersi paenultimae vertebrae. — c. Ischion. — 1. Margo carlilagineus processuum transversorum vertebrae postremae. Fig. 4- Rachjs Bomdinatoris ignei. Fig. 5. Rachjs Ran\e esculentae. Fig. G. Gyrinus Pseudis sardoae. .8: PRIMITIAE HEP ATICOLOGIAE ITALICxlE AUCTORE JOSEPHO DE NOTARIS M. D. Exhibita die i aprilis i838. IT rimitias sisto hepalicarum quas eodem tempore quo Muscorum Ita- licorutu studio incumbebam , per varias Italiae regiones collegi. Sunt paucae species , sod cum plei'ique plantarum Italiae scrutatores usque ad banc diem nil iis addiderint cpiae ab immortalibus et strenuissimis Viris MicHELi et Raodi editae fuerunt, hinc spes affulgct Botanicis bene acceptas fore. Quoad specierum determinationem non omnia necessaria adminicula mihi praesto fiiere , sed ubi haec defuerunt , adfuit mihi consilium amicissimi et celeberrimi Montagne in rebus omnibus crypto- gamicis peritissimi. 28S FRIMITIAE IlEPATICOLOGIAE ITAHCAE HEPATIC AE. Juss. — Pal. de Beauv. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. la'j (1817) — LiNDEiNB. Syn. Hepatic. Europaear. in Act. Academ. Caesar. Leopold. Carolin. Natur. Curiosor. vol. XIV. suppl. (1829) — Nees ab Esenu. Hepat. Javan. (i83o) — Duby Bot. Gallic, p. 584 (iSSo) — MoKTAG^. Notic. in Arcliiv. de Botan. i. p. 224 (i833) — Bischoff BemeiK. uber die Lebermoose in Act. Academ. cit. vol. XVII. pars II. p. 956 ( 1 835). Deoperculatae Web. et Mohr Tasch. p. 387 ( 1807) — Ekart Syn. Jungermann. Europ. p. i ( i832). Musci hepatici Spreng. Lichenastra Wallr. F1. crypt. Germ. 1. p. 34 ( i83i ). Hcpaticae excl. Jndreaea Huben. Hepaticol. German. (i834)- TRIBUS I. Nees ab Esenb. Hepat. Javan. p. 9. — Huben. Hepat. Germ. p. 33 BiscH. 1. c. p. 9G0. Lichenastra tetracephala Wallr. 1. c. p. 45- X. ELEUTEROPHYLLAE , Bisch. 1. c. (Jungeiinanniae foliosae kvLCt.J. I. JUNGERMANNIA. IUbf.n. Hepatic, p. 49- Jiuigermanniae Sp. Lindenb. Ekart. Mart. Hook. Nees ad Esenb. AUCTORE J. DE NOTAtllS 280 Bellincitda , jdntoiria , Frullunia , Candollea , Juiigermannia , Fos- sombronia , Caljpogeja. Raddi Jungerm. Etrusc. negli alti della Socicta Italiana dflle Scicnze vol. XVIII. parte Fisica ( Motlena 1820). Jimgermanniae ct M/iii Sp. L. — Juugerinannia et Muscoides JIiciiei,. SECT. I. Platyphylloideae , HuBEN. Hepatic, p. XXXVI. ct 384. Anloiria et Bellincinia Raddi — Lcjeunia Lihert. 1. Jungermannia laevigata, Schrad. LiNDEND. Syii. p. 18. — Ekart Syn. p. 53. tab. 6. fig. 44- — IIunF.w. llcpalic. p. 284- — Mart. F1. crypt. Erlang. p. lag. lab. 3. fig. 2. — MoNTAGN. ill Arch, tie Bolan. 1. p. 226. Bellincinia monlana Raddi Jungerm. Elr. p. 18 cum icone. Muscoides squamosum saxatile . . . Mich. geii. p. 9. tab. 6. fig. i. MouG ct Nestl. n." 34 1- — Huben. et Genth. Deulsch. Lebtrni. "■" 7- Ad rupes, praesertim in locis coUinis loliiis Italiae vulgatissiina. v. v., Sterilcin hiicusque vidi. Species ab inscquentibus, platyphylloideaj et platyphylla, jam fere simplici allacCu distinguenda, ob insignem laevitatem folioriiin; adsuiU porro cliaracleres neutiquam spernendi , v. gr. color ut plurimum fii- scescens , vel viridi-fumosus , fofia spcclabilitcr nitiila , arclissiiue ap- pressa , una cum auriculis ct amphigastviis , margine Aalide spinuloso- dentata, demum calyces ( cf. IIuben. 1. c.) inflali, laeves, ore truncati^ spinoso-dentati. — In planlis scnescentibus, folia, auriculae, ct amphi- gastria inferiora , sacpc dcntibus dcperdilis, subintegra evadunt. Gel. Poi.i.iNi eimmcrat banc specicm , ast siculi e Flora Aconicnsi desumpsit, ejusdem synonymon cum Biroliano ouiitto ! 2. Jungermannia platjpJtjlloidca , Sciiwein. Lehm. Pugill. IV. p. 4-. — IIuben. Hepatic, p. 289. Serie II. Tom. I. nn 2i)0 PRIMITIAE HEPATICOLOGIAE ITALICAE Lejeunia platjphjlloidea Nees et Montagn. in Ann. des Scienc. Nalurell. vol. 5. i836. — Moktagn. Notic. 1. c. 1837. Ad rupes in montibus ad Verbanum Cesati, in valle Augustana BoNNAZ. V. s. sine fructu. Facie praecedenti accedit , nempe ob folia colore viridi-ferruginoso sulTusa, nitidula, ab ea vero dillcrt amphigastriis , auriculis , foliisque integerriniis ; media inde banc inter et plalypliyllaia a cjua equidem recedit , praeter habituin robustiorcm , majoreni staturam , foliorum ni- torem, caulibiis eleganter bipinnatis, tripinnatisque , ramis patentibus, foliis convexis , margine incurvis, magis imbricatis, arcteve incumben- ttbus, latioribus, magisque rotundatis, amphigastriis nequaquam emar- ginatis, reliculo folioruui elegantiore. 3. Jungermannia platjrphjlla, L. \i. S|>. p. 1600. — LiNDENB. Syn. p. 18, — Ekart Syn. p. Sa. tab. 3. fig. 24. — HuBEN. Hepatic, p. 286. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. 127. tab. 3. fig. I. — Bertol. Araoen. p. 44i- — Moris El. 3. p. 17! Aiitob'ia vulgaris Raddi Jungermann. p. 19. cum icone. Jungermannia dilatata Bale. F1. Taurin. p. i83 ex speclmine Herb, ejusd. et inde Re F1. Torin. Muscoides squamosum majus atrovirens . . . et medium. Mich. Gen. p. g. 10. tab. 6. fig. 3. 4- MouG. et Nestl. 11.° 5o. — Huben. et Genth. Deutsch. Leberm. n." 6. ^'^lgaUssima ad truncos aiborum , rupes , terram , in omni Italia supeviore , etiam in subniontanis, atque in Sardinia v. v. raro fructifical. Plantae fructiferae, prouti video etiam in speciminibus Genthianis , subinde praebent faciem fere alius specici, ob caulcs debiliores et mi- nores, minus eleganter piunatos, ob folia remotiuscula , laetius viridia. Capsula in liac specie ad medium tantum quadrifida, lobis latis obtusis, viv super calycem eminet. A praccedentibus colore foliorum opaco, slatura facile distinguitur. J. platfphjlla Ai.L. ex specimine herbarii Balbisii a Molinerio pro- dfunte pertiuet ad J. complanatam. AUCTOnE J. DE NOTAMS 201 4- Jungermannia Cordaeana, Huben. HuBEN. Hepatic, p. 291. — Montagn. in Ann. des Scienc. Naturell. 1837. Ex agro Piceno misit cl. Orsini , set! sterilem. Auriculis foliorum ovatis acutis, margine subundulatis , remolis, mi- nimis relate ad pi-aeccdentcm cujus habitum praesefei't, atque statura rainore , ah ea facile dignoscitur. Foliorum compago eliam tenerior quam in praecedente. SECT. II. Frullanieae , Raddi Jungermann. p. 20. Tamariscineae genuinae Huben. Hepatic, p. 278. — Jubula Dumort. — ex Nees et Montagn. in Ann. des Scienc. Naturell. cit. 5. Jungermannia dilatata , L. L. Sp. p. 1600. — Lindenb. Syn. p. 17. — Ekart Syn. p. 60. tab. 2. fig. 18. — Huben. Hepatic, p. 281. — Mart. FI. ci-ypt, Erlang. p. 129. tab. 3. fig. 3. — PoLLiN. Fl. Veron. 3. p. 391. excl. Syn. Fl. Pedem. — Moris El. 3. p. 17 ! Frullania minor Raddi Jungermann. p. 21. cum icone. Excl. /. Tu- mor isci L. Muicoides minimum foliis alternis . . . Mich. Gen. p. 1 0. tab. 6. fig. 6. Moug. et Nestl. n." 245. — Huben. et Genth. Deulsch. Leberm. n.° 9- Vulgatissima in omni Italia turn campestri , cum montosa , ad ar- borum truncos , et rapes , etiam in insulis. v. v. Frequenter apud nos fructifcra , et toto fere anno. Caulibus non eleganter pinnatis , colore inamoeno, opacitate, foliis reingtiusculis, auriculis saccato-hcmisphacricis, nudo oculo ab insequcntc dislinguilur. 392 PRI.MITIAE HEPATICGLOGIAE ITALICAE 6. Jungennannia Tamarisci , L. L. Sp. p. 1600. — LrNDENB. Syn. p. 17. — Ekart. Syu. p. 6r. lab. 2. iig. ir. — HuBEN. Hepatic, p. 278. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. i3i. tab. 3. fig. 4. Frullania major Raddi Jungerm.mn. p. 20. cum iconc excl. Syn. Linn, oinnibusque ad praecedent. spectant. Muscoides squamosum saxatile nigro-purpureum . . . Mich. Gen. p. 10. tab. G. fig. 5. FuNCR Samml. n.° 870 sub dilatata — Zenk et Dietr. n.° 98 pariter sub dilatata. — Moug. et Nestl. n.° 246. — Huben. et Genth. Deutsch. Lebcrni. n." 8. Ad rupes, saxa, atque ad terrain inter Lichenes, Lycopodia, et Miiscos passim, rarlus ad arljorum truncos. v. v. Ex. insulis Italiae spectau- tibus , alque cum frncUi a me desidei'atur. Auriculis cucuUiformibus obovatis basi fissis, prae aliis a dilatata diflert. Synonyma Alliomi, Balbisii huic et praecedenti pariter spectant, in licrbario liujus enim /. dilatata , cnm Tamarisci prostat. 7. Jungermamiia. Tamarisci Sardoa. ./. tamarisci Moris El. 3. p. 1 7 ? Ad rupes in montibus Sardiniae australis supra Domus Novas die 25 deeembris i834 sterilem legi. Caespitosa , imbricata. Caules decumbentcs , irregulariter subbipin- nali , r;rmis patcntibus , patenti-ereclis , approximatis , inaecpialibus , siinplicibus, iterumve sed breve ramidosis. Folia dense incvibo-imbncala , bifariam horizontalia , cauli oblique inserta, ovato subrotunda, obtuse su])acutata, concava, rotundo-areolata; auriculae approximatae oblongae, basi subbidentalae , vel integrae, latere inlerno breve appendiculalac; ampliigaslria imbricata , cauli apprcssa e basi amplcctente utrinque suh- dccurreute, obovata, acute cinarginala, margine insigniter recurva sub- integi-a , concava. J. Tamarisci et sctpienti robuslior, ab utraque differt ampliiga.*triis imbricatis obovato-rctusis , vcl obcordalis si mavis , margine insigniter AucToni; J. DF. NOTARis sgS recurvatis , ct cum caulem amplectiuilur , ex facie convt-va utrinque tleprcsso-concava. Color in hac fusco rulilans scd laelior tjiiatn in sc- qiicute cujus Iiabitum jiraeler jiropler rcfcrt. Aunculae in liac forina variant olilongae vel clavatac, hinc intcgrae lerc truncataej vcl angustatae subbidontatae. Genuina Jiirigermannia Tamarisci in Sardinia nriihi obviam non vcnil. 8. Jungcrmannia Tamarisci Alediterranea. Ad rupes in maritimis Saniiniac \iilgarem Icgi sed aeque stcrilom. Lale ruj)cs in\eslit. Caulcs decumhenles, implexi , infenie denudali, alternatiin sul)bipinTiali , rarais ]>atcnlibns approximatis , plerumque apicem versus decrescenlibus, ])innulis sive ramulis brevissiiris. Folia dense incubo-iinbricala , bifariaui horizontalia , subreniformi-rotundata , niargine incurva, concava , subrolundo-arcolata , lirmiuscula. Auriculae approxiinatae oblongae , vel obovalac , basi obliquo-lruncatae , latere interne dentiformi-appendiculatae. Amphigastria approximata, suhinibri- cata , lala , aniplectenlia , auriculasque obtegentia, subreniformia obtuse emarginalo-su!)bidenlala , appressa. Color foliorum fusco-i-utilans. Caulcs 3-4 cenliui. longilud. Tainquani speciem propiam proponcre non audco , cum aflines Jubulae exoticao niilii vix cognilae sint, scd in posterum distinguenda erit ob forraam anipliigaslriorum praeceteris. SECT. HI. Si;rpvlufoli.\e , IIubex. Hepatic, p. 293. 9. Jungermannia serpytlijolia , Dick.s. DiCR.s. pi. crypt. Brit. fasc. 4- p- '9- — Likdenb. Syn. p. 21. — F.RART Syn. p. 56. tab. i fig. 2. — IIluen. Hepatic, p. 29.'!. — Mart. Fl. crypt. Erlang. p. i36. tab. 3. fig. 9. — Radbi Jungcnnaiui. p. 35. cum iconc. Jungcrmannia minima faliis auritis ex rotunditate acuminatis . . . Mi'cn. Gen. ]>. 9. tab. 6. fig. 19. uon bona. 294 PRIMITIAE HEPATfCOLOGIAE ITALICAE MouG. ct Nestl. n.° 537. — Huben. et Genth. n." 10. Habitat ad rupcs , et aihorum pedes. — Ex agio Piceiio misit ol. Orsim , ipse legi in insula Caprariae, atque in monlibus ad Ver- baniim , vidi etiain individua aliquot inter caespiles Bavtramiae gracilis , et cum /. aequiloba et trichophjlla ex alpil)us Pcdemontanis inihi allatis a D. Lisa. Desunt inihi excinplaria fructifera. Speciosa plaula , variat colore pallide viiidi aut flavescente, foliorum reticulo plus minusve conspicuo. In i-amis novellis , quandoque folia reniota evadunt , subexauriculata , basi alternatim decurrcnlia. Cum antecedentibus vix coniparanda, priuio intuitu eaim dignoseitur, gracilitate , caulibus vage ramosis , colore , auriculis parvis foliis arete appressis , convcxis. — Descriptio Raddh bona ! — Michelius quoque sat bene folia dixit punctata, ac veluti perforata, lentis ope enim contra lucem inspecta , fere cribrosa adparent. SECT. IV. CoMPLANATAE, HuBEN. Hepatic. p. 273. ( Radulae Dlmort.?) 10. Jungermannia complanata, L. L. Sp. p. 1 600. — Linden. Syn. p. 5o. — Ekart Syn. p. 35. tab. 4- Gg. 3i. — IIuBEN. Hepatic, p. inZ. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. i48. tab. 4- fig- 23. — All. F1. Pedem. 2. p. 3i3. — Balb. F1. Taurin. p. i83. — Moris El. 3. p. 17. CandoUea complanata Raddi Jungermann. p. 24. Jungermannia platjphjllos All. 1. c. — Balb. 1. c. Ex specimine MoLiNERii in herb. Balbis. Jungermannia foliis circinnatis auritis . . . Mich. Gen. p. 7. tab. 5. fig. 21. MouG. et Nestl. n.° 339. — Hcben. et Genth. n.° 11. Ad pedes et truncos arborum , rupes , in omni Italia et in insulis ejus vulgaris , frequenterque fructifera. v. v. Colore pallide sed amoene viridi , foliis conduplicato-bilobis , lobo AUCTOHE J. DE NOTARIS 2g5 supcriore majore , inferiore, vcl tiuricula si mavis, multo iiiinore suh- Iriaiigulari folio ipso apprcsso , calycibus compressis sublintaiibus , ore truncato intcgro prima froute cognoscenda. \'ai-iat foliis plus minusve imbricatis subinde e viridi-subfuscescen- tibus. \'arietaleiii luinorcm RadcUanam non novi. SECT. V. Plumulosae, Nees ab Esenb. Hepat. Javan. p. 34- IIuBEN. Hepatic, p. 265. (Ptilulia Nees, saltern pro /. ciliari, secundum celeb. Moktagne). 1 1 . Jtmgermannia ciliaris , Ehrh. HuBEN. Hepatic, p. 267. — Lindenb. Syn. p. 19. ( excl. /. pulcher- rima cum Synonim. ) — Ekart Syu. p. 54- tab. 5. fig. 36. ex parte. — Mart. F1. crypt. Erlang. p, i45. tab. 4- fig- 19- MouG. et Nestl. ii.° 244- — Zenk. et Dibtr. n. 99. — Schleich. exsicc. 1 83 3! Legi in sylvis alpiura Provinciae Novaricnsis ad arborum pedes , unica vice , et paucis specimiuibus sterilibus. 12. Jungermannia tomentella, Ehrh. Nees Hepatic. Javan. p. 34- — Lindenb. Syn. p. 19. — Ekart Syn. p. 55. tab. 6. fig. 49- — Mart. F1. crypt. Erlang. p. 146. tab. 4- fig- 20. — HuBEN. Hepatic, p. 265. ' Moro. et Nestl. n.° 52. — Hl'ben. ct Gentii. n." "ja. In coUibus ad Verbanuni super ru]ies madidas legi cum cl. aniico Bai.samo, in Euganeis Meneghim , in alpibus Pedemontii Romano, Lisa. Passim stcrilis. Prima Iron te a praecedente , cui sunt folia rubiginosa, auriculaeque bipartitae longissinie , crebrcque capillari-ciliatae , distinguitur colore all)icante vel pallide vlridi, fere uti in Sphagnis, plumulositate insigniori, caulibus elcganlcr bipinnatis, foliis auriculisque bipartilis subpinnalo capillari-multiparlitis. 396 miMITIAE HEPATICOI.OGUE ITAI.irAE SECT. vr. Taxifoliae, IluiiEN. Hepatic, p. 255. i3. Jungermaimia albicans, L. L. Sp. p. 1599. — LiKDENB. Syn. p. On. — Ekart Syn. p. 29. tab. 7. fig. 55. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. i54- tab. 4- fig- 3o. minus bona. — HuBEN. Hepatic. 1. c. — Ai.i.. Fl. Pcdem. 2. p. 3i3. e\cl. icon. Dill, quae spectat ad /. pumilam Lindenb. Jungermaimia falcata Raddi Juiigermanu. p. 33. MouG. el Nestl, n.° 241- — Huden. et Genth. n." 22. In sylvis Elrni'iae et Pedemontii ex speciminibus in herbario Balbisii, in apricis coUinis ad Lariiim ipse legi. rruclifieantem non \idi. Yarietates proceriores , elegantioi'cs prouti in adductis speciminibus Mougeotii et prae aliis in Funckii Saniml. n," 119 in ItaKa, cpiod sciam, baud obA'iae ; apud nos plerumqjie statura minore , subinde caule ru- berrimo , foliis(pic superioribus tantum \el omnibus rubiginosis prac- cellit , quo in casu folia secus lineam mediam neutiquam pclhicida , rc- ticuli tamen uervmn mentieutis diversitate extante. Nomen a cl. Raddi propositnm pro Linnaeano, aeque ineptum, accommodatur enini /. taxi- foliae et sequent!. i4- Jungennannia obtusifolia , Hook. Hook, ct Tayi.. Muse. Brit. app. p. 233. — Lindenb. Syn. p. 60. — Ekart Syn. p. 3o. tal). 7. fig. 07. — Huben. Hepatic, p. 261. ( excl. icon. Ekart 7. fig. 55.) — Mart. Fl. crypt. Erlang. p. i53. lab. 4- fig. 29. MoL'G. el Nesti.. n." 733. — Huben. el Genth. n.° 23. Leui fructiferani in umbrosis submontanis vallis Intrasca ad Ver- banum. Planta tenuis caespitosa. Caules 3-4 millim. longi, rubclli asccndentes, simplices , sub apice demum raraulo innovantcs. Folia bilariam liori- zonlalia coraplicalo-biloba, approximalo-imbricala , lobo minore ovato- AUCTORE J. DE NOTARIS ag^ iippresso suberecto, majoie acinaciformi ol)luso patente, ex rubigiiioso- nalliJa. Calyces teniiinales , inagni , obovati , iuflali , loiif^itucUnaliler plicali, apice angustato, dentati. In individuis nondum fructiferis, folia magis imbricata evadunt, variant porro integra vol denliculala , saep<; in eadcin planta. In Iconc Ekartii cit. lobi minoi'es foliorum, nimis patentes depicli fuere. SECT. VII. Nemorosae — HuBEN. Hcpatic. p. 220. i5. Jungermannia exsecla, Schmid. LiNDENB. Syn. p. 64. — Ekart Syn. p. 33. tab. 5. fig. 37. — Hoben. Hepatic, p. 25 1. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. i63. tab. 5. fig. 38. MouG. et Nestl. n.° 533. In sylvls fagineis monlium ad Verbanum inter muscos. v. v. sterilern. Collata cum exemplari Mougeotii, mea dilfert caulibus longioribu.s, apice innovando continuatis, foliorum areolis magis minutis, colore eo- rundem laete-viridi , qui in illo rubiginosus ; cetcrum , dimensioue , dispositione et forma foliorum ad unguem concordant, una cum iconibus prolalis. E pulchrioribus hujusce cohortis est. Folia in sicco superiora versus, curvato-secunda, marginibus intus flexis, unde surculi faciem peculiarem adipiscuntur , fere serrae cujusdam denlibus recurvis, si ex uno latere lentis ope inspiciunlm-. Sidj hoc respeclu fere comparanda esset cum /. Donniana , scd haec ad alienam divisionem pertinel, nee Ilalica est. 16. Jungermannia aequiloba , Schwaegr. Lindenb. Syn. p. 55. — Ekart Syn. p. 29. tab. 11. fig. 90. — HuBEN. Hepatic, p. a/p. Jungermannia montana Mart. F1. crypt. Erlang. p. i55. tab. \. Gg. 3 1, a. b. In sylvalicis montium supra Erba in agro Comensi ad terram ste- rilern reperi , in alpiljus Pcdemontii Lisa. Serie II. Tom. I. 00 aC)S PRIMITIAE HEPATirOLOGIAE ITAI.tCAE Caules in exemplaribus meis a cenliin. vis superantes, subsimplices , LTCcliusculi , inferiori parte rufescenles, cradiculosi. Folia viriilia ap- proximata , patentia, bifaria , concKiplicato-biloba , carinata , lobis sub- acquaHbiis concavis , acutis , vel apiculatis , obiter denliculatis , iiiajore obovalo suljiiule obluso subhorizonlali, minore ovato-recurvo. 1 7. Jungermannia cowpacta , Roth. LiKDENB. Syii. p. 58. — Ekart Syii. p. e8. tab. 2. fig. 11 , ft 10. fig. 80. Candollea carinata Raddi Jungennann. p. 23. cum icon, non bona, calyx praesertim male express. Jungermannia resupinata Hook, non L. ex Lindenb. 1. c. — Moris El. 3. p. 17 ! quoad plant, sardoam. Jungermannia repens foliis cordatis carinatis Mich. Gen. p. 8. tab. 5. fig. 9. ex Raddi, icon mala. Legi ad rapes in montanis Sardiniae australis : in Siciliae monte yEthna Balsamo, exemplaria Raddiana ex Etruria aliquot misit el. Orsim. Passim fructificat. Foliorum lobis subaequalibus integris, rotundatis, calycibus compressis iruncatis , ore minute dcnticulalis , colore ut plurimum fusco , caulihus dense decumbenti-caespitosis apprime inter afiines peraoscitur. Icon MiCHELii a (piibusdam ad /. albicantem ducitur, sed praeter- Cjuani quod archetypa Jlicheliana Raddio probabiliter iiinotuere, Michei.ius ipse acutissimus characterem suuimi momenti /. albicanti •^r\y\ixa , nempe pelhiciditatem nei-vum sistentem, certe certius non neglexisset. J. resupinata L. ab hac distinctissima foliorum lobis inaequalibus denliculatis , ceterisque , Imcusque mihi non innotuit. Synonymon Fl. aeon, prae omnibus dubiuui ! /. resupinata v. gr. in herb. Balb. e Sabaudia est /. aeejuiloba. 18. Jungermannia undulata , L. L. Sp. p. 1 598. — LiNDENc. Syn. p. 58. — Ekart Syn. p. 26. tai). 2. fig. 14. (excl. J. uliginosu S\v. ) — IIuben. Hepatic, p. 229. — Berioi.. amoen. p. 442- Jungermannia plicata Bertol. ex Herb. Balb. ex parte. AUCTORE J. DE NOTAniS 299 MouG. ct Nestl. n.° 336. — IIuben. et Genth. n." iG. Ill al|>ihus Apuanis Bertouoni ; in paliulosis montium Provinciae Novariensis, slerilem legi. Ab anlecedcnte ilifTcrt slatura majorc , foliorum lohis inaccjualibus appressis , margine undulatis subinde repandis. ^ ariat porro statura , foliis inlcgerrimis vcl crenulatis , coloi'C viridi , fusco , purpuiascente. Quam ipse legi dimidium cciitimctrum longit. superat, passim piir- purascit , rigidiuscida est , et respondlt var. 5. Hepatic. German, p. 280. /. undulata Mart, ad nemorosam secundum cl. Lindenberg perlinet; revera spcctatis descriptione et icone ab banc longe diversa emergit. 1 9. Jungermannia nemorosa , L. L. Sp. p. 1 598. — Nees Hepatic. Jav. p. 65. — Lindenb. Syn. p. Sa. cxci. var. ^. — Erart Syn. p. 24. tab. 2. fig. 10 (exci. eod. Syn, et icon. tab. 10. fig. 83.) — Huben. Hepatic, p. 225. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. i52. lab. 4- fig- ^7 ( pi'ofecto noa bona). Candollea nemorosa Raddi Jinigci-mann. p. 24. Jungermannia montana Schleich. exsicc. i833. Jungermannia nemorosa , foliis acutioribus auritis tenuissime denti- culatis . . . Mich. Gen. p. 7. tab. 5. fig. 8 ( equidein non bona). MouG. et Nestl. n.° 5i. — Huben. et Genth. n.° 19. Vulgaris in sylvis planitiei, collium , montiupi in omni Italia supe- riore, sed a me semper sterilis reperla. Prouti incerta omitto synonyma Fl, Pedem. et Fl. Taurin., in Her- bariis Balbisii enim sub hoc nomine binae exstant plantae , harum prior a D. Dejean bona, altera a Schi.eichejio (i8o3) est /. asplenioides ; insuper /. nemorosa Herb. Bellardi est com plan ata , unde patet eel. viris banc speciem minus cognitam fuisse. Hisee omissis , quoque omit- tenda sunt synonyma coUectorum , Fl. Vcron. etc. 3oo PRIMITIAE HEPATICOLOGIAE ITALICAE SECT. VIII. Stoloniferae , HuBEN. Hepatic, p. 216. 20. Jungermannia trilobata , L. L. Sp. p. i5c)9. — LiNDEN-B. Syn. p. 43. — Ekart Syn. p. 49- tab. 3. fig. 22, et i3. fig. 116. b. — Huben. Hepatic, p. 219. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. i4i. tab. 3. fig. i^. minus bona. — Raddi Jungei- mann. p. 39. Jungermannia radicans Hoffm. Muscoides terrestre repens ex obscuro-virescens . . . Mich. Gen. p. 10. tab. 6. fig. 2. sufficient, bona. MouG. et Nestl. n." 4^7. — Huben. et Genth. n.° i3. Ex Lipizza prope Tergestuin sine fi-uctu lectam dono dedit cl. Biasoi.etto. Pulclierrima plauta ! gi-andis, 5-6 centim. long, altingens. Caiiles parce ramosi , dorso flagellos , validos , longos exerentes ; folia incul)o- imljrlcata, bifariani liorizontalia , convexiuscula incurva, in sicco prac- scvtim superiora versus bijugi-secunda , oblonga, subindeve ob lalus superius basi convexius , fere semi-cordato-oblonga , apice truncato- iridcntata, primo intuitu declarant. Folia pallide viridia, inferiora fusce- scfntia , punctata. Amphigastria magna , patenti subrecurva , e.v quo inter se remota videntur, sed si cauli adprimuntur , approxiiiialii , orbiculari-subaugulosa, irregulariter , plerumque , dentato-crenata. 21. Jungermannia tricrenala , Wahi.enb. Linde:jb. Syn. p. 43. — Ekart Syn. p. 49- tali. la. fig. 99.3.!). — IIi'BF.x. Hepatic, p. 221. — Montagn. in Arch, de Botan. i. p. 226. MoLo. et 2sesti.. n." 43i^- ex parte. — Schleich. exsicc. i833! In sylvis alpium Provinciae Novariensis , ad rupes inter muscos slerilem legi. IVIuilo niagis quam trilol)aiae, jamdudum observante cl. Lindenberg, J. dc/lejcae affinis, inio adspeclu huic valde siniilis, dillert tamen cau- libus ad apiccm usque foliosis , unde lobustior , foliis imbricatis la(io- ACCTOnE J. DF. NOTAHIS 3o r ribiis , brevioribusque ovatis , apicem versus non angustatis , convexis, siirsum dcciu'valis. 2 3. Jungermannia deflexa , Mart. Mart. F1. crypt. Erlang. p. i35. tal). 3. fig. 8. non bona. — Lindfnh. Syn. p. 41- — Ekart Syn. p. 5o. tab. 12. fig. 98. — Huben. Hepatic. p. 2 23. ftloLG. et Nestl. n.° 438. ex parte. — Huben. et Genth. n.° i4- /. Ivilobata /3. minor Fl'kck Saiinnl. n.° 3go. Ill lis Jem iocis ac praecedens, aeque raram et sterilera inveiii. A priori facile dignoscitur habitu iriagis laxo , foliis remotiusculis angustioiibus ovato-sensim attenuatis , convcxo-deflexis, liinc illinc de- perditis, ita lit caiiles , vel rami ob amphigastria persistentia iiudo oculo nodidosa adparent. Folia in utracjue apice truncate tridentata, araphigastriaque oibicu- lari subquadrata patentia , breviter bifida , tricrenata , subinde inlegra. 23. Jungermannia reptans , L. L. Sp. p. i5gg. — Nees Hepatic. Jav. p. 19. — Lindenb. Syn. p. 44- — Ekart Syn. p. 5i. tab. 3. fig. 21. — Huben. Hepatic, p. 216. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. 142. tab. 3. fig. i5. — Raddi Jungermaim. p. 39. MoL'G. et Nesti.. n.° 49- — Hciien. et Genth. n. i5. Ad truncos marce.sceiites cum Aneiira miiltiftda, 2^etraphide pellucida , et J . trichoplijlla ex valle Angiistana dedit Bonnaz. s. fnict. Planta minuta pulciira , caulis decumbens pinnatim laxe ramosus , sloloniliMUS, folia incubo siiliiinbricala , subinde remotiiiscula , cauli obli- que inserta subliorizoiitalia altenio bifaria, convcxa praeserliia in sicco, decurvata, subquadrata tri-quadrifida, dcnlibus aculis; ampbigastria plus niinusve approximata , bi-trifida appressa. Color foliorum pallide viridi- flavicans. In iisdem caespiti!)us occiirrimt plautae caiiie solifo rrassiore, loliis(pie inagis remolis doiiatae. — 30 2 PniMITlAE nEPATICOLOGIAE ITALICAE SECT. IX. MuLTIDENTATAE, HuDEN. HcpaliC. p. ig4. ■'^ Aiiipliigastrialae. 24. Jnngermannia Naumanni, Nees, Nees in Mart. F1. crypt. Erlang. p. i43. tab. 4- fig- 16. All rapes in monte Sempronio loco dicto Frassinone, supi'a Gondo, legi sterilem aug. i834. A quincpiedentata profecto diflert mea planta, statura minore, cau- libns strictis simplicibus ant parce innovando ramosis, rigidulis, i /".-a centim. longit. , foliis aj>pro\iniatis , subsemiverticalibus incurvis , sub- (Hiadratis, undulatis, pleriimque trifidis, basi nonnumquam ciliis aliquot vel denliciilo praeditis, laciniis ovatis obtusiusciilis vel acuminulatis in- curvis; slipulis lauceolatis sinipliciljus , vcl bipartitis, basi inaequaliter cilialis, appressis. Folia inferiora decolora, junioi'a pallida viridia reticulo minute. Planta mea omnino congruit cum descriptione Martii I. c, ab icone \erum pauUulum recedit ob folia magis approximata. Synonyma Hepa- licologiae Germanicac omitto , nam in plirasi Hubeneriana, stipulae di- cuntur magnae subiinbricatae , quod palain adversatur verbis Martii ipsius, stipulae foliis Iriplo minores , sine bona lente I'ix coiispiciendae , prouti vidcre est in exemplaribus meis. 25. Jungermannia quinquedentata , Lindenb. LiNDEKB. Syn. p. 45- ( excl. /. Naumanni). — Mart. F1. crypt. Erlang. p. 176. lab. 6. fig. 5o. a. ( excl. var. collari et attenuata). — Montagne in Arch, de Botan. p. 225. — Erart Syn. tab. 5. fig. 4'- — Raddi Jungerniann. p. 33. Jungermannia quinquedentata Huns. — IIuden. Hepatic, p. 2o3. Jungermannia barbatu Schred. — IIuben. Hepatic, p. 194- AUCTOnF. J. DE NOTAniS 3o3 Jungcnnannia iilpina , fol'ds subrotundis latiuscuUs aiigulosis Mich. (/cn. [). 8. la!). 5. fig. 1 1. Ilujus polytnorphae spcciei quain atl normam celeb. Lixdenbergii juo tempore suinci'e lubet , sequenles varietatcs milii iiinotuere. I." Vulgaris. Caulibus plus minusve elongatis , decumbeiilibus , vel asceinleiilibus Viirie ramosis , ilorso radiculosis, foliis siib([uaclralis , basi quaiidoquc altenuatis, atl iiisertionein seiniverticalcm ii;agis iniimsve acccdeiuil)us , inferioribus noiimimquam remolis, supcrioribus approxi- mato-subiinbricalis , planiusculis vel uudiilatis , ti-i-quadri-denlatis , deii- libus ovalis aculis vel obtusiuseuHs, inferiore subinde incurvo subplicalo, aiiiphigastrils obsolelis. In sylvis montanis provinciae Novariensis inter muscos frequentein sod s. fi'uct. legi. Ilinc aecedit /. barhatae Huben. ct Genth. n.° 25 illinc /. qu'mque- dcnlatae cjusdcui coUeclionis n.° 2^, sed neque cum hac netpie cum priori ideutica , unde arbitror has species non esse nil nisi varietates locales , saltern id)i liceat ad specimina sterilia judicium proferre. 2." Caule flexuoso dorso afl'atim radiculii'ero, subdichotome ramose, foliis arclius imbricatis snbverlicalibus , plicato-iuuhilalis lalissimis, ob- tuse laleque dentatis , dentibus cuspidulatis , amphigaslriis grandibus bi- parlitis , laciniis lanceolatis loiige ciliatis. Jungermannia dichotoma Sculeich. ex specimine Herb. B.vlbisii huic persimili. Jungermannia bicrcnata Schleich. exsicc. i833. In monte Cenisio legit Bonnaz , pariter s. fruct. In liac caides ob folia iuibricala , et laliora crassiores quam in reli- liquis varietatiims evadunt. Huic forte special aut valde accedit /. Lj- copodioides Wallr. F1. crypt. Germ. 2. p. 7G. n.° 164. 3.° Caule flexuoso siibdichotomo , foliis imbricatis , subsemiverti- calil)us , valde undulatis , lalissimis , ad medium quadri-quiiiqueCdis , lobis ovalis concavis , cuspidulato-acumiuatis , inferioribus praeserlim inflciis , amphigaslriis magnis , bipartitis , laciniis inlegris , vel basi eiliolatis. Ex agro Piccno misit cl. Orsim , aeque slerilem. 4-° Caulibus valde ramosis implexo-caespilosis , flexuosis, foliis sub({uadratis , plus minusve imbricatis , lenulbiis , pallidis , undulalis , iri-ipiadri-dentalis , dcnlibus liinc ovalis, hinc brevibus, oblusiusculis 3o4 PRIMITIAE IIEPATICOLOGIAE ITAUCAE iuit subacutis , aniphigastriis niimilis biparlitls , laciniis acuminalls in- tegris. Ex nionte Cenisio sterilem dedit Bonnaz. Characteres ex jiositioue foliorum plus minusve ad verlicalem vel liorizoiilalem acccdeute , ex dii-ectione loborum vcl dentium inferiorum eonindem, generatim ])arvi momcnti in h.ic planta videntur , cum sae- pissiine folia plana et niargine inferiore inflcxo in eodem sacpe indi- viduo occnrrant. *'* Anamphigastrialae. 26. Jungermannia pusilla , L. L. Sp. p. 1602. — Lindens. Syn. p. 94. — Ekart Sjti. p. 23. tab. 5. fig. 38. — HuBEN. Hepatic, p. 21 3. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. i^5. tab. 6. fig. 48. Jungermannia TFondraezeki Corda. Fossombronia angulosa «. et /3. caespiformis Raddi Jungermann. p. 4o cum icon. Jungermann. foliis latiusculis , obtusis , undulatis , et veluti angit- losis Mich. Gen. p. y. tab. 5. fig. 10. M. N. MouG. et Nestl. n.° 532. Vulgaris in pascuis apricis, in ericetis, argillosis Italiae turn cani- pestris , cum maritimae , frequenterqiie fructificans. v. v. Calycibus campanulato-plicatis magnis pro planta, capsula sphae- rica irregularlter rumpente, cito dignoscitur. Caules ei sunt simplices, repentes, breviusculi, folia horizontaliter bifaria succulo-imbricata , flaccida , tenera , subcjuadrata , undulata , obtuse sinuato-dentata. Varietas |3. Raddu aecjue frccjuens in iisdem locis cum specie. Variat porro dimensione omnium partium paullo majore , pedunculis ad 8-9 millim. long, productis. auctoue j. de notaris 3o5 SECT. X. BiDENTATAE , IIuBEN. IlepUtic. p. l44' * Ampliigastriatae. 2^. Jungermannia lieterophjlla , Schrad. LiNDENB. Syn. p. 42- — Ekart Syn. p. 43- tab. 7. fig. 54- — HuDEN. Hcpat. Germ. p. 147. — Mart. Fl. crypt. Erlaug. p. i4o. tab. 3. fig. 12. MouG. et Nestl. n.° 535. — Huben. et Genth Deutsch. Leberin. In sylvis coUium Taiirinensium ad terram slerilem legi. A bidentata facile dignoscitiir prae aliis foliis cpiadralo-siJjrotundis , apice valde variantibus, inlegris, truncato-emarginatis , retusis, subbi- dentatisve, compage eorum firmiore etc. /3. multiformis , minor , foliis remotiusculls superioribus majoribus subquadrato-roluudatis , fuscescentibus. Lophocolea hetcrophjlla 5. multiformis. Nkes ab Esenb. ex clariss. MONTAGNE. Ex agro Tergestino dedit cl. Meneghini. 28. Jungermannia bidentata , L. L. Sp. p. i5g8. — Nees Hepatic. Jav. p. 24. — Lindenb. Syn. p-4'- — Ekart Syn. p. 4'- tab. 7. fig. 53. — IIubek. Hepatic, p. i44- — Mart. Fl. crypt. Erlang. p. i4o. tab. 3. fig. i3. — Raddi Jungermann. p. 37. excl. vav. y. ct 5. cum synonym. — Bertol. amoen. p. 44'- — All. Fl. Pcdcm. 2. p. 3i2? — Specimen in herb. Balbish bonum, sed provenit e Dclphinaiu. Jungermannia major repens , foliis bijidis Jlicn. Gen. p. 8. tab. 5. fig. 13. MouG. et Nestl. n." 439- Serie n. Tom. I. pp 3o6 PRIMITlAE HEPATICOLOGIAE ITALICAE la umbrosis, ad sepes, et in sylvis Ilaliae superioris vulgatissima j sed passim stcrilis. Ex agro Piceno iiiisil OnsiNi , ex agro Romano cl. Fiorini-Mazzanti ; legi etiam in ins. Caprariae. Species haud diflicilis sed valde variabilis, ramositate caulium, dispo- silione et dimensione foliorum, quae nunc imbricata, nunc tantum ap- proxiniata , siJjinde remola , inter se aequalia vel decrescentia , plus niinusve profunde emarginato-bidentata , amphigastris demum bifidis , aul trifulLs. Pallor et teneritas foliorum insignis. " '• Anamphigastriatae. 29. Jungermannia Baueri , Mart. Mart. F1. crypt. Erlang. p. 172. tab. 6. fig. 46- — Hubew. Hepatic, p. 1 63. Jungermannia ciirvifoUa p. Lindenb. Syn. p. 92. — Ekart Syn. p. 21. J. curvifolia Schleich. i833 — Mouc. et Nestl. n.° ^Zi. J. birostrata Schleich. ex herb. Balb. Ad ligna emarcida in monte Pennino Bonnaz. v. s. fmcf. Individua nostra Schleicherianis et Mougeotianis graeiliora sunt, atque folia laxiuscula , pallida gerunt, sed forma, calycibus caeterisque conveniunt. Pulchra species facile dignoscenda, folils concavis, basi saccato-com- plicatis , bicornibus , sinu lunulari aut subquadrato , laciniis subulatis tenerrimis , folium ipsud fere superantibus , incurvis decussatisve. — Fiuctus in ranndis propriis radicalibus aut lateralibus ! obviam veniunt: folia perichaetialia pleruuupie bifida appi'essa , laeiniis late lanceolatis aculis argute serrulalis; calyces cylindrici, versus apicem , irregulariler plicali , ore denticulati. Ilaec ad plantam meam observanda erant, at necteus quae dc liisce spcciebus, /. Baueri et curvifolia nerape, in ope- ribus et speciminibus adductis invenio , ab opinione celeb. Lindenberc uon procul abeo. AUCTORE J. DE NOTAUIS 3o7 3o. Jungermannia conn'wcns , Dicks. Dicks. PI. crypt. Brit. fasc. 4- P- i'- ^^^- n- fig- '^ "on bona. — LiNDENB. Syn. p. 91. — Ekart Syn. p. 21. tab. 8. fig. Go. — Huuen. Hei>atic. p. iG-j. — Maht. Fl. crypt. Erlang. p. 171. lab. 5. fig. 44- "• ( exrl. (3. ex Lindeinb.) — Raddi Juiigcrmann, p. 3i. Ex monte Cenisio, commixta J. tricophjlla , accepi a Bonnaz. Haud fruclifera. Folia siibsemivcrticalia , succuba , oblique caule inserta , suborbicu- laria arcuato-incurva, acute lunulari-excisa , laciniis acutis convergeii- tibus , undc sinus subinile circularis cvadit , inferiore magis incnrva. Planta minuta , caules implexi vage ramosi. 3i. Jungermannia acuta, Lindenb. LiNDENB. Syn. p. 88. — Ekart Sjti. p. 18. tab. 12. fig. loi. — HuBEN. Ilepat. Germ. p. 177. Jungermannia graveolens Schi.eich. exsicc. i833 et in herb. Balb. Legi sierilem Mediolani ad mures urbis inter muscos. Sub nomine J. alpestris habui a Schleichero binas plantas ; prior fonna et colore folioruin congruit cum var. |3. Lindekbergii, at nou videtur eadcm ac J. alpestris Hubener , cpiamvis calycibus magnis in- flatis ei accedat ; posterior est planta \alde tenuis , habet folia pal- lida, laxe cellulosa, remotiuscula , suborbicularia acute inciso-bidentata, surrccta , coucava , paritercjue rccedere videtur ab alpestri , cui tri- buuntur folia plana!, sed liaec omnia exemplaria pessima sunt et in- completa , et hie tantum memorare volui. Mea ad unguem quadrat cum descriptione Lindenbergii et icone Ekartii, ei nempe sunt folia approximata, seniiverticalia patcntia, fere orbicularia , subundulata, apice acute aut lunulato-excisa , lobis acutis vel acuminulatis , subiade incurvis , Tel superiore utplurimum obtu- siusculo. — 32. Jungermannia bicuspidata , L. L. Sp. p. i58g. — Lindenb. Syn. p. 89. —Ekart Syn. p. 19. tab. 4- fig. 33. — IIuben. Hepatic, p. 171. ' 3o8 PHIMITIAE HEPATICOLOGIAE ITALICAE Jujigcrmannia connivens p. Mart. F1. crypt. Erlang. p. 169. tab. 5, (ig. 44- h. Jungermannia bicaljciilata Raddi Jungermann. p. 3o cum icon. Jungcrmaniiia minima repens , foliis hifidis vagina Jloriim cjlin- (Ivacea Mich. Gen. p. 9. tab. 6. fig. \n. FuNCK Saininl. n." 89 r. — IIuben. et Genth. DeiUsch. Lcberm. n.° 94. In sj Ivis prope Mccliolanum ipse legi , frucliferam tantum vicli in herb. Balbis ex agro Florentino. Cum J. hidentata nee tantum comparanJa est, praeter amphyga- slriorum defectum toto coelo diireit statura raultoties niinore, foliis pie- rumque remotis semiverticalibus, ovato-subquadratis acute bifidis , lobis acutis recliusculis. Quain ipse legi pertinct ad yarietatem elongatam Lindenb. ob folia inferiora subhorizontalia , magis quadrata , virentia, planiuscula. Varietatem coufertam sistunt plantae in collect. MouG. et Nestl. u." 33y ; luijus loci est /. ventrlcosa Balbis herb. 33. Jungermannia tiirbinata, Raddi! Raddi Jungermann. p. 29. tab. 3. fig. 2 mala. Jungermannia minima repens ; foliis bijidis , vagina Jloriim ventri- cosa . . . Mich. Gen. p. 9. tab. 5. fig. 18 cquidem minus bona. Junqcrmannia injlata Huds.? — Ekart Syn. tab. 10. fig. 81 ? In Etruria et Piceno Orsini, in collibus Taurinensibus legit D. Lisa. V. s. Caules flaccidi, debiles , in cacspites densos coadunati, simplices, vel a basi rainosl , erectiusculi , apice fructiferi 6-7 millim. longit. aequantes, ramis gracilioi'ilms. Folia subverlicalia remotiuscula, caulcm oblique semiamplcctcnlia , patentia, concaviuscula , vel subinde fere convexo-subrecurva , apice acute eroarginata, lobis obtusiusculis , acu- tisve, decolora, tenerrima, retiruli subtilis areolis subrotundis , \'itrcis. Perichacllalia caulinis multo graiidiora, e basi apprcssa patenlia , obcor- data, concava, nonnunquam apice Irifida, lobis obtusis. Calicos obcla- vati inflati exserti, apice contracti ol)lusi, plicatique, ore quinquedentalo aperli , dcnlibus connivcntlljus iiitcgris , laliusculis. Ab /. iiijlala cui symmclria omnium parlium accedit, differre videtur AUCTORE J. DE NOTAniS 3og compage lolius plantac tciierrima , foliis perichaetialibus pergrandibus, calycibus p;iullo angustioribus , apice plicatls. Icon Ekahtii quam hue dubitanter adduxi habitum plantac nostrae sat bene cxj)rimit, sed folia superiora et calycinalia in nostra basi dente neiitifjuani aucta, atrpie denies calycis ipsius omnino integri; inde malui nomen Ruddianuni utpole certuin anleponerc. Exeinplaria Taurinensia a D. Lisa collecta , colore passim ollvaceo fusco tanliim recedunt. 34. Jungermannia in/lata compacta, Nees ab Esekb. Nees ab Esenb. Naturg. der Europ. Leberm. ex cl. Montagn. in lit. Ad terram in hiimidis agri Piceni vulgarem legit Orsini v. s. fructif. Caules ut in praecedente erecti aut adscendentes , apice fructiferi , dense cacspitosi. Folia succubo-iinbricata, cauli oblique adnata, semiverli- calia secundo-erecta, ovalo subrotunda concava, acute, inciso-emarginata, lobis obtusis, vel vis subaculis, areolis magnis sidjrotundis, Grmiuscula. Perichaetialia caulinis duplo fere majora , obcordata , lobis plerumque obtusis , integra , amplectetili-erecta , calyces anguste obverse pyrifor- mes inllati apice plicali ore denlato apcrti. Caul. 5-6 millim. calyc. comput. longi. Folia ex ])allescente rubiginosa. Diilert igitur ab antecedente directione et compage foliorum. SECT. XI. Emarginatae , IluBEN. Hepatic, p. 11 5. 35. Jungermannia bfssacea , Roth. LiNDEND. Syn. p. '78. — Ekart Syn. p. 20. tab. 4- fig- 34- — Hoben. Hepat. Germ. p. 187. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. i66. tab. 5. fig. 4'- — MoNTAGNE in Arch, de Botan. 1. p. 225. — Moris El. 3. p. 17 ! Jungermannia confervoides Raddi Jungemiann. p. 29 cum icone. MoL'G. et Nestl. n." 53 1. — IIuben. et Genth. Deulsch. Leberm. n.^ 96. 3 I O PRIMITIAE HEPATICOr.OGTAE ITAT.ICAE In pascuis apricis vulgaris: MccUolani, Tauvini, alqne in Sartliniae inaiitiinis phiries Icgi , in coUibus ad Verbanum Ccsati , in Piceno OnsiMi. Haud fructiforara liucusque ex Ilalia vidi. Species cognitu fucilis, ol) caulcs iilifornies, decumbentes, flexuosos, relate ad dimensionem folioriun et moleui planlae crassiusculos , rigi- dulos , varie, subindc densisslme iniplexos. Caules gerunt folia remota, subverlicalia , exigua , bifariam palentia , subquadiala , acute bifida con- caviuscula, loiiis divergcntibus , saturate ant fuscescenti-viridia. Folia sub qnibusdam lucis inflcxionibus mici'oscopio subjecta e binis tantum dentibus constare \idenliir. In iisdem caespitibus saepe adsunt individua, in parte cauliura inferiore gerentia folia approximata , pauUulum gran- diora,quac afllnilatem cum seqxiente, prima fronte paiadoxam, ostendunt. Forniam de qua ait el. Lindenberg, sistentem caules incrassatos abscpie caljcibus , habeo in exemplaribus ab amiciss. Cesati collectis , ex quo erui posse raihi videtnr, quod plantae haec in ramulos filiforraes laxe minuteve foliosos exeunt, saepe impensis praepeditae fructificalionis. 36. Jungeimannia Fimckii , Web. et Mohr. Web. et Mohr Bot. Tascli. p. 422. — Lindenb. Syn. p. ^7. — Ekart Syn. p. i4- tab. i5. fig. 112. ii3. E. — Huben. Hepat. Germ, p. 1 33. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. iSg. tab. 5. fig. 35. Jungermannia pulvinuta Raddi Jungcrmann. p. 28 cum icone. FuNCK Samml. n.° 118. — Mouo. et Nestl. n." 243. — Huben. et Genth. n.° 43. In coUibus aridis prope Comum ad Larlum , sterilem legi. A Bjssacea dill'ert robore, caulibus erectis fastigiato-ramosis , pul- vinatis, foliis amplioribus -valde approximatis ovato subquadratis , acute eraarginatis , caualiculatis , lobis obtusiusculis , subacutisve in sicco in- curvis , colore fusco-olivaceo, aut fusco-rufescente. Pulchra species. Formam alteram majorem vai-iat |3. rnpestrem Hepatic. Germ. 1. c. refercntem, deccrpsi in sylvis moutanis vallis Cauobbiuae ad Verbanum. Z-]. Jungermannia minuta , Dicks. Dicks. PI. crypt. Brit. fasc. 2. p. i3. — Lindenb. Syn. p. 62. — Ekart Syn. p. 32. tab. i. fig. 3. — Huben. Hepatic, p. 127. AUCTOnE J. DE HOTARIS 3 I I Jiingcrmannia IVeberi Mart. F1. crypt. Erlang. p. 157. tab. 5. fig. 33. a. Vulgatissima inter muscos , praecipue cum Bartramia Halleriana , in sylvis monlanis Italiae superioris. v. v. sine fruct. In monte Ccnisio Lisa , etc. Formosa planta ab antecedente cui analoga ob foliorum bifariam dispositioncm, recedit t." caulibus procerioribus vel in caespiles colleclis, vel ferme solitariis, sub apice innovando continuatis, simplicibus varieve ramosis , flexuo.sis : 2.° colore cnulis laete rubello, foliorum juniorum pallide viridi, dein pallido : 3.° foliis plus luinusve approximatis , exacle bifariis, patcnti-sul)recurvatis complicato subcanaliculatis , siccitate com- pressis , apice truncato-emarginatis , lobis acutis , vel oblusiusculis , subrotundatis , co pacto ut simplici lenle, tcI nudo etiam oculo inspectis, caulem pinnatum, pinnis subacinaciformibus praebeaut. Est e pulcherrimis , socia constautissima Bartramiae Hallevianae. 38. Jimgermannia concinnata , Light. LiNDEND. Syn. p. 74- • — Ekart Syn. p. i3. tab. 8. fig. 63 , et i3. fig. ii3. C. — HuBEN. Hepatic, p. i ig. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. 173. tab. 6. fig. 47. — DC. Fl. fr. 2. p. 437. — DuBY Bot. Gall, p. 565. Jungermannia julacea L. MouG. et Nestl. n.° 434- — Huben. et Genth. n." 44- Legi ad tcrram baud fructiferam , in sylvis montanis provinciae Novarieiisis. Caules dense caespitoso-pulvinati, dicbotome ramosi, ramis erectis, terelibus, sursum paullulum incrassalis; folia verticalia, bifariam arete imbricala , crecto-appressa , ovata , concava , acute emarginala , lobis oblusiusculis , banc speciem cum alia ulla commutare non siuunt ; ctsi fructificatione careat. Color in foliis junioribus pallidissime viridis sed laetus , senio fuscescens. 3g. Jungermannia emarginata, Ehrh. LiNDENB. Syn. p. 75. — Ekart Syn. p. la. tab. 7. fig. 56, et i3. 3l2 PRIMITIAE HEPATICOLOCIAE ITAUCAE fig. ii3. A. — IIuBEN. Ilepat. p. laS. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. 1 56. tab. 5. fig. 32. Bkrtol. Ainoeii. p. 44 '• Sarcoscjphus Ehrhartii Nees ab Esenb. ex cl. Montagn. IMouc. et Nesti.. n.° 243. — IIuden. ct Genth. Deulsch. Leberm. n." 8i. 82. In montibus ad Verbanum, turn ad rupes madidas , cum ad terram in sylvis fagiucis, rupesque apricas vulgalissimam at sterilem legi. Suinmopere ludibunda , caulibus plus minusve dense caespitosis , subiude fere incxtricabilibus, ramis brevissiuiis inacqualibus, rcl elon-. gatis , nonnumquaui subfastigiato-pulvinalis , colore foliorum intense viridi , vel viridi-olivaceo , aut fuscescente ; foliis patenti-erectis , quan- doque fere bijugi-secundis, vel t.im arete imbricatis, ut J. concimiatam propemodum simulent. Inter tot varielates aegre circuinscribendas, facile tamen dignoscitur species ob folia amplectenti-ovata , concaya , obtuse emarginata , lobis obtusis , coinpage eorundem firmiuscula. 4o. Jungermannia orcadensis , Hook. Hook. Muscol. Brit. p. 23o. — Lindenb. Syn. p. 'y4- — Ekart Syn. p. 14. tab. 5. fig. 3g. — Huben. Hepatic, p. ii8. HuBEN. et Genth. Deutsch. Leberm. n.° 56. Inveni rarissimam inter caespites Sphagni acutifolii in montanis pi'o- vinciae Novariensis , in monle Cenisio abundautcm aeque sterilem legit Bonjean , in iisdem locis ac Philonot, Fontuna var. falcata. Insigiiis species, magna, caespites latos efliciens, sed potius laxos ; caulcs elongati subdichotome ramosi , erectiusculi, flexuosique , dorso inferne radiculigeri sed parce, 5-6 centim. longit. atlingentes , subinde simpiices. Folia succuba caulem oblique amplectentia subscmivcrlicalia, bifariam patenti-suberecta , appi'oximato-subimbricata , pi'ae primis ad extremilatem supernatti raniorum , late cordato-ovata , apice truncata , plus minusve obtuse emarginata, lobis aculiusculis , obtusisve, undulato- convexa, subinde fere buUata, compagis firmiusculae, minute reticulata, pallide flavescenti-viridia , siccilate surrecto-secunda, aut corrugala. AUCTORE J. DE SOTAriS 3l3 SECT. XII. SCAI.AROIDEAE, IIUDEN. HcpatiC. p. ^3. * Amphigastriatae. 4i. Jungermannia Sphagni , Dicks. Dicks. PI. crypt. Brit. fasc. i. p. 6. tab. i. fig. lo. — Lindenb. Syii. p. 28. — Ekart Syn. p. Sg. tab. 6. fig. 43 ( et 48 fruclif. ) — HuBEN. Hepatic, p. 77. — Mart. F1. crypt. Erlaug. p. 179. tab. 6. fig. 53. MouG. et Nestl. n.° 629. — Huben. et Genth. n.° 35. Legi sterilem ia paliule quadain in monte Madone valUs Vegezzo provinciae Novariensis. Majuscula , caules flagellis crebris , in mea pianta passim foliferiis instrucli , implexi. Folia caulina majora approximata , alterna , subinde fere opposila , semiverticalia , cauli oblique adnata , suborbicularia , variant conniventi secunda , vel remola patentia , convexiuscula , vel subundulata , aut concava , in flagellis magis remota , minora , obtuse emarginata. Caulina ex lurido \iridi-rufescenlia, reliqua plerumqiie pallida. Icon Ekartii 1. c. 43. et specimen destcrum in collect. Vogcso- Rlienana omnino meam referunt. 42. Jungerinannia Schraderi, Mart. Mart. F1. crypt. Erlang. p. 180. tab. 6. fig. 55 (excl. /. lanceolata). Lisdenb. Syn. p. 25. — Eeart Syn. p. 39. tab. 11. fig. 97. — Hube.v. Hepatic, p. 79. Jungermannia autumnalis Schleich. exsicc. i833! Serik II. Tom. I. QQ 3l I PRIMITUE HEPATICOLOGIAE ITALICAE Jungcrmannia lanceolata — Au.. Fl. Pctlem. 2. p. 3 13 ex speci- uiiiie Pedeinonlano in licrb. Balbisii. MouG. et Nestl. n.° SaS. — IIuben. et Genth. n.° 36. Ill coUibus prope Taurinum ad pedes arborum inter muscos ( Te- trapliis pellucida , etc. ) vulgatissimain , autumnali tempore fructifcram piiu'ies legi. Planla colore fusco-rnfescente spectaliilis ! Caules rcpentes dorso radiculosi , subsiinplices , aut innovando ]>arce raraosi , flcxuosi i centim. ct tpiidquid excedit longi, apice fructiferi. Folia succuba approximato- subimliricala caiilcm oblique seini-amplectcntia subsemiverticalia, secundi- erecta , apice saepe obtuse emarginata , oibicularia , convexiuscula vel plana J minute subrotundo-areolata, in sicco plerumque appressa , sul)- inde fere arcuato-conniventia ; perichaetialia e basi ampleclente patula obcordata. Calyces cylindracei Icnitor curvuli, ore irregulariter plicati, conlracti , dcmum aperti , dcntati, dentibus ciliis subtilibus brevibus fmibriatis. Ad calycum basim dorsalein , reperiuntur foliola anguste lanceolato-subulata, Integra , quandoquc ])rofunde bifida, aut quadrifida, laciniis subulatis , ex amphigastriis supremis ad calycis basim coadunalis lit vidctur exorta. — Fateor me in exemplaribus meis fructiferis hacc organa alioquin non vidisse. 43. Jimgermannia scalaris , varielas. Jimgermannia scalaris |3. stilUcidiorum Raddi Jungerinann. ji. 28 < iiiii icoiie. ./. palustris minima , repens , foliis subrotundis densissimis luete- vireiitibus . . . Mich. Gen. p. 8. tab. 5. fig. 6. 7 ex Raddi. Ex agro Piccno inisit cl. Orsini. J ungevmanniae scalari minor, facie fere accedit varietati ejus rigidulac ill collect. HuBENERi et Genthii sub n,° Sg. Caules repentes dorso radiculosi apice latere innovantes; folia laete- viridia dense imliricala , succuba ascendendo magis magisque verlicalia, concaviuscula, in ramis novellis, praccipue, ovalo-sui)orl)icularia, coni- pagis tenerae, siccitate conniventi-apprcssa, suprema basi connata peri- cliaetium urceolarem constituunl, (]uod duplex- appellatum vellem, ex CO quod par intimum folioriiin , iiifi-riori quidcm urceolari-connalo cx- cipituv. Cnlvcrs iinniersi lOinpagi; foliis analogi , quo niodo dehiscaiil , AUCrORE J. DE NOTARIS 3l5 c-rni inlUl iion licuit, in cxeinplari capsulas a maturitatc adhuc distaiilcs •;ci'eiite. Ampliigaslria nulla vicii. Arciuuin est sine inspectionc spcciminum herbarii Michki.ii slatucre , utrniM Imic icones superius adiluctae spectcnt vel J . lanceolatae prouli arbitratur eel. Lindenberg, tamcn ad senlcntiarn Raddi elsi calyces alieni J. scalari accedo etiam ob verba Michemi ipsius , folia densissima, .siibrotunda , lacle virentia , in planta minima. ** Anamphigastriatae. 44- Jungermannia iiigrella , DNtrs. In terra nuda arenosa, legerunt cl. Fiorini-Mazzanti in agro Romano, ill Piceno cl. Orsini v. s. CauHs decuinbens sub apice innovando fiircalim ramosus , ramisque decumbentibus dorso radiculosis pone calyces prodeuntibus. Folia dense conferta, succubo-subsemiverticalia , vix oblique inserta, patenti-snb- recurva , subhemisphaerica , integra , carnosa, margine fusco olivacea , ceterum saturate laete viridia , siccitate arete appressi-conniventia , basi fere invicem concreta, areolis grandibus pro-planta, subpentagonis, amphigaslria nulla (?) fructificatio tenninalis , folia perichactialia caulinis calyceque breviora appressa obtusissima margine denticulata. Calyx, compressiusculius subpyramidatus, ore irregulariter fissus, basi carnosus, lobis conniventibus , tenuissime ciliato-denticulatis. Calyptra obtusissima carnosiuscula. Caules 2 miilim. long, vix excedunt. Planta in sicco passim nigro- picea evadit. Calyces tantum vidi ante fructuum maturitatem. Ab aDinibus satis mihi distincta videtur ob rainutiem , colorera , pe- I'ichaetialium foliorum structuram et calycem. Huic ni obstaret color laete viridis folionim Jiuigermannia Michclii omnium minima ( Gen. p. 8. tab. 5. fig. 7 ) ad praccedentem ex Raddi auctoritate relata sub- scribenda esset. 3l6 PRIMITIAE HEPATICOLOGIAE ITALICAE Explicatio iconis, n.° a. a' Planta naturall magnitmline. rt' Eadem multoties aucta. rt' Folia aucta. rt' Calyx cum perichaetio e caule avulsus, auctus. a' Portio calycis cum capsula et calyplra aucta. 45. Jungermannia hjalina, Lyell. LiNDENB. Syn. p. 67. — Ekart Syn. p. 11. tab. 6. fig. 45. — Hcden. Hepatic, p. 104. Ad terram in sylvis prope Mediolanum Cesati, DNtrs, ia collibus Tauriuensibus Lisa, DNtrs. A concomitantibus Scalaroideis , praeceteris differt calycibus mein- branareis liyalinis, ovatis , niagnis apice angustato-acutis , demum ore 4-deiitato apertis , dcnlibus lalis ; foliis perichaetii caulinis majonbus e basi calycem amplectente pateulibus, undulatis, eique si eriguntur loii- i;itudiiie subacquabbus. Caules decunibentes doiso radiculosi, apice ascendentes , folia ap- proximato-imbricata, succulia, subverticalia, caulem obbque amplectenlia, bijugi-erecta , subrotunda, in apice ramorum juniorum confcrtiora, et roncaviuscula , siccitate invicem surrecto approximata, paUida, vel pal- lide rubiginosa , tenuia , minute areolata. Capsula ante calycis dehi- sceiitiam subsphaerica. 46. Jungermannia crenulata , Sm. L^^DE^. Syn. p. G6. — Ekart Syn. p. 11. tab. 3. fig. aS , et lab. la. lig. aS. melior. — Hcbe.m. Hepatic, p. log. — Mart. F1. crypt. Erlaiig. p. 179. tab. 6. fig. 54 minus bona. — Montagn. in Arch, de Botaii. )). 3.2.5. MoiG. et Nestl. n." 435. — Huben. et Genth. n.° 4o- In ud'is arenosis ad oras Verbani legit cl. Cesati v. s. Ab aflinibiis statim dignoscilur foliis ob cellulas marginales subqua- dratas , hvaliiias , reliquis pauUo ampliores , marginatis. Hae ccliuiae AUCTORE J. DE KOTAniS 817 micioscopio inspectis subquibustlam lucis inflexlonibus cercinem filigra- neuin folia ambicntcm quodammodo referimt. /3. gracilUma IIuben. 1. c. Jungevmannia tenerriina Raddi Jung. etc. p. 27. tab. 3. fig. 2. Hue absque uUo dubio perlinet planla Raddiana ex icone adducta et descriptione auctoris, etsi pro J. tenerriina ejusdem mihi missa fucrit /. bjssacea. — In sylvaticis Elruriae piovenit ex Raddi 1. c. 47. Jungermannia lanceolata , L. LiNDENB. Syn. p. 71. — Ekart Syn. p^S. tab. i. fig. 7. — Huben. Hepatic, p. 93. — Mart. F1. crypt. Erlang. p. 183. tab. 6. fig. 57. — Raddi Jungermann. p. 27?? MouG. ct Nestl. n.° 527. — Huben. et Genth. n.° 42- In ndis collium Taurinensium aulumno elapsa detexit Eques Rate- Opizzoni. v. s. fructiferam. JuTigerniannia lanceolata Fl. Pedena. ex exemplari in Hejbar. Balbis perlinet ad J. Schraderi, quemaduiodum sub liac specie declaravi. — Synonymum Raddii est pariter dubiuin ex diagnosi auctoris 1. c. ubi calyv oblongo-ovatus tubulosus subplicatus describitur, ex quo characterem luiic speciei priorem decsse facile patet. Estaut pro vero in herb. Balb. individua aliquot es Etx'uria hoc no- mine inscripia , sed tam pessiraa et detrita sunt ut definiri nequeant. Icones demuin Micuelii quas hie eel. Lindenbergius traliit, cum Raddio ad scalarem aptius ut niihi vidclur adscribendae sunt, Cf. obs. sub hac specie. Celerum haec species facillime dignoscenda hisce notis. Caulcs implexo-cacspitosi deeumbentes dorso radiculosi , Inferiori parte innovando ramosi. Rami suliinde apicem versus attenuati , fere nudi , vel foliis minulis , remotis allernis praediti. Folia succuba , ap- proximato-imbrieata bifariam patcutia, inferiora subhorizontalia, suprema magis approximala magisque ad positionem vertiealem accedentia, omnia oblonga rotnndata , inlegerrima , convexa prorsus bullosa , minute ro- lundo-arcolata , flaccida. Fructus terminates. Folia perichaelialia e basi concava invicem amplcctcntc ( sed non connata uti in Icon. Ekartii ) palula. Calyces cylindraeci, lacves, ascendenti cui-vati sursum pauUulura iiicrassati , inflatique, ore irregular! tor lacinialo apei'ti, ob lacinias con- niventi depressas, Iruncati. 3 1 8 PRIMITIAE HEPATICOr.OGIAE ITALICAE Caules in cvempl. inihi traditis centimetrum longituil. |)aulliiluin superant, calyces liulunt loiigil. iiUei- 3-3 niilliin. — Folia madiiia lactc- vii'Kiia . Ab J. Splitierocarpos cum qua nonniiUi iiicpte nostram couiparant satis supcrtpic clillcrt structura calycis. 48. Jungennannia pumila , Lindenb. LiNDEND. Syn. p. 6g. tab. 2 ? In pascuis ad oras Verbani prope Ispra cum fructibus nondum nia- tmis tletexit cl. Cesati autumno i838. v. s. DilTcrt, collata cum descriptione et icone cit., calycibus non longe exsertis ( ut in fig. 4) apice plicato-angulosis, siccilate contortis , basi setis rubris creberrimis obsilis — , character verum quern eliam in planta Liindenbercii praesentem suspicare lubet ex fig. 2. Ceterum in jnea planta caules aeque stoloniferi, dorso radiciilosi, radiciilis crebris, laete purpurasceniibus. Folia juniora luride viridia, submcmliranacea areolis magnis , ovala, vel orbiculata , concava, undulatave , apice le- nissime su!)inde emarginata, e basi ipsa radiculas saepe emittentia , quae ladiculae Iblioruiri dorso apprimniitur , et perichaetialia calycemque cir- cunidant involucri setosi fere ad instar. Perichaetiafia majora e basi am- plectentc , patentia, undulala, neuliquam inter se connata ut in scalari. Calyces denium supra pericliaetii folia parum eminentes, ovati, magni, apice plicis e\tantibus pyramidati, dentibus quatuor lalis, dorso depressis, obtusiusculis, apice hyalinis, subinde e contra convexis, aperiundi, sic- citate contorti. — A praecedentibus hyalina , et crenulata , equidem dififert calycum structura , et sells ad basim foliorum calycum extantibus. — Forte species distincta, at nomine proprio hodierna die donare non audeo. — auctoue j. de kotaris Sig SECT. XIII. ASPLENIOIDEAE , HuBEN. Hcpatic. p. III. 49- Jungermannia interrupta, Nees ab Esenb. HuBEN. et Gekth. Deulsch. Leberm. n." Sa (pi. steril. ). Et agro Piceno , ubi non rara , misit cl. Orsini. Plaiita Ilalica iion ilifiert ab ea quam hie adduxi , nisi ex eo quod elegantior et paiillo gracilior evadit. Piilchra species cetcrum apprime dignoscitur , caulibus procumben- tibus vel ascendentibus clongatis , hinc inde flexis , dorso vix radiculi- geris , ramosis, 2. a'/^ centiin. longit. altingeullbus ; foliis siiceubis nunc subhorizonlalibus approximate subimbricalis , patenti-bifariis ovato vel obovato-rotundaiis, integris , planiusculis, nunc fere verticalibus magis approximato-imbricatis subappressis valde coiica\is basi ventricosis, am- phigiistriis nuUis , calycibus terminalibus maguis compressis bilabiatis , ore minute dcnticulatis. Ilaec folia duplici modo inserta , silii invicem alternantur, ea ratione ut caules in plantis sterilibus , inlerrupte complanali adpareant , ob iiitervalla teretia, fere catenulata, quae semper tamen breviora. Plantae fructiferae apice folia perichaetialia caulinis multo majora imbricata ge- runt , oblonga , convexo-decurvata , divergenlia, ila ut dempto calyce et undo oculo inspcotae caules quodammodo aliculis binis temiinati vi- deautur. Pone perichaetium caules ramis brevibus, equidem fructiferis, binis , phiribusve innovant. — /. poljranthos j3. aqiiatica Mour.. et Nestl. n.° 436. b , hulc non absi- uiilis , verum folia omnia l>ifariam patentia ab hac separant.. 5o. Jungermannia asplenioides , L. L. Sp. p. 1097. — LlNDE^B. Syn. p. 72. — Ekart. Syn. p. 6. tab. i. tig. ,j. — IIiBEx. Hepatic, p. III. — ^Iart. F1. crypt. Erlang. p. 17.7. lab. (j fig. 5 1. — Ai.i.. Fl. Pedem. 2. p. 3ii ? ex herb. Balbis. Bene, scd r\t'm|)l,ir c Delphinalu. 320 PRIMITIAE HEPATICOLOCIAE ITAI.ICAE Candollea asplenioides Raddi Jungcrmann. ]i. 22. Juiigcrnumnia major , folih subrolundis tcimissime dcnliculutis. .Mich. (ieii. [). 7. tab. 5. fig. I. 2. MouG. et Nesti.. n.° 338. — IIuben. et Gf.nth. n.° 3i. Vulgatissima in sylvis planUierum , colliuin toliiis Italiae superioris, IVequentci' fruclifcra. v. v. Ex agro Piccno inisit cl. OnsiNr. Cum nulla alia coiifundi potest relate ad species in Italia uscpiedum cognila; variat pedunculis bi'evibus calyces magnos compresso-bilabiatos, ore ciliato-dentatos Tix superantihus, vel eis multoties longioribus. Dalur porro vaiietas altera statura fere duplo niinore, caulibus iniplexis, de- cumbcntibus, foliis inagis approximatis, niiniisque eleganter denticulatis, fuscescenti-viridibus , altera elongata gracilis foliis magis reinotis, di- mcnsione minoribus cpiam in vulgari cujus acmula , facile vero digno- scuntur foliis semianiplexicaulibus paidlulum decurrculibus , bifariani patentibus , in sicco niargine recurvatis etc. SECT. XIV. Polyanthineae, Hoben. Hepatic, p. 6g. 5 1. Jungermawua poljanthos , L. L. Sp. p. 1597. — LiNDENB. Syn. p. 3o. (excl. Syn. Mich. tab. 5. fig. 5 ad Caljpogejam Jlagelliferam ex eel. Raddi spectante ). — Ekaut Syn. p. 36. tab. 6. fig. 5o. — Moris El. 3. p- 17 ? — Raddi Jungermann. p. 26. Jungermannia wliculosa All. F1. Pedem. 2. p. 3ii (excl. Syn.). Jungermannia hmceolata Mokis El. 3. p. 17. Jimgefmannia major foliis bre\'ioribus et obtusioribiis , non dcTitalis Mich. Gen. p. 8. tab. 5. fig. 3. MocG. et Nestl. n.° 43G. a. — Huben. et Genth. n.° 58. \ulgaris ad terrain in sylvis prope Mediolanum, et in Sardinia au- strali DNtrs , circa Taurinnm Lisa , DNtrs , in Etruria Balsamo , Orsi.m , plerumque stcrilis. Fructifcram legit prope Taurinum Etpies Rate-Opizzoni. AUCTOnE J. DE NOTARIS 32 1 Ob fiiicluura (k'fecluin in yarietatibus iiinjorlbus malo interim in iinuiii colligere ctiam eas quae ampliliuHiic; ct slipularuni defcctii ad pallesceiilciii ainaudarc possem. — Plaula (juoad syiionyina iioslni vr- xata, vixque ad notitias a patribus nobis iradilas exlricanda! /. viticulosam Fl. Pedem. Iiuc revocandam esse milii prorsus persiiasuin est, viticiUosa cnim in Italia subalpina mihi nuiiquam ob\ia I'uit, nee rcpcri in dilis- siniis herbariis Balbisii; iiuo fatcor nie ncc vivam iicc siceaiii Iniciisfji'.e vidisse hanc speciem. J. poljanthos Raddiana ob synonyinon MrcHKi.ii praeccteris ad pallcscenlem S])ectare viderctui' , sed exemplaria ex Elniria a rcliquis a me coUectis nimis levitcr did'cnint i\t sejimgi mereauliir ; verum nequc icon Wichelh quoad plantas Italicas summi facienda est, cum ex plantis ex Hercynia cum iimiiorlali Viro communicatis desumpta I'uerit , qnod saltern /. pallescentem Etruriae minime familiarera esse comprobat. Jungermannia poljhantos ceterum valde ludit statura , amphigastriis lanceoiatis bifidis, laciniis integris vel dente uno altei-ove auctis , (ju;ui- doque deOcientibiis ; tamen tenuitate compagis foliorum minute areola- torum , et pallore , forma eorum quadrato-i'otundata , vel quadvalo-ob- longa, integra vel apice plus minusve emarginata , positioue horizonudi , directione bifaria , amphigaslriiscjue minutis lanceoiatis bifidis, lobis in- divisis vel dentatis, ubi adsint, facile dignoscenda. Jungermannia ■viticulosa Jungerm. Elr. p. 36. hucusque mihi latet, pariterque ignoro mide cxortiun sit synonymon Caljpogeja fissa Raddi, quod in system, vegetab. Sprf.ngelu et in Hepatic. Gennan. sub J. vi- ticulosa invenio , sed desimt mihi aliquot periara ex opusculis Raddi et ibi fovte inveniendum est, quod si res abler se habcret , suspicarem lubentissime, auctores nuper laudatos elFecisse id quod piofecto Raddio ipsi faciendum erat. — Quomodocumque sit plerique Botanici hoc opusculum, Jungermanniographia nempe, baud videiunt, et prae aliis cl. HuBENER, qui in Elencho operum Hepaticologiae ejus praemisso scripsit « Jungermannia Etrusca in opusc. sciendf. di Bologn. 1818 » dum e contra prostat in vol. 18. Act. Societatis Italicae Scientiarum. Serie II. Tom. I. 332 phimitiae hepaticologiae italicae SECT. XV. TniCHOMANOiDEAE , HuBEN. Ilepatlc. p. 6l. ( Caljpogejae , Raddi ). 53. Jungermaunia Trichomanis , Dicks. Dicks. PI. crypt. Brit. fasc. 3. p. lo. tab. 8. fig. 5. — Lindenb. Syn. p. 32. — Ekart Syn. p. ^o. tab. 4- fig- 35. — Huben. Hepatic, p. 6 1. — INLiRT. Fl. crypt. Erlang. p. i34. tab. 3. fig. 7. — Moms El. 3. p. 17. Caljpogcja fissa Eaddi Jungermann, p. 44- "^^ ct /3. cum iconibus. Milium TvicJiomanis et fissum L. Juugermanuia terrcstris repeiis , follis ex i^otunditate acuminatis , bifiiUs , apevtuva plane visibili. Mich. Gen. p. 8. tab. 5. fig. i4- Vulgaris in Italia fere omni, in sylvaticis argillosis, rariiis in mon- tibus ad rwpcs v. v. s. fruct. Fructiferam tantum liabui ex Etruria. Plan la plag.is pollices plui-es latas saepe occupans , tapeta pallidis- sime viridia elFormans. Caules rcpentes , flexuosi , vage ramosi, radicu- losi , 2-5. centini. longi , folia bifariam horizoutalia , siibimbricata , in- cuba , cauli oblique inserla , convexiuscula latere A'ero superiore ple- luuique lenissinie surrecto, ovata, apice anguste emarginato-bidentata, vol Integra obtusa , in raniis subinde remota , subacinacifonnia , omnia ])allide \iridia, leuuia cleganter reticulata, stipulae cordato-subrolxmdae c caule divergentcs emarginalo-bifidae ; lobis obtusiusculis. Calyces e latere caulis prodcuntes , terrae inuuersi , cylindracei , obtusi , lursuti , 4-5 milliui. longi , fuscescentes , compagis deusiusculae , subtenacis. 53. Jungermaunia graveolens , Schrad. Lindenb. Syn. p. /\i. — Ekart Syn. p. 43- tab. 9. fig. 67. — HuDEN. Ilepat. p. GO). — ^Iart. Fl. ciypt. Erlang. p. iSg. tab. 3. fig. 1 3. MouG. el Nestl. n.° 536. auctoue j. de notahis SaS Ad terram in collibus Taiirinensibus vulgatissima. v. v. s. fr. A nraeceilcntc slaliin ilii»uoscUur stalura niiiioic, colore laete-vh'uli, subinde e flavicanli-viriili, foliis coinjiagis deiisioris minute puiiclalis, inciibo imbricatis , quadrato-oblongis , aciUe einarginalo-bifidis , lol)is acutis, stipulis ovato-lanceolalis l)lfidis, arete appressis. Madefacta spiral odorcm peciiliarcm illi Maixliantiae fi-agrands accedentem, sed debi- liorem , ceteruiu cum alia uUa nisi cum secjuenle comparauda est. 54- Jungermannia crocata , DNxns. Ad teiTam super muscos , in agro Piceno legit cl. Orsini. v. s. s. fr. Caespitosa. Caules erecti , flexuoso-ereetiusculi , e dorso , radiculis ferme nullis instructo , innovando ramosi , ramis flagelliibrraibus vai'ie direclis gracilibus. Folia cauliua appvoxiinata succuba , semiverticalia , pateutia, ramea plerumcjue remota , minora , ovato-subquadrata obtuse vel acute emarginalo-bifida , lobis subinde inaequalibus, acutis, vel ob- tusis , superiorc plcrumque majore , Integra vel ob celhdarum margi- nalium promincnliam hue iliac oiituse subdenticulata , areolis magnis subrotundo hexagonis, arapliigaslria biparlila, laciniis acutis plcnimque bifidis, subpnlmata. Tota planta ceniim. integrum longit. aecpiat, color foliorura laete flavicans; madefacta odorem balsamiciun ut in praecedenle exlialat. A gravcolente , bidentata , heterophylla , ceterisque milii cogiiitis abuude diversa videtur , priori tamen aflinis , saltern quoad excmplaria slerilia, diflert vero foliis rcmoliusculis compagis laxioris ct stipularum structura. Explicatio iconis n.° b. b^ Planta naturali macrnitudine. b^ Portio inferior caulis valde aucti. b^ Portio caulis cum amphigastrio. b^ Porliuncula caulis cum folio et amphigastrio valde auctis. 3l4 PRIMITIAE HEPATICOLOGUE ITALICAE SECT. XVI. JuLACEAE , HoBEN. Hcpatic. p. 53. 55. Jungermannia julacea , Light, varietas. LiNDENB. Sytt. p. 34. ■ — Ekart Syii. p. 3. lab. 8. fig. 6i. — Huben. Hepatic, p. 56. — MoNTAGN. in Arch, de Botan. i, p. 224. Jungcnnaniiin implexa Schleich. exsicc. i833! E\ nioiile Aihila ( S. Gottarilo ) dedit el. Pestalozza. s. fr. Unica hucusque apud nos , cui sint folia bipartita trifariam subim- bricata, lobi liorum foliorum lanceolati acutlusculi, toto margine eroso- denticulaii. Tola plaiita, olivaceo-fusca, profert caules elongatos, erectos, tritjueii'o-catenulalos , vage raniosos, iu caespiles coUectos. SECT. XVII. Trichophyllinae , HuBEN. Hepatic, p. 49- 56. Jungermannia trichophjUa , L. L. Sp. p. 1601. — Lindenb. Syn. p. 35. — Ekart Syn. p. 3. tab. 4- fig. a-j. — Huben. 1. c. — IMart. F1. crypt. Erlang. p. 146. tab. 4- % 2 1- MouG. ct Nestl. n." 34o. — Huben. et Genth. n.° 49- Vulgatis.sitna inter caespiles muscoruni , luni in planitiebus cum iu jniiiilibus cditioribus lotius fere Italiae, raro apad nos in caespiles col- lecta s|)oratlice crescit. v. v. s. fr. Planta colore plerumque ])allido, raiius laete viridi, graciliima, caulc vage rainoso , decutnbcnle ycI varie crecto-flexuoso, foliis remotiuscuHs Iri-quadrisectis , laciniis subulalis , acutiusculis , articulalis , patentibus , recliusculis iiisigiiis. Cum /. setacea , probabiliter etiam in Italia re- pericuda , viv coufandi potest. AUCTORE J. DE KOTARIS 3a5 Miror sane plantam vulgalissimam Botanicis Italicis hisce tempo- ribus aufugisse .' a. GAMOPHYLLAE , Bisch. Bern. ub. Leberm. p. 960. CJimgermanniae frondosae Auct.^. II. METZGERIA. Raddi Jungermann. p. 4^. Eclunomitrium Huben. Hepatic, p. 46. Jungernianniae Sp. L. — Hook. — Lindenb. Marsileae Sp. Mich. Diflerunt Metzgeriae ab Jungermanniis calyce nullo; calj^tra hispida ( corolla Raddi ) e pagina inferiore frondis juxta nervum egrediente , perichaetio (calyx Raddi) brcvi turbinato , maigine ciliato dentato, et fi'onde. 5^. Metzgeria glabra , Raddi. Raddi 1. c. tab. 7. fig. i. Echinomitrium Jtircatum Huben. Hepatic, p. 4S. Jungermamiia Jurcata L. Sp. p. 1602. — Lindenb. Syn. p. 94. — Ekart. Syn. p. 6&. tab. i. fig. i. — Bellard. Append, p. 5o*. —Moris El, 3. p. 17*. — PoLLiN. Fl. Veron. 3. p. 388. Marsilea minima angustifoUa Jloribus iiigricantibus . . . Mich. Gen. p. 5. tab. 4- fig- 4- MouG. et Nestl. n.° i48. — Huben. et Genth. n.° 29. Ad terrain inter inuscos, ad pedes et arborum truncos vulgatissima in omni Italia , v. v. s. friici. Variat fronde oiiuiino glabra , vel margine nervoque pilis brevibus plus niinusve couspersa, colore laete-\iridi , ■vel pallitlo , longitudine frondiuin et divisione. 58. Metzgeria pubescens , Raddi. Raddi I. c. p. 46- Echinomitrium pubescens Huben. Hepatic, p. 48- 3 36 PniMITIAE HEPATICOLOGIAE TTAMCAE Jimgermannid piibesceus SciinANK. — LiNnr.Kn. Syn. p. 0)5. — Ekart Syii. |). 6'j. lab. 3. fig. 19. — PoLLiN. Fl. Vcron, 3. p. 3o8 ? Jungermannia tomenlosa IIoffm. MouG. et Nestl. 11.° \\c). — FiIn-ck Saiiiinl. n.° 96. — Hdben. et Genth. 11." 3o. In locis umhrosis monlium ad Laiium lacum ipse Icgi, ex agro Pi- ceno niisit cl. Or.sini. s. fr. A praeceilcntc facile distinguitur pube densiore totam frondis su- perficiem occupante. PoLLiNius 1. c. dicit de hac planla; pvoxlme acccdit J. furcatae sed magniludine frondium facile discrimhiatiir , tpod synonymon ejus du- biiiiu rcddit , nam Af. pubescens dijtieiisione frondium praecedentem tanlum aemulat, saeplus imo ea miiioi- evadit. III. ANEURA. DuMORTiER ex IIuDEN. et Genth. Deutscli. Leberm. fasc. I. Roemeria Raddi Jungcrmann. p. ^6. Gjmnomilr'd spec. Hiden. Jungermannia sp. L. et auct. — Mavsileae sp. Mich. Difl'erunt Jneurae a Metzgeria calyptra tubulosa membranacea glabra e superficie inferlore frondis cnervis prodeunte, perichaetio brevissimo. Nomen a celeb. Raddi liuic generi impositum ni jam sancituiii ad genus Papaveracearum indicandum , anleponeuduui fuisset. 59. Aneura multifida , Dumort. Roemeria multifida Raddi Jungcrmann. p. 47- Gjmnomitrium muUifidum IIuben. Hepat. p. 37. Jungermannia mullifida L. S|i. p. 1602. — Lindenb. Syn. p. 98. — Ekart Syn. p. G/j. lab. 7. fig. 5o et i3. fig. 109. — Nees Hepat. Jav. p. 9. Marsilea terrestris minima JMicn. Gen. p. 5. "tab. 4- fig- ^* minus bona jnindudura oliservante ccl. Raddi. MouG. ct Nestl. u.° i47- AUCTORE J. DE NOTARIS Ss^ Legi ad rupes madidas secvis viam Sempronii, et in insula Capraiiae, ex montc Cenisio dcdil Bonnaz , ex agro Piceno Orsim , ex montibus •id Veibanum Cesati. Oinncs Icgimus sine fructu. Species vakle variabilis colore ex pallide viridi in fusco-olivaceum vergcnte, divisione frondis , deficiente vero fruclificalione ad species a celeb. IIiiDENER nuper proposilas tule varietates rcferri necpieunt et ad lempora meliora mitto. Go. Aneura pinguis , Dumort. HuREN. ct Gekth. Deutsch. Leberni. n.° 4- Roemeria pinguis Raddi Jungermann. p. 4*^- Gjmnomitriiim pinguis Huben. Hepatic, p. 4'- Jungermannia pinguis L. Sp. p. iGoa. — Likdenb. Syn. p. g8. — Ekart Syn. ]>. Ga. tab. 7. fig. 5i et 11 3. fig. no. — Moris El. 3. p. 17. Marsileu media pinguis pallide inrens . . . Mich. Gen. p. 5. tab. 4- fig. 2 obscrvantc eel. Lindeni!. minus bona ob formam capsulae. Exempiaria fruclifera circa Florcntiam lecta raisit cl. Orsini, vidi etiam in herb. Balbish. Synonyma Pollijjii et Birolii prae ceteris dubia , verosimiliter spe- ctant Pelliae Fubronianac. Pracccdeule major, facillime distinguitur fronde iobala, vel iaci- niata, laciniis latis apire pleruimpie dilalatis obtusis, marginc sinuatis, calyptra cylindracea grandi basim \crsus paullulum angustata laevi , ore dentato, dentilius oblusis aperta. Capsulae valvae in sicco contortae luide angusliores evadunt , apice barbalae. IV. PELLIA. Raddi Jungermann. p. 49- ^^- 7- fig- ^• Gjninoniilrii sp. IIluen. Jungcrinanuiae sp. L. et auct. Marsilcae sp. Micu. Pelliae difl'erunt a duobus praecedentibus gcneribus calyptra mem- branacea oblonga , subclavata , colorata ore dentato aperta supra JJO PniMiriAE I(F.PATU;OI,OGIAK ITAI.ICAE |>erii-Iiactiuni sul)ryi>lliifor!iie carnosuin hrcviter cxserta, in paginn sijpe- rioi'C frondis aj nervi ajjiccni. Gi. Pellia Fabroiiiana, Raddi. Uaddi I. c. (ijmnoiiiiirion epiphjlliim IIuuen. Hepatic, p. 42- Pellia epiplijila Corda ex IIuuen. ol Genth. Deutsch. Leberm. ii."r>.8. Jiutgermannia epiphjlla L. Sp. p. 1602. — Lindens. Syn. p. Cf'-j. — IvKART Syn, p. 63. tab. ■7. fig. 52 ct i3. fig. in. — Mart. FI. crypt. Ililang. p. 186. — Ali.. aucl. p. 5o ! (ex herb. Balbis ). — Bale. F1. Tamin. p. i83 ! — Pollin. F1. Veron. 3. p. 38'7 ( excl. syn. Mich. Hcpatica minor etc. tab. 2. fig. 3). — Moms El. 3. p. 17. Marsilea major atroi'irens Jloribus albicantibus e foliorum meilio egj'edicntibus . . . Mich. Gen. p. 5. tab. 4. fig. i. MouG. ct Ne.stl. n." 53. Vulgatissima in locis huinidis ad terram , sed prae ceteris ad mar- gincs rivulorum et fontium in omni Italia, frequentissimeque fructificans. V. V. In planta Italica calyptra semper brevius exsei'ta quam in exemplari- bus HuBEN. et Genth. adductis. Quae fides liabenda sit Pollinio clare patet ex hiis quae de hac specie scripsit loc. cit. ; ille enim Grimaldiam dichotomam cum hac conjunxit, harum discrimina e simplici comparatione iconum Michelii ab eo adductarum primo ictu oculis occurrentia non capiens. Celeb. De Candolle profecto in Flora Gallica, varietatem /3. angustifoliam hujusce speciei , cum sterilem tantum vidisset habuit pro Marchantiae specie (2. p. 424)5 sed in supplemcnto (5. p. 194) expressis verbis delendam et /. epiphjllae subducendam esse declai'avit , at Pollinius noster non intcUe.xit synonymon Michelianum pi'ae omnibus exclu- dendum esse. V. BLASIA. Mich. Gen. p. i4. tab. 7. — Schreb. Gen. plant. 2. n.° i3t6. — HuBEN. Hepatic, p. 32. Juiigermajiniae Sp. Hook. Lindenb. Ekaht. ADCTOllE J. DE NOTARIS 829 62. Blasia pusilla , Mich. Mich. 1. c. — L. Sp. p. iGo5. — IIuben. Hepatic. Germ. p. 33. — Mart. F1. crypt. Erlaiig. p. 196. — All. F1. Pedern. 2. p. 3i4^ — Balb. ct Nocc. Fl. Ticiu. 2. p. 264 ? Jinigermannia Blasia Hook, ct Tayl. Muse. Brit. p. 240. — Lindenb. Syn. p. 96. — Ekart Syn. p. 69. tab. 11. fig. 49 et i3. fig. 114. FuNCK Samnil. n.° 25g. — Schleich. exsicc. i833 ! Ad saxa irrigua prope Belgiratc ad Yerbanuin Cesati , in arenosis ad lacuna Cusii Provinciac Novaricnsis Pestalozza , in locis stillicidio aquarum madidis in valle Intrasca passim, DNtrs. A celeb. Allionio in Fl. Pedem. 1. c. prope Taurinum loco dicto la Molinetta jam nunc iii- dicala , il)i venim vel rarissiina vel nusquain occurrit, et a Balbisio cjuoque in Fl. Taurinensi omissa. Exlat in hujus hexbario sed missa a celeb. De Candolle. Exemplaria mea omnia ampuUifera , sive frondes in pagina superiore, prope apicem , cavilates ampuUaeformes , longicolles , autheris libeiis humore gelatiuoso subactis sublutesceulibus refertas exhibent. TRIBUS II. AIARCBLlHTIEilLE. Nees ab Esenb. Hcpat. Javan. p. 4- — Hdben. Hepatic, p. i. — BiscHOFF Bem. vib. Leberm. p. g6i. Lichenastra spliaerocephala Wallr. Fl. crypt. Germ. i. p. 4** ^-^ parte. \1. MARCHANTIA. Mich. Gen. p. i. lab. i. — Raddi Novar. vel rarior. e crypt, stirp. decad. in Opuscol. Scientif. di Bologna \ol. 2. p. 358 (1818. 4'')- — BiscH. 1. c. p. 9G8. tab. G8. fig. 5 et 6g. fig. 4- 5. Marchantiae Sp. L. Lindens. Marchanda ct Conocepltali Sp. Hubin. Seuie II. Tom. I. ss 33o miMITIAE HEPATICOLOGIAE ITAMCAE Cliaract. csscnt. generis. — u Capituli fructiferi racliis racUata , » { Reccptacuhun commune aucl.) radii incmbrana froiuliformi alati vel )) plus minusve convexi. Involucra dujilicia, communia radlis interposita, n jiiono-liexacarpa , propia cpiatlri-(]niiKjueficla , sporangium peilicello » cxserlo suiiuLluni , ilcorsuui speclans, laciiiiis revoliibilibus deliiscens » subaecpiantia. Calyptra pcrsislcns, subLifitlo-runipens, pecUcellum spo- » raugii vaginans ». Bisch. 1. c. p. 969. 63. MarcJiantia polymovpha , L. L. Sp. p. i6o3. — LiNDENB. Syn. p. igo. — Mirbel Recliercli. sur Ic Marchant. in Ann. des Scienc. Nalurell. i833. — Huben. Hepatic. J). 1 3. — BiscH. Leberm. p. 981. a. b. tab. 68. fig. 5. — All. F1. Pcdein. 2. p. 3 10. — Balb. F1. Taurin. p. i84*. — Pollin. F1. Veron. 3. p. 3g5. — Raddi in Opusc. Sclent, di Bologn. p. 358. = Moris El. 3. p. i^. Marchantia ]Mich. Gen. p. 2. tab. i. fig. i. 2. 3. 5. MouG. et Nestl. n.° 56. — Huben. et Genth. n.° 26. 27. Ad muros velustos humidos, aquaediictuiim parietes, fossarum mar- gines , ylarum latera , fontcs , rupcs liumidas in omni Italia frecpientis- sima , omnibus cognita. Planta admodum variabilis sed vix cum alia commutanda. 64. Marchantia commutata , Bischoff. BiscHOFF ub. Leberm. p. 990. tab. 69. fig. 4- Marchantia commutata Lindens. Syn. p. loi. excl. syn. Scopol. ex Bischoff qucm conf. ob reliqua synonyma. RcbouilUa quadrata Bertol. Amoen. p. 44°- excl. syn. Scopol. Conocephalus qiiadratus Huben. Hepatic, p. 11. excl. syn. Marchantia hemisphaerica Hook, et Tayl. Muse. Brit. p. 223. excl. syn. pracsertim RAnnii , et variet. Marchantia quadrata ct androgjna Schleich. exsicc. i833! MouG. et Nestl. n.° 735, desunt vero organa antheridiifora in spe- cimine mco. In monte Codeno ad Larium Icgcrunt Bai.samo , et Cesati, in al- pibus Pedcmontii supra Viii Lisa, ipse in monlibus ad Verbauum. AUCTORE J. DE KOTAIUS 33l A Murchantia quaJrata Scopol. pcrbellc exposlta a cl. Bischoff 1. c. iioslra ilifiert j)rac aliis capitulis anllicvidiiferis pciliinculatis , quae in ilia disciformia in froiidis pagiua supcriorc scssilia. Ex hoc patet Rcbouil- Ham qiiadratam Bertolonii , coulra Sprengelium , M. cominutatae re- fercndam esse, illi enim ex auctoi'e in Amoen. 1. c. competunt. « Flores » masculi brevissiine prae illis (focminci) pcdunculali, pileo piano vix » colliculoso , marline irregulariler loLato lacero ». Omnia excmplaria lierbarioll mei pertinent ad Var. majorem clariss. BisCHOFFii , \iilgo capiluluin foemineum cniciatim colliculoso quadrira- diatuin ofleruut, in individiiis oligocai-pis; alias radii obliterantur et ir- regulariter convexo-subhemispliacncum evadit. 65. Marchantia paleacea , Bertol. Bertol. Amoen. p. 54- — Mich. Gen. tab. i. fig. 4- Etruria — Liguria. Sub hoc nomine , subscripto synonymo Marchantia Italica /3. papil- lata Raddi , cl. ORSI^'I inilii dedlt specimen unicum plantae a M. poly- morpha deflcctenle , supcrficic frondis minus evidenter tessulala sub simplici lente , pcdunculo palcis lalis numerosis vestito, sed ad unicum et pessimum exemplar, capitulo unico, et quidem juniore fructifica- tionem dignosci ncquit. Cetcrum celeb. Bertoloni nil 1. c. de fructi- ficatione hujus plantae addidit. VII. REBOUILLIA. Raddi in Opusc. Scient. di Bologn. 1. c. p. 35^. — BiscH. ub. Leberm. p. 970. tab. 69. fig. I. eximia. GriinaliUac Sp. Lixde.nu. Huden. Marcluuiliae Sp. L. — Ilepaticae Sp. Mich. Charact. ess. gen. — « Capilnli fiuctifcri rhachis in pilci formani » dilatala sul)C[uinqueloba. Involucra simplicia, I'hacheos lobis antcpo- » sila et adnata , rima longitudinal! hiantia , monocarpa. Sporangium H pcdiccllo imnierso , dcorsum spcclans, vertice irrogiilariter secedente 11 lacerum. Calyptra ad sporangii basim persistens, bievissima lacerata ». BiSClIOEF 1. c. 332 PRIMITIAE HEPATICOLOGIAE ITALICAE G6. ReboidlUa hemisphaerica , Raddi. Raddi 1. c. — BiscH. pag. ct icon. cit. Grimaldia hemisphaerica Lindenb. Syn. p. io6. — Huben. Hepatic. Gcnn. p. 3. Marchdntia hemisphaerica L. Sp. p. i6o4 ( non Modg. et Nestl. ). — Re F1. Torin. 2. p. 216? — Moms El. 3. p. 17 ! Marchantia quadrata Balb. F1. Tauriii. p. 8 et Memoir, de I'Acad. de Tur. vol. 12. p. ^5. tab. i. fig. 2. mala. Hepatica media capitulo liemisphaerico Mich. Gen. p. 3. tab. 2. fig. 2. HiBEx. et Genth. n." i. — Fukck Samml. n.° 358. Vulgaris ad muros vetustos septentrioni expositos, atque viarum la- tera inque locis acclivibus. — Mediolani Balsamo , Cesati , DNtrs , in agro Comensi Balsamo, prope Taurinum Balbis^ Eques Rate-Opizzoni, Lisa, in Eiiganeis Meneghini, Romae Friederichsthal, iu Piceno Orsini, in Sardinia DNins. Primo iuluitii inter minores Marchantiaceas dignoscitur structura involucrorum , receptaculis subtus , etiam undo oculo afiatiin barbatis. VIII. LUNULARIA. Mich. Gen. p. 4- tab. 4- — Raddi in Opusc. Scientif. di Bologn. 1. c. p. 355. — Lindenb. Syn. p. 8. — Huben. Hepatic. Germ. p. i5. — BiscHOFF uij. Leberm. 1. c. p. 970. tab. 67. fig. I. Marchantiae Sp. L. Char. ess. gen. (( Capituli frucliferi rachis parva, convexa. Involucra » simplicia monocarpa tubulosa, truncata inter se discreta, cum rachi » confusa , hinc capitulum radiato-pluriloculatum. Sporangium pedicello )) exserto , extrorsum spectans , quadri-octovalve. Calyptra persistens , » subbifido-rumpens , pedicellum spoi-angii vaginans w. Bisch. 1. c. 67. Lunularia vulgaris , Mich. Mich. 1. c. — Raddi 1. c. — Lindenb. Syn. p. 100. — Hdben. 1. c — Bisch. 1. c. p. 1008 icon. cit. eximia. ADCTOnE J. DE NOTARIS 333 Mai ihcintia cruciata L. Sp. p. iGo4- Vulgarem ad lalcra viaruin uinbrosanim circa Mediolanum plurles iaveni sod semper slenlem , cum fiuclu acccpi ex Italia media ab Orsinio, et vidi ia herb. Balbisii. Etiam sterilis facile cognoscitur haec planta ob ccmceptacula limu- lata , in frondis superlicie exlanlia , accrvula gemmularum colligenlia. IX. CONOCEPHALUS. Hill, cx Bischoff ub. Leber, p. 971. tab. 68. fig. 4- Fegatella Raddi in Opusc. Scient. di Bologn. 2. p. 356. Conocephali Sp. Dum. et IIuben. Marchantiae Sp. L. — Hepaticae Sp. Mich. Char. gen. « Capiluli frucliferi rachis vix incrassata , umbonulata. » Involucra simplicia, monocarpa, tubulosa, apice oblique fissa inter se » concreta et cum rachi confusa , hinc capitulum subtus quinque- » octoloculalum. Sporangium breviter pedicellalum, deorsum spectans, » laciniis 5-8 rcvolubilibus dchiscens, una cum pedicello deciduura. » Calyplra vertice bi-quinquelobo-rurapens , sporangio elapso vacua » persistens ». Bisch. 1. c. 68. Conocephalus vulgaris, Bisch. Bisch. 1. c. p. 979. Conocephalus nemorosus Huben. Hepatic, p, g. Conocephalus conicus Dumort. ex Huben. 1. c. Fegatella officinalis Raddi 1. c. p. 356, Marchantia conica L. Sp. p. i6o4- — Lindenb. Syn. p. io3. — All. Fl. Pedem. 2. p. 3ii. — Bald. F1. Taurin. p. i85*. — Moris EI. 3. p. 17. Ilepatica vulgaris major vel ojjicinarum Italiae Mich. Gen. p. 3. tab. 3. fig. I. Mcdiolani ad latera fossarum pluries legi, circa Taurinum Lisa, in agro Patavino Me.neghini , in Piceno Oksini , passim fructifera. Synonymon Florae Veronensis nunc omitto ob declarationem auctoris, se banc speciem sine iVuclu lanlum legisse. PRIMITIAE HEPATICOLOGIAE ITAHCAE X. FBIBRIARIA. Nees ab Esenb. in hor. pliys. Berolin. p. 44 '■> Hepat. Javan. p. 4- — LiNDEND. Sjii. p. 8. — BiscH. lib. Lcberm. p. 971. tab. 69. fig. 2. 3. Marchantiae Sp. L. Char. gen. c< Capituli fructiferi rhachis incrassala , liemisphaerica )) vel conica. Invohicra duplicia , luonocarpa : externa Uibulosa , trun- » cata , ciiin rliachi coufusa , liinc capiluhim phiriloculatuin : interna » porrecta , niiiltifitla , sporangium pecUcello immcrso , deorsum vel » extrorsum spectans, circumscissum longe superantia. Calyptra fugax ». 69. Fimbriaria tenella , Nees ab Esenb. Nees ab Esenb. 1. c. p. ^o et Hepat. Jav. p. 5. — Lindenb. Syn. p. log. — HuBEN. Hepat. p. 6. — Bisch. 1. c. p. 1022. tab. 69. fig. 2. Marchantia tenella L. Sp. p. 1604. Marclianda poljcepltala Schleich. e.xsicc. ex Herb. Bale. Marchantia pilosa Wahlenb. e specimine Sommehfeltii a cl. Aunier mecum comuiunicato. Lcgi ad muros agrorum prope Trobaso in valle Intrasca ad Ver- banmn vcre i83i. Involucri interni laciniae apice liberae. ^o. Fimbriaria fragrans , Nees ab Esenb. Nees ab Esenb. in hor. physic. Berolin. p. /\5. — Lindenb. Syn. p. io8 (excl. Marchantia fragranteBxi.ii.). — Huben. Hepatic, p. 8 et Bisch. ub. Lcberm. p. 1019. tab. 69. fig. IH. (excl. eodem synonym.). Marchantia fragrans Scui.eich. exsicc. i833! non Baldis ! In monte Ccnisio lectam misit Bonjf.an v. s. Statura minorc , reccptaculo conoideo plcrumfpie apud nos tricarpo ( etiain in specimine Schlciclicriano ) calycuni dipcudcnliiim fiiiibriis apice cohaerentiljus a praecedeiile, calycum fimbriis apice liberis ulciite, tute distinguilur. — Frondes parvae angvislae subtus atro-purpureac, ob paleas apicem vei-sus niargincm superanlcs barljatae. Pedunculi basi pilosi ceterum nudi, glabri. Receptacula subtus nuda. AUCTORE J. DE NOTAniS OOJ ■J I . Fimbriaria elegans , Spreng. Spreng. Syst. 4- P- 235. — Lehmann Pugill. 4- p- 28. In Corsica legit Ph. Thomas ex specimine mecum communicalo a BoKJEAN , liaesitauter tamcn inter Italicas rccijiio. Dillert a jiraeceilentc fronde subtiis neutiquam paleacea, receptaculis convexis nee conoideis, tuberculato granulatis, subtus barbatis, calycibus depcndenli-divergenlibus , slatiira inajore. All insequente , quidem facile dislingucnda receptaculis convexis tuberculalo-granulosis ( saccharatis ) trifidis , Iricarpis , calycibus pauci-Gmbriatis , pedunculo laeviusculo , pallido , fronde angusta lineari , statura minore. Frondes margine omnino nudae, etiam in exemplarlbus oiiginalibus Bei'leroanis lierbarii Balbisu. Frons linearis, margine sinuosa, canaliculata i. i '/^ centim. longa , 3. 3. niilliin. lata , subtus atropurpurea, secus lineam mediam dense longcque radiculosa, supra 'virescens verruculis praedita , apice acute emarginata , ibique innovans. — Pedunculus ex emarginatura frondis '/^ centim. long, aequans, vix sub lente striatulus, paleis aliquot angustis piliformibus instruclus , basi nudus. Receplaculum trifidum, tricarpum, convexum , insigniler tuberculato-granulosiun siibtus barbalura , pills pallidis. — Calyces depeudenti-divergentes, ovati subapiculati, 8-9 fim- briati , fimbriis latis , contiguis , apice concretis , marginibus siccitate recurvis. 72. Fimbriaria Bonjeanii , DNtrs. In monte Cenisio ad Lacum detexit Bonjean, et mecwm communicaTit sub nomine Marchandae hemispliaericae. Fi'ondcs oblongae , obovatac , vel oblongo-obovntae 1. i'/^ centim. longac S'-j milllin. latae apice emarginatae , medio subincrassatae , ce- terum tcnucs diaphanac ad margincm subsinuosae , subundulataeque , pnrpurasccntes , subtus secus lineam mediam radiculosae , lamcUisque paucis , brcvlbus , ovatis , acuminatis , fcrriigineo-purpurcis praeditae , ceterum vircsccnlcs , innovando divisac. Pctlunculus ex emarginatura frondis erectus solitarius, rarobini, 18-22 millim. long, aecpians, crassus, slriatus , fusco-purpureus , nitens , basi pills aliquot ductus , reliqua 336 PRIMITiAE HEPATICOLOGUE ITAI.irAE parte nuilns vel sells una alterave albicniitiljus iuslrurliis. Rcccptaciilum sublicmisphaeiicuin , rugulosiim , potiusqiiain dislinctc papillosum , 4-6 lobaUun, toluleintjue I'rucUis gcreus, sublus louge allaliinque barbalus, pilis basi rutilantibus, celerum liyalinis crispis. Calyces deoisum obliqui 4-6 couoidei plurifiinbriati , hyalino-ferruginosi , fimbriis apicc coUaeren- tibus , in sicco canaliculalis. Capsula circuuiscissa. Sporae et elateres purpurascentes. A praecedente fronde apice nuda , mulio grandiore , pedunculis crassls , fusro-purpurcis , reccplaculis subtus barbatis , calycibus ferru- gineis , prima fronte dislinguitur. — Peraflinis /. marginutae Nees ab EsENB. in Hor. Phys. Berol. p. 44- ^^^- ^ j »st differt frondibus subtus lainellis fusco-pui-pureis instructis , receptaculis plerumque fructus nu- inero plures cpiam quatuor gerentibus, pedunculo demum subsetoso- slriatocpie basi parce piloso. Explicatio iconis n.° e. e' Planta magnitudinc naturali. e' Portiuncula capituli aucta. e' Squama , e superfleie frondis inferiore , aucta. XL GRIMALDIA. Raddi in Opusc. Scientif. di Bologn. a. p. 356. — Nees ab Esenb. Hepat. Javan. p. 5. — Bisch. ub. Leberm. p. 971. tab. 68. fig. I. II. III. GrimahUae Sp. Lindend. Huben. Marchantiae Sp. L. — Hepaticac Sp. L. Char. gen. « Capituli fructiferi rachis incrassala , hemisphaerica. » Involucra simplicia, monocarpa, cupidiformia , truncata , inter se » discrcta, cum rhaclu confusa, hinc capitulum subtus pluriloculatum. )) Sporanj^iuin pcdiccllo ininicrso deorsum spectans cii-cumscissam. Ca- )) lyjitra persistans, bre\is, eroso-ci'enulata , sporangii basim cingens ». Biscii. 1. c. AUCTORE J. DE NOTARIS 337 73. Gvimaldia fragrans , Nees ab Esenb, ^Io.NTAGN. in Ann. des Scienc. Naturell. iSSy ! Marchantia fragrans Balb. Memoir, de I'Acad. dc Turin ^ol. la. J). rS. tab. 1. fig. 2. mala, et Fl. Taurin. p. 184. Grimaldia barbifrons Biscn. 1. c. p. 1028. tab. 68. fig. I. (jrimaldia dichotonia Lindenb. Syn. p. io5. excl. syn. ex Bisch. et ex descript. auct. qui rcceptacula subtus barbata declarat. Mitrchantia androgjna Bai.b. Fl. Taurin. p. i85! ex ejusd. Herbar. Marchantia angusdfoUa Re Fl. Torin. a. p. 216. exci. syn. DC. et plirasi non ad planlam Taurinensem exarata sed e Fl. Gallica desumpta. Mediolani in moeniis urbis vulgatissimam legimus Bai.samo, Cesati, et ipse : circa Tauriiuim cum D. Lisa loco dicto la Molinetta aeipie frequcntem vldi. Odori suavi balsainico e longinquo jamjam percipiendo pulclierrinia hacc planta a congeneribus facile dignoscitur. Vera Grimaldia, a sequente dill'ert rceeptaculis subtus paleis angustis, longis , argenleis , copiosis- simis, frondibusque apicem versus margine atl'atitn barbatis. — Cf. Mont. 1. c. (pioad historiam hujus speciei pleniorem. Marchantia androgyna Balbis hue certe s|)ectat ex llerbario cjiisdem, alque ox synonym. Fl. Pedem. subscriplo, eliam planlam Ai.lionh huic ad- scribendam esse evinciiur saltern cum omni probabililate. Dico cum jirobabililate, nam ut alio loco admonui, cellulares foliosas herb. auct. Fl. Peilem. apud Equitem Bonafous frustra quacsivi ; ([ua de re canlc vel tanlura per conjocluras syuonyma ejus adliibcri possunt. 74- Grimaldia dichotonia , Raddi. Raddi in Opusc. Scienlif, di Bologn. 2. p. 356 (excl. syn. Bai.b.) — Bisch. ub. Lebcrm. 1. c. p. loaa. tab. 68. fig. II. eximia ! (excl. eod. synonym. ). Marchantia triandra Scopol. non Bale. Ilepatica minor angustifolia , capitulo hemisphaerico Micii. Gen. p. 3. tab. 2. fig. 3 ( Iriplo major omnibus a me visis individuis). Extat in bcrbario Balbis, missa ex agro Florentine a D. Coindet , Serie II. Tom. I. tt 338 PHIMITIAE HEPATICOLOGIAE ITAI.ICAE Sill) iioiiiiiie Murchantiuc andvogynae in eodcm folio, scil grege separate, uiji slat March, andi'ogjna I'l. Tauriuensis , quae est ipsissiina Grimaldia Jragraits ut supra viilere est. Ipse Icgi in Sardinia. A praecedente dillert reccptaculo subtus niido , pcduncxilo basi paleis c suiierfii'lc infcriore frondis prodeiuilibus barbato, fronde subtus jiur- piuto-lanicUosa , uiargino vit nisi ad apiccin paleis purpurascentibus ])arbata. ^5. Grimaldia rupeslris , Lindenb. LiNDENB. Syn. ]). 108. — Biscti. iib. Leberm. p. loSa. lab. 18. Cg. 3. Marchaiitia triandru Dai.b. Memoir, cit. p. 'j^. tab. 1. fig. i mala! excl. syn. Fl. Taurin. p. 184 et iiule Re F1. Torin. 2. ]>. 21G. Ad rupcMii fpiamdain in H. Valentin! prope Taurinum legit Balbis uti ex ejusd. herb, palet ; anno elapse verum , ibi cum D. Lisa, dili- genter sed fruslra quaesivi , forte ex eo quod scopula ilia partim de- structa fuerunt ; vcre adventante sedulo et denuo novas perquisitiones non oinittani. Plan fa a Balbisio descripta pro M. triandra hue speclare vix est tpiod milii dubitandum supersit ; profecto receptacula profert subtus barbata , valde convexa tuberculata , saepe monocarpa et iconi Bischoffii superius allatae perbclle respondent ; statura tantum niiuore , fronde angustiore , pedunculo basi una allerave paleola instrncto, nee semper nudo , qiiidquam ab ea recedit ; sed specie distinctam esse neqiiit. Paleae in superficie infcriore capituli circa pedunculi apicem ex- la nles , minutac nudos oculos fugiunt, paucae. li synonymis Balbisianis hie adductis , celcberrimum virum hasce species non bene descripsisse palam est ; imo icones citatae pessimae nil prosunt ad characteres earum fii-mandos , et nulla parle respondent • •xemplaribus in hcrbariis ejus assenatis. TRIBUS in. TARGIOH'lEJLi:. BiscHOKF ub. Leberm. p. 961. — Huben. Hepat, p. 16 ex parte. Lichcnastra spliaerocephala Wallr. Fl. crypt. Germ. i. p. 4" ex |)arlc. ACCTORE J. SE R0TARI3 SSg XIT. T A R G I 0 N I A. Mich. Gen. p. 3. tab. 3. — Schueb. Gen. a. ii.° i3i4- — Raddi in Opiisc. Scientif. di Bologn. a. p. 35f). — Lindend. Sj'ii. p. 8. — HuBEN. Hepatic, p. 1 6. Antheridia illis Marchantiacearum analoga nuperrime detexit celeb. MoNTAGNE in Targionia bifurca; ipsi insiipei- debenms pleniorem de- monstrationem iconum Michelii , organa anlheridiifera Targioniae hj- pophjllac sistentium , quae icones ad banc usque diem vel praetervisae vel baud intellectae. In specimiuibus rneis Targioniae organa baec ir- rite quaesivi. 76. Targionia hjpophjlla , L. L. Sp. p. i6o3. — Raddi I. c. — Lindenb. Syn. p. iio. — Hubf.n. Hepatic, p. 17. — Moms Eb 3. p. 18! — Pollin. FL Veron. 3. p. 3^9. Targionia minima et vulgaris Mich. L c. In Italia meridionali , Sardinia, Sicilia , vulgatissima ad nipes in inontibus humilioribus , parcius ad terram in pascuis slerilibus. In Italia superiore bucusque rarissima , et quod sciam tantum a cl. Balsamo in inontibus Comcnsibus reperta est. v. v. passim fruclificat. Sicca excmplaria nonnumquam occurrunt cujus frondes, marginibus tali pacto involutis gaudent, ut facies earum amplius non conspiciatur, tunc angustissimae evadunt passim nigro-piceae. TRIBUS IV. Kees ab Esenb. IlepaU Javan. p. i. — IIlben. Hepatic, p. 20. — BiscHOFF ub. Leberm. p. 962. Lichenastra ceratocephala Wallr. F1. crypt. Germ. i. p. 39. 34 O PRIMITIAE HEPATICOLOGIAE ITALICAE XIII. ANTHOCEROS. iNIicH. Gen. p. lo. lab. 7. — Schred. Gen. 2. n.° i664- — Nees ab EsEKB. 1. c. — LiiNDEKB. sjn. p. 8. — HiiDEN. Hepat'ic. p. 20. * Fronde enem. ']']. Anthoceros laevis , L, L. Sp. p. 1606. — LiNDENB. Syn. p. 112. — Huben. Hepatic, p. 21. — All. F1. Pcilcm. 2. p. 3i4 et Balb. F1. Taurin. p. i85 ex ejusd. Lei'bar.! — Moris El. 3. p. I'y ! Anthoceros pimctatus Bellard. append, p. 52 ! e specimine auctoris in herb. Balbis. Anthoceros pimctatus Hook, et Tayl. Muse. Brit. p. 216 ex parte. Aiuhoceros major Mich. Gen. p. 11. tab. 7. fig. i. In pascuis umbrosis Italiae praesertim superioris vulgaris v. v. Capsulac 8-g ceulim. longitudiue aequantes, prouli in plautis Gallicis ex. celeb. DC. (Fl. fr. 2 p. 4^1 ) obsei-vantur, apud nos nunquam oc- currunt; iconem Michelii jam praeter normam amplificatam invenio. 78. Anthoceros punctatus , L. L. Sp. p. 1606 ( non Bellardi). — Lindenb. Syn. p. n3? — Moris El. 3. p. 17? Anthocerus poljrniorphiis Raddi in Opusc. Scientif. cit. p. SSg excl. > ar. y. Anthoceros punctatus Hook, cl Tavi.. Muse. Brit. 1. c. ex parte. Anthoceros minor Mich. Gen. 1. c. fin. 2. IMouG. el Nestl. n.° 538. Ill agris Laumellinae prope Confluentiam legit Cesati, ipse Medio- lani locis consimilibus. Diirert a praecedente stalura subduplo minore , fronde margiiie lu- ciniala , tenuiori , palliilo fusco-virente , cnpsulac valvis post dehisccn- liaui et per sifcitatem miiiiuie spiraliler lortilibus. Frondes turn in liac AUCTORE J. DE NOTARIS 34 1 specie, cum ia praccedente, sub forli vitro punctis minulissimis , nu- inerosissimis praeditae adparenl. Cetcruin vix Anth. punclalus nosier cum specie a celeb. Lindendf.rcio dcscripla concordat, calyces enim ncc loiigissimi, nee capsulas subexcedenles. Addendum insuper quod in mea planla , etsi capsulae tres lin. longitudine valde excedant , tamen cen- timeira quatuor prouti in Gallicis non aequant ; demum quod frondes enerves mihi visae sunt , nee ncr\o inslructae quemadmodum dc suo Anth. punctata cl. Lindenberg ratus est. — Species nonnihil jugiter vexata. 79. Anihoceros dichoiomus , Raddi. Raddi Act. Acad. Sen. cum icone, ex Auct. in Opusc. Scient. di Bologn. — LiNDENB. Syn. p. ii4. Anthoceros poljmorphus y. dichotomus Raddi Opusc. cit. p. 35g. Legi in udis Sardiniae australis. Diffei't ab antecedenlibus fronde angustiore subdichotome secta, la- ciniis anguslioribus , nervosa , in sicco fusco-olivacea subcanaliculata. Speciiniiia quae mihi nunc supersunt fructu carent, et huic reluli in- nixus auctoritati celeb. Montagne quocum communicavi. 80. Anthoceros caespilicius , DNtbs. Legi in umbrosis ad viarum latcra in monlibus di Capo-Terra Sar- diniae auslralis. Ab Anthocer. dichotomo cui frondibus nervo inslructis se se addicit, dilTcrre vidctur ob calyces inlegros, frondesque caulcsccnles, ei'ectas. Caespitosus , erectus subcaulcscens ; frons nempe erecliuscula , in- lernc angustata crassiuscula , oj)aca ad 2-3 milliin. longit. caulcm men- liens, apicem versus in lamiuam cuneiformi-multifidam olivaceo-fusce- scenlcm cxpansa ; laciniis planiusculis lato-linearibus, niargine siuuosis, apice obtusis, medio subincrassatis, simplicibus, iterunive bifidis. Rele I'ellularum rude, laxum, cellulis niag^iiis dillbruiibus , vix nisi sub acrio- I'ibus vitris conspicuis. Fructus exeunt ubi cauliculi in frondcm expla- naulur, vel si mavis ad apicem ncrvi. Calyx est ( ylindraceus ore trun- catus, integer milliuietrum longitudine vix superans. Cnpsula erecta le- vitpi- r urvida , crassiuscula obtusa , '^ millim. longa, columella filiformi. 34a PRIMITIAE HEPATICOLOGUE ITAtTCAE Semiiia inurlculata elaterihus vaginalis intcrinixlis. Tola ]>lantn in in- iliviiliiis procerioribns la nullitnelr. atlingit , in sicco fusco-nigricaus. ExpUcatio iconis n." c. c' Plantulae naturali macnitudine. c' Eaedem plustpiam tUiplo auctae. c^ Spora cum elaleiihus. TRIE US V. niC. CIK AE. BiscHOFF ub. Lebenn. 1. c. p. 964. Homalophjllae Spreng. ex Duby Bot. Gall. p. 592. — Huben. Hepat. p. 33. Lichenastra crjptocephala Waj.lr. F1. crypt. Germ. i. p. 35. XIV. SPHAEROCARPOS. Mich. Gen. p. 4- tab. 3. « Fructus superGciales , sporangium brcvius longiusve pedicellaluni « ex epigonio styligero vel styliim dejiciente factum , involucro ventricoso )) apice perforata cinctum. Sporae polyedrae, elateres nulli , frons mem- )) branacea n. Montagn. in litt. 81. Sphaerocarpos Mlchelii, Bellard. « Fronde eiicrvi i-osaceo-sublobata, capsula sessili, seminulis lae- » vibns )). Montagn. in lilt. Beli.ard. Append, p. 52 et in Act. Acad. Taurin. 5. p. aSS. — Bale. F1. Taurin. p. i83* inde eliam eorundem exscriptornm synonima, Re Fl. Torin. 2. p. 2i5 etc. — Raddi in Opusc. cit. p. 36o. Sphaerocarpos terrestris Smith. — Hook, ct Tayi,. Muse. Brit. p. 21 5. Li.NDF.NB. syn. p. lit. — Ik'BEN. Hepatic, p. 19. — Montagn. in Arch, de Bolan. i. p. aa'j. AUCTORE J. DE NOTARIS 343 Tavf^lonia sphaerocarpos Dicks. IM. crypt. Brit. fasc. 2. p. 8 Sphaerocarpos terrcslris minima Micii. Gen. p. 3. lab. 3. Ill oiniils Ilaliae supcrioris locis cainpestribus, praeserlim in nova- libiis auluinno ilecedeiite viilgatissinius. v. v. In Sardinia unice villi propc lylcsias. Circa Tauriimm pracccteris , ct in ipso Ilorto Botaiiiro passim oc- cunil. 83. Sphaerocarpos Notarisii , Montagn. « Fronile semi-ovata falcato-recurva hinc nervosa, apice laciiiiato- )i fissa, vel appendiculata; sporangii pcdiceliali stylo persistente, sporis » echinatis ». MoNTAf;N. in lit. Legi in pascuis spongiosis Sardiniae australioris prope Pulam, martio i835. Hie juverit descriplionem ipsam ab amicissimo et celeberr. Viro exaratam , mihique per literas traditam ti-anscribere , meliorcm enim lacere nescirem. (c Frons prostrata, niembranacea, tenerrima, et minimo tractu fa- il cilliine dilaccranda , 5 millim. longa , 2 miliim. lata , dilute viridis 1) aut omnino decolorata liyalina ( in planta viva color viridis est ) , n seroiovata , a basi attenuata , hinc indc repanda, uudulata , illinc » falcato-recurva, lacinias frondis Claudeac elegantis Ag. aeinulans, ner- >i vosa, nei"vo subtiis pilis radicalibus obtecto (quorum ope graniinibus )i tcuuibus, muscisve super quos innascitur levitor adliaeret), et apicem 11 versus appendices patcntcs vittaeformes , obtusas , sesquiinillimetrum » longas , sub involucro autem confertiores erectas , pseudo-involucra 11 simulantes , utrinque producente. Retis areolae frondis aut appendicum « 4"6-gonac, iicrvi vcro parallclogi'ainae. Fructus plures prope apicem 11 frondis e nei-vo subdiviso orti scssiles. Involucrum crassum subcarnosum 1) ex ovoidco lanceolatum ore ap uininato inflexo perluso, 2 millim. longum, 11 fere niillimctruin diametro transverso adaequans , sutura, ut videtur, 11 longitudinal!, vcl uno vel utroque latere dehiscens » (in vivo spo- rangia transversim paricles involucrorum elsi rompagis firmiusciilae con- spiciebantur ). « In speciminibus aliquot maturis invesligationi micro- » sropicae subjeclis, illud autem repertum scd non dobiscens vidi. — » De Sphaerocarpi Michelii involucro hoc ipsud dcnuntiiit eel. Li.ndekberg. 3'|4 PniMITlAE HErATICOLOGIAE ITALICAE )) — Sporangium glohosiun liclvolo-liyaliimm, at sjiorls iutciiiis oLseiiris 1) rus'.'um, pedicello seiniiniHiinctruin loiigo nuiiiquain excusso siiiruUimi , )) stvliim pcrsistcHlem rectum aut incixrvum cxceiilricum ejiisilem nc » pediccUus longituilinis vol paiillo co longiorcm suhvcrlice gert-ns. Hoc » sporangium in individuis junioribus binis uicmLra\iis composituni est, n (luaruni interior cellulis tetragonis maximis constans , cxteriori , sen » epigonio 5-6-goni-reliculato , progressu aetatis , lam concrcta fit «l » disjungi nequeat. Prima autem Endogonii sou spora\igii propii, se- » cunda vero calyptrae vicem gerit. Sporae numerosae, juuiores sj)liae- » ricac , pcllucidae cum limbo obscuriori , demxim subglobosac papil- « losae, tandem mutua pressione polyedrae (numcpiam ut in Sphaerocarpo 1) Michelii tricoccae ) , fuscae '/su miHim. diamelro iretientes , aciileis » tenuibus rectis undiquc vestilac. Elateres nulli ». Post absolutissimam banc bypotyposim speciei novissimae, . 107. tab. 67. fig. 4- In pascuis udis Sardiniae australis vulgarein inveni ; in horto So- cietatis Georgophilorum Floreatiae , ubi a cl. Raddio inventa , legit amiciss. Balsamo et mecum communicavit, tandem speciinina aliquot ex ipsa collect. Raddii dedit cl. Orsini. Exemplaria ipsissima RAnnii cum ejus icone nullo pacto conveniunt, iiec quoad divisionem frondis , nee quoad laciniaium forma , nee ob dispositioncm sporaiigiorum ; Micheliana longe melior quamvis ultra verilalem, pro more, auctam, in liac ruditcr sed sufficienter expressus est character , qui , nudis oculis observant! , ceteros antecellit, idest inargo frondis ob lamellas siccitate praesertim incurvas , circumlitionem fere conslituentcs , albicans. Frondis radianlis laciniac late cuneiformes , flaccidae canaliculatae, bifidae , laeiiiiis extimis lalo-linearibus , apice valide retusis, iterumve sed brevins bifidis snlcalisve , sul)tus convexiusculac , crcberrimis radi- culis subtillimis praeditae , facie ob ccllulas minutissimas subrotundas , asperj^inem crystallinam fere conslituentcs, punctatae, marginibus sub- llexuosis, subincurvis, subinde praecipue ad apicem laciniarum conni- venlibus, alb'icantibus , in sicco incurvis aut involnlis. Ad marginem frondis extant lamellae albidae , diaphanae , scarioso-membranaceae , latae, breves, rotundataeque , versus apicem laciniarum fromdium cre- briores , incubo-imbricatae , in sicco incurvac suberispulae , ad frondis basim cito dcperditae. In superficie inferior! frondis harum nullas de- cerpsi. Sporangia fere uti in /{. glauca , nempe absque ordine in ACCTOHE J. DE NOTARIS 35 1 substanlia laciniarum fromlis iinmersa , sub cpidenniile protiiberanlia , dcmum hac rupta sporas elluntleiilia. Sporae miiiulissime niuriculatae, coloris colleae tonefaitac ucc lubrac. Color frontlis paliiile viridis. Siccala valde fragilis. Long. 5-8 inilbiii. altingil, latiniae 3 milliin. lalit. viiL unquam superant. 89. Riccia glauca , Bisch. BiscH. lib. Lebcrm. p. io58. ( quem coiif. ob synonym. ) — Lindenb. syn. p. 117. ( exc\. syn. Riccia miiiinia «. ctj3. Raddi cum syn. Michelii ). IIujus milii sequeutes varictales innolucrunt. i.° Major, iVonile indiscreta stellata uneiali et majore, laciniis dicliotomis , lobis retusis vel emarginatis. Bisch. I. c. tab. 71. flg. III. 8. Riccia glauca All. aiict. p. 5o. — Bat.b. F1. Taurin. p. i85 ! ex ejusd. berbar. iude sjnionym. Re F1. Torin. a. p. 2i4- MouG. et Nestl. 11.° 53g. In agris Laumelbnae a cl. Cesati lactam possideo , ipse circa Tau- rinum decerpsi. 2.° Minor fronde indiscreta stellata semiuQciali €t minora laciniis bilidis vol subdichotomis. Bisch. 1. c. p. loSg. a. Obtusiloba , lobis ullimis laciniarum obtusissimis subemarginatis. Bisch. 1. c. tab. 71. fig. III. i. 3. 4- Ad banc spectat ex cl. Bisch. Riccia Michelii Raddi 1. c. p. 352. tab. 16. fig. 2. cum syn. Mich. tab. 5^. fig. 9. Legi in agris circa Taurinum. • b. Acutiloba, lobis ullimis laciniarum acutiusculis sulcatis subtus sub- iucrassatis Bisch. 1. c. p. io6o. tab. 71. fig. III. 2. 5. G. 7. Riccia minima L. non Raddi. Riccia glauca c. lobis acute incisis, apicibus acutis. Lisdenb. syn. p. 118. ( exd. synon. R. minima Raddi et Mich. lab. 57. fig. 6). Riccia minima Bell. app. p. 3 ? ( dcest in berb. ejasd. ) — Re Fl. Torin. 2. p. 53 ex speciminibus della Molinetta in hei'b. Balbis! Mediolani et Taurini in agris frequcntem Icgi. Complures alias minores Riccias buic accedentes asservo in herbario nieo , plerasque coUegi in Sardinia , sed in statu adhue nimis juniori ft tule detcrminari ncqucunt. 352 PRIMITtAE HEPATICOI.OGIAE 1TAI.ICAE 90. Riccia crjstallina , L. L. S[>. p. i6o5. — LiNDENii. syn. p. iiG. — IIubfn. Ilejialic. p. aS. — Raddi in Opusc. Scient. di Bologii. 3. p. 35i. tab. iG. fig. 6. — MoKis El. 3. p. 17 ! Riccia crystallina |3. II. ct T. muse. Brit. p. 212. Riccia cavernosa IIoffm. — Bai.b. cat. et c\. Re F1. Torin. 2. p. 3r4? Riccia minor tatifoUa, pinguis aspergijie crjstallina pcrfusa. Mich. (Jen. p. 1 07. lab. 57. fig. 3. (]iicii Meiliolanuin in argillosis Bal.samo , DNtrs, in agro Patavino ^IeiNEghini , in agro Ncapolitano Bai.samo. FioncU'S in planta vigcnle vel mailefacla, simplici lente inspcctae, a.speigine crystallina perfiisa videntnr, not unlihe that of Mesemhryan- themum crjstalUnum ( Hook, ct Tayl. bene sed perperam conjnncta cum R.glaiica), in sicco, loco cellularuni pcUucidarum , observanlur in facie frondis fovcolae e cellulis evacuatis et contraclis ortae , qua de re frondes spongiosae evadunt. Variat laclniis frondis angustioribus, longioribusque, et in hoc statu accedit R. cawrnosae Raddi, quae uecessarie diiierre debet ab bac specie, ctenim a cl. auctore Ricciae minimae nee cvjstallinae postposita fuit. Plantam ex ipso Raddio rarissimam hucusqne non \idi. 2. RiCCIELLAE. BiscH. 1. c. p. io4o. 91. Riccia eudichotoma , Bisch. BiscH. lib. Leberai. p. 1068. Riccia JluiUtns Roth. Ricciella Jluitans Lindenb. syn. p. 11 5. — IIuben. Hepatic, p. 3i. «. Fluitans , fronde utrinque plana , laciniis apice diiatatis retusis , BiSCH. 1. c. Riccia Jluitans L. Sp. p. 160G. — Raddi in Opusc. Scient. 2. p. 354- — At.L. Fl. Pedem. 2. p. 384 •' — Balb. F1. Taurin. p. i85 ! Ricciella Jluitans Braun ex Lindenb. 1. c. Riccia nodosa DC. Fl. fr. 2. p. 4i6. b. p. 193. AUCTORE J. DE KOTAniS 353 Ulva paluslris furcata . . . Mich. Gen, p. 6. in nola, tab. 4- fig- 6, IIuBEN. et Genth. n.° 3. — Mouc. et Nestf.. n.° i5i. Vulgaris in siagnulis sylvaruin , fonlibus , livulis lente fluentibus circa MeiUolanum , Papiam , Taurinum , v. v. ^. canaliculala , fronde supra caiialiculala , laciniis apice furcato- angustatis obtusiusculis. Bisch. 1. c. p. 1069. tab. •70. fig. V. (excl. syn. R. nodosa DC. ). Ricciella Jluitans /3. geopJdla Huben. 1. c. Riccia caualiculata Hoffm. — Montagn. in Arch, tie Bot. i. p. 227. Circa slagna in sylvis proj)c Mediolanum et prope Taurinum alia Matidria ubi vulgalissima. Varietas ^. est evidenter forma prioris, Iransilus enim facile obser- vatur praesei'tim in stagnulis illis quae hyeme aqua redundantibus aestate e.xsiccantur ; turn frondes angustanlur , crassiusculae fiunt, facie cana- liculatae , sulitus radiculosae. — Riccia nodosa spectare mihi \idelur var. a. quacum saepe promiscue legi. 3. RicciAE DiMiDiANTEs , s. hemiscumata. BiscH. 1. c. p. 1040. 92. Riccia nutans , Linn. LiNDENB. Syn. p. 121. — HcBEN. Hcpatic. p. 29. — Biscii. 1. <•. p. 1071. tab. 'JO. fig. VI et -yr. fig. V. FuNCK Samml. n.° 3t3. — Moug. et Nestl. n.° 836. Paucula tantum individua quorum alter cum amiciss. Prof. Balsamo oommunicavi , legi Papiae in sinu quodam Ticini inter Potaniogeton. na- tantem et Salviniam natantcm, augusto i833. Planta apud nos usque ad lianc diem rarissima. Fronde obcordata , supra planiuscula, sulco longiludinali dennim farcato cxarata , subtus convcxiuscula , et praesertim radiculis longis planis menibranaceis , diaphanis , linearibus dissitc serralis , denlibus rubi-is corneis , et slalionc a rcliquis hujus generis prime obtutu digno- scitiir. Speciniina niea fruclificalionem non praestant, Serie II. Tom. I. tt 354 PRUiniAE HEPATICOLOGrAE ITALICAE ETC. SPECIES MIHI H\UD COGiSITAE. I. Jungermaitnia rcsiipiiuita Por-LiN. Vingg. — ex ejusd. Fl. Veroii. 3. p. 3g2. — ill iiioiitc Baldo. 3. Juiiger/narinia excisa IMoRis El. Stirp. Sard. 3. p. 17. — Saiiiin. 3. JuJigermannia sphaerocarpa Moms 1. c. 4- Juiigermaiuiia "ventricosa Moris 1. c. 5. Jungermannia brevicaulis Raddi Jungermann. Etr. p. 3i. cum icoiic. — Mich. Gen. tab. 5. fig. 3. — in Etrnria. 6. Jungermannia dcntata Raddi Jungermann. p. 32. tab. 4- fi"- 4 > '" Etriu'ia. — Eadein ac J. Turncri , jam fatente ipso celeb, auclorc. ■-. Jungermannia inconspicua Raddi 1. c. p. 34. tab. 5. fig. 2. — Elruria. — Eadem ac J. minutissima Sm. 8. Jungennannia viticulosa Raddi 1. c. p. 3G. — Micii. Gen. tab. 5. iig. 4- — Etruria. 9. Calypogeja ericetornm Raddi 1. c. p. ^1. tal). 6. fig. i. — Elruria. 10. Caljpogeja Jlagellijera Raddi 1. c. p. 43. tab. G. fig. 2. — Etruria. In arenosis ad Sturam in agro Taurinensi D. Lisa plantam huic Aulde proxiinam, dispositione et forma foliorum, amphigastriorum defectu, collegit, sed exempl. tjrpica Raddii non vidi, inde nostra ob fruetificatlouis defectum huic inconsulte adscribenda mihi non est. )i. Roeweria palmata Raddi Jungerm. p. 47- — Etruria. 12. Riccia cavernosa Raddi in Ojiusc. Scient. di Bologn. 2. p. 353. tab. i6. fig. I. — Mich. Gen. tab. 5^. fig. 7. — Etruria. 1 3. Riccia minima a., et |3. Raddi 1. c. tab. iG. fig. 5. a. b. et Riccia glauca |3. major Moris El. 3 p. 17. — Mich. Gen. tab. 5^. fig. 6. — In Etruria et Sardinia. — ]Nanc sjieclant Ricciae sorocarpae BiscHOFF. I. pi. cit. quern conf. 1 4- Riccia papulosa Moris El. 3. p. 17. — Sardinia. i.^). Demum , Blancloi'ia striata Willd. — Marsilea terreslris , minima, angustifolia , nigricans , Jlore bipartito. Mich. Gen. p. 6. lab. 5. fig. 4- In Apennino piope Vallem umbrosam ex Mich. 1. c. , -W'V/^/ . ^' If' /f'' ' ^' ■ '/<' ' '^f'/'/y/f . f/f/,),i. ^. ^ '■' L) Sf- Jii'Mr ifi4^: HIEMOIRE SUR L'f.QUILlBRE DES COLONNES M. P^lGAill Lu (tans la seance du premier ni'Hl l838. Un poids qui repose sur iiiie table horizontale soulemic pai- trois oi) par \m plus grand iiomLre de sunporls , exerce sur cliacuii d'eux une pression dcterininee. Cependaut , si I'on suppose que la table avec scs pieds et le plan sur lequel on I'a posee forment un sysleme invarialde, les principcs dc la slaticpic laissent le probleme iiideterniinc lorsque Ic iioinbre des pieds surpasse trois. Si Ton admct au rontruire, conf'or- mement a ce qui a lieu clTectivement, que les pieds de la table eprouvent une legcre compression Tindetcrminalion disparait, el Ton pai-vient a calrulcr la pression sur un appui qnelconqiie du syslemc. Lobjct de cc IMemoire ctant de donner une solution generale de ce proMenoe, nous allons d'abord rajipeler les principes atln.is qui sei-^enf a calculer la deformation des ressorls prismaliques \crticaux , et nous exnmineroDS cnsuite le cas oii un nombre^ quelconquc de ccs prismes ou colonnes soulienneut un poids donne. 356 MEMOIRE SUR l'eQCILIDRE DES COLONNES Ce travail fait suite a la Note sur I'equilibre d'un systeme clout cci'taincs parties sent flcxihles et extensible, que j'ai presentee a I'Aca- demic Royale ties Sciences dc Bruxelles et qui fut impi'ime'e dans le Tome \'I1I du recueil de cetle conipagnie. 1. Si Ton applique au centre de gravile de la base supei'ieure d'un prisma vertical et houiogene un certain poids , tous les fdets se coinpri- ineront de la meme quanlite. L'evpericuce et la theoric dcmontrent qu'abstractiou faite du poids du prisme , on a (i) n=Acr^ , ou n designe le poids compriinant, ff I'aire de la base, 5 une tres-pe- tile fraction de la hauteur naturelle du prisme, qui mesure la compres- sion , et k un coellicient constant dont la valeur depend de la matiere du prisme et que Ton nommc coefficient de Velasticite. La plus grande valeur de 5 qui pent verifier I'equation (i) porte le iioni dc liinite de telasticitd. Ajiint determine par experience les valeurs des quantile's IT , c et 5, relatives a un prisme donne , I'e'quation (i) fera connaitre le coefli- cieut de Teiasticite de la matiere dont le prisme est forme. 2. Le prisme n'etant soumis qu'a Taction de son propre poids , tous les (ilels se raccourciront egalement, mais la compression sera differente eu passant d'un point a un autre du meme Glet. Pour avoir la valeur de cette compression et pour en dcduii'e ensuile la compression totale, nomuions p le poids du prisme , h la liauteur , et ^ la distance d'un point quelconque M a la base superieure dans I'etat naturel du prisme. II est clair que, d'apres la relations (i), on doit avoir d'oii Ij'eleinent du filet, correspondant au point M, qui etait d'l^ avaiit la compression , sera dt,{i — 5) apres que le prisme aura ete coin- prime , par son propre poids. En substiluanl dans cetle eiprcssion la derniere valeur de 5, on aura PAR M. PAGANI 357 et en integrant depuis ?=o jusqu'a ^=h, on obtiendra la iiouvellc hauteur h' du prisme au moyen dc la relation II 7 t h 2 k au centre dc la base j cctte distance etant positive ou negative selon que la droile v est situee du cote de la convexite ou de la concavite de la courbe du filet moyen ; j6 le rayon de courburc au point M. L'inlegration indiquee doit setendre a tons les elements de la base du prisme. 4- Soil q la plus petite valeur de I'inte'grale definie qui entre dans I'equation (4) ; il est clair que si Ton ne pent satisfaire a la relation autrement qu'en faisant j=o, |5:=oc, le prisme n'eprouvera aurunc ilexion , et Ton salt que cela aura lien si I n (5) P-^-p< h n 1 A' Nous admettrons dans la suite d<; ce travail que les forces qui comprimeiit une colonne prismatique ou cyliudrique sont moindres que la quantlte , '■ que Ton nomme force de la colonne; en d'autres lermcs nous supposerons toujours que la condition (5) est satisfaile. Nous devons admetli-e aussi que Ton a (G) P-1rp0 ^(n-y)^-/'<^°'^ • n. Connaissant la eoKipression d'un filet qiielcontpie a la distance ^ de la base supe'rieure de la colonne, on aura facilement la compression totale de ce filet en multipliant I'expression (10) par di^, en integrant depuis ?=o jusqu'a ?=A , et en divisant le resultat par h. On trouTC ainsi _ / au\ I Au moyen de cette valeur il sera facile de determiner la position de la base superieure de la colonne apres I'application du poids P. 8. Si Ton connaissait la position du plan de la base superieure de la colonne , et par suite la compression totale de chaque filet vertical , on delerminerait le poids supporte par la colonne et le point oil il agit, de la maniere suivante. Par le centre de gravite de la base supe'rieure de la colonne avant sa compression , menons deux axes liorizontaux u , v , et un axe ver- tical z dirige dans le sens de la pesanleur. L'ecjuation du plan de la base superieure, apres la compression , etant PAR M. PAGANI 36 1 la longucui' d'an filet qiielconque , aura climinuc de la quantile z. La compression totale de ce (ilel sera par consequent s X-f-fJifi-f-vf Ti~ Ti • D'aillcurs le volume de ce filet etant, a\ant la compression, hdudv , . , piluch' 1, ^ 1 1 ■ /ON et son pouls ' , on aura , a apres la lelation [6) , d'P=\~(l^lJ.u-^yv) — -^\dudv , ' ll 2 0*} en designant par d'P, le poids qui comprime la base superieure du filel hdudw En integrant cette expression ou trouye simplement AX a- I ^=11 IP' ce qui demontrc que la valeur du poids qui comprime la colonne ne depend, toutes choses egales d'ailleurs, que de la compression du filet moyen. Soieut u, , V, , les coordonnees horizontales du point d'applicalion dti poids P; on aura Pu, = y J /A ifu'dudv-^j //uvdudi' ' ^u, = j I [i- /fu^dudv-i-'j/jfuvdu M ' vdudv-{-v / / i>'d udi' En substituanl dans cos formides la valenr de A detcrmince par I'ecjuation (i), on pourra les uictlrc sous la forme suivante n). I »', ;= -T-. , — r 1 f^ / luvdudv-k-y / /\'Ul udv Serie II, Tom. I. " 363 MEMOIRE SUR l'eQUILIBRE DES COLONNES g. Consiilerons maintenant un systeme de colonnes prisraaliques, de matiere dillerente si Ton vent , ayant des hauteurs et des diametres quelconcjucs. Nous adiiu'ttoiis seulcincnt que toutes les bases superieures de ces colonnes , abslraclion faite de Icur comprcssibiliie , sont sur le meme plan liorizontal , et que les bases infe'ricures sont sur des plans horizontaux fixes et inflexibles. Sur ccs colonnes est posce une table liorizontale de forme invariable qui supporlc un noinbre quelconque de poids determines. II s'agit de trouver la pression supportee par chacpie colonne du systeme. En conservant les notations pre'cedentes, designons en outre par X, y, les coordonnees horizonlales du centre de la base superieure d'nne colonne quelconque. L'equation du plan qui contiendra les bases superieures de toutes les colonnes apres la compression , seia et si nous faisons , pour abreger , (i3) d^(jz=.l I lO^dudv , b^(s=^f I v^diidv , (i4) c^^ a> -f- c^v \ ''' — ~p\ dJi ) ■ Cela pose , si Ton appelle R la re'sullanle des poids qui pressent les colonnes , et c. , ft , les coordonnees horizontales de son point d'ap- plication , I'equilibre du systeme exige que Ton ait R=1P , «R = l(x-i-u,)P , ftR=I(j-hv.)P . Substituons dans ccs equations les valcurs donnees par les formulas (i5), ct denotons par 11' le poids de toutes les colonnes du systeme j nous aurons PAH M. PAGAN I 363 10. Les equations (i5) et (i6) serviront a determiner les six in- noimues ilu probleme , savoir , les constantes X, p., v, qui fixent la position du plan des bases supericures dcs colonnes , et les variables P, u,, V,, qui cxprimcnt la pression qu'eprouve la base superieure d'une colonne quelconqvie du systeme , et les coordonnees horizonlales du point par on passe la resultante des pressious qui s'exercent sur chaque Glet de la colonne. On aura des resultats tres-simples si toutes les colonnes sont egales; ce qui rend constantes les cpantites v/ , o^ , ^% ^'j y"- Dans ce cas , le nombre des colonnes etant egal a n , les fonnules (16) deviendront n I nXn n,_ ^, 2 '^ o/i 0 « "^ ' n. L'origine dcs coordonnees x, j etant indeterminee , si nous la supposons placce au centre des moyenncs distances des extreinite's supericures de lous les fdets nioycns, on aura oz^ix^-j- . Ensuite si Ion prend pour axes dcs coordonnees liorizontales , les axes princi- paux des points {x,j), on aura aussi 2jrj' = o. Par consequent les formulcs de I'arlicle precedent se rcduiront simplemeut a cellcs-ci: 364 MCMOiRE sun l'cql'ilidre des colonmes Ell resolvant ces equations on a , n R I oh n 2' n _ o;(/j'w-4-;j') — /3c'» n [i(a^n -\-lx') — v.c'n oh (a'MH- lx')(l}'n-i-lj') — c'n^' Au inoyen de ces valeiirs la premiere ties formules (i5) donncra C'7) ^~^[ji'^ {a'n-i-la-j{b'n.+-lj')—c"ii' J " Telle est la forme la plus siinjile sous lacjuclle on peul inetlrc la >iileur dc la pression qui a lieu sur une colonne qnelconque du syslemc , loi'sque toutes les colonnes sont cgales , et dans I'liypolhese plausible que toutes les bases superleures sont situces , avant et apres la defor- mation , sur un ineuie plan. 1 1. La pression que Ton vient de trouvcr est de la forme les Icllres A, B , C, denolant des constantes dont les valcurs dependent de la figure des colonnes, de Icur position relative et du point d'ap- plication de la re'sultanle des poids qui les compriment. En reduisant (■lia^iie colonne a son filct central , on simplifie considerablement la PAR M. PACANl 365 formulc («7), ct Ton retrouve le resullal qii'Eii.Eii avail obtcnu eii j)artanl de riiypolliese que la prcssion sur cliaejuc appui avail la forme (i8) et en detcrminaut les conslantcs an moycii iles trois condilions d'uquilibre :iP = R , lPx = aR , lPj=^R . Nous soiiimcs maintcnant 'en elal d'apprecicr la juslessc de cette liypolliesc , el nous voyons que Ics resultals qui s'en deduisent ne peu- vent clre sensiblcmenl cxacls qu'en supposanl insensibles les quantites a', b^ , cl r'. Nous voyons aussi que la formule (17) ainsi que les deux dcrniercs formules (i5) sonl independanles du poids de cliaque colonne , et que ce poids n'agit que pour aflaiblir la solidite comme il resulte de la condilion (11). Mais sans supposer a chaque colonne une grosseur insensible, on peut rcduire la formule (17) a une expres- sion ])lus simple , dans lous les cas ou les colonnes auraienl luie foi-me symetrique et seraient symetriquement disposecs les unes a legard des autres. C'est ce que nous ferons voir bientot en appliquant celte for- mula h quelques exemples. Je vais auparavant demonlrer une propriele remarquable dcs pressions tclles qu'elles resultenl de la fonnule gene- rale (17) conibinee avec les deux dernieres formules (i5). 1 3. Pour faire equilibre au poids R au moyen de ])lusieurs forces ]>aralleles ct opposees a R , lorsque ccs forces ne sonl pas dans le meme plan el que leur nombre depasse trois , on peut y parveiiir de plusicurs manieres , et il sullit d'eii laisscr Irois d'entre elles iudeter- niinecs. On pourrait done reinplaccr les colonnes par un sysleme de forces P' , different du systtnie P. Or nous allons voir que Ton aura necessairement 1P-<:1P'' ; en daulres lermes , que la sommc des quarrds des pressions de'iernii- nees par nos formules et capables de faire e'(/uilibre a un poids donne, est un minimum. En eflet , dilfcrenlions par rapport a P les equations d'e(jnilibre que nous avons rappelees a Tarticle 9 , et observons qu'en \eriu des fornmles (i5) qui les precedent, on a Pu,-=Const. , Pi\^=Coiist. , lorsque toutes les colonnes sent egales et disposees de la meme maniere; nous aurons IJ/'=o , :-a:oV = o , 2^-JP=o . 366 'memoire sur l'equilibue des colonnes Mulliplioiis lii premiere de cos equations par A , la scconde par B el la troisieme par C\ la somine clcs produils ilonnera ou bien , eii e'gard a Tequalion (i8), lP5P=o . Done etc. 14. Coinme premier excmple , nous supposcrons que la table rigide <|iii porte Ic poids R soil un rectangle pose sur quatre colonnes h base quarre'e et jilacecs aux angles du rectangle de manicre que les cotes exlcrieurs de la base superieure de chaque colonne coincident avec les cotes du rectangle. Soit / le cote du quarre , ct soient a', p' , les co- ordonnees du centre du quarre situe dans Tangle ou les x et les y sont positifs. En nous reportant aux formules (i3) et (i4)j nous trouverons P I' a"= J , b'= - , c* = o . D'alUeurs on aura 7J=4 , 2j:'^4^'' j -J'* = 4('5'' • En subslituant ces valeurs dans la formule (17), il en re'sultera 1 5. II est bon de remarquer avant d'aller plus loin, que si la table repose seulement sur les colonnes , on ne doit pas avoir pour P dcs valeurs negatives ; par consequent si Ton trouvait une ou plusieiu's valeurs negatives de P, il faudrait recommcncer le calcul de la fonnule (17) en faisant abstraclion des colonnes qui devraient supporter ime prcssion ne'gative , c'est-a-dirc qui seraient tirees de bas en liaut. Mais si la table est fiKtie d'un nianicre invariable sur les bases supericures des colonnes, la formule (17) n'cst plus sujelte a aucune restriction. 16. Le cas des colonnes symelriques devant se presenter le plus souvent dans les applications , nous allous donner les formules generales qui s'y rapportonl. II suffit pour ccla de faire c':^o , formule (i4)j ce qui change d'abord la formule (17) dans celle-ci, PAR M. PAGAKI ZGj En subslituant dans Ics dernieres equations (i5), les valeurs de p. et de V , que donnent les formules de rarlicle / 1 , on aura f M, = - ' All ou bien , en vertu de la relation precedente , 1 „ a n-{~za: . a'-h-zx'-^ux -+■ J- e^PJ" (ao) t', = 7 I X, ^ ^ •'■ -r- — / Ces dernieres formules feront connaitre le point par oii passe la resultante des pressions qu'eprouve une coionne quelconque du sysleme. En les appliquaut u Texemple de I'arlicle 1 4 , on trouve «(0" ^ ' *~6V /'-4-2Z' / ' ^^-6 V "^ — F^^n^^J ■ Ces exemples sufllsent pour montrer I'usage des foi'mules generales auxquelles nous sommes parvenus dans ce Memoire , et ils nous font voir en meme lemps que dans un tres-grand nombre de cas les re- sultats que I'on en deduit sont remarquables par leur extreme simpli- cite. C'est le but principal que je m'etais propose en redigeant ce petit travail. 373 SAGGIO SULL'APPLICAZIONE DEL CARBONE ANIMALE IL PRINCIPIO ARURO DEL CAMEPITEOS e svll'azione del medesimo SUL SOLFATO DI CniNlNA E DI QNCONINA VBWCEIIZO CiRlSERI FABMACISTA IX CBIERI Letlo nelVadunanza del 3 inarzo iSSq. J_ia facolla assorbente del carbone sui corpi fluidi gazosi riconosciuta da RouppE, FoNTANA, Conte Morozzo, ccc. dovette senza dubbio visve- gliare raltenzioue dei Chimici , e guidarli a cercare , se questa pro- prieta fosse pur eslesa ad altri prineipii di natiira, e di costituzione diversa. In fatti Lowixz scopri tal propriela del carbone sii certe ma- terie coloi-anti , la qua! proprieta fu in seguito riconosciuta dal signor FiGuiER in massimo grado nel carbone aiiimale. Data questa prima im- ])ulsione , i Chimici lentarono nuovi saggi su vai-ie matcrie coioranti , su d'alcuni prineipii odorosi , non clie sopra effluvii putridi, e confer- raarono vie piil la prodigiosa 'virtu assorbente del carbone. I Clumici considerando la forma porosa del carbone, c osservando, come dal nuuiero c diinensioni dei pori vi avesse maggiorc o minor 374 sAGGio sull'applicazione del cai\done animale assorbimcnto dei gaz; come pure vario esser il poter scolorante dei li- quidi a norma dcllo stato di divisione del detlo carbone , e ravvisando pure tale proprieta assorbente in allri corpi , o porosi come la spuma di mare , od estremamente divisi come certe argille , uon indugiarono ad attribuire tali efietti a cause puramente fisiche ; ma lo sperimento del sig. BussY ncl traltare con un alcali il carbone, che avea reagito sul solfato d' indaco , fece pensare , die le forze chimiche vi concorres- sero esse pure nella produzione deireilcUo , di cui si ragioiia. Egli e in seguito a guesta importante scoperta di Bussy , che il Profcssore Peretti tento , e riusci a separare alcuni materiali imme- diati delle piante per mezzo del carbone ; al qual riguardo avendo io pure fatto alcuue rieerche coUo stesso mezzo , e dirette al medesimo fine , mi venne date d'ottenere alcuni risultati , che mi sembrano degni di qualche attenzione per parte dei Chimici : di cib persuaso io mi reco ad onore di sottometlere il mio tenue lavoro al grave giudizio di questa Reale Accadcmia delle Scicnze. Azione del carbone animale sul principio amaro del Camepiteos. II Camepiteos ( Ajaga Camepitjs W. ) essendo una delle piante de- late di sapor amaro moUo pronunclato , e stato da me prescelto per tentare la separazione del suo principio attlvo coll' ajuto del carbone. A tal fine quattro libbre di detta pianta contusa fu messa in macera- zioue con tant'acqua comune , quanta ne assorbi per non accrescere piu di volume : fu quindi iutrodotta in un grande imbuto di vetro , e coUe debite precauzioni fu sottoposta al metodo di spostamento coU' acqua (de'placement del sig. Boullay ). Sgocciolo losto un liquido in- tensamente colorito , amaro , ed aromatico , del quale ne ho raccolto dodici litri ; esposi il detto liquido aU'ebuUizione , e separata la cloro- fiUa , che si formo, lo trattai con libbre tre nero d'ossa di iniglior qua- lita , ed agitato il liquido lo feltrai : il liquido perdette tutto 1' amaro , percio fu trascurato ; lavai ben bene il carbone animale con acqua di- stillata , lo feci quindi cssiccare in una stufa ; finalmente ridotto in polvex'e lo sottoposi come sopra all'azione dell'alcool, il quale sgocciolo scolorito e limpido con saj)ore amarissimo ; ottenutone un Vitro , versai DEL FARMACISTA V. GIllSEni Z-jH sul carbone dell'acqua distillala per espoilare tullo I'alcool ; alloia sot- toposi il liquor alcoolico otlenuto colla distillazione in ritorta di vetro coirajulo del bagno-maria; I'alcool ollemUo era privo d'odore , e sapore della pianta : nella ritorta riinase un liquido di colore gialliiio coperto di soltil pcUicola , ritencnle rainarissimo gusto , e I'odor proprio della pianta ; ho riposto questo liquido in una capsula di velro accanto ad un'altra contenente acido solforico, il tutto sotto una campana di vetro, couvenientemente coUocata sopra una tavola verniciata ; in pochi gionii si separarono alia superficie del liquido amaro gocciole di sostanza re- sinosa aromatica , e formaronsi delle crisiallizzazioni matnellonari. I cristalli separati dal liquido erano moUi viscosi , e si agglutinavano in- sieme ; in tale stato li ho sciolti in poco alcool , ed ho decolorata la soluzione col carbone animale puro; il liquido risultante fu nuovamente concentrato come sopra ; allora si ottennero dei cristalli bianchi , ma ancor viscosi per la presenza di materia alia lor natura estranee ; per ovviare a questo inconveniente , trattai la soluzione alcoolica con un quarto d'acqua distillata; 1' evaporazione sotto la campana succedette pill lentamente , e la crislallizzazione riesci piu bella a forma d'aghi , nei quali pajono distinguersi dei prismi coUe sommita a qualtro faccie. Caratteri del principio amaro del Camepiteos. La sostanza cristallina cosi ottenuta e amarissima, e riliene ancora un poco d'odore della pianta : I'acqua lungamente bollita suUa sostanza non la scioglie sensibilmente, ma acquista pero un gusto amaro: essa e solubilissima ncU'alcool e nell'etere. L'acqua leggiermente acidificata con acido solforico favorisce la dissoluzione senza venime saturata; una parte di questa soluzione evaporata depone una sostanza bruna alterata; un'altra porzione di delta soluzione acida si colorisce in giallo coll'acqua di calce , colle soluzioni di potassa, d'ammoniaca , come pure coi car- honati alcalini, e formasi in tali circostanze un precipitato leggiermente giallo dopo qualche tempo , ridissolubile nell'alcool. L'acido-clorlco-idrico diluto favorisce pure alquanto la dissoluzione della sostanza cristallina scnza saturarsi (i). (i) £ cosa ilogna d'attcnzioiic , come in questa soluzione acidissinia siansi forinati in capo di qiialchc giorno tre dislinli individui vegi-tali sfcrici drlla grus&ezza d' uli cccc , biaocbissijni , e cbc s*approssijnaao al Mucor villosus Bi'll. uou pcru sLipitati. 3n3 SAGGIO iUM.'APPUCAZIOiSE DEL CAnDOSE ANIMAr.E La soluzione alcoolica amara nou nrrossa la carta toruasolc , ne la curcuma ; del pari succeilc deU'accjua clic ha hollilo sulla sostanza me- ilesiiiia. Nou prccipita coH'acetalo ramico : facendo boUire cpesti cristalli amari cou soluzione allungatissima di polassa pura iion si sciolgono sensibilmeute , uon . saturaiio ralcalinita , ma diventano bianchissimi ; il die fa supporre , che vengano purificati da materia d' indole resinosa at medesimi aiicor adcrenli ; saturando la soluzione coiracido solforico diluto producesi un leggiero intorbidamento , dovuto probabilmente alia sola precipitazionc della resina. I cristalli I'imasti iiuatti dalla reazione alcalina, e dlvenuti bianchis- simi sciolgonsi totalmeute ncU'elere solforico , I'evaporazione del cpiale abbandona la sostanza purissima in cristalli aciculari , cfhe si elevano attorno le pareti del Taso : una lal reazione , cioe della soluzione allun- gata di potassa , e la solubilita della sostanza iiell'etere presenta la fa- cilila di spogliarla dalle sostanze estranee. Qualche cristallo messo sopra I'acido solforico si decompone con movimento sulla superficie del li- quido , e leggier effei'vescenza ; I'acido si colorisce , e presenta il ca- rattere della carbonizzazione di detta sostanza : gettatone suH' acido nitrico concentrato si scioglie con reazione e sviluppo di gaz nitroso , e colora I'acido in giallo. Introdotto qualche cristallo al fondo di un tubo i-itorto, ed esposto al bagno d'olio boUente , si fonde nell'acqua di cristallizzazione , con- densasi dell'acqua nel tubo , la sostanza si colorisce , si altera , e si fissa come una resina. Esposti dei cristalli in simil modo sopra la fiamma d'una lampada a spirito , parimenti si fondono , svolgesi dell' acqua , e quindi si decompongono estricando dei vapori acidi , e solle- vandosi un liquido colorito acidissimo con odore d'acido piro-acetico misto d'odore succinico : non resta al fondo del tubetto , che traccia di sostanza carbonosa : il liquido si condensa col raffreddamento in so- stanza d'aspetto rcsinoso , quale e insolubile nell'acqua , solubilissima nell'alcool , la cui soluzione precipita leggiennente in bianco col clo- ruro baritico , in giallo col solfato ferroso-ferrico , ed in verde coU' acetate ramico. DEL FARMACISTA V. GRlSEni 3 '^•7 ConclusioTii sulla sostanza amara del CamepUeos. Dai caratteri sovra esposti di questa soslanza pare evidenle non ap- piii-tciierc iigli alcali organici, rammcntaiuloci , die la sua soluzione non agisce sulle carte realtivc , non salura le benclie menome porzioni d'acidi diluti , chc atizi uc viene da quest! alterata. La nessuna reazione deH'acetato raraico Tesclude da certi acidi delle rcsine come il silvico , il pinico , ccc. Anclic lu sua insolubilila nclle soluzloni alcaline , benche con ebul- lizioue htugamcnle prolralta, I'allontana dalle resine, alle quali si ap- prossimerebbe sotto altri rapporti. L'aualisi elementare, e la dcterminazione atomistica de'suoi compo- nenli potra solo dare a questa soslanza ua couvenienle site nella clas- sificaziouc di questo genere , il qual lavoro rimelto in mani yA eser- citate , e pi'ovveduie di quei mezzi , che non lio. In calcc di questo articolo slinao a proposito descrivere di pas- saggio due altri niezzi per ottcnere il principio cristallino del Came- piteos. II prime consiste nel trallar la pianta secca contusa coU'acqua raggia , secondo il metodo proposto dal sig. Pelletier per la chinina, in vece deiralcool ; delta acqua raggia si carica della clorofiUa , di ma- teria gialla , e del pi'incipio amaro ; I'acqua dislillata agi; la con questa tintura scioglie soltanto rauiaro, clie coU'evaporazione abbandona dei cristalli del delto principio amaro , i quali pero conservano un odore , e gusto dispiaccvoli di acqua raggia. L'altra maniera consiste a sotlomettere la pianla contusa all'azione deiralcool col metodo di sposlamento; poscia si distilla la maggior parte delTalcool della tintura oltcnula , si scolora il liquido residuo col car- bone aniuiale , c coll'evapornzionc s'ottiene una massa gelalinosa tras- parentc di gusto amarissimo, d'otiore proprio della piauta. Messa questa soslanza sopra vm feltro di carta cmporelica , la parte resinosa viene assorbila dal feltro , e si formano cristalli bianchi del principio amaro; convien pero nolare che con qucslo mclodo si ha rinconvcnienle di consumarc maggior quanlita d' alcool , e d'ollenere minor quantita di prodolto. Serie II. ToH. I. zz 3'^3 SACGIO SUI.r.'APPt.irAZlONF. DEr, CAUDONE ANIMALE /Izionc del curbonc oninnilc sul solfato di chinina e cinconina. I favorevoli lisultali , clie ottenni col carbone animale sul principio amaro del Canicplteos mi impegnarono a cercare se simile fosse I'azione ilel detto carboue sugli alcali organici ; sciogliendo percio sei grani di solfato di cliinina in oncie due acqua stillala boUente, e Iratlando la soluzione con Ire ottavi di carbone animale puro , il liquido passato al felu-o dimosti'6 caratteri di acidila siUla carta tornasole , e precipito in bianco pesanle col cloruro bai-itico: tal saggio esplorativo mi fece sup- porre , die il carboue animale decomponesse il sale organico , ne as- sorbisse la chinina , e libero rilasciasse I'acido solforico ; ma per mag- giormeute assicurarmi del fatto , e dedurne qualche utile riflessione suUa preparazione di questo sale , ripetei lo spcrimento sopra una mag- gior proporzione di solfato di chinina del commercio contenente piccola qiiantita di cinconina. Mi servii d'acqua cpmune , e nero d'ossa ordi- iiario: feci una soluzione di sessanta grani di detto solfato in oncie sei acqua bollente, essa fu quindi trattata con oncie due nero d'ossa e fel- trata : il liquido perdette quasi tutto I'amaro , ed acquisto una tinta azzurra trasparente : si lavo ben bene il cai'bone animale sul feltro con acqua tepida, il feci essiccare, e lo sottomisi al raetodo di spostamento con oncie quattro alcool a 36° ; passo quesli amarissimo con reazione alcalina sulla carta tinta di curcuma; concentrandolo quindi lascio de- porre la chinina mista con poca cinconina sotto forma di cera moUe bianchissima , quale salificata con acido solforico dilute si cristallizzo in lunghissimi aghi setacei ; ncU'acqua madre si trovo poi la piccola quantita di solfato di cinconina. Tale sperimento non coincide con quello fatto dal sig. Bussy rela- tivamente al solfato d' indaco , il qxiale cimentato con carbone animale viene scomposlo parzialmente : la materia azzurra dell' indaco e tratte- nuta dal carbone , ed una parte dell'acido resta sepai-ato ; versando poseia una soluzione di polassa ben calda , esporta di nuovo I'ossido d' indaco , cio die non accade nel nostro caso , jioiche e indispensabile sci-\'irsi deiralcool, che sopara in totalita la chinina. DEI- FARSIACISTA V. GRISERI 3-q In vista di quanto sopra iion parmi inutile I'osservare , die iicl trat- lamento del solfato di chinina col carbonc animalc , una parte di clii- nina vien costantemente ritenuta d;d carbone animale , e da alcuni si i^elta come inutile ; in tal caso , per ovviare a tale hiconveniente , sa- rehbc utile il cimentare queslo residuo cai'bonoso con alcool freddo ncU'apparato a deprcssione. 11 servirsi poi per si fattc jireparazioni degli acidi potenti, e dej^li ossidi alcalini polrelibc per avvenlura altcrare i principii organic! in (jueslione, per locclic , a mio crcdeue , sarebbe piu convcniente 1' im- |>iego del carbone animale in vece dei melodi fin qui impiegati. k SCIE]\1ZE MORALI STORlCriE E FILOLOGICHE MEMORIE DELI.A REALE ACCADEMIA DELLE SGIENZE DI TORINO SERIE II. — TOMO I. - SCIENZE MORALl STORICHE E FILOLOGICHE TORINO STAMPERIA REALE MDCCCXXXIX. ACCADEMIA RE ALE DELLE SCIENZE Ijii Classe dcUe Scienze Morali, Storiche e Filologiche, la quale annovera fra i suoistudii tutte le dottrine tendenli al perfezionamento delle ia- stiluzioni sociali , ha accolto con grandissima soddisfazione la pi'oposta fattale da uno dc'suoi onorevoli socii , il quale ha messo a sua dispo- sizione una somma da destinarsi a premio d'un' opera rivolta a particolar benefizio della gioventu nelle classi meno elevate della socicta. Jla percio 1' Accademia deliberato dl rendcre di pubhlica ragione il seguente PROGRAMIMA. L'opera per la quale si propone il concorso avra per titolo : ESPOSIZIOnii: SlI€CIMTi% degli elementi piii usuali della vita civile j'idotti in forma idonea per rammaestramento della Gioventu die non si destifia alle professioni piii elevate. Questo lavoro dovri comprcndcrc in un sunto tutte le cognizioni eK'- mentari di tal genere e di pii!i volgare utility per il giovane , il quale teruiinali i suoi studii nelle scuole Italiane , e non abbracciando una dclle professioni sovra indicate, non arriva ad acquislarc sitlalte notizie , sc lion sc a poco a poco , c colla propria espcrienza ; laondc per lo pill storte, impcrfette o male interpretate, insomma tali da lasciarc spesse voUc , o false od anche nocevoli impressioiii. L'opcra dovra dividers! in diverse parli riiniile a formare iin Tomo almcno di giuslo volume. In una di queste si esporranno le notizic piii usiiali suU'amministra- z.ione ecclesiastica , la gerarchia sacerdotale , gl'islituti rcligiosi, le cor- pora/.ioni analoghe , le opcrc pie e tuUe cpielle principali consuctudini della Clilcsa chc, scbl)cn di pratica usuale, non Irovansi insegnate ne spiegate negli allri libri elementari d'educazione religiosa. Un'altra parte comprcndera quelle particolari cognizioni di statistica clie giova a tulti il sapere; quali per esempio: la distinzione dcgli Stati, moslieri e condizioai , faceudo osservare I'utilita rispettiva di ciascuno d'cssi , lo scambievole aiuto clie deggiono darsi, e reccellenza di tutti, quando soiio lodevolniente esercitati ; poi la distinzione che passa tra i liioghi abitati , ossia I'ordine divcrso die vien loro assegnalo in ragione di jiopolazione, di civilta e di proprieta relativa, notando i costnmi, le usanze particolari che possono pur anche stabilire una fondata diflerenza fra di essi. Quindi s'avranno ad indicare le eagioni principali di quella mentovata prosperila , provenienti dalla natura del suolo , dalle circo- stanze del sito o del clima, daU'indole, daireducazione , dalla moralila degli abitanli ; annotando siiTatte cause s\ raateriali che moral! , ed ag- giungendo, airuopo , altre notizie scelte fra le piu volgari e praliche che si possano desumere dall' economia civile. Una parte speciale verra dedicata a dare un' idea siiccinta ma chiara ed esalla di quei punti essenziali e di quel procedimenti delta legisla- zione civile e criminale dc' quali si appresenta tutto di rimmedlala ap- plicazione ai oasi ordinarii della vita ; cosi per esempio : dell' autorita paterna o maritale, dci dritti rispeltivi che governano le famiglie, dcUe relazioni Ira vicini , delle credila , dei testamenli, delle conlrattazioni d'ogiii genere, ed altre cose simili , come pure della classificazione dei delitti e delle pene, con indicazione delle leggi che vi si riferiscono. E qui Tautorc procurcra di far bene scorgerc il fondamcnto morale dei principali atli legislativi , e il vautaggio che ne provicnc all'ordine so- ciale. Una parte aiicora sara impicgata nel dare un ccnno chiaraniciite espresso intorno agli ordini ed alia gerarchia delle primarie Autorita si giudiziarie che amministralivc, attenendosi piu in particolarc alle forme stabililc nei R. Stall , c segiiando le principal! specialila delle loro at- Iribuzioni per quanto ne riflelte I'uso piu abituale. Finalineiite s'avrii, neH'uUiina parte, a trattare in breve modo dclle pill freqiieali transa/.ioiii del coinmcrcio , per quanlo spella sia al iie- gozio in grande , sia al traflico ordinario , sia alia mercatiira anchc piu ininuta ; quindi delle regole per essi slabilite e dellapplicazione gior- naliei-a di questc, tanto al commercio in ogni suo ramo, quanlo all'cser- cizio dcUiiulustria , oggetti di frequente utilila per I'universale della gioventu chc vive in condizioni meao elevate. Ne si trascureranno i ceniii utilissimi iiilorno alia teuuta dei libri, al maneggio delle cambiiili , ed allc altre pratiche conimerciali alquanto importanti in ogni ordinc di ncgozio. In tutto poi il corso di quest'opera sara cura incessante dell' aulorc rinfoadere nella gioventii quello spirito di morale religiosa , scuza il quale ogni altro animaestramenlo riesce inutile o pernicioso. Dovru framiniscliiarnc deslramente i prlncipii coi diversi oggetti d" apposita istruzione clie saru per toccare. Avvertira di farlo in modo die non istanchi le scorrevoli menli giovanili sempre pronte a rifuggire da qua- lunque troppo sermoneggiante lettura ; e pei-cio egli evitera ogni forma di apposita rimostranza, o di solenne ammonizione, procurando anzi di dedurre tali principii dall'argomento medesimo che si traHa, e mostran- doli come vere norme d'ogni ordine regolarmente stabilito. Dovra altresi coglicre, senza scostarsi da tali norme, tulte le orcasioni opportune per mostrarc a qucgli auiuii giovanili la certezza del IVutto immenso che gia in questo mondo raccoglieranno da un virtuoso tenor di vita; la dignita di qualunque professione quando e lodevolmeiite eser- ritata ; il bene che ridondera per cssi, pei loro concittadini , pel loro |)aesc dal pcrfutto adempinicnto dei proprii doveri. Insomma sara giudicato il piii dcgno di lode e di gratitudine quell' autore chc, lavorando sul tema proposto, si applicherh ad innestare r.ei ruori della gioventii i salutari principii di una morale soda e religiosa nel tempo stesso ch' egli imprcndcra a foniire di cognizioni utilissime cotesta numerosa c pregevol parte della crescente generazionc. L'opera dovra essere scrilta in buona lingua Italiana, ma in piano stile adatlato alia comune capacila. II preniio sara di una medaglia doro del valorc di lire inillo. I lavori don'anno cssci'e prcscntali prima del finir di dicembre dell' anno 1839 manoscritti , e senza nome d'autore. Essi porterauno una epigrafe ed avranno unita una polizza sigUlata con denlro il aoine e Tiadirizzo dclTaulorc , c di fiiori la stessa epi- grafe posta sullo scritto. Se da questo uon sara viuto il premie la po- lizza non si apririi c sara bruciata. II manoscritto rimarra di proprieta dell'autore premiato a condizione lultavia ch'egli dcbba avcrlo pubblicato nel terminc di sci mesi dal premio riportalo, c che la slampa si faccia coUe normc clie a tal uopo ijli veri-anno prescritte dall' Accademia stessa , la quale si olTerisce di acquistarne per proprio conto cento esemplari. Sono csclusi dal concorso i soli Accadcmici residenti. 11 giudizio sara pronunziato nel primo trimestre dell'anno i84o. 1 pieghi dovranno cssere dirctti per la posta od altrimenti , ma si- gillati e franchi di porlo, alia Reale Accademia delle Scienze di Torino. Qiiando non vengano per la posta dovranno essere cousegnati all'Unizio deir Accademia mcdesima , dove al portatore se ne dari riccvuta. Torino i." ma^ijio i838. Il P\ Pvesidentc Conte ALESSANDRO SALUZZO. L' Accademico Segrctario Cavaliere Costanzo Gazzera. ACCADEMIA REALE DELLE SCIEIVZE DI TORINO CLASSE DELLE SCIENZE MORALI, STORICDE E FILOLOGICHE PROGRAMMA JLia Classe propose gia nel i83o un cjuesito espresso nella forma se- guente : « L'Accadetnia desidera un lavoro storico-critico sulle Instituzioni )) Munlcipali in Italia, dalla cadata delt Imperio Occidentale al fine )) delTImperio della Casa di Svevia ( Hohenstaufeu) , daWanno 47^ ^^ » 1 354 ■■ » E piu particolarmente : » i.° Che fatto un ritratlo delle xJtime instituzioni municipali romane, » si vengano distinguendo le miitazioni succedute in ogni eta sotto i » Goti , i Greci, i Longobai'dl, i Carolingi, mentre il regno e I'impe- » rio erano disputati tra Principi Italiani, Francesi e Germani, e in » ultimo sotto gl'Imperatori c i Re delle due Case di Franconia c « di Svevia. » 2." Che sulla questione della piu 0 meno intera distruzione di quelle » instituzioni romane , si renda particolare ragione degli scrittori , che )) tenncro per I'una o per I'ahra parte , particolarmente Sigonio , Fu- » magalli , Lupi, Sismondi, Miuatori, Savigny, Leo e Pagnoncelli. » 3.° Che a definire, quanto sia possibile , tale questione, e ridurla « a Jislintc pavlicolari cerlczzc , si raccolgano e si illustrino quanti piiN 1) si possono Dlplomi Impcriali cd altri documenli alii a cliiarire con- » cessioni di diritti c governi inunicipali ; ovvero si dimoslri quali cittci )) esercitarono lali diritti senza aver mai di sillatte concessioni ». Nou fu risposto allora alia doinanda; ma d'allora in poi i due lavoi'i
  • ' rpiaiido pcrit etiam rcgionum. Pcdcmonlana sane el Sabaudica , quae Uuae omnes semper irre- " qitteiae motus Itatiae el excilalos vidcre primae, et compoaitos censcrc postremae tol testes cia- » dium J tol riutrices betlorum, ita panim notac iu Lisloriis sunt ut iuliospitali comniissae Cauca:>o , » adliuc maiorcm alere faraatn dcbueriot ». DEI. CONTE CIANF. GALEANI NAPIONE DI COCCONATO. 3 cziiindio i Pieinoiilcsi niotlerni iibbiaiiu in.ii seinpre e soveiile con Ic- lice csito contribuilo alia clifcsa d'llalia. La valorosa rcslstcnza falla dai Tauriiii , ^\ii sin d' allora alleati de'Rotiiaui, ad Anniljale, per cio che si api)arru;iic ai falti dell'antica storia, iic e una prova luminosa , a cui si dee aggiuiigorc clic lo viUorie di IMario conlro i Cimhri tanto al di la dellc Alpi sul Rodano, quanlo nc'soiiracceniiali Campi Raudj presso Vercelli, furono in gran parte frutto della bravura dei Liguri, di cui i Taurlni sopraccennati co' loro clienti formavano una dellc Ir'dju pin rag- guardevoli. Ma , sc il dotto accademico francese fa caso grandissimo mcritamente di Plularco, il quale, com'e detto, compilo i Comenlari di Silla della guerra contro i Cimbri , e che asserisce esser seguita qucUa giornata nclic piauure di VerccUi , e clic per conseguenle i Campi Raudii , di cui parlano Vclleio Patercolo , Floi-o ed Aurelio VilLore ei'ano presso VerccUi, cd approva quanto in confcrmazione di quella opinioiie allega il cavaliere Durandi , soggiunge pero essei-e il niedcsimo collega no- stro caduto in un errore assai grave e da fame le meraviglie (5), at- tesoche prelende che , ad eccezione del solo Plutarco , tulti gli aulori che lianno parlato di quelle eveuicaento si sieno ingannati, allorche la- sciarono scriuo che i Cimbri erano discesi dalle Alpi di Trento , ed aveano passato TAdige , fondandosi il cavaliere Durandi sulla considcra- zione die troppo lonlano e il Cume Adige dalle pianure del Vercellese. Soslienc adunque il signor Walckenaer, per dimoslrare il preteso er- rore deiraccademico nostro , l' autorita di Floro , ove dice che i Cim- bri si lasciarono ammoUire dalle morbidczze della ^'e^ezia ; vuole che yAtiso di Plutarco sia la cosa medesima che VAlhesis di Floro, e non sa concedere che sia piultoslo la Tosa, oscuro flume che, dic'egli , scorrc soj)ra le alle montagne, c conchiude che in questa conform ita la narrazione di Floro e pcrfeltamenle d'accordo con qiiella di Plutarco. Ma vcdiarao se sussista veramente che la narrazione di Floro sia uni- formc a quella di Plularco , che e tanto come dire alle memorie di Silla, c qualora sia sostanzialmente divcrsa, non vi ha dubbio che il si- gnor Walckenaer medesimo non fara difilcolta nessuna di ])referire a (5) « Unc crrcur bien grave et bien surprcuunte » Walckenaer, Mcmoire sur la situation iles Campi Kaudii , ct sur la route suivie par ces peuples pour sc rcndrc en italic , p. 3G3 ct 3G4 ; Mcmoiret de I'lnstilut, Acad, dcs Inscriptions ct Belles- Lcttrcs, Tom. VI, Paris iSja. .( OSSERVAZIONI ECC. Floro , clie scrivea a" lempi di Adriaiio, rauloriui cli lui luogolenente inedcstmo di Mario die si trovo prescnte ai fatli, e non solo conteui- poraueo , e di un uomo di guerra qual era gla , e quale poscia divenne Silla. Lascio stare che Silla, presso Plutarco, non dice gia, come asserisce Floro , die i Cimbri abbiano falto lungo ne breve soggiorno nella Ve- nezia; il nodo piincipale nasce dal determinare; se il Gume, di cui par- lano sia Plutarco die Floro, che varcarono que' Sctlentrionali per di- sccndcre in Italia , sia I'Adige ovvero piutlosto la Tosa , flume che mette foce nel Lago Maggiore nell'alto Novarese. Se per una parte I'iivcr supposto che il fiume nominato presso Plutarco fosse I'Adige (come suppose anclie Floro ) indusse il marchese Maflei a trasportare presso Verona i campi Raudii, ed a far violenza manifesta al testo di Plutarco con sostitiiire la sua patria alia citta nostra di Vereelli ; pare d'altro lato che I'avere il dolto accademico francese corretto I'errore del Ve- ronese rinomatissimo Iclteralo , con coUocarc presso Vereelli i Campi Raudii nella vera loro siluazloue , avrcbbe dovuto farlo sospettare che I'Atisone non fosse I'Adige, e per consegueiite un diverso scbben men nolo fiume, e coerentemente ad esso, dopo averlo scoperto, dirigcre in aitra guisa le marcie dc' Cim])ri per gnidarli a combattcre presso Vereelli. Ad oqiii modo che I'Atisone sia TAlosa moderna, e che a quel passo delle Alpi siasi recato il grosso delle genti de' Cimbri per penetrare in Italia, parmi che non sia difficile il dimoslrarlo; con dare a dive- ilere che ben lungi dall'essere caduto il Durandi in grave en-ore , nierita la lode dislinta di avere messo in plena luce un punto rilevanle delPantica storia. I Cimbri adunquc doveano avvlarsi alia volta piultosto del Sempione, tultoche pill difficile e men noto passo per varcare le Alpi, die non a (|uelle di Trento; ed il fiume Atosa fu qudlo che traltenne alquanto il loro viaggio, e che tragiltarono sforzando Calnlo die crasi ivi fortificato a ritirarsi presso Vereelli, onde impedire il passaggio piu imporlante del Po. I condottieri de' Cimbri e degli alleati loro, i Tcutoni e gli Am- broni , nel dirigere la loro mossa eontro i Romani , e nel combinarne le operazioni e le marcie, non manearono al certo d'lntclligenza. Giunli nel Norico (6) (vale a dire nell'Alta Austria moderna ) sia per assalire (6; Plut. io Mar. p. 83o. DEL CONTE GIANF. CAf-LEANI NAPIONE DI COnCONATO 5 i Roinani di qua e di iu dalle Alpi, sla per procacciare sussislenza a si gran numero di genii, si divlscro c si separarono in due gran Corpi. I Teutoni e gli Ambroni si avviarono verso le Gallic. I Cimbri si ac- cinsero a passar le Alpi dirctlamenlc per disccndere in Italia. Debcllali clic fossero stall dai Teutoni e dagli Ambroni gli cscrciti Romani che campcggiavano lungo ilRodano, per assicurarsi le spalle , il lore dise- gno era di passar ancli'essi le Alpi per congiungersi co' Cimbri in Italia , e colle forze loro riuntte alTrontar gli altri eserciti nemici , detlar le leggi e le condizioni dclla pace, e vencndo cpieste rifiulate, impadronirsi di tutta Italia e di Roma colle armi vitloriose. I Teuloni e gli Ambroni , dopo esser giunti nelle Gallic, mcnlre at- lendevano il riscontro chc i Cimbri fossero discesi in Italia , per non torpire neU'ozio , e quello che piu rileva , per somministrare sussislenza alle loro truppe numerosissime, sussislenza che non potendosi con altro modo ricavare eccetlo col mezzo delle depredazioni, devasiando e spo- gliando d' ogni derrala necessaria alia vita in pochi giorni ample con- trade, fecero inia incursionc nelle Spagne, incursione che Silla, presso Plutarco , qualiGca ed assomiglia ad un riflusso (7). Ma sapendo che Mario era a campo, com' e detto , verso le foci del Rodano , mossero conlro esso raarciando lungo la splaggia liguslica del mare, e giunsero, sebben con esllo infeliclssimo , a far giornala presso le Acqiie Sestie , vale a dire la moderna cilia di Aix in Provenza , nel modo che de- scrlve Plutarco. Ma la campagna di Mario conlro i Teuloni al di la delle Alpi non riguarda il punto di cui si tralta, che consiste nel dcierminare il site preciso delle Alpi d'onde discesero i Cimbri conlro resercilo di Catulo. Si dee soltanto notarc che il dirsi da Plutarco , che i Teuloni ed Ambroni nel rilornarc dalle Spagne e per venire al Rodano conlro Mario, marciarono per la Liguvia lungo il mare (8), non solo non dee far difllcolla veruna , ma anzi luminosamente confcrma cio che in allro proposito con rara erudizione vcnne divisando lo slesso nostro cavalicre Durandi. E chc nc sia il vero nel suo Saggio siiUa Storia degli anlichi popoli dltalia (9), opera dottissima , tuttoche da lui det- (7) Plut. in Mario pag. 8a6. (8) Itn /ffj-vojv tni MifioY jmpk &«AaT^ay. Plat, in Mario p. 83o. (9) Torioo , 1 769. f, OSSERVAZlONI ECC. lata in cl;i ancora giovanile , dimoslra 1' esisicnza di anlicliissime co- lonic di Liguri nolle Gallic coll' aiitoiila di parecchi anlichi scrittori , e princiiialmcnle , per quanto conccrne ai Liguri clie abitavano Ic spiagge del mare delle Gallic , coll' autorila di Scilace Cariandro , scritlore di esiinia anlichila , e die gareggia per questo pregio , sc- eondo alciini critici , persino con Erodoto , il quale Scilace ncl suo Periplo annovera dai Pirenei sino al Rodano gli Ibei'o-Liguri. Ag- giungciido alirovc il Durandi (lo), clie lutla la spiaggia, dal Rodauo sino alia Spagua, appcllavasi Liguslica, e che in cio concordano tutli gli antichi , e I'istesso Scilace , il piu antico geografo che abbia de- scriUo le coste del Mediterraneo. Ora questo luogo di Plularco, in cui chiama Liguria parimente Ic region! niariuimc tra I'lbcria cd il Ro- dano , conferina sertipre piu Tasserzione del Durandi , tanlo piu che Plutarco ( o per dir ineglio Silla presso Plutarco) distingue accuratamente quest! Liguri transalpini da' nosiri Liguri italiani , dove descrivcndo la baltaglia vinta da Mario presso le Acque Sestic dice clie i primi che valorosainente invesiirono gli Ambroui e Teuloni furono i Liguri ita- liani (i i). Del vcsto , se mediante il \alore di cotesti nosiri antichi pacsani e delle allre geuti di Mario non fossero stali lagliati a pezzi i Teutoni sul Ro- dano con quel corpo numcrosissimo di armati confederati loro, che avea penetrato nelle Gallic, avrebbero essi potuto senza ostacolo per la valle di Slura passar le Alpi noslre ed arrivare nella Liguria Circumpadana alle spalle di Catulo , assalito di froute dall' allro pur numcrosissimo Corpo de' Cimbri , ondeche , senza questa troppo disdetta dei Teutoni , oltimamente e da esperti capiiani idcata secondo le regole migliori della stratcgica si sarcbbe dovuta riguardare la pianta generale di quella guerra dei popoli scltcntrionali contro i Romani. A nonna poi di questa pianta generale doveano i condottieri di que- sta grandiosissima iinprcsa ingcgnarsi di riunire il piili sollecilamenle che per essi si potcsse tutle le forze loro a pie delle Alpi in Italia , per far la guerra, secondo le massime degli stessi Romani e di tuUi i con- quistatori, corta c grossa; ed a questo fine doveano studiarsi i Cimbri di calare in Italia passando in un sito che pii gli avvicinasse al corpo (loj Durandi , Saggio sulla Storia degli anlicbi popoli d'ltalia , pag. 5l c pag. 14^. (11} Plutarco in Mario , p. 838. DEI. CO?iTE CIANF. CAI.r.ANr NAPIONE DI COCCONATO. rj del Teutoni g<\ Amlironi die veniva dalla Provenza ; ed ollrcaccio cercarc uno de' passi men noti e mcno facili , onde , se avesse potato riuscir loro d' ingamiare il capitano do' Romani clic andava S])iando Ic loro uiarcic attravcrso alio Alpi , incontrare ostacoli ininori. Questa fu la pratica di tuUi i piu sperimcnlati coudoltieii che giiidarono da tempi piu anlichi sino a' giorni nostri esercilo a danno dell' Italia , il cercar poco noti, Irasciirali, o poco cusloditi passi tra que' diriipi ; onde le Alpi non furono mai di scherino per rmfelice lialia contro il furore de' ne- mici. Tale era, non gia il passo conosciuto piu aperto e facile della valle di Trento, ma bensi quelle delto, a' giorni nostri, del Sempione, negli ulliiui confini dellanlica Rezia verso i Libici, ora I'Allo Novarese. Questo era il partito che per la ragion di gucrra doveasi pigliare dai Cimbri , e questo fu per rappunto quelle che di latto pigliarono. Mollc e conchiudenti sono le prove che ce ne somministrano gli anlichi scriltori , c specialmente Plutarco. Dall' Epitome di Livio sap- piamo che i Cimbri si congiunsero nell'Elvezia co'Tigurini , che tene- vano a uii dipresso la contrada che al prcsente >ien chiamata il Can- tonc di Zurigo. Dall'Elvezia pertanto e non dal Trenlino doveano passar in Italia , ed ottimo avviso era il pigllar lumc da' popoli confinanli col- ritalia, quali erano gli Elvezii, ed alironde Gerinatii anch' essi , come qucUi die erano meglio informati dei passi delle Alpi men pralieati , onde sorprendere i Romani. Catulo cio non pertanto che coUe sue genti andava spiando le marcie de' Cimbri , e che a questo One campcggiava (ra le Alpi, non volcndo, come lalvolta si e da alcuni capitani improvi- damente pi-aticalo , dispcrdere in piu parti le sue genti , ne lasciarle consumarc dall'asprczza del sito prima che non dal ferro de' nemici , lascio i giiiglii e le strette delle montagne , e si pose a campo alle radici delle Alpi dove difeso dal sito e da un fiiime fortificandovisi po- tesse contrastare il passo al nemico. Ne dovea pero gia egli lasciar troppo grnn iratto di pacse lilicro alle devastazioni , agli alloggiamenli ed alia sussistcnza dei Ciinbri , ma si bene scegliere il prime sito op- portuno e meno rimoto dalle radici dcUc Alpi dove radunar polesse le genti sue, schierarvisi, spiegarle tutte e venir con vantaggio a far gior- nala. Per csser padrone del fiumc e di entrambe Ic spondc, dopo aver fatto sopra di csso un ponle, lo fortifico con due teste di ponle, come si chiamano. ^la qual fu cotesto fiumc ; il Durandi asserisce che fu I'A- tosa, Cumc che scorre nella Valle d'Ossola , e sbocca nel lago Verbauo , 8 OSSERVAZIONI ECC. ora deito Lago Maggiore ; all'inconlro il signer Walckenaer pretende che sia I'Adige , mollo piu nolo e famoso che non I'Atosa. Plularco lo cluama rcplicatanicntc Ari7wu cd Ano-wvo; (la), e quan- tunquc coiniincinenlc i traduttori, e non solo il Pompci ncUa sua U-a- tluzionc ilaliana, ma eziandio ncUa lalina pubblicata dal Rciskc s'intenda c si spicghl cpieslo fiume pci" I'Adigc, c per allro dcgno di parlicolar considcrazione che il Freiusemio , che con lanla dollrina cd clcganza eziandio fece i supplcmenli a Livio, assicura che sino da' suoi tempi i critici piu eniditi leggevano in Plulai-co Atisonem non Athesim (i3) ; dove scorresse poi lal fiume , e quale ne fosse il nome moderno nol dice il Frcinscmio, ed era riserbato al iioslro coUcga il rinvenirlo. Ne si opponga , che per li Cimbri ne' tempi andali dovesse cssere impratieabile e piu disastroso che non al presente il passo del Sempione, e che non si allargasse nella Valle di Ossola il piano in modo che alloggiar vi potesse un esercito e corabatlere. Porciocche e da riflettersi che le montagne ne' tempi anlichi ei"ano piu riveslite di IciTcno ; meuo scoscesc , e per conseguente piii collivate e piii abitate di quello che sieno al giorno d'oggi, e meno disaslrosi ne ei'ano i passi. Chi scrive ha avuto campo di osservare i guasii falti alle contrade alpeslri uostrc ■ I'luUrcus Atisoncra ponit : idquc hodic viris crudilis placcre video u. T. L. Tom. VII, p. ii5, Amslcl. 1720. — II BaiidranJ senza csitazionc vciuna alTcniia che I'Atisonc non c altro fuorcbe )i Tosa die scorre prcsso Domo d'Ossola. DEI, CONTF, GIANF. GALEANr NAPION'E DI COCCONATO. Q Clmbri , sel)l)ciie poscia per improvviso timorc nalo ne' suoi solilali, u qualuiupie la ragion nc fosse , abl)ia dovuto abbandonarlo , rilirandosL verso Ic pianure di Vercelli , i successi dclla storia militure de' lempi posteriori il danno cliiaramenle a divedere. 11 P. BercUi iiella elaboralissima sua Dissertazione corografica dcl- ritalia(i4), chiaina celebri nelle storie, anche nel medio evo, i Campi Caniui sopra I'AtoSa , de' cjuali fa menzione Gregorio Turonese ( i5), dove descrivc la battaglia in cssi campi seguita verso il fine del sccolo sesto tra i Frauchi ed i Longobardi; c ben con ragione celelni nclle storie vennero dal Beretli chiainati i Campi Canini, dacche I'imperalore Coslanzo, secondo clie narra Ammiano MarccUiuo (i6), con migliorfor- tuna clie non Caiulo, in quel sito medcsimo sconfisso gli Alamanni , ta- gliandone a pezzi una gran parte, e ponendo in fnga il rimancnle; e per ultimo anchc Sidonio Apollinare nel Panegirico di Maggiorano (I'j) ac- cenna qucsti medesinii Campi, intorno alia posizione geogi-afica e mi- litare de' qiiali non puo piu rimauer dubbio ■veruno. Se alcuno hramasse indagare onde il nome di Campi Caniui derivasse, sebbene , dacche non si puo piu dubitare del sito precise, cio poco rilevi , e sebben troppo difficile cosa sia il voler sapere I'origine de' iiomi, si potrebbc per soddisfar in parte a silTatta curiosila proporre ima congettura, e quesla consiste unicamente nel rifleltere che, ignoran- dosi ne' bassi tempi i falti deH'antica Romana storia, e rimancndo una idea confusa clie famoso fosse quel luogo, siccome il rognome Catulus altro non significa in buoua lingua lalina se non se cagiiuolino , percio Canini , senza saperne il pcrche venissero denominati que' Campi , a vece di cliiamargli Campi di Catulo. Qualunque peso dar si voglia a questa coiigettura mia , rimane in- concusso il sistema del Cavaliere Durandi, clie I'Atosa di Plutarco nulla ha clie far coU'Adige, e che i Cimbri per la Valle dell'Ossola, e non per quella di Treuto discesero nelle pianure del Vercellese. (i4) Tom. X, R. I. del Miirator. , col. 4'J6. (i5) Grcgor. Turon., Hist. Franc, lib. X, cap. Ill, col. 4SG, cili». di Parigi del Ruinart, iGgy- (iG) «c Ad quern procOiUtm Imperator cgrcssiis in liaetios Camposque veiiit Caninos ». Antmian. Marcellimts , lib. Xf^, cap, ly, pag. 72, cdiz. di Adriano Valcsio, Parigi 1G81. (1;) Sidoniiis ApoU. carm. V ^ v. 3;G ; u Perque Canis quondam dictos de nomine Campos ». Ediz. del Sismondo Op. Tom. I , pag. ii;6. Tom. xli. a 10 OSSERVAZIONI F.(.C. \ do c ilie il sig. Walckeniier contrappone (i8) Floro a Plularco , anzi teuta d\ coiu'ili.ire la iiarrazionc tli Floro con qiiella di Plularco, e biasluia il Duraiuii per aver in cerlo inodo riguai-ilalo Floro come scritlore ronianzesco ; nia lasciaiitlo slare che i Coruciilarii di Silla, iii cui parla della guerra coiUro i Ciinlni ( pcrsonaggio, giova ilripclcrlo, non solo contcmporaneo , ma cost iiifoimalo ed iiitelligenle di cose di guerra), compilali da Plularco, soiio seiiza paragonc iicssuno mollo piu aulonlico monumenlo , die non ringegnoso e brillaulc compendio di Floro, vissuto tanlo lein|!0 dopo sollo Adriauo; lasciando, dico, qucsto da parte, Taccusa di narralorc di cose maravigliose ed incredibili , che lanlo e come diic romanzeschc, non fu 11 Durandi il primo a dargliela. 11 sopracltalo Freinsemio, acccnnando cssersi dello da taluno ( e que- st! e Floro ) die giunli i Cinibri alle sponde del Cume , tenlassero cogli scudi e coUe mani stesse opporsi alia correnle per tratlenerla (19), soggiunge : quod iion tarn ab ipsis slolide factum , quean a scriptoribus pucriliter credilum uulumein (30) ; e dopo aver rifcritc allre consimili cose, conchiude con dire quae merilo severiores eiiatn Gvaeci , caete- roquin Caeta fabulis naiio , pro ridiculis et anilibus commenlis cx- ploserc. Di questa slrana bravura de' Cimbri non fa menzioiie vtruna Plularco , come pure non parla punto ne poco del loro lungo soggiorno nella Venezia, dove non diversamenle che Annibale in Capua si lascias- sero corrorapere dalle ddizic. Della Venezia non dice pimto ne poco , ma bcnsi che dopo aver coslretto Catulo a levar il camjio dalle sponde dell'Atisone, cioe dell'Atosa , ed espugnata la forlezza che era in capo del ponte, devastarono ampiamente il Iralto di paese privo di difesa , poslo Ira la Vallc d'Ossola e Vercelll, che tanto e come dire lulto I'AUo e Basso Novaiese, nel teste greco xr,v yfipciu, che ncUa traduzioiie lalina pubbUcata dal Reiscke si traduce semplicemente pei- agrum, scuza far punlo ne poco menzione della Venezia. La Guerra dc'Cimbri terminata colla sanguinosissima e per essl falale (18) Walckcn. p. 3;o. (19) FrcinsL'm. loco ciUlo , n. XLVIl , p. ii6. (30) Floru lib. lU , pag. inilti 21G. « AUicsini fliimon non pontc iiec navibus, scJ quadam stoUtUtaie harbavica priraum corjio- >i ribui aggpcssi ; posUjuam rctinere aiiincm maiiiOus tt ctypeis fnislra Iciitaverant, ingesta obrutum » .«}'lva traiisilucrc u. DEL CONTE CrAKFn. GALEANI NAPIONE DI COCCOSATO. I t glornata de' Campi Rauilii pi'esso Vercclli , e prccisameiile, sctoiiuo ihe pcnsa il noslro Durandi ed anche un altro scrillor nostio, I'clcqantc la- tinista il V. Gnido Ferrari, Novarese (21), nei campi ora ilelti di Ro (22) sxil terrilorio di Biaudrate, avea avulo principio iiotabile spazio di tempu prima. La loro totale sconfitta non segui se non sc nell'anno di Roma 649 (23) , quandoche ( per non parlar di una spedizionc di cssi , di cui si trova nn cenno in Giulio Osscqiiente aU'aniio di Ronia 640) giii pcne- trali erano iiella Gallia Narbonese e con iirospcra fortuna vi gucrreg- giavano (24) , avendo sconfitti gli escrcili Romani del Console Marco Aurclio Scaiiro nell'anno 645 , e deU'allro Console Q. Servilio Cepione neU'anno 647. I Cimbri, come e nolo, erano Germani venuli dalle spiag- gie del Ballico, ma si erano congiunli non solo coi Teuloiii , ma ezian- dio cogli Ambroni e coi Tigurini dell'Elvezia, nazioni ttitle germaniche nemiclie de' Romani ; e da piA lati minacciavano le provincie romane , ritalia e Roma. I Tigurini eransi congiunli co' Cimbri ne' confini degli AUobrogi (25) , dove nell'anno 646 tagliarono a pezzi la maggior parte dell'esercilo del Console Lucio Cassio Longino, che lascio sul campo di batiaglia la vita, facendo ])assare ignoniiniosamenle sot'.o il giogo le re- liquie delle trnppe romane debellate (aO) ; e siccome i Tigurini erano i piu vicini all'Italia , e de' passi delle Alj>i piit di ogni altri iuforma- tissimi , sei-virono di guida a' loro alleati. Da tutlo cio si fa manifesto che non dovcansi da essi in ncssun modo dirigere le marcie verso il lontano , benclie piii aperto passo delle Alpi Trentine , ma bensi al piu prossimo del Sempione , sia per non dilungarsi da' loro coUegati die guerrcggiavano nelle Gallic , e jotersi coiigiungere ad essi onde con tutte le forze loro invader ITtalia , cosa die sai-ebbe agevolmente loro riuscila se i Teuloni e gli Ambroni non fossero stali disfalti da ISIario presso le Arque Seslie, sia per prevalersi di xm passo men noto,e die (ai) Guidonu Ferrari e Socictale lesu Dissertauones pertinenles ad Insubriae antit/uitates. Ah- diolani 17O5 , pdij. 6^, Dissert. /K, de praclii loco inter Marium et Cynibros. (j'ij Alpi Grajc pag. 86. (lV) V. Nii-uport, Uisl. Rcipub. et Imperii Homani, Tarn. II, lib. VII , p. milii iiS c scgiiciitl (a4) V. anihc Hook, Roman. Hist., Vol. VII. (a5) Nieuport loc. cit. , pag. 119, ed ivi Epitome di Livio , 65. (a6) V. Nieupoorl loc. cit. , p. 119 , c Ccs. dc B. G. , lib. I , EpiU di Livio 65. 13 OSSERVAZIONI ECC. jicr consegu«:iilc supiioncMuio men guardalo c tlifeso da' Romaiii; c tale fii pienaincnle lopinione del sopraccennalo P. Guido Ferrari csposla in una lellera indii-i/./.ala al colto Ministro c faulore insigne degli scicn- ziati nclla Loiiibardia, il Conle di Finnian (a'j). L'idca d'invadere I'ltalia sc non era nala prima, vieppiii si confenno in quelle nazioni gcrmaiiiche coUegale dopo Ic replicaie vittorie riportale coiUro i Romani di la delle Alpi , e dopo aver depredate Ic proviiicie iiicridionali delle Gallie; e Scauro, tre aiiui dopo di essere stato vinlo, fu ucciso da Bojoi-iee , uno de' capi feroci di quelle genii , perche Iro- vandosi ])rigioniero di guerra e chiamato nel eonsiglio dei capitani Teu- loiiici (28), lento di dissuaderli dal passare in Italia con asserire che i Romani erano invincibili. Si accinsero di fiillo a quella iropresa; e se non a' Teuton! ed agl' Ambroni, a' Cirahri ed a' Tigiirini riuscl di pe- nctrar in Italia pel giogo del Sempione. Q. Caiulo ne ebbe senlore , e si pose opporlunamente a campo nella Valle dcll'Ossola suUc sponde dell'Alisone ( I'Alosa de' giorni nostri ) , non gia suUe Aljii , ma al pie delle Alpi , in sito militai'e, assai aperto, do\e sboccano diverse valli, e dove, come si e acccnnato, seguirono altre ballaglle nelle el;i posteriori; vi si trincero, e forlifico entrambe le teste del ponle clic avca giUalo sul Cume, sebbene per le ragioni dette sopra, abbia dovuto aljban- donar quella posizione ritirandosi verso le pianurc di Vercelli , ove con- ginnlamente coll' esercito di Mario colla famosa vitloria de' Campi Rau- dii, e colla totale sconCtta de' Cimbri si pose fine gloriosamenle a quella guerra. Se Mario non avesse vinti i Teuton! e gli Ambroni nelle Gallie, che aveano gia in replicati combaltimenti sbaragliali gli esercili romani , ed in Italia i Cimbri ed i Tigurini che aveano gia espugnate le fortiCca- zioni suU'Alisone e messo in fuga I'csercilo di Caiulo, chi sa quale sa- rebbe stato il destino di Roma e del romano inipero? Quale fosse il ter- rore sparso in Roma da' progress! delle arm! de' Cimbri , e quanto lungamcnte nc fosse durata I'impressione, niente lo da piii chiaramenle a tlivcdere quanto i inali che si lemevano se i Cimbri slat! fossero vinci- toi-i. Tra colesli mali osscrva il Cavaliere Durandi non doverei annoverar (28) LclUrc LombarJc; Lcttcra VI , [>. G3. (39) V. Diicupurt p. 119, cd ivi Epitome di Livio G7. DEL CONTE CIANIR. CAI.EANI NAPIONE EI COCCONATO. 1 3 ])uv (juello di cssere poi ridoUl i Romani a parlar la lingua cimbrica, soggelto (li una clclle cleclaniazloui altribuite a Quiiitiliaiio (29) , quali- (icundo egli encryicamcnte e con gencrosa francliezza , avuto riguardo aU'cpoca in cui pubblico I'opera sua delle Alpi Graje (3o) , vale a dire. I'anno i8o4 (3i), I'obljligo di dovcrsi scrvire di lingua strauiera per imagine « forte c viva di servitii , perche ad ogni islante ce la rinfac- n cia ; ad Ogni nostra parola ce la fa senlire , e racccnua ad altrui, non )) altrimenti che i lividi solchi iinprcssi dalla sferza sul dorse deglL )i schiavi ii. Soggiungc poscia con uobile indignazione chc « la strana >i idea di coinandare ad un popolo collo di balbeltar una lingua non » sua, non sarcbbe caduta in mente ai Cimbri , come in falli poi non » vi cadde a' Goti e a' Longobardl non mono rozzi e feroci , ne a' n Francbi, ne a tpielle nazioni di Lamagna, che assai piu tardi ebbero » signoria in Italia ». Ne ebbe timore di conchiudere , ad onta del giogo die pcsava allora sul Piemonlc , con dire che « il pcnsiero » d'iinporre a un tratto una servitu, che tanto conlrasta a natura, pre- )) supponc ncl conquistatore un cotale eccesso di vanita e di leggerezza, » che dell'una i barbari non ne sono troppo capaci , e dell'altra il loro )> buon senso medesiino baslerebbe ad allonlanarne pcrsino I'idea ». Ma supponiamo che trecento od anche quattrocento niila Settentrio- nali ( che di piu certamente non furono i Cimbri co' loro alleati) si fos- sero sin d' allora stabihncnte Ossali in Italia colle loro famiglie e donne eziandio e fanciulli, una delle due cose ne sarebbero seguite ; od avi'eb- bero essi apprcsa la lingua lalina, come I'inipararono non solo gli Etru- schi ed i Liguri e gli Insubri ed i Veneti, che aveano pure le lingue loro natie, e non ostante inipararono tosto la lingua del Lazio, e pro- dussero un CaluUo , un ^ irgilio , un Livio ed altri luuii primarii della classica ed aurca latinita, come I'impararono gli stessi Galli transalpini coU'andar del tempo ; od avrebbero gittato i semi dell' italiano idioma , onde sarebbe taiito tempo prima nato un diverse liuguaggio, come, sei o sette sccoli dopo, dalla mcscolanza medesiuia dei settenirionali popoli {29) jin Cimbric.e loquendiim , Quiutil. Dccl. III. (3o) Duraudi, Alpi Urajc p. 88. (3i) RiGut6 il Cavalicrc Durandi ragguardevole carica oflcrtagli a' tempi della invasioot dc' Frances! , ed iiisistiiido il I'ersonaggio chc glicla oflTiiva dicendogli sc non aniara egli la sua pati'ia , rcplic6 il Duraudi , clic appuulu pcrcUc Tamava non oc pulcva vcder la loviuj. 1 \ OSSKRVAZIONI ECC. coiKjiiistalori co' nalivi Italiani ne venne a poco a poco la lingua nostra, cosicche vaiilato avreiniuo per avvenliira verso il fine ilcl regno cie'Lon- gobardi ed il principio degli imperalori Carolingi qiiegli stessi padri della lingua, un Dante, un Petrarca, lui Boccaccio, clie lanto contri- huirono a dirozzare tutta la ora colta Europa. In qucsto secondo caso la civilizzazioiie avrebbe fatto niollo piii rapidi progress!, ne le tencbre del ferreo secolo X si sarebbero addensale siiUa faccia dell'Italla. V'lia di piu ; prescindendo dal sopracccnnato particolare della lin- gua , se il Senalo Romano realinenle avesse posto in pralica la massima che, ingannando le slraniere nazloni , dava voce di professare, cioe di voler fare alleali e non suddili; e se in consegiienza avcssero concessc a' Gimbri quelle terre da coltivare in Italia , che dimandavano coll'ob- bligo d'inipugnar pur essi le armi in difesa di Roma, ne sarebbero de- rivati moltissimi e i-ilevantissimi vantaggi. i. fama die il celebre Gravina fosse usato dire, che per rimettere il buon gusto in lelteratura e, quello che piu rileva, il buon costume, era eali d'avviso che sarcbbe stato buona cosa che venissero in Italia du- cento o trecento mila barbari. Qualora sussista die il Gravina iiutrisse da senno tal brama , io voglio credere che la noja delle cose presenli , ed il saziarsi che fanno gli uomini del bene come del male , secondo che nolo il Segretario Fiorentino, abbiano contribuito a far germogliare sifialta idea neU'anima nobile , grande, ma alquanto dispetlosa di quel fervido Calabrese. Peraltro dei popoli settcntrionali , e de' Cimbri in ispecie , un piii fieddo ragionatore e riflessivo , il rinomato Blakstone , ne formo e inanifestamente ne spiega vanlaggioso concetto. Qucsti, seb- bene comeutatore delle taiito vaulate leggi d'Inghilterra , non si mostra avvcrso al sisiema feudale , e ravvisa I'origine antichissima de'feudi ndle settcntrionali nazioui, che per compiacenza verso i Romani, dice egli, noi chiamiamo tultora barbarc. Osserva che i Cimbri ed i Teutoni nella lore prima irruzioue in Italia, un secolo circa prima dell'Era cristiana , cliiedevano a' Romani ut marlius populus aliquid sibi tervae daret quail slipernliicin : caeterum ut vcllet manibus atque armis suis ulcretur. Terre concessc in islipendio iu corrispeltivo del militare c personalc servizio, che e questo, dice il Blakstone, se non se la sostauza de' feudi ? Soggiunge poi die sifTatta costituzione feudale e la medesima che si dif- fuse piTi ampiamente quando , scttecciilo anni dopo , i Salii , i Borgo- gnoni, i Franchi invasero le Gallic, i Visigoti la Spagna, i Longobardi DFr. CONTE GIANFR. OAI.F.AM 5t\PI0iNE Dl COCCONATO. 1 5 Mlalia, sislema clie contribiiiva ad un tempo a distribuire ed a pioleg- gere i territorj acquistati. Di la probabilrneiile , soggiunge il coiijcnla- torc delle leggi dinghillerra, I'impcralore Alessaiuho Scvcro ( e per cou- segucnlc multo tuinpo prima delta caduta dell' Im])ero d'Occidciile) pi- glio I'idea di dividerc e partirc le terre dcUe conlradc conquislatc Ira i suoi general! ed i soldali vitloriosi , mediante la condizione di esigeme il mililare servizio da essi e dai loro ercdi ; c soggiungcri) io clie il coiicedcr lerreiii da collivare a' soldati per istipendio o per ricompensa, 0 cosa clic, anche sciiza ricercanic rorigiiie presso i soli popoli sellcn- trionali , nasce e sorge dalla nalura stcssa dcUa glusla od ingiusla con- (julsla. Di una siffatta pratica ne abbiamo a' giorni nostri veduti consi- niili esempi , e nienlre si esigeva chc si dichiarasse giierra al sistema feudule , lalifondi c tiloli anticlii gia anncssi a'feudi si accordavano a' favorili mililari; tanto e diverse il piu delle volte qiiello che realmenle si fa da cio chc si vuol dar a credere di volar fare. E non solo specie di feudi sono del pari i Timari presso i Turchi , clie i Bostelles dcgli Svezzesi ; ma feudi in certo modo le clientele presso gli anticlii Ro- mani , e sopraltutto le colonic mililari che si pianlavano a' conlinidel- r impcro. Ad ogni modo il rigoroso sislema fcudalc non riccvette or- diuc e forma se non se dopo il mille , mediante I'opera di Italiani giureconsulli, sebbene sulle antiche basi dcgli usi di j opuli sellentrio- nali (3 2), ne occorreva che altri piu cleganti, ma non piii sensati giu- risti dessero biasimo all' Italia con piii mal umore che biion giudicio, come si csprime lo stesso Blackslone, per aver adotlato in quesia parte le leggi de' Longobardi (33). E una Icgge impreteribile di nalura che i robusti , i potenti , i doviziosi ed armati difendano e protcggano i de- boli e gli iiicrmi se giusli e dabbcne; gli opprimano se malvagi. Ma se e Iccilo riuiitare Ll\io (34) in quella parte, in cui da lui si suppone chc Alcssandi'o avcsse porlatc le anui sue in Italia ccntro i (33) OgnuD sa chc le consuctudini de* feudi furono compiI;itc da Oberto dc Orto c Gcrardo riigro Consoli di Milano , circa I'aiino ii5i , e Tcnnero quiiidi comcDtate dal dotto c colto giu- i-ecousulto fraacesc Eguioai'do Baroiic qualtro sccoli dojio , v. Cursinius de Pace CotutantiOj cap. I , p. 7 ef 8 , EtjuinarcU Barvnis tie DenfficiU , Lugituni 1049. (33) Italy iUclf ( as some of ttic Civilians vith more liplcctlian judgement , liave expressed it ) belluinas atque J'erinas immunesque Langobardorum leges accepit. (34) T. Liv. lib. IX, n. iG, 17, ccc. ifi OSSF.nvA7.IOM VA'.C. Roinnni; fucciiisi un'alira supposizione di gencre diverso : facciasi caso clie i Cimbri c gli allri popoli loro coUcgali, alio stesso inodo clie avcano riportale segnalatissime vittorie conlro parecchi generali Romani, cd es- pugnate le Irinciorc di CaUilo a ])ie dclle Alpi , costringendolo a Icvar il canipo dalle spondc dcU'Alisone cd a ritirarsi prcsso Ycrcelli, avessero aviuo cgualmcntc la sorte di vincer Mario e d'iinpadronirsi di lulta Ita- lia e di Roma , quali re sarebbero stale le conseguenze non solo per quanto si apparticnc alia lingua (del clie si c toccato piu sopra ), ina in ordine a' coslumi cd alle cose di governo ? Sarebbe stala I'llalia piu infclicc, ovvero piu avTcnIurata? Per poter formanie qualche congetlura, pei" mero esercizio accademico a dir cosi, e non diverso da quello della Disserlazione sopraccennata aiiribuita a Qnintiliano, conviene parago- nare i Romani di quellepoca coUe nazioni germaniche conleinporanee. Del grado di coltura , delle arti , del governo e del costumi de'Romani e facile formarsene un'idea, essendone pieni i libriantichi e moderni ; e tultoche dci Gcrniani non possiamo aver allra contezza^ fuorche da quel poco clie ne accenna Cesarc e daU'opuscolo posteriore di Tacito, entrambi scriltori Romani , con tullo cio abbiamo lanto che basta , c non ne risulta svantaggioso per gli antichi Germani , e per li Cimbri in ispecie , il paragone ; massimamcnle sc intendiamo di ragionar dei P.i- trizi , dei condollieri degli esercili, de' magislrali e di luUi coloro clie aveano ingerenza nel governo, o clie per credilo, per polcnza od in qualunque maniera trovavario modo di diventar capi di parte. Di falto , menlre un complesso di assurde superstizioni formava la sostanza della religion popolai-e de' Romani , dominava I'cpicurcismo tra i granJi ; la dissolutezza poi era tale che ogni ordine di persone ne era coulaiuinato , come si fa manifesto per li frequentissimi scan- dalosi divorzi , per cento e settanta matrone convinte di aver , sin dal- I'anno di Roma 4a 2, ne' tempi creduti i pii\ virtuosi della Rejnibblica, avvelenati i loro mariti , e per il tempio erelto a Venere pochi aniii dopo col dcnaro delle mulle esatte dalle matrone impudiche , sccondo clie non pote far a meno di rifcrir ncUe sue storie lo stesso panegc- rista de' Romani, Livio (q. v.). Basli poi i versi soli di Catullo per far testimonianza delle piii abominevoli oscenila anclie de' personaggi piii grandi , e nefandila non insolite in suite guerre stesse e nc' campi , come e cliiaro per il fatto di quel soldalo, di cui appunto fa mcnzione Plutaixo nella vita di Mario, coslrcllo ad uccidere un cenlurionc per DEL CONTE CIANFR. CALEANl KAPIONE DI COCCONATO. IJ iscampare dalla hnitalila tli lui. Tanla la sete tlell'oro che Giugurta a quel tempo esclanio, come tulti saniio, che ogni cosa era venale in Roma. Non miaore quella del sangue , e versarono torrent! di sangue romano del pari il vincitor de' Cimljri , Mario, cbe il suo luogotenentc Silla , quasi volessero che le ombre loro non andassero errando sui Campi Raudj invendicate. In falto di governo I'anarchia dominava Ira una de- mocrazia furihonda , una mal sicura aristocrazia , una oligarchia feroce. Ecco quindi comparire gli orrendi tricipiti mostri dei due succcssivi Triumvirati che riemj)irouo Roma e I'ltalia tulta di lutto, di proscrizioni e di carnificine , e sorgere finalniente da questo caos di scelleraggiiii e rovine non il governo di un solo , ma un vero dispotismo scnza leggi fondamcntali , scnza ordine di successionc , non diverso dal barbaro impero Ottomaiio ; e Cesare , pcrche plu aslulo, cseguir quello che non avea sapulo recar ad efletlo Calilina. Per lo contrario costumi sebben rozzi e feroci , pero incorrotli, tra' Germani (35) ; la fedelta conjugale perpetua, la forma di governo tut- toche imperfetta nclla sostanza uionarchica, la successione dei re slabi- lita, e dinaslie di regnanti Ira di loro di lunga serie, come Ira i Ma- i-amanni ed i Guadi specificamente attesta Tacito di una stessa famiglia (36). Che se lutto in Roma era venale a' tempi di Mario , i Cimbri ( per restringcre ad essi il discorso) di tal fatta sprezzavano le ricchezze che dope la sconfitta di Cepione , di cui non ne era toccata altra piu sanguinosa c funesla per li Romani dopo la fatale giornata di AUia , tutto I'oro e I'argento trovato tra Ic spoglie giltarono nel Rodano, mo- strandosi in tal modo piu niagnanimi nel non fame conto di quell' Ugo del Balzo che parti i tesori co' piedi quando regnavano i costumi gcne- rosi dell'antica cavalleria. Ne generosita minore verso i vinti dimoslra- rono, qualora dopo di aver costrelle le genii di Catulo a Icvar ilcampo nella Valle deU'Ossoia , ed espugnala la fortezza che avea piantato al di la del Hume Atisone e fattone prigioniero il presidio , lo lasciarono an- dar libero in premio della valorosa difesa (3'j). Del rimancnle i Cimbri erano foruiti di scudi , di spade e di arma- ture tali da fame pompa per incuter terrore ne' soldati romani ; non (35) V. Tacit. Germ. (36) Tiicii. Germ., n.° VII e n." XLII. (3;) V. Plubirco in Mario. Serie II. Tom. i. 1 8 OSSERVAZIONl ECC. mancavano pertanlo sin d'allora di arli fabbrlli, tie ignoravano la lat- lica, non gi;\ correndo disordinatamente , ma bcnsi Ijallendo !e armi, e tutti insieme inovendosi con regolato passo mililare , secondo che si legge in Plutarco (38). E qxianlo a' progress! gia falli da quelle genti settentrionali verso la civilizazzione, gii conoscevano i bcneficii die dal- I'agricoltura e dallo stabile possesso de' terreni necessariamente ne de- rivavano ; dacchc quaimnique non amassero essi di diirar la regolarc fatica di sboscliire c dissodare i terreni delle fredde loro regioni , la prima dimanda, come si e detto sopra, fatta al Senate di Roma, era che si conccdessero loro fertili campagne in Italia da coltivare : crano in una parola pei'venuti a quel segno in cui dirozzandosi i popoli dalla condizione di cacciatori , di pastori e di depredator! , passano grado -a grado a qiiella di colliA'atori. Posto quanto sopra, qnalora i Cimbri sin dal secolo di Maiio si fos- sero impadroniti dcU'Italia, non e cosi facile il dcterminare se gli Italian! sarebbero stati piii infellci d! qucllo che il furono continuando sotto il dominio dl Roma. Se fosse toccato all'Iialia , come il fu poi parccchi secoli dopo , un sovrano pari a Teodorico , che sebben nel fine de' suoi giorni abbia osciirata la sua fama coUa morte di Slmaco e di Boezio , fu senza paragone nessuno migUore e men sanguinai-io di Mario c di Silla, e se avesse avuto per roinislro Cicerone , che s! abbatte a nascere a' tempi della guerra cimbrica, il piii savio, il piu colto, il piii dotto ed cloquente de' Roman! , come Cassiodoro il fu del re de' Got! , si sa- rebbe, secondo ogni verosimiglianza, staljilita una piii rcgolare forma di govcrno monarchico, che qiiclla non fa dell'impero; e Cicerone, in vece di cader vittima del furibondo Marc'Antonio, avrebbe pac.itamente in mezzo agli amati suoi stud! terminato , appunto come Cassiodoro, ! ben vissuti suoi giorni. Che se ragionar vogliamo de' coslumi, migliori al cerlo erano quell! de' Cimbri a' tempi di Mai'io , che non quell! de' Roman!; de' qiiali Cim- bri , da cio che nc lascio scrillo Tacilo rispetlo alle nazion! luttc ger- maniche , non v! ha dubbio che sin d'allora dir gia s! potcsse quello che disse poi dopo de! Got! Salviano : Quae Romani polluerunt forni- catione , mundant barbavi castitate ; impudlcitiam nos diligimus , Gothi (38) riul. in JKriu, p. aC; DEL CONTE GIANFn. OALEAKI NAPIONE DI COCCONATO. ig cxecranlur ; puritatem nos fugiinus , illi amant ( Salvian. de Gubern. Dei, lib. V ). Prcvcdo clic non mnncheranno ccrtuni di acciisarmi (U hcl nnovo come panngii'ista de' barbari (Sg), mentrc inlendo Soltaiilo di porre in picna luce i vizi do' popoli in cui la conuzione morale fa I'estremo dclla sua possa. Quando una nazione e per sua colpa e per somma sciagura . giunta a qucslo grade di pcrversila, non mancano nclla fcccia del volgo in gran numcro i barliari , la qual feccia agitata e messa in fcrrocnto da capipopolo dolali , per giusto casligo delle iniquita, deiriiigcgno di mal fare, e peggiori assai de' capi delle tribii barbariche, ollremodo piu funesli ricscono cotesli inlenii usurpalori , clie non i conquislalori stranieri. L'ingegnoso e riflessivo scriltor inglcse Tomraaso Blackvell (4o) os- sei'va che i popoli scltenlrionali vincilori de'Romani, quantunque fossero ben lungi dalF essere colli al pari di essi , erano franchi , temperati e valorosi , e clic sccondo qucUa legge siabilita ed eterna, che governa il mondo e trasfcrisce gli imperj da un popolo ad un altro , in forza di queste virtu soggiogarono i dcgenerati Rcmani. Poteva aggiungere che erano gia stali soggiogali prima non solo dai vizi , ma dai barbari Sorti in loro seno e dagli usurpatori romani. Meglio forse non era per li Romani lo csser vinti dai Clmbri , mo- rire valorosamente combatlendo, ed aver per monarca un Teodorico od anche un Arminio , che non cadere sotlo la dominazione di un Mario , di un Silla , e de' Triumviri che crudelmente ed ignominiosamentc li trucidarono quai bruli , insensali ed incrmi , e spogliarono nelle civili guerre delle sostanze a vicenda colore che seguito aveano fatalmente una o I'altra di quelle sciagurate fazioni , ])er arricchire i satelliti loro, tra quali i barbari stessi ? Ne i Goti, ne i Longobardi furono cotanto inu- mani ; Cesare , di cui la posterita , abbagliata dalle apparent! belle qua- lita sue, non seppe recar giusto giudizio de' suoi vizi real! , fn liranno, e non scppe esscr monarca. Non solo si prevalse dei barbari per domare i Romani , ma auuovero barbari uel Senate ; onde , come sappiamo da (39) V. Paragonc. (40) Blackrcl, Memoirs of Uic Court of Augustus , Tom. II , p. 371 , v. ancbe pag. 3GS. (4i) Svtl, in Cats. , cap. 80. 20 OSSERVAZIONI ECC. Svetonio (4')» * norma dcU'uso antico de'Romani di vendicai-si del go- verno con molti alTissi ne' pubblici luoglii , vi si trovo scrilto : Bonuni factum, ne tjuis Senaiori novo Curiam monstrare velit (42); e pubbli- camentc si cantava dal volgo : in curia Galli bracas dcposuerunt , latum clavum sumscrunt. Per la qual cosa anche sollo Augusto da Svetonio medesimo venne il Senato qualiGcato (43): Senatorum deformis et inaudita tiirba erant enim supra millc , et quidam indignissimi et post necem Caesaris per gratiam aut praemium allecli. E quanto alle possession! non era pur forse minor male il concedere una porzione ai Cimbri a convenienli patti dei latifondi posscduli da' magnati romani , cagioni della rovina d'ltalia , come disse Plinio , piut- tosto che spogliarne senza riguardo e meno indislintamente i posscssori anche dei terreni poderi, come si pratica in seguito alle proscrizioni ed alle leggi agrarie promulgate dai Triumviri ; leggi alle quali savia- mente sempre si era mostrato cotanto avverso Cicerone ? Di quale natura fossero coteste leggi e quanto ingiuste lo impariamo non solo da Dion Cassio ed Appiano Alessandro (44) > ma dalle Egloghe slesse di Virgilio. In forza di uno di qucsti atti arbitrarj violenli e tirannici di Augusto piuttosto die legge, emanato nell'anno di Roma 7i3, spoglio gli anticlii e Icgittimi possessor! do! loro fondi in tutta Italia, con riparlire in fa- vore dei soldati veteran! gli interi territorj , senza riguardo nessuno(45), ancorche i possessor! non avessero seguito la parte contraria a' Trium- viri ; perciocche siccome per rimunerare in qiiesta conformita tutti ! soldati c per appagare pienaraente I'avidita loro non era bastantc il ter- ritorio di una determinata citta , non si avea ribrezzo di privare delle possession! loro i padroni delle vicine. Tale fu il caso di Virgilio , cacciaio da un centurione da' suoi poderi, allesoche non essendo sufliciente per li soldati veteran! I'intcro territo- rio d! Cremona , si era estesa a quello di Mantova la ripartizione de' li-rren! , onde esclama il pastore Meri nell' Egloga IX (46) : Mantua , vtte miserae nimium vicina Cremonae. E che barliar! fossero per la mag- {\i) V. Niewpoort , Tom. 11 , pag. 444- (43) V. S^cl. in Cacs. (44) V. la Corda sopra la Buccolia. (43) Dion. Cass. lib. XLVIIl , Tom. I, p. 53i , cdh. del Rimaro. (46) Virg. , Egl. IX, V. ag. DEI- CONTE GIANFR. GALEANI MAPIONE DI COCCONATO. 31 gior parte e peggiori de* Cimbri colesli veterani si raccoglie da quella Iroppo giusta lagnanza di Melibeo nell'Egloga prima (47): » Impius haec tam culia novalia miles habet ? n Barbaras has segeles ? En quo cfiscordia cives D Produxit miseros ! en queis conserimus agios ! Con quail modi poi si eseguissero siffatte ripaitizioni in pratica , lo da a divedere quanto accadde a Virgilio medesimo. Avea giu egli ot- tenuto , mediante i buoni uiTici nulla meno die di Pollione e di Mece- nale , la grazia da quel giovane feroce , che venr.e poscia denominalo Augusto , di rimauer al possesso del suo palrimoiiio; ma cio non oslante recatosi in Mantova per ricuperarlo, ben lungi dall'oUenere reffelto della grazia, fu dal nuovo possessore maltratlato in tal guisa, clie non avrebbe salvato la vita , se non si fosse gittalo a nuoto nel Mincio. Portaiosi quiudi in Roma per impetrare da Oltaviano un nuovo e piii efficace de- creto , scrisse la sua Egloga nona in cui ravvisa il Rueo (48) una spe- cie di supplica, c si vuol credere die , piultosto un compenso presso Napoli, die non I'avilo patrimonio abbia egli potuto oitenere dal tanto da lui cclebrato Augusto , die non avra voluto rivocare I'ingiusta largi- zione fatta al suo veterano. In fatti il Poema delle Georgiche, sebbene, come vogliono alcuni critici presso I'inglese scrittore della vila di Virgilio, Crusius , rappresenti e descriva il sistema deU'agritollura delle cam- pagne di INIantova , e non di quelle del clima di IV apoli , cio attribuir si dee, dic'egli (49) > allainore della primiera patria; che del rimanente non v'ha dubbio che fu dettato in Napoli, attestandolo Virgilio mede- simo col dir che fa » Illo, Firgilium me tempore diUci salebat n Partenope Ad ogni modo, se lo sventurato Pocta non fosse scampalo dalle mani di quel soldato feroce , di cui s'igiiora persino il noma , gittandosi a nuoto nel Oume, sarebbe rimasla priva la pcstcritu non men del piu (47) Virgil. , Egl. I , T. ja. (48) Bueus in vita Virgil, etd ann. 713. (49) Crusius , the Lives oi the Roman Poets , vol. I , {ug. 49 1 ^- 33 OSSERVA.ZIO.N'1 ECC. DEL CONTE GALEAM NA.P10NE Dt COCCONATO. limato e perfetto Poema uscito dalle mani di lui , le Georgiche , che della s]>lcndidlssiitia Encide. Or chi negar vorra che minorc sciagiira per gli Italiani tutli stata sarebbe clie il Senate avesse ceduto una parte dei terreni ai Cimbri , od eziaudio che fosse slata conquislata alcuni secoli prima dai barbari stranieri I'ltaha, piutloslo che venire slraziata Si crudelmente e si lun- gamenle dai barliari nali nel proprio seno dalla corruzione politica e morale. Piu pregiudiciali e piu schifosi sono i frutti putiidi, che non gli accrbi ed iminaturi. Siir.ili a questi nllimi sono i popoli barbari per natura che possono giungere a maturila. Non cosi i popoli corrotti dai vizi e c;iunti, a dir cosi, al grade di piUrefazione. Questi e impossibile il ridurli a buono slato se non se passando per tutti quei gradi , per via di cui dalla corruzione eslrema rinascono lentamente, e compajono di nuovo gli elemenli della riproduzione, dopo pero una fatalissima dis- soluzione lotale. RAPPORTO BELLA GIUIVTA INCARICATA DI ESAMINARE LO SCRITTO INVIATO AL CONCORSO DEL PREMIO PnOPOSTO DALLA CLASSB CUIf SL'O PBOGnAMMA DEL 39 MAGGIO l836 Appvovato neli.Idunanza dcL di 11 del l833. J. I vanto attribuito all'Italia di essere stata maeslra dellc altre nazioni, e di avcrle indirizzate nei primi passi dell' odiema civilla genera na- turalmcnte il dcsiderio di conoscerc i metodi e le vie tenule da£;li avi uosiri per acquistare cosl splendido onore. Affine di secondare un tale desiderio , e di contribuire dal canto suo a fame conseguire lo scopo, I'Accademia nostra ebbe, gia da qualche anno, in costume di proporre , per tema agli studiosi clie ambiscono le corone da essa disUil)uite, Til- lustrazione dellc usanze e degl' islituli d' Italia, senza la perfelta cono- scenza dei quali, non si puo ben distintamente comprendere, ne compa- liblltnente descrivere la serie delle pubbliche viccnde di lei. Ma tra sllTatle usanze e cosili'atti istituli pochi sono clie , in iinpor- tanza, agguagliuo quelli die conceruouo agli ordinamcnti dcUa milizia, poiche niuno piii conferir poteva aU'interna ed aU'esterna sicurezza , owero airambizione delle citla , delle repubblicbe e dei regni. Quindi parvc che intorno alle anticlic inilizie esercitatc in Italia aggirar si do- vessero i lavori ricliiesti. II tema pioposlo col prograinma del 29 mag- gio 1 836 abbracciava qualtro parli distinte , vale a dire : i.° L'origiue delle compaguie di venlura ; a." I loro progressi ; 3." II ccnno delle loro principali fazioni in Italia fine alia morte di Giovanni dc' Medici, capitano delle bande nere ; 24 RAPPORTO 4° La dichiarazione della parte che ad esse si puo ascrivere nel I'iortlinaraento delia milizia Italiana, La vaslita deU'argomento, che si fa manifesta al solo cenno dei punti in cui esso e partito , congiunta col brevissiino spazio conccduto di ap- pena sedici mesi per trattarlo, sgomenlo per awentura i concorrenti , e dillalto uno solo fu quello, che presento 11 suo li»voro al tempo pre- fisso. Non accade percio di cntrare in discussione di qualita relative ed ill calcolo di ]>i'oporzione di merito , ma basla vedere se I'opera inviata , e che porta per epigrafe il passo di Dante » ; si mi caccia il lungo tema , che spesse volte al fatto il dir vien meno, corrisponda pienamente alle mire deUAccademia. La parte piu difficile del lavoro era senza dubbio la prima; quella cioe che ragguarda all'origine delle compagnie di ventura. Iraperocche i documenti , che possono seivire alio schiarimento d'una qualsivoglia istituzione Italiana, tanto piii scarseggiano e tanto ne e piii malagevole r intcrpretazione, tpianto meno si scostano, per la loi'o data, dai tempi della calata dei Barbari. A cio si aggiunge che la ricerca dell'origine delle cose e per I'ordinario scabrosa , poiche non di vado avviene , e massime nelle facende politiche, che piii cause, assai difficili a determi- narsi, insieme concorrano a prodiirre un solo efietto. Per qucsta ragione e per la troppa fretta in cui fu dettata I'esaminata scrittura , essa lascia in qiiesta parte alcun che da desiderare. Cio non pertanto I'autore si e, a parer nostro, messo nella buona via; che , sebbene in quelle tenebre vada per forza aiquanto a tenlone ])ure non tralascia d'avvertire come in mezzo a quegli antichi sconvol- gimenli non si spegnesse mai del lutto nei comuni d'llalia la mcmoria, ma vi si serbasse all'incontro, sebbene imperfetta, la tradizione delle Icggi, delle norme Romane anche ncl fatto della milizia. Acccnna come an- dasscro a poco a poco in disuso ; poi va ricercando sino a qual segno i tonieamenti e le giostre celebrate nelle corti bandite dei signori , i viaggi de' pellegrini di Perugia e le stesse escursioni di Fra Dolcino abbiano contribuito ad introdurre I'usanza delle compagnie di masnadieri. Merce di cosiffatte ricerche , e piil spezialmente ancora merce del- I'accuratezza , che noi lo confortiamo ad usare con maggior diligenza , DEfXA CIUNTA IKCARICATA DEI.l'eSAME ECC. 25 nel (listinguere Ic diverse manicrc di reggimento a cui i comuni , Ic citli e le pro-vincc d'ltalia ol)bedivano , quando , caduta in discredilo la milizia a piedi, le fu soslituita quella a cavallo, siamo persuasi che gli riuscira di dilucidare, il piii ampiamente che sia possibile, i veri mo- livi per cui le cilia Ilaliane furono quasi, per dir cosl , scnza volerlo, e per causa delle fogge inlrodottesi nel guerreggiare , coslrctle ad in- Iralasciare la lodevolc usanza di commetlere le armi ai loro ciUadini, e di aflldare invecc la cura delle proprie contese e dclla propria difesa a soldati prczzolali e stranieri. Niun accidente , di cui abbia fatto menzione la storia , e sfuggito aira>'vedutezza deirautorc per rammentare le prime squadre d'ai-mali che ebbero sembianza di conipagiiie di vcntura. Tali sono , per cagion d'esempio, la calata di Lodovico il Bavaro e di Bcltraino del Poggello, le schiere raunalicce e le imprcse di Lodrisio Visconti , la gucrra ac- cesasi contro Mastino della Scala , di cui Lucca e stata il molivo , ed altre simili vicende. E parlando degli eserciti in esse adopcrati , non omise di far paragone dei medesimi colle corapagnie de'masnadieri che nei tempi islessi si travagliavano iu Francia ed in Germania , dove al certo le guerre si guidavano con ferocia e con crudella non minore di quella con che si guidassero in Ilalia. La dcbolezza , I'ambizione , la pi'ava ingordigia di consolidar coUa forza un giogo iniquanicnlc imposlo sopra de' suoi induccvano per lo Y>\ii i principi ad accettar gli aiuti di cositlalte compagnie ; ma come prima si era conscguito lo scopo per cui erano state chiamate , esse diventavano ospiti incouiodi e danneggiatori, per modo che beato si teneva quegli a cui , per via di ncgoziali o di raggiri , riusciva di lil)erare i suoi doiniuii da quella tempesta , e di rovesciarla sugli slati di vicine o di lontane podcsli vacillanli. In tal guisa Rugger© dc Flor , capilano della coni]>agnia degli Aluiovari , la cui spedizione fonna uno de' pii\ begli episodii della sloria Bizantina de' tcu\pi bassi, lascio la Sicilia c gli stipcndi del re Federigo, per condursi in Levante; e per lui non istelte, sc non si rialzo in modo pii\ stabile la fortuna del Greco impe- rio , e non si fecc meglio alia a resislere alia prepotenza delle anni Turchcsche. Non poleva I'autore enumerare i general! moimenti die servirono d'ocrasioiic o d'esernpio alle compSgnie de'masnadieri, senza far cenno delle crociate. Ad esse si moslra anzi avvcrso die favorevolc , e lamenta Serie il Tom. i. 4 a6 nAPPoiiTo rlic niolti uoiniui si cooiluccssero a far passaggio in Oriente , in luoc;o tl'adoperarsi nelle guerre plu dircttamentc speUauli alia loro palria. Se egll inira solamente all'Italia , nou e da pretermettere che Ic crociate appunto furono roccasione per cul, nelle principali delle nostre rcpub- bliclie , si destarono e rindustria del commercio cd i primi semi del collo viverc. I falli dogl'Ilaliani in quelle sanlc ed ulili iinpresc formano, nella seric dcUe loro vicende, una parte piu splcndida cd assai pii pura di (£uclla che conccrae alle loro perpetue inlenie contese. Che se I'au- tore niira in complesso all'Europa , non si puo contendere alle crociate il prcgio d'cssere state il solo argine onde si x'espinsc la furia dei Mao- inettani che, nel gagliardo impeto d'un fanatismo novello, minacciavano d'invaderla quasi tutta. Di piu con-evano tempi sommamente rotti , ne v' era piu quasi Fombra dclla civilta , la quale , a parer nostro , non esercita la bcnefica sua influenza, se non quando la maggior pai'te del- I'universale s'awezza a vivere in modo conforme alle etenie Icggi del- I'oncsto e del giusto. Sordide ciipiditi nci signoi-i , ignoranza e prona obbedienza nella mollitudine , abbondevole la rea semenza di quegli sca- pestrati i quali , per la caldezza dei sangui o per diffetto di civili isti- tuzioni, erano spcsso il fomile e sempre lo stromento alle discordie cit- ladineschc. Mcglio avrebbe potuto usarsi la funesla loro opcrosila nelle lontane spedizioni d'Oriente , anziche rimanersi in palria ad imbrattar le mani nel sangue de'fratelli , o ad acci'cscer nerbo alle compagnie de' masnadieri , da cui tanti danni ebbero a patire i miseri abitatori delle nostre contrade. Ci sembra cpiindi che invece di essere awerso alle cro- ciate , s'abbia anzi da rammaricai-e che di questa bella occasione di smaltirc i mali umori siasi troppo presto estinto in Europa il fervore. Ma lasciando che in questa quistione , per cul e da una parte e daU'altra stanno autorevoli avvisi, lo scrittore si spieghi come meglio la sente, c faccndo rilorno al nodo principale del suo lavoro, accenneremo come egli faccia esatta rassegna delle tui-be infinite di Tedeschi, d'Ungheri, tl' Inglesi , e di Brettoni venute fra noi guidate da vari capitani. Tra di cssi ci piace rammcntare Fra Moriale , perche fu quegli che ordinb alquanto la Gran Compagnia , guidata prima di lui dal Duca Guarnieri che con cinica ed inaudita sfacciataggine s' intitolava nc- mico di Dio , nemico di piela c di niisericordia; Fra Moriale fii il prime ad istituirvi un consiglio per delil)erare Ic imprcse da farsi , il pr'mio a crcarvi un camerlingo e segretarii per partire fra i soldati il boltino BELLA GIUNTA INCAllICATA DELL ESAME ECC. ^ e la prcda , c ml asscgnare alle feminine ed ai ribaldi , che seguitavano la Gran Compagnia , gli ufiici loro , onde le schiere noji dilFellassero d'una certa quale nettezza e di apparcccliiale vivande. A nialgrado di qucsli principii di amniinistrazione e di ordine , i dauni cagiouali dalla Gran Compagnia erano si aspri e si gravi , che Cola da Ilienzo, avuto inodo di prendere Fra Moriale , lo condanno a morte. Delia quale uc- cisione I'autore scmhra che voglia hiasiinarlo , laddovc a noi pare che sia da commeiidare ; perocche ove nei capi dcUe altre sigiioi'ie fosse stata ugual fortuna o uguale ■virtu che nel tribune di Rouia , 1' Italia forse avrebbe potuto libcrarsi meglio da {pielle pesti ; che delle turbe insolenti si puo fare a nostro senno govenio, ogni volta che sieno Iron- cate le teste che con awediinento le guidano. Grandissimo terroi'e spargevano quelle compagnie di forestiei'i ; ma non erano poi al tutto invincibili. Perocche appena un po' di virtu si ridesto nel petto degl'Italiani pei savi prowedimenti , merce dei cpiali Fircnzc ccrco di addestrare i suoi giovani all'uso delle armi , che la stessa Gran Compagnia , la piil terribile di tutte , capitanata allora dal Conte Lando , fu vinta da certi villaui alle Scalelle ; e riavutasi da quella prima pcrcossa, e tornata airinsolentirc , fu di bel nuovo bat- luta dal Malatcsta al campo delle Mosche , e rimancva disfatta se nel- I'animo degli statici Fioi-entini fosse stata accesa una scintilla di quella virti per cui risplendera etema la fama di Regolo. Fu grande sventura per (juei tempi che la capitale dell'orbe catto- lico fosse vcdovata del suo pastorc, e die i Papi stabihti in Avignone, invece di mandar parole di pace a sedare o a mcnomare le turbolenze d'ltalia , vi mandassero sciami di barbari e di ribaldi, che prima sotto il governo di Alberto Stcrz , e poscia dell' Hawkwood noto fra gl'Ila- liani sotto il nome di Gioanni Aculo , qucsta bclla penisola contaraina- rono di stupri , di uccisioni e di rapine. Orribili fiirono le crudclta che commisero , ma pii\ grandi ancora furono quelle della conipagnia dei Brettoni , mandala in Ilaha da GiTgorio XI ; che tra le iimane brut- ture non hav\i ncfandila maggiorc o appena uguale ai tradimenti, alle barbaric, ai sacrilcgi, agli spergiuri, a cui il legato pontiGcio, diven- tato poscia antipapa , istigava la compagnia. In questa medesima compagnia milito per alcun tempo Albcrico da Barbiano , priino restauratore della inilizia Ilaliaiia. Rizzo una bandiera c compose la compagnia di S. Giorgio lulla di soldati Italiani. Con 28 nAPPor.To. essa, militanJo pel legiltiino Papa Urbaiio VI, ruppe a Marino, ml 1379, la compagnia dei Brclloni, in ciii era crcsciuto , e clic allora segiiitava il iionie JcU'antipapa Clemcnlo. GU sconti-i, in cui la vii'lu Ilaliana veiuie a cimento col furore degli stranicri , cd in cui questi furono rotli per mode che cresceva nei no- stri la baldanza e quella fiducia, die per lo j)iu e pegno di sicura yiltoria , sono rammentall dall'aulore con una lal compiacenza clie ri- vela in lui un animo caldo del sanlo amore delle palrie gloric. E si la virtil e I'industria degl'Italiani neU'armarsi c nel conibattcrc era nii- gliore , clie non qiicUa de'Tedeschi , come si fece palese nella sconfitta che limperatore Roberto di Baviera ebbe a patire in Brescia. Molti erano i capitani delle conipagnie Italiane , Azzo degli Ubaldini, Astorre Manfredi, Boldrino da Percivale, e celebri anche a giorni no- stri sono i nomi di Braccio da Montone e di Francesco Attendolo da Cotignola, capi ambcdue di due riuomatissime scnole che, prcso poscia ii nome di Bracceschi e di Sforzeschi , leuuero per Imigo tempo il campo in Italia. Con molto acume e con slngolare accuratezza Tautore vicn notando le diversita che distingvievano Ic compagnie Italiane da cpielle dei fore- stieri. 5Ia ad onta di tali dillerenze le une non erano di gran lunga migliori delle altre ; che dai nostri le stesse rubcrie , le stesse \iolenze, gli stessi assassinamenti si facevano cosl agli amici come ai nemici , gli stessi inganni si usavano verso a qiiclli che li conducevano ; per essi si taglieggiavano le terre , e si saccheggiavano le pi'ovince e i pacsi. E nissuno altro pro nasceva dalla seguita sostituzione delle armi Italiane alle armi forestiere, se non che per lo meno le prede ed i soldi jiresso ad Italiani restavano , e non andavano ad impinguare gli estranei , 0 ad allettarli a tornar sempre piu freschi alle solile ladronaje in Italia ; i nostri si addestravaiio a trattar le armi, e gli animi s'invigorivano , per modo che se fosse sorto un principe idoneo a rannodare solto uno stesso vessillo i soldati Italiani , non gli sarebbero veuute meno le forze proprie , per istituire c convalidare un giusto imperio , e premunirlo dagli assalti dei nemici d'oltixmonle. Ma in (jiieireta i governi non erano migliori che i popoli govemati, e che gli stromenti da essi adoperali per serbar signoria. Senza igno- miniose macchie non sono le vicende del sempre contrastato rcame di Napoli , nol sono gli sforzi dei piccoli liranni onde pullulavano gli Slali DEM. A CIUSTA INCAWCATA DELL ESAME ECC. 2q PonlUicii , non qucUi dei Papi che si affalicavano a ricuperare le cilia e le terrc usurjjate ; ne innocenti furono Ic ambizioni tli Fircnzc ac- ccsa sonpro ueirostinalissima voglia di occuparc e signorrggiare le cilia vicinc; nc cpiclle ili Vcnezia nello spcgncre il seme dei Carraresi, ncl- roccujwrc i dominii tciiuli da cssi e dagli Scaligcri ; plena di ncfantii delitti e la serie dcUc cose operate dai Diichi di Milano ; piena infiiie e di rabbia cilladiiia la sanguinosa sloria di Geneva. Sc del tullo spente non crano allora le prime idee deironesto e del giusto, scolpile tlalla benelica provvidenza nel petto degli uomini , erano per lo meno ncl fatto poste in totale non curanza. La polilica era tenuta come un' arte di tradimenli , ed un vantaggio sarebbe riuscito assai meno gradevole se non vcniva condito dal piaccre d'averlo oUenuto merce di qualche ioganno o di cpialchc gravissima colpa. A cpiesle infauste cagioni ili male si aggiungeva il velenoso tarlo delle fazioni e dei Principi fore- stieri, che prelcndevano ingiusli titoli sulle piu belle pi'ovince d'ltalia ; i reggimenli delle cilia e delle altre signorie erano imperfeltissimi , ed i disordini dei capitani di vcntura da altro appunto non nascevano che dall'esservi uomini che usavano I'esercizio del soldo per loro propria arte. Di tiilli cosilTatti capilani di ventura Italianl o forcstieri lien conto il nostro aulore. Ne soltanto egli raminenta le principal! fazioni, in ciii moslrarono la loix) lierezza, e talvolla la loro mala fede e la loro codardia; ma rifcrisce non di rado testualmente i capitoli da cssi fennali, con cui si conducevano al soldo di cpialchc citta o di qualche signore ; ricorda i particolari che dillcrenziavano una compagnia dairallra , sia nel de- terminarc i varii gradi ed i varii nfllcii dcgli arniali , sia nclle inscgne, ncUe anni e nci modi d'ordinarsi a batlaglia ; rammenta i trovati e le invenzioni, di cui furono autori , per miglioi'are i mezzi onde a go- vemare si avessero i cavalli, e le anni lanlo di ollcsa tjuanlo di difesa. E tanlo egli e soUecito in cpieste parlicolarila , che non tli rado gli accadc di jiolcr additar cpialchc giunta da farsi al dizionario militare del Grassi, chiarissinio collcga nostro, che noi vedeunno atlcnderc con infinila cura a raccogliere i vocaboli alii a significare pienamente la milizia anlica e modenia d'ltalia , e di cui non possiamo ricordare scnza lagriiiie il fine iinmaluro. La calata di Carlo Ylll in sul finirc del secolo XV , la malaugurata lega di Cambrai c la rinasceute cupidigia dei Rcali di Francia d'iinpa- 3o HAPPOHTO dronirsi del ducalo di Milauo furono pi'iucipio di nuovi oi'dini di cose e di nuove fogge di milizia in Italia. Divento cjiiesta I'agone dove per molti anni si cimentarono le aiTni dei Francesi , degli Svizzeri , dei Lauzichenecclii , di-gli Stradiotti e dcllc Cerne di Venezia, e degli Spa- giuioli. Fra di essi circondati di eliiara luce appariscono ancora i nomi dcH'Alviano , del Pescara , di Fabrizio Colonna , di molti altri capitani, e di Gioanni de'iMedici , capo delle bande nere, die avrebbe forse re- cato a maggior faiiia la gloria delle armi Ilaliane se , rotta la persona da una palla di falconetto in Mantova, non avesse dovuto, garzonissimo ancora , ivi lasciare la vita. Per la prcpotenza delle anni Francesi, Tedesche e Spagnuole, e piii ancora per la fiacchezza degli idtimi Sforzeschi , e pei raggiri degli im- pei'atori Massimiliano e Carlo V , e di Clemente ^'II , Napoli divento quasi semplice provuicia di regno straniero , vcnne meno la republica di Firenze , si spense la potenza della maggior parte dei signorotti Ita- liani , e per la prcfercnza giustamente conceduta alle fanterie, seemo il pregio della cavalleria , e caddero pei'cio in disuso le compagnie di ventura in Italia. L'autore si sdebito dell'obbligo die gli correva di riferire partita- mentc come nella frecpientissima mescolanza dei forestieri cogl'Italiani gli uui dagli altri molti accorgimenti di guerra imparassero , e come se lie giovassero per dar forma piii stabile e certa alle loro ordinanze. Ed anche in cpicst'nltima eta delle glorie e delle miscrie Italiane , non lia perduto di mira i prowedimenti fatti dai Fiorentini nel iSog- per ordiuare i fanti ed i cavalli di milizia propria , prowedimenti di cui furono principalmentc autori il Giacomini ed il Macliiavelli ; ne ha tralasciato di rammcntarc quegli altri merce dei quali Cosimo de' Me- dici ordino la milizia Toscana. Poco poi il Duca Emanuele Filiberto di Savoia , vendicate in San Quintino le ingiurie die da Francesco I erano state fatte al suo geni- tore , I'infelice Duca Carlo III , e ricuperata , merce della pace di Ca- stel Cambresi , gran parte degli stati suoi , fu istitutore di nuova mi- lizia in Picmonte , die coll'ostiuato valore e coUa inviolata fede tanto noma accrebbe a queste Subalpine contrade. Perfezionatasi sempre giu- sta i progressi dellarte , risplende ora , agli occlii dell' autore , come sicuro pcgno di belle e di lietc speranze. Ad essa alzo, ncUa sua storia, DELI.A ClUNTA INCARICATA PELl'eSAME ECC. 3 1 tlurevole momimcnto il chiarissiino collega che , con plauso della nostra Classe , nc indinzza a gloriosa mcta gli stiulii. D lavoro, di ciii si I'agiona, non e ristrctto cntro i brevi conflni di una scinj)lice disscrtazione accademica. Puo invecc considerarsi come una vera istoria miUtare d' Italia , che abbraccia lo sj)azio di Ire iin- portantissiini secoli. Confidiamo che eraendato in parte cd ampHato, se- condo die lo incerca la natura del soggetto , potra senza molta fatica prender la forina di un'opera che giovi agli stiidii della storia generale della nostra Penisola , ed onori 1' Accadeniia che ne avra favoreggiato I'autore. Couimendevole ci parve la scelta dei fonti da cui si i-icavarono le notizie , degno di lode I'ordine in cui venne la materia disposta , contrassegno di niaturo esame i confronti cui dal tema I'autore era chiainato a fare tra le nostre condizioni e quelle d'altri pacsi , frutto di sincere mcditazioni le sentenze onde e sparse il racconto. Lo stile parve ritrarre alcune volte un po' troppo dalle forme akpianto senili delle cronache e dcgli autori consultati, alcune altre volte parve troppo rotto e spezzalo. Ma questa menda, inevitabile in un lavoro detlato con tanta fretta , e di cui I'autore istesso in piu d'un luogo candidamentc si accusa, non toglie che egli non abbia soddisfatlo con abbondanza alle condizioni richieste dal programma del 29 maggio i836, e percio, con voto unanime , noi non dubitiamo di dichiararlo dcgnissimo del premio nel medesimo programma promesso. Sottoscritti alP originate Marchese Lascaris Presidente Gazzera Segretario Manno SCLOPIS ClBRARIO Saui,i Relatore. 33 MEMORIE RAGGUARDANTI ALLA STORIA CIVILE DEL PIEMONTE NEL SEGOLO XVH TR4TTE D\ DOCUMEXTI EDITI ED INEDITI COUTE AlLESSjIMDRO PIUELLI Apprwate neWadunanza del 9 litglio i835. Vjhi avr^ posto mente alia condizionc politica di quelle contrade alle quali si ando accomunando il nome di Piemonte , di leggieri conoscera come sin da tempi remoti svariato riescisse I'aspetto della loro storia da quella di allre parti d'ltalia : al clie due cagioiii sopralutto conferi- \ano, vale a dire I'anlica origine deU'aulorita csercitatavi dalla Casa di Savoia , ed uno stalo politico indipendente che Aon venne interrotlo inai se non per brevi intervalli. Questo carattere proprio della Storia del Piemonte in ncssun epoca apparve piii chiaro ed espresso che non in quella della gueiTa combal- tutasi in Italia verso la meta del secolo XVII tra le due emule potenze Francese ed Ausuiaca. Trovossi allora la uionarchia piemontese non solamente, oome altre volte, posta in mezzo alVurto di forze sti-aniere, ma anche afilitla neU'interno dalle dissension! insorte per la tutcla del Duca pupillo e pel governo dcUo Stalo , tra la vedova Duchessa Serie II. Tom. i. 5 34 MESioniE Ere. niadrc ili lui ed i zii fratclli del Duca eslinto. Univansi insieme e fo- inentavansi a vicenila i niali uati da qiiestc due diverse sorgenli, dando aiuto Fraiicia alia Duchessa, e Sjiagna, ramo delTAustriaca polenza, ai cognali. Degno egli e d'ossci'vazione , come , mentrc durava la guerra esterna , Ic ire civili , quanlniKjne Irascorse gia a ferocissimi conlrasli, si sedassero, le discordie si riinuovessero, ed in capo a non lungo leinpo, ad onta di mille oslacoli suscilati da influenze slraniere , lo State si I'i- componesse neU'aspetlo jirimicro. Noil Sara perlauto opera \ana il ricordare le principali difficolt.i che s'incontrarono allora da coloro die ebbero presso di noi maneggio di cose di Slato , e quale fosse il modo , chc in alcuna dcllc piu notabili congiunlure veune da cssi lenuto. Ma sillatta gcnerale coiisidcrazione intorno ad una parte iinportanlissima della sloria civile nostra non e senibrata doversi scompagnare da uno piu speciale incordo di qucgli uo- miiii die in mezzo a' pcricoii ne' quali versava quesla jiatria , da forti operarono : e ne' diversi uUici die ebbero a sostcnere lasciarono escmpi dcgni d'esser serbati nella memoria de' posteri. La monarcliia piemoulcse, ripristinala per la pace di Cambrese ne- gli aiitidii limili , e di iiuovi ordini fornita , de' quali I'esperienza de' mali passali aveva dimoslrato il bisogno , tosto acquislo di qua dall'Alpi fondamento e nerbo maggiore di quello , die mai non avessc avulo ne' tempi anteriori. Crebbe ancora e di territorio e di sicurezza per I'ag- gregazioue in modo definitivo seguila del niardiesato di Sahizzo nel primo anno del secolo diciaseltesimo ; dal quale tempo , sciolla quella dipeu- denza die lo Stato di Savoia aveva rispctto a Francia nelle cose d'lta- lia per intima connessioiie di doniinii , cominciarono i Sovrani del Pie- montc ad usare piu liberamenlc le forze jironric, e piu volte sul prin- cipio dcllo slesso secolo, Carlo Emaiiuele ruppe guerra agli Spaguuoli dominatori in cpiel tempo, quasi senza contrasto, della penisola italiana. Se per allora non conseguivasi I'oggetto die avevano tali contese, I'acqui- sto cioe di piu vasta frontiera verso il Monferrato , se la gloria acqiii- stata in un' occasionc veuivasi talvolta a mellere troppo facilmenle in pericolo dal genio di quel Principe , Tago oltreinodo di arrischiale im- presc , non ne rimaneva per altro iuterrolto il corso di molti eiretti ulili alio Slato. Crcavasi in mezzo a quelle \icende una perfetta comu- nanza d'interessi e di sentimenti tra Pieraontesi delle diverse jirovince, formavasi I'indole e diro cosi la tempera nazionale, accoppiandosi ne'sud- DEI, CONTE ALESSASDRO PINELLI. 35 diti all'antlca fedelta vereo il Principe mnggior coslanza ne' pericoli , e maggior afletto a quel reggimeuto clal quale riconoscevano miglioratc le oondizioni tlolla vita civile. La felice miUazione allora avvenuta nello stato di ({ucste coiitrade non isfiiggi a nessuno scritlore di stone ilaliane , ma 111 sopratulto notata diligenleinente nolle relazioni loro dagli Am- basciatori Veneti (i), acuti indagatori de' buoni ordini civili, e che con piu amore, chc non si facesse da certi governi ilaliani, nc osservavano gli andamenti in qucsta monarcliia , colla quale era la loro repubblica in frequent! corrispondenzc di leglie e di uflicii. Erano quesli effetti in gran parte dovuli al senno col quale Emanuele Filiberlo aveva coiulotto il rcslauramenlo di quesla monarcliia, alle arti pacificlie , all'induslria che cgli aveva con ogni cura promosse. Ma sa- rebbe erroi-e il credere die non vi si adoperasse auclie efficacemcnle il sue succcssore Carlo Emanuele, malgrado il ra;)ido avvicendarsi de' suoi poliiici discgni al di fuori. Ne' cinquant'juini che duro il suo regno vari istiluti fondali dal padre amplio c condusse a perfezione: a vari prov- vedimenti diede piu. certa e piu stabile forma per mezzo di leggi a lal fine promulgate. Opera di lui fu specialmente la divisione degli Stali di qna da' monti in province, c lo staliilimenlo per ciascuna di esse di una regolare ed uniforme amminislrazione della giustizia e di un economico reggimenlo (2). A lui pure si dee la determinazione di eerie forme da osservarsi neiramminislrazione del piibLlico danaro sotto la vigilanza del Magistrate della Camera (3) inline un corpo di rcgolamenti giudiziari che gli antichi staluti ducali dove ampliava e dove riformava convenien- tementc (4). Nel curare gli interessi propri , la monarcliia piemoniese non trasan- dava, ma promoveva anzi gli interessi comuni d' Italia: e per quanlo le sue pretcusioni in fatto di dominii ne turbassero alcuna volla la quiete, meno die a qualunque altro principato o repubblica che vi fosse in Italia, si puo darle carico di aver alle mire proprie di difesa o d'ingran- (i) V. !c relazioni dcgli ambasciatori vcncti, Molini, Ballrgno c Foscariiii, stampate iu Toriuo con nolc ciX illiistrazioni del Cavalicre Luigi Cil)rario - Tipografia Alliana, i83o. ^a) Editto la agoslo iGua c ii gennaio i6'i4 riportali iiella raccolta del BorclH. (3) Editto 14 settenibrc 1637 prcsso lo slesso Borctli. (4) I capi di qucslo rcgolamcnto soiio riportali sotto diverse rubrichc dal Borolli nella stia rac- colta : c d.d Sola nclla sccouda parte dcUa sua opera — Commentaria ad iinwena screnusima^ Sabaudiae Ducum decreta. 36 UEMORIE ECC. ilimento cercato asslstenza straniera. Differiva anzi su tal punto il suo politico intento da quello degli altri Stati d'ltalia, i quali, per un infe- lice retaggio dellc eta precedenti, la propi-ia liberta, anziche dalle riso- luzioni proprie niisuravano dagli inleressi e dalle forze altrui. Quanto a' Sovrani della Savoia e del Piemonte il sito del lore State tra vicini cosi poleati quali erano Francia e Spagna glL obbligava, a circospezione iiel mentre clie lore apriva frequeiili opportunila di awantaggiarsi : ne provarono mai dauni maggiori clie quando non osservarono abbastanza I'una, o non curarono le altre. Nulladiineno usando in ogni congiunlura le forze proprie, o sole che si fossero, o congiunte con qiiell'altra na- zione , conservarono illesa all'Italia quella clie tra le sue glorie non e lullima , la gloria niilitare. Con silTatto andamenlo quanto all' esterna politica , con tale perlzia ill adattare nell' inierno gli ordini antichi a' tempi nuovi , la monarchia piemontese aveva gia valicali i primi venzett'anni del secolo XVII senza gravi pericoli , non senza gloria (i). Ne pareva clie alcuu, ostacolo si dovesse attraversare al suo costante innalzamento verso quel grado che le assegnavano le nuove condizioni d'Europa tra gli altri Stati: giacche le guerre nella Fiandra e cogli Stati d'Olanda non cessavano di tenere occupale le forze spagnuole fiiori dell'Italia: ed in Germania la potenza auslriaca trovava diiri contrasti nella lega de' pi'incipi protestanti, alia quale si appareccliiava a dare possente aiuto lo svedese Gustavo. Nes- suna cagione poi d'inimicizia cravi colla Fraucia , coUa quale anzi il prossimo succcssore alia corona di Savoia , il Principe Viltorio Ame- deo erasi stretto in parentado sposando Cristina figlia di Enrico IV. Ma la Fraucia si era riscossa dalle sue intestine discordie, ed il cardinale (l) Merita special nicnziuiic la It-ga coiicliiiisa da Carlo Enianuelc coi Vcucziani, ad istanza di quesli, coDtro gli Spagnuoli, mentre la ti-epidazione degU altri Stati italiaiii U trattcncva dairacco- starvisi, c mentre la Francia stavasi inoperosa a uiirare gli audaci discgui di qucUa potenza. Su di che c da vcderc la storia della Repubblica Venela di Ballista Nani all'anno iGjij. Ed allorclie per esscrc coiicorsa in quella lega alcuni anni dope la Francia, c per Tinclinazione favorevolc elie vc- deva Carlo Emauueic negli afiari generali d'Europa, egli propose d'assaltare la potenza spagnuola in Italia , I'esitazione del Senato Veiieziano fu c|uella clie sola forse iinpcdi gli iniporlanti effetti che avTebbe prodoUo per TUalia queiriinpresa. La principale cagione qucsta si fu juire della scia- gurata dcliberazione che allora fcco Carlo Emanuelc di rivolgere qucU'urto che era destinato coD- tro le parti piii vitali delle posscssioni spagnuole , a danno della Kepubblica di Genova , alleata della stcssa Monarchia. Sc alcune tritite pagine ti'incontrano, per conlo di questa risoluzione, nella storia italiana di quel tempo, £ alraeno di confurto lo scorgerc che vi dava originc un^opposizionc gcncrosa alia dominazionc straniera. DEL CONTE ALESSANDRO PINELLI. 3^ di Richelieu per meglio signoreggiarne gli spiriti la spingeva a nuove lotte coU'Austria e coUa Spagna. Come egli meditava qualche diversione a quelle guerre di Germania, pronla se gliene ofleriva roccasione nella estiiizione della linea primogenita dei Goiizaghi di Mantova, per la quale la successione in quel Ducato , e I'altra piu spesso ancora coiitrastata del Monferrato, \enivano nuovamente in campo. Risohevasi la Corona di Francia a mantenere in quegli Stali Carlo Gonzaga Duca di Nevers , Principe ad essa devote : al die egualniente si opponeva I'interesse di Austria, di Sjiagna e di Savoia. ]\Ia alle prime due polenze sola ragione era la cupidita di dominazione. Savoia aveva sul Monferrato antiche ra- gioni non raai da essa dismesse. In quella gara cui Richelieu, anima e capo dell'impresa, si accingeva con forae suUe prime non gi-andi, ma poscia poderose, giacche la mo- narchia piemontese non poteva a meno di csserne tocca, sarebbe state sue interesse il cercare almeno di non alTrontare un torrente che non conesceva ripari : e dal non aver forse cio abbastanza considerate Carle Emanuele ebl)ero principio le disavventure del Piemonte. Uscito poi di ■vita quel Principe quande i suoi sfbrzi gia piu non valevano a fermare il corse dell'invasione francese, succedettcgli Vitlorio Amedee sue figlie esperte per lungo use negli afiari di guerra e di pace , il quale fatti tosto nuovi consigli e congiuntosi con Francia alia salute dello Slate provvedeva. Infclici erane certamente le condizieni colle quali incominciava il sue regno, giacche dope vane praticlie e malgrado i caldi ufhci della Du- chessa presso il Re sue fratcllo, il Sovrano Piemontese aveva dovuto pie- garsi a cedere alia corona di Francia Pinerolo con certe distrette , e la valle di Perosa che comunica col Delfinate. Se dee credersi ad uno sci'iltore Piemontese conlemporaneo , I'abbate Emanuele Tesauro (i), non avevano peco contribuito a vincere la resistenza del Duca a tale ri- guardo le pcrsuasioni del padre Monod Savoiardo , non che riuclina- zione che in alruni .illri consiglicri alTezionati alia Duciiessa comin- ciavasi a scorgcre verso Francia. Come che cio seguisse , veniva fral- tanto sottoscrilto collaggiunta segreta di quel patto il 6 ajirile del t63 i il trattato di Cherasco , nel quale si aliargavano in cio che si apparte- (i) Origiui ticUc guerre civili del Piemuute. 38 MEMOniK ECC. iieva a Monfcrrato le conJizioni che erano stale prima proposte da Ri- chelieu a Carlo Eniaiuiclc , c tutta insomma la parte ili quella pro- Tincia che chiamasi alto Monfcrrato , compresivi Alba e Trino , veniva in podesta di Savoia. Portava inoltre cpicl traltato lo sgntnbramciito delle piazzc occu|>alc dagii Anslriaci c da' Francesi in Ilalia, per la qual cosa volentieri acconsenlivano Spagna ed Austria , ignare dclla clausula ag- giunla : ne prima veniva la cortc impcriale in chiara notizia del fatto clic il inarchcsc di Pianezza, Emanuele di Siniiana, statovi mandalo dal Duca per I'investitui-a del IMonfcrralo gia non I'avessc ad onlii de' sos- pelti 6 delle lungaggini oltenuta. II felice esilo di quella legazione fu il primo saggio di quella accortezza e di quel risoluto procedere, che il suddelto niarchesc , tanto i-iputato nella corte di Savoia per le chiare sue doli e per adei-enza di sangue , seppc di poi usare in mezzo alle piu diflicili congiuntnrc, e con che tanto egli giovb alia causa della Du- cliessa nelle controversic suUa tutela. Non ostante le inlelici condizioni accennate, che non lasciavano libera al Duca la scelta del partito da tenere nelle cose d'llalia, non ostante la guerra riaccesasi appena scorsi trc anni dopo il trattato di Cherasco, il senno cd il valore di Vittorio Amedeo seppero maulencre salvi gli interessi dclla sua corona e I'indipendcnza del Piemonte dagli adcsca- menti del Richelieu, e fare che i vantaggi scgnalati che il Duca aveva procacciati in quella guerra alia Francia , coll'unire ad essa le proprie forze , non lo meltesscro in troppa dipendenza del temulo ministro di quella polenza. - Non pub dirsi pertanto qual fosse la costemazione de' popoli del Pie- monte all'udire la morle inopinala di Vittorio Amedeo, il 7 ollobre del 1637 , accaduta in Vercelli mentre egli y\ si riposava dalle imprese di quell'anno, da lui e da' suoi generali gloriosamente condotte nella Li- guria contro il marchese di Leganez governalore di Milano , menire era assente il maresciallo di Crequi comandante supremo francese in Piemonte : e giustissima si appalesa la sentenza di un illustre scrittore j)iemontese (i) che nel caso fatale di quella niorte ravviso tronche le piu belle speranze che per I'esperienza fatta in si ardue congiunture , potcva il Piemonte fondare su quel Principe in riguardo alle sue sorii future. (1) Napioac, vita di Giovaoui Bolcio auaotaziaoe. DEL CONTC ALESSANDRO PINELU. Sq Pensai di dover scorrere d'ua sol tratto il piimo periodo dcUa politica tcnuta dalla casa di Savoia tra quelle rivalila d'inleressi non suoi , ne d'ltalia, alia quale tante guerre portale da armi straniere dovevano frut- tarc uu l)ul nulla. Prima pero di progredire piu oltre mi e d'uopo trat- lencrmi in alcuni parlicolari intorno a quell'anno 1629 clie fu il primo delle calamitu del Piemonte e di gran parte d'llalia. £ nolo abbaslanza dalle storie di quel tempo eome lo sforzo della guerra si riduecsse priucipalmente attorno a Casale , difeso pel Duca di Mantova, e pei Francesi, oppugnato da Spagnuoli e Tedeschi e eui le nuove schiere franeesi calate dalle Alpi craiio destinate a soccor- rere. Crcscevano pertanto, dalla parte di Lombardia specialmenle, i lu- luulti e Ic devaslazioni della guerra , e i tristi eliblli prodotti da que- sta, e dalla carestia succedula pure in quell' anno aprivano i passi al- rorriliile flagello della pesle. Torino ne era invaso ncl mese di gennaio del i63o. Questo accideutc e lutti quelli clic riguardaiio il priucipio ed il corso tenuto dalla peslilenza ci pervennero con suflicienle diligenza e con quel corredo di dottrina clie consentivano i tempi , descritti in un trallalo elie ne dislese il pi-olomedico Fiochctto, testimone oculare e che sedeva nel Magistrate generate sopra la sanita (i). Senza qui ri- petere cose che possono esser note da quella relazione , o clie con poca diversita si possono desumere da' ragguagli che si lianno intorno alia stessa calamita che fu comune ad altre vicine contrade d'ltalia, non mi e paruto dover tacere alcuni alti di maggior virtii che si ossci-varono tra i cittadini di Torino, e che in particolar modo resero chiaro il nome di uno iVa cssi , del quale per altri rispclti pure occorrera fare in appresso orrevolissima I'icoriianza. Rinnovandosi sul linire del seltembre precedente , come allora era costume, i magistrali municipali di Torino, furono eletli sindaci Giovan Francesco Bellezia awocato, e Giovanni Benedetti causidico. Era Giovan Francesco figlio di Gaspare , che fu assai ripulato tra i giureconsulti piemontesi del suo tempo , e del quale trovasi un consulto in fatto di mouela ne" commentari del Sola a' statuti ducali. In un atto da me ve- (i) Trallalo della pesle ossia coritagione di Torino deW anno iGio descritlo dal protomedico Fio- chello^ sUiDp;ito in Torino per l;i prima volla dal Tisma iG3l v di nuovo poi dallo Zappata ncl 1710 c dedicate a^ Siudaci c Cunsiglicri delta Citta di Toriuo. A (jucbta po»tcriore cduionc oii rife- risco ovc mi occorre di ciUre quel trattato. 4o MEMOniE ECC. dato il suddetto Gaspare si dice del luogo di Lanzo. Ma comunque cio sia , Agostino della Chiesa che scrisse a poca distanza dal tempo di cui parliamo , pone la famiglia Bellezia tra le principali di Toi'ino (i) ; e dovette la medesima cssere tra quelle , cui secomlo gli ordini munici- pali d'allora davansi nel consiglio i primi onori , sehbcne li venissero poi a mano a mano cedendo ad altre famigiie piili qualificate nella Corte e ncUo Stato. Poco dopo rinvaslone di quella pestilenza il carico di magistrato mu- nicipale lutto si riduceva ncl sindaco Bellezia , avcndo il coUcga pro- vato nella propria famiglia le prime percosse del morbo. Ma non ando guari , che di semplice cooperatore che nell'accennata qualita cgli era ne'prowedimenti sulla pubblica saniti divenne capo principalissimo del governo de'travagliati ciltadini. Cio accadeva verso il mezzo della state, allorche il contagio era perrenuto alia sua maggiore intensita : allorche agli oi'i'ori del morl)0 si univa la mancanza di sosteiitamento per una grau parte della popolazione ; e sciolto il freno della pubblica autorita, cresceva la baldanza ne' Iristi, la coufusione ed il terrore ne' pacifici e ne' dcboli. Perocche uscita dalla cittk la Corte a preghiera del Consiglio della sanita , spartite nclle pi'ovince le primarie magistraturc , accio minori occasioni avessero i popoli di concorrere ne' medesimi luoghi, anche le famigiie piu cospicue e le piu facoUose , lasciata la capitale , ripara- vano nelle province dove minori timori apparivano della fatale malat- tia. Lo stesso ti'ibunale che , prendendo nome dalla sanila , erasi spe- cialmente istituito in Torino per consultare su di essa, e per ammini- strarvi giustizia , poco rimaneva in ufficio , parte per essere stati presi dal morbo alcuni degli ufficiali che lo componevano, parte, e foi'za pur dirlo , per essei'si gli altri sottratti al pericolo col cessai'e dalle in- cumbenzc loro commesse (2). Richiedevasi pertanto una virtu risoluta ad affrontare i maggiori pe- ricoli , onde porre rimedio a si grandi mali : ne senza posporre alia comune salvczza la propria potevasi gia oltenei'e lo scopo cui tende il civile consorzio , di somministrare assistenza c conforto a coloro che maggiormente ne abbisognano. SilFalta pietosa ed insiemc forte opera rompieva Bellezia , assecondato dal solo rimastogli del Consiglio della ( I ) Corona Rcalc parte prima. ('j) TraUato ccc. pag, 4^ e segucDti a 55. DEL CONTE AI-ESSANDRO PINELLI. 4' citli I'auditore di Camera Giovanni Anionic Beccaria , c dal prenomi- nato protomedico Fiochetto unico rimasto anch'esso in ufficio del magi- strato sopra la sanit^. Comune era in essi la cura per rossei"vanza de' pill indis|io!isabili alineno tra gli ordini prescritli in si tristi condizioni di cose. Piu special carico poi del Bellczia era quelle di provvcdere di vetlovaglia que' miseri di cui maggiore sempre facevasi il numero pel cessato esercizio di ogni arte utile alia vita, e pei guasti cagionati su- gli ocelli slessi degli abitanli e suUe porle della cilia dalla spiclata soldatesca , la quale andava da ogni parte predando il paese. Come ai provvedimenti fatti dal sindaco Bellezia corrispondessero gli efietli , lo atlestano le parole usate dal Fiochetto che dice essersi la Citt^ mo- strata — in tante e tali afilizioni magnanima, ed in tanta povertA ma- gnifica — (i). Deesi qui a lode di Bellezia , e non lieve per mio awiso , ancora aggiungere, che niuno de' provvedimenti ricordati in quella relazione e nei quali egli avesse parte, oscuro in qualunque modo le sue dcgne qua- lita. In quella pcslilenza come in tutte le altre che furono allora , o che da tempo I'avevano preceduta , coise la volgare persuasione delle unzioni venefiche quale causa propagatiice del morbo. E lo stcsso Fio- chetto che si mostra si diligente in quel suo trattato nell' indagare i (i) I danni di qucUa pcstilcnza non dovrcbbonsi riputjre infcriori a qiianlo di piu luttiioso e di piu ficro si Icgge iu fatto di talc calamiLi , sc, come il Fiochetto asserisce esscrgli risultato dalle consegnc dcUc morti , che si sa quanto riescano in tali casi minori del vero , di undccimila abi- tanti a cui sommava la popolazionc riroasta in citta , solo tre mila fossero scampati dal morbo. Tra gli cffctti dal mcdcsimo rifcriti , osservati nel corso e nelle maggiori slragi del morbo , sce- glicr6 quello che pu6 comprovare la verita di altrc dcscrizioni assai famose, intorno a simili casi; cio^ il non sccmarsi punto in tanta prossiraita cd in tanto contatto dcUa mortc Tintcnsita dci de- siderii ciie sono ordinari compagni alia vila piii vcgcta , e piu rigogliosa, ami accresccrsi : e ci6 che non mcrita mono osscrvazionc, non essersi omessi, siccome da popolo pio, i riti dclla rcligione )trescritti pei matrimoni ; « talcht^, sono parole del Fiochetto ( pag. 54 ) in pochissinio tempo si '• feccro assai piu di cinqucccnto liccuzc a uomini e donne dalla sera airindomani fatti vcdovi o II vedovc , c ci6 in Torino solamonte ; ma nciristcsso tempo se nc feccro tante nel tcrritorio e Dio- " ccsi quante fossero spedite nello spazio di dieci anni ». Ci6 cgH rifcriscc esscrgli stato affcrmato da Giacomo Maurizio Passeroni scgretario della citta del magistrato, della sanita e dt-irarcivescovo. Dal qual fatlo , e da quello che lo stcsso Fiochetto dice delle consegnc delle niorti che dovevano farsi ai segrelarii a laic ulTicio dcstiuati, si raccoglie che non era ancora dismcssa I'osscrvanza deH'ordinc che avcva fatto Emanuelc Filibcrto per un'csalta consegna dcllc nascitc c dcllc morti in rcgistri tcnuti da ufliciali del Principe: ed anzi in qualunque modo fosse a\'Tcnuto che uno stcsso ed un laico , fosse il scgreUirio dcirarcivescovo e della citta insicme , locchc non potrci asscrirc che non avcssc anche luogo in altre diocesi , ognun vede ^ quanto si fosse i{uello mezzo opportuiio per conosccrc , non roeno delle nascitc e delle morti , lo sUtu aJtresi dc' matrimoni. Serie II. Tom. i. 6 4a MEMOnlE ECC. lUversi modi con che il pestifero seme apprcso nc' corpi umani ed in qualuiKjue materia , owero porlato daU'atmosfera , puo dilTondersi a danno delle vite , egU stesso che deride tjueirinflusso maligno de' corpi celesti di ciii in tali occorenze , come in allra qualunque , tremavano ancora in quel secolo gli uomini i piu gravi, ed i politici piu profondi venendo al particolare delle cause che maggiormente contribuissero a spandcre in Torino il morbo pestifero, non ha difiicolla di ammeltere (i) come una delle pi'incipali , certe romposizioni d'ungucnli vcncfici e le unzioni con queste fatte in vai'i sili dcUa cilia. Dal mcdesimo pure sappiamo (a) che in Torino come in altri luoghi e dentro e fuori d'lta- lia , ma meno forse che non al trove , vi furono accuse contro questi avvelenatori e condannc capitali date ed eseguite. Grande senza dubbio era in tali reati la scelleratezza del proposito, quantunque non si volesse supporre ne' lore autori altro scopo che quello di produrre nelle menti del volgo un turbaraento per pravi fini , ne le arli loro per se stesse potessero operare altro eiFetto. Non tralascero tuttavia I'occasione che indi mi si porge di osscrvare , come sieno stati veri beneficii ai-recati air umanita ed al governo politico degli Slali quelle dotlrine , frutti d'elctti ingegni e di nobilissime meditazioni, che in eta a noi piii pi'os- sima appianarono le vie alle riforme giudiziali : e rendendo piu giuste le nozioni cosi del delitto , come dei gradi corrispondenti nelle pene, i mezzi additarono di togliere a' giudizi I'aspetto dell'arbitrio che tanto detrae di riverenza aU'ufficlo di amministrare giustizia. Ma per buona sorte , ne di questi , ne di altri storti prowedimenti che io tralascio, dal Fiochetto candidamente racconlati, non mi accade di dover giustificare il Bellezia ; serbandosi egli temperate e prudente in quegli accidenti, (piale pare essere stato in tutta la sua vita, non si scorge che si rendesse autore ne promotore d'altri atti che di quelli che ai-recar potessero soUicvo al comune infortunio : e tanta era la iiducia che seppesi conciliare cosi operando , Gducia che anche involontaria- mente e tratto ognuno ad accordare alia prudenza , quando non e dis- giunta da vigoria d'animo pari alle occorrenze, che egli divenne anima e capo di quelle consulte che dal mese di agosto in poi sino all' au- tunno si erano ristretle in tre o quattro citladini ; ne per essere caduto (2; Ibid., pag. 3a c 44. DEL CONTE ALESS.iNDRO PINELLI. 43 infermo, sebbene tli altra malattia clic di qiiella die altomo gli infie- riva, cessu egli di parteciparvi : ma postosi a giacerc in una sua ca- mera terrcna d'onde facilmente poteva egli essere veduto ed inteso ed intendere allrui , convcnivano ncH'atligiio giardino il Fiochello ed il Beccaria , e stando qiiesli solto un pei'golato per ripararsi da' rai co- centi del sole, cd il Bellczia nel suo ietticciiiolo, di cpicl che a fare si avcssero insieme consuUavano. La lode dovuta a quei tre pel cousiglio che nelle maggiori necessila non cessarono di porgcre airafllilla lor patria, non fara che io taccia della fida opera che sempre fu pronto a prestar loro uno tra gli uHiciali della citta che trovo designato col tiiolo di conservatore , e nominato Giovan Baltista Felta. II nome di Bellezia si leggc tutlora sui canti della via die scorre dietro il palazzo del Coinune e nclla quale gia stava la casa di lui: questo segno d'ailetto allanlica palria , non meno , che di gralitudiuc , dava ramministrazione municipale in tempi che maggiore ne rendevano il pregio , negli anni cioe della dominazioue francese (i). Se la rimunerazione delle ■virtu del Bellczia non fu immediaia , non si fece pero lungaraente altendere , e si palesb per un atto spontaneo del Sovrano concepito ne' termini piu onorifici. Per leltere patenti del 2 giugno iG35. (I Infonnalo, diceva il Duca, non solo della suflicienza » virlu e meriti che concorrono nella persona del niolto dilctto e fedel » nostro il dottor Giovan Francesco Bellezia cittadino di Torino , ma » della servitu ancora da lui resa nel carico di sindaco della citta nel » passato conlagio con tanla nostra soddislazione e pubblico applauso , » per le presenti depuliamo il suddetto avvocato Giovan Francesco » Bellezia per consigliere, senatore ed avvocato nostro fiscale e patri- » moniale gencrale sedente ordinario nella nostra Camera de' Conti ed » ovunque si trattera dell'interesse e patrimonio nostro n. Era il me- desimo ufficio , che nella Camera residente in Savoia sosleneva il pro- curatore generate assistilo da un certo numero di ufllciali detti avvocati fiscali ossia patrimoniali : nella Camera di qua da'monti da qucsti esclu- sivamcnte tali iucumbenze si esercitavano , sinche venne pol nel 1720 (1) Autorc delta dflibcraztone , approvata dalt*autorila di quel tempo, fu IXccclleDtissimo Conte Prospcro Balbo, raancato ai vivi dopo che fu Ictta net consesso Accadcinico qucsta scrittura. Quelle virlii di nientc c di cuorc che si cmiiientc iu resero in vita^ e di cui non consente il luogo cbe da luc iulrapreudasi I'elogio , ne rcndcramio scmprc cara e vcncxaU la mcmoria , come gia lo e a 44 MEMORIE ECC. da Vittorio Amedeo II riuiiila I'una e I'altra Camera , e cogli uflici annessi , stabilita in Torino (i). II Duca Vittorio Amedeo lasciava morendo successore alia corona il primogenllo de' due suoi figli , Francesco Giacinto e Carlo Emanuele , ambediie in ela tenerissinia. Tutela de'pupilli, e govcrno dello Stato , erano i due oggelli cui avevansi a rivolgere le pubbliche cure , mentrc la guerra era acccesa sui confini del Picmoute, e mentre la stessa al- leanza con un vicino tanlo supcriore di potenza qual era Francia , met- teva la Casa di Savoia in condizione assai pericolosa. La vedova Duchessa, Madama Cristina di Francia, per la slretta congiunzione col Re Lodovico, c per la prontezza dell'ingegno opporluno palrocinlo veramente appre- sentava agli Stati della prole: ma in cose di governo non per anco spe- rimentata , avcva a fronte un avversario di tanto momento qual era il cardinale di Richelieu, arbilro dcH'animo del Re, ed awerso aperta- mente alia Casa di Savoia, che riguai'dava come ostacolo all' ampiezza de' suoi disegni in Ilalia. Ne punto egli era propenso a mirare piu favo- revolmente la madre del giovine Duca, come nata di Maria de'Medici, tnadre del Re, sua capitale uemica , da lui costretta a viversi in duro esiglio. A rendcre plti difficile la condizione delle cose aggiungevasi , che i due Principi iratelli dell'estinto Duca, Maurizio, insignito della dignita cardinalizia , e Francesco Tommaso , gia iUustre per fazioni di guerra , i quali valido aiulo avrebbero poluto arrecare al governo dello Stale, e coUa prcsenza dileguare ogni timore che polesse venir concetto suUa sicurezza della monarchia durante I'infanzia del Duca , si trovavano assenti dal Piemonte. Da alquanto piii lungo tempo era assente il Pi-in- cipe Francesco Tommaso, il piu giovine de' fralelli , il quale Governa- tore dapprima della Savoia , era andato quindi in Francia ove ammo- gliavasi con una Principessa di i-egal sangue , e ponevasi a' stipendi di quella corona : ma poscia disgustato passava nelle Fiandre ed unitamente al Cardinale infante aveva assunto il comando dell'esercito del Re cat- roloro clic lianno corailiciato ad essere SMoi posteri , e che ebbero la sorte di conosccrc ed ap- pi'czzare un laiito mcrito. La casa del BcUezia, sccondo appare dal tcsiamcnto di lui, che c negli archivii del Senato , stava ncll'isolato stesso del palazzo del Coraunc , da tcrgo j fu venduta dagli t-rcdi dt lui alia citta ncl 1770 e ricdilicata poscia insiemc col rcstaute deirisolato. (1} Quandn Bt'Uczia fu prcscelto a quell'incarico , era esse diviso tra due avvocati fiscali ossia pati'imoniali : ma qucsti talora furono in maggior Dumcro. DEL CONTE ALESSANDRO PINELLI. 4^ tolico aH'aprirsi dell'uUiina gucrra. II cardinale Maurizio all'incontro che viveva in corte di Roma , piu freqncnti occasion! aveva avuto di maneggiarc gli interessi della casa , vivente 11 Duca fratelio , per cui incarico si era anche portato in Francia per alcune discussioni intorno all'esecuzione del tratlato di Cherasco; ed cssendosi in 56^,01110 fermalo in Piemonte due anni , si era poi rcstituilo a Roma : e cosi ncU'uno come neU'altro Inogo splendida fama lo circondava di cultore egrcgio di leltere e di ogni stpiislto sapere. Fu risoluzione molto a quel tempo notala che appena giunto a Roma dismetlesse la prolelloria che sin al- lora vi aveva esercitala dclhi corona di Francia, e vi assumesse cjuella deir Austria: per questa ragione, come anche per quella che il Principe Francesco Tommaso di lui fratelio fosse passato a' slipendi di Spagna, il Duca Vittorio Amedeo , dopo che erasi coUegato con Francia contro quelle due jiotenze aveva dovuto porre sotto sequestro le rendite che si I'uno quanto I'altro avevano in beni della corona dette apanaggi. Ora per quel die riguarda al modo con che avesse a deferu'si la tu- tela del Duca pupillo , c da osservarsi , che nissun atto esisteva che comprovasse la volonta del defunto Duca a tale rigiiardo , quantunque si asserisse aver esso mentre era prossimo a morte dichiarata I'inten- zione che la tutela ed il govei-no degli Stati , ossia la reggenza, fos- sero aflidati alia Duchessa. Dovendo in tali circostanze definirsi la cosa a norma delle leggi , della osservanza, e dellc consuetudini del paese, un altcnto esame di qxiello che in simili casi erasi pratirato, Taulorita degli escmpi , c gli clfetti che no erano scguili solo potevano servire di sicura guida alia risoluzione , giacche mancava una norma espressa che deterniinasse la qualita della persona a cui in caso di eli pupillare del Principe spettasse la tutela, ed il modo ncl quale , in ordine al reggimenlo dcUo Stato , dovcsse questa esercilarsi. Di tre casi meno antichi di lutele che la monarchia di Savoia appre- sentava nel corso de' secoli XIV e XV ncssuno era andalo esente da qualche contraddizione : in tulti si era scnti(a la necessila di porre d'accordo le ragioni che la natura e la \c"Sfi civile vlgente ah antico presso di noi atlribulscono alia madre, con quelle che i prossimi agnati potevano fondare suUa qualita loro di successori al pupillo nella corona, essendo da questa escluse le femmine. Anzi nel primo di quel casi , avvcnuto diu-ante la pupillare eta di Amedeo VIII , I'espressa dlsposi- zione dell'avo che aveva preferito nella tutela del nipote I'avola alia 46 MEMOniE ECC. inadre, trascurando gli agnati, non aveva potuto far si chc il concorso di qiiesti non si fosse doviito riccrcare dall'avola per manlenersi nel govcrno contro i tentalivi falti dalla niadre. Negli altri due casi , ben- chu la tuiela ed il govcrno si fossero solennemcnte assunti dalla madre ill mancanza della volonta a tal riguardo cspressa dal padre , tuttavia iiciruno lo Slato, per insidie lose da possenli vicini, essendo reggente Violaule di Fraacia , era caduto in pericoli tali che per salvarlo era stato necessario ridiirre ogni autorita in mano de'cognati della mede- sima ; neU'ultiino , essendo lulrice c reggente Bianca di Monferrato, le cose erano passate quicte e senza danni per lo Stato merce la precau- zione dalla medesima osservala di usare I'assistenza de' Principi cognati e prozii del pupillo negli afiiiri del governo. Siifatte considerazioni gioveranno a formarsi una conveniente idea della congiuutura nella quale trovavasi il Piemonte nel tempo gia accennato, e della iinportanza dei primi atti dai quali erasi per conoseere I'anda- inenlo clie prenderebbero le cose dello Stato. Le stcsse considerazioni forse condurranno ad una sentenza alquanto diversa da quella che si e lenuta da Carlo Botta nella sua Storia d' Italia , in cui tulta rigetta sui Principi cognati della Duchessa la colpa degli awenimenti die seguii'ono la risoluzione dalla medesima presa di assumere coUa tu- tela dei figli il governo dello Stato senza alcuna partecipazione de'Prin- cipi dianzi nominati : sentenza , la quale , anco non segueudosi intiera- mente , non era qui da passarsi sotto silenzio, come di scrittore , che pel valore dell'ingegno e la nobilta de' sensi si chiaro fece suonare il gi-ido delle stesse mcmorie iufelici della patria italiana. Ma da quell'au- torita che egli in modo incontrastabile ed assoluto reputo dovuta alia Duchessa, nacquero la piii parte de'giudizi che egli ha dato sovra le op- poste rlsoluzioni fatte da'Principi, zii del Duca pupillo, ne, dopo quanto si e premesso, occorre trattenersi in dimostrare come tale esercizio esclu- slvo deir autorita di tutrice dal canto della madre fosse lungi dal po- tersi riguardare fuori di controversia. In riguardo poi alle politiche con- giunlure in mezzo alle quali tale controversia avevasi a vcnlilare, non si crede inopportune I'aggiungere qualche altra considerazione. Che fosse necessita pel Piemonte lo attenersi aU'amicizia di Francia, che la neutralita quando pure non fosse stata impossibile non gli po- lesse riescire se non svantaggiosa , e cosa la quale a chiunque avri scorse le prime pagine di questa scriltura , e considerera la debolczza DEL CONTE ALESSANDRO FINELLI. 47 tli uii governo pupillare , non parra gran fatto materia di dubbio. Che quindi il consiglio della Duchessa sia non solo da assolversi da ogni rirnprovero per tale risoluzione, stata presa assai iosto, benche coper- tamentc, ma no sia anzi da lodare, ella e pui-e cosa per se manifesta: non cosi certamente puo lodarsi di non avere in tale condizione di cose munito Vcrcelli , la cui spedita occupazione per parte del co- mandantc delle forzc spagnuole, marchese Leganez, fu un amaro frulto delle prime deliherazioni del nuovo consiglio dcUa tutrice ed una pe- renne ragionc pe' Principi e loro aderenti di accusare Tinnpnidenza del partito che si era seguito. Ma egli c pure necessario il confessare, che 36 una lega con Francia era inevitabile e buona, quesla congiunta colla protezione che una tale potenza proferivasi di prendcre del Duca pupillo era un partito pieno di perigli. Volendo pertanto, come certa- mente volevano la Duchessa ed i consiglleri suoi , almeno i principali, serbare intera I'autorila al Duca sovra i suoi Stati, era il maggior pe- ricolo quello di assecondarc troppo facilmenle in principio que'suggeri- menli e quegli uflici che loi'O venivano dal cardinale Richelieu , se- gnatamente in cio che alcuna deviazione avrebbe arrecato alle antiche usanze della Casa, ed alcuna benche lieve ollesa a' dirilti di coloro che SI prossimo grado tenevano nella successionc alia corona. Tale era il suggeriiiienlo subito dato, ed accolto di aliontanarc i zii del Duca dallo Stato. Richelieu non era tale politico che ad una prima condescendenza volessc starsi contento , e ben lo dimostravano i primi atti che i suoi agenti in Picmonte univano alle proferte di protezione e speciahr.ente il tentiilivo falto il'impadronirsi della persona del pupillo, che per buona sorte i Picmontesi riesc'u-ono ad antivenire. Videsi meglio sempre in seguito come le proferte di protezione fossero parole , ma I'audace mi- nistro volesse usarc pienissima Tautorita sua suUa Duchessa, sul Duca pupillo e sul Piemonte. Scorgesi aucora da chi esamina le condizioni in che erano allora le cose, come da un canto , i Francesi le cui forze non erano in quel primi tempi poderose in Picmonte , non avrebbero avuto modo di ot- tenere colla violenza quello ch'essi volevansi ; e dallallro i consiglieri della Duchessa troppo facilmente pei-suadcssero a se ed a lei che od i Principi si asterrebbero dal venire in Picmonte , o volendo venirci lor si polrebbe impedire. La natura stessa imporlanlissima de'negozi che si trattavano , loro ne dava onesta cagione : graude poi era I'autorila del Principe cardinale in Coite e fuori, cosi pel grado, come per I'usanza 48 MEMORIE zee. (lei vivere suo magnifico ed ornato di ogni laudevole cliscijilina. Gran- dissimo il nome del Principe Tomniaso jiresso i soklali c I'ainore di essi verso di lui , come prode e fortunate cnpitano. In vecc pcrtanto di quelle pratichc in cui si ando consutnando il tempo al solo scope di tcncr loiitani cjiic' due Priucipi dallo Stato : pratiche le quali vennero iinprudenlcniontc prolralle anclie dopo die per la morte di Francesco Giacinto, unico gcnnoglio dcUa regal stirpe rimaneva il fanciullino Carlo , sarehbe stata cosa certamente desidera- bile , die sin da priiicipio si fossero coUivali que' trallali , die i due Priucipi fratelli non cessavano di mellere innanzi per un qualclie tem- peramento intorno alia partecipazione loro negli affari dello Stato. Da parecchi documcnti stati opportunamente raccolti intorno ai prinii tempi di quella difFerenza (i), scorgesi a non dubbi segni come a' Principi sommamente cuocesse I'iusulto dagli Spagnuoli commesso col pigliare Vercelli: e pronti sarebbero stati pcrcio a dai'C oreccliio ad una qualche orrcvol proposta intorno agli intcressi comuiii dclla Casa e dello Stato. E nolo dal seguito dagli avvenimenti narrati in lutte le istorie , come que' trattati divenissero piu tardi, ed allora massimamente die le armi francesi avevano il sopravvento , il solo partito di salute per la Ducliessa onde estingucre la peste delle civili discordie , e togliere al superbo Richelieu le occasioni di tcnerla da se dipendente. Dopo aver osservato qual fosse la condizione delle cose nostre al di fuori , la natura stessa deU'argoniento or ne chiama a discoirere gli atti relativi aU'interno ordinamento dello Stato. Tra questi si ofTrono come principali quelli die stabilivano sul principio dal canto de' Magistrati una formale ricogiiizione deirautorita della Duchessa Cristina di Fran- cia come tutrice, e come reggenle lo Stato senza partecipazione alcuna, ne riserva a favore de' Principi agnati. La quale ricogiiizione era di tanto maggior moincnto per quell'esame die era da riputarsi aver pre- ceduto I'esecuzione degli atti fatti espressamente dalla Duchessa per as- suniere quell'autorita , in virtil dclla prerogativa spcciale atlribuita a' Magistrati a' cpiali gli atti , e le dichiarazioni anzidetic si indirizzavano. A quesla forma particolare di dar esecuzione agli ordini Sovrani , che (i) V. iducuniiali r.Tgcuaidjnli alia vitn del jirincipc Francesco Tommaso di Savoia, raccolti dal Contc Fcdcrigo Sclopis. Torino per G. Poniba. DEL rONTE ALESSAWDRO PINELT.I. ^ 0 laccliiudc la facolti di rasscgnare al Principe Ic difiicolla clie vi s'in- •contraiio , per intcmlcre quale nc sia la mciile sovra le medcsiine , prerogaliva clie e solo riscrbata a' Magistrati suprcmi, si da anchc og- gidi nella moiiarchia picinonlcse il noinc iVinterinazionc. In (jiiella slraordinaria occorrenza la ■vodova Duchcssa si atlcneva a queliii form;i sirelUssimamenle ; principalc uflicio poi veniva a compiere in tale negozio il Senalo di Picmonie , come quello die , e per aver scdc uella cilia capitale, e per rarapiczza della giurisdizione, agli altri i Duca Francesco Giacinto e degli allri Principi suoi figli e figlie e » rcggenle degli Stall « mandava poi e comandava ad oj^niino di rico- noscerla cd ubbidirla come tale. Aggiungcva solcnniti il concorso del popolo , alia ciii prescnza recitavasi la rimostranza falta dall' avvocalo Hscale generale e il decreto del Senato (i). JN'e come per avventura potrebbe credcrsi , erano le consideiazioni poliliche cslranee a quella deliberazione : il contrario anzi appare dal tenoix stesso dell'anzidelta rimostranza avente per oggetto il decreto da farsi dal Senato in conformity della dichiarazioiie della Duchessa: « tal » cosa, diceva ai senator! congregati il gia nominate Giuliano, cedere » in evidente iitilitu de'Serenissimi Principi Infanti ed in sicurezza degli » Stali, poiclie essendo TAltezza Reale Madama dotata di cosi csquisitn » prudenza .... ne dissimile dal potentissimo Luigi il giusto suo fra- )) tello, della cui protezione, anche pei servizi resi a quella corona dal » defunto Duca poleva essa ripromettersi, .... si doveva tenere per » fernio che sotlo la reggenza di lei e la protezione di S. M. questi » Stati sarebbei'o per godere intera pace e felicita ». II riconoscere prontaraente la Duchessa come tutrice e come reg- gente , non solo era debito , ma altresl opportunissima deliberazione ne' pericoli die poteva correre lo Stato cinto per diversi lati da armi stra- niere : se pero egualmente opportune fossero le considerazioni da cui scorgevasi accompagnato il decreto, pare veramente potersene dubitare. Frattanto qiiegli altri I'iguardi che temperar polevano le ragioni ri- conosciute nella Duciiessa , quel modi , che le palrie consuetudini pole- vano suggerire circa resercizio della tutela , non formavano special og- getto di quella deliberazione; o forse il Senate lenevasi soddisfatlo dalla proniessa con cui la Duchessa terminava la sua dichiarazione , ed in cui si obbligava ad osservarc quello che in falto di tutela era stabilito per le leggi e le consuetudini dcllo Slato. Sc la qualita del negozio, e le condizioni del tempo non permetlevano per avventura che manil'e- stasse il Senate quello che piii conveniente avrelibe giudicato ad anli- venire le fatali conscguenze che sorsero poi , assai e da dolere che rautorilji de" consigli in altra forma piii opportuna non si adoperasse a (i) Uotuin., 11," IV. DEI. nONTE ALESSANDHO PINEI.I.I 5 1 sl degno e si rilevantc scopo ; e non c se non da dolere maggiormeiile (jualora per avventura il gcneroso e fedel consiglio siasi dalo , e non siasi di esso scrbata memoria. Con mollii pompa si fece pol il giorno Ircdlci oltobre il cerimonialc di cortc , in cui da' graudi della corona c dai diversi Corpi di inagi- stratura si rinnovarono gli atli di condoglianza , si riconobbc il nuovo Duca colla Duchessa tutricc e reggentc , e si preslo il giuramcnlo di fedella nc' termini per ciascheduna carica prescritti (i). Dope quell'iini- vcrsale sbigoUimento , dope quel prime dolore da cui crano stati com- presi gli animi de' sudditi per la morte del Duca , i piu tra quelli con- corsi alia solenne cerimonia , senza pcnsar piu ollre, si afiissavano con tenerezza nel diletto gemioglio in cui riponevano le spcranze di future bene : le faitczze maestosc , il soave riguardare , le pronte risposte del quinquenne fanciullo ammiravano e lodavano. In quella magnifica mostra che allora pure la Duchessa faceva per la prima volta della sua autorilh, appariva il natio costume di lei neiramabilila de' modi, ed in cerla giocondita degli atti : e si fu nella stessa occasione , che il gran cancellicre Gioanni Giacomo Piscina , allorche coUe insegne della sua dignita fu introdotto insieme cogli allri grandi nel gabinello della Du- chessa a prestarvi giuramento , postosi ginnochioni , vcniva dalla mc- desima domandato se fosse stato fatlo cavaliero, e risposto che no, met- tevagli essa per tre volte sulla spalla sinisli-a la spada presentatale dal marchcse Bobba sue gran scudiere , diccndo per ogni volta — io vi faccio cavaliero da parte di San Giorgio. — L'allo della Duchessa , al dire d'un dotto magistrato (2) , era insolito in falto di giuramento ; c sapeva di queH'umore cavalleresco , che, dal regno di Emanuele Filiberto in poi; pill non aveva molto corso in Piemonte, ma regnando la Du- chessa , e regno essa finche visse, ricomparve insieme colle altrc fogge oltramontane. Intanto si altcndeva ad altri piu scrii provvedimenli per fondare I'au- lorila della Duchessa, e nulla fu omcsso per conciliarle TalTetto de' mi- nistri e I'appoggio della nobilla (3) ; siccome pure per inculcare nel- (i) La rclazionc 4ti quel ccrimoniale , coUe varic forniolc di giurainrnlo , csistc nel registro dcUc session! Camrrali dciranno stcsso 1637. (a) Galli , cariche del PicroonU , cnpo del gran cancellicre , art Piscina Giacomo. (3) Ordinc di Madaiua Kealc del 7 diccmbre iGSn cbc rimcttc a lutli li vassalli e nobili il pa- gamentu del 3 per oyo del capitate per li Ussi c fuogaggi da Scrcuissiuii ajitccessoTi a loro alicnati 53 MEMORIE ECC. I'universale ropinione dell'alto giado in che la poneva Tassuuta quality tli reggeiile dello Slato (i). Le coiisiilcrazioni gia faltc in ordine al primo decrcto riguardante la latcla si adatlano cgualmentc e piii ancora al sccondo, che 11 Senalo di Pienionte fu cliiamato a dare un anno dopo , allorche moito cssendo Francesco Giacinlo 11 maggiorc dc' due piipiUi la Ducliessa partccipava a quel Magislrato la sua risoUizione di coulinuare nella rcggenza degll Stall per I'infanzia In cul era pure il successore. IiUerinava 11 Senalo quella dlchiarazione , presiedendo 11 maglstralo Gloaunl Antonio Bellone glureconsulto rlputatlssimo in quel tempo, e previo 11 Aoto dell' avvo- cato generale Pastorls. II Magislrato della Camera meno direttamente die non quello del Senalo eb])e ad alTrontarsi colic difiicolta dlanzi esposte. Anche ad esso in vero si comunicavano sotto forma di spedizione particolare quelle risoluzloui che In clascuna dellc rlferite occorrenze la Du- chessa avea fatlo , ma dopo che gia la provvislone era intcrinata dal Senalo di Piemonte. Adotto perclo la Camera il partllo di riguardare la deteruilnazione del Scnato come norma da segnire nella sostanza circa Vargomento della lutela , e I'lnierinazione a lei rlchlesta come dlretla speciaiiuente airiiitcressc del patrlmonio ducale. Tale concetto appiinto espresse la Camera nella rlsposla per essa fiitta alia lellcra con cul 1 Prlncipl Maurlzlo e F'rancesco Tommaso, da Chlvasso , che fu 11 primo luogo da essi occupato, s'indirlzzarono a quel uiaglstrato , del motlvl della loro venuta informandolo , ed esortandolo ad adoperare congiuii- tamenlc con essl per la salvezza dello Stato del Duca loro nlpote. Rls- posero i presidentl e senatorl del suddclio Magislrato della Camera che <( alle dlchlarazlonl della Ducliessa dl aver accellata la lutela , au- » torlzzata dal Senalo , al quale spetlava tale cognlzlone , scgucndone » essi le giuste e mature determlnazionl avevano concedule le testlmo- c prr qualsivoglia nltro rcddilo al iK-tlo diritio sottoposto ; non Inscrito nclla raccolta del BurcHi. (•j) Ordine di Madama Realc 3 novembrc sud(fr;tto anno, contcnrnle niolli capi rigunrdanti alia coDScrvazioDi: del buon ordinc gcni-ralc , aU'oinaggio c giuranjcuUi er6 d'allro canto da ommetterc che, c secondo il lenore slesso de' ci- tati diplomi , e secondo le nozioni che si avevano intorno all'autoriti imperiale , dal diritto piibblico di quel tempo, quell'aulorita conside- ravasi semplicemenle quale rimedio contro gli abusi, e contro gli atti (■) Nani ittoria Voncta lib. XI. (a) Si pOMono vcdore nclU doU opera del ConU Galli , carichc dvl Piemonte , Tom i. Serie II. Tom. i. 8 '>8 MEMORIE ECC. opposti al ilirilto comuncmcnte riccvuto (i) , scnza alciina sorta di pjcgiudizio , per parte dello Stato che la invocasse , cli qucH'indipen- denza die per diritto o per anlico possesso gli appartenesse. Ed in tale guisa appunto convienc riguardasse la cosa il Seiiato di Piemontc , il quale la dichiarazione data da' Principi iiiierinava scnza ominctlcre la inenzionc de' dlplomi sovraccennali , i quali poi , trascorso quel mo- inento, rimasero assai tosto dimenlicali. Giaeche si e jiarlato di qucslo dccrcto d' inlerinazionc , e da nolarst la clausula chc dichiarava tenuti i sudditi aH'olibcdienza vorso i Priiicii>i Maurlzio e Francesco Tommaso — non osiante I'ordine del 5 higlio pre- cedenle. — Lo stcsso BcUone I'uno e I'altro decreto a tali ordini susseguilo, sottoscrivcva : iufelice , se non si avvide quando era tempo , chc quelle risoluzioni ie quali per mcta soddisfacevano alle condizioni prescnti, c per I'altra meta lasciavano aperta la via a pretensioni aflatto opposte, sarebbero toriiate a prcgiudizio de' loro aulori, scnza sceraare punto i pericoli, cui conveiiivasi arrecare cflicace rimedio: pi4 infclice^ se conoscendolo, cerco con formolc studiatc, di cui gli dava opportunity il valore dell'ingegno e la molta dottrinii, di acquetare que'dnbbi che forse gia gli premevano I'animo nelle prime risoluzioni fatte a favorc deila Duchessa. Provo poi Bellone la sciagura , ma scnz;i aver salvato qucUo che ad cssa non e dato di rapire , la dignita provcniente dalle azioni. Usciva dalla capilale, allor- cIk' i Principi erano costretti di lasciarla , e poco stante moriva (2). L'importante successo otlenuto da' Principi soUevando le spcrauze de' loro aderenti , sveglio altresi la cupidita di alcnni che impazienli mo- stravansi di essere rimunerali dall' averli seguiti ncll' avversa forluna. Quindi varie prowisioni per simili cause defei'ivansi all'interinazione del Magistrate della Camera chc alle une dava passo , le altre tratteneva. Fu tra le ullimc quclla che un tale Pellegrino referendario di una pro- (i) Souo esprcssioni Icsluaii dcUu stcsso diploma iiupcrialo 18 niaggio iCSg - nella nostra qualila di lutore supremo ed universale di tuui. (a) Come fosse riguardata dalla Duchessa la condotta tcnuta dal BcUone nelle diverse occorrcnzc acccnnalo lo dimostra il segucntc biglictto dalla mcdesima indiritto al Magtstrato della Camera il !•) maggio 164 1 : « La Duchessa di Savoia ccc. Essendo il gia Presidcntc Gioanni Antonio Bcllonc niorto rco di >i Icsa maesta, dcvono tutti i suoi bcni essere devoluti al patrimonio di S. A. R. raio figlio ama- >• tissimo: chc prro non mancheretc voi alia riccvuta di quesla di farnc la ridutionc con csatta di- !■ li^cnza cunvcnicDtc aU'cflctto delle ra^ioni e del serviziu dcirA. S. R- come v'incarichiamo ccc. » DEL CONTE ALESSAKDRO PINEt.Lt. Sq vincia , cioe amminislratore delle renditc fiscal!, aveva ottcnuta dal Prin- ^cipe Tominaso, della carica di terzo prcsidcnte della Camera stessa. La provvisione era contraria all'esprcssa disposizionc di un cdilto di Carlo Emaimcle conteiicnte divieto clic alcuno contabile fosse aunmesso ad eser- cilarc alciin uflicio senza aver resi i conli. La Camera non interinava, ed al Principe rappresentava il medesimo essersi pralicato in tulti i casi simili con aj)provaz,ione de' Sovrani predecessovi , chc avevano avuta cara la solleciUidinc della Camera per I'osservanza di tuia Icggc si sa- lularc: ma non dissimulavasi nella stessa rappresentanza un'altra ra- gione desuala dalla giustizia, I'essere cioe provvislo di cpiella carica il presidente Ferraris chc aveva seguitato la Ducliessa nella partita da Torino : e come non essendovi alcuna dcUe cause ordiuarie clie potes- sero far riguardare il posto cpiale vacante, sarebbe stato contrario alia ragione comune ed aU'uso ossei'vato generalmentc nelle altre monarchic il surrogarvi altra persona, e, soggiungeva la Camera u non si puo al- » Icgar esenipio d'altro che abbi sin adesso procurato officio d'un vi- » vente. » (t). Per ragioui opposte merita special menzione mi altro di que' magi- strati novcllamentc creati da'Principi. Quesli era Decio Leone, di no- bile faniigUa saluzzese, senatore nel Senato di Piemonte , il quale della carica di primo presidente della Camera, vacata per la merle di chi erane invcstilo , era stato provvisto dai Principi tntori , e ne aveva sostenute degnamente le incumbenze. Alcun giorno prima che il Principe Tom- inaso arrcndesse al conte di Harcoiirt la capitale, il contc Leone signifi- cava agli ulliciali della Camera congregati , non essergli celato come egli fosse descritto tra primi sovra una nota di quelle pcrsone che dalla parte della Ducliessa chiamavansi difftdevti: ma nella giustizia di Madama Reale confidando, aspettar dal tempo che si conoscesse la sua innocenza, ne di essa voler altri testimoni che cpiegli stessi ufllciali del Senato e della Camera tra' cpiali aveva sin allora seduto, Venuto poi il giorno della resa della citla , compariva, non piu presidente, ma in abito da cavalcare, in queU'adunanza, e la sua risoluzione manifestava di uscire dalla ciita senza seguire alcuna delle due parti nelle quali era lo Stato sciaguratamcnle diviso. Si protestar loro, come ovunque egli si ( I ) Documcoti Dum. XY. 6o MEMORIE ECC. fosse, avrcbbc non perlanlo stiniato un solo Senate oil una sola Ca- mera essere in Piemoute : quanlo a se slcsso , la cura lasciame a Dio ed alia giuslizia, che sjicrava sarehbe alia fine per prevalere ncU'animo di Madauia Rcale. Cib dello partlvasi , i colleghi di mestizia e di rive- I'Cnza lasciando comprcsi. La sua innocenza non indugiava in fatli a procurargli slanza onorala nella capitalc stessa, ove in principio del 1642 vedesi csscre cgli di- morato , mentre si traltava la pace. La firnio poi cgli primo tra i ple- nipotenziarii de' Principi. Finalinente per leltere pateuti della stessa Du- chessa ncUa dignita e nel grado, non pero nell'ufficio, di prirao prcsi- dente della Camera veniA'a egli rimesso , rcndendo la provvisione stessa espressa tcstimonianza, per lui sopra ogni altra onorifica, essersi esso a tutto potere impiegato per la conclusione dell' accordo che aveva posto fine alia guerra civile (i). Troppo pero ancora durava cpiel funesto cozzare di pelli ciltadini misti ail ordinanze straniere. La capitale medesima dello Stato poco dopo die era venuta in potere del Pi'incipe Tomniaso era assediala daUHarcourt con poderosa oste francese , essendo in niano degli stcssi Franccsi la cittadella. La citta bravainente difesa dagli abitanti uniti agli Spagnuoli torno poscia a devozione di Madama Reale per capitola- zione militare il 17 scttembre 1640. Somiglianli fatti , in allrc jtarti dello Slato , per cpieU'anno, e per alcuni inesi del successivo ancora si avriccndavano; frattanto siccome non era disiuesso ne da una parte ne daU'allra il pcnsiero di un pacifico aggiustamcnto a malgrado che molti rispetti , molti interessi , stranieri a' principali contendenti , vi si atlra- versassei'o, si andarono contiuuando i traltati per mezzo di persone di reciproca confidenza de' Principi e della Duchessa : mi finale accordo U terminava (2). Non mancarono per pai-te di Francia i tentalivi presso ciascuno de' Principi e segnalamente presso il Principe Tommaso , per tirarli a sc con larghc proinesse. Ma i due fralclli furono saldi nell'u- nione loro a conseguire I'onore di difcnsori della corona e dello Stato : e si autenticava in loro siQatta qualita nell'assistenza che pel tenore della convenzione erano aramessi ad interporre agli alti aventi forza di legge e agli altri negozii di maggior iuiportanza. (i) Galli, cariclie del PicmOQtc, torn, i, pi^. 3S5 (3) Docuracoli num. XX ed anuotazione ivi. DEL CONTE ALESSANDBO PINEI.LI. 6l Ne vuolsi qn'i taocre la loili; doA'ula alia Duehessa: f|uantun([ue grande fosse il bisoEiuo chc aveva deU'aiulo del re suo fralello a difesa delia propria autoritii , giammai non condiscese essa a trasporlare in Fran- cia il Duca fanciullo, la qual cosa dal dispotico Richelieu soprallulto si brainava. E cio che questi piu brarnava in secondo luogo, la consegna delle fortczze dello Stato , non consenti la Duehessa se non q\iando neccssario cio vide a mantenersi gli aiuti , ne in guisa che se le une apriva a Francesi , le altre non ritenesse in sua balia , e quelle che si conquistavano non andasse, per quanto era in suo potere, ricuperando al giovine Duca. Di mirabil fortezza, di grande accorgiinento fece essa prova in s\ gravi frangenti. Non tralasciavano pero di rinfrancarne il proposito i fidi consiglieri che le slavano a Canco , i fpiali se soUecili erano di mantcnerne il potere , amatori crano non meno del nome piemontese, che mai non consentirono in loro si macchiasse. Mollo sarebbe da dii-si del padre Monod , giacche non fu altri che al pari di lui si awolgesse nelle faccende politiehe nostre, e dcUa stcssa vicina Francia : nessuno che si piena esercitasse rautorita de' consigli suUa Duehessa, della (piale era direttore di coscienza. Ma la natura di un tal uomo , le molliplici sue opcrazioni , le sue viccnde , non con- sentono una fugace nolizia. L'odio smisurato che portavagli Richelieu, abbein'he polesse muovcre da varie cagioni , non divenne tuttavia si fiero e si implacabile se non per la costauza del Monod in opporsi a' tentativi che faccvansi presso la Duehessa per trarla a partiti opposti all'onore c airinleressc della corona del figlio. La prigionia cui alia fine la stcssa dava il Monod e che si prolrasse sino alia morte di lui , ora nel castello di Monmeliano , ora in quelle di Miolans , fii il mode che i consiglieri deUa Duehessa le suggerivano per uscire d'impaccio , se pure non come il solo che scanipar potesse il Monod dall'ira del suo potenle avversario. Le voci generose chc quegli nuUadiineno dal suo carcere , e vicino a morie , faceva udire alia Duehessa, per sollecitarla ad ogui ])otere a riconciliarsi coi cognati , c a non disuiettere dalla inente gli ainniaestramenli del defuiito consorte e del suocero Carlo Emanuele per la salvezza del Piemonte , onorano in ispecial modo il gesuita savoiardo (i). (l) Vcdasi questa Icltcra del [lailrc Monod iusicnic con una notizia dt-lla sua vita ncUa citata raccolU di ducuiiicati ragguardaali aUa vita del Principe franccsco Toiuiuaso , ecc. &a MEMOniE ECC. Nellc vai'ie deliljcrazioni cU cui gia si e toccato , granclissiina parte ebbe il coute Filippo d'Aglie, minor fratcllo del marchese tli S. Ger- inano. Sovra di liii posero prlucipalmentc la mira i ministri francesi , allorclie trattavasi d'ordiiiare il reggimcnlo della tulela, siccome per- sona clic sapevano accetlissima alia Duchcssa , e clie per lo spirito e le nunierose aderenze di famiglia aveva granilissimo seguilo in corte. Le sue intcnzioni camminavano d'accordo coUe prime proposte dei mi- nisU'i di Fraucia , e , per mostrarc I'opportunita duUa lega , e i danni cixe a\rebbe arreciito alio Slato il rimaucrsi iicutrale, mando egli per le stampe una sua serittura. Intento ad assicurare alia Ducliessa 1' au- torita di tutrice, seppe usare con pi'ontezza e con risoluzione i parlili a lal fine necessari , locche gli concito I' odio degli aderenli de' Prin- cipi e del cardinale in ispecie , col quale ne'suoi prinii aiini giovenili erasi mantcnuto in grande corrispondenza di uflicii e di studi. Ma in mezzo a quesii accidenti alia salvezza dello Slato niirando , non soflriva egli di farsi istromento ai disegni che il principal minislro di Francia andava forniando sul Piemonte , a secouda delle circostanze. Percio (juesli non mai cesso di averlo in sospetto. E quando, dopo aver co- stretto Torino alia resa , il cardinale ministro conuncio a porre al Principe Tonnnaso partiti benigni e vanlaggiosi , pcnso a levarsi I'osla- colo che avrebbero incontiato i suoi disegni in Filippo d'Aglie che non ommetteva i negoziati presso lo stesso Principe onde togliere le cagioni di discordia Ira esso e la tutrice. Quesla, siccome lo altestano le memoi'ie del ministero dello stesso cardinale di Richelieu (i), fu la vera cagione dell' arresto del conte , che contro ogni diritto , per comando di Richelieu, si eseguiva in seno della capitale del Sovrano alleato di Francia , onde veniva quegli iratto al castello di Vinceunes , e \i rimaneva sino alia moite del cardinale ministro. Nobile fama tra i consiglicri e primarii ministri della tutrice iascio di se Emanuele di Siniiana, marchese di Pianezza, i cui maggiori erano stati potcnti ncl Dclfinato. Allorche la parte catlolica deciiinava in quella provincia , il padre suo , che n'era capo , fu accollo con insigni onoi-i uello stato di Savoia da Carlo Emanuele, e n'ebbe in isposa Matilda , sorella dello stesso Duca ; il figlio giovinetto apprese dallo zio , e dai (i) Histuirr dii cardinal dc Ricbelicu par Auberi, I'arii 1660, torn. 3, pag. 43^- Di;i. C(.STE Al.r-S.SANDHO PIKEM-r. 65 siuccssore Viltorio Aincileo , quello chc saiievasi a' suoi leirjii (i'arlf Hiililarc. Esercitato in ogui iiiauiera di sludi , die molto fioiivano in corte di Savoia, la inenle, che aveva buona dalla natura, a grandi cHelli dls|ioncva. La maschia \irlii (leU'aniino appariva iiclla scvcrita dclla vila. La Diichessa lulricc non ebbe il piii ftdele consiglieie di lui , ne allri cui oon miglior successo confidasse il governo delle contradc di qua dallalpi , nc' monicnli in cui I'autorita sua vi era piu vacillanle. L'ouoie dcllc mililari fazioni , nella parte dclla Ducliessa , si divise princ'ipaliuenle Ira lui ed il niarcliese Guido \illa, fcrraresc di nascila, per uso di milizia soldalo piemontese , speriirienlato solto il Duca Vil- torio Amedeo , c che in servizio della vcdova e del (iglio di lui per- delle la vita ncgli ultinii sconlri chc el)l)ero luogo in qiiella guerra attiuta in fine la liberta de' commerci in sine a che si pcrvciiisse ad una dcGnitiva condusione de' trallali con lladama Reale. Ma cio non ostante rimanevano a soddisfarsi molle necessila die gli (1) DociimciUi aum. XII. (a) Docuineiiti num. XX. (3) Di>cuinriili num. XXX. SEaiE II. Tom. 1. -^ 66 MEMORIE ECr. usi tli guerra iVallora , non stall nej>pure cUsmessi dappoi , imponevaiio a' viuli. Qiiintli scorgesi dalle delibcrazioni falte in quei fraiigenti dal consiglio della Citta avere i deputati convenuto col segi'etario deU'Har- court , noil die con altri capi dellc ordinanze francesi , di donativi di vario valore (i). Ma non hastando le cose jiattuile a tor via gli aggravi ed i sopnisi per pai'te de' vincitori , ricliiamavasene la citta a Madama Rcale, rilornata allora nelle niura di Torino: c poiclie essa non credeva di polcr dare in quella occorrenza alia citta niaggior assistcnza che di uflici presso il re suo fratcllo, il consiglio di essa proponcva, ed eragli dalla Duchessa consentito , die al Re medesimo si portassero da per- sone elette a qucsto fine i ricliianii, nel mentre die con solenne lega- zione la citta mandcrebbe a rendergli grazie dcH'aiuto die aveya com- partito colic sue armi. I depiilali elctti dalla citta , siccome graditi dalla Duchessa, furono il sindaco Losa ed il Bellezia. Erano percio cssi provvisli dal consiglio di islruzione opportuna e di credenziali , dalla Diidiessa di commendatizie pel Re , pel cardiiiale Richelieu, e per I'amljasciatore di Savoia (a). Furono lietanientc accolti, benche nulla ottenessero quanto all'oggetto principale della legazione: il Re pure dimostro loro grandissima benignita : atiendessero , diceva poi, dando loro commiato, a vivere fedeli a Madama Reale sua sorella, ed al suo nipote , meutre egli non sarebbe mai per mancare loi-o della sua assislenza e della sua protezione. Erano in tale discorso assai scam- biate le veci da quelle die si sa csser state un secolo prima neH'occu- parsi Torino da un altro Re di Francia : perocche allora avevano i cittadini a lui protestato di non intendere di romper fede al Duca di Savoia. Ma vedevasi refletto che suole produrre negli Stati la divisione in parti, la quale dopo avere disgiunti gli animi, scema altresi alia na- zione la fama ed il grade presso gli stranieri. I due oratori presentali per parte del Re di i-icche collane, aventi appcso I'impronto della sua efligie, tornavano in Piemonte , e giuuti in Torino, al consiglio della Citta, che li aveva mandati , riferivano i particolari, de' quali siamo veauli toccando , della loro legazione (3). (i) Docamcnti num. XXI , XXII , XXIII. XXIV (a) Documcuti num. XXV , XXVI , XXVII , XXVIII. (3) DocumcDti num. XXIX DEL CONTE ALESSANDRO PINELLI. 67 Appresentavasi indi a noa molto per Bellezia un'occaslone di iiego- ziati di maggior importanza. Era morto sul Gnire del 1642 il cardinale Richelieu, c per talc avvciiiinento la casa di Savoia si trovava liberata da quelle machinazioui clie piil gi-avcmenle potevauo melleme in pe- ricolo gli Slati. II snccessore cardinale Mazzariuo piu inchinevole mo- stravasi a favore della medesima , ed in isjiecie meno aspro e meno superho. Solto la sua direzioiie stavano per j)roscguirsi i tratlati per la pace gencrale gia introdotli vivenle lo slesso Richelieu, e che per lunghi anni ancora dovevano contiuuare , prima che termiuassero interamente quelle oslilila a cui tutti i potentali d' Europa , e presso die tutti gli Slati, o grandi o mezzani o piccoli die si fossero, preso avevano parte. Anche la corte di Savoia aveva grande intercssc in quelle vcrlenze , quello cioe primieramente , die gli articoli della pace di Cherasco in ordine al Monferi^ato nou avessero alcana scossa nell' assestamcnto ge- nerale degli allari d'Europa. Premevale poi non meno il sanare quanto pill prontamcnle fosse possibile le ferite che ancor rimanevano della passata guerra, medianle lo sgombramento di quelle citta e fortezze del Piemonte che ancor rimanevano in mano dc' Francesi e Spagnuoli. Una scritlura detlata in quel tempo con molta evidenza di ragioni , c con vero amore della monarchia piemontese , pubblicata fra que' do- cuinenti che gia ebbi occasione di citare (i), mostra in quali difiieolta si trovasse avvolto rargomcnto della reslituzione delle foi'tezze le quali erano stale o prcse dalle due potenze gia menzionale , ovvcro all'una di esse volonlariamenle conseguate in seguito alle contese tra la tutrice lare alcnni segreti del Principe ne altri negotii che si tralteranno in quosto magistrate siiio che '» si dovranno miinifeslare ; rivcrire ognnno seeondo sua quajita e grado ; non gravarc ne oppri- » mere alcuno sotto pretesto di detto ollicio, osservare gU sl.ituti, ordini, Editii e rcgole durali e » cam::rali , nualuuute far tullo qucUu che al carigo del prcdcUo olijcio spclta cd ajiparticuc ». DEI. CONTE ALBSSANBRO PINELLI. -^3 f.ino si resero cliiari. Le opcrc dei quali a diverse calegorie deggiono riferirsi secondoclie gli scrillori csposero le opinloni pn-oprie , oj)pure le decisionl alle quali per lo piu avevano essi pnrlecipato , o si feceio a commeiilaix gli slatuli ossiu dccrcti cd ordiiii del Sovrano : e secon- doclie pure trallarono il dirilto comune o certe speciali doitrine. A' commentatori apparliene parlicolurmente Antonio Sola , partecipa di questa chisse e di quella de' coUeltori di decisioni Giovanni Antonio della Cliiesa, il quale nelle sue osservazioni forensi prcsc a seguiie uu -cotal ordine di rubriche dello stile , ossia delle consueludini giudiziali della Marca di Saluzzo. Questo genere di lavoro , meno lodato in con- iVonto degli altri , raccluude pi'cgi di gran lunga superiori , sc riguar- disi airutilitu die dall' illustrare le leggi risulta alia sloria. Piu numc- roso pcro d'assai e il novero degli scriltoii delle altre classi , Ira i quali tennero grado distinto in varie inagistrature , anteriori all'ordina- incnto fatlone da Eraanuele Filiberlo, i presidenti Niccolo Balbo e Giovan Francesco Porporalo: e dopo di quell' ordiuanienlo, primi si appresen- .tano Ottaviano Cacherano , Antonino Tesaiiro, espositori di decisioni, Lodovico Morozzo clic scrisse responsi, ossia eonsulti. Fra gli scrittori di materie speciali Alberto Bruno , Antonio Bagnasacco traltai'ono le ragioni del fisco, Amedeo da Ponte, Antonio Monaco il diritto feudale, iii quali per valore raostrato in opere di vai'io argomento dee aggiun- gcrsi Cassiano Delpozzo. Questi , per restringermi al solo Picmonte, nelle priinarie scdi della magistralura sedendo , per gli scritli da essi pubblicati meritarono lode di dotti e sinceri espositori del diritto palrio , e la divisero cogli allri pill insigni giuristi clic furono ncU'etii loro in queste conlrade , con Giacobino da S. Giorgio, con Aimone Cravella, coi Cagnoli, coi Nalta, i quali o colic pubbliche lelture uegli studi aperti negli Stati del Duca di Savoia, o coll'esercizio e coUa pratica del foro, lasciarono disc du- revole memoria. Vanno finalmeute in quella scliiera di scrittori magi- strati, posteriori ai gia nominali, Gaspare Tesauro figlio del preccdente, Giovanni Antonio Bellone , e Carlo Filippo Morozzo, questi uitimi nel corso dei riferiti avvenimenti gia uomiaali. Ma nel tempo che questi scrittori si proponevano di giovare colle loro faticbe all'uso del furo, io studio del diritto, nelle sue piii intimc e piu vitali parti , pigliava nuovo e piu felice cammino. Dopo esser lunga pezza riiuaso tra le angustie de' chiosatori, crane uscito^ in tempi Serie II. Tom. i. 40 74 MEMORIE ECC. anteriori a quelli di cui ora si e toccato , per vagare nelle interpreta- zioni pill liberc, piu ingegnose, ma spesso arbilraiie, delle quali erano inaeslri Bailolo e la setta de' seguaci di lui , od i loro avversari. Per una di quelle vicissitudixii che segnano le epoche della sloria dello spi- rito umano, da quella liceiiza di opinioni, se cosl e lecito esprimermi, si riducevano quiiuli nuovamente le dottrine del diritlo a piu verecondo senlire, ad una piu fedeie e piu schietta esposizionc de' principii, dietro la scoria deH'antica sapienza romana. Tale era I'opera , che in brevis- simo tempo erano venuti compiendo alcuni sommi ingegni in quelle scuole stabilite in Bourges ed in Tolosa nell'antecedenie secolo XVI , e che avevano pur trovato terrene propizio ove allignare , nel nostro Piemonte : nobile intento di tali scuole era il riporre i nionumenti del diritto romano nel loro aspetto nativo , ed illustrarne Toscurita coU'aiuto della filologia e della storia. Precorrendo in quesli studi lo sforzo della nicditazione ed il culto dclle Icttere ai metodi filosofici trovati piu tardi, Taltro stupendo effctto si conseguiva, che le cpeslioni non pii coi gretti termini delle scuole si trattassero e si risolvessero , come quando cio facevasi servendo ad uno sterile esercizio , ma vi si adoperassero sem- plici i-aziocini , dlretti specialmente a discoprire e far nolo il pretto senso delle romane leggi. Uno splendido saggio di queste doltrine tra noi lasciava Antonio Goveauo , che queste nostre conti-ade si eleggeva a novella patria. Ma nessuno tra i nostri nazionali ne trasse cosi copiosi rivi a beneficio doUe piu usuali applicazioni che Antonio Fabro, il quale in silFatto as- sunto di filosofia e di profonda dottrina tutta inipiegava la vita , in mezzo alle dignita di cui il Sovrano compiacevasi in ornarla. A questo scopo piu immedialamente che non le altre sue opere conferiva quella che egli stimava di utilita pii\ ristretta , il codice delle decision! del Senato di Savoia , divenuto patrimonio comune de' giuristi di cjuesta pa- iria non solo, ma anche slranieri. IMa noi non pertanto I'eguale intento aminireremo delle allre sue opere , in cui le parti tutle del diritto ro- mano che riputava piu utili a conoscersi con ordinato metodo abbrac- ciava: nc per quel giudizi severi che vennero dati sovra alcune delle sue opinioni ci rimarremo dal rcndcrgli I'onore che gU e dovuto di avcre slabilili i piu saiii e piu generfili principii su cui si appoggio smo a' nostri giorni la patria giurisprudenza. Sua lode particolai'C e altresi I'aver mostrati i vizi da cui convenissc star in guai'dia , e tra' pnmi DEL CONTE ALESSANDRO PINELLI. "^5 quell'equiti , che per seguire gU impulsi tlella inclivulualc coscicnza scioglic il freno dcUc prescrizioiii pii\ positive ilelle leggi. Le applica- zioni che Aiitonio Fabro andava facendo nolle sue opcre (i) di (juesta sentenza diedero vita ad una controversia che merila d'esser notata tra quelle che appartengono alia storia del diritto palrio; n'erano argoraento i I'escritti di proroga e di restituzionc in tempo ad usare del riscatto ne'contratli di vendita: de' quali secondo le dottrinc che allora avevano corso, Carlo Filippo Morozzo pritno prcsidcnle del Senato di Piemonte prendeva contro Fabro la difesa (2). Egli e d'uopo confessare che ne' raziocini ragguardanti a quella controversia il vantaggio non c dal lalo del magistrato piemontese. Troppo mi trarrebbe fuori del soggetto il mostrare qnali fossero le spcciali condizioni di nostra giurisprudenza aU'epoca acceiinala. Qucste sono in gran parte determinate dalla natura stcssa dclla podesla di cui i supremi magistrati trovavansi rivestili , della cpiale , piu che in cpia- Imique altro tempo , puo dirsi che essa toccava allora da un lato alia decisione dcllc piu trite e quotidiane controversic tra privati e dall'al- tro airuflicio del legislatore. Questo special modo di riguardare la giu- risprudenza , del quale piu o meno parteciparono tutti i corpi giudiziari dclla stessa eta , scgnatamente nel regno di Francia , si appalesa in tulti i monumcnti che ne rimasero. Indarno tenterebbesi di trovarvi specificati gli uffici tra loro diversi , che nelle politiche societa sono destinati a compiere la legislazione e la giurisprudenza. Nell' una come nell'altra amavasi di scorgere nidraltro che I'espressione della £;iustizia riguardata in se stcssa. Lascierb parlare su questo proposilo \uio de' magistrati che non fu tra gli ultimi per ingcgno e per dottrina nel no- vero di quclli che ressero in que' tempi il Senato di Piemonte. Quest i e il gia nominate Morozzo, che succedeva al Bellone; vimangono varie orazioni inaugurali rccitate da lui come capo del Senato, secondo I'uso d" allora , neirapertnra solenne dell'anno giuridico , che aveva luogo il giorno 8 gennaio: da una di esse, scritte com'era stile, in latino (3), traduco (1) Dc error, prag diic.id. a5 error, i, a e 3 — dc prorogandj per supremum Princip^m lera- porc intra quod ex cotiventioDc rctrovandi res dcbuit. — (l) Apologeticon pro in.igislr.itibus pedeniontanis Carolo I'hilippo comitc Morolii pcdemoutani Srnatiis pracsidc priinario authore. Taurini ex typis Doui. Tiiiiii 1641. (3) Ad Senatiis prdemontani auspicia praefatio — io Ivgibus vcrsatur e&cojniasticc , rt pareoc- lice — pare fo»sc rccitata ranno 10^5. "jfy MEMORIE ECC. 1« scnlciizc chc seguono. « Riconosca I'uomo la propria digiiila oixle » cgli falto a simililudiiic di Dio cio ha di proprlo chc non debba ccr- » car allrove la legge se non in se uiedesimo a clie dunque i » codici , a chc le lavolc delle leggi, a che csplorarc le altre nazioni » per imparanie Icggi nuovc coUe cpiali abbiasi a govcrnarc la civile » coininianza : se la scienza delle leggi cosi di Icggieri possiamo acqui- )i stare misurandola da noi slessi .... ne \i paia diflicilc ii comprendere )' conic la ragione inliina dolla legge baslando a rcgolarc ogni cosa, le » discipline del dirilto siano cresciute a lal faraggiue di Icggi , che se » non si avvengano in alcuno, che come Giustiniano le dia in preda alle » fiamiue, egli e da temere sia il dirilto stesso per perire sotto la pro- )) pria mole. Perocche il reo veleno degli umani alFelli , I'interesse )i proprio, e cagione che cosi per le sotligliezze come per la raollitu- » dine delle leggi vacilli la verita, e colla verita rufficio stesso della legge; » in guisa che col maestro di politica sia qui da esclaniare ciie come » una volta pei misfalti, ora siaino messi in pericolo dalle leggi: ed essei-e » della corruzionc del niondo , della corruzione degli Slati argomenio » le molte leggi ». Conobbesi poi che ogni giudizio intorno alle leggi non dcesi disgiun- gcre da quelle considerazioni che toccano piil immediatamente al varlo stato de' civili consorzi : verita che niaggiormcnte diffusa di poi , gia sul principio del secolo susseguente veniva insegnata in Italia dall'inge- gno deiriinmortale Vico , che faceva di tal verita al dirilto romano in particolarc le applicazioni piii ampie che per avvcntura si conoscano sin ora. Si cesso allora dal contrapporre la ragione umana alle leggi ci- vili : fu bensi dimostrato la medesima progi'cdire , ristare o indietreg- giare colic leggi de' popoli : ma quelle forme che va essa rivestcndo nel diritlo secondo i bisogni del tempo esser parte sostanziale della sapienza civile. Anche di BcUezia e rimasta un' orazione delta in una delle occasioni sovracccnnatc , e nella piu memorabile fra tulle , il giomo cioe in cui compievasi il secolo dalla prima sessione del Seuato (i). Qualsivoglia sia il giudizio che se ne debba dare , non faro io qui se non riferire (i) Oratio ad solcmnia sacri pcdcmontaiii Senalus auspicia habita ab illustrissimo ct c^cclt. ^'iro D. D. proto pracsidc lobanne Francisco Bcllctia civc ct patritio tauriacnsi VIII ianuarii 5IDCLU1I. Taurini typis Bartoloiuoci Zapatac iGG3. PEL CON'IE AI.ESSANDRO PIKEI.LI. -J-J [o S(|uarcii> piu riinarolievolc, in ragionc deiridea principale, vollaiulolo snilauto ill italiano. « Iinmaginate a voi ora prcseiUc quel giorno in » cui nclla |)rima sessione di qucsto supremo magislrato in questa au- » gusta Torino, rlic fu il giorno lo di fel)l)raio i5(j3, quel ct'lfbratis- >v sinio ed insigne vindice della giustiziu Eiuanuele Fililjcrlo voile se- » dere in questo suo scggio di giuslizia: e verrele nclla stessa sentcnza » die lennc quel Demelrio Corinzio, il quale vcdendo Alessandro so- » dcntc sul soglio di Dario in Susa, prcso da grande giuLilo c lagrimc )i vcrsando, dolcvasi della sorLe di que' Grcci i quali o fossero usciti 11 di vita prima di quel tempo, od crane per vedcre la luce solamente 11 di poi , pen-he si gli uni che gli altri di quella Iclizia e di (jucl I) giocondo speltacolo fossero riniasti privi ». ,Ma quello clie a special lode del ijcllezia e da rammentarsi, e I'a- \ere tostoclie assumeva il carico di primo presidente del Senate, alteso it rivedere gli ordini relativi all'istruzionc delle cause ed al piii breve mode di Icrininarle, i quali gia avevano fernaato oggello di nn edilto ossia cosliluzione del Duca ^ illorie Amedeo (i); ma che, quanlunque venissero ad ora ad ora ripubblieati dalle slcsso Scnalo , erano stati in parte negletti, in parte dalla rea usanza renduti vani. Ne rinnovava Bellezia solennemente I'osservanza , e segnatamente di quella pi'escri- 7-ione, che non era fra le allre la meno salutare, per cui la forma del processo scrillo e la successiva relaziene al Senate veniva riservata alle cause di maggior momento (2): e qnanto allc altre s'ingiiingeva agli av- vocali e precuratori che esaminato diligenlemente il suggetto della que- stione, lo propenessero in campo, cioe ne facessero egline stessi I'esposi- zione in certe session! del Senate a cio destinate, ed in voce: proibivasi inoltre a' senatori , eve alcuna di queste cause si apprcseutasse ncUc sessioni erdinarie , di quella animettere, e gli avvocati , ti-asgressori del precette , crane settemessi ad una multa. Ma cenosccndo Bellezia il pericolo che la trascersa usanza nen nuecesse all' elTicacia del teste , attendeva, come si disse, ad una revisione, e ad una riforma dcgli stessi ordini , usando I'autorila clic il Senate avcva picnissima di far rcgela- mcnti generali sopra la giustizia: le disposizioiii principal! accompagnava (1) Del 33 diccmbre i63i. Questa cosliluzione e riferita in Bne nclla prima parle delle osscr- vazioni forensi del Chiesa : vedansi segDaUmeQlc i capi 9 c 10. (•i) Documcnti num. XXXI. j8 MEMOniE ECC. con allre secondarie: lo zelo e I'emulazionc de' giovani avvocati all'one- sto fine stimolava. AUe dignitb con clic il Sovrano rendeva jiuljblica tcslimonianza dclla slngolare perizia del BcUezia in nialeric di finanza c di Slato , rispon- deva la comune fiducia , e la venerazione d'ognuuo: giusto coinpenso , e da uessun altro paieggiabile, di una vita spesa a comune utilita, ed alia quale sempre era stata compagna una pieta sinccra. Allorclic egli era innalzato alia carica di priino presideute del Senato , il consiglio della citla di Torino riguardando suo in parte queU'onore clie riceveva un suo antico consiglieie, e memore essendo ad un tempo de' beneficii che ne aveva ricevuti, decretava clie reffigie di Giovan Francesco Bel- lezia veslito coUe insegne deU'cmineute sua dignita fosse coUocata nelle sue sale (i). Finiva egli la sua vita nel mese di marzo del 1673, avendo presieduto quasi dodici anni il Senato di Piemonte (2). Nel testamento di lui , con che , non avendo lasciata prole maschile, istituiva eredi il contc Piossasco Asinari di None ed i suoi fraielli , iiati di una sua figlia , leggesi il scguente ricordo agli stessi indiritlo, « di A'ivere , cioe , in sincera e costante fedelia verso S. A. R. e suc- )) cessori, impiegando sempre il pensiero in procurare con ogni industria » di conservare la vita , onore e Stati di essi , e con zelo onorato cs- » ponendo la loro vita , averi , e tutto lo spirito ( senza riguai'do d'al- » cun interesse e posposto ogni disgusto qual fossero per ricevere ) per n la loro conservazione ed accrescimento della corona n. Gravi parole nelle quali tutta si appalesa laltezza dell'animo di chi le dctlava , e discopresi rordinc intero di una vita trascorsa senza allerazione in mezzo a" pubblici uffici in tempi di parti , e di moti civili. (1) Ordinato fjtto nciranno 1G70. (2) II giorno della morlc di_-I primo presidentc Bellczia sta tra il 12 cd il 14 del suJdetLo mcse di marxo , nel primo Tcdendosi esscrc stalo presontato in Senato il suo testamento nicutrc cgli giaceva gravemcntc infermo , c nciraltro giomo csserc stato il testamento aperto c pubblicato. 11 registro detla parrochia de' Ss. Stefano e Grcgorio ( s. Rocco ) da mc riscontrato, non fa d*altro menzionc , sccondo il solito , fuorchc dclla sepoltura. Maggior diflicolta apprcsentasi quanto alia tua nascita c quanto all' eta cui si protcndcssc la sua vita , di cbc non mi vcnne fatto trovarc alcun documcnto. Secmasi pcr6 Tinccrtczza sc si osserva che essendo egli stato asci-itto a' dccu- rioni nel i6a5 dovcva avcrc allora conipita Teta di aS anni ossia I'cta maggiorc sccondo il diritlo comune , non essendo qucsta stata se non posteriormenle ridutta ai venti anni pci negozi civili ; nc aviito riguardo al tempo dclla sua mortc , poteva egli molto oltrcpassarc allora tulc eta. DEL CONTE AI-ESSAHDRO PINELLI. nq DOCUMEIXTI PARTE I. Dichiarazioni del Senate di Pieraonte ed altri alti ragguardantl la tutela de' Duchi Francesco Giacinto e Carlo Emanuele e la reggenza dello Siato assuntesi da Madaraa Reale la Du- chessa Maria Crisiina di Francia, uon meno che il tcrmine di tale amministrazione. Dall'arcbivio Jel Rcale Senate di I'icmontc. N." I. Tenor di lettera credenziale scritta dalC Ecccllentissimo Senato a Madaina Reale, A. R. , questo suo Senato che sente con estremo dolore la perdita di S. A. R. suo Principe et clemenlissiino signore che sia in cielo iiiauda da V. A. R. li presidenli Benso e Morozzo per passarnc seco il dovuto olTicio di condoglianza et per renderli iiiliemc col testimoiiio dtlla pro- pria fedelt^ et ossequio quelle gratie che puo maggiori per essersi ella compiacciuta di uoler accettar il governo dello Slalo et amministratione ortunamentc provisto a tutto quello, che dalle leggi e disposto per 1' amminislratione dclla tutela , come pure si vede osservato etiandio in persona d'un giudice ordinario, nella delalione della tutela a Madama Bianca; ne mai si ritrovera, che le tutrici de' piipilli Duchi di Savoia habbino ricercata quella sovverchia confermatione. Noi duntpie assonta con tutte le solennita necessarie la tutela, hab- biamo con I'assistenza di quei medesimi cavalieri , capi de' magistrati, e ministri, col cui consigUo soleva dctta A. R. govemarsi con tanla prndenza, pi-ocurato di far tutto cio, che per la qualita de' tempi po- teva stimarsi piu utile, e profitte\ole a S. A. R., et alia consei-vatione de' suoi Stali. Anzi esscndo piii volte con gagliarde istanze, et oflerte stata richiesta di rionovare la lega col Re mio signer fratello, I'abbiamo sempre istanteniente supplicato d'haver riguardo alia tenera eta de' fi- gliuoli, senza nccessitarci a nuove unioni , e dichiarationi : ma mentre noi con fernia risoluzione pcrsislevamo nei siuldetti pensieri, credendo, cWc i ministri spagnuoli non fossero per rinoTare I'hostilita contro que- sti Stati , fu improvisaraente con potentissimo esercito assalita , et oc- cupata la citla di VerccUi. Quest' inaspettato accidcntc ci commosse straor- dinariamente , e non havendo le provision! necessarie per resistere a cosi potente, c subila invasione, fossimo necessitata al consiglio, e pa- rere concorde di tutli i suddetli principali cavalieri e ministri di rac- correre dall'assistenza , et aiulo dell' armi del suddetto Re mio signor ^02 MF.MOnlE T.C.C.. fratollo , e rinnovarc con csso la kga gia falta con fu S. R. A. per nou lasciare questi Stati in prcda aU'arnii spagnuole , conscrvantlo pero sem- pre tulle le piazze con govenialori, e prt'sidii da noi immedialamente ilipcnilenli scnz' havcrnc riinessa alcuna a niinislri rcgi. Ma esscmlo dopo dagli escrcili spagnuoli invasi di nxiovo questi Slati , c con I'assistenza do' Principi mici fratelli , occupata , e rimcssa a Spagnuoli buona parte dcUe migliori piazze del Picmonte , vedendo anchc con occulli traltali sollcvati i popoli , ne potcndo con altro mezzo impcdire , clie tulto il ritnanentc dello Stato non restasse miscrabilmcnte in prcda de' Spa- gnuoli , siamo stata necessilata di ammettere in alcuna delle piazze re- slanli, per custodia , e difesa d'esse, il presidio deU'armi di S. M. Ghri- siianissiina , confidando non solamente nella giustizia propria della sua real persona, ma insieme nciralTetto, qual sempi'e ha diinostrato verso di noi , c di questa Casa. Quindi apparisce manifestamente come siano crronec le cause , e prettesli , sotto quali hanno gli Spagnuoli mosso S. M. Cesarca a concedere le suddette prowisioni , essendosi contratta la lega per mera necessita di difesa, dopo 1' invasione di Vercelli , e non trallala , uc efictluata ammissione alcuna di presidio francese nelle piazze , come erronearaenle si suppone , salvo molto tempo dopo la data de' decreli impei'iali , et occupalioni suddette ; clie percib cvidentemcnte si conosce non essere quelll fondati in alcuna giusla causa contro di noi, ma solo negli interessi della Casa d' Austria, e ncirinimicitia , clie ne' medesimi decreli apertamente viene professata contro il Re mio signor fratello , e per couseguenza ancor chiaramente apparisce quanto siano nulli , ed invalidi gli editli, et ordini fatti, e che si faranno da' suddetti Principi sotto pretesto d'esser tutori. Dovranno duncpie tutti i vassalli , e sudditi di S. R. A. attesa la giu- stizia della nostra causa, non lasciarsi indurre da'sovra detti decreli nulli , e manifestamente fondati in cause non vere, come ne anche da gli ordini , ed editti suddetti , e particolarmente da quello delli tpiindici giugno hor scorso , ma conservare constantemcnte la fcde a noi in qua- lita di tutrice legittimamente dovuta ; come di cosl fai-e per le presenti, col parere del nostro consiglio li comraandiamo sotto la pena ordinata dalle Icggi contro i rei di lesa Maesta, mandando ad tulle le comimila, vassalli , e sudditi della delta A. R. mio figliuolo , quali delusi da' sud- detti decreli imperiali, et ordini de' Principi, hanno traviato dalla fede a noi giurata , di dover iudilalamenie ritoniare alia totale , c perfetla ^ DEL CONTE ALESSANDUO PINELLI. Io3 nostra ubbulienza , e de' magistrati ed ufTiciali nosti'i , senza riconoscere altri tutori , o accettare altro comando , o pi'csidio salvo da noi soUo la suddelta pena ; il che facendo aboliamo , e cancclliamo ogni colpa , e pena , nella quale potessero essere incorsi per il mancamento sud- dello ; inhibendo loro per tal fatto ogni molestia, menlre pero fra otto giorni dope la publicatione delle present!, faccmo fede avanti al Senalo d'haver ubbidito; quali spirati non potramio gioire di delta abolitione: mandando a tulli i magistrati , e particolannente al detto Senato di cosi osservare , e far osscrvare. Dichiarando che la pubblicazione di (jueste fatta per voce di crida, et afllssione di copia a luoghi soliti, et ai con- fini de' luoghi occupati tanto vaglia , come se a caduno fossero perso- nalinente intimate , et alia copia stampata dal slampator nostro Pizza- miglio doversi prestar tanta fede, come al proprio originale. Che tale e nostra mente. Dat. in Torino li cinque luglio i63g. Firmate Chrestienne. v.* Piscina ^ controsignate De S. Thomas. IL SENATO DUGALE DI QUA DA MONTI IN TORINO SEDENTE Ad ognuno sia manifesto , che visto per noi, e letto il soprascritlo Ordine di M. R. dato in Torino li cintpie del corrente mese firmato di sua niano , e dcbiiamente signato , e sigillato , e sentito nelle sue conclusioni il sigiior awocato generale Pastoris a cui e stato commu- uicato, qucUo lialdiiamo ammesso , approvato , et intcrinato , et per le presenti auimtllemo, approviamo , et interiniamo in quanto a noi spetta, cioe ncl concerncnte il precetto di ritornare all" obbedicnza di M. R. come tulrice del Serenissiino Carlo Emanuel sotto le pene , de quali in esso , et nel concernente I'abbolitione della pena a quelli , che obbe- diranno; mandando, che cosi come sopra sii osservato , et con le pre- senti iiclli registri noslri registrato. Dat. iu Torino li novo luglio millc sei cento trentanove. Per il suddetto EccELLESTis iMo Senato Sottoscritto Simeoiri. I04 MEMOniE ECC. XII. Letter a della Camera a S. A. R. il Principe Tominaso in futio di zecca. Screuissimo signore , la Camera gia in uocc le ha fatto sapcrc coine ciop|>o raniuo di V. A. Serenissima in questa cilia ha falto chiudere la zecca , e prohibito cli'in essa sin'a nouo e special ordine di V. A. non si continuassero piik le principiate batliture, e nell'istesso tempo ha fatto scquestrare tutti gl'argenti di S. A. R. chc ha potato hauer a notitia esser tanto in delta zecca , che altrove. La fabbrica di monete ultimamente dilliljerata e di marclie lom. meze livre a buonla di dd. 6 et a pezze 3o al marco, sopra qual baUitura se lie caua di signoraggio sopra ogni marco , che uale 11. i5 soldi Sa, e COS! liure due soldi 12. In oltre e stata concessa la fabbrica de' doppi soldi per marchi lom. a pezze 67 per marco, et a buonla di dd. 2 et sene caua di signoraggio, soldi 4© dd. 8 per marco, e cosl sopra ogni marco che uale 11. G i4 se ne caua di signoraggio 11. 3 dd. 8. Ad ambi queste battiture , et a tulte I'altre che si sono proposte la Camera facendo I'oflicio suo ha sempre contradetto, perche le ha coiio- sciute non solo per molte ragioni euidenlissime , nia per I'esperienza de' tempi passati dannose al patrimonio di S. A. R. et a tutto lo Slato, quali si rappresenteranno a V. A oue I'occupationi militai'i le diano un poco di rilasso di attender al riordinamento delle cose pertinenti al pa- trimonio, et ulilita de' popoli. Inlaiito sii V. A. contenta di restar assi- ciirala, die per la bassezza di queste monete di gran longa inferiore a quclla di liga dcUe zccche di S. A. R. , che oggidi auanti questa batlitura correuano , sono le monete d'oro e d'argento ( gia con danno grandis- simo, e di S. A. R. e de' sudditi cresciule al segno ch'ognuno vede ) per crescer a prezzo ecccssiuo, si clic qualuiiquc allro ripicgo si saj)pi proponer per supj>ru- a quci bisogni jicr quuli si fa la baltitura per dannoso che sii , sara sempre al pari di questo il migliore. Percio s'c leualo mano alia batlitura, sinclie V. A. scnlitc le ragioni della Camera coiiimandi qucllo sura di suo buon piacerc. II sequestro degl'argenti di guardarobba I'habbiamo fatto pei'che sti- miamo non csscrc nc conuenienlc ue utile il fonder questi argculi, non DEI. CONTE ALESSANDHO PINELLI. Io5 conuenienle per il decoro cli spioiicdcr Ic guardarobbc di lanli bei uasi donati in diverse occasioni a Serenissimi Principi di qucsla Real Casa, e massime di molti che dal Stalo furono donati alia gloriosa mcmoria della Sercnissitna Infante Catherina madre di V. A. et del proprio uaso battesimalc nel quale V. A. et Serenissimi suoi fratelli lianno riceuto I'aequa del Santo Ballesimo , cjiiale ci pare che per honore e memoria non si debba dlstrugcr , massime che d'ogni tempo per altri Battesimi puo seruire al medcsimo case. Non utile, pcrche buona parte sono do- rati , c per non esserui in qiiesli Slati chi sappi far la separalione si perdc il maggior ualore dell'oro. Inoltre hanno tulti fatture bellissime, e di gran prezzo, cpiali con la fondita si perdono. Lc habbiamo anche rap])rescntalo che ci parcua cohueniente stante la presente stretlezza de' uiueri , c massime di carne e vino , rilassar per qnalche tempo I'esattione delle gabelle sopra quelli imposli, accio in qucslo modo il prezzo resti pi^ moderato , et s'iuuitino li forastieri resi liberi dall'obbligo di pagamento , consegna , presa di bolletta , et allre caulelle che impediscono la liberta del commercio, a condurne alia citta tanto a beneficio degli habilanti, che pur per li molti patimenti che sentono dall" armate ci paiono degni di riceiier dalla liberalita di V. A. qualche sollaggio, quanto per seruilio delle medesime anr.ale, al quale e conueniente procurar 1' abbondanza delle vetlovaglie cou ogui riraedio possibile. Questo pero stimiamo debba solo farsi durante le pre- seuti strettezze , come pure s'e osseruato d'aprile e maggio passato , perche quelle passate , cessando la causa sara conuenienle , sc ne ri- pigli rcsallione , per conseruatione dcU'entrate patriinoniali. L' istesso giudicliiamo si debba osseruai'e dalle gabelle che la cilta ha sopra la carue e vino, perche militando quanto ad esse le stesse ragioni pensiamo si debba il tullo rimmcller in piena liberta. Questo e quanto per hora circa questi due ponti ci pare di rapprcsentarli, facendoli per fine hu- inilissima riuerenza. Dalla Camera de'conli in Torino li 5 agosto i63g. Di V. A. Seren."" Fedelis."" sudditi , et humilis.'^ seruitorl Li presidenli senatori e maslri uditori di della Camera Sicardo , Ghigliotli, Santo, Raimondo , Valle , Beccaria, Deorestis. Sekie II. Tom. i. i4 I06 MEiMORIE ECC. XIII. Estratto dal registro sessioni Camerali iGS^ a 1642. II ca\aliere di Camera Siccardo , cd i patvimoniali Bellezia e Ponle essendo andati dal Principe Tommaso , col quale hanno discorso delle gabclle e rcdditi di S. A. tanto de' maluratl die allri, il Principe or- dino chc tutli i dcnari de' reddili di S. A. R. si sborsino in niano del sig. generale tesoriere di delta A. R. , non intendendo di valei'senr : ma che s'iinpicghino nelle cose di total servitio di S. A. R. , pel buon re- gime di cui tulela era suo pensicro, e che non intendeva confonder U suoi rediti et enlrale con quelle di S. A. R. dalle qnali erano segregati , non havendo maggiori interessi che quclli di suo honore e di ben reg- gere e governare le cose di delta S. A. R., non approuaudo il partite fatto col Ricca da M. R. come dannoso a S. A. R. nel particolare del danai'o assignalo per la guardarobba e scuderia di S. A. R. , a cui in questa sua tenera eta non era bisogno di tante robe e cavalli, meno nel particolare de' donativi, e che bisognava quesli el altri partiti ri- durli a ponto di ragione, non potendo sussistere in giuslilia : e che la Camera sostenesse llmprcse, e che scriva al Rogcro di vcnirsene coUa nota de' sali introdotti , e delli consignati al Ricca, che sia ben giusti- Ccato. Si e scritto e rimessa la lettera al sig. p. Humolio che manda espresso al Roggero per affari di gabella. Sessione camerale 18 agosto 1639. xrv. Li Prencipi Maui'itio Cardinale , e Francesco Tommaso di Sauoia , le- giitimi tutori del Sercnissimo Carlo Emanuele Duca di Sauoia, Pren- cipe di Piemonte, Re di Cipro, ct amministiatori , e goucmatoii dc' suoi Slati : II desiderio, c'habbiamo di libcrarc questi Stati dalle incommodila dcUa guen-a, c di mettergli in lunga c sicui'a pace, ci persuase a con- ilcscendere alia sospensione d'armi , auuenga , die fosse pregiudiciale ,, e ritardasse il nostro corso all' auuanlaggio degl'incominciali progrcssi. DEL CONTE ALESSANUHO PINEI-LI. IOT Preualse in noi la speranza dciraggiuslamenlo a qiiclla dtlla vittoria chc dalla giiislizia della causa , dalle nostre forze , e dalle dcbolezze del neinico ci |)Olcuamo proinetterc. Sua Sanlitu come padre comune col mezzo di luonsigiior rArcivcscovo di Santa Severhia luuilio anoslo- lico in questa cltta vi ha contribuilo Tivamente gli uflicii suoi , ne habhiamo noi tralasciato dal caulo nostro d'impiegare ogni industria ^)e:- accerlare qucsto fine, etiandio riducendo le nostre soddisfallioni a termini molto inleriori a quelli , die ci sono per ogni ragione douli. Ma prcfei'cndo i noslri nemici le passioni, e gl'inleressi lore propri a qualsivoglia allro rispetto, invece di dar luogo alia sperala pace, hanno accresciuto le forze loro, et iuvaso di nuovo questi Slati con I'occupa- tione di Cliieri , c'hauno coniro i palti saccheggiato , spogliando etian- dio le chicse ct i luoghi sacri. Per lo che douendo noi fare le nostre parti , et opporsi a loro discgni con I'armi , per le presenti ordiniamo a tutli li vassalU , e sudditi di S. A. R. di qualsiuoglia grado , e con- dllione si siano , di separarsi dal sei'vitio di detti nostri nemici , e di non trattare con loro , ne prestargli alcun aiuto , e fauore sotto pena di ribellione , ma di corrispondergli con le olTese , et hostilita , ch'essi usano con noi. El perclie alcuni miiiistri et uffiLiall tanto di cavalleria, che d'infautcria , et altri che seguono il parlito contrario, ardiscono di fare ordini, e di escrcitare autorita e giurisditlione negli Stati di S. A., dando ad inlcndere che questo e di nostro concerto , e che cosi ri- chiede il scrvilio dcU'A. S. Noi anuUando prima qualsivoglia ordine , preccllo , et atto di giurisditlione falto , e da farsi da questi tali , li dichiariauio , essendo sudditi , o vassalli di S. A. R. rei di lesa maesta, « non essendo sudditi, die debbano csserc traltali, come nemici e tur- batori della pace , e della cpiicle pubblica , non dovendosi I'iconoscere altro gouerno , ne altra autorita die la nostra , come di tutorl legittimi per tali dichiarati da S. M. Cesarea , e riconosciuti dai magistrati , dai goverualori , dai vassalli e dai sudtlili ben affetti , e fedeli a S. A. R. cosi anchc raandiamo e comandiamo a lulli li governatori, sindici huo- mini , e comunita delle citta e terre di questi Stati , di non riceuergli ne dargli alloggiamento , e commodita veruna ; anzi di resistcrgli e di cacciargli nel iniglior modo chc potranno , e come si usa , e si deue osservarc coniro nemici per difesa della salute propria , e per sei'vitio di della R. A. sotto pena della nostra disgralia , e d'allra maggiore. A voi spcttera e sara spedientie di cosi osseruarc , ct inuiolabilmente far I:i8 MEMORIE Ef.C. osscniare il presente nostro orcline in tutto e per tullo sccondo sua forma, menle e lenorc, pi'ocedenclo e facendo proccdei* coniro li coii- traucnlori al ilovuto casligo. Che cosi ricliicde il seruitio di S. A. R. e noi vogliaiuo. Dat. io Torino li 2 novembre iGSg. F. ToMASO /'.■" Btllone Paser. Tenor dmterinazione. IL SENATO DUCALE DI QUA DA MONTI IN TORINO SEDENTE. Ad ogniuio sia manifesto , che visto per noi e leLto il sourascrillo ordine. Dat. in Torino li due del corrente mese firmato di mano del Serenissimo Prencipe Tomaso, e debilamente signato e sigillato e sen- tito nelle sue conclusioni il signor avvocato Cscale gcnerale Giuliano a cui e stato comraunlcato, quello habbiamo ammesso , approuato et inte- rinalo , et per le presenli ammetliamo approuiamo , et inleriniamo in tutto e per tutto secondo sua forma, mente e tenore. Mandando sii os- seruato, e con le present! nelli registri nostri registrato. Dat. in Torino li 4 ^^ novembre, iG3g. Per il suddetto eccellentis.'"" Senate Simeomi. XV. Tenor (Tavviso mandato alt Altezza del Serenissimo Principe Tommaso in fatto particolare del sig. reffej'endario Pellegrino [regis tro pareri ed avvisi dal i633 al iG4i)- Serenissima Altezza, quando il refferendario Pellegrino ci presento le leltere del Serenissimo sig. Principe Cardinale , et di V. A. S. nelle quali egli veniva promosso aU'oflicio di terzo presidente di questo Ma- gistrato, se ben fossero proposte molte diiTicolta che potevano ritardar detta interinazione ; ma particolarmcnte conobbimo che la domandata interinatione restava contraria non solo alle leggi particolari di questi DEI. CONTE AI.ESSANPnO PINELLI. 1 09 Slnli , ma aiichc alia lUsposilione della ragion commune osseruala in luUi i pacsi, perche i'csscr detto rcfterenclario contabile del patrimonio (ii S. A. R. lo rimoueua dalla dimandala inlerinatione in virtu degli ordini aulichi del Screnissimo Duca Emauuele Filiherto, confmiiali poi in virtu di legge perpetua iiitcriuala da niagistrati, dcU'anno iGig dal Screnissimo, di gloriosa memoria, Duca Carlo Emanuele, massime Irattan- dosi di uu officio cosi principale quale e qucllo di terzo presidente nel magistralo prcposto alia rcddiltione de' conti , alia cpial legge , come V. A. S. haura vislo, mai e slato derogalo perche mai vi e stato contabile qual habbi havuto sedia e uoto , ne anche in quelle cause , nelle quali cousta non haver esse interesse sin a tanto che ha intieramente saldato suoi conti. Posciache s'e bcnissimo conosciuto, che la cautela d'adraeter un contabile all'iifficio purchc si aslenghi tpiando si tratta di suo inte- resse, non prouede intieramente al pregiudicio della Corona et al giu- stissimo fine della legge, potendosi cio nonostante apportar dairoflicialc dauui grandissimi noa solo per la decisione di cause et articoli simili a qucUi ne' quali ha Tinteresse , ma insieme nel trattarsi de' falti quail la Camera non puo conoscer habbino dipendenza da suoi negotii , ol- trecche resta disdiceuolc che gl'ufficiali pi-incipali di un magistrato dcb- bino esser auisati di levarsi dalla tavola perche si debba trattar di loro interessi, c gionlo che li patrimoniali nelle cause contro d'esso , et al- Ire simili potrcbbcro raflVedarsi per il rispetto dovuto ad un principal ministro del magistrato, con pregiudicio grande del servitio di S. A. R., e perche questo e pouto di notabile conseruatione del patrimonio diicale, percio questo magistrato non ostante Ic moltiplicaie giussioni anche del stesso Screnissimo Duca Carlo Emanuele che havcva fatto la legge ha sempre insistito neU'osseruanza d'esso , et hauendo dctt'Altezza cono- sciuto il beneCcio che ne ritcneva la Corona approvo le rappresenta- lioni del magistrato. L'esscrc poi prouisto del detto officio il presidente Ferraris dair.\. R. del Screnissimo Duca Yittorio Amedco ci ha fatto conoscere I'allra difficolta ch'ostaua per la disposilione della ragione co- mune a detta interinattione, per osseruanza della quale i magistrati senza aspettar I'opposilione del provislo , ne prender la sua diffesa , sono te- nuti per debito di loro officio non permetter che venghi dci'ogato ; non sendo rinterinatione altro che cognilione qual fa il magistrato se la con- cessione del Prcncipe sii conformc alia giuslizia; scudo cerlissimo et opi- nione non solo approvata , ma osseruata ne' regni di Spagna , Francia no WrMOaiE KCC. e Portogallo , ct anchc iu quesli Slali, che noti s'ailmelte alcuno ad of- ficio di persona vivcute salvo in case di privatioue del gia provislo , o di promotione d'esso di grado maggiore, o flnalmcnle di sua rinontia , ue si puo allcgar csempio d'altro c'liabbi sin adesso pi'ociirato oflicio d"un vivcnle. Anzi di questo ne sono esempi iiifiniti dl casl , ne' quali i Maglslrati non lianno voluto pioceder a slmill Interinationi , et ulli- mamenle nciriifliclo dl generale delle finanze del quale restava jn'ovislo il GcnlUe, sendo slalo conferto al Bai'on Roncas , non ostantc che egli in grandlssime slreltezze delle finanze accomodasse alia Corona 11. aSm., non si procede pero mai all'lntcrinatione da essa doraandala ed Instata con molte giussioui che prima non si facesse apparere dalla rinontia di detto Gentile. E perche quesli due ponti ogn'hora plii ci paiono di con- slderatione, ci slanio persuasi che detto refferendario Pellegrino come ofliciale vecchio qual deve sapei'e quanto la legge abhorrisca 11 procu- rare rofficio di un vivente, si dovesse acquietare alle rimostrationl fat- tcgli etiandio con la cominunicattione delle conclusioni del patrimonlale. Se ben potrcssimo agglunger molti altri motivi per corroborar plu vi- vamente le dette oppositloni, habbiamo solo uoluto con quest'aviso ac- rennarle , stlmaudo clie V. A. Prencipe giustlsshno si compiacera di gradirli come pur iu slmill casl hanno sempre fatto 1 Serenisshni antc- cessori di S. A. R. quali non solo le hanno aggradlte ma contlnuamentc approuate e fatte osscrvare. Riservandoci quando sli di suo gusto di pill diftusamente rappresentarli in uoce quello richiede la giusilzia , il debito del nostro officio , et 11 giuramento ch' abblamo preslato. Sup- plicaudola intanto di gradire le nostre rimosti'ationi ct assicurarsi che queste non sono dlfficolta che pi'ocedlno da nol, o si proponghiiio per dlfesa d' altri , ma vive raglonl , che prouengono dalle leggl comuni , e partlcolari , I'osscruanza de' quail slamo tenuti con ogni studio di procurare, e le facciamo liurailissuna x'iverenza. Dalla Camera de Conti 11 21) d'aprilc i6^o. Dl V. A. Serenissima. Fedclisslmi e umllissimi sudditi servilori Li president! consiglleri e mastri udltori d'cssa Cauiera, Leone, Fauzone Sicardo , Fontanella , Isoardo , Ralmoado , Vallc , Antonlelli , Masseua , Beccaria , Lupo. DEL CONTE ALESSANDRO PINELLI. I 1 I XVI. Carlo Emanuel Filiberto Giacinto di Siiniana signer d'Alljigni , Bugli , e Monromano, marchcse di Pianezza , Livomo , Castelnuovo , Roalto e Maretto , marescial di campo , general dcirinfanteria , ct luogo- tenente generale per S. A. R. di qua da monti in absenza di M. R. Fu scmpre inente di M. R. di divertire quclli mali cjuali nella ne- cessita della guerra soprastano a' vassalli c suddili di S. A. R. , onde dovendo noi conformarsi ncU'esercitio della cariga che sosteniamo alia bcnigna dispositione di delta A. R. , percio inseguendo I'ordine ct au- toritJi che tenianio, prohibiamo per le presenti a tpalsivoglia persona di qualonqiie stato, grado, e condilione si sia, vassallo e suddito di S. A. R. nessuno eccettnato, di pai-tirsi dalla patria, casa c bcni loro; anzi comniandiamo a tutti quclli quali si sono pai'titi di dover fra cinque giomi dopo I'eseeuttione, e pul)blicatione di quest'ordinc ritornar con la fa- meglia, e bestlami alle loro rispettivamente patria, case e beni, vivendo come si deve neU'obbedienza degli ordini di S. A. R. e de' suoi Magi- strati , ministri et ufficiali sotto la reggenza di Madania Reale ; al cui nome non solo le promcttiamo che sotto cpialsiA'oglia pretesto per le cose passate non li sara data alcuna molestia ne fastidio nella persona, domestici et affetti dalle troppe di S. A. R. Ma etiandio gli assicuriamo che rillustrissiuio et eccellentissimo sig. conte d'Arcor generale deH'ar- mata di S. M. christianissima in Italia , e restate servito d'ordinare , che da detti suoi ufficiali, ct esercito ricevano simile trattamento, e le sia prestata ogni assistenza , e protettione ; intimandoli et notificandoli che quelli i quail non osservaranno quest'ordinc , et abandoneranno le case loro , e non vi ritorncranno come sopra , e die si relireranno nelle piazze tenute dall'armi contrarie , ovvero a quelle in qiialsivoglia modo serviranno, saranno nelli loro beni , case, ct etiamdio nelle per- sone pervencndo nelle forze trattati con ogni rigore d'ostilita come ne- mici pubblici. Dcchiarando la pubblicatione di queste da farsi per voce di crida , et affission di copia alii luoghi suoliti esser valida. Et alia copia stampata dal stampator reale Sinibaldo doversi dar I'istessa fede che al proprio originale : che cosi parla il sei'vitio di S. A. R. Dat. in Chieri li 8 maggio 1640. C. E. F. Giacinto di Simiana Fachicurc. I I 2 MEMORIE ECC. XVII. rt luog delParmatc di S. M. christlanissima in Italia. Il contc d'Harcourt luogotenente generale II desiJerio straorilinario , qual noi habbiamo in conformila della buona intcntione di S. ]M. chrislianissinia di vedcre tuHi gli vassalli e popoli del Picmonte redotti all'obbedienza a S. A. dovula sotto la tu- tela legittima di Madama , e d'impcdire die non sia falto alcun torto, meno inferta molestia , e dato fastidio a cpielli , quali "volontariamente riconosceranno loro obligatione , dalla quale per la guerra sono stati separati; per arlificio di qucUi da quali sono stati sedotti: siamo risolti di far sapere, c notificare a tutti colore che testificheranno la suddetta buona volonla con qualche manifesta attione, portando viveri all'armate, e per altra servitu, di voler essere, buoni, veri, c fedeli sudditi di S. A. sotto la dctta reggenza di Madama , e contrlbuiranno con effettti d'armi con noi, per scacciar gli Spagnuoli et allri usurpatori delle piazze di dett'Altezza, saranno traltati benignamente ; al qual efietto proil)iamo a tutti gruHiciali , soldali, e gente di guerra delle arniate di S. IM. cri- stianissima di dare a' predetti alcuna molestia , nc fastidio tanto nella persona, che beni, sotto pena della vita, et quanto alii altri quali nou osserveranno il presente nostro ordine , anzi continueranno loro resi- denze nelle citta, piazze, e terre, che non riconoscono I'obedienza di S. A. sotto la regenza di Madama , usurpate dalli nemici , ovvero nel- rarmate d'essi , saranno trattati con tutti gli rigori della guerra senza alcuna remissione , quando pero otto giorni dopo la pubblicatione deUe presenti non ritorneranno ad habitar nelle luoro case , o non faranno dechiarationc giurata avanti li giudiei de' luoghi , o de' piu vicini , che riconosceranno la loro obligatione et obediranno alii ordini di S. A. sotto la dctta regenza di Madama, al cui nome promctliamo di far fare generale gratia et abolilione a tutti quell! quali escquiranno pronta- inciite fra detlo termine le cose premesse ; in conformita delli ordini fatti , e pubblicati per parte delli ministri di detta Madama. Dechia- rando la pubblicatione di queste da farsi per voce di crida, et aflission di copia alii liioglii suoliti esser valida. Et alia copia slampata dal stam- palor real Slnibaldo doversi dar I'istcssa fcde, che al proprio originale. Dat. in Moncalieri li lo maggio 1640. Henry de Lon-ainc coute de Ilarcourt {sic). Par Monseigneur, Donin. DEL COXTfi ALESSANDRO PINELLI. Il3 XVIII. Pavere al Serenissimo Pi'ijicipe Cardinale in falto del sig. referendario Pellegrino (registro pareri ed awisi dal i632 al iQ^i ). Serenissimo signore, havendoci il reffereudarlo Pellegrino presenlatc le patent! sotloscrilte da V. A. S. e dal Serenlsssimo sig. Pi-encipe Tominaso dcUa sua promotione all'ofllcio di tcrzo prcsidente di questo Magistralo furono da patr'uiioniali proposte alcune diflicolla quail nou ci permeltevano di procedere airinlcrinatione loi'o per il clie stimassi- mo dehilo del nostro officio di darcnc avviso alle Allezze vostre, come si fcce al Sei'enissimo Principe Tomaso con risolutione di darne parimenli ragguaglio a V. A. , se gl' impedinienti dcUa gucrra el dellassedio non ci havessero astretti a diilbrire. Hora raandiamo a V. A. I'accluso awiso fondalo com'ella vcde nel pui-o zelo chhabbiamo del servigio di S. A. R. qual seutirebbe pregiudicio notabilissimo per I'ammissione d'un con- tabile alia carica di presideute com'anco nel zelo della giuslizia qual non permeltc chc I'officio, d'un vivente sia conferto ad altrui senza die pre- cedino i modi legiltimi di vacanza, rlnmitia, morte, o privatione , con I'ognilione di causa; et sentenza declaraloria assiciirando V. A. che tutto il Magistralo si in generalc , die in parlicolarc desidci'crebbe sonima- mamente di potere incontrar il gusto di loro Allczze, c far cosa grata al suddcllo rctlercndario Pellegrino, quando non oslassero questi in- contri insupcnibili , ollrc alcune parlicolari consideralioni che da altre parti V. A. potra aver presentite. Onde la supplidiianio di far riflesso con la sua infallibile prudenza , sopra gl'accennati motivi che qua sono stali ben inlcsi da S. A. et approuar le risolutioni di tpiesto Magistrat<» tendenle al beneficio della Corona et sostcnimento della giuslizia, come speriamo dall'lmmensa bcnignila di V. A. S. a cui facciamo humilissima liverenza. Dalla Camera de Conti in Torino li 26 d'agosto 1640. Di V. A. S. Fedelissimi et humilissiuii servitori li presidenli e mastri auditor! della della Camera. Sebie II. Tom. i. i5 I I 4 MEMORIE ECC. XIX. Dal registro sessioni camerali i637 a 1642 iSJebbraio 16^1. II p. p. FeiTaris ha ftuto sapcre alia Camera i-adunata che la pace tra M. R. c li Screnissimi Principi restava, Dio gratia, per ispedita e stabLlita, e qiianluncjue in parte gli articoli si polessero dire pregiudi- ciali alia suprcma autorila di M, R. lei per sua gratia inclinando alia pace si e contentata ; e che in niun modo restera di farsi che segua detta pace dal suo canto. La pace fa fivmata in Torino il i4 giugno successi<,>o , amediazioue, come spiegasi nel preambolo , del sig. dAiguebontie ambasciatove di S. M. cristianissima ,- i capitoli precedentemente conveniUi Ira Madama Reale ed i Screnissimi Principi suoi cognati tro^'atisi nella raccoUa, ci- tata nella memoria, d& documenti relativi alia vita del Principe Tom- maso. ll tenore della convenzione come sovra firmata , trovasi pure in- serilo nel registro sovraciiato delle sessioni camerali dal 1637 a 16^2. XX. Tenor di biglietto di M. R. 12 marzo 1642. Dovendosi fax'e le I'ccrue di alcunl reggimenti delle nostre truppe e sendo le noslre Gnanzc talmeute esauste che non puonno fornire il da- uaro neccssario benche la somma non sia di considerazione, abbiamo pensalo di valcrci del signoraggio della battitura delle mezze livre, per livre A'ent'un mille, e percio non manchercte di dar I'ordine che biso- gna alia zecca per la continuatione di detta battitura sin tanto che se ne sia cavato detto diritto e Dio Signore vi conservi. Di Torino li 1 2 marzo 1642. CuRESTIEWNE Meynier. Dr.r. CONTE ALESSA^DRO PINELLI. 1 I 5 PARTE III. Documenii ragguardanti in particolare a Giovan Francesco Bellczia, ed a varie legazioni e cariche da esso sostenute. Dan^archivio dclla citta di Torino. XXI. Ordinato 19 settembre 1640. Alteso il pcnnesso che la citta ebbe dal Serenissimo Principe Tom- maso , I! I'annuenza da esso preslata , la congregazione coirunctte alii signori Bellezia e Carcagni , anzi li prega cli andaie dal dctto Eccel.""" signor coiitc ( d'Arcour ) pregando anche il signer generale Gonteri come uuo dei consiglieri di quesla cilia, ed anche da tutli gli altri ch(; sari spediente, ed in particolare dal sig. marchcse di Pianezza, e rap- presentarli i bisogni della citta , e dimandai- qucllo che a lore parera indi riferirlo in consiglio o congregazione che poi dclibei'era. XXII. Ordinato 26 settembre Approvazione del consiglio dell'aggiustamento fatlo con monsignor De la Noue , il donalivo falto al segrctaro dell' ecccllcntissiino conic Harcourt — e licenza e facolta dal detto consiglio concessa alii signori sindaci , avvocali Bellezia e Cacherano di stabilire quei donativi che loro parerii sino alia somma di doppie 5oo. I l6 MEMORIE ECC XXIII. Ordinato 8 ottobre Minaccia per parte cleUillustrissimo sig. bai-onc Coursilles di voler far saccheggiare la citta ove non veiiisse socUlisfatto ilella somma accor- data , facendo difficolta d'accettar doppie due mille , ed un diamante del valore di circa dopjjie 3oo. Deputazione fatta dal consiglio al proposito delli signori sindaco Den- tis , avvocato Bellezia e Ricca per gli opportuni conccrti a prendersi col medesiino. XXIV. Ordinato i3 ottobre i64o, II signor sindaco propose pill riferi che dalli signori mandati per parte della citta a far riverenza airAltezza Reale di Madama ed a S. A. R. il Serenissimo Carlo Ema- iiucle e statu scritta lettera per quale avvisano dell'arnvo , e clie spera- vano d' aver udienza da delte AA. RR. fra poco tempo , ma che da qualche ministro qui in Torino gli e siato fatto vedere una missiva , che scrive di Savoia , per quale diceva , che detti signori non avreb- bero aviita udienza , meno crane per averla cosi prontamente , come deputati dalla citta , il che fatto intendere ad alcimi del consiglio giii- dicarono essere spediente trovar danaro per fare qualche donativo a Madama Reale e dope alcuni trattati si disse di dover essere dall'eccel- lentissimo sig. marchese di Pianezza , e gi-an cancellicre , ove furono in compagnia del sig. avvocato Bellezia e dalli detti ccccllentissimi si- gnori che erano congiunti insieme con molti altri minislri di Madama Reale , fu conchiiiso che era bene d'imponer qualche gabella , e cosi si e discorso di doversi fare iinposto di mezza liura per emina di grano che si andra a macinare , ollrc alia motlura ordinaria , die e di scdici una, levando la gravezza dell'ottavo del grano che si va a macinare, c che in questa siano inclusi tulli gli abitanti della citta, niuno eccettuato, e sarcbbe bene di dar facolla a chi mtglio parcra al consiglio di fine DEL COSTE AT.ESSAUDIVO PrNELT.I. I I ^ oblazionc del donativo , cd insieme aulorita di obligarc li bcni della cilti con chi volessc accomodar dcnari per qucsta causa, et insieme di supplicarc Aladaina Rcale. II consiglio , scbbeue la cilia , hora si trovi in eslrcrna nccessila , volendo nondimeno far ogni sforzo accio Madama Reale sia soccorsa in qualunque donativo ove il rijiiego del suddetto imposto sia per accet- tato da Madama Reale , ct approvalo da suoi ministri , ordina alii si- gnori sindaco Aleraino Losa, anditorc Bcccaria, et awocalo Cacherano che di compagnia del signer senatore Nomis , o maggior parte di loro faccino donativo a Madama Reale di qualche somma sino a lire rin- quanta mila , con aulorila di contrallare con chi vorra aintare la citta per qucsta soinma , e di obligare li bcni e reddili deUa citta , con di- chiaratione che ove dctti signori commessi della citti Losa , Beccaria , c Cacherano si.ino partiti da Chiambeii, ovvero per tpialche causa non possino attendere lutti , o parte, alia suddetla ncgotiatione, possino li signori senatore Nomis et avvocato Bellezia stabiiire il lutto , suppli- cando Madama Reale per la confermatione dei privilegi della citta, che quando Madama Reale ricusasse la delta confermatione , si debba in ogni modo a nome della citta far il detto donativo non intcndendo essa citta di capitulare con Madama Reale , sotloracttcndosi in tuUo a sua buona grazia , e supplicarla di aggradire la buoiia volonta della cilia , avutosi risguardo alia stato miserabile nel quale si trova. XXV. Tenor di lettera scritta da Madama Reale a S. M. Cristianissima. Monsieur , La ville dc Turin m'a suppliee d'agreer cpi'elle envoyat des de'pute's .1 Voire Majeste pour reconnoistre la justice dc ses armes , et implorer Us elfectz de sa bonle. lis veulent reinercier dc ce qii'elle les a re- duicts a I'obeissance le'gitime csperant qu'appres les avoir delivres du joug qui les opprimait, clle aclievera leur bonhcur en soulageant les fraix des contributions , dont leur foj-bL'Ssc est accablce. J'ay conscnti d'autant plus volonticrs a leur intention que je suis inte'ressee en tout I I 8 MEMORIE ECC. cc qui est de la gloiie ile V. M. , et que je trouve de I'avantagc dans les submissions que ces jieuples reiident a une puissance qui est Ic seul appuy de uion autorile. Jc ne doute point cpi'ellc n'ecoutc leurs miseres avec compassion, et TalFection dont ello m'a toiijours honorec mc pci"suade qu'elle n'esconduira pas leurs prieics ;\ fin de leui' donner SHJet de benir mon retablissemcnt et leur monstrer qu'elle me conti- nue sa protection en favorisant ceux que lui raccomandc cellc qui est Monsieur , De Turin, ce feurier i64i- Voire tres-humble et tres-obeysante seur et servante Chrestienne. XXVI. Tenor delta lettera scritta da Madama Reale ali Eminendssimo Cardinale di Richelieu. Monsieur mon cousin, Les deputes de Turin vont se jetter aux pieds de S. M. pour la icmercier de ce qu'il les a deliures de I'oppression espagnole et la supplier tres-humblement de les soulager dans les miseres qui les pres- seut encore. Toutes choses les font bien esperer de vostre intercession a laqucUe ilz recourent; mais quand je considei'e seulement la part que vous prenez en I'ouvrage de leur reduction et les soins que vous avez toujours eu de mes interetz, je suis persuadee que vous serez favorable a la conservation de ceux dont voz couseils ont procure le salut, ct que vous protegerez les sujetz d'une autorite qu'ilz ont retablic, donnant ccttc faveur a la raocomandation de ceile qui est, Monsieur mon cousin , Dc Turin, ce 8 feurier 1641. Voire Ires-affectionnee cousine Chuestienne. DEL CONTE ALESSANDllO PINELLI. I If) XXVII. Tenor dl lettera scritta a nome delld citth a Sua Maesta Cristianissima Sire , Quauto soiio varie e graadi le prouincie ch'ubbidiscono al fortunato comaudo di V. M. , tant'e maggiore la gloria con la quale cUa anlipone al regno la giuslizia ct il valorc, in vigor del quale si come si vediamo hoggidl restituiti al govcrno e regenza di JI. R. sorella di V. M. e no- stra signoi'a , cosi per I'endei'glicne le dovute grazie mandiamo costi es- pressamente il cavaliere Aleramo Losa prime sindaco , et il senatore Gioaiini Francesco Bellelia alTme clie essi possano con la viva voce as- sicurarla , che niuua forza di tempo potra canccUare dalla mcmoria dei cittadini viventi , e dei posteri gli obbligki die percio li professiamo. Essi donque esporranno a V. M. lo stato nel quale si trova questa citta per oltenere da lei cpielle benigne provision! che sono proprie della sua rcgia generosita. Prostrati pertanto a' piedi di V. M. la sup- plichiamo humilmente restar servita di ricevcre in grado rocuratori et attuari giureranno rispettivamente cli osservare. 7>a gli altri capi diretli alia regolare e pronta spedizione delle liti si trovano i seguenti. Che nolle interlocutorie tanto di prima instanza, che d'appellazione , (juali si potranno spedirc sommariamente , e come tali , o con il voto del Senate o per asscgnazioni fatte avanli li signori Presidenli e Sena- tori s'assigneranno aA praesentandum , useranno le parti ranlieo stile rinnovato dalle cosliluzioni dell' A. R. il Duca Vittorio Amedeo airart. X. di farle t^minare in campo. E perclie tanto per spedizione piu pronta di simili cause, che per minor dispendio de' litiganti , e finalmente per un virtuoso esercizio degli arvocali giovani, conviene in ogni modo rinnovar I'antica osser- vanza di dette dispute in campo, si dichiara che seudovi cause instrutte, come sovra , a presentar li avAOcati in campo , il Scnato entrera il iiiercoldl non fcriato , alia maltina, per la decisione d'esse. Li quali avvocati , e massime quello dell' attore al quale spetta di proporre il fatto , resleranno awertiti di proporlo con ogni possibile brevita , e tanto tpielli dcUattore , quanto quelli del reo , di ristringersi alle ragioni piu sode per la difesa dei loro client!, cessando di parlare ([uando le sari dal p. Presidente ordinato, av^'crtendo tanto in queste , quanto nelle altre , le quali si trattano nelle camcre delle conferenze , 12.8 MEMORIE ECC. DEI. CONTE AI-ESSANDRO PINELLI. essi avvocati e li procuralori di iion tlir cose in fatto che non siauo vere , e non risullino dalU atti , sotlo pena d'uno scudo d'oro. Saranno li procuralori , suhito islrulta la causa a pi-cscntar aA'vocali in canipo , tenuti di rcgistrarc tali cause nel libro particolare , qual sopra di questo ordiniamo si lenga ncUe mani dev secretari accensatori , notando il giorno del mese sotto quale c stata fatta 1' assignazione ad praesentandum , accio si possino spedir ordinatamente le piu vecchic. 129 CO]\GETTURE X I* T O R N O AD UNA STATUINA DI BRONZO DEL GABllVETTO PiVRTICOLARE S. M. IL RE CARLO ALRERTO PROFESSORE COSTANZO GAZZERA j4pprovate neW adunanza del 23 noitemhre i83j. in quella parte della Gallia Cisalpina, e sulle sponde stesse del fiume Po , ove a tempi anticlii , e dell'Impero Romano stava la cltta illndu- stria rammcntata da Plinio , (i) e Ira le piu illustri di quelle contrade annoverata , molte sono le reliquie deirautichila che vi furono in ognl tempo dissotteratc , la piii grande parte delle quali riparo poscia , e per gran ventura, ncl patrio Musco di Antichita. La ncssuna traccia di monumeulo, e di reliquia cristiana scopcrtasi tra le roviiie di si nobile muuicipio , ch6 tale ci e pure indicate dalle iscrizioni ivi scavate , e ila uoi altrove pubI)lioate (a), c I'cssersi perduta non che la memoria del sito ove giaccva , ma il nome stesso cancellato, come ne induce a cre- dere che di buon era ne accadesse la roviua , cosi ne viene aflievolita la speranza di ricca messe di preziose scopcrle per ravvenire. Tanla (i) Plin. hist, mitur. I. 3, p.ig. IIO-I74' (a) Accad. di Torino, vol. x\xiv, pag. 37. Serie II. Tom. i. 17 loo - congettuhe ecc. I'll tii fatto la rabbia dei clistrutlori, che atterrate Ic forli mure, e ade- guati al suolo i monumenti tulli si pubblici che privati che I'adornavauo, appena che rimanesse alcun che atto ad indicanie la traccia al passeg- giero : c I'arca stessa e Tintiera superficie delTabilato, quanto n'e pur sfuggito alia successive corrosioni del Po, venne ridotta a coltura, e vi crescono ubertose le messi , e prosperano rigogliosi i pampini et cam- pos ubi Troya fuit. Non e a dire peio ch'essa sia del lutto sterile ed inesausta di reliquie romane ; che non jiassa quasi anno , in cui dai viUici di que'dintorni non siano dissotterati alcuni piccoli oggetti anti- chi, che sfviggiti bene spesso alle industri ed oculate indagini delle au- torita e degli amatori , sono altrove trasportati e venduti aU'estero. Tra le cose antiche le piu preziose che da alcuni anni uscirono di quel suolo e riusci di poter conservare alia Patria , vuol essere annoverata la piccola statuina di bronze da noi acquistata , or son cinque anni passati, e che e ora di beH'ornamento al gabinetto particolare di S. M. ( vedi la tavola fig. i , i , 3 ). Figura quesfa una matrona o Dea in piedi stellata, di portamento maestoso insieine e modesto, con mitella ed acconciaiura di capelli, che discriminati sulla fronte , e in doppia treccia divisi, ne cingono il capo davanli , e si vanno quindi a riunirc dietro la nuca; acconciatura questa simile in tutto a quella che sulle monete si scorge ornare il capo delle due Auguste Plotina, e Sabina. Con r un braccio pare sostenere un lembo dell' ampio manto che par- t«ndo dalla spalla sinistra , contornatone il corpo e posato sul brac- cio , pende poscia , con belle e continuate pieghe , giCi Tcrso i piedi. II destro, e in maniera situato che ben dimostra aver esse a sostenere alcun che , che piil non si trova. Ma cio che piu s'attira rammirazionc in questa statua , e ne forma il pregio maggiore , e lo scorgcre suU'o- mero sinistro della medesima posto , o meglio rannicchiato un amorino, ovvero Cupido , coUe ali spiegate, che non sono gik le solite e propric di esso, ma quelle si bene che dagli anlichi , con profonda sapienza , vennero assegnate a Psiche, le iili di farfalla, il quale appoggialosi colla sinistra mano sull'omero stesso, colla destra abbraccia il coUo della Dea, e rivolto il volto suo verso quelle della madre, che tale si debbe pur ravvisarc, con ironico sogghigno la sta fissamente mirando. Non ebbi appena fatto acquislo di questo gruppo per me nuovo , e non mai per lo iunanzi veduto , che accorto del valor suo e della sua DEL CAVALIERE COSTANZO GAZZERA. l3l rarita ; ne per quanlo cercassi di richiamare le vecchie rimembranze , non mi venendo ricordato di non mai aver ne Iclto in libri, ne vcduto in figure altro esemplare die lo somigli; mi rivolsi a svolgere le prin- cipali opere , c quelle segnatamente che uno maggior numero conten- gono di pezzi deU'anticliita figurata , e nelle quali aveva fondata speianza di ricavar lume che mi guidi nella cognizione di tale rappresentazione: ne di cio contenlo, ebbi ricorso ai dolti amici, ai conscrvatori dei piii ricchi Musei, cd agli esperti conoscitori d'ogni maniera d'antichila ; ma invano: che non mi fu dato di poter imparare, ne ch'allri possedesse, ne che sapesse ritrovarsi allrove altra figura uguale a questa propria di S. M. il Re. Tale inaspctlata scoperta , e la certezza di possedere nella nostra staluina il solo esemplare forse , che ne sia rimasto dell' antichita , di una diyinita poco nota o non ancora abbastanza conosciuta , e questo uscito fuori dal suolo di una antica cilta nostra , tutto cio mi accese raaggiormente nel desiderio di giungere a poter riconoscere quale fosse I'idea archetipa per essa rappresentata , non mi potendo persuadere esser questo uno scherzo fatto a capriccio e per semplice trastuUo di donnicciuole o di ragazzi. La presenza di Cupido fa nascere subito I'idea , che nella matrona siasi voluto rafligurare la Dea Venere, la cjuale poi e per la privazione d'ogni nudita e per la non affettata modestia e pel decenie conlegno di tutta la persona, si manlfesta non gia per la Verier e Vid^ivaga o Pandemonia , ma si bene per la Venere Urania o Celeste. iMa se si considera d'altra parte alia singolarita della positura del Dio degli amori che rampicatosi , si puo dire , sugli omeri della madrc e quivi ginoc- chione e scduto suUe calcagna accarezzatole il collo col destro braccio, con svelto volger di capo, ne sta contemplando la bellezza del \olto , \ioii si giuiige a poter comprendere il misLcro , o a si poter fermare sopra una denominazione , che convenga , c sia appropiiala jx cotesta Venere cosi aggruppata , ne spiegare la strana positura di queslo Dio. La uiancanza del particolai-e attributo, del quale non era priva la no- stra stalua, siccome e cosa facile il ravvisare, non tan to dalla situazione delle braccia, e dalla configurazione dellc dita delle mani, dalla q\ialc si scorge manifestameute aver esse dovuto soslenere alcun che, che piii non si c trovato, aggiunge alia difTicolta, la rpialc diveiTelibc forsc nii- nore , o svanircbbe del tullo se fosscro conservati. In nessun aulore l33 CONCF.TTUHE ECC. antico o inoderno non ci c occorso di scoprire che mai alcuna delle Veneri caste o celesli fosse rappresenlata come nel iiostro bronzo, ne fra i ducccnto quaiantotto uonii, sopranomi , cplteli co' quali si trova distinta, e che lulti sono i-ecati dal Larcher (i) e cosa facile lo scegliere qiiello che piu convcnicntemcnte \i possa cssere apjdicato. Nclla man- canza tolale di inonuinenti a cui riccorrei'e, e nel silcnzio assoluto de- gli antichi intoino ad una si nuova, e non piu veduta rapprescntazione di Divinitii , io elilii ricorso alio medaglic , e svolle le principali opcre che ne conlengouo i tipi , cd esaminati con diligenza i rovcsci lutli dcUe medesime, era oramai decaduto dalla speranza di poter nulla sco- prire che valessc a guidarnii nel dedalo delle ricerche per me inlra- prese; allorche giunto alia tavola Morelliana della Gcnte Cordia , restai colpito dalla figura del rovescio della moneta di quella Gcnte che ha per diritto i Dioscuri, tanta mi pai-ve ravvisare di somiglianza tra essa e la nostra staluina ! se non che , meglio e parlitamente csaminato , vi scopcrsi alcune dilfcrenze, che non mi tolsero pero la speranza di givm- gere alia sospirata soluzionc del problema. Due sono le diversita che difTerenziano la statuina nostra Industriese dalla divinita figurata sul pre- dclto rovescio. La prima sta nella bilancia posta nella destra , cd un lungo scettro o lancia nella sinistra mano di questa , i quali due attri- buti si scorgono mancare alia statuina; I'altra, essenzialissima, consiste in che la figui-a del rovescio della moneta porta suU'omero destro, in vece dcll'amorino , una civetta. Per cio che concerne sia alle bilancie che alio scettro, questi attributi, o simboli potcAano facilmente trovarsi suUa statuina , che di certo ne aveva alcuni , come fu gia da noi piii sopra accennato , ma che la piccolezza e fragilita del lavoro fece smar- rire. Non cosi dell'altro , giacche troppa e la diversita tra Cupido e la civetta perche si possa conchiudere alia idenlita della rapprescnta- zione. II INIorelli (2) volendo render ragione dell'insolito tipo , e ravvi- sando nella donna stellata la Dea Moneta, cerca di spiegare la presenza della civelta , ucccllo di Minerva , insinuando come il triumviro mone- tale, blandieudo, volesse alludere alia prudenza, ed alia dottrina di Giuho Cesare nullum videtur esse dubium quin Coj'dius monetalis triumvir (i) Mcmoirc sur Venus, Paris, in 8.° (a) Tcsaur. pag, iia in gente Cordia. DEL CAVALIERE COSTAKZO CAZZEKA. l33 blandiatur ct'uim hoc tipo Caesari , prtulenliam et doctrinani per Miricr- vae volucrcm. Mai socklisfatlo di laiila sotligliczza aclulatoria non solita ancora a comparire sulle mouete dei tempi ai quali il MorcUi la voi- rel)l>t! rifcrita, cl)bi ricorso all'Eckul il quale, come che tenga csso pure per la civetla , nel confessare di non saj)ci'e perclic vi si trovi , bat- tezza tutlavolla la donna per Yequita diccndo in eius aversa creditur ex- pvessa aeqiutas, sed cur hide insideat noclua causam non habeo (i). La di- versila dei pareri di fjiicsti due valenti monctografi nella spicgazione dello stesso tipo , a niuno dei cjnali mi poteva arquctare , mi pose in sospctto non forse, per la poca conservazione dell'esemjilarc Morelliano, si fosse scambiato I'amorino nella civetta, il quale scambio non do- vra parere si diflicile a clii , non ben discernendo , meglio an'ise la presenza di un uccello , che non quello di supporre mi amorino cola slranamente arrampicato. Checche sia di cio , risoluto di cercare altri lumi, mi posi a percorrere le famigerale deche di osservazioni Numis- matiche del dotlissimo Borghcsi , e con grande mia sorpresa ed eguale contento mi abbaltei cola, ovc all'osservazione settima della decade quinta, descrivendo una moneta della Gente Cordia , quella stessa recata dal Morelli e descritta dal Eckel , vidi accertato il dubbio die non bene fosse rlferito il rovescio di quella , giacche in luogo della civetta da tutti gli anticlii monetografi ivi descritta, esso vi riconobbe un amorino nella positura stessa, e quale si scorge siilla staliia che discorriamo (2): ma le conservatissime medaglie della mia collezione mi f anno chiara- mente vedere che qiiello non e altj'imenti un uccello , ma bensi un fanciullo alato , che vorra denotare Cupido , il quale si tiene stretto a collo della madre ec. Le riferite parole del Borghesi neU'indurre la certezza che il nostro gruppo non sia che la replica dell'altro figuralo sul rovescio del danaro Cordiano, haiino riempiuto il cuor mio di giu- bilo, scorgendo pur finalmente provato che la statuina Induslriese, non che fosse uno scherzo idealc , un trastuUo da ragazzi , una caricatura , compariva anzi , qual e di fatto , un tipo di divinita consacrato dagli anlichi, e per cssi fi^iirato. Ma qual e questa divinita, quali sonoi suoi attributi', quale il suo nome? (1) Eckhcl doclrin. num. vet. vol. V, pag. 1^9 in Gente Cordia. (3) Gionul Arcail. vol. xiii , pag. 3^3-4. 1 34 CONGETTURE F.CC. che non mi soccorrono oi'mai piu ne Yequita deU'Eckel , ne la Dea Moneta dcgU aiitichi monetografi, clopo la succeduta metamorfosi della civetla in Cupido; siccome ne intieramcntc pure la J^enere Giusta dcll'illu- stre Borghesi, a riconoscere la quale mi sono d'ostacolo c I'amorino che si sti'anameule I'e riunilo, e il non poter rendere adcguala ragione dell'es- sere questa figurata , anzi che suUe altre , suUe monete della Gente Cordia. Ad ogni modo uou ha dubbio che per tal gruppo la saggia an- tichita non abbia mirato a voler esprimere il tlpo d'una di quelle Ve- neri caste o celesti, e che era pure la forma prima di questa simbolica divinita , sia essa originala dalla Fenicia, o derivata dall'Egitto, le quali come in Grecia sino dai prischi tempi , ebbero in Roma eziandio e lempli e sacerdozi e culto; che in ngual modo non dovevano per certo jioter essere llgurate quelle, il culto delle quali era, con tanto concorso e SI sfacciatamente , praticato nei penetrali del tempio di Babilonia, e n'erano principali sacerdotesse le Frini e le Taidi. Non rimancndo ormai piu dubbio che nella nostra statua e nel lipo del danaro della Gente Cordia non siasi voluto figurar Vencre , che la presenza del figliuolo Cupido, in mancanza d' ogni altra , e sufliciente prova; resta che si cerchi come e per qual ragione si veda espressa su quel danaro. Dalle nuove ricerche fatte dal dolto Borghesi (i) in- torno alia famiglia Cordia, se siamo condotti a poter meglio conoscere la persona e la patria del triumviro monetale Manio Cordio Rufl'o au- tore del danaro che discorriamo , ed a poter percio rendere pur anco ragione dcllo scorgere, sul diritto di esso, figurali i Dioscuri, onde di- nolare la patria sua, Tuscolo , ove , come dice il lodato Borghesi, eb- bero molto culto e tin celebre tempio : non si ricava con ugual sicu- rezza la spiegazione del rovescio , la cpiale annunziata da csso con cir- cospezione e a modo di duljbio, non rende I'agione, a parer niio ne dcgli attributi di quella figura , ne della strana configurazione del gruppo. Ma quale infine e il nome di questa Venere , e perche si trova su que- sto danaro? poco conlento di me, e meno soddisfluto delle lunghe c noiose ricerche pralicale onde giunger alia soluzione dci due proposli quesiti, ritor- nai alia dotta memoria del Larcher, e non tenuto con to degli cj)iteli che soli possono convenire alia Vencre Pandemonia, mi posi a piii parlila- (l) Loro ciL DEI, CAVAUF.RE COSTANZO C.AZZERA. 1 35 meiitc sludiarc qucUi die all'Afrodile Urania possono compelerc. Pieuo gli orecchi clei uomi della nioncLa c famiglia Cordia, rappellativo
  • RELAZIONE Picmoiile. Allc guevve jMU'late tra noi Jm Fpancesi e da' Spagnuoli eiasi aggiunta la guerra civile ; invece di tempcrare quel triste destino chc fecc lantc volte della nostra conliada il campo di baltaglia dcgli stra- nieri , invece di raccogliere insiemc Ic nosti-c forze e mostrare il viso alia fortuna procacciandosi il premio del nostro sanguc versato, i figli di una islessa patifia, i sudditi di uno stesso Principe combattevano tra loro, e coU'indcbolire lo Stato lo rcndcvano jircda piii facile alio slra- nicro. Si puo anche dire , die dall'esilo di quelle malaugurate vcrtenze pendessero le sorli d' Italia, poiche se in fine dei dissidi la corona di Savoia avesse pci'duto Tantica sua indipendenza , I'equilibrio dellc forzc nclla Penisola era sconvolto c gi-ande incremenlo si dava alle prepolcnze di Francia o di Spagna. Non istaro a descrivere quella roiseranda guerra civile , della quale tutti gli storiei di que' tempi ])arlarono , ma ripetero cio che ebbi gia a scrivere in altro studio che ho ftitto di documenti pure ragguardaati a tale Reggenza (i) : Sim'aiio allora i Piemontesi (Ustinti da bandiere divei'se , non divisi da intenzioni contrarie, si dis- fevenziavano gli uni dagll altri nello scegliere la via per giungere alio scopo comune, e nella scelta erano padroneggiati dalla necessita delle cose anziche dal parlicolare giudizio. Seguendo I'uso della poUtica romana in que' tempi i Ministri ponli- fici, appena fu scorto possibile un aggiustamento , non si riirasero dal- r entrare come negoziatori e mediatori nelle vertenze tra i Principi e la Duchessa ; vi si adopero da principio ISIonsignor Caffarelli , propose vipieglii, e preparo gli animi, ma siccome questi erano suUe prime caldezze dei disgusti reciproci , non pole venire a termini d'accordo ; destreggiando vi s'iutrometteva pure Monsignor Mazzarini , mandate dal Cardinale Richelieu allorche vide che i disegni piu assoluli di Francia non riuscivano, ma non pote neppur egli vineere tutte le resistenze. Finalmente Monsignor Cecchinelli, surrogalo al nunzio Caffarelli, tento di nuovo Timpresa; lesperienza dei pericoli passati aveva gia forse ac- cresciuta la maturita dei consigli nei contendenli. Portava il nuovo Nun- zio istiTizioni di mediazioue efficacissima ; se gli prescriveva di non of- fendere la parte di Francia; ondc che nel giungere in Piemonte se gli racrninaiulava di evitare I'incontro del Principe Tommaso, e poscia se (i) Documenti ragguardanti a11;i sloria della vita di Tommaso Francesco di Savoia, Priucipc ill Caiiijnaiio. — Torino, prisso Giuseppe I'oiuha , i83a , pag. q3. DEL CONTE FEDEHICO SCLOPIS. lAh g\\ scviveva che quando avrebbe a negoziare con Harcourt owero con Madama Reale, non le dicesse mai le ragioni degU Spagnuoli come da se,nia solamcntc : qucUo cbc loro dimandano » e sempre aggiungesse « per quanta loro dicono e mi hanno informato (i) ». Gli storici nostri , come il Botta , il Deuina , il Costa cU Beauregard parlano assai brevemenle del negoziali condolti dal Nunzio, fermandosi j>iutlosto suU'esilo delle traltative clie pose fine al dissidio; non cosi peio il Guichenon che ne discorre laigamente, tutloche non collochi il Nunzio Cecchinelli se non come coadiutore del signor d'Aiguebonne Minislro Francese , laddove dalla raccolta dei documenti si vede che ecli ebbe pure parle principalissima sia perclie I'uflizio di lui era piu autorevole riguardo alia Corte di Roma, da cui si aspettavano le grazie e le di- spense che entravano tra le condizioni sostanziali dell'accordo col Car- dinalc di Snvoin , sia pcrche come Ministro italiano negoziava con in- tenzioni sbrigate dagl' intercssi di Francia e di Sjiagna, e mirava siu- cerameme alia pace. E sebbene in apparenza dovesse mostrarsi meno discosto dai Francesi opero tuttavia con ischicltezza degna d'una potenza sinceraniente amica, e strettamente neutrale. II citato storico Costa di Beauregard accenna (2) che il ncgozialore del trattato della Duchessa reggenle co' suoi cognati era stato un cap- puccino , il P. Gioanni di Moncalicri , ma dalle carte dclla Legazione del Nunzio si prova evidentemente che quel ncgoziato procedclte per via di moltiplici conferenze tra i Ministri della Duchessa e quelli dei Principi, onde se al P. Gioanni di Moncalieri, che era creatura del Presidente Morozzo, uno dei consiglieri della Duchessa, pub darsi me- rito , sara come d'agente subordinalo affatto. Parmi pertanto poter asserire essere questi documenti rilevantissimi a chiarire alcune parti assai intricate della Storia del Piemonte, ed anche d'altri SUiti d'ltalia , e perche meglio si appalesino i fondameuti lU que- sia inia opinione daro un ragguaglio di cio che da qucstc carte si ri- cava di pii\ importante , e dividero la Sposizione in tre i)aragrafi. Nel primo si addurranno molte notizie sopra il coi'so dei Irallati in- trajiresi per I'aggiustamento dei Principi di Savoia. (1) Cosi (icll« IclliTa dul il agosto iG4«, scritU al Cecchtnclll da Ciaciuto Massa suo agculc 'idatUsimo in Roiiia. (1) 5I(:raoircs Uistoritjucs sur la Royale Mauou dc Savoie , lorn, a, pag. ao3. i4t IlELAZlONE Ncl secondo si riferlranuo alcune lettere di quei Pr'mcipi, ed altri docuincnti concernenli all'accordo finale. Nel tei-zo si parlera di alcuni accidenli polilici e civili chc Irovansi dichiarati nci disjiacci del Nimzio. §•1. Quanlunque Ic prime praliche d'accordo Ira Madama Reale ed i Prin- cipi suoi cognali fossero, couie si e dcUo, gi;i intavolatc allorclie giunse a Torino Monslgnor Cecclunelli, non si scorgeva per allro ancora aperta una facile via all' aggiustaincnto ; onde quel Nunzio scrivcva il 22 di novembre 164 1 al cardinal Barberino: c uscito di hocca di Madama che il Re suo fratello verra in Italia a priinavera , ed a me Ilia ri- ferilo la persona medesima alia quale Vha detto S. A. , sebbene tengo Vabbia detto per indurre i Pvincipi alia concordia , trovandoli duri sopramodo. II trattato d'accoiiiodamento che si e avuto tiUti questi giorni fra Madama e li Pnncipi suoi cognati , con opinione assai comune avessc a stabilivsi , s'intende oggi essersi scoinpigliato per causa dellu durezza del Principi. Erasi allora pax-lito il conte d'llarcourt capitano supremo delle armi francesi in Pienionte , e tornatosene in Francia , e la stessa lettera del Nunzio aggixnige chc I'Harcourt non stava bene ne con Madama ; ne cd suoi Ministri , e si crede da alcuni che non sia per tornare. Lul- timo disgusto tra lui e S. A. e stato per Revel ( grossa terra nel Sa- luzzcsc ) parendogli d'essere stato burlato , mentre stava per farvi en- trare le sue genti , per riputazione , come diceva , delle armi del Re , prima delV accordato , di concerto col Principe Tommaso , S. A. vi avesse messe le armi proprie. II marchesc di Pianezza , che e generale delle armi di Madama non e per toimare in Torino , dubitando daf- fronti dei Francesi per aver egli pigliato Revel e tenulolo , come lo tiene , per Madama. II predominio dci Francesi, tuUoche la Duchessa non vi si acque- lassc , anzi faccssevi contro allissime proteste , era per altro venuto a lale clie nella lettera del 10 dicembre 1G41 il Nunzio scriveva alio stesso Cai-dinale , die a far rimuovere un certo governatore di Cuneo, cb'era DEL CONTE FEDEniGO SCI.OPIS. 1 /jq ugonolto e sliuliavasi di spantlcre cola Tcrcsia , il tratlarne con Mailaina iiou serviva a nieule , siccome a niente e r'ulotta dai Franccsi la sua autorith, E pill cliiaramculc ancora quesla fatal ilipendenza si ilipinge in altra lellera dcllo stesso INIinistro coUa ilata medcsiiiia, die per csserc di gian momcnto qui si Irascrivc. « £ certo che si Iralta alle strettc tratlalo d'accordo tra Madama e » 11 signori Priiicipi, e si sla aspcllaiulo per niomcnli il Presidentc » Leone, persona del signor Cardiiiale di Savoia, dal negotialo del » quale dicono che pcndc la lisolulione. lo non ho ir.ancato ne manco » di cooperare in quclla maniera che posso , ma sliuio clii \i si possa » fare poco fondaincnlo , perche ho avulo nutizia che il Principe To)n- » maso dice di noii volcr parlire di Pieiuonle , e di voler rilener qutllo )) che tieiie (i), cd il signor Cardinale vuol ritenere ancor lui la sua )) Nizza ; inentre pero quesli Principi non si uniscono col parlito Fran- » cese , poiche q\ii si palpa die i Francesi vogliono fare onibratilc in )) tullo I'autoril^ di Madama ; non si parla della resliluzione di Cuneo ; n rivogliono Revello forlezza ; lianno levato a Madama due regginienti » di cavalleria Italiana , e mandatala in Francia , perche resti cpii in )) tutlo pendente da loro. Non so ancora se li Principi vorranno unirsi » col partito Francese. Chiaro sta che se non si uniscono con loro , » I'accordo con Madama non scrvira a nulla ». E dopo si fa a narrare lo slalo lagrinicvole di quelle conti'ade in cui « alloggiano a spese (J^i » popoli tuttc le soldatcsche Francesi , perche di Francia e uii ^ran « tempo che non vengono le paghe. Ne deriva la totale distruzione » del Piemonte, fuggendo i popoli inlieri alle montagne, abbandonando » le terre , onde se Dio non provvede di rimedio , qucsto Ducato al )) piu fra un anno s'iuibolgcru colli Vescovati nullatcnenti , et i Prin- » cipi ch'hanno causato queste guerre resteranno essi ed il Duca loro » nipole senza vassalli ». Ma non tard6 molto ad accoi-gersi il Nunzio che i Principi non erano poi tanlo reslii all'accordo, a cui s'inchina^a anco Taninio di Madama; ma che i consiglieri di quesla si studiavano di frapporre ostacoli nella trattativa ; i Francesi pure si mostravano mcglio disposti ; e comuni- (0 II Principe Tommaso IcncTa allora Ivrca , Crcscculino , il Biillcse c la Valle d'Aostj i5o helazione cando col Nutirio Aposlolico , che era allora in Francia Monsignor Gii- maldi , e cavando notizie dnl signor d' Aigucboune ainbasciatore del Cristianissiino e Governator Francese in Torino , Monsignor Gccchinelli non reslaTa di proporre spedienli ai Ministri cosi della Duchessa conn- dei Principi , e di valersi dell' uilicio di racdiatorc in che era enlrato cosi per disposizione del Papa , come per buon volcre delle due parti contendenti. Le diflicolla ci'escevano e sceniavano per leggcrissime cause, poichc , secondo che scriveva lo slesso Nunzio (i), « nelle gueiTc ci- )i vili insorgono tali e tante reciproche offese , che introducendosi un' n estreina diffidenza si prova che per coraporle sarebbe iieccssaria la )i divinita. Questo- occorre qui nelli traltati d'aggiuslamento ; la maggior 1) diflicolla si riduce a persuadere alle due parti a fidarsi Tuna deH'allra. » Nelli punti principali s' accordano , ma vi e entrato punto di picca )) nell'esecuzione , poiche il partito di Madama , col quale concorrono » li signori Francesi , -vuole che la consegna della piazza di Nizza pvc- » ceda al inatrimonio. L' altro parlito vuole il contrario. Si e trovato » un temperainenlo ; che il malrimonio si celebri in Nizza col mezzo )) di special procuratoi-c della Principessa , con condizione che prima )) si consegni la piazza , e dopo immedialamente si celebri il matrimo- i) nio, precedente la rinunzia del cappello ecc. ». A. rendere meno schietto il tenore delle trattative incominciate tra Madaina Reale e i Principi suoi cognati, e che tutte riposavano suU'i- deato inatrimonio tra il Principe Maurizio e la Principessa Ludovica Maria, figliuola primogenita di Madama, contribuiva la voce sparsa che la Francia mentre mostrava in palese buonissime intenzioni di favorire gli accordi , covasse in segreto altri pensieri. « Qui si e detto e ridetto, » scriveva il Nunzio (2) , ma non pei'o con aiitorita di testimonio si- » euro, che I'abate Mondini (3) e un segretario di Stato si trovano in n Monaco appostatamenle, e vadino a traltare in Nizza frcquentemente )) col signor Principe Cardinale per indurlo a cedere alii Francesi quella )) piazza e contado, e pigliare in Francia ricomjiensa d'un matrimonio » della figlia del Duca d'Orleans , con successione di grossissime ren- » dite e principati. Non si sa che S. A. si sia lasciato persuadere , ed » io credo che non sara cosi insulso da lasciarsi deludere ». (1} L<-Ucr.i 14 tli niarzo iB^'i al Cardinale Barltcriiio. (a) Lctlcra del u4 di marzo t6!^■2 al Cardiuulc Barberiiio. (3) Era quest! uo scrvilore del Cardiualc di Richelieu. DEL rONTE FEOEniGO Sr.LOPlS. l5l Intanto poi quella voce sparsasi dapprima, che il Re dl Francia fosse per venire in Italia a pniii.ivera aveva im j)o' inquietalo i Veneziani , e ila lore crasi tnantlato un genliliioino a Torino per ispiare I'andamento tlei trallati e far credere che se il Re veniva in Italia, la Repubblica sarcbbesi iinita cogli Spagnuoli (i). Dicevasi pure in Piemonte clie il Principe Tomuiaso aliborriva raggiuslamento in riguardo del matrimonio (la contrarsi dal Cardinale suo fratello , parendogli che cio gli dovesse logliere lutle lo speranze di succederc al Trono, ove fosse tnancato a* yivi il Duca regnaule ; nia il Nunzio dopo essersi ben chiarito del vero ricouobbe che il Principe Tommaso stava unitissiuio col Cardinale , e che percio non sarebbe segiiito raggiustainento dell'iiuo senza I'altro (2). Superate finabnente tutte le ditlicoltu, rimossi i purligU, rappatuinati gli animi, fu conchiuso raggiustamcnlo , ed il Nunzio pontificio n'ebbe lode da clii volcva il bene, biasimo da chi sperava cavar frutto dal male. Gli Spagnuoli si dolsero della troppa sua operosita a quellintento, ed egli ne serisse al Cardinale segrelario di Slato in modo cosi auto- revolc e cosi sufTiciente a dar lume alia Storia, che non si puo trala- sciare dal qui riferirne il dispaccio del 6 d'agosto 1642 in cib che rag- guarda a quel gravissimo obbietto. » Non hanno ragione li signori Spagnuoli di dolersi del Nunzio: se )) dalla pace qui slid)ilita risulta loro detriinento , non e ne intcnlo ne n volito. Inlenta e volita e stata la pace ; qucsta e un bene incompa- » rabile per la societa civile. A procuiarla sopra ogiii altro e tennto » il Romano PonteGce, mcntre , come sacro, essendo preposto ad uuir » Taniiua con Dio , deve al fine subordinare 11 mezzi , con procurare » la rimozione dclli peccali, e di quelli in particolare che si commet- » tono nelle guerre che sono esecrandi e senza numero. Chiaro sta )) ancora che le guerre in Itaba hanno origine dalla civile del Piemonte, » e che r arnii spagnuole e francesi sono ausiliarie e non principal!. » Chi vuol levare il male comincia dalla radice , e pero per comporre » quelle d'ltalia bisognava prima aggiustare quelle del Piemonte. Se li » signori Spagnuoli avessero pensiero di etemar la guerra in Italia , » incorrerebbcro in un errore e morale e politico, dal quale S. S. (1) Lcltcra del 24 di marzo iC^a al Cardinale Barberino. (a) Lcltcra alio stcsso del i.°niaggio ib^i. lOa RELVZIONE n sarebbe ohbligalo (li ritrarncli; inoialc, per roflcsa di Dio; politico, « pcrche non coniplc ne a S. S. ne a buoni Princliii llaliani , chc la n guciTa si clcnii. Se hanno pcnsicre divcrso e percio die si finisca » la gncri'a, Sua Bcalitudine proponga loro la restituzionc deirocciipalo » in {[ucsto Ducato, die dalla parte loro li sigiiori Franrcsi si lasciano » inlciulere di volcr iare il simile ddla porziouc die ne tengono cssi. « IiioUre se qui non si stipulava la pace si era a lerinine chc ii signori » Frances! pensavano di farsi padroni del residuo di cjuesto Ducalo , n di pigliare lulta la Savoia, e mandare Madama in Francia a dire la )) corona; dinvadore Nizza con il suo Conlado, e cacciare il Principe )) Tonimaso da Ivrea ed altri luoglii di sua giui-isdizione. lo credo che « sia molto piii wtile per li signori Spagmioli di vedere riuiiita la Casa )> di Savoia , e padrona del suo Stato , che il Franeese domiiiatore di 1) tulta questa Provincia ». Non credo potersi porgere piu aperta dichiarazione dello slaio poli- tico del Piemonle, in allora , die col mezzo di queslo dispaccio , dove un Miiiistro abilissiino di una polenza neulrale , dopo aver preso esalta nolizia degli uoniini e ddle cose di questo paese, scopriva le inlenzioni avai-issirae , e le false amicizie di due potenze che faceudo vista di pro- log"ere opprimevano il Pienionte. Composte le differenze Ira i Principi c IMadama Rcale , si clTelluo tra la Principessa Ludovica ed il Principe Maurizio il maritaggio clic doveva essere il nodo d' alleanza dell' augusta Famiglia ; ma prima di cclebrarlo , il Principe Maurizio rimise alle arnii del Duca il castello di Nizza, Villafranca, e S. Ospizio ( 17 seltenibre 1642). Erasi intanlo Madama Reale condotla a Cuneo coUa Principessa sua figUa, la quale tosto dopo seguita la ccssione delle fortezze s'avvio a Sospello dove ri- cevette dal Nnnzio istesso la benedizione nuziale , come si vedra piu dislesamente iiel §. II. In se"uito alia pace conchiusa, il Principe Toraraaso s'accoslo siflTat- tamenle al partito franeese , che ne sorse gclosia nell'animo di Madama P.eale , la quale si strinse percio piu stretlamente col nuovo suo genero il Principe Maurizio. TuUavia il govorno di Madama non si concilio dopo stima, ne aflctio da' popoli, e sul finire ddla Lcgazione (1), cosi ne cbbe a scrivere il ^i) LctUra Jcl Nimz.io al cardinal Barbciino 7 (11 ottobrc i6l\i. DEL COKTE FEDERIGO SCLOPIS. 1 53 Nunzio istesso che pure non le era per nessuna guisa avveiso. — w Cou- rt tinuano le diflidenze fra la signora Ducliessa e li signori Principi suoi » cognali. lo non ho mancato di fare piu voile offizi di buon servitoie » con la sigiiora Duchcssa e per lencrli bene unlti insieme, ma invano; » perche si conosce che S. A. vuol essere sola nell' esercizio del co- » mando. Le proposi come da mc stesso che se avesse mandate dope » la morte di D. Felice, il Principe Maurizio governatorc della Savoia, » il tutlo sarebbe stale pacalo, e S. A. piu libera nel governo del Pie- » nionlc , perche il Principe Tomniaso come generalc dell' armi di )> Francia aveva impiego che baslava per lenerlo occupalo e soddisfalto. » Mi rispose con concetti dimostranti diflidenza grande; c che questa » Principessa sia pcssimamente consigliala , apparisce cio anche nel go- )) vcrno medesimo , perche coUetta , dlsperde e dissipa senza meta , » oude e laulo mal volula da tulto il Picmonte che pubblicamente di- rt cono che non avranne mai bene fine ch' essa governera ; e se non » avessero speranza di qualche moderazione col mezzo delle negoziazioni » in Francia del Principe Tommaso direbbcro peggio ». §. II. Le lettere di Principi che si racchiudono in originale in quesli do- rumenti son molte ; cioe quindici del Principe Cardinale Maurizio , sedici del Principe Tommaso , quattro della Duchessa Cristina ; parec- ohie ragguardano a negozi particolari che succedevano alia gioniata , alcune toccano al punlo principale della legazione , vale a dire all'ag- giustamenle tra i Principi e Madama Reale. In termini assai vaghi ed incerti, e quasi coll'apparenza di non voler entrare in dichiarazioni scriveva il Principe Tommaso; in mode assai piu strelto ed esprcssivo si spiegava il Cardinale di Savoia, e di cio vi puo essere ragione, oltre la diflerenza negli animi, da che nella conclusione della pace maggiori < lausole dipendenti dalla Corte di Roma si richiedevano riguardo a lui ihe non al fratello suo , come quelle nccessarie per il matrimonio di lui coUa Principessa sua nipotc Cgliuola primogcnita di Yittorio Aniedeo I , per la rinunzia al cardiualate , e per rassestamento delle quistioni heneficiarie. — Ricopiererao qui due lettere che ne sembrano poter servire di prova a quanto si c delto Serie n. Tom. i. ao l54 REI.A.ZIONE Lettera del Principe Tommaso. « Ivrea a x giugno 1643. « 111.""' e Reveren.""" Signore » Col rilorno del Rota (l) riveggo la pcrseveratiza clt'gli iiflici amo- )) revoU cU V. S. Illuslrissima a beneficio degli ailiiri corrcnti, e qtiaiilo » in essi si contcnga iVaffetto e di corlesia parlicolare verso di me. )i Egli medesimo dunque le riporta larghe osprcssioni dclla voloiila mia, )> rosi inlorno al ncgolio, come nel concernenle la slima con la quale « I'icevo in accrescimenlo d'obbligo a V. S. Illuslrissima (pesle sue coi- >) dialissime operalioni. Onde a lui rimcttendo nell' uno , e nell' ailro » particolare le rimostranze dc'sentimenti miei le prego molta prospe- » rita dal cielo. (1 Ai serviiji di V. S. Illuslrissima e Reverendissinia « Tommaso n. Leltera del Cardinale Maurizio. « Di Nizza il 26 di febbraio 1G43. • n 111."" e Reveren.'"" Signore 1) Sono cftetli proprii della carica e deiraffello di V. S. lUiislrissiiiia » quel uflici, cli'ella mi avvisa con la leltera de' 17 di qucslo liaver » conlribuila nei traltati di aggiustaraento, die si n.ancggiano cosll Ira » Madama Reale e noi. Non ho dubbio alcuno c'liavera ella ricevulo )) gusto notabile, mentre vedeva, che s'andavano pcrfellionando le ne- )) gotiationi clic apporteranno beneficio segnalato al pubblico, solkve- « ranno questi Stali dalle oppressioni die senlono, e finalmente dai'anno » respiro all'Italia tulla, nella quiele della quale, come lanlo inleressala ^1 El J qnCili il ici^iclario del ^aii/.io- DEL CONTE FEDEHICO SCLOPIS. Ij5 » Sua Santiti, V. S. lUustrissima come suo ministro e parlicolannente » obligata di alTaticarsene per I'acquisto deU'applauso grande chc sura )) dovuto al suo merito , assicurandola che i Pi'encipi di questa Casa , » le conservcranno meco obligatione infinita ». >) Mi persuado appunto come V. S. lUustrissima mi accenna che la » santita di N. S. (i), il signor Cardinale BarLerino (a) e tulla quella « Corte sentira giubilo deU'aggiustamento suddclto, c che per couseguenza » si trovera ogni facilila nelle grazie che si desiderano. Haverei pero vo- n luto che nella speditione fatta a Roma d'intomo al mio matrimonio, » ( oltre che a quella dovea precedere raccomodaraenlo finale di ogni )) cosa (3) ), fosse slabilita di comvme concerto , e che unitamenle , come » V. S. lUustrissima sa che in simili casi si suole, si havessero havuto » raccoi*so alia benignita della Santita sua, ed aU'amorevolezza del signor » Cardinale Barberino, ai quali se fosse stala fatta instanza in tempo, e » con mia partccipatione, potevo rapprcsentarli molti particolari clfavreb- « bcro facilitato maggiormente le grazie suddette; in conformiti ho scritlo )) a Roma e costa a miei ministri per rappresentarlo piu diffusamente e » massimc sopra le scritture che rimando, dalle quali vedra che non si » e mutata in modo alcuno la sostanza, ma solo alcunc parole e termini » chc non si potevano laseiare senza gran pregiuditio delle uiie qualita. » Conoscera V. S. lUustrissima da esse e dagli allri temperament! , chc (i) Uihano VIII. (2) Scgrclario di Slato — era qucsti il Cardinale Francesco. (3) Dal cartcggio tcnuto dal Massa si ricava come la Corte di Roma volcsse die Ic capitolazioui d^iccordo tra i Principi c Madama Bcale prccedcssr^ro la concessionc dellc grazie implorate dal Cardinale di Savoia, cd in particolare nclla IcUcra del aa marzo 1G43 (scritta in parte in cifra ) si Icgge aver dctto Monsignor Ceva, un prelato che promuoveva caldissimamcnte cola le dimandc dci Principi di Savoia , « non si voler n^ dover fare se prima non segue raccomodamenlo fra " delta Duchcssa , il cardinale di Savoia ed il Principe Tommaso e clie anco sicno le capilolalioni » non solo'sottoscrittc , ma cseguite per I'istessa ragione che il Nunzio avvisa al Massa esserlc >► statu incuricato I'arcano della dispensa per la tjualc rAmhasciatore di Spagna in Roma ba fatlo u grail rumore , e scmpre qui si e ncgata la coucessione ovvero sia placet della dispensa , ui si i> viiolc che apparisca. (Da allra lettera' scritta al Nunzio ); ondc non d^^vc parcic strano alia '► Duchessa che qucsti padroni mctlino in piazza quello che c in occulto , ct qucUo che a lei dcve • bastart: per la conscgoitionc dc" suoi fmi , a quali non potcndosi arrivare o per maligniti di • congiunturc , o per gravczia dci nostri pcrcati non e dovcrc chc vi sia una dichiaratione della ■ voloula del Papa e del Cardinale Barberino fi nslr.itoria alia Duchesia ■>. A chiarire il scnsa di quel dispaceio varranno Ic parole del seguento , pure scritlo dal Massa al Nunzio di Torino del 1," marzo iS'p (in cifra ). •I Qui si 4 divulgata ajsai la dispensa df I Cardinal di Savoia, credo di casa deU'Ambasciadure i- di Francia al quale diedi la leltera il martcdi dopo chc gia era partito il coriiere ». 1 3G nr.LAzioNE « porta il fratcUo del Prcsidcnle Monclti, come sia grande il desiderio » c ho di vedcr terminate per benefilio pubblico cpieste diilerenze, assi- » curandola che dalla parte nostra non si poteva porgere facilita maggiore » di questa, ed arrossisco che in faccia del mondo si vedino scritture cosi N disavvantaggiose per noi , moderandosi solo il mio sentimento con la n consolalione che ricevo di sacrificare la sicurezza niia e la mia riputa- » tione propria per la conservatione della Casa, e per la quiete e bene- )) ficio di questi popoli tanto travagliati ed afflitti. Protestandole avanti >i Iddio che tutti i mici fini, come ognuno ha visto per il passalo , sono » indii'izzati purameiite al mantenimento dei Stati a S. A. R. et alia Casa; )) ne con ragione si potra mai ascrivere a mia colpa i disastri che po- » tessero nascere. Nel rimanente a V. S. Illustrissima siccome resto te- » nuto dalla buona volonta che mi dimostra, e delle sue cortesi esibitioni » cosl ne la ringratio e la prego della conlinualione , augurandole per « fine dal Signorc quelle felicita e prosperi avvenimenti che merita e » desidera ». « Di V. S. III."'' e Rev.""' Aff.""" come fratello per serv.' il Cardinale di Savoia «. A compierc la descrizione del modo d'aggiustamento , a cui aveva cosi caldamente cooperato Monsignor Cecchinelli varra pure il riferire tpii una lettera a lui indiintta da IMadama Reale che si trova in questa raccolta. (( Da Torino ai 24 luglio 1642. » Molto lUustre e Rev.""" Signore » Sendosi avuta ieri vcntitre del corrente col ritorno di Francia di )) Monsii Tallon , la ratificazione del Re mio signore fratello della capi- » tulatione fatta da noi con li Prencipi miei cognati, et non mancando » altro al presente per venire all'intiera eseculione delle cose convenute, » e godere i frutti della pace, che di ricevere gli effetti promessi dalla )) bcnigna mente del nostro Signore, ho percio stimato necessario di spe- » dire a quclla Corte un corriere espresso, e di scrivere diflusamente » sovra le memorie ch'il conte Carlo Gierolamo di Moretta m'ha rimesso DKL CONTE FEDERICO SCI.OPIS. l^"] » al suo rilorno tla Nizza, e sovra i jiunli della leltera clie V. S. Reve- » rendissima si c pur compiacciula tU scrivere intoi'no al medcsimo sog- )) gctto, supplicando sovra ogni cosa N. S. che si degni di mandar pron- » tamcntc facoltii a V. S. Revcrendissiina afTinche riceva la rinuntia del » capcllo cardinalllio, e di concedcre poi la licenza per 11 iiiatriinoiiio da » contraltarsi fra il signor Principe Maurizio e la Principessa Ludovica » Maria mia figliuola primogenita, perche da essa sola dipende rcffetlua- » tione del suddetto matrimonio, et in conseguenza quella della pace, » sendosi, come si sa V. S. Rcverendissima, dichiarato delto signor Prin- )) cipe di non voler deporre il capello che non possa immedialamente >) contrattare il matrimonio, e di non voler rimettere le piazze ne effettuare » il rimanenle del capitolato salvo nel punto del matrimonio ; si che » quando s'obligasse il Principe INlaurizio alia formalita di mandar il ca- » pello a Roma prima di ricevcr la dispensa vcrrebbe assolutamente im- w pedita I'effettuatione del capitolato, ed il differirla in questo mode sot- » toporrebbe la pace a quel pericoli et mconvenienti che porlano con « loro Ic lunghezze. Prego dunque instantemente V. S. Reverendissima a )) premer di nuovo con ogni eflicacia sovra cjuesto punto , che tanto im- » porta per conseguire il fine desiderate d'essa pace , per la quale si )) com'ella si e impiegata sin hora con zelo e prudenza tanto singolare )) c'ha impresso in questa Casa un obligatione non ordinai'ia, cosi aspet- » tando che mi favorisca col ritorno del presentc corriero di mandarmi » le sue lettere accib siano portate da quello ch'io spediro per Roma, » senza piu le prego dal Signore ogni prosperita ». « Ai comandi di V. S. M.'" III." e Rev."" la Duchesse de Savoie ». Alcune Provvlsioni Pontificie sono pui-e tra questi documenti , e co- mincero col citare la copia di un Breve del 4 <^' ottobre 16^2 di Ur- bano VIII alia Duchessa nel quale la commenda altamente d'aver im- pedito I'esercizio pubblico del calvinismo che ei'asi introdotto tra le soldatesche durante la guerra civile « ( equidem non sine ingenti animi )) solatio nupcr audivimus te haereticis militibus serio veluisse quin » concionibus, ac coenis calvinisticis incumbant) ». Succedono due Brevi in originate dcUo slesso sommo Ponlcfice ; col primo dei quali che e del 3o di giugno 164 a delega espi'essamenlc il Nunzio Cecchinclii per- l58 RELAZIONE die riceva la rlnuncla al cardinalato da farsi dal Principe Maiirizio , » praecipue pro bono pacis , praescrlim pro administralione muneris n tutelae dilecli filii nobilis pueii Caroli Einanuclis ducis Sabaudiae eius » ex fratre nepotis , int-undac cum dilecta in X.'° filia nobili muliere » Christina Ducissa Sabaudiae vidua ciusdem ducis matrc ; n col se- condo del 6 di lujjlio dell' anno anzidetto commette alio stesso Nunzio di dichiarar la dispensa degli impedimenli di consanguinita in primo e secondo grado e di cognazione spirituale che si opponevano al matri- monio slabilito tra il Principe Maurizio e la Principessa Ludovica Ma- ria. Avute tali facolla, il malrimonio fu celebrate iiel mode descritto nel relativo istromento che qui si riferiscc. « Anno Domini 1642, et die lunae, vigesimanona mensis septembris, H circa horam decimam scptimam universis manifestum sit quod in oppido » Cespitelli (Sospcllo), Niciensis Dioecesis, et domo Domini Capitanei Riccii » prope ecclesiam maiorem eiusdem oppidi in qua infrascripli Screnissimi » D. D. Principes se se respective ad infrascripta peragenda contulerunt, « et stantiis supcrioribus ciusdem domus et camera cubiculari infranomi- >) natae Serenissimae dominae Principissae, quia laborabat febre tcrtiana, » prope quam et in alia camera in qua per magnam linestram pei-vide- » batur altare portatile in ea constructum, Illuslrissimus et Reverendis- » simus Dominus Caspar Dei et Apostolica Scdis gratia Episcopus Mon- 11 tisflasconensis et Corneti, Sanctissimi D. N. D. Urbani Divina provi- » dentia Papae VIII dictaeque sanctae Sedis apud Serenissimum D. D. n Carolum Emanuelein Sabaudiae ducem et Pedemontii Principem Nun- n lius , receptis prius liUcris fainiliarilnis ab Illustrissimo ct Revercndis- n simo Domino lacobino Marenco Episcopo Niciensi tanquam ordinario, » per quas ipsi Illustrissimo Domino Nuntio Apostolico communicata fuit )) lacultas ad infrascriptam Iienedictionem dcveniendi, intra sacrum missae » sacrificium, duos annulos, unum ex auro alterum ex argento bencdixit, » qui statim recepti a Sercnissimo D. Principe Mauritio a Sabaudia, illos » in digitis manus Serenissimae dominae Principissae Ludovicae Mariae a « Sabaudia eius dilectae iixoris posuit, inde memoratus Illuslrissimus » Dominus Nunlius Apostolicus eosdem Serenissimos D. D. Principes » Mauritium et Ludovicam Mariam a Sabaudia coniuacs in Dei nomine » benedixit ad praescriptum sacroruin Canonum et constitutiomira Apo- )i slolicarum. Inlcrfucrunt ad liaoo pro cnrieris Tlluslrissimi et Excellen- » lissimi D. D. Joannes Dominicus De-Auria Marchio Ciriaci, comes Ar- DEL rOSTE FEDEHIGO scr.opis. i5q » cluinns Val|)erga , ct comes Aleramus San Georgiiis equites torqueali » SeieiiissiiJiae Annuncialionis Bcalac Maiiae Virj^inis; lUustrissimi D. D. » comes Carolus Passeranus, comes Carolus Valpcrga, cojnes Beinardi- » nus Benlius, et comes Federicus Asinaiius, ac uiagnus nurocrus D. D. )i equilum nohiliumque virorum el mulieruiii Doin'mii Rcgiac celsiUulinis » Sabaudiac, qui ad servitutcax eoiuiiideiu Screnissimorum D. D. Prin- » ci|>um repcriebautur ». « Denlis ». Altri Brevi dello stesso Poutefice pure si leggono licopiali nclle carte del Niinzio cosi per ringraziar la Duchessa della sollecitudine cou che tagliava il corso all'eresia de' calvinisli, come per altri negozii de' quali avremo aucora a |)arlare. §• in. Addl 20 di niagglo i643 fu promulgate in Torino un edilto con cui si cercava d'impedirc che solto colore di costituzioni di patrimonii ec- clesiastici e di donazloni alia Chiesa non veuissero defraudale nella col- lettazionc dei tributi Ic ragioni del pubblico patrimonio. Consta da un dispaccio di Monsignor GccchincUi inedesimo che prima che si facesse quella promulgazione , il Senato di Piemonte col mezzo di un senatore e di due avvocati aveva « a lui fatto iustanza del rimedio asU abusi , » fraudi, e collusioni prcsuppostc in pregiudicio delli pul)blici catastri )) delle Comunitii , diceiulo si lacevauo costituzioni di patrimonii ai )i chierici nou capaei d'ordini sacri, cd altre disposizioni a favore d'ec- » clesiastici e chicse col puro oggelto di deludere le ragioni delli cata- n stri (x) ». II Nunzio prese tempo a rispondei-e, cerco informazioni ed ebbe a conoscere che vi era qualche (Usovdine , ma lo slimo di gran lunga minore del presupposto ; propose qualche rimedio , ma non es- sendo quello siato ammcsso dai Magistrati Ducali , ed uscilo poscia lo statuto, il Nunzio se ne adiro forte e ne meno rumor gi-ande ; accusava d'esser principal promotorc di quella nuova legge il Prcsidente Morozzo. (i) Dispaccio il.I 25 di maggio 1G43 al C.irdiiialc Barbcriii I Go REI.AZIONE Era qucstl cpicl conte Filippo tli Morozzo autore ill vaile scr'itturc, fra le allre dcW ^pologeticon pro Magistratibus Pedemontanis nel quale con non felice successo lotto contro la dottriua del Fabro (i). Nulla d"in- lentato lascio il Niinzio per distniggcre quello staluto, ma i Magistrali lion piegarono, lie la Ducliessa mulo volere, ed il contegno istesso della Corte di Roma dimostro che non partecipava ncUa soverchia ripugnanza del suo rainislro. La serie del luiigo carteggio tenutosi sovra tale sog- getto pu6 essere utilissima a dichiarare in die modo allora si venlilas- sero quelle qiiislioni , c con qual rigorosa ossei-vanza dei dritti del Principaio 1 Magistrali procedessero. Questo fu il solo negoziato importante di dritto ecclesiastlco interno ih'ebbe a sollecilare il Nunzio , ma gli vennero poco stante commessi ufici di tempra ben dlversa. Erano scoppiate in quei giorni le ire tra i Barberini ed Odoardo Far- nese. La gucrra nata fra loro ayeva fatto sorgere la lega tra i Veneziarii, il Duca di Modena, ed il gran Duca di Toscana contro il Pontefice. Si venue alle inani , e diedcsi nuovo miserando esempio di discordie tra i Principi di questa Italia , a cui daniio pareva non bastassero le guerre portate dagli stranieri. Ancora non erano estinte le fiamme dell'incen- dio acceso in Pieiiiontc, e giii nuove faville si snscitavano da altri So- vrani dllalia. Pareva chc una malia li stringesse e facesseli cieclii a quella chiarissima verlta che , vincitori , o vinti , battagliando tra loro sempre si meltevano a discrezione dello straniero che sarebbe venuto a protcggerli o a castigarli. Bene avverti il Botta die facile era ai con- tt'ndcnti il riempier I'csercito « perche per le guerre del Piemonte )i molli soldali si erano creali i quali assai meglio amavano travagliai'si )i fra le armi che vivere oziosamente in pace (2) ». Cosi per parte dei Principi come per quella del Pontefice si cercava di fare accolta di gente in Piemonte ; usci voce che il Principe Toininaso volcssc man- ilar sussidio di soldali al Duca di Modena, ma non ebbe effetto. II Nun- zio Cecchinelli dal caulo suo faceva opera per aver capitani esperti, e trasse aU'esercito della S. Sede il marchese Villa , che, nato suddito del (i) Alb pagina 19 (IcU'AiioIogctico trovasi scritto ; « argunicntum : agitur dc resmptis proro- » gatoriis et mnraloriis et (juantum Prinri])i licfat in eis , advcrsus Praesidcm Antonium Fabrum » dc crroribus pragmuticum ». Dec. -ij error, i , 2,3. (1) Sluria d'llalia , airanno iG^^a. DEL CONTE FEDERIGO SCLOPIS iGl Papa , crasi condotlo ai senizi della Duchessa di Savoia , e \i aveva conscgulto faina di valente maestro di guerra ; gia prima era\i andato il marchese di Bagnasco ; si mandarono a servire co' pnpalini parecihi miualori , e col mezzo del segretario del Nunzio , il Rola , si assolda- rono nel Vallesc due mila Svizzeri. Fraltanlo il Principe Tommaso ve- iiiva vieppiu slringeiidosi colla Francia , e si dispoueva a prendere il comando delle armi di quelia Corona in Piemonle ; il die avveniva , come scriveva il Nunzio , « non ostante die la signora Duchessa si sia )) opposla in Francia appresso la Regina pretendendo subordinato a lei » il Principe Tommaso : sapulo cio da lui , ha croUato il capo e detto » chiaro che non vuole die il valore della sua spada abbia rispetto ad » altri (i). Taulo era poi il concetto che il Nunzio istesso tencva del Principe Touimaso , che sull'ardere delle verlenze tra la Sede Pontiflcia e il Duca di Parma , cosi se ne apriva al Cardinale Barberino (2) : « farei )) tutlo quello die convenisse di ragione per compormi col signor Duca » di Parma per e\itare li pericoli, che sono innumerabili, della guerra, )) ma nel caso che non si potesse comporre con riputazione e s'avesse » da fare la guerra, gliela vorrei fare in modo da esterminarlo ; farei » capo dell'esercito il Principe Tommaso con condizione d'investirlo I) del feudo di Parma e Piacenza mentre con le forze della Chiesa ne » facesse acquislo. In questo e non in altro caso credei'ci di poterml » fidare del detto Principe, e di rimuovere con questo mezzo in qual- » che parte le gelosie delli Principi d'ltalia , dei cpiali si puo tencre )) per certo, che aborrendo sommamente la riunionc di quello Stato a )) quello della Chiesa , s'opporranno con lutte le loro forze che non n segua, e stiuieranno miglior partito per loro che se ne faccia un al- » tro Duca, piuttosto che la Chiesa se ne impadronisca n . Questo divi- samento di un Nunzio d'animo veramente Italiano , ed oltremodo alfe- zionato a tultoche poteva servire alfincremento della Potenza Ponlificia ne pub fornire grande argomento per far giudizio della politica che si seguiva in allora. Come sarebbe stato facile I'cseguire il pensiere di lui io non lo so , ma so bene che la pace dTtalia non sarebbesi potuto (1) DUpaccio del i* di luglio 16^3 al Curdinulc B.nbcrino. (a) Dispaccio dell'ii di marzo 1643. Serie II. Tom. i. 21 l6l REI.AZIONE laccomandarc a \nh valorosa e fiila cuslodia die a qnclla dei Principi di Savoia acficsciuti di Stalo , c posti in grado di far lesta di per sc ai nemici comvini. Se il Principe Tommaso gia divenuto Princijie di Tor- tona, avesse ancora acquistato i Ducati di Parma e Piacenza, la prepon- deranza della Casa di Savoia nel reggrre i dcslini della Penisola sareb- besi creata a maggior benefizio dcgli Italian! (i). Non mi studicro di allungarc qnesta rclazionc ormai troppo prolissa, ed accennero soltaiito un sunto degli avvisi vemui di Francia in Pic- montc al tempo della mortc del Caidinale di Richelieu ; Cosi no viferiva il Cecrhinclli alia sua Corle: « La inortc del Cardinale Richelieu non sara dispiaciuta molto alia » signora Duchcssa ; un giorno qucsta signora Principessa mi mostro » il ritratto di lui in forma di mcdaglia, clie leneva aj.peso alia ein- 5> tura, diceudomi: egli crccle che io non gU vogUo bene. Gli risposi: » ha torto, perclie V. A. gliene viiol tanto che lo porta uppiccalo. )) Sono molto ben note a V. Eniinenza le cause di poca soddisfazione » fra la Casa di Savoia e Richelieu. Ila (picsli lasciato al Re scudi 5m. » d'oro in coiitanti , un grosso diamante, una credenza d'oro gioiellata, )' c tutla la guardarobba, ed una cassetla con dcntro tutte le piii im- » portanli scritture del governo. Mando a eliicdere perdono al Re dei )> mancamenti , chiamando in testimonio quel Dio che fra poco TaveTa » da giudicare, di non essere mai slato portato a cosa alcuna dal pro- » prio interesse o passione , ma dal puro fine sempre del servizio di 1) S. M. ». « La sostituzione in suo luogo della persona del Cardinale IMazzarini » ha dato oecasione ai speculator! di formare concetto che sia per a- « prirsi modo alia pace universale , perche la guerra non fa per Maz- ■ » zarini che e forestiere , e che in Francia sta sempre fva i pcricoli. » La maggior grazia che possa egli riccvere da Dio, e che nnsca occa- fi) Kcl lihro Intitolato delta isloria del dnminio temporale della Sede j4poslolica nel Ducato di Parma c Piacenza a facce i!\ef si 1p{?[;c in proposito di rjiicsta giicrra contro Otloardo Farncsc. — // Siri nelle sue memorie estralie dai dispacci dei ministvi di Francia , asseriscc : che ^li Spa- gnuoli . . . passarono eziandio a Irattare che si dessern gli Stati di quel Duca a D. Taddeo Bar- herini. Tale sarclihc stata la consegucnza della protczione clie pli Spagnuoli mcttcvano innanzi ; c con quanto maggior utile di tulta Italia , poiclie si trattiva di dcvoluzione , non sarcbbcsi quclla ridotta in favorc del Principe Tommaso ! ma il corse degli avvenimcnti non diedc poi adito a si- mili pensicri. DEL COXTE FEDEKIGO SCLOPIS. I G3 » sionc ill parllnie c venirsene a Roma. Non c possibile die s'l possa » accoinodare 1' umor franccse alia toUuruiiza di una sovrauila in uu )) forcslicre. Le ullime congiure contro Richelieu pur lioppo lo dimo- » straiio. II Re di ragione nou avra avulo ainarez/a della sua morte ; )) perclic Richelieu fece morire S. Marso e gli altri dcUa congiura scnza )) pailccipar allro al Re , e S. M. ne hebbe laiito disguslo chc stelte » cinque o sci ore rinchiuso in una cappella tutl'aflliUo ». Scriveva dopo : « e bisognato in Parigi nascondcre il cadavero del » Cardinalc Richelieu, perchc il popolo lo volcva fare in minulissimi » pezzi allribuendogli la morte di (i) a lui the lo facesse pensala- )) niente ammazzarc ». Disconcndo in altri dispacci dci piimi passi del Cardinalc Mazzarini dopo la morte del Richelieu, acrenna come cgli facesse vista di volersi ritirare in Roma ed il Re lo tratlenesse , e come dopo la morte di Luigi XIII fossegli venuta in sospetto la Duchessa Cristina. Dalle cose narrate sembrami che si possa far ragione dell'importanza dci documeuti dci cpiali ho preso a parlare , ma il piii curioso si e il seguire in essi quegli andirivieni di moltiforme politica per cui s'aggi- rano i negoziatori e i ministri , c I'aver soit' occhio la sposizione del casi che succedevano alia giornata ed il giudizio che si faceva dcgli uomini di governo secondo Taspetlo che pigliavano le faccende pubbliche. Siilatti carteggi per il vero studio della sloria sono di gran lunga piu profittevoli che non (piellc relazioni degli Stati che si facevano dagli Ambasciadori , sopratutlo i Veneli, perche in fjiulli si scorgono a nndo i raggiri , in queste non si trovano che i rilratti ad arte compost!. (a) Non bene si legge , forsc Soissoris , tioc Luigi ili Borbonc conic di Soissons chc si crcdctte ucciso in guerra ncl 1G41. i65 DELL' AIXTICA CITTA DI LUIVI E DEL SUO STATO PRESENTE MEMORIE RACGOLTE DA CARLO PROMIS ARCBITETTO , ISJETTORE DE' MONrMENTI d' AUTICBITA' Ke' BR. STATI AGGIUNTOVI IL CORPO EPIGRAFICO LUNENSE ApprovaU ncU'adunanza del 3o inario iVi-j. laiTRODUZIOlVE. AU'eslremo confine della piovincia di Levante coUo Stato Estense giacciono Ic rovine della Etrusca citta di Luni della quale io imprendo a dire. Parlero pi-ima della sua antica apparteneiiza all' Eliniria , e dell'aver avuto dominio sopra un tratto di Liguria; scendendo poscia alia sua istoria esporro Ic memorie che della epoca dell'Inipero ne sono cognile : narrero cjuindi a quali disastri sia dessa andata soggetta ne' tempi medii : e finalmente parlero de' ruderi de' suoi edifici , e delle memorie epigrafiche ad essa spettanti che conosconsi per altri scrilton o che rimangono ancora inedite. Gil antichi autori presso i quali trovasi menzione di quesla citta, o del SUO porto , o de' suoi marmi sono : Ennio presso Persio al quale deve aggiungersi lo scoliaste che va sotlo il nome di Anneo Comuto , Varrone e Cornelio Nepole ambedue citati da Plinio, Virgilio, Pomponio Mela , Strabone col suo compendiatore del decimo secolo, Tito Livio, Lucano , Scribonio Largo, Plinio il vecchio , Giovenale, Slazio , Silio i6S MEfloniE Italico , Marziale , Svcloulo , Toloiueo , Frontino 11 inensore , Giullo Obsequeiite , Vil)io Soqucslre , Slofauo Bizantiiio, Rulilio Numaziano c Servio , ai quali vanno uaili i'ltinerai'io di Aulonino , cpello clc' porli e stazioni delle navi ; la carta Peiiliiigeriana c rAnonimo Ravennate. Tra i moderni (per non parlarc dcgll scritlori de' tempi medii ) uioltl fnrono die scrisscro di Luni , fra i quali priincggia il padre della Ila- liana pocsia seguilo dal Pctrarca c da Ciriaco Ancoiiitano. Uii poema suUa distruzione di cpiesta ciUa in lingua volgare fu composto da uu Leonardo Padovaiio , coinc spiega I'lvani in una sua Icttera inedita : Leonardo dev'esserc qucirappunto clie dicevasi da Bcrlcpaglia c profcs- sava mcdicina e chirurgia in Padova nc' prinii anni del i4oo, second© gli storici di quclla imiversita (i). Quest'opera del professore Padovano eccito Antonio Ivani Sarzanese scrittore del XV secolo a dettare sullo stesso argomento un'epistola a Pietro Purita , la quale conservasi ine- dita ncUa bihlioteca capitolare di Novara : ed e accennata dall'ab. An- dres (2). Quindi ncl XVII secolo il Lamorati diede alia luce in Massa le sue Rovine di Luni, e Francesco Berretari da Carrara stampo pure in Massa nel iG^S im poema die ha per titolo Lima sou defraudata pietas : nel principio dcllo stesso secolo Ippolito Landinclli da Sarzana riuni molte nolizie circa qncsta cilia, le cpiali furono poscia aunientatc da Bonavenlura Rossi col nome di Collettanea copiosissima di memorie e notizie storiche appartenenti alia citth e provincia di Luni , e cio fu nel into: ambcdue queste opere rimasero inedite , ma molte copie se ne conservano in Sarzana ed in Geneva , e del Rossi ve n'ha una anche ne' Regi archivi di Curte. Manoscrilla e pur rimasta la falica di Domeuieo Vandelli Ingegiicre Modenese morto nel 1754 , e conserrasi nella sua j>atria col titolo Delia vera posizione della citth di Luni e della vasta e reale estensione del sua porto (3). Qnindi un aliro poema intitolato Luni fu scritto da Raimondo Cocclii Fiorentino figlio del ce- lebi-e doltor Antonio, e morto nel 1775: e in lingua volgare, capric- cioso si per rinvenzione die pel vario metro , e solo ptccola parte (1) Bibl. mediae ct inf. lutinitatis lib. XI. Qucsto poema e rimasto sconosciuto si A Fabri(-io cb« al Maiisi. ('2) LcUcra sopca alcuni codd JcUr bildiotuclic cupitolari di Novara c VorccUi p^g. iG. Copia dtlla litlcra dcU'Ivani iiii fu coniunicata dalla guutilezza dell'cTudilissimo sig. cavalicre Gaucra. (3) TiraboscUi, Bibliotcca Mudcoesc , vol, v- pag. 344< DF.LT.A CITTA nl I.I'M. iG^ sen'hii alle stampe (4). Ai cpai libri si possono aggiungerc (tralasciando altre miiiorl opcre ) le Notizie storiche ms. di Sarzana per Domenico Bernucci, opera osto di Polibio , c di Mela il confine Ligure c prolratio da Giustino sino di la da Pisa ( histor. lib. XX. i . ) Sed et Pisae in Liguribus graecoi auctuies ha- bent etc. DELI-A CirrX DI LUKI. 1 69 citli oociilcntale di Etruria, cosiche secondo lali parole pare clie do- vesse Luni spettare ai Liguri; parmi adunque che al)bia Mela piuUosto seguita I'aulorita di Polihio , che non esaminala la cosa qiiarera real- raenic. Cosi disse Polibio pcrchc a' tempi siioi stante la polcnza de' Li- guri Apuani che erano fmitimi a Pisa, e la padroiianza assoliita che di Luni gia avevano i Romani ( conic risultera parlaudo della istoria di questa citla ) noii polevano piii i Luneusi considerarsi come politica- meiUe uniti agli Etruschi. Oltre di cio e aiiche probahilc che Polibio intcuda parlare di Pisa come della piii gran cilia d'Elruria da quel lato, essendo stata sempre Luni di poca eslensione. Oscuro per lo nieno, se non anche corrotto e pure un passo di Stra- bone (t) dove dice che tra Luna e Pisa v'e un luogo dctlo Macra che da molli scrittori e posto qual termine fra TEtruria e la Liguria. La voce /Dptov della quale egli servesi liene il signiflcato di luogo. Ma che una superficie o luogo abitalo fosse in lal sito non Icggesi presso nessun anlico scrittore , nieno ancora che esso servisse di limite alle due na- zioni; qualora altra testimonianza non si avesse fuorche cjuclla di Stra- bone potrcbbero quesle parole rimanere nella lore oscurita , ma con- tro la positiva asserzione di Plinio pai-mi non possano rcggere, troppo essendo evidentc pel conlesto degli anlichi scrittori, essere il vocabolo Macra denominazione di un fiume e non di un oppido o campo, e quel fiume essere veramente prima di Luni e non fra cpiesla citlti e Pisa. E forza adunque conchiudere essere quello di Slrabone un errore pro- dotto probabilmente dalla mancanza di locale ispezione benche avesse egli viaggiato in Etruria (2). Pai'C a prim'aspetlo che a questa opinione aderisca anche Giovenale (3) laddove parlaudo de'pericoU continuamenle imminenti a chi abitava in Roma , fa dire al suo amico Uinbricio : (i) Gcograliuc lib. V. pag. 339 Amsterdam 1707. (3) Un simile sbaglio c incorso nell'Itincrario de' porti dov'lvarum , lib. IV. 3. 99. {2) Historiac iiat. lib. Ill , 7, 8. (3) Lib. XIII , epigr. 3o. (4) Lib. XLI , i3. (5) Pharsalia , lib. I V. 58G. (6) De urbibus cd. Holstenio , pag. a85. (-) Sylvaru.n , lib. IV, 4 , 23. DELLA CITtX DI LUNI. in I Anne metalliferae repetit iam moenia Lunae Tjrrenasque domos ? Nello stesso modo Silio Italico ci fa conoscere che agli Etruschi np- parleiicva questa cilta , lacklove cgli cnuincra i soldali Liinensi cogli altri d'Etruria (i), e Tolomeo dopo aver enumerate le citla di Liguria segue a dire De^ Toschi secondo il mar Tirrcno. Luna. Promontorio di Luna (2). Era adunquc Luni citta Etrusca, ma chc il porto suo fosse nella Li- guria lo abbiamo da Servio , il quale cliiosando i versi Virgiliani della descrizione dello scudo di Enea, dove il poeta cl rappresenta il triplice tinonfo di Cesare Augusto Ipse sedens niveo candentis limine Phoebi Dona recognoscit populorum etc. aggiuDge nello scolio In templo de solido marmore effecto: quod alla- tumfuerat de portu Lunae, qui est in Liguria (3). Persio uel principio della sesta satira, insegnandoci come il porto Lunense fosse in Liguria ce ne da pui'C una magnifica descrizione : Mihi nunc ligus ora Intepet , hihernatque meum mare , qua latus ingens Datit scopuli , et multa litus se -valle receptat. Cos! era la bellczza e la topografla di questo golfo descritta da Per- sio, e gia due secoli prima Eunio ne inculcava ai suoi conciUadiui come necessaria la conoscenza. (i) Punicorum , lib. VIII , v. 481. (2) Gcographia cd. P. Bcrtio , lib. Ill , cap. I. Pare tutlavia chc sii incorso crrorc nel tcslo , poichc per cbi vieno dalla Liguria la citta di Luni trovasi dopo il promontorio non prima. (3) £ncid. VIII , 730. Cito questc parole come Icggonsi nelle cdizioui del dccimo scsto secolo e segnatamcule nelU Torinesc del iDug: nelle stampe posteriori trovasi questo scolio con inoppor- tune aggiuntc, in trnifilo Apollinis in Palalio de soUdo marmore eJJ'ecto quod allaLum J'uerat de Porta Lunae , ijui eU in conjtnio Thusciae et Ligwiae : ideo ait candentis. I "J 3 MEMORIE Lunai portiim est operae cognoscere cives (i). Volendo con cio esporre ai Romani cli quanta utilita per le loro ilotte poteva essere il possesso di quel porto , e questo verso cosi iso- lato ci fa supporre che ne' seguenti qualche descrizione ne abbia ag- giunta , della quale siamo ora disgraziatamenle privi (a). A cio pero soppei'isce VirgUio, essendo universale e coslanle ojiinione de'suoi com- mentatori che laddove parla del porto di Sicilia al quale approdo Enea, egli avcsse avuto in mente di descrivere il nostro golfo , ed infatti ne danno le sue parole una esaltissima topografia (3) Partus ab Euroo Jluctu cuivatus in arcum; Obiectae salsa spumant adspergine cautes : Ipse latet ; gemino deinittunt brachia mui'o Turviti scopuU, refugitque ab Uttore templum. E posciache voile il sommo epico latino ne'suoi versi celebrare questo golfo , siaini lecito dire die di egual bellezza pai^N'e a queU'altro lumi- nare dllalia Francesco Peti-arca , che in quel poema nel quale egli coUocava le sue principal! speranze di gloria voile minutamenle descri- vere tutta questa spiaggia e farla seggio di Minerva, e di cio egli stesso sen compiacque (4). Gosi adunque ne parla laddove narra delle navi Cartaginesi che rimpatriavano (5) (i) Le parole qua latus ingens etc. c'indicano che il poeLa ditnorava ia qucUa parte del golfo che spicgasi in pianura : forse nelle vicinanze della Sp 'zia racdesiina. Alcuni credettero questi versi sufficicnti per farci parere Persio nativo del golfo , ma , valga il vero , io non vedo die altra con- segucoza lie cmcrga , fuorclie qucUa che egli vi avesse un'abitazionc , od una villa invcrnalc , ne so cosa si voglia contrapporre allc cluare cspressioni di Euscbio, di Cassiodoro e dell'anlico grani- matico cbe lo dicouo Voltcrrano. Vedasi pure su questo punto quanto scrisse al Bicitinger il pre- sidentc Boubier. (i) Lo scoliaste di Persio dctto I'seudo Coinulo ci palcsa essere state questo verso di Ennio in principio aniialium suoruni. In alcunc cdizioni imtatc conic mendosissime dal Casaubono , tosi Icggesi Lunai preiium est operne cognoscere cives. (i) /Encid 111 , 533. Nota rHcync. Povium Veneris describit satis ornate. Cosi pure il Kocnig alia VI di Persio. (4) Epislul. lib. Ill, I'i .... in cnllibus istis repertriccm olcae Minerfam haliitarc ilicerem , nisi earn iampridem laniiensi Uttore ad Portum Veneris, attjue Er) ccm colhcassem in /ifricae meae libris. (5) Africa lib \ I in line DELLA CITTA DI LUNI. 173 patriam petiturus tramite recto Si fortuna sinat , sensim turgescere colles Cedriferi , nidUque cedens his saltibus ora Incipiunt , varaeque virent per Uttora palmae. Hinc Delphinus adest luco contextus aprico. Obice qui montis violentes prodnus austros Reiicit , immotaque silens statione quiescit. Parte alia sinuosa patent convexa Siestri : Hinc solis vineta oculo liistrata benigno , Et Baccho dilecla nimis , montemque rubentem Et iuga prospectant Cornelia palmite late Incljta mellijluo , quibus haud collesque Phalemos , Laudatamque licet moerent cessisse pudebit Tunc seu pigra situ , nulli seu nota poetae Ilia fuit tellus , iacuit sine carmine sacra. Hoc mild nunc cantanda loco , sulcantibus aequor Insula iam Venerique placens a Utore partus Exoritur , contraque sedet fortissimus Erjx Ausonius Siculae retinens cognomina ripae Collibus his ipsam perhibent habitare Minervam , Spernentemque patrios olei dulcedine Athenas Exoritur, Corvique caput tumefactaque circum Dissiliunt maria et saxis fremit unda vadosis Cognilus in medio nautis , dorsoque nigranti Arduus assurgit scopulus cui proxima rupes Candidior late Phoebo feriente refulget. Post in secessu curvo maris ostia Macrae Cernuntur rapidi , stantisque palatia Lunae Labitur , et placidis frangens mare jructibus Arnus etc. Aggiungo I'autore del poema della guerra Annibalica: Tunc quos a niveis exegit Luna metallis I?isignis porta quo nan spatiosior alter Innumeras coepisse rates et claudere pontum (i) (i) Puiiicorum lib. VllI 48i- 1^4 MEMOniE Per provare in ultimo luogo che il porto Liinense sia vcramente il golfo dclla Spozia termiueri) coU'addurre le parole di Strabone, il quale con lanta cvidcnza ed esaltczza lo descrive che o impossibile I'equivo- carvi. Cosl dic'egli. li adunque Luni cilia e fjorto : citta a vero dire non grandc , ma il porto vicino i gvandissiino e bellissimo , e rinserra varii altri porti, tulti profondi alia Spiaggia, quale appunto conveniva cssere per uoniini che per tarito tempo fiirono dominalori di quel mare ( gli Etruschi ). E desso attorniato da alii monti , dni qiiali vedesi il mare, la Sardegua e gran parte dclVuno e Caltro lido. Dopo le asserzioni di tanti classici autori parmi inutile rimpicgare ulleriori ragionamenli per provare che il vcro porto di Luni fosse il golfo dclla Spozia , ed a vcro dire gi;i sin dal secolo XV tale era gia la comune opinione de' letterati. Piacemi sopratutto citare le parole di Bartolomeo Fonzio che sin dall'anno 1482 stampo co' suoi commenti le satire di Pcrsio. Ai sopracitati versi dclla sesta satira egli nola: Ve- rmn ne qiiis ductus similitudine iinminum eodem in loco portum et urbem esse putaret , Lwiae partus ab urbe alto monte seiungitur. Urbs in Etruria ad Macrae Jlumuiis ostia sita est, partus autem in Liguria positus ab ea distat circiter stadia IXXX. Qucsta misura e perb sba- gliata. Mi rimane ora ad addurre le prove , parte negative e tratie dal silenzio degli antichi autori , pai'te positive ed emananti dall' esame ed ispezione del sito, per le quali io sono indolto a credere come cosa certissima, che Luni non abbia mai avuto un porto a se stessa unite, ma che la fima di citta marlttima solo dovesse al non lontano golfo. Non ignoro essere nuova quest'opinione , e percio piii difiicile a soste- nersi non per allro che per essere invalsa la contraria sentenza , od almeno non mai conibattuta. E dunque credenza , oltre a molti altri , del Landinelli , del Lamorati , del Rossi , dell'Holstenio e del Targioni che oltre il cclebre golfo da essi ravvisato qual porto principalc, avesse Luni un porto secondario , a dir cosi , e posto lungo la Magra presso la citta. De' porti lungo la spiaggia genovese e toscana abbiamo menzione presso gli scrittori : citero solo quel di Pisa cclebrato da Claudiano e da Rulilio Numaziano, ma di quello che credesi congiunto a Luni non solo non ne parlo nessun antico , che anzi dal vedcre i suoi marmi dirsi Liguslici non per altro che per venir imbarcati nel porto che era in Liguria, vedesi che non solo I'imbarco non usavasi presso Luni, nia DF.LLA CITTA DI LUM. I'j5 nemmeno alia foce della Magra , la (pal cosa esclude il prcleso porto. Piu ilecisivi argomenti risullano daU'esame della localita , e dell'azione del fiuine Magra clie ne lambiva un fianco; iafalti I'inlicra pianura che frapponsi dalle iillime fimbrie dell'Alpe Apuaiia al I\lcditeiraneo c for- niata iielhi sua superficie dalle alluvioui e dal tcrreno avventizio tras- portatovi dalla Magra. Si osservi una carta topograCca di sufiicienle scala , e vedrassi questa pianura indeterminatamente estesa alia sua estre- mila oricntalc luiigo la spiaggia toscana , c limitata ad occideiite dalla punla del Corvo. Ora, dalle osscrvazioni falle non solo localincnle, ma sopra auabedue le riviere Ligviri risulta die le torbide della Magra sono costantemente spinle ad occidente , causa per cui hanno gii intcrrato in parte , e minacciano di colinare allatto il canale che e tra I'isola Paluiaria c Porlo Venere , e proseguendo a raderc la spiaggia fanno sentire la loro pemiciosa potenza nei porti della riviera ili ponente e segnatamente in quello di Albcnga che ne rimase ricohno (i). Si esa- mini ora quali sieno state nc' tempi antiehissimi le vicende di questo aumenlo della spiaggia , e vedrassi che essa deve essere cresciuta con prodigiosa celerita dal piede de' colli di Trebiano e di Sarzanello sine a che fosse coUa sua inassa arrivata ad una linea che potrebbe tirarsi dall'Avenza alia punta del Corvo , poiche siuo a tal momento essendo costanto la rotazione delle torbide verso ponente , era il loro allarga- menlo in mare aifatto impedito dal monte Caprione, o promonlorio lu- nensc, che allora non poteva essere che una scogliera disposta in modo a formare coi monti Apuani , del inoderno Val di IMagra inferiore, un secondo golfo per ampiczza, forma e giacitura similissimo a quello della Spezia. Nello stesso modo e pur ccrto che se nel golfo della Spezia sboccasse un flume anche meno pernicioso della Magi'a , sarebbe gia stata la sua capacita intieramente riempiuta e caugiata in pianura eguale alia parte bassa dell'anzidetta Valle. Ma aUorche le breccie e le terre trascinate dal fiume giunsero all'altezza della punta del Corvo, allora il movimento marino che tende a ponente , non piu sinorzato da quel promontorio che gia non piu in mare sorgeva ma in terraferuia, e con- giunto al vento di maestro, od, a dir meglio , di maestro un terzo (i) Rossi prosso il Baroni- di Zacb. ( Corresponilance Astronomique Tol. VIII ). Buttiui. Saggio sul molu rotatoi'io del 31cditcrranco pag. lui. 1^6 MEMORIE sopra poiicnte (i) , radcndo con continua cd cslrema foi-za lungo I'an- z'ulclta linea impcdi quel rcgolarc e cclerc allargamcnto di tcrrcno , lasciaudo bensl die la spiaggia dcUa Mariuclla si cangiasse in una secca continuala, ma facendo pur anche chc la superficie acquistata sul mare fosse d'allora in poi assolutamente minima , e die la sua progressiva esteiisione fosse di tal lentezza a poter quasi sfuggire all' occliio del- I'osservalore. Posli quesli dati die hanno lore base nelle eteme Icggi della natura, riinane solo a dar qualclie cenno circa Tepoca nella quale dovelte la Magra aVviciiiarsi alia sua foce alluale, e siccome la cittii di Luni nori pote essere piantata se non sopra un sodo terreno , cosl basta per de- finire il problema del porto , di ricercarc quanto spazio di tempo ab- bia probabilmente impiegato il fiume per allargare la pianura lunense dalla citli alia spiaggia della Marinella: e questo quesito puo sciogliersi per analogia esaminando fatti consimili che ebbero luogo pure sul Me- diterraneo , ed a breve distanza. Vediamo infatti che bastarono al Te- vere quattordici secoli per rendcre inutili i porti di Claudio e di Tra- jano , e spingere in mare e lasciare asciutle le sue arene in lunghezza di pill di due miglia geografiche , malgrado che una copia immensa di esse, per trovarsi senza alcua appoggio alia destra del fiume, sia stata strascinata lungo la spiaggia occidentale , e portata a colmare il porto di Civitavecchia , il Clemcntino , ed a formar seccbe lungo il lido To- scano ; ma simile dispersione , stante I'impedimento causato dalla posi- zione del monte Caprione , non poteva aver luogo nelle torbide della Magra: e adunque chiaro che in molto minor spazio di tempo, e forse (i) Lit violcnza di questo vento dagli antichi detto Circius ( ViLruvio I G) lungo qucstc coste e notala da Svctonio ( in Claudio 17 ) dove uarra della navigazione di Claudio prcsso la Liguria c da Plinio ( lib. II 4^ ) ^^'^ lo dice Ostiain plerumf/ue recta ligustico mpri pefjerens , ed al lib. XVII a . Per qucsla causa fu diretla a tramontana I' imboccatnra del porto di Claudio alia focc del Tevcre allincbc non fosse dalla sua azionc molestato cumc qiicllo di Monaco , del quale nota Lucano ( I, v. 4*^7 ) solus sua liUora curbat Circius et tuta prohibcl statione Monoeci. La jiianura ncUa quale glace Luni formata , come si e dctto, dalle allnvioni , portava nel XII se- colo il nome ben significantc di harcnae luiienses conservatoci da Nicol6 abate Tragorcnsc nel suo viaggio in Italia cdito nella Summa gcographiae del Vescovo Muntcr di Selandia. Pontrcmulut . . . inde urbs Luna , apud quam harcnae lunenses. Decern milliarum ilinere transeundae sunt Imc arenas amenae , burgis undique circumdatae etc. DELLA CITTA DI I-UM. irn in meno di dieci secoli fu (jueH'iinlico golfo ill Val di JIagi-a cangialo in terra fcnna. Ora , chi dii-a a qu:d'ej)Oca sia cio avvcnulo ? Carlo dacclie coniincii) la Magra a scorrere j)cr que' monti debl)e avcre roii sc strascinale le inalcrie chc produsscro lale cangiameulo : adunque c si anlica la fonnazioue della pianura lunense, clie di troppo sorpassa ogni remotissima nozione istorica. Non puo percio dirsi cssere stala una volta Luni sul lido del mare neU'epoca del dominio romauo , e quivi aver avuto un porto a se conglunto, oslrullo poscia, e dilatata la cam- pagna dalle torbide della Magra , oslaudo cio alia naturale e periodica antichissitna forinazionc di quella pianura. Con questi fatti concordano le asserzioni istoriche. Dice Sti'abone (i) chc fra le citla Tirrene la sola Pojiulonia era stala edificala a riva il mare, poiciie, segue egli, essendo quel lido importuoso, sfuggivano ad ogni modo gli abitanti dal piantar le cilia loro suUa marina: solo qual- che volta slabilivano difese avaiizate ondc non rimanere esposti agli in- sulli de' pirati. Nella conferma data da Fcderigo I Iiiipei'alore a Pietro vescovo lunense I'anno ii85, si nomina spcciahnenu! plateani quae est inter murum cwitatis et mare (2) : la qual cosa esclude ogni idea del porto siluato , come suole in simil caso , ira la cilta e la spiaggia ma- rittima. Nemmeno pub crcdersi clie slanziassero na\i neiralvco slesso della Magra , essendo queslo fiunie , 0 piultosto grosso torrcnlc , rapi- dissinio, colle accpie sparse, e solito nelle sue piene a seguire un corso incerto, come vedesi in tulle le correnti di tal natura, ed appeua suf- (iciente ad esserc per quatlro o cinque miglia gcografirhe navigato se- condo il filone da piccolo barclie pescherecce. La \iolenza del suo corso era gia stata notata da Lucano (3) : nullasque vado qui Macra moratus Alnos , vicinae procurrit in aequora Lunae : le quali parole sono poi anche decisive , come qxielle che cliiaramenle dicono clie la Magra per la poca jrofondila dclle sue acque (^vado) non (i)Lib. V, pag. 341. (3) UghelH, vol. I, p. 84;. (3) PUarsali;i lib. II, v. 4^6- Le cdi'-ioni baQiio percurn't in aequora: io seguo la rariante piu esprcssiva c prohabilc (IcU'cdizione principc. Serie II. To.y. I. 23 I-R MEMORIE poitava nave alcuna (nullas alnos), cd appunto quesl'esempio tli alniis per nave o cilalo ilal Forcellini. Uu'uUima prova si ha ncl rudere da quel villici chiamato I'Angelo , clie e un masso di pianta quadrala, di circa un metro c mezzo di lalo, costrutlo ad emplccton con piccole frombole, crednlo avanzo di un pontc, ma clie riconoscesi per nucleo di un sepolcro simile a tanli die ronservansi pixsso Roma lungo le vie coiisolari. Questo rudere e poslo vicinissimo al mare ed alia focc del fiume, e segna probabilmenle I'an- daraento di xina slrada ( clie pero non devc csserc rAurelia ) la quale da Luni diiigciidosi alia punla del Corvo cosri valicava la Wagra, e la sua posizione dimostia cliiaraniente clie da almeno quindici secoli la pianura lunense esiste in tutta la sua intcgrita presente. Non ignoi'O clie prcsso la antica citti additasi un padule clie chia- mano la Sccoagiia, c clie dicono cssere il cratcre deU'antico porlo, ma e da sapersi clie anclie un siiuil sito al di la del fiume e presso il monte Caprione ritiene il nome di porto, o lo rileneva aneora a'lempi del Rossi. A clii pei'6 si faccia ad esauiinare il tcrreno clie coslituisce i due lali dclla IMagra , tosto appai'ira clie questa Scccagna , come il cosl delto porto , altro non sono che parte delle vaste paludi clie il fiume va formando presso il suo sbocco in mare , come sempre ha luogo allorche la mano dciruomo non dirige il corso delle acque, e non ne difcndc le civcostanti canipagne. Gerto cosi non doveva essere ne' tempi antichi, ma ne' secoli di mezzo nessuna ciira avendosi avuta del corso del fiume, cangiossi in palude quella fertile pianura: causa potissima dcirabbandono della citta (i). Quindi allorche THolstenio scrive che Luni elibe gia alia foce dclla Magra un sufliciente poito, cio apparendo dalle colonne a' tempi suoi superstiti, alle quali erano fermate campa- nelle di ferro che ritenevano le navi (2) , c da credersi ch'egli in cio troppo abbia data fede alle altrui narrazioni. Di queste anella fii detto a me stesso che alcune aneora erano a silo non son molli anni ; nel 1 7 10 il Rossi scriveva: « eranvi aneora attaccate dalla parte del mare, » ove ormeggiavano i vascelli, certe grosse auclla di ferro e di bronzo (0 Questo terreno si c di nuoTO migliorato mediante I'apcrtura di fossi di spurgo, c gia quclU parte di pianura si i: di nuovo rcsa abitabilc. (i) Aduolat. ad pag. 457 Cluvcrii. Per queste colonncttc che fcrmavano Ic navi ne'porti vcdaai Suida in Lolligonos. DELLA CITTA DI LI SI. jr-q » clie dagll uomini dellc vicinc caslcila sono state levatc via poch' anni » sono » ; e nc' primi auni del iGoo ( cioc mezzo sccolo avanli che I'Holstenlo visitasse queslc regioui ) regislrava simile notizia il Landi- nelli dicendo anch'egli clic nc aveva iidito il racconto, e die le aiiella n'crano slate telle a memoria d'uoniini ; oltre di cio qucste colonnette crano , sccondo gli scritlori locali , nella tazza o seno dclla Seccagiia , non niai alia foce del flume, come scrivc rilolslenio. Qual fede uieritl aduiique qucsta favoletla cosl ripetuta da piii di due sccoli di bocca in bocca , non c a dirsi dopo il sovr'csposto. Non e che con cio io voglia all'ermare die i Lunensi non avessero per le loro barclie alcun ricellacolo , poicliu trovasi espressamentc uienzionato presso TUgliclli in diplomi del g6i , ii3i , c ii85, ma ripcto die qucsto non tleve considerarsi die come un rifugio di bardie peschcrcccie die per pociie miglia possono risalire il (iumc, poiclie un jjorto di diinensioni e localita qual'e la Seccagna non avrebbe mai po- tuto csistcre contro la prepotente azione della correnle. E tulta\ia cu- rioso il considerare come dall'esistere una cilta non solo presso il mare, jna anche a riva un fiume, tosto ne sia iiala I'idea di'essa vi uvcsse pure un porto , benche cio sia direllamente opposto alia prudenza ed anche alia possiliilta per via delle arcue che tosto lo colmerebbei'o. Roma nel suo reciuto non ebbe mai porto , ma solo due scali , eppure ])er i marmi greggi riirovativi iu varie epoche , non manco chi dissc che ne aveva uno sotto I'Aventino, e che se ne vedeva ancora il scno (i). £ adunque provato che qucsta citla non ebbe mai aderente un porto, e che il nomc di Sinus, o porlus Lunensis cou\iene solo al golfo ddla Spezia. Molti fra i uioderni diedergli il noine di portits Eijcis da un testo interpolate di Telomeo : noto pero Pietre Bertie nella sua pregiata ediziene, che Veneris partus, Erjcis partus , Erjcis sinus intima , in Graecis ms. desiderantur , e che furono aggiunli dal traduttor latino. II volgar ueme di Lerici si vuole far derivare dal culto cola rese a Veuere Ericina ; ie credo piuttosto che lal denoniinazione sia nala da- gli elci die frequcnli ombreggiano que'uionti: infalti questa Comiine alza per stemma un eke , e montem Ilicis cunt porta Icggesi in diploma del n85 (2). Piii antica c cerlamenie I'origine del villaggio di porlo (i) Vacca. Mcnioric di scayi d'antichita. nunj." gj. (3) UgUcUi. Vol. I , pag. 836. l8o MEMORIE Venere avemlocene conservata nolizia sin dal finirc del VI secolo il Papa S. Grcgorio il Grande in due lettere (i). Forse dove e ora la chiesa dirula di S. Pietro, sorgcva una volta il tempio cantato da Vir- gllio, e si puo credere che fosse dcdicalo a quella divinita; e pero falso ehe se ne conservino le vestigia, stanteche la chiesa die ora vi si vede iiidica in ogni sua j)arte lo slile del secolo decimoterzo , della qual rosa volli cogli occiii mici pienamenVe accerlarmi; la sua posizione sopra nil promonlorio niolto elevate ricliiama alia mcnte i citati versi di Vir- gilio al libro III: portusque patescit lam propior , tcmplumque adpavct in arce Minervae geinino demittunt brachia muro Tavriti scopuU , rej'ugitque ab litore templum. Ci) Liber V. cpistul. 3 ct 4- Cf. la ilissertazione del scnatorc Cornaro. Dc translationc corporis S. Vrnerii etc. pag i3 e Si'gg. DELLA CITTA DI LUNI. l8l CAPITOLO II. ISTORIA DILUNl. Quali fossero i fondatori della cilia tli Luni cil in qual epoca vives- sero c \ano il cercare , non essendoci sopra cio pervenulo documento alcuno. Non inancarono soritlori niimicipali die voIUto nobililarne Fori- gine facendola risalire alle piu i-cmolc ed oscure cpoche : fuvvi chi la disse edificala da Tiineo circa dodici secoli avauti I'era \olgare , chi dal re Giano; allri credendo proprio un nomc che fii di dignita la dis- sero falta da Liicumonc, ricavaiulo forse tal iiolizia dalla slessa sorgente alia quale attinse il biion Giovanni Villani, quando ci narra nel primo dclle sue istorie che da Luni parti un navilio e genie in aiuto de'Greci contro i Troiani ; finalmcnte un leste defunto scriltore correndo dielro alle baie di Annio da Viterbo stesc le vile di parecchi suoi citladini ponteGci e guerrieri durante la dominazione Etrusca, ed un altro lascio scrilto nel libro I della sua sloria, che quesla cilta fu col nome di Se- lene fondata dai Focesi: cose tutte dclle quali si desiderano le teslimo- nianzc. Lc prime nolizie isloric^he che si abbiano di quesla citta gia spettano a' tempi ne' quali clla perde la sua indipeiidenza nazionale, di- venlando conquista de' Romani : anteriormenle a quest'epoca non se ne possono avere che lievi indizi e congetture. Convengono i inoderni scrit- tori nel dire che i Luncnsi onde esercilare il niariltimo commercio do- TCSsero logliere ai Liguri ii golfo della Spczia: ccrlamente gli Etruschi lo possedettero sin da tempi reinolissimi. Infalli nella sopracitata de- scrizione del golfo falta da Slrabone, quelle parole sono principalmenle da osservarsi, nuUe quali cgli ci lascia travedere il velusto dominio de' Tirreni nel golfo luneiisc : cgli e tale , dic'cgli , quale conviensi per esserc rifugio d'uoniiiii che per si lungo tempo dominarono un mare di lanla iuqiortanza. Ora , sc il golfo fu degli Etruschi , e la cilia che gli dava nome crane parecchie miglia lontana , ne emerge necessaria- mente , che la fondazione sua sia di lungo spazio anteriore alia con- quista del golfo , essendo chiaro che supponendola edificala dopo , sa- rebbe slala da' suoi fondatori pianlata nel golfo sicsso, lungo i margini del quale abbondano siti di cslrema commodilu c fortezza : pcrcio non l8a MEMORIE posso aderlre all' opinionc del signor Micali , clie crcJe gll Etruschi aver fondata Liini per esscrc piii Iraiiqiiilli possessor! del golfo (i) , polchc iondata in tal silo cpielia cilia non ha alcuna importanza militare ne per se ne per la tulcla del golfo. Ma se Luui , come ci scorgono questc iiidagini , esiste prima che gli Eti-usclii si appropriasscro il golfo dcvc la sua fondazione avere avuto luogo in epoca aiilcriore alia loro massima potenza , cioe avanti alia contpisla die feccro dcll'Ilalia tulta com'c attcstato dagli anliclii , perclie dopo d'essere pervenuli al colmo della forza e della potenza , essendo andate le cose loro in rapida de- cliuazione , non solo non c probabile che ])otcssero allora impadronirsi del golfo , che anzi perdcrono le slcsse Alpi Apuaue che pur sono in massima parte gcograficamcnte pertinenza d'Etruria. Opina il Lanzi che il nome di qiicsta cittti sia Italico in oi'igine , e solo ridolto alia maggior dolcezza della pi'omincia romana (2) , e crede che jiresso gli antichi fosse Losna cio argomentando da una palcra, o specchio slampato nel IMuseo Kii'lveriano , sul quale e scrilto POLOCES AMVCILS • LOSNA che leggonsi Pollux Amycus ( vinto da Polluce al giuoco de'cesti ) c Diana ossia Luna. Se questo parcrc dell' illustre Lanzi non ha forza di certezza, e pero assai piii probabile che non sia quelle deirantico scoliaste di Persic che parlando del golfo della Spezia dice partus naturali Jlexu cuivatus , Jluctus in se recipit , qui propter curvationem partus Lunae vacatur , essendo la forma lunata cotnune a tutti i port! e golfi , e sinus lunati chiama Plinio qucUi di Lacinio e di Leucopetra, e tal voce per esprimere una cosa cjualunque di forma fortemente curvata usitatissinia nel latino non solo ma ben anche nelle lingue viventi , onde essendo espressione genei'iea male si potrebbe appllcare ad un solo caso. Aggiungo che veramente da quest'astro c dcrivato il nome di quesla citla da Rulilio Numaziano (3). Noininis est auctor Sole covusca saror (i) Storia degli antichi popoli italiuni cap. 18. (2) S.i2E;io di lingua clrusca vol. 11. .\ppoggiato a questo monumcnto , che ora 6 riconosciuto non esscrc una patera ma si il rovcscio d'uno specchio asscrisce il Gori ( Museum Etr. vol II. classis I. ) avcrc i Lunensi dalla Dca Diana riccvuto il nome della p.itria loro , e quindi avciU ATuta iu gran Tcncrazionc. (3) llincrarium lib. II , v. Co. DELLA CITTA n I.l.'NI. 1 83 e "die i Greci la chiamarono Selene traducenclo in lingua loro la parola latiua : Slrabonc scrivc la chiamata ihii Greci Selene, cd il suo abbrc- viatore : i Greci queslo porto lo chiamano porto di Selene. A cib aliro argomento si pu6 aggiungere cd c del tipo della Luna che imprimevano ne' loro caci secondo il nolo verso di Marziale Caseus Iletruscae signatus imagine Lunae. A maggior conferma di questa opiiiionc soglionsi addurre le monele, ma nessuna ancora se ne conoscc clie jiositivamcntc le vada attribuita. Quella riportata dal Guarnacci (i) e dal Lanzi^ e affermato dal signor Mionnet esscre di Populonia col nome della citta in parte obliterato (a). La slcssa cosa aveva gia avvcrlito TEckel dal notare che fece die i se- gni di questa moneta sono gli stcssi che vedonsi sii quelle di Populo- nia (3). fe nolo che Timpronto della luna comunc a tante antiche citta non puo essere steinma parlante di alcuna di esse in particolare : e pero probabile die indotti dal nome della loro patria abbiano prose- guito i Luncnsi a segiiare con questo tipo le cose ed i monumenti loro. Molto dissero gli scrittori di Lunigiana a questo proposito allorche ncU'anno ii^So in alcuni scavi si trovo una moneta segnala colia Luna falcala ed una slella , ma dessa portava il terzo consolato di Adriano , ed c frequcntissima ne' musei , onde argulamentc notava lo Zaccaria che sarebbe ben visionario chi credesse questo tipo appartenere a Luni ed alia Lunigiana (4). Mcdesiiiia oscurila ed inccrtczza circa ii grado occupalo da questa citta a' tempi della potenza elrusca : che si contasse fra le dodici prin- cipali d'Etruria e fosse sede di un Lucumone e alFermato da Biondo Flavio (5)j Cluverio (6), Ccllario (7), Deinpstero (8), e Winckelmann (9), (i) Origini italichc lib. VI. cip. 4- (■i) Description ilcs incdailles Grecqucs et Romaines suplcment. pag. 199. (3) Docti'ina iiuiuinorum, vol. I, pag ga. Potrcbbc pcro ancLe csscrc di Velulonia, dcUa quale citta idcntici crano i simboli , come osaerv6 TAmati. (4) Storia Iclleraiia d'ltalia, vol. Ill e VI. (5) Italia illustrata , fol. 49. (6) Italia autii{ua lib. II. (7) Notitia orbis antiqui lib II. (8) Hctruria rcg.ilis lib. IV cap. 8. (9) Storia dell'artc del discgno lib. Ill cap. 4- l84 MEMORIE ii negalo da allri (i), lua iioii aventlosl in cio aulorila alcuna ne (li aiilichi scrittori ne di inonumcnli noii si puo decidere in favor di ncssuuo, Ijcnche sia di inaj;gior jti-obaljililu rall'ermativa avulo rignardo all'csser dessa , pel \icino porlo , ccnlro della niaiiuiina potcnza dogli Etruschi , la navigazione de' quali era allora piii estcsa chc non fosse quella di Acriin altro jtopolo. Dope scaduli dalla anliea potenza , pare die perdessero gli Etruschi il lore porto , c che venisse loro tollo dai Liguri : quest' opinione de' moderni slorici nasce dalle sopracilale parole di Giustino colle quali I'Uiaaia Pisa citlu do' Liguri , e da quelle di Licofrone (2) : cerlo non si sarebbero niai i Liguri iinpadronili dcU'agro Plsano seuza prima ri- dune alia loro obbedicnza la citlu di Luni , il suo porto, la sua catn- pagua. E tuttavia ollre modo difficile il conciliare questc diverse suppo- sizioni: apparisce in fatii die i Rouiaiii s'impadroiiissero del golfo me- glio die due secoli avanli I'era volgare , ma non si sa chc lo loglies- sero ai Liguri , coi quali la prima gucrra ebbe luogo circa I'anno 5i4 (3). Parini die per lal modo si possano accomodarc e ridurre a mag- gior chiarezza qucsli lontani indizi di storia, cioe: die gli Etruschi dopo le f\\tali batlaglie al lago di Vadimone , la prima riferila da Li>io (4) all'auno 444 > ^ 1* seconda da Floro sollo il consolato di P. Cornclio Dolabella cioe al 4t>9 (5), ineapaci di piii resislere alle ineursioni de' Liguri dovessero cedere loro Tagro lunense e fors'anche parte del Pi- sano. Sopravvcnnero quindi le marittime guerre [de' Romani conlro i Cartaginesi: videro i prinii quanto necessario fosse per la somma de'loro bellici inleressi I'impadronirsi della Sardegna e della Corsica, onde in- viaronvi con esercilo il console L. Cornelio Scipione , la cpial cosa fii all'anno 493, ossia 259 avanli I'era volgare (6). Quesle spedizioni esi- gevano ua navilio numerosissin.o ed un porto o golfo ove rifugiarvisi : (i) Alcuni negano formalmcnto che abbia Luni avula giammai qucsl'ouorcvole distiniionc, allri non nc fanno paroU come il Sigouio ed il Noiis cou piu scrittori. (a) Cassandra in Gne. Qnalchc dubbio si potrebbe tuttavia mnovcrc circa il vcro scnso dellc pa- role del pocla. Dice egli ( parmi ) chc vi fu guerra co'Liguri c fu prcsa Pisa, non gia chr que- tta fosse in dipendcnza di quel pnpolo. (3) Epitoin. lib. XX Liviani. Advcrsus Ligures tunc primum exercilus promotut est. (',) L.h. IX , 39. (5) Epit. rerum roni. lib I i3. (G) Livii cpit. XVil, Floro II , a. DELI.A cittX DI LDNI. 1 8."! rjncsto avevano i Roinani nella Italia iiifcriorc , c \i staniiava la flolia cU Sicilia , ma le armate clie andavano alia conquisla dcllc allrc ilut; anzidettc isole , dovevano salpare da porti piil occidcntali onde fosse pii breve la navigazione (i) , e da queste poliliclic considerazioni io tengo per cerlo die nascesse ne' Romani il desidcrio d'impadronirsi del golfo della Spezia , il quale per la breve dislanza da Roma, per bel- lezza, sicurezza e capacita unico in lulte le coslc del medilerraneo era necessario clie venisse in polere di quel popolo che volcva anche sui mari stendere il sue dominie : vale a dire chc le cause che spinscro i Romani alia conquista di queslo porto furono quelle slesse per le quali nello scorso secolo gVlnglesi impadronironsi di GibilleiTa e dcU'isola di Malta, cioe il bisogno che ha un popolo raarinarcsco di assicurarsi di que' posti che sono pii\ importanli per il doniinio de' mari. Che questo infatti fosse il princlpio che mossc i Romani a romper la guerra ai Liguri lo possiamo conghietturare dalla narrazione stessa de- gli antichi che nessuna causa ne adducono: quindi chiaramcnle si spiega rodio che contro i Romani porto intenso e perpuluo questo popolo e che non pole spegnersi se non dopo tanti anni coUa sua pressoche to- tale distruzione. Questa guei'ra, essendo perduto il libro di Livio , e solo indicata nella sua epitome , ma piu distesamente ne parla Euti'o- pio (2) che la riferisce all'anno 5i5, e dice che se ne trionfo in Roma. A quest'anno adunque io riferisce la presa del porto, o golfo, che pro- babilmcnte fu seguita da quella della citta, poiche per averne tranquillo il possesso dovettero i Romani scnza dubbio assicui-arsi anche della G- nitima regione. Da questo punto, cioe daU'anno 287 avanti I'cra volgare io ordisco la storia di Luni coi documenti , e per ottenere maggior chiarezza la dividero in annali. Anno 2<5. II primo fatlo circa il quale non abbiamo positiva testi- monianza, ma grande certezza morale c della partenza da questo golfo col suo esercito di T. Manlio Torquato, uomo consolare portatosi a com- primere nella loro isola la soUevazione de' Sard! all'anno di Roma SS^ (3). Con esso parli il poela Ennio che, nalo nel consolato di C. Mamilio (1) Cti dirigendosi alia volta dcIl' antica Cartaginc spiega Ic velc dal golfo della Spezia in una •ola linea rclta arriva airaltezza del Capo Curso , dcUo slrcUo di Bouifacio , e del golfo di Ca- gliari e quiiidi allc coste d'Atfrica dov'cra quclta capitale. (a) Breviarium liistoriac romanae lib. Ill , cap. 3. (3) Livio, lib XXIII, cap. 34, 4o, 4i. Serie II. Tom. i. a4 1 86 MEMORIE e Q. Valerio Faltone, contava allora ventiquallro anni, e nella guerra sarila conti'o Ampsicora ed losto guido una ccnturia. Che Ennio salpasse dal porto dl Luni e accennato dal celebrc suo verso conservatoci da Persio : Lunai portum est operae cognoscere cives. Questa infatti fii la sola occasione die gli si porgcsse di vedere il golfo nostro : un'altra volta egli abbandono I'ltalia per portarsi alia guerra Elolica (2), ranno di Roma 563, ma allora la parLenza della flotta romana non puo aver avuto luogo dal golfo della Spezia , ma bensi dal porto di Brindisi. Ne' suoi annali celebrava Ennio quelle guerre come espone Silio Italico (3) : Hie canet illustri primus bella Itala versa Attolletque duces coelo, resonare docebit Hie Latiis Helicona modis , nee cedet honore Ascraeo famave setii. Non e dun que da supporsi che inopporlunamente vi rammentasse il porto Lunense , ma bensi come porto di guerra , la cui descrizione fosse necessaria al poema ch'egli dedicava alia gloria di Roma. E poiche siamo a parlare di cose circa le quali non v'e certezza istorica , mettero qui quanto dicesi del passaggio di Annibale per gli Apennini, benclie spetti ad epoca di tre anni anteriore. Che il generale Cartaginese per recarsi dalla Lombardia in Toscana passasse per le valli della Trebbia e del Taro e scendesse I'Apennino lungo la Magra e opinione del Lemaire esposta nel suo Excursus de transitu Apennini, ma per la discordanza degli antichi scrittori , sola guida di chi scrive su tali materie , pare die questo punto diflicilmente possa cliiarirsi : e gia presso il Lemaire istesso si possono veder riportate le opinioni di Holstenio die dice essere Annibale passato per FoiTi , e del Cluverio che lo vuole per Bologna, oltre altri minori scrittori di varia opinione: (i) Cicero. Quacst. Tusculanac lib. I. i c a. (2) Lc sue prodezzc nclla guerra SarJica sodo a lungo esposte in questo pocma lib. XII. \'. 3go 4.3. DELLA CITTA DI LUKI. 187 qucsta (liverslti Ji parere fra scrlltorl dottissiini e pienamentc istrutli tie' luoglu mi I'cnJera scusato se io j)iu oltre non iusisto sopra questa discussionc. Anno igS. Ncl consolato di L. Valerio Flacco , e M. Porcio Catone e per la prima volta Luni mentovata nelle istoric , essendosi nel suo golfo I'adiuiata I'armata romana sotto il comando del secondo console , die quindi partilane sbarco a Roses in Ispagna dopo aver costeggiato il lido della Liguria e della Gallia (i). Anno 193. Ora comiiiciano le gueiTC devastalrici de'Liguri. Con venti mila armati scorsero e predarono i territori di Luni e di Pisa : di cio per lettere awertiva il Senato M. Cincio prefelto di Pisa, la qual carica notata da Livio ci palesa che le provincie deU'Etruria occidcntale ma- ritlima erano allora non socio , ma suddite ai Romani : Ligurum vi- ginti millia armatorum, coniuraUone per omnia conciliabula universae gentis facta , Lunensem primum agriim depopulatos , Pisaniim delude Jinem transgressos , omnem oram maris peragrasse. La condotta della guerra ligustica fii aflidata al console Minucio che congi-egb i suoi in Arezzo e quindi li condusse a Pisa. Arrivato fra i monti ( forse nelle strette di Pietra Padulle ) fu assalito dai Liguri, dai quali appena libe- rossi per la bravura e I'astuzia de' Numidi (2). Anno 192. Fugli I'anno seguente prorogato il comando ed accresciuto Tesercito: raggiunti i Liguri nell'agi'o di Pisa gli batte con strage di nove mila de' loro: entrato quindi nella Liguria abbrucio molti castelU e terre. Successegli neU'impero il console Quinzio Flaminio che di nuovo devastb il loro pacse. Anno igi Nuovamente fu inviato contro i Liguri Q. Minucio con grado di proconsole , e quanto grave fosse questa guerra pub vedersi nella parlata che Livio mette in bocca al Iribuno Sempronio Blcso. Anno igo. Scriveva quindi il Proconsolo cssere terminata la guerra (3) , la quale perb scoppib nuovamente pochi anni dopo. Anno 186. A quest'anno e riferita da Livio la sconGtta toccata al / (i) Livio, lib. XXXIV, cap. 8. AT. Porcius Consul . . . viginti quinque navibns longit {quinque tociorum erant ) ad Lunae porium pro/ectus ^ eotiem extrcitu convenire iusso , et ^ edicto per Oram marilimam rnisso , naril/ils omnis generis contraclis , ab Luna projiciscens cdizit , ut ad porium I'jTenaei scquerentur : inde se frequenli classe ad liustes ilurum. (a) Livio, lib. XXXIV 56, c XXXV 3. 6. 4o. (3) Lib. XXXVl 38, XXXVII i. Floro , lib. U , 3. 1 88 MEMORIE console Q. Marcio Fillppo con suo gravisslmo danno (i Dum penitus in I) abditos saltus, quae latebrae receptacidaque semper Ulisfuevant, per- il sequitur, in pracoccupatis angustiis, loco iniquo est circumvcnlus . . . I) Prius sequendi Ligwes finem fecerunt , quam fugae Romani » e pro- sieguc a narrme come a quel bosco fosse rimnsto il nome di Marcio , » Saltus ) wide eiini Ligwes Jugaverant , Marcius est appellatiis n . Queste parole di Livio soho imporlanlissiuie, non solo per la gloria che ne iMSulta ai valorosi Liguri, ma perche ci soinrainistrano lunji per fis- sare uii bel pimlo di aiilica lopogi-afia, qualora minutamente si esamini ogni cosa. Vcdreino die airanno segiiente accorso con nuovo esercito il console Scmpronio aperuit saltum usque nd Jhn'iuin Macram et Lu- nae portum , era questo adunque tin luogo novcllamente occupalo dai Liguri, poiche gia prima lo avevano attraversato i Romani per portarsi al golfo , e dunque naturale il conchiudere die appunto per qnella bal- taglia se ne fossero i Liguri inipadroniti ; in secondo luogo la parola saltus e da Livio iinpiegata, come per molti esempi , nel significalo di un monte selvoso , e siccome la catena dcUe Panic era gia allora in potere dei Romani , ne segue che quella sorprcsa non pole aver luogo die ncl valicai' i monti Ira Sarzana e Levici presso il villaggio di Treb- biano, strada die ancora adcsso nella sua selvosa e montuosa orridezza it tutta propria a lendervi imboscate. Flnahnenle , il nome che ut fii dato a quel luogo luttavia dura in un canale li presso, detto il canale del Marzo, e cio che piu iniporta, syli^ Martii e (.Ictto nel r4€9,nel diploma col quale Federigo III eresse Sarzaaa in citta, come pure nel- I'antico statute di Sarzana (i), il bosco posto lungo la strada di Lerici. In questo silo, fattisi alcuni scavi nel 1777, si rinvennero vari sepol- cri con ossa ed un elmo di fmissima tempra, le quali cose e ora Lm- possibile il provare se appartenessero , o no ai Romani, essendo andato tutto quanto a mal fine; poco tempo dopo si sparse voce die li trovata si fosse riscrizione morluaria di Q. Marzio ch'io do tra le spurie al N." 2. Anno 1 85. Finalmente il console Sempronio pervenne a liberare dalle invasioni de' Liguri quelle basse pianure Etrusdie: partito da Pisa, co- sleggiando il mare e spazzando i monti contennini , rese vuoto di ne- mici il tratto da Pisa al golfo. (1) Lcttira critico-apologetica di uu anonimo, pag ji , a8 DELLA CITTA DI LUNI. 1 8g Anno 177. A quesl'anno si riferisjcc »la T. Livio la dcduzione della colouia di Luni dai liiuinviri P. Elio, L. Egilio, Cn. Sicinio portandovi due mila cittadini Roinani (i). Ma qu\ una grande e sin'ora indccisa controversia insorge tra gli eruditi, vale a dire se a Lucca od a Luni fosse dedotta la colonia. Nacquc lal disparila d'oj>inione dalle Tai-ianti dci ms. di Plinio, iic' quali ora Icggesi Liiccmi, ora Liuiam: concorsero a mantenerla alcuoi dati che assimilando i due parcri , ne intralciano la soluzionc , e sono quesli principalmente : la poca distanza delle due cilia : la loro posizione a confine coi Liguri : e Tesscre pressoclic con- lcinpoi*aneauiente cadule soUo il doniinio dei Romani. Con un allenlo esame delle epoclie e degli aulori antichi , io speio di poteie assicurare alia citta di Luni I'onore di essere stala colonia Romana , naalgrailo le argomenlazioni dcU'Odcrico c della ]nu gran pai'le de' commcntalori di Livio. Per provare adunque che veramcnte Luni sia stala falta colonia, se- guiamo pass' a passo le parole di Livio al 1. cit. Comincia egli a dire che ad ogni colono fu assegnala una superficie di iugeri 5i /;, il qual numero ci dlmostra che traltavasi di paese scoglioso e sterile, quale si era quelle degli Apuani , stanteche le grajsse lerre e le piane ( corn* la fertile valle del Scrchio ) per eguagliare i prodotti aggiudicavansi ai coloni in aree mollo minori; cosi 5 iugeri soli cbbero i coloni a Parma, 7 a Veio , 8 a Modena, lo nel meno fecondo agro di Saturnia ; slando a qncsta divisione basata eull'eqxHla , lo iugeri sarebbero bastati ad un colono tnandalo a Lucca. Prosegue Livio : De Ligure captus is agcr erat. Elruscorum antcquam Ligurum , Juerat. E qui ancora vediamo che traltasi dei mouti Apuani cioe deUa moderna Lunigiana , perche il terrilorio di Lucca non pole essere stalo lolto ai Liguri, non avendolo essi uiai occupato (a) ; ed i nionti Apuani ad altri non polevano essere aggiudicati che alia colonia Lunense, essendo il terrilorio di Lucca ben da questo diviso per giusli e natural! confiui. Ma la pill forte ragione sulla quale insistano gli avversari della co- lonia Liuiense , si e il leggersi Lucam colonia nel citato passo del li- (<) Lib. XLI i3. (i) XXI Gj ( ad aDU. 53/| ) Uannibal in Li^urcs , Sewpronius Lucam conceuit. igo MEMORIE bro XLT tli Livio ; ma cpi bisogna notarc clie iion poclii nis. portano invece chiaramente sciltto Lunam , cd o anclie pii osservabile e dcci- sivo a favor nostro, che se in questo caso v'e qualclie oscilanza ne'co- dici Liviaui, nessuna allalto se lie \edc al capo i3 del libro XLV, dove i ms. tiUli Icggono concordemente disceptatuni inter Pisanos Lunensesque legatos . . . Luneiisibus affirmantibus a triumviris agrum sibi assignatum esse , cd c speciosa afiatlo , per non dir ridcvole , la nota del Dukero nella quale volendo cgli ad ogiii costo trovar mciizionc di Lucca, dice che essendo qucsta citta pii!i vicina a Pisa che nol sia Luni , piCi facilmcnte Ira Pisaiii e Lucchcsi dovcva nascere controversia pci conGni che non fra Pisaiii e Lunesi , come se tali litigi debban nascere non gia per i liniiti comuni de' territori, ma per la maggior o minor distanza in cui trovinsi le citta che ne son capo. Proseguono gli avversari a dire die Luca leggesi in "Velleio Patercolo al lib. I, capo iS." : ma loro si puo rispondere che giammai si potra sperai'e un'esatta lezione di tale istorico , poiclie questa non puo nascere che dal coiifronto di niolti codici , e cio per Velleio non puo avere luogo: Est eitiin, dice Ruluikenio, unus tantum Jiuius scriptoris codex e prima di lui aveva scritto Beato Renano iiclla prefazione aU'edizionc principe del iSao, Mens codex et unicus erat, et mendosissirnus. Ta- sini iiirare , eiim , qui ilium descripserat , ne verbum quidem intelle- xisse. Lo stesso possiamo dire del passo di Plinio clie i sostenitori della colonia Lucchese citano a loro favore Primuin Etrwiae oppidum Luna portu nobile. Colonia Luca a mari recedens , poiclie ognun vede che tutto Targomento loro non e qui basato che sul collocamenlo di un punto , oiide se questo sara messo prima dcUa parola colonia decidera in favor loro , ma in favor nostro se sara messo dopo , la cpal cosa nelle edizioiii fu aifatto arbitraria qualora si consider! che gran parte degli antichi codici non sono punteggiati, e che molti lo sono ignoran- temente , ma si giudichera secondo la nostra opiiiione da tutti coloro che porranno menle ai numerosi nionumenli che attestano I'esistenza della colonia di Luni, mentreche la citta di Lucca era a que' tempi un Municipio ( i ) , la qual sola notizia , come troppo certa , dovrebbe ba- stare ad escludere ogni controversia. (i) Cicero. Epistul. XIII i3 — L. Caslroniui Puetus longi princcps Municiiiii tucensis — lo •Icaso dice Fcsto in Municipes. DELLA CITTA DI LVm, igi Anno 170. Airanno 682 di Roma combattcndosi tuttavia la gucrra li- gustica il consolo A. Alilio Serrano j)Ose i socii latini del sue esercito a quarlicri d'iQverno in Luni , ed in Pisa (i). Quindi Livio narra le contenzioni fra i Pisani ed i Liinensi avanti 11 Scualo Romano, lagnan- dosi i primi di csserc dai coloni Romani cacciati dalle loro terre , e rispondendo i Luuensi clie quelle terre essi godevano perclie assegnate dai triumviri, al qual uopo nomino il Senato quinqucviri per la deci- sione , senza chc lo storico ce ne faccia conosccre il risullato. Anno i4i- Mancando fatli storici mi volgo a narrare di que' prodigi che in Luni successero , e ehe gli anliclii con tanta superstiziosa cura raccoglicvano (2) ; vi nacque un androgino , e secondo il rite patrio fu per ordine de' PonteGci gettalo in mare : segui questo porlento una tal pcslilenza chc mancarono ai morli i sepellitori. Anno 1 33. Allra volta sprofondossi il terreno in superficie di quatlro iugeri ( 1000 mctri superficiali) e ne sorse un lago , il quale e forse quello stesso notato dai Rossi come esistente nel tei-ritorio di Vezzano otto miglia lungi da Luni, cd e una buca profondissima , colma di acqua dai villici delta rara profondata , la qual parola corre qui in senso di aia , od area. Anno 109. AU'anno di Roma 643 si rlferisce la censura di M. Emilio Scauro, e M. Livio Druse. II primo rese celebre il suo nome coU'aper- tura della via , da lui nominata poscia Emilia di Scauro , da Piacenza a Pisa e quindi a Luni, e poi per i Sabati de' quali non e ccrla la posizione, sino a Tortona. Questa imprcsa e atlestata dai credulo Aurelio Viltorc , e piu cliiaramente da Strabone die la descrive (3). Alia via Emilia di Scauro aggiungero qui I'Aurelia aperta in epoca incognita , ma certamente molto prima dell'Imperatore M. Aurelio al quale da qualcuno si voile altribuire, posteriormente pero aU'Emilia di Scauro (almcno in quesle regioni ) perche se cio non fosse non avrcbbe Scauro aperto il (i) Livio lib. XLUl 9. Sociorum nominis latini exercitu mature in hiberna Lunam et Pisas de- ducto etc. c lib. XLV i3. (a) lul. Obsi-qucns. De prodigiis. cip. 81 , 86. La dcscrizione del rito si ha prcsso Livio lib. XXVII 37 per simile prodigio successo in Sinucssn. (3) De viris ilhistribus , cap. 3a. M. /Emitius Scaurus censor fiam lEmdiam strai'it. Slrabone, Geogr. lib. V, pag. 333. L'ltiiicnirio d'Autoniim iiuQ da ijucslo Ironco di sliada , nia in fine alia Emilia racltc : Item a Luca Pisas ... m. p. 11, item a Luca Lunam ... m. p. 33. ina MEMOniE iratto tra Pisa e Luni die e comune ad anibetlue, ed altese le com- raodita del viaggio maiilliino non era qiiesta via cosl necessaiia qiianto le Consolari interne. L'Aurelia partendo da Roma dirigevasi ai moderni siti di Statua ( ^/^/Mm ) e di S. Severa {Pji-gos) d'onde costeggiando il mediterrtineo per Pisa , le fosse Papiriane e Luni sino alia Provenza , terminava ad Aries, cd era lunga "^96 miglia (i). Anno io3. In quesl'anno un nuovo prodigio e rammentato da Giulio Obsequcnte al capo io3 , come succcsso in Luni, e fu di una pioggia di sangue. Anno 67. La guerra , od a dir megllo le depredazioni continue die esercitavano i pirati sulle spiaggie della dizione Piomana , mosse il Se- nato ad estirparli, commettendone la cura a Pompeo: per cacciarli dal seno ligustico , ( die e il golfo di Geneva e non quello della Spezia come parve al Targioni ) egli deputo Gratilio , ed in breve tempo fu restituita la quiete (2). Anno 5o. AU'anno 702 sentendo appressarsi I'esercito Cesariano , fug£;'i Pompeo di Roma. Ebbero allora luogo vari prodigi die a lungo sono enumerati da Lucauo. Per placare gli Dei fu dal Senate chiamato un aruspice che insegnasse il rito proprio a cio, e spiegasse quei por- tenti. Cadde la scelta in Aronte indovino Lunense. Lvicaiio ci dik una lunga e minuta descrizione delle cerimonie da cestui operate , e che sono interessanti a Icggersi per I'istoria della aruspicina Etrusca (3) , quanuinque anzi che un fatto istorico, ie lo creda un poetico episodio: (i) Lllincrario di Antoniuo da in qucsto silo ; Pisas Papiriana m. p. vi. Lunam m. p. ii. di modo che vi manca una stazione : mcglio la carta puis Fossis Pai>irianLs m. p. it. * ^d TaOerna frigula . . . m. p. la. Lurtae m. p. lo. la qiial distanza che c di 33 iniglia mi hi nasccrc sospctlo che uel sopracitato hrano della Emiti.i li dchha leggerc ill vccc di Luca Item a Piiis Lunam . . . m. p. 33. - (:>) Floio lib. Ill, 6 9. (3) Pliarsalia lib. I, V. ?tr(yCi'i'i. Quesle poctichc csprcssioni di Lilcano furono funic di roolte fallari asscrziuni. Lo stesso sommo IVIalFei le riptteva per provarc cssere una finzionc TcsisteDza dc'ruderi di qucsta cilia , diccado che Luni gia prima deU'cra volgare era quasi distrutta. DEI.LA ClTTA DI LUNI. If)3 Iluec propter placuit Thuscos de more velusto jicciri votes : quorum qui maximus aevo /trans incoluit dcsertae mocnia Lunae. Fulminis edoctus motus , ■venasque calentes Fibrarum , et motus crrantis in aiire pcnnae etc. Quel chiamare die fa il poeta Luni deserta a que' giorni e ila pren- (Icrsi per una esaggerazione , tanlo plu clie cio sarebbe stato prima tlella guerra civile. Da molli anni la guerra era stata loatana da qiieste region! : nemmeno soflrl nel transito per I'llalia deU'csercito Cesariano die aveva tciiula la strada superiore , ne incmoria alciina ci rcsla die fra i suoi abitanti avcsse luogo guerra civile per I'una o laltra fazioiie. Ma Lucano intento sopratutto a dipingerc i mali che nascono dalle ci- vili guerre , voile a' suoi lettori darne uua troppo viva dcscrizione. Quanto dic'egli dcll'abbandono nel quale giaceva Luni , lo ripete per le altre citla lalinc (i). tunc omne Laiinum Fabula nomen erit: Gabios , F'ciosque , Coramque Pulvere vix tectae , poterunt monstrare ruinae : jdlbanosque lares , Laurentinosque Penates Rus vacuum etc. Molli mali sofTrirono cerlamente allora le citla d'llaliaj ma proven- nero questi specialmente dalle fei-oci proscrizioni Iriumvirali e dal to- gliere die si fecc gran parte delle campagne agli antichi possessori : ma die si polesscro niai chiamare rovinate e deserte e conlraddelto dairistoria e dai superstiti iiionumenli. Anno 4i- I'l quest' anno essendo consoli L.Antonio, e P. Scrvilio Vatia furono assegnati ai velerani dcU'esercito Cesariano i terreni tolli ai proscritli , ed alle citla Italiche (2): a quest'epoca pertanto cbbe una nuova partizione I'agro dclia colonia Romana in Luni. Gli scritlori di quelle guerre non ne parlano, ma se ne lia notizia presso Frontino (1) Lib. Vlt, T. 39a e scj>g. (3) Livii Epit. lib. lai. Vcllcii lib. II -\. Dione lib. 46- .Munum. Aucirano U?. I. Serie il Tom. i. 25 1 91 MEMORIE il ineasore , clie cosi la esponc uel suo lihro dcUe colonic: /4ger Lu- nensis ea lege (jua ager Florenliiias : limitcs in liorain sextain coin'Cfsi sunt , et ad occictentein plurimum lUrigunt cursuiu : termini uliqui ad distinctionem nuineri positi sunt : alii ad recturas linearum monstran- das. Per coiioscei'e poi per qual legge fosse stato assegnato ai solilali il Icrritoi'io Luuciise, ccco cosa dice Fronlino ili qiicUo cli Firenzc al quale egU rimauila: Colonia Floi-entina deducta a Triumw'ris , assignuta lege lulia centuriis Caesarianis in iugera CC. per cardines et decu- inanos , termini rotundi pcdalcs , et distant a se pedes IICCCC. i'Axr ]>oi presso Fronlino I't'sprcssione ili ager assignatus sia cquivalcule a quella ili colonia deducta ainpiaiiicnlc diiiioslrollo Viio Giovcnazzi (i) coiresempio tli Fano , Ascoli, Lucera , Carsoli , Gales , Casino , Venosa e Siponlo che dagli sciiitori e dai marmi souo detle colonic quanilo die Frontino scrvcsi scinpre per esse della sua forinola di agro asse- gnato. Conlro il parere del Giovcnazzi promosse alcuni dubbi I'Oderico (a) mettendo in cauipo Topinione die il territorio di Luni possa cssere slato aggiudicalo allc viciue cilia di Lucca, o di Pisa: ma facile e dileguarli qiiesti dubbi, assistiti come siamo non die dai citati autori, ma anclie da numerosi monumcnti epigrafici , ed e vcramcnlc maraviglia come a qucslo dotlo sfuggisscro que' tanli argomenli clic comprovano il grado di colonia Romana godulo dalla nostra cilia di Luni che ebbe sempre la svenlura di vedere parte della sua storia malamente confusa con quella della ^icina Lucca, senza clic pur uno degli storiografi Genovesi i; Toscani abbia voluto schiarire questo puiilo. G\l\ riporlai i mouumeuti storici, ora dari) gli epigrafici Nella lapidc N." i5 ( dell'anno 28 av. e. v.) I'imperatore Augusto e delto Patrono, la qual cosa ci indica die Luni non era una prefcttura ; quindi i suoi Decurioni sono mcntovali nei marmi N.° 3 , 23, e la Curia al N.° 24; ed ai N.' 2, 3, 27 abl)iamo memoria del collcgio de' Fa!)bri, e di quello de'Deadrofori , i quali solo trovavansi , come e nolo , nei municipii e nelle colonii;. Quindi piii csplicitamente e detlo. patrono della colonia un L. Titinio ai N.' 20, 21 , ed un personaggio incognito al N.° i3 , die e un frainmenlo recenlcmente trovato: linalniente la parola Coloni (l) Avria cilia nc' Vcsliiii, pa^ 8i. Nuovo giornalc olgaie 398. Narra Clandiano che a Duce dell'lmprcsa fu scclto Masce- zel fialello die era di Gildone : cplndi ne descrive i preparali\i (a): praecipaos electa pube maniples Disponit , portuqae rates instaurat Etrusco. Ma die il poeta qui parli non di Luni, ma di Pisa citta allora molto florida , cliiaro apparisce da quanto dopo alcuni versi ci espone della partenza e \iaggio della flolta : arripiunt naves , ipsique rudentes Expediant , et vela ligant , et comua summis Associant malis : quatitur Tjrrhena tumultu Ora , nee Alpheae capiunt navalia Pisae. Chiuderb la parte antica della istoria di Luni colla poetica descrizione (•he ne fa il Burdigalense Rutilio Numaziano che portandosi in palria percorse queste spiaggie Tanno ^i& (3): Advehitur celerl candentia moenia lapsu Nominis est auetor Sole corusca soror. (i) Dc compositionc nietlicamcalorum cap. ^l. op. Mcdicac arlis principes. (a) Dc bcllo Gildonico. v. 4 '5. (3) Iliuciarium lib. II. v. Co t scgg. OEI.I.A CITTA DI LUKt. '9- Jndigenis supcrat ridcntia lilia saxis , Et Levi radial picta nitove silex. Dives marmoribus tellus , quae luce coloris Provocat intactas luxuriosa nives: E sono quesl't gli ulliini vers! chu ilel poema di Rulilio ci siano ri- inasli , sveiUura al certo ]ier chi stiulia la topografia dcllc riviere Li- guri , poiche dalla copia di nolizie ch'egli somniinistra si puo esscre certi che a liingo avrcbbe dcscrilli i susseguenti pacsi, e scgnatariicnte il golfo Lnnense. Devcsi pero osservare che quel candentia moenia non dove esscre prcso in senso di miira di cilta , ma si degli edifici com- presi , e segnatainente de' pubblici, come Virgilio : Moenia lata vides tviplici circumdata niuro. Che le mura di Luni fossero di bianco marmo io non me ne posso persuadere , fjuanlunque lo credano alcuni moderni , e Ciriaco dia le misure di alcuni sassi quadrati i quali avranno probi»biluiente spettato ad altre fabbriche : un recinto di citla non puo sparire cosl facilinente , e nolle cscavazioui che pei bisogni deU'agricoltura si van facendo nel suolo di Luni da moltissimi anni non si sono trovate mai simili pielre, e ncniineno ne'\iciui paesi nessun masso vedesi che si possa ragionc- Tolmcnle supporre proveniente dall'antica cerchia. Le notizie che abbiamo posteriori a quest'epoca non altro ci soirmi- nistrano per qucst'infclice citla die un cunuilo di svenlure : depreda- zioni Longobardiche , rovina Saraccnica e Normannica, cpiindi la ual aria e finalmente Tassoluto annichilamento. S'era fra i Lunensi piii presto che altrove introdotto il cristianesimo : che anzi uno de' loro conciltadiui, Eulichiano era stato eletlo Papa sin dall'anno 2'^5 , e sede circa nove anni (i) 11 loro prime Vescovo secondo 1' Ughelli fu un Habet Deus (2) ma (1) Annstj>ius Gtbliutli. Eiitychianus natione Tusclts , ex patre Marino ( vel Maximo) Je cix-i~ late Lunae , scdit annos 8, menses to , dies 4* ('i) Italia dacra vol. 1, jiug. 633. ig8 MEJIORIE ossci'vano i BollanJisti (i) da alcunc iiicocrciize die si narrano circa la sua morte , non cssere probaliile cli'egli \cramente ne fosse Vescovo : e poiche siamo in queslo proposito diro che lal sos|)elto nacque presso i Bollaiulisli dalla tradizionc ch'egli fosse marliiizzalo ilai Vaiiclali Aiiani i quali giusla le loro osservazioiii non cbliero agio ne tempo a muovere in Ilalia persecuzioni contro i Cattolici : a (picsta popolare credcnza pnre si riporta I'opinione per la quale si disse esserc stala Luni di- strutta da quel popolo: opinione che non ha aleun fondainenlo istorico, se non sc nelle depredazioni che Genscrico fece in Toscana , ed in una lapide SarzanesCj supposta trovata in Luni , che a lui ne riferisce la rovina , la qual lapide oggi Irovasi nella locanda della posta in que- sta citta , cd e manifestanicnle opera del XV , o XVI secolo. Ccrto e perb il Vescovo S. Terenzio e quindi Vittore che intervenne ai coneiii Romani de' primi anni del VI secolo; poche notizie circa gli Ecclesia- slici di c[uesta diocesi ahbianio quindi presso S. Grcgorio Magno (2). Nelle successive devastazioni ile' barbari in Italia non eonoscesi che questa citta solferlo avesse alcun parlicolare danno , tanto piii che era lontana da Roma e dalle principali vie che ad essa guidavano , e si- tuata in paese men ricco e che per conseguenza meno doveva allettare que' settentrionali : nessuna notizia pure ee ne tramandb Procopio nella sua istoria della gucrra Gotica , onde appare che senza rumore cUa abbia seguito il destino delle altre provincie che le son finilinie. Anno 641. Ma ritornando a parlare della istoria di Luni diro che la prima sua rovina e da credcrsi fosse per opera de' Longobardi, e dalla conquista fattane da questo popolo impariamo essere stato il territorio Lunense vuiitamente alle due riviei'e Liguri sino circa la meta del VII secolo solto il dominie degli Imperatori d'oriente, essendo I'invasione del Re Rolari dietro alcune sue jirobabilL induzioni fissata dal Muratori aU'aimo 64'- Paolo Diacono zelante della buona fama de' suoi esprime seuiplicemente il lliUo della conquista (3) : Igituv Rhotari Rex, Roma- noriim cwitales ab iivbe Tusciae Lanensi ( oppure ab Lima urbe Tusciae secondo il Lindenbrogio ) universas quae in Utore maris sunt , usque ad Francorum fines cepit. ]Ma c cio troppo divers.imente narrato da (i) Acta Sanctorum. Fcbruarii vol. Ill , pag. i5. (q) Epistularuru lib. V. 3, /). (3^ De gcstis Loiigobji durum lib. IV , cap. 47' DEI.LA CITTA DI LL'NI. 1 yf) Frcilegario aulorc sincrono cd imiiarzuile come straniero (i) Chvoturius Hex cxarciCu Geiuwaiii tnariliinaiu , /Hbingdunum , fUirigottim , Sau- nain , Ubitergiuin et Lunam , ch'iCutcs in litlorc maris ile Iniperio au- ferens vastut, runipit , incendio concrenians : populuin devipit , spolial et cuptivitate cotideiiinut. Muros civilutibiis subscriptis us(/iie ad Jiin- daincnlum destruens, vicos has ci\'itatcs nominare pracccpit. In qucste parole del Cronista Francesc bisogiia fissar rattenzione soinalutto nclla ineuzloiie esprcssa ehc fa tlell'aver Rotari rasale le mura di tulle qiie- ste citla , mciizione di alia imporlanza jicr la sloria di Liiiii. Negli ullimi aniii del pontilualo di Grcgoiio 11^ cioe in-inia del ^Si riferisce Anaslasio Bibliotceario una sollevazioue cccitata iu Toscana da uii Tibeiio dello Pelasio nc' villaggi e eitta di Bieda , Malurauo e Luiii j>ei- crcarsi iinpei-atore dc' Romani. JJa Luni e Iroppo dislanle dagli altri due paesi sili in iiiui-emma lulla odierna legazione di ^ iterlx* pei- poter pi'cudcre parte a quel niolo , e d'alti'onde era allora suddila a' Longobardi , onde apparisce essere il nome di questa citta confuso con quello di un'altra difficile a restituirsi : ])iopone il Muratori di Icg- gervi Viano (2). Uu altro punto clie fu molto controverso nella istoi'ia di questa eitta si c qucUo della pretesa donazionc fallane ai Romani Pontefici. Leone Ostieuse la fa risalire sine all' anno 'j54 allorehe Papa Stefano II in- eorono a Parigi il Re Pipino co'suoi figli Carlo c Carlouianno, dal elie ne seguirebl)e che queslo Re donava altrui cio che non aveva , ue di tal cosa fauno inenzione gli avitori sincroni (3). Ma siccoine questa do- nazione , e stimala supposla dal Muratori e dal Pagi eon validissiir.e ragioni, cosl credo essere meglio trasandare questa discussione che parlarne {t\) , come pure del preteso editto del re Desiderio per ripo- polare le citta scadule di Toscana , che luttora consei'vasi nel palazzo jmbblico di "Viterbo. (1) Chronicon c;ip. ^i prcsso Duchesne Historiac Francoruni scriptorcs vol. I. (j) Anaali d'ltalia 73o. Anust. in Gi'cgoriu II. (3) Chron. Cassincusc lib. I, cap. 7. (4) La prt'tcsa coiitituzionc di Lodovico Pio alPanno 817 t* data dal Liinig. ( Codex Italiac Dipl. vol. I], pag. 6tji ) Gli sU-sai conlini per Luni c Monte Bardone sono d.iti d.d cardinalc Arago- itcnsc ni'Ua vita di Grcgoriu IX , da Douizzone nella vita di Matilda, ^a Anustjbio in Adiiano L dair Holstenio c «- doitii perili vit-i historia collcgi. (•i) Histoirc dcs expeditions maritimca des Normands. Paris , i8a6 , vol. II , pag. 273, c segg. BcucdeUo &ci'isse la sua istoria per oi'dine di Eurico II, cioc dopo il ii5o, c non fu inlieranientc starapata se non ora nclla gran coilczionc istorica di Francia dal sig. Michel. (3) Dc Normannis lib. II in fine : presso Muratori R. I. S. vol. V. (4) Islorie. lib. I , cap. 5o. (5) Desrcizione d'ltalia. Bologna x5jo pag. i\. (6) Diltamondo. lib. Hi , cap. C. DELLA CITTA DI LURI. So5 Lussuria senza legge matta e sconcia f'ergogna e danno di colni che t'usa Degno di vituperio e di rimbroncia. Noi fummo a Luni ove ciascun i'accusa Che per la tua cagion propriamenie Fit alia fine disfaltu e confusa. A qiiesli aggiungo il Pclrarca che tieU'Ilincrario Siriaco dopo aver tlescritte le riviere Liguri , e le rovine di Luni presso il mare , e so- jira la sinistra della Magra , segue a dire : Aliiid cnim hac in parte nihil habeo magnum exemplum fugiendae libidinis , quae saepe non modo singulorum hominum , sed magnarum nrbium et locupletum po- pulorum ac regum fortunas pessumdedit , licet huiuscc rei exemplum- mains et antiquitis Troia sit. Le quali parole tutte ripeto che ad altro non servono che a chiarir vicmcglio quanto velata di favolosi racconli sia la sloria delle ultime devastazioni di questa citta. Infatti Dante , il quale delle cause della decadenza di Luni meglio di tutti dovcva essere istrutto , come quegli che soggiornato vi aveva , la ascrive al destine comune delle cittJk e segnatamente alia mal'aria, come con molto acume chiosa Benvenuto da luiola , il quale sbaglia poi nel dire che '-fuit olim magna et potens civitas , tamen deserta iam sunt mille anni ( i ) : Se tu riguardi Luni ed Urbisaglia Come son ite e come se ne vanno Diretro ad esse Chiusi e Sinigaglia , Udir come le schiatte si disfanno Non ti parrii nuo^'a cosa ne forte , Poscia die Ic cittadi termine hanno. Anno 860. Forse un'altra rovina ebbe pochi anni dopo a solFrire Ja iiifelice Luni, seppurc gia erasi rialzata: in quest'anno dilFatti abbiamn nnlizia di una seconda incui'sione Normannica seguita da ro\ina di piu (1) Paradise. Canto XVI. 73. ao6 MEMORIE citli in que' Jinlorni: deinutn Jlaliam petunt, et Pisas civitatem aliasque capiunt atque demstarU (i). All' anno 894 , cliiamato in Italia da Papa Fornioso , il re Arnolfo
  • bondano in grandissimo nuniero i massi arcliitcUonici cola rimasti in ahliandono da remolissima epoca clie non sarebbe temcriia credere , sin da' sccoli deUimpero. La cava di Canal grande ha eguali teslimonianze d'antichitJi oltre la strada ad una grande profonditii cd in limghezza di quasi due miglia incavata nella rupe : fa qucsta gi;i descrilla da Ciriaco Anconi- tano e da Biondo Flavio, ed i massi da questi dotti vlaggiatori coli trovati dispersi sin dal XV secolo in grandissima copia , abbastanza dimostrano che non ai secoli nioderni devesi la loro estrazione dalle cave, ma a qucHi del dominie Romano , poiche quantuntpie ne' tempi bassi non rimanessero oziose quesle lapicidine , tultavia tanla quan- tila per ccrlo non se ne tolse , da dovcine rimanere come rifiutati o scordali in si gran nuuiero, Vince tutti questi marmi in candidezza ccrea , trasparenza e bellezza quello che si estrae dalle cave del Pol- vaccio, come anchc per essere piu compatto che non siano gli altri statuari. Costanle c la tradizione che ai Romani attribuisce la scoperta di questa lapicidina (2) , alia qual cosa devesi aggiungere che V Apollo di Belvedere gia deciso da Mengs e da Ennio Quirino Visconti come scolpito in marmo di Luni , venne poscia dopo diligenti esami di altri scullori specialmente detto estratto da qucsta cava (3). I mezzi de' quali servivansi gli antichi cavatori pare, a chi considera le cave sopradettc ed in esse esamina quanlo ha maggior aspetto d' es- sere opeia Romana , che fossero ( tolta I'arte moderna delle mine ) ad un di presso gli slessi ora in uso presso gli operai Carraresi. Solo e da considerarsi quanto maggior quantita di marmi ne' tempi Romani se ne cslraesse , ed i depositi che di essi dovcvansi fare e con ogni pro- babiUta alia spiaggia stessa dell'Avenza che n'e il naturale punto d'im- (1) Vol. I, p.ig. 323. Frequcnti sono questi bassi rilicvi nclle antichc lapicidine : qucUo di Acre e dato da Houct , c quello di Paros da Choiscul Gouffier. (l) Rcpetti. Deli'AIpe Apuana etc. pag. 48. ^3) Mistiriui. DcU'atto dcU'Apollo di Cclvctlcrc. Atti dcIl'Accadcmia Romana, Tol- II- t DEIXA CITTA DI LURI. 2l3 harco. T^'ovo nelle antichita Ilaliche del IMuralori ri|iortala nna dona- zione falta a S. Stcfano di Canara da Pietro Vescovo di Pisa , I'anno 1 1 16 : il fondo dato ha per limitc da un lato una fossa quae dicitur antiqua y ed e pi'esso al mare (i); forse non sara iniprobabile la con- {|,liicllura clie tal fossa polesse essere nc' tempi aiitichi un canale , il quale per la maggior copia delle acque reso navigabile nclla primavera inservisse al trasporlo de' marmi allorche erano discesi alia pianura ; dice specialmente nella primavera , perche rade volte e cjuasi mai glL anticlu navigavano neU'inverno: polevansi pero benissimo durante que- sta stagione proseguire le eslrazioui dc' marmi , ondc al Cnir d'invemo dovcvano i massi da spedirsi abbondare oltremodo ; caricavansi poscia sopra navi da trasporto, che dall'uso Naves marmorariae si dicevano, come ricaviamo da Pctronio Arliitro. Del mode col quale governavansi le lapicidinc, delle ragioni che in esse avevano il fisco e gli scopritori , e d'ogni cosa che ad esse spet- tasse discorre con moltissima copia ed erudizionc il Garofalo (2), come di cio che spetta piii propriamcnte alia scienza tratta il De-Laimay (3) e specialmente de' marmi Lunensi in due lezioni il cavaliere di S. Quintino nel vol. 27 delle Memorie dell'Accademia di Torino. De' Ta- bularii, o Ragionieri si hanno presso Grutero ed altri scriltori , due iscrizioni scpolcrali luia delle quali ci indica I'epoca de' Vespasiani (4). Ma e tempo di parlare de' Romani edifici ne' quali spicca il marmo Lunense : di quesli io diro dopo oculare e diligcnle ispezione, benche circa cssi resli pur sempre a desiderarsi che in taute descrizioni archi- tettoniche ed antiquarie che cosi spesso ne escono alia luce , pochis- sima cura si metla ad indicare con quali maleriali siano stati costrutli. Adunque dopo la sovra indicata casa di Mamun-a, il primo monu- mento che ci si presenti in gran parte dccoralo con qucsto marmo , e il Paiileon. La celebre iscrizione tuttora esistcntc nd frcgio, portante il terzo consolalo di Agrippa, ci da la data della edificazione del por- tico l"anno 3'y avanti I'ei'a volgare. In esse (meno i fiisli di granito delle maravigliose colonne ) ogni cosa e di marmo Lunense persino le im- (i) Vol. III. pag. in3. {1) Dc anlii[uis inarmoribus. Disscrtat. 3 , ct 4- (3) Mincralogic des anciens. Bruxcllcs i8o3. (4) Circa i Ragionieri de* marmi si possouo consultare ulilmente Winckelman. Storia dcU* arte vol II. pag. 407, ed il Fca ncl 1 dcUa MisccUimca pag. iga , c wgg. (v. Appcudice N.* Sg, eGo). ai4 MEMoniF. iiellicciaturc Jegli inlcrpilastri lie' fianchi ; non so quindl coinprcndi're conic tli queslo inarino si clica solo lo slipitc. Piii antico die non sia la frontc c rintcnio ili queslo tompio , come lo lUinoslrauo inille argo- iiienti clic noii e qui luogo di rlportare: di maimo di Luui souo in esso Ic basi, i capilcUi e la trabeazione in gii'o, come jnire le stesse parli iicllc olio edicole, die credonsi opera di ScUimio Scvcro I'anno 202 dcircra volgarc. Ad iiii'epoca anteriore alia morlc di Agrippa , cioe megiio di nove anni avanti I'era volgare , si riduce la fabbricazione del magiiifico se- i)olcro in forma di piramide elevato a C. Ccstio sulla via Oslieiisc da' suoi ercdi (i) , e tutlora esistente nella sua inlcgrita, avendo di lato nella pianta che e quadrala metri 29, 4^0, e di allezza verlicale melri 36, 255. Qucsta grand'opcra fu coinpiuta in undici mesi giusla Tiscrizione OPVS • ABSOLVTVIM • EX • TESTAMENTO • DIEB^ S • CCCXXX. Basta cio per dimostrare quanta copia di marmi Lnnensi dovesse allora ritrovarsi in Roma , se in cosi breve spazio di tempo si pote compiere ima simile impresa , essendo que' massi di molta profondita che calco- lata ad un metro , misura media , ed essendo Taltezza delle quattro faccie di metri 3g, 120 ne risulta un volume di metri cubi a"', 3oo. Ora venendo alle principali opere che Augusto edificb con qucsto nianiio , prima di tulte notero il portico di Ottavia presso il Circo Fla- minio ancora in parte esistente , ed intieramente conservato nella pianta Capitolina co' due templi inclusi di Giove e di Giunone (3) ; fu poi ristaurato da Settimio Severo. II tempio di Apollo Palalino edificato in memoria della baltaglia Aziaca, era, secondo Servio, de solido marmore effectum quod allatuin fuerat de porta Lunae , meno le colonne del portico che lo cingeva , come narra Svetonio , e che erano di giallo antico , giusta Properzio : Tola erat in speciem Paenis digesta columnis. Ne io posso aderire alia lezione di Servio seguita dal Garofalo per cui leggesi de solido Tiburtino , poiche quell'Augusto che lascio Roma mar- morea , e che edificava templi iutlcri di marmo , e quello sopra tutto di (1) Falconieri. Discorso inlorno alia Piramide di C. Ceslio pag. ag. (3) Monumcnto Ancirano. Svetonio iu Aug. 39. DELLA CITTA DI I,^J^r. 2l5 Giove Tonanle solidis glebis , giusta I'espressione Pliniana, noii aTrebLe imii iiii|)icgato il \il liavertino in quel lempio die a lutti raraniernorava il suo ai'rivo aU'inii'ero. Oltre cU cio Candida templa ilicesi da Ovidio, e veramenle del noslro marmo sono i capitelli '\y\ Iwttora visibili, fre- giiili di tridenti e dclfini , die ad altro uon possono alludere die alia villoria Azi.ica. NcU'cpoca di Augusto fu pure erello sotto il Cainpidoglio il magniGco Icmpio della Concordia, e dedicate da Tiberio I'anno dodid di Cristo (i); esse fu slerrato nel iSi*^, c di marmo Luneiise lro\aronsi i frammenti (Iclle basi , capilcUi c trabcazioiie , il tutlo del piii bello c sublime stile. Til)erio poco dilettossi di fabliricare , e degli edifici di Caligola troppo poco rimaiie : apparlengono airarro di Claudio sulla \ia Flaminia i fram- menti che ripetule voile trovaronsi in Roma a piazza di Sciarra : era quest' arco di marmo Lunense , e Tiinbasamento di marmo salino (a). L'iscrizione trovatavi nel i64i , e riportata dagli illustratori di Roma, da il quinto consolato di Claudio, ossia I'anno volgare 5i. Narra quindi Svetonio quale fosse I'architettura del scpolcro di Ne- rone negli orti de' Domizi (3). Varie parti di questo marmo come basi, capitelli , trabeazioni con frontispizio ai'cuato , piedestalli , are trovansi neH'AnGtcalro Flavio , delle quali per lo stile alcune devonsi altribuire all'epoca di Tito , altre credersi falle da Alessandro Severo. Grande sfoggio di niaiTni videsi nelle aggiunte fatte da Domiziano al palazzo iinpcriale ; onde caiitava Stazio (4): jEmtilus illic Mons Libjs , lUacusque nitent, et mid (a Sjene , Et Chios, et glauca certantia Doride saxa Lunaque porlandis tantum sitffecta columnis. Qui parla il poela del gran numero di colonne di marmo Lunense die adornavano Arcits , bclligeri Ducis Troplieis • ai rt. Et totis Ligurum nitens metalUs^.mo oni ^ififiiBit I ofioz nJiiamludi* 'irfiinetif; Ma il pill pros|)ero commercio chfe mai I Lunensi abbiano fatlo de' loro marmi si puo fissare iiel periodo clie Irascorse da Traiaiio agli ultimi Antonini : spicca principalmcnte questo marino ncl piii classico edificio di Roma , dico il foro eretto da Traiano ; in csso lueno le co- louuc die per I'uflicio loi'O dovevano essere di pietra piu compalta,e die Irovaronsi di cipoUino , pavonazzelto, giaU'antico, breccia alFrlcana e granito bigio , le allre parli die coslituiscono gli ordini sono di marmo di Luni , sopralulto le trabeazioni della Busilica , delle quali vari frammcnli si conservano in Roma ed in Parigi. Dcllo stesso marmo e pure Tarco di Costantiao clie I'opinione geuerale crede essere state fatto coUe spoglie di uno di Traiano , opinione avvalorata dallo Slile delle parti , e dalia bella composizione della massa. Ma il monumento iiel quale piu bella mostra faccia di se il marmo Lunense e cerlamente la celebre colonna Traiana eretta I'anno 112 dell'era volgare. II marmo impiegalovi e della piii bella specie, ed i massi sono i maggiori che mai ne' tempi anticlii sortissei'o da quelle cave; il basamento col plinlo constando di soli otto massi, ed avendo un solldo di metri cubi aiG, 543 , da per cubo medio di ciascun di essi m. 27 , 067 ; altri metri cubi 32 1, 176 compongono il toro, il cap'tello , e le diciannove zone del fusto , fatta astrazione dal vano della diiocciola : onde esscndo il solido suo totale di metri cubi 587, 719 ( non computando la capan- iiella , o basamento della statua ) , e rilenendo per suo peso specifico 2 , G3 1 die e quello della cava del Polvaccio (2) , ue risuUa die per (a) Dione, lib. LXVII, j>ag. ;0;. (J) Rcpclti. Op. cit. pag. So. DELLA CITTA DI LUNI. 2 1"^ queslo sol monumento si estrasse da quelle laplcidinc im solido del peso di chilograinini i,4*4 > 7^8 > "O" coinputando quanlo se ne do- vette perdere nella sbozzatura. Di epoca non moilo poslerioie e il lempio die dicesi di Glove in Ostia , ncl quale tutli gU oniauienll esterni , persino i diciannove gradini della scala erano di questo marmo : che ilchija qucsl'opera atlribuirsi specialmente ad Adriano si ricava da una lapide nella quale si dice d'aver cgli bcneficala la Colonia Oslicnse , e da un'altra Irovata in que' ruderi nella quale era scolpilo 11 nome sue; dello slesso marino erano pure le trabeazioni del perlbolo. Innuraerabili finalmente sono i frainmenli archltellonlci di cdifici pubblicl, prlvatl, e sepolcrali, i bassi rilievi, e le stalue che contlnua- incnle dl tal pletra rinvengonsi non in Roma sola ma in tulta Ilalla e nelle provlncie marittime d'Europa. Osservo pero clie in nessuna epoca fu il marmo Lunense tanto adoperalo qvianto In quclla die scorre dai Vcspasianl a Commodo : prima di queslo lasso di tempo ci-ano plii in voga i marmi greci, ma dopo la scoperla acccnnata da Pliiiio dl marmi candidisslmi nelle nostre cave , I'uso loro si rese piu raro e non rinvigori che solto Seltlmio Severo per la sazieta delle cose noslrali : qulndi per la decadenza e poverta dell'impero invecc di esti'arre uuovi marmi dalle cave, si innalzarono cdifici atlerrandone altri , come senz'altri esempi, per quanto spetta al marmo Lunense, vedesi all'arco di Costanliuo ed id Giano Quadrlfronte. Serie II. Tom. i. 28 2l8 MEMOWE CAPITOLOIV. MONUMENTI DI LUNI. Dopo rultimo abl)andono di Luni non mancarono viaggiatori cd uo- mJni dotli , cui riucidenza, od il dcsiderio di conoscenie le rovine ^ guidassero laddove ergcvasi I'antica cittk Primo fra tutti inentovo Ci- riaco d'Ancona vero padre della topografia comparata : percorreva cgli prima della meta del XV secolo le regioni della Grecia , dell' Illirio , e delillalia : ncl 144^ esamiaava le antiche cave Lunensi , c quelle aperte a' giorni suoi , cpiindi parlava delle rovine di Luni , e segnataf lucnte delle mura e deiraiifiteatro (i). Allrc pochc notizie ne tramandava Antonio Ivani. Era dunque in quel tempo riconosciuia la situazione di Luni ed esaminati i suoi ruderiT solo ne'secoli pii\ a noi vicini fu sbagliata la sua topograGa , altri col- loeandola a Sarzana, altri a CaiTara, altri all'Avenza, altri suUa deslra riva della IMagra , altri a Lerici , od in altro punto del golfo della Spe- zia, suite quali opinioni io non voglio estenderrni, meno ancora a con- I'utar coloro che assolutamente dissero non esservi cola rovina alcuna , poiche coniro di essi parla la verita del falto , le iscrizioni trovatevi nelle quali e mcnzionata questa citta , e le macerie tutlora visibili. Una pianta di Luni alzala nel 1753, con alcuni cdifici in maggiore scala furono editi dal Targioni (2) che li tolse dai disegni di Mattco e Panfdio Vinzoni Sarzanesi, esistenti era alia Magliabecchiana di Firenze. Chi pero volesse in quelle stampe mettere fiducia alcuna troppo andrebbe lungi dal vero : il periinctro della citta vi si vede segnato idcalmentc con lati rettilinei e sporgenze di torri , quando che sin dalla meta del decimo quinto secolo le mura erano appena in qualche sito rintraccia- bili , e dopo alloi'a si puo dire che afTallo sparirono sollo la niano de- gli agricoltori. Gli edifici parziali dc' quali qualcuno e presentato dal Targioni , sono messi solto quella veduia prospettica che usava ne' due (1) Nova frngmcnta. Pisaiiii. I'fii. ( anno i44a ) tid XII Kal. octobris venimus Lunam vetu- slissimam l.i^itsticae regtonis urbem^ ubi pn'mum ttcserta longinqua vetustale muenia etc. (2) Viaggio ill Toscana, vol. X p;ig. /|o3 c *cgg. DELLA r.ITTA Dl LUNI. 210 scorsi sccoli , c che e ben lontana dal dare idea alcuna esatta della cosa, oltre di che per lal modo rendesi inutile anche 1' annessa scala dellc misure. Adunque uscendo da Sarzana e seguendo la strada die ora dicesi Romana, e Romea chiamavasi ne' tempi inferiori, (come da diploma di Federigo III del i4Gg), e dirigendosi verso Taiitica slazionc di Taberna frigida , alia distanza di poco j)iu d'un miglio , e in un site deito il Portone il seguente frammento d'iscrizione alta o , G88 , che per la bellezza de' caratteri si palesa deU'ollima epoca : la loro altczza c di o , 100 : jcrlBONIO • PROCVLO cur. aedium ^acRARVM • ET • OP£R\M Fu (piesto frammento egregiaraente supplito dal sig. Borghesi e di- chiarato appartenente ad un curatore delle ^des sacrae e delle opere pui>bliche: fu poi inserito nel Gioi'nale Ligustico per cura del professore Bartoloni. Proseguendo la strada si ha poco dopo una casa campestre del sig. Bologna nella quale fra ■vari frammenli architettonici notai due rocchi di colonna di cipoUino d'ltalia di o, 45o di diamctro: un braccio colos- fiale , tre volte maggior del vero , bcnche di mediocre autore , un' an- tefissa, due tronchi di colonne scanalatc , una mezza colonna coUe alette, un capitello dorico greco, ed un frammento di cornicione corintio ric- chissimo d'intagli dell'epoca degli Antonini. Dopo mezzo miglio e a dritta una chiesuola di S. Lazzaro , contro la quale e una colonna di cipollino ditalia ; nella sua fronte leggesi la seguente lapide: MANLIVS ML EROS GRADVM • DEDIT E sotto v'e quest' altra con cornice attomo: MACERIAMQVE REFECIT • MA . . . 230 MEMOHIC Dalla graiiilezza e forma dei caraltcri vctlesi die qucsta parte cl'iscii- zioue deve andarc unita airantecedcutc. Poco dopo si passa accaulo ad uua hollcga prcsso il di cui sporlcllo v'c una tavola di marino con scrit- tevi Ic seguenli parole . . . EST PROXSIME. Alia distanza di circa tre miglia geografiche da Sarzana, e dirimpclto al casino detlo la Man di feno, \olge a destra nn \ioUolo, fra i lanli, clie guida allc rovine della cill;i, che presso i -villici riticnc tnttora il uome di Luni , c tosto vedonsi ammonticcliiati molti sassi poligonali , calcinacei, avanzi del pavimento dclla via antica, e li rinvenuli non e molli anni: poco dopo sinconlrano a sinistra Ire nuclei di sepolcii co- strulli ad emplccton , c cento passi piii in la i rudcri di un quarto sepolcro : Ic quali cose tutte ci porgon lumc a poter fissare esscre quelio landamcnto di una via antica , forse deU'Aurelia slessa, oppurc (e con luollo niaggior proljabilila ) di quell'altro tronco che staccandosi da Lucca e valicaiulo i monli sino a Luni , passando per il Forum Clau- dii congiungcva la via Claudia coU'Aurelia. — Questi sepolcri non pre- scntano ora nella superficie, come si e dclto, che la sola opera a sca- glia, ma le incassature die vi si notano dimostrano die erano rivestiti di opera quadrata (i). Quindi , lungo la slessa via ( die ora e la conuinale di Ortonuovo ) pcrcorso poco nieno di un miglio , arrivasi alia casa rurale del conte Picedi nella quale conservansi alciini avanzi architeitonici estratti dai vicini canipi; fra essi meritano specialc ricordo una bcUa bocca di pozzo (Puteal) di marmo Luuense adattata ad una canna moderna: la forma c le dimensioni rendonla simile a moke altre che vedonsi in Pompei si in marmo che in coccio , benche ceda a queste in cio che e gusto e bcllezza: il diamctro suo e dim. o, 5io, e Taltezza col piede di o, 845. "S''e pure un bdlo e grandc mensolone , un frammento di una sedia marmorea a bracciuoli , ed un altro di una base corintia che per il numcro e Tecccllcnza degli ornali non cede a quelle del tempio della Concordia, ora in Campidoglio ; un'antefissa pur di marmo bianco, ed un peso {Jequipondium) di verde di Lunigiana. Vi si conservano pure (i) I'nsso riuc=ti monumcnli narra il Lundinclli clu- uiio ve n'lra a' tempi suoi di forma pira- inidalc , cd altri in scguito con iscriiioDi, nia da lui non ripotlatc , incno quclla di Abasc:inlo d. :>24 MEMORIE e la cajipclla fu fatta tlieci amii lu'inia , ma CIriaco chc visilala avcva Luui ncl 1 44^ parlunilo cleU'anfilcalro non fa motto clie fosse di marnio, l)cnsi dice di avcrlo veduto undiquc solo antiquitate collopsum , cl co- Ininnas ex marmorc confi actus , slatuarumque Jragmcitta etc. , c liasta il solo osservare quest'edificio per tosto convincersi clie non pote esscre iiemmcno impellicciato : le cornici slesse, nelle quali maggiorinente si richicile I'liso di un iiiateriale piii solido, sono come il rimanenle di scaglie della j)ieti'a del Corvo clic facilnienle si scioglie in arena. Forsc il ciglio degli scaglioni dello Spectaculum, e cjualchc parte ornamentalc saranno state di marmo , ma non sen'ha per via di scavi positiva noti- zia : die anzi cosi meschina erane la coslruzione , clie io notai , die non vi furono mai scale solide per ascendere dagli ambulacri eslerni alia suprema cavea , perche lungo le pareti de'muri cuneati vi sarebbero rimasti almeno gli orlicci de' sottoscala : forza era dunque die di legno fossero gli scalini c sorretli da due travi inclinali lungo i muri ; cio non ostante non dubita il Gerini di asserire die sia Aasso costruito pu- lamente di pietroni quadraii , in gran parte anche in pie di presente. Ill qual epoca fosse edificato ranfilealro Lunense e ailalto ignolo,ma ponendo mente alia racscliinita, c poca regolarila della coslruzione si pno giudicare degli iiltinii tempi degli Antonini , nell'impero de' quali maggiormente dilatossi in Italia Fuse di siniili fabbriche. Singolare e lopinione di colore die senz'altro ne fissarono la fabbricazione a due secoli prima dell'era volgare , cpiandoclie in tulta Italia non conoscesi anfiteatro solido die possa stabilirsi d'epoca anteriore a quello di Sla- tilio Tauro in Roma , ed a quello di Pompei : ma questa opinione fu messa in campo e promossa specialmente da varii letterati degli ullimi secoli, i quali magnificando la potenza Etrasca, tpianto in Etruria tro- vavano d'anticlii edifici tosto didiiaravanli anteriori alia dominazione de' Romani , ch'essi solo consideravano come distruttori : cosi scriveva il Guazzesi (i) acranienle rampogiiato dal Mallei il quale tant'oltre tras- corse die nelle sue Osservazioni Iclterarie (2) asseri die « Anticliissimo )i per veritii sarel>be slalo codesto anfiteatro , perche Luni gii fin dal (i) Alii deirAccadcraia di Corlona vol. II , c supplemcnto nil vol. XX o ncl di cui fianco c scolpjlo un sacrificio. Ma ncUc ultime ricerclie cominciatc dal marcliese Remcdi e prose- guite felicemcnte d'ordine di S. M. , le opere cstralle da quel suolo vinsero quanto sin'ora se ne conosceva. Due piedi di bronzo si trova- rono, di ottinia scultura e getlo nitidissimo , i quali dalla inaniera del modellare si giudica con certezza che appartenessero a statue Iconiche (2) ; quiiuli una serie di statuette , pur di bronzo , fra le quali noto specialmente : due Comici , o Mimi in atto di gestlre : due guerrieri combattenli , come ncllc danze de' Coribanti : due altri di Tritoni , o Ncrcidi , uno dc' quali tenente un putto siilla spalla dcslra ; un Arpo - crate , figura preziosissima per rcrudizione pei niolti simboli , dc'quali va adorna ; e due figurine bracate (3). Tre scudctli da' quali sporgono altrcttante teste , fra le quali bcllissiuia e qncUa di Ercole , e niolte borchie di vario diamctro , Ic quali cose ( unite con alcuni listelli de- corati di gole intagliate ) formavano ornaniento ad ima porta di bronzo. A cio si aggiungano altri pczzi come; una bella grappa coUa sua im- piombatura , a coda di rondine e lunga m. o, 190 : una maniglia per (1) Doscrizionc della Liguria , in Cue. (■i) Eraiio qucstc sUituc dedicate a* patroni della colonia , od a pcrsonaggi bcncmeriti : lili an- ticlii scultori tisavano seiupre di piantarle stil piede sinistro, onde nc a\Tennc rhc '[uesti due picdi soli siaii&i salvati , poiche i devastaturi , gcttata a ba^so la statiia mediantc una ftine passata al coUo , quella necessarianicnte schiantos:>i alia noee del piede clic piantava. La inaniera barbara colla quale questi sono iinpiouibati ci signitiea elie tali statue, d^ottima epoca , cbbero successive dedicazioni mutando loro il capo a vicenda : circa la quale usaiiza si veda Dione Grisostoino nella orazione XXXI Rodiaca. (3) Siccomc molte di qucste figure conscrvano postcriorniente un anello orizzontalc, cosi io credo cbe gii adornassero una qualchc uicchia , o Zoteca come in una iscrizionc presso Orelli N." i368 Signis ■ aereis • A' • //// • dispositis • in ■ Zolecis ■ et ■ balbis • aereis • etc. 236 MEMOniF. j)ortar vasi : due calamai lavorati al torno , simili ad alcuni trovati a Pompei: una fiaccola di molta graudez/.a, e varii altri oggetti minori. In marmo si linvciuie : una testa , ossia ritialto incognito , di un jnitlo , ili otlima grcca scultura : iin fiammento hellissimo d'un piede colossalc maschile : due statue ( acefalc ainbedue ) dclle quali una fem- minilc , tutta panneggiata e di gran bellezza , rappresenta una Augusta soUo i simboli ili romona, come vavie sen'lianno iu nioUiMusei: nello Stesso niasso e aiichc licavala la pianta : la sua largliezza alle spalle e di m. o,5io: I'aUezza sino al cello (cornprcsa la pianta) di m. i, 610. L'allra statua manca di piu di ambedue i piedi : e tuttavia alta m. i,645 ; panneggiaia anch'cssa, ma opera di mediocre scalpello ; il costume e r alteggiamento delle braccia indicaiio clie vi era effigiato un sacrifl- catoie ( che c forse la piu ovvia figura tra quante vedansene ne' Mu- sei ) : io credo die vi fosse rapprcsentato un Augusto , essendovi poi state impernate successivamente le teste di piii d'uno de' successori. Bel- lissimi e di greca invenzione sono pure alcuni capitelli di pilastri , scol- piti nella pietra vermiglia del Caprione, de' quali alcuni sono alti m. o, igS: altri solo o, 146 e tutti di disegno leggermente variato. Tralascio i frammenti architettonici che infiniti vi si trovarono , tra i quali un mezzo capitello corintio di pilastro , largo o , 772 ed egregiamente in- tagliato : ne posso ommetiere qui la varia forma di alcuni capitelli io- nici de' quali uno ( raro assai nell'anlico , ma non unico ) ha le volute angolari ; quattro altri poi con diametro eguale 0,74^5 ed alti o,334 ( apparteneiiti alle sopradette colonne onorarie ) sono di barbaro lavoro, ma di singolare invenzione, presentando due volute ad ogni lato, cioe otto volute e nessun pulvino : un taglio orizzontale che passi negli oc- chi delle volute da un quadrato. In terra cotta e notevole, per essere tulla lavorala coUo stecco, una piccola testa barbata : un'antefissa non inferiore alle piii belle , e molti frammenti di figura ed ornato che gia componevano un qualche estesissimo basso rilievo. DELI.A CIT'lA EI I.UJII. aSl APPE]\DICE MONUMENTI EPIGRAFICI. Lc iscrizioni Lunensl cbbcro a piiino ricercatore il celebre Ciriaco e dopo lui Piclro Apiaiio die ncl i534 puliblicounc di Carrara c Sar- zana , cb'ci^li chiaina agri Lucensis , c siccoine la cletcrniinazionc to- pografica di queste due citta , e coUe slesse parole espressa nelle iscri- zioiii JUS. di Rainaldo Orsiiio che le compilo circa il i525 (i) , cosi e probabile die della fatica dull'Orsino siasi valso TApiano. Vengono quindi speciabiiente il Grutcro, il Gori ed il Muratori , e piu di tutli il Tar- gioni-Tozzetd die ne raccolse nel tomo X de'suoi viaggi quante allora conoscevausi , e sopratutto quelle ci conservo die erano sparse ne' \i- cini villaggi ed ora andarono perdule: ma questo dotto, d'altronde non sfornito di critica anche nelle cose archeologiche , e che per considerare la fisica disposizionc del paese, soggiorno in Sarzana, invece di copiare dal vero le lapidi die avcva solt'occliio , anio meglio attenersi ai fallaci manoscritli del Landinelli e del Rossi : quindi alcune iscrizioni da lui date sono spurie , altre corrotte , ma tuttavia siccome delle epigrafi a tempo suo csistenti , ora poche ne avanzano , cosi e forza sovenli a lui ricorrere onde averne copia ; dopo il Targioni altre ancora se ne sco- prirono , come tutto di succede , e se sono seinplicemente sepolcrali vengono per lo piii impiegate a vili usi di fabbricazione e cosi toUe per sempre alle erudite investigazioni , e mentre un bronzo trovato circa dicci anni sono ando ad ornare il museo di Bologna , di altri marmi scritli, anche di gran superficie si ha contezza essere stati spez- zali a colpi di mazza, e faltane calce dagli ignoranti conladini. Prima fra queste iscrizioni, aluieno per aspelto d'antichita, dovrebbe essere la pietra segnata di caralleri Etruschi in colonna verticale, che (i) Montfuucon. Bibl. Biblioth, ross. pag. 1153. a3S MEMORIE ora conservasi nclla UQivcrsita di Gcnova : fu trovatu ncl i8a8 ntllu ■\lUa tli Novh pi'esso la Rocclielta in Val di 'Sara, proviiicia tlclla Spe- /.ia , c ila alcuui fu creduta rapprcseiitare una divlnila campcslre , da aUri , c piii proljabilmenle un cippo tcrminale di jiosscssioni, ma igno- randosi cgualmcutc e la sua aulichila cd il coiileiiuto dclla iscrizione , sicchc allro luinc non ci somminislra clic per la geografia, io la Irala- scio , riinandaudo clii ne volessc avcrc idea alia stainpa che ne diedc il Gcriiii dopo la prefazioae. Delle iscrizioui ch'io seppi raccogliere dli'6 solo poche parole poichc alcune di esse sarebbero dcgne di speciale illustrazione cominciando da (picUa al N.° i trovata nel i83o nella valle di Colomiata presso Car- rara per conscguenza ncU'antico agro Lunense : fu falta incidei-c in ramc dal sig. Repetli il quale sospetta che la parola VIL nclla seconda linea sia una scorrezione , e che vi si debba leggei'e VIC (i) : non parmi tullavia necessaria tale emendazione, cpiciralibreviatura foi'se non indicando allro che il nome di famiglia Villio , o Vilonio come leggesi iu alcuni marmi (2) essendo Ilario, od Ilarionc il prenome, e la carica di Magister forse si riferisce aH'essere egli stato sopraslanle o curatorc di cpialche cava Lunense , come di un Magister a marmovibus si ha nienzione presso Grutero (3). Cosi pure il ])iccol uuuiero di questi de- curloni , mi fa credere che non di queili della vicina Luni vi si parli nia di decurioni di una socicta di lapicidi, come Decurio conlegifabnun fervarium abbiamo in marmo Gruteriano : delle quali cose si avrcbbe maggior chiarczza se la iscrizione non ci fosse pervenuta nmtila. Questa lapide collocata I'anno 22 dell'era volgare ci dava , comin- ciando dall'anno iG , una serie di sette consolali della quale mancano i Ire ultimi che possonsi supplire con cerlezza. II console Haterio porta (ml il prenome di Decirao conforme a lapide Gruteriana, mentre ha presso Tacilo e Muratori quello di Quinlo. L'ultima leltera che avanzi della iscrizione e la M del prenome di Valerio Messala , dimodoche Ic lince i4, i5, i6 conlengono ire nomi di Decurioni (dc' quali il terzo pare rhe avesse il nome di TEIVS analogo a quello di Tiburtinus e (1) OillAliiL' Apu.'iiia etc. [lag. G9. (i) Giulciu. BLWIU lu, CDLXXXVIII (i) XXV li. DF.I.I.V CITTA ni I.UKl 23q conscn'atoci da Propcrzio ) (i), mcntrcche tlue ne sono costanlcmcnlc segnali ail ogni anno : e pero qucst'anonialia spicgala tlal Tliela appo- sto al nome di Tiburlino Filone decurionc allaiino 17, onde trovandosi mancantc il nuniero loro, ne furono elelli Ire all'anno ig. L'ortografia clie v'c sovcnti viziala non nicrila ])arricolar riguardo , talc essendo il caso della niaggior parte di quelle scritle in citla niinori, e lontaiic da Roma. Le iscrizioni ai N.' 2 , e 3 A'ennero giusta il Rossi contemporanea- mcnte scoperte ne' ruderi di Luni ncl X^'II sccolo : trasportate qulndl in Sarzana furono lungo tempo lasciale in dimenticanza ed al loro ilanno contribui specialmente I'umidita ch'ebbero a sollVirc : cosi rolte furono qulndi nel principio dello scorso sccolo collocate ncl vcslibolo della loro casa dai Grilli , ai quali successcro nella padronanza i signori Magni. Mcglio clie dal Targioni il quale le desiuise dal Rossi, furono dale dal Muratori , il quale pero, quantunque ne prendesse copia sul sito, tra- scuro la esatta distriliuzione delle colonne nelle quali suddividonsi; deve pure essere correlto lo sbagllo suo nella prima linea della iscrizione de' Fabbii dove Icsse : NOMINA • COLLEGI • FABRVM • I L I C mentreche vi sono tre lettere sole e clie la (S vi e clnarissima , e sem- pre di questa forma. Da questa erronea lezione egli crede questi marmi appartenenti al castello di Lerici , die suppose esislente sin dai tempi anticlu e detto Ilex: percio si fondo sopra un documento del i4*5i nel quale e cosl nominate : piu alia memoria scn'ha tutlavia presso rUglielli ne' Vescovi Lunensi sin dairaiino 11 85, senza che percio sia attestala I'antica esistenza di quel castello. Questa lapide , come la se- guente, spetta cvidentcmenle al principio del IV sccolo, in epoca cioe in cui ( sopratulto per le piccolc iscrizioni ) era invalso I'uso di segnare le lettere L , T col pedale , 0 la traversa talmente imperccttibili che quasi scmpre confondonsi colla lettera I , e da questa solo per razio- ciuio si possono distinguerc : quindi e che questa parola si puo Icggere (i) Lib. IV cK'g. 4. J3. Tcrrita vicinas Teia clamat aquas. 4o MEMORIE fgiialinonle LIGnifcrorum come prcsso Muralori ((), i quail altro noii erano cl»e i Denilrolbri , oppure ( e con inolto inaggior probabililu ) COLLEGI • F.'UiRVM • TlGnarioriwi per corrispondenza al inarmo del Dciulrofori , infatti (piesti ulliini furnno per editto di Costantino riunili agli altri collcgi dc' fabbri , e basla vederc qucsti due mariiii per tosto coinprendere che dovcvano comporrc una tavola sola. Alcune letlere , cli'io aggiungo in carattere corsivo , esislcvano a' tempi del Muratori di piu clie non ora : in qualche parola egU vario I'ortografia , io notero solo esscrvi in fine vcraincnte scrilto Haryspex secondo il pill anlico modo , del che non so se abbiasi altro esempio. Le istesse Tarieta sono nella copia che il Muratori di della iscrizione del coUcgio dei Dendrofori avendo egli generalmente , giusla lo stile del secolo in cui vivova , correttc le lettere che , o per la pronuncia locale , o per errore dello scarpellino variano dalla comune ortografia. Al N.° 4 ^ il decreto di assunzione a patronato di un collegio nella persona di un L. Cot. Proculo : essendo egli quivi detlo honore fascium replctiis , potrebbe nascer dubbio che sia stato console suiletto ed a noi ignoto , seppurc anziche il consolato egli non ne ebbc che i soli onori come fu qualche volla in uso di fare (2). L'iscrizione fu raccolta in undici frammenti di bronzo. Viene quindi al N." 5 l'iscrizione messa ad un curatore acdium sa- crarum ct operuni puhlicorum come egregiamente supph il conte Bor- ghesi : la N che e nella prima parola svela pero clie il nome suo era Scribonio anziche Liborio : c in tavola di niarmo bianco , e non poste- liore airimpero di Adriano ; di quella che vien dopo giu si e parlato al Capilolo II. Le due segucnii , trovate nel medesimo tempo e luogo vedonsi iufisse nella faceiata della chiesa di San Lazzaro : esse for- mano pero un solo tilolo , come ne abbiamo altri esempi nelle antichita della Gallia del Mallei ; I'ultima parola non e intelligibile ; la mcnzionc della Macerie ci puo far ccrti die qui s'intende di una edicola campe- stre cost cinta come ricavasi da lapidc Gruteriana , oppnre , e forse piu probabilmente, di un ccnotafio o sepolcro da qucsto Manlio risar- (1) MMXVI. 2. CoUesi Lignifirorum. (a) MuicuiD VcroncDte. CXVI 3. DEt.LA CITtX DI I-UNr. 2^1 cilo collaggiiinta di un grado o scaglionc come usava in simili inoim- inenli (i). II N.° 9, noQ ha guarl scavato da quelle rovine parmi che spelti esso |)ure alia classe delle iscrizioni pubhliche per I'liUima parola che vi si legge , e che pu6 esserc restitnila Solo Sua Fecerimt , oppure Soto Empto Et Publicato , od in consimili modi: e in frammcnto di un gran disco di niarmo bianco , e le Icttcre sono di buona forma. Una iscrizione era pure scolpita soUo il basso rilievo dello dc' Tanti scritti nellc anticlie cave Lunensi; vi riniangono ora le sole lettcre . . . RO . . . , le cpiali forse fanno parte del noine di Settimio Severo , qua- lora si voglia tenere la probabile opinione del Guattani, e credere clic vi fossero efligiati sotto gli emblemi di quelle divinitA , il dctto impe- ratore coi due suoi figli Caracalla e Geta. I marmi dal N.° lo al iS furono tutti riiivenuli nelle escavazioni fatte nell'anno 1837 nel fondo del marchese Remedi. Quello dato da L. Tizio e un cubo che ha per lato in. o, 55o , e l-eggeva una slatua d'incognito personaggio; I'iscrizione al N." ii ci denota in L. Elvio un uomo be- neroerito della cilta di Luni, ed onoraio con una statua che a noi non pervenne : queslo dado, il quale posava ancora sul sue zoccolo, e alto in. o , 862 : lungo e largo o, 670. La lapide innalzata a M. Turtellio sempre pit\ comprova U rcale deduzione ed esistenza della colonia Lu- nense ; quantunque queslo marmo abbia una grossezza non inferiore a 3o centimetri , pure fu Irovato rollo in sei pezzi : non inancava pcro nessuna leltera. Queste tre iscrizioni non ci iudicano cpoca alcuna, ma dalla forma dei carattcri si puo argomcntare ohc qnclla di L. Tizio apparlenga agli anni degli Antonini, e le due scguenli siano certamentc del primo secolo deU'impero. Certa e I'epoca del frammento al N.° i3 essendovi menlovato un Vespasiano , non e pero che piccolo avanzo di grandissima iscrizione , cssendomi stato narralo dai contadini , come ( molti anni or sono ) scavando in quel luogo , avevano rilrovalo un niasso enormc di marmo slaluario , la di cui forma era quclla di una ])iramide posta sopra un cubo , essendone le qualtro faccie reltangolari oicupate dii quattro iscrizioni: aggiunsero, di avcre S|)ezzato ([ucl marmo a colpi di mazza jier fame calce , ma che \i avevano lasciato il niicleo (1) Grut DCCXI 3. Cum • Jscensu ■ Graduum yil. Seuie II. Tom. i. 3i 342 MF.MOnir. jioirhe il marmo eslralto per queU'uso p;irvc loro sufficienlc ; apiiunlo iiel luogo indicalo fu ritrovalo il luiclco ili quel masso , c riiiiaslovi presso il framnaeiito presente , ambeilnc della stessa qualila di martno statuario ; eraiio poi quesli marmi tulti improulali ili col[ii di leva , e di mazza. Dei lumi clie si possono ricavare da questo lacero avaiizo , •»iii si e tliseorso uel capo dei supcrstiti momimenti areliitcttonici Ln- nensi , solo aggiiingero qui ]ier inaggiore intelligenza il rislauro delle paroK' mulilc: ( Manca il iiome ttct personnggio ). equO ■ P\T3Ll60 // vir • <7ztINQ • FLAmen ( Romae • et • Aiigusti ) ? patronus • colON • FRAEFEctus ■ fabrum tr • mil ■ leg ■ xXl ■ RAPAGIS • I« ( Helvetia )? Imp • Caesaris ■ FesVkSlkm ■ AVG ? ( ornavit ) • eT • VJtLSTituit II cognonie Rapace indica con certezza clie qui traltasi della legione XXI , della quale piii volte parla Tacito nella guerra Vitelliana : ho supplito In • Helvetia peiclie lo stesso autore (i) ce la fa credere a •piartieri dinvenio a "S indonissa, ora Windisch, e lo attestano i marini e le figidinc cola trovale nel 17 14 , ed illustrate presso lo Schelornio (2) Uii fianimento rinvenulo nello stesso scavo ha le parole /acJVNDVM, id un aliro in ottimi caratleri ha le segiienti linee: AC • N DOM EXCON PLEBISQ .... ' Alia classe delle isci-izioni pubbliclie ed imperatorie speltano egual- raente i inilliarii : quello dato al N." i4 fu comunicato al Muralori lome esistcnte a Nocchi nel ducato di Lucca ; qualche anno dopo il (1} Histor. lili IV. cap. 70. (uj AmoeniUtcs lit. Gerraanicae vol VII. DELLA CITTA DI LUSI. aijS Taigioui lo clisse Irov.irsi a Camaiorc ; ad ogni modo sospella e la sua lezione trovandosi dato il titolo di Divo a Flavio Graziano iraperatorc rristiano ed ancor vivcntc , parmi chc dcliba cssere cinendalo D • ]\ <:otac ill tulti i mllllarii di qiieU'epoca. La prima parte iiou so come si legga scriUa col iioinc di Valenle Augusto menlre qiiesti fu impera- tore d'orienlc : dubito die la pictra vi sia corrosa e vi si debbaiio at;- giungerc Ic uUime lettere per avere il iiome di Valentiiiiaiio I die re- gno dairauiio 364 ■'' ^"J^. Qiiella di Graziano fu posta dopo la morte di V'alentiniano , vale a dire Ira il 385 cd il 3-^3 : nella sua qnarta li- nea manca una F (^Filio ); il periodo della terza epigrafe corrc Ira il 3']5 ed il 392, oppure anche fu messa dopo la morte di Graziaiio, uou essendo iiso di dividere per tal modo , ma beiisi di unire nelle lapidi i nomi e i litoli degli Augusli coregnanti. E pur singolarc come man- chiiio , 0 lion siano state date le note iiumerali delle iniglia : pero chi lie vuole avere una esalta lezione valgasi del milliario allallo consiuiile, ed esistcnlc a Pisa, slampato per la prima volta e con ogni esatlezza dal Clilmeiitello (i). La lapide eretta ad Augusto al N.° i5 cjuantunque tuttora esistente ill Sarzana dove Icggesi scolpita nella estremila , o faccia miuore di uii gran iiiasso parallclepipedo di uianno bianco^ non puo andar esente da censura; il sesto consolato di Augusto corrisponde aU'aniio 28 avanti I'era volgare : ora, sin daU'aiino 36 aveva Lepido rinuaciato al trium- virate, ed Antonio erasi ucciso all'anno 3o, dimodoclie qucUa podesta tntta trovavasi conccntrata ncl solo Augusto : a die duiupie I'espressione Triumviro Reipubticae Consliluendae die leggesi nella terza linea ' Strana e pure la forma della V numerale fatta a guisa di Iriangolo. Forse pero die dovrassi inlendere di Triumviri Lunensi,come di Trium- viri della colonia di Osimo si ha altrove (2)? Resta pur sempre la dif- ficolla deirufiicio loro e del combinare gli anni : a cib aggiungasi die dicendosi questa trovala dai Benettini con altrc iscrizioni ncl I'joGnon fu pero stampata dal Muratori die tutte allora le raccolse , ed il ve- derla incisa sopra un lal masso clie non si saprebbe bene iu qual modo coUocare. La lapide die spetta a Nerone al N.° 16 , la ricavai dai ms. dil (i) X)c honorc UisscUii cap. 4^- a 1' originale di Ciriaco sc^^iia una 7 die sarebbe la Z, o la S date dal Grutero,e dal Lozio, ondc e chiaro die devesi leggere 7 • FR, cioe Cenlurio Fliumenla- vioruni : come un Frumcnlario e pure il Firmidio rhe dedica liscri- /.inne. Al IS." 23 e la lapide voliva a Giove Sabazio Irovata in Luni nel XV sceolo : alle sigle SP io antepongo le ST. del prenome Statius die leg- DLLt.A riTTA ni I.UM. o^.-) gcsi in altri marmi (i) Lc iniziali che sono in fine , dal Mcdusci lel- icralo Sarzanese di quel secoio furono Ictle come e segnalo in uiar- giiic , cd interpretale in niodo poco lapidario (2) ; Grulero segiiendo I' Vpiaiio enoneamcnle la dice esisleiite in Lucca : seguo iielle ultime sigle la lezione di Ciriaco Doniun • Libcns • Dedit . Locus • Dalits ■ Decurionum • Decreto. , e qui nolo che una novella menzione ne ri- caviamo dei dccurioni di questa cilta , e novella prova del suo grado di colouia Roinana. Fors'anchc a Giove (come sovcrili Icggesi e come e la lapide al N.° 22 ) era dedicata la iscrizione N.° a4 per la salute di Garacalla e della madre Giulia Augusta: fu trovata nel 1706, ed era in Sarzana presso i Benetlini. Nella lapide N." 23 altri Iccgono IVMONl • IVSTA • N. die il Gori spiega lusla • Nepos , ed il Mura- tori Iiixta • Nernus ( cultae ) ; a me pero raeglio arride la lezione del Rossi IVNONI • IVSTAE • N , vale a dire che il Liberto Cleanto dona un Larario al Genio (lunoni) della comune aiUica padrona Giusta : curiosissima e pure la jienultima linca , che si deve fraucamente cor- reggere PHRIXVS • HELLE , nella quale si allude alia nota storia di Phrixo e di Elle sua sorella , ligli di Alamaute Re di Tebe , storia narrata da Igino , e secondo la quale fuggendo essi dalla malrigna , e valicando lo stretto de' Dardaiielli , Elle vi si affogo : oi-a, queste parole nel nostro marino io non saprei altriraenti spiegarle che col credere che fosse al Liberto Cleanto succediita una simile avventura. L'iscri- zione alia Fortuna Piacida, N.° 29, (della quale si ha meraoria presso Reinesio pag. 206) e tratta dal Muratori dalle schede di Pirro Ligorio: non e pero riporlata nel Lessico anliquario ms. di quel grande archi- lelto che conservasi ne' RR. archivi , alia qual cosa aggiungero che egli poca , 0 ncssuna notizia dovetle avere di questa citta poiche al vo- lume segnato L dopo aver detto di Lunigo terra del Trivigiano . la pagiaa seguente deslinata alia cilia di Luni riinase in bianco. Votiva pure alia Fortuna e la iscrizione al N." 33 trovata nel 1765, nella qnale il Lami che fu priuio a darla lesse 2\iebutius trascurando I'interpunzione, come pure ncUullima leltera stampo una M, dove e veramenlc una S; era quesla epigrafe (che e soju-a colonna di cipoHino ; di o, 332 di (1) E veraiiiciUc ST Icjjgcsi prc&;>u I'lvano iu IcUera tifl 1 17a , c I'Apiaiiu a pjj;. i^^- (a) Ivnno MS. Klliui cilala. 2^G MEMORIF. iliaineti'o ) Irovasi in una villa delta II Bccco , noii liingi ilal villiii!;i>io di Nicola. QiieU:i di C. Auridio jiare rclativa ad im dono fatto ad Ercole : alia slessa divluila pure, o ad Igia ajiparticne riscrizione N.° 3i scolpita so- pra colonna di inarino bianco , di o, 532 di diametro. Al N." 38 e una laplde votiva ad una divinita non menzionalavi : il cogiiouie di Svezlo era yiinphius , od Ainphialiis come leggesi presso Muralori (i) , od y(/iii/j/ijbiunus (2) , od ^inphefistus come in nianno di questa 11. Universila (3) : pure siccouie in Luni esisle Tanfilealro , cosi se ne voile trovar I'autore , e vi si lesse corrcntemente AMPHl- tealrum • Fecit. ; la lellcra F dcv'essere iniziale del nome della Dca Forluua, o della Feliciiii , o d'alUo tal Nume. Al N.° 27 e la lapide di C. Lepidio prefetto de'Fabbrl illustrata dal conte Borgliesi dalle scliede del professor Bartoloni , ed incisa in un picdeslallo, del quale il lato supcriore conticne I'intacco di un perno: la Dca Luna qui menlovata e la Diana Lucifera die si ha presso il Mallei (4) della Noctiluca da Orazio. QucUa al N." 32 fu posta a Bel- iona da uno Siefano servo dell'Imperator Vespasiano. Alio stesso conle Borgliesi devesi la illusUazione della lapide scpolcralc di Apulcio al N.° 34; cpicUa al N.° 35 e in casa iMagni siluatii di sopra alle due de' Fab!)ri e de' Dendrofori , ha nel fregio scolpita una colomba sostenentc Kii festoue : niatica il simile animale che era d'incontro. Crede con niolla ragione il Muralori che la seconda linea vada supplita col nome Sebaste , palria di Aaniaiio , e cilta celobre della Palestina. . L'epigrafe di Fabia Forlunata al N." 37, come Iralta dai troppo Hil- laci ms. del Landinelli, io vado pensando che altra non sia che quella apparenlcmenlc vollva e posta al N.° 26, ma data pin compiutamente: aliiieno parini quasi certo che siano state confuse. La lapide di Ulpia Florenlina al N." 38 fu , non e molto, scoperla : la carica dei dispeii- salori , ossiano economi , o fattori imperiali occorre soventi menzionata nt-gli anlichi marini ; frequentc e pure , sopratntlo ne' litoli seyiolcrall crisliani , la parola complessiva Mensibus scnz'altra eiuimcrazionc. (i) Vol. IV p"?- VI. -, c DCCLXXVlli 1 (3) Grutcro CCL i. (3) Marmora Taurinensia vol. II pag. 57. (4; Musiriiiu Vcr. LXIX :'|. DEI.I.A OITTA Dl I.UKI. 24? Sieguc al N'" 3g una Inpitle die cl diircl)hc nolizia tli granai inipc- rlali csistculi iii Luni , so si polcssc j)rovare die I'impicgo tli llourca- rius fosse stato da AI)ascaiilo copcrto in t[ucsla cilta. Degli Abascanli scrisse una notizia il Pcrimezzi nd volume IV degli Opuscoli Caloge- riani, nella quale non qncsla lapide sola si onielle die allora era gia dissepolla, nia hen'andie la jjiu gran parte di qudle die portano cjue- sio nome gentilizio. La iserizione posta al N.° 4^ '^i i'*' "''"' notizia circa il diritto de' sepolcii uniforine a molte allre clie si hanno uci corpi epi- grafioi : qucsto punto di eiudizione e dislesamentc Irallalo dal Gu- lliero (i). Le liipidi N.' , 4' > 4- c segg. sino al 56 non oHVouo nulla di consideicvole ; solo parmi di avverlire clie al N.° 45 rullinia pai'ola vada li'tla IO\'IANVS : al N.° 4? i' no\ero di Ire nicsi fu inscrito dopo per oinissione dello scalpdlino : e die al N.° 4^ '^ nome dclla donna nia- laniente interpunlo dal Rossi e dal Targioni debba Icggersi ARESC\'SAE, come in marmo Muratoriano (2). Le due ai numeri 5'j , e Sg sono evidenlcmente cristiane , qualora ndla prima linea non sia occorso sbaglio per parte del Rossi die solo ce le ha tramandate ; qndia sc- gnata 58 , e recentcmeute trovata ( cristiana anch'essa ) portava in fine i nomi de' consoli , de' quali le iniziali NE . . . indicano forse Ncoterio die occupo tal carica nd 3go. Cristiana appare andie quella al N.° 56. Colloco in fine , come non scoperte in quesLagro , le iscriziojni dei due tabularii , o vogliam dire ragionieri de' marmi lunensi, ddle quali la prima e deU'epoca de' Vespasiani come dal nome de' due Liberti ; Muratori , Rossi , Targioni dicono essere qucsta a Sarzana : faito si e die qucsto marmo fu Irovato a Roma presso S. Croce in Gerusalemme (3) come nolo il Castiglione che fu il primo a stamparlo neU'anno i594 ne si sa die mai sia stato di cola mosso , che anzi un'altra lapide ab- biamo , Romana anch'essa, e dedicata da [icrsonaggio omonimo (4), che con grande probabilila possiamo ci'edcre essere lo stesso Liberlo Flavio Successo di questa iscrizionc. E qu\ giova osservare come dall' ultima linea aliliia il Rossi voluto trar notizia dcU'acqucdotto di Luni, del quale (1) Dc lure Maniimi lil). Ill cup. 6. (a) CMXLIX 3. (3) Dc uiitiqiiis piici-orum iircciiooiiuilius. Apud Grcvium vol. 11 col. 1073. Cl) FjlMilti CDXXX 3. 348 MEMORIE lion v'e pero traccia alcana , ma sc la lapitlc siava prcsso Roma, ccrto uon vi si parla d'acquctlotto cl'altra citta ; quesl'ullime parole non es- in-iinouo al solilo , colla fonnola legale , die la scrvilu tli uno spazio ilovuto al trapasso di un'acqua incognita. Romana pure e la isciizione seguente del Tabulario C. Arlio, come trovata al niiglio 8." delia via Prenestina. L' ultima lapide fu gii nel museo Capponl in Roma , ed io la ripoito solo per la menzione che vi si fa del marmo Lunense in un con quello dell'isola di Metelino , e col Travertino. A quesli marini io non unisco que' latercoli ne' quali sono scrilli sol- dali Lunesi, perche non giovano all' istoria locale, solo notero alciini bolli di figuline trovati neU'ultimo scavo , e sono ; C • CIVICI ...;... TERTI • PAP • ; LVQ; L • RASINII • PR . . . OL ... Ne devo omettere due anelli , in uno de' quali , che e di bi-onzo , leg- gesi nel castone : PVELLA ( vU'at ) V • A ( amor ) ed uno, che e d'oro purissimo , ha scr'itlo nell'orbiculo FELICITAS • NVMITOR. cioe Felicitas Numitoria , della qual donna per curioso ac- cidente si ha menzione alia seconda linea delle Matrone nella lapide de' Dendrofori di Luni al N.° 3. Vi ho pur anche veduto un sigillo di bronzo, nel quale leggevasi: P • VICILII VRBICII DELLA CITTA DI LL'NI. 3 4n CORPO EPIGRAFIGO LUNENSR N. D. Awt'ilo che le si'gmitti iscriziorti furoUo tutlc dame copiate did marmi , per quanta fu, possibile, cd in mancanza di quesli, dulle slanipe e dui nis. , sen/pre colla maggiore scntpolosita: per quesla causa ho omesso il sif, cJie uvrei dovuto segnare troppo frcqucn- ienicnte. Segno colC asterisco quelle che copiai io slesso. N.° 1. R'*pcUi- (Sopra I'AIpc A"puatiii ccc. in fine ) >I;i5sa in casa Sahioni. Anno vole. au. T>- HATERTO • AGRIPPA • C • SVL • CALB • C°S HILARIO ■ VIL • MAG • POS • COISSVLKS ET • NOMIXA • DECVR SISENNA • StATlLTO • L • SCRIBOMO • C<^ HILARYS • VACCIO SCARIPVS • NERVIYS L • PONPO • FLAG CO ■ G • C.ECIL'O • C' TIBVRTINVS • PIIILO ® C.\P1T0 • SOL^'IMAR'S CL • CAESAR '" • GERMAN " • C" • C' TIGRANYS • FELICIO HERAIIPPYS • PRIMYS" M • SILIO • L • NORBANO • C' GABNYS • OPTATYS APOLLOMYS ■ CAIO TEI M ■ f^alerio • Messalla • M • Aurelio ■ Cotta ■ Cos CI • Cacsare" Druso" C" . Cos D ■ Ilatcrio • Jgrippa • C Sul Galba ■ Cos Serie II. Tom. i. 32 2D0 MEMOnlE C/1 (73 H n f d o 'i^ <1 S 2 < Htj hi H 55 o t^ a ji ^ 9 eg w 5 H '^- 5 ^ <; <1 I— '2cr(Zic/5'^^'^c/> n !33 < ■^ H CZ) ^ @ D3 h»^ i H ICV TMEDI hiM O o •TJ < -^ t1 O c^ VI CA t»- >^ S S f i** ^ "^ w . C/3 o H S3 t/3 ^ I— I <1 O f o o H c/3 c/5 tyj c/3 c/3 c/3 en < < n < J53 C/3 s 5' C t* (73 c/3 c/i c/3 cn C "^ O Id g H f5 2 H DELLA CITTA DI LtiNI. 25t N." 3. Muratori (OXXII. i.) Targioni. Rossi, ms. Sarzana iu casa Magoi. I nCTAVTV S TATA EPTIVS S DONATV S FALTONB S .AFRICAN TETTIV S LVCINV s MARGR' S ACHILLA FORTVNATVS A^ G AQVILIV S L\T(^'AR I POMPEIV S AFRICANV s IVLIV S SALVILLV S AQVILIV S LVN^'ARIV s VALERIV S ^ELOX S FVLVIV S HERAIERO s LEPIDIV S FORTI S AQVILIV S EVCHARISTVS PATIDIV S THRIPR^ S LIVIV S HELIODORVS IMxMVN FLAVIV S APRILIS HERENN DE:METRI"\'S IVN. AQVILIV S PATROCLVS FLAVIV IVST\ S VETTIV S PROFVT^■RVS MAT OCTAMV S ]MNESTAE^ S LEPIDIA- n LIA • TITIM-i ■ CRISPIN. OCTAVIV S SVCCESSVS NV^ilTORIA • FELICITAS RVTILIV S PROCVLVS FILI^- IVLIA • PROBITFL- ATHENAIS LICLMV S TACITVS TETTIVS ■ GAE.MI!sn S TETTIV S GEMELL^■S BOIAELLIVS • TIODOTVS PEDANIV S LICER.iLIS L • POPILLIVS • GANDIDVS IVLIV s :\iAXDn s -\]S'NIV S SVCCESSVS TETTIV S TETTLy\"VS TERENTH S PROC\ LVS ^ALERIV S PROBVS AVRELFV" S GLYCER^ S Iir^RENNIV s de:\ietrivs mSELL • DE^'DROPIIOR • D a;)3 MEMOniE d H o < o n CO ** S < n c« on G CO t*- >'^ < e O '— CO i> » fi PI O CO O H <-' H CO H fO <^ o o o o 22 2 w H . (^ CO • ta . cr^ t-i o d O CO o 1^ CO O ?3 o w R ?0 o I— H H H H R o H o ■ CO n o CO R CO H ' R W O CO ii p* !^ ^ K. -5 O H CO R % R ^ • ►^ ^ ^ -^ I— > CO R O :^ o R R CO O n o en R n H I—) GO R R R CO O n CO H-) R . > > tJ Co r' w CO ^■^ Co R Si CO R So R R R OS h3 H O n R W CO R H 2 CO o Co T3 R R • R ^ tg ft 2 o' ft ^R • H TJ . -> o w ^ ^^ > ^ R . d R • R n ^ H o '^ R R O W R g 'Uo il Portone. . . . IBOMO • PROCVLQ . . . R.VRVMETOPERV:\l N." G Muratori ( MCXU 4) Rossi ros. Targioni , Gori. AOCTAMOERONI- MAIORI COLOM • ET • INQVILIM N.'7 *,e 8 » A S.. Lazffto [vrc^sp ^nan;;. Ip^Jita. :\iANLn's • M • L EROS GRADVM ■ DEBIT AIACERIA^IQVE REFECIT • :\1A . . Luni in ca^a 4l4 Q Pic(4v. IncdiU C • IVLIVS • HE . . . ET • PORTIA ........ SOLO N." iO • Al casino Rcmcili prcs«o Li^n.i. Inci^ita. N." il * .'A casino Rcmcdl. Incilita. L TITIVS- L L PIIILARGVRVS L • IlELMVS • L • F • G*L BASIM • DAT POTIMA N.° 12 * Al casino Rcmedi. Innlita. M TVRTELLIO • C • F • RVFO DVO • VIRO • HI ■ Tfv • :\llL II COLONI • ET . I^COLAE ^.° 13 * Al casino Rcmedi. Incdita. . . . . O • PV15LI .... I>Q • FLA . . . . ONPRAEFE . . . .^U.RAPACIS • I . . . PASLVNI • AVG . . . . T • REST . . - !l54 MEMORIE N." 14. Muratori ( MLV. 3. ) IMP • CAES • D • N VALENTI • PIO FELICI • SEMPER • AVG CIVIT • LVN MP... BIP • CAESAERI • D GRATIANO • PIO • FEL SEMPER • AVG • DIVI VALENTINIAJNI • A CIVIT • LVNEN -MP... IMP • CAES • DNO • VALENTINIANO SEMPER • AVG DIVI • VALENTINIA CIVIT • LVNEN MP N.° 13 * Sarzana in casa Picedi. Ann. av. Cr. 28. BIP . CAESARI • D • F IMP • V • COS • VI III • Vffi • R • P • C PATRONO N.° 16 Laudiuclli nis. NERONI • CLAVDIO • DIVI • CLAVD CAIRIS • N • CAESARIS • AVG • PRON • DIVI CAESARI • AVG IVS • LEG • AC • C . . . . M QVINQVE DELLA CITTA DI H.'NI. 255 K" 17 Muratori CCXXX 7. Anno volgarc io5. IMP • CAES • NERVAE PLOTINAE Tj^^i^j^o . ^,.(, . Gj,j^ji MARTIA AVGVST D^cicO • PONT • MAX • TR ^^^ " ^^^ POT • TX • COS • V • D . D N.° i8 Ciriaco ( N. fragm. pag. i5 ) Grulcro ( CCXLIX. ) Targioni. Apiano ( pag. 173. ) Anno volg. i3i. BIP • CAES • DIVI TRAIANI • PARTHICI F • DIVI • NERVAE . NEP TRAIANO • HADRIANO AVG • PONTIF • ^L\X TR ■ POT ■ X\1I • COS . . . N.° 19 Lami. ( Nov. Fiorcnt. 1763. ) Zaccaria. ( St. letter, vol. VI ) Anno volg. '.2o3 AE • PLAV LAE • AVG • SP .... SAE • DIP • CAE A^■RELI • .ANT 356 MEMOtift: i^ S f^ ^ n 'i: C ?5 • o § > ^ ^ w o > < w R " -^ ^^ • aS ■< O <1 Z o n O PI ?c <1 r' o H o w P3 H It) C m R H d H O Si -^ 2 s R. '^ n C H n R C/2 >- R R ^1 W h3 coo O « ^ • M < a R > 5 R ?:; O R n < C/-J . St en c3^ H O en < c 5d O O 5 R ^ ►>- R . c o O '^ I-- ^ >— ' I— < ® 2 2. to o 5 SI W pi /Z) •r' 'r' T^. t^ < R R H O Q C . • *^ • ■ > . ^1 '^ ^ _ --^ > PI 2 R R R R R O R O d 2 H O H R d R H^ • <1 > O ^H O • • <^ c« ;> n R H C o R • R CA R ; ^■ : 5. • R >^ H • O S3 O o 2 R S3 <1 o 2 H >3 R > R <1 H R c/3 ^3 ^ ^ d o o en - f» . ^ g ^-- E ^^ C |53 c/3 R O <1 S3 I— t o R S3 K* R R R S3 n o en H S3 R pi R O * ^ O R ^>> r c^ pi pj d 10 o R n so R 2 ^ • < ^<< > H R i_ pi DELLA CITlX DI LUKI. 25- N." 22 Apiano. ( pag. 173 ) Ciriaco 1. cit. Grutero ( XII 3 ) Donali ( vol. I p. ijG ) ( Anno volg. 300 ) I • O • M PRO • SALYTE ■ IMPP L • SEPTIMI • SEVERI ET • M • AYR • ANTONINI AVG • FR . . . CLARISS ET • IVL • AYG • INIATR SVB • CVRA • FL • MYCIANI ^tuUam 7 ^^ ^e'-, alias S Fr, alias ^Z I- Fr M • FIRMIDns • SPECIA ,,„^.^ 3iia. iu.us TVS • FR • LEG • II • ITAL • P • F OPTIO • CONSECRAVIT ITEM • DEDICAYIT III • IDVS ■ APR • SEVERO • ET • YICTOR COSS N.» 23 Ivani Ictt. ms. Ro»si ms. Ciriaco. Gcriiii ( Memorie vol. 1 i)ag. 90 ) Gori. Targioni. Grutero (XXII 4 ) Apiano. ( Pag. i;4 }. Sp. ST • JIETTIVS • ZETHYS lOYI '/• '• d. SABAZIO • D • L • D i ■ d ■ d- d L • D • D • D N.° 2i Muratori ( CCXLVI 9 ) Rcpotli pag. 160. Aqdo volg. nj8-ai;. . . . E • IMP • CAES • M • AYRELI . . I • PII • FELICIS • AYGYST. . . AYGVSTAE • MATRIS • AY STRORYM • TOTI\ S • QYE .... NAE • ET • PRO • STATV • CI CYRIAE • LVNAE SACRAR RI ■ PATRIAE Serie II Tom. i. 33 1 a58 MEMOniK N.° 25 Rossi. Gori ( vol. II pag. 5i ) Muratori ( XVI 3 ) IVNO]NI_ IVSTAE • N VOTO • S\ SGEPTO PRO • SALVTE • EIVS CLEANTHVS • L PRIXVS • HELLE LAR • D D N" 26 Targioni. Rossi ms. ANTONIVS • NEANTHVS ■ AVGVS TALIS • D D • GRATIS • FATVS D • S • P • F N.o 27 * Boighcsi 1. cit. E in Sanana C ■ LEPIDIVS C F PAL SECVNDVS PRAEF • FABR • PR COH ■ TR • MILIT PROMAG • XX IIEREDIT • AVG LVNAE • D D N." 28 Rossi, ms. Gcrini ( I 63 ) L • SVETIVS L • L • AMPH • F V • S • L IM N.° 29 Muiatori ( LXXXIII i ) FORTVNAE • PLACIDAE M • VLMGIVS • M • F • LIBER TVS • EVTICHVS PROCVRATOR • A • RAT FISC CONSTANTINI AVG ■ N • ET • VINICIA TYCHE • S Q P SAC N.° 30 Landlnelli ins. AVFIDIVS L • F . HE D D DEI.LA CITTA Dl LUKI. 21 ^9 N." 31 ■* Sai'Zana in cu^.i Piccdi. lucdita. TITINIVS L • F • Q L MEMNO n V S L • M N." 32 Rossi ms. BELLONAE STEPHA^'VS • IMP • VESPASIAM CAESARIS ■ AVG • V • S • L M N.» 33 * Lami (NoTclle Florentine i-6j ) Targieai. T • AEBVTIVS C • F FORTVNAE V • S • L • S N.° 3i ■* Muratori ( MCXXX 9. ) Borghcsi I. cit. E ill Sarzana. . . . APPVLEIO, SEX, F GAL sex, n, sex, pro, n fabianvmanTima NATO, VLTbIO, GENTIS SVAE N." 35 * ( Muratoii MLXXX 3 ). Targioni. Gori. E in Sarzana in casa Magni. DM- ANNIANVS -MA ... FILIVS • FLAVIANVS • EXS . PALAESTINA- ANTONIAE- AG CONIVGI • KARISSIMAE • VI , RELIQVITFILIOSET .NEPO . N.° 36 Targioni. D • M TETTIAE • CLARAE ■ VIXIT ANNIS • XXXIIII TETTIVS • SECVNDVS CONIVGI • B ■ M ■ F N.' 37 Targioni. Laudinelli ms. D • M FABIAE • FORTVNATAE QV.iE VIXIT • AXN VIII • D • II M • ANTONIVS • NEANTHVS GRATIS • FACT DSP N.° 08 ^ Prcsso Sarzana in casa Grasji. Incdita. D M VLPI.AE • FLOREISTI NAE • COMVGI • IXCOXPA BILI • CVM • QVA • VIXI • SIXE VLLA • REPRENSIONE • VI TE • ANNIS • XXX ET MENSIBVS • FORTV NATV S ■ EX • DISPEN SATORIBVS • BENE MERENTI • FECIT a6o MEftlOniE N. 59 Rossi ms. D M CLAVDIAE . . . BENEDICTAE . . ABASCANTVS IMPERATORMM HOREARIVS COMVGI . . SI . N.*40 Targioni. MEMORIAE • FELICIS . . SI • QVIS • VOLVERIT CORPVS • ALIENVM • PONERE CONFERET • FISCO • SOLIDOS QVINQVAGINTA N." 41 * Presso Sarzana in casa Piccdi. Inedita. V • F L • TERENTnS • PE LORVS • SIBI • ET TETTIAE • EROTIDI • MATRI ET TERENTIO • NOBI LI • NER N.° 42 * Presso Sarzana ia casa Picedi. Inedita. H T • VAL • S . CVM • FILIS CVS • B • M N." 43 * Prejso Sarzana in casa Picedi. lucdita. . . CALLIRII . . CONIVNX . . B • MF N." 44 Rossi ms. D M VIBIAE PRISCILLAE CONIVGI • BENE IMERENTI BOIELLIVS FORTIS • FECIT DEt.I.A CITTA DI I.IM. }6l Prcsso S^rz^na in casa Piccili. Incditu. D M IVLIAE TETHIDI VXORI C • C^RTIVS PROPII ■ lows N. 40 Targioni. Landinelli ms. . . 10 • AVG . . . GRA • ISIO . . . . EVIIODIA CHARISSIMO ELNONIA • TIIYCIIE FILIA : PATRI riENTISSIMO N.° 47 * Prcsso Sarzana in casa Grassi. Incdita. . . INAE • QVAE • \IXI IN CONNVBIO • AN NIS • XI • 1«, DIEBVS XXIII I COIVX PIISSIMVS B -M • MEIMORIA • FECIT N. 48 Targioni. Rossi ms. EROSCO • SERVAE • SVAE •AE-CVS.yLCARISSIMAEPOSVlT L • M P • M N.° 49 Rossi ms. . . CHILIVS . . . X • TVTEL . . r:mionae . , N.° 30 Targiooi. Rossi ms. AETIA . . . P • M SOROR • ATTILIAE N.'-oi Targioni. Rossi ms. ATTILIAE • C • F SECVND.^Ji: AVI.iE • IMATER N.°o2 Targioni, Rossi ms. C • POPPAEI LIGVRIS N. 55 Targioni. Rossi mt. C • SVLPIT • PISO N." 34 Rossi ms. C • FVRFICI • Q SALVE N." 33 Targioni. Rossi m.v, C • VN ■ SVPSEL 3()3 MEMORIE N." oG Ivano ms. HOC • IN • LOCO • REQVIESCIT • VV • ARIMIPOTENS DEPOSITVS • III • KL • OC N.° 57 Rossi ms. D • O • M TI • CLAVDIO • CALISTO CLAVDIA • RESTVTA CONIVGI • OPTIMO CV.M • QVO • VIXIT • ANNIS XXVIII N." 58 '^ Sanana in casa Remcdi. liRilita. B • M IN • HOC LOCO • SCO • IlEQVIES CIT • IN PACE • VIGILIVS VC QVI • VIXIT • ANNOS • PLAI QVADRAGINTAQVINQVE . . VS • EST • SVB • NE . . . N. 59 Kossi IDS. DOM OPPIAE • DEMETRIDI TEDIA • SALBILLA MATER • FILIAE • PIENTISSI MAE • BENEMERENTI FECIT N." 60 Castalion ( in Grevio vol. II ) Grul. ( DXCIII. 5. ) Muratori ( CMII. 4. ) DlIS • MANIB T • FLAVI • FELICIS T • FLAVIVS SVCCESSVS ■ AVG • L TABVLARIVS MARMORVM LVNENSIVM LIBERTO • KARISSniO ANNOS • VIXIT • X MENSIBVS • VII • DIEBVS • XXIII IN • F • P • XXV • IN • AG • P • XXXXV ITV AMBITV • AQVAE • PRAESTAND BELLA CITTA DI LVNI. 263 N." Gl Crutero ( DXCIII 4 ). D • M : • ARTIO • C • L • ZETHO TABVLARIO A • RAT • MAR • LVNENS VIX • AN • LXVlI M • VIlI • Dj_VIlI HOR • iX ARTIA • CAPILLATA FIL • PlISS POS N.° 62 CaryopUUus. (De marmoribue. pag. 26. ) CAECILIAE ■ SEXT • F • IVSTAE QVAE • VIXIT • AN • XLVII • M • HI CVIVS • RELIQVIAS • CINERVM HIC • OSSA • SEPVLTA • PIE • NVNC BLANDAE • MEMORIAE • QVIESC TVTE • TECTA • TIBVRTINO LVNENSE • LESBIO • LAPILLO Q • V F • ET • O • ISTO 264 MEMOniE AGOIUIVTA delle Iscrizioni spiirie di Luni e Sarzana. Dira taluno essere biasiinevole , non die inutile, il ridare alia luce coileste mostruose epigrafi, monumento deU'impostura di poclii c della rredulita di molti de' nostri maggiori: ma mi vi spinse il pensare che ijueste isci'izioni sparse in vari opuscoli e citatc al bisoguo, acquistano fede presso coloro de' quali esse lusingano la gloria municipale : cl>e , malgrado la presente ci'itica, si videro pur riprodotte da non pochi autori di cpiesto secolo : e finalmente , pcrche riunendole in coi'po ba- sla ben soventi il dare un'occhiata ad una di esse , per tosto scoprire rillcfjiltima origine di un'altra. La prima vuolsi trovala in Luni nel ] SaS , ed io credo benissimo che potesse essere un frainmento coUe parole mutile . . . lANO • PRAE- FECTO . . . foss'egli un' OUaviano, o Scriboniano od altro tal cognome di simile desinenza: ad ogni modo troppo quadrava questo marmo col- lidea di coloro che pensavano essere stata questa citta fondata dalla Dea Luna pretesa moglie del Re Giano, onde supplendo quanto man- cava al marmo , vi si lesse la desiderata origine. La seconda si dice ora trovata negli scavi fatti nella sclva Mai'zia nel 1777, quantunque allora non se ne parlasse; cola era stato fugato il console di questo nome , gli fu adunque supposta la lapide sepol- crale , non pensando qual si fosse la lingua del sesto secolo di Roma , e mollo meno badando alle parole di Livio , che dice che il console ex hostium agro evasit. L'iscrizione al N.° 3 fu gia convinla di falsita dall'Oderico: non ha cgli pero notato come sia stata comi)osta : cioe coUa seconda linea del nlarmo di Ottavio Erone al N.° 6 deH'appendicc , e coUe parole della narrazione Liviana della contesa tra Pisani e Lunensi per gli agri oc- cupati aU'anno 582 di Roma ; questa cpigrafc fu veramente scolpila in marmo e fatla trovare in Luni, ed e opera del XVI secolo. Valendosi di questa, una nuova ne finse labaie Malabaila , che c I'Annlo del Piemonle : io la do al N.° 4 come leggesi nel suo libro stampato a DEt.l.A CITTA ni I.I'M. aO.' Lione del i656 , e quale la trovo in Lerici quel suo Valeramlo Tioia. Per fingere riscrizionc (|uinta (die si vuole trovata in Luni e traspor- tata a Carrara ) , giovo il sopradeUo manno tU Erone coUe parole di Lucano al lil). I , v. 58o. Del tcmpio dedicato ad Anlonino Pio , gi^ ho discorso in nola al Capilolo IV. II marmo al N.° 'j ( circa il quale ho huoiie ragioiii per credere che non abbia mai esislito) fu evidentemcnle compilalo da quel brano del, celebre Deereto di Desiderio ehe vedesi in Viierbo . . . Aani in Tiiscia edificavimus a fundamentis vobis quidcin . . . Lunac Sergia- Jiuin . . . il qual Decrelo e a tuUi noto essere invenzione di Frate Annio di modo che del inarino nostro e iiuUile diinostrarne la falsita : solo noto la data del 702. che I'ignorantc falsario vi appose, mentrc che Desiderio non sail al trono che nel ']5']. Egualinenle ridicola e rultiuia lapide , la quale , sccondo il compulo che vi si Jegge , dovrel)be essere stata scrilla I'anno 558 , cioe un secolo dopo aU'ullimo sbareo in Italia di Genserico , mentreche la presa di Luni fatta dai Norvegi, o Normanni e deiranno 84ivo • Antonino ■ Pio Principi ■ Fclicissimo Patres ■ Luncnses Templuni ■ dicarunt N." 7 Rossi ms. rirex longobavdorum lit incolae Lunenses sibi viileant adititrices hoc Municipium quod Sergius extruxit Desiderius adauxit A DCCfl Sariana. Locanda ilella Posta. Fiator urbem (juatn ceinis pro stratum Luna fuit a LucumoHe condita diu Jlo. p, R. socia a ISo^'ers- IS Liero duce max a Vandalis Gense rico imp. hodie C agitur arm. eve rsa disce rerum vicissitudinem ABI ■ IB A 3. ■* 1 ii o 369 ORIGI]\E TRE ILLUSTRI DIALETTI GRECI PARAGONAFA CON QUELLA DELL' ELOQUIO ILLUSTRE ITALIANO DLLL AB, AMEBEO PEYROIi Approvata neWadunanza deW n dicembre 1837. I. JLteH'origine della lingua Italiana , della sua dlvisione in dialetti provinciali, ed in eloquio illustre , non che della formazione di questo si parlo da molli in vario scnso , ed alcuni citarono I'esempio della lingua Greca. L'appello alia Grecia era storicamente giustissimo , c logica eziandio si era I'induzione, che dalla parita del caso raccogliere si voleva. Iu(;ilti il Greco sermone suonava sulle coste dell'Asia, e sui lidi deU'Ellesponlo, udivasi lungo i monti della Ti-acia , e nella fiera Macedonia ; volgarissimo nell'isole deU'Arcipelago abitava come in pro- pria sede in quel lungo tratto dai due mari bagnato, che dalla Tessalia scende al capo Tenai-o ; parlavasi in Zacinto , in Corcira, e nelle isole inlerposte; finalmente era la lingua nazionale della Sicilia e della ma- gna Giecia. Estesamente diffusa in varii gradi geografici mancava dun centro comune ossia politico , ossia religioso e scientifico ; che anzi le svariale parli della Grecia nutrivano fra loro antiche gelosie di stirpe e 370 OniGINE ECC. di famiglic , che accresciute daj^li interessi di inunici])ii e di colonic prorupptMo in giieire frequenti, infino a che quella del Peloponncso l)ieci[)il6 la Grecia in niiscrande calamila, e quindi soUo la doininazione stianieia. Non diversainenlc I'ltalia al secolo XII e nei susscgueiiti , it! cui nacque e crehbe la sua lingua. Lungatncnle estesa da Susa ad OUanlo , divisa in piccoli stall , priva di centro , discorde per selte , iuleressi , ed invidie, laccrantesi con aspre e sempi-c I'iuascenli guerre |)erde ranlico glorioso imperio per servir sentpre o vincitrice o viiita. Ora se taata e la parila tra la Grecia , e I'ltalia, non si potrcbbe forse coUu storia del Greco sermone illustrare quella dell'Italiano eloquio ? Lumanlta posta in pari circostanze I'isolve mai sempre in pari inodo lo stesso problema, purclie sia per lei determinato. Iinpcrocche sc gli errori dell'iatelletto , la condiscendenza della volonti alle passioni , e la liberla capricciosa possono far si, che due o piii uomini diversamente si governino in un caso al lutto eguale , tali anomalie cessano quando si ragiona deU'umanita, i cui consigli derivano dall'intima natura umana, e ne rappresentano I'essonza medesima quale usci dall' idea Divina. E se lui si opponga , che non del genere umano qui si tratta , ma solo della Grecia , e dell'Ilalia , io rispondo , die la Grecia al tempo della sua independenza , e I'ltalia al I'inascimento dcUe lettere furono due contrade , che potevano degnamenle rappresentare I'umanita. 2. Ma chi mai imprese a svolgere la storia della lingua Greca ? Pa- recchi grammatici s\ antichi, che moderni , diligentemente raccolsero le variela dei tre principali dialetti , dico del Joiiico , del Dorico , e dell'Attico , e quindi scesei'o a parlare del comune. Cio non soddisfa al problema, il quale, per mio avviso , cosi propoi're si dee. Pindaro , Erodoto , ed Eschilo ( uel qual nome io comprendo i pi'imi scrittori Attici ) egregi canoni , come attestano i "grammatici , del loro dialetto, trovarono essi il Dorico, il Jonico, e I'Atlico bello e fatto nel volgare sermone dei loro concittadini, e negli scritti dei loro maggiori? Donde nascono due investigazioni. I Dori, i Joni, e gli Attici quale specie di dialetto adoperavano essi prima di quel tre sommi autori? E questi tre scrittori qual parte ebbero mai nella formazione, o nel perfezionamento del loro dialetto , onde meritarsi una fama cotanta ? Vuolsi dunque ri- salire ai tempi anteriori a quel tre sommi, ed esaminare colle testlmo- rtianze della storia , e collo studio dei documcnti supersliti , la qualita dei volgari parlati dal popolo, e adoperati dagli scrittori ; quiodi con- DI AMF.DEO PEVBON 2-1 frontaniloU colle odi del sublime Beoto , colic Muse del padre della sloiia , e coi drami del tragico Ateniese , non clic di Tucidide , notarc la diversila cd il perfezionaiueiilo. 3. Priino fra gli antichi si prescnta Omcro , it quale , anzi che illu- strare la genesi dei dialctli , contraddicc appunlo a quanto ranlichili ci attesta , ed i monuracnti confermano intorno alia sloria della lingua Greca. Per risponderc a talc obhiezione io non dubito di alFcrmare , che I'odienia lingua dell'Iliade e dell'Odissea dista moltissimo da quel- rantico dialelto Eolo-Dorico , in cui Omero delto i suoi canti ; i Ra- psodi Joui cominciarono oralmenle a vollarlo nell' idioma Jonico , e Pisistrato piimo raccoglitoic e cditore dclle Rapsodie di gia ionicizzate compi la trasformazione. Eppero la lingua dei dlvini poemi non vuolsi nella storia dei dialetti estiinare , se nou coiue un Jonico dei tempi di Pisistrato , tribolato ancora dappoi dalle emendazioni dei critici si prima dei Lagidi, che a'tempi della scuola Alessaudrina. Tale opinioue mcrita di essere svolta , e con argomenli provata. 4. Tutta raalichilu ed i critici si accordano nel dire , che la prima forma del Greco sermone , derivato dalla favella Pelasgica, era Eolica, aspi'a pero austera e grave. Quindi col progress© del tempo formossi il Jonico , di cui distinguonsi due specie , I'lina antica , che ancor teneva della prima rozza durezza , e l' altra rccente dolce molle per lusso di vocali , come quella di Erodoto. Tal e la tradizione costante. Ora il dialetto d'Omero a qual genere appartiene ? Esso nella massima sua parte e Jonico , che solo in alcuni particolari di poco rilievo notati dall'Heyne (i) dillerisce dall'idioma di Erodoto , eppero e un Jonico della seconda specie. I pochi Dorismi , e certe singolari forme epiche, di cui parlero fra poco, sono eccezioni , che confermano il carattere generale della lingua Omerica essenzialmente Jonica. Ma il dialetto Jo- nico, che il Dorico Erodoto imparo in Samo, e soUevb, come vedremo, alia dignili d'illustre idioma prosaico , poteva egli essere antico ? Non mai. 5. Ed in vero cinque secoli separano I'uno dall'altro ; in questo in- tervallo si foudarono gli stati , si crearono le leggi, nacquero le scienze e le arti , si ingentilirono i costumi , e crebbe maravigliosamente ogni (i) Heyne Excursus ad Iliad. XXI. a'ja oniGiNF, ecc. luaniera lU civ'iUa, sola frainmczzo a tanli c si generali incrementi la Jonica lingua non avra ella mosso un passo, per modo ohe Ic Joniche forme il' lilrodoto siciio ancor cjucile di Omero ? L'assurdilA spicca evi- tlente, inassime so lal Jonismo si raHronli coUa gi-a:imialica d'Omero, coi Dorisuii , e coi modi epici , die vi si incontrano. E quanto alia grammatica il Meonio caiitore ignorava rarlicolo detenninato d ; pos- sedeva ccrli casi iisceiiti in yj igiioti ai posteriori dialetli ; adopcrava particclle [ x£ , riSi, vu , ofpex. ecc. ] , e parole non piu vcduto nei sus- seguenli idiomi; posscdeva un ''Atv5, a cui fii poscia sosliluito il fato (i); non bene dislingueva il valore dci tempi (a) ; non conosccva molti vo- caboli d'aUronde fainiliarissimi, come Tu;(r; , mrpo; , opyh , npdyiJ.K , oc/.Y^t.g , ossono essere quadri indccisi Ira la prima c la scconda nianiera di IlaliHello; ma su qual lavola niai d'uno slesso pillorc si troveranno riiniile figure, Ic nne sul far del Giollo, e le altre su qucllo di ISliclicl Angelo ? Esempi-grazia i nomi della prima declinazioue usccnti in *;; cosi scmpre ionicamente Icrminano in Omero , e col Jonico lusso di parecchie vocali soavissime si decli- nano in divcrsi casi ; se non clie talvolla il nomiualivo doricamcnte esce in a, come in iTzmzci NtVrwp, Quir:' K-jviiip/ovi. Sara forse pel metro' Non credo Omero si povero poeta. Ma il metro acconsentivagli pure di scrivere vi'^clrr^sphr,? Zeuj, (T-iponYiyepirr^g Zsu;, jjx-ciin; Zsy;, evpvircc; Z-u;, perclic mai trovo tali nominativi perpeiuamente termiuali in c. alia foggia Dorica , viffiXrrjipixa. Zsy; etc. ? Intendeva cgli forse di cvi- tare lo scontro della sibilante colla Z ? Doveva dunque anche scrivere \\pvjl$y. Zih;, eppure per cinque volte leggo nell'lliade Kpo'A^r,^ Zsu; (2). (1) Eraclidc Ponlico prcs^io Atcneo Dcipuos. lib. XIV. p. Gaj h. (1) Iliad. H'.ifj , &'. i/|i , a*. 43i , tp'. 5^0, 0>'. 2.'|i. Sekie II. Tom. 1. T-i oniciNF. Ecr. Cos\ (liscorrentlo per Ic varie inflcssioiii grrtinmalicali polrci diniostrai-e, clic il colore Jonico spiccato e genenile iiel due poertii venne atcune voile violalo da schictlissimi Dovisini soventc pel metro, e talora seiiza (•ansa alcana. 7. l^Ia procediamo alle forme epiche. Queste nei primi pocli allro non sono , die foggic o rai-e , o vigenti ancora nella lore eti ; iaddove nri porti posteriori sono mere imitazioni d'uh dialeito consccrato dal- I'uso dci prcccdcnti canlori , ma ignolo al popolo , ed alia prosa. Ora tnttc (piellc forme [ c di inolle se ne contario ] che usale soltanlo da Omcro , e dagli cpici iinitatori , non si incontrano nolle jirosc , ed i graminalici non pii'i sapendo a cpial preciso dialctlo altviliuire, sogliono regislrarle in una classe distinta , che il Mailtaire intitolo Dialectiis Poetica (1), esse tutlc atteslano I'csistenza d'un idioma, che cssendo ai tempi d'Omcro in vigore , o di gia raro, caddc dappoi iu disuso. A tali inflessioni voglionsi aggiungcre i vocaboli epici , vale a dire proprii del solo Omero, e di chi voile imitarlo; quesli furono materia di particolari glossarii , che ed anlichi e moderni corapilarono per illuslrare i divini poemi. Nella sola classe delle parlicellc io rammento r.^i, yJ, w , o'pfjci, vj-f,: , Kxr;y, vj.^.s?, r^f-Ss » <>'■']>, ° P<^»' 'V-*''' i" ^(ETr,?, o^ptq, onyxpo? , ed altre. Codesta antica lingua andata iu disuso necessariamente si con- uellc colla tradizlone, la quale riferiscc, che Omero fu Eolo di schialta, e che il piik antico dialctlo greco era rEolico. 8. Esistono dunque ncH'odierno Omero tre elemenli, i.° una antica lingua pcrdula, 2.° un'idioma Dorico deU'eta di Pindaro, 3.° il volgare d'Erodoto che domina sopra i due primi. La coesistenza di cpiesli tre ficmcnii cotanto ripugna colle ragioni cronologiche , e colle biografie dei dialetli , quanto la riunione in un sol quadro di tutte le pittui-e del Campo Santo di Pisa. Eppcro la sincerita del dialetto Omerico pa- rendomi sospetta , per non dire assurda , io ricorro alia storia , ondc vcdcrc , se il modo , con cui i divini poemi giunsero a Pisistralo , e quindi agli Alessandrini , possa rendirmi ragione della slruna uiischia di elementi eterogenei. g. Sebbene Omero nei suoi due lunghi poemi abbia esposti tutti i par- lli-olari della vita militare , civile , c religiosa si pubblica , che privala (r) Mailijirc if dialcclis ling Grecac ed. Slurj. pBg. 38; sq Dl AMEDEO PEVUON. 2" J (li quel teit.pi, tuttayia . non inai acceuno no libii ne scritlura (i), iicp))iire pnrlnncio tlclla (rrr,).r,,c\ie sui scpolcri solevasi innalzare. Quindi s(; I'ai-le ilclla scrillura cli giu coiiosccvasi a' tempi della guurra Ti-oiana, la il'iiopo dire , che di rado si pralicassc , ossia perclie fossei'o poclii i^li iiilcudunli di letlcrc, ossia inassimatnentc per la mancanza o soinina rarita delle uialerie , sii cui facilinente scrivci'e si polessc. Nondimeno ]>ungasi i'esislcnza dua codice Oincrico, c sia pur I'autografo ; qiuil ne snra slala . la iScriiUura ? II greco allabeto cvideiilcincnte dcriva da quulio dellc liague Seiniliclie , come lo attesla rordiue , il valove auuicrico , cd il iiouie stcsso di ciascuiia lelli-ra ; ma i Greci iiell' ap|)licarlo alia |)L'opria lingua come inai uc avranuo supplitc le inancauli vocali ? Pro- hal)ilincnle Irasformando in vocali Ic tre coiisonaiiti Semiticlic , clie soglionsi chiamare iiiadri della lezione ; cosicche il segno corrispoudentc all'alepk avra iiistabilinente nolato a, cd e, il vav avr.'i segualo quando o , e quando u, il die durava ancora dopo i lenipi dc' Pisislralidi , e linalmeule ,iL iod sarassi adoperato per i , ed e. Queste Ire lettere essendo baslalc agli orientali per iscrivere di nioki libri, polcvano eziau- dio essere suQlcienti ai primi greci e ad Ouiero quando la scritlura ancor rara appena possedcva gli dementi neccssari. Ora una tal Iliadc- scritta cou tre sole vocali instabili nel loro valore , con alfabeto privo delle consonant! doppie e delle aspirate , una tal Iliade espressa con una ortograGa cotanto incerta ed incostante , quanlo uu epico ispirato dalle muse dista da ua freddo grannnatico anatomista di siUabc, si dia una tale Iliade ai Greci delle varie slirpi , io non dubilo , die I'Eolo , il Doro , il Jone pretendera ciascuno di riconoscervi il proprio volgare. lufalli le dilVcrenze de' dialclti cousistono per lo piii nclla divcrsita delle vocali , uello scambio de'dittonghi, nelle lettere tenui od . aspirate , e nellc doppie ; ma tali varieta non potevano accuratamenle esprimersi nel codice Omerico tra pel povero alfabeto anzidetto , e tra per I'or- tografia instabile. Eppero quindi a qualclie secolo ciascuna delle tre stirpi grechc , volendo coU' alfabeto di gia arricchilo rappresentare quel- I'autografo, vi avrebbe facilmente trovato il suo particolare idioma^ ta- lendosi all'uopo di qualche leggera emcndazione. Ne si dica die io fui iroppo sotlile neU'alfabeto conceduto ad Omero, giacche io rispondcroi , (i) Wolf Prolegom. ad Homcrum p. LXXXVIII. s^. a-1) ORIGINE ECC. die (jualche sccolo dopo Omero Pisislralo nou conosceva ancora clio cinque sole vocali, |)Oclii tlittonii;lii , uon posscileva lellere cloppie , ed una ortogralla lennanicnte stabilita. 10. Se non die questo ejiisodio fu da mc iutrodotto solo per avver- lire , die, andie posta 1' esistenza dell' autografo Omerico, queslo nou hastava per accertare la qualitu dell' idioma a clii dopo quallro sceoli iuiprcndesse a Irascrivei-lo coll' alfabelo giii crcsciulo di vocali , di dil- tonglii , e di consonanti. Del resto io soiio pci'suaso coU'IIcyne , e con tntti i critici, (i) che I'lliade e l' Odissca pervennc a Pisistralo assai piu per mezzo del canto orale dei Rapsodi , clic non per via di varii codici. Esaminiamo pcrlanto chi erano i Rapsodi , e qual fu I'inlcndi- uicnto di Pisistrato nel raccogUere e piibblicarc i canli d'Omcro. 1 1 . Uomini di svegliato ingegno , che solto la disciplina di qualdic poeta educandosi alia musica, al canto, ed alia pocsia , mandavano a memoria i canti d' altrui , imparavano a recitarli coi musici modi , e per lo piu acquistavano ancli'essi la facolla poetica, tali erano i Rapsodi. Nelle feste degli Dei e delle cilta , nelle reggic de'Principi, o nei ban- clielli degli opnleuli, costoro accorrcvano per ornare coUe muse le so- ieiinila, e dilettarc gli nditori, dai quali venivano rimeritali con faiiiia, o con doni. Ma per recar diletto ad ascollanti non guari Iclterali , cd al rozzo popolo , prima condi/.ione si era quclla di presentarc un leslo , che ognnno facilmonte intcndesse nella fuggevole recilazione. A lal in- lelligenza , od almeno al pronto e spontaneo godimento del canto, si opponeva il dialctto antiqualo; epperi) I'industre Rapsodo per ben me- ritare del suo uditorio iva voltando I'antico nei nuovo volgare. Sicconic poi i Joui iHiono i primi , die coUivarono la poesia , ed ingeuldirono i costumi con ogni nianicra di civilta e di fesle , quiudi i Rapsodi ap- |)artenevano j>er lo pid alia stir|>€ Jonica , ed a Joni canlavano , ou- decUe Jonica riusci la trasformazione d'Omero da essi operala col canto. Ciie cssi abbiano osalo di trusnuitare la favella d'Omero cc lo aUcslano quelle maggiori olfcse, con cni intaccaroivo I'autcnaia e la siucerila de' suoi ])oemi. DilFatto la sloria del testo Omerico da Pisistrato sino agli ultimi della scuola Alessandrina coutiene un lungo novero di edrtudiia Uoni. Di^strit. \. c>f. I. ^a) Biync Excmsus II. sett. IV. ad Iliad. XXIV. a-S ORJGINE Et.C. liuscisse appropriata al luogo , cd al|le circjoslmup j e pe^'cliM, rajcza si Iracolala avra poi MMiciato Ic inflessioni tlcU' anlica lingua, rispctlale le qualila (lislinlivc dim dialello? La pcnuulazioiie di Cjualtlie vocnle, dillongo, o coiisonaiUe, era faqillssiina , adallava il tc^tp alia piu pionla iuU'lligcnza dcgli udilori e del popolo , 1' iid'cdclta jion potcva chiaiirsi i)Cr essci'c rari i codlri d'Omero , c forse conscrvali jircsso i soli Rap- sodi O'ucridi ; , peruht: inai saraunosi astenuli dall' oH'cndcu'c Ic uscile dei casi , i^ ipflessipni dci veibi, inc^i,tie ardilaincnfc \iolayai)0 rii)t,e- grila , r {lulcuzin , la siuceiita delle idee e del poeuia ? AgU Oincrifli io riferisco qucUonoro, elie ranonimo aulor d'un epigvamuia nUribui\a ad un lal Coiuela, il quale avendo trovali i cauti d'Oaicvo qadeiUi per \etusta tornoUi a fiorente gioventu , radendone, dic'egli, VaiUlca patina , ossia il dialetto, jyp«y jc,^aliy.(; -tu|«TO Q-lozipa; , jUpx; «7ii|u7a; (i). 12. Stando in lali termini il teslo Omerico , Pisistrato entro in pcn- siero di raccogliere i lil)ri del Mconio cantore , primus IJomeri libros coufusos antca sic disposuisse dicitur , ut intnc hahcmus (a). Dove Ci- cerone eliiama confusos quel libri, che la greca Uadizionc diceva essere ^tiar.'j.a\dvvj^ , 5ir,pr,iJ.ivci'jg,aT:opa.5r,v x^o[iivou(;; inollre clniima. disposizione t]uaDto gli anliclii dicouo a^poi'^swat , m-jzi'ir.vxi , awccyaydv , c-uilvic, , e-j-j-ay^wui ecc. (3). Queslo poi egli faccva , scrive Platonq (4) > con intendimento di educare i cilladini, onde diwjiissero otlimi suddili , giudicando da valcntuomo qiial era di non dovere invidiave ad alciuio la sapienza ; e, come ebbe ordinali i divini poemi , egli voile, che Rapsodi succedentisi gli uni agli altri li recitassero nelle feste Pana- tenee. Ora erano Joni quegli Ateniesi , clie Pisistrato intendcva di dirozzare per mezzo dei due poemi epici ; Joni qiianto alia schiatta erano Anacreonte , Simonide , Onomaerito , i quali col tiranno d'Atene davano opera a ricomporre il testo Omerico (5); Joni ancora i Rapsodi dalla cui bocca raccoglievansi i disgregali canti ; e Jonici finalmente erano, qwi rari testi scrilli , clie i Rapsodi in soccoiso della loro me- (i) Loo Athliiis lie Patria Homcri cap. V. p. io6. (2) Cicero de Oral. III. 34. • (3) Vcdi tali passi dcgli aitticfai prcsso il Wolf Prolcgom. ml Homer, p. CXLIII. sq. (4) Plato Hipi>arcliiis p. 2j8 , dove altribuisce ad Ipparco il lavoro , di cui altri onorano Pi- liatrato. (5) Vedi Ic ciUziooi prciso il Wolf Prolegom. ad Homer, p CLV. DI AMF.DEO PEVnOM 2-() nioria posscduti avranno. Pisistrato cbc far doveva? La Jonua trasfor- ma/.ionc d' Omero gii era avviata , essa giovava a rciitlcrlo j)iii iiitel- ligibilc agli Alcniesi ; dunqnc egli jnosegui nellapcrla \ia, e colla sua atitorita o per mezzo della scrillnra compie e sanci la trasfigurazioiie iiicotninciala. Se cgU in til eta cd in tali circostanze avesse operosa- nionte risnscitato il tcsto c rortogWifiii primitlva, crrando in cronologia avrcbbe scamhiato il suo secolo con quelle di Erode Allico. Conciosia- ihc il cullo grauiraaticale e filologico verso le forme dell' antichit^ ve- neranda pngnava colla cpialita del secolo de'Pisistratidi. Imperocche men- trC una lingua progrcdiscc verso la perfczione , le avilc forme teste mutate dai nipoti si considerano come ilifetti emendati , e le nuove come un vero acrpiisto, di cui ognuno tosto si pregia di approfittare ; cjuando poi dopo molti secolt le forme primigcnic uon si possono piii conosccre, sc non per via di crudizionc squisila e di lunghe indagini, allora tornano in onore ed otlengono cullo. Per la qual cosa gli Ome- ridi e Pisistrato crcdettero di far opera utilissima rendendo Omero par- lecipe dci progrcssi della lingua ; laddovc Erode Attico aspiro ad olle- ncr fama di eruditissimo deltando le sue iscrizioni in quel piu antico dialetto greco , die ei dopo molli studi peiAcnne a conoscere. Final- inciile a clie mirava il benigno tiranno d'Atene ? A render popolari prcsso i rozzi Ateniesi le divine poesie ; se qucste erano vollate nella Jonica favella, egli ottcneva il suo inlendinienlo ; se criidilamcnle conser- vavansi nellanlico elorpiio, il popolo avrebbe lasciati i Rapsodi cantaiv al deserto. E come Tiberio convivcndo con Greci al scnlire Zenone , clip parlava con lingua srpiisila , interrogo (jiiaenam ilia lam molesta (lialectos asset , e quando inlese che era Dorica , confino alia Dorica Cinaria il pcdante parlatore (i), cosi gli Ateniesi avrebbero dalle fesle Panatenee sbanditi od i Rapsodi , o se niedesimi. i3. A tali argomenti si aggiunga resempio di tulte le antirhe e mo- derne nazioni , che intendano di render popolare un icsto antico scritto in lingua ed ortografia disusata. Infatii i Romani cilando le leggi di Numa le traslalavano nella lalinita del loro secolo, onde Funcio (2) ed allri crilici si argomenlarono dappoi di tornarle al priino dialello. Le (1) Svetoniiis in Tiberio n. 5G. (n) Fuiiciut dc Olivine cl Pucrilia laminar linjujc p3'^ TiS-lH aSo oniOiNE E(.<:. lresso Cicerone (3) dopo aver eomineinorale le leg£»i di Licurgo, Solone , Garonda, Zaleuco , c delle XII lavole, soggiimge sed le existiino ijuuni populis , turn etiani singulis hodierno scrnione leges ■}endi et disciplinain duturwn. L'odierno scrmone era diinqne neces- sario , aflinche i ])oeini d'Omero potessero gradire ai Joiii , ed iiilinh-e suirincivdimenlo degli Atcniesi. Conic piu rceciile escinpio delia tras- fornnazione di iin teslo da iin dialelto in un altro, io cilcrb rcpigramitia, che i Megaresi neU'Olinipiade XV incisero in onorc di Orsippo. Lo scoliastc di Tncididc I. G ne riferlscc il priino dislico , in cui di do- nco si incontra il solo vocaholo CfC/.u.a , cssendo luttc Ic allrc \oci .lo- niclic , o comuni ; eppiire non si puo dubilare, che Megara fosse Do- rica , c, sccorido 1' use di tulli i Greci, adoperasse la j)opolarc fovella nolle sue iscrizioni. Se iion die nell'anno 1769 si Irovo in una valle Megarese il nuu-ino stcsso di quell' epigrainma ricco di tre distici (4) ; la lapide lutlavia non era Tantica della XV Olimpiade, ma una nuova die i Megaresi nel quinto secolo incirca deU'era crisliana ristabilirono invece della prima, che forse andava in rovina. Ora qual dillerenza di Dorismo passa tra il distico citato dallo scoliaslc di Tucidide, e quello l)ie/./.e siilla qualila del dialcllo Oinciico , I'lulioilu^Luiif , dcllc Ui- lci<^ Jouiclio nssicuro all' Iliadc luio scliiclto ed iiiduhilalo .loiiUiiio. QuiiKli iiaccjucro c^ciandio inuUe inulili couti'ovcrsie frai grainniallci. Gos'i iieir Iliad, a'. 398 dovrassi Icggcrc p.a/K(7«jM«( , ovvero fi.a/iicoiJ.v.i ' K \mi sollo V. 098 ohio/iu, opjnu'c atvoyuil Non si puo dubitare, cLe aiili- caiiicute vi slosse \i.'j:/i'7'i\i.yx , ed ovy/fj-t ; laondc qiieslc cd allre siuiili ([uistioiii non rioadono sopra Omero, ina sugli innovalori dull ortogralia Oiuei'ioa. E.siccoiuc quesU nclle loro opinioni vai'iano sccondo le di- verse scuole e contrade , od anchc non furono soUecili ncl forniarsi un sisteiua , e costanti neirappllcarlo iedelincnte , pcrcio siiccede , die neiriliade e ncllOdissea regna la inassiina incoslanza di graninialicali^ sistema. Del reslo e prudenlissimo il canone sialiilito dal Dawes, e dal J5urgcss (i), clie Omcro si debhe Icggcre e giudicaic sccondo lanlico suo aUahelo ; Ic nole dcH'IIcyue sull'Iliade ne danno fclici applicazioni. J 6. Ollre airintroduzione dcUc leltcre Joniclie, la cacciala del digatnma somininistro una nuova occasione per trasmutore il tcslo dediviiii poe- mi. Ini'alti sopprimendosi un tal elcnienlo , che era quando vocale e quaiido consoiiaute (a), si produssero allora nella prosodia, ncl mclro, e nelliato veri errori , e talora solo sconvenienze. Agli crrori apcrlissimi si ri medio con parlicelle, e con altri mezzi facili a sospeltarsi (3); ma alle sconvenienze non si provide , c queste adoncstale j)oi col uomr di licenze pocliche fccero si , cLe Omcro si parve il piu licenzloso di lulti quanti i poeli. Imperocchc , siccome diinoslra I'llcnnann (4) , gli epici posteriori sdegnaudo di giovarsi di tuUe le liceozc Omerichc, ed imponeiulosi pii\ ragionevoli Icggi nella prosodia , nellc cesurc , c uel- I'iato furono assai piu castigati. Ma sc DcU'Iliade si rcsUluiscc quel di- gainnia , a cui i graramalici piil non badando o proclamarono liccnzc, od inventarono emeudazioni inopportune, allora Omcro riauquistera una parte dcUa regolarila pcrduta : doctriua digammatis optime quadrat ad versus Iloniericos , quibus ob vitia metrica, quae inhaererc videniur , proscriptio inlendebatur , iuendos (5). Per queste ed altre simili con- (i) Ddwcs Misccll. Critica cd. Bur£»ess p. ^iS. {7) GracfcoliJii Graininatica Dialccti Epicac. Lipsiac |83G. p. ri. sq. (3) Vedi le note deU'Hcyne ad Iliad, a'. i.^i. ao3. Sgi etc. Excursus IJ. ad Ili.id. I. (4) Hcrraami do Aetate Scriptoris Argouauticorum , in Appcndirc ad Orphcuni. (5) Gracfcnban loo. cit. pag. g. 284 ORICINE ECC. sidcrazioni i iiioderni Ellciiisti protestano , clie tulla la loro critica sul testo Oinerico mira al solo modestissimo fine di rislabilirlo quale si era al tempo dei graminatici Alessandrini , pviscam autem rationem ante Alexamlriiios granimaticos restituere nos posse Ji-uslra aliquis sibi persuaserit (t). 17. Se non clie mentre i Rapsodi ivano oralmente scainbiando di secolo ill secolo Tantico dialetto Omerico con quel nuovo Joiiico, die sorgeudo si educava , essi dovettero incontrare gravi difticoUa per parte del metro. II penniitare fra loro vocali , o diltonghi sovenle non oll'en- deva la prosodia , ma talora la violava , e la violavano assai piii quelle proprieta dell'anlico dialetto, le quali per numero o quantita di sillabe differivano dalle nuove fogge Joniche. Come dunque sarannosi governati ? lo dice, che quando la nuova forma Jonica distruggeva affatto il metro, i Rapsodi rispettarono I'antica lasciandovela; clie se la Jonica produccTa soltanto una scouvenienza nella prosodia da potersi scusare con mezzi termini anclie mescliini, vi introdussero la Jonica, cacciandone Tantica Omerica. 18. Infalti I'anlico dialetto d'Omero possedeva casi terminati in (pc , che andarono taluientc in disuse da non incontrarsi piii in alcuno dei greci idiomi conosciuti ; sempreche questl casi erano incamati talniente col metro , che cacciandoli si rovinava il \erso, i Rapsodi li consei^va- rono; \ ini crpcf.rozitv II. x'. 347- volto m ani TTpxroO dava iin anifnnacro imperdonabile, cosi il npig y.ozulr,§ov6!ptv Od. e'. 4^3; i dativi Se^irsp-nft II. w'. 284. ,'. 4'ij *• 539, p'. 106, (7'. i5, f'. 603, Odyss. 8'. 120, £. 365, 4^4] ^"5 ^ forma uno spondeo ; ed e pure ew; s uno spondeo in £4)j iyj Odyss. 5'. 90 , £«? ivi Odyss. v'. 3 1 5 , Fu; iK-r,\'iov Od. •/;'. 280 , «'. 233 ; ne altrimeuti £«; { da uno spondeo in em; ?y.ovTO Od. 0. 109, T*. 367. Ora come mai puossi credere che 1' £us posseda questa ingenita virtu di volgere in luaga la vocal breve scgucnle? Ep- pure cio accade nei sedici luoghi d'Omero da me annoverati. Arroge , che r afliiie tewj gode della stessa proprieta in ted; ^hyaioi II. -J. 42 , dove T£'j; « e uuo spondeo. Una sola volta io trovo sta; cy£ Od. i. 386. formare un dattilo ; ma credo , che I' oy£ sia una mera emendazione di qualche gramm.atico, che corrcsse cpiesto luogo scnza provvedere agli altri siuiili , ed io vi restituirci Eug 0 . In tutli questi passi invece di £w; si richiederebbe un trocheo, che colla breve seguente formaudo im dattilo provvederebbe alia salute del verso. Ma ahrove come in t» d' c-ile di larsi un U'ocheo al- liinga la breve seguenle. Tali errori di prosodia si possoao emendare se si restiluisca I'anlica fonna perduta, clie era ag. Esichio ci conser'vo la glossa A;, eoi; , Ssa)5 , /^e//"? &w , e di fallo tal Dorica paiiiccUa si trova adopcrata in veue di aa; presso Pindaro , Arislofane , le Tavole Eraeleesi, e Teocrito (i). Essa primieramente e un monossillabo lungo segnato coU'accento cireonflesso, il quale acccnua una coutrazione. Scio- glicndo lale conlrazioue in oisg , noi al)biamo il gianibo in «£; x' dno Od. p'. 78. Che se 1' «£; si Uasforuii in «?£;, siccome da «£t si fa am, avremo 11 trocheo desiderate nei scdeci luoglii piu sopra cilati. Final- niente lo slesso «(£; ci da eziandio lo spondee da reslituirsi nei venti iuoghi dOiuero, in cui oggidi leggcsi d-^g ; giacche in tutli questi venti passi dope Vttcog cansoguila un vocabolo che comincia da consonanle necessaria per allungax-e V e; deW ahg. Solamenle Od. 6. i53. si ha £?«; £v TjO&tV; ; ma allri testi scrivendo eag ivt Tpcir, , io vi ripongo oiUg ivi . Dissi pill sopra, che V ag circonflesso sciogliendosi si cangio in aig; in vece di precisi esempi di antichi autori, che mi mancano, no addurro il seguente argomento. Gli anticlii glossarii vanno d' accordo nei dire , che «£! talora adoprasi invece di sag. Cosi Esichio 'Ast kvtI tsu emj; un lessicografo presso Bekker Aiiecdota Gr. pag. 346. 21. us\ ... h-i ds ono-j xat avTi toU 'iag , xae [xiy^pt ; e Galeno nei Lexicon Hippocr. 'Afl cr.lXOLVJH K5T£ TlV.pU 'IffTO/.paTE! X«£ TO £Ug , X«( TiapCA. iZollolg T'JV 7l«).«(W . 1 Deri poi invece di «£i senipre scrivcvano uig , e poeticamentc anche ttiig (2). Cio posto , io dico , che lo scambio tra «£( semper , cd £«; usque dum , presso gli antichi derivo appunto dairaflinila di siiono , e e di scriUura, che passa tra alg, ed aig; gli Attici poi limilaroiio il va- lore di Ksi usque al solo idiotisnio ^fiyp' aii usque adhuc, Iiactcnus (3). 20. II vzfBlrr/Ephu "Lsvg, che ho aecennato piii sopra, mi somminislra nn teizo esem)no. II Dorico nominative in « e richiesto dal metro ncl (i) Gregorius Corinlh. cil. Schccfcr p. 188. sq. Vakkeaacr cl Tour ad Tlicociil. 111. XXIX. lo. {1) Gregorius Coriuth. cil. SchoEfcr. p. 34G. sq. GJS. (3, I'urson ad Eurip. Orcst. lO^g. Pliocii. iii!\ DI AMKBF.O PKYRON. 287 yipfiVio; irniOTCi Ninap (i), ncl SysW ' i\y{/.ij.iiJ.vovt (a), eil in alcuiii altii passi , douclc i Rapsodl non lo polciono cacciare , giacche avrehbero turbato il iiiclio. Ma perehe mai lo niaiitennero nel i/ESEXn'/sfsra Zrj; , e ncir iupysff* Zruj , dove la prosodia acconsenliva di usare il Jonico nuininativo in «; ? Forsc per evitare lo scoiUro delle due sibilanti? ma pur si scontrano iiel Kfjo'jidr,g Ziu;. lo per me credo, chc il vi'^iirrjifAxci. Zsu; essendo ripctulo trcnUi voile in Onicro, c V ivowr.a Zsu; quindici volte, Mil tal siiono era per la tradizione divcnuto talmcnte soleniie, cd incarnatosi , diro cosl , negli orccchi de' Greci , che i Rapsodi e Pisi- strato lo coiiservarono. Laddove il Kjsovt'Ja Zsyj non godcndo di lanto solcnne tradizione, pcrche incontrasi in soli cinque luoghi , I'u voltato in K|04V('(J/;a senza ollcndere ruso tradizionale. ii)i,»(.iiii'> - '(iiij :>. nrt ) 31. lo poti'ei inohiplieare gli escmpi sccgliendo appunto cpci versi, ill cui la prosodia vacilla ; giacche siccome dall' iato si argonienla la presenza deU'atitico digamma stalonc caccialo , cosi dagli errori di pro- sodia si possouo arguirc i modi deU'antico dialelto , rhe fiirono scani- biati coi nuovi Jouici. E tale permutazionc lu cstesa eziandio all' oi-to- grafia. Siane prova il vocabolo oftj, il quale colla penultima limga si leggi; nt'ir atiXsv o'-^tv II. tt'. 208. Non polendosi credere , che Omero .ibbia allungato un tal omicron , alcuni pensano , ch'egli pronunziasse osvtv, od oTXftv (3). lo osservo , che la voce o^tg si Icgge in questo solo luogo d'Omero , eppero rara csser dovcTa ai suoi tempi; la sua originc poco certa agli etimologi Leuuep e Scheid(4) deriva senza alcun dubbio dall'Egiziano goq serpe , la cui figura di frequcnte si incontra nei ge- roglilici per nolare il suflisso mascolino di terza j)crsona sin{. nci quali iiarravatisi fiivole , gU uflizii degli Dei, e le origini dei tetnpli , e dei riti- (2). Infatli Tesamelro e il verso uarralivo, clic da Omero vcnne conseorato all'epopea, ne ebbe la pro- pria musiea , c riinase pero sempre slorico , didascalico, e proprio piu dei Joni , rhe non dei Deri; Ma il vcro entusiasmo rifuggeiido si dalle iiarrazioni , come dalla monotona uniformila del metro , creo 1 inno li- rico. Qtianlo tratliene raninio nel mondo esterno , come i racconti dei fatti, e le descrizioni degli obbielti sensibili, tulto cio ingombra e frena linipeto deU'entusiastno , che delle sole impressioni interne occupato anela a manifestare fpiauto senle. Narrano forse i cori nelle tragedie ? Essi ripptono i scntimenti , che il drama dee destare negli spctlalori. Pindaro dcscrive egli le corse e i giuochi ? Da una idea trasvola allallra con transizioni anzi menlali , che scritte , e deliba i senlimenti sorti nel sno animo , accennaiido appcna quelle cose e qiiei falti sensibili , che li originarono. Cos\ gli inni lirici si occupano delle idee , menlre gli epici raccontano fatti e descrivono obbielti. Ma Ventusiasnio sdegna ancora la monotonia del metro , e vuole , che il verso si informi dalla varia armonia del pensiero ; cppero Orazio celebrando Pindaro , che per audaces nova dithjrambos vei'ba dc\'olvit, losto come naturale con- seguenza soggiunge numerisqiie fertur lege solutis (3). Quindi i lirici studiosamente escludcvano dalle loro strofe i meiri, che appartenessero ad altri generi di poesia , conic a dire I'esamelro eroico , il giambico scenico , il tetranictro anapestico , il trocaico o giambico scenico c si- mili ''4). Nel disdcgnai-e poi i versi dcU'epopea, dell'elegia, e dei drami, (i) Hesioilus Thcogon. 4"-4-''*- (2) Kicsrl dc Hyiiino ia Apollincm Ilomerico. Beroliui i83j pag. i;. S'|. (3) Hor.ititis Od. IV. 2 to. i'5) 6ocL-l.li dc nietru Piiidari p. i;5. DI AMEDEO PEVnON. 2()l ••ali «,' rliiaro , clic i lirici nc ricusavano eziaiiilio la inusica , eil una niiova se nu foniiai'ono , che armonica col pcusiero invilava aiichi; i coi'i ad ari'oinpagnarla co\le ilanze. Ed in cio cousiste I'csrliisivo camt- tcre di'lla lirica Dorica. Imperocche sc per lirira si inteiide (picUodi' , ('III! sulla lira caiUavasi , an(!;lie ii Jonico Auacrcoiite fu liricu con tin metro a lui pcculiare. Ma se a quosto carattere dulla lirica noi aggiiin- {;;iamo quello ili csscre cseguita da cori con danzc , allora qucsla .s|if- zie e al liilto propria doi Dori , cosiccliu lirica Dorica, ed Orchesticu , fhc noi direinino hallabile , sono assoliilamentc sinoniine. Lo slfsso j^enere di poesia qnando era ballalo , e quando no ; ma sc tali <-arini componcvansi per venir esegniti dai cori, non solainenlc vi si inlrodu- cevano le slrole , le anlislrolc , e gli epodi, ma ancora il Dorisnio della favella era piu frcqiiente, severe, cd antico. Abbiano pure alcuni po- chi Joni canlalo con Jonica favcUa sulla lira [ il solo Anacrconlc a noi pervenne ] , Uitlavia i ])iii di essi anclie nella lirica niclica predilesscro il dialelto Dorico , e nella lirica orcheslica niuno compose mai un' ode con i cori scnza che I'idioma fosse Dorico ; quindi sono Dorici i cori nclle tragcdie Alliche. •26. Dislinta cosi la lirica propria dall'impropria, e quclla orcheslica dalla semplice melica , dico , che i Dori si segnalai-ono nella prima. \lceo , Alcmane , Arifrone , Corinna , Epicarmo, Ei'iuna , Ibico , Sall'o Sintonide , Slcsicoro , Telesilla , Pindaro ed allri furouo lulti Dori ; mentre i Joni o componevano soli inni epici nel loro dialello, od ana- creontiche , ovvero se alia sublime lirica si inualzavano, cantavano do- ricamcnle , come Bacchilide Ceo (j) , e gli Atlici nci cori delle loro iragcdie. ar. Da talc studio dei Dori derivano parecchie couscguenze, che niegho illustrano l' indole della nazione. Nella lirica le idee si altingono alle prime nozioni altissimc deU'aninia, quindi lo studio di una (ilosoiia idea- listica Pilagorica , che solo si occupa del mondo eslerno per ricondurlo per via di nuuicri airarmonia universale. I recondili |)cnsieri vogliono cssere consolati ed illuslrati coUa realta della vi(a ; quindi lo sludio della storia , non gia di quella, che scientifica concatcna le cause cogli cHetli , ma della mitologica, in cui dominano gli Dei, gli Eroi, il fato. (i) BacchylidU Cci fiagmcnla ed. Ncuc jiag. 8. 2C)3 OIUGISE ECO. Perche iiiai , iliceva Socrale acl Ippia (i), iu doUissiino tovnasti dai/a ricca Lacedemone senza iin lucro alia tua sciciiza corrispondente ! Potevi pure cola esporve il lito alto sapere iiitonio agli aslri cd ai nipti celcsti. Ell Ippia : / Lacedemoni iion ioj/ioiio di udive astvonomia. Forse , rijjigliava Sociate , avranno amata iiieglio la geomctria ' Al quale Ij>pia : Oibo ; a dirtela pocld v'ha , die sappiano conteggiave. E So- crale proseguiva: Per awentura avranno predUctta quella tua dotirina, in cui aculisiiino tuUi soprawanzi , della qualita delle lettere , delle sillabe,dei rltmi,e delle armonie? = Che armonia? die lettere? I'ispon- deva Ippia. AUora finalmenlc SocvjXe: dim mi tii dimque , dacdie io nol trovo , die mai i Lacedemoni si dilellino a udire ? Ed Ippia : Delle stirpi degli eroi, e degli uomini, delle antiche popolazioni , delle citla, come ab antico furono jhndate , ed insomnia di liUta t antichilk sentono avidamente a parlare , cosicdie io per amor loro fui obbligato ad im- parare e studiare sijfutte cose. Ho volute intero arrecare qncsto passo classico iiUonio agli sludii dei Lacedemoni, per dimostrarc , clie essi non curaiUi delle scicnze posilive, della i-ettorica, e di tuUa la dottrina dei SoGsti preiulevaiio singolar diletto della anlicliila. E siccome in sul crepuscolo della sera, quando i giusli coiifuii degli obbieUi ondeggiano ineerti fra la sorgenle nelibia, quello e il piii propizio tempo per vcdere realinente quanlo piii giovi al meditar fantastico; cosi la storia dei secoli anneljbiati dal tempo sommameute gradiva all'imaginoso Doro, il quale iiou la realta dei falli voleva compassai-e, ma bensl vedervi quell' idealc, che ei vezzeggiava col pensiero. II volgar cittadino vi vedeva quanto I'oi"- goglio, gli inieressi, e i pregiudizii della nazione suggerivano alia sua fantasia; il pocta poi canlava quegli stessi argomcnli suU'antica iinmu- tabil cetra di selte corde. 28. Dalle cose sin qui ragioiiatc puossi concliiudere , che i Doii si occuparono delle idee , come i Joni delle cose e dei talti. Quesli furono slorici, epici, e scriltori d'iuni narrativi ; qucUi si occupavano di lirica, e di iilosofia Pitagorica. Ognuna delle due razze corroborandosi vicpjtiu col tempo nello studio assortito alia sua indole sanci inalterabilnienle i mezzi , e gli accidenli afiini ai componimenli noedesitni , dico la mu- (1) PUto Hlfptas mai. 285. 1)1 AMKDRO PEYRON 2g 3 sica ed il lUalctto. Come non sarebbcsi lolleralo , che un inno eiiico veiiisse acrompagnalo da musica Uorica , c viccvcrsa ; cosi il diulclto Jonico era richicslo nogli imii e|iici , conic il Dorico nei lirici e nei coi'i ; e cosi ancora la storia detlavasi ncl volgare dei Joni. Le idee concotnitanti soguirono I'idea principiale. Esamelro , ek-gia, musica Jo- iiica , sloria , e dialello Oinerico diveiincro siiioiiimi e idee f'ra lore coniicssc ; lirica , musica Dorica, e dialelto Doi'ico diveniiero del pari eqiiivaleiiti. Jip|)er6 I'Eolo Esiodo , Parmenide Eleate, Einpcdocle Agri- gentino, Teognide Megarese scrissero esametri didascalici in Jotiico ; a cui si possoiio aggiimgcre Eiunelo di Coriulo , Augca di Trczcne , Pi- sandro di Rodo, Cinetonc di Lacodemono, Paniasi d'Alicariiasso , Lesche Leshio, tuUi Deri, die composcro poesie epiche neU'cloquio d'Omero. AH'incontro Bacchilide Jouico , pcrch^ lirico , canto doricamente ; cd i tragici Attici volcvauo Dorici i cori. Quindi aucora Erodolo doppiamente Dorico si per Alicaniasso sua patria , e si per Turio dove scrisse cd esule fece lunga dimora , detto uel vernacolo dei Joui la sua storia ; e prima di lui Ellauico Lesbio , lasciato il volgare di Sallo sua concit- tadina , in prello Jonico compose le sue storie , come anche ionica- nienle scrissero tntti gli storici antcriori ad Erodoto. Gli Attici dipoi cominciarono a deltare la storia nei proprio volgare , e vennero imitati dagli storici delle altre stirpi. Se non clie menlre Tucidide scriveva at- ticamente , Antioco Siracusano , eppero Dorico , ignorando ancora il nuoNO dialetto della storia, pubblicava ncl Jonico cloquio i nove suoi libri delle storie della Sicilia c dell'Italia (i). 2g. Stabilita cosi I'indole della slirpc Dorica, e la sua letteratura, si intendcra piu facilmentc la storia della sua lingua. !Nata la greca favella dai duri Pclasgi couscrvo in luUe le Doriche nazioni una parte tli quclla asprczza e scverita primiliva, per cui Platone (2) aiFermava, che Tanlica lingua de' Greci paragonata con cjuella de' suoi tempi suonava come barbara. Amavano i Dori le piu gra\i e sonore vocali, come !"«, e Isj, onde il loro largo pronunziare a bocca aperUi venne denominato -).«- Tcfao-jtiog ; laddoAC i Joni preferivano le vocali piu moUi e graziose. Lo scontro di qiieste era evilalo dai Dori, uia gradilo ai Joni , i quali pero (1) Clinton F;isli HcUcnici pag. 383. (a) Plato Cvatyliis p. 4ai. 31)4 ORIGINE ECC. Ciiroiio i pi'iini a sojipvimcrc raspirazionc Pelasgica , clic ilagli Eoli <■ (lai Dori conscrvala cliiamossi dappoi Digamma Eolico (i). Per lo coii- Irario lo scout i"0 di piu consonanli odialo tlallc allrc slirpi grcclic siio- nava gradito ai Dori, ondc il particijiio riSivc, i' Vsvg in; c ])er lu slessu oagioue le preposizioni x«t«,'icv ] il c [ am ] , e lo evitavaiio per niodo , che alcuiii lirici sci'issero odi privc di lal clcnicnlo ; ejipei'o si 11 V , comic le affini sibilant! , le scainbiavario' iri dltre Icllere , e singo- lat'ineutc nel diiro p, ovvci'o sopprlmevaiio tal sUdno talora scnza corn- jienso , e talora soslilucndovi una aspirazionc. A lal preferenza di aspra jironunzia pare^ che si o])ponga la loro parsiuioiiia nell' usare le letlere aspirate ; eppure piu lunganiente frai Dbi'i conSfervossi I'liso del digamma, ilie non presso i Joni. Quindi io conghietturo, che essi scliivi del grazioso aspirare del Joni, invece del e, del yj, e siiliili, scrivessero le tenui n, e /. per amore di anlicliita, iiia pronunziandole duvamente quasi v'inse- rissero un dij^amma. Finalnientc le parole , che accenluale snll' nlliuia spiccavano briose, i Dori le pronunziatano boirsiccento suUa peniilliina oiule furono chiamati ^oipiiyrci (2). 3o. Alia lingua niaesiosa e sevei'a corrispondeva conforme 1' armo- nia , che, per testimonianza di Platonc (3), iiiiitava le voci e gli accenti dell'uomo, che in una fazionc di guerra, od in qualnnque forte fatto, Aaloroso si cimenta ad incontrare ferile e la morlc medcsima. Ed al- trove (4) paragona I'nomo forte, probo, e lemperante coll' arnionia Do- rica , che dice essere la vera Grcca. Che pin? Aristolele scrive (5) in- tnrno alt arnionia Dorica tutti confessano , die essa e sedntissima ed lia modi virili. Qnindi Daraone inusico (6) stando una volta presso luia (laulista, che secondo il Frigio modo suonava a certi giovani iibbriachi, (he danzavaiio all'impazzata , coinandolle di suonare doricamente, e to- slo i giovani ccssarono da c[uegli iucongrui moli. Ma per conservare (1) Hermann, ad Hymn. Homer p. 91. Boeckh Corpus insciij'l. Grace, p. (a) Reiz dc Inclin. Accenlus p. 107. (3) Plato R.publ. 111. 399. ^4J Plato Laches p. 188. (5) Aristotelcs Politic. Vill. 7. (6) Galenus de Hippocr cl Plat, dogin IX. 5 1)1 AMEDEo pF.YnoN. ay!) fjucsla iniisica i Dori ricusnrono (,U {(cqettare i nuovi sli'oincnli Jouici, ch(^ Platone chiainava ncciSiig op-/ayx del scherzo; eppcro riprovaroiio le corde die Friiii e Timolco ayevf^no aggiiiiilc allu su'tle tlclla cetra. E scljbeiic il (Iccrcto conlro Tiniotoo. non seinliri aulcnlico (i), lutlavia esso ci puo atlcstare. il fatlo ed, i piiucipali tnotivi della condanna di Timolco, quali volgariiicule si supponcvaiio. Cos! la lingua e la musica dei Dori con- cordavano iii'l carallfi'C dt'llo da Piiuiaro (7£avc;Ti(T5j (2) ^ravissinio. Tullo lie' Dori era vcncrando, come Taura ch<; .spira dagli aiUichi iiionumenti, Uilto era coiiciso a^itorevolc con(ic la voce dulla coscienza, astratto quaiilo i nuineri di Pilagora , e sublime come la lirica. 3 1. l\Ia r oiiuipotcuza del tempo deludeudo ie Dox'iche prccauzioui per conscrvarc iininolj^lc la lingua , la divisc e suddivise in molti dia- letti. Altro e il pavlare del Crctesi , cosl Gregorio CoriDzio (3), allro qitello del Rodii , divei'so il vernacolo degli Argivi, e diffkrente ancora quello dti' Lacedcmoiii. Ai (piali aggiuiigausi gli ttoli, gli Arcadi, i Beoti, i Corinzi, i Crctesi, i Megaresi, i Lesbii , gli Egiiieti, i Sicioni, i Si- riliani , i Tcssali , i Bizaiitini , ed altri ; le dillcrenzc dei quali dialetti ci furono iiotate dal Maiitaire (4) c dal Miiller (5). Parecchie bensi ci rurono tramandate dalla sola tradizione, ma di molte possianio far giu- dizio uoi medesiini leggendo , e confrontando le opere e Ic iscrizioni, che il tempo non c'invidio. Singolare e il dialetto Beoto, di cui il Boeckh detto un particolaie trattato (G) , che compilo sulla fede dclle iscrizioni sinora conscrvate. Esso si dill'erenzia dal Crclese,che il lodalo Boeckh prese pure a disaminare separataniente (r). Amendne si distinguono dal vnlgare degli Elci , di cui un'anlico patto ileH'Olimpiadc 5o a noi per- vennc (8). Tulti rpicsti diileriscono dal Lesbio dclle odi di Sallo , dal Megaresc che Arislofane introdussc in una scena degli Acarni v. ■jag. sg. , dal Siracusano conservatoci da Teocrito in alcuiii Idillii. Cosl ogni provincia Dorica aveva un particolare idionia, come ogni provincia Ita- (1) MuUcr Dorians II. p. 336. ('j) Pindjii'i Scbol. ad Olyrap. I. aS. (3) Grcgorius Corinth, de Dialcctis ed. Schaefcr p. 394- (4) De Dialcctis linguae Graccac , cd Sturz. (5) MuUcr The Dorians 11. p. 484. (6) Boeckh Corpus Inscript. Graccar. I p. 717. sq. (7) III. II. p. 401. (8) Id. 1. p. 2f>. 3g6 ORIGINE ECC. liana lia il siio gcrgo speciale. Tal lingua popolare non solamenle ei-a adoperata dai Dori nclle loro pubbliclie iscrizioni , di ciii alcuiie sino alia nostra clh porvenncro, ma aiicora fu svolta e nobilitata da proprii scrittori ; cosi Cipscla scrisse in firetto Crctese , Alcmane e Sojvonc si valsero del volgare Laconico (i). lipicarmo ndoperd tantico DoHco aspro , ttunido, e difficile ad intendersi (2) cioe il Siciliano, nella (jual isola I'u allevato ; nel mcdesimo dialctto furono pure scrittc le Icggi di Diocle (3). Sallo iiso il Lesbio , Corinna il Bcolo , anzi il Taiiagreo ; Dcrcillo scrisse nel sermone Argolico (4) , c Chilonc nel Laconico (5). !Ne la cosa poleva osscre altriinenti. Iinperocche la stirpe Dorica non aveva, siccorae i Joni dell'Asia minora, o gli Atlici , una citla, che per j>olitiche institiizioni sorgesse centro della nazione, ma ognuno dei va- rii stati viveTa nei suoi confini , anzi dentro la cerchia del suo munici- cipio, venerando bensi Sparta, ma senza mantener con essa, o con altra Dorica conlrada rclazioni di commercio , di tributi , di dependenza , o t\\ lellere. Iiupcrocclic Sparta contenla aU'avere distrulte le tirannidi nelle altrui contrade , per istabilirvi la prediletta Oligarchia , niuna di cssa voile rendersi soggetta o tribiitaria (6). Mancava adunqne alia stirpe Dorica im centro politico ; mancava eziandio il centro delle lettere , giac- che la doniinazionc e le armi danno per lo piu legge alle lingiie ed agli ingegni. Ua ultimo argomento pnossi aggiungere derivato dalla qna- lita delle lettere Doriche. Questa Stirpe attcndeva singolarmcnte alia li- rida non per urabratile studio , ma per le feste popolari , in cui I'ode cantavasi fralle danze dei cori ; talchc la lirica teneva del mnnicipio, c fomputavasi come la piu eletta specie dei canti popolari. Che se era popolare il componimento , popolare esser doveva I'eloquio, cioe il ver- iincolo del municipio; eppero Corinna di Tanagra nelle sue odi adopc- rava il volgare Beoto, dovecche nei carini epici accostavasi al comune Dorismo ; ed ajipunto pel Beoto dialetto delle meliche sue poesie ella vinse al paragone Pindaro medesimo , come piu sotto direuio. (j ). (i) Grcgor. Corintii. p. 3^i. (2) lb. p. 359 in notis. (3) Dioilorus Siculus XIII. 35. (4) Vairkciiaci* in Adoniaz. Thcocr. p. 99. 100. (5) Plutarchuii conviv. S. Sap. c. 4- (G) Thucyilides. I. 18. 19. (7} Parlando di DialcUi gioyami conscgnarc in qucsla nota una mia idea sul mclodo df studiarli. DI AMEDKO PEYRON. 21)- 32. Pertanto il fatto cd il carallere politico e morale tlcUa nazionc coacortlauo ncl dimostrarci , die i Dorici scriUori prccctlenti a Pimlnro atlopcrai'ono lutti il vcrnacolo clella loro conUaila. Cos! cziauclio dugli Italiani anleriori a Dante raolti atloperavano nelle lore scritturc la favella clella loro provincia. Infatti lo slesso Dante ci attesla (i), che Guiltone irArezzo , Bonaggiunta da Liicoa , Gallo Pisano , ^lino Sanesc , c Bru- nette Fiorcntino atloperarono idionii noii cortigiani , imi proprii delle loro ciUadL Dei Siciliani poi, Puglicsi , Romagnuoli , Padovani, e Ve- neziaui cita canzoni dcttate ncl loro gergo (2). Ne altrimenti essci-e po- leva ; imperocche ognuno scn'veva pe' suoi concitladiui , e ncl princi[>io delTartc gli autori non aspirano ancora ad una gloiia estesa , ma si ltd ih pel dialctto Dorico io vorrci , die si forraassc un'antologia dcrivata dalle sole antichc iscrizioni, f:hc giuuscL'O sino a iioi ; la loro Iczione c ccrtu , ni^ vi si possono sospcltarc error! di scrivani , cOme uci tcsti a pcnna. Infatti chi pu6 osscr certo dfUa vera Iczione dcllc odi di SafTo ? e frai loro diversi tcsti cinenduti dai critici quale si dovra sccgliere come tipo sinecro da stiidiarst , e farvi fondamento? Per lo conlrario i niarrai a noi pervenuti sono raallcvadori dcU'csattczza dclla loro lezione. Codestc iscrizioni si dividano secondo Ic varie provincic Dorichc , cppero in Boole, Laconi , Di'lfichc , Corcircsi, Eubcc, Lcsbie, Crctesi , c siniili. In ciascuna classc sieno ordinate eronoiogicamciite. Alle lapidi d'ogiii provincia si aggiungano i.® quelle osservazioni sul dialclto , le quali si ricavano dalle iscrizioni mcdcsiine ; a." le tradizioni dci gramraatici su quel volgare , Ic quali comprcndano si le forme grammaticali , come i vocaboli particolari di qucUa provincia , ossia le sue glosse. Le osservazioni tcst<^ acccnnatc si debbono fare sn quelle sole iscrizioni , chc olTrono uii idioma dilTormc dal Pindaricoj giaccli*^ le lapidi sci'i tie ucl Dorico uobilc apparlcngono alia gramm;ilica, di cui parlero fra breve. Altrcltanto si faccia pel Jonico , e per I'Attico. Qiiesta Antologia varra ad inscgnare pralieamenle e con certczza la storia della Imijua Grcca. Imperoc- che dapprimu si vedono le varie specie d*un medcsimo dialello; Ic piu nivido cd asprc ci avvici- nano alia primitiva lingua nuulre dci trc niaggiori dialetti; Ic altrc piu niolli ci additauo il pro- gresso verso i colli idiomi. Quindi dalle specie passando al gcnerc si diciio It; Ire graramaliche dci Ire nobili cloquii , Dorico, Jonico, cd Attico , come essi si trovano in Pindaro, Erodoto , Escbilo , Tucidide , e ncgli altri scrittori dclla classica eta. Se non cbc in tat classe non si do- vranno annoverarc le scrilture dettate in dialetti particolari, come a dire alcuni IdillH di Tco-. crito in idioma Siciliano. Siccomc un dialctto iUustre rapprcsenta Pidea gcncralc, chc sommi in- gegni seppero dcrivarc dalle diverse specie , cosi si potra ammirare I'ingegno crealorc, c Ic cause positive, che govcrnarono U fonnazionc d'un nobilc eloquio. Rimane il dialctto poetico. Le sue. prupricla non polcntlo csscre capricci di liccuziosi scrittori, neccssariuinontc debbono aver prccipuo fondamento ncllc forme antiche e disnsate ; ma qucste non ci giun^craniio nuovc , quauto plii ricca sara I'antologia delle auliche iscrizioni. Cotal mctodo di studiarc i dialetti uella loro specie, c nel gencre , fa si , cbc il filologo percorra la stessa via , che tenne la piil colta nazionc ncllo svolgimenlo dilla sua lingua. Le idee sono eerie, coordinate fra loro, e si stampano nclla mcnte come «n ragion.imento. All'incontro ogni altro mctodo e imperfetto ; nia sovra tullo e irragiodc- volc il porre nclla mano degli studcnti Omcro , come aulore appropriate per rinsegnaraento dei dialetti. (0 Volgare Eloq. I. i3. (!!) Ibid. cap. 11. 1^. Serie II. Tom. i. 33 2Q.S oniGINE Ere. ronlentaiio cli quclla municipale. Inoltre cssenclo Ic provincic disgrcgatc fra loro per reggimenti , ordini politici, intei'cssi, rivalila , ed odii, noiv v'era motivo , per cui un Siciliano i-inncgasse il suo idioma per adol- tare (piello di Romagna, o di Venczia. Nel Picinonte il dialello c \iu solo , inqwanlo alio spirito e all' indole generale , ma si suddivide in tanti gerghi , quanle alineno sono le proyincie , onde il Piemonte si componc. Se per Icgge ci si intimasse di scriverc nel nostro dialellaccio, io noil dubito, clic in sulle prime il Vercellesc, il Canavese, I'Asligiano, il Torinese, ed altri , tiitti adoprerebbero il loro gergo, massimamente se fossimo ancora sottoposti a varii Duclii, Baroni, e (]omuni, come nei S€coli XIV, e XV. Cosl i Dori e gli Italiani fecero come faremmo noi. 33.Ma ill qnal modo governossi Pindaro nel formare il Dorico illustre .' Sebbene parecchi prima di lui, come altri prima dell'Aligliieri gia aves- sero tentato di creare un nobile elocpiio , tuttavia siccorae i loro espe- riraenti furono piii o meno infelici , ed i loro poemi non levarono gran fama di se, il nome di creatori venne attribuito ai soli Pindaro , e Dante. Come tali io li considerero , riscrbandomi pii\ sotto a dimostrare , che essi soltanlo pcrfezionarono gli altrui tcnlalivi. Dico adiinqne, die men- tre nella Grecia corrcva il provcrbio Bstcort's; u; Beoto maialc, e di que- st© nome ingiurioso alia sua patria Pindaro slesso ne appellava ai suoi versi capaci di redimerne I'insulto, come mai avrebbe egli potulo usare alia presenza dei Greci il Beoto sermone? Quel sermone , che Aristo- faiie per isclierzo introdusse nei suoi Acarni v. 868-922 , gSS-gGo (i) e die noi leggiamo nelle iscrizioni Beote rozzo , scorretto , riboccanle di lanti u , che yalsero a denominare uj la Beozia ? Neppur egli avrebbe potuto prescegliere I'Eleo e Io Spartano aspro pei p ; il Lacone intem- peranle nello scontro or di vocali , ed or di consonanti ; il Siciliano pieno di solecismi (2) , tronco nelle sue forme alia maniera contadinesca (3) , e duro ad intendersi ; il dialetto di Laso , e di altri lirici , dalle cui odi era affalto sbandila la lettera ? odiata da certi Dori. Niun vcr- nacolo poteva Pindaro adottare senza caderc in una insoffribile moiio- (i) Siccomc I'udicroo tcslo di Aiistofane pcndcndo verso il comune Dorismo dista 355.11 dal pretto Bcolo dcUe isi-rizioni , io credo pcro che sia state guasto dui copisti coU'iotrodurvi forme Dorichc mciio igno(c. (1) Apulcius Flor. II. i3. Salmasius de ling. Hell. p. 4^^ (!) Suidu ad S>jpi. Strabo VIII. 364. BeUer Aaecd. I 38i DI AMEDEO PEYRON. 2l)q Ionia; impcrocchc, quando uii popolo prende a vezzeggiare una \ocaie una consonantc, un siiono qualunque, qucslo invade tutto quel voUiare per nioilo ila rendei'lo monotono. Quiiidi per oUencrc una varicla d'ar- inonia Pindaro dovuva scegliere la sua lingua da lutli i diuletli, scnza prcdiligcrnc uno particolarinente. Cos! pure govcrnossi il Dante , il tjuale per confessioac di Gioauni Villani (i) nel libretto de f^ulgari Eloqucntla con forte ct adorno latino , et belle rugioni , riprova lutti i volgari iritulia. Imperocche al settenUione d'ltulia il Dante apponeva di parlarc con crudo accento (2), ed il Passavanti allerinava , clie i Lombardi col votgare bazzesco e croio incrudiscono lufavella (3). Dei Pugliesi il Dante dieeva , clie per facerbita loro , e de' loro vicini fanno brutti barbarismi (4) , ed il Passavanti soggiungeva , che / Regnicoli dimezzando dividono il dire con -vocaboli dubbiosi ed ainbigid (5). II volgare de' Romaui e chiamato dal Dante un tristiloquio e piii sotto U pessinio de' volgari (6); il Passavanti poi osser.vava, che i Romani coif accento aspro e ruvido arruginiscono il dire (7); (inaltneulc alTerinava il Dante, che i Toscaiii nel loro brutto parl-ure sono ottusi (8), ed il Passavanti, che i Toscanl malmenando la lingua troppo la insudiciano ed abbruniscono. Fra i quali I Fiorentini coi vocaboli squarciali , e smaniosi , e col loro parlare Fiorentinesco istendendola , e Jacendola rincrescevole , la intorbidano , e la riniescolano (9). Cosi Dante in va- rii capi del libro primo dcUa Volgare Eloquenza riprova ad uno ad uno gli idiomi dci Romani, della Marca d'Ancona, dcgli Spolctani , dei JMi- lanesi, Bergamaschi, e loro vicini; poi rigetta I'idioma Siciliano, e dei Pugliesi ; passa quindi a biasimare il Toscano , il Genovese , il Roma- gnuolo ; scarta il gei-go dei Bresciani, Veronesi , Vicentini, Padovani , Bolognesi ; c mcritamente afTastella la mia Torino , ed Alessandria coa Trento, e colle cittii propinque ai termini d' Italia , che nonponno avere (0 Villani lib. IX. cap. i34. (j) Dante Volg. Eloq. Ub. I. cap. XI. (3) Passavanti Spccc. Pcnil. cap. 3. (4) Dante loc. cit. cap. XII. (5) Passavanti loc. cit. (6) Dante loc. cit. cap. XI. (7) Passavanti loc. cit. (8) Dante loc. cit. cap. XUI. (9) Passavanti loc. cit. 3i)0 ORIGINE ECC. pura loquela. Ora per teslimonianza del cilalo ^ illani clic fecb I'Ali- chieri nel libretto dc Vulgari Eloquentia ? Egli rifn'owi tutti i volgari (I'ltalia. Dunquc roilierno libro del Volgai- Eloquio csiionc e prova (luella slcssa opiiiione di Danle, chc fu allegata dal Villani. Eppero a Viiicenzo FoUini , che rivocb in dubbio rautenticili di (picslo libro (i), ben a ragione rispondeva Gino Capponi, che, se vi fu chi contraffa- cesse t opera sua , e da credere , che e' non si discostasse da lid nelle opinioni (2). Ed io non dubilo di soggiungerc, che il conlradatlore aveva per lo meno un ingegno si potente ed analitico , quanto quello dello slesso Alighieri. 34. Aft'crmando io , che Pindai'o e Dante riprovarono Tcsclusiva au- locrazia di qualsiasi volgare materno Dorico , ed Italiano , non intendo negare , che essi ne abbiano prescello nno per base principale ; cssa perb non fu assoluta. Che Pindaro Beoto non abbia prcdiletlo il volgare dclla sua Beozia gia Io avvertii , e per confcrmarlo giovami riferire le due segucnti iscrizioni Beote posteriori di alcuni anni all' eti del gran Lirico /ou apyovroi , jxirA; 'InnoSpojj.iu npozpicc/.oiSi , im'pxfiSSi ... 0; iiiioyhxv Tx; ro'Xisg Tcvc/.yperM i^iouTMptScfv a ^A^aviiw , a{i-iv y.h ^o- yi'ysjj, zy; Htj.vj mxuq yx; x») Fj[xt'«? 'innx^^iv xr; fKJorelixv ■/.}, ociy'pxHo'y y.h (X70'jlixv XYj nolin'ji [xri ipxvxq liijs-ag , xyj xara yxv xrj xara 3iz).aT- Tay , xr, tkXXk nxv:x [ 6niT:x v.r, tu]j otXhji npo^inq (3). Ne dissimile e la seguenle : Quvxpyjji apyovro^ , jj-uvog Qst\ov^ic>) , ' hpyixpog Eiiimla ra- p.iceg Ey|3w),u 'ApyjSxixu $0)X£« yptog xniSa-Ax xno to? aovyypx^ro mSa xw r.oliixapyuv xv; twv xariTrrawv , avsloixivog 7xg Gouyypxfcag rx; y.tfxivxg nxp' Eiizpovx x'rt 7Tc<'\ . . . io chiaino propria quello di cui tutti si servono , e yXdJS'jz quello in uso prcsso altri. Cosicche la slessa voce pud essere ad nn tempo e glossa e propria, ma non prcsso le stesse persone ; poiche il vocabolo "ji'yyvov [ spezie di dardo ] e pro- (1) Diogenes L.Tcrt. VII. I. l\0. (1) Dante Volg. Eloq. lib. 3 cap. 1. (3) Ibid, lib.l. cap. 17. (4) Poetica cap. 11. I DI AMEDEO PEYRON. 3o5 prio presso i Ciprii , laddove a noi e una glossa. Pcrtanto glossa noiu una voce propria tl'un vernacolo, ma iioii usata clagli altri vcinacoli della stcssa nazioiic, ne approvala dalla lingua illiislre e coiiuine. Come esempi (li glossc cila Aristolelc (i) le parole -iloipog, civvt;, i'3-jpij/jc, ap per «Jfv«; , i{uv per i[J.o\ , dtxi per ijXE , £ij.,a! per dixi , e simili, die Teocrilo dappoi ado- perb. Le terze pcrsone plurali del presenle, e le aflini , Pindaro le tcr- inino coU'uscita propria de'dalivi singolari , come pure in ai; il parli- cipio altivo degli aorisli primi. Non mai termino la prima persona dei plurali in p.- j , ne gli infnuti in r,v , nc gli accusativi plurali in en; (3). Fedclc nel conscnare le maschie vocali dei Dori si attempero tuttavia all'indole del suo secolo gia piii mite , ed al bisogno d'una varieta nell' (.) Dlcciic ai F. Clin pub. (lal M. Bioiidi pag. LXVII. (3) HLTuaun di; Dial. I'ind. iu Opiucul. I. p. '1J4- 2Jo. aCG. 3lO ORIGINE ECC. armonia ; quimli inanleiuie !'« Dorico nei vci'bi iii aw scriveiido I'ljya- Tiv , p.invxra(t , r('aa7c , TcTc'/j.kxs , -p-^jvjvv.ij.iyoi , ma ritennc Vri Jonico e comime uci vcrbi in £co , oude sono siJoxro-cy , ^EiiiKfitai , Snviv , dn'ji/.t; , regiava il suo vcrnacolo ; quindi e dotti , e plebe dovevano coiidannarlo a paragone di Corimia , die can- tava neU'Eolico vernacolo della Beozia, sebben non usassc neppur luUc ie volgari indessioni Beote [Eoeckh Corp. Inscript. Grace. I. '718. a.]. Una ova/.ionc in Tcbe , ed un monumenlo in Tanagra furono gli onori conse- guiti dalla poetessa al solo municipio dcvotajil tempo raccoglilore dclie opere appartenenti aU'uinanila non preservo i carini di lei , ma il solo nome per onore del suo sesso. Laddovc Pindaro sebbene vinto in Tebe , ed inollre mullato perclie ccld)i-ando Atenc cliianiolla propugnaculo della Grecia (i), sopporto la doppia ingiustizia , prese per uditorio la Grecia, e per guida la ragione universale, ed olteune compiuti irloiifi nelle adunanze dei Greci, e Fautorevole sauzione del tempo, nella faina del quale vivra sempiterno. 43. Cos! e non allrimenti il Dante ebbe a combatiere contra i pre- giudizi de'Beoti d'ltalia , a nome dei quali gli indirisse una lunga quc- rimonia Gioanni di Virgilio da Cesena compiangendo 1' amore di lui per la lingua volgare (2). Bensi cgli in sua difesa compose il libro del volgare eloquio , che appunlo scrisse in latino, aflinclie si leggesse da coloro , i quali tulto sprezzavano, che latino non fosse ; tuttavia nel se- colo seguenle la fainiglia de' pedanti ancor gridava colla solita urbanitii // libro di Dante essere da dare agli speziali per fame cartocci, ov- vero alii pizziciignoli per porvi dentro il pescc salato , perclie volgar- mente sci'itto (3). Se non chc tali latrati cessarono a fronte della iic- (i) Plndari Opera cd. Boeckh loin. H. p. II. pag. 58o. (i) Aiubros. TraviT. Pref. del Mcbus f. 32o. (3) Mcbus Prtf. Am. i. 354. Dl AMTDEO PEYr.ON. 3lJ cessita tli possedere una nobilc favcUa volgare per I'uso clcU'cloquenza civile gia uata , e sempre piii crescente nei Comuni , che reggcvansi con publifhe deliberazioni. Venne pero in cliiara fama e la lingua ro«:p-i, /at iifAcovto'sy , v.rA B«/.;^uX('5ou rravrsXws ctysfrai , il dialetto di Pindaro , Si- monide, e Bacchilide e al tiUto sciolto dalle favelle locali- Ai quali tre (1) li Ciampi ncllc citatc Mcmorie. (1) Dante Volgarc Eloq. I. cap. iG. 3lG OniGlKE ECC. viene aggiunto Ibico da Gioanni grarnniatico [ prcsso Aklo liorti Ado- nid. pag. 343 ]. Si diibita perlanto del dialetto d'lbico. Gioanni gram- matico lo parcggia a Piiidaro, Gregorio Corinzio 11c lo distingue, alcuni lo credono Jonico [ Sc/mcidcwin Ibjci Reliquiae p. G2 ], i piuDorico; io per me lo giiulico uno di quelli , clie si argorneiitarono di creare il Dorico nobile , ma non seppero. Infatti Regio sua patria popolata dai Calcidesi , e dai Mcsseni, aveva una cotal favcUa , die suonava misla del gergo di quei due popoli [ Sclineidewin p. 63 ] ; ma Ibico per es- sere dimorato in Samo, citla Jonica, presso il tiranno Policrate [^Schnei- dewin p. i ■y ] facilmcnle scostossi dai patrio sermone per avvicinarsi al •lonii'o ; ne in Icggendo i frammenti di lui conservati da Ateneo puossi dubilare , clie Jonico, o per meglio dire epico sia il fondo del suo dialetto; vale a dire egli di gia adottato aveva I'eloquio d'Omero, mas- siniameute usando un metro dattilico, sebbene non fosse I'esametro deir_ epopea. INIa il foudo Jonico dei siioi carmi a quando a quando si colora con tinle Doriche , oude vi leggiamo fxalac , /xaXi'^sg, w.jj.oq , (fx[iig, are- pon«g, e simili ; vi troviamo le prette forme Siciliane OuXt'^y;; , pi^oti , piy[j.(x , ed anche quella propria de' Regini (filr,(}i , vonai , \lyriat , per 9().;r, voii , liyit, detta pero T/;ii[j.ix Ij'Buxou , perche Ibico frequentementc la adopero dtx xov ixikonodv ''I|3j>coy (ptlr,Sr,7ccjr(x rnoaiTYi yluaiy/} (i). Alio stesso idioma di Regio si debboiio probabilmeute attribuire i voca- boli variamente troncati oczspnog per tx-ipvnvog , §ii'fp(X7a.: per Stif'^apaai, riXtrv-o per r^siarjjo , Kv(/.pr,g per Kua^oipTig , che si incontrano nei suoi frainmenti (2). Pertanto Ibico avendo sin daH'Olimpiade 60 incominciato ad innestare il Dorismo sul Jonico d'Omero , si dee chiamare uno de' precursori di Pindaro nella creazione del nobile Dorico. A lui aggiun- gere si potrcbbero Stesicoro , Simonide , e Bacchilide , il primo anteriore a Pindaro, gli ultimi due suoi contemporanei; ma pcrche nella bonta della lingua da essi tentata, e nel valore dei loro carmi non aggiunscro air.iltezza di Pindaro, solo questi ebbe il nome di ottimo canone del Dorico , come al Dante, e non a Sordello, od a Cino, fu conceduto il titolo di padre della favella Italiana. ^Q). Dalle cose sin qui discorse si raccoglie, clic il Dorico illustre fu (1) EuiiUcliius OJyij. VII. 197. pag. 1576. 56. Aom. (») Schncidcwin ib. p. 70. Dl AMEDEO PEYFIOX, SiT un (lialcllo lettcrario , e tanlo piA creato pei dolti, e per csprimerele aslrallczze della menle, (pianlo piu fii colli vato pressochu dai soli poeti anzi dai soli lirici. U popolo noii parlava la favella Pindarioa, delia quale ripctcic si puo cio, clic il Dante diceva della sua corligiana, clie e di tutte le citth Italiche, e non pare, che sia in Jtiiina (i). Ma la lingua del Danle , non conlrastata da altro Italiano dialello illustrc , divcnne poco stanle comune ai dolti si poeli , clie prosatori; si inlrodusse quindi ncUe pubblichc deliberazioni, e nelle sacre concioni , cosicchc si rcse poco meno di popolarc in alcune provincie d'llalia. Laddove poche erano le deliberazioni fra i Dori , e le poche ancora brevissime per un Laco- nismo , di cui gloriavansi; tanto die la civile eloquenza non sorse mai a fama fra questa scliialta. Quis aiU Argh'iim oraioreni , aiit Corin- thium, aut Thcbanum scit fiussc temporihns illis ? nisi quid de Epami- nonda , dodo homine , suspicari licet. Lacedacmoninm vera usque ad hoc tempus audivi fuisse nemincm. Menelaum ipsitni, dulcem ilium qui- dem tradit Ilomerus , sed pauca dicentem. Brevitnlis autem laus est interdum in aliqua parte dicendi , in universa eloquentia laudem non habet (2). D'allronde ci-esceva ogni di piu 1' Attico dialetto illuslre per poeti e prosatori , potente per la forza dell' armi e per 1' amplezza dell' impero , popolarc perche tullod\ parlato e udilo nel foro. Qual sorle adunque toccar doveva al Dorico ? quella di perire perche letterario , e di essere sovcrchiato dall' Attico jiopolire largamente estendentesi ia tutta la Grecia. La vita , che un dialelto riceve da un'accademia di letterati , e arlifiziata ; 1' artiCzio dura c brilla , come una luminaria notturna,ma non equivale ai sole fecondatore , lie puo supplire la na- tura. La niUura di una lingua consiste ncU'cssere popolare ; il popolo dovendo scnza circonlocuzioni csprlmere i bisogni tutli della vita estema, ed i principali dell' interna, crea i vocaboli proprii, e li introduce nel commcrcio della vita. Se i letterati partecipando agli interessi popolari nc traltiiio le slesse idee, awiene allora , che coUe loro scritture rido- nino al popolo e le idee e la lingua , quelle perfezionate e ridoUe a sistema , questa corretta aiTinata e ricondotta all' analogia ; nasce cosi un utilissiuio avvicendarsi di creazione e d' educazione. Ma se i doUi (i) Volgarc cloij. lih. I. cap. iG. (a) Cicero Brutus cap. i3 , vedi atichc VcIIcio Palorc. I. 18. ;il8 ORICINE ECC. siibliiiiatisi ail una sfera suiiorioie d'ussai a qiiella ilel volgo discorrano ill accatleiiiia o (.riilee traseendenti rintclligcuza ed i bisogni della na- zionc, o lii prccclti tcoricL di lingua, il popolo li lascia a loro nosta j)arlare , c nulla ricava per sc. Impcrocclie ruldila pralica e la rcalla della Vila fii seinpre lo scopo d'uu po[K)lo , fjuello de' sapient! puo es- sere la verita astralbij ma perclie quesla trapassi ed iulluisca sul volgo fa d'uopo, clie altri minori, ma iililissimi sapieiiti procaccino colle loro opere di rendere popolari le teorlcbe dei prixni applicaudole alia vila reale. Di questi scritlori intermedii fra gli altissimi ingegni, ed il volgo uon Iroviamo alcuno fra i Dori ; eppcro il Dorico di Pindaro non es- scndosi accoinunalo col popolo cadde , e caddero inollre i Dorici vej"- nacoll a fronte della polcnza deirAtlico volgare. La Sicilia ce nc soni- ministi'a la piu evidente prova. Avevano i Sivaeusaiii nell'Olimpiade 92 deputati alcuni cittadini, fia i qiiali Diocle , afliiiche conipilassero un codice di leggi, che dal principalc nutore furono poi denominate Dio- flee ; ma settant'anni dopo , a' tempi di Timoleone , queste leggi abbi- sognarono d' iuterpreti 5<« zo tsii;:- vo/aou; yeyfafx^ivovg a.pya.ioj. ^(aXexTi) ^o-Aivj 5:jixi o-jT/.aTKVorjTou; perche scritte nelt antico dialetlo senihravatio difficili ad inlendersi (i). Era adunque auliqiialo il volgare Siracusano iieirOiiiiipiade log. Cos! I Beoti tra rOlLmpiade i3o, e la i45 cessa- rono dall'adoperare nelle pubblicbe iscrizioni il volgar municipale (2). E gli Amfizioni in Delfo nei loro decreti si servivano aucora del Do- rico ueirOlimpiade 100, come raccogliesi dal Boeckh (3), nia venticin- que anni dopo , fiorendo Demostene , gia avevano accettato il dialelto comune. Cosl gli altri idiomi Dorici poco per volta, dove piii presto , e dove piu tardi andarono in disuso. Temperati col dialelto Attico , e col comune si trovano ancora adoperati in eerie iscrizioni, che dirci j)opolari, menlre altre pur contemporanee si leggono dallo slesso mu- uicipio dettale nella lingua comune. CoUa medesima varieta noi scriviamo allre epigrafi in latino, ed altre nel volgare Ilaliano, secondo 1' uffizio delle medesime ed il vario seulire dcgli aulori. Ma niun componimenlo lelterario piu comparve nel Dorico dialetlo , tranne qualche raia poc- sia ; giaccbe la prosa Dorica ne prima di Pindaro formossi, ne dopo. (i) Diodorus Sicul. lib. XIII. 35. (a) Bocckb Coi-pus Inscr. Grace- I- p. (3)' Ibid. p. 804. sq. D! AMKDEO PEVnuN. 3lO 47. E come, cadulc Ic I'mgue , sorgono i gramalici, cosi, antiquati i ^c^llacoli, nascono i glossator!. Le glosse iVi Crela furono spiegatc da ICrmonalle , Ic Italiche ila Dioiloro , le Laconiclic da Aiislofane Bizan- lino, lu Rodic da INlosco, e piii di treiila autori sono citati da Alcneo (i) , i qiiali proiniscuamcntc dichiararono le glosse di Tarie contrade. Di essi i piii anlichi a nni conosciuti sono Fileta Coo (2), Simmia Ro- dio , ed Aristofane Rizaiilino (3), i quali (lorirono ai lempi de' primi Toioinei. Imperocche la scuola AU-ssandi-ina piu crndita, die ingegnosa, pigliaado ad illuslrare i poeli inunicipali a gran cura raccolti dai La- gidi ncUa Bll)liolcca , doveva di necessila iiilerprclare le loro glosse andatc in disuso. Qiiindi altri glossatori srguirono dappoi, fra i quali a noi pervennc Esichio, che rnccolse c compendio i lessici de' precedenti glossatori, e troviamo ancora nci nostri codici trattalclli intitolati yluv- <3'M y.or.k niXnz, Glosse disposte per ordine di cilia (4). Salito in onore lo studio delle glosse per I'intelligenza dcUe antichc pocsie , ebbero i nuovi poeti un mezzo, onde all'ispirazione, che loro mancava spontanea, supplire col vezzo d'un gergo antiquato , e procacciarsi fama con carmi deltati daU'erudizionc. Cosi Teocrito compose alcuni Idillii in dialetto Siciliano (5), mostrandosi ipocrita nella lingua, come lo era pure nella bucolica poesia idcata fra gli agi della beutissima regia dc'Tolomei. Cal- limaeo pure doricamente scrisse il suo Lavacro di Pallade , che niun vero Doro avrcbbe composto in un metro elcgiaco. Ma questi sforzi non valsero a risuscilare il passato, siccome niun conato degli odicrni tre- centist! potra fare indictreggiare d'alcuni secoli I'ltalia, obbligandola a rinnegarc, o travisare le nuove idee per amore dei ■vocaboli antichi. Quel volcre al passato gia defunto inspirare una vita artifiziata, cpiasi- rhe con una pila del ^'olla, si e un logorare le reliquie della vitaliti travagliandole. I Doi-i immobili nel passato, e idolatri dell'anlichita cad- dero logorando Tantichita medesima: i vosiri modi, cosi i Corinzii ar- ringando dicevano ai Lacedcmoni, sotio troppo antichi a froiite degli Allici; mentre , come nelle arti, egli e forza , che la novith. vinca. (i) Index titiilorum ad v. yXSiaaai in vol. IX. Animadr. cd. Schwcigli. (a) Bjrhiua Pliilctac Coi I\<.>liqiu.it- pag. 68. (3) Valckpnaer in Adua. Thcocrili p. 121. (4) Bckkcr Anccdot. Grace. III. 1095. (5) Sono il 3.», 4.», ed U 15." 0 30 OniGlNE FXC. Bensl I'iinmobilitu giova ad ana cilia , cJte qiiieli nellu pace ; ma chi dee ajj'ronlare inolti casi abbisogna cziandio di mold nuo\ai'larono al ileserto. Nciradolescenza tVuna iia- ziuiic rcgua lealusiasino per I'ignoranza aclle cause; e siceome rcnlu- siasiuo crea le piu belle poesie, perehe spontanee, cosi regge gli ordini e gli iiilercssi civili. iMa cjuanto piu la ragione si va eclucaiido, laiilo piii scema riinpcto cd il vigorc dclla fantasia ; fa pertanlo d'uopc cercare una uuova base agli islituli della nazione, ed accomodarli alia qualila de'tcmpi. 1 Lacedemoui ricusarono di farlo , persistendo a proibirc ogni coltura intellettuale al popolo, pascendolo di sole odi, ossia d'un ideale e d'il- lusioiii contrarie alia I'ealta prcsente ; peri per tal modo la nazione so- verchiata dal tempo, clie tutto travolge di moto in moto ; e peri il dia- letto a^operato solamente nel dialogo plebeo , laelle iscrizioni , e nella lirica. I tempi per la I'ealta dei moltiplici casi erauo divenuti prosaici; tuttavia i Dori rifuggivano dal crearsi una colta prosa sludiando le scienze, ed esercitando I'eloquenza. La loro lingua pertanto cadde , sic- <;ome quella chc piu non corrispondeva ai bisogni del tempo. 48. La storia sinova esposta del dialetto Dorico mi sara guida a ri- ferivc quella del sermone Jonico, die imprendo ad illustrarc. II pro- blema e il medesimo. I Joni qual dialetto adoperavano prima di Ero- o; , aJSi y.x'x riv 'HpoSozov norAtXri , Yizziv loriv ivixx ys li^i'j; -otr,rr/.i; si servl del dialetlo Jonico pure , e non iiiisto , e neppur vario , come e qitello d Erodoto, eppero nella sua dizione e meno poelico. Fu adunque 11 suo (l) Herodotus I. 143. (a) Suidas ad V. 'ExttToilO^. (3) Klaitsen , Hccataci Milcsii Fr;igiDcnla p. 9. sq. Si;niE 11. Tom. i. 4' 322 onir.iNE r.r.c. Joiiico ccApxroi piiro e schielto , qiial volgarmenlc era parlato ; inollre o\) nsmyiiivog non misto coU'Omci'ico , o con altre specie di iiliomi Jo- nici , eppcro il suo dire non riuscl ])oelic'o, ossia Omcrico, come qucUo d'Eroiloto ; fiiialinentc ov novAiloq non vario, il cUe dcriva dalla naiura di tutte le favelle municipali. Iinperocche quando una ciita , od mia provincia prende a careg£;iare una vocale , una consonante, uu'infles- sione, od una desiiienza, ed altri peculiari modi ^ qiicsti talmenle in- \adono tiitta la favella, che togliendole la varieta la rcndono moiiotona. Per correggere lal monotonia fa d'uopo scostarsi dal ])rctto volgarC; ed avviciiiarsi ad altre specie dello stesso dialetto , od anche ad altri ge- neri di dialelti dcUa stcssa lingua. In quest'ultimo significalo adoprasi il Tzoiv-iloq dallo Pseudo-Plutarco , cbe di Omcro cosi scrive , Xi'^tt di -iiztXvj nsyjir^nivoi tou; ani naa'c; SiccUktou riiv 'Elhivuv )(jxpa.Knpxg syxa- riixi^sv (Tun 'vario dire si servi [Oinero], awndo insieme miste le forme di tuUi i greci dialetli. Qui io dovrei dimostrare la veriti del giudizio d'Ermogene , addu- cendo i frammenti stessi d'Ecateo conservali dagli anlichi ; ma questi per lo pill non le sue parole citarono , ma le sole opinioni ; e dove pare , die il testo medesimo d'Ecateo abbiano arrecato, gli amanuensi linirono per ridurre le forme Joniche alle comuui , cosicche il Klauseu in 38o frammenti d'Ecateo da lui raccolli appena pole notare pochi modi Jonici (i). Rimane perb, cli'io mi rislringa alle sole parole, che, come peculiari d'Ecateo, furono dai grammatici legistrale. Egli adoperb dj'xg per v.pirosa, ovvero, per meglio dire, il fraseggiarc del volgo si innalzava vewo la diguita ed il rilmo dcUa grave prosa. Men- tre i Joni occupati della vita esterna procacciavano di ibrmarc la prosa , i Dori meditativi e liriei non possedevano prosa alcuna. Epperi) quando alcuni fra essi voUero dettare scriiture prosaichc , seelsero il dialetto Jonico SI perche gia atlazzonato alia prosa , e si perche nella scliiatla Jonica ripromettevausi uditori e fama. Cosi Ellanico nalivo di Lesbo , isola Eolica, anzi piii precisamente di Mitilene, la quale adoperava un vernacolo singolare detto da Platone (5) fuvrt ruv Mivjy.r,vai« abbondantementc conservando il privato carattere di ciascun vernacolo. Qui dtd}.£/.-og si distingue , come in altri luoghi, da li^i?, giacche sarebbe puerile tautologia il dire li^tg (jajbyiya fiy )i|£u; yjxpco<.T}ipoi; qui dia'XfXTO? nota vernacolo d'una cilia, o municipio. Infatti, come Dionigi awerli , tutti scrissero ionicaraente. (i) Hcllanici fragracnta ed. Sturz. p. 25. (2) Grcgorius Corinlh. cd. Schacfer. p. 679. (3) Aclianns Variac Hist. IV. 20. (4) Maitlaiio dc Dialcctis p. XXXIX. n. 5. (5) Dionysius Halic. dc Thiicyd. hist, iudic. n. a3. (6) Dionysius Hal. ib. n. 23. 1)1 AMF.llEO I'EYIIO.V. 323 ccco il gcnere della favcUa ; per scgnare poi la specie avveitc clic la favclla nioUo couscrvava i/.cfmr,; $i^Ai-/.rou cli ciascun vernacolo , cioc del veniacolo tU ciascuno sci-iuorc, ossia di ciascuiia delle vai-ie palrie degll scrillori. L'sxaorKs evidentcmenlc nota le varie patrie, le diverse specie dei volgari Joaici , poiche iiel genere Joiiico tutli concordayauo. La frase di Dionigi c solennc ])rcsso i gramiiialici iiel dcOnirc il dia- Ictto ; dicono cssi vl Htdh/.rog io^i ^.i^ig (0(ov yc/.rycct.-opa liniiu iiJ.fv.i'J0-j7«. il dialetto e un parlare , die manijesta il priwito caratterc dun luogo (i) ; cosicclic il 5(a').£XT5s dc' greci cquivale n^n sobmcnte al noslro dialetto in genere, inodo di parlare d'lina slirpc, d'una nazionc , ma allrcsi al vernacolo locale duna cilta, o iiorgalu. Airaulorila degli anticlji si aggiunga il seguente ragionamento sugge- rito dal senso comune, vale a dire dalla piu sublime (ilosoGa. Gli sto- rici , di cui ragiono , erano o preslanli per ingcgno, ovvero mediocri. Se fossero stati du tanto da sollevarsi oUre il triviale scrmone, e creare un eloquio. illuslre , Erodolo non sarebbe piu siato il padre della slo- ria; giacche I'ingegno capace di creare una lingua illustre, se si applica alia storia, crea pure I'arle storica. Ail'incontro furono qucUi poveri storici , e triviali disadorni scrittori ; dunque ncppur sublimarono il loro dialetto ollre la sfera del quotidiano vernacolo , e scrissero come parlavano nel volgarc della loro citta. 53. Ne cio allermando io inlemlo di negare, clie allri prima d'Ero- doto abbia tentata la creazione del Jonico illuslre; quauto nel ragionare del Dorico io dtscorsi dei precursor! di Pindaro vuolsi pure applicare agli scrillori precedenti ad Erodoto. Quindi e clie Dionigi nell'arrecalo . passo avvcrtendo , che quegli storici abbondantemente , noa gia assolu- tamente, conservavano il proprio caratlere del vernacolo di ciascuna oitta , accenna cosi , che essi gia ammeltevano voci e forme estranee alle favellc dei loro municipii. Un aulorc per vezzo dinovila, per amor d'armonia , per maggior faciliu\ di cspriinere i suoi concetti j)rese ad inserire qua e la glosse di altri municipii, e vocoboli derivati da Omero familiarissimo ai Joni. Altri osservando , che i molti volgari Jonici, figli della stessa slirpe , specie dello stesso genere , non dovcvano con as- soluta intoUcranza escludere Tun I'allro, avranno inlravedula la pos- (i) Gregorlus CoriiU. ed Scliaefcr p. g. JaG ORIGIKE ECC. sibilitii cU coiiciliiu'li , e ne avrauno fatlo espeiimenli. Ma la fusione scieiUiilca foudatu su pvinclpiL razionali di analogia , e d'armoiiico ritino fu eseguila da Erodoto. 54- i^gli , al Jii" d -linuogcnc , adopero uu Joiiico iJ.iixt-/fj.i)>Cig -/.m not- xi'Xo;; i grammatici ci sicno scorta neU'inlerpretare quesli due vocaboli. "Ew, cosi iin aulico graminatico (i), scrivesi £tM non in wrtic di ilia- letto alcuno , ma per forma poetica , ... ed Erodoto ama sovcnte tali forme scrivcudo •AXinTian.s , ed a.yiTAVJ , che per niun modo sono Joni- che ; ondc fissi manifesto , che Erodoto non iisu il Junico schietio [stx/jarsj] ma misto col poetico [^aklu. iJ.£[j.r^ [jlvn r/i noirizrA.-^ ]. La stessu oosa ripele un allro grainmatico diccudo: Ippocrate uso un Jonico puro [ OL-Kpatog ] , laddove Erodoto lo mischio col poetico [ oyfff.r/st auxriV ro 7zotriZix.fl ] (2). Ne allrimenti Stefano Bizantino (3) : Erodoto adopera costantemenle un sermone poetico, ditrerenle da Gtesia , il quale nella storia Porsiana , come Fozio (4) ci insegiia , non sempre si servi del dialctto Jonico , come fece Erodoto , ma solo in alcune voci; sebbene poi nella storia Indiana abbia alquanto piii ionicizzato. Se non che lo Stesso Erinogene iuterpreto sc medesimo dicendo , clie Erodoto voile scegliere un dialetto poetico ^ imperocclie poetico e il Jonico e soave per sua fiatura. Che se vi tramischio poche voci di altri dialetti , cid a nulla monta ; perche Omero , Esiodo , ed altri poeti non pochi si xervirono eziandio di vocaboli d' altri dialetti , sebbene scrivessero io?ii- camente , ed il Jonico , siccome dissi, e lingua in certo modo poetica e soave (5). Cos! parlano i grammatici, e con essi Erraogene; noi ten- tiamo di lisalire a piii alti principii. Nella Jonia regnava Omero come autore di lingua scientifica , regnavano eziandio come lingua popolare lanti dialelli, quanli Erodoto riferisce, e Dionigi riconobbe uelle varie ftivelle degli storici di palria divcrsa anterior! ad Erodoto. Che fece il padre dclla storia ? Egli presc per base c fondo principale del suo Jonico la grammatics cd il vocabolario d'Omero, siccome dopo Dante tutti pre- sero lui solo per norma sovrana. Quindi il dialetto d'Erodoto e chiamato (i) Gregorius Corinth. cJ. Schacfcr p. 910. (i) Ibid. p. C79. {3) Ad V. SoCpiDi. (4) Pholius Biblioth. cod. ;a. (i) Hermogcucs p. 406. Dl AMKDKO PEYHON 327 Oiiicnco dai grammatici , da Ermogene, e da tutti gli anlichi c inoderni filologi ; quiiuli Longino (r) dcnomino Erodoto 'OfJxpfii'JiTcm; Omericis- siino; qiiiiuli ancora Enrico Slefuuo cosi iiitltolu il suo lessico Erodoleo Herodoti vocabula Jouica , et quaedam loquendi genera illi cum IIo- mero magna ex parte communia (2). ISIa Erodoto ilopo avere scelto Omero come tipo del sennonc Jonico, non poleva Irascurare i progress! ilrlla lingua, i vernacoli divcrsi ailora adoperati ncU'Asia minore, e I'i- dioma dei Greci ai quali ainbiva di Icggere i suoi lii)ri in Olinipia. Quindi le glossc , le desinenze di allri dialelti , die Ermogene accenna essere stale adoperale da Erodoto; quindi i modi peculiari d'Erodoto , in cui dill'erisce da Oinero , dei quali llh yne (3) diede un lireve saggio; quindi ii lessico Erddoteo compilalo dallo Slefano , siccomc magna ex parte , lion gia al lutto, concordaute coU'Omerico. 55. Per lal inodo Erodoto creo il Jonico iUustre intcso in tutta la Jonia, e la Grecia, ma pariato in iiiun luogo , e ncj)pur in Sairio, dove pill specialmente lo studio. Esso cadde con lui per non risorgere piu mai. Imperocclic la Jonia ando sempre piu rovinando nei suoi ordini l^olitici e morali; serva, o trihularia, ora del barharo, ed ora d'Atene, pcrde talmeute la primiera riputazione, clie gli Atenicsi arrossivano di de- iiominarsi Joni (4). In tal decadimento appena e clie nn ingcgno, seppur non ne trasmigra, possa venire eflicacemente ispirato, o compiere una sua generosa ispirazione ; le pochc lettere ailora superstiti sogliono o trasciaarsi servili nella via dciriiiiitazione , ovvei'o disviarsi dal loro scopo per convertirsi in un godimenlo fisico. Ctesia di Cnido, censore ad un tempo ed imitatore d'Erodoto, nella storia Pcrsiana adopero un Jonico accoslantcsi alia lingua comunc , nelllndiana ionicizzo assai piu (5). Vale a dire incostante nel dialetto egli fu un imitatore d'Erodoto , che non aveva una giusta idea del sermone , clie scrivendo adoperava. Gli imitatori poi d'Anacreonte audaci fiuo ad onorare con tal norae le loro odi abbassarono le lettere Joniclie , anclie ad uso di sensuale volutla. D'altronde Alene, che per la forza dell'armi e dell'ingegno ottencva il (i) Longiniis de Subllm. XIII. 7, (a) Herodotus ed. Wcsscling. pag. 9. (3) Hcyiic Excursus ad Iliad. XXI. (4) Hcrodolus I. 143. (5) Pbotius Bibliolh cod. 7a. 3:!8 OniGINE ECC. primato nella Grecia , concorse col sno dialelto c co' suol scrlUori a soperchlare il Jotiico e gli aUri idionii. L'Attico cresciuto nel foro di- venlo la lingua doi prosalori greci; il Jonico per vciicrazionc ad Omero conscrvossi per la sola poesia afline all'epopca ; menlrc ilDorico bene- raerito della lirica si inanlenne per le odi, e pci cori. 56. Dopo aver csposta la forniazione dei due illuslri dialetti Dorico, e Jonico , io passo a riferire quella dell' Altico , il quale vinse i due rivali, e morendo si trasforino nclla coimine favella. L' Altico non si diilerenziava anticamente dal Jonico, imperocche la colonia, clic reeossi nell'Asia minore , parLi appiinlo dal Pritaneo d'Atene cotnposta di At- tici , di Miniesi , di Focesi , e d'altri popoli (i). Amendiic i dialelti , ipello del litorale Asialico, e cpiello di Atcne, crescendo di poi disgiun- tamente , eppero soltoposti ad influenze diverse , riuscirono a due di- verse favelle. Quella dell'Attica iva svolgendosi a paro con i costami , che primieramente in Atene si ingentilirono (2) , qitando' sorse il be- nefice liranno Pisislrato. Quis doctior , cosi Cicerone (3) , iisdem Hits temporibus , aut cuius eloquenda Uteris instructior fuisse traditur , quam Pisistruti ? qui primus Homcri libros confusos anlea sic disposuisse dicitur , ut nunc habemus. Avvertitaitiente Cicerone scrisse disjMsuisse dicitur , inipcrocche altri ne danno I'onore al suo figliuolo Ipparco, del quale cosl Platone : Ipparco si segnalo con molte e belle opera di sa- pienza ; egli il priino introdusse in questa cicth i canti d'Omero , ed obbligo i Rapsodi succedentisi gli uni agli altri a recitarli per ordine nelle feste Panatenee , il che pure oggidl si pratica. Desideroso di pos- sedere in Atene Anacreonte Teio mandogU una nave di cinquania remi; voile pure awre presso di se Simonide Ceo, e to onoro con spletididi doni. Questo poi egli faceva con intendimento di educare i cittadvni , onde di\8. Agam. 663. Cbocj.b. 504- Vcdi VaUkenacr ad Eurij.. Uippol. 1432. (5) Aeschylus Prom. 201. (6) Mallbiac Giani. Grec. §. 67. (;) Meursius Solon, cap. XXIV. (8) Bekker Anecdola Gracca pag. 85. i , 340. i6. (9) Dionysius Hulic. dc Idiom. Thucyd. p. i33. (10) Scxlus Empir. adv. Gramm. I. nag. Picrson ad Moerid. praef. p. XXVI. Bernard, ad Tboiu. Mag. p. 579. DI AMEDEO PEVRON. 333 allri distinguono gli Altici in s«).«!0( anlichi ossia npurot primi, in Jsii- Tc|0O( secondi ossia pimi medil , ed in viurepoi recenii (i). II Kocn (2) vuole, die fra gli anlichi si annovcrino Tucidide ed i Tragici, frai se- condi Senofonte e Plalonc, frai moderni Mcuandro, Fileuione ed altri comici. Dovccche il Picrson (3) pci primi iiitende Onicro ed i seguenli scrittori sine ad Aristofane , pci secondi Arislofane ed i suoi conteinpo- ranei , pei terzi gli autori sussegiienti ad Aristofane. lo per me osservo, che, se gli Alticisli non dcbbonsi annovei'are fra gli Attici , e se I'At- tico idioraa nelle scrllture cadde dopo Demostene , la triplice classe in- dicata dai grammaiici si puo cosl stabilire. Ullinii fra gli Allici furono Senofonte, Platone, e Demostene, dei quali il dialclto si pareggia; me- dii Eschilo , c Tucidide; primi Solonc, Tespi , Frinico , e gli altri au- tori preccdenti ad Eschilo. Infutti prima di (piesti iion si conosce scrit- tore alcuno di mediocre fama , a cui alludere potessero i grammatici sentenziando sulla qnalila del suo dialclto: e, se prima di Solonc alcuno avesse scrilto neirAllica , certamentc la sua lingua sarebbe slata Jonica, giacche da tale slirpe discendevano gU Aleniesi. L'Atlico dialclto nolo ai grammatici allora veramcnle inconiincio cpando ed ebbe scrittori , e questi scostaronsi dalle Joniche foggc ; tali furono per mio avviso Solone , Tespi, Frinico, e Ferecide. Imperocche siccome la preslanza d'Eschilo nella tragedia suppone , che prima di lui furono Tespi, Fri- nico, ed altri, i quali calzarono minor colunio; cosi Icccellenza d'Es- chilo neH'Attico idioma suppone del pari , che altri mediocri scrittori lo precederono , e meno fclicemenle adoperarono tal \olgare. Questi fu- rono i prccursori d' Eschilo , siccome vedemmo che Pindaro cd Ero- doto ebbero eziandio prcdecessori ncl Dorico, e ncl Jonico illustre. So- lone dettando leggi ad Atene, c i dramalici ornandone le feste , dove- \ano necessariamente servirsi dcUa lingua del popolo, a cui parlavano; e quesla iiel genere concordava coiridioma d'Eschilo, ma ne difTeriva nella specie. Eschilo, siccome vedremo, adopero un Allico ancora scre- zialo di qualche Jonismo ; dunque gli scrittori della prima epoca usa- rono una lingua , che mcno scostavasi dal prisco Jonico , lasciamlo (i) Picrson ad Mocr. v. j^o^aSa?. Dawes Miscill. Cril. rj. Ilarhsb p. 338. 38o. Gramnuticus Letdensis in Greg, Gorinlh. cd. Schnefcr p. G3u. {i) Koirn aj Grcgor. Corinth, ed. Schaefcr p. G3j. <'3) Picrson ad Mocrid. v. J^oXoSo^. 33 { OBIGINE ECC. diibbiu sc Jonica dcnominar si dovesse , od Attica. Siane prova Fere- cide. Questi vien chiainato qiiando Ateiiiese, e qiiaiulo Lerio ; cppcro, se Lcro fii la sua palria (i), egli acqiiisLossi il prcdicalo di Atcniesc per la lunga dimora da liii falta in Atenc , dove compilo la sua sloria prosaica , dcttata, siccoine credevasi, nell' Attico dialctto. Sc non clic alciini critici avendo osscrvatc nci suoi rari frammenli alriinc forme Joni- che (2), sospettarono, clie ionicamcnte scritta I'avesse. lo per me credo, che Ferecide contemporaneo d'Eschilo siasi servito dell' Attico, die \'ol- garniente correva prima die Escliilo lo nobilitasse, misto ancora di non pochi Jonismi; quindi clii lo annovera fra gli Altici scrittori, e chi fnii Jonici , mentre dir si dovrel)be Attico anlico , non meno di Solone , e del dramatic! della prima scuola. 60. Tal era la condizione dcU' Attico volgare prima d'Eschilo, or vc- diamo qual parte cgli abbia avula nella pcrfezione del suo dialctto. 11 Brunck cd i critici sussegiienti siccomc enicndarono i testi dci Iragici rispetto all'arte metrica, ed alia prosodia, cosi correggcndoli nella lin- gua dovetlero anzi tutto distrurre I'antico pregiudizio , per cui crede- vasi, che i tragici per esscre stati Altici avcssero seinprc mai atticizzato, e stabilirono, che certc forme epiche e Joniche conservate in molli codici dei tragici dovevano essere restituile nei testi. Quot enim epicae et Jonlcac forinae in senariis reperiunluv ! lam tempus est mtelligere, tragicos poetas , qui res oculis subliciunt a communis viiae consuelu- dine longius rccedentes , graves et rariores , dicendi quoque genus sibi elegisse , quod a vulgari paullum recederet , et multa ex epicis poetis hausisse , qui gravia canentes ipsis praecesserant (3). Cosl lo Schneider nel suo trattato sul dialetto de' tragici , al quale io rinvio colore , che desiderassero di miniitamenle conoscere le varie fogge Joniche ed epi- che, le quali usate primieramente da Eschilo passarono quindi ncl dia- letto di Sofocle ed Euripide suoi imitatori. Da lui tuttavia disscntendo nelle ragioni , che ne allcga , io stimo , che la rosa cosi proccdesse. Omero gran padre delta greca lingua se fu tolto da Pindaro come base del suo Dorico , a miglior ragione doveva servire di fondamenlo ad Eschilo , che scriveva neU'Attico afiine al Jouico , cd inollre in Atene, (1) IMicrccydis fragmcnta cd. Slurz p. G\. ^5. (■iy Ibid. p. ;4' 7^- (3) Schneider de Dialecto SopboclU , cetcioriimquc Tragicorum Craecorum p. 7. DI AMEDEO PEYROS 33j tlovc, per esserc volgari i due divini pocini , la loro lingua siionava familiarlsslma. Eppero se Pindaro accello forme epiche , un maggior numci'o apjirovar ne dovcva il gran tragico. Oliraccio , se le iscrizioni prosaiclic dei tempi d'Escliilo coiilengoiio Jonismi da me piu sopra citati, e se la lingua dei precedent! scrittori ancor pendeva verso il Jonico , perche mai Eschilo avrcbbc ricusate tali Joniche inflessioni? Esse leg- gevansi nclle scritture de' suoi prcdecessori , apparlenevano forse an- cora aU'idioma volgarc della sua ctu , ed agevolavano il metro. Che se alcune piu non suonavano nella bocca degli Ateiiiesi , ancora si scnti- vano familiari in alcuni Demi , massimamente in quelli delle montagne ritenentissimi dei modi anticlil ; giacclie sappiamo , die varie erano le specie deirAltico ju'csso i varii Demi (i). Ma pongasi ancora, che al- cuni Jonismi fossero stati sbanditi dall' Attica tutta, si potevano tuttavia considcrare come modi dcll'idioma anticpiato, che il creatore o ristora- tore d'un nobile eloquio puo con finissimo discernimerito richiamare in onore. Athnique Omero , poi I'antica lingua dell'Attica , e la contem- poranea ci danno sufliciente ragione dei Jonismi d'Eschilo , senza ricor- rerc ad un guazzabuglio di dialetti capi'iccioso , e ripi-ovato dal senso comune. 6i Oltre alle Joniche forme i critici osservano , che Eschilo si valse di vocaboli Dorici (a) , siccome quegli che passo piii anni in Sicilia. Tal ragione pienamente non mi soddlsfa; io ripeterei piuttosto tal uso da motivi inlrinscci alle voci medesimc. Infatti egli cd i trai^ici scris- sero loyj/.yo^ , o'jpcc/i^ , yopT/o; , e adopcrarono altri vocaboli di musica, di palestra , o di milizia, perche tali insiituzioni essendo Doriche col Dorico vocabolo primamente si inlrodussero in Atene ; e la Dorica or- fogralia si conscrvo insino a clic I'orgoglio nazionale , o Tamorc d'ana- logia nella lingua persuasero il popolo a dire yopcyi; , che Icggesi in Aristofane (3). Ma perche gli Atenicsi non mai denominarono ^0/01 i loro regginienti, il Xoyv.yo; rimase vocabolo doricamente slorico , ne mai cangiossi in loyrr/og. Cosl gli scrittori Italiani dei sccoli XIV , XV, (i) PhilosUalus V. Sophist. II. i. i53. Se.\tus Ejiii)ir. c. Gmiiini. p. sG). Lubeck AgUopliamus p. 8^5. sq. (a) Parson atl Eurip. Orcst. v. -jG. Schneider de Dialccto Soph. p. aa. Lobcck ad Phryuich. p. 4'j8. sq. (3) Aristophanes Pj\ v. loaa. 33f) ORICINF. ECC. e XVI con latina ortografia , o provenzale , scrivevano i nomi loUi da quelle due lingue. Per la stcssa ragione storica , c di prima origine, ii Giove veneralo nella Dorica Egiua chiamavasi in Atciic Zsu; 'EXXa'vio; (i), siccome gli 'EXXavsJr/zt di Sparta nou mai Irasformaronsi in 'EXkr,- vs5i'x«( , e per amore di aatichilu Minerva suonava talora 'A^a'va. Piii dilVicile riesce lo spiegarc , perclie i tragici doricamente scrivessero r.psrjT,; , ^aoi,, s/tart, '/k'/totoj , Sxto; , e siinili (2); tuttavia osscrvo, che parccchie di tali voci incontrandosi presso Aristofane ed i prosalori, cs- ser dovevano popolari , o proprie almeno delle coltc personc. II ^a/xa citato dal Lobeck (3) come Dorico per p-^|n« si pub derivare dal Jonico ^£^«5;, clie gli Atlici coiitraevano nelle forme |3;^(Z«, e ^E^iy;; cosicclie , se da ^i^rrA.oc naccpie ^riixa , da (H^ixx non ignoto agli Altici feccsi pur allicamente ^cHixci. Ben e vei'o , che Ateneo (4) dope aver notata in Es- chilo la voce Siciliana u^ryi^upo; soggiunge: non e meraviglia , che Es- schilo per esser dlmorato in Sicilia siasi servito di molte voci Siciliane ; ma , a giudicare dall' y.r/io'j^po; specie particolare di cinghiale , io dii'ei , che gli esseri speciali d'una contrada meritamente si denominano coi vocaboli di quella contrada medesima. Finalmente osservo, che Eschilo tanlo piu facilinente poteva introdurre glossc nelle sue scritlure , quanto meno gli Ateniesi erano scliizzinosi ncirarricchire la propria lingua con vocaboli, vale a dire con idee degli altri greci, ed anche deibarbari; infatti cosi scrive Senofonte (5) gli Ateniesi seniendo ogni specie di lingue , da ognuna di esse fecero scelta. LHdioma , il genere di vita , e Vabilo c pccidiare presso i greci ; ma presso gli Ateniesi e trames- colalo con quello dei greci tiitti e dei barbari. 62. Epilogando I'opera, che Eschilo pose nel creare il suo nobile eloquio , io dico , che egli nelle inflessioni dei nomi e dei verbi scosto la grammatica dai modi Jonici, ammettendone tuttavia alcuui , che fu- rono poscia riprovati da Tucidide ; nell'idioma popolare cgli scevero le nobili voci dalle plebee , come si pub osservare confrontando il suo les- sico con quello d' Aristofane ; da Omero tolse vocaboli c modi cpici , (1) Aristophanns Equit, I2r>3. (a) Lobeck atl Phryniciira p. 4^8. sq. (3) Ibid. p.43i. (4) Albenacus Dcipnos. IX. 4^2. c. (5) Xcnophoa dc Bcpub. Athcnicns. ni AMEDEO PF.VnON. SSt onde veslire di magiilficenza il suo stile ; torno a vila voci Auiche an- tiquate , chc erano pero aft'atto Joniche ; arrirchi con glosse la liiii^ua, si |icr esjiriinere uieglio c con varieta Ic sue idee, c s\ per aniore di qnella modcrala perejjrinita , clic loda Arislotele ; volendo essere con- piso ed cvidenle forino nuove parole coinpostc secondo Tindole e lana- loj^ia della lingua , la loro pompa lalora sestjuipedale fu dorisa dal ro- tnantico Euripid<; nelie Kane (r). Cotanto Escliilo conlribui nel creare lAltico illustie. 63. Creata cosi la lingua poelica dell'Attica , Tucidide ne derive la prosaica , giacche la noSil prosa non puo nascere se non dopo I'alta poesia. Per inlendere la qualita del dialotto del grande storico giova ri- ferire le accuse stesse , che gli furono apposle da parecchi , e singolar- nicnle da Dionigi d' Alicarnasso accurato gramniaiico , erudito relore, ma poverissiino di crilica oltre ogni credere. Che il dialetto di Tucidide penda verso I'antico ella e sentenza di lulti i grammatici, che lo anno- verarto fra gli scrittori deU'anlica lingua. Ma perche niuno creda , che TAtlico di Tucidide , bensl antico rispetto a quelle di Scnofonle , cor- I'esse tuttavia a que' tempi volgarmcnte nelle bocclic del popolo , Dio- nigi ci avverte , che (2) nella scelta dei vocaboU Tucidide si attenne ai tropici , ai peregrini , ed allc glosse , im'ece dei commii e volgari presso gli uomini delta sua eth ; ne altrimenti Rlarcellino (3) in Tuci- dide si incontrano vocaboli anteriori ai siioi tempi. Ne solamente Dio- nigi (4) , e Marcellino (5) accusano Tucidide di essersi servito di pa- role disusate , e difficili ad intendersi , una ancnra di aver adoperate voci peregrine e poetiche , di averne formate alcune sue propric , e travolte altrc nel loro significato ; avvalorano poi ogni parte dell' ac- cusa cilando i vocaboli medesimi , uei quali pretendono chc Tucidide abbia errato. Tuttavia il Poppo (6) confutando i censori del grande sto- rico mostra , che le stesse parole , e nei medesimi significati furono adoperate da altri autori susscgucuti a Tucidide, e, quel che e piii, dallo stesso censorc Dionigi , che gliene diede carico. Che significa tal (i) Aristophanes Riinac v. 8G3. (2) Dionysius H. de Thucyd. Indicium n. 34* (3) Vita Tliiicydidis verso il fine. (4) Dionysius 11. dc Tliueyd. Idiom, n. 2. 3. ccc. de Thucyd. ladic. n. 33. 35. ecc. (."■) Vit.i Tbucydidis I. cil. (6) Poppo Thucydidcs , vol. I. pag. 33g. 253. Serif. II. Tom. i. 4^ 338 ORIGINE ECC. accusa , e tal tlifesa? Dionigi eruilitissimo per la IctUua degll scrilloi-i Atlici prccedenti a Tucidiclc giustameiile nolo , die egli aveva risusci- lati vieti vocaholi , introdotte glosse , ed ampliato il valore di altre voci; il Poppo poi diinoslra, die sillalte novita lalinenle piatxjucro, che gli Attici posteriori e Dionigi iiiedesimo approvandole le iiitrodussero nellc loro scrittiu'c. Tuoididc adunque fu novatore beiisi, ma felicissimo , il quale ottenne i sufTragii della sua nazione , e dello stesso Dionigi quaiido iiel calore dello scrivere non pensava a pedanterie. Fa poi verameme couipassioiie il buon Dionigi quando (i) loda Demostene per non aver imilato Tucidide nell' approvare voci peregrine c traslatc ; imperocche Demostene servendosi della lingua di Tucidide, Senofonte, Plalone, ed altri sommi a dovizia fornita d'ogni mauiera di vocaholi nou aveva i>iii bisogno di creare. 64. Se non che Dionigi essendo il retore, sotto il cui noiiie riparansi i |)edanti per aver il diritto di pronunziare classicameutc solenni errori, giova qui toccare alcuna cosa delle sue dottriue. Egli talinente band! la crociata contra le glosse , die , secondo lui , la lingua Atlica avrebbe dopo Eschilo cessato di progredire; chiama poi corrompiiori coloro,che o nuovi vocaboli crearono , od ai vecclii diedero un valore traslalo. A tal dottriua si oppone il senso coinune , die e la piu alta fdosofia. In- fetti chi scrive esempi grazia sortire per uscire costui coiTompe , per- clie guasta cio che e, trasmutandone I'essenza ; laddove chi crea una nunva voce quegli non corroinpe, giacche il nulla e ne corrutlibile,ne incorruttibile. Eppero della glossa vuolsi giudicare come delT idea in- dicata dalla inedesima. QueH'idea , 0 niodilicazione d un'idea e ella giu- sta in se considerala ? Difetlava essa d'un corrispondente vocabolo, ov- vero desiderava solo maggior varieta di sinonimi:' Un tal giudizio dipende assai piu da ragioni filosofiche , che non dalle gramniaticali ; il tempo poi conferma , o riprova la pratica sentenza pronuuziata dallo serittore. Cosi il tempo condanno lo strupo del Danle , e non dubilo die risar- cira il Pienionte approvando Valleno del Bulla. Siccoine poi nclle aiti e scienze per ottenere tre utili invenzioni bisogna sopportare alineno veiiti mortali che esdamano ixtrycr/.y. con Archiinede; cosi in una lingua per possedere tre buone glosse dobbianio toUerare molti invenlori pre- (1) Diunysiub 11. (!c Tbucyd. Itidic. ii. 53. Dl AMEDEO PEYRON 33q snntuosi. II i^roibire i nuovi vocaboli e un proibirc Ic idee, e un pro- strare a terra lingue , pcnsieri, ingegui, aflinclie nou ratlano. Lo stcsso (.licasi del valore traslato d'una parola ; esso muove da piu alto iirincipio che non e la grammatica. Infatli roralorc , che per mera pompa sciive uii discorso da recitarsi ad uditori al tutlo passivi, e fors'aiiche gia per- siiasi deila vcrila deU'argomento , coslui pub sbrainare la sua concupi- scenza di siinilitudini, dipiiigendo con iunglii period! la Icinpcsta, I'au- i-ora, il Hone, e quanto piu gli garbi. Ma I'oratore, che avendo accanlo a se una clepsidra o Csica, o morale, paili ad ascollanti o rivali, che ragioneranno dopo lui o daranno il suilragio, slrotlo dal tempo e dal bisogiu) di persuadcre , per essere disci-elo , raloroso , e vibrato , egli ristringe in un solo vocabolo meiaforico tutta la lunga similiUidine del reiore. II letragono di Simonide , che piaccpic al Dante, non compen- dia forse con fisica evidenza una simililudine, die un rctore avrebbe tiillata in uu mar di parole ? La diversa qualita deU'eloqucnza , poi dclle nazioni, dei tempi, e dei caralteri induisce sulla creazionc dei vocaboli metaforici ; eppcro il giudizio se ne vuol lasciare alia ragionc universale, die prescrive bensi canoni generali, ma toUerante non approva i coni- modissimi sistemi proibilivi , e lascia che ognuno nella specie morale ahbia lui divcrso carattere di stile, come nella fisica moslra diversi li- neamenti del vollo. Finalmente dove abbondino codesti elcrni litiganli suite parole si puo dire, che quella nazione o non sa , o non vuole , o non puo vagionare delle idee. INla tornianio a Tucidide. 65. Oltre alle parole egli fermaraenle slabili Ic forme grammaticali. Imperocche I'AtLica incostanle tra il priseo sermone , ed il novello , quando le forme Joniche adoperava , e quando Ic Aleniesi. Dclle une e delle allrc promiscuamcnte si serviva Eschilo per agevolare il metro e per variare I'armonia ; e con pari inslabilita amendue le inflessioni leggevansi sulle lapidi Attichc. Ma Tucidide formando la prosa doveva determinarc la gi-ammalica, ed introdurre la costantc analogia, quale si osserva nella sua sloria. Seguendo probabilmenlc I'idioma ddia colla e novatrice Atenc, anziche degli Attici Demi ritenentissimi dell'antichita, e^li nelle inflessioni dei nomi , e dei verbi, scostb la grammatica dai modi Jonici; tultavia scrisse ancora con Jonica ortografia Sa/3«;, 7:pu77u, (J.61(^ , ^liv , e siuiili; adopero parecchie forme scioUe con doppia vocalc, scnza contrarle alticamente ; fu parco negli aumenli temporali di certi 34© ORIGINE ECC. verbi (i); negli oUativi non distlcgno le forme comuni, sebbene anclie acloperi le Alticlic. Cresccnilo cli poi (jucsla Iciulenza dcU'Altieo a se- pararsi dal Jonico, nactjuc I'ulliina specie del ilialelto d'Alene, che fu dcnoiiiiiiata, come nolai piii sopra, I'Attico I'ccente, e venne adoperato da Senofoiuc , Platone , e Demostenc. II Boccaccio cos\ determino la grammatica Italiaiia in niodo assai piu preciso e regolarc, che il Dante abbia fatto. 66. Parlaudo della creazionc del dialetto prosaico, non posso a meno di osservare, che Tucidide sta ad Eschilo, come il Boccaccio al Dante. Qnaula consonanzo nei due poeti^ e quanta dilTerenza nci due prosa- toril La causa sta in questo assioma, die le parole c lo stile corrispon- dono fedeli alle idee. L'idea della ti-agedia, e quella della Divina Com- inedia siccome arguiscono nei due aulori una pari allezza di severo in- geguo, cost la lingua da essi creata doveva pareggiarsi per nobile seve- rita , per gravita maestosa, per concisione , ed ardilezza. Cifulla v'ha di pill simile e nella lingua, e nello stile, die Eschilo, e I'Alighieri. AU'incontro quanto il uovellare dill'erisce dalla storia, e 1' imaginativa dista dalla fredda ragionc, altrettanlo il Boccaccio si differenzia da Tu- cidide ; perche diverso era I'ingegno, divciso lo scopo , eppcro diversa l'idea , che amendue ispirava. II Boccaccio bello e soUazzevole ingegno pigliando a novellare tolse per suo argomento tutto il vastissimo pos- sil)ile, che la fantasia puo a sua posta creare ed abbellire ; per iscopo si prefisse il diletto , giacche niun intendimento politico o morale tras- pare nei licenzioso Dccamerone ; eppero la sua lingua riuscl bella, so- iiora, ed amena, ma la filosofia manca talora nei suoi periodi , la tur- gidezza si mostra dove voile aggiungere al magnifico , ed in certe de- scrizioni prolisso quaolo Longo Sofista si lascio sedurre dall' amore di far parole. Ben diversamente Tucidide. Una veinta speciale e positiva egli iniprese a narrare ncUe sue cause , e negli elFetti. Per amor delie cause diede uel primo libro un'analisi della storia precedcnle alia guerra del Pfloponneso, censurando nci logografi , e peiliiio in Oirero, quel!<' nieuzogne , che la poesia, la vauita nazionale , e I'impazieuza d'indagar ii vcro divolgale aveva; suo scopo fu I'ulile deUumanita presente e fu- lui-a, ricusaiido assoiuiamcnle di rccav diletto in una fuggevole lerila- (ij I'i>ppo Tliutjdides loui. I ji. 3iG. sij. DI ASIEDEO PEVnON. 34 < zione. Alia vcrita ed allezza di lal idea coirispose la sua lingua , e la manieia tlello stile, die fu filosofica, concisa, sludiata nelle parole, ;i Gui accomandava lropj)i pciisieri, c bella talvolla , ma per inavvertenza ; il suo pcriodo riusc\ quaudo sempllce come la verila storica, e quando inagnifico come il sublime concelto del Icma, ornate non mai pcrche sdeguoso di dilettare; insomma la lingua e dominata dalle idee, e le parole gcmono oppresse sotio il peso de' pensieri , quindi oscuriti , ed asprczza. Tucidide cosi ebbe per legillimi figliuoli Deiiiostene, e Salu- stio che lo emendarono; il Boccaccio gcnero la turba dci novellieri, e dei zufolalori di parole, che lo delurparono. 6"]. SuJ)ilila che fu la lingua si poelica, die prosaica , dell' Atlica proseguiron«i gli scriltori a battere la via scgnata da Esdiilo e Tucidide. Ampliarono il lessico per mezzo di glosse, di parole nuovamente com- poste, e sempre piA nc scostarono la gi-ammatica dalle inflessioni e nia- niere .Toniche ; ondechii Tidioma si arrirchi ad un tempo , e tolse un aspelto specialmente distinto da quello delle allre greclie stirpi. Allora si fu , che Euripide pole omai cominciare a scrivere con soli vocaboli e modi Attici. Ben si ruba , scrive Arislotele (i), se nno dalV usato diuleUo scegliendo le parole , pvocacci di hen conuetterle , il che Eu- ripide fece e iHOStro il primo. I'arimente Longijio (2) loda Euripide, siccome quello , che , lasciata TOmcrica magniloquenza segnita da Es- chilo e Sofode , lasciate le voci poeliche , scppe i soli conumi e popo- Itiri vocaboli d' Atcnc [ xc(v« x«( dr,u/Ji$r, 6vo!j.cr:c( ] cosi ordinare e com- ])orrt; fra loro, die I'intera frasc si vest'i di grandczza e iiiaeslu. Fu adunque Euripide il primo, che, seiiza giovargi del dialelto Omerico ed adottare glosse, abbia scritto tragedie coi soli vocaboli dell' Attica j vale a dire una parte dell' doquio d'Omero e ddle glosse dogli scrit- tori precedenii avcva talmente Dlteniita la citladinanza d' Atene , die tuiii' le idee del trag'ico potevano con evidenza e verita esprimei-si senza ricorrere a siraniere fonli. Ma Euripide riusri egli gradito .' I giudizii degli Atcnicsi si divisero. Aiislofane jiarleirgio per lanlica scuola , e I'oise con Ini Ojiinarono quei giudiii, che jur cpiattio volte negundo la palma :ul Euripide la diedcro a Senocle (3). All'incontro Socrate , che (i) ArisloteU's Rhetor. III. p. lao. 4- {■i) Loiigliiu!* (Ir .Suhlijn. ^o. a. P) Adhiniu V Hislor, M.S. 34:1 oniGiNE Ecc. rade volte intcrveniva ai tcatri, non mancava mai cU assisicre alle nuove Iragedie di Euripidc (i), pcrche , dice il buoii novelliere Eliano, So- crate no ainniirava la sapienza ed il valore nei metri , tpiasi che Es- rhdo c Sofocle gli fossero da niciio in qiicstl due pregii. La cagione derivava da piu alto priiicipio, che Sofocle stesso cosl cspresse: to rap- presetito gli uomini come convien farli \_o''tovi; ^d noinv'], ed Euripide li nippvesenta come sono [clot' £tVi] (?). Alia slcssa idea teiidc 11 dialogo Ira Esehilo, ed Euripide, che il feslivo Arislofanc introdusse nelle Raiie. Vi si gloria Euripide di aver prodotte suUa scena cose domestiche , nsuali e familiavi (3), persona che parlano umanamente (4), cosicche gli spettatori vi possono imparare la vita (5); I'improvera poi all'avver- sario Tidcalc dei caratteri , c delle persone , che si sfoi'zo di sostencre coUa magniloquenza di frasi e parole pouipose. Colore aduncjue , che amavano I'ideale, I'arlifiziato, il bello possibile anfeponevano Escliilo e Sofocle ; ma Socrate e quanti prediliggcvano il reale , il positivo , il quolidiano della vita aderivansi ad Euripide. Egli pertanlo fermatosi di essere reale e popolare nella favola dovette eziandio essere rcale e po- polare nelle parole , eppero nel dialelto , attenehdosi al solo volgare d'Afcne. Perlacpialcosa non fu gia uno scriipolo di Allicismo , che lo ritrasse dalle glosse , ma bensl rarinonia , che passar doveva tra la lin- gua , e I'idea dcUa tragedia popolare. E Socrate , dope aver nel foro ap- plicata la fdosoOa alia vita pratica, ansioso accorreva alle tragedle d'Eu- ripide, che di quella stessa vita positiva esponevano un frammento. Fu Euripide , per dirlo di volo , il prime romantico ; lascialo lo splendore delle voci e delle frasi, si accosto al dialogizzare quotidiauo (6), senza pero abbassai'si al triviale ; fedele a porre suUa scena la schielta realta della vita ebbe nelle Rane a sentirsi il seguente rimprovero da Esehilo : Si, per Giove , tu esponi sidlu scena cose reali; ma, bada,dee il poeta nascondere le cose caltive, e non gia produrle ed insegnarle ("])■■■ Di quanti mali non e aiilore costui ! Egli introdusse sul teatro mezzani , (0 Ibid. 11. i3. (a) Aristotelcs Poetic. aC. (J) .\ristoplijnes Ran. t)<)u. ioo3. S(j. (4) Ibid. logo. (.5) Ibid. looa. Sfj. (G) Ibid. 980. (;) n)id. io33. D( AMF.DEO PEYtlON. 343 donne partorienti nei templi , giacentl coi frateUi , e dicentl che il non vivere e vivere; quindl la nostra citta si riempi di scrivacchianti [forse autoi'i di Scene , I'roverbii , e NovellcUe ] di adulatori purasiti , e di scimiotti sollazzanti il volgo (i). lo non dubito, che Aristofane siccome cotnico abbia esagerala la popolarila ilelle romanticbe tragcdie d' Eii- lipide ; iinpciocche , so cgli diceva vero , come mai puossi non diro credun- nia solo sospetlare , che Socrate soUecito accorresse alia rap- presentazione dei Briganli , o d'un Faust ? 68. Se il particolare intendimento d' Euripidc lo condusse a sei-virsi dclTAttica lingua qiial era , gli allri scrittori suol conteinporanei pro- seguirono ad arricchirla con vocaboli nuovi, e di nuova coinposizionc , o Iraslali , del che Dionigi talmente biasimb Platone, che giudicollo in- feriore a Demostene. A torlo tuUavia , giacche un oratore pojtolare dee atlciiersi ad una lingua popolarc, se cgli desidera operare sugli uditori, siccome Euripide colic sue tragedic ; laddove un filosofo scrutatore dei pill astratti inisteri dell'anima , che crea una scienza e che scrivc per lettori dotti , non poteva essere Demostenico. 6g. Abbiamo sinora indagata la crcazione dei tre ilUistri dialeiti della Grecia , dei quali furono padri Eschilo , Pindaro, ed Erodoto. 11 primo naque nell' Oliinpiade 63. 4 > Pindaro nella 65. 3 , ed Erodoto nella •j^. i. Questa coincidenza di tempo dei tre crcalori non e fortuita, ma I'i accenna una causa , che doveva essere comune a tutle Ic schiatle greche ; io la chiamerei il bisogno dcUa sintesi, che i greci tutti prova- rono per la passata del barbaro. Iiifalli i grandi trovati, quando non ne sia inventorc il case, sempre si debljono ripetere da una sintesi scicntifica, che ricomponc Ic particolari analisi per laddietro fatle. Tal fu degli or- dini , e dei dialetti della Grecia. Dal gran padre EUeno diramatesi le razze greche si divisero e suddivisero in varii stati , che dopo un lungo vicendevole guerreggiare finalmente quietarono , e prcsero a comporre con legislazioni i loro ordini civili e politic!. Come 1' ordine cresce\a in ogni contrada , gli uoraini andavano dalla vita campestrc e di bor- gate riducendosi in cilta , e le citta associandosi nascevano le metropoli , e formavasi cosi la sintesi d'uno stato. Crcsciuii "li stali d' una stessa stirpe , cominciossi ad ambire il primalo ; e perchc il barbaro aveva (i) Ibid. 344 ORIGI>E ETC. siiggiogata I'Asin minoi'e , e macchinavn ili passivre a" tianni tlella Gre- (.'la, naqtic il desiJerio ill protc^gcre gli oppress! rivciuViraiuloli a li- berta , i; naquc ancorn la ncressita ili pvovvetlere alia propria difesa. Ma alio scope del primato , dilla protczione, e della difesa aggiungere non si poteva fuoi'cho piii slali si collegassero insieme ; coUcgandosi poi, la pill nalurale allcanza era quella dclle conlrade d'una medesima slirpe ; qiiindi la confcderazionc Joiiica , c quella Dorica, die e qiianto dire la sintesi dclle stirpi. La Grecia pertanto tendeva alia sintesi d'una lorza tisica ; ma per ottenere questa in popoli incivilili , liberi, e mas siinainenle in governi democratici , era inoltre ricliiesla la forza iutel- leltuale , vale a dire I'eloquenza , e la parola. Ma la sintesi della pai-ola adoperata nelle varie contrade d'una stessa schiatta si e la f'usione dc' diversi vernacoli in un comune ed illustre eloquio. Dunque il generale bisogno di sintesi sincome negli ordini politici produsse le alleanzt- di ciascuna slirpc , cosi nei volgari idiomi opero la confederazione dei me- desimi in un solo eloquio illustre , onde quasi conteniporaneamente sor- sero i tre nobili dialetli l' Attico , il Dorico , ed il Jonico. Ne vale il dire , clic Erodoto imito Pindaro , e quesli Eschilo. Oltrecrhc I'imita- zione troppo sovcnle invocala dagli cruditi non c propria dei sommi in- gegni , salvo quanto il Dante imito \ irgilio , io osscrvai , clic , prima di quei tre padri , altri scrittori gii si erano provali nel creare le il- lustri favelle, il clie dimostra la generale inclinazione della Grecia verso la sintesi de" vernacoli. 70. Pill sopra esprimendo le cagioni , per cui il Dorico illustre non si estese fralle greche schiatte , e neppur divenne popolare IVai Dori , io accennai eziandio i motivi , che diedero la vittoria all' Altico sopra gli altri dialutti rivali. Quel popolo, che col potere signoreggia altri stati governandone gli inleressi , e colle opere dell' ingegno ne illumina le menti , e le costringe all'ammirazione , quelle pure ad un tempo suole comunicarc lore la propria lingua. Quindi I'Attico dialetto primieraraente si insiiiuo frai sudditi Joni , e divenne popolai-e per mode, die xVltiche erano le iscrizioni dclle Joniclie citta , che solevano per I'addietro in- ciderle nella lingua del popolo. Laddove i Dori rivali conservarono per piii lungo tempo nelle lajiidi il volgare idioma, come ne fanno fede le iscrizioni di Sparta, di Greta e di altre Dorichc citta. Nell'Olimpiade 10.) ali Amfizioni in Delfo ancora si servivano del Dorico nei loro decrcli, DI AMEDEO PEYROX. 3X5 come scorgesi ila quello rifeiilo dal Bocckh (i); quindi a venlicinque anni , fiorendo Demosleuc , £;ia avevano adollato I'Allico dialello. Ma la Beozia rivale cesso jjiu tardi dall' adopeiare iielle iscrizioni 1' Eolico suo vernacolo, accostaudosi al comunc ; cio avvenne tra TOlimpiade i3o e la 145 (3). Se non die I'Auico rijnuliato dal popolo veniva adonerato dai DoiicL prosatori , i quali desidciavano di venire in faina presso i Grcci. Quando poi le urmi dei Macedoni, e postia quelle dei Uomani vinscro la Grecia, e portando ncH'Oiiente e neU'Egilto le greche scienze vi destarono gli ingegiii a nol)ile cmulazione con Atene , allora il coin- inercio delle idee inliodusse una lingua comune, e cadde pure per oi;ni dove il Dorisnio nellc popolari iscrizioni. Tutlavia il principale colore che domina nel dialetto comunc, si e quelle deU'Altica; cotanto e vero, clie I'ingegno in cio sovrasla alle armi. 71. Sorgevano intanto i Relori ed i Grammatici. Questi disconoscendo I'indole e la storia dellumanila , la quale c'inscgna, che iilee e voia- boli sempre camminarono di pari passo , voUero soUevare al grado d'in- dipendente scienza le mere e pure parole; laonde alzarono un lamento suU'Allicismo corrollo, defunto si sforzarono di risuscilarlo , c pretesero di piantare le colonne d' Ercole per la lingua d' un popolo , die bene o male viveva e progrediva. Costoro avrebbero voluto arrestare il tempo volubile , ed cssenzialmcnte novalore; non potendolo impresero a farlo indielreggiarc ncUe loro scritture povcrissime .di pensicri , nia ricche di approvali vocaboli. Infalli gli Alticisti muniti d' un buon indice di pa- role benedelle , toglicndo occasione da un argomento qualunque , lo trat- tarono si , die tulta vi comparisce sfogata la concupiscenza di zufolar con parole scnza curare la vcrila c rulilita delle idee. Per essi la vita fu ridouata all'Altico defunto, come il cadavere la riceve dall' eletlro- inotore, E perclie la vita deiruomo sta nel pensiero e nelle idee, che sono soslanzc, dovccche i vocal)oli , fin dal tempo d'Omcro alati, soiio contingenti come un rapido volo ; peixio gli Alticisti suonatori di lingua passarono come un sonoro clamore, come uno spettro di mera forma. Per tal mode il tempo si vendicava di clii disconoscendo la sua onni- potenza gli avcva mossa risibile gucrra ; ma intanio quel tempo me- desimo sommo apprezzatore dollc idee salvava Polibio. Questi fulminato (1) Bocckli Corpus Inscript. Grace. I. p. 804. sq. (a) Bocckli ib. 718. c 763. srj. Serie II. To.M. I. 44 34'> ORrCINE ECC. dai Retort come uno scritlorc barbaricamenle Macedone , sentenziato dai Dionigi (i) come autore, die niuno sosten'cl)bc giammai dl leggerlo in- tero , pcrvenne nelle mani di Cicerone, clic lo lesse e lo qualifico bonus auctor in primis (a), coliocandolo cosi accauto ad Erodolo , e Tucidide. Poscia Polibio lottando contra i secoli della barbaric , ed uscendone malconcio, come i colleghi Livio c Tacito, locco il rinascimcnto delle lettere ; allora in ttilta I'Eiiropa ebbc ciilto ed onore di traduzioni, j>er- che i pensieri si possono traslatare , e le parole no. 72. L'esempio dei Greci siuora da me esposto valga ad ammaestrare noi Italiaiii neilo stimare I'opera , che il Dante coUoco nella crcazione della nostra lingua illustre. Posto nelle slessc circostanze di Eschilo , di Pindaro , e di Erodoto adoperi alia stessa guisa, perclie i sommi sempre si imilano per solo vigore di pari raziocinio. Vedemmo, che i vocaboli andarono sempre congiunli coUe idee, noi defmiamo accurata- mente i primi, e facciamo iin compiuto novero delle secondc ; poi ris- contrando questc coi lessici, osserviamo , se essi soddisfacciano a tutle le esigenze delle nostre idee. Per severo giudizio del tempo perirono i molti glossarii , che sulle opere di particolari autori compilarono gli crudiii grammatici Alessandi'ini ; ma vive ancora Pollucc , che ogni arte ed ogni scicnza partitamente considerando diede l' illustre saggio d' un dizionario ordinato per classi, e specie d'idee, anziche per vocaboli ed elementi di pronunzia. Giudichiamo dirittamente del modo con cui pro- grediscono gli idiomi , e quali sieno i classici per sentenza del tempo, (juali per convenzione dei grammatici. Che se studiando la sioria delle lingue, le vediamo travagliate dalle onte del temjio, riflettiamo che le sostanze assai meno contingenti delle forme resistono piu lungamenic , e morendo si trasmutano in altre aflini. Mori la lingua latina , ma dalla sua essenza nacque I'ltaliana. L'aflinita di questi due idiomi circoscritta entro i dovuli limiti ben la comprcse il Dante, e svolgendola assodo I'indole dell'Italiano eloquio, e confcrnio il marchio del suo intimo ca- rattere ; con esso accordo e versi, cd armonia , e period!, c coslrulti, e grammatica,e le origini dei vocaboli, riducendo il tutto all'analogia, che dai multiplo d'una lingua sa ricavare I'unitu. Non il Provenzale lo sodusse , onde immeschinire con fiicilc imitazioiic il suo idioma; nun la (1) Dionysiiis H.il. Ac Compos. Vcrborum cjp. \. (5) Cicero dc Ollkii^ III 32, 1)1 AMEDEO PEYRON. 347 lingua di Virgilio lo alletto a trasmodare in un far grandiose , o con- (iso a noi non acconscntito. Giusto c temperante cgli conobbe e raf- i'ermb il carallere dcUa lingua ; noi lo scguitiamo ricordevoli , che primo vincolo d' una nazione e la parola , e chc di tutlo si puo far iattura , tranne del cai'attere. I 348 AmALISI DELLA DISSERTAZIONE 1 1. Parita dell'Italia coUa Grecia nella storia della lingua. 2. Per conoscere la stoiia della lingua Greca bisogna investigaie i.° gli idiomi ado- perati dagli sciittoii precedenti a Pindaro, Eichilo, ed Erodoto , 2." la parte, cbe questi ebbcro nel perfezioiiamento de'loro dialetti. Del dialelto d'Omero. 3. II dialetto dell'Iliade e dell'Odissea odierna non e genuine , ma posteriore ad Omero. 4. Esso e un idioma Jonico della seconda specie ■, 5. Tuttavia contiene ancora reliquie d'un autico idioma diverso da quello di Erodoto. 6. Contiene inoltre Dorisrai , clie formavano parte del suo dialetto , 7. E forme cpiche , che al suo tempo esser dovevano volgari. 8. L'odierna lingua d'Omero si couipone di tre dementi, clie non poterono tssere contemporanei , cppcro non e genuina. 9. Ognuna delle tre stirpi Greclie avrebbe potuto nell'autografo d'Omero [seppur egli scrisse ] ravvisare il suo particolare dialetto. 10. Omero pervenne a Pisistrato per mezzo de' Rapsodi. 11. E^si nel canto oralo andarono trasformando il dialetto Onierico in quello dei loio uditori Joni. 12. Pisistrato per mezzo della scrittura sanci la trasformazione della lingua Omc- rica in quella Jonica. 13. Esempi delle altre nazioni , 14. Dell'Italia. 15. 11 testo di Pisistrato prcse un colore Jonico piii dist'mto quaudo I'alfabeto Greco fu ampliato, [ 349 16. E quando dal testo Omcrico fu cacciato i1 digainma. 17. In qiial modo i Rapsodi nel trasformare il dialctto d'Omero al)b'iano superale lo dillicolta, clic nascevuuo dal mctio. 18. Dei casi uscenti in fi. 19. Delia paiticcUa taj?. 20. Doi nomi in wg della prima declinazione. 21. Del vocabolo o'pi?. 22. Nel forinaie la storia dci dialelti noii si vuol tcner conto dcU'odicrno dialetio dcll'Iliade e dell'Odissca , siccome fattura dci Rapsodi perfczlonata da Pisistrato. 23. La prima lingua del Grvci era una specie di Eolico. Del dialeilo Dorico. 24. Caraltere dei Dori ; loro tendenza alia lirira. 2.S. La lii'ica , clu: caiita il iiiondo estoino, il- anclie propria dei Joni; ina la vera lirica si e quella , chu matiifesta le idee , ossia il niondo interno , ed i bal- labilc. 26. Lirica orcliestica coltivata dai soli Dori. 27. Filosolia dei Dori spiritualc -, la Storia da essi prediletta era la mitica. 28. Esametro , Elegia , Musica Joiiica , Storia , e dialetto Jonico furono idee con- nesse ; come pure Lirica , Musica Uorica, e dialetto Dorico. Dori , clie scris- sero jonicamcnte , e Joni clie scrissero doricamentc. 29. Qualiti) del dialetto Dorico in generalc. SO. Armoiiia Dorica. 31. Lc specie del dialetto Dorico sono taiile , quantc le provincie Dorlchc. Cliscrit- tori preccdenti a Piiidaro scrivevano nel veru;u;olo della loro provincia. Disegiio d'un'Antologia dei dialetti Greci. 32. Cosi gli Italiani prima di Dante adoperavano nelle scritture I'idioma del loio muiiicipio. 33. Pindaro e Dante riprovarono tiitte le favclle speciali delle provincie , e risalirono all'idca , ossia caratterc comuiio a tutte. 31. Tuttavia per fondameuto della loro lingua illustre ne prescro uno , nia non esclusivamente. 35. 11 Dialctto di Pindaro , che e la lingua d'Omero colorila Ddricanientc , c im Dorico illustre ; come I'eloquio di Dante e un Italiano illustre. 36. Cbe cosa sieno le glosse -, loro uecessita. 37. Pindaro e Dante arriccliirono con glosse la lingua. 38. Due pregiudizii. 39. Melafore , e voci composte create da F'indaro e Dante. 40. Forme grammaticali del dialetto di Pmdaro. 41. Forme grammaticali della lingua di Duiile. 42. Pindaro liprovato dai Beoti. 3jo 43. Dante riprovato da alcuni Italiaui. 44. Scrittoi-i , clic prima di Dante tcntaioiio di cie.ire I'oloquio illustre , suppiati da esso. 45. Scrittori , clie prima di Piiidaro tentaroiio di crearc il Dorico illustre , supcratt da csso. J 46- II dialetto di Piudaro rimase letterario , e peixLe -, dipoi cadde. ■ 47. Cadiito il dialetto , sorsero i glossatori. Vani sforzi per risuscitarlo. Del dialetto Jonico. 48. Nella sola Jonia si numeravano quattro diversi volgari Jonici. 49. I prosatori .Toni anteriori ad Erodoto adoperavano il vernacolo della loropatria, 50. Cos! Ecateo di Mileto. 51. I Logografi furono in gran parte Joni; i Dori scriveudo storie si eervivano del Jonico idioma. 52. II Jonico dei Logografi era il vernacolo delle loro citta. 53. Alcuni tuttavia gia tentavano di creare un Jonico illustre. 54. Erodoto cre6 il nobile Jonico. 55. Tal dialetto letterario cadde vinto dall'Attico. Del dialetto Allico. 56. L'Attico antlco non si differenziava dal Jonico. Ipparco pubblica i canti d'Omero , e fonda la scuola del bello e del buono. 57. Influenza d'Omero sul progresso del dialetto Attico. 58. Gli Attici nei tempi prossinii ad EscUilo adoperavano ancora forme Joniche. 59. Tre periodi dell' Attico idioma ; Eschilo appartiene al secondo. 60. Eschilo crea I'Atlico illustre ; suoi Jonisini, 61. Suoi Dorismi , sue glosse. 62. Metodo ch'egli tenne nel creare il nobile Attico. 63. Tucidide crea la prosa Attica. 64. Dionigi d'Alicarnasso povero critioo. 65. Tucidide stabili le forme grammaticali. C6. Paragone tra Tucidide creatore della prosa Attica, c Boccaccio padre della prosa Italiana. 67. Euripide fu il primo , clie scrisse con soli vocaboli Attici , perclie romantico. 68. Platone, e Demostcne. 69. 1 tie dialetti illustri furono quasi contemporaneamente creati , e perche. 70. L'Attico vinse i due rivali , poi si cangio nclla lingua comune. 71. Vani sforzi degli Attlclsti e dei Grammatici per risuscitare 1' Attico defunto, Ic sole idee durano pei'petue. 72. ATvertimento agli Italian!. 35i lO/lMMIiS :%ilTOllII ARRI DE LII\GIIA PIIOENICUHI Lecta die 19 apritis anni i838. En gcuerat lorsquc jc rcflcchis sur Ic faible flcgrc (Ic cerlitudc que prcscDtcot Ics explications donncc* jusquUci d*un asscz grand nombrc dc Icgcndcs, dc monnaifs ct d'inscriptions phtfolcicnncs .. .. jc dc puis mc dcfcndrc dc soup^onncr que Ic langage dc6 Phcnicicns ct cdui des Icurs colonics nc s'cloi- gucnt plus qu^ou ne Ic croit communcmcnt de la lanpuc hcbraiquo. De Sact. Journal da Savant. JuUUt 1817. ▼ igiuli iam anni elapsL sunt a quo vir summus, de cuius morte omnes rum lacrimis nujier audivimus , orientates pliilologos admonebat, non ita facile in eonim iurandum esse doclrinam , qui aiit nihil omnino , ant tantulo tantum gradu, quern mirari non oporteat, riioenicum linguam ab hebraica differre dictitabanl. Aequissimum sane optimi iudicis moni- lum ! Quorsuin enira adeo ingens opinionum discrimen de tittilo quodam phoeiiicio , si hiiius lingua liebraica sit? si vcro tantarum opinionum origo non linguae Phoenicuni, sed linguae lilteris, de quibus nondum certo constat , adscribas , cur linguam , cuius litteras rectissime non oognoscis hebraicam esse asseris? Tanta fuit a Barthelemyo ad Aker- bladum Phoenicum linguae conditio. Postea aulem nullus de lingua et litteris Phoeniciis data opera dispu- tavit, nisi Hamakerus , vir de orientali philologia optime meritus, qui maximum titulorum Plioeniciorum, quos no\it, partem collegit in unum atquc illustravit. Quod si eius Diatribe atque Miscellanea Phoenicia omnem prorsus dubitandi causam , quam in linguam pliocniciam exci- taverat Sylvestre De Sacy, a philologorum orienlalium animis eliminare nequibant, fiicicbant lamenj ut viri docli melius perciperent qualis ad- 353 DE MNGUA PHOENICUM hue ct quanta via ei-at incuntla , anlcquam certa de Phoenicum lingua sententia elFciTi possit. Videlicet id omnes tune oplinie intellccerunt duo in Iiac causa recte esse inter se dislinguenda , quae , quamquam priino intuitu arctissiine eoniuncta videantur , distiiictuin lamen sive ingeniuui sive stadium a docto viro cxposlulant. Aliud enim est litteras phoenicias cerlc dcfinire, aliud vero recte dclinitas iuterpretari. Ilinc omnes una voce primam ac praccipuam diflicultatcm , a qua indicium de vero linguae Phoenicum arlificio peiidet, positam esse dixerunt in litterarum potestate , turn in titulis lapideis, quum in numis acqua lance firmanda. Quandoquidem in anliquis titulis Plioeniciis declarandis illud paleologo viro contingere ne- quit quod in graecis Boeckio , Letronnio , Peyronio aliisque celeber- rimis interpretibus contigisse sciuuis. Tituli namque quos summi hi viri ante oculos habebant in graeca lingua exarati erant ; atque ita certis- simo Crmissimoque fundaraento se inniti iutelligebant, ut, una alterave vocis littera deteeta , integram statim vocem , quo ei-ant ingenii acu- mine, arripere potuerint. Cur vero secus contingat in titulis plioeniciis, lector infi-a ediscet. Ab ultimis Hamakeri curis ad banc nostram aelatem , per integrum videlicet decennium , nulla prodiit de iis rebus elucubratio , quae, aut Leidensis philologi doctrinam in omnibus confirmare , aut in omnibus earn i-efellere potuerit. Quare tantum abfuit, ut dubia, quae de linguae Phoenicum natura iamdudum proposuerat Sylvestrc De Sacy, cxtingue- rentur , ut immo potius magis magisque philologorum contenliones ex- ardescerent: quasi cuique, paucis exceptis, privata sua opinione de hisce studiis sentire liceret. Non ii nos sumus, qui singulas hasce de lingua et litteris Phoeniciis opiniones persequi cupimus, cas ucmpe, quas qualemcumque potius in- genii aut lusum aut conatum dixeris, quam sanum de Phoenicum rebus indicium. In harum enim opiniomnn auctores digitum non intendimus cum doclos viros non una omnes de liisce studiis sentire dicimus; cos videlicet antiquitatum scrulatores diligentissimos et in sanioris philolo- giae schola enutritos, qui , pcrpensis curis , quas ante ipsos navarunt in studiis Phoeniciis eruditi viri, certa a dubiis, hacc a falsis secenierc, propriasque opiniones et coniecturas ca, quae par est scienlia, exponere dibgeuiissime sategerunt. Inter quos nuilus tarn digne lamque laudabiliter meruit quam Ge- lOANMS ANTONir AnRl. 353 scii'ms, vir celcbeiTiinus , ((ui anno clapso cximiiim opus, qiioil plcnaui ac pcrfoctam inouuincnlonmi oinnluin Pliociucioruin hisloriuiu iI'k.'cs , cvulgavit sub titulo: Scripturae littguuequc Phoeniciae monumenta quot- quot supersunt edita el inedita ad autograpliorum opliinoruinque exem- ploruin Jidern edidit, addilisque da scriptura el lingua PJioenicum coin- mcnturus illuslravit Giiil. Gcseniiis. Lypsiae. iSSt. Certc , Gescnil summa auclorilas ia iis quae ad linguam liel)rak-ain pertinent , eius sedula cura in tiiulis PUoeniciis ad autogra|)horutn fidem vindicandis- , eius denique diuturna in palcographia Plioi-nicia exercilalio c-uiquc arguinento esse possent eo landeni aliquando venUnn esse, ut iain de giammatira ac dc paleograpbia Pboenicia recle conslitulis gralulari ])0ssinaus. — Sed ne cum viro suinino de scientia aut ingenio conlen- danius , iios , i'actis et inullis el aperlissimis ex ciusdcra opcre educlis innixi , rem pbilologiae Pboeniciae ulileni fucluros fore conlidimus si quae Ibidem contra monumeDtorum fidem nobis constituta videntur, pro viribus cxponamus. Quod antequam faciendum susclplmus candide profilemur non alio nos consilio iiasce nostras in Gescnii opus observationes ederc , quam, ut si quae ei proponimus dubia atque emendationes a philologis Phoeniciis , a Gescnio in prirais , novis argumenlis refutabunlur , maior inde evul- gatae doclrinae de lingua et litleris Pbocniciis aiictoritas accedat. j\o- runt enim omnes, nonnuUa quidem jiriucipia eerto iam slatui posse de Pboeuieum lingua [ quod omnibus iis , qui in liac scientia plane nou sunt hospiles, abiuide probatum est], plura autem perscqui, plura do- ccre quae optimc pliilologoruni consensu confirmari nequeant, non so- Imn id cum niagno cerloruin principiorum deU'imento , sed cum non pauca etiaui studiorura liistoricorum perlurbalione fieri. Nc autem longius proccdat dlsputalio nostra, reliclis nunc tiiulis JSn- uiidicis et Aegyptiis , rclictis numis, eos in unum colligimus tilulos Phoenlcios, quos in Tabula representavimus, qui, teste litlerarum figura, unam camdemque classcm iugrediunlur, plenioreuique inlerpretationem ])atiunlur. — Moneinus vero nos tamdcra de ling\iac Pboenicum uatura scnlcntiam scqui, quam Gesenius defendit, quaeque omnium fere com- munis est opinio, linguam videlicet Phoeniciam lla arctius cum liebraica coniungi , ut ab ea vix secerni possil ; alquc operae pretium duciiuus has crilicas regulas m interpretalione monumentorum Phoenicionim scr- ■vaudas praemitterc. Serie II. Tom. i. 43 354 "E LINGUA PIIOENICUM Regula I. Phoenicius scriptor , qui mentem siiam marmori commisit, clave clis- tincteqiie scripsisse censendus est; ita ut quae ex eius verbis eruitur intcrprelatio dura et distincta sit. Publicis enim in tilulis perspicuitatem qnacriinus , senlcnliarum concinnitatem , oralionis tandem seriem ita coinpositam qualem homo ratlone pracdilus, volens et sciens, exponere solet. Reg. II. Dictiones et verba, quae ex usu linguae hebraicae comprobar'i nequeunt, suspecta esse debent. Etcnim in scripto vel sententia quae publice ad communem eruditionem exponuntur, peregrinae et obsoletae voces able- ganlur; iis vcro utimur quae omnibus ia usu sunt. Reg. III. Litlerarum , quae ad radicem pertinent , praetermissione aut permu- tatione ; insuper err ore aut negligentia in litter is describendis caute parceque accusandus scriptor Phoenicius. Quura enim de titulis marrao- reis agatur publice exponendis , rectius credimus scriptorem omnem suara impendisse operam ne lectorum risu aut obiurgalione castigaretur. Reg. IV. Perperam eodem in titulo eamdem litteram quaerimus duplici sfjlo exaratam altera alteri opposito- Nam nihil absurdius quam in detcrmi- nalo aliquo alpliabeto imam eamdemque litteram plurcs habere figuras inter se diversas , nihil vero magis incredibilc quam scriptorem , qui lalem litteram tali niodo eflingere solebat , alia plane ralione mox in eadcm linea ac paene in eadem voce depingerc potuisse aut voluissc. Reg. V. Ignotarum litterarum potestatem ex cognitarum forma determinabimus , duinmodo tilidi, ex quibus litteras ad comparationeni depromimus, hand lOANNIS ANTOMI Alini. S55 iiiullo inter se diffevunt stylo. Namquc cum Plioeniccs lougc lateque. l>er orbera lerrarum diflusi cam iion semper sequuli siut scribemli ra- lioiicm, quae in communi patria omnibus cominuiiis crat , lemporis dccursu faclum est, iil, prout lianc vel illam orbis parlciu iiicolcbaiit^ phis minusve a palria scribendi ralione defecerint. Reg. VI. Insolitam , proindeque incertam in titulis phociiiciis littcram cum ari- tiquis Graecorum Uttcris , cum Samaritanis , curn iis praccipue , quae in nuiiiis Machabeoi-uin conspiciuntur , conferemus ; quibus collationem non sustinentibus , lilleram ex tiluli oralionis serie per coitiecturam definiemus. Nam apud omnes doclos viros certo constat Graecos litte- varum formam a Cadino Phoenicio accepisse ; litteras Phoenicias c\im Samaritanis arclissinie olim coniunctas fuisse; hcbraicas vcro. quas nunc in Machabeorura numis habcmus, antiquam Phoenicum scripluram, earn saltern quam in litubs Phoeniciis cemimus , plane referre. . Quibus in anlecessum uti oportcbat conslilutis , ita iam omncm di- sputationem noslraui parlimur. . 1.. Per ordineni exponemus quae ad Sardoum titulum de litterarum polestate disputata fuerunt a Gesenio ; atque coliatis litteris Sardoi ti- tuli cum lilleris titulorum Melilae , Alhenarum , Carlhaginis aliorum- que, in ea auimadvertemus (piae nobis rciicienda vidcntur. . 3. Gesenii atque Bejnary dc Sardoo lilulo inlerpretationes refellemus. 3. Novas nostras in eumdem titulum obsci'vationes propooemus; quid- que hodic de Phoenicum lingua scntire liceal diccmus. L De litterarum polestate in Sardoo titulo Phoenicio in Tab. N.° IV. Primum igilur ait Gesenius : « littei'a tor obvia lin. V. litt. i. 5. v VIII. lilt. 3 quam Arrius sainech esse statuit, uon talis est, sed /ntvM » neque dillerre c\lstimundu est a litt. i. lin. I\ » (i). Mirandum sane (i) Scripturiic linguacque phoeniciao monuincnta pag. \'xi. i.iti. 35(i BE LINGIA PIIOESICUM clar. viriiin ita testlinonio ociiloruiii valeciixisse iit, quae prinio intuitu inanifcstae sunt diversae inter se lillcraruui figurae , ipse dislinguerere- rusaverit. In qiiem qiiidcm liaiul iucidlsset orrorem, si regulam criticam Cjuaui supra N." IV. cxposuimus incnte cogitavisset. Quis enim sibi per- suadebit, Sardoum scriplorein Phoenicium , qui litteram mem per si- gnum expressit, ut in Tab. ]V.° IX a, quemadmodum cflicla est in titulis ('ai'llingiuiensibns, Atheniensibiis, IMclilcnsilius , pauUo post, ct quidem cadcui in linca et quasi dicam eadom in voce, canuleni litteram per signum in Tab. N." IX b representavissc , quod ceteris in titulis nihil aliud nisi samech esse potest? Optimo autein cuique persuasum esse ve- limus magnum esse discrimen staluendurn inter quantulamcuinque lit- terarum varictatem , et earunulcm propriara , uti aiunt , naluram. Ete- uim elsi aliqiiando fieri potest, quod ct nos non difTitemur, ut eadem litterae forma ab eadem manu et stilo parumper diversa depingi possit ; talis tamen uumquara emerget, ut, neglecto a scriptore potissimo, quod in ipsa est, propriae naturae indicio , non propriaui conservet, sed ad alterius litterae formam magis accedat. Quuni autem intima litterae mem natura in hoc consistat quod linea perpendicularis aliam interse- fct in duos angulos rectos , Phocnicius scriptor neqne voluisse neque potuisse putandus est per signum in Tab. N." IX b , in quo ne indi- cium quidem de litterae mem natura elucet, ad hanc litteram digitum intendisse. Hinc quisque iudicat dc Gesenii doctrina , qiiam pag. i8 operis luudati hisce verbis exposuit : « etiam hoc calligraphiae quoddam stu- n dium redolere videtur , quod nonnulli statuarii in eodem monumento » pervariis eiusdem litterae figuris consulto usi sunt » . Quam etiam doctrinam nulla sat firma auctoritale comprobirv'it. Nam eam confirmat vir doctissimus testimonio j)elilo c.\ forma litterarum iuscriptionis Ery- cinensis , de qua pag. i58 scribere non dubilavit: « unicumque hoc, » quod extat exemplum sane ita comparalum est ut plenam totius rao- » numenti interprctationem vix admittat. Quam ipsani oIj causam quae nos » tentabimus tamquam modestum itigenu liimm potius quam interprela- » tionem certam et pcrfeclam eruditorum iudicio subiicimus ». Atqui gencralia palcographiac Phoenlciae principia non a factis obscuris de- ducenda sunt ; verum a mullis iisquc ccrtis recleque expositis. Quid vcro dicendum est , si Gcsenius , qui in lilulo Sardoo litteras ill Tab. N." IX a ct b pro una eademque interprctabatur , in tilulo I lOANNIS ANTONH AHnr. 35^ Melitcnsi , 's j"i:r ^yn Tiybyd? ^yy\>6 Domino nostra Melcarlo, domino Tyri: vir vovens (est) serviis tuus ( i. e. sum ego ) Ahdosir cum J'ratre meo Osirscfiamar ambo Jilii Osirschamari,Jilii Abdosiri. Ubi audierit vocem eorum, benedicat eis. Si vir celeb, nulla praeiudicala opinione lectionem suam considerat , facili negotio iiitelliget nonnulla ibidem reperiri non satis aeqna lance ad paleographiae regulas cxacta ; neque eius interpretationem talem esse, quae homini, non casu aut feslinanter , sed consullo deque pu- blico ac perenni monuuiento cogitanti , conveniat. Et ad paleograpliiam quod special, quum Gesenius signum quartam lineae II contulit cum signo decimonono lin. Ill et cum scptimo iin. IV , non solum in regulam nostram IV , sed in VI pecca\it. Duo enim haec signa inter se iliversa unam eandemcjue litteram reprac- senlare nequeunt; conicctura vero, qua primura illud signum ad iustam ipsius potestatem revocari potest, talis sit oportet, ut, quae inde emergit vot , ab omnl obscuritale et ambagc libera sit. Si duo haec signa in Tab. N.° IX g similia dicenda sunt, eerie scriplor pliocnicius , paruiu diligcns in liltoris dcscribendis , errore accusandus. Verum , praeter- quamquod facilius antiqui scriptores erroris insimulautur , (piam quod lOASNIS ANTONII Annf. 35g de ipsorutn errorihus certo persuadainur , lania iii nostrum scriplorem iniiiria ferenila iioii est. Qimiii enim l)is idem litiiliis Phoenicius exa- ralus sit [et utnunquc deilil Gescnius Tab. ^ I 'S." I ^ cl B ] tantiim abest, ut in allcro, signum , de cuius poteslate quaerimus, ad figurain littcrae decimaenonae lin. Ill, et septimac liii. IV accedal, ut imo polius eandcm fonnam liiterae quarlae lin. II repracsenlct. Conspiciendum enim ibidem est signum in Tab. N.° IX li , quod , exemplo ducto a piimo titulo, nulla alia rcstitui potest ralione (|uam per signum in Tad. N.° IX t. Scriptor ne phoenicius bis eadem in voce dcpingcnda enaveiil? Quid vero lioc signum ? Eo nondum v( iitinn est in pali ograpliiac phoeniciac scientia , ut de qualibet Phocnicuin liltcra ccrtum ac secu- rum iudicium ferri possit. Igitur doctorum \irorum, Gesenii in piimis, coniecturis innixi illud exponemus quod hodie datum nobis est de signo illo Statuere. In lilulo rpiodam piioenicio [ apud Gcs. Citiensi X\'III lin. I ] conspicilui- signum in Tad. IS." IX k, quod aliquam cum noslro similitudinem praeferrc manifeslum est. Gescnius autem non unam lan- tum in eo, verum duas una simul coniunctas vidit litteras scilicet ni \vav el mem'\ pag. 146. Quapropter cum ex liluli Melitensis in Tab. N.° I oralionis scric pateat ncquu sermoncm dircrle ad Dcum j-efcrri , nequc nninn tanlum esse virum voM-ntcm, liinc fit, ut in signo, quod occuvrlt in Tab. N.° IX g h i aut duae lillcrae una simul ccniunclae, aul ignotum nobis nuraeri jiluralis cnm sullixo construcli signum lateant, ila ut do voce "in^? rectissimc cogilai-i possit. Scrupnlum quoquc moveri posset de polestate littcrae 14 lin. II, quae turn aliqnantisper i-ecedit a forma litlerae iod codcm in titulo lin. ul- tima litt. 4 conspiciendae ; tum niagis accedit ad figuram littcrae in Tab. N.° IX I, quae in titulo Mclit. [in Tab. N." III. lin. II] manifesto est he. Scd quidquid de hoc slatucndum sit nullam plane in titulo facessil dif- iicultatem sive legas iflK pro "llN sive nns pro "TIN vel TIN pro Vns ) quae quidem postrema lectio, iam a Bayero j)roposila rectissimc, oralionis indoli salisfacit. — Haec ex paleograjiliia. Venio iam ad philologiam. Si dalivus li^iisi' rectus est , ut nemo dubitat, a vocibus "113 tt^Xj qua de causa quove consilio verba li'itx? IX ^72 mp^oi' ^ reliquis dislinxit Gescnius.' Si vero vcri)a ilia cum sc- quenlii)us coniungunliir, quanaTU ipse auclorilate hanr dicendi rationcin ~"T:iy nib ^Qt<. ^3f ^ya nip^o5' li'ilNi' nobis probabil? Praccipua enim difli- 36o DE I.INGUA PnOF.NICUM. cultas noil sita est in vocer^n^y, quatenus oa inullis in adiunctis, in pri- mis vero cum sei'mo ad Deum vel ad personam directus est, pronominis 'D2S vicein sustinerc non valeat ; sed inde etoritur , quod , cum sermo a^j f)-in^?j px direclus non sit, vox T\Tzy nuUomodo \iccm geril pio- nomiais 'DiN- Exemplo res est declaranda: recle dices "MNI ^'^"I'f "li'ilS 1^3 Wy Domine noster ! servus tuns [ego] et J'rater mcus fecerimt [vel fecimus] votum : sed si per pracposilionem ^ vocem i2»iiN cnu alio , uti aiunt , regiminc coninngis , quis fcrat hanc dicendi valioncni: "ni Ttt?y "riNT "n^y IJOTN^ Domino noslro seiviis tiius [ego] et j'rater meus fecerunt votum? Immo servus eius. Quae cum ita sint, magnoperc dubitandum est scriptorem Plioenicinni, et cum utique ratione praeditum , incredibili dc persona in personam transitu ac inulatione post longum studiura erumperc tandem potuissc in haec verba: >i Domino iiostro Melcarto . . . vir vovens est servus tuns » cum fratre meo . . . ubi audierit vocem eorum benedicat eis ». Puto aulem verba o^j? yb'ttJS, quae pro voti causa in titulo sunt, nul- lum praesens tempus aut futurum, sed praeteritum manifesto innuere; atque vocem D!3"13' seorsim ab hac causa legendam. Et primum quidem nullum ex omnibus Phocniciis titulis volivis, quos liabemus, causa qua- dam carcrc, atque lapides omnes, qui votivi sunt, quamdam gratiarum actionem contincre ipse fassus est Gesenius. Vide lituhun Melitens. Ill pag. 1 08: posuit Malchibaal .. . Baali solari lapidem quwn exaudwissel omnia verba mea. Numidic. I. pag. 197 : Domino Baali solari . . . qui exaudi\>it preces Hiembalis. Numidic. IV. pag. 207. Baali solari Domino qui exaudivit voces populi. Numidic. V. pag. an. Baali Domino ab Adri- clieno qui percussit lurmas Romanorum. Itaque verba o^p ya'tt>3 re- ctius declarantur quwn exaudivisset, vel postquam exaudivit i. e. quia exaudivit. Quae quidem verba etsi ad tiluli integritatcm sulficiant, claudi tamen optime poterant fonnula quadam orientalil)us usiiatissima c^iU' i. e. Benedicat eis. Bayerus (i) , Lindbcrgius (2), Koppius (3), quibus vox '^j's in sin- gulari numero accepta magnain laciebat difUcnllatcin, utpotc quae nul- (1) Dei jir.tbf^Lo y Icngua de los Tenices. ('j) Dc inscript. M:lit. I'lioenicio-gracca. (3) Bildcr uiid Stliriftcn dcr VoriciL lOANKlS ASTONII AHRI 36 1 lotnodo cum toiius orationis indole in titiilo noslro consislcro posset , e.Tin inlcrprctati sunt jier quisque [fralcr] vel singtdi [fralres]. His au- toui respondit Gesenius pag. Q'j : « nc dicara nil langiiidius frigidius- )i (pie cogitai'i posse tali abundantia quisque vovit [sc] ego et Jrater n meus, cadem hacc formula Icgilur in aliis litulis volivis uhi post cam » unus tantum memoratiir voti auctor , et ita (piidem, ut dc vera eiiis » ratione omnis scrupiilus nobis eximatur ? » Sed meliorem verbis "jCx *n3 fortunam non adquisivit vir doctissimus: cui certe pcrsuasiim erit vocem 'CC?N, '"ite nomen ipsum viri, baud minus languidara frigidamtpie ideo esse ceiisendam non solum quia inutilis, sed cliani quod distincte in hoc nostro casu duo memorentnr fratres [03 'itC?] tic quibus in lilulo plurali numero loquitur [ c^n D313' ]• Quare statui potest vocem m^^ in titulis omnibus Phoeniciis quos votivos nuncupamus esse pro "T^KJ quae quidem vox in f^. T. de sacrificio aut oblatipne igne cremandis usurpa- lur. ^'ox vuro ^^i [uo/«] exj)licativa est, ut sacriGcium aut oblalionem spontcmeam naii non fuisse constaret , sed per votum mj Deo pro- missam. Itacpie universnm tiluhim ita legendum declarandumque esse putamus: no^DicN (i)'nsT ncNi;y (r)i2y yo^s iDN-ray p ionics 03 o'k? « DD13» : D^i? Domino nostt'o Melcarto Deo Tyri Sacrifwium [ 'vel ablatio ] voti Servorum eius j4bdosiridis et fvatris eius Osirschamaris , amborum fiUorum Osirschamaris , filii Abdosiridis , quia exaudii'it depreva- tionem eorum. — Benedicat eis. Gi-adum iam facimus ad tilulos , in fpiibus eadcm Icgltur formula ^l3tt?X. Hi autem , qui vulgo Ilumbertiani dicuntur , qiiorura uniim de- dimus in Tad. IN." Mil , Carlhagine cffossi fuenml ubi olim cclebre illud extabat, uli credilur, Deae coelcstis templum, Jiimis ampliim , om- nium Deorum suorum aedibus vallatum. Apud Gesenium Oper. laud., pag. 169. Serie II. Tom i. 4^ 36a DE LINGUA PnOENlCUM. Nolum est qiiaiilis dissidiis qualibusque conteutioiiiljus , Ilatnakeruiri praeci|)ue inlcr alquc Geseniuin , tituli locum deilciinl. Quae quidcin claiissiinorum vircnum couteiilio philologis orienlalibus argiinienlo fuit caute adinodum iiiccdendmn esse sive in lilteris plieniciis dtfiiiiciidis , sive ill lilidis declarandis. Praetcr tituli aucloris nomen , cpod pro diversilatc personae diver- sum est, tituli hi onines eadem verba pracbenl , quae sic legit alque interprelalur Gescnius pag. 177: yah 1MT\^ nan^ Domlnae Tanaiti et Domi- 70n 'pvi'? itHb "f? no nostro , hero , Baali Solari "ip^m37 nJ V}i< Vir voveus Abd-Melcar- i>oi3 73 I33^n n thus , Sufes, filius Bed-mel- : NJrt 73 nrp carthi filii Hannae. In voce autem fiiJl Tanait numen Phoenicium et quidein foemineuin vidit post Akerbladum Gesenius , cum Baale Solare cullum ; de quo fidoiu facit nomca Wvdixig ut Gracoi nobis tradidernnl , vel, ut alii scribuut Tavairt;. Quam quideui postreuiain leclioiicm omnes fere una voce ante Akcrbladuiu falsain pulabaul , ac per errorena ab amanueu- sibus in Graecorum libris illapsara; atque in eadem liac causa haec olim Akerblado obiiciebat Silvestere De Sacy : « Je crains bien cpie pour relrouver la Divinite' inconnue de l' inscription Plienicienne [njn] chcz d'autres nations tout-a-fait etrangeres a la Pheuicie et a ses colonies, le savant auteur de la lettre a M. Italinski ne se soil ecarte des regies ordinaires de la critique. Nous savons a n'en pouvoir douter , que les Persans nomnienl la planete de Venus, ou le bon Genie au quel elle est AcsViwe , AnaJiid tXAjiLiI ou Nahid Oyjilj: d'aprcs cela nous ne pou- vons douler , que dans les ecrivains grecs , ou on lit , scion quclquc IDS. "Yr/yuixi- ^ selon d'autres 'Ai/ait(j, cctte derniere lecon ne doit etre preferee. Bocbart a douc eu raison de corriger d'apres les nouibrenses varianies tics ecrivains Grecs le te.tte de S. Clement d' Alex. ; el ce n'est ]»as dans le noni de celle Diviuitc des Perses qu'il faut clierclier cclui d(; la Divinite Pheniciennc » (i). Sed lios videant rogal (ieseuius pag. ii5 (t) Journal do* SavaiiU , 1017. lOAN-MS ANTONii Ar.r.i. 3G3 )i nc tctncrnria manu genuinae ot aiilir[uioris foi-mac vcsiigia (Icluaiii , )i (juae et iu diversissiinls sciijUori!)US mullonnn coilicuin aurtoritalc )i nilitur, ot in noslris inscriplionilnis iiisignc j)racs'ulium Iiahct u. At vero qui nulla iluciniur praeiudirata scnlenlia pulan;us quaeslio- neni liic praccipuam non esse dc forma nominis 'Avax-i^ vol Tkvki'tij apiiil (ji-accos nsitata. Fac ciiiin pcrsicain Dcain iXajJIj, OyjsLjI vel ae£;y]>- liacam I\'y;V3 reapsc Graccos dcsij^navissc per voccm Tc/yatri: , plura adliuc probanda supersunt antequain voccin n^n in liliilis plioeniciis saepe obviani, mi putat Gescnius , plioenicimn numeu indicarc suada- iiinr , riiiiuni quidem non solum non deinonslravil Gcsenius scd ne tc- tigit quidem: neque putamns virum ogregium posse, ex omnibus quae habcnius Dcoruni Phocniciorum nominibus , unuin in medium aficrre cpiod Pcrsirum aut Acgyptiacnm riumcn et nomen refcrat. Phoenicium eiiiui ■jn)-| J quod cum Oman Persarum cl yiiiwwn Aegipliorum confert, in Phoenicum lingua non pcregrinum nomen est , sed swum ibi ha- bet etymon ; neque solem significat , uti Oiiian ]'er?nrum et Atmnon Aegypliorum , sed solis [^y^] aliribulum ; voxque declaranda per Deus ignis [aclherci aut tervcni nunc non quaerimus ] qui vel sol ipse est, vel Deus ille invisibilis , quem per igncm, a Phoeniciis eliam cultum, iiidicare solebant. Aegvptia porro Dei 'J^^S n Plioeniciis culli origo manifesto contra fidem liisloricam est (r). Aegyplia vox >r2 {ui'bs^ , quam in medium eliam adfert Gesenius , ad rem non facit ; non enim quaerimus Aegypliae ne voces in Phoenicum dialeclura irrepserint, sed ulrum Phocniccs , Dcos unqiiam , patria el nomine Aegi,'])iios, in pro- priam rcligioncm recepcrint. Quae dispula\it (^icscnius pag. ii(' id (j) Vide ajiud Gcscuiuiu Ojicr. lauil. pag. |36 quoiuodo, rclucloutc Dajnascio Syro , fliocuiv-iani ^ucu 1^\£?S origincm dcfvudcntc , buius acg^liacain ongiacm cx lolilooAii seatcDtia dtffnJal. 36f DE LIMiUA PllOEMCUM. tantum jjrobanl Tavatrt; et 'Avamg ajipcllatioiies Graecis scriploribiis peregriiias, Dcatn Pcrslcain vcl yJrmenani indicare: quae , quaiiiqiiain alujuid couimunis liabuerit cum "Aprsixti Graecoritui vel rniTtt^y Plioe- ntcuui , uumquam lamcu inde deducitur a Phoenicibus sub nomine nin cultam fuisse. Probat quidem 0|>Lime vir doctissiinus pag. 1G8-G9 i^^^'n caclestem suinma religionc divcrsisque noiuiuibus appcUalam Carlhagine t'uisse , quod omnibus in comperlo esl; sed de eo, quod secundo loco probaii- dum erat, ibidem ne verbum quidem retulil. Elsi enim scribal pag. 168: u l\tnaiudis appellalionem in Carlliagine romana omnium usilalissi- » mam fuisse [liocquc asseral ex Y. Munleri auctoi'itate Religion tier n Carthager pag. ^4 j 7*^ ] > quamquam etiam lunonis atque f^eneris » nomiuibus ibi saiularelur » ; tantum tanien abest ut Munterus eo in loco, quem ex editione 1821 ante oculos liabenius , usitatissimam (beat in Carlliagine Romana Tanailidis appellalionem , ut imo ibi altum sit de voce silentium. IMentionem olim faciebat juaesul eruditissimus de lectione Djn deque Imius cum nomine gracco Tavainj similitudine ab .\.kerblado in medium producla ; sed Silvestre De Sacy auclorilati innixus illius respuebat coniecluram pag. 65. Ad hoc praelerquam- quod apud veteres nullibi lugilur nedum Carthaginc max.imi fuisse usus Tanaitis nomen, sed ne nouiinalum quidem, mirari subest, quod,dum uomen Gesenius ait usitatissimum, pluriesque in titulis Carthaginensibus velnli numinis tutelaris , f'eneris puta aut lunonis nomen occurrere , in virorum nominibus , quae illos ipsos titulos concomitantur , nulla Tajxht; [fUn] , sod yistartis [TTitWV] ^^t menlio , quam Phoenicum Venerem aut lunoncm fuisse scimus. Quaproptcr quod de nomine Ta- naitis ait Gesenius , id de Jlstartes nomine intclligendum est. Urget philologus celeberrimus lapides Cartliaginienses in quibus, re- iecta per rationes paleograpbicas Dea xhT\, quam clarissimorum virorum aiu;toritas in scicntia etymologica fere iam lecloribus probaverat , vidit Deaui quamdam Phoeniciam riifl, boc est Tanith; in quo quidem nomine imllum plane etymon , sed sonmn Graeco TavatTig similem quaerendum esse docuit. Sed ne dicam banc argumentandi rationem vilio quodain laborare, utpote quae diserte in antiquam historiam peccat, certum ne ])rorsus est in prima illorum litulorum linea de qualibet Dea mentio- nem factam fuisse? lOANMS ANTONIl AUKI. 3()3 Piitamus vero Deum , cui lajjidcs li consecrati siiiil, vocem sccjui IJ^yn Deo nostra , qua tiluli auclor ad j)cculiare tjuoiltlam obiuclum , ut (luisque sentit , ineiUem suam leclorisquc ulteiitioiicm dirigit; alqiic tilulos hos omnes Carlliag'mienses , uli omiits Africauos volivos quos habemiis , nullum praeler •^■0T\ ^'S'Z i^uatem I/ainon Deum rcsj/icere ar- bitramur. Fao enim adesse in prima liluli linea numinis cuiusdani nomen , cuius maior fere quam Hamonis sit aucloritas , uti ait Gcse- uius pag. ii5, Phoenicius scriptor non solum, sed quivis alter, qui .sanum mentis cogitatum acquis verbis repraesentare voluerit, orsus es- set per vorem lifi^^^i Domiiiae noslrae , si ad hauc , veluli ad suuiu siipremum numen mentera tantum convertisset ; aut per vocem li'zii' Dominis nostris si ad Dcam njn acque ac ad •jon htl digituni iulen- disset. Alque ita fecissct ne quod ante tituli vocem li^y;^ [Deo nostro] primo loco mcmorabatur numen peregrinum viro vovenii videretur. Ncqiie ullam satis acquam caussam aflfeiTe poles qua Phoenicium virum liaalem Hamon appellavisse dcuni suuin , non ita Tanaitem , tantam inquam , Deam ! credamus. Ergone Tanaids ilia , Hamono fere nobi- lior, viro Phoenicio extranea? qua igitur de causa earn in titulo retulit? quo iurc ci oblationem aut sacrificinni voverit ? Dubitari ctiam potest iiuiu homo Phoenicius eamdein oblationem, votuin , sacrijicium , numi- nibus , cnltu et nomine a se invicem distinctis, consecrare potuerit. Quod quidem diserte contrarium est tilidis omnibus votivis , Carthaginensibus siinillimis, in quibus de uno tantum Deo , videlicet Baal Hamon, men- lio occurrit. Quapropter si ex forma tituli Melitensis de quo supra disputavimus argumentari licet , initium tituloruin Carlliaginiensium sumendum est a voce ^'ih'S^^ Deo nostro ; atquc ita legendi ^an iiyaii px^ laiiyai" Deo nostro, Domino, Baali-Hamon "nj HTOX sacrificium voii Wn p tT'P^Oia 72 USton mp^OT^y Abd-Mclcartis Sui'etis filii Bad- Alclcarlis filii Hannae Videlicet, quum nuUus sit titulus Phoenicius pro gratiarum aclione Deo consecralus, in quo voti causae mentio facta non sit, argumenlainur 36G DF, I.INCt A PIIOENICUM liao quoquc Carlli;\giiieiiscs carere noii jiossc, quos pro graliarum aclione positos fiiisse nemo iion viilet. Haec porro causalis in prima titulilinca ([uaorcnda est, quae propterea reclissiine cum oialionis sorie consistit, sive cam initio i-eferas , sivc postrcmo loco traducas. Soil quill nam sibi volunt haec verba injn^nai^ ' Anlcqnam iillro progrctliamur , dioendum est lionira tiluloruin auclores , gradu, \\l vidclur, el I'orluna conspicuos , eadem omiics de causa ad lios lapidcs erigendos pcrniolos fuisse. Nostri eniiu lilidi auctor Siifcs nuiiruiwlur; cuius filius qui Scriha dicitur, non hie quidem vilis cl ignohilis, ul iiol;it (.jesciiius, patris cxemplum scqiiutus, unuin cliam aliquando ex Carllia- t;incnsibus lilulis ercvit. Qiiapropter causa quacrcnila est , ae<|ua ct omnibus tilidorum aucloribus communis, a qua pcrmoti Abd-Melcartlms ille, Safes, et lilius eius Gad-Astoreth, Sci'ila , caelerique \iri lituhuu in vastissimo illo templo Deo Hamon consccraverint. Putamns aulem eos omncs per pul)licum litulum tcslari voluisse de oblatione aul sacrificio in gratiarum actionc Baali Ihnnoni solulis propter nactum in republica summum aliquem honoris gradmn Sufetis, puta, aut Scribae aut cuiuslibet nobis ignotae dignitatis; \cl generatim pro donis a Deo acceptis. Scimus cnim maximam liorum tiluiorum par- tem de tituli causa non loqui, neque verba quia exaiulh'it Detis depva- cationem voventis nos uUa docere ratione id de quo agitur, deque ad- junctis qulbus lapis votivus ereclus est. lam vero verba "ifiiniina"!^ 'egi possunt irniM^ m3"l^ quae facile in- terprelantur propter multum Iionore , laude, celebravisse eiim, vel pro- pter multum dedisse ei id est pro collatis donis. Eleuiin vox fi"l21 > p>'f> minn infinitum est coniugalionis Hiphil a ihemate nui> liltera deliciente n propter ^ praefixum , quod causalis vicem sustinere vident omncs. Huius auteni ver])i infiuilum adverbialiter adhiberi quoliescumque ci infinitum aut genindium sequilur, uti accidit in casu noslro, docet gra- inatica hebraica. Quod vero sequitur infinitum est riliil, cuius praefixum ^3 in o|)timo est regimine cum voce niain. Porro vox mifi vel est a themate Piin laudc et hoiiore celebravit , vel a nifl dedit , donavit. nine arbilramur, titulum Carthaginensem , de quo supra diximus , legcndum esse ; lOAXMS ANTONri ARRI. 361 inon^ mai^ Propter ipsiiin ad suinmiun horto- rem extulisse vel propter niidtum ei dedisse, id est pro collatis donis 7on by^b T^vh ^^byzb Deo nostra, Domino, Deo Ilamon lii TWH sacrificium voti mpSiOiaiS 03^n nipisoiay Mdmelcnrtis Sufetis,fdii Badmelcarlis san p Jilii Channac (i). Sicque liluli oinnes volivi Carlliaglnenses declarandi sunl. Summopcrc autem philologorum allemioni cominendamus quod ex lit- tcris inan^n^l^ i-mergil factum, ^'idt■licet liltcram ^ quae juo causali accipitur saepissinac, infanlum gubernare, quod reapse sequilur in voce mmn — hoc veibum construi cum praepositione ^ , quae in titulo sta- tim subsequitur — denique infinitum quod constanler ab hac praepositione regitur quandocumque de verbo quaestio est , nianifeslissimum esse in voce min. Haecne omnia casu contigisse dicenda sunt? Sed ad facta paleographica iam venimus. — Monumenta phoenicia, in quibus vestigia Dcae T'M'A-t^ vidit Gesenius sunt , juaeler tilulos Carthaginenses de quibus iam loquuti sumus i.° Titiilus Git. 29 ubi ex litteris in Tab. N.° JX m vocem fijn confinxif. 2.° Numi Sevtorum ubi litleras in Tab. N.° IX n Ugit Din : 3.° Multa praeterea turn virorum turn rcgioniuji no- inina in iii- dd rurmnm litl/*« esse potest, sed nianifestum (!) est iod n. Quae do- ctissimi viri sententia nulli , ut nobis videtur , innititur aucloritali : manifesto vero adversatur reclis paleographiae phoeniciae praeceptis. Iod enim littera eodem in Sardoo titulo piclam babes, ut in Tab. N.* IX p, quae, utrum cum littera in Tab. N.° IX q aliquid habeat communis iudicct lector. Postremum hoc signum , utl alias animadvertimus, fere peregrinum est in monumentis Phoeniciis : atquc nniltiplicis inter iod formas, ubi referendum signum nostrum arbitratur Gesenius, nonnisi bis talcm reperimus quae ad signum nostrum accedat. Immo altera ex dua- lOANNIS ANTONIl AI\RI. 3^0 bus hisce formls, signuin ipsurn est Sardoi liliili tie cuius viilore disiiiio Ullur; altera vcro sigmini reprnesciUat lertiiiin in vasi Panorinilaiii tilnlo, qiicin tiiuUmus in Tab. N.* VII , queaujue Geseniiis legi posse piiiat piig. iGo. Verum si pali.-ogiaphica praeccpla Phoenicia tanti lialjeii posscnt , fpiisqiie ad snain sentcntiainPhoenicios litulas faciUinicconlorqncbit. Quis enim pntat, signuiii in Tad. TV.° IX r , ad /timed liltcram , in Tab. N.* IX s, bis eodcm in litiilo niaiiifcstam, rcfcrri posse? Neque propius ad \'critatem aceedit vie clarissinms quuni, rcvocata liltcra ad formam in Tab. N.° IX t earn, flagilanle paene, lUi ait, sentenlia lamed [in Tab. N." IX s.] legendani docet ; de lituli nainque senlciUia , lis adluic sub iudice est , necfuo pro \oluntale restilnla forma ad liltcram lamed uiagis ac- eedit. Mirntn praeterea est quotl de signo nostro ait \ir clar. ; videlicet HE esse posse per rationes paleographicas , sed adwrsari linguae tisiini qui articiUuin ante nomen proprium. non fert. Etenim si tanluin de si- gno in Tab. N.° IX r iubent palcograjiUica praeccpta, igilur he legendiini est ; quae si littcra per linguae praeccpta numquain nomen proprium compositnm anlevertit , igitur tale esse nequit quod serpiilur nomen. Praecipuuni vero fimdamentuin paleographicuni cui innilitur Gescnius ut terlium huins lituli signmn, in Tab. N." IX u, iod esse sibi pcrsuadeal, in eo consislit quod hac ipsa ligura [in Tab. jN." IX ^] obviuni rcpcriatur in Sardoo titulo lin. V. Itaque si signum, in Tab. iS." IX u, nli est in vase Panormitano , lilteram phe esse, nulla vcro ralione iod , probaveriimis , idem cliam aperlissinie constabil de signo Sardoi liliili , in Tab. N.° IX c/. De operc lictili scrmo est in Sicilia elaborate, vel saltern iiii rcperto. Apud Phoenices autem cpii Siciliam aliquando incolcbant Cgiilinani ai-- -tem viros natione Phoenices exercuisse vidit ex titulo quodam sepulcrali Gescnius ipse, (pii ilium legil Sepulcram Muzori figiili (i). A quo cliaiu titulo f|uadanlenus doccmur figulinam aiteni tanti olim apud Phoenices habitam fuisse, ut de ea publicis in litidis nientionem facere non recii- saverinl. lani vcro qinim ex littcris 3. 3. 4 tituli luiius [IhTab. N." VH] vox -lay haberi possit , quae a clar, Lancio iam proposita , non solum (i) Opri'. Itiutl. p-t^. iGi. Si.Rn: li. Tom. i. 3^0 DE LINGUA PKOESIOI'M probahiliiis clefemlitur per ralioues paleograpliicas, sed aptissiiue iiiest iti tilulo vasi ficlilis , iicsciimis , cur ah ea recedendum sit. Ex voce eniin i^y argil/a, terra, cogllalione ducimur ad viri , cuius legimus noincn , arliGciuin vel ollicinum ; quae in operi!)us eorum veteres re- cenliorcsque arlifices indicare sategerunt. Prima aulom tituli littcra loiigc distat a lillcra he ; quae efformata nil in Tab. N.° IX /• ad scripturam spcctaret Numidicain , .1 qua tiluli uostri litterae lolo distant coelo. Quaproptcr pulamus signuin hoc in Tab. K' IX /• esse pro signo , Tab. N." IX 11 , id est it ^ quod legtndum it ■«el itj scilicet ht i atque tituli verba declarandu f/ucc est argilla Baalis [vcl Domini] Bcnmaslech. Ila ut vas nostrum ollictum I'uerll ex terra vel argilla quae in oflicina huius figuli elabo- rahalur. Sed iam origo invesliganda est litterae, in Tad.N.'.IX u, quam in \\qc litulo plie Icgcndam esse staluimus. Inter litleras, quas a Cadmo Graeci acceporunt, littcra phe reccusclur, quae stylo orientali eflingehalur uli in Tab. N." IX x\ quaeque in recentiorem foriuam ppslea pcrlransivit, ut in Tad. K.° IX j. Itaquc ab hac haud multum dissiiuilis esse debuit Cadmaea ilia litterae phe forma, a qua graeca originem duxit. Iam vero cerlo no- l)is (xnistut lilleram phe in Ilebreorum nuniis, quorum scriptura paeue eadein est cum Phoenicia ilia, quam per snperstites litulos noviinus , hanc ferre figxiram in Tab. N." IX ;:. Samarilae porro eadem nsi sunt lit- terae phe figura, quamquam hac ratione, uti est Tab. N.° IX aa , earn collocare solerent, cum qua convenit forma in Tab. N.° IX hb, quam Ge- scuiu-s ad litteram phe in alphahelo Phoenicio retulit- Quodsi, monumeu- lis Phoeniciis , quae supersunt , facem praebcntibus, litterae phe origi- nem apud Graecos percpiirimus, quidaam clarius palehit quam ei lltteras Phoonicias, in Tab. N.° IX q u, formam dcdisse ? Ad quamnau) litteram Phoeniclam prudentius revocahiuius liueram in Hehrcorum nuniis, in Tab. iS".° IX z, quam ad lilteras Phocnicias , in Tab. N.° IX q u1 Quod teniporis decursu penes Phocuices in diversis orbis partibus de- gentcs forma litterae, in Tab. N. IX (7 11 z, conccsseril in formas, in Tab. N.* IX cc , hoc fieri potuit propter simililudinem enunciationis litterae phe [F] cum liltera vav [\] quae aliquiindo fere nihil inter sc figura lOANKIS AKTOMl Al.HI. 3^ t iliflerunl. Ex quo fit, ul saepe diflTicile dictu sit iilruin signum, ii) Tab. iN.° IX (Id, Icgentliiin jjolius sit plic , cj\iain vtw: iili acciilit in lin. Ill Hi. 3 tiluli ^lelilensis qiiein dediiuus in Tau. N.° III. Signum eniin illiid S\>intonus et Tychscnius /jZ/c iudicnnint , vav vcro Koppius et Driim- mondus. Iloruni aiiteni philologonun litiili hiiius inlorprelaiiones hue referre luhet, ut videat loclor iurc iic rcgulann nostj-am primani in iii- terpretatione litulorum Plioeniciorum scrvaudam proposueriinus. Swinlonus lianc nobis dcdil lectioncm. Pcnelrale domus saeculi sopulnnnn dcj)Ositi clari [viri] consuininationii)us [/. e. oinnino] donnieiilis. Dili- gciis [euinjcoinmotus est populus, quuui ponerelur [sepclirctui'] Haiini- hal filius Baruieleci. Tvchsenitis ; Conclave in abscondito est scpulcruni. DeposiUis fuit purus consuniniata sua ]iulchi'iludine. Odor refocillalionis e tumulo Hanni- bal is niii Barineleci. Koppius : Penetrale in abscondito sepulcri polbili purgatum est. Quo profecto incnistavit exlensioiiens cius populus scpeliendo Clien- balial fdium Barmelecb. Drummondus : •^s<\ii^ Penetrale sancluarii sepulcri Hannibalis. Illustris in consuminatione calamitatis dileotns est. LanienUibalur populus cum slrueretur [acies] Hanni- bal lilius Barmclech. Ita denium lilulum legit et interpretatui* Gesenius pag. io5. ^73J "Qp D^jy na 'v.'n Conclave domus actcrnac [est] sepiilcrum. Deposltus est m rrvn th'^z np3 pius in hoc claustro. Spiriius nin riTtJa ds i^ia remissionis[est] mater ignominiae.Hanni- li>a-i3 p iiy bal ilUus Barmclech. 373 PB LIKCDA PnOEMCUM Qiiao cjuiilc'i'n ccleberrimi viii inlerjiretalio hand minus pcccal in le- gulain uoslram priiiioni: aUjue cjiiam longo a scriptoris Phoenicii mentc (lislcl , ex lioc nil" ijnisque cilisctl. Viilelicet veilja t)W2 DN IHIO m inturprotaliis est Gescnius spiritiis i-eniissiortis [ \cl i>ip;vitiae est] mater i'frnoininiae ; in qiiil)xis vcr])is prm-erbium vel «r,6f^t/iJ.x viitit vir clar. t/uod in tleliciis erat , dum vwebat , Hannihali nostro. — Scd al) hac seiUeiilia se abslinuisset vir doctissimus , si in iiilerprctalione tiliili XI (j:>rlliai»ineiisis, quoin nos dediiniis in Tau. N." \l, eadeni ouniino verba ibi <-b>re dislincteque scripla repcriri recognovisscl, quae in litido Me- Htensi anofSry/jia Ilaunibab illi in deliciis esse pulabat. Elenini in lilulo Cbartagincnsi in Tab. N." VI liu. A ct "\'I nianileslo babes ... n;c . ?3^<3^cm . . . quae eaedeni sunt litlerac ... rr^J^aNSIom. . . ibuli Melitensis, in Tab. N.° III bn. II el III. Ex quo facto cerlo coUiges Carlbaginensem tilubim Tad. Hi." \l jnnlibun esse, quoniam vel ad linem lin. V vcl ad initiuin lin. VI deficit btlcra 2: proindoque despex-andiim de plena ac perfecla buius lituli interpretalione. Iain vero si sibi constans fuisset Gesenius qui in titulo Melilensi in Tab. N." Ill ex litteris rl^20S2^^m composuil voces ri'5:>2 DN ^TIO m debejjat ex iisdem litteris eodein in adiuncto, in titulo nempe sepuicrali occurrentibus, eamdeni exproraere seuteu'llam. Quo quidem in casu coii- iecturae non indulsisset de proverbio illo aut K7:(5^3'£7fJ.« > 4"'^ "^o" ^*^" Inm absurduni est idem fiiisse in deliciis proverbium iisdem viris Me- lilae altero , altero Carlliagine degentibus, vcrum absurdius sane iUud in utrorumque titulo sepuicrali consignatvim I'uisse. (jiiapropter putamus, et nobiscum id omnes qui nulla ducuntur prac- iudicata opinionc sentient , in litteris videlicet nt£^3DN3iarn 'n ntro- iriie titulo nianifestissimis quamdam lalitare depn-calionis lorniulani in lilibus Pbocniciis morluariis usitatam , de cuius valore non ita facile in lanla rerum Phoeniciarum pauperlaie certe conslabit. Atque ne plus aequo cxcresrat coniecluraruin numerus a tilulonmi Cartliagiiiensis XI et Melitensis II [nobis in Tab. JX." IU VI] interprelatioue Ubenter snper- sedemus , palcographiae Phoenipi,ae sludiosos monentes, litteram, qiiam Gesenius legit ;o/ie, posse etiain , sive raliones paleograpbicas, de qui- bus supra loquutt sumus , speclent , sive philologoruni aucloritatem con- siderent , ihw legi. Prosequitur Gesenius « Lin. 4 ''^t. IV, quae est mm, Arrius non j> dcbebat addita lincoia tcmere mutare in beih ». 1 lOANNIS A?»rOMI ARRI. 3-3 111 quo (juidem negolio si quid temeritatis iiicsl, in cum nos coiifcreii- iluni esse ])ulatnus, qui ah graphiile rcccdil a viro confecla, de cuius di- ligeiilia in liiscc rebus nemo unquam duhitavit. Alquc Icclorcs ul nrac oculis tcneaiU iterum rogainus, reapse siguum, dc quo disputalur , talc in inonuinento ipso videri , ut, eius superior pars per cavitatcm quain- datu ollensa ca repraescnlct lincaruui vestigia, quae in grapliidc nostra per puncta fuerunt indicala. liaec ad |jalcograpliicaiii speciabant Ijdern , quae sine piaculo praetermitti iion poterant. Quod si nos in littera de- finieuda erravimus , inlerpretis quidem non vero paleologi ceiisendus error, qui per sanioreni tiluli intcrprelationein cmendari facile potest , ita tamen i\L semper constel de liltcrae vilio. iNeque cnim licet propria nostra coniectura iitteras Icctoribus deGnire, qui fidelitcr monendi sunt dc singulis adiunclis quae monumentum concomitanlur . ut cis recta apcriatur via ad fcliciorcm tiluli intcrprelationein. Inquit demum Gcsenius « Lin. VIll lilt, a dillerl a ghimel bis prac- » terca obvio lin. II lilt, a ct lin. VII lilt. 5 , et phc esse videlur. n Verum, si vir clai-issimus uullo tenebatur scrupulo quum pro una ea- demque in eodem Sardoo litulo litlcras nccipicbat, in Tab. N.° IX a b el p q, (piid est "." IX ee, adeo diligenter al) invicem distinguat ? Scd quisque videt, quod, si cpia inter jiostrcriia hacc signa adinittenda est distinctio , talis sit oportet , ut si- gnuni, in Tab. N." IX dd, non iam plie littera censeatur, [cuius ex hoc titulo, et ex vaso Panorniitano figuram dedinuis in Tab. >." IX a ii\ scd -»(i\' in eodcni titulo .Sardoo a ghimcl lin. II lilt, a cl lin. VII lilt. 5 idco distincta , tjuod non in angidum , sed in lincam supernc curvam desiii.-il. Dicendura quoque nobis est , quod litleram tcrtiam Sardoi tiluli lin. Tl, quam nos legebanius resell, pro dalelli lillcra hahuit Gescnius , cui elsi adversari vidcatur eiusdem litlerae ligura eodem in titulo perspicna lin. HI lilt. 4, quoniam tatncn 'm\.^^: resch vl daleth saepc talis cxsislil siuiilitudo, ut ah invicem nonnisi dilUcile et per conicclnrain ex tilidi sensu conficlain distinguantur , Gesenii lectionem non respnendam esse cen- semus si inde aptior emergat sentcntia. 3^4 ^^ LINGUA PHOENICUM ir. Gesenii de Sardoo titiUo interprelatio. Qiiamquam ex iis quae Iiuc usque de Sardoi lituli litterarum poteslato (lispuUvinuis, titnli interprclatloncin, quam proposuil Gesenius, ad mo- iiunieiiti (idem exactain iion esse fluat, iiominlla tainen supersunt adliur quae summi viri sentenliam reiicieudam esse suadent. Quae nos liben- ter exponemus, non eo consilio ducti ut intcrpretationeni a nobis olim cditam usquequaqne tucamur , sed iie intacta de pretioso hoc titulo proinulgeiur, scque in lectonim animos insinuct falsa doclrina, quae a vera tituli mente studiosos proliibere possit. Videt lector in litteris Sar- doi tiluli, in T/vn. N.° IV lin. I VI VII, puncta distinctissime inscripta. Haec auteiu de iilis punclis iudicavit Gesenius, pag. i56: « Etiam Arrius 1) [pag 8,9 (i)] de his piuictis agens rede ooniicieljat ca nominibus pro- « priis indicaudis inservire , in quam rem Aegyptiorum movem regum » DeorutTKjue noniina propria niarginibus includendi recle quidem con- » fercbat: sod ut sibi conslaret interprelatio sua, non in lilleras priinas ^1 atqiie cxlrcinas nominum propriorum imniissa putaljat, sed in eas lit- » tcras cpiae noniina propria anteirenl , veluti 'U^'K?"iri3 "ii3 'D3^^ , » qua ratione ulilissimac observationis usus ci intercidit ». Vcrum , si puncta , Gesenio adprol)ante, consult© a scriptore Phoe- nicio in litteris immissa sunt , baud satis mirari possumus manifestissi- mum illud ia littera tituli prima nihili factum a sagacissimo interprete, qui probe novit nos, si evidentissima adiuncta adque tituli integritatem S}»eclantia silenlio praeterimus , ut quomodocumque inlerpretationem nostrara lectoribus probemus , interpretis quidem ingenium non vero iidem ostendcre. Quod si huic facto sua stat, uti oportet, auctoritas, si puncta nominibus propriis iiidicandis inserviunt, nequimus quin primum illud ad eanidem revoccmus legem. Ait quidem Gesenius, hoc de jirinio illo dici non posse, cui allerum non subsequitur punclum, intra quae nomeu proprium claudi oportet; sed prudeiis quisque ex hoc ipso facto coUiget erroneam esse, saltern hoc in titulo, de nominibus intra puncta (i) Dicluarazione delta Itipide Feiticin di Nora in Sardcgmi inter Mciiwrie delta It. Jcaidrniuz dclU Scienze di J'uriao, Tom. 38 . pag. 60. 6j. lOANNIS ANTONII ARRI. 3h;> iiiclusis sententiam. Puncta nainquc iioinina propria designanl; puiictiim manileslissimutn est in prima lituli litlcra, neque alterum ci subseijuilur. Nequc hoc solum ex. facto Geseuii intcrprelalio cutu lituli fiilc liauil ronstare inanifcstum est; sod ex aliis eliam tjiiae vir cloctissimus pliilo- logis non Ita facile persuadebit. Ita vcro tilulum legit atque interppclalur pag. 1 56: Mi y?"i nn Domus capitis [i. e. dormiloiium] Nutcy I3i principis , qui [erat] pa- V) ', "JTW a tcr Sardorum. Pacis a- '?\D sn D^ mans ille , pax a 83' D conlingat re- 1 p : psii giio nostro. Ben- l3i iz ^0 Rosch , filius Nagidi , 'Vsb L-ensis Primus Gesenii error, qui punclum in llttcra prima pro niliili haben- dum esse iudicavit, ad alterum, a quo tota eius iudicari potest interpre- tationis slabililas , doclissiraum adduxit virum. Inquit cnim « ;£)t 213 )> domus capitis scilicet locus capitis alicuius nihil aliud esse potest w quam locus ubi requiescit caput alicuius, i. e. dormitorium, habitatio, catpje h. I. iiclcrna >i. Cfti "quidem inductionum seriei ut a domo capi- tis ad domus aeternae notionem , dcindc ad scpulcrum vcniamus , nos ideo non subscribimus, quia scriptori Phocnicio, (pii lot tantisque voci- bus, in optimum usuiu receptis, uli polerat, id in uicntera venire neqiii- bat, quod a recto hominis conceptu longe distal. Ait quidem Gesenius « pauUo rariorcm et insolentiorem loculioneni de sepulcro [v?xi n'3l 11 lituli auclorcm nidla alia de causa, quam propter verboruin lusum, )) areessivisse » ; verum huiusmodi \crborum lusus , sensu carens , a loci sanclitate abhorrere censcndus est, atque ob id praecipue elimiuan- iliiS a tilulo nostro , quod nihil praelerea in uuiverbo titulo occurrit , quod Icclorem moucut sepulcralem tiluluui inlendisse scriptoreu). Quae nostrum esse putavimus faclis innixi ex paleogiaphia dcduclis, in Gesenii de Sardoo titulo lectioncm iiolarc, cadem eliam de leclione '4alntiqua historia vox inveuitur quae quomodocuniquc banc nosUam reprcsentct. Per coniecturam quidem slatui posset radicem Z'h penes Phoenices aliquid communis habuisse cum rodicibus hebraicis yip el '(S'P harbare loquutus est; verum clsi iu dialeclo hcbraica etaramacis lillera ~ Sf.kie II. Tom. i. 48 3-S i>E UNGUA pnOENirrM conimutabilis sit cum lilleris :r ct i ; clsi Gcsenius avbitretur Phoeui- ces aliquando scripsissc n^s pro "IST , "H"*' tamen nos Icctoribus evi- «lenter prob.irc ucquinius. Fa arguuienlis inteinis hoc eliam praelcrivi neqiiil qnod, quamcumquc tituli huius lectioncm proponere quis vclit , nihil unquam iiide dcducet quod litulum sepulcralcin esse innnat. Impossibilc eiiim est aliqiiam ex vocibus componerc -i^n nuXO ; "ulKim Numinis iiomcn ; nnlhi deniquc orantis verba pro defuncli salute. Nam in Goscnii Icctione, qui litulum sepulcralem pulat, nulla defuncto ;ot7X , quod est animadvertcndum , se 10AT;, quae vox, a Tjiy, locu mala arboribiis destituta significat. Noniinis oiiginem , qua- lein Boi'hai'lus confinvit in medium rciiii([uirnus, atquc faclis el inullis et fide dignis innixi asseriinus cc vocibus Nura, Nora, Nuv-ri, Nur-cci,Nur- timinis, JSur-allao, ]Sur-hiip;h, manirestissiiiiain eincrc;ei'e radicein i^i ">j (juae, in orientaliljus Unguis priniidva uti aiunl , igiiein sigiiillcal. (^uas quideni omnes apptdlaliones oi-igineiu a cultu ignis in veteri OrienU- iisitalissimo repetere peouliaris nostra est seiitentia, de qua nonnulla iani dixiinus (a\ pKira daturi qiiuin de anliqnis Sabaeorum sacris et templis liisius agemus. Quod si haec Sardoa iiomina al>nnde probant Norae urbis romen , *^13 vei '^i eU'erendiun esse , quinn ude nonien nianifestum sit in ti- tuio nostro, el (piidcm stalini post punclum , quae noininibns propriis indicandis apposita fuisse divinms, quum praelerea lapis in Nora scri- plus al(|ue collocatus fuerit , iiescinnis qua nam anctoritate et iudicio recedenduni sit a Iccliane No/' -^i lin. M.' •Sed ad alia externa arguiiionla graduin faciannis. Sardiniam a Sardo dietam fuisse veterum reccntioruuilnm; cpiem nullo iure tamquam scpuU rralcm liudum liabere possumus ; titulum , iuquam , ubi manifeslissima sunt verba yxyii} 2N Puter Sardon, iniurii cssemus in anliqitam hisloriani si lianc loculioncm ad firinissiuiam Sardorum Iradilionem exigcrc rccu- saverimns. Pulamus itaque tiluluvn nostrum historicum esse, a Cartliagincnsihus conscriptum. Et quamquam diflicile sit tcI scriptionis tempus definire , ;»ul adiunclum diviuare in quo ille crectns fuil; non dubitanjiis tamcn (|uin publico ali(|uo monumento consociatus Phoeniciam traditionem de Sai-tiii»ac auctorc, quod Boinani per numos fecernnt, leclores dociierit: ita ut hoc nostrum inonumentum de Sardmiis-patris mcmoria cmn iis coniangemlum sit, quae iam nobis praebent turn Sardopatris teinphun, trim Sardonis statua in lompio Deiphico , tnm dcnt(j[ue numi romani Sardopati'i inscripti- Scd quae nam tandem proponi debet huius tituli interpretation Gra- vissiinum hoc opus! alquc in hisce rehus tanta adluic est privalae cu- ius vis" jjhilologi Phoenicii sententiae pars, ut diflicile sit iiiterpretationem omnibus persuaderc. Quapropter nobis probavissp suflicint Sardoum ti^ tuluni nulla posse ratione tamquam s<'puliralem titulum liabrri; nouiinu Tarsis , Paler Sardon, j\or , sive iutcrna sive e\lerna tiluli adiuncta considercs , jiaene ccrta esse : caotcra tempus docebit. Nemo autcm mirabilur ingeulem adeo dillicultatcm iu lilulii Pltoe- niciis explanandis. Cum cnim I'liocnicum linguae naluram, quam he- braicam esse putamus , invcsligare cogamur ope Icxici hebraici, ncque ill hoc omnem linguam habemus hebraicam , ncque de omnium, quae ibidem sunt , vocum polcslate evidenler prorsus constat. Quare sacpe 382 DE LINGUA PHOENlCUM contingit ul quae post longiim stiuliuin componiinns c\ titulo Plioenicio nomiiia , liebraico lexico peregrina siiU : saepius vero , lit (piae dcrniim proponilur lectio Phoenicia litleris hebraicis expressa, a viris quanliiin- vis liebraice pciitis , li;uul inteUigaliir , nisi intcrpretis presto fiset cominenlarioUun. Quod si quaeslionem lumc tandem de vero I'lioenicuni linguae arli- (icio in indicium post amplissinias Gesenii curas advocainus , non ila facile lis ilcfniitur, sivc vetci'uni auctorilatcni diligcntius perpendainus (i), sive tiluioi'um PhoenicLorum linguani qualcni nos dociiit Gosenins ad tt'utinam revocemus. Divus enim Hieronimus atque D. Augustiniis , iile orientalis pliilolo- giae quantum lemponmi conditio ferebat peritissiinus , doclissiinus alter :*tque in antiquts Poeuorum rcgionibus tliu coinnioratus , aliespiciia liuius verilatis argunienta iios docnit Gesenius , ut novaloris not;im non ellugcre dicendus sit qui , relicta hebraica dialecto tituloruin Phoeniciorum intcrpretationem ineat ope lexici Syrinci , aiit Aral)iri , ant Caldaici. Quod si ncquc facem praefercnte hcbraica lin- gua , titulorum Plioeniciorutn iuterpretationem certo omnibus prol)arfi possurnus , hoc non viae vitio tribuendum est , sed monumentorum Phoeniciorum numcro, ev quorum paucitate fit, ut neque lilteras Phoe- nicius omni in adiuncto cvidenter definire A'aleamus, nequc linguae I'a- lionem qua late oporteret ita assequi, ut omnibus occurramus dillicuila- tibus. Sed dum ditiorCm monumentorum Phoeniciorum copiam desidera- mus(i), quae nos a tantis liberent ambagibus, summorum virorum con iecturas laeto e'icipimus animo, illorum in primis, qui, lingnam Phoenicum tantisper tantum ab hebraica dillcrre cxistimanles, praeceplisque palen- grapliicis doclc prudenlerque consulentes , in studiis Pboeiiiciis setlulaui navant operaiu. litcnim in hisce rebus nonnlsi per gradus , atfjnc , ut ita dicamus , negativa ratione ad veritatem detegendam pervcnitur Quapi'opter non solum maxima laude Gesenii memoratum opus digninn existimamus ; sed tantum praeterea, ut pliilologi omnes Phoenicii eorum erga doctissimum virum gratum animum teslificari debeant , quod tarn docle abundcque docuerit quid iam nostris hisce diebus de studiorxim Phoeniciorum conditione sentire liceat. (i) Albertus Dclla-Mnrniora, Vir clar. , niilu luipcr liltclis ab Orti Sardiniae datis dio G inaii nuucialiat f siiuulquc j)ci' grapliidflli rc-pracsontahat brevcm pbocniciuin titnlum ab ipso Pulae ^ quae vttcMuni est Nora, dclcclciiii. Mutllus qiiidcin csl tllulus , iiovem lalilum sigiiis onialus.; nobis tarncD dignus virb:tiir qui cum pbilu)o^is plioctiiciis communicrlnr vixdiim liltei'aruin forma -omnino ad monutuenti Gdeiu cxacta crit. Quod optime praestobii ditigeutissiinus lituii iuvcnlor. cq 0. 17 t 'mt .f I .rn r;^^f^^4o9^c^V^V^>>^t^|V/^v7- ^jy^^^f ?/^^^^c| ^)(^C\O^0:^ o^<^^\ww\^ H^ )^ 't\ V=ji 4 ^ )'>t ) t^ ^^^7 '^^?\ ^ ^; r /■ ^\'^ ^Vvi \u \U ^fvni. s ^ i^ N l^^^^yOj!>oO:,^^oH ,_^^ ^ ^ 4-': '7 I H h N j-i 1 ) 1 71 385 CRONOLOGIA DE' PRIKCIPI DI SAVOIA BETTIFlCiTA LViei CniRAR30 jipprovata neW adunanzn del 17 maggio i83ft. Xja cronologia de'Principi di Savoia quale appariva dalle cronache « dagU scrittori era molto disordinata e confiisa quando Samuele Guichenon accintosi alia grand'opera dclla stor'ia gcnealogica della Real Casa la purgo da non poclii error! c Ja ridusse a miglior forma. II Guichenon lutto inteso a disj)orre i veri fondamcnli dclla nostra storia , iuceppato tra Ic gravi dillicolla del coininciare , lontano dal pacsc di cui scrivea , e percib obbligato a scguilar la fedc dcllc copie che gli cran mandate, si tliliingo sjiesse voile dal vcro; ma gli error! e le imperfezioni che allri han notale , e cli'io vcrro notando nou gli torranno il merito d'esserc slato ii fondatore della nostra storia, come il fu un sccolo dopo della critica storiua Gian Tommaso Tcrraneo. Tultavia nella storia d'una lamiglia Sovrana nclla cui niano slettero pill d'una volta i deslini d'lt.ilia, parvcmi di troppa importanza la rclli- Gcazione dellc date , perch'io non m'accingessi a riconoscere sui docu- ment! quelle die il Guichenon assegnava alle nascilc, a! matrimonii eJ allc morli de' nostri Priucipi. (jI! error! c Ic ommissioi:! da me scopc'.'le nella cronologia Guichenoniana sono , il confesso , in maggior niuncro ch'io non avre! creduto. Gia prima d'ora ho dinioslrato the Maria ili Braljante sopravvisse ad AmeJeo V sue marilo , c che per, .o queslo Serie II Tom. i. 4y 386 CnONOLOGlA ecc. j>rincij)e nou conilusse la terza inoglie clic Guiclienon gli assegna; die Aiinone inon il :>2 e iion il 2^ di giugno del i343 ; die il grande Amedt'o \l inaueo di \ita il i »■ uoii il 2 di inarzo del 1 383; lio asse- gnalo la vera ragione della iiiorle del eonle Rosso , ed ho in inolle parli rcttilicalo, in inolte ainpUalo la cronologia de'principi coUalerali, come si vede nelle tavole gcuealogiche con molta diligenza ed erudizionc dcscrille dal niarcliese di S. Tommaso ; inlcUctto perspicace c gentile (i). Lc ricerchc da ine eontiiiuate dopo la pubblicazione di qucllopera mi guidarouo a nuove scoperle, delle quali terro brevissiuio ragionaraealo. BONA DI BORBONE Mo"lie di Amedeo \I. II Guiclienon dice die questa principessa maiuo di vita il 1 9 di gen- naio i4oa. Credo die delj!)a Icggersi i4o3, perche nel conto di Giovanni Fabri tesorier generale di Savoia trovo sul finir di gennaio i4t>3 la inemoria delle spese fatte per I'acquisto de'panni per il liitto della medesiina. ANTONIO Fu questo prlucipe il prinio fiutto del matrimouio d' Ainedeo VlTI con Maria di Borgogna. AJ Ji 2 dotlobre del 1 4o5 essendo il contc di SaVoia a Rivoli n eliLc il lieto annunzio, e coatrassegao la sua conlen- tezza con copiose limosine. Lo stesso anno ai 12 di dicemhre Antonio Monsignore [cosi cliiaina- vansi allora i figliuoli deuostri principi] era sepolto in Altacoiiiba (2). ISiuuo nenostri sloricl n'ebbe notizia. MARIA Figliuola d'Ainedco VIII , moglie di Filippo Maria Visconti duca di Milano. (i) TaTole gencalogicbc della Real Casa di SaToia descritlc cd illustrate. (j) Conlu di Gio. di riitillieu Icsoricre generale dal 1407 al i^io fol. 449- DI LUIGI CIBRARIO 387 Guichenon non Segna I'anno della sua nascita, Nacque in principio di gennaio del i4n (')• AMEDEO Figliuolo d'Amedeo VIII. Fu il primo chc portasse il litolo di Prin- cipe di Piemonte. Non si era nolato ancoia I'anno della sua nascita. Trove a' 6 d'Aprile del i4i2 registi-ala la spesa di tre fiorini dati it joljr terns e ad altri due menestrelli quia seruierunt die baptisatioiiis domini Amedei fdii domini (2). MARIA DI BORGOGNA Duchessa di Savoia, moglie d'Amedeo VIII. La inorle d'l questa prin- cipessa e assegaata dal Pingone al i4o8, dal Guichenon al G d'otlobre del 1428. La data Pingoniana non ha bisogno di confutazlone. Ma uon e ]>iii veritiera quella del Guichenon; perocche Maria di Borgogna manco di vita il 2 o 3 d'otlolire del i^ii, come si ha dalla seguente partita di spese : expense dicti Johannis [ Lyobardi ] familie et tvium equorunt suorum praedictorum Jade diebus sabbati terlia dominico qiutrta et tunc quintu mensis octobris [1422] eundo a ihonono gebemias pro lor- chiis intcvramenti corporis bone memorie domiiic nostre duc/iissc Su' baudie quondam prouidendis ect. IIII florcnos p. p. (3). BONA Figliuola d'Amedeo VIII , fidanzata di Francesco di Bretlagna conte di Monforte ; mon prima che il matriinonio potesse aver elTctto. (1) Libraiiit dictc besanczon;) de Cliambcriaco octflri<:i t-t quo» domiiuu t-idt^m besaoczona gra- riose donauit lam suis rxigeiitibus [servitiis illustri domiiic consorti domini liouitcr fai'lis in parlu Marie doiuiccUc S tbautlic quam pro suis cxpcii&is liciidis reccdciultt d« Ihouoii Cbaiubcria- cum (18 gcniiaio i.|ii) XXX flor p. p. Cotilo di Jacopo di t'islillicu tcs, gcii. ijiu, i^n ^^^- ^'>- (a) Conto di Guigonctu Marchiatldi tosor. gc'Oi'rjIe dal lo novcuibrc i^ii al lo norcriibrc i.|i3 ■fol. 171. (3) Conto di Giovauai Lyobard luoguteaculc del tcsohcrc generate dal 3 novcniLre 1431 al i5 luglio 14131, Tol. 4'°' 3RS cnoNOLOciA ecc. La data ilcUa mortc non era nola. Dal conto d\ Micliclc tie Ferro- tesorier generalc , rilevasi cU'ella ]>ass6 in settembre del i43o. II 35 ed il 2G di detto inosc il corpo di lei fii esposlo iicl castello di Ripaglia, il 3'^ fn condoUo ad AUacomha , dove fu seji|)clliLo aU'iu- domaiii cou gran poinpa ed inlervento di Vescovi e d'Abali (i). FILIPPO Figliuolo d'Amcdeo VIII, contc di Ginevra. Guichenon no riferisce la morte al t^'>2. Invcce manco di vita un martcdi , 3 di marzo j444 alia ore sei italianc, c fu sepolto il 6 dello stesso luesc nclla bndia d'Altacomba con intcrvento del cai'dinalc Vai'anibon , del ])alriarca di GerusalemiTic e d'allri prciati , coir.e si rarcoglie dal conto dcgli eredi di Giovanni Marechal tesoriere generalc per gli anni i44*5, i447 ('-^)- ANNA DI CIPRO Duchessa di Savoia moglie di Lodovico. II Giiiclicnon scrive che il malrimonio di qucsta Prlncipcssa fa ce- lebrato in febbraio del i433. lo trovo ncl conto di Miclicle dc Ferro tesoriere generale che in febliraio 1 433 solumcnte I'araldo Savoia fu mandato a Venezia pro apparalii nauium matrimonii Chyppri e die Siinonlno dal Pozzo fu capitano della galera in cui gli ambasciiulcri di Savoia andavauo a leviir la sposa. E trovo similmcnte che in novembi'c dell'anno medesimo Nicodo de Chissy e sua moglie andarono ad incon- trar Anna di Cipro a Nizza , ed eljlser dono di dugento fiorini per vestirsi orrevolincnte; dal che conciiiudo die Guichenon ha torto di ri- prender chi scrissc che la solenniLa dcUc nozze si fcce in febbraio dd 1434 (3). (1) Folio 190. ('i) Librutc TiCtc ad caussam intumulacioiiis corporis illiistris bone mcmoric doniini roniitis gr- bcanensis — A dio in.trli^j tcrtia iiurcii anno dumiui jnillusimo (|u;iLuOL'Cculcsiinu i|ii:ijia^e&irau quarto qua die idem daminu:i ab buinanis dcccssit in ciultatc gcbcuuc dr mane circa Loraoi sex- tam borulogit usque ad diem :>cptiiuam exclusive dicti mens, niarcii anno codcm ct in qua qui- dcm sepultura iiitcrfucrunt tam in ciuiUlc gcbcunc quam in loco altccumbc dominus cardinalis Varambonii caidiaalis S. I^IarccUi PutrijicUa Hycrusalcm Arcliicpiscoptu Augu^lc ccc. f, ^^^. (3) Ful. 17a , ct alibi. W LDICI CIBnABlO oa Con Anna c1. Cpro , o postcriormcnte per ragione di quella rcnne alia cortc un nugolo di Ciprlolti , cnoion pnuripaie dellc calamila che travn.;l.nono per Inngo volj^.-r d'anni la monarcina di Savoia. Vcnnero fra gl.allr. LanccUollo di Lusignano, chiamato il cardinal di Cipro zio della duc.l.cssa,„.alamonlc notninalo dagli slorici Ugo, 11 quale niori nel mese d. agosto del ,44. (,); ed Agno,-e sorella di lui, cLe n,on a Ve- nasea ne pn.ui giorni di marzo dd ,459 e A, sopoUa a Pinorolo (.) Gh stone, d. Cipro nc assegnano crroneamemc la inorte al .480 MARIA Tra la numeroslssima figliuolanza di Ludoviro c d'Anna di Cipro il Gu.. .cnon annovera Maria che ando sposa a Luigi di Luec.Lurio ncl 400 „,a Ludov..o chhe dne Tglie di cp.es.o no.c; la pri„,ogcnUa da tutu linora di.nenl.cata nar.pK- in marzo del ,436 (3) e •1 2 gionio di dicembre del 1437 (4). mon il GIACOMO E qnos.o „n al.ro figliuolo di Ludovico dimentirato dagli slorici e a.verso dd Gia.-omo conte di llo.nont; trovo che «,ori a Ginevra ve^so 1 aurora do g.orno di do.,eni..a .,0 di giugno del .4^5 e che fu se- poltoalu.ulo.naui. a Altaeo:nba con inle.ve.Uo delpalriarca di Grado(5). GIAN LUDOVICO Figli„ol,> di Ludovico dura di Savoia, vescovo di Ginevra. Kacnoe m feb..-a,o od i:. n.a.-zo del , ^ j, , perocehc in qucst'ullimo u.esc A.!na sua ma,l,c era duns s.r gcsinc. Fu tenuto ai sacri fouti dal s.re di Cha- fllon a ..o:ne del Delano Viennese [Ludovico XIj (0) j morl a Torino in giugiio del 1482. (i) Coiilo (li Slefano Rnssdli tcsor. Rcnemlc. (a) Conlo d'L'rnbcilo I'^bii i^.-.S. ,4.„j, fj. '^35 (3) Coulo .li C„a.lo„,co Cl..boJ U.».,icr gc.eralc ,^35 . ,430, f„l. 5,3 W C.nlo .lAn.oa.o Bolo:„y^r u-sor. gc-n. ,437. ,433, fol. ao6. (5) Ca.,lo ,1 (jli ,rc,li di Gio. Marcchal tcwr. gen. , f 4^5 tfi) L3aLj Jc .li .r.Ji di Gio. M.rccUuI tc». gca. , r„l. 458 Ot>0 CRONOLOGIA Ef.C. AMEDEO IX Ei-ano frequcnti a queirela gli sponsali fra principi c pviiicipessr ancora in iasee. Secoiulo quel costume i parenti crAmedco lo fulaiiza- rouo nel 1436 a Yolant o Violante figliuola di Carlo VII re di Fiancia. Oli sposi contavano allora circa tre anni d'ela. Guiclienoii osuto nel rifrrire le dale di questi sponsali noii dice che Violante fosso cdurala in Savoia. Era qiiesla uu'altra usanza ed assai lodevole de' iiiczzi tempi d'allevar la sposa nel pacse in cui era destinata a viverc finclie fosse in eta da mai'ito. Gio. di Seyssel sire di Barjat giiuise con Violante a Clia- lillon en Dombes il 27 di settembrc del i436 (i). Otto anni dopo Amiabella di Scozia fidanzata il i4 dirembre i'|44 a Ludovico secondogenito del duca di Savoia, fu condotta '"'• ^^^ ' *'?• (1) Canto licsjli eicdi di Gio. Marccbal i/|4r)-46, fol. 38i c seg. (1) Lcs traictcs pour la sepulture do mon trcs rcdouljle Scii;ncur nmc due de Savoyc le quel alat de Tic a trcspassiment au cliasteaiil de Verceil le londi XXX jour du moys de mars Ian mil III! LXXII deuers matin entre dix et onze licures an grant i-cloge et le quieul a csle enseueli au dit lieu de Vcrccil en lu cglise calbcdrale de saint ytcbe le monrcdi ensuyuaiil prenjiei- jour du inoya dauril. Conto di Giovanni Lolticr tcsor. gcu. i47', •4;'^ INella tie du bienhcwcut arm Jua 111 de Savoye par un perc de la Campagnic de Jesus slampata a Parigi nel iGig la morte del Itcato c rifvrita con vcrita al 3o di marzo. Di LUici cionAivio. 3qi ucrs Ic vespre dit grant rcloge ct fust ganlce morte an (lit cJiasteau lie Monlcrauel /usi/ue Ic mcicredj ensiijiuint second jour du niojs de scpteinbre deucrs matin que on lempourta a grant magnificence et nombre de gens a verseil en lesglise de saint jsobie pour cnseuelir en la dile esglise on pies de feu mon tres redouble seigneur amie due de Sa\'oj'e son mari cui dieu ait larme. Amen (i)» BERNARDO Figliuolo d'Amcdeo IX; Guichenon lie riferisce la rnorlc al 3 di no- vemhre 1467. Vha eiroie foise di slampa, e dee leggcrsi 3 di seUera- bre , come lo prova la uota die segue del conlo di Giovanni Lolliei- les. geii. s'ensujuent Ics choses avhetees a Pinerol pour le seuelemenl de feu bernard monseigneur fl de nion tres redouble seigneur le due et de ma tres redouble dame la ducliesse le quel ala de uie a tres- passement a Pinerol le jeudi lit jour du mojs de septembre M IHI LXf^'II. Fu seppcUilo lo slesso gionio in S. Francesco di Pinei'olo. FILIBERTO I. Le cause dclla morlc di qiiesto duca sono variamcnte racconlale dagli storici. La vcrila e clie Filiberto fin da hanibiiio era Iravagliato dalla i-encUa , e gia nel iiiarzo i47' s'era falto vcnir da Grenoble uu valente chiriirgo cUiamnto Niccolo di S. Dier ; il quale adoperava per guarirlo acqne aperilivc e scioglieuli, e gli facca prendere bagni medicali (a). A malaltia siffalla i violciili esercizii del corpo non convcnivano per nissun verso; e Filiberto amava appassioualameute la caccia, e v'allen- deva di continuo. Dopo la sua morte aecaduta a Llone il 23 d'aprile del 1482 avendone i medici apcrto il corpo trovarono iiella vescita uu calcolo clie fu maiidato a Ciamberi (3). Nel conlo che ne porgc nolizia di questo falto trovasi eziandio registrata la partita dl spese fatte in quello stcsso mese d'aprile per mercede di sei medici e di due chirurglii (i) Conto di Alcssdndrn Richnrdon Ics. s^n. i^j'^-'jSy fol. 75. (a) Coato yi:i citato di Gio. Liilticr tes g. (3y Li]>rauit Coliuo dicto Cbastcau Rcguaulil noa so di clie luorlc morisscro , ina tiovo nel conio nic- inala e prematura d' iin gran pcrSo- naggio. CARLO GIOVANNI AMEDEO II Guichcnon non contento d'avcr anticipata d'un anno la morle di Carlo I voile eziandio, contro I" opinione del I'ingon e d'altri scriltori anticipar Mmilmenle d'un anno il nascinriento di Carlo Giovanni Ame- deo ligliuolo di lui , c Io riferi al 24 dl glugno 1488 , dicendo che Carlo I n'ebbe notizia a Tours dove si trovava a]ii>rcsso al Re Carlo VIII; die qucsto monarca Io tcnnc al sacro fonte per mezzo del Sire di Clery, ma che il battesimo non ebbe laogo che addi 23 giugno del Ma il vero si e che Carlo Giovanni Amedeo nacque il 24 o -■' f^' giugiio del 1489; che suo padre n'ebbe la niiova dal nobile Roberto Clauelli, non a Tours, ma sibbcnc ad Amboise ; che il battesimo ebbe luogo, non in giugno, ma in agoslo dell'anno medcsimo, polche Monsi- gnor di Clery o Clcricux, come si ha nel conlo, non giunse a Torino che r ultimo giorao di luglio le quel est veiiu pour porter baptiser pour le roj de france monseigncur le prince de Picmond premier fili de Titnu tres redouble seigneur. Dei molli luoghi del conto da me vcduto per ciii si piio provar quanlo aflcrino ne rileruo due soli . il priino e rintilolazione dclie 3g6 CRONOLOGIA KCC. spese fatte par Aiithoyne girard Chamhrier de ma (res redoublee dame madame la duchesse necessajrcs a cause de sa gcssine tant pour elle comine pour monseigneur le prince son fd le XXFII jour du mois de juing de fan mil IIII LXXXIX. II secondo accenna I'invio f'alto il 26 di giugno 1489 di Ludovico de Ballian scudiere par doners mon- segneur le contc \dc Bauge] et ailleurs jusquau pajs de Vaml pour notifficr la jojeuse nefssance de monseigneur le prince. E alcuni fo^li dopo c registrata la spesa di 247 I'asi di taffeta rosso e bianco com- prato per parare la camera in cui era nato il principe di Piemonte. Breve e stato veramente il passo dalla cuUa alia toinba per Carlo Giovanni Amcdeo , mancato ai vivi in Moncalieri un salibato, 16 d"a- prile, i49'-'j e seppcililo nella cliiesa di S. Maria della Scala il giovedi seguente 21 dello stesso mese (i). Ma io penso chc errassero gli storici nel riferir la causa di quesla raorte ad una caduta , chi dice da uno sgabello , chi dal proprio letto. Dal eonlo di Sebasliano Ferrero tesorier generale die comincia il iG d'aprile 1496 ^ linisce il 7 di novembre non si ha il nienomo in- dizio di si fatto accidente. Invece si raccoglie chc Carlo Giovanni Amedco fin dall'agoslo dell' anno precedente facea iiso pressoche conlinuo d'unguenli per le reni, di farina di fave , di polveri cordiali , d'olio di camoniilla , di polvere di sandal, d' erraodalcs , di pozioni d'oro, di perle e di gemine stempe- rate , coi qnali argomenti si studiava Nicolo Monaci suo medico di con- fortare (pell'esienuata iiatura, a cui venia ineno la vita. Ai 12 di inarzo la Duchessa Bianca inquieta per la salute del figliuolo mando un'ofFerta di quatlro e piu rubbi di cera alle cliicse di S. Giovanni di Torino e di S. Maria di Moncalieri. Ai i3 d'aprile si regislra la spesa falta pro uno puluere cordiali fragmentorum jacinli rubini granule margaritaruni orientalium anixi cinnamomi et aliis pro ipso domino nostra. Altre medicine furono dale al duca il giorno stesso in cui inori e dal inimcro dellc medesiiue si pub congetlurare chc mancasse verso sera. All'indomani per sostener le forze dell'addolorata madre le si pro- pinarono tre grossi d'osso de corde cerui. Lunedi, 18 d'aprile, il paggio Forax fu mandato en Sa<,'oje vers monseigneur Ic due [cioe a Filippo (i) CoDto di Scbastiann Fcrrcro les. gen. i.'i'jC , i49", fo' 258. Di LUici ciBnAiiio So"? legittimo succcssorc del dcfunlo] pour sauoir sil voloit qnon lui fjoi- tast lespee dhoneur. Ai 19 il corpo del real fanciullo fu aperlo cd inibulsaiiiato, e poscia esposto nella gran sala del caslello di Moncalieri , in uljito e con he- rello di vellnlo chermisino. E aJdi 21 dcllo slesso inese fu con gran ponipa seppellilo in Sanla Maria di Moncalieri , dove c da nolare c-lio contra 1' odicrna usanza , sebbene non avesse compiuli i setle anui , il paramenlo della chiesa e del catafalco fu nero. RENATO Figliuolo d'amore del duca Filippo II , celebrc nelle storie di que' tempi. Guiclienon lo crede figliuolo d'una Bona di Romagnano o d'una dama della casa Valperga di cui non dice il nonic. Ma ei piglia inganno perocche nel conto di Sebasliauo Ferrero tes. g. per gli anni i49i) i 1 5oo si legge : librauit spectabili domine Libere Porlonerie malvi illu- stris doniini Reynerii de Sabaudia comilis de villariis locumtenentis ^'c- ne?'aUs Sabaudie pro sua pensione huius amii iionagesimi iiorii 1 1 II Jlorenos parui ponderis. Sorella di lui fu Giovanna, moglie di Giovanni Grimaldi signor di Monaco, morta in giugno o luglio del i5oo, come si raccoglie dal medesimo conto. VIOLANTE LIIBOVICA Figlia di Carlo I, prima moglie di Filiberlo il iicllo dura di Savoia. Guichenon ne assegna la niorte al i5oo. Ella mori invece prima della mela di settembre del i499) come si vode nel conto gia citato di Se- bastiano Ferrero [fol. 128] dove si regislrano le spcse fatte pour la sepulture et nouvaine de feu ma tres redoubtee dame madame la duchessc Volant Lojse la queulle fut enteree a S. Francois de genesue la dj- niancke Xl^I jour du mois de septembrc Ian mil IIII LXXXXIX. Trovo poi il giorno preciso della niorlc di Violante che fu il 13 di detlo mese di scttcmbrc in uno slato dcgli annivcrsarii de' prinripi di Savoia annesso a lettere patent! d'Emauuele Filiberto dale in Kizza il j.° di maggio del i56o, colle quali quel piissimo principc, in confor- iTiita di cio die avca ordinate per sue lettere date a Brussellcs il 5 di 3;)8 cnoKotoGiA Ecc. maggio 1 554, comauJa A\e i( giorno anniversario della inorte di cias- cun principe sc iie faccia la cominemorazione con soknne sacrificio della messa secomlo l anlica e lodevolc consueludine in ccchsia sen ecclcsiis locornm tibi nos adesse contigerit. Nell" elenco dcqli annivcr- sarii annesso a delle lettere patenti , perlanto si legge obitus domine Volant uxoris Pldlibertl ducis Sabaudie gebennis die XII septembrii anno inillesimo quatuorcentesimo nonagesimo nono. CARLO III. La morte di Carlo III, padre di Emmanuelp Filiberlo, era slala did Guiclienon riferita al 16 di seltembre del i553, dal \'eniazza suUa fede della vita del Pingone , opera dello stesso Piiigone al iG d'agosto. Che questa morle dolorosa e lagriiuevole per gli acridenli da c\\\ fa accoinpagnata seguisse prima del 20 d'agoslo no fanno induljitala fedc varie IcUere del marcsciallo di Challant , del Prior di Barktia , c di Gaspare Vescovo d'Asti che conforto qneirinfclice priiicipe al gran pas- ^^SS'o > c '-■lis scriveva ad Einmanuele Filiberto: che rendendo lo spi- riin in sue ultimo parole s'aricomando a Dio taninia sua con lal bona disposilione che si dee sperar esser mancato et finita la viLa sua in gratia di Dio. Ma il giorno vcro dtlla sua morle fu il 17, come si vede neU'eleiico degli anniversarii gia citalo ; obitus Caroli ducis Sabaudiae Vcrcellis die XVII augusti anno milles. quingentcs. quinquagcsimo lertio. In allre mcmorie di que' tempi da me vedule ho trovato sempre esser niorlo il 17. IIo detlo essero stala dolorosa e lagrimevole quella morle non solo per essere quel buon principe spoglialo quasi inlcramciite dcgli avili dominii e coU'unico figlio lontano , ma per gli accidenti che aceonipa- gnarouo qwel caso. Leggesi infatli in un discorso M. S. del macs'. ro Duollo sopra le cose di Monsignor di Brcssieu , che Carlo il btjonn a un ora di nolle la sera era disposto e sano c passeggiava per Ic slrade di Vorcalli e all'indomani doveva andar a caccia a Casal Bcrlramo. La notte caddc e dctlc la testa nel miiro. II barbiere ehe dormiva appresso spaveiiUilo corse a doinandar Monsignor di d'cssiou , il quale accorse <; non mando a chiamare il Me' I Rapporto della giunta incai'icata di csaminare lo scrillo iiiviato al concorso del premio proposlo dalla classe con suo programnia del 29 maggio i836 ; steso dal Cav. L. Sauli . . . . n 23 Memorie ragguardanti alia storia ci\ile del Piemonte nel secolo XVII, tratte da documenli edili ed inediti, dal conle Alessandro PiNELI.I » 33 Congetlui'e intorno ad una statuina di bronzo del gabinello par- ticolare di S. M. il Re Carlo Alberto; del professore Costanzo Gazzera » lag Documenti autentici die servonn alia storia della reggenza di Cri- stina di Francia, duchessa di Savoia, c de' principi Maurizio e Tommaso, suoi cognati, tratti dalle srrillure di monsignor Ga- sparo Cecchinelli, vescovo di Monlcfiasconc e Cornelo, Kunzio Apostolico alia coi-le di Torino negli anni i64i, 1642, iG43 e iti44j I'elazione di Federigo Sclopis n i45 DeU'antica citt'i d'l Luni c (k'l suo sUlo pi'escntc , memorie rac- colte da Carlo Promis arcliilctlo, ispeltore dc'monumenli d'an- tlclnla lie" RR. Slati, aggiuntovi il corpo epigrafico Liinense pag. i65 Origine dci trc illuslri dialolli groci paragonata con quella dcl- reloqiiio illuslre ilaliano; doUab. Aincdoo Peyron ...» 269 loannis Aiitonii Arri de lingua Plioenicuni » 35i riponologia de' Principi di Savoia rettificala da Luigi Cibrario » 385 ^ v." Si stampi: Conic ALESSANDRO di SALUZZO PRESIDEKTE DEI.LA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE. Il