MEMORIE DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SGIENZE DI TORINO. $.lldq:^^-S. MEMORIE DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORINO. TO MO XXI 1 1. T O R I i\ O BALL A STAMPERIA REALE MDCCCXVUI. INDICE DEL TO MO XXIII. A. ^nnali clclla Reale Accademia delle scienze , dal di '^ di agoslo i8i5 al dl 'j di marzo i8i8, conipilaii dal Prof. Anton TNIaria Vassalli-Eandi , Segretario perpetuo . . pag. i Slato della Rcale Accademia delle scienze di Torino , il di "7 di marzo doll' anno 1818 xxix Libri presanlali alia Realu Acrademia delle scienze , dal di 18 di agosio i8i5 al di ig fcbbraio 1818 xxxii Macchine, Siromenii, Minerali, Medaglie , Moneie, Disegni, e Rami presentali alia Rcale Accademia lxiii Nolizia intorno ai lavori della Classc di scienze malcnialiche e fisiche della Rcale Accademia delle scienze^ dal mese di agosto del i8i5 sino al di 3i dicembre 1817 , scritla dal Professore Giacinto Carena , Segretario della Classe . lxv Scienze matemaiielie ivi Scienze fisiche lxxh CLASSE DELLE SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE. SKmoire sur Toxidalion de Tor par le frottement. Par M. le Comte Xavier de Maistre pag. i Memoire sur les iniegralcs defmies. Par M. Plana ... 7 Observations siir le xenos vesparum. Par M. Jurine . . 5o Disqiilsiiiones in verain tcstium c luinbis in scrotum descensus caussam. Auclorc IIonorato Giracdo P''S'- ^4 Essai sur les niiasincs j avec ties experiences et des obser- vations. Par FnANfois Rossi . . . ' ijS Elenchus reccnliuin slirpiiim , quas Pcdemonlanae Florae addcndas ccnset Ioannes Baptista Balbis 102 Eloijio del Doiior (jioanktti , scriiio da Giacinto Carena . ii3 Espcricnze , ed osservazioni sul galvanismo. Memoria del sig. Carlo Francesco Beli.ingeri i43 Menioire poui- scrvir a riiisloirc >iderato , .che il primo dover dclla Compagnia era quello di presentarsi alia Maesta del Re suo Signore, per ringraziarlo dell' avcrla richiamata alle sue funzioni , e dell' aver restituita a questa sea Accademia 1' antica sua dotazione , per supplicarlo di continuarle il siio Sovrano favore , ed ossequiosamente as- sicurarlo della divozione e dello zelo degli Accademici. II che per 1' assenza di Sua Maesta non potendo allora farsi, si e incaricata la Giunta di adempire questo dovere come e quando si sarebbe potuto. Si e osscrvato , che negli antichi volumi della Societa e deir Accademia Reale le dissertazioni si sono sempre pubblicate o in latino o in francese , e la parte Storica fu latina nel primo volume della Societa , e francese in quelli deir Accademia. Si e notato , che nella prima adu- nanza dopo la fondazione del 1783 a proposta del Conte Balbo fu espressamente stabilito, che le memorie potessero anche stamparsi in italiano , che in ogni tempo molte memorie furono scritte e lette in italiano ; quindi si con- chiuse , che le memorie italiane saranno cosi stampate , e che il frontispizio e la parte storica de' volumi saranno in italiano, 11 signor Abate Vassalll-Eandi presento all' Accademia i ibgli stampati di varie memorie accademiche , e propose di formarne un giusto volume , terminandolo con un in- dice , ch' egli pure presento , e che sotto la sua direzione fu compilato l' anno i 8 1 3 dal signor Dottore Ettore Cha- brand ora Segretario di stato per gli a(Fari esteri : in questo indice sono rcgisirati sotto il nome degli autori tutti gli scritti che sono contenuti ne' volumi accademici dal princlpio della Societa sino aila presente riiinovazione vr s della Reale Accadcinia , i qiali voluini compreso queiio,, die si proponeva , sono in numcrci di ventida?. E a quest' iiidice se ne aggiungerebbe un sccoiido degli autori bohaiuo nominati nella parte storica dei volumi ; ed un terzo per ordine di materie. L' Accademia approve e gradi moltisslmo !a formazione di tali indici , e ne ordino la pubblicazione, NeH'adunanza dei 25 di novembre il Segretarlo perpe- tuo informo gli Accademici , che il di 30 del paisato- ottobrc le LL. MM. il Re e la Reo-ina con le LL. AA. RR gli ArciduchI Ferdinando e Masbimiliano fratelli di S. M. , r Augusta nostra Reglna visitarono queste nostre sale , e che la Reale comitiva fu da uiia deputazione di Accade- mici ricevuta e complita. Quindi riferi , che 1' anno scorso il dieci dicembre , al Cavalier Cesare Saluzzo allor Segretario della classe di lettere fu consegnato uno scritto, che porta per titolo Me- moire sur /' epoque du retour au pcrikelie de la comete de Cannee 1759, ^^ ^^ ^^ seguente epigrafe. Le retour des lys precede celui de la France au perilielie du honheur. Lo scritto essendo una risposta ad un quesito proposto con assegnazione di premio , 1' Accademia delibero , che sara esaminato nelle solite forme dai deputati. Di questo , come di qualunque altro lavoro scientlfico o letterario presentato o letto alia Accademia , sara tra*- tato nella relazione dei lavori. Nella mcdesima adunanza furoao pure lette le due da- vn Tiiande fatte all' Accaclemia della Rcgia Camera de' Conti. 1." Indicare le basi invariabili cui possano adattarsi le misure e i pesi del Piemonte. 2." Esaminare le istruzioni proposte per la loro fab- bricazione e verificazione. L' importanza dell' affare parve all' Accademia un nuovo motivo di affrettarsi ad eleggere nuovi Accademici per accrescere il numero de' cooperatori. Giudico altresi 1' Ac- cademia , doversi procedere all' elezione del Prebidente e fatto lo squittinio fu eletto il signor Conte Balbo. Cosi venendo a rendersi vacante la carica di Segretario perpetuo , si passo per questa alio squittinio , e fu eletto r Abate Vassalli-Eandi. DI poi si propose di nominate nuovi Accademici , e ne furono eletti quindici. Nell' adunanza dei 1 4 di gennajo 1 8 1 6 il signor Conte Balbo Presidente con una lettera del signor Conte Bor- garelli a lui indirizzata in data del di 9 del corrente gennajo annunzio all' Accademia la Regia approvazione delle elezioni fatte nella sessione dei 25 novembre 181 5, del Presidente e del Segretario perpetuo , e degli Acca- demici signora Contessa Diodata Saluzzo Roero di Revello, Professore Bidone , Conte Bava di San Paolo , Professore Plana, Marchese Falletti di Barolo, Conte Napione, Pro- fessore Bonelli , Cavaliere Cesare Saluzzo , Professore Vittorio Michelotti , Cavaliere Durandi, Giacinto Catena, Barone Vernazza , Conte Franchi , Profeisore Malacarne. viri Trovaiidosi allora in Toscana il Segretario perpetuo signer Abate Vassalll-Eandi , in seguito alia proposia del signer Presidente accettata dall' Accaderaia , il sig. Carena fu incaricato dl fame le veci. Quindi il signer Presidente propose la nomina dl un Vice-Presidente , ed essendosi proceduto alio squittinio, fu eleito il signer Dottor Audiberti. Proclamato il quale , dal signer Presidente fu preposto di distinguere le adunanze accademiche in gcnerali e pan- licolari , e quest' uhime in adunanze di scienze fisiche e niatcmatiche , e iii adunanze di scicjue morali, storiche c filologiche , ovvero di adettare quell' altra divisione , die vcnisse giudlcata piii conveniente. Dope lunga discussionc 1' Accademia delibero , che la preposiziene fosse sottoposta a piu mature esame in altra adunanza , per la quale i signori Accademici fureno invitati a preparare le lore riflessieni o verbali ovvero in iscritto. Intanto finche abbia su di cio deliberate , T Accademia commette ogni cosa alia conosciuta dottrina e prudenza del signer Ccnte Balbo Presidente. Nell' aduiianza del 28 gennaje il signer Presidente fece air Accademia il tristisslmo annunzio della perdita fatta di un illustre collega il signer Dottore Gioanetti , il quale cesso di vivere II 30 novembre scorsa in Vinovo alle ore 10 del mattino in eta di 8 6 annl. L' Accademia senti vivamente la gravczza di una tal perdita j ciascun mcmbro rammentando quanta fosse la dottrina del fu Dottor Gioanetti , e quanto el sla benemerito della sclenza chlmica in questa nostra patria. Quindi lesse all' Accademia una lettera del signer Conte Borgarelli Reggente la Segreteria degli affari interni , in data dei 17 gennajo , nella qual lettera venne partecipata- al signer Conte Presidente la sovrana approvazione alia nomina del Vice-Presidente il slgnor Dottore Audiberti e del Tesoriere signor Dottor Bellardi. II signor Professore Bonelli presento un Progetto rela- tive alia divisione dell' Accademia in due classi , ed alle diverse adunanze della medeslma ; la Compagnia approvo la proposizione del signor Conte Napione di commettere r esame di tale progetto a una deputazione composta dei signori Uffiziali, colla giunta di quattro membri da nominarsi dal signor Presidente , fra i quali sara compreso 1' autore del progetto stesso , perche venga quindi proposto alia Accademia per una definitiva deliberazione. Nell' adunanza degli 1 1 di febbrajo il signor Conte Balbo Presidente fece il lieiissimo annunzio del grazioso ricevi- mento della deputazione accademica incaricata di umiliare , siccome fece il di z febbrajo alle LL. MM. il Re e la Regina i sentimenti di divozione e di riconoscenza per lo ristabilimento di questa Reale Accademia. Narro il signor Presidente, che in tale circostanza ragiono la M. S. di vari rilevantissimi argomenti scientifici in generale , e di- non poche altre cose , che in questi suoi Stati parvero alia M. S. atte a rrcevere un miglioramento. Vol. XX Jit. 1 X Neir adunanza del 18 Rbbrajo il signor Presidente lesse qiiaranra articoli di rcgnlamento , die si sono propobti alia delibcrazione dell' Accadcmia dalla deputazione com- posta dtgli Uffiziaii e di quattro mcmbri aggiunti , in con- formita delia deliberazione dcll' A ccademia ntll' adunanza del d\ 28 gennajo scaduto. Terminata la Itttura del suddetti articoli il signor Pre- sidente propose , die in qutlla adunanza 1' Accademia cominciasse a deliberare sui primi undici, e fatia nuovamente lettura dei medesimi , ciascuno di esbi si propose alia discussione , e quindi si mise a partito. Siccome 1' Accademia si occupa di riordinare tutte le rcgole opportune alio stato presente della medtsima , coii si attende a pubblicarle negli annali quando saranno com- piute ed approvare da S. M. Giova pero qui avvertire , che pel primo di questi articoli la Rcale Accademia delle scienze fu divisa in due classi , caduna di venti mcmbri nazionali , 1' una per le scienze matcmatiche e fisiche , 1' altra per le scienze mo- rali , storiche e filologiche. Neir adunanza del di 17 marzo fu notificata all' Acca- demia la Regia approvaz'one degli articoli agg'unti agli statuti del 1 7^ 5 , quindi si procede alia formazione delle due classi mediante la facile indicazione dei vari Accade- mici , i quali pei loro piii geniali studj , a ciascuna di esse naturalmente appartengono. Per tal modo I' attuale composizione dell' Accademia venne stabilita nellu manicra che e esposta in fine di questi Annali. XI In scgiiito il Pre^idente lesse una lettcra in data delli" 17 corrente a lui indirizzata dalT Eccellcntissimo signor Gonte dl Vallesa , Ministro degli affari esteri , nella quale si annunzla , cli2 S. M. concede all' Accademia la doman- data esenzione dai diritti di pojta , coUe condizioni me- dciime coJle quali tale Goncessione fu gii significata da S. E. il signor Conte di Perrone al fu signor Conte di Saluzzo con suo foglio delli 8 gennajo 1784 , vale a dire che i recapiti al Presidente o Segretario , indirizzati al Ministro e Pn'mo Segretario degli affari esteri passino pel di lui canale alia loro destinazione esenti dal dritto di posta. Neir adunanza dei 31 di marzo j8i6 la classe delle scienze morali , storiche e filologiche ha nominato il suo Vice- Segretario nella persona del Barone Vernazza , il quale ha cominciato ad esercitarne V officio. Dopo di che il signor Presidente propose I." Di nominare per la classe filologica due Accade- mici deir altra classe , e per mezzo dello scruttinio sono stati nominati il Conte Provana ed il signor Carena. 2." Di eleggere vari membri residenti , e lesse una nota di vari personaggi , che hanno fama in diver^i generi di letteratura. La classe nelle solite forme di scruttinio e di ballotta- zione nomino membri residenti i signori Pittore Pecheux, Professore Boucheron , Professore Peyron , Abate Pullini, Archltetto Piacenza , e Giuseppe Grassi. 3." Di nominare Accademici nazionali non residenti XII I signori Avvocato Fea dlmorante in Roma, Conte Mai- sire e Cavaliere Maistre mio fratcllo ambedue resident! in Rusbia , ed il Profcssore R;iymond residente a Ciarribcri. La classe approvo tali nomine colle forme richleste dallo statuto. Neir adunanza dclla dasse delle scienze fi:>iche e mate- matiche dei 7 aprile 1816 il signor Presidente domando alia classe di nominare al posto vacante di Vice-Segretario. La clasj.e ne mando a pariito la propoita , e per mezzo dello scruttinio fu eletto il signor Carena. Neir adunanza dei 15 aprile 18 16 a norma dtlla pro- posta del signor Presidente la classe delle scienze mo- rali , storiche e filologiche fcce partito intorno alia nomina di altri Accademici resident! , e venne eletto il signor Abate Biamonti Profcssore di eloquenza italiana nella Regia Universita. Neir adunanza dei 28 di aprile il Presidente annunzio la morte di due colleghi ; 1' Abate Amoretti in Milano addi 1 3 di marzo ; e V Abate Pullini in Torino la sera del di 15 di aprile; quindi lesse la lettera a lui indirizzata dalla Scgreteria di Stato in data dei ao aprile per noti- ficargli , che da S. M. e stata approvata la nomina fatta dalla classe dell' Abate Biamonti. Nell adunanza dei 5 di maggio 1816 il signor Presi- dente lesse I." Una lettera da lui scritta al signor Conte Bor- garelli Reggente la Scgreteria di Stato per gli affari interni , XIII in data delll i6dello scorso aprile , nella quale egli cliiese, che la Specola ed il Museo di Sroria naturale fosscro re- st! tuiti alia Rcale Accademia delle Scienze , allegando per questa rehtituzlone non poche ragioni. t° La scguente risposta del signer Conte Borgarelli ill data dei 30 dello stesso mese. S. M. a cui ho avuto 1' onore dl render conto delle domande contenute nella memoria statami trasmesia da V. S. 111.'"" in data delli 16 corrente , e della rappresen- tanza del Magisirato della Riforma degli i i precedente , relativa alio stesso oggeito, essendosi degnata di dichiarare esscre sua intenzlone , che 1' Osservatorio ed il Mubeo di Storia naturale debbano nuovamente dipendere da codesta Reale Accademia delle Scienze , ne ha firmato questa mattina 1' opportuno biglietto al detto Magistrato. Mentre percio mi fo premura di partecipane a V. S. 111."'* il grato annunzio di queste Sovrane determinazloni , le quali ristabiliscono la stessa Accademia nel possesso di que' pregievoli suoi ornamenti, e non possono a meno di sempre piu assicurare i progress! della Storia naturale , e delle astronomichc cognizioni , colgo con soddisfazione la opportuniia di rinnovarle i sensi della predistinta divozione colla quale mi pregio di essere Sevnata BoRGARELLI. Neir adunanza a classi unite dei 1 9 maggio 1816 il signer Presidente lesse = Minuta di parere della Reale XIV Accademia dellc Scienze intorno alle misure e al pesi dfif Picmoiue = Qucito parere e approvato a voti unanimi per ballot- tazione , e il signor Presidente s' incarica egli stesso di mandarlo alia Rtgia Camera dei Conti a richiesta dclla quale e stato fatto. Sulla proposta jx)i di alcuni membri , di stampare il suddetto parere , si fa una seconda ballottazione , e si hanno ancora tutti i voti per la stampa , onde il parere suddetto fu pubblicato col titolo = Parere della Reale Accademia delle Scienze di Torino intorno alle misure ed ai pesi. Torino 1 8 1 6 dalla Stamperia Reale. Nell'adunanza della classe delle Scienze fislche e mate- maticJie dei 7 luglio 1816 il signor Presidente annunzio alia classe, che il Professore Vassalli-Eandi il quale non era stato compreso nella Deputazione intorno alle misure ed ai pesi , perche egli allora trovavasi in Toscana , ora fara parte della Deputazione suddetta , e che il signor Catena sara egli pure uno dei deputati. Nell' adunanza a classi unite dei 9 dicembre 1816 il signor Vice-Presidente informo le due classi , che la mat- tina del di 1 9 novembre 1 8 1 6 la Reale Accademia , il Museo di Storia naturale e la Spccola vennero onorati della presenza delle LL. MM., delle Reali Principesse , e del Serenissimo Principe di Carignano : che lo scopo di questa visita fu specialmente per osservare dalla Spe- cola r Ecclissi solare accaduto la matiina di quel giorno ; XV die le LL. MM. vennero ricevute alio scendere dal'a loro carrozia da una Deputazlone composta degli Uffiilali e di altri Accademici. Quindi il signer Vice-Presidente comunico all' Accade- mla una lettera in data delli 7 diccmbre a lui indirizzata dagli 111."" signori SindacI Ripa di Meana , e Marenco di Moriondo , a nome deila Giunta comunale amminiitratrice della Cassa de' censi e prestiti. In questa lettera si esprime il deMderio , che la Reale Accadcmia dia il suo parere sopra le tavole di annualita unite alia predetta lettera. A norma di quanto si e detto superiormente ( adunanza del di 1 8 di agosto 1815) questo parere e oggetto della relazione dci lavori della classe. Nella medesima adunanza il signor Vice-Presidente fcce il trisnssimo annunzio della morte dell' Accademico Pro- fessore Vincenzo Malacarne da Saluzzo -seguita li 4 set- tembre 1816 in Padova ove egli era Professore di Chirurgia. Neir adunanza a class! unite dei 5 gennajo 1817 il Vice-Segretario Catena lesse uno scriito a nome del signor Matteo Mondino , nel quale egli chiedeva la per- mi.ssione di prcndere il titolo di Fabroferrajo della Reale Accademia , e presentava parecchi documenti comprovanti essere egli persona abile nell' arte sua. L' Accademia con- discese alia domanda del signor Mondino, per ricompen- xvr sare anche in questo modo la rara perizia di lul in parecchi lavori mcccanici di somma utilita. Quiiidi r Accademia passo a deliberare intorno ad al- cune cose, che erano state proposte dalla classe di scienza fisiche e matcmatiche nella sua adunanza dei 1 5 dicembre 1816, e dclle quali la decisione venne rimandata alia Accademia convocata in generate adunanza e fu stabilito I." Che in ogni volume accademico saranno separate le mcmorie dell' una da quelle dell' altra classe con distinta . numerazione di pagine. 2." Che sono approvati cumulativamentc i corrispon- denti , che gia erano stati nominati dopo il 1800. 3.° Che gli Uffiziali dell' Accademia si occupereb- bero di proporre alia Compagnia quelle aggiunte agli statuti accademici che si crederanno opportune. Dopo cio il Vice-Presidente annunzio , che fara parte della Deputazione predetta I' Accademico Cavaliere Cesare Saluzzo , siccome quello , che ia altra volta deputato a somlgliante lavoro, e invito in generale tutti gli Accade- mici a comunicare alia deputazione ogni loro osservazione sopra questa materia, Ncir adunanza dei 1 9 gennajo 1 8 i 7 il signor Dottor • Audiberti comunico all' Accademia una lettera a lui indi- rizzata il di 8 gennajo dall' III."'" signor Conte Borgarelli Primo Segretario di Stato per gli afFari interni , nella qual lettera si da avviso della seguita Regia approvazione alia nomina di un Vice-Presidente fatta dalla classe di. XVII scienze storlche, moral! e filologiche, nella partlcolare- adunanza dei zi dicembre 1816, nella persona del signor Marchese Falletri di Barolo. Con lettera in data del di 23 gennajo 1817 1' 111.""° signor Conte Borgarelii. partecipo al signor Dottor Audi- berti , che Sua Maesta si era degnata di contermare gli' Accademici esteri nominati prima del 1800. 11 di 7 marzo 1' Accademia ebbe di nuovo il sommo onore di ricevere S. S. R. M. il* Re, che venne in com- pagnia di S. S. R. M. la Regina , delle Auguste Princi- pesse , e delle LL. AA. RR. il Duca e la Duchessa di Modena a visitare le sale della Reale Accademia , la Specola ed il Museo di Storia naturale. In quest' occasione il Re gradi 1' invito di onorare della sua augusta presenza una adunanza pubblica della sua Reale Accademia. II giorno 15 marzo 181 7 sara mai sempre memorabile nei festi della ristabilita Accademia delle Scienze per r onore singoiare compartitole da S. S. R. M. , che si degno di assistere ad una pubblica adunanza accompagnata da S. M. la Regina , dalle LL. AA. RR. il Duca e la Duchessa di Modena, da S. A. S. il Principe di Cari- gnano , dai Grandi e dalle Dame di Corte. Facevano corona a Sua Maesta , alia destra gli Amba- basciadori , Ministri ed Inviaii delle Potenze straniere presso S. M. j alia sinistra i suoi Ministri e i perso- naggi pill distinti per nascita e per impieghi , le primarie Vol. XXIII, 3 XVIII Autorita ecclesiastiche, miliiari e civili, ei Magistrati della pubblica instruzione. Moltissime persone colte d' ambi i sessi ottennero di essere ammesse nella sala, la quale sebbene moko vasta non pote capire tutte le persone , che desideravano , e meritavano d' intervenirvi. Gli Accademici si portarono a ricevere le LL. MM. e la Reale Famiglla alio scendere delie loro carrozze , e dopo averle accompagiiate alle sedie loro destinate a pie' del trono , ciascuno di essi prese il suo posto attorno la tavola collocata nel mezzo della salaj quindi il Presi- dente Dottor Audiberti presento alia Reale Famiglia , e venne a tutti distribuito il seguente PROGRAMMA Deir j4dunan:!^a della Reale Accademia delle Science , ono- rata dalla presen^a di S. M. , sabbaio 15 di mar:^o 1817, ad ore \o ~ di mattina Discorso del Dottor Audiberti^ Vice- P res ideate. Novella teoria dei vortici di sabbia , che si sollevano ne' deserti dell' America , e dei vortici di polvere , che si osservano nella state per le pubbliche strade , le piazze etc. Deir Abate Vassalli-Eandi ^ Segretario perpetuo. Breve cenno sulla salubrita del clima di Villareggia nella tisichezza. Del Dottor Bellardi^ Tesoriere. XIX La luce e il fuoco. Riflessioni fisico-morali. Di Giicinto Carena , Kice-Segretario del/a Classe- di Science fisiche e matematiche. Prima edizione , e spiegazione di un diploma dcH' Impe- ratore Adriano , dell' anno ,i 3 5. Del Barone V'erna^:^a di Freney , Vice-Segretario delta Classe delle Science morali , storiche , c- filologiche. Dissertazione sopra le Sibille. Del Conte Cone di Bonvicino. Delia mostruosita de' fiori nelle piaiite. Di Gioanni Antonio Gioben. Saggio di fisiologia vegetale , coU' annunzio di alcune os- servazioni suUo sviluppo di un miasma vegetale. Di Francesco Rossi. Sonetto in occasione della sessione dell' Accademia Reale' di Torino onorata dalle LL. MM. , e dalle LL. AA. RR. il Duca e la Duchessa di Modena. Del Conte Bava di S. Paolo. Estratto d' una memoria sopra la latitudine e la longitu- dine dell' osservatorio di Torino. Del Professore Plana. I monumenti dell' architettura antica sotto 1' impero dl Trajano. Del Conte Ga/eani Napione di Cocconato. Saggio di alcune ricerche intorno all' iufinenza , che le diverse circostanze esercitano sugli animali , dirette al XX perfezionamento del mezzi di migllorare le razze degli animali domestici. Del Professore Fr. A. Bonelli. II favore del Principe verso le lettere. Canzone. Del Cavaliere Cesare Salu^^o. Illustrazione di un vaso di broiizo ornato di scolture , che si conserva nel Reale Museo di antichita di Torino. Del Conte Franchi-Pont. Le due Galatee. Discorso. Del Professore Pecheux. Parere intorno alia Medea improvvisata dal signer Sgriccl Poeta Aretino. Del Professore Boucheron. Secolo di Leon x paragonato con aliri secoli felici per le arti. Deir Architetto Giuseppe Placenta. Fasti Piemontesi. Descrizione della battaglia di S. Quintino. Di G. Grassi. DI poi presa la parola da S. S. R. M. il Vice-Presi- dente pronunzio il suo discorso. In seguito cliiamo a leggere i signori Accademici Pro- fessore Carena , Barone Vernazza di Freney , Conte Corte di Bonvlcino , Professore Giobert , Professore Rossi , Pro- fessore Plana , Conte Galeani Napione di Cocconato , Cavaliere Cesare Saluzzo. ' Le loro Maesta e la Reale Comitiva degnarono di dare XXT •feplicati segni di gradlmento nel tempo delle letture , che tlurarono quasi due ore , e finita 1' adunanza ebbero la degnazlone di tratrenersi alquanto cogli Accademici usando seco loro espressioni piene di bonta e d' incoraggiamento. Gli Accademici accompagnarono di nuovo le LL. MM. , e la Reale Comitiva sino alia porta della strada, e ritornarono all' Accademia col cuore pieno di contentezza pel ricevuto onore , di riconoscenza , di divozione , e di ardente brama di fare ogni sforzo onde sempre piii meri- tarii la Reale protezione della quale sono onorati. Quando 1' amministrazione della Spccola e del Mu- seo di Storia naturale fu data alia Reale Accademia delle Scienze, la Regia Universita degli studj presento ri- ckmi per riaverla ; S. M. degno maiiiftstare le Sovrane Eue intenzioni col seguente Regio Viglletto. Il Re di Sardegna , di Cipro , E DI GeRUSALEMME Dottore Audiberti. All' oggetto di sistemare le dlffe- renze sussistenti tra. la Reale Accademia, e 1' Universita degli studj relativamente aila proprieta dei due stabilimenti della Specola e del Museo di Storia naturale in dipendenza delle rispcttive panicolari proprieta , che ne costltuiscono la dote, come pure delle spese a cui 1' Universita ha tutiora sup- plito coi propri fondi per accrescere il Museo , non meno che per la pro\'vista degli instromenti necessarj per la XXII Specola , abbiamo , siccome vi e noto , appoggi'ato 1' Incav rico air infrascritto nostro Primo Scgretario di Siato per gli affiiri interni di bilanciare il merito delle rispettive pretese, e di procurarne quindi un amichevole temperamento. Ci e ora stato rcio conro di cjuesto progetjo , merce il quale si deve dalla Universita cedere ogni ragione di proprieta alia Rcale Accademia sulla Specola , e sugli in- stromenti , che si sono coi succennati fondi della Univer- sita provvisti , e deve altreM la medeMma Accademia cedere alia Universita ogni diritto di proprieta sugli og- getti del Museo di Storia naturale , che sono ad essa in qualunque modo pervenuti e di lei proprj. Questo progetto , che ha per base una reciproca ces- sione di ragioni sui detti stabilimenti , e ne rassoda la rispettiva proprieta ai due Corpi avendolo riconosciuto Gonveniente si e da Noi approvato, e dovra quindi avere il sue pieno eseguimento. Ve ne teniamo pertanto intesi , onde partecipandone la Reale Accademia sia questa in grado di uniformarsi a queste nostre disposizioni. E pre- ghlamo il Signore, che vi conservi. Torino li 1 4 marzo 1817. V. EMANUELE. BORGARELLI Neir adunanza a Classi unite del lo aprile 18 17 il Professore Vassalli-Eandi Segretario perpetuo presento per parte del signor Chirurgo Costanzo Malacarne il busto XXIII del Professore Vincenzo Malacarne , che fu membro di questa nostra Accademia. II Vice-Segretario Carena ragguaglio 1' Accademia , che la Classe di Scienze fisiche e matematiche ha nominato una deputazione per formare ii progetto di un Programma per un quesito sopra i combustibili , proposto ad istanza di un personaggio non Accademico , il quale sborso alia cassa deir Accademia la somma di 500 lire da darsi a chi meglio soddisfera al quesito ; qnindi fece lettura del se- guente progetto di programma , che fu approvato per mezzo della ballottazione. "P R 0 G R A M M A Delia Reals Accademia delle Scienre di Torino SOPRA I COMBUSTIBILI La scarsezza pressoche universale del legname da ab- bruciare e un inconveniente , contro cui non si puo altrimenti far riparo se non con piantamenti , con 1' impe- dire il devastamento de' boschi cedui e delle selve , con r economia della legna e del carbone , medlante una miglior forma dei cammini e delle fornaci , con miglio- rare il modo di ridurre la Icgna in carbone , e finalmente con la suriogazione di altri combustibili tratti di sotterra , quali sono il carbon fossile , la torba , e le diverse specie e varieta dei medesimi. Verso quest' ultimo spediente voile indirizzare F attenzione XXI V del Piemontesi uii personagglo zelante del pubblico bene-, eoir assegnare un premio di cinquecento lire da lui depo- sitate nclla cassa della Reale Accadeniia delle Scienze per esscre date a colui , che meglio soddisfera al seguente quesito. ' „ Trovare il modo di dhnlnuire in Piemonte la coii- „ sumazione della legna, e del carbone ordinario, mediante ,, la vantagglosa surrogazione di altro combustibile, come „ sarcbbe il carbon fossile , la torba e simlli. Qiiantunque il Piemonte non abbondi di questi combu- stibili tosiili , tuttavia non puo dirsi , che essi non vi si trovino , ne tampoco si puo accertare , che le piii ab- bondanti cave dei medesimi siano di gia conosciute. Egli e dunque di somma utilita , che siano cercate nuove cave di questi combustibili , senza trascurare di rendere utili quelle , che sono gia note , come per esem- pio le cave presso Bagnasco , e Massimino , le quali si credono abbondanti , e di ottima qualita , e quelle , che rrovansi in diverse coUine tra il Tanaro, ed il Belbo, da Ceva sino a Asti, Sonvi pure manifesti indizj di buon carbon fossile a Mombasilio , come anche nella coUina di Torino tra Pccetto e Sciolze , e in molti altri luoghi. L' uso , che si puo fare del carbon fossile e grandlssimo; questo combustibile potendo adoperarsi nelle fornaci della calcina , in quelle dei mattoni , delle tegole , delle stovi- glie, e simiii, come anche nelle diverse officine del ferro^ e di altri metalli, qualora pero il carbone non contenga XXV combinazloni sulfuree o arsenicali , nel qual caso conviene prima depurarlo, L' uso della torba anch' essa conosciuta in Piemonte , ha pure i suoi vantaggj , benche d' ordinario minori di quelli , che son prodotti dal carbon fossile. La Reale Accademia delle Sclenze desidera , che i con- correnti in seguito ad esatte notizie ed esperienze , indi- chino in quali particolari officine il proposto combustibile fosiiie sia stato , o possa essere adoperato con vantaggio, avuto riguardo alia qualita del combustibile, all' abbon- danza del medesimo , e alle spese dello scavamento e del traporto. II concorso e aperto sine all' ultimo di dicembre 1817. Le risposte al quesito , e altre carte relative al mede- simo, come pure le mostre del combustibile, che si man- deranno in sufficiente quantita , verranno indirizzatc franche di porto al signer Presidente della Rcale Accademia delle Science di Torino. La Reale Accademia delle Scienze pubblichera 11 nome del concorrente , la cui memoria sara stata dall' Accade- mia giudlcata degna del premio. Qaesto si dara o all' au- lore , o alia persona da lui commessa per riceverlo. Torino , dal Palazzo della Reale Accademia delle Scienze addi io aprile 1817. Dcttote AUDIBERTI , Vice- Presidente. Professore Vassalli-Eandi , Segretario perpetuo. Vol. xxiji. 4 XXVI Neir adunanza generalc del d'l 4 dicembre 1S17 la Deputazione nominata nel di j gennajo dello stesso anno per compilare lo Statuto Accademico lo presento alle due Class! unite, ed esse per mezzo della ballottazione lo ap- provarono. Neir adunanza della Classe delle Scienze morali , sto- riche , e filologiche del di 11 di dicembre 1 8 1 7 il Se- gretario Barone Vernazza di Freney recito un succinto Elogio del Collega Cavaliere lacopo Durandi morto il di 18 ottobre 18 17. Neir adunanza della Classe delle Scienze fisiche , e matematiche del di 7 gennajo 1 8 1 8 furono eletti Accade- mlci residenti i signori Dottore Luigi Rolando, Cavaliere Tommaso Asinari Cisa di Gresy , Abate Stefano Borson , Professor! nella Regia Universita degli studj, ed il Conte Antonio Vagnone ; in seguito furono nominati a socj corrispondenti i singori Cavaliere Luigi Spagnolini con- sole di S. M. in Livorno , Gaetano Malacarne Professore a Padova , Dottore Pozzi Professore di veterinaria a Mi- lano , Cavaliere Luigi Valeriano Brera , Professore di Clinica a Padova , Agostino Bianchi a Diano , Visconte Hericart Ferrand de Thury a Parigi proposti dal Dottore Audiberti Vice-Presidente ; Dottore Tantini Pro- fessore di medicina a Pisa, Dottore Branchi Prutessore di Chimica a Pisa, Abate Sebastiano Ciampi Professore di lingua Greca e letteratura a Varsavia , Cavaliere Giulio Cordero di S. Quintino a Lucca , Dal Negro Professore xxvti di Fisica a Padova , Professore Mabellino a Parigi , Cava- liere Lautard , Scgretario dell' Accademia di Marslglia , Dottore Kerkoffs a Anversa , Cavaliere Gallesio a Finale, fieccega a Vicenza , Roux a Parigi proposti dal Profes- sore Vassalli-Eandi Segretario perpetuoj Arsenic Thiebaut- de-Berneaud a Parigi , Cavaliere Alessandro Moreaii dc loannes a Parigi , Catullo Professore di Chimica a Verona proposti dal signer Carena Segretario della Classe ; Dot- tore Leach Zoologo al Museo Britannico a Londra , Tommaso Allan Mineralogo a Edimborgo , Machlean Se- gretario della Societa Linneana a Londra proposti dal Professore Bonelli. Nella medeslma adunanza , udlta la relazione dei Com- missar) sul concorso concernente alia Cometa del 1759 stabilito dall' Accademia col suo programma del di 1 1 luglio 1 8 I z , la Classe nelle forme prescritte dallo Siatuto acca- demico , giudico degna del proposto premio la memoria avente per epigrafe — Le retour des lys pricide le retour de la France au perihelie du bonkeur — quindi apertOji dal Vice-Presidente il viglietto suggellato , che era unito alia memoria , vi si lesse il nome seguente = Le Baron Damoiseau chef dc bataillon , Sous-Directeur d'ariillerie cL Amihes ( depanement du Var. ) = In conseguenza il signor Vice-Presidente dichiaro il Barone Damoiicau vin- citore del proposto premio sul ritorno della Cometa del 1759. Neir adunanza della Classe di Scienze fisiche , e matema- XXVIII tiche del di 1 5 gennajo 1 8 1 8 il Vlce-Presideiite Dottore Audibcrti comunico alia Classe una lettera a lui indirizzata I di 10 gennajo dall' 111.'"° signer Conte Borgareili Primo Segretario di Stato per gli affari interni , nella quale viene annunziata la seguita Regia approvazionje alle nomine degli Accademici resldenti fatte dalla Classe nella precedente adunanza del di 7 dello stesso mese. Ncir adunanza della Classe delle Scienze fisiche , e ma- tematiche del di 5 marzo 1818 il Direttore annunzio la morte dello Accademico Gioanni Brugnone accaduta il di 3 dello stesso mese alle ore 5 pomeridiane. Nel notificare alia Classe tale sinistra notizia il Direttore rammento bre- vemente i meriti distinti del defunto Collega. Quindi la Classe nelle forme prescritte dallo Statute accademico delibero, i.** , che il premio sopra i combastibili fossili, proposto dall' Accademia col programma dei zo aprile 1817, sia diviso in tre parti uguali tra i signori Daniel Houg , Avvocato Collegiato Alessandro Riccardi , e Dottore Rdcco Ragazzoni ; i.** , che a ciascuno dei .predetti tre concorrenti sia data una Medaglia d' argento per onorevole testimonlanza di lode , e per incoraggiamento ?. proscguire negli intrapresi lavori. ST AT 0 BELLA REALE ACCADE^HA DELLE SCIENZE DI TORINO IL Dl 7 DI MARZO dell' ANNO 1818. Presidente. Eccell.""" Conte Prospero Balbo. Vice-Presidente. Signer Dottore Giuseppe Audiberti. Segretario perpetuo. Abate Anton-Maria Vassalli-Eandi. Tesoriere. Signer Dottore Lodovico Bellardi. CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICIIE. Direttore. Signor Dottore Giuseppe Audiberti predetto, Segretario. Pmfessore Giacinto CaRena, Conte Felice Sammartino Della-Motta. Giovanni Antonio GiobeRT. Ignazio Michelotti, XXX Francesco Rossi. Conte Michele Saverio Provana. Professore Giorgio Bidone. Professore Giovanni Plana. Professore Franco Bonelli. Professore '^ittorio MiCHELOTTi, Professore Luigi Rolando. Cavaliere Professore Tommaso AsiNARi Cisa di Gresy. Professore Abate Stefano BoRSON. Conte Antonio Vagnone. Accademici na;^ionali non residenti, Teresio Michelotti. Conte Berthollet. Cavaliere Vichard di San Reale. CLASSE DI SCIENZE MORALI , STORICHE , E FJLOLOGICHE Direttore. Marchese Ottavio Falletti di Barolo, Segretario. Barone Giuseppe Vernazza di FreneY. Conte Giuseppe Amedeo Corte di Bonvicino. Contessa Diodata Roero di Revello nata Saluzzo. Conte Emanuele Bava di San Paolo. Eccell."° Conte Gian-Francesco GalEaNI-NaPIONE. Cavaliere Cesare Saluzzo. XXXI Conte Giuseppe Franchi di Pont. Conte Provana predetto. Professore Carena predetto. Pittore Lorenzo PrrHEUx, Professore Carlo Boucheron. Professore Amedeo Peyron. Architetto Giuseppe Piacenza. Giuseppe Grassi. Professore Giuseppe Biamonti, Accademici na:^ionali non residenti Abate Carlo Fea. Conte Saverio Maistre. Conte Giuseppe Maistre. Professore Raiwod in Ciambery. Addkanza del dl XXXII L I B R I PRESENTATl ALLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE" DAL 01 1 8 Dl AGOSTO l8l5 AL Dl 1 9 FEBDRAIO 1818." Do^ATOM< 18 agoslo i<5i5. V Antolegista botanico. Opera di Luigi Colla. Colla. Torino 1813, 1814,6 vol. in 8 . Elogio di Giuseppe Jacopi , Professore di fi- RamatL siologia, e notomia comparativa ec, pronunziato neir adunanza tenutasi il 22 agosto 181 3 dall' Ate- neo dipariimentale d' Agogna , dal Professore Giuseppe Ramati. Novara 181 3 in 8. Delia chimica filosofica, Discorso pronunziato neir aprimento delle scuole il di 7 di novembre 1808 dal Professore Giuseppe Ramati. Novara 1808 in 8. Prophene d'Ahmed-Ben-Cassam-Al-Andacosy , sur ravenement d'un Mathematicien. Lyon 1 8 1 4' Elogio storico del Dottor Loren70 Ponza da Gensana. Saluzzo , scritto da Tommaso Gensana , Medico Saluzzese, socio corrispondente della Regia Accade- mia delle Scienze di Torino ec. Cuneo 18 14 in 8. Lettera di Lodovico Costa al signor Giorgio Costa, xxxni Viani intorno alia Zecca , ed alle moiiete di Pit stoja. Torino 1814 in 8. h8 agosio Catalogo di una coUezione di minerali disposta Malacarne. secondo il sistema del celebre Werner, ed acqui- stata per use de' Licei nel regno d' Italia a Frey- berg dalla Direzione generale di pubblica istruzione. Opera del Doctor Claro Giuseppe Malacarne. Milano I 8 I 3 in 8,. Dei chimici reattivi. Dkserfazione di Claro ^ Giuseppe Malacarne da Acqui , Professore neJ Regio Liceo di Brescia. Brescia 18 10 in 8. Delia retta preparazione de' criteri o reartivi chimici. Dissertazione del Professore Claro Gia-r seppe Malacarne. Milano 181 3 in 8. Descrizione d' un moaumento militare scolpito Bonzaaigo. in legno di Giuseppe Maria Bonzanigj. Torino 181 5 in 8. La cicloiperbola risolutiva della circonferenza Rolfo. del circolo in linea retta, trovata e data alia luce dal Prete Giuseppe Rolfo per sentire la critica degli intelligenti di queste materie. Car- - magnola 18 14 in 8. Paradosso meccanico , ossia proprieta della ca- CasicUano. tena aspirante d' essere messa in moto da una potenza minore dalla sua resistenza. Dell' Archi- tetto Giuseppe Castellano. Torino in 8. Notice de la Bergerie Imperiale du departe- Te^sier. f^oJ. XXIII. y XXXIV ment de la Sarre , par M. Tessier de I'lnstitut Imperial de France ec. Paris 1 8 1 3 in 8. j8 af(osto Programme de la seance publique du 15 aVril La Societk I 8 1 3 de la societe d agriculture du departement ^^^^ Senna, de la Seine. Programme d'un concours pour des essais com- paratits sur I'enfouissement des plantes pour engrais. Discours prononce par le Chevalier Modeste Paroleiii. Paroletti, en presentant au corps legislatif les deux derniers volumes des memoires de I'Acade- mie de Turin. DIscorsi letti nella grande aula del Regio Ce- L' Accademia sareo palazzo delle Scienze e delle Arti in Mi- lano, in occasione delta solenne distribuzione dci premj della Cesarea Regia Accademia delle belle arti , fettasi da S. E. il signor Feid-Marescia!lo Conte di Bellegarde Governatore e Generale in capo deli' armata Austriaca in Italia , il giorno onomastico di S. M. V Imperadrice e Regina alli 25 agosto I 8 I 4. Memorie dell' Istltuto nazionale Italiano. Classi L'Istitvuo ... ,. .... ... llaliauo. di scienze morah , politiche , e di letteratura , belle arti ec. Tomo primo , parte seconda. Bo- logna 1813. L'attraction des monfagnes et ses effets sur Zaclx, les fil-a-plomb, ou sur les niveaux des instrumens d'astronomie , constates et determines par des i8i5. XXXV observations astronomiqucs et geodesiques ec. par le Baron de Zach. Avignon 1814. 18 aj^osto Notice sur M. Parraentier membre de la so- Huzanl. ciete philantropique , decede en 1 8 1 3 , par M. Huzard. Paris 18 14 in 8. Programme de 1' Academic Royale des Sciences , ^ . Accadcnua belles-lettres et arts de Bordeau. Seance publique du xj aout 18 I 4. Notice , et extraiis des manuscrits de la Bi- L' Isiituto bliotheque Imperiale et autres bibliotheques , pu- blics par rinsti.ut Imperial de France ec. Tome X in 4. Paris 1813. Eisai sur un nouveau mode d'exposltion des Servois. principes du calcul diffirentiel , suivi de quelques reflexions relatives aux divers points de vue sous Jesquels cette branche d'anatyse a ete envisagee jusqu'ici , et en general a Tapplication des sy- sttmes metaphysiques aux sciences exactes. Par M. Servois Professeur aux ecoles d'artHlerie. Nis- mes 18 14 in 4. Repertoire de medecine , ou recueil d'extraits Baline. et d'indications de differents ouvrages Anglais , Fran^ais , Italiens et Latins. Par M. le Docteur Balme. Lyon 1814. Coup-d'oeil historique , agricole , botanique , Thiebam-tle Z.. Berneaud. et pittoresque sur le Mont Circello , par Arsen- ne-Thiebaui-de Berneaud. Paris 18 14 in 8. i8 agosto i8i5 di Digions XXXVI Academic des sciences , arts , et belles-lettres L'Accademia de Dijon. Seance du 19 mai 1813. Rapport sur una machine a fabriquer le papier , inventee par le sieur Ferdinand Leisten Schneider. Par M. Leschevin. Dijon 18 18. Seance publique de I'Academie des sciences , arts et belles-lettres de Dijon , tenue le 8 avril I 8 1 3. Dijon I 8 1 3. £loge de M. Devosge , Fondatcur. et Profes- seur de I'ecole de dessin , peinture et sculpture Fremier- Mouier Fremier-Monier. Dijon Ma- Marcchal L' Isiituio di Fiaiicia de Dijon etc. Par M 18 1 3 in 8. Objections contre I'attraction. Par G. A rechal. Paris 1814 in 8. Memoires de la Classe des sciences matheina- tiques et physiques de I'lnsiitut de France. An- nee 18 10, seconde partie. Paris 18 14 in 4. Memoires de la Classe des sciences mathema- tiques et physiques de I'lnstitut Imperial de France. Annee 18 11, premiere partie. Paris 18 14 in 4. Versuche iiber die Erw-Irmung verschiede- Bockmaua ner Korper durch die Sonnenstrahlen Von Dr. Carl Wilhelm Bockmann Professor der Physik. Karlsruhe. 18 11. Versuche iiber die Warmeleitung verschiedener Korper Von Dr. Carl Wilhelm Bockmann Pro- fessor der Physik. Karlsruhe 1812. XXXVII i8 a^osto Saggio sopra la vera struttura del cervello Roland* *^'^ deir uomo e degli animali, e sopra le funzioni del sistcma nervoso. Di Luigi Rolando pubblico Professore di medicina nella Regia Universita ec. Con figure in rame disegnate ed incise dall' au- tore. Sassari 1809 in 4. Deir arte di governare i bachi da sera per Daudol* trarre costantemente da una certa quantita di foglie di gelso la maggior copla di ottimi bozzoli, e deir ii flucnza sua sull' aumento annuo di ric- chezza il domestica che nazionale. Opera del Conte Dandolo , Commendatore ec. Milano 1 8 i j in 8. Ad -Genuam ab augusto congressu Viennensi Cu-assi adjudicatam \ ictorio Emmanueli Sardiniae Regi. Apostrophe Alcaica. Franciscus Grassi Genuensis ex-Professor Rhetoricae. Taurini 181 5. Programme des prix proposes par I'Academie L' Accarlcmia Royale des sciences , belles-lettres et arts de Lyon pour 181 5. Lyon 1814. Alia memoria dell' insigne dipintore Angcio Collpj;io dclle Vacca, carmi funebri. Dal Collegio delle belle ^''"'^ ^^'^^ arti , offerti e consacrati il di 4 marzo 1815. Notitia collectionis inslgnis vermium intestina-LA,nn,^,ist.ne Hum et exhortatio ad commercium literarium quo '^^^ Musco .,, ^ . . . ., I fli Vieuua ilia perhciatur , et scientiae atque amatonbus red- datur communiter proficua. Naturae scruiatoribus i8 apfosto. L' Isiiiuto (li Fraucia Lai XXXVIII generaiim , speciallter autem Cathelminthologis dii ata ab administratione reg. cae. Musei hiitoriae naturalis Vieiinensis. Analyse des travaux dc la Classe des sciences mathematiques et physiques de I'lnstitut de France pendant rai^nee 1814. Partie physique. Par M. le Chevalier Cuvier Secretaire perpetuel. Analyse des travaux de la Classe des sciences mathematiques et physiques de I'lnstitut Royal dc France pendant I'annee 1814. Partie mathematique. Par M. le Chevalier Delambre Secretaire perpetuel. Nozioni sopra una nuova costruzione di sta- dere di Paolo Lana , Misuratore ed Ispettore dti pcsi e misure, e miglioramenti al ponte a bi- lico deir esponente Pietro Giacomo di lui figlio , Ingcgnere , Macchinista e membro libero della Societa Agraria. Torino 18 14 in 8. Inscriptiones pro exequiis publicis Valpergae Vcmazza. Calusii. Auctore Josepho Vernazza sodali suo. Aug. Taurin. Sulla angina del petto , e sulle mortl repentine. Zechinelli Coijiiderazioni di Gio. Maria Zecchinelli. 1813 e 18 1 4 in 8. L' identita del fluido elettrico col cosi detto Confiliacchi fluido galvanico vittoriosamente dimostrata con nuove esperienze ed osservazioni. Memoria co- municata al signor Pietro Confiliacchi Professore XXXIX dl fi>*ica sperimentale nella Universita di Pavia , da lui pubblicata con alcune note. Pavia 1 8 1 4 in 4. i8 a^osto P'U5 VII Pontlfex Maximus SS, Syndonem Grass* ^^'^ ostendebat Taurini XI Kal. lun. an. i 8 1 5 , ado- ranie Augustissimo Rege Victorio Emmanuele et populo. Aug. Taur. Prosperi Balbi de metris Horationis STNTAT- Balbo M^. Aug. Taurin. 181 5 in 8. De Clemente Damiano Priocca narratio Caroli Boucheron Boucheroni ad V. A. Prosperum Balbum. Aug. Taurin. 181 5 in 8. Cesarea Regia Accademia delle belle ard in L' Accaflcmia J.,., r, ■ • • !• • delle belle arii Miiano. Programmi pei grandi concorsi. j^ Milano 25 di novemL. Versi del Conte Alesjandro Sclopis , Dottore Sclopis collegiato di belle ard nella Regia Universita di Torino. Torino 1795, 1797) 1814 in 8. Rapport sur deux voyages botaniques et agro- Decandolle nomiques dans les departemens du Nord-Est , et du centre ; par M. Decandolle Professeur de botanique a I'ecole de medeclne de Montpellier , membre de la Societe d'agriculture du departe- ment de la Seine ec, Paris 1 8 1 3 in 8. Observations medicales faites pendant la cam- fierkhofti pagne de Russie en 1 8 1 1 et en Allemagne en 1813. Par Jos. Rom Kerkhoffs , Docteur en medecine, M^decin de I'armee Francaise etc. Mae- stricht 1 814 in 2. XL aC ili novcmb.. Hygltme militaire, ou avis sur les moyeiis de Kei-kliotTs. lOij. conserver la same des troupes , ouvrage pour le service de terre. Par le Docteur I. R. Louis Kcrckoffs Medecia railitaire de premiere classe etc. Alaestriclu 1815^ Commentarii sopra la storia , e le teorie dell' ot- VenturL tica. D-A Cavaliere Giambattista Venturi Reggiano, membro del Cssareo Ragio Istituto di scienze ec. Tomo primo. Bologna 1814. Rinci , qui pagus est in regione Monferratertsi Balbo. ( inscriptio ) in 4. Gnomonique graphique, ou methode simple et Mallei, facile pour tracer les cadrans solaires sur toute sorte de plan sans aucun calcu! , et en ne faisant usage que de la regie et du compas , sulvie de quelques problemes curieux relatifs aux surfaces spheriques et cylindriques. Par T* Mallet, doyen de la faculte des sciences , et Secretaire de I'Aca- demie des sciences. Paris i 8 i j . • Discorsi fisiologici del Medico CoUegiato Ga- Anselmo- briele Anselmo. gia Professore di anatomia e fi- siologia nel pubblico ginnasio di Torino , membro di varie socleta letterarie. Parte prima. Torino 1815 in 8 . Academie des sciences , arts et belles-lettres L' Accademia J i-k" c ' J '^ o D ''' Digioue. de Uijon. beance du 13 aout 1814. Rapport sur les machines a filer inveniees par le sieur XLI Ghauvelet filateur a Dijon. Par MM. Berthot , Didier et Mathicu Commissaires de TAcademie. aS.IiuoveniL. Programme des prix proposes par I'Academie Roj-ale des sciences , . belles-lettres et. arts de Lyon cH Lionr"" pour 1815 et r8i6.- Imperiale e Reale Accademia delle belle arti ^.a til tirenze. Frogramma di concorso pel i 8 i 6. di Fh-enze. DIscorsi letti neUa grande aula del Cesareo RegJo palazzo delle scienze e delle arti in occa- ^.^'^.^.'Jf'emia . sione della solenne distribuzione de' premi della Cesarea Regia Accademia delle belle arti fattasi. da S, E. il iignor Gonte di Saurau Governatore in Milaiio il giorno onomastico di S.. M. 1' Impe- radrice Regina. Milano i 8 1 5 in 8. . Per I'arrivo della Regina. Poesie ofFerte a S. M. dalla citta di Torino 181 j in 4. di Torino.'. Neir arrive della Regina colle Pri.n.cipesse sue figlie. Ganto delle fanclulle di Torino composto. da Diodata Saluzzo , Gontessa Roero di Revello,. Torino 1815 in 8. Ad festos apparatus civitatis Taurinorum pro adventu Reglnae inscriptiones. Aucrore Michaele ^'■°^'''"^- Xaverio Provana ; decur. Taur. Aug. Taur. i8ij. j4jennajo De' colori accidentali della luce, ossia della generazione dei colori nei vari accidenti d' ombra ^'^""' e di luce. Memorie del Dottore Pietro Petrini primo Professore delle matematiche nel Golle- f^ol. xxui. 6 XLII gio ForteguerrI dl Pistoja. Pistoja 1 8 1 5 , i vol. in 4. 1. 1 ili gciuiajo Delia Tipografia in Alba nel secolo XV del signer Barone Vernazza. Torino 181 5 in 8. Deir antica toreutica dissertazione dell' Abate Sebastiano Ciampi Professore di lettere greche e latine nell' I. e R. Universita di Pisa ec. socio di varie Accademie. Firenze 181 5 in 8. Vita del Conte Giambattista Bogino Ministro di Carlo Emanuele 111 coll' effigie intera del medesimo. Catalogus plantarum Regii horti Botanici Tau- rinensis. Auctore Biroll Botan. Professore in 8. De graecis litteris Theologo excolendis 2XE- AIA2MA. Del signor Abate Ambrosio. Aug. Tau. ex Typographia Regia 181 5. Opere poetiche di G. G. Applano. Torino 181 5 in 8. Alcune iscrizioni latine e italiane composte per r arfivo delle LL. MM. il Re e la Regina. Per r arrivo di S. M. la Regina in Torino il di 23 di settembre ,1815. Versi sciolti. Torino 181 5. 28 tli gcnnajo Principes de I'ordonnance et de la construction des batimens ec. Par Charles Francois Viel , Ar- chitecte de I'hopital general. Paris 1797 quattro volumi in 4 con un atlante. Vernazza. Ciampi. Balbo. Biroli. Ambrosio. Appiano. Vernazza. Viel. xmi 38 ili "cnnnio De retablisscment du systeme modeme de la (/'r „ Rnvmoiiil. loio. notation musicale usite en Europe. Par M. G. M. Raymond , membra de plusieurs societes savantes et litteraires et de I'Academie des philarmoniques de Bologne. Paris 181 j in 8. Notice sur T. Valperga de Caluso traduite de ,,.,.. I'italien de M. Cesar Saluzzo par A. L. Millin. Paris I 8 1 5 in 8.- i.i di febbraio Prospetto della lettiira della sessione di Padova t-t.-. del Cesareo Regio Istituto di scienze , lettere ed di Padova. arti nel corso dell' anno accademico 1814, 181 j. Padova in 4. Osservazioni sopra alcunl antichi monumenti _, , ' Oordcro di belle arti nello stato Lucchese. Lucca 1815. di S. Quimino 37 di febbrajo Iscrizioni latine pei solenni funerali del Re di Francia Luigi XVI.. Del signor Belloc. Parigi I 8 1 6 in fol. Notice sur une medaille de Philippe Marie' Visconti Due de Milan. Par M. I. F. Tochon d'Anneci. Paris i 8 1 6 in 4. Dissertation sur I'inscription grecque lACONOG AIKION , et sur les pierres antiques qui servaient de cachets aux medecins oculistes. Par M, To- chon. Paris I 8 I 6 in 4. £loge de Blaise Pascal etc. Par M. Raymond j. , ° •' Kaymond. deuxieme Edition. Lyon i8i6 in 8. Notice sur le Chancelier Gerson , et I'Abbe „ ' Gencc. Gersen. Par M. Gence. / ParolcUi. De Ilomaup. XLI V 27 di fcbbrajo Commedie del signor Avvocato Alberto Nota. •«'^- Milano .8.6 2 vol. in ... ^°"' J lii iiiarzo £loge historique de Marie-Cloiilde-Adelaide- Xavier de France Reine de Sardaigne , avec des notes et des pieces inediies. Par M. I'Avocat Modeste Paroletti. Paris .8.4. 7 di apiile Prospetto delle conseguenze derivate alle la- gune di Venezia , ai porti ed alle limitrofe pro- vincie dopo la diversione dei fiumi , analisi e sviluppo della dottrina coll' applicazione al porto di Malamocco ed al caso speciale dell' emissario del Sile , con cui si tratta di redimere un cir- condario di 63000 campi. Di Antonio Luigl :De- Romano , Direttore delle fabbriche e de' la- vori idraulici dell' Imperiale Regia Marina, socio di diverse Accademie ec.Venezia 1815 in 8. Catalogue des membres de I'Academie des L Accatlcniia sciences , lettres et arts de Marseille. Marseille di MaiMglia. 181 6. Programme des prix proposes par TAcademie des sciences , lettres et arts de Marseille pour les annees 1816 et .8.7. Marseille 1816. Observations sur les pommes de. terre , reunies , _ . I c • ' ' r> 1 r- I 1' • Socicia della a Fans par la bociete Royale et Centrale d agri- .^^jiiia e Oise. culture. Faites a Versailles par una commission speciale de la Societe de Seine et Oise , depuis le 15 avril 1814 jusqu'au 15 fevrier 181J. V<.7.e Cornelio. XLV "J di aprilc Ddl' epizoosia dei bovi , delle pecore e dei loiO. porci , e di alcune altre loro malattie , della rabbia dei cani , e delle regole per impedire la difFusione dei contagi. Di Gioanni Pczzi Diret- tore in medicina ed in chirurgia , Direttore e Professore nella Regia scuola di veterinarla nel regno d' Italia , e socio di varie Accadem.ie. Mi- lano i8i 2 in 8. .gi di aprilc Statistica odontalgica del Piemonte ed in ispe- cie di Torino per 1' anno i 8 i y , arricchita coi risultati delle principali osservazioni e sperienze fatte dal Cavaliere Vittorio Cornelio , Chirurgo- Dentista onorario di S. M. Genova i8i6 in 8. 5 di maggio Memorie di matematiGa e di fisica della Societa ^ ^ . . La bocicU Italiana delle scienze. Tomo XVII. Parte conte- luliana. nente le memorie di fisica. Verona 1815 in 4. Notice des travaux de la Classe des beaux arts de I'lnstitut Royal de France depuis le mois d'octobre I 8 I 4. Par Joachin le Breton Secretaire perpetuel de la Classe, membre de celle de I'histoire et de litterature ancienne ec. Expose des travaux de la Classe d'histoire et litterature ancienne depuis le premier Juillet 1814 jusqu'au 30 juin 1815. Par M. Daunou, Le retour des Bourbons , sujet du prix ex- ,..,,. , L' Accademia traordinaire de poesie propose en 1 8 1 5 par ^i- Lione. I'Academie Royale des sciences , belles-lettres et arts de Lyon. Le Brcloii Daunou. XLvr 3 tli maggio Programme d'un prix extraordinaire de poesie *^'^ a decerner par 1 Academic Koyale des sciences , ^■^ Ljoae. belles-lettres et arts de Lyon le 24 aout iHi6. Noiizie elementari di geografia accomodata ad • TN in A 1 • • n Vcrnazza. uso de Piemontesi. Dell Accademico signor Ba- rone Vernazza di Freney. Torino 1797 in 8. It) di maggio Mcinorie dell' Accademia di BerJino dall' anna • L'Arcaflcmia 1804 nno all anno 181 1. jj Beilino. Traite elementaire du calcul des inequations. _ , ' _ Laiiard. Par N. F. Canard Professeur de mathemauques transcendantes au Lycee de Moulins. Paris 1808 in 8. 2O df maggio Programma pei grandi concorsi ai lavori di , L' Accademia belle arti per 1 anno i 8 i 7. di belle arti Le rovine di Lizano. Memoria del Cavaliere ^^ Milano. f . . t^ . . ,. T^. , !•• Serristori. Luigi bernstori di rirenze membro ordinario deir Imperiale Reale Societa economica de' Geor- gofili. Firenze i 8 i 5. Sopra i principi fondamentali della teoria delle funzioni analitiche di Lagrange. Memoria del Cavaliere Luigi Serristori. Firenze 18 16. ■» di giugno Corso analitico di chimica di G. Mojon Dot- tore in medicina , Professore di chimica farma- ^° ceutica nelle scuole di medicina e farmacia deila Reale Universita di Genova ec. Terza edizione corretta ed aumentata. Livorno 18151 vol. in 8. Doppio soffietto o raantice inspiratorio per XL V I r 2 Ji f^iugno soccorrere gli aifittlcl , e per intraprcndere con x8i6. ConlUiacclii. Rilj Veruazza. Gautieri. facilita alcuni esperimenti e ricerche di fisica e di fisiologia , premiato dal Regio Istituto di scienze e lettere in Milano. Del Professore Con- filiacchi. Pavia i 8 i 6. Tesi sostenute nell' esame di aggregazione del signer Chirurgo Alessandro Riberi di Srroppo. di 'siroppo Torino i8i6. Lettera di Gerolamo Fracastoro sulle Ja crime di Venezia, ora per la prima volta pubbjicata ed illustrata dall' Accademico Barone Vernazza di Freney. 23 di giugno Dei vantaggi e dei danni derivanti dalle capre in confronto delle pecore. Trattato di Giuseppe Gautieri Ispettore generale ai boschi , membro di molte Accademie e Societa letterarie i8i(S I vol. in 8. 7 di luglio Rapport fait au nom du Conseil des travaux publics du departement de la Seine le n mars i8i6, par L. Hericart Ferrand de Thury Inge- nieur en chef des mines, sur la qualite de la ce- ruse de Clichy , sur les avantages qu'elle presente et sur les essais aux quels elle a ete soumise comparativement avec la Ceruse de Hollande ; Imprime par ordre de M. le Comte Chabrol Conseiller d'£tat, Prefet du departement d: !a Seine. Paris i8i6. Hcrican Feiiaiul dc TJmrj Lautard,. XLVIll .1 di diocmb. Sulle antiche edizioni dell' archlteftura militarc. I. Si (5 Ti 1 /^ T T\ 1 • Vassalli-Eandi Del Capitanorrancesco Demarchi. Programme des prix proposes par TAccad^mie . 1 It T , L'Accademia Royale des sciences ,. bsues-lettres et arts de ,ji Lioiic. Lyon pour i 8 i 7. Notice des travaux de I'Academie des sciences , l6ttres et arts de Marseille pendant I'exercice des annees 181 5 et 1 8 1 6. Par M. le Chevalier Lautard Secretaire perpitiiel de la Classe des sciences ec. Marseille i8i<5 in 8.- Le mariage de Salomon. Par M, Dureau de la Malle , correspondaat de I'lnstitut Royale de j^ ^^ jj,'jj^ France etc. Paris 18 16 in fol. DIscorsi letti nella grand' aula dell' Imperiale I II • 1 11 • • L'Accademia Reale palazzo deile scienze e delle arti , in oc- di Milauo. casione della solenne distribuzione dei premi della Imperiale Reale Accademia delle belle arti fattasi da S. E. il signor Conte di Saurau Governatore in Milano il giorno 14 agosto 18 16. Milano 1816. DIscorso del signor Teologo D. Pietro Gu- ^ glielmo Leone Dlrettore generale delle scuole , detto nella distribuzione del premi per le classi inferiori della citta e sobborghi di Torino alii 3 1 agosto I 8 I 6. ' Joannis Pogii humaniorum lltterarum Profes- soris oratio habita coram amplissimis rei litterariaj "*''' XL2X moderatorlbus , et Taurlnensis civitatis Decurio- nibus in solemni conventu , quum praemia disci- pulis erogarentur. XIII Kal. septembris iSi6. Aper^us philosophiques premiere partie , dans 9 (li (liccmb. laqueJle on traite de quelques systemes en ge- ,. '|,.*'^\' neral; de la reverie j de rimmagination du genie et de I'inspiration; de renthousiasme; du melange de la poesle avec. les sciences , et sur-tout avec la philosophies des rapports du monde physique- avec I'ordre moral} de Tabus des phrases, et. de certaines formes de style ; des plalsanteries: philosophiques. Turin 1816 in 8.. Saggio suir arte critica.. Poemetto didascalico dr Alessandro Pope , recato in versi sciolti ita- liani , e corredati di note' da Teodoro Accio , Professore emerito ec. 18 16 in 8,. Phyllographie Piemontaise oa nouvelle methode de connaitre les plantes d'apres les caracteres ' ^' particuliers des feuilles, disposes en ordre de sy- steme. Par un des Docteurs agreges au college de medecine etc. Torino 1816 3 vol. in 8. Analyse d'une nouvelle ornithologie elementaire. . Par L. P. Vieillot , Auteur de divers ouvrages d'ornithologie , et un des Collaborateurs du nou-- veau dictionnaire d'histoire naturelle. Paris 1816 1 vol. in 8. L' Enrlade di Voltaire, con note compendiate, BolalH. f^0l. XXIU\ 7 Accio. Vieillot. L recata in sciolti Italian! da Michele Bolaffi , de- dicata a S. M. Luigi XVIII Re di Francia e di Navarra. Parigi 1816 i vol, in 8. Preservativi politici per tenere lontana la paste. . ., x3 di tliccmb (jianpietri. jgj^^ 'Lettera di Francesco Gianpietri all Eccell.'"" Duca d' Ascoli , seconda edizione. Napoli 18 16 in 4. Geometria di sito sul piano e pello spazio. Di „. ' Vincenzo Flautl. Napoli i 8 1 5 i vol. in 4. Istruzione suUe misure e sui pesi , che si usano ^ ... „ ,. ^ *'j8^-"'"'°"^'^^ Repubblica Cisalpina , pubblicate per ordine del Comitato governativo. Milano. Anno X - i 80 i. Rapporto della Commissione di commercio al gran Consiglio. sopra il nuovo campione di mi- sura lineare , con annotazioni del signer Venturi. Milano 1798. Delle nuove misure e pesi di Francia , e ri- duzione in quelle di Genova secondo I tipi e i campioni originali. 1805. Rapporto fatto all' Istituto nazionale Ligure dalla Commissione composta delle due prime se- zioni della Classe di matematica e fisica sui pesi e misure. Compendio sulle nuove misure introdotte nello Impero Francese dal signor Ch. Haros , tradotto da G. P. M. T, } con tavole di rapporto tra le nuove misure e le Parmigiane. Parma i8oj. Tables de comparafson entre les m^sures an- n . clennes et celles qui les remplacent dans le nou- 5:. (Ij gcnnajo , ,V ^, ,. . Vassalli-Eaudi 1817. veau systeme metnque , avec leur explication et leur ibage ; nouvelle edition rendue conforme a la determination definitive du metre , du kilo- gramme etc. , publie par ordre du Miniitre de Tinterieur. Paris 1801. Instruction sur les mesures et poids nouveaux compares aux mesures et poids anciens, qui offre un moyen facile de connaitre les rapports qui exi- stent entre les uns et les autres etc. Par Mathurin- Jacques Brisson , Professeur de physique et de chlmie etc. Edition monotype. Paris 1800, Memoria elemental sobre los nuevos pesos v medidas decimales fondados en la naturaleza. Par D. Gabriel Ciscar Capitan de navio de la Real armada , membro de la Comision de pesos y medidas del Istituto national de Francia per parte de S. M. C. Madrid 1800. Tablice Stossunka Novvich Miar i Wag Fran- cuzkich z Litewskiemi i Polskiemi miarami 1 Wagami podane Zgromadzeniu Przyiaciol Nauk przez Alexandra Sapieha. Warsawie i8oz. Roku. Drukami F. G. C. Ragaz-go, w Starym Miescie. Nro. y 1. Rapport metrique par Charles Capelli, membre du College de medecine ec. Turin 1802. Tavole ossia conti fatti suJla corrispondenza LI I . delle misure , pesi e monete nuove coUe misure, o ^^]o . . , . ... ' Vassalli-Eandi ii?i-. pesi e monete antiche ccmuni e-' parttcolan al Piemonte , e delle antiche coUe nuove. Del P. Benedict! di Niella-Tanaro, Professore nelle scuo- le di Mondovi. Cuneo 1-804, Spiegazione delle denominazioni , ' e valore dei pesi e misure secondo il sistema metrico adottato dal governo Francese di quelli del Piemonte , e dei lore composti e parti , colle tavole per la facile riduzione in pratica degli uni negli altri dei suddetti pesi e misure. Del Notajo e Geo- metra G. B. Ferrero di Piobesi. Carmagnola 1806. ,. . Propramme des prix proposes par la Societe i3- e.altrove, con osservazioni del Conte Dandolo Cavaliere di seconda Classe dell' ordine della - Corona Ferrea ec. , membro di molte Accademie e Societa letterarie straniere. Milano i vol. in 8. II buon govern o dei bachi da seta dimostrato xol giornale delle bigattiere. Milano 1816 in 8. La coltivazione dei pomi di terra considerata ne' suoi rapporti colla nostra agricoltura, col ben essere delle famiglie coloniche dei possidenti , e dello Stato. Milano 18 17 in 8. Avviso del Conte Dandolo a tutti coloro , che volessero mandare alunni alle sue bigattiere del Varese per essere da lui esercitati nella pratica ■ del nuovo metodo di governare i bachi da seta. Siccita nel 1 8 £ 7 ostinatissima. Prece anacreontica. ]\[ore.io. LVl Sulla necesita di promuovcre lo scavo delle aG ili maggio . . , ,. . T^- I iQirj, imiiiere nel dijiartimento Piave , e sul vantaggio che si potrebbe trarre dalfe fagglna e dalla legna giaceriti , che iiifracidiscono nella selva del Can'- siglio. DiscorsI due di Tommaso Antonio Catullo p. P. di scienze naturali nel Liceo di Belluno. Belluno 1815 in 8. Memoria mineraloglca sopra 1' arenaria del Bel- lunese del Professore Catullo ec. Verona 1816. Lettera mineraloglca del Professore Catullo sopra le rovine accadute nella comune di Borca nel Cadore , quarta edizione accresciuta e corretta dair autore, Verona 1816. Quesiti di chimica e storla naturale scelti nel corso di lezioiii. Del Professore Catullo 1' anno 1 8 1 6 neir Imperiale Reglo Liceo Convitto di Verona. Versio hebraicae poeseos Sepher Thelim ^ seu liber psalmorum juxta novam methoduai legendi sine punctis. Auctore Francisco Ricardi. Genuae in 8. Versi della signora Cantessa Diodata Saluzzo Roero, volume terzo in 8 piccolo. Torino 1816. Programma dei grandi concorsi pubblicato il di 3 di giugno 18 17 dall' Accademia delle belle arti in Milano pel 18 18. - ' Inno a Dio. La pioggia sospiratisslma lunga- mente implorata , ottenuta. Caiulio,- 30 di giugno. Ricardi Diodata Saluzzo. L'Accadeniia di Milano. Moreno. L'Isiiiulo di Fraucia,. Moliucri. Lvir aStli giugno Memoire de I'Institut de France , Classe d'hi- '7- stoire et de litterature ancienne. Tomes i." et i.' Paris I 8 I 5 in 4. 4 cli diccmbre. Le nozze di Peleo e di Teti pel faustissimo Imeneo di S. A. S. Carlo Amedeo Alberto Prin- cipe di Savoja-Carignano con S. A. R. Maria Teresa Francesca A rciduchessa d' Austria , Prin- cipessa di Toscana. Volgarizzamento di Gioanni Battista Molineri P. E. di Rettorica. Torino 1817. Apperfu philosophique. Seconde partie. Turin 1817. Chez Pierre Joseph Pic libraire. Essai d'un parallele entre les forces physiques et les forces morales. Par Hyacinthe Carena , Professeur de philosophic etc. Turin 18 17 in 8.. Nouvelles experiences sur la nature et les va- oazTazm nations de I'aimant relatives a la navigation. Par '^'^ ^^o^^iii-Trier S. P. Sarrazin de Montferrier , ancien Inoenieur de la Marine au service d'Espagne etc. F^ris. Quesiti di chimica e storia naturale scelti nel corso di lezioni dato 1' anno 1817 nell' Imperiale Regio Liceo Convitto di Verona. Verona 18 17. Notice des travaux de I'Academie des sciences, lettres et arts de Marseille , pendant I'exercice de 18 1 7. Par M. le Chevalier Lautard Secretaire perpetuel de la Classe des sciences ec. Marseille 1817. Vol. xxiii, 8. Fallcui di Barolo., Carena. . Sarrazin Lautard. "LVIIl Memoires publics par TAcademie de Marseille . 4 tli tUceniL. , . ., ., .,, LAccademia ,8,^. tome huitieme. Marseille i8ii. di Marsiglia. Observations sur la Ratanhia. Par Delaruelle ^ , Delaruclle. Pharmacien. Paris i 8 1 7. Tableau du climat des Antilles et des pheiio- ,, menes de son influence sur les plantes , sur les de Jonnes animaux , et Tespece humaine. Par le chef d'esca- dron A. Moreau , Chevalier des ordres Royaux de S. Louis et de la Legion d'honneur , corres- pondant de TAcademie Royale des sciences , de rinstitut de France etc. Paris 1817. Memorie medico-cliniche per servire d' inter- pretazione ai prospetti clinici del Cavaliere Va- leriano Luigi Brera M. D. Consigliere efFettivo di S. M. L R. A. ec. , con quattro tavole in fame. Padova 18 16. Prospetti de' risultamenti ottenuti nella cHnica medica dell' Imperiale Reale Universita di Padova ne' set anni scolastici dal 1809 al 181 5 , col riassunto sessennale, pubblicati dal Cavaliere Valeric Luigi Brera Consigliere attuale di S. M. L R. , Professore P. O. di medicina pratica e di clinica medica nella L R. Universita di Padova ec. Pa- dova 1816. Prospetto de' risultamenti ottenuti nella clinica medica deli' L R. Universita di Padova nel corso deir anno scolastico 181 5, 1816. Dal signor LIX Consigliere e Professore V. L, Brera , compiratoi dal signor Dottor Pietro Dall' Oste, Medico as— sistente nella scuola clinica ec. Padova 1 8 1 6. , ,. ,. , Prospetto delle letture dalla Sezione di Padova _ . 4,ui diccnib. ' Isliiiiio [817. del Cesareo Regio Isiituto di scienze , lenere ed di Padova.. ard nel corso deli' anno scolastico 181 5, 1816. Atti delha Imperiale Reale Accademia delle belle ^,. L Accademia . arti di ' Milano 1817; di Milauo. Programme des prix proposes par I' Academic Royale des sciences, belles-lettres et arts de di Lione.. Lyon pour 1818. Programmi dei g-randi' concorsi' dell' Imperiale y,. , o t) r L Accademia ■ Reale Accademia ddle belle arti ia Milano. di Milauo. Introduction a la philosophie des mathematiques Hoene' et technie de ralgoritlimie. Par M. Hoene de ^^ ^^ ronski. . Wronski , ci-devant Officier superieur d'artillerie au service de Russie. Paris i 8 1 1 . Refutation de la iheorie des fonctions analy- tiques de Lagrange. Par Hoene de Wronski. Dedie a I'lnstitut Imperial de France. A Paris' 1812. Resolution generale des equations de tous les- degres. Par Hoene Wronski , dedie a la Pologne, ancienne patrie de I'auteur. Paris i 8 1 1. Philosophie de la technie algorithmique. Pre- miere section contenant la loi supreme et uni- verselle des mathematiques. Par Hoene Wronski. Paris I 8 1 5 . LX Philosophic de la technie algorithmique. Se- conde section contenant les lois des series comme preparation a la reforme des mathematiques. Par Hoene "Wronski. Paris 1 8 1 6 , i 8 1 7. L' arrivo e gli oracoli dell' Ussignuolo , cantiche 4 di dicemb. , j,^,. Tn-r ^1 r- • Mazza-Saluzzo 181':. ^^^ "^^ Cavaliere L. Massa-baluzzo , Capitano nelle armate di S. M. Sarda. Tortona 18 17, Reflexions philosophiques , politiques et mo- • . rales de Theodore Accio , Professeur £merite et Docieur agrege de I'Universite de Turin. Turin i'§ I 7. Correzioni fatte dal signor Professore Teodoro. Accio alia sua traduzione delle Satire di Giove- nale. Pirro. Traeedie di Costanza Moscheni Lucchese. ,, , Lucca I 8 I 7. Idea d' un nuovo sistema astronomico del si- (jrassi gnor Francesco Grassi. Torino 181 3. Urania seu de motu coelesti. Auctoi* Fran- cisco Grassi. Taurini 1817. Suir origine dei ciottoli , osservazioni tratte da : . .... c.iiiiiio un' opera inedita sulle produzioni fossili del Bel- lunese. Di Tommaso Antonio CatuUo , Profes- sore di scienze naturali nel Liceo Convitto di Verona etc. Les tropes, ou les figures des mots. Poeme _ ,, 1 1 di dicenxb. '^ ° . J\ cuichateau en quatre chants. Par M. le Comte Francois ce ^^^'"■•'^rhateau. Paris 18 17 in 8. LXI DclamliK , 19 di dicenib. /"^'y^^ ^^^ travavix de I'Acaddmie Royale des 1817. sciences pendant I'annee 18 16, parde mathema- tique. Par M. le Chevalier Delambre, Secretaire perpetuel, Recueil des discours prononces dans la seance publique annuelle-de I'lnsdtut Royal de France /:^V''''"**' le jeudi 24 avnl 1817. Suir architettura Greco-Romana applicata alia costruzione del teatro moderno italiano , e sulle ^*=*"'^'*- macchine teatrali. Saggio di Tommaso Carlo Bec- cega Vicentino. Venezia 181 7 in fol. .7 di scnnajo /^'""^^^ '^' 1^ chataignier et sur sa culture, ^^ ^ ■ i8rS. a'^resse a Ja Societe Royale et Centrale d'agri- fiit" culture -de Paris. Par L. A. -D. Hombres-Firmas , son correspondant a Alais , departement du Card! :Osservazioni sul clima , sul territorio, e sulle acque delia Liguria maritima di un coltivatore '^^'"'^"• di Diano. (signer Agostino Bianchi ) Vol. i parte I. e II. Genova 1817. 8 di gennajo. ^^^''^'^^ ^ Slra, Poema epico di Carllo con- texnporaneo di Ossian , recaio in verso italiano ^^^'"^S-'- ^ dair Avvocato Giuseppe BelHngeri. Milano 18.7. Camillo. Poema di Giuseppe Biamonti , Pro- fessore di eloquenza italiana nella Regia Univer- ^'^™°"^'- sita di Torino. Canti died in due volumi. Milano 1-814 e 181 J. 5 difebbrajo. Nota della pioggia caduta negli u„dici primi mesi del 1817. A Pisa. Borgnis. EUce. . LXII VersI di Diodata Saluzzo-Roero 4 edizlone 5 di Jebbraio . t- • Diodata i.SiS. corretta ed. aceresciuta. Vol. 4, ionno 18 17 Salu^zo. I vol. in 8. Memoires publics par 1' Academic de Mar- _ , . . seille. Tom. IX. Marseille 18 ii i vol. in 8. di Marsij^'lia. Traite complet de raecanlque appliquee aux arts, contenant I'exposition. methodique des theo- ries et des experiences les plus utiles pour diriger le cholx, rinvention, la construction et Temploi de toutes les especes de machines. Par M. T. A. Bor- gnis, Ingenieur et membre de plusieurs Academies. Mouvemens des fardeaux. Paris 1 8 i 8 i vol in 4. Sagcrio suir elettricita. Di Ferdinand© Elice i Dottore in filosofia e medicina ec. Genova 1817 1, vol, in 8.. Memoires de la Classe des sciences mathema- 19 difebcraio , • 1 t- ' Isiiiuio tiques et physiques de 1 Institut de trance annee jj Francieu, 1 8 1 1 deuxieme partie. Paris 1814 i vol. in 4. . Memoires de la Classe des sciences physiques et mathematiques de I'lnstitut de France annee 181 1 deuxieme partie. Paris 1814 i vol. in 4.. Traite contre la saignee , dans le quel on montre qu'elle est pernicieuse dans toutes les maladies , suivi de quatre essais de medecine ec. . Par Jean Antoine Gay , membre de I'ancienne faculte de medecine , et de I'ancienne Societe d'agriculture et des arts de Montpellier etc." Paris i&o8 I. vol. in 8, LXIII MACCHfNE, STROMENTI, MINERALI, MEDAGLIE , MONETE , DISEGNI , E RAMt PRESENT ATI ALLA REALE ACCADLMIA 18 ai,'0.slo 1816. .3 1 mai7,o 1816. 5 maggio. 12 maggio. Medaglia in argento fatta coniare dalla Guardia -, „ -. ° " Cesarcbalui-7.* Nobile pel ritorno di S. S. R. M. Una tenia nello spirito di vino. Un cane mostruoso, e un coniglio con due corpi. Una puzzola. Due monete trovate negli scavi fatti ne' con- torni di Torino sotto la direzione dell' Accade- mico Ignazio Michelotti. Impronta di un sigillo per la cancelleria del nuovo Ordine di Savoia. Mostra di una sostanza cristallizzata creduta una nuova varieta di pirosceno , chiamato ste- nonomo dal signor Lucas figlio. Uno di questi cristalli e stato trovato nel 1808 dal Conte Va- gnone a Montague , territorio di Traversella nella valle di Brozzo ; 1' altro fu trovato nel 1801 dal signor Domenico Perotti nella Mon- tagna Bleu^ territorio di Lemie nella valle di Viii. Una medaglia fatta coniare dalla Citta di Torino per I'arrivo del Re in questa metropoH. Una moneta di fr. i o coniata nel 1653, col ftome di Carlo Emmanuel II , trovata negli scavi fatti alia destra del Po. Hossi. Balbo. Vemazza. Va^none , e L'erotii. BaJbo. 23 niarzo itilT. Ccsai'c Saluzzo-> I Depuiati della Savoia. EX IV 19 ina;;gio ^"^ esemplari i uno in argento , 1' altro in j^^ ^^j^^^ i8i(3. bronzo , della medaglia coniata dall' 111.""' Citta tli Torino. di Torino , per eternare la memoria del fausto ritorno di S. M. ne' suoi Stati di terra-ferma. It) diccmbre Una medaglia di bronzo coniata in Parigi , rappresentante 1' effigie di Lagrange, lodatissimo lavoro del Piemontese Donadio. Una medaglia in bronzo , che la Savoia' ha fatto coniare in memoria della restituzione delle Provincie di la dall'Alpi al dominio di S. M. , ed un foglio stampato , che contiene la descri- zione della medaglia prpsentata dal Marchese Falletti di Barolo a nome dei Deputati della Savoja. II' diccmbre Alcune mostre di lacca ottenuta dal Conte Saverio Maistre , Accademico non residente , mediante la combinazione dell' ossido dell' oro con altre sostanze. Alcuni pezzi di legno bituminoso trovati nel 1 8 1 7 alia profondita di 13 in 1 4 trabucchi nella formazione di un pozzo sulla collina del Krritorio di Moncalieri , regione di Majole. Una tela formata da uno o piii bachi da seta di 6 oncie di lunghezza e 4 oncie e un quarto di larghezza. Una tela , creduta di ragno , trovata in un granajo a Moretta : di un piede liprando in larghezza , e di quattro in lunghezza. Maistre. 7 gennaio x8i8. Vernazza. LXV N 0 T I Z I A INTORNO AI LAVORl DELIA CLASSE DI SCIENZE MATEMATICIIE E FISIGHE DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE DAL MESE DI ACOSTO DEL l8l5 SINO AL Dl 3 1 DICEMBRE 1817. ICMTTA Dal Professore Giacinto Carena SECRETiJllO DELLA PREOETTA CLASjIi. SCIENZE MATEMATICHK Sopra gV integrali defmiti, Del Prof. Plaxa. Xl Professore Plana ha intrapreso in questa memoria ad assegnare il valore di una nuova Classe d' integrali defi- niti , i quali hanno per limiti zero ,6 1' infinito. II modo tenuto in questa ricerca e fondato sulla riduzlone in serie di uno dei fattori dell' integrale , operata in modo , che il risultamento che si cerca dipenda da altri integrali gia ccnosciuti, St fatta trasformazlone k una delle piu feconde di questa teoria , e per essa riusci all' autore dl dimostrare, con una semplicita degna di attenzione , diverse formole- trovate dal celebre geometra il signer Poisson, Vol. XXIIJ. ^ txvi Avviene talvolta, nella teoria degli integrall definiti ,' die certi risultamenti ottenuti sotto la condizione espressa die le quantita costanti siaiio reali , daiino luogo alia de- riv-^zione di altre formole di diVersa forma , mediante la sostituzione di quantita immaginarie in vece delle reali j ma SI fatto artifizio lascia una certa oscurita die rende necessario di ricorrere a' prindpii meno astratti dell' ana- lisi per dimostrarne la verita. Ed egli e appunto per di- radare la predeita oscurita die l' Autore 'ha date in un articolo della sua memoria la dimostrazione di una for- mola trovata dal chiarissimo signor Legendre , facendo passaggio dal reale all' immaginario. Questo ramo di ana- lisi e presentemente coltivato con calore , e diverse felici applicazioni ne fanno vedere 1' importanza. Sopra il moto di un covpo attorno al sito centra di gravitci. Memoria del Cav. CiSA m Gjiesy. Egli e noto con quanta maestria sia stata trattafa questa materia dal nostro Lagrange , non meno die da Euler , da Laplace , e da Polsson j ne il cavaliere Cisa di Gresy r avrebbe certamente considerata come argoniento di ulte- riore ricerca, se in una memoria pubblicata in Parigi nel ;!8i3 dal Professore J. F. Fran^ais non si mettessero in dubbio le generali conseguenze cosi felicemente dedotte da Lagrange, e con tanta eleganza esposte dai mentovati sommi matematici. 11 cavaliere Cisa di Gresy, dopo aver renduto la dovuta lode al merito dell' opera del signor LXVIT Fran^ais , imprende contro a lul a dimosfrare che le sem- plificazioni di Lagrange , e le proposizionl di Laplace e di Poisson sono sempre vere , e spiega la teoria di que- sta dottrlna. Per rischiarare maggiormente.questa quistione risponde egli alk eccezioni del mcntovato autore Francese, premettendo 1' analisi del metodo di lui , e facendo vedere che Ik dove il signer Frangais credette che la risoluzione fosse capace di maggiore generalita , e che solamente a certi casi particolari venisse ristretta la conseguenza di Lagrange , la appunto si restringe egli stesso ad un caso particolare dipendente da ipotesi arbitraria : e dimostra in- fine r insufficienza delle osservazioni del predetio autore contro le dimostrazioni di Laplace e di Poisson relativa- mente alia stabilita e permanenza del moto di rotazione aitoriio agli asbi principali del corpp ruoxante. Considerazioni intomo all' cquilibrlo delle superftcie Jlessibili e inestenslbili. Del Cavalicrc Cisa di Grest. Lo Stesso autore in altra memoria propone di derivare immediatamente dal principio delle velocita virtuali le equazioni relative all' equilibrio di una superficie flcbsibile e inestensibile , della quale tutti gli elementi sono sog- getti a due tensioni disuguali e rettangolari. Felicissima eertamente e V idea di far dipendere la risoluzione dr questo problema dal principio delle velocita virtuali , sopra di cui al presente tutta si fonda la meccanica analitica.>. LXVIII Non ci dilungheremo maggiormente nel ragguagllo di questa memoria , essendo essa stampata in questo stesso volume. Sopra le trasccndenti elUtiche. Del Prof. BiDONE. II calcolo delle trascendenti ellittiche e stato singolar- mente promosso ed esteso dal signor Legendre, II quale ha dato divers: metodi per via dei quali si puo in qua- lunque caso ottenere il valore numerico di quegli inte- grali con una approssimazlone indefinira. Per tal modo riesce facile il calcolare e costrurre tavole di quelle fun- zioni , ed il signor Legendre medesimo in un supplimento alia sua opera intitolata Exercices du calcul integral, ha calcolaro le tavole delle funzioni ellittiche complete della prima e seconda specie. Le tavole ellittiche calcolate per tutti i parametrl , e per tutti i valori della varlablle pro- durebbero un vero e immedlato vantagglo agli analisti, e supplircbbero In parte alia mancanza dell' integrale espresso in termini generali e finlti. Cio non ostante queste tavole non soddisferebbero ancora a tutti i bisogni dell' analisi , la quale sovente esige indispensabllmente 1' espressione generate e simbolica dell' integrale. II Profcisore Bidone nella sua memoria sopra le tra- scendenti ellittiche si e proposto appunto la ricerca di formole generali, e di tanta approssimazlone quanta ne comportano le tavole ordlnarie delle funzioni circolari e. LXIX logarltmiche. Le formole die egll espone sono relative alle funzioni ellittiche complete , e si riserba di darne in altra memoria la dimostrazione , e di aggiungervi gli inte- grali indefiniti per qualunque limite della variabile. Archetipo im'ariabile di misura linearc mhutato alle misura e ai pesi del Piemonte. La Regia Camera de' conti con ordinate del d\ i8 ottobre i8ij avea chiesto alia Reale Accademia delle scienze che indicasse le basi invariabili cui potessero adat- tarsi le misure e i pesi del Piemonte. La deputazione Accademica a tal fine nominata fu presieduta dal Conte Prospero Balbo, Presidente dell' Accademia. Egli fece os- servare a' suoi colleghi , che il piede Hprando del cam- pione camerale differiva pochissimo dal minuto terzo del grade medio del meridiano , e questa differenza infatti fu trovata di una millesima circa , o piu esattamente di 0,00 1 14 i vale a dire che 1' aggiunta di questa piccola frazione fatta al piede liprando del campione camerale lo rende esattamente eguale al minute terzo del grade medio anzidetto. E siccome ogni campione di misura lineare coil'andar del tempo, anziche allungarsi , si accorcia, cosi pare cenissima cosa che vi fu un tempo in cui il nostre piede fu esattamente uguale al minuto terzo. E i>are anzi che di questa uguaglianza si avesse fra noi negli andati ■tempi un' implicita nozione , allorquando congiungendo LXX insieme la determinazione del miglio ad ottocento tra.~- bucchi col ragguaglio del grado a quarantacinque miglia , si venne appunto ad ammettere che vanno trentasei mila- trabucchi al grado , seicento al minuto primo , e dieci al, minuto secondo : che sono pel minuto secondo sessanta piedi , ed in conseguenza che uno di questi equivale al minuto terzo. Questa misura adunque e tale, cheniun'al- tra ebbe mai una relazione piii certa colia nostra posizione geografica e colle dimension! della terra ; imperciocche i,°, il grado medio ( giacche per 1' ellittica figura del meri- diano tutti i gradi non sono fra loro uguali ) e appunto quello , che e intersecato dal paralello di Torino, equi- distante tra 1' equatore e il polo : onde il piede essendo- uguale al minuto terzo di questo grado medio , puo ve- ramente chiamarsi piede Piemontese. z.° La lunghezza di' questo piede viene cosi ad avere una proporzione a nu- meri interi col metro, vale a dire con la misura la me-- glio detcrminata., la piii universaimente conosciuta, e con- la quale sono oramai determinate tutte le misure antiche e moderne di tutti i paesi del mondo. Questa propor- zione e , che mille metri equivalgono a mille nove cento- quaranta quattro de' nostri piedi : la quale proporzione rende esatto e facilisslmo il ragguaglio del nostro piede col metro , e poi per mezzo di questo con tuttc le mi- sure di qualunque nazione. La deputazione termino il suo parere con proporre dp esprimere nel seguente modo le determinazioni foHdan)en-« tali delle misure e dei pesi del Piemonte. LXXl I. Xa distanza tra 1' equatore e 11 polo , determinafa 'colla misura di una porziorie di meridiano da Formentera •a Dunkerque , s' intenda divisa in diclannove milioni quattrocento quarania mila parti uguali : una di questc parti e ii piede Piemontese. II. II cubo di un terzo del piede Piemontese con- tiene di acqua stillata cento sessanta quattro oncie di peso Piemontese J la temperatura essendo di quattro gradi del termometro centigrado. III. L' emina contiene di acqua stillata settecento cinquanta oncie di peso Piemontese, IV. La brenta contiene di acqua stillata mille sei- cento quattro oncie di peso Piemontese. Ihogramtna inlorno alia cometa del 17%- • L' Accademia nella pubblica adunanza del di undici higlio 1 8 1 1 avea proposto il seguente quesito astrono- mico r= Determiner Cepoque du retour au perihilie de la comete de Cannee 1759, connue sous le nom de comite de Halley , en ayant egard aux perturbations. = Una sola memoria si ricevette in risposta a questo quesito , la quale fu indirizzata a uno del Segretarii il di i o dicem- bre 18 I 4. I politici avvenlmenti di quell' anno , siccome tolsero per molto tempo all' Accademia la facolta di le- gittimamente adunarsi , cosi Impedlrono alia medesima di nominare_^deputati all' esame di quella memoria. Questi vennero infine eletti , e attendono attualmeate all' esame che loro e stato commesso (i). SCIENZE FISICHE. Saggi poUgrafici e stereografici. Del Conie FiLippo Grimaldi del Poggetto. . II primo di quest! saggi e un intaglio fatto sopra imh foglio di carta inverniciata colla gomma copal : dallo stesso foglio, sotto il torchio degli Stampatori in rame , si sono- tratti alcuni esemplari , e pare che se ne possa trarre al- meno un ceniinaio. Questo potrebbe forse diventare uno de' metodi migllori della nuova arte poHgrafica. Lo stesso autore comunico all' Accademia alcuni saggi di stereografia , ottenuti con metodo di particolare inven- zione di lui , con il qual metodo egli crede potersi fedel-- mente e con celerita copiare una scrirtura, e moltiplicarne gli autograft. La Classe mo&tro desiderio , che alia com- pendiosa scrittura , con che il signor Conte avea accom- pagnati questi saggi , egli aggiungesse sopra questo curioso , e importante argomento piu numerose e piu minute par* ticolarita ; ma la morte lo lolse a' suoi studii , e ai voti deH'Accademia. (i) II ritardo dell' impressioHe di qiiesta notizia storica procura Top., poitunita di accennare qui, che la Qasse nell' adunaiiza del giorno 7 di geniwio 1S18 ha giudicata degna del pcemio la memoria del JBaigns. di Damoiseau, LXXIil 'Nuovo meccanismo per ridiirrc in granelU , e piilire la polvcrc da giierrn. Dcl'sifjiior Macchiiiisia Barone. Una macchina chiamasi nuava , quando trovasi in essa o un nuovo motorc , o una nuova combinazione delle macchine gia. note. Nel primo caso la scienza viene arricchita di un' invenzione che e sempre feconda di varie applicazioni: nel secondo caso non si aumentana ne punto ne poco le cognizioni nella parte scientifica della raeccanica , ma si procurano piii o meno ingegno- samente certi determinati movimenti , i quali , siccome dipendono da circostanze particolari , e sommamente' variabiii , cosi richiedono dal meccanico pratico nuove- combinazioni e nuovi artifizii. Questo secondo genere di merito la Classe lo ha rl- conosciuro nel meccanismo immaginato dal sig. Bar one per rldurre in granelli e pujire la polvere da guerra , e da lui messo in pratica nella Regia fabbrica. Questo mec- canismo consiste in una ruota a palmette , che riceve il roovimento dall' acqua , e lo trasmette ai diversi alberi , i quali , per via d' opportuni ingegni di ruote dentate e' di manivelle , comunicano un moto circolare ai crivelli e, stacci destiaati a ridurre la polvere in granelli, e a^ renderla liscia. Gli Accademici deputati all' esame di questo meccanismo vi hanno trovato il pregio di una notabile economia , unita ad una maggiore perfezione e' uniformita nel lavoro. y^ol. xxiri. I o.. LXXIV Siccith del 1817 paragonata colle siccith di sessant'anni precedenti. Del Prof. Vassai.li-Eandi. II Professore Vassalli-Eanii institui questo paragone mcdiante i registri delle osservazloni meteorologiche , le quali , cominciate dal 1753? continuano a farsi nella specola delFAccademia sotto la sua direzione. I risulta- menti di questo paragone sono contenuti in due tavole, nelle quali sono indicati tutti i giorni piovosi , e tutti i giorni sereni di ciascun mese , dal i.° di gennaio del 1757 sino airultimo di dicembre del 1 8 1 6 , e da quelle tavole si scorge , che nel corso di questi sessant' anni non vi furono in Piemonte quattro mesi successivi cost scarsi di pioggia in principio d' anno , come lo furono' i quattro primi mesi dell'anno corrente 18 17. Ragguagliando poi tra di loro le osservazioni atmido- metriche e udometriche fatte nel corso de'suddetti quattro mesi , il Prof, Vassalli-Eandi trovo che 1' acqud caduta dal cielo , sia liquida che in neve , fu soltanto di otto linee , mentre l' evaporazione oltrepasso le duecentoven- titre linee. Nel qual proposito giovera qui di notare , che la quantita dell'acqua raccolta nell' udometro corris- ponde a un dipresso alia quantita dell'acqua che innaffia il suolo in una certa estensione j laddove I'evaporazione' indicata dall' atmidometro non prova che egual perdita d' umido abbia fatta il circostante terreno. La quale- differenza debb'essere avvertita, affinche, vedendo Teva- LXXV porazione indicata dagli atmidometri superare in quantita r acqua caduta annualmente dall' atmosfera , altri non si dia a credere che la terra sia soggetta ad un asciuga- mento progressive , il quale abbia a terminare in una assoluta aridita. Tensione del Jluidi elasUci esplorata con un nuovo inetodo. Del Prof. VlTTORIO JIlCHELOTTI. Ogni Tisico sa di quanta importanza egli sia il ben conoscere.la vera quantita del vapore acquoso-elastico contenuto nell' aria atmosferica , o nei varii gassi , spe- cialmente quando si voglia conoscere il vero volume , o la giusta densira dei medesimi. L'uso del manometro , e il metodo proposto da Dalton riescono poco esatti , quando si ha da operare con quantita di fluldo assai piccole , siccome spesse volte occorre. II Prof. Vittorio Michelotd propose un nuovo metodo in una sua memoria intitolata : Sperimenti diretti a ieurminare il volume e la tensione del vapore acquoso-elastico tanto nei gas , che nei loro miscugli. 11 metodo di lui tutto si fonda su questo principio , che un corpo perfettamente essicante , inrro- dotto in una mescolanza di gasse e di vapore acquoso- elastico ( quando non esista tra questi due corpi una chimica azione ) , produce , a uguale temperatura e pressione , una diminuzione di volume corrispondente a quella del vapore. II corpo essicante dall' A, adoperato LXXVI e il cloruro ..di calcio preparato e conservato con le dovute precauzloni , e fidotto in cilindretti della lun- ghezza di un decimetro , e di un diametro non mag- giore di quattro mlUimetri. Mediante .questi cilindretti FA. ha instituito i suoi esperimenti con tubi di cristallp,, larghi non piu di un centimetro , e Iiinghi dai sessanta agli ottanta centimetri. In una prima serie di esperimenti il Prof. Michelotd si e proposto di cercare la quantlta di vapore acquoso- elastico contenuto nell' aria -atmosferica , adoperando comparatiyamente il metodo di Dalton e il suo proprio,, e sempre riducendo , . con 4e conosciute formole ^ i vo- lumi residui alia temperatura e alia presbione primitiva. Una tavoja , contiene i risuhamenti di questa prima serie di esperimenti , e la diiferenza che si scorge tra i me- desimi e quelli ottenuti col metodo del Fisico Inglese., viene dalFA. .attribuita a una qualche adesione chimiea tra il vapore e I'aria , per la quale adesione I'aria anche satura di umido esige un raffreddamento di qualche grado per abbandonare il vapore. Nella seconda serie di esperimenti il Prof. Michelotti si e proposto di riconoscere la quantita del vapore con- tenuto nei gassi , che da qualche tempo siauo stati in cpntatto deir acqua. Una seconda tavola contiene in distinte colonne i diversi risuhamenti di queste espe- rienze : i piu singolari sembrano essere i due seguenti. i.° Che i gassi ritenuti sopra X acqua , in modo L X X V 1 1 one essi provino le alterazioni di pressionie dell' aria esterna , noii contengono quasi mai una quantita di vapori corrispondente alia loro temperatura ; raa allora solamente cio succede, quando 1' aria esterna e essa pure satura di vapori. 1." Che un volume d'aria rinchiusa in un tubo , quantunque sottoposta a una pressione maggiore di quella deir attnosfera , contiene costantemente una quantita di vapore elastico maggiore di quella che , a uguale tem- peratura, sembra dover competere al vacuo barometrico. 'Elettricith , e galvanismo. Memoiia del Dotlor Bellingeri. II Dottore Carlo Bellingeri ha intrapreso un lavoro molto esteso intorno all' applicazione del galvanismo alia medicina. In una prima memoria egli comincia a determinare con esperimenti , parte conosciuti , parte nuovi , r indole e il grado di elettricita delle sostanze metalliche , dei liquidi minerali , vegetablli , e animali : in tutti i corpi poi egli distingue la facolta conduttrice dalla motrice. Ragiona delle armature metalliche, del raodo di apporle alle parti animali , e dei moti che vi succedono quando s'accosta I'arco, o quando si rimovcj e dimostra in fine , che la parte animale, mediante certe avvertenze da lui indicate , puo servire di elettrometro. Una seconda memoria tratta dell' elettricita del sangue LXXVIII nelle malattie. L' A. le comprende tutte in due grandl" classi : in una sono le malattie provenienti da elenricitoL accresciuta , nell' altra quelle cagionate da elettricita smi- nuita. Dalla disamina poi dello stato elettrico del sangue fatta nelle diverse malattie , e nei varii periodi delle medesime , egli crede potersi conoscere la natura e il gr'ado della diatesi in ogni malattia, Non ci dilungheremo maggiormente nella sposizione di queste memorie , perche esse trovansi stampate in, quesro stesso volume. Composizione del gassc ossigeno asserita dal Dottore Bellingeri. L'Accademia conserva ne'suoi archivii fin dal 16 gennaid J 8 1 7 una lettera del D.' Carlo Bellingeri , nella quale egli annunzia, che in seguito a diverse considerazioni e ad- alcuni esperimenti gli pare di poter asserire che il gasse ossigeno e prodotto dalla chimica combinazione di ca-. lorico , di luce , e di elettricita negativa , e per conse- guenza che lo sconosciuto principio cost detto ossigeno sia questa stessa elettricita negativa. Egli pare in vero difficile cosa il comprendere, come un composto pesante, quale si e il gasse ossigeno, possa essere unicamente formato dalle tre accennate sostanze , ciascuna delle quali e imponderabile ; tuttavia si e cre- duto di doverne fare qui menzione , perche 1' A. non venga private del dritto d' anteriorita di una scoperta. txxix che con qualche leggiera differenza potesse in seguito venir fatta da altri. Delia ossidazione dell' oro per fregamento. Memoria del Conie Saverio Maistre. \/4uri calx nulla fu una massima insegnata nelle scuole £no a tempi non molto da noi lontani. 1 ChimicI sco- prlrono in seguito , che Y oro disciolto negli acidi e anch'esso, come tutti gli altri metalli , in uno stato di vero ossido , vale a dire che 1' oro e ossidabile per via umida, Tuttavia molte bsservazioni dovevano indurre a cre- dere , che questo metallo si ossida ugualmente per via secca. E noto che le catenelle d' oro degli orologi da tasca lasciano una macchia nera attorno al borsellino : gli orefici vedono tuttodi macchiarsi in nero i panni lini o le bianche pelli , con che essi sogliono pulire i lavori d' oro j or queste macchie nere certamente altro non sono che un leggiere strato d' ossido prodotto dal fregamento. Homberg pare che sia stato il primo ad asserire V ossidazione dell' oro per via secca , e dopo lui Maquer , e quindi il nostro P. Beccaria insegnarono che questo metallo puo unirsi all' ossigeno mediante I'azione del fiuido elettrico. II signor Conte Maistre in una sua memoria ( stam- pata in questo volume a pag. i ) provo che 1' oro puo LXXJCt ossidarsi ahche per triturazione. Chi sa che I'ossidazion© in tal modo prodotta non sia pur essa I'effetto deU'elet- tricira ? II Professore Vassalli-Eandi dimostro , egli e gran tempo , che vi ha produzione d' elettricita ogni volta che un. metallo vieiie fregato da un corpo colbente, quand' anche quesro corpo non fosse altro che la sola aria. Checche sia di questo pensamento , il sig. Conte Maistre ha compiutamente ridotto I'-oro in . ossido dt porpora col metodo seguente; Un ducato d' Olanda fu da lui messo , da, una delle ■ sue faccie , in contatto del mercurio , e cinquantaquattro . ore dopo , fatta fondere la moneta con ugual peso dl stagno , si e ottenuta una lega atta a fondersi nella co- lofonia boUente. Questa lega fu triturata in un mortaio' con magnesia pura calcinata , la qual terra per quest' ef-. fetto fu dall'A. provata migliore d'ogni altra. Per questa- triturazione 1' oro si trovo ridotto in un bel colore di' porpora. Questo esperimento lascia. presentire un miovOi modo di ottenere il colore detto porpora di Cassio , uti- lissimo neir arte di dipingere gli smalti e la porcellana , il qual colore si ottiene bensi con altri metodi , ma i prodotti so-no pochissimo uniformi , forse perche la loro perfezione dipende da menomissime particolarita non sempre facili ad essere avvertite. Nella memoria del signor Conte Maistre e inoltre os-. servabile il fatto seguente : un poco di dissoluzione d'oro vws^ta nel vino rosso di Bordeaux forma un sedimento.,. Lxxxr il quale, esslcato ed esposto sul carbon! ardenti In una capsula di ferro , produce il fenomeno dell' oro fulmi- nante. EsperinienU di amalgarna e di cojypella sopra parecchl mincrali, onde conosceve se essi contengono oro o argento. Memorja del Conie Vagnone. II Conte Antonio Vagnone , siccome in altri lavori , cosi pure in questo , mostro avere i suoi studii special- mente rivolti ad applicare le cognizioni mineralogiche alia docimastica del Piemonte , ove troppo piu rimane a farsi che non si e fatto sinora. Egli ha specialmente masse a cimento parecchie piriti di terro , di rame , e di piombo da lui raccolte nella valle di Locana , e in quei contorni. Qiiantunque , giudlcando dai loro carat- ten esterni, molti di questi minerali s'avessero a credere auriferi, tuttavia il metallo fine si ricav6 da pochissimi, e questi ne diedero in tenue quantita. In queste ricerche ciie I'Autore intende di prosegulre , egli non trascurera certamente di preparare convenientemente per I'amalgama il minerale , e di arficchire , come dicono , il piombo col minerale stesso , prima di sottoporlo alia coppella , con le quali precauzioni e altre somlglianti si riesce a rendere produttive non poche miniere , le quali altri- raenti sterili sembrerebbero. Vol. XXIII. J J LXXXII IntoiTio alia gelatina aniinalc tratla dalle ossu. Nolizia data dal Coulc Sammartino della Motta. II Conte Sammartino della Motta lesse una compen- diosa relazione intonio a un nuovo metodo adoperato dal signor Darcet per ricavare dalle ossa la gelatina. Quesio metodo e per cosl dire inverse di quello gia proposto dal signor Cadet ; imperciocche quesii scio- glleva con Facqua boUente la parte gelatinosa delle ossa, separandola cosi dalla parte terrosa , la quale cadeva in fondo dei vasij laddove il signor Darcet scioglie il sol- fato e il carbonato calcare delle ossa con 1' acido mu- riatico ossigenato. Sarebbe stato pensiero del Conte Sammartino d' indicate nel suo scrltto tutte le particola- rita di questo utilisslmo metodo , onde agevokrne fra noi la pratica ; ma esso finora non e reso pubblico , avendo anzi I'Autore ottenuto un privllegio d'invenzione. ■Tuttavia si riferlranno qui a pubblico vantaggio quegli schiarimenti che il predetto signor Conte , rispettando i dritti della proprieta altrui , ha potuto ricavare da •alcune relazioni fatte recentemente di pubblica ragione. Le raccolte ossa di bue , di castrato , o rdi porco si •fendono longitudinalmente se piccole , o si contundoiio se grandi : si mettono quindi in vasi di legno , e vi sX versa sopra una mescolanza di acido muriatico ossige- nato dilungato con acqua di fiume : 1' acido si unisce alia parte terrosa delle ossa , e lascia intatta la parte LXXXIH gelatlnosa : questa si -mette in cahestri j si lava con acqua corrente per plii riprese,- quindi, disrendendola so- pra una tela, si essica airombra, e si conserva all'uopo. Quesra invenzione k certamente di una grandiisima utilita , specialmente in tempi di straordinaria carestia , in occasione di rigorosi assedii , come pure nelle lunghe navigazioni , nelle quali e sempre desiderabile I'avere una sostanza nutritiva di poco volume, e di sicura conserva- zione. L'uso di questa gelatina e anche vantaggioso negli ospitali : in quelli di Parigi , per esempio , si diminuisce la porzione dell'allesso che si da agli ammalati : il brodo che COS! riesce meno sostanzioso , si bonifica con la ge- latina tratta dalle ossa , e quella parte di carne che si risparmio nella formazione del brodo-, si distribuisce ar* rosiita in pospasto.- Solfalo di magnesia , che trovasi cristallizzato -in incrustazione ed ejfflorescente , in alcune monlagne della promicia d!Acqiu. Memoria del sij^or. Cannobio. Le montagne di Grognardo e di Morbello nella pro- vincia d'Acqui , sono principalmente schistose e di stea- tite magnesiaca , e fra queste pietre sono abbondante^ mente disseminati grani o cubi di ferro solforato. Ora quel solfuri scomponendo.si per I'acidilicazione dello zolfo, diventano solfati , e la magnesia che si trova in quelle pietre, per affinita prevalente si unisce all'acido solforico, - e si forma il solfato di magnesia, LXXXIV La memoria del signer Cannobio e intesa a farci co noscere queste composiz.ioni e ricompoiizioni che si vanno operaiido naturalinente , e ad indicarci che negli accennati luoghi si potrebbe con vantaggio intraprendere la fabbri- cazione di soltato di magnesia , siccome gia han fatto in consimili luoghi del lore territorio alcuni Genovesi , gui- dati dai lumi del dottissimo Professore Moion. Fabbricazione del sale eatartieo , e del vilriolo di Cipro j proposia dal signor Alberto Ansalui Genovcse. II signor Marchese Massimino Ceva , Capo del Con- siglio di Ccmmercio , desidero che venissero sottoposte al giudizio dei Chimici , e Medici della R. Accademia alcune mOstre di sale eatartieo ( solfato di magnesia), e di vitriolo di Cipro ( solfato di rame ) fabbricati dal signor Ansaldi ^ il quale per quella fabbricazione avea chiesto un privilegio esclusivo. Omettendo qui le riflessioni fatte dagli Accademici deputati intorno al grado di bonta di quei sali in par- ticdare , quelle soltanto riferiremo, che possono gene- talmente applicarsi a somiglianti prodotti di manufattura. E dal solftito di magnesia inccminciando , ella e cosa provata che il nostro sal di Cariale e un pure solfato di magnesia , come quello di Monreale e di Modena , € per conseguenza piu puro assai che non lo e il sal d' Inghilterra , il sal d' Epsom , di Scidlitz ec. , le quali varieta sono- piii o meno akerate dal muriato dimagne- bia , dal solfato e dal muriato di soda. LXXXV Quanto pol al pensiero che altri potrebbe avere d'in- traprenderne una manufattura , dcbbesi riflettere che la fabbricazione di questo sale c divenuta in molti luoghi pressoche popolare , e il lavoro , che vi si richiede , e Si poca cosa che quel sale puo qifasi considerarsi come un immediato prodotto del suolo. La quale considera- zione escludendo necessariameiite ogni pri^ilegio esclu- sivo , debbe rimuovere chicchesiia dalla artifiziale pre- parazione del S'al catartiCo , quahdo esso non si ottenga indirettamente in altro genere di fabbricazione , e come lin prodotto accessorio. Intorno al solfato di rame occorrono altre riflessioni , oltre quelle di sopra accennate. Primieramente questo sale ha sempre in commercio un tenuissxmo prezzo ; in secondo luogo es«o viene somministrato da parecchie fabbriche tra di loro differenti pel diversb scopo che esse si proportgono , e nelle ^uali il solfato di rame si ottiene come prodotto accessorio atto a diminuire le spese che si richiedono per ottenere il prodotto che forma 1' oggetto principale della fabbrica. E qneste os- servazioni sembra che qui bastino perche ognuno si per- suada questa importante massima di privata industria,- vale a dire che un privilegio esclusivo ottenuto per fab- bricare una data cosa in un determinato modo , non toglfe ad altri la liberta di fabbricare la cosa stessa , purche il faccia in maniera diversa. Pubbricasione dl aciilo solforico j dt sojfato di ferro , e. di solfalo di alumina, Dei signori Paris , Sclopis , e CARiGNAiyo. Noil e gran tempo che in Italia 1' acido solforico , ingredienie indispensabile nell' arte tintoria , come in moke altre , si comperava dagli Olandesi , i quali lo fabbricavano con lo solfo del regno di Napoli. La dif- fubione delle chimiche cognizioni, e I'industria crescente delle nazioni hanno prodotto successivamente diverse fabbriche di quest' acido in paesi meno da noi lontani , ed ora flnalmente una ne sorse fra noi , la quale fa spe- rare al commercio nostro e d'ltalia non solamente I'acido solforico di che abbisogna, ma ancora il solfato di ferro, e quello di alumina , ai quali col tempo si potranno aggiungere altri prodottl , che col medesimo acido di- rettamente o indirettamente si. ottengono , quali sono , per esempio , il solfato di ranje e quello di magnesia , r acido muriatico , e 1' acido nitrico, I predetti signori Fabbricatori abbisognando di diversi favori dal Governo per dare alia loro impresa una mag- giore estensione ,, e una maggiore utilita , S. E. il Capo del Consiglio di Comrnercio , prima di ottenerne ai me- desimi la concessione , desidero che la Reale Accademia dichiarasse la bonta del tre accennati prodotti di questa fabbrica. Gli Accadcmici deputati a questo esame tro- varono con opportuni esperimenti instituiti suUe mostre ad essl consegnate, die le dene sostanze sono dl buona qualita, e additarono alcune avvertenze per rendere ancor migliore alcuna di esse. Esame c/iiinico cH farine liputata sospelte. ''Era insorto qualque dubbio sulla buona qualita delle farine provvedute dall' impresario alia R. truppa coman- data a Nizza. La Reale Accademia secondando il desi- derio del signor Conte d' Agliano , ha commesso a tre Accademici di fare 1' analisi di quelle farine. 11 risulta- mento di questa indagine fatta coiriparativamente ad altra farina di fromento di ottima qualita, fu i." che la ma- teria zuccherino-mucosa si trovo nelle giuste proporzioni ; 2." che la materia glutinosa si trovo scarseggiare dell'un per cento; 3.° che la parte amidacea fu eccedente deU'uii per cento; vale a dire che le diflPerenze , che si trova- rono tra le predette due qualita di farina , sono minori di quelle che talora si osservano in varie sorta di grano di buona qualita. Alquanto maggiori furono le differenze che nelle pre- dette farine apparivano , quando i soli caratteri esterni ne venivano esaminati : della qual cosa la cagione si trovo essere indipendente dalla buona o cattiva qualita del grano , e si giudico che provenisse dal particolar modo di macinatura : quella , per esempio, che chiamasi economica , e che lo e veramente , produce., siccome e noto , una farina piii ruvida al latto, tXXXVIM Protuberanze legnose credutc succedanee alia galla. II signer Vide speziale in Limone indlrlzza al Dottor Bellardi , per essere sottomesso al giudlzio dell' Acca- demia , una picccla quantita di protuleranze legnose , le quali egli crede che possano venir sosdtuite alia galla nelie diverse arti in cui questa viene adoperata. Gli Ac- cademici deputati a questo esame , nella loro relazione osservarono che queste protuberanze sembrano essere una escrescenza formatasi sopra una pianta resinosa , della famiglia delle conifere: che alcune esperienze da essi instituite danno fondata speranza che questo prodotto possa applicarsi vantaggiosamente a pia di un ramo d'industria : ma che per poter asserire tale cosa con fondamento e desiderabile che T autore comunichi 1' ori- gine vera di questo prodotto , la quantita che se ne potrebbe mettere in commercio , e il prezzo del mede- simo almeno per approssimazioae. Qui e bene che da ognuno si sappia che somiglianti esami , i quali sovente sono lunghi e dispendiosi, I'Accadgmia non li intraprende se non in due casi , cioe i.° quando , i medesimi le siano commessi dalla pubblica autorita. 2.° Quando I'Ac- cademia li creda necessarii per risolvere un' importante quistione proposta da chicchessia , il quale abbia comu- nicate intorno alia medesima tutte quelle piii esatte no- tizie che per lui si possono raccogliere. LXXXIX Intorno agli operai cUsocciipati ^ e speciahnente ai torcitori di seta. Transunto compilaio ilal Conic PnospERO Balbo , Prcsidcmc ilcU' Accadomia. .11 signer Barone della Turbia aveva pregato la Reale Accademia delle scienze di ricevere quattrocento lire da darsi dalLi medesima in premio a colui die suggeri- rebbe il miglior modo di provvedere al sostentamento degU operai soliti impiegarsi nei filatoi , allorche per iscarsita di seta manca ai medesimi il lavoro e per con- seguenza il vitto. La Reale Accademia secondando una cosi utile inten- zione, quantunque in materia non istrettamente connessa con i suoi studii , con suo programma del di quattro gennajo 1788 ha proposto il seguente quesito : Qtiali sieno i mern di provvedere al sostentamento degii operai soliti impiegarsi al torcimenio delle sete ni filatoi , qualora questa classe d' uomini cosi utile al Piemonte viene ridotta agli estremi della indigeni^a per mancan^a di lavoro cagionata da scarse7?a di seta. Giocondissima cosa e qui il rammentare che oltre gli ottanta furono i concorrenti, non diro al premio delle quattrocento lire , ma- piuttosto alia gloria di procurare alia patria nostra un cosi grande vantaggio. Pochissime certamente furono le dissertazioni che abbiano dato I'in- tero scioglimento di questo problema economico-politico } ma fra le rimanenti non premiate moltissime contene- P^ol. XXX J Ji la. xc vano intorno a questo argomento ottimi suggerimenti. Dei quali il trutto affinche non sia perduto , il Conte Balbo ha intrapreso ora di compilarne un transunto, corredato di non poche sue osservazioni, di cui lesse una parte in alcune adunanze accademiche prima di sua partenza per 1' imbasciata di Madrid. Ottimo divisamento egli e questo veramente , perche il male cui si tratto allora di por rimedio , sovente pur troppo si riproduce nel nostro paese , e per altra parte quei provvedimenti che furono giudicati inefficaci in un tempo possono es- sere opportunissimi in altro tempo, a cagione delle ine- vitabili mutazioni delle cose. Quesito intorno ai conibiistibili fossili. L' analogia dell' argomento conduce a dire del quesito intorno all' uso dei combustibili fossili del Piemonte , proposto dair Accademia con programma dei 20 aprile 1817. Quantunque questo tema di pubblica economia non debba propriamente far parte delle occupazioni ac- cademiche , siccome quello che di sua natura non tende a procacciare nuove cognizioni , o nuove applicazioni di quelle che gia si hanno , tuttavia non essendo sinora nel nostro paese nessuna societa od uffizio , il cui prin- cipale instituto sia di promovere con iscritti , e inco- raggiare con premii 1' industria nazionale , la Reale Ac- cademia giudic6 di dover pubblicare il predetto pro- gramma sopra r uso del carbon fossile e della torba , XCI secondando cosi il generoso zelo del sigiior Marchese di Azeglio , il quale deposito cinquecento lire da darsi a chi meglio soddisfera aile condizioni dall' Accademia indicate nel predetto programma ( i ), Disquisitiones in vevam testiuni e lumbis in scrotum descensus caussam. Del signer Dottorc Giraudi. Quest' argomento fisiologico era gia stato trattato dot- tamente dall' Accademico Professore Bruznone ( vol. vii 1784-85 , pa^. 13 ). Nuove investigazioni fatte dagli Anatomici , e dallo stesso Dottore Girauii diedero a lui r opportunita di dare maggiori schiarimenti intorno a questo fenomeno , in una breve dissertazione , stampata in questo stesso volume , pag. 64. Saggio di esperienze e di osseivazioni intorno ai miasmi. Dell' Accademico Francesco Rossi. L' Autore considera questo suo saggio come una continuazione della sua memoria sopra 1' elettricita ani- mate ( Memorie dell' Accademia ^ vol. XIJ pag. 387 ) ( I ) V. questo programma a pag. xxiu. La deliberaztone del cooferire il premio essendo stata fatta nell' adunanza dei 5 di marzo 181S, non si liferisce al tempo compreso in questa notizia storica. Tuttavia aoticipata- mente si accenna che la classe , nella predetta adunanza, giuJico degni. del premio i sig. Daniel Houg , Avvocato Riccardi , e Rocco Ragazzont , e oxdiao in oltte che si doni ai medesimi una medaglia d'argeiito. XCII e ad un tempo istesso come una parte di piii esteso lavoro non ancora pubblicato. Lo scopo di queste in- dagini e di arrivare a conoscere 1' indole peculiare delle diverse sorta di miasmi , la varia azione di essi sopra r economia animale , e il modo di combatterne i per- niciobi effetti. Vengono distinte in quatrro serie le mol- tissime esperienze fatte dal signor Rossi sopra persone sane o inferme , di complessione robusta o debole , af- fette da malattie or croniche , or acute , or contagiose : in tutte poi esamina gli effetti prodotti dalla diversa quantita e qualita di elettricita , dal diverso grado di purezza dell' aria respirata nel tempo dell' esperienza , e dal maggiore o minor grado di quella morale energia che ha tanta influenza sia nella universale economia , che in quella dei cost detti sistemi del corpo umano. Fra le numerose conseguenze , che pare all' Autore possano dedursi da questo suo primo saggio , quella qui soltanto si riferira, che sembra essere piii generate : vale a dire che lo stato di sani.a dipende da un certo equi- librio tra la calorijica^ione animale , e Vanimalisa^ione deW elettricita. 11 senso di queste espressioni puo vedersi nella. memoria stessa , a pag. 7 3 e seg. Aotizia intorno ad una singolai'c malattia di fegato, accompagnata da curiosissimi sintonii , data dal Douore Arnaud. 11 sig. Dottore ArnauJ , per lettera scritta da S. Remo al Prof. Fassalli-Eandi , Segretario perpetuo , ragguaglio XCIIl la Classe intorno ad una singolare affezione cpatica e isterica sofferra da una giovine signora. Viveva questa una vita agiata , e poco s' adoperava negli esercizi del corpo , ond' e che a quelle due prime infermita quella s' aggiunse di una parziale polisarcia , in seguito alia quale il dolore al fegato si fece piii profondo, e crebbe la frequenza dei parossismi isterici. Era poi tale la mor- bosa sensibllita tanto cutanea che universale, che il mi- nimo tatto, la piii piccola pressione, il solo lieve urto deir aria cagionato dall' aprire in fretta una porta , uno sternuto , lo scrosciar d' una sedia , bastavano a turbarla, e ad eccitare in essa forti e durevoli convulsioni. La guarigione di questa malattia fu preceduta dalla eiezione di calcoli numerosissimi , di diversa indole , e di stra- nissime forme , questi biliosi , quelli lardacei , alcuni rassomiglianti perfettamente ai semi d' arancio , altri al fromento , e altri al miglio : parecchi erano avviluppati da una mcmbrana o guscio scrosciante all' accostarvi la fiamma. Molti poi ardevano con fiamma vivace e bianca, un maggior numero annerivano semplicemente , e senza dar fiamma si riducevano in cenere. Nuova distrihuzione ornitologica. Del Professore Bonelli. L' Accademico professore Bonelli ha comunicato alia Classe uno scritto , nel quale viene esposto un nuovo ordinaraento sistematico da lui dato fin dal 1 8 1 3 agli uc- celli che si conservano nel Museo di storia naturale. XCI V Due sono i principii fondamentali di questa c/assijt- ca^ione : conslste il primo nel riguardare negli uccelll come importanti ed essenziali quei caratteri soli i quali risultano dalle difFerenzo degli organi determinate dalle lore abitudini, o clie siano almeno in piena armonia con le medesime ; il secondo nell' escludere , nelle pri- marie divisioni , ogni carattere che non sia veramente essenziale , nel senso sopra indicate. Cosi per esempio la presenza del poUice , anzi le stcsse sole proporzioni del medesimo somministrano al Professore Bonelli un carattere assai importante nella jdi- stribuzione degli uccelli terrestri , appunto per il vario uso che essi ne fanno ; ma questo stesso carattere viene poi da lui riguardato come secondario , e talora pura- mente specifico in quegli uccelli i quali , nei loro mo- vimenti non servendosi mai del poUice, lo hanno situate in modo tale che diventa veramente inutile , e sovente esso manca affatto, A norma dei sopra riferiti principii il Professore Bonelli unisce la pavoncella ( vanneau ) ai pivieri , lo sardelingo alle calidri { maubeches ) ec. AU'opposto egli separa le gru e le cicogne dagli aghironi, i numenii dai tantali, alcune craci di Lin. dalle altre ec. Lo stesso Professore nella distribuzione degli uccelli acquatici nuotatori fa uso dei caratteri presi dalla forma dei piedi nuotanti: ma egli non considera poi come tali i piedi lobati ; imperciocche questi , per la disunita XCV membrana che ne orna semplicemente le dita , servono assai imperfettamente al nuoto , e servirebbero molto meno ancora senza la forma compressa e quasi tagliente del tarsi , la quale per la minor resistenza permettendo air animale di spesseggiare i colpi nell'acqua, compensa in gran parte al difetto del piede poco idoneo per se al nuoto. Queste riflessioni indussero il Professore Bonelli a unire i colimbi ( Briss. ) alle euditi ( III. ) ( Colymb. Lath.) , e a separare i predetti uccelli dalle folaghe , e dalle falaropodi , quelle collocando nella famiglia dei ralli o gallinelle , e queste nella famiglia delle beccaccie. Quanto fin qui fu detlo a modo d' esempio potendo bastare per dare una sufHciente cognizione deile ragioni con cui fu fetta dal Professore Bonelli la sua distribu- zione ornitologica , terminero questa notizia con 1' enu- merazione degli ordini dei generi che nella medesima si contengono. L'ordine primo e a un dipresso il medesimo che quello formato dal signer Savigny con qualche genere di piii nella famiglia dei falconi. L' ordine secondo , quello dei ramplcanti ( Cuvier ) , contiene cinque famiglie , e ventun genere , fra i quali un solo e nuovo nella famiglia dei picchii per il picus auratus. II Cuculus persa e tolto dall' ordine intero. L' ordine terzo , quello dei passeri ( Cuvier ) , con- tiene ottantasei generi divisi in quattro sezioni , ed in X C V I ventiquattro famiglie ; gli ultimi quattro generi , for- manti la quarta sezione , fanno bensi il passaggio al seguente ordine, ma propriamente non vi appartengono , poichd gli uccelli, che nei predetti quattro generi sono compresi , sono tutti evidentemente posatori , siccome lo indica la situazione bassa del loro pollice : questi uc- celli sono le colombe , le menure , le penelopi , e gli^ alettori ( alcune craci di Lin. ). L' ordine quarto, quello dei gallinacei e composto di' tutti gli uccelli propriamente terrestri , cioe di quelli di cui il pollice non serve all' azione del posarsi sopra i rami ; quest' ordine comprende tre famiglie e quattordici generi , gli ultimi dei quali sono quelli del casoario , e del tinamo , dopo i quali seguono immediatamente gli uccelli deir ordine seguente. L' ordine qulnto comprende gli uccelli acquatici ri- paiuoli (grallae) : la prima famiglia di quest' ordine e quella dello struzzo , Tultima e quella dei ralli , la quale termina coi generi foldga , podoa ( ///. ) , ed eliorne : in tutto undici famiglie e 39 generi. Tutte le beccaccie, le tringhe , e i pivieri di Linn. ( ad eccezione del ta- chidromo ) formano una sola famiglia ; la cicogna, e r anastomo un' altra ; ed una distinta ne forman pure i. tre generi scopus , cancroma , e ardea. II sesto ordine finalmente comprende gli uccelli vera- mente nuotatorf , distribuiti secondo la forma e le pro- porzioni del loro piede : sono essi divisi in cinque X C V 1 1 sezioni. La prima comprende in due famiglle distinte 11 fetiicottero e la rccurvirostra ; V ultima sezione e divisa in tre famiglie , e comprendono i generi podiceps , co- lymbus\ uria , mormon ( ///. ) , alca , e apterodytcs , i quali uccelli sono gli ultimi in riguardo alia facolta del camminarc e del volare. L anas mollissima forma un generc particolare , clie con quello delle oche e quello degli smerghi costituisce una particolar famiglia vicina a quella delle anatre. Memorie per seivii-e alia sloria degli uccelli d'Europa. ■ Del signer Yieillot. II signer Vieillot avea mandate all' Accademla una prima sua memoria ornltologica intitolata : Essai d'une nouvelle classification des oiseaux , h\ un tempo in cui i politici avvenimenti avean tatto sospendere le adunanze e i lavori accademici. Tosto die si e potuto , furono deputati alcuni Accademici all' esame di questo scritto , e in conformita del loro parere ne fu ordinata la stampa nei volumi accademici. Ma per le anzidette ragioni es- sendo stata ritardata la pubblicazione di questo volume , Y Autore giudico di far stampare in Parigi la sua me- moria , la quale cosi non pote pi^ venir pubblicata nei volumi accademici , a norma dei nostri statuti. In quel sue scritto il signor Vieillot divide gli uccelli in cinque ordini , i quali corrispondono a un dipresso a quelli di Linneo , se non che alcuni generi sono F'ol. XX II J, 13 / XCVITl diversamente coUocati , e venne interamente toko V or- dine picae , nel quale in vero il Naturalista Svezzese avea posti alia rinfusa tutti quei generi, che a lui sem- brava non potersi agli altri quattro orclini comodamente riferire. Ciascun ordine e diviso dal signor Vieitlot in due o pill tribu , in famiglie , ed in generi. In questo lavoro FAutore ha veramente aumentato il numero delle divisioni naturali , e , per tal modo , egli si e rcio be- nemeriro della scienza ornitologica , di cui lo studio allora solamente sara giunto alia perfezione , quando , nella parte sistematica di esso , le distribuzioni artifiziali saranno tutte surrogate da altre che siano veramente naturali. Lo stesso Autore ha mandate in seguito all'Accademia due altre memorie ornkuloglche. Nella prima egli tratta dei montanelli , e dei fanelli (^si:^erins et linottes) ; la seconda e relativa specialmente alle poiane ( buses ). Am- bedue quelle memorie contengono osservazioni esatte sopra i caratteri specifici , i costumi , la nidificazione , e le difFerenze di sesso di alcune diverse specie de'sopra indicati uccelli , con le quali osservazioni Y Autore ha potuto indicare le vere naturali diiTerenze tra varii uc- celli , i quali sinora sono stati confusi , o nei diversi sistemi ornitologici non convenientemente coUocati. Qucr ste due memorie sono stampate in questo stesso volume a pag. 193, in un coUe opportune figure colorite. Commendcvolissimo pure e un altro lavoro ornitologico xcrx del signer Fieillot , nel quale egU tratta degli uccelli conosciuti sotto la vaga denominazione di hcccaf.co , di pigliamosche nero , e di pigliamosche neio a collar bivico. Fra gli autori moderni alcuni hanno indicate questi tre uccelli come tre specie distinte : altri gli aveano ridotti a due specie, ed altri anche a una sola. La ragione di tale confusione debbe ripetersi dal color delle plume, che e assai diverse nelle diverse stagioni dell' anno, l.a quale differenza e stata riguardata dagli uni come effetto della diversa eta, dagli altri" come carattere di specie distinta. II sig. Vieillot seguendo I'opinione diBechstein, di Mayer e di Temminck , distingue i ptedetti uccelli ill due specie, e alle ragioni da essi allegate in con- ferma di tale distinzione , altre ne aggiunge egli stesso , che a lui sembrano maggiormente comprovarne la giu- stezza , e die in vero sono assai ingegnose , come per' esempio la diversita della voce, e la maggior frequenza. in Lorcna dei pigliamosche a collar bianco , i quali , se si volesse ammettere I'opinione di coloro che tengono questi uccelli per indivldui vecchi di una medesima spe- cie , dovrebbero in contrario trovarvisi in molto minor numero degli ahri , giacche e noto che in ogni paese il numero degli uccelli giovani e semprc maggiore di. quello degli adulti. c Memoria intonw all' Euricliilc , nuovo gcnere d' inselii , delta famiglia delle Ciclmlele. Del. Prof. BoNELLi. La tribu dei coleotteri entomofagi e composta dl tre famiglie , le quali corrispondono a un dipresso ai tre generi di Linneo , Cicindela , Carahus , e Dytlcus. Queste tre famiglie , e specialmente quella delle cicin- dele , comprendono i generi e le specie le piii voraci fra i coleotteri, e /orse fra tutti gl'insetti, e per questa ragione furono dai varii entomologi coUocati i primi fra i coleotteri , come dagli ornitologi , e dagli erpetologi vengono coUocati i primi nelle loro classi gli uccelli rapaci , e i cocodrilli. Debbe dunque parere strano a un diligente osserva- 'tore il veder compreso nella famiglia delle cicindele un genere d' insetti quasi privi di palpi mascellari interni , xnentre quest' organo e assai distinto negli altri , ed ha servito , iiisieme agli altri caratteri , a distinguere la tribu dei coleotteri entomofagi. Questa osservazione , e parecchie altre fatte intorno alia forma delle labbra , alle proporzioni nelle articola- zioni dei palpi mascellari interni e labiali , alia struttura del capo e del corpo , hanno indotto I'Accademico Pro- fessore Bonelli a formare un nuovo genere da lui chia- mato Eurichile , come se si dicesse gran labbro , perche infatti la grandezza del labbro superiore e il carattere CI II piu apparente negl'Insettl che cjuesto nuovo genere com- pongono. II lettore puo vedere a pag. 236 di questo stesso volume i caratteri e la descrizione del genere , come pure la descrizione dl tre specie , Y Eurych'des labiatus , E. fasciatus , E. flavilabris , tutte tre viventi nelle isole del Mar Pacifico, Memoria sopra il Ticnos vcspaviun. Del Douor JiRiriE. II signer De la Billardiere avendo osservato non ha guari (i) , che il ventre di una pecchia era sfraordi- nariamente grosso , 1' aprl , e vi trovo un verm.e paras- sito. II signor Bosc 1' esamino , e giudicando che la piccola fenditura che esso aveva a una delle estremita potesse essere la bocca , coUoco questo verme fra gli intestinali ,• facendone un genere che chiamo dipodio. II signor Bosc ammette tuttavia , come cosa non affatto improbabile , che la bocca possa trovarsi all' opposta estremita , nel qual caso 1' animaluccio rassomigliercbbe maggiormente a moke larve che si trasformano in una mosca a due ali. Una di queste , per esempio il conops firrugineus , nasce da una larva , la quale , secondo le osservazioni del signor Latreille , vive anch' essa nel corpo di un certo pecchione , o fuco che dir si voglia. (i) V. Analyse dcs tiavaux de la Classc des sciences niathcmatiques et physiques de I'lnstitutj pendant I'annee 1812 , pai- M. Ic CU.Cuvier , p.cxix. CII Una somigliante origine ha pure un insetto rammen- tato dal Rossi nel supplimento alia sua Fauna Etrusca , col nome di xenos resparum , die egli colloco fra gli imenotteri , ccrramente per mancanza di sufficienti os- servazioni. 11 Dottor Jurine di Ginevra in un suo scrltto mandato- air Accademia {^yedasi stampato a pag. jfo parte Jisica) ha inlpreso a trattare piii estesamente di quest' insetto parassiro. In molte vespe , specialraente nella gallica ,. osservo egli certo bitorzolo grosso come un buon capo di spillo , tra due segmenti abdominali : anatomizzate queste vespe , trovo che quel bernoccolo era restremita. di una ninfa , di cui la rimanente parte del corpo era niel ventre della vespa , dirigendosi all' insu , e quasi glungendo alia base di quello. L'Autore nutri con fiori ,. frutti e miele parecchie di coteste vespe sotto campane di vetro , e dal nocchiuto ventre di esse vide sbucciai- tuora un alato insetto , il quale , abbandonata a uir tratto la non sua madre, volava rapidissimamente contra le pareti del cristallo , e per poco che queste fossero. umide, locche succedeva spesso per i corpi che vi stavan dentro , quell' animaletto vi s' impaniava , e presto mo- riva. Tuttavia , ripetendo con somma pazienza le osscr- vazioni , il sig. Jurine perverv^ne finalmente a conoscere che esso e il xcnos vesparum^ e osservatolo bene in ogni sua piu essenzial parte , lo disegno e lo descrisse nella predetta memoria non solamente nel suo stato pertetto ,. cm ma ancora per quanto da lui si e potuto , in quello di ninfa e di larva. Quest' inserto e veramente singolarissimo , e si direbbe che la natura lo abbia destinato a servire come di anello di comunicazione onde fare dagli imenotteri al ditteri un insensibile passaggio. Infatti se si ponga mente , clie quest' insetto non ha che due ali, e che la larva da cui nasce non fa bozzolo per convertirsi in ninfa , non v'ha dubbio che il suo luogo dovrebbe essere fia i ditteri j air opposto se gli organi della bocca si vogliano pren- dere per solo carattere essenziale , meglio troverebbesi riposto fra gli imenotteri. Si sa ora che il sig. Latreille (i) ha fatto del xenos un genere del nuovo ordine dei Ripitteri ( Rkipiptera) da lui collocate dopo i lepidotteri, e avanti ai ditteri. Cutalogo di nuove piante aggiunte alia Flora Piemonlese. dat Dotior Balbis. Dacche il celebre nostro coUega Allioni ha illustrate il Piemonte con dargli il primo una Flora , parecchi no- stri Botanici attesero assiduamente ad accrescerla con la scoperta di nuove piante. Fra questi il Dottor Balbis in varii tempi pubblico diversi notabili supplimenti all' in- signe opera del Botanico Piemontese , i quali possono vedersi nei precedenti voluml accademici. (i) V.Regne animal distiibmi d'apics son organisation. Par M. le Clicv. Cuvier. Tom. jn. CIV Una nuova aggiunta di piante , la quale e stampata a paof. 102 di questo volume, fu dal Dottor Balhis co- rnunicata airAccademla in maggio del i 8 i 6 , e contlene pill di quattrocento piante da lui recentemente scoperte negli Stati di S. M. , fra le quali i Botanici vedranno con piacere \! Astragalus purpurei/s, VAtriplex microsperma^ la Biscutella hispida , il Bostrichiuni rutaceuni , il Colchicum arenarium , II Cyperus difformis , la Poa laxa , il Ranun- culus parnassijolius , il Senecio laciniatus , lo Spartiutn radiatum, la yicia purpurascens ^ e moltissime altre , come pure una considerevole quantita di funghi , siccome aga- rici , uredini ec. 5 Nuo\'a specie di Fiteuma , descritta dal Douor Biiioli. Nelle alpi dette del Grassonei in un luogo chiamato la trista il Dottore Carestia trovo il primo questa pianta, la quale fu poi veduta nei monti di Olen e di Cervino dal signor Giusta , uno de' custodi dell' orto botanico del Valentino. II Dottore ^/ro// , esaminata questa pianta, trovo che essa appartiene al genere Phyteuma , e la ri- conoscenza gli ha fatto imporre alia medesima il noma speclfico di Carestia. La descrizione che ne da il Dottor Biroli , e stampata in questo volume a pag. 3 1 j unita- mente alia figura. cv Osservazioni Jistologico-botaTiiche intorno a una nuova specie di rosa. Del signor Giobert. In princlpio di giugno del 1 8 1 6 il sig. Giobert pre- sento alia classe un vaso in cui vegetavano cinque pian- ticelle di rose del Bengal a fiori porporini , di quelle che i Botanic! considerano come una varieta della rosa diversijolia , ma che egli giudica essere una nuova di- stinta specie, i.^perche essa si riproduce senza alterarsi; x° perche la semente ne e coriacea , e non dura e ossea ; 3,° perche i semi germogliano in pochi giorni , laddove quelli della diversijolia v' impiegano circa di- ciotto mesi. Oltre poi a queste difFerenze le anzidette pianticelle avevano una tendenza affatto straordinaria alia riproduzione , glacche nello spazio di poco piii di due mesi esse germogliarono e fiorirono, in modo che tune le cinque piante avevano a un tempo istesso le foglie seminali e il fiore. II qual prontissimo fiorimento, se- condo che crede il signor Giobert^ non puo essere V ef- fetto di eccessiva copia di nutrimento , primieramente perche tanta non ne ebbe la terra in che nacquero e crebbero quelle piante ; in secondo luogo perche la so- vrabbondanza del nutrimento aumenta bensi la vegeta- zione , ma diminuisce di altrettanto la riproduzione. Egli e vero che osservansi talora alcuni fiorimenti precoci , e di quest! varii esempi ne adduce il signor Giobert : Vol. xxiu. I /^ C VI cosi egli stesso ebbc una robinia che fiori nel primo anno, e un melo nel terzo ; ma cio si osservo in una sola pianta fra piu centinaia , e quest' efFctto puo attri- buirii a diverse cause conosciute o non conosciute , non pero mai regolari e costanti ; laddove nel prcdetto vaso cinque semi furono commessi alia terra , tutti e cinque germogliarono, le 'cinque pianticelle fiorirono nel brevissimo intervallo di due mesi : tutte erano , a dir cost, bamblue e dJulte a un tempo istesso per la coesi- stenza dei cotiledoni e dei fiori. Da tutto cio pare all' Autore potersi conchiudere che il rapidissimo fiorimento di quelle rose debba considerarsi fisiologicamente come un carattere specifico, che dalla diversijolia essenzialmente le distingue. Intorno a questo argomento egli si propone di continuare le osservazioni. Slraorcliiiavia vegetazione di una pianla , osservatu (led Douorc Francesco Castinelm. II Dottor Francesco Casdnelll da Pisa per lettera indi- rizzata al Professore Vassalli-Eandi, Segretario perpetuo , il di lo settembre i8i(5, ragguaglio I'Accademia intorno a una pianta di fava ragguardevole per una lussureg- giantissima vegetazione. Avea essa dieci steli tutti pro- venienti da un ceppo solo , e da que' steli pendevano centotrenta baccelli, la maggior parte de' quali contene- vano tre fave, molti quattro, e pochissimi due: a talche si puo stimare che un solo granello ne abbia prodotti evil pill di quattrocento. Egli e poi da notarsi che qviesta pianta non crebbe in orto o in giardino , ma in un grande campo aperto , c inoltre che in quell' anno fu Scarsa quasi dappertutto ogni ricolta. T^arietti di pirosseiio Irowita dai ^i^nori Contc ^ a<:none , e DoiiENico Perotti. Questo minerale fu trovato crisralllzzato dal Conte Vagnone a Montagu , territorio di Traversella , nella valle di Brozzo , e dal signor Perotti nella montagne-hleue ter- ritorio di Lemie, nella valle di Viii. II primo di questi due Mineralogi Piemontesi crede che questo minerale sia Tina nuova varieta del pirosseno chiamato stenonomo dal signor Lucas figlio. II ritrovamento poi di questo minerale nei nostri monti e certamente una cosa assai interessante non solamente per la mineralogia , ma ancora per la geologia j imper- ciocche quantunque la prima origine di questo minerale sia creduta nettuniana dalla piii parte dei geologi , tut- tavia e noto che il pirosseno e le sue varieta si trovano piu frequentemente nei terreni volcanici , siccome viene indicato dal nome istesso, e pare anche dimostrato dalle osservazioni di Patrin e di Thompson. cviri Elcgio del Dottor Gioanetti j scriUo dal Prof. Gucinto Carena^ Segrelario delta Classe di science matemallche e fisichc. L' Accademia ha perduto sul finir di novembre del 1815 un socio molto benemerito della chimica , il Dottor Vittorio Amedeo Gioanetti. Egli era nato in ottobre del 1719 : con ammirabile costanza penetro molto innanzi negli arcani di quella scienza , e quando per commis- sione di un saggio Ministro intraprese egli I'analisi delle diverse acque minerali d'Aosta , tale perfettissimo lavoro ei fece intorno a quest'importante e difficile argomento, che d' allora in poi , e in patria e fuori venne conside- rato come uno dei piii valenti chimici dal suo tempo .•' la qual cosa non sara posta In dubbio da nessuno a cul slan note o quelle anallsl pubblicate nel 1779 , o 1^^ molte lodi che nelle opere loro furono date al Gioanetti dai Guyton de Morveau , dal Fcmrcroy, e da altri auto- revolisslmi scrlttori. II Dottor Gioanetti seppe pure applicare fellcemente alle arti le teoriche cognizloni della chimica : ne fan fede I lunghi suoi lavori Intorno alia porcellana. Quella che ei fece nella sua fabbrica di Vinovo riusci delle ini- gllorl d' Europa. Altre piu minute particolarita Intorno agll studii del Dottor Gioanetti , e alle cose de' tempi suoi , possono vedersi nell' elogio di lul letto dal predetto Professore Catena^ e stampato in questo volume a pag. 113. MEMORIE BELLA CLASSE DI SGIENZE FISICHE E MATEMATICHE. M E INI 0 1 R E SUR rOXIDATION DE L'OR PAR LE FROTTEMENT. Par M,' le Comte Xavier de Maistre, O/Hcicr-gdncral 3ans les aimces de Sa Majest^ I'Empereur de Russie^ correspondant de rAcaduinie royale des sciences de Tutin. •tu dauj (a, jeauce Su l4 janvict I 8 I &■ I. v^uelques voyageurs ont observe que les Chinols font du poiirpre d'or ( pourpre dit de Cassius ) en trim- rant ce metal pendant un long espace de terns sur une piece de verre. Desirant eprouver s'il y a quelque chose de vrai dans cette assertion , je broyai de Tor en feuille pendant plusieurs heures , en y melant une petite quantite de verre pile pour favoriser la trituration. Le melange resta toujours blanc ; cependant il se fondit au feu en un verre rougeatre , ce qui annongait un commencement d'oxi- dation. II. Tout le ijionde sait que I'or noircit , par le frotte- ment , les etofFes blanches de laine , sur-tout lorsqu'elles sont imprcgnees de craie. On peut aussi dessiner en noir, avec un poincon d'or , sur des papiers prepares, f^ol. xxiit. A 2 SUR L OXIDATION DE L OR PAR LE FROTTEMENT Pour examiner la nature de cette couleur noire que donne Tor frotte , je frottai un crayon de craie blanche legerement humecte centre un bijou en or , jusqu'a ce que je vis sur la craie une tache d'un noir bleuatre bien marquee ; je dirigcai sur elle la flamme d'un chalumeau , et de noire qu'elle etait , la tache devint rouge. III. Je pensal que la methode des Chinois consiste , peut-etre , a reduire Tor , par le frottement , dans I'etat oil il se trouve sur la craie dans I'experience precedente , et que le feu acheve I'operation. Je pris douze grains de magnesie calcinee d'Angleterre , qui est de toutes les subs- tances que j'ai eprouvees , celle qui se noircit le plus fa- cilement par Tor. J'etendis cette terre avec un peu d'eau sur un verre , et me servant d'une piece d'or comme d'une molette , je broyai la magnesie pendant une heure , en y ajoutant de I'eau a mesure que la matiere se des- sechait , et elle devint d'un noir bleuatre comme de I'ar- doise foncee : I'ayant rassemblee , et fait rougir sur de la porcelaine , j'obtins un beau violet pourpre , et tel qu'on I'a souvent par I'operation de Cassius. IV. Je repetai souvent la meme experience dans des petites capsules de fer , et j'eus des violets plus ou moins pourpres , suivant le degre de feu et la quantite d'or em- ployee a la preparation ; ce qui me donna I'espoir de for- mer le pourpre parfait , comme par la voie humide. V. Pour donner a I'or une oxidation plus forte , je broyai sur la pierre quelques grains de magnesie noire le PAR M. LE COMTE DE MAISTRE 3 par Voti avec un volume egal de precipite rouge de mer- cure : cette chaux qui detonne avec le soufre et le charbon comme le nitre , a I'avantage de se volatiliser a une clialeur mediocre, et de ne pas nuire , par sa presence, a la cou- leur J en broyant ce melange avec de I'eau , il devint d'un beau jaune. Je le laissai seclier 24 heures , et I'ayant fait rouglr , je vis avec plaisir sur la petite capsule plusieurs parcelles de couleur d'un tres-beau rose , qui , broyees , devinrent plus intenses. C'etait du vral pourpre de Cas- sius , qui , broye a I'huile d'aspic , et etendu sur un email blanc , donna au feu une belle couleur rose comme celle qu'on obtient par la methode ordinaire. VI. J'essayai ensuite de frotter avec Tor du precipite rouge sans magnesie , pour obtenir le pourpre pur apres la sublimation de la chaux mercurielle. Lorsque je la crus assez chargee d'or , je la poussai peu-a-peu dans le four jusqu'a ce que le precipite se fut dissipe j en retirant I'es- sai , je trouvai Tor en petites ecailles roulees comme des goffies , mais en tres-peiite quantite. Le pourpre etait plus sombre et plus intense que dans I'experience prec^dente, et lorsque je le broyai sur le verre blanc , il avail tout I'eclat et I'apparence du pourpre ordinaire. Cette derniere experience est tres - delicate ; car , si on laisse trop long-tems au feu cette petite quantity d'or, elle devlent noire ou se dissipe entierement , et si on la retire trop t6t , on la trouve encore souillee par le pre- cipite. 4 suR l'oxidation de l'or Par le frottement Les experiences precedentes avaient 6t(t faites avec une piece d'or de 20 francs , frappee a I'occasion de la ba- taille de Marengo , elle nolrcissait au feu , et avait toute I'apparence d'un mauvais alloi : j'esp^rais obtenir un plus beau pourpre en employant un or plus pur, mais les essais que je fis avec un ducat de Hollande , ne repondirent pas a mon attente ; la tenacite de Tor pur rempeche de noircir la magnetic ; le travail fut plus long , et je n'obtins que du violet. L'alliage du cuivre facilite done l'oxidation de l'or par le frottement, et doit necessairement nuire a la couleur. VII. Pour avoir un alliage d'or qui ne nuisit pas a la beaute de la couleur , je fondls un ducat avec son poids d'etain ; le bouton que j'obtins etait fusible dans la colo- phane bouillante ; il cristallisait fortement en faisceaux d'ai- guilles croises en tous sens , et lorsqu'on le scrrait encore chaud entre les doigts , il s'ecrasait comme de la craie, Les essais que je fis avec cet alliage , ne me donnerent qu'un violet fonce coinme4'encre commune. VIII. Pour rendre l'or plus susceptible d'etre attaque par la magnt^sle , je blanchis un cote d'un ducat avec du mercure , et je le laissai reposer 24 heures. Je me servis ensuite de ce ducat comme j'avais fait avec I'autre piece d'or allie , et j'obtins enfin un tres-beau pourpre qui, exa- mine par des connaisseurs , a soutenu la comparaison avtc ceux obtenus par la methode ordinaire. PAR M. LE COMTE DE MAISTRE. 5 OBSERVATIONS. I. Toute autre magnesie que la magnesie calcinee ne peut etre employee j celle qui est precipitee du sel d'Ep- som par les alkalis, ne m'a jamais doiine de bons re- sultats. II. La maniere de frotter influe aussi beaucoup sur roperation : si elle va trop vite , et qu'on y mette trop de force , il y a de I'or qui n'est pas oxide , et la cou- leur tire sur celle du colcothar. III. II parait qu'U y a une vraie combinaison de I'or avec la magnesie } car si on mele a cette derniere un peu de verre pile , ou seulement de I'os de seche pul- verise , on n'a plus de couleur. Ce n'est done point une simple erosion , comme elle aurait lieu sur une pierre a aiguiser , mais une oxidation de I'or qui se fait d'une maniere inexplicable, car elle a lieu ^ans I'huile, comme avec I'eau. L'or ainsi noirci et divise par la magnesie , n'est point attaque par le mercure coulant, ce qui prouve sans replique son oxidation. IV. On peut deduire de ces experiences la preuve que retain n'est pas necessaire pour la formation du pourpre d'or , et qu'il n'entre point dans sa composition ; sa dis- solution ne sert qu'a donner a l'or le degre d' oxidation qu'exige le pourpre. Lorsque , par une operation impar- foite , une partie de I'etain se precipite avec l'or , on a 6 SUR L'oXIDATION DE L'oR par IE FROTTEMENT. des violets et une infinite d'autres nuances bien connues de ceux qui se sont occupes de ce phenomene. V. Une nouvelle preuve de cette assertion est la belle couleur pourpre que prend la gelee animale melee a la dissolution d'or. Si ces deux liqueurs sont Tune et I'autre tres-alongees et bien transparentes , on voit , au bout de quelques jours , le melange prendre une teinte de pour- pre aussi belle que celle que donne la dissolution d'etain j mais si la gelee et la dissolution d'or sont trop concen- trees , la gelee se precipite en une masse jaune comme de I'orpiment. La gelee pourpre dessechee conserve sa couleur , et si on Texpose a un feu vif dans un vase de porcelaine , la gelee brule , et le pourpre d'or s'attache , et se fond avec la couverte de la porcelaine sans se decomposer. VI. De la dissolution d'or jettee dans du vin rouge de Bordeaux , a fait un depot noir considerable , sans que le vin ait perdu sa couleur. Ce depot desseche et place sur des charbons ardens dans une capsule de fer , a de- tonne comme de la poudre a canon. VII. La dissolution d'or melee a I'liuile de pavots se precipite en violet sombre. VIII. Dans la bierre , en noir, qui cependant a tou- jours un oeil violet. IX. Dans I'urlne , le precipite est aussi couleur d'encre commune. M E M 0 I R E SUR LES INT^GRALES D^FINIES. Par M.' Plana. Au iaui (a. Jcauce 5u 28''jawi'tet I 8 I &. J_^a theorie des integrales definies a ete singulierement enrichie dans ces derniers terns. Plusieurs questions en ont deja fait sentir 1' importance , et les resultats que i'on a obtenus par son secours , sont bien propres a augmenter I'interet que cette branche de calcul integral devait inspi- rer , mem6 en la' considerant sous le simple point de vue analytique. Nous voyons en efFet qu'Euler en a fait le sujet de plusieurs memoires , oii , peut - etre plus qu'ailleurs , on a I'occasion d'admirer la fecondite de son genie. Chaque theorie a , comme Ton sait , des mqyens de recherche qui lui sont propres : dans celle-ci ceux qui paraissent les plus generaux , sont : I." La reduction en scrie d'un des facteurs de I'in- tegrale , op^ree de maniere que I'integrale cherchee de- vienne dependante d'autres integrales d'ailleurs connues j 2.° La differentiation et Tintegration de I'integrale donnee par rapport aux constantes renfermees sous le signe integral ; 3." Le passage du reel a I'imaginaire. 8 SUR LES INTEGRALES DEFINIES Ce dernier moyen laisse souvent de I'obscurite sur les resultats qu'il fournit , et Ton peut souhaiter de les voir demontres par un precede plus direct. Par cette raison nous avons entrepris de demantrer , dans le premier ar- ticle de ce Memoire, un resultat remarquable, auquel M. Legendre est parvenu par la consideration du passage du reel a I'imaginaire. Nous avons pour cela fait usage de la seconde des trois methodes precedemment indiquees, laquelle se trouve principalement developpee dans un in- teressant memoire de M. Poisson , sur les integrales M- fnies , imprime dans le tome IX du Journal de I'ficole Polytechnique. On ne verra peut-etre pas sans interer , comment la consideration des racines egales de I'equation de laquelle depend I'integration de I'equation differenlielle llneaire, rattache a I'integrale definie dont il est. question, d'autres resultats qui en paraissent d'abord separes. Dans le second arricle , nous y donnons la valeur de I'integrale, O dx . log. f\-*--i*. cos ax-^a-' ) f «'•-+- 2 n' . x'. cos 2 9 -«- /I* prise depuis x=o jusqu'a jc==oo, ainsi que celles de plusieurs autres qui en derivent par la differentiation rela- tivement aux constantes a et tt . C'est par la reduction en serie de la fonction logarithmlque que nous avons pu exprimer cette integrate par deux series qu'il a ete facile de sommer par des transcendantes ordinaires. La meme mediode a reussi dans le troisieme article PAR M. PLANA. pour rintegrale dx . log.,''i -+■ 2« . COS ax ■+■ t' ) /■ I -t-jfc-'* prise dcpuis x = o jusqu'a x = oc . ^ Dans le quatrieme et dernier article nous appliquerons cettc m^me methode a une autre dasse d'integrales de- finies tres - remarquables , considerees par M. Poisson dans son second memoire sur la distribution de Pelectri- cite d la surface des corps cunducteurs. La demonstration que nous en donnons , nous parait meriter quelque atten- tion par sa simplicite ; elle est d'ailleurs assez generate pour pouvoir eire appliquee avec succes a d'autres cas. Article Premier. De rintegrale / — : "^ '^"^ ^^ r prise depuis O ^ xi -t- in- cos zJ . X- -t-n* ' ' X^O jusqud x=CX). 1. Faisons pour plus de simplicite , X ^ X^ -If 0.71^ X ■ . COS29 + »*, dx . COS ax =/ X Cela pose , en differentiant successivement la valeur de y par rapport a la constante a , nous en deduirous Vol. xxiii. B 10 SUR LES INTEGRALES DEFINIES dy P xdx. sin ax da J A' dy /'' x^dx . COS ax da^ J X d^y P x'dx . sin ax da' J X d\Y r x^dx.cosax dai J X ' et par consequent nous aurons I'equatioa diy dy , r^ -7-7- — 2 « ° cos 29 . - — -+- « 'V = / dx COS ax . da^ da'' -^ J II est aise de prouver que le second membra de cette equation doit etre egal a zero. En eftet soit ■ P =. I dx cos ax : multipliant par J a, et integrant ensuite par rapport a cette constante , nous aurons /_ , P dx . sin ax Pda = / ; ; •I 1/ , /" dx.smax t ,, . mats u est demontre que / = — , t designant , a I'ordinaire , la longueur- de la demi-circonference qui a r unite pour rayon ; done Ton aura const.-t- / Pda = — . Maintenant , si nous differentions cette equation , il vient Pda= o , et par consequent F = 0 . II suit de-la que nous avons pour determiner j ['equation suivante. PAR M. PLANA. I i — — in'- COS 2i.-;^-i-n''j = 0 (A). dai da' Suivant les principes connus , Tintegrale complete de cette equation sera , y = Ce -+■ Ce -\-Ce. ->t-C e , (») oil e reprdsente la base des logarithmes hyperboliques , C , C , C", C" des constantes arbitraires , et m\ m\ m'\ ni^ les racines de I'equation, m 4 111'' . cos 29 . nj= -4- n* = 0 (B). Nous avons par consequent , m=n. f cos fl -+- V — 1 . sin flj = — w" to"= w . fcos 9 — V— I . sin 6)=— tn'" . Done, par le simple changement des constantes arbitrai- res , la valeur generale de y pourra etre mise sous cette forme : ,-■ ^ — an cos 9 • «\ ^r — ancosfl . . '. ' . (|(3J . . . y=zC.c . cos(an sin 9; -t- C .e . sin, (an sin fl J an cos 9 an cos 9 . . . •+-C .e .cos (a« sm 9 _hC .£ . sin.(an sm flj . a. Cette analyse suppose que lequation (B) n'a point de racines egales ; ainsi il faut traiter particulierement les cas ou G = o, et 6=— . 2 En faisant 6=— nous avons 2 m = Ti V— I = OT" ; m"= — n V— i = m'" : Done , suivant un principe connu sur Tiiitegration des I 2 SUR LES INTEGRALES DEFINIES equations lineaires , il faudra , au lieu de la valeur de y donnee par Tequatlon (*) , prendre nay ..ay— I _„a/— I , c, fj , c ' , c\ designant des constantes arbitraires. Maintenant , si nous remplacons par des fonctions clr- culaires les exponentielles imaginaires , nous aurons (/3) • - - . y =Cp -^-qa) C0^na-i-(]j-^qa)s\n. na , p, q ,p\ q etant des constantes arbitraires; en les deter- minant convenablement, nous aurons la valeur de I'integrale dx . cos ax /■ fx' — a"/'- prise depuis x = o jusqu'a jr:=oo . En faisant 6=0 nous avons m=.n-=:m"\ m"=. — n=m"; done nous aurons , , . . - — na J J .tut (Qj . . . . y=(c;-^c.a) .e -4-(c,-4- c ,.«/ e , c , c,, c', c\ etant des constantes arbitraires que Ton doit determiner de maniere que cette valeur de y devienne celle de I'integrale / d X .cos ax (X- ■*■ ny prise depuis A:r=o jusqu'a x=^oC. 3. Toute la difficulte est par-la redulte a determiner les constantes arbitraires renfermecs dans les equations (i3) , i>) •> ( ')• Commencons par cdles de (S'). Pour cela je tcmarque d'abord qu'en faisant a = o la valeur de y se PAR M. PLANA, I } reduit a y =: p ; mais dans ce cas nous avoiis r dx y—J (x' — h/ ' done p = o ; car il sera demontre que entre les limi- /dx ' — ;— ;- = o , et par consequent — • = o . II suit de-la que y =zq ei . COS n a -i- (p -+-qaj. sin. /I a . Cctte expression donne -— - =r fg -i-p'n -+- q'an) COS. an -+- (q — naq) . sIn an ; a a j-=(2nq' — aqu'J.COSan — (inqj^p n'' ->t-qn'' a), sin.aw ; -^ = — (^qn'-i-p'n^ -\- q an^ ) COS an -{- (qan^ — 'iqn').sin.an , Or , en faisant a = o , la seconde de ces equations se reduit a ^-j = zn^'; done nous aurons , /» x'dx ^nq=—J -J— -J , oubien 2«/=-«»/^l:;,j, -/^ = o; d'ou Ton conclut q' = o , et par consequent y ;= q a . COS . 7i a -\- p. sin. n a . Actuellement , pour determiner p' et q j'observe que , en faisant a= o , les equations precedentes donnent '^^ ^=q+pn d'Y 14 SUR LES INTEGRALES DEFINIES mais en posant aA:s=j Ton a, avant de supposer a = o, da~ ^ J (f-'^'nr ' done lorsqiie fi = o, il viendra dy __ (f' J /^ di sin ,• ^ da ' , da^ J i 2 ' Nous avons par consequent les equations j+yn = o; -= — Sj/w" — /w" , lesquelles donnent Substituant ces valeurs dans I'expression de y nous aurons P dx .cos ax T . 'Tta (') J C^ - n^ = -^ Sin ;/« - — cos na . ■ Multipliant cette equation par dn , et integrant ensuite par rapport a ra, nous aurons . . P dx . cos ax T . sin an \~j . . . .J ^., — ^^j — ^^^ , d'ou I'on conclut , en differentiant par rapport a la cons- tante a , , , . P xdx . sin ax _ {-^) J -F^r^F- = T cos rt» , Les deux derniers de ces resultats s'accordent avec ceux que M. Bidone a trouve le premier , par une autre me- thode , dans un interessant Memoire sur diverses integra- PAR M. PLANA. 1.5 ' les definies ( Voyez Memoires de I'Academle de Turin , annee i 8 i z ). 4. Void maintenant de quelle maniere Ton peut etablir Tequation / -rz" = o ■> H.^^ "^^^^ ^ servi de base pour arriver a I'equation (i). Comme I'element de cette integrale devient infini lors- que X = « , nous chercherons sa valeur , d'abord depuis ^ = 0 jusqu'a x = n, ensuite depuis x = n jusqu'a ;c= 00. A cet efftt remarquons que Ton a f-J^' = i log- r«-*;- -^ log r«+^; + const. ; f 3^ = ^ log. C^-'O - ^ log. Cx-^nJ -4- const. La premiere de ces deux formules donne depuis x = o jusqu'a x=-n , /dx I I -T—TT = — log. 0 log. 2n ; la seconde donne , depuis x=n jusqu'a a: = 00 , r dx I 1 / :?=i:f = — 1°8- ° -" — 1°8- -'* • Done , en prenant la somme de ces deux parties , Ton aura , depuis x=.o jusqu'a ,v = oc , / dx J ^;f^ = o • Pour prevenir ici une objection que Ton pourrait faire sur la destruction des deux quantites infinies de 1 6 SUR LES INTEGRALES DEFINIES signe contraire , je remarque que la premiere des deux formules precedentes donne depuis x = o jusqu'a x = n — I , f = — log. S log. f2« — S) ; ill 111 ensuite, si Ton pose x = x'-i-n, Von obtient, depuis x = 5 jusqu'a A" = oo , //" = / -— "^ — -t= —\o^.S-\-~\oz.(in-^S) . Or , d'apres ces deux formules , il est evident qu'en supposant a S des valeurs successivement decroissantes I'on doit avoir ji la limite , dx J x-—n'^ J %'■ -211X Au reste, le simple examen de la marclie de la courbe qui a pour ordonnee (x'' — 7i'J~^ fait voir d'une maniere ^,_^r = o ne renferme rien en elle-meme de contradictoire. Du cote des abscisses positives cette courbe a deux branches, dont une est situee dans la region des ordonnees negatives , et I'autre dans celle des ordonnees positives ; ainsi il n'est pas impossible que la somme des deux aires , prise chacune avec le signe qui lui convient , soit egale a zero. L'on voit , par cet exemple , qu''il y a des cas ou Ton s'cxposerait a des erreurs graves en voulant penetrer la forme des resultats de integration par le simple examen Par m. plana. 17 des valeurs successives que prend I'element de I'lntegrale. Car ici la valeur de I'integrale n'esi point infinie , quoi- que relement devienne infini pour x= n . Cette reflexion n'aura point echappe a ceux qui auront remarque que la demonstration par laquelie on fait voir , dans les elemens de calcul integral , que toute integrale est equivalente a la somme de ces elemens , exige une modification , lors- qu'il y a une valeur de la variable , comprise entre les limites donnees , qui rend la difFerentielle infinie : modifi- cation qui consiste , comme Ton sait , dans le partage de I'intigrale en deux parties distinctes , dont une soit ren- fermee entre la premiere limite et la valeur de la variable qui rend infini le coefficient difierentiel ; I'autre entre cette meme valeur et la scconde limite donnee de I'integrale. D'apres cela Ton ne doit pas etre surpris du resultat fourni par I'equation (1), qui nous presente encore cela de par- ticulier , de devenir infini pour une valeur infinie de a , ce qui ne pourrait etre demontre par la consideration des valeurs successives de I'element de I'integrale. Malgre ces singularites , il nous parait que Ton doit regarder comme exact le resultat dont il est question , car il n'y a rien qui puisse , a notre avis , arreter les cours des operations qui nous y a conduits. Et pour con- firmer davantage ce que nous avancons ici , voici une nouvelle demonstration de I'equation (2) fondee sur le devcloppement en serie. Vol. XXII J. l8 SUR LES INTEGRALES DEFINIES J. Nous avons /dx. cos ax Pdx.co^ax Pdx.coiax /dx. cos ax r dx. cos ax x^ + n' J -^T— + etc. Mais I'integration par parties donne y"" dx. cos ax a . sin «:» <»'. cos ax i%m.—\jx-'"- (im—ij(2in—2jx-"'-'- (2m—iJ(2m — 2j(2m—'i)x^"'-^ »'. sin a X a^t cos. aJtr (27n—jj2m—2J(2m—iJ(2m—/^)x-"^''^ i2m—jj(2m — zj . ,..(2m—%)x^"''i ''dx . sjo ax I. 2. 3 (2m— \)^' oil le dernier terme doit avoir le signe superieur ou in- ferieur, suivant que m sera nombre pair ou impair. Done en integrant depuis x =. o jusqu'a x =■ ^o on aura , en ayant egard aux diiFerens ordres de I'infini , / dx . cos ax vt = —-.a -t- oo, X^ 2 /dx . cos ax ^ a' , : = -H 0&' - OO i X* 2 1.2.3 ' /dx . COS ax _ -s , c = — - . '^ -t-rcJ - oc' + OO; *■* 2 1 . 2 . 3 . 4 . s /dx . COS «j; T „7 , , _ 3 _ =:T t + oc7 - oc« •*- oi' - oc; *■' 2 1.2.3.4.5.6.7 etc. Par m. plana. 19 Or en substltuant ces valeurs dans celle de / ^'^°^^^ , il est evident que toutes les quantites affectees du signe oc se detruisent mutuellement ; de sorte que Ton a /^dx.cosax T / «'«' n' m . 6. Cherchons actuellement les constantes arbitraires ren- fermees dans I'equation (3"). Comme dans ce cas aucun des elemens de I'integrale ne devient infini , il est permis de la supposer representee par la scmme de ses elemens , ce qui feit voir que Ton doit supprimer les termes ou I'exposant du nombre e est positif, afin que la valeur de I'integrale ne devienne pas infinie avec a. Par cette rai- ao SUR LES INTEGRALES DEFINIES son nous prendrons simplement y =(c_-\-acJe~'"' , d'oii Ton tire -f- = — n . e-"" (c -\- c m) -\- 0 . e-"" : da ^ I - mais en faisant a = o , il est clair que Ton a y^ dx T dy done nous aurons , , f'dx cos ax "T ^ , (4) J i;pT;rr = 4;iirn-««)-^-''^. Multipliant cette equation par dn, et integrant ensuite par rapport a n , Ton aura f dx . cos ax T d'oii Ton conclut en difFerentiant par rapport a a , /.trrf.r . sin ax — Ces derniers resultats sont dus , comme Von sait , a M. Laplace. 7. Determinons enfin les coefficlens de I'equation (/3). Par la meme raison , dont nous avons parle dans le cas precedent, on doit d'abord supprimer les termes oii I'ex- posant de e est positif, de sorte que Ton aura ;>■ = c . c- '"' "' K cos (an sin 6) -+- c. c—"" "^ ^ sin (aii sin flj » PAR M. PLANA, zi si COS 9 > o ; ou bien y = c'e"""' fl. COS (an sin fl) -f- c"'c''"'^°* 9 . sin (an sin flj , si cos 9 < o : les constantes a et « dtant censees toujours positives. II suffit de considerer le premier de ces deux cas , car le meme calcul qui determine c et c', fait voir que Ton trouverait des valeurs ^gales pour c" et c" . En posant ax = ^ , on demontrerait , comme dans ie n." 3 , que Ton doit avoir ^^ = o , ^ = ^ , Jorsque a = o } mais I'expression de y donne dans ce cas dy •jr~=- 0 = — c« . cos fl -4- c re . sin fl , -^=-= — (;7j^cos'fl-4-3c«'sin'9.cos9-+-3c'«*sini5.cos*fl — c're^sin''*. Art' " d'oii I'on conclut 4/i>.cosa ' — 4/j'.sine • Substituant ces valeurs dans celle de y , Ton obtiendra , , r dx cos ax T e"" cos a . . (7) . . . / — — = -V-^ — r sm ra -4- a« sm i) , et par consequent (8 . . . / = fjf . . sni. (an sni b) . ^ X 2n' sin 29 Ces deux resultats s'accordent avec ceux que M. Le- gendre obtient ( pag. 359 des exercices de calcul integral) a I'aide du passage du reel a I'imaginaire. Notre analyse fait voir , i.° Que I'on doit y supposer cos 9 toujours positif j 2," Qu'iis cessent d'avoir lieu, lorsque cosS = o. fti SUR LES. INTEGRALES DEFINIES Article Second. Dc L IntcpraU I — .^ — r r— - prise depuis X s=. o jusqua ;e = oo . 8. Les formules trouvees dans Tartlcle precedent don- nent le moyen d'lntegrer , au molns par les series , toute integrale definie susceptible d'etre decomposee dans une suite de termes semblables a ceux que nous avons consi- deres. ParmI les resultats que Ton pourrait trouver par cette methode, il convient de choisir ceux qui conduisent a des series sommables , ainsi que cela a lieu pour la fonction qui forme le sujet de cet article. Soit, _Wx-^- nous aurons d'apres une formule connue ( Voyez CalcuL integral de Lacroix pag. 135)- 2a \0'^.(l-\-B.COSax) = log ^--f-!2a.C0Sfl!:»r 7 a^COS 2 ax 4- |- *' . COS lax — f "* • cos 4ax-{- etc. ; et comme & = -11— en substituant cette valeur il viendra ()').. .log.('l-+-2a.cOSaar-4-a°J = 20. . COS aX — |a°.C0S2flar -+-?«* COS iax etc. PAR M. PLANA. 13 Cette serie suppose ot < i ; mais il est facile de developper la radme fonction suivant une serie convergente lorsque Ton a et > I : il suffit pour cela de remarquer que 2 I (l-\-2a.. COSax-i-a.'J = a'.(l -4- - COS ax -i- -j ) ; et de-la Ton conclut , d'apres la formule (y) : 2 2 ()/') ... log fn-a* cos ax-\-ci-'J = log.a'-f- - cos ax ^^cos. 2 ax -4_ J_ COS. iax — cos A.ax -^- etc. Cela pose , en combinant la formule (7) avec la serie representee par (y) , Ton obdendra ''dx, log. /'i-t-2*. cos ax -1- a'} X r- ■ . ..e-^.ttcos/n' — Te--'".a-.cos2m'-(- 1 €-'<"«' cos3/n' — etc. [ 7^j;^|e-'".asin.OT' — 7.e-»'»a*sin2/7i'-4-fe-'"'a*sin3;B' — etc. | 2n'. sin V I oil nous avons fait , pour plus de simplicite , OT = o«.cos9, w«'=a».sin6. II est fecile de sommer les series infinies qui entrant dans cette equation. D'abord 11 est clair que d'apres I'e- quation {y) nous avons •1 .log. fl-H2 a.e— ". cosm'-t-a". e— -"^ = c— ".a cos Tti — 1 . c— ''", a'cos %rn-\- - a*.£— "".COS Ztri — etc. 3 8 Substituant a la place des sinus leurs valeurs exponen- tielles , Ton a 14 SUR LES INTEGRALES DEFINIES <— " . a sin . ni — -L . e—-"'3.'. sin ini -+- -• «— ""a*sin Ifii — etc. s 3 — —I ( j( g-m+mV-l iix° f-ira+imV-'-f-i-a'. £-'"'+'"''»-' etC. ) 2^— I \ ■ = ■ * / — ^i ( a,_f,-m-m'S-\ J.^! g-sm-Jm')'-i^_ia',e-3'"-5">V-i ctC. '^ Or , a Taide des formules connues pour la reduction des quantites imaginaires a la forme A + B /— i Ton obtient ^i' log (i + «• e-"^'"''-') — ,-^ log. (i -4- « . e-^-'v-) / . tt . e"" . sin. »«■ \ done , si nous falsons pour abreger , ./4 = I -+- 2 a . e ^"^ cos «j' -t- a' . e — ="• , nous aurons , . /^(f.v . log. ^i -f- 2« cos .«JC -f- aV ^-^ AT . ^ 1 .i ^ / ■ et • e"". sin. »7s'"N - ^^ITZ^a • log- ^ -^ ^^ir^hTs • ^'^'^ l^^" = ^A ) ' Cette formule suppose et< i , mais il suit de la for- mule {y) qu'il suffit d'y changer e4 en ^ , et d'y ajouter le terme / dx . log. a. " iloR. a = X ' ^' ' i\n> . cos S ' pour avoir la valeur de la meme integrale dans le cas de ct > 1 : de sorte que , en faisant [ -+- 2«.C0S fl Jf -4- « V PAR M. PLANA 2-5 /4= *■ -I- a ct . e— ". COS ni -\- c— *" , I'on aura /■dxAog.l'i M J „ T / . e— n • sin. m'\ = T-^^ ; loe. /I -+- — T"^— A . arc ( sin = —7 I -. 4rt'cosfl b' "1^^ 2/1'. sin 9 \ V-^, y 9. Developpons maintenant plusieurs consequences qui reiultent de la formule (9). D'abord en y faisant * = i , et changeant a en %a Ton obtient , , Pdx . log. COS ax ^'^) •./ X oil A = I -+-22—"" COS 2/m' -h e~^" : ensuite la supposition de « = — i donne de la meme maniere , Ax . log. sin a}t = ^iF:^^ log 7 '^ - 4^^^ihn ^"-c (sin = — ^7:4^r-;> oil , ^"= 1 — a^"*"* . cos im -t- £"■<" . De-la il est facile de conclure le resultat sui\'ant : /l3) r^^ . log, tang, aj; 'T , ,M" w / . 2.£-"".sin. 2)»' \ =4^P:^3r«- log- V77- 4;rrinijarc.f sin. = . = ). ^ .« H \^ Vi— 2et'"cos4m-»-c ""/ Pour le cas particulier oil 2 5 = —, les formules pre- cedentes donnent , Vol. XXIII. D »< SUR LES INTEGRATIONS DEFINIES / » Pdx. log. COS. ax *'^^ y ;.-»v„i ■ ^ i;^ • log. '~JH^^^ arc (sin =: ^-"-^s^.n/.; ^ . » . A'rfA.- . log. sin «:r * 5^ J *• > ^ »t =^-'<'g.T>'i^-S^, arc (sin^'-'yvV), ^Tik ' log • ^^f - -^ arc Csin^ .■^— >--■ sin r>../.A en posant //= I -+- 2 . e~"V- . cos (rt7/}^2j -+- e— ""Vi ; fr=: I — 2 . e— "">'- . cos (an^li) -f- e— "">'- ; W= I — 2 . e-=«Vi . cos (aauVaJ -i- £—■ jonVi ; 10. L'equation (9) differenriee par rapport a la cons- tante * , donne ce nouveau resultat : , , ^ r^ cos ax-*- a ■ •r.e~"' /cos ?a' -t- «e~"\ ^ . e""". sin m' 4tt'. cos 9 * V A / i^ A 11^ sin S ' Pour differentler la meme equation par rapport a la constante a , remarquons que Ton a dA -5— = — 2«x. e da a ) COsfOT — 6)-+-a.£ ""cosfil 7 e "sin w' ntt.e~'".sinfi—m'J a.e~'".sinm' dA '^^ " VA ^A 2 Ay A ' da ' y/lzil '■"' -i'm'm' I -t- «.e '". COS m —xe '"'.sin'nt' A 1^ PAR M. PLANA 17 et que par consequent /xdx sin etx _.-—"> ( ^ , .V „l -re—'" %in fi—m) = -^' — Jcos.fOT'— fl;-4- ^ ■" J X I— 2«.cos.;'-(- 2 m.v. cos 9 -l-m- ^^ m sin i ' v'' 2 ^ S ^ 't-a'-ff f e— V cos 2 jr — -^ e— '»i"' cos ^qr ■+- ^ e— "i"" cos 6qr — etc.) ~i- i> TT (e—^P' sin 2qr — ^ e— ti" sin 4qr -^ j e—^f sin.fj^r — etc.) Ces series sont semblables a celles que nous avons dej5 sommees ; consequemment nous aurons j , . P fa-t-bx'Xoe.co^TX.dx rr f i' N . 1^9) J ;..-K2,„.vcos9->-m^ = -TTihTO -V-^) ^°§ ^ -+- aV . log. ^ -+- ^;t . arc (sin = ilT^l^il^^ , tn feisant |4» SUR LES INTEGRALES DEFINIES ^ = v/ 1 -H 2e— -i". cos 25'r -t- e— u^ L'on trouvera de la m^me maniere , ,j /^^fl-^^.r^log.<;in rxJx "^ ( f>' \ , H-«V.log.e'-^T.arc (sin = Jfir^'-) , en posant ^'=s i/'i — 2e~-f cos 2 yr -4- e— If . 13. Je finirai cet article en donnant quelques autres formules, qui ont du rapport avec les precedences. Nous avons sin ax i— 2«cos«.v-f-tt" ^^ sin a;*- -4- a . sin 2aa: -f- a • . sin iax ■+■ etc. i-2 i. II suit de-la, et de I'integrale / dx . sin ax » X ^^^^ 2 que Ton a les resultats suivans , en integrant depuis x=o jusqu'a x=(x> : /dx sin ax t X ' I— 2a.. cos ax-*-a.' ^^^ 2(1—0.) « <. 1 y^^ sin ax rr •V • — ^^ , ,,..,... e(<^i * n-2a.cosa.v-(-«." 2,1-f-a; • ^ /dx sin ax ' ^ X ■ I— 2i4. cos «;«■-»- tt" ^^^^ 2'j./oi—ij A y I /dx sin ax ^ X ' i-i-2x..c\isax-t-a.' ~~' 21.(0,-^ ij it y I PAR M. PLANA. ]l Falsant dans ces formules * = i , Ton obtlent / / dx . tang ax » dx . cot ax = o=<» 14. Dans le tome 4."' du Calcul integral cHEuler^ pag. Ill , et dans I'ouvrage deja cite de M. Legendre , pag. 373, il est demontre que , en integrant depuis (p =: o jusqu'a (p = 7r , Ton a toujours «T. r d'P • cos i

-i)T , \ Cela pose , si nous faisons , pour abreger, cos ax A'=: I-(-2:«. cos rtX-t-a' * sin ax l-t-2a.. cos ax-*-a.' * nous aurons , en developpant , A = cos ax — a . COS 2rt« -4- a '. cos iax — etc. A'=: sin ax — a. sin 2 a ;>:-+- a ".sin iax — etc. De-la il est facile de conclure que Ton a /' xdx . A' T c — " — ~. 2 COS. — e—'ifcosap — a.e— "Jcosaa^-f-* .«"'''^cos3fl/) — etc.j ■'— -. 2 sin.— £— "JYsiiirt/j — ot.e— ''isin2/j/)-i-«°.c-"'sin3a/ — etc.\- ces series infinies sont evidemmment sommables par des fonctions analogues a celles designees par A et l^ ; par consequemment nous aurons /xdx sin ax t e " €—"1 COS—, (cos ap-t-u.e^'f) „ e~'"l. sin—, sin af —-2 :_ : _ — -2. G " G Relativement aux valeurs paires de n Ton trouvera , $6 SUR L£S INTEGRALES DEFINIES xdx sin ax /; j^^.zn • i-hu. COS ax-t-a.' ,-2 ^,_JL_^-2 ^, 1_. Nous nous dispensons de rapporter ici tous les resultats particuliers que Ton pourrait deduire de ces formules par des precedes analogues a ceiix dont nous avons fait usage dans I'article precedent. U n'est pas besoin d'avertir que ces formules supposent «< i ; mais il n'est pas difficile de trouver leurs correspondantes relatives au cas oil Ton aurait « > i. Article Q u.a t r i e m e. I J. Le principe qui nous a forni les resultats prece- dens , est fonde sur la reduction en serie d'un des fac- teurs de I'integrale qu'il s'agit d'evaluer. Pour donner une nouvelle application de ce principe , nous allons denion- trer , dans ce dernier article, plusieurs resultats remarqua- bles auxquels M. Poisson, est parvenu, par d'autres con- siderations dans son second memoire , sur la distribution de felectricite a la surface des corps conducteurs. L'equation (j) , trouvee dans le premier article , etant differentiee deux fois de suite par rapport a la constante a, PAR M. PLANA, J 7 donne , depuis -v = o jusqu'a x = oo , /^A'(/.V . cos rt.V T« II suit de-la que Ton peut avoir , entre les mSmes li- mites , la valeur de rdxXcosax ^ pourvu que X soit une fonction de x susceptible d'etre decomposee dans una suite de termes de la forme , *^ . Parmi les fonctions qui jouissent de cette propriete , considerons successive- ment celles qui paraissent les plus simples. 1 8. En prenant le logarithme de I'expression de sin. a: en produits indefinis , Ton a , comme Ton sail , log.sinx = l.^ + l.( I -5) +l.(i -f;,)-4-l. ( I -^)-»-etc. Differentiant cette expression par rapport a x , nous aurons " * ^wa .*-2 /.f^2 -^-a *""" „_o ^-3 " ClL« tang X- '!r'—x' ^t'—x' 9t=— *^ De-la par la substitution de xy — i a la place de x , Ton conclut xle' -f-e"~* ' '^ ■7'-t-x' "^ 4■J'■^-x' "*" gy'-hx' "*" ^^^' Done , en vertu de I'equation (I) et de 1' equation / dx . cos ax = o , Ton aura /A(/.v.(e*-f-<'— *)cosrt.v . ^ , « o , _ — — ~ = — 7 -.fc-'"^ -1-2. «-»«»-♦- S.s-'"*-*- etc v) V 38 SUR LES INTEGRALES DEFINIES ou bien , ^r% /^xdx.ie' -*-e'~''),cos ax w'.e"""''" ^ ' ' ' ' J e'-e-' (i_e— ")" * en sommant la serie inlinie. Maintenaiit , si Ton prend I'integrale de cette equation par rapport k a , Ton obtient /dxle' -*-e ')'i\nax p e" — e-" I- C designant une constante arbitraire , qui doit etre deter-> minee de maniere que cette equation puisse avoir lieu en y iaisant a = o . A cet efFet remarquons que Ton a —1-4- ~T^ , gX^g—x €• —I et que par consequent /^dx . sin ax P ■, • „ '"' 2 / — -+- / dx .smax=C-^ rr . Or , il resulte d'une formule connue que depuis xs=o jusqu'a X =s oo Ton a generalement / e—^". sin ax .dx = ^^l^ ; done en supposant 9 = o , il viendra / dx sin ax = l i et par consequent /dx . sin ax _ t ^ ou bien /dx . sin ax a.{i-e-^n PAR M. PLANA. 3 9 Le premier membre de cette equation devient nul en faisant a=o; il faut done que la constante C soit telle , que le second membre devienne nul par la meme valeur de a . Mais la fraction devient - en y faisant a = o ; done , en cherchant sa valeur par une double differentiation du numerateur et du dcnomlnateur , Ton obtlendra C = . Substituant cette valeur dans I'^quation precedente , changeant a en - , et X en rrx , Ton aura enfin 1 11 J .... 4 / . _ . ^ e —I e" -h 1 ' Sous cette forme, ce resultat remarquable s'accorde avec cclui que M. Polsson trouve a la page 58 du Memoire cite. 19. Le logarithme de I'expression detang. jf en produits indefinis fournii I'equation log. tang ^=1.^ + 1. (i_5-)-i-l.(i-^,)-^l.(i-^) + etc. -_,(._4^)_l.(._4_5)_K(,_^,)-etc.. laquelle etant differentiee par rapport a x , donne , par le changement de x en ^ x ^ X 2X' 2X' 2X' 2a.-' sin. X " "*" 77=-a:= /^t'—x' "*" g-r'—x- i6.t=— .v= "*" ^^^' Substituant xy- 1 a la place de a- , cette equation deviendra 40 SUR LES INTEGRALES DEFINIES 2X 2X' t.V' 2T» Maintenant , si nous appliquons aux termes de cette serie le theoreme exprime par I'equatlon (S) , il sera fa- cile cl'en conclure le resultat suivant : /xdx . cos ax Muliipliant cette Equation par da , et integrant Ton a P dx . sin ax t 2/ —^ — r:;^ = const. -t- ——z^ . Les deux membres de cette equation devant etre nuls lorsque a = o , il est clair que const. = — - ; 2 et par consequent (III) rdx. sin ax ^ ^°-i. 2o. Developpons maintenant plusieurs consequences, qui resultent de cette equation. II est d'abord facile de trouver la valeur de dx . cos 6x . sin ax ^f- en effet cette integrale est equivalente a la somme de ces deux-ci : /dx . sin. (a-\r^)x Pdx . sin. fa — 6> done, en vertu de I'equation (III) nous aurons /'rfjc . cos f.r . sin rt* e""*"' — i , e"""' — i PAR M. PLANA 41 ou blen ""dx . cos 6x . sin ax »« — e"" (IV) 4/- €"-*-£— "-t-e'-t-e—^ tcrivant dans cette equation 6y-i a la place de 5 , il viendra IV\ C'^^ ■ (e'-^e—^") ■ sin g-V _. C — g— ' Mais ce resultat a besoin d'etre demontr^ ; car ce qui precede est fonde sur la supposition que la quantite re- prt^sentee par a est toujours reelle , et par-la le change- ment de d en 5^ — i ne serait pas permis. Voici de quelle maniere Ton peut ici legitimer le passage du reel a I'ima- ginaire. Nous avons , e'*^e— !* fi--.x;' S'l x'> fi^'.i* — = I -+- • -f- ^ — ; -I- 5 — , , ^ -H e tC • 2 ^^1.2^^1.2.3.4^^1.2.3.4.5.6 Cela pose , si nous faisons e"— 1 il est clair que I'equation (III) differentiee successivement par rapport a a donne en general , f x'-'dx . sin ax _ d-'.Ffa) 4/ ■ h -. > le signe superieur ou inferieur ayant lieu suivant que i sera impair ou pair. Or , il resulte de cette formule que nous avons f^ol. XXIII. F 41 SUR LES INTEGRALES DEFINIES Pdx . C''' -fc—^'J sin ax mais il est evident que la serie infinie qui forme le se- cond membre de cette equation , n'est autre chose que le developpement de la fonction done il est demontre que I'equation (V) subsiite pour des valeurs quelconques reelles des constantes a et 6 . M.' Poisson parvient au meme resultat a la page 54 du memoire cite ; et il ajoute que Ton doit y supposer 5 < 7 , ainsi que cela est effectivement exige par sa de- monstration. 11 est clair en effet que la valeur de la meme integrale serait infinie , si Ton avait 6>Tr , piiisque la fonction ^'"'^'^ '. . tend a dcvenir egale a e^^— V* a mesure que x augmente. II est facile de demontrer par un precede analogue au precedent que Ton peut , dans I'equation (IV) , changer a en d^—i , de sorte que Ton a /yJ^ fdx . fe^—e—"") . COS (x « — e - e'-i- 2cos les limites de 1' integration par rapport a i etant {• = o , et f = i . Maintenant , si Ton fait :^''=y , les limites de y seront les m^mes que celles de ^ , de sorte que , en remettant la lettre ^ a la place de j , il viendra Multipliant par i + f les deux termes de la fraction soumise au signe f, cette equation donnera d'ou Ton conclut , En retranchant de cette equation I'equation (f) , nous aurons PAR M. PLANA. 4 J Pour le cas particulier ou : = o , Ton a A = ~^; et par consequent /dj . log r _ 21. r^i^sii _ IZ. i-u ~ 8 ' J i-n — 24 * Ces dernieres formules , et un grand nombre d'autres scmblables sont d'aillcur connues ; sur quoi Ton peut con- suiter le 4.' tome du Calcul integral d'Euler ( pag. 1 2 i et suivantes ) , ainsi que le second Supplement aux Exer- cices de Calcul integral de M. Legendre (pag. 102). Les formules precedentes donnent lieu a un assez grand nombre d'autres consequences remarquables , qui se trou- vent developpees dans le Memoire cite de M. Poisson , auquel nous renvoyons. Nous terminerons ce Memoire en donnant la valeur d'une nouvelle integrale definie dont I'expression nous parait assez simple. 22. Euler a demontre que c* — 2.COS 9 -f- e-'' / ar»s/ x^ ^f x^ \^^ done , en prenant le logarithme des deux membres , et difFerentiant par rapport a x , nous aurons 2.V 2X e*~2.cose-»-e— ' '''-+'-^" (2-r—i)^-*-x' ~^ ftr,+^J'-*-x'' 2.V 2X, (\-T—(}'-*-X^ -<- f^^^ij^+x' "*" ^^^' 46 SUR LES INTEGRALES DEFINIES II suit de-la et de la formule generale ""xilx . sin a.v — que Ton a , ^^—— ^^ _ g 17/1 / dx . fe'' —t—") . sin ax e" — 2. cos 6 -+- e " -f- fr.e— aS ('l -4_£- " ir _^_ g— 4a t _^ g-6a '^ -f- C tC. J > ou bien , en sommant les series infinies ,, ^ c* — 2.COS e -t-e~' e""^— I II y a d'autres fonctions que Ton peut integrer par cette methode , mais nous nous dispensons de les rap- porter , parce que les resultats en sont moins simples. Addition a l Article Quatrieme. Reprenons I'equations (II) mise sous la forme /dx . e~*. sin ax it 2— ^ et remarquons que Ton peut , d'apres cela , avoir la valeur de rint(^grale /dx. e~1'' sin. ax toutes les fois que q est un nombre ender et positif. En efFet , nous avons , dans cette liypothese , PAR M. PLANA. 47 <,-f^ I— e" ■ e :-" — £-'*■ — £-(?-•)» mais Ton salt qu'en integrant depuis x=:o jusqu'a ;t=oc Ton a toujours fdx.c- ■i" . sm. ax = done , suivant cette formule , nous aurons /e-^'- sin ax . dx __-r J_ ^ 0 . • . • •_ a'-t-i <»--+-2« »=-+-3" a'-*-(q-ip Le second membre de cette equation peut etre trans- forme dans une fonction continue de ^ , a I'aide des considerations suivantes. Observons d'abord que cette equation peut etre mise sous cette forme :i /"• e-l''.sinax.dx ir J_ ^ o <» oil le sigiie sommatoire ^S" a la meme signification qu'on lui attribue ordinairement dans le calcul des differences finies. Or , d'apres une formule qui se trouve demon tree dans \q Calcul diffireiitid (T Elder (pag. 461), si Ton fait 9— I Ton a n rj. \ T sin.' « A sin'?.sin29 S sin.'?. sin 49 C sin.'^cssin C? • etc.. ^8 SUR LES INTEGRALES DEFINIES A^ B J C, etc. etant la suite des nombres de Bernoulli ^ done nous aurons ... Pe-^'.sinaxdx sin'. 9 A sin's.sinz? B sin'' ?• sin 4? C sin' I? . sin 69 -^T • — T^ — ■ - "'=• Le second membre de cette equation est , comme Ton voit, une fonctlon continue de q ; ainsi on pourra s'en servir pour calculer , par approximation , la valeur de I'integrale /e~?^. ^'max .dx / lorsque q sera un nombre fractionnel ou irrationnel. L'on ne doit pas oublier que la serie precedente est du nombre de celles que M, Legendre appelle demi-con-' vergentes (V. pag. 194 des Exercices de Caicul integral) ^ et que Ton doit par consequent I'evaluer en arretant la suite la oil la divergence commence. Au reste , Ton peut renverser la question , et faire servir le premier membre de I'equation (A) a la sommation de la suite infinie qui se trouve dans le second. La consideration du passage des exposans fractionnaires ou irrationnels a des exposans exprimes par des membres entiers , dont nous venons de faire usage , parait etre un moyen propre pour evaluer , dans certains cas , les inte- grales definies. Soit , par exemple , I'integrale PAR M. PLANA. 49 qu'il s'agit dc prendre depuis x = o jusqu'a j;=i j m et n etant des nombres fractionnaires ou Irrationnels. Sup- posons pour un instant que ces memes nombres soient entiers ; alors nous aurons 1— * et par consequent 1—X Mais il est demontre que Ton a toujours J log X done , en appliquant cette formule a notre cas , il viendra V = log (m-\-\) (ni-^%) fw»-+-3J ....-+- (m-^n) . Cela pose , si Ton fait , sulvant M. Legendre , 1.2.3 X — i=r (x) , Ton aura Cette equation subsiste pour des. valeurs quelconques de m et de /2 ; car I'oa sait que la fonction F peut etre consideree comme une fonction continue, dont revaluation numerique est maintenant reduite au plus haut degre de fecilite a I'aide de la table et des formules donnees par M. Legendre pour cet objet. Vol. XXIII. JO OBSERVATIONS SUR LE XENOS VESPARVM*, Par M."^ J u r I n"e , Profcsseur a Geneve. flu a fa Jcaiice 3u 38 jaiuiei 1 8 1 (J, -L'e hasard, qui souvent preside aux decouvertes, me fit ren- contrer , i[ y a quelques annees, uiie guepe dont le ventre etait bossu et inegal , au lieu d'etre conique , comme on le voit ordinairement ; cette inegalite etait due a la pre- sence d'uii corps brunatre , hemispherique , du volume d'une grosse tete d'epingle. Je remarquai que ce corps veiiait de I'interieur de la guepe , apres s'etre fraye un passage entre deux des segmens abdominaux , et qu'il forcait par son volume I'extremite du ventre a se jeter lateralement. Ce fait , piquant ma curiosite , m'engagea a reprendre des guepes , et je ne tardai pas a en trouver plusieurs qui portaient de semblables tumeurs , placees ordinairement entre les 3.% 4.' et 5."= segmens abdominaux, plus fre- . I — — ■ ' * Xenos vesparum , Rossi faun. etr. suppl. t. II p. ii4- pl- VII. fig. b. PAR M. JURINE. 5 I qucmment en dcssus qu'en dessous. 11 n'etair pas rare d'en voir sortir deux de dessous le m&me anneau, et les males en avaient comme les femelles. Pour savoir ce qu'etalt ce corps etranger , je disse- quai quelques-unes de ces guepes, et je reconnus distinc- tement qu'il etait forme par I'extremite du fourreau d'une nymphe dont le reste du corps se prolongeait en remon- tant dans le ventre de la guepe , presque jusqu'a sa base,com- me on le voit dans la fig. i de la pl. I." Cette extremlte avait une couleur enfumee , tandis que le reste du corps etait blanc. D'apres cela je crus qu'il me serait facile d'en obtenir des insectes parfaits en renfermant ces guepes sous une cloche de verre , et en leur oflFrant une pature con- venablej mais je fus trompe dans mon attente, puisqu'elles pcrirent toutes au bout de deux a trois jours , et avant le moment fixe par la nature pour la derniere transforma- tion de ces nymphes. L'annee suivante , 1809, j'immolai a ma curiosite le peu de guepes que je pus rencontrer , dans I'espoir d'ac- querir de nouvelles connaissances sur I'animal renferme dans ces coques. En effet , apres avoir fendu delicatement I'enveloppe qui le derobait a ma vue , je distinguai que c'(f tait la nymphe d'un insecte aile , dont il me fut impos- sible de determiner le genre , et encore moins I'espece , comme on 'peut s'en convaincre par I'inspection de la fig. 2. La rarete de guepes ne m'ajant pas permis de pousser fi. sua LE XENOS VESPARVM. plus loin mes observations cette annee , j'en repris la suite en 1810 , bien resolu d'y porter toute men atten- tion. Au milieu de juiliet je vis deja des guepes avec des coques dont elles ne paraissaient nuUement incommo- dees ; elles avaient du moins autant d'agilite et de vie que celles qui n'en portaient pas , de sorte qu'il n'en est pas d'elles comme des chenilles qui ne tardent pas a lan- guir lorsqu'elles nourrissent dans leur interieur des insectes parasites. Je renfermai ces guepes sous differentes cloches, en pourvoyant abondamment leur table de fleurs , de fruits et de miel ; malgre cette attention , je ne pus en obtenir que trois insectes parfaits , la plupart d'entr'elles ayant peri avant la naissance de leurs petits nourrissons. Des qu'il est impossible de conserver long-temps en vie des guepes detenues en captivite , on concevra qu'il de- vient assez difficile de se procurer les insectes qu' elles portent , parce.que la mort des unes entraine celle des autres , et quand meme on reussit a en avoir , on ne peut , que rarement , les obtenir bien conserves ; car , des qu'ils sont eclos , ils volent rapidement contre les parois de la cloche , plus ou moins couvertes de vapeur condensee , ce qui humecte leurs ailes , aneantit leurs usages , et finlt par les rendre meconnaissables , ou bien ils ■vont toucher a la capsule a miel , ce qui est pis encore -, neanmoins , malgre cet ^tat de deterioration chez - eux , j'en vis assez pour me convaincre que cet insecte etait celui qu'avait decrit Rossi dans le supplement de sa Fauna k PAR M. J URINE. 5 3 Etrusca , auquel il avait donne le nom de Xenos Vespa- fum , et sur la conformation duquel il nous avait transmis des derails exacts sous quelques rapports. On lui repro- chera , sans doute , avec raison , I'erreur qu'il a commise en pla^ant son xenos dans la classe des hymenopteres , mais en considerant la difficulte qu'on eprouve a en voir les ailes deployees , et meme a les bien juger lors qu'el- les sont en mouvement , on deviendra plus indulgent a son egard. L'organi^ation du xenos m'a paru si singuliere , elle • differe tcllement de celle qui appartient aux hymenopte- res et aux dipteres , consideres separement , qu'on ne peut s'empecher de croire que cet insecte a ete cree pour servir de chainon intermediaire entre ces deux clas- ses , et cela d'autant plus que plusieurs parties de son corps presentent la conformation des hymenopteres, tandis que d'autres sont I'apanage exclusif des dipteres. Exami- nons successivement ces diverses parties pour mettre en Evidence la verite de cette assertion. La tete du xenos ( fig. 6 ) est aplatie par - devant. La bouche a deux levres, una superieure, large et ciliee , line inferieure, beaucoup plus petite; pres de la superieure sont implantees deux longues mandibules cornees , jauna- tres , legerement arquees sans dentelures , et qui , dans I'etat de repos , se croisent par leur extremite devant la bouche. Au - dessous des mandibules se trouvent deux longs barbillons formes Tun et I'autre de deux anneaux 5 4 SUR LE XENOS VESPARVM. un pcu velus , d'cgale longueur , le dernier subule. Aux parties laterales de la tete sont places deux grands yeux ovales , tres-saillants , et tailles a facettes nombreuses j les petits yeux lisses manquent. Au milieu du front sont im- plantees les antennes dont la configuration est remarqua- ble J chacune d'elles est composee d'un gros anneau qui lui sert de base , et d'un autre fourchu , ou divise en deux parties alongees , un peu recourbees et comprimees a-peu-r pres comme une lame d'epee , a surface granuleuse ( fig, 5 ). Le front se termine par une languette pointue et courte. Par la conformation des organes manducatoires , le xenos doit etre range parmi les hymenopteres , puisqu'il a des mandibules cornees et non pas un sugoir , ni une trompe , organe qui est propre aux dipteres. Quant aux antennes , elles partlcipent egalement , par leur figure a I'une et a I'autre classe de ces insectes. Le corselet ( fig. 7 ) qui , dans les mouches a deux ailes , est ordinairement raccourci, se trouve au contraire dans le xenof plus alonge que celui des mouches a quatre ailes. On peut le diviser en trois parties. La premiere , qui est la plus petite , consntue une espece de large cou au bout duquel est implantee la tete. De chaque cote de ce cou sort un long appendice , en forme de balancier , d'une structure vraiment particuliere ( fig. 4 , et fig. 7 ). II est composee d'un anneau court sur lequel se meut un autre long anneau , qu'on peut regardex Par m. jimiNc. 55 comme la tige du balancier , laquelle est divisee, selon sa longueur , en deux parties bien distinctes , savoir , I'an- 'tA-J ^c..;^^.-^v,..aj. CYa^^j^y^^^^^„^ Thuf.^a. ^y-K ■If. 03 . Jy/ . : J'y,/o\ >'-V"'-^^- PAR M. JURINE. (Sj EXPLICATION DES FIGURES. La figure i." represente une guepe , la galUca , dont les quatre segmens abdominaux ont ete enleves superieu- rement , pour mettre a decouvert deux coques de xenos rangees a cote Tune de I'autre , et dont Textremite , qui correspond a la tete de la nymphe , se trouve plus co- loree que le reste , parce quelle etait hors du ventre de la gu^pe. La fig. 2 fait voir la nymphe du xenos sortie de sa coque quelque temps avant la naissance de I'lnsecte aile. La fig. 3 est le dessin de la larve , ou du ver du xenos. La fig. 4 donne une idee exacte de Hnsecte ail^. La fig. 5 est la representation d'une antenne de xenos. La fig. 6 presente la tete du xmos vue en face ; on y reconnait facilement les yeux tallies a facetres , I'inser- tion des antennes , la levre superleure , les mandibules qui se croisent , et les barbillons a cote. La fig. 7 represente le corselet de cet Insecte. La piece anterieure est celle qui soutient la tete j la suivante , qui fait une espece de large col , donne naissance aux balan- ciers. De dessous les plaques thoraciques laterales , on reconnait la naissance des ailes , enfin les trois pieces pos- terieures du corselet sont exactement figurees. 64 DISQUISITIONES IN VERAM TESTIUM E LUMBIS IN SCROTUM DESCENSUS CAUSSAM. AUCTORE HONORATO GiRAUDO MEDICIKAE DOCTORE. Cxiii^hae 9te y wiensis aptifij 1 8 I O • I. r oetus humani testes positos esse in abdomme propc renes , ac inde e lumbis in scrotum prolabi , veteres et recentiores inter se congruunt. At de modo , et caussis , quibus hie fiat prolapsus , nondum satis consentiunt : alii enim a musculorum respirationi inservientium actione , alii ab ipso testium pondere, alii ab irruentis sanguinis vi, alii vero a cremasteris ( quem cum aliis , quibus sociatur, partibus testis gubernaculum appellaverunt ) contractione veram te- stium descensus caussam pendere opinantur. II. Ad banc rem perlustrandam propriis fretus observa- tlonibus, et experimentis , iisque potissimum tentamini- bus , quibus annis 1807 et i8o8 utebatur academicus Rossi , tunc temporis hac de re et ipse acturus , ad hoc idem argumentum et ego accedam ea candide exposiiurus , quae, ni meum me fallit judicium, veram tfestium e lumbis in scrotum deductionis caussam patefaciunt. AUCTORE HONORATO GIRAUDO. (Jj III. A musculorum respirationi inservientium actione , a proprio testium pondere , ab irruentis sanguinis vi , testes e lumbis in scrotum devolvi non posse , sat superque de- monstravir sapientisslmus academicus Brugnone (i) ; et nemo alter , pro rerum anatomicarum , et physiologicarum conditione tunc temporis vigente, hanc testium devolutionem a proprio eorumdem sic dicto gubernaculo , melius , si ita sanxisset natura , comprobare potuisset , quam ipse laudatus academicus mihi meisque condiscipulis aeterne colendus. IV. Sed si cremasteri, hac tenella aetate adeo tenui ac mucoso , tribuenda esset testium e lumbis in scrotum de- ductio, cur testem ad inguen jam deductum hie ipse cre- master nunc pro aetate , et pro admodum contracta ipslus longitudine brevior et robustior factus , perpetuo ibidem non retineret ? Cur se se in scrotum cum ipso teste de- trudi nunc pateretur ? Cur in erinaceis ab hoc ipso crema- stere non attrahuntur testes , qui eumdem semper servant positum in abdomine ? V. Re diu pensitata , quum capitis vulnerum occaslone observare mihi contigisset totum cerebrum alterne elevari , et deprimi , et hunc motum motui arteriarum ad cranii basim flexuose dispositarum potissimum respondere , ut apud Physiologos nunc receptum est ; quum in capitis apertionibus vel ob vulnera , vel ob terebrationes in ho- (i) M6m. de I'Academie Royale des Sciences de Turin an 1784 -Si. a.it partie pag. 36 et suiv. Vol. X XIII. i XC DISQUISITIONES IN CAUSSAM DESCENSUS TESTIUM mine , vel ex]icriundi caussa in canibus constantisslme , demptis obstaculis, cerebrum emergere et prolabi vidissem ad aliiorera ipsam capitis partem , et hanc cerebri loco- motionem ultra cranii ablatos parietes a succussionibus praesertim , quas a pulsantibus ad cranii basim arteriis esse . repetendam advertisscm ; quum insuper attendissem , quanta sit arteriarum vis pulsans ad vicinarum partium locomo- tiones parandas , ubi inepto detineantur vinculo , quod observare est quando sedes , et unum supra altcrura crus ad genu ponis , illud a suis pulsantibus arteriis totum alterne elevatur , et alternam subit loconiotionem. VI. Hisce omnibus serio perpensis, eo sum adductus, ut crederem , testium e lumbis in scrotum descensum effici a pulsatione flexuum arteriosorum spermaticorum , quam ut ■comprobem propositionem , in primis ponendum duco: I." Arterias spermaticas flexuosis gradationibus ab aorta ad testes accedere, quibus serpentinis ductibus contrahuntur arteriae , vel potius breviatur spatii longitudo , quod s])a- ■tium hae ipsae arteriae diductae metiri posscnt. 2." Acutissimo sub angulo ab aorta ipsa originem has ipsas arterias generatim ducere , quod magni momenri fa- ciendum opinor , ob vehementiorem quam ilia sub hoc angulo flexibus arteriosis spermaticis impertiri potest impul- sionis vim ad transvehendum sanguincm , quam impertiri nequiret si sub angulo recto, eoque minus si duplicate, ut quando ab emulgentibus procedunt , vel a mesenterica infcriore , ut non scmel vidi. AUCTORE HONORATO GIRAUDO. 67 3." Flexus istos arteriosos , item ac testes adhuc ia abdomine conditos adeo laxe proximis inhaerere partibus , ut Ilberos, vel potius ad ipsas tantum contiguos, quam inhae- rentes diceres : etenim si summis digitis prehensos trahas testes , quaquaversum se agi facillimc patiuntur, resolvuntuc flexus arteriosi , et adeo prodiicuntur arteriae, ut triplica- tum metiantur spatium naturale aortam inter , et testem comprehensum. VII. HIsce praemisbis, cuinam parti potion iure testium descensum, quam summae pulsationum spermaticarum fle- xuum arteriosorum tribuamus, equidem non video , scilicet testes e lumbis inferiora versus a pulsantibus arteriosis spermaticis flexibus urgeri , aeque ac cerebrum , ut supe- rius innui , suas subit a pulsantibus ad cranii basim arteriis succussiones , nee non altcrnas elevationes , et depressiones y itemque suos pro rerum circumstantiis prolapsus. VIII, Re enim vera, quid non potest vehementissima ilia vis, pro testium tunc temporis pondere, et volumine, a tot flexibus arteriosis pulsantibus deprompia, et ab aorta ad testes protensa? Cur testes iugibus illis pulsationibus obnoxii , earumdem impulsionis vi non resistant , nullis quibus se se in primaeva sede sistant ligamentis donati, illis ipsis pulsantibus flexibus , et in ipsos irruentibus , suo non cedent loco , atque ita eadem urgente vi , in scrotum transvehi non cogentur , quum ob banc testium deductionem et product arterias , et minoribus gradirt flexibus necessum sit ? 68 DISQUISITIONES IN CAUSSAM DESCENSUS TESTIUM IX, Quae hue usque , cluce anatome , sum ratlone consecutus , confirmant observatlones supra cadaveribus ha- bitae , confirmant insuper experlmenta , quae sequuntur. 0 B S E R V A T A. X. Ex cadaveribus trigintaquatuor testicondorum magis vel minus adulte denatorum , quae sccare mihi contigit, in quibus vel dexter , vel sinister , vel uterque testis in abdomine condebatur , vigintiocto spermaticas arterias ab emulgentibus, alter a mesenterica inferiore procedentes , easque minus quam solent , flexuosas ., obtulerunt. In re- liquis quinque enunciatae arteriae de more ab aorta ad testes flexuosae acccdebant , qui in quatuor contra annulum inguinalem sistebant ( erant autem annuli adeo firmi et angusti , ut illh aditum denegarent). In quinto vero testem , et erat sinister, infra arcum cruralem observavi, dum ibi- dem meroceles encheiresim , me adstante, et palam bene- multis tironibus in nosocomio Dlvi Joannis instituebat clarissim. Rossi. Hunc aegrotum , qiium paucos post dies occubucrit , secui , superlus propositum scrutaturus , eiusque morbi historia, ut et tot aliis a tironibus conscriptis, suam non parvi faciendam ditavit miscellaneam chinirgicam lau- datus Doctor , quam ut in lucem edat , vehementer est optandum.ln postremo hoc testicondo (siquidem testicondus appellari potest , etenim quamquam non per annulum sit testis praetergressus, non arnplius tamen in abdominis cavo condebatur ) forme nulla videbatur ingulnalis apertio. AUCTORE HONORATO GIRAUDO. 69 XI. A Magistratibus rogatus ut iuvenes militiae cons- criptos vlserem , praeter geminos in scrotum devolutos testes , dexterum nempe et sinistrum , etiam tertium vel in dextero , vel in sinistro latere non semel animadvert!, quandoque tamen non admodum descensum. Quibus ductus 1 arrepta multiplici, quae mihi postea fuit, cadavera secandi occaiione, numerosiores deprehendi illos, qui hunc tertium testem in abdomine detentum gercbant , quam qui ultra an- nulum. In utroque tamen casu spermatica arteria utrique testi communes demittebat ramos , et ab ipsa aorta con- stantissime suam ducebat originem. XII. Inito calculo ex allatis observationibus constat, ex trigintaquatuor testicondis vigintiocto spermaticas arterias ab emulgentibus , alter a mesenterica inferiore procedentes cbtulerunt , easque minus flexuosas j concludendum ergo est cryptorchidismum associari aberrationi originis arteriarum spermaticarum , nee non minoribus earumdem flexibus , et contra natural em testium descensum respondere constantiorl origini indicatarum arteriarum ab aorta , et earumdem mul- tiplicatis flexibus j quibus positis , sponte fluit , testium e lumbis in scrotum devolutionem efSci a summa pulsationum arteriarum spermaticarum , prout ab aorta procedunt , et flexuosae ad testes accedunt. XIII. Neque obstant rei veritati reliquae quinque obser- vationes, in quibus indicatae arteriae spermaricae et ab aorta, et flexuosae ad testes deveniebant , ut solent in non testi- condis j etenim ut testes patuli praetergrediontur annulos , •JO DIoQLISITIONLS IN CAUSSAM DESCENSUS TESTIUM hi ipsis testibus permeabiles esse dcbent , at contra fir- mi, angustiores conspiciebantur. Ut vis quaecumque im- pulbiva dato corpori communicata per rcctnm in motum adigere queat corpus , pervium esse debet spatium , per quod corpus est movendum. Sed contrarium in indicatis cadaveribus fait observatura annulorum firmitate, et angu- stia , quae in caus^a etiam sunt , cur semper non devol- vatur in scrotum tertius , quando reperitur , testis. Reli- quum est , ut sapientissimis Academiae sociis experimenta ad hanc rem perlustrandam capta candide referam , quidve ab ipsis sit deducendum pro mente mea exponam. XIV. In permultis humanorum foetuum cadaveribus a quarto ad nonum usque mensem , nee non infantum ab uno vel altero post nativitatem mense denatorum, in quibus nullus adhuc erat in scrotum , nee ultra annulum testium descensus , reserato abdomine , remotisque intestinis , ligata aorta supra mesentericam inferiorem , in eamque per infli- ctum vulnusculum infra mesentericam superiorem immissa vitrei tubi recurva extremitate , mercurius per tubum in aortam demittebatur. XV. Dignum erat notatu quod , dum vehemeniiore aliquo aeris inflatu mercurius prcmebatur , ipsos arteriosos flexus permeans distendebat, eosdemque contra testes adeo urgebat , ut hi ipsi testes ab arteriosis flexibus pressi %zn- sibilissimam paterentur locomotionem inferiora versus. XVI. Haec tentabat annis 1807 et 1808 laudatus aca- dcmicu's Rosfi , et iterum repetebat , me aliisque adstanti- AUCTORE HONORATO GIRAUDO, 71 bus, nunc cereis coloratis injectionlbus , nunc non coloratis, alias calcis sulphati solutionibus , et ipse eosdem semper eonsequebatur effectus, quoties arterlae spermaticae ab aorta, ut Solent , orlebantur , ct flexuosae incedebant, XVII. Hoc tamen tenendum , testium locomotionem fuisse notablliorem , quo altius isti condebantur , et nume- rosiores conspiciebantur flexus arteriosi , minorem contra quo inferius jam descenderant , neque adeo arteriae gra- diebantur flexibus. Observandum insuper, fere neutiquam ad votum cessisse tentamina ex latere ubi arieria spermatica a renali deveniebat, nullamque, vel saltem baud valde sen- sibilem consecutam i'uisie testium locomotionem , quando hinc inde arteriae spermaticae suam ab emulgentibus duce- bant origines , eadem licet solertia tentatam. XVIII, Ab cxpositis facile eruitur : 1.°. Testium descensum esse mechanicam locomotionem. z." Mechanicum istiusmodi effectum unice exeri a mecha- nica alia causa , quae locorhotioni insider , quam subeunt flexus arteriosi spermatici ob summam suarum pulsationum , et gravem , quam ab aorta excipiunt , pulsandi vim , necnon propriam increscentem firmitatem , quamque locomotionem flexus isti arteriosi proximis , et sibi appensis testibus non communicare non possunt, qui ideo nullis detenti vinculis ad vicinas partes ( n.'' vi et viii ) impellcntibus enunciaris flexibus obtemperant, iuxta istorum directionem descendendo. 3." Eo magis regularem fore testium e lumbis in scro- tum devolutionem, quo perfectiores sunt arteriae spermati- 7* DISQUISITIONES IN CAUSSAM DESCENSUS TESTIUM. cae , et suam immediate ducunt ab aorta orlglnem infra emulgentes, et contra. XIX. Quominus vero testes , urgentibus arteriosis sper- maticis flexibus , nee non proprio pondere in pelvim ruant j vetat musculus cremaster : hie enim musculus praecipuam suam mobilem insertionem ad vieinias peritonaei tenet , vel perplures saltern eiusdem fibrae iiiseruntur proximo peritonaei ad annulum excipulo (i) testem descensurum excepturo , quo ipsi testes ibidem velantur , et eui , ope primae vaginalis, iam adiigantur. Musculus cremaster, suae inde deductioni resistens , in caussa est cur et ipse cum sibi per peritonaeum annexo teste in pelvim haud trudatur ; hinc testes iisdem iugiter agentibus memoratis caussis, ut annulum subeant , necessum est.. XX. Exilitatem anatomico - physiolngicam praeseferre videtur haec de testium descensu disquisitio, parumque ad artem medicam ditandam conferre , sed prae manibus alia est disquisitio huic innixa , cuius obiectum est ob oculos , ponere caussas maturae , vel praematurae , vel retardatae pubertatis, eamque Academiae censurae in animo est subiicere. (i) Peritonaei sacculorum nomine designavit excipulos isios laud. acad. firugnone , eorumque praesentiam iii'missimis comprubavit arguinentis. V. 1- c. pag. 1 8. 73 ESSAI SUR LES MIASMES AVEC DES EXPERIENCES ET DES OBSERVATIONS Par Francois Rossi. (i) Je rae suis scrvi utileinent ck cct apparcil pour le tiaiteinent des maladies dc poitiiiic , commc appaicil inspiiatoiie , et pcul-ctie a-t-il f^ol. XXIII. L 8l ESSAI SUR LES MIASMES I.*" Expirience. Sous ractloii de I'air atmospherique seul , le sang vei- iieux tire d'un homme fort , en ^tat de sante , a pris une couleur rouge foncee , facile a se coaguler en une masse assez resistante , avec peu de serum jaunatre : par le moyen du galvanisme il maiiit'este quelque signe d'electricite pour quelques instans seulement. U>' .Experiaw, Une egale quantite du meme sang, avec addition d'elec- tricite a I'air atmospherique, recut une couleur d'un rouge plus clair , se coagulant plus lentement en une masse moins volumineuse , et tant soit peu moins resistante , le serum plus abondant , et moins jaunatre ; son electriclte plus ma- nifeste au galvanisme , et plus durable. III.'"" Experience. Par I'addition de I'air vital a I'air atmospherique , une quantite egale du meme sang a pris une couleur rouge vivace , se coagulant plus promptement en une masse plus volumineuse et plus resistante , et moins de serum que quelque avantage sur d'autres appaieils scmblables , attendu que le malade mcmc peut charger I'air atmospherique, cuiucnu dans la vessie A, ilc gaz ou dc vapcurs , choisis, pour le cas, jusqu'au degr^ qui peut lui dtre utile, et non nuisibie ; lui seul ^tant dans le cas d'en d^tetminer la dose avec justessc. PAR FRANCOIS ROSSI. 83 dans les^ cas prdcddens , celui-ci etant d'une coulour plus claire; presque aucun signe d'dectricit^ par le galvanisme: ensuite , par Taddition de I'dlectricite au m^me melange d'air , une ^gale quantiie du meme sang a re^u une cou- leur rouge tendante au rouge clair , se coagulant plus lentement en une masse a-peu-pres egale au precedent , mais molns r^sistante , avec un peu plus de serum rou- geatre ; son electricite assez manifeste par le galvanisme. lY em« Experience. Une quantite de sang egale aux precedentes , tire d'un homme naturellement faible en eiat de same , et expose a Taction de I'air atmospherique , a pris une couleur rouge tres-peu foncee ^ se coagulant plutot lentement en une masse moins volumineuse que celui qui a servi a la pre- miete experience , et moins resistante , avec une plus grande quantite de serum plutot clalr ; son electricite assez manifeste , et assez durable par le galvanisme. v.**" Exyirience. Avec addition d'electricite a Tair atmospherique , une dose egale du meme sang a pris une couleur rouge claire, moins facile a se Goaguler en une masse moins volumineuse , et moins resistante, le serum plus abondant et rougeatrej son electricite tres-manifeste meme a relectrometre. ^.( ESSAI SUR UES MIASMES yjime Experience, Par radditioii de I'xifr vital a Fair atmosplierique , unc quantite egale du meme sang a regu une couleur rouge moins claire, se coagulant plus facilement en une masse un peu plus volumineuse , et plus reslstante, avec moins de serum assez clair; son electricite manifeste seulement pour quelgues instans par le galvanisme, VII.™' Experience. Ayant electrise positivement les hommes dans les deux etats raentionnes ci-dessus , sans les faire descendre de I'isolateur , leur otant cependant les communications avec la machine electrique , et ayant ensuite repete les expe- riences I."' et IV.""' , une egale quantite de sang tire de I'homme fort , et expose a fair atmospherique seul , a ete d'unc couleur rouge moins foncee , moins facile a se coaguler en. une masse moins volumineuse , et moins re- slstante , avec le serum plus abondant , et plus rouge j son electricite manlfeste , et durable par le galvaniime. Apres Tavoir fait descendre de I'isolateur , et laisse en xepos pendajit un quart d'heure , lui ayant tire une egale quantite de sang , et Tayant expose a I'air atmospherique seul , 11 a presente les memes resultats qui ont ete observes dans la I."' experience. Le meme procede sur le sang de I'homme faiblc. a donne a-peu-pies les memes resultats rapportes dans I'ex- PAR FRAN9OIS ROSSI. 85 p^rience V.'"' j mals il a fallu plus d'une heure de repos avant que, separe de I'isolateur , les efFets de l' electrisation positive , et referes dans la II.""' experience , I."' serie , eussent disparu. Ensuite une dose egale de sang que je lui ai tire, et expose a Fair atmosplierique seul, a presente les memes caracteres iiidiques dans la IV.""' experience. D'apres les resultats de ces experiences , il me semble de pouvoir conclure que la tendance du sang a se coa- guler est evidemment diminuee par I'electricite ou non retenue, ou non animalisee. Ces memes phenomenes peu- vent avoir lieu dans des cas de maladie , savoir , que le systeme destine a retenir ou a animaliser I'electricite ( ce qui est tres-probable ) a perdu de Tune , ou de I'autre fa- culte sous Taction des causes qui apparemment seraient sim- ples , et qu'ensuite , sous celle d'autres causes egalement simples , il recouvre cette faculte. De-la le premier sang tire a un malade ne donne aucun signe d'electricite par le galvanisme j le second en donne ; le troisieme , et le quatrieme n'en donnent plus aucun j le cinquieme en donne de nouveau , le sixieme n'en donne plus aucun , malgre que I'electricite atmospherique soit egale dans loutes ces cpoques , tandis que les autres caracteres du sang y cor- respondent. De telles variations dans le sang tire a des malades ont ete egalement observees, soit dans ceux qui sent naturellement forts, que dans les naturellement faibles, atteints de maladie appartenante au meme ordre , et a la meme espece , tant de celles par exces de vigueur , que 86 ESSAI SUR LES MIASMES par exces de faiblesse ; mais ptus ^videmmenf , et plus regulierement dans les naturellement faibles , soil que la maladie ait ete occasionnee par dcs causes physiques , ou par des- causes morales. Je ne saurais expliquer autrement de semblables variations dans le cas de maladie , si non que le caractere de la maladie , qui est g^n^ral , n'exclut point une maladie locale , ayant un caractere oppose. En consequence , tantot ce sont les resultats de la calorification generale qui predominent sur le systeme sanguin , et sur le sang , tantot ceux de la calorification partielle : deux conditions , qui , par leur degres differens , deviennent , pour ainsi dire , opposees I'une a. I'autre , et alterent plus ou moins la fonctton de Vanimalisatibn de relectricite. Dans le cas de blessure des arteres , faites a des indi- vidus forts , j'ai observe que le sang arteriel etait electri- que negativement , tandis que le sang veineux I'etait po- sitivement; et lorsque dans Tinflammation des parties internes de la tete , le sang tire de I'artere temporale etait electri- que positivement ^ en le tirant de la jugulaire , I'etait negativement. Cette difference de I'electricite des deux sangs pourrait faire soupgonner que , en general , dans Tinflammation active , le sang arteriel fut electrique positi- vement , et le sang veineux negativement ; et que , dans le cas de blessure d'une artere , les derangemens qui en resultent dans ce systeme , determinent la rupture de I'equi- libre entre la calorification animale y et I'animalisation de Telectricite. PAR FRANO9IS ROSSI. 87 Un'autre circonstance bleii rcmarquab'e est que le sang velneux , tire dans le cas d'inflammation active des parties susdites , se coagula presquc tout sans separation de seruin j tandis que le sang arterie! en avait une quantite au-dessus de celle que Ton voit resulter du sang tire des arteres dans des cas differens. Ccci potirrait faire douter , que j lors de I'inflammation active , la secretion du serum est moindre, a cause que I'etat du systeme arteriel, dans res circonstances , est tel que la calorification , et Vanimalisation. de relcctricite ne sont plus d'accord en lui. Quelque soit le mode dont cette secretion s'opere , on peut conclure que I'elaboration , ^t I'assimilation de ces elemens etant bouleversees , il en resuke ce qu'on observe dans les mem- branes sereuses etc. des cadavres qui ont ete le resultat de maladie inflammatoire. TroisiemeSerie. EXPERIENCES j«r le sang tire a des hommes naturelLemeni forts , et a des naturellement faibles , en etat de sante. M^me pression barometrique , meme temperature ther- mometrique , meme degre de I'electricite atmospherique , et meme volume ou quantite de gaz dans le precede des experiences suivantes. 88 ESSAI SUR LES MIASMES I.*'* Experience, Le sang de I'homme fort expose k I'air atmospherique , avec addition du gaz acide carbonique, a prls ime couleur rouge obscure, se coagulant lentement en une masse d'un volume presqu'egal a celle r^sultante d'une quantite dgale du mcme sang expose a I'air atmospherique seul , mais moins resistante que celle-ci ; egale quantite de serum rant soit peu obscur, ne donnant que quelqu'indice tres- passager d'electricite par le galvanisme. L'un et I'autre ne commencerent a donner des marques de putrefaction que environs 38 heures apres avoir ete tire j mais les progres de la putrefaction ont ete beaucoup plus rapides sur ceiui qui avait subi Taction du gaz acide carbonique. Ayant ensuite forme deux piles , de trente couples cha- cune, avec les disques intermediaires mouilles de ces deux sangs , et fait agir le fluide de I'une et de I'autre sur de I'eau distillee contenue dans les tubes , dits de la decom- position , apres a oir laisse cette eau a Taction du fluide , tant que les piles agi>saient , j'en ai pris une bouchee et ensuite avalee , mais ni Tune ni I'autre a acquis des pro- prietes que mon~ gout ait pu leur decouvrir. I 1.'"" Experiences. Le meme gaz electrise positivement, et combine avec Fair atmospherique a donne , a une dose du meme sang , ime couleur rouge moins obscure , moins facile a se PAR FRANCOIS ROSSI. 89 coaguler en une masse moins volumineuse et moins resis- tante que les precedentes ; une plus grande quantite dc serum d'une couleur plus claire ; son electricite beaucoup plus manifeste au galvanisme. La putrefaction a commence plutot, et ses progr^ ont ete plus rapides : I'eau du tube exposee a Taction du fluide d'une pile composee comme ci-dessus , avec ce sang parvenu au dernier degre dc pU' tridite , n'a pas acquis des qualites nauseabondes : il ne m'a pas ete cependant aussi-indirterent de I'avoir avale , . comme celui qui est resulte de la premiere experience. III.'"" Experience. Une egale quantite du meme sang expose a Taction de Tair atmospherique avec addition de gaz azote , a donne a-peu-pres les memes resultats observes par Taddition du '■ gaz acide carbonique. La putrefaction cependant a ete retardee par le gaz azote, et ses progres ont ete moins rapides. Par Taddition du gas azote , electrise positivement et combine avec Tair atmospherique , une quantite egale du meme sang a donne les memes reultats de celle ex- posee a Taction du gaz acide carbonique aussi electrise et combine avec le meme air. Ayant forme deux piles avec les deux sangs parvenus an dernier degre de putri- dite , celle du second seulement a communique a Teau du tube , que j'ai avalee , quelque principe nauseant. yd. XXIII. M fft ESSAI SUR LES MtASMES I ¥.■*■" Experience. Avec raddltion du gaz hydrogene a Tair atmospheri- qiie , une ^gale quairttie du meme sang a pris une cou- Icur rouge moins foncee que celui expose a Taction des gaz non electrises ; se coagulant plus lentement en une masse moins volumineuse et moins resistante que celui-la , avec le serum plus abondant , et plutot rougeatre que fonce ; son electricite assez manit'este par le galvanismej sa putrefaction plus prompte et plus facile a parvenir au plus haut degre de putridite., sans cependant que Teau du tube , soumise a I'acnon du fluide de la pile compo- see avec le meme sang , ait acquis une plus grande acti- vite sur mon estomac ai Tavalant. y.imc Experience sur le sang tire a des honrmes naturellement faihUs , en etat de santi. Par I'addition du gaz acide carbonique a I'air atmosphe- rique , une quantite de sang tire a des hommes indiques ci-dessus , egale aux precedentes, a pris une couleur rouge obscure , tandis qu'une egale quantite du meme sang ex- pose a Pair atmospherique seul ofFrait une couleur rouge plutot claire. L'un et I'autre se coagulant egalement en une masse d'un volume et d'une resistance egale ; le se- rum du premier plutot obscur , et celui du second rou- PAR FRAN9OIS ROSSI. 91 gcatre ; I'^lectricit^ de Tun et de I'autre manlfeste par le galvanisme ; la putrefaction dans Tun et dans Tautre a commence plut6t que sur le sang tir^ de I'homme fort, dont il est parte a la premiere experience : raais celui qui avait eprouvd Taction du gaz acide carbonique , est parvenu plur6t au dernier degre de putridite. Apres avoir forme les deux piles comme dessus , Teau des tubes n'a point acquis des qualites plus marquees en I'avalant ; a 1' excep- tion que celle de la pile composee avec le sang qui avait subi Taction du gaz acide carbonique , m'a paru plus de— goutante que celle faite avec le sang de Thomme fort ex^ pose au meme gaz. V I."" Experience: Par Taddition du gaz acide carbonique eliectrise positi- vement , et combine avec Tair atmospherique , une quan- tite egale du meme sang a pris une couleur moins foncee que celui expose au melange d'air atmospherique et de gaz acide carbonique non electrise ; se coagulant plus len-- tement en une masse moins volumineuse et moins resis- tante , et avec plus de serum rouge atre ; son electricite ma- nifeste et durable par k galvanisme. La putreftiction a aussi commence plutot , er ses progres vers le plus haut • degre de putridite ont ete plus rapides. L'eau du tube soumise a Taction du fluide de la pile formee avec le sang , n'a produit , en I'avalant , aucun effet desagreabl^. 9 J ESSAI SUR l-ES MIASMES yjjimo Experience. '-"Une egale quantite tlu meme sang expose a Taction d'un melange du gaz azote a I'air atmospherique , a pris une couleur obscure ainsi que le precedent ; se coagulant en une masse egale en voliune et en resistance , et le serum plutot obscur ; son electricite egaleraent mariifesie par le galvanisme : la putrefaction cans celui-ci a com- mence plus tard , mais ensuite ellc a fait des progres presqu'egalement rapides que celui expose a I'-action du gaz acide carbonique. Cependant I'eau soumise a Taction de la pile composee avec le sang au plus haut degre de putridite ne m'a point cause de naiisees en Tavalant. V.I II.'™' Experience. Le meme. gaz electrise positivement , et ensuite com- bine avec Tair atmospherique , a colore d'un rouge pres- que naturel une quantite egale du meme sang , se coagu- lant plus lentement en une masse moins 'volumineuse , et moins resisiante que celle du precedent , avec le serum plus abondant et clair ; son electricite manifeste et dura- ble par le galvanisme ; la putrefaction prompte et plus rapide dans ses progres. La pile composee avec ce sang parvenu au plus grand degre de putridite, n'a communique par son fluide , ^ a Teau du lube , aucune qualite plus de- goutante que les precedentes. PAR FRAN9OIS ROSSI. 9 J QUATRIEME SeRIE. EXPERIENCES sur le sang tire a des malades naiurellement forts , et a des naxurelUment faibles ^ l^'s uns et Us autres atteints par des maladies d'exces dc vigueur. 1."' Experience. En general , le sang expose a I'air atmospherique seul prend une couleur rouge foncee , se coagule prompte- ment en une masse volumineuse et reslstante , avec peu de serum jaunatre ; son electricite est , en general , a peine manifeste , pour quelques Instans , au galvanisme. Ce- pendant ii arrive, ainsd qu'il a ete remarque plus haut , que le sang tire a ces memes malades a des epoques di- verses offre des differences essentielles dans le degre de son electricite, quoique la periode de la maladie suit encore la meme. La putrefaction de ce sang est plutot tardive, et elle atteint tres-lentement le dernier degre de putridite; cependant celui des malades naturellemeni faibles y parvient plus promptement. En fbrmant ensuite la pile avec le sang des uns et des autres, son fluide n'a rien communique de de« goiitant a I'eau du tube , lorsque je I'ai avale. 1. 1.'"' Experience. Par I'addition d' electricite a I'air atmospherique, une quantite egale de sang tire a ces malades a pris une cou- ^4 essai sur les miasmes leur rouge plus claire; se coagulant plus lentement en une masse moins volumineuse et moins resistante j le serum plus abondant et rouge^tre ; son dectricite assez mani- feste au galvanisme dans les deux sangs , mais plus dans celui du narurellement faible ; sa putrefaction est plus prompte dans celui- ci que dans celui du fort. N^anmoins ni I'un ni I'autre ont determine des proprietes remarqua- bles a Teau soumise a Taction des piles. III.'"" Experience. Par I'addition du gaz acide carbonique a Tair atmos- pherique , une egale quantite de sang tire a ces malades a pris une couleur rouge un pen plus foncee cfue celui de Texperience premiere ; les autres caracteres acquis par Taction de ces gaz ont ete presque tout-a-fait les memes que ceux rapportes dans ladiie experience. IV.'"' Experience. L'addition du gaz azote a Tair atmospherique sur une egale quantite de ce sang , a part la moindre resistance de la masse coagulee , a produit les resultats presque sem- blables a ceux de la troisieme experience. yime Experience. L'addition du gaz hydrogene a Tair atmospherique sur une quantite egale du meme sang a determine une cou- leur rouge tendante a une rouge claire ; se coagulant PAR FRAN9OIS ROSSI. 95 beaucoup plus lentement en une masse moiiis volumlneuse et molns reiis.rante du precedent ; le serum plus .abondam et rougeitre i son dectricite manlfeste et durable au gal- vanisme. La putrefaction plus prompte que dans le sang des experiences precitees , en meme tems qu'elle a etc plus rapide a parven'ir au plus haut degre de putridite. Malgre ccia , I'eau de la pile compose avec ce sang n'a rien communique de plus degoiitant apres I'avoir avalee. YLime Experience sur le sang tire a des hemmes atteints de jievre jjetech'iaU , et du typhus. Une quantite de sang tire a ces malades egale a ^elle des experiences precitees , et expose k Fair atmospherique seul etait d'une couleur rouge claire ; se coagulant lente- ment en une petite masse tres-peu resistante , avec beau- coup de serum rougtatre ; son elect ricite peu manifeste au galvanibme. La putrefaction dans celui-ci est prompte , et ses progres tres-rapides a parvenir au plus haut degre de putridite. J'ai forme la pile avec ce sang ; je I'ai fait agir sur Feau du tube , et aussitot qu'elle n'agissait plus, I'ayant avalee , j'ai eprouve quelque nausee ; cependant I'oeil n'a pu rien decouvrir de change dans la meme eau. J'ai observe que le sang tire a la derniere periode de ces maladies , ainsi que celui sortant du nez a cette pe- riode qui approche du terme de la vie , marquait son electricite meme a relectrometre , tandis que le sang tire 9 5 ESSAI sua LES MIASMES k la premiere p^rlode ne marquait son Electricity que par le galvanisme. La pile formee avec ce sa^ig a communique k I'eau une qualite d^goutante au point de me donner des vo- missemens apres I'avoir avalde , ef suivis d'une faiblesse ge- nerate qui m'obligca a faire usage des excitans ditFusibles. Ces sangs passent beaucoup plus promptement au dernier degre de putridite. Yljcme Experience. Par I'addition d'electricite a I'air atmospherique le sang tire a la premiere periode de la maladie perd presqu'en- tierement sa propriete de se coaguler, et il n'en resulte , pour ainsi dire , qu'un serum epais et rouge ; son electri- cite tres-manifeste meme a I'electrometre : sa couleur rouge bien claire. La putrefaction est aussi prompte et rapide que dans celui tire a la derniere periode, et la pile com- posee avec ce sang a communique a I'eau la qualite d' exciter le vomissement en I'avalant, Je suis persuade que , si lorsqu'il n'y aurait plus aucun espoir de guerison , on electrisait. positivement ces mala- des , Ton verrait survenir des hemorragies du nez , des oreilles, de I'anusjles urines seraient presque de sang pur; la surface de leur corps se couvrlrait de petechies d'une lar- geur extraordinaire , une transudation sanguinolente distil- lerait de la peau : en un mot il en resulterait le com- mencement de la putrefaction generale avant la mort , et PAR FRAN9OIS ROSSI. 97 des miasmes si actifs ^maneraicnt de ces corps , qu'ils pro- duiraient des effcts meurtriers sur des corps sains qui eus- sent mis en contact une de leur parties qui se tiennent ordiiiairement couvertes , avec une partie du corps de ces Hialades egalement gardee couverte, et cela pendant quel- ques minutes seulementj eniin les cadavres de ces malades passeraient au dernier degre de putridite , et de decom- position totale quelques hemes apres ia mort.- VIII; experience. Par {'addition du gaz acide carbonique , et du gaz azote a I'air atmospherique , le sang tire a ces malades , et ex- poses a ce melange, n'a eprouve de changemens essentiels et remarquables, differens de eeux rapportes dans la sixieme experience i mais ces gaz, etant electrises positivement, et combines avec Pair atmospherique , ont produit dans le sang les memes resultats rapportes dans la septieme expe^- rience. IX/"' Experience. Le gaz hydrogene , combine avec I'air atmospherique , a encore diminue la tendance de ce sang a se coagu- Icr en une pente masse, et moins resistante, sans cepen- dant en accelerer de beaucoup sa putrefaction j mais , lors- qu'il a ete electrise, avant de le combiner avec I'air atmospherique , la petite masse coagulee , a egale quantite yol. xxiii, N 9^ ESSAI sua LES MIASMES de sang , n'a plus eii lieu , et la putrefaction a 6te plus prompte et plus rapide que dans le sang expose a ces deux gaz electrises aussi positivement. Les piles composees avec le sang qui avait ete exposd a Taction de ces gaz electrises , ont constamment commu- nique a I'eau du tube la propriete de me donner des vo- missemens et un abattement de forces pendant quelques heures. X."'^-' Fxpcrienci. Je reunis ici toutes les experiences que j'ai fait en for- mant des piles avec les differentes parties molles, et avec le sang residu de ces cadavres , en reservant les details dans I'ouvrage sus-enonce. Les resultats de ces experiences sont les suivans : la foie la rate , les reins et le sang , pris pendant que les cada- vres conservaient encore un certain degre de chaleur animale pour en former les piles; celles-ci communiquerent a I'eau des tubes soumise a leur action la propriete de m'exciter des vomissemens en I'avalant , sans cependant eprouver I'abattement des forces. Ensuite, ces memes par- ties tout-a-fait refroidies , et employees comme dessus , I'eau des tubes a produit des effets moins marques. Enfin, ayant aussi forme des piles avec ces memes parties prises a leur plus haut degre de putridite , I'eau que j'avais mis en communication avec elles, a manque de me mettre en grand danger , si je ne I'eusse rejcttee a I'instant. Par FRAN9OIS ROSSI. 99 Par les r&ultats de 'ces experiences , et par les obser- vations faites sur ces malades , on voit : 1° Que plus la maladie est avancee , en general, le corps , et le sang de ces malades donnent des signes plus manifestes de leur electricite , et toujours preferablement ceux des malades qui se trouvaient d'une constitution na- turellement faible. 1.° Qu'ayant examine attentivement les procedes de leur respiration pulmonaire , et m^me tenu compte, autant quil m'a ete possible , de leur expiration , je suis d'avis que , par les procedes de cette respiration , il n'y a qu'une petite quantite d'air atmospherique inspiree qui soit decomposee, et que ses produits suffiraient encore pour entretenir la vie a des animaux , ainsi que la combustion , pendant un terns plus long de ce que Ton serait porte a croire. 3.° Que I'activite des miasmes , appartenans sur- tout a la premiere et a la deuxieme classe des miasmes , dont le travail vous sera communique, est essendellement aug- mentee par relectricite , et par le fluide de I'electromo- teur , leur servant Tunc et- I'autre de conducteur. 4.° Que le miasme qui emane de ces maladies, agit energiquement sur un individu , raoins sur un autre , et quelques fois point du tout sur un troisieme , lequel ce- pendant le communique a un quatrieme , developpant en lui la maladie plus meurtriere que celle de I'individa dont elle est emanee. Moi-mcme j'ai contracte le typhus a I'hopital , ou je visitais cinq malades atteints de cette lOO ESSAI SUR LES MTASMES fievre, qui n'avaient pas cependant les symptomes les plus graves de la maladie , puij,qu'ils furcnt tons sauves. J'ai malheureusement communique cette maladie a deux de mes enfaiis , et j'eus la douleur d'en perdre un en trois jours. J'ai desespere long-teras de I'autre, qui, apres trois jours de maladie, fut attaque de convulsions affrcuses pen- dant neuf jours , et ce n'est qu'au bout de six mois d'une convalescence tres-penible qii'il fut retabli. ■ D'apres ces observations , il parait que , de la meme maniere que certaines personnes, soit par orlgine, solt par des causes ou accidentelles, ou naturelles a leur sexe , font perir des plantes par leur touclier , tandis que d'autres personnes les manient a leur gre sans qu'elles en souffrent, iJ y a de meme des individus qui , par des causes qu'ii n'est pas facile de penetrer , sont dans le cas de re- cevoir et de communlquer , meme avec plus de force , un miasme sans en eprouver les efFets. Le miasme venerien , et le cancereux , tous les deux appartenans a la troisieme classe des miasmes , out aussi ete le sujet de mes recherches , et leurs resultats vous seront aussi soumis. Je me borne ici seulement a vous dire que j'ai manque moi-meme d'etre la victime du miasme cancereux que j'ai voulu me communiquer. ^ Un autre essai tire de la deuxieme partie de I'ouvrage sus- w enonce , contenant des experiences comparatives et leurs resultats , fera I'objet d'un autre lecture. Je suis bien loin de croire que cette matiere, qui n'est PAR FRANCOIS ROSSI. i C t pas moins difficile que daiigcreuse, soit assez ddveloppee ; a mon avis elle me parait a peine cbauchee. Mais si des personnes de Tart applique es au service des grands hopi- taux , guidees par le bien de I'humanite , voulaicnt s'armer de courage pour suivre de semblables recherches , j'aime a croire qu'un jour cetie doctrine des miasmes sera plus connue de ce qu'elle est a-present , et que rhomme en sera plus rarement la victime. 102 ELENCIIUS RECENTIUM STIRPIUM, c, Vincae dc. Violaium dc. Vfrrucaria epidermldis y^cA. melaleuca Ach. .ViciA purpurascens dc. W Weissia cirrhata Brii. Weissia controversa Brid. crispula Brid. Xanthium ecliinatum IV. Xyloma acerinum Pers. aquifolli dc. Carpini iV. . leucocreas dc. Pedicularis dc, populinum DC. Pseudo-Platani dc punctulatum dc, rubrum dc. salicinum dc. I IHud vos monitos velim , ut passim se se aliae offerent stirpium species, has me item sapientissimo vestro jadicio esse quoque commissurum, Taurini die 7 maii 18 16. f 1 1 ELENCHUS STIRPIUM, QUAS PEDEMONTANAE FLORAE ADDENDAS CENSUIT J. B. B A L B I S <>ie 8 iuCil 1 806, Aecidium berberidis DC. Periclymeni vc. AgaRICUs bifidus Bull. Bulliardi Pers. Coronilla Bull. dimidiatus Gmel. tascicularis Gmel. flabellitormis Pers. gland ulosus Dc. Hypnorum Pers. lactifluus plumbeus Bull. lanueinosus Bull. ochraceus Bull. pileolarius dc. plumbeus Gmel. pyrogalus Pers. ramealis Pers. sinuatus Pers. sphaleromorphus Pers. sulphureus Pers, Agaricus virescens Pert. Arum italicum If^. Boletus castaneus Pers. cristatus Pers. labyrinthiformis f^ill. lutescens Pers. strobiliformis Gmel, CaREX nitida IV. Clavaria bifurca Bull, byssiseda Pers. coriacea Bull. fasciculata Vill. festigiata Vill. Crepis hispida JV. Cribraria cernua Pers. coccinea Pers. Dematium strigosum Pers, Draba stellata IV. Genista scariosa Viv. Hydnum concrescens dc. 1 I 2 STIRPES ADDENDAE FLORAE PEDEMONTANAE Hydnum cyathiforme dc. Plantagq arenaria W. hybridum dc. imbricatum Pers. rufescens Pers, tomentosum Pers. zonatum Gmd. POTENTILLA frigida vc. iiivea L. PucciNlA Graminis Pers. Racodium xylostroma Pers. Rhamnus saxatilis L. HvpoxYLON cirrhatum Bull. Sistotrema cinereum Pers. miliaceum Bull. Jungermannia julacea Lamium hirsutum dc. LuzuLA sudetica W. Lycogala argentea Pers. Merulius crispus Pers. undulatus Pers. Mespilus romentosa W. Myosotis squarrosa W. Peziza citrina Pers. cochleata Bull. cyathoidea Pers. fructigena Pers. Patellaria Pers. sicca Pers. tremelloidea Bull. Spathularu flavida Pers. Sphoeria argillacea Pers. complanata Gmel. ovina Pers. punctiformis Pers., Peziza Pers. pustulaia Gmel, Racodium Pers. rubitormis Pers. semiimmersa Pers. spermoides Pers. Sphoerocarpus pyriformis Bull. SpumaRIA Mucilago Pers. Thelephora muscigena Pers. terrestris Pers. PilVSARTJM aurantium Pers. Trifolium ligusticum Balh. hyalinum Pers. Molinerii "W. "3 E L 0 G I O DEL DOTTOR GIOANETTI SCRITTO DA GlACINTO CaRENA VICE-SEGRETARIO DELLA CLASSE DI SCIENZE FISICHE E >L\TEJIATICHF.. cictto neff'oDunaiija iei q Oi jiugiio l8j6. s aggia costumanza fa mai sempre quella di ogni scienti- fica societa di pagare un onorevole tribute di lodi ai merito di quei dotti Accademici che piii non sono , e prol ungate cosi in un certo modo una vita sempre cotta di troppo , quando nell' acquisto delle utili cognizioni e consumata. La quale consuetudine se e Ibdevole verso quei sommi ingegni , che per moltiplici scoperte nella scienza della natura , e per numerose opere dettate chiaro renderono il nome loro , essa lo e poi maggiormente in rispetto a co- lore , i quali o perche piii apprezzarono la dovizia delle cognizioni , e la privata loro utilita , che non la fama del sapere , o per altra ragione , molto fecero per 1' avanza- mento delle scienze , e poco scrissero di cio che han f^ol. XXIJJ, P IM ELOGIO DEL DOTTOR GIOANETTl fatto , quasi lasciar volendo ai superstiti 1' incarico di ag- giungere al comune tesoro della scienza il prlvato retaggiu dclla loro dottrina. Tale, generosi Colleghi, fu appunto il Dottor Gioanetti, che morte , non ha guari , ci tolse ; conciossiache per quella sua eccessiva ritenutezza a divolgare le cose sue , nulla ei detto ne' volumi vostri , e pochissimi scritti fece egli altrimeiui di pubblica ragione : la Chimica stessa non conobbe il nome del Gioanetti che per mezzo di alcuni stranieri scienziati , che appena ebbero contezza de' suoi lavori ; pure si aft'retto essa di rcgistrarlo nelle immortali ■sue paglne , perche i ritrovamtnti di lui sono di tale im- portanza, che un diitinto posto gli nieritano fra quel pre- clari ingegni , cui la scienza va debitrice di non piccolo avanzamenro. Mio assumo or sara di andar brevemente rammentando quanto , e come , e in quali circostanze di tempo il Dot- tor Gioanetti Si procacclasse Ic piu peregrine cognizioni nella chimica scienza, e con quale feliclta allc arti ne ap- plicasse i luminosi principii : nella quale sposizione verro per avventura a metter in chiaro , come la patria nostra possa andar orgoghosa , siccome di tanti altri , cos'i pure di questo fellcissimd ingcgno , meriievole fra gli scitnziari di maggior cclcbrita , e fra noi di onoratissima ricordanza. II Dottor Vittorio Amedeo Gioanetti nacque in Torino r ultimo giorno di ottobre dell' anno 1719. Nel diciotte- simo anno dell'et^ sua comincio in questa Reale Universita SCRITTO DA GIACINTO CARENA, l i 5 i suoi studi di medicina , e dopo quattro anni iie consegui la pubblica laurea onorevolmente. Leggevano in quel tempo- la scienza medica i valenti ProFessori Adami, Bruno, Somis , Carburi, Donati , nomi illustri , e ben degni di trovarsi uniti ai nomi famosi dei Gerdil , dei Corte, degli Arcasi , dei Beccaria , degli Allioni , dei Bertrandi , i quali nella predetta eta di tanra gloria letteraria arricchirono la- Reale Universita. II Gioanetti fatto dottore trovossi pervenuto a qu panto della letteraria- carriera , che per moiti e quasi ter- mine , e solo per alcuni chiamar si potrebbe principio di ogni studio. Questi pochi son quelli , nel cui petto la percorsa carriera , e 1' ottenuto grado , anziche estinguere , accendono raaggiormente la brama del sapere , e I'amor della gloria : il qual doppio lodevole sentimento , ove non venga o suft'ocato da nemica formna , o da altra sfavore- vole circostanza contrariato, produce immancabilmente co- piosi frutti di non volgare dottrina. Son questi pochi ap- punto , che entrano coraggiosamente in quegli ardui sen- fieri della scienza , che ,il maestro, non ha guari , e solo da lungi, loro indicava j in questo difficil cammino , alia voce del precettore , che piii non suona frequente all'orecchio , sostiiuiscono essi le dotte favelle dei savi di ogni eta , dalle quali ammaestrati , rischiarati dal proprio intendi- mento , e rassicurati dagli oracoli della consultata natura , vanno spaziando per gl'immensi campi del vero, finattan- toche giungono alia desiderata meta , vale a dire a quelL' 1 I 6 ELOGIO DEL DOTTOR GIOANETTI eIe\'aro grado -di dottrina , da cui veggon essi le cose con quella maggior chiarczza , t vastita, che dalla condizione umana e.dei tempi e dato all' uomo di vedere. Ma or m' avveggo , che mentrc io vo descrivendo i generosi sforzi di coloro , che in piii particolar modo coltivano le scienze , ho quasi indicata la via battuta da quei giovani Dottori , che aspitano a sedere un giorno fra i savi ond' e composto 11 collegio di ciascuna facoltii, formato con saggio divisamento dai primi moderatori delle cose nostre letterarie. Con tale prudentissima istituzione vollero essi riserbare un nuovo premio ai piii fervidi col- tivatori delle scienze, e srabilire ad un tempo un durevole e sicuro dcposito di ogni scienza , 1' unico per avventura che in tal fatto aver si possa ; imperocche quantunque i dotti professorl delle diverse discipline, o per le tatte prove di valore , o • ^el criterio che ne ha regolata la scelta , s abbian a credere di grandissimo sapere forniti , pure , po- tendo r ingegno il piii felice andar men -dritto , e talora anche errar grandemente , pare affermar si possa , che la Sana dottrina in ogni maniera di scienze non puo nltrove che nei coUegi venir meglio conservata e ampliata (i). E certamente per siffatte ragloni quel distinto personaggio (i) Uiio stianiero, alle cui iiiani capitasse questo sciitto", potrcbbc ilif- ficilincnte licavaie una giusta idea dei collegi , dei qunii qui s' intcnde pat'lare. Vcdansi in questo pfoposito le Costituzioni della Regia L/niver- ^ita tU Torino. SCRITTO DA "GIACINTO CaRENA. 117 die qui sicde il primo fra noi , allora che I pubblici studi con tanta lode reggea , con ogni sforzo si adopero onde sottrarre , siccome ei fece , i collegi dalla distruzione e dal deterloramcnto ( i). Per tal modo il collegio della facolti racdica presentava un secondo trioiifo al nostro DottoT Gioanetti : or vediamo con quai mezzi s'accingesse egli a conseguirlo. Egli e da credere che primieramente attendesse a riandare posata- mente , e con piu vasto occhio quelle stesse dottrine , che quasi di volo , e nella ristrettezza degli scolastici trattati avean formate 1' oggetto degli antecedenti suoi studi ; ma poi o fosse irresistibile vaghezza del peregrine suo ingcgno di calcare non battuti sentieri , o fosse necessita da lui primo avvertlta fra noi , di dare alle prescrizioni della farmacia una piii salda norma , di quella avessero le me- desime a' tempi suoi , fatto e che egli 1' animo suo parti- colarmente rivolse a quella prestantissima scienza scruta- trice dei piu reconditi arcani della natura : sublimissima scienza egualmente grande , o s' innalzi alle piu general! considerazioni sopra T universale materia , o discenda act csaminare minutamente la scambievole azione di tenuissimc non \isibili sostanze : scienza utilissima , che discoprcndo ui particolar indole e proporzlone dei principii component! (i) S. E. il Coiitc Piospeio Balbo, Rettore dell* Universita dai 23 di settemhie iSosal 21 maj^gio 1814, Presidente della Reale Accadcniia dclle scicnzcj 01a ImbasciaWre di S. M. prcsso la Coite di Spagna. I I J ELOCrO DEL DOTTOR GIOANETTI i corpi , splega maravigliosamente non pochi intricatisbimi fenomeni della natura , e dell' arte. Non e gia che in tale onorevole concetto fosse tra noi la Chlmica in quel tempo , vale a dire verso la meta dello scorso secolo ^ che anzi veniva essa troppo sovente confusa con quella vanissima arte , la quale piii che a una positiva analisi dei corpi , a certe scgrete composizioni pa- reva attendesse : dal quale poco giusto confronto nascer necessarlamente dovea indifferenza , sospetto , o fors'anche disprezzo per chiunque indagar pretendesse le qualita dei corpi alcun poco al dissotto della loro esterior superficie. Vero e che 1' imtnortale Saluzzo nostro principiava ap- punto in quel tempo a combattere con felice successo le pregiudicate opinioni dei tempi sopra siffatto argomento , accreditando fra noi , e in. tutta Italia la Chimica con le ingegnose sue scoperte , rendute ancor piu liiminose , ed autorevoli dalla dignita della sua persona (i). Ma questa particolarita non toglie al Gioanetti , solamente rende co- mune a lui , e al Conte Saluzzo la gloria d' aver i primi (i) Aviei pur qui abbonclante materia al mio ragionare, se rarameiitar volessi e gl' importanti lavori chimici del Saluzzo , e I'alto pregio in che tale scienza sali in queste contiade pet- opera di lui. Ma altio non potrei io tare se non ripetere in meno adorna inaniera cio die dottamente fu serine da due chiaiissimi Colleglii ilostrt. = V. Elogio storico del Conte Giuseppe Angelo Saluzzo di Menusiglio , scritto da Giuseppe Grassi. Torino i8i3, dai tipi di Domenico Pane. = Elogio storico del Conte Giuseppe Angelo Saluzzo, scritto dal Cavaljere Cesare Saluzzo. Milano , daJla Tipograiia BucclnelU. SCRITTO DA GIACINTO CARINA. iiy riconosciuta 1' utility di cosi poco nota maniera di studi , e di essersi caldamente applicad ai medesimi con disinte- ressato coraggio , e colla piu generosa perseveranza. Del resto egli e facil cosa il persuadcrsi quanto poco il Dottor Gioanetti in siiFatti studi abbia potuto essere favorito dalle circostanze del tempo, e del luogo. Non v'era allora pub- J)lico inscgnacnento di Chlmica fra noi , ne alcun partico- lare maestro trovavasi , che quella scienza privatamente insegrasse. Ne credo io gia, clie gl' insegnatori sian quelli che abbiano a iormare gli uomini sommi ; questi , come e noto , essendone maggiormente dcbitori ai libri , e alle proprie riflessioni , che non all' orale istruzione ; ma egli e vcro altrcii , che T elementale insegnamento di una scienza molto alletta alio studio di 'essa , e contribuisce assai a fal^/i con velocita , e con sicurczza i primi passi , i quali sono scmpre i piii ardui. Or questo vantaggio manco al Dottor Gioanetti , cui solo rimanea 1' aiuto dei libri d'oltremonti , aiuto anche un po' scarso in quel tempi in cui non avcano anccJr veduia la luce que'tanti tratiati, che cosi facile rendono ai nostri di 1' acquisto delle fon- damentali cognizioni dclla Chlmica , e sopratutto poi non era ancor formato quel tccnlco lilosofico linguaggio, i cui termini quasi racchiudono i principii delta scienza. Tale era presso di noi lo stato dclla Chlmica , quando il nostro Dotrore institui le sue prime rlcerche sopra la composizione di alcuni corpi , incominciando da quella del saJe ammoniaco : nella quale indagine ^ seguendo le no ELOGIO DEL DOTTOR GIOANETTI orme segnate dal Kirwan, venne egli a discoprire la vera composizione di questo sale , e le principali sue qualita , ogni cosa esponendo in dottissima dissertazione compresa sotto la vaga intitolazione di storia naturale y altra piu precisa non comporfandone allora la condizione del pub- blico nostro insegnamen.fo. A questa dissertazione altre ne aggiunse sopra la luce , i colori , la vista , il miopismo , la prespiopia , \o strabismo , il complesso delle quali ma- terie forma il soggetto delle tesi latine da lui pubblica- meiite sostenute in marzo del 1757 per essere aggregate al Collegio di Medicina. Egli lo fu intatti con universale aggradimento , non solo per la dottrina in questa nuova occasione manifestata , ma altresi per la gia acquistata ri- nomanza di chimico indefesso e perspicace. Ma il filo ripigliando delle chimiche ricerche del Dottor Gioanetti, e moke di minor conto passando sotto silenzio, quella in particolar modo vuolsi qui rammentare, la quale pill d' ogni altra contribui a farlo oonoscere per uno dei pill valenti chimici de' tempi suoi : parlo di quella sua dotta analisi delle acque minerali del Ducato d'Aosta. Un grand' uomo di stato , che era nel tempo stesso coldbsimo amatore delle scicnze(i), sapendo quanto scarse (i) S. E. il Conte Peirrone di Sammartino , Miiiistro di stato, e Reg- gente la Segreteria degli affari esteri. Fra le moltiplici occupazioni dell' eminente suo posto sapeva egli trovar tempo alio studio della natiira , siccome lie fecero cliiaia piova il ricco suo giardino botanico in Ivrea , e 1' esattezza dei lavori della niiuiera d' Olomont , da lui oidinati , e icgolati. SCRITTO DA GIACINTO CARENA. i 1 1 ed imperfette fossero le cognizioni, , che si avevano su quelle acque , malgrado gli scritti pubblicati dal Dottor MoUo nel 1718 , e dal Fantoni nel 1747 , voile con saggio consigUo , che la natura di quelle acque minerali venisse determinata esattamcnte » siccome quegli che non ignorava quanto importi alia gloria di uno stato , e alia pubblica salute il ben conoscere il giusto valore di tali preziosi doni della natura : eppercio ottenne eglx dalla perspicace condiscendenza del Sovrano , che tale impor- tante esame venisse al Dottor Gioanetti commesso. Due mesi impiego egli in questa difficile impresa, cioe luglio , e agosto del 1778 , ed e maravigliosa cosa come in cosi breve tempo abbia egli potuto dare a tanto lavoro un si lodevole compimento , e pubbiicare , siccome ei fece pochi mesi dopo , le dottissime sue analisi sopra la mag- gior parte di quelle acque minerali (1). Sarebbe pur qui pregio dell' opera , che io andassi passo passo esponendo gl'ingegnosi metodi dal Gioanetti in sif- fette analisi adoperati; ma cio io non potrei fare altrimenti che col riferire molti interi capitoli del suo libro , tanta (i) Analyse des eaiix mincrales de S. Vincent et de Coumiajeur, dans le Duchc d'Aoste , avec une appendice siir les eaux de la Saxe , de. Prc-S.-Didier et de Fontane-moie j par M. Gioanetti, Docteur collegia ^ Poyen et Vice-Prieur de la Faciilte de Mcdecine de Turin , Mddecin pensiunnaire deS. M. , contenant plusieurs precedes chimiques nouveauxj Utiles pour I'analyse des eaux mincrales en gtSneral , et pour celle des des sels. Turin 1779. Vol.XXJII, Q 112 ELOGIO DEL DOTTOR GIOANETTI k succinta la narrazione del fatti , e tanto stretta la con- catenazione delle sue operazioni. Laoncle sei.z'altra splega- zione , o raglonamento mi faro qui a riterire sommaria- mente , e in forma di tavole la natura , e quantita delle sostanze , che entrano nelJa composizione di tali acque , persuaso di far cosa grata ai Chimici d' ogni paese , ai quali poco facil cosa riescir potrebbe il leggere I'opera del Dottor Gioaiietti. Ed a cio fare muovemi quest' altra ra- gione che il riferire che io faccio le analisi del Gioanetti abbia col tempo a indurre qualche Chimico a ripetere r analisi delle stesse acque , onde paragonarne amendue i risultamenti. Imperciocche io son d' avviso , che la com- posizione delle acque minerali vada , in generale , soggetta col volger degli anni a mutazioni considerevoli non so- lamente nella quantita , ma ancora nelJa qualita dei prin- cipii mineralizzanti j cio accadendo per la diminuzione , o pel totale esaurimento dei principii medesimi , ovvero pel camblamento di direzione delle acque sotterranee -prodotto o da terremoti , o da frane , o da altre consimili naturali catastrofi. Le quali cose tutte nella composizione delle acque minerali variamente influiscono. 1 I ICRITTO DA GIACINTO CARENA. 1x3 ACQUA DI S. ViNCENZO villaggio tra Ivrea e Aosta. Temperatura di quest' acqua ... 10.° R. quelJa deH'aria essendo 17." bgni Hbbra d* acqua (i) di questa sorgente contiene ffani ccntesinu Aria fissa (i) ij. 84. Sal di Glauber , private della sua acqua di cristallizzazione i6. 31. Natron S. 19,. Sal marino 3. 50. Terra calcare 8. 08. Argilla o, 94. Ferro o. 14. ACQUE DELLA VlTTORIA una delle sorgend di Cormajore. Temperatura dell'acqua minerale della Vittoria 1 1° 5 . quella dell' aria 1 6° 5 . (i) La libbra piemontese equivale a 368 gramme e 84 milligramroe, II grano equivale a milligramme $3,363. (2) Per evitare ogni equivoco giudico di non dover tradurre nel nuovo > linguaggio chimico i nomi adoperati dal Gioanetti , che son quelli , i quali crano in uso a' suoi tempi. 114 Li-OGIO DEL DOTTOR GlOANETTl Ogni libbia d'acqua di questa sorgente contiene grani CIM. Aria fissa in literta ii. 30. Magnesia vitriolata 4. 49. Sal comune 2. 47. Terra calcare 11. 67. Selenite leggiermente marziale .... 6. 6j. Ferro 0. 12. ACQUE DELLA MaRGHERITA altra sorgente di Cormajore. Temperatura delle acque della Margherita ly* quella dell' aria 17.° Ogni libbra d' acqua contiene grani cent. Aria fissa In liberta 10. 02. Magnesia vitriolata 4, 31. Sal mariiio i. 92. Terra calcare 7, ij. Selenite 6. 22. Argilla privata del ferro o. 31. Ferro o. 25. SCRITTO DA GIACINTO CARENA. i i. f ACQUA DELLA SaXE (i) villaggio presso Cormajore. Temperatura dell' acqua n."; quella dell' aria 17° j. Ogni libbra d' acqua contiene Aria fissa in liberta 4. n- Sal marino a base di natron i. 87. Sal marino a base calcare o. 05. Sal marino a base di magnesia .... o. 03. Terra calcare 3. 01. Selenite . o. 39, AcQUE Termali di Pre-S.-Didier presso Cormajore, Temperatura di quest'acque osservata in fine di agosto 17° » quella dell'aria essendo ij-" Ogni libbra di quest' acqua contiene panl unl. Aria fissa in liberta 2. 03. Sal marino a base di natron 1. 4 3- Sal marino a base di magnesia .... o. 13. Terra calcare con selenite 2. 29- (i) L' Autore dichiara non aver potuto fare di quest' acqua , e della seguentc un'analisi cosi completa come quella delle precedent! pel troppo breve soggioino di due inesi , cbe ei fece nel Ducato d'Aosta. o 12 6 ELOGIO DEL DOTTOR GIOANETTI Malgrado poi la brevita ehe io mi sono prefissa , non posso passare sotto silenzio le delicate avvertenze , e le continue prccauzioni del nostro Autore, onde rimuovere ogni dubbio circa la purezza dei reatdvl impiegati , e la cer- tezza dcgli adoperati metodi ; nel che , come ognun sa , il principal merito di un chimico operatore consiste. E appunto con questo , quasi direi tedioso , ma sicuro mezzo il Gioanetti pote perv^nire a non pochi risultamenti , che il Maquer istesso , e altri valenti Chimici giudlcavano dif- ficilissimi. Bellissime, per esempio, sono le varie sperienze fatte dal nostro Chimico per accertarsi della purezza del liquor prussico ( prussiato triplo di potassa , e ferro ) , cioe per averlo libero da quella piccola parte di prussiato di ferro , che suole tenere in dissoiuziohe tenacemente. Un altro singolar vantaggio traeva poi il Gioanetti da siffatte operazioni,a cosi dire, preparatorie, che sovente gli si presentavano , quasi non cercati , nuovi fatti , coi quali rettificava le acqulstate cognizloni, o trovava nuove verita. In tale maniera egli pote provare con nuove ragloni Tacidita dell'aria fissa , verita ancor contrastata a'suoi tempi : deter- miiio la dubbia composizione d'alcuni sali, prescrisse sicuris- simi, e per lo addietro non conosciuti metodi per separare gli uni dagli altri i vari sali , o questi da altre sostanze , con le quali hanno si stretta affinita , che la loro separazione riesce talora difficilisslma (i) j e il primo ei fu , che (i) Ecco come si esprirae il celebre sig. Guyton dc Mon-eau , parland* ? SCRITTO DA GIACINTO CARENA. 117 togliesse i Chimici dairincertezza in cui erano sopra quella terra che e detta magnesia , dimostrando , che la tanto vantata magnesia dl Milano , che era universalmente cre- duta la migliore , e la piii pura , non era die un mero gesso calcinate. Dal finqm detto , e piu ancora dall' attenta lettura delP opera del Dottor Gioanetti chiaro apparisce , che questo Jibro e una sicurissima guida nella difficil arte di scom- porre le acque minerali ; oltreche si possono dal medesimo, come da purisslma sorgente , attignere ancora varie altre utilissime cognizioni. Anzi 1' ordine delle idee , e la soll- dita del raziocinio sono tali in tutta I' opera, che essa puo considerarsi a buon diritto come appartenente alia filosofia del metodo proposto dal Dottor Gioanetti per separare 1' alkali minerale dal sal marino : =: Comme on n'est jamais sur d'atteindie le point precis de saturation , mfime avec la precaution de delayer I'acide ou I'alkali , et de mcler i la liqueur line teinlure , pour observer le progies de ses alterations ; le proccde de M. Gioanetti pour la separation des niemes sels me parait plus avantageux ; il consiste a reduire tout I'alkali mine- ral en terre foliee , par I'addition d'une suffisante quantite de vinaigre distille , et apres avoir fait de nouveau cristalliser toute la masse , a re- prendre la terre folii^e, et de conduire en consequence I'cvaporation a un feu tr^s-doux. Le savant M^decin de Turin s'est assure que I'esptit de vin ne touc|;ait pas au sel marin , lors meme qn'il ctait mclc a la terre foliee. En distlUant I'esprit de vin, et calcinant le residu pour de- composer la terre fulice , on retrouve spccifiquement et sans melange , I'alkali mineral qui existait dans la premiere masse saline : les quantites se vcrilient done ici par soustraction et par addition , et sur la chose mcme. V. gli opuscoli chiinici , e lisici di Bergman tradotti in francese tial sig. de Morvcau , T. i. pag. 146 in nota. 12$ ELOGIO DEL DOTTOR GlOANETTl in generale , giacche in essa I'Autore si mostra non men sagace chimico , che pensatore giusto e profondo (i). Intanto salita essendo la Chimica nel nostro paese a non piccol grado di estimazlone per opera specialmente del Dottor Gioanetti , e del Conte Saluzzo, egli pare che fosse pur tempo che questa importante scienza nella nostra Capitale , siccome giu nelle principali citta d' Europa , sa- lisse alia dignita di pubblico insegnamento. E tale era ap- punto il pensiero del Sovrano nostro di gloriosis^ima me- moria Vittorio Amedeo III. Ma ! quanti generosi divisa- menti dei Re non riescono talora incfficaci per 1' interpo- slzione di ostacoli bene spesso difficili a togliersi , o a superarsi. Fama e che un potente personaggio , che all' eminenza del grado pari non avea la elevatezza , e Testen- sione dei lumi, fosse dominato piii che a tanto magistrato si convenisse , dalla volgare opinione , che la Chimica fcsse vanlssima scienza , altrettanto presontuosa nel suo scopo, quanto nelle sue operazioni pericolosa. Per la quale (i) Vaglia qiii per time 1' autorevole testimonianza del celebiatissimo Foiucroy. = 11 y a de plus un plus grand noinbre d'ouvrages niono- gtafiques sur quelques eaux en particulier, qui par leur merite, le grapd nombre des details precieux qu'ils contiennent , et les dopnces nouvelles qu'ils presentent, doivent etre regaidcs comme des guides surs dans I'art difficile de faire I'exaiTien clumique de ces liquides. Ceux de Bergman sur les fontaines d'Upsal, les eaux de Danemark , de Black sur pUisieurs caux d'Islande , de Gioanetti sur ceUes de Courmajeur , de Giohert sur I'eau de Vaudier sont specialement dans cat ordre. Syst. des connaiss. chim. T. U pag. 5 j6 de I'cdit. in-4.° de Paris. SCRITTO DA GIACINTO CaRENA. 119 pregiudicata opinione quel personaggio giudico , ch' ei fa- rcbbe cosa alia patria nostra utilissima , qualora impedisse , siccome il fece, la fondazione di una pubblica cattedra di Chimica. II Gioanetti dunque non venne piii nominato a professore di quella catredra , e in vece della raedesima rJc-vetre poi una ragguardevole pensione dalb Sovrana generosity. Que.ro contrattcmpo se ritardo di alcun poco i pubblici onori dovuii alia Chimica , non diminui pero gran fatto quei vantaggi , che dalla medesima avean dritto di sperare la medicina , e la farmacia ; imperciocche il Dottor Gioa- netti col pill commendabile zelo ne istrui afFettuosamente non pochi allievi , e sara sempre somma gloria di lui lo essere stato gulda e maestro dei Morozzo , dei Fontana , dei Bonvicini, per non parlare di tann aitri nostri Chimici tuttora viventi. 11 Dottor Gioanetti incoraggiato co.si dall' ammirazione de' suoi colleghi , e animato dalT emulazione dei valorosi suoi allievi , continuo ad attendere con nuova lena alle cose chimiche , ed e opinione degli intrinseci suoi , che , lavorando egli chetamente , e quasi direi di soppiatto , gli venissero trovate di tali cose , le quali in scguito da Chi- mici stranieri pure trovate, e da essi divolgate, non piccola gloria ai medesimi procurassero. Cosi , per esempio , piii d'uno fra voi , chiarissimi Colleghi , ben sa come egli pill di trent'anni indietro traesse da alcune plante indigene, ma sopratutfo dal fusto della meliga q :ella dolce sojtanza, Vol. xxiJi, R 130 ELOGIO DEL DOTTOR GIOANETTI che i coloni d'ambedue le Indie dalla canna zuccherina piu abbondantemente ricavano. Ma sopra di cio io non faro piu lungamente parola , perche non sembri che io voglia togliere agli stranieri quella gloria, che ad essi certamente e dovuta , la quale il nostro Dottore pur sovente merito , benche egli non abbia saputo procacciarsela opportunamente, Non posso per altro tacere della vivissima impressione, che in lui desto I'annunzio di quelle recentissime scoperte in gran parte dovute alio stromento Voltiano sopra la metalliri^ai^ione degli alkali fissi , e la ridu:^ione di alcune terre : scoperte , alle quali egli da gran tempo anelava. E vorrei pur saper descrivere il singolarisslmo efFetto , che in lui produsse la vista del sodio, del potassio , del iodio , che il Professor Michelotti collega nostro offeri air avidissimo suo sguardo. Avresti detto che 1' anima di hii tutta negli occhi si trasportasse per contemplare con piu di forza quegli arcani principii della materia , che il buon vecchio, benclie forse con altro scopo , e certamente per altra via , da tanto tempo iva cercando. L'espressione del suo viso era quella di un uomo che vede un oggetto nuovo a' suoi occhi , ma non alia sua fantasia : quel suo sguardo or fisso ed immobile , or vago e scorrevole , quell'anelito, quei profondi sospiri , quello intenerirsi inslno alle lacrime , ben dimostravano che egli risolto credea da altri di lui piu avventurati il grande problema della trasmuta- zione: e forse le agitatissime sue idee il trasportavano in queir istante nelle officinc dci Paracelsi , dei Becker , e SCRTTTO DA GIACINTO CARENA. I 3 i nella sua propria , ove colla scorta , e coll' autorita di quel maestri , e di altri assai meno anticlii , lungamente e ostiiiatamcnte si adopero in siffatti lavori , dai quali questo medesimo risuitamcnto egli attendea , o alcun altro per avventura maggiore. Ma ritornando ora a quelle maiiifeste e utili opere , che fece il Gioanetti , un' altra qui ne additeremo , dalla quale vieppiii chiaramente si scorge la felicissima indole del suo ingegno , per cui niente egli intraprcndea , che non fosse d' immancabile utilita , e di lodatissimo esegui- mento. Intendo di quei lunghi , difficili , ma fortunati suoi tentativ i , che lo condussero alia formazione della sua ri- nomatissima porcellana. II qual nuovo merito di lui affinche sia da chiunque in giusto pregio tenuto , giovera di far qui brevissimo cenno di questa bella composizione gradita ,al lusso , e nelle arti preziosissima. Allorquaiido il commercio dell' incivilita Europa tro- vando in essa troppo angusti confini a'suoi traffici , co- mincio ad estenderli nell' Asia , donde li spinse poi sino alle estreme regioni dell' orienfe , fra i mold oggetti , onde s' arricchi , non tiene 1' ultimo luogo la bella porcel- lana della China. E come non doveano essere ricerca- tissimi quei vasi , che tante desideratissime qualita in un cminente grado posseggono ? Infatti hanno essi fi- nezza , e uniformita nell' impasto , una Immutabile nitidezza nella esterior coperta , una vaga semitrasparenza che place air occhio , una prodigiosa varieta di eleganti colori , una Ijl ELOGIO DEL DOTTOR GIOANETTI solidlta sorprendente , una coibenza grande del calore , c una infusibilita maravigllosa. Queste pregiabili qualita delle porcellane chinesi certamente eraiio proprie a invogliar chichessia di fame V acquL->to ; ma il prezzo di esse gia grande nelle Indie diventava nccesiariamentc grandissimo in Europa , la quale circo.tanza rendeva riscrbati unica- mente al lusso quel vasi , di cul T uso sartbbe stato uti- lissimo alle arti , e persino alia domestica economia. L' industriosa Europa , che sa essere opportunamente or maestra , or imitatrice del buono e del bello , voile tentare nel suo suolo questa manifattura , e nel volgere deir ora scorso secolo sursero commendevoli parecchie fabbriche nella Germania , nella Francia , ed in Italia ^ ma non con eguale successo. La maggior parte di queste porcellane poco meritano un tal nome : una pasta vetrosa , renduta semi-opaca da qualche ossido roetallico , e dalla mescolanza di qualche terra , non puo formare una vera porceliana , e quella imperfetta vetrificazione , che questi vasi presentano , non e tal€ che non possa diventare in- tera con un fuoco o piii violento , o piii continuato , la quale circostanza sola basta a distinguere queste paste terreo-vetrose dalla vera porceliana , ed e sicuro indizio , che ad esse mancano piu o meno le sovraccennate qualit^ deir ottlma porceliana chinese. Debbonsi per akro ■qiti ec- cettuare le porcellane di Dresda in Sassonia , e quelle di Sevres in Francia , awegnache i vasi di queste due fab- fcriche abbiano pressoche tutte le qualita delle porcellane SCRITTO DA GIACrVTO CARENA. I 3 3 della China , e del Giappone , anzi per alcuni riguardi le superino infallantemente ; ma ogiiuno sa il ragguarde- vole prezzo di quesu vasi , e le innumerevoli difficolta d' imitarne altrove la composizione. Qucbte difficolta tuttavia non isgomcntarono alcuni in- dustriosi Piemontesi , i quali in diversi tempi s' accinsero a lavorare sopra questo importante oggetto , ottenendone sempre la generosa prorezione dei nostri Sovrani. Primo fra noi comparisce in questa carriera il Marchese Lorenzo Birago Sammartino Conte di Vische , il quale associatosi col signor Giovanni Vittorio Brodel di Torino, e con parecchi altri , stabili nel luogo di Vische una fab- brica di porcellana , per cui ebbe il Sovrano gradimento -con Regie lettere patenti dei i agosto i 7 6 5 . Pare che questa fabbrica risvegliasse 1' emulazione del nostfo Dottor Gioanetti , il quale pero non potendo in- traprendere gli stessi lavori a cagione del privilegio esclu- sivo a quella fabbrica conceduto , ottenne per Regie pa- tenti del 1° novembre 1774 di stabllirne una dei cosi dendo 1' arco , piii non si ottiene , e si ha solamente aprendolo. DEL SIG. BELLINGERI. I 79 L' osservare in die tempo nasce la contrazione , spiega U. corso del fluido galvanico , e ne dimostra esser neces- sario die questo fluido scorra dal nervo al muscolo per produrre la contrazione. Perche le contrazioni succedano nel tempi diversi, devesi agire non col semplice muscolo, ma col muscolo provvisto del suo nervo. Diffatti , quando si applicano due metalli eterogenei all' estremita soltanto del muscolo , le contrazioni si lianno si , ma costante- mente chiudendo T arco , sia die si raetta il capo del muscolo al positivo od al negativo, e la sua coda all'uno ed air altro di questi metalli. Convleii dire adunque , die tra il muscolo , ed il nervo siavi una specie di opposi- zione rispetto all' elettricita : alcuni altri esperimenti sem- brano comprovarlo ; quando si dispone una serie succes- siva di soli mu6coli suscettibili a contrarsi ,- e si armano le estremita di questa serie , fatta la comunicazione dei metalli , essi tutti si contraggono , in qualunque modo sieno disposti fra loro : die se uno formi una serie di muscoli provvisti del suo nervo , ed in essa v' intro- metta un muscolo , il quale e capace bensi a contrarsi come i primi , ma con questi comunica median te la sola parte muscolare , e non coll' intervento del nervo, armata questa serie , e fatte comunicare le armature , tutti i mus- coli si contraggono , eccettuato quello che non comunica cogli altri mediante il proprio nervo j in simil caso , questo muscolo serve soltanto di comunica tore agli altri , e non risente lo stesso I'azione del galvanisrao. Cosi pure l8o ESPERIENZE SUL GALVAKISMO se si arm! un muscolo provvisto del suo nervo , e tra r armatura del nervo , ed il nervo stesso s' intrometta un semplice muscolo , il quale sia suscettibilissimo a contrarsi quando si applicano ad essi le armature , fatta in simil caso la comunicazione , si contrae soltanto il muscolo , che e unito al proprio nervo , e 1' altro serve semplice- mente di comunicatore del fluido galvanico. Notisi parimenti , die per ottenere le coiitrazioni , ora chiudendo , ed ora interrompendo il circolo , non e ne- cessario armare il muscolo , ed il nervo , ma basta armare il solo nervo, od il solo muscolo con una sola armatura: cosi , ad esempio , se mettasi uno dei metalli i piii posi- rivi ( argento ed oro ) al muscolo , e si faccia in seguito la comunicazione col nervo inumidito , ma disarmato , si ha la contrazione chiudendo 1' arco , ed ha luogo apren- dolo, se si mette al muscolo uno dei metalli piu negativi ( zinco o piombo ) , fatto poscia comunicare col nervo. Armando invece il solo nervo , e facendo la comunica- zione col muscolo disarmato , se T armatura e molto posi- tiva , si ha contrazione togliendo 1' arco , se e molto negativa , si ottiene soltanto chiudendolo. Notisi di piu , che quando si arma il solo nervo , non e necessario fare la comunicazione col muscolo , ma basta farla tra 1' armatura del nervo , ed il nervo stesso i ed allora, se 1' armatura molto negativa e posta verso il tronco nervoso , e si fa la comunicazione verso 1' estremita del nervo, si ha la contrazione nel muscolo chiudendo I'arco j DEL SIG. BELLINGERI, i8i che se V armatura e molto positiva , si ottlene la contra- zione soltanto aprendo T arco. Succede pur anche lo stesso quando si mettono due armature lungo il tratto del nervo unito al suo muscolo , ed in questo caso , mettendo 1' ar- matura positiva verso 1' estremiia nervosa , cioe verso il Jnuscolo , e 1' armatura negativa al tronco nerveo , fatta la comunicazione , si contrae il muscolo chiudendo I'arco , e stando invece 1' armatura negativa verso il muscolo , e la positiva al tronco nervoso , non gia chiudendo , ma soltanto aprendo 1' arco succede la contrazione : non e dunque necessario comprendere il muscolo nel circolo : cio pertanto ritenuto , possiamo con piii esaitezza stabilire , che per ottenere le contrazioni richiedesi che il fluido galvanico scorra dai tronchi nervosi alle estremita , e non si ha giammai contrazione quando esso va dall' estremita ai tronchi. Dimostrata la verita di questa proposizione , parmi che si possa spiegare, secondo le leggi dell' eleitricita , in qual modo si produca la contrazione dei muscoli. Una fra queste leggi si e , che due corpi , i quali sono in vici- nanza tra di loro, ed hanno un diverso stato di elettricita, si attraggono tra loro , e si approssimano quando sono invasi da una corrente elettrica , e per la forza della stessa , elettricita si respingono a vicenda dopo che si sono at- tratti , e si sono costituiti egualmente elettrici. Supposto adunque che il muscolo , ed il nervo abbiano un diverso stato di elettricita , ogniqualvolta una corrente elettrica l8l ESPERIENZE SUL GALVANISMO viene ad attraversare il nervo , esso attrae il muscolo die in tal caso ha una minore elettricita del nervo, ed in forza di questa attrazione si opera la contrazione del mus- colo , ma tosto che il nervo ha attratto il muscolo , sona egualmente elettriche queste due parti, quindi si respingono a vicenda , e nasce il rilassamento del muscolo , e siccome questo si opera tutto nell' istessa sostanza muscolare , sem- bra che il nervo non agisca che come semplice conduttore deir elettricita. Un simil corso del fluido elettrico si pu6 supporre nel corpo vivente , il quale si fa dal cervello per i proprj nervi e muscoli che si contraggono, e riman- gono contFatti finche continua questo corso , quindi si rilassano tosio cessato il corso della stessa elettricita. §. IIL La parte animale serve di eleitrometro. Si e superiormente stabilito che , mettendo un metallo positivo al muscolo , ed un negativo al nervo , fatia la comunicazione dei metalli , si ottiene la contrazione chiu- dendo I'arco, che se uno armi con un positivo il nervo, e col negativo il muscolo , la contrazione awlene soltanto quando si apre I'arco. CI6 ritenuto, egli e ben evidente, che , per riconoscere fra due sostanze quale abbia una maggiore, e quale una minore elettricita rispefto all altra , basta applicarle ad una parte animale in forma di armatura , e fatta la comunicazione tra loro, osservare in qual tempo DEL SIG, BELLINGERI, 183 succeda la contrazione ; se essa avra luogo chiudendo r arco , noi con certezza potremo asserlre , che il corpo , il quale serve di armatura al muscolo , ha una elettricita maggiore di quello che sta per armatura al nervo ; che se invece la contrazione si ottiene aprendo 1' arco > noi colla stessa sicurezza diremo che I' armatura del nervo e elettrica positivamente sopra V armatura del muscolo ; non nascendo in nessun caso la contrazione , V elettricita sara in essi uguale ; serve percio la parte animale di elettro- metro, il quale non indica i gradi , ma soltanto il diverso rapporto di elettrlciti inerente a due corpi paragonati tra di lore. E percio la parte animale non puo considerarsi precisamente come un elettrometro , perche non c' indica la quantlta di elettricita , ma soltanto ne da a divedere quale fra due corpi abbia una maggiore i e quale una minore elettricita , e potrebbe percio paragonarsi ad una doppia bilancia su cui si mettano due corpi , il di cui peso e sconosciuto , per vedere quale sia il piii grave , e quale il piii leggero. E grandissimo il vantaggio che in tal manlera ne arreca la parte animale , poich^ I' elettrometro risente , e misura soltanto r elettricita, che si trova alio statolibero, mentre la parte animale ne indica quale sia il rapporto di elettri- cita , che si trova combinata alio stato latente nei due corpi , che si mettono in relazione tra di loro : e quindi noi vedremo in appresso , che si puo per tal modo indi- rettamente stabilire quanti sieno i gradi di eletiriciti, che I 84 ESPERIENZE SUL GALVANISMO si trova in istato latente combiiiata coi diversi corpl. Na viene da cio , die 1' elettrometro mi^iura 1' elettricita , la quale esiste alio stato di liberta, e la parte animale misura anche I' elettricita esistente in istato di combinazio le nei Gorpi. Atlinche la parte animale possa servire di glusto elettrcT metro nel paragonare 1' elettricita delle diverse sostanzs dotate della qualita di motore del galvanismo , si ricercano alcune condizioni , e riipetto alia parte animale stessa , e relativamente alie armature , ed all' arco. La parte animale non deve essere ne troppo , ne poco irritabile. Sono le rane che generalmente vengono impie- gate a quest' oggetto ; aflinche il muscolo non sia di troppo irritabile , e bene che sia preparata da una rana ne troppo piccola , ne troppo giovine ; sono esse sempre dotate di molta sensibilita , mentre sono , poco tenac.i della medesima. Si conosce essere la parte di troppo irritabile allorche si contrae con armature omogenee ^ e meglio ci servira di un mezzo per riconoscere la eccessiva irritabilita della parte stessa , se con armature eterogenee , la positiva delle quali sta al nervo , e la negativa al muscolo , nascono le contrazioni interrompendo ^ e chiudendo il circolo. Questo ne prova la suscetiibillta , che ha ancora la parte animale a contrarsi senza il concorso delle armature. E per n'co^ noscere il giusto grado di capacita a, risentire 1' azione del galvanismo, devesi uno servire di armature poco eteroge-- nee tra. di loro ,. come zinco , e piombo ; se con quesd DEL SIG. BELLINGERI. 185 metalli la parte si contrae , e segno dhe essa risente le menome variazioni , e modificazioni della eleitricita , che se richiedonsl metalli molto eterogenei , come argento , e zinco , questo ne indica , che 1' irritabilita della parte e molto dimiiiuita , e non si risente che a piii forti gradi di elettricita. In generale , i muscoli preparati da rane molto grosse , sono poco sensibili , e non rispondono regolarmente all' azione del galvanismo : e sempre bene m simili esperimenti servirsi di rane di mediocre grossezza , e di meizana eta : quando uno" e assuefatto a trattare simili animali ad un tale oggetto , si potra facilmente , dal loro aspetto estemo, giudicare del grado della loro irritabilita, e della sua capacita a servire di elcttrometro. Cosi pure , essendosi esercitato in simil genere di esperienze , verra uno istrutto di tante piccolo circostanze , che facilitano , od impediscono il risultato , e che qui sarebbe troppo lungo di tutte indicare. M« conrentero solo di fare osser- vara , che quando la . parte e di troppo sensibile- , e si contrae irregolarmente , basta il fare la comunicazione coir armatura per un piccolo tratto di nervo , che tosto diminuisce la sua eccessiva sensibilita. Richiedesi pur anco, che la parte, di cui ci serviamoj sia perfetta nella sua organizzazione , che sia asciutta dagK umori che vi stanno aderenti , altrimenti potrebbero essi agire come motori; di piii , che la comunicazione del nervo coll' armatura si faccia per il solo nervo senza iatei*- Vol. XX III. A a »86 , ESPERIENZE SUL GALVANISMO vento di alcuiia fibra musiolare , o di qualche liquido: e fiiialmente giova il servirsi della parte in un solo senso , mettendo , cioe ad esempio, 1' armatura positiva sempre al muscolo, e la negativa al nervo , o vlceversaj oppure, volendosene servire in varj sensi , converra prima scaricare la parte , facendo comunicare col solo arco il muscolo , ed il nervo disarmata Relativamente alle armature conviene osservare , che , affine di conoscere il benche minimo grado di elettricita maggiore , o minore , che passa tra due corpi , che si vogliono esamlnare , convien sempre mettere la sostanza elettrica positlvamente al muscolo, e quella, che lo e ne- gativamente, porla per armatura al nervo : armata in questo fnodo la parte animale e piu sensibile , che quando si mette 1' armatura poiitiva al nervo, e la negativa al mus- colo ; cosi , per esempio, avverra, che, essendo un poco diminuita 1' irritabilita , si otterr^ la contrazlone chiudendo r arco , se uno metta 1' argento al muscolo , ed il rame al nervo ; che se si cangi la disposizione dei metalli , la contrazione plix non si ha ne chiudendo , ne aprendo 1' arco. Vedesi da cio, che cogli stessi metalli posti di- versaraente per armatura , ora si ottlene, ed ora no la con- irazione j piu ancora scorgesi , che , essendo poca 1' irri- tabilita , o poca r eterogeneita delle armature rlspetto alia elettricita , la contrazione succede piii facilraente quando e in tal modo disposio 1' apparato , che la contrazione si DEL SIG. BELLINGERI. 187 ha chluclendo 1' arco , piuttosto che allora quando le ar- mature sono poste in modo , che la contrazione debba aver luogo aprendo 1' arco. La coba che esige maggior attenzione si e , che , per ottenere risuhaii costanti , e necessario che uno servasi sempre di metalli perfetiamente puri, onde poter determi- nare con precisione ii grado di elettricita propria di un dato corpo , che si vuole prima esaminare , poiche , la benche minima addizfone di qualche altro merallo , farebbe si , che diversificasse alquanto 1' elettricita del metallo , di cui uno si serve per armatura. Le armature finalmente debbono essere perfettamente monde da qualunque siasi liquido di natura conduttore , altrimenti uno puo facilmente essere indotto in errore jieir assegnare il grado dell' elettricita propria di. una data sostanza. £ questa una condizione difficile ad eseguirsi , e nel tempo stesso di tutta importanza: difficile , poiche le armature vengono spesso inumidite daglinmori che ade- riscono; alia parte animale ^ e piu ancora dal vapore della respirazione di chi eseguisce gli esperimenti. Fu percio sorpreso Humbolt dall' osservare che due pezzi di zinco venivano costituiti armature assai efficaci quando uno di essi era inumidito dal suo alito , e diventavano cost motori piu attivi che lo zinco , e V oro. E per ultimo , rispetto all' arco , noi faremo osservare fjuello che si e detto superlormente , cioe che in simil i88 ESPERIENZE SUL GALVANISMO sorta di esperimenti , I' arco deve esser formato di un metallo di ditiicile ossidazione : piii ancora , secondo la diversa disposizione delle armature , conviene aprire o chiuder 1' arco ora verso 1' armatura del muscolo , ed ora verso r armatura del nervo : cosi , stando la negativa al nerve , e la positlva al muscolo, e meglio chiuder 1' arco sopra r armatura del nervo , perche cosi viene facilitato , e reso piii pronto il corso del fluido galvanico , die dair armatura del muscolo passa a. quella del nervo : e stando invece 1' armaturd positiva al nervo , e la negativa al muscolo, le contrazloni si ottengono piu focilmente aprendo 1' arco verso 1' armatura del muscolo , e la con- trazione in simil caso si ha interrompendo il circolo ; e siccome essa viene prodotta dalla retrocessione del fluido galvanico, questo in tanta maggior copia retrocede quanto maggiore e lo spazio che deve percorrere^-percio, aprendo r arco verso il muscolo , inaggiore e 1' estensione delle parti , maggiore quindi la quantita del fluido, e determina per conseguenza piii facilmente la contrazione. Devest parimenti avvertire che si faccia con riguardo uso deir arco comunicatore : io ho ritrovato , che , ser- vendomi molte volte dello stesso arco nel medesimo senso, cosicche un' estremita di esso fosse costantemente in con- tatto col metallo positivp ,6 1' altra sempre con il nega- tivo , diventavano diversamente elettrizzate le due estre- ;mita , di modo che armando una parte animale con due DEL SIC. BELLINGERI. 189 -armature omogenee, se si facevano queste comunicare con un altro arco , non si otteneva la comrazione , ma essa succedeva facendo la comunicazione col primo arco , di cui mi era servito a lungo , ed allora una estremita di esso dava segni di elettricita positiva , e T altra di nega- tiva. Si evita un tale inconveniente collo stroplcciare , e nettare spesso le due estremita dell' arco. Ripetendo gli esperimenti di Lehot , per istabilire la serie dei metalli , ho ritrovato qualche piccola diversita , la quale puo forse dipendere dalla maggiore , o minore purezza dei medesimi. Secondo le mie esperienze , per rispetto all' elettricita , i metalli osservano quest' ordine : zinco , mercurio , piombo , stagno , antimonio , ferro , rame , bismuto , argento , oro , e piombagine j armando con uno dei primi in ordine il nervo, ed il muscolo con uno dei successivi , si ha contrazione chiudendo 1' arco , si ottiene aprendo, se si mette uno dei primi al muscolo, ed uno dei posteriori al nervo. lo chiamo elettrici negativamente i primi in confronto di quelli che li seguono , poiche sono essi , che hanno una minore elettricita dei secondi , e messi percio in re- lazione coi successivi , sottraggono , e ricevono da essi r elettricita. Ritenuta la sopra indicata graduazione dei metalli , cioe zinco , piombo , mercurio , stagno , antimonio , ferro , rame , argento , oro , e bene inteso , che i primi son® jdiciu<£. PAR M. L. P. VIEILLOT. 10} Sommet de la tete d'un rouge sanguiii; tache noire entre le bee et roeil; menton de la m^me couleurj joues, sojrcils et coavermres inferleures des ailes rou%satres ; couvertures sup^rieures brunes et terminees de roussatre , ce qui forme deux bandes transversales ; remiges et rec- trices bordees de la meme teinte a Texterieur sur un fond bruii ; bas de la gorge , devant du cou et poitrine d'un rouge pourpr^ ; occiput , mantcau , cotes du cou et de la poitrine varies de rouisarre et de brun , croupion roux et brun sur la partie superieure , ensuite d'un rougeatre pale; couvertures inferieures de la queue et milieu du ventre, d'un blanc s^le. Longueur totaie 4 pouces, 335 lignes. Le male , meme apres la mue , a I'extr^mite des plu- mes du sommet de la tete d'un gris blanc qui disparait totalement au printems ; le rouge de la poitrine , de la gorge , et du devant du cou n'est point ou tres-peu ap- parent: le jeune avant sa premiere mue n'a nulle apparence de rouge sur la tete , du reste il rassemble a la femelle , dont la gorge , le devant du cou , et la poitrine sont roussatres ; le croupion est varie de brun et de rOux ; les couvertures sup^rieures de la queue sont tachetees de brun sur le milieu de la plume. Bee jaunatre sur les cotes et en dessous , brun sur le milieu en dessus , long de 4 iignes iji J piedi bruns j tarse 6 lignes ; doigt exrerieur plus long que le pouce ; queue fourchue. Nid sur les ar- brisseaux , compose, de mousse, d'herbes , et de petites racines sur les contours et en dessous , de crins noits en 104 SUR LES OISEAUX d'eUROPF dedans ; ponte de 5 ou 6 oeufs d'un blanc bleuatre ta- chef^ de rouge avec des zigzags bruns et isoles. Le Cabaret a un ramage qui ressemble assez a celui de la Fauvette d'hiver , et jette sur-tout a son reveil un eri fort pour un si petit olseau , et qui a de i'analogie avec celui d'un Serin qu'oT inquiete. Nous venons de voir que I'espece precedente arrive dar;s noscoin trees par trou- pes tres-nombreuses : celie-ci au contraire s'y montre souvent isolee , ou seulement en families composees , au plus, de vingt individus. Du reste elles ont quslques rap- ports dans leur genre de vie , ce qui , joint a i'analogie qu'on remarque dans leur plumage , tend a les confondre. Les Cabarets paraissent en France a I'arriere saison , et y restent jusqu'au printems. Le plumage de ces deux Sizerins perd son eclat quand ils sont en captivite ; la couleur du sommet de la tete prend alors une teinte orangee sale, et le rouge des parties mferieures disparait totalement apres la premiere ' mue qu'ils eprouvent dans cet etat. OBSERVATIONS. ''-ill' II me semble que Brisson , et presque tous les au- t^Drs n'ont pas connu le male sous son habit de noces , car aucun ne fait mention de la couleur rouge qui do- mine alors sur le devant du cou et sui la poitrine j cette couleur n'est nuUement. visible apres la mue , et ne com- mence a paraitre que dans I'hiver , mais elle prend tout son ^clat au milieu du printems. rt Par m. t. P. viEiLLOT. 105 1,° Latham ( index ) a donne cette espece pour une varidte de la preccdente , et dans son synopsis pour celle de la Linotte de montagne ( Fringilla montium ) , quoique celle-ci ale des dimensions et des proportions beaucoup plus fortes , le bee autrement conforme, et que le male n'ait jamais du rouge sur la tete, et sur le devant du corps , ni de noir sur le menton : Gmelin a commis la mSme erreur que Latham. 3.° M. Temminck ( manuel d'ornithologie ) pretend que la petite Linotte de vigne de Brisson est un vieil male Sizerin , et que la petite Linotte du meme auteur est un jeune male de la meme espece. 11 a raison dans le premier point , et il a tort dans le second j ce qui ne doit pas etonner , puisqu'il confond ces deux especes d'ailleurs tres distinctes j mais il n'a pas saisi cette distin- ction , quoique bien etablie dans Brisson , lorsqu'il indique les proportions et les dimensions de Tune et de I'autre , lesquelles j'ai verifiees sur les individus , et que j'ai si- gnalees dans mes descriptions: de plus , le signalement du plumage est , dans Brisson , conforme a la verite j celui de la petite Linotte de vigne, male et femelle, appartient a mon Sizerin boreal , et les couleurs qu'il donne a sa petite Linotre sont bien ceiles du Sizerin Cabaret , mais seulcment a i'autumne , et apres la mue. i66 SVK LES OISEAUX d'euROPE LiNOTTES. Caracieres giniriques. Bee court (i) arrondl a la base, droit, conique, en- tier, un peu comprirae latdralement vers le bout, polntu. Mandibule superieure couvrant las bords de Vinferieure , k palais creux , presque lisse. Marines rondes , ouvertes , cacliees en grande partie sous de petites plumes dirigees en avant. Langue charnue, ^paisse a I'origine , cartilagineuse et aigue a Textremiie. Tarses maigres annel^s. 4 doigts , 3 devant , un derriere , les exterieurs soudes k la base ; Tinterne libre j pouce articule au bas du tarse sur le meme plan que les anterieurs , posant a terre sur toute sa longueur, et cerclant le juchoir. Ongle postirieur plus court que le doigf , arque , et le plus long de tous ; i>% i.'™', er 3.^' remige a-peu-pres egales et les plus longues de toutes, Des ornithologistes ont fait deux especes de Linortes sous les noms de L. grise et de L. rouge (1) , ou de F. cannabina et de F. linota (3) ; d'autres au contraire les rapportent a une .(i) Aussi long que la moitie de la tete. (2) Brisson , Mauduit , Sonnini , Ftisch. (3) Gmelin , Pennant , Latham , Lewin. k PAR M. L. P. VIEILLOT. lOj scale (i). Frap,)^ de cette diversite de sentiment sur des oi>eaux ausbi communs, j'ai multipli^ et j'ai souvent reitere mes recherches pour m'assurer de la verite. En consequence je les ai Studies dans toutes les saisons, je les ai suivis dans toutes les periodes de leur age; de plus^ j'ai engage plu- sieurs di mes amls^ observateur> judicieux, de les examiner de leur coti dans la nature vivante , il ea est resulte un acctird qui ne me laisse plus de dauie sur i'identite des Linottes grises et rouges ; en efFet » toutes les deux , jeunes ou vieilles , ma'.es ou femelles , sent grises a I'ar- fiere saison , et se ressemblent tellement alors qu'on ne peut aisement distinguer les sexes , si Ton n'a ^gard a la bordure blanche des premieres remiges qui est plus large, et qui a plus d'eclat chez le male , que chez la femelle. La couleur rouge , qui caract^rise le male pendant I'et^ , commence k percer vers la fin d'automne j mals k cette ^poque elle est terne, et n'occupe que la partie moyenne des plumes , dent rextremlt^ est d'un gris un peu rous- satre ^ de manlere qu'on ne I'apergoit qu'en les soulevant. Plus le printems approche , plus cette couleur s'etend et s'embellit , et vers le mois de mai elle est d'un bel eclat chez le male avance en age , moins pure , et moins ^ten- (i) Belon , Linnd , Olina , Gessner , Montbeil'ardj Meyer, Latham, 2.e suppl. Tothe ginital synopsis, d'aprds les remaiques de Boys et de fitontegu tris-bons observateurs oatuialiste*. ao8 SUR LES OISEAUX D'eUROPE due chez les autres: elle prend quelquefois une nuance orangee chez les vieux , alors les Linottes, qui restent gri- ses , ne sont que des femelles. Toures mes recherches , tous mes efforts , pour trouver en ete des males adultas gris , ont et6 inutiles , j'ai toujours rencontre , et Ton m'a toujours envoy6 des males plus ou moins rouges (i), Ce n'est pas seulement sur la tete et sur la poitrine que ceux-cl eprouvent des variations} I'occiput et la nuque deviennent cendres , de gris et roussatre qu'ils etaient immediatement apres la mue } le brun marron des plumes du dos prend un ton plus beau et plus prononce j le crouplon passe du gris et du blanc roussatre au brun noiratre et au blanc pur. Telles sont les Linottes males dans I'etat de liberte ; mais il en est autrement si on les tient en captivite, meme dans des volieres toujours expo- sees a Fair , le rouge disparait , le brun marron reste tcrne, le gris de I'occiput et de la nuque garde sa nuance sale, le blanc du croupion ne quitte point sa teinte rous- satre. Les jeunes qu'on eleve a la brochette, ou que Ton prend avant leur premiere mue , n'ont jamais de rouge en cage J les seuls attributs qui, dans cet etat, diitinguent le male de la femelle, consistent dans la couleur du vertex et de la poitrine, qui est d'un rouge terne vers le milieu (i) V. pi. Ill fig. s la tete de la Linotte commune ma'e en habit d'et^ ; fig. 6 la mcine en tuver ; lig. 7 la tete de la Linotte cuminunc femeile. PAR M. L. P. VIEILLOT. lOtj de la plume , et dans le blanc des remiges lequel est , comme je I'ai deja dit , plus etendu que chez la femelle. Quant aux proportions que Ton donne pour plus fortes aux Linottes grises , cette difference n'est pas exclusive pour les rouges, pulsqu'on en voit de la meme taille que les autres , et quelquefois de plus grandes. J'ai seulemeiir remarque que toutes indistinctement sont un peu plus grosses en hiver qu'en ere j parce qu'alors leurs plumes ont un duvet plus fourni j enfin , pour rendre plus vrai- semblable leur distinction spdcifique, des auteurs ont pre- sente la femelle de leur Linotte grise sous des nuances moins foncees que le male , et celle de la rouge avec la poitrine variee de brun sur un fond roussaire , et avec le dos tachcte de brun ; mais ces differences , qui se ren- contrent chez toutes -les femelles indistinctement , depen- dent des saisons , toutes ayant comme les males deux H\ rees , une d'hiver , et une d'ete. La premiere est celle de la femelle de leur Linotte grise , et Tautre de la femelle de leur Linotte rouge. Si ces faits ne paraissent pas suffisans , que Ton consulte leurs moeurs , leurs habi- tudes , leurs cris , et leur chant , et on conviendra qu'il n'y a pas la plus petite dissemblance. Des naturalistes ont ihdique quelques differences dans la situation du nid et dans les materiaux dont il est compose; mais elles tiennem aux localites. Quant aux oeuls , dont les couleurs ne sont pas tout-a-fait parcilles , on sait qu'elles varient dans leurs nuances selon les epoques de I'incubation. Ainsi done on Vol, xxni, D d 2 10 SL'R LES OISEAUX d' EUROPE doit etre convaincu que nous ne possedons qu'unc seule cspece de Linotte commune , ainsi que I'a fort bien d^- montre le collaborateur de BufFon j et pas meme deux races , comme je I'ai avance dans le nouveau dictionnaire d'histoire naturelle ; parce que la Linotte de vigne , sous des couleurs pures , et avec uti rouge eclatant , est plus rare que I'autre , ce qui doit etre , puisqu'elle n'est reve- tue de ce plumage qu'apres deux on trois mues, observa- tion que j'ai faite depuis I'impression de ce dictionnaire. S'il n'y a pas de doute que la Linotte de montagne ( Fringilla moniium ) constitue une espece particuliere , en-est-il de meme du Gyntel ( Fringilla argentoratensis )? Je ne le crois pas, car il est plus que probable que c'est une variete accidentelle , si reellement ii a les pieds rou- ges; vu qu'on la cherche en vain dans la contree indiquee pour sa demeure habituelle. Les noms fran^ais qu'on a impose a la Linotte commune ne la signalant pas conve- jiablement , puisqu'elle n'habite pas exclusivement les pays vignobles , et que 4'epithete de grise n'indique que sa couleur d'hiver; ne pourrait-on pas la nommer Linotte des plaines ^ lieu oil elle se tient de preference k tout autre , et la caracteriser par cette phrase? Linota supra fiisco-castanea; occipite cinerco , vertice pectereque rubrics , uropygia alio , fusco maculato ( mas vernalis ) ; vertice et pectore rujescenti cinereo fuscoque variis j uropygio rufescenti , albo , et griseo maculato (mas antumnalis, femina , junior). Male sous son plu- mage d'ete et de printems. PAR M. L. P. VIEILLOT. 2 1 1 Grande Linotte de vigne, Brisson. Buffon pi. enl. 48} f. i. Greater redpole , Pennant , Lath. Greater red-headet Linnet, Brit. Zool. Haenfling, Frisch t. 9 f. i. FringUla cannablna Lin. Gm,, Lath. La Linotte, Briss. Buff. pi. i j i f. i • ) Common Linnet Brit. Zool. , Lath, f Mile sous son plu- FringUla Linota Gm. Lath. [ mage d'automne. Frisch. t. 9 fig. 2. J Cette espece fournit pinsieurs varietes accidentelles j telles sont la Linotte blanche a ailes et queue noires , dont parie Buffon; la Linotte grise a ailes, queue et tete blanches , et la Linotte couleur d'agathe ; mais celle aux pieds noirs , au bee verdatre , a queue tres-fourchue , indiquee par le Pline frangais pour une variete , appartient k I'espece de la Linotte de montagne , espece qu'il ne decrit que d'apres Willugbhy. Comme la description qu'U en fait , ainsi que Brisson , n'est pas tout-a-fait exacte , je vais la signaler d'apres nature. Avant tout je puis as- surer qu'ii n'y a point de Linottes dans I'Amerique s^- ptentrionale , et que les oiseaux d^signes comme tels par Gmelin , Latham et Sonnini n'appartiennent point a cette familie ni au genre FringUla , mais ils font parue des Emheri^a de Linnee , et des Passerines de mon histoite des oiseaux de I'Amerique septentrionale. ,Xl.l sua LES OISEAUX D EUROPE OBSERVATION. On a vu precedemmcnt que les Sizeriiis et les Cabarets ont des caracteres assez prononces pour les isoler du genre des Linotresi celles-ci m'ont paru differer assez des Frin- gilles pour en faire une section. En effei elles ont le bee plus court, et moins effile que les Pinsons , plus arrondi, et plus pointu que les Molneaux, moins epais , et moins ovale que les Serins , moins grele , et moins long que les Chardonnerets ; les especes , avec lesquelles elles ont plus de rapports , sont la plus part des Bengalis , des Senegalis et .plusieurs Veuves. La LiNOTTE de montagne , Tringilla mondum. Supra rufescente jiiscoque varia ; gula et pectore ruf-^ ( uropygio rubra mas ) ( rufo femina ) pedibus ni^ris. La Linotte de montagne , Briss, Buff, .nFringilla montium , Gm. Larli. Mountain linnet. Villugbhy. Pennant, Lath. , La Linotte a gorge jaunatre , Frisch. pi. lo (i). Tete , dessus du cou , dos et plumes scapulaires varices de bran fonce , et de roussatre , cette derniere teinte ne s'etend que sur le bord de la plumej rectrices superieures brunes et terminees de roux, ce qui forme deux bandcs transversales sur I'aile ; remiges noiratres ; les primaires (i) Mai a-propos donn^ par BufFon pour le synonyme de son Cabaret. Par m. l. p. vieillot. 1 1 ? frangees de blanc a I'ext^rieur j rectrices pareilles , les huit laterales bordecs de blanc ; croupion d'un rouge cra- moisi , pur pendant I'ete , moins beau et raye longltudif nalement de brun pendant riiiver ; joues , gorge , devant du cou roux, cotes varies de brun; ventre et parties pos- rerieures d'un. blanc un peu lave de roussatre. Longueur totale 5 pouces -j k 6 lignes ; grosseur de i'espece pre- ccdente. La feraelle ne differe du male que par son crou- pion roux et brun, et par une bordure blanche plus etroite dans I'aile et dans la queue; bee jaunatre, brun en dessus seulement vers le bout, long de 4 a 5 lignes ; pieds noirs , tarses 9 lignes , doigts exterieur et posterieur egaux , ongles noirs; i."', 1.', 3.* remiges les plus longues de routes, et a-peu-pres egales entr'elles ; queue tres-fourchue (plan- che III fig, 4, tete de la Linotte de montagne ). Cette espece se trouve non-seulement en Angleterre , mais encore en Allemagne et en France , oii elle ne se montre que depuis rautomne jusqu'au printems. Elle ne penetre dans nos contrees septentrionales que tous les cinq ou six ans ; y arrive tantot en troupes nombreuses , tantot par families de vingt a trente individus , quelquefois en moindre quantiti. On dit qu'elle niche sur les monta- gnes de la Suisse ; mais on n'a sur cette assertion que des donnees incertaines. Les Anglais Tappellcnt Linotte fran- ^aise, parcc qu'ils croient qu'elle vient de nos contrees lorsqu'elle parait aux environs de Londres. Son chant esr au-moins aussi agr^able que celui de la Linotte communfe: fait verifie sur un individu conserve en voliere. il4 SUR LES OISEAUX D EUROPE OBSERVATIONS. 1." Montbeliard se trompe en donnant a cette espece plus de grosseur qu'a la Linotte de vigne , et elle n'est pas du double plus grande que la petite Linotte de vigne ( Fringilla Linaria ) , comme le dit Brisson ; puisqu'elle n'a qu'environ six lignes de plus. 2." II n'est pas inutile de repeter ici la remarque que j'ai faite a I'article de mon Sizerin Cabaret. Latham et Gmelin n'auraient pas du donner la petite Linotte de Brisson pour una variete de celle de montagne , qui n'a pas de rouge sur la tete ni de noir sur le menton , et qui est plus grande et plus grosse. 3.° Des ornithologistes allemands rapproehent de cette m^me Linotte la Fringilla flavirostris de Linne (i). En efFet cette Fringilla a le bee et les pieds des m^mes cou- leurs ; mais elle en differe essentiellement , si elle a r^el- lement , comme le disent Gmelin et Latham , les plumes de la poitrine rouges a I'extremite, Ne serait-ce pas plutot an Sizerin ? Au reste , il me faut d'autres renseignemens pour la determiner , tels que Tindicatlon des couleurs du sommet de la t^te et de la gorge. 4.' M.Meyer a class^ le Pinson huppe (^Fringilla flam- mea ) dans sa section des Lit>ottes , et je le crois fonde ; (i) Gmelin et Latham lui donnent pour synonyine le Pinson brun de Bitssoa et de £ufibo ; cependant ce Pinson poite un plumage di(!Sient> \ Par m. l. p. vieillot, hj car cet ojseau a Ic bee i-peu-pres conforme de meme, Ce Pinson ne doit pas , suivant un ornithologue liollan- dais , etre compris parmi les oiseaux de rAliemagne , corame I'assurent Linn^ et tous les ornirhologistes alle- mands , et ne se trouve que dans rAmerique meridionale j c'est , dit-il , le meme que le Friqaet huppe des planches enluminees de BufFon , n." i 8 i f. i , sous la denomination de moineau de Cayenne. En effet cette figure le repre- sente exactement quant au plumage ; mais le bee est de- fcctueux , et n'est pas celui du Pmson huppe que j'ai fait dessiner d'apr^s nature dans mon ouvrage sur les oiseaux chanteurs de la zone torride. 5." II est tres- probable que I'ornithologiste dont il vient d'etre question , ne connait pas la Linotte de montagne , puisqu'il en fait mal a-propos une variete de la Linotte commune, II faut done lui dire qu'elle differe d'une ma- Jiiere tranehante de son gros-bec Linotte, i,° par le bee, iequel est jaun&tre , plus grele , plus aigu et plus court ; a." par la eouleur rousse qui domine sur les parties supe- rieures , forme deux bandes transversales sur I'aile , et resne sur la gorge et sur le devant du col ; 3.° en ce que le croupion du male est , pendant I'ete , d'un beau rouge cramoisi , et , pendant I'hiver , varie de brun ; et que ce male n'a jamais de rouge ni sur la tete , nl sur la poi- trine ; 4.° en ce que les pieds sont noirs : tous attributs qui ne se trouvent point , dans quelque saison que ce soit , cliez la Linotte ordinaire. De plus , la Linotte de 1 r a SUR LES OISEAUX d'euROPE. montagne n'a nl le cri , ni le chant , ni les habitudes db celle-ci , disparites qui ne constituent point une variete , mais une espece tre^-distincte , reconnue pour telle par tous ceux qui I'ont vu en nature. 6° La Linotte de montagnes est un double emploi dans le nouveau Dictionnaire d'histoire naturelle , celle k pieds noirs etant un individu de la meme espece. 117 M E M 0 I R E POUR SERVIIl A L'HISTOIRE DES OISEAUX D'EUROPE. Par M.' L. P. Vieillot. ^u a fa Jcauce in 7 iiiiffet I 8 1 ©• V^onvaincu que rectifier des erreurs generalement repan- dues et repetees tous les jours comme des verites incon- testables , c'est contribuer aux progres de la science ; je me suis occupe des meprises que j'ai remarquees dans les ouvrages qui traitent des oiseaux d'Europe. Cependant il ne sera question dans ce memoire que des Buses qui sont decrites sous les noms de Falco pennatus , et de F. Buteo: sSvoir, de la premiere seulement, parce qu'elle est en double et triple emploi dans Gmelin , et dans Latham ; et principalement du F. Buteo ; vu que nos ornithologies lui donnent mal-a-propos pour variete une espece tres-distincte. M/ Bechstein a deja indique cette variete sous le nom speciiiquc de F. albUus (i) , mais cette espece (i) II nc faut pas confondre cet albidus avcc celiii de Gmelin et de Latham , lequcl sc tiouve dans I'Ameiique scptcntiionale et non pas en Vol, XX III. Ee -e.it SUR LES OISEAUX d'eUROPE a ete rejettee dans des ouvrages modernes , et particulie- rement par M. Meyer (i) qui s'appuie sur rinsuffisance du caractere distinctif et specifique attribue par I'autre auteur a son clbldus; celui d'avoir des bandcs transversales sur la queue., puisqu'elles se irouvent aussi sur celle du Buteo. Ce qui 'est vrai ; mais ces bandes etant chez ie premier .d'une autre forme et plus nombreuses , il aurait done du , pour ecarter toute meprise , en indiquer Ie -nombre, et dire qu'elles sent plus etroites et plus pro- nonces que chez Ie buteo. Neanmoins, parce qu'un attribut n'est point assez developpe, est-ce un motif suffisant pour , reunir ccs deux Buses sans autre examen , et presenter , ainsi que I'a fait M.' Meyer, Xalbidus pour une vieille fcmelle de I'autre , h laquelle il rapporte comme varietes toutes les Buses qui ont plus ou moins de blanc dans leur plumage? Je he Ie crois pas, vu que d'ailleurs il existe encore entre ces deux oiseaux d'autres dissemblances cons- tantes, et d'une telle evidence, que celui qui les connait, ne peut se dispenser de les isoler specifiquement, disparites que M.' Meyer aurait saisies facilement, s'il eut examine .ces Accipltres avec plus d'attention. Quant aux ornithologistes qui persistent a faire de la -Europe, quoiqu'on Ie dise. Ce dernier, que Ton a encore present^ dcpuis peu pour une varicte du Falco buteo , en diflcre essentiellcment par la . distribution dc ses couleurs , par ses tarses alonges et plus greles , et ,£t par une taille plus svelte ct plus courte. fij Tasclicjifcuch der deiitsclien Vogelkuude. PAR M, L. P, VrEILLGT. ZI9. Buse plus ou mollis blanche une variety de la Buse com- mune , i'espere les detromper en mettant sous leurs yeux un tableau comparatif de ces deux oiseaux de rapine, afin qu'ils puissent s'assurer de leurs caracteres distinctifs j et de plus , I'historique de I'un et de Tautre , pour qu'ils saisissent les differences qu'offrent leur genre de vie , leur instinct , leur naturel , leurs habitudes et leur vol. J'ai joint k cela des figures qui donnent une idee complete, i.° de la maniere dont les plumes sont colorees a la base et tachetees ; 1.° des teintes et de la conformation des oeufs ( voyez planche III fig. 8 a 11). Le Falco Buteo que j'appelle Buse a poitrine barree ( Buteo fasciatus ) est signale avec assez de verite sur la pi. enl. num. 4 1 9 de Buffon ; on ne peut en dire autant de sa description. Frisch a aussi public sa figure, pi. 74 , mais elle est incorrecte quant a la maniere dont les parties inferieures sont tachetees. Aussi Brisson cite cette figure dans la synonymic de son Faucon proprement dit , et Gmelin et Latham dans celle de leur Falco communis. II suffirait cependant d'examiner son bee et ses narines , pour s'assurer que ce n'est point un veritable Faucon , lequel Frisch a tres-bien caract^rise dans son Svartz braun Falk , planche 83 , dont les auteurs precltes ont fait une des varietes (i) de leur Falco communis j de (i) Faucon noir. Briss. ^ Talco ater Var. j Gm-. Lath. aid SUR LES OISEAUX D EUROPE sorte que celui qui doit etre le type du genre, se trouve la variete d'liiie Buse. Je nomme le FJco albidus , Buse changeante , ( Buteo mutans ) parce qu'on en trouve rarement qui aient un plumage parfaitcment semblable , si ce n'est pendant leurs deux premieres annees. Plusieurs individus de cette espece sent cites dans I'edition de Buffon , par Sonnini , comme des varietes de ma Buse barreej un autre est dans Frisch sous le nom de Braun fahkr , Geyer , pl, y6 ; dans Brisson , sous celui de Faucon brun , Var. j dans Gmelin et Latham , sous la denomination de Falco fiiscus , Var. Le signalement que ces deux derniers font de leur Falco Buteo me fait soupgonner qu'ils ont decrit encore la Buse changeante , vu qu'ils n'indiquent point la forme des taches que le F. Buteo a sur le bas de la poitrine , quoiqu'ils citent la pl. enl. de Buffon , sur laquelle elles sent bien caracterisees , ils se bornent a dire que I'abdo- men est pale avec des taches brunes ( abdomine pallida maculis juscis)^ distinction qui est loin d'etre satisfaisante, si c'est la Buse barree qu'ils ont pretend-u signaler. La description de Brisson est plus exacte , sans encore etre parfaite. M.' Meyer, qui, comme je I'ai deja dit , a reuni ces deux Buses sous le nom de Falco Buteo , decrit avec exactitude ma Buse a poitrine barree , et en fait le type de I'espece , il presente I'autre comme une vieille femelle de celle-ci , et on la retrouve encore parmi ses varietes. ■}' PAR M. L. P. VIEILLOT. Ill La synonymic se compose dans son ouvrage dii Falcc communis juscus , du variegaius de Gmelin , du Buzzard de Latham , du Swartz braun habicht de Frisch , et de la Buse figuree sur la planche enl. de Buffon ; ce qui confirme la reunion indiquee ci-dessus, puisqu'elle renferme mes deux espec«s. Enfiii Buffon les confond aussi , quand il dit dans le texte de la Buse: ,» Cette espece est sujette a varier, etj „ si I'on compare cinq ou six Buses ensemble , on en „ trouve a peine deux bien semblables. II y en a de „ presque entierement blanches , d'autres qui n'ont que „ la tete blanche , d'autres enfin qui sont melangees dif- „ feremment les unes des autres , de brun et de blanc. » Ces differences dependent principalement de I'age et du H sexe. „ Quant au Falco lag opus ^ on le voit en double et triple emploi dans la plupart de nos ornithologies , ce qu'on peut attribuer aux variations de son plumage, a la taille dissemblable du male et de la femelle , et aux couleurs du premier dans I'age avance ; car I'un et I'autre se res- semble dans les premieres annees. ^ On rencontre cette Buse ordinairement dans les parties septentrionales des deux cominens, vu que je crois recon- naitre comme individus de cette meme espece les Falco spadiceus et F. Johannis qui se trouvent a Terreneuve , et a la Bale d'Hudson. Cette Buse differe des autres par son naturel sauvage et feroce ; la perte de sa liberie ne peut ilt SUR LES OISEAUX d'eUROPE xn^me Tadouclr. Si la Buse gantee de rOrnithologie d'Afrique fait partie de la merae espece , comme M.' Levaillant est porte a le croire , il en resuite qu'elle n'est pas confinee au nord de I'Europe et de I'Amerique , puisqu il nous assure I'avoir rencontree en Afrique , dans le pays d'An- leniquoi. Au reste cette Buse n'est pas un veritable Faucon, ainsi qu'on pourrait le penser , lorsqu'on la voit dans Brisson , Gmelin et Latham parmi les varietes du Faucon proprement dit { F. Leucocephalus ) , d'apres la figure de la pi. 7 5 de Frisch citee dans la synonymie ; neanmoins, il suffit de jetter un coup-d'oeil sur cette figure pour se convaincre qu'elle est deplacee dans I'article du Faucon. Les Buses changeantes et a poitrine barree different non seulement par des caracteres specifiques , constans et tres- distincts , mais encore par leur instinct , et par leurs ha- bitudes. La premiere est courageuse et Tole tres-haut. C est sur-tout a I'automne que plusieurs se reunissent pour se jouer au haut des airs , ou d' un commun accord elles tracent des ronds qui se croisent et s'entrelacent de toute maniere , sans qu'on puisse s* appercevoir d'aucun mouvement d' aile , et souvent elles s' abaissent en for- mant des lignes circulaires jusqu' a terre, soit pour se Teposer, soit pour saisir une proie que leur vue percante decouvre a une grande distance. Elles font principalement la guerre aux perdrix et aux levreaux. L' autre , d'une grande stupidite et d' un naturel lache , n' atraque gueres que les petits mammiferes et les reptiles. Elle se tient PAR M. L. P. VIEILLOT. il>j blottie sur un arbre de moyeiine hauteur , ou sur une motte de terra , et de-la se jette sur tous les petits ani- maux qui passent a sa port^e, tels que les rats des champs, souris , mulots , grenouilles , lezards , petils serpens et meme les insectes. Enfin la Buse barr^e ne quitte point nos climats pendant I'hiver j au contraire la Buse chan- geante en emigre a I'automne , et n'y revient qu'au printems. TABLEAU COMPARATIF De la Buse a paitvlnc barrce , mdle , a tout dge. Parties sup6rieures tl'un brun fonce assez unifoiine. Duvet du corps, dessus et des- soiis , d'uu gris sombre , blanc seidement sur la nuque. Plumes de la gorge brunes , et seulemcnt blanches vers la base. Milieu du cou chez la plus-part, bas de la poitrine, ventre et bas- venue , chez toutes , raycs en travers de blanc sale et de brun ; chaque plumes ayant lo de ces raies , contournces alternative- ment de tes deux couleurs, avec De la Buse changeante , mdle , dans ses deux premieres anruies. Parties superieures d'un brun ferrugineux tachet^ de blanc sur la nuque. Duvet d'un gris clair en dessus du corps , blanc sur I'occiput , la nuque , et sur toutes les parties infcrieuies , depuis le bee jusqu'a la queue. Gorge blanche. Devant du cou , poitrine et parties postcrieures blanches, plus ou moins varices de taches lon- gitudinales, isolces, et d'un brun Cerrugineux ( voyez pi. Ill fig. 1 1,'. 114 SUR LES OISEAUX d'eUROPE quelques traits transver^aux d'un briin ciTacc ( voy.'z pi. Ill lig. 8 ). Tectrices supiSrieures dcs ailes d'un brut) unifonne; petites plu- mes des inf^rieiires travcisccs par i2-raiss alteinitiveinent blan- ches ct biunes; de cette dernicre coiileiu- sur les gramles ct varices de petites marques blanches. Couvertures infcrieures de la queue d'un blanc roussatre avec quelques lignes trans versales d'un bran trtis-pale. Culottes tres-fournies, longues et d'un brun uniforme. Queue traveisee en dessus par 1 8 bandes irrcgulieres , grises et brunes, et cominc marbrces, avec une plus large que les autres , et de la dernicre couleur vers le bout ; dcssuus dcs rectrices d'un gris blanc avec des bandes d'un brun efface, si ce n'est sous la dernicre. Bee un pen grc!e , long de i8 lignes depuis les coins de la bouche , fendn jusque sous I'oeil, haut de 17 lignes. Ailes lungncs de 15 pouces. Couvertures supdrieures des ailes dun brun fcriugineux avec plusieurs tachcs blanches et ron- des SUV les deux cotes; infcrieures d'un beau blanc avec des bandes transversalcs brunes, irrcgulicres sur les petites plumes de ces couvertures, beaucoup plus nom- breuses et plus eioignees les unes des autres sur les grandes. Tectrices infcrieures de la queue blanches , parsemees de quelques taches cordiformeS et brunes. Culottes peu garnies de plu- mes, courtes , avec des tnches transversalcs , etroites , brunes et blanches. Queue traversce par i/j bandes etroites, cgales, rcgulicres , gri- ses et brunes en dessus ; d'un gris blanc , et brunes en dessous; cette couleur est moins pronon- cce sur la premiere rectrice de chaque cbt6. Bee plus robuste , long de 16 lignes depuis les coins de la bouche, fendu jusqu'a I'ocil, haut de 8 lignes. Ailes longues de t/j pouces. PAR M. L, P. VIEILLOT. li) PremiJre r^mige plus courte que la huLti^me. Tarse 6pais , long dc deux pouces 7 lignes , emplumd sur le devant jusqu'a la inoitic. Doigts robustes, I'intermi^diaire long dc i6 lignes. Longueur totale de 20 a 22 pouces. Oeuf d'un verdatre clair , pres- que rond , avec quelqnes taches brunes , iwdguli^res , principa- lement vers le bout { voyez pi. Ill fig- 9)- Premiere remige plus lougue que la huitt^me. Tarse moins t^pais, long de 3 pouces, empUimd sur le devant, au plus jusqu'au tiers. Doigts moios forts, rintemr^- diaire long de 12 a i3 lignes. Longueur totale 17 a 19 pouces. Oeuf verdatre, plus petit, ova- le, avecquelques taches en forme de zig-zags , d'un vert jaunatre pale ( voyez pi. Ill fig. 10 ), Caracteres Generiques. Bee incline des la base et couvert d'une cire glabre , arrondi en dessus , comprime par les cotes ; lorum nu er garni de poils divergensj narines un peu arrondies , gar- nies de poils a I'arriere ; tarses courts , un peu epais , en partie nus , ou totalement vetus. Doigts exterieurs unis a I'origine par une membrane, Onole externe court et grele, Tinterne et le posterieur % et la 4/'°'= la plus prolongee de toutes. La femelle ne differe gueres du male que par une taille un peu plus forte. Quant a la vieille femelle indiquee par M. Meyer , la description qu'il en fait signale parfaite- ment un individu de I'espece suivante , ainsi que presque toutes les varietes qu'il decrit au nombre de 14. Nid sur les arbres. Ponte de 3 ou 4 oeufs, arrondis, ver- datres avec des taches brunes , irregulieres ( voyez la pi. Ill fig. 9 ). Nourritiire de petits mammiferes et de reptiles. \ Par M. L. p. VIEILLOT. l« La Buse changeante , Buteo mutans. Ferrugineo fuscus ; subtus albus , maculis fuscls longitu- dinalibus ; Cauda fasciis 14, angustis ^ regular ibus. jBraun Fahler Geyer , pi. 76, Frisch. Faucun brun , Var. Brisson. Falco communis fuscus , Var. Gmel. Lath. Varietes de la Buse precedente. Buffon, Meyer. Dessus de la tete , du cou , du corps , scapulaires et couvertures superieures des ailes d'un brun ferrugineux i les plumes des deux premieres parties bordees d'un lisere blanc tres-etroit ; les scapulaires et les couvertures ont plusieurs taches rondes de la memo couleur sur les deux cotes de la plume , et quelques-unes sont terminees de roussatre ; tectrices inferieures d'un beau blanc avec des bandes transversales brunes , irregulieres sur les petites , beaucoup plus nombreuses et plus eloignees les unes des autres sur les grandes ; les premieres remiges noires a I'exterieur et en dedans depuis I'echancrure jusqu'a la pointe , avec des bandes transversales du cote interne , a une distance assez grande Tune de I'autre, et ne s'etendant pas sur toute la largeur des 2.'"" et 3.'"'= Les quatre premieres blanches en dessous depuis la racine jusqu'a I'echancrure , les autres au-dela , et presque jusqu'a la pointe avec des raies transversales brunes. Queue arrondie , traversee par .24 bandes etroites , egales , alternativement grises et bru- 3 3° SUR LES OISEAUX d'euROPE nesj dessous de la queue d'un gris blanc avec les m^mes^ raies qui sont d'un brun tres-prononce , except^ sur les deux rectrices les plus exterieures. Gorge et routes les parties posterieures blanches, parsemees de taches iongitu- dinales brunes , ordinairement nulles sur la gorge, nom- breuses et larges sur le haut de la poirrine , plus etroites sur le bas , rares sur le ventre , encore moins frequentes sur les couvertures inferieures de la queue , sur lesqucllcs elles se presentent en forme de coeur~; plumes des jambes assez courtes , peu nombreuses ,. marquees en travers de blanc et de brun , si ce n'est sur les plus longues , ou I'on remarque quelques taches presque rondes. Longueur totale 1 7 a 1 8 pouces. La femelle est un peu plus forte que le male. Bee noir a la pointe , couleur de plomb dans le reste ,. long de 16 lignes , fendu jusqu'a I'ceil , plus robuste et plus epais que dans Tespece pr^c^dente -, cire jaune ; iris ^troit et d'une couleur noisette jaunatre , pupille grande et brune. Pieds jaunes ; tarses vetus en devant jusqu'au tiers de kur longueur , peu epais et longs de trois pouces : doigts sensiblement moins forts que chez la Buse h poitrine bar- t^e : ongles noirs , le posterieur et I'interne les plus ro- bustes , I'externe le plus faibie et le plus court de tous. Les quatre premieres remiges ^chancrees a I'interieur: les •i>% 3.'™, 4.'"" et <)}"" a I'exterieur: la i ."' plus longue que la 8.'""* La i."" que la 6.'"'% la 3.''"'= que la s/"", et PAR M. L, P. VILILLOT. 431 presque egale a la 4.*"°* la plus longue. Toutes ont la tigo blanche. Cette espece , assez nombreuse , fait la cliasse princi- palement au menu gibier, er, a son defaut, aux pctits mam- miferes et aux reptiles. Nid sur les arbres elev^s. Ponte de 3 ou 4 oeufs ovales avec quelques taches en forme de zig-zags et d'un vert jaunatre pale (pi. Ill fig, 10). Varietes Accidentelles. A . Croupion raye de brun ferrugineux et de blanc ; gorge et poitrine d'un blanc jaunatre j couvertures des ailes tachetees de blanc. B. Poitrine totalement blanche. C. Tete blanche; dos d'un gris brunj dessous du corps couleur de rouille faible et vari^ de taches d'un gris rembruni. D. Corps en entler tachete de blanc et de brun. E. Tout le dessous du corps d'un blanc pur. F. Totalement blanche. G. Tete et dessous du corps d'un blanc pur. H. Dessous du corps blanc avec des taches isolees brunes et peu nombreuses. La plupart des plumes scapulaires et des couvertures superieures des ailes blanches et varices de grandes taches brunes. On en rencontre encore dont le plumage est varie dif- fercmment. Chez les unes la. couleur blanche est dominante i-^i SUR LES OISEAUX d'eUROPE et les tach.es sont autrement poshes : chez d'autres c'est la couleur brune , et le blanc ne forme plus que des taches Isoldes, principalement sur les parties superieures. * * Tarses Vetus. La Buse pattue , Buteo lagopus. Supra ex cceruiescente ( mas senior ), , ex nigricante fuscus ( mas adultus ) , fuscus ( mas junior ) , alhido aut fulvo-griseo varius , subtus ex julvo fuscus , lineis longitu- dinalibus nigricantibus , superciliis nigris , pedibus pennatis. Faucon pattu, Briss. Falco pennatus , Gm. Lath. Boeted Falcon , Lath, synopsis. Faucon a tete blanche, Var. Briss. Falco leucocephalus , Var. Gm. Lath, Rauh fuss geyer , pi, 75, Frisch, Falco lagropus , Gm, Lath. 1 ,. . X T^ . T , I Femelle. Rough Legged Falcon , Lath. j Rauh fussiger Bussard , Falco lagopus , Meyer ( male et femelle ). Tete , dessus du cou et du corps d'un brun bleuatre chez le male vieux , d'un brun tirant au noir chez i'adulte , brun chez le jeune , varies chez tous de blan- chatre ou de gris fauve , avec une Hgne noiratre sur chaque plume ; d'un feuve rembruni sur les parties infe- rieures avec des lignes semblables , mais larges sur la PAR M. L. P. VIEILLOT. 233 gorge, etroltes sur le bas-ventre , sourcils noirs ; plumes scapulair^s varices de gris sale et de bruii noiratre nuance de violet ; petites couvertures de la queue pareilles , les grandes d'uii gris sale ; les inferieures d'un fauve clair et terminees de blanchatre; les petites tectrices des aiies brunes , les grandes les plus proches du dos noiratres , les pennes pareilles ; celles du milieu ont a I'interieur quelques bandes traasversales blanchatres : queue brune et noiratre vers le bout, d'un gris sale a la pointer rectrices laterales tachetees de blanchatre a I'interieur : toutes d'un cendre clair en dessous ; plumes des janrbes et des pieds fauves. Lougueur du male i pled 7 a 8 pouces, Femelle plus grande. Elle difFere en ce qu'elle a la t^re , le cou, la poitrlne blancs, avec quelques stries d'un brun clair sur la premiere partie,et des taches sur la deuxieme. Les plumes du dos son t blanches sur les bords, le ventre est d'un gris-brun , les jambes sont d'un brun ferrugineux et brunes sur la tige, la queue est blanche a I'origine, brune vers le bout , lequel est d'un blanc ^aie. Chez des indi- vidus la couleur blanche tire au jaunatre. Le ventre est tjd'un brun fonce , les plumes des jambes et des tarses [sont d'un jaune pale. Bee 16 lignes ,, d'un bleu pille et noir a la pointe j PjCire jauiie ; iris noisette. 1 ."' remige et 8 .''™ egales , i.'""' plus longue que la f^ol. xjciij, Gg 134 SUR LES OISEAUX d'eUROPE 6>' , plus courte que la j.*™ : 3.*"" et 4.''"' l.-s plus loiiEjues de routes. Doigts jaunes. Ongles noirs , le postdrlcur €t rintdrieur les plus forts , Texterne le plus faible. Demeure dans les plaines , les forets , les marais et les lieux inond^s. Nourriture de petlts mammireres , de menu gibier et de reptiles. Nid sur les grands arbresj ponte de 4 ou 5 ceufs ondules de rougeatre. Varietes d'age ou accidentelles. A. Dessus du corps melange de brun rougeatre et de fer- rugineux ; cotes des parties inferieures blancs, rectrl- ces iiitermediaires noires et cendrees ; les autres d' une couleur sombre a I'exterieur , varices de blanc et de noir a I'interieuf . B. Manteau d'un brun fonce ; dessous du corps d'un blanc roussltre , varie d'une couleur de tan j poitrine plus claire avec une tache brune sur les cot^s j plumes des jambes lunulees. C. Bande transversale d'un blanc jaunatre sur la poitrine. D. Dessus du corps tachete de grisarre et de blanc , ta- ches arrondies en dessous j poitrine blanche j une tache d'un brun fonce sur le cou. E. Blanche avec des taches isolees brunes , queue dc la premiere couleur en dessous avec deux bandes trans- II A.cu,/./{'7:m ;'.t. (■■/./.'. y<' S,:/',J..' //i,i/. ;;J/-.////'.'/.73.-r '/i/,..„r,-.:,^. PAR M. L, P. VIEILLOT. 135 versales brunes vers le bout , I'une etrolte et I'autre large. F. Queue pareille , mais avec una seule bajide etroite et d'un brun efface. Not A. La Bondree, Falco apivorus ^ doit faire partie du genre de la Buse, mais dans une section particuliere, puisqu'elle differe des precedentes en ce qu'elle a le lorum couvert de petites plumes disposees en forme d'ecailles; tandis que .chez les Buses proprement dites le lorum est nu et par- seme de polls. De plus elle a le bee plus comprime par les cotes, moins robuste et moins long, et enfin les tarses couverts de plumes jusqu'au milieu. 136 M Ii: M 0 I R E SUR L'EXJRY CHILE, KOtJVKAU CENIIE d'j[NSECTE DE LA FAMILLE DES CICI N DEI.E* Par M/ Bone l LI, till a (a. icance in 2 fevtiet iSr". XJ'epuis que les Entomologistes ont fixe leurattenion sur la structure de I'organe inanducatoire des insectes , uii nouveau champ de decouvertes s'est offert a leur obser- vation , dont le resultat a etc non seulement de bien circonscrire les limites des genres , et de partager d'une maiiiere naturelle plusieurs de ces memes genres qui sont devenus, par la succession des decouvertes , trop nombreux en especes , mais aussi de les guider d'une maniere sure a la connaissance des rapports naturels qui ont si puissam- Je conserve a ce memoue tome son integrite , et la mcme nomencla- ture que j'y avals propos^e lorsque je le (is en 1814 , et que je le remis a TAcaclcmic en 1816 ; mais jc ferais observer que M. Latreille ^ient aussi de Tctablir sous le nom de Tkeiates dans le troisicine volume dii Regne Animal de M. Cuvicr , pag. 179, 011 il le ddsigne en disant : les Tlidrates scmMables aux Cicindclcs , mais dont les palpes maxillaires internes sont rcmplaccs par line petite (^pine. Ex. Clc'uidda lahiata , Fab, PAR M. BONELLI. J37 xnent contribue , dans ces dcrniers terns , a dtablir d'une maniere rationnelle ces rapprochemens de genres connus sous le nom de jamilles naturelles. Le nombre des palpes a servi, dans I'ordre des insectes Coleopteres, a retablissement d'une grande tribu sous le nonv d'Entomophages (Adephages de M. Clairville), composee Acs genres qui representent dans cette classe les Chats , les Faucons , les Crocodiles et les Brochets , en un mot les carnassiers par excellence. Les machoires des Entomo- phages , au lieu d'un seul palpe , comme dans les autres Coleopteres, en portent au contraire deux, comme si leur gloutonnerie , pour me servir de I'expression de I'auteur de I'Entomologie Helvetique , avait besoin d'un organe de plus pour mieux palper et choisir la proie. Trois families bien distiiictes constituent la tribu des Coleopteres Entomophages, et correspondent a-peu-pres aux Jrois genres de Linne , CicincUla , Carahus , et Dvticus. •Ces trois families , determinees encore par d'autres ca- racteres -tires de la levre-, des machoires , du trochanter femoral , et mcme de I'organe digestif , ont ete , par le savant M. Latreille, dans ses differens ouvrages sur I'ento- mologie , placees en tete des Coleopteres par les memes motifs qui ont determine les Naturalistes a placer les oiseaux de proie , et les Crocodiles a la tete de leur ciasse res- pective. Les Ciclndeles , les Carabes et les Dytiques sort en leffet, de tous les Coleopteres, et probabltment de tous les 13? suR l'eurychile ihsectes , les mieux partages , sous le rapport des organer destines a la Ci.arsc , aux sens , a la prehension de la nourriture, et a la manducation j. et parmi ces trois grandes families, celle des Citindeles a etii a juste tltre conslderde comme la premiere a cause du developpement , souvent extraordiiiaire , que prcinent chez-elles quelques-uns des organcs qui font I'attribut des Coleopreres Entomophages. Oil a en consequence lieu d'etre fort etonne de trouver dans cet:e meme famille des Cicindeles un petit genre, qui , tout en oftVant d'enormes mandibules , un labre ex- traordinaire, une tete qui fait presque le tiers de la masse rotate de I'insecte , preseme neanmoins I'exception la plus frappante sous le rapport des palpes, dont les maxiUalres internes sont comme obliteres , ne consistant plus qu'en un poil ou filet ecallleux, d'une petitesse extreme, et a peine visibles avec une forte loupe a cote du palpe exterleur qui est tres-grand. Ce poil , ou rudiment de palpe interieur , n'est forme que d'une seule piece, et ne m'a point paru avoir de mouvement , et quand il en serait susceptible , il lui serait tout-a-fait inutile, vu sa petitesse, sa brievere, et, plus que tout, la maniere dont il est renferme , et gene par la machoire d'un cote, et par le premier article du palpe exterieur,. de I'autre. La famille des Gyrins , que Ton considerait comme la premiere des Coleopteres a 4 palpes, a cause de la grande analogie qui regne entr'cux et les Dytiques qui terml- nent les Coleopteres a 6 palpes , avait dcjk ofFert at PAR M. BONELLI. a J 9 M. Savignv, ainsi qu'a M. Latreille, d*apres ce qu'ils ont bien voulu me communiquer , une pareille anomalie , c'est-a-dire des especes qui avaient des rudimens de palpes maxillaires internes , et qui par-la venaient se rapprocher davantage des Dytiques , et rattachaient ainsi les deux families d'une maniere a ne pouvoir plus etablir des lirai- tes ; circonstance dont I'entomologie , comme toutes les autres parties de I'histoire naturelle , oftrent de nombreux exemples , mais que Ton ne pouvait pas s'attendre a trouver dans les Cicindeles , vu que leur famille parait reellement commencer ( ou terminer , suivant la progression que Ton suit ) , la serie des insectes, et ne se rattacher aux autres families que par I'un des bouts , et par I'intermede des Carabes et des Dytiques. Cette sorte d'anomalie , que fai deja observee en i 8 1 3 sur trois especes voisines , quoique bien disunctes , de la collection de M. Labillardiere a Paris , jointe a quelques autres caracteres tires des levres , des proporuons relatives des articles des palpes , des mandibules , des tarses , enfin de la forme de la tete et du corps , sont les motifs qui m'ont autorise a regarder ces insectes comme devant former !e nouveau genre dont j'ai I'honneur de presenter a I'Academie les caracteres, et que fappellcrai Eurychi'e ( grande levre ) , la grandeur de la levre supcrieure ou labre etant le caractere le plus apparent des iuicctes qui le composent. 440 SUR L EURYCIfTLE Genre. EuRYCHiLE. Eurychiles. Caracteres dti genre, Palpes maxilla ires exterieurs et labiaux d'cgale longueur, ces dernicrs de 4 articles , dont le 1.''"" tre-court , le 3.""° tres-long, le 4."" moitie plus court que le precedent. Palpes maxillaires internes- presqu'obliteres , et ne con- sUtant qu'en un simple filet extremement petit, et d'une seule ])iece. Taroes a 4.""* article bilobe , et presqu'egal au precedent. Description du genre. Bouche composee d'un labre , de deux mandibules , de deux machoires , chacune portant deux palpes , d'une levre , d'une langue et de deux palpes labiaux, Labre tres- grand , ecailleux , de forme ovale , convexe en dessus , concave en dessous , garni de deux dents de chaque cote , dont la premiere vers la base, et la deuxiemo un peu avant I'extremite , et de six au bout , dont les quatre intermediaires plus petites , egales y. et rapprochees entr'elles. Mandibules tres-grandes , arquees , aigiies , armees- inte- rieuremenf de cinq dents, comprise la terminale ,^. dont les deux premieres tres-grandes, superposees I'une a ['autre, et fournie chacune d'une autre petite dent vers la base j la troisieme placee un peu avant le milieu de la mandibule , PAR M. BONELLT. 141 coiirte, et conique j la quatrieme placee apres le milieu, au dessous de la terminale , forte , arquee , aigiie : les deuK mandibules dentees de la meme maniere. Mdchoires ccailleuses, arqudes, renflees vers I'extremite, garnies interieurcment et au bout d'une rangee de ciis trcj-serres , terminees par un onglet mobile j subule, moitie plus court que la muchoire elle-meme. Levre ( menton Latr. ) ecailleuse , transverse, relevee de chaque cote , largement et profondement echancree au sommet , garnie au milieu de I'echancrure d'une petite dent peu sailiante. Langue (levre Latr. ligula Fab. ) ecailleuse, cachee derriere les palpes, tres-courte, et^se prolongeant a peine jusqu'au titrs de la longueur du premier article des palpes labiaux, terminee par trois lobes, surmontes chacund'una soie , et dont I'intermediaire , qui est plus grand , porte aussi une soie plus longue.. Palpes maxillaires exterieurs , et labiaux presqu'egaux , et filiformes; les maxillaires exterieurs plus longs que la machoire, ou egaux a celle-ci , y comprrs I'onglet termi- nal , composes de quatre articles dont le premier tres-court , et plus gros a son sommet ; le deuxleme tres-long , plus gros que les aurres, et presque cylindrique; le troisieme obconique, presque de moitie plus court que Le precedent, et se prolongeant a peine au-de-la de la machoire; le q^uat'ieme presque de la longueur du deuxicme, ua peu renfli a .son sommet , obtus et rond, VcL. XX 111. Hh 141 suR l'eurychile Les maxillaires interieurs extremement petits et courts , a peine plus longs que le premier article des palpes extd- rieurs , composes d'une seule piece , obtus , et un peu renfles vers leur extremite (1). Palpes labixiux de quarre articles , dont le premier nu, de la longueur de la levre , adherent entre celle-ci et la langue a la portion membraneuse et radicale de cette derniere , comprime , avec le cote interne tranchant , et le bout du meme cote interne dilate en un lobe arrondi et prolonge au-de-la de la base du deuxieme article ; le deuxieme tres-court, a peine distinct du suivant, et obco- nique (2) j le troisieme tres-long , tres-gros , cylindrique , et velu ; le quatrieme court et petit , savoir de moitie xnoins long , et moins gros que le precedent, cylindrique et nu. Antennes ins^rees devant les yeux , aux cotes du cha- peron immediatement au-dessus du labre (}). (i) Ces palpes sont aussi d'une substance moins dure que les aiitres , presque tiaspatens , et ont a leur base une espece de support mcmbra- neux , ce qui les caracterise ppur vrais palpes , malgriS leur petitesse et leur imxnobilite. (2) Ce deuxieme ailicle des palpes labiaux n'est pas toujoiirs bien dis- tinct ; dans un individu de la collection de M. Bosc je I'ai observ^ presque sonde avec le troisieme , et n'offrant de separation bien visible que du c6t6 int^rieur. (3) La forme et la longueur des antennes , pourrait , piut-cU'e , nous fournir encore quelque autre caractcrc important , mais les individus de .c.e genre que ;'ai pu voir au nombre de onze , soil dans la collection dc PAR M. BONELLI. 243 Panes alongees , greles , nues , a cuisses , jambes et tarses presque d'egale longueur. Les antirieures a cuisses renflees vers la base , et com- primecs , a jambes sans echancrure , poilues vers I'extre- mite du cote interne, et termlnees par deux periies epines, comme a i'ordinaire , a tarses de 5 articles , dont le pre- mier lineaire , et de la longueur des deux suivans pris ensemble J le deuxierae obconique, presque de moitie plus court que le precedent ; le troisieme presque de moitie plus court que le second , dilate , et prolongd de chaque cote en une dent saillante au-de-la de la base du suivant j le quatrieme tres-court , cilie sur les bords comme les trois precedens, plus etroit que le troisieme, et termini par deux lobes arrondis ^ recevant entr'eux le cinquieme qui est nu , mince, plus long que le precedent et bi- onguicule. Les intermidiaires a cuisses cylindriques , a jambes simples, et terminees a I'ordinaire par deux petites epines, a tarses de cinq articles inegaux , dont le premier un peu plus long que les deux suivans pris ensemble , et lineairej le deuxieme au moins de moitie plus court que le premier, M. Labillaidiere , soit dans ti'auties , provcnant tons indistinctement du ■voyage dc ce savant , ont tons cgUcinent partajjc le sort inalhcuieux des f insectes qu'il en a lapportds ^ Icscjuels , a leur airiv^c en I'lancc, ayant ^l^ charges sans piccaluion sur une inuuvaisc voiture [ oi:r ctre conduits i I'aiis , se dciachcrent en granUe pacue ^ax leffet du cahutage , ct ax- \ m^tent tous inutiit^s. i44 suR l'eurychile et obconique ; le troibicme plus court encore que le se- cond , dilate et prolonge de chaque cote en ujie dent aigiie j le quatrieme de la longueur du troisicme , plus ctroit , bilobe , et cilie ainsi que les precedcns ; le cin- quieme nu., alonge., cylliidrique , termine par deux crochets. Lcs postirieures , a cuisses presque cylindriques , et d e la longueur de l.'abdomen , a jambes un peu plus longues , que les cuisses, cylindriques, lineaires, terminees par les deux epines ordinaires , .a tarses un peu plus courts que les jambes , avec le premier article tres-long , savoir plus long que les trois suivans pris ensemble ; le deuxieme obconique , long a peine plus d'un tiers de I'article pre- cedent J le troisieme obconique , de moitie plus court que le second , et prolonge de chaque cote en une pe- tite epine; le quatrieme, de la longueur du troisieme, mals plus large et fendu en deux lobes , cilie sur lcs bords ainsi que les trois premiers; le cinquieme alonge, rond, inince , nu, bi-onguicule. Tete tres-grande , saillante , Ilbre , avec le cou distinct , les yeux globuleux , et tres-proeminens , le chaperon por- tant entre les yeux une preeminence conique , obtuse et peu elevee , enfin avec routes les parties de la bouche , tres-developpees , et robustes. Corselet tres-^rolt, un peu plus long que large, arrondi, et tout-a-fait depourvu de rebord sur les cotes , etrangle pres de la base et de I'extremite. PAR M. BONELLI. Z45 ■Elytrcs roides , convexes , a surface inegale quoique polie , flechies en has sur le cote , et a peine bordees , avec I'extremite legerement et transversalement echancree. Dans ks trois especes connues , les elytres sont sepa- rees , et couvrent les ailes et le trcwigon (i), et en carte long , mais ce caractere pourrait fort-bien un jour se trouver en defaut comme il I'a deja ete pour d'autres genres , tels que ceux des CoUiures, et des Megacephales^ dans lesquels on connait des especes ailees , et d'autres qui ne le sont point , et oil par consequent les elytres sont soudes et le trongon plus ou moins elHptique. Les insectes de ce nouveau genre tiennent , pour la forme de leur corps , le vrai milieu entre les Colllures et les Cicindeles ; leur taille est moyenne , et les deux sexes se ressemblent completement quant a I'exterieur , et a la forme des tarses , ainsi que cela a lieu dans tous les genres , oii les tarses sont dilates , avec le quatrieme ar- ticle fendu en deux lobes; IWant - dernier anneau du ventre est echancre , et le penis du male est pointu , et courbe sur le cote gauche de I'insecte. Quant aux habitudes propres aux especes de ce genre > elles paraissent, a en juger par I'analogie, etre a-peu-pres (i) Ce mot est einployd ici , comme dans mes autres mcmoues , pour designer la portion qui reste d'un Col^optere, a qui on a enlcve la tcte, le corselet , et les pattes ; c'est la partie , que plusieuis auteurs , faute de nom propre , ont designee sous celui d'abdomen. 14^ suR l'eurychtle les memes que celles des Cicindeles ; cependant , s'll ^tait permis de generaliser une ob-.crvation que j'ai faite sur la forme des tarses , et leur destination dans Ie-> diff^- rcns cas, je serais assez porte a croire que les EurychiUs ainsl que les CulHures , tous eminemment carnassicrs , ne vont point cliercher leur proie sur le sable , ainsi que le font les Cicindeles , et les Megacephales , mais sur des plantes , ou sous des ecorces d'arbres ; en cffjt , dans presque toutcs les families des Coleopteres , et meme des Onhopteres , oil il y a des genres , qui vivent cons- tammeiit k ttrre , et d'autres qui vivent sur les herbes, ou sous les ecorces des arbres , on observe que les pre- miers ont leurs tarses minces et entiers , tandis que les seconds les ont, au contraire, larges, et avec ravant-dernier article en coeur , c'est-a-dire fendu en deux lobes , dont chacun remplace la pelote que Ton volt sous les tarses des mouches , et qui donne a celles-ci tant de facilite pour grimper sur les plans les plus lisses et verticaux, ou memes renverses. Les Brachyceres , et les Brachyrrhines dans la famille des Charangons ( Curculionites ) , les Tetrix ( Acrl- dium , Fab. ) , et les Criquets dans celle des Acri- diens , en fournlssent des examples , et dans la famille meme des Carabes les Dromius (i) et les Lebia. Les (i) J'ai appelc de ce nom dans moii tableau des genres des Caiabes < le genre tpi ienfcriac ies Carabus ^-maculatus , truncatclUs etc.j et j'ai Par m. bonelli. 147 Cymlndis , et les Ptilus ( i ) , les Galerita , et les Drypta etc. etc en fournissent d'analogues ; on sait en effet que les Brachycerus , les Tetrix , comme les Dromius , les Cymindis , et les Galerita vivent constamment sur la terre, ou sur le sable , caches le plus souvent sous des pierres , tandis que les Brachyrhinus , les Acridium ( Latr. ) , ainsi que les Lebia , les Denietrias , les Drypta , et autres genres a quatrleme articles des tarses en coeur , habitent au contraire , soit sur les plantes , soit sous I'ecorce des arbres , excepte dans la mauvaise saison , ou le froid les force a chercher des aslles abrites sous des grosses pierres, ou dans des trous souterrains. Des families entieres nous offrent de semblables exemples , lorsque leurs habitudes presentent les memes differences: ainsi toute la famille des pimeliaires , toute celle des hydrocanthares , et bien d'au- tres , qui ne vont jamais sur les plantes , ont des tarses simples , tandis que toute celle des Chrysom^lines , et toute celle des Cerambycins , qui ont des habitudes op- posees , les ont larges , et avec le penultieme article en coeur. Ce genre ne parait compose jusqu'ici que de trois conserve le nom de Lehla donn^ par M. Latreille aux C»r. crux minor, hoemorh<.idalh , turcicus etc. (i) J'appille Ptilus des insectes assez ressemblans aux Dromius, mais dont le quatiieme aiiicle des tarses est en coeur , et les palpes labiaux en hache. J48 SUTl l'eURYCHIL© especes (i) , toutes propres dcs iles He la mer paclh-^ue , et rapportees par M. Labillardiere particuliertment de Java* Elles out ete toutes les trois decrites par Fabricius , d'apres la colleciioii du meme savant , sous le nom de Cicindela lahiata , Cicindsla jasciata , et Cicinddla flaviUibris que nous conserverons quaiit a, la de.iomlnation specifique, Dlscript;on des tro:s especes d'Eurychile. N." I. Euiychile grande-l^vre. Eur. D'un Keu luisant, avec la levre supciieuie, les cuis- ses , et le ventie roux.. Eurychiles lubiatus. Eur. Cyancus nitidus , labro , femoribus, abdomineque rufis. Sytion. Cicind. lahiata. Fab. Syst. Eleuth. I. p. 131 n." 3. Wceber, obs. ent. p. 44 n," 2. (descriptio incompleta). Schonherr , synon. insect. I. p. 238 n.' j. Description. Port presqae de la CdlUuris longicollis , mais plus epais j taille d'une grande CIcindele j lon- gueur du male ,, depuis I'extremite du labre jusqu'au bout des elytres , lo millimetres, et depuis la base 1 7, largeur 5. 114; longueur de la femelle, comme celle du male , largeur 5. i[3. (i) La Cicindsla gutiula , Fahr. S>st. Eleuth. I. p. 24^ n.' 6t , a quel- «|He rapport pour les couleuis, comma pour li forme du corps, avec les insectes du genre Eurychile, mais par les caracteies gcncriques, ellc ap' pardent au genre , oil Fabiicius I'a placce. I PAR M. BONELLI. 149 Tete tort grande , d'un bleu fonce , fort luisante et lisse , fournie sur son devant , au-dessus de Tin- sertion du labre, d'une Icgere proeminence conique ; yeux fort grands et saillans , globuleux , de couleur obscure ; labre fauve , avec une tache noire et trian- gulaire a sa base ; mandibules grandes et robustes , de couleur noire ; mSchoires , levres et palpes noirs , le seul deuxieme article de ces derniers roux, ainsi que le premier dcs antennes , dont le second est noir , et les suivans manquent. Corselet d'un bleu fonce , luisant et glabre. £iytres bleues , pointillees a la base , avec un «nfoncement oblique entre Tangle humeral et I'ecusson , et une sensible depression pres de I'extremite , celle-ci echancree. Corps en dessous d'un bleu luisant , avec le ventre roux. Pieds roux , avec les jambes et les tarses noiratres. Patrie. Les iles de la Mer - Pacifique ; cabinets de MM. Labillardiere , Bosc , Olivier , et Latreiile. Observations. L'individu que je donne ici pour la femelie, parce que son ventre est proportionnellement plus large , a ses tarses un peu plus minces , le der- nier segment ventral entier , et presque pointu , I'avant-dernier echancre; sa t^te est sensiblement moins grosse , et la proeminence conique , qui est entre les yeux au-dessus du bord anterieur de la tete , est yol, XX III, I i i^O SUR L EURYCHILE plus ^levee , plus pointue , et plus large a sa base ^ elle a environ un millimetre d'^levatlon ; ses yeux sont , comme dans le male , couverts en partie par une espece de lobe., ou de dilatation du sommet de ■la tete , qui couvre , ou , pour mieux dire , inter- rompt la base des yeux, et y forme une echancrure en portion de cercle. Elle est toute d'un noir bleuatre , avec le labre Jaunatre , et marque a sa base d'une tache triangu- laire noire ; le premier article des antennes et des palpes labiaux , les cuisses et le ventre sont rouges. Cet individu , qui provient , comme tous les autres , du voyage de M. Labillardiere , se trouve dans la collection de M. Olivier. N.' 2. F.Hjychile fascic. ,Eur. Roux , tete , et corselet d'un bleu fonce, clyties rou- ges avec line bande noire , labre et pieds jaunes. Eurf chiles fasciatus. Eur. Rufus , capite thoraceque nrgro - cyaneis , elylris ru- bris , fascia lata posiica ni- gra, labro pedihusque flavis. Synonyme. Cicinde la fas data ^'^ahr. Syst. Eleuth. I. p. 244 n.° 63. Schonh. Syn. ins. I. p. 246 n.° 66. Description. Port de VEuryckile grande-levre , mais un peu plus raccourci. Taille de la Cicindele germanique; longueur totale 12 millim. , largeur 3. 2j3. Tete mediocrement grande et saillante , d'un bleu noiratre, de la largeur du corselet, sans aucun etran- gleraent a sa base , avec les yeux fort-grands et PAR M. BONELLI. tj I pro^minens , globuJeux , blancs , et separes par une legere protuberance conique et obtuse. Le premier article des anronnes est jaune , les suivans manquent aux individus examines ; la levre superieure qui est fort avanc^e , et couvre entierement les mandibules , est grande , convexe et fournie , de meme que dans I'espece precedente , de dix dents ; elle est jaune , avtc une tache noire au milieu de la base; les man- dibules sont noires , avec le cote exterleur ferrugi- neux; les palpes sont aus^i ferrugineux ; les maxillalres seals sont noirs a Textremite ; corselet a-peu-pres aussi large que long , un peu plu> etrolt a S3 base , sans rebords sur les cotes , < t fourni tout pres de la base , comme tout pres du sommet , d'un fort etran- glement ; 11 est d'un noir tirant au bleu , tres-llsse , poll , et lulsant. Troncon en carre long. Elytres convexes , fournles a leur base pres de la suture d'une gibbosiie , ou protuberance entouree d'un enfoncemcnt , et avec rextremite brusquement deprimee et echancree ; elles sont fort lui.^antes et polies , excep'te a la base , ou elles portent quelque point ei.fonce autour de la protuberance; leur couKur est noire , excepte a la base , ou pour les i\^ elles sont rouges , ainsi qu'au dernier bout. Corps roux , non luiiant, avec le dernier segment du ventre simple et pointu, et ravant-dcrxiier echancre. 2 en indique le qua'tfieme qui est dilat^ et bifide. 11. L'Eurychile gfosse-levre , Eurychiles labiatus, vu en dessus et un pe'u grossi : les antennes man- quent par defaut d'individus complets. Le trait m^'rqiie a indique la longueur naturelle de rinsecte. -' //.• /v ::liJ:--^''--/'^..-.,.,,y:,,, /,:...,.,, ,.,.,. /.■.'..> J \ .-1.-3, •r^ /■/./ ./ V f<^ x\^ ^ .-K^.'^'v/^^ „f./. . •// .,.^-' -^^Al, H'.^ 259 CONSIDERATIONS SUR L'£QUILIBRE DES SURFACES FLEXIBLES ET INEXTENSIBLES Par M.' le Ch/ Cisa de Gresy. ^iiej SatiJ (a stance Jii l ." akitif 1817, Xja-Grange nous a donne , dans le principe des vifesses virtuelles , une methode aussi generale que rigoureuse , pour mettre en c'quation les problemes de mecanique. Parmi les belles applications qu'il en a fait , il a resolu dans toute sa generalite le probleme de I'equilibre de plusieurs points qui se tiennent par des ills flexibles et inextensi- bles ; mais quant au probleme des surfaces , pareillement flexibles et inextensibles, il ne I'a resolu que pour le cas seulement de I'invariabilite de Telement de la surface , sans f aucune autre condition. ( Mecanique analytique, i.'''-" edition , torn. I pag. 102 ). Cette condition de rinvariabilite de I'element doit ne- cessairement avoir lieu, quelque soit en general le systeme de la surface en equilibre , et la position des axes arbi- 2.6o suR l'equilibre des surfaces iraires ; cependant il n'en resulte pas une solution gcnerale du piobleme a cause que cette condition doit y etre mo- difiee suivant les circonstances particulieres du systemej si, par exemple, le systeme est tel, que la surface n'eprouve de tension que dans un sens , il suffira d'cxprimer Tinex- tensibilite de la surface dans le sens de cette tension. M, Poisson , dans un excellent memoire lu a I'lnstifut le I ." aout 1814 sur les surfaces elastiques , a fait voir que la condition de rinvariabilite de TeJement , sans au- cune autre condition , revient a supposer que chaque element de la surface est egalement tendu dans tous les sens J le meme auteur remarque qu'une surface peut tres- bien demeurer en dquilibre sans que pour cela ses elemens soient egalement tendus dans toutes les directions. On con- coit en effet qu'un element de la surface pourrait n'etre aucunement tendu dans un sens , et eprouver au contraire une tension tres-forte dans un sens perpendiculaire au pre- mier. Si on suppose , par exemple , une surface en equi- libre , solllcitee uriiquement par la gravite , et suspendue a la circonference d'un cercle fixe horizontalement , il est clair que les elemens de cette surface n'eprouveront qu'une simple tension dans le sens des meridiens ou de la courbe generatrice. Qu'on suppose de meme un rectangle forme d'une toile flexible et inextensible suspendu par deux de ses c&tes opposes a deux droites fixes horizontales et paralle- PAR M. LE CH. CI3A DE CRESY. l6i {es , II est evident que cette toile , sollicitee uniquement par la gravite, formera une portion de cylindre horizontal dont la secrion perpendiculaire a ses aretes sera une chai- nette ordinaire ; cette surface n'eprouvera aucune tension dans le sens des aretes horizontales , mais seulement une tension dans le sens des sections perpendiculaires a ses aretes. U suit dc-Ia que la solution de La-Grange ne peut s'appliquer qu'a des cas particuliers } le probleme qu'il a resolu peut s'cnoncer ainsi: trouver I'equation d'equilibre d'une surface sollicitee par autant de forces qu'on voudra, la condition du systeme etant que chaque element de la surface se trouve egaleinent tendu dans tous les sens. M. Poisson apres avoir considere la surface partagee en une infinite d'elemens infiniment petits , par des plans respectivement paralleles aux plans des jc^ , v{ , suppose que chaque element est sollicite par trois forces X, V , Z parallelement aux trois axes des ^ , ^ » { » et de plus par deux tensions respectivement perpendiculaires aux cotes adjacens de I'element , provenantes de la liaison des par- ties de la surface ; alors II peut considerer le systeme comme libre , et par une methode tres- elegante fondee sur les premiers principes de la statique , il en dedult r^quatlon , ou les equations de requlllbre, II est clalr que cette solution renferme Implicitement la condition que chaque element de la surface est Inextensible dans le sens des tensions supposees. i6z suR l'equilibre des surfaces Dans I'excmple cite ci-dessus d'une surface de rdvolutioii' sollicitee uniquement par la gravite , et suspendue a la circonf.'rence d'un cercle dxe horizontalement , la condi- tion du systeme est, comme on I'a remarque, que I'inex- tensibilite de la surface agit dans le sens de la courbe generatrice , ce cas ne pourrait done pas se resoudre par i'hypothese de M. Poisson. La solution precedente n'est done applicable qua des systemes pariiculiers ou bien a des systemes appropries a la solution par difFerentes sup- posinons, comme son illustre Auteur I'a pratique dans le second paragraphe de son memoire. Le probleme resolu par M. Poisson pourrait s'enoncer de cette maniere: trouver Tequation d'equilibre d'une sur- face sollicitee par autant de forces qu'on voudra, la con- dition du systeme etant que chaque element de la surface soit inextensible sulvant deux directions donnees respecti- •Vement perpendiculaires aux cotes adjacens de I'element. L'equation d'equilibre trouvge dans cette hypothese doit se rapporter a des axes donnes de position , puisque la direction des tensions est supposee donnee ; en efFet , si on change la direction des axes , l'equation ne pourra pas se maintenir sous la meme forme , au lieu que la supposition de La-Grange etant absolument independante de la position des axes, l'equation qui en resulte conserve toujours la raeme forme, quelque soit leur direction. Ce- pendant , lorsqu'on suppose que les deux tensions sont PAR M, LE CH. CISA DE CREST. 2(?j ^gales , alors la position des axes peut etre arbitraire , et la solution de M. Poisson coincide avec celle de La-Grange. Pour avoir une solution generale du probleme des sur- faces en equilibre , il faudrait pouvoir exprimer dans le calcul I'inextensibilit^ de la surface d'une maniere generale et appropriee k toute sorte de systeme. Dans le probleme des points qui se ticnnent par des fils flexibles et inexten- sibles , quelque puisse etre d'ailleurs le systeme de ces points , I'inextensibilite des fils s'exerce necessairement suivant les droites qui joignent les differens points entr'eux; cette condition peut toujours s'exprimer dans le calcul d'une maniere generale , au moyen des coordonnees des points soUicites. II n'en est pas ainsi danS le probleme des surfaces fle- xibles ei inextensibles ; la disposition du contour fixe de la surface , la direction des forces appliquees au contour libra sent autant d'elemens d'oii depend la nature meme du systeme dont on se propose de determiner 1' equation 'de I'equilibre, Jusqu'ici nous n'avons pas de solution generale de ce probleme; mais des qu'on aura fait une hypothese la plus appropriee au cas que Ton coniidere, le principe des vi- [tesses virtuelles offre une methode aussi simple que rigou- weuse , pour mettre le probleme en equation. L'objet de ce memoire n'est que de parvenir aux equa- Liions donnees par M. Poisson suivant son hypothese de z64 suR l'equilibre des surfaces deux tensions , mais en y employant le principe des vitesses virtuelles. Je commencerai cependant par exposer la solution de La- Grange, afin de mieux rapprocher les deux solutions de ces deux illustres Geometres. Ces sortes de rapprochemens, dlt quelque part La-Grange, sont toujours utiles ; souvent la veritable metaphysique du probleme est renfermee dans ce qu'onc de commun les differentes methodes que Ton peut employer pour le resoudre. L HYPOTIIESE DE M.' LA-GRANGE. 1 . Soit une surface flexible et inextensible , soUicitee dans tous ses points par des forces quelconques , que nous supposerons reduites a trois , X , Y , Z , parallele>- ment aux trois axes des x , y ^ ^ ; si l'equilibre devait avoir lieu independamment d'aucune condition partlculiere, on devralt avoir I'equation d'equilibre : , ■ jy{ XSx -+. YSy -+- ZS^ ) dm = o ; | dm etant I'element de la surface; mais, a cause de I'inex:- tensibilite de la surface , si nous representons , d'apres La-Grange, cette inextensibilite par I'invariabilite de I'ele- ment , sans aucune autre condition , il faudra qu'on ait %dm = o ; multipliant par une indeterminee F cette ex- PAR M. LE CH. CISA DE GRESY. 265 pression , on aura le terme Fldm a ajouter a requation de I'equilibre , laquelle , a cause de prendra cette forme o . = 0. h-^™,*i/l+(*)V(|)- Faisons pour plus de simplicite on aura plus simplement JJ^(XSx-h YSy + ZS^) Udxdy -^JJ^FS.Udxdy Si on developpe le second terme du premier membre de cette equation par rapport au signe S , on la changera en celle-ci : XffXSx -1- YSy -f- ZS^ ) Udxdy- } ^fffW-dxiy^ffF i^ (pSp-^ih)\ 2. Maintenant il nous reste a voir quelles doivent etre les variations l.dxdy ^ \f ^ \q ; pour cela il taut remarquer que , la surface etant supposee flexible , un element quel- conque changera , dans le mouvement virtuel , non seu- lement de position , mais aussi de figure , d'ou il iuit Vol. xxiii. L 1 ''=m 166 suR l'equilibre des surfaces que les variations 8jc, ly seront une foncrion infiniment .petite de AT et de y en meme terns, La-Grange a de- montre que Ton doit avorf daiiS cette supposition Ton peut dcmontrer d'une maniere analogue que Ton doit avoir dans cette meme supposition , / A dix B fj , ''^y j,\ -C-dy'^y--cK^y^^dy^V dy ~-^ ' \dy . desquelles il sera facile de deduire , en negligeant ies quantites d'ordre superieur , ces detix valeurs , dr fdSj\ (/f diy - A dx \dx / dy dx C dt B _dy dix '-^ dx ^difs^ di dix \ dy J dx dx C dSy I -t- dy Ainsi I'equation du plan tangent dans I'etat varie de i'ele- ment aura cette expression. r — {,= I -+■ dix 1x ^dy \drJ dx dy-i^-^ ^'^ » ■ dy \dy / dx dy ■ dU dy c'est-Ia I'equation designee ci-dessus par d'oii Ton deduira ces valeurs Sp =p_.=r^wA d:ix d^ diy_ \dx) dx dx dy dx ? — V ^—KdyJ dx dy dy dy ' ijo svR l'equilibre des surfaces Telles seront les variations de ^ , y dans la supposition que Sx, ty soient une fonction infiniment petite de x ei~ de y. 5, Substituant maintenant ces valeurs dans I'equadon de i'equilibre du n.° i , il viendra cette expression , JJ-(XSx -4- YSy -4- ZSi) Vdxdy Integrant par parnes , et ne retenant que les termes soumis au double signe d'integration , et egalant a zero les coefficiens des variations Sx , gy , S{ , on , aura pour les equations d'equilibre les rrois suivantes , ^ d.FU '^TF ^ u- „ XU , ^ -y— -^ T— =0 dx ax dy d.FU ^-W ^^v- dy dy ax dx dy Les deux premieres .pourront s'ecrire comme il suit. PAR M. LE CH. CISA DE GRESY. lyt tr'est-a-dire , que si Ton fait, pour abreger , diL. dll. dx dv V, les trois equations pi'dc^dentes pourront s'ecrire de cette maniere , ZU — F = o. 6. Ces equarions sont celles qu'on trouve a la page 10} de I'ouvrage cite de M. La-Grange , torn, i } ces equations sont encore reproduites a la page 149 : mais il faut noter qu'a la ligne 4.""' il s'est glisse une faute de calcul laquelle influe sur les resultats suivans du meme article. Au lieu de lire Ton doit ajouter au second membre les termes et lire , conformement a la methode exposee par le mem« auteur k la page 100 , 7. Repraions maintenant le? trois equations trouvees »7* SUR LEQUILIBRE DES SURFACES dans le n.° 5 ; si on multiplie la premiere par p , la se- conde par q , et que Xon ea retranche la somme de la troisieme, il viendra ZU-XUp - YUq -t- Up -f^ -+- Uq ^^~ ] ^ ax ^ df i =i O , ~F(i-t-p'-i-fJ ) €t a cause que C ^ -^p' -t- q' J= U' , ^t y = -^- 1 — j^ J faisant ces substitutions , on la change en celle-ci ZU — XUp~ YUq H- Up ^J- -4- Uq -^- ) ^W-^-^u^-JL \ dx dy ) , Si on developpe cette equation , les differences partielles de F disparaitront, et Ton obtiendra I'equation de la sur- face en equilibre Z-Xp-Yq-^[_C^^q^).2-m,%^('-^P')'dy^=''■''^'^^ II ne restera plus qu'a determiner F ; pour cela qu'on multiplie successivement la troisieme par p et par q , et qu'on I'ajoute a la premiere , puis a la seconde , on aura ces deux equations , dF dF d'oii Ton deduit la suivante , X^x ^Ydy -^ Zdi ^ dF (2) PAR M. LE CH. CISA DE GRESY. 173 8. Au commencement de ce memoire on a remarque que la condition de Tinvariabillte de I'elcment , sans au- cune autre condition , est independante de la position des axes , et donne toujours pour F une meme valeur , quel- que soit cette position ; pour le voir plus clairement , on pcut faire le calcul suivant. Siipposons d'abord pour plus de simplicite que , I'dxe des ^ restant le meme , on fa-se varler seulemcnt Ics axes des x et des y . Designons par x , y les nouvelles coordonnees ; on pourra faire ar' = X COS a — y sin a , y = x sin a -^y COS a ; d'oii Ton deduira ces valeurs , dr d; dx' dj dv' ij . # P = -/- = -,--,--»- -, - -. - = COS a. - - -f- Sm a - - ax dx' dx dy' dx dx' dy' dr dz dx' dz dy dr d^ q = -=- - --I- - = COS a sm a - ; dy dx' dy dy' dy dy' dx' Yon deduira de la meme maniere dp ^'r id'T . d'1 . -,- = - -cos 'a -4--, , - cos a sin a -+- -7 - Sm'a ,, dx dx" dx'df dy" dq d'^ . id'z . d'^ -, = , -Sin'* . ,.- cos tt Sin a -4- - cos' a, ay dx" dx'dy dy" [ d 7 . d T . , . \ — , -cos asm an — -fcos'a — sm" a.) dp J dx" dx'dy' ^ { cos a sin a ; dy" par les memes principes il faudra faire X =^ X cos 3. — y sin £'. Y =. X sin a. -\-Y cos * , Vol. XX 111, M in 174 suR l'i&quilibre des surfaces oil bien degageant -X", K on aura X == y sin a -t- X' cos « Y =1 Y' cos a — X' s\n a. . Substituant routes ces valeurs dans requation (i), on verra facilement qu'elle prend cette forme , Z — Xp~ Yq \(l-\-q') J^ — 2pq - ^— de sorte que F conserve toujours une meme valeur. Pareiilement , si des deux premieres equations de ce numero on degage x , y ^ et qu'on en prenne les difFe- rentielles , on trouvera dx = dy sin a -+■ dx cos a dy =:^ dy cos « — dx sin « ; substituant de meme ces valeurs dans I'equation (i) , on la changora en celle-ci , Zdi -I- Xdx' -I- Ydy' — dF , et il est visible que dF conserve toujours la meme valeur, puisque Zdf: -t- Xdx -t- Ydy = Zd^-^X 'dx -\-Y' dy. 9. Pour faire maintenant quelques applications des for- mules (1) (2), proposons-nous de determiner quelle doit etre la surface de revolution qui demeureraii en equilibre uniquement sollicitee par la gravite et suspendue b la cir- conference d'un cercle fixe horizonialement ; il faudia I'aire PAR M. LE CH. CISA DE GRESY 275 dans ces equations X = o y Y = o , Z = g , alors elles prendront cette forme, g = — ^—rci-^f) ?-^- 2p^ -/:- + ri-f-/-; ^^1 . . (ij * i-t-p'^q' L ^ dx' ^^ dxdy ^ ^ dy'-i ^ ' gd( = dF (0 CcIIe-ci etant integree donne gi ■+■ C = F . La premiere exprime une propriete commune a toutes les surfaces flexibles et inextensibles en equilibre , sollicitees uniquement par la gravite , dans la supposition de I'inva- riabilite de Telement, sans aucune autre condition. Dans le cas que nous considerons , il faut de plus que la sur- face solt de revolution, c'est-a-dire que { =■ J^x' +y'),y d'oit Ton deduit pj = ^x j ou bien ■^ qx ?= X ' ui donne dp q X dq dx y ' y dx ' f^ p y ^p dy X X dy par ces substitutions I'equation ( 1 ) prendra cette forme , ° i-*-p'-t-q' L^ y xy dy ^ ^ x -i Maintenant , au moyen des valeurs de p , cj on tire de I'equation d^ = pdx ■*■ qdy ces expressions , xd^ yd^ ^ xdx-t-ydy ' xdx-hydy ensuite differentianr I'equation d:^=pdx + qdj^ on obtiendra * dx dy dy 176 sua l'equilibre des surfaces subititiiant dans celle- ci pour - - , — les valeurs trouvees F=gr-^c, on parviendra enfin a cette equation ^ ~ ^^ j^ I tdt '^ tdfi '^ 'dT '^ dt J' ct' c'est-a-dire plus simplement a i8o SUR L EQUILIBRE DES SURFACF.S- d -, gtJt — rgi -+- CJ dl = t ^gl ^- C ) — -^^ comme on I'a deduite cl-desius de I'eqiiation aux coor- donn^cs rectangalaircs. II. Telle est rdquation do la surface, d'apres Thypo- these de La-Grange j ccperidant , d'apres les. conditions du prubleme , la surface ne prouvant de tension que dans le sens dcs mcridlens seukmcnr, I'element dm sera inva- riable , pourvu que la surface soit inextensible dans le meme sens ; de - la il suit , qu'en prenant la variation de dm= td>dtv n-7 ' , il suffira de faire varier I'element de Tare de la courbe generatrice ds=z dtV n-^ ' j alors on aura ^d/n =- tJxS . dt t rrp = td::S . Udt ; multipliant cette expression par Tindeterminee F ^ et I'ajou- tant a I'equatlon d'equilibre , il viendra // g^ ^t ds-dt U 1 -^r/^f Ftd^S.dtVnY' \ ou bien developpant et observant que , % , ctSt ^r = .,7 — r dt on aura Tequatlon suivante // g^ It da.dtl] Ft Udoi-,-^ dt de = o; PAR M. LE CH. CISA DE GRESY, 2$i integrant par parties , et ne retenant que les termes soumis au double signe d'integration , et egalant a zero les coefr iiciens des variations l:^ , It , Ton obtiendra ces deux equations , . -^ 5r-=° ('^ dlii- gtU-~^=.o; (a) on. tire imirfediatement de la premiere FtU 4J— = C, „ ou bien Ft ( U' —^'') = CU ; : c'est-a-dire , a cause que U'-(' = ij on aura cette valeur de F ■ F= — . t Sabstituant cette expression dans la seconde equation ct* dessus , on la changera en celle-ci , ■ StU = — ^— , , laquelle eiant ensuite muhipliee par dt , donne-' gtdt = Cd. ii- integrant, on aura , pour I'equation cherchee , la suivante f^oi., XX III. K n iSi SUR L^EQUfLlBRE DES SURFACES C'est - ia I'equation de la courbe generatrice de la sur- face de revolution qui , uniquement sollicitee par la gra- vite, demeurera en equilibre. Telle serait encore requation d'une voute de revolution en equilibre , fincompressibilitd de la matiere tenant lieu de I'inextensibilite de la surface. ( V. Meccanica di Giuseppe Venturoli , torn, i pag. 68 , et torn. 3 pag. 46 ; V, aussi un memoire de Bossut sur I'equilibre des voutes. ) I}. Si, au lieu de supposer que la surface est unique- ment sollicitee par la gravite , on voulait considerer cette surface sollicitee de plus par des forces dirigees suivant les ordonnees t de la courbe generatrice, alors il est clait que la surface eprouverait une nouvelle tension dans le sens tangentiel aux circonferences decrites par les rayons ou ordonnees t de la courbe de revolution. Pour expri- mer les conditions du systeme, il suffirait d'exprlmer I'ln- varlabllite de I'element dm dans le sens des merldlens et dans le sens des paralleles ; fequatlon de requillbre , en designant les nouvelles forces par P , devlendrait comme il suit : -+-// Ftda.S . Udt ^ = o. oil il faudralt observer de ne pas faire varier I'element a* , puisqu'on suppose que chaque onglet demeure en PAR M. LE CH. CISA DE GRESY. ag}. ^quilibre de lui-meme. II est evident , par Tinspection de cette equation , que si on suppose que les deux tensions /", F' soient egales , cela revient a prendre la variation de I'element dm^ comme dans I'hypothese de La-Grange; mais on aura occasion d'examiner plus particulierement cette circonstance dans Tarticle suivant. ri. HYPOTHESE DE M.' POISSON. 14. On vient de voir que, si le systeme de la surface en equilibre est tel que cette surface eprouve deux tensions dans des directions donnees , il faut modifier la condition de I'invariabilite de I'element d'apres cette supposition j dans le probleme ci-dessus la surface etant de revolution , et les elemens appropries a cette circonstance , cette mo- dification etait tout-a-fait simple. Le cas devient un peu plus complique lorsqu'on suppose une surface quelconque en Equilibre , mais telle cependant qu'il en resulte deux tensions dans deux directions donnees. Considerons le cas resolu par M. Folsson. Supposons une surface partagee en elemens infiniment petits par des plans respectivement paralleles aux plans des x^ ^ y^ ^ et chaque element sollicite par les trois forces A", F, Z, et tendu dans deux directions respectivement perpendiculaires aux cotes adjacens. i84 i>UR l'equilibre des surfaces II sera facile de parvenir , par le principe des vitesses virtuelles , aux equations donnees par le meme auteur, en prenant pour condition du systeme I'inextensibilit^ de Tele- ment suivant les deux directions donnees. r5. Soit un. point de la surface dont les^ coordonndes sent X 1 J i { ) on aura pour Telement de la surface dm =dxdjV i-i-j,'-\-q ' j tirons de ce point aux cotes op- poses et adjacens de Telement , deux droites perpendicu- laires representees par ds , ds . La premiere perpendiculaire au cote parallele au plan de y^ ^ et la seconde perpendi- culaire au cote parallele au plan des x^ , il est clair qu'on aura ■ ds dyVT+g'' = dxdy\i-i-p'-*-q' ■ ds'dxYT+p = dxdyYi-t-p'-t-^' dx^l-i-p'-hq' ds =3 ■ et de-la .... ^'^i dy]/t-i-p''-hg' Is = — ., ri-t-p" La droite ou le petit arc ds sera , par les conditions du probleme , situe sur le plan normal a la tangente , au point que nous considerons, parallele au plan des y^i I'equation de cette tangente etant .?'—? = 3 (y—y)> celle du plan normal sera representee par ^(?—?)-*-('y'~y) = °- De meme le petit arc ds' sera situe sur le plan normal ^ PAR M. LE CH. CISA DE GRESV. ti •} la tangente parallele au plan de x^ , Fequation de cette tangente etant representee par ?' — f =/('^' — *.), celle du plan normal sera exprime par Or, puisque par les conditions du probleme ririextensi- bilite de I'^I^ment doit etre consideree dans les plans nor- maux dx)nt on vient de tfouver les equations; les varia- tions Ids, Ids' , prises respectivcment sur ces plans nor- maux , devront etre nulles. On devra done faire cette variation etant prise en regardant q conime constant, etde meme on devra feire Sds _ ^ dy\/i-t-p'-t-q' __ ^ yi-hp' en regardant p comme constant. Ou bien , plus simplement , et qui revieht au meme , il faudra faire S . dx\ i-i-p-'-t-q' = 0 , ^dyVi-t-p'-t-q' := O , y etant considere comme constant dans la premiere ex- pression , et p dans la seconde. Multipliant la premiere par Tdy, la seconde par T'dx, il faudra que la variation de I'element dm soit telle qu'on ait jj fdyS.dx VI^Z^M^" = o J J TdxS.dy yn-p'^-5' = 0 ; l8i SUR L EQUILIBRE DES SURFACES alors requation de I'equilibre , en ajoutant ces termes qui expriment les conditions du systeme , deviendra dix , pdx \-ff Tdx ( vri^ r-^ydy. Vi-l-p-t-q qdy -Jp) a' ^ J Yi-t-p^-i-q' 16. Nous avons vu dans le premier article, que Sv = ■d:i d^x dly. (d'l^ dSx dTy ^^=[-dp)-P-d^-^'dy' faisant ces substitutions , et , pour plus de simplicite j, Vi^p'-\-q' = U , I'equation de I'equilibre prendra cette forme , JJ'(XSx -4- y^^- -4- ZS^) Udzdy ■ dx) dix dx d^y-. = O. Maintenant ^ si on integre cette equation par parties , qu'on ne retienne que les termes soumis au double signe d'integration , et que Ton egale separement a zero les coefficiens des variations independantes Ix , Sj, l{ , on ob- tiendra les trois equations guivauies : PAR M. LE CH. CISA DE GRESY. 187 ^. ^.TU ^'^ ^.^ ax dy ax „.. d.TU '^-u- '^■T- YU , 1 -j 1 ~ = 0 , dy dx dy d II ^H dx dy Les deux premieres pourront s'ecrire plus slmplement comme il suit, XU d. U -fi ->t- ^- u = 0. n • d. dx T{V- V -JH dy a. ^ dx dv YU ou bien , a cause que [/'- p^ = i+- =0; dx dy lesquelles coincident avec celles donnees par M. Polsson dans le memoire cite. 17. Si on multiplie la premiere de ces equations par^, la seconde par q , et que Ton en retranche la somrae de la troisieme , on trouvera celle-ci, i88 suR l'equilihre des, surfaces Si on muJtipHe la troisieme par p, , et qu'on I'ajoutc a la premiere, puis par q et qu'on I'ajoute a la seconde , on aura encore ces deux equations-ci , dx dp- dx dq dx dy dp dy dq dy Maintenant multipliant la premiere de ces equations par dx et la seconde par ^, les ajoutant. ensemble , il viendra cette autre , '• U dx dp ^ I dfUT) T^dU •^--U-Ty ^-^^^ (^^ lorsqu'on suppose Tz=. T\ ces deux equations coincident avec celles (i) (i) tiouvees dans I'hypothese de M. La-Grange. 18. On a remarque , des le commencement de ce me- moire , que ces equations ne se rapportent qu'a des cas particuliers, J si la surface etait, par exemple , une surface de revolution , ces equations ne pourraient pas resoudre le probleme , car les directions supposees des tensions 7", T ne sauraient convenir a un semblable systeme ; aussi, si dans r^quation (i) Ton veut supposer ^ =/(x°+7') =ft' , Tar m. le ch. cisa de gresy. 289 d'oii pj = ^x , on ne pourra pas la ramener a une simple fonction de :^ et t , comme cela devrait ctre, 19. Les equations (1), (1) de I'article 17, ne peu- vent pas non plus s'applic[uer , en general , a des axes quelconques pris arbitralrement , mais seulcmeni a des axes de position donnee , car en changeant la direc- tion des axes , ces equations ne conservent pas la meme forme. Si on considere , par exemple , le cas mentionne au commencement de ce memoire , du rectangle forme d'une toile flexible suspendue symmetriquement par deux de ses cotes a deux droites fixes horizontales , paralleles , et uni- quement sollicitee par la gravite ; que Ton prenne I'axe des J dans une direction verticale , et les axes de x , y , I'un parallele et I'autre perpendiculaire aux droites fixes donnees ; les equations trouvees ci-dessus s'appliqueront immediatement a la solution du problems , car , dans ce cas, il en resulte effectivemenr deux tensions dans les di- rections supposees ; mais il n'en serait plus de meme , sf on donnait aux axes des x, y une autre position quel- conque. 20. Pour resoudre ce problems , soient pris les axes des X , y sur le plan horizontal sur lequel on .sup- pose situees les droites donnees , celui des x perpen- diculaire , et celui des y paralleles aux memes droites, 11 est evident a priori , par la nature de ce systeme , qu'ayant partagi la surface en dlemens infiniment p..tits- Vol. XX II I, ^ O o , '^. 190 SUR L EQUILIBRE DES SURFACES de la maniere indiquee , ces elemens ne pourront eprou- ver que deux tensions. Tune dans des plans paralleles au plan des x^ , et Fautre suivant des droites horizon- tales paralleles aux droites donnees ou a I'axe des y ; celle-ci sera nuile , puisque X=o , T=o. II est egalement evident que , quelque soit la valeur de j , on aura toujours une meme valeur de ^ pour une meme va- leur de X ; d'ou il suit que |; ne sera fonction que de X seulement ; par consequent ^ = — - = o, et/)=: — - , i[/=Vi-^p'' ne seront aussi fonction que de x seulement. Par ces substitutions , et posant , par les conditions du probleme, -^=0, V=o, Z=g^ I'equation (i) prendra cette forme, mais par les conditions precedentes on a dU = —— dp } et — - — dx = d.UT, dp ■" dx ainsi il viendra Ugd^ =d.UT~ TdU = UdT , ou bien , divisant par U et integrant , on aura cette va- leur deT', T = g ^ -\- C . Semblablement I'equation (i) se changera par les memes substitutions , et par cette valeur de T' , en celle-ci , ^ i-H/;- dx' ' laquelle est I'equation d'une chainette. - PAR M. LE CH. CrSA DE GRESY. z^i II. On a deja observe que lorsqu'on suppose T::=T' , alors ces equations coincident avec celles donnees par La-Grange ; dans cette supposition elles peuvent se rap- porter a des axes quelconques rectangulaires pris arbitrai- rement; il suit de-la que I'hypothese d'un systeme tel qu'il en resulte pour cliaque element deux tensions perpendi- culaires aux cotes adjacens pour route position quelconque des axes arbitraires , revient ^ supposer que chaque element est egalement rendu dans routes les directions , et coin- cide avec I'hypothese de La-Grange de rinvarlabillte de Telement sans aucune autre condition. Cette belle solution de M. Poisson est done tres-propre a preciser la signification de I'indetermlnee F employee dans la solution de La-Grange ; elle nous fait voir que cette indetermlnee represente la tension de la surface dans une direction quelconque. Cependant II ne parait pas que , dans la supposition de T, T' inegales, ces trois equations solent sufR^antes pour resoudre le probleme ; lorsque Tz=.T\ on determine par leur moyen la valeur de 7", sans qu'il en resulte aucune nouvelle equation de condition, ainsi lorsqu' elles renfermeront une indeterminee de plus , on n'en pourra pas degager les valeurs de T^ T ( Voyez I'ouvrage cite de La-Grange, pag. 148-150.) aja SUR l'^QUILIBRE DES SURFACES NOTE POUR LE N.° 2 DE CE M£M0IRE, 'On peut voir une belle demonstration de cette propo- sition due a M. Poisson dans le bulletin des sciences par la Societe philomatique de Paris , livraison de juin 1 8 1 6 j mais M. Plana m'a fait ramitie de me communiquer la suivante , qui a I'avantage de tenir immedlatement aux premiers principes de la methode des variations. Soient a- , ^ , { les coordonnees du point de la surface que Ton considere dans I'etat primitif , et x = x + Ix ^ y=v+?>', Z = ^ + S|- celles du meme point dans I'etat varicj on aura premierement ensuite dans I'etat varie on aura Z^(p(x-^ Sx ,y -+- Sy) -^-^(x^ Sx ,y -v- Sy) dZ -^, =p (x-^-Sx ,y-+- Sy) -(- ,f Y* -t- ^' >y -+- b) dZ ~ = ^(-x-hSx,y^ Sy) -t- ;f,f;r-t-.^z ,y -f- Sy) , •4/ etant une fonction infiniment petite ; developpant ces expressions , on aura les suivantes , Z = p (x,y) -\- p'(x,y) Sx -4- ec. 4- if (xj) -+- -^'(x^) Sx ■+- ec. TAR M. LE CH. CISA DE GRFSY, 195 -+■ p' (x,yj »y ■+- ■^'/x,y) Sy d7 ~jy, = T,(^xy) -t- P, (xo')^x -+- ec. -+- ^f, (x,y) -t- V', (xy) Sx H- cc. -+- ?'/^'y) b ■+■ >f„ f '>yJ b ■ On tire facilement de ces expressions , en negligeant les termes d'ordre superieur, 2 — ? = ^r = p' (x-y) Sx -+- p, (x^) Sy -+. ^(x,y) dZ d^ ~^~~d^—^f—'p' (^^y^ ^^ -^ ) Sx H- p„ (x^) Sy -t- ^fx,y) . Posant a la place des fonctions ,0 ^=. A E no J CL- ~ V est la demi - circonference du cerclie dont le rayon est I'unite, «' esT un nombre red moindre que e' . Les logarithmes compris dans les formules sont des lotgarithmes hyperboliques, -'!,c;=^ .. A represente la differ-^nce entre la valeur de la for- Fol. XXI J J, P p 198 SUR LES TRANSCENDANTES ELLIPTIQUES mule et la valour exacte de I'integrale correspoiidante. On a mis, a la suite de chaque formule, les llmites de la dif- ference A correspoiidantes a diverses valeurs numeriques du paramctre t'° , pour mettre sous les yeux le degre d'approximatlon de chaque formule pour des valeurs doii' necs de c" , Cliaque limite de a , c'est-a-dire le nombre dont A est moindre , est prise a I'avantage des formules j car la difference entre la valeur donnee par la formule , et la valeur exacte de Tintegrale , est en general de beau- coup moindre que la limite dont il s'agit. ARTICLE TREMIER. ' prise depuis z = o jusqiih z= \. J' Jf T r- I I 4V'iII^ V4— e= C2—V2J V4— eY2-t-V2;- Pour e' = 0,40 ; on a a <; o, 000 000 05 j e" ■= 0,36 i — A <^ o, 000 000 oi ; e^ = 0,30 i A < o, 000 000 003 ; e' = 0,15 i A < o, 000 000 000 5 ; e' = 0,20 J A <^ o, 000 000 000 06 ; e' = 0,10 J A <:; o, 000 000 000 000 I J ■ ,.i e'.= o •, A = o. PAR M. BIDONE. 99 :o; e' r= 0,20 . Pour c' = o,io ;■ on a e* = 0,18 ; «' = 0,1 J.i; ... e = 0,11 ; t' = 0,10 i e»^ 6,0^5 V e' = 0; 3 - ro.r4— 2t'J>'-f-3e^-|, A < o, 000 000 05 ; A <; o, 000 000 03 } A 4(^-^0 log r^.±li^i^i ^-L.iog.r!i^i^^±^l V27i-H6e'HheV -.log.r 2V2^i-»-Cy'-H>'2('i-+-6e-f-eV-| ^ 2V2/'t-t-(?y — V2^i-)-6e-f- Pour e' = 0,8100 J on a A <; o, 000 000 05 ; e = 0,9015 ; A <; o, 000 000 007 f 3 00 SUR LES TRANSCEJIDANTES- ELLIPTIQUES I- = O ; I e» = 0,25 ! I I, ) e= = i. 3Ki-i-i,ic'-(-i;» ° ^^Vzn-t-eJ — Vi-htf^e-he'-^ ^ _ . r'^^2n-*-eJ -+- Vs-t-ioe-i-Se'-, 3V3-i-ioe-t-3e' °■'-2^2,'I-^f; — V'3 + ipe-»-,3e=-' Pour e" = 0,25^ on a a <; o, coo ooo 04 ; ^' = 0,36 i A <:^ o, 000 000 01 ;■> e = 0,49 } A < o, 000 000 001 j e = 0,64 ; A <;;; o, 000 000 000 1 3 «' == 0,8 1 ; A <; o, poo .Qoo .00,0. tas-fj f ^r =±Aoo.i^J-Ao:,.(l±l) 1 r^yzz-i-t-cy^z— g; -f- Vi-*-i4e-<-e'-i 3Ki-t-i4c-(-e' 2 2 I [-2V2%>*-eV2-c;-+-y3-Hib?-»-3e-'-i r. Pour c' ^^-if o^ on a A *► 3- o^ii 1 .0 >• ^A <; o, 000 000 002 ; e* = o,xo i -o =^ 'A < o, 000 oao 000 5 ; «* = o,oj f' ^ < o, 000 000 oeo Qo6i- e* = o ; A = o. i r=i. I e' = o4. J f' ^ :.:i> .poF \a— !-,.£ ^ Pour ^' = 0,40^ on a a <; o, tjoxs ooa oj '; c'=o,36i A tf* = 0,26 i A < o, 060 000 000 o 5 i < = 0,1 O^. , . .A <;.D, 00.0. QOO i)J39 000, It j I o J . . - coo fO ^- A ; Q>tO -t: "^ • ooo ooo 000 jO > A ; ^<^tO ^= '^ .;ooooooo30oojO>A ii8jO = 'a .0 =s A - I = '5 I J04 SUR LES TRANSCENDANTES ELLIPTIQUES s=o; 1 ««=o,2S J I f jo.-rt ^ L£iz:£21_=.iog. rI±!i^ g7ipe->-3e' |„ /2V;;^:p^-4- V3H-iog-(-3gA ; ;fc 000 000 cct ,o ; ' : c. Pour e* ^-b^^^j^P&rt^a^A'ii: o, ooo ooo 03 j «' = 0,36 J ' ~A <; o, 000 000 005 ; e°:=:0,4jj A . log. 3 ^(IzulAogrJEr^'^^^^i 3ri-e> 40-^7^; Y^-Hso " ^'2e('i-»-f> ,1 /V^-HV7\ Pour e" = o } on a A < o, 000 000 04; e" = 0,0625 ' '^ '4— eY2-»-vV y^—eft—i/^/-^ Pour e' ; 0,36 J on a A < o» 000 000 02 > 0,30 J A 0,25; A 000 000 000 000 I y A = O- PAR M. BIDONE. i " » f=0; ) e'=0,36; j . a ^ . J* ^f a[t-4-3e-f-tt(3-l-e)1V^(TT7) j /VT^-H-V^X 3.Ll-H7e+a(7-f-e)]L3H-Se-t-a(s-t-3e)]l'(i-a)(e-a) vr^— /e^/ __ a[l+3e — a(3-4-e'lV2(i-t-e) j /Vn.«+Vi^\ 24.(1 I «){«-«)( i-ajvfr:^:^^)^;:^:;^ \Vi^.a— v7+^/ 8a[i-+-3e — a(3-+-e)]V2(i^-e) /VjIf^-i-y^I^IN 3.[i-t-7e-a(7-)-e)][3-4-5c-a(5-f-3e)]V(n.a)(ew-«) " \VT+~^—y7+^/ 2(i-4-7e)' w r2V2(i-t-gj-<-Vi-Hi4g-i-e--| 2(i-^-<^e]' , p2K2(i->-c)-l-V "3H-iog->-3e'-i . 3.L(3-4-Se)'-a''($-+-3e)']y3-»-ioe-i-3J^' Uv^i^^^i^)— f i-t-ioe-i-3e'^ ' Pour e' = 0,36 i on a A <; o, 000 000 oi ; e' = 0,49 J A )(y/e=-Ha»— e) + 7- V (v^i-f-a'— i)(2-+-\/c^-*-*') J D =7 y ( 1 4-v/7H^)(eH-v/e»-»-a=) — 7 • K {v^i-t-*=— Otv^e'-»-*=-£) J E = (i + 7e),C-ct(7+e).D; '^ = (i + ye) .D'^ay 3/S . I 317 COMPENDIO DELLE OSSERVAZIONI METEOP.O lOGICJIE FATTE ALl-4 SPECOLA DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE DAL 1.* CENNAIO DELL' ANNO l8l2 SIWO U. 3 1 WCEMBRE dell' anno 18 I 7. Del Prof. A. M. Vassalli-Eandi. J^o scope delle osservazjonl meteorologlche e di cono- scere la ston'a naturale della nostra atmosrera , le cagloni delle sue modificazioni, e I' influenza di queste sopra i vegetabili , e sopra la salute degli uomini e degli animali. . Per arrivare a questo scope e cosa della massima im- portan/a di avere una lunga serie di osservazioni meteoro- Idgiche fatte con esattezza e senza interruzione nello stesso luogo col mezzo degli opportuni stromenti. A tal fine 1' Accademia delle Scienze pubblico nel vo- lume XVI della sua collezione i risultamenti delle osser- vazioni mcteorologiche fatte alia spccola deli' Accademia dairanno 1787 sino all' anno 1807, con 1' aggiunta di note e di particolari considerazioni indicanti pur anco I'uso delle osservazioni tanto antiche che moderne j e ncl vo- lume XVlll della predctta collezione pubblico la storia 3 I 8 OSSSEHVAZIONI METEOROLOGICHE ineteorologica degli anni 1807 e 1808 parimente corre- ol. 0 pot. 3.4 ,,ot. S 0 F«bbraio. . 27. 3,33 -1-3,59 0. 8 J-9 * S 0 Marzo. . , . 27. 0,80 4.73 4. 0,5 0 2.11,5 NE Aprile. . . . 37. 2,47 7^27 3. 1,5 0 3. 0,0 NE Maggio . . . 27. 3,67 i3,99 1.10,5 0 6.7 NE , SO Giugno . . . 27. 4,57 15,98 3.10 0 8. I NE Luglio . . . 27. 4^00 16,80 4. 4,5 0 9. 2 NE Agosto. . . . 27. 3,93 16,96 2. 4 0 8. 0 NE Seitembre . 27. 5, 1 3 14,04 I. 4 0 . 6. 0 N E Otiobrc . . . 27. ,,53 9.44 7. 3,5 0 4. 0 SO Novcmbre . 27. 2,47 3,87 6. 0 9.0 2. 8 SO Dicembre . 27. 2,27 — 0,53 0. 0,5 8.0 •:;• '\ Altezza media baromeirica dell' anno ...» 27. 3,o5. Altezza media termometrica . » 8,54. 34. 11. Quaniiia della pioggia cadula » Vdella neve > » 22. r. 5o. 5,5 Evaporazione in n niesi » 1 J DEL PROF. VASSALLI-EANDI, JZI NuMERO del giorni sereni , me:^?o copeni , nuvolosi,piovosif nevosi , nehbioi deWanno i 8 1 1 nevosi, nehbiosi , ventosi , e di gragnuo la in oo;ni mese St'reiii Mezzo coj)frtl Niivolusi Pio\Osl Ni'\osi Xc-ioiios: Vento.-i di g'-Jgn- Gcnnaio . . 10 y O 2 9 I 0 Febbraio. . 10 5 8 2 I 5 4 0 Marzo . . . I 2 2 iG 5 1 I 3 0 Aprilc . . . 10 5 i3 G O I 4 1 IM..^j,.io. . . i3 7 9 4 0 I I 0 (jillgllO. . . 1 1 9 7 5 0 I 6 0 Liijjiio . . . I I 8 1 1 5 0 1 3 I Agosio . . . i3 G 8 4 o 2 J I SeiiembFC . i8 4 7 3 0 1 7 0 Ouobrc. . . i3 3 ^4 / o I 4 0 Novembrc . i3 4 10 2 I 5 I 0 DicemLii! . ] I t 7 I 2 i3 I 0 Sommii 1 47 6i ii3 44 " 4' 37 3 Vol. xxm. Ss. J-i OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE CoMPENDio delle Osserva^ioni meteorologiche jatte neWanno 1813. Gennaio . . media del baromeU-o. AUezza lucdia d.I tcrmomctro. della cadula. Quantiti'i del la nevp c;idula. Evapoia- ziouc. Vrnlo doniillaldc 27. 4,37 0,2 2 rnt. I. 10 f>nf. 4.2 nof. S 0 Fcbbraio. . 27. 5,43 -4-4,32 0 0. 0 0 0. 8,5 SO IMarzo. . . . 27. 4,33 6,67 0. 9 0 2. 8 SO Aprile. . . . 27. 3,85 945 3. 3,5 0 4. 0 N Maggio . . . 27. 3,64 14,74 0. 7,6 0 4. 5 N E Giugno . . . 27. 3,49 1 4,46 8. 0 0 4. 4 NE Luglio. . . . 27. 3,07 i5,8o 6. 1 1,5 0 6. 9 SO , NE Agosto. . . . 27. 4,40 16,27 I. 10,5 0 •»!■ N E Seiicmbre . 27. 4,90 13,70 3. 8 0 i;- N E Oiiobre. . . 27. 2,62 9,83 I. 4 0 ^;. K E Novcmbre 27. 3,o3 4,83 0. 7 0 * ■X- Dicerabre . 27, 2,36 2,99 4. 6,6 4.1 0. 8,5 «■ Allczra media baromctrica nell' anno . . . ) 27- 3,79 terraonaetrica • • • • > 1 9,36 33. 8,7 8. 3 23. 7 Quaniila della piof?£ria cadiita - , . . > della nev 30 e . . . . » Evaporazione in n mesi . . . . ) / DEL PROF. VASSALLI-EANDI. 3^3 Ni/MERO dei giorni sereni, me^^o coperii ^ nuvolosi ^ piovosi^ nevosi , nebbioii , ventosi , e di gragnuola in ogni mese deW anno i 8 i 3 . Gennajo . . Scrcni. Mezzo coiierti. Nuvolo.s. Piovosi. Nevosi. NcblHosi Veulosi. di gragn. G I i3 4 3 8 0 0 FcLbraio. . 1 1 2 1 1 1 0 G S I Marzo. . . . 10 .T 8 2 0 I 5 0 Apiile. . . . i3 5 7 4 0 0 4 I Maggio. . . i5 6 7 3 0 -T 3 I Giugno . . . 6 7 9 9 0 I 0 I Liiglio. . . . i5 6 6 6 0 I 3 I Agosto . . . '7 6 5 4 0 0 5 0 Scticmbrc. 10 5 8 7 0 I 5 0 Ouobrc. . . iG 3 5 6 0 5 5 0 Novembrc '4 3 9 3 0 7 3 0 Diceinbre . >4 4 6 6 2 9 4 0 Sommi ucU' anuo 102 53 94 55 5 4i 45 5 3M OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE CoMPENVio delle Osserva^ionl meteorologiche fane neWanno 1 8 i 4, Gennaio. . . AlUzza mcfliii .1,1 b;»l-oiiietro. AU.zza iiipdia (lol tcriuomcti'o. Qcian;il;i liella Cldul.T. (^u.iiilila (icHu lu'vi' cadut;). Evapoia- zionc. 1 Vcnto doiiiiiiaule 27. 0,93 -t- 2,o3 ,u,l. 0. 8 ,,ot. 12. 8 0. 2,8 SSO Ffbbraio . . 27. 3,53 3,(3o 0. 0 i. 10,3 S 0 Marzo .... 27. i,5o 4,85 2- 7 9. 5 2. 0 S 0 A^Jiile. . . . 27- 3,77 P.7^ 7- 4,5 0 0 0. 3,5 N E Magi,'io ... 27. 3,60 10,83 3. 8,5 0 4- 9'5 NNE Giuf^no . . . 27. 4i3 14,42 4. 5,. 0 G. 0,5 N E Luglio .... 27. 4,80 i7,i5 2. 9,5 0 ; ■ 0 N E Agosto. . . . 27. 4,83 1 6, 1 0 4. 2,6 0 G. G N Seitembre . 27. 4,73 I '.97 0 0 G. 2.7 iN E Oiiobre . . . 27. 3,90 8,87 5. 8,1 0 2. 7.9 N Novembre . 27. 3,3o G, 1 1 6. 7,4 0 I. 4,^ N E Dicembre . 27- 3,17 2,84 0. 2 5. 1 1,1 0. 8 .S 0 Allczza media barometiica nell' anno . . . . » r'^- 3,52. Quaniii lermometrica I della plosiria .... » I) 9^ 38 04 2.7 0,1 7.4 Evapor: della nev izionc . . e n 28. 42. DEL PROF. VASSALLI-EANDI. 3M NuMERO dei giorni sereni , me^^o coperti^ nuvolosi,piovosi, nevosi, nebbiosi ^ ventosi , e di gragnuola in ogni mese deW anno 1814. Si-rcni. Mt^zzo cojicrli. Niivolosi Piovoii. Ncvosi. Ncbbiosi Vi-ntosi. Genua io . . 11 2 G I J 14 2 0 Febbraio . . 22 1 4 0 0 i / 0 Marzo. . . . 8 5 10 4 1 G 2 0 Aprile .... I I 3 9 G 0 I 8 0 Maggio. . . 9 G 1 1 3 0 3 G 0 Cliugno . . , i3 7 5 5 0 2 4 0 Luf^lio . . . '9 5 3 5 0 3 f 0 Aijosto . , . 1 1 G 8 5 0 3 3 I Scttcmbre. 17 7 6 0 0 4 2 0 Ouobre. . . 8 4 1 1 7 0 G 3 I Novembrc. i5 3 3 7 0 G 2 0 Diccmbre . 10 4 9 0 2 i4 3 0 Somma ncll'anno 1 54 53 87 45 9 69 46 3 316 OSSERVAZIONI METEOROLOGICIIE CoMPENDio ddlld Osserva^ioni mcteoroloskhe Gennaio . Febbraio . Marzo . . A p rile . . Maggio. . Giugno. . Luglio . . Agosio . . Setiembrc Oitobre . Novembre Dicembre jutte ncW anno 1815. AlU/za lutrdia baruiuctro. Altoz/a lut'diu del tci'inoijK'tro. f'ol. 27. 3,81 27. 5,27 27. 5,3o 27- 3,47 27. 347 27. 3,53 27. 4,60 27. 4,73 27. 4,93 27. 4,67 27. 3,60 27. 3,3o -Oj07 ^ 4-22 8,29 9,5a 1 3,46 1 4,20 16,19 16,55 1 6,56 11,64 * Qnanlita aaia i>'"nsi-' caJuta. Qiiantila della lu've cadula. ,.ol. o. 1,3 0. 3^7 O. 1,2 2. 9,8 6. 1,1 10, 5,2 3. 0,6 1. 3,6 I. 8,7 4- 9fi I. 5 o /}ol. UJ. 2,1 4. 2 O o o o o o o o o. 4 Evtipoi'ii pol. o. 8,3 I- 9 4. 5,5 4. 5,3 6. 5,5 6. 4,6 8. 1 1 10.10 7. 2- 3. 4p ■X- o. 2,6 V.-nlu iuiiiiuaiitc S SO s N N E N E N E N E N E N E S O S O Akczza barometrica nell' aiuio « 27. 4j22 Quoniila della pioggia caduta ...» 32. 1^8 della neve in ii mesi . . . . . . » 23. 8,1 Evaporazione in 1 1 mesi » ->4- ° Non »< Jd la media termonietrica delVanno , perclic Ic osseivazioni del due uitiini mesi non sono abhastanza esaue. } DEL PROF. VASSALLI-EANDI. 3^7 2^1/MERO del g'lorni sereni , me^^o coper ti, nuvolosi,piovosi, nevosi ^ nebbiosi ^ ventosi ^ e di deW anno i 8 i 5 . g'^S iiuola in o^ni mese \ Gcnnaio . . Screiii. Mezzo co|>crli. Nuvolosi Piovosi. Ncvosi. Nebbiosi Vcntoai. jjiMgn. I I 4 1 I G 4 4 0 Febbraio . . n 4 3 I J I 7 3 0 Marzo. . . . 18 6 6 I 0 2 10 0 Aprile .... 8 7 9 5 0 3 3 I Maggio . . . •4 G 6 5 0 3 3 0 Giiigno . . . 12 3 G 6 0 4 4 I Liiglio. . . . i5 6 5 3 0 J 5 0 Agosto . . . 18 3 6 3 0 4 * 0 Setienibrc . '4 G 5 3 0 7 * 0 Ottobre. . . 10 5 5 G 0 4 ^j. 0 Novembre . iG 2 4 I I 1 * 0 Diccmbre . 16 6 I 0 I ''" 0 Somma ukW aimo 169 58 G3 35 9 54 *■ o 3l8 05SERVAZI0NI METEORDLOGICHE CoMPESDIO delle Osserva^ioni meteorologiche fane ncW anno 1816, Gcnnaio . . AUczza media del baromctro Allrzza inrdia (t.l tcniionielro. Qualilili della I-iungia eailuta. Qiiantitii dclla neve caduta. Evapora- zioue. Venlo duiiiiiiaute' 27. 1,96 -+-0,41 pol. 0. 2,6 pol. pol. SO Febbraio. . 27. 2,53 1.84 0 * 2. 2 S 0 Marzo .... 27. 2,64 6,46 0- 9^7 0 3. 5,4 SO Aprile. . . . 27. 2,23 9,00 4. 5,8 0 3. 2,2 ^E ^Ia"i,'io . . . 27. 2,55 I 3,3 I 4. 1,3 0 7. 2,3 NE Giugiio . . . 27. 2,55 16,07 4. 0,2 0 8. 2,9 NE Luylio . . . 27. 3,10 17,02 2. 7,0 0 8.9 NF, A{j;osto. . . . 27. 4,04 17,42 0.10,7 0 7- 7,3 NE Seilembre . 27. 4,65 1 5,52 0. 5^3 0 5. 8,6 JN E Otlobre . . . 27. 3,63 ii»9' 2. 0,5 0 3. 3,4 SO Novembre . 27. 2,86 5,17 0. 5,5 0.8,4 I- 8,7 NE Dioenilne . 27. 3,3. 0,21 0 5. 0 2. 1,4 SO Allezza media barometrica dell' anno, ...» 27. 3, a. Allczza media termometrica » q,52. Quamita dclla pioggia caduta della neve in 10 m )) 20. 0,6. 5. 8,4. esi » Evaporazioue in i I mesi » 53. 5, 2. m m 1 . -■■. DEL PROF. VASSALLI-EANDI. 3-ip NuMERO dei giorni sereni, me-^o copi:ru ^ nuvolosi , piovosi, nevosi , nehhiosi ^, ventosi , e di gragnuola in ogni mcsc deir anno i S i 6. Scieni. Mnzzo cu|>ei li. Xiivolus- Piovosi. Mcvosi. NcbWosi Vrotosi. di giajjn. ficnnaio . . I| 4 8 I 0 0 O Fcbhraio. . 1 5 3 5 I I 4 I O 'Mfirzo. . . . '7 6 6 I 0 I I O Aprilc. . . . lO G 12 ,'; o I I I Ma-io. . . "9 5 G o o 3 0 Gini^no . . . '9 3 5 4 0 I I I Luylio. . . . '7 G 6 4 0 0 o I Agoslo . . . ?.o 4 4 4 o I I 0 Setiembre . iG S 5 2 0 I O o Ouobrc. . . ^ >.{ 5 9 5 0 0 O 0 Novembre i4 2 n 4 I 3 0 0 Diccnibrc . i6 2 J 0 I 3 I 0 &imnia uvll' anuo '9' 5i So .JO G no I I .) Vol, xxni. Jx 330 OSSERVAZIOm METEOROLOCTCHE CoMPENVlo d^lle Osserva^ioni meteorologiche fatte nelFantio 1817. Gcnnaio . . Fcbbraio. . Mai-zo . . . . Apiilc. . . . iMaggio . . . Giugiio ... . Luglio. . . . Agosio. . . . Scliembrc, Oiiobrc. . Novcmbic Diccmbre .\lli-/.za iiu'dia baroinrlro. rrmniiH'Ini, 27. 4,^9 27. 3,92 27. 2,58 27. 4jOC) 37- 2,97 27. 4,6 1 27. 4,i5 27. 3^86 27. 4,87 27. 2,69 27. 5,56 27. 0^49 - iP9 8,42 9,56 10,74 18,39 '9.87 18,00 16,88 8.79 6,59 0,78 ^)naiiliUi /■" yiiiinlila Llla niM !■ cuUila O 0 0. 0,20 2. 2,10 2.9,10 1. 4,40 2.7,30 I. 0,40 1.8,20 1.8,70 o. 6,40 pnl. 8.7 o 0. I o 0 o o o o o o 5.6 Evapora- ziuuc. l>oL 1. I, JO O. 1,00 6. 5,4o 7.1 1, io 8.1 i,4o 8. 2,90 12.1 1,70 7.11,70 6.1 i,3o O. J,IO 2. 1,00 O. 2,fo V.nlo iloiuill. s o s o N E J» E N E N E N E N E NE N E s o s o iUtczza media baromctrica neli' anno . ., . » 27. 3,70 tcrraomclrica » 10,74 Qaanilia della pioggia cadula . . . . ™ . . « i/\. 9,5 della neve » i4- ^ Evaporazione » 69. 3,4o DEL PROF. VASSALLI-EANDt. 33 1 NuMERO del giorni sereni , me:^:^o coperti, nuvolosi ^ piovosi, nevosi , nehbiosi . ventosi , e di praznuola in ovni mese deir anno i 8 i 7. 8' Gcnn.iio . Fobbiaio . iMarzo. . . Apiilc . . . Magjjio . . Giiinno . . Luglio. . . Agoslo . . Sclienibrc Oiiobre. . ^ovcuibre Diccinbre Somma ncir auuo I J •9 25 i5 iS 18 1 1 18 •4 216 .MlZAO coperti. 4 5 5 y G 46 Xiirolosi 8 3 9 I'ioTOsi 29 Nevosi. o I I O O O O O 0 O o o Ncbbiosi Ventosi. 3 O O I O I o o di giagn. O o o o I o I o o o o o 331 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES FAITES A L'OBSERVATOIRE DE L'ACiDEiMIE ROYALE DES SCIENCES Par M, Plana , ASTRONOME ROYAL. 4u Danj fa Jcancc On If) ScccvuGie l8r^ Xje Memoire , que j'ai Thonneur de presenter en ce mo- ment a TAcademle , contient les resultats de plusieurs ob- servations que j'ai faites depuis I'annee i 8 i 2 jusqu'a cette epoque. II est compose de trois parties absolument dis- tinctes , sur chacune desquelies je crois convenable de vous donner une courte notice propre a en faire connaitre I'objet. Dans la premiere partie j'ai reuni les distances meri- diennes du Soleil au zenith observ6es pres des solstices. La hauteur du pole etant bien determinee par les observations de I'etoile polaire, que j'ai deja publiees dans le volume precedent , il m'a ete facile de conclure de-la les de- clinaisons du Soleil , et par suite , a I'aide de quelques reductions bien connues , I'obliquite moyenne du plan de PAR M. PLaVa. 33 3 ]'(!diptique, ce qui constitue \6 dcriiicr etic plus important resultat qu'on puisse tirer de ces observations. Les solstices d'hivcr m'ont constamment donne une obliquite plus faible que ceux d'ete : toutefois la difference n'est pas fort considerable; car les deux moyennes de cinq solstices d'ete, et de quatre solstices d'hiver ne different que de 3",6o. M. Oriani trouve cette meme difference de i ",57, ainsi qu'on pent le voir dans un de ses Memoires inseres dans les £phemerides de Milan pour I'ann^e 18 16, 011 cet Astronomc celebre a foit preceder les resultats de ses observations d'un precieux precis liistorique sur cette ano- iralie , par lequel on voit qu'elle s'est attenuee a mesure que les instrumens , les mithodes d'observer et le calcul des reductions se sont perfectionnes. Peut-etre sommes- nous a cet egard parvenus bien pres du dernier terme ? car il est difiicile d'imaginer , pour mesurer les distances au zenith , un instrument plus parfait d'un cercle repetiteur de 3.'" de diametre, tel que les construit M, Reichenback Mais , si cela est , d'oii vient la petite difference encore existante , et toujours dans le meme sens , entre I'obliquite estive et hiemale ? Mon dessein n'est pas d'exposer id tout ce que Ton a deja public sur cette matiere : ceux qui desirent en avoir une connaissance assez complete , n'ont qu'a lire un Memoire du celebre Astronome M. le Baron de Zach , imprime dans son Journal ( Monadiche Corres- ponde:^ , fevrier 1 8 1 3 ). Quant a moi , je me bornerai a dire qu'il parait certain qu'aucune explication donnee jus- 33 4 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES qu'ici n'est a I'abri de toute replique. Car ce n*est pas tout de modifier les tables de refraction de manlere a accorder les deux solstices ; il faut encore que cette mcme table n'ofFre pas , dans des observations d'un autre genre, des differences incompatibles. Les Astronomes s'accordent cependant assez generale- ment a ne considcrer cette difference des deux obliquites que comme une pure apparence : effectivement elle ne peut etre que telle , soit qu'on veuille I'attribuer au defaut des instrumens , soit qu'on veuille en rejeter la cause sur rimperfection de la formule de la refraction. Mais M. Legendre, dans sa sixieme partie des Exercices ds calcul integral ( pag. 365), a, rendue probable une cause de cette anomalie d'une toute autre nature , suivant Igquelle la difference observee aurait une realite absolue , et fournirait par-la une preuve frappante de la perfection des instrumens et des tables de refraction , du moins jus- qu'a cette distance du zenith. Cet illustre Geometre sup- pose, dans I'axe de la Terre, une petite nutation produite par des forces existantes dans son interieur , et absolument differentes de celles qui produisent la nutation luni-solaire. II calcule en consequence I'effet de cette nutation sur la hauteur du pole , et trouve que celle-ci doit varier avec une periode peu difference de celle qui separe les deux solstices d'une meme annee. Si cette singuliere nutation de la ligne des poles de la Terre existe feellement , on ne peut la croire eternelle, qu'en supposant eiernellement I "Par m, plana. 3 3 5 active la cause qui la produit. Car , sans cela , les fluldes qui en recouvrent la surface aneantiraient a la longue ce mouvement par leur frottcment et leur resistance. C'est ainsi que , d'apres les profondes considerations de M. Laplace sur le systeme du monde , ont du a la fi-n cesser les oscillations primitives de 1-axe de la Terre. ( V. Systeme du monde , 4.' edition , pag. 440. ) Quoiqu'il en soit de cette hypothese,, comme elle porte sur une quantite dont les variations sont tres-petites , il ne peut etre permis qu'aux Astronom^s munis de grands cercles de la demiere perfection , de la soumettre a I'e- preuve des obsevations. Bientot I'Observatoire Royal pos- sedera un des plus beaux cercles meridiens de 3.r' de xliametre qui aient ete executes par le celebre artiste de Munich , M. le Ch/ Reichenbach , et ce n'est qu'alors que nous pourrons esperer de faire concourir nos obser- vations avec celles des autres Astronomes pour I'eclalr- cissement de ce point delicat de la iheorie de notre planete. -En attendant , je suis bien aise de salslr ici cette oc- casion pour rendre publlquement hommage a la muniti- cencc de notre Auguste Souverain , auquel TObservatoire sera redevable de cet instrument , ainsi que d'autres non moins parfalts deja ordonncs. Rien n'honore davantage la memoire des Rois que de pareilles marques durables de leur interet pour la conservation et les progres des sciences. L'histoire qui en consacre les noms , n'a jamais oublie 33^ OBSERVATIONS ASTR0W3MIQUES de meler au recit de leurs actions eclatantcs celles qui soiit , comme cel!e-ci , un effct immediat de la protection qu'ils Gilt accordee aux sciences et aux lettres. Je passe maintenant a la scconde partle de ce Mcmoirc qui contieni une suite d'occultations d'etoiles dcrriere la Lune. J'ai d'abord rapporte les observations originales avec des remarques qui tiennen: aux circonstances du moment dans lequel elles ont ete faites ; j'ai ensuite reduit dans un cadre etroit le resultat de ces observations, ou Ton trouve les instans des immersions et emersions marquees en terns solaire moyen. Les Astronomes jugeront de la bonte de la pendule qui nous a servi pendant ces obser- vations par la table qui termine cette partie, ou j'ai reuni pour plusieurs mols des annees 1 8 1 4 et i 8 1 5 le midi vrai observe a I'instrument des passages, avec la variation, diurne de la pendule. Enfin je donne dans la troisieme et dernlere partie les observations et les calculs de I'opposition de Jupiter de I'annee i 8 1 4 diduite des comparaisons de la planete avec une belle etoile de la constellation du lion. PAR M. PLANA. , 3J7 Distances meriUenms du Soldi au i^enith , observees pres des soLtices des annies 1812, 1813, 1814, 1815, I 8 1 6 , I 8 I 7 ; f f Obliquili moyenne de CecUptijue , diduite dc ces observations pour le commencement dc 1818. Le Memoire sur la latitude et la longitude de I'obser- vatoire dc rAcademie Royale , .que j'ai public dans le volume precedent , contient une courte description du meme cercle repetiteur avec lequel ces observations ont ete faites : ainsi , sur ce point , je n'ajouterai rien a ce que j'ai deja ecrit , et je me contenterai de rappeler ici , en consideration de ceux qui n'auraient point lu le Memoire cite, que cet instrument , construit a Paris par M. Fortin , a dix-huit pouces de diameire , et qu'il est a niveau fixe. Les tableaux qui suivent presentent les observations ori- ginales avec routes les reductions necessaires pour en con- clure la distance vraie du centre du Soleil au zenith. La refraction , qui dans ces reductions est le seul element ua peu douteux , a ete calculee d'apres les tables de M. Carlini , publiees dans les Ephemerides de Milan. Ces tables , pour les solstices d'ete , ne different pas sensible- ment des tables fran^aises j mais pour les solstices d'hiver c'est-a-dire vers 68.° de distance zenitale , la differencc- Kol, XXIII. V v 3 38 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES peut monter a pres d'une seconde. Nous avons cru nean- moins devoir preferer le resultat fourni par les tables de M. Carlini , egalement fondees sur la theorie de M. Laplace , mais avec des coefficiens convenablement mo- difies , pour mieux representer Tensemble des observation5: astronomiques faites dans notre clitnat , ainsi que cela est demontre par les observations de M. Oriani. Je dois avertir , qu'en calculant la refraction pres des solstices d'hiver , j'ai eu Fatten tion d'avoir egard a la tres-petite partie provenante de la variation de la refrac- tion, et qu'en consequence on doit attribuer a cette cause la difference que Ton appercevrait dans les parties deci- males de la seconde , en refaisant le calcul de la refrac- tion diminuee de la parallaxe. La construction fautive de Tobservatoire m'a force de placer le cercle dans Fouverture d'une porte de la salle , ou la temperature est toujours sensiblement la meme que celle de fair exterieur. Le mercure du barometre , place a cote de I'instrument, se trouvait sous I'influence de cette meme temperature, et j'etais par-la dispense d'en marquer d'autres , ainsi qu'il est essentiel de le pratiquer dans d'autres circonstances. A Tinstant correspondant a chaque observation je faisais marquer les nombres qu'pn lisait sur le niveau aux deux extremites de la bulle , de maniere que le nombre place a I'extrcmlte tournee vers le nord etait toujours ecrit sous la lettre N, et le nombre place a fextremite tournee vers i PAR M. PLANA. 3 3 9 le sucl etait toujours ecrit sous la lettre S. De-lii en fai- sant , a la fin de chaque serie , la somme respective de ces nombres , on a trouve ceux qui sont rappones dans la iroisieme colonne de ces tableaux. La moirie de la dif- ference des nombres qui se correspondent horizon talement dans cctte colonne, etant multipllee par le nombre cons- stant i",5j42, donne , pour chaque jour d'observation , la correction que Ton doit appliquer a Tare parcouru pour tenir compte des petites deviations auxquelles est sujet I'axe vertical du cercle qui porte le niveau fixe. Au reste, cette correction sera additive ou soustractive , suivant que Ton aura S Z> ou < N. La pendule qui a servi pour marquer les instans des observations , etait reglee sur le terns sideral : on a eu egard a cette circonstance , en employant , pour calculer la reduction au meridien , la formule suivante : cosD.sinB 86400 — r 2sin.'|;P sin I 86 joo +■ r sin i" dans laquelle , D = Decllnaison du Soleil ; B = Complement de la latitude = 44.° 5^.' -^^.''i ; Z = Distance meridienne du O au zenith j P = Angle horaire en tems de la pendule ; 864oo + r= Nombre de secondes battues par la pendule pendant un jour solaire vrai. On a des rabies qui donnent immediatement la valeiu- du facteur __ — __ ; ainsi il n'y a qu'a preparer pour 340 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES chaque jour le logarithme de Tautre facteur , ce qui est tres-facile. Vers les solstices d'ete nous avons eu soin de calculer aussi le second terme de cette reduction toutes les fois que les angles horaires etalent asscz considerables , pour qu'il ne fut pas permis de le negliger. Du reste , les cas qui ont exige le calcul de cette petite correction , ont ete fort rares. Les autres colonnes de ces tableaux sont suffisamment expliquees par le titre meme sous lequel elles sont designees. On doit encore rappeler ici que les declinaisons du Soleil ont ete conclues en supposant la latitude de notre cbservatoire egale a 45.° 4/ o",2, telle que nous Tavons trouvee d'apres les observations de I'etoile polaire , rap- portees dans notre Mcmoire deja cite. I PAR M. PLANA. 341 — tC OD CO 0 ^q- l^ ro 0 CO PI p; c •s -s » U \j ■" - - >^ 10 t-, - -0 to 10 CO CV CO v^ ^ h ^ ^* »o - PI ~ 10 to §eJ "i-r! d 0 r^ C3 - CO "O CO pi 'O Lo' 10 10 vf ro CO •*«r vr v-r v^ LO l-O ■S-C" b S M ^ M ^ M M I-. J ^; c-1 ri ri C1 P) PI PI PI PI ^y .1 - ■- n :-: C C ~ fO 0 c c - 0 c ^ '^-'z 000 s 0 0 0 c 0 00c -^ "T + + ^ 1 1 •'^ •^ t^ - r: 'C - 0 H CO t^ 10 C« CO ^ "'f 1 cc ^-r 1,-5 t~-5 - n 0 1.0 0 'O V— ■: 'i ^=r u-^ v^ »."5 CO 0 >* ^^ n Pi iO CO as = . « t3 'O CO CO ■0 -o t^ -t 0 3 i^ i^ I ^ i^ i^ i^ l^ t^ t^ t^ t^ l^ •a 00 fl ~ 0" £' 0 000 0 0 0 000 -^ ^'-O 00 M 0 CO CO CO ^ 00 00 CO CO ^ c\ vrr "^ « " ^' '^ .^ ^^ 0 i-^ r~» d " CO 0 l~, PI 0 LO '^-v* -~^ Q =5^ 10 0 vj. CO n ^q- V3- vr VT >o 10 0 . -^ JO N4 M M l-l ^ M - - ~w- ^ >3 r! c-i PI r-1 p' PI Pl p; PI ■)i:a.i.>v-> r. _ • , J- c; ^ *'- I ^ _ i -

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PLANA. 345 J fO »* I ^ o"> 'O^ o PO 1^ l-^ - 'N »% *s .s ^ 2 «..: -Oi lO ro d" PO p\ P) i^ ■o i 5 f1 n fO 'd PI CJ »o n <^ CO ro PO CO PI P) PI "^ '■' Q "i 0 CO CO CO CO CO cc' o6 CO co' CO CO ^ '^ ^ ^3 •o 'O CD fo '-0 V. -- _3 '- vr*- fO o q^ O^ q^ V-. _ « v.— 3 •c s *\ '^ r\ 'N -5 o o o o" o o" o o 3 o •^ S > -0 i + 1 T + + x 1 l>* S c iO Ci ^-r CJ M Ci q^ Pi 7r w ,VJ .2 ? ~ ^ 'N »s 'V ■^ ~ I - ^ i^ wi fc- """ i-T VT^ r; CO o -S = n-1 1 CI 1.-5 n fO Pi ^~ PI »-o - ri o ^ "e — , , , , , , . , <-> fO ro Cl *'~ f^ " PI ^ — r^ ri Si = o 'C ^j CO r. PI o PO^ H 'O » O .2 ^ ^ *% r\ '\ *N '\ ~13 11^ + "O ^■r o" «D r-- l^ Co" CO '^ *' CO <^ ^ 2 fl ^ 1^ eg " ci ri t-i pi pi n" PI pj cs rJ pi ^ c -^ o ^ o 1--5 ^-1 irt in o^ lO o^ CO M q^ «-l a so 0 '^ iN •s rN •\ 'N 5 c^ l~^ i^ C^ lO t^ r^ I - l^ »-0 '•^ '-rJ" ^ !>■ t^ t-^ t^ ^ •\ »\ »^ CO ciS o O O O o o o o" o o o .^ *^ r^ C-: C-3 o tn CO ^. PI lO « PT^ •\ 'x «N '^ »% »s _ ~ ^ n PI C5 ■^•r c Cl 00 PO o CJ i' 'aZ'z v-r VI- vf in PO >..- PI § .§ 3, -~ '^ ^ " t^ 6 oo" P^S p! C5 C5 ^ _' d id " tr- > s . ro PO PO PI PI PI PI Pi OO CO CO CO CO QO x' CO CO CO CO 'O -o •^ 'O r*~ *o 'O ^-** ^ o •^IMJJSIfO O) , o o v—- PI o •^•^ ^-^ o o o o >,![) ro M ■»^ ^^ PO PI pi PI p; PO PI >* "Q D.UHIIOIVT r-5 c\ Cs ■o M P! CO »^ ,^ o vi^ o i.1 ri r^ LO PI PI o PI o ^-■T Cn ■r 3 o O o o c o o M o -* 5 Z = Z cr C^ q^ o o c q o q_ q_ o s: •\ _-\ ^ o '5 to o 6" o" o o" - w o" o o 'J + + 1 + + + i. _±- + _i J_ *0 --^ t ^ ^^ ^, •^ . I -^ M t^ vr^ -'■ z CO V— ■o 1.-5 *•*. o t!^ PO ^ ^cr PO 5 = 5 ? ^" o c^* J -^ — 5' ^T *'T o C^. ^ O 1 1'i ro ^ ^~" '^"* r^ *' r' p; ""^ PI «0 » w* ■Jl 'O •X ^ ^T I ^ :" - '■^ii ^*| Oi ro 03 lO cu CO 00 VJ- lO w PI 1 o ^ >.-5 PI ^■r V3- o ^ P! 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XXIII. Xx 34<' OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES '2i * "-a o >> o a <3 JZ tn 0 >tr — c^ ■ 0 i"S 0 CI Cl ^ ^^ C>0 & Ei ~d> t^ CO to t-^ OD 0 J S--3 ro CO CO CO CO CO CO vr 0 . • • • n CI Cl Cl Cl Cl Cl Cl c ._„• '-5 >o 0 0 0 Cl ■».-l- in r, S w 0 0 0 0 0 0 0 >-| ~ 1 1 + + 1 e 'O c^ 00 Cl ^■r r^ CO in »\ « 3 -5 1 3 S S ~ 0 00 •"^r CO i-~ L^ 0 CO ^ CI n l-t ^^ •-< O-l in ■^ . -t (^ s -^ 0 v.-r ^^ ^* CO M M .2.^ cn CO 0 c> Cl k-4 CO 2!? + n '\ =co CO CO' CO CO CO CO 00 ri- "* ■" " " "" "■ " H -3 1-.T 0 CO ^-r iO m in a ?n. »ro" CO c ^-t- -* ^T Cl n CI ri Cl Cl Cl Cl Cl P S + + + + + + + + V « 0 v.— Cl CO in Cl -0 ■^ c^ 0 lO 00 CO t^ >n • CO CO CO CO CO CO CO CO CO B "^ i^ r^ t^ c^ r^ t^ r^ 03 0 0 0 0 0 0 0 0 0 c: LO 0 Cl Ci '■■0 0 - 0 vi- I-- LO CO M 00 r^ S g|.5i 11 0 n CO »-. 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I I. 4l;0 0,0 16. 4'0 27. 45,0 Julilet I 23. 7. 47,0 0,0 19. 54,0 27. 4i,o 3 22. 58. 56,2 ■+- 0,3 28. 46,0 27. 42,5 INIoyenne . . . 23. 27. 4., 98 Solsi ice deliver 1811. 1812 D.*"-' 18 23. 24. 5 1,2 — 0,7 2. 49,0 23. 27. 39,5 23 23. 27. 2,9 — 0,1 0. 33,8 27. 36,6 27 23. 20. 19,7 -+- 0,4 7. i5,i 27. 35,2 28 23. 17. 28,5 -+-0,4 10. 7,0 27. 35,9 3o 23. 10. 27,8 -4-0,4 17. 12,5 27. 40,7 I [oyennc . . , 23. 27. 37,53 1 Par m. plana. Solstice cT /liver i 8 i 5 . 35' I « 1 3 .lours. d 11 solcil bstiviic. Cori-fcliou due ;i Li blitiidc dii sultil. Rcduclion J 11 soUllce. ObliiiiiiU- ajipari-alc. U>rc ,^ 23. 1 II 2 2. 21), I -+- 0,3 ( II 5. 12,7 0 ; 23. 27. 42,1 18 23. 24. 25,3 -f- 0,3 3. i3,9 27. 39,5 20 23. 27. 1,5 ■+- 0,2 0. 40,9 27. 42,6 21 23. 27. 33,1 -+- o,i 0. 6,9 27. 40, 1 2 2 23. 27. 40,4 0,0 0. 1,3 27. 4i,7 24 23. 26. 22,8 — 0,3 I. 1 5,0 27. 37,5 25 23. 20. 2,7 -0,4 3. 34,5 27. 36,8 27 23. 21. 1,9 — 0,7 6. 38,3 27. >„5 28 0 20. j8. 17,1 — 0,8 9. 22,5 27. 38,8 29 23. 1 5. 6,5 — 0,9 12. 35,0 27. 4..,(> 3o 23. II. 26,5 — 1,0 16. i5,4 27- 40,9 Moyennc . . . 23. 27. 40,0 1 1814 0£(CC U etc 1014. Juin 18 23. 24. 59,1 -+- 0,2 2. 45,8 '9 23. 26. 17,2 -+- 0,1 I. 27,4 20 23. 27. 1 3,6 - 0,1 0. 33,9 21 23. 27.41,0 — 0,2 0. 5,3 23 23. 27. .'}6,9 -0,4 0. 1,5 33 23. 27. 23,6 0,5 0. 22,5 2 5 23. 25. 27,6 — 0,7 2. 18,6 oveniie . . 23. 27. 45,. 27- 44.7 an. i 47.4 OT^^ 46,, 27- 4s,o 0^ 45,6 ^■1- 45,5 I'S. 2-. 46,o( 3P OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES Solstice (Thiver i 8 i 4. 181/, Jours. (hi sulcil Cunrclion (Uu- a Id latitude Rcilurliou ail solstice. Olili.inilu .'tpparcntc. II K SUII II. •^- 0 ^ ^^ 23. 2 1. Sc),<) -4-o!,4 5: 44,3 23. 27. 41,6 1 8 23. 24. 5,4 -+- 0,5 3. 39,0 - J • 44,9 '9 23. 2 J. 44i5 -4- Oj5 2. 1,8 2". i 46,8 20 23. 26. 47,4 -+■ 0,6 0. 52,9 2". / 40,9 23. 21.39,9 — 0,1 6. 3,2 ^T- 4:5,0 3o 23. 12. 26,1 — 0,6 i5. 19,2 =7- 44,7 ■6i 23. 8. 32,1 ^0,6 19. 20,5 27. 42,0 Moyennc . . . 23. 27. 43,84 ■ Sol 'slice d'e'te 181 5. i8i5 Juin 18 20. 24.4-1,7 — 0,4 3. 8,6 23. 2". 49,9 ■ 19 23. 26. 5,2 -0,3 I. 43,9 J 48,8 ■2 1 23. 27. 39,3 OjO 0. 10,1 27- 49,4 23 23. 27. 3o,3 -4- 0,3 0. 1 5,0 27- 45,6 24 23. 26. 5 1,3 -4- 0,4 0. 54;5 27. 46,1 20 23. 20. 47j6 -+- 0,6 I. 58,7 27. 46,9 26 23. 24. 19,9 -+-0,7 3. 28,4 49,0 27 23. 22. 23,9 -f-0,8 5. 22,0 46,7 ]V loyenne . . . 23. 27. 47,80 PAR M. PLANA. Solstice d'hiver 1 8 i J . 5n I Juiirs. Dt'cliiinisim tlu sulcil obscrvilc. Ciii iictiun iltic u I;i Jatitudc till soicil Kcdiictiun au solstice. -*- Obliq ap|>ar uitti ;nle. D.l'" 2 21. 5l37,i -h o/j I. 34. 12^5 0 23. 27. 5o,o 4 22. II. 9,0 -1- 0,2 I. 16. 43,8 27. 53jO 7 22. 34. 5,7 — 0,2 0. 53. 44,G 27. 5o,i 9 22. 47- 7.8 — 0,2 0. 40. 37,3 27. 44,9 10 22. 53. 1,3 — 0,2 0. 34. 43,9 27. 45,0 1 1 22. 58. 27,3 — 0,2 0. 29' '7.7 27. 44,8 13 23. 3. 26,9 -+- 0,1 0. 24. 18,8 27- 45,8 i8 23. 23. 4o,3 -1-0,8 0. 4. 7,0 27. 48,1 20 23. 26. 37,0 -(- 1,0 0. I. 7,2 27. 45,2 21 23. 27. 24,8 -f- 1,0 0. 0-19.7 27. 45,5 22 23. 27.41,0 -4- 1,1 0. 0. 0,5 27. 42,6 24 23. 26. 57,4 -H IjO 0. 0. 46,9 27. 45,3 26 23. 24- 17.7 -+■ 0,8 0. 3. 27,0 27. 45,5 28 23. 19. 44,2 -1- 0,6 0. 7- 59;9 27- 44.7 29 23. 16.44.3 -H0,4 0. 10. 58,7 foyenne . . 27. 43.4 23. 27. 46,26 t^ol. XXxlI. Yy 354 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES Solstice J'cce iSi6. iSiG Jours. Juin 19 20 23 25 26 28 29 3o Juillel 4 Di'clinaison (tti solcit obscrvcc. Corii't'lioii >lu.' a )a latiliido fill t,ol''il- 23. 26. 5b,5 23. 27. 3G,o 23. 27. 5i,2 23. 37. 37,4 23. 27. 7,2 23. 26. 6,1 20. 24. 45,2 23. 23.58,8 23. 18. 7,5 23. 1 5. 3,9 23. II. 37,7 22. 53. 5i,9 ■+- 1,0 -1- 0,9 -h 0,8 -t- 0,7 ■+- 0,5 ■+■ 0,4 -+■ 0,2 -+- 0,1 — 0,1 — 0,2 — 0,2 0,0 HcJuotion au solstice. o. 5G,G o. 16,0 o. 0,0 o. 9,3 0. 43,1 1. 41,8 3. 5,4 4. 53,7 9. 43,8 12. 45,8 16. 12,3 34. 0,7 Moyenne . , Ohliqililt- appurcnte 23. 27. 55,1 27. 52,9 27. 52.0 27. 47,4 27. 5o,8 27. 48,3 27. 5o,8 27. 52,6 27. 5l,2 27. 49,5 27. 49,8 27. 52,6 23. 27. 5i,i7 PAR M. PLANA. 355 Solstice (The 1 8 i 7 . i8i7 J(iNr>. , , ., due ilii sulvil , 1 ,1 1 , , u 1.1 IdUlitac llll -.ull'll. lUdtictiuii an soUlice. -*- Ohliqiiito apparcuU'. n 0 , Juiu G 22. 39. 14,3 -+- 0;9 48. 3G,7 20. 27. ^>>9 7 22. 45. 21,3 -1- 0,9 42. 32,0 27. 54,2 9 22. 56. 18,0 -h 0,8 3 1. 34,4 27. 53,2 10 23. I. 10,9 -+- 0,7 26. 4i,7 27. 53,3 12 23. '9-42,7 -4- 0,4 18. 9,3 27. 52,4 i3 23. l3. 23,2 -4- 0,2 '4- 29,7 27- 53,1 28 23. 18. 5i,5 -♦- o,G 9. 3,0 27. 55,1 29 23. 15.54,9 -(- 0,8 II. 58,9 27. 54,5, 3o 23. 12.3.4,0 -+- 0,9 ID. 19,2 27. 54,1 Juillet I 23. 8. 5o,3 -^ 0,9 '9- 3,9 ^7- 55,1 2 23. 4-4t,i -+- 1,0 23. 12,9 27. 55,0 3 23. 0. 8,5 -+- 1,0 37. 46,G 27. 56,1 4 2 2. 55. i3,i -H 1,0 32. 43,4 27. 57,5 M oyennc . . . .3. 27. 54,4^' 3 56 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES Maintenant , pour convertir ces obliqultes apparentes observ^es en obliquit^s moyennes , il suffit d'appliquer a chacune d'elles , avec un signe contraire , reflfet du a la nutation luni-solaire. Ainsi , en faisant N = longitude du Noeud ascendant de la Lune j S = longitude du Soleil , il faudra ajouter aux obliquites apparentes que nous venons de rapporter la partie calculee d'apres la formula — 9",63 . cos N - o",49 . cos iS . Pres des solstices la valeur de S est peu differente de un ou de trois angles droits ; cette circonstance jointe a cellc de la petitesse du coefficient qui multiplie cos iS , permet de supposer toujours cos.2S = -i,ce qui reduit la formule precedente a - 9",63 . cosN. + o",49 (i), Relativement a nos observations , nous avons . o , so, t8i2 Juiii 21. N = 5. t. 57. 1812 D.''" 21. N = 4. 22. 25. i8i4 N = 3. 23. iG. i8i3 N = 4. 3. 3. i8i5 N = 2. 17. 4. iaj4 N=3. 13.44. 1816 N = 2. 14. 42. i8i5 N = 2. 24. 22, 1817 N = I. 25. 2Q. Si Ton calcule d'apres cela les difFerentes valeurs que prend la formule (i), on obtiendra les resultats suivans, lesquels donnent I'obliquite moyenne pour le commen- cement de I'annce 1818 , en supposant la diminution PAR M. PLANA. 3 5 S3.S Cette correction m'a ete indiquee par le P. Ingherami ^ Astronome distingue de Florence , et je remplis avec plaisir le devoir de lui en attribuer I'honneur. Dans sa lettre du 30 mai 18 18, quil m'a ecrite a ce sujet, il y OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES a un passage que je crois bien de rapporter ici textuel- lement , parce qu'il est interessant pour la science. » Noi pure abbiamo un' osservazione del solstizio », estivo del medesimo anno 1 8 1 5 , e che ci da per „ robllquita media ridotta al principio dell' anno cor- » rente 13° 17 48",84. Se ella volesse fame caso , ed „ inserirla in luogo dell' altra fra le quattro sue rima- u nenti , avrebbe un complesso di cinque risultati , la „ cui differenza noh giungerebbe che a soli o'',86 benche „ Often uti in tempi , in luoghi , e con strumenti tanto i, diversi. PAR M. PLANA. j if7 annuelle de <:ette obliquite egale a ©",48 , conformement aux dernieres recherches de M, Bessel. ( V. son Memoire sur la precession des equinoxes , qui a remport^ le prix de rAcademie de Berlin. ) Solstices (Tete. Ann lie. OMiqnil^ appai'cnte. Niil.ilion iuiii-suluhi.-. Reduction a Tanncc i8i8. ObliquUc moycnue au commencement dc I'annet; i8i». Nombi-c dcs obscrva- lions. l8l2 0 * » 23. 27. 41,98 -^ 8,99 — 2,65 23!" 27! 48^32 174 i8i4 23. 27. 4G,o6 -t- 4,29 — 1,69 48,66 i3o i8i5 23. 27. 47,80 — 1,66 -1,21 4493 l32 1 8 16 23. 27. 5i,i7 2,o5 — 0,73 48,39 198 1817 23. 27. 54,42 — 499 0,25 49.18 r42 Moyennc . . . 23. 27. 47,89 776 Solstices d'hiver. I8l2 23. 27. 37,58 H-8,I2 — 2,40 23. 27. 43, 3o 80 i8i3 23. 27. 4o,oi -h5,74 — ';92 43,83 3o4 i8i4 23. 27. 43,84 -»- 2,78 - 1,44 45,. 8 i3o i8i5 :i3. 27. 46,26 — 0,45 — 0,96 44,85 262 Moj enne . . . 23. 27. 44,29 776 3 5$ ' OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES Mais , pour avoir dans ce cas les valeurs Ics plus probables , il ne faut pas s'en tenir aux resultats fournis par la moyenne arithmetique ; il est plus avantageux d'appliquer ici le principe des moindres carres. A cet effet, nommons O la veritable valeur de Tobli- quite moyenne j et designons par e , e , e , e , e les cinq erreurs dues a I'observation , existantes dans les cinq resultats donnes par les solstices d'etti : on aura d'apres cela les equations suivantes : O — 23. 27. /\ii,32 = e' O — 23. 27. 48,66 = e" 0 — 33.- 27. 44,93 = e" O — 23. 27. 48,39 = e'T O — 23. 27. 49ji8 = e^ Ces equations etant le milieu d'un nombre different d'observations , il est necessaire , conformement aux principes de la methode des moindres carres , de les multiplier respectivement par la racine carree du nombre des observations qui ont concouru a leur formation j ainsi , en posant, pour plus de simplicite , £' = eV-j74j s"= e'Vi3o e" = e^'VT^ , il viendra v^774 .O — 23. 17. 48,31. v^i74 = e' VTJZ . O - 23. 27. 48,66 . v^T^o = e' (A) V732.0— 23. 27. 44,93 . Vi32 = e" ^7^.0-23. 27. 48,39 .•igS =t" V^i42 . O — 23. 27. 49,18 . V i/^i =: f* • PAR M. PLANA. 3^9 En ti'rant de-la la valeur de O , a I'aide des formules propres a ce genre d'equations , on obtient , , , 48",32.i74-»-48",66.i3o-f-44",93.i32-t-48",39.i98-*-49",i8.i42 O = 20. 27 ^ 776 ou bien O = z-}." ij'. 48 ,001 . Soit P le poids de ce resultat , nous avons p__ S V776 1940 2. Ss" Si" Maintenanf, pour avoir la valeur de S£''=f''+f"'°. . .+£*' , il faut substituer la valeur de O dans les equations (A) , ce qui donne f' = — 4",22, f"= — 9",26, /'= + 3 ^'",17 , s" = - 8',79 , £^=- i4",o6 , et par consequent X44S Tl suit de-la, i.° que la probabllite d'une erreur w sur la valeur de O est exprimee par , e etant la base des logarithmes hyperboliques , et ^ la demi - cir- conference qui a I'unite pour rayon ; 2.° que I'er- reur moyenne a craindre en plus ou en molns sur 23.° 27/ 48",ooi est egale a —z=, quantite au-dessous d'une demi-seconde. Pour avoir un resultat susceptible d'un plus grand poids , il conviendrait de rejeter la troisieme des equa- tions (A). En effet on trouverait alors d'une maniere semWable 360 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES 0=23.° 27'. 48",6o ; f' = = 13,64; e""=ro,47; «"' = 8,735 j^' s= 47,77 ; p= 4X644 __x^_ a-Sf'" 70,6 ' Ainsi , quoique la difference entre cette valeur de O et la precedente ne soit que o",6 , on doit cependant prefSrer le dernier resultat a cause de la grande supe- riorite du poids qui lui correspond. Les observations du solstice d'hiver fournissent le systeme d'equations , V«S . O - 23." 27.' 43",3 0 . V^So =^ e V3o4,. O - 23. 27. 43,83 . v^Jo4=£' v^73^.0-23. 27. 45,18 . v^r3^ = f'" v^^.O- 23. 27. 44j 85.^^ = 6'^ desquelles on tire _ -^ , 43,30. lo-*- 43,83. 3o4-H4s,TS.i3o-f 44,8s. J62 U s=: 20. 27. -\ 776 ou bien 0=23.° 27.' 44",345. Cette valeur etant substituee dans les equations (A') , on obtient • f"=87,3 6; f"== 80,63; «"*= 90,64; «"*= 84,11. Partant Ton aura pour le poids P du resultat precedent, p__ 4X776__ ISS2 __ » 2.Si" 342,7 ■-■4>S3 • On voit par-la que I'obliquit^ deduite des observations faites pres des solstices d'ete est de 4",3 4 plus forte PAR M. PLANA, 3($t que I'obliquite conclue des solstices d'hiver. Nous n'ajou- terons rien a ce que nous avons deja avance au commen- cement de ce Memoire, touchant les causes de cette ano- malie. Nous finirons cette partle en faisant observer que, suivant les tables du Soleil , I'obliquite moyenne corres- pondante au i." Janvier de I'annee 1818 doit etre de 13.° 17. 47",6 I , resultat peu different de celui que nous avons obrenu par les solstices d'ete. NOTE p. sur la correction thirmomhrique de la refracuon moyeruic En faisant le calcul de cette correction, on supposo taciteraent que la temperature indiquee par le thermomer tre est precisement celle qui appartient a la couche d'air contigiie a I'objectif de la lunette. Mais les recherches faites , dans ces derniers tems, sur le calorique rayonnant, etablissent d'une maniere incontestable qu'un thermometre, tel qu'ils sont ordinairement construits , n'indique pas toujours la temperature de Fair dans lequel il est plonge : tigoureusement parlant , il ne peut indiquer cette temr perature que dans la circonstance unique oii tous les corps environnans ont et conservent cette temperature commune. Or , ce cas est precijcment celui qui doit Vol, xxjil, Z z ^Cl OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES rarcment a oir lieu pendant les observations faites a la presence du Soleil dans les observatoires batis dans I'in- terieur des villes , oii le thermometre se trouve soumis a rinfliience du rayonnement de dilTerentes surfaces ine- galcment echauffees. Ces causes perturbatrices sont , par rapport a la re- fraction , tres-peu ou point sensibles pour des distances du zenith , qui ne surpassent pas 15°, et ne peuvent par consequent avoir aucun effet sur les observations du Soleil faites vers le solstice d'ete : mais il en est tout autrement a I'egard des distances du Soleil au zenith observees pres des solstices d'hiver. A cette epoque la refraction moyenne s'eleve a 135" environ, et le produit de ce nombre par le coefficient qui depend de la tem- perature , donne a-peu-pres une demi-seconde pour cha- que degre du thermometre de Reaumur. Or , en vertu dc la cause dont il est ici question , il est demontre par I'experience que la temperature marquee sur le ther^ niometre peut etre en exce-s de plusieurs degres sur celle de I'air , et alors en employant la temperature ainsi obr servee dans le calcul de la correction thermometrique , il doit en resulter une refraction plus petite que la ve.- ritable. On voit par-la que I'indication trompeuse du ther- mometre doit , en general , concourir a augmenter et ^ varier la difference entre I'obliquite estive et hiemale. JHeureusement , il y a un moyen assez simple pour PAR M. PLANA. 2^3 soustraire les observations astronomlques a cette cau«e d'erreur : il suflit , pour cela , de suivre le procede que M. Fourrier vient d'exposer dans un interessant Memoire sur le calorujue rayonnant , imprime dans les Annates de physujue et de chimie ( novembre 1817 ). La il est dit que , pour avoir la temperature de I'air , il faut d'abord se procurer deux tliermometres comparables , et noircir ensuite la boule de Tun avec du noir de fumee, et cou- vrir la boule de I'autre avec une feuille d'argent. UAstro- nome, muni de ces deux instrumens, doit marquer dans ses observations les temperatures ditferentes qu'ils indi- quent , aussitot qu'ils sont parvenus a un etat station- naire. De-la on conclura la tem[>erature meme de I'air en prenant celle du thermometre couvert d'une feuille' metallique , plus ou moins la difference des temperatures des deux thermometres divisee par un nombre constant : cette difference sera sousrractive, si le thermometre noirci est le plus eleve ; elle sera additive dans le cas contraire. A I'egard du diviseur constant , M. Fourrier observe qu'il depend , en general , de la position du thermo- metre par rapport aux corps rayonnans ; mais qu'en choisissant par exemples les observations les plus con- nues , ce diviseur differe peu de 4. D'apres les experiences de M. Leslie sur le pouvoir \rayonnaat des differentes substances , si Ton represente par 100 le pouvoir rayonnant du noir de fumee, cclui du verre sera exprime par 90. Ainsi, un troisijme thcr- yx4 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES Eiometie , dont la boulc de vcrre serair entierement dd- couverte , marquerait une temperature peu differente de cello indiquee par un thermometre noirci. Et c'est a cause de cela que nous avons avaiice plus haut , que Von emploie , en general , une temperature plus forte do la veritable dans le cnlcul de la refraction qui doit etre appliqu^e aux observations faites a la presence du Soleil. Peut-etrc c'est a cela qu'il faut attribuer la diversite des resultats que plusieurs Astronomcs ont obtenus en observant la latitude d'un meme point de la Terre par les hauteurs meridiennes du Soleil , et par les hau- teurs meridiennes des etoiles circum-polaires. On peut nussi prdsumer que , sans cette cause variable d'er- reur , on remarquerait un plus grand accord sur la quantite de la difference des deux obliquites , obser- vee par divers Astronomes. Apres avoir ainsi ramen« cette anomalie a un terme a-peu-pres constant , les causes constantes qui peuvent Ja produire , et entr'autres llingenieuse hypothese de La non parfaite coincidence du centre de figure et du centre de gravite du Soleil , publiee dernierement par M. Gauss , acquerroient un plus grand poids , et meriteraient une discussion appro- fondie , propre a faire voir la part qu'elles ont sur I'en- semble des phenpmenes qui en dependent. Avant de voutoir suivre les consequences qui resultent ;de.ce degrc de perfectionnement donne a la correctioii PAR M. PLANA, I'-ff fhermomdtrique , il est prudent d'attendre que des ob- servations nombreuses en aient mesure Tinfluence sur le calcul des refractions astronomiques. II nous suffit , pour le moment, d'avoir fait sentir I'avantage que rAstronomie peut tirer de cette decouverte de la Physique, ^6.6 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES OCCULTATIONS D'ETOILES DERRliiRE LA LUNE, Observees a l" Observaxoire de CAcademie Rajale ^ avec un4 lunette achromati(f.ue de Dollond de i'", 13 de joyer et o'", i- d'ouverture. .Vfiu que Ton puisse trouvcr aisemeni la posiilon de I'cUjih-' eccullee , nous ajouious a sou noni lasccnbion droiie en tems priso dans le nouvcau catalogue de M. Piazzi. I 8 I 2 . Octobre 2 i . Soir, <^.f du Taureau. A.D. = 3.'' 20.' Instant de Timmersion , observee par le bord eclaire , en terns de la pendule . . o'' 11.' 5",c Avancement de la pendule sur le terns sideral — 2. 25,5 Terns sideral de rimmersion o, 8, 39,5 Je n'ai pas pu observer I'emersion. I 8 I 2 . Octobre 1 2 . Soir. fi' du Taureau. A.D. = 4.'' 17/ Instant de Timmersion , observee par le bord eclaire, en terns de la pendule. . 22'' 49.' 4o",o Avancement de la pendule sur le terns sideral — 2. 29,5' Terns sideral de I'invmersion 22, 47. 10, 5; Je n'ai pas pu observer remersion, PAR M, PLANA. 3/fy I 8 1 1 . Ociobre a 2 . Minuit. K. du Taureau. A. D. = 4.'' 14.' Instant de rimmersion , observee par le bord eclaire , en terns de la pendule . . 2'' 11.' jj",© Avancement de la pendule sur le terns sideral — z. 30, r Tems sideral de rimmersion 2. §. 28,0 \Jn nuage m'a • emp^ch^ d'observer I'emersion. »8i3. Mars 6. Soir, y. Baleine, A. D. = i.*" 34.' Instant de Timmersion, observee par le bord obicur, en tems de la pendule.. S"* i6! } 5'',o Avancement de la pendule sur le tems sideral ..\i. iivi«-;- vC-i' — z. 59,5 Tems sideral de I'lmmerslon 8. 25. 35,} Le ciel etait tres-beau ; on peut compter •sur I'exactitude de qette observation. La Lune s'est, couchee quelques mi* . Jiuites avant Tinstant de remersion. 3<;J OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES 1 813. Mars 8. Soir. at du Taureau. A. D. = 4.'' 24.' Instant de rimmersion , observee par le ■ bord obscur ,, en tems de la pendule .. 6'' 9.' a4",o Avancement de la pendule sur le tems sideral — 3 . 3,3 Tems sfderal de I'immersion -. .r-3 imm. 22 oclohi'c . . a cbi Taiircau . 12. 4. 32,5 imm. i8i3 6 mais . . . f4 Balcine. . , . 9- 26. 5o,o imm. 8 mars . . . a (lu Tam-caii . 7- 8. 2. 5,8 imm. 1 3. .4,5 em. . 7 a\ril .... y Balance . . . 10. .2. 5G. 49,2 imm. iG. G,G em. 7 iiovemLre ju Balcine. . . . .2. 56. 7,2 imm. 28 deccmbre if ' Vcrseau . . , 8. 9- 7. 5o,6 imm. .4. 35,3 em. .8.4 I jaiiAicr . . Ij. Balcine. . . . 9- 5 1. 1 5,9 inmi. 25 IlOVCIIlbl'C /i Balcine .... 4- 57. 5o,3 imm. .8 1 J 19 mars .... S Gcmcaux. . . 1 1. 12. 44- 20,7 inim. 29, 8,8 em. i8.6 19 fevi'icr . . /3 Scorpion . . . .5. .6. 20. 40,4 inim. 22. 8,3 cm. 4 ociobi-c . . 3o Poissons. . . . lO. i5. 2,4 iium. 13 novembre V Lion .4. i5. 18. 54,. imm. 28. .8,7 cm. 1817 2 fcvvic- . . >i Lion 10. 3o. 27,1 imm. 8 fcvncr . . X Balance. . . . .0. '7- 16. 5G, t imm. 28. 28,9 em. 29 mars M Lion 7- 22. 49>9 imm. » 8. 34. 55,5 e'm. J 76 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES Pour mettre les Astronomss en etat de juger de la boiite de la pendula a compensation qui nous a servi dans le cours de nos observations , nous rapportons ici sa marche pour qaeliues moli des annees 18 14 et 181 5 , diterminee par les passages da Soleil au miridien a la lunette meridienne. Mirch dz U pendule de V Ohszrvatoire Royal ^ construite a. Paris par M. M.inia eleve ds B^rthoud. .8.^ Jours lilt ii!i>i>. Miili vrai li la pL-mliile. Avanconn-nt Variation diurnc. Janvier 7 19. 3i. 32,(5 19' 26,2 3"4 10 19. 4'l-48,r ■ '9- 35,3 3,3 1 1 19. 49. 12,3 19- 38,7 3,4 17 20. 1 5. 23^2 •i)- 58,0 3,2 27 20. 58. 1,3 20. 27,6 3,0 3o 21. 10. 32,9 20. 3c;,4 2,96 Fcvrier 1 21. 18. 49.7 20. 42,3 2,95 2 21. 22. 56,8 20. 45,2 2,9 3 21. 27. 2,9 20. 48,0 2,8 4 2 1. 3x. 8,3 20. 5o,8 2,8 5 21. 35. 12,7 20. 53,5 ='7 6 21. 39. 16,3 20. 56,3 2,8 7 21. 43. 19,0 20. 58,9 2,6 8 21- 47- '9.9 21. 0,5 2.7 9 21. 5i. 21,7 21. 3,8 3,3 PAR M. PLANA. 17 7 ,8..{ Juuri dii nioii Midi vrai Aviinccmcnt sur le linis sidi-rnl. Varialijii diunir. f Feviier 1 0 Il 21. 55. 22,2 2 I . G,G ■y.A 1 1 21. Sg, 22^5 2... 9,9 3,3 il! 22. 3. 21,7 2 1. 12,9 3,0 • i5 22. i5. 14,7 2t. 22,8 3, J iG 22. 19.11,4 21. 25,2 ■-^■A '7 22. 23. 7,1 2t. 28,3 3,, '9 22. 3o. 55,9 2 1. 34,2 3,95 ?o 23. 34. 49j5 21. 37,3 3,. 2 I 2 2. 38. 42,5 2 1. 40,5 3,2 22 22. f\1. 35,0 2r. 43,8 .1,3 24 22. 5o. 17,5 2'- 49.9 3,o5 35 23. 54. 7,7 2 1. 52,9 3,0 aG 27 2 2. 57.57,1 2 1. 55^G 2,7 23. I. 45,7 21. 58,2 2,6 28 23. 5. 34,2 22. 1,2 3,0 Mars G 23. 28. i5,3 22. 20,4 3,2 7 23. 32. 0,8 22. 23,9 3,5 '7 0. 9. 14,9 22. 55,9 3,2 18 0. 12.56,8 22. 58,9 3,0 '9 0. 16. 38,4 23. 1,8 2,9 20 0. 20. 20,2 23. 5,1 3,3 23 0. 3 1. 25,9 23. 16,0 3,4 37 0. 46. 1 1,7 23. 29,8 3,4 3i I, 0. 57,4 23. 43,8 3,5 t Vol xzin. Bbb 378 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES i8 Jours tl '4 .. 1 inois. Midi vr;ii a lu pcndtilc. Avancomi'nl stir ic Icius sUlcral. Variation lUuiiic. AvrU I I. 4.38,8 2J. 47,2 li'U 6 1. 23. 7,9 24. 4,3 3,4 7 I. 26.49,9 24. 7,5 3,2 9 I. 34. i5,7 24. 1 4,8 3,6 1 1 I. 41.42,5 24. 21,7 3,4 12 I. 45. 25,7 24. 25,0 i3 I. 4g. 9,5 24. 28,3 3,3 i6 2. 0. 2_'j,0 24. 39,1 3,6 23 2. 26.48,3 25. 1,2 3,1 26 2. 38. i5,4 25. 12,2 3,6 28 2. 45. 55,3 25. 19,1 3,4 i8i5 Avril I 0. 40. 28,8 0. 3i,o 0,8 2 0. 44- 7.3 0. 3i,3 0,3 3 0. 47. 45,7 0. 3, ,4 0,1 4 0. 5 1. 24,9 0. 32,1 «>7 ■, 9 1. 9.42,3 .0. 34,3 0,4 12 I. 20.44,2 0. 36,2 0,6 ) '9 I. 40.07,1 0. 38,7 0,4 ! 24 2. 5. 18,5 0. 4i>3 Oj5 3o 2. 27.58,7 0. 43,5 0,4 :\iai I 2. 31.47,6 0. 44,2 «.7 4 2. 43. 16,6 0. 45,2 0,3 G 2. 5o. 59,3 0. 4!,4 0,6 PAR M. PLANA. 179 i8.5 Jours . 7>5 0,8 18 5. 45. 0,6 I . I 2,5 0,7 21 5. 57. 3 1,4 1. 1 5,0 0,8 24 6. 10. 2,4 I- i7'7 0,9 27 G. 22. 33,1 I. 20,7 1,0 380 OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES OPPOSITION DE JUPITER DE l'annee i8i4- L'etoile g du Lion est celle qui par sa proximite a la planete nous a paru convenablement placee pour de- terminer cette opposition. J'ai en consequence observe a la lunette meridienne les passages de cette etoile , et du centre de Jupiter , ce qui m'a fourni les donnees ■suivantes. PAR M. PLANA, 3^ F E V R I E R ~" == Juiirs lUi iiiuU. Koms des AslroB. I. II. I'ii niL-iiJ 111. cn. IV. V. ail niL-i-iJi rn. 10 i g Llou \Tf: reuire 43'. 56. 10,7 44,3 43: 57. 40,0 I 3,2 h (0. 10. 44. 57. «J,2 42,3 44- 58. 38,0 1 1,0 45: 58. 7'0 4o,o iO. 1-0. 44'. 57. 42,1 i ^ Lion .j3. 26,5 43. 55,4 10. 44. 24,5 44. 54,0 45. 22,5 10. 44. 24,6 j-^r cciure 54. 38,3 55. 7,2 10. 55. 36,3 56. 5,5 r>G. 34,3 to. 55. 36,3 '9 1 ^ Lion 1 Tf: ccniie 43. 38,5 44. 7.4 10. 10. 44. 53. 36,5 52,3 45. 54. 5,5 21,5 45. 54. 34.1 5o,3 10. 10. 44- 53. 36, "j 52,3 1 § Lion 43. 44,8 44. i3,7 10. 44. 43,0 45. '',7 45. 40,5 10. 44. 42,7 1 ■^C centre r>i. 1,3 5-2. 3 0,1 10. 52. 5f),2 53. 28,5 53. •'57,2 10. 52. ^9,^ ■>^ I q Lion 43. 5i,8 44. 3 0,5 10. 44. 49,6 45. iS,7 45. 47,4 10. 44- 49.^^ 1 ■^t centre 5i. 9,0 5i. 37.7 10. 52. 7,2 52. 36,2 53. 5,3 10. 52. 7,' 21 1 g Lion 43. 54,3 44. 23,4 10. 44. 52,5 45. 21,5 45. 5o,i. [0. 44. 52,4 1 ?^ centre 5o. 4M 5i. 11,3 10. 5i. 40,2 52. 9>-> 52. 38,4 10. 5i. 40,4 25 I § Lion U> 56,7 4-t- 25,5 10. 44. 5,4,5 45. 24,0 45. 52,4 10. 44. 54,(i i Tp <-cnire JO. i5,o 5o. 44,2 10. 5i .3,3 5i. 4 -..,,5 02. 11,2 10. 5i. I 3, 2 -.8 1 g Lion .',4. 5,0 44. 34,0 lO. 45. 3,0 45. 32,3 46. 1,0 10. 45 3,0 L i ip centre 48. 5 '1,3. 49- 23,4 10. 19 52,5'5o. 22,0 JO. 5o,( 10. 49 02,5 3S> OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES L'acceleration de la pendule sur le tems .'I.Icfral erair , eomme Ton voit , trop peu considerable pour qu'il solt necessaire d'y avoir ^gard dans le petit nombre do mi- nutes qui separent les instans du passage au meridien de I'etoile et de la plaiiete : ainsi il sufhra d'ajouter chaque jour la difference observee de ces instans a I'ascension droite apparente de I'etoile pour avoir I'ascen- sioii droite apparente de Jupiter. Suivant la nouvelle edition du catalogue du celebre Professeur Piazzi , on a , pour le commencement de I'annee i 800 , A. D. moycnnc do 5 du Lion = i55.° 3 j.' o'',9 . Piccessioii aauuclle cii A. D. =^ o. o. 4? i^^ Mouvenicnt propre auiiiicl . . = — o,i4 } done pour le 10 fevrier de I'annee 1814 I'ascension droite moyenne de g du Lion est de 155° 45.' 9",8. La nutation en ascension droite de cette etoile cor- fespondante a cette epoque est de — 1 5",4 ; et 11 est evident qu'on peut la supposer constante pendant tout le tems de ces observations^ vu la lenteur du mouvement du noeud de la Lune. II n'en est pas ainsi a I'cgard de 'I'aberration ; car on la trouve de H- i8",4 pour Ic 10 fcvricr ; ^- 18 ,9 pour le 20 fcvricr ; -+■ 19,8 pour Ic 28 fcvricr; Avec cela 11 sera facile d'obtcnir les ascensions droltes de Jupiter ; mais avant de les rapporcer , void ses dis- tances merldiennes du zenith observees avec le meme cercle repetiteur qui nous a servi pour les observations Solstlciales da Soleil. 1 s c R .'J PAR M. PLANA. 383 00 >.-5 O "(£> CO ~ 1.-5 O fO CO CO C-5 > -3 <-r 00 + + a »\ »; 'v ""•-f " CO CTJ 00 in CO i-'T 1-^ o + O CO CO CO CV-! C O o I-- Q SSS CO ro ICA.I.JSllO O.I(|itlOV o O o o c to + + o CO to c O CO ^^ v-r o + + + fO c i-O o .M-Ii.Utr^I 1 J. J.' »\ « ^"" -V i-'^ c\ ~ r; tC ■JZ -^ « '\ '^ •I.1P.IJ ly -V- - 1-1 wa >-H c c 0 ^"^ ^-f ^-r ^T^ ^■?- NT v-^ n ri n n rf ' rr CJ CO GO X - ro ro ro to CT ro ^ c OQ 'O « L-^ •7 a/l 12. 12. 58,4 157. 27. i3,3 10. 53. 49,1 35 11. 58. 35, [ 157. 19. 52,2 10. 5G. 44,6 28 I I. 55. •6.9 i56. 57. 35,7 II. 5. 27,7 De-la , et de Tobliquite apparente de I'ecliptique , qui a cette epoque etait de 23.° 17.' 45." , il est facile de conclure les longitudes , et les latitudes geocentriques correspondantes de Jupiter. Mais , apres avoir ainsi cal- cule les longitudes, il faudra d'abord, pour qu'elles Pv\R M, PLANA. 3 S-j soientcomptees de I'cquinoxe moyen', ajouter a chacune d'elles 1 4 ,6 produites par la nutation luni-solaire ; en- suite on en retranchera 1 1",4 pour t;enir compte de I'aberration de la lumiere , ce qui revieiit a ajouter 3 ",2 a toutes les longitudes. Voici maintenant les resultats de ce calcul. I8I4 Jours (111 mois. Longitude gcoccnlrique obsrrvcc de Jupiter. Latitude gc'occntriquc burc'alc obscrvee . de Jupiter. Fcvrier 10 1 56. 54. 55 0 ^ ^^ I. ly. 0,0 i5 i56. 17. 7 1, ig. 5op 19 1 55. 46 i4 1. 20. 22,0 21 1 55. 3o. So 1. 20. 32,2 23 i55. 14. 5i 1. 20. 40,5 24 i55. 7. 2 1. 20. 48,5 25 154. 5g. 1 3 I. 20. 52,7 28 154. 35. 4. 1. 20. 58,3 1 Ces lieux observes de la planete ^tant compares avec ceux calculus a I'aide des tables de M. Bouvard ^ feront connaitre I'erreur moyenne qui afFecte ces tables a I'epo- que de cette opposition. Apres, cela il sera facile de Vol. XXIII, C c c 3 86 OBSERVATIONS ASTROKOxMIQUES fixer le terns moyen de I'opposition , alnsl que 1« lon- gitude et la latitude de Jupiter qui lui correspond. Je ne puis m'occuper de ce calcul dans le moment; mais j'aurais soin de I'executer , et de le publier avec d'autres observations. 3 8? P R 0 C E D E POUU COMPOSER AVEC L'OXIDE D'OR UNE COULEUR POXmPRE: QUI PEUT EIRE EMPLOYEE DANS LA PEINTURE A L'HLILE. Par M."' le Comte Xavier de Maistre, Xii Soitj fa Jt'aiice Du ly .JcccitiGte I 8 I 7; JL/ans un Memoire que j'ai" eu rhonneur 'd'adresser d TAcademie *, j'ai fait voir qu'on peut obtenir I'oxide pourpre d'or par la combinaison de ce metal avec la magnesie sans rintermede de I'etain ; mais comme je ne- I'avais produit que par un long frottement avec cette terre (operation fatigante ) et en petite proportion, j'ai cherche a combiner Tor avec les terres d'une maniere plus facile , et je suis parvenu a composer une laque dont j'envois des ^chantillons en nature , ainsi qu'un petit tableau peint a I'huile , contenant des draperies de plusieurs teintes qui pourront feire juger de la qualite de cette nuovelle couleur , qui egale en beaute les plus 4 V. pag. I de ce meme volume. 3^3 SUR UNE COULEUR POURPRE belles laques ordinaires dont on puisse se servir daiv- ce genre de peinture. Les peintres ont souvent essaye d'employer le pourpre dit de Cassius d I'huile et en d^trempe : dans' le premier de ces deux genres, cette couleur n'a point de corps, et ne donne , melee au blanc , qii'un violet terne et faux. On peut s'en servir en miniature pour les teintes sombres , et comme en se servirait des laques ordinaires melees d'un peu de noir ; raais on ne peut obtenir la couleur pourpre avec-cette .preparation , autrcment que sur i'email et la porcelaine. Cependant il etait a desirer qu'on put trouver une laque plus solide que celles qu'on tire des bois de cou- leur et de la cochenille , sur-tout pour la peinture a I'hiiiie. L'inspection des anciens tableaux , dans lesquels on voit des draperies peintes en pourpre , demontre que cette couleur s'evanoiiit a la longue , particulierement dans les parties lumineuses. On peut faire cette remarque non seulement dans les tableaux de Raphael , mais dans ceux mcme plus modernes de Nicolas Poussin. La cou- leur n'a resiste que dans les parties obscures , oil elle s'est trouvee en plus grande quantite , et oii peut-6tre elle -a eie conservee par les oxides de fer aACC lesquels on peint ordinairement les ebauchei. . -Ce serait done un service rendu atix arts que la f)ro- duction d'une laque inalterable , qui put servir dans ce genre precieux de peinture. Tel est le but que je^ me i PAR LE COMTE DE MAISTRE. 589 suis propose, et que je crols avoir atteint en taisant cc travail. Quoique cette laque en nature paraisse manquer d'in- tensit^ , son melange avec I'huile la rend assez sombre , et un coup-d'ceil jette sur le talileau ci-joint prouvera aisement quelle a toute sa force necessaire , et qu'elle peut suffire a toutes les conditions qu'exige la peinture. Si Ton mele quelques gouttes d'une dissolution d'or a celle d'un sel terreux quelconque , et qu'on precipice par le carbonate de ioude , le precipite desseche et -pousse au feu dans un four d'ercailleur, donne diverses teintesde pourpre ou de violet, suivant la nature des terres et la force du feu qu'on lui applique. Les premiers essais.que je fis avec toutes les terres que je pus me procurer, me donnerent des resultats peu satisfaisans , parce que j'eraployais , par. analogic avec I'operation de Cassius , des dissolutions tres-alongees. Je ne tardai pas a m'apercevoir que le pourpre devenait plus beau a mesure que la dissolution etait plus concen- tree. J'essayai alors de meler la dissolution d'or avec les sels pulverises , et d'operer I'echange des bases avec le moins d'eau possible. Telle est la maniere dont j'ai com- post les laques ci-jointes , en me servant toujours de terres mdang(fes , qui donnent de meilleures teintes lors- qu'on les emploie une a une. Voici les procedes qui m'ont fourni les trois echan- • tillons qui accompagnent ce Memoire. J90' SUR UNE COULEUR POURPRE PREMIER P R O C li D li. . ALUMINE ET- MAGNESIE. Je pulverise une partie d6 sulfate d'alumine, une partie* de sulfate de magnesie, et deux parties de carbonate de soude dans un mortier de verre j j'ajoute un peu d'eau' pour humecter seulement le melange et en former une espece de pate ; je verse ensuite peu-a-peu , et en bro- yant a mesure , de la dissolution d'or alongee de six fois son volume d'eau , jusqu'a ce que le tout ait pris la coul-eur du souffre et la consistance d'une creme le- gere ; je continue a broyer jusqu'a ce qu'il n'y ait plus d'effervescence apparente , et que je ne sente plus le grain des sels sous le pilon. J'ajoute alors peu-a-peu , et en melant toujouts , assez d'eau pour la dissolution en- tiere des sels. Cette manipulation minutieuse est essen- tielle pour unit I'oxide d'or aux terres , et tout le succes de I'operation en depend. Le precipite ne doit point etre lave. J'ote avec un siphon I'eau surnageante une seule fois , et je laisse secher le depot a I'ombre , etendu sur une grande plaque de verre pour accelerer sa dessication. Je mets ensuite en petite quantite , et sur I'epaisseur d'environ deux lignes , sur un petit godet de porcelaine, de la forme- d'un verre de montre aplati, et je I'expose au feu jusqu'a ce qu'il ait pris la couleur pourpre : c'est ainsi qu'a et^ compose I'^chantillon n.° i , avec lequel est peint la draperie A. Cette couleur n'a pas I'eclat des % ■?AR LE COMTE DE MAISTRE. 3,^1 ^n." sulvans , mais elles est d'une bonne teinte , et peut .^tre employee avantageusement., SECOND PROCEDli. ALUMINE , BARITE ET MAG^fESIE. En me servant toujours des sels pulverises comme dans ; le premier precede , je place .dans le mortier de verre une partie de muriate d'alumine desseche , quatre parties de muriate de barite , et quatre parties de carbonate de soude , j'ajoute un peu d'eau , et ensuite la dissolution d'or. Lorsque le melange est bien broye , j'ajoute alors seulement le sulfate de magnesie , et je continue la ma- nipulation comme il a ete dit pour le n.° i. C'est par ce procede qu'est faite la laque n.° 2 avec laquelle sont peintes les draperies B et D , et qui est la plus belle que j'ai obtenu, TROISIEME PROC£d£. ALUMINE ET BARITE- J'ai aussi eu a-peu-pres la meme teinte en me ser- vant de partie egale de sulfate d'alumine et de mu- riate de barite avec .deux parties de carbonate de soude, en operant toujours de la meme maniere. La draperie C est peinte avec cette laque. Ce procede serait plus aise h pratiquer que le precedent , parce qu'on ne trouve pas de muriate d'alumine prepare dans le com- merce , mais il m'a rarement reussi ; et je n'en parle que 3 91 SUR UN£ COULLUR POURPRE parce que !e hasard me I'ayant donn^ , quelqii'im trou"- vera peut-stre la maniere de le foFiner a volonte. L'echarH- tillon ne peut se . distinguer a Toell du n.° i. II est tres-aise de composer la teiiite pourpre vinacee de la draperie F. Toutes ies terras la donnent , emplo- yees une a une avec Ies precautions indiquees. On peut mdme se la procurer d'une maniere plus simple encore. U suffit d'humscter un petit pain de magnesie avec de la dissolution d'or alongee et chargee de carbonate de soude, jusqu'a ce qu'il n'en resolve plus sans coaler , et de le broyer sur le verre jusqu'a ce qu'il seche sous la molette. Ge mdange donne aussi la telnte F au feu; mais il m'a et^ impossible d'obtenir par ces dernieres methodes Ies belles teintes B' et D. Si on laisse secher le petit pain de ma- gnesie sans le broyer , la dissolution d'or se rassemble , en sechant , pres de la surface et dans Ies angles , et I'interieur est a peine rose apres la cuite ; ce qui prouve que I'oxide d'or n'est que mele mecaniquement a la terre ; et ne contracte pas d'union chimique avec elle avant d'etre expose au feu. Lorsque le precipite est au feu , on le voit bienrdt devenir sombre , et prendre la couleur pourpre avant de roagir ; il faut etre attentif a donner le feu neces- saire : une trop grande chaleur le fait passer au violet , et si ellfe n'est pas suffisante , il- reste des parties non colorees. L'habltude apprend aisement a donner le feu convenable. Au sortir du four , la couleur parait encore PAR LE COMTE DE MAISTRE. 393 tepiie; elle s'echauffe, si on riiumecte d'un pau cl'eau , sur-tout si elle a ete poussee au violet : en la laissant a I'air quelqucs jours avant le lavage , elle devient sen- sibletneat plus belle ; on la lave soigneusement pour la debarasser du muriate et du sulfate de soude qu'elle contient : elle est alors prete a etre employee. Lorsque j'ai voulu avoir des laques plus intenses , en broya It de la magnesie avec de la dissolution d'or con- centree et en plus grande proportion , j'ai eu un resultat auqael je ne pouvais m'attendre. Le milange prend au feu u le Goaleur fauve sans la moindre nuance de pour- pre, et Tor e:>t revivifie a la chaleur rouge, ce qui n'arrive jamais lorsqu'il est en plus pstlte proportion. Ce fait remarquable parait prouver que , pour que Tor puiise etre oxiii en pourpre ou en violet au feu , il faut que ses^ molecules soient i^olees par leur union avec d'autres oxides ; et que , des qu'elles sont trop rappro- chees , leur affi.iite rticiproque s'emporte sur celles qu'elles ont avec I'oxigene. Cette affinite doit cependant etre assez forte , car si on expose au feu de la laque d'or broyee avec de I'huile , de maniere a la faire briiler a quelque distance du foyer principal de chaleur , la cou- leur conserve toute sa beaute apres I'entiere combustion de I'huile , et les oxides violets de differentes nuances se rapprochent du pourpre lorsqu'on leur applique la m^me experience. La lumlere directe du soleil peut jusqua un certain yd. xxiJi. D d d 3 94 SUR UNE COULEUR POURPRE point remplacer le feu , et colorer tous les preclpltes des melanges dont j'al parle , si on les expose encore humides a son action j mais la teinte en est toujours lilas ou violacee. Cette action de la lumiere est favora- ble aux laques deja formees ; les draperies F , G et H se sont evidemment rapprochees du pourpre par Texpo- sltion au soleil. Cette circonstance est une nouvelle pre- somption en faveur de la solidite de cette derniere teinte que la lumiere embellit au lieu de detruire. Si Ton veut avoir une laque d'or plus intense , il faut traiter cette couleur , apres qu'elle ait et^ au feu , avec de la nouvelle dissolution d'or, elle passe momentane- ment au violet , et reprend le pourpre au feu. Le n.° i traite de cette maniere a donne I'echantillon n." 3 qui est plus intense , et avec lequel est peinte la draperie H , d'une teinte inferieure k B , quoique tres-belle. Comme Ton peut obtenir par divers procedes une lon- gue serle de nuances depuis le violet noir jusqu'au pour- pre parfait , Ton pourrait croire que les oxides d'or n'ont pas de proportion determlnee. Cependant il est probable que Tor n'a reellement que deux oxides , le pourpre et le violet, qui par leur melange forment les autres nuances •observees. Je serais porte a croire t[ue le maximum d'bxidation donne le pourpre , quoique cette teinte passe ordittaire- ment au violet par une augmentation de feu j il arrive souvent q\le le violet sepf^sente le premier, etle pourpre PAR LE COMTE DE MAISTRE.. 35,5 ensuite , sur - tout dans les laques de magiiesie. Ces phenomenes raeriteraieut d'etre exaiDines par un chimiste. exerce. Outre la disposition qu'ont routes les substances colo- rees , d'etre plus belles vues par refraction que par re- flexion , la laque d'or a une qualite pai!ticuliere de re- flexion qui la rapproche du violet, en sorte que, pour avoir en peignant le pourpre parfait , il faut necessaire- ment Temployer en glacis. Lorsqu'on fait la comparaison n dc la peinture qu'on vient d'achever aiiisi , avec la cou- leur en masse , d'oii on I'a tiree sur la palette , on a peir.e a croire que ce soit la meme substance. La meme dirference a lieu , si on s'en sert en la melant au blanc sur la palette , et en peignant en pdte ,. comme dans la draperie E , ou si Ton peint en glacis , comme dans la draperie B : la premiere est de couleur vineuse ; la se- conde est d'un pourpre franc. Pour s'en servir le plus avantageusement possible , il faut preparer les dessous avec de la terre de sieme brulee et du blanc , et la broyer avec de I'huile de pavots decolor^e et epaissie au soleil ; elle s'etend alors comme une teinture sur la preparation , et donne le pourpre parfait. II me reste a parler du prix de cette nouvelle laque , [qui ne sera pas ausbi considerable qu'on pourrait le croire d'apr^s celui du metal precieux qui entre dans sa composition. Une tres-petite dose de la dissolution d'or Hufllt pour colorer une quantite considerable de terre ; 396 SUR UNE COULEUR POURPRE. et par un calcul approximatif que j'ai fait en rassemblant les essais de toutes couleurs que m'a fourni la dissolution d'un ducat de Hollande , je pense qu'une de ces pieces d'or peut suffire pour trois livres de couleur , outre Tor qui teste dans les eaux surnageantes. D'apres cet apergu ■la couleur ne reviendrait pas a quatre francs la livre pour Tor employ^. 397 SOPRA IL TREMUOTO DEL Dl 23 DI FCBBRAIO dell' ANNO lSi-8 N O T A Del PRorESsoRE A. M. Vassalli-Eandi. «leUa ttcfC'oDutiatija i«l it 5 <)i wai^o 1818. i^ebbene il tremuoto , che si senti in Torino la sera del di 13 di febbraio scorso , sia stato assai leggiero^^ .tuttavia siccome i fatti concernenti a tali fenomeni , ancorclie di poco memento per se stessi, possono sempre servire a rischiararne la teoria , a far conoscere il me- todo pill oppbrtuno da s'eguirsi nell'esame dei medesimi , e a dissipate errori che qualche volta potrebbero essere dannosisiini j cosi nello scorso mese appena fu scossa la citta di Torino, per mezzo -degli amici e del carteggio mi procacciai le piii estese e le piii esatte notizie , che jni venne fatto di raccogliere , onde presentarle all' Ac- cademia acccmpagnate i." da alcune liflessioni sopra la cagione ed il centro di tale fencmeno ; z." dall' indica- zione della maniera con la quale si puo prossimamente joS SOPRA IL TREiMUOTO DEL 13 FEBBRAIO determihare il luogo , d'al quale la scossa e partita ; 3.^ dalla confutazione dell' errore comune , che il tremuoto sla sempre iiidicato dairabbassamento del barometro. E noto essere alle ore 7 ^ crirca della sera del di 23 dello scorso febbraio che si ebbe in Torino la prima scossa di oscillazione da tramontana al mezzodi. Questa, tre sccondi dopo, fu scguita da altra simile, ma alquanto pill forte ; e la darata della prima fu di circa quattro , e della seconda di circa cinque secondi. II barometro segaava al mattino pollici 26 linee 10 e 9 decimi di linea ; al mezzodi pollici 27 linee i ed I decimo ; alia sera pollici 27 linee i e 6 decimi. II termometro era al mattino a gradi 4 e 2 decimi di grado di R. ; al mezzodi a gradi 8 e 7 decimi j alia sera gradi 7 c 7 decimi. II vento fortissimo di ponente , che soffio tutto il giomo , si cambio alia sera in vento maestrale meno forte. L'evaporazione media giornaliera di febbraio fu di una linea ed un quarto j quella del giorno 23 fu di una linea ed un quinto. Tanto per la natura di tali fenomeni , quanto per la memoria non ancora spenta di quello dell' anna 1808, questo tremuoto spavento non poche persone, ed ecciti diverse dlscussioni sulla sua cagione , e la sua origine. Esso pero non reco in Piemonte alcun danno sensibile ^ e intralasclando i disagi sofferti dalle persone deboli e DEL PROF. VASSALLI-EANDI J 93 cagionevoli , i maggiori effetti , che tale scossa abbia prodotti , si ridiicono a qualche tocco di campana , ed al suono di alcuni campanelli nelle case. A Pinerolo , a Saluzzo , a Savigliano , a Cuneo , in Asti si sentirono , come a Torino , le stesse scosse , e presso a poco della forza sopra indicata. In Acqui , a Nizza di Monferrato , a Porto Mau- rizio , ad Alassio , e a S. Remo la scossa e stata for- tissima , ed assai forte dicesi pure essere stata a Mon- dovi , in Alba , ed in alcuni villaggi adiacenti ; to- gliendo pero alle relazioni la parte dettata dalle spa- vento , credo bensi che in tali paesi la scossa sia stata assai piii forte che a Torino , ma non quanto da molti si riferisce, poiche non si legge che abbia recato alcun danno , nemmeno fatto croUare una tegola dai fumajuolL Si eccettua Alassio , ove rovinarono alcuni tetti proba- bilmente per le particolari circostanze del suolo , sul quale sono fabbricate quelle case , o dello stato delle case medesime , e S. Remo, di dove scrivesi in data dei 2 5 , che da due giorni il paese e in una terribile cOsternazione per le replicate scosse di terremoto , che han gia fatto non pochi danni ai fabbricati. Alcuni asseriscono essersi sentita a Torino altra scossa alquanto piii debole verso due ore del mattino del di a 4 dello stesso mese , e molti assicurano , che un' altra scossa si senti dopo le ore undici dello stesso giorno. <2uest' ultima fu pure sentita a Cuneo ed a Saluzzo. 400 SOPRA II; TRtMTJOTO DEL 23 FEBBRAIO' Checche ne sia delle scosse del giorno 24 di febbraiw, e certo che la sera del giorno precedente ii tremuoto si fece sentire negli Stati di terra - ferma di S. M. da Porto Maurizio sino a Torino , e paesi circonvlcini j che esso f'u piii gagliardo alia destra del Pa che alia sua sinistra; e che la sua maggiore forza si e manife- stata nella provincia d'Acqui , e nella Riviera di Ponente particolarmente a Porto Maurizio , ad Alassio , ed a S, Remo. Se non vo granderHChte errato nel tomo XIV delle Memorie della Societa Italiana delle scienze , ho gia sufficiente:nente provato , ch^ il tremaoto non si dee ascrivere aU'azIone dell' elettricita naturale, la quale non pui coiidsn^arsi nelle viscere della- terra , e dare scosse analoghe a- quelle della. boccia di Leida ; che la terra non si pa6 nemineno considerare come una grande co- lo-nna galvanlca , le scosse della quale formino il tre- muoto j cha in ambeiie qaeste ipotesi non si possono secondo la semplicita delle leggl della natura , e le co- gnizioni mineralogiche e geologlche , splegare i fenOT meai che i tremaoti accompagnano ; e che la teoria fondata sopra la decomposizione di vari fossili , e parti- colarmente delle piriti ferruginose puo sola soddisfare a tutte le questioni , che possono- farsi riguardo alia va- rieta delle scosse , e dai lora fenomeni , alia elettricita abbondante che mostrasi all' occasione del tremuoto, alia periodiclta che mostrarono alcuni di questi terribili fe- DEL PROF, VAiSALLI-EANDI. 401 noineni , al rumore che sovente li accompagna , alle me- teore , ed alia fertilita della terra ec. ec. , che osserva- ronsi alcune volte nei tempi spaventosi della terra scossa , percio credo iiimil cosa il trattenermi a ragionare dilFu- samente sopra questo soggetto (i). Supponerido essere cosa dimostrata , che nelle caverne che trovaasi nelle viscere della terra si fanno di tempo in tem[X) abbondanti decomposizioni di piriti ferrugi- nose , die somministrano una grande copia di gasse idrogeno , e che una sufficiente quantita di gasse ossi- geno si sviluppa pure da vari ossidi e da akri fossill j che questi gassi non potendo penetrare attraverso i voiti dclle caverne per la successiva loro produzione, si con-- densano , e sono accesi pel calorico che si svolge nella decomposizione delle piriti , o per rapida condensazione dei medesimi ; e che da tali combustioni si abblano le scosse , e gli altri fenomeni dei tremuoti , ammessa una tale teoria, non resta che ad indicare il luogo ove pro- babllmente si accese la mescolanza dei gassi ossigeno ed idrogeno , che col suo scoppio caglono il tremuoto del quale ragiono. Dair essere stata assai debole a Pinerolo e nei paesi circonvicini , come pure generalmente alia destra del (1) Memorie di mate.natica e di fi) Rapport sut le trembleinent de teire , etc. Sopta il tremuoto , che dl sette mcsi scuote le valli del Pelice , del Chisone , e del i'o. Saggio ec. Pbysicae expeiimentalis lincainenta etc. sop^a citati. DEL PROF. VA6SALLI-EANDI 4O9 jnai sempre cagionato dalla decomposi?,;c>ne del diversi fossili. Come pure credo di avere dimostrato , con la scorta delle sperienze del nostro CoUega Perolle (io), c di altri , la ragione per la quale il rumore molte volte precede la scossa. Con la stessa teoria del doppio moto di vibrazione , o moleculare , e di oscillazione , ossia di scuotimento 'cccitato nelle viscere della terra dallo scoppio delle mes-- colanze gassose, parmi intendersi chiaramente perche al- cune volte si sentano soltanto i rumori e non le scosse, come e succeduto in Baviera , altre volte vi siano scosse ;issai forti di tremuoto senza rumori, e sovente i rumori precedano le scosse. Poiche se le circostanze dello scoppio dei gassi sieno , tali , che esso non possa vincere le resistenze per ca- gionare un movimento sensiblle nelle soprastanti masse , e queste siano di natura atta a ricevere il moto di vi- brazione , in questo caso non si avra scossa sensibile , perche il movimento di oscillazione non puo aver luogo, !"« si avralino i rumori pel moto di vibrazione , che dalle interiori parti della terra si propaga sino alia sua super- ficie , ed all' aria -^ non altrimenti che in una fila di globetti elastici il moto impresso nel primo coU' urto di un globo eguale si manifesta neH'ultimo globo della fila. (10) Mcmohes de I'Acadcmie Royale des sciences , annccs i;86-i787 ;.c panic, pag. i. 1790-1791 , 2.0 partie ^ pag, 79. Turin 17S8 ct 1793, yoi. xxiji, F ft 410 SOPRA-IL TREMUOTO DEL IJ TEBBRAIO restando tutti gvf altri globi nella loro posizione ; aH'op- posto , se la struttura delle viscere della terra sia tale da estinguere il moto di vibrazione, come fanno il gasse idrogeno , ed il marmo ; e la forza dello scoppio sia sufficiente per produrre il moto di oscillazione , si avri la scossa senza alcun rumore. Siccome per V ordinario le viscere della terra dal piii al meno sono atte a trasmettere il moto di vibrazione , e questo e molto piu celere di quello di oscillazione , • ne segue che sovente il rumore preceda la scossa. ^fl Finiro questo breve scritto con I'osservare, che-quanto ho detto riguardo al centro del tremuoto del di 23 dello scorso febbraio nella Nota letta il dl 5 di marzo , pare confermato dalle ulteriori relazioni ; giacche sono stato accertato , che il tremuoto punto non si senti ad Ivrea ^ e la difFerenza nelle distanze dell'indicato centro da Ivrea e da Marsiglia, che sembrano presso a poco gli estremi della linea percorsa dalla scossa , non e tale da rendere meno probabile lo stabilito centro. {{ Primieramente perche in tanta varieta di circostanze! nelle viscere della terra nessuno puo presumere , che il tremuoto si estenda per ogni verso a distanze geometri- camente eguali ; In secondo luogo perche la linea dai monti della provincia d'Acqui ad Ivrea, oltre al passare per pianure , e tagliata dagli alvei di molti fiumi , e quella, che va a Marsiglia, scorre continuando la catena delle montagne , nelle quali piii facilmente si trovano le circostanze favorevoli alia trasmissione della scossa. MEMORIE DELL A CLASSE DEI.Z.E SCIENZE MORALI, STORICHE E FaOLOGICHE. ILLUSTRAZIONE DI UN VASO DI BRONZO ORNATO DI SCOLTURE, CHE SI CONSERVA NEL R. MUSEO D'ANTICHITA DI TORINO Del Sig. Conte Franchi-Pont. Xetta Me^'aduuauja Dei i 2 magqio I 8 I &. Articolo I. Descri?ione del vaso rappresentante una battagUa del Bacco egiTiano , ossia d'Osiride , confuso col Bacco di Grecia. Breve istoria del culto di Bacco nella Grecia. I. J. ra gli antichi bronzi del R. Museo mi sembro meritevole d' esame , ed illustrazione un vaso alto circa tre oncie e mezzo dalf orificio al piede inclusivamente , e due e mezzo di diametro nella sua capacita maggiore , entro cui dovca per avventura introdursi altro recipiente da contenere profumi, od unguenti. Sopra una specie di vovolo , che termina inferiormente Tampia gola rovescia , la quale unisce il labbro superiore del vaso al ventre del medesimo , sono intorno intorno scolpiti questi caratteri latini I T A S I R . Essi disposti in guisa di leitere iniziali ^ol, xxin. a 2 ILLUSTRAZIONE DI UN VASO DI BRON-ZO EC. distant! I' una dall' altra da uno spazio pressoche uguale , e nella configurazlone mostrandosi di un' eta non anteriore air eta di Augusto , provano die il nostro bronzo fu la- vorato in Italia , e che non e antichlsslmo , del che tutto piu distintamente a suo luogo diremo. Elegante anzi die no e la forma del vaso ; ma le figure in basso-nllcvo , die lo adornano in giro , quantunque non appartengano alio stile migliore dell'arte, meritano riguardo pero , sia per la composizione , e 1' ordinanza dell' intero soggetto , sia perche esprimono un combattimento di Bacco , e dclla varia sua comitiva , mostrandoci in guerriera attitudine quel lieto nume , die quasi per turto altrove in gemme , in vasi dipinti , in bassi-rilievi marmorei s' incontra , od in aspetto di trionfatore , o tra le danze , i giuoclii , e 1' eb- brczza della vendemmia, V. Diodor. sicui. H/ Lo cssersi tenuto Bacco come il tipo degli onorl isi. univ. lib. IV i • ii §• *• trionfali , e 1' inventore delle corone , e lo essersi nella espressione de'trionfi suoi indicati i piaceri , die nelF altra V. zocga , bassi- ^ita 3 coloro si promettevano , die erano iniziati a' suoi Tonri''tjv.'V'"ag. mistcri , oltre cio il soggetto istesso relativo alle feste ru- rali , la varleta di figure d' uomini e d' animali , che libe- ramente si poteva introdurre dagli artefici in quel pitto- resco soggetto , furono il motivo per cui si vede in ma- niere cosi diverse , e si di frequente rappresentato, Quando nelle eta piu remote i baccanali si celebravano in modo V. Lanii. Vasi an- popolarc , 6 giocando , ma semplice , erano scolpiti , e lichi dipinti. Diucit. ,. . , ,. , .^ i. ^ TT U * sc.onja 5. 1 pag. 8 . dipinti semplicemente } e con assai piu di starzo, allorcne Fiicnze iso6 in t. DEL SIG. CONTE FRANCHI-PONT. 3 nelle orgie ])achiche s' introdusse il lusso e la pompa , non pure in Egitto sotto il dominio de' Tolomei , ma in Roma , e quindi in tutto 1' orbe Romano. Perleche la rarita, ed il pregio del vaso Torinese consiste appunto nello esprimcre non gia baccanali , orgie , trionfi , ma p erigli , e battaglia , avvcgnache battaglia prossima a ter- minare colla vittoria. III. Combatte il Dio del vino contro uomini quasi ignudi , die imbracciano uno scudo ovale. Chi tra co- storo si serve per arme offensiva d' una specie di stilo , e chi di grosso ciottolone. Non si puo quindi argomen- tare di qual nazione sieno costoro iii foggia cosi povera armati. Pare che T artefice abbia voluto fingerli usciti d' agguato per assalire alia sprovveduta il nume , e la schiera sua composta di Bassaridi, d'un satiro, forse Marsia, di Pane , e delio indivisibile compagno di Bacco , anzi del balio , e dello istitutore di lui , il calvo , il panciuto Sileno. La pugna si potrebbe immaginare seguita sulla riva estrema di un fiume. Un albero d' ample foglie di forma incognita potrebbe in quel fiume indlcarci o I'lndo, o '1 Gange , o I'ldaspe. Qualor cosi fosse , il nostro bronzo esprimcrebbe una delle tante battaglie di Bacco nelle Indie domate finalmente da lui , i cui trionfi poi s omministrarono si ampio argomento di canto ai poeti , e di lavoro agli artefici. I quadrupedi , che guidano ve- loci il cocchio del nume, sono indigeni dell'Africa e dell' Indie, e somigliano leoui , che talvolta- si aggiogarono. al 4 ILLUSTRAZIONE DI UN VASO DI BRONZO EC. cocchio di Bacco negli antichi monumenti, e dagli antichi scrittori. Tali fiere , e 1' onusto camelo introdotto nella composizione quasi la preda contrastata , mi fan pensare , die qui siasi espresso Osiride detto pure Dionisio , o perche figliuolo di Giove , o perche educate in Nisa deir Etiopia. £ cestui a parere di molti dotti il Bacco Egiziano , le cui imprese come quelle del Bacco Indico ( se pur quest' ultimo Bacco e dall' Egiziano diverso ) , vennero confuse colle gesta del Greco. Anzi dei varii Bacchi di Grecia un solo sen fece , e fu questi il Te- bano. Fii costume di tutti i popoli orientali lo ammettere donne negli eserciti j ma i Sileni , i Satiri , i Pani , i Panischi , gli Egipani , e tali altri mostri vennero sempre tenuti come indigeni dell' Africa', e segnatamente delta Libia , e dell' Etiopia , e si diedero per seguaci unica- V. Mela, soiino, mente ad Osiride. Nell' Africa si rammentano mostri cost CapeJa presso il i-anz,. Opera cit. fajfi jg Plinio , da SoHno , da Mela , da Marzian Capella , dissert. J 5.4C 5. ' ' ' ' ' e da altri scrittori ; e forse non ando lungi dal vero chi opino , che le grandi scimie , che si trovano per entro ai deserti dell' Africa , abbiano dato motivo all' invenzione dei Pani , e dei Satiri , che poi in foggie diverse si figu- rarono dai poeti , e dagli artisti , ed in diverse classi si distinsero , e varlamente si caratterizzarono , poiche furono adottati dalla mitologia greca , e latina. I Greci derlvarono da essi il loro Arcadico Pane , ed i Latini i loro Fauni , ed i loro Silvani. I pastori dell'Arcadia a Pane raccoman- darono la custodia della greggla , e gli agricoltori del J V. Lanii loc.cit. DEL SIG. CONTE FRANCHI-PONT. J Lazio quella dcUe colline , e delle campagne. Ma pero e Greci , e Latini seguirono ad associare a' Dionisiaci cori e Pani , e Slleni , e Satiri , e Fauni , quantunque gli uni a preferenza degll altri come piii la mitologia loro pareva richiedere alle diverse rappresentanze delle gesta , e delle feste di Bacco. IV. Si doni all' autorita di Erodoto , che il Bacco del v- ^'o^oto i.b. .. ' §•■♦7 «•»«■ Greci altri non sia che Osiride, c non s' indaghera mi- nutameiue da noi il senso allegorico delle tradizioni , e delle favole egiziane , contentandoci accennarle di volo , quando il richiegga la spiegazione delle figure del bronzo. Neppure -di mestieri e lo affaticarci cercando iii Osiride un personaggio ibtorico fondatore dell' egiziana monarchia , od uno de' piu insigiii Re dell' Egitto ; e nelle imprese , e nei viaggi di lui una corrlspondenza cogl' istorici fatti delle eta piu remote. Basta al nostro argomento avvertire che il culto d'Osiride s' introdusse nella Grecia poco dopo le conquiste di Sesostri , vale a dire secondo il calcolo dei piu dotti cronologi, parecchi secoli innanzi alia guerra J^„"j"j^''','„','^"p^,; di Troja. Questo conquistatore famoso , che fu 1' eroefj p.j'^^^'oi.'n'"; dell'Egitto , si prefiggea imitare 1' antico Osiride. Ma la scrittura alfabetica resa allora piu comune , le politiche vicende , le invasioni straniere a cui soggiacque 1' Egitto, i rapidi progressi che fatti avea cola l' idolatria , aveano di molto alterate all' eta di Sesostri le memorie vetuste scritte in caratteri simbolici , detu poi geroglifici, cioe sacri , ed arcani , qualora gli alfabetici caratteri divennero 6 ILLUSTRAZIONE DI UN VASO DI BRONZO EC. popolari. Rimasti per tal via i geroglifici proprleta , e peculiare. diritto de' sacerdoti , costoro , che solamente li potevano interpretare , se ne prevalsero per far 1' apoteosi d' Obiride , in riconoscenza de' benefizj fatti da esso lui air Egitto. Ma questa apoteosi diversa e assai da quella dci Greci, e del Romani, giacche I'apoteosi d'Osiride par che siabi insensibilmente introdotta dall' ignoranza e dalla superbtizione. Coraunque siasi , pare che all'eta di Sesostri gia Obiride si fosse associato al Sole, ed Iside sua moglie alia Luna , e che col Sole , e coUa Luna se li tributassero comuni gli onori , quantunque pur rimanesse traccia del regno d' Osiride , nome che nell' antica lingua d' Egitto significava signore , reggitore , occhio/ del mondo. Tltoll cosi fatti , che dalle cieche menti dei gentili s'attrlbuirono air astro piii luminoso , per similitudine appllcar si pote- vano ai dirozzatori de'popoli, agli istitutori di societa, al promulgatori di leggi , ai maestri , e ritrovatorl delle arti pill utlli , qual si teneva Osiride , supponendosi che avesse quasi tutta corsa la terra , penetrando nell' Indie per questo scopo magnanimo. Sesostri , che afFettava di emularne le gesta, contribui a confonderne le tradizioni, ad ingrandirne la fama, e ne promosse il culto coUe sue conquiste. Quindi V. rlut.irco rposc. • !• u ui.ic CL osiiide. Obiride si considero sotto tre aspetti diversi ; or sotto r aspetto della forza demiurgica , e come I'autore dell'or- dine che regna nell' universe , cd il principio attivo di tutte le produzioni ; or sotto 1' aspetto di conquistatore ^ reggitore , e maestro de' popoli j or finalmente fu consi- 1 I DEL SIG. CONTE FRANCHI-PONT. 7 derate come un ierofaiita , od iniziatore ai misteri. La sua potenza demiurgica si suppose or piii , or mono estesa , qiianto piii cresceva il politeismo, con far presiedere Osi- ride ora a tutto il crcato , or soltanto ad alcune produ- zioni della terra , ed ai lavori dcU' agrlcoltura. A tcnore di queste tante , e diverse tradizioni , parccchie delle quali vengono riterite da Diodoro Siculo , e da Plutarco, eb- ^'- ^'^fb.'''' ' ' ' bero Osiride , cd Iside riti, e culto misti d'istorico, e di allegorico , ed in essi si ravvisarono talvolta in istorico senso due antichi regnanti , che i primi aveano ridotto v.Diod.sic»l.ub.t■ ^ Egitto a vita ordinata, e civile , e tal altra volta i due luminari dell' universe , i produttori , i fomentatori delle cose tutte, speclalmente dei frutti della terra piii utili agli uomini , come sono il fromento , 1' orzo , le viti. Se ne slgnificarono I'influenza , e le proprleta co'slmboH tratti da animali di varia specie , piii adattati a distinguere le sta- gioni , e ad indicare i varj lavori dell' agricoltura. Forse i Greci ridussero la influenza d' Osiride da essi chiamato Bacco ai soH frutti della terra , segnatamente alia coltura delle viti , se non err6 il Freret dicendo , che da una "bciict-ie'i't!,''pig! voce eolica , significante grappolo d' uva , sia dcrlvato il rails i7i«. nome di Bacco , che fu poi anche da' posteriori mitologi , di bel nuovo scambiato col Sole , ed Iside con la Luna , con Rea , con Cibele , con Cerere , con Proserpina , onde tanta attinenza si trovo ne' misteri d' Osiride , ossia di Dionigio , e di Bacco , con qu«lli di Cibele , ossia della gran madre , di Cerere , di Proserpina , divinita tutte del 8 ILLUSTRAZIONE DI UN VASO DI BRONZO EC. pari fautrici dell' agricoltura , e percio supposte benemerite del genere umano. V. Or quest! riti, questi mister! , questo culto scosta- vasi dair istituzione primiera , quanto piii scostavasi dalP Egitto, e passando nella Fenicia, nella Lidia , nella Frigia, V. Erod. lib. :. convien dire che abbia sofferte molte variazioni prima di v.FKictioc.cii. giungere nelle Gcladi , e quindi nella Grecia propria. Cadmo, originario della Fenicia, il fece ammettere nella Beozia ; Melampo , figliuolo di Amitaone , 1' introdusse in altre parti della Grecia ; Eumolpo nella Tracia alia Grecia prossima , ed altri, che il rammentare non giova, in alrre greche contrade. Cio diede caglone a parecchi popoli di quelle di supporre Bacco nato tra essi, e che le eglziane favole vieppiu si alterassero , si deformassero , e talvolta ancora dalla pittoresca fantasia de' Greci , e dalla poesia loro variamente si abbellissero. Da cio derivarono i tanti nomi che a Bacco si diedero , desunti , o dal luogo della sua supposta nascita , o dalla sua educazione , o dalle sue imprese , o dall' inflenza , che a lui si attribui sopra varie produzioni della terra , o dalle citta in cui ebbe templi , V. Erode;© lib. 1. e culto particolare. Erodoto dicendo che gli antichi Greci asserirono nati i loro Dei nelle regioni abitate da essi , allorache il culto ne fii dall' Egitto , e noi aggiungeremo dalla Fenicia recato , e fors' anco da altre regioni dell' Oriente , ci manifesta 1' origine dclle contese tra i popoli intorno alia nascita di Bacco , e come piu di un Bacco si rammenti dalla greca mitologia ; ed insieme quel padre r>r CONTE FRANCHI-PONT. 9 della greca istoria ci spiega in che modo si debbano in- tenderc assai favole nate dal contrasto , che trovarono i conduttori delle fenicie colonic per fame ammettere il culto. Tale e la favola di Penteo , il quale si oppose ai v.Emipia. Bacc. riti dionisiaci in Tebe ; di Perseo , che guerreggio osti- V. Paus. lib* - cap. natamcnte per impedirli nell' Argolide ; di Licurgo Re n e 22. v. Nonno _ ' '^ ^ ^nionisiacoilib. 47. della Tracia , non gia della Tracia borcale bagnata dall' Ebro, e dallo Strimone, ma della Tracia de'tempi eroici , in vicinanza di Tebe, avvertendoci Tucidide , che di v. xacid. ise. Ub. ». Tracia si dava il nome ad una montuosa rcgione posta fra la Beozia , e la Focide. La favola di Licurgo viene accennata da Omero ; e nativo della Tracia alia Beozia um. cam. <. vicina fii Eumolpo , che si reco in Eleusi j e vi stabili " i mister! di Cerere Eleusina non diversa da Iside. Nulla ostanti le molte opposizioni , ammesso il culto di Bacco da tutta quanta la Grecia , s' immaginarono altre:tante vit- torie di quel nume , quante furono le diflicolta superate , perche se ne accettassero i riti da una nazione , qual era la Greca in allora , rozza , e quasi selvaggia. Percio di- mentica questa in breve tempo d'aver ricevuto dagli stra- nieri il culto di Bacco, solo ritenne I'idea materiale, che fosse egli state uno di que' conquistatori , i quali lunghi viaggi intraprendevano , e sostenevano aspre fatiche per ridurre i popoli in societa , ed ammaestrarli nell' agri- coltura J e che di cio paghi non imperium sibi , sed po- '^- '""'''• h'^oiisi- pulis suis gloriam quaesiverunt ^ contentique victoria imperio abstinuerunt. Quindi pare , che nelle eta piu lontane a Vol, XXIII. b lO ILLUSTRAZIONE DI UN VASO DI BRONZO EC. Bacco per lo piu si prestassero gli onori semplicemente eroici, e die con semplici , e rustici modi, con feste rurali, e gioconde , con allegoric che rammentavano I'in- venzione delle viti , e I' arte prima di fare il vino , se ne celebrassero le imprese favolose, Orfeo di ritorno in Tracia Acad, dcs uisctipt. dal suo vlagglo in Egitto , dove apprese avea da que' sut le cuitc dc uac- s3(;erdoti la cosmocronia , e la filosofia arcana, e simbolica con essersi fatto iniziare ai misteri d' Iside , ed Oslride , tento richiamare ad una significazlone simbolica quanto si narrava di Bacco , ed istitui inizlazioni , espiazioni , asti- nenze,ed arcane forme di riti per dirozzare i suoi Traci; e da una vita silvestre , e ferina , ammaestrarii ad una piii colta , e mansueta. Fu supposto da personaggi dottissimi, che in quelle orfiche inlziazioni, colla rappresentanza delle eta primitive del mondo si mantenessero vivi nella mente degli iniziati i principii della religione naturale , e le verita dalla raedesima insegnate , come avverti il chiaris- simo nostro coUega il Conte Galeani Napione con un suo eruditissimo opuscolo sopra i misteri Eleusini. ,In questa guisa da una cagione istessa , cioe dalle lodi di Bacco , si ponno derivare e le licenze dell' orgie popolari , e le memorie di verita rilevantissime anche nel gentilesimo mantenutesi , quasi per dimostrare che il vero sempre si sforzo di penetrare tra le tenebre della superstizione univer- sale, e tra.'l tumulto delle sfrenate passioni colla scorta del V, virg. ceorg. lib. pi^colo lume che rimasto era della ragion naturale. D' al- iib°u.' '"■'""'"*"• tronde non si deve ripetere la tradizione d' Orfeo lace- DEL SIG. CONTE FRANCHI-PONtV I i rato dalle Baccanti in riva dell'Ebro, se non dall' aver egli cercato d' innovate le orgie assai degenerate , vie- tando che vi avessero parte le donne. Ma le dottrine, ed i principj d'Orfeo cor.csciuti sotto il nome di vita orfica , dottrine , che coll' andare dell' eta si derivarono poi da Pitagora nella setta italica , e che non si disdegnarono da Platone , furono accolte da pochi iniziati. Sembra anzi , ^'- c-''- :ii. accompagnate da Plotina vedova di Trajano , e da Matilia nipote di lui. Furono le ceneri ricevute nella capitale del Mondo come in trionfo sopra un carro che recava 1' im- magiiie di Trajano , ed accolte in urna d' oro , poste in mano di queila iramagine si eollocarono in alto sopra la cclebre colonna detta Trajana , cite il Senato avea fatto inalzare a quel Principe, mentre era nell'Asia , col disegno di ApoUodoro architetto Ateniese , che intorno intorno alia colonna fece esprimere in bassi rilievi le gesta dell' Imperatore , specialmente quelle della guerra Dacica. Dopa la morte di Trajano si celcbrarono in suo onore per di- v. Dioneiib.o. versi anni i pubblici gluochi , che noi abbiamo rammeu- tati. Se nella colonna , monumento insigne delle romane antichita , che tuttavia si ammirano , furono espresse le imprese da Trajano compile , ben si poteano scolpire nei vasi che distribuir si doveano ne' gluochi in suo onora ordinati , quelle altre imprese , che egli non avea potuto Fecare a compimento , e simboleggiare sotto 1' aspetto di Bacco colui che gia avea ricevuto una specie d' apoteosi, Diffatti nella vita , e nei costumi di Trajano quante cose non potevano ricordare cio che si narrava di Bacco ?: Quel nume guidato da Miner\a Tritonide alluderebbe all* USD che avea Trajano di condur seco Ponipea Plotina , illustre donna per bonta , per modestia , e per prudenza , e degna percio di essere adombrata sotto le sembianze di Minerva. I generali di Trajano si poirebbero ra/Hgurar^v.TiUcmov,tiot..- F^ol. XX 111. f 41 ILLUSTRAZIONE DI UN VA90 DI BRONZO EC. ill Pane , cd in Sileno. Nel guerriero supplichevole da nol supposto Morreo sarcbbesi voluto esprimere o Partamosiri Re deir Armenia , del sangue dogli Arsacidi , clie , vinto , f'u tratto innanzi al tribunsle di Trajano in quell' incontro acclamato per la settima volta dalF esercito vittorioso Im- pcratore ; o forse piu veramente Partamosate , Principe •che Trajano diede per Re ai Parti, a'quali voile Trajano portar guerra sino al di la del Tigri , ed ai confini delle Indie. Questo fatto si riferisce all' ultimo anno della vita di lui , e potrebbe piix convenire con la narrazione di Nonno , il quale ci dice , che Bacco accordo a Morreo il regno delle Indie ; ed all' opposto Partamosiri spero in- •tlarno di riavere da Trajano il regno dell' Armenia. Se il bronzo Torinese poi olTre non il trionfo di Bacco nelle Indie , ma 1' ultima battaglia cola segiiita , cio sara per jignilicare come, sottomessi alcuni regni dell'Asia piia all' India vicini , questa anche fosse in pericolo grande di venire iia potere de' Romani , se la morte non colplva Trajano. Si vuole oltre cio avvertire, che non parea con- venevole lo esprimere una vlttoria assoluta sopra nazioni , V. Tiiiem. Adrian, al dominio delle quali Adriano totalmente rinunzio dopo vol.2. _ Z' , ^. la morte di Trajano , perche in gran parte si erano ri- bellate , e che per essere cosi lontane difficilmente si po- levano tener in dovere. Per la qual cosa non sopra un carro trionfale fii Bacco collocato , ma sopra una carretta circense , tanto piii opportunamente che fra gli spettacoli, che nei giuochi si davano , li circensi teneano il luogo principale , e che Bacco ne era creduto iaventore. \ DEL SIG. CONTE FRANCHI-PONT. 4} II. Sarebbe desiderabile , che le nostre congctture cI guidassero nella interpretazione de' caratteri , di cui e il nostro bronzo segnato. Qucsti al primo aspetto pajono altrettante iniziali , giacche provandosi a leggerle unita- mente da qualunque lettera cominciare si voglia , non formano senso , o voce latina. Ciasclieduna lettera e dis- posta a pressoche uguale disranza dalle compagne , e non appare uno spazio alquanto piu ampio , die tra due di esse lettere , forse per indicate ove si debba far capo per leggerle. Forse I'artefice si giovo di sole iniziali, per- che recente , e notissima era la memoria di quanto si voleva dire con esse , per potere esprimere piu cose , che accennate in carattere minuto si sarebbero malagevol- mente lette, e per disporre con maggior vaghezza e sim- metria le istesse lettere senza lasciar iroppo spazio vuoto nel giro del vaso. I caratteri letti dalla sinistra alia parte destra , e nel leggere supponendo, come par obvio , che si debba cominciare dopo quello spazio alquanto piii am- pio degli altri frapposti fra una lettera , e I'altra, sono le seguenti I.T.A.S.I.R. Lo spazio piu ampio e tra la prima lenera I . e la R . Forse vi saranno stati alcuni punti fra un iniziale e 1' altra : il che parrebbe indicare che la leggenda fosse di sole iniziali. Quantunque nell'in- fanzia delle arti si veggano in antichissime gemme , ed in vasi , segnati i nomi delle figure , che si voUero espri- mere o scolpite , o dipinte , siccome piima del risorgl- mento delle arti si adopero anche in Italia dai piii rozzi 44 ILLUSTRAZIONE DI UN VASO DI BRONZO EC. pittori , nei buoni secoli dell' arte si antica che moderna un tale uso cesso j ed in Grecia , e in Italia le leggende poste alle gemme , ai vasi , ai donativi fatti ai numi , ed anche agli uominl , nulla avevano di comune col soggetto -che si rappresentava. S'incontrano gcmme segnate col noma deir artefice. Se de' vasi si parla , de' tripodi, o di simili cose , che offerirsi , o donarsi soleano , le leggende talora ■mostravano il nome , la patria, la carica del donatore , al vdi cui nome qualche volta era uiiito il nome di chi dovea ricevere il dono. Talora il nome soltanto vedeasi di quest* ultimo accoppiato da una specie di acclamazione ; oppure anco solamente un' acclamazione di fclicita , e cio usavasi ne'vasi da here , che ne'conviil si regalavano, Le parole d' acclamazione scolpir si soleano per buon augurio dagli arteficL Nei donativi pero , che dallo Imperatore , da Consoli, dai Pretori si distribuivano nei giuochi , se erano segnati di qualche leggenda , sembra ragionevole che la leggenda contener dovesse o il nome di chi dava i giuo- chi , o di colui in onore del quale si davano , ed insieme la cagione per cui si davano. Veggiamo nelJe medaglie segnarsi la celebrazione dei giuochi unitamente al nome deU'Imperatore. Cosl nelle tessere che si distribuivano per avere Taccesso , e '1 sito ne' spettacoli teatrali , o circensi ; onde ne'giuochi per analogia col nome deU'Imperatore se- gnare si potevano peranche i donativi piii comuni , quali erano i piccoli lebeti di bronzo simili al Torinese, Appunto perche questi caratteri , considerati come iniziali , lasciano DEL SIG. CONTE FRANC HI-PONT. 4 5 campo a spiegazioni arbitrarie , non saranno da nol con serieta interpretati , appagandoci di produrre quasi per giuoco alcune congetture , che abbiano qualche aspetto di verosimile. Prevalcndoci dunque della facolta agli an- tiquari concessa di laiglieggiare in esse , diremo , che se non abbiamo errato ncl fissare T eta del bronzo Tori- nese , nel dire die le scolture , di cui e ornato allu- dano alle conquiste di Trajano ; se fu veramente il le- bete un dono distribuitosi nei giuochi Trajaniani , da Ad- riano in memoria delle vittorie del suo antecessore segna- tamente nella Siria , alle quali vittorie ebbe parte Adriano medesimo , che appunto nella Siria trovavasi , allorche Trajano facendo pensiero di recarsi nelle Indie fu daila morte sorpreso ; se , dissi , alcun poco di probabilita pos- sono aver queste supposizioni , io leggerei le iniziali nel modo seguente : \mperator . Traianus . Augusats . Syriam . Imperio . ^estituit . Era gia quasi tutta la Siria in potere de' Romani ; ma Cisendo cola insorte ribellioni , furono da Trajano , e poi da Adriano domate. Se piu si volesse la leggcnda del vaso somiglievole a quella delle medaglie, dividendo le tre prime dalle tre ultime lettere , si -po- trebbe leggere \mperaior . Traianus . Augustus — ^yria . Imperio . Kestituta . E cio per piu analogia alio stile dcIIe medaglie. Forse con altre formole si potrebbero esprlmera queste iniziali, ma le espresse da noi forse non son prive dell'autorita de'classici. Certo e che la voce Imperium puo significare stato, dominio, dizione^ in questo senso la uso 46 ILLUSTRAZIONE DI UN VASO DI BRONZO EC. Tullio : Virgilio nobilmente lodando Augusto : Imperium Oceano famam quae terminet astris. Ed Orazio celebrando le vittorie del medesimo Augusto sopra i Britanni , e i Parti , canto : Augustus adiecds Britannis Imperio , gravibusque Parthis. Si trovano medaglie , ed appunto una di Trajano , che portano il titolo d' Imperatore senza I'aggiunto di Cesare. Ad ogni modo non si pretende da noi , che sia accolta la spiegazione di queste iniziali, merce la quale pero sem- bra che si sarebbero accennate le vittorie gia ottenutesi da Trajano , e che Adriano avrebbe per tal via celebrate con afFettata modestia le gesta sue proprie , nominando ia Siria a preferenza d'akre regioni dell' Asia. Bastavano poi le scolture del vaso per far intendere , che se a Trajano piu lunga vita fosse stata conceduta , a^'rebbe egli emulate le conquiste non che di Sesostri , e d' Alessandro , ma d'Osiride, ossia di Bacco medesimo, e meritato anch'esso il titolo di domatore delle Indie. u^utti/. Ji'. 7/W1..23. C/uj.i/e J\- . I /<'!■/ fi,>/u-/t'/i'/o.7 2^11 '. IJ'.zi; . ^7 . /ioiit:A^^ri*n. tn ^a'lu/. JitJ',wi.}^i.( '/(t,i./: //i,'/: ,■ /'/^■/y. /.Wf/// ''H ^,mtAtu:'i 41 DELL' ARATRO DEGLI ANTICHI PA R AG ON ATO COLL' ARATRO PIEMONTESE MEMORIA Del Signor Giovanni Antonio Giobert. Ai-'.ta. ntlC ttiimxanin. Dei 3o gtuguo I 8 I u. A resso gli antichi scrittori di agricoltura, il lavorare so- venti la terra cl viene proposto come il piii efficace mezzo di fecondarla. La perfezione nel lavoro delle terre era la parte la piii importante del sistema dell' antica culiura Ro- mana. E nota la risposta di Catone alia quistione Q^ui esset paterfamilias ? Ei disse j Qw/ bene vascit , et bene arat. E all'altra qui^tione, che cosa sia ben coltivare un podere , 1.° Bene arare ^ ei rispondeva; 2.° A rare. La terra era lavorata tre volte prima di ricevere la semenza , e in queste lavorature soventi si faceva la se- conda traversple. I lavori si esegiilvano coll' aratro , e I'aratro era condotto da' buoi. Abbiamo da Catone , che ' un pajo di buoi aggiogato bastava per 80 jugeri'j ed in Varrone leggiamo , che era opinione di Saserna, che un v«rtoicR. r. glogo bastar potesse per cento. La giusta estensione del 4? dell' ARATRO degli antichi jugero de'Romani, e del Lazio possiamo facllmente deduria dai precetti di Columella intorno al seminare del grano, Egli prescrive cinque modii di grano per ciascun jugero. Da questi dati ricaviamo la conseguenza, che il jugero antico non molto si aliontana dalla nostra giornata , come il modius non molto si aliontana dalla nostra emina. Una coppia di bovi , o un giogo , al dire di Columella , basra per seminare 1 5 o modii di grano , che e quanto dire 30 jugeri. Un tanto lavoro con un sol giogo appena si puo da noi compiere nelle terre le piii soffici , e men restie al lavoro : i buoi de' Romani non erano certamente di statura maggiore de'nostri (1), e ne puo supporsi, che fossero essi piii celeri al corso. Questa circostanza induce a credere , che essi erano in possesso del principale istro- mento , per cui il lavorar della terra si eseguisce , cioe r aratro, ridotto a un grado di perfezione uguale almeno a quello che noi possediamo ; al che e da aggiungersi , che i loro lavori non erano quanto i nostri profondi. II primo lavoro , che dicevano proscindere , corrisponde al nostro , che diciamo rompere. Per questa aratu a la piii profonda di tutte Plinio dice : justum est prescindi sulco *■ dodramali, cioe nove pollici. Parlando di altre arature per Lib. IS. 4«. seminerj , le accenna profonde solo quattro pollici. I nostri lavori sono assai piii profondi. Ma quale era I'aratro , di cui i Romani fecevano uso ? (i) Ve«li qui appresso ove si tratta del timone. I DEL SIG. GIOBERT, 49 Quali le difFerenze tra il loro aratro, ed il nostro? Quali miglioramenti il corso de' sccoli ha egli recato a questo cosi prezioiO istromento ? Qucste differenti quistioni io mi propongo di esaminare. Altri hanno teiitato di stabilire almeno qual fosse presso i Romani 1' aratro, ma oso dire con non molto successo. Alcuni hanno creduto di poter in cio riuscire colla sola interpretazione di alcuie espres- sioni , che qua e la sparse possono raccogliersi dagli an- tichl scrittori di cose rustiche. In questo modo non e maraviglia , che ci abbiano immerso in un mare di con- traddizioni , e di confusione. Aitri piii esperti nell'agricol- tura hanno cercato di riu.-,cirvi paragonanHo alcuni fra gli aratri , di cui fa uso 1' agricohura de'loro paesi ; ma anco di questi il successo non fu felice j e cio probabilmente, ^'j^^''^'°"^' "J- perche 1' aratro , con cui hanno potuto paragonare le iso- late notizie che ricaviamo dagli antichi , erano essenzial- mente diversi. Per questa circostanza finalmente altri hanno creduto impossibile di riuscirvi , fra i quali il dottisslmo commentatore delle Georgiche Willichio. Aratri, dic'egli , G^rgic. iib. iv. p. .... . .. . . .» Vitg. Mar. comment. tujus partes sunt muuipuces in diversis regionibus , ^r/ar^ do tissimis iiinstmi per Jodocum Willi- quLspiam jrustra conabitur easdem ad vernaculas accomodare. tUiam.'BisiUe 1539 pag. MS , lit, .... f^idso plfrosquf latinos in his vocabulis nihil asserere, et eisdem a^que haerere. L'enumerazione la plii compita delle parti componenti I'aratro si trova esclusivamente nel seguente passo di Vir- •]•••• !• 1- . I . ., Ceorg. lib. I. guio , in cm SI propone di dire quae sint duns agrestibus arma : Vol. XX lit, 0 50 dell' aratro degli antichi Vomis , et inflexi primum grave robur aratri , Continuo in sylvis magna vi flexa domatur In burim , et curvi formam accipit ulmus aratri. Huic a stirpe pedes temo protensus in octo , Binae aures , duplici aptantur denialia dorso. Caeditur et t'llla antf jugo Levis altacjue fagus ^ Stivaque^ quae currus a tergo torqueat inios j Et suspensa focis exploret robora fumus. In questi pochi versi sono comprese tutte le parti , che costituivano 1' aratro a' tempi di Virgilio. E quanto a quelle che sono di legno, viene determinalta la qualita dei iegni , die sono i migliori , e a mi^it "credere ancora la maniera di prepararli. .^'*^^ Le parti jleU-'-^a«o -qui accennate sono adunque sei , vale a dire , I." II vomere ^ che a' tempi di Virgilio gia si for- mava di ferro , come lo ricaviamo dal seguente verso : Georj.ub. 1. v.^s. . . . . et sulco attritus splendescere vomer. 2.° La bura , che si faceva di olmo. 3 ." U timone annesso alia bura , che era lungo otto piedi. DEL SIG, GIOBERT. 51 4.° Le orecchie , che erano due. J." 11 dentale, 6° La stiva. Tutte queste sei parii sono le stesse nell' aratro nostro. E cio che deve recar raaraviglia si e , che desse siano state trasmesse a noi colle stesse denorainazioni latine , con cui le ha designate Virgilio , e che tali nomi siansi naturaliz- zati nel nostro stesso dialetto, eccettuaio il romis, che ha preso il nome di massa. La buris e designata da'nostri bitol- chi col nome la ^«, e in qualche provincia con quello meno corrotto di bura. II temo in alcuni luoghi si dice il temou^ il dmon , la timosella , diminutivo , per la ragione che nel mi- glioramento , che ha ricevuto Taratro , non si adopera piii da noi che quella estremita curva , la quale mette nel giogo , come lo vedremo in appresso , e che e una semplice , come suole anche dirsi . puma di timone. 11 dentale di » punta Virgilio j.i dice da noi dentale , il dental ; e la stiva la stiva ; il nome di aures finalmente solo e preso dall' ita- liano , le orecchie , j'ourie. Neir aratro nostro abbiarao una settima fra le parti che lo compongono , ed e il cultro. Di questo non fa men- eione Virgilio j ne si irovd di esso alcun cenno presso altri scritrori di cose georgiche sino a' tempi di Plinio , il quale ne fece il primo menzione , annov erandolo fra ^ r 1 Hitt. nat. lib. it. le specie di vomere. Vomcrum plura genera. Culter vacatur «• "■ prodemam , priusquam proscindatur , terram secans , jutti' risque sulcis vestigia praescribens incisuris. 5 i DELL ARATRO DEGLI ANTICHI Tra i rccenti , che hanno cercato di determinate qual osse r antico aratro romano , Dickson piii di ogni altro Iia studiato , sia come agricoltore , sia come filologo , tutti gli antichi scrittori. Fra le parti , che componevano r aratro antico, esso ne annovera un' ottava col nome di ralla. Questa ha egli desunto dal seguente passo di Plinio : Hist.nit. lib. 11 " t> r cap. ij. Purget vomerem subindc stimulus cuspidatus ralla. Ma a questo riguardo Dickson si e evidentemente ingannato. Questo stimolo cuspidato munito di ralla , o paletta in- serviente a nettare il vomere , e desso pure di un uso comune, anzi generale presso i nostri bifolchi ; una lunga canna , munita all' estrenutA superiore di un pungiglione acuto di ferro , che e lo stimulus cuspidatus , porta all' opposta estremita una paletta di ferro a due angoli ta- glienti , ossia la vera ralla , di cui par la Plinio ; e di essa fanno appunto i nostri bubulci I' uso da Plinio prescritto ; staccando dal vomere , e dalla base ove gli orecchi met- tono nel dentale , e le zolle di terra , e talora le radici , che vi si radunano. Ora tutto questo nulla ha che fare coir aratro , dal quale e pienamente disgiunto. Essendo ora determinate le parti , che componevano 1' antico aratro , e quelle del pari che compongono il no- ,stro, coi nomi stessi di Virgilio ; rimane a vedere quali funzioni ciascheduna- facesse nell' antico , e quali ciascuna faccia nel nostro aratro. Perleche di ciascuna separatamente e opportuno parlare. Prima d' ogni cosa pertanto e da notarsi , che nel passo accennato di Virgilio non si deve DEL SIG, GIOBERT. 5 J ravvisare , come la magglor parte cle' commentatorl lo fece mal a proposito , una descrizione dell'aratro. II poet a ha si poco pensato a dame una descrizione , che volen- done enumerare le parti principal! , non esito d' intromet- terne altre, che all'aratro non spettano. Dopo accennato il vomere , noi troviam tosto rammentati i tarda plaustra , che soiiD carri da condur grano , i tribula^ che sono altri carri con cui battevasi il grano , le traheae , che sono carri senza ruote , o le nostre Use , poi i rastra , la virgea suppellex , le crates arbuteae ec. E quando successivamente rammenta le altre parti dell' aratro , fra ^se ne intrude alcune ancora , che pure non vi spettano , come la lilia levis , la quale a cagione di sua leggerezza e indicata come ottima a fare gioghi, i quali sono dall'aratro infinitamente diversi , e dalle parti dell' aratro tutt' afFatto disgiunti. Dal che si comprende , che nel fame la enumerazione non ha nemmeno voluto assoggettarsi a un ordine , il quale ne regolasse o 1' importanza , o il modo con cui debbono venir connesse insieme. lo procurero di seguire quest' or- dine , affinche da ciascuna parte esaminata nelle sue fun- zioni ne venga a risultare il modo , con cui erano , e sono r una coll' altra connesse , e quindi la perfetta co- gnizione dell' aratro. Sotto questo punto di vista la prima e il dentale j la seconda la bura ; la terza il timone ; la quarta la stiva j la quinta le orecchie ; la sesta il vomere j la settima il culiro. 54 dell'aratro degli antichi II Dental e. TuttI quelH , che hanno commentato VIrglHo , sono d' accordo , che il dentale e la parte dell' aratro , in cui s'infigge il vomere j Varrone de lingua latina ci dice chla- ramente dens, quod eo mordetur terra , lib. 4. Ma il verso di Virgilio, in cui accenna il dentale, e il soggetto di molie dispute. II dentalia, plurale , lascio credere che piii d'uno venisse adattato all' aratro. Cio fu cosi bene creduto , che in questi ultimi tempi si proposero di simili aratri a dop- pio vomere (i). Successivamente la espressione di Virgilio duplici dentalia dorso lascia luogo a molre difficolta. Non e ben chiaro prima di tutto , se le parole duplici dorso dcbbano rapportarsi al dentale piuttosto , che alle binae aures , alle quali 1' applicazione e molto piu natnrale , a ■motivo che le orecchie dovendo rappresentare una o piii curve , diventano naturalmente e doppiamente dorsate. Ma siccome in tutri i codici si trova una virgola dopo il "binae aures ; e prima del duplici dentalia dorso ; cosi la maggior parte de' commentatori al dentale attribuiscono il doppio dorso. Heyne , al quale fra i commentatori di Virgilio e cenamente da assegnarsi un range distinto , lun- gamente rimase dubbioso intorno a questa quistione. Nell' ultima sua elegante edizione di Lipsia ora ben si mostra (i) V. i vaij rapportj di Fian9ois de Neufchateau intorno alle memoiie concorse al premio proposto pec la perfeziune dell' aratro. DEL SIG. GIOBERT. Jf deciso a favor del dentale , d' appresso alia considerazione che la forma di esso essendo quella della lettera > , nei due lati e rappresentato cio che il poeta ha chiamato 11 dorso. La semplice inspezione del nostro aratro mostra quanto imperfetta sia 1' idea , che i commentatori di Vir- gilio si sono formata del dentale. Essi non hanno consi- derato in esso che la figura della sua estremita anteriore , in cui riceve il vomere ; nissuno si e avveduto , che il dentale nell' aratro romano , come nel nostro , e la parte fondamentale , la vera base dell' aratro , quella che porta ; e che regge tutte le altre , le quali tutte o sono in esso infisse , come la bura , e il vomere , e le orecchie , o sono ad esso afBdate, come la stiva. Virgilio intende certamente di accennare il dentale, e di mostrarlo soito questo punto di vista coUe espressioni grave robur aratri , nel primo verso da noi rapportato , Vomis , et inflexi primum grave robur aratri. L'aratro primitivo non portava certamente alcun vomere, ed era 1' estremita anteriore del dentale , quella , la quale resa acuta , era destinata a mordere , e a solcare la terra, onde il nome ne venne di dentale. Molte antiche me-^ daglJe ci mostrano di simili aratri. Del resto le parole duplici derso possono venire appli- cate , e bene spettano ugualmente al dentale , che alle orecchie j poiche la parte inferiore di esso , che deve strisciare sopra la terra , per la facilita del lavoro , deve §ssere un po' convessa , cioe un po' dursata nel centro j Lib. i. c. :. J 2 c. 2. 6o dell'aratro degli antichi parola protentus. Questo timone rappresenta per eccellenza quello , che da noi si conserva tuttora pei vari carri di campagna ; e won altrimenti che questo doveva necessa- riamente essere un po' curvato nella estremita anteriore » ove metre nel giogo. Ora questa forma , o maniera di timone dovea riuscire necessariamente molto incomoda , e pill assai dispendiosa , che non lo riesca la maniera nostra pel mantenimento dell' aratro : incomoda , perche doveva riuscire piii difficile assai , e faticoso a' buoi ugualmente j e al bifolco il rivolgere 1' aratro , allorche terminate un solco e da ripigliarsene un nuovo in senso contrario. Piii dispendiosa , perche soventi si dovevano necessariamente rompere , e cosi riadattare , o rimpiazzare i timoni. La maniera adottata nel nostro aratro ripara a siffatto disordine, e mentre lascia sempre piu libero il hue nel suo cammino, lo scioglie da ogni fatica nel rivolgersi , quando e termi- iiato il solco. La mutazione accaduta nell' aratro nostro consiste in una catena di ferro , la quale per mezzo di un. ferro piegato a forma di un ferro da cavallo investe le estremita della bura , a cui rimane affidato per mezzo di- un forte cavicchio , che attraversa le due estremita del ferro , e la bura. Questa catena forma tutta la lunghezza del timone , che non abbisogna di curvatura , e all' estre- mita opposta porta una sola punta di timone curvata , per cui r aratro si affida al giogo. E questa mutazione , che presenta un timone pieghevole , e da riguardarsi come il principale miglioramento , che abbia subito I'aratro, dopo DEL SIG. GIOBERT. 6l la di gia accennafa addizione del cultro , di cui sara qui- stione qui appresso. Della Stiva, I due versi , in cui Virgilio accenna la stiva , e 1' uso cui serve di rivolgere 1' aratro , Caeditur et tilia ante jugo lev'is , attaque fagus , Stivaque , quae currus a tcrgo torqueat imos , sono oscuri assai, e hanno dato iuogo a moltissime discus- sioni. II testo , che qui rapporto , e il piii generalmente adottato ; ma io opino , che sia scorretto , e credo poter provare , che debba diversamente emendarsi. Per piii age- volmente illustrare quesra quistione e cosa utile di esaml- nare cio che sia realmente la stiva , tanto nell' aratro ro- mano antico , come nel nostro, Negli antichi scrlttori di agricoltura si trova raramente menzione di questa parte dell' aratro. 11 poco per altro , che ne troviamo, e piu che bastante per darci una chiara idea di cio che essa fosse , e delle funzioni che era de- stinata ad esercitare. Varrone parlando dell' aratro dice : u^ j;„g j,. supra id regula quae stat , stiva a stando. Dal che noi Comprendiamo , che la stiva era una delle parti permanen- temehte fissa nell' aratro , e il titolo , che le vien dato di regula , mostra abbastanza , che essa era destinata a rego- larne il movimento , il corso , e la direzione. Dallo stesso j^^ ^;, Varrone si ricava , che nell' anrico aratro la stiva era tra- versata da un altro legno , che serviva a meglio assicuraria nelle mani del bifolco , ch' esso dice manicula. lib. 6^ dell' aratro degli antichi Dal passo riferito di Virgilio si rileva del pari , che la stiva era la reg(ilatrice dell' aratro , poiche per mezzo di dl essa si rivolgeva 1' aratro nel terminare de' solchi. E da un passo di Columel.a possiamo inferire , che la stiva nella parte posieriore , c;he il bifolco prende fra le mani per gui^ar con essa 1' aratro , era considerabilmente ele- vata al di sopra del livello in cui attraversa la bura , e viene affidata al dentale. Columella voleva grande di sta- tura il bifolco , a motlvo che meno che il piccolo si af- fatica in condurre 1' aratro , e cio ^uia in arando stivae Colttin. lib. I. c. j.^^;j£ rectus innititur. Non trovo, che presso scrittori di cose rustiche antlche » venga fatta menzione della lunghezza di questa parte dell* aratro , ma essa puo quasi desumersi dal passo di Colu- mella riferito di sopra. Nell'aratro nostro la stiva nella sua estremita posteriore , in cui il bifolco la impugna fra le mani,sitrova elevata da terra circa un piede e mezzo, e precisamente ad un'altezza,a cui un uomo di statura rag- guardevole vi puo diritro restar appoggiato. Dal luogo in cui mette nella bura a questa quai estremita , in cui viene impugnata dal bifolco , la sua lunghezza corrisponde a quella totale della bura, e del timone, cioe di circa nove piedi llprandi , che corrlspondono a plii che tredici piedi romanl. Questa stiva , che e perfettamente retta , e grossa nella estremita anterlore , dove si assottlglla per farle at- traversare la bura , ed affidarla con chiodi al dentale , e agli orecchi ; ma il suo diametro si va diminueudo in pro- DEL SIG. GIOBERT. 6 J porzione verso I'opposta estremita , appunto come va sce- mando il tronco di un albero dallo stipite alia punta. Le quail cose se si riguardano , deve cessare la maraviglia di quelli , i quali non sanno comprendere come Virgilio abbia potuto dire per la stiva altaque fagus ; poiche un albero appunto , che si elevi alto e dritto , e indispensabile per una tale lunghezza contro una poca grossezza. Da noi la stIva si fa comunemente di alno ; ma di faggio troviamo che fansi principalmente di simili istro- menti di agricoltura nella media Italia ; ed anche fra noi Tmw . economu. nelle colline , ove raeno grande e 1' aratro , si fe di ca- stagno la stiva, E quanto alia lunghezza e da notarsi , che probabil- mente era maggiore ancora nell'aratro romano. Nel nostro come in quello , la stiva e la regolatrice j per essa il bi- folco insinua piii o meno profondo in terra il vomere j con essa guida il solco ; con essa rivolge 1' aratro , e si- mili J e se la lunghezza accennata e necessaria nell' aratro nostro , in cui il timone mutato in una catena e mobile , maggiore dovea essere nell'aratro romano, in cui il timone tutto di legno e non pieghevole dovea opporre una mag- giore resistenza , e ricercare una forza proporzionatamente inaggiore per vincerla. Ora che ben ci e noto cio che era nell'antico , ed e I' nel nostro aratro la stiva , puo diventare piii facile la in- lelligenza del passo di Virgilio altaque fagus , Sdvaque , quae currus a tergo torqueat imos. • 64 dell'aratro degli antichi Questo verso presenta due argomenti di discussione , r uno nella parola stivaque , 1' altro nella parola currus. La prima nella parola stivaqiie non e punto georgica ma e di pura varieta di lezione ; perciocche e quei che leggono in una maniera , e quei che leggono in un'altra , cadono gli uni cogli altri d'accordo , che stiva e da rap- portarsi ad aha fagus , con cui il poeta ha inteso prescri- vere che venisse fabbricata la sdva. E , cio posto , poteva bastare di dire stiva in luogo di stivaque , che pare rappre- sentare un oggetto divcrso da quello dell' alia jagus. Ma a questa semplice emendazione si oppone il metro; per la qual cosa Martin ne' suoi commentarj a Virgilio pro- pone di correggere 1' espressione , e dire stivae in luogo di stivaque. Heyne, che difende lo stivaque , confessa che molesta utique copula in stivaque ; debebat esse fagus stiva, per appositionem quae sit stiva ; confessa buona la emen- dazione di Martin adottata pure da un anonimo Tedesco ^*77*"p>B^°^"s"' '" ""^ memoria De aratro veterum , scrittore che Heyne qualifica dottissimo , perspicacissimo, perito di agricoltura , acute , et ingeniose disputans ; ma finalmente sostiene po- tersi dire poeticamente aha fagus stivaque , in luogo di alxa jagus pro stiVa , et arbar qua stiva Jit. Altri codici edit.venet. dicono stiva quoque. Fra queste lasciamo a clascuno il diritto di scelta , mentre dal canto nostro dichiariamo , che r emendazione di Martin togliendo ogni difhcolta, e por- tando maggiore chiarezza , per nulla scemare ci sembra , come Heyne crede , la eleganza della espressione. 1: DEL SIG. GIOBERT. 6^ L' argomento di discussione , die presenta la parola currus , e di una tutt' altra importanza. Essa e tutta geor- glca , e nella varicta , ed esattezza di lezione di questa parola consiite la decisione intorno alia specie di aratro , di cui parla Virgilio. £ noto che vi sono aratri con ruote. Sono qiiesti antichissimi. Plinio parlando" de'vomeri fa men- zione d'un aratro particolare non molto prima d'allora in- veiitato in Rliaetia nel paese de'Grigioni, del qviale soggiugne : Galliac duas addiderunt tali rotulas , quod genus vacant plana- rati. Alcuiii chiamarono plaustra aratra questa specie d'aratro, o aratri carri. Servio sembra il prime , che nell' aratro di Virgilio ravvisasse un aratro ruotato , interpretando la pa- rola currus ^e tutti i commentatori , che son venuti dopo , lo hanno servilmente copiato. Martin recentemente e il primo , che lesse cursus in luogo di currus , e questa le^- zione pur anco e stata preferta dal dottissimo autore della dissertazione De aratro veteruni di sopra accennata. Heyne nota al proposito di questa emendazione di Martin, che non bene , e ne adduce per ragione , che Taratro non corre : Nam aratrwn non currit , nee cursuni aratri qais- quam jaeile dixerit. L' aratro , di cui parla qui Virgilio , pretende Heyne essere Varatrum ipsum rotis subnixum non pridem inventum in Rhaetia , di cui parla Plinio. lo.-. ck. La dissertazione del prelodaco Tedesco De aratro ve- terum ha costretto Heyne ad un' altra , Excursus de aratro Virgiliano , probabilmente perche 1' anonimo ha osato as- serire , che queUi , i quali , siccome Heyne , sostengono Vol. xxiji. i Hist. nat. l.b. iS c. il. 66 DELL ARATRO DEGLI ANTICHI il currus , sono privi del comun senso. Giovera rapportare un estratto delle osservazioni di Heyne in difesa del currus in luogo di cursus. Enim vero , die' egli , sic Maro ladne dicere non potuit ; quod sensus quemque suus docere potest , si sermonis usum habeat. At currum pro aratro rotis in- structo per poetici sermonis indolem , et usum dicere licuit, Eum aratrum regit , a tergo torquet arator. Imo currus , soggiugne , epithcto ornante dicti sunt , non minus poetice , quatenus vomere alte impresso inferior aratri pars desuper ah eo , qui stivam moderatur , flectitur , ac regitur. Dal che argomenta cosl : Exit itaque , modo genium poetici sermonis teneas , e Virgiliana lectione sententia eadcm , quam viri docti infer re volunt per lectionem corruptam. lo non intcndo di stabilirmi giudice sulla questlone , che Heyne decide con tanta franchezza , cioe che il poeta dir non potesse in buona lingua latina cursus in luogo di currus. Ma se questa sua opinione e fondata soltanto sull' idea che aratrum non currit , mi pare che anco lasciando a parte la quistione , che puo sembrar puerile a non po- chi , se corra o no 1' aratro , puo dirsi ottimamente corso deir aratro la sola impressione , o la striscia cava e pro- fonda , che esse lascia nel campo , nel qual caso il cursus YatfocicR.R lib i^'^^"'' ^^ivcnta sinonimo di sulcus: Qua aratrum vomere tap. 30. lacunam striam facit , sulcus vocatur. Noi diciamo comunemente corso del carro il segno , che nella terra imprimono le ruote , la carreggiata ( le rourere ) , e di esso ne seguitiamo per mezzo loro la DEL SIG. GIOBERT 67 direzione ; ne ben so comprendere , come meglio non possa dirsi In senso poetico corso dell' aratro , piuttosto che o estremi , o profondi cavi, Che pol dir si possa eurrus pro aratro rods instructo , non pare una prova che dir non si possa cursusy quando si tratta di altro aratro , che non ha ruote. Egli e certissimo , cIo ch' Heyne dice deir aratore , ch' ei regge , e volge a canto 1' aratro j ma se Virgilio attribuisce questa funzione alia stiva , egli e perchc I'aratore colla stiva la esegulsce. L'epiteto agglunto ai eurrus , cioe imos , non so ravvisarlo elegante , e da altra parte dee ravvisarsi per ben tutt' altro che un epiteto ornante , poiche esso e evidentemente destinato ad espri- mere quel fine , in cui termina il solco , vale a dire la cavedagna , che e il luogo esclusivo ove e da volgersi a canto r aratro. L' autorita finalmente di uomini dottissimi sempre mai rispettabile non e una prova, che non si possa impugnare , se altre ne troviamo contrarle piu convincenti , e pill certe. Per queste sole ragioni io opinerei, che il eurrus debba emendarsi , e mutarsi In cursus ; se non che ve ne sono altre plii assal forti. Di un qualche peso certamente e quella , che I'anonimo stesso non ha mancato di mettere in campo ; vale a dire che I'aratro a ruote non era noto an- cora ai tempi di Virgilio ; poiche evidentemente si ricava da Plinio, che non molto prima era stato inventato. E se di tali ne fossero primi eslstiti in Italia , Plinio , che ben conosceva que' plii lontani , gli avrebbe accennati. E lo CS DELL ARATRO DEGLI ANTICHI stesso ^'i^gil^o , che nella sua enumerazione di queste parti 6.1 e esteso ad fntrometterne delle estranee , come la diia per giogo, come avrebbe egli tacciuto le ruote, o il Jegno con cui dcbbono essere faite , se di un aratro planarato avesse inteso parlare ? Anco ne' tempi posteriori a Virgilio non consta , che questo aratro fosse noto in Italia, Nissuno scrittore ne fa inenzione , e Plinio , il solo che lo accenna , lo fa di Francia. Ma noi troviamo una prova irrefragabile , che questo aratro non poteva esser quello con ruote nel passo istesso di Virgilio. Egli attribuisce alia stiva la facolta di rivoltare da canto 1' aratro. E se 1' aratro era con ruote, questa fa- colta non poteva piii appartenere alia stiva , perche la funzione non poteva piii eseguirsi che dal timone. La lunghezza ancora della stiva designata coll' ahacjue fagus , e che negli aratri da ruota e molto minore ; 1' elevazione indicata da Columella nello aratore di grande statura, che alia stiva ^ene rectus innititur ; e piu di tutto la piu per- fetta identita tra 1' antico aratro ed il nostro , che risulta dal paragone , che gia ne abbiamo fatto nelle parti fonda- mentali , par che non lasciano dubbio alcuno , che possa essere quistione di ruote nell'aratro, di cui paria Virgilio, e quindi che 1' emendazione di cursus in luogo di currus , piu d'accordo coll' epiteto istesso di imos , sia da prefe- rirsi , dovendosi non altro ravvisare nei cursus aratri che i solchi, e nel cursus imos qutUa estremita, in cui Taratro DEL srC. GIOBERT. si rivolge da altra parte , die noi diciamo volgarmente tavsagne. Delle Orecchie. L'aratro , dl cui parla Virgilio , era munito dl due orec- chie. Ho fatto osservare , parlando del dentale , piu di una interpretazione , che puo darsi all' espressione duplici dorso ; credo di poterne qui accennare una nuova , ed e che e il poeta ha potuto dire , che queste orecchie erano laterali 1' una e 1' altra lungo il dentale. Noi abbiamo due specie di aratri , che nelle orecchie sono diversi. Uno , che si dice propriamente aratro , ha due orecchie , 1' una e 1' altra versanti ; ma di questo ra- ramente si fa uso altrove che nelle colline , ne di esso intendo qui di parlare. Nell' aratro il piii riputato , che designiamo col nome di sloira , e che e il vero aratro del Piemonte (i) , sono del pari due orecchie , ma una (i) Pictet ha intrapi'eso di descriverlo , ma egli ha descritto 1' aratro delle risaje , che e un po' diverse. I nomi vcrnacoli sono poco esatti , e debbono essere corretti. II nome dell' aratro ^ sloira , e nou sleira. L'orecchietta , alia quale ha dato il nome oursi , si dice ourisel dimi- nutive di ouria , orccchia. La bura deve scriversi con un solo r , non hurra ; in piemontese si dice la bu, e comincia dirsi bura nelle provincie , che piu si avvicinano alia media Italia. Uggetto fu parola mal pronunziata, e dicono i/g-^^rt*, voce monferrina ; in. Piemonte iijetta , diminutivo di uja , ago ^ dcstinata a cuciie insieme , ■JO dell'aratro degli aktichi sola e vera orecchia , ampla , larga , curvata , versante ; r altra plii lunga, pochissimo curvata, e designata col no- me di ourisel nel nostro idioma , diminutivo di orecchio , che sta come 1' auricula all' auris latino. Nel nostro aratro queste orecchie sono infisse ai due opposti latl del den- tale , e sono pur ritenute , come ritengono la stiva nella sua estremita anteriore , che attraversa la bura. Consultando gli antichi scrittori di cose rustiche , si ri- levano de' gravl fondamenti per dubitare se le orecchie facessero parte degli antichi aratri ; e si rileva" per certo , che se alcuni , e in certe particolari circostanze ne veni- vano muniti , la maggior parte ne erano privi. Se noi prescindiamo dal passo accennato di Virgilio , non troviamo piii altro scrittore, che parli di aratra aurita Lib. 1. tit. 43. sino a Palladio. E mentre questo scrittore ci accenna un aratro con orecchie , ci prova , che altri ne erano , i quali non ne erano muniti , cui da il nome di semplici. Gli aratri con orecchie si adopravano , e sono da esso Loc cit. raccomandati nel case , in cui plana regio permhtit. Da Varrone ricaviamo , che le due prime arature si o tener collegata con il dentale la bura verso la sua estremita anteriore. Steiva , voce ancor monferriiia ; si dice stiva. II cuneo detto scagiiet , scagnetto, diminutive di scagno ^ e I'altro non sono intesi soltanto ad assicurare la stiva, gia altrove fermata, e rite- nuta con chiodi , ma principalmente a dare , e a mutare nella stiva quel grade di elcvazione il pii'i comedo airaratore, M stivae pene rectus irtiti- tatur , come vuole Columella. I DEL SIG. GIOBERT. 71 facevano con un aratro , e che con altro aratro si eseguiva la terza, la quale avea per oggetto di formare i solchi (i). Che cosa da Virgilio , e da Palladio debba intendersi della parola aures , aratra aurita , o a meglio dire della forma di queste orecchie, nulla da scrittori si puo ricavare. Vir- gilio ci fa conoscere il numero, ma nulla dice della forma. Palladio non ha che la sola parola aurita. I commentator! riguardano bensi come munito di orecchio I'aratro , di cui paria Varrone nell' accennato luogo j ma , convien dirlo , appena quest' idea si puo appoggiare coUe di lui espres- sioni. Cio che i commentatori vogliono designare col noma di orecchie, da Varrone non riceve altro titolo che quello di tabellae , il qual nome adoprato al plurale fa loro cre- dere , che fossero due , e cost le binae aures di Virgilio, Egli e vero , che la funzione , che fa loro eseguire Var- rone , e dopo lui anco Plinio , di coprire il grano nelle porche , e quella che eseguisce 1' orecchia nel nostro ara- tro J ma non risulta per cio , che queste tabelle ne aves- sero la forma nemmeno per approssimazione ; e malgrado r esercizio di questa funzione si potrebbe persino conten- dere , se il nome di orecchia loro possa convenire, Egli e da credersi , che se fossero state curve , Varrone o lo avrcbbe accennato , oppure , rigoroso com' era. in fatto ( I ) Tertio cum arant , jacto semine , boves lirare dicuntur j id est cum tabellis additis ad romcrem simul et satum frumentum operiunt in porcis, at sulcant fossa, Varro lib. 1 c. 29. 71 dell'aratro degli antichi, di .lingua , le avrebbe chiamate aures in luogo di tahd- lae , o le avrebbe designate con altro nome. lo incline a credere die 1' aratro , di cui parla Virgilio , non e altro che I'aratro munito delle tabellae di Varrone , le quali ta- hellae , pocticamente e la prima volta , dette furono aures da Virgilio, Egli e da supporsi , che queste tabellae sa- ranno state disposte in modo , nella lore applicazione al dentale , da descrivere un angolo aperto , e in tal modo una curva sufficiente a versare la terra lateralmente , so- pratutto se un po' elevata. Pictet da il nome di tavola alia nostra orecchietta , che pure e un po' curvata , e nella sua applicazione al dentale e disposta in modo da pro- durre in parte I'efFetto sopraccennato, di raccogliere bene la terra , e assodarla alia porca. Ma cio che merita atten- zione , si e, che il testo di Varrone non dice punto come s' intende Comunemente , che le orecchie fossero due ; e un passo di Flimo prova decisamente , che questa tabellx era una sola a ciascun aratro (i). In questo caso , anche supponendo e volendo dar il nome di orecchie a queste tavoie , dir converrebbe che gli aratri romani ne porta- vano una sola. Ma il passo di Plinip prova due fatti di piu. II primo si e , che questa applicazione delle tavoie , od orecchie che vogliano dirsi , all' aratro non era di un uso generale , ma limitato soltanto a' que' luoghi , ove (i) Ilaec quoque ubi consuetudo patilur , crate dentata , vel tabula aratr» *nnexa , quod vacant lirare , opericntc semlria. Hist. nat. lib. i8 cap. 20. DEL SIG. GIOBERT. 73 consiuiudo patitur. II secondo si e , chc soventi teneva luogo di questa tavola una crates dentata. Plinlo accenna la crates dentata la prima, e se rammenta la /ti^w/a, essa e da Plinio sohanro in sussidio , e sccondariamente chiamata. Fra i commentatori di Varrone recentemente Schneider reputa aurita gli aratri , che Catone chiainava romanica , e che prescriveva per le terre forti , e tenaci : e reputa senza orecchi gli aratra campanica (1). Ma questa opi- nione e a nient'altro appoggiata che a una differenza, che doveva esistere tra 1' aratro di un paese , e quello dell' altro a motive della divcrsita del terreno ; questa differenza tuttavia poteva benissimo in tutt' altro consistere , che nella presenza , o privazione degli orecchi. Plinio rammenta , die in alcuni luoghi d' Italia si aggiogavano per lavorare sino a otto coppie di buoi (z) ; locche suppone una terra molto difficile e restia , e percio un grosso vomere , un aratro pesante ; ma Plinio non parla punto di orecchie , e pare che lo avrtbbe detto , se per cagione di queste fosse piu difficile divenuto il lavorare. Da queste osservazioni chiaramente risulta, i.° che I'esi- stenza di un aratro con orecchie presso gli antichi non ad altro e ben appoggiata , che alle due parole binae aures (i) Comment, ad Vanonem , lib. i c. 29 pag. 32_i. Cato aratra roma- nica dicere yidctur aurita in terra valida adiiibenda. (2) Cum muliij'ariam in Italia octoni bovcs ad sin^ulos romeres an/ielcnt. Plin. liist. nat. lib. 18 c. 18. yol, XXIII. 7 4 dell'aratro degli antichi cli Virgiiio , ed aurita di Palladio. 2.° Clie le tahdlac di Varrone, e la tabula di Piiiiio non ben rappresentano una orecchia simile a quella , che noi abbiamo nel nostro ara- tro. 3.° Che oltre di cio nemmeno queste tabelle , od orecchic che dir si vogliano, facevano parte rigorosamente deir aratro , come le orecchie io fanno nel nostro ; per- ciocche esse non si adattavano all' aratro nelle principal! opcrazioni, ch'esso eseguisce per sommuovere la terra, ma solo si praticava di aggiugnerle all' aratro nell' ultima ara- tura per 1' oggetto di coprire la semenza. 4.° Finalmente dal testo di Plinio riiulta , che il riguardare come orecchie le tabellae di Varrone e una ipotesi, ciie non si puo nem- meno ben appoggiare. Una sol tavola, che un crate den- tato soleva rimpiazzare , non puo venir altrove applicata che nella parte posteriore dell' aratro , e precisamente an- nessa alia posteriore estremita del dentale , la dove in esso mette la bura , e appoggia la stiva , occupando cosi Io spazio di terra sommossa , che e tra 1' estremita poste- riore dell'aratro, e quella parte piu posteriore della stiva, in cui la Impugna il bifolco. Per formarsi di cio una chiara idea , basta l' immaginarsi un erpice nostro , che e un vero crate dentato annesso al di dietro dell' aratro , e strascinato con esso. Checche voglia credersi a questo riguardo, cio che ben ■di certo appare si e , che dell' orecchio grande , versante , che forma il principale pregio dell' aratro nostro , non avevano alcuna idea i Romani , e che , se non I'addizione, DEL SIG. GrOBERT. 75 come credo d'aver dimostrato , la forma almeno di questo orecchio , e uno de' principall , e insieme a quello della mutazione nel timoiie , de' piii important! miglioramenti , clic nel nostro ha ricevuto 1' antico aratro. Del Vo MERE. II vomere era presso gli antichi Roman! quella mazza di ferro a trc angoli , clie s' infigge , e ricopre I'estremita anteriore del dentale , e die e destinata ad insinuarsi nella terra, a sollevarla, e sommuoverla. L' aratro ne' tempi primitivi ne era privo. Antiche me- daglie ci presentano aratri seiiza vomere , e col solo den- tale aguzzato ; altre medaglie ci presentano aratri con vo- mere sottoposto di legno a foggia di zoccolo. Un passo di Virglllo ci fa conoscere quanto sia antica rapplicazione del vomere di ferro : Prima Ceres ferro mortales vertere terram ec. I Romani avevano varie specie di vomere. Pliiiio ci ha lasciaia la notizia di quattro. Fra quest! uno, che dcsigna- vano col nome di cultro , cuher , e poco usato da no! , e ne sara quistione qui appresso parlando del cultro. I tre altrl sono gli stessi , di cui siamo ancora in posscsso , poiche anco da no! , come presso i Romani , s' adoprano different! specie di vomere. Ma queste difr'erenze a cio si riducevano allora , e riducons! attualmente , vale a dire ad essere piu o meno lunghi , a angoli piii o meno aperti, piu o meno larghl , e o acuti , o rotondati nel rostro , o punta anteriore. Intorno a cio nulla rimane da osservare. J 6 DELL'aRATRO DEGLI ANTICHI. Del Cultro. II cultro e una parte importante del nostro aratro. Al- cuni reputano , die il cultro annoverare si debba fra le parti deir aratro antico. Di questa opinione e Dickson , il quale da un passo di Plinio crede peter dedurre , die il cultro nell'aratro antico riemplva a un dipresso le stesse funzioni , che riempie nel nostro (i). lo mi propongo di provare col mcdesimo passo di Plinio , che questa parte dell'aratro nostro era perfettamente sconosciuta agli antichi. In Plinio e chiaramente espressa la parola culter , ed e il solo fra gli scrittori , ' in cui la troviamo j ma cio , ch'egli dciigna con questo nome , e una ben tutt' altra cosa , die il cultro del nostro aratro. La soluzione di questa quistione sta tutta neir interpretazione del passo seguente dl Plinio , KUi. nat. lib. is. J^omeTum plura genera. Culter vacatur^ praedensam ^ prius- quam proscindatur , terram secans ^ futurisque sulcis vestigia praescrihens incisuris , quant resupinus in arando mordeat vomer. Dickson a tradotto cosi questo passo : " II v a , >, dit-il , plusieurs sortes de socs j il y en a un qu'on „ nomme culter , qui coupe la terre solide avant qu'elle „ soit soulevee par la charrue, et trace d'avance la ligne (t) Dickson, agriculture des anciens. T. i pag. 3S7. Ho fatto inudli sforzi per consultare I'originale inglese , che non ho ritrovato. Cio reputo importante di osservare , perchc in cose di questo gencre le traduzioni possono facilmcntc piesentare altciate Ic cspiessioni deU'onginale. DEL SIG. GIOBERT. 77 „ du slllon, que le soc couche a plat sur son dos ouvre „ en labourant „. Leggendo in tal modo il passo di Plinio, a lui pare ^ dalla operazione ch' egli quivi attribuisce al cultro , che esso servisse agli usi medesimi , a cui serve il cultro nei nostri aratri, e quit etait employe a une mi- me charrue avec le soc ; e dopo vari ragionamenti con- chiude : il est done probable que Pline dit dans ce passage^ que le soc est resupinus pour indiquer la difference quil y a dans la marche entre des charrues avec ou sans coutre. E altrove Dickson soggiugne ancora : // a deja etc observe ibid.pag.ssj. que lorsque Pline decrit la marche de la charrue a coutre coupant la terre du sillon , il represente le soc comme resu- pinus , indiquant par-la que la charrue nest pas toujours dans cette position , laquelle cependant etait necessaire lors- qu on y ajoutait un coutre. Questa e I'interpretazione , che Dickson crede doversi dare al passo di Plinio ; ma per poco che si legga questo passo con attenzione , e facile di rilevare , che 1' autore dice esattamente il contrario di cio che ^bbiamo nella interpretazione di Dickson. Vi sono, dice il naturalista, moiti gcneri di vomeri. Si chiama cultro quelle che taglia la terra ec. Da cio risulta di gia , che il cultro di Plinio e una specie di vomere , e che non e, come nell'aratro nostro, una parte separata, e dal vo- , mere ben distinta. Esaminando successivamente tulta la funzione che Plinio [fa eseguire da questa specie di vomere , noi troviamo , [che esia e ben diversa da quclla , che escguisce il cultro 7S dell'aratro degli antichi nel nostro aratro, e da quella che suppone Dickson, Plinio^ al quale si rimprovera uno stile qualche volta oscuro , e in questo passo chiarissimo. Per ben comprenderlo e ne- ceisario di richiamarsi , che in questo libro Plinio scrive di agricoltura , e che percio ne deve parlar la lingua. In questa dimcnticanza consiste 1' errore di Dickson , di cui la sorgente e Tinterpretazione della parola priusquam prO' Lib.j.cap. ij,. scindatur. La giusta interpretazione di questa espressione la abbiamo da Varrone : Terram , cum primum araiif^ pro- scindere appellant. Perloche il priusquam proscindatur chia- ramente ci dice cosi : prima che subisca la prima aratura. Per la qual sola variazione risulra , che ii vomere partico- lare , che Plinio designa col nome di cultro , era un vo- mere appHcato perpendicolare al dentale , destinato a fare nelle terre estremamente compatte delle incisioni longitu- dinali , distanti a un dipresso 1' una dall' altra quanto la larghezza del vomere comune per la prima aratura , che e quanto dire la larghezza del solco , che dovca formarsi , e percio a non altro destinato, che a disporre la terra alia prima aratura. In questa maniera di leggere il testo di Plinio ben si comprende come questo vomere prescrivesse le vestigia de'solchi futuri, che nell'aratura il vomere nella sua posizione ordinar'a orizzontale dee facilmente sollevare. Nella interpretazione di Dickson, se questo cultro esisteva unito air aratro affinche potesse eseguire incisioni , era in- dispensabile ch' esso fosse applicato anteriormente al vo- mere. La forma dell' aratro romano , che risulta dalJa disa- DEL SIG. GIOBERT. 79 inina che abbiamo fatto delle diverse parti di csso , non poteva permettere I'applicazione di questo vomere a cultro anteriormente. E d' altra parte un vomere a cultro cost applicato , se poteva eseguire un'inci»ione, era impossibiie che riempisse le due condizioni accennate da Plinio , cioe I ." quella di prescrivere vestigia sulcis juturis , perciocche a prescrivere questi vestigi sono indispensabili due inci- sioni , il vestigio non potendo altrimenti venir espresso che dallo spazio di terra compreso fra le due inci>>ioni : la 1.' , quella di agevolare nell'aratura col vomere a piatto a sollevare la terra ; vantaggio ben conseguito soltanto per mezzo delle due incisioni lateral! , per le quali 1' ade- renza nelle mollecole della terra veniva interrotta , e cosi la sola resistenza di e^sa ridotta all' estremita superiore del vomere , in cui s' insinua nella terra. Le parole sulcis futuris poi terminano di ben spiegare , che questo cultro non era anteriore al vomere; in questo caso i solchi non potevano essere futuri, se si formavano subito , ed erano percio attuali , susseguenti , non mai "ftituri. In complesso il testo di Plinio ci dice chiarissimamente, che nei casi , in cui la terra era estremamente compatta , jpraedensa , si cominciava a tagliare con un vomere parti- colare detto coltello , e che poi si procedeva alia prima aratura ; che per tal modo prendevasi il solco fra le due linee segnate dal cultro , perche allora il vomere a piatto solleva piu di ieggieri la terra. 8o dill' aratro DEGLI antichi Che a questo vomere spettasse il nomc di coltello , non c nemmeno necessario di osservarlo. Di simili aratri a coltello ne veggiamo qualche volta presso di noi , e ser- vono a tagliare i prati , in cui si vuole far moltiplicare le graminee per nodi , e servono ancora a di^porre alia prima aratura quelle terre, che prima imboschite e ripiene di cespugll vogl'ono mettersi a coltura. Nell'aratro nostro il cultro e una parte ben distinta dal vomere. Esso e realmente cio , che ne indica il nome , vale a dire un gran coltello a taglio un po' rotondo , il quale nella punta e munito di un uncino , per mezzo di cui s'insinua , ed e ritenuto nel vomere , in cui e pra- ticato espressamente un foro desnnato a riceverlo. Col manico e assicurato alia bura , e ritenuto per mezzo di cunei. La sua funzione d' insinuarsi col taglio nella zolla sollevata dal vomere , spezzarla per mezzo , dividerla , e preparar in tal modo una piii facile funzione alle orecchie; la quale funzione e tutt'aifatto diversa da quella che Plinio ci ha descritto. Dal complesso di queste osservazioni credo poter con- chiudere, che gli antichi non conoscevano I'uso del cultro; che conoscevano un vomere a coltello , che ha niente di comune col nostro cultro ; e che il loro vomere a coltello non e diverso da quello , che noi adoperiamo tuttavia in casi particolari , se non che nella nostra maniera vi sono d' ordinario due in luogo di un solo coltello. i DEL SIG. GIOBERT. *1 CONCLUSIONE. Ravviclnando tutto cio , che ci e occorso di osservare intorno alle difFerenti parti dcH'aratro , noi possiamo, mi pare , ben rappresentarci 1' aratro degli antichi Romani , e le mutazioni, che sono in esso accadute nella serie dei secoli. L' aratro romano e lo stesso che il nostro , colla sola differeiiza che il timone e divenuto flesbibile, le orec- chie permanenti, e piii curtate; e un cultro vi e ag- giunto per faciliiare la diviiione delle zoUe. Lc parti fondamentali, cioe la stiva , il dentale , la bura , il vomere, sono rimaste intatte. Si tolga dal nostro aratro il cultro , air orecchia destra si sostituisca una seconda orecchietta, e in luogo di attaccare alia bura una catena con punta di timone , si adatti a questa bura un timone intiero di legno non diverso da quelli , che adattiamo alia specie di carri , che diciamo baroi^^e, e carrette , noi ab- biamo la figura esatta dell' aratro romano nello stato di sua maggiore complicazione , quale si preparava per la terza aratura , in cui eseguiva la doppia funzione di som- muovere la terra , e coprire la semenza. Fol. xxin. DELL ARATRO DEGLI ANTICHI SPIEGA.ZIONE DELLE FIGURE. Fig. I. Aratro piemontese , veduto a destra, 2. Aratro picmontese , veduto a sinistra. 3. Aratro romano , per la prima e seconda aratura. 4. Tavola , che si aggiungeva alia terza aratura. J. Stiva in tutta sua lunghezza. Parti deW aratro romano , e picmontese.. AAA. Stiva. BBB. Bura. CCC. Dentale. D. Timone dellaratro romano. ' _ ( dell'aratro piemontese, F. Punta di timone I G G. Ferro che connette la catena alia bura. H H. Cultro dell'aratro piemontese. 1 1. Orecchio destro versante dell'aratro piemontese, K K. Orecchietta dell'aratro piemontese. L L L. Cilindro di legno , che connette la bura al dentale nell' aratro romano e piemontese. M M M. Vomere. '^^.|. /,y,7,'u'. ,(/J.i>,/,f. S-i . 8? DIPLOMA DI ADRIANO SPIECATO Dal Barone Vernazza Di Frency addi I 5 di mar:^o i 8 i 7. Sire \ n diploma dell' Imperatore Sardo , soldato di marina , e Maesta ; inedito ; sincero. Pagine interne. I. Imperator Caesar , divi Ttaiani Parlliici Jilius ,diri Nervae ncpos Traianus IIADRIANVS Augu- stus , pontifex maximus , tribu- niciti putestatc d.cimum, octavum, consul tertium , pater patriae. lis qui militaveruiU in classe praetoria Misenensi quae est sub Calpurnio Seneca ; sex et viginti stipendiis enteritis , dimissis ho- nesta missionc j quorum nomina subscripta sunt ; ipsis , ilbcris , post.risque eorum , civitalcm de- dit et conubium cum uxorihus quas tunc habuisscnt cum est civitas iis data; aut , si qui cne- libiis esscnt , cum iis quas po- stea d.ixisseiU , dumtaxat singuli ■sinaulas. Adrlaiio a favore di un sotio gli occhi di Vostra Pagine estcrne. Imperator Caesar , divi Traiani I. Panhici tilius, divi Nervae ncpos Traianus HADRIANVS Augu- stus , pontifex maximus , tribu- nicia potestate decimum octavum, consul tertium, pater patriae. lis qui militaverun: in classe praetoria Misenensi quae est sub Calpurnio Seneca ; sex et viginti stipenUiis emeritis , dimissis lio- nesta missione ; quoium noiV.ina subscripta sunt ; ipsis , liberis , posterisque eorum , ci»it3tem de- dit et conubium cum uxoiibus quas tunc habuisscnt cum est civitas iis data; aut, si qui cae- libes cssent, cum iis quis po- stea duxlssent, dwmtaxai singuli siiiguJas. 84 il. Ante liicm decimum septimum kalcndns octohrcs. Puhlio Licinio Pansa , Lucio Attlo Macrone , consulibus. Ex Greqale, Dccimo Nnmito- rio, Agislni, TARAMMONI , Fifens , ex Sardinia j et TAR- PAIARI//io cius. DIPLOMA DI ADRIANO Ante diem decimum septimum kalendas octobies. Publlo Licinio Pansa , Lucio Attic Macro , .consulibus. Ex Giegalc. Dccimo Numito- rio, Agisini filio, TARAMMONI, lifens , ct Sardinia ; et TAR- PAL\RI filio cius. Descriptum et recognitum ex lalnila aenea quae fixa est Ro- iTiae in muro post templum Divi August! ad Minervam. Tiberii Claudii Menandd iL Publii Attii Severi Lucii Pulli Dapiini Titi riavii Romidi Tiberii lulii Felicis Caii lulii Silvani Caii Vettieni Hermetis Le due tavolette di bronze, nelle quali e conservatls- simo , furono , quando regnava Carlo Emanuele iil , tro- vate in Sardegna : monumento nobile : simiji al quale interi sono in Europa appena Meci soli. f^no di Antonino Pio e uel museo cesareo in Vienna , scoperto in Vngheria nel tempo di Giuseppe il, illustrato dair Eckhcl *. Due ne possiede il Re delle due Sicilie, comparsi dalle scavazioni di Gragnano e di Resina : e sono di Claudio , e di Vespasiano. Due il Gran Duca di '•■ Sylloge I numorum veterum anecdcterum thesauri caesarel, Vienna 1786. Trattncrn. 4. Pag. 114. TitL BARONE VERMAZZA. 85 Toscana; T uno del quali e di Galba , trovato nel 1688 a Castellaniare , spicgato dal Maffei, e dal Gorii I'altro , che e di Domiziano e venne di Salona , fu il primiero die nella eta di fra Giocondo Veronese , cioe pcx:o avanti ^l 1510, apparisse agli eruditi , noto al Panvinio , al Grutero , al Lucio , al Zaccaria , al Donati , al Bouche , al Papon, f^no di Vespasiaiio ha il Re di Prussia , pro- Papiri diphm^Uc:, Col. 270. veniente anche da Salona , puhblicato dal Lipsio. P^no di Domiziano e nella biblioteca Vaticana , venuto di Tebe , stampato dal Bianchini e da altri, esaminato dal Sanclementi. * Interi similmente sono uno di Galba scoperto nel 1718 anche a Castellamare ; uno di Adriano scoperto a Cremona ; uno di Marco Aurelio e Lucio Vero scoperto circa il 1765 non lungi da Ofen o sia dalla modernaBuda. f Quel * Blanchinvs. Demonstratio historiae ecclesiasticae quadripartilete, Roma 1752. Fol. I. il. Col. 85. Sanclementii. De vulgaris acrae eniendatione. Pag. ISS- -p Stephani Weszpremi. Succincta mcdicorum Hungariae et Transil- y-aniae biograp/iia. Vienna 1781. Tiattnern. 8. Tom. iil. Pag. 4+2. Intero orum. mutilaia , come ivi si Icggc a pag. 43;. L' porzione di un diploma di Adiiano. Ma e la tribunizia potesta xxil c i nomi pcrrersamente scritti dei due consoli non pcrinettono di assegnarne 1" anno. 96 DIPLOMA DI ADRTANO- priino f'u pubblicato dal Maffsi , e nondlmeno si legge scorretto cosi nel Ruggicri e nel Mllante , come nel Mu- ratori *. II secondo, pubblicato dallo Sineiio e da altri , era gia itato oggetto degll stiidii del Fonteio. L' opera sua dove d' esso diploma si fi mo! to uso , fu ptibblicara dal Giacoboiii, il qual dichlaro di avere per le necessarle emendaiioni ses[uitato il dudizio di Cdrlo Sio;onio. G!i er- rori , bicno del Fonteio , o- del Giacoboni , o del Si- gonio , ctrto sono grandiss'mi. f 1 tre uliimi diplomi, di Galba , di Adriano, e divorum ikcmcVjtt.' fi'^i'''^"^, e la tavoletta di Gordiaiio che si trovo a Lione, e le altre porzioni di non ille^i diplomi che si veggono in alcuni libri , passarono a mani , presenteraente ignore ,. di persone private. Monumento ciibbiosissimo , ed almeno interpolato , e finalmente uno che ha il nome di Traiano : e nei mano- scriiti di Pirro Ligorio ; e non si sa che sia stato veduio altrove. '' Maffei. Verona illustrata. Verona ijit, Parte secondi , col. 269. MvRATOBi. Novus thesaurus, cccvil. Rvggieri Seralino. Istoria dell' immagine di S. Maria di Po^^ario. Napoli 1742- Guarracini). 4- Pag- 9- MiLANTE i'io Thoma , episcopo Stabiensi. De Stabiis , Stabiana eccU- sia t et episcopis eius. Napoli 1750. Muzio. 4- Pag. %i, ■\ Smetii Martini. Inscriptiotmm antiquarum. Lugdtini Batavorum 158?. Flantin. I'u). Pag. xcni. 1'abretti. Inscrlptionum atitiquarum. Romae 1702. I'ol. Pag. 307. I'ONTEU loannis Baptistae. De piisca Caesiorum gente. Bologna 1582. lulii Iacobonii appendix; Bologna 158?. Rossi. Fol. Ivi : adhibui peracre ac limatulum doctissimi viri , Caroli SlGOHU. , iudiciuiiu i DEL BARON'E VERNAZZA. 87' La maggior parte dci diplomi ( cosi ora si cliiamano rettamente in vcce di oneste missioni) furono da Gaetano Marini inseriti per annotazione fra gli atti degli Arvali. II piu antico di tutti e dell' Imperatore Claudio , dell' anno cinquantuno dell' era volgare, ed oltre alia notizia ehe ne diede il Gori nelle simbole Romane, fii comen-ixvif. 16.73. iss ii. 114. 117. tato dagli Accademici Ercolanesi. Addizione ai dotti loro comenti e la mia exercitatio in antiquitate Romana ^ stam- i„ua,i° cXLi. pata nel 1799 in Torino. 11 piu moderno e dei due Filippi a favore di un Man- tovano , soldato di fanteria. Fu scavato in vicinanza della citta di Modena , spiegato dal Marchese Maffei. * E '1 diploma di Claudio , e questo che Vostra Maesta', si degna d'osservare, appartengono all' una delle due flotte che Augusto aveva instituite a tutela deirAdriatlco e del Mediterraneo. DIffcrenza tra 1' uno e 1' altro notabiliisima e , che in questo di Adriano la flotta e c/laiamata classis praetoria MUenensis ; in quello di Claudio e succintamente in classe quae est Miseni. Tal era ancora, quando oltre r usato Terribile il Vesevo ardenti fiumi cinn.MTito.i.y. Dalle fauci erutto ; scosse le rupi ; Riempie di ruine I campi intorno e le citta vicine. * Istoria diplomatka pag. 25. GaUiae tmtiquitates pag. 4- Museum Veronense pag. 3js. 8 8 DIPLOMA Dt ADRIANO Allora Pllnio erat Miscni , classcmque imperio rcgehat : ne si dice die pretoria fosse la sua potesta. Ma Cicerone , ..... . che pote diilo con verita , lo disse : audiri Caiuin Copo- X>e aiK'inationc ,1 ' I ^^' nitim ad tc venisse Dynachio , quum praetorio imperio classi Rliodiae pracessct. Inoltre , Plinio , volendo acco- starsi al fenomeno , iubct liburnicam aptari^ non gia nave che fosse praetoiia. Ma Tito Livio che pote dirlo con verita , lo disse : m praetorinm navim captam videre : e parlava di quella nave capitana, donde aveva pugnato contra i Tarentini Decimo Quinzio , i\ quale praeerac classi commcaiibusque : e fu ucciso dal nemico j sicche in medio circumrenta Romanu na^'is capiiur. Le parole da me allegata intorno alia persona di Plinio il comandante della florta di Miseno , sono parole di Plinio Epistoiaiiim suo nipote. Con esse concorda il libro de claris rhetoribus. Lo scrittor del quale, antico certamente , o fosse Sue- tonio a cui suole attribuirsi , o Tacito , od altri , narra cosi : periii clade Campaniae. Nam quitm Misenensi classi praeesset , et flagrante T^esevo ad explorandas propius causas liburnica pertendisset , nequc advcrsantibus vends remeare posset , vi pulveris ac javillae oppressiis est. Anche la flotta di Ravenna che in marmi e in libri e nominata pretoria , tale non era addi 5 di aprile dell'anno settantuno ; perocche in quel diploma di Vespasiano , che ora e in Berlino , si legge succintamcnte in classe Raven- nate. Air autorita del bronzi si aggiunge quella di Cornelio I DEL BARONE VERNAZZA. 89 Tacito , dove narra che il comandante della flotta di Ra- «"»r. ' III. IJ. 57 veiina e poi quello della flotta di Miseno passarono amen- due dal partito di Vitellio a quello di Vespasiano. II primo era Lucilio Basso classis Ravennans praejectus. E si ha da notare ehe dal diploma di Vespasiano si viene a sapere il prenome di Basso j che era Sesto ; omesso da Tacito. Comandante dell' altra flotta era Claudio ApoUinare , il quale praeerca classi. Vitellio mando a Miseno , per con- ciliare in suo favore la gente di mare, Claudio Giuliano^ il qual nuper classem Misenensem molli imperio rexerat. Dalla detta ditYerenza procede una verita non conside- rata finor da nessuno ; che le due flotte non sempre fu- rono pretorie. II che , riguardo alia flotta di Ravenna , e contra il parere di Monsignor Filippo del Torre *, e del cavaliere Annibale degli Abati Olivieri. L'Olivieri dice, che il titola PRAET sempre si vede aggiunto alia classe Ravennate. II detto suo e ripetuto dal cavaliere Spreti. Ne lo Spreti si e avveduto, che e nel bronzo di Vespasiano, ed in alcune * Philippi a TvRRE Momtnmita veteris Antii cap. IV. Cur vero classis Ravennas praetoriae illiistii vocabulo in nostra iiiscriptionc ornata }■ Nomen illud in Gruterianis quuque se ofTert . . . . et Misencnsis classis PRAtTORiA idcntidem dicta .... LiPSivs ita vocatas putat classein Ra- vennensera ct Misenensem , dignitatis caussa , et qiiia inter ininores alias^ ut praeturia aliqiia navis , eminerent. Vel exeinplo praeturianarum cohoitium sic appeliatas , quia ad Italiae et principis tutelam excuba- bant . . . ScHEFFERVs addit , Graecis postea impcratorias appeliatas , cx Leone, imp. et Constantino nov, ill. Quorum coniecturis acquicsco. Vol. XXl^I. m • 90 DIPLOMA DI ADRIANO inscrizioni ch' egli ben distingue dalle false , il titolo di pretoria non e aggiunto. * II principe di Torremuzza era cosi persuaso , die dalla digiiita pretoria fu sempre . onorata la flotta m^ Ravenna , dKticke inxniioni che ill Una inscrizione in , cut si legge cl rave egli pag. 301. proponea di correggere cl prae . 11 che a me non par necessario. Finalmente il conte Rezzonico , il quale avverti che , dove si parla della flotta Siriaca , classis praetoriae addi' tamentum minime invenies , egli stesso per esaltar la flotta Dh^msU. PiinUnae della. qualc Pllnio era . comandante , dice, cum haec ipsa. torn. I pjg. 177. , . . . ... classis praetoriae nomine VBIQVE aisunguatur. Non e da prender meraviglla, che la diiferenza di flotta non pretoria e di flotta pretoria sfuggisse al Maffei , maes- tro sommo in ogni letteratura. Non egli, non altri o suoi contemporanei , o piii antichi di lui , aveano veduto il diploma di Claudio pubblicato dagli Ercolanesi. Ed essi Accademici , e colore che poi lo videro , non lo parago- narono con quel diploma di Adriano , gia varie volte stampato, dato ai diciotto di febbraio dell'anno centoven- tinove ad un uomo di Corsica , il quale 3vea militato in classe praetoria Misenensi. ■' „ Dopo RAVEN si v€dono c>uiii punti , segno di parola mancante ; e J, quesa doveva essere praet titolo clie stmpre si vede aggiunio alia 3, classe Ravennate „ Annibale degli Ahbati Olivieri , copiato ncllo SpReti JMonumeiiti . . . di Ravenna, Tom. 3 pag. 525. Sarebbe dovuto avveitiisi , che praet si trova costantemente avanti a RiWENN ed avanti a misen ; non si tiova mai dopo. Dunque la paroltt -.ifutncante indicata dai punti non duveva essctc fraet. DEL BARONE VERNAZZA. 9'' Quindl si pu6 stabilire una sicura e nuova norma per assegnare a maggiore o minore amichita le inscriziom classiarie. Cosi fu gia stabilifo dal conte Carii un nuovo canone Antidui u^iuhc di critica lapidaria , per assicurare la eta delle inscrizioni dove e notata la tribu. Dice pertanto , doversi in quelle di Ravenna che lo Spreti ha raccolte , e in quelle di Miseno che son© stam- pate in piu Hbri , distinguere le inscrizioni che alia flotta non danno il tirolo di pretoria , da quelle che lo danno : e queste seconde comiderar meno antiche di quelle prime. Tito Cantio Felice della tribu Tromentina , Pubblio^^^ ^"f'^^ AAA. 4. CLt II. 3. A\ idio Satullino della Palatina, Tiberio Giulio Peiino della coti m. 15. Stellatina , furono praefecti classis Misenatis. Lucio Emilio Siieotlno , Snurio Cavio Latino della . sp«" ' ' - n. -.1. 31, tribu Galeria , Gaio Ceranio Calusto furono praefectt-classis '"• '^s- Ravennatis. Qual di loro fosse piii antico , non consta. Dico bensi che tutti erano piii antichi di Marco Aquilio Felice della spmi ir. ij,. tribu Fabia che fu praefeaus classis praetoriae Ravennatis j , di Tiberio Claudio llo , di Giulio Frontone , che furono Grmems 3»». 7. praejecii classis praetoriae Misenensis ; di Gaio Arrio ^ Aponiano , e di Gaio Giulio Eraclida , . che amcndue fu- ^.^J,",';, rono trierarchi classis praetoriae Misenensis. Coii Tito Abudio Vero fu subpraejectus classis Ravennatis ^ e per conseguenza fu piii antico di Tito Appalio AlHno , e di n. i*. a. Horcelli "7- Vonlanae LXXV. jis. Mb. X. I. 91 DIPLOMA DI ADRIANO Tito Cornasidio Sabiiio ; 1' uiio e I' altro de' quail fu sub- fraejeaus classis praetoriae Ravennatis, Nella stessa maniera , benche non si possa dir sempre dci veterani e dei soldati qual tra loro fu piii antico dell' altro , tengo per certo che antichissimo fu quel Gaio Cassio Modestino della tribii Veturia miles classis Misenw tis , la cui veste militare si vede in un bassorilievo pub- blicata dai Gori *. * In letters fli aprile 1794 rn<;5 tn'i <:rii«;e il paidjnal Borgia : „ Ho „ rimarcato nell' insciizione ch' ella mi ha acclusa, quella celata presso jj i jjiedi del soldato , con quei buchi , pel i quali chi portavala in „ testa vedeva , ed era poi ripatato dai colpi nella faccia. lo nel mio „ museo ne ho una tal quale in tena cotta ; ed ho auche una statuina y, rounita di una consimiie celata, e la statuina e pure di texTa cotta. DEL BARONE VERNAZZA, 9} Tengo , die due soldati della tribu Pollla , Fourio spreti n. j,. Fouriano oriondo d' Ivrea in Italia ( Piemonte ) veterano elassis Ravennatis , e Lucio Giulio Valeriano veterano o,„„°°"vi. elassis Misenads erano piu antichi di quel che sieno stati Gaio Annio Dracone , e Lucio Papirio Vrsione, amendue nativi di Egltto , veterani elassis praetoriae Misenaus , Gudias Afranio Zoilo di Cappadocia che tu miles elassis praeto- cxlv.i. s. riae Misenensis , e Marco Valerlo Basso di nazione Greco, Mamori 840. i. la cui lapida sepolcrale riferita dal MafFei ed osservata dal Mu,. Viron. . . . ... ... . CXXV. I. Rezzonico , gli da titolo militis praetorii Misenensis , qua- ^.czioa. i- xs». driere Minerva. Nei quali esempi e , ben lo so*, qualche merce Ligo- riana. Ad essi tuttavia non nuoce il fonte dal quale deri- vano. Le inscrizioni senza il titolo di pretoria essendo le piu antiche , debbono essere e sono in piccolo numero. Colui che imita e fa supplemento , se non e dotto non puo accorgersi di certe particolarita di erudizione, E come una parola sconsiderata basta a svelar pochezza d' intendi- mento in chi la pronuncia , cosi quelle particolarita di cui r imitatore o non si valse , o si valse importunamente , fanno , Che se medesmo senz' altrui richiesta Ariosto , , . , 0. F. VI. I. Inavvedutamente manitesta. Levata via pertanto 1' autoriti dell' imitatore , il giudizio si ferma sulla cosa imitaia libero ed intero. Dalle istorie sopraddette di Tacito e dimostrato , che neir anno settanta il nome di pretoria non si dava ne all' 94^ DTPtOMA DI ADRrANO una flotta ne all' alrra. Similmente dal diploma dl Vespa- siano e dlinostrato, die non si dava nell' anno settantuno a quella dl Ravenna. Dal diploma pni di Adriano trovato a Cremona e dimdstrato , che nell' anno centoventinove si dava a quella di Miseno. Adunqiie cinquantasette anni formano 1' intervallo fra r uno e Faltro termine, E volendo fra essi investigare in quale anno potessero Tuna e 1' altra flotta esser dichiarate pretorie , sembra , nell' assoluto silenzio degli antichi isto- rici , potersi dire che lo fossero da Traiano intorno all' anno centotre. Considerando i primi tempi dell' imperio di Adriano » e poi quelle sue lunghe pellegrinazioni che in gran parte fece a piedi , non veggo alcuna fazione di guerra marit- tima che aumentasse i meriti delle armate navali. In febbraio dell' anno centoventinove Adriano licenzio coloro che nella flotta pretoria di Miseno aveano militato ventisei anni. II diploma dice cosi : lis qui militaverunt in classe praetvria Misenensi quae est sub lulio Frontone sex et viginti stipendiis emeritis. Delle quali parole, se alia inter- prerazione basta che esse fossero in febbraio 129 concordi con la verita; alia esattezza e piii conforme, che sino dal 103 la flotta di Miseno fosse pretoria. Nell' anno 103 fu coniata la moneta in argento in cui r Imperatore per la prima volta e chiamato dacicvs. Nel rovescio , a imitazione di quelle monete di Vespasiano , dl Tito J di Domiziano, in cui $1 ha Victoria navalis, DEL BARONE VERNAZZA. 9J in questa di Traiano sulla prora della nave sta la Vittoria, con alloro nclla destra , e palma nella sinistra ; manifesta allusione alia gloria dcUe flotte che sul Danubio contri- buirono a domare la Dacia ; la quale capta e ridotta in provincia fu argomento di molte monete. Con quella impresa , renduia dipoi vie piu memorabile dal ponte sul Danubio , non ebbe che fare la flotta Flavia Moesica quae est sub Sexto Octavlo Frontone , menzionaa nel diploma di Domiziano de' 14 di giugno dell' anno 91. Essa non ad altro avea servito che ad incrociare contra le incursioni dei barbari. Ma credo io bene , che dalla spedizione di Traiano contra la Dacia , o inanzi o dopo la vittoria , prendesse il nome dacico una quadrireme della flotta pretoria di Miseno , sulla quale miiitarono^ "^ Lucio Calvisio Cereale * , e Gaio Giulio Diodoro : come cori in. «i. dalla Parthia capta da Traiano credo che prendesse nome PARTico la trireme della medesima flotta, su cui milito Gaio Carminio Provinciale. An^^'lo,, Ora e da esaminare , se nel penultimo o nell' ultimo anno di Traiano ambe le flotte di Miseno e di Ravenna * Lapida di Pozzuoli fu dal Gori inscr. ant. I, 2^^. notata come segue^ D .M M . VALERIVS . DEXTER . LIB NEPTVNO . MANIPVLARIS L . C/U.VISIVS . CEREALIS •. UU DACICO . HERES 11 Pratilli Via Appia pag. 202 guasto 1" ultima linea c la dispose cosi : UACI COHERES 5 6 DIPLOMA DI ADRIANO fossero nominate senza il titolo di pretorie. Ma come osero io chiamar diploma di Traiana una inicrlzione che io giu- dico fallace imitazione e simulazione del vero ? L' ho tro- vata nei manoscritti di Pirro Ligorio. Ne voglio io gii dire, ch' ei la inventasse intera arditamente. Due formole che ill Cisa io leggo , non poteano introdursi dalF igno- ranza o dal capriccio ; perche sono tali da essere inosser- vate anche da occhi mediocremente esperd. Or come supporre che a caso indoviiiasse a fame buon uso un fal- sario ? Io penso , che Pirro Ligorio la vedesse in molte linee svanita distrutta ; e che , non consapevole della pro- pria insufficienza, volesse ad ogni modo scriverla con suoi supplementi , onde sembrasse o redintegrata o comoda ad esserlo. II che egli fece mescolando con quel pochissimo che rimanea di leggibile e di sincere , assai cose aliene che sovvennero alia sua memoria. II Marini ha tenuto conto del minutissimo frammento che nel gabinetio degli AatiquU. ^'eomag. Smeui in Nimega era di un diploma : onde posso ben '«!*• io tener conio di quella parte che nel documento Ligo- riano si conosce sincera : anzi Io debbo , acciocche non paia ch' io nasconda le obbiezioni , qualunque sieno. Co- xibro xvti. piero pertanto dal Lieorio la inscrizione , senza ne con- Fogiio JO , cederle queH'autorita che non mcrita , ne tentarne la cor- dove lien dis orso di J ' c(U MUou'ii. rezione , la cui necessita si mostra evidente eziandio nelle prime parole. EX • AVCTORITATE • IMP • dIvI . NERVAE FIL • NERVA . TAAIANVS . GERMAN • DACIC DEL BARONE VERNAZZA. jy PARTHICVS • OPTIMVS • AVGVSTVS • PONT MAXIM VS • TRIE • POT • COS . VI ■ PAT • PATR lis . QVI . MILITAVERVNT • IN • CLASSE • RAVEN NtNS - ET • MISENENSI ■ QVAE • EST • SVB C • IVLIO • FRONTONE . ET • L . SVRAE • SEX ET • XX • STIPEND • EMERIT . DIMISS • HON EST • MISSION . QVORVM - NOMEN • SVB • SCRP • SV^ IPSIS • LIBERIS . POSTERIS • EOR ■ CIVITATI • MIS SENaT ■ ET . RAVENNAT ' LOCVM • EST • CIVIT D • DEDIT • PRO • EM GI • SINGVLAS • EMP NEPTVMNAL SACRIFIC ABSEN . Succedono dodici linee die non alfro con- tcngono che nomi d'uomini, senza indizio alcuno di pro- fessione. Frontone , die in queste parole sembra Comandante della flotta di Ravenna, era nel diploma del 123 Coman- dante di quel!a di Miseno. 11 sue prenome , secondo il Ligorio , e Gaio. Diverse pertanto ei lo fa da Marco Giulio Frontone, il qua! con aUri , nella soprantendenza alle strade , era collcga di Ludo Licinio Sura: siccome appar da inscrizione ch' e riferita dal Grutero. Essa e^a In cxcjz. i. Roma , e pote esser veduta da Pirro Ligorio : e seinbra cli' egli ne abbia prese alcune parole per far supplqmento a queit' altra , ed anche per asiodar Sura , e FroVitone. f^ol. XXIII. a ^8 DIPLOMA DI ADRIANO E qui , forse plu che altrove , sta bene il ripetere cio caiogeti che disse V Olivieri : Con questa inscri:^lone il Ligorio XIX. sos. j^^g abbondantemente vedere ^ cli egli non sapeva che cosa fosscro . . . Ic classi pretorie di Ravenna , e Miseno. Vcngo alle due forraole die ho accennate . Col sesto consolato non essendo congiunto il numero della tribuni- zia potesta , non e facile determinar la data della inscri- zione. Tuttavia , nelle monete di Traiano , il titolo opti- Mvs AVGVSTVS non si trova avanti all' anno 114, e il PARTHicvs non avanti al 116. L' unione pertanto di tali formole si adatta molto bene al 116 ovvero al 117, nel quale in agosto mori Traiano. Parmi adunque provato , che Pirro Ligorio non invento interamente questa inscrizione ; la depravo con supple- Livius IV. s«. menti , turbam indlonorum intermiscendo disnis. Restano da vedere due inscrizioni di eta posteriore all' imperio di Adriano ; le quali non danno alia flotta di Miseno 1' aggiunto di pretoria. fag. 117. La prima e nel libro del Pratilli sopra la via Appia : D • M . S Q ■ RVFRIO • Q . F • CARING LEGION • CLASS • MIS EN . AVG "VEX ILLIF . COH VETER . . I , . VIX • ANN . LXIV M . II . D . IV Q • RVFRIVS • Q . F . ALBINVS FRATRI . KARISS DEL BARONE VERNaZZA 99 ARAM . DD • IX KAL . OCTOB • ANTONINO . AVG nil • ET . AVRfiLIO • II • COS Si puo dubitare se sieno state ben lette le Hnee terza , quarta , quinta, nona. Concedasi nondimeno benignamente, che la inscrizione, come sta , sia sincera, Carino, seppellito addi 25 di settembre dell' anno 145, avea vissuto anni sessantaquattro , e mesi due , e giorni quattro. Adunque era nato addi 19 di luglio neU'anno 80 onde avea potuto essere ammesso , o volontario o per leva, nel servigio militare innanzi all' anno 103. * * Mold nella flotta di Miseno aveano cominciato a militare nell* eta di ventidiie anni , e molti in eta piii giovanile. Scelti esempi lo provano. Di anni 16. Gaio Antonio Antarino , come lesse il Grvtero 521. S, ovvero Antonino , come lesse il Mvratori 834. 4- 17. Marco Antonio Atenodoro. Moniimenta Mattkaciana ill. 126. La coscrizione che si fece in Roma dopo la battaglia di Canne, comincio dalla gioventii di anni diciassette , senza privilcglare i nobili. Chiaro c il testo di Tito Livio. Delectu edicto , iuniores xxri. ?■:. ab an/us septcmdecim , et tjitosdam praetextatos , scribuiit. ry e giorni $• Gaio Pomponio I'elice. Bron^i di Eicolano xxv, 3o. Marini Arvali 270. iS. Cecilio Cekre. MyUUNI Inscri^ioid Albane 71. Fea Indicapoiie antiijuaria 116. 19. Lucio Vigerio Tarsa , natio di Corsica. Maffei Osserv, letter. IV. 349. GoRi ul. 70. 10. Gaio Tamudio Cassiano , natio di Sardegna. Mvratori 856. 8. Qui aggiungo una inscrizione datami inedita da don Francesco Dakiele da iin maimo del suo bel museo in Caserta. lOO DIPLOMA DI ADRIANO Albino suo fratello dai comentari paterni seppe il glorno^ il mese , 1' anno della nativita dl Carino : seppe in die milizia egli era staio arrolato , cioe nella cbsse Misenensi <|uando ancora non era praetoria. Come trovo notato nei .comentari , cosi fece scolpire nell' epitaffio. E perche non trovo notato il giorno dclF arrolamento j percio non poie seguir 1' usanza degli altri cpitaffi del sol- dati, con esprimere quanto di tempo cgli avesse militato. Vuoisi poi discernere la qualita delle inscrizioni. S'ingan- ■nerebbe chi a tutte prestasse uguale fiducia. Quelle die furono scolpite in Roma , sono di maggior preglo die non sono le altre die furono , come questa di Quinto Jlijfrio Carino , scolpite in provincia. Inoltre , ne anche C . IVLIVS . VICTOR I QVI . ET . SOLA . Dl NI . F . MIL . EX . CLAS *R . MISEN . DE . HI . FIDE MILIT . ANN . X . VIX . ANN . XXX TESTAMENTO . FIERI . IVSSIT 21. Gaio Giulio Ptisco. Marini Inscripoiii Albane i3l. 22. Insciizione datami inedita in luglio 1806 da Monsignor Carlo Maria Rosini Vescovo di Pozzuoli. D ■ M I. . valeri . germani MILITIS . CLASSIS . PRA ETORI . Ill . AVR . VIXIT ANNIS . XLVIII . WILITA BIT . ANNIS . XXVI . HERE DES . RENE . MERENTI FECERVNT DEL BARONE VERVAZZA. I 01 in Roma si scolpiva sempre senza errori cli storia. Quella usurpazlone , die anche noi dcritliamo frequcntemeiite , di titoli che non compctono , e vizio molto antico. De statux ^Jricani , cosi Cicerone scrivcva ad Attico , ain tii} Scipio Lib. vt. kic MeteUus praaviim suiim nescit censoreni non juisse ? e dopo aver disputato assai , conclude : sed nescire proavum suum censorem non juisse , turpe est. Le inscrizioni, che si facevano per cura domestica , meritano rede finche non sono, come quella di Scipione , contraddette da motivi ma- ■nifesti e potenti : ma per autorita istorica non equivalgono mai a quelle che opra erano del Governo. Se nella inscri- zione sepolcrale di Carino , trovata fra Linterno e Cuma , fu omessa la voce praetoria, non si dee pcrcio decidere , che neir anno 145 pretoria non fosse la flotta di Miseno. Pretoria nel medesimo anno i 4 5 era denominata per volonta del Governo in una tavola di bronzo , la inscrizion della quale si legge nel Weszpremi, e nello Schoenwisner. * Pagine interne. Pagine esterne. JL Alanca. Imperator Caesar , divi Hadriani I. filiiis , divi Traiani Partliici ne- pos, tlivi Ncrvae pronepos, Titus Aclius Hadiianus ANTONTNVS Augustus ) Pius , pontifex inaxi- inus , tiibunicia potestate octa- * Weszpremi. Tom. il. Pag. 148. Sfcphani Sciioenwisner. In Roma- norum iter per Pannoniae riyam comment arius gco<^raplucus. Biula i,-Sc. Parte il. Pag. 121. V. iSS. lOl DIPLOMA DI ADRIANO vum , impeiatoi- itetum , consul, quartum , pater patriae. lis qui militavenint in classe praetoria Misencnsi quae est sub Valerio Paeto ; sex et viginti stipendiis emeritis , dimissis ho- nesta missiune ; quotum nomina siibsciipta sunt ; ipsis , liberis , posterisque eorum , civitatera Romanam detlit et conubium cum est civitas iis data ; aut , si qui caelibes essent , cum iis quas il, Manca. Manca. il. piaurt amUhc La scconda inscrizione e dei tempi di Gordiano iil ed e bilingue. Le monete bilingui di Filippo il padre erano tali per essere coniate in Laodicea. Ma per qual motivo aves- sero cominciato ad essere nella zecca di Roma bilingui le monete di Gordiano, finora non si sa. Lo stesso dico della: seguente privata inscriiione, scoperta nel 1779 in Miseno. DEO . MAGNO . ET . FATO • BONO • VAL VALENS • V • P • PRAEFECT . CLAS • MISEN P . V . GORDIANAE • VOTVM • SOLVIT ©En MEri2Tn kai kaah moipa otaahs apxhn AAXflN EnAPXON MU12HN0N 2T0A0T ESTH2A BfiMON EKTEAfiN ETKHN EMHN fe vero , che nella dedicazione latina e omessa la qua- lita Pretoria della flotta di Miseno. Ed io gia non penso, che tale omissione procedesse dal non potersi la forza di quel vocabolo esprimere in greco. Anzi una inscrizione era ^ N. T. MLXXXVI. 1. DEL BARONE VERNAZZA. loj 3n Napoll, tutta greca , riferita dal Muratori , nella quale , finora uiiica , si legge tcihpai'xoc kaac ni'AiTflP meichn.qn . DIco , che nella inscrizione bIHiigue I'omissione dee atiri- buirsi non ad altra cagione che a negligenza : perocche i cognomi Pia Vindke Gordiana , che pur sono scritii nella dedicazione latina , sono per la medesima negligenza omessi nella greca. Vn' altra inscrizione , tutta latina , fu data dal Fabretti , dal Gori, dal Muratori , e 1' ho copiata ancli'io nella galleria di Firenze , coi titoli di Pretoria , di Pia , di Vindice , senza quelle di Gordiana. * Si vuole poi osservare , che nella dedicazione greca le due voci se Coman- dante delle coorti dei viglli di Settimio Severo, si Icgge PRAEFECTO CLASSIVM PRaETORIARVM. L' Huet , appoggiandosi a Cassiodoro , narra , che nel porto di Ravenna era la consrruzJone delle navi ; osser- Hist. da comment vando chc c Ic five del Po somministravano il legnamc , tt dt lu navigation ^" """■""• ed il corso del fiume ne agevolava il trasporto. Lione 1763. O • Pag. iyj. Secondo Vegezio, la fljtia di Ravenna si dirlgea verso Epiro , Macedonia, ed altre coste fino a Cipro. Qualla Vi^ mituari jjj Miseno habcbat in proximo la Gallia , le Spasne , la Lib. V. cap. I. 1 'TO' Mauritaiua, 1' Africa , Egltto , Sardegna , Sicilla. * Le due flotte erano abbastanza forti e numerose da po- tere ed impedir la discesa nelle spiaggie d' Italia , se la tentassero genti da guerra o corsari, e muovere con van- taggio se fossero chiamate a spedizione marittima. Dicono , che ciascuna flotta era composta di dugentocinquanta navi ; e lo argomentano da Giornande , il quale allega I'autorita di Cassio Dione. Giiuto Lipsio , ammcttendo parlta di forze in amendue le flotte , pose in dubbio il numcro di ddmWanda t sive d* magtutudine Romana. Lib. I. cap. V. * Volgari^jamento di Bono G'tamhonl d comparso nel 1815 in Firenze di Vige^io Flavio dell' arte djUa guerra. Ivi a pagine 17s, 176 la ilotta di Misenv c dal Giamboni deuominata navilio di Messina, DEL BARONE VERNAZZA, 105 clugentocinquanta navi. E dal Brotier fu poi avvertito , che nota non e la quantita ne delfe navi, ne degli uomini che ne formavano la guarni^one. * Certo e bensi , che ciascuna flotta avea navi a due, a tre, a quattro, a cinque banchi di rematori : benche la maniera di spiegare la dis- posiiione di questi banchi , o sia ordini , come furono chiamati da Plinio , non sia nota ; sufficienti a sicura in- telligenza non essendo ne le annotazioni dell' Harduin a Plinio , ne le figure della colonna Traiana, Sappiamo le appellazioni di alcune di quelle navi, Sap- piamo i titoli di molti officiali. Sappiamo i nomi di moltx comandanti. Tra costoro merita particolar memoria calpvrnio SENECA. Vna inscrizione di Obimo e nei libri del Mura- m. xv. 7. tori , e dello Spreti , ed una di Sivlglia in quelli del s. u. 31. Grutero. Dalle quali si viene a sapere , e ch' egli fece a G.cccLxxxni.7. Giunone Regina un dono del valore di cento libbre d'ar- gento 5 e che a lui medesimo in una citta o del Portogallo o della Spagna I'ordine dei decurioni decreto una statua. Seneca per varii gradi sail a comandare alia flotta pretoria di Ravenna. Finalmente fu coniandante di quella di Miseno. * Notae et emendationes ad Taciti annal. IV. $. Quot uavlbus , quot hominibus consCarent classes illae , haud ita compertum. Per sapere la quantita dei navigli , a niun altro fonte si puo ricorrerc che alle inscrizioni classiarie. Quelle deJla Hotta di Miseno linor cono- sciute non arrivano al numero di centoventi. Daro ncU'appcndice notizia di quelle poche, le quali sole dichiaranu su qual nave miljto ciiscim soldato. Vol. XXIII. 0 io6 DIPLOMA DI ADRIANO Inscri^ione di Osimo. IVNONI . REGINAE • M • CALPVRNIVS M • F • GAL . SENECA . FABIVS • TVRPIO SENTINATIANVS . PRIMVS • PILVS LEGIONIS . PRIMAE . ADIVTRICIS PROCVRATOR • PROVINCIAE . LVSITANIAE ET • VETTONIAE . PRAEFECTVS . CLASSIS PRAETORIAE . RAVENNATIS • EX ARGENTEI • LIBRIS . CENTVM . DD SVCCONIA . C . FILIA • RVSTICA . VXOR fPVLO • DATO • VTRIVSQVE . SEXVS DEDICAT Insert ^ione di Siviglia. M . CALPVRNIO . M . F . GAL SENECA E • FABIO . TVRPIONI SENTINATIANO PRAEF . CLASSIS . PR . MISEN PRAEF . CLASSIS . PRAET • RAVEN PROC . PROVINCIAE . LVSITAN ET . VETTONIAE -P.P. LEG . I ADIVTRICIS . ORDO . DCRM M . CALPVRNIVS , SENECA HONORE • VS\S . IMPENSAM REMISIT DEL BARONE VERNAZZA. 107 Or egli stesso , questo Seneca , e nominato nel diploma che VosTRA Maesta' vcde. Gia di sopra si e notato , che uno dei diplomi di Vespasiano fa supplemento a Tacito. Qui dobbiamo no- tare, che, a supplemento del diploma di Adriano, le due lapide soprascritte fanno conoscere il prenome , i cogno- mi , la moglie , la vita politica , la tribu di Calpurnio Seneca. Al Muratori parve che da Sentino citta dell' Vmbria o derivasse il cognome o agnome di Seneca Sendnatiano , ovvero fosse indicata la sua patria. Due inscrizioni con- servo il Grutero , venule Tuna da Tarragona, I'altra da ccclxxxu. ,. Morviedro (T antico fedel Saguntum). In amendue si no- ^^*^''-^^^' mina un Marco Calpurnio, figliuol di Marco. II cognome deir uno e LVPO , dell' altro e lvperco. E non e inve- risimile , che amendue , coUocati in nobili cariche , fossero o fratelli o figliuoli di questo Seneca figliuol di Marco , morti in terra di Spagna dov' egli fu procurator provinciae Lusitaniae et Kettoniae. Noto abbastanza e, che nelle antiche lapide I'ordine delie cariche di un personaggio talora cominciava dalla prima ch'egli avea avuta, e continuava indicando le ahre ch'egli avea meritate dipoi : e talora bi cominciava dalla dignita piu elevata , e dipoi si ricordavano per ordine retrograde tutte le cariche precedenti. L' una e 1' altra conjuetudinc fu adoperata per Seneca : nella lapida di Oiimo e nomi- nata dapprima la carica minore : m quella di Siviglia , ^ fo8 DIPLOMA DI ADRIANO primiera si nomlna la magglore. Donde ancora si scopre; cho dal comando della flotta di Ravenna passando a co- mandare a quella di Miseno era promozione a maggior dignita, Colui, che ottenne il diploma di Adriano , chiamavasi Decimo Numitorio Tarammone , figliuol di Agisino. Improbabile non e , che prima di Tarammone fosser nati nove fratelli suoi ; V uno dei quali fosse Quinto Nu- mitorio Felice^ che fn centurione in quella medesima le- gione dove Seneca era primipilo. ^'ii'^Im"" In "Weitzen a sinistra del Danubio, dirimpetto a Buda, stava la seguente inscrizione. MEMORIAE . QVONDAM Q . NVMITORI . FELICIS . 7 . LEG. . I . AD P . F , VIXIT . ANNIS . LX • STIP . XL AELIA • SABINA . CONIVGI . PIENTISSIMO F . C Tarammone era nativo di Sardegna , ex sard . Sua precisa patria era fifens. A1 qual vocabolo non si e ancora , ne per antichi itinerari , ne per altri presidii di geografia comparata , potuto adattare alcun nome odierno. Dico lo stesso del vocabolo scenob sard che per una cccxxxii. 7- inscrizione re.cata dal Grutero e cousiderato cognomen loci patrii nella Sardegna. Durante T imperio di Traiano , e al piii tardi nel gen- naio deir anno centotto , Tarammone fu arrolato soldato semplice , gregalis , nella flotta di Miseno. ^ DEL BARONE VERNAZZA. IO9 Sulle triremi della medesima flotta militarono altri Sardi. p^^J.^'^'j'j' Nella PROVIDENTIA milito soldato semplice , maniplaris , jf^'^^cL'xVi' V. Gaio Tamudio Cassiano. Milito nel tavro Gaio Valerio "ccclxiv. .. Germano. Milito nella bireme fide , ed ivi era viCTl- MARivs principalis Lucio Valerio Vittore. Nella liburna FIDE milito Lucio Aurelio Forte , ed era faber dvpli- CARivs. Di ciascuno di loro si dichiara , che era NAT ovvero natione sardvs , ovvero sardo. Anche nella flotta di Ravenna credeasi arrolato un Sardo ; irovandosi che nella trireme victoria militava Tito Vr- *uff" M. V. 114. i. sinio Castore nat sard. Ma perche il cognome di lui e Greco, pero il Morcelli e di opinione , che Castore fosse o« 5j„„„« "i. 3,. n. H.III. 13. Libtl X. Goti laser . ant. I. I'«, Muiaio.i 137. s- 1X8 • DIPLOMA DI ADRTANO I- COHORTIS CORSORVM ET CIVITATVM BARBARIAE IN SARDiNiAi, Sopra la qual coorte , si puo dubirare se fosse di uomini veramente nativi deli' isoia di CorMca , ovvero di quci Corsi abitatori della Sardegnaj popolo noto a Plinio; r origine del quale e narrata da Pausania. * Cosi troviam Gaio Nonio Calvisio , il quale essendo gia veterano della flotta pretoria di Miseno , (u richia- mato ; e dopo aver militato ventinove anni mori nella eta di cinquantarre , lasciando erede Tito Sempronio Severe. Se cerchlamo In quale occasione di allegrezza Adriano concedesse il congedo assoluto espresso nelle tavolette che son presenti a Vostra Maesta', la troveremo nel termine ch' egli avea dato alia guerra Giudaica ; dopo la quale fu coniata la medaglia o della sesta ovver della settima sua Uberalita. A dar verislmiglianza a' miei detti si uni'-ce la conside- razione degli altri diplomi di cui certa e I'cpoca. E vera- mente , se ne leviam due soli che ebbero evidente origine dall'angustia dclle finanze imperiali , tutti gli altri si coUegano ciascuno con qualche solennita di- pubblica beneficenza. Neir anno 50, oltre che furono debellati i Catti , pose anche fine alia guerra la disfatta del Re Caractaco , il Atmai. iu.u. quale vinctus ac ■victoribus traditus est y nono post anno * Coetanea della coorte prima dei Corsi fu probabilmente la coorte prima dei Sardi ; nella qual milito Giulio Venusto. La sua lapida sepol- crale era in Cagliari. 11 Dani mando 1' inscrizione al Muratori , che nel 1740 la pubblico. N. T. dcccxxu. i. Taciius DEL BARONE VERNAZZA. I I 9 quam helium in Britannia coeptum. Vnde fama eius evecta insulas et proximas provincias pervagata , per Italiam quo- que celebrabatur : avebantque visere quis ille tot per annos opes nostras sprevisset , . . . Kocatus quippe , ut ad insigne spectaculum populus .... Additum donativum militi ^ con- giarum plebi. Succedette la toga virile affrettata a Nerone , Golla potesta proconsolare , e col titolo princeps ivven- TVTis. Succedette I'altro lieto spettacolo , quando Claudio emissurus Ficinum lacum , naumachiam ante commisit. Ond' egli ben pote in due distinte battiture coniar la moneta PACi AVGVSTAE e distribuirla gratuita : e pote dar con- gedo trierarchis et rcmigibus qui militaverunt in classe quae est Miseni. Nelle monete di Galba e la qvadrageNsvma remissa di moltiplice conio j ed e la paxs avgvsti con la donna die accende e consuma instrumenti di guerra. Sicche bene stava il congedo ch' ci diede ai veterani della legione prima adiutricej benche avaro negasse il donativo aU'armata. Air ingresso di Vespasiano in Roma dopo le vittorie nelle Gallic , e dopo la espugnazione di Gerusalemme corrispondono le medaglie ivdaea capta e la Victoria NAVALis. Percio poterono essere congedati nel 70 i ve- terani della legione seconda adiutrice pia fedele ; e nel 7 1 i veterani della flotta di Ravenna. E si vuole notare, che i soldati di questa flotta , quando abbandonato Vitellio , si erano voltati a Vespasiano , altro merito con lui non s\ fecero se non di essere mandau nella Pannonia , della qual molii , secondo Tacito , erano nativi, Hia.in.it, no DIPLOMA DI ADRIANO ■ Dei tre diplomi di Domiziano , che sono d :!!' 8 6 , del 91 , del 93 , il solo, prime si puo adattare ad una con- tenttiza pubblica ; perocche fu coetaneo ai giuochi Ca- pitol ini celebrati in Roma la prima volta ad esempio degli Olimpici. ll secondo ed il terzo , non che aver lestimo- nianza di sincrona letizia , derivarono dalla penuria in cui Domiziano ridusse I'erario. Narra Suetonio , che exhausius operum ac munerum impcnsis , stipendioque quod adiccerat , Domiziano si dispose a riformare iV bilancio delle sue finanze , e perci6 ad relevandos castrenses sumtus , militum numerum diminuere. Adunque le due dimissioni accordate nel 91 e nel 93, per questa stessa ragione che erano originate dal motivo straordinario della parsiraonia , favoriscono il sistema , che I alle arti di rallegrare i sudditi alcuna volta si aggiugneano le dimissioni generali dal servizio militare. Dei due diplomi di Antonino Pio , 1' uno e del 14 j ai soldati della flotta pretoria di Miseno , comandata da Valerio Peto ; 1' altro e del 154 alia fanteria di cinque coorti , ed alia cavalleria di cinque ale stazionate neila Pannonia superiore , sotto a Claudio Massimo. 11 145 fu anno di allegrezza per la toga virile data dall' Imperatore a Lucio Vero, allegrezza celebrata da Capitolino ; il cjdal dice , che Antonino congiarium populo dedit , donadvum militibus addidit ; e celebrata eziandio con le molte monete di varii tipi che hanno L'.beraLITas nil. Nel 1 5 4 com- parve nelle monete liberalitas vii , e percio fu anna Df.L BARONE VERNAZZA 1 1 i di allegrezza del popolo ; e concorda col quarto Conso- lato , e con la decimasettima tribunizia podesta , che sono }a data del diploma che sta nel museo cesareo in Vienna. Finalmente il diploma di Marco Aurelio e Lucio Vero c di quel medesimo anno che illustrato fu e dal trionfa , Partico , e dalle medaglie nelle quali si rammentano e il ZO^Giario e la LiBERAL/'/d degl' Imperatori. Di sopra si e accennato il transito della gente di mara dal partito di Vitellio a quello di Vespasiano. 11 Morcelli rag. ijt. osservo la patria dei testiraonii al diploma in favor del centurione Platore , e vide che tutn erano o Dalmatini o loro finitimi. Quindi argomento , che Vespasiano abbia voluro , che dai soldati delle due flotte fosse riguardato come singolar beneficio 1' essere trasportati alia patria loro ne'la Pannonia. E sia pure cosi. Ma io son di opinione , ehe movessero Vespasiano pensieri di piu alto accorgimento. Vitellio non avea stimato di concedere a Lucilio Bassa la dignita pretoria ch' egli ambiva. * Anche i. soldati delle due flotte ambivano , che piii onorata fosse la milizia na- vale. In fatti Nerone avea fatti iustos milites coloro che a' tempi di Claudio sulla flotta di Miseno erano remiges: Galba voile , che tornassero alia condizione di prima. I milid non solamente ricusarono , ma sediziosi chiamarono * LucUius Bassus post pracfecturam alae , Ravennati simul ac Miser ninsi classlbus a Vitellio piacpositus , quod non slatim pracfecturam praetofii adeptus foret , iniquam iracundiamjlagitiosa perfidia ulciscebatur: Tacitvs Ilistor. II. sub fniein. FoL XXIII. q; ParaUilt c icccnsionc Load. Sueionias 111 DIPLOMA DI ADRIANO I'aquila e le insegne , e, secondo Plutarco , un accrescU Biyani mento di stipendio. Galba, per punir la temeraria indegna rivolta , la dissipo con urto di cavalleria ; ed inoltre U fece decimare. Anche Vespasiano fu irritato dalla petulanza dei classiari che domandavano un certo assegnamento. Egli , in vcspasiiao. quasi paruTJi esset sine responso abegisse , iussit post haec excalceatos cursitare : et ex eo ita cursitant. Con tutto cio e necessario dire , che dopo il castigo dato da Galba , coloro che servivano sulle due flotte fossero per nuovo consenso del Sovrano verl soldati , non sola ciurma : pe- rocche da nessuna lapida si rammenta uom dell' una o deir altra flotta , che non sia chiamato miles , o il cui servizio non sia indicato col verbo militavit. Intanto era interesse di Vespasiano , che i soldati della milizia navale ricevessero pur qualche mercede per essersi dal partito di Vitellio accostati al suo. Per le quali cose , senza cedere a lor pretensioni , che sarebbe stato pessimo consiglio , li trasporto nella fanteria leglonaria ch' era stazionaia nella Pannonia. E gia non era nuovo nella soldatesca il desiderio di passare dalla navale a piii nobile milizia. Narra Tito Livio, che molti Calabresi ed altri , che nella partenza di Anni- bale dair Italia lo aveano seguitato, si posero al principio della guerra Macedonica a servigio del Re Filippo. A costoro si aggiunsero altri fuorusciti , ed erano navales socii , relictis nuper classibus , ad spent honoratioris militiac XXX. a. XXXII. :3. transorressi. DEL BAROKE VERNAZZA. 113 Ma per quanto decorata fosse a' tempi di Adriano ia flotta di Miseno, si piccolo progresso fecero quei soldati, che dopo la uccisione di Pertinace erano inetti alia pro- fessione deli' armi. Cassio Dione dice di se medesimo e ^ re«nsio.ne Rcimaci de' senatori suoi colleghi : Nos interdum vix risum tene- ^IT^nW bamus , quod .... milites eius classis quae apud Misenum erat in staiione , arcessiti , ne quidem quomodo se exercerc satis norant. Ma quando Settimio Severo sail aH'imperio, non e possibile supporre , che paziente di fatica , in tutte- cose intrepid© e costante , egli non restltuisse anche nellc squadre marittime rigorosa osservanza di militar disciplina. Delle note cronologiche dichiarate nel diploma dato a *Tarammone , sola una serve a determiname la eta ; ed e la podesta tribunizia di Adriano : la quale y essendo la decimaottava addi 15 di settembre, indica nell' era nostra comune I'anno cento trentaquattro. Cosi nel medaglioncino ^^p° musco ' '-' diToiino. greco rarissimo di Antiochia , dal cui disegno e adornata r ultima pagina di questa lezione , Tunica nota cronologica e THATB , II qual secondo Consolato di Adriano , in una sua moneta similmente rarissima coniaia in Roma , e di- chlarato con la voce itero in vece ^ iterum. Negli altri atti Romani , primario argomento di crono- logia sono i Consoli j perocche gia comunemente se ne sa la successione. In questo diploma la cosa precede al contrario. I Consoli in esso nominati non sono stati noti mai ad alcuno scrittore. L'uno e p LiciNio PAN'SA. L'altro 6 L attio MACRONE:. •,I14 DIPLOMA DI ADRIANO cosi sta scrltto nella seconda pagina interna : ma nella prima esterna e macro . Da Sparziano si narra, che Adrlano, essendo egli stato Console tre v Ite , diede il terzo Consolato a moltissimit ■terdo Consules , quum ipse ter fuisset , plurimos jeclt. Tal era probabilmente Lucio Elio Serviano ; che cosi dee , De OrcUiriiU secondo 1' Oderico insignis a scienda lapidaria nominis *j pig- 7 3. 74- .chiamarsi il marito di Paolina sorella di Adriano. Sparziano ■soggiugne , che a un molto maggior numero di persona egli diede il Consolato secondo : infinitos autem secundi ■consulatus honors cumulavu. Ne air una serie ne all' altra di questi Consoli appar- •tengono i due che sono scritti nel diploma: perche amen- .due lo furono per la prima volta. Ne gia si possono scambiare con quei maglstrati dei municipii provinciali che afFettavano di pareggiarsi, almeno con la nomenclatura dei titoli , alle dignita eminenti di De u^e agratU Roma. Tali , oltre ai pretori di Capua derisi da Cice- rone, erano i consoli di Bourdeaux, di Frascati, e simili, ,.,.^''" ,. Dilis'o , cosi della sua patria dice Ausonio , XIV. 3j. 40. Dilioo Burdigralam : Romam cola. Civis in liac sum. Consul in ambabus. Cunae hie : ibi sella curulis. N. H. E Plinio , raccontando gli esempi della mutabile fortuna , VJI. 43. 44. , ' ° .... dice quel che segue. Est et L. Fulvius inter insignia exempla^ * Di qiiesto elogio rOdeiico fu onorato dall'Eckhel VII. 245- H qual_, non avcndo osservata la dissertazione de Orcitirigis iiumo , contluuo a i^ate a quel Console i -nomi di Gaio -GiuKo Serviano. DEL BARONE VERNAZZA, lij ■Tusculanorum rebellantium consul : eodemque honore , cum transisset, exornatus confesiim a populo Romano : qui solus eodem anno , quo fiierat hostis , Romae triumphavit ex us , quorum consul juerat. Egli e manifesto , che i nomi di pansa e di macrone posti nel diploma , servirono dentro la citta di Roma alia cronologia pubblica e legale ed autentica degli atti impe- ratorii. Dunque Pubblio Licinio Pansa , e Lucio Attic Macrone dovettero necessariamente essere Consoli veri di iloma, sufficd o primi o secondi agli ordinari che erano proceduti alle calende di gennaio dell' anno centrenta- quattro ; cioe al suddetto Lucio Elio Serviano , cognato di Adriano, e Console per la terza volta , ed a Gaio Vlbio Varo. Parve agli Accademici Ercolanesi , che dai due Coii- Br<»r;; soli notati nei diplomi sia indicata la data non gia della 'grazia imperiale , ma bensi della spedizione autentica della ■copla. Alia quale opinione anche il Morcelli sembra es- rag- S14, sersi accostato quasi a regola generale. Qicono gli Erco- lanesi , cio vedersi chiaramente dalle diverse date dello ■stesso privilegio di Adriano , di cui si portano due copie pe due figli di Saione presso Grutero. lo primieramente non comprendo come si tratti di due figliuoli di Saione. Nel diploma e nominate Marco Numasio Nomasio. Nel frammento e Lucio Kalerio Tarvio : amen- due di Corsica. Ma del prime il padre si dice Saione , la patria Vinac. Del secondo il padre si dice Caione , la patria 11(5 DIPLOMA DI ADRIANO Opino. E diversa e la famiglia clie sta indicata fra il pre- Arvau nomc e '1 cognome di amendue. II Marini esaminando fag. 481S. ° ■01) HI. esso frammento , noto aiiche al Tlllemont e al Sancle- menti , ha gia detto potersi con ragion sospeuare , che la tavola perduta parlasse di altro corpo militare , forse di altr anno dal 119 , ne forse di Adriano. Alle considera- zioni del Marini si puo aggiungere una avvertenza : la quale, se fosse stata fatta da lui , avrebbe aumentati i suoi sospetti : ed e che il frammento ebbe per primo ed ori- ginal copista il Ligorio. Smetius vidit , et ex Pyrrhi Li' gorii exemplaribus descripsit. In secondo luogo , contra la opinione degli Ercola- nesi stanno i due diplomi di Galba. Cosi nell' uno come neir altro notati sono il medesimo giorno e il medesimo Gonsolato , cioe ventidue di decembre dell'anno settantotto. Se questa fosse la. data della spedizione delle copie , i testimoni , in cui presenza furono autenticate , sarebbero verlsimilmente nell' una e nell' altra i medesimi. Pure , dei sette che intervennero alia copia per Diomede Frigio , nessuno trovossi alia copia per Matthaio di Siro. Al con- trario , nel diploma dell' anno centrentaquattro sono quat- tro testimonii , che o prima o dopo quell' anno inter- vennero ad altri atti ; siccome ho dimostrato. Vltimamente , le grazie de' Principj , se non e da- essi dichiarato precisamente in che tempo debbono comin- clare ad avere effetto , sempre lo hanno dal momento in cui furono concedute. Questo momento e quello che dovea. DEL BARONE VERNAZZA. 117 esprimersl nel diploma : acciocche il soldato , la moglie sua , la figliuolanza potessero far constare in che giorno le aveano impetrate , e si potessero difeiidere dalle oppo- sizioni che lor venissero fatte da chicchessia. Superfluo e di niuna importanza , cosi per loro come per altri , era il sapere in che giorno si era spedita in lame di bronzo la copia autentica della sovrana concessione. Son poche settimane, dacche nel Foro Romano si sco- perse un frammento di fasti Capitolini , dai dotti creduto di molta importanza perche alquanto e diverse dalle me- morie che gia si aveano di alcuni Consoli e di altri uomini illustri di Roma. Similemente , per un preclaro monumento di bronzo venuto dalla Sardegna , ne divolgato mai , due Consoli , non ancor noti , cominciano per la prima volta oggi a prender posto nei Fasti Consolari dell'imperio di Adriano : e il prendono in giorno , per la presenza di VostRa Maesta' nella sua Accademia delle scienze , splendida- mente lieto e memorando, .R iii APPENDICE I. DIPLOMATA IMPERATORVM ET FRAG.MENTA D1PI.0MATVM miaccwntjiie sunt edita in diem xv martii anni mdcccxtii.' Paginae interiores. l: Tiberius CLAVDIVS Caesar Augustus, Gcrmaiiicus , ponlifex maximus , trihunicia potestate duodecimum, imperator vicesintum scptimum , pater patriae, censor , consul quitUum. Trierarcliis et remigibus qfii militaverunt in cldsse quae est Aliseni , sub Tiber io Julio, Au- gusti liberto , Optato j et sunt dimissi honesta missione ; quorum, itomina subscripta sunt ; ipsis , liberis , postcrisqae eorum , civi- iatem dedit et conubium cum uxoribus quas tunc liabuissent cum ll.est civitas iis data ; aut , si qui caelibes esS'.-nl , cum iis quas po- stea duxissent , dumtaxat singuli singulas. Paginae exteriores. ■ I. Tiberius CLAVDIVS Caesat I." Augustus, Geimanicus , pontifex maximus , tiibuuicia potestate cttiodecimum , imperator vicesi- mum septimum , pater patriae , censor , consul quintum. Trierarcliis et reanigibus qui militaverunt in classe quae est Miscnj-j sub Tiberio lulio , Au- gusti liberto , Optato ; et sunt dimissi honesta missione ; quorum nomina subscripta sunt ; ipsis , liberis, posterisque eorum, civi- tatem dedit et conubium cum uxoribus quas tunc habuissent euro est civitas iis data ; aut , si qui . caelibes essent, cum iis quas po^ stea duxissent, dumtaxat singuli siugulas. APPENDICE Ante diem tertium idus decem- bres. Fauslo CorndioSuUa Felice, Lucto Salvidieno Rufo Salviano, consulibus. Gregati. SPARTICO, Diu^eni Jilio , Di /iscurto , Besso. Vtsci ipiuin et recoy/iilum. ex tabula aenea quae fixa est Ro- mae , in capilolio , acdis Fidei populi Rumani , parte dexteiiore. I. I llC) Ante diem terthim idus decem- bres.iaustoCorneliu Sulla r'elice, Lucio Salvidicnu Rufo Salviano, cunsulit-iis. Gicgali. SPARTICO, Dinzeni filiu , Di pscurto, Bessu. Jjcsciipuim ct iccognitum ex tabuli acnea quae tixa est Ko- mac , in capiiulio , acdis 1< idci pupuli Romania parte dcxteiioic. Lucii Mcsti , Lucii (ilii, Acmir II,. lia, Prisci, Dyrradiini. Lucii Nutii Vcnusti, Dyriacliini. Caii Duriachitii Anthi , Dyirar chini. CaiiSabiniNedymi, Dyrraciitni. Caii Corneli Ampliati , Lyi- tachini. Titi Poinponi Epaphroditi , Dynachini, Nuineiii Mini Hj'lae , Thessa-- lonicensis. II. I. Sergiui G ALBA imperator Cae- sar Augustus , pontifex maximus, tribunicia pot estate , consul dcsi- gnalus ittrum. Veteranis qui militavenuit in legione prima adtutrice , hoiie- stam missionem it civitalcm dcdits quoi um nomina subsc iplit sunt ; ipsis , liberis , postcrisque eorum; et conubium cum uxoribus i^uas Fol. XX III. Sergius GALBA imperator cae- L sar Augustus, puntifex maximus, tribunicia potestate , consul desi- gnatus iicrum. Veteranis , qui militaverunt in legione prima adiutrice , hone- stain missiuncin ct civit.iti.m dedit; quorum numina subscripta sunt ; ipsis, liberis, posterisque eorunj ; et conulium cum uxuribus qiias r I 30 DIPLOMA DI lunc hahuisscttt cum est cHtas lis diUa 1 (lut , si qui caeliLcs essetit , cum iis quas postea du- .-\Mii'/it , dumtaxal smguU sin- gular. II. A rite diem undecimum kalendat ianuarlas. Caio Billico Natale, Publio Cornelia Scipione , con- sulihus. DIOMEDI , Aitemonis Jilio , Phiygio. Descriptum et recognitum ex tabula aenea quae fix a est Ro- mae in capitolio ia ara gentis luliae. ACRIANO tunc liabujssent cum est civitas iis data ; aut , si qui cat-libes esscnt , cum iis quas postea du- II. xissciit, dumtaxat singuli sin{,ulas. Ante diem undecimum kalendas ianuaiias. Caio liellico Natale , Puhlio Cornelio Scipione , con- sulibns. DIOMEDI, Artemonis filio, Pluygia, Vdic. Descriptum et recognitum ex tabula aenea quae fixa est Romac in capitolio in ata gentis luliae. Tiberius lulius Pardala , Sar- II. dianus. Cai luli Charmi , Sardiani. Tiberii Claudi , Quirina . Fi- dini , Maoniani. Cai luli , Caii filii , CoUina , Libonis , Sardiani. . Tiberius Fonteius Cerialis , Sardianus. Tublii Gralti , Publii filii , Ae- milia , Provincialis Ipesius. Marcii Arri Rufi , Sardiani. / III. I. Sergius GALBA imperator Cae- sar Augustus , pontifex maximus, trihunicia potestate , consul de- signatus iterum. Vcteranis qui militaverunt in legione prima adiutrice , hone- stam missionem e( eiviiatem de- Sergius GALBA imperator cae- I. sar Augustus, pontifex maximus, tribunicia potestate , consul dc- signatus iterum. Veternnis , qui militaverunt in legione prima adiutrice , hone- Stain missionem et civitatcm dedit; dit ; quorum nomina suiscripta sunt : ipsis , liberis , poster Uque eorum ; et comtbium cum uxori- bus quas tunc habuissent cum est civitas Us data ; aut , si qui caelibes essent , cum iis quat postea ditxisseiU , dumiaxat siii- guti singulas. !!• Ante diem undecimum kaleii- das ianuarias. Caio BeLico A'a- tale , Publio Cornelia Scipione ,. consulibus. MATTIIAIO , Polai filio , Suros. Descriptum et recognitum ex tabula quae Jixa est Romae in capitolio , ad aram^ APPENDICE I. ' 3 » quorum noinina subscripta sunt ; ipsis , liberis , postcrisque coruin; et conubium cum uxoribus quas tunc habuissent cum est civitas iis ilata ; aut , si qui caelibes es- sent , cum iis quas postea duxis- sent , (lumtaxat singuli singulas. Ante diem undecimum kalcn- das ianuarias. Caio Bcllico Na- tale , Publio Cornelia Scipione , cousuiibus.- MATTHAIO, Polai filio, Surosr Descriptum et recognitum ex tabula quae tixa est Romae in capitolio ad aram. Cains lulius Agrippa, Apamaall. Caius Niius sace os, antiochia Lucius V'elina Nauta, antiochia Tiberius Claudius Cbaerea , antiochia. Lucius Cornelius Optatus , An- tiochia. Lucius Secnra Alexandrus , veteranus. Marcus Vacciius Diodorus, ve- teran us. IV. 1, Imperaior VESPASIANVS caesar Augustus , tribunicia po- (estate ,• consul iterum. Veteranis, qui militaverunt in legione secunda adiutrice pia fidcle i qui vicena stipendia aut Impciator VESPASIANVS L caesar Augustus , tribunicia po- testatc , consul iterum. Veteranis qui militavernnt in legione secunda adiutrice pia fi- dcle ; qui,^ vicena stipendia aut filura meruefattt ; et sunt dimissi honesta missione j quorum nomi- tia suhscripta sunt ; ipsis , libcris^ fosterisque eontm , civitaUm de- dit et comtbium aim uxorihus quas tMic luibuissent cum est civ it is data j aut , si qui cacllbes essen m iis quas postea duxis- seiit , dumtaxat singuli singulas. 11. Ante diem nonis martiis. Jm- peratore Vespasiano Cctesare Au- gusta iterum , Caesare , Augustl fil'so , Vespasiano ^ consulilms. Tabula prima, pagina qidtita, .loco quadragesimo sexto. NEBVAE , Laldi Jilio , De- sidiati. Descriptum et recognitum ex tabula aenca quae fix a est Ro- mae in capitolio in podio arae gent is luliae. DIPLOMA DI ADRIANO phua merucrant, ct sunt dlinissi lioncsta one ; quorum nomina siibscri nt ; ipsis , libcris , postcrisque urn, civitatcm de- (Ht et coriubium urn uxoiibus quas tunc habuisscnt cum est ci- vitas iis data ; aut , si qui caeli- bcs cssent , cum iis quas postea duxisscnt , dumtaxat sin^uIi sin- gulas. Ante diem nonis martiis. Im- petatore Vespasiano Caesare Au- gusto iterum , Caesare , Aiigusti filio , Vespasiano , consulibus. Tabula prima , pagina quinta , loco quadragesimo sexto. NERVAt, Laidi nlio, Desidiati. Descriptum et recognitum ex tabula aenca quae iixa est llomac in capitolio in podio arae gcntis luliae, latere dextro, ante signum Liberi patris. Caii Helvi Lcpidi Salonitani. jj, Quinti I'etroniMus.nci ladestini. Lucii Valeri Acuti Salonitani. Marci Nassi Phoebi Salonitani. Lucii Publici Ceimulli. Quinti Publici Macedonis Ne- ditani. Quinti Publici Cresccntis. 'APPENDICE I. V. 133 X. Imperator caesar VESPASIA- NV'S Augustus , pontifex maxi- nius , tiibunicia potestate iterum, imperalor scxtum; pater patriae, consul tertium , designatus quitr- tum, Veteranis , qui militaverunt in classe Ravi-nate sub Sexto Lu- cllio Basso ; qui seiul et riccna stipeiulia , aut plura , merucrunt j et sttnt deducti in Pannoniam ; quorum nomina subscripta sunt ; ipsis , Uteris , posterisque eorum, civitatem dcdit et conuhiuni cum iixoribus quas tunc habuissent cum est civitas iis data ; aut, si qui caellbes esscut , cum iis quas posica duxissent , dumtaxat sin- giili singulas. JI. Nonis aprilibus. Cacsare , Au- gusii Jilio , Domitiano , Cneio Pedio Casio , consulibus. PLATORI , Vcneti filio , cen- turioni , Mae^eio, Descriptum et recognitum ex tabula aenea , quae Jixa est Ro- mae in capitolio , ad aram gen- tis luliae , de jbras , podio sini- steriore , tabula prima , pagma secunda, loeo quadragesimoquarto Imperator caesar VESPASIA- I. NVS Augustus , pontifex maxi- mus , tribunicia potestate iterum, ini[)ciator scxtum , pater patriae, consul tertium , designatus quar- tuin. Vctcrauis , qui militaverunt in classc Kavcnate sub Sexto Lu- cilio Basso ; qui scna et viccna stipcudia , aut plura, meiuerunt ; et sunt deducti in Pannoniam ; quorum nomina subscripta sunt ; ipsis, liberis, posterisque eorum, civitatem dcdit ct conubium cum uxoribus quas tunc habuissent cum est ci%itas iis data; aut, si qui caclibes essent , cum iis quas postca duxissent , dumtaxat sin- {juli singulas. Nonis apiillbus. Caesare , Au- gust! lilio , Domitiano , Cneio , Pedio Casto , consulibus. PLATORI , Vencti lilio , cen- turion! , Miezeio. Descriptum ct recognitum ex tabula aenea quae fixa est Romae in capitolio , ad aram gentis lu- liae, de furas , podio sinisteriore, tabula prima , pagina secunda , loco quadragesimoquarto. Titi luli Ruii , Salonitani , II. equitis Romani. Al4 DIPLOMA Dl ADRlANO Publii Vibi Maxim! , Epitaurii, cqilitis Romani. Titi I'ani Cclciis , ladcstini , Die Cai Macci Proculi , ladcstini , Die Piibiii Caetenni Clcmentis , Salonitani. Publii Luii Modcrati, Rislnitani. Quinti PoblicL Ciisccntis , la- dcstini.. VL I. Tmperator caesar , divi Vespet- siani f litis , DOMITIANVS , Augustus, Germanlcus , ponttfex maxlmus , tribunlcla potestate (pilatum , Imperator undeclmum > censor perpetuus , consul duode- cimutn , pater patriae. Classicis, qui militant in Ae- gypto sub Caio Septimio Veceto, eP Claudio Clemente praefecto classis ; item dimissis honesta missione ex eadem classe , senis et vicenis, pluribusve , stipendiis em.eritis ; quorum nomina sub- set ipta sunt ; ipsis , liberis, po- tterisque eorum, civitatem dedit et conubium cum uxoribus quas tunc Imbuissent cum est civitas lis data; aut , si qui caelibes essent , aim, its quas pestea duxissent , dum- taxat singuU singulas. Imperator caesar , divi Vespa- I.. siani filius , DOMITIANVS , Augustus , Germanicus , pontifcx raaximus , tribuntcia potestate quintum , impeiator undeeimum, censor perpetuus , consul duo- decimum , pater patriae. Classicis , qui militant in Ae- gypto sub Caio Septimio Veceto et Claudio Clemcnte praefecto classi? ; item dimissis honesta missione ex eadem classe ; senis et vicenis, pluribusve , stipendiis emeiitis ; quorum nomina sub- scrtpta sunt ; ipsis , libciis , po- sterisque eorum , civitatem dedit et conubium cum uxo quas tunc habuissent s iis data ; aut , si qui caelibes essent , quas postea duxissent , taxat singuli singulas. APPF.KDICE II. Ante diem, decimumttrtium ka- lendas martias. Caio Secio Cam- panu , Servio Corndio Dolabclla Petroniano , consulibus, Caio GEMELLO , Croniflio, Cojitilano. Descriptum et recognitum ex tabula aenea quae Jixa est Ro- mae in capitolio. I. 15 J diem decimuimcrtiiim ka- lendas manias. Secio Cam- pano, nelio Dulabella Petroniano , consulibus. MELLO , Croni filio, Coptitano. ct recognitum ex tRbula aene st Romae in capitolio , post tropea ad aedem I'idei populi Roman!- Auli Calpurni lusti Caii Tuli Maximi Fublii Scrtori Cclsi au Macri uli Celeni Cornelii Ac umcri Pitonis II. VII. I. Desideraiur. Imperator caesar , divi Vespa- I. siaiii filius , DOMITIANVS , Augustus, Geimanicus , pontifex raaximus , tfibunicia potestate lindecimum, imperator vicesimum primum , censor perpetuus, consul deciroum sextum , pater patriae. lis qui militant in classe Fla- via Moesica , quae est sub Sexto Octavio Frontone ; qui seqa vic&- na, plurave, stipendia meruerunt; item dimissis honesta missione ; quorum nomina subscripta sunt; ipsis, liberis, postcrisque eoium, xivitaicm dedit et conubium cum 136 U. Desideratur . DIPLOMA DI ADRIANO uxoribus qiias tunc haVuissent cum est civttas iis data ; aut , si caelibcs cssent , cum iis ([uas postea iluxissent , dumtaxat sin- guli singulas. tlicm decimum octavum kalendas iulias Celso Polo- ine no, io Avito, consulibus. m et lecognitum acnea (j Auli Lnppi Caii lulii Maici Cali Gnei Matici Q uinti Oifici Lucii PuUi Lucii Bulli IL VIII. I. Imperator caesar , divi Vespa- siani plius , DOMITIANVS , Augustus , Germanicus , pon'ifex maximus , tribunicia po'estale duodecinium, imperator vicesimum sccund im, consul decimum sextum, censor perpetuus, pater patriae. > Pcditlbus et ef/uitilius qui mi- litant in cj/iorte tertia alpinoum, et in octava voluiUariorum civium Romanofum , qui peregrinae coiir dicionis probati erant , ct sunt iii Imperator caesar , divi Vespa- I. siaui lilius , DOMIIIANVS , Augustus , Germanicus , pontifex raiximus, tribunicia potestateduo- decimum , imperator vicesimum secundum , consul decimum sex- tum , censor perpetuus , pater patriae. Peditibus et equitibus qui mi- litant ill cohorie trrtia alpinorum et in ociava voluntariorum ci- vium Komanoruraj qui pcregrinae APPENDICE r. M7 Delmatia sub Quinto Pomponio Rujo , qui quina et viceaa sti- pendia , aut plura , merucrunt ; item dimisso koiwsta misjione enteritis stipendiis ; quorum iio- mina subset ipta sunt ; ipsis , li- beris , poslensque eorum , civita- tcm dcdil et cotiubium eum uxo- ribur quas tunc habuissent cum est civitas iis data ; aut , si qui caelibcs essent , cum iis quas po- stea duxisseiU , dumtaxat siii- guli singulas. JI. Ante diem tertium idus iulias. Marco Lollio Paulliiio Valeria Asiatico Saturnino , Caio Antio lulio Quadrato , consulibus. Coliorte tertia alpinorum , cui praeest Caius Vibius Maximus. Pcditi. VENETO , Diti fli'o , Daversio , et MADENAF. , PU- rentis Jiliae , uxori eius , Der- miust , et G AIO , filio eius. Descriptum et recogiiitum ex tabula aenea quae Jixa est Ro- mae. condicionis probati erant , ct sunt in Delmatia sub Quinto Pompo- nio Rufo ; qui quina ct viccna stipendia, aut plura meiiierunt ; item itimisso honcsta missione emeritis stipendiis ; quorum no- mina siibscripta sunt ; ipsis, li- bcris , posterisque coi urn , civita- tern dcdit et conubium cum uxo- ribus quas tunc habuissent cum est civitas iis data ; aut , si qui caelibcs essent , cum iis quas postea duxissent , dumtaxat sin- guli singulas. Ante diem tertium idus iulias* Marco Lollio Paullino Valerio Asiatico Saturnino , Caio Antio luIio Quadrato , consulibus. Cohorte tertia slpinorum cui praeest Caius Vibius Maximus. Pcditi. VENETO , Diti filio , Daversio , et MADENAE , Pla- rentis filiae , uxori eius , Der- niiust , et GAIO , filio eius. Descriptum et recognitum ex tabula aenea quae fixa est Rumae in muro post tcmpluro divi Au- gusti ad Minervam. Auli Volumni Expectati II. Quinti Orfi Cupiti Cneii Egnati Vitalis Sexti Manli Cinnami Lucii Pulli Sperati Publii Antini Amerimni Lueii Pulli Vcrecundi. Vol. xxiit. J 38 DIPLOMA DI ADRIANO IX. E Pyrrhi Ligorii commeniariis , eius maiiu scriplis. Quae possunt sincera videri, cadein litieris grandioribus exponuntur. ex . auctoritate . imp . dIvI . nervae FIL . NERVA . TRAIANVS . GERMAN . DACIC PARTHICVS . OPTIMVS • AVGVSTVS . PONT MAXIMVS • TRIB • POT • COS " VI • PAT • PATR lis • QVi • MiLiTAVERVNT . IN . classe . raven nens . et . misenensi . quae . est , sub c . iulio . frontone . et . I . surae . sex ET . XX . STIPEND . EMERIT . DIMISS . HON EST . MISSION . QVORVM . nomeil . SVB . SCRP . SVfT IPSIS . LIBERIS . POSTERIS . EOR . ClMTati . mis senat . et , ravennat tocVM ■ EST • CIVIT d . dedU . pro . em gi . SINGVLAS • emp neptumnal sacrific absen I . marcio . I . f . from , gal t . calpurnio . t. f. from . fr q . memmio , I . f . quir . men sex . fannio . sp . f , pal . cerri m" . aquilio . t . f . pol q ■ fuffio . I . f . pupil . hast c . am,idio , c , f . mulilino I . fannio . p . f . cam . fourio . amat t . Jlavio . q ■ J. quir . aspro sex . avidio . sex f. pal . c^sio m. ulpio . m . f. prospero . praef m . atrocio . a . f . quir . paullino . scr 'i APPENDICE I. '39 X. I. Imperator caesar , divi Tra- iani Parthici fillus , divi Ncrvae tiepos, Traianus HADRIANVS Augustus , pontijex maximus , tribunicia potestate duodecimum , consul lerlium , pater patriae. lis qui militaverunt in classe praetoria Misenensi , quae est sub lulio Frontone , sex et vlgititi stipendiis enteritis , dimissis ho- nesta missione y quorum nomina subscripta sunt s ipsis , liber is , posterisque eorum , civitalem dedit et conubium cum uxoribus quas tunc habuissent cum est civitas lis data ; aut , si qui caelibes esseiu , cum iis quas poslea duxis- sent , dumtaxat singuli singulas, jj_ Ante diem duodecimum kalen- das martias, Publio luventio Celso iterum , Quinto lulio Balbo j consuiibus. Ex gregale. Marco Numisio , Saianis , NOMASIO , Corso , Vinac, Imperator caesar , divi Traiani I. Parthici filiiis , divi Nervae ne- pos , Traianus HADRIANVS Augustus , pontifex maximus , tribunicia potestate duodecimum, consul tei tium , pater patriae. lis qui militaverunt in classe praetoria Misenensi , cjuae est sub lulio Frontone , sex et vi- ginti stipendiis emeritis, dimissis lionesta missione; quorum nomi- na subscripta sunt; ipsis , liberis, posterisque eorum, civitatem de- dit et conubium cum uxoribus quas tunc habuissent cum est civitas iis data ; aut , si qui caelibes esspnt , cum iis quas postea duxissent , dumtaxat sin- gidi singulas. Ante diem duodecimum kalen- das maruas. Publio luventio Celso iterum , Quinto lulio Balbo , consuiibus. Ex gregale. Marco Numisio , Saionis fiLo, NOMASIO , Corso, Vinac. Descriptum et recognitum ex tabula aenea quae fixa est Romae in muro post lemplum divi Au- gust! ad Mincrvam. Ccii lulii \'rbani II. Caii Celsi Romani I40 jDirLOMA Di ADTv-lAXO Tiberii Claudi Menandri Caii Vetticiii Modesci Liicii Attci Atthaoi Lucii PulH Verecundi Caii Vetticni Hermetis XI. I. Imperator Caesar , divi Traiani Partkici Jtlius ,divi Nervae iiepos Traianus HADRIANVS Augu- ftus , pontifex maximus , tribu- nicia poteslate decimum octavum, consul terlium , pater putriae. lis qui militaverunt in classe praetoria Misenensi quae est sub Calpurnio Seneca ; sex et vigi/Ui stipeniiUs enteritis , dimissis ho- nesta missione ; quorum nomina subscript a sunt ; ipsls , liber is poslerisque eorum , civitatem de- dit et conubium cum uxoribus qvas tunc habuissent cum est civitas its dalaj aut , si qui cae- libes essent , cum iis quas po- stea duxissau , dumtaxat slnguli singulas, II. Ante diem, decimum septimum kalendas oclobres. I'ublio Licinio Pansa , Lucia Atlio AJacrone , consulibus. Ex Gregale. Decimo Numito- rio , Agisini, TARAMMONI , Fifens , ex Sardinia ; et TAK- PAiARI filio ciut. Imperator Caesar , divi Traiani I. Parthici filiiiSj divi Nervae ncpos Traianus HADRIANVS Augu- stus , pontifex maximus , tribu- nicia potestate decimum octavum, consul tcrdum, pater patriae. lis cjui militaverunt in classe praetoria Misenensi quae est sub Calpurnio Seneca ; sex et viginti Stipendiis emeritis , dimissis ho- nesta missione ; quotum nomina subscripta sunt ; ipsis , liberis , posteiisque eorum , civitatem de- dlt et conubiiun cum uxoribus quas tunc habuissent cum est civitas iis data; autj si qui cae- libes essent, cum iis quas po- stea duxissent, dumtaxat singuli singulas. Ante diem decimum septimum kalendas octobres. Publio Licinio Pansa , Lucio Attio Macro , consulibus. Ex Gregale. Decimo Numito- rio , Agisini filio, TARAMMONI, Fifens , ex Sardinia ; et TAR- PAIARI fiUo ejus. APPENDICE I. M' Descripium et reoognitum ex tabula aenea quae fixa est Ro- mae in inuro post templum Divi August! ad Minervain. Tibet ii Claudii Menandn U, Publii Attii Severi Lucii Pulli Daphni Titi I'lavii Roinuli Tiberii lulii Felicis Caii lulii Silvani Caii Vettieni Hennetis XII. E Weszpremi siiccincta medicorum Hungariae et Transilvaniaa biographia 111. 438. Diplomalis Hadrianei fragnienta omnino sincera duo : sed iitrnmscripla sunt; civitatem Romamim , qui eoriim noil haberent , dedlt , el. coiuihium cum uxoribus quas tunc liabuis- sent cum est civitas iis data ; aut cum iis qiias pos^ea daxis- sent , dumtaxat si-i^ulis. II, Ante diem te/tium twitas no- vembres. Severo, ct Severo , co/i- sulibus. Cohorte secund.i Alpliiorum , cui praeest Marcus Longiiiius Longus. Ex pedite. VRSIONI , Bustu- Toni filio , A^alo. Descriptum et recognitum ex tabula aerea quae fixa est Re- iffae in muro post templum divi Augusti ad Minervam. DIPLOMA DT ADRTAKO sione ; quorum nomina subscripta sunt ; civitaicm llumanam , qui eorum non haberent , dcdit , et conubiuin cum oxuribus quas tunc liabui"!sent cum est civitas iis dnta , aut cum iis quas postea duxissent , dumt^xat singulis. Ante diem tcrtium nonas no- ve:;ibics. Caio luiio Statio Scvero, Tito lun'io Scvero , comulibus. Cuhorte secunda alpinorum, cui praeest Marcus Longius Longius. £x pedite. VRSIONI , iiustu- ronis iilio , Azaio. Descriptum ct recognitum ex tabula aerea quae lixa est Komae in muro post templum divi Au- gusti ad Minervam. Marci Servili Oetae. Lucii PuUi Chresimi. Marci Sentili lasi. Tiberii luli Felicis. Caii luli Silvani. Caii Fomponi Statiani. Publii Ocili Prisci. II. XV. I. Deslderatur. II. Ante diem septimum kalendas ianuarias. Marcello , et Cn. la cvnsulibus. Ex gregale. Lucio Valeria , Caionis filio , TARVIO , Opino, ex Corsica. Desideratur. I- Marci Servili Getae. Caii Pulli Chresimi. Marci Sentilii lasi. Tiberii lulii Felicis. Caii luli Silvani. Lucii Pulli Velocis. Publii Ocili Prisci n. APPENDICE I. XVI. I. Desideratur, II. Ante diem duodecimum kalendas martias. Marco Gavio Orjito , Lucio Arrio Pudente ,consulibus. Cohorte secunda Pannoniorum,. cui pracest Septimius Vrsus. Ex pedite. Valeria , Valerii filio , VALENTI , Ratiaresi. Descriptum et recognitum ex tabula aerea ijuae fixa est Ro- mae in muro post templum divi Aususti ad Minervam, Getac. r elicis Caii Belli Vrbani. Lucii Piilli Ptimi. Lucii Scntii Chrysogoni. Caii Pomponii Statiani. Lucii Fulli Zosimi. MJ Desideratur I. IL XVII. E Stephani Weszprcmi medicoritm Iliaigariae et Transilvaniae^ biograpJtia III. 44^- H'^ supra pag. 85. • Interior prima. IMP CAES M AVKELIVS ANTONINVS AVG ARMENIA CVS MEDICVS PARTHICVS PONT MAX TKIB POT XXI IMP V COS III ET IMP CAES L AVRELIVS VERVS AVG ARMENIACVS MEDICVS PARTHICVS MAX TRIB POT VII IMP V COS III PATRES PATRIAE DIVI ANTONINI F DIVI HADRIANI NEPOTES DIVI TRAIANI PARTHICI PRONEPOTES DIVI NERVAE AS NEPOTES EQVIT ET PEDIT Q MIN ALB III Q A I THR VETER II BRITAN CRET AVG I ITVR ET COH XI THR GERM CRET I ALPEN PED ET I NORIC ET III LVSIT ET II ASTVR ET CALLAEC ET VII EREVCOR ET I LVSIT ET U AVG THR ET I MONTAN ET I AVG THR ET SVNT US PANNON INFER SVB CLAVDIO POMPEIANO LEG XXVII VESTIPEN yol. XX III. t l^S DIPLOMA DI ADRIANO - EMERITI MIS HON MISSION QVOR NON HABER LIBER ET CONVB CVM VXOR QVAS TVNC HABVIS CVM EST CIVIT IIS DATA AVT CVM IIS QVAS POST DVXISS DVM TAXAT SINGVLIS Interior altera. AD IIINON MA DE NTILIANO ET FALIANTE COS AL<^ I THRAC VETER CVI PRAEST FLAVIVS MACER EXGREGALE OXETIO NAEVIONIS F ERAV DESCRIPT ET RECOGNIT EX TABVLA EREA QVAE FIXA EST ROMAE IN MVRO POST TEMPL DiVI AVG AD MINERVAM Exterior prima. IMP CAES M AVRELIVS ANTONINVS AVG ARMENIACVS MEDICVS PARTHICVS PONT MAX TRIB POT XXI IMP V COS III ET IMP CAES L AVRELIVS VERVS AVG ARMENIACVS MEDICVS PARTHICVS MAX TRIB POT VII IMP V COS lU PATRES PATRIAE DIVI ANTONINI F DIVI HADRIANI NEPOTES DIVI TRAIANI PAR THICI PRONEPOTES DIVI NERVAE NEPOTES EQVITIB ET PEDIT QVI MILITANT ALIS III QVAE AP PELLI THRACVM PRAET II_BRIT I 00 CRETI AVG MVR ET COH vT THR GERM III ALPEN PEDETI NORICOR ET"nl ILVSI T ET H ASTVR ET CAII APC ET VII BRI VCQRRT VSITITI AVG THRAC Et7 MOINAAIETI ANCTHRACVR ET SVNT IN PANNON infer SVB CLAVDIO POM PEIANO LEG QVIN VIENTINI STffE MER OiaiKS HONEST MISS QVOR NOMiN SVB APPENDICE I. £47 »CR 8VNT CIVIT ROMAN QVJ EOR NON HABER LIBER ET CONNVB CVM VXOR QVAS TVNC HABVIS CVM EST CIVITAS DATA AVT CVM IIS QVAS POST DVXISSE DVMTAXAT SINGVLIS AD III NON MAI VCALCILIO DENTILIANO MANTONIO PALLANTE '~OS AI.AEL THRAC VETER CVI PR/VEST FLAVIVS MACER ■ EX GREGALE OXENO NAEVIONIS IS ERM DESCRIPT ET RECOGNIT EX TABVLA AEREA QVAE FIXA EST ROMAE IN MVRO POST TEMPL DIVI AVG AD MINERVAM Exterior altera. TI IVU FELICIS C BELLI VRBANI L PVLH PRIMI L SENTI CHRYSOGONI C POMPON! STATIANl L PVLLI ZOSIMI P OCILI PRISCI XVIII. i Desideratur. Imperator caesar Marcus An- tonius GORDIANVS , pius , fe- lix , Augustus , pontifcx maximus, tribunicia potestate sextum , con- sul iterum , pater patriae , pro- consul. Nomina inilitum qui militave- runt in cohortibus praetoriis Gor- dianis decern , prima , secunda , i4« DIPLOMA DI ADRIANO 11. Desideratur. tenia , quairta , quinta , sexta , septima , octava , nona , deciina , piis , vindicibus ; qui pie et for- titer militia functi sunt. lus tribui conubii , dumtaxat cum singulis et primis uxoribus ; ut etiamsi peregi'ini iutis feminas in matri- , monio suo iunxerint , proinde 4ibetos toUant , ac si ex duobus civibus Romanis natos. Aitte diem septimum idus ia- nuarias. Lucio Annio Arriano, et Caio Cervonio Papo , consulibus. Cohorte secunda praetoria Got- diana , pia , vindice. Caio lulio , Caii filio , DECO- RATO , Tiano Sidicino. Desciiptum et recognitum ex tabula aerea quae fixa est Ro- mae in itiuro post templum divi August! ad Minei'vam. Desideratur IL XIX. I. Desideratur. Imperator caesat Marcus lulius I, PHILIPPVS , pius , felix , Au- gustus , pontifex maximus , tti- bunicia potestatc quaruim , con- sul tertium designatus , pater patriae, proconsul : et imperator caesar Marcus lulius PHILIPPVS pius , felix , Augustus , pontifex maximus , tribunicia potesute 0' 'APPENDICE t. "149; quartum, consul designatus, pater patriae. lis qui militantes sunt in classe practoria Pliilippiani , seu Mise- nense , quae est sub Aclio Ac- niiliano pracfecto ; ortoni<: et vi- cenis stipcndiis , dimissis honcsta missione ; quorum nomina sub- scripta sunt ; ipsis , (iliisque eo- rum quos susceperint ex mulie- ribus quas secum concessa con- suetudine Tixibse probatae sint ; civitatcm Romanam dedcrunt et conubium cum iisdcm quas tunc secum liabuissent cum est civitas lis data ; aut . si qu) tunc non habuissent , cum iis quas postea uxores duxissent , dumtaxat sin- gulis singulas. Ant« diem quintum kalcndas ianuarias. Iniperatore Marco lulio Philippo , pio , felice , Augusto, consule designato tertium ; et im- peratore Maico luho I'hilippo , pio, felice, Augusto, consule ite- rum designato , consulibus. Ex optione. Tito I'lavio, Titi filio , ALEXANDRO , natione Italia , domo Miseno ; et Marcac PROCVLAE , uxori eius ; et Marco ALEXANDRO; et Flavio Marco , VIpia , SABINO ; Au- reliae TAVSTAE ; filiis cius. Dcscriptum ct rccognitum ex tabula acnaa (juae fixa est Romae IJQ DIPLOMA DI ADRIANd II. Desideratur. in muro post templum divi Au- gust! ad Minervam. Desideratur II. XX. 1. Imperator caesar Marcus luUus ^ PHIIIPPVS . plus , felix , Au- gustus . pontlfex maximus , tri- bunicia potestate quintum. , consul tertium .pater patriae , proconsul.- Imperator ,.ncsur Marcus Julius PlilLlPPVS , fellx , Augustus , pontlfex maximus , trlbunicia potestate Iterum , consul Iterum, ^ pater patrine. Nomina mlUtum qui militave- runt in cohortlhus practorlls Phi- lipplanls decern; prima, secunda, tenia , quarta , qulnta , sexta , scptlma , octava , nana , declma ,- plis J vindiclbus ; qui pic et J'or- titer militia functl sunt j lus tri- bulmui 00/11/ /.;; ^ dumiatnt mm singulis et prlmls uxorlbus ; ut etlamsl peregrlnl lurls femlnas in matrimonlo suo lunxerlnt prolnde llberos tollant , ac si ex duobus civllius Romanls natos. Ante diem septlmum Idus la- nuarias. Imperatore Marco lulla Phllippo , plo , fellce , Augusta , tertium , et Imperatore Marco lullo P/iillppo , plo , fellce , Au- gusto J llerum , consfilj.bus. Desideratur I. APrENDICB f ^ J i: Cohorte octava praetoria Phi- lippiana , pia , vindice, Marco Braclio , Marci filio , IVSTINO , Sabatina , Mantua. Descriptum ct recognitum ex tabula aenca quae Jixa est Ro- mae in muro post tcmplum divi Augusll ad Mincrvam. II. Desideratui: Laiidic II. Alaban Philadel Nicomed Bassus XXI. AniKjuitates Neomage.nscs. Comparavit loliannes Smeiius , pater ci filius. Noviomagi Batavdrum 1678. Pag. go. Lamellae aeneae Jiagmen, ciim liac epigraphe in latere priore QVE EORVM . IM . VXORIBVS . QVAS . POSTEA . NGVLAS . in latere posteriorc S . P . L . L . Q . APIDI • His certe temporibus , aegerrime vel nulla mode , huiusmodi monamenia ita simulari posient , ut dolus se prima intuitu nan proderet. Maffeivs a. C. L. 160. Ab iis per fraudem imitandis hactenus impraba ars absiinuit. EcKHEL Sylloge I numorum 116. IJ» DtPr.OMA DI ADRIANO APPENDICE II. CLASSIARIAE INSCRTPTIOWES SELECTAE. De classe Misenensi loqucntes antequam facta esset praetoria. TI • IVLIO . T . F . STEL, PAETINO BASSIANO • PROC AVG • XX . HER • PRAEF CLAS • MIS • TRIB • LEG • I ITAUCAE . PATR • COLL FABRVM T . FLAVIVS • T . F . OVFENT OPTATVS • IIVIR • F • COER Gruterus 414. 2. Fabreni num. 182. Gori LA. 3. 85;. SEX • IVLIO • Q • F . GALER • PRIMINIANO LEG . LEG • X • AVG • PROPRAET ■ PROVINCIAE ACHAIAE • PRAEFECTO • AERARI • MILITARI • VII VIR . EPVLON . NAVARCHO • TRIERARCHO • ET PRINC . CLASS ■ MISEN • M . VALERIVS . M • F GAL . MATVRINVS . T . P - C E schcdis equitis Cassiani a Puteo. Gori Don, 6. i.I. A. 3.75. Muratori 710. 5 . Morcelli 521. .<< . I O APFENDICE II, IJJ DIS • MANIBVS CASSIAE . VERAE CONIVGI C . CASSIVS . C ■ F , VET MODESTINVS MIL . CLAS . MISENAT FEC • SIBI . £T ■ S . P IN FR . P . Xrn . IN . AGR • P • XVII Muratsri 803. 8. Gori. Don. pag. 75, Hie supra pag, jx. CONLEG . DENDROPHOR • ET CLa^Ia'R . MKENATIVM AVRELIO . CANTSIO . Q • FIX PRAENESTINO PATRONO . OPTIMO AE . C . FIERI . CENS ' . fi-r . ■•■..--■ . ■":■- Maffei. Museum Veronense, ••477. 10. Morcelli 97. jji* ■.A\\>. , ' . . invxx ». zmviK tVTflO'f . HI yol. XXIII. I 54 DIPLOMA DI ADRIANO De hominibus Sardois in classe praetoria Misenensi. D • M C . VALERI . GERNfANI MIL - EX. -f CL,,^,PI^ O^S iT7>: . i/i.v:t*"avro-. STW ^ XXV ^^ >_j i)">;^\xt •.. NAT . SARDVS MESTRIA . EVHODIA H • B • M • F 'CI - rioii^OAQ>;Ha . 03JX03 yignoli %^y, Mwnt^ri 86if,;3^.. jCori i. 143. C , TAMVDIVS . CASSIANVS MIL - CLASS . PR . MISEN MANIP .III . . PROVIDENTIA >IATI0NE . SARDVS . VIXIT ANNIS . XXVIII , MIL . ANN . VIII SEX . IVLIVS • QVIRINVS . MANIP III . FORTVNA . HERES B . M . F Mutator i 8 J 6. 8. AFPENDICE II, I 55 D . M L . AVRELIO • FORTI . FABRO . DV PLICARIO . LIB . FIDE • NATIONE SARDO . VIXIT • ANNIS • LII . M • CARI SIVS . FRONTO . HERES • B • M • FECIT CVRANTE . ARRVNTIO . PETRONI ANO • AMICO . OPTIMO Muratori 793. J. D . M I . VALERIVS . VICTOR EX . II . FIDE . NATIONE SARDVS . VICTIMARI VS . PRINCIPALIS MILITAVIT , ANNIS XXIII . VIXIT . ANNIS XXXI . AVRELIA SPES . COIVGI . B . M FECIT Muratori 864. 1. Re:^ionico 48. ■«5^ DIPLOMA DI ADRIANO Navium classis praetoriae Mlsenensls appellationes j vel a tutela quae esset in puppi; vel a nomine quod esset in prora. i^uinquereme. Victoria. Gruterus 567. 4. Muratori 781. 7. Egizio opuscoU 191. £ron^i (TErcolano XXIV. \iuadnreme, TVrmata. Vignoli 299. Dacico. Muratori gn. 6. Gori i. 244. Pratilli loi. Reinesio , qui lU idest triremes vel trieres no- verat , iiii idest quadriremes vol quadrieres omnino ignotas fuisse constat. Etenim, quum Marci Valerii Dexteri epitaphium, quod hie supra pag. 95 a Gorio descripsi, considerasset {Syntagma pag. 529), Lu- cium Calvisium Cerealem:, qui militavit in iiii dacico, Reinesius uVLitem DAClcae cohortis fecit. Nam " qua- „ tuor unitarupi ;signa ilii in literas si mutentur , » exibit TO MIL . , . , quod verissimum, „ Fide. Muratori 876. 3, 877. i. Gori i. izj. 3. 129. Montfaucon D, I. 3.8 5 . FoRTVNA. Fabretti 365. Muratori 856. 4, Gori 3. 72. Monumenta Matthaeiana 3. 126. Minerva. MaiFei M. V. 125. i. Rezzonico 182. APPFNDICE TT. 1^7 Yesta. Vignoli 198 sed inconsiderate ; nam vesil . nihil omnino significat. Muratori 863.6. Gori 1.146.3.67. rireme. AesCVLAPIO. Gori Symholae R. IX. 135. Aqvila. Eglzio 200. Marini Arvali 486. Athen. Gori I. A. i. 240, A\Gusto, Hie supra pag. lOo. Capricorno. Grutero 1030. i. Marini Arvali 409. Concordia. Muratori 849. 6. Marini Arvali 409. CvPlDiNE Muratori 860. 7. Marini Arvali 8z6. Diana. Muratori 781. 7. Egizio 191. EvPHRATE. Reinesio 530. Fide. Fabretti C. T. 114. Grutero 561. i. Marini Iscri^ioni Albane 131. Hie supra pag. lOo. F^RTVNA. Muratori 856. 8. Hercvle. Vidi in Albanorum villa die viiii mail anno mdcccv. Viderat Fea indlca^ione antiquaria iiy. IsiDE. Fabretti C. T. 113. Domesdcae 364. Gori 3. 8z. IvvENrwre. Fabretti Domesdcae 364. Gori 3. 81. LiBERO Patre. Muratori 819. 10. LvciFERO. Gori I. 141. 3. 58. 61. Mercvrio. Gori Symholae R. IX. 135. WiNERVA. Vignoli 298. Gori 3. 82. Litteras aliquot in epitaphio Septimiae Domitiae vidit Muratorius 851. 7. e quibus NAVf/n FELicem detexisse opinatus est, Ego vero nil aliud nisi I t^S DIPLOMA ni AnRIANO HAyTiLacem in iKis deprehendo : ha ut Aurelius Vi- tellius , Domitiae maritus , miles classis praetoriae Misenensis , nauphylax fuerit triere Minerva. Vtor ■« in ca re MingarelJi et Fattorini auctoritate. Vetera. monumenia ad classem Ravennatem nuper eruta, Fa- ventiae 1756. Pag. X^I. Neptvno. Egizio 180. Muratori 865. 4. Partico. Marini Arvali 409. PiETATE. Muratori 836. 7. Gori i. 238. Rez^onico 49^ Providentia, Muratori 856.8. RtNOCYRore. Gruterus 544. 8. Marini Arvali 409. Salamina. Marini Arvali 409. Salvia. Marini Arvali 409. Salvte. Muratori 857. j. 860, 5. Gori, i. 138. Sole. VignoK 299. Spe. Muratori 876. 3. 877. i. Gori r. iiy. 3. 297. Montfaucon D. I. 385. Tavro. Bron:^i iErcolano XXIT. 14. VrgnoH 297. Muratori, 862. 3. Gori I, 243. %. 61. Tiberi. Gori 1. 240. TicrIDE. Marini Arvali 410. Victoria. Gori Symbdlae Fl; X. ir. tfi.. Virtvte. Marini An'ati 409. Bireme. Fide. Muratori ?(54. i. Rezzonico 48. At>PEDICE 11. 159 Liburna. Armata. Spreti i. 177. Fide. Muratorl 793. 5. 877. i. IvsTiTiA. Marini Arvali 358. 408. Neptvno. Fabretti 366. Gori i, 244, "^ Reinesius, in Illo ipso epitaphio de quo superius egi , coniectura vehementer aberravit. Nam Marcus Valerius Dexter in LiBurnica sive LiBurna manipularis fuerat. At ilium Reinesius, pag. 528, fecit LiBrarium qui " rationibus manipularium suorum in dicta cohorte „ ( Dacica ) tractandis scribendo , calculando , compu- „ tando , nominibus cohortalium , stipendiis , annonis , „ commeatu,excubiis,vigilIis,et aliis muniis in laterculo „ peculiari notandis incumberet , scriba exercitualis. " Praeterea haec addit. " Vocula neptvnio patria „ Valerii huius designatur. Neptunium , Neptunia , „ oppidum Latinorum maritimum fuit, idemque cum „ Antio. " Scilicet Reinesius lABurnam est aspernatus , quae in classe praetoria Misenensi a neptvno tutelam habjrct. I operae absolvtae die natali regis ipso incolvmi felix academia I \M yJr,;t,/ 7\J,''/i!. 23. (YaM. ,A ' Sc.J'iiPr/rJlilv: . K/.k'k^. 7!^;-. IV/;iy. Kk. c QjiaoiuuiL BIPL OMA )a/rJoo nil I ill c )(itii/n no ( 'o.icp/io \''e/'/}axni caitKin t) tdi/flOU * hllf/l 1 . L — O ? 1?= !^ P=57 '5 P r ^ ^ [fe=3 6*9 PvtJ ^ m p^ fjll .o2 Ptt? PfV ^ HI P> > E 7>P •^2 A, (^///r/ro/' I. . V.^ .^.^'A'. 7.\v, .:.X, /a^j. g, JI-.jVok^: ^-/^v^.^^t. ^^,<,^. ,o,. o s t=Or, 5 ft, 9 p* r ;=^ '^ o ;< 1?=' o m PpS ® ^/ ^ y/itc/yo/\IL Q LL i^l^^:mMii iMJhhm^h ^ aiCffFMAMM^ mm% -^ mm mMmk SitXiE¥£GlLMTiISTfr'fMlD)]l51Hi«iim5in)miSfi^ H 'm.i^ikms % 10MS o^oB^^MMft mi Miiwi o ^ o L^IATS imMl mm CM )[ A E. p uci'mho !MS'ik I ran© mmsi© c f=^ 2.^ < (on) ^ r tc/ '(()/' II ' > ^ i6s DISSERTAZIONE SVLLE SIBILLE. Del Conte Corte Di Bonvicino^ ^ctta «cff'a<)uiio«ja <>e(fi I 5 ii iHot|o l8l'. vjrli Antichi diedero il nome di Sibille ad alcune donzeile, che si dicevano fregiate del natural dono di presagir I'av-' venire : esse vivendo in liioghi solitari ed ermi , venivano talora consultate dai creduli : allora, mostrandosi invase da- fiirore frenetico, pronunziavano detti oscuri , ed equivoci, e tali da poter essere interpretati in uno , ed in altro senso : una sola , che si verificasse di queste sentenze , bastava ad accreditare non solamente colei , che 1' avea data , ma eziandio tutte le altre Sibille , tanto piii che le parole casualmente proferite s' aggiustano spesse volte a quel fatto , che si desidera profetizzato ^ del che tanti esempli si^ possono vedere nel Nostradamus. II vocabolo Sibilta e , secondo Lattanzio , d' origine greca , e significa consilium Dei. Discordi opinioni si tennero intorno al numero delle Sibille, ed intorno al paese, ed al tempo, in cui visseroi. Vol. XXIII. X ] t6i SVLLE SIBILLE ma gli antichi scrittori , eomincianclo dal rilosofi greci , e comprendendo i santi Padri della nostra Chiesa , tutti conspirano a stabillrne T esistenza. E Varrone il piii dotto , il piu erudlto de' Romani , oracolo dell* antichita , scriveva, che II d6n© delta predizione e^a in- quelle donzelle il pre- mio della castita : Qidd referam , dice S. Gerolamo , quid referam Sybillani Erythraeam ^ atque Cumanam^ et ocio reli- quas ; nam Varro decern esse autumat , quarum insigne virginitas , et virginitatis praemium divinatio. Le predizioni delle Sibille , nate e vissute in diversi tempi, furono ridotte in versi esametri, di chi non si sa. Questa collezione fu offerta da una donna a Tarquinio il Superbo in nove libri, ma secondo la piii saggia: opinione de'critiei^ che in tTe, Si cohservarono questi libri dar quet regno sino all' incendio del Campidoglio , ove erano de- positafi, accadufo ai tempi di Silla dittatore. Dopo questo incidente i Romani , per risarcire siffatta perdita , secondo il testimonio di Tacito , spedirono in diverse pani , cioe a Samo, a Troia , in Africa, in Siciiia ^ e fra le colonic stabilite in Italia , per ricomporre gli sparsi frammenti dei versi sibillini. Post exustum civUi hello Ca-pitolium:, quaesitis Samo , Jlio , Erythraeis \ per Africam etiam ^ et Skiliam , ac Italicas colonias carmlnibiis Syhillae ( una , sea plures fuere ) , datoque sacerdotibus negotio , quantum liumana ope poiuissent discernere. Questa seconda collezione non cbbe 1' istessa fede deila prima. Li Quindlcemviri erano li soli autorizzati a leggerli DEL CONTE CORTE DI BONVICINO, l-6-^ e consultarli. Erano scritti sifFatti Ubri sopra la tela per la maggiore durata. Si consultavano le SibiUe neHe p*u importanti intraprese, cd avvenimenti di pace o di guerra. Questa seconda colleiione contiene predizloni assai chiare sopra i misteri della Cristiana Religione. Si parla della ■redenzione , dei miracoli del Salvatore , di sua passione , morte , e risurrezione , della creazione del mondo , del paradiso terrestre , della lunga vita de' Patriarchi , e del diluvio. Vna delle SibiUe si vanta d'essere entrata nell'arca di Noe. Cio fa vedere , che quanto leggesi in essa col- lezione non e opera delle SibiUe , ma aggiunte cose per dare forza od alia Religione, od aUe SibiUe. Perche avrebbe Iddio rivelato ai pagani i misteri di nostra Religione d'una maniera piii aperta e patente di quella che 1' abbia mani- festata al suo popolo per la bocca de'suoi Profeti ? I versi tleUe due collezioni sono diversi , tanto piii che i primi non respirano che 1' idolatria , ed il culto de' falsi numi. Tre sono le collezioni ; la prima offerta a Tarquinio ; la seconda compilata dopo V incendio capitolino j la terza e quella , che noi abbiamo in otto libri , ed in cui I'ignoto autore comprese tutto cio , che non fu opera delle Profetesse. Gli oracoli delle SibiUe erano per lo piu scritti sopra foglie d' alberi^ Virgllio ( Aeneid. lib. 6 ) parlando della Sibilla Cumea , 1(54 SVLLE SIBILLE Quaecumque in joliis descripsit carmlna rirgo ,' JDigerit in numerum , atqus antra seclusa relinquit ; a viva voce ancora , e per ^egni. Celebre poi e 1' antro , in cui la Sibilla Cumea pro- .nunziava le sue divinazioni. Ovidio finge , che ApoUine , .in vece di concederle , com' essa lo avea pregato , anni lunghi e frcichezza gicvanile , diventar la facesse si caduca ed oppressa dal peso dell' eta , che d' essa non vi rimase ,che la voce ; ed U Poeta la fa prorompere ,in queste ,querule note : Spenta ogni brama di mirarmi in voko., Sol me ravvisi ancora Di voce al suon, che mi concede il fafo. ........ nullique videnda f^oce tamen noscar: vocem mihi fata relinquunt. Questa favola e fondata sulla tradizione , che ApolHne ■fosse il Dio , che meglio conosceva il futuro , e che co- rn unicava quest' arte alle persone piu care ed accette. La lunga vita poi attribuita alle Sibille e una esagerazione. Non si puo esprlmere il culto , che i Romani segna- tamente professarono per gli oracoli ; forza e indurlo per ]e Sibille ancora , che , se non furono riguardate come positive divinita , si ebbero almeno d' una natura , che teneva il mezzo fra gli Dei e gli uomini ; elleno stesse si dichiararono mortali. Si eressero statue , e templi alle Sibilfe in prova d' una semi-apoteosi. 11 rispeito per i versi sibillini duro sino al regno degli DEL CONTE CORTE DI BONVICINO. idj Imperadori j ma una parte del Seiiato avendo abbracclato il Cristianesimo a' tempi di Tcodosio il grande , scemo la venerazione per quest! oracoli ; e finalmente Stilicone , gran capitano , e sommo nella ragion di stato sotto 1' im- pero d' Onorio , li condann6 al fuoco. Onde si pu6 dire , che la scienza sibillica , che ebbe pressoche termine coll* jstesso Impero , abbia formato il piu vivo oggetto della vana curiosita degli uomini tendente a scoprire le future cose , e create siasi nelle Sibille una specie d' oracolo permanente, oltre a quello degli Dei, e degli altri mezzi di divinazione per via de' sogni , auspici , aruspici , ed auguri. i46 PAR AG ONE TH A LA CADUTA DELL' IMPERO ROMANO E GLI EVENIMENTT BEL FINE DELLO SCORSO SECOLO XVIII; DI S. E. IL SiGNOR CONTE GlANFRANCESCO GaLEANI NaPIONE DI CoCCONATO* 4ctto iicff'aJiHiaiija Jet 23 iiiaijo 1817.. Xi-llo stesso modo , che I' umano aspetto in tutti e il medesimo per quanto alle parti che il compongono , dis- simile cio non ostante in ogni singolar persona ; cosi , sebbene le facolta dell'uomo , le passioni , le buone e ree qualita , le moUe principal delle azioni , la natura umana in una parola , sia in tutte le nazioni in tutti i secoli la medesima , non si troveranno cio non pertanto due fatti perfettamente consimili in tutta la Storia. Chi per altro , per cagion di questa dissomiglianza negli evenimentij pretendesse inferirne, che inutile sia lo studio . t>EL CONTE GALEANI NAPIONE. 1^7 della Storla a coloro , che intendano di dar opera alia Sclenza de'costumi, ed a quelle di Governo , troppo an- m«'.^''«''1«'^'«.. drebbe lungi dal vero. Sarebbe lo stesso come dire, che, f-"!' »••»• per ragion delle diversiia di sembiante negli uomiiii , non sia necessario lo studio del dibcgno della figura ad un' Pittor ritraitista. Punto principalissimo bensi nello studio della Storla si k il ravvisare , non solo la conformita delle cose dissimili , ma inolrre la diversita delle rassomiglianti. Vi fu gi^ chl raccolse diligentemente le rassomiglianze tutte tra la caduta dell' Impero Romano d'Occidente nel secolo V , e quelle di parecchi Stati in fine del secolo scorso XVIII } essendo cosa indubitata , che ben sovente si ha da studiar la Storia antica piuttosto che la moderna, per trovare la rassomjglianza degli evenimenti. Osserva r oracolo dell' Inghilterra , Bacone , che i figlj piu si ras- somigiiano per T ordinario agli avoli , che non ai padri loro J e negli ultimi anni del secolo ora scorso si sarcb- bono perci6 dovuti leggere piuttosto i libri di Storia Greca e Romana , che non i registri minis teriali di quello stesso secolo. Di questa verita prova manifesta se n' cbbe nella cata- strofe di una Repubbiica per lode di saviezza e di civile prudenza gia riputatissima. 11 Suggerimento di un suo sud- j, M,„hti« dito zelante , scienziato insigne , nudrito della lettura de' ^"p'°" ClaSiici , e che avrebbe potuto esser un uomo di Stato , I 6 8. CADt'TA dell' IMPERO ROMANCH EC. nel quale proponea di varlar gli ordini in alcuni partico- lari , secondo le massime delle aaticlie Repubbliche , fu riguardato come sogno di un Letterato ozioso ; e sebbene- gli Stati neutrali siaiio staii mai sempre ,. secondo il detto di Livio , prezzo e premio de' vincitori ; e sebbene pari- mente , prima della mcta dello scorso secolo , si fosse da. II Doge M»c;o Fos.jiini. uno degIL Uomiai piu grandi di quella Repubblica assicurato II Come di Rireta. un consumatissimo Ministro , che in pericolosi fraugenti: potea r Italia ripromcttersi , che quel Senato rinuiiciata avrebbe, per la comune difesa , al sistema di, neutralita ;.tut- tavia al maggior uopo prevalse 1' abitudine dell' indolenza ^ c le recenti massime di neuiralita tenacemente abbracciate^ c di neutralita. disarraata , condussero quell' antlchissima ddirRUoiiti^nt" Repubblica , per mano stessa de'suoi Patrizi, alia rovina. caduia^e »^^^p^.^ (^j^g gg opportunajTiente da taluno rilevate si sono le rassomiglianze tra la caduta del Romano Impero d' Occi- dente , e quclla di parecchi Stati in fine dello scaduto secolo , piu cuxiosa cosa , ed eziandio piii istruttiva , si e r osservarne le dissomiglianze , per la ragione appunto che, siccome due cose del tutto simili,,a norma dei pen-- samenti di un acuto Filosofo , non si trovano in natura ,. due fatti pure perfettamente siraili non presenta la Storia. Ecco pertanto le notabilissime diiFerenze , che passano tra^ la caduta dell' Impero d'Occidente , ed i successi dell' ul- timo pcriodo del secolo ultlmamente scaduto. E primieramente varj e distinti popoli ,, non molto nu- blUi DEL CONTE GALEANI NAPIONE. 169 mcrosi , ove separatamente si considerino , detti Barbari noil troppo a buona ragloiie , se si paragonano ai Romaiii di allora , assaltarono , quasi ad un tempo stesso , da piu lati un popolo grande j all' incontro in fine dello scor^o secolo fu una nazione sola , die assalto Stati diversi, molto di f'orze inferiori agli as^alitori , e di assai piu ristretd confini. In secondo luogo , i popoli Settentrionali , che assaliroao rimpero Romano , aveano nel secolo V la stessa Costituzione politica , che avuto aveano molto tempo prima. Laddove la nazione , che mosse guerra agli Stati caduti in fine del mentovato ultimo secolo , avea cang-iato recentemente forma di governo ; era divenuta altra da qucllo che era un secolo prima ; coloro che la guidavano , erano afFatro diversi da quelli , che 1' aveano prima governata , anzi di essi capitali nemici ,. ed inesorabili distruttori. Quantunque Alarico fosse , a. dir cojI , un GeneraLe Romano malcontento, e parecchie tribu di popoli setten- trionali fossero state assoldate dagli ultimi Imperatori Ro- man i , furono cio non pertanto ognora nazioni diverse , re trovarono alleati naturali tra' Romnni ; all' incontro i Barbari sorsero , e si trovarono in un coi capi loro nel seno delle piu colte nazioni di Europa ; prima tra la piii numerosa , poscia tra tutte le altre : ondechc la prima trovo teste alleati naturali in ogni contrada : che troppo bene il celebre Cardinale Gerdil ai selvaggi paragona i iim'ii"'°.'ou"Mi robusti vagabond! delle nazioni incivilite , e vi iu chi Vol. XXII I. y 170 CADUTA DELl'iMPERO ROMANO EC. disse di aver trovati i barbarl sulle porte e nel recinto di una delle piii popolate Citta d'ltalia (*). Non furono in una parola popoli diversi , che movessero guerra ad un altro popolo , come fu il caso dc' Roman! ; ma fu una parte della nazione medesima , che 1' altra parte soggiogo. La prima messa poi della invasione non piglio origlne , come a' tempi de' Romani , dai descrti della Tartaria , e dalle regioni Boreali , ma dal centro di Europa , e dalla feccia del volgo della nazione piii numerosa , guidata da una setta. Questa setta , dopo di aver distrutto il governo dello Stato, in cui divenne dominante, propagatasi in altre contrade , e servendosl sempre delJe forze dello Stato di- strutto , e delle medesime arti perverse , e collegata colla .feccia ddle alrre nazioni , distrusse altri Siati piu piccoli , e tento la rovlna dei grandi. Questa circostanza considerata in tutti gli aspetti suoi , con tutte le rclazioni, ed in tutta I'esteniione sua, e cosa (*) II Genovesi { Discorso preliminare al Libra iiititolato Rijiessioni sulla economia generale de'gtatii ec. Napoli 176s pag. 75 ) dice : " L'liomo 3, e un tal esserc , che a foiza di avvezzamento pub addoinesticarsi con ,) i piu gtandi inali e doloii della natiua ; e poiclic vi si e addoinesticato, „ S assai malagevolc il titarnclo . .. Chi, e con qiial arte il conduria poi 3, alia fatica inetodica ? Nicnte piii mi inostra quanto c cio facile, quanto „ la vita de'selvaggi , e di que' venti o venticinque mila nostii banchieti „ ( la^'aroal ) , che sono i selvaggi della nostra Capitale. Ignudi , senza „ abitazioiie , senz' arte , senza sicurezza di vitto , vivono intanto lieti e „ contcnti, perche si credono liberi da ogni iimano e divino vincolo , „ che juinge gli aliri ad una vita rcgolata, „ DEL CONTi: GALEANl NAPIONE. K^I affatto nuova nella Storia. Come nel sistema Astronomico le comete , come nell' ordine del Mondo fisico i mostrl e gli straordinari fenomcni , insoliti e straordlnari evenimenti vi sono pure nell' ordine morale della Provvidenia. Quello clie un misterioso , ma sovemi volte profondo Filosofo , cio. Battisn vice. chiama corso consueto delle nazioni , puo essere determi- nato e presagito mediante lo studio della Storia; ma nella Storia medesima si vuol notare , che s'incontrano pure le aberrazioni. Altra differenza sostanzialissima tra i distruttori dell'Im- pero Romano , ed i distruttori moderni di cui si tratta , si e , che non solo negli Ordini politici non crano gli antichi barbari diversi dai Romani, ma princinalraente non erano diversi per cio ehe si appariiene alia Religione. Erano Cristiani i distruttori dell'Impero Romano (*) , e sebbene molti tra essi fossero infetti della eresia di Ario , Ariani parimente erano gran parte dei popoli scggetti al Romano Impero. Che anzi i Longobardi , che furono quelli che piu lungamente dominarono in Italia, da un testo di Pro- copio allegato dall' erudito Genovese scrittore , 1' Abate Oderico, si raccoelie , che prima della conquista erano non od«to lettfw »n> ' t) ' r n Abate Maiini nella solamente Cristiani, ma di piii Cattolici. luccoha to regno delle congetture si poteva far luogo a quella, che Gcrardo, 1' Institutore dell' Ordine di S.Giovanni di >. Gcrusalemme , poscia di Rodi , e finalmente di Malta, fobie A.tigiano , e se ne allegarono i probabili argomenti, senza pero dar maggior peso ad essi , che quello ap- punto di semplici congetture , parve questo a taluno un dolce sogno dell' Autore della Dissertaiione , tacciato gia altre volte di troppo tenero e caldo amatore delle glorie del Piemonte. * Quelle congetture per altro , mediante 1' antico Docu- mento felicemente rinvenutosi in Montechiaro, Terra dell* Astigiana , ricevono un peso assal maggiore. Che anzi si fatto Documento scloglie ogni dubbio intorno alia vera Patria del, Prime Rettore dell'Ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme J Rettori , che poscia , nello- accrescersi il lustro , e la grandezza. dell' Ordiiie , furono detti Gran Mastri. Si e questo una Pergamena , che contleiie il transunto di Donazione fatta alia Chiesa detta Sancii Naiarii ad Meyranum\. Pergamena , che serviva dl coperia ad un libfo usuale di eleraeiui di Gramatica Latina. II Prefetto delle Regie Scuole di quel Luoga, che per buona so:te s' imbatte ad essere perjona non senza coltura , e curiosa dcUe antichfe Memorie delk sua Patria, seco in Torino il DEL CONTE CALEANI NAPIONE. 17 . reco , e fece si che dal Signor Avvccato Cattaneo , Ar- chivista Camerale applicato ai Regj Archivj di Corte , e Corrispondente di questa Reale Accadcmia , sc ne rica- Va^se r esattissima Copia, che qui si presenta. In. Nomine Domini. Anno a Kalivilale ejusdcm Domini sumpio millesimo irccenicsinio nonagcsimo nono , indiclione seplinia , die vcro secundft Novcrabris. Acttun in Villa Corsconi , Asicnsis Diecc- sis. Cum ordinatum mihi fueril a maj;nilico Domino Joaimc PelleiUj ut traherem, atque in puLLlicam formam redigercni cjuasdam dona- liones factas Ecclesie Sancti Nazarii ad McyraHiim, aucloriiaie railii opporiima tradiia , ul inl'erius lalius constaJjit , prcsontia tcsiiiim in- frascripiorum J. Copacii , cl Bertolini Daloclii , iranscripsi hoc cxeni- plax'/, sive transumptiuu , cujus tenor labs csl. ■ In-Viomirie Sancic , el individuc Triniiatis amen. Cum GerarJus de Getardis de Tunco , ox Condominis Casiri Lconis , alias dc Celebris , capiat , atque velit ad majorem Dei gloriam descendere ad Loca Sancta , nolens banc peregrinaiioncm suscipcre , quin dc 8U0 proprio contribual aliqiiid in gazophilagimn Domini pro eundo , atque redeimdo ilinere felici- ; ■ OflTert , dat , atque tradit in pcrpe- tuimi Ecclesie Sancti Nazarii ad Meyranum , mansum unum •, quod diciliir Orcbcrium , cimi peciis oumibus arativis et prativis , vineatis, atque nenioraiivis , sitis parlim prope Castrum Albereli , partiii* jn-ope ad Montem serviituni aiqiitt Nucctum sub Tunco ; hoc fucicas. in redemptionem sui , cl familie , et preserlim . si forte contigcril rion posse redirc domuni ob niulta pericida tcrre , et maris , possit a presenti terrena remeare ad Ilyerusalem Celtstem ; contra quam donationem si quis coulrafecerit , incurrat iram Dei , et Sancti Petri' Apostoli malcdiclioncm , donee sc rcceperil in bonam \iaiii salulis. Vol. xxili. • lyS DIPLOMA DEL SECOLO XI Actum est hoc in Castro Pysanciane , Aslensis Diecesis , svb por^ ticu , ct cetera ; die sccunda Novciiibris , anno niillcsiiuo septuage- siiuo quarto , presentibus testibus Jacobino De Podio , Coudomino Ca PcUeila Condomino Pleye. Et ego Ferrandinus de Dugliis , de loco Maresci ad Clusanum , Nolarius jjropria banc Cartam rogalus sic iradidi , atque scripsi. Sequiiui- alia Donatio per Balbc .... de. Kaira ( caetera. sunt recisa ). JExtractum ab originali transumpto mihi exhihlto a Clarissimo Domlnt Praefecte Regiis Scholis Oppidi Montisclari. Taurini 4 Novembris i8i4' Fetrus Cattaneus , /. U. D. , Regiae Rationalium Curiae Archivi Custos , Regiae Aulae Archivo addictus , Regiae Scientiarum Academiae Prasocius , veiustorumque caracterum . calleus. Questo transunto adunque , che faceva parte di una specie di Cartulario di donazioni fatte alia Chiesa di S. Nazario , ci conservo un Documento dell' anno 1074-, copiato in forma autentica per mano di Notajo nel 1399:' va esente da ogni sospetto di finzione , dacche non per vanto di aniichita di famiglie , ne per interesse pecuniario, due de' principali motivi per li quali falsi documenti s'in-, ventarono , e se ne corruppero anche dei sinceri , - venne •commesso dal Signer Giovanni Pelletta , di antichissima tftraiglia Astigiana, at Notajo di trarne copia , ma al solo DEL CONTE GALEANI NAPIONE. 179 fine di conservare i Titoli Primordiali delle Donazioni fette alia Chiesa di S. Nazario. La data poi di esso Transunto e di due secoli , ed oltrc , piu antica di quelle controversie tra il dotto Mon- signor della Chiesa, ed il Monaco Malabayla, per cui me- ritamente divennero sospetti moiti Documenti riguardanti la Citta di Asti , e quella Provincia. Vero e, che T espressione Condominus Castri Leonis ^ alias de Celebris ( Castel Cebro ) venne giudicata dall' intelligenrissimo no!.tro Collega il Signer Barone Vcrnazza di Freney , non conforme alio stile , ed agli usi del Secolo XI ; ma e cosa nota a tutti coloro, che danno opera agli studj della Diplomatica erudita , e notissima per conse- guente al signor Barone , che in essi e versatissimo , che ben sovente i Copisti di manoscritti inserivano nel testo- postille, e note marginali , da mano posteriore aggiunte, alle antiche autentiche Pergamene. Opera di valenti Cri- tici pertaafo si e il levar via questi moderni Lnopportuni e male adattati ristauri , a dir cosi , dai .venerati antichi Documenti J e mi sovviene di aver inteso, ne' primi miei anni , dall' Autore AiiW Adelaide Illustrata , il Signor Gio. Tommaso Terraneo, che era^i egli adoperaco ad espurgare dalle interpollazioni le copie , che andavano attorno , della- Cronaca di un' antica celehre Badia , intruse in esse da indotti o maliziosi copistii Non sarebbc pertanto gran fatto, die le parole Condominus Castri Lecnis alias de Celebris ,i«0 DIPLOMA DEL SECOLO Xl ' '' fossero una postllla marginale , aggiunta alia Pergameiia prima dell' anno 13993 e c-he il Notajo abbia creduto for buona cosa lo inserirla con poca avvediitezza nel Teste. Si cancellino adunque , se cosi si vuole , dal nostro Documento , le sopraccennate parole, come pure quelle di Condomini aggiunte ai nomi de' Testlmonj , e si vedra che tutto iJ rimanente spira la veneranda antichita, e rap- presenta gli usi , i costumi , la Religione , se e lecito il dirlo, quale si professava nel Secolo XI. Posta fuofi di controversia I'autenticita del Documento , impariamo adunque da esso , clie Gerardo di Tunc , Personaggio distinto e facoltoso nell' Astigiana , come ap- pare dalla Donazione alia Chiesa di S. Nazario, disponevasi nell'anno 1074 ad intraprendere il Pellegrinagglo in Terra Santa , e cio per urwco motive di pieta religiosa , postoche la Crociata non fu bandira se non se molto tempo dopo , negli ultimi anni del secolo medesimb. Tali risoluzioni poi non si pfgliano fuorche nel maggior vigore della eta ; e supponendo che , nell'epoca della sua partenza dalla Patria , giunto fosse Egli al mezzo del cammino della vita nostra, vale a dire circa all'anno trentesimo , le altre epoche del viver suo coincidono con quelle , che note ci sono della vita del primo Rettore dell' Ospedale di Gerusalemme , *'""',"' I'tT fondato non prima dell' anno 1084 dagli Amaliitani. Essendo altronde Gerardo venuto in Siria in quallta di semplice Pellegrino , molii anni prima della Crociata , e T>Et CONTE GALEANI NA?I0NE. iSl non come Guerriero , e conquistatore nimico , tale circo- Stanza spiega quella specie di fenomeno straordlnario , che «el tempo dell' assedio posto da' Cristiani alia Citta Saijw- si permettesse da' Musulmani assediati , che continuasse Egli neir ufficio pietoso di reggere 1' Ospedale di Gerusa- ~ lemme ; e per fine la sua morte seguita intornO' all' anno iizo concorda colle epoche tutte dei ben vissuti anni Disscmz. ,>. .oi. ~ cap. m. §. I. suoi , ne oltrepassar potrebbe i termini dell' anno ottante- simo di vita. Finalmente il nome suo di Gerardus de Gerardis , che leggesi nella Donazione di cui si tratta , dimostra chiara- mente , che , della sua persona s' intese di far menzione nell'antichissima Iscrizione posta nella Chiesa di Altopascio, dove leggesi Gerardus de Ge/^ con abbreviatura , che tanto vale come de Gerardis ; e rettifica la interpretazione di essa , che , per mancanza della notizia del vero nome di queir uomo raro , si era in diverse modo da Noi avven- $'. iv^ig"/,!. lurata. Prima di por lermine , crediamo di non dover trala- sciare di additare come cosa degna di considerazione, che nell'estremo lembo della lacera e tronca pergamena antica, che contiene la Donazione fatta da Gerardo di Tunc alia Chiesa di S. Nazario , compajono i Cognomi di un de Podio , e di un Balbe di Chieri , il primo in qualita di Testimonio all' Atto , ed il secondo come Donatore alia stessa Chiesa di S, Nazario , dicendosi = Sequitur alia, •jirr l,Sx DIPLOMA DEL SECOLO XI, Donatio per Balbe ... de Kaira. . . . , donazione poscb mancante , essendo tronca la Pergamena , e che si vuol supporre fetta colla stessa pla intenzione del Donatore di recarsi in Terra Santa. Ora ognun sa , che , nella serie drgli anrichi Primi, Gran Mastri dell'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, si trovano registrati un De Podio , ed un Balhen come i due immediati Successori di Gerardo di Tunc, (.'ill-.-. ;i9vvfi io^i ''iiob.n: \^ IN THEODOSn ALEXANDRINI TRACTATUM DE PROSODIA COMMENTATIO Amedei Peyron LINCUARUU ORIEMTALIUtI FROFESSOniS. CxfiiCita 9ie 23 mattti 1 817. V^uamvis nostra aetas operosa anecdotorum indagatrix amet e bibliothecarum forulis integros libros excitare li- teris , ut hoc aevi sunt , amplificandis parum opis con- ferentes ; non is sum , qui Theodosii Alexandrlni magni nominis grammatici elucubrationem multa illam quidem, •omnia dixerim , verissime disputantem , sed quae maxi- mam partem in aliis vulgatis libris diversis conclusa ver- bis leguntur , edere velim. Animus est germanum huiusce tractatus institutum aperire , Dionysii Thracis T{j,;y>iy mul- tis mendis et lacunis vel in nupera Harlesii editione sca- tentem veritati et integritati restituere , opusculum , cui Kotinius in Appendice ad Gregorium Corinthium de dia- lectis titulum fecit Grammaiicus Leidensis , auctori suo ad- iudicare , simul etiam' sinccram textus lectionem propo- 1*4 !PEYROir nere , tandem nonnuUa dialectorum linguae graecae prae-- cepta a vulgatis auctorlbus vel secus tradita , vel igno- rata publicare ; quae omnia cum nova , turn academica commentatione digna milii' visa sunt. Cum primum ani- mum ad haec scribenda appuli utebar codice Taurinensx B. II. 17 (O1 ^.^^ ^ ^°'- I 3d 13 Theodosium de Pro- sodia sistit ; alter subinde accessit Taurinensi bibliothecae dono cl. Abatis Thomae Valperga-Caluso datus , quem , utpote integriorem , licet recentioris aeiatis , potissimum ducem sequar j primo Taurinensis , altero Calusiani no- men feci. Sed ad maiora contendens augurabar multum praesidii et lucis commentationi meae allaturos esse co- dices duos , Laurentianum XVII. plutei LV (z) , et Ba- roccianum bibliothecae Bodleianae LXXII (j) j. nee votis meis defuit propensissima in bonas literas clarorum duum- virorum voluntas. Franciscus enim Del-Furia Laurentianac bibliothecae praefectus diligentiorem codici^ notitiam , et seripturae varietatem mecum communicavit ; Alexander NicoU Oxoniensis bibliothecae custos codicem Baroccia- num propria manu exscriptum mittere haud est gravatus., Superest ut tot subsidiis , et tantorum Virorum in meos. conatus studio pro dignitate rcspondeam. (i) Codices manuscripli bibliothecae R. Taurin. Athcnaei. Tom. i ,pag. 246. (2) Banclini catalog, cocld. grace, bibl. Lautcntiannc torn. li , col. 280, ^3J Catalog! libionim manss. Angliac. Classis i.a biblioth. BodleiaiiaC;,pag. 8.. THEODOSIUS DE PROSODIA. 185 Villoisonius haud bene sibi constans in Prolegomenis ad lliadem (i) Opusculum Theodosli de Prosodia suspl- catur ex ejusdem •»■«? « 'H^ojiiavs Tr^ojtDJi'os xa^ohxis i^not/^ esse decerptum ; idem vero in Anecdotis Graecis (z) Theodosii Erotemata. de prosodia , de pedibus, carminum generibus, et dialectis ab eiusdem in Dionysium Thracem scholiis non differre autuntat. Verum Erotemata de prosodia ab opusculo de prosodia distinguenda non esse suadet uter- que:. codex Calusiaaus et Taurinensis, lUe enim inscribitur Slav , iste breviori titulo 0£ai«(«'s • y^a/*^aT(xJ 'AXf^avJ^au; m^t n^o->- «<»Si6:yy , maxinte ■ yero secum invicefli - consentiunt j turn si quis est dissensus, ilium ab amanuensium interpolatione profectum videbimus. Quare consnlto generali appellatione Tractatus de Prosodia donandam censui banc Theodobii jeiucubra,tionem. ;,.. Ilia vera facile, duas- in partes dlstinguitur , quarura .prima a fol. i ■. ad, 29 codicis, Calusiani exhibet conunen'- tarium in Dionysii Thracis T/xvkv , altera a fol. 29 ad fi- nem complectitur additamenta de pedibus , carminum ge- neribus , atqtie dialectis. lam utrartique persequar. Tractatus incipit : tlpoeaiicu itai Sixa. ■ i^iix, Bx^fiJi, jTsgiSR-M/wrnj /ittx^a, fl^aj^fJa, S aiaiix , \(,Oiii; cato^^cipoi , opiv , 5," VRoSidioXti. HisCC ver- , (i) Pag. 12 in nota. (i) Tom. II , pag. 102. KoL xxiii. (t u • lit fElfROM bis , quae velati textus loeo exponenda sibi proponit , sublicitur commentarius inciplens : "H o^sm SiSorM stovo) tcw /^axtW X. T. X. Quod xsi/isvov ^ dixerim prolegomenon , Dio- nysii foetum non esse suadent verba Porphyrii (i): i ^MVVff«? sx mo 'TT^txioiSim^ rtg^aro > kXX' «7ro -re cgs tJJj y^aju.uot- ■9-ix»?. T« ^£ rfji -rr^osoiStas mgoj Tif ts-ts ^uenxyfyisfgo? .... iSt'Sa^s , nec non similla Anonymi in codice Matritensi LXXXIIl (2) •• i Aicn/gaju/**Tixi*;. ©£5o2off(i)? ^£ 0 'AXs^avoj/isu? ,i«Tay«yl5£j»tr Epavw ^ indc ut appareat ano- nymum declarasse quis ille fuerit iMmyevkspoi auctor a PoN phyrio adumbratus. Quern Theodosium Alexandrinum fuisse itidem colligo ex auetore anonymo codicis Taurinensis C 1.15, fol. 6 9 haec scribente : » ©?«? Atow'ws ix Atto tm •y^aHliirav v Ttig TTfosiaSias r/^ato , aXX' am Tb opts TJt? yfa-ix^j-a/rmfii;. &eooo— '•(o; 0 'AXs^avcJ/jfu; otto ^sS n/j^aTo , wa jte/ji irpoiScoStSiv, Revcra tCXtUS Dionysii a Fabricio (3) editus a deifinitione grammatices exorditur j quare Theodosium tale xsiVvov Dionysiano textui praeposulsse affirmaverim (4). Spurium item erit caput (3) Fabricius bibl. graeca ed. Harles toin. VI , pag. 3 J 9. (4) Irlarte catal. codd. gr. Matrit. pag. 3i4. (3) Bibl. graeca ed. Hades torn. 6, pag. 3ii. (4) In codice Bavarico CLXI , fol. i6o habetur Ts ain SeoSipK "AAf- ^i-vlfv ypx/xnaTiKi T8f> Tooimidiaf opnsciilum ; incipit vei'O irfofafUt Hiia. ti^h , o^Het , ;;. r. A. Ergo emenda ©eoSoa-in ' ^Kt^mvlfiat ; lege Aredn. ca- talog, codd. msst. biblioth. reg. Monaclui. THEODOSIUS DE PROSODIA. 187 nsfl Ttjijvw? Dionysii ope,ri praemissum in codice Mafciano 651 (0- Decern prosodiis brevi commentario illustratis , iam in- cipit fol. 1. b. ^ept r/)ajujuaT(x»«. rpxnnsuaxn iiiv w ifimifU rco* nct/xt X. T. ^. J quae genuina sunt primi capituli Tixv,- prima ver- ba ; haec consequitur ipfonetx Theodosii modo fusius , modo contractius textum illustrans (2). Dionysii Thracis T^x^m edidit Fabricius (3) ex apographo Holsteniano in biblio- theca lohannea Hamburgensi asservato ; Fabriciani textus nonnulla loca emendavit Villoisonius varictates lectionis codicis Venetiarum D. Marci coUigens (4) , quibus subinde usijis est Chrisrophorus Harles. in nova. Fabricii editione j alter ad Te'xvhv expurgandam accedam fidem secutus codi- cis Calusiani et Tauriiiensis , uterqije enim Theodosii commentario textum praeponit. Utor editione Harlesii , cuius paginae , et Hneae citantuf. (■ i) Villoison snecd. graeca. Tom. II , pag. 99. (2) In codice Bavarico CLXI. habetiir 'Zptin/tia, eiciapH th> ypa/x^ ^aTiKHf, incipit yfttfjifAar K» isn i/j-Tiifiu, scilicet praemittitur deliuitio Dio. tiysii , sequuniuc quaesttones qonnullae ,.quarum prima n id ^jgetjufiaTixn ; txponitur •j|»a//juaTix» juW f.iycTui iik to ri\Keiv 1^ Ko^alfiir rk yfi/xixura. K. T. A. Haec concinunt cum. codice Calusiano fol. 2 verso ; vocabulura Ki^ciifciv , quod in eo desideratui: , exhibet Taufineiuis. Lege ergo 't^ftw- (3) Bibl. grncca cd. Harks torn. VI , pag. in scqq. (4) Anecdota graeca torn. II, pag. 99 sqq. l8S PEYRON Cap. II , lin. 3 " ^e t«? vTrc^iasoXJ^, Kn ; '. Caput secundum continue excipit caput octavum ^^A Cap. VIII , lin. I yaiv , cui lectioni patroti- nantur exempla ^p (sic enim pro edito-n«s legit uterque codex) ihg. Cap. IX, lin, i 'H j«ax^« »vUaj8». Deerat in Fabricio ar- ticulus. ^'Vi;-' i: :-JUj; lb. lin. 4. Ita textum supple ex utroque - codice • X"y« •( rectius "Fabricius Xwyr), cfov .«!?. v nav Spaxv ( lege ^/"ax"" ) " o/'axi'vo^'voj pojvHfvTi impipmai 'Svo ei(Uf(o-*a. , (hov apyig ( TaurinCnsis rectius ciyfoi ). » oTay aj «;rX5y av/ipcovay XKyjl , ^ try k^Hi 'ixv »"■» ovi'tr' Cap. X , lin. 2 (V It 'TuM Six- rectius. Cap. XI , lin. 3 »> orxt -Bfax^ ( lege Spa-X^"' ) " ^poi-xwofiev^ fmvtioiTi tnupi^mat Svo avfjupmva. , <5» to fj.h SsvTspov. ReCtC. Caput XI consequitur caput XIV de Nomine. Cap. XIV , lin. I ffi»M« . » Trparyfia. lb. Iin. J irgoffTi&saffi TKTot; uX\a Svo, xoivov re j,' inlxotvov. xwoV ji^ ..•V av&^TTos, lVnr«{. inixeiyn Si Sic tCXtUS melius CohaerCt. THEODOSIUS DE PROSODIA. 489 lb. lin. 9 avyxpnixov , iwf/i&tTixay , ii7:cxop. NeCCSSCirio, lb. lin. II 5' TO «JM npoyovav. iVIelius. lb. lin. I 2 5.' 0 "s a^io?. Melius. lb. lin. 1 8 ^x"* ^'i ^e"^ "«• Rectius. PauUo infra pro edito lexvpirefd utrobique codices legunt a-yS/nmcfO!;. lb. lin. 2 0 t£fK, oiov o^vTE/ios.-jS^aJwjs^. Bene. lb. lin. 21 »?»'' xfsisaavivaauy. lb. lin. 29 a. IJ.BV ya-f nitcov. Quo cnim spectat femini- num «'? lb. ib. a <^s ix Jvo axoUmnxuv. Verissima lectio. lb. lin. 5 o « iJ^s E? ""■'^ $(A5^n/xoj .... « (Je EX wXax, .Optima lectio. lb. lin. ult. Novum incipit caput rif/ii 'hpi^umv. 'A/ii&/«i Si sia) T/uli X. T. X. Ib. pag. 315 , lin. 2 3.' wXn&WTjx* 3,' t« eyrxooy re 5,' ^nxdjy. -Uterque male j lege x^tra evwdiy. lb. lin. 3 <"? atJforspa,. Male. Ib. -ib. «i ivncai ipi^ftM wXm&os ffHjuaivov , oTov J'^juog , xogo; , c^Xo;. 'EwifW/ii^oftEVov o^e £?' to ex Svo t> )^ jrX«ova)v eVi ev e^ov im i,vajpofa.y , 0*011 exars^oi , ixajo;. Ils/JieJfTixov x. T. A. Necessario. lb. lin, 3 I TO ?re/)i Ta? t TJ) ewr. Textus capitis XXIV vix prlora verba proponumur. Cap. XXV , lin. i S>!iisa. pro edito -rir/ifx. Uterque male. lb. ib. avfxnXexrtxo} , ti i^e Staj^evxrHiol .... ::ci.pxnXnfio»iJLOLrixo\ , c( S'e «*»/m^aT'ixci , «( cgs avXKoy liixoi. Km,] tfv/itwXMT(x«! /xev Jr. Optima lectio Ib. lin. He, t{^e .... moi , XIV, ay. Ib. lin. 6 ^iifiaaiv pro sphalmate fvigauiv. Ib. lin. 7 vrap^iv j[.t£v ^ ogdX. Recte. Ib. ib. deest erti , uti in Vencto. Recte. Ib. hn. 1 0 aiTi'o? i'vjxev jra^aXafuB. RectC. lb. ib. Jtoj; , eov , «v , iyflco. Ib. lin. I I 'Ancfulticirixit Si «»» ««c iTroLitofxnei « (Yp.a.tna> Tccopyks, 5." hnoiKKmv, « ^saj'^i'^pvi, j^j^tf&a (i). Choerobosclli (niJ-a.- Tixcy ab etymologico.- magna ad voc. &ga^a; laudator ; de Apollonii p«iJ.xriy.a vide Fabricium Biblioth;, Graeca tom. VI, pag. 275; utrum Theodosius haec cQmmenf:aria confece- rit nee ne ^ haud constat. , lohannis Philoponi aetatcm antecessisse poene coUigerem ex Fabricio, (3) , in gram- mati.corum.'.enira recensu Theodosius Philopono praepo- (1) Tom. I , pag. 576. (2) Sic uterque codex; Laurenrianus exhibat iffr'au.s7sa.. Lfigeiem'/««a>nr(j- ^'-^* J j!So^ 3 7 • b Kcp) xotvii e^ixliXTS jregi ri Kgwija idTpti e^iitr/e{a ivayxalsi. mpi noSk ^c). 7rtp\ mSaiv nipt 7Taita>v ts Suupopat «jiv errri a a ft in ^ixoi 44. b Tte^ iygoeptevrmv 45 nipi n i*.u/3ixii iJrps 45. ^c^l iaf£i^ ^^ Tgaj/ixi' 47 «-£()i avKx^sovTiW. . . 47. xtp\ i\fyi« 47 Tf/i x? ^f's ava^mfiy a/ixtuSMwV^a- Omnia opusculum unius eiusdemque auctoris continenter scriptum reterunt ; nulla enim apparet in codice distinctlo , qua seu commentari^im a tractatu de metris , seu iste ab illo de. . dialectis secernatur. Post vocem iexsebnaotu^x sequuntur in codice fol. 19. ©soojosis yfo.ii.iJM'TU^ 'AXt^MSfioii «ffjtj ojyixoi xarovsg ns^t xXi'fffcuj ovo/xctTajv. Discrepant ergo codices in appcndice , quam commen-i tario Theodosii in Dionysium Thracem attexunt ; Tau- rinensis parcior est in additamentis , fusior Calusianus , medius inter utrumque Laurentianus ; capitula tamen eo^ dem titulo insignita , quae vel in omnibus , vel in uno et altero codice leguntur, adeo parem eandemque lectio- nem praeferunt , sibique apprime concinunr, ut certum , ratumque habeam unicum fuisse fundum , a quo Amanuert- ses maximam appendicis partem desumserint. Eum veto Theodosium praesertim fuisse mihi fit probabile. Adeo enim fama Tixm Dionysii percrebuerat , ut illam , veUiti 1*96 PEYJION supremum scientiae archetypum , suspicerent omnes , atquc grammatici turn explanarent , turn amplificareiit. Scholiis commentariisque exposuerunt Porphyrius ,- Diomedes scho lasticus , Melampus , Stephanus , Georgius Choeroboscus; interdum et scholia , quae in tractatus excreverant , II- brarii a commentario excerpebant , atque seorsim descii- pta vulgnbant , sic Porphyrii tractatus de Prosodia frag- mentum est commeiitarii eiusdem auctoris in Dionysiura (i). Additamentorum., quibus scholiastae textum amplificarunt, exempla siippeditant codex Taurinensis , Calusianus , Lau- ren tianus , lohannaeus Fabricii (i) , Venetus D. Marci (3). Verbo dicam , grammatici , cum Dionysianam Tsxyxn ve- luti textum , quern sequerentur , sibi proposuissent , in eius expobitione vel ingenio suo indulgentes digredieban- •tur , atque hoc potius disciplinae caput prae aliis ilius- trantes , peculiares tractatus arrepta scholiorum occasione conscribebant ; vel rati artem aliqua sui parte mancam esse , per, additamenta earn supplere satagebant. Quae cum ita sint , mirum non est Theodosium , cui maxime arri- debat prosodia , -ut illam Herodiani breviaret , atque huic disciplinae primum in grammatica locum tribueret, eius- que compendiosam expositionem commentario suo , uti " ' .- -■ I. „ . , 1,11 ■ HI . ■ I - ,. . I ig— ■■— ■ ■ I ■■ -I I .l| 'I" (i) ViUoiso'n Anec. Gtaeca torn. II , pag. io3. (2) Biblioth. Graeca torn. VI, pag. 3ii. \J) Villoison cit. loc. pag. loi. THEODOSIUS DF. PROSODIA, tg? superius animadverrimus , pjaemitterec , mirum , iiiquam , non est brevissimo itidem de pedibus et metris tractatu artem Dionysii locupletasse ; saltern eiusrnodi additamen- lum neque a grammaticorum more , neque ab ingenio . Theodosii abhorret. Iste vero semel ac aliqua appendicis loco commentario suo assuere coepit , amanuenses libro- rum a se descriptorum praestantiae prbspicientes coepe- runt etiam sen ex ceteris Theodosii operibus , seu ex aliis auctoribus corradere qnidquid cum appendicis natura facere videretur , eamque jiovis additamentis infarcire. Hinc in solis capitibus ^epl Ii3.p0a.pisijsi , mf) ffoXoixiffjus , et TEf! >-i^eag rcprac- sentandis consentiunt codices , quos ' vidi , Taurinensis , Calu;)ianus , et Laurentianus j capitula de pedibus , de metro iambico et heroico , nee non tractatum de dialec- tis solus Laurentianus et Calusianus exhibet ; hinc Calu- sianus variis discretisque capitibus de uno eodemque di- ■sciplinae cnpite agens , pyta de metro heroico fol. 3o.b, 33 , 38. b , 44 , et de anacreontico fol. 34- b, 4 5- t)» 47 non unicum librum et auctorem secutus ^idetur , sed ex pluribus varia citra ordinem consarcinasse. Quamobrera, cum bonam appendicis partem Theodosio acceptam esse referendam existimo , tum quae demum ilia sit ab omni interpolatione immunis certo designate nee audeo , .nee possum. Sane , nisi codicibus fidem abneges , Erotemata de pro- 1,98 PEYRON sodia , de pedibus , carminum generibus , et dialectis scrip- sit Tlieodosius , atque asservantur in bibliotheca Vindo- bonensi (i). Quae Ducange in Glossario M. et I. grae- citatis ex anonymi M.ssto de metris laudavit ad vocem Ksxsxxiov torn. I, pag. 727 paria iisdemque verbis expressa , leguntur in Calusiano fol. 34. b, et 45. b, ubi de metro anacreontico praecepta tradit (2). Monueram superius codicerfi Calusianum fol. 3 5 capiti »r£/)i Xf^scp; tractatum de dialectis attexere ; huic geminum (i) Nessel catal. codil. par. IV , cod. CCXVl , n." i. (2) Vocem xaxBA/oi/ illustiaie sategit Paiiw iii animad. ad Hephaestionis Eiichiiidion pag. 184 , at mendoso textu usus nihil nisi coniecturas propo- siiit. Ab re non erit emendatiot'a ptoferre eX Isaaco Monaco de metris in codice Taurinensi C..I, 25 , qui fol. 18 haec habet. T«' ' hvcinfeovTiiov /xi- TDov .... SiaipSra; M fi , Tsr Te KtLKviAivxi oiKxi , >^ tj' x.xkiKKil'. 1^ ei f^h oiKtf iitiiSiyjovTtu iv- /J.ei/ rn rrfafn X^"'?? ctva-jranov , ev Ss 7n ^ '^ y iay.^ov , T^ ^ikv TSfiTriw a-p>Xu^itv aS/a$«poi' , me iJ.a.x.fikv , lirs ^paxiia-v. /J.ii.Kfia.v fxei' , o'iov - a.rto jUBcr/xiV i/.sha.^fav - /5p«X"'"' ^' » ""'' ~ ''"'''' '^ ^'^'' '"' h^P'"' ' • Ti 5; rlsTav kxkkKiov rfiiAiTfiv in Kcirk Sii-cSiuf , i^ iiyjTa.t iv f/.h tm( ts- firraii %afa.ii 'jrv'ffiyjuv ., iv Si TctHf. k^iais fvcvietov , TKtiv rns reKeuTititLf^ iv TU.{n« yuf ivileyjTui /xh. i^ (TtoAmv ,. s.TiSs'xsTa; is >^ rpox'"'" ^'* " iiiMofiv rik T£A£i;Taf«r (ru>^ttfiil{. TapaSji^/wa. ri Tffor« - apsTiK e\i(i."'^«" ''■<''«■ "BXKAi'oif ToTs^ >^ a.vai(.f.a//.hois. lam oityiia hiiic patent. Fusiora.et clariora haec sunt, qjiam ilia Eliae Mona- chi de metris cditae a Franc. De-Furia in appendlce ad Uraconem Strato- Bicensera. Lipsiae. VVeigcl. 1814 in 8." pag. 80. Lege ciiam Dracdnem ibid. . I THEODOSrUS DE PROSODIA. 19c) esse Laurentianum me docuit CI. Fr. Del-Furia. Perlegens vero facile vidi sen caput "v^ ^i)i. Uterque. J vTo aT^i't^ff. Laur. 9 aioxi,- TTjiiSii desunt haec in utroque. 1 1 m 7Ta.vls<;. Laur. Verbum xp"<^=^' saepe in Lau- rentiano cum accusativo iungitur ; de qua sequiorum graecorum constructione vide Schaeferum ad Gregor.Corinthium p. 691. . 1 1 Desunt haec in Calusiano , eorumque loco (i) III appendice ad Gregorium Corinthium dc Dialecds pag. 627 , edit. Lips. anil. iSii. (2) Ibid, nota i ). (3) Iluiuscc varietates summa diligentia et fide coUcctas debeo viro do- ctissiino , atque ad omnc huinanitatis genus facili Fr. Del-Furia. ■■^^ ;v 100 PE y RON sequentia, leguntur: 'la;, ardh, Sa^ti, akxlg^ £ xotxri. ''0/itH^o? , 'AjisopavMS , ©£oxg(To?, 'Ahcoucs , FliV- Pag. 168 n^/ii ^laXeeTwvLaur. pro edita inscript. n£,iii taSog. ^— ~ lin. 3 ss'v avTois Laur. .. J J(a(/)£], Xa;w0Ky£( Laur. ; Calusianus emendatio- nem Koenii Smpeh \aij£aven- confirmat. ^_ y Xi^Efijv vpE^at^iiy Cal. - Xt^say roiv (sic) vfc^aipsh- Laur. — 11 . 8 Sv avTi Ts I) TO a. Utcrquc. ■ I I I 2 Tois£(K Xej-sffi. Uterque ; saepe otav in Lauren- tiano cum indicativo construitur,parciusin Calusiana ; quod semel monuisse sufficiat. 'Pag. 61^ 1 in op^v .... slov isyooji avri Ti. Utcrquc. Proba lectio. I 8 'AvTi TB 7. Ambo. 19 Calusianus TiyxXn/xx legit J atque ter supplet articulum ts , qui abest a Laurentiano. Pag. 632 I a-jjri ij^xTT. Calus. - jiiroli Laur. Uterque. Proba lectio. 4 4^ ""^"i; Laur; 6 )^' 01 iaoy.fXTixot Laur. ^''g- ^3 3 - 4 5'' ai-rtza? 7rX>i&vy. Laur. • 6 XTasiv intynoiiiyiov. UtCrque. 7' £xp£gf,y ^v eisax^yo^. Laur. - Calusianus enira . emendationi Koenii patrocinatur, — 8 T»5 H Stf'ooyys to ij Utcrquc. , 9 avr; T» ; to ?. Utcrque. I 6 avTi da loiv &)iXvxiJJv ovo;xoctcov jywtajy, Trh&vyrtxav xinix- tocki TTToSffffj. Uterque; Legerem ^'■"'"v >^£v,x<53y, TXn&., atque xa>.«^, scpo^-, ut sit p.'o com- mUni za).«^ , cro®irs. 1 ag. 6 3 4 I sVi T(»<£v Twy jr>.r&i;vT(xiv ixTmo^iiyaiv xaTk n-/ a^x"* TTiw £>:p>ffn'. .iSti<; CaluS. Pag. 636 I oi AioX/i; Calus. - ■ 3 4"'y airoij Laur. .. 5 ttiTiaTixa7; Tnasssi to 7 TTfOfu^ivM. C^aluS. ^fsgr/- ^erai Laur. 8 TO H Tassssv. Calus. ult. £Ti tJ-sv sv. Calus. Pag. 637 I noraiJiog avTt i5. UtCrqUC. 3 Desiderantur in utroque codice§. IV. V. VL; ex VII haec supersunt verba Sicv Se ewsiv TKv TT^opo/iay. Nullum tamen apparet lacunae signum. I 6 Ku&E/OTotv }.Eyvsiv. Calus. — xv&spixv i5"i Xiysstv. LaUf. Pag. 638 I deest 5; in utroque. >— 4 tZ/yo rrr ^ragaXa^t^avKffi. Calus. . 6 i?t c^s 5; Ta (i^i'co;. Uterque. ult. ^sXav Xiyxiji , lev aj-ajva clyavov. T«y ^s. UtCrOUe. Pag. 639 I verba Toy Ss n/a^tsv Usfpxfiov desur/t in utroque, ■ quemadmodum et linea sequent! vox tSt'a?. ' 4 Se avTotg iji.sTa.7n. UterquC. J S3 airai? CaluS. ~ avTot; Laur. 6 (Myoii Calus. — tiwvM Laur. pro cdito .av".-- THEODOSIUS DE PROSODIA. 205 Pag. 640 t riacxpsiv CaiuS. 3 paffiv 'iSiov ix^iv Calus. — in Laur. desideratur vox iX^tv. 4 r{u'vajui« abest a Calus. Pag. 641 I Tv-av uterque. 3 fjisroLTrTiuaeii t^e «u|i'ffx»/wv. Utcrquc. Ill Iiisce ver- bis desinit in codice Calusiano tractatus de dialectis j sequitur -sfl ti i/joaixi ftirpis. 4 IniSrytM, LaUf. J siJaijuo ( sic cum hiatu ) ^f a? Laur. . 6 ~a/)a ( sic cum hiatu ) «?>' Jto; Laur. 7 •Xy.Xa.mini.rotq LauJ. ' 8 ijJ.TT'Knx.Toti pro edltO ex TAM^cig. LaUT. Post vocem ifxe^maSiis^n scquitut in Lau- rentiano &eoJ^oaM y^ajujuaTixs 'A? :?aviJ/>c'a)5 £i(ra— yC'iytxoi xttvovsg Trip] xXi'fffto? i-zoncnon , OpUSCulum ftium chartarum cum dimidia. Vellem hac variantium lectionum supellectile labem om- nem librariorum incuria opuscule illatam emaculari , at corruptio codicum aetatem superat. Lim cum duo libri luinc tractatum de dialectis absque ullo distinctionis in- dicio operibus Theodosii insererent , facile inclinabat ani- mus, ut Anonymum Leidensem a Koenio vulgatum gram- matico Alexandrine adiudicarem ; indicium tamen conti- aui quoad codicis Oxoniensis notitiam reciperem ; recepil 204 PEYRON vero non nuchm tantum recensionem , sed apographum a cl. viro Alexandre NicoU Oxoniensis bibllothecae prae- fecto consultissimo accurate descriptum. Est ille codex Baroccianus 7 1 bibllothecae Bodleianae , atque inscribitur: 'A pj^M ToSy iixyjxrav Tciv ira^a ts xvpi'x ©icSoet'x tk 'AXs^avc^fEO)? Sio^ba>6ivTJ!!i nvTi -re jJXios: dcsinit TVi^isSs; avTi a-jfil^i^ , ^ Tvpi'eSs aini ix e-jgile. Aeolica dialectus incipit "H kioXk rs J TTpnitiertsi la ^, li j-Kji, 5; TO s'xwp^Mffav £X>)p&(B>'. Tandem dialectus Attica sic exor- ditur -H 'At&i; m.u£v (fort, wj^ay. , vel jirof) »i Tojy 'ATTizwy JiaXsxTii,- ^^iJTai Tri jTE^iTToicy/jt , oTov Xiyo Xoyov ., ^ yxp £%« ( IcgC 5." '^'x*^ ) Spifjicv: desinit o'oy tthcIiu, ^ oLTTixei)? ^oioira. Pleraque grammatici Barocciani praecepta licet diversis ab opusculis editis verbis expressa , re tamen ipsa cum iis consentiunt ; quare , ne otio et Uteris abutar , ea sob dogmata excitabo , quae libri impressi scu reticent , sou dubia proponunt. THEODOSIUS DE PROSODIA. acj De dialecto lonica haec mihi visa sunt digna quae notarentur. \l:T3j3ciX>3(?i il j" Tj i^ tli a iMiucfif. fUftmcvix luyLXflX/'x. Vcl \'erbl quidpiam deest , vel lege ih I B^xx-^; confer Corinthiurn pag. 444 , Grammaticum Augustanum de dialect. Ion. §. XVII, Meermanniannnrt §. XXIII , ex Vaticanum pag. 699, False ; namque -Herodotus forma £afftXx«? utitur. De sequio- ris aetatis. lonismo fides sit penes auctorem ; forma in tlr rarissima poetarum peculiaris est. Txjci^ «f cvCfcfX^Toy TXrCvrraor ri? «bro tun Hi tut eli6iton sv.-zi* - .t:!^— »i--, o^ iX- SuL^-VfUi , 5aTi/i£i;., 3; BxtOli^ -xx/ix roU ytaori^ii:;. Quod pla- citum ex superiori annoiatione fluit. De dialecto Dorica haec praecipit digna quae exscribantur. Tx; a^oxjTx^ KiWt. Saayri « doiui , cxc.tz a»r( ri ffxsrajua. Intet- pretes Hesiodi s>/. j^o. ffxin-* pro plurali tia-zxtijxrx habue- rant , quibus suffragatur Schneider in Vorterbuch. At PrOcluS in Scholiis rfien cctoutxI; eyofiarza* ixpr^txTs. to jiir sxerrxafix exi~x; ( lege exirx ) xx/xn , rin it lepHx -itfx , to Si yXx^j^sf yX.afrj- Scholiastes Villoisonii ad Homerum ^. j;7 a^-x pro exisr» esse tradit , ad qaem locum confer Heynium in adnota- rionibus. Txi ixi -ten «; tv( tiSiUii aitixTPcx; «j r eviitpisu Tcr T:Six in "T'jSf, -a» 'lS»fi£>U Til 'laJo.uCTJr, To» fiaj«>ia tot ^*yAr. PleriqUC , qUOS ci- i06 PEVRON tant Maittaire de Dialectis pag. 3 6 ed. Sturz , ct adno- tatores ad Corinthium pag. 160 sq. et pag. 647 dialecto atticae hunc accusativum assignant. Verum Etymologicon m. ad V, niixrj,-, Lascaris lib. HI de ten. declin. contract, decent id Dorice fieri apud poetas ; Doricam etiam era- sin agnoscit Scholiastes Villoisonii ad Iliad. O. 339, ciii tamen refragatur Heynius in Iliad, ad h. 1. 5; Tiij.>isi aw( TV tifivisii. Exempla desidero. Hue fortasse revo- canda quae Corinthius pag. 308 de Dorismo habet : Tciv «i «^ a.~3.pEnpa.Tay ^ Tcjv XoiTrcav X&cuv a« Ta i iiTTE^cu^ai: et pag. 326 de nominibus funsugixoli , ut ap^vpsci pro apyucno^ Dorcs usurpent. To a )j." 0 «j a xi^vjc. o'ov ftjvEXao? ^isvsXaj , j^' vixeXa-o^ vtxoXa;. Exem- pla suppeditat Pindarus , vide Maittaire de Dial. pag. 241. Ta 6<5 ( s o^'ot ■re ^ xXtyo/i£va , (5~(a % jc !(XiV£<. liiiit, liffTixo^. ExempIa desidero. T):v ^ra Tcjv Svo ccr ixpi^o/j^vtiv Ts^kp^m avj^yict.'/ twv B3.pvTovav , c^ij. ti "■ 5' > '"ffh^'- op'jsya avTi •« o^soa. Nuspiam similia legi. Tm iv rij Tra/jaXnyxs/i Taiv arrizav ;ra/)«xft((xiv«y iS/jap^e noT^J'av , tDx* vide Maittaire pag. zox , nee non pari, tu lege Corinthium pag. 147 , 2 3 I J at forma ivfie<^a> cum t hucusque invisitata , quem- admodum et aphaeresis vocalis 7 in tenia persona , ut sit 'tvfiae^s pro ffUjOijci. De Aeolica dialecto haec , praeter alia , placita tradit. 'Ta c^vVcva ToJv cyo.uaTCjy Jra,pii'^vvc<. 'hrpivq Xsj'Sffiv a»T( T8 'Atw!-;. HinC emenda Arcadium laudatum a Koenio in nota 14 ad Grammaticum Leidensem pag. 6^6. Confer ctiam Corin- thium pag. <5oo sq. Caetcrum in vulgus notum est Aeoles f£v-/fiv TKv o?«ay taun. Vcrum pleniora dat Theodosius inedi- tus in codice Taurinensi C. I. 15 fol. 50 verso inquiens : traffa ykp X«§(5 vnif /xtixv juXXajSwy naif' iiuiv o5'''t«*''?> ~a/ia Toij AioXtt/ffi 0oi— ^uvCTcu. 'krfvj(; ^ 'At/i£vj. xaXs; , xa?.oj. %0J/ii5 Tojv ?r^i!&£ff£toy 5,' Teov exnSet- lta>v. E?ri TifTcuy ya^ puXaTTXffi rr/ c^«av Taffiv , ava , xaToc , j'.ulv , f,ii , avrxq . oXAw ao8 ?EYRO!* KtffTixai'; (lege xXnnMau) iiu rj&tiwy y^fSi-nxi- o l-Ttira, Xij-siiv, a/ii t3 (T^TM'r;,-. 0 "AtoXXov Xsysevt , avri t5 o 'A-oXXojv. juHTisra ^i? , avri t2 ft«Ti£T«;. Quern ccmonem dialecto atticae tribuunt Meermannianus pag. 645 , Augustanus pag. 672 , . Vaticanus pag. 686 , et lojinnes Grammaticus fol. 237 verso. Neque diffitetur noster, verum et Aeolis proprium esse iterum ciifirmat dialecti Atticae praecepta tradens, his verbis: T»'-rojv (nempe 'ArTfxoJv ) Eii S '' XP^^'i 'J'^* xXjiTixoiv avTi i-jintai , «; ^ oi Ai'oXfTj ttok- yifktig. Sed video baud disseniire Corinthium pag. 603. Tx H fixxpgi. 7ta.fci.y.Vyo-ft^/x Tav jiYijic/.Tav. Bpa.yy'/Ci. p^l^oj civri tk p^apoi. irX^Soi avTi -rS Xc;/3a), Difficilem locum Corinthii pag. 599 non attingam } tantum monebo Corinthium pag. 587 docuisse Uquidas duplicari, reiecto 7, uti in iy^pa tyiepm, p^^pa i^sfh> hie vero loci rationem afferre aphaereseos rl7, cum Aeoles corripere ament barytonas voces , quare TraXs-j; legendum erit cum nonnuUis codicibus Corinthii. in notis excitatis, quemadmodum et ni}.svq , et eis Ts.,- p«,ua-rix8; xavova? ©sciJ'iJffts in-o po)v»5 r6ai;oyix yp3tij.;/,x7iy.i li ■^otpolioci^ in codicc Taurinensi THEODOSIUS DE PROSODIA. lOn C. I. a 5 fol. 57, ubi auctor demonstraturus literam f vocalibus accensendam esse , inquit : "i 5.* a^o tk? AUh'Sa SiaXixlv (^eixwrcu to p (puviev , oi npoi^Ti^iyxt etajOaat to v . pajviievTo? ijtiee— foju£v«. toc^fv silau^sy, j' moo? avM?. ov/jtfiuYV ifis impi^iiiiyts iStTTcri to u t(- fiescffiy hUXtti. TO j-ajs vkito? € »Xu/iir»? jroo^aa am , £ ix AicXixa. t8 i's » t-Kpifnntva ToXXcixi; Jr^o^Tifleaffi to y oi Ai'oXei; , oTov awiiTo; ojmto?. ^omiicv 5y a^oxci TO r. To 7i «? TW H ^I'pOoj/jov TftTrseiv oi AioXcJ?. ei^cos? Xiynfffy avri t» r^sc. Lege grammaticos laudatos a Maittairio de Dialectis pag. 216, ed. Sturz. Ta? la>Y cio5 . 'AxixXct;. Urbanus pag. 8 8 Boeoticam esse formam 'QSvaetos contendit ; huic concinit Theodosius Ale- xandrinus ineditus in codice TaurinensI C. I. 2 j fol. 47 verso inquiens : flafffXico?. , £ Trafa, BctosTo'is BaaiXloi Sik ti 7 £ 0, cc; TO ^£^5 ^105 , et iterum fol. 4 8 it^i Taj^i'o? pajusv BoKoTixaii , coj 'Ax'— Xi'oj , « £ sTcj we tiftextTiu Si nafiXisyiisa. tUg ytyixSii /«(^a;y Trj Xjij-mh; tj?s fiflei'a?. 01 j-ap Bokbtoi tote TioKit -reTO iyi'xa oi 'Attixoi «j f fc 'loiyrj «? doj-, 'Etti t«v jun sj^o'yTfljy pujuaituy ( legC T«y pK/xaTojy /ttn tj^oyrajy ) Tjiv /if— To^iiy «s «^ Xwj-KUay f«T' c^sia?, iffojvXXojBo/ 3lc«ff( To rphm Tcjy jr^jj^wTixoiy T« tifoytcf) , oian inaBoniv iij-iSoaay , «£^o^«y fiSctsoLV. ciiv to ;rafa tj") Sfi'^t yeapj) sipMfuvBV — £i>Mxa>Y ovo/xarav apamka, ko-ixRiyet. tffjrsgo; Xiyaiftv avu n cSTtipa. Similia lonibus adiudicat Phavorinus ad v. "Effrsgc;; lege Bastium ad Gregorium pag. 425; sq. To TvTiTS tvTsliOXi Xsyxji , £ TO Boa Boa.arti , quae circa metra versatur , obtigerit , videor hucusque dcmonstrasse Erotemata et Opusculum de Prosodia diversis nominibus eundem trac- tatum complecti , cuius prima pars Ttx"" Dionysii turn illustrat , tuin emendat ; sub Grammatici Leidensis nomine Theodosium latere , quern nonnuUis in locis emaculasse iure mihi blandior ; codicem Baroccianum perperam Theo- dosio inscribi , aliqua tamen monita digna , quae adno- tentur , contincre. Haec vero commentari potissimum pro- posueram. 114 A N V L V- S- A losEPHo Vernazza. I L L V S T K A T V S EOSTRIDIE CILENDAS IVNII MDCCCXVIi vJTemmas Htteratas auro saepe vel argento conclusas, quae hospitis ho;.piti benevolentiam significarent , rursus convivae, amico, amasiunculae daras, dactiliothecae plurimae servant. Neque illas anaglypta sola , sive Dioscoridis opus , quale PvLLiNivs noster habebat , sive praestantium aliorum manus artificum , sed breves etiam tituli commendant graece am latine loquentes , qui omina bona concinerent , quive fi- dcm officium testarentur , nugas interdum dicerent. Ego autem , cum ea omnia valde suspicio ac multis efferenda laudibus censeo , turn anulum unum , quern e A lOSEPHO VERNAZZA. 1 1 5 vico Aramengo nostra in apricum protulit aetas, vetustate antlquissimum , nimirum nulla gemma conspiciendum , ma- ximi facio : quern Hyacinthus C arena , sodalis noster , iudlcio suo et sua sponte Academiae dono dare constituit. Eumdem losephi Talucchi architecti penicillo usus reprac- sfentavi. Spcclem Petrus loannes Petri lacobi Palmieri pictoris filius caelavit in acre *. Ac de anulis quidem aureis , argenteis , fefreis , Gor- laeus , Kirchmannus , Kormannus , Causeus , Casalius , Longus disseruerunt perdocte : de aeneis nemo nisi pau- cula dixit ; quamquam Montfauconius complures esse ani- L'aniiquiu expliqucc madvertit. m i'- „ lib. 1 cap. IX. -= ArtiGcis utrlusquc sedulitatem praestat laudate. Nam ita est ahulus (klineatus , ut eamdem prae se littcraruin positionem ferat, quam aheniis> Contra, qiii sigilla promere scite voliieiunt, eorum impvessionein iterave- lunt. Id cgere MafTeius maicliio , id Gaiampius cardinalis , id Mannius, id ca'cri. Id ipsoruin piaecepta secutus egi , quum sigilla medii acvi aliquot cdenda in me reccpissem. Eadem rationc sigillum exliiberi curavi anti- quitate Romana praeclaium , quo Senilis utcbatur quum seu lictilia seu cados vini e ^raedio suo Afisenensi distingueiet. lUius milii obvcrsam iitsctiptionem Borgia cardinalis tradidcrat : cuius hie exemplar ob oculos pcuio^ ut ne sigillum d^cenieic ab aniilo dlllicilc admodum vidcatiu'. SENILIS, MJStHPR Museo Pio Clcmcntino III. lav. XVI. j).ij; 20. 2 1(5 ANVLVS ILLVSTRATVS Anulo hulc iiostro bina tabella haeret quadrata et ob« longa J pala scilicet ; utraqiie litierata , conirario utraque incisa artificio. Nam minor , ilia quae ad palmam convertitur , litteras habet exili scalpro notatas. At enim , sulcus in pala maiore litteras alie singulas ambit : quare litterae cunctae a fundo solitariae surgunt ad planiciem. Fxteriores istae nomen EVSEBI ostendunt : interiores illae SIGNA componunt. lam vero signatorium hie non agnosco instrumentum quo figuli et pistores , aliique , nomen suum , fictilibus , et panibus , et lagenis , rebus item aliis, imprimerent. Pala videlicet ad id satis una eratj duplex intempestiva. Deinde litterae non ita sculptae fuerunt ut propter impressionem inverse legendae essent. Praeterea nulla est ratio, cur dictio SIGNA , si nomen esset substantivum genitive nomini prae- ponendum , plurali numero ederetur. Sane figura quaedam in anulo sculpta , que litui a Sodalibus Herculanensibus esse putabatur , ex magni viri Ennii Quirini Visconti sen- tentia initium est nominis non plurali quidem sed singularL numero prolati : Signuni vel Symbolum. Denique dictionis EVSEBI extrema littera quum ultra proximarum litterarum ahitudinem non producatur , nee geminatam designat vo- calem , nee patrium proinde casum. At enim si dictio SIGNA modus verbi sit imperativus , ea rectissime subiun- getur vocativo EVSEBI. Locus est in Martialis epigrammatis , quern placet referred. A lOSEPHO VERNAZZA. H7 Supremas tibi tricies in anno SignantI tabulas , Carine , itiisi Hyblaeis madidas tliymis placentas. Defeci. Miserere iam. Carine SiGNA. rarius. Quibus ex verbis ilia constat formula , quam solemnibus annumeravit , usus etiam Ovidii auctoritate , Brissonius, Ex anulis porro erat hie noster quibus honorare aliquem Romani consueverant ; quern nempe ingenuitatis iure datp equestrem in ordinem cooptavissent. Certe Vitellius , ut ex historiis Taciti discimus , postu- ii. 57 (ante exercitu ut libertum suum , Asiaticum , equestri di- gnitate donaret , inhonestam adulationem compescuit. Dein , mobilitate ingenii , quod palam abnucrat, inter secreta convivii largitus est, honoravitque Asiaticum anulis. Similiter Eusebla gens extremis quidem temporibus fuit Consularis ; atque Flavio lulio Constantio Augusto secun- i OSSERVAZIONI I N T O I\ N O AI PENSIERI Si:i.LA ISTORIA E SULLA INCERTEZZA ED INLTILItX "DELLA IMEDESIMA DEL CAV.\LIERE MELClUOtt DELfICO aTTADl>0- BELLA REI'UBBLICA DI S. SL^BINO. ( Fuiti 1808. ) Di S, E. iL SIC. CoNTE Gian-Fhamcesco Galeaxi-Napione. «(ette neff ' aSuMaH^a iegfi 11 itcemCte 1817, JLi inutilita della Predicazione dlede argomento ad un li- bro attribuito ai troppo famoso Voltaire , in cui , facendosi- un fascio di Scrittori Sacri e Profani, di antichi Patriarchi, di Filosofi Geniili , e di Santi Padri , si pretese mostrare, che , non ostante le morali esortazioni di que'Filosofi e di- que'Santi , sempre git uomini furono tristi e malvagj. L'ele- cante Scrittore Abate Roberti una bella risposta fece a quel D'I icgj;rr<> iibrj libro ; consiste questa specialmenie nel dire , che senza sV ^'"■'"' fatte esortazioni troppo maggiore sarebbe stato il numero dei malvagj, Lo stesso a noi pare, che dir si potrebbe dei Pensicri sulla incertezza ed inutilita della Storia, ingegnosa Opera del Cavallcre Melchlor Delfico. Siccome la Predi- cazione , riputata inutile dal Voltaire, si e provato che riesce »l6 OSSERVAZIONI INTORNO AI PENSIERI per moiti rispetti utilissima , cosi non sarebbe difficile il provare che accade lo stesso della Storia. Gli uomini senza vera Storia sono barbarl e feroci. SI perfeziona tale Facolta in proporzione che vengonsi diroz- zando le Nazioni j e non si hanno Storie , che veramente possano chiamarsi tali , se non se nel colmo della cultura delle Nazioni. II vero Storico aver dee mente vasta , am- pie vedute , una universaUta di cognizioni , fantasia vivace, giudizio profondo , stile elegante e dignitoso , e sopratutto deve aver anima grande , deve esser uomo di probita somma., di somma prudenza. Interviene del rimanente della Storia , quello che accade nelle Professioni tutte : mokissimi sono quelli , che le professano , rarissimi quelli , che ab- biano i requisiti necessarj per professarla bene. Quantunque la Biblioteca storica sia la piii voluminosa , piii rati sono i grandi Storici, che non i gran Poeti , i gran Filosofi , i grandi Oratori. II Secolo di Augusto , in cui fiorirono un Virgilio , un Orazio , un Tibullo , un Properzio , ed altri ^elebrl Poeti , non vanta che un Livio ^ ed il Secolo di Trajano , tra molti chiari Scrittori , il solo TacitO. Cice- rone medesimo si facondo Oratore e Filosofo (i), ancorche aspirasse eziandio a tal genere di gloria, vedendo quali e (i) V. Cic. de legih. lib, I in princip. §. II e III. " Neque . . . occtipata J, opera , neque impedito animo res tanta susclpt potest .... Subcisiva J, quaedam tempora incurrunt , quae ego perire non patior .... Historia J, vero nee institui potest nisi praeparato otio , nee exiguo tempore V absolv SULLA STORIA DI VfELCHIOR DELFICO. 117 quante esser dovessero le parti dl uno Siorico , non si accinse a meritarla , atterrito dalla difficolta deH'impresa. Che se parliamo del tempi posteriori alia ristaurazione deUe Lettere , la sola Italia , tra le Nazioni moderne, puo vantare Storici veramcnte orlginali, un Segretario Fiorentino , un Guicciardini , un SarpI, un Davila , un Bentivoglio. Con- fessano i Frances! di non avere Storico da contrapporre al Guicciardini altri fuorche il Tuano , il quale pero non e, che un semplice compilatore , se dirittamente si risguarda. E tra quelli , che non iscrissero success! de' tempi loro , ma compilarono antiche Memorie , il Giannone fu il mo- dello deiringegnoso e dotto , tuttoche pcricoloso Gibbon dQ^ 6>bblZ tanto vantato , come egli stesso non esito di confessare. Del rimanente chi puo negare, che, dalla meta del Secolo XVI infino a questi flltimi tempi, la Societa Civile non avesse fettl progress! , e che diventati fossero molto piu quieti gli Stat! , molto piii felici i popoli , che non nei tempi della barbaric Vandalica , e del semibarbaro Medio- Evor Fu pertanto appunto in quel torno , che si comin- ciarono ad avere buone Storle original! j e che, nata quindi la Critica, coltivandosi gl! studj migliori , che le fanno corteggio , la vera erudizione Sacra e Profana , e la co- gniiione piu sincera dei fetti de'secoli passati, grandemente contribuirono a rendere gli uomini piii colt! , piii tranquilli, pill savj , in una parola piu avventurati. Tanto non aveano potuto ottenere gli Scienziat! delle eta antecedent! cogli studj sottili ed astratti , che non mancarono ncppure allora. 12 8: OSSERVAZIONI INTOTINO AI PENSIERI massimamente tra gli Arabi , ed i Discepoli loro Europe!, segnatameme di Spagna , Dialettici, Metafisici , Matematici , e Fisici , e Medici eziandio , secondo quel modo loro , in gran numero. Tosto poi clie , segueiido le orme del Ros- seau , e di altri Filosofi di quella Setta , si abbandono la scorta sicura della Storia , si usci dalla Natura ., si cerco una sognata perfettibilita in Morale, ed in Politica , una futura felicita Romanzesca , che condusse al delirio , ed alia rovina. Ma per potere recar giusta sentenza de'Vantaggi , che derivano dalla Storia , converrebbe prima definir la Storia j iiidagarne la natura , e le partizioni , cosa , che il Signer Delfico non ,fa. Bensi gia si era fatto questo colla consueta sua profondita dairimmortale Bacone di Verulamio , e pri- ce scribcmla uni- I'l-i/-.-/- -i i- ii- vcisiiatis iTium ma ancora di lui da Cristoforo Mileo , uno di que dotn rhoioMiia. « Proie, pag. 317. 130 OSSERVAZIONI INTORNO AI PENSIERI non esisterebbe in iiessun modo , quando fosse tutta quanta incerta e dubbia , come pensa il Sigiior Cavaliere Delfico, Vero e , die questa incertezza , che con isforzi d'iiigegno si studia egli di stabllire , viene confutata e distrutta da lui mede^lmo , guidato dal suo buon discernimento , dalla evi- denza , e dalla natura stessa delle cose. Se dovessimo stare al suono delle parole di lui , incerta si e la Storia come viene dagli altri Storici narrata , ma non gia come viene da lui esposta. Non crederemo noi mai , che il Signer Delfico pretenda il vanto , egli solo tra' mortali , di narra- tore di Storia verace. E di fatto , forzato egli appuoto dalla Dclfieo Pensleri . ... . . O I r iuiusioria, evidenza , chiaraa il Tiraboschi primo , e vero illustratore rag. 73. . della Storia , della Italiana Letteratura ; elogio meritato , ma che al certo dar non gli avrebbe potuto in veruna ma- niera , quando incerta fosse , ed inutile tutta la Storia. E rispetto a quella parte di antica Storia Romana da lui esa- minata , non e egli il solo a rappresentare i fatti nel modo in cui vengono da lui divisati, Molti sono, comin- ciando da Santi Padri , e venendo infino a giorni nostri, insino all'Hook, detto da taluno il Tillemont dell'Lnghikerra, colore, che le azioni de'Romani descrivono, diversamente da quello in cui ce le rappresenta Tita Livio nel Poema in parte Panegirico , ed in parte Drammatico , come , con espressione non tanto esagerata , vi fu clii chiamo le sue Deche celebratissime j e molti errori degli antichi Sto- ?a?r"iioni'°"'gU '^^' notati flirono da uno Scrittor nostro del tanto, e troppo '^"Vw(».°"" ^gli Umanisti abi)ominato secolo del Seicento , Autore di SULLA STORIA DI MELCHIOR DELFICO. 131 uii'Opera , citata anche ultimamente , con lode , dal Gre- v. Oregoire apnl. dc La»-(Ja9at golre. Senza la Storia , egli e vero , non sarebbc nato "•^■'"j. |',^J^'.'*"""'« r errore , che il Signor Delfico rinfaccia all' Italia , anzi air Europa tutta , di aver ciecamente ammirati gli ordini della Romana Repubblica , e le imprese di quel popolo Pcnsi che Amobio disse dell'antica Roma: Vna- scntcs in liuc. ^^y^^^ ^ ^^ humani generic perniciem nata , Orbem subiugavit. innocuum ? Si riducono adunque tutte le accuse contro la Storia a dire , che vi sono moltissime Storie erronee , inutili , e cor- rotte ; che rarissimi. sono i buoni Storici , e i buoni giu- dici della Storia ; che per assicurarsi della verita dei fatti Q per giudicarne rettamente , e necessari^ la Critics npa • SULLA STORIA DI MELCHIOU DELFICO. 133 solamente erudita , ma Scicntifica e Filosofica. Ma questa Critica , se esser deve una Critica dotta , profonda , illu- minata bcnsi , ma savia pcro e prudente , non permettera mai in vcrun modo di poter dire , che , per iifuggir di esser credulo , convenga cadere nel Pirronismo , ne per- mettera di asserire , come fa il Signor Delfico, esscre cosa D.ifiro Prmim 'sopra la Htoria dimostrata , che nella Storia la vera certezza non si puo r-'s- »:• trovare giammai. Che se il dotto Francesco Patrizio espose i motivi , per li quali la verita difficilmente si puo trovare, o^jn^o pcmicri in [lae. e si trova di fatto ncgli scritti storici ; clo si vcrifica ogni Facolta ; ne sappiamo , che il Patrizio abbia detto , che nella Storia non si possa trovar mai la vera certezza. Oltre al sentimento del Patrizio alleea parimente il Signor D-^'fi^o '<>«• • O * O pag. 101. Delfico quello del rinomatissimo Abate TiraboschI , se pure e parto di quel gran Letterato il Discorso suIfAuto- rita degli Storici contemporanei inserito ne' Pcnsieri del Signor Delfico, del che ne abbiamo fondatissimi dubbj , che qui non accade di esporre partitamente, Concederemo al vero , o supposto Tiraboschi , che I'arte impiegata da un valente e circospetto Giudice per chiarir un fetto ( e dalla conoscenza e certezza dei fatti dipende il dichiarar un uomo innocente o colpevole , padrone o no delle so- stanze , che intende di possedere ) sia I'arte stessa neces- saria per conoscere qual fede prcsiar si debba ad uno Storico ; ma per questa ragione appunto , slccome non si dee stabilire un Pirronismo Giudiciario , cosi non si vuole stabilire un Pirronismo Storico ; e siccome dee esscrvi F'ol. XXIII, gg 23 4 OSSERVAZIONI INTORNO AI PENSIERI , un'arte per verificare i fatti nelle controversie forensi , e per accertarsi , se un testimonio narri il vero od il falso , ve ne dee esser pur una per assicurarsene parimente nelle controversie critiche ; e per discernere se veridico sia uno Storico o no ; se sia ingannato od ingannatore. Concede- remo eziandio , die la certezza morale e diversa dalla certezza matematica , ma questo pero non toglie , che giunger si possa , tanro nell'una , come nell'altra , all'ulti- mo grado di certezza. II celebre Pascal , tuttoche Mate- matico , dice ne'suoi Pensieri , che credeva , che vi fosse stato Cesare al mondo , e 1' antica Roma , sicuro ed evidente al pari di qualunque verita geometrica rigorosamente dimostrata. Quantunque poi la storia Civile, e la storia Letteraria non sembrino a prima fronte Facolta per natura loro progres- sive, come la Storia Naturale; cio non pertanto si fanno non di rado nuove scoperte anche in queste , mediante specialmente i presidj , che una dotta ed oculara Critica somministra ed addita. Alio stesso modo che le sperienze apportatrici di nuova luce ( che sono come nuovi docu- menti scoperti , e nuovi fatti nella Storia della Natura) sgombrano , in mano di esperti Filosofi , gli errori , che aveano dominato lungamente per quaftto appartiene alia Storia Naturale ; cosi Diplomi scoperti, e documenti prima sconosciuti , nuove notizie , e nuovi lumi, in mano cK -es- perd Critici , fanno cadere a terra altri invererati errori , che riguardano la Storia Civile , o Letteraria. Per recarne SULL4 STORIA DI MELCHIOR DEIFICO. 135 un esempio , il non mai abbastanza lodato Francesco Redi, uno di quegli uomini rari di cui la Toscana abbonda , sta- bili mediante le sue sperienze , un fatto , contrario a quello che erasi creduto per I'addietro , cloe che dal seme , e non gia dalla putredine nascessero gli insetti ; ed alcuni moderni Naturalisti , andando piu oltre , pretcndono di avere scoperto , che alcuni animaletti microscopici nascano per via di accozzamento di molecule organiche. E perche non seguira lo stesso nella Storia propriamente detta? Nuo- ve ricerche , nuove notizie , nuove comblnazioni , nuove carte dissotterrate , antichi errori dileguati non potranno far conoscer meglio la storia Civile , Letteraria, cd anche Ecclesiastica , come le nuove sperienze la Storia Naturale? , Ma il Signor Delfico pretende , che le sperienze a dir ^''jj^'^ ^'^Ij''"' cosi, e le osservazioni , che si pratlcano nelle Scienze na- tural!, sicno diverse da quelle proposte per fame uso col mezzo della Stbria, Nelle sperienze Fisiche , dice egli , lutto e volontario , tutto sotto 1' occhio dell' Osservatore ; laddove le sperienze della Storia, cioe i fatti, sono tutti involontarj , e non possono essere dall'Osservatore disposti, ordinati , e diretti. Rifljtteremo peraltro noi , che , se per una parte e vero , che le sperienze della Storia sono di- verse dalle sperienze Fisiche , e che le sperienze storiche sono piu dilicate, e che vi si ricerca occhio piii acuto, pill destro , e capace di ben vedere , non sono pero d'altro canto meno sicure delle sperienze Fisiche. Che anzi, sic- come appunto non dipendono le sperienze storiche dalla. %l6 OSSERVAZIONI INTORNO AI PENSIERI EC. volonta dd[\ Osservatore , che nelle Scienze natural! fa le esperienze sue talvolta con animo preoccupato , e con in- tendimento di vedere cio che brama di vedere , onde vede le cose secondo un presupposto favorito suo sistema , lion secondo la realta , ne segue appunto, che per questo capo le sperienze storiche non si possono cosi agevolmente piegare e svolgere a sostenere immaginarj sistemi , che non mancano in Fisica , come in Politica e nella Morale. Tanto dice il Signor Delfico considerando i fatti Storici come soggetto di speculazioni Filosofiche. Ma rivolgendo fil discorso alia verificazione dei fatti medesimi ( rispetto a'quali piii si rassomigliano ancora le esperienze e le ri- cerche de'Naturalisti , alle ricerche de'Critici ) quanti errori non si sradicarono , da due secoli a questa parte , che de- lurpavano il maestoso aspetto tanto della Sacra , die della profana Istoriaj con ricorrere ai primi e plu sinceri fonti, e mediante i lumi di una Critica giudiciosa , munita di tutti i necessarj presidj ; vale a dire di studj di lingue , di stud) Cronologici , Geografici , di Paleografia , e di Antiquaria, e di quelle tante Facolta, e cognizioni d'ogni maniera , che le fanno corteggio ? 137 LAPIDA ROMANA IN CAGLIARI I N E D I T A. Lezionp Del Barone Vernazza. l8 DI FEDBIUIO ldl8. XJa spiegazione del diploma di Adriano mi ha data op- portunita di pensare che pretoria non e stata sempre la flotta di Miscno. L'ho argomentato dal diploma di Claudio che sta fra i bronzi d' Ercolano , da Plinio il giovine , dall' autor de claris rheioribus , da Tacito , da inscrizioni riterite dal Grutero, dal Fabretti , dal Gori , dal Maffei , dal Mura- tori , dal Morcelli , ed eziandio da alcune che derlvano da Pirro Ligorio. Per le quali cose io mi sono persuaio, doversi distinguere le inscrizioni che alia flotra non danno il nome di pretoria da quelle che lo danno ; e queste seconde considerar meno antiche di quelle prime. Esposi tuttavia timidamente i miei pensieri ; perche essi discordano dall' opinione del Conte Rezzonico e di altri dotiissimi personaggi. I quali dissero che pretorie sempre furono le flotte instituite a difesa dei due mari d' Italia , e cessate , secondo il Morgagni , al principio del secolo quinto dell' era volgare. 2 3? LAPIDA ROMANA IN CAGLIARl A coiifermare quel che ho proposto si aggiugiie uivi inscrizloiie finora inedlta. La qual fu scolpita in marmo quando la flotta di Miseno ancor non era pretoria. 11 che fu prima dell' anno sesto dell' imperio di Traiano. M . EPIDI VS ■ QVA DRATVS MILES EX . CLASSE MISENENSI ^ C • M • VALERI PRISCI MILIT • AN • III VIX- AN- XXVII . ,C • SITVS • EST Marco Epidio Quadrato comincio a militare quando era iiei ventiquattro anni , e mori nell' eta di ventisette. Era nella flotta di Miseno, arrolato nella centuria di M. Valerio Frisco. * Piu di cosi non dice il marmo di Cagliari. Ma da 11a * Da moltissimi leggitori dl lapide Romane si e fi-equentemente omesso di ben disceineve cjuella sigla die , secondo la diversita della sua figuta , signTtica Marco ovveto M ttdo. Alciine volte una scaglia del marmo fa supporre accanto alia M una lineetta che dia la significazione di Manio. Per \o contrario, altre volte la lineetta c creduta un vestigio di scaglia , SiccUe dove era da leggersi A J. into , si legge Marco. lo peitanto e oella inscrizione di Cagliari, e nella seguente di Napoli, nelle quali si parla della medesima persona , pungo la sigla , senza spiegarla- LEZIONE DEL BARONE VERNAZZA. 239 seguente lapida ch'era in Napoli , e fa pubblicata nel 1740 dal Muratori , s' impara che M. Valerio Priico era centu- cccclxiv. 7. rione della trireme Apolline. D . M LIBerti nomrn uel M • VALERI • PRISCI • D .m.KITWS ut in III . APOLLINE NATIONE 77'" ''/'"'« !'4-rj AEGYPT ■ MIL • ANN • XXII "'/ X„u,Xrrvs ycl lli.ii.lU'lNS VIXIT . ANNIS . XXXXIII yd um.lue, dfn'nens. . . , .RITVS • LIB • ET • H • B • M • F Da una inscrizione scoperta in Ravenna , si sapeva che Tuna delle triremi di quella flotta era V Apolline. D • M L . VIGERIO TARSAE • III AESC NAT • CORSI • VIX • AN Hie mp,.L XXII • Mil ■ AN • III %^:t M • LAELIVS • RVFINVS OPT • III • APOLL H • BM • P 1 due marmi , di Cagliari , e di Napoli , appartengonf) alia flotta di Miseno , amendue ; V uno , perche lo dice ; r altro , perche fu collocato sulla spiaggia del Mediter- raneo. Congiungendoli insieme , si viene a conosccre cio che ancora non si sapeva : che una trireme denominata Apolline si trovava anche nella flotta di Miseno. Cosi pure neir una flotta e nell'altra, il che gia era noto, si trovava la trireme Aesculapio. 240 LAPIDA ROMANA IN CAGLIARl. Si puo credere che Quadrato fosse native di Cagliari ; dove fu scoperta la lapida: perocche non era uso dei Romani acceniiare la patria dei soldati se non quando mo- rivano lungi da essa. Cosi si fcce nelle suddette inscrizioni di Pri-co e di Tar^a. Di amendue , perclie morirono in Italia , fu notata la patria ; dell' uno V Egitto ; deli' altro la Corsica. Diinque per autorita di questa consuetudine possiamo considerate gli Epidii per una di quelle famiglie Romane , che dope la cacciata dti Cartaginesi divennero abitatrici della Sardegna. La lapida e sotto I'atrio della Regia Vniversita di Ca- gliati , dove fu collocata per saggia cura del Cavaliere Don Lodovico Bailie j dal quale io ebbi la inscrizione, Sebbene la brevita , solita nelle antichissime lapide , come e 1' epitaffio di Quadrato , sembri promettere pochi aumenti di scienza , vera cosa e nondimeno che le sincere sempre si coUegano con la storia. Onde per onor degli studii sempre importa che sieno e raccolte e custodite ,. siccome si e fatto di questa , con amore diligentissimo. /^m //