MEMORIE DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORINO. MEMORIE DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SGIENZE DI TORINO. TOMO XXVI. TORINO DALLA STAMPERIA REALE MDCCCXXI. ■ *, INDICE DEL TOMO XXVI. E xin lenco degli Accademici nazionali paidi conrenirsi tanlo scere coll' eta la mia del)o!ezza , ac- riguardo al Cigna , quanto a'suoi Col- eresciuta ancora dagli studi, dai quali leghi WSalllLZO e il tie la Grange, quando non so astenermi, disperando di potere il tempo ne avesse privata la Societa. scrivere 1' elogio quale Io ave?a divi- Dislralto da niille occupazioni, tulle sato , e vedendo ormai passata una ge- scienlifiche si , ma ben lontane dalle nerazione senza che alcuno ne abbia ricerche che si richiedevano per iscri- fatlo parola, e perdersi cosi le inedite Tere I' elogio del Cigna, dalle giorna- nolizie col tempo, ho pensato di la- liere lezioni scolastichc , dal corso di sciarne all" Accademia queste memorie pubbliche sperienze , da una estesissima per chi vorra o al Cigna soltanlo,od corrispondenia letteraria ( che si esten- ai Ire fondatori della Societa lilosofico- deva da Teheran nella Persia sino a maleinalica Torinese consecrare un uio- Cluirlfs-Tuivn nrlla Carolina meridio- nuinento cbc alia loro dignila si con- nale ) da i scrilli ( piu di cenlo venga. c venti ) pubblicali per fare progredire Drl Conic SalmiO gia I' \ccadeinia Li pubblica i>lruziene , dagli impegoi possiede il forbito elogio scrilto dal XXV Collega G. Grassi , (a) ed in pochc ClvilaUt Montis regatis), e da un altrn pagine no lio gia slampato nel loiuo cartolare autentico detto Liber instru- XIV dei nostri alii i principal! tiloli menlorum si sono eslratte le segucnti scientific) all' aniiuirazionc ed alia ri- uotizie riguardanli la famiglia Cigna. ■ a ii/, i ili II' ll.ili.i nun i Lc del I'ii- 1298 12 maggio. Nell' instruniento niunte ; e riguardo al de la Grange d'enliteusi delta grande boscaglia detta ho lelto all' Accademia la ootizia delta di S. Stefano fra i Consiglieri del Co- Mia >ita e delle sue opere un mese mune di Moudovi si legge: Lamberlus dupo la sua hum li- mil aduuanza dci Cigna. 3 maggio i8i3, e molti ne sono gia i3o5 5 febbrajo. Fra i Consiglieri : j;li elogi slampati. Jacobus Lamberti Cignae. (2.) Pico anticbissiuia lerra sicco- 1396 12 luglio. Nell' instrumento di me ebbe gran parte nella foudazione dedizione della Citta di Mondoti ad delta Citta di Mondovi , nel cui suolo Amedeo di Savoja Principe (T Achaja e stata edificata , cosi fcce un corpo si trova Uenricus Cigna fra i consiglieri solo colla stessa Citta , onde le lanii- di credenza chiamali Consiliarii el Cre- glie di Pico erano cittadine , ed ave- dendarii. iano parte nel pubblico maneggio della 1 ', « » 3 23 settembre Citta del Mondovi ; ma in fine del se- Marchio Cigna. colo XVII, d' urdine sovrano ne fu i5o6 20 novembre I Consiglieri staccata, e fa ora comune a parte (A). Paolo Cigna. I della Citta. (3.) Dal liluo rosso della Citta ( cesi i5o8 6 gennajo si chiama Tolgarmenlc una raccolta Melcliior Cigna. d' instrumenti autentici intitolata Jura (ii)1 Elogio storico del Conte Giuseppe » della Sagra Religione de' Ss. Mau- Angelo Saluzzo di Menusig.'io scritto » rizio e Lazzaro Canonico ecc Torino da Giuseppe Grass!. Torino, ilai tipi » MDCCXXXIX. Nella Stamperia Reale di Domenico Pane i8i3. » Toiuo I. Discorso preliminare , e (b) » Vedi Memorie istoriche della » pag. 268 e seg. Disserlazione di Luea » Cbiesa Veseovile di Monteregale in » Lobcra Priore di S. Pietro di Vico » Piemonte 1 dall' erezione del Vesco- » sopra I' origine della Citta di Mon- >• Talo sino a' nostri tempi raccolle da » dovi ecc. n Don (jiu.il hiuo Grassi Caraliere XXVI it.ii 2', giugno. Coslantino Cigna ■ 63>S 21 dicembre. Gio. Stefano Cigna !(>."> 7 21 dicembre. Andrea Cigna 1661 4 febbrajo. lincenio Cigna fratcllo di Andren 1669 4 noTcmbie. Pielro Cigna- 167S 4 aprile. Coslanlino Cigna a»o del Professore di Piotomia Grassi di Sanla Cristina sr Pell' lTni- Sintl.iri \ersita degli stndi in Mondov), Pisser- della Cilia, tnzione di Gioachino Grassi di Sanla Cristina Canonicn della Catledrale. Mnndoul i8o't. I'rr Gianandiea e figli Hossi = fra i Dotluri Collegiati delle diypise facolla si trovano. 1617. Cigna llenedetlo Dotlore Col- Consiglieri legiatu di Tealogia. di-ll.it .in. 1. 161 ',. Cigna Benedetto \ DolloriCol- 1 638. Cigna Alessio 1 Irgiati di 1641. Cigna Gio. Gu-( Giurispru- glielmo ) denza. E 1 1.1 i Dottori Collegiati di Filoso- Ebbe quesli due figlinoli , cine Ga e medicina , ohre i summenlovati Gieanni Francesco che fit prima Ca- Coslanlino A to, e Filippo Padre del pitano nel Reggiuienlo di Salu/zo, e Profrs>ore di ISoloroia. poscia Cnmandante del forte d Issiglie, i58a. Cignn Giovcmno. e Filippo che fu Dotlore Colli gialo di 1661. Cigna Giainbatlisla. medicina neir I uiiriMt.i d>-l Mondoii 1O87. Cigna Giuseppe fralello dell' uelP anno |6«,6. Ato paterno del Professore. Nel libro del Canonico Cavaliere 1691. Cigna Gio. Francisco. In T'ico in casa dell' Atm.c.Uo Aimaro sotlo il rilrallu d' un Pcclesiastico leggetasi questa IsCrizione. » Benedictus Cigna J. U. D. Coll. Palrilius Montisregalis » Laureuliae cnnjugis Jo. Jacobi Ainiari patruus » Vii S.ici idni.i'i pietate doctrina fama nee uon pro componrndis » Sabaudiae dmniis dissidiis apud S. Sedrra legatus clarissimus » Qui Saluliarum l.|>i-o. designalus aelatis suae anno 38 » I m idorum 1 1 mil i- sublalns omnibus sui desiderium jreliquit 1 63a. In rasa Cigna soito il titratto dun altro Lcclesiastico , coll' inipresa deli a I'auii.r.i ornata di fioecbi si leggeva. » Johannes Baplisla Cigna cms Monlisregalis » Archipre'.byler Rbeatiuensis Cathcdralb J. V. Docloi ■ Obiil Roiuac auuo D. i53a aelatis suae 56. XXVII (',.1 Ri"inrdo alia faraiglia Be-caria scicnzc fis'che , nnn guardando a ^pes:^ redi le Memorie storiche del sopraci- »eruna per proy«ednre 1' occorrente talo Ca». D. Gioachino Grassi , ed il alle moltiplici sperieuze che ate^e in tnuiu II a\i\» \ Docitmenli conccnieiili auimu di laic, ed acquistarsi cosi uu li- m di'sirae Memorie. norne chr soprnv»anzasse qucllu del sua (5.) Quando per la morle del Pa- compelitore. dre Gnrro si rese racante la calledra Come abbia corrisposto il Beccaria di Fisiea nella R. Univeisita fu pro- all" imilu del Morozu), e chiaro dall'al- 1 1 < . t,i al Re di chiamare da Boma il tissima ripulazioue cbe acquisto, e dalle Padre Francesco Jacr/uier autoredi un Memorie istoriche inlorno gli sludi del corso compiuto di Filosofia, e di com- Padre Giambatlisla Beccaria delle scuo- mentarii ai principj malemalici della le pie Professore di Fisiea sperimentale Filosofia naturale del Neuton , opere nella Begia Universith di Torino ecu. aruendiie assai lodate a que' tempi. II stampate a Torino del 1783 dal Profes- Marcbese Giuseppe Morozzo Riforma- sore Eandi che le dedicoal signor Con le tore de»li stndi persuase il Monarca a Prospero Balbo Doltore del Collegio dei preferire il Padre Giambaltisla Becca- Giureconsulli , e Consigliere della Cilia ria, cbe in Boma eziandio professava di Torino, al quale ancor gioiine il pnbblicamenle la Filosofia , e gia si era Beccaria ( morto net 1781 ) ba legato i proracciata una dislinta ripnlazione : cio suoi manoscritti. cbe diede occasione ai protcllori del (6.) Nel loro frequeule confersaie, Jacauier di audar diceudo che I' amor il Cigna inspiro nel de la Grange l'a- di patria a?ea acciecato il Morozu> nel more per le scienze fisiche , onde net fare che fosse preferito il discepolo suo commentarii stampati in pri ncipio del cou• dan to dell' Artiglieria , e Tencnle (9) Jobahncs Frakciscus Cigna Morc- » Generate, srritla da Prospero Balbo regalensis Pbil. et Medicinae Doctor » I' anno M.H.CCXCI. Memoires de ut in amplissimum Medicorum Collegium ■• I ' Wadi-mie des Sciences de Turin cooplarelur publice dispulabat in Regio » tome XV.' 180B pag. 290. Taurinensi Lj ceo facta cuilibet post sex- (X) 11 Lc5 eleves qui , pendant les turn argumenlandi facultale anno 1-757 » dernieres annecs du cours , se dis- die 14 aprilis bora nana malulina. Au- » tinguaicnt dans la facullu qui les gustne Taurinorum ex Typographia Re- » a\ail adiuis , ii.ci.nl ordinaircinent gin in 4 ,° = Ex Physica de eleclricilate » nommes , dans la derniere amice, = Ex Anatiime^/c utero =: Ex Institc- » rrpi'titeuis extraordinaire* des eleves tionibiis Meoicis de irrilabililale := Ex » de la premiere. Celte place qui va- Materia Medica de campbora^ ExTeo- » lait quelqucs distinctions lionoriliques bica uteri injlammalio = Ex Praxi de » et quclques agremens Tenant a va- nonnullis praecipuis di/jScultatibus quae in » qiier, etait convoitee par les meil- cognilioneet curqtione fehriwnoccurrunt . » leurs eleves, soit pour I'honneur, (10) Memorie isloriche inlorno gli » soil parce que c'elait parmi ces re- studi del Padre Ginmbatlista Beccaria • pctitrurs extraordinaires quon choi- sopracitate , pag. 118. » sissait les repetiteurs ordinaires elus (11) Obsebvations sfr la Pbtsiqfe , » parmi les gradues dans leurs facultes sun 1 lliviomr Natcrelle et sur les » respectives. Les repetiteurs elaient Arts avec des planches en ladle douce. » done I' elite dcs lalens les plus di- Par M. L'ABBii Rozier , de plusieurs » stingues , qui s'etaieut avaiitageuse- Academies etc. aout 17Q". Tome 1 ment fait counailre dans le cours de XXXFII pag. i5'|. Extrait d'un 011- » plusieurs annees .... Celte echellc irage de Mayow sw les airs; par M. » donnait a la jeunesse la plus graude Delametberie : Tractatus quinque Me- » emulation , et fournissait au Go?er- dico-physici , quorum primus agil de 1 ncmint des homines Iros-distingues Sal-nitro et Spiritu nitro aereo : secun- » pour les chaires tant des provinces dus de Respiralione : t/rlius de Respt- » que dc T Vniversite , et pour les ratione Jcetus in utero et ovo: quartus » diffurens emplois de la societe. Notice de Motu muscuhiri et tpirkibut anima- • stir la vie el Us outrages dEandi. libus : ultimas de Raclutide ; studio Joh . » Par A. M. Fnssalli-F.andi. Mtmoi- Mavow , L, L. D. etc. Medici nee non » rrs de r 'Academic des Sciences de Coll. omn. anim. in Universit. Ocon' » Turin Tom. XII. i8o3. (an XII) Socii. Oxonii , e thealro Shcldoniano » pag . Fill e seg. anno Domini M.D.C.LJi.XlF. XXIX Tra le scoperte riferile il.il Delnme- ( i 3) AI Berlfndi Prefer ore di Chi- th-'re fc coi disc gni degli insli uinenli di nirgia nella 1 egia Unite uta, e piimo Mnyow , tro, Blemorie di Maiema- Elogio ttorico del Chirurgo Ambro- Ilea e FUica de In Societa Italians. gin Hertrand , del Conie Bawl li S. loin. XP pag. LXF. i'uulo , png. zS', , e seg. Tom. xxvi. 4 XXX selcialo di Torino tresie ni >!to pielre » les priocippj de la thraiie du Do- delle qualine farrv;i tji-jIu- minnterie {a). » clear Franklin, quoiqu'il peusal li,) I.Lilif .1 maestro di Reiioric.i » qu'aucane des experiences qui avaient il ralenle Profesiore Gian-Bernhrio P~U » ete faitcs jusqu'alors a'etaien't deci- go , il quale ne' snoi poemi Cortex » sivos en faveur ni de Tune ni de y rm-uinus , Tube in terrae , Cannabis, » I'autre de ces hypotheses. Mm mora Tnurinensia , Chnrln ejutaue (16) Quando il C/g-nii lesse negli conficiendae ratio, ete. provo quaalo Opuscoli di Milano ( Scelta di Opus- chiaranifiik- id elegsnlemente , anche coli interessanti , nuova ediziouc. Mi- di rose ignole agli anlirhi , si possa lano 1781. Tomo I pag. 3 1 1 e 3/,2 ) scriTere nella lingua del Lauo. |e lettere del Folia al Priestley sopra (u) Misloirt . » B. Symmer produil un si faceva a Torino clella Scelta di Opus- » grand nonibrc d'experiences curieu- coli interessanti ( volume nono. Torino » ses, et il en enfere Texisleuce pro- 1775. Presso Giammichele Briolo ), e » liable de deux fluides eleclriquesnon due lettere scientifiche Puna al Pries- >. paa indi-pendans, mais loujours co- thy , e 1' altra al de la Grange per >. eilstaas , el agusanl d'une maniere provare che 1' Elettroforo del Folta » opp.jsee Iud a I'autre. non era altro che il suo apparecchio » La premiere suite de ses expe- moltijdicatore dell' elcttricita starnpalo » riences est forl-remarquable , mais ncl tomo III della Societa Reale di » il ne fait guere qu'en rajiporter les Torino. » fails. Lilies fiircul variees et poussees Analoga all' opinione dal Cigna ma- » plus loin par Jean Francois Cigna nifestata in queste due lettere inedite, » qui les a expliquecs aussi d'apres corlcsemente cociunicatemi da S. E, (n) Vcdi Re/Idxi ,ns sur tons les ow emeriti: de MeJeciac de VUniversitd trages pnblies et ine~diU ,!,, Doetaur Royale de Turin , pensionnaire de S. M. Chnrles Allioni a*ec notices liistorioues el membre de plusieurs Socirtrs Sa- concernant sa vie et plusieurs autns ennles. Turin chei Felix Galletli. itablissemeni lilliraires en Piinwnt. Par Stainpale nell' anno 1816 seuza data. le Docleur Michel BtUliva Projessew XXXI i" w'if. C nle Prntpero Ballm Presidente si deduce 1' F.leltroforo; ma so anche dill' An-ndemia , e (|iiel!a dci l'rofes- per propria replirata speri. n?a che non snii Beccaria ed Ennrli c»me appare basla it dare il fondamenlo di una dall" anuolazione XXIX alle Memorie teoria , o di un apparecchio per otle- ill ri he inlornn gli sludi del Padre nerne il Hum , il tjuale sowiile nou tiiambaitisia Beccaria sopra citale pag. si da al prima scoprilore , ma bensi l3a. a chi ne rende notissima la scoperla. » In queslo srriito che fu poi inse- (17) Memorie storiehe inlorno alia » lilo nel vol. Ill Miscall, Tauiin. si vita ed alle ojiere di Muhele fincenio » tiova la scoperla dell' Eleltrolbro, Giacinlo Malacarw. da Saluizo Anato- » e pi in -ipalmeiile al capo III n. 5o. rnico e Chinr 4-0 , raccolle da simjiglio » Quesla scopnta e da collocarsi nel fincenvo Gritano da Acqui Medico e » Duinero di que' d^naria di Bacone Chirwgo. Patluva 1819 pag. 17. » sparsa cant inter homines , in cui » Qui cnmincio I' amicizia di Mi- » s' avvenne e.iprrimlin sagacii\ Dot- » chile f'inc-nio (Malacarne) col Cigna » tore Cigna ; rispelto alia qual in- » da Mondovi , ripetitore di pratica » venrinne si e Irovala ne" manoscrilti » medica nel collegia , poi medico as- » del Padre Beccaria una cartuccia » sisteute nello speilale , amanlissimo » sciitta di propria mano , di cui mi » anrh' esso dei lavori anatomici , co- » fu nn lev mi n v rimessa copia dal » sieche e facile I iinma _ i rr n r-i , con » sig. * It- Balho per inserire in » quale impej;no , e con quanta emu- » queslo luogo. » lazione questi due atdenti giotani » Queslo e I' F.lellrofbro espresso dal n intraprendessero con nobile gara le » noslro Dntlor Cigna nel naslro e » pin astruse pnparazioni. Di fatti » Delia lamina di piombo isolala ; » tocco questa volta al Cigna di pa- » e*pre>so da me nelle funzioui di » gare il solito tributo alia soverchia » una o di due laslre di ciistallo ecc. » in li I <• -sit inline con una graussirna » La perpetuila che il sig. D. Ales- » malatlia, nella quale V assist' tte » sandro (folia) ha atlribnila all' n V amico e collaboralore con lullo » Elettioforo suo non e che una mag- » I' iiupeguo ed attitita , l.norando s giore duretolezza dell' elctlricila im- » durante essa per il Cigna alia so- li pitssa nella resioa. » lu'iune del prnhlema Jell' Atveo: a lo ignoro se il folia afesse , o non P.rche' sogtia in ,rir il ban bino nel aiesse noli/iu delle sperienz.c del Cigna, parlo quando £ preccdulo dal cui done nelle quali irosasi il priocipiodal quale ombelLale. xxxn (\&) Memorie islorieKe intorno sun genitore , fit mogKe del Capitano gli ttudi dfl Padre Ginmbaltista d'Arliglieria sig. Cavalierc Barilis di tin aopra citate, pag. 53 c Cresccutino. seg. La vedova e le due figlie del Cigna {>()) Memorie sloriche intorno alia ebbero uno speciale contrassegno del la vita t alle opere di f'incenzo Malacarne Regia beneficenza dal Re Vittohio ecc. A.HEDEO III, che con suo biglietto dci i> Pag. 2i). Areva Michelel incenzo 25 novcuibre 1791 accordu una pen- » in t|iieH'anno cslcso dodici Esercita- sioue annua di lire trecento alia vedova, » zioni anatomiche di eneefalotomia , reversibile dopo essa alle due figlie » e couiunicatele manoscrilte al Dot- mela per ciascuna , in cousiderazione » tor Cigna con alcune uuove osser- dei distinti servigi prestati dal Dotlore i) vazioni sol ceivclletto umano. Gianfrancesco Cigna , e per le inces- » Pag. <>o. Inlraprese 1 anatomia piii santi loilevoli cure ed attenzioni dal x miuuta del cervello umano, e scopri medesimo dales! pel progresso , e pei » molte cose , che gli parvero essen- vanlaggi della Reale Societa , slata in » ziali c inin% i- nel cervellclto, le quali appresso eretla in Accademia Reale » coniunico col Dottor Cigna, delle Scienze. » Pag. 67. Di questa e di altre bel- (22) Nel primo catalogo dei membri >i lissimc ossenazioni diede notizia al della Societii Ilaliana tra i Socii at- » Cigna e al veterinario Brugnone. tuali , oltre i nonii dei tre fondatori (20J Nello stesso anno fu uuminato dclP Accademia cli Torino trovansi pure Medico a%sislenle alio Spedale maggiore tre allri Picmontesi , Carlo Bnrletti di S. Gioanni , ovc poco tempo dopo dclle Scuole pie, Professore di Fisica. soflerse altra gravissima malattia. generale nella R. I. Uuiversita di Pa- (21) II Cigna clibe da essa due fi- via , Fincento Malacarne Direltore gliuole Drlftna e Luigia. La veilova delle Regie Terme Acquesi , e Cliirur- Teresa Cigna sposo in seconde nozze go maggiore del Reale presidio di To- il Ca%alierc Roccati Colonnello d'Arti- rino, e Conte Carlo Lodovico Morozza glieria, e le figlie si mai ilarono. Del- Maggiore del Reggimenlo di Susa di fina col sig. Bertini proprietario di ci- S. M. il Re di Sardegna , e Vice-pre-, >ile condizione , e la seconda cioe Lui- sidente dell' Accademia Ri ale delle gia , che per la sua lenera eta e la Scienze di Torino, sua livacita siugulare era la delizia (23) Un particolarissinio atleslalo di dell' infermo e sempre piii lauguente sliina , e di affezione abbe il Cigna XXXIII il
  • miH'llli exequi poluissem , scd alii* » aliisque curi* distractus , usque adeo Tiovandosi il Cigna debole a segno 1 distuli , dam Regia Societal quin- ilie uppena poleva reggersi col butane, in vecc di prcnder posto Ira ^li I Hi- ziali doll' Accademia in capo della (a- » (11111 hoc Toluuicn prope editura es- » sel. Quare occasionem caplare con- » stitui mcditaliones bas , quoad fieri vola , ando a porsi in fondo della rue- » potuit emen lalas , evulgandi , accu- desima. Terminata la sessione raenlre il Re si avviava a vedere I'alligua Bibliole- ca , S, A ' . R. il Principe di Piemonte visto il Cigna in i'oudo della lavola ebbe la degnazione di recarsi da lui >i ratiora imposterum , el ex proprns >• experiments et ex doctorum viro^ » rum animadversionibus allaturus. n 1/ iiliiiim srritto pubblicatu dal Ci- gna trovasi nel tomo IV delle Memo* merie di Malematica e Fisica della a diuiandargli afl'etttiosaniente miove Sociela Ilaliana. Verona 1788 pag. della sua salute, quindi raggiunse il i5o , ed e =: Ri/lessioni ed espcrieme suo Augusto Genilore nella Biblioleca sitlla prelesa castrazione delle pollaslre dell" Accademia. e nulla fecondazione delV uovo. Del (2',) Melanges de Philosophic et de sig. Gioanni Francesco Cigna Profes- Miithematitjue de la Societe Ruyale de sore di Analomia nella Regia C niver- Turin. Pour les anne'es 1770 1773. situ di Torino = In principio del nie- » Pag. 97. Johannis Francisci Cigna desiruo in questa guisa parla della sua » de electricilate. Quuui muneris mei poca salute. » ratio jam longius a generali physica » Li gravi sconcerti di mia aanita » me avoret , et tcmporis mei partem » anatorae , partem acgrorum cura sibi » non avendomi sin' ora permesso » di adcropiere i miei doveri yerso » findicel , couslitui subseriTU Imris » questa rispeltabilissima Coiupaguia , » ex adrwsaiiis meis ea depromere , » cbe mi ba si graziosamente preve- » quorum pecficiendorum jam pauca » nulo col compartirmi il distinto onore » spes superesset . )> 1 i jnlii 1773. Taurini die » di annoverariui I'ra gl" illustri suoi » meiiibi i ; ne potendo per ora oflrirle, » Pag. 109. Johannis Francisci Ci- » siccome avrei desiderato , il ben giu- » gna de respiratione. Pag. 110. Mo- » sto tributo di qualcbe lcllerario XXXIV » Itirorn frulto Ji pi6 profonde ricer- Conte Prospero Balbo , al degno TVipole » che, ho pensalo di presenlarle que- del Cigna Abate Ginanni Francesco Za- » sle finche esperienze e riflcssinni , fatten Piofessore onorario di Filosofa , » cpiali mi ha permesso lo slalo al- e Merahrod.fi Collegio delle Vrli nella >• In 'le delta tnia cagionevole salute in Regia Universila di Torino, al Doltore » tenue eonlrassegno della mia buona FrSncesco Antonio Canaveri Professore » Tolonla , o della perpelua mia ri- cmeiito di Medicina nella slessa Dni- » conoscenza. » versila , ed al sig Guclnno Salvaja del (1:1) K cosa natiirale che ehi lion Mondovi Scgielario del Consiglio delle ha hisngno d ingannare iioq usi quel Regie Finalize. anssiego , dello TolgarmeBte iniposlura, La letlura de le precedent! Memorie che lu detinilo un mislero del corpo conuernenli alia \»ta del Ci^na ricordo per eoprire i difetti dello spirilo . poi- alia Classe la dHiberazione presa piu che hod si odi i la luce se Don da chi anui sono dall' Aixadeinia di porre il ha hisngno di nascondcrsi. busto di lui in marmo nella sala delle Non finiro queste nole senza ren- adunanze odiiarie, a lato di qm-lli dere grazie a chi cortcsemente mi fa- del Salmxo e del de la Grange, e rin- »ori notizic per iscri'ere quesle Me- crebhe alia Classe che tale cosa non inoric , e specialmente a S. E. il sig. fosse ancora cseguita, e delibeio che lo sia sullccitaiuenle. CAT A LOGO DELLE OPERE STAMPATE DI GIANFRANCESCO CIGNA JSei volunii deW Accademia. De iis quae in socielnte acta Tom. png. et artiiiibtis pheuomenis Tom. I"tg. sunt » I ■ nnnnullis "II i ,j De analogia magnetism! et De causa exlinctlunis Hun mac eleclricilalis •■ I .', 3 et aniuialium in aere iuler- De colore sanguinis experi- e'usoruni . . . . . » II 1 68 ini-iila » I 68 De no\ is quiliiisdam expcii- De in. .ill. ii- eleclrieis experi- mentis >lec'iicis . . » III 3i menta > II 77 De elcclriiitate V 1)7 De frigore ex evaporulione Dc resp'u.ilioue . . . » V 100, XXXV Nelle Memorie di Malematica e Fisica del/a Socield Italiana. Riflcssioni ed esperienze sopra la sulla fccondazione dell'uovo. Tomo IV prelesa castrazione dcllc pollaslre , e pag. i 5o. Nel giornale = Observations sur la Physique , el sur VHisloire naturelle sur les Arts etc. Par M. C.ibbe Rozier etc. Leltre dc M. Cigna, de PAcademie sur un phcnomene de l'Ebullilion. de Turin, a I'Auleur de ce Recueil , Tome III fevrier 177'! pag. 109. Alle opi'ie slampale dal Cigna apparlengono pure le Tesi d' Anatomia rac- eolte iusieine col tilolo: CI. Johannis Francisci Cigna, Medicinae et Anatomes Professoris Regi! theses anatomicae singillatim editae in usuui dispulationum Aradeniicarum in Regio Taurinensi Arcbigymnasio. CATALOGO DELLE OPERE INEDITE DI GIANFRANCESCO CIGNA. 1 Necessitas Osteologiae ad reliquam alia lanionum peritiam fix superan- Analomen et ad Pbysiologiam. tia , Analomen reliquam Philosopho- » De Physiologiae dignitale , quae rum ingeniis exercendispotius, quara praecipuus Anatomes finis. Medicis informandis aptam esse. 3 Ad experimentum Stenonis de Para- 7 De genera lione bominis ad versus lysi n ligala arleria. praeexislentiam gcrminum etc. 4 De partium humani corporis censrn- 8 De causa mortis ex mephitide. sione. 0 De hypothesi Equitis Rosae. 5 Dc gangliorum in nems ulilitate ac 10 De ciborum coclione , ubi expen- miincre duntur experimenta Spallanzanii. 6 Apologia adversus obtrectatores as- 1 1 De arteriarum praesertim miuiuia- serentcs, Mcdieinam totam in usu , rum vi musculari. atipje excrcilalioue posilaiu este , et 12 De calore animali. si > i » 1 uiu loca excipias , ac piuca 1 3 De usu lynrpualicoruoi Tasorum. XXXVI llf Scmislbilianoi'tim reccnlium doctri- 23 Varii coimilti mrdici su diverse ma- nae di ens la distance entrc les molecules est devenue plus grande dans les gaz com- poses que dans les gaz simples, el il taclic de sen rendre raison par des idees d'accroisseuicnt de force repulsive, qui paraisscnt assez vagues et obscures; mais il remarque lui-mrine qu'il serai t difficile de concevoir pourquoi la con- sideration des substances gazeuses lors de leur combinaison est toujours une fraction des plus simples de leur volume priniilif. Mon hvpolhcse de division des molecules inlroduil dans lout cela la plus grande simplicite , en elendant la Constance de la distance des molecules aux gaz composes, et subslituant en particulier dans les cas iudiques le redou- blcmenl du nombre des molecules au redoublemenl du vo- lume occupe par les molecules primilivemeul formecs par la combinaison. Je ferai observer ici qu'en prenant ainsi les masses des molecules des corps soit simples , soit composes com me re- presentees par les densites des gaz , il en resulte qu'on ne doit pas toujours a la rigucur , considerer , ainsi qu'on la (ait generalement jusqu'ici, la masse de la molecule d un compose , ou le nombre proportionnel de ce compose , ou selon lVxpression de Wollaston son Equivalent chimique , commc etaut la soninie des masses des molecules de ses composans , qui sont supposees y entrer , quoique la pre- miere doive toujours etre en rapport simple avec la secoiule. Cellc masse de la molecule coraposee doit etre determiuec , Tom. xxm. C l8 SDR T.ES MASSES D£S MOLECULES ETC. lor^qur cola est possible , par robscrvation nn'mc qui nous apprcfld si le foluiwe tin gaz compose est le meme, ou dou'.V clc. de celui tics gaz composans qui y entre ea nioimlrr proportion , ct par consequent s'il y a ou non par- lagc tic la molecule composed, et meme en general, d'aprcs ce que nous avons dit, eclte masse ne tloit tire que la moilie de la somine dont nous venons de parler. Cepen- dant cctle consideration nc me parait pas necessaire, lant qu'on ne vrut comevoir les proportions dcterminees que sous leur forme la plus simple; les volumes des gaz simples qui entrent dans une comhinaison ne doivent alors etre re- gardes que commc les unites le plus commodes, et les me- sures les plus naturelles tie leurs molecules. Que ces volu- mes, ou ces molecules reslent enticres , ou se divisent tlans la combinaison , e'est la une connaissance inli'Tcssantc sans tloute en elle meme , mais qui est comme elrangere a la simple tlieoric des proportions determinecs. Les donnees d'aillcurs peuvent nous manqucr, et nous manquent en eli'ct SOUVent pour arriver a la premiere de ces connaissanccs , tantlis que nous avons des donnees suffisantcs relativc- menl aux proportions dcterminees. II serait done inutile , ct quelquc fois impraticablc d'en compliquer la theorie de ces derniers. Ainsi par exemple pour l'eau , dont nous con- ii ii"ons le volume a l'dtat gazeux par rapport a celui de ees gaz composans , il faudrait dire a la rigueur selon notre •~\-!('me, que la molecule de l'eau est composee d'une mo- lecule dliytlrogrnc et d'une dcmi-molecule cPoxigene, puisquc PAR LE CHLWUUR AVOGADRO 1 Q le volume de gaz acqucux est egal a celui de 1'hydrogene, ou double de celui de l'oxigene qui cntre dans sa compo- sition. Mais si Ton n'a egard qu'a I'expression la plus simple de la composition de l'eau relativement aux volumes, ou aux molecules de ses composans, on pourra dire aussi que pour former l'eau , un volume , ou molecule d'oxigejae prend deux volumes, ou deux molecules d'hydrogcnc , quoi- que la molecule composee qui en results se divise ensuite eu deux d'apivs ^experience. En adoplant cette dernicrc maniere de s"expriiner , on nc pourra pas dire, a la vcrite, selon nos idecs , que la masse de la molecule de l'eau est egale a la somme des masses d'une nlolecule d'oxigene, et deux d'hydrogene ; mais celle somme sera toujours l'ex- pression dime molecule d'oxigene portee d Cetat dean par sa combinaison avec deux molecules d'/iydrogene , et lors- qu'on dira quune molecule d'oxigene en cet etat s'unit a une molecule dun autre corps, pour former un hydrate, il n'y aura pas d'ambiguile, et ou s'exprimera exactement par rapport a la composition , sans faire entrer en consi- deration la constitution parliculiere du gaz aqueux. Ainsi , en general, les nombres proportiounels, ou les equivalcns cliimiqucs des corps composes, formes par la somme des nombres proportiounels de leurs composans , ainsi qu on l'a pratique* jusqu'ici, pourront toujours elre employes, sans blesser la theorie , pourvu qu'on n'entende par la que la masse qui resulle d'une molecule de l'un des composans, 20 SIR I.FS MVSSES DFS MOLECULES ETC. le nombre ilc molecule de I'autre neccssaire pour en former le compose donl il s'a;;it , quelle que soit d'ailleurs la molecule reelle de cc compost. Ce que nous venous de dire du rapport du volume des gaz composes au volume des gaz composaus regarde les cas, oil un volume dun gaz se joint a un volume e*gal au sien, ou multiple du sien dun autre gaz, c'esl-a-dire qu"une molecule d'un corps s'adjoinl une , ou pltisieurs molecules enticrcs dun autre corps. Lorsqu'en parlant ci-apres des additions failes plus recemnient a la theorie des proportions deterininees , nous chcrcherons , comme nous Faxons deju annonce a ramener au\ combinaisons multiples meme le cas , ou le rapport ties volumes des composaus gazeux est par exemple de 2 a 3, a 5, etc. nous venous aussi jusqu'a quel point on peut y etendrc les principes que nous ve- nous d'elablir. Nous nous sommes en outre bornes dans ce qui precede aux composes binaires. Les composes plus compliqucs con- nus a l'etat gazeux sont encore trop pen nombreux, pour qu'on puisse elablir avec quelque certitude des principes ^i-mraux sur la relation du volume de ces composes a celui de leurs composans. Nous exaininerons au reste aus^i dans la section suivante ce qu'on a fait en general pour l'applicatidn de la theorie des proportions deludes aux composes de plus de deux substances. PAR LB CHEVALIER AV0C IDUO 2 1 II. c Section. Additions faites , on proposees pins recem- nient u Id theorie des proportions diterminees. i. Dans cc qui precede j'ai rappele' cc que j'avais fait pour la theorie n'unie des rapports simples ties volumes , et des proportions delermiiu'es dans les deux memoires dc 1 8 1 i , el 1 8 1 4 , et j'ai examine jusqu'a quel point cc que j'avais dit alors a cle confirme on modilie par les decou- vertes posted ieures. Pour completer lc tableau general de l'elat acluel de cette theorie, -il me rcstc a rassembler les additions qui ont ele faites ou proposees a cette theorie depuis la meme epoque, cl que je n'avais pas indiquees du moins asscz explieitemcnt dans mes deux memoires, et a examiner jusqu'a quel point ccs additions sont admissi- bles, et conciliates avec mes premieres idecs. Et d'abord ce moyen dont j'ai deja parle de reduire toules les combiaaisons binaires a la theorie de celles , ou line molecule d'un corps en prend une , deux , etc. de l'autre , quoique ses doses ofl'rent des quantitcs en appa- rencc fraclionnaires par rapport au nombrc pioporlionncl, qu'on a clioisi , et en parliculier par rapport a celui indi- que par le volume des gaz , et qui consiste a considerer ces corps comtne formes de deux combinaisous prealables des meincs substanees , a proportions diiferenles , assujetties chacune a la loi d«'s doses multiples , ce moyen , dis-je , n'a ete imaging que posl^rieurement a Tepoque de mes memoires. M. Gay-Lussac en a eu , je crois , la premiere 22 SUR LES MASSES DES MOLECULES ETC. idee a propos d'un lies oxides de fer , et M. Ampere a employe un nioychi semblable pour expliquer quelqucs dc- gres dc Foxigenation de l'azolc ; MM. Bcrzelius, Thomson, et autres en ont fait depuis beaucoup d'usage. J'avais a la verite parle de cet oxide de fer dans nion second memoire, et j'avais numc propose , pour en expliquer la formation un priucipe qui avail quelque analogic avec celui dont il s'agit , savoir , je le considerais comme un compose d'un oxide de fer preexislant , et d'oxigenc. J'en avais fait de menie pour quclqucs composes d'oxigene et d'azote que je n'avais pu rapporter immediaterncut a la theorie des mul- tiples ; je les avais considere comme formes dc gaz nilreux, ou dcutoxide d'azotc , et d'oxigene. Mais cellc explication, d apres laquelle Tun des composans de la combination sc- condaire est toujours l'un des corps simples piimilifs, ct 1 oxygenation dout il s'agit est settlement con<;ue se (aire en deux fois , me semble maiatcnanl insuffisante , el moius naturelle, d'aulant plus que les combinai?ons cntre un corps simple , et un corps compose paraissent en general rares , et peu intimes. An contraire dans la oouve'lle nianierc pro- posee dc concevoir ces composes , la sooonde combinaison se fait sur des corps qu'ou peut considercr comme dill'erens des deux corps simples qui entrent dans la composition de cbacun d'eux , et il est naturel que le priucipe des doses multiples puissc s'y appliquer successivcmeiit, quel qu'en soit le resultat dcfinitif. En supposant done que cet expedient soit necessaire pour la theorie , je crois qu'on nc peut faire MR I.l. CB1 1 Mil R 4VOGABR0 2;J aucunc difficult.' d'y recourir , et qu'ou doil l'adopter pre- ftrablemcnt a ma premiere manicre de vnir. A la verile commc jc l'ai remarquc ci-dessus , cclte neccssile n'a lieu en general, que lorsqu'ou considcre 1c nomine proportion- ncl , comme repr.'senlani le poids d'une molecule indivisible des substances auxquclles on I 'applique , et ce n'est pas la le cas par rapport a notre determination de ce nombre par les density des gaz , dont nous supposons les mole- cules integrantcs sous-divisiblcs , ct se sous-divisant en elTet souvent dans les combinaisons , en plusieurs molecules par- lielles, en sorte quVn supposant par exemple que la mo- lecule integranle des gaz soil formee de qualre molecules parlielles , on pcut bien conecvoir qu'une molecule inle- grante d'un gaz en prennc une moiti/-, une et dearie etc., c'esl-a-dire deux molecules', six molecules parlielles etc. d'un autre, mais comme celle division doit avoir des li- mites qui nous soul inconnues , et que les combinaisons obscrvees pourraient obligerft d.'passcr lorsqu'on ne voudrait pas avoir recutita a la supposition propose pour les rame- . ner en lout ou en parlie a la tbeoiie des doses multiples: qu'en outre sans cela on serait quelque fois oblige dad- metlrc une division de molecules en tiers, cinquiemes etc., ce qui nc s'accorderail pas avee la supposition probable de .qualre molecules parlielles dans chaque molecule des gaz simples; et qu'en tout cas il resultc toujours de cede maniere de voir plus de simplicity dans la tlieoi ie , ie crois a propos d'appliquer cette supposition a la tbewfe 11, SI U LES MISSES DES MOLECULES ETC. tics volumes, lorsque cela se trouve possible, et qu'il ne s'agit de rcpresenter les proportions ties elemens primitifs; el e'est ce que je tacherai de faire dans la parlie de cc memoire , qui regarde les differenlcs substances particulte- res. C'csl la anssi, et nommement , en trailaut des degrds d'oxigenalion de l'azotc , et du fer que je crois devoir renvoyer les priucipes gencraux de cette application, qui en deviendront plus clairs que si on les prescutait dune raa- niere abslrailc, et independante de tout exemple particulicr. Je remarquerai seulement encore ici que dans la mriuc vue d'csiler les fractions lorsque le rapport est multiple , e'est toujours la substance qui entre en moindrc dose, ou conime unite qu'on doit prendre pour base: ainsi par exem- ple le gaz protoxide d'azotc doit Aire considerc conime for- me dun volume d'oxigene , quoiquc dans la realite, et d'aprcs noire theorie de la constitution des gaz la mole- cule de ce compose" soit formee dune molecule entiere dazote, el dune demie molecule d'oxigene ; nous verrons cepcu- dant a son lieu un moyen par lequel on pourrait ramener cette combinaison a la theorie des multiples , meme en prenant Tazote pour base; on en peut dire autant de l'eau etc. Quant aux combinaisons ou les deux elemens entrcnt par volume egal , il est indifferent pour la theorie des pro- portions definies de prendre Tun ou ['autre pour base , mais ou peut sc determiner par d'autres considerations elrangeres a cette theorie , en prenant par exemple la sub- stance moins oxigenique, ou cclle qui est electro-positive PAR LE CnEVALtER AVOGADRO 2 J par rapport a Pantrc; ainsi le gaz nilreux scrait alors par exemple considere comme uo oxide d'azole , pluiot quo unc azofurc d"oxigene. Mais pour revenir aux combinaisons non multiples en appa- rency on pourrait aussi fort-bien concevoir tout simplcmcnt que deux molecules d'un corps se joignissent a 3, 5, etc. molecules par exemple d'un autre , car e'est a quoi la sup- position meme d«s multiples precxistans revient dans lc fond , quant au resultat final , lorsqu'on fait abstraction des partages de molecules qui pcuvent s'ensuivre ; mats si Ton admeltait unc fois la possibility de ccs sortes de com- positions d'uuc manicre immediate, on ne voit pas pourquol un nornbre quclconque de molecules d'un corps nc pour- rait sc joindre a un nombre quclconque de molecules d'un autre corps , et il n'y aurait plus de proportions definies dans les combinaisons. II est done necessaire ( et e'est M. Berzelius qui a surtout insisle sur cette remarque ) de poser en principe qu'une molecule d'une substance nc peut pren- dre dans les combinaisons proprement dites , et immedia- tes qu'une molecule , ou un nombre entier de molecules d'un autre en les supposant indivisibles, et de rejetter les violations apparentes de cede regie sur des composes mul- tiples precxistans, qui forment entr'eux unc combinaison secondare. Et cela pa rait d'autant mieux foude que plu- sieurs de ces combinaisons se reduisent en cflet aiscment, ainsi que quelques cbimistes l'ont reraarque dans les com- binaisons prima ires d'ou on les suppose formees. Tom. xxvi. D 26 HR LES MASSES LIES MOLECULES ETC. Au rests loulcs les Ibis que le compose sera gazeux, ou pourra rire examine dans cet elat , il ne pourra rcsullcr de liiulecisioii qui pourrait rester a cet egard , aucun doute sur la composilion de la molecule resultante. Le volume du gaz compose indiquera toujours si cetle molecule , telle qu'ou la concoit , formce par des molecules enlieres , s'est ensuite divisee , ou est restee en litre , el par consequent dc combien de molecules , el de fractions de molecules in- tegranlcs de cliaque corps simple la molecule inlegranlc finale est composee , de quelquc maniere qu'ou en conroive la formation. Et il est probable , que , puisque ces com- poses peuvent se ramener en general a la theorie des multiples, comme nous Tavous indique , par des supposi- tions tic combinaisons secoudaires , la meme regie que nous avons admis pour les composes a doses multiples, savoir du partage de la molecule en deux, ou duplication du volume relalivemenl a celui des composans qui entre en moindre proporlion , pourra s'appliquer successivement aux deux ordres de combinaisons , d'ou resullent ces composes en ap- parencc fraclionnaires , et que loul-au-plus il pourra re- sulter de cette double application une quadruplication de volume au lieu d'une simple duplication. Mais e'est a Tobservation a confirmer, ou modifier ces appercus, et nous aurons occasion de voir dans la 2.e pai lie de ce memoirc le pcu qu'elle nous apprend a cet egard. 2. La theorie des proportions delerminees doit naturel- lemenl s'eleudre aux composes qui conliennent plus de deux TAR LE CHEVALIER AV0GABR0 21 substances simples ; dans mes memoires je ne m'etais guere occupe que des combinaisons binaires; M. Berzelius a cher- che a cUd)lir aussi quelqucs regies generates suivics par la nature dans la formation des composes de plusieurs ele- incns relativemcnt a cette theorie. II distingue a cet £eard la composition inorganiqne de la composition organiqne • dans la premiere espece de composition , qui appartient aux corps non organises les composes ternaires et quater- naire doivent el re considered , selon lui , cotnme des com- poses du second ordre de deux composes binaires , et les composes phis compliques comme composes du 3.e ordre , c'csl-a-dire formes par la combinaison entre cux de cen> du second ordre, et ainsi de suite ; et il etablit entre les composes du premier ordre qui entrent dans la formation des composes du second ordre , etc. de certaines relations, auxquelles la nature est assujeltie selon lui dans ces sortes de combinaisons. Au contraire dans la composition organi- qne , ou des corps organises les trois , quatre etc. substan- ces simples qui entrent dans leur composition ne sont as- sujettics a aucunc relation entre elles , en sorle que bien loin que Tune d'elles y doive entrer par une seule molecule, combinee avec un certain nombre de molecules des autres , les nombres de molecules de toutes, dans la formation d'une molecule inlegrante de ces composes , peuvent avoir entre eux un rapport quelconque. Nous examinerons bientot jusqu'a quel point cette distinction peut etre regardee comme fon- dle ; mais nous nous occuperons d'abord des composes de 2? SVR LES MASSES DES MOLECULES ETC. la premiere cspice, qui sont ceux que nous pouvons refaire a volonte , et sur lesquels par consequent nous avons ne- cessairement des connaissances plus precises. On ne peut doiiter que la maniere dont M. Berzelius concoit la formation de ces composes ne soit au moins la maniere plus simple d'en representor la composition et ses lois. Au rcste les lois quil a elablies se borneut a-peu-prcs aux composes tcrnaires, qu'on considere communement , et qu'on doit en ell'el considerer selon lui comme des com- poses du second ordre , formes par la combinaison de deux, composes biuaires, doiit Tun des composans est commun, et en particulier dun acide , et d"un oxide qui forment mi sel , et dont le composant commun est Toxigenic Ces fails geucraux auxquels le conduisent, a cet egard les ob- servations qu'il a rasscniblccs me paraissent essentiellement se reduire aux deux suivaus; i.° Les deux substances avec lesquelles le composant com- mun ( qui dans le cas des sels est la substance electro-ne- gative par rapport aux aulres ) est combine, doivent s'unir cntr'elles selon la meme loi que si elles elaient seules , et qu'elles dusscnt former unc combinaison binaire , c'esl-i- dire qu'en general une molecule de Tune doit prendre unc, ou un nombrc enlier de molecules de l'autre. 2.0 La dose ou nombrc de molecules du composant com- mun a laquelle est unie Tune des deux substances indi- quees doit elrc un multiple de la dose, ou nombre de molecules du meme composant a laquelle est unie l'autre substance. TAR LK CHEVALIER AV0CADR0 2Q Ccs deux principes particularisms par rapport aux oxides, et aux bases oxigences qui ibrment les sels se transforment en ceux-ci : I." Le radical de I'acide, et le radical de la base doivent presenter la mcme relation que s'ils se combinaient sculs , et sans oxiycne , c'cst-a-dirc qu'une molecule de Tun doit prendre une ou plusieura molecules de l'autre. 2.0 La dose d'oxigeue de I'acide est un multiple de celle dc la base , ou reciproquement. Le premier principe parait elre une suite presque ne- ccssairc de. la mauicre de conrevoir les combinaisons ler- naires comme des composes du second ordre , et de l'ad- mission de ce principe dans les combinaisons binaires. Mais les exceptions, du moins apparentes , que nous prescntent a cct egard les combinaisons binaires niemes doivent esra- lenient s'appliquer a ccs composes. Au restc les combinai- sons ternaires de ce genre examinees jusqu'ici paraisscnt en general oiTrir les deux radicaux combines entre eux dans les memes proportions qu'ils prescntent dans leurs combinaisons binaires , en sorte que si celles-ci peuvent < lie ramenees au principe dont il s'agil par des supposi- tions de combinaisons secondaires entre des composts qui y sout assujettis , les premiers le seront aussi nccessairemcnl. Le second principe parait avoir ele assez bieu etal)li par Berzelius d'apres les analyses de sels qu'il a donnees, relativement aux acides qui renferment deux, ou trois mo- lecules d'oxigene pour une de radical , el c'ol uu (ait 3o SUR LES MASSES DES MOLECULES ETC. d'observation assez remarquable. II en resulle, par exemplc, que si la base contient deux molecules d'oxigrne pour une de radical, et l'acide trois pour une de radical ( ainsi que tela a lieu , a ce qui parait , pour la plus part des bases alcalincs , et pour l'acide sulfurique ) l'union d'une mole- cule du premier radical avec une seulement du second dans cet etat d'oxigenation n'a point lieu en gem'-ml , du moins dans les circonslanccs ordinaires ( car il s'ent Teau. On pourrait a la verile considercr cette eau coin- me reunic en pai lie a l'acidc , en partic a Talcali , eu sorte que le compose rcsultcrail de l'uuion d'un acide hydrate avee un alcali hydrate ; mais jc crois que generalemcnt la premiere supposition est la plus naturclle : il peut ccpen- dant y avoir des cas ou quclques circonstances nous obli- gent datlribuer l'eau a l'acide , et a F alcali separement. Enfin M. Berzelius admct des conibinaisons de deux ou plusieurs scls entr'eux , mais il n'a fait aucune recherche sur les lois generates de ces sortes de conibinaisons plus compliquees. II a seulemcnl rcmarquc quelques cas parti- culiers, ou des lois analogues a cclles qu'il avait dtabli pour les sels simples , se verifiaient pour ces composes , et dernierement dans son exanien de quelques composes qui dependent d'affinite tres-fadde ( ami. de chimie et de phys. aout 1820) il a considere les conibinaisons des sels enlr'eux comme appartenant a cctle classe, et a observe qu'en con- sequence ellcs peuvent presenter une complication de com- position qui ne pout avoir lieu dans les conibinaisons des premiers ordres , dans lesquclles les affinites agisscut avee Unite leur force. F\K LB CHLV1LIER AV0CADH0 3; 4. Quant a la composition inorganique , elle n'cst selon Bcrzelius, a proprement, parler sotimise a aucune loi , ct ce chimiste adiuet lui-merae d'apres ses propres analyses ties compositions fort-compliquees dans les substances vegetales et animates. Mais cette distinction meme entre les deux especes dc combinaisons est-elle bien fondee, el ne pour- rait-on pas rainencr la composition organique aux memes lois que finorganiquc, en considcrant les composes qu'on y rapporte comme des composes du second ordre , du 3.' ordre etc. formes de combiuaisons binaircs , ou dun corps simple uni a un compose biuaire , ternaire etc. ? II parail en effet peu probable, a cousiderer la chose ihcoriquement que ces combinaisons soient d'une nature toute dilierente des autres , et la difference pourrait seulement consister dans certaines proportions qui n'ont pas lieu dans les com- binaisons ordinaircs, et que lopcration seule de la vr'-ge- talion , ou de l'animalisation peut former , quoique assu- jetlies aux memes lois generates. La difficulty parail seule- ment consister ici a determiner quel est le mode et Tordre dc ces combinaisons; si, par exemple des trois substances qui entreat dans un compose ternaire de ce genre une d elle , et laquelle doit etre distribute entre les deux autres pour former deux composes binaires , ou bien si deux den- tr'ellcs forment un compose binaire, auquel l'autrc vienne ensuite se joindre etc. et l'indetermination est encore plus graude pour les combinaisons quaternaires. Mais par cela incmc que lc mode dc combinaison est inconnu . et que 38 SLR LES M.VSSES DLS MOLECULES ETC. lien ne porlc uicine a croire qu'il y en ait un parliculicr _, par lequel un des cleniens joue rclalivement aux propor- tions delcrminees un role different dc l'aulre, dans ces com- poses il est naturel de concevoir ces combinaisons de la manure la plus generate el la plus simple qui cousiste a supposer successivcmcnt les diiferens clemens reunis a une premiere substance qu'on prendra pour base , ct par la aux combinaisons binaires , ternaires etc. qui en rcsultcnt suc- ccssivement , et d'appliquer a ces combinaisons successives les memes lois que nous presentent les combinaisons binai- res. Quant au cboix de la substance qu'on veut prendre pour base , et a l'ordre dans lequel on peut concevoir que se fassent les combinaisons des autres il est entierement ar- bitrage , si ce nest que par analogie avec ce qu'on pra- tique pour les composes binaires, il est naturel dc choisir pour base celle des substances qui enlre dans le compose pour un moindre nombre de molecules, pour c\ilr lei fra- ctions; et si le nombre de molecules est eg;d pou: 8S, on se determiners d'apivs le degre d'oxigciiile des substan- ces , en prenant pour base par exemplc la moins oxigeni- que , e'es-a-dire celle qui est electro-positive par rapport a toutes les autres ; et une semblable consideration pourra aussi decider l'ordre de combinaison eulre les an lies ele- mens. On observera que pour les composes ternaires ce mode de combinaison revient a supposer qu'il soient formes d'un compose biuaire des deux premieres substances qu'on considtre , et de la troisieme substance simple qu'on y ajoutc TAR LE CntVaiEll AVOC.VDRO o() et qifon rnpporte toujours a la base du premier compose. On pourrail aussi prendre pour base Tune des substances simples , et y rapporter la combinaison de deux autres sup- poses di'ja formec ; mais alors la base du compost* binaire n'elant plus considete commc la meme que cclle du com- post'- total, l'applicatioa des lois des combinaisons binaires a chacune des combinaisons successives dcvicndrail plus compliquee. Quant aux combinaisons quaternaires , on doit conrevoir d'abord un compose ternaire forme de la maniere que nous venons d'indiquer , et Tunion de la 4-* substance, avec ce compose , on plutot avec sa base deja charges des deux autres substances , le transformcra dans le compose" qua ternaire. J'espere de faire voir dans un memoire particulier , qu'en proccdant ainsi , et appliquant a chaque combinaison bi- naire successive la supposition de combinaisons multiples precxislantes , lorsqu'elles sc presenteronl sous la forme fractionnaire on pent ramener a la tlieoric des multiples les composes les plus compliques de ce genre , et qu'ainsi rien ne nous oblige a les supposcr formes selon d'autres lois que les composes inorganiques (i). (i) J'ai >u depoil la redaction de eclte partle ile in on memoire dan* V ana- Use ties principaux travaux dans les sciences physiques par M. 1'hinville (journal de physique Janvier 1820) un court extra!) d'uu memoire de M. Murray, qui doit se trouvrr dan* les annals of phylosophy , et dan* leqritol lauleur parait arolr developpc tar le* compositions des substances vr^tale* et animalrs des idres analogues a ccllcs iblcment a la temperature ordinaire pour tous, qifautant que la loi par laquelle elle sVlleie en partant dc cet etat est assez pen rapide pour que le changeinent ne soit pas Ires-con- siderable. Au teste cette loi, meme supposec sirapleraent appro- chee pourrail etre t res- Utile , du nioins pour fixer notre tin i\ inlre les diilV-rens multiples on aliquoles d'uu meme DOmbr« lelatiwmcnt a la masse de la molecule a determi- ner , si on adineltail que la molecule dans les corps soli- dcs fut nrce-^airemcnt la meme que dans les memes corps a lYtat ga/.cux , sans aucune division ou reunion. Mais c est ]in'( ■isemcnl ce qui parait fort-douteux d'apries ce que nous uvuiis dit precedemmcnt. Au>si venous nous dans la s. parlie, que les masses des molecules que MM. Petit ct Du- long ont ete conduit a supposer par cette relation sunt quekfo.es fois des aliquotes ou des multiples de celles PAR Lt C1IL\ ALUU AV0CAD1V0 /( 3 auxquellcs les conjectures les plus probables sur les volu- mes gazeux jious conduisent , ct que nous avons cru devoir prendre pour Ice I' runs fixes que la nature nous prcscnte pour cet.te determination. 7. L.iilin je dois encore remarquer que Fobscrvalion des formes cristallines , d'aprcs la manic-re dont M. Ampere en cuiieoit la formation par des molecules simples placees aux angles de ees formes , dans le memoirc que j'ai deja eu occasion de ciler , el avec laquelle ont ausfii beaucoup de rapport les considerations de i\I. Wollaston a eel cganl (Trans, phil. 181 3 p. 1 ) parail de\oir nous fournir 1111 nuryen de classer ensemble les composes analogues par rap- port au nombre des molecules , par Tanalogie qu'il en doit it suller dans ces formes memes , et nous dinger par la dans la determination du nombre relatif de molecules . el consequemment de leur masse relative dans des cas oil les considerations directes nous laisseraient dans le doute a cet Bgarxl. M. Ampere avail deja fait quclques applications de ce genre: mais les formes toulcs dift'ercnles , que presen- laient plusieurs composes en apparence analogue par leur composition paraissaienl s'opposer a la generalisation de cetlc tlicoric. M. Mitsclicrlich dans un memoire qu'il a In a 1' Aca- demic de Berlin, et qui a etc inserc dans les annates de chimie el de physique juin 1820 \ienl de resoudre en par- tie cette dillicullc , en fai-ant voir que plusieurs sels , ct quclques autres sub.-tances dans lesqucls on pent presenter unc composition analogue en molecules, presculcnt en ell'ct 44 SL'R LES MASSES PES MOLECULES ETC. iles formes primitives, ct dcs systemes cristallins aualogues et que si plusieurs sels qui out unc mcmc composition en acidc ct en base , presenlent ncanmoins des formes entie- rement diuerentes , c'est qu'ils contiennent un nombre dif- ferent datomes deau de cristallisation , et nc sont pas par consequent des composes vraiincnt. analogues. Je dis que lcs sels de composition enlierement semblable en nombre d'ato- mes presenlent , d'apres les remarques de M. Milscherlich dcs formes simplement (iiuilogiics ; c'est ce qui me parait rcsuller essentiellement de son memoire , et M. Beudant dans une lettre a M. Gay-Lussac , publico dans le cahier de juillet du journal cite, confirme par ses propres obser- vations les fuits qui paraisstnl etablir ce resultat. M. Mit- scherlich est alle plus loin en soutenant que ces formes n'ctaient pas seulcmenl analogues, mais tout-a-fail idenli- (jues e'est-a-dire avec les memes angles , et les memes di- mensions relatives , quelles que fusscnt lcs substances com- posantes ; mais M. Ucudanl dans la lettre citee et M. Ilaiiy ■ Ian-, une note inserce dans le meme cahier des annales , ont fait remarquer que la pluqiart dcs faits , tires dcs cristaux naturels des niincraux , sur lesquels M. Mitscherlich s'ap- puyait a cet egard etaienl inexacts , ct quant aux crista QX des sels qu'il a forme artiiiciellcincnt , il mc scniblc pro- bable , quoique les identities alleguees par rapport a eux soient confirmees par M. Beudant, qu'il s'y est glisse quel- que illusion , et que toul-au-plus les sels particuliers qu'il a examine exceplc ccux doul lcs formes sont de cclles que 1VVR II. CHEVALIER A.V0CYDR0 ,|j Ilaiiy appelle formes limites avaicnt des angles tres-peu dilferens , mais dont un exauicn plus soigne aurait niontn' Vinegalite , ainsi (]iie cela est arrive , par les observations de Mains , ct de VVollaston pour quelqiles cristaux naturels, qu'on avait dabord confondus sous une me me forme. Au rcste les incertitudes et les diflicultes qui peuvent resler a cct egard , et qui appartienncut a une branclie de connais- sances pour ainsi dire ctrangcres a la thcoiic des propor- tions dclerininecs nous einpechent de faire un usage elendu de ces considerations dans l*e\posilion de cetle tlieoric , jusqu'a ce que les pliysiciens qui s'occupent pai ticuliere- nient de cettc branclie, l'aient etudiee sous cc point de vue. II.e PARTIE Application des principes generaux aux substances par- ticulates et a leurs combinaisons principaleinent binaires. I.*™ Section. Des masses des molecules , des substances particulieres , et de leurs combinaisons binaires. J .ii annonce dans Tavant-propos qu'ayanl principaleinent pour but dans eclte scconde parlie a la deterniiualion la plus probable de la masse dcs molecules dcs dillerentes substances particulieres, et la verification des lois ipic j'avais etabli dans mes memoircs pn'cedeus sur les combinaisons binaires , ce serait a ce genre de combinaisons que je mc .; () SIR LES MiSSLS DES MOLECULES ETC. serai borne en general. On a .vu dans la premiere partes (juc le* compost's appartcnans aux corps organises, ct que M. Cerzelius appelle composes organiques pouvent ctrc re- gardes commc des combinaisons binaires successes d'un element a\cc pi iisirius autros, cl il est aussi inlerossant At voir si sous ce point do viic ces composes peuvent elre ramenes a la lln'orie des multiples , a laquclle j'ai chcrclie ;i rcduire tonics les combinaisons binaires , et a laquclle M. Dcrzelius avail cru devoir les soustraire enlicremcnt. Mais pour ne pas hop allonger cctlc secondc partie de niou mc- moire , je ne m'y occuperai que dc la determination des masses des molecules des dilTcrcns corps , qui jouent un plus grand role dans les fractions de la nature , et dans les operations chimiques , et dc lours combinaisons binaires proprement dites ; et je renvoi a un autre memoire l'ex- pbsilion de mes vues sur ces composes ternaires , et qua- . ternaires que nous presenlent le regne animal , et le ngnc vegetal. Quant aux autres combinaisons des divers ordres je me borne, pour la pluspart, a ce que j'en ai dit en general dans la premiere partie. i. De Toxigene et de Thydrogene cl dc lour combinai- son. Nous avons deja dit que quclqucs chimisles supposcnt que l'eau est composce d'unc molecule d'oxigone , et unc d'liydrogcne , ct en consequence ne prenncnt que la moi- tie du rapport presente par la densite des deux gaz pour le rapport entic les masses des niolicules dc ces substances. Mais j'ai deja allegue les molifs que nous avoDs de nous rm Lt ciicn vi.ua .vwjuvdko 47 en tenir an rapport des volumes , el des densiles des gaz pour la determination des nombres de molecules qui sc combiiH'Mt, et de la masse des molecules, et alors puisqu'un volume d'oxigtuc prend deux volumes d'hydrogene pour former leau , line molecule d'oxigenc doit aussi etre sup- posc'r i-it prendre deux d'hydrogene, et le rapport des mas- ses des molecules doit etre le memo que cclui de ia din- site des deux gaz et non celui de la proportion en poids , dans laquclle il se combineut. Le rapport des densites des deux gaz , tel qu'il resul- tait des experiences plus exactes que Ton avait lors de la publication de mes memoircs , et celui que javais assign* en consequence aux masses de leurs molecules s'approchait beaucoup de i5 a i, c*est-a-dire que la molecule de l'oxi- grne aurait etc environ i5 fois celle de l'liydrogenc. Javais adopte a cet egard plus precisement i5,oj '( pour loxigene, en prenant pour unite la molecule de l'hydrogene, d'apres les experiences de 31 M. Biol et Arago , qui donnaient pour la densile de gaz oxigiue i,io35o, et pour cellc du gaz hydrogen* 0,07321 , en prenant pour unite la densi'.e de lair. D'apres cela, ea prenant au coutraire pour unite la densiuf du gaz oxigenc , celle de I'hydrogrne aurait ete o,o66338 , et celtc evaluation avait aussj ete adoptee a trcs-pcu-pivs par M. Berzelius. Mais BJ, Mrinrelve ( d.ms le memoire di'-j.'i cite* plus haul ) chcrchaut a determiner les ma-ses des molecules par des inovcns entre celles qui rc>ulteiil des proportions en poids dans les diiicrcnlcs comhiuaisons, /,8 SUR LES MASSES DES MOLECULES ETC. determinations qu'il a cru devorr 6tre plus cxactes que cclles par lcs dcnsitrs des gaz , ct appliquanl celte niclhodc en parlicolier a I'oxigene ct a I'hydrogene , irouva que lc rap- port tloiil il s'agit s'approchail bcaucoup de celui de 1 6 a i an lieu de i5 a i. Celte evaluation a etc aussi ado- ptee par qnelques autres chimistes , ct dernierement M. Berzelius par des experiences qu'il a faites avec M. Dulong sur la composition de l'eau en poids, et dont il rapporlc le Ksultat dans son ouvrage cite plus haut , a trouve que 1'atomc de I'hydrogene devait peser 0,0621 7 5 en prenanl pour unite eclui de I'oxigene , cc qui approchc beaucoup de - ou 0,0625. D'un autre cote ayant repele les experiences dirccles sur la pesce specifiquc du gaz hydrogenc, cos chi- mistes Pont Irouvce reellement plus petite, que celle que lui avaient assignee MM. Biol et Arago, savoir sculement 0,0688 ou 0,0689 en prenant pour unite cclle de l'air. Si Ton prend la inoyenne o,o6885, ct qu'on suppose la densite du gaz oxigene telle que l'ont delerminee Biot ct Arago , cela donnerait 0,062.19 ou a tres-peu-pres 0,0624 pour la masse de la molecule de I'hydrogene en prenanl pour unite cclle de I'oxigene , resultat pen different de celui donne par la composition de l'eau en poids. M. Thomson a trouve aussi dernierement pour la densile du gaz hydro- gene en prenant pour unite cclle de l'air o,o6o,33, ce qui diflere pcu du resultat de Berzelius. Tout parait done por- ter a croire , que la densile du gaz hydrogenc avait ete* porlee un pcu trop haut dans les experiences de MM. Biot l'AR LE C1IEV1LIEH WOCVDHO j .) et Arago , cc qui n'est pas otonnant , la grande legercte do cc gaz rendant ccttc determination trc-diflicile ; et pTuis- quc nous avons determine dans les memoires precedens- les molecules des antics gaz par lcur densiles , il parait que Ton pent adopter maintcnant le resultat moycn des expe- riences dc Berzelius ct Dulong faites , a ce qui parait avec des soins parliculicrs , et evaluer ainsi la molecule dc Thy- drogene, en prcnant pour unite celle de l'oxigene a 0,062',, ce qui fait 16,02,6 pour l'oxigene en prenant pour unite celle dc Ph\drog&ne ; valeurs fort-peu dillerentcs de celles qu'adopte M. Berzelius en s'en tenant au resultat que lui a donne la composition dc l'eau en poids , et que j'ai in- dique ci-dessus. Lliydrogene et l'oxigene etant les deux gaz les plus con- nus , ct qui jouent un plus grand role dans les combinai- sons , ont ete choisis en general , Fun ou l'autre pour ser- vir d'unitc" aux masses des molecules des autres substances. Dalton avait adopte celle de lliydrogene, comme la plus petite de toutes , en sorte que les autres pouvaicnt par la elre approximalivcmcnl exprimees par des nombres entiers, ct j'avais moi-memc adopte cetle unite dans mes memoires precedens. M. Davy s'y ticnt encore ; mais Thomson , M ol- laston , Berzelius etc. ont prefere de prendre pour unite celle de Toxigene ou un de ses aliquotes , commc un di- xieme, ou un cenlieme, et cela parait avoir prevalu parmi les chimistes. L'avantagc reel qu'il parait y avoir a cet egard , e'est que la densile du gaz bvdrogene etant la plus Tom. xxvi. G 5o SIR LES MASSES DES MOLECULES ETC. difficile a determiner exaclement si Ton venail a clinngor un pcu le rapport dc celle du gaz oxigeue au gaz hydro- gene ( com mo nous veuons de le fairc nous m'*rac , d'api <'s les deinicres experiences ) il landrail allcrer lous los aulrcs nombrcs , quoiquc le rapport avec I'oxigcne restat le meme, cc qui n'aura pas lieu en prenant cellc de I'oxigene pour unite. Au rcsie en prenanl ce parti , je crois qu'il vaut uiieux prendre tout siniplement la molecule de I'oxigene pour unite , au lieu de son dixiemc , ou cenlieme , et cx- primer les densites nioindres par des fractions decimales , et e'est a cettc unite que nous reduirons toules les masses des molecules dans ce qui suit. Quant a la molecule de 1'eau qui rcsulle de la combi- naison dc l'oxigeoe, et de lhydrogene, nous avons vu , que le volume de la vapeur d'eau elant double de celui de I'oxigene, ou £gal a celui de l'bydragenc qui y cnlrc, ( ce qui nous offre le premier exemple de uotre regie ge- nerate i/re partie, i.Arc section n.° 3 ), la molecule de Teau, d"apres notre theorie dc la constitution des gaz, doit etre a propremenl parler la moilie de celle qui resulterait de l'uuiou d'une molecule d'oxigene avec deux dhydrogene , savoir selon noire derniere evaluation -^-^ ou 9 , ou plus exactement ' '■oa'+* ou o.5oi3 en prenant pour unite la mo- lecule de l'liydrogene, et '"t""°'°"'4 ou 0,5624, ou ^ a tres- peu-pres en prenant pour unite celle dc l'oxigeoe. Je Irouve d'apres cela que la densile de la vapeur d'eau en prenant pour 1WR LE CHEVALIER AVOCtDRO 5r unite, celle de Pair atmo«plierique devrait etrc 0,62068, ou a-peu-pres 0,621: Fexperience a donn6 comme on sail a Gay-Lussac -G ou 0,625. La veritable molecule de l'eau sera ainsi forraee dune demi-moleculc d'oxigene, et de deux dcnii-molccules , ou unc molecule enticre d'hydrogene. Mais si, couformement a ce que j'ai dit dans la premiere partie, on ne vent pas avoir egard a la division de la molecule indi- quec par le volume de la vapeur d'eau, et qu'on considcre toujours lc nombre proporlionnel d'un compose comme la sommc des molecules entieres qu'on peut supposer y concou- rir, ce nombre pour Teau aurait une valeur double de celle que nous veuons d'assigner a sa molecule , savoir ce serait 18,026 en prenant pour unite la molecule de Ihydrogene, et 1 , 1 24 8 ou environ 1 '/sen prenant pour unite celle de l'oxigene. D'apres les experiences recentes de M. Theuard Teau peut s'oxigener par des^ moyens particuliers qu'il a fait con- naitre , et selon les dernieres notices que nous ont donne de ces experiences les annates de chimie et de physique, il parait que le maximum d'oxigene que Teau peut absor- ber est un volume egal a eclui qui appartient a sa com- position, en sorte que Teau oxigenee se trouve alors en contcnir en tout le double de ce qui conslitue Teau ordi- naire. Si Ton regarde le Compose qui en resulte comme elant a proportions determiners , Teau oxigenee sera done formee de volumes cgaux de gaz hydrogene , et de gaz oxigene , et ce sera le degrc d'oxidation de Thydrogene immediatcment au-dessus de celui qui loiine l'eau ; elle sera .12 Sl'R LES MASSES, DES MOLECULES fTC. a Pcau ordinaire ce que le gaz dcutoxide d'azote est an gaz protoxide. Les proportions indefinies scion lcsquelles Peau pent s'oxigrner av'ant d'arriver a ce terme peuvent etre rcgardees comrue de simples solutions de ce nouvcau com- pose dans Pcau en toutes proportions. On pourrait s'elonner que ce compose nc soit point acide, puisqu'il coulient plus d'oxigene que celui qui ronslitue Pelat neutre que l'cau nous pipscnte: mais peut-eHre la rapidc decomposition de ce compose , qui a lieu daus la plus part des circonslan- ncs , oti il pourrait agir comme acide , est cllc la cause quon n'a pu rcmarquer cctte propriele. Au restc il faudra altcndrc dc nouvclles experiences pour se former des idees justcs de la nature dc ce compose. 2. De Pazote , el de ses combinaisons avec Poxig'-ne, et I'hydrogene. INous avons fixe dans les mcinoires precedens la molecule de Pazote a 1 3,238 en prenant pour unite celle de Phydrogene , d'apivs les experiences de Biot et Arago sur les pes»es specifiqucs de ce gaz: mais d'apres la nouvelle evaluation que nous avons adople de la molecule de 1 h\drogrne, ce nomhre devicnt i 3,9^33 on a peu-pres i/(. Si Pon veul prendre pour unite la molecule dc Poxigene, celle de lazole, d'apres les experiences de Biot el Arago se trouve o;8-8i6i. M. Berzelius dans son dernier ouvrage, apies la composition des nitrates a adople o,8863 pour ce dernier nombre ; mais je crois qu'ou peut s'en tenir a la determination directc de la densite des gaz ; d'ailleurs la PAR LE CIIEVAI.IEH AVOC.VDRO 53 difference de deux nonibies est fort-peu considerable (i). Lcs combinaisons dc Tazote avec loxigcne ont ele mieux examinees par MM. Davy et Gay-Lussac depuis la publi- cation de rues mcmoircs : ccs deux chiiuistes sont niainle- uanl d'accord sur Irs proportions des elemcns dans ces com- poses , donl L'ensemble lorme la suite la plus etendue que nous ayons des dillercules proportions dans lesquelles deux subs tao ces gazeuses peuvcnt se combiner , et presente dif- furcns poiuls de vue nouvcaux relalivement a la theorie des proportions determiners. Je vais done reprendre ce su- jet en enlier. II est mainlenant reconnu qifun volume de gaz-azotc forme les dilTerens composes suivans , lorsqu'il est combine avec les dificrens volumes d'oxigene ici indique. Avec */, vol. d'oxigenc . . . gaz protoxide d'azote I gaz nitreux , gaz deuloxidc d azote i '/, . gaz pcrnilreux ou byponitreux de Gay-Lussac (i) Quelqucs aulcurs pour determiner la densite de l'azole , ou ilc l"oxig"iie en pienant pour unite cclle de lair atniospberiquc , considerenl celui-ei com- me forme rigoureusouienl d"un volume d'oxigene , et quatrc d'azoto , couime si cVlait mi compose a proportions determiners. On sail cependant que ee D Ml qu'im melange; il se pent <|iie le rapport approclie de I a | enlic les volumes des deux gaz qui y cntrent , depende de qticlqiic combinaisou a pro- portions fixes qui dans I'origine des clioses ail donne lieu a la formation de noire atmosphere ; mais le melange el alterations que I'alniosphere a pu subir da s la suite ne nous permetient plus de supposer ce rapport rigoureux, me- mo dans celte b\pollieje qui d'ailleurs n'a aucun fondeiuent reel. 54 SIR LES MASSES DES MOLECULES ETC. 2. acidc nilmix 2 % acidc nilrique. Ainsi voila unc suite dc doses par line progression non de volumes enliers , mais de deini-volumes , et par conse- quent, selon nos idees, non de molecules intcgrantes en- tires, mais de demi-molecules d'oxigene. Ccpendant le pre- mier compose" ne prdsenle nucune difficulte a cet 6gard , puisqu'on peut lc considerer comme forme d'un volume d'oxigene , ct deux d'azote. Le second et le troisieme sont aussi conformes a la Undone des combinaisons multiples , puisqu'ils sont composes de volumes entiers. Mais que di ra- t-on des deux autres , l'acide pernitreux , et l'acide nitii- que ? Si cela <5tait necessaire on pourrait supposer qu'une molecule d'azote prend iumnklialemcnt une molecule et dc- mie d'oxigene dans lc premier, et 2 '/„ dans le second j 011 bicn on devrait dire, que deux molecules d'azote s'unis- sent immediatemenl a trois , et a cinq molecules d'oxigene pour les former. Mais ces deux composes peuvent ctre ra- nienes aisement a la theorie des volumes multiples ou mo- lecules entieres par la combinaison de deux composes pre- existens , et e'est ici la premiere application qui a presenle de cette nianiere de proceder , que nous avons annonce en general dans la premiere partie. Et d'abord si Ton com- bine d'un cote un volume d'azote avec un volume ^gal d'oxigene, ce qui forme du deutoxide d'azote , et de l'autre «n volume d'azote egal au premier avec deux volumes d'oxigene , ce qui forme de l'acide nitreux , ces deux TAR LE CHEVALIER AVOCADRO 55 composes combines ensemble nous en donneronl un ou 1'azotc entrera pour deux volumes , et l'oxigenc pour trois, co cpii furmcra Ic rapport de a a 3 ou i a i '/, qui con- stiluc le gaz pernitreux. Cetle explication avait deja et(5 issculicllemeut proposec par M. Ampere pour expliquer la formation dc la molecule de cet acide , quil avait deja ad mis d'aprcs Bcrzelius. Quant a l'acide nitrique M. Ampere avait propose aussi deux maniercs den concevoir la forma- tion ; mais elks sont insuflisantes pour la concilicr avec la theorie des multiples , ou du moius ne sont pas fondees sur les composes preexistans que nous croyons le moyen le plus cons enable pour cet objet. Quant a nous, 1'expli- cation que nous veuons de voir de la formation de l'acide pernitreux nous met sur la voie pour en trouver une ana- logue pour L'acide nitrique. II suflit de supposer que cet acide est une combinaison iutermediaire entre l'acide nitreux qui contient deux volumes d'oxigene pour un d'azote , et un acide supericur qui serait forme d'un volume d'azote et trois d'oxigene , et qui serait par consequent analogue a l'acide sull'urique par sa composition ; en eflet si un vo- lume d'azote au premier ld- cule d'azotc , lorsqifou determine ces molecules par les volumes des gaz. Cellc remarque doit etre prise en consi- deration , pour la determination de la molecule des aulres substances qifon De peut observer a l'etat gazeux , dans la suite de ce memoire. Quant aux combinaisons d'azotc et dliydrogrnc , nous n'en connaissons jusqu'ici qu'une sculc , qui est ('ammonia- que , et il n"a etc rien ajoutc a ce qu'on savait de sa com- position a lepoque de mes memoircs. Un volume d'azote prend, comme on sait 3 volumes d hydrogene pour la for- mer , et le volume du gaz resultant est double de celui de lazote qui y entre , toujours confornniment a notre re- gie generate ; en sorte que la molecule de rauunoniaque est reellcment forme d'une demi-molecule d'azote, et dune molecule ct demie d'hydrogene , telle que ces molecules soul determiners par les volumes des gaz. J'ajouterai seu- lement ici que d'apres la nouvellc evaluation que nous axons adinise pour la densit6 du gaz hydrogenc , savoir o,o68t aclucllemcnl de cet avis. Tom. xxv i. K ^4 SUR LES MiSSES DES MOLECULES ETC. IVous devrions niainlenaut passer aux combinaisons du chlore avcc L'azote , mais j"ai doja fait mention dans mon second memoire du seal compost dc ce genre qu'on con- naisse , qui est cette huile detonanle decouverte par M. Dulong , et de la difference dcs resultals trouves par des chimistes diiTerens sur la composition dc cc corps, un vo- lume de gaz azole prenant pour le former trois volumes de gaz de chlore selon les experiences de MM. Porrct, Wilson, el Kirk, et quatrc volumes selon celles de M. Davy. Je ne saclie que ce doute ait ele leve par d'autres experiences, el les analogies que quelqucs auteurs ont suivies pour se fixer a l'un ou a Tautre de ces resultats ne paraisscnl pre- senter rien de certain. Le volume quaurail ce compose a I ctal gazeux , relalivement a ses composans , est aussi in- connu. Jc finirai done cet article de chlore par quelques consi- • derations sur la maniere donl Bcrzelius, qui tient encore, comme nous avons dit, a la theorie de l'acide murialique, concoit la composition du chlore el dc ses degres d'oxida- tion dans cette theorie. 11 suppose que le chlore, ou acide murialique oxigene est compose dune molecule d'lm radical particulier, qu'ilappclle murialicum, inconnu a Tetat libre, et de trois molecules d'oxigene avec redoublemcnt de vo- lume relativemenl an radical. Lorsque l'hydrogene s'unit au chlore pour former l'acide murialique gazeux, il suppose, ainsi que les autres chimistes qui suivent eelte theorie, que cet hydrogeue ne fait que former de leau avcc une dcs PVR LE CIIEVALILR. AV0GADR0 7 5 trois molecules d'oxigene , en sortc que l'acide sec qui se trouve dans ce gaz combine avec l'eau, est forme suivant lui d'une molecule de muriaticum , et deux d'oxigene. [Reva- luation qu'il donne de la molecule du muriaticum est con- forme a ces suppositions, car il l'a fait egale a 1/(265 en prenanl pour unite celle de l'oxigene; d'oii il suit que la molecule de l'acide muriatique oxigene, qu'il appelle su- peroxidum murialasum serait 4,4263 , ou par la division ordinaire en d ■ • 1 1 x , 2.2IJ25 , qui est, comme nous avons deja dit , la densite" du gaz chlore d'apres ses evaluations. Ku ajoutanl a ce gaz la moitie de son volume d'oxigene, mais qui forme un volume egal a eclui du muriaticum qui y est suppose con ten u on a le gaz euchlorine de Davy , compose' selon Berzelius d'une molecule de muriaticum , ct 4 d'oxigene; et qu'il appelle superoxidum muriaticum. Kn ajoutant encore un volume d'oxieene e^al a celui du chlore primilivement employe , ou deux volumes relative- ment au -volume suppose de muriaticum, on obtient noire gaz deutoxidc de chlore , qu'il croit compose d'une mole- cule de muriaticum et 6 d'oxigene , et qu'il appelle aci- iliim oximurialosum. Eulin une autre addition semblahlc d'oxigene change celui-ci dans noire acide chlorique, forme selon Berzelius d'une molecule de muriaticum et 8 d'oxi- gene , et qu'il appelle acidum oximurialicum. Ainsi par l'oxigenc primilivement suppose dans 1c chlore, et dans l'acide muriatique sec, les dilierens degres d'oxidation frac- lionnaire du chlore sont ranu-ues a des doses multiples et 7 6 SUR LES MASSES PES MOLECULES ETC. en nonibres cntiers , abstraction faile de Vacide chlorique oxigene du Comte de Stadion que Berzelius ne fait pas en- trer dans la serie a cause du doulc qui lui reste encore sur sa composition. Nous avons deja dit que M. Berzelius tire de cctte simplicite un argument en faveur de sou hy- polhese , et nous avons vu combien cet argument doit pa- raitre foible ; mais les principales raisous sur lesquelles Ber- zelius s'appuie pour soutenir ce systeme sont toujours tiroes de la composition des sels , et en parliculier de la propor- tion d'eau de crislallisation dans les muriates. Ce nest pas ici le lieu d'entrer dans des discussions particulieres a cet < ig ard ; mais en general ces preuves indirectes souvent fon- dees sur des experiences plus 011 moius inexaclcs , et quel- que fois sur des lois hypotlicliques quon elend au-de-la de leurs justes homes, comine on la vu pour les nitrates, ne me paraissent pas pouvoir suffire pour elablir une com- position qu'aucune experience directe n'indique , et il est probable que d'apres des experiences plus exactes , et de nouvclles reflexions Berzelius lui-meme finira par embrasser ropinion devenue maintenant prcsque generale de la sim- plicite du chlore. 4. Du carbone et de ses combinaisons avec les substan- ces precedentes. INous avons parcouru cclles des substances simples qui se pr^sentent sous forme gazeuse , et 011 par consequent la theorie des rapports simples en volume s'ap- plique immediatement et directement a la theorie des pro- portions deleriniuccs. INous passons maintcnaut aux aulies PAR EE CHEVALIER AVOGADRO ^ j s distances dont la densite a l'elat de gaz n'c'st pas connue dircctemcnt , et qui par consequent ne peuvcnt elre rap- porlees a la theorie des volumes que par des conjectures plus ou moins probables , et nous commencons par le car- bone qui est une des plus connucs de ce genre. C'est principaleraent par la consideration des combinni- sons de carbone avee loxigene que j'ai clicrche a deter- miner la masse de sa molecule, ou la densite presumec de son gaz. Nous en connaissons deux, le gaz acide car- bonique , et le gaz oxide de carbone. Dans le premier il eion aurait scuknicnt lieu en ce cas dans le gaz oxide dc carbone qui dans cetle hypothese serait compose d'un viilumc egal au sien dc gaz de carbone , et d'un demi-vo- lume d'oxigene. Ccst la deja , du moins dans le systeme que nous avons embrasse de determiner les molecules par les voluini's des gaz une preuvc asscz forte en faveur dc notre hypothese , preferablcmcnt a celle de 31. Gay-Lussac, quoique ellc nc soit pas decisive, puisque nous avons quel- qucs cxemples de combinaisons binaires sans redoublemcut de volume. J'ajouterai encore que dans notre hypothese Pacidc car- bonique serait analogue a lacidc nitreux, et le gnz oxide de carbone au gaz nitreux , ou deutoxide d'azote ; dans ccllc de Gay-Lus>ac appliquee aux volumes gazcux, l'acide carbouique serait analogue au gaz nitreux , ou deutoxide d'azote, et le gaz oxide de carbone au gaz protoxide d'azote. Or il me semlile que les premieres de ccs analogies sont plus naturelles que les secomles , d'apres les circonstanccs 8o SUR LUS MiSSES HES MOLl'ciU.ES ETC. thins lesquellcs ces gaz sc forment, car I'acide carboniqur, ct I'acide nitreux presenlent Tun et l'aulre le maximum d'oxigenation dont le carbone , ct l'azote soicat susceplibles sans ['intervention de l'eau , ou dune base quant a 1'azote. Nous connaissons aussi deux composes de carbone, ct d hydrogene , le gaz olefiant on gaz hydrogene percarbure, ct le gaz hydrogene carbure ordinaire (i). Le premier se- lon noire hypolhcse sur le gaz de carbone doit conlcnir un volume de gaz de carbone uni a deux volumes de gaz hydrogene , sans redoublement , l'autrc un volume de gaz de carbone ct quatre d'hydrogcne , avec redoublement de volume relativemcnl au gaz de carbone. Le premier de ccs composes nous fournit done dans eelte bypothese le premier cxemple bien avere* d'exceplion a la regie generate du re- doublement de volume , ou partage de la molecule en deux dans les combinaisons binaires et on ne pourrait ramencr cc compose a cetle regie qu'en supposanl la densile du gaz (l) .Tc vois ilans la notice des seances lie la Societe de Londres du mois de novembre 1810 ( Bilil. universelle arril 1X20) que M. Brande dans un memoire In a ce;te Society sur In composition ties composts gazeux injlnmma- bles etc. a essaye de monlier qu'on ne pent prouver l'existence d'aucun au- tre compose de carbone et d'hydrogcne, que celoi qu'on appelle gaz olifiant, et qne le gaz qu'on nomme d'ordinaire hydrogene carhuri! n'est qu'un inr- lange de gaz hydrogene ct olefiant. N'ayant pa encore me procurer la lecture de ce inirnoirc, je ne sais quels pcuvcut Otre les argumens stir lesquels 1'aulenr appnie celte assertion. F.n attendant j'ai dii suivre i.i 1'opinloa generalement reciie par les chimisles sur ['existence, et la couipoiiliou du gaz hydrogene laihuit. PAR LL CHEVALIER AV0CADRO Sf de carbone double de celle que nous avons adopte, l'acidc carbouique forme d'ua volume de gaz de carbone , el qua- tre d'oxigenc , l'oxide de carbone d'un de gaz carbone , et deux d'oxigenc , le gaz oleliant d'un de carbone et qua- tie d'liydrogene , et le gaz hydrogene carbure^ d'un de car- bone , et 8 d'hydrogene ; et en outre que dans la forma- tion de l'acidc carbonique , de l'oxide de carbone', et du gaz hydrogene carbure ordinaire, il y a quadruplication de volume ou partage de la molecule rn quatre , Unites sup- position moins probables que cedes auxquclles nous avons ete conduit. Dun autre cote si Ton admellait l'hypothcse de M. Gay-Lussac le gaz oleliant contiendrait un volume de gaz de carbone, et un de gaz hydrogene, mais il au- rail un volume qui ne serait que la moitie de celui de cliacun de ses deux composans , ce qui s'eloigne encore plus que le simple defaut de redoublement , de la regie qui nous est presentee par les substances que nous connai- sons a l'etat gazcux. Le gaz hydrogene carbure serait forme selon la meme hypotliuse d'un volume de gaz de carbone, et deux dhydiogene , mais sans redoublement, en sorte que cc compose meme ne renlrerait pas par la dans la regie generate. Ainsi tout concourt a prouver que noire bypothese est au moins la plus probable, et celle qu'on doit admettre dans l'etat actuel de nos connaissances. M. Gay-Lussac nous a fait connaitre, depuis la publica- tion de mes memoires, un compose gazeux de carbone, et d'azote, qu'il a nornnic gaz cyanogene parce quil cntre Tom. xxvi. L 8i SI K LES MVSSES DES MOLECULES ETC. dans la composition de L'acide du bleu de Prusse. D'apres noire hypothese sur la density du gaz de carbone il est compose de volumes cgaux dc gaz de carbone , et de gaz azote, sans redoubleiuent , cc qui prescnte un second exera- ple d'exception a la regie generalc. Selon I'hypolliese de Gay-Lussac meme il serait forme de deux volumes de gaz de carbone, ct un d'azole , loujours sans rcdoublement , c'est-a-ilire ayant lui-meme un volume 6gal a celui du gaz azote , et e'est ainsi que M. Gay-Lussac lc represcnlc en effet. On voit que l'analogie du rcdoublement n'esl pas plus favorable ici a l'une qu'a l'autrc hypothese , ct les raisons que nous avens alleguecs ci-dessus en faveur de celle que nous avons adoptee , restent dans leur force. On ne connait encore, que je sache, aucune combinaison binaire de carbone el de chlore; mais le carbone forme avec le chlore el l'oxigene , avec le chlore ct l'azote, et avec lhydrogene et l'azote des combinaisons ternaircs qui sont le ga^ ///losgene de M. John Davy, ct les gaz acides chlorocy unique , et kydrocy unique de M. Gay-Lussac, donl je crois devoir m'occupcr ici par rapport a la theorie des volumes , ainsi que je l'ai annonce dans la premiere partie. Car d'un cote ces composes sont interessans sous ce rap- port , claut pcut-etre les seuls composes ternaircs non or- ganiqucs qu'on ait observe jusqu'ici a 1'etat gazeux , et je ne crois pas convenable d'un autre cote de renvoyer ces compos6s au rnernoire particulier dans lequel je m'occupc- rai des composes ternaircs, et quaternaircs d'oxiginc oiga- niquc. l'AR LE CUEVALIELl AVOG.VDHO 85 Le gnz phosgene, ainsi que je l'ai deja remarquc dans la premiere partie nc parait guere pouvoir etre considere aulremcut que comrac resultant de L'unioD dun compose binaire, le gaz oxide de carbone avee le chlore, substance sim- ple. Lcs volumes du gaz cMore, et du gaz de carbone qui le ferment sont cgaux, el le volume du gaz compose est egal a celui de chaciin d'eux: ainsi cettc combinaison secondaire sc fait sans redoublement par rapport a ces deux composans im- mediate: mais conimc le redoublement avail deja eu lieu dans la formation du gaz oxide de carbone, ce redoublement, lors qu'on considere la combinaison par rapport a scs trois ele- mens primitifs, a encore lieu relativcment a l'un ou a I'autrc des deux gaz qui eutrent en moindre proportion, savoir le carbone , et l'oxigene. La vapeur d'acide hydrocyanique conlient ( scion notre hypo these sur le gaz de carbone ) un volume d'azote , un de carbone , et uu d'liydrogene , et son volume est egal au double de chacun deux , en sorte que quelque cc soit de ces trois elemcns qu'on veuille considerer coinine base entcnt la meme composition. D'un autre cote on a decouvert aussi depuis l'epoquc de mon dernier me- moire deux autres acides du soufre , qui rendent la seric de ses degres d'oxigenalion plus complete. Et d'abord d'apres les Iravaux de M. Gay-Lussac et autres chimistes, on doit maintcnant admetire un acide moins oxigenc que I'acide sulfureux, ct qui serait forme, d'apres noire sysleme , d'un volume de gaz de soufre et un dc gaz oxigene ; e'est I'acide des sels que Ton avail nomine sulfites sulfures. Gay-Lussac PAR IX CHEVALIER AVOCADRO 8; lui avait d'abord donne lc nom d'acide persidfureux ; il l'appellc ;V present, ainsi que M. Thomson, acide fiypo-sul- fure. En oulrc MM. Ga\-Lussac , ct Welter ont decouvert mi aciile intcrnu'diaire entre l'acide sulfureux et l'acidc sul- furique , et qui scion nous doit contenir 2 '/, molecules d'oxigenc pour une de soufre , et etre par la analogue a l'acide nitrique. Cel acide, que M. Gay-Lussac nomme acide In po-sulfm iz de soufre , et de gaz hydrogene; mais ce nouveau compose d hydrogene et de soulVe ne parait pas ayoir etc observe jusqu'ici bors de ses touibiuaisons aicc les bajcs. PVR LE CHEVALIER .WOGVDTVO C> I On nc connait encore, que jc sachc aucune combinai- son a doses fixes tic soufre et d'azote , el je n'ai ricn a ajouter a cc que j'ai dit dans mou dernier memoire sur la comhinaison du soufre avec lc carbone; je rappelerai BCulement que ce compost , d'apres la densite do sa va- pour verific encore la regie ordinaire du redoublemcut dc volume relativement an coraposant qui y entre en moindre proportion. Quant a la combinaison du soufre avec le cblore je n'avais fait mention dans mon dernier memoire que de la liqueur sidfnree de Thomson , et d'apres les experiences de M. Davy , el d'Amcdee Bcrtliollet j'y avais admis une molecule de soufre et 2 de cldore. Mais d'apres un me- moire que M. Thomson a public dernierement ( annals of philosophy ) , et qui se Irouvc dans les annates de chi- mie el de physique juillct 1820, il parait que cc cliimi- sle suppose que M. Davy en croyant composer la liqueur sulfureuse de Thomson , a forme un autre compose diffe- rent, et dans Lequel la quantite dc chlore relativement au soufre est double de ccllc qui entre dans cette liqueur de Thomson ; car il dit qu'on n'ctait pas encore d'accord sur la composition de cellc-ci, et en en faisant lui-meme l'analyse il y trouve deux atomes de soufre , et un de chlore , ce qui d'apres son evaluation de I'atome de chlore , double de la notre , ainsi qu'il est aise de voir par la composition en poids qu'il en donne , rcpond scion notre evaluation ;» une molecule de chacuu des deux composansj il ajoute ga SUR LES MASSES DES MOLECULES ETC. qu'outre celtc combinaison de soufre et de chlorc , il en existe une autre dans laquclle les deux elemens sont com- bines atome a atome selon son evaluation, c'est-a-dire qui est formee selon la uotre de i de soufre, et 2 dc chlore; il dit quelle a ete obtenue par M. Davy en metlant du soufre bieu sec dans le chlore gazeux , ce qui est precise- ment le procede qu'indiquc M. Davy pour la formation de ce qu'il appelle liqueur de Thomson. Si cela est il y au- rait done mainteuant deux combiuaisons connues dc soufre avec le chlore, dans la premiere dcsquelles une molecule de soufre en prend une de chlore , et dans l'autre deux molecules. A la verile M. Gay-Lussac dans le cahier cite des annates remarque une cause d'inexactitude dans l'ana- lyse que M. Thomson donne de sa liqueur, mais l'erreur qui en pourrait resuller teuderait a faire evaluer trop bas la quantite de soufre , ou ce qui revient au nicme a porter trop haut la quantite de chlore , en sorle qu'en la corri- geant on s'ecarterait d'avantage de la composition du com- pose de Davy, au lieu de s'en rapprocher , et il est pro- bable que cette erreur , peut etre compensee par d'autres, n'a pu alterer le rapport en atomes que Thomson en a tire* 6. Du phosphore et de ses combiuaisons avec les sub- stances precedentes. On a beaucoup travaille depuis l'epo- que de mon dernier memoire sur le phosphore , et sur ses combiuaisons relalivement a la theorie des proporlions dc- teiminees , ct surtout sur cellcs qu'il forme avec Toxigene, PAR LE CUEVALIER AVOC VDRO C;3 et cependant on n'est pas eneore d'accord , sur Ies points les plus essentiels. Lcs deruicrs resultals , qu'on peut seuls citer a-present sur ce sujet, Ies recherchcs anterieures ctant gcneralement reconuucs pour fautives , conduisent a deux systemes dillerens sur la sihie de ces composes , et par la sur revaluation de la molecule du phosphore , Tun foiule sur les experiences de MM. Dulong et Berzelius , l'autre sur les dernieres experiences de Davy , et sur celles de M. Thomson. Je vais exposer ces deux systemes , avec quel- ques nouveaux rapprochemens sur les resultats qui y con- duisent , et nous tacherons ensuite de nous decider pour celui des deux qui nous oflVira plus de probability. Selon les experiences de M. Dulong l'oxigene de l'acide phosphoreux est a celui de l'acide phosphorique comme 3 a 5 , et d'apres cela il considere le premier comme com- pose de 2 atomes de phosphore , et 3 d'oxigene , et le se- cond de 2 atomes de phosphore , et 5 d'oxigene. Cela rend la composition de ces deux acides , en considerant les ato- mes comme des volumes gazeux , analogue a celle de l'acide pcrnitreux , et de l'acide nitrique. Les experiences de M. Berzelius s'accordent entiereraent a cet egard avec celles de M. Dulong. Ce dernier considere de plus l'acide forme par la combinaison lente de phosphore comme ctant probable- nient une combinaison de ces deux acides qu'il propose d'appeler acide phosphatique , au lieu d'un simple melange des memes acides que M. Davy y avait vu antcrieurcmcnt ; I'oxigene dans cet acide serait scion M. Dulong a l'oxigene g'4 SUn I.ES MASSES DES MOLECULES ETC. daus I'aclde phosphorique comme 9 a 10. Mais il scrait difficile de ramcner cclte proportion a la theorie des mul- tiples , et on doit rogaidcr ['opinion particuliere dc M. Dtt- long a cct egaffd comme une simple conjecture , etrangere pour ainsi dire ail systems que nous exposons ici. Enlin M. Dulon^ adinct encore un autre acidc qu'il appelle hy- po-phosphoreux , et dont Tdxigene scrait a cclui de Pacide phosphoreux comme 1 a 2, , et par consequent a cclui de Tacide phosphorique comme 3 a 10; mais il supconne lui- meme que e'est une combinaison ternaire ou entre aussi 1 hydrogebe , ea sorte quil n'y aura it de certain dans ce systeme (pie Tacide phosphoreux , et Tacide phosphorique. Quant aux proportions en poids , el a la masse de la mo- lecule du phosphore qui en resulte , M. Dulong troiivc que dans Tacide phosphorique 100 de phosphore prenncnt 124,8 d'oxigene , ce qui donne d'apres la supposition in- diquee sur la composition de cct acide 2,oo3 pour la mo- lecule du phosphore en prenant celle de Toxigeae pour unite , cest-a-dire que cclte molecule scrait a trcs-peu-pres egale a celle du soufrc (1). Par les experiences de Berzelius (1) Cetle coalite tres-approehe'e cntre les molecules tie deux substances dif- ferenl< > pourrait ctie consideree comme pen probable ; mais les deux substan- ces dont il sayit ici out nssez de ressemblancc par les proprieties anlcii uks pour epie les autres proprieties par lesquelles elles se dislingucnt pnissent etre attributes a d'aOlres caractcres «pie la masse de la molecule, et en particulicr a I 'uiiiniie pour I'oxigenc qui parait tire beaucoup plus grande daus Je -phos- phore ijue daus Ic soul'rc. PAR LE CMtVAMIP. AVOCVDRO O 5 ioo de phosphore prennenl 128 environ, ou plus exacle- nicnl , d'apres ce qui est indique dans le dernier ouvragc de ce ehimiste 127,45 d'oxigene pour former I'acide phos- pborique , et en supposanl que cct acide est forme d'une molecule de phosphore, et !> d'oxigene , il en dcduit 3,923 pour la molecule du phosphere en prenaOt pour unite cclle de l'oxigene. En ramenant celte hypolhese a celle tie M. Dulong qui a pour clle l'analogie de plusicurs autres acides, ccla domic 1,9615 comme 31. Berzclius le remarque lui- mi'nie; c'est loujours a tres-peu-prcs le double de roxigene, comme par les experiences de M. Dulong. On peut done rccllement considerer, ainsi que je l'ai annonce, les resul- tals de MM. Dulong el Berzclius , comme formant un seul systeme. M. Berzclius rattache d'ailleurs ce systeme a la composition des phosphates , et des phosphites , et c'est ineme ['analyse de ces sels qui' l'a determine a reprendrc cclle des acides phosphoreux et phosphorique, par laquelle il a etc conduit aux resultats indiques. Fassons au systeme de MM. Davy et Thomson. M. Davy a trouve par des experiences qu'il rapporte dans un me- moir, lu a la Soci^le Royale de Londres le 9 avril 1818 que 100 de phosphore prennent pour se convertir en acide phosphorique i34,5 d'oxigene en poids , au lieu de 12$ ou 128 qti'ont trouve MM. Dulong et Berzclius. L'acide jihosphoreux ne conticnt, scion Itii, que la moitie de cette meme quantity d'oxigene pour la mniie quantile de phos- phore, savoir 67,25, ce qui s'ecarte des resultats de Dulong 0,6 SUR LES MASSES DES MOLECULES ETC. et Berzelius, soit par le rapport different avcc I'oxigene de l'acide phosphorique , qui est dc 1 a -x au lieu d'etre de 3 a 5 , soil par la quantite absolue d'oxigene , qui scion Dulong et Berzelius scrait environ 75 ou 77 pour 100 de phosphore. M. Davy n'admet pas l'acide phospliatique de M. Dulong , niais il admet l'acide bypo-pliosphoreux avec quelquc modification dans les proportions : il y suppose 33 environ d'oxigene sur 100 de pliospbore au lieu de 37 que Dulong lui en attribuait. II resulle de ce systeme, scion Davy , qu'une moldcule de phosphore en prend une d'oxi- gene pour former l'acide hypo-phosphoreux , 2. pour former l'acide phosphoreux , et 4 pour former l'acide phosphori- que ; et d'apres les proportions en poids la molecule du phosphore serait 45 en prcnant celle de l'hydrogene ( an- cienne evaluation ) pour unite ; par consequent triple de celle de I'oxigene , au lieu d'etre seulement a-peu-pres dou- ble comme il r&ultait du systeme de Dulong et Berzelius. M. Thomson ( annals of pliilos. trad. ann. de chimie et de phys. juillet 1816 ) parvieut a un systeme seniblable en partant de la composition du gaz hydrogene phosphore. Ce gaz , selon lui , contient un volume egal au sien d'hydro- gene ; sa pes6e specifiqua , telle qu'il a trouve' par expe- rience ( modifiee cependant un peu par des calculs s/Sc/uo- melvUjues , ou de proportions delerminees que M. Thomson n'expose pas ) est 0,9022 en prenant pour unite- celle de Fair. Ainsi en soustrayant la pesee sptaifique 0,0694 de l'hydrogene ( car e'est la valeur qu'il lui suppose ) il reste PAR LE CHEVALIER WOGVDRO 97 0,0 32 8 pour le poids du phosphore sur 0,0694 d'hydro- gene , cc qui rcvient a dire que i3 en poids de ce gaz sonl composes de 1 d' hydrogene , et 12 de phosphore. Thom- son lc suppose compose dun atome d'hydrogene , et d'un atome de phosphore, d'011 il suit que son alome est 12 en prenant pour unite celui de l'hydroguue , et il serai t par consequent les trois quarts de celui de l'oxigene , selon la nouvelle evaluation du rapport entre l'oxigene et l'hydro- gene ; mais comtne Thomson suppose aussi l'eau composee d'un atome d'hydrogene, et 1 d'oxigene , et prend par con- sequent Palomc de l'oxigene pour la moilie seulement en- viron de ce que nous supposons , par rapport a l'hydro- gene , il en dcduit que l'atonie de phosphore est i,5 de celui de l'oxigene, comme cela suivrait aussi des experien- ces de Thomson dans notre hypothese sur la constitution de l'eau , en supposant dans le gaz hydrogene phosphore un atome de phosphore ct 2 d'hydrogene , ainsi que l'exi- gerait la loi du redoublement dans les combinaisons gazeuses. Quant a la dcnsite du gaz de phosphore ( car M. Thomson est , comme nous avons de]a dit , un des chimistes qui di- stinguent la densitc des gaz de la masse de leur molecule ) , il la suppose la nioitie du poids de son atome relativement a celle du gaz oxigene , ce qui donne 0,75 , ou les trois quarts de celle-ci. D'un autre cole par les quantites d'oxi- gene requises pour couvertir le phosphore contenu dans lc gaz hydrogene phosphore en acide phosphoreux, et en acidc phosphorique, il conclut que le gas oxigene du premier est Ton. xxvi. N q8 SI' a LES BASSES DES MOLECULES ETC. a cclui du second coramc 1 ;» 2 conformcmenl au systeme do Davy, car il observe que le gaz hydrogene phosphore* cxige pour sa combustion on us volume d'oxigene, el il se produit alors de I'acide phusphorcux , on un volume et demi , et il se prodail tie I'acide phosphorique ; or un vo- lume d'bydrogene , contenu scion lui , dans cc gaz absor- banl '/a volume d'oxigene poor former dc Tcau , il en re- sle '/, pour I'acide phosphoreux , et 1 pour I'acide phos- pborique. D'apr&s cela il suppose que I'acide phosphoreux est compose dun atome de phosphore, et un d'oxigene , cl I'acide phosphorique dc 1 dc pbosphore et 2 d'oxigene, ou en volumes le premier de 1 de pbospbore et '/a d'oxi- gene , et le second de 1 de pbospbore et 1 d'oxigene , proportions qui reviennent en poids a celles de M. Davy, d'apres les valeurs que Thomson a donnees a 1'atome, et au volume du pbospbore. Un voit done que les systemes de Davy , et dc Thomson n'en fprment reellemeut qu'un seul quant a la composition des deux acides en poids , et on n'a plus qua choisir dans cc systeme cntre les trois hy- potheses suivanlcs pour revaluation dc la molecule , ou de la dcnMlc du gaz de phovphore , qui sont pour nous la mnnc cbose ; savoir celte molecule ou densile en prcnant pour unite celle de l'oxig'-ne est ou o,y5 eomme Thomson le suppose quant a la densite , ou i,5 double de la pre- ci'ilrnte eomme Thomson le suppose quant, a 1'atome , ou enfin 3 , double encore dc la prccedente , cc qui est la supposition de M. Daw : uiais si on admeUak unc foi cd PW I.E CULY.U.IEK AVOC\r>RO ij>) ■me la seconde do cos suppositions me parailrait la plus probable ; d'apivs clle 1'acide phosphoreux serait compose* d'une molecule do plinspliore, et une d'oxigene , 1'acide phosphorique d'une do phosphore , et 2 d.oxig^oe ., et lc gaz hydrogene phosphore dun de phosphore et 2 d'hv- drogene. II y aurait de plus, selon M. Tbomson iin autre gaz phosphore nu la quantile d'hydrogene est double que dans cclui dont on vient de parler , et qui serait par con- sequent compose dans cette hypothese dune molecule de phosphore et \ d hvdrogene. Yoila done delinilivement deux svstemes tout-a-fait dif- I'ercns soit pour la progression de roxigenation dans les deux acides , pour lesqucls loxigene est represents par 3 el 5 dans Tun, el par 1 et 2 dans Tautre , soit par la masse de la molecule qui est double a-peu-prcs de cclle de I'oxigene dans Tun , et settlement 1 '/, dans Vautre. Celui de Dulong et Berzelius para it confirme pour les analyses des pliospbates , el des phosphites, que ce dernier chimi- slc a donnees ; celui de Davy et Thomson par celle de I'hydrogene phosphore que Thomson y a ajoute. Mais en attendant de nouvelles experiences qui otent toutes les in- certitudes , il me semble que lc systeme de IJerzelius et de Dulong se prcscnte comnie plus probable par les noinbreu- scs analyses auxquclles il se lie ; d ailleurs Berzelius a re- pondu dune manicrc plausible aux icprochcs d'iiicxncliludc que Davy a fait a ses experiences, et les experiences de M. Dulong paraissent aussi avoir etc failes avec le plus grand 100 SUR LES MASSES DES MOLECULES ETC. soin. Au contraire les experiences de Thomson sur lc gaz hydrogene sullure sont sujettes a quelques difficulles , et dabord ['assertion que le gaz hydrogene phosphore con- ticnt un volume egal au sien de gaz hydrogene est contre- dite par les experiences de MM. Gay-Lussac et Thenard qui y ont trouve i volume '/9 d'hydrogene pour un de cc gaz ( rechcrches physico-chimiqucs ) , el par celles plus r6- centes de M. INoulton la Billardiere qui a trouvd que les deux gaz quil appelle prolophosphiire , et perphosphure conlienncnt cliacun cclle mcinc proportion d'hydrogene , relativement a leur volume. Je trouve que si on suppose vraie celle proportion pour le gaz phosphore ordinaire ou perphosphore , les experiences de Thomson sur la combu- stion de ce gaz donneraicnl pour le rapport de I'oxigene entre l'acide phosphoreux , et l'acide phosphorique i a 3 , ce qui s'eloigne trop des resultats directs pour ctre admis, et prouverait en consequence que ces experiences sont aussi inexacles. Quant a la pesee specifique du gaz hydrogene phosphore , celle trouvee par Thomson ne peut assurcment sc concilier avec revaluation de la densile du gaz de phos- phore selon le sysleme de Berzelius et Dulong , en y sup- posant , comme ctla est probable , la moitie de son volu- me de ce gaz de phosphore , puisque cetle pesee specifique 0,9022 est deja moindre que la moitie de celle qu'aurait dans ce systeme lc gaz de phosphore seul , en prcnant pour unite cclle de l'air , et qui serait environ 1,09, et qu'il faudrait encore y joindre le poids du gaz hydrogene. PAR J,K CIltVAUER. AVOCAHKO IOI Mais peul-6tre M. Thomson aura-t-il employe- un gaz mele" dc gaz hydrogonc protophosphore, c'est-a-dire de cet autre gaz dont il parle lui-mcmc , et probablemcnt plus l^ger , et e'est ce que lui aura fait trouver une pesee spe- Clfique trop petite. Eu partant de la densite du gaz de phos- phore selon Bcrzclius , et supposant que dans le gaz hy- drogene perphosphore un volume de gaz de phosphore prend trois volumes de gaz hydrogene, avec redoublement de vo- lume relalivement au gaz de phosphore , ou ce qui revient au inenie qu'un volume de ce gaz contient un demi-volume de gaz de phosphore el un volume et demi de gaz hydro- gene , comme cela est probable d'apres ce qui precede , je trouve que sa densite devrait etre environ 1,19 en pre- nant pour unite celle de lair. La composition de ce gaz scrait ainsi analogue a celle de l'ammoniaque. Quant au gaz protophosphore , si on admet aussi pour le resultat de M. Noutton , qu'il contienne une fois et demie son volume de gaz hydrogene , on pourrait supposer qu'il ne contient qu'un quart de son volume de gaz de phosphore , et je trouve que sa deDsile serait alors environ o,55 en prenaut pour unite celle de lair; mais il faudrait supposer alors quadru- plication de volume relativcmcnt au gaz de phosphore, cc dont les combinaisons binaircs multiples ne nous ont pas encore presente aucun exemplc : il faudra done attendre des experiences directcs sur la composition dc ce gaz. Mais les reflexions que nous venons de faire suflisent pour mon- trcr la superiorile des argumens , qui peuvent nous porter 102 SUR LES KISSES DES MOLECULES ETC. r a admellrc le systeme de Berzelius et Dulong, sur la mo- lecule , et les degrees d'oxigenation du phosphore , plutot que eclui de Davy et de Thomson , dans Tetat actuel de nos connaissances. Dans ce systeme l'acide phosphorcux , et pliosphorique sont analogues pour la composition aux acides peruitrcux, et nitrique, el peuvent par consequent se reduire a la theo- rie des multiples de la mnne manierc , savoir en les sup- posant formes de deux comhinaisons multiples les plus voi- sincs dc celle fraclionnaire qui repond a cliacun d'eux, et qui sont jusqifici inconnues. Le doute quil pourrait encore y avoir sur le choix cnlre les deux systcmes dont nous venons dc parlcr , s'etend ne- cessairement aussi aux comhinaisons du phosphore avee lc chlore. Mais les experiences de M. Dulong semhlent encore rattacher solidcment ces comhinaisons a son systeme , et n'futer avee avantage les resultats que M. Davy avail trouves antericurement a cet egard. En elfet Dulong a trouve par ces experiences, que ioo de phosphore ahsorhent 327,6 en poids de chlore pour former lc protochlorure dc phosphore, ce qui s'eloigne pcu du resullat que M. Davy avait trouve 333 , et que pour former le deutochlorure ils en ahsorhent 549,1 au lieu que les experiences dc Davy donnaient 666. Les deux nomhres 327,6, et 8.49,1 sont presque exacte- ment coiume 3 a 5, en sorte que les deux chlorines, quant an rapport entr'cux sont analogues aux acides phosphorcux et phosphoriques dan, le svstrme de MM. Berzelius et Dulong. PAR I.E CHEVALIER AV0CARR0 loj Ed supposant lc rcsultat relarif au dcutoclilorurc le plus exact, ainsi que Dulong le pcnsc lui-memc , auquel cas il fall I porter la dose du prolochlorure a 329,5, on trouvcra que si Ton suppose que dans lc protochlorure un volume de gaz dc phosphore en absorbc 3 dc chlorc , ct dans le deutocblorure par consequent 5 , doses rcspectiveincut dou- bles en volume de cellcs qui out lieu pour l'oxigene dans lcs acides pliosplioreux, et phosphorique, la densite du gaz dc phospliore , d'aprcs celle que nous avons attribute au chlore se trouvcra a .trcs-peu-prcs egale a celle qui resulte de Penalise de ccs deux acides par M. Dulong. En efiet la density du gaz de chlore etant 2,a5 en prenant pour unite celle du gaz oxigene , son triple sera 6,7 5 ; on aura done pour determiner la densite du gaz de phosphore la pro- portion 32ij,5 : 100: 6,7 5 : x — 2,o5 environ, au lieu que Pahalyse des acides a donne 2,oo3. C'est toujours a peu-pres une densite double de celle de l'oxigene. Au restc on voil que si dans ce systi'me les deux chlo- rines de phosphore soul analogues aux deux acides dc la in.'inc sul»lance pour le rapport entre lcs doses d'exigene, ct de chlore , celte analogic ne s'elend pas au nombrc ab- solu de molecules qui s'y joignenl a unc molecule dc phos- phore , puisqu'on a vu que le nombre de cclles de chlore dans chaque clorure doit elie suppose double de cclles d'oxigenc dans Tacide correspondant. Celle dose double ile chlore que d'oxigenc , en volume , dans des conibinai- -ons qui paraissent sc repondre par les circonstances ou 104 SCR LES MASSES DES MOLECULES ETC. elles se forment , n'est pas particulicre aux combinaisons de ccs deux corps avec le chlore ; elle parait etrc generale, et dependante dc la nature de ces corps : on l'observe par cxcmple aussi dans l'eau , et l'acide hydrochloriquc ou ccs nu-mes corps paraisscnt former des combinaisons correspon- dantcs avec l'hydrogene, quoiquc celui-ci ne prenne que la moitie" de son volume d'oxigoue dans la premiere , et un volume (5gal au sien , dc chlore , clans 1c second. La meme relation se trouve entre les chlorures a base mtHallique ou anciens muriates , et les oxides des monies metaux , ainsi qu'il est facile de voir par les analyses de Davy , de Berzelius etc. Le soufre au conlraire parait en general presenter le meme nombre de molecules que l'oxi- gene dans les combinaisons correspondanlcs avec les autres corps. Les combinaisons du phosphorc avec les autres substan- ces dont nous avons parle preccdemment sont ou inconnues, ou moins importantes pour la theorie , en lant qu'elles ne se presentent pas sous forme gazeuse. C'est pour quoi nous ne nous y arreterons pas. 7. Du Jluorium , et de ses combinaisons. Dans mon der- nier m^moire je tenais encore sur la composition de l'acide Uuoi ique a Tancicnne hypothese , qui supposait cet acide un corps oxigene ; mais l'analogie nous porte maintcnanl a etendre a cet acide , ainsi que Ton fait la plupart de chi- mistes , la nouvclle theorie de la composition de* l'acide rouriatiquc , savoir 11 le supposer un corps hydrogenc , et r\R LE CBEVAMER WOf. VTT.o in" je ?ais disciiter ici ce quia ele* fait pour la determination tic sa composition , et de la molecule du Jluorium sous ce point de vuc. Nous chercherons d'abord a determiner la molecule, ou la densite du gaz dc Jluorium en partant des experiences de M. John Davy sur 1c gaz acide fluorique silice, lequel scion la nouvclle theoric doit ctre compost- de Jluorium ct de silicium. Selon les experiences do ce cliirai^te ce gaz a pour densite 3,5735 en prenant pour unite* celle de lair, el ioo parlies dc ce gaz en poids donnent 61,4 de silice lorsqu'on lc decompose par une solution d'ammoniaque. Ces donnecs nous fournissenl le moven de determiner a la fois les proportions d'oxigene et dc silicium dans la silice, et cellcs de Jluorium et dc silicium dans l'acide fluorique silice. Nous supposerons pour cela que la silice est composcc d'un volume de gaz de silicium, et deux volumes dc gaz oxjgene ( d'apres les raisons que j'ai alleguccs dans mo 11 second memoire , et cellcs que j'opposerai encore ci-apres a l'hypothese difle rente que M. Berzelius a adopte a ccfc egard ), et que lc volume du gaz acide fluorique silice csl double de celui du gaz de silicium y contenu, selon I'ana- logic des autres combinaisons biuaires. \insi un volume de gaz acide siliceo-lluoriquc qui pese 3,57?>5 exigcra pour la precipitation du silicium y contenu , en silice, un volume egal au sien d'oxigene, qui pese i,io35q, d'ou il suit par unc proportion que 100 dc gaz acide en exigent 3o,S825 d'oxigene a jnindie au silicium: soustrayant ce jiombrc de Tom. xxvi. O 106 SUn LES MASSES DES MOLECULES ETC. 6 1 ,4 reste 3o,5i75 pour la quantitc" dc silicium coateati dans 61,4 de silice , et dans ioo d'acide siliceo-fluoriquc. Ainsi 61,4 dc silice scront composes de 3o,5i75 de stli- cuirn , ct 3o,8825 d'oxigene, ce qui donne pour 100 de silice 49,703 de silicium , et 50,297 d'oxigene, on a trcs- peu-pres 49,7 de silicium , ct 5o,3 d'oxigene. C'cst pre"- ciscmcnl le resultat auqucl se fixe M. Berzelius sur la com- position de la silice d'apres lcs experiences directes , et l'analyse des deferens composes 011 entre la silice, ct qui n'ont aucune relation avec l'analyse du gaz acide siliceo- fluorique ; accord qui est Lien favorable a la justcsse de nos suppositions sur la constitution dc ce gaz , et de la silice en molecules. D'apres ccla on trouve que la densite du gaz de silicium serait 1,976 en prenant pour unite cclle de l'oxigcne. D'un autre cote 100 de gaz acide siliceo-fluo- rique seront composes de 3o,5 1 75 de silicium , et 69,4825 de Jluorium. II ne reste plus pour determiner la densite du gaz de Jluorium , ou la masse de sa molecule qu'a choi- sir entre les hypotheses qu'on pcut faire sur le noinbre relalif de molecules , ou de volumes gazeux dc Jluorium , el de silicium dans le gaz acide silicco-iluorique. Or rhy- pothese qui me scmble la plus probable a cet egard , est que pour former ce gaz acide un volume de gaz de sili- cium prend quatre volumes de gm Jluorium , et en l'ad- meltant on trouve par la composition indiquee en poids , que la densite du gaz Jluorium doit elre 1,1 a5 a trcs-pcu- pres en prenant pour unite ccllc du gaz oxigene , ou 18 MR IT. CIlEVALir.R A.V0GVDR0 I O7 a lici-peu-prcs juslc en prcnant pour unite ccllc du gaz hydrogene , nouvellc evaluation. C'est a-peu-pres la moitie de cclle du chlore, en sorte que le chlore serait a cet egard au Jluoriuin , ce que le soufre est a Toxigene. J'ai dit que cette supposition me paraissait la plus pro- bable ; en effet d'apres cette supposition sur l'acide silicco- fluorique, on est oblige d'admettre pour la composition de l'acide hydro-fluorique, volumes t'^nux de gaz de Jluoriuin , et de gaz hvdrogeiie ; car dans la decomposition de l'eau lots de Taction de raminoniaque sur l'acide siliceo-fluori- quc un volume de silicium doit prendre deux volumes d'oxi- gcnc , qui en supposent quatre d'hydrogcne a joindre aux qualre volumes de gaz Jluoriun. Or I'analogie de l'acide hydro-fluorique avec Tacide hydro-chlorique rend cette com- position tres-probable. En outre revaluation de la molecule du Jluoriuin , ou densile de son gaz, qui resulte de cette supposition s'ac- cordc avee les analyses des fluures de calcium , de potas- sium etc. ( fluates de chaux, de polasse etc. dans Tancienne llieorie ), que M. Humphry Davy nous a donnees , en sup- posant le double de molecules de Jluoriuin que de mole- cules d'oxigene dans les oxides correspondans , et on vena bientot que l'analysc des fluates , telle que M. Berzelius l'a donne , conduit au menie resultat, en le traduisant dans la theorie des fluures. Or cela a lieu de meme pour le •hlore ( comme nous l'avons remarque dans l'article du lu8 SUR LES MASSES DES MOLECULES ETC. phosphorc ), substance avec laquelle le Jluoriuin a (ant d'analogie. C'est done un uouvel argument en favour de nulrc supposition. M. Humphry Davy par des calculs analogues a ceux que nous venons dc faire , mais snpposant l'acide fluorique com- pose d'une proportion de Jluorium , et deux d'hydrogene, et l'acide silicco-fluorique d'une proportion de silicium ct deux de Jluorium trouvc pour la molecule de Jluorium 33 eu nombre rond en prenant pour unite cclle de 1'hydro- genc , ancienne evaluation, ce qui revieut a environ 35 d'apres la nouvelle evaluation de la densite du gaz hydro- gene : en remplacant son hypothese par. la notrc sur la constitution de ces deux gaz , par les raisons alleguees , celte molecule se reduit a la moilie 1 7^5 , nombre tres- peu different de celui que nous venons dc trouvc r. 11 faut au resle remarqucr que M. Davy suit dans son systcmc a cet egard la mime analogic du chlore que nous avons suivi; car il suppose comme nous la molecule Aw Jluorium a-peu- pres egale a la moilie de cello du chlore , qui selon lui est double dc la densite de son gaz. M. Berzelius suit encore , sur la nature de l'acide fluo- rique, comme pour l'acide muriatiquc, l'ancienne hypothese d'un acide oxigene ; mais voyons cc que donnent ses de- terminations, lorsqu'on le ratucne a la nouvelle theorie epic nous avons cmbrasse. M. Berzelius a trouve par l'analyse du fluate de chaux que 100 parties d'acide fluorique saturent PAR LE CHEVALIER AVOCADKO lOij lino quantite* tie base qui. contient 72,7185 d'oxigene (1), d'ou il suit selqn lui que eel acide contient sur 100 par- lies 27,2815 tie radical fluorique, et 72,7185 d'oxigene. 11 en conclut , en supposant tlans cet acide une molecule dc radical , et deux d'oxigene , que la molecule du radi- cal (luorique est o,y5o3 en prenant pour unite cclle de l'oxigene. On voit qu'il suppose d'aillcurs que dans les flua- tes I'acide contient unc quantite d'oxigene egale a celle de la base. Cela pose si nous supposons epie la base contienne deux molecules d'oxigene pour une de radical , comrae nous les supposons par la chaux , et commc lc suppose aussi M. Berzelius , le lluatc de cliaux selon Berzelius serait com- pose d'unc molecule de calcium, unc de radical fluorique, ct quatre d'oxigene. Mais selon notre theorie ce que Ber- zelius considere dans ce compose comme radical fluorique et oxigene nest que du Jluorium: la quantite tie Jltioriuni pour unc molecule de calcium sera done representee, en prenant pour unite la molecule de l'oxigene par 0,7 5 -f- 4 011 4>7^> 5 et<#' on suppose que ce nombre exprime la va- lour de quatre molecules de Jluorium , la masse de cette (1) Jc rapporte ir.i ces noinbres Ids (pie les iudique M. Berzelius dans son il.- 1 ii ii- r ouvragc. Dans le memoire qui se trouve dans les annates de chimie el de physique mai 1819 on marque 72,781 5 pour l'oxigene des bases salu- recs par 100 d'aeide fluurique , el rest pent el re par inadvertence qua cu lieu la Iransposilion de chiffre par laquellr le nouibre marque dans I'oarrage cite diflcre de celui-l.i ; niais la difference qui en peut rcsuller dans les cal- culi dont il s'agil ici est Ires-petite , couimu ou peat sen assurer. IIO Sift LES BASSES DKS MOLECULES ETC. molecule sera ^ on 1,1875 nombre fort-peu different de celui que nous avons adopte 1,1 a5 (1). II suit done de li que dans le fluure de calcium , qui repond an fluate de chaux de Berzelius , il y a , comme nous Favons deja au- nonce ci-dessus , selon nos hypotheses , quatre molecules de jluorium pour une de calcium, ail lieu que le calcium ne prend que deux molecules d'oxigeme pour former la chaux. Seulement si l'on voulait accorder aux experiences de M. Berzelius sur le fluure ou filiate une entiere confiance, il faudrait alterer un peu le nombre que nous avons ad- mis , et adopter 1,1875 pour la molecule du Jluorium , au lieu de 1,1 a5 , en rejettant la difference sur 1'erreur des experiences de John Davy ; mais peut-etre pref't'rera-t-on de s'en tenir au contraire au resullat que nous avons de- duit de ces derniers , comme y conduisaut dune maniere plus dirccte. 8. Du Bore , et de ses combinaisons. J'avais cherche a (1) On arriverait au memo resullat d'une autre maniere en observant que d'aprcs Tanalyse du fluate de chaux de M. Berzelius ramenee a notre theo- rie, la mime quanlite de calcium qui prend 72,7185 d'oxigene pour former la rhaux prend 100 4" 7*i7 ' 85 , ou 172,7185 de /luorium potir former le fluure. Si done le nombre de molecules de Jluorium et d"oxigene etail le nje- me dans ces deux composes , laToir 2 pour une de calcium , la molecule du Jluorium serait - — ~i~ ou 2,375; mais si on suppose le double de molecules de Jluorium que d'oxigene , savoir quatre pour une molecule de eakium , ce sombre se reduira a la noitie 1,1875. TAP. LE Cnr.VALILft AVOC \DRO 111 determiner dans mon dernier memoire la molecule , on la densite du gaz de cet element en parlant de ce que M. ("■;i)-Lussac nous avail appria sur la composition en poids de l'acide borique , et de la pesanteur specifique du gaz acide iluo-borique scion John Daw , en suivant l'ancicnnc hvpothese sur la nature de l'acide lluorique. Mais les expe- riences de M. Gay-Lussac etaient encore tres-imparfaites, et il Caul rectifier les calculs relatifs a l'acide fluo-borique , mainteuant que nous considerons cet acidc comine un sim- ple compose binaire de Jluorium , ot de bore. M. Berzelius assi^ue le nombre 0,69655 a la molecule du bore en pre- nant pour unite celle de l'oxigenc. Cela est fonde sur ce que d'apres ses experiences plus recentes , dont on peut voir le detail dans les annalcs de chiinie et de physique mai , et suiv. 1819 la quantile d'oxigene contenue dans une base qui sature 100 d'acide borique est 3y,o85 , d'oii il conclut que l'acide borique , qu'il suppose en contenir deux fois autant, est compose de 74,17 d'oxigene, et 25,83 de bore ; ce qui donne le resultat indique par la molecule du bore en supposant cet acide forme d'une molecule de bore , et 2 d'oxigene , ainsi que le fait M. Berzelius. Mais je nc trouve pas qu'une telle evaluation de la mo- lecule du bore puisse se concilier avec la pesee specifique 2,3709 (1) que M. John Davy a assigne par ses experiences (1) C'est par un errcur de cliiffre ile du gaz acide Buo-borique selun Johu Daty , dans uion second memoire sur les masses des molecules. ii2 srn les masses nr.s molecules etc. nu gaz acide fluo-borique, en prenaat pour unite colic de lair, et qui revient a 2,148 en prcnant pour unile cclle du gaz oxigene , et en meme terns avec quolque supposi- tion probable sur la composition dc ce gaz en molecules. Les hypotheses qui donneraient les rcsultals les plus ap- prochans serait un volume de gaz de bore , et un de jluo- rinni , sans rcdoublcment , ce qui donnerait , d'apres no- ire Evaluation dc la molecule du fiuorium 1,821 pour la densite* du gaz acide fluo-borique en prenant pour unite cclle du gaz oxigene; ou bicn un volume de gaz de bore, et trois de fiuorium , avec rcdoublcment de volume rela- tivemcnl au bore, ce qui donnerait a,o35 pour la densite du gaz acide , dans la meme unite. Mais cos compositions supposees a l'acide fluo-borique n'auraient aucune analogie avec la composition supposee a l'acide boriqiic meme , d apivs ce que nous savons par d'autres combinaisons , sur le rapport que 1c Jluorium , el l'oxigene aflectcnt cntr'eux Jans les composes correspondans. Nous avons vu en efl'et qu'il est probable que dans ces composes le nombrc de molecules de fiuorium , est en general double dc celui des molecules de l'oxigene , de meme que cela a lieu pour le chlore. En supposant done les experiences de M. Berzelius sur les borates a-pcu-pres exactes , il fatit (aire quclqu'au- tre supposition sur le nombre de molecules d'oxigene dans l'acide relalivement a celui dc l'oxigene des bases , et re- lativement au radical meme dc l'acide , d'ou resulte une evaluation diflcrentc de cclle de M. Berzelius pour la TiR LE CHEVALIER AVOCADRO ll3 molecule du bore, ct qui salisfassc a cettc condition , ct en mnne torus a la densite observce du gaz fluo-borique. Or jc Irouve qu'ou y parvient d'une maniere assez appro- elire en supposant que la quanlite d'oxigene de Pacide dans Ics borates est 3/, ou i '/, celui de la base , et qtfen mrinc tends Pacide borique est aussi forme d'unc molecule ct dcmie d'oxigene sur une de bore, ce qui aura lieu rc- lalivement aux l)ases qui contienncnt deux molecules d'oxi- gene pour unr- de radical, lorsqifil y aura 2 molecules de bore ou radical de Pacide pour une de radical de la base. En clfet dans ccs suppositions les 37,08.1 d'oxigene de la base, trouve par IM. Berzelius en supposeraienl % . 37.085, ou 55,6275 dans 100 d'acide borique; c'esl-a-dire que cclui-ci serait compose de 55,6275 d'oxigene , et 4 ^ , 3 7 2 5 de bore , et la molecule de Poxigene serait a celle du bore comme a/j. 55,6270 , ou 37,o85 a 44,3^25 ou comme 1 a 1,1965 , c'esl-a-dire que ce dernier nombre exprimerait la masse de la molecule, ou la densite du gaz de bore en prenant pour unite celle de Poxigene. Maintenant Pacide fluo-boricpie devrait etre compose , scion Panalogie indiqu^e de 3 molecules de fluorium pour une de bore , en suppo- sant le rcdoublement de volume ordinaire dans la forma- tion du gaz, on aurait done pour la densite du gaz acide fluo- b*. / 11 11* • r l,lo(i5 4- 3 1 i'.'f> orique, en prenant pour unite celle de 1 oxigene — — ■ = 2,286, nombre assez approchant de la densite 2,148 trouvee par experience, pour que la difference puissc etre attribute aux erreurs des analyses de M. Berzelius , et de Tom. xxvj. P I 1 4 Sl'R LES MASSES DES MOLECULES ETC. ]a determination de M. John Davy. Si confoi mcmcnt an systeme que nous avons suivi jusqu'ici , on prefcre la i'6- termination fondee sur la dcnsite du gaz aux resultats tires des proportions en poids, et qu'en consequence on regarde les expediences de John Davy commc exacles , on trouvc «-n suivant les memes hypotheses que ci-dessus 0,921 pour la densilc du gaz de bore , an lieu dc 1,1965, en prenaut pour unite cello du gaz oxigenc , et pour que l'analyse des borates saccordc exactement avec celte evaluation, il faut supposcr que la quanlite d'oxigene contenue dans une base qui est saturee par 100 d'acide borique est 41,322 au lieu de 37,o85 que M. Berzelius a trouve par ses expe- riences. D'apres cela l'acide borique serait compose en poids de 61,98 d'oxigene, et 38, 02 de bore, au lieu de 55,63 du premier, et 4 4 ?3 7 du second qui donnaicnt les expe- riences de M. Berzelius dans les memes hypotheses. La densite ainsi elablie du gaz dc bore 0,921 en pre- nant pour unite Toxigene donnc 14,7 en prenaut pour unite celle de l'hydrogene nouvellc evaluation. Elle est comme on voit voisine de celle du gaz de carbone , substance avcc laquelle le bore parait en efl'ct avoir dc Taualogie , mais un pen plus grande, el par la plus voisine de celle de Foxigene. 1/acide borique, d'apres la composition que nous lui avons suppose serait d'ailleurs analogue a l'acide phosphoreux, avec lequel il a cela de connnun , de se former pour une com- bustion lenlc du radical. On dirait que lc bore est au car- boue> ce que le phosphore est au soufre. r\n LF. CHEVALIER WOf; VIHIO I 1 5 cf. Du Potassium, et dc scs combiuaisons. La determination de la molecule de cette substance depend dc la supposition qu'on fait sur la composition de la potassc en nombre de molecules. J'ai allegiie dans mon dernier memoirc los rni- sons qui me porlaient a, croire que la potasse elait fornice d'une molecule seulemcnt d'oxigene sur une dc potassium , tandis que la soude , ct autres alcalis et lerres alcalincs enntiendraient en general deux molecules d'oxigene pour une de radical. Ces raisons qu'il me sera permis de rap- peller se reduisent sur tout aux deux observations suivan- tes : i.° he potassium ct le sodium ont tant de propricles communes , qu'on est porte l\ croire qu"ils different peu entrVux pour la masse de la molecule. Or si on admettait la meme composition en molecules pour ces deux alcalis , la quanlile d'oxigene elant beaucoup plus grande dans la soude que dans la potasse, il s'en suivrait , que la mole- cule du sodium serai t beaucoup plus petite que cclle du potassium , tandis qu'on a plutot quelques raisons dc croire qu'elle est un peu plus grande. 2.0 Le deutoxidc de sodium ne contient qn'une fois et demie l'oxigenc de la soude , tandis que le deutoxide de potassium en contient trois fois autant que la potasse , de sorte qu'en eonsiderant les deux dcutoxides comme analogues , le potassium doit prendre une molecule seulemcnt d'oxigene pour former la potasse, et le sodium doit en prendre deux pour former la soude. M. Humphry Davy a adopte la meme distinction, cntre la composition de ces deux alcalis comme on pcut voir 1 1 6 SDK LES MASSES DES MOLECULES ETC. dans scs elemens de chimie , et sans doutc par ccs memes considerations. Mais les autrcs chimistes n'y ont cu aucun egard; en general ils ont regards la composition de la potasse, ct de la soude comme analogues, et se sont settlement par- lages sur le nombre de molecules d oxigene a leur attri- buer en commun , les uns ayant clioisi i que nous atlri- buons M. Davy et moi a la potasse, et les autrcs 2. que nous avons atlribues a la soude. II en est resulte que jc me suis trouve d'accord avcc les premiers , a des fractions pres pour la molecule que j'ai attribute du potassium , mais non pour le sodium et les autrcs metaux des alcalis, et avec les seconds pour la molecule que j'ai atuibue au sodium , mais non pour le potassium. M. Berzelius est de ces dcrniers , en sorte que pour comparer son evaluation avec la mienne il faut nc prendre que la moitie de la masse qu'il attribue au potassium. Cellc a laquelle il s'arrile dans son dernier ouvrage est 9,7983 en prenant pour unite la molecule de l'oxigene ; et elle est fondec sur son analyse du muriate de potasse, 011 cldorure de potassium , d'apres laquelle la potasse conlient 16,9516 d'oxigene , et 83, 0484 de potassium. Bcduisant a la moitie on aura done 4^899 1 5 pour la molecule du potassium selon notre hypothtse, dans la meme unite: cc qui repond a 78,4 environ en prenant pour unite la molecule du gaz hydrogine, nouvelle evalua- tion. Ce resullat dilFere peu de celui que j'avais adopte d'apres les experiences anlerieures de M. Berzelius meme. 10. Du Sodium , el de ses combinaisons. En adoplant PAH I.F CHLVALIER AVOf.ADRO II7 Tliypotlicsc d'une molecule dc sodium, et deux d'oxigcnc dans la sonde par leg raisons que j'ai deja alleguees. J'avais fixe a 90 la molecule du sodium en prenant pour unite cclle • If l'liydrogenc, d'apres les analyses de la soudc qu'on avait lors de la publication de nie^ uicmoires. M. Berzelius qui suit par rapport a la sonde la mime hypotese que nous, la fixe, dans son dernier ouvragc, d'apres l'analyse du muriate d'argent a 5,8184, ce SUR LES MISSES DCS MOLECULES ETC. 274 environ en prenant pour unite ccllc du gaz hydrogenfe scion la nouvelle Evaluation. Ccs valours ont lieu en sui 1- posant , comnie je l'avais fait, et comme M. Bcrzelius 1c fait aussi , que la baryte conticnl deux molecules d'oxigene pour une de barium. Ceux qui n'y en admeltent qu'une doivent rcduire la molecule du barium a la moilic; mais Tanalogie avec la chaux me parait reudre plus probable notre supposition ; et la grosseur que nous attribuons a la molecule du barium 11 c doit pas parailre trop considerable, vu la grande pesee specilique de la baryte. 14. Du Strontium, et de scs combinaisons. D'apres 1'ana- lyse du carbonate de slronliane de Bcrard j'avais admis 201 pour la densile du gaz de strontium en prenant pour unite cede de l'hydrogene, dans la supposition que la stron- liaue contienne deux molecules d'oxigene pour une de ra- dical. M. Berzelius avait adople d'abord , dans la memo hypolhesc une molecule un peu plus grande ; mais dans son dernier ouvrage il la reduit , sans changer encore d'hy- polhese a 10,946, d'apres I'analyse du muriate de stron- tiane , ce qui fait environ 175 en prenant pour unite la molecule de l'hydrogene , nouvelle evaluation. La molecule du strontium scrait done notablement plus petite que celle du barium , ce qui est assez annonce par la difference de pesee specifique des composes 011 enlrent ces deux radicaux; el rien nc nous porle a admettre dans la slronliane une composition dilferente de celle de la baryte en molecules. \jnsi des six oxides alcalins dont nous venous de parler , PAR l.V. CHEVALIER \V0G\DR0 12 1 quatre servient a deux molecules d'oxigene, et ties deux au- tres , l'un n'aurait qu'une seule molecule d'oxigene ( la po- tasse ) , ct l'autrc en aurait quatre , ces exceptions etant suggerees par les differences ties-considerables de la quantile d'oxigene en poids , pour des oxides dont les radicaux pa- raissent d'aillcurs avoir bcaucoup d'aualogie entr'cux. 1 5. Du Silicium , et de ses combinaisons. Nous avons deja vu , en parlanl du Jluorium , que d'apres les expe- riences de John Davy sur l'acide siliceo-lluorique , 100 de silice conlicndraient 4Q»7 de silicium, et 5o,3 d'oxigene, et que d'apres cela la densite du gaz de silicium , en sup- posanl dans la silice deux molecules d'oxigene pour une de silicium , comme nous l'avions fait dans le calcul me- nu' des experiences de John Davy serait 1,976 en prenant pour unite celle de l'oxigene. Cela revient a environ 3 1,6 en prenant pour unite celle de l'hydrogene, nouvelle eva- luation. Ceux qui n'admetlent dans la silice, comme dans les autres terres et alcalis qu'une seule molecule d'oxigene devraient reduire ce nombre a moitie. Mais M. Berzelius a adopte ici une autre composition , savoir trois molecules d'oxigene, sur une de silicium; alors la molecule du sili- cium doit etre augmenlee dans la proportion de 2 a 3 , et portee ainsi a 2,9642 , et e'est la en effet le nombre auquel se fixe M. Berzelius dans son dernier ouvrage , 011 il admet comme nous 5o,3 d'oxigene dans 100 de silice. Ainsi il y aurait ici trois hypotheses dillerentes sur la com- position de la silice en molecules, qui donneraient une Tom. xxvi. Q 122 SOU LES MISSES DES MOLECULES ETC. molecule a-peu-pres egale a celle de l'oxigcne, ou double , on triple. La premiere liypothese ne parait avoir aucune probability vu la grande cohesion , et la densile consult— rable de la silice. La scconde que nous avons adoptee rend la molecule du siliciitm a-peu-pres egale a cclle du soufre, et la grande cohesion de la silice qui est alors analogue a l'acide suliurcux pent etre attribute dans cette liypothese a l.i grande affinite du silicium pour l'oxigcne qui par la i'orinenl avec lui unc combinaison tres-iutime. La troisieme hvpolla-sc qui est celle de M. Berzclius pourrait paraitre au premier aspect plus probable , en -ne considerant que la composition de la silice en poids , parce qu'elle donncrait unc molecule plus considerable au silicium, el M. Berzclius lappuie encore par Tanalogic qu'il trouve entre les silicates ou mincraux ou entre la silice , et les sulfates , a L'acide dcsquels la silice serait alors analogue par sa composition. Mais si on admeltait cette hypolhese , banalyse de l'acide silicco-lluorique par John Davy ne s'accorderait plus avec la composition de la silice en poids qui resulle des expe- riences direcles , et q.u'a adople M. Berzclius merne, landis qu'clle s'y accorde tres-prcciscmeiit dans l'hypolhese de a niolrcules d'oxigene sur une de silicium, ainsi qu'on a vu a Particle de Jliioriiaii , ou nous avons deduit celle com- position en poids des experiences memes de John Davy dans eclte hypolhese. En effet il faudrait alors admeltre que le silicium coutenu dans le gaz acide silicco-fluoriquc, et que nous nc pouvons pas d'apres l'analogie generalc des PAH lf, cnr.vvLiER Avoc.vnno 12.Z combinaisons binaires supposcr d'un volume rrioiudre que la inoilie dc celui du gaz acide , prit un volume de gaz frxigene 6gal a une fois el demi celui du gaz acide, ce qui donnerait 46^3^ environ doxigene sur 61,4 de silice, e'est- a-dire plus tpie les 3/( du poids de la silice , au lieu de la moilie environ de ce poids, que donnent les experiences direcles. 11 faudrait done alors rejelter entitlement ces ex- periences de J0I111 Davy , qui s'accordent dailleurs aussi assez blen avec les analyses des lluures quant a la deter- mination de la molecule du Jluorium , et regardcr ces ac- cords, donl I un est si precis, coinme puremeut accidentels, ce qui na aucunc probability. D'autre cole la pelitesse de la molecule du silicium qui requite dc l'hypotbese que nous avons adoptee n'a ricn de repugnant avec la grande cohesion dc la silice , ct par la piobablemcnt du silicium , apres l'exemple du carbone , qui est trcs-fixe , quoique sa molecule soit beaucoup plus petite. II est vrai que la combinaison du carbone avec l'oxi- gene devient gazeuse; mais si cela n'a pas lieu aussi pour lc silicium , on peut l'attiibuer , comme je Tai deja dit , a la grande aflinite de ce radical pour Foxigene, qui rend tiL'S-inlimc sa combinaison avec ltd , et le silicium nous prescnle aussi d'ailleurs une combinaison gazeuse avec le Jluorium. Quant a 1'analbgie des silicates avec les sulfates , elle nc consiste reellemeut , qu'en ce que plusieurs des substances pierreuses que M. Berzclius designe par ce nom, presenter* 12/, SUR LES MASSES DES MOLECl'I.ES ETC. la silicc avcc trois fois aulaut d'oxigene que la base, ce qui a lieu en general clans les sulfate! neulres, el n'a pas lieu ordinairenoent dans les sels dont facide est a a molecules d'oxigene. Mais j'observcrai qu'il y a aussi , scion M. Berzelius nienie de silicates qui ne contiennent dans la silicc que le double de foxigene de la base, et d'autres qui n'cn contiennent qu'une quantite egale , comme on peut voir dans la table des combinaisons a la fin de 1'ouvrage de M. Berzelius , ce qui n'a pas lieu en general dans les sulfates , et ne saurait avoir lieu pour des sels dont l'acide est a trois molecules d'oxigene , et la base a deux mole- cules , que dans le cas ou il y aurait i '/2 molecules de radical de la base , pour une de radical de l'acide , dans la seconde de ces sels , et i '/3 molecules de radical de l'acide pour une de radical de la base , dans les premiers ; et la progression indiquce nous porte naturellement a con- siderer les silicates a oxigene triple de celui de leur base comme une combinaison plus elevee , renfermant trois mo- lecules de silicium pour une de radical de la base , et qui fait suite a celles ou ce radical en prcnd une molecule , et deux molecules du radical de la silice , l'un et l'autre radical etanl suppose uni pour chacune de ses molecules avec deux molecules d'oxigene. M. Berzelius dit que les silicates a oxigene triple de celui de la base- paraissent etre neulres comme les sulfates auxquels il les compare, ce qui ajouterait quclque chose a l'analogie dont il s'appuic ; mais il observe lui-menie qu'il est difhcile de juger de fetal de PAH LF. CHEVALIER AV0C4DR0 1 2 :j neutrality dc ccs sortes de combinnisons , cl d'aillcurs la neutrality d'apres les principes que j'ai exposes ailleurs n'est pas necessaircmcnl liee avee une composition coirespondantc en molecules pour des substances diilercntcs. Je crois done que l'hypothcse que j'ai suivi dans mon dernier memoirc est encore la plus probable dans l'etat actucl de nos connaissances , savoir que la silice est com- posed d'une molecule de silicium , et deux d'oxigene , ets que d'apres cela en partant de l'analyse de la silice telle que M. Burzclius l'adople , et qui resulle aussi des expe- riences de M. John Davy sur l'acide siliceo-fluorique, la molecule du silicium n'est que 1,9761 en prcnant pour unite cellc de l'oxigene , ou a peu pn's double de celle-ci au lieu den etre triple comme M. Berzelius le suppose. D'apres cela le soufre , le phosphore et le silicium au- raient a-peu-prcs la mtme masse de molecule , en difl'e- rant beaucoup d'ailleurs par leur degre d'oxigenicite , e6 par consequent d'aflinite pour l'oxigene. 16. De l1 Aluminium et de ses combiuaisous. J'avais fixe la molecule de ccttc substance a 34,28 en prenant pour unite la deusite du gaz hydrogene , d'apres l'analyse du sulfate d'alumine de M. Berzelius , et dans la supposition que cette terre contienne deux molecules d'oxigene pour une de radical. M. Berzelius ayaut admis trois molecules d'oxigene dans la silice , est conduit par l'analogie a en faire autant pour l'aluminc , el dans celte hypothese il se Oxe dans son dernier ouvragc pour la molecule ft aluminium 120 BUR LES MASSES DES MOLECULES ETC. a 3,42833 ca prenant pour unite la molecule de Foxigene , d'apres son dernier resultat sur Fanalysc du sulfate d'alu- niine. Mais n'ayant admis dans la silice que deux mole- cules d'oxigene , nous devous nous en lenir aussi a celle supposition pour l'alumine , el diminuer par consequent du tiers la molecule adoptee par Bcrzclius pour le silicium , pour la reduire a cette hvpothese j par la cette molecule devicnt 2,28222 en prcuaut pour unite celle dc Foxigene, ce qui repond a 36,2 en prenant pour unite cellc de Fhy- drogene, nouvelle evaluation; resultat fort-pea different de celui que j'avais deja adople. Ainsi la molecule de V alu- minium se trouve un pen plus considerable que celle du silicium , comme la pesec specifique des deux terres , et des pierres 011 elles entrant en quanlile considerable pou- vait deja le faire p res inner. Ceux qui n'admcttcnt qu'une molecule d'oxigene dans toutes les terres sont obliges de reduire la molecule de 1 aluminium a la moitie de celle que nous venous de lui attribuer , ce qui ne parait avoir aucune probability , vu la graude densite des pierres alu- mineuses. 17. Du Mcrcure , et de ses cqmbinaisons. J'avais fixe dans mou dernier metnoire la molecule du mercure a 370 en prenant pour unite celle de Fbydrogene, d'apres Fana- lyse des clilorures de mercure de Fourcroy, en supposant que le protochloruie oil calomel est formt5 dun volume de gaz de mercure, et deux de chlore, et le sublime corrosif ou deutochlorurc d'uu de gaz de mercure, et quatre de chlore. I>AR LE CI1EVAMER AVOCADRO I2~ Mais j'avais deja remarque que les analyses des memes clilorurcs par M. Davy , dans les memes suppositions don- naient des nombres un pcu plus grands , savoir 408 par le calomel , et 3o,2 pour lc sublime corrosif. Dopuis lots plusieurs chimistes sc sont occupes de lanalyse cxaclc des clilorurcs , des oxides, et des sulfures de mercure , et on en pourrait tirer autant devaluation de la molecule du mcrcurc , qui dillereraicnt fort-pcu entr'clles , et de celle que j'avais adopte. Je ne rapporterai que le dernier resultat de M. Bcrzelius. II fixe dans Fouvrage deja cite plusieurs fois , la molecule du mercure a 25,3 16, en prenant pour unite celle de l'oxigene , d'apres des experiences failes par .M. Sefstroem dans son laboratoire , et qui n'ont pas encore ('•lr publiees , sur l'oxide rouge de mercure. Cela repond a /|o5 environ en prenant pour unite la molecule de Thy- drogene , nouvelle evaluation. On suppose dans cette eva- luation qui s'accorde , comme on voit , assez bien avee celle que nous avions lire" des clilorurcs, une molecule d"oxigene dans le protoxide de mercure , qui fait la base de plusieurs sels , et deux molecules dans le deutoxide , 011 oxide rouge , en sorte que dans chacun des deux clilo- rurcs il y a le double de molecules de chlore , que de lniik-culcs d'oxigene dans l'oxide correspondant , ce qui est conforme a Tobservation generale que nous avons fait plus liaut sur la relation qui existe entre le clilore et l'oxigene a eel egard. Quant aux raisons de croire que telle est en effet la composition des deux clilorurcs , et des deux oxides, 128 SDR LES MISSES DES MOLECULES ETC. en molecules , je les ai alleguccs dans mon dernier me'moire, et l'livpothese iudiquee me semble toujours la plus pro- bable (i). , J'ajouterai seulement que lc cinabre est analogue a l'oxi- de rouge dc mercure ; car il conlient selon les memcs hy- potheses , d'apres sa composition en poids deux molecules de soufre sur une tie mercure. (i) Les experiences de MM. Petit et Dulong par lesquelles ils ont trouve que la chaleur specifique de plusicurs substances , surlout melalliqiies niulti- j>liee par le poids de leur a tome douue mi produit constant , el dont j'ai dit un mot dans la premiere partie de ce memoiie Icndcraienl a faire croire, que la molecule du mercure n'est que la nioilie de celle que nous vennns de lui altribuer , et que par consequent les nombres de molecules de chlore, el d'oxigene dans les deux chlorurcs, et dans les deux oxides ne sont anssi que la nioilie de ceux que nous y supposons respectivement. En effct la chaleur >pecifique du mercure etant comme on sail a-peu-pres 0,029 en prenant pour unite celle de l'eau , si Ton mulliplie ce nombre pour 12,658 moilie de 25,3 1 6 , on obtient 0,367 nombre a-peu-pres egal aux autres que MM. Pelit et Dulong ont trouve d'uue mauiere semblable pour les autres substances , et tn parliculier pour le soufre , en prenant pour la molecule du soufre 2,011 en parties de celle de l'oxigene , savoir a-peu-pres celle que nous lui allri- buons. Mais je presume que la regie n'a lieu approximativement que pour la plupart des inetaux , pour lesquels en effet le rapport entre les molecules qui resulte de celle consideration se trouve en general conforme a celui donne par les considerations chimiques , et que nous etablirons dans les articles saivans , et cela peut ctre parce que la molecule de ces corps a Petal de gaz est la meme qu'a 1'etat solide oil liquide , 011 a le meme rapport arec cclle-ci. l')l pour ri-Uiblir lc rapport avec le soufre il suflit de supposcr que le soufre .1 Petal solide double sa molecule relativrmcnt a celle qui aurait lieu a l'elat dc gaz eonformenicnt a I'acide que j'ai deja suppose a eel egard en general a lendroil cite. II serait a desirer au rcstc qu"on delcrminal dircctement la densitc de la \apeur du mercure , el dc celle du soufre , et du pho^phore. MR LF. CIIEVALJER AVOCtDRO I2t) 18. De FArgent ct de ses comhinaisons. Solon les dcr- nii'res experiences dc Berzelius ioo parlies d'argent pren- nent 7,3986 d'oxigenc en poids pour former son oxide ; d'oii M. Berzelius conclut que la molecule de cc metal est 3.-j,oZ2i en prenant pour unite la molecule de l'oxigenc, dans la supposition que cet oxide conlicnnc deux molecu- les d'oxigenc pour une de metal. Mais par la la molecule de l'argcnt scrait un peu plus considerable que cellc que nous avons trouve pour le mercurc , lequel a cependant une densile notablcmeut plus grande ; or cela parait d'au- tanl moins probable, que le mercure est moins oxigeuiquc que l'argcnt , ct que je crois observer qu'en general a mo- lecules egalcs les substances les plus oxigeniques sont les plus denses (i). D'aprcs cela je suis porte a croire , que dans l'oxide d'argent dont il s'agit il n'y a qu'une mole- cule d'oxigenc pour une d'argent , ce qui est l'hypolhese que j'avais adopte dans mon dernier memoire, et qu'en consequence la molecule de l'argcnt doit elre reduite a la moilie de la valcur que M. Berzelius lui assignc , savoir a (1) .Tr dois rippeler ici ejn>* cc mot que j'ai propose dans un mc'/noire sur liuiililr el Viilciilinilr qui a He pablie clans lc journal tie physique dc Dela- metherie, sif;nifie aptitude a jouor le role d'acide, 011 comme 9*exprime M. Berzelius, de substance eleclrb-n^galife dans les combiuaisons, en sorte qu un corps est ilit d'.iulant plus oxlginique qo'il jane* ce role par rapport a ua plus grand nombre d'autres corps , ct d'auiant mains oxigrnique qu'il a au- dessm de soi a cet egard un plus grand nombre de corps , par rapport au\- quels il jouc le role de base , ou dc substauce electro-positive. Tom. xxvi. R ii'iO SLR tES MISSES DES MOLECULES ETC. i '.)."• i 60.") on prenant pour unite la molecule de l'oxigenc, rr qui if'pmul a 216 en nombrc rond , en prcnant pour unite la molecule dc lhydtogene, nouvellc evaluation. Dans mon dernier memoire je m'etais fixe a 206, 36 en prenant pour unite la molecule de l'hydrogenc alors admise , ce qui s'eloigne peu de cc nombrc. Le chlorure d'argent se trouve etre dans cetlc hypothese forme d'une molecule d'argent, et deux de chlore , cc qui est encore conforme a l'obser- vation generate rappelee a propos du mercure. M. Taraday croit avoir observe un oxide d'argent infericur qui ne con- ticnt que la moitie de I'oxigCne dc l'oxidc ordinaire •, en ce cas cet oxide ne devra , dans noire hypothese conteuir qifuue demi-molecule d'oxigene pour une d'argent. (1). 19. De l'Or et de ses combinaisons. D'apres. des analy- ses des oxides d'or de M. Berzelius j'avais adopte 374 pom- la molecule de ce metal en prenant pour unite celle de l'hydrogrne. Dans son dernier ouvrage M. Berzelius la fixe (1) Le* experiences de Dulong et Petit soul ici favorablcs a noire evalua- tion o3 est le double a tres-peu-pres de 6,75 que ces auteurs ont du prendre pour la molecule de l'argent pour oblenir 1'egalite du produit de la clialeur specifique pour la molecule , avec reus donncs par les aulrcs mclaux , de meme que la molecule du mercure est aussi double de celle qui salisfait a cette egalile , comnic on a vu dans la note precedente. Selon revaluation de M. Berzelius la molecule deviendrail pour l'argent quadruple de celle indiquee par la relation avec le soufre , et double de celle indiquee par la relation avec le mercure , par rapport auquel rette relation doit probablement se verifier , s'agissant de deux mclaux. IHR LE CHEVALIER AV0CADR0 1 3 I a 2 t.86 d'apres les experiences dc reduction de l'or par lc mercure dans le muriate d'or ; cela fait 3q8 en prenant pour unite la nouvelle molecule de 1'hydrogene , cc qui differe assez pcu du uoinbrc indique. Ainsi la inolecule de l'or serait un pcu plus petite que celle du mercure , ct sa density plus grandc doit etre attribute a son oxigenicitc plus considerable , conformement a la remarque que j'ai fait a ptopos de l'argent (i). D'apres la supposition sur laquelle est fonde uotre calcul, et celui dc M. Berzelius, l'oxide d'or qui fait la base des scls ordinaires d'or, et qui est brun- Doiratre , conlient trois molecules d'oxigene pour une d'or; il y en a un autre qui n'en contient qu'une , ct on doit en supposer un intermediaire qui en conlient deux. (i) D'apres les experiences de M. Oberkainpf sur les oxides d'or , dont je ne parlais pas iii parce que je regardais les derniers resultats de M. Berzelius comme plus exacts, la molecule de l'or, selon les rnemes hypotheses sur la composition de ees oxides eu molecules , aurail etc nn peu plus considerable. Depuis la redaction de cet article 31. Pellelier a public dans les annates de rliiinie et de phvMque ( septembre et octobre 1820 ) un memoire sur les coni- binaisons de l'or, ou il lire de la composition dun iodure dor qui doit etre analogue ad protoxide, une cb termination de la molecule dor, el par la de la composition en poids dans les oxides niemcs , qui approche beaueoup dc celle de M. Oberkampf, ct qui pa rait meriter beaacoup de con&ance. Scion cc He determination la mole rule de l'or serait 29,93 ,111 lieu de 24,86, ct l'oxide ordinaire d'or qn'on suppose a trois molecules doit contenir 10, o3 d'oxigene pour mo de metal ati lieu de 12,077 qua trouve M. Berzelius- M. Oberkampf avail trove 10,01. La molecule indiquce d'apres M. Pelleti r nvient .1 If-jr) en nomine rond en prenant pour unite celle de Phj'drogcne y et elle serait la plus considerable de celles qui out ele dclerminees jusqu ici. l32 SIR LLS MASSES DES MOLECULES ETC. 20 Du Platine el de scs combinaisons. Lc platine a se- lon M. Berzelius deux degres d'oxidation ou lcs proportions de l'oxieene sont .entr'ellcs comrne i a 2 : il est naturcl de supposer que le premier qui contient, selon lcs dernicres experiences de M. Berzelius 8,2289 d'oxigcue pour 100 de metal est analogue a l'oxide intcrm&liaire d'or , qui en coutient 8,04 5 , el que nous avons regards avee 31. Ber- zelius connne compose de deux molecules d'oxigenc et une de metal. D'apres cela la molecule du platine se trouve etre 2^,3o452 en prenant pour unite celle de l'oxigcue , ce qui donne 389 en nombre roud en prenant pour unite la molecule de Thydrogeue , nouvclle evaluation. M. Bcr- zeiius n'ayant aucun egard a l'analogie du platine avec Tor, suppose que le premier oxide du platine contienl une seule molecule d'oxigenc, et le second deux molecules , et adople en consequence pour la molecule du platine le nombre 12,15226, qui n'est que la moitie de celui que nous ve- nous dindiquer ; par la la molecule du platine ne serait pas meme la moitie de celle de Tor qui est notablement inlerieur au platine en densite , ce qui n'a aucune proba- bility. Dans notre liypolhese la molecule du platine serait encore un peu plus petite que celle de Tor , quoique sa densite soit plus grande ; cela paraitrait indiquer que le platine est plus oxigenique que Tor , selon la remarque que j'ai faile sur quclques uns des metaux precedens. IV! Ber- zelius observe qu'Edmond Davy a cm trouver un nouveaii degre d'oxidation du platine ou il entre une fois et demic PAR LE CHEVALIER AV0CADR0 Ijj antnnt d'oxigene que clans l'oxidtile , et il dit (juc si cetle observation se coulirmc , ratome de platine pose raoitic moius , c'csl-a-dire moilie de I2,i523 ; je ciois qu'il a voulu dire que cola porterait a conclure que l'oxidule contient deja deux molecules d'oxigene , en sorle que loxide d'Edniond Davy en conlicmic 3 ; mais alors il est clair quil faut au contra ire doublcr la molecule admisc par M. Berzelius , en sorte que cetle observation d'Edmoad Davy est con forme a lhypolhese que nous avons adoptee- Ce nouvel oxide repondrait ainsi a Toxide ordinaire dor , qui contient aussi trois molecules d'oxigene, tandis que le premier oxide de platine est analogue , comme nous l'avons dit a l'oxide intermediaire d'or ; le premier oxide d'or n'aurait point d'analogue parmi les oxides connus de pla- tine , comme le dernier oxide de platine qui selon notre hypothese contient quatre molecules d'oxigene , n'a point d'analogue parmi ceux de Tor (i). 21. Du Plomb , el de ses combinaisons. Dans mon der- nier memoire prenaut pour base l'analyse de I'oxide jaune (i) Encore ici la consideration Je la chalenr spe'eifiqae se!ot> la remarque de MM. Dulony el IVlil sient a I'appoi tie uolre evaluation , et est contraire a celle dc M. Berzelius, par cotnparauon a»ec les autres oietaux , stir lesquels M. Berxelius est d'accord avec nous ; on effet ces autcuis out uuleiiu I'cgalite approchee du produit du poids dc ratome par la chaleur specifiqtie en sup- posant la molecule du platine 11,91, nomine qui est a-|>eii-|iies la moilie de celui cpie uuui adnicltons, dc uiciac epic cola a lieu pour lc mercure , ct uuur l'or. I .'] f SIR LES MASSES DES MOLECULES ETC. par >I. Berzelius, d'apres laquelle 100 dc plomb prenaicnt 7,7 d'oxigene , ct supposaul cct oxide compose de 2. mo- lecules d'oxigene sue uhc de metal, couime la serie des a litres oxides etablis par JM. Berzelius porte a le croire, j'avais fixe a 3qi '/., la molecule du plomb en prenant pour unite celle dc l'hydrogeue. M. Berzelius etanl rcvenu sur lanalyse de l'oxide du plomb dans ses nouvclles recher- ches sur les pEoportions cbimiques ( annales dc chiinie et de physique juin 1817 ) Irouva que la quantite d'oxigene dans cct oxide est uu peu plus grande qu'il ne l'avait ad- mis , et dans son dernier ouvrage , d'apres une moyenne entre les rcsullats des analyses ilcs diflerens sels de plomb, il fixe a 7,725 au lieu de 7,7 la quantite d'oxigene cjue prenncnt 100 de plomb. II en conclut , en suivant loujours l'liypolhese iudiquee pour la molecule du plomb 2^,89 en prenant pour unite celle de Toxigenic , ce qui repond a 414 en nombrc roud , en prenant pour unite la molecule de l'hydrogene , nouvclle evaluation, et e'est la lc resultat auquel on peut s'en tenir a-present comme le plus appro- chant du vrai dans l'hypoihesc indiquec sur la constitution dc l'oxide jaune. Ainsi la molecule du plomb se trouve lant soit-peu plus grande que celle du mercure , et si la pesec spikifique du mercure est plus grande que celle du plomb , il faut I'attribuer a sa plus grande oxigrnicile , sc- ion la remarque que j'ai deja fait plusieurs fois. On peut remarquer ici que le sulfure de plomb d'apres sa composition en poids est analogue a l'oxide jaunc , PAR LF. CHEVALIER AVOCW)RO l35 c'cst-a-dire conlieut deux molecules de soufre sur une de ploml). 22. Du Fer et de ses combinaisons. En supposant que l'oxide du fer au minimum conliennc deux molecules d'oxi- gene , ct celui au maximum trois molecules , et en par- lant de 1 analyse du premier par M. Gay-Lussac , d'apres lacpjcllc ioo de fer prendraient 28,3 d'oxigene pour la for- mer , j'avais adople pour la masse de la molecule du fer 106 '/, en prenant pour unite* cclle de l'hydrogene, ce qui ferait 7,066 en prenant pour unite celle de l'oxigene , d'apres revaluation de la densile du gaz hydrogene que je suivais alors. 31. Berzelius a aussi analyse a plusicurs repri- ses les oxides de fer , et dans son dernier ouvrage il ad- met que ioo de fer prennent 4 4,2,2. d'oxigene pour former l'oxide rouge, ce qui fait 29,48 pour l'oxide au minimum; et d'apres cela il assignc 6, 7 84 3 a la molecule du fer en prenant pour unite celle de l'oxigene ce qui repond a 108, 5 environ en prenant pour unite la molecule dc l'hydrogene, nouvellc evaluation ; et on peut adopter ce resultat comme le plus exact dans l'etat acluel de nos connaissances. Mais 31. Gay-Lussac a prouvc en outre , que l'oxide de fer noir qu'on obtient par la combustion du fer n"est pas celui au minimum , et qui fait la base des sels de fer, mais un oxide iulermcdiaire entre l'oxide an minimum , et l'oxide au maximum, et 31. Berzelius admet maiutenant aussi l'exi- stence de cet oxide. J'avais ilej'i lemarque dans mon dernier memoirc , que la quantite d'oxigene que 31. Gay-Lussac ■ 36 SUR I.ES MASSES DES MOLECULES FTC. y avail trouve , r£pondait a '/j de plus d'oxigene que dans le protoxide , e'est-a-dire que scion notre supposition sur le protoxide, cct oxide intermediaire contiendrait 2 2/3 do molecules d'oxigene pour unc de fcr . et e'est aussi ce que !\1. Berzclius a coulirmc par scs experiences. Mais comment concilier cclle composition avec la simplicity ties proportions definies ? J avais propose a cct egard unc hypolhesc dans mon dernier memoire qui consistait ;i considerer cct oxide comme unc combinaison d'oxigene avec l'oxidc au mini- mum dcjii forme j ma is M. Berzclius en a propose unc autre qui me pa rait encore plus nalurcllc, et analogue a nos idecs generates sur les combinaisons fraclionnaires , expliquees dans la premiere partie de ce memoire , savoir que ce soit une combinaison de I'oxide rouge avec l'oxidc au minimum dans la proportion de deux molecules de fer au premier etat avec une au second etat; en eflet on a alors la pro- portion de 3 molecules de fer et 6 -|- 2 , ou 8 molecules d'oxigene , et par la de 3 a 8 ou 1 a 2 y3, de ineme que nous avons vu qu'une combinaison a demi volumes pcut etre expliquce par la reunion de deux composes a dose multiple , molecule a molecule. En general soit in le nombre de molecules que prend unc molecule d'un corps dans une de ses combinaisons multiples avec une autre , et m -\- 1 le nombre qu'elle en prend dans la combinaison multiple immediatcment suivante avec ce memc corps. Si Ion veut en former une combi- naison qui conlienne m -\- - molecules du second corps pour PUl LE CHETALIER ANOCADRO I07 unc du premier, il faudra prendre q — p molecules dim compose des memes clemens dans la proportion de 1 ;i in , et [> molecules d'un compose dans la proportion de i a in -f- i , et reunir ces deux composes en un seid. Car alors on aura pour le nouibrc de molecules du premier corps q — p -}- p ou q , el pour le nombre de molecules du second corps (q — p ) in -j- l ) p cpii sc reduit a q in -\- p , et ainsi le rap- port sera celui de precis de M. Vrfwcdson 28,io5 ; 42,16, et 56^2 1 d'oxigene pour 100 dc metal dans ces trois oxides, et a^signe en consequence a la molecule de manganese 7,1 1 5 - 5 en prcnant pour unite celle de I'oxigcne , ce njiii repond a 11/, en prcnant pour unite la nouvclle molecule de rhydrogene. Ainsi la molecule du manganese se trouve peu diflerente dc celle du fer , dont il se rapproche par beau- coup de proprietes. Au restc les. trois oxides dont nous Tenons dc parler nc sont point analogues par leur compo- sition , d'apres ce que nous avons dit , aux trois oxides de fer ; ce sont le premier et le second de ces oxides du man- ganese qui sont. analogues a ceux extremes du fer; mais dernierement M. ArfWedson a trouve un oxide de manga- nese intei nu'diairc entre ces deux la , et tout-a-fait analo- gue a 1'oxidc iutcrmediaire du fer; il conlient 3y,47 d'oxi- gene pour 100 de metal, e'est-a-dire le tiers do plus que le premier oxide. Ainsi les oxides de fer ont tons leurs ana- logues dans les oxides du manganese; mais celui-ci a un oxi- dc de plus, ou conlcnanl plus d'oxigene que tous ceux du fer, savoir quatre molecules. J'ajouterai , sur les degres d'oxidation du manganese , i |2 SCR IT.S MASSES DCS MOLECULES ETC. quo d'apres le travail tie MM. Chovillot et Edwards sur lc canteleou mineral , ce corps serait un compose d'oxidc noir de manganese , d'oxigene , et de potasse , dans lequ.-l ces chimisles sont portes a regardcr l'oxigene comme fonuant avec 1 oxide uoir unc espece A'acide mangtmique , quo ncanmoius ils n'ont pu obtenir jusqu'ici dans un elat d'iso- lemcnt. lis promeltcnt de faire voir que l'oxigene y est en proportion determine , et par une de leurs experiences qu'ils rappoitent je trouve que cet acide devrait contcnir 6 mo- lecules d'oxigene pour une de metal ; niais il faudra attcn- dre des travaux ulterieurs , pour admctlre ce rcsullat avec certitude. 25. Du Tungsu'ne , et de scs combinaisons. Selon MM. Bucholz, et Berzclius l'acide Tungslique conlient 20 ou plus exactement 19,9 d'oxigene pour 100, et l'oxigene de l'acide est a l'oxigene de l'oxide de Tungslene comme 3 a 2. D'apres cela I'hypothese qui se presenterait la premiere serait de supposer que l'acide Tungslique contient tiois molecules d'oxigene , et l'oxide deux , pour une de metal , et e'est aussi I'hypothese que suit M. Berzelius dans son dernier ouvrage, ou il fixe la molecule du Tungslene a 12,07689 en prenant pour unite celle de L'oxigene , d'apres la ca- pacile de saturation de l'acide Tungslique, nombre peu dif- ferent de 12,4397 qu'on aurait , comme il le reniarquc en parl3nt des experiences directes sur la composition dc l'acide Tungslique. Mais dans ses memoires , et ouvrages precedens M. Berzelius avail admis pour cetlc molecule uue PAR LE CHl.VU.IF.rV A\()(;.\DRO I | < valctir double, en supposant par consequent 6 molecules d'oxigeoe dans l'acide Tungslique , et 4 dans l'bxide de Tungslique; et je crois cette liypolliesc preferable. Dans cette hypolhese la molecule du Tungstenc de\ient 24,15378 en preuant pour unite celle de roxigene , ou 386 en prenant pour unite celle de Thydrogene ,. nouvelle evaluation, en sorte que cette molecule serait peu diilcrente de celle de Tor, de I'argent, du mercure , el du plomb. En eQct on sait que le Tungstene mclallique a une grande densite, et comme il parail d'ailleurs peu oxigenique , cette grosseur de molecule n'a rien que de conforme aux analogies a cet egard (1). M. Berzelius observe que l'acide Tungslique, dans les sels qu'il forme , contient 6 fois , ou 3 fois l'oxigene de la base ; dans notre hvpothese , et pour les bases qui contiennent deux molecules d'oxigi'ne , les premiers de ces sels doivent etre considered comme formes par une mole- cule de base , et deux d'neide , ct les seconds par une mo- lecule de base , et une d'acide. 26. De TElain, et de ses combinaisous. Dans mon dernier (1) On poiirrait m'-amnoins embracer I'bypothese que suit M. Berzelius aeluillcmint , el qui aurait pcur elle l'analogic tie l'acide Tungslique ayec, l'acide sull'uiique, si on suppo*ail, ainsi que je le propose ci-apres pour 1 'medic, que re n'est que dans Petal solide que la molecule du Tungstene se double par la reunion de deux molecules en une seule ; mais on n"a pas let m.-iiics raisons particulit-res de croire a ce rcdoublement pour le Tungstene, qur pour ['arsenic , el l'analogie arcc les aulret uictaux resle ici dans sa force. I ', ', SLR EES MASSES DES MOLECULES ETC. nu'inoirc j'avais adiuis les trois oxides d'elain , alors dlablis par M. Berzelius, el dans lesquels los proportions de l'oxi- gene eLiunt 2, 3, el 4, et d'apres ccla j'avais suppose que he premier conlinl deux molecules , et le dernier 4 mo- lecules d'oxigcue pour line de metal , el d'apres la quanlild d'oxigene de re dernier oxide 27,2 pour 100 de melal j'en avais conclu 221,6 pour la molecule de Telain , en prenanl pour unite" ccllc de l'hydrogeoe. M. Gay-Lussac a rejette depuis l'oxidc iuternn'diaire de M. Berzelius , ct celui-ci parail y avoir renonccs lui-memc puisqu'il u'en parle pas dans son dernier ouvragc ; aiusi la progression des oxi- des nindiquc plus si c'esl 2 ct 4 , ou seulement 1 , el a molecules d'oxigene qu'il faut adinellre dans les deux oxi- des dont l'exislence est constatee. JNcanrnoins je crois tou- jours rbypolhese que j'avais adople , la plus probable d'apres les analogies avec les autres metaux ; c'esl aussi celle que suit M. Berzelius , ct d'apres clle , il a^signe dans son dernier ouvrage 14,705c) a la molecule de l'elaiu eu prenanl pour uuile celle de l'oxigeue , ce qui repond a i'3a en prenanl pour unite" celle de l'hydrogene , nouvelle evaluation. C'est eviron lc double de celle du fer pour un melal qui a a-peu-pres la densile de ce dernier ; Etta is il faut remarquer que l'etain est beaucoup plus moins oxi- genique que le fer, ce qui explique son peu de densite lelalivemcnt a la grosseur de sa molecule, d'apres la re- marque que nous avous deja eu plusieurs fois occasion de fuse. TtR LE CntVALIFR AVOG\DRO 1 4 5 M. Berzelius admit trois sulfures d'etain ou los propor- tions de soufre forment la progression 2, 3, ct 4, el qui repondent par leur composition aux lr«jis oxides d elain epic Berzelius admettail aulrcs fois. M. Gay-Lussac n'admet que les deux sulfures en tiers . analogues aux deux oxides don l ['existence est constalee. 27. J)u Zinc , et de scs combinaisons. Selon les expe- riences dc MM. Gay-Lussac ct Berzelius il u'y a quun scul oxide connu de ce metal , dans lcqucl 100 de metal pren- nent 24,8 d'oxigene, Cet oxide parait analogue a l'oxide majeur du cuivrc , dont il differe pcu dans la proportion en poids. En y supposaut, comme dans eclui-ci deux mo- lecules d'oxigene pour une de metal on trouve 8,0645 pour la molecule du zinc, en prenant pour unite cellc de loxi- geiie , et c'esl la revaluation que M. Berzelius admet dans son dernier ou\rage. Cela repond a 12.Q en nombre rond, en prenant pour unite la molecule de I'liydrogene , uou- vclle evaluation. Ainsi le zinc dans cette liypothcsc differe furt-pcu du euivre par la masse de sa molecule , et on peul allribuer sa densite un pcu tnoindrc a sa moiudre oxigcc- ni.ite , confonnement a la re marque deja faile plusieurs fois. Cependant il f.iul observer que cette difference de den- site entre le euivre, et le zinc est asscz peu considerable, tandis que la difference en oxigdnicite" paraitrait I'ttre beau- coup , si on en jugc par bur rapport cleclrique dans les experiences de contact. Kn outre la mas>e de la molecule du zinc ainsi delermiuce se trouve beaucoup plus petite Tom. xxw. T 1 \(i SCR LES MiSSES DES MOLECULES ETC. que colic que nous avons attribue a 1'etain , qui a a-pou- pros la mrme densite , et qui scion les monies experiences freraft supcrieur an zinc en oxigenicite , elant electro-nc- gatif par rapport a lui. On pourrait done etre tente de dou- l)!er cctte molecule du zinc ; mais cela obligerait de s n 1 1- poser qu'il y a dans 1'oxide de zinc qualre molecules d'oxU gone pour unc de metal , cc qui ne parait guere probable pour ud oxide , au-dessous duquel on n'en connait pas d'aetre pour ce metal. Je crois done qu'il faut s'en Imir a la premiere hypotlu-se dans l'ctat actuel de nos connais- sances , et il me parait probable d'apres cela que l'inton- site particuliere de la qualite electro-positive", que le zinc prcsente dans les experiences de contact depend de quel- quc circonstauce particuliere , et inconnue dans sa consli- ttition , et ne nous necessite pas dadmetlre dans le zinc line ausM faible oxigenicite , qu'elle paraitrail supposer , Cctte oxigenicite etant au contraire dans le zinc peut etre superieurc a ccllc de retain , et a-peu-pres egale a cclle du fer , metal avec lequel le zinc parait avoir beaucoup de rapport (i). Le sulfure de zinc est analogue par sa com- position a son oxide. (i) La consideration tiree de la remaique de MM. Dulong et Pelil ne se- rail pas non plus favorable a ce rcdoiililemenl de la mnlecu'e du 7.inc ; car la n'^le s'y reriGe , conime on pcut voir dans leur tableau en attrilmant an zinc la nioilie de la masse de la molecule <|iie nous lui arons attribue dans la premiere bypolhesc , de mcDie cjue cela a lieu pour tous les melaus pre- cedcos. PAR LE CnEVALIER AVOCiORO I 4 y 28. Du Molybdene , et de scs coiubinaisons. M. Berze- lius .ulmi 1 trois oxides de molibdine , qu'il appelle oxi- dant mol) bdicuin , acitluin mol) bdosum , ct acidian mo- /j/k/i'cu/ii, ou les proportious d'oxigene forment la progres- sion 1, 2, et 3, et qu'il suppose eu consequence contcnir 1, 2, et 3 molecules d'oxigene pour une de metal , ce qui parait assez probable. D'apres cela , dans son dernier ou- vrage il assigne au molybdene la molecule 5,968 en pre- nant pour unite celle de l'oxigene , en se fondant sur ce que l'acide molylxlique est compose de 5o, 12 d'oxigetic sur 100 de metal. Cela fait 95,5 en prenant pour unite la molecule de Ihydrogene , nouvelle evaluation. C'est un peu muins que la molecule du fer , comme la densile du molybdene parait aussi moindre que celle du fer ; et je n'aurais pas parle ici dc ce metal , donl je ne m'ctais pas occupe dans mon dernier memoire , et sur lequel je n'ai rieu a ajouter aux idees de M. Berzelius , sil n'etait pas un de ceux qui sont decidemment acidiliables , et qu'il est iulercs^anl de comparer sous ce rapport aux substances non metalliques qui font l'objet des premiers numeros dc eelte parlic de mon memoire. D'apres lhypolliesc indiquee l'acide nhilvlnlique est analogue par sa composition a lacido sull'urique. 29. De l'antimoine , et de scs coiubinaisons. Dans mon dernier memoire j'elais parti pour la determination de la molecule de ce metal des experiences de M. Berzelius, sue les oxides d'auUuioine , d'apres lesquelles ( abstraction fail* I jS SUn LF.S MASSES PES MOLF.CULES ETC. (.run premier oxkle qui paraissait dodteux , ct auquel M. Belzeiius para it avoir lui-moine fehonce" aujourd'frai ) I'oxi- g&ne fonnail la serie 2, 3, et \ , on sorle qu'il etait na- ttrrel tic supposer dans cos oxides 2. 3, et- 4 molecules d'oxigene pour unc molecule dc melal; et cotnnte Ic der- nier conlenail, scion ces experiences 27,2 , et les deux au- tres 18,6, el 27,9 d'oxigene pour 100 dc metal, j'en avais conclu que la molecule dc l'anlinioine elait environ 162, en prenant pour unite ccllc de Phyd'rdgene , se- lon revaluation de cette demiere alors geiioi alement ad- misc pnr rapport a Toxigene. Cela s'accordail aus^i a tres- peu-pres avec 1'analyse du sullure d'antimoir.c pnr lc mo- rn c Berzelius , d'apres laquelle il conlcniit 3y,25 de soufre sur 100 d'anlimoine ; cc sulfurc devait alors elre compose de 2 molecules de soufre sur une de metal. Dcpuis ce terns !\I. Thomson a donne ( annates de chimie ( fevrier 181 5 ) unc nouvelle analyse de sulfurc d'anlimoine faile , I'analyse du sulfure 73,-7 d'antimoine , d'oti il suit que cct oxide devait contenir 26,7 '( 5 d'oxigeuc pour 100 de mcTil , ce qui s'ajpprocbe de 27,9 trouve par M. Ber* 7,'dius pour son second oxide ci-dessus , el s'accorde aussi j.-pcu-pn's avec revaluation dc la molecule dc rantimoinc tiree de 1'analyse du sulfure , en supposant cct oxide for- nid dc 3 molecules d'o.xigene pour une de metal , evalua- tion qui ilonncrait 26,669 d'oxig£ne pour 100 de m;tal. Je remarquerai meme a cct cgard qu'on aurait pu deduire la composilion du sulfure, el de I'oxidc , et la determina- tion de I'a'ome de rantimoinc immediatement dc la quau- tile d"oxidc obtenu , sans aucun cgard au soufre rccueilli, ct arris er a tin res ul tat pen different de celui de M. Thom- son, en suivanl les hypotheses indiquees sur la composilion du sulfure , ct de l'oxide en molecules. II suffit pour cela de combiner deux equations : ear en appellant x la quau- tilc d'anlimoine conlcnue dans 100 de sulfure, ct m la quanlitc d'oxigtne que ccttc quantite d'anlimoine prendrait, en s'y joignapt molecule a molecule , et supposant la mo- lecule du sou ire pr£cisement doulile de ccllc de I'oxieene. coinnic le faisait Thomson , le poids de deux alomes de soul're a joindre i*. x d'aulhnoinc sera 4 m , el eclui de 3 l!>0 SIR LES MASSES DES MOEECULES ETC. atonies d'oxigene sera 3 in ; ainsi on aura par l'expericnce les deux equations x -f- 4 m = i oo ; x -f- 3 in = 93,5 En resolvant ces equations on trouve x = 7 4 , /« = 6,5 ; done le sulfure est compose de 74 d'antimniuc , et 4-6,5, ou 26 de sou (re sur 100 parties, et les 93,5 d'oxide sout composes de 74 d'anliruoinc , el 3 . 6,5 , ou 19,5 d'oxigene, ce qui repond a 26,35 1 d'oxigene pour 100 de metal; ct en (in on a pour l'atome d'antimoiue , en preuant pour unite celui de l'oxigene -^ = 11, 385, nombre peu diil'ercnt de celui de Thomson. Tout paraissait done jusqu'ici conforme aux determina- tions, et aux hypotheses de i\l. Berzelius , que j'avais suivi moi-meme sur les trois oxides, a la petite alteration pies des doses ahsolues , et par la de la molecule de Tantimoiue qui resulterait , comme on a vu , des experiences de M. Thomson. Mais vers le meme terns JVI. Berzelius apporta lui- meme une modification a ses idees sur les trois oxides dout j'ai parle , d'apres une nouvclle analyse du second, qu'il donna dans les annuls of phylosophy : au lieu de la pro- gression 2, 3, et 4 dans les doses d'oxigene il adopla celle- ci 3, 4 > 6> en sorle qu'en retenant les analyses des deux oxides extremes , qui conservent eiilr'eux la meme relation, la quantite d'oixgene contenue dans le second serait de 24, 8 au lieu de 27,9. D'apres cela M. Berzelius supposa que le premier oxide a deja trois molecules d'oxigene , le second 4 , et le Uoisieme 6 } el d'apres les quaulites absolues rvn it. cnrvALiF.R avogadro i 5 i d'oxigene dans cos Irois oxides il adnpta 1 6, i3 on plus exactement 16,129 l'°ur la molecule de lantimoine , en prenant pour unite le j SIR LES MASSES PES MOLECULES ETC. line molecule ct dcmie dc sbufre jour unc molecule de llll'l.ll. 3o. Dc ['Arsenic , cl de ses combinaisons. Dans raon der- nier rnmioire j'avais suppose , comme tons les cliimistes le croyaient alors , que l'oxigeae dc l'oxide d'arsenic elait ;"i celui dc l'acide arseniquc coinrae a a 3 , et d'apres cela que lc premier coutenail deux molecules , et le second 3 molecules d'oxigenc pour unc dc metal. En partaul ensuitc dc I'analysc du suifure d'arsenic par Laugier , 58 de metal et 42 de sou Pre , el supposanl ce sulfurc compose de deux molecules de sonde sur line de metal , j'avais oblenu 84 j)Our la molecule de I'arsenic en prcnant pour unite Ihy- drogene •, d'apres cela l'oxide d'arsenic devait contenir 35,7 d'oxigenc sur 100 de nietal , et l'acide arseniquc 4 7»9 > icsullals assez conforme a ce que les experiences dircctcs avaient appris. Ces evaluations s'accordaient atissi a tivs- pcu-pres avec les conclusions que M. Berzelius avait lire ties analyses dc I'arsenitc , ct de 1'arseniale dc plomb , en supposanl que l'oxide d'arsenic , ou acide arsenieux con- lint dans le premier trois fois autanl d'oxigenc que la base , et l'acide ar->cnicpie dans le second deux fois autant d "oxigene que la base Cependant cette composition d s ar- scniles ct des arscniales ne prcsentant point la relation que ftl. berzelius avait ctablie pour les acides qui conlicnncnl le nombrc dc molecules suppose , pouvait deja jcllcr quel- quc doulc sur la composition des acides memes aisenicux, et arseniquc. Eu diet M. Berzelius (haul revenu depuis sur MR LE CBCfALttR AVOCADUO l59 ec sujit ( annals of philosophy T. 3 ) cru trouver ses pre- mieres analyses des arscnitcs , et lies arseniates inexacles , et ayant fait dun autre cole une nouvclle analyse aussi de L'acide arseiieux, il Irouva que 100 parties d'arseuic y sont unies au moins avec /,3.6i6 d'oxigene an lieu d'environ 35 ; ce resultat s'est trouve a-peu-prcs d'accord- avee sa nouvclle analyse de I'arscnilc de plumb , en supposant que l'acide y contienne quatre fois l'oxig/ne de la base ; et a\cc la nouvclle analyse do 1'arscniate en y supposant dans l'aci- de trois fois aulant d'ostigene que dans la base , en rcte- nant d'aillcurs tou jours la relalion tie 2 a 3 entre Foxigcue de l'acide arsenieux , ct eclui de l'acide arscnique. A'u\?i d'aprcs ces resultals la composition des deux oxides ou aeides en molecules auntit pu reslcr la meme que nous aviuns admise ; revaluation seulement de la molecule de k'arsenic aurait etc eniureuiont di lb5 rente. Mais en oulrc IF. Berzeliu9 ayant ci u trouver u:i autre oxide d'arsenic infe- rieur a 1'oxide blar.c , et dont foxigeue serait a cdiii de ee dernier comme 3 a \ , fut conduit a suppose; que d;ms l'oxide blauc , ou acide arsenieux il y a deja \ molecules d'oxigene au lieu de 2 , et que par consequent il y on a 6 dans L'acide ar^enique ; el d'aprcs ces suppositions il lixe ahus la molecule de 1'arsenic a S,\ environ, eu pre riant pour unite cello dc Poxigeae. D'un autre cole M. Thomson ne croyant pas que ces nou- veaux travaux de M. Bcr/clius pusscnt renverser les re>ulials qtablis par les autrcs chimislcs ; et par Berzetius meme , I5q sin txs mvsses pes molecules etc. d'apres ses experiences asterieures , sur la quantite d'oxi- gene dans I'oxide d'arsenic , et dans L'acide arsenique , est revenu a I'analyse dicecte de cc dernier ( annates de chi- mie mars i 8 i 5 ) «t a tioim- que 100 d'arsenic prennent 52, \ d'oxigene, resultat pen different de ceu\ trouves par les au- tns chimislcs, et qui supposenl toujours la relation de 3 a a entre l'oxigene de cct aeide , et celui de l'oxide , et ad- meliant en consequence la meme composition que ci-dessus de l'acide, et de l'oxide en molecules, nous ram'-ne a-peu- pres a noire premiere evaluation de la molecule de l'arscnic. Mais M. Berzeliiis s'occupa lui-meme de nouvcau dcr- nierement de I'analyse directe des acides arsenicux et arse- nique, et il fut conduit a des resultats difl'eiens de tous ceux qui precedent, ainsi qu'il nous l'apprend dans ses nouveUes experiences sur les proportions chimu/ues ( anna- les de chimie et de physique juin 1817 ), et dans son dernier ouvrage. Ces resultats , tcls qu'il les rapporte dans cet ouvrage sont les suivans. La proportion d'oxigene dans l'acide arsenique est de 53,178 parlies d'oxigene pour 100 de metal , ce qui s'accorde a-peu-pres avec lc resultat de Thomson , et ceux des autres chimisles ; mais la quanlite d'oxigene dans l'acide arsenieux au lieu d'etre a ccllc-la dans le rapport de 2 a 3 comme on l'avait suppose jusqu'ici, est dans le rapport de 3 a 5 ainsi que cela a lieu dans les acides phosphoreux el phosphorique , selon les dcrniers travaux de M. Bcrzelius qui sont, comme on a vu, d'ac- cord avec ceux de M. Dulong ; el ainsi 100 de metal en nn i.r chevalier atoiudro u- prenncnl 3 1.907 d'oxigene pour former I'acide arsenieux, an lieu d'enviroo 33 que d'autres chimistes avaienl trouve' dans »ct acide. M. Berzelius a trouve aussi que les capa- eit^s dc sa I u ration d«s acides arsenieux, et arsenique etaient (1 accord avec cette relation de 3 a 5 dans lour oxigene. Knlin d'aprcs ses experiences I'orpimcnt oflre un degre de sulfuration de larsenic analogue au degre d'oxigenatiou de I'acide arsenieux , et dans le realgar la dose de soufre est & celle qui se trouve dans I'orpimcnt comme 2 a 3. D'apres ccs resullals M. Berzelius suppose que dans I'acide arseni- eux il y a 3 molecules , et dans I'acide arsenique 5 mo- lecules d'oxigene pour une de metal , et il fixe en conse- quence la molecule dc l'arsenic a 9,4077 en prenant pour unite celle de roxigene. Mais en admeltant ces resultats de M. Berzelius , comme etant le plus probablement conforme ;i l'elat des clioses , je pcuse que l'analogie avee I'acide ni- trique , et autrcs, nous porte nalurcllement a n'admcttrc qu'une molecule et demie d'oxigene dans I'acide arsenieux ou oxide arsenic , et 2 '/, molecules dans I'acide arsenique, comme nous l'avons fait pour les acides du phosphore, et en consequence a reduire a la moilie la molecule de l'ar- senic adoptee par M. Berzelius, ce qui donne pour eclte molecule /,,7o385 en prenant pour unite celle de l'oxigene, ou 75 environ en prenant pour unite celle de l'liydrogcne, nouvclle ('-valuation. ]>J. Berzelius nunic montre quelque doute sur le choix enlre ce sysleme , et celui qu il cmbrassc ; inais il se decide sur ce qu'on n'a, dit-il, aucun sujet dc I 5 S SUR LES MISSES DES MOLECULES ETC. croire qa'il exiate one composition de clout atonies d'ua ( !i iient avcc cinq atonies dim autre ( car cest a quoi rc- vient la propoiliu de i a 2. '/_,) aillrurs que dans les aci- des aiiomnux du phosphore, el de ("arsenic. Mais on a vii que I acide nitrique , et Paeicle chloriquc nous olIYaient dea exemplcs de cetle composition , el comment ces soi les dc Composes pouvaient 61 re ramenees a la llieorie des combi- naisons a doses multiples •, aiusi les acides de pbospliore et darsenic ne sont pas plus anomuix. que ceux que je viens de ciler , en y admellant une conqiosilion analogue. II est vrai que dun autre cole revaluation de la molecule de 1'arsenic qui resulle de noire hypotbese pent paiailie trop petile si on la compare avec cclle des autres me taut qui ont a-peu-pres la niniie densite , et le incnie clogr6 d'oxigenicite , et une molecule double , telle que Tadinet M. Berzelius , s'y accordcrait micux ; mais cclte considera- tion qui se rapporte a laisenic clans l'eL:i L solide ne pcut dc'lruirc la force cles analogies qui lixent la molecule dont il s"agit , telle qu'elle seiait probablcmenl dans 1'arsenic suppose gnzeux , ct il est possible qu"il se fasse une reu- nion de deux molecules en une dans lc passage de l'etat gazeux a I'dtat solide et liquide, selon I'iclee que j"ai avance a cet egard en general dans la premiere parlic. Peut-Tlio est ce qua cette pelilcsse de la molecule a l'etat gazeux, et a la giosseur quelle acquicrt par le rcdoublcmenl dans l'etat solide , qu"il faul altribuer ces qualilcs contigues, par ksquclles 1'arsenic parait tenir d'un cote; aux substances r.ui i.t cni.vu.ir.R avocidro |5« anilifiablrs non nn'lalliques , et de l'autrc aux substances iin'l;illi<|iics , ainsi qifon la reniaiquc dcpuis loiig-teins (1). 3 1. Resume* ile cette 2.c partie. En pfeoaot les differen- tcs substances que nous avons examine , par rapport a la masse de la molecule, on voit que les hypotheses auxquel- les nous nous etiODS arretes dans les memoires precedens sont encore pour la plupart , celle qui paraissent les plus probables dans l'ctat aclucl de nos connaissanccs, el cellcs (1) Lrs systemes analogues que M. Berzelitis a trouve, comme on Tien! de voir pour le pbosphore el larseuic, relalivcment a leurs degres d"oxigenalion se coil'oriiK'ul rautaellement , vii I'analogie qui puait avoir liu en!r<- ces d. observations dc M. Mitseherlieh , donl nous avons dil un mot en general dans la premier; partic sont encore en faveur de ce rapproche- ntent ; car elles prouvent que les formes cristallines des phosphates , et des arse nia les sont, si boo lout a- fait identiques, comme il le pretend , dn moinj tves-p u differenles, et asrarement analogues. Dun autre cole ce genre dob« sc: valions serait aussi favorable a la maniere de voir de M. Berzelius , qui m -pare des di ux aciHes pbosphori/—p) m = i)p 1JS 26 coutigucs i5q 3 Je la nile se conforment suppnuiez ce tilrc fonclions pesanleur specifique se pivsente origine M. Houllon a 1'idee que M. Faraday il—p)'"-*- ("«+•>)/> ambigiiet Se conunnent i63 CENNI D'ORTOPEDIA DEL CUIBinCO EWVIST1. Bartolommeo Borella. Apprnvali nelf Adunanza Jclli g gcnnajo 1820. D 'a piii di quindici anni applicato intcramente a quella parte delta chirurgia che vien delta Orlopedia , e chc e 1" arte di correggere i difetti , e lc deformita nelle ossa del corpo umano , ebbi dalle altente mie osservazioni una con- vincenle prova , che lutti i mezzi e gli apparecchi a tal uopo adoperati Gnora, e da me sperimenlali , o erano iuetti, o poco giovavano ad ottencrc il proposto intento. Nella maniera di curare fin qui praticala o fu inccrta la riuscita , o ili rado corrispose coinpiutamcnte alle moltiplici sperienze , e modi di opera re in quesla spezie d' imperfe- zioni. Dopo molle , e lunghe cure , e dopo moltiplici , e ripe- tute prove nell' adattare aliri piu possenti apparecchi sono gin n to finalmenlc a correggerli , a modificarli , e ad inven- tarae in gran parte de' nuovi , e massimamente per quei casi , che da molli aulori classici non furono bene ed esat- tamenle osscrvati , e descritti. I 6', CENSI d' ORTOTEDIA Fallo animoso delta buona riuscita de' miei nuovi appa- rccchi iu varie , c dillicili cure di bambini , e di giovani, nii reco ad onore, e a dovcre di prescntare la mia mac- china , ed i miei nuovi apparecclii all' imparziale giudizio dclla Rcalc Accademia dellc Scicnze , affinche quando ven- gano dalla medesima approvati , io sia in grado di farli di pubblica ragione , oiule tutti giovar se ne possano dopo aver conosciula la loro indubitata ulilila. L' ordine clic lerro nello esporre, e spicgarc codesti miei lavori sara il scgucnte. Comincierd nelle due prime tavole dal porrc sou' occhio quali sieno i difelti di cui mi sono piu spccialmeute oc- cupato nel curare; die sono cioe il pie lorto all' infuori, difclto di cui non rinvcnni finora presso verun autore una csalla descrizione , quindi parlero del piede eijii'mo o di cavallo ; esaminerd il pie torto leggier rue tite all' indentro , collo stinco della gamba , che viziosamente inclina nello stesso senso ; indi rarticolazionc femoro-tibiale viziala an- teriormente in un col piede torto leggiermente auinfuori; il raggrinzamento pennanenle de' muscoli (lessori della gam- ba j la gibbosita posleriore della spina dorsale ; c finalmente terminero col dar un ccnno delle dcviazioni latciali della spina slessa. DEL CniRTJEGO BAIUOI.OMMEO BORELLA. 1 65 ARTICOLO l.° Del pie tovlo alC iiulenlro. II piede lor to all' indcntro viene rappresentalo nclla tav. I. fig. I. La macchiua per correggere questa deformita ras- somiglia ail un colurno , avente tutta la supcrficic interna morbidamente imboltita , entro cui il piede viene ritcnuto fisso , ed immobile ( vedi tav. III. fig. I. ). Esso coturno e nntci iormenle allacciato alia foggia de' busli gia in uso presso le donne : la sua parte inferiore ossia base ( vedi tav. III. fig. VII. ) consiste in una soltil suola di acciajo, chc resta di\is;i in due porzioni anteriori ( lig. VII. a ) cioe , e po- steriore ( fig. VII. b ) , pressoche u^uali , ed unite tra di loro per via d' un perno ( fig. VII. c ) , pel quale la por- zione anteriore si puo rivolgere all' indcntro , o all' infuori. Queslo movimento vien graduato in ogni senso dall1 estre- inita posteripre della scmi-suola anteriore, che e semi-circo- lare , e dentata ( vedi lig. VII. e ) , ed in cui viene ad in- castrarsi una niolla elastica ( vedi fig. VII. f), situata e fissa nclla semi-suola postcriore. Nel silo della scmi-suola anteriore , che corrisponde al dilo grosso del piede si osserva una piastra mobile ( vedi tav. III. fig. VIII. ) , che serve d'appoggio o contrasto aU'avan- picde allorche c* Iralto all' infuori dall'azion della macchina. Nella paite posleriore del coturno havvi una molla d'ac- ciajo di ligura scmi-circolare (vedi tav. III. fig. I. Z», c fig. W.f), l66 CENKI D'ORTOPF.DI.V « aha mi jiollicc , rlic dall' osso navicolare fa il giro del cal- cagno . c va a termiaarsi al dissolto del malleolo estorno, col margine superiore obbliquamcntc tagliato dall' alto in basso per ricevere il detto muscolo , cd evitargli cosi ogui contusione. Questa molla semi-circolare e inferiornicntc (issa ad una colonnetta d" acciajo , ( vedi lav. III. fig. I. c ) die .10 denomino porta lamina semi-circtilare , la qual colon- nelta e sodamente unita alia semi-suola posteriore, dirimpettb alia tuberosity posteriore del calcagno ( vedi tav. III. fig. VII. g )'. La delta lamina semi-circolare deve essere piegata in niodo da modellare csallamculc la parte cbe deve ab- bracciare ; cioe. dal sito in cui si articola I'osso astragalo al navieolare , altorno a tulto il calcagno , sin solto il mal- leolo estcrno , per conseguenza il braccio interno di delta lamina semi-circolare dovra essere pii'i 1 lingo dell' csterno. Devest q n i consi'derare per essenziale quella prdminenza ( vedi tav. III. fig. IX. b ) clic si vede bingo la faccia in- terna del lalo interno delta lamina semi-circolare a poca cKstanza dal piano orizzontale della s-uola , in naodo die tra il detto piano, c la proniinenza sopra enunciata \inie la- sciata una specie di scannellatura , die da ricello al mar- gi tie inferiore , ed interno del calcagno spostato , lo ab- braccia , costringendolo , solto I'elaterio della maediina a rolarsi all' infuori sccondo die la lamina semi-circolare ri- ceve maggiore , o minor impressione dalla lamina perpeu- dicolare , come vefri nolato in appresso. Fid margiuc esterno della semi-suola posteriore , e CIIIRURCO MRTOf.OMJIEO BORELLA 167 precisamente dirimpetto al malleolo esterno ( vedi tav. III. fig. I. d ) vedesi sorgere mi segmento. d' acciajo ben lena- peratcr, il quale k piegato Delia sua meta circa ad angolo leggiermente oltuso all' esterno , chc si sco^ta dalla perpeu- dicolare , il quale rappresenta in ccrto modo un mpntante di stafla. Codesto segme'nto si pud dividere in due parti , in superiore od asceudente, ed inferiore od orizzontale. La porzione orizzontale ( vedi tav. III. lig. III. b ) e unita so- damente alia semi-suola posteriore, c la porzione asceudente. ( vedi tav. III. fig. III. a) e libera ; nclla meta circa della porzione ascendente >i osserva una fenditura a forma
  • i- zinne approssimantesi di piu alia naturate , allora non fara piu d' uopo di vcderlo die una , o due iiatc per setlimana ; e sei mesi d' assislenza bastano per curare qualunque tor- sione di questo genere , purche il ragazzo non abb* a ollrc- passato 1" ela d' anni qualtro , in cinque , ollre la qual eta si csige piu tempo ail ottencrne la cura. Qursta macchina , come allresi tulle le altrc clie ho in- ventato , e messo in uso per le diverse specie di piede torto , lia il vnntaggio di poler facilmente esserc inchiusa in una comune srarpetta , c cosi permeltere alio slorpiato di suliilo passeggiare senza che ne provi il menoino imba- razzo. DEL CUUUiK.O BIRTOLOM.MEO DORELLA I 7 1 ARTICOLO II." Del piedc torlo till iiifitori. La tavola IV. fig. I. dimostra qual sia la macc'iir.a di cui mi servo per eorreggerc il pie torlo all' esleruo. Quesla specie di torsioiie ( vedi tav. I. fig. II. ) clie ho poluto i 'iscontrare esseie scmprc consociala a paresi dei rauscoli addutlori , e dedultori del piede , consisle specialmente in una somma facilita alio scivolamento late rale dell'osso astra- galo nella cavita arlicolarc tibio-peronca , osservazione co- stante che non trovo finora falla da nessuno clie io mi sap- pia. Codesto caso esige , che ben diverso sia il macchiua- menlo da qtiello usato pel piede torto all' indentro. L' appareccbio da me immaginato per curare il piede lorto all' esleruo ligura pare un coUuno ( vedi tav. IV. fig. I. ) , aveiile per suola un' inliera lamiua d' acciajo ( veili fig. Hi. a ) , le di cui parti laterali posteriori corrispon- denti ai malleoli ( vedi fig. III. b b ) , si allargano a loggia di ali per rivolgcrsi all' insu , onde servire di uuioue sno- d.ila ( vedi fig. 1. e III. d ) a due (amine ( vedi fig. I. e II. e ) clie si alzano pcrpendicolari ai due malleoli sin sotlo i capi superior! arlicolari della tibia , ove niediantc due coreggie circolari (vedi fig. II. J'j f/j (' ) veugono alf ai to riuuite e ii>M'. Siccome 1' azione di questo appareccbio ad altro. -ion tende che a tenere a giusto perpendicolo su di se ste?.-o 173 CESNI D ORTOPF.DU 1' asse calcaneo-tibiale , Lasciando in perfelta Hberta il moio ili estensione , c di (lessione del piede: cosi lievpmeute si scorge andar errati colore, clic insegnano dovcrsi curare 11110- sto dilello cullo stesso macchiuadienlo destinalo a corrciisere DO il piede Unto all" indcntro. II modo
  • lii di seta ( vedi tav. V. lig I. c II. //)■, fissi uno per parte alle eslremila libere di ciascuna lamina spirale , die vanno ad unirsi a due allri noslri con ispondcnli ( vedi lav. V. Jig I. e II. g ) , i quali si altaccano alia parte anlcriorc, e lalerale della suola ( vedi lav. V. fig. III. h ). I 7 '( CENM II ' OBTOl'I'DU Lc anzidette Limine spirali possono preseatare maggidr o minor forza , in ragione che si vorranno caricar piu o mcuo di elatere. l!o divisato di coslrurre la suola in due pczzi distinli, alfin- che polesse girare in seini-rola/.ione ( vedi lav. V. fig. HI. d), quasi come nel caso di piede lorlo all' indenlro , e cio sol- tanlo per dimostrarc , chc ove tuai si risconlrasse Delia lor- zione etjuinea apche qualche lic\e tendenza dell' avaupiede a volgersi all' indentro , od all' iafuori , in ogai modo ci si potcsse conlemporaneamenle ovviare , altrimenli si far a uso della suola iuliera lal quale si vede delineata nella lavola IV. fig. III. Non cssendo mai , per la forza distendente dcllc Limine spirali , interrotta V azionc delta macchina sul tendine di achille , sia che l'ammalalo sieda , cammini , oppur giaccia, si ottiene percio il riconducimento del piede spostato al suo silo saturate, in forza dell' cslensione , ed allungimento del suddello tendine d'acliille, insensiljilmeule e seuza do- lore , o nolabile molestia slato rilasciato. L' applicazioae di codesta macchina .e la medesima che quella del piede toi to all' estcruo , tanlo per rapporto al column , rpianto alle lamine perpendicolari. In codesta macchinclla vi sono di pin gli olaslici spirali, chc sono li principali agenti per lletlcre il piede al punto d' unione a cerniera dell' osso aslragalo colla Libia , e pe- roneo; percio li detti elaslici saranno, media nle i loro na- si ri corrispondenti3afiibbiali alia suola con modeiazionc, come r;il. CHlIU'nCO BiRTOLOMttEO B0RELL4 l-j altresi 1c coreggie cbe ioao unite alia colonnelta baessa po- steriormentc al oalcagBo ( vedi lav. V. fig. I. e II. It J c fig. III. g ), le (|ii:ili coi-eggie servono per eomprimere dol- crmcnic l,i pmmiucnza eke la aateriortnentc il corpo dell'ossa aslragald ( vedi lav. I. fig. III. a ), devono pur anche es- sere sen ale con sonuua piecauzione per non recar moleslia. Inchiu-o codes to apparato in una cooveniente scarpetta, puo T a mam la to passeggiare con somma facilita e sicurezza iToltenerne L' in ten to. .Si cleve perd bsservare , die codesta cura esige uu dispeudio di tempo maggiorc delle piece- denti. ARTICOLO IV.° Delia curvatura delta ganiba coiigiunla colla lorsione del piede. 11 piede toito alquanto indcnlro collo slinco della gnmlia piegato nel medesimo senso , come puossi osservare nella tavula 1. fig. IV. j sono sovenlemente una conseguenza di una certa qual robuslczza e vivacila precoccmente s\ilup- palasi nei bambiui , e dell" imprudenaa dcgli assistant! neir abbandonarli al loro desiderio nel cainminaiv. L' apparcrcliio che propongo per tale vi/iat:ira , c rue da me l'u spes^e volte niesso in uso con fettee succcsso e il segaente. Es>o rappresenta nella sua parte inferiorc nn column simile al gia desciillo per il piede eijiiino ( vedi lav. \ I. l~f> CENNt d' ORTOl'EDIA 6g. I. a A ), ad eccezione della colonnclln , e dei nastri. Le laniinc perpendicolari ( vedi tav. VI. fig. I. Lb II) sono piii luogbe di quelle del citato apparecchio , e pcr- vengono sino all' arlicolazione della tibia, e fibula coi con- dili del feraore , ove medianle due pcrni , uuo per parte, si unKcono artataniente a due altre laniinc, ( vedi lav. VI. fig. I. cc nn) ( die cliiameio femorali per distinguerle dalle inferior! , o sural! ) , le quali la mine femorali si cslcn- dono sino alia mela della coscia. La lamina femoralc esterna e anteriormcnle unita alia interna per un scmi-cercliio d' acciajo da me cbiamalo rotulejo ( vedi tav. VI. fig. I. d) in tale sito postalo , e rcso immobile per mantenere ogno- ra paralelle le lamine tanto femorali , clie surali , a dine he agiscauo sempre di eonsenso. Alia faccia esterna della lamina femorale esterna sono due pczzi fissi , che rappresentano ciascuno una specie di ponte ( vedi lav. VI. fig. I. ff) sotto cui puo scor- rere colla massima facilila la porzione inferiore di una placca , o piaslra d' acciajo ( vedi tav. VI. fig. I. e ) , clie denomino piaslra femorale , la quale va a terminare supe- liormenle al gran troncantere. In codesto silo la delta pia- stra femorale si unisce in modo llessibile ad un pezzo , a eui superiormente si altacca un allro semi-cerchiu denomi- nate iliaco ( vedi tav. VI. fig. I. h ) il quale unilo ad una lunga coreggia , clie dalla parte posteriore la il giro di tulto il bacino, viene ad infiffgersi ad un cbiodclto lisso uclLcslre- mila auteriore del suddclto scini-ccichio. DEL CHIRCRCO BVUTOLOMMEO BOUELLA I77 La dcnoiniuata piastra seorrevole, chc si puu allungare, od accorciare a piaciincnto mediante una vite ( vedi tav. VI. fig. 1. g), serve a portar 1* arlicolazione superiore della macchina scrnpre di concerto coll' arlicolazione della testa del femore col bacino; e la piastra (vedi tav. VI. fig. I. i i) chc trovasi unila alia faccia interna della lamina surale corn- prime col mezzo di due viti (vedi tav. VI. fig. I. jj) gra- duatamente la convessita della tibia incurvata (vedi tav. i. fig. IV. a ). La suola movibile serve per ricoudurre insensibilmente V avanpiede alia naturale direzione. Per applicare quesla maccliina si flettino sulla parte an- teriore del coturno le lamine surali , e si iutroduca il piedc nel coluino slesso , il quale vena moderatamenle allacciato tostoche si riconosccra , che il piede occupa inticramente tutlo il cavo di dctto coluino: si rialziuo quindi le lamine surali, e si allaighino dolcemente al silo dove deve pas- sar il ginocchio , sinche la gamba sia bene tra Ic due li- mine suddeltc siluata. Si adalteranno poi le lamine femo- rali alia coscia in modo , che 1' arco rotulejo sia scoslato di qualche linca dalla rolella , e dalla coscia , e si fissino le eoivggie alii rispetlivi bolloucini (vedi tav. VI. fig. I. P P P P )• Rini:,n^ il srniiccrchio iliaco , il quale per sc si adalta ai lombi , e mediante una circolare imbottila, chc termina in una coreggia bucherata , va ad iufiggersi alia estremita antcriore di dello seniicerchio! Ci6 fatto si osser- \era se la piastra surale conipiime gii sufficientemente la Tom. xs.vi, Z € 7 8 CEKW d' ORTOFEDIl cODVesstta dclla gnmba ( vcdi tav. I. fig. IV. a) ; in caso conlrario si fa ran no girare le viti di contro dctta piaslra , la quale si muovera facilissimamcnte, e premeri in ragionc che sara aslrelta dalle viti medesime. . Nel caso di anibe le eslreniila diflbrmale, siccome in al- lora due sarebbero li semiccrclii iliachi situati uno per par- te , egli e inutile l'avvcrlire, che tra di loro si uniranno lanto anterionnente , che postcrionnente , annullando con cio la circolare imbottita. ARTICOLO V. Delia vizialura del ginocchio , in cui V articolazione fe- moro-libiale cede anleriormenle , e si jlelle in questo senso, II macclnnamento da me inventato per correggere il piede torto all1 infuori , coll1 articolazione del ginocchio, che vi- ziosamente propendc , e reclina assai all' indietro verso il poplite ( vedi tav. II. fig. I.), e il scgucnte. Esso rassoiniglia in gran parte al teste descritto ; solo difTcrisce dal medesinio i.° nella suola , che quivi dcve cs- sere inticra , e simile a quella delineala nella tavola IV. fig. III. ; per dimostrare che in questo caso si devc consi- derare la torsione del piede all' infuori; ben inteso che nel caso di torsione all1 indentro , allora uopo e di usarc la suola a suo Iuogo gia dimoslrala. 2.° Che quivi havvi una DEL CHIIVURCO BIRTOLOMIIIEO BOUELL1 I 79 piccola colonnella ( vedi lav. VI. fig. I. /;; ) , infissa nelle lainine surali estcrna , cd interna , in vicinanza precisa- mente della riunione di codeste lainine colle lainine femo- rali corrispondenli , le quali al sito ove incontransi coll'an- zidella colonnilta , essendo per alcun tralto mancanti (vedi lav. M. fig. 1. oo), fan si, che il movimento del ginoc- chio viene ad essere limitato alia sola llessione , ed esten- sione naturale , median te il suddelto coutrasto. E siccomc in qnesta specie di complicata deformita il massimo , cd il piu imporlante difetto a correggersi era cpiello dell' articola7.ione del ginocchio che incurvasi ante- riormente : . e che quaulo piu il corpo gravita sulla parte viziata , altrcttanto essa articolazione cede , reclina , e s» deform* ; ed inline in . vece di presentar anteriormente la coscia colla gamba una linca , che si accosti alia perpen- dicolare, presenla all' opposto una curva piu o meno am- pliata , cosi fa d' uopo di poire posleriormente un argine sodo a codesta inclinazioue viziosa con u-n adattato appa» recchio j mediantc il quale , colla massirna 9emplicit;i , e- senza impedire in verun modo all' arto il suo movimento , io sono riuscito a coneggere una tale deforme vizialura. Credo inutile I* avverlire , che la piastra posta alia la' mina surale esterna (vedi tav. \'I. fig. I. ii) del gia de- scrilto apparecchio, in questo nostro caso si deve del tullo* sopprimere. It modo di applicare questo apparecchio e aflatto simile air antccedenlemcnte dcsc.iUo.. l8o CENNI D-1 ORTOPEDU ART1COLO VI. Delia permanente Jlessione delta gamla. Alcune voile mi accadde nellc vane , e bizzarre defor- mita da me curate di dover soccorrere certi infelici di te- nera eta , che col lungo rimaner assisi ( cio , che per lo piu suole accadere presso alcune raercenarie, e vili uutri- ci ) , od abitar in luoglii malsani , e per lunghc malattie son'erle , restarono colle arlicolazioui femoro-tibiali piegate in modo, che non potevano piu far l'eslensione della gamba sulla coscia (vedi tav. II. fig. II.), ed iu tale stalo erano obbligali a far uso delle stampelle onde potere camminare. Tale si rinviene cssere la forza preponderanlc de'muscoli flessori della gamba in questi casi, che allorquaudo si tenia di dislendere codesta articolazione, scevra per altro da an- chilosi , li tendini dei muscoli bicipite ( vedi lav. II. fig. II. a ) , semimembranoso , e semitendinoso , fanno una resi- stenza inesplicabile. Pure codesta viziatura fu da me piu volte radicalmente corretta col segueute apparecchio eslcu- sivo a tal fine da me immaginato. Dcsso non e mollo dissimile dalli due ullimi descritti : ma quivi non si riscontrano ne piastra alia lamina surale eslerna, ne suola d'acciajo, ne coulrasto nel sito dell1 ar- ticolazione del ginocchioj e perche ora supponiamo non csi- Etervi che la sola raggrinzatura oslinala della gamba sulla coscia , essendo tutto il restaute dell1 estrcmila inferiorc li- DLL CIIIRURGO BART0L0MME0 BORELLA f 8 I Lrro ARTICOLCf VII. Del mezzo di correggere alcune curvature dclla spina dorsale. Sin qui trattai dogli elastici apparccchi da me invcntati onde correggere molle diflbrmita delle estremita inferior! ; ora imprendo a descrivere nn grande elastico apparecchio da me immaginato , e senipre con ottimo successo impie- gato, die dalla pianla de'piedi si estende sin sotto le ascel- le , per oflrire un sicuro e perraanente appoggio tanto nel camminarc , che ncl sedere a coloro , che per viziosa in— clinazione dclla colonna vertehrale sono incurvati ; o che la detta colonna sia piegata laleralmente, come si pu6 os- servarc nclla tavola II. fig. III. e fig. IV. Potendo questo grande apparato essere diviso in due parti in superiore ciou , ed in inferiors , sara piu agevole per me il dividcrlo , per dimostrarlo. La parte inferiore di questo grande apparato dovendo servire di base soda , e costantc alia parte superiore , ed adallarsi nel medesimo tempo ai movimcnti della progres- sione , non era si facile il ritrovare altro mezzo die riu- nisse alia solidila una certa flessibilita nelle sue diverse parti , se non se nclli apparccchi gia descritli. Posto per base die gli apparecchi nella tavola \ I dise- gnali possano benissimo adattarsi al nostro caso , auzi es- sere cio che piu con\iene , massime se per un istante vo- J 84 CENNI D' OIlTOrEDIA. gliamo supporre avere il gibboso anche le estremila infe- riori viziate, caso che lion di rado mi occorse di osservare, ed in cui fosse d'uopo adoperarc 1' apparecchio no tat o alia fig. i.a della tavola VI per il lato deslro , e siuistro , onde eorreggere nel lempo stesso la viziata colonua vertebrate , ed eutrambi le estremila inferior! aflette , non sara ncees- saria altra spiegazione per conipreudere , che li delti ap- parecclii debbano per conseguenza servire di base al grande apparato , e portare ia questo caso il nome di Parte in- feriore del grande apparecchio. Codesta parte inferiore pero non comprende per escmpio in inticro tutlo 1' apparecchio disegnato uclla tavola Ml. fig. 1. , giacche esso in questo caso termina colla lamina fe- morale esterna , escludendo la piastia scorrcvole , che 'a corpo colla parte superiore di dctto grande apparecchio; eppercio parlaudo della parte inferiore di codcslo grande apparecchio intendo significare essere desso composto per ciascuna estremila di una suola , o Scarpa; di due lamine surali , od inferiori ; di due femorali , o superiori , e di un arco rotulejo^ II primo pezzo che si presenta dopo di aver dato un colpo d' occhio alia parte inferiore del grande apparecchio egli e una piastra scorrevole ( vedi lav. X. fig. I. a ) per ciascun lato , corrispondente alia region superiore del fe- more, mediante la quale piastra si unisce la parte inferiore colla superiore del grande apparecchio. Codesta piastra scorrevole dillerisce alquantq di figura DEL CHIRURGO BARTOLOMMEO BOUELLA 1 85 dalla gia dcscritta nella tavola VI. fig. HI. perche quivi ha il suo margine posteriore della porzione superiorc assai pro- longate , cd angolare ( vedi tav. VII. b ) , il di cui uso vena signilicalo in appresso. La delta piastre scorrevole si unisce colla sua estrcmita superiorc , e dirimpetto all' articolazione del femore ( vedi tav. VII. (1), ad una lunga lamina elaslica ( vedi tav. VII. c ), che dal suo uso viene chiamata soslenilrice , la quale dal punlo d1 unioue colla piastra scorrevole si prolunga sin sotto le ascelle. Sulla parte esterna dell' estremita superiore di detta la- mina sosteni trice vi scone una lamina d'acciajo ( vedi tar. VII. e ) , la quale alia sua parte superiorc termina a figura di semi-luua , o gt uccia ( vedi tav. VII. /*) per ricevere le ascelle. A distanza d' un pollice sopra 1' articolazione di detta lamina soslenilrice colla piastra scorrevole di ciascun lalo si osserva un pezzo di acciajo cavo , in cui viene a coufic- carsi un grande , e robusto semicerchio ( vedi lav. VII. h ), die dalla regione iliaca d' un lato , passando sopra 1' os?o sacro , va a terminare all' altro lato. Questo semicercliio , chiamalo lombale , viene fissalo ad ambe le lamine soslcnitrici col mezzo di una vite. Nella meta precisa di codeslo grande , e robusto semi- cerchio ( vedi tav. X. fig. \\. a a) si riscontra un pezzo di acciajo cavo ( vedi tav. X. fig. II. c ) , destinato a ricevere ana robusla spranga ( vedi tav. X. fig. HI. a ), che di Tou. xxvk A a J 86 cetki d' OnTOrEDIA quosto punlo si alzn quasi perpendicnlarmcntc sino alle spalle , per lerminare iu due ale ( vedi tav. IX. m ) , a ciascuna delic quali vi c infissa una coreggia ( vedi tav. IX. /> /> ), la quale coreggia passanilo sopra le spalle ( vedi tav. Mil. ee) va ad ailibbiarsi all' cstremilii anleriore di ciasciin pezzo a semi-luna o gruccia , ia uu chiodello cor- lispondcnle ( vedi tav. WW. f ). La delta spranga che chiamero vertebrate , ( vedi tav. IX. i ) e verso li due terzi superior! alquaulo convessa , e ])uchcrata per dar passaggio ad una lunga vite ( vedi lav. I\. k ) , che porta avanti , od indietro una piastra ben iniboltila ( vedi tav. IX. / ) , e che forma il compressore delta spina dorsale deviata. E qui notisi , che il semicer- chio lombale , la spranga , ed il compressore saranno sop- pressi allorche si tratta di deviazioni lalerali della colonna vcrtebrale. Le lamine sostenitrici sono per la loro parle superiore mantenute in silo da un corpelto ( vedi tav. VIII. a ) , al quale le dcttc lamine sono connesse mediante alcuni nastri (vedi tav. VIII. cccc); e per corroborate 1' azione del corpelto, si sono aggiunle delle coreggie ( vedi tav. VIII. d), che facendo il giro del corpo vanno ad aflibbiarsi ad alcuni chiodetti, che tratto Iratto si riscontrano lungo le lamine sostenitrici. Tutto codesto grande apparecchio e, come gia dissi , per la piu gran parte da me stato messo in uso con som- nio vantaggio nelle deviazioni si lalerali , che postcrioii della colonna vertebrale. E la massiuia parte del vantaggio DEL CfllRURGO BARTOLOMMEO BORELL* I 87 che si olticne si deve spccialmente all' appoggio socio , die da terra mcdiantc le estrcmita inferior! viene alle lamine sostenitrici conlinuato ( vcdi tav. VIM. ) : poiche essendo le lamine sostenitrici assicurale , c mantenule nella progres- sione sempre a contatto delle ascelle , ne vienc con cio inipedito o»ni moviraento laterale della spina dorsale , non che tenuta la mcdesima in continua estensione. Codesla estensione ha il vantaggio che non viene inter- rotta nerameno allorquando V ammalato siede , e ci6 in grazia del prolungamento del raargine posteriore della pia- stra scorrevole ( vedi tav. IX b ) , il quale prolungamento, sorpassando 1' altezza della tuberosity ischiatica , allorche T ammalato sla assiso , prende un appoggio non men sicuro che nccessario sulla sedia stessa , senza che T azione della macchina ne sia dimiuuita. Non riuscira discaro 1' avvertire che allorquando le estrc- mita inl'criori sono libere da ogni sorta di deformita , allora si devono annullare e la suola di acciajo , e la piaslia com- prcs>iva degli apparccchi nella tavola VI. fig. I. delincati , essendo solo sulliciente 1' apparecchio , quale viene rappre- scnlato alia fig. II. di delta tavola XI. , ad esclusione della molla elaslica estrn.-iva , che si dovra pure sopprimcre. L' Autore delli descrilti chirurgici apparccchi osa sperare, che non sara per riuscir discaro alia Rcale Accadeinia delle Scienze un tale argomento perfezioualo dall' esperienza, e sanzionalo da una lunga pratica. Per maggiorc intelligenza di questo scrilto si raccoiuaiula al lettorc di consultare attcnlamenle la spicgazione delle tavole. I 88 CENNl »' 0RT0PEDI1 SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE TAVOLA 1.* FIG. I. Piede detlro torto congenilamenle alV indentro , nel qual now si trovano presso a poco tulle le ossa deviate dalla sede loro nalurale. a Malleolo eslcrno. b Angolo acuto formato dalla vlziosa picgatura del mar- gine interno del piede colla gambn. cc Deformc convessita del margine esterno , che dalla tu- l bcrosila posteriore del calcagno si stende sino alio avanpicde. FIG. II. Piede deslro torto congenifamente aW infuori , in cui soltanlo V astragalo ha acquistalo laleralmcnle un movi- menlo disordinato , ed il restanle del piede e ben confer- ma to. a Malleolo esterno. b Faccia esterna del calcagno, il quale ,- per essere il piede viziosamente tratto all' infuori , ed all' insii , tocca quasi il malleolo esterno. cc Pianta del piede , che non si discosta dalla natural figura. dd Margine interno del piede , su cui poggia 1' individuo quando cammina. DEL CJIIRURCO BAKTOLOMMEO BORELLA. 189 FIG. III. Pierle sinistra equino , ossia di cavallo , accidental*. a Prominenza forma ta dall' osso astragalo ruolalo vizio- samente all' inavanti , scnza punto abbandonare l'ar- ticolazione a cernicra dclle ossa tibia , e peroneo. b Calcagno porta lo iu alto dalla smodata tensione dclla corda magna. c Somma flcssione dell' avanpicde , motivo per cui lo storpio stenlatamcute cammina per V iasufficiente appoggia. FIG. IV. Defonne piegalura aW eslerno della gamba destra vista di fronle , con lieve torsione alf indent ro del piede. a Centro della somma convessila della gamba. b Curvatura. c Porzione dell' avanpiede che si rivolge alquanto in- dentro , ed in alto. d Margine eslerno dell' avanpiede , su cui 1' ammalato uel camminare poggia leggiermente. TAVOLA II." FIG. I. Viziosa jlessione ante rlor rnente dell articolazione femo- ro-libiale. a Centro della curva , che presenta anteriormente 1' ar- ticolazione femoro- tibia le. lt)° CENNf d' ORTOPEDIA b Somma convessita die risulta dalla viziosa picgatura del ginocchio anteriormente. c Rughe tegumentali indicanti una lieve torsione all'in- fuori del piede. FIG. II. Questajigura rappresenla un accorciamen/o viziato del muscoh jlessori della gamba in modo , che iinpediscono V eslensione assoluta deW arto. a Bicipite, tcrmine del muscolo raccorciato. FIG. III. Gibbosila ed incurvatura della spina dorsale. Centro della deviazione corrispondente alle ullime ver- tebre dorsaii. FIG. IV. Deviazione della spina dorsale , la quale rappresenta in certo modo laleralmenle un f lungo poslo a vovescio. a. Verlebre cervicali , che formano la parte superiore deljC b Vertebre dorsaii , che formano la parte raezzana deiy* ossia il corpo. e Vertebre lombali , che formano la coda del f. d Estremila posteriore delle costole desire assai ricurve, le quali formano posteriormente lungo lulla la rc- gione dorsale una notabile protuberanza gibbosa. DEL CHIRl'RCO B\RT0L0MME0 CORLLIA I 0 I e Obbliqua depressions del corpo di lutie le costole si- uislrc, ove si osserva quasi sempre un accavalla- menlo delle costole stesse prodolte dalla gran curva- tura latcrale di tuttc le vertebre dorsali , le quali non potrndo piu reggere sul loro asse la parte su- peiiore del corpo , lo lasciano tiascinare sulla parte incur vata. TAVOLA III." FIG. I. Apparecchio elaslico in silo proprio per ricondurre nella sua natural direzaone il piede torlo alT indentro congemlo , od accidentals , die rappresenta una specie di coturno. aa Morbida imbottitura di pelle , che forma la parte su- periore del coturno vislo dal lato csterno. b Lamina semi-circolare. e Colonnetla porta lamina senu-circolare , la quale su- perionuente si unisce alia detta lamina semicircolare; ed inferiormente alia parte postcriore della suola da descriversi. d Pezzo apparente , od ascendente della staffa annessa alia parte latcrale eslerna , e postcriore della suola. e Lamina perpendicolare, ed elastica. f Arlicolazione della lamina perpendicolare colla parte ascendente della staffa. g Circolare imbottita che cinge il ginocchio: ad un'estre- mita di essa vi e iufisso un segmento d'acciajo , a *9a CENNI D' ORTOPEDU cui e unito un pontc , per dar passaggio , e (is- sar all' uopo la lamina perpeudicolare ; V allra eslre- mita termina in una coreggia di cuojo bucherata. // Laccio , con cui si stringe il coturno. i Taglio a triangolo isoscelc del coturno al lato estcrno, per facilitar il movimeuto giugliinojdeo della suola. jj Porzione del coscinetto , ossia soprapiede. FIC. II. t Lamina perpeudicolare vista di Jianco. a Massima convessita verso l' estremita inferiore. b Chiodetto che serve ad articolarla colla staffa d fig. I, FIG. III. In questa Jignra si osserva la slaffa per inliero , con tin petzo inferiore della lamina perpeudicolare. a Staffa , che prolungandosi , e ripiegandosi in b Si unisce sodamente alia parte laterale esterna , e al- quanto posteriore della suola , medianti li fori cc. d Porzione inferiore della lamina perpeudicolare. e Cbiodetlo della lamina perpendicolare , e fendilura pa- ralello-gramma della staffa , che formano L' arlieo- lazione f lig. I. FIG. IV. Lamina perpendicolare unila alia circolare. a Lamina perpendicolare. DEL CniRUnGO B.iRTOLOMMEO BORELLA I 93 bb Segmento d' acciajo , a cui si uniscc la circolare itn- bottita c chc tcrmina in una coreggia bucherata d. a Pontc Gsso ncl dctto segmento , sotto cui passa la la- mina perperidicolare. f Vite , chc trafora il ponte e per fissare la lamina per- pendicolare. Essa vite ha la testa alquanto elevata, c ritomlata ; e cosi serve per chiodello o bottone a riccvere la coreggia d. fig. v. Segmento d* acciajo disgiunto dalla circolare e Jig. IV. aa Segmento d' acciajo. b Ponte fisso sul segmento , sotto cui scorre la lamina perpendicolare. c Vite chc assicura a piacimento la circolare alia lamina perpendicolare. FIG. VI 11 coturno vislo dalla parte lalerale interna, aa Parte supcriore del coturno. b Cuscinelto di morbida pelle fisso ad uno dei margini anterior! ovc si allaccia il coturno. c Piastra mobile , ossia appoggio dell' avanpicde. d Imhuto, cntro cui scorre il gnmbo della suddella piastra. e Laccio. f Braccio intcrno della lamina semi-circolare. Tom. xxvi. B b tg4 CEN"1 D ORTOPBDU FIG. VU. Parle inferiore del cotiirno , ossia suola della macchir.a vista per la parte che poggia a terra. a Parte anteriorc | , .. , della suola. b Parte posteriore \ c INodo di conipasso che arlicola la parte anteriore , colla posteriore per formar la suola intiera* d Porzione della stafla d fig. I. e a fig. III. che e unita sodamentc alia mezza suola posteriore dirimpello al malleolo esterno. e Serui-cerchio d ottone dentato fisso al lembo posteriore della niczza suola auteriore. / Molla , che colla sua estremita libera incontrandosi col semi-cerchio dentato , gradua il movimcnlo gin- gliraojdeo della parte mobile della suola. g Modo d' unione della colonnetta porta lamina semi- circolare c fig. I. alia parte posteriore inferiore della suola. h Punto fisso dell' imbuto d fig. VI. iiii Orlo marginale di pclle , a cui si connclle la parte inferiore del coturno. fig, vm. Piastra d' appoggio per I' a^anpiede recisa in un collo imbuto , affinche si veda come il gambo di della piastra venga ricevuto nelf imbuto stesso , e rilenulovL a Piastra d'acciajo imbottila per la parte che riguarda il piede. DEE CniRURGO BIRTOLOMMEO BOREELA 10,5 I Gambo scoirevole della piastra. c Imbulo , entro cui vi scone il gambo della piastra. d Vite di piessione , che attra versa la parete delT im- bulo , per assodar a piarimento il suddelto gambo. e Piolungazione dell' imbuto per fissarsi nella suola ( lig. A 11 ^ ) mediante li cbiodetti ff. FIG. IX. Taglio perpendicolare deW apparecchio , ossia coturno. aa 11 coturuo vislo per la sua laccia interna. b Silo ovc 1' imbotlitura si rialza alquanto alliue di la- sciare infeiiormcnle un seno longitiulinale per rice- vere il calcagno , e servirc d' ostacolo al suo spo- stameuto cc Cuscfnetto orizzontale , che copre la suola , e su cui appoggia il piede. TAVOLA IV. FIG. I. Coturno elastico , ossia apparecchio in sito per correg- gere il piede torlo a/f esterno. aa Parle superiore del coturno , che per la sua faccia e morbidamtnte imbottito. b Ala a guisa di slaffa , che si articola colla lamina per- peudicolare cslerna c in d. V. 10,6 CENNI D1 OUTOrEDIA ee Chiodclti in cui si annodano quattro coreggie fisse sulla lamina perpendicolare del lato opposto. FIC. II. La sfessa macchina vista dal lalo opposto. aa Parle supcriore del coturno. b Ala , o staffa , die colla lamina perpendicolare c si arlicola in d. e Cuscinetto , o soprapiede , chc si soltopone all' allac- ciatura del colurno. ffff Quattro coreggie fisse nella lamina perpendicolare in- terna, che vanno ad annodarsi alii chiodelli ee fig. I. g Naslro per allacciar il coturno. FIG. III. Suola , ossia base deW apparecchio vista di J route. a Suola d' acciajo. bb Prolungazioni laterali di detta suola a guisa di ale le quali ripiegale all' insu in ambi i lati formano le due staffe , ossia ale b b fig. I. e II. con cui si ar- ticola a nodo di compasso amendue le lamine pei- pendicolari. cccc Orlo marginale di pelle , a cui si connette la parte iiifcriore del coturno. DEL CF1IRURG0 BARTOLOMMEO EORELLi I97 TAVOLA V. FIG. I. Colurno elastico , ossia apparec.chio in sito per correg* gere il piede cquino. aa Parte laterale csterna , e superiore del coturno. b Slafl'a csterna. cc Lamina perpeDdicolare esterna imbottita. d Unione a guisa di compasso della lamina perpcndico- lare esterna colla parte superiore della stafTa b. 0 Molla spirale scoperta , iissa per 1' estremo centralc nella lamina perpendicolare esterna. ff Robuste feltnccie di seta fisse ad ambe le eslremita li- bere dclle molle spirali. g Esterna robusta fettuccia di seta, porta-Jibbia che ri- ceve una delle fettuccie ff. h Colonnelta d' acciajo che serve d' attacco alia robusta fettuccia di seta i i. J) Due coreggie fisse nella lamina perpendicolare interna, le di cui eslremita bucheratc si annodano alii due bottoni k e servono ad aflermare le due lamine per- pendicolari alia gamba. /// Orlo marginale di pclle , a cui si uuisce la parte ia- feriore del colurno. 10,8 CENNI D' ORTOrF.DIV FIG. II. La stessa macchina veduta pel lata opposlo , e non applicata. aa Parte lalerale interna , c superiore del coturno. b Staflfa interna. cc Lamina perpendicolare interna imboltita , che si uni- sce in d col la stall a b. e Molla spirale nascosla fissa nella lamina perpendicolare interna, ff Robu>tc fettuccie di seta fisse ad ambe le estremita libere delle molle spiral!. g Interna robusla t'etluccia di seta porla-fibbia die ricev* una delle feltuccie ff. h Coloimella d' acciajo che serve d' altacco alia robusta fetluccia di seta i i. j Cusciiicllo , o soprapicdc di morbida pelle flsso ad nno dei margini late rati anterior!, e superiori del coturno. k Due coreggie bucherale fisse per la loro parte media alii due bottoni /', e clic facendo il giro delta gtna- ba vanno ad annodarsi alii due bottoni fissi nella lamina perpendicolare del lato opposto , vedi k fig. !■ m Laccio per slringere il coturno. nun Orlo di pelle. FIG. III. Suola d' acciajo , ossia base delta stessa macchina viila per la parte die poggia a terra, a Mezza suola auleiioie del coturno. DEL CHIRUIltO BAIWOl.OMMEO BORELIA 1 99 b Mezza suola postciioie , la quale allargata ai lati , in cc , c ripirgati li mcdcsimi all' insu formano le stafle b fig. I. c II. d Unionc a nodo di compasso dellc due mczze suole. e Molla die gradua il movinieulo della semi-suola ante>- riore. f Semi-cerchio d' oltone dentato fisso al lembo della se- mi-suola anleriore. g Colonnetla d'acciajo vista in inliero, col modo d'unione della medesima alia mezza suola posteiiore , vedi li fig. I. e II. h Fciluccia tiasversale infissa alii margini laterali della mezza suola anteriore , la qual fettuccia prolungata ai lati serve a portar le fibbie g fig. I. e II. 1V/1V Orlo di pclle a cui si connette il maigine inferiore del coturno. TAVOLA VI. FFG. I. V elastico apparecchio che vedesi applicalo alt arto des- tro , serve per raddrizzare lo slinco della gamba incur- valo iitlcrnameiile , in un col piede che declina alcun poco nel senso Stesso. (Juello che vedesi applicalo al lalo si/ii- s/ro corregge la riziosa Jlessione dclla gambu sulfa coscia anleriormenle , ed il piede che si ri'olge viziosamenle alt eslerno. L' elastico apparecchio deslro si compone come segue. u Colurno , il quale in queslo caso sai A costrulto come 200 CENNI D 0RT0PEDIA quello del picdc equina , eccelloche, quivi non si ha bisogna ne della colonnetta, ne della fettuccia di seta. bh Due laminc surali una cstcrua , c l' altra interna , che dal pi'olunganicnlo later ale della snola del coturno con cui sono articolate asccndono sino all' articola- zione del ginoccliio , ove si uniscono artatamcnte con altrc due lamiue corrispondenti denominate fe- morali cc, che dal prccitato luogo si estendono sino alia mela della coscia. d Arco rotulejo , il quale si uuiscc alle due laminc fe- morali , e lc mantiene ognora parallele ed immobili. e Piaslra fcmorale , che si prolunga infeiiormentc in una corda buchcrata , per unirsi alia lamina fcmorale esterna c col mezzo delli due punli ff sotlo cui passa , e della vite g. h Semi-ccrchio iliaco, che circonda la meta circa del ba- cino , e si uniscc con an altro corrispondente allor- quando la viziatura e ad ambi i lali 5 come appunto \ienc in qucsta (igura rappresentato. Inferiormente il semi-ccrchio iliaco si prolunga in un pezzo che serve ad articolarsi coll' estremita superiore della piastra fcmorale e. ii Piastra , ossia compressore surale , il di cui centro corrisponder deve alia somma convessita della vi- ziatura della gamba. //' Due vili con manubrio , le di cui inadri viti sono nella spessezza della lamina surale esterna , e penetrando Tavola. I C& F.V I. \ 6 ""^ ..v"i-'";' ■ c ;.x ' X3>- ft 3 :*c^ i- . . ».. F,V F,g. II. 2 //« f,s. in. ■ : is? Fl?r. iv. Ta^U :-.;# y ell ^■-i?ia«as£: Sajps l.iv-., J;, II *S 1 Fig. III. ■ S3SBme&. Tavoia 111 J '-■- 13 clTT. I TWoU 111 ravob im. t,w,i, mi. : CI T V Tftvola. VI ' ■• ■ i ■ i<* i ■ " m -' s. . :■ W Fi?.V. : a. TtvoU VI . liwola. VII. T»™l» VIII L Ta-vola. IX^ . --■MS "-* G \ - c \ c '• c c Fig.III DEL CI1IIVURC0 BARTOLOMMEO BORELLA. 201 tutta la sostanza della piastra it restano ribadite alia faccia interna di essa , in modo pero che pos- sano girare, e portar inavanti od indictro la delta piaslra, scuza che esse viti possano scivolare , od uscire da I loro luogo. Nell' elaslieo apparecchio sinistro il coturno k deve essere formato come appunto e quello, die per la torsione del piede all" esterno venne delineato nella ta\ola IV. INon vi si osserva in questo apparecchio ajcuna piastra nella lamina surale esterna ; solo vi si riscontra nella parte superiore di ambi le lamine sural! // una piccola colonnetla m in vicinanza dell' articolazione colle lamine femorali nn corris- pondcnli , le quali al sito ove incontransi con l'anzi- delta colonnetla , essendo per alcun tratto mancante o o fa si, che il movimento viene limilato alia sola ilcssione ed esten^ione naturale : del resto codesto apparecchio e del tutto simile a quello dell1 arto destro. PPPPPP Coreggie destinate per assodare tutto# Tapparecchio. FIG. II. Codesta Jigura rappresenta la parte esterna dell' appa- rato per correggere il raccorciamento dei muscoli Jlessori della gamba. a Scarpa comune. rloM. xxvi. C c 202 CENNI D ORTOPEDU b Pezzo d' acciajo cbe altraversa tutta la region calca- nea della scarpa , per ripiegarsi all' insii in due porzioni eguali , le quali si uuiscono artatamente a due lamine surali , dclle quali una e esterna, e vi- sibile c, e 1' altra invisibilc , le quali si estendono sino al ginocchio , come appunto quelle teste de- scritte alia fig. I. d Lamina femorale esterna. ee Due ponti solto cui passa la coda della piastra femo- rale da descriversi. f Foro , ossia madre-vite. g Arco rotulejo. h Perno che arlicola le due lamine femorali , e surali esterne. i Elastico estendente , il di cui corpo si aggira attorno al perno h , e delle due cstremita , 1' una passa nel foro della colonnettay fissa nella lamina surale esterna , e 1' altra batte di contro un robusto bot- toncino k, il quale serve anche per dar attacco alia coreggja /. m Coreggia che fa il giro d' attorno la gamba , al dis- sopra delle lamine surali. DEL CniRORCO BARTOLOMMEO BORELLA 203 FIG. III. 5/ dimostra separatamente in ijuesla figura la piastra femorale , unita al semi-cerchio iliaco , e disgiunla dalla lamina femorale eslerna d flg. II. , che per allro e la me- desima denotata alia fig. I. a Piastra femorale. b Coda della piastra , che passando sotto li due punti e e fig. II. si unisce col mezzo di una vite alia la- mina femorale d di detta figura. c Semi-cerchio iliaco , il quale da un lato termina in un gancio d, e dall' altro lato in una coreggia bu- cherala e. * f Porzione allungata del semi-cerchio iliaco. g Unione snodata del semi-cerchio iliaco alia piastra fe- morale. FIG. IV. Questa Jignra dimostra la forma delT elastico estendente i fig. I. a Elastico estendente. b Gancio , contro del quale batte 1' estremita superiore del detto elastico. c Colonnetta , che superiormente e guernita d' un foro, entro cui vi passa 1' estremita inferiore dell' elastico suddetto. FIC. v. Si dimostra la piastra snrale i i fig. I. vista di prqfilo. a Piastra , ossia compressore surale ben imbottito. 2 0 /j CENNI d' ORTOPEDTi bb Viti di pressione con nianubrio , che attraversando la spessezza della lamina surale c portano avanti , od indictro la delta piastra surale. TAVOLA Y1I. FIG. 1. Grande apparecchio per correggere la viziosa incurva- iura della spina , il quale e applicato ad un soggetlo aS' siso , in cut sullanlo vi si pud osservare la parte snpe- riore del lato deslro. a Piastra femorale , che diflerisce soltanto da quclla ve- duta nella tav. VI. fig. III. per 1' essenziale aggran- diniento b ad oggctto di presentare a tutlo il tronco un appoggio allorquando il soggetlo e assiso. c Lamina sosteuitrice. d Unione snodata dalla lamina sostenitrice , colla sud- detta piastra. e Spranga , ossia pezzo scorrevole di acciajo deuominato porta-gruccia. f Graccia. g Corpetto su cui sono cucite , od allacciate le lamine sostenilrici. g Porzione del semi-cerchio lombale. * Pezzo d1 acciajo scavato, e lisso nell' estremita infcriorc della lamina sostenitrice c, entro cui si conficca una delle estremita incurvatc del semi-cerchio lom- bale h DT.L CMRURCO B.YRTOI.OMMEO BORELLA. 2o5 j Pczzo d1 acciajo scavato , c fisso ncl centro del semi- ccrchio lorabale , entro cui si conficca 1' cstreniila inferiors dclla spranga vertebrale k k. I Vitc di pressione die oltrepassa la spessezza della detta spranga vertebrale , per portar avanti , od indietro la rotonda piastra m. n Spartito della spranga vertebrale che da attacco a clue corcggie , le quali ascendendo sopra le spalle si at- taccano una per parte ad un gancio fisso sull' estre- ruita antcriore di ciascuna gruccia. T A VOL A VIII. Grande apparato applicalo ad un soggetto , il quale £ poslalo obbliquainente , ed in piedi , per dimos/rare che non solo sedendo si pub usare , ma ben anclie passeggiando, o slando in piedi. E da ossen>arsi in questa figura quanlo segue. a Corpclto , sovra cui sono fisse le due lamine sosteni- trici b b , mediante li dcbiti nastri c c c c. d Coreggia che assoda anteriormente le due lamine so- stenitrici. ee Coreggie , che dallo spartito della spranga vertebrale ( vedi tav. VI I. n ) si portano sopra le spalle per venirsi a fissare ciascuna ad un ginocchio corrispon- dente ff fisso all' estremita anteriore di ciascuna gruccia. ao6 cesni d' ortopedu TAVOLA IX. Grande apparecchio applicato ad un soggelto assiso in ittodo , che permelle di polerne considerare poster iormenle in/to il meccanismo delta parte superiore. a Piastra femorale dcstra , che si unisce alia lamina fe- morale esterna dello stesso lato nella medesima guisa come $i osserva nella tav. VI. b Aggrandimento alia parte inferiore della piastra femorale. cc Lamine sostenitrici. d Unione snodata della lamina sostenitrice colla piastra femorale. e Spranga scorrevole d' acciajo , ossia porta-gruccia. Jf Gruccie. gg Semi-cerchio lombale. h Pezzo d' acciajo scavato , fisso nella lamina sostenitrice, entro cui viene a conficcarsi una delle estremita ; ri- volte espressamente in basso del detto semi-cercbio lombale. j Pezzo d' acciajo scavato , e fisso nel centro del semi- cerchio lombale , entro cui vi si conficca 1' estremita inferiore della spranga vertebrale i. k Vite che trapassa la spessezza della delta spranga ver- tebrale, per portar avanti , od indietro la piastra rotonda /. m Sparlito della spranga vertebrale , che termina in due coreggie bucherate , le quali vanno ad affibbiarsi anteriormente alle gruccie ; passando sopra le spalle. DEL CUIRURGO B4RTOL0MMEO BORELL.i 207 mi Corpctto a cui si attaccano le lamine sostenilrici. oooo Naslri per assodare al corpetto la piastra rotonda. pp Coreggie cbc dallo spartito della spranga vertebrale passano sopra lc spalle , e vanno ciascuna ad in- figgersi alia parte anteriorc delle gruccie. TAVOLA X. In questa lavola si osservano lulli U pezzi separati , che compongono la parte superiore del grande apparalo. FIG. I. a Piastra fcmorale. b Necessario aggrandimento della suddetta. c Boltoncino che serve ad attaccare due coreggie. d Lamina sostenitrice. e Nodo movibile , che uaisce la lamina sostenitrice colla piastra femorale, f Spranga porta-gruccia. h Gruccia, che all'estreraitaanteriore porta un bottoncino i. 1 Pezzo d' acciajo scavato , entro cui vi scorre una delle estremita del semi-cerchio lombale. fig. n. a Semi-cerchio lombale , che termina in due estremita frastagliate b b che servono a coaficcarsi ciascuna nella scavatura del pezzo corrispondente d' acciajo. e Pezzo d' acciajo scavato , entro cui si confioca l'estre- mita della spraDga vertebrale. 208 CENNI d' ORTOPEDIi FIG. III. a Spranga vertcbralc , la quale verso la raeta circa di sua lunghezza e bucherata , per dar passaggio \'\- cendevole sccondo V uopo alia vile di pressione da descriversi. b Estreuiila inferiore della detla spranga, la quale e per alcun tratto mancaute ad oggetto di polersi libera- mente couficcare nella scavatura c fig. II. ed ivi as- sodarsi. dd Coreggie , che hanno originc dalle braccia dello spar- tito della spranga. FIG. IV. a Piastra rotonda , nel di cui centro havvi un foro. bbbbNastri che assodano al corpetto la detta piastra ro- tonda , mediante li nastri corrispondenti del corpo stesso , vedi o o o o tav. IX. fig. v. a Vite di pressione , che termina in una estremita aguz- zata b per penetrare nel foro della piastra rotonda, ed ivi girare. Fine della spiegazionc delle tavole. 20( MEMOIRE SUR LES INTEGRALES DEFINIES Par M. Le Chevalier Cisa de Grest. Lu a la stance du ao mai 1811. J_Jes integrates dcfinies, celles que M. Le-Gendre designc par le 110111 d'inlegrales , ou fonclions Euleriennes de pre- miere, el seconde espece furmcnt d'apres ce savant auteur la tlieorie la plus complete epic Ton counoisse jusqu'a-pre- sent sur les integrates dcfinies. ( Exercice de calcul integral Tom. 1 pag 221 ). Les integrates de la premiere espece se developpent aise- ment en un produit d'un nombre infini de facteurs par leur conipaiaison a d'autres integrates deja connues. ( La-Croix Tom. 3 pag. 437). A l"egard dc celles de la seconde espece, on sait que lorsque I'exposant, qui les distingue Tunc de l'autre , est un nombre entier, 1'iutegrale est egale au pro- duit de tons les nombres enlicrs contcnus dans cet cxpo- sant ; cependant cctte notion fort-clairc de lintt'-grale , lors- «pn- I'exposant est un nombre entier , nc presente plus aucun sens dans le cas ou il seroit une fraction , ou bicn un nombre irrationncl. ( Excrciccs Tom. 3 pag. 5 ). Tom. xxvi. D d 2 10 SUR LES INTECEULES DEFINIES J'ai eu occasion dc remarquer que les belles formules donnees par La-Grange dans la 4.° lecon sur les calculs des fonclions , pour cxpriraer les logarilhmes , en les re- gardant comnie des racincs d'ordre infinilieme , pouvoient s'appliquer avee avantagc a l'int^gration des fonclions Eule- riennes dc la seconde espece; par ce moyen elles se rame- nent commc cello de la premiere a un produit d'un nom- brc infini de facteurs. Aiin dc donner plus d'etendue a cettc analyse je ne nie suis pas borne a implication de ces for- mules aux scules fonclions Euleriennes de la seconde espece, mais j'ai cherchc a embrasser en meme tems plusieurs au- tres fonclions qui dependent de celles-la plus , ou moins directcment. Je divise ce memoire en deux parties ; dans la premiere je cherce d'abord les integrates Euleriennes de la premiere e*pece en produit d'un nombre infini de faclcurs mais d'une maniere directe , independamraent d'aucuue integrate deja connue ; je fais ensuite ('application des formules de La- Grange aux fonclions de la seconde espece et a plusieurs autres fonclions logarithmiques les plus connues. Dans la seconde partie j'applique encore les memes for- mules a dilferentes fonclions exponcntielles , et circulaires les plus remarquables; le dernier genre de fonclions m'ayant conduit a faire quelques remarques sur la methode d'inle- gration fondee sur le passage du reel a Timaginaire, j'espere qu'elles pourront etre de quelquc utilitc pour eclaircir tou- jours d'avautage celte partie assez difficile du calcul integral. PAR M. tE Cn. CISA DE CREST 21 I I. Des integrates definies algebriques el logarithmiques. i. Lcs integrates Euleriennes se distlnguent en deux especes , celles de la premiere sont representees par la for- mule/ x dx(i — x )T puse eutre x = o et x= i ; y° i q~ ' dx (log -) prise en- tre les monies liuiites ; en affectant le signe integral de Vindication des limites on pourra les ecrire plus simple* men I; <7 — n 7—1 /] p — i n — — f.x , 7—i x dx(i—x ) , J J.r(log-) . o o En considerant d'abord la premiere formule on voit qu'on peut lui donner une forme plus simple ; en effet si on pose x"=y, on la changera en - J y „ V/y(i— jr)n » done si on fait abstraction du coefficient -, et qu'on cban- ge ? , - et y en p , q et x , elle prendra la forme P—X q — t x dx{i — x) \ ( exercices du calcul integral de M. Le-Gendre Tom. 2 pag. 3 ). 2. Euler et apres lui le savant auteur que je viens de citer, qui a porte cctte llieorie a un trcs-haut degre de perfection , nous ont donne plusieurs beaux theoiemes 2 12 SUR LES INTEGRALES DEFINIES propres a faire connoitrc les proprieles les plus importan- tcs de ccs fonclions , suivant lcs diflerentes valcurs que Ton peul altribucr successivcmcnt aux cxposans. Lorsqu'on considthe la premiere fonction independam- ment d'aucune valcur parliculierc des quanlites/?, q , l'm- tcgrale sc presente sous la forme d'un produit d'ua nom- brc infiui dc facleurs, mais ce nombre de facteurs devient fiui toutes lcs fois que p ou q, l'une dc ces deux quanti- tes est censec un nombre eutier ; e'est ainsi par exemplc que dans la supposition de q nombre eutier on a ri p—i <,—i i J x i/x(i — x) = - a 3 P p ■+■ i p ■+■ 2 /) -f- i ?•*"'! — ' 3. Maintenant soient p et q des nombrcs quclconqucs on aura par les formules connues ( V. La-Croix T. 3 p. 46) ; X -»-- X -t-1 ; X (p-hi) (p-t-t)(/-t-2) r p~i ?— ' (' — *•>/ p J-+-- — ■ — ■ — — „ — X (p-hi)(p-*-z)[p-**) etc. p (/<-*•') ip-*-*) (/<+'■) J " la parlie de cctte integrate independante du signe d'inte- gration disparoit en general enlre les limites x=o, x=i, excepte dans le cas de q = o ; car si q = o on aura (1 — x)i = 1 quelque soil x , et si . "<^3) ^ -+- ilf / dx(ax — Z>) x' ■+■ etc. 0 3 6 214 SUR LES INTECIVALKS DEFINIES dans le cas actucl il faudra faire a= — i , Z>=— i , k=q — 1} partant M = et de la A I 2 7-H2 3 y-t-3 r Pfr—. • r ) 7 .-r . j_ -i - 7-f-i.7-+-2 -M(^ '/ cede valeur devant etre prise entre x=o , #=i se reduira au seul termc ^, tant qu'on y suppose o , done dans cette supposition et entre les memes limiles il vient / 1 p— ' i-> me x ax (i — x) = 7 ou bien posant pour N et j?/ leurs valeurs , 7f P /■*-' /'-4-'- W «/-*■! T „ />-»-'• — i />-f-r c est-a-dire i\== . ' p p-*-l on aura de meme M= ' rangs ; et en rdculant vers la gauche tous les numerateurs de deux I 2 i 3 ', i- ) r I ou bien M= i 1(3 4 r J r+i r-t>a il/= r-+-i r-t-a ' /i /> — i X (ix(l—x) = * p+r—, p+r , a ° z p p-*-i r — i ' r+a ' ou enfin a cause que r=Oo /•» p— « on aura J x dx{\— x)= ' comnie on Tauroit trouve directement. Si on veut supposer que q est un nombre entier quel- conque , on metlra d'abord l'equation generale sous la forme ° /') -f-y-i-i />-+-r />-t-r-+- r ;>-«-r-».7) A* I ? '/-*-! " r ' ;-f-i '" r-4-f j 9—1 9+. (/'-♦- 1 /)-+-2 /)-t-3 P~*-q— I p-hqp-*-q- el a cause de /• = oo on a /-t-'H-l p-i-l-t-2 V done , reduisant les autres factcurs , il viendra simplement ,/ x ilx(i— x) = : _J 2 . 3 .. ?~' ° /' /'-Hi /'-»-2 '/)-»- 3 '" p-t-q — I comine on Ta remarque au n.° 2. 6. Au moyen de l1 equation (a) il sera facile de verifier les difterens ihcoremes sur lesquels est fondee toute la theo- rie de ccs fonclions Eulerienncs. D'abord il est evident , que si dans eclte equation on change p en q et ri'cipro- quement , la valcur du second membre se conservcra iden- tiqucment la meme, d'oii Ton conclura /"i p— i <7—i rt 7— r /,— i / x clx{\ — x) = J x dx(\ — x) (i) o o De cctle meme equation (a) en changcant p en p-\-q , el q en /;/ , on deduit /)-t-7-+-ra-+-r 2(/)-f-7-t-mH-2 p+q—t / X flv(l X^ =p-*-q-i-ll)ir*-'l-*-l) I"'-*"') '(l'-H 7—1 /"i /D-t-7 — 1 m — 1 x dx(i-x) ./ x dx{\ — x) r-*- >(/)-f-y-H»;-t-') J +-r)(7-»-r)(m-Kr)i ' «: rAK M. tE CH. CISA DE CREST 2 I J or tie quelque manierc qu'on permute entr'elles les quan- tizes p, q , hi le second meuibrc conserve toujours la meme valeur d'ou il suit que les six espressions /i p — i 9~~* ri p~*~\ p-*-q — i m— I x dx(i — x) J x dx{i — x) o /i m— i p — i /"M m-\-q—\ p — I x dx{i — x) J x dx(i — x /l q—l m — I ft m-i-q— l p- x dx (v — x) J x dx(i — x) o /i p — i m — i /"i p-k-m — I q — I X dx(i — x) J X dx{i — x) o /i m — i p — i /M p-t-m — I q—l x dx(u-x) J x dx{v — x) sont equivalentes. ( Exercices T. 2 p. 7—8). Si dans Tequalioa (a) oa change encore p en p— I on. aura / XPdx 1 1 — X) '= /,-H?~' \ '"*"' afr-»-r+-'> r(r-*-7-*-r-i) j ce qui revient a /' r~* 1— > x rfx(l— x) = o p-*- P— « I W " W-»- •)(/"*"' )'('/•+-*)(/'-+•*)"' (f^Ol/M-i") 1- et comparant cette equation a celle (a) on en deduit /I p— a q p—t x dx(i — x) =-£^ — 1 J x dx(i — x) (3) O Ee. (V. aussi La-Croix T. 3. p. 422 ). Tom. xxsi. 2 1 8 SUR LES INTECIULES DEFINIES Pour plus tic simplicity on pourra representee x dx(i — x) par {p.q), allors rcumssant les trois u resultats qu'on vicnt dc trouver on les expriracra par (0 (p-(i) = (n-p) M S (P-ri)(P + 'l ■»>) = (-■ r-4-i -P a cause de /• = oo5 le dernier factcur en dehors de la pa- renthese est egal a Tunite , et 1'cquation peut se meltre sous la forme x dx{i — x) —p\ i—/S • l-pjL' i—p* • - ■ i—i» o i 4 9 r» mais on sait ( introduction a l'analyse de l'infini ) que cette expression comprise entre la parentliese du second mcnibrc est equivalcnte a MU .,,„, is etant la demi-circonferencc dtf Tin M. LE CU. CISA DE CREST 2 I f) cerclc dont le rayon = i , ainsi lorsque p-\-q=.\ on a /' > p— « 7—' ir it X dx(l-x) =^^ = ^r- 8. La meme equation (a) servira cgalemcnt a faire con- pl p — i q — n noitre riutegralc / x dx (i — x") " du n.° i , il suflira o de changer dans le second mcmbre de cette equation p , q en £_ . ±_ ct le diviser ensuite par n ; Ton obtiehdra par n n ces cliangemens ( n{p-*-q-i-n) 2.n(p-*-q-i-2n) ^f'x'"Jx(l—Xnf^=>J^\ -air-t-i)j V 1 3(y-t-i) 5(?-»-») * 7(7-v-3) ' ' (i/-t-i)(r/+r) couiparaut ce produit avec le second membre de la second?, equation on deduit evideniment 9—1 9—1 x dx{i — x) = 3(2i/-»-l) S(2<7-»-2) (27M-l)(2y-t-/*) 4-2.q({(/-t-i)(2(i-t-!>) ( = F0 -5) (y-t-3)(2y+-7) r(i— -x^) | ; i i que Ton rcmettc log:-; a la place de r (i — x^ ) et que Ton fasse ensuite /'=oc3 il viendra Jx dx log. - = — ( I -+-/> log. - ). 12. Considt'rons l'expression plus generale Jx dx (log. x) ; on la changera d'abord en r jx dx ( xr — i) , posant ensuite pour plus de simpli- r cite x = z , et r («-t- i ) — i =m=cc on aura I'equation trans forinee x7l^('/^^V'/'2)(^3)^.4-(^)(?-t-3)(^^V-4-etc.i V / ~ ( z a 3 3.3.4 J 9 + 1 _ o-+-r r '' '' i7/ -1- const. , ff-t-i dans laquelle M— . . ■ . .. : 1 q-t-i y-f-3 ■ ou bien a cause de z. = xr = i -H,~ log. x er* x rfx log. *«_— j (,„+!) -log. X-, j( i-f- - log. *) , mais on a »i.+ i . w+2^»i', et. m=;r («-t-i) done,, substituant , fx"dx\o%. g = r.(|t[K|). (' ■+■ 7loS ^)r ' ' j(»-*-i)log,*— r j ; enfin posant x a la place de ( i-t-r log. x) oa par-- viendra a l'integrale connue n-vi J xndx log. x=: -^^ j (n+i) log, a?— i, J . fAR M. LE CIT. CISA DE CREST 225 14. Pour determiner celte integrale apres Tavoir trans- formic en une fonction de z., et avoir opere fintegralion, on a du remettre pour z sa valeur en x , mais celte sub- stitution ne sera plus necessairc lorsqu'il sera seulement question d' obtenir 1'inlegrale entre dcs limites telles que x=o, x=i , car la supposition de oc=z>r donne egale- mcnt z, = o , z= 1 pour les limites x = o , x = i , ainsi liquation transformed en z faira gendralement connoitrc 1'integiale proposee en x , entre ces limites , sans aucune nouvc-llc substitution. i5. Soit presentement la fonction Eulerienne de la se- y*i 9—1 _■ dx (log. L ) , je fais log. — =r(i — xr) , d'ou je tire y'l q — I q — I pi 1 9—1 Ar(log.-l) =r J dx(i—xr), o x o en posant x = zr; dx= rzr~'dz , H vient /i q — t 9 pi r— 1 q— n £fa ( log. -) = r J 2. rf2< Sl)R LFS IHTEGRALES DEFINIES seul tcrmc ^_cxccpte dans le cas tie ^r o; de plus on a '/-Hi '/-Ha y-+-3 ' i/-Hr jinsi on aura , hors le cas cxcepte , Inequation ,70 x ° X ' q \q-*-l '/-H2 ^-+-3 f+->S celle-ci aura lieu quelque soit la valour de q cntiere on fractionnairc. 16. Si on suppose 17=1, il vient ./"^.(ioS.|r=,|;.|.i ...,^| aulrement / dx ( lo* - )° = r \ - t, • • • — 1 = , t7o v 3 1 ' I i 2 3 P \r-+-i 1 .r-»-i ' e'est-a-dire a cause de /==oo ^ dx ( log. - )° = 1 comrae cela est Evident ; supposons que q est un nombre entier quelconque ; il est aise de voir que Fequation (b) pourra s'ecrire /Wdog.^-!1---3--1-^-^--!!— ■■—■■■— !• u0 x O x' q \ 1 1 1 1 ,,-t-i 7 -f- - r )(r+ir+2 ' -H'/ J laqucllc se reduit facilement a ,.7 9 '/'-H7 /'dx(]o°- )' ^o ° x ' q jr-Hi r-i-2 ;-t-3 ou bien en supposant r = oo, on la changera enfin en rfjf (log. -) = 1. 2. 3. 4 y— 1 (V. les excrcices de calcul integral T. 2 p. 5). Pia si. le ca. cm de gresy 227 17. Au reste quelque soit le nombre q entier ou fractio- nal e, on pourra faire 1 U i 4. 5. r-*-i|7 I 1 ' 2 " 5 " /, r j en cflet , en avaneant d'un rang tous les numerateurs cette expression revient a 7 I 1 2 3 r ) 7 />-*- 1 \ 7 , .7 ce qui est rigoureusement vrai a cause de r = Go ; il suit de la que l'equation (b) peut etre changee en /;/x(iaS.i)'=i!4^.il^.4i_...!^rj(,) o X e/l ,7 , ^_»- 1 ^.q-i-z Zq.i/-t-i r9 . q-t-r) plus on preodra des facteurs dans le second niembre , et plus on approchera de la veritable valeur de Tintegrale puisque ces facteurs approchent continuellement de Tunite ; en supposant 7=1 on trouvera encore /*" ,' I ° (2.1 3.2 r-t-i.rl / tlx ( log. - ) = I . — r- . ... — - - = 1 comme superieurement. 18. Si dans liquation (b) on change q en q •+■ 1 , il viendra rf.r ( lo<>. - ) = 1 - — • r • • • • v ° x ' y-t-i il-*'* >i-*-it laquelle peut s'ecrire h . . I f f*-» 1 1 2 3 r l / <7X ( lo£7. ~ ) = /• { . . . . . J •Jq v ° x ' i'i-*-1 \ et si on multiplie cntr'elles les deux equations PAR M. hT. CH. CISA DE CRESY 22f) /» I 7~ ' ,//( I 2 dx ( log. - ) = — 5—— • — — " /*» I /"-» ft 1 a 3 r on a lc produit «** ( log- " ) ■ J 7 l'.(P+!)(f*-0 . q). (5) 20. En supposant p •+■ q = 1 on a trouve (n.° 7 ) /' p—i 9—1 „ x dx (1 — x) = -; = x ' sin. nrr c'cst-a-dire(i — q.q) =- AIl.pT sin. IJT sin. yr a3o SUR LES INTECRALES DEFINIES or en vertu dc la deruiere equation (5) du n.° pr^cddent on a (i-q.q) = T(i-q)T(q) d'ou il resulte I" ( i -<7 ) V(q) = -A- ; (6) ' sin. qir pour verifier ce th«5oreme il suflira de remarquer que fl i i-' ,' l i 2 3 ;• J r(y)=7 ,/.t(iog. -) =7|— •— •^•••— J v " J0 v ° .r' i— ,, (a— 7 3— y 4—,/ r-Hi — 7) done multipliant ces deux equations Tune par l'autre r t \t _ «■)— ll_ L_ _~ _ L J_M_! L. ' > ' • \IJ\ 1 j y |y-+-i y-t-2 9-1-3 9-t-''i|i — 7 2 — '/ r — yl'"*"i — '/ ' r 1 1 . mais — . = - , puisque /=oo, q r-hi — 1 on 1c changera en 2 ' (i 5 ■] zr-t- 1 \ ,,,246 ar 1 1 Ar et de la - . I. - ... = -]/Z ; 3 5^ 2/-+- 1 zf r enfin portant cette valeur dans Tequation superieure on aura rG) = ^.;j/j = y, parlant T (7) r (7 ■+■ q) = a"-** i* r (2?). (7) Les equations (1), (2), (3), (4), (5), (6), (7) sont celles d'ou depend en general toute la thcorie des integrates Eulcriennes ( V. exercices Tom. 2 pag. 2 5 ). 22. De r (7-+-.)=rM-^._f-. Jl..: — J(n.° 18) on deduit zZz SCR LES 1NTEGRVI.ES DEFINIES l°g- r (q-h i ) = q log. r -+- log. i -i- log. 2 — log. (-/-Hi) — log. (q+2).. diflcrentiant par rapport a q on trouvera , Sl'R tES ITCTECRAXES DEFINIES D'aprcs le n.° i5, en posant x = zr on trouve /. I — I p r —I dx (log.j) = / t dz{\ — z) = - m [i4-:Ji*-»-f **-»-£■ *»-+■ 1".'; -ji'i /J -i»//l ~ , i. ». 3. .... r ctJ/ = 5 J.e= i i. a. 3. ... r tl'ou il suit fdx (log.;)"' =- j= h- j --t.f^-4- . . . i-ZJ-log.Cr-z). Si on regardoit r commc un nombre entier fini, cette formule donneroit Pintegrale de zr dz(i — z)~l pour toutcs les valeurs qu'on voudroit attribuer a r , c'est ainsi que posant pour /• les nombres o, i, 2, 3 ...etc. on trouvera successivcment Jdz (i — z.) = — log. (i—a) fzdz(\ — 2.) = — z — log. (i — z) fcdz ( i -z)~l= -z-{z'- log. (I -z) JZ3dz(l—Z) = — Z— ij' — log. (i— 2.) et ainsi de suite. 25. II faut bicn faire attention relativement a l'intcgrale qu'on vient de trouver, que la serie — (z ■+■ -j z,* ■+■ \ z,3 -+-... -+■ ^ ) ne peut pas etre remplacee par la fonction logarithmique log. (i — z) dont ellc est lc de- veloppcmcnt , ce qui rendroit l'inlegrale nulle ; ceJtte serie ne sauroit coincider avec la fonction que dans lc cas seu- lement de t infiuiment petit. TAR M. LE CH. CISl DE CREST 235 Cettc integrate dtant nulle lorsque z, = o on n'aura qu'a fairc z = 1 pour avoir l'inlegrale cherchee ou la valcur de / dx (log. -) ; on sail ( V. La-Croix T. 3 p. 147 ) o x CpiC I +; + j + f... "♦",-= l°g- r -*• 0,5772 1 56 , > de plus log. (1 — z) = r j (1 — z)r — 1 j , et puisque z, = 1 , il vient log. (1 — z) = — /• done substiluanl on aura l'cquation / f/jr ( log. - ) =r — log. r — 0,5772156 dans la quelle il faudra sopposer /•=30, mais le logarithme d'uti nombre infini , est 1111 in fin) d'ordre inferieur , d'ou il sera aise de conclurc J dx ( log. - ) = 00. o 26. On parviendra encore a la me me conclusion en trans- formanl l'inlegrale qu'on vient de trouver en z,, en une fon- clion de x. Pour effectuer cetle transformation il sulfira dobserver que z,=xr; or ayant pose 1 1 log. r =/' ( 1 — x ') on deduit x' = i — 7 log. j, et de la celte suite de valeurs z = 1 — 7 log. - i-=ij.-2.Mog.i+i(log.^j i-.^^ji-S.Mog.x+S^dog.^V^log.i/j ^^=i.j,_r.Mog.x + /-'.^(log.^),-t.r3.(-3(log.i)V..ctc.j 236 SUU LES ISTKCIULES DEFINES ajoutant ensemble ces equations on aura — i log. - ( H- 1 ■+- 1 ■+• etc.) ^.j. (log. i )( n-2-t-3-+- etc.) -^('og-rK'-«-3H-6+etc.) -+- etc. ; Ics coefficiens numeriques dans cettc derniere equation ne sunt autres choses que les suites des nombres figures , ainsi par la propriete de ces suites on trouvera aisement ■ ia -+- ^-J ■+■ . . . -+- ±zr = i A _ w. i. H L_( W. I) — — — ■ ( log. i) -+- etc. & * a. i.a v b * ' 3. I. a. i x D x ' le premier membre de cette equation etant nul lorsque ;, = o , le second devra Tetre egalement si on y fait x = o. II ne reste plus qu'a exprimer log. (i — z.) en fonclion de x ; or puisque z = i — ~ log. ~ il est clair que log. (l -l) = log. ( i log. i ) = log. ( log. i ) _ log. /•. Par ces substitutions il vieut J dx (log. „) — j _log., +_^log. ,y_ ^(log^Vetc. j ou bicn puisque i +^-+j+ ... •+■ ,£ as log. r -+- 0,5772156, designant par A le nombre 0,5772156, r -« 1 ^-h w. (W. ^) j PAR M. LE CII. C1S.V DE GRESY 3.3 y Ccttc integrate est nullc d'opros ce qu'oa vient de re- marquer lorsque x = o , et Ton voil qu'ellc devicnt infinic si x = i , de la il suit dx ( log. \ ) = oo. — t Si on suppose log. '-= I , d'ou or = e — t et dx = — die on trouvc yy-j- xf -4- log. / *-+-• 3 7 -+-etc. 2.1.2 3.1. 2.3 laquelle est nulle si / = oo , et devient — oo quand t = o /"— t c'est-a-dire qu'on aura J e_Ji = 00 ( V. Masciieroni ad- o I nolationes ad calculum integralem Euleri , et La-Croix Tom. 3 pag. 5 12). 27. Si on vouloit connottre l'integrale /dx(\og.-) entre les limites x=i , x=oo, on observeroit que dans le cas dex>i on a log. - = — log. x et log. ( log. '- ) = log. ( — log. x ) = log. ( — 1 ) -t- log. (log. x) d'ou il suit r ( t~C /Vr U-*-log.(— i)-+-log.(log..r) ) y'/<,0-J=Vl^=-j+l^^a^+3-^3(l^)J-Hetc.j Maintenant par 1'addilion d'une constante on pourra de- terminer le second mcmbrc de cclle equation de maniere qu'il dcvieune nulle lorsque x = e ( e elant le nombre dont le log. hip. est l'unite ). 238 SUR LES INTECRALE3 DEFINIES Soit B cette conslanle , ct supposons A ■+■ log. (_i) _ B = K on n'aura plus qu'a considercr Tcquation J',JCV0S-7)=-\-*-Hx+ _i_ (Jog*)' H- etc. j dans laquelie il est visible ,. que le second membre sera nul lorsque x = e , or si on fait i- \ ' > I A=— i n -+. -f-etc. J = — i 3 1 7002 1 5 ( 2.1.2 j.l.2.3 ) 'J on aura en fin l'integiale r f ~' r dx \— i,3i79oai5-4-log. (log. x) ) J'UV0K)=-J- i^=-|-f- log- i+ ^(log. i) + etc. j C2) laquelie sera nulle lorsque x = e, et dout l'inspeclion mon- tre assez que /r/.i(log. ~) entre les limites x=i, x=e , est egal a — 00, aussi bien qucnlre x = e, x = 0O. Si on fait log. x = / , d'ou x = e\ et r/ac = t//e' on aura la transformed /e'dl — = — i,3i7902i5 ■+- log. < -+- ' H -+• : 3 ■+- etc. 2.1.2 j. 1. 2.3 laquelie sera nulle si / = 1 , et deviendra = — 00 quand / = o , d'ou Ton conclura / e ,lt = 00 0 ~r ' Si on suppose que / . x represente l'aire indeterminee de la courbe dont l'equation est exprimec par y = -j— 5 , rvn m. le en. cisv r.r. crest a3r) il est clair qu'ayant pat l'equation (i) tlu n.° precedent / s= 0,57721560 -+■ log. o log.x et par celle (2) de cc n. on aura Jx log.x /' \o«.x = 1,31790215 — log. O = I,895l 1775 pour la difference enlre Taire positive depuis x = 1 jusqu'a. x = e , et celle negative depuis x = o , jusqu'a x = 1. De la il resulte evidemment qu'entre x ss 1., et x = e doit exister un point relativement auquel la difference des deux aires positive , et negative soit nulle ; on pourra de- terminer l'abscisse correspondante x au moyen de l'equa- tion dx — _ = 1,89511775 = 1, 31790215 — log. ( log. X ) log.x — j log.x -t- _!_ (log.x )' + etc. j ; Mascheroni a trouve x= 1,40137 ( V. La-Croix Tom. 3 pag. 528 ). 28. Avant do terminer cet article je ferai encore Tap- plication de ces formules a dautres integrates definies lo- garithmiqucs les plus reraarquables. Je commencerai d'abord par verifier le beau theoreme d'EiLER ( cxerciccs Tom. 1 pag. 259). Les trois integrales definies /p~' %, fy p-' ?~' C p~' q~\ * {i-xYx ,7o x jx^ _x) } J^ X (lx ( , _X) l0g. 1 2/,0 SUR LES INTECRALES DEFINIES jouisscnl dc cette propriete que la dcruierc est cgale au produit des deux premieres. f p— « 7— > Posons y x dx(i-x) =Z (i) 0 clifTercntiant par rapport a p ? il vient y' X p — I fj — I jy X dX(x-x) l0g.-c='^ (2) roais d'apres le n.° 4 ^ P-»-y t P+-g-t-a) r(;>-w/-4-r) | /■'/ n/*-*- ')('/+<) '(/,-t-2)('7-*-:i)" (/'-|-')('/-»-'") i de la prenant d'abord le logarilhme et differentiant ensultc ]>ar rapport a p [ '1/' dp 1 1 — 1— 'J^ )/'-*-? ' f>-t-t/-t-i Z \ ty 'ty dp dp /j-t-y-t-2 — elc. - -+- etc. p-hq-ht [ p p-t-l JJ-t-2 p-\-r oil bien ( 1 1 1 etc. •4-a 1 H ■ p+r _'!^_z) p-*-i ^-t-y-t-i p+>/- dp III 1 l P P~*~l p-*-2. p+'l- ,,z siibstituant dans celte derniere equation pourZ,^r leurs valeurs tirees des equations (1) (2), on la change en J x dx(i-x) log. - = il I I I ) -H 1 hctc.H / p pJr\ p-t-l p+r \ ,^\ etc. — — — \ PIR M. LE CO. CISV DE CRESV 24 I iniintcnanl d'apres lc n.° 3 on a //—< -■ , ( P „ p+i „ p+r> x ifjcii — x> = \x H x -4- etc. h x -+-/ x dx(i — x) , on aura tie meme / x clx(i — x) = \x -\ -x h- etc. -h x \-\-lxclx(i — x) , /'-*-/! /'-*-,•+-■ l-*-,-*-'- S J or si on retianclie Tune de 1'autre ces d<"ux equations, cousiclerees enlrc les limites x = o, x=i Ion Irouvera facilement /'i fiii i p— i p+i—i I _f. _( j- . . . _t- - o v — 1 "x — < t , , doit il suit enfin le theoreme euoucc ('») /•' p— > <7— • , t/ x -+-.y — I p-t-tf /.-*-; i i I \- - (-Ctc.H d'oii il suit, a cause dc r = 30 /•i p— > 7 / as (i — c) <"+') — ' 1 1 1 i r("-,-»)i Z r/;(l— z) = — J =_»_ _;;*.+- -s'-HHC..-*-- Z J-l.(l-z) /"" —I I i I i 'i j -=-•/ ^r=log'("+,)' • On aura de me me n m *■ o log. J o log, £ V ° log. J =i„., c_ * — ")— log. r ^)=\oir.(-"■■t■,-)■. « m et / ,(f/-i)"c £f i tr /'"+'+>\ n »i 3o. Considerous Hntcgrale /'d—' )(> — ») « (1— J-) log. * (exerciccs Tom. 2 pag. 108). et supposons d'abord pour a , ( SUft LES INTlkllAlES DEF1NIES plus tic simplicile que Tun des deux exposanls m ou n est uu nombre enticr ; dans cc cas il suffira de developpcr - — -. on — -suivant les puissances de x: soit par cxemple I'cxposant m uu nombre entier , il est clair qu'on aura liquation / ' ' ( I - r") ( 1 — r )Jx r ' ( 1 — X )dx\ m~'\ ' o (i— x) log. r ° io». r ' done d'apres le n.° precedent /. , n m (i — x )(i — x )dx (n+i n-*-2 H-f-3 n+ml o -r = loHT- T- ■-T----7T ■ (i — r) log. , < > Si I'cxposant n eHoit egalement un nombre entier , alors l'integrale pourroit se mettrc sous la forme (! x )(l — r ) i it pi in I J dx(\oS.'-)Jo dx(\og.l) j Cependant la formulc precedente a lieu quelques soient les valeurs des exposanls nt et «; en elTet posons d'abord /£=«—! et pour plus de simplicite considerons I'inlegralc /i a — i m {l-x- )(,_x ),/x 7 (i— ..) log.. l'AR M. Li: C!l. C[S\ DE GIUS\ 2^> on en deduira bar la differentiation / ' a— i m ) du n.° i5 (JUC < / i a — I / i n Z = log. remettant pour Z et « leurs valeurs ct faisant usage do la notation dc M. Le-Genure, on aura quelque soil la valeur (le m et // /' i n in 3 1. Je me proposcrai pour dernier exemple de verifier 1 integrale delinie (i— x) log. r ( exerciccs Tom. 2 pag. no). A I'm dc commence r d'abord par lc cas le plus simple je supposcrai prcmierement que lc nombie h est uu noiu- bre entier dou il suit & — J ■ | i -H-x-fr-j^-Helo. -+- x \ log. , coraparant chaquc lenuc de cclle integrale avee la for- mule du n.° 29 /il a n X . -1 iA A-*- 1 A-1-2 2/1 — 2) . . A A-n A-t-a 2A — a ,e fais rh = 7--r--r---3Pj ., _. A-i-i A-f-2 A-i-3 2A d ou Jr h+i = — • -3— • —5- • •• ~i — et cle la — ^- = 2 , on aura done I'equation aux differen- ccs finies YhJrX ■= iYh dont I'integrale est Yh = A 2.'' et substituaot il vient Z = log. 2.1—' -+- log. a'1 -+- log. A mais lorsque /* = 1 on doit faire Z = o, a cause du fa- cteur (1 — xh~ ') qui devient nul pour h = 1 , d'ou il suit log. A= — log. 2, enfin Z = (2/1 — 2) log. 2. 32. Pour verifier cette integrale dans le cas que h soit une fraction quelconque je reprend I'equation z=/'l1 Ix(\ — x )(i — x (I— x)(|og. x) dinerentiant par rapport a A afin dc faire disparoitre la transcendante log. ~ j'obtiens hz n h-~ — r A-' r* 2A-3 _ , 2 J x dx{\ — x) ■ 2 a/(8 SL'R tES intecrai.es defisies Maiutcnant , d'aptvs lc n.° 3, jo pose lcs trois equations I x 'dx(i — x as JEZ7 -*-/il "♦" -Air-<-clc-^ 7^7=3 \+Jxrdx{i—x) ; _ / x dx ( i — x) = o j/T + d-.^Ai +elc- + .j-^h;\-*-fx'-tix{i-x) • .J'ajoutc lcs deux premieres ensemble , et je retranrbe (lc leur sonimc la troisieme; mullipliant ensuile le resultal par dli je forme Tequation I 2,11, 2.1/, 2.!/, 2,11, \- i 1_— h — - -+- etc -+- -— - ~-J (2/l I 2/1-4-1 2//-t-3 2A + 2I' 5' r/Z I 2'"' *lh 2>0, cependant on peut la considerer independam- raent de L'integrale , et la regarder uniquement coiume une PAR M. LE Cn. CIS\ DE CHESY a5l fonclion continue de q ; ce qui donnc lieu a plusicurs th£o- rerncs importans ( cxercices Tom. 2 pag. 60 ). D'abord on pourra deduirc de la forme de celte fonclion les valeurs rv,_^-- - 1 '- — — r > 1 ^ 1 — Oi — . — . - . ... .■ — y,i— 7 2—7 3—7 r — /^ dou il sera aise de conclure lcquation r;K)=-Jr('-?)i on deduira semblablcmcnt ? (-=-7) = (~)(,^,) f (-'/)=(S)(^)(f) r (■-') ainsi de-suile; ces [brandies sont analogues ;i celle du (n.° 18) mais les fonclions T( — q) , T ( — 1 — q)} etc. ne seroul plus ici equivalentcs aux integrates / ' 1 —1-' f< t -2-7 7 <** ( ^g. - ) , J 2 Sl'R LES IKTECRALES DEFINIES fn, d'oii il suit evidemment ['/]' = '/ r (■■ \ on sait o n x que — rt.r= log. e~ax , e etant le nombre clont lc loga- rillime hyperbolique = 1 , ainsi d'apres les formulcs em- ployees jusquici on l'era — ax = /• ( e r — 1) , ou e~ ax = ( 1 — )r ; '-i(i ^ ). Jc pose maintenant 1 — J^L=ur, partant I ax = r (1— H 7) = log. I , el dx= — 't , 11 au alors par ces substitutions on aura — ax n— 1 P<* e dx r'a Jit , •-/ ~" 7" = ^ (i,.g- u I Pour fairc quelque application soit/j = { il viendra d'apres le n.° 21 — ox TAU M. IS Cll. CiS\. DF. GRL5Y 2,55 r r. — ax i si on suppose n = i , alors / g £f P ,l" o x =„/ »^a(i-») -y ?&.(!-*) , o j: o o inais d'apres le n.° 24 on a /■* C^. —1 ra! Jz*dz(i-z) =s-|*H-i*'+f*,._..-h4-!65-|-log.(i^.*) a /wfc(i -:)~=- k-4-i--,+ fi,...-+-ri I -log- (>--•); posant z = 1 , et retrancbanl ces deux expressions Tune de I'autre on obtient ■' (— -i-i— L\ ccpendant j -^•-^.'3....^-i — \0^ r^.Q i+7+T--H^=log.^'H-C, PVR M. LE CH. CISV DE CREST a5j et de la subslitujQt on aura comuie ci-dessus -a x — ax dx ('' ~g ) = log. a — log. a e dx ; m on fera coninic prccedemment /co — a»a» /"so (/ti, p f/xe = J dx ( I — ) J o o posaut i — — = «r3 on obticnt a*xl = r (i — u r) = log - , done a* = - ( log. -) 3 a i dx = 0°S--) * '—, ct par eclte transformation 2" U (J /=o — a».r» /"• i £ ,/xe = - / '/« ( log. 1 ) 2 /so — a»x> _ (/xe = — |/Jr . /co — i' — a» -a» —la f^ dl( t>y — »■ f* tdt{l—Qr dxe x>=e J — ^J rj-he J r_ ; le second terme de la fonclion en / est telle qu'il conserve la meme forme lorsqu'on y change en meme terns / , dt en — / , — dt partant cette integrate est nullc entre ces limiles. i PAR M. LE CH. CISA DE CREST 259 Faisant le meme changement dans le premier ternie celui-ci ne fera que changer de signe d'ou il suit que il resulte de ccs observations /» — j» — a» — ia /'•oo / f'\r dxe 7>=e Jo dt^-;) , I posanl comme a rordinaire i = u r , i ou f=r(i — r" )= log. I on trouvera sans peine u dxe T>= f / ,/« ( log. L) "=f k^. O 2 »4 b II 2. ( V. le calcul des probabilities de M. La-Place premiere edi- tion pag. 97 — 98). 38. On traitera d'une maniere analogue la fonction abord on la rcduira a la forme J dxx e , cl ou bien / e»fa ' j i -; {^r)\'> posant x = 2'ix"', f/x = l^nydy on aura liquation si on fait cnsuitc ' = t , d'ou X = --t- t l/*1-! j aux limites ^ = o , y = oc 26o SUR I-ES INTECRUXS DEFINIF.S correspondront cellcs /=— oc , / = oc , et on aura liqua- tion transformer , fx _- \mx J I dxx * e = *r?\/Tn\J ?r, ou /'= r (i — Mr )=log.-f-, r on la ramenera aisement a la forme / (tox e = K T211 / —(log.-) dont la valcur est egale a e " l/2/?7r . 39. Pour dernier exemple des fonctions exponentielles y'oo — .rM-ax dxe ; d'abord jc la change en CO — 00 « ou bien en J e'* dxy — ~y° — Zj \ ' ■ CO je fais x— i = / , j'en deduis l'equation dxe =ekJ dl^-T), 1AP. M. LK Cn. CIS\ DE CREST 361 laquelle d'aprcs ce qu'on a vu revient u a) /■CO — II+M _ /'=T / ''\r ■ posant cnsuitc i — '_=»/', on ^ = log. I on parviendra ;i y*eo — a:»-t-»x _ pi t — dxe =e'\) du ( log. - ) '=eVi. Ou voit que ces transformations revienncnl ;i changer la variable , et les limites de l'integrale proposee de ma- nine qu'elle prenne la forme des integrates Euleriennes de la secondc espece. Lorsqu'on ne peut pas faire disparoilre la puissance r"" du polynome lenfcrine^ entre la parcnthese , souvent on prut parvenir a l'integrale cherchec par lc dcveloppement du polynome en tout , ou seulement par rapport a quel- qti'un de ses facteurs ; ainsi par exemple dans la derniere inlegrale au lieu de faire /co — I'+ai px> I I / \ lr dxe =J dxY —;{?-"*) > — » — » on auroit pu ecrire p*> —z'+ax — *y nx\r J dxe = dxe \ l ■+■ ~ ) — » alors developpant la puissance rme du binomc i -+- .ff sui- vant les puissances de la variable on parvient a 1'cqualion /•» —x*-t-an pee -i'I ax a*X* n'xA I dxe =J dxe y-*-r + 77-+-—S+ClC- ; o()a SUR LES INTEGRALES DEF1NIES maintcnant il est facile de s'assurer par des integrations p — x* an-t-i partielles que les tcrmes de la forme Jdxe . x s'evanuis- senl en Ire les limites , et les autres de la forme dxe~x*. xln se ramenent lous a Jdxe , de sorte qu'apres Toperation Ton parvient a I'equalion /oo — x*-*-ax pas — x»l n» nk a6 ) dxe =7 dxe I+-4+T^ + TT3uJ«+etC!] OO 00 ce qui revient evidemment a /'» — x*-vax /-co ^ — 1» p«> - — < dxe = J e 4 ou = 2 e /■to / i»\r posant i — — = u r , d'ou x2 = log. ~ on aura enfin /■oo — *m-oj- _ pi i _ — ("!•*-*- mi/ZTJ) x f7xe , / x dxe ( V. les exercices Tom. 1 pag. 367 ). La premiere pourra se mettre sous la forme TAR U. LF. Cn. C1SA. DE f.RES\ 2 6 ,-i x dxK1 — r-^T'-v ■ mx . nx , / ,, ,. et posant i — — ■+■ — I — i = " r r aux limites x = o , x = oo on aura u = i , u ss o ; en eflet ['expression preceMente pent sc changer en /» a— ' / mx\r/ nx \r x Jxk-TJV + T^ ) le facteur reel (' — ~y) = e~mz est tel que lorsque x = o il devient egal a Tunite ; ainsi que le second facteur ima- ginaire (\ ■+• — /ZlY> si on suppose ensuite que x augraente de plus en plus, le facteur (i — 7 Y sera toujours une quan- titc positive mais d'aulant plus petite que la valeur de x sera plus grande , partant ce facteur se reduira a zero lorsque x = oo tandis que le second resle imaginaire; d'ou il suit que le produit fi — —\ (i h |X— i J est egal a l'unite si x = o , et nul lorsque x=cc, or effectuant la multiplication , ct efTacant le lerme du second ordre qui disparoit on aura siniplement la quantite / mx nx , — \r laquelle sera = i si x = o , et nulle si x=oo , ainsi posant i — mx nx l/_I= If il est clair qifaux limites x = o , x = oc , correspondront celles ii = i , u s= O. 26j SUR LES INTECRALLS DEI-IN1ES On dciluit de l'equation preccdcnte mx — nx [/^[ = /■ ( i — W ) = log. I u d'ou x = °s" , dx = _, (m — ,„, — m^7)u ;/i — /if — i au moyeu de ccs substitutions l'intcgrale proposee sera douncc par Tequalion x dxe =f '/"(log-"> / / v'» (m— n/— i) changcant de meme la secondc integrate (>> co a — i — (wi.r-w2.ti/ |J x dxe cu et posant i — — — — | — i=w ' r /• on demontrera de la meme maniere que pour x=o , x=c- ;<> _■* ('/(-!-///— I ) cependant, aux limites x=o . x==oo. , n et /<' sont la me- me chose , on pourra done efface r 1'accenl et faire x dxe = / W'S-u) (2). (///-KV_,)" comme on lauroit deduit de la premiere integrale en chan- geant le signe de u. PAR M. LE Cn. CISA. DE CREST i65 41. Si on ajoute ensemble ces deux equations, puis qu'on les retranche Tune de l'autre Ton obliendia y-.oo a— 1 nn/ZZJ — n.r/~ — «* x dx {e ■+■ e )e = U ! [ 1 ' 1 / 'du{\o». t)" \ /* co a — 1 nii'ZTT — i>n' — 1 — mx x dx (e — e ) e = o ! — ! — ; - — ' — -„ I Pdul log. - )" el a cause que e"^c'+e-"'t'/r' = 2 cos. nx en,\~, — g—nx/^r,— 2 v'^—i sin. nx\ on aura yco a — 1 — mx x dxe cos. nx = f co a — 1 ■ — mx ' I x dxe sin. nx = Suit maintenant d'apres M. Le-Genore (exercices T. i p. 368) - = tang. 9, m1-k-if = h\ on cliaiigcra ces equations en /'co a— 1 —mx cos.nS / i t a—i I x dxe cos. nx = T I du ( log. - ) .'\ ° " U) y^oo rt — I — mx sin, "9 /I a — 1 ' x (/jfe sin. nx= IT J du (log. - ) <■ t si on suppose nt = 0 d'ou // = //, 0 = - on aura par induction Tom. xx.m. LI l66 8UR LES INTECIULES DEFIJUES /» a— i i «»/""« i " — « x r/x cos. nx = —cos. — J du ( log. ~ ) , /ao a— i i At /"*• i « — * > / x dx s'm. nx = ~s'm.~ J Jh (log. ~) . Des equations (i) (2) du n.° precedent, on deduit aussi par induction , en supposant m = o , les integrates a — 1 nxy— ri du (log. i.) /« a— 1 nxy'—i /"* x ■ «fe(Iog)7 42. Cependant si on vouloit determiner directement les integrales (J3) ou (C) , ou tomberoit dans le cas de la me- thodc fondee sur le passage du reel a riuiagiuaire , em- ployee d'abord par Euler dans son calcul integral , ct con- siderablement etendue ensuite par M. L.\-Pl\ce ( V. le 8C vol. du journal de l'ecole polytechnique ). On sail que lorsque les resultats sont exprimes en quan- tites indeterminees , la generalite de la notation algebriquc embrasse tous les cas soit reels , soit imaginaires ; or ce passage du reel a limaginairc peut encore avoir lieu meme lorsque les resultats sont exprimes en quantites determinees. /» a— 1 n x dxe nx\f- /co a — 1 _ *" x dx ( i •+- — {/— i ), je ferai x=l ]/— 1 , et supposant qu'aux limitcs x=o, x=ao on ait pareillement PAR M. LE CU. CISA DE CRESV 267 / am 0 , t as 00 , il vient x dxe =V/^J t dl{i-"±), 0 O r maiatcnaiit posaat comiuc a Torclinairc 1 — "1 = u r d'ou / = I . r (1 •*- u ? ) ='- log. ' , r n n u ' . tlu . dl = ; par ces substitutions on aura nit 1 Jo x dxe =—^-J^ ,/«(log. -) ; si on change aussi Pinte'grale J x dxe 0 /to a — 1 nr/^- r j» x t/x(i — ) cnsuitc qu'on fassex=-^=: ct qu'on suppose t'—o , f'=oo en meme tcms qucx=o, x = 00 , on aura tie meme y^» a— 1 _ nx\'~ 1 /•« 0—1 nt, r el de la apres avoir fait i — 1_=u'r A« o— 1 _ nx\'~ 1 /'i «— 1 x dxe = , a I du'l \o" - ) Kdans laquelle on pourra efTaccr l'accent; u et w'etant la me- me chose aux limites ; on voit que ces equations coinci- / 1 — \a \ dent avec celles (C) puisquc '"'..= a . n" (— "V^T) 43. Le cas des r^sultats cxprimes en quanlite determi- nees , peut se ramcner aisement a cclui 011 les r^sultats sont cxprimes en quanliles indeterminees ; pour cela au lieu 268 SUR LES IKTEGRALES DTFINIES de considerer les deux integrates prouosees , on considerera plus gencralement /■cc n — i — nkv px a — i . r x dxe ou bien / x dx (i— — ) ; apres avoir obtcnu cette derniere integrate , on fera suc- cessivement k = — v' —i , k=y/^i, alors les deux valeurs, qui en resultent , coincideront avee les deux integrates proposees. En effet posant suivant les regies clablies nkx i — — = «p , on trouve r /» a — I — nkx i pi a— i * dxe = V?J0 da ( los- ,r ) > par consequent on aura les deux equations x r/xe = ^TT / «— « I a —a /~i a— i x dxs\n.nx= wtt^_ |(i/_,)-(t/-i) 17 «fo(log.l) , raaintenant Ton peut faire \/~i = cos. I -+- sin. Z l/^i TAft M. LE CH. CISA DF, CREST a done (|/— i) =cos. — ■+• sin. — l/_i 269 (j/ — 1) = cos. — — sin. par ccs nouvcllcs substitutions on reduit les Equations pre- eddentes a la forme y'« a — 1 /"l a — I x r/xcos. nx = —cos. — / da (\osl. -) x r/xsin. nx = —sin. — / r/« ( log. -) " O " e'est-a-dire aux equations (Z?) du n.° ^1. Nous sommes parvenus a ces resultats , en partant des /■» a— 1 nxt/!Z| /""-e a— 1 — n-cv/ZT^ x r/xe , / x dxe , o mais il auroit ete facile d'y parvenir directcment au moyen des formules connucs nx \/ — i = log. ! cos. nx -H sin. nx \/ — 1 | — nx l/^T = log. j cos. nx — sin. nx |/ — 1 } car par les formules de La-Gr\nce on les changera en nx [/ — 1 = /• j(cos. nx ■+■ sin. nx \/ — 1 )r — 1 j — nx \/ — 1 = r \( cos- nx — sin. nx j/— 1 ) r — 1 \ d'ou il est aise de conclure cos.»x = - J(n- — — ) +(1 - — -) j Mn•"* = ^TK,-K-7-)-(, —)\ substituant ces valeurs dans les fonctions yoo a — 1 /-*x> a — 1 x dx cos. nx , J x dx sin. nx , on aura toujouis I 270 SUR LES INTECIULES DEFINIES .'i I'valuer lcs memes integrales que superieurement. 45. Quelque ingcnieuse que soit ectte melhode d'inle- gration , fondee sur le passage du reel a l'imaginaire , il faut avouer d'aprcs M. Poisson ( journal de l'ecole polyte- chnique Tom. 9 pag. 219 ) qu'clle a besoin d'une demon- stration plus rigoureuse pour etre employee avec surete" , de sorte que lcs resultats que Ton obtient par son moycn nc peuvent etre admis qu'autant qu'ils seront confirmes d'ailleurs rigoureusement. La generalite de la notation algebrique par laquelle il est permis de donner des valeurs quelconques aux quantites que la solution laisse indeterminec a lieu sans aucune ex- ception pour les integrales indefinies , mais il n'en est pas dc meme rclativemenl aux integrales defiuies dont les va- leurs supposent le plus souvent des conditions cnlre lcs quantites indeterminees ; ainsi par exemple on a evidemment /" ~~nx 1 e dx = — , cependant par la generalite dc la nota- tion algebrique on ne pourroil pas en conclure /" "' 1 e dx = — — par le changement du signe de n, car la premiere valeur n'a lieu qu'avcc la condition que n soit /■•co nx posilif, et Ton voit que J e dx = oo. o 46. Pour eviter les difficulty's que prcsente cette methoile d' integration dc laquelle depend la solution dirccte des fon- y^ao a — 1 / 05 a — 1 x dxcos. nx, J x dx sin. nx , on a rvn h. le en. cisa DC cresy -j.-\ commence ci-dessus par determiner rigoureusement celles /'* a — i — m.r / -j"- a — i — mx x e dxcos.iix, J x e dx sin. nx ( n.° 41 ), ~ o *" o ensuite par induction on a deduit les premieres en suppo- sant in = o. 11 paroit cependant que cette supposition n'a pas moins besoin de demonstration que la methode elle menie fondee sur le passage du reel a 1'imaginaire. En efl'et pour par- venir aux equations (,/) du numcro cite apres avoir fait e— mi+nxi/zri — n on a SUppos^ qu'aux limites x = o, x=oo, on devoit avoir les valeurs corvespondantes 11 = 1 , 11 =0, or d'apres ce qu'on a vu ( n.° 40 ) cela n'est vrai qu'au- tant ipie m ^> o , il pcut done pour le moins elre douteux si la supposition de /// = o est legitime pour passer com- me on l'a fait aux equations (B) en conservant les memes limites a la variable u. On parvient aussi rigoureusement aux equations (.1) par l'ingenieuse methode de 31. Poisson ( journal de Tecole po- ly technique Tom. 9 ) en supposant qu'aux limites x=o, x = 00 , le produit e~mx x" est nul , de la on passe aux equations (//) par la supposition de m = o , mais il se presenle ici la meme difficulte que prccedemment , car le produit e~mx x" ne peut etre nul a ces limites qu'autant que m > o . 47. Reflechissant sur eclte methode d'integration fondee sur le passage du reel a l'imaginaire par laquelle nous sonimes arrive directement aux equations (/J) , je trouve 2J2 SL'U LES INTECIULES DEF1NIES que son succes lient a Fliypothese que cctte methode iu- troduit implicilemcnt qu'a la limile x=oo on a sin. oc = o. bos. 00 = 0. Pour se convaincre cle la verile de celte proposition il snffil de se rappeler que nous avons suppose les equations ■ 1 nl = — nx \/ — 1 = log. T, , nt' = nx \/ — 1 = log. ,/ , daus lesquelles a la limile ,r = ooondoit faire / = / = oc; ii=.ii=o: niainlenant on sait que — nx ]/ — 1 = — log. j cos. nx H- sin. nx V^~t \ nx\/ — 1 = — log. \ cos. nx — sin. nx j/ — i | , ainsi on aura u = cos. nx -+- siu. nx [/ — 1 u'= cos. nx — sin. nx \/ — i , ct lorsque x = 00 , ccs equations se changeront en o = cos. 7100 -t- sin. /joo |/ — 1 0= cos. hoc — sin. /zoo \/ — t lesquelles ne peuvent avoir lieu a moins que cos. 7/00 = 0, sin /zoo = o . 48. Comme cetle supposition , anal) tiquemcnt pa riant , n'est pas cxacte, la methode nc pourra pas el re appliquee indisiinctcmeut a toute sorte de fonctions , mais il faudra que la fonction proposce en soit susceptible. Cetle methode seroit rigoureusement appliqualde aux fonctions /' 00 a — 1 — mx /"*oo a — 1 x e fix cos. nx , J x a -mx Ixe sin. nx , car si on les integre par partie , il sera facile de s'nssurcr qua cause du factcur e~mx qui est nul lorsque x — 00 , PAR M. LE CFI. CIS1 DE CREST 27 3 la supposition dc cos. oo = o, sin. 00 = 0 est pcrmise. Cette metliode sera encore appliquable aux fonclions /"•oo a — 1 /^os a — 1 x dx cos. nx , J x dx sin. nx toutes les fois que ~ o o l'exposanl a — i sera unc quantite negative. Considerons par excniple J ; au moyen de I integration par par- *• o a tie on oblient (Lccos.x sin..r ros.x 2sin..r / — — -+- etc. X X* Is or il est clair par la forme de ces termes que lorsque sin. oo cos.oo ... , . x = 00 on a = o, ■ = o etc. ainsi nen n empc- 00 oc1 r clie de suppdser si Ton veut sin. oc = o, cos. 00 = 0. 4q. Considerons plus particulierement / dx sin. nx, oil o lc cas de a — 1=0; que Ion construise la courbe dont lYqiuition est j-=sin. nx , alors J dx sin. nx represen- o tera l'aire comprise entre les limites x = o , x=oc, el supposant que l'aire commence avec x on aura I dx sin. nx = cos. nx d'aprcs cette equation , et par l'inspection meme d'une figure il est clair que l'aire comprise entre ces limiles est absoluincnt indclerminee , car elle depend de la valeur de cos. n 00 laquelle peut elre une valeur quelconque comprise entre 1 unite ct zero. Cependant si Ton veut supposer cos. hoc •== 0 , il en resulle Tom. xxvi. M m 3y 4 9Vti LF.9 ISTFXRALES DEFIN1E9 dx sin. nx = — commc on lc trouve par la melhode n ' du passage du reel ;i rimaginairc. So. Pour donner uo exemple tie a — i>o, soit pro- posed / x* dx sin. nx; cvaluant cctlc integrate au moyen ^ o des forraules (/>) du n.° /, i on a .A" 1 . 3?T 2 dx sin. iwe = , sin. — (1.2) = — -3 . - Or Ton parviendra au mcme rcsultat par la voie ordi- naire de ['integration par partie pourvu qifon adoplc la supposition de cos. 00 = o , sin. 00 = 0; en efTct x'COS.nx 2.rsin.n.r 2oos.n.r- /• j.'1 dx sin. nx = — ct d'apres cette supposition il viendra GCl.O 20C. O 2.0^ /^ 71 if If xdxsw.nx=i oVl 2i0<0 2# « «* n3 5 1. Lorscpie la quanlite a est negative les equations (B) se changent en C» Jxcm.nx " -=r = -£= (1/-.) - G/=D «• Or pour arriver a ces resultats on a fait — x \/^i = lo. On eu'le les cas indelei mines de la seconde Equation (/>) en la faisanl dependre dc la premiere qui n'est pas sujelle aux memes inconveniens; pour cela il sulQt de rcmarquer que /dxcosjix sin.n.i- a P dxMxi.nx u « ™ n ./ a-*-i .1 n 1 " ,r > , .... Mn.nr oua cause qu entre les lunitcs x = o, x=oo,on a — — = o • nx il vient /""<= dxsin.nx n /"» dxcosjix J0 .."■*""" = ^T -/ *« ' mais par la premiere des equations (B) /°° dxcos.nx a — i n P' 1 — " — = 11 cos. (a— 1 ) - J da ( log. --) cm ou, puisque cos.(a — 1) — =: sin. — , on aura 2 2 y'x dxcos.nx a— i (n r\ r — a - = n sin.— / r/« ( log. — ) et par celte substitution on ohtient l'equalion /'• dxsia.nx « an /'■ 1 — a Quant a l'indetei mination dc la forme o . 00 relative a la premiere des equations (IJ) elle ne peut etre d'aucune y'» tlxcos.nx — ^7- est toujours infinic o X lorsque «= o , comme on le vena ci-apres. D'apres ces ob- servations on aura pour la solution complete des (mictions /'co a — 1 /~"co a— 1 x tlxcos.nx, J x dxsia.nx les trois Equations I'AK M. LE CI1. CIS\ DE CHEST 277 /ob a— > , on /•' 1 *-« X dxcos.nx ■obtient toujours dans cc eas / - — ^- = oo, pourvu que a nc soil pas un des nombrcs de la suite i. 3. 5. 7. etc. 2./1 — 1 , et lorsque a est un dc ces uombrcs alors la /■ dxcos.nx — ^7 = o . 00 = ^ , mais dans - o •& /cc dxcos.nx Tk ■> x el par des integrations par parties on s"assurera aisement qu'clle est toujours inhnie quelque soil le nouibre k. En cflct /dxcos.nx cos.rt.r fdxunJlM xs x J x PAR M. LE CO. CISA DE GRESY 2"^ . ,. . co<.nx i or cntre les limites x = o , x = oc on a ■ = : ' X o ' aillcurs / -s — d'ou il suit ydxco*. nx i bt . , / a Maintenant on aura dxcos.nx cos.nx nsin.nx X (2,k l)X (2« l)(2« 2)X -,f. t/xcos. nx (i/t — i){zk — 2.)x CO tie ccs equations (i) (2) il resulte clairement que si on pose pour k un des nombres de la suile 1. 2. 4. 5. etc. a liufini on aura toujours P"* dxcos.nx /"»» dxcos.nx J — ~k = oc , partant la valeur de / — ~^~ *• O X '-'o X sera toujours infinie dans le cas de « = o; de plus a cause que Ton a trouve ci-dessus /<*> Jxs'm.nx 1 p? ?+> ~~ J. ""» dxsin.nx i /^» dependant en cflcctuant les operations indiquecs on recon- noilra tout-de-suite que Tordre de ces infinis varie suivant la valeur de a ( V. les deux inlercssants memoircs de MM. Bidone et Plana inseres dans cclle collection Acadeiniquc anuees 18 12 , 1 8 1 6 ). 2.&0 SUR LES INTEGRALES DEFINIES 5 J. l)e 1'equation /"*« a— i i /-i a_, .. dx'cos. nx =— a cos. "JH I da I log. - ) o n 2 ^o b « ' on a deduit /dxcoi.nx / //I i \ — -— - J J" ( log- - ) = oo , on aura egalement = 7 rf«'(log. ~ ) = 00, o * o " cependant on ne doit pas conclurc — (cos./jx— n'x)=J ,//<(log -) — / ^/«'(log. l)=o car la difference dc ces deux infinis pourroit bien clre une quantity finie. En cffel on a par le n.° 26 Jo 4" ( log. - ) =—./ — log.( log. L ) dans laquelle il faut faire « = 1 ; posant ensuitc d'apres le n.° /(3 log. L = nkx , il vicndra u J da ( log. - ) = — A — log. n — log. k x o u J f/ur ( log. — ) =s= — A — log. n' — log./.r ; dans ces equations la supposition de x = o rend les inte- grates inCnies , comme cela doit efre, mais leur difference est finie , et telle que / — Jcos. nx — cos. n'x > = In;,'. 11! — log. n. PAR M. LE CH. CISV DE GRESY a8l L'inl^grale f* 'ifi"^± = » du n.° 53 o X 2 prill encore s'obtenir d'une autre maniere , car reprcnant ['Equation /» dxs'in.nx i /*oo ,/.rl/ n.ri/~\r / n*/~Y'| —- i=f y * o ;•— h - o — ~j 0 o on pourra l'ecrire 1 dxsm.nx _ . I dx I _e J0 X " 2V/=T °0 X ) \ laquelle clant comparee a celle du n.° 34 y'oo . — a'x — rtj _|e — e [ = log a — log a' _ I / j/jrsin.nx lo?. ( — i) on aura tout-dc-suite / = __- ^O X 2|/-', et a cause de log. ( — l) = z£. n y/~i , il vicndra /(/isin.nx T „, L«_ "" = -•- — , ou men =__ -o x ~~ a 2 — - — est tou jours positive. On o parvicndroit de meme a l'integrale / '_! { cos. iuc — cos. n'x } = log. n' — log. n ; X en efl'et on aura y si- / t6^jcos.«x-cos.«'xJ = et comparant les termes du second noinbrc de cclte equation y» . — +v on en deduira par des differentiations successives dZ I XltxillLJlX (In *- o x'-t-//5 x*dxco\nx iVou rcsultc lYqualion J*Z /GO dx cos. nx , ,/„"■ mats par la mclhodc du passage du reel a 1'imaginaire on a ti ouve J dx cos. nx = 0 , 1 o par consequent _.£. bxZ=o, l'onl linlegrale est tin2 PVR M. LE CH. CfS\ DE CRE9Y 3?3 il ne rcste plus qua determiner les const mtcs arbitrages; j'observe d'abord que si on suppose n = o la proposed se change en I' Jf_ _ Z- , d'oil il suit C-+- 6"= I, et I'liminant C il viendra Z = C ( e4" — e~in j -+- JL e-An. 2A Pour determiner 1'autre coos tan te il suffit dc remarqucr que par la iiu-iiie supposition ele h = o on a — = — ~ dll 2 en effct 'y = - f* dx"nnx __ / " "J//lsi""x et plus n deviendra petit plus eelte fonction approchera de /»fl/.f«n.«: 1 / dxsxn.nx i 11 — 011 de — / , laquelle est toujours -o nx* %, x" egale a — — iiidcpcudammcnt de la valeur de n. mais on a encore — — Cb J ebn -t- e~bn J — -e~bn , tin 2 done faisant n = o Ton aura — —=zCb — * 2 2 d'ou il suit C= o et de la Z/ dxcos.nx T jn 56. Etaut proposee la fonction / '^ic-0-~ } que M. B100NE a donne" le premier , on fera ■y _ / dxcos.nx et par des differentia lions succcssives il vicnt 284 SUR LES INTECR\LES DEFINIES dY /°c0 xdxsm nx dn ' ~~ <■{ x'—b~ il'V r*> x*dxcos.nx 7 " — «/. dnx l/0 •*•* — b' d'ou il est aisc tie conclurc dont l'intcgralc Y = CeW— * -+- Ce—'"<^/zr' ; si on suppose « = o la proposec se change en /» dx - — '—- = o, d'ou 0= C+C, et climinant C on aura F= C \ eW-. — e-W" j . maintenant par celte meine supposition dc n = o on a encore commc dans lc n.° precedent dY r^ xdxsm nx x dn J0 x1 — b' 2 dY _. ': W~ -invCT et d autre part — - = Gi» [/ — 1 je -+- e \ 1 dn ' ' d'ou il suit , en faisant n = o •—-=5 3 I _,,ouC=-_; posant cette valeur de la conslaute C dans l'exprcssion de I', il viendra /» Jxcos.nx t ( i/i|C~T — bii\'~\ ■ -A~ ~~— MZTt \e — e I o * * ou } = — — sin.^«. 24» 5y. Cette derniere integrate definic cstfondce surl'equation / =° dx I — — 77 = o commc on l*obtieul en integrant d'abord '-'u x — b' ° TAR M. LT Cn. CISV UL CRESY :i85 dcpuis x = o jusqu'a.r = &, ct ensuite depuis x = b jusqu'a r- • i fy~**'-\ i ''",z x = zc; aulrcmcnl si on lailr=» \^ZZ)' — ii— j*)»»aux limiles x = o x = cc correspondront ccllcs z= — [-, -=7 cl l'fot«gra]e ,/ p^ sera changee en ^ J ' ± ^ laquclle est c\idcmmcnt nulle ; cn eflet J — rcprcsenle I'bypterbole equilatere rapportee a ses asimptoses , dont les deux bran- ches sont semblablcs , et cgalcs de part et d'autre de Tori- gine , mais siluees cn sens contraire d'oii il suit que celle aire sera toujours nulle culrc les limites ziz x. 58. Jc regarde ici l'inlcgrale definie , d'une fonclion dif- ferentiellc proposee comme sera exprime par J J (x) dx = F (b) — F {a) pourvu toule fois qu'entre ces a limites f(x) nc devienne pas infinie, ou que la conlinuitc des elemens nc soit pas interrompuc , ( V. La-Grvnge 12' cahyer de Tecole poly technique, et M. Poisson i8e cahier) lorsq ue y(ar) devient infinie enlre ces limiles, alors lex- pression analytique F (b) — F (a) ne sauroil plus douner la somme cherchce des ek'nicns de l'inlcgrale, ct on nc pcut 286 SUR LF.S INTEGRALES DEFINIES robienir quVn partageant cclte sommc cntre plusicurs in- tervalles pour lesquelles n'ail plus lieu la circonstance cle f(x) = to dx * . n _ / ; sbs- done — =C ! e"—e-"[ ^o i-Hr 2 2 TAR M. LE CH. CISA DE CREST 2&() substituant cette valeur dc la constante on aura cIjcs y_ /"" dxsin.nx - j e" — e~" i JQ (i+-x*)sia-ax 2 \ e» e—a \ iliilV-icnliant cette equation par rapport a it , il vieiulra sur le champ / " xdxcos nx t je"+ e~ " i J0 (i-t-x'/in.itx 2 I e" _ e~« \ ' Pour la troisieme proposee je fais /"x dxsin.nx x{ i -Kr'jcos ax el dilierentianl deux fois de suite par rapport a la quan- lilc n j'obtiens dxcos dn J0 (i-Kr1) ( i -\-x*)cosux ttZ r<° dxsia.nx Px dxs'm.nx t/ii' <-/. .inns.tf.r J. dn- dxcos.nx on tire de la — = C ! e" -4- e~n I = / «" ^0 (i-+-.i'*)cos.a>r cette valeur se red u it a - si n = a doncW |e^e-|3C = Ij^^=-aj Tom. xxvi. O o 2C)0 SUU LES ISl'tCIWLr.S DLFIN1ES substituanl celle valeur de la conslantc on a enfin 2 J e" -+- a— \ la quatricme proposec sera donnee par /'" ■>■■ 1 tiz ' o (x» — «,)»(ea"r— 1) ia da Maintenant il est clair qifon peut ccrire y r"> xilxe * <^o v(xa— ,,'Me — e ) developpant la fraction — '■ — en fractions partiel- e" — e les , d'aprcs la me'thode esposee par Euler dans son in- troduction a l'analvse de Fiufmi , on aura TAR M. LE Cn. CISA DE CRTSY 20,1 uo X«— a*f»T i ^Vi-*-*' ',-Kr' 9-H.c* k>+x J\ il ne rcste plus qu'a determiner les valeurs jT" dx rx xdx r<° x'dx J0 x'—a' ' J0 x'—a' ' J0 (i'+j;'):x'- xdx f" xdx , / = log. oc — 7 log. o, / =log. a— - log. o = log. oo — log. a ; en fin on aura x*dx i f° I jr'rx' Ja J0 A'-t-x1' /" dx = o x' — a' on deduit r<° x'dx ?? /•» dx k; J0 (k'+x')(x'—a') ' ' k'+a' J0 k'+x' " 7~F- (k'-t-x')(x'—a') k'+a' «^0 k*-*-x* a^-K*') An moyen des valeurs precedentes on oblicnt 292 SUR LES INTEGRALES DEFIKIES Z =— j log.oc-t- ilog. a ■+- 1 j — .+. ~ ; ■+- -— -, •+" etc' -+ |i+(i' ^-t-n* 9-t-n» «'-*-a* et diflcrentiant cette fonclion relativement a la constanle a, on aura pour linleyialc cherchee r«> x,\x 1 dZ 4„i 2 ((iH-n*)1 Ci-*-"')* (9-t"*)1 (*«•*«')« \ ou il faut pousscr la serie jusqu'a k = 00. On pcut donncr a cctte integrate une forme tres-sirnple en exprimant la serie 1 a 3 A elc. (i+n']1 Ci "•""•)' (cj-t-rt*)1 (*«-»-«')' par les nombres Bernouillens. En eflet designons cette serie par S F {k) on sait ( La-Croix T. 3 p. 1 1 3 ) que SF->-u>)(e" -c~'r) ■ developpant commc ci-dessus la fonction • on aura y'» dx i I X x1/ i i i i \ 1 J H-( H 1 •-t-elc.-J-, I J 0 et il ne restera plus qu'a determiner les valeurs /* dx fx xdx P™ x*dx on salt que / = — *-<> x'-t-a* 2ii P* xdx . . %<° xdx de plus il est evident que *> i a1dx kldx » rx x'dx i Z1" i axdx J0 (JC*-Hi*)(A,+a-) = «*— A* -( Jjc'-h*' ... frM-v^ j e'est-a-dire /"<*> .rVAr « J0 (a'2-t-a')(A'-+-r') ~ 2(rt-HA) ' dc la posant successivcraent pour A- tous les nombres i. a. 3. . . . etc. a Tinfini on aura ii i , i i i i ■ I Z= loy.OOH log.rtH 1- -— - -t- etc. -|- -— - J , 4« 2 ° 2 ° 2 (, = — , etc. or pour determiner la constante on fera k-=.o d'ou S / (A)=o ? rl C = h — ■ h . -+- etc. de la 2rt» - ^ i (*) = n — vth — -#. ■+■ — h — ■+■ clc-I 3<)6 Mill SUR LES ISTECR1I.es DEF1MES enlin par cette substitution dans ['integrate Irouvee il viendra w = /— #.-+- -7 -+■ - -t- clc { . p<*> xdx La valcur Z = / — l/o (x*- j) ■+- — lo". C — 1) J H 1 h etc. -+- J , I 1 a 3 A 1 _1_ ■ I _1_ _1_ L air. _I_ I i etc. k>+a*y I l-t-d1 .^-t-fl1 9-t-ll et de la on deduira facilement l'expression ou la valeur dc I'integrale / 1 ,IZ 111 da (x'-a')'(e —z) relativemcnt a cette nouvelle supposition. Au reste conformement au n.° 58 si on fait dans cette dernierc expression de Z, log. ( — \) = -rt\,/ — 1 , et qu'on change a en a \S — 1 elle dounera la valeur de rintegrale /» xdx ~x 1 0U -o (x*+a>)(eM-r*l) 1 (iii k 1 ' Z = - — i loo- OC-*- iloS »■+■ i ) — conimc on l'a trouve ci-dessus. 9-t-n 4-etc.M- k2-*-a\ Pag- lign. 1'AUTES 209 »7 Tom. 3 pag. 5 210 2 sur les calcufc 23 lc dernier genre 21 1 3 Jx dx(^i—.v\'Lir 212 i3 T. 3 p. 46 14 .r -H x ■+■ -t-r 1 a /;-t-i r — 1 ' r-f-2 ' 218 20 que cette expression 22 T si u /> T 220 i3 1-1 (l — X 222 4 expriniee i3 e'est qu'on deduit 226 4 1 f if*" 201 9 2r i i 2 4 "ar— 1 | i ' 3 ' 3 *' 10 on le 23/, i5 = -;-i=3-lo{;(«-,) J9 r 236 12 +_i_(iog.^y_ 2.1.2 \ X / 238 7 or sj on fait 8 I,3l7Q02I 5 Corrections Tom. 2 pag. 5 sur le calcul ce dernier genre /' p— « , / n\ 7—" r -«-/• I a p-t-l '"♦"I 1-1-2 que la par tie oe cette expression sin p t 1— » exprimees e'est ce qu'on deduit •1 ~ 1 \ '/-+- ' • ■ • 2r — ■ -K ' 3' 5 " Oil la = — 2 1 _3 — . - — ■+■ r -+- 1 2.1. -(log. :)'- si on fait l°g(I-=) — 1,3 1790215 ; pag. lign Fautes Corkections 24» 9 J-*-p m 2'( j 3 I— x 9+2 on a56 14 ] — i ,— - — - . . . ( 2 2 a59 5 e ™ J™ dl(\— ~) 267 17 en quantity t a (iT /'I . - 27-t *7 WsilL^y ,/^log. '-) 279 14 =.L /" 285 y ± X ">» -*-! />-t-a m n l—x 1 — a; 2 3 en quantites —nan. 'J rf«(log.-J 05 ilx cos. nx 297 CONTINUAZIONE DEL SAGGIO DI OIUTTOGRAFIA PIEMOiNTESE Del Professore Stefano Borson Letta nelV adunanza delli ao maggio 1821. GENERE XIX. Strombvs. I, Strombls callus Linn.? Testa ovata> tuberculata; spirae breviusculae anfra- clubits mucronato-spinosis ; primo aniplissimo , supeme spim's validis , crassissimis coronato ; columella rotumlala , laevi , in caudam subulatam brevem injlexam desinente ; labio Irilobo , expanso , crasso , marginato. Esso si riferisce convenienteiueute alia fig. F. Tav. 32 di Gualticii , la quale vicne cilata per una varieta dello S trombus gallus , da Gmclin. 31a notisi, che per carattere del niedesimo , egli dice , che lia , Cauda recta , qunndo la cosa non e cosi nellc figure di Listero e ili Gualticii da esso cilatc. Fossile neU"Asligiana , e forsc anche nclT Ossola. Linnco lo fa nativo uci atari drll'Asia e dell'America au ridionale. til Oryclograph. I'edem. auctarium pag. 179. Tom. xxvi. P p < 2()8 0RITTOG1UPU riEMONTCSE Fra i numerosi esemplari chc abbiamo tli queslo slrom- 1)0, si osserva, che nei piu giovani, gli aul'ralli sono quasi piivi di spine e di punte; c verso (a soinmita delta spira compajono picciole coste o tubercoli. INcgli adulli j>oi , il grande an fra I to, oil re la scrie di robusic spine, viene ri- copcrlo ancora di una o due scrie di forli grandi tuber- coli, che lendouo trasversalmente verso la base: e gli allri anfratti sono ancbe tubercblati o spinosi. 2. Stkombus i'Ucilis Linn. Tesla crassa : spirae subelongatae anfractubus luber- culis validis corona I is , forliorilms in niajori ; columella laai\ roluiulata: Cauda subinjlcxa : labio expanse Listero Tav. 864, fig. 19. Knorr. P. II. C. III. fig. 1, 2. Fossile in Picmontc : nativo in queH'oceano, che bagna la Giamaica c V America meriilionale ( Linn. ) .id Oryctograph. Pedein. auctariiun png. 179, 180. Lunghezza 5 pollici 2 linec , benche un poco rotlo alle due estremita. Lo abbiamo anche alio stato spatoso , e in queslo stato io lo credo una varieta del medesimo a spira piu lunga c tutta coronata. Un' altra serie di tubercoli sembra nascere accanto ai piu grossi dell' anfratto maggiore: in questi ul- timi escmplari danneggiati in piu parti , la sabbia inollo induiila vi sta unita con gran forza. DEL PROF. STEF.VSO BORSOS 299 GENERE XX. Pterocerj. I. Ptfroci;iv\. Slroinbns pes pclicani , Linn. Fossile mollo roniunc in Picmonte e in nit ri hioglii tie i I a 1 1 alia. Ahiln ncll' oceano Europeo , ncl mare clellc Indie , nel Mcdilerraneo c ncll' Adrialico. Orydograph. Pet/em, AUiohi pag. 69. Lo abbiamo colic frangie del lahhro deslro molto allungate. GENERE XXI. Mi rex. 1. Mi. rex coiwims Linn, V. Brocchi pag. 389. Aliila ncll' oceano Africano dove e raro. Si trova fossile nel l'iact nlir.o ; e in Piemonte nella vallc, d' Antlona e al- Irove anche ficquentemcnte. I nostri esemplari sono di una bella conservazione e colic spine in tier & Lunghczza 3 pollici 8 linee , c allczza ugualc sino alio estremita delle spine. 2. Mintu Brvndaris Linn. Abila neir Adrialico e nel Medilcn anco (Linn.): fossile in Piemonle , nel Piacentino e in allri luoghi d' Italia. Lunghezza 4 pollici e piu. Molli esemplari di 1 pol- lice circa hanno ncll' anl'ratlo maggiorc due oidini di >\\\- nc : la coda e anche spjgosa e gli anfralti sono lubcrcolali. 3. MlJREX TRISCX'LIS Lilill. Tesla crassa , ovala , laminit longihidinaSbns rudi- 300 ORITTOCRAFIA HEMONTESE bus , fimbnalis superne spiiwsis , ad caudam injlexam brevem confertim pheatis, ibitptc umbilicum apertissimum efformantibus : apertura ovala bine inde solula. Abita ael Meditcrraneo c prcsso la Giamaica; nell'Adria- tico (Olivi): fossile in Pictnontc e in altri luoghi d' Italia. Lbtew Tav. 9f,2, fig. i. Knorr. P. II. G. III. fig. 7. Lungliezza 4 pollici 7, allezza 3 \. INe abbiamo di mi- nor dimcnsione in cni spine , strie , solchelli si vedono in tulli gli aulralti. 4. Ml REX TRIBULUS LllVl. ? Testa ova/a, fitsiforinis;dnfraclubiis spinis aciiliuscidis, bifariam rcl trifariam per tongum exasperalis , Uiberculis vel nodis intermediis: cauda subulata, recta, subspinosa. Abita nel mar Rosso e nelle rejrioni marillime fra I' Asia e T America mcridionalc : fossile non raro nelle colliuc dell1 Astigiana. Ma e cosa difficile di trovarlo inliero , es- sendo e lc spine e la coda assai fragili. Ne abbiamo pero della lungliezza di pin di due pollici , e di cpielli , che appena giungono a sei linee senza la coda. Listcro Tav. 902 , fig. 22. 5. Mlrex minax. Enciclop. metod. parte 23, Tav. 44 '? fig. 4. Lungliezza 2 pollici 2 linee. 6. MlREX RA.MOSUS LillU. Tesla ovalo-obhmga , transfers im striata , lam in is trifariam crispato-frondosis ornata, medio costala; cauda asceiidente , subinjlexa. DEL PROF. STl'FlNO BORSON 3o I Abila ncl mar Ilosso, nel seno Persico, e neH'Oceano, chc bagna 1' Africa c f America australe (Linn.): fossile nel Piaceutino , nolle Crete Sanesi c in Piemonle. Ad Oryclograph. Pedem. auctarium pag. 180 7/.° 1 3. IIo credulo clover annovorare questo fossile fra i nurae- rosi murici frondosi di Linnco ; poiclie quesli variano assai nella fignra delle lacinie c nel uumero dellc varici frondo- sc , conic in allre loro parti. LtiDghezza 3 pollici e 3 linee. "]. Mljrex TRirTEKLS Linn. Abita nel mare delle Indie presso Batavia (chemnitz): fossile in Piemonle, e in allri luoglii dell' Italia. Knorr. P. II. C. II. fig. 8? Ad Oryclograph. Pedem. auctarium pag. 178 «.° 4- 8. Mdrex saxatilis Linn. Testa ovata , transversim sulcata , mullifariam fron- dosa , frondibiis uudatis, coucalenatis ; spira relusa; cauda subelougata ; aperlura ovala. Ahita nel Mediterraneo , e nel marc, clic bagna 1' Asia meridionale (Linn.): fossile in Piemonle e nel Piacenlino. Ad Oryclograph. Pedem. auctarium pag. 180 //.° 1 ',. Brocchi dice non conosceic di questo bel fossile, che piccioli individui di 10 linee al piu. II nostro ne Iia " 1 8. lisso ha sette cosle fogliacce , die corrono sino verso la sonimita delta coda ove formano spine. 9. i\h rex tlbifer Linn. FisTtLOsts Brocchi pag. 393. Posso paragonare questo , cbe mi e riuscito di trovare 302 0R1TT0CRUI.V IMEMONTESE netla nostra valle d'Andona, con qucllo tli Grignone, che abbiamo njella racctolta. ISel nostro che e piu piccolo , poi- chc appcna giunge a cinque lince tli lunghezza , compajono varici longitudinali coronate alia loro estrcmila di spine cilin- driclie vuote , die tendono all' apice della spina , in vecc delle membrane o pieglie acute e laciuiate, che si vedono in qucllo di Francia. Fossilc in Piemonte, nel Piacentino, a Parlascio, a Gri- gnone e ad Hampton in Inghilterra. Brueuiere dice die L'origibale niarino esistcva nclla rac- colta del dottore Hunter a Londra. 10 Ml hex DEctssvTis Linn. V. Brocclii pag. 391. Abita nei niari , che hagnano 1' Africa occidentalc : fos- sile non raro nelle nostre colline e anchc nel Piacentino. V. Davila catal. 11. MlREX CRISTATIS BlOCtlli pag. So,/,. Fossile in Piemonte e nel Piacentino. Si clc've notare, che i ibgliami arricciati non sono uguali in tulti gli esemplari: aleuni appena sono rilevali, e qoeljp forse dipende dallo slalo di salute dell' aniniale. Lunghezza 16 linee. 12. Lo stcsso in cui le foglie longitudinali non sono bene sviluppate. td Oryclograph. Pedein. aiielarium pag. 180 ;/." 16. i3. Mlrex imericatls , Brocclii pag. .',08. Si vuole, che l'analogo fra i vhcnli possa csislere presso le coste della mio\a Zelandia , colla diflerenza , che nel DEL PROF. STEFVN0 BORSON 3o3 nostro, lc costc sono pi u rilevale. Esso non e rare in Pic- roonto e ncl Piaccnlino. Lunghezza i pollice 7 linee, \\. MuREX INTERMEDIUS .lit'OCclli pag. 400. Fossile nella valle d' Andona c ucl Piaccnlino. Lunghezza linee 12. 1 5. Murex nodulosus nob. Tav. I. fig. 1 ( un poco in- grandita ). Testa .subfusiformis ; transfers int el longilndinaliler subtihssinie striata ; anfraclubus niajotibus nodosis , nodis costatim disposilis , medio mm icalis ; minoribus confertim cos/a/is : a/ierlura ovala : labia dextero crasso, inlus va- lide denlato (1). Non rare ncllo stato fossile in Piemonlc. I nodi di cui va copcito tcndono ad essere spinosi nel mezzo dell' anfratto maggiore, e vanno decrescendo presso la coda un poco allungala cd incurva. Gli anfratli minon sono elegnnlenicnle costal i , c V apice e glabra. Potfebbe avere qualche somiglianza col murice nodulario del Lam. di cui per6 non vi e la figura. Luogbezza i5 linee. 16. Mi rex rlcosus. V. Sowerhy , mineral concbology. Tab. 3|. upper figures ? (1) Si atrerle, die alcone figure massinie Ira le piccole, eseanite per mean delta lilografia . non sono nelle j>;«ri i minute riascite a tulla quclla c-aiiczza che richtederebbe una ualuralc rapprescntazione. 3o'4 ORITTOGRAFIA PIEMOKTESE Testa subfusiformis , coslala , ciiigulis transecrsis a'n- cta , longitudinaliler minute striata ; aperlura ovata , ob- longa ; cauda breviuscula. Ad Oryctograph. Pedeni. auclariuni pag. 170, n.° 8. I cingoli trasversali souo composti di 1111 cordone in mezzo a due filclti ; il labbro destro c inlernamente solcalo. La tavola 3/j dell' opera ottimamcnle incisa del signor Sowerby, stampata in Londra, presenla due leslacci, che hanno gran- de lassomiglianza con i nostri , dalla grossezza in fuori : es- sendo i nostri di 14 liuee di lungliczza. Fossile nell' Astigiana , nel Monferralo , e in Ingliilterra sul pendio della collina di Essex ove e rara ,. e a Suffolk. 17. Men ex FUNicui.osus nob. Tav. I. fig. 2. Testa subfusiformis , coslala ; anfractubus funiculis ('metis , supra cos/as Jimbrialiin imbricatis , subnodosis ; aperlura ovata , clausa ; labio inlus deii/alo ; cauda bre- viuscula , subinjlexa. Fossile in Piemonte. 1 cordoncini , clic lo cingono , sembrano dovunquc fatli a volla , ma principalmente sopra le coste ove si ricuo- prono gli uni gli altri; e fra un cordone e Taltro vi e ora nn filctto , ora vi sono delle slrie trasversali. Lunghezza 18 linee. 18. MiRbx praecedenli a /finis. In questo le coste sono piii iavvicinatc e piu picciole , di modo cbe 1' incrocicchiamenlo di quesle con i cordoni trasversali rende la conchiglia quasi cancellala, c alcune valrici DEL PROF. STEFAXO BORSON 3o5 cingono gli anfiatli. lo slimerei che in (jucsto escmplarc 1' animalc era ammalato. Lunghezza i 3 lince. iq. Mi rex Rt rusts nob. Tav. I. fig. 3. Testa oi'ala , spirqe breviusculae anfraclubus rotuii- dalis , perlongum minute stria lis , cingulis Junijormilms cinclis ; apertura ovala in canaJem subinjllexum desinen- le ; labia marginaio , intus dentato : varicibus oppositis. Fossilc in Piemonte. La sua apertura forma pressoclic la meta della lunghezza lotale, die aniva a 10 linee: le strie longituclinali passando sopra i cingoli tr as versa li vi forniano piccioli risalti. Vi e una varieta , clie ha un filclto in mezzo ai cingoli ed al- CUoe cosle longituclinali: cssa e della medesima dimensione. 20. Murex riLEARE Linn. V. Brocchi pag. 395. Aliila nel Mcditerraneo. Fossile in Piemonte e in altri lunghi d* Italia. Conviene assai a quanlo ne dice il nostro autore: ma c da awerlire, che parecchi dei noslri cscmplari vengono muniti di grossc coste e di varici non inferior!. Varia an- che la lore lunghezza : alcuni oltrepassando 3 pollici 3 li- nee , allri non honno piu di 16 linee. Pare che nei piii giovani i denli intcrni del labbro sinistro siauo piu acuii e piu espressi. 21. Murex distortus Brocchi pag. 3qq. Fossilc nell' Asligiana e nel Piacentino. Lunghezza 1 q liuec. Ve dc sojio , che ne hanno Tom. xx\ 1. Q q 3o6 0R1TT0GIUFI1 PTEMOSTESE sollanto 1 i , con una coda piu lunga , di modo cbe si possono collocarc nel geuere Jitsus. 21 bis. Muricis distorti varietas ? Forsc variela del precedentc , a spira piu corta , con nnlVatti contigui, e costaline molto ravvicinate in quelli die vanno piu verso all' apicc. Fu preso nel medesimo luogo. 22. Murex doliare Brocchi pag. 398. Fossile non raro in Pieraonte. Si trova anche nel Sane- se , nel Piacentino, e sulle colline Pisane. A'c abbiaino d'ogni eta, dalla lunghezza di 11 linee siuo a 4 pollici. Nci prirai si vede tutlora la varice laterale. 23. Murex reticularis Linn. V. Brocchi pag. 402. Abita nel Mediterraneo, e nei mari dell' America (Linn.): fossile in Piemonte , nel Piacentino , e nelle Crete Sanesi. Ad Oryclograph. Pedem. auctarium pag. 179 ».° 5. Var. a nodi spinosi. Lungbczza pollici 2. 24. Murex corneus Linn. Abita nell' Oceano settentrionale e brilannico , e anche nelFAdrialico. Fossile comune in Piemonte , nelle colline Pisane e altrove in Italia. Lunghezza 2 polici e ~. Lo troviamo anche sulle nostre colline alio stato spatoso. 25. Murex tortuosus nob. Tav. I. fig. 4. Testa lorluusa , informis ; anfractubus coslatis , gib- bis ; transversirn obsolete sulcata • cauda ascendenle , in- Jlexa. Fossile alio stato spatoso sulle nostre colline. DEL TROF. STEFASO BOR.SON 3oy Questo lestaceo veramcnte singolare per la sua bizzarra configurazione ha it piu grande anf'ratto ricoperto cli cosle molto rilevate verso la sinistra; conliguo a questo ne viene un altro molto piu ristretto con coste proporzionale. L'an- fratto seguenle ha ugualmente la sua gohba , ma diretta verso la dritta , ove poi si fa sempre minore al punto di scomparirc sotto la parte inferiore dell' apertura. Questo viene poi similmente seguito da un altro piu piccolo , il quale pare piu regolare e va ascendendo verso 1' apertura ove sembra confondersi col secondo. Questo fossile avendo 1' apertura picna di sabbia mollo indurila, e il suo apice degradato, non lascia scorgere al- tri caratteri. Lunghezza i pollice 7 linee , allezza linee- 11. 26. Mi rex LicNARiLS Linn. Abita nei raari settentrionali : fossile nella valle d' An- dona. Si deve osservare che nei nostri esemplari di 1 pol- lice e mezzo, i nodi dell' anfratto maggiore vengono seguiti da una sorta di prominenza rilevata. 27. MlJREX BICAUDiTLS Hob. TaV. I. fig. 5. Testa ovala , transversim sulcata , sulci's medio ob- solete crispis ; anfractuous fere conliguis , sub-costatis ; apertura ovata , clausa ; labio in/us sulcata : cauda bre- viuscula iluplici ; apice aperta. Fossile alio stato spaloso nei Piemonte. Son d' avviso , che la conchiglia non avesse che una coda , la quale e il prolungamenlo dell' apertura : ma alia 3o8 OIUTTOGRU'IA I>IEMO!»TESE sinistra C- mollo apparenle un altro proltingamento unilo al primo , die viene forma to dalle estremiia inferior! ildle cosle riunile insicme; c questo allungauienlo e molto simile alia coda. Luntihezza 1 3 linee. »■ 28. Mlbex redis nob. Tav. I. fig. 6. Testa crassa , mala , transversim slriala , costato- nodosa , cos/is rolundalis , deciissanlibus ; a/jer/iira ovala. Le coste nodose in mezzo termina.no nell' anfrallo infe- riorc alia base , formando ivi risalti o pieghe spesse al luogo dell' umbilico. Paragonalo con una varieta del niurex tiunculns , che abbiamo al n.° 3 , di minor dimensione , potrebbe con esso avcre qualche rassomiglianza : ma il prc- scntc viene privo affatto di tubercoli, di spine, c di la mine fimbriate , e le cosle nodose sono perfeltamente nude. Lunghezza 16 linec , allczza 11. 29. Mu hex tessl'lvtus nob. Tav. I. fig. 7. Testa jiyrijorniis , Iransversim fasciala , fasclis r/na- dratim divisis , longiludinalUer- obsolete costala ; anj'ra- c tubus rotiindafis , sulura incavata discretis ; aperlura ovala; labio crasso , marginali inlus denlato ; cattda elon- ga-(a. i'ossile nell' Asligiana. Al primo aspctto io l* ho crcdulo una variela del murex heptagonus di Brocclii pag. 404 a cagione delle faccetle , clie le cosle longitudiuali formano sul'la conchiglia : ma gli nnlraili roloadati del prcsenie , la brevita dclla spire , DEL PROF. STEFAHQ BORSON JOO, i quadrali format] dalle fnscie trasversali, die vengono la- gliati da linee longitudibaU , c I'incavo prolondo die separa gli anl'ralli ne debbono fare una specie clislinla. Si deve no- tare, die tra una fascia e l'altra vi e un cordoncino, die per la sua picciolezza pare grauoso. Lunghczza i i linee \. 3o Mubex roLVMORPiius Brocclii pag. /, 1 5. Fossile in Piemonle , ncl Piacenlino e nclle colline Pi- sa nc. Potrebbe appartencre al gencre fits us ; viene forse figu- nalo nella Knciclop. me tod. parte 23. Tav. /,/ji fig. 5? ove prende il nome di murex lorosus. In alcuni noslri cseni- plari le cosle poco espresse sono prive di spine, e il piano superiorc degli anfratti e quasi liscio. 3 1. Murex eciunatus Brocchi pag. \xZ ? Possile in Piemonte e nel Piacenlino. Ho messo il segno di dubbiezza , poiche nei nostri r scm- plari lc papille , die vengono formate dall' inlersccazione delle cosle longitudinali con i cordoncini trasversali , non sono acute, ne spinosc, ma sono piutlosto nodi trasversali. Inoltre i cordoni trasversali lianno in mezzo filetli sotlilis- simi. Qucsto murice polra essere una variela di quello di Brocclii. Lungbczza 9 linee. 32. Mlricis mppocastaki var. Linn, pag. 353o,. Tcsla oval a , costal a , subreliculala ; api'ilura elon- gala ; canati u/crinsculo , subinjlexo. 3lO OMTTOCIUm riEMOMtSE I nostri csemplari un poco malconci non male possono rag'niagliarsi colla figura 16 a, b , Tav. 896 del Listero , sunponendo tullavia , che esse \i sieno slale incise colla spira in iscorcio, giacche i nostri T hanno pifi lunga : essi souo privi di spine, e le coste sono nodose. Leggieri filelli longitudinali intersecano le slrie trasversali, oude ne nasce una sorta di reticolatura. Vedendo nel Linneo di Gmelin alcune varicta di questo murice , ho pensato , che anche questi murici privi di tubercoli e di spine potessero anno- verarsi fra esse. Lunghezza 1 1 linee \, 23. Mlricis Brasdaris h.' 2 varietas ? Tav. I. fig. 8. Fossile in Pieraonle. II mio primo pensiere era di fare di questo murice una specie parlicolare; ma avendo veduto in alcuni nostri csem- plari , che le coste poco espresse terminavano in pieghe acuminate sul finire dell' anfratlo maggiore , ove il mede- sirno si appiatisce, che anche picciolissimc spine si mostra- vano atlraverso la coda allungata , e che non mancavano alcuni altri caratteri, ho creduto dovermi ristringere a fame una varieta , la quale sara di piccola dimensione , poiche non giunge a 12 linee, colla diflerenza pero (se non erro) che la spira in questa compare piu lunga proporzionata- mente , che nel brandaris di misura piu grande. 34. Mlrex TURRirrs nob. Tav. II. fig. 9. Testa turvila ; anfraclubus coiwexis , transversim sukalis , Jib medio , bngiludinaliler costalis ; aperlura PEL PROr. STtFVNO BORSOK 3 1 1 ovata ; labvo intus sulcata ; cauda brevi , subinjlexa. Fossile in Piemonte. I conloni , che lo altravcrsnno , banno un Gletto in mezzo. Esso sarebbe un [uterinum della categoria dci tur- rili nella Domenclatura di Linneo , se la coda piu breve fosse slabbrata alia base. Non e lontano dal buccinum asperum di Linneo pag. 35o3, citando Listero, Tav. <)25. fig. 1 7. 35. MuriEx harpula Brocclii pag. 421. Fossile in Piemonte e nelle colline Reggiane. Lunghezza 4 linec. 36. iWiir.F.x vulpeculus , Brocchi pag. 420. Fossile in Piemonte , nel Piacentino , a Parlascio in To- scana. Abita nelT Adriatico. Lunghezza 6 linee. 37. Murex AMPnoRA. nob. Tav. I. fig. 10. Testa fusiformis , ovata ; anfractubus transi'ersim sul- cafis , Jilo medio , duobus inferis coslalo-nodosis , reliquis elongalis , glabris. Fossile in Piemonte; e si trova anche alio stato spatoso. Questo e nel numero di quei pochi fra tanti , i quali bencbe spatosi , non vengano attnecati alia sabbia serpen- tinosa , e clie conservino intatli i loro ciratteri. La parte superiore dcgli anfratti e un poco appiattita , c la coda va incurvandosi alia base. Lunghezza 6 linee. 3l2 ORITTOGRAFIA rrEMONTESE 38. Murex inflatls Brocrhi pag. 412. Fossile nel Pietnante e nil Piaceulino. Lunghezza i3 linee. 3c). Murex granosus nob. Tav. I. fig. 11. Tesla J'lisiforniis ; anfraclubus striis obsolelis , gra~ Host's , traniversuii einctis , in medio nodosis ; varicibus i)/)f>t>si/is ; aperlura hinc-inde , columellaque exlus s idea /is J rau.da bretiitscida , subinjlexa. Fossile in Picmonle. INon mi e riuscito
  • ile in Piemonte. Viene disliulo per mezzo di un notabile restringimenlo alia unione degli anfralli : e in quel cavo vi c un filetto, clie fa lutto il giro della spira. I'orse esso saia \\ Jusus aciculalus del sig. Lamarck; ma quel cclcbrc professore non parla di quella strellezza, clie si trova alia unione degli aulraili, e che lo distingue par- ticolarmenle. Lungliczza due pollici , 1 liuea. DEL PROP. STEFANO BORSON 3 I 5 VI e una varicta del medesimo , clic vicn priva di co- ste , e di quel filetto in fondo dclla cavitu. Luughezza i5 linee. 8. Fusus. Murex rostratus Brochi pag. 4 1 6. Vive nelTAdrialico (Ginani, Olivi, ec. ) : fossile in Pie- moute c nel Piaccntino. /id Ory olograph. Pcdeni. auctarium pag. 177 n.° 1. Luughezza 2 pollici 1 linea. 9. Fusus. Murex lotigiroster. Brocchi pag. 4 1 8. Fossile in Piemonte j nel Piaccntino, nellc Crete Sanesi e nelle colline Pisane. Lungliezza 2 pollici 3 linee. 10. Fusus. Murex fimbriatus Brocchi pag. 419. Fossile in Piemonte 5 nel Piacentino e altrove in Italia. Ad Oryctograph. Pedem. auctarium pag. 180 n.° i5. Lungliezza 2 pollici 9 linee. INon mi occorrc di toccar qui alcune dilferenze , che s; scorgono nclla presenza piu o meno prccisa delle laraelle trasversali , e nel loro nuniero in alcuni esemplari di molto minor dimensione , come di 9 linee di lungliezza , nu di altre dillerenze che sono di poco rilievo. 11. Fusus afer. Fnciclop. metod. lav. 426. fig. 6. Fossile in Piemonte. Lungliezza 1 pollicc. 3 I 6 ORITTOCRAFI/V TIEMONTESE 12. FlJSUS. Murex mifraeformis Brocchi pag. 4a5. Fossilc nella vallc d'Audona, e presso Castelacquato ncl Piaccntino. Vi e un esemplare lungo un mezzo pollice , in cui gli anfratti hanuo un principio di carena , con leggieri tuber- coli in mezzo a picciole coste. La spira alia cima e glabra. i3. Ft sis. Murex subulalus. Brocchi pag. 426. Fossilc in Piemonte e ncl Piacentino. Si deve nolare clie gli anfratti vengono separali da una incavatura lineare. Lungliezza 1 pollice. 14. Fusus torn.vtus nob. Tav. I. fig. i3. Testa obsolete striata ; spira conica , elongata ; an- fraclubus fune sub coiwexa disfiiictis. Fossile alio stato spatoso, giallo; della collina di Torino. Appena si scorgono strie perpendicolari ondeggianli , e una liiica incavata sotto un cordone separa gli anfratti. Vi e una varieta clie ha il cordone nodoso. Lunghezza 2 1 linee, benche mancante ad una estremita. i5. Fisus intortls. Enciclop. metod. Tav. 441. fig. 6. parte 2 3. Testa transversini sulcata, per longum cos lata; aper- tura ovala , ad canalem coarctala. Fossile in Piemonte. Lungliezza 1 1 linee ; ve ne sono di 6. DEL PROF. STEFANO BORSON 3 I 7 16. Fusus rucosus. Enciclop. inetod. Tav. 4^3 fig. 6. parte 23. Fossilc in Piemonlc. Lunghezza 19 linee, colle estremita un poco rotle. 17. Fusus crispus nobis. Fossile in Picmonte. Testa coslala iransversim sulcata ; plicis longitudina- libus furnicalis ; labio inlus sulcalo. Avendo la forma elegante del hiiirex coins , non occorre che io no dia la figura ; onde al primo aspelto lo presi per tale; o almeno per una varieta del medesimo. Ma osservando le slric longitudinali , che passando sopra i cordon! trasver- sali, \\ fonnano pieghe rilevatc , che gli danno un aspetto ricciulo, mi son risoluto a fame una specie particolare. Vi c un piccolo risalto di dettc pieghe sopra il mezzo degli anfralti, die sembrano un poco carinati. Lunghezza 1 pollice 9 linee ; 1' apice della coda e un poco rotto. 18. Fusus. Muricis roslrati «.' 8 var. Le coste come le strie trasversali hanno minori risalti , e la lamella della carena manca in alcuni esemplari. Lunghezza 2.0 linee. 19. FlSlS I.VMLLLOSLS ltot>. TaV. I. fig. \ \. Tesla coslala ; a/ifrac/ubiis lamellis cinclis , sulura incavala discretis. Queslc lainelle trasversali ciugono tutti gli anfralti e anchc 3 1 8 ORITTOCRAFI\ PIEMONTESE la coda , che ascende vcrticalmente. Gli anfratti vengono Beparati per mezzo di an iucavo profondo , e lc coste al mareine hanno un andamento a onde. Fossile in Picmonte. Lunghezza 9 linee. 20. Fisus uimiuiatus nob. Tav. I. fig. i5 (un poco in- grand ita ). Testa anfractubus inferiits cos fa/is , transvevsim slria- tis , superius glabris subincawatis ■ filo medio distinctis. Fossile nelP Astigiana. II carat tore ', die ho preso dagli anfratti, che sono per meta ornati di cosle c di sirie trasversali mi pare preciso abbaslanza per cui sc ne possa fare una specie dislinta: non ne lio Irovato fuorche un solo: e qucslo avcndo la bocca un poco malconcia, non si puo vedne sc appartenga piutlosto al genere Pleurotoma. Ma il caso avendomene otferlo altri esemplari , ho riconosciulo che egli era una variela in pic- colo che appartiene al Pleurotoma n.° ij qui apprcsso. Lunghezza 5 lince c mezza. 21. Fusus undosus nob. Tav. I. fig. 16. Testa crassinscida ; anfractubus com-exis , transver- sim sulcalis , longitudinaliter slrialo-costalis ; slriis , co- stisque ad anfractuum comniissuras nndaliin decurrenli- bus ; labio inlus sulcalo. Fossile in Picmonte. 1 solchi del labbro destro , aTcune volte due insicme , pcrcorrono tulta la parte visibile dell' intcriorc , e vanno DEL PROF. STEFANO liORSON 3 I C) ancora piu avanli , coiue anclie tjuelVi dell'esteriore , dopo avcre ricoperto la columella, si immergono dcnlro. 11 noslro unico esemplare avcndo alcunc picciole rotture all' orlo del l.ilihro , nclla parte che si giugne all' anfratlo, non saprei dire se ivi fosse una qualche slabbralura che di cotesto fuso ne lacesse un pleurotoma. Lunghezza a pollici i linea ; allezza i pollice. 22. l'USUS SLBULATUS liob. TaV. I. fig. I 7. Testa glaberrima ; spira conica , elongata ; basi in- ferius obsolete transwrsiin striata ; apertura ovato-oblonga ad canalem linearem ascendentem coarclata. Esso ha il labbro un poco rot to ; con tutto cio Tiene ahhaslanza distinto colla sua coda sollilissima , che dal re- stringimento delT apertura si alza pcrpendicolarcuente. Gli anfratti quasi piani sembrano liscii. Lunghezza 10 linec. 2.3. Fusus thipucitls nob. Tav. I. fig. 18 (ingrandita). Testa longitudinaUter cosfata, costis se se decussan- libus , transfers im striata ; cauda ascendenle ; columella triplicata. Fossile neir Astigiana. II sig. Lamarck ha fatto un fusus biplica/us , al quale il nostro , che ha tre picghe ben espresse alia columella , c anche una quarta piu piccola verso la base , mollo si avvicina. Lunghezza 6 linee. 2/1. Fuatifi ampulla nob. Tav. I. fig. 19 (ingrandita). 320 0RITT0CRAFU HEMONTESE Testa crassiuscula , ovata fusiformis ; anfraclubus transversim minute strialis, versus apicetn costatis \ aper- turn ad caudarn subinjlexam coarclata. Fossile in Picmonte. INon male rassomiglia al murex amphora del n.° 87 del genere prccedente , quanto alia forma esteriore. Quello sa- rebbc forse meglio collocalo fra i fusi , come questo po- trebbe essere annoverato nel genere pyrula. Ma appunto per mancauza di alcuni caratt'eri significant! in ambidue quisti fossili , rimane dubbioso il genere a cui apparlen- gono. Ampio e il primo an fra I to ; esso si restringe a un tratlo presso la columella , e una fascia liscia pare che siavi alia corumessura degli anfralti. Lungbezza 8 linee. a5. Fuses. Murex gracilis Brocclii pag. 4^7- Fossile in Piemontc e nel Piacentino. gem;re xxiii. Pyrvu. 1. Pyrula. Bulla ficus Linn. V. Brocclii pag. 280. Abita nell' oceano Indiano ed Americano (Linn.). Fossile non raro in Piemonte , nel Piacentino e nella Toscana. Si deve notare , clie in un medesimo esemplare , che abbia strie trasversali e longitudinal] , si ravvisano fra le trasversali ora tre fdetti , come osservo il sig. Brocclii, ora DEL PROF. STEF\NO BOUSON 32 1 due solamente o uno verso La base della coBchiglia. Alcuni esemplari ne lianno fra le slric trasversali tie , quuttro e anclie di pill. Lunghezza 2 pollici 1 1 linee. Vi e una varieta del medesimo, piu piccola, di 1 pol- lice 3 linee , con un solo filetto tia le liner trasversali. Alcuni esemplari sono unili ad allii tcstacei nclPargilla az- zurrognola. Ne abbiamo alio stato spatoso sepolti Dell' arena induii- ta , clie torse si potiebbeio ragguagliarc alia bulla Jicoides di Broccbi. 2. Ptrula . fasciata nob. Tav. i.a fig. 20. Testa fasciala , anfraclu majori rcnlricoso , fasciis Iransvet sis , subcariiialis ornato 5 su/jeriiis planato , reli- qtits brevibus , subconvexis. Fosstle in l'icmontc. Al prima aspetlo delle fascie trasversali , questo sarebbe preso per un Doliuin : ma vi mancano gli altri caratteri. Fra una fascia c l'allra neiranfralto maggiore vi sono delle strie le quali sembrano audare mohiplicandosi in nuuiero sino al principiare del secoudo; negli allri ve ne una sola. Lo abbiamo anclie alio stato spaloso. Lunghezza 1 pollice 7 linee. Altezza i3 linee: alcuni esemplari sono soltauto di o. linee in lunghezza. Tom. xxm. 322 ORITTOf.RAFIA FIEMONTESE GEISLRE XXIV. Pleurotoma. i. Pleurotoma. Murex calaphractus Brocchi pag. 427- Fossile ncl Piemonte , ncl Piacentino , nel Sanese , a Parlascio e a monte Biancauo nel Bolognese. Ad Oryctograph. Pedem. auclariuni pag. 180. «.° 17. Lungbezza 2 pollici 8 lince. a. Pleurotomu Varieta del precedente colla carena nodosa. Notisi die i grani sono piu apparent! in tutta la conchiglia, die e piu piccola , e che in alcunc compare uua piega trasversale nella columella. Ad Oryctograph. Pedem. auclariuni pag- 182. n." 18. Lunghezza 1 pollice e mezzo-, alcuni giungono appena al pollice. 3. Pleurotoma. Murex inlorlus Brocchi pag. 427. Fossile in Piemonte, nel Piacentino e nelle Crete Sanesi. Lunghezza 2 pollici 4 linee. Lo abbiamo anche alio stato spatoso. 4. Pleurotoma. Murex reticidatus Brocchi pag. 435. Fossile in Piemonte e a Parlascio in Toscana. Ad Oryctograph. Pedem. auclariuni pag. 1 82. n.° 3. V. il pleurotoma dcnlato di Lam. Ann. del Mus. Tom. 7 pag. 242, col quale il nostro ha qualche analogia. Lunghezza 21 linee. del prof. stefano borson 3a3 5. Pleurotoma. Murex rolalns Brocchi pag. 434. Fossile in Pienionte, ncl Piacentino e nelle Crete Sanesi. Ad Oryctograph. Pedum, auclarium pag. 177 n.° 2. Lunghezza 1 pollice 5 linee. 6. Pleurotoma. Varieta del precedente ? Si distingue per mezzo di un risalto granoso, che cinge la conncssione di un anfrallo coll' altro. Lunghezza 10 linee. 7. Pleurotoma. Murex calliope Brocchi pag. 436. Fossile in Picinonte e nelle Crete Sanesi. Lungliezza 1 pollice. 8. Pleurotoma. Murex inlerruptus Brocchi pag. 4 33. Fossile in Pienionte e nelle Crete Sanesi. Lunghezza 2 pollici. 9. Pleurotoma. Murex oblongus Renieri. V. Brocchi pag. 429. Abila nelTAdriatico: fossile in Pienionte, nel Piacentino t nelle Crete Sanesi. Lunghezza 1 pollice ;, Lo abbiamo anche alio stato spatoso. A i e la varieta exquisite transversim striata. io. Pleurotomu Murex conliguus, Brocchi pag. 4 33. 32 \ OIUTTOGTUril HEMONTESE Fossile in Pieniontc c nelle Crete Sanesi. Lunghczza i pollice e 4 linee. 1 1. Pleurotom\. \arieta del prccedente ? Oltrc Le slric regolari , benche sollili , e visibili colla lente , die cingono lc parti superiori incavale di tulli gli anfiatli , vi sono dcllc ruglic longiludinali , ondeggianti , die fanno angolo sopra il cingolo granoso di mezzo. La parte inferiore dell* anfralto maggiore e come craticolala dall'incontro delle slric iongitudinali con i solchi trasversali. Lurnghezza 1 pollice 7 linee. 12. Plelrotoju. Murex (liinidiatus Brocchi pag. l^Z\. Fossile in Piemonle, nel Piacentiuo e in altri luoghi d' Italia. Fra i nostri escmplari , alcuui hnnno la base dell' an- fratlo maggiore fortcmente solcata per traverso, con uno o due fdetli interposli. La carena dcgli anfralti ora e grano- sa ; in alcuni altri essa e a coste assai prorainenti con la parte superiore un poco incavata ; e in quel sito le slric scguitando 1' andamento delle cosle souo ondeggianti. Lunghezza 2 pollici ; ve ne sono di 10 linee soltanto. 1 3. Pleirotoma. Variela del precedrnle? Testa fusijbrmis Iransversim striata, longitudinal/ ler nocloso-cuslata; anj'ractuhus superne sub incavalis , cavitale undatim striata , funiculo dislinclis. DEL PROF. STEF.VS0 BORSON o2J ISel prccedentc , i papilli die coronano la carcna dell'an- fratto maggiore, poco a poco diventano nodi, e poi coste longitudinali, ma conservano sempre la parle superiore aegli anfralli nn poco incavata , c striata a omit; ; in quesli lc cosle longitudiuali sono ben espresse , e la carena e an- nulala. La parte incavata e striata degli anfralli e la me- desiina , e un piccolo cordone li divide sino all' apice. La coda e breve e un poco incurva. Lunghezza da i pollice 4 linee sino a 4 linee soltanlo. 1 4- Pleurotomv. Murici reticulata nJ 4 tiffinis. Brocchi pag. 4^5. Fossilc alio stalo spatoso sulla collina di Torino. Dili'erisce da qurllo del n.° 4 in quanto che questo \iene tutto ricoperlo da inolle piccole coste longi ludiiiali ; appena anclie colla lente si scuoprouo strie trasvetsa.fi alia base. Lunghezza 17 linee. i5. Plelrotoma turbida. V. Enciclop. met. Tav. 4^9. fig. 7. parte iZ. Fossile in Piemonte. Lunghezza 1 1 linee. GENERE XXV. Ceritbwm. 1. Cemtiiicm. Murex varicosiis Brocchi pag. 440. Fossile uella valle d' Andona , a Pontadera , a Lari in Toscana , e nelle Crele Sanesi. 326 ORTTTOGIWFIV NEMONTESE Alcuni dei nostri esemplari hanno clue serie di nodi va- ricifoinii presso la sutura. Ad Orfclograph. Pedem. auctarium pag. 1 7 5 n.° 9. Lunghezza 2 pollici , 8 linee. 2. Cerithum LiivEATUM nob. Tav. i.a fig. 21. Testa crassa , lurrila ; an frac tubus longiludinaliter obsolete costatis , glabris , li/ieis tribus incavalis cinctis ; injvrne striata , columella uni/tlicata. Fossilc in Piemonte. La conchiglia e piu tosto fitta ; le linee di cui gli an- fralti sono cinti formano come quatlro fascie piane , che vengono divise da incavazioui longitudinali, le quali nc fanno dclle coste appianate. Lunghezza 2 pollici, 7 linee, benche sia spezzata alle due estremita. Altezza 1 pollice. 3. Ceritiiium conoideum Lam. ? Questo cerite rassomiglia assai a quello del professore Lamarck detlo Conoideo. Vi e da osservare , che nei due anfratti inferior!, quella delle tie strie granose, cbe si trova piu vicina a quilla che e quasi tubercolata , c piu ri&trelta; i grani sono piu piccioli , e alcuue slrie oudeggiauli li sol- cano lungiludinalmente. Fossile in Piemonte e a Grignone. 4. Ceritmum. ftjurex margarilaceus ? Brocchi pag 447. Fossile nclla valle d' Andona e nrlle Crete Sanesi. 11 uostro eseniplare , che non ollrepassa 1 pollice di DEL PROF. STEFAN0 BORSON 32 7 lunghezza, e chc in molle cose si ragguaglia col murice del lodalo aulore , ha di piu una cavita stretta ma iucavata alia separazione dcgli anfratti, con alcune vaiici ondeggian- ti , die cingono ranfrallo maggiore. 5. Cerithium. Murex tricinclus Brocchi pag. 44°- Fossilc nella valle d' Andona e uelle Crete Sanesi. Lunghezza i pollice o, linee. 6. Cerithium granosum nobis. Tenia conica; anj) actubus seriatim nodosis, serie gra- fiosa inlerposita. Fossile nella valle d' Andona. Gli anfratti, che Ira loro vengono divisi per mezzo di una linea , hanno ciascuno una serie di nodi : e in mezzo sta una srrie di grani piu o men bene espressi. Lunghezza 1 1 linee. 7. Cerithium costatum nob. Tav. i.a fig. 22. Testa crassinsctila ; anj'ractiibiis longiludinaliter co- slatis, costis ad s ut lira m subnodosis ; apertura ovala , va- rice oj)j)osila ; cauda brevi subinjlexa ; labio sursuin Jisso. Lo stroii na men to che ha soUerto questo testacio impedisce di vcdere le strie che ave\a forse trasversalmente, mentre le cosle longiludinali sono rilevate; e una tinea che le di- vide verso la sutura , hi forma nodi trasversali. 8. CiRniiiiM. Murex crenalus Brocchi pag. 4 $2. 328 OMTTOGR.im TIEMONTESE Fossile nclT Asligiana , ncl Piacenlino , c a Parlascio in Toscana. Lunghezza i pollice 10 linee. Ad Orjrclograpk. Pedem. auclarium pag. 175 //.". 7. 9. Cerithich , an praecedenlis rar. anfractubus margine granosis , medio cos/a tls , cos/is 7>ersus apiccm conferlls. Le strie granosc, tiasversali, meno esprcsse, vanno spia- naudosi poco a poco , sino a diveutare quasi dclle lascie , menlre le costc rare ncll" anliatlo maggiore , crescono in mum to ncgli anfratti minori sino all' a pice. 10. Cerithium p? Lunghczza i3 linee. 5. ScAL.tRU INTERRUPT* iwb. TaV. 2 fig. 1 8. Testa fnrri/a crassiuscnla ; anfraclubus fovea distin- ctis , transversim snlca/is , longitndinaliler sulco ob/u/uo interruptis ; apertnra rotunda , inlegra. Fossile in Piemonle. Una sorta di fossa ossia un incavo separa gli anfratti ; essa c piu larga verso la base: le fascie un poco convesse di cssi , chc vengono solcate per traverso , sono compostc di lamclle sottilissime longitudinali : queste lamelle si ve- dono ancora intorno alia aperlura che e spessa , c solcala trasversalmcnte al di fuori. Del resto poi essa non e senza una qualchc rassomiglianza col turbo lamellosus di Brocchi. Lunghczza 1 7 linee. 340 ORITTOCIUm TIEMOSTESE GENERE XXXII. Turritellj. 1. Tlrritella. Turbo tricarinaltis Brocchi pag. 374. Fossile pel terrilorio di Torlona ove si trova in uno stato di migliore conscrvazione chc nella valle d' Andona. Fossile anclie nel Piaccnliiio , nel Reggiano e a San Giusto presso Vollerra. Si trova anche alio stalo spaloso sulla collina di Torino. Lunghezza da 9 linee sino a 2 pollici e 4 linee. 2. TuRRITELLY. Turbo imbricatus Linn. pag. 0607 ? Abita verso le isole dell' America (Linn.): fossile in Pie- monle e alio slato spaloso sulla collina di Torino. Tesla fuiri'ta; anfraclubiis planatis , sitlco disluiclis , obsolete slriulis , deorsum intbricatis. Lo strofuiamento ne scancello alquanlo i carallcri, come sono le slrie trasversali, die racglio si ravvisano negli eseni- plaii piti grossi, e in cpielli che sono alio stato spatico: di qucsti ullimi nc abbiamo di 1 pollice di diamelro alia base : alcuui lianno gli anfratti piu 0 meuo convessi o appianati: tutti sono della collina. Lunghezza 3 pollici , 9 linee. 3. TURRITELEV. Turbo subangulatus Brocchi pag. 374. Fossile in Picmontc e nclle Crete Sanesi. Notisi , che in alcuui noslri escmplari , non resta ben DF.L PROF. STF.FViO BORSON 3/| I distinta la stria di mezzo , die dove esscre la piu promi- nente, c die in altri un filetto rilevato , die acconipagna iiiiiiiediatamenle un leggier 0 incavo ne separa gli anfratti: questo sarebbe il turbo marginalis di Broccbi pag. 3^3 ; ma quell" incavo e striato come il rimanente dcgli anlValti, e inollre \i e poi anclie la catena in mezzo. lu somma questa specie va soggptla ad alcuue varicla. Lungbezza i pollice ed anclie 2 ~. 4. TURIUTKLLA. Turbo acutangulus Linn. Brocchi 368. Fossilc in Picmonte , nel Piaccntino , nelle Crete Sanesi e nel Reggiano. Abila i lidi del Tranqucbar ( Linn. ). Lunghezza da 4 linee sino ad 1 pollice e 5 linee. 5. TlJRRITELLA. Turbo replicants? Linn. pag. 36o6. Broccbi pag. 365, ant Turbo marginalis , pag. 3^3. Testa turrila , anfraclubus leviler slrialis , sursuni imbricalis ; margiiie subplaualo. E da notare, chc immediatamente solto quella sutura ove gli anfratti sono imbricati, il margine e un poco appianalo. Fossile in Picmonte e nelle Crete Sanesi. Lungbezza da 1 1 linee sino a 2 pollici e mezzo. 6. TuflRlTELLA. Turbo triplicatus Broccbi pag. 36o. Fossile in Piemonte c nella Toscana. Lungbezza 3 pollici e piu. Ad Oryctograph. Pedem. auctarium pag. 1 - ', //." 2. 3/| 2 0R1TT0CRAFIA. PIEMONTESE 7. Tlrritklla. Turbo tornalus Brocchi png. 872. Fossile molto comune in Piciuonle. Si trova anche nel Piaccntino. Lunghezza 3 pollici e piu. 8. Turritei.i,\. Turbo varicosus Brocchi pag. 374. Fossile in Picmonte e a Monterigioni nel Sanese. Lunghezza 2 pollici , 7 linee. (). TlJRRITELL4. Turbo vermicularis Brocchi pag. 372. Fossile in Picmonte e a San Miniato. Alia descrizione del lodato autore fa d1 uopo aggiungere, che il quarto cingolo superiore degli anfralli, oltre di essere piu picciolo degli altri , sta piu vicino e quasi unito al tcrzo : questo si osserva nci nostri esemplari. Ad Oryclograph. Pedem. auctarium pag. 174 n.° 3. Una varieta ofTre il sito tia un cingolo e 1' altio occu- pato da una o piu strie. Si possono anche considerare come varieta del medesimo, alcuni nostri esemplari in cui strie rilevate e rotundale al numero di cinque e piu cingono gli aufratti : ma minori souo quelle che s' avvicinano alia su- tura incavata. Lunghezza da 9 linee sino a 3 pollici \. 10. Turritella tricinctv nob. Tav. 2.a fig. ii (ridolta). Testa lurrila , anfraclubus planatis , subtihler Iria- lis . fasciis dibits planis ciuctis. DEL PROF. STEFVN0 BORSON 3/, 3 Fossile in Picmoute. Nc'sci anfratti superiori, le tie fascie piane sono pressoche liscie, e quella cli mezzo rimanendo prominente, ivi forma un angolo. Questo unico escmplarc , bcnche spczzato alia base, ha ancora 3 pollici di lungliezza. 11. TliHRITELL\ FASCIAT1 twb. TaV. 2.' fig. 12 ( ritlotta ). Testa lurrita ; aitfraclubus J'ascialis , fascia planala sulci's duobus inter mediis. Fossile alio stato spatoso nei contorni di Torino. Questo stato, e la sabbia indurita da cui viene ricoperta non lasciano vedere allri carattcri. Diminuendosi le fascie spianate alia parte superiore , piu vicini rimangono i solclii da cui gli anfratti vengono separati. Bcnche spezzata alle due estremita , la hiDgliezza resla ancora di 4 pollici e 4 linee. 12. Turritelh. Turbo lerebra Linn ? pag. 36o8. Fossile alio stato spatoso sulla collina di Torino , e nel Piacenliuo. Abita nell' Atlanlico e nelT Adriatico. 13. TuRRlTELLA FL'NICULATA liob. TaV. 3." fig. I 3 (lidotta). Testa turrita ; anj'ractubus subplaiialis , funiculis tri- bus cinctis , medio ehiliori. Fossile alio stato spatoso nei contorni di Torino. Bcnche approssimanlcsi alia precedente , cssa pert) ne viene dislinia per mezzo della fascia piana die separa i tie cor- doui , la epiale viene un poco imbricata alPingiu; e come quella , essa e un poco rolta alle due estremita. Lunghezza 3 pollici -'. 344 OIUTTOGIUFIA HEMONTESE 1 \. TuRRITELLA. Turbo plicaluuis ? Brocchi pag. 3y 6. Fossile in Pirmonle e a San Giusto prcsso Volterra. Lunghezza 3 lince -. 1 5. TuRRITELLA. Var. del lur/jo acutangulus u.° 4 in cui una stria piu rilcvata delle alire cinge gli anfialli nella parte infcriorc. Lunghezza 6 lince. 16. TlJR RETELL A. Var. del Turbo tricarinalus in cui un filetto rilevalo scorre in mezzo ai tie cordoni. Lunghezza 10 linee. 17. Tlrritella. Turbo margiiialis? Brocchi pag. 3 7 3. Testa lurrila ; aufractubus plauatis slrialis } slriis tenuibus, major ibus cUvalis, sursum imbricatis } deorstun ad suluram subplanatis, Fossile in Piemonte c nelle Crete Sanesi. Lunghezza 2 pollici \. 18. Tlrritella granosa nob. Tav. 2/ fig. 1 9 (ingrandila). Testa lurrila, glabra; aiij'raclubits cmgulis rolundalis Iribus , medio majori distiuclis , subgrauosis. Fossile in Piemonte. I cingoli o piu losto i cordoni bene distinli , che cin- gono gli anfialli, si vedono granosi colla lente, c minulis- sinie slrie trasvcrsali gli ornano nella parte siiperiorc , e non nella inferiore , ove piu ravvicinali souo i cordoni. Lunghez/.n 6 linee. DEL PROF. STEFVNO BORSON 3 ( !> 19. TlJRRlTELLA. Turbo inibricalus ? Linn. Testa tttrrita; anfraclubus laxe striatis, sursum ini- bricatis ; margine injeriori elation' , Jiuiiculala. Fossilc alio stato spatoso sulla nostra collina. Lo tongo per una varieta del turbo imbricatus di Linneo in cui il margine inferiore, crescendo poco a poco, forma uu risallo elevato a foggia di un cordone : csso e un poco nuililalo. 20. Tirritella imbricataria Lam. Fossile nella sabbia serpentinosa, nei contorni di Torino: egli e lo stesso di Grignone ; colla diifercnza che e mcno consistente. 21. Tlrritella bisulcata nob. Testa turrita ; anfraclubus planatis , sulcis duobus approximates distinct is. Fossile alio stato spatoso sulla collina. Rassoniiglia a un cono allungato, pel quale gli anfratti vengono separati solamente da due piccoli solchi. Lunghezza i o linee. GEN ERE XXXIII. Bulla. I. Bulla ampulla Linn. pag. 3424. Abita neir Uccano lndico, Eliopico, e Americano (Linn.): fossile in Piemonle. Lunghezza 16 linee: altczza 11. Tom. xxm. \ \ 346 OR1TTOGRAFIA PIEMOKTESE 2. Bulla striata. Brocc. pag. 276. Abita iieir Adiiatico , e nel Mediterraneo: fossile in Pie- monlc e nel Piacentino. Luughezza 4 Hnee. 3. Bulla ovulata ? Lara. V. Brocchi pag. 277. Fossile in Piemonte e nel Piaceulino. Lunghezza 6 linee. GENEBE XXXIV. Achatisa {i)> 1. Achatina. Bulla Achatina Linn. pag. 343 1. Abita nell' Oceano Americano. Fossile in Piemonte. In alcune delle figure citate da Linneo la columella viene ricoperta da una espansione , ma non tengo cio per un ca- rattere : la nostra in sua vece ha una apertura leggiermeule umbilicata e in tutta la conchiglia vi sono vcstigie dell'an- lico suo colore. Listero Tav. 579 fig. 34. Lunghezza 2 pollici 2 linee. GENEBE XXXV. Melania. 1. Melania inflata nob. Tav. 2* fig. 14. Testa turrita , laevis , anfraclubus subplanatis , su- perioribus linea sulcatis ; apertura ovalo-oblonga. (1) Lamarck syst£me des auiwaux sans vertebres. 1802. Paris, pag. 91. DEL PROF. STEFANO BORSO> 3)7 Fossile alio slato spatoso nei contorni di Torino. Io l'ho presa al primo sguardo per un csemplare gigan- tcsco delta helix subulata di Brocchi pag. 3o5. Ma la no- stra e piu. conica che cilindrica, gli anfraUi superior! sono rigali da linee trasversali e 1' apetlura e piu dilatala alia base. Lungliezza 14 linee. GEISERE XXXVI. Aumcvla. I. AuRICULA INFLATA Hob. TaV. 2." fi". 1 5. O Testa subovata , aiifractubus transversiin sulcatis , longiludinaliter minutissime striatis, reliquis brevibus ^ sul- citlo incavalo dislinclis ; columella uniplicata. Fossile in Pienionte. Lunghezza 9 linee. 2. Auricula. Volula lornalilis Brocc. pag. 322 , 6^3. Fossile in Piemonle, nel Piacentino e a San Giusto presso Volterra. Lunghezza 3 linee: ma sulla collina, c alio stato spa- toso essa giungc sino a 9 linee. 3. Auricula biplicata nob. Tav. 2.'1 fig. 16. Testa oblonga, transversim sulcata: aiifractubus con- vexis , columella biplicata* Fossile in Piemonte. Lunghezza 5 linee. 348 ORITTOCRAFIA PIEMONTESE GENERE XXXVII. Am pull aria. 1. Ampullaria patula ? Lara. Fossile alio stato spatoso sulla collina di Torino. Lo stato iu cui si trova e la sabbia iudurita che la ri- cuopre in gran parte non permcttono di osservare tutti i suoi carattcri. Lunghczza 1 pollice e 8 lince. Ad Oryclograph. Pedem, auclarium pag. 167 «." 3. 2. Ampullarfa V. Listero Tav. 1027 A? Testa globosa , umbilicala ; spira eximia , profunde inccn'ala. Fossile a Tortona , e nello stato spatoso uei contorni di Torino. Si polrebbe ragguagliare alia ampullaria canaliculala di Lam. di cui pcro 1' autore non da la figura. Ad Orjctograph. Pedem. auclarium pag. 167 «.° i. Lunghczza vnria da 7 lince a 1 4. 3. Ampullaria V. Listero Tav. 568 n.° 19? Testa globoso-ovata, umbilicala, subtilissime per Ion- gum striata ; spira exserla , scalarijormi. Fossile a Tortona. Lunghczza 16 linee. 4. Ampullariae simili a quclla del n.° 2 all' eccczione che qucste non hanno la spira* incavala. V. Listero Tav. 1027 fig. A. DEL PROF. STEFASO BORSON 3 |<) Fossili in Tortona ; sono uericcie , fcrruginose c alcune anche alio slato spatoso. Qucste ampullarie sono soggeltc a parcccliie varieta, conic si vcde tanto prcsso i nostri csemplari , come anche nclle figure dcgli aulori ; ondc dobbianio csscre guardinghi nel fare specie nuove. 5. Ampullar! v sulcata nob. Testa ovala, transversim sulcata; spirae anj'raclubus coiwexis , primo amplissimo. Fossile alio stato spaloso nelle vicinanzedi Torino. Lunghezza 6 linee ; i due soli csemplari die abbiamo sono un poco mulilati. 6. Ampullaria spikatv nob. Tav. 2. fig. 17 (ingrandita). Testa subovala , glabra ; aperlwa ovata , anfractu- bus coiwexis , ultimo ampliori. Fossile in Piemonlc. Esso lia la spira un poco piu allungata che le altre specie di qucsto genere , essendo 1" apertura quasi un terzo della lunghezza totale , che arriva appena a 4 linee. Si vede un principio di umbilico, e 1' ultimo aufratto e gonfio e doppio degli altri. La figura di Gualt. Tav. 69 F. ma ingrandita, di cui Liuneo pag. 3674, dubita a quale specie del genere helix possa apparlenerc , e quella di Listero Tav. 2.Z fig. pullus retailer eductits, ingrandita ancora, non male con- M'ngono colla nostra. 35o ORITTOGIUFIA PIEMOJiTESE GENERE XXXVIII. Sigaretus (i). I. SlGAUETUS. Helix Ilalioloidea Linn. pag. 3663. V. Brocc. pag. 3o3. Abila nclMedilerraneo, e nci mari settentrionali, neH'Ocea- no Allantico e Indico ( Linn. ). Fossile in Piemonle , nel Sanese, nel Bologncse, e nelle vicinanze di JNizza. Lunghezza 9 linee. GEISERE XXXIX Nerjta. 1. INerita. Testa striata, labio denlato. Listero Tav. 600 fig. 17? Lunghezza i3 linee, allezza 9. Bcnche spatosa e zeppa di sabbia serpentinosa indurita, molto apparent! sono i denli suoi sul labbro interiore. Ma non e possibile di sapere a cpiale specie di Linneo essa debba riferirsi. La figura di Listero assai le convicne quanto ai denti ; ma la nostra e striata o piuttosto solcata da li- nee pai allele incavate in lungo e un poco distant]. Uu al- tro esemplare nel mcdesinio slato ci offre delle linee molto vicine e piu toslo in confusione : un altro poi di minor di- mensione si trova stria to per tra verso. Non rimaue dunque alcun dubbio , che anche in Pie- monle si trovino neiite dentate. Queste sono native , se- condo Linneo, dci mari molto lontani dal nostro conlinente, (l) Law. ibid. pag. 64. DEL PROF. STEFANO BORSOS 3 5 I e noi ne troviamo sulla nostra collina alio stato spatoso in- sieme ad aide produzioni marine. Blancani (1) ne rinvenne una nella ghiara di Serra- valle, terrilorio Bologuese. GENERE XL. Natica. i. Natica. Aerila glaucina Linn. pag. 3671. Abita presso le coste della Barharia e nel Tranquebar , e secondo Olivi anche nelTAdrialico. Fossile molto frequente in Piemonte e in alt ri luoghi dell' Italia. Come dice benissimo il signor Brocchi , la nostra valle d'Andona principalmente somministra questo fossile in ab- bondanza , e di una grandezza che ollrepassa due pollici di dianiel.ro : alcuni conservano vestigie dell' antico loro colore. 2. Natica. Nerita canrena Linn. pag. 3669. Abita nei mari dell' India , dell' Africa e dell' America ( Linn. ) , e secondo Olivi si trova anche nell' Adriatico. Come la precedente, essa si trova fossile in quantila sia in Piemonte , sia in tutta 1' Italia. La sua alte/.za giunge sino a 21 linee, e re ne sono che ne hauno appena 3. INelle uue e nelle altre, e massime in (1) Comm. Boooo. Vol. V. parte 2. Ta». 1 fig. 4 pag. j68. 31)2 0IUTT0GRAFIA TIEMONTESE qui-llc , che oltrrpassano 5 linec, si osserva che quella pro- inincnza, che divide in due l'inleriore dell' umbilico, vieoe formata colle medesimc strie longiludinali che ricuoprono la conchiglia. Molte ne abbiamo alio stato spatoso , che- vengono colte o sulla collina , o ad una cerla profondita del suolo di Torino. Oueste apparlengono alle due specie precedenti , c in esse si ravvisano i prccisi loro caratteri. 3. Natica. JSerila helicina Brocc. pag. 297. Fossile in Piemonte e nel Piacentino. GENERE XLI. Stomath. 1. Stomatia. ISerita sulcosa. Brocc. pag. 298. Fossile in Piemonie e nel Piacenlino. Lunghezza 10 linec: larghezza 7. 2. Stomatia. Nerita cos/a/a Brocc. pag. 3 00. Fossile in Piemonte e ucl Piacentino. Lunghezza 5 linee. GENERE XL1I. IIalwtis. 1. Haliotis. II sis. Brocchi dice non avere mai ritrovato Aliolidi fossili in Italia. Assicura per6 il eelebre naturalista Deluc, il quale molto viaggio in Piemonte , di possedtrnc una DEL PROF. STEFANO BORSON 353 proveniente da questo paese , bi-nche I'Vllioni non ne citi alcuna. Per quanto io nbbia percorso i luoglii i piu abbon- danii di simili produzioai, aelP Astigiana , nel Monferrato e alt rove,, non mi e niai riuscilo di iinvcnirne. Pert) fra le varie sostanze appnrtenenti alia storia naturale del Pie- mnnte , che di lanlo in tanlo mi vengono portate dai con- tadini , chc percorrono le nostre valli, mi fu consegnata una massa di un calcarco gialliccio grossolano , nella quale insieme a' pettiui e altre conchiglie marine vi si trova un Aliotidc benissimo forma to , vale a dire , il suo modulo. Esso sporge in fuoi i della delta massa 1 6 linee in lun- ghe/za , e potrebbe riferirsi alia (ig. D Tav. 69 di Gualteri. Essa fu trovata sulla nostra colliaa in un sito ove non e raro simile calcarco grossolano tulto ravviluppato di conchiglie marine. GENERE XL1II. Dext.ilium. 1. Dentalium. Testa subarcuata , transversim subtilissime striata ; costis subcoiwexis i 5- 1 7 , minoribus sensim a'anesceiitibas; prope apicem sex tanliun majoribus residuis , minoribus 1 vel 2 interposifis. Fossile comunissinio in Picmonte e in allri luoglii d' Italia. Generalmenle la base di questo fossile e striata trasversalmente e la hanno origine le costc e le strie lon- gitudinali. Progrcdiendo verso la cima , le piu picciole scom- pajono , e ne rimaogODO alia cima sei circa piu grosse , mollo apparent! , con una o due piu sottili in mezzo. In Tom. xxvi. Y y 33 '| ORITTOGTUm HEMOWTFSE alcuni csemplari le coste si trovano o appialtilc , o dmsc alia loro nicla , o anchc di ugualc giossezza sino alia cima: alcuni hanno una curvatura un ])oco oudeggiante. Varia anche la loro dimensione , e ne abbiamo, clie hanno fino a 4 pollici di lunghezza e sci linee e piii di diamctro alia base ; in somma si scorgono parecchie varieta in rjueslo grncre di fossili. In alcuni csemplari si osscrva una interruzione nel tubo, ossia si vedono dellc nighe Irasvcrsali irregolari , dopo lc quairil tubo va conlinuando, ma solitamente in un sito piii o mcno distantc da ipallo ove fu interrotto. Questo accidentc non ha die fare con quelle strie o rughe , che sono dovule all' acciescimento del guscio. 2. Dentalium in cui le coste sono dodici all1 apicc, aven- done qualche volta una piii sottile in mezzo : se ne hanno di nove con una piu sotlile in mezzo. 3. Dentalium costis 2o-3o ct ultra major ibus , minori- bus vel cliam jilij'ormibus. II numero dclle coste fu prcso dalla base sino alia mcla circa dclla couchiglia : irregolari assai esse si mostrano nci molti nostri esemplari , tanto in qucsta specie come nclle altre : ed e appunto da quesla irrcgolarita che credo pro- venire quel vago e quella incertezza , che si trovano nclla descrizionc caratteristica di Linneo intorno a queslo genere di tcslacei. 4. Dent alum coslls i 5 - 1 6 , minori saepe inlerposlla : glabrum. DEL PROF. STEFANO BORSON 355 Qiif^lo piu soltilc , aveudo appcua due lince di diame- lio alia base , e due pollici 3 linee in limgliezza , ha le ro>le piu regolari : e liscio e bianco. fton e poi tanto fre- quenlc come gli allri , cd e quello di cui il nucleo e spcsso acatino. 5. Dkntalium coslulis , sen lineis longitudinatitnu tenui- bits , /ransrersiiin/ue sfriis lenle visibilibns ornatum. 6. Denlali ossia moduli argillosi induriti , altri cambiati in acate. 7. Dentali cambiati in ispato calcareo , della collina di Torino. 8. Dehtaliom vitreitm Linn. rj. Dektalium coslis iioi'em , minoribiisque mecliis. 10. Demalium lineis longitudinalibus profunde impres- sion. Ouesto Dentalium di una ragguardevole dimensione , e immerso noil' argilla indurita , non manifesla altro die li- nee impresse in lungo; inoltre egli e stalo un poco stiac- ciato. Un simile e stato preso ad una grande profondila sulla collina di Torino , egli e un poco fcrrugiuoso. 11. Dentalium radula Linn, preso ad una grande profondita , alia ciiua della colliua di Torino. 356 ORITTOCIUFU PIEMONTESE GENERE XLIV. Siliqujru. I. SlLTQUARU Serpula anguina Linn. pag. Z~jl\Z. Abita nel mare delle Indie; fossile in Piemonle e nel Piacenliuo, Nolisi che oltre le fenditure trasversali , che caralteriz- zano in parte questo fossile, esso viene ricoperto alia sua estremila piu grossa di solchi alquanto ruvidi ed equidistanti. GEiNERE XLV. Fermicularis. Lara. pag. 97 , aul Serpula Lam. pag. 325. 1. Vermiculvris. Serpula arenaria Linn. Aldrov. dc Testae, pag. 56. Abita nel mare delle Indie e deH'AiVica occidenlale (Linn.) Fossile in Piemonte, nel Piacenlino e in altri luoghi d' Italia. V. Scilla Vana speculazione ec. Tav. 12 fig. 2. 3 Testa lubulosa , lubis longitudiiialiler strialo-granu- losis ; luberculis hinc inde seriatim exasperala , variis modi's contort uplicala. Quella sorta di graticola granosa ossia ( tricote ) dei Francesi , che la ricuopre , sembra provenire dall' incontro delle slrie loniritmliuali accavallatc sovra lc trasversali. Si vedono in mold esemplari alcunc proiuineuze in due o tre file parallcle , che ricuoprendo i tubi hanno una direzione alluugata c nel senso medesimo dei lubi. Qucsti sono DtL rnor. srr.riNo corson 35^ nppiattiti solamcnte quando sono cresciuti sopra un corpo straniero come sarebbe un sasso , o un pettiuc , un' area , o altro testaceo ; ma quando e llbcro c isolato, i vermicu- lar] banno scuiprc una forma ciliadrica. Varia poi assaissimo il loro modo di aggrupparsi : essi abbondano in molti luogbi del Picmonte ove si trovano afl'astcllali interne. INon e meno variabile il loro diamelro interno. Nc ab- biamo di dieci linee , e il diamctro in altri e minore assai. Nel vuoto interno c adercnte a questo fossile tubuloso , si osscrva in parccchi csemplari un altro lubo liscio di alcunc linee di lungo , il quale terniina in una sorta di lenle molto convessa e quasi emisferica : sara forse queslo 1' opcrculo di cui parla il sig. Cuvier. F. Lam. systems des animaux sans vertebres pag. 32 5 au genre Serpula. 2. Vermiculaius. Serpu/a glomerala? Linn. pag. 3j \2. Gualt. Tav. io T. Abita neir Oceano setlenlrionale , nell' Atlanlico , nel Caspio, nel mare di Sicilia (Linn.) e secondo Olivi nell'Adria- tico : fossile frequente in Piemonte , nel Sanese e altrove. Fra i numerosi escmplari , cbc mi e riuscito di vedere, non ne trovai uno di cui il diametro interno del lubo ol- lrepas>asse una linea c mczza: e benche 1' apertura sia quasi senqire orbicularc , varia assai la forma esteriore. Spcsso essa viene ricoperla di due o tie rughc o costolc quasi granose e Longitudinal!. Dclle strie molto irregolari o piane, piu o meno profoiidc lc solcano per traverso , e quello da ai tubi delle faccic quasi prismatiche. Qucsli caratleri n 358 ORITTOf.RVFU riEMONTrSE possono mollo variare , come varia assaissimo II modo eon cui queslo fossile si trova o crcsciulo sopra altri teslacei marini, o aggnmitolato e iulrecciato fra sc stesso. 3. II medesimo crcsciulo sopra altri testacei. 4. Verviicvlaris. Lislero 'lav. io53 lig, 6. Scilla 1'aiia speculazione cc. Tav. XIII. Testa lubulosa , crassiuscula , transeersirn rugosa. Fossile iu Piemonte. Alcuni cscmplari soltanlo vcngono ricoperti di quella sorta di rote ossia rete granosa di cui ho parlalo nella Serpufa arenaria. Questa sara foise la ragione per cui Linneo , pag. 3743, ha messo il punto di dubbiezza alia precedenle figura citata di Lislero. Queslo lestaceo tubulare, che ha fino a 1 1 linee di diamelio interim , foise appar- liene ad indi\idui adulli , e l1 altro di minor dimensione a piu giovani. 5. VeRMICULARIS. Testa tubularis , irregu/ari/er transversini subslriata. Fossile in Piemonte e di due linee di diamelio interno al piu : allri ne hanno appena ^. Queslo non si ripiega , ne si contoice come i precedent*! \ ma si trova cresciuto per lungo , e spesso ricoperto clclla precedenle serpula glomerala : la quale beuchc avendo la massima propensione ad aggoinitolarsi insieme , vi si trova pero adercnlc e cresciula' in lungo come csso : in alcuni esomplari si scorgc un principio di costole lungo il lubo. DEL PROF. STEFASO BOIUOV 3 JO, 6. Yf.RMICULARIS. Frainmcnii cli forma tubularc , di cui 1' interno e ripicno di piriti ani tames le a cristalli di spato calcareo. II guscio del fossile e anchc calcareo, e a questo tubo aderisce es- ternamente del bilumc compatto. Dono del sig. Profcssore Filippi della provincia di Acqui ove fu rilrovalo. 7. Vermicularis. Serpula arcnaria stata traforata e danneggiata da altri animali. 8. Vermicularis. Testa lubulosa , laet'is , sensim decrescens , albicla. Fossile in Piemonlc. GENERE XLVI. Spirorbis. 1 Spirorbis. Serpula Spirorbis Linn. pag. 3y4o. Fossile in molli luoghi del Piemonlc e d' Italia. Abita nell'Oceano, e secondo Olivi nell1 Adrialico. GENERE XLVII. Nautilus. 1. Nautilus Pompilius Linn. pag. 3 3 6 g . Abita nell' Oceauo Jndiano e Africauo. Fossile in Pie- monte. Bcnclie non sia a me toccata la sorte di rinveuire in persona questo imporlantc fossile , oggetto di ambiziosa gara, 36o oiurror.nvm PIEMONTESE diro cosi , fra ! naturalisti Italiani (vedi Brocchi pag. 4^6), sono pero ccrto che In trovato da 1111 contadioo nelle vi- cinanze della nostra valle d' Andnna , clic lo conscrvava grlosamcnte come cosa curiosa e particolare. Mi foci con- durre nrl sito dall' inventorc medesimo, ma ii burrone ove era slato tiovato, essendosi col tempo ricoperto da strato terroso , fu inutile la mia ricerca. Lsso ha di diametro circa 7 pollici : ma dallo stalo in cui ora esso si trova , si vedc apertamentc die e stalo molto schiacciato , e ridolto alio spessore di circa 1 pollice \. II modulo e di una argilla fina indurita ; i disseppimenti sono molto apparenli ; e il guscio antico spezzalo in diverse nvmiere , e conserva dclle vestigie della sua madreperla , die lo ricuopre ancora in molli luoghi. V. Rnorr. P. II. A IV. '"* pag. 53 fig. 1 riella epiale si osserva essere la medesima , die nel no- stra , la direzione che hanno 1c separazioni dellc carnere interne. 2. Nautilus. II medesimo di un pollice di diametro , colle cellule tapezzate di piriti cristallizzati. Fossilc a S. Rafacle nelle vicinanze di Torino , sulla collina. 3. Lo stesso. Modulo di marmo bigio , del diametro di 7 pollici. Won posso assicurare come dei due precedenti, che questo sia della nostra collina , benche io abbia ragioni di credci lo. 4. ]N\i)tilus Pompilius Linn, diametro 20 linee. II medesimo del n.° 1 di minore diinensione , che mi e DEL PROF. STEFANO BORSOS 36l riuscito di trovarc in un jirofondu cavo (alio sulla sommiiA della nostra collina, e in mezzo a molte pruduzioni marine mescolate a ciotloli rotolati. Usso e un pneo ferruginoso , cd il guscio ricuopre in molti luoglii il modulo chc e slalo schiaccialo. GENERE XLV1II. Orsulites. i. Orbulites, Anfraclu majori amplissimo caelcros tc- gente ; centro exquisite orbiculari , liinc inde depresso ; coslis raris testam laevem sinuose percurrentibus ; modu- lus calcareus griseus. Fossilc a Sanla Ricupcrata a Nizza (modulo calcareo gial- liccio ). II centro Iascia vedere da una parte e dall' altra il prin- cipio dclla spira , ed i primi suoi giii. II diamctro e di 23 linee. 2. Idem , subdepressus , lacvis , calcareus rubescens. Diamelro 3 pollici \ . dcllo stesso luogo. 3. Idem , sulcatus : modulus inarmoreus. Diamctro 3 pollici. di S. Ospizio a Nizza. if. Idem, modulus inarmoreus. Diamctro /, pollici. dcllo stesso luogo. 5. Idem , fere globularis , sinuose costal us , costis ad dorsum coiwexum angulatis. di Santa Pvicuperata. 6. 7. Idem, moduli varii marmorei fere -globular es , coslali , coslis vable irregularibus. dcllo stesso luogo. Tom. xxvi. Z z 36a ORITTOCIUFU hemontese 8. Idem , marmorcus depressus. Dinmctro 6 pollici ±. di Santa rienperata. 9. Idem , marmoreus dorso rolundato. Dianietro 5 pollici. del medesimo lungo. io. Massa calcarea gialliccia con clorite , e die contiene quantita di orbulili di varia dimensione. dei contorni di INizza. GENERE XLIX. Ammonites. 1. Ammonites costal us , dorso rotundalo. Modulo marmoreo bigio del diametro di 3 pollici 9 linee. di Lemenco vicino a Ciamberi. 2. Idem, marmo nero del luogo detto Lalhu'dle vicino al piccolo San Bernardo. 3. Idem, marmo ncriccio. Frequente nella montagna delta Ercluse , nella mia patria. S. Pietro d'Albigui. 4. Idem, dorso luberculalo. di Castiglione provincia di Nizza. 5. Idem , frammenli ragguaidevoli per la loro ampirzza di Ammoniti solcati , a dorso rolundato. La spira nella sua lunghezza ha oltre 4 pollici. dei contorni di iNizza. 6. Idem , marmo bigio con Ammoniti. di Rocca-ferone alcune migl ia da INizza 7. Idem. di Cigale vicino a INizza. 8. Idem , costalus , dorso media spina. di Malanscna al piedc del colle Vial per andare a Nizza., DEL mOF. STEFASO CORSON 363 9. Idem , costalus , costis do/so rolundato crebrioribus. della Riva dello Sleronc a INizza. 1 0. Idem , coslatus , conchae adhaerens. Marino bigio. prcso sul lido del Paglione a INizza. 11. Idem, costalus, cos/is tiiberculatis , tuberculis 6 seriatim dispositis , dorso rotimdalo. della provincia di INizza. i a. Idem, dorso s/iiiioso , tuberculis 4. dello stesso luogo. Questi due prccedenti potrebbero apparlenere alle or- bulite. GENERE L. Numvlites. 1. Numuutes, della dimensione di una lenticchia in una massa calcarea. dal luogo prcsso Seyssel ove il Rodano s' ingolfa nella terra. 2. Idem , in un aggregato calcareo bigio. della Briga vicino a INizza. 3. Idem, in picciolc lenticchie sopra un caleareo gialliccio. di Nizza. GENERE LI. Ortboceri. I. ORTnocERA , rap/iauoides , cyliudricus , sir lis per Ion gum exlantibus , articulis torosis. ( Nautilus raphanus Linn. ). Lunghezza 6-7 linec. Ne abbiamo di cui le articola- zioni sono appena sensibili. 364 ORITT0C1UFU riF.MONTESE 2. Orthocerv , glabra , hicwvala sensim allenuata ; articulis in quibusdam exemplaribus subglobosis. Lunghczza 6-7 linee. GEiNERE LII. Belemnites. i. Belemnites , Bclcmnite un poco scliiacciate con un solco longitudinalc, in una massa di argilla verdiccia , con clonic : allrc sono scioltc e prive di quel piccolo solco. di Lascarcua , e di Santa Ricuperata a INizza. 2. Idem , couicbe nella medesiuia massa e dello stesso luogo. Accaxl. JR.. as Sc. Frsic eJ\fa,Zejn. X av. V ^J> . Jjonmoc. a is. ■J row- Jic cocci. JR.. dr Sc Fisic. eJWout em. T av.VI. t«v.h. < or/ o7o -Ab. -Dtnina. t/ij-. I 365 SAGGIO J.NTORNO AD ALCUNI FENOMENJ ELETTRO - [kJAGNEUCI E CULM I'll Del Dottoue Vittorio Michelotti PAOFESSORE Dl COISIICA JIEDICi , E F 1RM \< IXTICi Jpprovato neWadunanza delli 3 giugrio 1821. PARTE PRIMA. Fenomeni eleUro-magnetici. X Fisici paragonaiulo gli efletti della pila di Yolta con quelli dclla macchina ordinaria , riconobbero potcnlissimi quelli dclla corrente della pila, e quanlunqne grandi quelli ile\V accumula/nenfo del Iluido nella macchina, debolissimi ricscono quelli della sua corrente. II sig. AVollaston parti- colarmente trovo il modo di far osservare gli efletti della corrente elettrica della macchina comune : tullavia al mio credere, nessuno avanti il sig. Ampere (1) aveva ben stabiliti (1) Siir I'actioo imituclle ontre deux courana e^lectriqaes, cnlre nn eourant Aeclrique et un aimaat ou !e glol>e lerrestre, et cnlre dcu\ aimaats. Auual. Ac chimie el dc rdmique loni. XV. p.ig. 3y el 170. 366 SAGC10 1NTORNO AI.CUNI FLNOMENI EC. j caralleri , che distinguono la corrente clellrlca dal scm- plice accumulamento v lensione del lluido. In fatli cgli dimoslrct che la corrcnle vitrea , la quale lulla pila va dal ranic al zinco, e ncl fdo condutlore dal polo zinco al polo rauie, non c indicata dagli elettroscopi, che Uiltavia scgnano ogni accumulamento d'eleltricila; ma qucste conenti agiscono sbpfa I* ago calamitato deviandolo dalla sua mi lu rale direzione , e ciascuna in senso opposto. INelle altrazioni o ripulsioni elettriche ordinarie, i lluidi opposli s' allirano , c i corpi ncllo stesso modo elellrizzali si risospingono, le loro altrazioni o ripulsioni durano sino a che siasi stabilito 1' cquilibrio fra le elcttiicita opposte. Queste altrazioni o ripulsioni non producono chimiche scom- posizioni , tranne quelle che possono succedere forse per cagione meccanica o di temperatura. All' opposto le conenti elettiiclie di diverso nome si rc- spingono , c s' attirano le omogenee. Le loro ripulsioni od altrazioni durano quanlo le conenti che le producono; final- ruenle attivissime sono nel produrre i fenomeni della chi- mica scomposizione. Considerando ora la pila di Volta, e la macchina comune sotto quesli due rapporti, abbiamo corrente conlinua nclla pila , e forse puo crescere in modo indefinito col cresccre della conducibilila del conduttore dci due poli. Abbiamo Icnsione ne' poli opposti della pila interrompendone la com- municazionc; ma qucsta sara picciola cosa in paragone della corrente che gli slessi elementi della pila movono. AU'opposlo DF.r. nor. virror.io miciif.lotti 36y nclla maccliina coimine , come suol adoperarsi , grande e l1 accumulamcnto ncl conduttore isolato , in paracolic della corrente clic eaSB melte in moto. Isolando poi la maccliina, e mcttendo le due parti oppostc in comunicazione con un filo coiulutlorc , la quantity del fluido mossa in un dato tempo e sempre la stcssa ; cpialora poi s' inlet rompa la co- municazione lo stato di tensione nelle parti opposte e tut- tavia grande (i). Fra i fenonieni della corrente della pila , i di cui poli comunicliino tra di loro ( Delia quale allora non avvi ten- sione ossia accumulamcnto) e quelli della scarica elettrica, e la corrente di un conduttore di una maccliina non iso- Iata ( benche anche qui siavi corrente ) debbono succcdere diHVrenzc assai grandi. 11 conosccr queste ed il ben dislingucrle e importanlis- simo : ma da quanto appare il sig. Oersted non pole olte- ncre colla maccliina comunc gli cflelti proprj della vera corrente elettrica (2). (1) NB. Ni'llVpilogare quanlo parmi essentia le per istnlji lire i caralleri drlla corrente elellrica , non ho in mira d'esporre tiillo cii> chc quesla presenla
  • lte lo sospcsi sopra o solto al mcdesirao. Faccndo comunicare il filo di rame per cscmpio dal canto nord col condultore, il polo dell' ago die era di- rctlo al nord fu costantcmenle atlirato: il coutrario succe- de , se 1' elettricila , clie chiamar possiamo , X ajfflusso del Jluido , viene dal sud. Isolando conipletanientc tutto Tapparato, c mcttcndo il filo di rame in comunicazione da una parte col conduttore, c dall1 altra con i coscini , e inutile il dire chc avvicinan- dovi un elcttroiuctro , egli non indica elettricita , raentrc il disco gira ; ma bensi cd all' istanle , se si interrompe 1' una o 1' altra delle sue comunicazioni. Nel caso chc il filo perfeltamente comunichi con ambe le opposte parti della macchina , trascorre per il filo una vera corrente elet- trica ; tutta>ia nou mi riusci di vedere che deviasse sensi- bihnente 1 ago calamitato; pare pert) chc la cosa dovrebbe succedere , o valcndosi di macchina piu potente o di piu propria disposizione (i). a disco, di un metro di di.mielro , cd bo osservalo che la sua azioue soll'ago » e quasi insensibile , cd e Iufcriore a quclla di una seuipliec pila di z5 cop> » pie di 3 pollici. » La niaccbina eleltrica a cilindro, pciTcllamcntr isolala. accio non comu- n nichi col siiolo, e facendo comunicare i due cilindri uiclallici dal lalo op- >i poslo del inaiiubrio, in modo che 1' elettricila, cbe si .10 lunula Mil cilindro 11 iuiualo di j)unle , possa iilurii<*rc sul cilindro cbe porla il cuscino , cd io 3^2 SACCIO IN'TOItSO ALCUNI FENOMENI EC. Intanto I' ago calamitato , od anche uno di ottone , so- speso in vicinanza del fdo conduttore , indichera /' ajflusso elettrico nel modo sopra accennato , ogni qual volta s' in- terrompa la libera comunicazione del filo, o col condutto- re, o coi cuscini: in tutli qucsli casi l'ago calamitato non avra altro vantaggio sopra qucllo di ottone, che di mante- nersi spontancamente parallclo al fdo conduttore sino al momenta dell' azione. Con una pila di cento coppic rotondc di 2 pollici e \ di diametro non potei vedere, che il fdo conduttore pro- ducesse deviazione dall' ago calamitato. Col semplicissimo apparato di Seebeck , e del quale si servirono i signori Buch , ed il Dottore INeef (1) , non solo potei osservare si fatta deviazione, ma, come dicono i compilatori di questo giornale , la cosa succede in modo sorprendente. II crogiuolo di platino di cui mi son servito e similmente di pollici 1 \ di altezza e di due di diametro. La lamina di ziuco, sopra la quale posava , e che si ripiegava nel medesimo, e similmente poco meno di due pollici di lar- » lal guisa stabilire una specie di corrente eletliica , produce gli eO'etti pii'i * sensiliili di ipielli otlenuti colla macchina a disco, ma perc'i inferiori ai ri- » sullati ollenuli daila corrente eletliica eccitala dalla pila voltiana. IIo inollre » osserrato, che collocando due lili metallici alle due armature di una forte » batteria eletliica , e fra ([uesti due tili , terminati in punta sotlile, un ago •> magnclico, c piu sensibile la declinazione di questo. Si puo anche magnetiz- » zare un ago che non sia calamitato, teneudolo a poca distanza fra I' estre- » 1 1 . ■ 1 < dci due lili , in modo che non succeda la scarica istantanea della bat- » teiia , ma bend lenta e conlinuata ». (1) l!ii/!. univcrselle turn. 16 pag. 119. DEL DOT. VITTOMO MICnELOTTI 3~jZ gbezza. Collocai V apparato sopra un vetro , ed in modo , die trasforando perpendicolarmcnte la laslra superiore ed inferiore, si potessero sospendcre siniullaneanienie due aghi, uno alia supcrlicie esterna della lamina superiore, e l'allro all' esterna dell' inferiore , sopra della quale posava il cro- giuolo ; ovvero si collocavano gli aghi iulernamcntc od al- lerualivainente. Qualora il liquido sia suflicientemente acido , 1' appa- rato sia nella direzione del meridiano magnetico, ed il cro- giuolo al sud , se V ago magnetizzato sia sospeso superior- mente alia laslra che si piega poi nel crogiuolo, la devia- zione dell' ago e di 90 gradi all' est. Trasforando , come dissi , la lastra e facendovi passare immediatamente al dis- sollo T ago sospeso , la deviazione e all' ouest. Nella lastra inferiore, sopra della quale posa il crogiuolo, la deviazione dell' ago c all' est , quando e sospeso alia faccia esterna cioe inferiore , ed e all' ouesl quando e sospeso sopra la faccia interna: in una parola , la stessa lastra sia inferiore, che piegata superiormente dalla faccia esterna spinge 1' ago all' est , e dalla faccia interna all' ouest. Egli e altresi vero die collocando 1'apparato in modo che formi angolo retto col meridiano magnetico, ed il crogiuolo di platino sia al ponenle , la punla dell'ago ( nord ) indicante il sud si ri- volge quasi di slancio , non solo di 90 gradi all' est , ma si lissa am he al nord , cioe ne descrive 180. Era vago inollre di osservare una dclle piu iinportanti scopcrtc fatte dal sig. Ampere , cioe quella che vien annun- ziata in quosti termini : » deux courans electriques s'allircnt 3^4 SACCIO INTORNO AI.CtNI FENOMENI tC. » quaucl ils se meuvent parallelcment dans le name sens; » ils se rcpoussent quand ils se meuvent parallelcment en ») sens contraire ». Aon avendo io gli ingegnosi apparati del sig. Ampere , iminaginai, che clisponendo convenienlementc l'apparato del sig. Scebeck, qnesto curioso fenomeno si sarebbe poluto os- servare , cd in falti la cosa pienamente succedette. Tagliai transvcrsalmente , e per meta la parle superiore della lastra di zinco , in modo che restasse un inlervallo di poco piu di un pollice. La parte della lastra che s" im- merse ncl crogiuolo, si sostenne con un cilindro di vctro orizzonlale, unito con cera lacca , al dissollo della piegatura della lastra. Cosi disposte le cose e chiaro , che in questo semplice apparato sono i due poli separati: cioe il resinoso nel niar- ginc della lastra di zinco che s' immerge nel crogiuolo poslo al sud ; il vitreo nel margine della lastra di zinco che ri- piegandosi passa sotto al crogiuolo : qui ml i adattando ai due margini condutlori per csempio di argento ec. che si immergano nella soluzioue di deulosolfato di rame, si de- porra il rame dal canto del crogiuolo , ed il solfato di ar- gento nella parte opposta. Sopra i due margini della lastra ben puliti posi un for- bito filo di rame piegalo in basso , in inodo che presentasse parallelamente la corrente vitrca nei due sensi opposti, cioe dal nord al sud , e viceversa , ( Y. la fig. A ) ben vicino nl filo nord-sud: sospesi un alt 10 fdo mobilissimo similmente di rame e piegato come nella figura (L>) : da che l'apparato DEL DOT. VITTORIO MICHELOTT! 3l$ fu posto in azione, il filo mobile fu attiiato dal filo rarne; collocando poi il filo mobile in contalto col filo di rame sud-nord esso ne fu scacciato (1). Non potrei passare sotto silenzio quanto giusta sia 1' os- scrvazione dei signori Gay-Lussac, Thenard, ed Ampere (2) nel distiuguerc gli cffetli prodotti dalla tensione da quolli della corrente. Nel poc'anzi accennato apparato siam lonlani (1) Alruni mesi dnpo , da che io mi era scrvilo di colal disposmi>nc di cose compari nella Bib. universale lom. 16 pag. 201 un ingegnosisMuio e sempli- oiasimo apparalo del sig. Professore dc la Rive , col quale si pvto osservare I' azione della inagiiete sopra la corrente eleltrica : quest' apparato c una m«- dincazionc degli aghi galloggianli di Neef, ma da quanto vidi , prcscuta ri- Ibltali mnlto pill soddisl'acccnti. (2) Anual. de cbimie tuni. XV pag. 65 etc. 3^6 SAGCIO 1P.IORSO ALCLNI FENOMENI EC. dall'avere ne'duc margini opposti, e scparali una tcnsione paragonabile a quella di una mcdiocrissima pila; cd in una ccccllente pila , quella di una niacchina ordinaria; ma re- lativamente alia corrcnte, questa crcscc dalla niacchina alia pila, e dalla pila allapparato di Scebcck in ragione della cccellenza del condullori. ARTICOLO 2.0 Delia magnelizzazione. Fra gli efletti che produr puo la corrcnte elettrica, qaello di niagnctizzare , pare uno de' piu facili ad ottenersi. Da mollo tempo Wilke , Franklin, Daliband, Beccaria ec. ave- vano riconosciuto, che colla scarica elettrica si poteva raa- gnctizzare un ago ec. , cd osservato avevano che la cosa riusciva meglio, l'ago essendo collocato nclla direzione del mcridiano magnelico (i). 11 nostro collega Giuseppe Mojon Professore di Chimica nell' Universiti di Genova pare esscre stato il primo, che ab- bia scoperto la proprieta magnetizzante della corrente galva- nica (2): ed il sig. Romaneli quella di far deviare l'ago ma- gnelico (3). La proprieta del fdo condultore d' attrarre il (1) Singer tl'mens tl'electricile et du gahanisme Irniluil pnr M. Tliillnge pag. 226. L'effet produit, depend principalnicut de la situation des aiguilles, au moment oil elles sont frappees ; et forl-peu de la maniere suivant laqiielle la charge les traverse. Le magnetisnie communique est plus fort , qaand lai- euille qui recoil le choc, est dirigee du uord au sud ; et il est uioimlrc , ipiand elle est tournee de Test a Touesl. (2) Bib. uu'ncrselle torn. 16 pag. ]3. Nota del Iraduttore. (?>) Ibidem. DEL DOT. VITTORIO MICHELOTTI 3 77 ferro come la magncte , panni intcramente dovula al sig. Arago , come la felice idea dcdolla da principj teorici di comunicare a volonta i |ioli ad un ago ec. valendosi di un'elice per condurre iutorno all'ago il lluido, parmi appaf- tcnere al sig. Ampere, il quale la realizzo col sig. Arago (i). In fatti il sig. Oersted parve soltanlo supporre die il lluido, aggirandosi , circoli iutorno alia magnele (2). AH' epoca che ripetei, cd iustiluii proprj sperimenti so- pra la magnetizzazione , inediantc 1' eleltricita ordinaria , erano pubblicati i soli sperimenti del sig. Arago , non gia quelli, die il sig. Professore Conligliachi dice di aver fatti , ma che non pubblico, (ivi Bib. universeUe toco cit.) nem- racno quelli che pubblicarouo in poi i signori Gazzeri , Ridolfi, cd Autinori (3): quindi molti degli sperimenti, che allora eseguii, csscndo gia pubblicati da questi ultimi A.U- toj i mi restringei'6 ad esporne i priucipali risultati (')). (1) Annal. de Chimie el lie Pliys. loin . XV pag. 9^. (2) Bib. uoiverselle torn. XIV pag. 279. On pent aussi conclare des obser- vations i|nc ce cooflil agit en totirnoyant etc. : pag. 2X0. Tons les effels ex- pose's loul-a-l"heure rel&livemenl an pole nord , de I'aiguille s'expliqueront aiscmeot ea supposanl que la force , ou la maticre negativemeDt clectrique , parcouril une spirale Qecbie de gauche a droite ; qu'elle pousse le pole nonl . ol qu'ellc n'agil pas snr le pole sud etc. elc. (3) Bib. uoiverselle torn. 1 f> pag. 101. Experiences ^lectro-magneliqoes (aites a Florence par le Professeur Gazzeri, le Marquis Ridolfi, el le Chev. Aotinori. (,) Non aveudo per iaeopo I' isloria delle cose falle sopra quesl'argonjenlo, passero soito silenzio v .11 j lavori , d' allrnnde importanli . che successivamente *i pubblicheranno , spezialmenle ncgli accennati gioroali, tanlo piii che di al- cuoi . ne sara queslioue Del M'guiio. Tom. XX.YI. B b b j-S SACGtO ISTORNO Vl.Ct^r FENOMENI EC. i.° Collocando in elici nghi d' acciajo , e scaricanJo ad uno dcgli estremi dell'elice una bottiglia di Leyda, gli aghi sono calamitati colla stcssa legge, che vcngon magnetizzati dalla corrente galvanica , considerando il bottone della bot- tiglia come il polo zinco. In fatti tin ago posto in clicc piegata a dcstra acquisla il polo australe ( quello che si dirige al nord ) dalla parte che 1' clice comunica col polo negativo rame , mcnlre che queslo slcsso polo si formera dalla parte positiva ossia ziuco, servendosi di elice piegata a sinistra (i). Valendosi adunquc di una bottiglia di Leyda, o facendo venire una corrente di scintille, o facendo comunicare di- reltamentc col condensatore tin' elice piegata a dcstra , il polo nord sara sempre ( quello che si dirige al sud ) dal canto che viene l'elettricita vitrea , cd all' opposto succe- dera valendosi d' elice piegata a sinistra ; quindi pure in doppia clice , delle quali una sia fatta in senso invcrso dell' altra , si avranno con una sola scarica due aghi in- vcrsamente magnetizzati, cioe se 1' est rem 0 del primo, che corrisponde a quello del sccondo diventera polo sud, l'altro diventera polo nord. 2.° Sia che l' elice sia uel senso del meridiano magncti- co , sia essa variamcnlc incliuata , perpendicolare , o tran- sversale a tal direzione , da quanto potci osservare , la magnetizzazionc, ed il grado della medesiraa succede sem- pre ncllo stesso modo e nella stessa inlensita. (ii Anri.il. de Chimje, el de Plijs. ibid. pag. 97. DEL DOT. V1TTORIO MICHEI.OTT1 3y<) 3.° Qualora poi si tralti di scarica cletlrica, giova l'av- vertire, che gli aghi posli in doppia dice, collocata per csenipio Delia direzione del meridiano mngnelico , acqui- steianno in modo inverse i loro poli , secondo clie si dara la scarica al oord , od al sud : il che deve succcdcrc cosi, poiche in qualunquc direzione si considcri un elice, le sue evoluzioni sono seinpre nello stesso senso. D' allra parte questo fatto dimostra colla maggior cliiarezza , che la dire- zione dei poli e delerminata dalla direzioae della corrente elettrica inlorno all" ago. 4.0 Introdussi per (iauco un elice a destra in altra pie- gata a sinistra , e nello spazio comprcso fra entrambc ?i collocai un ago. Anche median te forte scarica egli fu ap- pena sensibilmente magnetizzato; come infatti, teoricamenle ragionando succeder doveva. 5." Facendo comunicarc le parti oppostc di una mae- cliina isolata per mezzo d1 un filo di platino, esso non at- tirava scnsibilnienle la limalura di ferro; sosliluendovi una doppia elice contenente due aghi d' acciajo, questi furono magnetizzali. Colla pila della quale parlai, mentre era in forte azione, mi riusei benissimo di vederc 1' attrazione della li- malura di ferro dal fdo couduttore; essa pure magnclizzo gli aghi comprcsi nelle clici. Coll' apparato di Seebcclv modificato come dissi , si puo stabilire la comunicazione con un filo o di ramc o di platino , ovvero con elici contencnti aghi ; allora si potra osservare 1 attrazione della finissima limalura di ferro . e la magueliz- zazione degli aghi , la quale e assai forte iu tie ruinuli. 3iC0 SAGGIO ISTORSO ALCUNI FKNOMENI EC. Terminero quest' articolo faceudo un' osservazionc , la quale parmi di qualclie importanza. La corrente elcttrica dclla macchina isolala non comu- nico al (ilo la facolta di atlirare la liinatura di ferro, nem- iuniu quella di deviate l'agn calaniitato (i), produsse bens} debole magnetizzazionc. 11 filo condultore della pi la ordi- naria attird scnsibilnientc il ferro, non devio l'ago magne- tico, calami to gli aghi. L'apparato di Sccbeck. disposto ia raodo conveniente produce alcuni effetti di una assai forte pila , ma la magnetizzazionc degli aglii, forte relalivamentc a quella dci sovraccennati raezzi, c debole in paragone di quella , die produce la scarica di una mediocre bottiglia dl Leyda, la quale scarica pcru non produsse gli altri fenomeni dclla corrente eletlrica. Sarei aduuque inclinato a credere clie la cliimica scom- posizione dei corpi succeda in ragione dell' intensita (2); die la deviazione dell' ago calamilato, le attrazioni dclle correnti omogenec , e del ferro succedano in ragione della rapidita dclle correnti elettriche (3); mentreche 1' intensita ossia sa- turazione magnctica dell'ago corrisponda piutlosto alia quan- tity di lluido che istantaneamente li vien trasmesso. (1) V. peril sempre costnnte, checsn piu polenle disposizinne succeder detc (2) La quale pud aunaeutare in ragione del unmcro dcgli eleuienli. (3) La quale dovrebbe essere in ragione dclla maggior facolta condutlrice dell' apparalo , luttavulta the T intensita non super! la mediocre conducibilita. 38l MEMORIA SULLA COMPOSIZIONE CIIIMICA UI DIVERSE SPECIE 1)1 BORACE BRUTTO DEL LEVAH fE Di Giovanni Battista Canodbio. Appravala nelV Adunanza tU'lli l\ giugno iSai. Intcso iicll' anno scorso a fare alcune espericnze sull' aoido borico , in tempo in cui ripctea a varj miei alimni la lezione sul boro , mi venne in pensiero d' intraprendcre intorno al- cune dcllc diverse specie di borace brutlo del levante, cono- sciute da gran tempo in commercio , alcuni saggj analitici dai quali cbbi risultati talmeutc nuovi , e djro anche cosi opposli ai fin qui conosciuti , che ho giudicato non disulile di farli di pubblica ragionc. Che la vera composizione chimica del borace brutlo di levante non sia stata fin' ora adequatanicnte conosciuta e facile il chiarirsene, osservauclo, che di quanti chimici s1 oc- CUparono a determinarla , non avvene due soli , che siano d' accordo bell1 ammetteryi tutti gli stessi priucipj. Cadet , che credo cssere stalo il primo ad intraprendcre a tale og- gelto dcllc espericnze sul borace brutlo , dice averne olle- nuto , » del borace propriamente detlo , ed una terra 38i SOL BOIUCE BIVUTTO DEL LEV.IKTE » biancastra , che riguardo come veto bo race , la di cui » aeerreeazione fosse slala disunita dalTacqua, e la cui ri- Do O l » generazione poteva per mezzo dclla medesima operarsi » di nuovo con alquanto di rarae , che crcdeltc parte » costituente del borace stesso. » Beaume , che conlcmpo- janearacnte a Cadet s' occupava d'un tale esame ammise anch" eeli la delta terra bianca , ma dice averla riconosciuta composta » di molto sale scdativo, (cosi chiamavasi in allora » l1 acido borieo ) e d' una terra vetrificabile argillosa dclla » stessa Datura di quclla , clie serve all' allume , poiche » coll' acido vitriolico ottenne dalla medesima del puro » allume. Quanto al rarae lo credette accidentale , prove- m uiente forse dai vasi di rame ue' quali si procede alia » preparazione del borace stesso. » T almont-de-Baumare vi distinse due sostanze diverse , cioe » il borace propiia- » mente detto , ed il Tiukal , die allro non e secondo lui, » che una materia grossa , salina , terrosa , e vetrificabile. » I iiiKiuelin non so se siasi con essi accordato nelT ammeltere nel borace brutto l'anzidelte sostanze, so benissimo che disse » essere i crislalli di detto sale inviluppali in tin saponc a » base di soda. » 11 mio Professors G. Mojun, da alcune es- perienze fatte sul Tinkal pote conchiudere, » essere il me- » desimo composlo di sottoborato di soda , e di una so- » stanza vcrdognola analoga al boro , od alia base delTacido » borieo. » Thenard "per ultimo nel suo corso di chiinica i." e 2." edizione pare non vi ammetta, chc dclle mate- He grasse. Ill CIO. BATTIST.V CASOBBIO 383 Nc tali discrepanze sono di ro^i poco momcnto da po- terle trapassare in silcnzio, giacclie non solo provano quello die dissi poc' anzi , cioe clie non si sanno ancora i com- ponimeati del borace brutto di levante, ma clic e tut t' ora in vol to nellc tencbre il segrcto di cui si giovano al di dJ oggi gli Olandcsi sulla sua raffinazione. Dilfalti come con- Gedere , per esempio , clie la raffinazione di qurslo sale brutto non abbia altro oggetlo, clie quello di togliere al detto sale lc materie grasse, clie contienc, come alcuni asserirono ? Se ci6 fosse, lungi i rallinatori dal potcre vendere il borace raffinalo a minor prezzo del brutto dovrebbero auuieutarne il valore, giacclie, oltre le spese a loro carico per eseguire questa purilicazione avrebbero una notabile diminuzione nel brutto del medesimo. In vcro I'altro supposto , clie siavi, vale a dire, col bo- race brutto del borace in istato di disgregazione , oppurc dcll'acido borico libero , sarebbe piu adaltalo del prece- denle a renderc ragione del ribasso clie si fa nel prezzo del borace brutto, in confronto col raffinato , giacclie in aniciulue i casi vi sarebbe una causa notabile d' aumento di peso nel prodotto raffinato: nel prinio per la non in- differente quantita d' acqua necessaria alia nuova aggrcga- zionc , o crislallizzazione del sale, nel secondo per la quan- tita di soda , e per la forte proporzione d' acqua < lie sa- rebbe necessaria alia crislallizzazione del sottoboralo di so- da : e certa com e , die per tal modo il fabbricaute po- trebbe fare una non mediocre diminuzione sul prezzo, 384 SDL B0RVCE BRUTTO DEL LEV.VNTE con cui pago cgli stesso il borace brulto. Piu di tulto per6 renderebbe ampiamcntc ragionc della detta diminuzione il supposlo, chc ncl borace bnitlo v' csista del boro, od una soslanza al medesimo analoga a poler produrre dell' acido borico : giacche , se nel caso precedentc nnn si ha clie a salurare 1' acido nel borace brutto contenuto , in questo dovrcbbesi prima forrnar 1' acido slesso , quindi aggiunger- visi la soda necessaria alia sua saturazione ; due cmise , che unitamenle all' acqua di cristallizzazionc danno un au- racnto nel prodolto , che non si pu6 avere in tulti gli allri sopra esposli casi. Quanlo a me , lo diro francamcnte , io avviso che nulla sia da concedersi di quanto si disse essersi trovalo compo- sto il borace brutto , e di quanto si suppose intorno al secreto della sua raffiuazione , per la spiegazione del quale s' immaginarono a mio parerc , ma non si trovarono i pro- dotli menzionali nelle dette due ultime ipolcsi. Sarcbbe lorse per avere lavorato su d' una specie di borace brutto che altri non avranno esperimentata ? Lo voglio credere , poiche nessuno tra i chimici analizzalori la detcrmino : tutli dicono avere lavorato sul borace brutlo , ma non e judi- cata quale specie del medesimo abbiano scelta , ed e d'al- tronde probabile , e possibile , come si puo vedcre leggendo gli autori , che trattarono dell-1 estrazioue di questo sale , che il borace brutto estralto, per esempio dalle acque grasse, e saponacee di que' luoghi di cui parlano Tourner , Gu- glielmo Blanc, ed il padre da Rovato sia diverso da quello, 1)1 CIO. lUTTISTi CANOBBIO JOD clic dice Erruanno prepararsi come una Lena niltosa. Co- munque sia la cosa , aflinche ognuno possa esscre in islalo di acccrlare quauto diru , cominciero qui a determinate , per quanto si put) , la specie di borace brutto , di cui mi sod© scrvilo nclle mie espcrienze. lo la credo proveniente dalla lerra nitrosa , di cui parlo Ermanno , e cm in quanto die porta il norae di borace di Bengala, ed a Bengala djflatti porlasi il prodotlo di tali manifatture dci distretti di Patna , del Decan , di Visapour, ec, le uniche, per quello iin qui si sappia, die si lavorino su delta terra. PARTE V Analisi chiniica del borace di Bengala. Questo e in grossi cristalli , d' una figura , che si avvi- £ina piii alia globulare , che a qualunque altra , d' un co- lore verdognolo pallido, di peso raaggiore di quello dell'acqua dislillata , e uon niolto duro, potendo essere coll* unghia rigalo. Presi cento scrupoli del medesimo , li polverizzai in un morlajo di porfido , quindi lavati con grandissima quanlita d1 acqua bollente versata sul dcllo sale a riprese, che se- parai tosto colla depurazione dclla sostanza ritnasa indisciolta in fondo del morlajo solto forma d' una polverc ru\ ida , e che aveva , massime ancor bagnata , un leggiero colore ver- dognolo, mi diedero un liquore assai opaco , e che col Tom. xxvi. Ccc 386 SUL BORVCE BHUTTO DEL LEVANTE bcniplicc riposo divenne limpido , lasciando depone una sjllilissima polvere bianca, insolubile in qualunque propor- zione d1 acqua bollente. Raccolte su filtri amendue queste sostauze insolubili trovai , die la bianca bene asciulta era iu peso grani 80 , meutre l' altra ne pesava 204 , ci6 che darebbe un buou ottavo di materia insolubile sul tolale del sale brutto impiegato : nou si pu6 dire pero , che V ultima fosse assolutamente separata da lutla la materia bianca anzi- dclta , che anzi ne conleneva ancor molta. Su questa ma- teria bianca polverulenta , insolubile cominciai il lavoro ; espongo le mie espericuzc ed i loro risultamenli. i.° II primo fenomeno curioso , che mi si presents fu uclla sua essicazione. Messa in una stufa a scccare prese una tinta rosea: quando poi fubene asciutta era sotto forma d' una polvere bianco-ceneroguola , con una leggiera liuta rossa bellissima, in parte impalpabile, ed in parte ruvida , scricchiolava fra i denli , non aveva sapore sensibile , ne tampoco alcun odore , insolubile nell' acqua , ed anche ueir alcool freddo , e bollente , senza azione sulle tinture di tornasole, e di violetta, non che sulle altre , che come queste sono adopralc per iseoprire la presenza si degli al- cali , che degli acidi. 2.0 Messone ahpunnto su d'un carbone incandescente non s' iufiammo, ne s' anncri , ma vi resto sopra, conservando il suo colore senza sviluppare odore, o gaz alcuno sensibile. j.° Aveudune csposta una piccola quanlita all' azione del lubo fciiumiuatorio se ne fuse pochissima a gran stcnto , DI CIO. BYTT1STA. CVNOBBIO 38 7 e qucsta avcva iin color rossigno , dislingiiihile pel contraslo del colore bianco, clie ritcnea la polvcre , chc nou si fu*r. \." Vecsato alquanto d' acido solforico dilulo con quatlro volte il suo peso d' acqua su d' una piccola porzione di dclla polvcre, succcdcltc immanlinenti una viva effervescenza, ed una porzione resto disciolta nel medcsinio, cssendo di- minuila di volume, non sviluppossi per allro odore alcuno scnsibile. Coll' aggiungerc poi acqua alia detta soluzionc essa divcnnc limpida , c ne precipito una materia polveru- lenla, che si confuse colla parte rimasta intalta dall' acido, mcntre nel tempo stesso una materia in fiocchi bianchi resto sospesa nel ccntro del liquore stesso : csposto questo miscu- glio in una boccelta adaltata all' azionc del fuoco, prima d' arrivare al grado d' cbollizione, si vide iliminuire la parte insolubile , il liquore resto per poco opalino , ma col sem- plice raffYcddamento riacquisto la sua limpidita , c la quan- tita dclla materia insolubile rimase la stessa di prima. 5.° Raccolta questa su d' un fdtro , quindi lavata con acqua fredda sino a che non diede alcun segno d' acidita, quindi fatta bollirc con acqua distillata diminui in quanlita, e 1' acqua in cui succedelte questa soluzionc parziale ac- quistd la proprieta di cangiare in rossa la lintura di tor- nasole , e di violetta. 6.° 11 precipilato residuo da questa soluzionc e insolu- bile nelT acqua , inattaccabile dagli acidi solforico , e ni- trico adoprali in quanlita , ad un forte calorc resta sempre sotto forma d' una polvere bianca , che si disciogli e quasi 388 SUL BORACT BRUTTO DEL LEVANTE per inlicro in un cccesso d' acido solforico , c da questa ^oluzioue pu6 csscrc prccipitata colT acido ossalico sotlo forma parimcnlc d' una polvere insolubilc , c ncir acido solforico stesso diluto in qualunque proporzionc s1 adopri , ed in un ecccsso d1 acido ossalico , il medesimo chc servi a precipitarla. 7.1 La piccola parte di polvcrc rimasla insolubilc nclTac- qua , c iiclT acido solforico lo fu anche nelT acido nitrico , e idroclorico. Provai a fonderla in un ugual peso d1 alcali, e di polvcro , e riuscii per tal modo a discioglierla. Volen- dola esaininare isolata la precipilai dalla detta soluzione coir acido solforico, e 1' ebbi di nuovo sotto forma d' una polvcrc bianca, ruvida al lato, insipida , cd insolubilc tanto neir acqua calda , come nella fredda , dove serbata per ccrto tempo non cangio ne punto , ne poco. 8.° Aveudo falto prova se il liquor* avuto dalla filtraziouc accennala al n.° 5 contencsse un qualche solfalo solubile, oppurc un ossido metallico qunlunque , e cio col solfato di soda , come col benzoato di soda, coi carbonali alca- lini , coll' ammoniaca , non che col prussiato di potassa , non mi presento alcun fenomeno sensibile. 9.0 L', acido nitrico anch1 esso versalo su piccola quart!- tita di qucsta polvere v' eccita una forte effervescenza , ne discioglie una porzione, e si vede precipilarc al fondo del liquorc una picciolissima quantita di materia insolubilc , mi'iitre una materia in fiocchi resta sospesa nel liquore , come succcdctte coir acido solforico. II liquore poi Q lira to, DI CIO. BATTISTi CANOBBIO jS.^ non da come si disse al n.° 8 , indizio di contcnere ossido alcuno , ma per mezzo di opporluui rcattivi non vi si Irova, clie del nitrato di calce. Da tutti i resultati sopra esposli , r messi a disamina pai 'litamentc , mi pare polcrsi con franchezza asscrire , che la pol'yere sottoposta allc descriue esperieoze altro non e clie un composlo di carbon a to di calce , e di una nolabile quanlila di bora to calcare siliceo , cssendouc csclusa l' al- lumina i la forte effcrvescenza avuta coll'acido solforico,e nilrico prova I' csistenza dell1 acido carbonico, giacche non so qual altro acido operi una forle effervescenza cogli auzi- detti acidi senza sviluppare pdore alcuno scnsibile. L' espc- j'icii/.a n." 5 tlimostra chiaiamente 1' esislcnza dell' acido borico. Niuu altro acido difatti si prescnta come il borico alio stato concreto : aggiungasi , che come questo e inso- lubile neir ac(pia fredda , c solubile nella bollcnte. 11 prc- cipitato poi n.° 6, su cui ebbi i surrileriti resullati altro non puo esseic che un sol fa to calcare , c Y esperienza al n.° i sulla picciola parte di polvere rimasta insolubile nell'ac- qua pura, c nt-gli acidi , e clie si fuse colla potassa, parmi non lasciare alcun dubbio csscrc dessa nient' altro, che pura silice esistente nel miscuglio salino alio stato di combina- zione chimica con qualchc altra sostanza, che io credo esserej la calce, e formare un vero borato calcare siliceo, OBDlO 3 IJ I roniboidale, anzi-che-no schiacciala , c chc rigano scnsil*il- ni i- nte il velro. 2.0 D' una sostanza in frammenti d' una forma indelcr- minabile, con qualche traccia d'una materia biancastra alia loro suprrficic , d' un colore grigio chiaro , alquanto pel- lucida , d' una spczzatura iucguule, tcrrosa , cd in qualche punlo leggermente porosa , sempre perd abbaslanza dura per rigarc il vetro. 3.° Di piccioli frammenti d' una sostanza turchina, d'una spezzatura ugualc , informi , che non e rigata dall' nnghia, ma clic non e nemmeno abbastanza dura per raschiare il vetro. 4.0 Di mollissimi pezzetti d' una sostanza , che s' avvi- cina piu alia forma globulare , che a qualunque altra , opachi , d1 un bianco latteo sudicio , che facilmente rigano il vetro. 5.° D' altrc piccole mollecole d' un colore simile presso a poco a quello della cera vergine nostrale , forse piu sla- vato , opache anch' esse , ed informi , che rigavano il vetro. 6. Per ultimo d' una sostanza cristallizzata regolarmente, di cui per mancanza di buona lente non potei determinarc la forma , quasi trasparentc , d' un colore giallo di zolfo slavato , che si pole sfrantumare dall' ungliia. Questi caratteri non devono aversi come esattissimi , giacche cssendo presi su piccoli frantumi possono facilmente far cadere iu errore. Quanto poi alia quantiti relativa di queste diverse sostauze trovate in 252 grani di materia 3<)2 Sl'L BORVCE BRUTTO DEL I.EVANTE irisolubile, rcsiihio dalla soluzione del borace brutto, e ap- prossimativameote la scguente: la sostanza giallastra , la turchina , e la venle giallastra vi sono in piccolissima proporzione lc piii abbondanli , e dalle quali si puo dire, che risulta lutlo il peso della sostanza insolubile ; souo quelle descrilte al n.° 2, al u.° 5, ed al n.° 1 in ordine. decresccnlc. Giunto a quesli dati , intrapresi nove indagini su cias- cuna dellc descrilte sostanze , che per ora riguardcransi tutle fra loro diverse. E fra le altre bramoso di conoscerc la combiuazione dell' acido borico colla calce , e colla silice , per vedere se ha qualchc rassomigliauza con quella , che Irovasi in nalura , a cui i mineralogi diedero il nonie di Datolile , trovai che la sostanza descritta al n.° 4 e 5 uon puo essere che la Datolile stessa amorfa , e sfrautu- mata , che in uu col borace si raccoglie ne-' contorni dei laghi , donde questo sotloborato ci viene. 11 colore , e la durczza , e piu di tutto il carattere che essa mi diede es- posta all' azione del tubo ferruminatorio , e ad un forte fuoco di fusione , essendomivisi cangiata in uno smallo ro- seo , sono dati bastanli per provare decisamentc essere la medesinia vero borato calcare siliceo nalurale. IIo fatlo prova per avere le esatte quantita relative de' componenti il medesimo , ma cssendo quasi impossibile di separarlo esattamente dal carbonato calcare con cui e quivi incsco- lalo desislctli dall' inlraprendere a lal (inc qualunquc allro lavoro. 1)1 CIO. BATTISTA CVNOBBIO 3d3 Cosi il carbonalo cJi calce rest) manifesto lie1 saggi prc- ccclcntcmenlc esposli , lo trovai isolalo quasi pcrfetlameiite nclla sostanza descrilla al u." i. Difl'atti pressoehe tiitla, per mezzo di poc' acido solforico, dopo leggiera effervescenza si disciolsc , c dopo poclii istanli si prccipilo sollo forma di una polvere bianca, clic invano tentai di nuovo disci ogUere con acqua , ma die in parte si disciolsc per una seconda addizione del detto acido , e da questa ultima si prccipilo di nuovo in una polvere insolubile colF acido ossalico , an- che eccedenle. Quisle ricerche analiliehe eslese anche sulle altre so- stanze , cioc su quella descrilla al n.° 2. e 3 , ed al n.° 6, mi diedero risultati non mcno iuteressanti , e nuovi di quelli , di cui gia rcsi conlo. Cominciero a parlare di quclli chc cbbi sulla sostanza descrilla al n.° 2. Questa come allrove si dissc quando e alquanlo bagnata, cd uniida pare verdognola , ma a misura che si asciuga prende un colore grigio cinereo piu o mcno cbiaro. 11 suo peso specilico e motto maggiore di quello dell' acqua , riga il vctro anche ridolta in polvere lina , c insipida , iouodo- rosa , scricehiola forlcmcnle fra i denli, c insolubile tanto nelP actpia , come nell1 alcool bollenli , per ultimo u inal- tcrabilc all' aria tanto secca , chc uiuida , pare soltanto , clie nel secondo caso prenda un colore piu scuro , il quale si ravvicina al verdoguolo , die ha quando e bagnata. a Al tubo fcrruminatorio scmbra , chc provi un priuci- ) io di I'usionc , ma ;\vi. D d d JQ, SUL BORA.CE r.UUTTO DEL levante b Dicci grani della data soslanza messi in un crogiuolo, die tenni rovcnte per piu di i5 minuli non prodnssero alcun fenomcno sensibilc nc s' altcrarono posilivamenle. c Cinquanla grani dclla medesima mescolati esaltamenle colla mela del loro peso di nitrato di potassa , c gettalo il dctto miscuglio a riprese in un crogiuolo rovcnte, succe- dette la dcllagrazione del nitro , ma non s' ebbe altro fe- nomcno. Si formo una massa pochissimo adcrente , giacche colla scmplice prcssione del dito inignolo si sfrantumo iu- teramente. Falta questa bollirc con acqua distillata , e fatla prova sc mai , in seguito dell' cbollitura si fosse rcso mani- festo qualche acido, tinto colla lintura di violetta , come con quclla di tornasolc , non s' ebbe il menomo eiTetto. d L' acido solforico purissimo, si a freddo, come a caldo non 1' altera sensibilmente , gi lcclie avendone mcssi alcuni grani dentro , e lasciatevili per alcune ore in digestione , sia alia tempera tara ordinaria , come ad una temperature alquanto elcvata, essa non diminui sensibilmente di peso, ne cangio di colore, di durezza cc. poiche lavata uell' ac- (jua , ed asciugata aveva gli slessi caratteri di prima. e L' acido nitrico versa l o su ioo grani della medesima non vi produssc neppur esso il menomo effetto sensibilc , tanto a caldo, come a freddo, e non fece die pulirla dalla poca polvere bianchiccia , da cui era asperso qualcuno dei granrllini della medesima, come piu sopra avvcrtii, e nulla piu. La perdila avula da talc lavnlura si potrebbe forse calcolare ad un grano circa in peso. Conservd ncl resto m en. bvttistv canohmo 3jj tutli i suoi caratteri gia esposli fuorichi il colore : faro qui a questo proposilo osscrvare , che per lale lavatura il colore de' granellini immersi nclT acido nilrico si allero leggiermente , alcuni cioe presero un colore verde piu chiaro , altri invece ritennero lostantemente il loro co- lore grigio, e qucsli ultimi mi fecero per poco supporre , (In- potrsse esscrvi dell' ossido di boro ; ma lale supposlo svani hen presto riflellcndo , che in tal caso per mezzo dell' acido nitrico sarebbe questo passato alio stato d' acido borico, anche alia Icrnperatura ordinaria dell' atmosfera, e die per conseguenza i detti granellini scuri avrebbero do- vuio scomparire , e presentarsi in forma di polvere bianca, solto la quale si i iconosce 1' acido borico ; ma nulla suc- cedelte di tutlo questo , poiche anche dopo alcuni giorni esislc\ano nel liquore i granellini solto 1' istesso aspetlo , ed avendoli separali per decantazione dall' acido nilrico , asciugnti , e pesali trovai , che nulla ail'alto avevano per- dulo del loro peso. f \ olli anche pi ovare 1' azionc del clorino su quesla so- Btanza, per vedere quali fenomeni avrebbe prodotli, ma si a caldo , come alia tempera tar a ordinaria nulla comparvc. g Impastaline per ultimo 10 grani con altri 10 grant di soltocarbonato di potassa , ed csposto il mescuglio alia Jiamnia del lubo ferruminatorio , il medesinio si fuse , e penelro il carbone su cui crasi operata la fusione. Stac- calolo in scoiie, e messo nell' acqua tiepida si disciolse , c Kill' acido solforico versato in qucsta soluzione si precipito 3t)(> SUL BOIUCE BHUTTO DEL LEV ANTE una polvcre bianca, lucida, dura, die rigava sonsihilm<*nle il \ctro, ed insolubile ncll' acqua si fredda , che bollcnte. 1/ istesso risultato otlenni col soltocarbrmalo di soda. Quale illazionc si pun ora trarre dai risultati avuii colle descrille cspcrienze ? iNiunaltra a niio avviso, sc non quclla, che la sostanza descritta al n.° 2 non e , clic pura silice. Non e che V arena silicea de' laghi dove si prende il bo- race brutto , o la terra nitrosa con cui desso si fabbrica , la quale rcsta accideulalmente mcscolata colla porzionc di soltoborato di soda , clie si cristallizza colT cvaporaziouc delle aequo de'laghi stessi. Si dira forsc che per dimostrare la sostanza n.° 2 non cssere allro , che pura silice , non era necessario tenlare parecchi degli esperimenti da mc ri- feriti ; ma e a sapersi che quando intrapresi l' esamc della medesiiua era nieno pcrsnaso , che ella potesse cssere sili- cea , di qucllo , che il fossi di riconoscerla per boro , o soslanza analoga , ed alia ricerca di questo colla massima diligenza m' occupai ripetute volte; e non f u , che dopo avere veduto diversi esperimenti andati a vuoto, che restai pcrsnaso , il borace da me analizzato essere ben diverso da qucllo , ncl quale allri rinvennc qucsta rarissima sostanza combustibile semplicc, Piu facile, e non racno sicura dclla precedente l'u la determinazione della materia dcscritla al n.° ?>. Avendone messo alcuni granellini , ncll' acido nitrico purissimo al- quaiilo diluto, essi si disciolsero per inticro senza effervescenza almefto \ i -ibilc. Versa la in questa soluzionc della tintura DI CIO. IHTTIST.V CINOBBIO 3 ij) 7 di galla alcoolica , non succcilcllc alcun fenomeno : ma appena vi versai alcunc goccic di soluzione alcanna prus- siala, ditto il liquorc prcse un colore verde, c dopo 3, o 4 ore d1 csposizionc all' aria , acquislo un colore turcliino in- tenso, come il piii bello azzurro di Bcrlino. Procurai colla separazione d' altri granellini di avverar beae tpianlo assc- risco, cd il risultato fu sempre lo slesso. Rarne non ve ne puo essere, giacche 1' ammoniaca, colla quale provai 1' anzi- detta soluzione nitrica dc' grancllini di cui si tralta, non die- de colore alcuuo al liquore, cd ii prussialo di polassa , sup- posto, che vi losse slato del rame, avrebbe dato un precipi- tato giallo di niatlone: si puo quindi senza dubbio concliiu- dere, che tali giancllini altio non souo , che un perossiilo di ferro : come talc diU'alto non fu la sua dissoluzione sensi- bile colla tintura di galla , e si colori sull' istante piultosto in verde, die in turcliino il liquore, che lo leneva disciollo , esperimentato col prussiato alcalino , carattere fissalo da Ga>-Lussac per conoscere appunto il perossido di ferro dagli altri gradi d' ossidazione di tal nielallo. INon mi rcsta piii , che a parlarc della soslanza descritta al n.°6, ma nulla die sia veramente esatto ne posso dire, giacche non mi e riuscito ili polerne isolare , die piccolis- simc mollecole insufficient! per potere intraprendere un ri-, goroso csame : egli e pero molto probabile, da alcuni saggi fatti sui pochi IVaiilumi , die potei isolare , die clla sia d' una composizione analoga a quella descritta al n." i. Quanto poi al sapone a base di soda , di cui trovausi 3o,8 SUL BORACE BRUTTO DEL LEVANTE inihiaUati i cristalli del borace brullo, al dire del signor "\ auqiiclin , csso vi si trova di crrlo, ma bisogna esaminare la soluzionc del detlo sale senza (iltrarla per poterlo rieono- scere, giacche diversamente § difticilissima cosa, poiche la so- luzionc fi It rata, ed evaporala da del borace bianco crislaliz- zato bellis&imo , in cui e quasi impossibile riconoscerc IVsi- sicnza di tale composto. Egti e d' all rondo anche probab'ile che piii non vi sia , giacche non trovandovisi , die in pic- cola quanlita , pud facilincntr essere dcconiposto : la soda in la] caso si combinerebbc coll' acido borico , e la piccola porzione di sostanza grassa-oleosa alia racdesinia combinata si perdera nclle decanlazioni , e lavature del borace cri- stalizzato. A hi a sostanza animale solubile non so che possa essere mescolata con questo sale , poiche una soluzionc di concino, non produsse il menomo effettO in questo sale disciolto neir acqua anch' esso. Riassumendo ora quanta si e da mc osservaio sulla com- posizione del borace brut to di Bcngala , parmi , che per conseguenza de" risultali avuti convenga ammetterc : i.° iN'on esservi nel medesimo di puro solloborato di soda, se non la parte, che se ne discioglie, giacche la soluzionc i'atta del borace brutto, che servi alle preccdenti cspeiienze » 1 ist.dlizzale , diede de' cristalli bcllissimi di borace, bian- chi , e che in nulla erano difl'ercnli dal borace raffinalo di Olanda. 2." La porzione riraasta insolubile altro non essere, che 1)1 GIO. ElTTIST.i CANOBMO 3<)Cf u n miscuglio di silice , od arena de' torrenli , carbonato di calec , e bora to calcarc silicco , con qualche poco di pcros- sido di ferro, 3." Esserc per ultimo detto borace brutto insudiciato da un sapoae a base di soda, che vedesi, separate io hocchi, galleggiare sulla soluzionc del mcdcsiino. Ciu potto , mi si chiedera conic si possa rcntlerc ragionc di qua n to succcdc nella raflinazione di qucsto borace brutto. \i sara crrtamentc una perdita notabile nel peso; giacche oltre il sapoae a base di soda, la silice, ed il carbonato calcare , che vi si trovauo , le quali non hanno che fare col borace raffiaato , si dove ancora aggiiingere la raanifal- tura , o le spese nrccssarie alia dctta purilicazione ; eppure il borace raffinato , in vecc d* avere un prczzo maggiors del brut to , lo ha miuore : o il borace brutto conlicne la sostanza capace , colla raffinazione , a far aumentare il peso del prodollo raffinato , o che i fabbricanli ve 1' aggiungono a vilissimo prezzo. A questo rispondo : il miscuglio insolubile, da quanto si e slabilito , risujta da ciO, che contiene sostanze libere ca- paci a produrrc del nuovo borace , giacche io non vi po- lei sioigfic la beocbe meaoma traccia d' acido borico li- bero , ocme llaume dice avervj trovato , ne so concedere, che lavalo ripetute voile il inedesiino residuo insolubile del borace con acqua bollente, possa ancora contenere del sot- toborato di soda , come Cadet suppose , il quale soltanlo per un parlicolarc scgrelu de* railiuatori diverrebbe solubile, 4<30 SDL BOIUCE BRUTTO DEL LEVAJiTE p cristallizzabile : ne per ultimo credcro questo esscrc pro- dot to dalT acidificazione del boro , o base dell' acido borico, die Mojon trovo ncl borace brulto da lui analizzalo, nii'ii- tre a nie Don riusci di rinvcnirla. Un' allra originc credo avcrc l' acido borico , clic , colla raflinazione , serve alia produzinne di una nuova quantita di sottoborato che prima non esisleva, cioe dalla decomposizione del borato calcare siliceo che in dello residuo insolubile ritrovasi, cd in questo Diotlo cio pu6 avvenire: e nolo, die la calec , e la silice ad un calore assai forte si fondono , si com- penetrano , c formano uno smalto insolubile nell' acqua. ( INotisi che questo sarebbe anche piu facile assai se vi fosse dell' allumiiia , quantimque io debba confessare di non averne Irovalo ). Questo succedendo ncllc fabbriche di raflinazione per mezzo di fornclli adaltali, si avra alio stato libcro quella quantita d' acido borico , che formava il borato calcare siliceo mescolalo col borace brutlo : per se- parare il quale non faranno, che polverizzare lo smalto ottenuto , e farlo bollire nell' acqua , poiche in tal caso T acido borico vi si sciogliera intieramente , e di qiicsla solnzione si serviranno per formarc la quantita di borace, o sottoborato di soda , che serve a pagare le spese della raflinazione j e ad aumentare il peso del prodolto nctto per niodo, da poter vendcre il borace raflinalo ad un prczzo rai- nore di quello , che loro cosli brutto, od impure. Certamenle, una tale operazione non sarebbe escguibile se vi fossero altri acidi, eccettuato il borico, ed il fosforico; 1)1 CIO. BATTISTA C.VNOBBIO 401 poiche , per rispelto all' acido solforico molta se nc pcr- «lci"OflBIO 4o3 calcare siliceo , mcllerebbc a nudo V acido borico. Nulla poi di piu facile, che, separate- con acqua bollente, e cosi disciollo, condiinailo colla soda, onde averne la quanlila di borace, necessaria per poter smerciarc il medesimo raf- linato a minor prezzo del borace brutto. II lin qui esposlo sulla composiziotie cliimica del borace brutto di Bengala sani anche provalo da quanto sono per dire dell' altra specie di borace , die ci viene dal levante die csaniinai, e la quale sara b materia della seconda parte di questa memoria. PARTE II.3 Del Borace raffinato d" India. Quesla specie di borace , che da noi vien delta Borace raj/inalo d' India e invero anche apparentemente piu pura, c netta della prccedentcmenle descritU). Essa e sotto forma di crislalli prismatici ben determinati , i quali sono ade- renli , e come incassati in nno stato composto del sale cri- stallizzato confusamcnle, ed arnorfo nella sua parte inferiore : talora anche questa presenla de' rudimenti di forme cristal- line , ma ci6 ben di rado si osserva ; per lo piu essa e coperta da un sottilissimo strato del dctto sale arnorfo , che ha una leggiera linta grigio-scura procedente forse dagli utensili ne' quali si eseguisce in que' paesi dell' Asia Ja sua raflinazione. I cristalli del detlo sale isolati sono bianchi, leggiermente efllorescenti alia loro superficie, hanno 1 11 I STL B01UCE BRL'TTO DEL LEVINTE una spezzatiira glaciate come il boracc raflinato d' Olanda,. iuentre il sale amorfo ha una spezzatiira nxtlto simile a quel la del carbonate- calcare saccaroide, e vi si vedono conic in qucslo de' punti lucicanti , e fini. La dunv.za del cristallizzato e uguale a quclla del raflinato d'Europa, quclla in vece deir amorlb e alquanlo maggiore , giacche non sem- prc riescc di rigarlo coll' unghia. Quest1 ultimo poi ha una trasparenza nuvolosa ne' suoi spigoli soltanto , ed il cristal- lizzato ha la delta trasparenza in tutte 1c sue parti. r'inal- menle il peso specifico d' atnbidue e maggiore di quello dell' acqua distillata , ma quello dell! amoiTo e sensibilmente piu pesante dell' allro. Qucsta qualita di borace e solubile per intcro nella stessa quantila d' acqua fredda , e bollente come il raflinato di Olanda, c la sua soluzione e scolorila, limpida e traspa- rente, solo dopo 10 o 12 giorni lascia vedere nel suo rondo una specie di nubolosita , chc non e nel liquorc stesso , ma sulle pareti della bottiglia sulle quali si e de- positata una materia bianca , quasi insolubile nell' acqua fredda, e facilmente solubile nella calda , e bollente, di cui piu estcsamente parlerassi in appresso. Al fuoco si gon- fia , si fonde scoppietlando , c divicn secca sebbene alquanto piu diflicilmcntc del borace raHinalo in Europa , s' arrovcnla in seguito , c hnalmente si velrifica. Per vedere se la soluzione avuta di questo sale era una soluzione di puro sotloborato di soda , ciu chc e difficile a credcrsi , preseulando fra gli altri il caratlcre di 1)1 GIO. BATTIST.V CVNOBBIO 4oI» scoppicltarc , chc non si osserva ncl raflinato d' Olanda , e clie non e certamentc, sua propriety, feci sulla mcdcsiiua le scgucnli cspcrienze. i.° Dopo avcrne disciolli 80 scrupoli ncll' acqua bollcnte, c per mezzo del filtro separata la piccola quantita di ma- teria insolubile die contcncvano , la quale era appena 10 grani di peso, sopra una piccola porzionc dell' anzi delta soluzionc versai della tiutura di tornasole , e questa non restu ne punto ne poco altera la , quando per l' opposto s' invcrdi il sugo di violetta , e s1 arrossi la tintura alco- olica del legno di brasile. 2.0 II nitralo di barilc vcrsato a goccie in una picciola quantita dell' accennata soluzione la rcndctte latliginosa a un tralto, e poco dopo diede un abbondante preeipitato bianco in fiocchi , i quali si deposero al fondo del liquorc stesso. Scparato col fdtro questo preeipitato , e versalovi sopra alcune goccie d' acido nitrico esso si disciolse inte- ramente senza eft'ervescenza, e questa soluzione limpida di nitrato di barile allungata con acqua diede una polvere bianca solubile nell' acqua calda , la quale divennc cosi atta a eolorire in rosso il lornasole. 3." II nitrato d' argento pure quasi in un istante ren- dettc questa soluzione opaca, c tale si conserve) anche dopo averc aggiunlo al liquore alcune goccie d' acido nitrico, per assicurarmi sc tale opacita provenisse dairecccsso dell'al- cali , che il sale contiene, iudicatomi dai riferiti reagenti, oppure dalT esistenza d' un muriato. Avendovi poi versala ^o6 SUL BORACE BRUTTO DEL LEYANTE dell' ainmoniaca , il liquore riacquislo la prima sua limpi- dezza. 4.0 II nitrato di mcrcurio prcparato a freddo produsse anch' esso nella slessa soluzione un abbondanle precipilato bianco. 5.° Gli acidi solforico , nitrico , e murialico non intor- bidarono ne punto , ne poco la soluzione di qucsto borace raflinato ; non succedettc , cho la prccipitazione d' una pic- cola quantila di polvcre bianca , die dopo essere stala ben lavata con acqua fredda, in cui resto indisciolta, trovai die si di«ciolse nelTacqua bollcnte, dando a quest' ultima la pro- priety di colorir in rosso il tornasole. 6.° L' acido ossalico rendelle il liquore lcggcrmente opa- lino , coll' aggiunta di poc' alcali non diminui , ne s' ac- crebbe 1' opacita del medesimo. Yersatovi su una dose ec- cedente dell' istesso acido ossalico nou v' osservai il menomo cangiamento. 7." La soluzione di succinate- di soda pare cbe vi pro- duca un leggicrissimo precipilato bianco. 8.° La tintura di galla alcoolica , e la soluzione del prussiato alcalino non vi produssero il benche menomo cf- fetto sensibile. 9.0 II concino non vi produsse alcun fenoraeno. Quale induzione si puo tirare dagli esposli saggi analilici? Cbe nella soluzione del borace raflinato d' India , oltrc la combinazione dell' acido borico con una dose eccedente di *oda , evvi ancbe un muriato , della calce , e forsc dclla DI CTO. BATTTSTA CVNOP.BIO 407 allumina. In vero col risultato avulo per mezzo del nilrato di baritc avrci credulo a prima vista esscrvi anclie un sol- fa lo , ma la soluzione per cosi dire istantanea, clie, del precipitato avuto con questo reatlivo, opero Tacido nilrico, mi provo , clie il precipitato avuto , lungi dall' essere un sol fa to di barite , doveva essere in vece un borato di delta base. I\e era lacile a premiere iino sbaglio soltanto nella determinazione di detto precipitato , era anclie equivoca per somigliantc ragione la nalura del precipitato ottenuto col nitralo d' argeuto, se per mezzo d' un alcali fisso prima, e poi coll' ammoniaca non T avessi provato: la ridissoluzione dello stcsso neir alcali volatile m' assicuni esisterc nel li- quore un niuriato. II nilrato di mercurio preparato a tieddo, e di recente , che secondo Psaff v, un rcagente anclie piu sensibile per 1' acido murialico, di quello che sia I' istesso nilrato d' argeuto , confermo anch1 esso l1 esistenza d' uu niuriato nella soluzione di epiesto borace dell' India. Gli acidi non fceero in generate che impadronirsi della base tli questo borato, e prccipitarne 1' acido borico. L' esislenza della calec e bastantemente provata dal risultato avuto colla esperienza tentata coll' acido ossalico, come si disse al n.° 6. Molto dubbiosa e, a mio credere 1' esistenza delP allumina ; che se ve n' e , vi si trova certo in pocliissima quanlita. Una domanda polrcbbc qui farsi su questo proposito , ed a cui nulla di soddisfacente io avviso che si possa rispon- dere. lisiste in questo sale dell' acido murialico, vi si trova anclie della calec , quesle due sostanze vi sono esse combinate alio stato di muriate di calce ? Io credo di no : prima di 408 SVL B01UCE BRl'TTO DEL LF.VANTE lulto risulta , che vi sono in pochissima quantila, e poi penso clic 1' acido niurialico vi sia combinalo chimicamenle colla soda, nientre la calce vi e probabilmente alio slato di semplice miscuglio. INe a cid mi si oppon a , clic gli acidi avrcbbcro in tal caso dovuto produrvi uu ellclto di verso dalfcsposto: tratlandosi di picciolissime proporzioni d' un alcali carbonate disciollo in una grande quantita d' acqua, la combinazione non si opera in un modo sensibile , avvc- gnache succeda , come lo provano le linlure tuichine ve- setabili , che non inverdiscono , ne divengono piu rosse. Allronde con questo mezzo e Lrovata la causa die fa scop- pietlare questo borace al fuoco, sebbene io non disscnta , che aide cagioni possano produne un tal fenomeno. Parlaudo di sopra della solubilita di questo borace d' In- dia feci menzione d'una materia insolubile ncll' acqua fredda, e solubilissima in vece nella calda, che dissi essersi prcci- pitata al fondo della soluzioue del delto sale lasciata in riposo per diversi giorni. Tullo ci6 che mi e riuscito di conoscere inlorno alia sua nalura e il seguentc. Fatta eva- porare a pellicola, per vedere se poleva averne dc' cristalli , non mi riusci di vederne , la massa per6 parve clie pren- desse una forma cristallina confusa alia sua superficie ; il detlo liquore pero non tinse in rosso il tornasole, inverdi in vece la lintura di violetta. Portata a secchezza era sollo forma d1 una sostanza bianca , che incrosto le parcti della capsulelta di porccllana, alle quali resto alquanto aderenle, essendo stato obbligato a staccarnela a forza con una la- mina di collcllo , e gran parte non si stacco , che dopo DI CtO. BATTISTA CANOBBIO 4°9 avrrvi fatto bollire entro dell' acqua. La quantita staccala sotlo forma di polverc era in peso grani 4 , vi si vcdcvano delle piccolc squamette lucicanti , era piuttosto morbida, che ruvida al tallo , c presentava un colore grigio di ce- nere : fatta sciogliere col rcsiduo rimasto adcrente alia cap- suletta , che poteva essere circa due grani, nell' acqua di- stillata, dopo varie esperienze tentate sulla delta soluzione, trovai essere la medesiiua un borato calcare siliceo , che sta per qualche tempo sospeso , e come disciolto unitamentc al sotloboralo di soda , ma che col lungo riposo si prccipita al londo del medesimo. Al n.° 1 , dove di>si averc operata la soluzione di 80 scrupoli di questo borace mezzo rafliualo d' India, afFermai ancora avere ottenuto da 8 a 10 grani d' una sostanza in- solubile : da qualche saggio fatto sulla medesima risulta altro questa non essere che carbonato calcare con poca arena silicea, e forse anche con borato calcare siliceo. Riepilogando ora il fin qui delto intorno alia composi- zione di qucsto sale , risulta essere la stessa che quclla dclla varieta precedcnlemente esaminata : in questo pero le ma- teric insolubili vi sono in pochissima quantita , in paragoue del peso, che hanno nel primo esaminato: dill'alti su i320 grani di detto borace d' India lion vi sarebbcro, tutto hen ragguagliato , che 16 circa grani di sostanze insolubili, mentre in quello di Bengala su 2400 di deltc sostanze in- solubili ve ne furono 28', grani. Non pongo qui a calcolo la porzione d' acido murialico , e di calce , che si rese Tom. xxvi. F f f ,10 Sir, BOIUCE BHUTTO DEL LEW. IT, seosibile ai reattivi . romo ho ddlo di sopra , ma cssa e in quanlila cosi picciola, che non pud contribute a nola- bilc aunu-nto ml peso di sopra fissato. II procedimenlo di ndlinazione per questa specie di bo- race dovrcbhe adunque consislere nel finir di privarlo di tutla la materia insolubile , die ancora contiene , cio che e pur facile ad otlenersi, e per mezzo di ripetute fdlrazinni, e con lasciare in seguito il liquore Gltrato in riposo per piu giorui , e nel togliere per ullinio al medesimo la picciola porzione d' acido nniriatico , che v1 e mescolata in comhi- nazione colla soda. Quest' ultima operazione e forsc non poco malagevole , e costerebbe piu della prima : ma v' e da allra parte un considerevolo vantaggio nel prczzo al quale si conipra questo borace , paragonato con quello d1 Olauda. JMi si accerla , che in Francia siasi in fatli calcolato que- sto grande vantaggio , che siansi a tal oggetto stabilitc delle raffinerie pel medesimo , c che vendasi cola ad un prezzo inferiore a quello , che si vende il borace d1 Olanda : ma il difello che ha di scoppiettare al fuoco, mentre prova T inesatlczza del procedimento col quale si raflina , lo fa rifiulare da molti consumatori in digrosso. Ora poi polreb- besi assicurare, che fra non molti anni, non solainentc non tniM-ra piu smcrcio questa specie di borace , ma ok anche qudla d' Olanda, in iragione del prezzo, che non potra stare in concorrenza con quello al quale potrassi venderc il borace che si fabbrica in Toscana , sul quale fra non molto , come apero, niandoro altra memoria a cotesta Rcale Accademia di Scienze. 4n DE NATURA VEGETABILI GORGONIARUM Auctore G. L. C. Grwenhorst PBOFESSORE VHlTlSLlVIEFISf. Lecta die 2\ junii 1821. G< "orgonias Sertulariasquc , imprimis truncum earum , ac- ca rati us inspicienti , semper dubium milii cxortum est, num haec corpora forsaa vrgelabilium instar nascantur et evolvantur. Quod alii aevi remotioris naturae scrutatores jam cogitaverant , truncum Gorgoniarum plantam esse, ex- tiiusecus polvpis obsessam et indutam , primo mi hi in men- tem venit. Inter plures autcm Gorgonias Musei Universitatis Yratislaviensis duo exemplaria illi opiuioni haud responderc videbantur. in uno lapide nempe Gorgoniae verrucosae exemplar egregium , aliudque hand dcterius Gorgoniae uii- niaceae ita enata sunt ut trunci eorum , immediate supra radices , intcrvallo parvo trium linearum inter se distent , radicesquc amborum se atlingant. Ilami radicesquc trunci iitriusquc corlicc polypifero dense induti suut. Licet aulem amborum rami multis locis se attingant, nulla attamen par- ticula corticis polvpiferi unius trunci in alteram transiit , quod vero , ut opinabar, ^ix inevitable fuisaet', si polypi fortuito et exlriusecus advenissent, Kx co tempore propensus ',12 OIUVESnORST cram, opinioncm scqui quam Basterlis postcaquc Linneus de his corporibus fovebant, truncura ncinpc vegetahilitcr excrescerc, serius autem ex ejus substantia interna (medulla) partem auimalem ( polypos et corticcm) evolvi et pullulare. Cum vero de liac re uon nisi ipso loco , ubi haec corpora vivunt et crescunt , dijudicari posset , cum etiam Donatius Cavolinius aliique orlum Gorgoniarum et Corallii ex ovis , Cavolinius autem speciatim originera trunci Gorgoniarum e cortice carum animali, dcscripsisscnt , non ausus sum istam Baslcri opinionem publice suscipere et defendcie, nee enim nisi exemplaria demorlua et sicca illorum corporum, qualia in museis asservanlur , videram. Nunc autem ex quibusdam Gorgoniis , quas collcga aeslimalissimus Otto , anno prae- terilo, ex itinere italico reportavit, de nalura vegelabili trunci Gorgoniarum , deque poly pis earum exlrinsecus advenien/ibus cerlior [actus sum. Quidam ncmpc sunt Gor- goniae verrucosac trunci nitidi , quorum rami passim , spa- tiis brevioribus longioribusve, cortice rubro Gorgoniae co- ralloidis, cellulis flavis bene distincto , induuntur. Ne autem existimetis, ramulos, hoc cortice rubro vestitos , forsan pa- rasitice in trunco Gorgoniae vcrrucosae exortos esse, scitote, me locis istis , ubi cortices Gorgoniae vcrrucosae el coral- loidis se attingunt , corticis utriusque portiuucula detrita , nullum ejusmodi insitiouis seu inoculationis trunci alieni invenisse , scd truncus ejusquc rami ubicunque unum so- Hdum simillimum intcgerrimuin , nullaque sutura sen callo- sitate ioterruptum , cxhibcut ; insuper autem ramuli quidam DE NATCR.l CORCONUIUM /, I 3 tencriorcs , e ramulo corticc rubro veslilo , perque ipsam corticis rubri subsiantiam proveniences, extremitalibus cor- ticc albo Gorgoniac venucosae vest iti sunt. Caeterum cortex ruber circa iniucum format cylindrum acqiic arete adlinc- rentem ac cortex albus , nee supra liunc impositus est , cujus polypi , ut opinor, talem suppressionem vix p;i-vi csscnt. llac ratione ctiain in truncis istis iluobus vicinis , quorum antea mentionem feci , cortices separati pcrmanse- runt ; posito enim , ambos truncos jam aetate tenera cor- ticc polypifero indulos esse, truncumquc ct corticem simul et unum pariter cum altero ita accrevisse, ut nullus locus corticc denudaretur , quo ovula seu polypi allerius speciei adhaerere se potuissent , factum illud truncorum vicinorum inmixtorum baud obstat opinion! meae , cujus coulirmandi causa omnia ea nunc aceuratius examinabo , quae de na- tura animali Irunci, atque dc ejus ortu e corlice polypifero scripta sunt. Eodcm fere tempore , quo naturae scrutatores certiores facti sunt , paries i 1 las borum zoophytorum , quae colcnus flores nominabantur , polypos esse veros , de odore animali coralliorum, nee non de analyst coram chemica argumenta qtroque sumebantur , haec corpora in regnum animale trans- locandi. Kxperienliae a me ipso institutae me docuerunt , truncos Gorgoniae venucosae et Gorgoniac placomus^ cor- tice polypifero bene dctrilo et absterso, combustionc odo- rem penetrantem ammoniaealem spargerc , eundemque odo- rem etiam , licet minus penclranter , combuslione facorum zj I /} GRAVENHORST porcrptibilcm esse. Hie odor autem momenti est levioris , Hatchettio observante materiain scytodephicam vegetabileiu odorem exhalare similem illi qui e combustione corporum animalium enianat (i). Licet porro analysibus recentioribus probalum esse videatur, partes coustitutivas trunci Gorgoniac gclatinam esse et calccm phosplioricam, scu, ex aliis expe- rieuliis, substantiaui corneam, his attamea natura ejus ani- malis nullo modo irrcfutabiliter manifeslata est; nam coral- linae rpioquc el quaedam alcyonia, noslro tempore, imprimis secundum observationes Cavolinii et Schweiggeri (2) , pro planlis declarata , elementa continent regno animali propria credita ; idem valet dc boletis et de spongiis , quas Spal- lanzanius et Okenius (3) pro planlis habenl. Sage (4) au- tem , qui non solum e fuco elementa animalia extrahebat, sed in hac planta marina, ac'nlo nitrico diluto digests , rete carlilaginosuin simile observabat, quale in ossibus madre- porisque se manifeslare solet, postquatn partes terrenae eorum dissolutae sunt , inde fucos pro polypis habet. Si demonstrari posset , truncuni Gorgoniarum e cor/ice earum deponi , vel hunc in ilium inulari , uterque pro produclo animali existimandus foret. Cortex siccus et de- morluus non solum perfacile a trunco deleri potest , sed (1) Gelilpn Journal fiir Chemic I p. 545. (2) BcobachttlDgiei) an!" naturliislorisclieri Rcisen. (3) Ms 1818 , Mil p. 1273, 181.) , 111. (',) Wicuer Lit. Zeit. 1 8 1 5 , Intcllig. 3i p. a',?. de nvtuiu GoncoimiuM 41 J baud rnro sponte deeidit , nullis rclictis nolis , cum cum trunco inlime coiijuiictutn scu connatum fuisse ; quod qui- dem liic levioris est momenti , cum potius obscrvalorcs respieicndi sint , qui haec corpora vivculia , sallem cortice ailliuc niolli induta , cxaminavcruiit. Donatius, Cavolrows el Scbweiggerus , viri, obstrvaiinnihus suis excellcnlis>imis . de cognitione nostra accuratiore horum corporum optirne rac- riti , describunt quidcm vasa , truncuni inter et corticcm corallii ct gorgoniarum decurrenlia , nee vcro dicunt , haec vasa in truiicum penetrare. Truncum vcro ex liorum vaso- rum contcntis depom, corticemve auimalcm in novum trunci stratum commutari , hypothesis est , cujus propugnator prae- cipuus, laudatissimus Schweiggerus, ipse conlitetur , respon- sioncm ad quaeslionem de orlu novi corticis polypiferi atlhuc desiderari ; idem addit quo(|ue, se inter multa Gorgoniac vcrrucosae ct coralloidis indiyidua , loco earum natali exa- minata , nullum icperisse , quo transitus corticis animalis in truncum, scu rcproduclio corticis, se manifestavissent. Secundum Cavolinium truncus corallii, vestigiis et reliquiis omnibus corticis polypiferi bene detrilis , acido nitiico di- gcstirs , rcte distinctum ccllulosum relinquit , quod, ex ejus scnlentia , vehiculum est et medium conjungens particula- rum calcarearum, quibus truncus duriticm suam debet. Sed corallinac quoque, quae jam a Spallanzanio, Ulivio, Cavo- liuio aliisquc , pro plantis declaratae sunt , quarumque na- tura vegetables , temporibus recentissimis , a Schvrciggcro coufuiuata est , acidis digcslae , simile relimpumt rete /, 1 6 CRAVENIIORST nbrosum sen fdumentosum. Donalius in trunco corallii in- terdum radios obscrvavit, e peripheria trunci axin ver- sus lendentes. Omnibus his observationibus aulcm nexus liujus retis horumque radiorum cum polypis hand demon- stratus est. Truncus Gorgoniarurn fibris longitudiualibus arete junctis coustat ; nexus ejus cum cortice polypifero , secundum Cavolinium , perlaxus est ; cortex facile ab co sejungi potest , immo sejunctus , functionibus animalibus nullo modo interruptis, per se porro vivit. Donalius quidem adnolavit, ccllulas polypiferas corallii rubri aliquautulum in substanliam-duram trunci se impiimcre, cavilatcsque in ea efficere ; his vero nexus intimus baud probalur , sed , cum Donatius addat , cavitates istas , quo radici propiorcs , eo planiores minusque profundas esse , potius inde conclu- de re posscm , truncum corallii initio satis mollem esse ut impressionibus polyporum inhabitanlium cederel ( nam , e Donatii obscrvatione , ramulorum corallii extrcmitates pri- mo mollcs sunt , dcindeque indurescunt ) , has impressio- nes autem , ubi cortex polypiferus demoi luus sit , quod , secundum Cavolinium , ab imo sutnmum versus fit , primo ergo circa ct supra radicem , sensim obliterari. Quae autem in truncis corallii rubri , quos coram habeo , pro talibus impressionibus haberi possunl , adeo sunt planae ct incon- spicuae , ut strias longitudinales in superficie trunci nullo modo interrumpant aut debilitent •, multo minus autem ullo loco, vel ope lentis augentis, vestigium quoddam aut po- rus conspicitur , ex quo colligerc licerel , organa polyporum DE NATL'RA GORGONl AIUM \\-j in truncum se cxlendisse. Schweiggcrus citat piscatores corallii contendentes , se corallium rubrum et Gorgoniam vcrru- cosam semper cortice spongioso iudula inveuire , alfpic c\ hac assertione , junclim cum observata structura Gorgoniae, in cujus tnmco longitudinaliter fisso strata concentrica uua in allcris iuclusa apparent, aeque ac amicula chartacca in amiculis , quod etiam dc stratis arborum dicotyledoaearum valet, auctor colligit , truncum Gorgqniarum haud, sicui in reliquis coralliis , ab imo summura versus mori , sed , per lotam Gorgoniae vitain, imo summoque polypis obses- sum esse; quod quidem concedendum foret , nisi his cele- berrimus Sclnvciggerus id, quod adhuc demonstrandum est, truiicum uempe a polypis ortum ducerc , jam pro demon- strato posuisset. Si fortassis iMilleporas Maclreporas etc. qua corpora aoaloga altegare et contendere velles, eodem modo quo illarum animalia scelctum suum lapideum ipsa confi- cerent , polvpos quoque Gorgoniaruin et coiallii rubri trun- cum suum ipsos execrnere , iiullo modo hoc concedercm. ^ cruin quidem est, pobpos Millcporarum genuinarum ( multa cnim corpora, quae hucusque eis adnumerare solcbamus , haud sunt ftlilleporae ; quaedam iniino in regnum vege la- bile amaodari debent, quod Sclivciggerus demonstravit ) po- lypis Gorgoniai urn similes esse videri ; nulloque succumbit dubio , quin scelelum suum ipsi excernaut , cum non so- lum satis manifeste intra illud extendantur , sed , quod e ccllulis et mealibus sceleli colligere licet, spatium saepe jnajus quaiu hacc uiassa lapidea occupa\ci int. Ille vero Tom. xxvi. G g g , |8 ciuvExnonsT SceletUS baud Irunco Gorgoniarmn scd polius cnislae cnl- carcae ejus respondel , hoc tanien discrimine ul incremea- tuiu el calcis concrctio gcnerusa amborum legibue fiat di- vessis. Jladreporarum animalia anient liaial sunt polypi scd Arliniac, quae vcro eliam , sicul Milleporarum polypi, in lnpidcum suum scelctum cxlcndisnlur , . 353 sq. (z) Ibidem |>. 1 83 .-<[. DE lUTL'RV 60M0NUHUM 423 semper peril si a Sertularia racemosa , cui incrcscit , el unt , ila ut radix in truncum cum ramulis , hi auteni in radices cominutentur , magni sane est momenti. Si autem his corporibus nutritio conccditur vegetabilis ope radicis , quaeiilur , nonne eadem ctiam concedi posset Gorgoniis , quae illis , quoad substantiam , saepe peraffincs sunt ? Li- cet cnim de Gorgoniis nullibi menlioncm inveniam Pacta hj esse canalis , per trunci axem currentis et liquore se mo- venle repleti, qualis in sertulariis conspicilur, attamen axis ilia obscurior ramorum teneriorum Gorgoniac , de qua su- pra locutus sum , vas analogum esse posset , species tubuli medulla ris , qtri aulem baud, sicut in sertulariis, cum po- lypis commuuicarct , neque ergo naturae animalis esset , scd polius canali medullari plantarum respondere viderelur. Cae- terum autem aliiuitas, quae, motu inlcruo fluidi, serlularias /|24 GIUYENHOUST inter ct Charas extat . , memorabilis est. Treviranus (i) vi- debat in utriculis Cliarac flcxilis motiim ascensorium ct de- scensorium substantiae granulosae ; adbuc notatu digniorcs sunt motus illi, qui in Chara vulgnri Cortio (2) ct Lhren- bergio (3) se offeivbant ; hie cliani in quibusdam mucoruni speciebus motum similem animadvertebat , et gpeciatim clc N>zygite commemorat, tali motu omnia grauula apicem fi- lamentorum versus ascendere et in sporangia se conferre. Ilact; omnia ducunl in analogias memorabiles harmn plan- tarum uno latere cum scrtulariis , altcro cum confervis , quo tractalum Marlii jam allegalum conferre uecesse est. INum etiam in axe Gorgoniarum motus similis locum ha- beat , non nisi observalionibus in individuis recentibus vi- vis , instituendis dccitli potest ; allegentur veruntamen hacc Linnei verba : » Gorgoniae manilesta mclamorpliosi e vc- » getabili in animate niulanlur. l'lanta euim radicata more » Fuci excrescit in caulem ramosum , corlice iudulum de- » poncnte librum indurandum in lignum secundum anno- » tinos annulos concentricos, intra quos medulla animata, » quae prodit in animalcula florida, sponte se claudcnlia, » aperientia , moventia , senlientia etc. ». Obscrvationem Cavolinii , e radice superstile Sertulariavum deslructarum novos truncos enasci, Schweiggerus arripit ad demonstrandum, (1) Weber Beitraege zur Naturlnnde II. p, 126 sq. (2) V. Marlinin loco j.-im supra allegato |>. 192. (3) Yerhaudlunyuu dcr Gcscllscb. zu Berlin I. 2. p. io3. DE N.VTfUV GORGOM.VKLM /,25 radici etiam functionem succos insugcndi Iribuendam esse: cum vero etiam quibusdam nostri musci individuis Gorgo- niaruni el Corallii tales surculos e radicc exsurgerc videam ( trunco principal! venmtamen incolumi ) , li is quoque ni- sum formalivum per radicem , ergo etiam incrementum ve- getable , tribuere licebit. Cum a ute in nee in scriptis naturae scrutalorum, nee in Corallio et Gorgoniis ipsis, quas coram habeo , aliquid of- l'cndcrc possim , quod opinioni de natura et incremento vegetabili trunci boruni corporum obsit , sed polius plura, quae earn coiilirmaut , superest adliuc inquirere , iiuin cor- tex polypiferus auinmlis gignalur si/nut cum trunco vege- tabili et ex eo ? nuinve extrinsecus emu obducal ? Primum illud ex evotutione ovorum genuine piaeditorum gemino , vegetabili et animali, demoustrari posset, qualia Basterus et Linneus in Corallio pracsumcbanl, qualia quoque Cavolinius Sertulariis addixil , cum, ex ejus sententia , ovi Sertulariae parasiticae tegunicnluni exterius in tubulum abcat , interiora autem in poljpum cvolvanlur. Parker etiam cxplicari potest evolutio Adconac foliiferae, quam Schweiggerus cgregic deli- neavit et acre incidi curavit. Si aliquis in Gorgoniis cana- les tenuiores demonstrate posset , ab axe lateraliter super- ficiem versus in singulas cellulas pojypiferas ducentes , baud incongiuum esset , Gorgoniis similem cvolutionem siniilcui- que relationeni inter truiicum et polvpos , ac in sertula- riis, addicere, et ortum earum ex ovo semianimali et se- migegetabili derivare. Cum autem opinio, axem trunci Tom. xn\ i. 11 b li 42ant adhuc post dies decern, sed fun- clioncs vilales riant debiliores ; cavura internum cylindii quideni massa quadani se inipleverat , sed tiunci regenerati vestigium nullum deprehendi poterat. Magni fuisset momenti, si observator laudatissimus experiri poluisset, quamdiu po- lypi liac conditione vixisscnt et crcvissent , numque forsan serius axem solidiorem ex se produxisseul. 3. Porro quae- ritur , man trunci Gorgoniarum , in mari vel cortice lolo rel parte corticis privati , occurrant . numque observalio- nes extent dc eariun in liac conditione incremenlo ? Mu- seum nostrum exhibet tarn magnas fortcsquc quam parvas debilesque Gorgonias , quarum aliae tolo trunco radiceque, abac solis extremitatibus ramorum, aliae non nisi supra ra- dicem , aliae interruptac locis pluribus tiunci , cortice po- lypiforo incrustatae sunt, quaedam aulem oinni cortice ca- renl. Cavolinius asserit, partem infimam trunci corallii rubri in mari baud raro cortice carerc, superiorem autcm niliilo minus prospere vegelare. Schweiggcro contra corallii pisca- tores narrabaut , se corallium et Gorgoniam verrucosam quovis tempore cortice spongioso vestita invenire. Quoad plunmos Gorgoniarum truncos nostri musei , quibusdam 450 CIUVENHORST locis cortice denuJatos , adclerc quidem me oporlet , e su- perficie scabra marginis corlicis, ubi hie locis denudalis interrumpitur , colligendum esse, hunc defeclum sine ilubio post mortem polyporum, detrilu ef conquassalioue corlicis, jam in crustam calcaream concreli , ortutn esse ; sunt vero ctiam exemplaria, quibus margines crustae aeque laeves ac reliquae crustae superficies . truncoque aeque arcle adpli- cati sunt ac reliquae partes crustae, undc opinor , ho- rn m exemplarium locos denudatoa jam illis viventibus , corticcquc adhuc molli, cxlitisse. Evidenter quoquc isti Gor- goniae verrucosae trunci , locis quibusdam corlice rubro Gorgoniae coralloidis vestiti , quorum to inlroitu hujus trac- latus mentio facta est , jam in fundo natal i locis illis de- midali fuisse debent. Cum autcm nullo omnium liorum exem- plarium individuo videam , locos denudatos debiliores aut tenuiores esse locis vestilis trunci , quaero , num jam Gor- goniis , loco natali crescentibus et degenlibus , tales insli- tutae sint observationes , quales hanc rem dilucidare pos- sent , simulque naturae scrulatores , in vicinia litorum op- * • > . . porlunorum habilanlcs , invito , ut expenentias instituant ad decidendum, num Gorgoniae, cortice tolo vcl corlicis parte privatac , longius crescant , numve partes denudatae crassitie augescere desinant , indulae autem inlerea crassiores fiant? Cavolinius ramos duarum Gorgoniarum, passim cortice privatos , locis denudatis ligamenlo junxerat; rami aulem locis colligalis concreli erant. 4. Cavolinius cxperientia pro- bavit , partes singulas denudalas trunci Gorgoniae verruco- sae denuo indui, cortice polypifero, marginibus sensiiu pro- DE SITULU C0RG0MURO1 /^?) I longntis , supra locum denudalum se exteiulente ; sed ex- pcriendiim foret , num Irunci penilus denudali in mart denuo corlice polypifero vesliantur , (|uod ccrto mild fieri posse \icletur, cum trunci jatnjam descripli Gorgoniac ver- rucosae , passim cortice Gorgoniac coralloidis vesliti , sallcm prohent , locos singulos denudatos polypis extrinsccus ad- pulsis denuo vestiri posse. 5. Tandem scire vellem , mini rerera Jam observation sit , truncum Gorgoniae cujusdain cum suo cortice ex uno ovo se evoh'isse. Observalioncs Ca- volinii , supra jam allegalae , haud sufliciunt ad veritatem hujus evolutionis stabiliendam. Opcrae etiam pretium face- rent qui observationes , quas Donatius de evolutione ovi Co- rallii rubri enarrat , repetere vellent. Haud sane dubium est quin instilutione observationum et experienliarum modo propositarum natura horum cor- porum clarior reddi deberet. Si quaestiones quatuor prio- res probarentur, opinio mea nullo successu aggredi posset. lis quoque, qui forsan evolulionem polyporum e trunco defenderent , confiruiatio quaestionis quartae auxilio foret, sub ea attamen conditione ut simul conlrarium quaestionis primae et secundae probarelur. Si quaestiones ties primae baud probari possent , inde atlamen nondum ccrtitudinc irrefutabili colligendum foret , truncum e corlice , vel bone ex illo , oriri , sed id taiitum , unum haud sine altero existere et provenire posse ; fieri enim posset ut polypi e trunco nutrimentum quoddam sumcrent , sicut , Cavoliuio teste, Sertularia parasitica c succo Serlulariae racemosae, iu qua crescil , nuliimentum haurire videtur ; sicut porro 4 32 CRWENnORST Viscum album , mullique lichenes ct niusci , non nisi in arboribus cerlis inveniuntur. Si pars secuuda quacslionis tertiae oegarebur, poni eliam posset, Gorgoniarum truncos, ut proveniant ct crescant, involucro polyporum egere tuenli, forsanque vol nutrienti , qua ponditione autem requircrciur, polypos eorumve ovula jam tiuncis lencrrimis Gorgoniarum se adhaererc. Donalius ct Cavolinius asscruut, coraltium ru- biuni, in mari corticc privatum , vcrmibus parvis destructiyis aggredi ct perforari. Si autem quacstio quinta probaretur, plane nescircm , quomodo taleni evolutioncm cum mea opi- liione , ct spccialiter cum cocxislentia diversorum coriicuin polypiferorum in uno codemque trunco , conciliarem. Uic ergo naturae scrutatoribus , inprimis illis , qui litora coralliis abundautia habitant , campus patct lalus observa- lionum et experientiarum. Multas adliuc quaestiones deci- dendas proponere posscm , quae autem e pluribus hujus tractatus locis sponte emergunt ; unam adliuc promcrc mild liceat. Quibits coiulilioiiibus Corallii rubri aliorumque co- ralliorum ramuli dejracli crescere perganf ? num radix re- producatur sustenloria \ et quomodo hie fiat? Donalius et Cavolinius narrant , ramos Corallii rubri, ex longo tempore in mari jacenlcs, defractos et a radice sua avulsos , crescere et propagari. Neuter horura auclorum quidem conditionis radicis mentionem fecit , Cavolinius veruntainen Gorgouiam observayit ; quae , postquam earn avulscrat et loco ejus na- lali in mari filo rcadligaverat , post aliquot dies non solum acque jucundc vigebat et vivebat , ac si oil ci accidisset , scd ctiani corticem auimalem basi prolongaverat. 433 DESCRIZIONE DI UNA PARTICOLARE BATTERIA VOLTIANA Del Dottore Vittorio Michelotti professore di chimtca medica , e farmaceutica. I.'lta ne 1 1' Adunanza delli 9 dicemtre i8ai. 1A| ell' adunanza dci 24 giugno ho presentato a questa Reale Accademia , un particolar apparato Voltiano , inediante il quale cransi gia da me falli varj sperimenti con alcuni de' membri di questa Reale Societa. Le raolte cose delle quali doveltc occuparsi in quell' adunanza la Classe , mi costrinsero a spiegarne soltanto verbalmente la costruzione e gli usi. Intanto nella Biblioteca universale di Genevra del mese di luglio (1) comparve uno scritto del sig. Van Beeck il quale fra lc altre cose interessanli , contienc la descrizione di una consimile costruzione A'oltiana fatta dal sig. W. OlFerhaus ; osservando per6 che i priocipj , che mi guidarono a tal gencre di costruzione , non sono csposti da questo autorc , e che lc ricerche che io feci dappoi , (1) Bihliotlicqiie uiiivrrsclle , juillrl torn. 17 pag. 19J. Tom. xxvi. I i (34 DESCRIZIOHE DI UNV r.VTTERIA. VOLTUtU finora non sono pubblicate , pcnso di potcr ancora pre- sentare questo mio lavoro alia dotla Societa , cioe l'ap- paralo tal quale lo costrussi c lo presentai all' Accadcmia in delt' adunanza ; ed in altro scrillo csporro le ricerche clie fed relalivamente all' incominciato argomento. Le piu pntenti combinazioni Voltaiche ehe atlualmente adoprano i lisici cd i chimici , pajono particolari modifi- cazioni dell' apparato a corona di tazzc del celebre Volla. In fatti qucste differiscono dalla pila ordinaria in ciu che ai panni o cartoni inzuppati di soluzionc salina , si sosti- luisce fra le coppie , un liquido ; ma non dilleriscono dallo apparato a tazze , se non che , in quelle le dimensioni delle superficie metalliche , relativamente alia quanlila del liquido , sono di molto piu grandi ; in modo qhe a parer mio , puu dirsi , che collocando nelle tazze lastre di giandc superlicie , si hanno le atluali polenli balteiie. Nella batleria di Cruickshauks , che e la prima di questo genere , s' accoppiano entro una cassetta le piastre di ziuco e rame , in modo che i mclalli messi in azione col liquido eccitatore presentano fra loro ed il liquido egual super- ficie j in quest' apparato non e attiva dal canto del liquido eccitatore, sc non sc una meti della totale superficie me- tallica ; riunisce pero 1* ulilita di non lasciar corrodere che la meta della superficie metallica , alia facilita di mcllerlo in azione. La libera immersione delle piastre in cellule separate non produce dal canto dell' eiletlo fisico varieta 'importance , DEL DOT. VITTORIO MICnrLOTTI 435 poiche non prcsenta , come nel primo , the la meta delle superficie melallichc in vera azione, menlrcche l'altra meta pare corrosa inutilmi'nle. Finalmente la batleria Gnhanica-Llementaie del Dottore Wollaston , pare esserc cid che immaginato siasi di piu SempHce, e cli piu confnrmc ai principii cd alia sperienza per ottencre al massimo grado , uno degli elfctli dell1 elettro- inntore. In falli considcrando quest' insigne autore, che 1' ignizione dii tili nielallici e un segno indicante cmincn- tcmenle la quanlita d' clctlricila , che si sviluppa dalla rcazione delle piastre metalliche col liquido cccitante (i) di in il moilu piu semplice di porre in azione col rarae , e sotto il minor volume , tutta la superficie del zinco \ indotto a cio , dall' aver conosciulo , clie ciascuna delle due Mijx'iTicie zinco , deve avere in faccia la sua corrispondcnlc in rame o in altro metallo ( meno ossidabile del zinco ) ; poiche allorquando il rame non e opposlo che ad una sola superficie del zinco , V azione dell' altra si cousuma quasi inutilmenle. Cio lo mosse a costrurre la sua celebre bat- tel ia elemcnlare , che possiam dire microscopica , relativa- mente alle altre. In questa tutta la faccia interna cli una lastrctta d' argento (i) P>R. Ho creduto
  • ol. 1 , pag. 119. 436 DESCIUZIOSE DI UN\ BITTERLY VOLTUNA piegata in anello , corrisponde all' esterna di una lastrclla di zinco , similinente piegata in anello concentrico al pri- nio : tuttavia in quest' ingegnoso apparato , tanto la faccia estcrna della lastretta d' argento, clie 1' interna del zinco, non sono in azione , o per valermi dellc parole dell' au- tore parlando degli altri apparati , sarebbcro consuruate senza ulilita vcruna. Paragonaudo poi queslo apparatino co- gli altri , esso presenta di gia sotto minor volume una niolto maggiore superficie in azione. Partendo dalli stessi principj frultuosissimo riusci il sug- gerimento che il D. Wollaston diede al sig. Children allor- che questo costrusse per la prima volta ncll' 1 8 1 3 la sua gigantesca batteria (i). Egli aveva collocato in ciascun com- partimento , una lastra di rame per caduna di zinco , e 1' effetto non corrispondeva guari alle sue speranzc : l' ad- dizione di una nuova lastra di rame per ciascun compar- timenlo, e fatta in modo che le faccie del zinco corrispon- desscro alle due di rame, aumento moltissimo la sua ef- ficacia; che anzi dalle ricerche faltc dal sig. Children con picciolo apparato, V aumentazione d' elettricita, che ne risulterebbe , sarebbe almeno del doppio. Parmi che agli stessi principj dell' apparato elemcntare fli Wollaston debbansi ascriveie li vantaggiosi risultamenti degli apparati, che presentemente si costruiscono , e-nci (i) V i ■ 1 1 .- 1 1 . de cliim. et /.,. ->r. //■>. e> /Tiat. 3/atS. \lll. /'. £ 3i i DEL DOT. MTTOIUO M1CIIEI.OTTI \?n) FlG. I.* Piano orizzonlale di una batteria tli dodeci element]. II li II Bicchieri cntro i quali si collocano gli de- menti. /• f Lastre di rame c di zinco piegate in spirali con- z \ centriche. L L Lamioette di rame cooduttrici , saldate da un'estremita j alia laslra di rame di uu elcmenlo, e dall'altra a qwclla di zinco del successivo. R Z Lastre di rame condultrici dei due poll. Le loro cstremita lerminano in picciolo scodellino atlo a ricevere una goccia di mercurio. Nota. 11 polo posilivo e dal canto del conduttore R. cioe dell1 ultima lastra di rame. F F, F F Quattro ciliudri di vetro, corrispondeuti alle quattro serie degli clemeuti. E E, EE Punli ne' quali legate sono le laminctte condultrici ai ciliudri di vetro. AA, A A Pezzi di legno al quale sono legati i ci- lindri di vetro nei punli D D D D. INola. L' apparato si prendc per il telajo di legno per abbassarlo , od alzarlo perpendicolarmente , secondo die si vogliono immergere gli dementi mi bicchieri pieni d'acqua acidulata , o die per lavarli trasporlar si vogliono in tinnozza piena d' acqua scmplice. Fie. II. a Vtduta latcrale e verticale dell' apparato. 440 MEMOIRE SUR LA MAMERE BE RAMENER LES COMPOSES ORG\WQUES AUX LOIS ORDWAIRES DES PROPORTIONS DETERMINKES Par Le Cuevalier Avogaoro. f.u a [a Seance du 9 dccembre i8ai. tJ ai anuonc6 dans mon meinoire sur les masses des mo- lecules des corps lu le 14 fevrier 1821 , qu'en considerant les composes organiques , comme formes de la combinaison successive de leurs divers clemens , avec Tun de ces Cle- mens pris pour base , on pouvait assujeltir ces combinai- sons successives aux lois ordinaires des combinaisons binai- res, et les ramener, par des artifices semblables a ceux que nous avons employes pour les autrcs combinaisons, a la for- me des combinaisons multiples , c'est-a-dire de celles oii Tun des clemens entre par un nombre de molecules mul- tiple de celui de Tautre, de manicre a faire disparaitre par la la complication parliculiere que M. Berzelius avait admis dans ses combinaisons, et par laquelle il avait cru devoir les soustraire aux lois des composes inorganiques. Je me propose dans ce memoire d'cntrer dans quelque detail sur Implication de ce principe aux differens compo- ses d'origine vegetalc et animate, et de m'acquitter ainsi, PAR I.F. CnrV. AVOGADRO /( '( I de rengagemenl que j'avais pris a cet egard dans lc m6~ moire cite. 2. Les composes organirpics dont les proportions dcs Cle- mens sont connues, jusqu'iei, avcc quclque precision, sunt ou binaires, on ternnites oil quaternaires. savoir formes ou de carbone, el dhydrogrno , ou de carbone, hydrogene et oxigene , ou enfin de ces trois elemens et d'azote. La regie que j'ai donne dans mon memoire precedent, et la forruulc par laquelle j'ai represente celte regie ( n.° 22 ) , pour ramener les composes binaires a la theorie des combinaisons multiples est egalement applicable en general aux composes binaires organiques. Pour en donncr un cxemple je cboisirai le naphthe , substance dont M. Theodore de Saussurc a donne une ana- lyse soignee dans son memoire sur le naphthe itcs de quelques gaz qu'il a f.iites avec M. Dulong (annalcs de cbimic el de j>hys. decembre 1820), et dout je ne connaissais lors de la lecture de mon, Tom. xxvi. K. k k '«'.- SUR LtS COMFOiLS OKCYTiIQlJES ■iudiquee , il faut d'aprcs cela la supposcr formcc de i car bone i bydrogene 2 ( i carbone a Iiydrogvnc ) dernier memoire , que celle relative an gaz bvdrogene , d'aprcs cc que M. Berzelius en avail dil clans son esstii stir Iti thiorie tics proportions chimiques etc. M. Berzelius marque pour la densite du gaz de carbone la moitic sruli-- meiit de celle qui restilterait , d'aprcs celle supposition de sa nouvclle deter- mination de la densile du gaz acide carbonique , savoir o,',2i/, en prenanl pour unite la densite de l'air almosplieriquc , el o,b82i8 en prcnant jiour unite celle dn gat oxigene, an lien de o,8.',28 , et o,76;',36 , nomlues qui Minimi d'ailleurs pen diflerens de ccux qui resullaienl de la densite du gaz acide carbonique selon Biol et Arago , dans la supposition iudiquee , ce qui indiquerail qu'il a adopte la supposition de 51. Gay-Lussac , que le gaz acide carbonique soil compose de volumes eganx de gaz de carbone, el de gaz oxi- .gene. Je remarquerai encore a cette occasion que M. Berzelius a aussi donnc une nourelle determination de la densile du gaz azote , savoir 0,1)76 en pre- nanl pour unite celle de l'air atinosplierique , el o.885i8 en prcnant pour unite celle du gaz oxigene , nombres aussi peu diflerens de ceux qui rcul- I. iii ni des experiences de Biot et Arago. lLnlin il a doone encore dans le 1111 inr mi uiiilir une uouvelle determination de la densite du gaz oxigene pen diflerenle de celle de Biot et Arago, savoir 1,1026 en prcnant pour unite celle de Pair. Quant a la densite du gaz bydrogene, pour Iaquellc j'avais iu- diquee dans inon memoire la nouvclle determination , qui est la plus iinpor- tante , d'aprcs ce (pie M. Berzelius en avail dit dans l'ouvrage cile , je re- nt.irquc maiutenant dans son memoire , que la densite qui resulterail numc- ■ ii. 1I1 in. -lit de scs expciiencc* , serail 0,0687 en prenanl pour unite celle de l'air : inais M. Berzeliu' se lixe 11 11.11688 d'apres ces experiences sur la com- position de lean , cc qui difl'ere liirt-peu du resullat moyen auquel je 111 'clais arret*.1. All rcslc je ne fais ici ces remarques que pour completer ce que j'en ail dit dans inon memoire precedent : dans celui-ci je nc ferai aucun usage de c s |>cliles diliercnces dans les evaluations des densiles des gaz clcmcnlaires ; }c m'en rapporlerai pour les Toluines relalils des composans aux calculs memes rvn le cnr.v. avot, \nao \ \?> c'esl a dire qu'il faul la considerer comme resultant de la reunion d'une molecule ou volume de gaz do carbone prt-a- lablenient uni avec un volume egal dc gaz liydrogine , ct de 2 molecules de carbone polices chacunc a I'etat de gaz oleiiant par un volume double de liydrog<"ne, en sorle que la premiere molecule de carbone forme la base de toule la combinaison , tons les autres volumes ou molecules en ctant des multiples. 11 est remarquable que selon les experiences de M. De- Saussure, le volume de la vapeur de naphtc est egal an tiers de celui de la vapeur dc carbone qui y enlre , ou egal a un seul des trois volumes de carbone , en sorte que ce volume est egal a celui de la portion de substance que nous prenons pour base, comme dans quelques uns des composes binaires immediatcmcnl multiples, qui n'ont point le rcdoublcmcnt ordinaire , et en particulier dans le gaz oleiiant lui meme , qui forme partie de cette combinaison. C'est probablcment la complication de composition, jointe au dcfatit de redoublemcnl de volume , qui augmenlant la giosscur de la molecule, ou la densite de la vapeur dc ee compose , fait qu'il rcste liquide a la temperature or- dinaire , quoique il contienne uue quantile de gaz hydro- iea auleurs ut ces resulut*. 4 \ | SLR LES COMPOSES ORCANIQUES gene pcu interieure a cclle du gaz olefiant , par rapport au carbone. Sans cette circonstauce il formcrait pcut-etre un gaz permanent , comme le gaz olefiant merae , etal doal SI approche deju par sa grande volatility. On peut conjecturer que toutes les huilcs volaliles ont en general une composition analogue , savoir qu'elles sont toutes des composes dhydrogene el de carbone, dans les- quels lc volume de Thydrogene est compris entre les nom- bres i et a a peu prcs, relativement a un volume de va- pcur de carbone, et sans que Toxigene soit esseuliel a leur composition. C'est en efl'ct ce qui parait resulter des ana- lyses de diflerenles huiles essentielles par Theodore de Saus- sure. Mais la complication de la composition , d'apres le noinbre relatif des molecules peut etre plus ou moins grande, et e'est probablement de la que depend le plus ou moins de volatilite ou de fixite , do lluidite ou de solidile qui forme la difference de ces huiles. Quclquesunes des plus concretes pourraienl neammoins contenir en outre uu peu d'oxigene, qui augmenlerait la complication de leur com- position , et par la la grosscur de leur molecule. 3. Mais nous en tenant ici aux huiles qui ne paraissent formees que de carbone et dhydrogene, nous remarquerons qu'il pourrait y en avoir quelqucs unes , ou le nombre re- latif des molecules fut tel , qu'elles echapasscnt a Pappli- cation immediate de la regie ou formule citee , pour les reduire a la iheorie des combinaisons multiples. En effet d'apres cellc regie , pour assujettir a cette iheorie un TAR LE CI1EV. AV'OGIDRO l\\VJ compose binaire , dans lequel la proportion dcs clcmcns en volume suit de i volume de l'un et in -+- - volumes de rautfe, il faot concevoir la reunion de q — p molecules ou volumes d'un compose des memes elemens dans la propor- tion de i a in , et p molecules d'un compose dans la pro- portion de i a in -¥- i. Mais , comme je l'ai deja rcmarque dans raon memoire precedent , ce procede ne salisfait im- mediatement a la condition exigee , qu'autant que q — p est multiple de p ou reciproquement , c'est-a-dire qu'autant qu'en supposant la fraction p- deja reduite a sa plus sim- ple expression, q — p, ou p est egal a l'unite , ainsi que cela avait lieu pour l'oxide inlcrmediaire de fer, auquel j'ai parliculierement applique cette formule dans le n.° 2.2. de mon memoire. Or il peut arriver que cette condition n'ait pas lieu dans les rapports de volumes plus compli- ques que nous presentcnt les composes binaires organiqucs. L'luiile csscnticlle de terebenthine nous en ollViia un exera- ple ; je la clioisis de preference , parce que nous en avons dcs analyses faites avec soin par M. Theodore De-Saussure, ct par M. IIoutton-la-Billardierc , et parce que nous avons de plus une determination de la densite de sa vapeur , par M. Gay-Lussac , qui parait nous fournir le moycn de notis former uue idee plus precise de la composition de cette huile , par sa comparaison avec les analyses. Selon l'analyse de M. Houtlon je trouve que le rapport en volume cnlre le carbone , et Phydrogene dans la com- position de cette huile approcherait beaucoup de celui de /f\G SUK LF.S COMPOSES ORGANIQtES i a 1,6, en regardant conimc accidental l'azote qu'il y a tiouve en ties-petite quantity. Selon celle de M. De-Saus- Miiv ce rapport scrait a-peu-pres de i a i,5. D'un autre cule la densite de la vapeur dc resseuce de terebentine est scion M. Gay-Lussac 5,oi3 en prenant pour unilt£ celle de Tail. D'apircs celte densile il faut admcttrc plus de cinq volumes, et moins de six volumes de gaz de carbone dans mi seul volume dc vapeur d'essence : car dans la premiere supposition, en calculant d'apres la densile dc la vapeur de carbone , dernierement admise par M. Bcrzelius le car- bone seal fornaerait la densile 4,21 4, cl il faudrail adinetlre un trop grand nombre de volumes dliydiogcne pour arri- ver a la denote 5,oi3; dans la 2.c supposition le carbone seul i'erait deja une density 5,o568 , qui surpasse celle ob- servee , et il n'y aurait plus dc place pour riiydrogenc. Pour avoir un nomine de volumes cnliers de vapeur de carbone il faut done supposer un nombre double, ou qua- druple de 5 , plus un autre nombre entier , et admettre la duplication , on la quadruplication dc volume , dans la formation de la vapeur composee , relativexuent a un de ces volumes de vapeur de carbone , e je trouve qu'on ap- prochc de tres-pres de l'analyse de M. Houtton , en sup- posaut 2i volumes de carbone et 34 volumes d'hydrogenc, avec quadruplication du volume de la vapeur: en ellet en calculant d'apres les dcinieres evaluations des densites dc la vapeur de carboiie, et de gaz hydrogene selon Berzelius, on a alors pour la deasite de la vapeur dont il s'agit PAR LE C11EV. AVOGIDKO 4 ', ; 0,8,1*. ii -4- n.ofrSS. 34 < 1. . r . r/v . 1 = 5,0095, resullat lent peu ilifiercnt dc cclui de ['experience , (i) et le rapport dc 2 t a 34, ou dc 1 a 1 £ cnlre les volumes du carbone, et dc I'bjdrogene (1) On aurait done ici un excinple <>m:s avec une molecule du second , et 2 molecules du premier reunies chacune avec 2 molecules du second. Ainsi la composition devicnt enfin 1 [ l I (a-hb) -+- (a-i-zb) I -t- 1 J (a-hb) -+- 2 (a-i-2b) } ] 2 [ 1 1 (a-t-b) H- (ci-¥-2.b) I -H 2 I (a-*-b) •+■ 2 {fi-t-2,b) \ ~] ; en sommant tous les a , ct lous le b , il est facile de voir que celte formule doune 21 a et 34 b , comme cela est exigr, et la premiere molecule de a peut etre considered comme la base de toulc la combinaison qui devient mul- tiple par rapport a elle. Par un procede analogue on pourra done reduire toutes les combinaisons binaires que peuvent nous oflrir les sub- stances organiques a la tlieorie des combinaisons multiples, quelque complique que soit le rapport entre leurs nombrcs de molecules. 4 Passons aux composes ternaires organiques , composes de caibone, d'hydrogene et d'oxigene, tels que sont la plupart de eeux dprigine vegctalc. II y a d'abord quelques uns de ces composes qui ne presentent aucune difficulle sous le point de vue , sous le- qucl nous les considerons ici ; ce sont ceux ou deux des elemens entrent pour un nombrc de molecules , ou de Tom. xxvi. L 1 1 4 So SUR LES COMTOSES ORC.\Nrau , Tether hydro-chlorique ne dill'ererait de Talcool que parce que le gaz acide hydro-chlorique y rem* place la vapeur d'eau, et de Tether ordinaire par le merae echange , el parce qu'en outre le volume du gaz acide y serait double que celui dc la vapeur d'eau dans ce dernier. Ce serait toujours la meme analogie commune a Tether et a Talcool , et qui porterait a considerer Talcool lui meme comme une espece d'ether , ce qui ne parait pas etre le cas. En outre on viendrait a assimiler par la un simple hydrate lei que Tether ordinaire avec un hydro-chlorate de la meme substance, tel que serait Tether hydro-chlorique. Mais si on reduit cet ether a ses eldmens primitifs , on trouve pour sa composition | chlore i carbone 2 ~ hydrogene ou bien 1 chlore 2 carbone 5 hydrogtne , et le volume du compose" est toujours double de celui du •omposant qui entre en moindre volume , selon la regie r,vn le cnEv. avogadro 45 j ordinaire dcs composes binaires. Par la la composiliou do cct ether devieiit analogue a celle de l'ellicr ordinaire , si ce !i*< :s( que le chlore y remplace l'oxigrne , et qu'il est en outre en quantitii double relalivcment au carbone et a l'hydrogene, on autrcment ceux-ci ne sont par rapport au chlore que dans une dose qui est la moilic de celle dans laquelle ils sont combines avec 1'oxigene, en gardant d'ail- leurs le merac rapport entre cux. L'analogie devient encore plus parfaite, si on se rappelle que le chlore entre en ge- neral dans les combinaisous correspondantes en quanlilc double que 1'oxigene en volume , ainsi que je l'ai remar- que dans mon memoire precedent, en sorle que le redou- blenient de dose n'est ici qu'une suite de cette tendance generale. D'apres ces idees on pourrait appeller l'ether or- dinaire ether d'oxigene, et l'ether hydro-chlorique ether de chlore , ct la premiere de ces denominations rcmplaccrait bien avantageusement celle Aether sulfiirique , qui est evi- demment trcs-impropre , puisque l'acide sulfurique n'entre nullement dans sa composition. Et ce qui caracteriserait proprement les ethers serait le rapport de 2 a 5 en vo- lume entre la vapeur de carbone , et l'hydrogene joints a une troisieme substance qui en ferait la base (1). Scion celle manierc de voir, la matiere huileuse formce (1) L'ether hvdriodi(> SUR LES COMPOSES ORGANIQUES par Tunion du chlore avec lc gaz olefiant , ne pourrait etre consid^ree comme une espece d'ether; sa composition en volume , selon Robiquct et Colins ( memoirc cite ) est fort-simple ; ses elemcns sont 1 volume de chlore , et le carbone et l'hydrogene dans une quantite telle a former un autre volume de gaz olefiant , ce qui se reduit a i chlore 1 carbone 2 hydrogene. On voit qu'clle dilferc de Yelher de chlore non seulement parce que la dose du carbone par rapport au chlore est reduilc a nioitie , mais aussi par une proportion nioindrc d'hydrogene par rapport au carbone, que cclle qui carac- terise en general les ethers, d'aprcs l'idee proposic (1). 5. Mais un grand nombre do composes organiques ter- naircs , surtout d'apres les analyses de M. Berzelius , ren- i'ermcnt les trois eleniens dans de teltes proportions, qu'en prcnant pour base la substance qui y entre pour nn moin- dre volume, les deux aulres, ou du nioins l'une de celles- ci n'en sout pas immediatement multiples en volume, et il (1) Le Camplire, cju'on pcut regarder commc line huile essentielle concrete nous offre encore selon I'analyse (lc M. DerSaussure un exemple lie ces com- poses leruaircs iiuuieilialeraeut multiples |>ar rapport a un de leurs el omens pris pour base. Selon cette analyse loxigcne , le carbone, et I'hyilrogene j sont dans une telle proportion, qu'il en pourrait resolter un volume de va- peur de carbone porte a Petal de gaz oxide de carbone avec cinc| volumes de carbone portes a fetal de gaz olefiant. II est facile de voir que cette com- position re went a 1 oxigene 6 carbone 10 bydrogene. PAR LE CI1EV. AVOf.iDRO 4^7 s'agit tie faire voir , comment on pcut leur nppliqncr un proceMe analogue a celni que nous avons employe pour les combinaisons binaires , pour les ramcner a la theorio des combinaisons multiples. Pour exposer cette maniere de proceder d'une maniere moins abstraite je commencerai a I'appliqucr en particulier au sucre dc cannes , d'apres la composition que i\I. Berze- lius lui a attribue , et je chercherai ensuite a la genera- liser , et a la representor par une formule generate appli- quable a lous les cas. M. Gay-Lussac , d'apres sa propre analyse considere lc sucre comme forme des elemens de l'eau , et d'une quan- tite dc carbonc , dont le volume a I'^tat de gaz d'apres notre evaluation serait egal a celui du gaz oxigene contenu dans cette cau , ce qui revient a i oxigene i carbone 2 hydrogene. Mais M. Berzclius par son analyse y a trouve ces trois substances dans la proportion beaucoup plus compliquee de 10 oxigene 12 carbone 21 Iiydrogene. C'est cette composition que nous chercherons ici a redulre aux combinaisons multiples , pour servir d'exemple , sans lien decider sur la probability que Tune plutot que l'autre de ces deux analyses soit la veritable. Considerons done d'abord en ellc-meme cette composi- tion du sucre de Berzeliu< ; il est facile de voir qu'elle peut ctre aiscment ramenee a une corabinaison multiple. Car en commencant par comparer 1'oxigeue avec rhydro- Tom. xxvi. M m m. (jSti SUR LES COMPOSES OIlC.ANIQUES gene , In proportion de 10 a 21 revicnt a cellc de 1 a 2 ^; cclte proportion se trouvant rnhe cclle de 1 a 2 ct cellc de 1 a 3 , pourra ctre cxpliquce , selon noire regie gene- rale pour les composes binaircs , par line combinaison en noinbres enliers de deux composes formes avec ces pro- portions ; et en efl'et si on prend d'un cbti 9 d'oxigene unis avec 1 8 d'hydrogene , proportion de 1 a 2 qui forme l'eau , ct de l'autre 1 d'oxigene et 3 d'hydrogene , on aura un compose de 10 d'oxigene et 21 d'hydrogene comuie celui dout il s'agit. Maintenant si des 12 de carbone on en attribue 9 au premier des composes binaires dont nous ve- nons de parler , il en rcslera 3 pour le second , eu le triple de l'oxigene qui y cntre. Ainsi on peut dire enfin que le sucre de Berzelius est forme d'un compose d'oxigene, de car- bone et d'hydrogene tel que celui qui constitue le sucre entier selon Gay-Lussac, mais r<5uni avec un autre compose, dans lequel il y a 3 molecules de carbone, et 3 molecules d'hydro- gene pour une d'oxigene , et dans une proportion telle que 9 molecules d'oxigene du premier compose s'unissenl avec une seule molecule d'oxigene du second. Ainsi cette com- position sera representee par 1 oxigene 3 carbone 3 hydrogene 9 ( 1 oxigene 1 carbone 2 hydrogene ) combinaison toute multiple par rapport a la premiere mo- lecule d'oxigene. Ce resultat est tres-simple ; mais nous avons profile pour y parvenir de la possibilile dc decomposer le nombre 12 TAR LE CHEV. 1V0CADR0 4 5 f J -tie carbone en deux parlies qui dissent des multiples de l'oxi- gene , et l'hydrogene dans les deux parties de la combinai- son enlre l'oxigene, et l'liydrogene que nous avions d'abord con>i(l) l , in , m'+. i W—f')/' ' » "H*f m' p'p r , m-h i, m'-hi Chaque compost particl aura comme on roit , pour base 4 6 j SUR LES COMPOSES ORCASIQUES une seule molecule de la substance qui entre en moindre proportion , et la reduction a la theorie des multiples sera executee , si une des quantites qui expriment le nombre de molecules des composes partiels est egal a l'unite. Faisons par exemple a=io , l/=iz , c=zi comme pour le sucrc selon l'analyse de Berzelius. Nous aurons - = — = 5 = i 5 et par la m=i , p=i , ) =i-4=4 ('I'-P')P =9.1=9 p'.p. =i.i = i et mettant en outre dans les composes partiels les nombres /«=i , m-4-i=a Mi =2, /»'■+• i =3 il viendra la composition indiquee par le tableau suivant 36 ( i oxigene i carbone 2 hydrogene ) 4 ( i oxigene i carbone 3 hydrogene ) 9(1 oxigene 2 carbone 2 hydrogene ) 1 ( 1 oxigene 2 carbone 3 hydrogene ) qui est precisement celui que nous avons deja trouve en appliquant le meme proedde directement a ce composed 7. On voit done par ce que nous avons dit qu'il est toujours possible de ramener les composes ternaires a des combinaisous multiples par rapport a celui des ^himens qui y entre pour un raoiudre nombre de molecules. Par la le iwu LF. cntv. AV0GADR0 4 G"5 but dc la theorie est rempli , comme dans les composes binaires , lorsqu'on les a rcduits a fttre multiple par rap- port a Tun des elemens , qui est nccessairement eclui qui y entre en moindre - proportion. Mais pour les composes binaires, lorsqu'on est parvenu a ce but, rien n'empeche dc renverser ['expression de leur composition, en prenant pour base l'elcment qui cntrc en plus grande proportion , ct indiquant la quanlite de l'autre element par une fraction. C'est ainsi , pour employer un exemple tire des combinai- sons immediatement, el simplement multiples, que quoique la thcoric exigc, ainsi que je l'ai remarque dans mon mc- moire precedent, qu'on considere l'eau comme un hydrure d'oxigene , dans lequel une molecule d'oxigene en prend deux d'hydrogenc , on peut neammoins sans incomenient exprimcr aussi cette combinaison en prenant l'hydrogene pour base , en sorte que ce soit un oxide d'hydrogene dans lequel le volume de l'oxigene est la moitie de celui de l'hydrogene. Cette inversion ne change rien a la realite , et il est toujours vrai , que Tun des composans est mul- tiple de l'autre, soit qu'on represenle ce dernier par l'uni- le" , et le premier par un nombrc entier , soit qu'au con- traire on rcpresente par ('unite celui qui entre dans la combinaison pour un certain nombre de molecules, et l'autre par une traction ayant 1 unite pour numerateur. Cela peul ctre clendu mime aux composes qu'on ne reduit a la theo- rie des multiples que par deux composes qui y sont assu- jettis, selon la regie que nous en avons doune ; car quand Tom. xxvi. N n n 4(>(> su* i.F.s fomrosES orcxniques on a prouve par cxemple que le rapport de 2 a 3 entre Irs volumes ou molecules de deux composans pent etrc re- dnil a cette theorie , rien nimporle qu'on disc qu'unc molecule de Tun prend ~ ott --i 7 molecules de l'autre , ou que celui-ci prend | de n.olt'cules du premier. La possibilitc de ces inversions d'expression a l'avantage de nous laisscr libres sur le choix de la substance qu"on vcut prendre pour base, et de nous permettre de le faire de manure a donncr plus de regularity a la nomenclature \ cest ainsi, par exemple, que le protoxide d'azote pourra etie continue a etrc considcre comme un degre d'oxige- uation de Tazote , qui fait parlie de la serie formee par les autres oxides et acides de ce radical, au lieu qu'il faudrait sans cela rigourcusement le regarder comme une azoture d'oxigene , ainsi que je l'avais dit dans mon nie- moire , puisque e'est l'oxigeiie qui y entre pour un moindrc volume. En general selon cette consideration on pouna fixer d'apres une qualite quelconque la substance qu'on veut prendre pour base preferablcmcnt a l'autre dans 1111 compose biuaire, par exemple se faire un systeme de pren- dre toujours pour base la substance la moins oxigenique , ainsi que cela pa rait en general assez conformc a l'usage, sans qu'il en resulte aucun inconvenient pour la theorie. Or cette inversion nest pas toujours immediatement pos- sible , du moins d'unc maniere si complete, pour les com- poses ternaires ramenes par le proccde indique ci-dessus a etrc multiples par rapport a la substance qui y entre • imr le cntv. avocaduo 46- en moindre proportion, on mcrae qui sont immedialement tels. Car l'inversion consisterait ici , telle qu'elle se presente immediatement , a dire (pie des trois composans a , b , C dout b ct c sont multiples, ou peuvent etre amenes a clrc multiples de a , a reciproqucmcnt est, ou peut etre con- sidere comme un aliquote tant de b, que de c, et a ex- primer quelle fraction il en est. II y aurait done, d'apres eelte expression , deux bases diffcrcnles b , et c du com- pose au lieu dune seule qu'on peut desirer de substituer a a. Pour a r river a re but il faudrait , en supposant par exemple b en moindre proportion que c , pouvoir aussi considercr c comme multiple de b ; car alors on pourrait prendre indiflcremment pour base a, b, ou c, puisque c t'-tant multiple de b le serait aussi de a; que a scrait considere comme aliquote , ct c comme multiple de b ; qu'enfin a etant aliquote de b , et b aliquote de c , Tun et Pautrc seraient aiusi aliquotes dc c pris pour base. Or il peut bicn arrncr que dans le resultat du procede que nous avous expose ci-dessus c de\ienne ou puisse etre con- sidere comme multiple dc b , aussi bicn (pie A ilea; mais ce n'est pas la une suite n^ccssaire de la nature de ce procede, et il peut anivcr sou vent que cela n'ait pas lieu. Pour pouvoir done procurer au rcviil.it dc la reduction des composes tcrnaires a la theorie des multiples , d'une maniere generate, Pavanlage que presente eclui relatifaux composes binaires dc pouvoir etre renverse dans son ex- pression, il l'aut suivre un autre procede dans cette reduction, 468 sua les cojirosr.s oug.vniques par Lequel on determine combicn de molecules il faut pren- dre des eli'mrns de cliaquc composd partiel , ct combien de molecules il faul prendre des composes partiels memes , poOf que la substance qui enlre en proportion moyenne puissc ctrc considerec comme multiple de celle qui entrc en moiudre proportion, et la substance qui cntre pour le plus grand nonibre de molecules comme multiple de celle qui y entre pour mi nombre moyen , au lieu de rendrc , comme par le premier procede , deux des •(Siemens mul- tiples du 3.e Or il n'est pas difficile de Irouver ce nouvcau procede par des principes analogues a ccux que nous avons Sllivis pour le premier. Car soient a , b , c , comme ci-dessus , les trois substances composantes, el dans l'ordre du nombre de molecules pour lequel ellcs entrcnt dans le compose, en conimcncant par le plus petit ; il faudra d'abord reduire selon la regie ordinaire la combinaison de b avee a , et celle de c avec b separement, a la theorie des multiples, et prendre ensuite autant de molecules des composes par- tiels de a avec b , qu'il en faut pour que le nombre de molecules de b qui en resultc puisse ctre decompose dans les composes partiels de b avec c. Pour fixer les idees prenons encore par excmple le sucre de Berzeljus. Commenrant par comparer le carbone a foxi- gene , dont le rapport en molecules est de 6 a 5 ou l 4- ;'i i , on aura , comme ci-dessus , pour la reduction de ce rapport a la theorie des multiples les deux composes PAR LE CUEV. AV0GADR0 469 partiels \ oxigene 4 carbonc i oxigene 2 carbone en comparant ensuile I'hydrogene au carbone, dont lc rap- port est de 2 1 a 12 011 i | a 1 , on aura pour la re- duction , selon la memo regie , 1 carbone 1 bydrogene 3 carbone 6 bydrogene ; il s'agit done de multiplier les deux quanlilcs de carbone des deux premiers composes par 3 -4- 1 ou 4 , pour pou- Yoir ensuite les decomposer en deux portions qui soient enlre clles comme i a 3 , ct distributer entrc elles l'oxi- gene et lbydrogene comme les deux rapports l'exigent. On trouvera ainsi !4 carbone 4 oxigene 4 bydrogene L • - ,11- 12 carbone 12 oxigene 24 hydrogene , 0(2 carbone 1 oxigene 2 bvdiogene carbone 2. 4 = 8 J a , 6 carbone 3 oxigene 12 bydrogene 24 20 4a ou Ton voit que les nombres de molecules des trois elc- mens ont entrc eux le meme rapport que dans la compo- sition dou nous sommes partis , et sont seulement tous double*. Pour exprimer maintenant par une formule gencrale le resultat de celte maniere de proceder dans tous les cas , les nombres des elemens des trois elemens d'un compose ternairc elant toujours a , b , c , et dans l'ordrc indique 47O SUR LES COMPOSES OrtGlNIQUES 1 1 e • * /' .. c I P' de grandeur , (aisons - = m -+- - , et g- = m -4- -, ; on trouvera aisement , en g^neralisant ce que nous avons dit par rapport au sucre, que les proportions a prendre, des diflereutes substances sont exprimces par le tableau suivant. b a c snbstancA l {q—p).m{q'—p') (q—p)(q'—p') (t/—p)m.((j'—p')m' (q—p)m,q'\ (q—p).m.p' (<]—/>)/>' (q—p)m.p'.(m'+i) subslanc. b \ p(m-+-t )('/'— />') />{(/>/-+• 1 )('=3, p ,',82 SIR LES COMPOSES OIUUNIQUES des rcsultals analogues. Mais ici se prescnte la question de savoir, s'il est probable que ces compositions plus cora- pliquees dc Bcrzclius sont les veritables, ou si Ton peut s'en tenir au rcsultal general et plus simple de 31. Gay- Lussac. Ce qu'on peut repondre a celte question , dans l'ulat actucl dc nos connaissanccs , e'est qu'il est peu pro- bable que des substances si diffcrentes cntr'elles dans leurs proprielcs, que le sucre , la gomme, et l'amidon aient une composition chimique absolument identique , et puisque les analyses s'accordent a donncr pour ces substances une com- position fort peu differente, il faut qu'elles s'ecartent loutes, ou tout-au-plus a l'cxception d'une scule , de la simplicile de composition commune que M. Gay-Lussac leur attribue, ct qu'elles different reellemcut cntr'elles par des nombres re- latifs de molecules peu differens de ceux qui repondraient a celte simplicite. M. Berzelius a cru pouvoir determiner precisement ces differences de composition par l'analyse : peut-etre n'a-t-il pas toujours rencontre juste dans une re- cherche si delicate ; mais l'cxaclitude que M. Berzelius ap- porte en general dans ses operations , et le soin qu'il a donne en particulier aux analyses dont il s'agit , inspirent du moins beaucoup de confiance , et on peut regarder ses rcsultals comme ce que nous avons de plus posilif dans l'etat actuel de nos connaissances , en attendant que des experiences encore plus exactcs aient eclairci tout les doules. M. Gay-Lussac a fait rcmarquer que dans la composition simple qu'il avait admisc , et dont nous admettons nous ?\R LE CIIEV. AVOCVDRO 483 mrnies , d'apres l'analyse clc Ber7.elius 9 molecules sur 10 dans la composition du sucre , celui-ci peut se decomposer immcdiatrment en alcool , et acide carbonique, sans addi- tion , ni perte : savoir le volume d'oxigene doit se dc'com- poscr en j de volume qui avec {• de volume de gaz de carbone formera 7 de volume d'acide carbonique , et ~ de volume qui avec -3 de volume d'hydrogene formera l'eau, ou ses elemens qui se trouvent dans l'alcool , et dont lc volume sera aussi j- ; landis que les autres ? de volume de carbone et |- de volume d'hydrogene formeronL le gaz de- fiant qui entre aussi , ou ses elemens , dans Talcool , et dont le volume sera encore }. Ainsi le sucre d'apres cette composition pourrait etre concu lui meme comme forme dc volumes egaux d'acide carbonique, d'eau , et de gaz de- fiant, et la fermentation \incuse ne serait que la separa- tion du premier , qui laisserait les deux autres reunis sous forme d'alcool. Le sucre serait une espeee de carbonate d'alcool , qui laisserait echapper son acide, et se reduirait a sa base , par la fermentation. Mais quand meme on ad- mellerait la composition du sucre, selon l'analyse de Gay- Lussac , cette manier-e de la concevoir par la reunion de plusicurs composes binaircs preexistans ne me semblerail pas plus probable, que celle analogue, qu'clle suppose pour l'alcool , et par les memes raisons que j'ai deja nlliguecs en parlant de cc dernier. En diet on ne peut pas former d'avantage du sucre par la combinaison de l'acide carbo- nique avec l'alcool , qu'ou ne peut former celui-ci par 48 j SLR LES COMPOSES ORG^NfQTJES l'union du gaz defiant , el dc l'cau , et la fermentation alcooliquc parait etre une operation plus compliquee que la simple separation d'un acidc d'avec une base. D'ailleurs la formation de ccs composes binaircs, d'oii le sucre peut n'^ulter , est aussi arbitrairc , que celle relative a l'alcool. En diet la mernc consideration des produits de la fermen- tation qui a suggrree eclte dont on vicnt dc parlcr, et qui se rnpporlc a la composition de l'alcool en gaz olefiant et can, a conduit M. iMeinecke a une autre composition du sucre , d'apres sa maniere d'envisager la composition de l'alcool , dont nous avons parle plus haul, savoir comme fornu'e de 3 proportions d'liydrogenc prolocarbure , et i d'acide carbonique. 11 observe que le sucre peut aussi, selon les proportions de Gay-Lussnc, etre considcrc comme forme de 3 portions d'acide carbonique et 3 d'hydrogenc proto- carbure , ainsi qu'il est facile de s'en convaincrc-, en sorte que la conversion du sucre en alcool se ferait par la seule separation de 2 portions d'acide carbonique , une propor- tion seulement restant unic avec les 3 d'hydrogene proto- earbure^ pour former Talcool. Mais ces rapprocliemens , qu'on peut en general varicr de plusieurs maniere, ne prouvent rien sur la nature reelle de l'union des elcmens dans les compost's ternaircs , et comme je l'ai dit plusieurs fois , le plus sur dans 1'clat actucl dc nos connaissances est de regarder les trois clc- 7110ns cnnime reunis tous ensemble, sans autre supposition sur 1'ordrc de leur union que cellcs qui sont nexessaitej PAR LE CIIEV. AVOCtDHO /|85 pour ramcner ces composes a la theoric dcs multiples, ainsi que nous avons essayc de le faire. Dans le cas du sucre , si Ton y admel les proportions plus simples de Gay-Lussac , quelle que scit la manic re dont les elemens y sonl assembles, on pourra toujours con- cevoir qu'uue partie de l'oxigeue , ct une partie du car- hone s'en separent dans la fermentation, dans la proportion convenable pour former l'acide carbonique , et laissent le reste uni avec l'hydrogene pour constiluer lalcool. Si on joint a la composition du Sucre de M. Gay-Lussac la pe- tite quantile de l'autre compose ternaire , qui en compli- que la composition , scion ('analyse de Berzelins, on peut supposer que ce compose se decompose, ou est converti en acide carbonique et en eau par laddition de l'oxigenc ck) latmosplierc , tandis que Tautre se change en acidc car- bonique, ct alcool; ou bien encore qu'il jouc un role dans la fermentation , ct en complique la nature d'une mauierc encore inconnne. Selon ('analyse de Berzelins la gomme arabiquc est for- mec de 12 molecules d'oxigcne, i3 carbone et 2/, liydro- gL-ne. L'oxigenc, et riiydrogenc sonl ici dans la mcnie pro- portion cpie dans l'cau , c'est-a-dire de 1 a 2 ; il n'y a que le rapport entrc l'oxigeue , et le carbone qui doive t'tre ramcnc au multiple en prenant pour base l'oxigrne. En appliquaat d'apres cela a cc compose notre formulc du n. ° 6 , la composition devient 1 oxigenc 2 carbone 2 hydrogen* 11 11 22 /| 86 SUR LES COMPOSES ORCAMQUES nu Lien i oxigene 2 carbone 2 hydrogene 1 1 ( 1 oxigene 1 carbone 2 hydrogene ) Lc second compose est encore ici lc meme que le sucre ou la gomme de M. Gay-Lussac, et il entre meme ici pour un plus grand nombrc de molecules que dans le sucre de 1M. Berzclius ; mais la composition de l'autre compose ter- naire qui en complique la composition lotale est diflercnte de ccllc du compose qui joue le meme role dans le sucre; il contienl deux molecules seulcment de carbone, et d'hy- drogeue pour une d'oxigeue , au lieu que celui du sucre en contieut trois. L'amidon des pommes de terre est forme selon M. Ber- zclius de 6 molecules de oxigene, 7 carbone ct i3 hydro- gene. En appliquant ici notrc formule du n.° 6, pour re- duire cette composition au multiple par rapport a loxigene, on trouve 25 ( 1 oxigene 1 carbone 2 hydrogene ) 5 ( 1 oxigene 1 carbone 3 hydrogene ) 5 ( 1 oxigene 2 carbone 2 hydrogene ) 1 ( 1 oxigene 2 carbone 3 hydrogene ) mais ce resultat est susceptible d'une grande simplification par une transposition entre les composes pai tiels , savoir en transporlaut les 5 molecules de carbone qui entrent dans le second compose dans le 3.c, et les 10 de celui-ci dans le second , ce qui n'en change pas le nombre total ; car alors le tableau de la composition devient P\R LE CnEV. AVOCADRO 4^7 25 ( I oxigenc i carbone 2 liydrogene ) 5 ( 1 oxigene 2 carbone 3 liydrogene ) 5 ( 1 oxigene 1 carbone 2 liydrogene ) >. 1 ( 1 oxigene 2 carbone 3 liydrogene ) ; savoir lc premier et le 3.c compose deviennent identiqucs entre eux , et le second et le 4.e aussi ideutiques entre eux , et on a ainsi 3o ( 1 oxigene 1 carbone 2 liydrogene ) 6 ( 1 oxigene 2 carbone 3 liydrogene ) qui se reduit a j ( 1 oxigene 2 carbone 3 hydrogene ) 5 ( 1 oxigene 1 carbone 2 liydrogene ) n-Miltat qu'on aurait pu aussi trouver aisement en consi- deraul immedialement la composition proposee. Le second de ces composds parliels est encore le meme qui const! lue le sucre de M. Gay-Lussac. Mais ce compose est ici joint dans la proportion de 5 molecules seulement a une mole- cule d'un autre compose tcrnaire , different tant de celui qui entre dans la composition du sucre de M. Berzelius, que de celui propre a la gomme arabique , et contenant a molecules de carbone sur une d'oxigeue comme celui de la gomme , et 3 molecules d'hydrogene sur une d'oxigene comme celui du sucre. Le sucre de lait , selon Tanalyse de M. Berzelius, aurait encore une composition analogue a celle des trois substan- ces dont on vient de parlcr , mais s'ecarlerait un peu plus de celle que M. Gay-Lussac a attribute en couimun a .|SS StJR LES COMPOSES ORGANIQI'ES celles-ci. II scrail forme tie .\ oxigene , 5 enrhoue , et 8 liydrogene en volume, ct je trouve en reduisant au mul- tiple que cela revicnt a i oxigene 2 carbone 2 liydrogenc 3 ( 1 oxigene 1 carbone 2 hydrogvne )', le compose partiel qui conslilue le sucre de Gay-Lussac u'entre ici que par Irois molecules sur line de Tautrc com- pose ; cc dernier est d'aillcurs le ineine qui cnlre dans la composition de la gonime arabique , et 1'hydrogcne et l'oxi- genc y sont comme dans celle-ci dans la proportion qui forme l'cau (1). 12. L'acide acelique apparticnt encore a ccttc premiere classe des composes organiques ternaires, et merne riivdro- gene ct Toxigene y seraient cxactemcnl dans la proportion qui forme l'cau , soit selou l'analyse de M. Ber/clius, soil selon ccllc de M. Gay-Lussac ; mais ces deux cliiniistcs (1) Je remarqoeiai id que M. P1011I , qui a aussi analyse le Sucre ordinaire .1 l'ocrasion Jo son travail sur 1 mine ;i liouve un r< sultal qui ser.iil plulut (.mu.ilile a Li composition Ail sucre lelle que. I'aduirl M. Cia\ l.u-s.ie , qu'a celle plus compliquee de Berzejius. Les analyses ilu sucre des diabetes el proportions en poids que M. Gay-Lussac atlribue aux elemens dc lacidc citriquc , selon son analyse , on trouve qu'il serait forme dc 3 carbone , 4 oxigene et 6 hydro- gene en volume. Cette composition rcduilc au multiple re- vicnl , en prenant pour base le carbone, qui est ici la sub- stance qui entre en moindre volume , a 1 carbone 2 oxigene 2 hydrogene 2 ( 1 carbone 1 oxigene 2 bydrbgene ) Le second compose' partiel, qui cntre pour deux mole- cules est encore ici le suae dc Gay-Lussacj mais le premier. 4 <)3. sin les composes nnr. vmques auqucl en admeltant ccllc composition on devrait attribuer l'acicliu- , diU'crerait de cclui qui en Ire dans la composition de I'acide acctique , en ee que l'oxigene scrait dans cclui de I'acide citriquc en volume double du carbone, au lieu que dans cclui dc l'acidc acctique e'etait au con tr aire le caibonc qui elait en volume double de celui de l'oxigene. Au rcste la composition simple qui resulte de l'analysc de Bcrzclius parait la plus probable, et peut elre celle rai'mc de I'acide acctique devrait elle clre conigec de maniere a offrir UD compose ternairc immediatcment multiple, comme l'acidc gallique , el I'acide citrique de Bcrzclius. J'obscrverai encore ici , qu'en admctlant cctle composi- tion simple dc I'acide citrique selon Bcrzclius , le tannin des noix de galles , substance qui parait (aire a quclques egards les fonclions d'un acidc, scrait, scion l'analysc des memes cliiiuisles , un compose d'acide gallique, et d'acide citriquc unis molecule a molecule. En ell'et M. Bcrzclius a trouve cctte substance composee de 2 oxigene, 3 carbone, 3 bjdrogene, ce qui rcduisant en multiple donne 1 oxigene 2 carbone 2 hydrogene 1 oxigene 1 carbone 1 hydrogene , le premier de ces composes parlicls est, comme on voit, I'acide gallique dc M. Bcrzclius, ct le second, son acide citriquc. Les analyses connues des aulres acides vegelaux fourni- raient des considerations el des relations analogues-, m:iis comme je l'ai deja rcmaique , elles scraicnt premaluices rin It CHBV. 4V0GADR0 /jo3 dans l'elat actucl de nos connaissances : ^application au restc de uos procdde's de reduction a la theorie des mul- liples a ces composes sera toujours facile, des qu'on aura des analyses, sur l'exaclilude ligoureu^e dcsquclles on puisse compter. 14. La veritable composition des composes ternaires dc la 3.c classe, 011 I'hydrogene est en exces, comme les liuilcs fixes, les n'sines, ct les bitumes parail encore plus obscure que celle des substances pieccdentcs. 11 est d'abord difficile quant aux huiles fixes d'operer sur des substances parfai- temeol honiogenes: on sait en effit, d'apres les experiences de M. Chevieul, que les liuilcs sont en general un melange 011 une solution de deux huiles diU'erentcs pour cliacune d 1 lies , dont Tune Guide on se figeant plus difficilemcnt , l'aiilre concrete a la temperature ordinaire: 31. Chevieul a appele* la premiere sorle d'huiles composanles elatnes , et la seconde slearines\ ainsi les analyses des liuilcs fixes dans leur ensemble, sans distinction de ces huiles composantes, ue peuvent servir a ctahlir leur veritable composition en molecules , el meme dans les analyses 011 Ton a eu soin de faire eclte separation , on n'est jamais bien sur qu'elle ait ele faile exaetement, el enfin les inexactitudes qui peuvent s'etre gliss&s dans les analyses mimes , peuvent changer entierenient les idees qu'on pourrait se faire de la compo- sition de ces huiles: et les rcsultats des diffierens eliiinistcs sur 1'analyse de la meme substance peuvent conduire a des consequences lies-dill'ereules. J apporteiai pour exemplc de 4g4 SUR LES COMPOSES ORGANISES ccs differences l'analyse dc la circ , substance qui pa rait devoir clre assez homogtue, d'ua cole par MM. Gay-Lussac ct Thcnard, de lautre par M. flu dc Saussure. Le rcsul- tat de MM. Gav-Lussac ct Thenard , rcduit par M. Gay- Lussac mcuie en volumes (anu. de chimie el de phys. Juil- lct 1817), est 1c suivant, en reduisanl a nioilie le volume du gaz de carbone, d'apres noire evaluation dc la deusile de ce gaz ; oxigruc 25 , carbone 5oo , hydrogene 880 cettc composition peul s'cxprimer plus simplement, en fai- sant unc pelite alteration au volume de lhydrogt-ne , par 1 oxigene 20 carbone 35 hydrogene, composition immediatement multiple par rapport a Toxigenc. Selon Tanalyse de M. de Saussure riiydrogine serail 1111 peu plus abondant par rapport au carbone , en sorte tjn'il ap- proebcrait du rapport de 2 a 1 qui consliluc le gaz olc- fiant •, mais ce qui est surtoul plus important , le volume du carbone au lieu d'etre seulement 20 fois celui de l'oxi- gene , approche d'etre 25 fois ce volume. La delicalesse de ces analyses provient dc la pelite dose d'oxigene , en sorte qu'uiic petite erreur commise sur cetle quantile change entierement le rapport de eel element aux aulrcs. Tout cc qu'on pent conclure des aualyses des ladles fixes lailes jusqu'ici est qu'elles conticiinenl par rapport au carbone unc dose d hydrogene a peu pres comprise entre 1 el 2 , et en oulre une forl-petilc quanlitc d'oxigrne, qui reunis- sanl avee soi une quuulile considerable de molecules des r \u i.r. any. uo.-.imro lg'3 drtix antics substances, et augmfntast par l.'i la grosscuz do la molecule botale, est pmbablement la cause do la li- xite de ces huilcs. Mais dc savoir quelle est la proportion precise du carbone et de riiydrogene enlre eux , et de l'oxigeue aux deux autres eleinens dans chaque liuile par- ticulierc , et qu'est ce qui rend ces Indies en general plus ou nioins fixes, plus ou nioins fluides ou concretes, ce soul la des questions que nous ne pouvons resoudrc dans letat actuel de ('analyse dc ces substances. Jc romarquerai sculcmenl qu'il parailrait par les analyses que }\. de Saus- sure a fa i les scpnicmenl de quelques espT-ces d'claines, et ilc stearines , (pie dans les elalnos la proportion du car- bone a Phydrogene approcberaU de i a ?. , et dans les stea lines de 2, a 3. Ce que j'ai dit sur la grande influence des crreurs des experiences sur la quantile d'oxigene relativcmcnt aux huiles lixes pcut egalement s'appliquer aux resines , et aux bitu- ines , ces substances paraissant aussi contenir en general une petite quantile d'oxigene par rapport au carbone et a riiy- drogene. Aussi les analyses dc dillerens auteurs nous con- duisenl-elles a des rcsullats tres-difl'erens sur la composition d'une meme espece de ces substances. Par exemple dans la rcsine de Terebinlliinc le rapport du carbone a (hydro- gene en volume est a peu pies dc 2 a 3 ou 1 a 1 ~} soit selon l'analyse de iMM. Gay-Lussac et Tlit'iiard, soit selon cclle de M. de Saussurc; niais scion la premiere le rapport de Foxigene au carbone est a tres-peu-pics de 1 a 8, et 4() 6 SIR LES COMPOSES OHC.\NIQUES selon la scconde de i a 22. D'apres de si grands ecarts il est clair qu'on nc peut determiner avcc quclque probabi- lity , ct meme sculemcnt par approximation ni les diffe- rences csscnliellcs dc composition cntre une espece et l'au- tre de ces substances , ni ce qui les distingue en general des huiles fixes soit flu-ides , soil concretes* Nous ne nous arrelerons done pas d'axautago a des con- siderations particulicres sur ces diffcrens composes, ct nous passerons a dire quelquc chose sur la possibility de reduire a la theoric des eorabinaisons multiples les composts qua- ternaires , en les consideranl immediatement comme lels , par une niarchc analogue a ccllc que nous a\ons suivie pour les composes ternaires. i5. Cette reduction ne peut souffrir de difliculte , en prenant pour base la substance qui en Ire en moindre vo- lume , ou en moindre nombre de molecules dans les com- poses qua ternaires, aprcs ce que nous axons dit a oet cgard sur les composes ternaires. II suflit d'observer qu'un com- pose qualernaire peut etre considere comme resultant de l'union dune substance simple avec un compose ternairc , de meme qu'un compose tcrnaire resultc de l'union d'unc substance simple a un compose binairc ; car d'apres cela en operant par rapport a l'union de la 4.e substance sim- ple comme nous axons open'- par rapport a l'union de la 3.e , il est clair qu'on parviendra toujours a representor la composition qualernaire quelle qu'ellc soil par la reunion de deux ou plusicurs composes quaternaires parlitls, multiples P\R LE CIIEV. AVO".U>HO /(Q7 en eux mimes par rapport 3 leur base , rt dc l'un des quels les autres composes (pi a tern a ires seront aussi des multiples ; il ne faudra que multiplier suflisamrnent le nomine des molecules du compose total, sans en changer les rapports. Je me dispensers! done de developper en for- mule gen^rale le procedc a suivrc dans ce cas , comme on pourrait le faire aisenicnt d'apres ce que je viens de dire. Quant a la possibility dc representer aussi ccs combinai- sons quateruaircs sous unc forme telle qu'on puisse prendre pour base telle des quatre substances composantes que Ton votidra , sans qu'clles cessent d'etre multiples par rapport ii cctte substance, e'est une suite evidente de ce qu'on pent toujours par la regie ordinaire reduire a des rapports multiples les rapports quels qu'ils soient entre deux quel- conques de ces elcmcus : car supposons que les nombres euliers les plus petits par lesquels on puisse exprimcr les quautites relatives des quatre elcuiens dans le compose soient «, b, c, f/, dans l'ordre de leur grandeur, en com- mencant par le plus petit , il est clair d'apres cela que b pourra etre considcre comme multiple par rapport a a, c par rapport a b, el d par rapport a c. Ainsi pourvu qu'on prennc un nombre sulfisaramenl grand pour representer oo, azoic 127, hydrogene 810, oxigcne 170* nombres auxquels on peut substilucr par approximation carbone 12, azole 3, hydrogene 18, oxigcne 4. La relation annoncee par Gay-Lussac s'y vcrilicrait si Ton mctlait 17 au lieu de 18 pour l'liydrogeuc 3 mais en considcrant ce compose commc inimcdiatemcut quatcrnaire cela nc ferait (ju'cn compliquer la composition. En le sup- posant tel cpie nous venons de lc presenter, et prcnant pour base l'azole qui cntrc ici en moindre proportion , il n'y a que l'oxigene qui nc soil pas multiple par rapport a lui, et en suivant le procede ordinaire il est facile de voir que la composition reduite au multiple sera (1) 2 ( 1 azote 4 carbone 6 hydrogene 1 oxigcne ) 1 ( 1 azote 4 carbone 6 hydrogene 2 oxigcne ). Enfin la gelatine a doune en volume , par son analyse carbone 5oo, azole i52, hydrogene 959, oxigcne 214 ou a tres-peu-prcs carbone 5oo, azote i5o, hydrogene 95o, oxigcne 200 ou bien carbone 10, azote 3, hydrogene 19, oxigcne 4. (1) MM. Preypst et Dumas dans lenr examrn le facide c.irbonique retenu par la soude ; mais il faudra altendrc le detail qu'ils proiiiclleiil clr linrs ci- jjciicnecs sur celle substauce, pour jug r de la probability de tettc assertion. fin I.r, nii.v, Avovumo 3o3 Mais il parait qu'on pent bien mettre 18 au lieu de 10, pour l'hjdrogenc pour avoir tin nombre multiple par rap- port a l'azotc ( au lieu que la relation annoncec par Gay- Lussac ct Thcnard exigerait 17), et alors il reste a ra- mcner au multiple par nos proccdes le carboue , ct Toxi- gfcne : en les y appliqaant , je trouve 4 ( 1 azote 6 hydrogene 1 oxigene 3 carbone ) 2 ( 1 azote 6 hydrogene 1 oxigene 4 carbone) 2 ( 1 azote 6 hydrogene 2 oxigene 3 carbone ) 1 ( 1 azote 6 hydrogene 2 oxigene 4 carbone ) Le second et le 4." de ccs composes partiels sont les menoes qui constituent 1'albumine , et dans la menie pro- portion : mais la composition de la gelatine est compliqnee par 1'addition de deux autres composes partiels , savoir le premier et le 3.e qui different rcspectivement de ces com- poses la par le nombre 3 du carbone au lieu de 4. J'ajouterai encore quelquc rcmarque sur une autre sub- stance apparlenante a la classe des composes qualcrnaires nun acides , Puree. Nous en avons deux analyses , Tunc de M. Bexar d , I'autre de M. Prout. D'apres la premiere , scion revaluation en volumes, failc par M. Gay-Lussac dans l'endroit cite des annates de chimie ct de physique , la proportion des elemens y serait a trcs-peu-pres 1 carbone 2 azote 6 hydrogene 1 oxigene. On voit qu'on pent re- presenter cetle composition , ainsi que M. Gay-Lussac l'a reniarque* par une combinaison d'ammoniaque , et d'oxide dc caibouc; car la quantile d'hydrogene n'y est pas d'aillcurs !fO/, SUR LES COMPOSES OUCVNIQUES suflisantc pour former dc l'atnmoniaque avoc l'azotc, ct de L'eao avec 1'oxigene, puisqu'en fonnant le premier compose il n'en reste plus rien pour lc second. Ed considerant l'tirce com me un compose immediatemeut quaterniiire , on voit qu'il est multiple tant par rapport au earbone , que par rapport a 1'oxigene. L'analyse de l'uree par M. Prout don- nerait scion nos evaluations 1 earbone 2 azote 4 hydro gene 1 oxigene: elle est encore multiple par rapport au earbone et a l'oxigene , et ne diflere de celle de Berard que par le volume 4 de lliydiogene au lieu de 6. C'cst a des ex- periences ullericurcs a decider quelle est la veritable com- position. 17. Le scul acide animal quatcrnaire que nous connais- sons d'une mauiere un peu precise (1) est Y acide urique, puisque l'acide hydrocyauiquc , dont nous avous deja parle dans le mi moire precedent n'est que ternaire (2). Nous avons aussi deux analyses diUc'renlcs dc cet acide, par les memes chimistcs Berard ct Prout. Selon Tanalysc de M. Be- rard, calculee en volumes par Gay-Lussac, el toujours avec (1) L'acide purpurique de Prout. ou acide erylhrique dc Brngn&tellj oflre en- core trop dc point'- dc contestation pour qu'on puisse compter sur l'analyse que Prout en a donnee. L'acide pyro-urique de MM. Chevalier et Lassaigne est encore peu connu. (j.) Par iles travail! dont je n'ai en connaissance qu'aprcs la lecture dc mon ■in moire cite , M. Berrelius a trouvc que lc cyanogene suljiirr pr'esenle un compose1 alisolumcnt analogue aux acides bydrocyanique , cl chlorocvauique ,. clunt forme dc volumes egaux dc cliacuu de ses elcuicus. PAR LE CflEV. AVOCVDRO 30D 1c changement ordinaire par rapport an carbonc, sa com- position scrait 2 carbonc 2 azote 5 hydrogene 1 oxigene. Scion cclle tie Prout il y aurait seulemcnt 2 hydrogene au lieu dc 5 , c'est-a-dire que 1' hydrogene scrait egal en vo- lume tant au carbone qu'a l'azote. L'egalite de volume en- tre lc carbone el Tazote , qui est iudiquee par les deux analyses ? proportion qui est la merae qui forme le gaz oyanogene , avait ddja ele annoncee par M. Gay-Lussac; il s'y joint de plus , selon Tunc et l'autre analyse pour for- mer l'acide urique , un volumera'oxigenc egal a la moitie de celui de ccs deux elemens , et un volume d' hydrogene qui selon l'analyse de Berard scrait a ceux du carbone ct de l'azote comme 5 a 2 , et selon celle de Prout simple- men t egal ;i ccux-la , ct ainsi le meme que dans l'acide Iiydrocyauiquc , en sorte que selon celle derniere analyse l'acide urique pounait etre considere comme dc l'acide hy- drocyaniipie joint a un volume d'oxigeue egal a la moitie de celui de cliacnn de ses elemens , ou comme du cyano- gene , qui au lieu d'etre uni simplcment avec un volume d'hydrogene, y jojndrah encore l'oxigene qui scrait neces- saire pour former de l'eau avec cct hydrogene. II faut avouer , que l'analyse dc Prout a au moins en sa faveur \<- degre" dc probability qui pent dependrc d'une plus grande simplicity. All reslc les deux compositions sonl toutes deux immediatement multiples relativement a l'oxigene, ct ne pieseulcnt aucuue diiliculte dans la iheorie des proportions Tom. xxvr, S s s 5o6 SUR LES COMPOSES ORCANIQUES dclcrminees, lorsqu'on les considihc commc immediatement quaternaires. Je remarquerai encore ici que d'aprt-s l'analyse dc Prout l'acicle mique aurait une composition analogue a celle que M. Bcrzelius a trouve par ses dcrnicrs travaux a Cacide hydrocyaniijue sidfure , si ce n'est que le soufre qui y rcinplace Poxigene entre pour un volume egal a celui de cbacuD dcs trois autrcs elemens, au lieu de n'y entrer que pour un demi volume. Soy AD VERBASCUM CISALPINUM A CL. MEDICO JOA»E BIROLI 30VARIESSI DESCRIPTL'ST Aloysii Colla OBSERVATIONES Lectae die 6 januarii i8aa. T anli valet ail augendam naturae scientiam veritatem dc- prehendere , quanli errorein detegere. iluic inuixus princi- ple-, cum \iderim dubitalioni subjectum a CI. Joanne B;roli in hoc Regio Athenaeo materiel inedicae et botanices paucis ab liiuc annis Profcssore, quid sub nomine Verbasci phae- nicei inlelligant liodierni Botanici , «an scilicet species a divo » Linneo dcscripla eadeni sit, ac ilia, quam praesides Pcdc- » inontani Allionils, Bellardi. et Balbis inter incolas hujus » ditionis commemorarunt tamquam uberrime proveniciilein m in pascuis siccis, et ericetis (i) »; cum insuper vrdeTim el. Auctorcm, ex eomparatione inter cliaractcrcs memoratae (i) \ irb.iv. cisalp. liir.ui.l Dag. I-. 5o8 AL0YSIUS COI.LV spcciei a Lissro, aliisque cgrcgiis Botanicis tribulos, illosquc ah ijisomct perpensos in incola plaata suspicatum fuissc » / . phaeniceum L. niinimc colcrc dilionem pedemonla- » nam, ct dislinguenduni esse nostrum nomine V. cisalpini, » quod a basi Alpium ad Ticinum usque in pascuis siccis, » et praescrlim ericetis crescit » (i) ; cum denique idem cl. vir iconcm , ct descriptioncm addiderit j ut judiceiit BotatHCi an accepiandum , an rejiciendmn (2) ; opcrae prautium duxi nonnullas obscrvationcs summis viris sub-, mittere, ul noscant nuin Veritas deprehensa fucrit, an po- lius error sit dctegendus. Differentiae , quas cl. Biroli agnovit in characleribus spe- cificis totae in eo sistunt , quod in Vevbasco Linnei folia sint Hilda , caulis siibnitdus ramosus ; in nostro folia pi- losa , caulisque pilis obsilus , et semper simplex (3). Praetium hisce notis tribuendum , praescrlim in Verba- sco } videbimus: intcrea diligenter perpendendi characleres tarn a Linmeo , quam ab aliis eclebrioribus Botanicis V. phaeniceo adscripti ; icones inspiciendac; specimina exqui- renda. Cll IR.ICTERES. LiNNECs in hort. Cliff, p. 55 inter Verbasci species re- fcrt Blattariam purpuream Bvcn. Pin. 24 ' 5 ct sequcntes (1) Ihirl. |>. 2. rers. ab exposilis. (2.) [bid. (Z) Ibid. p. i. rers. Praesides Botanki. AD VERBASCUM CISALP1MM 5o9 addit synonimias Blaltaria Jlore caeruleo et purpureo \ Bun. hist. 3. 875. Blattaria perennis Jlore violaceo Moms, hist. 2. p. 488. Ex cbaracteribus a Bviiiimis , et Morisonio allatis nil cerli deduci potest. Casp. Bach, in Pin. 241. non adnotat folia , ncc caulem ; monet tautuin lianc lilaltariam esse Jlore subcaeruleo ant carnei colon's , out dilatiore purpura uitenle , interdum satura/ius rubenle , unde purpureain appellavit. I. Bauh. in hist. 3. 875 nullos characteres specificos re- fer! ; ait tamen : et banc vacuums Blattariam Jlore phae- niceo : addil iconem valde niancam , ex qua folia radica- lia videntur inula, caulina autem , et ipse caulis villosus: apparent etiani rami, sed ex axillis iujimis , quod notan- dum , ut seqnentibus descriptionihus lumen afferatur. Morisonius hanc plantain ila describil : « Blattaria flore » caeruleo vel purpureo folia multa habet per terrain stra- » ta , mcdioci iter lata , viridia , absque serralura ulla in » margtne , ex quorum medio oriuntur caules plurcs cu- » bitales a media parte fere sursum versus ornantur flori- » bus etc. » Moris, hist. 2 p. 488. Tradit insuper figuratu t. 9. sect. 5. fig. 1 quam cl. Biroli admittit proximam Ycrbasco ab ipso descriplo (1), quae tamen ornnimodo im- perfecta ab omnibus Botanicis censctur. .(1) Ibid. ji. |. (cis. cl. Morisomts. 5l(> ALOYS1US COLLA l.\ Iiiscc mancis descriplionibus , iconibusquc, Linneus,. qui fortasse tunc plantain anlc oculos nou habuerat , uil minim, si sequentem pluasim eruerit J erbascum folds ora- lis cienalis nitdis scabris, cattle ramoso : llort. Gill". 55. Sed de LiNNEi phrasi in Hurt. GifT. ne vcrbum quidcm npud cl. Bikoli. Phrasis , quain desuniit a svstcniatc >cgc- tabilium eju^dcm Lim\ei , uon fuil a noslro auclore accu- rate trudila : Linmis cnim : folds oval is nitdis cienalis ra- dicalibus , cattle submido racemoso: ila in syst. vegel: edit. I iitdb. an 1770 rol. 3 />. 169, nee nou in edit. i5 cu- ranle Mlrrvy. Paris. 1798, pag. 179, el in aliis. Biroli .lutein scripsit : Juliis nudis crotalis , radicalibits , canle stlbllltdo H4M03O ( 1 ). , Suppoiilo, ut fieri debet, adjectivo ramoso alleri race- ntoso , deuita videlur praccipua ratio differentiae, ab illo detccta. At, quam Auctor praelerit , Linneus subjungil dcscriplio- nein loses verbis: rroRTiL'S p. 148 inter Iilallariac species pur* pit ream recensuerat , Bed dcsciiplioncm omiserat , et ad Baiiiimos, ac Lobij.hm Icon. 565 sc sc retulerat. Idem lecerat Ray us in hist, plant, rol. 2, p. 1096; ad- didil insuper liasce notiones : « Blattaria Qore eaeruleO , vel » purpureo . . . foliis per terrain expanses ad Cohyzam » Mathloli minorem accedit, non tameu ila villosa sunt ... » Parkinsonio folia latiora sunt quani Iilallariac lulcae » ( Verbascum Blattaria Lin.) magis canescentia, paucis » aut mi I lis per margines serraturis etc. De caule nihil dixit: sed comparatio inter V. phaenkeum j V. Blattaria , et Conyzam Mathloli ratione foliorum su- peiliciei, non leve pracbet argumentum, primam speciera hand semper gprerc folia inula , dum Rayus asscrit esse minus villosa /icita/is. Hoc posito vidcanius quid senserit celebenimus Alliomis nosier , cujus vestigia a clarissimis Botaniris Pcdemontanis Belmruio , ct Balbisio secuta et venerata fuere. Ille mjlor. peclem. torn, i, J>ag. 106 refert phrasim Linsei Sjrst. vegel.\ admiltil. synonimias Bauhiniorlm, et Jacquimi; affert iconem Taurinensem vol. II. tab. 101 , quae a cl. Birolio liaud memoralur , quamque diligenter consului in Bibliolhcca B. Allimaei Taurinensis ; dcuique stationes notat lioc modo : « in collibus aridis apricis Montisferrati , et Asteusis Pro- » vinciae frequens : in colle Taurinensi Superga dicto , et » circa Seguvium quoque nascitur : legit Laurentius Ter- » runeus in agio Montiscalerii prope villani Monachorum » S. Bernardi : cl. Riciierius misit collectani in collibus » oppidi La Morra: cl. Bellardi in ericetis cauapiciensibus » nou infrequeutcm esse obscrvavit (i). Nunc icones inspiciamus , speciraina exquiramus. Icoxes , et Specimina. Jam vidimus figuram a Balh. hist. 87 5 esse admodum impcrfectam ; eruitur tamen caulem esse villosum, et ramos ex infimis alt's. Figuram a Morisomo traditam quam mancam vidimus V. (1) Cl. Bums in pascuis ilelli Molinctli , turn ctiam supra Superga alirnqno ■ mi 'moral in Fl. Taur. pag. \o. Tom. xxvi. T t t 5 I 4 AL0YSUS COLLA. cisalpino Biuoli magis proximam esse , auctorem ipsum fateri observavimus. Modo cum figuris a Loiselio et Jacquinio , quarum me- niinit Birom (i) , cum Icouc Taurinense supra laudala , nee non cum speciminibus siccis comparemus. Lobllii planta, quam a ditionc Pcdcmontana provenien- lem asscrit , magis acccdit ad Iconem Taurincnscm , exce- pts in liac foliis subglabris , ct canlc ramum unicum fe- rrule ex axillis iitfiniis , quae nola tamquam accidentalis ab accuralissimo Allionio liabctur , dum caulem non judi- cal ramosum, quamvis ad eandem iconem confugiat. Figura Jacquinu imperfecta , desunt enim folia radicalia : sed caulis apertc villosits , folia caulina ciliata fere ut in figura addita a Biroli : nee magis faciendae leves differen- tiae ab Auctore allatae , ucmpc : « folia ad basiu caulis in » figura Jacquinu ninth longa, omnia nimis sinuala (2); » nam in primis Biuolius ipse non a figura , sinubusniie fo- liorum , sed ab eorum supevficie , et caulis composi/ioue pennolus fuil , dum novam sper.iem propositi t; maxime do- lenduni diligeutissimum Auclorem non praebuisse quoque figuram I erbasci, quod verum credit jthaeiiiceum , ut com- paratione facilius differentiae agnoscerenlur! praeterea recte observavit La. Markius in Encyc. metod. loin. 4, j>. 211, (1) lliiil. p. 1. vi-rs. cl. Jacqpim , et p. a. vers. cf. LiMMUL (2) IliiJ. p. 1. vers. cl. Jacqlih. V AD VERBASCUM CISALPINUM quoad V. pliueiiicemii , nempe folia caulina supcrna altera esse integra , altera plus minusve denlata , inferiors autem in nonnullis speciminibus oblonga , obtusa , siimalu , uti vide re est in icone ab eo tradita Illuslr. I. 117, quae foliis ligurac Jacqunii perfecte aecommodatur. Quid plura ? l'rae oculis habemus duo specimina sicca a cl. Bellabdi humanilcr , uti sui nioris est, communicata. Primum praebct folia radicalia duplo latiora , longe petio- lala , subglabra, caulina subamplexicaulia , lauccolalo-ovata , erenata villosiuscula; caalem simplicem villosum , ramis e\ axillis infmiis, et congruit oniniinodo cum figuris Lobelii , el JiCQUlidl , ac icone Taurinensi. Alterum pracsefcrl omnes cliaiactcres figurac a cl. Birouo addilae , exceptis foliis caulinis inferioribus in spcciniine valde niinoribus. Utraque collecta fuerc inter incolas hujus ditionis, uti planta de qua Allionils maxima diligentia iconcm curavit : immo a tergo papyri , cui adliaerct secundum specimen Bellardi , exlat liaec vetus annotatiuncula : « verbascum pliaeniceum Lin. » inveni in eiicetis agri Ciliani, Clavarii, P»ondizzoni, Ci- » riaei, alibique » quod consentaneum slalionibus ab Al- liomo indicatis. Comparatis insupcr quamplurimis aliis speciminibus di- versis lemporibus collectis, praesertim tribus penes cl. Gilsta R. II. Botanici Taurineusis Bectorem existentibus, in omni- bus perspexi nonnullas uotabiles diflcrentias tarn in mensura et margine foliorum , quam praecipuc in superticie totius plantae quoad pubem. 5 I 6 ALOYSIUS GOLLA In Herbario cl. Latourette, quod scrvalur Lugduni penes optimum BaLBISIUM exstant duo specimina V. phaenicei ex plantis oliin in horto bolanico vigentibus, ac provcnienlibus c\ seminibus missis ab immorlali Allionio : ilia refeiunt folia nuda , margine ciliata , ciliis apice glandulosis; caulcni autein ramosum , ramis ex axillis niediis : quod culturac forlassis tribueiulum. Inutile arbilror bic referre quod cl. Willdenowius id sp. plant, torn, i , part. 2, p. ioo/, altulit de F. p/taeniceo; repctit enim cliaracleres Linnei , et admillit onines synoni- mias supra allatas: moneo tamen in descriplione caulcni ra- mosum non dicere , ceu supposuit cl. Biholi (1), immo siniplicem adnotat : aliunde Imjusniodi descriptions non "NYilldehowivs scd Linnels auclor , ceu ille profitclur, ac apparel ex comparatione inter utramque descriptionein. Tandem idem Willdenowius in eniim. plant, liorl. Bero- lin. lorn. 1, p. 225, charactcres specificos Linnei emenda- vit hoc niodo : (( foliis nudis radicalibus inaequalitcr den- » talis, caulinis lanceolalis denlalis basi cunealis , caulc » sabnudo, racemo elongato, pedunculis alternis ». Paruin interest ipsum repelere caule subnudo , folia nuda , all obscrvavit cl. Biroli (2) , nam epilhetona nudus, subnudus etc. rcspectu caulis non opponuntur epithelonibus ra- mosus, subramosus etc., scd aliis foliosus, subfoliosus etc., (1) Ibid. p. 2. vers. cl. Willdenowiis. (2) Ibid. AD VERIIASCIM CI9ALPINIM ,.1- ct rcspcclu foliorum jam vidimus in nonnullis iconibus , speciminibusque esse fore inula , in aliis plus miuusvc ril- losa. Et in plantis vigentibus pili adco rafi et breves sunt, ut nisi oculo armato conspici queant, et sic carum aspectus folia refcrat inula , ac fere nitentia ; unde conscquitur non facile credendum cilia quae ad foliorum marginem repc- liuntur a pilis esse cflbrmata , ut aulumat Birolils (i). Caeteruni descriptio Willdenowii congruit cum Icone Tau- rint-nsi , et primo specimine Dellardiano. Ex allatis consequi videtur i.° Omues auctores supralaudatos semper descripsisse eandem plautam de qua agimus, videlicet f erbascuin jiliae- niceum L. a.° Illam , quasi polymorpliam liabita ratione lblioruni superjiciei , caulisque coniposilionis , modo lolia referre inula , vel siibnuda , modo plus minusve rillosa , vel pu- bescenlia , vel pilosa ; caulem a litem vel sitnplicissimum , aut ex alis infimis ramusculos gerenlein , numquam pro- prie ramosum. 3.° Hujusmodi notas nimis esse fallaces ad constituendas proprias , constantesquc dilferenlias specificas , et potius climati , solo, terrac , culturae, aliisve fortuitis causis tri- buendas ; ex quo verendum , ne dum amabilem scientiam (i) Ibid, pag. 3. v ci«. folia radicalia. Si 8 aloysius colla adaugere totis viribus nilimur , confusioncm in earn eflun- dumus , quod heu ! nimium frequens. 4.0 Quodsi Botanicorum judicio, quibus hasce observationes submillcre ausus sura , planta a cl. Birolio descripta im- posito nomine sancitur , eos scire debcie (quod maximi mnmenti ) , tarn J evbascum phaeniceum Lin. quam V. ci- salpiiuim Biroli, amoenas cxornaro Pcdcmontanas rcgiones, gratumque animum dos profiler] erga cl. raeique amatissi- mura Auclorem , communem patriam nova specie dilasse. 5 1 o NOTE SUR LTNTEGRALE DE L'EOUATIO.N (^I)•••,'z^","»'•r• ^" = 0- Par ML Plana Lu d /gixfi+ ^3£ V'— etc. | ; j"=C'x. | i—Bgx'+B.g'x"— BtgW+Big-x'*— etc. | ;. ou C, C represcntent deux constantes arbitraires. II est clair , que en prenant y=y'-\-y" Ton aura Tin- tegralc complete de la proposee. Ainsi, pour avoir la va- leur de y sous forme fmie , il suffit d'exprimer sous cette forme y1 et y" . Pour cela , voici le procede qui m'a paru le plus simple pour sommer ces series par des integrates definies simples. En designant par n un nombre enfcier et positif, et pre- nant m = o, u—i pour limites de l'integration , il est fa- cile de trouver , que en integrant par parties l'on a ; p „ e. ,(„-,)./,;-,(/«(,-«r / It dll ( I — H1)' = . . — — " J 2/J-H) ; /■* a» t/(i) = / « ; B3=M'R3 ; etc. Done , nous avons ; j'=CM\ U{o)—Pgx'-*-P,g*x',—P,g3x'1-*-Pg''x"i— etc. | ; yr=CM'x.\r(o)— Rgx'-*-Rtg>x"— RgW+Rg"*'*— etc.) ;* substituant pour P , /*, , jR,, etc. leurs valeurs , on trou- vera , que en faisant pour plus de simplicite m •+■ 2 = n Ton a ; ^ ' w a.n» a.3.4.n* a.3.4-5.6.n4 IVIX M. n&BA 523 On obticndra tie memc ; y=cM'x. | rM .3^^v^_»Wi)+ clc , . J ' w 2.n* i..i.',.;n 2.i.,',.5.6./i6 ' En substituant pour J7(0), £/(,), i/(2), etc. f(0)> ^"(i), ^(a) etc- leurs valcurs aflectees du signe integral , et posant pour plus de simplicite ; — (m-t-4) — m q={ I — «') =""+4 ' ) cos. (, m^ ) — m + C'*JMi-»>) cos. ( f<|Ja ) i les limites de rintegration relative a u etant usso, « = i. On peut aussi ecrire cette integrate sous cette forme ; — {m-\-!() — m Pour avoir l'inlegralc analogue de l'equation d'y il faut observer que en prenant g= — a' Ton a; (zu\?~ex'\ en ■+■ e n -f) = ; ; ce qui donne j y„ — 2fl7<|/.r"» 3flM.r|/*"i\ . qdu. f e rn-t-z -+- e m-t-2 ) ' PAR M. PLANA 32J Done , cn prcnant la sommc de ces deux fonctions on aura pour linlegrale complete ; r —ian.r\xm iaux\ x»> ^T4 - (J)...y =.Jdu. ( e S+3 -+- e m+z )(<7(i— k*) ' -t-Cr (i-»*) "■**). En faisant /h=o , la formule (a) donne , y=- I du. cos (oittc) \Cx-\-C (i — «') J , pour l'integra le complete de l'equalion y-; -4-a"j' = o. Or , cette expression de y donne ; c . „ r •= — sin. m + C /. . cos. aux . J a J 1 — u» L'on sait d'ailleurs , que dans ce cas la veritable intd- grale est , y=-A sin. ax -t- .-/cos. ax, cn designant par A, A' les deux constantes arbitraires. Ainsi , il faut demontrer que le terme Q =.C. I . cos. aux , remplace le terme A', cos. ax. A cet cflet remarquons que en developpant le cosinus Ton a ; Q- r du I n»xa.i<» flU«.u4 n*j6.ii* . j =:C / 1 i 1 ■ -+- etc J . J i—w j 2. i.a.3.4 i.a.3. , ■ ) 526 NOTE Or nous avons en general ; at i II («» — i -*- 1 ) 1 — «l B" — I !t — i i— a id — \\ '—3 («*— 1)| -w(«-0 -4--^ -(«*— i) •■■■+■ done Ton a ; U 1 Ifi J I II » » ' en designant par 11^ la quantity Jinie , qui , pour chaque valeur de i, doit etre ajoutee a / ^: il suit de la que nous avons ; Q = C cos. ax. / — ; ■+- C(Nx*+N'x<-*- A7 W cic.) iV, N'}N"elc. etant des coefficiens finis, que Ton pcut de- terminer par la formule precedenle. Maintenant , representons par A' une constante arbitraire finie : rieu nemptche de faire ; G ^L_. > r ''" ' J 1 — u* et alors Ton a ; -, „ y4'(Nx'-t-N'x'>+n"x<'+elc.) Uz=.jT cos ax ■+- -pr~. i x /an J 1— u* Mais la formule /tin i +u = Uo» ■ -+- constanlc ; fait voir que la valeur de l'integralc / -, prise depuis n=o jusqu'a u=i est infinie : done il est permis de supprimer le terme divise par cette integralc, ce qui reduit l'expression precedenle de Q a Q = A'cos.ax} commc cela doit etre. PAR M. PLANA S2-] En revenant acluellemcnt sur notre analyse generate , on comprendra , que nous sommes tombes sur cette diffi- culte dans le cas parliculier de m = o , parce que nous avons change la forme des constantes arbitrages CM , CM', qui sont naturellement introduites dans lc calcul. II nous parait convenable , d'apres cela , de retablir ces constan- tes , et d'enoncer le resultat de celte recherche de la ma- niere suivante. i.° L'integrale complete de l'equation, d'y — -+-a\r»<.j=o, est; Jdu{i—it') Cx.Jduii-u*)^. cos.( mJ2 ) 2.° L'integrale complete tie l'equation ilx est — - — c?xm . r = o ? — (m-t-4) — iaux.\xm aaUX.Vxn, y — \.Cjdu{\ — u) . \e +e ) Jtlu{i — «*) ■lm+^ \Cx.fdu.(i-u*r+\(e ^~+e «"*» ) ' ■ 7^ r^ ; Jdu.(i — a1) ^^4 52$ NOTE les limites de Integration par rapport a u etant h=o ct II est visible , que ces integrates cessent d'avoir une signification claire dans le cas parliculier de mss — 2 ; mais on sail que lY-quation , ,/V <>\r _ a pour integrate complete ; C, C designant deux conslantes arbitrages. 11 est essenliel de remarquer , que ces expressions de j-, par les integrates delinies , sont beaucoup plus generates que les expressions par les series desquelles nous sommes partis. Car , les valeurs des coefficiens //(,) , /?(,) font voir, que les series iufinies sont en defaut lorsque Ton a (m-t-2.) 1=1 , ou bien (m-1-2) /=— 1 , a cause de l'infini qui se presentc dans Texpression des coefficiens : or , il est visi- ble , que cet inconvenient n'a pas lieu en employant nos expressions sous forme finic. II n'est pas moins digne de remarque , que ces memes expressions mettent en evidence les cas ou la proposee peut etre inlegree , sans employer le signe integral. En eQet , ces cas sont ceux oil Tun , ou l'aulre des deux exposans ~ '""*"') ~~'" sera un nombre enlier el nos h if , ce qui arrivera loutes les fois que Tcxposanl in sera compris dans la forme —- , 1 etant un nombre enticr et posilif. PIR M. PLANA 529 11 me semble , que ccttc propriele" imprimc a nos for- mulcs le caractere de la plus grande simplicitc jointe a la plus grande gcncralite. Dans lc cas 011 m = —~— , il n'y a qu'une seule des deux parties qui composent nos formules qui se presente sous forme fiuie : soit yJ celte panic , laquclle renfermera tou- jours une constante arbitraire : il est facile de voir , que B designant une autre constante arbitraire , Ton satisfera a la proposee en prenant , ce qui determine Tintegrale complete sous forme finie , puisque cette demicre expression renferme deux constantes arbitrages. Je dois ajouter maintenant , que Euler avait donne , sous diffe rentes formes, ct par des inlegrales definies, Tin- el1 y tegrale de l'equation -— ±a'x'",j = o, ainsi qu?on peut l'apprcndre en consultant le 3.e volume du calcul integral de M. Lacroix ( pag. 536,537 ). Mais ces integrates d'EuLER renferment une seule constante arbitraire , et il ne parait pas , que ce grand geometre ait rcmarque le moyen simple que nous venons d'exposer, pour parvenir u Tintegrale complete , par des integrates simples. M. Poisson a demon tre ( vo\ez Journal de lecole poly- technique 16." caliier pag. 237 ), que Ton pouvait satis- faire a liquation, '-— s= bn\ a"~2. y , en prenant Tom. xxvi. X x x 53o NOTE — x" — bnn =-/< dx.e et integrant dcpuis x=o jusqu'a x=oo , C etanl d'ailleurs une constantc arbitraire. Ainsi cette integrate n'est pas complete : il est vrai , que en l'ajoutaut avec celle cT'Euler on en aurait une avec deux constantes arbitraires (*). Mais de tels resultats me paraissent plutot un jeu de Fanalyse, que des expressions convenables pour en faire sortir les lois des phenomenes , dans les applications qui exigeraient la connaissance de Tintegrale complete de cette equation. Pour donner une idee des difficultes que Ton rencontre dans l'integration des equations d'une forme tant soit peu di flit: rente de celle que nous venons de considerer , je vais exposer ici quelques recherches sur l'integration del'equation, qui nous oQi'iront Toccasion de demontrer un resultat Ir&s- remarquable decouvert par M. Legendre , et enoncd sans demonstration dans un de ses memoires ( Voyez Academie des Sciences de Paris annee 1789 pag. 4°9 )• Pour avoir llntegrale complete de cette equation par les series, il suffit d' y appliquer la methode exposee a la (8) Nous indiquoDs cc moyen pour cxclure les integrates tlefinles doubles.' Autreinent il est tres-facile d'avoir 1'inlegralc complete a l'aidc d'nae inle- grale particulicre : il sulCt pour cela de recourir a la forniulc que nous arous rapportee ci-dessus. TAR M. PLANA 53 1 page /,2i du second volume du calcul integral de M. Lv- croix. Par ce moyen Ton trouvera sans difficulte , que en faisant pour plus de simplicile a= — r-' [/-<-(«-l-l )(«-t-2)]./,-(-»=0 ,- [/-«-l«-*-3)(a-f- i)]^» -*-^,=o ; [/+-(«-+- .">)(*-h6)].^ -+-^ =» ; a _ '— »/— 4/. C/+(/3-H3)(|S-*. ,)]«, ■*-gBl=0 ; [/-«-((3-f-5)(|3-(-6|]BJ ■+■£«, =o ; [_/^-(«H-2» l)(a-*-2l'j]./| -l-g./i— 1=0 etc. ; etc. : Ton a , (a) . . .y = y^.r* j i-H^1x1-*-^2x''-t-^/3j:'i-t-etc. j -4-#a£ |i-HJB,xJ-f-^2x4-j-53jc'.-hetc.J , A, B etant deux constantes arbitrages. Les valeurs des exposans a. , 8 seront , comme Ton voit, toujours replies lorsque le coefficient designe par f sera negatif. Pour examiner directement ce.cas, ct donner en meme tems une forme rationnelle aux expressions de « et de /3 nous ferons f=. — k(k-hi), ce qui donue , i — 4y=n-4£-+-4£2=(i-H2/-)*, et par consequent «t=i -+-/-, l2=z — k, Maintcnant , si Ton faitg=»i', la valeur de y qui satisfait a l'equation sera, y=.Axx+k. j i —A',m*x*-*-A'jn''x*—Aimf,x''-t- etc. } Bx~ * . |i— B'rfx^Hjri'x^— #V»V-H etc. } , les coefficiens A\ B' 6tant determines par les equations sui- vantes 1S0TE 6(2k+1).A'3—A,1=o\ ■ ai(2k-+~2i-t-i)A1i — ^',_,=o etc. 2(1 — 2/>)/?', — 1=0 ; 4(3-2k)B'x-B',=o ( 6(5— ak)B\— B\=o ; 2i(2i—l—2k)B'i — i?',_,=0 etc. II est evident que l'expression precedente de y peut etre considered corame une fonction du produit mx ; car rien n'empeche de changer respectivement les constantes A arbitraircs A et B en r, Bmk. L'equalion diflerentielle meme met en evidence cette propriete a priori , en l'ecri- vant ainsi , tl'y A.A-»-I — — \-Y — )' = 0 , m*Jxx J m'x* J et reniplarant le produit nix par une seule leltre. Done il suffit de considerer l'equation , *y A.A-t-i Wy-.-'-g-*:/ IT-J = 0' a laquelle Ton peut toujours ramener la precedente. D'apresla theorie precedente nous aurons pour l'expression complete de y qui satisfait a l'equation (5) ; (y) y = A.v'+k. X-irBx-k . X ; en faisant pour plus de simplicity, X* X* X6 X — , i_ -+- etc. — 2.(2*^-3) 2.4(2A-f-3)(2A-»-5) ».4.6(2A-i-3)(2A-f-5)(2A-i-7) a:» a* xf X'=i-h ■ etc. 2.(2A— 1) 2.^(2A— i)(2A— 3) 2.z,.o(2A— i)(2A— 3)(2A— 5) Cette espression de y jouit d'une propriete remapquable. TAR M. PLANA 533 FaisoiK zz=.x .X, et designons par z' ce que devient z en y changeant k en X-f-i : alors en diffcrcntiant z' Ton obtient , h+i JU-5 -=(A-i-3>- - — — --f (x , A-+- 1 ) ; u'= y(x ,k -+-i). Cela pose, il est clair que en changeant k en k—\ , les expressions precedentes de z\ u' donnenl; (i) . . . . 2 = x . UaA-t-i) . J x . \f, (x,k—i) dx -+• C J ; ($') . . . . u = x . ! — . I x .

    deviennent egales cha- cune a l'unite lorsqu'on y fait x=o , puisque les series in- finies X , X' jouissent de cette propriete. Apres avoir satisfait a cette condition Ton aura y = Az, •+■ /in. pour integrate complete de l'equation d'y h.k-*- 1 — - — f- >■ . r = o . De-la on tire la consequence importante, que l'int^grale complete de cette equation peut etre trouvde sous forme finie , et independamment du signe integral, toutes les fois que la quantity k sera un nombre entier et posilif. En effet; en faisant d'abord A=o, les series designees par X, X' sont sommables , et Ton a ; y = A &va..x ■+• B. cos. x , PUt M. PLASA ce qui donne ; \^ (x,o) = sili. x ; f (.r,o) = cos. x- Maiutcnant , il est facile d'avoir lcs valeurs de -J/ (x, i)

    f (.r,i) = - . J 3 . Ix sin x . dx •+■ C j ; p (.r,i) = - • ] / x. cos x .dx-hCl ; ou bien ; \f<(x,i)=-. |c?-t- 3 sin a: — 3.r.cos.r[; j> (x, i)= -. JC-+- j: sinx -f- cos x J. Pour determiner facilement la constante C il sufEt de remarquer, que ayant, en serie, \J, (x, i ) =x ( i r-t-etc), Ton doit avoir \J/ (x,i)=o, lorsque x = o ; et par con- sequent C = o. L'on demontrera de merae que C'= o : 3 i£ (x, i ) = — . (siar — x.cosx) ; f [x,i) = — . (r.osx-f-x.sinx) . En substituant ces valeurs dans les formules (S), (V) l'on a ; \f (x,2) = — JC-+-3.5. fx(s\ax — xcosx)dx J ; p(x,a)= — JC+. -. /x(cosx-t-a:sinx)^j:| . Effectuant Tintegralion Ton verra que Ton doit avoir C=o , C=so , et 536 NOTE >f (07,2)= -^-.Jsinx(3 — -rl) — 3ar.cosjc J ; p(x,a) = - — ■. j cos.r(3 — ,r1)-+-3.rsin,r J . On trouvera tie la nieme maniere; ^(x,3)z=-~ J sinj-(i5 — 6.T1) — (i5.r — x3)cosa: J ; p(.r,3) = A cos.r(i5 — 6.rl)-H(i5jc — x5)sinx [ ; ^.(x,4)=— -1-:- j sin.r(io5 — ^5x1-^-x'1) — (io5x — io.r3)cos.r >; p(x,4) = T7 ;] cos.r(io5 — 45.rM-.^)-t-(io5.r — iox3)sin.r ! . En general Ton a ; 3.5.7....2A-f-i I . I \[> (x,k) = i Psmx — {) cos.r 5 ; a?5 / ou a , b designent les deux constantes arbitraires , et A, , A* elc. ;/?,,/?> etc. des coefficiens nunieViques dont la valeur varie avec lc nouibre k. 11 est facile de trouver la loi de ces coefficiens : en effet ; en posant pour plus dc simplicity its1, et diil'eicntiant TAR M. PLANA 537 Ton oblient ; -— = — (ucosx — &sin.r) — ^/sijijc-H^cosjr) . I substituant cette valeur, ct celle de y dans Tequation , d'y A.A-+-I ct egalant ensuite s^paremrnt a ze>o , le polynome en « qui mulliplic (a sin jc ■+- ^ cos x) , et celui qui multiplie (a cos a: — £ sin x) Ton obtiendra les equatious suivantcs ; A.A-f-i =2/y,; A.A-i- i .A ,=3.2jI-i-2.3H1 ; A .A-4-1 .^2=5. 4-. 8 _ A— 5 A— ',.A— 3.A— 2.A— i.A.A-+-i.A-<-2.A-4-3.A-w,.A-t-5.A-»-6 ■"3 — . . - J 2.4.6.0,10.12 etc. Tom. xxvi. Y y y 538 ROTE Ccs coefliciens s'accordent avec ccux qui out 6l6 donnes par M. Legendre dans le menioire cite plus haut: oo voit que leur nombre ne sera jamais infini lorsque k sera un nombre entier positif ou negatif. Dans les autres cas oa aura par ce moyen une autre mauiere de satisfaire a la proposee par deux series infinies, ordonnees suivant les puissances negatives de x. S'il n'avait ele question que de verifier le resultat de M. Legendre , Ton aurait pu le faire aussitot par le pro- ceed que nous venons d'exposer. Mais la veritable dilficulte consiste ici dans la decouverte de la forme du resultat ; et notre analyse a Favantage de faire trouver directement cctte forme, a Taide de quelques considerations fort-simples. L'equation , deja tres-iraporlante par sa liaison avec une loi tres-remar- quable sur la densite des couches du spheroide terrestre imaginee par M. Legendre , a acquis un plus grand interet par une fort-belle application que M. De-Laplace en a faile dernierement a la theorie de la chaleur de la terre. ( Voyez Connaissance des tems pour Tannee i8a3 pag. 25o ). 539 DESCRIPTION D'UN ANIMAL NOUVEAU QUI APPARTIENT A LA CLASSE DES ECIIINODERMES Par L. Rolando PROFESSEUR d'aNATOMIE Lite a la Seance du 9.4 Janvier 1823. A lusieurs annees se sont ecoulees depuis que j'ai promis de donner la description de quelques aniniaux tout-a-fait singuliers , que j'avais dccouverts dans les mers de Sar- daigne ; itc trcs-riche en toute sorte de productions natu- relles. Le doute qu'il put exister une description de ces aniuiaux qui ne lut pas a ma connaissance a eie" la seule cause d'un si long retard. Maintenant encourage par le sa- vant Collcgue et Ami le professeur Bonelli , qui tout nou- vellement a recu de Genes quelques uns de ces animaux, que je me proposals de faire connoitre , je vais donner la Ggure , et la description d'un des plus curieux avec les details anatomiques , dont je crois pouvoir garantir Texac- litude, ayant pu soumettre a la dissection plusieurs individus 540 description d'un animvl NouvtA.tr en tres-bon etat, ct presque vivans, ce qui nc pourrait sc faire sur, ceux conserves meme pour peu de jours clans l'esprit de vin. Je me trouvais au raois de mai 1 8 1 6 sur les cotes de la petite lie dite de TAsinara, occupe de la recherche des Mollusques et des Annellides , qui se trouvent dans les eaux de la mer a peu de profondeur , lorsque dans un endroit oil Teau etait bien claire, et dont le fond etait d'une pierre tres-lisse je vis une espcce dc cordon assez long de couleur verte , qui avoit quelques ressemblauces avec cerlaines es- peces d'algues, ou de fucus, ou autre plante de cctte nature, et qui se retirait brusquement et disparaissait presqu'entie- rement. Je n'ai pas tarde a en trouver d'autres qui touches legerement se reliraient de meme; de maniere, que je ne savais pas , si c'etait une plante trcs-sensible , ou un ani- mal d'une nature bien singuliere. Mes doutes n'ont pas 6\e mieux eclaircis, lorsque je me suis empare d'un de ces cor- dons, qo», comme je le dirai plus bas, etait la queue de l'animal. Par la je me suis assure que c'etait une substance animate , sans toute fois pouvoir decider a quelle espece elle pouvait appartenir. Apres avoir redouble mes recher- ches je reussit enfin , en soulcvant une tres-grosse pierre a saisir un de ces animaux tout-ii-fait entier , et j'ai pu m'assurer , que ce cordon si contractile n'en etait que la queue. Cet animal ressemble exaclement a un boudin, c'est-a- dire, son corps long de trois a quatre pouces est cylindrique, PAR L. HOi-ANDO 54 1 oblong, ct presenle une bouclic ronde , petite et lics-sim- ple a son extreoiite anlerieure , landis que de la poste- ricure se prolongc une queue de 8 a 10 ponces divisde en deux cordons plus minces, plus mcinbraneux, et corame i'estones a leui bord interieur. Tout le corps de cet animal est tres-contraclile princi- palement la queue qui peiU se retirer, ou se raccourcir de maniere a elre reduite a tin ou deux pouces de longueur. A cause de la tres-grande contraclibilite du sac, qui forme le corps de l'animal , et qui renferme les visceres , celui-ci tanlot se retrecit en diflerens endroits et presenle deux, trois , ou quatre bosses. Tantot il s'allonge de maniere a prendre la figure dun gros ver de terre , ou d'une sang- suc. La queue en se prolongcaut de rcxtremite posterieure i'orme un pli long d'un demi pouce ; e'est au commence- ment de celui-ci, que l'anus est, pour ainsi dire cache , ayant a son cote uue autre ouverture qui conduit a un or- gane parliculier, que je crois £tre destine a la generation. Tout le corps de Tauimal est d'un beau vert , et ce n'est qu'avec difficulle , qu'on y distingue des lignes traus- vcrsales, qui pourraient le faire croire une anncllide; e'est enlin , en observant avee bien d "attention , qu'on decouvre dos petits points un peu releves , qui pourraient Aire des glandes mucipares, puisquune assez grande quantile de mucus verdatre s'exhalc continuellcment de tout le corps de l'animal. La quantile de cctte humeur verdatre qui suinte de sa peau est si grande , que ayant mis quelques 542 DESCRIPTION DUN ANIMAL NOUVEAU uns de ces animaux pele-mele avec des mollusques et des annellides dans une pinte d'esprit de vin , ceux-la ont suffi pour donner une couleur vert-foncee non seulement a la liqueur spiritueuse , mais a tous les autres animaux y con- tenus , qui en consequence ont etes defigures. Ayant ob- serve sept a huit de ces animaux en plcine vie, j'ai re- marque qu'ils nagent a-pcu-prcs comme les sangsues, mais ils changent bien plus souvent de forme. C'est pour quoi ils se cachent dans des petils troux creusds dans les pierres , et, quoiqu'ils etendent en dehors leur longue queue , il est impossible de les en tirer , parce que ils en- flent leur corps , et la queue se detache sans que Tanimal paraisse en souffrir. Ce qui a fait, que la premiere fois que j'ai vu de ces animaux, ne pouvant saisir que cette partie, j'ai ete^ bien embarrasse a reconnailre ce quelle pouvait etre. J'ai remarque que quand cet animal est tranquille il elend sa queue; mais il m'a ete impossible de verifier quel usage il peut faire d'une partie si remarquablc. Rien n'an- nonce qu'elle puisse lui servir a la respiration et faire les fonctions*de brancbies , qui presentent tant de formes bi- zarres dans les animaux des classes voisines. Je ne vois pas non plus , que ce soit un organe qui puisse servir a lendre des pieges a d'autres animaux plus petils , pour en faire sa nourriturc , parcequ'ayant examine les substances con- tenues dans ces boyaux , j'ai lieu de croire que cette es- ptce de ver se nourrit de vegetaux qui croissent au fond de la mer. 1'AR L. K0LASD0 5 , '■) ORGANISATION. Ann de mettre de l'ordrc dans la description des organes de cet animal , je commenccrai a parler dn systeme vas- culaire , puis du systeme nerveux , ensuile de Y appareil alimeiUaire , et en dernier lieu des legumens. Systeme Vasculaire Les organes principaux du systeme vasculaire ou de la circulation , sont deux vaisseaux , qui entieremet attaches a l'enveloppe dermo-mitsculaire ( e'est-a-dire a la face interne de la couche musculaire et des tegumens) sc pro- longent de la bouche a l'anus, ollrant toujours a-peu-pres le meme calibre et se montrant a peine un peu plus pelits vers la premiere. De ces deux vaisseaux Tun doit etre une artere et l'autre une veine, mais faute de differences bien prononcees , il m'a ele impossible de les distinguer. J'ai meme observe , qu'il est plus facile de les voir dans les animaux conserves quelque temps dans l'eau de vie, que dans ceux morts depuis peu. De cette artere , et de cette veine sorlent une infinite de vaisseaux extremement delies , qui vont en grand noni- bre s'inserer dans les intestins , et probablement dans lc vaisseau, qui longe une portion du tube alimentaire, commc je le dirai tout a l'heure. Ces pelits vaisseaux forment un lacis , un tissu filamenteux d'une finesse extraordinaire, et vont aussi en grand nombre se perdre dans L'enveloppe 544 DESCRIPTION U'UN VNIM\L NOUVEAU (lermo-musculaire. Un autre vaisseau plus petit, que ladile artere, et que la veine, raais qu'on distingue aisement, parce qu'il se trouve sur un fond bicn different, longe une graude partie du tube alimentaitc. Pies de l'anus il communique avec un des susdits vaisseaux , passe ensuile sur le rectum et s'etend sur plus de la moitid des boyaux. II s'amincit cnsuite, et finit par disparaitre sur la portion des intestins, qui se trouve plus pres de la bouche. Commc je Tai deja rcmarquc , il recoit un tres-grand nombre de ces vaisseaux extremement delies , qui viennent de I'arlerc et de la veine. Sur les parois interieurs du sac on decouvre aussi des reseaux vasculaires tres-fins , comme on en voit dans tous les autres animaux. II est bon d'ob- servcr , que cette disposition du systeme vasculaire a beau- coup de rapport avec celle des Hololuries , des Ours ins , des Siponcles , animaux que j'ai dissequc avec toute la pa- tience qu'exigent des parcilles recherches. J'ai remarque plus haul , que je ne croyais pas que la queue avec scs tongues dependances put faire les fonctions d'organe respiratoire. Kn cflet ayant coupe cette partie a un animal vivanl , il n'en parut point inquiete , et vecut plus de 24 heures. J'ai cu lieu d'observcr que ces animaux exigent une eau bieu pure , car lorsque j'en conservais dans leau , avec des pclils poissons, des mollusques , oti des annellides, j'ai vu que e'etaient ccux-la qui soufi'raient d'avan- tage , et que je trouvais morts bieu avant les autres , si IVau u'elait pas cliangee. PAR L. ROHNDO 5', ."i II me parait que la combinaisoii do l'oxigene avec le fluide nourricier, qui ticnt lieu de sang sc fait cliez ces animaux a la surface de la peau, ou , commc je l'ai re- marque , on observe des rcscaux vasculaiies tres-6ns , et ou aboutit un Ires-grand nombre de ces vaisscaux ties- delies , qui sortent de l'arlere et de la veine. Systeme Nerveux. Tous ceux qui cultivent la Zootomie sont au fait des grandes difficultes qu'on trouve dans la recherche du sy- steme nerveux des animaux les plus simples. En consequence il pourrait se faire, que ce que je vais dire a cet egard , ait besoin d'etre rectified C'est pour celle raison , que parlant du systeme nerveux , il est necessaire que je considere en meme terns l'appareil de la locomotion , qui dans cet ani- mal se reduit a deux couches de fibres musculaires ties- fines etendues sur les tegumens. C'est entre le deux vaisseaux, que j'ai decrit les pre- miers , que j'ai vu un cordon Ires-mince d'une substance transparente, et gelatineuse, que je crois etre un filament nerveux. Celui-ci s'etend de la bouche a l'anus. Je n'ai point observe de ganglions , ou de renflemeus ni prcs de la bou- che , ni le long du cordon ( qui peut-etre se prolonge dans la queue, quoiqu'il m'ait etc impossible de l'y decouvrir ). Ce qui peut faire croire , que ce cordon est une espece de moelle epiniere , c'est qu'il a le plus grand rapport Tom. xx vi. Z z z 546 DESCRIPTION D'ON ANIMAL NOUVEA.U avec celle du Sipunculus nudus , ct que les fibres muscu- laires sont beaucoup plus epaisscs aux deux cotes de la li- gne qui parcourt non seulement celui-ci, mais encore Tar- lere et la veiac. En eflet le sac forrac* par les tegumens , et les fibres musculaires est beaucoup plus mince du cote oppose, puisque celles-ci y sont a peine visibles , et que e'est dans cet endroit , qu'elles se dechirent plus facilement apres la mort des animaux. Les fibres musculaires se divisent en deux couches , L'une externe et Tautre interne. Les fibres exterieures qui se trouvent en contact avec les tegumens sont longitudinales, et transversales les interieures qui touchent les visceres. D'apres cette disposition tres-simplc , il est facile de se ren- dre raison des mouvemens singuliers qu'execulent ces ani- maux. On concoit aussi qu'ils peuvent aisement se retrecir dans toutes les parties de leur corps par le moyen des fi- bres transversales, et se raccourcir a l'aide des fibres lon- gitudinales. Au moyen de ces memes couches musculaires, ils peuvent en outre executer plusieurs mouvemens com- poses. Cepcudant , en rellechissant que des mouvemens de cette nature ne peuvent pas avoir lieu sans nerfs , il parait que des nerfs tres-minces, et invisibles a cause de leur fi- nesse doivenl sorlir du dit cordon , se distribuer a toutes ces fibres musculaires , et par consequent a celle de la queue aussi , qui paraissent encore douees d'une plus gran- de conlraclilite. Ayant deja remarque quil existe une gtan- de analogie entre ces animaux et les siponclcs , je puis PAR L. ROLANDO 5 ,7 aussi par analogie conclure , que dcs nerfs tres-delies , que j'ai tres-bien vu dans ccux-ci , doivent existcr dans cctte nouvelle espece. J'ajouterai , que je n'ai pu decouvrir dans ces animaux aucun organe de la vue , ni de l'ouie; ainsi ils paraissent n'avoir d'autre sens que ceux du gout et du tact. Ce der- nier doit etre bien aclif dans les appendices de la queue. ApI'AREIL Alimentaire. Le canal alimentaire est un tube tres-loDg, gros, comme une petite plume de corbeau , entortille en difleientes mauieres. Avec un peu d'attention on le voit se separer en deux paquets donl Tun communique avec la bouche , et l'autre conduit a l'anus ; tandis qu'ils communiqucnt entr'eux par une portion d'intestins , qui s'elend de l'ex- tremite posterieure vers ranterieure. Ce long inteslin est forme dune tunique Ircs-mince , quoique probablement elle soit composee de plus d'une membrane. 11 pourrait se faire qu'il y existat un peritoine, qu'on decouvre aisement dans les iloloturies et dans les Oursins. Exterieurcment on n'y decouvre presque aucune difference , si ce n'est dans la couleur. Ce n'est , comme j'ai dit ci-dessus , que dans la portion qui conduit a l'anus qu'on trouve le vaisseau longitudinal qui disparait dans l'aulre. La boucbe est tres-simple , exactcment ronde , et trts 5',8 DiscnirnoN d'un animal nouve.vu contractile. Ellc est renforcee par quclques fibres muscu- laires. Autour de l'anus il y a des petils faisceaux muscu- laires qui sont disposes tout au lour en forme de rayons. Dans lc canal alimentaire s'ouvrcnt pres de la bouche deux conduits excreteurs qui appartienncnt a deux glandes rou- geatres , oblongues , placees a cote de la portion de cc tube qui pourrait s'appcler cesophage. Ces conduits se ra- mifient corarae celui du pancreas de l'liomme , et les ra- meaux sont terrninees par des petits grains assez sembla- blcs aux grains d'un sable ties-fin. On peut regardcr ces petits grains comme des follicules secretoires. lis ne sont pas lies ensemble par du tissu cellulaire , de mauiere que mis dans l'eau ils se st'parent , et la glande ressemblc a une grappe de raisin. Au milieu des intestins on decouvre une vessie formee d'une membrane tres-mince. Elle est remplie d'une eau qui serait tres-limpide, si elle n'etait pas un peu troublee par la presence d'une grande quantite de petits corpuscu- les blanchatres. Cette vessie , qui s'dtend au dela des deux tiers de Tanimal , se retrecit posterieurement en un con- duit, qui s'ouvre separement tout pres de l'anus dans le dit pli ou fissure , qu'on trouve a la racine de la queue. A Tendroit ou le conduit s'epanche pour former la vessie il se delache un pedicule plus mince, qui est lermine par des filamens tres-courls , ce qui lui donne I'aspect tantdt dun pinceau, tantot d'une fleur scmiflosculcuse. J'ai trouve quelque ibis ladile vessie vide et aiTaissee , et le pinceau PAR L. ROLANDO 5 4 <^ plus petit. Unc difference aussi reuiarquable m'a fait croire, que ces organcs soient destines a la generation, et que les atonies blanchutres soient des oeufs : alors ces animaux se- raicnt des hermaphrodites. TtGLMENS. Les tegumens de ces animaux sont parfailement unis, et s'etendent sur tout le corps et la queue. Comme je l'ai deja dit , on y voit des lignes transversales, et avec beau- coup d'attention on y decouvre des petits tubercules. II est presqu'impossible de les detacher des couches musculaires deja decrites, qui doublent leur face in.terieure. Exterieu- rement ils sont induits d'un mucus verdatre , qui parait etre continuellement exhale par ces- petits tubercules, qu'on peut regarder comme des follicules muqueux. Reflexions. La description et les details anatomiques que j'ai donnes de cct animal singulier metlent hors de doute , qu'il n'a pas ete decrit jusqu'a present, et qu'on peut le regarder comme absolument inconnu aux naturalistes. On peut aussi conclure qu'il n'est pas facile de lui assigner sa veritable place dans Techelle des etres organises. Au premier aspect , surtout si Ton a egard a sa grande mobilite , on pourrait le prendre pour un annellide, et le 5. TO DESCRIPTION d'uN ANIMAL NOUVEAU placer tres-pres de la sangsue ; mais la disposition des vaisseaux, la structure singuliere de son canal alimentaire, l'absence de quelques organes, et surlout des anneaux sont autant de raisons pour ne point le comprendre dans celle classe, et pour le releguer dans les classes inferieures. M'etant beaucoup occupe de la structure des Echiuoderraes propre- ment dils , je puis assurer, qu'il s'eloigne de ceux-ci par sa forme egalement que par son organisation interieure. Mais comme M. Cuvier dans son regne animal vient d'eta- blir un second ordre d'Echinodermes sous lequel il com- prend ses Molpadies et ses Minicules , ainsi que les Pria- pules de Lamark et les Siponcles , il parait, que sa veri- table place est a cote de ceux-ci , quoiqu'au premier abord on puisse s'appercevoir , qu'il s'eloigne tellement de tous , qu'on ne doit pas hesiter d'en fairc un genre parliculier. Pour les memes raisons on peut dire qu'il n'a rien de commun avec le Priapultis caudalus de Lamark , puisque cet Auteur, et principalement M. Cuvier d'apres Muller donnent a celui-ci des dents a la bouche, un seul intestin qui de la bouche va droit a l'anus , et un systeme mus- culaire scmblable a celui des Holoturies. Maiutenaut s'agissant de donner un nom a l'animal, que j'ai decril, je me propose de suivre l'exemple de plusieurs naturalistcs qu'ils ont apelles les especes nouvellement de- couvertes du nom de quelque homtue celebre, et j'ai choisi a cet effet celui d'un savant de notre pays dont les travaux, en meme temps qu'ils repandent le gout pour l'bisloirc PAR L. ROIANDO 55 [ naturellc, rcculent les limites de la science. C'cst du nom de notre collegue le Profcsseur Bonelli , que je deduirai la designation generique de cet animal, et que j'appcllerai Bonellie. D'apres ce que j'ai dit plus haul , son caractere generique pourrait etre le suivant : Boncllia. Bonellie. Corpus oblungum summopere contra- » Corps oblong cylindriqne tres- clile , cauda lunga in duas lacinins di- » contractile , bouche tres-jimpic a visa praeditum. Os simplicissimum ad » rpxtremite anlericure. A la postc- anticum extrcrnum positum. » rieure queue biGde. Bonellia viridis. Bonellie vert. B. Corpore aei/uali ,levi: Cauda longa » Corps tres-lisse, queue longue ap- complanata laciniis memlranaceis mar- » plalie di»ise'e en deux cordons avee gine inlerno obscuriori, undulato, lobato. » le bord interieur j>lus foncii mem- llabitat in littoribus Sardiniae et Ge- » braneux ondule, et festonne. Habile nuae. n les coles de la Sardaigne et dc Genes. Peu de temps apres que j'avais trouve le Bonellie vert un pecheur m'apporta un animal , qui avait avec celui-ci bicn des rapports , mais comme il etait conserve dans l'es- prit de vio , et que je n'avais jamais pu avoir que ce seul exemplaire , je ne puis rien dire sur son elat naturel , parceque , comme on scait , ces animaux si tendrcs chan- gent beaucoup en les conservant dans les liqueurs spiri- tueuscs. Ainsi m'dtant propose de gardcr cet animal, je me 55:1 DESCRIPTION d'uN ANIMAL NOUVEAU suis borne* a ne faire qu'une petite ouverture pour voir si les visceres diiTeraient beaucoup de ceux de le Bonellie vert , et j'ai observe que les intestins etaient un peu plus gros , mais entortilles a-peu-pres de la roume maniere ; les parois du sac paraissaient un pcu plus epais et plus fer- mes. D'apres Fassertion du pecheur , la couleur n'avait pas beaucoup changed , elle etait seulement un peu plus eclaircie par Taction de la liqueur spiritueuse. 11 avait trouve cet animal dans ces filets sur les cotes de la Sardaigne a peu de distance d'Alghero. Je d6finis cet animal. Bonellia fuliginosa. Boneille brunatre. B. Corpore fusijbrmi litberculato. » Corps fusi forme parseme de tres- Cauda et laciniis teretibus apicibus » petits tubercules , queue ronde , subglobosis. Habitat in littoribtis Sar- » ainsi que les deux cordons , qui sont diniae. » lermines j>ar un globule charnu. » Habile les coles de la Sardaigne. PAR L. ROLANDO 553 EXPLICATION DES FIGURES. Table x i v. Figure i. Represente un Bonellie vert de grandeur naturelle des- sine" d'apres un des plus gros que j'aye vu. A son extre- mite anterieure on voit la bouche sous la forme d'un trou rond tres-simple. Son corps est retreci en trois endroits. Figure n. Le meme animal qui presente son extremite anterieure beaucoup allongee , et retrecie , en outre deux autres re- tr^cissemens, ce qui fait que l'animal presente trois bosses bien dislinctes. a. Vessie , qui sort de la fissure (b) qui se trouve a la racine de la queue , ou se cache l'aiuis. Ladite vessie est celle que je regarde comme organe de la generation , et qui etait remplie de corpuscules blanchatres , qui pourraient etre des ceufs. Je crois que cette vessie est sortie du ventre a cause des contractions trop fortes du sac. Figure m. Represente un Bonellie vert presque dans son etat de trauquillite. Au milieu du corps on y observe une tache Tom. xxvi. A a a a 554 DESCRIPTION D'uN ANIMAL NetlVEAU brunatre qui parut quand l'animal souflVait. En ce meme endroit les parois dermo-musculaires devenaicnt minces et transparens de maniere qu'a travers on voyait les boyaux se mouvoir. Table xv. Figure ir. Bonellie brunatre fusi forme. a. Bouche situee a rextremite" anlerieure. b. Anus un peu eloigne de la queue. c. Membrane qui s'etend d'un cordon a l'autre. Ceux-ci sont termines par un tubercule globuleux. Figure r. Un Bonellie vert ouvert pour mettre en vue les visceres. Le tout est de grandeur naturelle. a. Espece de glande salivaire, qui avec son conduit s'ouvre dans Tcesophage. b. La meme glande du cote* oppose , dans laquelle les follicules sont separees pour faire voir que les pe- tits grains avec leur conduite ont la forme d'une grappe de raisin. c. Bouche ties-simple ouverte. d. OEsopbage ties-peu different du lube alimentaire. e. Canal alimentaire tout entorlille. PAR L. HOLAMJO 555 f. Dcrniere porlioa dudit canal ou rectum. g. Anus. h. Les deux vaisseaux longiludinaux. On peut considerer Tun comme une arlere, et Tautre comme une veine. j.j./. Vaisseaux extremement delies qui forment un lacis, ou tissu tres-fin. En cxaminant avec attention on voit pourtaut , que ces vaisseaux vont s'implauter en partie dans les parois de l'euveloppe , ou du sac dermo-musculaire , et en partie dans les intestins. II est tres-difficile de dessiner exactement ces tissus vasculaires dans lesquels pourtant les vaisseaux sont paralelles. k. Vessie oblongue a parois tres-minccs avec son conduit qui s'ouvre a cote de l'anus. /. Organe sous forme de pinceau , ou de fleur semiflos- culeuse , qui sort entre la vescicule, et son conduit. in. Queue coupee pour mieux faire voir le pli ou fissure, qu'on decouvre a cet endroit. n.n. Parois du sac dermo-musculaire, qui contient les vi- sceres. Ces parois soat form6s exterieurement par les t^gumens , et interieurement par deux couches de fibres musculaires longitudinalcs, et transversales. Figure ri. Le meme animal ouvert comme ci-dessus mais grossi. a.b.c.d. Representent les memes objets, que dans la figure precedente. 556 DESCRIPTION d'uN ANIMAL NOUVEAW e. Boyau ou tube alimentaire. e' Paquet des intestins qui tient a l'cesophage , et a la portion intermddiaire. e1 Portion de Tintestin qui de la partie posterieure se dirige vers l'anterieure , et se continue avec le pa» quet des intestiiis qui vont a Tanus. e3 Paquet des boyaux qui vont a Tanus. f. Fibres ou fascicules musculaires disposes en rayons autour de l'anus. g. Vaisseau , qui longe l'intestin. h. i. Les memes objets, comme dans la figure precedenle. C'est entre les deux vaisseaux qu'on decouvre le cordon gelatineux qui doit etre consider^ coramc un filameDt nerveux, ou comme la moellc epiniere. k. La vessie oblongue que je crois etre un organe de la generation. Elle ^tait plide et entrelacee avec les iutestins. lei elle est tiree de la cavite" pour laisser voir les autres visceres. t.m. n. Comme dans la figure precedente. Figure ru. Represente la vescicule avec son pinceau , que je crois appartenir aux organes de la generation , parce que dans quelques individus je les ai observes beaucoup plus pelits, et ainsi lletii*. locad. Rflbm. ith r/,,/,,,- Jf Jc./fo.e mttt. '/>'"\I\ P{vq.JJ&. ■ \ -i-fn--' I .i f>r<'f aa t'//■ k t ' /, cad. R'Tam . .?/ t '/>>/■■■ <& •''•./'■'..' mat. '/>'"-. \l /'"/ Fp.V. Fig . \ /. ■ sra * deuvind a apriu nature oar < itoli 557 ADDITION A LA NOTE SUR L'INTEGRALE DE L'EQUATION ^ '-f- ^.j=o. Par M. Plana. J l est utile tic rapprochcr de I'equation traitee clans la »econde partie de celte note liquation diuerentielle , laquelle pent <"tre intc^gi^e cornpletement par les quadratu- res dans un cas fnil-elendu; savoir, lorsque Ion a g= — m\ J^=—2/n/> , le nomine p elanl entier , posilif ou negatif , et la quantile m etant dailleurs quelconque. Considerons done ['equation ,-,. laquelle est, comrae Ton voit, tout-a-fait semblable a la pro- posee,.avec la seule difference que les coefficiens dY, (i-y).Y-M , II suit de la ; i.° Que dans le cas particulier de liquation ( V); si Ton employe la premiere de ces deux transformations Ton aura, entre les transformers successives, le syst6me suivant d'd- quations ; TAR M. TLiWA 559 f i T. i h i Fj i ?« i I-+-(2-4-/?)AT, <7,=o ; />,= H-/J ; ^=1 j />,= i+p } q3=o ; />j= 2-+-/> ; ftsci ; />,= 2-4-/? ; <7;=o ; />5= 3-4-/> ; ^,= i ; /;6=3-i-/>; ou Vni q„,pn designent respectivement les quantity qui doi- vent etre substitutes a la place de Y, q,p dans l'equation (5'"), pour avoir inimedia lenient la transformec correspondantc : a.° Ln employant la seconde transformation Ion aura entre les transfoimees successi\es le systeme suivanl d"^quatious; i+pXY; i ■ i I I ?5 I T6 -4-pXF,; <7,=i ; p„= p— i ; -f{p— O-XT,; tf3=o; p3=p—i; -+-(/;— i ) AT; ; 94='; PF=p—a'> +(p—2)Xr; (],=o; Pi=p—2; +(p—?.)Xl\ ; 96=i ; p,= />— 3 ; 56o ADDITION A. LA 1VOTE Done, toutes les fois que le nomine p sera entier et ne- gntif Ton pourra, en employant le premier sy>t£me d'equa- tions, ramener Immigration de liquation (3") a linlegiation d'uue equation semblable a celle qui se deduit de lequaiion (Q'r) en y faisaut a la fois (J=i , p= — i ; e'est-a-dire qu'il sullit d'intcgrer une equation de la forme X' ,1Y A -hi i Or , en cela il n'y a point de difficulty" , puisque cette equation, en y faisant p= n-.YZ prend la forme lineaire, i it i _z~~ * * z~x' d.X de sorte que Ton a en integrant , ' • ;■— c C designant une constante arbilraire. Lorsque le nombre p sera entier et positif on pourra tou- jours, a Paide du second systeme des equations precedentes, ramener la question a iutegrer une equation de la forme A* dY X-hi i T>JX"*~ ~Y T'~ ° ' laquelle etant lineaire donne , en l'integrant , et designant par C la constante arbitraire ; II est done demontre , que Ton pourra toujours obtenir par les quadratures l'integrale complete de Tequatioa PAR M. PLANA. 56 1 pourvu que p soil un nombre eutier posltif ou negalif. II ne sera pas inutile d'avoir fait rcrmrquer lcs reductions que la methode de M. Legendre presente dans ce cas par- ticular , qui a I'avantage de se ratlacher a uue equation du second onlrc assez importante. Au reste , la roelhode de M. Legendre que nous venons d'appliqucr a ce cas particulier est propre a fournir lin- toiji ale complete de Inequation du second ordre , d'y / m am-t-»\ dans tons lcs cas, ou.apres avoir decomposes les coeffi- ciens A et B de maniere que Ton ait , ^ __/»("'•*-■) _ . B__ P a(m-»-2) ' ' ' " 2(m-*-2) ' Ton verra que tun ou Vaulre de deux noinbres + 7 est entier posilif on negalif. Allors en faisant , 2.{in+2.) j= Ce I zdx e i 3. 1 m-f-2 m+Z X=z p • («M-3) • X i m i m+2 »i-t-z m-t-a s=— qp . (m-4-2) . X . Y; 56a ADDITION A IK NOTE Ton obtiendra entre les nouvelles variables Xy Y la trans- iormee du premier ordre ; X' JT X.(m-l-2)~'-«-i v i T>lx + F -*-1X- F>=°> laquelle jouit dcs deux proprietes enonc6es plus haut re- l.itivemenl a l'equalion designee par (/3W). Je reviens maintenant sur l'intigrale de l'equation d'Y k.k+'X p > • 11 i ---4-j = -./, pour fane voir que Ion peut en ob- tenir l'int^grale complete, sous forme finie, meme dans les cas ou k n'est pas un nombre entier. II suffit , pour cela, de sommer par des integrates d6finies les deux suites , A, A.. P—i-i- — -«--- -*-... ; _ B, B> B, Q=- + ^- + -+--- 3 ou A, , A, , A, ...;£,,£,,£, ... sont des fonctions de k telles qu'on les voit a la page 537. En faisant pour plus de simplicite ; 3.k— I — (l-t-lO — (I*!1) /oo rMdz e 2ns il est demontre- dans le premier volume des Exercices de C. Inf. par M. Legendre ( p. 396 ) , que k etant un nom- bre entier , et n une quantite quelconque positive , Ton a cette equation ; (y) . . . Zz=Z. \ i-+-B,ra— A,n>— Brf+AjS+Btf— ... J. PAR M. PLANA 563 II est facile de prouver par Tanalyse m<*mc de M. Le- gendke , que cetlc equation subsiste , ea changeaul /(duns la quantity imaginaire ■■ : alors , la funuule 3 i — y* Z'=zJ c~«.fdx.e » , que M. Legendre trouve a la fin de la pag. 36/j devient , Z'=2%.e . J "^[cosfaj1)— j/irr.sii) (//;-')]: o done, en posant /y*=K , il viendra; d'ou Ton tire , par les valeurs connucs dc ccs integrates; ou bien ; Z = M—Nl/^7, en faisant pour plus dc simplicity ; M=z]/- (cost? — sinn) j iV=2 J/- . sin/j . En changennt n en — =r-dans rintdgralc Z , il est clair que Ton a, Z=^V— V'.\/^\ , en posnnt ; zf,— i ^=y a* .C03l__j; ^/^/^.Sin[^]. 56/j ADDITION A LA NOTE II suit de-la que 1' equation (y) donne ; V— f'yCZ; f A, A* A3 \ ,,— fB, B, B3 \ Done, en comparant les quantiles rcellcs et imagiuaires. = P; nous aurons MV+NF' At A* At . = i-+- - — -f- H — ■+ jl/'+A1 «» n't n6 MF<—Nr_ B, B, jh^ _0 En supposant A- nombre entier , ces deux Equations don- neraienl les valeurs des integrates deiinies F^ Vl\ car Ton en lire ; ^= MP — NQ ; Vx— MQ-+-NP, oil les expressions de P , Q sont censees connues. Pious avons trouve ( p. 536 ) ; J=P, . (asiax -i- bcosx) -+- Q, (acosx — asiux) , en designant par Pt, Q, ce que devienuent respectivenient P, Q par le changement de n en x. Ainsi Ton a ; y=a (P.sinx -t- (?,cosx) -4- b. {P,cosx — (),sin.r) , ou bien , - a.(Ms\ax — Ncosx).V-*-n.{Mcosx-t-T\\\nx).Vl b (Mcosx-*-NsiDx)P'—b (Afsinx — ATcosx).f * en ayant soin de remplacer n par x . Done , en substituant pour M , TV leurs valeurs precedentes il viendra ; • jx \ — sinx(sinx-t-cosx) /'-f-(i-4-'-in,x — sinxcosx)./^1 1 \ ir j 3 — sinax — cos2X ) ,\/x l(iH-sin'x — sinx.cosx).//■^•sinx.(sinx-f■cosx).A', J \ IT \ 3 S1D2X — C0S2X \ PAR H. FLMM 565 ou Von a ; Telle est l'expression de y qu'il faut regarder comrac la < • 1 1 • < l i r 1 11 r • '''r A.(J-f-l) veritable integrale complete de 1 equation t-t-j= — jr} quelle que soit la valeur de k. On doit remarquer , que en posant k(k-+- 1 )=« , et con- siderant « comme une quantild donn^e , il en requite deux valeurs differentes par k, savoir k= — \z*z\/>~+~ii: mais cettc ambiguitd disparait des integrates definies V et V' \ car en les considerant comme des fonctions de k , et faisant y=f(k) , V=f' {k) , il est aise de prouver , ( Voyez Tome cite de M. Lecendre p. 366 et 367 ) que la nature de ces fonctions est telle que Ton a/( — A)=f(k — 1); f( — k)=f'(k — 1) : d'oii il suit que ; Si Ton avait quelques doutes sur la verite de l'equatioq Z(,) = (n-n). Z(0), que M. Lecendre trouve a la page 366 1 lorsque n est change dans — — , il serai t facile de les faire disparattre en partant de liquation 3 1 j» Z(0=a?. e~ "J"°(i-h2y') e~"dy, o Tom xxvi. C c c c 566 ADDITION A LA NOTE rapportee dans la page precedente , laquelle devicnt par ce changcmentj, ct en posant ny*=u ; (i) " Vn ' 6 J \f\ ' 1" TtJ (cos«-sin«.p^r7). Or Ton sail , que /"* 1^5 . coS„ = _ js , /\lltl/-5inn = _^ partant nous avons OU bien ; — n/Z7 ,r„=[/^-^(l_^,).(__fe). MEMORIE DELLA CLASSE DI SCIENZE MORALI-, STORICHE E FILOLOGICHE. I DEL TERRITORIO PIRAICO ILLUSTRAZIONE DEL LUOGO DI TUCIDIDE LIB. 111. N.° 91 Del Signor Amedeo Petron PnoFESSORE DI LINGCE OBIDTIH. Letta nelV Adunanza delli ai febbrajo i8aa. IVJlentre da qualche anno io attendo a recare nella lingua 1 1. 1 liana la nobilissima istoria di Tucidide, ed a quest' uopo io vo esaminando quanto sopra tale difficilissiuio scrittore ebbero a notare i piu valenti elleuisli ; osservai talora , che vi si incontrano luoghi niauifestamente corrotti , senza chc o difficolla od errore dai (ilologi vi si sia sospettato mai. A tal gcnere appartiene il luogo del libro 111. N.° 91 , che io, senza piu stare in sugli inutili preamboli , imprcndo a corrcggere , e ad illuslraie. Cosi scrive Tucidide : In qiiella medesima .shite gli Jle- niesi mandurono trenla navi a correre le cosle del P- lo- ponneso sol to la condotla di Demosleiw Jiglio di Alcistene y e di I'rocle figlio di Teodoro. Ne spedirono inoltre altre Tom. xxvi. 1 > DEL TERUITOIUO NRAICO sessanta contro Melo con due mille opliti capilancili da Nicia di Nicerato con intendimento di sottometlere i Mela, i quali essendo isolani ricusavano di presfare obhedienza, e di entrare nella lega. Ma poiche , dopo a fere saccheg- giata la cohtrada , i Meld non si arrendevano , salpando da Melo si dirizzarono ad Oropo tBj jrigav y«fe. Le quali pa- role niente altro possono significarc se non se ad Oropo delta opposta terra. Infatti il traduttore latino spiega ad Oropnm , quod est e regione ; il Levesque, ed il Gail tra- slatarono a Orope , qui est en face de cetle He; V Ilobbcs to Oropus in the opposite continent; lo Smith to Oropus on the opposite shore ; e 1' Heilmann auf Oropus , auf dem gegenuher gelegenen feslen Lande. Clie se io consullo gli annotatori cominciando dallo Stefano, e venendo sino ai reccnti Bredow , Benedict, Poppo , ed Haack, io trovo , che su questo passo hanno conservafo un tal profondo si- lenzio, il quale annunzia , che niuna diilicolta vi seppero sospeltare. Eppure chiunque dando un1 occhiata alia carta geografica osservi 1' isola di Melo , poi la citta di Oropo sui confini dell' Attica e della Beozia , costui non dubitera di affermare essere questo luogo quant' altri mai corrottis- sirao. Come mai Oropo assai indentrata nel golfo d' Eubea puossi dire opposta a Melo , ovvero rimpelto a Melo ? Chi di noi pensatamente scriverebbe Corfii rimpelto a Fenezia, ovvero Corfu opposta ad Anconal Ben io vedo , che 1' isola di Melo giace rimpetto alia Laconia ; ma che Oropo sia DEL SIC. UKCB8 PEYROR 3 1' h ™$xv yn rispetto a iMelo , anclie a malgrado cli tulli gli editori , cd illuslratori di Tucidide non posso fanncne ca- pace mai , conoscendo qoanlo Tucidide sia in ogni sua parola nccuralissimo. Infalli soggiunse egli il genitive th; mpu yii? per qualificare 1' Oropo della Beozia , e disliuguerla da parcc- chic alire Greche cilta dello stcsso nomc. Ma l' « srfpw yii come mai varra a dislinguerc Y Oropo della Beozia dalf Oropo dell' Argolide? Per le quali cose io non dubito di emendare il luogo di Tucidide leggendo U 'fi^toirov t«j risigaixw? in vece dell' k 'fyvTTiY t»5 wcgav yrig. La consonanza tra 1' una e 1' altra le- zione e soinma ; i copisti dalla rarissima voce rieigaixwj fa_ cilmeule passarono alle due volgarissinie jr^av yHs; la lezione rif^aix»5 e la sola , che in una maniera degna di Tucidide , possa con esattezza geografica qualilicare la cilia di Oropo , awt^nachc Oropo era posla nel tcrrilorio Piraico. Ed in vero Tucidide II. 2!!. narraudo, siccotne i Pe- loponnesii dopo aver guaslala V Atlica tornavansi per la Beozia a Casa dice : wa^iom; $e H^ojttov, tm ym T«v riei^ai)as» x»- AK/iiviiv , >;v vsjMoyrau flgooTioi 'A^Hvaiwv inrrixott , iSrimaxy nflSSfllulo prtS- so Oropo saccheggiarono il territorio dello Piraico abilalo dtigli Oropii suddili H; Sw-iEpy. : TlxpimTt 'Q.^omov rm T pouxm xxXufxIvm , riv vifj.ovTa.1 'Clpo'mioi 'A&M- vai'ojy vmxooi, sSpomav. Dice Jristotile , che Oropo era deno- minata Grea. E Grea un luogo delV Oropia poslo presso al mare d' Erelria e r/' Eubea .... Tucidide nel libro secondo scrive : passando presso Oropo chianiala Greca coltivata dagli Oropii sudditi d' Alene , decasfarono. DEL SIC. AMi.Ul.0 TEM'.ON 5 Stefano pertanto ncl libro II di Tucidide in camhio di Uu^aTxm lcssc r^aixwv, e per la teslinionianza di Aristotele Grea 6 l'anlico uonie di Oropo. Tanto baslu, perche tulti gli annotatori di Stefano senten/.iasscro come erronca la voce rifijaix»y di Tucidide ; alia qual opinione si accostarono

  • ma nc arreco i mo- tivi : Stefano per critica geografica ripose nel libro secondo T/mixiv dove stava Utipxixm, ma tacendoue le ragioni, siccome allora fare si soleva. Che se a qualcuno non mette bene il supporre Stefano tacito emendatore, costui pud altresi con- ghietturare, che il Bizanlino abbia a memoria citato il passo di Tucidide. Ben e diritto , anzi e cortesia 1' accagionare 1' infedcle reminiscenza di Stefano dei molti errori cora- messi nel citare un tal p;isso. Bipetiamolo : na.piom 'H/xotov tm r psuxm xaXxpivm , m vEjuovrai 'Q.pc>7rtot 'A&wvai'ajy imrtxoot , (Syaoav. \l ztLpiivTi vi sta a pigione , rifatto queslo in Ta/navrf?, ne esce DEL 310. AMCDE0 PEYUON 7 qucsto senso : passando presto Oropo chiamala Gieca col- livala dagU Oropii sudditi d' .4lenc, decas/arono. Che uiai? Devastarono ccrtamente Oropo. Valcadire quell' Oropo co- tanto importance per signoreggiare lo stretto e 1' isola «P Eubca , fonte di perpetue gate Ira Atene e Tebc , slata non mai espugnata dai Tebani , che per solo tradiraento finalmentc V otlennero ( Tliucyd. VIII. 60 ) : quell' Oropo era adunquc talmente sguernita di forlilicazioui , che i Pe- loponnesii nel ripatriarc passandovi a stormo , cosi per so- prappiu la prescro , poi , come fosse un nonnulla , deva- stata 1' abbandonarono. Tale assurdita ci narra pure Slefano infedele citatore di Tucidide. Ora chi fu smemorato a tale di tralasciare alcune necessarie parole , non potra egli cre- dersi capace di avere con pari smemoratezza guastato il vocabolo UcipaiKm? ed introdoltovi il TpatxHv } che cotanto bra- mava di trovare in prossimo contcsto con Oropo ? Si Stefano bramava di trovare congiunto con Oropo il vocabolo Tfaw, od un qualche suo derivato. Conciossiache la denominazione 'Exxi; essendo in un colla virtu Ellcnica andata in disuso , ed introdottosi colle armi Latinc il nome Graecia , e Graeci , si mosse quistione sull' origine di lal \oce. Questa per lo piu derivavasi da un pronipote di Pelasgo detto Tfxtxli, il quale aveva nclle viciuanze della Ftiotide fon- dato un regno ; epiindi o nella Ftiotide , o non guari lungi cercavasi un qualche nome geogralico, che di tale antichissimo Re conservasse qualche vestigio. Venne opportuno il ^ai*, che 8 DEL TEIUUTORIO PIRA.ICO Omero Iliad. B. 498 colloca nclla Beozia. Ma quale ne fu piu csattamcnte la sua posizione? Grea e un luogo vicino ad Oropo ovvoro secondo altri e Tanagra slessa *<*< « I^ai* S' ££ Tonos'Q.panti 7rX»ffi'i)v T(ve? ^£ fjj Tavay/»jo i»v ouithv paffi', COSI StraboilC IX p. 4o'|. Grca e 1' antico norae di Tanagra, cosi Pausania Descr. Gr. IX 20. Grea e Oropo stessa , cosi Aristotele prcsso Stefano. Grea , luogo dell1 Oropia , giace verso il mare d' Eretria , e d' Eubca , cosi Stefano nel gia rifcrito passo. Grea finaltnentc c cio, che dipoi fu chiauiato il suolo della COUtrada Tebca , »«» ^ T§a.~ia.v evioi Xkynai to vvv tn<; ©w/3aij(>>s xaXsjusvov 'iSot, cosi alcuni presso Stefano alia voce Tava>-/>a. Tante varie opinioni dimostrano , che , se esisteva nella Beozia il luogo detto Tp«.~M, la sua posizione era assai incerta. Per6 Stefano Bizantino pregiudicando , che Grea giacesse presso Oropo lesse Tpcuxiv nel passo di Tucidide o pensata- mente , o per ismemoratezza , siccome toccai piu sopra. Ed in proposilo di T^al* icca meraviglia , siccome ncs- suno degli anticlii geografi abbia allegata una autorevole teslimonianza di Senofonte. Narra egli Hellen. V 4. 5o ed. Weiske , che Agesilao essendosi mosso contro Tebe , i Te- bani si erano schierali »*« Tpa.o<; ?>&«, Cosi hanno i lesti ; ma lo Schneider , il Moro , lo St'iirz , cd altri critici vogliono emendare ft' Tpaiag U«t. Comunque scrivasi , e certo , che o Ypaiia, o r/>aSs-era un luogo posto nella Beozia, siccome at- testd Omero , e segnatamente situato tra Tebe , e Scolos , siccome rilevasi da Senofonte. Eppero Tpxia. Don dovrebbesi DEL SIC. AMI.D1U PEYR0N 9 piu cercare ne prcsso Tanagra , ne nell' Oropia , ma bcnsi al mezzodi tli Tebc. Deliberatomi cosi dall' incongruo passo di Slefano , par- mi che maggior fede ora prcstarc si dcbba all' csistcnza del terrilorio Piraico , il quale non piu nel solo libro II. 2Z di Tucidide si incontra, ma allrcsi ncl libro III. 91. Bella, e greca voce si e questa OsqwiJw, che da LJ*v««* si deriva. E siccome il Pireo d' Atene denominu Tlttpafck ( Plutarch, vita Thes. et Sy 11. ) quella porta , che metteva al porto. cosi un qualclie porto dcllo Pireo presso Oropo avra dato il nome di y» Hei/mux* a tutto quel terrilorio , che da Oropo si estendc a quel porto. E che nclle viciuanzc di Oropo fossevi almcno un qualclie seno capacc di dar tranquilla slazione alle navi , iaciluicnle si raccoglie dal citato luogo di Tucidide III. 91 , nel quale si nana, che iNicia appro- da to alia spiaggia d' Oropo , e sceso a terra , vi lasciu le sue sessanta uavi. II Pireo poi era nome comune ad altri porli della Grccia , cosi ad uno di Corinto menzionato da Tucidide VIII. 10. Yolendo per ultimo dcterminare la posizione del terrilo- rio Piraico , io comincicrd a nolare uno sbaglio del sig. Barbie du Bocage , il quale nelle sue carte gcografiche re- lative al viaggio di Anacarsi , pone in quella dell' Attica la Piraica dentro i confmi dell' Attica medesima sotto Oropo, verso Atene ; pari errore io trovo nella carta della Grecia premessa alia Inglese traduzione di Tucidide fatta dallo Tom. xxvi. a 1 O DEL TERRITORIO PIRAICO Smith. Io vorrei , che Oropo si collocasse sui confini dell* Attica e della Beozia , dicendo Strabone IX. 399 che Oropo 'SpvTxt iv t*£§opt'o3 t»j tc 'Att«»s xoj th; Boimrictf, pero frequenti guer- re iusorsero fra quei due stati per decideroe la propriety. Inoltre vorrei, che il territorio attiguo ad Oropo, e mas- siruamente all' oriente della citta , che quindi si estende al mare d' Eubea , si dicesse Piraico. Dovrebbesi anche Ta- iiagra collocare piu all' insu verso Delium ; ed infatti De- lium era situata nella Tanagrea , al dire di Tucidide IV. 76 , e di Pausania IX. 20. Termino col notare , che gli Oropii usavano il dialetto Dorico Elymol. Magn. 3qi. 17 perche d' origine Beota. CAROLI BOVCIIERONI IOSEPHO VEPtNAZZA ALBEtlSI DICTA IS COKVENT* HF.t-.llR T»VM!SENSIS SCIMTUBTM ACIDEMIAS XIlI »1I.. IIMIS AN. BDCCCUlt. D. "e Italorum Uteris egregie raerili sunt duo e nostratibus praestanlissimi , lacobus Durandius et Iosephus Vernazza , eo eliatii nomine laudandi , quod in simili admodum genere, quum alter alterius partem haberet , in sua taruen uterque cxcelluit. Et in Uurandiu quidcm uberior doctrina I'nit, in Vernazza elegantior ; ille locorum , bic tcmporum notatio- nem est persecutus : primus poesin et graecum sermonem atligit adolescens, postremus italicum in scribendo nitorem cum roraana urbanilate coniunxit. Quod si cum Latinis eosdem iam libct comparare, alter Plinianam rerum com- prelieusioncm , alter Varronis diligcnliam vidclur imilatus. Atque utinam , ut pari industria , sic etiam felicitate i'uis- sent ! Sed Durandius, quod a natura fortasse sapientior, mullos vitae casus devitavit , et in honoribus cooseuuit •, Tom. xxw. 3 12 CYUOM BOYCnERONI Yernnzza , quod promtior et vchementior , privntis caTa- mitatibus implicitus, fortunae acerbilatem incredibili con- stanlia superavit. Sic ille pacatac lenissimaeque scnectutis, hie imiclae exemplum praebuit. Our.indius docluni virum cxspeclat, a quo laudetur ; nos in recenti Vernazzae fun :re eruditam eius vocem adliuc desidejantes , sodalem et ami- ciim paucis adunibraie in aninio habuimus. Is igitur ex Alba Pompeia ad Tanaruui fuit , honrslis- simo olini Italiae municipio , Camillae tribui adscripto , ex quo romanis lemporibus fueruut L. Publicius Celsus , bis aute calamitatcni sub Traiano Consul, et P. Llvius Peitinax, in summa virtulis spe iuiperio simul ostensus et ereptus. Antonium patrcm habuit, medicum. in arte faeienda navura et diligentern. Pueritiam in bonis artibus douii transegit ; Taurini mox uibanas disciplinas arripuit, ac lohanni Bogino , Caroli 111 admiuistro , scriba ad mauum fuit , cuius voluntale idem po^lea munus sub Morolio equite obivit. Bogino ingenium suum constat probavisse , quod propter scverissimum viri iudicium , qui neminem , nisi generosum, laudavit, minimc praetereundurn pulo Id milium honorum fuit, quibus mod'uis , nee perpetuis usus est. Per id tem- pus magni aestimata est ipsius opera in concipienda edicli formula , quo edicto Yictorius lit Rex , agrorum censu im- perato , aequiorem vectigalium rationem coustituil. Id li- bentcr altingo ; exinde enim , crescenle in dies agricultura una cum caeleris artibus , ad hanc ubertalis speciem per- venimus , praeeuntibus inaxime lnsubiibus , apud quos DE IOSEPnO VERIHZZA l3 Pliilippus Nerius Florcntiuus , Carlius , Vermis aliiijue , earn civilis scientiae partem locuplctavcrant , quatu a pri- vata domus procuralioue , graece post Xcnophoulem ap- pellant. Sed iam turn studiis obseoutus suis , ad Thomara Terrancum accesserat, eximiae cuiusdam diligenliae virum, a quo excultioris domesticac historiae primordia, ul Rowani a Censoi io illo Catouc , repelimus. Nam , quum anica nostti imilla peccarcnt in tradendis regiae slirpis originibus , is pn'mum in re admodum controversa lumen adhibuit , scri- bendi argumento ab Adelaide sum to , quae , initis cum Oddone nuptiis , quod in Tauiinis alpibus et in Subahpinis plurimum posset , Ynibcrto li , Utri usque ex lilio nepoli , causam praebait avitae ditionis latins propagandae. Ilunc igitur , quern t posito ad sepulcrum titulo , summa pietalis significalione prosecutus est , industriae suae auclorem et piineipem habuit. Lpsius namque sermoaibus pernio tus , ad palriam antiquitalem penitus cognoscendam se conveilit. Et longura quidem foret singula recensere ab eo adlmc adolcscente conscripta , quae , etsi mulia uuan'io , at eiant ciusmodi , ut \el ipsa novilale , vel in exquirendis munu- ui ntis solleitia , se snmmopere commendarent. Nee tamen in domesticis se conliuuit , sed et romaua co curiosius investigavit, quod ex illis Iiaec doclonim hominum studia suam praecipuam bauriunt venustalem. Vi\ diei potest , quauti ab harum elegantiarum arbilris fiat vel cip- gus auger e terra egestus , vel una aul aileia literula casu: 1 4 CA.ROLI BOVCHEROSI aliquo rrperta , unde arguas quid vetus fundi aut aedificil douiinus serum nepoteiu docere volucrit. Quid si nubile illud monumentuin sil , et graeco arlificio cxpolitnm , quid si nomina vultumque illustris alicuius viri aul feminae exhi- beat , quae ibi locoruni consederit ? Tunc euim vero est fremitus , est impetus animi , qui ex sua in alienam aelatem fcrtur quam celerrime , et cum anliquis ipsis , et spiranti- bus , et loquentibus , se putat versari. Iluiusmodi sane vo- luptatem expertus est Vernazza , quum ex proximo Albae flumiue praegrandis lapis erutus est , forma et characteri- bus insignis , qui Germani et Marcellac ara sepulcralis erat inscriptus. Haud ita gavisus est, opinor, Polycrates Samius, ab Herodoto memoratus , annulo nuper in mare proiecto , a piscatoribus recepto , cuius rei fama ut in Aegyptura per- venit , quod ea felicitas supra humanam videretur , veteris hospilii et amicitiae nuntium Amasis Rex ei dicitur remi- sisse. Rem ipse describit iis verbis , quae de sumnia eius- dcm laetitia dubitare non sinunt. ltaque dicto die in hortum domunculae conliguum iussit asportari , ubi sibi iam seni , post urbis satietalcm , Scillunteum otium fore sperabat. Qui dies magna oppidanorum frequentia ex vicinia confluen- tium, laetissinaus Albae fuit; plane ut baec legend Cimabuis tabulae veniat in mentem, quam is, picturae miraculo tunc novo inter mortales , incredibili civium admirantium con- cursu , Florenliae ostendit. Mullis postea argumentis evicit Vernazza , qui fuerit ille Germanus , suus olim municcps 3 et quo praecipue tempore DE IOSEPHO VER1UZZ1 1 5 aram po«uerit. Id praeslitit latina opella sane brevi , uncle facile pn^sis de scriptoria peritia exislimare. Quam quidem brcvitatcm nonnulli inopiain , ego delecluni iiiterprctor. Acerriraae autem mentis est , in magna rerun copia illus- friora quaedain carptim sic perlractare, ut caelera cousullo, non inscientia praeteriisse videaris. Quod gralissimum acci- dit lectori , qui suo iudicio plura intelligal reliuqui. Atqui bievilalis huiusce studiosissimus eiat Veronzza , eo magis quod iii suis opibus esse vellet , et loca ab aliis pcrtraclata religiose vcluti oruilleret , viatorum similis , qui invisitalas regiones quaerunt , notas relinquunt. Ilinc inlegros adhuc hisloiiae foules adivil , et in genealogiis familiarum sic ver- salus est , ut semper aliquid ignolum ac reconditum pro- ferret ; eo enim studio ab Attico frequenlalo , in primis deleclabatur , cuius libris nihil dulcius esse aicbat Cornelius Nepos iis , qui cupiditatem habcrent noliliac clarorum vi- rorum. Hoc praestitit in vitis Bcnvenuli Gcorgii , Pelriui Bellii , Galeotii Carettii , Petri Ioffredi aliorumque , prae- cipue vero in intermortua veterum picloruin nicmoria ex vetustatis aunalibus eruenda. Quod si dixerim , per cum polissimum factum fuisse , ut sinceras ac plane extiuclas Subalpinae piclurae origines tencremus , quuin tamen aulea multi de iis ambiliose scripsissent , nequaquam crroris argui posse putaverim. At mullo maiore diligentia typographiae primordia illus- travit. Cuius originum cognilio multas et egregias Irabet utilitales ad pcnitiorem. scicnliam literarum. bunt quippc I 6 C\I10LI BOVCnFtlONI' eomplures Iibri formis eclili , non ininoris h ibmdi , quara codices maun exarali, iu quorum comparalione admirabilia crilicac arlis vis ac praeslantia cluect. Et expcriinenlo qui- do in nunc coinpcrlum esl , quanto id UMii sit , linn quia cxcmjilaria , undo libri desei'jpti sunt, aetas debjvit , tuin propter reccntioi uin inlcrnperantiam, quos nulla rcligio de- trrruit , ne falsa et alieua veterum script is passim admisce- reiit. Quin etiam ipsa inquisilio baud pa rum in sc habet jucunditatis , quuui videas , ubi praesertim , et a- quibus nobilissima ars celebrari coepla sit. Adde Jam , si ila pla- cet, elegantiorum bac in re delicias • nam quis niodum aiienae stalual voluptali ? adde nonnullorum librorum ra- Kitalem, quos non alio consilio niagno interdum aere para- mus, quam ut nobis liceat primaevos illos cbaractcics oculis conspiceie. Harum mum causa , nuilta prorsus pciegrina c:;quisivit Vernazza , evulgatis passim de typographia scri- ptiunculis , quas equidem legens , niirari non desino , qui potuerit Mettahii et Meernianni vix credibiles investigatio- nes longe post suas relinqueic. Quae omnia diligcnlissimi bominis sunt; ad exquisitaro vero doctrinam peilinebat ipsius in sciibendis lalinis titulis praeslantia. De eo cnim utrumque illud Tullianum dc'Crasso et Scaevola poterat usurpari , el elegantium fuisse parcis- simum , el parcorum elegautissimum. Id porro quam diffi- cile sit, quis dubitct, quum ante Morcellium adco pauci hoc in genere ad veterum laudem potuerint accedere ?. Nee id mittim ; nam praeter expressam antiquilatis effigiem, dp. losErno vEimz,n 17 qunm in inscriptionibus quaeiimus cupidissinie , stiluni ex poesi et prosa oratione sic temperalum volumus , ut ab ilia spirilus , ah ista voces ct colorem accipial. Nee vrro solum inagnificae res , ant lenucs sunt nanandae , sed piacclara persaepe senleuiia , quasi lumen addenda, quae oli hrevitatim arguta , plus tamen habeat sapienliac, quam acumiuis. Quo circa Bcmbus ipse haud caruit reprc- heusione in epigrammate Vrbinati apposito , ubi plus difcerc visus est , quam vellct. Sed mirus erat Vernazza propter summam scrmonis pi opi ictatem et auctoritatem. In sepul- cralibus nionumentis , in quibus aniissum amicum , aut fi- liolam postremo comprllanles , solatium dolori quaeiimus , leniorem fortassc voluisses ; at obstabat natura ad molliores afhetus parum proclivis. Lrat practerea in homine Sallus- lianus quidam nisus et Aeschylca mentis celsitudo , quae cuncta potius ad sc raperet , quam usquam posset inflccti. Felicissimus aulem fuit non modo in rebus a Latinis indictis, latiue explicandis , sed etiam in exprimendis variis homi- mim moribus et ingeniis. Id praecipue assecutus erat Tullii tt I'linii maioris lee t tone j quorum pub hcrrimas dictiones ab aliis minus animadversas, studiose inter legendum notaverat. Nulla ferme res gesta est in Subatpinis per triginta et amplius annos , nullus panllo illustrior \ir fuit , quin aliqua inscriptiooe posteritati prodiderit. Haec lamquam voluptar'u grant in vita laboi iosissima , mullNque inolrstiis conllictala. Nana qui numquam in beatissimis habitus fuerat, rem la- miliarem admuduiu atlriveiat , sive quia maguiflceutior l8 CAKOLI BOVCnERONI interdum esse vellet , sive largius insumeret in acquirendis libris el rarioribus arlium monumentis. Ea difficullas in dies crevit posteaquam Subalpina res in Gallorum potestatem venit. Accidit tunc , ut Romam et INeapolim peteret , unde reversus in suspiciosissimis temporibus calumniam effugere Don potuit , et militi in custodiam tradilus est , qui , et domi observaret , et per urbem comitaretur. Inde maiori- bus an^ustiis premi coepit. Sed enim Prosperi Balbi , viri amplissimi opera , ab omni periculo liberatus , publicae bibliothecae praefectus est cum munere hisloriae et artis criticae docendae. In bibliotheca se gessit diligenter , et magnam ab exteris doctis gratiam inivit nitidissimis codi- cum descriptionibus , quas vcl ipse per se , vel per alios curabat. In docendo eflfecit , ut non modo intemperiem in- genii discipuli aequo annuo ferrenl , sed eisdem etiam esset carissimus. Ilisce muneribus functus est ante restitulhm regnum ; successorem postea in bibliotheca habuit , sed ad docendi muuus ab eodem Prospero Balbo mox fuit revocatus. Tunc maiorem diligentiara in Uteris videtur adhibuisse , et plura quam antea in lucem edidisse. Varias eiusdctn lucubratio- nes , tam italicas , quam latinas, in Academia audivimus, in quibus eminet enarratio diplomatis Hadriani imperatoris, vel polius houeslae romani niilitis missionis , aeneae tabulae inscriplae , atque in insula Sardinia paullo ante repertae. Ea usus opportunitate, plurima adromanam antiquitatem per- tinentia, copiose explicavit. Scriptum protulit in celebcrrimis de losr.rno vernaz/a 19 Acadcmiae comiliis, quo die Viclorium hmmanuelcm Regem una cum Regia couiuge et gencro , au^picato excepimus. Grandis erat scriptionis stilus , cui erudita literarum pro- jiniiii.it i<> , et pei manens ac sonora vox inaioreni eliam di- gnitatem conciliabal. INonnulla iuit opinio , muttuni nuper fui>se in illustrando Cards I iimianuelis I regno, cuius rei specimen esse aiunt ipsius comuientariolum de Laura et Ardcute piclore, et ingrniosissimi svmboli inlerprelalioiirm, quo Torquatus Tassus utiiusquc nuptias cclebra\it. A erum de his nihil amplius scire licuit: nam \ir in caeteris apertus. dc suis studiis tecle et per ambages loquebatur. Scd beus ! eum amplius non vidimus. INam postridie , quam Academiae conventus habitus est , dysuriae morbo decubuit , quo Sadoletus laborabat. Omnes in alllicla sodalis valetudine dolebamus , quum repente rumor incrcbuit ei esse mcliuscule. Ynus et alter et tertius dies ab ea spe abicrat , sed ecce quarti fulmen ! Ill Id. huius mensis, su- premis religionibus saucte defunclus , ac rebus suis placide conipositis , sub primam noctem iain decesserat. Quern qui- dem properantem mortem sine lormidine puto adspexisse ; qui euini in omni vita continentissimum se praebuil, idem pielale in Deum fuit , pura et integra. ltaque , et saepe adorabat , et raortalitatis suae memor , lemporum aeterni- tatem cogitatione versabat assidue. Fuit corporis proceiitale insigni, gressu lirmo et stabili, vultu romano , prominenti- bus ac sevens oculis , quos tamen summa comitate leal ret Mullorum amicorum iidem et libcralitalem expertus est j Tom. xxvi. 4 2 0 CVROLI BOYCnERONI complines etiam habuit obtrcclatores , vel suae doctrinae dissimulanter invidos , vel ardentiore aliquo vcrbo lacessilos. IS'obilitatem iuvcnis quaesivit ; senex , tribus ab hinc annis, cquestri dignitate a Victorio Eanuanuele donatus est, quod ci contigit iucundissimum , turn propter amplitudinem , turn quia spectatam suam erga Regem observanliam luculenlo testimonio probari gaudebat. Quintum et tricesimum annum uatus, Uyacintham Faussoniam , nobilem virginem , uxorem duxil ; moriens Hectorem lilium cum liberis reliquit. Vixit annos LXXVII. Monumentum ei publice datum est Decurio- uum decreto. Quod si ipsius ingenium posteri nosse velint , aio fuisse virum piomtae accurataeque doctrinae , memoria tenacissi- ma ; in parvis et minutis ut plurimum constilisse , quum tamen , uti athleta nobilis et pectus et lacei tos in ampliore palaestra posset ostentare. Literas non eallide aut ambiliose, scd ex animo amavisse , quas uec plebeias , nee soi didas artes esse aiebat , sed ad homiuis dignitatem vehementer pertinere. In his autem suos certos sensus habebal. Imita- tores , comicos larvatos appellabat ; quum apud me esset } et Sigonianum librum de Con>olatione vidisset , ubi multa sunt a Cicerone depromta , at parum expressa, en, inquit, INiobeam formara , pulchram , sed lapideam. Si quis appri- me doctus vulgarem erudilionem oslentaret , cum patriciis romanis comparabat, qui epulas multitudini pararcnt. Vullio maxime delcctabatur , ac divinam illam facundiam laudans, baud inepte addebat ? in ipsius operibus italicum sermonenx DE IOSEPHO VEUtUZZV 21 esse addisccndum. Vt summac integritatia est improbos odis- se , sic niayni in Uteris profectus indicium esse arbitrabatur, si quis malos scriptores ne ferret quidem ; eaindera enim esse recti pulclniijue ratioDcm. A.deo diligentiae studuit , ui, si lituram faceret , codicillos ad amicos rescribcrct. La- borcm et dolorein for titer supra quam dici potest, toleravit, cl nunquaiu de fortuna conquestus est. INotus per cpislolas fuit bominibus aetalis suae literatissimis ; in civitate coluit praesertim Calusiudi , et amplissimos viros Balbum ct Galeanium Napionum; totam vero Salutiorum domum de- vinctam habuit ennsuetudine , ab eaque in suis temporibus inirilicc sublevatus est. Plura dicenda superessent , sed faominem verilatis et btevitaiis ainaulissioium , breviter et siue assenlatioue malui laudare. Fine del Volume xxvi terminate in luglio mdcccxxu.