^V IIOCJ.^. 33. MEMORIE DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SGIENZE DI TORINO. TO MO XXXII L TORINO DALLA STAMPERIA REALE MDCCCXXIX. 0") I N D I G E DEL TOMO XXXIIL Hilenco degli Accademici Najuonali ........ Pa'*. (vn) Doni fatti alia Reale Accademia delle Scienze , dopo la pubblicazione del precedeute Voliune » (xm) CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE. Notizia storica del Lavorl della Classe di Scienze fisiche e matematiche , negli anuL 1827, 1828; scritta dal Professore Giaciato Carena _, Accademico Segrelario di essa Classe . . . - r ; » r Eloglo storico deir Accademico Dottore Lodovico Beixardi ; scritto dal Professore Giacinto Carena „ mi MEM OR I E De anlmalcnlismicroscopicisseiiinfusorus, auctore Mathaeo LoSANA » r Comparaison des observations de M.-- Dclong sur les pou- voirs refringens des corps gazeux, avec les^ formules de relation entre ces pouvoirs et les affinites pour le ca- lorique , deduites des chaleurs specificjiies. Par le Che- valier AVOGADRO / » 49 Oe 'w-\ (iv) Aloysil CoLLA Tlluslrat'iones et Icones rarioi'iim stirpinm , quae In ejus Horto Ripulis floreliant , anno 1826, ad- dita aJ Hortum Ripuleuseua Aj>i)ciidlce III . . . Pag- ii3 Note sur une nouvelle mine de manganese , ( manganese carbouale violet coinpacte ) trouvee dans la vallee de Lauzo , Commune d'Aleu Par ftl/ le Docteur Cantu' » 169 Notice sur quelques fossiles de la Tarantaise en Savoye. Par M/ le Professeur Borson » iijG Analyse de la cendre du Vesuve de I'eruption de 18:22. Par Joseph Lavinij Pi-ofesseur substitut de Chimie . » iSJ i.;a.- In electricitatem s^livae , muci , el puris slmplicls, etcon?, , tagiosi experimehta'liabita a Carolo Francisco Bellin-geri » '199 Reliquiae Bellardianae , auctore Professore Rb . . . . » 23 1 Remarques sur la loi de la force eiaslique de Fair par rapport a sa densite dans le cas de compression sans perte de calorique , et sUr celle de la chaleur spi^cifl- que de I'air par rapport Ji la fertip^rature et & la pfes- sion. Parle Chevaliei' AvogadIio . , . : . . . >> 237 IVIemone sur le probleme de la perturbation des planetes... ' Par M.'" le Clievali'er CisA de Gresy » 275 Methode ele'mentaire poui^ decDUvt-ir et demontrer la pos- sibillte des nouveaux the'orenies sur la tbeorle des trascendantes ellipliqnes publics par M/ Jacobi , dans le N.° 123 .du. Journal .A\\tmaL\\(lt.\\\\.\\.\x{>i Astroiwinische JSachvichten ; Par J. Plana » 333 Addition ail precedent M^molre sUr le problSme de la pertuibatiou deS plan^tes, Par le Chevalier CisA Se GaESt « 357 (v) CLASSE DELLE SCIENZE MORALI , STORICHE E FILOLOGIGHE. Papyri Graeci Regii Musei Aegyptii Taurinensis editl at- que illustrati ab Amedeo Peyron P^^S- i De' Longobardi ia Italia, Lezioni del Come Fedevico SCLOPIS )) 8i Del regale della Zecca in Italia nei secoli x e xi. Di S. E. il Gonte Gianfrancesco Galeani Napione di Gocconato n 129 Dei Tripodi in generale , ed in particolare di quello d' In- dus tria , del Professoi'e Pietro Barucchi « i38 lUustrazione di due Papiri Greco Egizi dell' Imperiale R. Museo di Vienna. Del Professore Amedeo Peyron . » i5i Iscrizione metrica Vercellese, dell' Abate Costanzo Gazzera » igS Dissertazione seconda intorno al Codice De Imitatione Christi , detto il Codice di Arena , Di S. E. il Conte Giaufraucesco Galeaki Napione di Coccokato ...» 219 ELENCO DEGLI ACCADEMICI NAZIONALI IN MARZO DEL MDCCCXXIX. Presidente Conte Prosper© Balbo , Ministro di Stato , Cavallere di Gran Croce deir Ordine Militare de' Santi Maurizio e LazzarO; Decurione della Citta di Torino. J^^ce-Presidente Conte Gian-Francesco Galeani Napione di Cocconato, Cavallere di Gran Croce dell' Ordine Militare de' Santi Maurizio e Lazzaro , Sopraintendente , e Presidente Capo dei Regii Archivii di Corte , Primo Presidente , Consigiiere di Siato di Sua Maesla , Rappre ■ sentante , e faciente le veci del Capo del Magistrato della Rifor- ma in caso d' asseoza o d' impedimeuto d' esse. T'esoriere Abate Amedeo Peykon, Teologo Collegiato , Professore di Llngue Oriental!, e Rettore della Regia Uuiversita, (Vlll) CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE. Dirittore Giovanni Antonio Gioeert , Pi-ofessore dl Ghlmica generate , ed applicala alle arti uelia Regia Universita. Scgrctario Giacinto Carena , ProTessore di FUosoGa, Professore straordiuario degli Studi Fisici nella Regia Accademia iMilitare. Accademici residenli Conte Prospero Balbo predetto. Cavaliere Igjiazio Michelotti , Ispettore generale del Corpa Reale degli Ingegneii ciTili e delle Miniere , Dlrettore de" Regii Canali, Professore Emerito di Mateinatica nella Regia UniversitS^ Direttore del Regio Stabilimento Idraulico , Membro della Societa Italiana di Scicnze residente in Modena, e della R. Societa Agraria di Torino , Cavaliere dell' Ordine Militare de' Santi JMaurizio e Laz- zaro , Decurione della Citta di Torino , Membro del Congresso permanente d' acque e strade , e del Regio ConsigHo degli Edili. Francesco Rossi, Professore emerito di Chiriu'gia nella Regia UuiversitA. Coute Micliele Saverio ProvanAj Intendente genei-ale , e Decu- rione delia Citta di Torino. Gioigio BiDONE , Professoi'e d' Idraulica nella Regia Universita. Giovanni Plana , Regio Astronomo , Professore d' Analisi nella Regia Universita , e di Matematiclie nella Regia Accademia Militare , Cavaliere della Corona ferrea d' Austria. " Franco Andrea Bonellt , Professore di Zoologia nella Regia Uni- versita , Direttore del Museo di Storia Naturale. (.X) "V'lttorlo MicHELOTTi, Professorc di Chimica Medico-Farmacentlca nella Regia Uuiversila, membro del Consiglio delle Miniere Profes- sorc di Metallnrgia e d' Analisi dei miuerali nella Re"ia Scuola Teorico-pratica di Moutiers. Luigi Rolando , Medico di Corte , Professore di Notomia nella Regia Universita. Cavaliere Tommaso Asinari Cisa di Gresy , Professore Emerito di Meccanica nella Regia Uuiversila. Abate Stcfauo Borson , Professore di Mineralogia nella Re^ia Universita , Direltore del Museo cli Storia Naturale, membro del Consiglio delle Miniere , Professore di Mineralogia e Geologia nella Regia Scuola Teorico-pratica di Moutiers. Conte Antonio Vag\one, membro del Consiglio delle Miniere. Carlo Francesco BELiiNGERi, Medico di Corte , Dottore Collegiato di Medicina. Cavaliere Amedeo Avogadro di Quaregna , Professore Emerito di Fisica sublime nella Regia Universita, Mastro Uditore nella Regia Camera de' Conti. Luigi CoLLA , Avvocato Collegiato. Gian-Francesco Re , Professore di Botanica , e di Materia Me- dica nella Regia Scuola Veterinari?. Accademici non residents VicHARR di S. Real, Cavaliere di Gran Croce , Intendente gene- rale della Marina ^ in Geneva. Cavaliere Giuseppe Gautieri , Ispettore Geuerale de' bosclii , in Milano. Ambrogio Multedo, Professore Emerito dlMatematica, in Genova. G. A. BoRGNis , Tngegnere Civile , in Pavia. Giambattista Balbis , Professore di Botanica , in Lione. Alcssio BouvARD , membro dell' Istituto di Francia , e dell' Uf- ficio delle longitudini, in Parigi. Tom. XXXIII „ CLASSE DI SCIENZE MORALI , STORICHE E HLOLOGICHE Direttore Coate Gianfranoesco GitEAm Naptone , pred«tto. Segretarlo Giuseppe Grassi. Segretario jiggiunto Abate Gostanzo Gazzera , Professore di filosofia, Assistente alia Jiiblioteca delta Regia Uniyersita. Accademici residcnti Contessa Diodata Roero di Reveli.o , nata Saluzzo. Coiite Eknanuele Bava di San Paolo , Cavaliere di "Gran Ci'oce deir Ordine Mililare de' Ss. Maurizio e Lazzaro, Grande di Corte, e Ciarabellano onorario di Sua Maesta. Cavaliere Cesare Saluzzo, membro del Collegio delle Arli, Comandante generate della Reale Accademia Militare , Decurioue delta Citta di Torino. Gonte Provana , predetto. Professore Carena, predett*. (X.) Carlo BoucHERON , Segretario di Stato Onorario , Professore di Eloquenza Latina e Greca nella Regia University , Professore di Belle Lettere mella Regia Aecadenaia Militate. Abate Amedeo- Peyrow, predetto. Abate Pietro Igiiazio Barucohi , Direttore del ^fuseo di AnticliitJ , Professore Eiroerilo' di Logica e Metafisica nella Regia Universita. Abate Ghweppe Bbssone , D'ottore Collegiate in Icggi , BlbFiote- cario della Regia TJniTersitk Carlo Randoni , primo Architelto civile dl Sua Afaesta , Capllano ■nel Corpo Reale deglv Ingegneri civili , membro del Regio Consiglio degli Edili. Cffwaliere Giulio' Cordero de' Conti di Sawqnintino , Conserva- tore del Regio Museo Egizio. Conte Luigi Biokdi ^ MarcEese di Badino , Maggiordomo e Sopraintendente generale della Casa ed Aziend* della fn S. A. RL la Ducliessa del Chiablese , Cavaliere dell' Ordine Militai-e de' Santi Maurizio e Lazzaro. Conte , Presidente , Giambatista Sous di Chiavrie. Cavaliere Giuseppe Manno , primo Ufliziale nella Regia Segre teria di Stato per gli affari interni , Segretario privato di S. M. , Consigliere i^el Supremo Real Consiglio di Sardegna. ISIarchese Tancredi Faluetti di Barolo , Decurione della Citta di Torino. Cavaliere Lodovico Sauli d' iLHAixo , Consigliere di Legazione ■ Cavaliere Francesco Omodei, Maggiore nel Corpo R. d'artiglieria. Conte Fedcrico Sclopis , Soslituito dell'Avvocato Generale. (xn) Accademici non residenti Carlo Fea , Bibliotecario della Chigiana , in Roma. Conte Saverio Maistre , Geuerale negli Eserciti dell' Imperatore di tutte le Riissie , iu Pieti-oburgo. Giorgio Maria Raymond , Regie Professore , in Ciamberi. Giainbernardo Derossi , Professore Emerito di Lingue Orientali , e Riformatore degli siudii in Parma, Cavaliere dell' Ordine Co- stantiniano di S. Gioi'gio. Conte Francesco De-Loche de Mouxy , Maggiore Generale ael Regio Esercilo , in CiamberL Cavaliere Don Ludovico Baille , Segretaiio della Regia Societa Agraria ed Economica di Cagliari. Conte Alessaudro Saluzzo , Maggiore Generale e Commenda- tore dell' Ordine Imperiale di Leopoldo. MoEsignore Giuseppe Airenh, Vcscovo di Savona e NolL (xin) D O N I^ !w FATTI ALLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE dopo la pubblicazione del precedente f^olume XXXII. ( dal luglio , J82S al marzo, 1839.) DONATORI Jjollo di Vitlorio Siri Consigliere di Stato , et historiografo deHa M. Chiistianissima. Modone. Soliani i653. 1 Vol. in 4-° Note sur les causes de la mobilite apparente dii regard dans les yeu\ d'ua portrait. Extrait du III.^ "Volume des Menioires de la Societe Royale Academique de Savoie. Par M. G. M. Raymond, Secretaire perpe'tuel , in 8.* Memoire sur la muslque religieuse , a roccasion de I'e'tablisse- ment d'un bas-choeur, et dune Maitrise de chapelle dans I'Eglise Metropolitaine de Chambery. Pai- M. G, M. Raymond , Secretaire perpetuel , etc. 1828, in 8." Observations lendantes a prouver que Ja cristallisatiou de tous les corps est un phenomene eleclrique. Par M.'' I'Abbe Rendu. Extrait du III.« Volume des Memoires itetto I^uigi Canina. Sezione II. ArcliitGUura Greca. Ruins, 3al»"wcct , 1837 1 ^^ 'og''^ giaiide. Trausactioas pf the Royal Society of C^dinburgh, Vol. X, Part. II. Vol. XI. Part. I. E4tiiburgh , {H3Q , in 4.° Nouvelle theorie de la Vision. Par C. J Lehot , Ingenieur an Corps Royal des pQnls et cliausse'es. Qii^trieme Mennoire contenant 1^ visio)?. des corps colores et celle a I'aide des deux yeuv. Paris. Carillsn-Goeijry, 1828 , in 8-° Stirpium Sardoarwn Elevchus. Auctore Josepho Hyaciutho Moris. fasciculus III. Torino, Cliirio e Mina , 1829. In 4-° Bulletin de correspondance de la Societe pour la propagatioa des connaissances scientifiques et iudustrielles. ( N." 3. ) Paris , Firnjin Didot. In 8.° Memoria sopra la scossa die provano gli animali nel monaeTitft che cessano di fare arco di comunioazione fra i poli d'uu elettro- motore , e sopra qualche altro fenomeno fisiologico dell' elettricitaj del Dottore Stefano Marianini , Professore di Fisica e di Matema- tica applicata iiel R. QonviHo di Vene?ia. Veqezia, AlvisopoU 1818, iq 8.' Le cose rimarehevoli della Gitta di Novara , pp«eedute da un compendio storlco ; dell' Avvocato F. A. Biauchini , ]NQvara presso Mlglio, 1828, ill S." Bibliografia e qualilieazioni aocadenaicUe di Grdberg de Hems6, Socio coriispondente dell' I. © R. Aooadei^ia della Crusca. pi^a , Didat, 1839. In 12. Dubilazioni e conghietture intorno Totnbuctii. (Estratto dall'Au- tologia N.* 97. Gennaio 1829. ) In 8." Delle principali leggi di mote dei corpi celesti Opuscolo di Ge- miniano Poletti P. Professore di Mateinatica applicata nell' I. R. Universila di Pisa. Pisa, Capurro 1829. In 8." Versi sul ponte del Taro e su quello della Trebbia. Parina, coi Upi Bodoniani (9 luglio i835. } lu 8.* (xxvii) Per le Nozze del nobilissiini signori Marchese Federico Fogliani T'ectn^a c Marchesa Ottavia LaiuU di Piacenza. Parma , coi tipi Bodoniaui, Bodoni J828, 8.' Sopra Ercole. Vei'si e traduzione , del Dotiore Giuseppe Adorni, Professore di Poetica nclla Ducale Universila di Parma. Parma , co' tipi Bodoniani , 34 febbraio 1827. In 8.° Elogio del Cavaliere Avvocato Giuseppe Bertaui , letto dal Pro- fessore Ferdinando Maestri nella sala dell' Universita di Parma , il 19 novembre 1825. Parma, co' tipi Bodoniani 1827. In 8." La Plejade Parmense. Parma, co' tipi Bodoniani, 1826. In foglio. Dei Benefizi. Carrae di Angelo Moccheiti. Seconda edizione. Par- ma, CO ' tipi Bodoniani, 1827. In foglio. I principali Monumenti innalzali dal MDCCCXIV a tutto il IIDCCCXXIII , da Sua Maesta la Principcssa Maria Luigia , Arci- duchessa d'Austria , Duchessa di Parma , ora pubblicati da P. To- schi , A. Isac , e N. Beltoli , e descritti da Michele Leoni. Parma, co' lipi Bodoniani, 1824. I" foglio grande. Opere periotUche donate alia R. Accademia delle Scienze dailoro aiitori o editori , dnpo la puiblicazione del precedenle Volume. Repertorio di Medicina , di Cliirurgia e di Cliimica farmaceutica, / CompUatori compilato dalli Dottore CoUegiato e Professori G. Ricci, G. Baro- ▼ero , e G. L. Cantu. Stamperia Reale, in 8.° Dizionario periodico di Medicina , esteso dai Professori Lorenzo I Compilatori Martini , e Luigi Rolando. Torino. Marietti , in 8.° L'Amico d' Italia ; Giornale morale di Leltere, Scienze ed Arti. Tapparelll Torino, in 8.- d! Azeglio Propagalore , ossia raccolta periodica delle rose appartenenti ai I Compilatori progressi dell' industria , e specialmente di (juelle riguardauti I'Agri- (xxviu) coltura , le Artl e la Med'icina ; collaborator! Giovanni Finazzi , e Giuseppe Aiiloiiio Oviglio , Dottori iu Mediciua. Torino. Pomba, in 8." 11 Compilatorc Repertoria di Agricoltura pratica , e di Economia domestica ; del Medico Rocca Ragazzoiii, Professore di Fisico-Chimica nella Reale Accadetnia iMilitare. Torino. AUiana , in 8." £ Compilatori Annales de la Societe d'Horticulture de Paris, et Journal special de I'elat et des progtes du jardinage. Paris. Mad. Huzard, in S."^ NOTIZIA STORICA dei Lni'Ori della Clcisse di Scienze Jisiche e mateinntiche , negli aiini 1827 , 1828 , scriUa dal Prqfessore Giacinto CarenAj Accadeinico Segreiario di essa Classe. •J ill gennaio 1827. Macchiiia a vapore applicata at mulim de cereali. 11 on era ignoto fra nol quel sublime ritrovamento con cui ruomo, fretiata e i'e!;;olata la tremenda forza del vapore, seppe convertir questo ia un motore energico , economico, e pressoche universale. Alcuni conciUadini nostri ( sig. Giuseppe Raffaele Vitta e socii , V. Regie Pateiili 18 maggio i835 ) gia avean tralta da paese stra- niero una macchiaa a vapore , ed applicatala ad una grossa barca sul Verbano ( Lago IMaggiore ) , per cui ne ottennero un pii!i ra- pido e pii!i regolato tragilto. Ora il Dottore Carlo Ceriola , Clilrvn-go maggiore della Brigala di Savoia , si propone di adoperare questo motore in mulini da costrursi nel luogo di S. Salvadore , sua patria , presso Alessandria, mediante un privilegio di privativa. Gli Accademici Conte Wichele Saverio PROfJ\J, e Cavaliere Tommaso Cisa di Gresi', incaricati di dare intorno a clo il lore parere , si liraitarono , in questa adunanza , a commendare e il di- visamento del Dottore Ceriola , e alcune cauiele clie a tal uopo gia avea suggerite il sigiior Intendente di quella Provincia , riser- bandosi di entrare altra volta in piu minuti particolari, cioe quando dal richiedente fosse presentato il disegno della special forma e Tom. .xxxiii i costi'uzioiie delta maccliina a vapore cue egli sarchhe per adone- i-are ; da cio dipendendo le moltc particolar'i avvertenze die in si- mili -costruzioni esige la nubblica sicnrezza. Dai i-icevuti scliiarimcnti risulto poi die il ricliiedcnte avrehbc fiitta scelta della maccliina , vedute die ayesse le molte e \aric clie sono in Francia e in Inghi'lterra , ove egtl lia in pensierb di rccarsi : die in Parigi o in Londra farebbe cgli costrurre la mac- cliina a vapore da' rinoinati ,ed eapcrli .costrutLovi : e risiiUo pin- anche die il richiedente pose di molto sludio , ed e assai veisalo in quests parte della tisica meccanica ; eppercio i deputali , in al- ciine successive adunanzc , oj)inarono ave'si in tulle qiieste cose sufficiente securita di buon successo , giudicarono la domnnda di privileyio degna di essere favorevohiiente accolta, desisteltero dalla condizione di prevenlivo deposito del particolare disegno, non senza insistere sulla condizione die la maccliina coHocata die sia, e pri- ma die venga posta iuj.azioTie abbia ad essere accuratamente esa- minata da .persona perite; con la quale caiitela viene non sola- niente ad antivenirsi ogni perlcolo , ina ben anche a rirauoversi ogni timore di esso. La Classe appro.VD queste conclusioni , liela di contribuire ad iiitrodurre fra not ran ua^ionevole iiso delle mac- chine a vapore , le quali sono atte a .produrre porlentosi variatis- simi eflfetti con rapidita , con regolarlta e con economia , pei quali vantaggi da molto tempo le arti e le manifatture salirono presso altre nazioni a notevole grade d;i.|iros.perit;i. Nuova foggici di stadera a hilico. In questa adunanza gli stessi deputati , Conte Profan.-i e Cava- lierc Gresy , relatore , hanno failo rap])orto intorno a una iraova jToggia di stadera a bilico ( « bascule ) proposta dalT artcfice Glu liano PiGNAL , Snvoiardo , die prese ad imitare ed a migliorare quella poco prima inventata dal signor Ouintfnz , Meccanico di Sirasborgo , il quale avea inimngiiialo di reiidere trasportabili co- teste staclere , clie [icv lo. piu sogUoao essere stabili , e cliiamansi (jttindi ppnti a hilLco (ponls a bascule ) , e di sostitiiirle anche alle stesse bilance ordiiiaiie. I deputali anzidetti giudicarono che niun privilegio fosse da concedei-si al PicriAL per cotesta sua bilaiicia , la cul cosUuzioue c fondala suUo slesso principio meccanico delle conosciiile sladere a bdica^ ma oj)iuarono che I' ai-tefice fosse noii iiulegno di qiialche rimuuerazione per alciini raiglioraaaentl atti ad agevolaie e rendc-i- ])iu generale 1' uso di cotesta foggia di bi- laacia , e proiungariie la coiiservazione. ISiMyYi fji'epaj-azioiie dei prolojoduro di. mercurio. 0'> II Professore Giauantouio Gioberf , collega nella deputaziono col Professore Fraaceseo Rossi , fa rapportc intorao ad una par- ticolar inaniera di preparare il protojoduro di mercurio , iiivei>tata e proposia dal Corrispondenle Gerolamo Ferrari , Chimico Spe- ziale a Vigevaao , di cai alcune preparazioni flirmaceutiche ebbero gia , come questa , ad essere cominendate dalla Classe , e onore- volmente nienzionate rieila parte storica dei volumi accademici. L" operaziotie eseguita dal sig. Ferrari per formare il protojoduro di mercario cowsiste a jn'endere pa 111 ra, 5 di mercuric^ 2 , o d' idriodalo di poiassa , ■7,5 di jodio J e a Iriturare ben bene il tutto in un mortaio : il mercurio c pron- tamenle estinto : la massa restante si lava- bene , si asciuga e si essica sopra la carta ; quests e il protojoduro di mercurio , le al- tre malerie essendo stale iiilte interameate disciolte , e portale via dalle lavature. ISuova minicra di manganese. II Segrelario legge uno scritto iulltolato ; Xote sur line nonvelle mine de manganese C manganese caibonaCe I'ioleC compacte J troin'e IT dans la vallee de L.lJfZO , commnne d' Ala ; del Dottore Gianlo- renzo Cantu' , Professore straordinario di Chimica applicata alle arti nella Regia Uuiversith ; del qual lavoro era stala fatta dagli Accademici Professore Vittorio Michelotti , e Giacinto Carena, favorevole relazione alia Classe in una delie adiinanze precedent!. Cotesta nota del Professore Cantu' e stampata in questo volurae a facce 169. (*) Sperimenti sulla coroidea. In quesl' adunanza il Professore Francesco Rossi prende aito c data di un suo lavoro che ha per iscopo di esaminare i inateriali che sommifiislra la coroidea, lavataripetutamerite tielt acqua pwa, onde privarla del suo colore nero , ed ottenere tutta la materia solubile nella inedesiina. 21 di gennaio 182^. Macchina per isfaldare i legni di tintura. II legno del Brasile ad uso di tinlura si suole sminuzzare a mano con ascia o altro consimile stromento tagliente. Quest' operazione e lenta , e le scheggie o coppoiii che ne risuliano , hanno per lo piii una grossezza troppo grande e disuguale , onde sono poi ne- cessarie piu boUiture iiell' acqua, perche questa valga ad esti-arne compiutamente il colore. II sii'uor Luiai GorRTiAL costrusse una macchina, messa in moto (*) In queslc , come nclle piecedenti Notizie storiche , le Memoric stampatc o da stainparsi nei Volunii accademici , sono scmplicemente rifcrite col solo titolo di esse , paiendo inutile ogui piii diffusa relazione. E cosi pure non si far.i parola di (juelle produzioui , che la Classe uon giudic6 me- ritevoli di ijualchc eacomio. Jair acqua , con ciii 1 anzidelto legno ed altro qualsiasi ad U50 tiii- torio , viene a tagliarsi con molto risparmio di tempo in sottili falde o truciuoli a un di presso trasversali alle fibre del legno , epper- cio suscettivi di essere piu facilmente sminuzzati e penetrati dalT acqua , cui cedono piu compiutamente la parte colorante<» ■ Quesla macchina consiste essenzialmente in un pesante disco di ferro fuso , mosso vei'ticalmente in giro sul suo asse per mezzo di ruote dentate e di una fune perpetua annessa all' albero oriz- zontale di una ruota a palmette , la quale ricevi 1' impulso dell' acqua correnle o cadente. In una delle facccpiane dell' anzidetlo disco sono infisse obliquamente , e ad eguali distanze cinque la- mine d' acciaio taglienti , le quali , come il ferro nelle pialle, spor- gono alquanto in fiiori dalla faccia del disco , e contro di essa si spinge con mano il legno da sfaldarsi , ritenuto, perche non vacil- li , in un incavo fatto nel cavalletto che sostiene il disco. Cosi era il modello presentato dal sig. Courtial , ma uella macchina da liii costrutta in grande fuor di citta , 1' autore ha peusato di mutare alquanto questa disposizione delle lamine taglienti , coUocandole in modo che sporgono sulla superficie curva del disco girante. Nell' una e nell' altra di coteste due disposizioni le falde staccate dal legno passano per entro al disco medesimo, in corrispondenti aper- ture , come i truciuoli delle pialle , e cadono al suolo. Per verita cotesta maniera , o altra poco dissimile , di sfaldare i legni di tinlura , si sa essere praticata in Francia , e forse altro- ve (*) , ma non e nolo che essa sia per anco adoperata ne' Regii Stati ; per la qual cosa i deputati Professore Giorgio BiDOifE , Ca- ■valiere Amedeo Jvogjdro e Giacinio Carena, fatto esame tanto del modello quanto della macchina in grande, e riconosciutane Tutilita, giudicarono che il sig. CoDRTi.\t possa riguardarsi per lo meno (*) V. Description d'ane machine propre a varloper le bois de teinture. Industriel novemlre 1826 , pag. »6 , et Bulletin univerael etc. mai 1827 , Arts mecanirjues , p. iij. come priiiio iiilroJuUore> tli siiratla inaccliina, eppercio merltcvolc del chiesto privilegio. p'asi (U terra senihelrificali (gri's). Non e.. pun to i-ecenle fra noi 1' arte di formare vasl di terra du- rissima , semivitri2eata si nell' esterna che nell' interna &iia pai'l;e , i quali vasl riescono sodi, sonori , resistenti all' azione del fvioco c degii acidi , eppercio opportunissimi a varii usi domestiei , clii- mici ed altri. Per sliralta o pocoadissimile fablji-icazione ( qu«lla per es. dellat porcellaiia ) farono d.il i'^65 in poi ciiiesli e ottenuti puivilegi dal ISlarchese Lorenzo Birago Conte di Vische , dal sigaor Giananto- iiio Brodkl: dal signor Pierantonio Hankong di Strasborgo: dal fii iiostio eollega il Doltore Vittoi-io Amedeo Giojjsetti , e forse da altri. (V. Elogio del Dotlore Gioj.yETTi , Vol. accad-. .win. Tuttavia quest' arte non si e ancora introdotta stabilmente mcl Mosfcro paese , ed era iin nuovo privilegio vien cbieslo dal signor Giainbatista Bocagky per la fabbricaziioae di bottigUe di gres auso- di tenei'vi vino , birra e simili , i cjuali vasi ci sono porlati da ftiori. Non e qui luogo d' indagare per quail e quante cagioni cotcslo ramo cl' industria non abbia per anco niesse salde radici nel nostro suolo. Forse che 1' arte noa abbasianza divolgala , o anclie tenuta segreta , pe'ri cogli artefici : o a questi in sul piu bello maucarono i- necessarii fondi , o: vennero moio in quelle determinate cave le. terre veramente acconcie ali'uopo, o col progresso di tempo seat*- seggib soverchiameiite in quel luoghi il combuslibile , o final me nle La tarda esperienza loro avra dimostrato 1' impossibilita di sostenere la concorrenza di consiraili inanifatture straniere , poste per ny- ventura ia condizioiii migliori die le nostre non sono. E fra queste condizloni una e da ripiitarsi quasi indispensabile, rioe che le falte bottigtie»dV _y/'(^j' non si spedlscano vuote in altri paesi , bensi piene di vino, o di birra o di altro liquore di cui occori'a fare, un coiilinuato lucroso commercio. VII Queste invesllgaztoni tleb))ono specialmente esscr lalle tia clii vtiole intra.pi-eiitlci-e simiU manifallure. GIL Accademici ., Professor! YiUoi-io iMicnELOTTJ e Luigi RoLdXDo , deputati , si limilarono adiitique all'esaiae delle IjoUiglie dig-/'(?5 , preseatate dal sig. Bocacnt, e della domanda da kii fatta di uii privilegio per questa fablu'ica- nione. Osservarouo essi in priiao luogo c!ie la cosa di raaggiore importaiua si c la materia , cioe una buona couiposizioiie e cottura dellc terre , anziclic la forma , la quale ristretta poi anche come (a il sig. BocAGNY alle sole boltiglie ad uso di contenere vino o simili liquori , male s' accorderebbe coi privilegi conceduti alle poco dissiraili fabbriche di majoliclie e di stovigli ^ in alcune delle quali poco s' avreljbe a fare per cani:;iarle in vere falibriche ^\ gres o anche di porcellana. (■') Del lesto nelle menzionate boltiglie i deputati nou poterono spe- rimentare 1' azione di forti gradi di calore , non cousentendolo la forma del loro fondo, plana e a spigolo , ma ne trovarono soda la massa , resistente , nniforme , opaca , e di tal durezza da intac- eare il vetro , e scintillare coll' acciaro. Giudicarono dunque me- rltevole di riguardo la domanda del sig. Bocagny quando egli, nel Ducato di Savoia comprendesse nella sua fabbricazione non le sole boltiglie , ma tutte le altre forme di vasi , de' quali I'economia do- niestica , la larmacia , e moltc altre arti abbisognano. CompiUisIa senza niaesti'o. Tale e il nome dato dal sig. Giambatisia Scagliotti, Istilutore de sordi-muti e de' cieclii in Torino, ad uno stromeuto da lui im- maginato per eseguire meccanicamente le quattro operazioni dell' aritmetica valgare , con le frazioni che piii frequealemente occor- rono nel conleggio comune. I deputati , Conte PRorA.y'A , e Prof. CAREfi.t riconobbero molto ristretti i limiti delle operazioni cui (*) V. Anahse tie la Mngnesie de Eauditscro en Canayais del Prof. Giobeet, Vol. Acejd. XII , ( 1804 ) serve 1' anzidetto stromenlo , il quale nel resto ron ugiia£»lia, uon che super! consimili metodi meccanici inventati da Neper, LEinwiTz, Pascal , e da alcuni altri scierfziati di gran iiome. Ma forse che quelle limitate operazioni aritmetiche parvero al sig. Scagliotti dl qnalche ulilila per cosi sgraziati alunni ; epperb egli fn riputato degno se non di privilegio , almeno di qualclie rimunerazione, an- che per confortarlo nella difficile e laboriosa sua carriera. Sperienze eleitro-magnetiche di moderni Flsici , paragonate con quelle di Fisici anteriori. Nella Parte Storica a facce lxxxix del Volume accademico pub- blicato nel i8o5 , che e il xiv della serie intiera , e riferita uii'os- servazione del Come Morozzo , la quale , siccome appare dal i-e- gistro, era slata da lui comunicata all' Accademia nell' anno prece- dente , cioe il 3 di luglio i8o4 ; I' annunziata osservazione e che sottili aghi d' acciaio sotioposti all' azione della pila Voltiana , e quindi messi a galleggiare suU' acqua per mezzo di piccoli pezzi di carta , prendono la direzione dell' ago magnetico. L' Eccellentissimo Conte ^//lbo, nel rammentai-e ora questo fatto alia Ciasse , prescnta un foglio capilatogli di recente fra mani scritto di proprio pugno del Conte Morozzo , e intitolato : Precis d'un Memoire lii a I' Academie de Turin dans la seance du U qual sunto conlenente i risultamenti delle esperienze suU' argo- jnento anzidetto , era evidentemente preparato dall' autore per esser letto air Accademia , dopo la fattane verbale comunicazione neli' anzidetta adunanza del 3 di luglio i8o4: ma nol f u , perche non pill di nove giorpi dopo 1' annunzio predello, cioe il 13 di luglio dello stesso anno i8o4 , '\\ MoROZZO mori d' apoplessia nella terra di Colegno , dove erasi recato a villeggiare. ( Acad, de Turin , T. XIV. p. XI, e Soc. Ital. T. xv. pag. lxv. Balbo, Vita del Morozzo.) II Presidente iuvita ora i colleghi ad esaminare 1' anzidetto foglio aiitografo , ed esprime il desiderio che gli eflfetti magnetic! ottenuti dal MoRUXZO col galvatiismo ( aiialo^^lu a quellL che il Becc.irii avea proilotti coll' elettriciti ) vengano paragonati coi risultamenti deile sperienze falte pochi anni sono da celebratissimi Fisici Pari- gini , Inglesi , e Svezzesi, pel caso che occorresse di renc'ere a quel due nostri concittadini quella giustizia che , stante la prioi'ila di lempo , loro fosse dovuta , e che finora non hanno coiiseguita. II siguor Presidente aggiunge per ogni biion fine qimsl'allra no- tizia , die iiel 1820 ( S. E. era aliora Priiuo Segrefario di Slalo per gii afFari dell' inlerno ) fii richiesto da Geiiova di far psssare prontamente in Inglullerra , come fece per mezzo della Rcgia Se- greleria degli affari stranieri , un somigliante richiamo a favore di uno dei chiarissimi fralelli I\Iojon. Per soddisfare al nobile desiderio dell' Eccellcntissimo Presidcnie, il Cavaliere yhociDRo , richieslo da hii , e dai colleghi , imprese ad esaminare le aiizideUe carte, e nella seguente adunanza lesse : Cenni sulla storia delle relazioni , in var'd tempi s coper te , tra t elettricita ed il magnelisino : dalla quale scrittura risnita che il MoROZZO coil la corrente Volliana ( siccome il BECC.tRiA con r elettrica ) ha comunicato la virtu niagnelica ad un ago d' acciaio, posto nella direzione del meridiano magnetico , virlu ritenuta poL dallo stesso ago quando vealva in seguito liberamente sospeso , ov- vero sostenulo ijalleggiante suU' acqua ; il qual mngnetismo dellago pare al Cavaliere .IfOG.iDRO unicamenle prodotio dal inagnelismo terrestre , la cui azione vien secondata , cd ajutala dalia corrente elettrica , come lo e pure da alcune cause nieccaniche , come a dire colpi , fregamenli e simili. Analoghe poi alle sperienze pre- dette sono quelle del signor Mojos , Professore di (himica a Geneva , riferite dall' Aldim nel suo Essai llieuviqiie et cxpcriineii- lal siir le gnh'atiisme , pubblicato in Parigi nel i8o4, cioe quasi conlemporaneamente all' annunzio anzidctlo , falto dal JMoRozz.o air Accaderaia di Torino. Ma il Cavaliere Avogavro osserva , che d'indole evidentemente diversa sono le esperienze fatte circa sedici anni dopo dai signorl Tom. xxxui 2 Oersted , Arago , Ampere e altii , le quali sperienze condussero air imporianle scoperla die 1' azione clella corrente eletlrica vale a dcviare dalla sua direzione 1' ago giu calainitato , e passando presso a un ago noii calainitato , eccita pure in esso un magnetistno per- irianente , ed indipendente dalla direzione che 1' ago avesse rela- tivamente a quella del raeridiano magnetico. (*) A malgrado la diversiia di cjiieste due sorta di sperienze , sicco- meil fatio stabilito dal iMoROZZO mediante la pila del Volta ( an- che considerate come una sempiire estensione della sperienza del Beccaria con la macchina elettrica) aggiunge a quelle che g'a si avevano una novella prova dell' idenlita del fluido che agisce nei due stromenii, cosi conchiude il Cavaliere Avogadro, che il fatto anzidetto ha pur quaL'he importanza nella storVa della scienza; eppercib per proposta fattane da lui, e consentita di comune accordo dalla Classe^ il foglio autografo del Coute Morozzo qui sotto si trascrive: Precis d'vn Me.uoire lu a' l'Jcademie de I^uris DA PIS LA SEAPiCE DU . . . >■) Qitoique les Physiciens qui ont beaiicoup traianiques. Depuis deux ans je n^avais plus travaUle sur cette partie : dans les derniers jours de decembre il nie -vint Videe de tenter une ex- perience tout-a-fait nom'elle , au mains je ne connais pas quau- (') A quest' ultimo gcnere d' esperienze sono da rifcrirsi quelle del sig. Collxdon, di Gioevra, raeuzionate in fine della Analyse des trai'aux de t Academic des Sciences ( de Paris ) pendant Vannce 1827 ; parlie mathematirjue par M. le Baron Fodbiee , Secret, perp ; 11 picdclto fisico Giuevrino jirodusse la deviaziuue di un ago magnetico con la corrente eletlrica proveguente ora da una macchina eletliica , era dall' atmosfcra. eun rait entreprise , et je ne fai pas vue rapportee dans aiicun des outrages periodiques sur la Phjsique et la Chimie. Comme MS Bitter h Jena a publie dernierement ■ des expe- riences sur le maguellsme , et qti'il poiirrait tres-bien ou lid oii, d'aiUres executer f experience dont je vais rendre compte , je prie VAcaddinie de me donner dale de mon experience que j'avais com- muiiiquee k MM." F'assalli et Gioberti il y a plus d'un mois, et que je fis 'Voir chez-moi au Medecin Michelotti. La void: Cetait de tenter si au mojen de la pile galvanique je paivien- drais a communiquer la vertu magnetique a des aiguilles , de la menie facon qu'on peut la leur donner au mojen de la machine electrique. J^ai done forme la pile de 36 disques d' argent et dautant de zinc. J'ai place une aiguille dacier qui avail la pointe des deux cotes , sur une mince plaque de cuivre _, qui etait attache au dis- que de zinc infer ieur qui for mail la base de la colonne , V aiguille etait placee dans la direction da meridien , ensuite j^ai place uns extremite de tare conducleur sur le disque darge.nt qui etait a Vextreniite de la pile , et avec C autre bout jai louche la pointe nord de t aiguille , ensuite fai remis la boule du conducteur sur le menie disque superieur d argent , et avec V autre bout du con- ducteur je touchais C aiguille ci la pointe qui etait dans la direction du sud. Celte operation ne dura quune demi-minute. J'ai retii'e' f aiguille et je I'ai mise dans un grand verre renipli deau ; apres avoir fait quelques tours sur la surface de feau , elle prit la direction du meridien et la polarite , ce que j\u ve'rifie en placant sur la me- ine ligne une bonne aiguille aimanlee. Si uous approchez de cette aiguille un morceau de fer , elle l' attire , et elle tourne comme font les aiguilles des boussoles , en repoussant un pole et en atti- ranl t autre ; si vous touchez avec cette aiguille a la fine limaille de fer , elle j est attire'e. De plus grosses aiguilles furent aimuntees de meme ; pour les xir J'alre soutenir dans I'eau , fy ai aUacJid au centre un petit cercle lie carton , attachee avec de la clre molle. Je siiis parvenu a aimanter des aiguilles sans me servir de tare con- ducteur , mais simplement en placant raiguille sur un plateau de zinc. A\>ec deux piles de 3o disques , ayant place un petit barreaw d'acier de deux lignes en car're sur le plateau argent de la deuxieme colonne ; ajant Jait communiquer da la base zinc de la premiere pile un fil de fer qui touchait h la pointe du barreau, fen obtiiis do menie le barreau tres-aimante' , et qui, lorsqu'il Jiit suspendu^ inarqua les poles. Done le Jluide gah'anique , a tinstar de V dlectrique , a la pro- priete de communiquer aux aiguilles la vertu magnetique et la polarite. Cette experience doit sans doute porter a d'autres de'couvertes. i.° On pourrait examiner si les aiguilles aimanlees de cette facon sont plus ou moins sujettes it la ddclinaison occidentals , on si elles conserwnt mieux la ligne du meridien. 2.° Si ton pent paivenir par cette metJwde a aimantfr un bar- reau dacier d'une certaine grosseur , on pourrait observer jusqu^ci quelle epaisseur taction agit , et on pourrait voir, si commefen ai quelque soupcon , le jluide galvanique peat agir sur une plus grande masse que le Jluide electi ique. Beaucoup dautres experiences se pre s enter aierit en continuant les travaux. Cette experience me parait ne laisser aucun doute sur Viden- iitii du Jluide galvanique avec t dlectrique : la supposition que le Jluide galvanique positif soil un acide , et que le Jluide negatif soit un alcliaU , comme Ritter et plusieurs autres ont pensd, ne tient plus ; las autres thdories souffriraient encore des exceptions ; oependant un physicien tres-exact , le Ch. ('.issALti, noire con- frere, rapporte dans son Mdmoire du X l^ofume de la Socidtd Italienne , dix observations de plusieurs pheaonienes qui ont lieu ayec le Jluide galvanique , et que ton n^obtient point par le Jluide MU dicclrique. II faiulra done encore etudler , il faudva encore faire de noiweaux cssais ; inais se res souvenir ton jours d'un grand axiome , savoir : nc point multiplier les causes sans nccessite. » 4 di febbiaio 1827. Mode f/' inipedire le incrostazioni delt acqua , che Jassl svaporare nelle caldaie. L' acqua commie , noii mai pura , ma spec'ialmenle le acqne die chiamaiisi crude , coniengono solfati o carbonati di calce , od altri sali poco solubili , i quali col bollimento e coU" evaporazione dell' acqua , precipilaoo ed aderiscono forleinente al fondo e alle paretl dei vasi. II slg. Gerolamo Ferrari , avendo osservato die co- deste inci'ostaziorii colla crescente loro grossezza giungono a ritar- dare il bollimento dell' acqua , e danneggiano inoltre le caldaie , teiitb di x'imediarvi , e vi riusci mescolaiido coU' acqua una discreta dose di grossa polvere di carboue. II sedimenio die ne risulla piu non aderisce cosi fortemente ai yasi , col solo muoverlo con un bastone si separa e si stritola , le caldaie si nettano con maggiore facilita , e si conservaiio piu lungamenle. II Professore Giobert , deputato col Segrelario , osservb in questa proposla del sig. Ferrari non vedersi cosa die non sia giusta ed ammessibile , se non in tutti i casi , in quelli almeno , in cui si adopera semplicemenle acqua comune , e il cui vapore serve p. e. a riscaldare appartamenli , o s' impieghi meccauicamente come fbrza motrice. C/ie il vino sia un etere. Gli stessi deputati ebbero ad esaminare un' allra scriitura del sig. Ferrari , uella quale egli asserisce die il vino e un etere, ri- .serbandosi forse di adunare col tempo ulteriori e piu couchiudenti XIV prove di questa sua proposizione, per la quale la leorica della fermenlazione vinosa ( clie allora direbbesi eterea ) andrebbe sog- getta, secondo clie egli pcnsa , a considerevoli mntazioni. Analisi di cenei'c gittata J'liori dal f esuvio nel 1822. Questo lavoro del sig. Giuseppe L.iriisi , Professore straordina- rio di Chimica nella Regia Universita, e stampato in questo Volume. a facce i83. II Cavaliere Giovanni Pl in. 4 legge : Addition relali\'e a la pre- miere partie de tecrit intitule: Note sur un Memoir e dii 3farquis De la Place ajant pour titre : Sur les deux grandes iiiegalites de Jupiter et Saturne , imprime dans le Volume de la Connais sauce des Terns pour fannee 1829. Questa giunta e stampata nel Vol. xxxi a facce ^o\. 18 di febbraio 1827. Lcttere commendatizie a favore del sig. Micller. In quasi' adunanza si legge una lettera della Ueale Accademia delle Scienze di Monaco , la quale , a nome anche della Societa Agraria di Stoccarda , richiede 1' Accademia nosLra di procurare leltere commendatizie al giovane Naturalisla, signor Muller, accio possa viaggiare con vantaggio in Sardegna , ov' egli sta per recarsi, incaricalo di fare studio e raccolta di piante , di semi , e di altre cose naturali. La richiesta di tali commendatizie essendo siata fatta dair Eccellentissimo Presidente al Primo Segretario di Slato per gli affaii interni, Conte Roget di Cholex , questi ebbe la compiacenza di vaccomandar toslamente il giovine Tedesco a S. E. il Vice-Re della Sardegna , e al Govevnatore di Sassari. Nuovo metodo di fare I' Etiope marziale , a C Etere nitrico. 11 Professore Micuelotti , deputato col Cavaliere JroGADRo , ragguaglia la Classe iutorno a coteste due operazioni proposte dal r.oiiispondente signor Gerolamo Ferrari. Questi, ripntando troppo lutigo il metodo del signor Lemery , che e pur quelle con cui egli dice ottenersi siiiora 1' Etiope 11 piti puro , immagino di farlo ugual- meiite puro , ed in piii breve tempo , per via umida , e coU' inter- vento deir azione elellrica che nasce dal conlatto di metalli etero- genei. A questo fine il sig. Ferrari pose nell' acqua , in acconcio vaso , lamina d' argento pulite , e recente limalura di ferro, agitando frequentemente T acqua per mutare i punti di contalto fra i pre- detti corpi , e dopo qualtro mesi ebbe formato di otlimo Etiope. A codesta sperienza queste altre aggiunse di paragone, cioe in con- simile vaso sostitui lamine di slagno alle laniine d' argento ; ed in un terzo vaso pose semplicemeute la limalura di ferro nell' acqua. II risultamento fu questo che con 1' argento ebbe un quinto piu d' Etiope , e con lo stagno un ottavo di piu che non adoperando sola limatura di ferro. 11 relatore osserva cotesto metodo non dif- ferire essenzialmente da quello praticato gia dal celebre Lavoisier, poi dal sig. Guibourt , se non in cio che essi adoperavano mer- curio a vece dell' argento, ed aggiunge che la spiegazione datane dal signor Ferrari e sostanzialmente la stessa che fu proposta dai compilatori degli Annales de Chimie et de Physique nell'occasione delle discussioni insorie tra i signori Marshei.l, Hall e Guibourt, rispetto alia ossidazione del ferro nell' acqua. Aggiungono i depu- lali non dissentire essi coll' autore , che in alcuni casi 1' Etiope mar- ziale fatto per via umida , abbia un' azione sugli organi digeslivi , diversa da quella dell' Etiope fatto per via secca, il quale piu non contiene ne acqua , ne idrogeno. Quanto poi all' etere nitrico , dai varii e diversi modi pralicatL per fofmarlo , e dalle non concordanti spiegazioni di colesle ope- razioni , il sig. J^'errari iiiferisce esservi e difficolta nell'operazione ed imperfezione nclla teorlca di essa. II metodo die or egli pro- ])Oue cousiste nel mescolare poco per volta due once di acido ni- Irico concentrato con sei once di etere solforico , entro una storta pocliissimo riscaldala a bagno di ceiiere , e il prodotto risultante dalla lore reciproca azione si raccoglie in un recipiente tenuto freddo. L' etere cosi ottenuto e di colore citrino , e conliene dell' acido lihero : si fa digerife sulla magnesia pnra , qiiiadi si retlifica ad un ieggerissiiTio calore, Alcune sperienze fatte dal sig. Feriiari lo inducono a credere , che la magnesia agevola la scomposizione dell' etere nitrico ; egli percio consiglia di separarnela da esso , prima della rettilicaziane, col filtrare o decantare l' etere. L'Accademico relatore , nell' ammettere la possibilita clie gli ele- menti dell' etere adoperato in questa operazione si ricompongono in modo a formare l" alcool , quindi l' etere nitrico, non Iralascia di notare la mancanza di prova certa , clie la cosa succeda vera- menle a quesio modo , a tal che il liquido etereo prodotto dal sig. Ferrari potrebbe non essere vero etere nitrico , cioe un com- posto di acido iponitroso e di alcool. Se il sig. Ferrari dara opera a schiarire codesto dubbio , egli avr;i certamente bene meritato della scienza per rispetto alia parte leorica , giacche nella pratica, siccoQie osserva il relatore , iie l' uso dell' etere solforico sostituito all' alcool , Sara per divenire economico , ne gli anteriori melodi della chimica preparazione dell' etere nitrico , hanno tali difficolta, clie non possano essere facilmente superate da persona che sia suf- Hcientemente versata in siffatle operazioni. Si/one a palla. Lo stesso sig. Ferrari in altra scrittura presentata all' Accade- mia , accenna alcuni inconvenient! che accompagnano I' uso di quel piccoli sifoni , adoperati nelle officine , e nei quali il vuoto si fa colla bocca , inspirando l' aria conteuuta nel sifone > de' quali XV n inconvenientl non c ultimo quello di potere difticilmeiite itnpedire die il liquido , il quale non e sempre acqua pura, o vino , venga spiuto nella bocca deli' operatore. A sillatto incoaveniente molli , prima del siif. Ferrari , avevano rimcdialo con la giunta di uu tubo clie sorge verticalmente da un puiito alcun poco superiore all' estremita del braccio piu lungOv Allri suggei-irono di empiere il sifone ordinario con un liquido delta stessa natura di quello , che si vuol travasare, quiudi immer- gere nel liquido il braccio piii coi-to. Pare pcro che I'una e 1' altra di queste due inaniei'e non vada estate da altri incoavenienti : la prima riesce di uso poco comodo per un solo operatore , quando il sifone sia di lungliezza un po' considerevole : la seconda maniera esige che si ahbia una certa dose di altro liquido, identico eon quello die si tratla di travasare, il qual liquido non sempre si ha in pronto , ne lalora si vorra fare quella mescolanza. Forse che il sig. Ferrari penso a questi due difelti , e li riputo gravi quanto il primo di cui si e parlato piu sopra , e die da lui e indicato come la cagione che ej^li impren- desse a costrurre il suo nuovo sifone , in cui penso di scacciar r aria mediante il fuoco. II sifone del sig. Ferrari e un semplice tubo ricurvo di vetro, il cui braccio piii lungo , poco al dissotto della curvalura, s' in- grossa in globo o palla ; questa si riscalda con fiamma o con car- bon! ardenti , tenendo il minor braccio immerso nel liquido da tra- vasarsi , e l' estremita del braccio maggiore chiusa col dito o con turaccio ; 1' aria fortemente riscaldata si dilata , e una gran parte di essa esce fuori dalla estremita del braccio breve che e immerso nel liquido , il quale , pel successivo raffreddamento della palla viene dalla pressione atmosferica spinto nel sifone e fluisce dalla opposta parte , da cui fu rimosso il dito od il turaccio. In questi sifoni quando abbiauo dimensioni alquanto grandi , riesce difficile di gonfiare in palla un po' ampia il tubo medesimo del sifone, ed il riscaldamento non si puo fare comodamenie ; il sig. Ferrari, in Tom. x.i\iii 3 NVUI questi casi applico al sifone un globo di vetro , sofllafo separata- mente , cm si tatscia una porzione del tubo die ser\i a formarlo , e •juesto si salda perpendicolanneiite al braccio del sifone nel luogo di sopra indicate , e in modo che il vano della palla sia in comu- nicazione con quello del sifone. II sig. FfiRRAni dice aver ottenuto ottimo effetfo da parecchi di quesii sifoni uno de' quali avea ben due melri di altezza , e un diametro poco tninore di tre cenlimetri. I deputati, ProfessoreVittorio il/zcz/Etorr/, e Cavaliere Avogadro relalore , nel riputar degna dilode quest' invenzione del sig. Ferrari, ristretta ai sifoni di piccole dimensioni , opinarono che nei grandi sifoni.il riscaldamento dell' aggiunto globo non valga a produn^e in esso , e neir intero tubo , una larefazione sufliciente a farvi ascen- dere il liquido. Macchina per far i pettini. II sig. Giuseppe Vallet avea chiesto privilegio per la fabbri- cazione dei pettini , eseguita con certa particolar macchina costrutla da lui , e adoperala da piii di un anno in Genova ove egli dinaora. I deputati , Cavaliere Giovanni PtArf.-i , e il Segretario, relatore, osservarono che una macchina poco dissimile trovasi pubblicata e minutamente descritta dal sig. Christian : Description des machi- nes et procedes specifies dans les brevets d'invention , de peife- ctioiinement et d' importation , dont la. duree est expiree ; T. vii. a facce ro8 ; macchina forse migliore di quella che or propone il sig. ValliJt , giacche con quella si tagliano le lamine stesse di avorio o d' allra materia , da convertirsi poi in pettini , e questi si fanno in maggior rmmero in una volta che non con la macchina del sig. Vai.let , perch's qufesti , in sul carretto scorrevole mette una s&la lamina , mentre nell' altra se ne mettono quattro , per lungo , una accanto all' altra. Tnoltre il sig. Vallet fa terminare e pulire a mano i denti del pcttine fatti dalla sega circolare, a vece che nella macchina anzidetta la punta dei denti viene eseguita per mezzo della macchina stessa. XIX Tuttavia noii sapendosi che ne 1' una ne 1' altra delle accennate maccliine sia per anco iulrodoUa ne' Regii Stati , e quella che or propone il sig. Vallet facendo un lavoro veramente vaniaggioso in paragoae del lento raetodo di fare a mano i pettiui , i deputati e la Classe giudicarono il sig. Vallet meritevole dell' implorato privilegio , iu conformita delle Regie Palenti del aS di febbraio 1826. "a ..l\r. ^ii|. di maizo 1827. Tubi di piombo senza saklatura longitadinale , e d insigne lunghezza. Air antico metodo di piegare in tubi lastre di piombo col saldare insiemc i due lati inaggiori di esse , un altro se n' e sostituito da parecclii anni , il quale consiste nel trarre per buchi successiva- inente minori di una specie di trafila , un cilindro di piombo fo- rala nel suo asse : il quale cosi allungasi in tubo, il cui diameiro inlt^ruo e determinato da quello di un' interna spina o mastio. A questo modo si hanno tubi interi , cioe uon saldati longitudinal- menle , ma la loro lunghezza noii e mofto considerevole perche dipendente da quella sbessa del mastio che non puo esser grandissima. Eecentemenie si e trovato il modo di formare tubi di piombo di lunghi^zza le cinquanta ed anche le cento volte maggiore di quella deir interao mastio, facendo i tubi non col trarli , come nel me- todo sopraddetto, ma col comprimere fortemente una massa di piom- bo , e forzaria ad uscire formata in tubo , in modo non dissimile a quello del pastaio. Le lunghezze di cotesti tubi coi'rispondono alia massa del piombo adoperato iu una vo'Ita , eppercio riescono inversamente propor- zionali ai lore diainetri. 11 tubo a misura che esce formato, va ad avvolgersi sopra un cilindro, per comodo sia dell' operazione, sia del trasporto e ilella vendita. La compressione , che per verita ha ad esser enorme, si fa cou I'liola itlraulica o con trombe , o con qualsiasl altra consimile mac- china. La foi'za del vapore pare che in qiiesto caso sarebbe op- portuuissima. Celesta macchina , che dicesi inventala in IMilano dal sig. Sieber, e falta ivi costrurre dai sig. Cramer , e qiiella stessa , la quale era H sig. Francesco Zumstein chiede d' introdurre e adoporare con. privilegio ne' Regii Stati ; intorno al che gli Accademici Conte PRoyjy.t e Cavaliere Afogjdro han fatlo alia Classe un favore- \ole rapporto. Agj,'iungeremo qui die una poco dissimile macchina inventala dal sig. Baehr serve da pauecchi anni in Prussia , a fare doccioni d'ar- gilla. (V. Description (Vune machine ii faire des conduits d' eau en argdle. Bullet, univ. mai 1827, arts mecaniques p. Sog. ) St life alia foggia Riissa. E cosa nota , e ad un tempo naturrdissima che i popoli del Nord sanno meglio ripararsi dal freddo , che non i popoli meridionali. Da lungo tempo 1' induslria settenlrionale , spronata dal bisogno , invenlo modi piii o meno ingegnosi ed economici per iscaldare gli appartamenti e le intere case, meno con la dii-etta azione del ca- lore prodotlo dai combustibili di quello sia con 1" aria esterna che fredda si precipita entro compariimenti onde e circondato un unico fbcolare , quindi ascende calda per tubi opportunamente disposti , e distrlbuiti uelle vai'ie camere ova sbocca in conlinuata corrente, e ne innalza conveuientemente la temperafura. Queste stufe chiamate alia Russa , e forse perfezionat€ in Lon- dra ed in Parigi , non erano ignole fra noi , e gia da parecchi anni alcune., tratte da quel paesi , se ne vedevano in case di pri- vati , ed anche in qualche pubblico edifizio : ma reslava ancora che si rimediasse alia carezza di quesli calorifici stromenli , e all'uscita del danaro. Pare che a questo doppio stopo possa condurre la proposta del sig. Giovanni Prato , di Romagnano , dl fabbricai-e con privilegio iiei Regii Stati , e con ferro del Piemonte , queste stufe alia Russa, intorno al clie gli Accademici , Professor! Borsojv , e Vittorio Mi- CBELOTTi , relalore , fauuo oggi un favorevole parere die e ap- provato dalla Classe. I." di aprile 1827. Osserwizioiii sulla Rabbla, £ questa una disscrtazione del sig. Ferrero-Merlino, Cliiinargo a Volpiano. GU Accademici Professore Rolando e Dotiore Bel- LIXGERI ne fanno favorevole rapporto alia Classe , la quale ordina che un sunto di qiiella dissertazione sia dato nella parte storica del Volume Accademico. Due sono i punti priucipall dl questa dissertazione : uno e di indlcare i segnl che distlnguono la rabbla da altre malattie spas- raodiche e convulsive ; 1" altro e dl confermare alcuni fra 1 modi sinor propostl a fine di prevenire e di curate la rabbla, e propor- ne anche de' nuovl. Quanto ai segnl , 1' autore , fondato su dl osservazionl sue pro- pria , asserisce che la rabbla non e punto malattia convulsiva , e che in cssa non si manlfesta giammal ne tetano , ne trismo , ne riso sardonlco , eppercio egll tiene questi sintomi conic segnl di malattia diversa dalla rabbia ; dice non essergli mai accaduto dl osservare negll ammalatl rabblosi 11 prurito di mordere : crede che in essl siano essenzlalmenle oSesi i visceri , e turbate le funzioni della vita organica , illeso rlmanendo 11 sistema nervoso animale , qnindl anche la facolta locomotlva e la senziente, e le facolta in- tellettuall. Quanto poi al metodo profiluttico e 'curativo 11 sig. Ferrero-Mer- lino , oltre la cauterizzazione locale , propone col Mederer , die la parte morsicata veuga medlcata con una soluzione di uno 0 due xxri graiii di potassa caustica in un' oncia d' acqua : e di quesla solu- zioiie , railcloleila con sciloppo , se ne faccia anche discreto uso in- terno , a modo di collutorio, noa trascurato quello dei puiganli draslici. Ora se al sunlo della dissertazione dell'autore quello si aggiuu- gesse del parere dei depntati , sarebbe a dirsi , clie essi ammet- tono bensi che le convulsioni e gli spasmi nel sistema muscolare voloiitario non sono sintomi essenziali , caratteristici e costanti della rabbia , ma che pur lalora essi 1' accompagnano : onde lo Sprenger, parlando della rabbia, fa espressa menzione del tetano e del trisino ; e cosi pure osservano i deputali esser vei-issimo e n-oto che nella rabbia e principalmente offeso il sistema Hervoso organico,o ganglionare , ma essere vero altresi die il sistema en- cefalo spinale trovasi non infrequentemente infiammato , onde e men vero il dire che nella rabbia mai non siauo lese le facolta locomotrice , senziente , e intellettuali : il oontrario e provato e dair avversione all' acqua , alia luce , all' aria , e dalle generali convulsioni , e dal dclirio , che talora si osservano negli arrabbiati. Analisi di ceneri vesiwcane. In quest' adunatiza la Classe approva una iVlemoria del Profes- sore Giuseppe Lavini iniitolata : Analyse de la cendre dit f' esiwe de Veruption de 1822. Questa Memoria , ed un appendice: Suite des recherches chimiqnes sur les cendres du Fesuve : eruption de 1794 ; usciranno stampate n*! seguenle Volume Accademico. 27 di maggio 1827. In quest' adunanza una Giunta di Accademici , composta del P/'e- sidente, del Segretario, e d'ei Colleghi Bowelli, Rolando, Borsoiv e CoLLA , presenta un progetto di Programma del quesito accade- mico , da proporsi coa assegnaraenlo di premio. II Programma approvato, stampato poi con la data del i." dl luglio 1827, e del tenoxe seguente : REALE AGGADEMIA DELLE SCIENZE CLASSE DI SCIEKZE MATEMATICHE E FISICHE. La ricerca e lo studio de' corpi organici ed Jnorganicl cbe nafivi si Irovano in qualsivoglia reglone , procaccia fra gli altri , qnesti due vantaggi : di arriccliire la Storla Naturale , e di agevolaie , in quella parlicolaie regione , le utili applicazioni della scienza all' agricoltura , all' industria , al commercio. La Classe ha pensato , che al conseguiniento di quel doppio fine contribuirebbe con maggior eflicacia , se in vece di propone un quesito deterrainato e speciale , si facesse ad incoraggiare in generaie gli stiidi della natura , osseivata nel varialissimo ed abbondautissima suolo de' paesi soggetti al Reale Dominio. Ha perci6 deliberato di proporre un premio pel inigUor lawro generate o particolare intomo alia Storia Naturale ne' Regil Stati ; e spera poter utilmente pioseguire a queslo modo anche negli annl avvenire. A merito giudicato eguale , un lavoro plu vasto sari preferito ad un piu ristrelto. Quando il giudlzio non debba portarsi che sopra un solo lavoro, questo tuttavia poira conseguire il premio, se ne sara giudicato dcgno. II giudizio si portera sopra tutli quel lavori analoghi all' ar^o- mento , i quali dopo la dala del presenle Programma , sino alFul- timo giorno di febbraio del millottocento ventinove , saranno pre- sentati all' Accademia , manoscritti o stampali , ovvero saranno , dentro quell' intervallo di tempo , divolgati colle stampe di Tgrino' e posti in vendita presso a'librai di questa Citta. II giudizio sara pronunziato nel secondo trimestre dcH'anno mille ottocento ventinove. Un lavoro stampato anonimo venendo a vincere, il premio sara XXIV conseguito da clii dara all' Accademia prove Sufficieiitl d' eSSerne r autore. I lavori manoscritti , die saranno presentati all' Accademia , do- vranno , qnando siano anonimi , poi-tare uii' epigrafe od altra qua- lunque divisa , ed aver umta una poHzza sigillata con dentro il noma e 1' indirizzo dell' autore , e di fiiori la stessa epigrafe o di- visa apposta nello scritlo. Se da questo non sara vinto il premie, la polizza non aprirassi , e sara bruciata. Chicchessia , nazionale o stranierOj pub viacere il premio, fuor- che i soli Accademici reside iili. Le opere manoscritte o stampate , saranno in lingua italiana , latina o francese. II pi'emio sara d' una meJaglia d' oro del valore di seicento lire. I pieglii , con gli oggetli o disegni che fossero necessarii, do- vranno esser diretti per la Posta od altrimenti , ma sigillati e fran- clii di porto , alia Reale Accademia deile Scienze di Torino. Quando non vengano per la Posta, dovranno esser consegnati all' Uffizio deir Accademia medesiraa , dove al portatore se ne dara la ricevuta. Torino il primo di luglio del 1827. Il Presidente V Accademico Segretctiio Gonte Prosper© Balbo. Professore Giacinto Carina. Ordigno per muovere le bardie. II sig. Vito Remigio Fantolt di Omegna , rlviera d' Orla, penso che alle macchine a vapore , applicate al moto delle barclie , si potrebbero sostituire certe leve mobili mosse a braccia d' uomo. Gli Accademici Cavaliere Ignazio Michelotti , relatore , e Ca- valiere CisA di Gresx , deputati all' esame del proposto ordigno, c della domanda di px-ivllegio falta dall' autore , per l' esclusiva na- vi"azioae sul Laso d' Oita con coteste bardie , osservarono chs no qacsie od altre poco dissimlU maalere di spingere le barche, noa lianno il merlto della novita , e gcncrahncnte piio dirsi che nep- pure abbiano quello di una vera ulilita , conciossiaclie niuno dei consimili modi di spingere una barca uguagli o la semplicita dei remi , o 1' economia delle vele , o la forza del vapore. Tuitavia ri- flettendo forse i deputati , clie 1' uso del pi'oposto ordigno non sa- rebbe per cagionar danno a nessuno, sc non forse all'aulore stesso-, nel caso possibile , che queste sue leve inobili non faccssero in grande lo sperato utile effetto , o lo faccssero con dispendio mag - giore di forze , die non nelle barclie a remi ^ fecero uon isfavo- revole rapporto alia Classe. In questa stessa adunanza , e solamente per accertare la data di iin suo lavoro non ancora condotlo al perfetto suo termine , il Professore Rossi legge alcuni Cenni sulla rabbia. II Professore BoRSuy legge : Notice sur quelques fossiles de la Turantaise dans la Sauoie. Questo lavoro , gia stampato , fa parte del preseate Volume Accademico xxxiii. 7 di giugao 1827. Viaggio botanico. Qui e da riferirsi , come cosa piii specialmente speltanfe a questa Classe , una deliberazione presa dall' Accademia nell' adunanza a Classi unite del '^ di giugno (iSa'j). In essa 1' Eccelleiilissimo Presidente annunzia che il Dottore Carlo Bertero da Alba , Ac- cademico non residente , sta per iniraprendere un secondo viag- gio in lontanissime regioni , spintovi dall' amore della scienza bo- tanica. E propone che a quel noslro Colleg.-i si scriva , a noma deir Accademia una lettera , la quale gli serva di generale com- TOM. XXJIII 4 XXVI mendatizia ad ogni Accademia , ad ogni Podesta , In fine a qua- luncjne personagglo , cui siano in pregio le scienze e le lUili co- gnizioni , specialmente quaudo sono acquistate con si lunglii e di- saslrosi viaggi. L' Assemblea approvo moltissimo questa proposta , memore del buon effetto che da consimile coraraendalizia il Dottore Bertero ebbe gia a provare nel precedente suo viaggio in America , e de- siderosa che fin d' ora si reputi da essa riipgraziato chiunque sia per giovare a questo nostro compaesano. 24 di giugno 1827. II sig. Giuseppe Masera , macchiuista di S. M. domanda un pri- vilegio per la fabbricazione e la vendita delle seguentl raacchine e stromenti : i.° Una porta gii-es>ole ( cliiamata dal Masera Argine movlbile ) proposta come acconcia per derivare le acque dai fiuiiii e dai torrenti. 2." Una macchina per fare le teste alle vili. 3.° Un verificatore di tutti gli spazi e misure lineari. 4.° Una macchina per fare il passo regolare delle viti. 5." Una sega d' inca\>o 6.° Un compasso divisore. ■J." Un torchio litografico. Le tre prime macchine gia erano state argomento di un prece- dente parere , nel marzo del 1826 (V. Notizia slorica Vol. xxsi. ) Ora poi considerate tutte in complesso , i deputati osservano , clie se alia piii parte di esse manca il merito assoluto e di noviti e di ulilita, per l' ,iavenzione gi^ fatta altrove di macchine migliori, ne hanno tutlavia uno relativo , vale a dire , che 1' uso di esse puo ripularsi utile rispettivamente a quelle che sono d'ordinario ado- perate dai nostri artefici , la piu parte de' quali non ebbero l' op- portunila di procacciaisi una niai^giore coltura o con viaggi o con vis'ite fatte alle piu rinomale fabbriche straniere , o collo sliulio delle descrizioni e dei disegiii di maccliine perfozionate d' ogiil specie ; descrizioui e disegni in oggl tanto molliplicati e divolgati. Sotto queslo aspetto di utilita relaliva i deputall opinarono che il chieslo privilegio si poiesse concedeie , iioii senza alcuiierestri- zioni , specialmente riguardo al priino dei proposti oidigni. (\. il citato Volume xx.\i. ) Estratto di concino , sostituito alia galla di Lewmte , iielle qfficine dntorie. Qnesta preparazione , cui il sig. Gikoud da il uome forse men pi'oprlo di gallate de tanin ( Gallato di concino ) fu da lui ado- perata nella lintura come mordente , la cui efllcacia era gia stata. accertata dagli Accademici Cavaliere yiroG.iDRO , e Professore Vit- torio MicHELOTTi relatore, i quali, in un primo parere letto nell' adunanza del 29 del precedente api'ile , espressero il desiderio chei dal sig. GiRouD venisse piu validamente provata la convenienza di fare e di adoperare in grande questo indigeno mordente. Al qual desiderio avendo il sig. Girold pienamenle soddisfatto , gli stessi depulati fanno ora alia Classe un definitive parere con favorevoli conclusioni. Coteslo gallato 11 sig. Carlo Giroud lo fa col legno di castagno taglialo in minuzzoli , e ridotto quindi coi noti metodi a forma d' estratto di tal consistenza che esso sia duro , fragUe , non de- liquescente , non bruciato. II riccio della caslagna soniministra mag- gior dose di concino , che non qualsiasi altra parte dell' albero. Da silTatta preparazione faita in grande ne risulterebbero i se- guenti vantaggi : i." Cinque libbre di estratto di concino produrrebbero lo stesso efietto , che venticinque libbre di galla , o settantacinque di sumac ( RhiLs coriaria ) ; e quelle cinque libbre basterebbero per cento libbre di cotone pel color rosso d' Andrinopoli , e per cinquanta libbre di seta pel color nero. svvin 11 pvezzo dell" estratto di concino preparato in gi-amle , e sosti- luito alia galla , produrrebbe un i-isparinio del treiita per cenlo. 2." Si dissolve facilmente uell' acqua fredda ; eppercio rispar- nilo del combustibile necessario per fare la decozione della galla. 3.° Serve alia conciatura delle pelli , alia tiatura dei cappeili, al uero di stampa , all' inchioslro. 4-" L' uso di questo estratto noii cambia ia nulla le solite ope- razioni dei tiutori. L' Accademico Cavallere PLiNA legge : I." Memoire siir le des'eloppemeni de lafonctionde la grande inegalite de Jupiter et de Saturne , dependante des cinquiemes puis- sances des excetitricites et de I'inclinaixon mutuelle des deux orbites. 2." Note sur la courbe en eqiulibre , formee par une lame elastique , pliee par deux forces egales , dirige'es en sens contrai- re , suivant la droite qui joint ses cxtreini'.es. *2 di luglio 1827. Note sur farseniure de Cobalt d'Ussey, vallee de Via. E questo un abbozzo di magglor lavoro , trasmesso dal Profes- sore V'iitoiio IMicRELOTTr, per era col solo intendimento di accer^ tarne la data. 25 di novembie 1827. Lcgatura mobile di libri. ( Relifire mobile. ) E questa una nuova maniera di legare libri , inventata dal sig. Adam di Parigl , il quale due modelli di libri bianchi , legati a questa foggia , avea rassegnati al Conte Rog£t di Cholex , Primo Segretario di Stato per gli affari deirinierno, e questi li voile de- positati presso questa Reale Accademia, affinclie siffatta invenzione possa e dagli Accademici e da altre persone essere esamiuata, cd air uopo dai librai iiostri imitala. Ciascun foglio del libro , qualunque ne sia 11 sesto , e plegato in due , e lungo la picgalura dalla parte dl dentro , evvi Tin sottll filo metallico clie connette il foglio con le corde d' inleslina, dalle quali sono attraversati tutti i fogU ai liioghi ove soglion Tarsi sul dorso de' llbri le cucilure. Cosi i fogli , non propi-iamente cuciti , ma seraplicemenle vmiti gli iinl agli altri , si possono togliere , o akri se nc possono aggiiingere , in quel numero clie piii piacesse, senza clie mai venga difibrmato il libro: al qual fine la grosse?za del libro si puo accrescere o diminuire niediante lo scorrimenio delTampio dorso fra il soppanno di una delle ali della coperta : e questo scorrimenio , in uno dei trasmessi modelli si fa a diriltura a mano , nell' altro si eseguisce lentamente per mezzo di una vite mossa con una cliiaveita a manovella. Lo scopo deir inventore fu di pro\'>'edere a quei casi nel quail in un libro manoscritto , o stampato, i cui fogli siano connessi neir anzidetta maniera , si volesse scambiare una o piii carte , ed nnclie per conservare pulitamente legati rcgistri o libri ai quaK nuove carte fossero a luogo a luogo da aggiungersi, come ad esem- pio , per saldo di conli , interpretazioni o derogazioni di leggi , giuute di nuove scoperte a trattati sclenliQci , ec. • Sega a lama circolare. II sig. Giuseppe Ramorino di Tlionon in Savoia , avea cliiesto 0A£, re- latore , commendarono quest' ordigno , mediante il quale un iiomo seduto nella veltura , la mette e la manliene in movimento , e la guida facilmenle e comodamcnte , senza correre il menomo rischio. I deputati giudicarono cotesta maniera di farsi condurrc a di- porto , pill economica e plii vantaggiosa , che noii consimili altre, specialmente allc persoue indisposte o cagionevoli o convalescenti. jicciaia natiirale- La fabbricazione in Piemonte di questa maniera d'acclalo, gia incomiuciata con privilegio dal sig. Cavaliere Carlo Barabino , (V, Noiizia Sloinca Vol. xxviii , fac. lix ) non e poi stata continuata, un JSIanifesto del Consolato di Torino del 6 del corrente mese avendo dichiaralo scadiito quel privilegio. Simile privilegio per la stessa fabbricazione e stato conceduto non ha guari alia vedova Cerreto d' Intra , ma e limitato alia sola formazione di macchine e stromenti rurali. Per queste ragioni e riputata ora ammessibile una consimile do- manda fatta dai signori Gerbore e Gervasone, i quali per altra parte propongono di fabbricare 1' acciaio naturale con minerali del Piemonte , e con metodo loro proprio , frutto delle loro investiga- zioni in officine straniere , e di particolari sperienze da essi tentale. I deputati , Carenj , Cavaliere Avog.idro, e Professore Giobert, relatore , falte le opportune prove , giudicarono nel loro parere suflicientemente buono l' acciaio presentato dai richiedenti , non ot- timo , ma suscettivo di essere facihnente migliorato , il metodo da essi proposto : utile alio Stato I'intrapresa loro , perche soggetta alia coudizione di far uso de' minerali nostri di ferro. 27 di aprile 1828. Sur le prohlhne de la perUirbation des planetes. Questa Memoria dell' Accademico Cavaliere CiSA Di Gresf e Stampala in questo stesso volume a face. a^S. II Professore C.ire.v.i , Segretario , legge una Relazione intovno alle cose concernenti alt industria pvivUegiata iie Regii Stati. a6 di niaggio 1828. Premio d' Ailronomia decretato clalt Accadeinia delle Scienze di Parigi ai signoi'i Plaxa e C.IRLISI. Un biografo del Lalande, il signor DfiLAMBRE , ( Hist, de 1' Astron. xvm siecle ) scrisse di quel celebre Astronomo : Il chercha sans cesse h faire le bien de f Astronomie ; il vouliit la seivir meine apres sa niort , par la fondalion dhme medaille que t Academie des Sciences ( di Parigi ) tlecerne anniiellement a tauteiir de t observation la plus interessante ou du Memoire le plus utile aux progres de t Astronomie. Il a consacre dix mille Jj-ancs a cette fondalion qid est du 10 mars 1802. Nel 1826 questo premio era stato dato a due illustri Aslronomi Inglesi W. Herschel e James South , per un lavoro fatto in co- mune sulle stelle doppie o molliplici. Una lettera , comunicata in quest' adunanza all' Accademia , an- nunzia che quel premio in quest' anno e stato vinto dai due Astro- nomi Italiani , i signori Plana e Cjrlini , come autori del se- condo volume dell' opera intitolata: Operations geodesiques et astronomiques pour la mesure dun arc de parallele moyen , exe- cutees en Piemont et en Savoie par une Commission composee dOf- ficiers de t Etat-Major-General,et d Aslronomes Plemontais et Autri- chiens ; en 1821 , 1822, iSaS. 2 Vol. in 4-° grande , con figure e disegni. I due Astrouomi Plana e Carlini sono autori della parte astro- nomica di quest' opera. Tu Introduction posta in fronte del nrimo volume e stata composta interamente dal sig. Plana , di concerto col sig. Carlini; il rimanente dell' opera e lavoro degli Ofllciali dei due Stati Maggiori Austriaco e Piemontese. A glorioso compimento di quest' articolo di Storia aggiungeremo clie r Eccellentissimo Conte Balbo , Presidente dell' Accademia , avendo di cio infoi'mato il Conte Roget di Cholex, Primo Segre- XXXVIII tario di Stato per gli affari dell' intcnio , con ricliiesta di fame re lazione a S. M. , il iMitiistro, in data del 7 di gingno , rispose S. M. avere gradito moliissimo silFatta relazione , ed aver sentito con sin- golar piacere che un si segnalato onore sia stfito falto al distinto merito del sig. Professore Plaha , uno dei principali autori dell' opera premiata. i5 di giugno 1828. Tromha idraiclica delta di Dletz. II Professore Bidoae e il Cavaliere GnEsr erano stati deputali air esarae di una nuova tromba idraulica, dal nome dell' inventore cliiatnata di Diefz , propria ad innalzar 1' acqua , sia per lo spe- gnimento de^li incendii , sia per irrigazioni , o per uso di fabbri- clie , e simili ; la qual tromba fecela venire da Parigi il sig. Gia- como PiATTi , con intcndimento di ottenerne la fabbricazione pi"i- vilegiata. I deputati hanno riconosciiito clie qaesta tromba e propria agli accennali usi , pregievole inoltre per la sua solidita , e semplicita, per la novita della sua forma, e per la comodita del suo maneg- gio , e per conseguenza die la fabbricazlone di questa maccliina in Piemonte , sarebbe vantaggiosa. Quanto poi al conceder privilegio al sig. Piatti o ad altri per siflatta fiibbricazione , insorse piu tardi una diflicolta , che e da ilirsi onorevole per 1' industria piemontese , e la difficolta fu que- sta , die mentre il sig. Piatti attendeva die un privilegio rendes- segli meno arrisclicvoli le spese delT intraprendere la divisata fab- brica , 1' artefice Marchesa gia avea costrutta una di queste Irombe per consiglio e con la direzione del sig. Conte Ponte di Pino. Necroscopia di una donna, asita per lo spa::,io di tventadua mesi. In questa adunanza 1' Accademico Professore Rot moo fa una oompendiata relazione dell' autossia c delle osservazioni anatomiclie e fisiologiche faltc in Racconiggl , d' ordine supcriore , da lui e dal Dottore Gallo , sul cadavere di Anna Garbero , niorta nubile nell' anzidetta Citla , nello scorso maggio , in eta di ^8 anni, dopo un' astinenza da ogai cibo e bevanda per lo spazio di due anni , olto mesi e quindici giorni. Dalle fatte osservazioni risulta , che .. per certo istrignimento nell' inlestino retlo , le materie fecali si eran tutte fermate nel colon , la cui porzione , che dicesi trasversa,. fu costretta dal peso di esse materie a discendere sine alia regione ipogastrica , trascinando seco il ventricolo , e stirando pure I'eso- Tago e la faringe , a segno die venne icnpedita la deglutizione di ogni alimento solido o licjuido per iscarso ch' esso si fosse. Le in- teslina intanlo per la lunga diinora delle materie escrementizie , caddero in lenta infiammazione , degenerala poi in gangrena , la quale fu l' immediata cagione della raorte. Methods cleinentaire pour dccouvvir et deinonirer la possibilitd ties noui'euux theorenies sur la theorie des transcendantes ellipti- ques, publics par MS Jacobi dans le N.° 1 23 du Journal Alle- mand , intitule: Aslronomisclte Nachrichien ^ dell' Accademico Ca- valiere Plana, Osservazioni della differenza tra i due sessi nellu mortalita deU infanzia , la qual differenza serf's di compenso a quella delle na- scite. Memoria dell' Eccelleatissimo Conte Balbo , Presideate. G di luglio 1828. La Ceraunofilacui , ossia scienza de^ parafulmini. Queslo e il titolo di ua Trattato manoscrilto , fatto dal signer Verani , Capilano nel Corpo Reale degli Ingeneri militari , d' or- dine del sig Marchese Vitlo.iio Pilo Bovl , Maggior Generale, Co- raandaute il Corpo Reale suddetto , il c]ual lavoro si voile rasse- gnato al giudizio dell' Accademia. XL I deputati , Professore CjRtyj , e Cavaliere JrociDRO , rela- tore , fanno in quest' adunaiiza un favorevole rapporto di questo lavoro , di cui qui si da, d'ordine della Classe, il breve sunlo seguente: L' opera e divisa in due parti: la prima tratta dei principii ge- Herali teorici , sui quali e fondato 1' iiso de parajulmint. Nella seconda sono riferite le condizioiii della costruzione dei parafuiinini , applicata specialmente alle fabbriche inilitan, e sopra- tulto ai inagazzitii della polvere. Ma per dare una naaggiore soli- dita alle regole di tali costruzioni, 1' autore crede necessario di rischiarare alcuni punti della teorica elettrica , i quali secondo lui non erano aiicora stati sufficientemente studiati ; e cib egli ha fatto con una serie di sperimenti , di cui espose il metodo ed i risulta- menii in una relazionc separata , clie egli cita frequentemente ne! lesio del trattaio. Questo contiene in sostanza una storia ragionata di quanto sinora e state scritto e pralicato relativamente ai parafulmini, i quali I'au- tore distingue in inunienti o difensivi , ed in prevenienti , oltre una terza sorla die egli eliiama intermedia. II punto particolare poi che r autore ha creduto abbisognare di schiarimento , si e quelle che ragguarda alia estensione della sfera d' attivita di un Cerauno- filace , che cosi egli chiama ii parafulmine, e da considerazioni teo- riche deduce egli in primo luogo che 1' elEcacia di una spranga o punta allora e massima quando e nullo 1' angolo che con essa fa il corpo elettrizzato , ciou quando questo le si presenta nella dire- zione medesima del prolungamento della spranga; e quell' efficacia poi diminuisce col crescer dell' angolo , e diventa menoraa quando la direzione del corpo elettrizzato sara ad angolo retto con quella deir asse della spranga. Le sperienze intraprese e riferite dall' autore tendono a confer- mare col fatto questa conseguenza della teoi'ica. Egli prese a de ■ terminare le diverse distanze , cui una punta melallica dovea col- locarsi dal conduttore di una niacchina elettrica , per produrre una ugiiale diminiizioue di divergenza nelF elettrometro annesso al conduttore , secomlo i varl'i angoli format! clal prolungamento tlcli' asse sia del conduttore , sia della punta. Egli riguardo queste di- verse distanze come le ordinate polari della curva rappresentante la se- zione della sfera di attivila della punta nelle diverse direzioni anzidetle, e descrisse graficamente questa curva, presi per norma i risultamenti delle sue esperien-ze. La figura generale di questa curva mostra la verita del principle sopra riferito, e dalla considerazione di essa I'autore conchiude che in pratiea si fwo con suflTiciente approssimazione ri- guardare lo spazio cui si estende 1' efficacia di un parafulmine , come una sfera di lo metri circa di raggio, il cui centro si trova non. nella punta della spranga , ma ii> un punto del suo asse prolungato, e alia distanza di sei metri dalla punta ; a vece die comunemente si suol supporre che il centro di cotesta sfera sia nell' apice me- desimo della spranga, od anche alia base di essa. Quindi egli de- duce esservi , per la lunghezza della spranga , un limite da non doversi oltrepassare , per non lasciar senza difesa la base della spranga , e la superficie dell' edillcio da cui s' inualza ; e crcde poter fermare questo limite a circa tre metri. L' autore ha pur fatte in quest' occasione alcune allre sperienze Sulla forza che ha la fiamma di altrarre il fluido elettrico, e suUa de- ferenza o conducibilita delle varie materie di cui puo esser composto jl terrene con cui si fa comunicare il conduttore dei parafulmini. L' Accademico relatore conchiude che il lavoro del sig. Capitano Verani tende a dare una maggior precisione alia teorica e alia pratiea dei parafulmini, cosa sempre importanie,specialmente quando si tratla di applicarii ai raagazzini della polvere. iVel qual proposito egli cita una lettera scrilta dal Conte Balbo, Presideuie dell'Accade- mia , al Cavaliere Landriani, e da questo inserita nella sua opera Suit utilita dei conduttori elettrici , Milano 17S4; nella qual let- tera viene smentita la voce che si era sparsa da alcuni , che rl Beccaria negli ultimi anni di sua vita avesse disapprovalo V uso de' conduttori elettrici per riparare dal fulmine gli ediGzi , e spe- cialmenle i magazzini della polvere. Tom. XXXI II 6 Tcssuti . (T amianlo filata. Ella e cosa pur troppo fr.equente che persone dotate dl qual- clie inge^'uo inventivo , ma che non hanno o trascurano I'oppor- tunita di procacciarsi le necessarie cQgnizioai e notizie, intrapren- dano a risolvere problemi di poca o nluna .iitilita , ovvero gia da altri i-isoluti. Tale ne sembra quello di Glare ,1' anaianto , e di fare con esso tessuti , lavori a maglia e sirqili cose , presentate da ua Gi3,mbatlista Verdini , il quale ripiitavasi lieto che la sorie propi- zia gU avesse svelato un segrelo che la moderna eta da lungo tempo , e inutilmente invidiasse alle etii passate. Se noa che il Verdini nella sposizione delle sue douiaiide gli venne fatto di addurre , come uso vanlaggloso dei tessuli d'amian- to , quello d* A'estirne le persone che per ufficio hanno talora ad affrontare le fiamme nello spegnere gli incendii ; uso poco dianzi proposto dal Cavaliere Giovanni Aldim col corredo di parecchi esperimeuli. (*) Per questa congiuntura i deputali , Professori Vittorio iV/Ci/i- LOTTi , e BoRSON , relatorc , fecero non isiavorevole relazione dei lavori del Vekdjini, anzi il riputarono deguo di qualche rimunerazione. 23 di noveiubre 1828, Addition au Menioire sur le probleme de la perturbation des planetes. Memoria dell' Accademico Cavaliere Cis i di Gresy , la quale e stampata in questo stesso Volume a face. 357. Memoire sur la pcirtie du codfficient de la grande inegalite de Jupiter et Saturne , qui depend du carre de la force periurbatrice. (*) Eaperienzc inlorno ad uiia nuova difesa procurata ai Pompieri per-affrontare le Gamine nei casi d' iuccudio cc. Milano , Staivpcria Ijiip. R. 1828, in 8.° di, lo pag. Queslo liivoro del Cavalierc Pl ly.i , tjia stampato , (iir.'i parlc del segueiite Volume xxxiv. PicmoiUe , speclulinente nellu Proviiicia di Pughera , iielf otlobre. del t828. 11 i^iorno 9 di oltobre iSiS alle ore 3 \ del mattino , la tei'ra trcmb ill Vogliera , pm" lo spazio di circa venii secondi ; la com- raozione fii di una violenza now piu sentita dai vecclii abitanti di quel la contrada , clie pur ne lianiio sentite parecchie in alcuni atini precedent!. AUre scosse si sentirono in seguito , ma tutte di minor forza , una alle ore 9 dello slesso giorno : poi nel giorno seguente altre quattro , alle ore i. 35 del mattino, alle 2 {, alle 5 \ ed alle 6 f . Le scosse , e 1' accompagnamento di certo rombo sotterraneo nella vicina \alle della Stafora, non erano ancora ces- sati 11 I -J ddlo stesso mese , ma furono successivamenle minori , ne pill propagavansi a grandi distanze. La scossa del 9 fu preceduta da iin chiarore straordinario nell' atraosfera verso levante , chiarore osservato anche in alcuni luoglii dell' Astigiana , in Torino, in Finale, rlviera di Genova, e altrove; poi fu veduta una meleora ignea , forse un bolide , e questo fu preceduto pur esso od accoiupagnato , od immediatameute seguito da un rumore proluiigato , come di vento gagliardo; cominciarono allora a scriccliiolare i vetri delle fineslre , poi tremolare la dome- stica suppellettile , quindi traballare le case. Non solamente in Vogliera , ma nella Provincia di Tortona , in quella di Torino, cd in altrc , per effeito di queste scosse alcuni campanelli degli appartamenti e delle case suonarono , e si udirono anche locchi di campane : uccclli in gabbia , altri liberi , altri nei pollai , si agitarono svolazzando e mandando voci insolite : i cani urlarono ; scalpitarono i cavalli. Nella Provincia Tortonese , e piii nella Vogherese , moltissime case ne rimasero offese, altre sfasciate, alcune diroccarono interamente , e le rovine furon tomba a cincpe XLIV kifelici , (11 vario sesso cd eta , clie a quell' ora prendevano il not- turno riposo. L' aria era tranquilla , ad ecceziotie della sopra indicalemeleore: era cessata da alcuni giorni la pioggia che avea diirato gran parte della settimana precedente ; il cielo era sereno : la teraperatura era di 10° sopra lo zero di Reaumur; 1' altezza del baromelro , in Torino , era di pollici 27. 4 > 2 , cioe quella stessa della sera pre- cedente , e poco inferiore all' altezza media. Direzione. Agli abitanti , le cui case sono scosse dal terremolo , importa sempre il sapere prontamente la distanza del luono ove fu piia violenta la commozione ; la qual notlzia , ollre al soddisfare alia pressante curiosita , serve auche di misura al timore , e di re- gola alle precauzioni che fossero da preiulersi nel caso. di repli- che. CoUa cognizione della distanza si collega quella della dire- zione ; questa puo sembrare iiidicata dalle oscillazioni della propria persona , e delle cose mobili e peusili che sono in casa ; tutlavia n Torino furono in tal proposito discordi le asserzioni di persoiie sensate : le une dissero la direzione esser stata a un di presso quella del meridiano , le altre la credettero perpendicolare ad esso ; questa discordanza ( la quale tutlora sussiste , auche al presenle che ci e nolo esserci venula la scossa da levante , cioe da Vogliera che e sul parallelo di Torino ) sembra far nascere qualche ragionevole dubbio sulla certezza della direzione desunta sempliceraente dal dondolare degli edilizi , e delle cose in essi contenute ; forse che i varii corpi formanti la suppelletlile delle case^ e le case stesse per la loro varia forma e situazione , sono le une pi& facilmente mobili in un verso , le altre in un altro , onde possono succedere decomposizioni nella vera e primaria direzione della forza niovenle. Del resto V anzideita indicazione , anche supponendola sicura , darebbe una direzione, la quale si rlferirebbe bensl ad una linea terminante a punti opposti dell' orizzonte , ma, prima che le sopraggiunte notizie non abbian reso note il luogo vero dell' espio - sione, non ci sara dalo di nominare con cerlezza prima Tuuo 9 XLT prima 1' altro dei due punli ; quesla piu speciale delerminazione si olliene quando i corpi possono piii liberamente oscillare in qual- siasi verso , come per es. gli alberi , e a un tempo siesso il giu- dizio deir occhio e sorretto da qtiello dell' orecchio ; in occasione del terremolo del 1808 uelle valli di Pinei-olo ( V. Rapport sur le Tremblcment de Terre qui a commence le 2 m^ril 1808 dans les vallees de Palis , de Cluson , de P6 , etc. , par A. M. T^AS- SALLi-EiyDi ; Turin, mai 1808) alio scrivente occorse di udire il rimbombo procedente dalla -vicina montagna , e di vedere tosto oscillare gli alberi, gli uni dopo gli alti-i , rapidamente si, ma sue- cessivamente , nelia direzione della scossa. Estensione. Le prime scosse , clie fiiron pur le maggiori , sono slate sentite in tutto il Piemonte fin verso le Alpi , die parvero limite alia commozione terreslre ; come pure in quasi tutta la Ri- viera di Genova ; e dai pubblici fogli si ebbe notizia clie una leg- giera scossa fu sentita lo stesso giorno , e circa la medesima ora, in Marsiglia. 11 terremoto fu pure sentito in Lugano. Dalla banda d' Italia la terra fu scossa in gran parte del Ducato di Genova , in quasi tutta Lombardia , in alcuni luoglii della To- scana , e fnianclie nella Legazione di Ravenna ; ma in tulti qiiesli paesi r intensita dello scuolimento fu a uu di presso inversamente proporzionale alia loro distanza dalla Provincia di Voghera. In questa Piovincia fu adunque il centre della sotterranea es- plosione , e a questa veriicalmente corrispondono i villaggi di S. Paolo « di Cuminella , nei quali croUb un maggior numero di case, sotfo le cui rovine rimasero morte due persone nel primo villaggio , e tre nel secondo , oltre un maggior numero di altre die ne furon cavate vive , ma piu o meno gravemente ferite e malconce. In generale le maggiori scosse furono sentite in quella parte della Provincia , che e frapposla tra Varzi e Godiasco , al quale spazio corrisponde indubitalamente una parte della cavita sotterra- nea ove si e falta l' esplosioue. E quesla cavita dcbbe di necessila £ssere profondissixna ; pei'die altrimenti lo strato di terra che la XLVI separa dalla Superficle terreslre , comunqiie suppor si voglia dotalo di qualche flessibilita , noii avrebbe potuto, senza ronipersi ed aprirsi , resistere all' iirlo die fece traballare tanta mole di terra e di montagne , quanta e compresa tra Faenza, Lugano e Margiglia. Ammessa codesta grande profonditu nella cavit'a sotterranea ove accadde l' esplosione , sembra I." Che col presente fcnome))o niuna relazione possano averc certe particolari inaterie die in quelhi Proviucia si ritrovano o su- perflciali , o a poca proibudila , quaii sono le acque sulfuree presso Rio Torbido , le acque- salse presso Rivanazzano e lo solfo presso Godiasco , ove una cava di questo combuslibile , die era e abban- donata , veniva coltivata son podii anni passali. Nelie valli di Pi- Mcrolo , die sono state fortemeute scos«e dal terrenioto nella prt- mavera del i8o8, non si trovano ne acque minerali, no solfo. 2." Che r accaduto terreinoto non s' abl)ia ad atlriljuire alia sic- cita della presente annata , perche nella Provincia di Voj^hera, sic- come di sopra abbiam detto ,. piove parecchi giorni nella settimana die precede il lerremolo : perche gli elTetti di una siccita annuale non si estcndono se non a piccola profondita : e perche si ebbcro annate piii asciutte di quesla , senza terremoto. 3.° Che ill questo caso , ed iu altri consimili, mal si possa iiu- pedirc il terremoto , o minorarne i danni , cello scavare qua e l;i alcuni od anche molti sfogatoi , a raodo di pozzi , siccome dopo Plinio ( Nat. Hist. Lib. II. cap, 82 ) si va da alcuni ripetendo. Non e qui il luogo di enumerare e disculere le varie opinioni prodotte in Varii tempi intorno alia causa dei terremoti ; bensi gio- vera accennare che in questi ultimi tempi solamente la scienza puo •• somministrarne una spiegazione soddisfacente. Ella e cosa infatii poco men che tierta che il terremoto e un fenomeno geologico , la cui cagione ne ha a cercarsi nelle profondita della terra accessibili sir uomo , ne ad attribuirsi a fortuite combinazioni di particolari sostanze , comuncpie atte a produrre violentissimi scnppi , quail sono per es. lo SoUo , il ferro e I' acqua , come neilar notissima XLVir espericnza di Lemery , o le basi metalliche degli alcall e delle terre recenteiiiente ( nel 1808) scoperle da Sir Humphry Davy. Una foiza i,'i'andiosa , profouda , permanente e piii generale , e necessaria alia produzione di uno scoppio clie sciiote cosi liequen- temente tanle e si lontane jiarli del globo. Questa forza , capace di tanlo effetto , fu per veiila conghtetturata da vaail filosofi nel passato secolo e nei precedenti , ma a tempi nostri solamente la sua esistenza ha acquistato quasi il caratlere di una fisica verila , dacclie con isqnisite osservazioni , cou iugegnose espeiietize e con sodi ragionainentl i Fisici mtjderni lianno a un di presso dimostrato clie la terra , oltre la lemperatura superficiale , variabile come I'azione. del sole , ha nell' interna sua massa una temperatura sua propria^ la quale , da quel punto ove essa e costante , va crescendo rapi- damente con la profondita. ( V. Cordier, Essaisur la temperature de Vinterieur de la Terre; Yovvci^v., Surles temperatures du globe terrestre et des espaces plandtaires ; Mem. del' Ac ad. R. des Sciences de rinstitut de France, Tom. VII 182'y. Sembra adunque ora piu che mai ammessibile 1' esistenza di nn fuoco centrale , la cui energia , maggiore nelle maggiori profondi- ta , non pub non esser immensa , verso il centro della terra. L' incandescenza , la fusione , la formazione di fluidi elasticienor- memente compressi , le accensioni, le ossidazioni, e similL eiTelli, sono altrettanle conseguenze dell' anzidetta prepotente cagione , di cui altra non si potrebbe addurre piii fondata e piii atta a pro- durre i terremoli , ed i volcani. 7 deceinbie 1828, In questa adunanza 1' Accademico Avvocafo Colli nell' annun- ziare alia Classe un suo lavoro , che sta per essere terminalo, cioe la quarta Appendice al suo Hortus Ripulensis , Icgge una nota , la quale comprende le seguenii pianle nuove 0 dubbi*, o non an- tora figurate e dipiute. Piante di cui si darci la descrizione e Jigin^a. Convolvulus retusus =z Nab. (Specie nuova nell' 11. Rip) Melaleuca stjphelioides = Smith. ( non ancora dipinta. ) Sempervivum ciliatuin = Brouss. ( non ancora dipinto. ) Crocus Imperati ^=. TiiNoa. ( non ancora dipinto. ) Narcissus unicolor ^ Tenor. ( non ancora dipinto. ) Brexiti spinosa = Lindl. Sida elegans = Nob. (specie nuova nell' H. Rip.) Cassia Barrerijieldii = Nob. ( specie nuova nell' H. Rip. ) Cactus Lecchii = Nob. ( specie nuova nell' H. Rip. ) Eucalyptus pidverulenta ( specie confusa colT E. cordata. ) Farobaea nemorensis = Sckkank. ined. (specie dubbia nell' H. Rip. ) Hibiscus Jacquinii Nob. ( specie iniova. ) Piante su cui occovrono pile speciali osservazioni. Acacia capensis ( specie nuova. ) Atnarjllis alba ( specie non descritta. ) Antirrhinum, montevidense ^ Mart. ined. ( specie nuova. ) Arthropodium venustum = Hortul. ( specie dubbia. ) Astingia coccinea = Hortul. ( specie dubbia anche quanto al genere. ) Astrapaea triloba = Nob. ( specie nuova. ) Brassia spinosa ^ IIortul. ( pianta dubbia anche quanto al genere. ) Buddleja nepalensis = H. Littae ( pianta dubbia. ) Carjota mitis ( pianta ommessa da Spr. nel suo sjst. veget. ) Chrysanthemum perpusillum = Loisl. ( specie trovata in Sar- degna dal Professore Moris. ) Dracaena variegata ^ IIoRTUr>. ( specie dubbia. ) Euphorbia Kungii = Mart, inetl. ( specie nuova. ) E\>onfmus nepalensls = H. Littae ( specie iiuova. ) Ficus ferruqinea ( ommessa da Spr. ) Gossypiiini . . . ( specie dubbia leqnosa. ) Hehenstreitia tenidjolia ^ Mart. ined. ( specie nuova. ) Medicago polycarpa ( specie dubbia. ) Metrosideros slricta ^ Hortul. (specie dubbia.) Mimusops macrophylla = Hortul. (specie dubbia.) Ocjmuni zejlanicwn = Desf. ( specie dubbia. ) O'.'ea lougifolia-^ Hortul. (pianta dubbia auche qunntoal genere.) Pelargonium Idbiscifolium ^ H. Littae ( ibrida nuova. ) — N. Angliae H. Littae ( ibrida nuova. ) — fastuosum = H. Traversae (ibrida nuova.) Pjthagorea elcgans ( specie dubbia. ) Vitellaria pyriformis ^ Hortul. ( pianta dubbia anehe quanta al genere. ) Esperimenti fattl alio scopo di ritrovare un ineLodo piic oppor- tuno per conservare alcune preparazioni anatoiniche e pato- logiche , e vantaggi ottenuti. E questa una dissertazione rassegnata all' Accademia nostra dal Doltore Francesco Hildebrandt , Professore di Clinica medica nella I. R. Universita di Pavia. I deputali Professori Bo?ielli e Rolando riconobbaro coll' au- tore che I' alcool , oUre 1' inconveniente di essere troppo costoso , ha ancora quello d' indurire e scolorare gli animali e le parti di essi che vi si conservano. I liquidi proposli dal Professore Hildi:- brandt , e da lui sperimentati , sono soluzioni saline , specialmente quelle di alume , di sal marino , e di sal nilro , ma con questa essenzialissima avverlenza che da niuno ancora pare sia stata pra- ticata o suggerita , quella cioe di coprire la superficie di quelle soluzioni saline con una sU'ato d'olio d' olivo. Tom. sx\in 7 Questo lavoro del Piofessore IIiLDtisRANDT in seguito al favore- vole parere del deputati , ni nella segueute adiuianza lelto alia Classe , e da essa approvato per la stampa. L' Accademico Cavaliere AroGdDRO legge un siio lavoro intito- lato : Sur les poitvoirs neutralisans des differens corps simples , deduits de lews proportions en poids dans les composes neutres qui en sont formes. Questa Memoria , approvata per la stampa , non potendo piu essei' compresa in questo Volume , fara parte del seguente. 21 di decenibie 1828. Caso singslare di un individiio spirante som>e odore daltavau' braccio sinistra , con riflessioni sul medesimo. Memoria del Dot- tore Carlo Speranza , Professore di Terapia speciale e di Clinica interna nella Ducale Universita di Parma. La Classe , approvando le conclusioni del deputati , Professore RohAUDO , e Dottore Belltp/geri , relalore , ammette questa Me- moria alia lettura , la quale si fara in altra adunanza , e per coii- seguenza in tempo uou piu compreso uei limiti d'ella presente Sto- rica Notizla. Per darne fin d' ora una succinta idea , diremo qui che Todore esalato era rassomigliante a quello del succiuo o del henzoino ab- brucciato : il Professore Speranza riferisce i varii modi da lui e da altri adoperati per accei'tarsi che il fenonieno non era elFelto di fraudoleuza, ma naturale : e dopo due mesi cesso al couiparir di una febbre sanguigna biliosa. Dopo la sposizione del fatlo e dei particolari di esso , 1' autore passa a quella di altri fatti consimili rcgistrati ncgli scrittori , noa r;!ie le opinioni loro e la sua propria intoruo alle cause dello strano fenonieno. Toiininero questa Storla accadcmica , col rlferire una cosa che non appai'liene alt" Accademia se non in moJo indlretto , ma pur glorioso per un nostro Accadcmico , e per 1' Accademia stessa. Ill questa adunanza la Classe ebbe comunlcazione del seguenle qnesito proposto in quest' anno dalT Accademia Reale di Prussia in questi termini : )) Desiderat Academia novam eamque perfectiorem dlsquisitio- nem de miituis pertwbationibus Jovis et Satunii, eorum potissi- mnm lenninovwn qui ex qiiadrato et potestatibus superiovibiis vi- riiun pei iarbiinlium pendent , ratione habita , ita ut siinul vents valor diuirum Ularuin aequationitm , de quibm viri celeberrimi Laplace et Plaxa dissentiunt , indicetur et demomtvetar. ELOGIO STORICO delt Jccademico Dottore Lodovico Belljrdi; scritto dal Professore Giacinto Cares J , Accadcmico Segvetario. I^ettO il 6 di gennaio 1828. i^arlo Autonio Lodovico Bellardi , Merabro di quesla Reale Ac- cademia delle Scienze , della Reale Sociela Agraria di Torino, della Reale Societa Linneana di Londra , e di molte altre cospicue Ac- cademie d'Emxjpa, nacque ia Cigliano , Provincia di Vercelli , il 3o di luglio 1741 » dagli ottimi geaitori Anna Franchini e Giuseppe Ainedeo , Medico anch' egli , e figliuolo di Medico. Terminato in patria lo studio delle prime lettere , allese in To- rino a quello della Filosofia , quindi della Medicina nella Regia Universita , e fuvvi addoltoralo nel 1763; 1' anno seguente venne aggregato , dopo pubblico esame , al CoUegio Medico , di cui piii tardi fu eletto Priore. lo nol seguiro nella medica sua carriera , perciocche le inedi- che discipline , specialmente ie cliniche , negli studii di questa Accademia nou sono comprese. Ma egli e pur vero che Tessera stato il Dottore Bellardi ascritto all' Accademia debbe , in certo modo , attribuirsi a coteste mediche discipline, dalle quali solean, e sogliono , per lo piii prender le mosse coloro die dannosi poi a un pill particolare e piu profondo studio del regno organico della natura , specialmente del vegelabile. Fra i Professori medici di quel tempo era ii Dottore Carlo Alliosi. Udilore di lui il Bellardi per la Materia medica , ne divenne tosto r allievo , e poco stante 1' aiuto, nella scienza botanica. Primo saggio di questa cooperazjone del Belljroi furordiuaineuto dell' uv Orto Botanlco , e V Introduzione da liii fattavl di molte piante in- digene vive , da lui procacciate con parecchi vlaggi a tal fine in • trapresi nelle varie province piane, montagnose e alpesti'i dei Regii Siati , siccome egli slesso 11 dichiara in un manoscritto autografo ( non pero terminato ) col titolo : Alphabetica P lantarum Enume- ratio , quas in Hortiim Regium Botaiticnm introduxlt Carolus Ltc- dovicus Belhrdi Medicinae Doctor Taurinensis , adjectis locis natalibus et nonnulUs obseivationibus. Ma un pill nobile e piii rilevante aiuto ebbe in lui TAllioni, nella magnifica opera che quell' amico ed emulo del grande LinnEo in- Iraprendeva a gloria del Piemonte. Quanta parte il Bellap^di nostro si avesse in quel lavoro eel dichiara 1' autore stesso , qnando nella prefazione alia Flora Pedemoiitana dice die il BELtiRPi , preso di durevole amore per la scienza bo|.anica , vi altese con jndefe^sa cura e con rara sagacita , fatti a tai fine frequenli viaggi per ogni parle anche pin inaccessa delle Alpi , e ragunata copiosa raesse di piante , e fatto tesoro di pellegrjjje nplizie hotaniche ; le qui}li , mentre volgeva in anirao di coniunicai'ie ajtrui con le stampe, av- vertito della prossiigaa pubblicazione della Flora , acconsenti di buon grado a cedcrle tutte all' autore di essa , il quale fecesi ca- rico di notarvi particolarmente tutte le cose clie ei'ano state dal Bellirdi discoperle. Alia quale solenne tes;timonianza dell' Alho?;i nidla certamente resla da aggiungere per mostrare quale sia stalo il Bellardi dal principio della sua carriera botanica sino alia pub- blicazione della Flora Piemontese nel 1785 , nella quale insigne opera le scoperte di lui souo al p^oprio luogo indicate. Ma quell' opera delV Allioni , tutto che copiosa , era la prima che si facesse suUe piante del Piemonte , e in tempo in cui la scienza era fra noi poco men che nascente ; per altra parte I'esten- sione e piu ancora la varieta del suolo nosiro non lasciavan luogo a dubitare che raolte piu che non nel libro dell' Aluoni noa fos- sero le piante che spontanee crescono in queste contrade ; infalti prcsso le ghiacciate cime delle Alpi , ove I' altezza snpplisce m LV certo moclo alia latitudine , trovaiisi di molte c rare piante , pro- prie di clinii piu setientrionali : e nei minori raonti , iielle pianu- i-e , nei laglii , tal copia e varieti di piante rinveugonsi , clie iin inaggior numero forse iion puo vantarne (palsiasi altra lemperata regioiie abitata. Per la qual cosa avveuiie clie la Flora Piemontese c dair autore stesso , e dal Bellarvi, e da altri , sia stata nei A'olger di poclii anni grandemente accresciuta. E primo fra tiuti 1' accrebbe il Bell ardi stesso , pubblicando nei 1788 le sue Osscrwtzioiii botaniche, con im Saggio irappendice alia Flora Pedemontana (") . Di quest' appciuUce , ristampaia tre anni dopo con giunte , . i'j/\Z.J II Bei.larui nostro fatto dottissimo per lunglii studii , e instnUlo della natura botanizzante nel variatissimo suolo della patria nostra, ben poteva egli intraprender viaggi in esteri paesi cou sicuro van- taggio della Botanica : ma nol coHsentiroiio numerosissima fami- glia (■') , e fre(Juente mcdica clienlela. A colesli viaggi lonlani die (*) f u padre di tredici figliuc^i , cinque maschi e otto feminine. Per Icggc egli godctte di alcuni privilegi coiiceduti ai genitoci ecccssivamente rroUaci ; c jK-r Soyraua liberality le figliiml^ cbh^ro, maritundcsi , asscguamento di doU'. LXUi la comlizionc delle cose sue non pennisegli mai d' inlrajn'eiidere , suppli egli tuttavia col tener cavleggio coi pivi insigni Bolanici dc! sao tempo , del clie fa fede un monte di lettere autografe cd iiu elenco de' suoi corrispondenti , soritto di mano sua propria. (') Frutto di questa eslesissima corrispondenza furono tnolle e rave piante chc egli riceveva da ogni banda , ora in dono , ora in con- traccambio di alire rare pur esse ne' luoghi ove le spediva. Dopo cio egli c inutile che qui si dica che U Dottore Beli.ardi dovea aTere un ricco Erbario : ebbelo infatti ricchissimo , comijosto di piante studiale una a una , e nominate o da lui , o diii dolti Bo- tanici da cui Ic riceveva , fatto con singolare diligenza , sebbene in non ampio sesto , conservato da lui con amore grandissimo, con- sultato da mohi avidamente quasi raocolta di altreltanti tipi delle tanlissime specie da lui raesse insieme -, nc passo mai per questa Cilta Botanico di qualclie nome die il Bellardi e il suo Erbario non visitasse. Ed e pur gloconda cosa il poler qui dicliiarare die coteslo Er- bario , dopo la morte dell' autore , non ando smarrito , guasto , o disperso, siccome pur troppo aceade sovcnte di siffatle raccolte , ma fecene soUecitamente acquisto un zelante amico dell' agricoltura e delle affini discijJine , il sigiior Malleo Bonafous , e collocollo nelle sale attigue all' Orio sperimcntale della Reale Societu Agra- ria , del qual Orto egli e Direllore , informandone a un tempo stesso , con lettera del i6 di gennaio iSa'y, I'Eccellentissimo Pre- sidente di questa Reale Accademia delle Scienze , e per essa il moudo. letlerario , coll' offerirsi paralissimo a comunicare quel (*) Id qucato elenco, olfcre una dozzina di nomi picmontesi e italiani, leggonsi quclli di Vil- LABs, La-Foreste, 1'acard , LiOiSELEUB , La-Billabdiere , Picot-de-la-Peyhouse , GoUAK, I>E-SupFHEK , per la Francia j Jacquin , Haller , Duvall , Schleideb , per la Svizzera , e per la Gcrmania ; Wildenow a Berliao ; Ortega in Madrid ; Vakdelli e Correa a Lishuna j Smith a Londra ; Martik Vahl c ViBOORO a Copeuaga ,• Tjidpherg a Upsal ^ FuvDEB iii Ciw'lamlia , e altri allrovc. LXIT prezioso deposito a qualsiasl Botanlco nazionale a forestiero. (■') Peraltro noa di sole piante fece i^accolta il Bellardi: c he quell' amore della natura che al suo cuore si era appreso fin dagli anni suol giovanili, e col tempo vi si era radicalo e dilatato , porlollo pure a ragunare di raolte maniere di corpi natural! ^ come a dire , fossili, pietre e metalli. Vero e che alio studio del regno inorganico non attese egli con uguale alacrita ^ o se ne trovasse impedito dagU altri suoi studii ^ ovvero ne fosse egli distoUo da queila mennitida e franca distinzione delle specie minerali: al qual difetto piu tardi seppe ingegnosamente rimediare Hauy cou la riimione dei caratterl chimici ^ fisici e geometrici. E qui , per non parer razzolatore di cose meno rilevanti , e an- che per ragione di brevila , tralascio di £ar menzione di parecchi (*) Anche r Erbario dell' Allioni fu preservato da distruaione ifci un nostro Collega , Profes- sore Giambatista Balbis , U quale benctie , per ora , fiior di patria per ragioue di pubblico insegoamento , conserva gelasamcntc iu Piemoute , quel primo inemorabiie fondamentcr della Flora Piemojitcse, L'Erbario di- altro coropaesano nostro, il Professore Giovaani-BmoLr, era slato dagli ercdi di lui donato alia Citta di Novara , avvisando cssi etc cosi.' il rendcrebbero pro- fittevolc a uu maggior uumcro di studiosi che non col tenerlo ixella propria casa. Due anni dapo quel Corpo Dccurioaalc , luosso dallo stesso amore della comune istruzione, c secondando cd ampliaudo qucHo stesso generoso pensiero degli ercdi Bjboli, opin6 che maggiore e piu gcncrale yautaggio procacciercbbe ai Pieiuoutcsi queila ricca con- gcric di piante, qiiando easa fosse presso qualche Corpo scienlifica nclla Capitale. Ep- perci6, ia Consiglio duplicato tenuto il 6 di gennaio del corrente anno ( 1838) quei Sapienti Amministratori , proponentelo il Nobile Don Giovanni Prina, Siudaco, delibe- rarono di offcrirlo in douo a qucsta Reale Accadcmia delle Scicnzc. Cou quante e quaH &iguificazioni di lode e di gratiludine 1' Accaderaia accoglieasc si magnifico dono, non e a dirsi : e volendo pur cssa con qualche segno dnrevole testimoniare la sua , anzi la pubblica riconoscenza , delibcro che il Corpo Decurionale della Citta di Novara sarebbe pregato di gradire in dono I' intera scrie dei Volumi Accaderaicl , con la continuazionc di cssi in perpetuo , oltre una medagUa d' oro , di quelle che rammontano alia memo- via dei piu tardi posteri la fondazione delP Accadeniia , ordinala dalla sapicnza del Re Vit'orio .Vuicdco III. ( Y. I\'otizij storka cc. n'-l prnRtmtc VoV^rac a face, sxxiu. ) altri laVori die il Bellardi ill matio ia maiio pubblico aei VoluinL deli' Accaileinia uojitra , negli Atli o nel Galcudaiio Georgico della Reale Societa Agraria Toriaese , o altrove , contenlo di iiumerarli nella seguente noia. ('') lutanto da quel poco clie lo m' andal sin qui raccozzaado come meglio seppi , sullicieaieineate , cred' io , apparisce die il Dottoi^e Bellardi e da annoverarsi fra i aoa molli i quali seppero ampliare quella disciplina che hauno inopreso a stiidiare : che egli non fu stranlero a nessuua delle scienze uaturali : e che in esse , special- mente nella Botanica , impiego tutlo quel tempo che gli venne (*) Tesi di Aggrcgazione al Collegio Medico. Torino, AvonJo , 1764. Dcir olio de' \'inacciuoU , detti granelU d' uva. Torino , Derossi , i"?^. Mezzo £acile ed econoraico per nodrire i bacUi da seta, in mancan2a dclla foglia rccente de' mori. Torino , Briolo , 1787. Osscn'azioni bolanichc , con un saggio di appendice alia Flora Pedemontana, indinzzate ul signor Conte Felice di S. Martino, sopra alcuae piante nominate nella TopograQa medica di Ciamberi , e sua difesa. Torino, 1788 , prcsso Prato , in 8.<* Apper^u d' experiences failes pour substituer Tliuilc de noix a ceJIe d' olives , dans Ics manufactures de laine. (Mem. dclla R. Soc. Agraria di Torino, Tom. IX. 1813. Discorso intorno ad alcune specie di Rabarbaro coltivate in Piemonte. Calendario Geor- gico della Reale Societa Agraria per V anno x8o5. Appendix ad Floram Pedemontanam. Mem. della R. Accad. delle Scienze, Tom. X. Torino 1793. Sur uuc nouvcUe espece d' Agaric (A. Tclin-olens ) Ivi Tom. XI. Sur la revivification d'une petite fougerc dessechce. Ivi Tom. XII. Stirpes novae vcl minus notae Pcdcraontii. Ivi. Ivi. Os et cheveux vcrdatrcs dcs travaillcurs aux mines de cuivrc. In. XIV. pa,^- CVII. Catalogus stirpium quas addidit Florae Pedemoutanae Lud. Bellardi. Ivi. Ivi. CXX. Sur une espcce de Cassia qu*on .peut substituer au veritable Sene officinal. Ivi. Ivi. i!\6. Sur une nouvelle vegetation : U^a sanguinea. Ivi Ivi. CXXVU. Catalogue des plantes observees sur la montagne de Cavour. Ivi. XVI, XLIX. Observations sur la coulcur du sang, dans certains cas particuliers. Ivi. Ivi. XCVII. Additamentum novi generis ad Floram Pedemontano-GalUcam. Ivi XVUI. ^o^. Tom. xwui 9 LXVI concednto dall' esercizio della Medicina , dal doverl di varie ca- riche ('■') e dalle molte domestiche faccende; dal die gliene ridonda pur anche quest' altro pregio , di una vita variatamente ma costan- temente occupala ; il qiial modo di vivere e lanto piu laudevole'> quanto minore e il mimero di chi il tenga : modo il quale per una parte contribuisce eflScacemente a render la vita beata , sem- pre innoceute , e sovente proficna altrui , e duplies dalFaltra, quasi direbbesi con magico potcre , la preziosa merce del tempo, che non sempre si ha ragione di chiamar corto e fuggevole: Satis longa est (vita), ipsi brei'em facimiis. Lin Ma! inesplicabde condizione umana, che anche dalle piu virhiose azioni esee fuori talora un qualcosa di catlivo. Questo stesso lode- vole abito di studiare e di operare riesce di scapito anzi che di van- taggio , quando 1' uomo , giunto in avanzata eta , nc accorgendosi della perduta vigoria, a vece di limitarsi a consei'vare , tenta di accrescere, con isforzi per lo piu vani , il numero degli acqulstati allori. II Bellardi , fatto oramai deereplto , non sapea desistere da (*) Ncl 1764. Aggivgato al Collegio di Medicina. 1773. Medico dc'poveri dclla Citti di Torino. ( Duro i8 anni in quest' ufficio. ) 1775. Medico deir Ospedale del Reggimento Guardie. (3 anni.) 1783. Pi-iorc del Collegio di Medicina. 1791. Membro dclla fieale AccaA?mia delle Scicnze di Torino. 1793. Membro sovranumcrario del Magistratd del Protomedicato. 1799. Membro cffettivo del Magistrato del Protomedicato. t8oo. Membro del Consiglio di Sanita. 1 80 1. Aggiunto al Consiglio Siiperiore, civile e militare di Sanita. 1804. Tesoricre dell' Accademia delle Scienze. Professore onorario di Medicina. lSo5. Membro del Gran Consiglio dell' Uuiversita. i8oG. Presidentc del Consiglio di Disciplina delta Facolta medica. Deputato , con altrl , alia rivista dei soldati. Membro dclla Deputazione per 1' ordinamento del Museo di Storia llatur»le. 18 1 4. Consigliere del Collegio di Medicina. Primo Consigliere ordioario nel Magistrate del Piotomedicato . quella sorta di Uvorl che s' intraprenclono coll' intendimento di farli di pubblica ragione; gli stessi indeboliti sensi, massime quello della vista , non tardarono tuttavia ad avvertirlo che mal potea egU , anclie foil' aiuto di acuti vetri , proseguire le investigazioni botaniche .* prese allora a mulinare la compilazione di non so quanti aridi elenchi di nomi , forse non tiUlt illustri ; alle quali cose, siccome cgli atlrlbuiva nn pregio troppo piu grande che non si convenisse. cosl cominciossi a non piu dubitare dcUo scadiinento delle sue forze , c deir aflievoliniento della sua niente. Poco dopo divennero pill manifest! i malauguratl indizii di men fermo senno : lente e non sempre ordinate erano' le idee , espresse talora con parole improprie , o ritorte a strana significanza , talora con lunglii par- lari , interrolti frequentemente da im placido dormicchiare. Di tratto in tratto rijiigliava improwisa energia, e or frui;nndo nel suo sludiolo , parevagli vedere preziosissima carta nel primo scartafaccio che gli venisse fra mani ; or rovistando nel suo museo , teneva per oro e per ycrama ogni mlnerale , ogni cristallo di monte che gli cadessfiro soil' occhio , si che ormai piii ricco di CaUicrale si reputava. E in qiicsta condizione dell' animo suo non Cessava dal ripelefi'e esser egli il |nii sano e il piii felice ^legli uomini , e il dimostrava col volto composto a raaravigliosa ilarita. Tanto e in- definibile felicita la nostra , la quale con si grande miseria si puo trovare conginnta ! Ma di tempo in tempo la sua fibra cadeva in una subita spos- satezza , e un affannoso respiro pareva annunziasse imrainente I'ora estrema del viver suo ; uao di cotesli insulti lo colse una nolle : ai suoi, che erano accorsi, fece tenero rimprovero di quel solito loro alFannarsl per un nonnulla; poi gli accommialo, e credctidoli partiti, si rivollo dall' altro lato , traendo un sospiro , come chi stanco si adaggia per riposare ; e gia egli riposava davvero , ma nel seno di Dio. Cib fu il 4 di maggio del 1826, alle undid deJIa sera. Cosi in quell' offuscamento della sua mente Bellardi trovossi come avvollo in denso vapore che gli fece vclo si ch' ei non LXVIII vedesse il lermine della sua mortale carriera ; veriGcandosi in lui il pensamento del piu antico dei due Plinii francesi , che la plus part des homines meuvent sans le savoir. ( Buff. Hist, de 1' horame. ) Cosl fu spenta la stanca ma non travagliata vita del Bellardi : die niuiia cosa ebbevi mai la quale cospargesse i suoi giorni di gravi amarezze. Fu di natura mansueta , di manieve amabili , di III! candore non artefatto. Ebbe una veccliiaia lieta , leraperala e tranqiiilla , perche non attristala ( alineno nell' opinion sua ) da iiiuna di quelle cagioni ramuientate dall' Oratore Romano (') , e da lui credute luttavia insuflicienli a render la veccliiaia grave e noiosa. Visse una vita lunga, operosa , onorata e monda , e lascio morendo grandissimo desiderio di se j e una dvirevole memoria dei dolti suoi lavori , e del sue onoralo costume. (*)...., reperio quatuor causas , cur senectiis misera videatur : unain , quod at-ocet a rebus gerendis : alteram , quod corpus facial injirmius : tertiani , quod prinet onini- hus fere voluptatibus : quarlam , quod haud procul absit a inorle. ( Cic. de Senect. V.) LXl ACCADEMIA REALE DELLE SCIENZE CLASSE DELLE SCIENZE JIATEMATICHE E FISICHE X segnalatl vantaggi die la Meccanica e la Cliimica liannoari'ecalo ed an-ecano tiitto dl alle varie arti , cui veiigono applicate , nou lasciauo dubbio clie altri noii meno importanli siano per esserne , alio stesso modo , conseguiti. Percio la Classe propone il premio d'una medaglia d' oro di sel- cento lire all' autore del migUor lavofo di argomento chimico o meccanico , scientificamente traltalo , e partlcolarinente appllcato aW incremento delle arti che sono od essei' possono convene\,'olniente introdotte ne' Regii Stati , coinprese quelle die atte siano a iiii- gliorare la nostra agricoltura, II giudizio farassi tra tutli que' lavori analoglii all' argotneiilo, e scritli in I'mgua italiana, latina o francese , i quali , dopo la data del presente invito , sino all" ultimo giorno di giugno del inille ot- tocento trentuno , saranno presentati manoscritli o stampali , o che verranuo in altro modo a notizia dell' Accademia. . I lavori manoscritti , che saranno presentati all' Accademia, do- vranno essere anonimi , e porlare un' epigrafe o qualunque altra divisa , ed aver unito un biglietto sigillato, con dentro il nome e r indirizzo dell' autore , e di I'uori la stessa epigrafe o divisa posta sullo scrilto. Se da qiiesto non sara vinlo il premio , il biylietto non aprirassi , ma sara bruciato. Non saranno ammesse al concorso le opere o parti di opere a quest' era gi^ slampate e pubblicale. I. XX Esseudo "S. Monas Lens Mull. Tab. I. Fig. 9. 11. Plus minusve liyalinus pro vario aquae hpspltantis statu apparel , ipse nunc sislit , nunc giros cercentricos agit ; dein motu rotatorlo contente dispalatur ; nuin gregavius ipse sit, afliruiare non posseuius. Parvus. Die etc. Ill supra. 5. Mica. Monas Micas Mull. Tab. I. Fig. 18. Alium fuliginosum , circulo intus inscriptum obscuriore coniperui die 3 julii 1819 ill aqua lec. lac. iJane ; turn ex aqua lac. campestris , bi- duo servata mihi occurrit «^Uei' , virescena, pellupidus , circulo nigri- cante notatus : an ejusdpm speciei omues isti sint, dubiusLaesi: atta- men cum magnitudine, forma, niotuque oraues inter se couveniant , ne species ultra necesse multiplicentur pro varietatibus V. Mica ipsos exliibeo •, verum Monas ]\Iica Mull, liyalii^a est , circulus inscriptus inobilis ( quod ex niotu rotatorio aiiimalculi evenire potest ). Forma tandem vermiculi mutabills, ciliis ciucta ; quae cum nobis non con- stiterint accuratioribus baec dispicienda reliuquimus. 6. TrAnquillus. IMonas Trancjuilliis Mull. Tab. I. Fig. 18. Alljido pellucidus margine atro nostrates se se nobis exbibuit , titubaudo nataus. Die 5 seplemhris 1826 ex aq. rec. lac. Campagnino. Cum membranaceus appareat, ciliis nullomodo apparentibus, sub forma ovata , constant! , licet parvus , forsan pro specie a Monade Mulleri distiucta Labeudus erit. 7. PuLVISCULUS. Monas Pulvisculus Mull. Tab. I. Fig. 5. 6. Hjalino virescens totus , nunc byallno ruber , turn hyaliuo rubro flavido varius, dein fulginosus aut byalino viridi coerulescens variae niagni- tudinis vcrnOj et aestiyo tempore, se nobis obtuUt in aqua lacustri. AUCTOr.E MATHAEO I-OSA^TA 1 Ex ipsis aliqui motii lotaloiio gaudent , diun albido pclliicidus, et bya- lino viiidi coenUesceus soluuunodo vacillando perenant ; altciius for- san speciei. 8. GLODtTLus. Mull. Tab. III. Fig. 4. Die 7 decembris ex aq. lac. cainpestr. biduo servala. Q. Nutans. Tenehricosus , depressus. Albido fuscescens niitando nalat , parvus; die 3 augusti 1819 ex aq. rec lac. cispad. Orbiculatus , obscurus totus , etiain sid) lente N. 2, microscopii coinpositi. Nostrates differt a Monade Lamellula Mull. 10. TmsECTUS. Subtesselatus. Albido pellucidus , se vario contrahit ; in ties areolas linels e centro di- scendentibus fuscis dissectus. Nunc super axim, uuac in auipliores giros leiite movetur. Minor. Die II no\'embris 1819 ex aq. Trid. lac. Canipagnino. 11. PuNCTUM Mull. Tab. III. Fig. i. a. Die 7 decembris 1819 ex aq. lac. campestr. bidtw servatu. 12. LUNULATUS. Lunulalo emarginatus. Alljido pellucidus , depressus , aemispbaericus puncto medio nigro nota- tus. Yarie se volutando in rotas aut spiras interruptus pererrat. Minor. Die a2 januarii 1820 ex aq. lac. cispad. diebus servala. i3. Saturnius. Viridis fascia media hyallna cinctiis. Conlractilis in forinam fungoideam etiam transit ; circa axim se volvendo festine movetur. Parvus, fiequens. Die 6 decembris 1819 ex aq. rec. lac. cispad. Alius nobis occurrit albidus , tenebricosus , fascia media pellucida ; sed forma coustans : alterius forsan speciei. 8 DE ANI.MALCULIS MICROSCOPICIS l4- ZONATUS. Albido pellucidus zona nigricante cinctus. lu caeteiis cum praccedcute convenit. Die g dcccmbris i8ig ex aq. praeced. ]5. Papillatus. Viridi-coerulescens subopacws , papillam interdum exerens. Globulosus super axiin verticaliter girat , papillatus aliquando undulat , pioceditque lentus ; min»r. Die 28 decembris 1819 ex aq. rec. lac. cispad. in diem decimam servala. iG. Galeratus. jEmispliaericus , tuberculatus , subtus excavatus. Cum Vol. Pileus Skiank ( Obcid. Beytr. i. p. 144. ) et cum V. dimi- diato Wilk. ( Act. Stockli 1762. ) iste forma conveuit ; ast nostiates cavus non est ; illi tuberculis carent ; eoium pileus dilute vii'cscit; iste subopacus flavido fuscescit , nee unquam globosus appaiet ; in rotas recte celeriter se volvens supevficiem coiive.\.am tuberculis sparsam , quum aemisphaericus apparet , solummodo ostendit. Inter minora. Die 10 febmarii 1822 ex aq. lac. Uane. 17. Pileus Skranck. Oberd. Beytr. i. p. i44- Succineus limbum excisum milii obtulit ; spiras agendo laete procedit. Minor. Die etc. ut supra. i.S. Ferox. vEmisphaericus spinosiis. Flavido atratus formam nunc quadratam , nunc acumlnato curralam inducit ; quum spiras agit , aemisphaericus , aculeos emiltit , retr:iliit- que ; hinc sistens depressiusculus, angulatus , subcaudatus vidctur acii- leis sparsus. Mod. magn. Die 21 febmarii 1822 ex aq. lac. campcstr. ig. Anndlatus. Ovatus , medio linea nigi^a sectus. Albido pellucidus , minor , oscilando lente inccdit. Die 27 jimii 1821 ex aq. rec. lac. Carapagnino. AUCTORE MATHAEO LOSAKA, 9 MOLECULATI \- (- Nudi. 20. Proteiformis. Moleculis ovato aculeatis , basl in orbem coalltis. Flavidus , subopacus a globulosa ad ovoideam , et teretem formain ali- quando accecUt : a dexteia ad sinistiam vix ultra quadranteiii circuli, hinc e contra lentissiine inovetur. Aut super axim se volvit aliquaudo more congeueruin. Minor. Die i6 maii 1820 ejc a/j, lac. cispad. 21. SociALis. Mull. Tab. III. Fig. 8. g. Die i"] maii 1819 ex aq. lac. transpod. 22. FuCESCENS. Molecvilis ovoideis aequalibus. Albido pellucidae moleculae periferiain obumbrant; alias ipsae virescUht; super axim se volvendo , parvus , laete pererrat. Die 21 jutiii 181 9 ex aq. lac. Rane. 23- Sphaerula. Mull. Tab. III. Fig. 10. Nunc hyalinus, nunc flavidus nobis apparuit. Minor. Die 28 scptembris 181 9 ex aq. rec. lac. cispad. , alibiqice. Volvocis vegetanlis MuUeri Spbaerulas ad banc speciem pertlnere reor. CI. enim Auctor quuin piiiuum liaec plantula fructifera se se ipsi ob- tulit , sertulariani fluviatilein esse credidit; motuni postea nullum in rosulis cimosis aiiiniadvertendo , earn mucoiibus adnumerari cautius jpsi visum fuit ; hinc Sphaendarura motum, discessimique ; plan- tulae apicibus coraperiens pro Monadum glomeribus , eas liabeudas esse censuit. At earum sedes in arbustiJl cubuinibus tantum, non in alia ramu- lorum substantia lid>ulosa , farcta , et opaca extremitasque eoruin, uti in Sorculariis , byalina , Sphaerularunique , e ramis discessiis , motus- que subbi-quens , qui in Vorticellae anustatica , et flosculosa fructibus observautur , ilium saltern ambiguum fecerunt , an Volvox vegelans Tom. xwiii B DE ANIMALCULIS MICROSCOPiCIS esset : liinc pro specie distincta eum pioposuit p 22 ; repulaiis banc plantulam ( pag. 17) confevvae Pisuin analogam esse. Quidc|uid sit de conferva Pisum, aliisque a uupenimis Miciologis in regnum auiinale tianslatis, ab hac, de qua liic agitur , plantula Spliae- lulas, quae in ejus ramis interduni insident, esse prognatas , aigu.nenta a Mulleio superius allata minime evincunt. Ipse eteiiim pluia exeinplaiia reperit cum ramulis vetustioribus ( ut putavit ) deielictis , juiiioiibus totis , liyalinis rosulis instructis. Nos e coiitia hunc arbustulum rosulis plei'umque expertem vidimus : nee nisi unam aut alteram Sphaerulani in longioribus ejus ramis mediis ali- quando in lateialibus , et brevioribus uunquam insidentem , quod in Vorticellis aiborescentibus non occurrit , comperuimus. Planta hujus- modi niicroscopica stipitein , ramulosque simplices , gelatinosos , albi- dos , subopacos , semper inertes, numquain tubulosos, apice liyaliuos, aut granulis refertos , etiain sub 1. N. 2 niicroscopii compositi , nobis jugiter ostendit. Quum ipsa fructifera apparet , ejus rosulae hyalinae globuli singillatim se vario contralientes , eorum glonierem ad lentas Oscillationes inipellebant , donee ipse libere liinc abiret, quin planta, avit ramuli aliquomodo eorum motui cedentes , aliquein nexum cuin ipsis patefacerent. Rosularum insuper diameter quadruplo, aut quintuple major erat dia- nietro transverso suorum pediculorum , quin aliqua eorunidem rudi- menta intus , aut in culminibus , aut in ramorum lateribus, ut in Vor- ticella anastatica , et polypina evenit , unquam conspicerentur. Aliunde Spliaerulae istae frequentius observatori occurrunt absque plantula , cui tribuuntur ; imo ex infusione spermatis vitulini , aliarum- que substantiarum diutius protracta, ex aqua ipsa pura diu aeri atmos- phaerico exposita basce Spbaerulas obtiiiui. Si quis igitur Volvocem liunc a conferva , in cujus culminibus per accidens immorari cernitur , prognatum putat , et Vorticellam ilosculo- sam , et Vibrionem undula , quae Ceratopliillo , aliisque plantis adliae- rent , turn Vorticellam limacinam planorbi contorto, fraxininam, cra- tcgaricam Ciclopi quadricorni etc. , cui insident , pro eorum foetibus etiam tenenda esse ipsi oportet. 24. UvA Mull. Tab. III. Fig. 17. 21. Flavus nunc flavidus aut viridis in globulis integrantibus motum formi- culanteni mihi exliibuit ; numero, inagnitudine , et forma variis. Parvus. In aqua palustri frequens , ubique. auctore mathaeo losan.v ii 25. Flosculosus. Moleculis ovato elongalis. Nunc cioceus , nunc roseus , laete rotando vagatur. Minor. Die 20 fcbruarii 1822 ex aqua lac. campestr. 26. ASTEROIDF.S. Tuberculis flavicUs ovato elongatis , acunainatis , basi in or- bem coalitis. Tubeiculi pelluckli radiautes in suis evolutionibus conspiciuntur circa alios ties, aut quatuor centrales , qui ob eorum longitudinem , dispo- sitionenique pliissophorani potius , quam Volvoceni perhibent ; iutciiui ob forinani ejus , motumque Volvocibus acceusui. Major, Die II novembris i8ig ex aq. M supra. Cj. Radiatl's. Tuberculis cilindraceis hyaline umbralis , convergAitibus , basi coalitis quinque , centrali unico apparentibus. Concentrice super axiin verticalem se volvit , bine rotando procedit, ejus natura pariter dubia raanente. Minor. Die 20 novembris 18 19 ex aq. ul supra. 28. BULLATUS. Vesicula hyalina moleculis ovoideis deorsum sparsis , mobi- libus. Bulla videtur bjalina , moleculis conspersa , que continue formic ulanti motu ludunt , inter se , bidlamque subditam ad motuia rotando im- pellunt ; basi globulo adbaerentes. Parvus. Die 3 1 mail 1821 ex aq. rec. lac. camp. 39. Cristallinus. Globosus , globulis extus sparsis. Vesicula globosa vitrea , intus vacua videtur : extus 1 2 ad minus glo- buli infixi semper oculo visibiles fiuut , quamvis rotando ipsa progre- diatur. Alios videre licet huic congeneres periferia plus minusve globulis va- riae magnitudinis referta ; quae interdum tenebricosa moleculis ni^ris exoruatur ; bine aegre se movens uimc vacillat , nunc giros agit parun>, 0 loco secedens : inter majores. Die I septembrit 1819^ ex aq. rce. lac. cispad. I a BE AKIMALCULrS MICROSCOPKIS J- |- j- Moleculis membrana involutis. 30. Granulosus. Moleculis orbiculatis , mobilibus farctus. Pellucidus , flavidus , moleculis coiicoloribus coiinatus , nunc in terraneis se agitaiitibus sistit ; nunc contremiscit ; liinc lOtaudo iuteriupte pio- greditur. Minor. Die 5 septcmbris 1819 ex acj. ut supra. 31. Globulatus. Moleculis ovoideis. Flavo viiescens , pellucidus , moleculis hyalino virentlbus , formiculanti- bus lefeitus aut recte volvitur super axini suum hoi izoutaleui , aut su- per verticaleni concentricos agit giros. Minor. Die 3o martii 18 19 ex aq. id supra. 32. Arenarius. Moleculis minutis fixis farclus , subopacus. Flavido fuscus In giros concentricos plerunique semovens. Major. Die etc. ut supra. 33. PiLLULARIUS. Moleculis ovoideis similaribus laxis. Moleculae , et menibranaeas involvens flavescunt; illae dextrorsum liinc sinistrorsum seinoventes motu alterno sibi respondent duin Volvo-v spiras lente agit. Minor. Die 10 mail 18 19 ejc aij. praeced. 34. Aeneus. Subovatus , moleculis orbiculatis inaequalibus , centralibus so- luinaiodo mobilibus , farctus. Nunc recte, nunc transverse celeriter rotans. Aeneo pellucidus. Minor. Die etc. ut supra. 35. Trilobus. Membranaceiis centro globulato. , Hyalino virent tres globuli cobaerentes iu luciabrana anijJa albido pel- AUCTORE MATHAEO LOSAN.V IJ lucida , fixi motu Volvocum iutenupto venuiculiis gaudel. Major. Die 11 maii 1819 ex aq. rec. lac. cispad. 36. BicoLOR. Blembranaceus cenlro glomerulato. E flavis moleculaiuiu glomcrulis. singillatim mobilibus, vortices in mem- brana byalina aniplioie ageiitibus coiillatus; inovctur rotando , corpo- ris totius motu inteianeoruiu tardiore. Miuor. Die 21 junii 1819 ex (Uj. lat. Rane. 3^. RoSEUS. Ovatus moleculis orbiculatis lactcls sparsis. Quum sistit , videtur superius bians , dum molcculae intemae inter se tuinultuant ; ipse vei o girans super axiin suum verticalem circulosque agendo festine pererrat hyalino roseus. Minor. Die i3 augiisti 1819 ex aq. lac. Rane. 38. Baccatus. Membranaceus nucleo subopaco. Nucleus viridi intensus in ampla inenibrana hyalina fixus nianet, in quo vix moleculae apparent. Aliuni centro-flavo fusco pellucido vidi ; auibo super axim volmntur V. Morum affines. Die 9 novembris 1819 ex aq. lac. Campagnino , externa. Minor. 39. MoRUM Mail. Tab. III. Fig. 14. 16. ' Moleculis hyalino rubescentibus etiam in membrana hyalina vix apparent! comperitur. Die 1 1 no^embris ut supra. 40. Floriferus. Membranaceus glomerulis flosculosis in circulum intus dis- posiiis. Hyalinus , glomerulos hyalino virentes quafuor , aut quinque flosculo^os intus exhibet , qui singillatim nunc oscillaut , nunc rotautur varie in- ter se disponentes. Licet glomeruli tantisper, e loco moveantur in suis evolutionibns , non ita tamen abscedunt , ut ordinem a nobis exhibitum valde uju- tent , dum Volvox lente super axim girat. Minor. Die II novembris 1819 €X aq. lac. Campagoino , triduo servata. 1 4 DE ANIMALCULIS MICKOSCOPICIS 4 I. CoORDINATUS. Ovatus , moleculis ovato oblongis medio fasciatis in tres series longiludinales dispositis. Moleculae siinilares ovato oblongae viiides medio albido pelluciJo fascia- tae cum aliis miuoribus , obscuiis , •seriatim laxae lu membiana ampla hyalina , ilexili cooidinantur , quae formam etiam mutat. Moleculae mobiles inter se congrediuntur varie , hinc sedem repe- tunt suaui; quuni vermiculus quiescit , involucrum ad formam globu- larem adigit , quum movetur ovatus spiras effingit. Major. Die II novembris 1819 ex aq. ul sup. !\i. Uranoides. Griimis molecularibiis concentricis sex, centrali minora. Vescicula involvens hyalina , magna , vix movetur ; dum grurai interanei virides super proprium axim diu volvuutur inteirupte, ad invicem ac- cedentes recedentescpie ; an varietas Floriferi. Major. Die 29 novembris 1819 , e fossis Borgonovo. 43. BlVALVIS. Hemisphacricus , antice posticeque retusus. Deprcssus , viridi caeruleus , opacus , rotatorio motu vago natat. Minor. Die 3 decembris 181 9 ex aq. lac. circumpacl. desub. glacie extracted 44- Reticulatus. Moleculis laxis reticulatis. ■pellucidus , viridi albido varius, moleculis inter se obscure reticulatis ; parvus ; leute super axim rotans. Die 6 decembris 1819 e lac. praeced. 45. Ellipticus. Ellipticus interaneis globulis laxis mobilibus. Flaro virescens globules inter se varie congredientes exhibet , super axinj verticalem se volvens in circulos lente abit. Minor. An varietas Rosei. Die 27 oclobris 1819 ex aq. lac. circumpad. diebus 5 scrvala. 46. KOLPODA. Obovatus papillatns. ilucosus , flavo-fuscus , interaneis .moleculis vescicularibus interdum dispa- AUCTOr.E MATIIAEO LOSANA 10 lentibus. Kolpodas se vaiic fleclenJo acmulatur; quum procedll , un- dulat; pnpillaiH ulbiJo pellucidain aliquaado exerit , tuin substantiam intiiaaiii lateralUer colligendo sub forma globosa hyalinus fere totus apjiarct. Minoi'. Die ^5 dccembris iSig ex aq. lac. circumpcul. desub. glacie extracta, 47- Trifi.orus. Ovalus , depressus , glomcrulis nuincro varic raobilibus. Gloraerub molecularuin flavidi in ampla membrana subhyabna vario in- ter se confligentes nunc tres , nunc quatuor apparent. M. M. Die 1 8 seplembrii i8ig ex aq. lac. circumpad., biduo servata. CI. MuUer , Tab. Ill, Fig. i6, Volvocem huic affinem nobis exliibuit , quern in textu cum V. Morum confudit , quin tamen de ipso specia- tim verba facial ; quomodo simul possint ea componi , non videmus, Pima alia aninialcula buic similia coniperuimus , quae in membrana insensibill glomeres seu flosculos nuniero et dispositione varios involven- do formam continuo mutare videbantur -, omnia ad eamdcra famlliam facile pertinebuat ejasdeinque speciei forsan erunt; attamen a floscu- lorum numcro , et ordine varium mutantes ordinem , quin vinculo ali- quo visibdi inter se uterentur , Proteis ex corpuscidis liberis compo- sitis ea jam adjunxeramus , quum ab iis suo loco iuserendis aliqua nos distulerunt; quidquid sit de istis, Volvocem Thflonmi ex hoc constitui- mus utpotequod globulosum etiam apparens super axim Volvocum more se volvit ; glomuli ejus interanei ex 4 j 6 globulis conflati facile com- moventur; et in laxo involucro suo varie se disponentes interdum tres, aut quatuor, turn duo visibiles solum fiunt plus minusve ad invicem accedentes; quemadmodum in alios similaribus inter Opiaria a nobis relatis evenire nobis constitit , omnia forsan alterius ordinis erimt. 48. SCUTIFERUS. EUi|)ticus , depressus , nucleo tenui , coiiforml. Horizontalibus vorticibus ludit nucleo viridi berbaceo loculato in ampla penphaeria liyaliuo caerulescenti iusistenle. M. M. Die 1 aiigusti iSig ex aq, lac. Rane. Triduana. 49. VlTREUS. Orbiculatiis , depressiusculus , postice moleculatuS. Sic lenue et diaphauum est ejus involucrmn, ut oculo vix apparcaf : po- l6 r>E AXIMALCULIS MrcnoSCOPTCIS stice stratum inest ex nioleculis viiidi , ciiieieo , vai'iis ; vermis fere immobilis vacillando parum, e loco secedit , V. Globulus Mul. M. M. Die 8 augusti 1819 lac. Rane 9 diebus servata. 5o. Lethaeus. Sphaeroideus moleculis ovato acumhiatis nigrls , mobllibus sparsis. Flexuosus subliyalinus ex vaiia moleculaium dispositione foimam etlam variam mutuatur , rotatorio motu sat laete procedendo. M. M. Die 22 januarii 1820 ex aq. lac. circumpad. Quadriduatui. GENUS II. O P L AR I A Orbiculata Complanata. Novum Infiisorlorum genus hie Microloglcis sisto , Idest Oplarla sive scutiformia. Priusquam illud conslituerem diu haesi. Ex hisce animalculis equidem aliqua Poliporum , Vorticellarum , alia Gonio- rum formam , societatem , moresque gerebant , sed rei novitas , qiiam magni nominis Mici-ologi iu aliis ioferioris notae facile dedi- gnantur , ab iis in lucem pi-odendis me retrahebat. Ab eorum ha- bitu externo , caeterisque Infiisoriorum adjunciis , tandem victus ex ipsis utpote oi'biculatis , complanatis familiam Oplariornm constitui. Haec membranacea pellucida , etiam vario picta plerumque eo- dem modo quo Volvoces , Goniaque moleculis , se ad invicem co- pulalis , succrescunt , sejunctisque renovanlur , unde volumen for- maratpie etiam mutare videntur. In Oplariis compositis partes integrantes plerumque motum specia- lem non perhibent ; sola eorum massa riijida , prout in Gonio pe- etorali , ejusque affinibus , se varie volutando per aquam plus mi- nusve velociter pererrat : dum aliqua ex ipsis immota fere manent. Quoniam ab integrantium corpnsculorum forma , tum ab eorum munero , et ordine plura liabitum exleriorem diversum mutuanlur, AUCTORE MATHAEO LOSAI^A 1 7 ea in varias species divitli posse rebar; ast si eorum dispositio cir- culai'is , et radiata, constans dici potest, corpuscula integrantia in vasculoso et dissiinili ab orbiculata forma ad subquadratain, et den- tatam transire comperui ita , ut a serie eorum simplici ad dupli- cem, et centratain paullatim accedere etiam possint. Tunc species aliquae a nobis liisce signis distinctae , ad speciem iinicam reduce- reatur. Quamquam haec ita sint , hujusmodi corpuscula integran- tia quadam primigenia forma donantur, quam nonnisi per accidens mutantes , ad ipsam facile redeunt. Dispositio insuper partium ra- dicalis constans est; unde licet earum numerus aiigeatur , minua- turve , ab eorum babitu evterlore , totiusque compositione species ad invicem distingui possuut , excepto Oplario dissiinili , in quo vasculi inlegrantes centri , et peripheriae ab orbiculata forma in quadrato-bidentatam paullatim abrlpi conspiciuntur ; hae.c tamen su- scepta nonnisi per accidens vai'io modificatur ita ut, excepto par- tium numero , speciem indicet suam. Nee unquam mibi accidit, u* inter globulos istius Oplarii primigenlos plures jam constanti forma donatos non reperlrem. Unde haec animalcula in varias species di- strlbuimus prout observatlo, et analogla nobis suaserunt; si quis sub laeta coeli temperie , e stagnls ea eruendo aliter de ipsis, cla- riusque viderit , libenter ejus monitis acquiescemus. OPL ARI A I. ROTIFERUM. Rotiforme, moleculato byalinum. Velut rota velocissiine super axiin volritur , gradiendo , rediendoque per eamdem viam. Minor. Die 17 aprilis 1819 ex aq. lac. Campagnino recenti. 1. Opalisans. Membranaceum , cinereo coerulescens centro convexiusculo opalisante. Movetur lentissime in gyros concentricos liorizontales. Inter minora. Die 19 juUi 1819 ex aq. lac. circumpad. 8 dieOus servata. Tom. xxxiii C l8 de animalcflis microscopicis 3. Floriferum. Ex tribus , aut quatuor , et ampliiis glohulis , altero centraU albido pelluciais, dentatam X'olam aeniulanlibus, coalescens. Tain globiiloruiu nuuieio , quam colore vaiians nunc ties , nunc qua- tuor , nunc sex , et noveiu etiam globulos coucentricos coinjjrehendit, utpotequod, ex globuloruin adjuiiclioiie facile succrescit; uiotus tawen eoiuin pro diversa eoruiu forma differt ; nam triceps in varia volvitur euiido; cuin (losculum elfonnat,' gyros coucentricos a^t, plus miuusve latos , celeriterque , viridi , (lavo etc. variuni. Parvuin. Die II sepleiiibris 1818 ex aij. luc. circuiupad, 4- Mediceum. " ' Membranaceum , peripheria fusca , nigro tubemilata. ■ Albido pi'lluciduin couvexiusculuin, tuberculis 7 nigiis cinctuin, motu lento ''' '^' horizoiitali vortices agit, ejus membrana centrali diapliana vix appa- rente. Inter minora. Die ii deccmOris 1819 ex aq. lac. camp. 18 diebus seivata. 5. Flosoulosum. .' t" •-'■■ Ellipsoides quadiiflorum. "'« 8oI;ttfo!. '^ '•flosculi quatuor flavi , mobdes , membranae liyalinae inclusi , formam ■' ' p aliquando tantisper mutaiit ; dum vane ipsi inter se disponuntur ; ali- quis. ex ipsis disparet interdum ; leutos gyros coucentricos horizontali- ter EHipsoide agente. Major. Vol. Irijloro valde affinis. , Die 2.3 julii 18 19 ex aq. lac. Rane recenti. 6. MoNiT.iFORME. .M'i;r3rtTdfl ' Obovatum ex globulis 12 flavo hyalinis varle dispositis con- flatum. Novem ex ipsis periplieriam , duo axeni longitudinalem effingunt ; motum aliquem singillatiui ipsi aliquando concipiunt ; eorum compagcs nunc quiescit , nunc spiras agendo lente progreditur. Minor. Die 2 augusti 1819 ex lac. ut sup. 8 diebus servata. •7 ZlNSlA. Radiis ocfo ovalo oblongis tantisper convergentibus, circa glo- bulum ceiUralcm lotalim dispositis. AIICTORE MATHAEO LOS AN A ig Flaviilo li3allimm motu prioium gaudet; Zinniae florem aemulans. Inter luajora. Die 9 octobris 1819 ex aq. rec. lac. Rane. 8. Bellidioides. Radiis octo ovato acuminaiis ; globulis centralibus tribus. Flavido fuscum , pelluciduni , florem bellidis facile referens motu heri- zontali , tardo , incerto , vorticoso. Major. Die II novembris ex aq. lac. campeslr. 16 diebus servala. g. Ferox. Obovatiim peiiplieriae radiis duod^ecim ovato acutis , globulis centralibus quatuor. ■ ^ Flavuiu meuxbranaceum globulos interius aliquando irregulariter dispo- sitos excipit ; more praecedeatis movetur. Minor. vie 27 juUi i8ig ex aq. rec. lac. Cainpaguiiio. 10. Eliantoides. Albido flavescens , radiis ovato acuminatis duodecim , disco moleculis novem concoloribus , centrali unica. Mores Opl. Bellidioidis refert , cujus varietas facile erit. M. M. Die 3 julii ut sup^ 11. Vasculosum. Ex corpusculis quadralis , hyalino umbratis , in orbem dispo- silis , coQStans , eorum involucro non apparente. Hujusinodi quadrata inembranacea siibliyalioo uinbrata , uumero varia , ad orbiculatam , aut bidentatain forinam , in eorum circulari disposi- tione manendo , aliquando accedunt , eorum aggregatio nunc circulos concentricos liorizoiitahter cietur , nunc varie se volvendo lente perer- rat. Med. magnitud. Die 23 julii 18 1 9 ex aq. rec. lac. camp. 12. CoRONARIUM. Periplieria subliyalino globulata, membrana ceutrali disparente. Habitus praecedeatis. M. M. Die 23 jiUii 1819 ex aq. lac. Rane. 2 0 DE ANIMALCVLIS MICPlOSCOPICJS J 3. IlyACINTHINUM. Coipnsculis subquadratis sex apice hinc inde cnspulatis , in orbem dispositis. Hjalino uuibiatum coipusculorum nuraero , et dispositione varlans motu Lorizontali, et volutatorio naUt; quainws hoc inodificationem acciflen- talem Opl. Vasculosi esse suspicer , quum sub hac forma coiistaati ple- rumque se mibi obtuleiit, pro peculiar! specie ipsiun cuin aliis se- quentibus interim iVlicroIogis exUibeQ. Die etc. ut supra, i4 Dentatum. Ex corpusculis conicis, truncatis, in apice bicuspidatis 5, 6 ra- diantibus conflatum dispositis. Hyalino umbrata haec corpuscula partem posticatn etiam curvant , antice cuspides aliquaado converguDt , at radiatim disposita dlversam a prae- cedenti speciem constituunt. Habitus praecedeutis. Die 8 juUi ex aq. rec. circumpad. t5. DiSPAR. Ex corpusculis conico truncatis apice bicuspidatis, et globu- lis orbiculate radiantibus , laxis coustaiis, globulo central i, et peripheriae unico. Clobuli ad bicuspidatam forniani transire Tidentur ; nam mense sequent! • *~f[<).j aliud ex ipsis inveni radiis omnibus similanbus , centro globoso. Ha- bitus praecedentiuin. , liiicv Die etc. ut supra, 1 6. NUMISMATICI'M. . , Corpusculis livis conico truncatis, apice bicuspidatis orbiculate radiantibus , altero central'. Corpuscula haec liyalina membrana tenuissima vix apparent! obvolvuntur. Habitu et formae mutabilitiite , cum pra^ ced'iiti animal istud conve- nit ; ipsius igitur adolescentis facile inodificatio erit. Die J fiUii i8ig ex aq. rec, lac, cain/jett, f^. Spfxiosum. Ex corpusculis subquadriito bicuspidatis ; orbiculate radian* AUCTORE MATHAEO tOSANA 21 libns , in duas series coiiceulricus disposUis , ad invicein haereiitibus , comjjosiluin , altero cenlrali unico. Flavido pellucida liaec corpuscula decern peripheiiam complent , quae quinque aliis inteinis per cuspidas istorum adbaerent ; haec centrali unico etiain junguntur ; omnia haec siinul leute hoiizontaliter circum- eundo vagantur, quia motus specialis in singulis corpusculis integran- tibus conspiciatur ; hoc a piaecedenti corpusculorum numeio , et dis- positione solum distinguitur. Die 6 jidcL 1819 ex aq. super. 18. FORMOSISSIMUM. Ex floribus novem hyacinthinis radiantibus , globulo centrali adiiaerentibus couflatum. Flavido 'hyalinum hoc animal lente N. i , obseivatum in uno , alterove corpusculo radiante florem refert; pistillo [a] apice tiifido piaeditum. Cum non infrequens sit , nuac immotum sub veoto speciatim , nunc vage se volutantem ipsum vidi , corpusculis integrantibuS semper im- motis; nee nisi analogia , motuque victus inter Oplaria ipsum accen- sui ; cujus naturae , et ordinis sit , accuratioribus ALcrosopUi^ despi- ciendum relinquo. Inter majora. Die io junii liiig ex aq, lac. circumpad. recenti, aliasque, ig. Cristatum. Membranaceutn , flavicans , peripheria radiata, radiis subqua- dratis apice biciispidatis, disco tuberculato , tuberculis lu- nulato umbiiicatis , depressis aspersis. Nequidem sub lente N." i microscopii compositi , aliquod mobile in tu- berculis comperuij Massa solummodo habitu Gouii pectoralis fruebatur. Inter majora. Die 25 jiilii ex aq. rec. lac. circumpad. aO. CoNVALLARIA. Flosculis Ciimpanulatis apice lunulatis 5 ad 4 radiantibus po- stice rotiiudatis in circulum dispositis , centro vacuo. Albido pellucent hi Qosculi, numero Tarii : membrana involucralis invi- sibilis est ; in caeteris hyaciuthinum aemulatur. Later uuiiora. Die aS Junii 1819 ex aq. rec. lac. Rane. 32 de anbialculis microscopicis 31. Verticili.atum. Ex decern infimdibulis , apice blcuspiJatis radi.iniibus basi globulo centrali haereutibus. Radiatitn dispesita haec corpuscula albldo pellucent dum eorum compa- ges motu hoiizontali fere inseusibili ih circidos movetiir. Minor. Die 26 septembris 1821 ex aq. lac. Caiupagiiino wiiiis diei servata. 22. PlACENTAUIUJI. Globulis peripheria i3, i4 internis, concentricis 6; unico cen- trali , aequalibus , in orbem dispositis. Globulorum series duo flavidae in membrana invisibill habitusque hoe animalculum Gonio pectorali affiuem conslituunt : verum ejus forma inspecta , ipsum Oplariis adaumerauduni esse ceusui. lutei; nxajora. Die 24 juiiiL 1821 ex aq. quatr, lac. cispad. 23. Trocanterum. Discoideum subtriangulare. Albido pelluciduin convexiusculura, molecidatum, subtus levlter incavum, siibangulatum nunc volvendo , nunc super axim horizoutaliter girat , nunc costatiui concitate movetur irrequietuni. M. M. Die 1 6 aprilis 1822 ex aq. hcst. lac. Campagnino. 24. AUREUM. Discoideum centre tuberculato , truncis quinqiie curvatis cincto. Membranaceum , auratum , tuberculis circa centralem quinque i« circu- lum dispositis, peripberra, quinque corpuscuUs cylindraceis, subarcuatis immotis circumdata , pariter auratis , inaequalibus , in circulos hori- zontales , aut costatim tarde movetur. M. M. An alterius ordinis. Die 14 aprilis 1823 ex aq. lac. cispad. 25. Pteroforom. ^ Infundibuliforme liinc inde alato lobulatum. Menrbranaceuni flavido pellucidum, quadrifasciatum , fascia media Infe- riore fusca , lobulis quinque bine inde versus postica se abbievianti- bus in alas dispositis , nunc vacillando praeceps fluit , saepius immo- tuui remanet. M. M. Die ig jiUii 1822 ex aq. rec. lac. cispad. AUCTORE MATHAEO LOSAXA ■ 23 2G. CRIir.IFORME. Ex qiiatuor lobulls obovalis cruciatis constans , laterallbus breviorihns. Albiilo pt-lluciilum meinbranaceum io spiras se volvendo celeiitRr nalat. M. M. Die 1 5 octobris 1820 ex infasione grani fruineiUacei germinaiUis. GENUS TERTIUM C Y C L I D I A Obovata depressa. V^l. Lamai'k, MuUero adhaei-ens , ea Infusoria pro Cyclidiis ha- buit , quae com;)lanata , orbiculaiia , vel ovata apparent. Postquain ex orbiculatis Oplariorum famiUain coustituimus , obovata solum- modo pro Gyclidiis nobis erunt; quae membranacea , depressa, sae- pius complanata , pellucida , tam forma, quam magnitudine varia conspiriiiMtur ; istorum pleraque uno vel altero lateri incutnbenilo plus miiiusve celeriter pro diversa eorum constitutione per aquas vai»autur : sunt tamen aliq'ia ovato acuminata, pone apiceui sinuata, quae cum simpliciter obovatis Muller consociavit : nee desunt alia ex illis , qaie cucullo quodata crystallino instructa , ob ejus flexi- bititatem ab ipso Mullero inter Kolpodas relata fiiere; sed haec levis paucorum partialis iiiflexio noa suflicicbat , ut inter vermi- culos forma mutabiles ei accensendo , a Gyclidiis sejungeremus ; igitur genus hoc ex ulrisque conflabimus , Cyclidia simpliciter olio- vata ab obovalo sinuatis tantummodo segregantes, ut facilius una- quaeque distingnanttir. Opinio Spatlinzani , Saiissure etc. observationibus praecipue siif- fulta , apud .Micrologos invaluit , hujnsuiodi animalcula logitudinall 24 DE AiNIMALCULIS MICROSCOPICIS fissiparletate gaiidere : post tantormn virorum experlmenta facti dii- bius nemo sensatus esse potest. Venintamen fateor , me nunquam illud plena expertum fuisse ; equidem cum Mullero { Jnim. infus. p. 8i. ) saepe observavi bina liorum minutissimorum arete cohaerere , natandoque se se invicem trahere, nee ipsa morte , aqua exhalata, dirimi ; Gonium insuper corrugatum ipsius Mulleri pro Cyclidio propullasceiUe aliquoties accept, et me deceptum ab ejus postica divisione semper incepta, et nunquam peracta novi : hinc pro eorum fissiparletate longitudi- nali aliquid addere non possem. Eorum evolutio facilius patet ; nil euim frequentius ex aquis sta- gnantibus , et infusionibus emergit, quam multiplex eorum, et va- ria progenies ; aestivo tempore aqua communis, aeri atmosphaerlca exposita , post aliquot horas Cyclidiis scatet : sic in aqua pluviali in vitro mundo excepta ; sic in roris vernalis guttulis observari po- test. Imo in aqua glaciei , hyeme , sub lente microscopica coUique- scentis , Cyclidia comperui. Sed ea celerJtate , qua sub aestiva ae- ris temperie haec animalcula evolvuntur, pariter dissolvuntur ; et quo lardius sub urgente frigore prodeunt, longius perduraut; aqua tandem deficiente fatiscunt. Cum in infusionibus minora majoribus Cyclidiis aliquando locum ••edant , suspicio statim enascitur , parva in grandiorem formam suc- crescere ; quemdmodum in eaeteris animantibus eveuire cuique patet. Ast si in eorum mixtione nemo experiri tuto posset , an hoc, vel lUud a miuore ad grandiorem siatum progressum fecerit , quum unica eorum species infusionem aliquam incolit, diuturno observa- tori tandem constabit , eamdem speciem ab ejus apparitione in ea- dem forma , dimentionibusque semper mansisse ; ({uomodo haec , Supposila eorum oviparietate j aut viviparietate eontingere possint, tlifliculter explicabitur ; sed fissiparietas faciliorem phoenomeni in- telligentiam reddit. Nam in Enchelidibus , ex. gr. , in Paramoecia Aurelia , aut Chrjsali , ia Kerona Lepus , ^etc. quae fissiparletate transversa ABCTORE MATHAEO LOSANA zS regenerantur, quo magis antica ab eorum postica parte arctius di- stringilur , pars unacjuaeque succrescit ita , ut ejus fraciiones, cum penitus a se invicem separantur , vix a primigenio animali integro magnitudine ditrerant ; quae cum in Cyclidiis longitudinaliter locum habeant, cur ipsa perfecta tantummodo nobis appareant, ratio pateret. Frustranenm ergo foret eorum sesum , copulam , post Mulleri monita , in irritis eorum lusibus inquirere : quod si interaneum aliquod oviforme in ipsis conspicltur, ilhid ad quarumdam specie- rum constitutionem pertinet , nou ad organa vitae, generi commu- nia , quibus caetera carent. Cyclidium equidem Rostratum aliaque CI. Mullerus ciliis potiri suspicatur ; sic etiam in aliis ex quodam luore corpusculorumque adjacentium motibus aliquando arguere fas nobis fuit; sed alii accuratiores , felicioresque hujusmodi animalcu- lorum iuquisitores , quae fere ubique , et quovis anni tempore se se illi olTerent, dubia nostra tollent. C Y C L ID I A \- Obovata. 1. SCUTIFORME. Ovaio acuminatum , complanatum , vesicula centrali oblonga, obliqua. Albido pelluciduiu , postice obtruncatum , limbo fiiscescente , vesiculaiii subquadnlongara hj alinam commonstrat , natando i£cte , festine. Me- diocr. inagnitiid. Die 18 iulii 1819 ex aq. lac. circumpad. septem diebus servala. 2. BiSSECTUM. Ovatum , subtus rectum , complanatum , amice posticeque intus oblique lunulatum. Albido pellucidum obrupte fluit lateri insidens. M. M. 3. An Fluitans Mull. Tab. XI. Fig. 4. 5. Die II decembris 1819 ex aq. lac. circumoud. viginti dicrum. To.M. x\xni I> 2b riE ANIMALCirLIS MICROSCOPinS 4. Vestcclatum. Ovato aculeatum vesicula centrall ovato acuminata. Coinplaiiatuin albido pelluciduin inembianaceuui fliictuaudo laete vaga- tur. M. M. Die etc. ut supra. 5. OcELLATUM. Obovatum, subtus rectum, vesiculis centralibus hyallnls duobus. Albido pelluciduin , coinplanatum , lateri iiicuiabens ia circulos iuler- ruptos concetitiicos leiite abit. M. M. Die etc. ut supra. 6. FuLIGINOSUM. Ovatum , pellucidum , altero latere fuliginoso. Sinistiorsum albido pelluciduin spiias fingendo laete piocedit, dorso co«- vexiusculo, subtus cavuin. M. M. Die 5 januarii 1820 ex aq. lac. circumpad. undecim dierum. 1. Carinatum. Ovato oblongum , dorso carinato , extremis orbiculato de- pressis. Albido pelluciduin festine , recteque movetur dorso convexo , subtus ca- Tum , dorsali linea paruinper saliente. M. M. Die ii decembris ex aq. lac. campestr. viginti-quinqae diebus sen>ala\ 8. Marginatum. Ovatum, subtus rectum, marginatum complanatum. Albido pelluciduin disco hyaliuo inoleculato lateri incumbeas circijos foriuiculando aegre effiugit , vix e loco secedens. Minor. Die etc. ut supra. 9. Milium Mull. Tab. XI. Fig. 2. 3. EUipticum , linea dorsali medio fusco punctata , quae in aliquibus peri- pheriani bine inde attingit , in aliis brevior , in nostratibus apparet plus iiiiuusve atro punctata frequens. Parvuin. Die 10 januarii 1S20 ex aq. lac. circumpad- rec. aliasvc , alibique. auctore mathaeo losaka sn 10. Granulositm. Orbiculatum , marginatum , disco moleculato. AJbido pelluoidiim, uiaigine Iijalino , disco moleculis lactesrentikms far- cto , <)onvexo , subtus cavo. Spiras natando agit. Inter majoia! Die 1 4 mail 1819 ex aq. lac. circumpad. rec. 11. Maculatum. Obovatum , macula ventrali nigra , oi'biculala. Pcllucidum umbratum depressum antice attcnuatum se exhibet , inter minora tormiculando lente incedeus. Inter minora. Die 22. septemi/ris 1819 ex tuj. lac. circumpad. 5 dieriun. It. QCADRIPUNCTATUM. Ovatum, postice subtruncatum , complanatum, punctis qua- tuor nigris notatum. Lamellatum, albido pellucidmu , motu abrupto se se in latera volvit. Inter minora. M. M. Die 29 seplembris 1819 ex aq. rivuli circumpad. l3. DUPLUM. Ovato acuminatum , late marginatum , disco moleculato. Albido pellucidum , complanatum , parvum , laete vagatur undulando. Inter minora. Die 14 augusU 1819 ex lac. Rane Iriduan. 1 4- DiMIDIATUM. Ovato acuminatum, subtus rectum, vesicula central! c£uadvi- lunga. Vacillando laete incedit albido pellucidum , complanatum. M. M. Die 20 oclobris 1820 in infasione lapidis marmorei. j5. Rostratum Mull. Tab. XI. Fig. 11. 12. Nostrum , antice magis , longiusque attenuatum , moleculis homogeneis farctum , interanea lincaria mibi non exhibuit. Immo RoslraUtrn Mull. jHud esse puto , quod antice cilia lateralis sub lente JN. 2. nobis ex- Libens, inter Trjcodos accensuimus. Die etc. ut supici. 28 DE ANIMAr-CUMS MirROSCOPrCIB l6. ROMBOIDES. Subquadratum , antice obtusum , postice longe acuminatum. Hoc a Cicl. Nucleo Mull, inteiaiicis llneaiibus invisibilibus , ab hyalino angulis posticoque longiore differt. Albido pelliiciduiu , molecidU far- ctuin lecte fluit. Minor. Die etc. ut supra in infusioiie graiii gsrminantis, I'j. Sulcatum. Obovatum , subtus rectiusculum , ventre longiiudinaliter ar- cuato lineatum. Albido pellucidum lateii incurabens , in circulos abrupte gUscit. M, M. Die 1 9 martii 1821 ut supra. 18. LuCTUOSUM. Ovatum , nigrum. Abrupte praeceps it, reditque opacum. Parvum. Die 22 julii I Sao in aq. lac. cispad. et alibi. 19. LUTESCENS. Ovato utrinque acuminatum flavidum margine nigricante. Recte festine fluit. Inter minora. Die etc. ut supra. 20. Nebulosum. Ovato acuminatum , albido pellucidum , postice nigricans. Spiras agit eundo , postice moleculis nigris obteuebratura. Parvum. Die etc. ut supra. 21. NoTATUM. Ovato acuminatum , latere postice oblique liueatum. Molus praecedentis. Parvum. Die 9 decembris 1819 ex aq. lac. cispad. triduan. 22. PuPULA. Ovatum , viride herbaceum , apice papillatum. Inter minora vacillando lente errat. Die 7 decembris ex aq. lac. campest. triduana. AUCTOSE MATH.VEO LOSANA ag a3. Gyrinces. Ovato inverse coniciim , postice obtruncatum. Antice albido pelluciduiu , posllce moleciJatuni , vii escens titubando ua- tat. Parvum. Die 5 augttsti 1819 ex aq. rec. lac. eircumpad. 24- BiFURCATUM. Ovato oblongiim complanatiim, postice ti'uncatLim, bifurcatiim. Viride heibaceum , postice lunutato succisum , moleculis farctum Juplam caudaiu simulat ; fluctuando errat laete , saepe quiescit. Albido pellucidum magis ovatum aliud se mihi obtulil , piaeceden- tis mores gerens. Inter miuora. Die 7 martii 1820 ex aq. rec. lac. cispad. 25. PODURA. Ovato acuminatum , depressiim, bilabiatum, corniculo ventrali Fusco albido vario moleculatum , sidisultibus lateii uno vel altero incuiu- bens in ciiciilos intcnuptos tarde gyros agendo procedit. M. M. Die 21 maii iSig ex aq. lac. cispad. 26. Mytilces. Ovato oblongum , complauatum utrinque acuminatum , liinc marginatum, inde moleculatum, media linea tuberculata. Mucilaginosum , subhyalinum , bine albido moleculatum , niediam lateri opposito concentricam lineam perhibet tuberculatam , motus coucitato fluentis. M. M. Die 1 sepleinbris 1820 ex aq. fossi Borgonovi. 2^. Pl'nctatum. Ovato aculeatum puncto ocellari nigro. Flaviduui , solo apicem interdum figens parte postica elevata vacillat , aut caput tollens nutando laete fluit. Minor. Die 18 maii 1821 ex aq. lac. cispad. 38. Olivaceum. Ovato acuminatum , subarcualum. Virldescens , moleculato umbratum altero latere , subliyalinura ccleriter, rostro nutaiite , natat. M. M. Die 21 aprilis 1821 ex aq. trid.^,lac, cispad. 3o DE ANIMALCULIS MICROSCOPlf.IS 29. FUNKREUM. Orbieulatum nigricans centre albido pellncido. Paryum ( C. Dubio Mull, valde affine ) dorso convexiuscnlo, subtus leviter cavum marginem moleculis atris obumbrat, vacillando incerte pererrat. Die 26 maii 1821 ex aq. lac. Campaguino. 30. Chama. Cordiforme antice retusum medio longitudinaliter sulcatum. Albido pellucidum depressum oscillando velociter natat , vesicatn corda- taiu aemulans. M. M. Die 26 maii 1821 ex aq. praeced. 31. CONICUM. Conicum , basi subtruncatum. Membranaceum pellucidum moleculis aegre visibilibus , gyros agere con- centricos plerumque videtur. Minor. Die 6 janii i8ai ex aq. trid. lac. Campaguino. 32. Fascioi.atum. Sublineare , basi orbiculato hyalina. Cavum postice primo aspectu videtur ; nam vesicula atialis ita pellucet , ut nulla membrana ibi appareajt. Vermis interea antice obtusus, albi- do pellucido moleculatus festinc fluit. Minor. Die 1 4 juiiii 1 82 1 ex aq. trid. lae. praeced. 33. Ligulatum. Subligulatum , postice truncalum , vesiculis analibns duobus, Convexiusculum attamen apparet. Albido pellucido moleculatum , vesicu- lae anales hyallnac sunt , nutandoque lente procedit. Minor. Die i4 junii 1821 ex aq. praeced. 34. Vesicarium. Ovatum , latis vesiculis, raoleculisque farctum, Albido peUucidum' vesiculis eoncoloribus latis , moleculisque refertum ^ hinc inde incerte iluendo errat irrequietum. M. M. Die a5 junii 1821 ex aq. rec. lac. Raue. ArCTORC MATHAEO LOSAKA H 35. VlTTATTJM. Ovato oblongum , complaaatum , extremis subtruncatis , vitta media notatum. Albido pellucidum , hinc rectum , latus alterum curvat , lamellaiu veii- tralem eoncolorein signans , lacte fliiit lateri iiicuiabens. Minor. Die 4 /«'"*' 1821 ex- aq. rec. lac. Campagnino. 36. Saliens. Ovatum , disco tuberculis ses cincto , centro depresso. Flavum, depressum tuberculis coocoloribus foveam centralem ovulatain exornat. Nunc se volutando Quit , hinc per saltus longe ne abripit ; reditque. Minor. Die 14 septembris 1824 esc aq. htst. lac. cispad. \- \- Obovata sinuata. 57. CUCCLLATUM. Ovato oblongum , subfalcatum , cristatum , complaaatum. Fulvo-fusco moleculatum , antice hyalino cristatum , llexuosuin , latori incumbendo nunc ciiculos agit , nunc recte , interrupte g}iscit. Inter majora. Die 23 jidii 1819 ex aq. lac. cispad. 38. Aduncum. Ovato aduncum. Flavescens mucilaginosum , complanatum antice uncinatum , tarde osci« lando natat. M. M. Die 23 julii 1819 in. infusione graiii germinanlis . 5^. SUCCISUM. Ovato acuminatum , subtus subsinuatum , oblique succisum. Albido pellucidum, complanatum apice elevate undulaiido procedit. Minor. Die 16 decembris 1820 in iiif'as. testitim puUorum. 4o. Candidum. Ovato elongatum , antice atteauatum , sinuatum , aculeatiim. Albido pellucidum depressum, simplex , tarde (lucndo undulat. Minor. Die i5 octoliris i8zo ex infiis. grani germinantis. 33 DE ANIMALCULIS MICROSCOPICIS 4i- Emarginatum. Ovalo oblongum , postice acuminatum, dorso profunde sinuate. Albido pclluckhim depressiiin , moleculatum thoracis moleculas agitat , subsultibus laete procedit. Major. Die 5 maii 18 ig ex axj. lac. circumpad. oclo dierum. 42. Remforme. Obovatura marginatum subtus siauatum, margine frontis la- tiore , liyaliQO , coiivoluto. Margo pellucidus simplex est , corpus albido moleculatum , complana- tum , pone fronlein convolutam liinbum liyaliiium obliterando o& simulat. Vermiculus autem celeriter fluit. Minor. Die 7 atigusU 1819 ex lac. Rane. 43. Striatum. Obovatum margine inferiore radiatim striata. Albido pellucidum complanatum strils moleculisque disci albis, lateri in- cuiubens recte celeriterque fluit. M. M. Die 14 augusti 1819 ex o^. lac. Raue , trid. 44- Caudiculatum. Obovatum , subcaudatum , margine radiato , antice simplici , latiore , convoluto. Margine hyalino albido radiato , disco flavido , moleculato , praecedentis mores gerit. Parvum. Die 2 septembris 1819 ex aq. lac. Rane , biduo serfata. 45. Aviculare. Obovatum rostratum , subcaudatum. Flavido moleculatum, complanatum, liyalino subrostratum , flexuosum, papillam brevem pro cauda tenet ; super latera abrupte celeriterqufr gliscens. Miuor. Die 3 septembris ex aq. praecedenti. 46. Truncatum. Subquadratum , dorso postice abreviato, angulato. Flavido moleculatum , complanatum , fronte liyaliua , convoluta laete fluit. Minor. Die 19 decembris 1819 ex aq. lac. asp, bid. auctore mathaeo losaw 33 46. Aldicans. Ovalo siil)fuleatum, late marginatum, centre albido moleculato. Siibhyaliniiiu , depressuin viiescens , etiain ilavLdutn apparet. Lateii in- cumbeus in aicus lente gliscit. Inter minora. Die 2g octobris 1819 ex aq. rivularl rec. 47. BuLLATUM. Ovato aduncum biillis tribus ventralibus. Albido pellucidum , depressum vacillando costatim pernatat ; quum la- teri incumbit bullulae hyalinae apparent , vermiculo in arcus inter- rupte procedente , parvo. Die 2 decembris 1819 ex aq. lac. circumpad. viginti dierum. 48. Ornatuji. Obovatum , margine tuberculato. Albidum , pellucidum , complanatum , intus granulosum , fronte hyalina, simplici , convoluta , tarde eundo se in latera volvit. M. M. Die etc. ut supra. 49- Falcatum. Ovato oblongum , falcatum , ano orbiculate moleculato. Subhyalinum, depressum postice fuscescit, vacillando laete fluens. Parvum. Die -J fcbruarii 1820 ex aq. rec. cispad. 50. Tridens. Obovatum anlice uncinatum, postice truncatum , tridentatum. Albido pellucidum complanatum fuscescens vesiculam tridentatam, hya- linaui postice tenet , gidamquc profonde sinuando caput in i;^cum fle- ctit. Lateri incumbendo laete fluit. Inter minora. Die 6 marlii i8ig ex aq. iac. cispad. oct. 51. CoSTATCM. Obovatum , marginatum corpore transverse fasciato. Albido pellucidum complanatum, leviter marginatum, centrum costatnm, nioleculatum commonstrat , frontem liyaliuain subrostratam fluendo more praecedeutis bine inde se plicans. Inter minora. Die 3 seplemJris 181 9 ex aq. lac. Riine rec, Tom. A}i.Mn E 34 DE AOTMALCDLIS MICROSCO'PICIS 52. GlAUCUM. Ovato oblongum late marginatum , antice falcatum , postice acumiuatiun. Subhyaliniun centio flavido moleculato varie se Tolvens, fiontemque pli- cans natat velociter. Juter maji^ia. Die i8 septembris 1819 ex aq. lac. circumpad. bid. 53. CiCLOIDES. Ovato acuminatum , leviter sinuatum. Flavidum depiessum inteiduiu apparet : allud simile nobis dedit albido pellucidum, Gleichem dissert, pi. 28 , fig. 8 ; nostrum vere saepius ventre moleculato virescens , antice simplex , hyalinum vario Se infle- ctens gliscendo aegre e loco secedit lateri incuinbens. Major. Die 23 oclobris 18 19 ex tuj. lac. circumpad. trid. 54. FUNGOIOEUM. Bilobum antice crassius, postice angustius, subcaudatum. Meiubranaceuai superius convexum , subtus cavum fungiforme, flavum , vacillando spirasque agendo progreditur , Leucopbram aemulans , sed ciliis expers luibi adfuit. Minor. Die 28 noi'cmbris ex aq. lac. Canipagnino , viginli dierum. 55. Serratum. Ovatutn , altero latere antico oblique truncatum, serratum. Flavido hyalinum complanatum vesiculas duas in disco rcfert, spirasque procedendo efformat. Minor. Die 26 mail 1819 ex acj. lac. rec. proceed. 56. BiFROKS. Antice inverse cordatum , postice obovafo subcaudatum. Membranaceuni albido pellucido virescens depressum lente nataudo oscil- lat. Minor. Die 18 junii 1819 ex aq. lac. cispad. quindccini dierum. 57. CONJTJGATUM. Ex ovviUs duobus basi subtruncatis adliaerentibus conslans. Albido pellucidum (lavescit margine obscuro ; nunc capite elevato laete procedit osciilando ; nunc caput deorsum volveus eodein niodo regre- ditur. Parvum , frequens. Die 7 februarii i8ao ex aq. rec. lac. cispad. AUCTORE MATHAEO LOSANA 35 58. LiMBATUM. Ovatum , subtus leviter simiatnm , margine lato iiitegio. AUiiJo pellucidum complanatuiu , inargiiie hyalino, ventie albido mole- ciilato , later! uno, nunc altero incumbens , varieque se inflectens , lente piocedit. M. iVI. Die 2g septembris 1819 ex iuj. rec. praeced. 5g. Prae!iioii>um. OTaturo , suLtus profunde angulato late excavatum. Albido varie inoleculatum, depiessum , iiiucosuin , bilobum infeine fit , lobis apice obtiuncatis ; segne facile sistit ; inteidum gji'os coucentii- cos abrupte , lente ciens parum , e loco abscedit ; Tricodis affine ; sed ob tenuitatem cilioruni forsan ea non compeiui. Inter minora. 60. Verrucosum. Ovalum subrostratum , subtus sinuatum , ventriculo ovato e- longalo , vesiculis triljus superne cincto. Albido pellucidum, complanatum , levissime moleculatum , ventriculum inferne simidat , formiculando , laterique incumbendo lente procedlt. Minor. 61. Phial IN uji. Ovalo oblongum , apice truncato , ovulato adaucto. Albido pellucido virescens depressiusculum nutando lente vagatur , ovu- lum apice Lyallnum , ciliatum forsan , pro capite gerens. Parvum. Die g decembris 1819 ex aq. trid, lac. circumpad. 62. Retortcm. Ovato longe aculeato falcatum , ventre concentrice lineato. Albido pellucidum depressiun, it, reditque velociter per eamdem viam. Sistens in eodem latere intcrdum quiescit, aut super postica fi.wun ro stro circulos descnblt. Parvum. Die 1 3 aprilis 181 9 e.T afj. /tester, lac. eampestr. 63. Geminum. Ex vesiculis daabus obovato subquadratis connalis coalescens. Subhyalinuui vesiculosuui , deptessuui , per lineam transversam , qua me- dio cuigitur , el liinc inde sinuatur , propullascere primo aspecUi il- 36 DE ANIMALCUHS MICnOSCOPICIS lud videbatur, transverse Fissiparum ; sed linea constans , defectus- que piototypi integri eiroicn inihi abstuleriiiit ; ipsum interea froate tantisper elevata vacillando lente eirabat. Minor. Die 7 decembris 1819 ex ac/. rec. lac. circumpad. 64- Pentagonum. Corpore romboideo , antice falcato. Albido pellucido luoleculatuin , coiUjilaiiatum , angulatuiu , caput hyali- num inflexum , acute , loiige falcatuin bine inde volvit , nutaudo leutc nataus. Minor. Die 4 jwiii 1821 ex aq. rec. lac. Campagalao. 65. Malleolus. Orbiculatum veiitris centro nigro punctato , coUo sublineari, recurvo , apice obtuso. Albido pellucidum , depressum , rigidum. , gyros concentricos abrupte agit, parvuin e loco abscedens; ejus fronteia ex quodam luore , et motii ci- batain suspicor. Minor. Die 29 juiiii 1 82 1 ex aq. Irid. lac. circumpad. 66. LoBULATUM. Obovatum , ventre rectiusculo inferius lineato , medio loagi- tudinaliter trilobulato. Albido pellucidum , complanatuin , leviter inoleculatuin frontem cuspida- tam brevein byaliuam (lexuosain in anguluin curvat ; leate gliscit uno vel altero lateri insidens. M. M. Die 22 augiisti 1821 ex aq. rec. lac. circumpad. 67. Heteroclitum. Obovato angulosum , subreaiforme , intiis vario llneaturu. Flavum , moleculatum , complanatuni , antice byalinum , rostro obtusius- culo nutans festine fluit. Minor. Die 27 octobris 1822 ex aq. rec. lac. campestr. 68. CULTRATUM. Dorso convexo , subtus rectiusculum , rosh-o longe cultrato , reclinato. Flavo fuscescens , subopacum , complanatum , antice byaliao longe acu- AUCTORE MATHAEO LOSANA "Zn leatum , abrupte inflexiim motii oscillatoiio ant spiiali laete Tagaliir. Minor. Die 3 novcmbris 1822 ex aq. hest. lac. campcstr. 6g. Personatom. Ovato obloagum , bilabiatum, labio inferior! breviore. Pellucidum , flavescens , depiessum, antice iu duos muciones inaequales fissum OS hiaris simulat ; inteiranea vero nulla apparent; sed tam- quain vesicula rigida oscillando uatat. Parvuni. An Cicl. Pediculus Mull. Die 2 3 novembris 1822 e.r aq. rec. lac. circumpad. 70. Strumosom. Obovatum, antice iiifprius altenuatum, jugiilo orbiculato adaucto. Levitei- moleculatura , depiessum. Albido pellucet , globulum liyalinum e.x angulo colli, et veatrls piofeiendo strumam sinudat, in spiras laete fluens. M. M. Die 17 januarii 1822 ex aq. lac. circumpad. a die 3 ejusdem men- sis de sub glacie haiista. Jl. GlBBOSCM. Elongatum, antice attenuatum , subfalcatum sinuatum, dorso postlce gibbo, cauda brevi lineaii apice , subversa , ob- truncata. Albido pellucidum doiso moleculato collum hyalinum , sistendo , valde inlkctit tentaculans ; ventrem a gibba do.sali liaea obliqua specie qua- darn segregans, concentricos gyros liinc lente ciet. M. M. Die 3o seplembris ex aq. lac. campestr. quinque dierum. 72. Nasutum. Obovato elongatum , gibbum , subtus planum , antice attenua- tum , bilabiatum , labio inferiore breviore. Albido peUucidum, postice moleculatum , antice subhyalinum , in duos mucrones inaequales fissum , os bians perhdjet; postice subcaudatum Cauda brevi linear! deorsum versa, collum pariter lente fluendo hinc inde flectit. M. M. Die etc. ut supra. 38 DE ANIMALCULIS MICROSCOPICIS 'j'i. Retusum. Quadrilongum , postice retusum , bilobum , lobo inferlore breviore. Olivaceum , inoleculatura , complanatum fionte liyalino cristata , convo- luta , infeiius leviter sinuatuiu abriipte recte natat lateii incuinbens. M. M. Die 6 octobris 1819 ex aq. lac. cispad. rec. ^4- Pl'Ll-ASTRUM. Ovato rnstrato uncinatum , marginatum , ventre costato. Alljiilo pellucklum , complanatum, discum lineis quinque albidis costatim dispositis exoiuat , interstitiis leviter moleculatis ; fonniculando lente gyros abiupte agit concentricos. M. M. Die 25 mail 1823 in aq. roris matutiiii post meridiem servata. 75. Crenatum. Remiforme , inferne trilobum. Flavidum , leviter moleculatum, complanatum dorsum convergit; subtus cavum, tres lobos subaequales efformat, posteriores duos a frontali ai- cuata linea segregans ; spiras agendo vagatur. Minor. Die 9 octobris 1823 ex infusions oxidi Zinci. "6. BlLOBUM. Picniforme inferius bilobum. Complanatum, suLliyalinum , superius convexum, subtus ravum, in duos lobos di visum, postice attenuatur; undulaudo recte festine natat. Minor. Die 2g septembris 1823 c.v infusione cicerum alibiqae. 'JJ. DOLICOIDES. Reniforme , inferius bilobum, angulato emai'ginatum. Membranaceum , complaoatrun , inter duos lobos inferioi'es peiipheria , iutus recta fit ; coi-pus vesiculis sparsis leviter moleculatum apparet ; e lobo auteriori inferius spinam rectractilcm aliquando e\ciit , se vo- lutando vortices agit. Inter majora. Die 3g septembris iSaS ex infusione oxidi Zinci. ACCTORL MATHAEO LOSAKi 2c\ GENUS QUARTUM. P A n A M A E C I A Oboi'oto elongata depressa. Vermes membranaceos , oblongos , seu Pai-amaecia Mulleri , CI Lamark cousLderaas , cos taiuquam Cyclidia elongata , sive lamel- lulas , haberi posse putat (Tom. I. p. 426 Hist, des Auiin. im',) mx a Kolpodls distiaguendas , nisi major istorum sinuosilas , formaeque irregulai'itas obsisLerent : revera inter tot vermes membranaceos , qui in aquis ludunt , forma oblonga, sola, ad Paramaecia ab aliis di- stinguenda insufficieus etiam mihi videbatm- ; hinc obovato elonga- tes , depressos tantum inter Paramaecia adscripsi , lit liac nota sal- tern liujusmodi vermiculi a Cyclidiis facilius dirimerentur. Sic etiam CI. Bory de S. Vincent in sua Microscopicormn classi- ficatione ea praeter propter designavit. (^Bulletin universel N." 6, juin 1826. * Ast alia signa characteristica , signis a nobis traditis , ad Para- maecia secernenda ipse adjungens , quae , et quanta Microscopica liuic geueri inde socianda foreut , incertos nos reddidit, ejus me- thodum sequi cupientes. Nam ex Paramaeciis CI. Auctor quartum genus Kolpodineoruin effinxit. Kolpodineoriun (amiliaTn Gimnodum ordini .subjecit. Gunnodis autem inter alia formam perfecte deterrainatam, inva- riabilemque tribuit ; hinc Kolpodineorum iaxaihsm. e.s. sXi(\\i\h\\5 Kol- podis , Proteis, et Paramaeciis Mulleri genera Triodontarum , Kolpo- darum , Amibarum ( sive Pvoteorum ) Paramaeciorum componeus , pro Kolpodineis habuit ea , quae membranacea , numquam cylin- * N. ( CI. Auctor alibi ( Diction. Classique art. in fas. J hacc animalcula in meliorem ordinem digessit. ) IN'otam banc D. Losai^a , absens , addendam ejus coxumentario df anim. iuius. y dum typis mandabatur , cum Academia communicaTit. no DE ANIMALCULIS MICROSCOPICIS tlracea , globulos lij'alinos in massa moleculae constitutricis dele- runt ; quae , evidenter contractilia , pro lubilu animalis formam mutant. Pro Paramaeciis tandem ipse tenuit ea Kolpodinea , quae membranacea , ovoidea , elongata, plica longitudinali , visibili, quum animal natat , directionemque mutat , donantur. Ex quibus , quan- tisque Microscopicis haec signa ipsorum characteristica CI. Auctor traxei-it , statim exponit : idest ex f'ibrione Colymho Mulleri , qui fusiformi corpore subtriquetro , collo tereti etc. gaudet : ex Para- maecio Aurelia , quod cylindraceum , antico latere canaliculatum evadit ; ex Kolpoda lamella , quae varie se flectendo lamellarem suam mcinbi-anam ilexuosam , medio longitudinaliter striatam , hinc inde paulisper deflectit. Quomodo haec tria animalcula , constitutione et habitu esteriore ita inter se dispalata genuS totum Paramaeciorum constituei'e ; quid pro plica , quid pro molecula constitutrice a nobis habendum sit ; quomodo Paramaecia a CI. Auctore suscepta , cum Kolpodineis , Kolpodinea cum Gimnodis convenire possint , forsan noscet , qui anteactis susJeque versis, novo verborum apparatu tot genera fere qtiot species hujusmodi vermiculorum, vagis, hypotheticis incohae- rentibus0 f 1 32. 33. 3S. ^4. ^S. 4^ 47 v_; Ss. 74 . 7S. K^« ^0. d). (Ja. 63. 64. 5j: 7zr 77- 7^- O 23. 24 25. \ 2.7- o.» /J. 4& COMPARAISON DES OBSERVATIONS DE M.'^ DULONG SUR LES POUVOIRS REFRINGENS DFS CORPS GAZEUX AVEC LESFORMULES DE RELATION EMRE CES POUVOIRS ET LES AFFINITES POUR LE CALORIQUE DEDUITES DES CHALEURS SPECIFIQUES Par le Chevalier Avogadro du 26 fiovembre 1826. INTRODUCTION JL/ans un Memoh'e publle dans la Biblioteca Italiana, decembre 1816 et Janvier 1S17, j'ai fait voir que les chaleurs specifiques des gaz compose's , comparees avec celles de leurs gaz composans, d'apres les observations de MM." Berard et De la Roche , nous conduisaieat Si regarder les chaleurs specifiques des corps a 1 etat de gaz a volume egal^ corame etant en raison des racines car- rees des pouvoirs attractifs de leurs molecules pour le calorique , e'esl-a-dire du produit des masses de ces molecules par rafliuite propre de chaque substance pour le calorique. J ai cru d'apres cela pouvoir deduire des chaleurs specifiques des corps gazeuK, des deter- minations numeriques de leurs afTiiiiles pour le calorique; aftinites qu« j'ai considerees comme le fondement de tous les rapports electro- chimiques d'affinite entre les corps , et que j'ai depuis designees ea consequence par le nom de nombres affinitaires. Tom. xssiii G -5o COMPARAISON DES OBSERVATIONS ETC. Observant d'un autre c6te que les aiTuiite's des corps pour le calorkjue , ;iinsi determiiiees , se presentaient dans le meme ordre que les pouvoirs reTringens des memes corps a I'etat de gaz cor- riges de la densite, tels qn'ils resultaient des observations de MM. Biot et Arago , quoique avec des nombres dilFerens , j'ai cherche a determiner par ces observations memes, une forme de fonction qui en exprimat la dependance muiuelle ; et j'ai trouve qu'en ap- pellant. P le pouvoir refi-ingent d'un corps a I'etat gazeux , reduit par le calcul a une meme densite , et A raffinite de sa substance pour le calorlque , le premier pouvait etre represente par la for- mule tres-simple en prenant pour unites de P et de A le pouvoir refringent et I'af- finite pour le calorique de I'un des gaz , par exemple de I'air at- mospherique , et le coefficient p etant determine par la coraparai- son meme des resultats des deux genres d' observations. ( Aui della Societa Italiana delle Scienze T. i8. ) A' la verite les ditferens gaz ne donnaient pas par cette com- paraison precisement la meme valeur de yo , ou ce qui revient au meme la formule avec la valeur de p de'terminee par une obser- vation ne donnait pas pour un autre gaz exactement le pouvoir refringent observe ; mais j'avais attribue ces ecarts , qui n'etaient pas tresconsiderables aux erreurs memes des determinations soil des -ckaleurs specifiques , soit des pouvoirs refringens des corps gazeuK , et en consequence dans un Memoire subsequent ( Atti della Societa Italiana T. ig. ), j'avais cru devoir adopter pour la determination plus exacte , tant du coefficient, que des affiniie's memes des corps pour le calorique, des moyennes entre les re- sultats deduits des dillerentes comparaisons parliculieres dont les deux genres d observations etaient susceptibles , en les combinant de differentes manieres , et j'ai considere les affinites pour le ca- lorique , ou les nombres affinitaires ainsi determines , comme ne pouvant s'ecarter beaucoup de leurs veritables valeurs. PAR LE CHEV. AVOGADUO 5 1 Telles sonl los determinations dout j'ai fait la base du calcul des nombres affinitaircs de phisieurs corps simples et coinpose's , et par la des valeurs numeritpies des pouvoirs iieutralisans aeides et alcalins de ces corps , dans deux Memolres que j'ai liis a I'Aca- demie sur ce sujet, ct qui ont ete publies dans les Tomes 28 et 39 de ses Memoires. J'avais au reste indique dans le premier des Memoires cites , publies dans les Actes de la Societe Italienne, la marche de cal- cul, par latpielle ou aurait pu deduire a la fois , d'apres les priu- cipes que je viens de rappeler, la valeur du coefficient /j, et celles des affinites des differens corps pour le calorique , des seules ob- servations des pouvoirs refringens des corps gazeux , dans le cas ou Ton aurait regarde ces observations comme susceptibles dune plus grande exactitude que celies des chaleurs specitiques , et en supposant que la forme de fonction que j'avais adoptee , fiit reelle- nient celle de la nature. J'en avais nieme fait I'application au seul groupe d'observations de MM/" Biot et Arago qui presentat les d.011- n^es necessaires pour cet objet ; mais n'ayant aucune raison posi- tive de croire a eette superiorite des observations des pouvoirs refringens , et celles de IMM/' Biot et Arago etant en trop pelit uombre pour instituer les comparaisons necessaires pour decider ce point, j'ai cru devoir renoncer a cette maniere de calculer, et j'ai ado- pte, comme je I'ai dit, dans mes Memoires posterieurs,la methode des moyennes entre toules les comparaisons des aflmites pour le ca- lorique deduites des chaleurs specifiques, avec les pouvoirs refrin- gens des corps gazeux. J'avais seulement manifeste le desir que de nouvelles observations soit de chaleurs specifiques , soit de pouvoirs refringens des gaz , vinssent nous eclairer a cet e.^aid. Ce desir vient d'etre rempli , par raj)port aus pouvoirs retrin- gens , par les observations de ceux d'environ vingt gaz diilt^reas ,. que M/ Dulong a faites par un precede susceptible d'uue tres- grande- exactitude, et qui ont ete publieeSj d'abord par exlrait dans le BuileUii de la Societe P/iiloin-ctfique , septembre 182:") , pui- avec 52 COMPARAISON DES OBSERVATIONS ETC. plus (le details dans les Jnnales de Chimie et cle Phjsique , fe- vrier 1826. Ce precede difTere de celiii de !MI\I." Biot et Arago, en ce qu'au lieu de mesurer la dewation des rayons luniineux produite par uu pristne de verre creiis rempli des dilFerens gaz sous une meme pression , on cherche quelle est la pression qu'il faut donner a ces differeus gaz pour obtenir la meme deviation , en partant du prin- cipe que pour chaque g^z le pouvoir refringent est proportionnel a la densite. Des experiences particulieres que M/ Dulong a faites sur les pouvoirs refringens des melanges de differens gaz compa- res a ceux de ces gaz melanges mettent hors de doute la verite de ce principe , et montreiit en mtime temps la grande exactitude des resultats qu'on obtient par ce procede ; car les pouvoirs re- fringens des melanges observes se trouveut d'accord en general , a moins d'un millieme pres, avec ceux deduits par une regie d'al- liage des pouvoirs refringens des gaz meles ; et sil reste encore quelque inexactitude un peu plus considerable dans ces determina- tions , elle ne pent provenir que du defaut de purete des gaz ou d'autres circonstances elrangeres au procede d'observaiion. Les observations de IM.' Dulong monlrent que j'avais eu raison de ne pas accorder une entiere confiance aux resultats de celles de MM." Biot et Arago , et de ne les point faire servir exclusive- ment a la determination des coefficiens de la formule et des afli- nites des differens corps pour le calorique ; car il y a des ecarls considerables entre ces resultats et ceux de M.' Dulong pour les gaz qui ont ete Tobjet commun de ces observations ; mais elles four- nissent en meme temps de nouveaux points de comparaison , soit pour juger du degre d'exactiiude de notre formule de relation entre les affinites pour le calorique , et les pouvoirs refringens, soit pour determiner plus exactemcnt, dans le cas ou elle soit admissible, ces coefficiens , et les valeurs numeriques des affinites pour le calorique. Cette comparaison peut se faire de deux manieres differentes : I'une consiste a parlir des affinites pour le calorique , telles qu'on PAR LE CUEV. AVOGADnO 53 pent les deduire immediatement des chaleurs Specifiques des gaz observees par MM." Beiard et De la Roche , a determiner le coef- ficient de la formule par quelques unes de ces observations com- pare'es avec les pouvolrs refringens, et a appliquer cetle forinule aus: autres observations , pour voir jusqna quel point elles s'y accordent: oil 06 qui revient au muine a calculer ce coefficient par plusieurs de ces observations comparees , pour examiner jusqu'a quel point les dilicrentes valeurs qu'ou en obtientapproclient d'etre egaies. L'aii- tre maniere de proceder est de cousidercr les observations des pou- voirs refringens en elles-memes , et de deduire a la I'ois de ces ob- servations combine'es en differentes manieres les valeurs du coefficient p de la formule , et les affinites pour le calorique des ditferentes substances, ainsi que je I'ai indique dans le Memolre qui se trouve dans le Tome i8 des Acles de la Societe Italienne , et d'examiner si les resultats ainsi obtenus se trouvent d'accord entre eux. M/ Dulong a fait lui-meme, pour quelques-uns des gaz qu'il a examines, la comparaisoti avec ma formule par le premier precede ; mais la maniere dont il a opere a cet egard n'est pas la plus pro- pre a decider si elle est admissible ou non. II est parti des affini- tes pour le calorique telles que je les avals etablies dans mes Me'- iiioires precedens par des moyennes entre les resultats deduits des chaleurs specitiques , et ceux deduits des pouvoirs refringens ob- serves par ^IM." Biot et Arago , -pouvoirs qu'il ne pouvait regar- der comme exacts , d'apres ses propres observations , et le coef- ficient p qu'il a doane a la formule est aussi celui que javais de- duit par une moyenne de ces comparaisous , et qui est par con- sequent aflecte de la mcme inexactitude , en supposant d'ailleurs la forme de fonction juste. La nature de la comparaison dont il s'agit , exige que Ion ny fasse entrer d'un cote que les affinites pour le calorique deduites des chaleurs specifiques , par des mo- yennes entre les ditferens resultats de ce genre , et de I'autre les pouvoirs refringens observes par M.' Dulong meme qui sont les 54 COMPAHATSON DES OBSERVATIONS ETC. seals , Air rexaclitude desquels on puisse compter, et je viens d'in- diquer coinment je pense qa'on pent y proceder. Mais cette metliode est encore affectee de I'inexactitude a laf|uelle sent sujettes les observations des chaleurs spe'cifiques des gaz , et qui parait etre beaucoup plus grande que celle qu'on peut admet- Ire dans les pouvoirs i^efringens , en sorte qu'on pourrait tonjours rejetter sur elles les ecarts qu'on trouverait dans cette comparai- son. II faut absolument , pour decider la question sur le degi'e' de justesse de notre formule , recourir a I'autre procede fonde sur les seuls pouvoirs refringens des corps gazeu'x compose's et composaiis, compares entre eux , d'apres les observations de M/ Dulong, aiix cjuelles on ne peut en effel refiiser le degre de precision neces- saire pour cet objet. J'ai applique ces deux precedes a la recherche dont il s'agit, et les re'suliats de cette application portent egalement a conclure que la forme de foriction que j'avais adoptee ne suffit point a represen- ter les observations de M.' Dulong avec le degre d'cxactitudc qu'on. doit leur accorder. Ne'anmoins les e'carts, abstraction faite d'un pe- tit nombre de substances, ne sont pas tres-conside'rables, ainsi qu'on pouvait deja le remarquel' dans la comparaison meme que M ' Dulong en a Faite, quoique d'une maniere moins rigoiu'cuse ; et en ne tenant pas compte de ces resultats particuliers sur lesquels on peut croire que quelque cirConstance inconniie dans la constitution des gaz aux quels ils se rapportent , aient eu une influence etrangere aux au- tres gaz , il me semble toujours qu'on peut regarder naa formtde an moins comme line approximation, pour deduire , avec les pre- cautions convenables , les affinites pour le calorique des pouvoirs refringens des corps gazeux el reciproquement , et se servir ainsi de ces pouvoirs comme moyen subsidiaire , pour determiner les nombres afiinitaires des corps , ou concurrement avec les observa- tions de chaleurs speciflques , on- par eux seuls lorsque ces obser- vations nous manquent , d'autant plus que ces observations des cha- FAK LE CnEV. AVOGAriRO ^5 leurs spccificjiics nc sont pas elles memesjnsqu'ici susceptlWes d'uue graiide exactitude. J'ai fait ncaiimoins quelcjues tentatives tendantes a chercher une autre forme de fonclion qui satisfit mieux aux observations ; mais je n'eti ai trouve aucune qui m'ait paru preferable a celle que j ai employee jusqu'ici. Je me suis attache en consequence a tirer le meilleur parti pos- sible des observations de M ' Dulong , soit pour une determination plus exacte des coefticiens de cette formule, soit pour celle des aflinite's pour le calorique deduites des pouvoirs refringens, et a rectifier ainsi, conformemeiit a ces nouvelles observations, les rc'sultats que j'avais adople dans mes Memoires precedens , en faisant usage de celles moins precises et moins nombreuses de MM." Biot etArago;mais la formule et les determinations que j'ai obtenues par ce moyen , se trouvent fort peu dltferentes de celles aux quelles je m'etais fi- xe d'apres ces observations , en sorte qu'on pent toujours regarder ces determinations , et les valeurs des pouvoirs neutralisans aux quelles elles ont servi de base dans mes Memoires precedens, coiiime s'ecartant peu de la verite , et comme aussi admissibles que celles qu'on deduirait des observations de M.' Dulong, tant qu'on ne trou- vera pas une forme de fonction par laquelle les affinites pour le ca- lorique se trouvent satisfaire exactement a ces dernieres observations. L'objet de ce Mcmoire est d'exposer la marche des comparai- soas et des calculs qui m'ont conduit a ces diffe'reas resiiltats. ^d COMPARAISON DES OBSERVATIONS ETC. ARTICLE I." Comparaison des vesaltats des observations de MS Dulong sur les pouvoirs rdfringens des gaz awe les affinites pour le calorique deduites des chaleurs specifiques, d'apres la forme de relation emplojee dans les Memoires precedens. I. Pour faire celte comparaison de la maniere convenable , il taut d'abord etablir les valeurs des aftiuites pour le calorique qui resultant par des moyennes des seules observations de chaleurs spe- cifiques des gaz, au lieu que dans le Memoire publie dans le T. 19 des Actes de la Societe Italienue , j'ai combine ces observations avec celles des pouvoirs refringens des gaz selon MM." Arago et Biot , pour en tirer ces valeurs moyennes. II ne s'agirait pour «ela que de rassembler les resultats du premier genre dont j'al fait usage dans le Memoire cite , en ecartant pour chaque substance les nombres deduits des pouvoirs refringens ; mais je crois devoir faire observer a cette occasion une petite correction dont ces affi- nites pour le calorique deduites de chaleurs specifiques ont encore besoin , quand on prend celle de I'air pour unite , a cause que celui-ci est un melange de gaz diflferens , correction analogue a celle de la forme de relation entre les affinites pour le calorique et les pouvoirs refringens des gaz que j'ai deja appliquee dans le Me- moire cite , d'apres la meme consideration. Dans tous les calculs contenus dans mes Memoires precedens j'ai suppose que I'unite dans laquelle restaient exprimees les affi- nites pour le calorique deduites des chaleurs specifiques des gaz , en prenant pour unite des chaleurs specifiques celle de I'air a volume egal, etait identique avec I'affinite que I'air se trouverait avoir pour le calorique d'apres la regie d'alliage appliquee a sa composition , en pariant des affinites de ses gaz composans ex- primees dans cette mcme wxute j or cela ne serait vi'ai et exact PAH LE CHEV AVOGADRO Sj que clans le cas oii I'air serait iin gaz homog(';ne , et non un sim- ple melange ; car si on appelle i la chaleur specifique de I'air sons un volume donne , I'affinite de Fair pour le calorique deduite de cette clialeur specifKjue selon notre regie generale pour les gaz homogenes ( savoir a = —r, en appellant a Tafiinite d'un gaz pour le calorique, c sa chaleur specifique sous un volume donne, et d sa densite , en prenant pour unite celle de I'air ) sera necessaire- tnent aussi ^ i ; mais cette aflfmitc deduite par une regie d'alliage y~ " A — i,ooo8}/']j" C'est dans cette expression qu'il faut substituer successivement les differentes valeurs correspondantes de ^ et de P donnees par Vobservation pour les differens gaz , pour voir jusqu'a quel point les valeurs qui en resulteront s'accorderont enlre elles. II faut nuam- moins remarquer a cet egard qu'une petite variation ou erreur dans les valeurs correspondantes de A eX P , pent en donner une tres-considerable pour p , lorsqu'on employe a cette determination des substances pour lesquelles A, et par consequent P different peu de I'unite , puisque d'apres I'expression supposeede Pen fon- ction de A , si A etait egal a I'unite, et qu'on fit abstraction du facteur 1,0008, P serait aussl egal a I'unite quelque valeur qui en donnat a p . D'apres cette remarque les substances les plus pro- pres a la determination du coefficient p sont ceiles oil A et P sont plus considerables , et c'est par elles que nous commencerons cette comparaison. M/ Dulong a trouve pour le pouvoir refringent du gaz hydro- gene sous sa densite naturelle , a la pression ordinaire de I'air , 0,4700, ce qui eii divisant par la densite telle qu'il la adopte'e tfa tOMPARAlSON DES OBSERVATIONS ETC. o,oG85 donnerait 6,86t pour le poiiv&ir corrige de la densife ; mais^ eoinine nous avons adople dans les calculs contenus dans les Me- juoires precedens 0,0688 pour cette densUe , nous nous y tien- drons (i) et le pouvoir refnngent corrige de la detisite devient alors 6,83i. C'est un pen ditferent de 6,6c),5 que nous avaient don- ne les observations de MM." Biot et Arago. En substituant cette valeur an lien de P dans I'expression de p, et y faisant e© ontre yiz=.io,26'j-i , yi5"=yiO,2672 =3,2o4a, on trouve yo=o,5i33. Le pouvoir refrlngent de rammomiacjue sous la pression ordinaire a ete tronve par M/ Dulong i,!4o9; coinrae il lui attribue sous cette pression la densite o^Sgi , on aiu'ait pom- le pouvoir refrin- cent corrice de- la densite — '-^ = 2,2i5. En admettant comme nous le faisons o-,5886 pour cette densite, on trouve 2,223g. Done ici P:=:2, 22:^9, ^=2,6596 et y5~5S= i,63o8 . On trouve par la. yP=:o,5'y6o , valeur qui comme on voit n'est pas identiqwe avec la. precedente , quoique la dilFerenee n'en soit pas tres-grande. Pour le gaz olefiant M.' Dulong trouve le pouvoir refringent sous la pression ordinaire 2,3o2 , ce qui divise par la densiie 0,980 qu'il lui attribue donnerait 2,349 poui' l^ pouvoir corrige de 2,3o2 la densiie. Selon notre evaluation de la densite on a — raa = 0,9000 2,376[. En metiant cette valeur au lieu de P, et prenant pour (i) Je me servirai partoiit , dan.s les calciils suivans , des densites et des compositions des- gaz teUcs que je les ai adoptdcs dans mes M^iiroires prdcedens' {'Atti delta Societa Ita- liana- T. 19. Mem. de I'Aoad. de Turin, T. 26, a8 , et 29) M.r Doloqg a indiqaiS pour les gaz dont il a observe le pouvoir refriugent des densites dont quel944 rige de la density. Selon notre evaluation de la densite' de ce gaz 1,53 ( c est o^^r = 1,6367 • ^^ formule , d'apres raflinite pour le calorique 1,5767 dont la racine est i,2556 donne 1,4180, nom- bre qui est a celui observe a-pen-pres comme 7 a 8 . Pour Toxigene le pouvoir refriugent observe par Dulong sous la pressiou ordinaire est 0,924, qui divise par 1,1026 qu'il admet pour sa densite donnerait o,S38 pour le pouvoir corrige de la den- site. Selon notre evaluation de la densite , ce serait — '' „ . :^o,8336. ' 1,1004 Par notre formule , et d'apres raflinite o,85y5 dont la racine est 0,91 3o, on trouve /'=o,8864 ; ce resultat est a celui de I'obser- vation ;i-peu-pres comme 17 a 16 . Pour I'azote M.' Dulong a troave 1,020, qui diviSe par la den- site qu'rl admet 0,976 donnerait i,o45 pour le pouvoir corrige de la densite ; selon nous cette densite est 0,9709 , ce qxii donne i,o5o5 pour le pouvoir corrige de la densite. La formule d'apres I'aSinite pour le caloriqne 1,0425 dont la racine est 1,0210 donne Pi=i,o32 2 ; ce nombre est au pouvoir observe comme 57 a 58 euTiron. Le pouvoir refringent du gaz oxide d'azote a e'te' trouve par M.' Dulong 1,710 sons la pression ordinaire , ce qui , d'apres la densite 1,527 yu'il lui aftribue , donne 1,120 par le pouvoir cor- rige de la densite ; selon notre evaluation de la densite c'est 1,710 — ^_ — r- = 1,12 12. La formule, d'apres I'affinite 0,9760 dont la ra- ( PAR I.E CHEV. AVOGAORO 67 cine est 0,9879, donne ^1=0,982 3 ; le i\ipporl des deux iiombres est a-peu-prcs de 'j a 8. M/ Dulong fi trouve pour le ponvoir refringent du gaz nitreux i,o3o a la pression ordinaire ; le pouvoir corrige , d'apres la den- i,o3o , , site qu il lui attribue, serait 5— = G,nqi. iselon notre evalua- 1 ' i,o30 tion de la densite c'est — ^t—|-> ^ 0,9907. La formule en emplo- yant lafiinite pour le calorique ci dessus 0,94^9 dont la racine est 0,9721 donne P=^o,g^8S ; ce noinbre est i celui observe a-peu-prcs comme 32 a 33. Pour le gaz oxide de carbone M.' Dulong a trouve le pouvoir refringent 1,157, ^ '^ pression ordinaire; en divisant par laden- site 0,972 qui! liii attribue on aurait 1,190 pour le pouvoir cor- rige de la densite: selon npus ce sera "■' -^ 0' 3= ijigSo. La for- mule, d'apres raffinite pour le calorique j,i 258 etablie ci-dessus, et dont la racine est 1,0610, donne P^i,o94i; le rapport des deux nombres observe et calcule est a-peupres cehii de 11 a 12. Enfin le pouvoir refringent de I'acide carbonique sous la pres- sion ordinaire est, selon Tob^ervation de IVJ.' Di,tl,ong , i,526 ; en dl\isant par 1,52^, densite que nous lui attribuons comme lui, on .a 14301,3 pour le pofivoir corrige de la 4ensite. La formule d'a- pres raffinite pour le calorique 1,0289 dont la racine est 1,01 j3 donne P.= ij022i. Ce noQ(i,b>re est a celui observe a-peu-pres com- me 49 i 48- (0 (1) Je n'ai pas fait entrer daus li'& comparaisons prcccdentcs Ic clilorc et sos composes, parccque les determinations de leurs afHnites pour .le calorique que j^a\;.^i^ ^dpptees daijs in(j5 Mcmoires precedens , n'etaient tirecs que du pouvoir refringent du gaz acide hy- drochlorique observe par MM.rs Biol et Arago , el ainsi les rcsulUts de la comparaison ATtiic Jed pouvoirs r<;fpingens .du cJilOTe el.de scs conipob£$ observes par-M.r Dulong a'au- raient selvi qu'a faire ressortir les diflereoces entre les observations de IMM.rs Biot et Acago , et celles de Mt Duloug , sans avoir aucuue conscqueucc ui en ,faveur, oicoa- Irc ma formule.' 68 C05IPARAIS0N DES OBSERVATIONS ETC. Si miiiitenant nous rassemblotis tons les resultats precedens, nous aurons le tableau siiivant pour la comparaison ties poiivoirs refrin- gens avec les afilnile's pour le calorique d'apres robservatioa , et d'aprcs la foniiule. Pouvoir rcfiiiigent Pouvoir ri^fringent Excis du pouvoir observe sur Noms des substaaees calcule observe le pouvoir calcuJe en prcnaut celui-ci pour unite Hydrogene . . . Gj-jOGG . . 6,83 lo Aminoniaque . . . 2,1 5o3 . . 2,2289 ~1 — Gaz olefiant . . . a^igSS . . 2,3'76i Gaz liydrog. carbure 2,7986 . . 2,7187 . . . . — ""?F" Ether sulfurique. . 2,0626 . . 2,0296 . . . . — -7^ — Cyanogene . . . 1,1812 . . 1,5715 - ■> - Acide hydrocyanique i,4i8o . . 1,6867 Oxigene .... 0,8864 . . o,8336 . . . .— — ^ Azote i,o322 . . i,o5o5 — ? — 57 Oxide d'azote . . o,q823 . . 1,1212 ;y 7 Gaz nitreux . °^9907 -57 Oxide de carbone . 1,0941 . . 1,1980 ■^^ Acide carbonique . 1,0221 . . 1,00 1 8 . . . . — —-7 — A PAR LE CHEV. AVOGADRO Chj Les difTerences , coinme on volt, sont les uncs positives, les aiitres negatives ; dans sept des substances il n'y en a auciuic qui arrive a -5 — en plus , ou en moins , de la valeur calculee , ct la moyenne des diirerences prises avec leurs signes pour ces sept substances se trouve n'etre que d'un pen plus de trois iniUiemes des valeurs calculees. Les autres six substances offrent des ecarts plus considerables , et on pent les diviser en deux classes , savoir le gaz olefiant , I'acide hydrocyanique , I'oxigene , Toxide d'azote et I'oxide de carbone pour lesquels celte difference est entre — et en plus ou en moins , et le cyanogene pour lequel elle est d'un tiers en plus. II parait qu'on nc pent guere se dispenser de regarder ces der- niers ecarts , et surtout celui presente par le gaz cyanogene com- me tenant a quelque circonstance parliculirre dans la constitutioa des gaz , qui rend notre formule inapplicable ; quant aux autres on poiu'rait supposer qu'ils sont diis aux erreurs des determina- tioas des clialeurs specifiques , et par la des aftinites pour le ca- lorique dont nous nous sommes servis pour chaque substance par- ticulicrc ; et dans ce cas, puisque la difference moyenne entre I'ob- servation et le calcul est presque insensible, la valeur des coeffi- ciens de la formule que nous avons deduite, par une moyenne, de plusieurs de ces substances pourrait etre regardee comme approchaiit beaucoup de la verite' , et propre a representer la relation doiit; il s'agit pour celles des substances gazeuses , qui ne se trouvent pas dans les circonstances particulieres de constitution par les qnelles elles y e'chapperaient. 4. Mais si cela est , en renversant la formule , et determinant pac cette formule renversee rafilnite d'une meme substance eie- mentaire pour le calorique par les pouvoirs refringens de difterens gaz , observes par M/ Dulong , on devra trouver des resultats no COMPARAISON DES OBSERVATIONS ETC. presqii'icleiitiques, du moins relativemeut aux substances aux cjuelles nous avons suppose la formule applicable d'apres la comparaison directe ; ou ce qui revient au meme I'afHnite determinee , a I'aide dc la formuie renversee , pai' une de ces observations, devra sa- lisfaire a I'autre , calculee par la formule directe ; car nous sup- posons d'ailleurs les observations de M/ Dulong exactes , abstra- ction faite des petites differences des evaluations des densites , et de la purete des gaz employes. Je vais done soumettre la formule a cette epreuve , avant de passer a I'examen plus rigoureux selon la seconde methode indiquee ci-dessus. La forme generale de la formule i-enverse'e, en appellant p tt q les deux coefBciens, est «n y substituant les valeurs yD^o,5o43 , <7=:o,4963 , elle devient \~A = yi,9833. /•-)-0,242 1—0,492 1 . En appliquant d'abord cette formule a I'hydrogene d'apres I'ob- servalion du pouvoir refnngent 6,83 lo , on trouve ^T=3,22i4 , €t ^=io,3'7'74' ^i^ rappliquaiil de meme a I'azote d'apres le pou- voir refringent observe i,o5o5,on trouve \ A :^i,o32C) et ^^1,0669. Maintenant si ces resultats sont exacts, en chercliant encore par la formule renversee I'affinite de I'ammoniaque pour le calorique, d'apres son pouvoir refringent , on pouri'ait en deduire celle de I'hydrogene eu partant de celle ide I'azote , ou celle de I'azote en partant de celle de I'hydrogene , et ces resultats devraient etre a-peu-pres les memes que ceux qu€ nous avons trouves par le pouvoir refringent de chacun de ces gnz elementaires ; ou ce qui revient au meme en calculant, par les affinilesque nous avons trou- vees pour ceux-ci , celle de lammoniaque, et la substituant dans la formule directe , on doit trouver a tres-peu-pres le pouvd^r re'- friiigent observe de ram.moniaque ; c'est de cette derniere laaniere, conime la plus simple , que nous procederons. PA", I.E CnCV. AVOGADRO 7 1 L'ammoniaquL' t'tant composee , selon nos e'valuaflons, de o,Svi^n azote, et o,i'j53 liydrogeiie , oa aura pour son af'linlte pour le ca- lorlque 0,8247- 1,0669-^0,1753. 10,3774 = 2,6990, doiit la racine est 1,6429. La formnle directe donne d'apres cela P:=o,5o42. 2,6gg + 0,4963. 1,6429 = 2,1760 , laiidis que robservation a donne 2,3239 ' ^^^ deux nombres sont eiilr'eux apeu-pres comme 45 a 46 , c'est a- dire presentent une diflerence du meme ordre que celles que nous avions trou\ ees par les affiaites dednites des chaleurs specifiques , pour les gaz aus quels nous avons cru que la formule pouvait etre applicable. Faisons encore un essai de ce genre. Le gaz oxigene est du nom- bre des gaz pour les quels Tecart un peu considerable trouve dans la comparaison de ra'flinite deduite de la chaleur speciGque, et dii pouvoir refi'ingent nous a fait soupconner que notre formule ne fut pas applicable avec la meme proximite qu'autres ; nous ne nous servirons done pas de son pouvoir re'fringent pour en deduire son affinite pour le calorique par la formule renversee ; mais en sup- posant exacte celle que nous avons trouve'e pour lazote, nous pou- vons en deduire celle de I'oxigene par la composition de I'air en poids , qui nous donne pour determiner celle x de I'oxigene celte equation 0,2323. ^^-1-0,7677. 1,0669^1 , d'ou j:^o,7787. En joignant cette affinite de I'oxigene a celle de lazote meme on pourra calculer celle du gaz nitreux , laquelle se trouvera ainsi , d'apres la composition de re gaz 0,4669. 1,0669-^0,5331. 0,7787=0,9132. La racine de ce nombre est o,9556 ; la formule directe donne d'apres cela P=o,ji)42. 0,9132-1-0,4962. 0,9556^0,9346, tandis que I'obscrvation a donne 0,9907. Les deux nombres sont a peu-pres entr'eux comme 17 a 18 , et ainsi la difference est encore plus grande que nous ne I'avions trouvee par les affinites deduites des chaleurs specifiques. na t.OMPARAISON DLS OBSERVATIOXS ETC. Sans pousser plus loin ces comparaisons on voil clone que no- tre formule ne donne pas ties resultats plus rapproclies entre Tob- servalion et le calcnl , en n'einpioyant que les observations me- mes de M/ Dulong , que nous ne I'avons trouve en partant des aftinite's poui' le calorique dcduites des chalours specifiques (i). Cependant dans cette maniere de calculer on se sei't toujours des coefficiens de la formule determines par la comparaison des affinites deduites des clialeurs specifiques avec les pouvoirs refrin- gens ; et on pourrait toujours altribuer a I'inexaelitude de ces coef- ficiens le defaut d'accord entre lobservation et le calcul. II est vrai que ces coefficiens etant determines par une moyenne entre plu- sieurs observations de ce genre , I'ecart provenant de cetle source lie pent pas etre un peu considerable , et qu'ainsi il n'est guerc probable qu'on puisse obtenir un accord a peu pres complet par aucune correction apportee a ces coefficiens ; inais pour oter tons les doutes a cet egard , il faut recourir a la seconde des raethodes indiquees ci-dessus , au moyen de laquelle on determine a la fois et les coefficiens , et les valeurs numeriques des affinites des sub- stances particulieres pour le calorique par les seuls pouvoirs re - fringens observes ; et c'est de quoi nous aliens nous occuper. (i) Je n'ai pas parle dans cet article du pouvoir refringcnt de la vapeur d'cau, parce qu'cl- le n'a pas fait Tobjet des observations de Mr Dulong : on se rappelera au reste , que d'apres ce qe j'ai dit dans mes Memoircs piecedens , ce pouvoir refringent, tel qu'oa le connait a-peu-pres, savoir comme egal sous egale tension a celui de lair atmospherique, est aussi a-peu pres d'accord avec raffinite de I'eau pour le calorique selon mes an- ciennes determinations , et ma precedente formule , d'oii il suit qu'il ne pent pas s'ecar- ter notablcrasnt non plus des determinations ci dessus , et de la formule que nous cu avons tiree , et qui sont peu diOerentes de celles des Memoires prccedens. J PAR LE CHEV. AVOGADRO 78 ARTICLE 2.« Comparaison des resultats des observations de Ms Dulong avec la formule , en ddlcrminant par dijferens grouppes de ces obser- vations les coeffiviens de la formule , et les ajffiniles pour le caloricjue de differentes substances , sans /aire usage des cha- leurs specifiques. I. J'ai fait voir dans le Menaoire insere dans le T. i8 des Acies de la Societe Italienne , qu'en supposant vraie la forme de relation que j'avais adoptee entre le pouvoir refriiigent des substances ga- zeuses , et leur aflinite pour le calorique , on pouvait, par la connais- sance du pouvoir re'fringent d'un gaz compose', par exeniple biuaire , et de celui de chacun de ses deux gaz composans, determiner a la fois le coefficient p de la formule de relation , et les afliniles pour le calorique de chacun de ses composans, et j'ai indique la mar- che du calcul et les e'quations qu'il fallait combiner pour cet ob- jel. Mais comme ce calcul fait rigoureusement serait fort long et compliquej j'ai propose une methode d'approximation, par laquelle en supposant les affinites des deux composans , et par la celle du compose deja a-peu-pres connues, on parvenait a en obtenir la va- leur exacte d'apres ces equations , en trouvant les corrections a. et (3 a faire a ces valeurs pour une premiere approximation j en subslituaut ensuite les valeurs ainsi corrigees dans les equations, et cherchant l.'S nouvelles corrections pour en approcher d'avantage ; et ainsi de suite jusqu'a ce qu'on parvienne a des valeurs qui satisfassent aux equations avec I'exaclitude requise. La relation que nous supposons ici , comme dans le Memoire cite, entre I'affinite A pour le calorique , et le pouvoir refringent P d'un gaz quelconque , en prenant pour unites de ^ et /* I'af- finite pour le calorique et le pouvoir refringent d'un gaz deter- mine , abstraction iVite de la petite mollification que je lui ai faite Tom. XXXIII K lyj COMPARAISON nES OBSERVATIONS ETC. dans le ca? o\ le gaz au quel on rapporte les unites est I'air at- mospherique qui u'est qu'un melange de gaz diiFerens , est Soient yi , A' et A" les affinites approchees pour le calorique du gaz compose et de ses deux gaz composans respectivement ; P, P , P' leurs pouvoirs refringens respectifs observe's ; et enlin a , b les proportions en poids des deux composans , aux quels se rap- portent les lettres avec un seul accent , et celles avec deux accens, le poids total du compose etant pris pour unite ; on trouvera, par la marclie indiquee dans le \Jeiiioire cite , pour la correction a i apporter a la valeur supposee de A', pour obtenir une valeur plus approchee , I'expression /^2\\7{.4'-p')-2\7rA'-^7Y7:^.p'\\\7:{A'p-p'A)-y:;:4{A'-p')^y:.A'{A-p)\ ) \-2b\\-^ii'-pyo^:;j-^^\7:.p'\\y7^j{A''-p'y\i.A\A'.p')+\7:F{A'i^'-A"^ S ~ b\\-yj-p')-o\ij^i^,.p'\\yv'{^'-py^\:.'.^Wiy-7:,-.p"\ - jyyC^'-O-aV.^ -^'-H^VZr.p'! |2V7:(/'-i''a)-J/y(2^-+-<4'-p'])-l-V:;(2^'a-|-[^-p])l et pour la correction |3 a faire a la valeur A^ , Y7ilA'^<^){A"-p")--2\y.A'X.4'^a-p')^l\77'\{/-^o)p"-P'A"\ ^~ yi'.{A'-p')-2y7'.A'-^-2y77'.p' valeur qui sera entierement connue lorsqu'on y substituera celle de a precedemment determinee (i). On en tirera la valeur de aa-^-l)^ qui ajoutee a I'afiinite A du compose pour le calorique , donnera de meme la valeur plus approche'e de cette affinite. D'un, autre cote on aura p en mettant une de ces valeurs corrige'es , (l) On pout remarquer que si I'un des deux gaz composans ^tait ceiui dont on prend I'affi- nite pour le calorique, el le pouvoir r^fringent pour unites, on aurait, eu prenant pour ce gaz les iettres marquees par deux accens parexcmple, y4''=i,P"^=i , cequireduirait Tex- _ i/A7jWP-P'.'i)—^A'.A'4'-P')-i-\a..-J'iJ-P) et on aurait d'aillcurs en ce cas P=o ^ la correction ne pouvant tomber que sur le gaz auqucl se rapportent les lettres avec un seul accent. PAR lE chev. avogadro 75 par exemple celle de J' , au lieu de A dans I'expression generale p=—j — y^ , deduite de la forme de relation supposee , et on ju- gera du degre d'approsimation en appliquant successivement la for- mule qui en resultera aux deux aulres substances , pour voir jus- qu'a quel point elle donnera , en parlant des valeurs corrigees de A" et A les pouvoirs refringens observes P" et P. Si I'approxinia- tion n'est pas sufBsante , on cherchera de la meuie manicre d'au- tres corrections a , (3 en partant des valeurs deja corrigees, et ainsi de suite. Lorsqu'on rapporte a I'air atmospherique les unites du pouvoir refringcnt, et de raffinlte pour le calorique , il faut, comme je I'ai montre dans les Actes de la Socie'te Italienne , T. ig, multiplier le second terme i — p de la formule de relation par le facleur 1,0008; il ne serait pas difficile d'introduire de meme ce facleur dans les expressions ci-dessus ; mais pour eviter cette complication, je prefere ici de convertir tous les pouvoirs refringens observes , cxprimes en prenant pour unite celui de I'air, en pouvoirs expri- mes en prenant pour unite celui d'un gaz homogene , comme I'oxi- gene. La formule de relation est alors reduite a sa simplicite' , et les expressions ci-dessus des corrections deviennenl immediatement applicables , les affinites pour le calorique e'tant aussi supposees ex- primees en prenant pour unite celle de I'oxigene. Le calcul est meme alors plus rigoureux , parce qu'on n'a pas besoin de supposer approximativement connues d'avance les affini- tes pour le calorique , des deux gaz composans de I'air, pour de- terminer le facteur par le quel on doit muliiplier le second terme de la formule. Pour la conversion dont il s'agit il ne faut que diviser les pou- voirs refringens deja corriges de la densite , deduits pour chaque gaz des observations de M.' Dulong , par le pouvoir refringent de I'oxigene o,834 , en nous eu tenant a trois decimales , aux quelles nous nous bornerous dans tout ce calcul. j6 COMPARAISON DES OBSERVATIONS £TC. JVous cotnmenceroas a appliquer ce calcul a rainmoniaque, comme nous I'avions cleja fait dans le Meinoire cile pour les observations de poiivoirs re'friiigens de MM." Biot et Arago. Le pouvoir refriugent de I'hydi'ogeae d'apres I'observation de M.' Dulon" , re'duite a runite indiquee, est — ^,. . = 8,iqi ; celui de ° ' * ' o,8o4 ^ i,o5o5 I • 1 1, . 2,224 „^ 1 azote Qo / ^ ^ 1,200 ; et celiu de 1 ammoniaque q^ / = 2,007. Pour avoir maintenant des valeurs approcliees des aHlnite's pour le calorique de ces trois substances, je supposerai celle de I'Kydrogene :^i2, en preaant pour I'unite celle de roxigene,qui est en nom- bre road celle que je lui ai assigne'e dans mes precedens Memoi- res par la combinaison de toutes les observations. Quant k I'azote I'affinite' que j'avais adoptee dans les meines Memoires ne peut evi- demment se concilier par notre formule avec le pouvoir refringent observe , etant exprimee par un notnbre plus petit que ce dernier; on peut done adopter pour la valeur approchee un norabre arbi- traire un peu plus grand que ce pouvoir, comrae 1,270. L'affiuite de rainmoniaque pour le calorique qui resulte de ces affinites suppose'es de I'azote et de I'hydrogene est 0,825. i,27-(- 0,175. 12=3, i48. En prenant done les lettres avec un seul accent pour I'hydrogene , et avec deux accens pour I'azote , on a les va- leurs suivantes a snbstituer dans les expressions de oc et |3 , pour une premiere approximation ^=12; y/'=i,27o; ^=3,i48 P'=8,i9i, P"=i,26o, ^=2,667. En partant de ces valeurs , je trouve apres trois approximations , pour les vai«ais corriijees , ^'=17,693 ponr riiydrogene y^"= 1,417 pour I'azote, valeurs qui donnent , d'apres la composition de ramnu>iiiaque , PAR LE CHEV. AVOGADUO ■T-J ^=:4,i65 pour rafiluilc cle celle-ci pour le calorique. Ces valeurs lie satisfont pas encore tout-a-fait exactemeut , jusqua la troisicme tleciinale, aui pouvoirs refringens observes, raais la cUiFerence est tout-a-fait negligeable. En effet ea determinant p par la substitu- tiou de la valeur trouve'e pour I'afBuite de I'hydrogene dans I'ex- pressioa genei'ale de ce coefficient, on trouve p=o,2q55 , et par consequent i — yc>=o,'yo45 , en sorte que la formule de relation de- vieut P=o, 2955.^-1-0,7045.^2 ; et en appliquant cette formule suc- cessivement aux aflinites trouvees pour I'hydrogene, 1 azote, et I'am- moniaque , on obtienl pour I'hydrogene le pouvoir observe meme 8,igi , comme cela doit etre; mais pour I'azote on trouve P.;=:i,258 , et pour rammoniaque P=2,66q , nonabres qui different des pou- voirs observes d'enviroQ deux unites sur la derniere decimale. II serait facile de faire disparaitre cette petite difference par une 4-" approximation , mais cela serait inutile, puisqu'on ne pent lepon- dre de Texactitude des observations jusqu'a quelques unites de ce dernier chiffre , en ayaut surtout egard aux impui-etes des gaz, aux; differeates evaluations des densites etc. 2. Maintenant on voit que soit le coefEcient de la formule , soit les valeurs des afSnites des substances examinees pour le calori- que, determinees ainsi par les seules observations des pouvoirs re- fringens, different uotablement de ce que nous avions trouve' par la comparaison des afHnites pour le calorique deduites des chaleurs specifiques , avec les pouvoirs refringens , en reduisant ces aflini- tes a la merae unite (i); les nouveiles aflinites sont plus cousidera- (1) Si on suppose I'afiinit^ de i'oxig^ne pour le calorique a-peu-pres egale a 0,86 en pre- nant pour unil^ celle de Tair , Faffinile de I'hydrogene que nous avons U ouvee a-peu- pcc* 17,9 en prenaot po\u- umte ceUe de i'o.\igeoe devient a-peu-pree i5,3 ea preuaat ^our unite ccIle de I'jir , au liea dc 10, 3 que nous avij>ns ti'ouve par les chaleurs spe- cifiques; celle de I'azote devient a-peu-pres 1,22 au lieu de 1,04. On pent se rappeler que la methode de calcul que nous venous d'employcr ici sur les observations de M.r Dulong , appliqu^e dans le Meinoirc insere dans les Actes dc la Society Italienue T. j8, aux observations de MM.rs Biot ct Arago sur les meraes substances , savoirl'aramonia- quc et ses gaz composans , nous avait donne des valeurs de ces affinites bcaucoup plus rapprook^es dc ce« doidIhx^s 10, 3 et i,o4, donnes par les chaleurs sp^ciOques. 'jS COMPARA.ISON DES OBSERVATIONS ETC. hies que celles-la , et le coefTicient p beavicoup plus petit. An reste il faut rernarquer que la fliminiUion de ce coefficient n'est aussi en partie qii'a|iparente , et diie au changemeut des unites de j4 et P ; il redeviendrait un peu plus grand, quoique toujours fort inferieur a celui que nous avioiis trouve par la compai'aison des deux gen- res d' observations , en reduisaut la formule aux unites prises de Fair almospherique. II est facile en effet de voir que ce coefficient doit changer en pi-enant pour unites I'affinite pour le calorique , et le pouvoir refringent de gaz diflferens; car soit P=/j^-(-(i — p^'A I'expression du pouvoir refringent d'un gaz quelconque en prenant pour xniite de P eX A respectivement le pouvoir refringent et I'affinite pour le calorique d'un certain gaz determine ; soit P' le pouvoir refringent d'un autre gaz dont I'affinite pour le calorique est A , les unite's de A' et P restant les memes que pour A et P. Supposons maintenant qu'on veuille prendre ces quantites me- mes A' et P' pour unites des affiniies pour le calorique , et des pouvoirs refringens des gaz quelconques. Si on appelle P^ I'expres- sion de P , et A^ I'expression de A dans les nouvelles unites, on P A aura P^=i -p,ei A^^-jj , Aou P =.P^P , Az=A^A'. Substituant ces valeurs daiis I'equation en P et A , elle devient P^P::=pA^JP '^{i—P)YA\1F, ou P^=-^pr ■ ^i-h- — ^ — yj^; ainsi les coef- liciens de la formule transformee par rapport aux nouvelles unite's pA' (i—p)V^ ,. , , , sont p, ■ et pj , au lieu de p et i — p . Lorsque le gaz ilout on prend le pouvoir refringent et I'affinite pour le calorique pour nouvelles unites est homogene , comme nous avons suppose I'etre celui au quel etaient lelatives les premieres unite's , on a P'=pA'-i-(i — p^~A' , et la somme des deux nouveaux coefficiens p-4'M^-p)W p^'-h(i-p)yT jy = — im M/--r = ' ; comme cela doit etre. Si P pA'-t-(j—p)yA^ le gaz au quel on veut i-apporter les nouvelles imites est lair qui PAR LE C.IILV. AVOGADRO -i) n'est pas homogcae ^ P n'a plus pour expression /^^^'-(-(i — p\ A' , mais la quaiitite qui i-esulte par une regie d'alliage , de la memc formule appliquee a ses deux gaz composans separement ; et la somme des deux nouveaux coefliciens determines comme ci-dessus n'est plus egale a I'unite , selon ce que nous avons dit precedem- ment ; c'est le quotient du second coefiiclent divise par i,ooo8 a- peu-pres , qui doit former I'unitc' avec le premier. Dans notre cas si 0,2955 est le coefTicient de A en prenant pour unites le pouvoir refringent , et I'affinite pour le calorique de I'oxi- gene, pour reduire ce coefTicient a ce qu'il serait en prenant pouc unite's les memes propriete's dans I'air atmospherique , on obser- vera d'abord que si raffiuite de I'oxigene pour le calorique etant i , celle de I'azote est i,4 17 comme nous I'avons trouve ci-dessus, celle de I'air d'apres sa composition en poids sera o,2323-(-o,'j67'j. 1,417 = 1,3201. On a d'ailleurs le pouvoir refringent de I'air en pre- I A' nam pour unite celui de I'oxigene = — qT7~j done -p,^i,32oi.o,834 = 1,1010, et le nouveau coefTicient de A sera par consequent 0,2955. 1,101=0,3253. Pour le coefficient de ^,1/ on a ( i — p) —pr = 0,7045.^1,3201 .0,834=0,6751 ; ce nombre divise par i,ooof> devient 0,6-^47? ct Ton a 0,3253+0,6747=1 comme cela doit etre. La formule transformee en prenant pour unites le pouvoir refrin- gent , et I'aflinite de I'air pour le calorique devient ainsi P:=o, 3253. ^-j-(i, 0008) 0,6747^"^ 0,3253.^^+0,675 1. yr , oil Ton voit que le premier coefficient quoique beaucoup moindre que 0,0042 que nous avions trouve par la comparaison qui a fait I'objet de I'article precedent , est cependant un peu plus conside- rable que celui qui lui repond en prenant pour unites le pouvoir refringent , et Taflinite pour le calorique de I'oxigene (i). Mais nous (i) R*5ciproqiiement si on avail ea cette derniere formule a transformer en une autre eqtii- Talenle , en prenant pour unites le ponyoir refringent et I'aflinite pour le calorique de 8o COMPARAISON UHS OBSERVATIONS ETC. continuerons ici a nous servir , poui' la verification qui nous oc- cupe , de la formule relative a ces dernleres unites. Si cettc fonnale , avec la valeur indiquee des coefDclens, est con- forme a la nature , ces memes coefliciens devraient se retrouver par d'autres composes dilTerens de I'ammoniaque , ou ce qui re- vient au meme en partanf des affinites pour le calorique des ele- mens gazeux d'autres composes , deduites par cette meme formule I'oxigcne , on aurjit (iu dcdnire par celte fornmlc renyers^e , du pouvoir refringent ob- serve de 1' azote , en prenant pour unite celui de I'air, son afBnite' pour le calorique, qui se trouverait 1,0^35, et en concKire, d'apres la composition de I'air, celle de I'oxigcne, qui serait 0,7575=: — ^ ; et d'apres le pouToir refringent observe de I'oxigene o,834 on aurait eu le facteur — ' _,, =z r tv-t = , pour le coelCcient o,3253 , 0,834 i,3aoi.o,834 i,ioi ce qui nous aurait raraenes au coefficient d'ou nous sonimes partis 0,3955 , dont le com- plement a I donne 1 'autre coefficient. U est au reste remarquable que le pouvoir re- fringent 0,834 n'est pas celui qui resulterait pour Toxigene de la formule proposee i^o,3253./i+o,675i.V^, appliquee a I'afiinite 0,7575 deduite de la composition dc I'air: ce pouvoir serait o,854 ; on pourrait aussi le prendre pour dcnominateur du facteur dans le passage aux unites relatives a I'oxigcne ; mais alors on ne satisferait plus a la condi- tion que le pouvoir refringent dc I'air reponde par unc rigle d'alliage aux pouvoirs re- fringcns de ses composans , de meme qu'on ne satisferait plus a la condition analogue relativement aux affinites, si en retenant le pouvoir refringent o,834 , on preuait pour I'affinite de I'oxigene celle qui lui repond selon la formule renversee. Si on applique une transformation analogue a celle dont je viens de parler , a la formule de I'articlc pre- mier /*=o, 5042. >4 -4-0, 4962. y[4 , oa trouvera d'abord, en la renversant, qu'elle donne 1,0669 pour I'affinite de I'azote pour le calorique , d'apres son pouvoir refringent ob- serve ; on en deduit 0,7787 d'apris la composition de I'air pour celle de I'oxigene j on aura done le facteur ao? = o>954 i I« coefficient de A dans la formule sera done 0,5042.0,934^0,4709, et la formule deviendra P=»,/i'joQ.A-i-o,5agiY3. Si au lieu du pouvoir refringent observe de I'oxigene on eutpris celui qui resulte dc la formule meme o 7787 appliquee a raffioit^ 0,7787 , qai est o,83o5 , le facteur aurait c'te — ^^ =0,9376, et le premier coefficient de la formule 0,4727, ce qui donnerait la formule ^'=0,4727 ./< -t-o,5273Y3. On aurait encore des transformations differentes de la meme formule, si on adoptait pour I'oxigtee d'autres valeurs de I'affinite pour le calorique avec le pou- Toir refringent obsefv^ , ou ayec celui qui corrcspoodrait a cctte afliaitc selon la for- mule proposee. PA1\ LE CHEV. AVOGVDRO 8 1 de leurs pouvoirs refringens observes , la formule avec ces memes coefficiens devra aussi representer les pouvoirs refringens donnes par robservation pour ces gaz composes , du moins lorsque ces gaz seront de ceux , auK quels on pouvait encore croire notre for- me de relation applicable , d'aprcs les comparaisons de i'article precedent. C'est ce que nous pouvons d'abord essaycr sur le gaz nitreux , pour lequel nous conuaissons deja , d'apres le calcul ci- dessus les afTuiites pour le caloriqne deduites des pouvoirs refrin- gens de ses elemens , selon notre formule , savoir i pour I'oxige- ne , et 1,417 pour Tazote ; car d'apres la composition de ce gaz en poids , son afTinite pour le calorique , en prenant pour unite celle de ToKigone, sera 0,467. i,4i7-+-o,533=i,i95 , dont la racine est 1,093. En appliquant d'apres cela notre formule a cette sub- Stance , on Irouve /'=o,2g55. 1,1 95-^-0,7045. 1,093=1,123. Or le pouvoir refringent observe par MJ Dulong , en prenant pour unite celui de I'oxigene est — ^74y- = i,i88 , nombre qui est a celui-la a-peu-pres comme 18 a 17. La difference est comme on voit assez consideralile; cette epreuve n'est done pas favorable a notre formule , ct conricme ce que nous avons deja conclu par les comparaisons contcnues dap.s Tariicle premier , que cette formule, quelques coefficiens qu'on lui donne, n'est pas propre i repre'sen- ter a la fois tous les pouvoirs refringens observes des differens gaz avec le degre d'esactitude que leur observation parait comporter. On trouverait un ecart encore plus considerable en appliquant la formule au gaz oxide d'azote ; mais ce gaz est un de ceux, aux quels notre forme de fonction ne nous a pas paru pouvoir etre ap- plicable , meme d'apres la seule comparaison des afiinites dedui- tes des chaleurs speciflques , avec les pouvoirs refringens. Pour soumeltre la formule a dautres epreuves , on peut, en la renversant, en deduire laffinite pour le calorique de quelques gaz renfermant du carljone, avec de I'hydrogene ou de I'oxigene, pour en tirer raffuiile du carbone pour le calorique , et voii' si les au- TOM. XXMII L 0 2 COMPAR-AISON DES OBSERVATIONS ETC. tres observations de pouvoirs refringens s'y accorderont , d'aprcs la formule directe. Notre ibrmule renversee devient V-T 1/ ^ I / 0,7045 \' 1 0,7045 ,/ ■ ; Nous appllquerons celle foi'imile an i»az liydi-ogeiie carbure qui est uii des gaz que nous avons trouve satisfaire piochainement a la comparaison des aflinites deduites des clraleurs speciQques, avec les pouvoirs rcfringeus. Sou pouvoir rcfringent, d'apres Fobservalion, en prenanl pour unite celui dc loxi^ene, est — --.^^L :^ 3,26t ; * ' n 5 o,bjjb ' ' d'aprcs cela la formule donne y~= 2,337, ^^ P^'' '^ .^=5,463. En partant de ceite afTuiile , et de celle de Thydrogene 17,693 , el selon la composition de ce gaz en poids , on a, pour determi- ner celle x du carbone , Tequalion o,75i3.a:-t-o,2487. 17,693=5,463, d'ou Ton tire .r=:i,4i5. Ce nombre est notablemeiat moindre que celui au quel je m'etais fixe dans mes Memoires precedens, par la com- paraison des chaleurs specifiques , et des pouvoirs refringens, et qui etait u-peu-pres 1,7 dans la meme unite. En supposant au cai'bone cette affinite pour le calorique t,4i5, on peut en deduire celle de I'aci- de carbonique 0,2727.1,4 15-4-0,7273=1,1 132, et en appliquant a cet- te afiiniic la formule directe on trouve pour le pouvoir rclVingent de ce gaz P=i,0'j2. Selon Tobservation de IM.'' Diilong ce pouvoir i,ooi3 ,- . I , -1. 11 est — oQ , ==:r,2ot , nombre uenviron-rr plus considerable. Oj8i4 o ' On pourrait substituer de meme I'affinlte trouvee pour le car- bone avec celle de I'hydrogene , et celle i de I'oxigene dans la composition de quelques autres gaz ou entrent ces elemetis , et en calculer le pouvoir refringent , pour le comparer a lobservatioTi. On pourrait en outre essayer d'applicpier le meme procede a d'aw- tres grouppes de gaz simples et composes pour avoir d'autres de~ TAR T.E rilEV. AVOGADRO 83 terminations de la valem- cle p qn'on soumettrait aux memes epreu ves (i): mais il jiaiait que les ('preuves precedeiites suftiseiit pour faire voir que la fonmile doiit il s'agit ne donne point des resultats exacienient conrormcs aux observations , meme en en detenninant les cocffiriens par les poiivoirs refringens seuls , et dune maniere inJependante des observatiuns des clialeurs speciGques des gaz. ARTICLE 3.= Tentatives pow trouver une forinule qui repre'sente plus exacte- merit la relation eiitrc les poavoirs refringens des corps gazeux et lews ujjlnites pour le calorique. i.Aprc'S metre assure que la fornnile de relation que j'avais ado- ptee iLius mes Memoires pn^cedens entre les afllniies pour le ca- lorique et les pouvoirs refringens des corps gazeut ne pouv alt re- presenter les observations de ls\.' Dulong avcc toute 1 exactitude , qu'''lles pnraissent avoir en elles memes , quoiqu elle les reprcscn- te , du moins pour la plupart , dune maniere approcliee ^ j'ai ete (l) On a Tu que la dc-termination dr p par rammomaqiio ct ses coniposans donnail a c« co(?Oicient unc valeur bcaucoup plus petite que la comparaison des affinitcs pour le ca* loriqae deduiles des clialeurs specifiques avec les pouvoirs refringcus D'autrcs group- pcs de gaz composes ct coinp^sans pourraient au contraire lui en donaer une plus con- siderable . et racme superieurc a Tumte, au quel cas j — p deviendrait negatif. Si p se trouvait precis^raent <5gal a i , et par consequent I — p=o , cela reviendrait a direqu'on pouirait reprcsenter les pouvoirs refringens des gaz composes par une regie d^alliage im- mediutement appliquec au\ pouvoirs refringens des gaz composaas , ou en d'autres ter- mcs que ce que j'ai appellc affinite pour ie catoriffue nc s rait d'apres I'indication qu'oil trrerait de ccs gaz que le pouvoir refringent meme. >I.r Duioiig a fait un essai de cctle hypotkcse sar qudques-Has des gaz qui ont fait Tobjet dc ses observations \ mais il a irouve des resuluts asscz discordans En efiet si uotre thcorie sur la liaison des ailiui- les pour le calorique avec les ch^leurs speciGques des gaz est fondee , les aflinites pour le calorique indiquecs par les pouvoirs refringeos des gaz ne peuvent elre aussi diffe- renies de cill^s deduiles des ckaicurs speciGques , qu'il faudrait ladinettre en idcikti- Canl les pouvoirs refringens avec Ici aiiiuilet pour le calorique. 8|. comparaison des observations etc. naturellement conduit a chercher si an moyen de quelque modifi- cation apportee a la formule , on no parviendrait pas a la meltre entierement d'accord avec les observations , du moins pour les sub- stances qui presentaient deja celte proximite ; et quoique mes ef- forts n'aient pas eu le succes desire , je vais exposer les consi- derations dont j'ai fait usage dans ces tentatives , dans I'espoir qu'elles puissent etre de quelque secours a ceux qui voudraient s'occuper encore d'uue semblable recherche. J'ai re'ilechi d'abord que la relation dont il s'agit , sous la for- me la plus simple, devait etre cherchee non dans les gaz reduits par le calcul a la meme densite , mais dans les gaz doues de leur densite' naturelle sous une meme pression et temperature ; ou en d'autres termes , ( d'apres le principe que nous admcttons ici, com- me dans les Memoires precedens, que la densite' d'un gaz sous une temperature et pression donnees represente la masse de I'atome ou molecule de ce gaz ) , que cette relation devait etre chercliee entre les pouvoirs attractifs pour le calorique , et le pouvoir re- fringent des atomes ou molecules de ces corps. Selon la formule dont j'ai fait usage jusqu'ici , en appellant R le pouvoir refringent d'un gaz quelconque sous sa densite natu- relle J yi raffinite de sa substance pour le calorique , et y'A', en fiisant .r — ;=j- , formule qui se reduirait de nouveau a celle preccdemuient employee , si on sup- I posait X = — ou 7' = o. Dans I'etablissement de cetle formule on a suppose que le gaz dont on prend ralTiiiile pour le calorique, et le pouvoir refringent pour unites de ^ et de -P est un gaz homogene ; si I'Gn veut se servir des afiinites et des pouvoirs refrini^ens ayant pour unites ceux de I'air , il est facile de voir, en raisonnant comme nous I'avons fait dans le T. ig des Actes de la Sociele Itarrenne, =;,.y_f.i, 0008 (i—yB>/^ ^. C'est sous cette forme que j'ai employe la formule dans ma re- clierche, pour pouvoir me servir irame'diatement des chaleurs spe- ciGcp.es, et des affinites pour le caloricjue exprimees en parties de celles de I'atr. 2. II s'agissait done de determiner p et x dans cette formule par deux observations correspondantes , d'affinitci pour le calorique ( dciduile de la clialeur specificjue ) et de pouvoir refringent , rela- tives h deux gaz differens , ce qui donne a combiner deux equa- tions de la forme F=pA'->n(i—p) 1,0008 c/''y~r . P'=pA"^(i—p) i, 000?, d">'\-p, P et P' etant les pouvoirs refringens observes des deux gaz , re- duits d la meme densite , J' et A" leurs affinites pour le calori- que , et J' , d" leurs densile's sous une meme pression. En egalant d'abord les deux valeurs de p que donnent ces equa- tions , pour eliminer cette inconnue , on obtient P— r ,oooS d'y YjT pi_ , p„p3 ^j,.^ y~ A'— t, 0006 d''yA^~ A''—i,ooo6d"-yj^ ' ou en fiusant pour abreger t,oooSy~=B'; 1,0008 )/^=5" , P'—B'd'y P'—B"d''^ A'—B'd"> — A"—B"d"> ou bien ( P—B'dy ) {A"—B"d"> ) = ( P'-B"d"> ) ( A'—B'd'') . 88 COMPARAISON DES OBSERVATIONS ETC. Cette equation en developpant et rediiisant deviant A'P—A'P"^B\A'—Py^—B\A'—P'yP= 0 ; et en faisant J'P' — A'P"=zM . B' ( yf—P ) = 1, 0008 yi^i A'—P ) = Q B ( A'—P') — 1,0008 yZi A"—P' ) = R elle prend la forme M-i-Qd"^—R(l''=o, ou M, Q et R sont des qiianlites snpposees connues. II n'y a done qu'a chercher a re- soudre cette equation exponenlielle , par des substitutions succes- sives ; c'est-a-dire qu'oii essayera successivement diverses valeurs de J , positives et negatives , en cotnineucant par o , jusqu'a ce (ju'on en trouve une qui satisfasse a tres peu-pres a I'equation , c'est-a-dire qui donne pour son premier nomljre une valeur negli- geable. On pourra ensuite , si Ton veut, trouver la valeur deya cor- respondante pour le couple de gaz que Ton emploie , en substi- luanl cette valeur de ^- dans une quelconque des deux expressions de p ci-dessus. Je crois inutile d'entrer ici dans le detail des dilTc'rentes appli- cations de ce genre que j'ai faites en prenant deux a deux les dif- ferens gaz dont M.' Dulong a observe les pouvoirs refringens , et dont on a des determinations directes ou indirectes des afiinites pour le Ciilorique, d'apres les observations des clialeurs specifiques de Bo'rard et De la Roclie. II me suffira de dire que la moyenne des differentes valeurs de j' obtenues par ce proce'de ( qui au resle presenlent de grandes differences entre elles , niais sont pour la plupart negatives ) , et en excluant celles qui s'e'cartent beaucoup des autres , s'est trouvee envii-on — — . Cependant comme parmi 4 ces dilFerentes valeurs il sen est .trouve six peu differentes de , j'ai cru pouvoir regarder comme mieux indiquc'e par lensem- I I blc des observations une valeur inlerniediaire entre — — et — -7- ; 10 4 PAR LE CHEV. AVOGADRO 8q la moyenne juste entre ces deux nombres etant y— , pen diffe- rent de j^ ou — ~r ^'x^ "-"^ ^^^'^ ^^^ '' cette deiniere fraction, comine etant la valeur la plus probable de^-, dans le cas ou elle ne fiit pas o , cotnine je lavais suppose dans mon ancienne formule. D'aprcs II • ■ III, cette valeur cle >, on aurait.r= — -(-v^ t^^-tt-, valeur en- core tres-simple, pour I'cxposant originaire de d dans la formule rela- tive aus gaz pris sous leur densite propre 'au lieu de j: = — cpe supposait ranciennc formule. Ainsi la formule pour les gaz pins avec leurs densite propre serait /?=/)"9i, on en deduil par la formule renversee \/X^ 1,1019 et ./^:=i, 2142- Or le gaz chloroxicarbonique est compose eu poids selon nos eva- luations de 0^7144 clilore J et o,2856 ox'ide de carbone, ce qui PAn LE CHEV. AVOGADRO IO7 revlent d'apres la composition de ce dernier a o,'ji44 chlore , 0,1224 carl)one, et o,iG32 oxigRne ; done on anra , d'apres les af- finites ci-dessws du carbone et de I'oxigrne , tirees des observa- tions de M. Dulong , pour determiner celle du chloi'e x, re'quation o,7i44- •^-♦-05i224- 1,3766-4-0,1632.0,85 13:= 1,2142 , d'oii jr=i,2693. Ainsi nous avons pour le chlore d'apres les oliservations de M.' Dulong quatre valeurs de I'aftinite pour le calorique , qui ne sont pas tres-diilerenles enlr'elles , savoir Par le gaz chiore 1,1082 Par I'acide hydrochlorique . . i,o434 Par I'ether hydrocblorique . . 1,1 4o5 Par le gaz chloroxicarbonique . 1,2693. Cependant la derniere de ces Taleurs s'ecarte beaucoup plus des trois aulres , et peut-etre , si Ton considere que I'ether hydrochlo- rique a un pouvoir refringent considerable dont celui du chlore ne fait qu'une partie assez petite, sera-t-on pone a exclure aussi de la moyenne le resultat tire de ce compose , qui d'ailleurs s'e- carte aussi un peu plus des deux autres Alors la moyenne de ces derniers donnera 1,0758 pour raffinite' plus probable du chlore pour le calorique d'apres les observations de M.' Dulong. C'est un peu plus que i,oo3 que nous avions trouve dans les INIe'moires precedens par la seule observation du pouvoir refringent de I'acide hydrochlorique de MM." Biot et Arago : ce serait environ i — r en prenant pour unite celle de fosigene au lieu d'environ i -p- que donnait mon evaluation precedente. 6. Passons a la determination de laCSnite du soufre pour le ca- lorique. Nous avons pour cela trois composes dont M.' Dulong a observe le pouvoir refringent , Thydrogene sulfure, I'acide sulfureux lo8 COMPARAISON DES OBSERVATIONS ETC. et le carbure de soufi'e. II a trouve pour le gaz hydi'Ogene sulfur^, sous sa densite propre , le pouvoir refringent 2,187, '-V^^ divise par la densite 1,178 qii'il lui attribue, domierait 1,807 pour le pou- voir corrige de la densite. Selon nos evaluations cette densite est i,i836, en sorte que le pouvoir refringent devient 1,8478. Cela donne pour I'afiinite de ce compose pour le calorique , par notre formule renversee, yr7=i,4344 ct ^^:^2,2o34. La composition de I'hydrogene sulfnre est selon nous 0,9419 soufre , et o,o58r hydrogcne ; on aura done pour determiner I'affinite x du soufre pour le calorique I'equaiion o,94i9.J:^-+-o,o58i. 10,4732 = 2,2034 , d'ou Ton tire x-=\ ,6q33. ' Pour le pouvoir refringent de I'acide sulfureux sous sa densite' propre M.' Dulong a trouve 1,260; en divisant par 2,247 , densite ~ qu'il admet pour ce gaz, on aurait 1,006 pour le pouvoir corrige de la densite ; selon nos evaluations la densite de ce gaz est 2,22325; 1,2(10 done on aura ^^ — =i,oi65 pour le pouvoir corrige. On en deduit par la formule renverse'e , pour ce compose y A ^1,0106 , et ^=i,o2i3. La composition en poids de I'acide sulfureux etant selon nous o,5oi4 soufre, et 0,4986 oxigene , on aura pour de- terminer I'affinite jc du soufre pour le calorique I'equation o,5oi4-J^-t-o,49S6. o,85i3z= i,02i3 , d'ou x= 1,1902. Enfin le pouvoir refringent du carbure de soufre iil'etatdeva- peur , reduit a la pression ordinaire , mais observe sous une pres- sion eloignee de son maximum de force elastique , a ete trouve par M/ Dulong 5, no; en divisant par 2,644 ? densite 'V-^^ M.'' Du- long attribue a ce gaz , on aurait i,933 pour le pouvoir corrige' de la densite; selon nos evaluations cette densite doit elre 2,6453, et le pouvoir refringent devient 1,9317. La formule renversee donne d'aprcs ce pouvoir refringent J/'^=i,526i, et ^ = 2,3290 pour I'affinite' pour le calorique. Maintenanl le carbure de soufre est compose en poids de 0,157 i carbone, et 0,8429 soufre. On a done, pour determiner par ces PAH LE CHEV. ATOGADRO lOQ iMoyenS I'affinlte x du soufre pour le calorique , en attiibuant au carbone celle trouvee ci-dessus i,'i']66 , I'equatioa 0,1571. i,3'j66 -j-o, 8429. .r = 2,3290 , d'ou X:=:2,5o6/\. Ces trois valeiirs de I'affinlte du soufre pour le calorique 1,1902, I ,r>933 , et 2,5o64 sont , comme on voit , fort differentes entr'cl- les , et a-peu-prcs comme les nombi'es 3 , 4 5 et 6. La premiere de ces valeurs divisee par o,85 , affinite de I'oxigene, donne envi- ron 1 , 4 pour celle du soufre , en prenant celle-ci pour unite ; c'est deja plus que 1,26 environ ou je m'etais arrete dans men second Mcmoire sur les affniites pour le calorique , d'apres des calculs indirects , lire's de la composition de differens sels neutres, et meme un peu plus que i,38 environ, repondant a — 0,62 de pouvoir neutralisant , que j'avais regarde comme la limite au-dela de laquelle on ne peut porter le nombre affinitaire du soufre, sans que rhydrogene sulfure cesse de pouvoir elre acide ( V. Memoir, de I'Acad. de Turin, T. 29, p. i3o. ); mais la difference n'est pas fort grande , et peut etre regarde'e comme dans les limites des erreurs particulieres dont I'application de notre formule est susce- ptible pour la pluspart des gaz. Les deux autres composes don- naut une affinite beaucoup plus considerable , sont probablement au noiubre de ceus qui par les circonstances particulieres de leur constitution echappent entlerement a I'application de notre formule. ■J. II ne nous reste plus qu'a nous occuper de I'aflfinite pour le calorique qu'on devrait attribuer au phospliore, d'apres le pouvoir relVingent que M."^ Dulong a trouve a I'hydrogcne proto-pliospho- rc. Ce pouvoir pour le gaz a la pression ordinaire est 2,682 , en prenant pour unite celui de I'air ; M.'^ Dulong lui attribue la densite i,256 , ce qui donnerait 2,i35 pour le pouvoir cor- rige de la densite ; selon les experiences recentes de M.' Dumas (Ann. de chimie et de physique, fevrier 1826), la densite de ce gaz suppose pur est seulement 1,2 14, et elle serait encore un peu moindre , savoir 1,187 d'apres la constitution que M.' Dumas lui a trouvee , en partant de la masse de la molecule du phosphore no COMPARAISON DES OBSERVATIONS ETC. selon Berzelius ; si done le gaz de M.' Dulong etait pur , il fau- dra , en adoptant les resuUats de M.' Dumas considerer comme un pen hop grauJe la densite que M/ Dulong lui attribue. En pre- naut 1,2 1 4 avec M.' Duinis pour cette densite, le pouvoir refrin- geut corrige devient 2,209. En lui appliquant la formule renver- see , on en deduit y~ = i,658, et J = i,'j^g pour Taflinite de ce gaz pour le calorique. Malntenant selon les resultats de M." Du- mas i,2i4 de ce gaz sont composes de o,ro3 d'hydrogene, et i,iii de phospliore en poids , ce qui donne pour 1 de gaz 0,915 plios- phore et o,o85 hydrogene. En attribuant d'apres cela a I'hydro- geae raflinite pour le calorique 10,4732 que nous avons deduite des observations de M.' Dulong , on aura pour determiner celle x de phosphore , I'equation o,9i5. j^ -4- o,o85. 10,4732^ 2,749 > d'ou jr=2,o32. Ce nombre devient 2,3go en prenant pour unite I'afiinite de I'oxigene pour le calorique , au lieu que par les cal- culs indirects qui ont fait I'objet de mon second Memoire sur les afflnites , T. 29. de I'Academie , je n'avais fixe celle du phosphore dans cette unite qu'a 1,64 environ ^ c'est a peu-pres la moitie en sus de difference. Ainsi qiioique la de'termination cite'e ne puisse etre consideree que comme une approximation , et qu'il reste beaucoup de doute sur la purete du gaz employe par M.' Dulong , il parait probable que ce gaz est encore un de ceux aux quels notre formule ne pent etre appliquee, meme par approximation, et on ne pent en consequence faire aucun usage de cette observation isolee pour de- terminer I'afiinite du phosphore pour le calorique. 8. Voila tout le parti que j'ai cru pouvoir tirer des observations de ]M.' Dulong sur les pouvoirs refringens des gaz , relativement a ma theorie des affinites des corps pour le calorique , il serait a desirer qu'on en eut un nombre encore plus grand, et d'egalement exactes , pour avoir a comparer , pour chaque substance simple , PAR LE .CIICV. AVOGADRO III plusieui'S valeurs de Icur aflinite pour le calorlque dudulles de plusieurs gaz diflfe'rens dont elles feraient partie ; peut etre I'examen des circonstances de la constitution des gaz qui donneraient des resullats notableinent dllTerens de la moyenne des autres, aiderait- il a decouvrir la loi exacte de la relation entre raffinite diis corps pour le calorique , et leur pouvoir refringeut i\ Tetat gazeux. Dun autre cote si I'on parvenalt a donncr aux observations des clialeurs specifiques des gaz une precision a-peu pres egale a celle que preseutent les observations de M/ Dulong sur les pouvoirs refringens, et qu'on les etcndit de meine a un grand nombre de gaz , on pourrait etablir avec plus de precision la valeur des coef- ficiens de la forme de fonctioa a laquelle on se serait arrete , et porter ainsi nos connaissances relatives a cette relation , et Tusage qu'on peut en faire, pour la determination des affinite's des corps pour le calorique , ou leurs nombres affinltaires a un degre de perfection , dont nous sommes encore fort eloigncs. Au reste je remarquerai ici en finissant ce INIemoire que quand on ne pourrait rcussir a decouvrir la loi exacte de celte relation , cela ne porterait aucuue atteinte aux determinations des affinite's pour le calorique imme'diatement deduites des cbaleurs specifiques des gaz , et a la theorie que j'ai tache d'etablir dans mes Memoi- res precedens sur la liaison de la serie de ces affinite's avec les rapports electro-chimiques des corps ; on serait seulement oblige tie renoncer au moyen subsidiaire que la relation entre les pou- voirs refringens des gaz , et les affinites pour le calorique nous aurait oflfert pour determiner plus exactement ces dernieres. COMPARAISON DES OBSKRVATJONS ETC. NOTE ADDITIONNELLE Pendant I'impresslon dc ce Mcmoire j'ai vu dans le cahier de mai 1827 des Annales de Chimie et de Physirjue un Miimoire de MM.rs De la Rive et Marcel contenant dcs expeiiences sur I'echauffement des gaz , desquelles il croient pouvoir conclure comme Mr Haycrafft , et centre les resultats des experiences de MM.rs Berard et De la Roche, dont nous avons fait usage , que la chaleur specificjue de tons les gaz est la mime a volume egal , sous une mcmc pressiou. Us se fondent sur cc que d'aprts ces experien- ces des volumes egaux dcs differens gaz s'echauffeut egalemcnt en temps egal , dans les mcmcs circonstances. Mais cela ne mc semble prouver autre chose, si non que la facultc conductrice des difierens gaz pour le caloriquc, a volume egal , est proportionnelle a leur chaleur speciGque , en sorte qu'ils prennent en temps egal des corps environnans les quantitcs dc caloriquc necessaires , trapres leur chaleur specifique , pour Ics echauf- fcr d'un meme nomhrc de degres. 11 y aurait seulement exception a cet egard pour le gaz hydrogine , lequcl , d'apris les experiences de MM.rs De la Rive et Marcet s'echauf- fcrait plus vite que les autres gaz , ce qui indlquerait que la facullc conductrice y est proporlionnclleiaenl plus grande. ii3 ALOYSII COLLA ILLUSTRATIONES ET ICONES RARIORUM STIRPIUM qV£ m EJUS HORTO RIPULIS FLOREBANT, ANNO 1826, ADDITA AD HORTUM RIPULENSEM APPENDICE III. Lectac die decima decembris i82(> CLARISSIMI VIRI \Jiiae vobis sistunt hoc anno stirpium mearum illustrationes , ad eliminanda dubia in prioribus Hovto Ripulensi appendicibus relicta praeserlim conlendunt. Hue pertinent numeri I. II. III. IV. VI. ct X. primae sectionis. Nonnullas tamen species vel prorsus novas, vel nondum aut male descriptas nee mode pictas vobis offerunt numeri V. VII. VIII. IX. XI. et XII. ejusdem sectionis. Demum observationes permultas ad plantas prima vice a me cultaS habetis in sectione altera, ubi illae praestituto ordine enumerantar. Ingenii mei tenuitati in hisce elaborationibus perspiceatia vestra ■Bt suppleat obtestor. Tom. s.\.\hi fl^ ALOYSII COLLA SECTIO I.» Commentarium Comprehendens illustrationes et icones plantarwn rarionim , quae JlorueruiU in Horto Ripulense anno 1826. T. RiBES FL.irUM. In append. II. ad H. Ripulensem (p. 355.) enumeravi hanc Stirpejn nomine R. pahnati , sub cjiio lUain acceperain pro specie a FonTAiNESio relata in H. pnris: Sed quum florentem hand vi- dissem, ac cum R. aureo confusam a CI. Sprengelio reperei'im ( syst. I. 811. ), nil certi asserere ausus sum. Culta sub dioabunde floruit aprili proxime elapso ^ fructusque gessit matures. Hinc mihi datum fuit illam altento examini subjicerc, ac cum affinibus com- parare , ex quo certum habui accedere ad R. Jloridum Herit. ( /?. pensjlvanicum L.iM. ), diflerre tamen foliis raargine ciliatis , lobisque grosse-dentatis: sane proxima R. aureo ( Pvrsh. Fl. amer, II. i63 ), unde error memorati Sprehgelii , nee non SrDENBJ- Mli , qui nostram stirpem nomine R. aurei depinxit in Rot. reg. t. 125. Sed in hoc bracteae lineares longitudine pedicellorum , in nostro autem elUpticae pedicellis i-2longiores : insuper in aureo foliorum lobi inciso-pauci-AQaldily , peliolique foliis longioves ; in palniato lobi grosse-multo-dentaii , ipelioW (oVnim snbaequantes : de- mum in hoc flores duplo majores. Rede igitur a laudato Fo]\'TAI- KESio stirpes hae distinctae fuerunt, de quo eliam humaniter ipse monuit in litteris : ast nomen ab eo impositum paruni consonum mihi visum fuit, folia enim male diceres palinata; hinc melius R. FomTAiSESii appellandum duxeram in houorem summi yiri, qui allatas ILLUSTRATIONES ET ICOSES RARIORL'M STir.PICM Il5 differenlias primus observavit , dum vero opusculum meum sub praelo erat , novi a Berlandiero ( in Mem. Soc. de Gen. P'ol. III. part. 2. p. 60.) enumeratiim fuisse sub nomine i?.77rtw, ([uod I'e- tineo, dum ad tollendam confusionem novam speciem descvibo , atfjue utriusfjue stirpis exaclas icones praebeo. Dcscriplio. Caidis fruticosus , caespitosus , erectiusculus , teres , ramosissi- mus , corticc fusco rimoso. Rami alterai, divaricati , ramulosi. Folia alterna, petiolala , juniora 3-loba adultiora saepe 5-loba , utrinque glabra , superne minutissime resinoso-punctata subtus pallidioia , nervoso-venosa, lobis grosse-multidentatis margine ciliatis. Petioli teretiusculi , pubescentes , basi dilatati ^ lateribus ciliis raris longis siraplicibus instructi , folium subaequantes- Floras raceraosi , flavi. Racemi in axillis ramulorum abbreviati , ^-&-fioTi , simplices , basi erectiusculi dein penduli. Bracteae ellipticae , pedicellis 1-2-lon- giores , integrae , 3-nerviae nervis lateraltbus vix conspicuis , basi concavae. Pedicelli i-flori, teretes , glaliri, viridiusculi, i-lin. longj. Caljx tubulosus , pedicello quadruple longior , basi virescens liinc flavus , glaber, persistens : limbus 5-fidus (Tab. I. B. fig. i.); la- ciniae oblongae, subspalalatae , obtusae , reflexae , tube dimidio breviores ( fig. 2. 4- )• Petala 5 ovata , fauce tubi calycinl inserta, ejus lacinias alternantia ipsisque duplo bi'eviora , approximata, tu- bulum efFormantia, basi flavescentia, apice saepius sanguiuea ^ fim- briato-lacera ( fig. 3. 4- 5.) Stamina 5, petalis alterna, eorundem longitudine ; filamenta tubo calycino faucera versus inserta , basi dilatata , glabra; antherae oblongae, carneae, erectae ,post anthe- sim recurvae , 2-loculares, loculis intus dehiscentibus (fig- 6.). Gernien inferum , oblongum, polyspermum ( in inferioribus plerum- que abortivum ) ( fig. -7 a "). Stylus vix exsertus , teres , glaber , llavescens ( fig. "j. b) ; stigma capilato-didymum , nitidum , viri- diusculum ( fig. -j. c ). Bacca calyce persistente coronata, oblonga^ n6 ALOYSlr COLLA 3-lin. longa i-lata, glaberrima , sub-diapliana , maturitate nigra ( fig. 8 ), unicolocularis , receptaculis 2 latei-aiibus ex parielibus bac- cae iaoi'assatis elTonnata , ( fig. g. lo.) , funiciilis umbilicalibus lon- gituiline seminiim et eoi-undem exfremitali insertis (fig. 9.). Se- mina numerosa, ovato-oblonga , gelatina pellucida tecta ( fig. 9. ii. 12. ); albumen cariiosiim (fig- i3. i4) corciilus m\uni\ssmm& \ ra- dicida subglobosa centrifiiga ( fig. 14. i5.) (Fructus edules , dulces. ) Defniitio. « R. Jlavum ; inertne glaberrlmum , folils junioribus 3-lobls , « adultioribus sub 5-lobis grosse-multi-dentatis petiolum ciliatum » su!)aequantibus , racemis abbrevialis 4*5 floris , calycibus tubu- » losis pedicello multoties loiigloribus , tubo gracib , lachiiis sub- » spatulatis reflexis , petalis laciiiiis calycinis duplo In-evioribus , » bracteis ellipticis pedicello 1-2-longioribus, baccis obloiigis gla- » bris. )) Nob. ( Tab. I. fig. B. ) R. aureum Bot. reg. \i'j , et Spr. syst. I. 8n non Picrsh. R. palmatum Desf. H. paris. » R. aureum : iuerme glabenimuiTi , foliis trilobis inciso-pauci- » dentatis petiolo basi ciUato brevioribus, raceinis laxis dense mul- » tifloris , calycibus tubulosis pedicello duplo longioribus, tubo gra- )) cili, laciniis oblongis obtusis , petalis Unearibus laciniis calycinis » duplo brevioribus, bracteis Unearibus longitudine pedicellorum, 1) baccis glabris. Furs/i Fl. amer. I. 164. R- et S. syst. V. 49- >t Desf. H. paris ; non Bot. reg. nee Spr. ( Tab I. fig. A. ) t. Variat baccis rubris vel nigris , majoribus minoribusve , sapore dulci vel acidulo ; plauta nana relate ad priorem. ILLUSTRATIONES ET ICOSES RARIORCJI STir.PlUM II7 II. PELJKGOiSIVM aiVRRATANVM. Slirps parlter enumcrata in append. II. ad H. Ripulensem { p. 354-) cum diUjitationis sigiio , quiiin tunc sub allato nomine accepissens a D. BuRDiMo cum sequemi , nullibique descriptam invenissem , nequc florentcm vidissem. Luxuriose floruit elapsa aestate , ac spe- ciem vel hibridein saltem dislinctam a congeneiibus efiormare mode non hereor, uti facile quisque dignoscei'e potest ei sequent! des- ciiptione ac icone. Descriptio. Radix percnnls , lignosa , ramosa. Crt/t/w fruticosuS, 2-3-pedalis, erectiusculus , teres, basi nudus sub-rimosus, hinc levis pilosus , ad I'oliorum insertionem sub-geniculatus , 2-3-chotomus , cortice fusco. Rami divergentes , ramulosi , I'amulis alternis dichotomisve Tiridibus pilosis. Folia sparsa , approsimata , in ramulis junioribus fere conferta , longitudine subpalraari , laiitudine 2-poUicari , liori- zontalia , petiolata , basi cordata , 3-lobala , lobis 3-sinuatis, sinu- bus rotundatis subundulatis dentatis inaequalibiis seu medius lohi superioris latior productiorque laterales minores aequales superior loborum lateralium majus inferioves gradatim minores : insuper fo- lia punctata punctis vesiculosis lente tantum conspicuis, viscidula, graveolenlia fere ut in P. querci/blio , margine crebris superficie rarissimis longioribusque ciliis adspersa, nervosa seu lobis S-nerviis nervis patentissimis subius valde prominulis,reticulato-venosa.PcDic. ( bol. cab. pi. 573. ) 126 ALOYSII COLLA imo calycis enati constant fills radiantibus corolla dimidio brevio- ribus , atropurpureis , vei'sus apicem albidis ; terlius urceolo calycis insertus fila gerit erecta , atro-purpurea , exterioribus duplo-bre- viora: quartus staminum columnam ad naedietatem usque stride cingens fila sistit praecedentium parum longiora , basi alba,supe- rius atropurpurea. Stamina monadelplia , pedicello germinis in co- lumnam connata ; columna semi-poUicaris, viridiuscula sub ovario in filamenta 5. libera palentia plana rubropunctata divisa : anthc- rae oblongae , incumbentes , versatiles , superius unicolores , 2. lin. longae , { latae. Germen superum , stipiti insidens , ovatum , gla- brum: stjli 3 clavati , filamentorum loiigitudine , glabri, patentes , brunnei : stigmata capitata. Friictum non \idi. Obs. Ex his constat elegantissimam banc stirpem P. caeruleae aflinem , sed differre praecipue sequentibus noiis. Quoad lierbam : i.° Foliis Z-lobis non palmatis 5-partitis ; undit- latis subcariosis nee planis ac jnoUibus. 2." Lobo foliorum medio glanduloso-denticulato, non integerrimo. 3." Margine , nervis , venis , petiolisque rubescentibus. 4.° Stipulis obliqne-cordatis mucronatis nee lunaribus. Quoad fiuctificationem i." Magnitudine ftoris qui amplior ia nostra stirpe , ac inodorus. 2.° Colore involucri , calycis , et pelalorum. 3 " Ordinibus coronae exterioribus , cujtis fila in P. caerulea breviora , basi atropurpurea, medio alba, apice caerulea. 4 " Filis tertii ordinis , quae in P. caerulea subnuUa. 5." Filis quarti ordinis, quae in P. caerulea depressa et stami- num columnam ad basin tantum cingenlia. 6° Filamentis vix punctatis. 7." Andjeris in P. caerulea duplo lalioribus et superius dis- coloribiis. ILLUSTRATIOSES £T ICONES RARIORCM STIIlPlU.Vt 1 27 Definitio. « P. foliis 3-5 lobis rlgidis subscariosls lobo medio basi glanclu- )i loso denticulato , petiolis 2-4-glandulosis, stipulis obliquc-cordatis it mucronatis , involucro 3-phyllo integerrimo , fills coronae exte- » rloribus corolla dimidio brevioribus ( Flores sanguine! magiii in- » odori. ) n Nob. ( Tab. VI. ) VII. Cactus Ljmjrckii. Rarissimam Cadi speclem pluribus ab hinc annis colo , quae dono data fuerat a D. Freylinw , quamque ipse habuerat jam- pridem ab II. parisiensl nomine C. melocacti : quum plantam meam florenlem vidi , comparata cum descriptiouibus auctorum qui C. melocactum Lis. illustrarunt, et praesertlm cum optima icone , quam praebuit CjyDOLLEUS (plant, succ. n. iia), propriissimas differentias iutei" utramque stirpem agnovi : aliquod tamen dubium reliquerunt Lamarckii descripliones de C. melocacto , et C. co- ronato , quarum postrema exacte slirpi meae congi'uebat. ( Diet. I. p. 53 1 , 7(. 3 et 4 ) "■ sed quid revera hie C. coronatus , de quo nulla menlio penes posteriores Botanicos ? An C. melocacti varle- tas ? An species reapse distincta ? Quod nam circa illam Botani- corum judicium ? Noda liaec divellere baud potui donee veruni C. melocactum Liy. viventem possidere contigit , ipsumque cum icone Candolleana comparare datum fuit. En igitur confusionis causa. Lamarckii tempore duae plantae distinctae nomine C. melocacli colebanlur in R. H. parisiensi , quas celeberrimus auctor asserit cxamioasse florentes. CI. Casdolleus qui forsan C. coronatum non viderat , quum eximium plantarum succulentarum opus in lu- cem ediJit ( secus saltern tamqiiam distiiictam varietatem cum lau- laS ALovsii coLLA dasset ) dubitavit LajUARCUWM errore diictum fuisse : et revera in synonymia C melocacd citat CAriDOLLEUS binas L.iMARCiiii descriptiones ad unatn eanidemque plantain easdeui referenSj nulla adjecta observatione ; nee in sua phrasi angulorura numeriim me- morat ( i4 juxta phrasim LiFiNAEi ) , quos in deseriplione ponit esse 12-18. fTiLLDEivofrius (sp. pi. II. 938) Linnaeanam phra- sim retinuit , additis varletatibus a Millerio descriptis ; at nul- lam ex hisce ad plantain nostram referri posse existimo. PersoO' Wivs idem dubium reliquit ac Candolleus , cujus phrasim et sy- nonymiam transcripsit. Demum clariorem lucem non praebuit Spren- GELivs , nam inter Cactos ad Melocactorwn sectionem perlinen- tes C. coronatum Lam.arckii frustra quaesieres ( syst. II. 494 ^^ seq. ) , densioremque obscurltatem reddit synonymiae parcitas, at- que absolutum iconum silentium. Facti est laudatum C. covonariwn Lamarckii in II. parisiensi , ubi ilium nuperrime adhuc exquisivi, deperiisse , meumque individuum ex plantis ibi jam cultis provenisse. Sublata ex hisce observationibus omni dubitationis caussa , restat nt Formosa Lamarckii stirps tandem i-evlviseat, suppresso tamen liic nomine specifieo, ne confundatur cum C. coronato TVilld: ad divisionem Echinocactoruin spectante ( en. supp. 3o Spr. syst: II. 494- ) qui omnium recentiorum botanicorum consensu receptus I'uit ; ut eadem primi descriptorls nomine laudetur ; ut definitiones utriusque slirpis diflferentiis accomodentur ; ut demum icone, non- dum prodita , renata stirps illustretur. Dejinidones n C. melocaclus , hemisphaericus i4-angularis angulls rectis 51 dorso acutls , spinis albidis rigidissiniis rectis in fasciculis distan- « tibus versus apicem anguloi-um vix lanuginosis , pileo cylindrico •>■> spinis tomentaceis fuscis bre\issirais tecto. ( flor. rubris ) Nob. C. molecactus , subrotundus , sulcis rectis spadice cylindrico to.nentoso et spinuloso. DC. 1. c. cum numerosa synonymia et i>ptima deseriplione. ILLUSTRATIONES ET ICONES RARIORUM STIRPIUH I29 « C. LamarckU ovatus basi subplanus superne 14-20 angulatus rt angulis subohliquls dorso obtusiusculis , spiais rubris rigidis sub- » incurvis in fasciculis approxlinatis versus apicem angulorum valde » lanuginosis , piieo siibrotuudo spinis setaceis rubris patentissimis » adsperso ( flor. roseis ). Nob. C. coronatiis , ovatus, pileo tomentoso coronatus, viginli angularis. L.4M. diet. n. 4- A.U Echinonielocactus alter a Clus. ( exot. p. 93 ) male descriptus ? k\\ Melocavduus Moris, (oxen. s. 7. p. 171. n. 4) ' Obs. Valde affiais C. noblli ( W. sp. II. 98 C. recurvus Mill. diet. p. 490 ), de quo ico nou extat , ut sciam ; sed numero an- gulorum , et pileo distineto , de quo nulla raentio penes laudatos Auctores , differt. Pileus hie variis praeditus fluit nominibus : caput a Pluk. (aim. i48); toinentwn a Clus. (exot. p. gS ) , et il/oR/5. ( oxen. s. 7. p. 17 I ) ; pileus a Lam. ( Diet. n. 4- gallice toque); apex spiiiosus a WiLLD. (en. supp. p. 3i ); pedunculus floralis , seu spadix a DC. (1. c. ) ; vertex Jloriferus a Sprekg. ( 1- c. ) etc. ap- pellatus. Pilei nomen praeferendum duxi , eo quod caulis apicem tegat. Singulare meliercle fructifieationis receptaculum , quod jam meminerat , sed minus exacte Moris: ( 1. c. ). Constat autem cor- pore cylindrieo , brachio crassiore , cubitu paulo breviore ( in C. nielocacto ) , vel subrotundo ( in C. Lamarchii ) , quatuor organis distinctis conflato , scilicet i." axi centrali pollice vix crassiore , carnoso unam eandemque substantiam cum caule efformante; 2.° fo- mento squalido densissimoque gossypii ad instar axi undique inhae- rente , eumque strictissime cingente : 3." Jloribus sessilibus axi seriatim iusertis , ad apicem numerosioribus , ante florescentiam occultis , tomentum penetrantibus , hinc vix exertis ut petala supe- riora tantum ac genitalia ante anthesim appai-eant , demum in bac- cara corolla marcescente coronatam elliptico-tuibinatam post an- thesim mutatis ; 4 " spinis axi undique insertis , ereberrimis , apice confertioribus ( tomentaceis fuseis brevissimis in C. melc^cto , se- taceis rubris pateulissimis tomentum 2-3-lin. supcrantibus in C. Lamarkii ). Tom. xxxiu R i3q alotsii colla Mil. EVP^TORIUM BeRTERIAM'31 Provenit haec planta e seminibus Mikaniae Berterianae nomine acceptis, quod invenio apud Sprengelium ( syst. III. 423); at exacle perpensis fructificatiouis partibns in plantis laete florentibus , pro certo habco aut stirpem Sprengelii ad genus Mikaniae non esf?e referendam , aut meam plantam ad Mikaniam Berterianam laudali Auctoris liaud pertinere ; quod ut plena luce appareat ad coniusionem toUendam , descriptionem et icouem Botanicorum ju- dicio submittam. Descriptio. Radi^x annua valde fibrosa. CauUs herbaceus , erectus , teres , spithamaeus , basi vix pennae anserinae crassitie , ut tota planta glaberrimus , ramosissimus. Rami oppositi , erecti, sub-coarclati. Fo- lia opposita , horizontalia , pollicaria , petiolata , rliombea sen an- gulis lateralibus obtasis superiore acuto posteriore in petiolum at- tenuato , basi integerrima inde serrata , superne nitida inferne pal- lidiora , 3-nervia nervis divergentibus divisis , reticulato-venosa. Petioli teretes , superne canaliculali , folium subaequantes. Flores paniculati. Paniculae axillares tenninalesve , diffiisae , interruptae, foliolosae. Pedimculus communis seu rachis pedicellique filiformes , \n autem floribus duplo longiores. Flores flosculosi. Caljx ( Antho- dium Ehrart. Spreng. ) polypliyllus , subimbricatus , multiflorus. (Tab. VJII. fig. I.) Sepala lanceolata , concava , viridia, apice iftucrone paleaceo instructa , sex inferiora i -lin. longa superiora gradatiui lon^iora. ( fig. 2. 3 ). Flosculi 20-3o omnes hermaphroditi fertilescpe. ( hg. \. ) Tubus filiformis , erectus , J lin. longns , vi- ridiusculus. Liinhus veniricosus , tubuin subaequaus , 5-fidus, laci- I ILLUSTRATIONES ET ICONES RARIORUM STIRPIUM i3i nils erectis obtiisis brevissimis albis. Filamenta inclusa. Stjlus se- mifidus divisionibus corollulam superantibus divaricatis apice deor- sum arcuatis. Stigmata simplicia. Receptaciiluin convexum nudum, faveolatum. Semina minutissima , basi acutissima, papposa , apice ad pappi insertionem subtruncata, tetragono-columnaria , punclicu- lato-scabra , nigra. ( fig. 5. '7 ). Embryo teretiusculus, albus. Pap- pus setaceo-pilosus ( non plumosus ) ( fig. 6 ) Qosculorum longi- tudine. Ex hisce patet i." plantam hanc ad Eupatorii non ad Mikaniae genus speclare ; hoc enira distinguitur praeseitini calyce [\ vel 6- phyflo , 4 *cl 6-floro , qui in Eupatorio , uti in mea siw^t imbri- ctttus , poljphjUus , ac multijlorus. 2.° Si stirps haec eadem est ac Mikania Berteriana SprengC- Lii , ceu indicata fuerunt semina missa , toliendam esse a Mika- niis , atque CI. Auctoris phrasim emendandam , folia namqne non reapse ovato-uciUa , nee crenata, sed rJiombea el superne tantum serrata : iVLxca. igilur ita propono. « E. glaberrimum , foliis oppositis petiolatis rbombeis angulo )) superiore acato , inferiore in petiolum attenuato snperne ser- » ratis, paniculis axillai-ibus lerminalibusve difllisis. » Nob. X I. JlTERIfAJfTBtRA TEVELLl. Nttlkm de hac stiipe descriptionem vel iconem habemus quod sciam. Primum enumeratani video a CI. Fostainesio svAy genera Paronjchiae ( Tab. de Vecol. i8r6, p. 64) et positam inter P. sessilem , ac Jicoidem, quae ad AUemantherae genus referuntur a R. et S. (syst. V. 554- 555), ad lUecebrum autem a Sprengelio (syst. I. 8rg, n. i5 et 16); sed praestantissimus hie vir de P. tenella uullam fecit mentionem neque inter stirpes hujusce gene- ris , neque inter genera affinia : an alio nomime relata absque sy- I 32 AI.OYSII COLLA nonymo ? Ad AUernantheram potius quam ad allata duo genera plantain nostram pertinere suadent characteres infra descripti. Cae- teruiu ditferenliae inter tria liaec genera vix sunt sensibus obviae, nee stabiles semper: facie quoque tarn similia , ut in methoda na- turaii tutius sit ea non sejuugere. Descriptio. Caulis suflfruticosus , rix pedalis , procumbens ( nee radicans ut in Illecebro sessile), bifariam anceps linea \illosa , geniculatus , viridis , in interiiodiis purpureas , dichotomus , ramosissimus. Rami procuinbentes, iuferne dicliotomi inde ramulosi, ramulis alternis suberectis. Folia opposita, patentia , ovato-lanceolata, integerrima , glabra , in plantis junioribus inajora et in petiolum longe alte- uuata , ia adultis minora subsessilia. Capitula 1-3, axillaria ac ter- minalia , sessilia , globosa , alba , vix pisi communis magnitudiae , foliolosa. (Tab. IX. fig. i.) Foliola lanceolata , iaaequalia. Perw/i- thiuin villosum argenteum. ( fig. 2. 4- ) Sqitamulae ( petala ) exte- riores laaceolato-acuminatae , internae lineares , glabrae. ( fig. 9. ) Stamiiia 5 aequalia , fertilia , subinclusa. ( fig. 4- 5. ) Antherae ob- longae , flavae. ( fig. 6. 7. 8. ) Stjlus brevis. Stigma capltatum , villosiusculum ( fig. 10. ii.) Capsida ( indehiscens ? ) i-sperma , 5-valvis, calyce connivente tecta , apice stylo terminata , funiculo umblUcali filiformi ab ejus fundo ad seminis verticem pertingente. (fig. 10. II.) Semen unicum , subturbinatum, latere i-ostello nigri- cante insignitum, rufo-ferrugineum. (fig. 12.) Albumen farinosum, candidum , centi'ale. Embryo annularis. Cotjledones lineares , iu- cumbentes. Radicula supera. (fig. i3. ) ILLLiTHATIOVF-S ET rCO>-ES RAIMORUM STIKPIUM l35 X Cassia Scbvltesii Slirpem hanc meam enumeravi atque descripsi in append. II. ad //. Ripidensem (p. 343, 344, not. 5 ) , ubi iconem pollicitus sum , quum ipsam laete fructitlcantem habuissetn : abunde floruit elapsa aestate , sed legumina ad maturitalem perfectam hand per- venerunt ; in hisce tamen sequentes characteres notavi abunde sul- ficientes ut praemlssam iconem exhibere possem : « Legumen ar- » cuatum, compresso-planum, pulpa destitutum , basi incrassatO' » stipitatum , apice stylo persistenle acuminatum, externa Tillosius- » culum , intus glabrum , suturis prominulis septis obsoletis, multi )) seu 25-3o-locularis ,^loculis monospermis. Semina verticalia, ova- » to-compressa. » Caeterum memoratae descriptioni nil addendum puto. ( Vid. tab. X. ) XI. Cactus Spini. Speciem istam jamdudum proposui tamquam a congcncribus di« stinctam { Antol. bot. VI. 5oi), ac iterum enumeravi, emendata phrasi ex comparatione postmodum facta cum affinibus quas tunc «on possidebam ( H. Rip. p. 26 , not. 2. ) Remanet ut iconem non- dum editam in lucem pi-odeam. ( Vid. tab. XI. ) l34 ' ALOTSII COLLA XII.. JSTER COyClPiNVS. Inter plantas perennes ornatu sub dio colendas, distinclissimam sedem habere debet ob floriim eleganliam pulclierrima haec stirps ab America boreali miper in Europam iatroducta , ac primum a WiLLDENOwio opliine descripta (en: p. 884- n- 87.), excepto Cfjjtie qui non prorsus glaber sed villosiusculus. Quum vero nuUam iconem a Botanicis laudatana videam , nee editam sciam , earn in scientiae incrementum praebere duxi. ( Vid. tab. Xll- ) i3' SECTIO ALTERA HORTO RIP UL ENS/ APPENDIX TERTU /^oin: el rec; synon: And: cl icon: Dural: et fniclif: 833 xl-BiES Monoec: monad: conif: 1 americana . . Pimis caiiadtnsis I ead: ^'ar: alba . 3 balsamea . . sob Pino . . . 4 canadensis sub Pino . 5 taxifolia . . . sub Pino . . . > Acicii - Polyg: dec: Leguni: 34 brasilcnsis Sprerig. syst; III. i42-('i^ Mjc: aibr: III. 07. I. 4- • • • Spr: sjst: III. 886. Horlul: Mx: ibid: I. t. i4 W. sp: IV. 5o4. Spr: 1: c: S84. Marsh: sec: Steud: . . . . . Lamb: Pin: p: et t: 12. If: 1: c: 5o5. Lamb: ibid: t: 33 fF: 1: c: 5o5. Spr: 1: c: 885. Anicr: sept: D. Alb: vii: Jun:-Jul: Virgin: Canad: . D. id: . . ... id- Amer: sept: . D. id: . .... id- Amer: bor: litt: D. id: . . nond.- flor: • ;=! Biasil: C. fiut; vir: nond.- flov: (l) In donum data hoc nomine a L. Taci.iabce optiino sumtuosi Littatn liorti cultore florentcm adliuc non vidi : an eadem sit af A. brasiliensis Sprencblii (I. c. ) inde asserere haud possum,- quadrat tamen cum praecipuis cbaracteribus ab Auctore dcscri- ptis in pitrasi , si petiolo^ excipias qui in raea planta 2-gianduIosi ; sed quum glandulae vix sint ocuHs nudis conspicuae, forsaii in spccimitic sicco non apparuerunt. Slirps sine flore sequentes characteres praescfcrt. CauUs in C. -l-S-ped., crccliusculus, teres, cortice fusco , aculcis solilariis horizontalibus basi dilatatoplanis fuscis juuiotibus rubescentibus hinc inde sparsus , ramosisslmus. Bami oppositi , tcrctcs , subvirgati , flt^xuosi , vix ramulosi. Folia alterna , horizonlalia , 2-pinnata. Pettoli communes 2-3-poIli- cares , subtus aculcis rainulissiuiis solitariis uncinatis sparsi , margine ciliati , superne nilidi glabri , canaliculati , inferiorcs S-y , superiorcs 7-9-jugi. Slipulae binae ad pelioli insertionem brcvissimae , setaceae , deciduae. Petioli partiaUs liuearcs , nudi , gla- )>U , superne basi glandulis 2. minulissimis iustructi, inferiorcs breviores , 20-3o-jugi. Foliola opposita , sessilia , lineari-subl'al- ' eata , Table approximata , subaequalia , basi obliqua , apice acuta , utrinque glabra, subtus pallidiora , margine villosiuscula , trincr\-ia , viUis ucr>-lsque leute taaluoi conspiiuis. Sumnus pelioli communis dcpendcns , partialium subnullus , folioloruBj sub- ijutricujie. j36 iV'orai et rcc; s^nom Aucl: et icon: Statio Diirat: et friictifii 3 AcACIl 35 nilotica ? 36 percgiina . . 37 Senegal . . . 38 speciosa (i) . . Sg Spiiiii (liJ , . JO AcoMlTJill Polyand: trig: Ran mc: 3 elatum C^) A: napellus var; 0 A: autumnale A: tauricum ? 4 exaltatuin . . 5 laciuiatum A: Napellus . . 6 neubergease . A: Napellus ^ . 7 pyiamidale (6) . A: Napellus -a . 8 Sprengelii . . A: exaltatuin <) tauviciiin .... A: Napelius a . . Targioni mis: (i) nz ? . . . .' C. frut //'. sp:IV. 1073 = AiirtC m/nioi: (:3o R: Granat: . . C. fiut fF. sp: IV. 1077. = •' C^-' • • Arab: Afr: inter: C. fiut ^F. ib; 1067. = /flC9:ic:rar: I. M 98 Ind.- orient.- . . C. frut; £fl/i;iniSy3iVj:cat;supp:t823.p.8.if:H; Guadalupa . . C. frut; Salisb: 1 zzi ? Hungar. alibiq DC. prodr: I. 63. ex Sen Reich: aeon: t. \l-f: 2. ?V. sp: 1. 1236. Ber:non/f':zS£i:m:helv:l.t.i5.f.i'j. Helvet: Ser: 1. e. p. iSg zr .? . . . . ibid: DC. Prodr. I. 63. DC: syst: I. i.'ji^zReich.l.t.iG.f. 2. Sibiria DC. Prodr: I. 6 a Mill: sec: Stciul: =2 ? . . . . Helvetia DC. 1. c. 63. Reich: ? = ? ir. en: supp: 39. sec:Steud;oon Ber: Reich: non TF:-=Rcich: ij.t.ii.f.zS Germauia DC. Pr: I. 62. . nond: flor . . nond: flor . . nond; flor; nond: flor; vir: Aug;-Sepi D. per: 2. Jj\u:-Jul: . . D. id: . . . . . id: . . D. id: . . . . id: . . . i). id: . . . . id: ia . . D. id: . . . . id: . . D. id: . . . . ii nia . . D. id: . . . . iJt (i) jMimosa nilotica L. sp. i5o6. est Jcacia vera (W. sp. IV. Stirps hie allata crevit c seminibas miosis a CI Targiosi-Tozzetti foliolis numerosioribus , ramisquc ac spinis albidis iicc nibescentibus (2) Icones a IF. citatae banc sLirpera non rcddunt jiixla DC. op (3) ConsLilc quae dixi ia H. Ripul. /|52. n. 109 ) ; Spkencelids tamen mala; p. il\i. n. 121. Acacia gra (4) Vid. descript. n. V, et tab. V. (5) Hoc nomine habui a Burdihio donate : dubito tamen an sit A. ta vente sunt glabri nee puhescentes (6) Inter species ac varietates huj' rca A. gvandijloram ( p. 2. not. iLrasque tamquam distinctissiuias UJlora. ) o85. ) , quam jam cnumeravi in H Ripul. (p. 3. n. 35.) ino 1825, nee adhuc floruit; diil. rre vidctiir ab A. vera uti quoad illam notat Cakdollabbs ( Prodr. II. 461 • Q. i34. ) (Prodr. II. 459. n. 117.) 2. ) , quae nunc confusa cum anoinala a DC. ( Prodr. 11. plantas describit ( Spr. syst. III. p. i33 , n. 68 Inga ano- cum sequentibns Aconili spcciobus. A. grossum Ser. , quadrat cum specimine a CI. .\uctore wicuni W, ceu autumant DC. ct Steuu. , nam pcdunculi taiu in specimine quam in planta vi- uti in A. laurico. ....,,,-^6 generis a Cakdoilaeo exactissime dcscriptas tam in systemate quam in Prodromo non in- veni A. pyramidale: dubito tamen pertinere ad A. vulgare T»r. 7 (syst. I. 372), idem ac J. Napellus Tar. f (Prod. I. 63 ) , cum <]uo planta mea inaximam babet alfinitatcm. iS^ Nom: el rec: synon: Auct: et iCO»: Statio Dural: et fructif lO AcONlTCM lo Toxlcuiu fleic/j; et .S^jn syst: n. 622. = ? Transylv: ... D. id: id: A: neomontanuin .... Baumy sec: Sjjr: 834 :Ebides Gyn: monand: Orch: 1 aiacbuites » . fF.sp: IV. iSi.z/faem^p.SGg./. i. Japonia . . . C. per:2. paras: Api:-Mai: 20 AoiVE Hex: monog: Bront: 4 juccaefolia Red: sec: Steud: = .>....? F. per: 2. nond: flor: 3 1 Allicm Hex: monog: Asphod: 3 pendulliuuu TeHOr: sel: semin: 1824=:.". . ? .... F.-D. per:2. bulb: nond. floi: A: album Savi sec: Spr: syst; 11. 38. A: lacteum ? Hih: el Son: sec: iS^r: 1. c. (i) 3^ Amaryllis Hex: monog: Narc: 16 purpurea Ait: H. Rew: I. 417. . . . • C. B. S. . . . F. per: 2.bulb: Juh-Aug: .4: data Jaccj: Schoenb; I. t: 62. ji: speciosa Heril: sert: 11. Criiuim speciosum .... /,j>i; Jhunb: Lam: 17 rutila Spreng: syst; II. 5i. = .' . . Brasilia . . . C. id: . . nond: flw: 38 Ambrosiria Monoec: mon: Aroid: 2 reticulata r2; Geao/; et Gimon: cat. 1826. = ? Neap: Sicil: . . F. per: 2. . nond; (lot If I Amomcm Aloit: monog: Cann: 3 Zeruuibet Jf: Sf:1.6.=^Ehrel:pict: t. u^.f.i. Ind: orient: . . C. id: id: (i) CI: Spbesgelics unam tantnm admittit speciem de A. pendulino Tenor. , alho Savi , et lacteo Sib. et Sm. dum A. ngapoUta' num CvRiL. distinctam stirpem c0O3tituere putat. Steudelics dubitat an A. album De.slo>c- idem sit ac A. album Sam , ct A. neapolitanum CiYniL. admittit insuper A. pendulinum absque synonymo. A. lacteum baud nosco. A. pendutinum naudum Uoruil: sed specimiaa A. albi , ac neapoUlani diversam iudicant speciem foliis io priori laLo-lanceolatis plants , umbeltis mulijloris , in allero fuliis linearibus carinatis , umbcUlsque paucifloris. A. lacteum ex descriptione et icone Florae Graecae ( I. p. 324- t- 325.) diflcrre videtur ab A. albo fobis lanceolatis , scapo tritfuetro. (a) Missa boc nomine a CI. Tebore florentem adbuc non vidi : an eadem ac A. maculata ( Ucr. in Iloem. Arcb. p. ;g. n. 3i.) Sici* liae quoque incola , el simplex A. Baisii varietas sec. TAaciosiLH ac Spke»celidm (Syst. 111. 771.) .** Tom. XXXIII S t38 No/ii; ct rec: sj-nom A Juct; et icon; SlcUlO Burat! tt fructif: 4.2 Amohthi Diad: dec: Legum; 3 Ludwigii ri; G»«on; cat: 1825 5.=? . . , ? F. suf: s. . . nond flor: S3 6 Ammvnm.v Tclr: riionog; Saiic: I octandra ^r.s^:l.6-;c).=iRox:Corom:.t.i33. Iiid: orient: . . C. an: bien: . Jul:-Sept; 83/ AMPHERErnis Kunth: Sjiig: aecj: Vernoniae.. 1 inteimedia (a) Spra,^-. syst: III. 426 = .? . . ? T. suf: 2. . . Jul:-Sept: 838 Amsotsia. Mx. Pent: monog: Apoc: I latifolia Tr.exi.\.ii(x\Mx:=PluhtphyU:M5.f3. CaroLVirg: . D. per:?.. . nond: flor: 83g Amtris Oct: monog. Tercb: ( .hiss: ) Amyrideae { Kuiit: ) t maritima : Z;.^'. sp: II. 333 = .' =: . . . Amer: calid: . . C. Suf: i. vlr; nond.- flor: 040 Ancvstrocibpcs Kinith: Oct: telrag: Alripl: > maypurensis A'imrt:synops;1 473-/'/.rtfy.TI.M27. Orinoc: . . . C. per:?. . nond: flor: Microtca debdis ? (oj . . Sprcng: syst: I. g3o. 52 AnTHEMrs Sjiig: sii/Jcr: Corymb: 2 rctiisa (4) A;«Y»?.-<:vsl,:U. =193 ex Link: =: ? > D. per:?. .Aiig:-Sepb (1) Eimta e scminibiis communicalis a CI. Gusscve noiijiira lloruit : noli.t ipse (I. c. ) pLmtain esse iucertae origiiiisi habitu non vidctur difTcrre ab A. glabra ( Desf. et Poin. Diet. supp. I. 33o) , quam baud enuraerataiu video a Sprekm;i,io ( syst. IIL Say. ) (a) Genus boc ab eximio Kokthio conditum ( l^lant. acquin. p. 82 et synnps. II. 368 ) loco Centhratheri ( Cassin. ) noimuUoi pracbet fruticulos f^ei'noniis aflines , inter quos A. intermedia a LiNiilo enumerata , quam una cum A. mutica tamquam .4. cri- statae variolates Sprengeiios admiltit (1. c. ) Confer phrasim Sphengeiii cum scqucnte ex planta vivente desumpta. « A. foliis ovato-oblongis basi in petiolum attenuatis , fuliolls involucri glabris subtus ad nervos pilosiusculis. » Nob. Patria inccrta , fruticulus 1-2-pedalis ; lu.\uriosc floret prime anno at semina matura non profert: in T. repositus diu pros- pcrc succedit. (3) Semina misit B.iLBistus nomine A. mayyurensis Kdkth. ( Delect, sent. iS'jG ) : plantulae adhuc tenellae folia tantuni radicalia ostcndunt pinnata 3-juga cum impari , foliolis ovatis a medio ad apicem cronatis : an eadem hcrba ac iUa at KusTulo enumerata ■nee dcscripta ? Errare tamcn videtnr Sph.engeliu.'I Microteam debilem ( Swartz. ) cum atlata stirpe confundens : prior a Rurthio ctlam relata (1. c. ) planta pentandra digyna foliis integerrirais : haec stamina octo , stylosque 4*5 ac folia pinnata gerit (-'() Enata quoquc e scminibus conimunicatis ab eodem Balbisio allato nomine lacte floruit ab Augusto ad Septenibrem , fructu.s- que pcrfocit ; nee vidctur omnino quadrarc cum phrasi Sprencelii (1. c. ) , quae forsan manca j folia enira non "i-pinnatiftcla , sed re.ipse pinnata, pinnis pinnatifidi's , laciaiisque iacisis ; radius clongatus multitlorus , iigulac albae apitc retusae ex quo for- .93U nomen triyialc a Liskio impositum. Norn: el rcc: synon: i39 Auct: el icon: StOtio DurcU: el fruclij-. 5-1 ASTIRRBIWCM Didyn: ang: Scropk: a semperviiens fF.s^:lU.i5-j.z:Lapeyr:Py.l.t4- Pyrenaei . . . F. suf: 2. vir: fl: tot: ann: sub Orontio Pers: II. i58. 60 Apocynum Pent: monog: Apoc: 2 venetum /r.sp:I.i26o=sio6.ie;372./ J.i. Ins: mar: Adriat: D, per: 2, . . . Jud:-Ju[: 61 Aqiilegia Pofyand: polyg: Ranunc: 3 hybrida /JCsyst: 1.339. = 5o(: mag: 122 1. Sibuia . ... D. id ids 4 vulgaris var: steUata . . ■ Clus:\nst:2.f.2oSf.i,etDC.\.c.33^. 77 Aristolocuia Gjn: hex: Aristol: 3 anguicida , .. /r.sp:III.i56=,Wbm./j«<.IIl.i.i2.M7/7. Mex: fiulic:. C. suf: i. sc: nond: floi- 77 AsCLEPIAS Pent: dig: Apoc: 11 linifolia H. et B. pi: aeqiiin: 111. t. 90. z= .' prop: uvb: Mexici C. suf: i. vir: Aug:-Sept: A: angiistifolia Scheveigg: . sec:5/7r.-syst:I. p.8/17. A: virgata Balb: i n. 4- (') 78 AsPHODELUS Hex: monog: Aspli: 3 albus ?F. sp:II. i33. r= 5facAw ^■ 238. Lusit: Hispan: . D. per: 2. . . ,Iun:-Jul: 4 creticus TF. ibid. = .' Cieta .... D. id id. 79 Aster Syng: sup: Corymb: 10 concinnus (2) W. en. 884. = Ic: nostr: . . Amer: bor: . . . D. id. . . . Sept:-Oct: J I multiflorus W.f.-f:\\\.ioii:zzDiH:ellli:t.ZQ.f.^o. ibid D. id id. 12 Diutabilis //^. ibid.ao45.:=P/HA.a/m.«.326/.i. Amer: sept . . D. id id. (i) Slirps haec admodtim rara , quam in donum habui a CI. Toobeo , male confusa a SrBiKCELio cum A. angustifolia ( Scheveigg, en. H. Regiom. ji. i3 ) et A. virgata ( BiiB. ) (2) Vid. sup. descrijit. n et lab. XII. i4o Korii. cl rec. symn, Jtun et icon: Statlo Durat: et fmctif: rfi B>MSTtr.IA Dec: trig: Malp: 4 ciliata • , •, 7T. sp; II. 738. Cw.'r;?i«; g.i. 254. Brasilia . . . C. suf: t. sc: nond: flor: g8 Bastlla PcnV. trig: Jlripl: 3 liicitla fij //'. sp: I. i5i4 — ? . . . . India . . , . C. bieii: . noud: flor: 1 1 1 Blitc M J foil: dig: Atripb 1 petiolare (2) G»«o;!:iiid:sem: i825exZ/nA:=? ? D. an: . . . Jun:-Jul: I l6 BojIEiX l\Ioncid: polyand: Bombac: 3 pentandinm //■.sp.III.731 .^/^/f^.-.iw.n 76/70 Ind: occid: . . C. frut: . . Bond: flor; B. occidentale Spr: syst: III. 124. B. mompoxense .... Kimt: sec; Spr: Eriodcndron anfracluosum a DC. Piodr: I. 479. c J 36 Cactus Icos: monog: Cad: 38 maximus Salin: et Cav: sub Opunlia = ? ? T. vir: succ: nond: floi : C. clatior (i) ^/^r; syst;II.p.497 n. 76iion//aw.- (i) Obscr?at WiLtDEnoniDs ( 1. c. ) Basellam lucidam aliincm uimium esse B. alhae ct riihrae , seci constantcr se se serrare ia hortis ; eandem observationem lego penes R. ct 6". ( sjsl. VI. 6g3 ) : banc maximaiii affinitatcm admitto inter ultimas; at D. lu- cida toto caelo differre videtur i." cniiie baud scaiidenle , sed erccto ligidiusculo diffuso ; 1." Jbliis subsessilibus non petiolatis , opposids , nee akernis , apiccque obtusis nee acutis ; 3." pedunculis confertis ramosis nee simplicibus. Ocymi Basitici tola pUnln fragiantcm odorem spiral. Enor provenit forsan ex nimis brevibus Linkaei phrasibus , qiias ita cmendandas propono. n B. alba; foliis alternis petiolatis ovatis uodatis acutis, pedunculis simplicibus, caulc scandente baccis albis ; ( inodora. ) ^ « B. rubra; foliis alternis petiolatis ovatis plauis subacuminatis , pedunculis simplicibus, caule scandente. baccis rubris ( ino- .. dora. ) @ « B. ramosa; foliis alternis ia petiolum attenuatis clliplicls obtusis, pedunculis ramosis, caule erecto , baccis nigricanlibus ( ino- " ^''"- ^ ® .. H B. lucida i foliis oppositis subsessilibus ovatis obtusis, pedunculis confertis ramosis, caule erecto diffuso, baccis rubris >. ( odorata ). d' (2) Semina sub hoc nomine misit Gossose , qui in laudato indice citat Linkium ^ hujus aiictoris descnplionem non nosco ; nostra planta valdc affiuis videtur B. virgato ^ cujus forsan varictas , sed folia raajora , profuade dcnlata , petioli longissimi , spicae ter- minalcs usque ad medietatcm foliosae , axillares aphylUc , glomeruli crebnores , sed duplo miaores quam in virgato. (3) Habui sub nomine C. maximi a C!. BeRTOLOKio , qui mouuit in liltcris missum fuissc ad Cl. Salmicn , atquc ab co dctermi- uatuiu sub Opu/Uiis. Acccdit C. coccinellifivo pracsortim magnitudiae ac furmu articulorum , sed spinae pcrsistentes lanuginem- Horn: el ree: iynon: Auct: el icon; Statio. Daral: et fruclijl l36 Cacti's 39 melocactus . . . . 40 Lamai'kii (i}. C. coronatus 143 Cilei>di;la Syng: neces: Corymb: 4 suffi uticosa .... 1^5 ClLLICABPi Telr: monog: Vitic: 2 tomentosa fi) . C. cana ? .... 841 CiLLOTBOPis R. Brown Pent: dig: Apoc: I gigantca sub Asckpiade . . . l54 Cijijii Mon: monog: Cann: 7 angustifolia . 8 baibadica (3) g biasiliensis (4) • 10 iridiflora . 1 1 pedunculata . C. chincnsis ? 12 speciosa . . . /T*. eu: supp:3i. nr Z)C. .rifcc: 113. Ind: occid: Nob. = ic: nostr: ibid: . . Lam: non /f. . C. VU-: succ: nond: Uoi: . C. id. . . Jun:-Auj5: ^F. sp: HI. 2341.=:.' .... Tunet; et Mont: Lus; F. suf: 2. . Juii:-Jul: Jr.tr\:i^?i.nonMurr:xiicLam:-zz? Ind: orient: . . C. suf: i. . nond: flo L. sec: Spr: R.Br:men\:\Se\Q\3^.-=zBot:reg:'j^ Ind: orient: sabul: C. frut: vir: . nond; flor: fy. sp: I. 1264. TV. SYi:\.3.z=:Pis:bras:2}3.cumic: Brasilia Martins mis: := ? .... H, Berol: sec: SteiuU ::= .' Pers:\. i.zizFi.perm-. 1. 1. i.f. i. Rose: sec: Spr: = .' ... 7J : en: sec: Spi-: fj) Rose: sec: Spr: sjst: 1.8.3=? Brasilia ibid: . . . T. T. per: 2. id.. . . Aug:-Sopt: . nond: tlor: ibid: . . . T. id. . . . nond: flor: Peruvia T. T. id. . id: . . Aug:-Sept: .' . . . id: Nepal: . . . T. per: 2. . Aug:-Seph que subniillam multoties supprantes: magis aOuiis C. pseudo-coccinelUfero ejusdem Bertolomi (cons, quae dizi in £f. Ripul. ap~ pend. 11. p. 342. not. 3. ) , at spinae dimidio breviores , numquani binae , saepius temae , quandoque quatcrnac iuacquales: pro- ximus ctiam C. elatiori ^ cum quo male confusus a Sprescelio (1. c. ) forsan synonjmi causa j sed diifcrt lanugine suhnuUa j spinis bret'ioribus alhis ; flores nondum obtinui. (i) Vid. supr. dcscript. n. et tab. VII. (i) Nuperrime confusa a Spbencelio ( sysl. 1. 419 ) cum C. cana L., quae est C tomentosaY.kyi. non W. sec R. et S. ( syst.lll. 94.) (3) CK Martius semina misit allato nomine ; florentem adhuc non vidi , nullibique cnumeratam invcni ; folia fere ut in C. varia- bili \V. (4) Aecepta cum priore nondum floruit , foliis autem non differt. (5) C. chtnensem A/V. cnumrravi in H. Ripul. ( p. 2S. not. I. ) , eiqne tribtii synonyraara C. patentfm ex tanti botanici sentcntia : semina codcm nomine acccpi hoc anno a Bertolonio , et in plantis tlorentibus aliquod obsenari discrimen inter istas ac prio- re s ,• an auctoritate Sprettgelh ( syst I. i. ) distinctas species constituunt C. patens Rose. , et C chinettsis W. ? An haec ea- dem ac C. pedunculaia laudati Rose, uti autumat Spresgelius ? Revcra piantac enatae hoc anno Uorcs liabebant pedunQui^iQS ^ Ltcioiasque Ubii superioiis iniegLttimas \ at dc priiuu cliaractere ^Vii.Li>£>o^MCs baud loc^uitur. 1^2 iN'bm: el rec: synon: c Juct: el icons Statio Durat: el fruCti/- i55 C\pp*nis Polyand. polyg: Capp: 4 saligna ^f: sp; 11. ii37. = ? ... Ins: S. Crucis 1G4 CiSSU Dec: monog: Legum: iS glauca Lam:A'icUl.6^-j.z=.RbeedS.t.^.iO Pondicliei-y . C. arbort sccns ? . . . . Wall: sec: Spreng: i C. coliUeoidcs 7 Collad: sec: Spreng: j 19 laevigata Tf'.en:ti^i. = Uern:mex:'i'j&.f.\.? N: Hispan: C. septentrionalis .... Zucc: sec: DC. Prodn II. 491- C. graiidiflora Desf\ non Poir: sec: DC. 1. c. 20 longisiliqua TV. sp: I. 5i7 =: .' S. Domingo . 2 1 inicioplivlla PF. ib. 5-29 ^ ? Ins: S. Crucis 22 nigricans TV. ib. 527 = ? Arabia felici . 23 polypliylla TF. ih. 5il r=Jacq: ic.rar:'i.t.^&o Porto rico 24 purpurea (2) ZJC: prodr: II. 497.=:5o(;reg; 856 lud: orient: . 25 Sopbora /T'.''[i.\.526=Riiniph:amb:5x.91-f.i Iiid:ombros: iEgypt:C. T]3 Celsia Didyn: ang: Scroph: 4 betonicaefolia T/'. sp: III. 281 =: .^ . . . . Algeriae arvis . F. sub Ditoxia Schmull sec: Stend: 5 siiiuata (3] H. Rip.app: 2. p. 344- "ft. 1.=? .' F. C. 3uf; 2. vir: uond: flor: C. suf: 2. id. . an: suf: 2. . suf; 2. suf: 1. suf: I . nond: ftor: nond: flor: nond: flor. Aug:-Sept nond: flor ■ nond; flor nond: flor nond: flor nonih-flor: Jun:-S(pt; I (i ) Pufcat Spsengeilus C. glaucam Lam. unara stirpera cfformare cum C. arborescente Vahl. ct C. coZu£oi.^ea Collad. nulla addita ratione. Video tamen a prae:>tantis.'.imo Candolleo optiniis notis esse distinctas , primam Dcmpc sub eodcm nomine Lam.; alteram tub C. snlfurea ; lertiam sub C. colutoid-ea. (2) Ommissa a Sprengelio in systemate ; an sub alio nomine enuraerata ? (3) Florentem habui banc stirpera » de qua mentioncra feceram in //. Ripul (1, c. ) quuiji sola folia radicalia examini subjicere polueram. A congencribus rite distinguendara esse suadet sequens descriptio : Cmilis ercctus , 2-3 pcdalis , teres , glaber , infcrnc simplex , superne quandoque ramosus. Folia glabra , reticulato-venosa ; ra.- dicalia fasciculata , lyrato-sinuata sinubus inaequaliter lobatis dcntatisvc , ba^i saepe pinnatiBda vel pionata foliolis parvis subro - tundis: caulina alterna , gradalim subscssilia minusquc divisa , demum scssilia amplexicaulia ovato-lanceolata acuta inaequaliter dentata. Flores in racemuin longum villosiusculum dispositi , pcdiccllati , bracteis lanccoKttis acutis vUIosiusculis pedicellis 2-3- brevioribus suffuUi. Caljx persistens , 5-parlitus , laciniis aequalibus, ovatis , apice subrevolutis , villis glandulo? udspersis. Corolla lutra , rotata , basi vix macvdata. Filamenta ^ stylus ct capsula uti in caeteris , sed glandiilo; numerosissima , cylindrica , epispermatc seriatim puuctato. Phrasis baec erit ; u C. foUis radicalibus pcliolatis lyrato-sinualis basi pinnatifidis glabris , supcrioribus sessilihus amplexicaulibus dcntatis, bracteis ;> lanccolato-acutis pedxceUo a-3-brcvioribus , laciaiis calycinis acqualibus ovaUs ;>picc subjrevoUitis pedicciUsquo gJanduIoao-vil- :• losis. Nob. VIX con.Sept: . sec: Sleiui. (i) /f: sp: 111.2298 = ? .... Oiiente. . . . F. per: 2. . noud: flor: fV. herb: var: sec: 5/J/: syst: III. 4oo ff^'.ihid.7.'io'].=:PUi/t:phyt:'iQ.f.i. montib.piop:Medit:D. an: . . Jul:-Aug: Spr: 1. c. 4o5. ex Sebast: z^ ? Creta . , . . D. per: 2. ... id. L. sec: Spr: 1. c. //^.sp:l. v2i7..zzBurm:zeyl.l.'Jo.f.t ludiis .itL aquas D. fiut: vii': nond: flor; . DC.sysl:l.5io.:=.Dete!iJ-Jc:sel:l.t.()l fSupal: . Spr: syst: II. i55. ex Roxb: C. arb; vii.' nond.- flor: . TF.&^:\.?i6^. = Phun:spcc:t.Cji.J.\ Aiilillis . . . C. an: per:.' nond: flor: . Berlero ined: -^z ? .... Uuadahipa . . C. suf: ? . nond: flor: ."Vw pngil: I. p. 55. n. 95. = .' T;>;»: au;!.: . . F. suf; 2. vir; Aug:-Sept: (i) Dubitat Stetjdemcs C. coromandelinam C. villosae synonymam ; illam ad C. /trclurum refcrt Spr?>oelics ( syst. II. 8og. n. i.) tre« distinctas species admittit \VII.I.DE^o^vllJS , cujus opiniouem ampleclimur coUatis ejus dcscriptionibus cum plantis siccis vi- ventibusqiie , qu3s possideinus. {2) Speciosisaimae hujusce stirpis scmina misit Bektebo e Guadalupa ; florcntem adhuc nen vidi ; plantulac pedalcs factae sequentes charactercs ostendunt. Folia scminalia bipartita lobis divaricatis obtusis bincrviis , longitudine fere pollicari , petiolis supra cana- liculatis diinidio brcvioribus. Caulis ercctus ( an in adulta planta volubilis ? ) , teres , crassiusculus , rubcscens. Folia alterna, as- surgcntia , pctiolata , lalc-ovata , marginc integcrrima , apicc retusa , utrinque nitida , 7-^nervia seu cosU media subtus lata ac prominula nervis latrralibus G-8-basi concurrcntibus , reticulato-venosa , subcamosa , ija poll. longa i lata. PelioU terctcs , su- pcrnc caaaliculati , incrassali , foliorum longitudine , apiee subtus a-glandulosi. Semina triangularia , niagniludine pisi commu- nis , pills creberrimis rufesccntibus tecla. (3) EnaU c scminibus missis a CI Tejobe ct cum C. saxatili comparata , mibi videtur difii-rre , quidqoid nunc senliat SpRE^CE^n:s nulla allala ratlonc propter quam opinioncm mutaverit. Folia non linoaria , ncc subdentata uti in C. saxatiU, scd lanceolata , integerrima , subundulala. Planta major, caulis constanter creclus, Lomeutosus ut pagina foliorum inferior. Florcs gcniinn J con- Jlantcr non oblinui ecu iudicat nomcn tiiviale , immo in specimiuibus siccis ab eodcm Te«obeo huroaDitci communicalis, aliquos suiitai'ii,$ obscryaTi j bine melius uoniinc C Tenorii in invmloris laudcm , rcliacudaHi duw. i44 NoiTi: el rec: synon: c Aitct: cl icon Slalio. Biirat: el fructif: . , Tenore, . . Lin: jSec; Spr: syst: III. 5io. . . Lag: sec: Spr: 1. c. . . L: sec: Dertolon: in litt: ^.sp:II.i2i7=PftC syst: 36o :=iS;)r:syst: II. 61 g. 11 speciosum. . . . Z>C.syst:I.36i .ex5rei:=Z>c/eii:!c:se/:I.f.6a. Caucaso . . . D. 12 villosum DC. Prodr: I. 55. z= .? . . . > D. D. cunealum .... &ev:sec;iS)3r:syst:lI.6i9.nonsec:Z>C.(2) 844 Desmodium DC. Diad: dec: Legum: , I paniculatuin DC.Vr:\\32().=Ptid:alni:t.!^3i.f.6. Carolina . . F.D. sub Hcdysaro Z,. et Pluk: 1. c. 845 DicLiPTEBA Juss: R. et S: Diand: monog: Acant: 1 resupinata fl.etS.syst:I.i70.=Cai':iC:III./.2o3. N. Hispania . . T. per:2.suf:2. Juo;-Jul: sub Justicia JV. en 2 3. Juslicia scxangularis . . . Cav. 1. c. . id. . id. . id. nond: (lor: (i) Habui cum sequcntibus Delphinii speciebus a Bordihio ; enumeiatur a Steodelio : nuUibi vidi descriptam. Pertinet ad sect. III. cum C3e\^ms [Delphinastrum DC. syst. I. iii.) Racemi simplices Ion°issimi. Floret magui aprovimati. Pedicelli \on^i iacrassiAi. (a) Hie diiscutiunt CihooLAEOs ct Sprescelics ; primus asserit D. villosum missum fuissc a Stecd: in liltcris allato noniiue ; ergo non idini ac D. cunealum , dc cELii, differunt : fnlia namque sunt 2-3-plo-mi-! nora , subcuneala , basi taiitiim in petiolum breve atteiiuata , a medio ad apicem serrata j spicae axil lares saepius abortivae : con- sule insuper observationes CI. Poiretii ( Diet. supp. II. 528 ) ex quibus constat accedere potius ad D. buxifoUam , quam ad D. Ellisiam. (a) Errat SxECDELiua dura E. lineato ( Jacq. \. c. ) s3'non3'raura tiibuit E. thyrsoideum ( Poir, diet. VIII. 6;o. ), multis enim no- tis differt, praeserttm caule frutcsceDte in lineato , dam herb.iceu9 in tkyrsoideo , cujns patria incerta. (3) Eaatum e seminlbus a CI. Bertolonio missis nomine E. grandijlori absque auctoris indicalione , plantisque lacte florentibus cum aliis stirpibus idem noraeii hjbeutibus comparaLis , vidi esse E. grandijlorum VoyswsziM , quod sub nora:ne E. macratiilii rctinui ad confusionem vitandam inter E. grandijlorum ( L.^petr: ) quod bienne el ad Pyrenneos cujusqlie nomen triviale in Me- gmtanhos jam fait immutatum , alqi/e inter E- grandijlorum (Ai*db , cujus nomen rctenluaa a R. e. S. E. Jormosuni Pebs. 1. i63. E. tabiferum Poni. Diet. III. 665. ) quodque fi-ulcsccus , ac C. B. S>. iucola. Norn: et rec: synon: Auct: et icon: Statio. Durat: et fructif: 847 Ekcelia Syng: frustr: Corymb: , canescens Ca^: ic: rar: I. p. J^S. f. 61. . Pemvia . . . F. suf:2. . nond: flor; Coreopsis Umensis .... Jacq: ic: ran 3. /. 594. Pallasia halimifolia . . . W. sp: III. 2260. Ail: Spr: 848 Ebhbarta Hex: monog: Gram: , panicea JT. s^:li.. 251. = Smith: ic:ined:t.g C. B. S. . . . F. per: siif: 2. Junr-Aug; Ebasthemum Diand: monog: Vitic: luciduin Dertoloni. = Bot: mag: t. 1014. Ind: occid: . . C. suf; i. vir: nond: floi: sub Justicia Andr. et R. et S. I. i5i. bicolor ^/jr: syst: I. 88 ex Schrank.= ? Ins: Philip: . . C. suf: 2. tIf: . f: toU an; sub Justicia Sims: Erica Oct: monog: Eric: ramulosa Fiv:yi: italic: fragm: 4. t. 7. . Corsica, Neapol: F. suf: 2. vir; JIai.-Jul: £. stricta Andr: Hears: cum ic: E. Corsica DC. fl: fr: N. 43o. E. muhicaulis Salisb: sec: Spr: syst; II. 186. ERTTnBI>A Diad: dec: Legum: 5 velutina (i) TV. sp: III. 914 = ? . ... Terra firma . . C. suf: ait: .' nond;flor; 314 ECPATORIUM Syn^: acq: Corymb: 2 Berteiianuin Nobis ic: nostra Anlillis .' . . . F. an: . . Aug:-Sept: an sub Mikania .... Spr: syst: UI. 423 .' (2) 3 verticillatum //'. sp: III. 1760. nou Lam: zzz .'' Anier: septent: . D. per: 2. . . . id. 315 EcPBOEBJA Dodcc: trig: Eitph: 16 fruticosa (3) Bii'ona sec: Giui: cat:Boccadifalco 182 1. Sicilia . . . F. suf: 2. . nond: flor: 3oo 4 3 302 4i 309 (i) Consule H. et B pi. aeqiiiD: VI. p. 435. et Konth synops: IV. p. g8. (i) Vid: supra descript: et tab: VIII. (3) Scmina missa sub hoc noiuine a Gussose praebuere suflrutices liuc usque semipedales tantum nee florent&s : nescl0 an a CI. BivoSA , quem citat Gossose (I.e.) stirps haec deBcripta fuerit : interca notas seqiientes iu iudividuis obscrvavi. Ctiulis creclus , teres , clabemmus , rubcsccns , a medio ad basim versus cicatricibus ob folienim casum notatus, ima basi ixi" crassatus ac tubcrculum elTormaas : Jvlia sparsa , subscssilia , lincari-lacccolala , intrgerrinia , mucrouulata, fere pollicaria, glau- ccsccutia. i48 iVo/71. et rec: synon: F Auct; et icon: Statio. Dural: et fructif: 849 Farobaea Schrank. (1) Sjn§: aeq: Corymb: 1 neinoreusis Schrank: mis: :r: ? ? F. per: 2. . Jun:-Jul: 2 tropica id. . . . zi: ? ? F. id id. 850 Fedia Triand: monog: Valer: I paniculata (2) Balbis del: sem: 1826. =::?...' D. an: . . Jun:-Aug: 32 1 Ferula Pent: dig: Umbel: 2 ammonifera ? (3) . . . H. Littae. ':^ ? .■" F. per: 2. . nond: flor: 85 1 Franseria jr. Monoec. pent: Urtic:? (Poir:) I artemisioides fJ'.s^-.W .m.-fP'.n.Berol:\.p.i.t.i Peruvia . . . T. suf: 2. . . . id. Ambrosia arborescens . . Lam: G 337 Geranium Monad: dec: Ger: 3 caeruleum DC. Prodr: I. 642. =? . . . Daliuriae canipis D. per: 1. . Jun:-Aug: 341 Gladiolus Triand: monog: Irid: II gramineus R. Qt S. ^y si A. ^i^.cy. Home niiwonL.WGC TImnb: C.B.S. F. per:?,. bulb: uond:flor: (i) Genus milii hand noLum , cujiis binas stirpes possideo e semiaibus a CI. Schrankio conimunicatis ; pertinct ad Cotymbiferas et parum diffcrt a Cacaliis. Flores lutei in paniculam foliolosara laxam dispositi. Phrases scqticntcj Bolaiucis propono. « /'. nemorensis foliis lato-lanceolalis dcnticulatis , inferiohbus basi in peliolum attenuatis , supeiioribus siibaniple.xicaulibus ■» aciitissirais , bracteis pcdicellos subaequantibus. » \ob. (( F. tropica foliis cUipticis petiolatis inaciiualitcr deiitatis sinuatisve apice siuubusquc obtusiuscalis, bracteis pedicelUs mul- » totics brevioribus. » Nob. (2) Enata e scmiuibus cummunicatis a Balbisio allato nomine, quod penes alios auctores non inveni , dubitavi ad Faler-ianam paniculatam ( R. et P. fl. peruv. p. \i. t. 70. f. a.) pertinere j at plautae adultiorcs et florentes demoustrarunt ad Fediae genus spectare , plirasis indicabit differenlias spccilicas. ^ « F. foliis innriohbus spalhulatis subiutegris , mediis JanceOlatis obsolete-dentatis , suinmis lineaii-lanceolatis , integerrimis ; " caule crecto glabro ; lloribus paniculaLis ; paniculis dichotomis. » Nob. (3) Missa sub hoc uomioe ab //. Littae nullihi invenio enumcratam ; florcntem adhuc non habui j herba yid-'^tur affinis F. Jerulu- gi/ii , ct F. rablensi W. ( Selinum K. ct S. ) j Uores indicabunt au distioctam stirpcm coustituat. G 149 JV^om: et rec: sytioii: Aucl et icon- Slalio. Durat. et fiiutif: 348 Glycine Diad: dec: Legiim: 8 dubia (I) . . 9 jamaicensis {2) 10 lancLfolia . 1 1 tenuiflora . sub Teramno 349 Gnapdalicm 8 candidissiinuni . 852 Goodv£ha zr: R: Br: Gyn: mon: Orchid: I procera .... sub Neotlia . Slelis odoratissima 853 Gtmnocladus Dioec: dec: Leguni: I cauadeusis Beriero ined: =: .' Guadalupa. . . C. suf: 2. ic: noad: floi GHjjOH(;ind:sem:H.Boccadif:i825.= .' Jamaica? . C. id id. DC: Pi: II. 242. ex Lug: ;= .' . Cauaiiis ... F. id id. U'. sp: III. io59. = ? , • • coll:piop:Pondich: C. id id. Spr: syst: III. 285. ?F sp: III. 1868. =:?... prop: luaic Casp: F. >uf:2.per:2. Jul:-Sept: fVuUic: in Don: Fl: Nepal: 28.= .' Nepal: Ker: sec: Spr: syst: 111. 7o3. n. 6. Smith: sec: Spr: 1. c. C. per: 2. . noud: flor: rr:sp:iy.8i6. = 3I.c amer:l[.t.5i. Cannda . . F. D. aib: nond! floi: 363 HiKEA Tetr: moiiog: Prot: 6 lanigeia (3) . . . H R.eiS.'i\',i■.m4'■.'j.-Ten:Ftur:^tlp:t.G. i\. Doll: . . F. sul": 1 . vii/ iioiid; lion (i) Enata e scminibus lectis in Guadalupa a Bertero aflinis videtur G. emarginatae (DC. Prodr. II. 24*- °- '=*• ) guae crescit in Anlillis,' an eadcm species? Florcs dcsidcro , ul certum judicium proferre queam , interea herbae descriptionem trado. Caulis Tolubilis, lignosus , teres, villosiusculus riJlis vis. conspicuis evidentioribus in ramis , basi rufus, superne viridis. Foiia alterna, distantia, teruata. Petiolus communis linearis, sub-pollicaris. Foliiila ovato-oblonga , lateralia latiora vix petiolata , me- dium cum petiolo pvoductius , glaberrimi , superne nitida inferne pallidiora , intcgerrima , apice emarginala ibiijue mucronulo molli rubescente instructa , uuinerria , reticulato-venosa. Lsgiwiina liiiearia , 2-pollicaria , rufa , punctata, pllosa , vis. mucro- nala. Semina nigra, suborbiculata , planiuscula , hilo albido. (i) Sub boc nomine semina misit CI. Gussoue qui in supra laudato indice siirpis auctorcm memorat WitLDE-'omoM ; inter scripts eximii bujus Botanici frustra illam quaesiri , neque ab aliis vidi descriptam : Uoreatem non vidi , sod in planlulis scquentes no- tavi charactercs. CauUs sulTruticosus , volubilis , teres, glaber. Folia approsimata , tcrnata. Foliola l.inceolata , glabra, mDllJa , margine subun- dulata, apice mucronulata. Stipiilae binae inlcrroliaccae , crectae , lanccolato-acuUe , strialae, 2-lin. loDgac , persistentcs : in- supcr stipulae 2 ad basin foliolorum lineari-arcuatae , priorum duplo-breviores. (S) Species dubia inter H. pubescentem , et sericaeam : an omaei //. uciiularis yinAiUs, cum qua afljnilas maxima? CI. Sfrcj- CU.1CS liaac tauluuj enuuierat : primas UOQ meucrat. H jVoni: et rec: synon: Auct: et icon: Statio Dural: et fructif: 369 Hele^icm S)'ii§: sup: Corymb- 1 autumnale Ilelenia deciirrens . . 370 HELMJiTQEHirM Polyand: monog. Cist: 2 Banelien 3 vineale sub Cisto 854 Heiicuma Pent: monog: Mus: 1 bumilis ( 1 ) H: Bihai? 2 supeiba .' (2) . . . . 374 Heliotropium Pent: monog: Borr: 4 fruticosuni .' (3) . . 375 IIelleeorus Polyand: polyg: Ranunc: 4 Bocconi II. piirpurascens B 380 Hebmannia Monad: pent: Bytlneriac: 3 ahiifolia 38 1 Hteisctis Monad: polyand: Mtdv: 20 aquaticus //. palusliis .... //'.sp:III.2i2o=P/«A;ate;t.372/.4 Amer: sept: . . D. per: 2. . A«g:-Ocfe Moenc: sec: Steud: Mai-Jun: . . W: DC.Vv.\.'2.'}G.exTenor:~Barr:rar:ic:!^\6. Hisp: It: raer: F. suf: Pers: II. 77 = ? ibid: et Germ: . F. id: fV. sp: II. ii9J. /■/';sp:l.i i87=/'.rf;ii.III.(.33/'- Ind: orient: . C. a": • ■ nond: floi: TV. \h.^\o.^ Cm': ibid. 135./. J . ihid. ad livos . C. suf: 2. . noud: floi: Spin: cat. =: . . . F. sul: 2.pcr:2. nond:nor 399 Jasmihum Diand: mon: Jasni: 1 3 birsutum . . , . J. midliflorum . J. pubescens . 4o5 IsDIGOFEBA Diad: dec: Legiim: 4 lateritia . . . . /. hirsiita . . . . /. rufescens . W. sp: I. 36. = E.v bol: t. 118. Ind: orient: China C. suf: i . Andr: Bot: rep: t. 496. non Roth: If. ib. 37. sec: R. ct >$. ac Spr: (3) ^F.sp:l^.T233.=/<7<:(7.•^c.•III.^569. Guinaea Jacq: 1. c. non Lin: Po/r .•Dict:supp:IIl. 1 48.sec:5/Jr.- (4) . uond: flor C. an: suf: 1. .Jul:-Scpt: (i) Plantulac enatae c seminilnis missis hoc nomine a CI. MiBlio stiipis LiDn.ieanae charactcrcs baud ostendnnt; sunt enim (Jck/ci recurvi , quibus caulis petiolique adspersi esse dicuntur: forsan in plautis tantum aduUioribusfactis evidentcs cvadunt? Dj hoc alias. (2) Planta quam in donum habui hoc nomine ab amicissimo D. Spoio nondum floruit; cum stirpibus a CI. Spbesoelio defiuilis ( syst: I. 427 ) comparata , distincta omnimodo videtur. Hie monendum H. coccineam a me enumeratam in //. fii/iul. (p. 69 ) cui synonyma Boufardia tviphylla ( Salisb: ) ad B. Jacquinii nunc pertinere ex Kisth: ( synops: III. t^l. n. 4 ), et Spbe.voelio ( sysl; I. 4'4- ••• 3 )) ^':^ ^ Boufardiis planta nostra etiam dilTerre videtur : ad quod genus reapse pcrtincat ( an ad Ixorani ? ) asserere nunc ncqueo: descriptionem et icuuem dabo quum florcs obtineam. (3) Juxta scntenliam Cll. R. et S. {syst. I. 79. n. 8 ) et Sphesgelii {xyst. I. 3o. n. 5 ). Jasmiiium hirsutupi ac pubescens pro cadem stirpe habendum , cui synonymum J. mnUiflonim ( Akob: I. c. ). Circa J. multijlorum Roth. ( nor. plant, spec. M. S. S.) a rac anumeratum {H. Ripul. p. 71. n. 6), uuaiju immutalum fuit a CI. RoxBrncBio , ac /. arhovescens nuucupalum , quod admisit Spbesgelics (1. c. p. 3i. n. 17 ). (4) Descriptioncs Poieeth dc Indigo/era laieriiia ct 1. fufescente ( I. e. p. 146. n. 35 et 148. n. 42 ) dcmonstrant CI. auctorem pro distinctis stirpibus ipsas habuisse : revera post illustralionem /. rufescentis addit : confer cum J. lateritia Walf. Sed hoc alEDitatcm tantummodo videtur indicare. 1 53 Norn; tl rec: synon: Auct: et icon: Statio Durat: et fntctif: 855 LvGi Polyg- monoec: Legum I circinalis 4o6 Ipomaea Pent: monog: Conv 1 1 insignis sub Convoh'ulo I. gO!-sjpiJulia 12 vesperliaa (i) 5o7 Iris Triand: monog 17 scorpioides /. alata . . /. microptem J, Iraiistagana sub Jiinone . 18 tristls . . . sub Moraea . Moraca vagata M. tricolor . 856 JlIGLASS Monoec: polyand- Anie.nl 1 cinerea 409 JuNIPEP.US Dioec monad: Conif 5 prostiata /. repens 6 suecica J. communis 6 410 JuSSIElA Dec: monog: Onag: 2 octovalvis J. octonervia fr.i^\\'\.lo'xZ.z=.Cal:car:\\.p.€ltSl S. Domingo . C. arb: . . nond: flor: Ait: sec: Stcud: Ker: sec: Spr: = ? Ind: orient: . . C. friit: sc: ... id. Spreng. syst; I. 59^. n. 39. TV. en: 208. sec: Spr: Martins mis: =: .' ? ? fjut: .' sc: . . .id. Pers: I. 53. zr: Desf: all: I. (. 6. Algeriae humidis F. per: a. . Jan:-Febr: Spreng: syst: I. 5g. n. 2. ex. Lam: Fahl: en: II. 142. Brot: Fl: lusit: Trait: tabul: u. 632. fr. sp: I. 239. = Bot: mag: tSTl. C. B. S. . Spreng: syst: I. 164. u. 16. Lin: sp:p:59. sec:/i//^ed:nOV:I. 1 13. Bot: rep: t. 83. F. id. . . Apr:-Mai: //■.sp:iy.456=:/ac<7.(V.Tar.l.t.i92. Canad:Pensylv:mar:D. arb: Pers: II. 632. ex Mx: = ? . . Amer: sept: . . D. frut: Nult: sec: Spr: syst: III. 9io. a. 22. H. par: sec: Pers: II. 632 =: .' ? D. id. Pers: 1. c. et^yor.-l.c.n.S. excl: var: ^'.sp:II.576.=/fl(;i7:amer:io2.«.7o. Carib: loc: hum: C. an: . . Aug:-Sept: Spr: sysl: II. 23 1. u. 5. ex Lam: nond; flor; . . .id. ... id. (1) Enata c seminibus missis a CI. Martio nondum floruit, nullibique invenio cnumcratam ; herba sequcntes charactcres praesefert. CauUs teres , dcxtrorsuni volubilis , hispidulus. Folia alterna , petiolata , acuta , coidala , ( lobis baseos praesertim in supe- rioribus acutis ) , subundulata , villosa , nervosa, reticulato-yenosa , ac fere bullata. Petioli filiformes , vUIosi, b»si iocrassato- gbudulo^i, folio dimidio breviores. [S5 Norn: et rec: synofl: Aucl: el icon: Statio Durat: et fructif; 4i3 IxiA Triand: monog: Irid: i3 deusta /f . spi I. 2o5. =z Bot: mag: 622. C. B. S. . sub Trkonia 5/jr:syst:I. i54. ex Ker:Bol: iiia§:l.c. 14 irmltilloia ? //. Schoenbr: sec: Tenore = ? ib. . . . i5 parvillora ? G«jjo;je md:sem:H.Boccadif. i825:=? Sicilia . 4i4 IioRA Tetr: monog: Rub: 3 ciineifolia Spr: syst: I. ^08. ex Roxb: = ? lud: orient: /. oba^'ala Rotli: sec: .iysr; 1. c. F. per:2. bulb: Apr:-Maj: C. suf: I. . nond: (lor: 42 I LACnE!'riorcs gradatim prime aperiuutur, dum interiorcs tccti sunt ah apice bractearum , ita ut capitula appareant radiala radiis pallide-caeruleis disco atro-purpureo. Hinc plirasis haec eiit. « L. caulc fruticoso inctmi ; foliis oppositis clhpticis acutis in petiolum brevem attenualis serratis hispidulis superne nitidis j « peduuculis folium subaequautibus ,' capitulis inyolucrato-folio^is ; bractcis subcordatis. » XqI/, Tom. iS4 NoiH! el red synon; L /iuct! et koni Siatio. Ditvat: el fructlf: 857 Leonurvs Did: aiig: Lab; I occidentalis (i) Horn:sec:Balbis:c\e\:sem:x8i6::zl Ind: occid: . . C. an: per: 2. ? Jul:-Aiig: 447 LoMCEEA Pent: monog: Caprif: 6 etrusca >S'aWFl:pis:I.236.^iS'aK(JWflg;i i3.M. Ped: Ital; Sicilia D. suf: 1. . . Juu:-Ju!; 858 LorEEIRA Dioec: monad: JV. Monad: dec: Tricoccae ( Spr:) 1 cuneifolia /T. sp: W. 866.z=:Cat'.- jc- V.f.429. Mexico . . • T. fruU . . nond: flor: 859 Lupijius Diad: dec: Lcgum: I mexicauus DC.Pi:ll4o8.exCeiv:=:Bot:reg:i51. ib F. per: 2. . Maj.-Jtm; M T. suf.- 2. F. id.. . C. an.- 3un.--Aug.- Apr.-Maj.- Aug.--Sept.- 460 Malta 5 lactea . 6 grossularifolia 31. stricla? . 7 tricuspidata. . M. americana M. coromandeliana M. carpinifolia . . 4G3 MiBRUBIUM Did: gym: Lab: 2 afriranum /^F.sp.-III.i i2=/>foA.-(i/m.-(.3o6/.2. C.B.S. Afr: austr: F. per; 2.. . Aug.-Sept.- M. microphyllum .... Desf: sec: Spr: s.yiX: \l. l^o.a.io. M. laurifolium Desf: sec- Steud: Pseudo-dictammts emarginatus Moeiich: sec- Steud: ^/".sp:III. 781. =: Crti'.- /c- I. (. 20. ib. . . />f'.ib:783.z=Caw.-d«s.-Il. (. 24./.2. C. B. S. Jaccj: sec- Spr: syst.- HI. 89. u. 23. Ail: H. Kew.-IV. 210 =: .' . . Jamaica Cav: non Lin: TV. sp; III. 776. ex ^vv.- Desf: (i) Enatus e seminibus missis a CI. Balbisio allato nomine Hoeremakko tributo abunde floruit , et semina gessit matura. Habitii valde aflinis L. cardiacae , cujus forte varictas ; folia tame^ planissima , obluuga , 3-pardla , non cuueata undulata , ncc i-fiJa , laciniis minus acutis corullis longioribus. Si stirps diversa , sequent! phrasi distinguam. « L. foliis obloDgis planis in pctiolum attenuatis glabriusculis , infcrjoribus 3-partitis laciniis obsolctc-sinuatis obtusiusculis , » supcrioribus lanceolatis subintegris ; coroUis calyce pungents duplo-lougioribus. « iVoi. M i55 Aom: et rec: synoii: duel: el icon: St alio. Durat: et fructi/l 260 MiRICi Triand: monog: Irid. I caei'ulea .... 46y Melaleica Polyinid: icnf. flfyrt: 1 4 arniillaiis .... i1/. ericiicjolia sub Mflrosideros . 1 5 pulclii'lla .... 472 Mllilotls Diad: dec: Legum: 2 lutlienica .... 473 AIelochi.v Monad: pent: Dyttner 3 pyianiiJata . HI. domingensis . 481 MESEMBRVABTHEMI.M Icos: peiUag: Mesemb 45 densuin .... 31. barbatum y . 46 lieteiopetaluni . 47 inaxinium . . 4s piniiatifidum . 49 I'libiocinctuin 50 stramincuni . 1\I. tricoloruni 83 Metrosideros Icoi: monog: Rosac: 8 angustifolia . . . , 9 canaliculata (> 1 . 1 1 inarginata . . . . . 12 p'mifolia .... Spr: syst: I. i65. ex Ker: =: ? Brasilia C. per: 2. . noud: flor: /A; sp: III. 1 43 1 ex &m(/i: lion /renrf/; N. Holl: . . F. suf: i. vir: Jun:-Jui: Andr: non Smith: Goertn:fruct:l.l:3^f.5.^zCa'^:ic:f[.l.535. Ii.Br:m/lil:ed:aoy:iy./lii.=zMag:bot.fasc:2.t.Sf.8. ib. F. suf: 2. vir: nond: flor: DC. Prodr: II. 186. ex Bieb:=? Tauria Jim:-Aus PF. sTp: in.6oo.^^Cai.>:diss:6.t.i']if.i. Ins: Caribacis C. suf: i. . nond: flor: Jacq: vind: t. 3o. rr. en: 535. ex Uaw: = ? . TV. sp: II. 1046. jr. en: supp: 36. ^z ? . If. en: 53g. ex Haw: 1= ? . ir. sp: II. io32. = Bol: mag: ig3 Haw: see: Sleud: =z ? . . . TV. en: 533. =z .' . . . C. B. S. ibid: ibid: ibid. C. B. S . F. suf: 2. succ: Jun:-JiJ: . F. id id. . F. id id. . F. an: . . . JuL-Aug: . F. suf: 2. succ: nond: flor: . F. id id. Haw: non IT. rr.^p:V(.9j4.exSmit/t:=Burni:aff:t83f.i. IN. Holl: . F. suf: i. vir: Jun:-Jul: Spin: mis: :^ .' ibid Ptrs: II. 25. = Cai'.ic; IV. t. 337. ibid; IV.en:5i3. = II\iidl:colil.53.t. 16 ibid: . . . . F. id. . . . . id. : . . . . F. id. . . . . id. : . . • . . F. id. . . . . id. (i) A D. Spinio hanc stirpem obtinui, qiiatn non invenio descriptam , nequc enumeratam sub hoc nomine: plantam florentenrnon obtiuui , at a cougeneribu^ differrc videtur babitu et foliis, etsi valde afBnis M. viminali. Cautis erectus, teres, glaber, ramosiis, Ilamt rubi'sc<;iitcs , glabri , jumores pub<^rculi. Folia alt< rna , rigida , sessiJia , lincari-lanccol^ita, acntissuiia, mucrouuluta, 2-pol- lie aria , subfalcata , glaberrima , juuiora nitida , basi subLus pubcrula , uuincnia, margiue subrcvoluta. [56 M Norn: et ree: synon: duct: et icon; Statio Durat: et fructif. 86 1 MaruH Triand: dig: Gram: I frutescens .... M. mulli/lorum . . M. anmdinaceitm . 498 MusA Polyg: monoec: Mas: 3 rosacea (i) . . . . Eur: austr: . . F. suf: 2. . Aug:-Sept: Sieb: = .' ' ! sec:i/7r.-syst: I.25i. n. 18. IF. sp: IV. 82^.:^Jacq:Schoen:]iS ,t.^\5. Ins: Mauritii C. per: 3. . noud: flor: N 506 Narcissus Hex: monog: Narc: 5 praecox Tenore =1 ? Graeciailtahmerid: D. per:2.bulb:Feb:-Mart: N. longiflorus ?/^. en: 35i. sec: 5y3r.- syst:I.43.u.6. 6 unicolor Spr: 1. c. n. 10. ex Tenore ^? Ins: Capiea . . D. id. , . . Maj:-Jun: 507 Nerium Pent: monog: Apoc: 0. Oleander yZ; alb: pi: 508 NiCOTIANA (2) Pent: monog: SoL- 6 chineusis Lehm: Hied: Nicot: n. 2. = .' . China .' . . . F. suf: 2. . . Jul.^-Aug: N. fruticosa (3) Lour: Coch: I. p. 1 1 i non fF. 7 puniila //'.sp;l. ioi5. = ,V;7/.iV;M8')./2. Vera-cruce . . C. an: per: 2. ? . id. 8 quadrivalvis Pursh:?\.3imA.i!^i.=iLekin:Hied:Nicot:t.5. Amer: bor: D. an: : . . . id. (i) Musae rosaceae pbrasis hacc crit : « M. spadice nutante , floribus masculis decijuis , spathis oralis apice rotundatis extcrne violaccis interne coccincis , foliis )) basi inaequalilcr cordalis , fructu oblougo. ( Colla Mus: in act soc. Taur. XXV. p. SgS. ) (2) Inter stirpes hujiis generis tamquam dubias enmnfralas in H. Bipul. ( app. I. i36. ), hie non ommittendum N. Langsdorfii , et ■vincaefloram descriptas indc fuissc a CI. Sphesoelio ( syst I, 617. n 12 ct l5. ), primam nempe ex Nees etsl jam a Weikm. in litt. descripta uli videre est penes R. et .S. (syst. IV. 323. n. i6, ) ; alteram ex Lagasca ; hujus patria quam dubiam rcliqui est America aequinoxialis. (3) Non confundenda cum N. fruticosa Willd. quam enuraeravi in H. Ripul. (p. gS. ) quidquid sentiat Sphencelihs (syst. I. 6i6. n. 2 ) : consulc circa diffcrentias ulriusque stirpls CU. R. et S. ( syst. III. 3i3. u. 2. et 3. ), quas in plantis yiveutibus Jacteque fruclificantibue miUi datum fuit diligcnler obscryarc , ac recognoscere. i5y o Nom: cl rec: synon: Auct: et icon: Stalio Durat: el fnictif: 862 OEdera Syng: segr: Corymb: 1 prolifera ff^,STpilll.2'iQ2.:zzLam:ill.t.-j20.f.2, C. B. S. . . . F. suf;2.vu'; . Jun:-JiJ: 863 OsvRis Dioec: triaiid: (W.) Eleogr Triand: monog: ( Spr: ) I alba • PV. sp:_l\ .1 iS.^iLam: ill: t:So2. Eur: aiistr: . •, • F. suf: 2. . noni floi: 526 OXALIS Dec: penlag: Oxal: i5 pectLuata TV. sp:lI.8o3.=/ac7.- ox: t. 75. C. B. S F. pei':2.b«lb:Mart:-Apr: P 534 PANDiKrS Dioec: mon: Pandaneae 2 conoideus (1) Pet:-Th: Journ: bot: I. p. 47. = ? Ins;Borb:elMolivcc;?C. arb; vir; nond: flor: P. syh'estris Rimiph:itc:Spr:sy%\.:\\ .^Q^i.a.i^. 864 Paronychia Pent: monog: Amur: I lenella (2) Desf:tabl:dere'col: i825.64.=/c.noif/-.- ? . . . . T. per:2. suf:2. Maji-OcU sub Akernaiithera .... sec: DC. in lltl: 538 Passiflora Pent: monad: Passijl: a4 sanguinea Nob: =z Ic: nostr: (3) . . . . .' F. fiut: sc: Aug;-Sept: P. caerutea var: . . . . H. Ripul: app: 2. p. 353. not: 3. 843 Pelakoojuvm (4) Monad: kept: Geran: io3 alteinans W.sf-m.GHl .z=PFendl:n.Herrenb:U.io. C. B. S. . F. suf: 2., . Maj:-Sepl: io4 Baiiingtonii PV. en: 706. = .'' ib F. id id. P. Deunisianum .... ■S'vveW.- sec:iS)9r; syst: III. aS.n. 1 13. P. Moitynae Swell: sec: Spr: 1. c. (1) Rarissimam pnlcherrimamque hane stirpem nuperrime in doDum habui ab humanissimo M. Burdisio sub nomiae P. sylveHris. Video Sprckgelium de hoc mcntioncm fecisse tanxjuajn synonymum P. conoidei. At nil certi asserere possum dc raca plaaU , quum differentiae a fructu praost.Ttim depromaatur. (a) Vid. sup. d:'sciipt. et tab. IX. (3) Vid. sup. deseript. et tab. VI. (4) /"e/ar^o/iii stirpes , quae , dubiis hybridibusque inclusis, usque ad 369 enumerantur a Cl. DC. in Prodi: ( I. p. 649-682.) aj sol.is iS3 nunc reducuiitur a Sprengeiio in syst. ( III. p. 00-54. ) > adjectis tamen nonnullis synonymis , enumeratisque aliquibus Tariitatibus ac hybridibus. Opus mebercle praestantissimuni ad tollcndam inuueusam in boc genere coufusioDcm ! PoUt tautuu f ermullas stirpes ah aliis botanicis dcfinitas , ommissas omnimodo videri. «58 Nomt cl rec: sj-non: .■itict: el icon: Slatio Ditrnl: el fniclifi Pei.abgonium P. coarctalum . P. Tiinnanni io5 BuriUnii (i) . . . P. elegantissimum . 1 06 P. ciiinabrinuin . P. cocciitctinr 107 coionopifolium 108 navcjanuni io9 gloineiatum P. auslrale . P. australe 3 . . sub Geraiiio . 110 hirsutuiu P. hclerophjllu/n . Geranium lobatuni B ] 1 1 ornatum (2) 112 pinnatifulum . . ii3 Principissae (4) P, Princeps . 114 suaveolens (5) . 545 Pemstemoji Did: ang: Sign: 3 pubescens . . P. amplcxicaule Chelone hirsula . 55 1 PaiLiyREA Diand: monog: Jasm 3 media Swell: sec: i.S/7r.-,syst:III. 28. n. Ii3. Jl endl: sec: Spr: 1. c. Nob: = Ic: noslr: C. B. S. . //. Rip: app: II. p. 354. i5yD/;i;cat:supp:i823.p.i3.n. 12.=:.'' ibid. Horlul: lion Ehrh: sec: Spin: 1. c- ^r.sp:lII.659.3=/ac9.(V.m.t.526. ibid. . . ZJC piodirl. 676. =:5ive«.g-er.« 32. ibid. DC. 1. c. eSg. z= Jaccj: ecLl.L.d'd. W- HoU. . Swell: ger: t. 68. noii ff^. ly. en: 7o7. non Swell: Andr: sec: DC. 1. c. JK.sp:III645.=:Carrf/M.IV.Moi/.2. C. B. S. //criV.gei:ined:ii.io.sec;Z?Cl.c.653. Lin: sec: Spr: DC. \.c.GG3.~ Swell:\.c.t.i^. ibid. . . Gussoae non Cav: .? (3) = ? . ? . . . DC. 1. c. 675. z= Swell: I.e. t. i39. C. B. S. ? Spin: cat; supp: 1823. p. i5. n. 20. Desf: aib: II. 465. =:?... ibid. . . F. Siif:'2.\ F. id: F. Maj:-Sept: id: F. id: . •. . . . id; F. id. . . Maj:-Aug: F. per: 2. . Jun:-Sept: ^d: F. suf: 2. '. Ma]:-Aug; F. id. . . . Sept:-Oct; F. id. . . . Maj:-Sept; . id: rr'sp-.III.227.^=/I/om7i«(.in.5.ii.(.2i/2. Virginia F.D. per: 1. . Jun:-Sept: Moenc: sec: Sleud: Spr.- syst: III. 81 3, rr. sp:T.42.=:/'/HA-a/»rf. 3io./. 5. Eiir: austi: collib: D. suf: i. vir: Mai:-Jim: (1) Vid. sup. ilesciipt. n. ct tab. III. (2) Nulla mentio sub hoc nomine apud Spreng. neque in synonymis , neque in bybridibus ; affitiis dicitur a Cl. Swettio P. her- nuiunifolio. (3) Enutum e seminibus missis a Cl. Gussone , floruit primo anno. Comparatis plantis cum dcscriptiouo P. pinnatijidi Cav. ( P. carneum W. sp. 111. 640, cliain sec. DC. ct Spr. ) , nonnullas repcrii diffcrcnlias , quae dubiam mibi iclinquuiit p ulchcrrimam banc plautam Acaulis noii est nee folia gerit i^labra; diflert ctiara in florlbus. (4) Ommissum a Sphesg. sub ulroque nomine. Parentes ignoti sec. DC. P. cucullati varietas sec. Spin. {3) Paritcr ommissum a Sphesc. Non puto esse P. capitalum var. g siunieolens ( Pcrs. II. 232.) ju\ta seutcnliaro Steideiii, nul- lam cuim cum typo habet haec planta affiuiUtesi ; acccdit potius ad P. crispum , ecu obseryayit eliaiu CAHBOitAEVs (Pr. 1. G81.) &^om: el fee: fynon: Auct: et icon: Slalio Dural: el fructif. 55a Phlohis Did: symn: Lah: 6 puipurea .... 553 Pui-ox Pent: monog: Poleni: •J acuminata P. decussata 562 Pines Monoec: monad: Conif: g Brutia . . P. Pinaster 10 genevensis P. sj'ti'cslris • 1 1 balepensis . P. mar i tint a 11 P. Laiicio P. halepensis 1 3 maritiina P. halepensis ead: var: minor. i4 niicrocavpa i5 Muglius P. syL'estris i6 Pinaster . P. marilima P. Brutial J 7 rigicia . . i8 Romania ? P. marilimae var: .' (2) 19 Strobus var: ireimoulh 20 sj'lvcstris 21 Taeda P. pungens ? . . . . PF.^p:Ul.iS.nonL.=Sinit:spic:l.t.l. Lusit: Hispan: . F. suf: i.vir: noud: flor: Pursh: F): amer: IL 73o. = ? Ljon cat: Georg:etCaroLmont:D. per: 2. Gallia ; Italia Eur: septent: Tenor: z=z ? Spr: syst: III. 886. ? Desf: see: Steud: =: ? . . Sleud: ir.a-p: IV. 569.uonM.B-MiU:dict:ii9.t.-i&8. Oriente;Eur Lamb sec: Spr: 1. c.886. nonsec: //'. (0 Per5;II.578.ex/'o(>.non-S'wi((=:? Corsica ; Tauiia . I M. B. non IV. sec: Spr: 1. c. IMill: diet: n.7 .non Pall:aecPoir:z:z? Ait: sec: Spr: 1. c. Eur: austr: marit: D ?F.sp:lV. 5o:i.= ff-'ang:amer:t.j6.f.3-J- Pensylvan: TV. ibid. 495. = /ac(/./c.I. m93. Austriae alpib: Spr: 1. c. 885. ir.ihid. ^96. = Lamb: pin: t. /^. 5. Eur: austr: . Pair: non Mill: nee PaU: Tenore sec: Spr: 1. c. 886. /f. ibid: 498. =: /.fl/Hi: I.e. f. 18.19. Araer: bor: . . Hort: Bch': sec: Sleud: . . . . ? .... n. Burdin: z= ? Amer.- bor.- Eur: bor fV. ibid. 494. = Lctm: 1. c. (. j W. ibid. 498. := Mich: arb: I. t. 9. Virgin: Carol: Lamb\x.l.\&. 1 7.sec:/'oi>.-dict:supp:IV.4 16. Asia med: D. D. Jul:-Au2: arb: . id. . . austr: D. id , id. . . id. . . noud: flor? id. id. id. id. Jun: Sept nond ilor . . id. . . id. . . id. . Miii:-Jun: noud: Hon (i) Pinus marUima , qiuiin laudat Sprek (a) Mlssa a M. Bcnnisio numinc P. R maritimam pcrtiucrc , cujus forsan varictas ; fol lamqi qnal ni synonyn 111 nuiiilii inv ac habitu uu P. halepc ditl'crt .- strobilus uou vidi. ilima r.ir. D. : La„ laiiJaudo //. Belti. ,. Pin: t. 9. .0.) dubito ad P. 1.60 Nom: el rec: synon: Aucl: et icont Statio Dural; et fructif; PlRTS 22 uncinata .... P. san^uinea 564 PlSClDlA Diad: dec: Legtim: 2 Ei-ytliriua 5j4 Plumbago Pent: monog: Plumb: 4 capensis .... 5j8 PoLEMONIrM Pent: monog: Polem: 2 luexicaiium 583 POLVPODIIM Crypt: Fylic: a. cainbricum . . . P. viilgare £ P. lacinialum . . B65 PoRAKA Pent: monog: Com': 1 laceiiiosa (i) 596 Protea Tetr: monog: Prot: Q grandiflora . P. cynaroidcs B »\\h Scolymocephalu Lepidocarpodendron i 0 latifolla .... P. spectahilis % I nov: spec: J 2 nov: spec; Va^ Pers. II. 578. ex DC. = ? . , Pyienaeis . . . D. avb: . . nond: flor: Lapeyr: sec: Poir: ? et Spr: ^V.s-p:lll.iiO.:=Lain: ill:t.6o5f.a. Jainaic; ; N. Hisp: C. suf. i. . nond: flor: /f. sp: I. 83;. =1 ? .... C. B. S. ... F. suf: 2. . Jun:-Oct: R. et S. sy St: ly. 365. ex Lag: sz? Mexico . . . T. an: bien: . Jun:-Sept: Lin: STp: 1 5^6. z=:Pbik:alm:t.5of.i. Gallia me>-;Angl;Am:F. per: 2. . . Jun.-Jul: "'. en: io68. Lam: Fl: fi: I. 14. Don: Fl: Nepal: 98. = .' . . . Nepal: . . . . C. per: i. sc: . Oct:-Nov: rF.sf:l.53o. = Pluh:mant:l.^i.f./i. C. B. S. . . . F. arb: . . nond.- flor: Lin. Jf'einm: ... I sec: R. et S. Boer:elPluk:\.c. \ syst:III.348.n. 1 7 . «. Br. trans: Linn: X. 75. = .' . . ibid, et Afr: austr: F. suf: i. . . . >d. Liildenst: sec: Spr- I. 461. u. 1. , (i) Affiiiis videlur P. acuminaiae (R. ct S. syst. IV. 3o4. ex Beaw. ); differt vcro cmh villosiusculo non glal/roJoUis coi-datis aon oi'Mis , pcdunculisqiie i-ijloris, ncc paniciilatis , laciniis calyciiiis acuiissimis non obtusis, stylo indiviso , qua nota praeserlim. dislinguitur a cactcris congeaeribus hue usque cognitis , quibus stylus semibifidus a botanicis tribnitur. Phrasis hacc erit ; « P. cauie Tolubili villosiuscujo j foliis cordaiis iDtcgerrirais acuuiioalisj pcdunculis 1-2-floris; laciDiis calyciuis aculis J stylo « indiviso. » Nob. {1) Ujscc , ct prior«s Proleae species habui a M. Bbbdikio sub aUatis npnunibus ei liortis angUcis. xGt Horn: et rec: synoiv AmI: et icon: Staiio Durat: el friiclij' 597 Prvnus Icos: monog: Rosac: 6 cavoliniana • /T. sp: II. 987. = ? .... Carol: austr: . . D. fiut: vii: . Apr:-Maj: sub Ccraso ' DC: Pr: II. 54o. n. 38. 7 lusitanica ' fV. \h\i. ^ Mill: ic: t. l96. /. I. Lusit: ; Pensylv; D. id id. sub Ccraso ' DC. I. c. n. 35. 6o6 PvBETHRCM Syng: sup: Corymb: a speciosuiu • fK, en: supp: 6o. ? Ins: Canariis f . F. suf: 3. . . Jun:-JiJ: R €i5 Reamtos PeiU: monog: Rkamn: 5 inonspessiJana ? . . . . H. Burdin: = .' Gallia mend. . . 1). sul": i . vir: nond: flor; 621 RiBES Pent: monog: Cad: 5 Davuni (i) . ..... Nob: = k: nostr: Aflier: sept: . . D. suf: i. . Mart:-Apif R. palmalum Z?e,os.( /cos: poljg: Ros: 30 blaiida R. fraxinifolia a R. fraxinea . 3 1 coronata . 32 corymbosa 33 hybiida . . . R. gallica 3 . . 34 Montezuma . R. niexicana 629 RUDBECKIA Sjng: J'rust: Corjih 6 fulgida . . 868 Sagcs Monoec: hex: ( IF. ) Hex: trig: f Spr: ) Palmae 1 Runiphii Metroxylon Sagus . . 654 Sedum Dec: pentag: Sempen': 6 latifoliuiii .... S. Telcphimim e S. maximum Anacampseros maxima 3 virens S. rejlexum .... Tf. sp: I. 93o. = Lam: ill: t. 162 Kunth: sjnops: III. 47- 62, Ainer: ineiid: C. suf: 2. Tin Jul:-Sept-. /F.sp-lX.\o65.nonPursh:-Bot:rcg:^5S. Terra nova: sm;Huds:D. suf: i. DC. Piodr: II. 606. IF. en supp: 37. .' sec-.DC. et Spr: IVred: sec: Sleud: zzz '{ . . . ? D. id. . . Po!>.dict:siipp:IV.7i5. 11. 63.:::=.' ? D. id. . . Dietr: sec: Steucl: =z .' . . . ? D. id. . . DC. ? DC. I.e. 6t^.=Red:Ros:l.ic:H. Mexico. . . F.-D. id. . . IT', herb: sec: Spr: sysU III. 555. IF: sp: III. 2248. = > S TP'.sip:\V./lo^.'=Rumph:amb:l.t.il.iQ. MoUiccis Spr: syst: II. i38. C. arb: Mai-Jun: id. Pensjivan: Carol: D. per: 2. , . Jun:-Aug: UOiid: fior: 5/H-. syst: II. 433. ex 5erto/.=.' Helvet: Italia . F.-D. suf: 2. vir; Jun:-Jul: /F. sp: II. 760. i Link: . . . . > sec: Spr: 1. c. Haw: . . . ) IV. ibid: 764. ^ •' Lusitan: . . . F. per: 2. . . . id. Lin: sec: Spr: 1. c. 435. n. 37. (i) (1) Enatum est ex scminibus communicatis a CI. Bosato. Stirps coufiisa a Strencelio cum S. rejlexo L. Phrases tamen apud WiLLOEKowiCH divcrsas fiorsus indicant planlas; icunes uou habemus "juod sciam, nee S. rejlexum wens yidi, sed pctftcl* i63 Ifom: et rec: synon: Aacu tt icon: Stalio Durat: tt fntcUf: 656 Senecto Sjitg: sup: Corymb: ^ Doiia ^F.sp:III.20o5.=:/ac;^5XM :i6 ccstrifol'uini ? (i) . J 7 coayulans .... 18 Gilo (2) . . . . 19 Milleri S. subbifloruni . . S. capeiise 20 pul)igeium . . S. iiiicrocarpum S. Ccri'aiitesii . 67 1 STAEnr.LiivA Syng: acq: Cynaroc: I Chamaepciice sub Pleronia . . 679 Spiraea Icos: pcnlag: Ros: 7 palmata .... iS. lobata .... sub Ulmaria Sj2 Stbtma Tetrad: siliq: Cruc: I Biebeisteiniana . . a Ehihaitiana . . . Gusson: ind: sein: i8i5. =:.'..' T. fl'.s\):l.io^7.-DeliLaegypt:i.i3.f.i. Arabia felici . . C. Racltl: sec: Gassoii: 1. c. = ? . ? T. /-T. sp:I. io49.=/ac9;ic;II.t.33o. C. B. S. . . . F. Orleg: dec: IX. p. it 8. L.Fil: sec: Spr: syst: I.468. n. 1 62.(8) fl.et5.syst:IV.597.exZ>im;=y)/oz.etiS'i>.-;3/.mex.ic; Mexico T. Cerv: sec: R. et S. non Vahl: Lag: gen: etsp: diagn: p. 10. n. i43. //^•.sp:lll. 1 1^&.-Pluk:alm:t.%.f.l. Creta Spreiig: syst: III. 44°- "• 22. ;F:sp:II.io62 exT7iimb:nonL:Fll:-? Japonia /(icy.sec..5>/jr.syst:II.5o3.n.28.iionsec:Z>C(4) Cambess: mouog: Spir: p. 884. y^nA':see:2LVior:select-.sem:i824=? ibid: — > suf: I . id. . suf: 2. id. . Sept:-NoT! nond: flor: Sept:-Nov: nond: flor: F. «uf: 2. vir: SIaj:-Junr D. per. 2. F. id. F. id. Jun;-Aug: nond: flor: . . id: (i) Habeo banc itirpcni c scm'mibus missis a CI. Gossokeo nulljbique iUam video cnurncratam , nisi in laudato indicc , iibi cita{ // . absque alia adjecLionc .- at iu opcribus htijusce auctoris raihi notis illam non inveui ; quid ilaque sentlendum asserere nOQ audco , sed uon inutile foret charactcrcs , quos observavi notare. Caulis suffi-uticosus , 2-pedalis , eitctus , teres , hispidnlus,basi nigrescens subuudus, superne raniiquc virides ct aculeis minutissimis sparsi. Folia alterna , petiolata , late lanceolata, hispidu- la , infcriora sitiuata , superiora subintegemma. Petioli foliis dupio breviores. Flores subracemosi versus apiccm ramorum. Racemi 8-io-flori. Pedicelli nutantes. Corolla parva 5-paitita laciniis lanceolatis afbo-roseis. Bacca ? (a) Eacdcm occurrunt observationcs ac ad priorem : praccipui cbaractcrcs sant. Caulis incrmis, pedalis, suberectus , teres, lomen- tosus, raraosissimus. Folia altcrjia , petiolata, sub-oblique-clliptica , superne sub-glabra , iirferne pctioliqiie tomeutosi. Flores a 3 versus apicem ramorum interfoliacei. Pcdunculus communis brevissimus, proprii lloribus duplo-longiores. Corolla parva 5- partita laciuiis lincari-lanceolatis albidis. Bacca magna , sub-sphaerica , sulcata , glabra , matuvltate aurantiaca. (3) Solanum capense ilistincta oranino slirps considoralur turn a Willd. (I. c. 1044. n. C4. ) , cum a B. et S. (syst. IV. 667. n. 35o. ) ; nutandum tamcn aliam plantara codem nomine esse insignitam a laudatis H. et S. ( 1. c. p. 8ji. ) ; sed baec bcrbacea percnnis noc frutescens uti 5. capense Lik. ex Thcnb. ( Prodr. 3;. ) (4) CI. Sphencelics uiiam candemque stirpcm conslituit de S. lobata ( Jacq. vind. p. 38. t. 83-), et S. palmata (Thusb. \aip.r>T3.) Contrarium cxistimamus ex obstrvationibus Willd. ( 1. c. n. 19 et 21. ) ac Caiidoliaei ( Pr. 11. 5.'|5. n. 3i. et j2. ) coroparatii cum niea planta, et icone Jacijuikii. Equidem S. lohata pertinct ad S. palmatam Lin. ( supp. aGa. ) , quae crescit in Auiciiea borealij at plauU XuVM, Japooiac jaggJa loMge di>c«a, Consuls etiam Camjkss. (1. c. ) A^om: ct rcc: synon; T "Aucl: et icont Slalio. i6& Durat: et fnictif: 699 TiCETEs Syng. sup: Corymb: 4 glandulosa (i) . . . 700 Talinum Dodec- monog: Porlul: 3 purpuieuui .... Orygia decumOcns ? 873 Thalij jMon: monog: Ciinn: I dealljata T. caniuteformis Peronia slricta . . . Ill Tnvsres Did: gymii: Lab: a Tiagoriganuui . . . 3 Tcnei'iHae .... T. therebinthinaceum . 73o TtLiPA Ilex: monog: Lit: 4 piaecox Link: en: alt: II. p. SSg. = ." . ? H. P. sec: Balb:de\:sem:i8i6,'=:l Arabia. ? . Spr: sjst: II. 466. ex Forshi R. et S. sysl: I. 18. ex Fras:=? Carol: merid: fr. en: 6. (2) DC. sec: Spr: syst: I. 8. XF.sip:\ll.i^5.=Alp:exot:']g.t.']i. Creta . Pcrs: II. i3i. = ? Teneriffa. //\ en: 624- sec; Spr: syst: II. 698. Spr: syst: II. 63. ei Tcnore = ? Neapol: . T. an: . . Sept:-Oct: • F- suf; 2.SUCC: Maj:-Sept: . C. per: 2. aq: aond: flor: . F. suf.- 2. vir: Maj:-Jun: . F. per: 2. . Aug:-Sep(: . D. per:2.bulb: Mart:-Apr: (1) Enata e seminibus missis a CI. Bcrtolonio allato nomine enumerata in cat. semia. i825, luxuriosc floruit a septembri ad de- cembrem. Comparata cum stirpibus a Bolanicis descriptis , opLimam a congencribus distinctam specicm coustitucre cum Li^Klo , exislimo , quamqtiam a Sprengelio ommissa ; pUrasis lamen emcndanda ut scquitur. m T. caule erecto, rarais subfastigiatis , foliis piuuatis , fuliulis iiiferioiibus stipulisque pinnato-ciliatis , superioribus Uneari-Ian- » ceolatis , argute-serratis , peduncuiis fasciculalo-corymbusis , antbodio cyliudrico , radiis tribus brevissimis. » Nob. Obi. Accedcrc vidctur ad T. muUiJlorani ( Kdkth. synops. II. 4G2 , et Spb. 1. c. n. 5.) caule, foliorum forma, ct corymbis ; ast in hac nulla mentio penes laudatos Auctores de folioiis iBfeiioribus , ct stipulis,- differt insuper antbodio cylitidrico , nee fen- tricoio. Tola plauta graveolens ut 7'. paiula ; glaudulae in foliis cvidentiores quam in congencribus. Radii constanter tres , patuli , x-lin. loiigi , apice bievissime 3-lobi , luteoli. (a) ThtUae cannaejormi CI. \Vii.ldebohhjs tribuit synonymum T. dealhata ( Horlul. ). An hacc cadem ac T. dealhata ( Fras. ), dc qua apud R. ct S. ( I. c.) ? Iconein ab ipsis laudataui uou vidi , SFKENccLice autcm T. eannaefvrmem BOB fficmorat. Quuni tljri.uti;iu pltfuiiiu t:>.»muu subjiccre luiiii daium erit , dubium lull. re conalor. i66 u Jfom, et rfc; fynoii; AucO et icont Siatio, Durat: et fructif: 735 Urtica Mjnoec: tctr: Urtic: 4 caiacasaua JVs^:\V.361.=Jac(j:Schopn:\\lt.^f,6. Caracas. . . C. siif: 2. . nonci: flor: 5 convexa Spr: sjst: IV. 839. ex //yme/«:=? j* T. an: pen? Jul:-Sept: 874 Vallesia Pent: moiiog: Apoc: I cjiubilolia . . Pers:\.i&^.'= Cav.ic-All.t.i^l. N. Hispan: . . C. «uf: 3. . noud: flor: V. cluhotoma R. et P. sec: Spr: syst: I. 642. y. chiococcoides? .... KuiUh: synops: II. 299. Rauwolfia glabra .... Ca\i: 1. c. et W. sp: I. 1218. 875 Vakgieria Pent: monog: Rub: 1 edulis //'. sp: I. 976. = ." .... China . . . . C. «uf: 2. vir: . . id. V. cymosa Gaertn: FiU sec: Sleud; V. madngascariensis . . . Ginel: sjst: I. 367. 747 Veronica Diand: monog: Pedic: 2 elatior W. &a: il. ■:=. ? Euv: austr: . . D. per: 2. . Sept:-Oct: V. longifolia var: .... Spr: syst: I. 7i. n. 4- 3 gentianoides //'. sp: L 61. = Bat: mag: 1002. Cappadoc: Annen: D, id. . . . Jun:-Aug: f^. Buxbaumiana .... Pall: sec: R. et .S. I. 98. 11. 89, 4 incana ;r. ibid: 56. i=://o^'to;«m:xv.(.6. Ucrania ... D. id /d. 5 spuria fK ibid: 55. = Ginet: it: I. t. 3g. Eui': austr: . . D. id id, f^. foliosa Kit: . 1 V- amethystina fF. . I V. nitida LM: . \ ^="'"^'^ ^- 'P'"''"^ V.aastralis. Schrad: ( sec: 5/;/v 1. c. 7 1 u.5. V. brevijolia .....MB. J z 762 Zamia Dioec: polyand: Cycad: 2 horrida TKs,^-\y .9>Li9.=Jacq:fragnv\.t.%i.-i.9. Afric: austr: . C. arb: vir: nond: flor: 766 ZiiKPHcs Pent: monog: Rhamn: 4 Lotus /r.sp;I, iio3.=Z)ci/:«c(.aci?f/:i786.^2i. Reg: Tuaet, T. siif; i. . . id. ToL.I ^ RiBES atc^r/tm RIBES ffm Jrr,tMlUa ■!:y6tIIol^ tutla Tab:IL JiUi^JuJa, ydUloUi /u^a Pelargonium ^iurraymumi TuLir \^\,<^NWvA-' ■-^^^ ^,//M Pelargonium •J^Jurdi? Tab. IV. '^Ma^JuL yh,://c^ /"■ PKL.\RG0NIIJM ,JyJe/^/f'/fa■?^^^?^f Tctt.V. 'ffofJida iyJUloth funi Acacia dJhi^ TalM «W./. i/3.//.^>^ PaSSIFLORA ,„,y^ Ja?iaut>tea Tab.TH J/ewftAi/oy ^Jti//7f// /u ^rrfJirrrr/f/ Tab Mil. "if^^^^^u^ EUPATORIIM. J^^r^/r,. 4 d^Ja .Q,//./i Jftcn ALTERISLWTHER A ri^//f/f>y Tab.X, Cassl\ Tab XI .v.'sqi;^! # i^^ -4^ JMnkda, '^OiMolftc./u Cact'js . -jy/i^' 0 Tctb.M. ^-^ ''«/./^^ (J^JLu, yu -ASTKR ro/iccrvntoJ 167 NOTE SUR UNE NOUVELLE MINE DE MANGANESE, ( BlAiyCANESE CARBORATE VIOLET COJIl'ACTE ) TROUVEE DANS LA VALLEE DE LAKZO, COMMUNE d'ALA PAR LE D." CANTU PROFESSECR ADJOIKT DB CHIMIE A l'ckIVERSITE EOYALE DE TUAlIf, £T C0>SE1LLER DES MINES, Lue le -J jainner 1827. I \>ruoique Ton rencontre assez frequemment le carbonate de IManganese , soil dans les matieres fossiles, soit dans le residu terreux de la matiere organique , ou il accoinpagne presque con- Stamment le carbonate de fer , cependant la nature ne pi'esente que bien raretiient cette matiere i-cunie en masse assez conside'- rable pour former i'espece mineralogiqiie , que Ton desi^ne sous le nom de Manganese carbonate, f'n elFet , dapres les relations de tons les Mineralogistes , on u'a trouve , jnsqu'a present , ce mineral, qu'a Kapuick, et a Nagyag en TransylvaiiiCj et a Orlez en Sibcrie. C'est done nne circonslance bien Iieureuse pour moi , que d'etre a meme d'annoncer a rArademie des Sciences fie mon pays , que lailite espece mineraiogique existe aussi en Picniont. Tom. xxxni Y 1 63 SUR TNE NOUVELLE MIXE DE MANGANESE, ETC. C'est dans le lit de la Stura de la vallee de Lanzo , pres la Commune d'Ala , que j'ai trouve parmi les cailloux roules de cette riviere quelques morceaux de ce mineral, que j'avais d'abord px'is pour des blocs de fer oxide. Mais quelques essais que je fis avec la potasse , et le borax a I'aide du chalumeau m'ont bienlot con- vaincu , que c'citait un veritable minerai de Manganese. Ai-rive a Turin , en examinant ce mineral dans le but d'en apprecier la purete et la bonte' pour I'usage des arts et de la Chimie , j'ai ete etonne de voir , que ce n'etait point un simple oxide de Manganese , mais bien qu'il en etait le carbonate d'une purete non ordinaire. Ce mineral est d'une couleur violette tellement fonce'e, qu'elle parait noire ; il u'a ni odeur , ui saveur , meme a I'aide de la chaleur et du frottement. La cohesion de ses parties integrantes est tres-forte, car il faut de violens coups de marteau , ou du pilon pour les desunir , et reduire le mineral en poussiere. Sa texture est tres-compacte, a grains tres-petits, et tres-serres, et on y voit a I'aide de la loupe de petits points ecailleux lui- sans , qui out en quelque sorte un eclat metalliqne ; on y voit encore des veines blanches de carbonate de chaux (i). Sa cassure est anguleuse , inegale ; sa durete est tres-conside- rable , puisqu'il raye le verre le plus dur. Son poids specifique est de 3o55 a 36oo, I'eau etant looo. Ce mineral , prive du cai-bonate calcaire qui I'accompagne , Bt reduit en poudre bien fine , a line couleur brune rougeiUre. Soumis en masse a Taction tres-vive du chalumeau a gaz liydrogene , ingenieusement perfeclionne par M." le Professeur RIicHELOTTi , n'a pas merae subi lui commencement de fusion ; (i) Cc carbonate culcairc , bien isolii , cl souinU ii un essai aualjli'iuo, iu'» fouini uat quantite asscz considerable de silice. PAR LE D.* CASTU. l6c) 3 n'a fait que changer de couleur a sa surface , cpi'i , de -violette foiicee qu'eile ctait , devint brune rongcalre. Reduit en poudre , et Iraile de la nieme maniere , ses parties tres-lenues se sont seiisiblement agglomerees , sans avoir ccpendant subi le moindve commencement de fusioii ; la couleur, qui etait brune rougeaire , devint plus foncee. Une petite quantite de cette poudre fondue avec du boras m'a fourni un verre de couleur violette elegante. La meme poudre , fondue dans un creuset de platine , avec une quantite convenable de polasse canstique , a foime une masse vitreusc de couleur verte entierement soluble dans I'eau , qui se comportait soil avec ce liquide cliauffe , soit avec I'acide nitrique de la meme maniere que le Cameleon mineral , ou MangaiiescUe de potasse. Une portion de ce minerai reduite en poudre , ayant ete intro- duite dans un tube de verre courbe . ferme d'an cote, et chauiTe jiisqu'a la chaleur rouge , on vit paraitre sur les parois interieurs du tube des gouttelettes d'eau , ce qui prouve , que ce mineral est hydrate. J'ai introduit une plus foi'te dose de ce minerai dans une bonne cornue de gres , qui communiquait avec I'appareil pneuniato-chi- mique ; j'y ai applique le feu , et j'ai eleve la temperature jnsqu a la chaleur rouge blanche. Par ce moyeu il s'est developpe un fluide aeriforrae , inepte a la combustion des corps, qui blanchis- sait I'eau de chaux , el en elait en meme tems absorbe presqu'en totalite. Le fluide residu , non absorbe par I'eau de chaus , sou- tenait avec dilTiculte la flamme d'uTie bougie , d'ou il parait que Ion pourrait inferer , cpie ce mineral comient, outre I'acide car- bonique , du gaz azote , comme il ea est de tons les oxides de Manganese natifs (i). (i) Lc tritosiJe, et Ic pr-roxiile dc Manganese seuts fournisscnt lo gaz oxi^ene par rartiou du feu, lorsiju'on ks y soumet. Alors Us fournissent tout I'oiigene, qui exccde 1* 1^0 SBR UNE NOUVELLE MINE DE MANGANESE, ETC. J'ai rellre la matiere de la cornuo , et je I'ai introcUiite dans une autre de verre ; j'y ai Terse dessus utie qiiantite siiflisante d'acide sulf'urique concentre pour en former une pate liquide ; jy ai adapte un tube recourbe , qui communiquait avec I'appareil pneumatique; j'ai chauffe la cornue, et j'ai obtenu, par ce moyen, du gaz oxigene , qui conlenait encore quelques indices de gaz acide carbonique. Ce mineral , separe du carbonate calcaire qui s'y trouve en veines distinctes , et re'duit en poudre tres-fine , se dissout aise- ment et avec une vive effervescence dans les acides sulfurique, hydrochlorique , nitrique , et acetique a I'aide de la chaieur. II ne laisse qu'un tres-petit residu gelatineux , qui , bien seche , est apre au toucher , sans gout , et sans odeur ; qui a enfin tous les caracteres pliysico- chimiques de la silice. La dissolution de ce mineral dans les acides susdits , a lieu aussi a la tempe'rature ordinaire , mais elle s'opere beaucoup plus promptement a I'aide de la chaieur, et je dirais meme, qu'elle n'est jamais complete sans le secours du feu. Avec I'acide sulfurique , il forme une dissolution de couleur rouge de vin elegante, qu'on pourrait comparer a celle du rubis; avec I'acide hydrochlorique on obtient une dissolution de couleur jaune citron; avec les deux autres acides, il forme des dissolutions incolores. II est bon d' observer , que parmi ces dlssolvans , I'acide hydro- chlorique est le plus efficace , et c'est celui , qui vaut le mieux quaatitc nccessaire pour constitucr le metal a I'litat de ileutoxide. Touchii cc point , le dcveloppemeat du gaz oxigene cesse a 1' instant; et le plus grand feu de nos foumcaux ne saurait en degager un at6me de plus. Voila la raison , pour laquelle ce mi- neral ne fournit pas d'oxigene, meme par une tres-forte clialeur. Jc crois, que c'est encore par la meme raison , que le Manganese de S. Marcel ne fournit pas d' oxigene par les plus fortes temperatures, et non par la silice, qu'il conticut , qui paraitrait en £xer Toxigcne par I'effet de la combin;iisou. PAR LE D.* CANtO. I-yr pour I'analyse de ce mine'rai ; en effet , il laisse pour residu la silice toute pure , en etat d'hydrate , tandis que par les autres dissolvans on a toujours un residu , qui est plus ou moins co- lore' , malgre que leur action soit prolongee. La dissolution inui-ialique presque neutre , delayee dans une quanlite convenable d'eau distille'e , soumise a raction des reactifs, a presente les residtats suivans. I." Avec I'acide sulfurique il n'y eut point d'effet. 2." Avec I'oxalate d'ammoniaque il y eut a peine des indices de chaux. 3.° Avec I'infusion de galle un precipite blanc fauve. 4-° Avec I'ammoniaque un pi'ecipite blanc, qui vira bientot a la couleur jaune, et qui devint brun noir par Taction prolongee de I'air. 5.° Avec le prussiate de potasse , il s'y forma a I'instant un precipite blanc. 6." Avec I'hydrosulfate d'ammoniaque on vit se former un ab- bondant precipite blanc sale. Ces resultats , et plusleurs autres essals exploratifs , que je fis sur ce mineral , m'ayant convaincu , que c'etait un veritable car- bonate de Manganese , ou bien le Manganese carbonate des Mi- neralogistes , d'une purete rare , j'en ai pris cent grains , choisis dans la partie la plus pure du mine'rai , et j'en ai instituc I'ana- lyse pour determiner la proportion de ses principes constitutifs. Et d'apres un premier essai analytique ce mineral sei^ait compose: (i) De carbonate de Manganese .... 82 Carbonate de chaux 3 Silice i3 Eau 2 Carbonate de fer quelques indices . . o 100. (1) D'apris des renseignemens , que ra'a foumi Mr Zomsteih ( Lapieiire ) , j'ai lieu de croire , prochent da- vantage de la Pliaca alpina de M."^ Jacquin. Au reste M.' I'Avocat Colla ajoute , que les plantes dont les empreintes se voyent dans ces phyllades de cette partie de la Tarantaise , se trouvent dans nos Alpes , et dans les Iieux humides. II n'en est pas moins fort inte'ressant pour la science de les voir a I'etat de fossiles , et a une telle hauteur. ( f^ojez la Lettre ci-apres de MS t A\.ations que nous avons pu faire duns Vatat iVnnpevfecUon oh se trouvent les traces susdites par rapport a I fructiJicuUon. Le fossile n.° no. e. paratt appartenir a /'Aspidiuin FilU-itias SwARTZ , nudgrd que les enipreintes soient imparjaites sous le rap- port da la tnn:{ticur des piiines, et de lew insertion sur le rachis : les pinnules ( foliola Sph. ) different tant soil pea dans la forme ; car dies ne sont pas tout-ii-J'ait obtvises , caractere essenliel de la phrase de Swartz. Cependunt ajant sous les jeux plusieurs echantilluns de cetle espece raniassds en dijferens endroils de nos Alpes , fjr at observe differens degres de nuances qui dtablissent des transitions , ce que ton remarque aussi dans les memes eni- preintes eiifre /; n." •jo. e. qui paralt etre la base , et le n." ro, e. 1. qui est sans doute le somniet de la feuille. Le fossile n." •jo. d. quoiquau premier coup doeil paraisse dif- ferer du precedent 'jo. e. par la figure et distribution des folioles , neanmoins f ensemble des empreintes et le port de la plante ne s" dloignent pas beaucoup de la phjsionomie de la premiere :_ on remarque toute fois que la plante en question a constamment une distribution de feuilles bipinndes , ce qui ajoute a la premiere idee quon s'en est faitc ; car si on pouvait deceler une de ces em- preintes simplemcnt pinndes comme dans la figure ■jo. d. 1., alors il ny aurait aucune difficuUd ci tattribuer u ^Asplekidm Triclio- inanes. L. D'apres ces observations , il est tres-probable , que toutes les ■empreintes fossiles indiqudes par les lettres et numdros susdifs , appartiennent ci /'Aspidiuin Filix-mas; ainsi ce fossile devrait etre appelld AspiDiTES FiliK-mas , pour se conformer a la nomenclature rdcemment adoptde par les Aweurs qui ont traitd des vdgdtaux Jhs sites. Et quant a tempreinte •jo. d. 1. elle pourrait appartenir a /'AsPLENiuM Tricliomanes touf.e fois quelle reprdsente une feuille entiere , et non une simple pi.-ine , ce que Con pourrait reconnukre en suivav.t Idgerement la couche , de la meme feuille , qui est en parlie recowerte par des couches supdrieures : dans ce cas on l82 (le^'vait la retenir sous le nom doutenx de Asplenites Tricho- manes ? Les empreintes n." 70. b. paraissent avoir e'te toutes formdes par la meme plante , quokjue aiicune d'elles ne renfernie une partie siifjisttnte pour determiner si elles reprdsentent une feuille bipinnee , ou une feuille simplement pinnee. Cependaut le n." 70. b. 1. nous donne I'idee d'un petiole dune feuille bipinnee : quoi- quil en soit le port de toutes ces empreintes , indique sans doute une Leguinineuse 'voisine des Galega , des Astragales , et des Phacas : ajant rapproche ce nume'ro a toutes les especes de ces genres que je possede dans man herbier , fai reconnu quil se rapproche da\'antuge de /a Phaca alpina (Jacq. W07i Lin,); il pour- rait done elre indique par le nom douteux de Phacites alpina ? Je dois vous ajouter que toutes les plantes sus-indiquees se irouvent dans nos Jlpes , et dans des lieux humides : cependant c'est un travail interessant pour iiotre Pajs , oic vous avez eu tavantage de decouvrir le premier des fossiles vegetaux si non antidiluviens , au moins tres-anciens. Voire Ami et CoUegue L. COLLA. ,---i-j^^ ■i^H.' .„^;^.vi;f^/^^.^^^^^-^^^^ ^. -J,. J/ln/ ^ ^^^ - '^''^^ J2,/ / i83 ANALYSE DE LA CENDRE DU VESUVE DE L ERUPTION DE l022 PAR JOSEPH LAVtM PROrESSEUR SUBSTITLT DE CIIIJUE Lite le !."■ ayiU 1827. J_j analyse des cendlres volcaniques est inte'ressanle par les argu- meus quelle pent fournir pour , ou conlre les diflerentes liypo- tlieses qu'ou a proposees pour expliquei' rorigine des feux des Yolcans. Celle de ces hypotheses qui parait la plus conforme a 1 etat actuel de nos comioissances consiste a snpposer , que la masse inte'rieure de iiotre globe est en grande jiartie f'ormee des me- taut jadis appeles alkalis , metauv dont on doit la decouverle 4 M.'' H. Davy, et que c'est a leur oxidation qu'on doii attrlbuer la chaleur qui acconipagne les ejeclioiis volcaniques. Mais, ainsi que 51/ G\Y-Li'SSAc la fait remarquer dans sa note inlitulee Fu^e- xiotis sur I s f'olcans ( Annates de Chiuiie et de Physique torn. 22), Tovidalidn de ces melaux ne pent etre allribnee qu'a i'air, ou bien a lean ; et plusieurs considerations, que M/ Gay-Lussac a exposees paraissent s'opposer a ce qu'ou adinette riutervention du premier T(jM. iiAui -A A J84 •'^ LA CENDRE DU VESUVE ETC. -de ses agens dans los phenomeiies volcaniques. D'autre cote, si I'eaii .€ta!t le corps , qui i'oiirnit roxigciie a ses substances , il devrait se degager de I'hydrogene lihre , ou se former un noiivean corps compose dc I'hydrogeue avec uh autre element d'abord combine a ces mctaux. Lc de'gagement d'liydrogene liln-e dans les e'ruptions volcaniques ij'cst guei-e susceptible d'etre observe a cause de la Combustion rapide qui doit y avoir lieu des qu'il vient an contact de lair au milieu des niatieres incandescenles ; mais il s'y est quelquefois presents un compose , qui pourrait servir a TexpUcation dont il •s'agit. Ce compose' «st I'acide hydro -clilorique , qui a e'te en efl'et observe par quelques Pliysiciens a I'etHt libre dans les eruptions volcaniques , el en particulicr dans celles du ^ esuve : mais les observations sont en petit nombre , et M/ Gay-Lussac aurait de- sire , que I'existence de cet acide fut constate dune maniere plus generale pour fournir un appui suflisant a rhyputliese , dont nous avons parle. Cet acide deviait s'y trouver ou a Tetat libre , ou bien dans celui d'hydro- chlorates , ayant pour base des meiaux qu'on put supposer avoir ete originairement a IVtat de chlorures, *t dont la conversion en hydro-chlorates , par la decomposition de I'eau put etre accompagnee d une chaleur intense. Ce cas n'esl pas, comme on sail, celui des chlorures de Po- tassium, et de Sodium, quand meme on supposerait , que ces chlorures se cliangent reelement en hydro-chlorates par le contact de IVau ; mais le chlorure d'Aluminium, d'aprcs quelques reclier- ches de MJ Gay-Lussac , remplit probablemeut cette condition , (. et pent etre aussi celui de Magnesium^. ■ La decouverle de I'acide hydro chlorique combine scion toute apparence avec ces bases dans les cendres volcaniques ne pent -en consequence qu'interesser les Physiciens , et les Chimisles. Tel est en etfet un des resultats les plus remarquables de I'Analyse ■des ceudres du Vesuve de I'eruption du 1822, f|ue j'ai 1 honneur PAR LE rnoi-. LATixr. r85 tTe soumettre au jugemeiit ile I'Acadeniie , et les consuleralioas prect'deiilcs me font esperer , qu'elle y sera accueillie avec indul- gence. Au resle les re'sullats de mon Analyse dilKrent plus ou mollis de ceux , que dautres Chimistes avaient oblenus des cendres du Vesuve de la meme eruption , et qui offrent aussi beaucoup de disparile' entre eux. M.' Pepk, qui les a analysees le premier ( Bibliot. Univ. novembre 1822) y a trouve comme moi de I'alu- raine , de la magnesia, et dti tritoxide de fer, mais point d'acide liydro-chlorique combine ; il y a au contraire reconnu dilFerens sidfatcs , et en outre de la potasse , de rantimoine , et meme un peu d'or et d'argent , substances qui ne se sonl point trou- vees dans celies , qui ont fait I'objet de mou Analyse. M." Lan- CELOTTi , qui en a donne un autre Analyse ( Bibliot. Univ. fevrier 1823 ) , compte expressement parmi ses ingre'diens le muriate d'alumine , ce qui s'accorde avec le principal ol)jet de la mienne ; mais les autres sels solubles qu'il y indique ne sont ni les memes, ni dans la meme proportion, que ceux que j'y ai trouves , et il a remarque line substance vegeto aniniale particidiere, que je n'ai pu constater dans celle que j'ai examinee , faute den avoir en ma possession une quantite suffisante ; cependaiit on observera- dans le detail de I'analyse, que les vapeurs acides qui s'eleverent avaient une odeur degoutante. Enfin M.' Vauqueiin qui s'en est aussi occupe ( Annales de Chimie , et de Physique 1824), V a constate Texistence de I'alumine , et du fer oxide, mais sans acide Lydroclilorique : il y a trouve aussi, comme moi, du muriate d'ammoniaque , qui manquait dans les autres analyses dont j'ai parle ; et en outre de I'oxide de cuivre , et de manganese. Ces disparites ne doivent point nous surprendre , puisque les cendres volcaniques , meme dans une seule eruption , peuvent etre de na- ture differente selon le temps , et les lieux , oii elles ont ete vo- mies , et ou on les a recueillies. J'entre mainlenant dans le detail de 1 analyse de la ceudre , que j'ai eu a ma disposition. l86 EE LA CENDRE DD VESUVE ETC. Cette cendre , qui ma ete remise par S. E. Monseigneur Mossi Arclieveque de Sida , est d'line coiileur grise rougeatie ; elle est donee d'line mediocre teiiuite , sans odeur, ni saveur seiisilile. Deux grammes de cette cendre lavee a I'eau bouillante out fourni une lessive , qui n'avait point d'action sur le papier Tour- nesol , ni sur celui de Curcuma : elle preciplla ahondamment par riiydro-clilorate de barite , par I'oxalate d'ammouiaqiie , et par le nilrate d'argent. L'liydro-sulfate d'ammoniaque ne donna aucun indice de sub- stance metalllque proprement dite en solution. Cette cendre cliauiFee au rouge dans un cuiller de plaline n'a- vait point d'odeur sensible ; mais introduife dans un petit tube de cristal , «t chauffee a la lampe a donne de I'eau a I'etat de va- peur; des vapeurs d'une mauvaise odeur, acides bien distingues ; ensuite une substance saline , qui se sublimait dans la surface interieure du tube. La matiere restante traitee avec Tacide hydro chlorique , com- muniqua a ce dissolvant une couleur javine-orani;e : cette li'pieur donna par I'ammoniaque un precipite roux-marron , €t la liqueur resta limpide. La solution lit un depot lourd par Toxalate d'am- moniaque. Le precipite roux-marron forme comme ci-dessus , bouilli avec de la potasse caustique a fourni une quanlite notable dalumine , et d'oxide de fer. Ce dernier oxide redissout dans I'acide liydro-clilorique , et suroxide par I'acide nitrique fut precipite par le sous-carbonate d'ammoniaque: dans le but d'observer, si dans cette solution on aurait appercu de I'oxide de manganese , j"y ai inlroduit un jietit morceau de potasse pure ; il se fit un depot d'une poudre blanche, qui ne changea point de couleur , qui etait insoluble dans la potasse causlicjue ; soluble dans I'acide sulfiirique. Ces operations annoncent la presence de la chaux, de I'alumine, jde I'oxide de fer , et dc la magnesie. PAn r.E pr.oF i.avint, 187 Le vdslJu non allaquu par rnclde hydro- cliloiique bicri Ihvc; et scche ('tail une poiulre blanche, dans laquelle on voyait des par- celles iiou'cs parsemees. D'apres ses resultats preliminaires ayant considerc , que la cen- dre en question meiitail d'etre analysee avec exactitude , voici le piocede , que j'ai cru devoir adopter dans cetle Analyse. PREMIERE OPERATION. J'introdnisis deux grammes de la cendre du Vesuve dans un tube do crislal ferme et un peu courbe ;i une de ses extremites de deini pouce de laigeur, et do dix de longueur; je I'ai place horizonta- lement sur une lampc a I'alcool , et , mode'rant soigneusement la temperature , il s'eleva au bout de quelques -minutes des Tapeurs d'eau, qui tapissaient en gouttelettes les parois du tube ; ensuite s'eleverent des vapeurs trcs-acides, d'une odeur degoutanfe: a I'in- stant j'ai introduit dans le tube des bandes de papier tournesol imbi- bues d'eau pure; d'abord elles rougissaient; je les ai de-suile plon"ees dans un petit verre d'eau pure, ou j'avais verse quelques gouttes de nitrate d'argent ; aussiiot eut lieu un precipite blanc caillebotle de chlorure d'argent ; j'ai repetc cette operation jusqu'a ce que il n'y eut plus de vapeur acide , et que la matiere dans ie tube fut parfaitement rougie. A linstant de ceite operation un anneau blanc cristallin se forma a la distance d'un pouce de la matiere fixe. Apres avoir laisse refroidir I'appareil , j'ai coupe le tube de cristal pour se'parer la substance saline sus-mentionnee , laquelle , apres avoir etc dissoiite avec quelques gouttes d'eau, je I'ai versee d abord dans un tres-pelit tube de verre ; j'y ai jelte' un petit morceaux de potasse caustique , il se manifesta par la cjialeur une odeur tres forte d'ammoniaque. La solution restante sature'e daridc «itrique produisit par le nitrate d'argent assez de chlorure pour aaaanifester la presence de 1 hydro-chlorate d'ammoniaque. iSS DE LA CENDRE DU VESUVE ETC. AinSi la chaleur avail degage des cendres i.° dc I'eau 2.° de I'acide hydro-clilorlijue ^ 3.° de riiydro-clilorate d'ammoniaque Le rc'sidu dans le tube dimiiiua de G, 25. DEUXIE?»IE OPERATION. Le resldu reste dans le lube, pesant i33, '^jS, acquit una cou- leur tant soit pen plus foncee: lave a I'eau boulllante a plusieurs reprises jusqu'a ce qu'il ne fiit plus affecte par les re'actifs , a fourni une lessive , qui, par Tevaporation a siccile, a produit i6 d'une substance , qui avait toute I'apparence de sulfate de cliaux. Celle-ci lavee avec un peu d'eau, et evaporee a laisse un resl- du , dans lequel , par le moyen de la loupe , on distinguait parmi la tres-petiie portion du sulfate de chaux qui s'etait redissout, des petits cristaux , dont la forme a paru etre des tres-petits cu- bes ; je les ai redissous avec tres-peu d'eau ; cette solution avait un govit un peu sale ; elle se troublait par le nitrate d'argent. Les sous-carbonates alkalius n'y ont dcfveloppe aucune substance lerreuse en solution. Pour constaler a quelle sorle de base alkaline pouvait appartenir la substance saline susdile , je I'ai decotnpose'e par le nitrate d'argent; j'obtins un chlorure d'argent, et un ni- trate alkaliu , lequel decompose au feu dans un petit cuiller de platine , et ensuite dissout , a rougi a I'instant le papier teint de Curcuma sans etre precipite par I'hydro chlorate dg platine: cela prouve , que le sel en question etait du miu-iale de sonde. Le sulfate de cliaux soij,'neusement separe , et seclie pesait i3. Ainsi I'eau enleva a la cendre du Vesuve i.° du sulphate de chaux 2." du muriate de soude, quon pent cvaluer a 3- r-AH i.r; rndr. lavint, ?5i) TROISltME OPERATION. La niatiere lavee a i'eau bouillante, ainsi qu'il vieiU d'etre dit, traitce ensuiic, a Taide de la chalcur, par I'acide liydro-cliloriijue jusuu'a ce qu'il ii'eut plus de reaction sur le residu, comniuniqua a ce dissolvaut une couleur jaune-oraiige. La liqueur filtre'e , et eteiulue d eau a ete precipitee f)ar raaimoniaque : le depot etait rou'c marroii , et la liqueur liinpide. Cette liqueur avec rovalate d'ammoniaque a precipite de Toxa- late de cliaus , qui , decouipose par la chaleur , a produit chaux pure 4 J '->• Le d(ip6t roux-marron foi-iiie par I'ainmoniaque je le lis bouillir avec de la potasse causlique ; Talumine liil dissoule , et I'oxide de fer fut precipite. Cette deruiere solution alkaline fut neuh'alisee avec I'acide hydro-clilorique ; il se forma un depot blauc en forme de gelee , lequel bien lave et seche pesait 3o'. C'elait I'alumine pure. L'oxide de fer redissous dans I'acide liydro-chlorique, et suroxide par qiielques gouUes d'acide nitrique , fut precipite par le sous- carbonate de ammoniaque: I'oxide reussit d'abord plus fonce: bieo lave et seclie au rouge dans un creiiset de platine a fourni 2'y de Iritoxide de fer. J'ai mis dans la solution un pen de potasse; a I'inslant il parut une poudre blanclie , Inquelle soii'neusement se- paree ('tait de la maguesie pure , dont le poids etait de 3. L'acide hydro-chlorique enleva done a la cendre 1.° de la cliaiix 2." de ralumine 3." de I'oxide de fer 4-° de la magnesie. Ces deux terres . savoir I'alumine , et la maijne'sie etaient pro- bablement combiuees avec I'acide hydro-chlorique , que j'avais obtenu. IQO DE LA CENDRE DU VESUVE ETC. QUATRIEME OPERATION. Le resldii silicieux iion attaque par I'acide hydio-clilorique en poids de 1 1 1 etait une poudre blanche , qui croquait sous les dents , et dans laquelle on y voyait parsemees des parcelles noiies, qui paraissaient charboneuses , comme il a ete' observe dans les experiences preliminaires. Dans le but de m'en assurer , j'ai chauffe le susdit re'sidu a la lampe avec cinq centigrammes de chlorate de potasse pure dans un appareil convenable ; j'ai re- cueilli les produits gazeux dans une suffisante quantile d'eau de cliaux ; aussilot elle devint laiteuse , et fit un de'pot de carbonate de chaux , ce qui annonce la combustion de la matiere noire susdile , et sa conversion en acide carbonique. Le residu bien lave et seche, traile convenablemc nt avec de la polasse caustique dans un creuset d'argent, ensuiie dissoute entiercment dans I'eau, a produil par I'acide hydrochloriqne une gelee Manclie , qui bien lavee et sechee ne pcsait plus que 107. C'ctait de la silice. Dans cette operation il ne s'est point Irouve , ni manifeste la moindre odeur d'acide hydro-sulfnrique. La diminulion de la silice fut de 4> 20 diie a la combustion de la substance char- boneuse. L'on voit par le detail de cette Analyse , que la cendre du Vesuve de I'eruption du 1822, que j'avais a ma disposition, est composee des materiaux suivants sur 200 parties. Savoir , Substances volatiles PAR LE PROF. LAVINr. 1. Eau 2. Acide hydro-chloi'ique . . 3. Hydro-chlorate d'atnmoniaque 4- Sulfate de chaux 5. Wuiiale de sonde 6. Cliaiiv 7. Oiide de far 8. Alumina Q. Magnesia 10. Silice 11. Carbone Total Parte 6,2 5 i3,oo 3,00 4,i5 27,00 3o,oo 3,00 107,00 4,20 197,60 2,40 J'ai fait aussl un autre essai prelirainaire sur les cendres du Vesuve dii 179'!- Cette oeiidre m'a presenle des resuUats bien dilferens de celle de I'eniptioa du 1832. Je n'y ai poiut tronve de I'acide hydro-clilorique , ni mema des hydro -chlorates , a rexcepiioii de celui de sonde; mais celled coiitient une quaiiliie considerable d'oxide de cuivre (la dix p. o|o). La tres -petite quaniile de ces cendres, que j'avais en ma pos- session , qui 11a de'passait pas un gramme at dcmi, ne in'avail permis qua de faire cas experiences preiiminairas ; mais en ayant recu depuis una nouvelle quantite' , je me propose den faire une ana- lyse plus complete, dont j'aiu'ai I'honneur de presenter sous peiv ks resull^ts a I'l^cademie. JtoM. xxxni Rb SUITE DES RECriERCIIES CHIiMIQUES SUB LES CENDRES DU VESUVE DE l'eRUPTION DU 1 794 PAR JOSEPH LAVmi PROFESSEUR SUBSTITUT DE CHIMIE Luv le 24 fiiin 1827. JLia cendre du Vesuve de reiniption du 1794 , dont je soumels I'analyse a I'Acadeiuie , ne m'a point preseiile comme celle de reruption du 1822, dout je me suis occupe dans le Memoire precedent , d'acide hydro -chlonque libre , ni meme auciin de ces hydro chlorates qu'on puisse supposer avoir produit une chaleur hitense , en passant de I'e'tat primitif de chlorures a celui d'hydro- chlorates par le moyen de I'eau ; mais le resultat de cette analyse est remarqnable dun antre cote par la quantite tres-considerable ( yio du poids de la cendre ) d'oxide de cuivre , quelle nous montre dans ce produit volcanique. M.' Vauquelin avail trouve du cuivre dans la cendre du Vesuve de I'eruption du 1823 ( Annales de Physique, et de Chimie, Jan- vier 1824), ainsi que dans celle de I'Etna (ibidem, mai 1826); mais en petite proportion , et je n'en ai pas trouve , comme on a vu dans celle du Vesuve de la meme eruption du 1822, qui a ete I'objet de mon analyse precedente. Un autre particularitu , que les cendres de I'eruption du 1794 m'ont presente , consiste dans I'odeur empyreumalique , qu'elles ont exhale par la chaleur ; ce qui amioncait I'exislence de quel- DE LA CENDRE DU VESUVE ETC., PAR. LE TROF. LAVIXI. IC)3 que matiere vegetale , ou animale , laquelle cepciulant s'y trouve en trop petite proportion pour qii'il m'ait etc possible de la re- cueiilir , et de rexaminer. Celle observation se lie avec les resul- tats dune analyse , que M/ Lancelotti a fait dc la cendrc dii Vesuve du 1S32 ( Bi!)iiollieque Universelle , fevrier 1823 ), ou i! a trouve une substance vei:;eto-animale de couleur de succin , exhalant une odeur particuliere , et a quelques observations , que M/ GiMDERNAT a faitcs sur les eaux mineralcs , et les eruptions volcaniques. \Jessieurs HuMBfjLDT , De Buch , et Gay-Lussac , qui elaient siu- les bords du cratere du Vesuve en i8o5, furent aussi G'appes de I'odeur asphaltique qui s'cn exlialait ( Bibliothcque Brit-, vol. Jo ). Mai«tcnanl voici le detail de nion analyse. OPERATIONS PRELnilNAlRES. La ceiidre du Vesuve de cette eruption e.st d'une couleur blan- che grisatre ; d une trcs-^rande tenuile , sans odeur , insipide. Un seul gramme de celle cendre , que j'avais a ma disposition , et que je fis bouiilir a\ec de I'eau pure, fut suffisante pour deccler la pre'sence du suU'ale de chaus , et de quilqnes hydro-chlorates. L'hydro -sulfate amnioniacal ne donna aucun indice de substance melallique dans ceLte solution acqjieuse ; rammoniaque n'en donna pas non plus apres avoir reagi sur la meme , a chaud. La solution hydro-chlorique de la meme cendre a pris, moyen- nant I'ammoniaque , une couleur bleu , et a produit un precipile obscur , ce qui annonca la presence du cuivre. La solution cuivreuse , apres avoir separe le precipite ci-dessus meutioniie , moutra par I'oxalate d'ammoniaque la presence de la chaux. Le precipite produit par Tammoniaqne bouilli avec de la po- lasse caustique licpiide donna une solution , laquelle par I'acidc sulfurique , precipita de I'alumiiie tres-blanche. L'oxJde de fer residu redissout dans I'acide hvdro-clilorique ^ tgi DK LA CENIiKE iU VESUVE ETC. cnsuile siiroxide par quelques goulles d'acide nitrique , founilt par i'ainuioniaque un precipite de triloxide de fer. La solalion reslante lit , par le inoyen de la potasse , un depot blauc de maguesie : le re'sidu iion attaque par I'acide hydro-chlo- rique elait uue poudre blanche , laquelle , moyennant la potasse pure, a ete reduite en sous-siliciate, qui, precipite par Tacide hydro -chlorique , donna de la silice tres-pure , sans se degager la moindi-e buHe de gaz hydrogene sulfiu'e. Apres ces fails preliminaires , ayant depuis reou ime nouvelle portion, quoique petite, de cette cendre, voici le pi-ocede que j'ai adopte pour determiner les proportions des materiaux y contenus, DEUXIEME OPERATION. I.' Un gramme, ou loo parties de cette cendre furent introdultes dans uu tube de crisLal ; a i'aide de la chaleur, ainsi que je I'ai annonce , elle exhala une odeur empyreumatkjue particuliere, dif- ficile a definir , ayant quelque analogic aux vapeurs bitumineux ; ensuite se de'poserent des gouttelettes d'eau , sans manifester la laoindre acidile , ni aucun vestige de substance saline volatile : la matiere rougie dans le tube apres avoir ete refroidie presenta une diminution de 2,i5. a.* Cette substance ayant ete ensuite lavee a I'eau bouillante jusqu'a ce que les reactifs n'eurent plus aucune action sur celle-ci, la solution ensuite evaporee , et reduite a siccite a produit 2 de sulfate de cliaux , et i de hydro-chlorate de soude. 3." L'acide hydro -chlorique en a dissout une partie; cette solu- tion ayant ete delayee avec de I'eau , et ensuite traite'e par I'am- jnoniaque , il se fit d'abord un precipite , qui au commencement paraissait verdatre , obscur , mais au bout de quelques minutes devint rouge;itre. La solution qui surnageait elait d'un beau bleu azur , ce qui annouca elTectivement I'ammoniure de cuivx-e. PAR LE PROF. LAMKI. igS 4." Je fis rcagir la solulion ciiivrcusc , npves I'ayoii' tlclayec .2 doiit fid soumis t analyse precedemment h f Jcadenue , savoir: Sur 200 parties. !i. Eau . \ 1. Acide hydro-clilorique . . . > 6,25. 3. Hydro chlorate d'annnoniaque . j 4. Sulfate de chaux i3,oa 5. Hydro-chlorate de soude . . . 3, 00 6. Chaux 4' 1 5 ^. Ovide de fer 2'7,oa 8. Alumine 3o,oo 9. Magnesie 3,oo 10. Silice lO'yjOa XI. Carbone 4po Perte 2,4o 200,00 PAR LE pnOF. LATINT, ign jinaljse de la cendre du Vesuve de t eruption du 1822 fxir M.' Vauquelin. ( II nous (lit , qu'il n'a pas determine exactement les rapports , dans lesquels se Irouvent les principes qui composcnt ces centlres, par la consideration que la cendre , que vomira le Vesuve dans uu autre temps ne rassemblera probablemeut pas a ceile-ci ). Voici les materiaux y coiilenus. 1. Silice 2. Alumina 3. Fer oxide 4. Hydro-chloraie d'ammoniaque 5. Sulfate de chaux 6. Sulfate de potasse •J. Du Cuivre 8. Du Manganese 9. Du Charbon 10. De la Chaux. Analjse de M/ Ic D/ F. Lancelotti Prof, de Chimie. Cendre du Vesiwe de V eruption du 1822. 1. Sulfate de chaux 2. Hydro-chlorate d'alumine 3. Hydro-chlorate de soude 4. Sulfate de soude 5. Sulfate d'alumine 6. Une substance vegeto-animale 7. Tres-peu de sels ammoniacaux 8. Sous-carbonate de peroxide de fer 9. Alumine le. Silice^ tt)S DE LA CENDRE DU VESUVE ETC., PAR LE PROF. LAVIKt. Analyse des cendves de tEtria par M.'' Vauquelin. 1. Sulfate de chaui 2. Sulfure de fet 3. Alumine 4. Silice 5. Chaux 6. Sulfate de cuivre ■J. Uii muriate dout il ignore Tespece- 8. Des traces isolees de soufre 9. Charbon 10. Humidite'. Analjse des cendres du Vesuve (eruption du 1822 J par M.' Pepe. 1. Sulfite de potasse 2. Siiiiate de sonde 3. Sous-sulfate d'alnmine 4» de chaux \ 5. de magne'sie * 6. Hydro-chlorate de potasse .' 7. de soude ha1)uimus : i.° Salivam reccnter , vel paucas ante horas sputo re- jeclam , motorem esse electricitatis , ast non eodeai semper in gradu ; modo enim ipsius electricilas convenit cum electricitate ferri, modo cum ea antimonii, ut plurimum vero respondet electri- citati slainii, raroque plumbi eleclricitatem aequiparalur: 2." electri- cilatem salivae diversam esse geiicratim, numquara lamen mino- rem , sed fere semper majorem electricitate aquae communis ; quo in casu sola saliva et aqua comparata inter se , raotores sunt electricitatis , sed saliva vices gerit armaturae positivae, aqua vero armaturae neqativae ; ex quo fluit, salivam habere propriam eleclri- citatem , non aulGm solummodo ab aere atmospliaerico communi- catam : 3." interdum eleclricitatem salivae et aquae eamdem esse, sed id fortuilo contingere ; quo in casu , aqua nervo , et saliva musculo ranae applicita , vel viceversa , nullas ciere valent con- tractiones : 4-* salivam diutius asservatam , nempe ad diem , fere semper acquirere eleclricitatem similem electricitati aquae eodem in loco et tempore : 5.° tandem salivam diversis in individuis sanis non semper aeque electricara esse eodem tempore ; sed in unis paulo magis , paulo minus in aliis electricam esse. Ilaque idem contingit in saliva quoad eleclricitatem , quod et aliis in humoribus secretis, ui-ina nempe et bile, evenire alibi adnotavimus 'i); nimirum horum humorum eleclricitatem, et sanis in individuis, constantem eamdemque non esse, sed variam, neque convenire, nisi forluilo, cum electricitate aeris almosphaerici. Cur vero salivae electricilas eadem semper non sit ignoramus; pulamus atlamen , id pendere a varia chemica qualilate ipsius salivae , nempe a diversa proportione principiorum ipsam componeiilium , varia diversis tempoi-ilius iisdem in individuis , varia quoque eodem tempore diversis in subjectis. (i) SuH' eleUricita dell' orina umana r= In clectricitalem sanguinis, uiinae , et bills ani- maliura. Vid. Mciuorie dcUa R. Accademia dclle Scieoze, loin, ixiy, pag. /i65, «t lom. .\x\i, pag. 3i4 et secj. ao4 BELLINGERr Articulcs II. De electricitale salwae quibusdam in morbis slmpliclbus. Tribus tantum in morbis siinplicibus salivae electricitatem explo- ravimus ; nempe in ptyalismo , in vomica, atque in plitliisi puluio- nali : porro in phlhisi duaJjus in observationibus, scilicet in maliere aunorum aS phlhisi tuberculari in postremo stadio laborante , el, ex qua occubuit post dies octo & suscepto experimento ■^ atque i-o, juvene annorum i5 phthisi scrophulosa in secundo stadio afTecto ,_ qua periit post menses sex. Vomica pulmonalis a qninquaginta annis virum afficiebat annornm 70 , efc ex qua eoafeclus est post dies duodeciin a suseepto expevimento. Ptyalisraus autem locunn habebat in foemina annorum 5o , jam ab anno perdurabat saHva,^ tio , pendebatque a lenta gastritide , et pylori obstructione. Omni- bus hisce in casibus salivam exploravimus post horas tres ■ aut quatuor ab ejus excrealu. Porro istis in morbis nihil peculiare deprehendimus quoad sali- vae electricitatem; ipsam enim iisdem legibus subjici obse»-vavimus, ac electricitatem salivae sanorum individuorum ; namque nullum discrimen deprehendi inter electricitatem salivae dictorum aejjro- tantium , et electricitatem meae salivae ; utraque enim saliva aeque motor erat electricitatis, ut directis experimentis comprob^vi: ex quibus inferre fas est, a dictis morbis riuUomodo mutari electri- citatem salivae. In votis erat experiri electricitatem salivae potissimum in ptya- lismo mercuriali, verumtamen nulla se se obtulit occasio. , . IN ELECTIUCITATEM SALIVAE , ETC. 200 Articulus III. De electricilate salii'ae in morbis contagiosis. Unico in morbo contagioso , nempe in scarlatina , et duobus quidem in casibus , salivae electricitatem experti sunius ; ob pecu- liaria autem in ipsis obtenta discritniaa opportunum ducimus ipsa experimenta referre , quae, uti et cuncta inferius adducenda , su- scepiiuus anno 1827. EXPERIMENTUM I. Die 6." aprilis , hora 4-" pomeridiana electi-icitas aquae erat -+- phiinbo — stanno , ita in domo partioulari. Mulier annoriim 27 , temperamenti sanguineo-Iymphatici , et ro- bustae coustitutionis , a qu'mque diebus aegrotabatur cum scarla- tina iiailiformi benigna , et cum febre inflammatoria consociata ; unde ei quater sanguis deti'actus fuit ; nunc vero febris adhuc adest cum pulsu aliquantulam dnro , cutanea erupfio non multa. Exploratur ipsius saliva quinque minuta post ejus excreatum , ipsiusqoe electrtcitas comperta est minor electricitate plumbi , major autem electricitate ziuci , ideoque admodum inferior electri- citate aquae eodem tempore. Post horae dimidium electricitas aquae reddita est paulo supe- rior, et potius similis electricitati plumbi, minor easlanni, major autem electricitate ziuci. Nova iterum quantitas salivae cxplorata fuit statim ac sputo rejecla fuerat ; cujus salivae electricitas erat omnino = plumbo — stanno -t- zinco, ideoque paulo minor electri- citate aquae communis. Interim electricitas meae salivae explora- tioni submissae confestim post excreatum, erat paulo inferior electri- citate stauni , parum superior ea plumbi ; quapropter mea saliva inagis electrica erat saliva dictae aegrotantis ; profecto admovendo guttara meae salivae musculo , nervo autem gultam salivae liujusce 2a6 EELLINGERI aegrolantis, intercedentibns diiabus laininis ai'genlels , contraclio locum habebat circukim perficieudo ; inversa aulem dispositione , ita lit saliva aegrotae esset armatura musculi , nervi vero arma- liua esset mea saliva , nulla umquam erat contractio. Per horae quadrantem saliva aegrolantis eadem praebuit electricitatrs signa , et comparate ad metalla, et etiam constanter minor fiiit tnm electris- citate aquae communis , turn meae salivae sanae. Die septima aprilis bora tertia pomerid'iaua electricitas aquae erat ■+■ plumbo — stanno. /Egrota melius se habet , et fere apyrectica est : ipsius saliva explorata fuit , coufeslim post excreatum , atque ejus electricitas erat = plumbo — stanuo -f- zinco; interim electricitas meae sa- livae erat ■+■ plumbo — stanno; quapropter electricitas turn aquae, turn meae salivae major erat electricrtate salivae aegrotanlis , ut directo experimento comprobavimus mcthodo superius indicata. Die 1 4 aprilis, bora 3 pomeridiana electricitas aquae erat ■+• plumbo — stanno. /Egrota omniiio erat apyrectica , atque scarla- tina in fine stailii desquammationis cutis. .Saliva explorata fuit proliuus post excreatum , atque ipsius electricitas erat = stanno — anlimonio -+■ plumbo : ita quoqiie se habebat electricitas meae saliTae , et sani hominis annorum 35 ; quapropter electricitas salir vae major erat electricitate aquae. Eruitur ex hac observatione , salivam in decursu febrili scarla- tinae evidenter minus electricam fuisse turn saliva sana, turn aqua communi ; superato autem sladio febrili scarlatinae , salivam acqui- siisse eleclricitatem similem electricitati salivae sanae. An ideo, quum proprium sit contagii scarlalinosi, et salivam inficere, utpote cum muco faucium commixtam, inferri ne posset, contagiuin istud id efficere , ut evidenter imminuatur electricitas propria salivae ? Crederem profecto ; numquam enim in sauis individuis inventa est electricitas salivae minor electricitate aquae communis, uti vidimus, cvenire in saliva mulieris scarlatina laborautis. IN ELECTRICITATEM SAHVAE , ETC. 20^ EXPERIMENTUN II. Die 6." aprilis omnia ut in experimenio praecedenti. rraedictae mulieris filius annonim trium cum dimidio, et ipse a qnatuor die- bus scarlatina afficiebatur , cum febre inflammatoria miti. Ejus sa- liva confestim post excrealum explorata fuit, ipsiusque electiicilas inventa est = stanno et plumbo eodem tempore — anlimonio ■+■ zinco ; quapropter saliva ista conductor erat imperfectus electri- citatis. Die 7.' aprilis electricitas aquae erat = stanno — antimonio ■+- plumbo. Adest adhuc febris , sed mitissima , atque eruptio scar- latinac bene procedit. Saliva hujusce pueri confestim post excrea- lum exploratur , atque ipsius electricitas comperta est ^ stanno , antimonio , et ferro eodem tempore , — cupro -f- zinco ; ideoque saliva ista erat conductor admodum fmperfectus electricitatis. Utraque in observatione id prae animo habui , ut directo expe- rimento evidenter comprobarem , ranae extremitatem debite irri- tabilem esse , et rite seusibilem , methodo nempe a nobis alibi tradita (i). Elucescit ex hac observatione , contagium scarlatinosnm id effe- cisse , ut saliva conductor admodum imperfectus electricitatis eva- serit ; quapropter ex hisce duobus scarlatinae casibus inferre fas est, contagium scarlatinae salivam inficere , et quidem tali pacto, ut permutetur elcctrica ipsius qualltas , nempe vel minor reddatur ipsius electricitas , vel saliva evadat conductor imperfectus electri- citatis. Nulla alia mihi se se obtulit occasio explorandi electricitatem salivae in scarlatina. Desiderium quoque erat mihi experiri salivam (i) Espcrienzc cd osscrvazioni sul Galvanismo. Tom. XXXIII D d 208 quoad electrlcitalem in rabiilo sive homine , sive cane ; verunta- men nullum rabiei casum observare dalum fuit post quam talia expeiimenta suscipere decievi. CAPUT n. De electricilate muci. Mncl electricitatem in perfectissimo sahitis statu numqiiam explo- ravimus; vei'umtamen intei'dum levissiinis omuiuo iu moibis, alia* et in gravissjjxus> Articulus I. De muci electricilate in morbis siinpUcibus. Per tres vices levissimis admodum in affectionibiis catanhalibus tracheae , nulla febre stipatis , quibus ipse obnoxius fiii , muci electricitatem exploravi ; verus autem erat mucus et purus , et nulla saliva commixtus ; pluries etiam eadem experimenla repetivi quoad muci electricitatem in secundo stadio phlliiseos scrophulosae, qua affectus erat juvenis annoruro i5, de quo dictum est supei-ius Cap. I. Art. II. Porro mucus is[,e erat viridescens , spissus et te- nax, puriformem adspectum i-eferens, purus et simplex. Bis etiam mucum exploravi in ultimo stadio phlhiseos pituitosae , et mucus iste erat albidus , potius sohitus , aqua innatans , et ipse purifor- mem speciem referebat. Omnibus hisce in casibus deprehendi , mucum propriam non habere electricitatem , sed semper convenire cum electricitate aquae communis eodera tempore ; ila ut major vel minor erat eleclricitas muci prout aqua majorem vel minorem liabebat electrjcitatem ; et ita qnidem aqua et mucus aeque motores eranl electricitatis , ut nullomodo valerent coutracliones ciere in IX ELECTRICITATEM SALIVAE , ETC. 30g ranae extremitate , quum mucus et aqua uti armatura adraoveban- tur musculo et nervo. Simili modo etiam depreliendi , mucum quemcumque et salivam aeque molores esse electiicitatis , sive comparatio inslituerelur inter mucum el salivam ejusdem aegro- tantis , sive inter mucum morbosum et salivam individui saiii. Exploratum etiam habui , mucum diutius asservatum , sicque ali- quantisper corruptum , mucidumque odorem spirantem , minus electricum evadere muco recenter excreto, et idcirco fieri etiam minus electricum aqua communi eodem tempore , et tali in statu acquirere eleclricitatem similem , >el paulo minorem electricitate plumbi. Seme! exploravi mucum in acuto et febrlli bronchiornm catarrho, a mense perdurante , quo afficiebatur mulier annorum 45 : mucus iste simples erat, et absque saliva, viscidus et tenax; porro ipsius electricllas major erat eleciricitate aquae eodem tenapore , atque salivae individui sani ; namque electricitas aquae et meae salivae erat = stanno — antimonio -4- plumbo ; electricitas vero muci memorati erat -t- stanno — antimonio. An ex hoc experimento inferre liceret , a graviori phlogistica affectione membranae mu- cosae bronchiorum , ita elaborari et secerni mucum , ui aliquan- tisper in propria natura permutetur, majoremque acquirat electri- cilatem , quam competat ipsi muco a levissima vel lenta irritatione dictae membranae secreto ? Ex quibus omnibus inferre licet, mucum tracheae, bronchiorum atque pulmonum propriam non habere electricitatem , sed ipsam convenire cum electricitate aquae communis , uti vidimus evenire quoad humorem internae transpirafionis (i); neque a morbis phlo- gisticis levissimis , vel chronicis gravibus, uUum discrimeii adduci in electricitatem muci , excepta tamen gravi et acuta inflammatione (i) Sulla proprieli clcUrica dei soliji animali. V. Mcmorie deUa R Accad. ilclle Scienie , lorn. XXV. 3IO BELLIKGERI dictae metnbranae mucosae : insuper elucescit , mucum et salivam aeque motores esse electncitalis. Articulus II. De electricitate muci in moi'bis contagiosis. Unico in morbo contagioso , nempe in blenorrliagia , muci electricitatem experti sumus, et quidem duabns in observationibus. In utraque a causa venerea ortum ducebat bknorrbagia; et in uno qnidem exemplo blenorrliagia a mense perdurabat , conjnncia cum ub'eribus venereis in praeputio ; in alio autem casii sola adei-at blenorrliagia a duobus mensibus perdurans ; liic autem fluxus nul- lum tunc temporis excitabat ardorem. Mucus ex ui-etlira profluens collectus fuit in tubis capillaribus vitreis, qui deiia accurate cera hispanica occlusi sunt. Porro electri- citas hiijusce muci in prima observatinne inventa est similis electri- citati stanni , ila quoque se habebat electricitas aquae eodem tem- pore : in secunda autem cbservatione electricitas muci similis erat electricitati plumbi , quemadmodum et electricitas aquae eo- dem tempore. Comparando autem directe mucum blenorrlioicum cum muco pulmonali excreto in secundo stadio phthiseos scrophulosae , de- prehendimus, utrumque mucum aeque motorem fuisse electricitatis. Quibus ex observaiionibus eruere fas est, mucum secretum in urelliritide contagiosa blenorrhoica propriam non habere electrici- tatem,.sed variam pro diversitate electricitatis aquae communis, et aeris atmospliaerici , et mucum istum aeque motorem esse electricitatis ut aqua eodem tempore: inferre eliam licet, nullum inteicedere discrimen quoad electricitatem infer mucum simplirem, et contagiosum blenorrhoicum ; quapropter contagium istud nullo- modo permutat electricitatem muci , cui adhaeret. IN ELECTRICITATEM^SALIVAE , ETC. 211 CAPUT III. De electricitate puris. Ut ordinatim etperimenta suscepta exponam , tradenda primum sunt tentamina , quae liabita fuerunt in vero et simplici pure , deinde in pure contagio infecto. Articulus I. De electricitate puris siinplicis. Exploratum fuit pus eductum a recenli suppuralione facta iu g^nu dextero ; pus autein erat consistens , coloris albidi et bonae indolis : ipsius electricltas erat paulo superior electricitate staniii , minor electricitate anlimonii; interim electricltas aquae erat omnino siniilis electricilati stanni ; ideoque electricltas hujusce puris erat paiilo major electricilate aquae , ut directo experimento compro- bavi , pus musculo , et aquam nervo admovendo , intercedentibus duabus laminis argenteis ; pus enim isiiusmodi vices gerebat ar- maturae positivae , aqua vero armaturae negativae. Alias exploratum fuit pus eductum a tumore sarcomatoso exi- stente in regione interna et superiori coxae sinistrae cum profundo sinu, continente verum pus, bonae indolis, Icviter tenax, opacum et coloris margaritacei : ipsius electricltas erat similis electricltati antimonli et ferri eodem tempore , minor ea cupri , major autem electricitate stanni ; interim electricitas aquae erat = phimbo — stanno ■+■ zlnco ; quapropter pus hoc multo magls electricum erat aqua communi , et magls etiam electricum pure experinientl prae- cedentls , ut comprobavimus utrumque pus directe inter se compa- rando ; itaque noa omne pus motor est electricitalis eodein in jrradu. 313 BELLlNOEUl Aliiul pus coUectum fuit ev ulcere produclo ab ampuialione digiti manus in filia aiinorutn i4 temperanoenti lymphatici , habi- tusque scrophulosi ; erat hoc pus paulo liquidum et coloris rubi- cundi : ipsius electricilas erat a: plumbo — - stanno -i- zinco ; i(a quoque se habcbat electricilas aquae eodem tempore comparaie ad metalla ; quapropter hoc pus et aqua aeque motores erant electricitalis , lit directo experimento comprobavimus : pariler pus- hoc eamdem electricitatem habebat , ut mucus pulmoiialis in se- cundo stadio phlhiseos pulmonalis rejectus; verunlamen pus paulo magis electricum erat saliva ejusdem aegroti phlhisi laborantis ; magis etiam electricum muco blenorrhagico; quae omnia per expe- rimenta assecuti snmus. An ideo pus hoc praecedentibus minus electricum fuit , eo quod ab individuo scrophuloso colleclum fuit ? Ex ulcei"e canceroso mammae dexterae a sex mensibus exislente in muliere annorum 35 , pus bonae indolis et coloris albidi col- lectum fuit; ipsius eleciricitas erat = antiuionio — ferro -+- stanno; interim electricilas aquae erat :=: stanno — antimonio -+- plumbo; quapropter pus aqua magis erat electricum , ut directo experi- mento comprobatum fuit. Ex abscessU in dorso manus a sex mensibus existente in filia annorum aS , pus saniosum colleclum fuit , solutum , et partim rubicundum ( an a commixto sanguine?): hujusce puris electricilas erat ■= antimonio et ferro ■ — cupro -+- stanno; interim electricilas aquae erat omnino similis electricilali anlimonii , minor ea ferri, major autem electricitate stanni. Pus ilaque istiusmodi erat con- ductor aliquantulum imperfectus electricitalis ; insuper paulo magis electricum erat aqua communi, et pure observationis praecedentis, ut directis experimentis comprobavi. An ideo dicto pure paulo magis electricum erat hoc pus , co quod erat saniosum , an ex eo quod cum pauco sanguine erat commixtum ? Exploravimus quoque sputum purulentum rejectum a muliere annorum 25 , phlhisi pulmonali scrophulosa in ultimo et concia- malo stadio laboranle , ob quam periit post dies octo a suscepto IN ELECIRICITATEJI SAI.IVAE , ETC. 2l3 cxperinjento : sputum eriit partim salivale , partim vero raucoso- puriilentum , flavo-viiidescens , partim solutum , partim visciduro , non foeleiis. Porro explonuum fuit solum pus , et absque saliva , et iuventum est hoc pus motorem esse eiectricitatis ut fei-ruro , minus cupro , magis autem autimonio ; interim electricitas aquae erat =s antimonio — ferro -t- stanno. Post horae quadrantem mu- tata est electricitas aquae , et reddita = plumLo — stanno -+- zinco ; quo tempore hujusce puris electricitas erat = antimonio — ferro -+- stanno. Itaque pus isliusmodi propriam liabebat electri- citatem , diversam , et mullo majorem electricitate aquae , ul di- recto experimento comprobavimus , aquam et pus inter se compa- rando. Veruutamen a diverso gradu eiectricitatis atniospliaericae mutabatur electricitas puris; imminuente enim electricitate aquae, imminuebatur quoque aliquantulum electricitas puris. Pus istiusmodi cum saliva ejusdem aegrotae comparando , quae cum sputo rejecta fuerat, manifestum eratj pus multc magis electri- cum saliva fiiisse. Observavimus quoque , varias puris species liisce in observalio- nibus indicatas , diutius asservatas, et aeri atmosphaex'ico expositas, minus electricas fieri , et acquirere primum electricitatem similem electrinitati aquae communis ; dein , quum temporis decursu pus corruptum est , acidamque fermentationem passuro , ita ut muci- dum, acidumque spiraret odorem , adinstar fermenti panis, tunc multo minus electricum reddi ipsamet aqua, et acquirere electrici- tatem similem, vel minorem ea plumbi, quod et de muco superius adnotavimus. Quum vero contrarium observaverimus quoad saii- guinem atque uriuam ; nenipe hosce humores putrefaclos multo majorem ac antea acquirere electricitatem (i); cur itaque mucus et pus corruptum minorem adipiscilur electricitatem ipso muco et (i) Sulla clrtlririla del sangue nellc inaljltii- = Sulk elcltiicita dcUe orinc. = In cloctri- cUatcm sanijuiuiSj urinae , et bills aniiualiuni. 21 4 BELLINGERI pure recenti? Diversitatis causa obviaest: praedicti enim humoies, sanguis nimii'um et iirina , alkalinam fermeiitalionem per putredi- iiem patiuntur , hiiic electricitatcm assumunt similem vel apnro- pinquantem eleclricitali substanliaruin alkaliiiarum ; mucus ex ad- verso atque pus a corruplione acidain fenneiilationein subeunt in initio , proindeque hoc in statu ipsorum electricitas similis reddi- tur, vel appropinqualuF electricitati , quam propriam esse acidorum alibi demonstravinius (i). Rursus aliud pus exploravimus, nempe collectum a bubone nou celtico , et a duobus mensibus in inguine sinisiro existente , qui bubo jam a mense suppurabat ; pus istud in tubis capillaribus vi- treis collectum fuit, eratque magna ex parte pellucidum eo quod midta cum lympha commixtum erat : porro ipsius electricitas erat -4- stanno — anlimonio ; ita quoque se liabebat electricitas aquae eodeui tempore comparate ad metalla ; niliilominus directe compa- rando pus istiusmodi cum aqua , deprehendi , pus paulo magis electricum fuisse aqua coramuni. A pustulis productis a pomata Aulenrieth in homine bronchi- tide laboranle pus eductum fuit , collectum que in tubis capillari- bus vitreis_; pusiulae a duobus diebus existebant in brachiis , eratque pus albidum liquidum et opacum ; hujusce puris electricitas eral -H plumbo — slanno ; eadem quoque erat electricitas aquae eodem tempore ; quapropter pus hoc et aqua motores aeque erant eleclricitatis , ut directo experimento sum consequtus. Alias pus coUegi a similibus pustulis existentibus a quatuor die- bus in brachiis juvenis jam supradicti , et phthisi scroplinlosa in secundo stadio laborantis : pus hoc electricitaiem habebat = stanno — antimonio -+- plumbo , ita quoque se habebat electricitas aquae eodem tempore ; unde aqua et pus motores erant electricitatis eodem in gradu , ut direclo experimento comprobavi. Quapiopter (i) Suir cletUicila clei liquidi miucrali. IN F.LECTRICITATEM SALIVAE , ETC. 2l5 a divcrsi'i morbis nulla mutatio inducitur in electricitale piiris pro- deuiilis a puslulis iiuludis a pomata emetica. Ex qiiibus omnibus experiinentis inferre fas est , non omne pus aequB molorem esse ■eleotricitatis j sed diverso in gradu ; ut plu- rimum pus elaboratum in texlu cellulari , iivulcere profundo , aut abscessu |Vroprv- genituin a puslulis inductis a pomata Antenrk'th ^ cujus eleclricitas convenit cum electricitale aquae. Minim autem non est, noii omne pus electricnm semper esse eodem in gradu ; sunt eiiim variae puris species , et pro diversitate "visceris aut organi suppurati , et pro intensiiaie et diuturnitate plilogoseos pracgressae et praesentis, et pro vario -solidorumj fluidorumque statu; unde mode pus bonac indolis , modo ichorosum , modo 'Saniosum pus secernitur : quum itaque pus non sit humor semper similis et homogeneus; sed ali- quantuium vanent diversis sub adjunciis turn physicae , :luin che- micae ipsius qualitales, potest et ipsius eleclrica proprietas ex inde mutari. Itaque cum pus generatim propriuna habeat eleclricitatis gradum, muci vero eleotricitas coirveniat fere semper cum electricitale aquae communis, ut dictum est in capite antecedeute , evidens est, pus generatim magis 'clectricum esse maco ; quapropier hoc etiam di- scrimitie ;posse pus a muco idiscerni. Disi generatim , namque for- taito ifieri potest , ut pus et aqua aeque motores sint eleclricitatis eodem tempore , quo in casu et mucus eamdem habebit electrici- tatem ut pus , quemadmodum vidimus superius interduni conlin- g«re ; et hoc in casu per eleotricitatem inucum a pure distiugueie datum nou erit. Tom. xxxih 2lO BELUNGERl Articulus n. De electricitate puris contagiosi. Tribus in morbis contagiosis piu-is electricitatem exploravimus , nempe in vaccina , in variola , atque in morbo venereo. §1- De electricitate puris vaccinici. Die 12 mai'tii electricitas aquae erat = stanno — antimonio ■+■ plumbo. Exploratum fuit pus vaccinicum octo ante dies col- lectuin , et asservatum in lubis capillaribiis vitreis accurate cera liispanica occlusis ; pus hoc eductum fuit a puslulis vaccinalibus nona die a vaccinuraiione ; atque ipsius electricitas erat minor ea aiitimonii , major autem electricitate stanni, superior eiiam electri- citate aquae , ut directo experimento comprobavimus. Post horae quadi'antem pus hoc erat adhuc aliquautulum liquidum j eamdem- que ut antea habebat electricitatem ; post horae diniidium pus coagulatum erat, quo in slalu cohibens erat electrlcitalis. Die sequent! alia quantitas ejusdem puris in tubis asservata esplorata fuit ; electricitas hujusce puris erat ^ antimonio — ferro -f- stanno ; interim electricitas aquae erat = phimbo — stanno -+- zinco , quapropter pus vaccinicum multo magis electricum erat aqua communi , nt constabat etiam pus hoc et aquam admovendo musculo et nei'vo , intercedentibus duabus laminis argenleis ; pus enim vices gerebat armaturae positivae , aqua vero armalurae ne- gativae. Die 24 apriiis pus eductum fuit a pustulis vaccinalibus fdii anni unius , qui decern ante dies vaccinuratus erat ; pus hoc coilectum fuit in tubis capillaribus , et explorationi submissum quinque nu- IN ELECTRICITATEM SAHVAE , ETC. 21-1 nuts post ejus eductionein ; ipsius electricitas manifeste erat -♦- staniio — antimoiiio ; interim electricitas aquae erat = plumbo — stanno •+■ zinco. Quapropter hoc pus niagis electricum erat acjiia coimiiuni , ut clireclo experiinento comprobavi. Pus hoc per qualiior niinula eadeni semper praebuit electricilatis sigiia , deiu in coagulum abiit , et cohibens electricilatis redditum est. Eodem tempore exploratum fuit pus eductum a pustulis vacci- nicis fihae annorum trium : quae pariter decern ante dies vacclna- rata fuit , atque eodem tempore , eoderaque cum pure , cum quo vacciiiuratus fuit lilius experimenti praecedentis. Porro in hac lilia vaccina spuria evoluta est ; die enini octava intensam et irregula- rem areolam praeseferebat ; pustuhie erant acuminatae , non autem umbilicales , coloris albidi et opaci , nou pellucidi ; cjuaedam etiam pustulae decuna die jam exsiccabautur , crustamque eQbrmabant. Ex hisce pustulis itaqiie eductum fuit pus valde iiquidum , col- lectumque in tubis capillarijjus , et post quinque minuta explora- tioni submissum. Hujusce puris electricitas erat ^ stanno — anti- monio ■+■ plumbo. Itaque pus hujusce spuriae vaccinae paulo minus electricum erat pure vaccinae verae ; profecto admovendo musculo verum pus vaccinicum , nervo autem pus spuriae vaccinae , inter- cedentibus duabus laminis argenteis , facta couununicatione inter utrumque pus , contractio locum habebat ; inversa autem disposi- tione , nulla umquam ciebatur contractio. Die 26 aprilis ex eodem Glio, de quo supra , pus iterum eductum fuit , proindeque die duodecima a vaccinuratione , pus iJlico fuit exploratum , ipsiusque electricitas fuit •+- stanno — antimonio ; interim electricitas aquae erat ^ stanno — antimonio -+- jilumbo; quapropter pus aqua magis erat electricum, ut directo e^peril^.ento comprobatura fuit. Post decern minuta pus hoc adhuc seu^iliquidum erat, et hoc in statu eumdem habebat electricilatis graduin , ut Superius dictum est. Decimaquiula die a vaccinuratione ex hoc filio pus amplius col- n I O EELLfNGEHI ligi non poluit ; ffrc penitus enim exsiccatae erant pusiiulae , el qriam pauciim viscidumque pus emittebant. Quibus ex evperimenlis eruere fas est, pus vaccinicum proprium habere electricitalis gradura , qui minor est electiicitate anliinonti, major autem ea staniii ; qui electricitatis gradus permanens est , et nullomodo mutatur a varia conditione electrica aeris atmosphae- rici; insuper eamdem esse electricitatem puris vaccinici quocumque in stadio pustularnm vaccinae ; manifeste etiam eluceseit , quod snmmopere adnotandum , pus vaccinae spuriae paulo minus electri- cum esse pure verae vaccinae. Die 3 mail exploratum fuit pus eductum nudius tertius a pustulis verae vaccinae existentibus in filia anuorum duorum ; et qurdeni collectum fuit pus die decima a vacciuuratione , atqiie in tubis capillaribus vitreis probe clausis usque in banc diem asservatum. Adnotare praestat , llliam banc epilepsiae subjici , et quatuor ante dies verum epilepsiae accessum passaiu fuisse , pariter hora post puris eductionem. Porro electricitas hujusce puris erat = stanno — antimonio -4- plumbo; interim electricitas aquae erat = plumbo — stanno •+■ zinco ; quapropter pus aqua magis eieciricum erat , lit directo experimento comprobavinius melbodo superius indicata. Eadem die exploratum quoque fuit pus pridie collectum ex ea- dem filia, ideoque die undecima a vacciuuratione; et hujusce puris electricitas inventa est omnino similis electricitati puris praeceden- lis : utrumque pus , etiam post cjuinque minuta , eadem praebuit electricitatis signa. Pus collectum i* die maii asservatum fuit in tubis tapillaribus probe clausis ad dies sex ; tunc vero ipsius electricitas erat = stanno — antimonio -H plumbo ; eodem tempore electricitas aquae erat = plumbo — stanno -+- zinco ; proindeque pus aqua magis erat electricum : pus hoc magis etiam erat motor electricitatis mca saliva statim ac sputo rejecta fuerat : magis quoque electricum pure educto a pustulis progenitis a pomata Jntenrifth , quod pus pridie collectum fuerat ex homine bronchitide laborante , de quo IN ELEOTPviriTATEM SAr,I\AE, ETC. 2If) «iiprrj ditlmus ; quodque pus in tvibis capillarihus vitrels bene clausis asservatmn fuit , et cujus purls electricitas lunc lemporis similis omnino erat electricitati plumbi el aquae. Quae omnia explo- rala habuiinus pus vaccinicum cum saliva comparando , et cum pure pustularum a pomata stibiata inductarum. Die 1 1 marlii exploravimus pus collectum a pustulis verae vac- cinae die r'7 noveiBbris anni i823. Quod pus asservalura fuit in lubis capillaribus vitieis cera bispanica accurate clausis : porro hujusce purls electricitas fuit •+■ slanno — anlimonio ; interim electricitas aquae erat = stanno — antimouio -H pluinbo ; qua- propler pus aqua wiaj-is erat electricum. Per tria miiiuta pus hoc eadein semper praebuit electricitatis sii>na , dein in coagulum abiit, viscidum et tenax redditum, quo in statu et cohibens electrici- tatis factum est. Ex quibus expeiimeiitis inferre licet , pus vaccinicum diutius , et etiam ad aiinos asservatum in tubis capillaribus , proprium re-- tinere electricitatis gi-adum , qui et ipsi competit in memento eductionis a pustulis ; probabile esse , epilepsiam id eflicere , ut aliqiiaiiiulum iinmiiuiatur electricitas propria puris vacciiiici ; in 6lia eniin epileptica pus vaccinicum electricitatem habebat non superiorem , sed similem electricitati slanni : demum pus vaccini- cum magis electricum esse saliva sani hominis , et pure progenita i pustulis inductis a pomata jiutenrieth. § II. De electricitate puris variolosi. EXFERIMEUEVM I. Die 2'j jidii bora 1 1 matulina electricitas aquae ^rat ^^^ stanno — autimonio -+- plumbo. 220 BELLINGERl Filia annorum decern, temperamenli sanguinei, et sani corporis habitus , variolis laborabat , et a tribus diebus variolarum eruptio contigit : hac die febris est mitis , lingua rubra ; Tariolae sunt discretae et benignae ; adapertae cum acu pustulae varlolosae pus fuderunt liquidum , aquosum , adinstar seri , et multo minus visci- dum pure vaccinali. Pus hoc coUectum fuit in tubis capiHaribus 'vitreis , qui dein accurate cera hispanica occlusi sunt. Post horae dimidium pus hoc exploration! subjiciebatur ; ipsiusque electricitas comperta est parum inferior , et fere similis electricitati aniimonii , minor ea ferri , major autem electricitate stanni ; quapropter hoc pus paulo magis electricum erat aqua communi , uti experiniento corapro- bavimus. Coniparando autem pus hoc variolosum cum vero pure vaccinati educto die i.' maii , vidimus, pus variolosum paulo magis electri- cum esse pure vaccinali. Hoc etiam adnotavimus discrimen inter iitrumque pus, quod nempe pus variolosnm diutius etiam aeri atmosphaerico expositum , non coagulatur ; sed liquidum ad lon- i5um tempus peruianet ; dum interim pus vaccinale pi'ompte admo- dum in coagulum abit , tenax et viscidum evadit; unde pus vac- cinale multo magis coagulabile est pure varioloso ; quod et indi- cium milii est , pus vaccinale minus electricum esse pure vario- loso ; qui enim humores prompte in coagulum abeunt , minus electric! sunt humoribus , qui nuUomodo , vel lente coagulantur, ut in Sanguine evenit ; namque sanguis in morbis intlammatoriis minori electricitate instructus , citius coagulatur sanguine magis electrico, ut in statu salutis , et in morbis a debilitate. Die sequenti aegra fere apyrectica erat ; pustulae variolosae in- crescunt, ipsaeque adapertae pus fuderunt adhuc liquidum, quod, post horae dimidium exploratum, electricitatem habebat = stanno — antimonio -(- plumbo ; ita quoque se habebat electricitas aquae eodem tempore; quapropter aqua, et pus variolosum hujusce diet aeque molores eraut elecliicitalis , ut diiccto experimenlo com- IN ELEOTnlCITATEM SALIVAE, ETC. 221 probavi. Sim'ili etiam modo consecutiis sum , pus hoc variolosum aeqiie electricum fuisse muco bronchial! a me tunc temporis re~ jecto , dum levissinio calarrho ad'eclus eram. Hoc pus etiam post horae dimidium liquidum permansit , quamvis ae'ri almosphaerico expositum. Die 29 iulii aegra penitus apyrectica est; pustulae sunt in stadio siippurationis , pus vero densum est et opacum , atque ipsius electricitas erat = ])lumbo — stanno •+- zinco , ita quoque se habebat electricitas aquae eodem tempore ; unde aqua et hoc pus aeque motores erant electricitatis , ut directo experimento conse- cutus sum. Comparavimus quoque hoc pus variolosum cum pure vaccinali a quiiique diebus coUecto , et in tubis capillariJjus ac- curate clausis asservato, vidimusque utrumque pias aeque molorem esse electricitatis. Die sequent! aegra est apyrectica, pustulae variolosae suppiu'aiit, albidae sunt et opacae , opacum quoque est eductum pus , cu'pis electricitas eadem omnino erat, ut dictum est superius, lum com- parate ad metalia , tum comparate ad aquam. Pus vero hujusce diei , paulo minus electricum erat pure varioloso collecto die 27, et a^iservato in tubis capillaribus vitreis accurate clausis ; quod evicinjus , utrumque pus inter se directe comparando. Die 3 augnsii aegra bene se habebat , surgit e lecto , et deam- bulat , omues fere pustulae variolosae exsiccatae sunt , et crusta in multis secessit ; adsunt tamen adhuc nonuuUae pustulae in pe- dibus , a quibus coUigi poluit pus densum , opacum et albidum , cujus electricitas fuit paulo Inferior , et fere similis electricitati plumbi , minor ea stanni , major autem electricitate zinci ; interim electricitas aquae erat = plumbo — stanno •+• zinco ; quapropfer aqua paulo magis electrica erat pure varioloso hujusce diei , ut directo experimento comprobavimus. Pus hoc variolosum aeri atmosphaerico expositum post horae quadrantem in coagulum abiit; erat itaque hoc pus et minus electricum , et magis coagulabile pure varioloso dierum praecedentium. J-jn BELLINGERT Flriit ex hac observatione , pus variolosum noln semptr aeque motorem esse electricitalis ; sed priftiis ei-uptionis diebus magis electricum esse , magis etiam liquidiim , sed minus coaeulabile ; ill Stadio autein si^ppnratiotfis et itiulto inagis exsiccationis pustU' larum variolosaruin juj^iter imminui eleclricitatem piiris , et magis densum et ptomptiiis coagidabite redtli pus Tariolosum. Ex cota- jiaratione VCro puris vari6losi et vaccirrtci , inferre licet , pus va- riolosum collectum in prtmis diebns -eiuptionis paul* magis electri- cum esse pure vaccinico ; utruiiique vero pus electricum esse eo- dem in gradn , cjnkndo pus vtiriolosnTn dolligitur in stadio siJppu- ratiotiis pustalarnin ; et fortasse ptis va(riolosurti vaccinico minus electricum esse , cfuum pus colligttur in stadio incipientis exsicca- tionis pustularuui \ariolosarnm. ExpeRimentum II. Die 24 octobris puella annorum quatuor, variola benigua et discreta afficiebatur , a tribus diebus eruptio contigerat ; hac die mitissima erat febris , lingua rubra , neque uUum aliud erat incorninoduin. A puStulis vlarlolosis eductum fuit pus liquidum et aquosum , col- lectumque in tubis capillaribus probe dein clausis. Hujusce puris electricitas fuit = stanno — antimonio ■+■ plumbo; interirti electri- citas aquae erat -|- plumbo — stanno; quapropter pus variolosum aqlia paulo magis electricum erat , ut direclo experimenio com- prbbavi. Pus hoc post horae dimidiunl erat adhuc liquidum , eam- deraque electiucitatem pra^seferebat. Die sequent! liiitissima erat febris , increscebant pustulae , a (|uibus eductum fuit pUs adhuc liquidum et aquosum, cujus electri- citas erat = stanno — antimonio -4- plumbo; interim electricitas aquae erat = plumbo — stanno -4- ziuco ; ideoque pus variolo- sum aqua magis erat electricum , ut directo experimenio sum consecutus. IN ELECTniClTATEM SALirAF, ETC. 2l'o Eodein tempore ex|)lorata full elecliicitas puris variolosi experi- meiili praeceilentis , et collecii die 27 julii , atque in tubis capil- laribus accurate clausis asservati. Hoc pus erat adhuc liquidutn , ipsiiiscjuc eleclricitas erat = ajitimouio — ferro -+- stauuo ; idco- que hoc pus magis electricum erat aqua, et pure hujuscc dicJ, uti experimentis sumus assecuti. Eruitur ex liac observatiouc, pus variolosum etiam diulius in tubis asservatum propriura rctincre eleclricitatis gradum , quem habebat teuqjorc quo luit collectum ; insuper pus variolosum a variis individuis excerptuin , et diversis in stadiis variolaruin , discrimen quoad electricilalena praeseferre. Ex hac fliia datum nou fuit novum pus colligcre , eo quod reuuit aegrota et parentcs. Ex hoc experimento atque ex praecedenti colligere est, pus vario- losum proprium habere eleclricitatis gradum , diversum et quidem majorem electricitate aquae communis , quum pus variolosum col- ligitur primis diebus eruptionis puslularum; similem vero, aut mi- norem electricitate aquae , quum pus variolosum educitur in sta- dio suppurationis aut incipientis essiccationis variolarum. Comparando quae dicta sunt qiioad electricitatem puris vario- losi ac vaccinici , elucescit , parum discriminis interesse quoad electricitatem inter utrumque pus ; veruntamen pus variolosum eductum in stadio eruptionis paulo magis electricum est pure vac- cinico ; hoc vero pus et variolosum aeque motores sunt eleclrici- tatis , quum pus variolosum colligitur in stadio suppurationis pu- slularum. Su|)erest nobis instituenda alia comparatio ; nempe inter pus contagiosum , variolosum et vaccinicum , atque pus simplex coa- tagio destituium. Porro cum in praecedenti articulo observaveri- mus , nori omnes puris species aeque motores esse eleclricitatis , sed diverso in gradu; hinc ut accnrata sit comparatio, ipsa insti- tuenda tantura est inter pus variolosum et vaccinicum, atque pus produclum a pustulis progenilis a pomata Autenrieth ; pus enim ulrumque eodem in tCiUi , eodcmqug iu organo elaboratur. Jam- Tu.M. iixiii r f 224 BELLINGER! Tero viilimus , pus elk-itum a pustulis indiictls a poraata stibiata , propriain iion habere eleclricilatem , sed ipsain convenire cum electrlcilate aquae communis ; pus vero vacciiiicum propriam et conslantem habere electricitatem , et majorem electricitale aquae communis; paiiter pus variolosum proprium habere electric! talis gratlum , modo majorem , mode minorem electricilate aquae com- munis ; itaque iiiferendum , a contagiis varioloso et Tacciriico ali- quam induci mutationem in electricilate puris, et quidem conla£;iura vaccinicum id efficere , ut pus constanler paulo magis eleclricum evadat ; eontagium vero variolosum modo adaugere , modo immi- nuere electricitatem puris pro diversilate sladiorum morbi. Sunt itaque contagia , quae efficiunt , ut paulo adaugeatur electricitas humorum , quibus inhaeret vis contagiosa , ut eontagium vaccini- cum quoad pus; sunt ex adverso contagia, quae id praestant, ut paulo imminuatur electricitas humorum , quibus inest vis conta- giosa , ut de scarlatina vidimus quoad salivam, S ni- De electricitate puris sjphilitici. ExPERIMENTUM I. Die 28 mall ab homine annorum 26 , a decern dlebus plwribus ulceribus venereis in corona glandis infecto, collectum full pus ex diclis ulceribus prodiens , atque in tubis capillaribus vi-treis asser- vatum : aeger usus erat topice solutione sulphatis zinci , et nullo mercuriali remedio. Pus exploratum fuit post hoi-as oeto a col- lectione ; erat autem hoc pus partim liquidum , partim vero pau- lulum consistens ; atque ipsius electricitas erat = slanno — anti- monio -4- plumbo; ita quoque se habebat electricitas aquae etniem tempore comparate ad metalla ; verantamen direcie comparando iiquam et pus , ipsa admovendo musculo et nervo , mauifestum IN ELFCTKICITATEM SAT.IVAE, KTC, 2iJ erat. , jjus aqua paulo ina;,'is electricum esse; pus enim vices pe- rebat armaturae posilivae, aqua vero annaturae negadvae. Pus hoc brevi exsiccabatur. Die 1 3 junii aba puris quantilas e\ eoilem individuo collecta fiiil, et hujusce puris eleclricilas crat paulo superior electricitale staniii, et minor ea aiUimonii ; interim electricitas aquae erat oinriino siniilis electricitati stanni; quapropter manifesto pus lioc aqua paulo inagis erat electricum , ut directo experimento comprobatum fiiit. Eruitur ex hisce experimentis , pus ulcerum veiiereorum pro- priam habere electricitatem^ diversam, et quidem majorem electri- citale aquae. ESPERUIENTUM II. Homo annoi'um 24 temperamenti biliosi , jam a duobuS mensi- bus lal)oral)at morbis veuereis ; erant in initio ulcera in glaude existentia , iiule bubo in inguine dextero evolutus , qui paucos ante dies suppuralus est , et sponte adapertus : a paucis diebus piiulis mercurialibus Plekk. utebatur. Pus prodiens ex bubone ia tubis capillaribus Titreis colleclum fuil , et post horas octo explo- ratum : ipsius autem electricitas erat = stanno — antimonio -+- phunbo ; eralque omnino similis elecli-icitas aquae , ut directo experimento comprobavimus. ExPERIMEXTUM III. Juvenis annornm 26 a paucis diebus bubone venereo afficieba- tur , cui causticum applicitum fuit. Pus ex hoc bubone prodiens, in lubis capillaribus colleclum fuit, et ex|)loralioni submissum : ipsius autem electricitas erat = stanno — antimonio -♦-• plumbo ; ita (juo(jue se habebat eodem tempore electricitas aquae conipa- vate ad melalla ; attamen pus paulo magis electricum erat aqua commuui ; ailmoveudo enim pus musculo et aquam nervo , inter- 226 *V^:i , a/.yi BEI.LIRGERI cedentibns duabus laiuitiis argenteis, facia commiinicatione , con- tractio ciebaUir ; inversa autem dispositione harum armatiirarum , nulla umquam erat contractio. Comprobaviinus qiioque , pus hoc ex bubone coUectum aeque moloreiu esse electricitatis ut pus excerptum ex ulcere veneieo die 1 3 julii , qua die collegimus quoque et exploravimus pus e bubone promanans. Ex quibus experimenlis inferre fas est, pus elaboratum a bubo- nibus venereis esse vei aeque , vel paulo magis electricum aqua communi. Nunc itaque si comparamus electricifatem pui-is simplicis cum electricitate puris ex ulcere , vel bubone venereo profluenlis , vi- debimus eerie, vel nullum , vel levissimum discrimen intercedere ; pus enim uti-umque electrlcitatem possidet modo convenientem , modo majorem electricitate aquae. Quum vero superius adnotave- rimus , non omne pus simplex , et contagio destitutum aeque mo- torem esse electricitatis, sed diversimode pro puris diversitate, e% organi pus secernentis , hinc nuUam directam comparationem in- stituere possumus inter pus eductum ab ulceribus venereis in genitalibus existentibus , et pus a simplici ulcere harum partium elaboratum ; uumquam enim tale pus exploravimus. Comjiarare »ttamen possumus electricitatem puris a venereo bubone suppurato educti cum electricitate puris prodeuntis a suppurato bubone sim- plici et non venereo; qua ex comparatione elucescit nullum inter- cedere discrimen quoad electricitatem inter utrumque pus ; nam- que electricitas utriusque puris, turn bubouis venerei, tum bubonis simplicis, convenit, ut vidimus, cum electricitate aquae communis. Concludimus itaque, a contagio sypbilitico vel leve, vel nullum adduci discrimen in electricitatem puris ipso contagio infecti. Sunt igitur contagia , quae id efficiunt , ut immiimatur electricitas bu- BQoris , cui praecipue vis contagiosa consociata est , ut de scarla- tina vidimus quoad sallvam; sunt ex adverso contagia, quae jugiter adaugent electricitatem humoris , cum quo vis contagiosa nubit , IN" ELECTniriTATEM SAMVAi: j ETC. 227 nli (lemonstravinnis de vaccina quoad pus pnstulae raccinicae ; sunt alia coula^jia , quae primum adaugent , dein minnimt electri- citatein hnmoris cui adhaerent , ut constat de conlagio vai'ioloso quoad pus variis in pustularum stadiis elaboralum : sunt denicpie conlagia , quae nullomodo mutant electricitatem hnmoris , quern inficiunt ; nti ostensum est de contagio blenorrhoico , quoad niu- cum urethralem , et de contagio syphilitic© quoad pus e suppurate bubone promanans. ]Nihil certi autem conslitui potest quoad in-' fluxnni contagii syphilitici in permulanda eleclricitate puris cx ul- cere celtico prolluentis. CONSECTARIA GENERALTA. Opportunum duciinus hie loci exhibere omnia, quae ex adduclis experimentis fluunt coroilaria : et primo quidem quoad salivam , demonstratura est , ipsam in statu salutis non semper esse moto- rem eleclricitatis eodem in gradu , sed diverse ; ipsius electricita- tem gencratim non convenire cum electricilate aquae conununis , sed ut plurimum majorem esse , quandoque et- aequalem , num- quam minorera ; tandem eodem in individuo dlversis temporibus , atque eodem tempore diversis in individuis sanis , salivam varium possidere eleclricitatis gradum : salivam insuper in morbis simpli- ribus nullum praeseferre discrimen quoad electricitatem a saliva sani honiinis ; in morbis vero contagiosis , nempe in scai'latina , salivam vel minus, electricam reddi saliva sani hominis, vel effici ronducloreiu admodum iniperfectum eleclricitatis : 2.° Quoad mu- cum denionslralum est , mucum simplicem sccretum in levissimis alleclionibus catarrhalibus pectoris , quemadmodum et mucum pu- riformem elaboratura in decursu phthiseos pltuitosae , atque in se- cundo stadio phthiseos scrophulosae, proprium non habere eleclri- citatis gradum , neque conslantcm ; sed talem mucum motoreui esse eleclricitatis uti est aqua eodem tempore ; pariter et mucura conlagiosum in blenorrbs^ secretum diversimode motoreui esse aiiS BELLINGER! electricitalis, ipsiusque elecLiicilalem coiiA'enire qnoqiie cum electrl- cilale aquae communis eodein tempore : mucum ilemum secretum ill decursu acutae bronchilidis propiium habere electricitalis ^ra- ilum, et quiilem majorom electricilate aquae communis: 3." Quoad jius evicUmi est, non omne pus aeque motorem esse electricitalis; sed adesse puris species , quarum electricitas major est electrici- late aquae communis ; alias esse puris species , quae aeque moto- res sunt elcclricitatis ut aqua eodem tempore , in quarum censu enuinerandum praecipue pus secretum a pustuiis proi^enitis a po- iiiata stlbiata: quoad pus vero contagiosum demonslratum est, pus ■vaccinicum paulo mai;is electricum esse pure profluente a pustutis inductis a pomala slibiata ; ex adverse paulo minus electricum esse pui'e varioloso in primo pustularum sladio educto ;. tandem pus A'accinicum in quocumque stadio pustularum vaccinalium eductum jugiter aeque motorem esse electricitalis; et pus verae vaccinae ma- gis electricum esse pure vaccinae spuriae : quoad pus variolosum evictum est , ipsum magis electricum esse in sladio eruptionis pu- stularum , minus in sladio suppuralionis , et mullo minus adhuc •ilectriciun in stadio exsiccationis pustidavnm variolosarum : demum quoad pus syphilitico contagio imbutum, id eruere fas est, nempe pus secretum ex idcere venereo proprium habere electi'icitatis gra- dum, diversum et majorem electricilate aquae communis; pus vero eductum a suppurato bubone venereo , nullum discrimen praese- ferre quoad eleclricitalem a pure manante a suppurato bubone simplici et non venereo: 4-° Tandem mucum et pus diutius asser- vatum , acidamque feruientationem passum mullo minus electricum evadere , et acquirere electricitatem aequivalentem eleclricitati acidorum. Ev (juibiis omnibus eruere fas est , a morbis simplicibus genc- ratim nullomodo , sed aliquando parumper mutari electricitatem liim salivae , tum muci ; adesse autem morbos contagiosos , qui aliquantulnm qnidem , sed non admodum permutant electricitatem iunnoium , quos inficluut; et generatiia id elliciuut , ut minus IN ELECTillCITATEM SXLIV.VE , ETC. aaC) elerlrici evatlanl dicti hvimores , quam in stalu sa'.ntis et niorbi .siin|)licis , xiti constat de conl^igio scarlatinae quoad salivam , et de contagio Tarioloso quoad pas e pustulis vai-iolosis secretum ; quapropler contagia isla id efficiunt quoad dictos humores , quod efficit phlogosis in'sanguinem; dcmonstravimns entm alibi, a phlo- gosl imminiii electricitatem sanguinis , 'et quidem in ratione di- recta intensitatis inOaminationis ipsius (i); quod certe et confirmat, contagia ista agere stirnulando , ninairam eosdem efFectus prodere in animalem oecoiioniiam , quos et exerit iiiflanimatio. Sunt ex ad- verso contagia , quae nuUomodo mutant electricifiitein huinorum , quibus iiihaerent, uti vidimus de contagio blenorrboico, quod rou- cum uretUralem , et de contagio syphilitico praecipue quoad pus loanans ex bubone venereo. Ilaque ex bis inferre liceret, contagia fel)rilia imminuere aliquantuUim electricitatem bumorum , quos iu- ficiunt ; conta^ia vero apyrectica nullam mutationem inducere in statu eleclrico bumorum , quibus inest vis contagiosa. Quum itaque vel nullomodo , vel parum a contagiis mutetur infectorum bumo- rum electricitas , concbidendum , contagia agere in animale orga- iiismum nulla manifesta pliysica , aut chemica actione , sed potius ignoto et dynamico modo : veruntamen cum demonstratura sit , contagium vaccinicum et variolosum diversam possidere electrici- tatem , an exinde inferi'e liceret , hac etiam de causa contagium vaccinicum a varioloso praecavere? Crederem profecto, quum et pus verae , et pus spuriae vaccinae differant inter se qvioad electrici- tatem , unde et fit , ut spuria vaccina a variolis non praecaveat. Demum , quum ex liisce exper'unentis comprobatum sit , electri- citatem salivae nee in statu salutis , nee in statu morboso , muci quoque et puris electricitatem numquam excedere electricitatem ferri ; quum et alibi demonstraverimus electricitatem urinae , et internae transpirationis numquam majorem esse electricitate ferri (2/, (1) Sulla dcltricii;! del saiv.Mic ncllc malattic. (a) Sulla eliUricili ilcU' oriiia. = Sulk pioi>i-Uli clctUici dc aiiO BELLINGERI ex adverso sanguinis eleclricitatem ia statu salutis vel similem , vel majorem esse electricitate ferri (i), ex hac consideratione iu- ferre liceret , sani;uinem caeteris huraoribus animalLbus magis electricum esse, atque ex ipso, veluti ex communi fonte, humores omnes , turn secrelos , turn exhalatos in statu salutis et tnorbi , electricum principium haurire , varia quidem in quanlitate pro huinoruiii diversitate ; quod certe nihil mirum , quuui humores cuncii caetera , e quibus constant principia et materialia , e san- guine assumant , sive ipsa principia immutata permaneant , sive ab organis secernentibus peculiai-i modo elaborata, novamque in naturam conversa. (i) SulU elcttiiciti del sanjut. R E L I Q U I .« BELLARDIA1N.E AUCTORE PR0FESS0R4i: RE Leclae die g decemhri Wimm post clar. \iri Ludovici Bellardi obilum nonnullae super- stitae fuerint vel ab ipso collectae , vel a Botanophilis missae nondum in Peclemontana Flora enumeratae ejusdem i-egionis stir- pes , nihil magis cordi habui, quain easdem mihi comparare, quo citius possem , uti aliis in more positiun fuit, Bellardianarum re- liquiarum titulo inscribere, ac sapieutissimo ingenio vestro siib- mittere. Hanc itaque brevem earumdem plantarum enunaerationem be- nigno adspicite lumine , donee fusiorem de eisdem alia occasione descriptiouem tradere possim. Yalete. TRIANDRIA MONOGYNIA. Fedi 1 pwnila. Kascitur in agio Nicaeensi. CrPERUS Orjzelorum Bell. Culmo triquetro folioso , umbella trlpliylla S-fida peduuculata , spicis linearibus conglomeratis. Habitat in Oiyzetis VerccUensibus et Novaiiensibus. Tom. xxxui G c aSa JOANNIS FRANCISCI RE PENTANDRIA MONOGYNIA. Heliotrofivm snpinnm. Eeperit cl. Belliroi ad muios Clarasci. Cr?iOGLOSSUM sjh'citiciun Smith. Supra Caitliusiani vallis Pisii. PENTANDRIA DIGYNIA. Jtham/INTBA MatthioU. Eimmeratiir a clar. Bellaedi uti planta addenda Florae Pedeinontana«, sed absque loci uatalis iiidicatione. HEXANDRIA MONOGYNIA. LiLiVM pyrenaicum Gooan. Habitat iu montibus a s. Dalmatic Nicaeensi ad Sospitellum. *ORSiTnoG.iLUM arabicum. Ill locis rupertiibus maii proximis. SciLL.4 hjacintlioides. Piovcuit inter rupium fissmas prope Nicaeam. SciLL.i amoena. In rupibus niari proximis prope Nicaeam. Htacipithus orientalis. Nascitur in agi'o Nicaeensi. JvNCVS maritinms Lamark. In pratorum fossis a TXicaea ad flumen Varum. LvzuLA albiila. In sylvis communis. DECANDRIA DIGYNIA. Smxifragj cevatophjUa Dryakd, i i RELIQUIAE BELLARDIAJTAE. 233 Surciills lignosis rigiclissimis gl;iberrimis , foliis sub-3 pariitis caruosis, laciiiiis aiigustissiuiLs recurvo-mucronatis, caule gliilinoso paniculato , laciniis calycis \iscosi recurvo-mucrouatis , petalis ob- loiigis oblusis. Sprekg. syst. veget. Hubuit clar. Bellahdi ex alpibus Liinonii aD. Viale, et liujus spccimeu misit ad clar. W iLLDE.>owaM consilii causa. DECANDRIA PENTAGYiNIA. Spergul.I sagiiicides L. Lecta a Doctoie Bellardi in Moulcceuislo , allLsque stciiUhus locis no- stiai'uui alpiuin. Obs. Non confumlentla cum Sfjergnla saginoide All., quae est S/jei-gitla glabra Willdenovu, et Sprengelii , uli vklere est apud bos auctores. POLYANDRIA POLYGYMA. AiiEMOTiE latifolia Bell. AyEMoyE latifolia Jlore coccineo Bauh. pin. 174- AnEMO^E latifolia bjzantina coccineo Jlore Clls. AxEiioyE latifolia ex coccineo phaenicei coloris ungiiibus par-- vis siibpallidis Cmabr. Sciagr. p. ^62. Habitat in agio Nicaeensi iii locis iuciiltis. Obs. Petala decern apice obtuso in speciminibus clar. Bellardi, lu plauta vero Chabiuei pelala ocLo apicibus acutis. An na- turae lusus ? Radis deiililbrmis. Caulis pedalis striatus subpilosus nudus , ewepto iuvolucro , uniflorus. Folia lernata , scu polius irilobata , foliola iongissima petiolaia , petiolo strialo. subpiloso , cuneiforinia , apice Iri vel quadrifida , arislata. Involucrum trifolialum , foliolis sessilibus binis ovalis subarislatis , altero apice quinquelido ciivi- sioudjus iuleruis profuudis, exlcinis bfe\issiims. Flos i;nicus , am- 2'34 JOAIWIS FRANCISCI RE plus , (lecapetalus , petala ovato-oblonga intus saturate coccinea , unguibus flavescenlibus , extus luinus colorata striata subvillosula. Bell. M. S. DIDYNAMIA ANGIOSPERMM. Bartsia bicolor Dec. Caule simplici villoso , foliis opposltis llnearl-lanceolatis remote serratis, floralibus integerrimis, floribus spicatis glanduloso- pilosis. Spheng. syst. veg. Habitat in cainpis siccis et arenosis Insidae Bellae prope pagnin Donau. LiNARiA chalepensis. In Tinetis circa la Briga Comitatus Nicaeensis, AcASTiivs mollis. Habitat circa arcem veterein Nicaeae. TETRADYNAMIA SILIQUOSA. Arabis scrpjllifolia Vill. Nascitur in aridis vatlis Pisii supra Cartbiisiam. MONADELPHIA POLYANDRIA. Lav AT ERA triloba. In rupibus inaritimis Nicaeae. DIADELPHIA DECANDRIA. Spartivm purgans Fl. Ped. Non est planta L. ex auctoritate Shithii. Est Genista scoparia Vill. ct Bell. App. ad Fl. Ped., ac deuique Genista cinerea Dec. et Spreng. RELTQUIAr, BET,(,ARriIA?(AE. 235 SYNGENESIA POLYGAISIIA ^QUALIS. TRAGOPOGoy angustifoUum Bell. Habitat ia Comitatu Nicaeensi. ScoRjeosERJ angusti/ol'O L. Nascituv in montibus vallis Pisii. E.st var. S. /luinilis ex Spreng. Lactvca CliaUii Vill. In montibus Limoaii. IIiER iciLM nigrescens W. Pioveuit ia montibus Sabauiliae , undc alUiIit D. DLr»Es,'«ii. SYNGENESIA POLYGA^IIA SUPERFLUA. j^RTEMisi.i Ahrotanuni Fl. Petlem. Deleatur quia non est pi. indigena Pedemontii , ejiisquc Inco substilue Artetiiisiam camphoratani Vill. speciem oiuiiiuo distia- ctam ab A. Abrotano. ImVLA suaveolens Jacq. t: In locis montanis siccis. SYNGENESIA FRUSTRANEA. Ceist IVREA hjbv'ula All. Flores sempei- steriles vidit clar. Bellardi , nee mirum cur flosciili radii et disci sint tantum foeininei , uli eum docueriint repetitae institutae obsei'vatioiies , qiiibus posltis , concludendura. esse mi hi videtur banc Centauream haberi minime posse pro spe- cie disliiicta , uti recenter atlhuc publici juris fecit clar. Sprenge- Lius , syst. veg. vol. 3 pag. 495- Ea provenit , uti optime jam seripslt el. Allionius ex bj'bridismo C. solstUialis et C. panicula- tae , quod adeo verum est ut memini milii narrasse nostrum Igna- TiuM MoLiNERi sc colulsse iu R. Horlo Botanico Taurinensi pio- 236 JOANNIS' FRANCISei RE niiscue et siimil has iluas Ceutaur. species , el post triennmm mullas C. hjbridae plantas uatas fuisse. Me insuper cerliorem fecit se nimquatn observasse seiniiia in C. hjhrula , setl coustanter sterilem earn vitlisse ; et quod traditum fuit in Fl. Fed. All. vol. 1. p. 162 , nimirum semina haec Centauvea pevficit , habendum tantum esse pro errore typographico, et correctionis causa adden- dum esse advei'bium jion. Hac abrepla occasione , temperare eliam me iron possum quia declarem non satis exactum quod autumat Sprekgelios de Cen- taurea Centaurium , eam flores habere purpiireo-caeruleos. li sunt apud nos semper sulphurei , et nunquam variant. Hoc ipso auno; jS2'2 plura specimina legi. GYNANDRIA MONANDRIA. Oncnis cruenta. Legit cl. Bellariii in pratis siccis Moutiscenisii prope lacum.. Serapus corcUgera. Habitat in agio ]\icaeeusi. CRYPTOGAMIA. LrcopODiVM flenficiilatum. In locis inunilatis prope INicaeani. CoiS'FERVA aegagropila. Nascitur autumno in fossis versus Clarascum ad latcra \'iae. Boletus giganteus- W. Fl. Berol. pag. 388. Provenit in sylvis vallls Pisii circa Carthusiam. Boletus elegans Bull. Reperit clar. Bellarbi supi'a truncos salicura prope Padura, Boletus nigricans Bull. tab. 212. INascitur in sjlvis vallis Pisii prope Cartliusiani. REMARQUES SUR LA LOI DE LA FORCE ELASTIQUE DE L'AIR PAR RAPPORT A SA DENSITE DANS LE CAS DE COirPRESSION SANS PERTE DE CALORIQUE, ET SUR CELLE DE LA CHALEUR SPECIFIQUE DE L'AIR PAR RAPPORT A LA TEMPERATURE ET A LA PRESSION PAR LE CHEV. AVOGADRO Lu U- G jii INTRODUCTION. iVl* PoissoN dans son Mc'moire Suv la chaleur des gaz el
  • PREMIERE SECTION. Comparaisoii des equations fondamentales de M.' Poissos^ et de celles de M/ Ivory. Voici d'abord en pen de mots la marclie par laquelle M."^ Pois- soN arrive a la loi de la force elastique de I'air dans le cas en question , tant dans le Memoire suv la chaleur des gaz et des va- peurs {Jnnales de Cliiinie et de Phjs. aout i823), que dans celui sur la vitesse du son ( nieme Journal mal iSaS, et Conncds- sance des. temps pour 1826). Soil q, dit M."^ Poisson dans le premier de ces Memoires , la quantite de calorique contenue dans un poids donne , dans un gramme par exemple d'air , ou d'un gaz donne quelconque , sous une pression p , et a une temperature Q exprimee en degres du ihermometre centigrade , cette quantite q elant complee en par- tant dun elat donne de la meme masse d'air. La chaleur specifi- que de ce gramme de gaz , exprimee a tres-peu-pres par la quan- tite de calorique reqnise pour rechauffer d'un degre pourra ctre representee par -J-. IMais cette expression prendra deux formes dit ferentes, selon que la chaleur specifique sera consideree sous pres- sion constante , ou sous volume constant. En effet dans un gaz quelconque dont p soit la densite sous la pression yo, et a la tem- perature 0 , on a , selon les lois de Mariotte , et de ]\I.' G.\y- LussAC , entre p, p et 0 I'equation yo = a|o( i -+-«$), « et a etant deux coefficient constans , dont le premier est le meme pour tous les gaz , savoir 0,00375 , et dont le second est suppose connu pour chaque gaz en particulier, exprimant le rapport de la pres- sion a la densite a o* de temperature. En vertu de cette e'quation 6 est fonction de p et de p ; et en la differentiant on en pourra lirer la valeur de dO, telle quelle doit ctre, ou en faisaut variei' PAR IE CnF-V. .VVOG.'.DRO. 5^5 /» seul , et p resiant constant , ou en faisatit varier p seul , et de raanicre que p rcste constant. En diOl-rentiant Tecjuation clans la preniieie hypothcse on trouve et en la tliflurentiant dans la seconde, on obtknt dp=apcf.dO; ou, en substituant a ap sa valeux' donnee par I'equation primitive , (^P'= — - — j-«dO , et par li d9^!. —.dp. La premiere de ces valeurs de d5 dolt etre substituee dans Texpression de -1 lorscju' on veut representer la ciialeur spricHique a pression constante, et la seconde quand 11 s'agit de la chaleur speclfique a volume con- stant. Appelant done c, c' les deux chaleurs specifiques , on aura les expressions dp I -i- 0.6 dp I -(- a 5 Ces expressions nous donnent pour le rapport des deux chaleurs specifiques que nous designons par k , A I c _, ilp"^ da , da dci 4p dp dp En supposant que ce rapport A- entre les deux chaleurs speci- fiques a utie valeur constante a toutes les temperatures et pres- sions, et en integrant cette equation diO'erentielie parllelle , on aura qr=,p{P\ ^ p gtant la caracteristique d'une fonction arbi- traire. Si Ton designe par p' une fonction reciproque a p, on aura et faisant enlrer dans cette equation 0 au lieu de />, au moyen de a4*3 SUR LA LOI DE LA FOHCE liLASTIQUE DE i/air, ETC. requalion fondamentale yu=rt|0(n-«5), on aura aussi rcqualioB i-+-«5=^r^'~"?''('7) Supposons maiutenant que yo', p', 6', sont les valenrs des quan- tity's p , p, 0, relatives a iin etat precedent de la masse d'air ^ douee de la meme quantite q de caloriqiie , on aura de meme pour cet etat precedent En eliminant ' qui est une de celles dont on s'est servi dans la me'lliode prcJce'- dente ; car dans le cas present cette differentielle signifie la va- riation de temperature produite par le changement de densite et de pression sans variation de la cjuantite de caloricjue, au lieu c]ue dans la premiere methode elle designait la variation de temperature c{ui accompagne un changement de quantite de caloricjue et de densite , la pression restant constante. Cependant ces equations dependent Tune de I'autre , et peuvent etre considerees comme une seule ; car si on designe par di ce que nous avons appele d9 dans la seconde methode ci-dessus, en laissant a d$ le sens que nous hii avians donne dans la premiere, nous observerons que di est I'accroissement differentiel de temperature cpie produit sur I'air a volume constant la quantite de calorique C[ui devient libre par la condensation — , et par consecjuent dont le degagement devi'ait aussi accompagner un refroidissement dO sous pression constan- te , par la meme condensation — £ (£ui en resulterait. Le rap- port de cette quantite de caloric[ue a la quantite toiale qui doit etre soustraite pour ie refroidissement d$ est celui de A" — i a A", et puiscpx'il s'agit de variations infiniment petites , ce rapport est aussi celui des variations de temperature qu'elles produiraient sur I'air dans les memes circonstances , par exemple sous pression constante; d$ est la valuation que produit dans ce cas la seconde de ces c]uantites ; celle que produirait la premiere sur lair a jpression constante serait — , puisqu'elle y produit la variation d£ I PAR LE CnF.V. AVOGADRO. 349^ SOUS A'olume constant: on aura done la proportion k:k — i::dO:-—, d'ou (/i=(k — 1)(/?. En mettant cette valeur dans I'equation . =:(k — I )— i- , dont on a fait usace dans la seconde methode . die devicnt identique avec ——-.= —L- qui est, abstraction fciite du signe , celle employee dans la premiere methode. /-..,. . • cr.di ,1 ^dp Lest precisement sur cette equation 7 = 1''' — i)— *-> ou -^-t que tombe I'obiection de M.' Ivort centre cette ana- lyse. II la croit inexacte , ou du moins n'ayant pas la generalite convenable pour servir aux integrations dans lesquelies M/ Poisson I'emploie. M/ Ivory ayanl fait, comme nous avons deja dit A-=i-+---^, ou A' — I = ___ , re'qualion sous sa premiere forme devient — ==— i-, et se cbanae dans la seconde, en substituant seule- ment a.dQ a ^di (i). La raison par laquelle M.' Ivory croit ces equations inexactes est , qu'en dilliirentiaut par rap])ort a ^ et < reciuatlon i- :^ — : — . qui est une de celles qu'il etablit , on ■^ p' 1 -t-afi — /it ^ ^ (i) Nou9 vcrrons dans la suite, ct corame jVn ai deja avcrti , que d'apres !a signification ({uo M.r Ivory a donac originairemcnt au rapport -^- , il n'cst pas exact de dire que li 1 -*- —— soil equivalent au rapport k dcs dfux chaleurs specifiqufs-, lorsqu'il s'agit de o chau^cmcns finis dc temperature ; ccpendant cela sc Tcrifie lorsquc les cbangcmcns sout iuliaimeut putits comme daus I'equatiDu dillerculicUc dont il s'agit. 23(J SUt LA LOI DE LA FORCE ELASTIQUE DE l'aiR, ETC. obtient -i =i *''['' . . Dans la notation de M/ Ivory 6 est la temperature initiale de I'air sous la denslie p' et la pression p' , et i la clialeur latente qui se de'gage de I'air , ou s'y fixe par im «hangement simultane quelconque de p' , p' et 5 en p, p et 6-ht respectivement. Comme cette chaleur latente i est la oneme qui accompagnerait le cliangement xle p' en p par le seul chan- gemeut de la tempei'ature , sans que la pression changeat , on peut, d'apres la signification assignee au rapport — , subslituer dans la derniere e'quation add a ^di, et ar a /3j, en sorte qu'elle de- • ^ dp cr d $ ado „ . . ,., Tieiit — L— = -"=■- -, Cette equation ne devient Identique a celle de M.' Poissoh -i- = — — - , que lorsqu'on sup- pose /=o, ou r = o. M/ Ivory en conrlut que I'equation de M.' PoissoN n'exprime la relation des variations diflerentielles qu'on y considere que pour ce cas particulier de i ou r nuls, c'est-a-dire en pai'tant de I'etat initial , et non pour une valeur quelconque que i ou z aient deja prise. J'examinerai dans la suite jusqu'a quel point et dans quel sens la formula de M.' Ivory -£-= — ilt^ est admissible lorsqu'on /) I -4- a6 — Hi fait varier simultanement la densite , la pression , et la tempera- ture ; mais pour qu'on puisse substituer ut a ^i il faut absolument *]ue la chaleur latente i soit celle qui accompagne le cliangeraeut de temperature r, sous pression consunte. Ainsi pour I'objet dont il s'agit on nc peut en faire usage que ■dans le cas particulier ou la pression n'a pas change , et dans ce cas elle est certainement vraie apres cette sulistitution, c'est-a- dire sous la forme :^ i ; car alors clle ne fait qu'ex- I H-afi-t-ar f> pi'imer la loi de M.' Gay-Lussac sur la dilatation de lair par 1« *An LE CHEV. AVOGAdRO. sJ)t ■«lialeur. Mais en ce cas j'observe que le changemCTit de ^jdi e« add n'est pas suflisant pour uniformer la notatioa de M.' Ivory a celle de M/ Poisson , dans I'equation differentielle qu'on en de- duit. Comme M/ Ivory a pris 5 pour la tempe'rattire primitive , et T pour la variation totale , au lieu que M/ Poisson a pris 0 pour la temperature vaiiable , on doit mettre d'abord , selon la notation de M/ Ivory, uUt ou «^(S-t-T) au lieu de ^jdi, et rem- plarant aussi Bi par «t dans le denomiuatcttr, il vient ^=^^ ^ ' . ' ^ ' ' * e i-4-a(i3-t-r) En meltant alors simplement 6 au lieu de G-\-- , pour passer k la notation de M.' Poisson, on obtient -£ = -2 — _, c'est-a-dlrc precisement I'equation de M.' Poisson. C'est encore par nne inadvertance semblable ^ans le passage •d'une notation a I'autre , que W/ Ivory dans son dernier article {^Philosoph, Magazine ociobre 1827) pre'tend que Tequation 1-^a.O __ / p \*-' qu'fl represente dans sa notation par I -+-a2-|-«« / ,0 \* - ' ne peut etre I'integrale de re'quation differentielle ci.dO ,j , dp o.di ,, -.dp ■comme M/ Poisson le Irouve dans la seconde des metbodes ci- dessus , et qu'elle ne redonne celle ci par la differentiation qu'en faisant j = o dans le resukat immediat de la differentiation, ce qui aurait lien selon lui pour une infinite d'autres equations fiaies. En mettant I'equation dont il s'agit sous la forme ^=(f)"'' 1 -t-a6 cn dtisigne par 5-1-i la variable J de M.' Poisson , et on substitue aSz SUR LA LOI DE LA FORCE ELASTIQUE DE l'aiR, ETC. Q k & , en soite que Q est alors la temperature initiale donne'e> En la diirerentiant sous cette forme on oblient f dp ou ,=(i— l)J-, I -t-tto -4- at ^ ' f equation qui, en y faisant i-=o, se re'dairait en efTet a- i-t-a.6 ^ ' f M/- Ivory considere cette equation comma equivalente a I'ecpia^ tion differeutielle de M/ Poisson ; mais cela n'est pas exact : car le retour a la notation de M/ Poisson exige que dans I'equatioa adi ,y \ dp 7. r=(A- l) .— L j-t-afl-i-aj ^ ' jj ou ce qui revlent au meme- «f/(M-0_..^_ s d^ i-t.«(fl-»-j) ^ /> ' on fasse simplement S-4-< = S, ce qui redomie , sans aucune re^ Striction , I'dquation tt.d9 .-, \ dp c'est-a-dire I'e'quation differentielle de M."" Poisson ; et I'e'quation finie dont on vient de parler est la seule qui satisfasse par sa dif- ferentiation a cette equation dificrentielle dont elle est la veritable integrale. Les pi'incipes qui servent de base a cette partie de I'analyse de M/ Poisson ne peuvent done etre sujets a aucune difliculte , et on ne pent douter que, le resnllat auquel M.' Poisson est par- venu sur la loi des forces elastiques , et des temperatures de Pair eomprime ou dilate sans changement de quantite de calorique ne soit la veritable consequence de la supposition de A' constant a. toutes les temperatures et pressions. PAR LE CHEV. AVOGADRO. 253 DEUXIfiME SECTION. Examen de f analyse de M/ Ivory. Prenons , dit M.' Ivory, p' , p' , 9 pour la presslon, la densite et la temperature (au llierraometre centigi'ade ) d'une masse d'air, et supposous que ces quantites soient simultaneixieot changees en p , p et 5-J-t; alors nous aureus, d'apres les lois de Mariotte et de M/ Gay-Lussac , p p i-+-«9-|-aT p /)' ' 1 -4- a J ' a designant a Tordinaire la fraction OjOoS^S. Dun autre c6te p' restant le meme , prenons D pour la densite au commencement de Techelle thermometrique , nous aurons P' =-J- D I -t- «« ' et par la meme raison si p' restant le menae , la densite devenait p par le seul changement de la tempe'rature o" en 5-I-t, savoir d'abord de o' en Q, puis de 0 en 0-i-r, on aurait -P- = ' . D I -t- 0.6 -i- ar Maintenant M.' Ivory designe par t la chaleur latente , on la quantite' de calorique absorbee par la dilatation qui accompagne Ma echauffement de t degres sous pression constante , en partant de la temperature Q, et il designe par t celle qui ecliauirerait I'air du meme nombre de degre's t sous volume constant , en sorte que T-t-i est dans la meme unite celle qui echaufie I'air de t degre's sous pression constante ; en supposant ensuite que le rapport — ■entre ces deux quantites de calorique est constant, quelque soil r, >54' SUR LA LOI DE LA FORCE ELASTIQCE DE l'aiR, ETG. il lait — = ---, ce qui revient a poser p^«.-^, a. retenant tOHJours la meme signification que ci-dessus, et il obtient ainsi «-:^pi. On observei-a que si Le rappoi't de 4 a r^ et par conse- quent le rapport etait vraiment constant, ce dernier rapport serait celui des dfux chaleurs specifiques a pression constante, et a volume constant ; par consequent en appellant k ce rapport des deux chaleurs spe'clfiques, on aui'ait — — i = i-t — —=]t, et -„-^^ — r.. Nous verrons dans la suite que cela n'est pas ; mais la decision de ce point n'est pas necessaire pour le moment , pour suivi'e le raisonnement de M.' Ivory. Soit done i la chaleur latente qui accompagne le changennent de p' en p , chaleur qui doit etre la meme soit que le changement de densite soit du a la variation de la temperature seule , ou de la temperature , et de la pression a la fois , on pourra , dana. I'expressioa P _ ^ D I -i- ad -*■ oLT ' substituer |3t a «r , ce qui donne P — I D 1-t-a.e-t-Si En divisant cette valeur de -^ par celle de -^-, on obtient p I -4- a 5 f' "^ I-*- 0.6-*- Bi' et en mettant cette valeui' de -^ dans celle de -^ ci-dessus , P P on aura p' I -*-ad -t- Si tinsi nous avons les deux equations PAR LE CHEV. AVOGADRO. 255 p i-t-izS-HK- p r-+-ft5 p' i-«-afl-t-/Jt ' f' i-i-a6-i-/ii marquees (C) dans le memoire de M/ Itory , et qui expriment selon luL I'elasticite , et la densite de I'air par le moyen de I'ela- sticite , et de la densite initiales respectivement , de la tempera- ture iniliale 0, et des variations de temperature, et de chaleur latente representees par t et i. M.' Ivory passe de ces equations generates a celles relatives a la supposition de la Constance de quanlite de calorique contenue dans la masse d'air , par le simple changement de t en — i dans la pre- miere , se fondant sur ce que la temperature de la masse d'air sous la pression p et la densite p ne diifere alors de celle qu'elle avail sous la pression p' et la densite p' que par la quantite i qui est devenue latente, et supposant que cette quantite doive pro- duire une diminution de temperature i. Les deux equations rela- tives a ce cas sont ainsi selon lui p H-«5 — «/ p p' i-*-a8-t-lii ' p' i-t-aS-i-lii' en en eliminant / , il oblient I'equation p' f'V £!/ & C'est cette equation marquee (D) dans son memoire qui exprime selon lui la relation entre la force elaslique et la densite de I'aii-. En admettant maintenant pour un moment avec M/ Ivoet que I •+■ y- evprime le rapport constant des deux chaleurs speoiGques dans les circonstances sujiposees , et faisant en consequence dans cette equation i ■+■ -, =k selon la notation que nous avons suivie b ■' jusqu'ici d'apres M/ Poisson, elle de\iendrait p'- \?' / ' /.' \ /.' / ' Tom. xxxni K k 256 SOR L\ LOI DE LA FORCE ELASTIQUE DE l'aiR, ETC. qui expi'ime une loi diflerente de celie que nous avons admisc d'apres M/ Poissok , quoique ccs dent lois s'accordent sensibleinent lorsque les varia- tions de la densite et de la pression sont tres-petites. 11 paratt que taut qu'on restreint la signification de la quantite -^ a celle du rapport — que M.' Ivory lui a attribue immediatement, sans rien statuer sur la Constance de ce rapport, ni sur sa re- lation avec le rapport des deux chaleurs specifiques en general , on ne pent rien reprocher aux equations (C) de M.' Ivory , si ce n'est une ambiguite qui peut resulter de I'emploi de la lettre t , qui est ici introduite avec une signification differente de celle que M/ Ivory lui avait donnee , en la liant avec celle de la lettre i. En effet si I signifie , comme M/ Ivory I'etablit expressement , la quantite de olialeur latente qui accompagne un changemente de p' en p , il n'y a pas de doute que la seconde des equations (C) , p _ i-hcf.d p' I ■+■ ad -i- Bi ne soil vraie ; car si on donne a t la signification relative a celle de i que Jl.' Ivory lui avait d'abord attribuee , en sorte que t soit le nombre de degres dont il faudrait echauffer la masse d'air pour produire le ineme cliangement de densite de p' en p sous pression constanle , on pourra , d'apres ce que nous avons vu , ecrire az au lieu de pi, et alors I'equation transformee en p I -f-a 0 ft' 1 -I- cd -h aT ne fera plus qu'exprimer la loi de M/ Gay-Lussac. Mais dans le cas general ou la densite , et la pression change a la fois , le cliangement de temperature no pent ctre t pris dans ce sens , PAR LE CHEV. AVOCADRO. 257 comme I'emploi tie la meine Icttre pour rexpiimer , dans la pre- miere ties equations (G_\ pourrait le laisser croire. Si par exemple la pressiou s'etait augmentee, il aurait Gillu un plus grand accrois- semcnt de temperaliire que t pris dans le sens indique, pour produlre la meine djmimUion de densile de p' -a p , que dans le cas ou !a prcssion serait reslee constante , puisque ce n'est que cet execs d'accroissement de temperature qui aurait pu produire mie force elastique plus grande dans I'etat final , avec la meme densite. Ainsi pour ecarter tonte equivoque il aurait e'te mieux d'employer une autre lettre , par exemple t, pour representer I'accroissernent de temperature de la masse d'air par le changement simuitane de densite et de pression ; et il est facile de voir qu'en laissant a t la premiere signiiication que M.' Ivory lui a donne , on a, dans^ le cas dont il s'agit , La premiere des equations (C) , raise ainsi sous la forme p' I -t- a (5 -t- (8 1 ne peut etre sujelte non plus a aucune objection ; car elle n'est que 1 equation fondamentale p' p' I -<- a fl ' dans laquelle on a substitue a J— sa valeur tiree de la seconde 9 des e'qtiations (C) ; et cette equation fondamentale est la meme que M/ I'oissoN a employee sous la forme yy=rt|i(i-+-a5), couime ou voit en ecrivaiit cellc de M/ Ivory «t faisant —Jl .= « . et ensuite 5-j-i = a. 258 SURLALOI I1E LA FORCE ELASTIQUE DE l'aiR, ETC. Au reste I'ambiguile qui pourrait resulter de Temploi cle la lettre t au lieu de t dans la premiere des equations (C) n'a au- cune influence sur I'usage que M.' Ivory fait de ces equations pour en deduire la loi de la force e'lastique de I'air relativement a la densite' dans le cas de Constance de la quantite de calorique de la masse d'air ; car comme cette deduction ne se fait qu'en substi- tuant — i a la lettre qui exprimait la variation de temperature de la masse d'air dans le cas general , peu importe qu'on ait employe pour designer cette variation la lettre t ou la letlre t. Mais il faut examiner si en effet I'accroissement ou diminution de temperature produit dans la masse d'air dans cette circonstance pent etre represente , dans la notation de M/ Ivory par la cha- leur latente i, qui devient libre ou se fixe dans la masse d'air par I'accroissement ou diminution de la densite, ou en d'autres termes si on peut exprimer cette variation de temperature par qui est la valeur de i tiree de la seconde des equations (C), valeuF que M.' Ivory substitue re'ellement a i pour ai'river a I'equa- tiou (D). G'est evidemment de la que depend la difference du resultat auquel M.' Ivory a ete conduit pour la loi de la force elastique , compare a celui de M/ Poisson ; car I'expression que M.' Poisson a trouvee pour la variation de la temperature dans le cas dont il s'agit , qui est, comme on a dit plus haut. I M- a 9 \ ff ) ' «■ \ f' / « ion de M/ Ivory en faisant '=^l(f)'"'--|- reduite a la notation de M/ Ivory en faisant 5'=:5, 5 = 5-+-^, donne PAR LE CHET. ATOGADIKS. 25f) ail lieu cle t = L:^yL— I j ; «t si on subslitiie celte valeur de t d'api-es M/ PorssoN dans la premiere des equations (C), el qu'on en elimine ensuite i par la seconde, ou ce qui revient au mcrae, si on substilue lout de suite celte valeur de t dans requalion londamentale d'ou la preniiere des equations (C) a ete lirc'e , on trouve , comme il est facile de s'en assurer , I'expression de la force elastlque par rapport a la densile , telle que I'a etablie M. Poisson, et ou n'entre plus Ic rapport -?- , au lieu de celle de M/ Ivory. C'est la une suite ne'- cessaire de la liaison qui existe entre ces expi^essions de la tem- perature acquise , et de la force elastique par rapport a la densite' dans le eas dont il s'agit. On ne pent douter que la simple substitution de i, ou de sa valeur en fonclion de />, pour la variation de temperature produite dans cette circonstance, ne soil fautive, par cela meme que cetle valeur differe de la veritable expression de celte variation etablie par M/ PoissoN au moyeu d'une analyse a laqnelle on ne peut rien reprocher, dans la supposition de la Constance de k , et que ce ne soil la en consequence que reside rinexactilude dans la marche du raisonnement de M.' Ivory ; mais il faut examiner direclement la raison qui a porle M/ Ivory a crolre identiques les expressions de la clialeur latente , et de la variation de temperature , et voir en quoi consiste le defaut de cetle supposition , d'apres les lois de la cbaleur specifiquc relativement a la temperature el a la densite , qui de'coulent des aulres suppositions admlses en com- mun par M/ Poisson el M/ Ivory. Pour que cette idenlite eiit lieu , il faudrait qu'uue quanlUe de calorique egale a i fois celle qui echauffe d'un degre la masse d'air dans son premier etat, et sous volume constant ( car c'est la I'unile de i dans la notation dc M/ Ivory), e'chauffdt celte meme masse d'air de i degres sous sa nouvelle densite , et en parlant de la 260 SUR LA LOI DE LA FORCE ELASTIQUE DE l'aIR, ETC. presslon qui y repondrait selon la loi de ISIariotte, encore sous volume constant. Or cela renferme implicitement les suppo- sitions cjue la chaleur specificjue de I'air a volume constant soit constante a toutes les temperatures pour chaque pression initiale, et qu'elle le soit anssi awx diflerentes pressions pour chaque temperature. En elfct si ces deux suppositions etaient vraies, I'air dans le nouvel e'tat nc differant du premier etat que par la densite et pression dif- ferentes, et s'agissant ici d'un e'chauffement ou d'un refroidissement sans changement ulterieur de volume , il n'y a pas de doute cjue la ir.eme leltre i qui exprime la quantite de caiorique devenue de latente sensible , ou de sensible latente , en prenant pour unite la chaleur specifique a volume constant dans son premier e'lat , n'e.xprimat aussi le nombre de degres dont cette quantite de ca- iorique devralt elever ou abaisser la temperature de lair dans son nouvel e'tat. Or selon les expressions des deux chaleurs specifiques que La Place , et M.' Poisson ont deduites de la supposition de la Constance de A- , et en y joignant celle de la Constance de la chaleur specifique a pression constante a toutes les temperatures que M.' Ivory admet aussi, la premiere des suppositions inriiquees de M.' Ivory se ve'rifierait bien pour la chaleur specifique a pres- sion constante ; mais elles n'ont lieu ni I'une ni I'autre pour la la chaleur specifique a volume constant. Pour mieux faire voir le de'faut des suppositions de M.' Ivory a cet egard , je vais rappeler ici I'analyse par laquelle M/ Poisserr a etabli ces expressions des chaleurs specifiques , et y ajouter quelques remarques tendantes a eclaircir celles de leurs conse'- quences qui ont rapport a notre objet, et qui n'ont jamais etc developpees jusqu'ici en detail. Nous avous vu plus haut que recpiation differentielle partielle relative a la c|uantite de caloricjue *"'. En prenant pour iinile commune des deux chaleurs specifiques eelle de I'air sous la pression constante qii'on 01101511*3 pour unite des pressions , par exemple eelle de o'", •jG , on aura B=i, et les expressions des deux chaleurs specifiques deviendront sim- plement On pent remarquer ici que si Ton fait aussi B=i dans i'ei- pression de q ci-dessus , r/ = A-»-B(266,67-+-5)/3* ~ ', ce qui revienl a evaluer la quantite totale de calorique dans la k meme unite que nous avons adoptee pour les chaleurs speci- fiques , on aura oh. il ne restera plus qu'a determiner A , conformement a la tem- perature et a la pression de laquelle on veul cotnpter la quantite de calorique r/. Si par exemple on veut la compter de 0° de tem- perature , et de o™, 'j6 ou i de pression , on doit faire (j = 0 lorsque 5 = 0,/}^ I, d'oii A = — 266,6'^, et I'expression de q devient ^=(200,67-1-5)/;* " ' —266,67 > ou q = —^ P' —--■ Si on voulait compter de — 266^,67 , qu'on peut regarder comme \e zero absulu de temperature , on aurait slmplement 9 = ( 266,67 -t-5)/>*~'=ri-±il^. /J*" pour la quantite totale de calorique contenue dans I'air a la pres- To.M. xxxm L 1 2G4 Stl\ LA LOI DE LA FORCE ELASTIOtE DE l'aIB, ETC. sion p , et a la temperature 0 , et 266,6^ ou - pour celle y con- tenue a la pressiou i et a la temperature o". On voit par ces expressions, soil des deux clialeurs specifiqncs, soit des quantites de caloricjue contenues dans I'air ious diflTe- renies pressions et temperatures , dans les hypotheses indiquees: j.° Que les deux chaleurs specifiqucs changent pour unc masse d'air donnee , selon la pression actuelle qu'ou lui suppose , puisqu'elles dependent toutcs deux de p. 2° Que pour una meme valeur ini- tiale de yy , la temperature venant a s'augmenter d'une quantite fiuie , la chaleur specifique a pression constante , reste conslantc par cela meme que la pression reste telle ; raais qvie la chal. r specifique a volume constant ou densile constante change conti- nnellemcnt , a cause que cette Constance dc volume suppose ne- cessairement un changement de pression , et que I'expression de cette chaleur specifique , comme celle de la chaleur specifique a pression constante , depend de la pression actuelle. La constance du rapport A' entre les deux chaleurs specifiques ne s'oppose point a ce resnltat ; car cette constance de rapport a bien lieu a toutes les temperatures , et a toutes les pressions ; mais elle exige que la temperature et la pression actuelle a laquelle les deux chaleurs specifiques se rapportent leur soient communes , ce qui n'est pas ici le cas. II suit de la que les accroissemens successifs de tem- perature dans une masse d'air qu'on echauffe sous densite con- stante ne sont point , comme ceux d'une masse d'air echauiTe'e sous pression constante , proportionnels aux accroissemens de quan- tite' de calorique. Cette consequence peut se verifier soit par I'integration d'apres les expressions des deux chaleurs specifiques , soit encore plus directement par la forme de fonction qui exprime selon nos hypo- theses la cjuantite de calorique fj contenue dans I'air sous une temperature et pression quelconques. PAR LE CHEV. AVOGAERO. i65 En efTct soient 0 et /' la lempei-alure et la pression iniliales il'uue masse d'air ; en appelant c comnie ci-dessus la chaleur spticifKpie a ])i'ession constante , et (5 la temperature variable cpi'on lui fera prendre sous pression constante, on aura dq-==.cdO , el si Ton prend pour unite de la quantlte q de calorique cello neces- saire pour echauffer la masse d'air d'un degrc sous pression con- stante , lorsque cetie pression est i ou o"", •jG , on aura en sub- stituant a c sa valeur /" pour ce cas , d(/ = P''~' (19, et q=fl^'~'dO — p'''~'ydO=P'~'(9 — Q), I'integrale etant prise depuis C = & , c'est a-dire que la difference de quantite de calorique entre les deux etals est proportionnelle a la diflerence de temperature. C'est aussi ce que donne I'espres- sion ge'nerale de q, qui devient pour le premier etat «, a. et pour Ic second -' +P'-'.1±^, quantile's donl la difference est en effei P'' ' (0 — 0). Mais si on passe mainlenant au cas de Techauffement sous vo- lume constant , ou pourra bien representer encore la quantite q par I c dO , en designant par c' la clialeur specifique relative ace cas ; mais la valeur generale de c' a y subslituer ne sei-^ pas --P* , comme elle Test initialement; die sera -./->' , p etant une pression variable , et qui est une fonction de 0 detcrraine'e par la condition que le volume soit constant malgre I'acrroisse- ment de temperature. Cette fonction , d'apres la loi de M/ Ga\- LussAC, est ■ a5 P ■ «© P. 266 SUR LA LOI DE LA FOUCE ELASTIQDE DE l'AIR, ETC. Ainsi on a en general clans ce cas En integrant de maniere que I'inle'grale se reduise a q lorsque Q=& , on trouve i—p'"" '-t-^Q \ I -t- a 0/ C'est encore ce qu'on oblient pour la difference de calorique entre les deux etats en faisant usage de Texpression generale de r/; car alors la quantite iniliale etant la quanlite relative a la tempe'rature 0 devieut dont la diflerence est I « \n-ae/ a \ a (\i-t-«y/ S coinme ci-dessus. On voit que cette quantite de calorique est une fonction de 0 , bien differente de la simple propoitionalite a son exces 0 — 0 sur la temperature initiale. Cela pose les suppositions impliciles de M/ Ivory sont e'videm- ment inadmissibles , et la substitution qu'il fait de i a t dans le cas dont il s'agit est ille'gitime : en effet quoiqu'en appellant r avec M.' Ivory la variation de temperature sous pression constanle a laquelle repond la chaleur latente i, et designant par cette meme lettre r la quantite de calorique qui serait requise pour ecliaul'fer I'air de ces x degre's sous volume constant , r et i expriment roel- lement dans une meme unite les qpantites de calorique dues au simple echauffement sans dilatatioia , et a la dilatation qui accom- PAH LE CIIEV. AVOGADRO. 267 Beigne cet eohauffement sous pression constanle , et qii'en conse- quence '-i-c soil aussi la (juantile tolale ile caloricpic <|ui ecliauffe I'air de r degre's sous pression conslante , cxprimee dans la meme unite , il n'est pas viai de dire cependant que la quanlite de ca- lorique i echaulferait cette masse d'air sous pression conslante de / degres coname la quantite t Techauffe de - degres , ni que la quantite t-+-j echaufferait cette masse, toujours sons volume con- stant, de T-i-i degres; car lout cela supposerait la proporlionnalite de raccroissement de temperature a I'accroissement de quantite de calorique ; proporlionnalite qui n'a pas lieu pour rechauflement sous volume constant , puisque la chaleur specifique a volume constant est variable a mesure que la temperature change. Ainsi la quanlite de calorique i devenue latente par exemple par une dilatation repondante a raccroissement de volume que produirait ^ «n ecliauffement de t degres sous pression conslante , ne devrait pas produire dans cet air, sous volume constant, Tacme en par- lant de la pression primitive p' une diminution de temperature /, dans le cas dont il s'agissait. Cela ne pent avoir lieu non plus par une autre raison ; c'est que la pression sous laquelle on sup- pose 1 air dans lequel on veut introduire cetle quanlite de calo- rique n'est plus la meme que celle de lair , auquel se rapportait Vechaufiement de t degres sous volume constant ; cette pression , qui devient ici la pression initiale , s'est augmenlt'e en raison de I'accroissement de densite' , selon la loi de IMariotte. Nous avous vu ci-dessus quel est le veritable accroissement de temperature produil dans I'air dans le cas dont il s'agit , dapres I'analyse de M/ Poisson fondee sur la seule siipposilion de la Constance do k , ou du rapport des deux chaleurs specifiques a toutes les temperatures et pressions , et eu laissant indeterminc'e la fonclion de p el de p, ou de p cl de ^ , qui doit •■epi'esenler la quanlitu de calorique q , el par la la loi des chaleurs spe'ciG- ques elles-memes. Cet accroissement doit done etre celui que produil sur lair rcduit de la densite (J a la densite p ^ ei consi- 268 Sur> LA LOI DE LA FOnCE KLASTIQUE DE l'aIR, ETC. de're comme revenu a sa premiere temperature par la dissipation du calorique / devenii sensible , la restitution de cette meme quantite de caloricpie , quelle que soit la loi des chaleurs speci- liques, et par consequent aussi dans Thypothese de la Constance de la chaleur specifique a pression constante a toutes les tempera- tures , et d'apres les consequences que nous en avons deduites. Or nous allons montrer directement que cela est effectiTement ainsi , et que cette e'^pression de raccroissement de temperature produit par i dans la circonstance dont il s'agit est reellement celle que M/ Ivouy devait substituer dans sa formule au lieu de i, ou de son expression , ce qui i'aui-ait conduit a la meme loi eta- blie par M/ Poisson , pour la force elastique de I'air comprime ou dilate sans variation de quantite de calorique. Pour cela nous commencerons par etablir I'expression gcnerale de la quantite de calorique latent qui accompagne rechaulTement d'une masse d'air d'une temperature 0 a une autre Q sous une pression constante P , et qui est I'exces de la quantite de calori- que requise pour cette variation de temperature sous pression constante sur celie requise pour la meme variation sous volume constant. D'apres les expressions de ces deux dernieres quantites que nous avons donnees plus haut , cette quantite de calorique latent , ou da a la dilatation qui accompagne rechauffemenl sous pression constante , est ■ a& OU P* ou P \I-H«0/ I -*- «0 \ i •+■ a-®/ Vi -t-«©/ C'est done aussi la I'expression de la quantite de calorique qu'on chasserait de I'air a la temperature Q , et sous la pression P, si on le condensait par un accroissement de pression jusqu'au I xxr. j.T. ci:i:v. avogaduo. zGr) point ou le condenscrult un abuissemeiit Jc icir.jjernliuc cle 0 k €) sous cette jn-cssioa P. On peut remarquer au reste que la meme expiession se trouve aussi directement d'aprcs celles des deux quantites de calorique repondantes a ces deux etats ; en effet ces quantlles sont a a, dans le premier e'tat , et — J. -4- P* ~ ' ('l±L^y ~ ' .I±ll? a. \ I -t- a 0/ a. dans le second ; dont la difference est comrae ci-dessus. Pour applirpier ceci a notre objet present, designons par r, comme M.' Ivory , le nombre de degres dont il faudrait refroidir nne masse d'air prise a la lempe'rature Q, et sous la pression p' , pour que la clialeur latente j dont le degagement accompagnerait ce refroidisseracnt , fut egale a celle qui se degage par Ic passage de I'alr de la dcnsite p' a la densile p, et cjue M/ Ivory appelle /. On aura I'expression de cette quantite de calorique dans I'unite que nous employons ici ( savoir cette unite' etant la quantite requise pour echauffer la masse d'air d'un degre sous la pression con- stanle o", 'j6, que nous avons prise pour I'unite de pression), ea fcisant dans I'expression trouvee tout a I'heure 0 = 2 — t, ttP=p'; cette expression sera done ,i- • i-l-a3 — (XT { i-4-5;5 :t \t -t-ad — at/ j ou z,-- ' .iitiii ! : _(_L+^y- ■ j '^ a ! \i -t-a.0 — ar/ \ Telle est la valeur de la quantite de calorique que M/ Ivory designe par i, dans Tunite' que nous avons adoptee. ]\Iais daus le cas dont il s'agit ou a, d'apres la loi de Gay-Lussac, 270 SUr> LA LOT DE LA FORCE ELASTIQUE DE L AIR, ETC. 1 -i-aO p _ z '~~ r ! I -t- ca — « r p done cette quantite devient II faiit voir maintenaiit quel est raccroissement x de tempera- ture que cette quanlite produira dans la masse d'air dont il s'agit, I'eduite a la denslte p, et a la temperature primitive 9, lorsqu'on lui rendra cette meme quantite' de calorique , qu'elle a du perdre pour se reduire a Ja temperature 9 apres le changement de deiii- site de p' en p, et sans lui permettre de se dilater. Dans cette vue on observera que dans cet etat la pression , d'apres la loi de Mariotte, se serait accrue proportionnellement a la densite , ea sorie que cette pression aurait du etre egale a p' .-^. II n'y a done qu'a faire P=/j'.-C_, 0 = 5, et 0=:0-i-x dans I'expression que nous avons trouvee plus haut pour la quantite' de calorique rie'cessaire pour echauffer I'air sous volume constant de 0 a 5, la pression initiale etant P ; on aura celle qui rcpond a rechauffe- ment de x dans les circonstances indiquees : ce sera .■'-■(f)'--^l(^i^^y-.|- En egalant cette expression a la prcce'dente , et supprimant les facteurs communs , on aura pour determiner x I'equatiou ou siinplcment oil d'ou Ion tire PAR LE CHEV. AVOGADRO. i-^c/.O^-ax / p y ~ * / p \* - ■ I -t-aO- \T/ \7^/ -, n- iz 5 / p \* - ' I « \ p / a ce qui est prt'cisement Texpression trouvee directement par M/ PoissoN independamment d'aiicune hypothese sur la loi des clia- leurs specifiques ^ el dans la seule supposition de la Constance du rapport A' antra les clialeurs spe'ciCques des deuxespecesj expres- sion qui , mise dans les formules de M.' Ivonv , donne , comme nous avons deja dit , la loi de la force elastique relativemenl a la densite dans le cas dont il s'agit. Au reste on remarquera encore que quand meme la substitution simple de t a ^ dans les formules de M/ Ivory eiit ete legit'mie , Tevpression trouve'e dans cette supposition par M/ Ivory p' /)' \ /3 / H n'aurait pu. etre traduite dans la notation de M.' Poissok par P ^ P / ainsi que cela aurait lieu si i H — — pouvait se prendre comme la valeur du rajjport k des deux clialeurs specifiques , et comme I'a cm 'SI.' IvoRV ; car par la meme raison que nous avons vu que la chaleur specifique a volume egal n'est pas constante a toutes les temperatures , tandis que celle a pression constante est telle , le rapport -— ou — ne peut pas etre constant pour toutes les valeurs correspondanfes de r et d"; ; par consequent le rapport i-^-- , ce -T ''' '^T ne peut I'etre non plus, et ne peut indiqucr le rapport k entr« Tom. xxsni M m aya sun la loi de la force elastique de l'air, etc. les deux cliaknirs specifiques , c'est-:i-dire entre les deux incre mens de qnanlite x.le caloriqne repondanl aux incremens de tem- perature a pression constante et a volume ronstant. Ainsi I'expres- sioii ti'ouve'e par M.' Ivohy reviendi-ait snnpkment a p f> \ T / T et ne nous apprendrait rien sur la loi qu'il s'agissait de deter- miner. Oij voit par ce qui precede que M.'' Ivory n'a ete conduit a une loi inexacte par rapport a la force elastique de l'air sous dif- ferentes densites dans le cas dont il s'agit, que parce que d'apres la maniere dont il a considere cet objet, il a eu besoin d'avoir egard a la marche de la chaleur spccifiquc , qu'il a conside'ree comme constante , tant sous pression constante , que sous volume constant, a toutes les temperatures et pressions , landis que si on suppose constante a toutes les temperatures pour cliaque pression la chaleur specifique a pression constante, elle doit neanmoins va- rier elle meme avec la pression initiale, et celle a volume constant doit varier avec la temperature aussi sous chaque pression initiale. M.' PoissoN au contraire ayant considere la question directemeni, et dans la seule supposition de la Constance de k , independam- ment de toute bypothese relative a la loi des cbaleurs specifiques dans les changemens de temjjerature et de pression , a etabli la veritable loi detluite de cette Constance , laquelle s'accorde d'ail- leurs avec I'hypothese dje la Constance de la chaleur specifique sous pression constante a toutes les temperatures , comme avec toute autre hypodiese qu'on voudrait faire, pourvu qu'on en suive exactement les consequences. Ayant maintenant eclairci le point principal qui faisait I'objet de cette section , il me reste a dire un mot d'un autre usage que M.' Ivory a ftiit de ses formules (C) , et dans lequel I'ambiguite de la signification attribut'e u la lettre t , et dont j'ai parle ci- I PAR LE CHEV. AV'IGADUO. ZJ^ dessus , parait avoir exerce son influence II a deiluit de ces e'qua- tions , en les combinant , les valours de t et de i en fonction de p et de p , et il a considere la somme de ces deux valeurs ainsi detenxiinees comme represenlant la quantite de calorique P^ ajoutee a. I'air en passant en general de la temperature 6 , pression p' et densite p' a la temperature O-^-r , pression p , et densite p. Celte soinuie est \ p' e / « \ p / li Mais cette expression de la quantite de calorique est ine\acte d'apres ce que nous avons vu ci-dessus sur le sens dans lequel les equations (C) sont vraies ; car la variation de temperature a laquelle re'pond dans le cas general la chaleur latente i n'est pas r dans le sens que M/ Ivory avail d'abord attribue a cette leltre, mais une autre temperature que nous avons propose de designer par t pour eviter toute ambiguite. Or cette lettre t ne peul plus etre consideree comme exprimant aussi la quantite de calorique correspondante a cette variation de temperature dans la meaie unite que «' et t , a moins que la chaleur speciGque a volume constant ne soit constante a toutes les temperatui'es , ce qui , comme nous avons dit , est incompatible avee les suppositions reunies de la conslance de k a toutes les tempe'ratures et pres- sions , et de la constanre de la chaleur specifique a pression con- stante a toutes les temperatures. Ainsi la somme de t-'ri ne pent etre regardee comme reprcsentant dans une unite quelconque la quantite de calorique qui fait la difference des deux etats qu'on considere. En consequence I'equation differentielle partielie entre cette quantite , et la pression et densite, que M/ Ivory en a de- duite par la diiFerentiation, doit etre regardee comme inadmissi- ble ; d'ailleurs il ne serait pas permis d'y substituer k a \-\ — ~ eomrae le fait encore M/ Ivory, par les raisons que nous avous dejii alleguees plus haut. 274 S'-Ii LA LOI DE LA FORCE ELASTIQUE DE L AIR, ETC. On voit par tout ce qui a ete ilit clans cette seconde section , que I'inexactitude des formulas de IM/ Ivory , et des consequences qu'il en a lirees depend essentiellement en entier de la supposi- tion implicitement contenue dans ses raisonnemens, que la chaleur specifique soil constante a toutes les temperatures et pressions , tant a pression constante qu'a volume constant , supposition qui ren- ferme quelque chose de contradictoire:- en elle meme et avec la eoustaace du rapport A- eutre les deux chaleurs specifiques. M E M O I R E sun LE PROBLEME DE LA PERTURBATION DES PLAN^TES PAR BI. LE CHEVALIER CISA DE GRESY. Lu ilans la seance du -i-] ai'ril 1838. J^e probleme r-m. 2. Maintenant il est aise de deduire de ces equations , celles. rela-tives au principe des aires xdr — rdx P, /dR dR \ ^ xdz — zd =M^.-~-'4')=r (-^) dt dl J \dy dz'' J •' les constantes arbitraires qui completent ces inte'grales sont e\i- demmenl eonlenues dans les quantites f , f , f", lesquelles de- viennent elles-memes constantes lorsque la force perturbatrice s'evanouit. Soity"' -1-y"'^ H-y""' = /i^ , et deslgnons par dv Tangle compris entre deux positions ^consecutives infiniment Toisines du rayon vecteur de la planete in, on aura pour I'expression de I'aire decrite par cette planete pendant le temps dt ; au moyen des equations (A) on aura {x'^ -^j"" -k-z'){dx'' -^-dj"^ -^dz') — {xdx-^j dy -\-zdzy^=h^ df- d'ou il est aise de deduire r^dv=.hdt (i). Les premiers membres des e'quations (A) n'etant autre chose que Ics projections de I'aire r'"dv , double dc celle decrite par { PF.ETUKTJATION DES PLA>ETES. 379 la planete dans son orbite, sur les plans des xy , xz,jz\ si on designe par p , jS , y les inclinaisons du premier plan sur les se- conds respectivciiiout , on aura encore les Irois e'({uations kcos(fdtz=fdt hcos[idl=/'dl^ hcos-/dtz=/''dt Soil cj la lonnitude du noeiul de I'orbite arec le plan fixe des xjr ou de reclipti(jiic , coinplee sur ce meme plan ; par les for- mulas coauues de la trigonometrie spherique on aura les relations cos I'ii^sin'pcosi) coS7 = sin5sinoj de la on de'duit y"z=/icosyj y'=/isin-9C0SM , y'ssAsinysinw j les equations (A) donnent immediatement done substituant poury", J"', f" les valeurs superieures on aura reijuation du plan de I'oi'bite z cos 9 — J' sin o cos -B-Hx sin s sin « = o c'est-a-dire du plan mobile sur leqnel la planete est censee se mouvoir pendant un temps infiniment petit ; en effet il est visible d'apres les equations (A) que L'equation diffe'rentielle de ce plan fdz-fdj^/"dx = a subsiste la meme , que les quantites J', f, f" soient supposees constantes , ou variables. L'inclinaisoa 9 et la longitude w du noeud seront donaees; par les deux equations f f eos-;=:^-; tancu^-i;^. 3. On de'duit egalement des equations- differentielles priaiitiTes_, celle relative au principe des forces vives dx^ + dr + dz^ - g^ + 2 fidR)=o To.M. xxKiii N n 23o CISA TIE Cr.ESY daus laquelle nons avons fait pour abreger dx -t- -y—i}j-Jr-——dz=z{dR), ) I w etant une nouvelle constante arbitraire ; cette equation pent sfJ me tire plus simpleinent sous la forme 1 ■+■ cos (v — ar) l/i — 2k— ^ telle est Tequation de la ti'ajectoire de'crite pai' la planete m autour PERTURBATION DES ?LANETES. a8l uu Soleil ; cette courbe est plane puisqu'ici les quantite's 9 et w sont constanlcs , elle sera done une ellipse dont le rayon vectear est r , et -y la longitude coujplee sur son orbite. Si nous repre- sentons par a le demi-grand a\c de cette orbe elliptique , par e rexcentricitxi , et pai- z? la longitude du perihclie , son equaticsa doit etre r = i '- — (a) I -t- (' cos ( 1) ZJ) comparant cette expression du rayon vecteur avec la premiere , on aura pour determiner les constantes // , A- les deui equations h^ / j\ ^, , h^ (JCoii Ton deduit immediatement A =[/«/.(. -C-); ^■''■=-^ 4- ^Maintenant si on veut avoir egard a la perturbation de la planete /»' , les quantttes h , k , rs devront etre regardees comme variables , et la trajectoire decrite par la planete m ne sera plus une ellipse ; cependant il est clair que la meme equation (a') pourra encore representer Torbite de la planete troublee, pourvu qu'en regardant ces quantites comme variables il en resulte I'e- quatiou ilr , , dr , . dr , ,-j>. -— a a -^ -— a e -^- — rf ro =: o (o) a a de ilrs car au moyen de rette condition I'efpiation difTerenlielle de I'a trajecioire sera toujours satisfaite. II est visible que I'ellipse dont I'e'quatioa est 1 -1- C COS ( l' — CT ) dans laquelle rt , e , w sont supposees des quantite's constantes-, sera tangente a la veritable Irajectoire dccriie par la planele w, puisque eu verlu de requation (3) la dilR-rentielle de /■ est !a 2(53 -CISA DE GRrSY meme lorsque ces quantites sont constantes , ou lorsqu^elles de- viennent variables. 5. La trajectoire de la planefe m etant connue, il ne reste pins — zs) et posant pour abreger |/ii- = M, il viendra licit \ [ -f-ecos(i' — 7s) I" Or si on fait abstraction de la planete troublante vi! , les quan- tites a, e, 7s et ji seront censees constantes; ut exprimera le ■moyen mouvement de la planete m. L'integrale de cetle equa- tion s'obrient facileinent en introduisant a la place de la variable V , une autre variable u telle que leur relation soil exprimee par r equation /■ \ r f — e' ) i-+-ecos('y — wj^-i L 5 I — e cos a par cette introduction de Tangle u , que Ton nomme ranomalLc excenlrique , on change Tequation superieure en n dt = du ( I — e cos u ) dont llntegrale jit'=.C-\-u — es\nu; pour determiner la constante soit c la longitude moyenne de la planete in a I'origine du temps, ou la longitude moyenne de I'epoque ; lorsque Tangle u-^o alors la planete moyenne se trouve au perihelie en meme temps que la planete vraie, done I'angle decrit unifonnement depuis Tepoque I PERTCRBATION DES PLANETES. 2S3 jusqn'au periholie sera expriuie par zs — s, ensuite poiu" les dilTc- reutes valeurs successives de u on aura I'eqiialion ntz=is — c-t-M — esinM, 6. Lorsqiron voudra avoir egard a la perturbation, cette meme equation salisfera encore a Fequation differentielle 3 ndt=- i— i r-r- \ I -t-ecos [v — sr) j* pourvu qu'on I'ecrive / 7idt=.T:; — c-t-?t — e smii a cause que n est ici variable ; il faudra de plus que posant -pour abreger jndt=-'C,, cette quantite consideree comme une foiiction de la variable v , et des elemens e , z; , s. devenus aussi variables soil telle qu'il en resulte I'equation ^^de^'^'^d^ + 'i''^d,=o (4) rfe d-a da car 11 est evident que d'apres cette condition , I'equation diffe- rentielle entre i/v et dt sera toujours satislaite , que les elenicns e , ar , £ soient constants , ou variables. 'J. II suit de cette analyse que la trajectoire de la planete Irou- blce pent encore etre regarde'e comme une ellipse , mais une ellipse vai-iable c'est-a-dire telle que les elemens ellipliques , le demi-grand axe a, I'excentricite e, son perilielie w , 1 inclinaison f de son plan sur le plan fixe des xj, la longitude du noeud o, la longitude moj'enne s de I'epoque w^arient d'un instant a I'autre. ^insi Ton peut concevoir que Tefiet de la force perturbatrice tend continucllement a faire passer la planete m d'un arc d'ellipse cor- i-espondante aux elemens a , e sur un autre arc d'ellipse , pour laquelle ces memes elemens deviennent a' , e' , w', etc. Dans cette suite d'ellipses chacune est necessairement tangente a la veritable trajectoire decrite par la planete m. 2S4 CISA DE GHES5t • De li si on suppose qu'apres le temps t les elemeus soient changes en a', e' , w' etc., la planete se trouvera apres ce laps tie temps sur une ellipse dont requation sora exprimee par I -(-e'cos(D — vs') la position de cette ellipse sera determinee par les deux equations r f f" cos p = -i^ , tangw'^A^. Le lieu de la planete sur cette courbe , ou sa longitude comptee sur I'orbite s'obtiendra au moyen de Tequation I ndt-^Ts' — e'-hm — e'sin M posant entre u et v la relation i+e cos(-v — w') = _i i- I — e' cos u, Au moyen de ces equations on connoitra u en fonction de I'a- nomalie moyenne I ndt-\-s' — ts' , ensuite on trouvera r, v par les formules du mouvement elliptique dans lesquelles le moyen mouveraent nt se trouvera remplace par j ndt. 8. Le pi'obleme est ainsi reduit a deLerminer quelles sont les variations des elemens elliptiques pour un temps donne conforme- ment aux equations de condition (3) (4) des numeros 4 et 6. Cependant les Geometres par des efforts multiples et reitere's sont enfin parvenus a exprimer ces variations d'une maniere tres- simple en fonction des difl'erences partielles de la quantite R, relativement aux elemens elliptiques consideres cooime variables. Ces equations differentielles par rapport aux six elemens sont rnnTuncATiON des plasktek. 2?5 t/« = — 2a'(clR), oil bieti da = — 2a^.---ndt de = -l ( I — Vi— cM(rt/i)-t--i r- "«* di=. — -^- -( I — YT—7)\ ——\ndt-\-2a'--r-ndt e ' ' \ dc / da dzs-=. '- y—ndt c de. , a dR ,, , a dR ,, ^ smp^i — e'- da smrpy I — e^ d(p en faisant /j = siiipsinw , ^=siaycosw on change ordinairement les deux dernieres en , acosa dR ,. , flcos® dR ,, dp = — —=,=£=— -ndt; dq=-=,^^-— ndt ; y i—e"- dq y I— e" dq telles sont les equations qui representcnt les -veritables variations diilTerentielles des eleniens devenus variables par Tefiet de Taction' perturbatrice ; on y joint encore celle relative a la variation du moyen mouvement , savotr fli dl = Z fa n d t HdR ) g. Pour faire usage de ces equations il nous faut avant tout considerer la fonction perturbatrice designe'e n." i par R. Soil g la distance lineaire des deux planetes in , m' on aura et il est facile de voir que cette fonction R pourra s'exprimer tres-simplement par cette expression est evidemraent independante de la position du plan fixe des xj. Lorsqu'on neglige, comme nous faisons ici, les quanlites du second ordre par rapport a Tinclinaison mutuelle des orbites, il est deniontre que cette equation se reduit a la forme 286 CISA DE GRESY Rz=m' I cosfV v) — ,,|- , , — n 1 y—, :=; { . Malnteuant il est clair que pour obtenir les differences par- tielles de la foiiction R par rapport aux elemens elliptiques , et les intt'grer apres les avoiE multiplies par lelement du temps , il fiiudroit premiereinent y sabstituer a la place des rayons vecteurs r , /■' , et des longitudes v, v' , leiirs valeurs respeelives en fonclion des niemes ele'mens et du temps , ce qui semble d'abord impossible puisqne cela suppose le probleme deja resolu. Cepen- dant vu que, d'aprcs robservation , la masse de la plus grosse planete est au moins mille fois plus peiile que celle du Soleil , les masses des planetes seront censees des quantites trcs-petites- comparalivement a celle du SoJeil prise pour unite de masse , ainsi dans les approximations successives il sera peimis d'eu ne- gliger les puissances superieures. Cela pose , coucevons pour uu moment le probleme resolu, il est clair que I'expression du rayon vecteur , quelqu'il puisse etre , sera necessairement une fonctiou de la masse perturbalrice «?' , du temps, et des elLUiens ellipti- qucs tels qu'ils out lieu a 1 origiiie du temps ; de la si IcNpres- sion de ce rayon vecteur etoit developpee suivant les puissances de la masse m' on auroit une sciic dans laquelle il' est visible que le premier terme represenle la valeur du rayon vecteur relative a la supposition de ;h'=o , ou k rayon vecteur correspondant au moavement de la planete dans lellipse variable primitive devenue constante par cette supposition; maintenant la fonction R se trouvant deja aflectee du facteur iii' , il suflira pour une premiere approximation de subslituer duns cette fonction a la place du rayon vecteur /• , le premier terme de la serie superieurc , ou sa valeur elliptique. On en dira autant du rayon vecteur /'' , ainsi que des longitudes v , -v'. PERTURBATION DES PLANfeTES. 287 10. La valeur ellipiique dii rayon vecleur r, et de la loiigitud* v soblient au moyea dcs equalious ^_ a(i— e') . 1 -I- e cos [v — It) 1 — e cos i< d'oii Ton deduit les valeurs connues r = rt| iH e" — ecos(/ii-Hc — w) — -e'coS2(n^-t-£ — ar) — elc.| 5 O) ^n ^-h c -1- 2 e sin («<-!-£ — Zo ) -^----6' cos 7. (nt-\-E — j?)-j-etc. ; mais si on neglige comme nous faisons ici les quantites au-dela du premier ordre par rapport a I'exceiitricite ,. on pourra se bor- ner a faire simplement dans la fonction R poui" une premiere approximation r-=-a — aecos[nt-k-i — sr) a)^7j lacjuelle peut s'exprimer dune maiiiere plus simple par [R] = — ^A cosi(n'l — nt-^s' — s) la cai'acteristique 21 des inte'gi'ales finies etant relative a tons les uombres eatiers positifs et negatifs depuis j = o inclusivement jusqua j=Go , en observant que A ■=. A . Supposons mainte- Xiant que dans cette derniere expression a, a' et i'=7tf-t-£, \ fn Kin /■■rll)in dt //jD\ "' Kin / t f . ri^ idli)= _- cos(i7i't — int-^H) iiL — in ' Comme ici la supposition de /'=o , j = o n'a plus lieu, il est clair que la fonction / {dR) ne contlent dans ce cas aucun terme constant. II suit de la gne Tintroduction du symbole 2 des integrales finies introduit dans le resultat final de /(^i?) des termes etrangers; d'ailleurs selon I'Drdre dans lequel on fait subir a la fonction R la double operation diiferentielle et inlegrale avant, ou apres son deve- loppemenl Ton obtient des resultats diffe'rens pour / ( (rfi?)= — 2 A s'mi(!i't — nt-iri' — i}indt /< {dR)= Ch— -Z^ 2 A "cos ihiU-nt-^B'-t) 2 ( (( )l' ) C etant la constante aibitraire. 1 4- Nous veuons de remarquer que la fonction ((/i?) se deve- loppe eu une suite infinie de termes de la forme Tn'Ksi\i(in't — int-k-H)in dt sans aucun terrae independant du sij^ne sin ; c'est ainsi que La Grange a demontre le premier (V. Berlin 1781 pag. 2.6) que le demi-grand axe et le inoyen mouvement n'etoient sujets a aucune espece de variation permanente , du moins lorsqu'on se borne aux termes dependans du premier ordre de la force per- Uirbatrice. M. Poissqn dans son excellent Me'moire , inse're dans le S.™" volume du Journal de lEcole Politechnique , a ensuite etendu cette demonstration au quarre des forces perturbatrices. Mais en general les differences partielles qui entrent comme facteurs dans les expressions differentielles des elemens elliptiques pouvant contenir des termes constants , introduiront, necessairement dans le developpement de la valeur integrale de ces elemens deux especes de termes differens , les nns affectes du temps sous le signe de sin , ou cos , les autres pareillement affectes du temps , mais independans de ces memes signes. Les termes de la pre- miere espece reviendront necessairement les memes au bout d'un temps plus ou moins court , c'est pourquoi on les nomme perio- diques , ainsi que les inegalites qui en resnltent dans le mouve- ment de la planete troublee ; les termes de la seconde espece croissent avec le temps, et donnent lieu a ces inegalites que Ton aga- cisa de gresy Hoiume Seculaires. Les Geometres ont fait voir depuis que ces termes ne croissent pas indefiniment , mais qu'ils sont egalement assiijenis a une periode d'line tres-gvande lenteur, de sorle qu'on pent les considerer pendant plusieurs siecles comme proportion- nels au temps. Au reste les inegaliles produites par ces termes sont independantes de la position relative des planetes , avx lieu que les premieres en dependent , et reprenneut la meine valeui: toutes les fois que cette position est la meme. 1 5. Avant de passer a I'usage des equations differentielles du n." 8 pour la variation des constantes arbitraires , il est necessaire de faire quelques remarques sur leur integration qui nous seront utiles dans la suite. La solution rigoureuse du probleme exigeroit d'integrer simultanement les six equations du n." 8 ; admettons pour un moment la possibilite' de cette integration , et designons par F{t) la totallle des termes seculaires, pary"( < i la total ite des termes pcriodiques , et par K la quantite constaote que I'in- legration a pu prodnire. Les valeurs respectives des eleme^s el- liptiques serout eu general donnees par des equations de cette Coruie etc. aiiisi de suite pour les autres ele'mens ; C , C^ etc. sont les con- stantes arbitraires introduites par riiitegralion. Si on connoissoit les valeurs initiales de a, e, etc. on pourroit determiner les constantes C, C^ etc. a la maniere ordinaire. Sup- posons p. e. que la veritable valeur du demi-grand axe variable a rorigine du temps soit e'gale a « , on etablira I'equalioa «=c+j:+/(^-o), PERTURDATION DES PLANETES. 2g'3 car F(t) disparoit par la supposition de < = o ; de la on aura pour I'integrale cherchee lequalion — /(cTs»h^«*/(c»') dans laquelle la quanlite ^w+/(t')-/(:"» sera la ve'rltahle varialion du demi-grand axe variai)le diie a rantton immediate de la force perturbatrice pendant le lemps t ; variation necessairement nulle soil que t^o , ou que m'=o. iG. Cependant on donne a cette integrale une autre forme plus simple , et plus facile a etre comparee avec Tobservatlon. D'abord on peut concevoir pour plus de simplicite que la partie constante K soit reunie a la constaute arbitraire, et supposer plus sjmplement I'equatioa D'apres cette forme il est visible que la constante C ue peut signifier autre chose que la partie independante du temps dans I'expressioo du demi-grand axe variable , ou bien encore puisque Ton a C=5( — fl o I il resulte que cette constante exprime la valeur du demi-grand axe variable qui a lieu a I'origine du temps, mais depouiliee de sa partie periodique, c'est ce que nous appellerons ici la distance moyenne initiate de la planete au Soleil, et que nous designerous par £ ; ainsi Tinlegrale superieure pren- dra la forme Si on suppose dans cette formule t = o on aura ,/ sin \ - ■' \ cos / 394 *^'^^ ■"" GRESY comme cela dolt etre ; mals il est clair que la quantity n'est plus icl Ih veritable variation du demi-grand axe variable , mais represente uniquement la correction qu'il faut faire a la di^ stance moyeinie ^ pour oblenir la vraie valeur du demi grand axe variable; celte coi'iectlon aura loujours lieu meme lorsque ^^o. 17. Ea general les Geometres commencent par determiner les variations seculaires des elemens ellipliques , auxquelles ils ajou- tent ensuite les variations periodiques pour ea obtenir la varia- tion totale. D'abord pour la recherche des variations seculaires on se borne aux seuls termes de cette nature , et Ion parvient a I'equatioa dans laquelle lorsque t^o,a devient egal a C , et doit repre- senter evidemment , par la nature meme de cette recherche , la valeur initiale du demi grand axe variable , mais depouille de toute variation periodique ; done la coustante C sera encoi"e ici la quantite que nous avons designe superieurement par « ; doii il suit que Ton aura pour la determination des variations secu- laires I'equation^ a = a-i-F(t) Ensr.'te pour avoir egard aux variations periodiques il suffira d'ajouter au second membre de la derniere equation la partie /I t J provenante de Tintegration des autres termes dont ou avoit d'abord fait abstraction , mais inde'pendamment de toute quantite' constante quelconqne qui est deja censee comprise dans- le terme constant a. Alors on aura pour la valeur totale du demi-grand axe variable. la meme equation que ci-dessus ;, savoir PEnrunuATiON des planetes. - agS (B. 1781 pag. 2G5 ; 1783 pag. 178). All resle comme il est d'ailleurs demonlre que la variatfon se'- ciilaire dii demi giand axe est nulle , ceite deniiere efpaiion se veduira par celle circoustauce simplement a la forme - •' \ COS / ' II est facile d'etendre ces considerations aux autres eleinens elliptiqiies, d'ou il suit que les valeurs des six eleinens elliptiques seront en general de la forme etc. ou les quautites a^ c ^ ct^ £ sont censees des qnantite's Gontines. 18. Cependant les equations du d." 8 ne peuveut s'integrer que par approximation; soil p. e. «i la partie iinifoi'me , ou moyenne du mouvemenl trouble de la planele' m ; si avec ee moyen mou- Tement la planete dccrivoit eliectivement one ellipse , le demi- grand ase de cette ellipse hypolhetique , que nous designerons ici _ 3 par a, seroit donne par requalion n = a *, nous le nomme- rons demi-grand axe moyen parcequ'il est deduit du moyen moii- yement de la planete. Supposons que g denote la correction a faire a la quantile a pour obtenir le veritable demi-grand axe variable , on aura Tequation a = a-t-s. Dans cette eqnalioa a est une quantite constante , et g une quantite variable de I'ordre de la force perturbatrice , mais telle qu'elle pojirra renfermer une tres petite quantite constante du meme ordre ; en effet le demi- grand axe moyen a n'est qu'une quantite hypotbetique , et rien ne fait voir jusqu'ici que celte quantite a doit cire cgale a la Tom. itxMii P p SgG LK5A DE GUEST ■distance moyeniie que nous avons designe par a ^ cormne cela a lieu dans le mouvemeiit elliptique ; au contraire nous verrons dans la section suivanle que dans le mouvement trouble ces deur quantites dilFerent .de la petite quantite constante renfermee dans la fonction <;. Au moyen de I'equation 0=3-4-5 , en negligeant les quantites de I'ordre du quarre des forces perturbatrices , il est facile de voir que Ton peut changer da-=. — aa'^dR) , en da-=. — lA'^ydR), d'oii I'on deduit = 7f<-l-£-H2esin(«<-T-£ — sr)-H etc. Or quoique reellement la force perturbatrice n'ait pas cesse d'agir depuis le temps t-=o , jusqu'au temps indetermine t, les memes equations donneront encore le rayon vecteur r, et la lon- gitude V de la planete dans son orbite , pourvu qu'on represente ici par a e s zs n les valeurs respectives que les elemens ellipti- ques , devenus maintenant variables , auront apres le temps t , et qu'on y change d'apres le n.° 7 7zi et £ en I ndt , I de ; ainsi I'oia aura pour resoudre le probleme les deux equations v=a — ae cos (/ ndt-^- / di — z?) — etc. ■2^=: I ndt-^ I de-\-2.eim{ j ndt-k- I dz — 5j-)-f-etc. oi!l il faut remarquer que Ton ne doit point ajouter de constante arbitraire a I ndt puisqu'on y a deja eu egard pai" rintroduclioa de la longitude de I'epoque £. PF.HTUnBATION DF.S PLANtXFS. 3<^rt 32. Pour faii-e usage des equations siiperieures il nous faut d'abortl dclermiiicr les intcgrales I ndt , I di, or d'apies le n." S Dous avous J^ndt= Zfa n dtHdR) I rt c ^ 2 / « ■ n dt •-' Jan. \ cn negllgeant ici le produit de rexcentricite par la force pertur- ba trice. '_ 3 Maintenant on salt que « = a *, et aussi d'apres le n.° i8 _3 _3 rt-=a-|-?, et «=:a ^ partant «=:(a-l-c) '; de la il sera facile de deduire que lorsqu'on neglige le quarre des forces perturba- trices on peut faire randtPdR) = viJ^^dtHdR) nous avons vu aussi au meme numero que fa' (dR) = 3i'J^(dR) En general lorsqu'on neglige le quai-re des forces perturbatrices on peut changer dans tous les terraes dus a ces forces a et « en a et «. Au moyen de ces considerations les equations qu'il s'agit d'integrer deviennent fn dt=3api dtJldR) La premiei*e de ces e'quations , eu mettant en evidence les deux 3aO. CISA DE GRESTT eonstantes arbltralres comprises sous le double sigae d'integration , peut etre mise sous la forme D'abord on devra faiie C'=. o d'apres k numero precedent ; ensuite puiscjue C est une constante arbitraire il est permis de supposer 3 Ca^^=n«_t-3 C'an^ C" etant une nouvelle constante qui remplace ^a pi-emiere; faisant ensuile abstraction de I'accent qui devient maintenaut inutile, on aura pour J'inte'grale i ndt rndt=nt-\-Z3L rnddC-^.r{dR)\ . L'on peut parvenir plus directement a cette formula en obser- _3 Tant que puisqu'on a les equations a = a-t-;, n=:(a-4-j) ' , si on developpe et qu'on neglige les quantites du second ordre par rapport a g il viendra n = a * a ' ; or si on multiplie cette derniere equation par dt ^ et qu'on I'integre l'on obtient eu ob- servant que «=a * ' ^ fndt = nt-lfl,^dt, J cependant d'e a = a+j Ton deduit £f'a:=c?j; done j = — 2a' /( ^~^1A smi(n't — nt^s' — ^ ) — ( ^ 2:(n — n )' ^~ — _ _y (») to Js^ f -+-m a^n <— — -+--7-; =-2—— smi(n t — nt^t — e) - ~ ddL i{n_ — «) (/a \- - - -^ Reunissant ces deux equations ensemble on a /« t/f-H /(/£ = «< J iH-3t7a-hOT'a*-^— | /»' < area* //^ . 3n'a ^WJ . v„'^ „^ . / e\ 2 |'(^ — fi ) <^a '(^ — 1) ' \_ _ - -^ Au moyen de cette expression les deux equations du n.* 2i re- latives au rayon vecteur , et a la longitude de la planete dans son orbite troublee dieviennent r = a — a e co% {>t_t -\- N >^t -\- n -^ i_ — ts) — etc. 4; = ;i^ < + j^ -H iV' n i _4_ 71 ^ 2 e sin ( {1 i -H iV « i -*- a H- i — » ) 4- e t€. CISA DE GRESY apres y avoir fait poitr plus de simplictle 3Ca-H/«'a'— =M da. «) m' I ana' dJ , 3n*a- .P'j • •/.. „ ^ , ,. ,\ 2 //('j_ — «)«a j(« — «_; ^ _ _ _ _ Muinlenant ilesignons par 5<^, 5^ les variations ou corrections totales taut periocUcjues que seculaires de Texcentricite et du pe'- rilielie , on aura = il_t-t-±-i-JVn_t-h7l-h2(e_-hSe_^s'm(nt^]yii_t-\-n-i-e_ — ct-J-^w) Ces equations doivent coi'ncidec avec le mauvement observe ; or tout ce qui est uniforme dans ce mouvement est renferme par supposition dans le seul terme nt, d'oii il suit que I'on devra necessairement etablir I'equation de conditioa i\r=o avec cela , et faisant pour plus de siinplicite a — a£;^cosf;i^^-t-£— ^) — etc. =:£^ re?-t-£^-H2e^sin(«<-H£ — ^)-*- etc. =^^ les equations supe'rieures prendront immediatement la forme (A) j'^a — a£_cos (««-+-£ — 2) — etc. \ £ da. "1 ~ du ~ d{>t_t) ) l'=^<-t-£-t- 2£sin (»<■+-£— ®) -+- etc, \ 2L t/^ K dv . d V I » de_ - d^ ~ d{i}_t) J Ces e'quations font voir de quelle maniere se forment les coir- recfions ^1^, $« , dont nous avons parle au n," 19. PERTUnBATlON DES Pt.ANETES. 3o3 24. L'eqiiatioii Je condition y\^=o revient a ^ ^ , I ^d .4 , ^ indA ooa-t-ma =0, clone 6= a — — da. 3 da. or puisque nous avons trouve 5^ — 2aw( 11-- Le terme ; — = que nous n avons pas dans I e.\i)ressiou 2 ^ » — li j de notre constante depend de ce que dans le Memoire de Berlin on a pris pour I'inlegrale de {dR) (V. le n.° i3) (dR)=y^ —^ --Jr—: =^-—lA cOSl('i't — nt-i-£—s) 2(rt — n') 2(i}_ — n) ■" ~ - -' au lieu que nous avons pose /^ m' n '0 (dR)=C^ 111= 2A cOSi(n't — r>t-h^' — l) 2(11 — >i' ^ — — —/ Or posant pour C la valeur que nous avons trouvee '"' ^ ma dA , et comparant ces deux equations ensemble il resulte evidemment pour /_ la valeur superieure. 2'j. Je reprends les equations (A) dii n." 23 pour leur donner Hne forme plus appropriee a la melhode des Astronomes , car ils sont dans I'usage de regarder les orbites des planetes comme con- stantes relativement aux variations periodiques, et de ne traiter ces variaiious que comme des corrections u faire au mouvement 3oS CISA DE GRESY elllptique catcule par les regies ordinaires. Dans les equations (A) nous avous represenie par £, ^ les parties constantes de I'escea- tricile et du perihelie , maintcnant nous represenlerons ici par e , rs ces inemes quantite's , mais reunies a leur variation seculaire, et il est clair qu'on pourra subslituer e , sr a la place de £ , ■a ^ pourvu qu'au lieu des variations totales Qe_^ 5^ on subslitiie seu- leiuent les variations periodiques que nous designeron's ici par II n'est pas necessaire de considerer ici les variations seculaires de n et ; , puisque , du moins tant qu'on neglige le quarre des forces perlmbatrices , ces variations sout nuUes. Moyennant ces substitutions dans les equations (A), et faisant pour abreger a — aecos(«_^-t-£ — sr) =r nf_)-£-t-2esin(ni-t-£ — 55-) =v on aura poiu' les valeurs du rayon vecteur , et de la longitude , les expressions (B) -■=a — aecos(«f-H£ — sr) dr ^ dv ^ (/r ^ d\ 0 a-t- - 0 e -4- — - 0 zs-\- d& de dTis d{'j_t) ai^^i:-H£-j-2esin(;^i-H_f^ — w) . d\ ^ d\ ^ f/v ■ 0 e -\- 0 Ts ■' de dxs d{i±t) J ou Ton a fait pour plus de simplicite ?=ro'a. La forme de ces equations revient a concevoir que le mouve- ment de la planete troublee a lieu comme si una planete Active se mouvoit conforniement aux lois du mouvement elliptique sur nne ellipse dont les ele'mens varient par des nuances insensibles diies aux inegalites seculaires , tandis que la vraie planete oscille aulour de cetle planete Active dans un Ires-petit orbe , dont la PEKTURBATION DES PLA^ETES. 3oQ nature depend des inegalltus pcriodiqiies ( La Place Sjsluiie da Monde , liv. 4 chap. 2 ). 28. On pent encore ramener les memes formnles (B) a imc forme plus simple en transformant I'excentricite , ct le perihelie en d'autres elemens. Soit /i = esin3r, /=:c'cosw, par cette subsli- miion les equalions (B) se cliangeront lonl de suile en (C) r = si — a^cos(^^-+-£) — ahsm('U-i-f_) 1 r dr . ^/r ^ , dr . cl r ( = «a all di d[i^t) } a>=:« ^-f- £-4-2/sin('^<-t- £^) — 2/1 cos(^^-h£_) ] t d\ dy dv ( ^ dJl dl d{n_t) ) Cette solution coincide avec celle du INIemoire de Berlin irSS pag. 187, ou plus rigoureusement lui est analogue, car la solution de La Grange se rapporte au mouvement de la planete projette sur le plan fixe de recliptique , au lieu que nous considerons ici le mouvement sur I'orbite mcme ; au reste lorsqu'on neglige , comme nous faisons ici , les termes du second ordre par rapport a I'excentricite , il est visible que les deux solutions ne sont plus qu'nne meme chose. Les quantites designees ici par /i , I cor- respondent h. celles designees par oc , j dans le l^Iemoire cite. Pour comple'ter maiutenant la solution du probleme il ne reste plus qu'a determiner les variations tant seculaires que periodiques, ■c'est-a-dire les quantites e, bt , 5e, 5w relatives anx equations (B) , ou bien celles h, I, 5h, dl, qui se rapportent aux equa- tions (C). II en resnltera des formules propres a determiner pour une epoqne quelconque , avant ou apres I'origine du temps, la position de la planete dans son orbite et son rayon vectcur. 010 • tlSA DE GRESV 29. D'abord pour detei-miner les variations de I'excentriciie et du perihelie d'api-es Ics equations du n " 8 , en necliceant les termes atFecte's du produit de rexcentricite pai- la masse m' , on aura simplcment a resoudre les equations • andt r/R , an (It d R , , <-' d'H ' e de ^ ■' niais a cause qu'on neglige le quarre des forces perlurbatrices on pourra d'apres les numeros 22-23 les changer en , andtJR J andtdR de= — = — ; avs^z =— ^ (Its £. ^il alors elles deviennent imme'diatement integrables ; mais puisqu'il ne s'agit ici que des variations seculaires , on ne retiendra de la Ibnclion R que la seule partie independante des signes cos, ou sin ; cetle partie , en y faisant encore abstraction des termes qui seroient independans de £_ ou de ^ , etant representee par $ on sait que $ = -^ aa' j [a- a'],(£_^-t-e^') — 2 [a. a'J,£_£_'cos ( w' — ct) | dans cette fonction les coefTiciens sont donnes par le developpement (■d -^a."' — 2 a a' cos o) ' = [a . a'] + [a. a'], cosp-t- etc. (V. le Tom. I de la Mecanique analitiquc , pag. i46). La valeur de ces integrales pi-ise sans I'addition d'aucune con- stante arbitraire donnera ce qu'il faut ajouter respectivement aux parties conslantes ^ ^ pour obtenir les quantite's e, w, eu egard a leur variation seculaire. Lorsqu'on aura trouve les quantite's e, w il sera facile d'obtenir celles h, I au moyen des relations A = esinzr;, l=ecoszs; mais on pourra aussi les obtenir directement , car par ces memes re- lations il ne sera pas difficile de changer les equations (i) en d h= — andt - — ; dl-=z andt —, — ; di dh PERTURDATION DES PLANETES. 3ll iMi bien a cause rjuoii neglige le quarrii des forces perlurhalrices on pourra les ecrire .7 , '^^ ,^ , 'i^^ dh-=. — a.'idt-rr\ dt-^Z^ dt-rr - «£ ' - (/« en mernfr temps il faudra changer la fonction superieure C> en Les valeurs de A et / etant connues , il est aise de voir qu'ea vertii des relations etablies entre /i , ^ , et e , w on aura .= j/^^-4-/'; tans^=A Quoique cette maniere de determiner la variation des cilemens suffise en general pour les besoins de I'Astronomie , cependant la theorie physique de ces variations repose sur I'integration complete et simultane'e de ces memes equations prises relativement a toutes les planetes de notre sisteme planetaire ; sur quoi La Graxge nous a laisse de tres belies formules dans plusienrs Memoires , parti- culierement dans ceux de Berlin pour les annees i'y8f-83. 3o. Apres avoir determine les quantites e , vs , on h , I depen- dantes des variations seculaires , il nous resle a determiner les Taleurs periodiques Se, ^w ou bien Sh, Si relatives respecti- vement aux equations (B) (C). Nous choisissOns de preference a traiter les equations en h, l, comme etant les plus simples, savoir ,7 , (iR , , dR dh=z — ^ sini(«7 — '±i-i-£ — l) Dans cette fonction J'on devra poser pour i successivement tons "les nombres entiers tant positifs que negatifs , la valeur de i=o non cxclue , et elle sera exacte aux quantites pres de rordre //% I'- qae nous avons negligees. De la il sera aise de deduire (') tlR in a „ if A . , , , . / , . . \ — — = 2-— _ Sinfn <+£ )C0S?(«'< — nt-»r^ — £ ) all 2 a A —' ^— — — _/ — m' liJ cos(« <-t-f )sin«(«7 — ^< + l' — ±) PERTURBATION DES PLANETES. 3 1 3 dl -2 Uil ^- -■' .- - - -i Subslituant ces valeurs dans les equations superieiues (2) on aura ,/A:=^^iJL.2i-i- COs(iit-^^)cOSi('^'t — nt-\- i'—^' )nd't (3) dl=——l— siuf'^t-i- i)cosi(n^t—'it-h i! — i]'±dt — m' aHA sin(««-t-£)sin/(«^'f — !i<-l-l' — L)-^^^ CO ( — m'»1LA cos(»<-t-£)sini(«7 — ^^-t-f.' — L)'U^^ si on faisoit pour plus de simplicite — m' aHA sin iOj^t — ']_i-*-±' — 1)=-^ 2. da. ^~ — — —' Ion obliendroit pour dh , dl les expressions tres-simples de La Grange dh=.n_dt A'sin(«i-+-£)— Fcos([^<-+-£) I dl=^n_dt jA'cos(n<-4-£)-t-Fsin(n<-t-j^) \ 3 1. Les L-qnalions (3) contiennent en general soil les termes independans de sin et cos que Ton a de};i consideres dans la re- cherche dcs variations seculaires , soit ceux qui en dependent et qui constituent les variations periodiques doni il est ici question. II suit de la que les premiers membres dh. , dl de ces equa- tions sont censes representer les diilerentielles totales soit par rnpport aus variations seculaires, aux quelles on a deja eu egard. ■Ol4 CISA DE GREST soit par rapport aux variations periodiques qu'il s'agit maintenant tie determiner ; cependant si on examine avec atienlion les fon- clions qui forment les seconds membres de ces equations , on s'appercevra aisement qu'elles ne sauroient contenir aucun terme iudepeudant des signes cos ou sin ; c'est aussi ce qui resulte en cffet de la forme de la fonclion du n." 29 , par laquelle Ton voit que les lermes constants dependent pre'cisement des ordres superieurs qu'on nei^lige ici. II suit de Vd que les equations (3) expriment exactement les differentielles periodiques en taut que Ton a neglige les termes d'ordre superieur dans la fonclion Pi. II ne reste plus maintenant qu'a integrer ces equations pour obte- nir les valeurs des variations periodiques §h, ol que La Grange designe par | et tp. ♦ II est necessaire d'observer que Ton ne doit point ajouier de constantes arbitraires aux valeurs donnees par ces integrates dapres ce qu'on a dit au n.° 17. L'integration des equations (3) donne {'■) n(n' — n)iii^J — n' I , , . , . *'"("' — iT — !L' ' (0 I , . /^ . , , ..a' dJ ] m'l {- ~ 2 da \sini{n^t—'^t-^£ — i)cos{>>J-i-l) \n fn' — n)ai^ — » I , , r x / v ii>=5l=.m'l\~ - 2 da lcos/(n'«— n<-t-i.— i.)cos(n«-l-i) j I'- fn ' — n y — n ' j ■m'l dJ n^aiA — in(n' — k) / . .. , , ^ ■ ■ s ~^- -^ 2 da ^sini(«i — «t-»-J_— i}sm(/^-<-+-£) PERTUilRATION DES PLAKETES. Si pour plus de simplicite on faisoit 3i5 In (n ' — n ) a i'.4 — « ' -^- -^ - 2 f/a i'Q£ — «J» — 11^ [fT^diiA — i^(^' — ^)- (U_ cQ%i{>^t — [i^H-i' — i)=- .smi{>i^t — 1_t-h- ^_^ — £) = T I i"(«_' — ra)' — "^ 5 OQ auroit pour les variations periodiques i'expression de La Gr.AKGE |=^A=Hsin(n^-H£) — M' cos («<-)-£) 1^=0 ^ = S cos (^<-t-^)-(-Tsin(«?-(- j^) Si on ramene la notation de La Grange a celle employee ici , il ne sera pas difficile de s'appercevoir que les quantites que nous avons designees par X , V sent absolument les memes que celles designees par les memes lettres a la page i8o du Memoire de 1^83; on en dira autant des quantites designees par S, W apart le signe , ce qui depend de ce que la solution du Memoire de Berlin se rapporte a Taphelie , au lieu que dans nos formules c'est au perihelie qu'on rapporte I'anomalie de la planete. 32. Telles sont les valeui-s periodiques oh, 5/ , ou c , ti qu'il faudra substituer dans les equations (C) du n.° 28 pour completer la solution du probleme , ou bien si on -veut employer les equa- tions (B) du n.° 27 il nous faudra determiner les variations perio- diques Se, 5ay au moyen de celles de'ja trouvees dh, Si. Or d'apres la relation etablie A:=esinw, Z=ecossr il sera facile de deduire 29 5 e = |/(/i-+-|)'H-(/-H h ^ ; , I ^ , t.e-=. ——- 0 li-\ — 0 I et revient a h^ ■+■ V- le -t- 1'- S ez= sin 7s S h-+- cos tsS I V cos CT ^ , sin 7S » , I !3-= 0 n — o /. 33. Maintenant pour offrir le tableau de la solution du probleine d'apres les equations (C) du n." 28 , reprenons les ecpiations r = a — alcos('H-\-£) — a/; sin («<-{-£) 1 r da dh dl d {ij_t ) J i;=n<-|-£-t-2/sin(n ^-t-^) — 2/iC0s(«f-l-f_) ) V dy ^j d V . dv I tf/j-l- ,, tfZ + ^dh'"'-^dr'^d('lt)" J ^"" Calculant ensuite les coefficiens qui affectent les corrections , nous aurons les valeurs suivantes -,— =: I — Zcos(»<-t-£^) — /« sin («<-+-_£) ^i = — asin(«<-4-l); ^ = — acos(«.<-t-i.} PERTUMATION DES PLASETES. 3l'^ ^ v==aZsin('j^<-H£) — a/t cos(«^ -Hi) ^ = — 2cos(«i;-|-i); ^7 = 2 sin (^< -4-1) An moyea de ces valeurs , remettant pour oa la valeur ; du n.° 24, et pour 5h, dl celles trouvues au n.° 3i, Ion aura pour les corrections or^ 5v les expressions suivantes Sv= j I — I cos ('i^t -i- 1) — hsm(n_t-^- 1) \ g — asin(«/-t-i) {Hsin(«<-H£) — M:' cos(^^+£) \ — acos(««-Hi) I 2cos(n<-Hi) -4-^sin(;i^f H-f) j -4- { a/sin(^i-Hi) — aA cos (« <-!-£) j n ^v=: — 2 cos(n^i!-4-£) J Hsin('ii-t-£) — Ycos(«<-4-£) I -J- 2 sin («<-+-£) 1 Scos(^<-Hi)-HTsin('ii-+-i) { H- { I -+-2/cos(^<-4-f_)-f-2Asin(«i-4-£) j 71 Or si avec La Grange nous ne retenons dans ces corrections que les termes inde'pendans de h , I , il viendra simplement 3r=; — aS; 5v = ;i-4-2¥. (4) v. le volume cite B. 1783 pag. 189. 34. Maintenant par les numeros 23-24 nous avons (0 (.) 7??' i 2" a' dJ in-'AA \ . .,. ^. , . 2 («,« — 'i3 (i^ \'L — 'l) j \- - - -> c = --m'a'— '!^, a' I J '^ cos i(n't—''t-h^'—e) ^ 3 da «— «' ^- - - -J De meme par le n.° 3i , en ayant rattention de faire sortir en 3l8 CISA DE GRESY dehors du slgne 2 daus les expressions de H , W, leS termes re- latifs a la supposition de « = o, on aura „ m a' dA 2 dlL (0 -t-wl^ 2 «/a >coSj(«7 — l<-+-i' — £) ( i^(«' — »_)^ — n_' \ n^mj — n(n' — n) — f_ — i ~ 2 f/a Ssinj(!it — 'i^-Hi'— fj Substituant ces valeurs daus les equations (4) du n.° precedent , elles se changeront en (o) i rfa ^ — «' \_ _ _ _/ 3, ,^( "a" dA 3«'a-4 » . ., . , (0 ' , \2i^aj^ — "(« — »)a^« \ , , , -H/»'2 '^^ ~^~ -' da. \ sin «(«'^ — "^+ -''—£) Ces expressions se reduiront aisement a la forme plus simple ^ m a' dA 6 rfa m " I — =_ a' ^ -t- a^ — f , , .... I PERTUnBATIOK DES PLASETES. 3iq I') Ces formules comcident exactement avee celles de la Mecanique- Celeste torn, i pag. 260 81, relalivcmeut aux teniies uidependaus de I'excentricite , et si Ton y subslitue successivement pour i tons les nombres enliers tant positife que neijalifs it i ^2 etc. , -) CO en observant que A ■=■ A on trouvera tous les tertnes conse- cutifs de la solutloa de La GnAisGE , laquelle ne seteud pas au de W de ces termes. On voit que les quantites constantes ou ele'mens introduils dans cette solution scut celles exprime'es par «_, a, '\, ^, j_. La premiere « est supposee donnee par robservation d'oii Ton deduit a=z n_ ^ Les autrcs eleniens £, ^, £ sont encore supposes connus et de'- pendent cgalement de I'observation ; quant ;i la distance moyenne de la planete rn au Soleil que nous avons designee par f^, elle est censee connue par I'equation du n.° 24 I") 2 , 3 dA 'z =a-4-- - m a^ — — . ~ 3 eta. Nous n'avons consldere' d'abord pour plus de simplieite que deux seules planetes , mais si dans la perturbation de 1b planete m on veut aussi avoir egard a Taction de toutes les autres planetes dont nous avons fait abstraction, il suffira d'ajouter aux corrections prece'deutcs , et relativement a toutes les autres masses m'' , ;«'" etc., des tertnes semblables a ceux que nous avons trouves pour la masse m'. 35. II nous restc encore a voir de quelle maniere on deduit les variations tant pc'riodiques , que seculaires de I'inclinaison o de I'orbite , et de la longitude w du noeud , au moyen des equa- tions diirerenlielles etablies au n.° 8, et leur accord avec les Tom. xxxui S s J20 CISA DE enEEV formules employees pour le meine objet dans les volumes de Berlin deja plusicurs fois cites pour les nnnees de in8i-83. Pour cela nous iivons a resoudre les deux equations (/p= — a-^iidt; dq-=.a'- — ndi (\\\ dij 'dp ' ^ puisque negligeant ici les lcrir.es de second ordre nous avons suppose l/r — e' = i et cosp:=f/i — j,^ — ]' ■represente la distance lineaire des deux planetes m, m'. Si on represente par /' Tangle forme an centre du Soleil par les deux rayons vecteurs v, !•' il est facile de voir qu'on aura g' =: y-" -l-r'^ — i rr' cos f ; Maintenant solent \, }.' les longitudes du noeud mutuel des orbites , et / leur inclinaison reciproque. La consideration dn triangle spherique ayatit deux cotes v — 1, v' — >.' , Tangle com- pris /, et Tare ou le -cole oppose a cet angle egal a P' , donne par les formules coiuiues |Cos!(2/-}-20-(>.'-4-^.)!j . ^ J COS V-=€QS \{v' — v) — Q! — ^)[- f — cos I ( v' — v) — (/.' — a) \ Si Ton fail pour abreger cos {(V-h-j') — (-*-' -1-^)1 — co'S !(»' — v) — (/' — a)| =:A I'EHTUREATIOiM DES PLXytlEH. 3 J I- et que Ton subslitue cette valeur de cos A' daus rexpression sii- [iL'rieiire clc ;' , ou aura I'equalLoa / 5^ = /'^ -J-/''' — 2 rr' cos I (y' — v) — (),' — >.) j — 2/'/'' A sia^ — croii , Vetpressioii de la foncLioa 11 se changera en I /•'-♦- /■'* — 2 ri-' cos j (v — v) — ().' — X) j — 2 rr' A sin ' — ! ^ Comine Tangle dhiclinaison / est cense ires-petit, la ilifference des longitudes ),' — >. sera une quantite tres-pelite , et se bornant aux quantites du secoud ordre ou pourra se boruer a faire cos (). — >,)=!— ^(X'—>0' sin().' — >.) = >.'— >■; dans ee cas apres les developpemeus ueccssaiies la fmiction R prendra cette foruie n ?ii'rr' ,- , , — ' R=z — __cos(7' — -vj — ■I-''' — 2/v'cos(a>' — v) \l sin(^'-a-)(X'— >,) |/''-4-/'' — 2ry cos(y — 'v)\\\ \ — — cos(a' — v\k — /_; A sui — j /'^-t- /■'* 2 7' 7'' cos ( v' V)\{\ 36. Cela pose faisous aussi yy'^ sin p'sincj' , (7' = sln (p'cos o/ , et conside'i'ons le triangle spherique dout deux coles etant >.' , \ , et Tangle coinpris ==/; en observant que les cosinus des angles a la base de ce triangle seront exprimes par q, — q n." 2 , il sera facile au uioyen des formules conuues de la trigouomeliie splieiique d'en deduire les equations , ci — a cos I ., n' cos T — n cos?.= ^ / ; cosX = /. . 1 sialyl — ,. I ' . Dans Texpression de A a cause du facteur siii ' — qui mulliplie celte quautite , il sera pcrmis de faire /.'=/., et de la A = ros(i'' — ^» — 2>,) — cos(i'' — r) ensuitp par les formulcs snpchicurcs il viendra pectuhbAtiom pes pr^AKftTES. 3?3 {q—^lfMp—p) sin 2 ) — ^(l' — f])(p'—p) . (7' — 7)-h(/j— ^)* faisons encore pour abreger m rf {- M_ ' <=^ !77''C0S(1^' 'V)\l\ Jon trouvera pour /? , ou phitot pour la parlie de ceUe fbiicUon 'n('i''— i')-»--f (('7'— '?>—(/''— /J>)coS'>'-t-^)| '' j -^{j^'—p) ('/'— '7)si°('^'-+-'iO— ^( C"?'— 97+ C/''— /^>)'^o^ (^' - ^^ ] de l;i prenant les diOerences particlles il vienl =^/sin^) \[q — q)smv — [p — p^cosv \ — -= — ^cos ?' j (rf — q)s'm 2/ — 'p — /j)cos 1/ \ — j4qi,ii\(v' — oi) dp Ces valeurs subslitue'es dans les equalions (H) dii n.° pre'ccdent on Irouve dp:=.-4a sin v \ (r/ — q')smv' — (/j — /j')cos 1/ } mil (lq-=iAacosv j (fj — q')s\nv' — (p — //)cos v' \ ndt — Aaqs\n(v' — ^') ndt Telles sont les valeurs des dilTerentielles dp , dq d'apres les equations pour la variation des constantes arbitraires etablies au n." 8. Ces formules ne coincident pas avee celles donnces par La Grange dans Ic volume de Berlin pour I'annee i-8j ; qu'on trouve aussi dans le premier voliuue de la Mecaniqne Cijleste a --— =: A siu V j ((jr' — (7) sin ^'' — (ya' — /j ) cos i"' j* O2 I CIS.A DE ghesy la page SSg, avec des considerations propves a son illusive Aulcur, d'apres ces formules Ton doit avoir simplemeut dp = Aas\nv j {q — q')s\nv' — {p — p')cos v' \ndt (^> flq = Aacosv \ (q — q )sina' — (p — p )cos v \ ndt oil Ton voit que dans la valeiir de cJq manque le tcrine — A a q ^i\\(^v' — V)n at ; au resle il est facile de voir a priori que ces dernieres formules ne sauroient coi'ncider avec les equations (H) ; en etfet i! faudroit pour cela qu'ou eiit dR w ■ — := — A cosv I (q' — q)sia v' — (p' — p)cos v' j Or il est evident que ces coefficiens ne peuvent pas satisfaire ii I'equation de condition = -; — — , comme cela devroit avoir lieu. ^ dpdq a II dp Z'-j. Nous aliens voir qu'en partant du systemc d'equations dif- ferentielles donne par La Grange dans la Mecauique analjtique pour la vai-iation des constanles arbitraires , on pent d'apres La tlieorie de ce profond Geometre modifier convenablement ces equations de maniere a les faire coi'ncider avec celles du Memoire de Berlin designees ci-dessus par (N). Considerous en effet les equations de la Mecanique analitique (Tom. 2 pag. 102). daz=. — 2 a" At rfc = 2«— — -rff d c da db = i\r'^^dt dx = —2\/T^dt dx '' ' db Sin p 5/6 dip ' siawyb } I dR . , dR ,,, PI'.nTl'RDATIOX PES PLANicTF.S. SsS Dans ces e'qurtlions les quanlite's designees par B, w, 9 soiit cclles que La Ghange desigue par Q, . h . i :, la leltve b reprc- sente le demi-parametre tcl que b=a(t — e') ; on rintrotluit ar la transfonnalion suivante. SaG ciSA DE GRESV 38. D'apres le systeme d'equations de La Ghange on doit falic R=F(x.i d'^ mais au moyen de requation (i) on de'duit celle-ci dR^ , dR' dv: , dR' dz^ J dRl d7^ , drs dzs dj_ ' drs rtw d's df done substituant et comparant on aura les relations t/«_^ dw dy^ drs dy^ dR_dRdzs dR^ dtp dzs df df dR_dir_d^ dR_ d'j) (iTH d'A dR sin 'J sin « cos « dR. dR — — en _ 1 ^ -H rt-p cos' f cos'ij -t-siu' d7u\ d t cos'y cos" w-i-sm"co sin (py b , . m smepy b )d

    cosco{:/p — sinpsin ada de la comparant ces e'quations avec les precedentes il vienl , cospsinw i TiT(if^ (iR } i sinpj/ b I dz! do J , sin 0 cos -Ml i,jdR dR smp\ b { dTS dp) J cos p COS « ( ^7 dR dR i , ^ d(j = -^ ! N— H-^J (it s'lnpy b ( dt:! do sin p sin w | y.^ d() fhifin an inoyen de ces valeuis. les expressions des dilTt'rentielles dp , (Lj deviendront . cosipdR . (iVcospsiiii) — iWsinpcosw | , yo'dTj I sin p Yb' i , cos (p dR J ^ A^cos«7COSc.j-l-iT/sinpsino) J . '^'i-~jT^' \ s.npvr \ ' Cela pose remettons pour j\l , N leurs valeurs en sin et cos des angles p , ^m ; reoiplacons ensuite celles-ci par leurs expres- sions en p , q dediiites des equations /J = sin p siui) , (yi = sin p cos 4) si on ecarte les ternies superieurs au second ordre en yo et q , et qu'on ait en meme temps I'attention de changer le signe a i? , puisque nous avons fait Rz=m I — > tandis que dans les formules de la Mccanique analjiique R est pris avec un signe contraire, nous parviendrons pour les expres- sions cherchees aux equations ires-simples ^' yir dq , I dR,^ I dR dans lesquelles negligeant le quarre de lexcentriclte on pourra faire sur le champ b-=ia{\ — e^^-^a , et de la dp =—a~ndt (H') dq = a iidt-i-aq ——ndt lip ' dxs 33o CISA DE GRESt Si nous substiliions dans ces equations les valeurs dc _ , — ^ dp' dq du n." 3i) , Ton oblienilra dp = All siu -V j 'q — cj) sin v' — (^p — p^ ) cos i)' } ndt (lq = j4 aco%v j ( Api'cs avoii- aiusi ramene les formules gene'rales ilifferentielles pour ]a variation des constantes arhilraiies relatives au noeud , el a rinclinaison de I'orbite, a celles employees dans le Memoire de Berlin , on voit assez par tout ce qui precede que le plus parfait accord des resultats a lieu , soit qu'on suive la solution des Meinoires de Berlin , soit qu'on la fasse dependre des equa- tions generales du n.° 8. G'etoit la I'Dbjet de nos recherches , le lecteur pourra juger s'il a e'te' rempli ; toutefois en terminant ici ce long Memoire nous osons esperer que les considerations qu'il renferme pourront jetter quelque nouvelle lumiere sur vine theorie aussi iuteressanle que compliquee. 333 METHODE £LEMENTAIRE POia DlicOU'VRIP, ET DtHONTRER LA POSSIBILITE DES NOUVEAUX TIIEOREMES SUR LA THEORIE DES TRASSCEND.VNTES ELLIPTIQUES PUBLICS PAR M.r JACOBl JBA>S LE K.** 133 DO JODRXAL ALLBMAA'D ISTITCLE . Astronomisclte \achric1iten PAR J. PLANA Lu dans la Seance ,lu i5 juin iSliiJ. M-- \ § I- Jacobl a clonue la demonslration du prlncipe foiulamenial lie ses iheoremes dans le N." 127 du Journal de M/ Schiwiachei' au mois de novembre de I'annee 182'y. Et M/ Legendre bieutot apres (en fevrier de 1828) a public dans le N.° i3o du meme Journal plusieurs reflexions du plus grand interet , propres a eclair- cir , et a falre admireL" davautage la belle decouverte aualytique de M/ Jacobi. En reflechissant sur la metaphysique de la demonstration donne'e par 'SI.' Jacobi , on ne comprend pas facilement par quel enchai- nement d'idees il a pu etre naturellement conduit a la forme sln- guliere quil attrdjue a une certainc fouction ralionnelle d'unc seule variable , qui coustitue la base et le point de dt'part de sa demon- sti'ation. Le hasard ne saurait enfanter un resultat aussi profonde'- ment cache. Je prefere eroire qu'il a ete trouve par une ingenieuse induction aide'e par une intime connaissance de la tlie'orie en ge'- neral , et de ses details. Maintenant que la decouverte est faite , on pourrait etre curieuv de savoir s'il y a efTeciivement uue voie 334 METHODE ELEMENTAIRE EtC. elementaire et direcle , capable de faire au moins prdsumer I'exi- stence de celte nouvelle verile , qui aura prohablemcnt une grande influence sur les applications , et sur les progrcs futurs de la theo- lie des traascendautes elliptiques : espece de branche moderne du Calcul Integral , creee par M/ Legendre presqu'en entier, et arae- nee par lui-mcme a tin etonnant degre d'elevation. La nouvelle eclielle de modules donnee en 1825 ^av ^IJ Legen- dre dans le Chapilre xxxi de son Traite des fonctions elliptiques renferme le germe des theoreines de M/ Jacohi. II y a la le pre- mier cas particulier d'un theoreine beaucoup plus etendu , et les secours necessaires pour aller plus loin. ElFectivement , j'ai recon- nu que par line metliodc analogue a celle du Chapitre xxxi on pouvait Irouver directement les formules qui constituent le i'ecoHc/ theoreme public par M/ Jacobl dans le N.° i23 du Journal cite plus haut. Des-lors j'ai soupconne que la meme methode devait aussi reussir pour les cas ulierieui-s. Mais la longueur des calculs croit dans une proportion epouvantable , et il fallait ti-ouver une demonstration generale du succcs de la melhode , sans etre force d'executer les operations , qui en fournissent la preiive materielle. De plus il fallait reconnaitre a priori les proprietes caracteristi- ques des fonctions entieres et rationnelles qui doivent satisfaire aux conditions du probleme , envisage dans toute sa generalite^ Voila le double but que je me propose de remplir dans cet ecrit , afin de faire voir, comment, en retrogradant de la conclusion vers le commencement , on pent etablir a priori la veritable forme des fonctions clierchees. A' la verite , par ce moyen , on ne decouvre pas la valeur , et encore moins , la forme nouvelle des racines qui reduiseut a zero les polynomes en question. Mais on comprendra du moins que c'est vers ce point, a la fois principal et secondaire, qu'il aurait fallu diriger les elTorts , apres avoir ainsi reconnu la possibilite de transformer d'une infinite de manieres une transcen- dante elliptique de premiere espece dans uue autre semblable qui soil avec elle dans an vapporL constant. PAR J. PLANA 33^ §. II. Soil 2«-f-i im nombi'e impair, que je s\ij>poserai premier , aCm tVcxclure les cas reduciibles a ceiix. ties nombres premiers. Et nom- moiis p , (j deux foiictions entieres et rationnelles de sin^ip du me- mc ilegre i , telles qu'on ait p-=:m-^A^s\n'3 . . • -+-j5,, ce qui ruduit a 2Z le nombre des coefficiens actuellement arbitraires. Mainteaant , si Ton imagine une autre variable w lie'e avec la premiere f , par I'equation p snira' = sina).-^— , on en conclura 7 7 Or , il est aise de demontrer, que , en vertu de I'equation (i), le polynome (/ — p- est divisible par i — sin'p^cos''y. En eflfet, nous avons d'abord <7 — f ^(i — '«)h-(^, — A,)s\n^(p-i-(B^ — A,)sin''f -^-{Bi — ^3)sin''i35 . . . -^{B, — y^,)sin"p. Done , en substiluant pour ( i — to) sa valeur fournie parl'equa- tioa (i), il viendra * Tom. xsxni- Vv 336 METHODE lELEiSIEKTAinE ETC. Mais en posant sin'f = s , on salt que -t-z-Hi ; done , si Ton fait f/ — yO=Q.COS'ip , la formule precedente donne immediatement ^sm"f,\(J,—B,)-\-(J,—BJ . . . ^(J^ — B,)\ -i.sm'^_, sin*'~'i33-t-y^;'sin*'ij) , et que les 21 — i coefiiciens D, , D^ , . . . D^i_, peuvent etre cen- ses connus ea fonction des premiers qui entreat dans les deux polynomes p et q. Les valours de /?, et D-„_, sent assez simples : un coup d'ocil sufTit pour faire voir qu'on a Z>,= (i-V-m)C-+-(i — m){A,-\-B^)-^iinA^=m.{i — w) -t-./.+ Z?,-i- (7. 1 \ PAR J. PLANA 33 y Maintenant , si Ton met z a la place de sin'p on aura ou blen Q=^.^j.='H-— ^..'-... +_:. + _ j. § III. Cela pose , imai^inons ce polynome en : dii degre 21 decompose eu deu'L polyiionies du degre i de cette forme ; Z"=^■^-iV.^.'-'^-iV\3■-' . . . ^-iV,_,z=t:4 • De sorte que Q'=-i,^Z'Z" . La comparaison des lermes sembla- bles iiiii entrent dans le produit Z' Z" et dans la valeur de -V four" nira 21 — i equations, au moyen desquelles on pourra determiner les coefficiens des deux polynomes Z' et Z". Et comine le nom- bre total de ces coefficiens est egal 32(4 — 1) , il restera une equa- tion de condition qui devra etre satisfaile : je la designe par (2). Artuellement , pour rendre le polynome Q' egal a un carre par- fait , je pose les equations (3) M, = ]V., (4) M^=:N, , (/-Hi) . . . .M,_,=N,_, . On aura ainsi forme j-i- i equation de condition entre les 2«-i-i coefficiens arbitraires qui entrent dans les deux polynomes pri- mitifs p et q. T^' > I ^''^' u- P' i) apres cela, on aura cosCT;=cosp . , ou bieu cosar=cosy."^— , 338 • HETHODE ELEMEKTAIPE ETC. en de'sigiiant par p^ le polynome A^Z'. De la nous conclaons : i.° qu'il est toiijours possible de former trois polynomes entiers et valionnels chi meinc dpgre , lels cju'en posaiit , yo = 7??-f-y^, sin'p-H^iSinY • • ->rA-fivc^'o, *7= I -H-S, sin'f-(-i?jSin''y -»-^,sin"y , /> ' = i-+-//iSin'9-4-//,sin''«p . . . -4-//,_,siu''~'9:t ^i.siir'p on aura P P' sinz7=smy . -^— . cosjo =coso . -^ : 'I q 2.° que pour cela , il suffit de satisfaire a des conditions telles qui I'eduiront a i le nombre des coefBciens , qui, parmi ceux des trois polynomes p , cj , p deraeureront arbitraires. II est d'ailleurs evident que 2 //, = P, = 7H ( I — 7«) -t- y/,-+- 5. -(- C. . Cela pose, si Ton fait x = sinffi , et si Ton nomme respective- ment f/, V , 7" ce que devienneut les polynomes yosiny , 9, jJ exprimes en x , on aura cos^=^--p— = "Ly ; ce qui revient a dire que la fonction de x f^ V — U- sera re'ductible a un polynome entier et rationnel du degre iL § IV. Les expressions precedentes de sins?, cossr ont la propriete de donner una expression semblable pour la differenlielle de Tare zs; q" c'est-a-dire qu'on eii tire dzo=d(p.-f~; q'' designant un polyno- me exitier et rationnel semblable a celui designc par p. PAll J. PLAS.V 339 Ell effet ; nous nvons d'a!)orcl fl d(u sin 9 ) — ./} si n p . r/ (7 cos~.«^=-^ : J '/ OH bien qd(psmf) — ps'm-rp.dq p' .qcoso II esl evident cpie le numeratcur du second nombre de cette cqualion acquiert cosy pour faclcur commun. Dun autre colCj si Ton diffcrentle reciuation tan"i3< = tan"'i) . — on aura i o ^^ p' cos- o[p' d^ptang-p) — /jiang-^.■ — p i iiu'

    de laquelle on conclut que le polynome q" doit etre de la forme (y" = /??-+-G,sin^p-HGjSin''p . . . -l-G,_, sin^^Y — -^.^'"'"f' • De lout ce qui precede on tire celte consequence generate. 11 est tonjours possible de determiner quatre polynoines du meme degre , de la forme y» =7?n-^,sin'p-|-^,sin''f) -h^iSin"p; ; G, . G^ . , G,_. . „_, B, . „ » =: 1 H sin'fflH sin'p . . . . H sm, pit — sin f ; tels qu'on aura P P' sin3r:=smp. '— ; coS5; = cosp. — ; ^ q ' ^ q ' PAR J. PLANA 34 1 Et cela , de maniere qu'il restera un nombre i de quantites arbi- traires parmi Ics t^i—\ coefficiens qui enlreiit daus les polynomes P, f] , P' , P" • Occupons nous maintenant de la Iransformatlon de la transceu- danle elliptique de premiere espece exprimc'e par Tiutegfale . , /^ (Its Nous avons d'abord (-/■nJ c/d-ni mclf.p" Nos valeurs precedentes At p ti q donneront un resultat dc la forme ij'^ — X'p*sia'p=i-+-jfir,sia^p-+-iir,siii*p. . . -j-7L^,sin'''p — X'^j*sin''''*''^, ou les 3/ coefficiens K^, K^ . . . K^, renferment un nombre * de fjuantites arbitraires. Faisous , pour plus de simpliciie >-•=-■'■ (i)' et supposons qu'on ait Tequation identique i-t-A', sin'p-+-^jSin''p . . . -i-K^sin'''

    -t-"K' siii> . , . ' .' -f-"X',_i sia*'->-}- — sin <> on aura - .. / -vi .-. 9^— X^^sin^p=(i — A''sin^p)i? , et par consequent Cela pose , nous pouvons determiner les i quautites arbitraires de manicre que le polynome R devienne iin carre parfait. Pour cela , faisons de nouveau sin^psz:^ , ce qui donne ^'"^1 ^. ^^ .zrjifi-Uitl:': ftliLL; et imaginons ce polynome ea c: du degre 21 de'compose en deux polynomes du degre i, de maniere qu'en faisant R"=z^-i-lY,'z'-^NJz'-^ . . .-^.]\'[_,zi:'^., on alt R:={~\ . R'R". Le produit developpe de la fonction /?'/{" , > , I - 1 1 )}i^R p . . , etant compare a la valeur precedente de lournira 3< — i equa- tions, desquelles on tirera la valeur des coefliciens 71/,' , AI^' . . ■ M\_,; N,' , Nl ■ . . iV,_, dont le nombre total est egal a 21 — 2. Ainsi , il restera une equation de condition qui rcduira a i — i le nombre de quantites actucUement arbitraires. PAn J. PLANA 34^ Je cli'sigiie ceile equatiou par le symbole (t-f-a). Mainteiiant , si OH elal>lit les ecjualions («-4-2) . . . MI=N! (t-<-3) . . . m:=n: \ (2/-f.i) . . . M\_,=N\_„ on aura , en total , un nombre 2«-i- 1 d'equaiions de condition entre la qiiantite X' et les 2t-f-i coefBciens primilifs ■ m , A, , A,, A,; B,, B,, Bi . . B, . II suit de la qu'on pourra determiner tons ces coefliciens ea fonction du module X. Et, de plus , avoir I'identite q^ — X'y!;^sinY=(i — A-'sin^p)/j'" , ou p'" designe un polynome entier et ralionnel de la forme G ' G ' G' B fl"-z=.\-^ — L sin^'p-j- --sinV . . . H i::il.sin"~^pi — ^siu^'p. mm m m De sorte que on aura la transformee fl'Ui jndf.p' § VI. La valeur de mp" etant egale a celle qui a e'te designe'e par 9" dans le § IV , on peut metlre celte derniere equation sous cette forme : f ( — x) : la troisiiiine et la quatrieme font voir respeclivement qu il doit etre divisible par n(x) et par n( — x). Done le polynome V -j-^U —- doit etre divisible par le pro duit if(j:)X^( — J:)Xn(j:)X( — x) ; c'est-ii-dire par le polynome T. Or , si I'oa fait dx dx M ' on reconnait mainienant , avec une legere reflexion que, le facteur -— doit etre independant de x ; c'est-a-dire constant. En effet ; T est, par sa nature un polynome ea x du degre 4'- Et nos valeurs I PAR J. PT.AnA Sf'J ptimitives dc Ussp?.\nip , f^sssq rftant fflises sous la forme V— I -t-i?.x'4-Aa^^ . . . -^B^x'' ; donnent — =.m-'rZA,x^-ir^A^x'' . . . -^-(2i-i-i)J,x" , dx ^= 2 5.X-+-4i?.Jl' . . . -+- 2iB,x'—i dx et par consequent V^— = m ^-(2/^-I)v^.J9,x*'■; t/ — =:2mB.x' •+■ 2 1 J,B,x^' : dx partant nous avons J- -J- — U -—z=.m-^L,x -^L^x^ -\-A^B,x" ; dx djt c'est-a-dire un polynome semblable et du meine degre cjiie celui designu par T. Ainsi I'identite dx dx M ctigc que le facteur --- soil constant. Et comme on sail d'ailleurs que le polynome T doit etre de la forme 7^=11 -t-5,j:*-f-5ij:' . . . ■Jf^uX'"' on en conclut que — ■=:m . Done , on peut toujours determiner les coefficiens des deux po- lynomes f/ et /^ de maniere , qu'en faisant sints^^^ on aura .J.. (I'm mdp nidx {J J . Vi— XSiii^ Yi — k^Huf y{i — x')(i— i*x») m designant un coefficient constant. 3'\S METHODE ELEMCKTAIRE ETC Celte meme analyse demontre que les fonctions U et F' sohfr elroitement Tie'es avec les fonctions designe'es plus haul par ■^(jc) et n(jr) donl chacune est du degre i. Aprcs avoir Irouve 'f (jr) on pourrait determiner Z'" et £/ a I'aide des equations /-f/=(i::px)j(n-|V)(i-H|3.x) . . . (n-ftx)^; /■'-Xf/=(iZ!=A-a)l(i-H7,r)(n-v..r) . . . (i-i-y..T)\\ S VIII. -.11 111 I |3. ' IS. ■ ' ■ ft ' 7. ' ~~ 7. ' ' ' 7. des deux polynomes i^fjc) , U(jc) sont liees entre elles par luie relation fort simple. Pour la decouvrir , remarquons que I'equalion {J) donne J en y faisant ^=sin'5J ; (I J- vi clx Ainsi , on peut regarder la fonclion de j et x exprimee par I equation J= -r-? comme une integrate pariicuUere de cette equa- tion diflerentielle. Or , M.' Jacohi a fait I'ingenieuse rcmarque que cette e'quation differentielle et son integrale sabsislenl en mcme temps par le chanaement simuliane de x en — et de 7' en — . Done en nosant V-=^{x) , et operant ce changement dans notre equation _ _C/ _ (i=p.r)l(.-(-/3,x^(i-l-ftx) ■ ■ ■ (i-H/8,.r)i' ' y~ Y{x) il \iendra At/— /-^_(A-.rq=t) j^/B,-}-A-.rV|';,-4-Ax) . . ■ (^.,^J;x)Y Cette equation devant etre idenlique ii faudra que Ton ait PAR ,T. fLANA S/fg >w' designant un facleur constant. ^lais ilans le § precedent on a vu que r''—'kU=(mzkx) J(i-f.y,jr)(i-(-7,jr) . . . (n_Y;,r)i'. Done, en egalant ces deux valeurs de /^' — ).C/ on en lirera cette consequence capitale ; savoir A- ^. • • ■ ■'•- [ir Ainsi;, apres avoir trouve !a fonction <;;(.r}=(£-+-(3,x)(n-|3,.z-)(n-f.3^) . . . (n-|3,-r) on pourra en deduire aussitot celle designe'e par 11 (jr) en posanl „„=(,. -)(..tr)(,^-)...(,.^-). II suit de la qu"on a ces quatre equations /"— ^=(i:;=-x')!('-^-i'5.-=p)(n-M) • • • (n-A^)!*, Les deux premieres donnent c'est-a-dire deux resultats de cette forme 2 rz=F{x)-^F{—x) ; 2 U=F{—x) —F{x) . 35a MtTHODE ELEMENTAinE ETC. § IX. Eu faisant p'=T(^x) on a trouve plus liaut I'equation Si Foil fait tie ineme U=r'(x) , la propriete caracte'risiique des deux polynomes U eX f^ exprimee par i'equation ^' \kjc) V V - ^^ flonnera immediatement t^j • • • ^'(w-^t;?/ Cela pose , imaginons le polynome /^z=r(.r) decompose dans ses facteurs , et soil r(x) = (i-£,^x')(i-j/.r=)(i-£/-^') . . . (i_=^T^). Cette e'fjuation donne T^ (^)=(f^'^'-'nif^'^'-^n (k'^-e.'). . ■ (A-X--E/). Done, en verlu de I'equalion [i] nous avons m'k. En executant les mnltiplicatious et ordonnant le second mcmbr* de cette equation suivani les puissances de x , le premier terme sans X serait egal a ( — 1)'£,'£/£/ ...£,'; et le terme rauliiplie par j?" serait egal k"x". D'un autre cole, la valeur primitive de Z7 donne lU ml IJ, -4-- — rr^''- ttzm'kx :izm'k ' ' ' :izm'k~ Mais I'equalion [3] doit etre identique ; partant on a PAR J, PLAAA 35 1 m). , . X^, cVoCi on tii'e r D'un autre cote on a T'(x)z=U=mx . . . ^J,x"^' . Done en egalant le coefficient de x dans ces deux expressions rde \x) il viendi-a (— I y £,'£/£,' ■ . . E;^ m=i-^— rrz • ±/ii k En substituant pour /wA" sa valeur donnee par I'e'quation [6] on aura [,]... -„/=. Ii~ A, \A, Maintenant Tequation lx^-:= _^ ,' ; , trouvee plus haul, donn^ ou bien [8] :^?ii'k , trouvee p A--X(± m') A"+' Ai ~ A,^ \ — A"+' • • S."6^ '0," . . . Bt Comma icl :t( — i)' = -f-i , nous pouvons conclure de tout ce qui precede , qu'en faisant j, = A-5, , e, = ke,, . . . e,z=kO, on aura cette suite d'equations (.)' . . .w,=(/3//3//33" . . . e;){S,'o:o,' . . . e>); (^)' ■ • ■ ^=i3.^p.Yv ... ^r (3)' . . . t/=r(.)=„.r(i-g)(i-^) . . . (i-^) ; (4)'. . ./=r(x)=(i-/k^5>^)(i-A'5>0 • • • i^-^^'o:x'y, r.vn J. PLAXA 3§3 (5)L.r=(i-,?.'x^)(i-|;x')(i-,3/xo(i-^)...(i~,5>-')(i-'^^'); (6Y . . . F'l£—U'l^=mTi ^ ' ax ax (7)' . . . {f^-^-U^){F--k'U^)={i-x>){i-k^x^)T\-, (8/ . . . j=-^ J (9)' dy mdx \ Vc— ^-')('— A'r') \{i—x-){i — hx'-) ' II est eviilent , que , en vertu de I'equaiion (6/, il doit y avoir una relation entre les quantites Q, , 0^ , . . . 0, ^ el leurs correspondan- tes B^ , S^ . . . 3, . Mais I'analyse que je viens d'exposer ne fait pas decouvrir comment cette relation pom-rait etre exprimee en fonction du module A" , cense connu. M/ Jacobi aura trouve par d'autres moyens la connexion qui ex'iste entre ces raciues , ainsi que le theoreme qui ramene leur recherche au calcul de certains angles ausiliaires formes d'apres ces deux equations [ r /- 7 \ 2 72 P- cl'f in ^ \t (w„ , a:)= / ^ — = F 1 I tane i/-,, . tane w.= ,-7=- en prenant successivement 7; = i , 2 , 3 , . . . i. Ce theoreme revient a dire , en termes plus clairs ; que , pour trouver les racines en question , il faudra d'abord calculer I'ani- plitude p qui satisfait a Tequation ( ce qui exige , a la rigueur , la solution d'une e'quation algebri- que du degre i ; mais , pour robjet actuel il sera , en general , beaucoup plus simple demployer la melhode trigonometrique ex- 354 METHODE ELESIEN'TAir.t; ETC. pose'e clans le. cliapitre xix dii i " Volume du Traite des fonctionS elliptifjues ) . De la dediiire uiie autre amplitude w correspondaute a I'equatlon F(m, A)=2F(p, ^0 = \i_^^ > <=" faisant I ,, tang — 'j = tangp.yi — A^siu'p . Ensuite , en calculaiit par les fbrmules counues les 'amplitudes 6), , (Wj , w . . . «/ qui donnent respectivement ; F('^J = 4F(«); F(«,) = '^(«); on aura 6^ = sini> ; 5^=sini)^; 5i=sins)3 . . . 0,=s'ma, ; siuii cosw r 1 — », - I )/i— A^siii'a, — |/l — A-'5/ . ' ^ ' ■ coscOj r I — 5/ sin if J I W^3 I J/ I — A'-siii»H) '- -^ ^' -^ XdDITION - PERTURBATION DES rLAxf-TES 35() Lorsqu'oa aura determine conveuablement les quantites -k, g, Sh, SI si oil eii distingue les tennes d'ordre nul de ceii'c dii premier ordre en posant n =;:„ -(-;:, , ; = ;„-+-;,, Sh-:=Sh„-irSh, , J^;^(5'/„-H'5'A> et que I'on fasse de raeme Jr = ^r„-i-^r,, Sw-^Sv^-^Sv^ il est clair , d'apres les forraules precedentes , qu'en negligeant lou- jours les termes audessus du premier ordre, les corrections du rayou vecteur et de la longitude seront doanees par les expressions ORDRE NUL OU SVa PREMIER ORriRR OU ^r, *r =?„ -+- 5, — a sin {'H H-£) Sh, — a cos(n if-f-£) SI, — ASin{nt-\-^Sh^ — ;., I /cos(«;-*-£)-(-/2 sin («<-(-£){ — acos(^<-+-£jW^ j ah-\-a1icQSi{'n -\- ^) I . Sh„ — a/sin2(«^-+-£) al — a/cosaf" <-|-^) ] — aAsin3^^<-+-£) | j /sin(«<-(-£) — Acos(«i:-f-£)} 357, ORDRE NUL OU S^^ PREMIER ORDRE OU S\\ Sv=-^ -i-::, — 2 cos('H-^l)S/i,-^. 2 sm( >>_t-+-i)Sl, — 2C0s(>n-^j_)Sk,, -t-2-„ j ^cos(«<-H£)-+-/isin( «<-!-£)* -t-2sin("i!-t-0^/„ 5 I, . , , , J ^, ^- -^ — — /isinaf'i^-l-f iH-/coS2f'!f-f--= 1 o/?„ 5 i ) ■+■ — /sm2(nc-f-£ ) — /^cos 2^"t-^£)} Sr. 2 ( - _/ v_ _/| Les termes d'ordre nul sont ceut que Ton a calcule dans Ic Memoire , ceus du premier ordre sont ceux que nous nous pro- posons maintenant de determiner ici dans cctte addition. Tom. XXXIII Zz 36o CISA DE GHESY 2." Nous aliens d'abord nous occuper de la recherche des quantites n , g ; pour cela soil d'apres la Mecanique celeste , T. I. p. 2'^6. R=.— 2.Acosi{n't—nt-^i'—'.) 2 2 I a—-^-2iJ \ecos\i(n't — nt-^z'—e)-^Tit-\-c — art 2 I da ) (i->) ._ — Us \a'— i(i—i)A \e'cos\i(n't-nt-iri'-i)-irnt-Jri-T^'\ 2 I da' J ou bien en faisant sortir en dehors du signe ^ les termes corres- i-''. CO pondans ^ j = o , et observant que Az=.A R=z — A-i-m''2A cos if n't — nt-\-i' — ; ) 3 — J!ia—ecQs(nt-^i—v;) — —\ d^A^^A^ !e'cos(«<-»-£— 5t") 7. da ^ ' 1 \ da' J ^ — ^SJ a^-H2J^"|ecos \i{i}:t—nt-\-i—t)-^nt-^i — is\ 2 I da ) —^1.\a' — — 2(i—i)A' ' \e'cos]i(n't—nf-i-^—e)-hnt-i-i—Ts'\i 2 ( da' ) si pour simplifier on suppose que la somme de tous les termes du premier ordre de cette fouction soit representee par Q , c'est- a-dire que Ton fasse (o) (0 0=— "^ fl — ecos(/i^-H£— «s) — ^ ! «' ^-t-2^'"[ e'cos(«^-f.£— 57') ^ 1 da ^ 1 [ da J ' (0 — — SJ a-—-J,-iiA ecos{f(w7 — nt-\-^—^)->rntJr^—-^\ 2 ( da ) I.'—) — — l.la' — — 2 (j— i)A j e'cos j i(n't—nt-^-e'— £)-«-« <-4-£—sr' I 2 ( da' ) Oil aura R= — J"^^~'2.A'cosl(nt—iii^e'—'.)-hQ- ADDITIO' - PERTURBATION DES TLASETES 3ClI Cela pose, si on se rappelle que negligeant ici pour une premiere approximalion le carre iles masses Ion peut substituer clans tons les termes dus au\ forces perturbatrices les quantiles constanles a, ^, e , o, £ aux variables a , ii , e , m , s on aura evidemment JldR)= -!^,,^A cosi{>it—'n-irl—£)^JldQ) dR m' dA m ^ dA ■, ,, , , v d(J da. 2 rfa 7j rfa — _ _/ ^^ f]R_dQ Ue dc ' Maiutenant d'apres les equations difTerenlielles pour la variation des constanles arbitraires du n." 8 du Mumoire on a fndt^'H-'r'hCA J^ult^l ■.xj'njt HdR) r, r dR , , rdR , J ~ J ~ dc ~ J dA — done substituant dans ces equations les valeurs precedentes de r ,„. dR dR 11 viendra /ndt-^ Jds='n\i-+.ZCai-^niii'-d i m' I 3 « a* dA 3 " 'a A - a lc'ji_ — '1; «a i^^ — '£) X sin/(n'^ — l^-*-i' — i) ^Z^fuh PdQ .^,,'r^n,U-'J.f^ndt . ^ ~ >-' -^ da - 1^ de ~ 362 CISA DE GRESY Si Ion compare ceite expression de la quantite j ndt->r I th avec celle dii n.° 23 du Me'moire , on \erra sans peine qu'on devra faire ici m' —\ sna' 3«'a^'''| .... , , et que d'apres le n." 24 la quaiitite q sera exprimee par 2 , , (lA m'n , , r, ,ns c= „- 7?i a — ; =^,a'2^'''cos« "7 — "t-^s — s) — 2a' /(«(/)• 3 n+£-f)+^t+e-'a^\ . ADDITION - PERTUrvBATION DES Ff^ANtTE* 363 Multlplianl ccUe derniere expression par 3a'j_dt , et integrant de iiouveau il viendra ZaJldtffdQ) =i^3a'^.-sin(«i-+-«-o) — — l3aa''M^6a^'"!e'sinr« »! = ^ \ ^7-= — Tx -7 — ^^7-= — 7tA sin«(n<--«<+« — «) 2 I «(^ — «_) dd {(« — «)'^ ^- - - -^ C") (o) m' \ ^dA d'A } . , , , ('1 {•) (') I a I ^/arfa da da ; - ^ _ _ / 2"*(i — 1 ") } 3a' -1- -i-6aiA ~ ' ' da. i, .d''A ,.//•. \ I dA . j' 4 a*-— --(-a' j4(2«-+- i) — 1 j — 2a«^ n^(« — 1)] 3aa' -— . — 6a(t — i )^ (—0 0-0 ■Xisin |'("'^— 'l^-t-£— i.)^-l^-+-i.— E*! 366 CISA DE GRESY (") 3 dsi n >± \- - - -J {") (') A , , dJ . , j''i , , , ,, (0 — /«' 2 «(t— I ) j a'^ -t- 2 a^/,/' I — m 2n(f — i)j a a -— - — aa (« — i )y« Xl'cos j i('^t — »<-»-£ — i.)~^!l^~^l — - !• Au moyen des relations ^=esin'ns l = ecoS'!g h'=es\n'ai' l'-=.e'cosrs' on transformera les expressions precedenles en fonciion de h , I , K, r . 5° Apres avoir de'termine les valeurs de n , g 'i\ nous reste a de- terminer celles Sh , W; pour cela on aura d'abord recours aux equations differentielles du n." 8 da Me'moire relatives a la varia- tion des coastantes aibitraires , lesquelles donnent de=. — {dR)-\ v-_ ndt d'm - a dR , dii= —ndt. e de De ces equations par les relations du u.° precedent , et par un ADDITION - PERTURBATION PES PLANETES 36^ calcul analogue i celui dii n." Sg du Mtimoire on deduira alsement les suivantes dl = — (dR)-\-a -n-ndt ; 2 ' all de la par rinlegralion , sans raddilion d'aucune nouvclle constanfe arbitraire , piilsqu il ne s'agit ici cjue des seules variations perio- diques il viendra ., w'«a ^ i", ., ,, , , ^ rdA ,. 4(« — '^) ~ ~ --/ J dl^" Sl—J!lJLl.lJ'\cQsi(n't—nt-\-B' — e)^^ f.'I^ndt. ^./i — n'\ — ^— — - — J all La lettre i designant tons les nombres eiitiers tant posilifs que ne'- gatifs la yaleur de i = o exceptee d'apres les reraarqnes du n." i3 du Memoire. Pour obtenir les quantites a / -,j^dt , a / -jj '±f1t il faudra re- preiidre la fonction i? du n." 1 1 du ^le'moire, et la pousser jiisqu aux termes du second ordre inclusivernent, puisque ceux-ci en laissent du premier ordre dans les differences parlielles , , -y- , ou bien dans celles -77-, —r- ciui en tiennent la place. (' Me'canique Ce'leste T. I. dli dl ^ ' ^ pag. 264.) 6.° Comme il suffit ici de retenir de la fonction R les seuls ter- mes qui en laissent d'autres apres la differentiation partielle par rap- port aux quanlites e ou « , on se bornera a faire Tom. XXXIII Aaa 368 CISA DE GRESY i? = la— —ecosC nt-^-e — is)cos«Y«7 — nt-^-E' — 1\- 1 da ■' (0 . -t- 77i' 2 j.? ^ ^CP A ,, , ., , , . -t- -—2a' _ — e'cosM7Ji-l-£ — ■zs)cosi(7j^ — nt-\-B — t) A fin?' ^ . ^ ^ ' da' i dada' 2a , , , ee cos(ni-Hs-^« Icosf/ix-t-e — wi 1 dnjin' ^ J \ J dA da ^ ' Xsin«(«'< — nt-iri — e) (0 d4 — Hi'Sa/ — l-e^cos(;i^ + £ — ■aJ)sm('72<-+-£ — is) da ^ ' y.s\n i(n't — nt-'r^ — e) (') — 111! la'i--- ee s'm( /It -^-E — 'os)cos(}i't-\-£' — -ss') da ' Xsini'(«7 — Jit-^z' — e) (0 -)-2 77t 2j\^ee'sin(77i-4-£ — •!rf)sin(«VH-£' — 5r') Xcos«(7j7 — nt-^-s' — e) . ('^ — 771 ^i'^A e sin'(77i-t-£ — ■as')cosi(^?i't — ni-\-s' — £) ADDITION - PERTDRBATION DES PLAKETES 069 Cette fonciion pent se simpHGer ea reJuisant les produils de sinus et cosinus en siuus et cosinus d'arcs simptes avec rattention que la leltre i represeiite ici tons les iiombces entiers taat posUifs que " nugalifs , la valeiu' de i^o uoq excliie ; il viendra Xecos ! ifji't — 7it-^a — j)-+-7?/-t-£ — « a J da ilw- \ 1:12 X e' cos j 7 ( 7j'i — nt-ir^ — f) ^- 2 ( ?j^ -f-c- — •cJ ) (■) ('-1 . m -\ ,d''A .dA , ,.dA , ., i' H — -2 \aa - — ; o.ai — — l-aa i -r-^ — 4 ' -'^ 4 ( dada' da da Xee'cos j i{iit— nL-\-i — f ; -4- «'<-+-/; if -j-e'-i-e — (-nj'-t-'Sf) j 77/^1 r'-^-/' .dJ' ,.dA ,.,/•) -i-^]aa'-———2ai—-—2a'i---^-{-^i^A } 4 f dada da da J Xee'cos |«(77'i; — 77/-I-;' — a)-i-7i't — 7?^ -+-5' — : — (tsi' — 'ni) . 7.° N'etant question ici que des seules variations periodiques il faudra avoir soin d'ecarter de la fonction R les termes constans relatifs au:< variations seculaires. Le second ternie de la fonction R devieni constant lorsqiie /=o , le dernier terme lorsque 7-1- 1=0 , mais vu la g^neralite de la lettre i ce terme pourra s ecrire ,,-,) (,-.) (i-,) ^ _ 777 _ 4 , d^A , . , dA ,, . . dA . , r ■ \i 1 ' f Xee'cos { 7(n'i-(-£' — a) — (ts' — sis'jl , alors ce terme deviendra egalement constant , ou ne rcnferraera plus le terns lorsque i^o. Par cette meme gene'ralite de la: lettre i ravaut-deraier terme pourra aussi s'ecrlre plus simplement comme 370 CISA DE GREST D'apres ces I'emarques , si aprcs avoir fait ces changemens dans ia fonctioQ R on fei'a sortir en dehors du slgne 2 loiis les termes correspondans a /:^o avec raltention de iiegliger les termes con- stans on aura pour celte fonction la quautite toute periodique. C") n m dA r . . _\ 2 da ^d'-J dA ■ , , ^ , 1 — — —aa—- > e C0S2 (n<-f-s — <*) (0 (') (0 , d'^A , dA ,dA . .-.. 4 [ aada da da Xee'cos j i{nt-\-B^ — ( ra'-t- ■« ) { to' \ dj' . /• J X ecos \i{Tit — nt-^s — ^'^^nt-^e — « { (') ('■) . Tn\~.{ dA ^d^A /^y' | , ./^ r, , < s -H— 2 ( 7. a _— -)- a — l{i A \ e cosimt — nt-i-s — s) 8 f du da^ \ '.•) (0 ni'^i ^d-A , . .dA .,,. r\ ^''' o y du^ da Xe^cos \i(ii'l — nt-i-£ — £)-+-2(«<-t-» — w) Xee'cos I i{iTLt — nt->ri — s)_|-2(«<-|-£) — (ro'-+-«) J Xee' cos {/(«'« — nt-^^' — i) — [^^' — ■5?) j , ADDITION' - PERTtHBATION BES PLA^ETES 3^ I rhi\n\i{lh — nt-^i — s)-(_«^-t-6J \ , m' .. ) dA . ,d^A ,.^Pi,,, „, ., , , . . (0 li) i -t-2/iZsin jt(7j'< — nt-\-s' — £)_j_2(««H-£)| ) . m _| , d'A ,. sdA , ,,. , dA ... s. .''"'' f ^(/T/' — hh') cos \i(n't—nt-^e — e) _<_ 2 («<-♦-£)( 1 I -+- (h'l-i-hl' )sin \ i(,l't—7lt-i- £ — £) -H 2(«<-+- £) j I ^ (I'l-^-hh' )cos J (??'^ — «<-t- s' — e) ) i-f- {h'l—l'hymi{n't—?it-^i' — e) | 3^2 CISA DE GRESV 8.° De la il sera aise de clediiire les diffei'ences partielles (IR ni d.4 . , , ah 2 da Co) (»•) m{ ,d\i dA 1 ( — h cos 2(nt-^s) 4 j da da ^ j -\- 1 sm 2 [nt-^-Ej I') (■) (■) d'J dA ,dA , '■> 7 ^-2«:7:7-^« ■77:7-4--^ lada' ~ da " da' X [ — A'cos2(«<-|-£)-H /'sin 2(Hi-l-£)] (0 ?«' ^ i dA . (') i . , ., , , , 2 j a -j--^2iA \s,\n\i{7it — nt-^& — s)-\-jU-^t\ ('■) (0 m' ^ ( d^'A dA , ., ,''" ) , ... _ , . ■+- -— 2 J a—. t-2a—, ^i A \ hcosimt — 7i^-t-£-|-£j 4 ( da^ da \ (0 (0 ( —hcos \i(^ii't — nt-i-s — £)-4-«^-+-£! ) I -4-^ sin |/(7i'i — /ii-Hs' — i)-^-nt-^s\] (,-,) (,•-.) y-O I — h'cos\i(n't—nt-i-s'—i)-i-2(nt-^-s)\) j H-^'sin j/(7('f — nt-^^E — £)-t-2(«iH-E)| J m'i , r^'V"' ,. ,rf^'~" ,,. .dJ '\.. X, /-''I 4 I (/« Ja' ^ ^ da ^ ' da' \ h'cosi(n't — nt-\-e — f) ^ ^— /'sin i(«'i— «<-♦-£' -^0 ADDITION - PE1\TL'REA.TI0^• DCS PLASfcxE^ 3-2 dR III (It , . — r-= a -7- COS(7J<-4-£) ell 2 (III . _"l' ( a^£^ — 2a— ) [/cos 2 '/i^ -*- 0^ /. sin 2 f/zi! -4- 0 J 4 V -£){>. (.-.) it—) '.'■—) , f/'^ ,. .dJ ... ,f/^ X [/' cos i {n't — nt-^s — e) -t-A'sin i[Ji't — nt-^e — e)] . 9." Maintenant si on miiltiplie chacune de ces fonctions par andt que Ion iutegre ensuile en ayant soin 3e substiiuer dans lous les lermes aux cjuantile's variables a, n, e etc. Les constantes a «, £ etc. on aura conformement an n." 5 de cetle addition les expres- sions suivantes de Oh , Si §74 CISA DE GItESV (o) i m , dA . 2 llSi I'' r ^' (0) (0) mi ,d'A . dA T '■) (■) (■) m'S .Ti'd'-A ,dA ,dA , ('1 -8-r -z^^^^ i?;r-^^^ ^-^>=^^ 4( «-'£)■ (0 (0 =2 { 2a—-- -f-a"^— -— — ^ai^A A. I da. da. %lsva.i{rJt — nt-^^' — z) m i> \ ,dA ,, . ^dA .,,. r\ } -.1 \si i-2aM2J — ij— _H-ai(4i — 5)^ f/a' ~ da. ^ '^ —[Jva. [«C«'«-t-«<-t-f^— i)-t- 2 ('1^-t-i.) ] i ^ I— £sin[ ^ I -+-^sin|/('2;f —««-}-£— i)-(-'£<-l-f_i i — m'l'j_{i — ijjaa'— — o.s.\i — i)A \ \iyos\i{>}U—nt-lr^—l)-^'2.t-ifl\\ ADDITION - PEr,TUR3\TiON DES PLANETES 3.' — as'ia (i^t-i-£jSu, — aco3(^^4- j^)'?^. b j da.'- (i.\ \ - ■1 (0 -^--S- *i -T-TT— *-2a -7-— 2a'a_-;— 4.1 .-:/ \ X !^cos,''««-!-£;+'i!siiii;'_[^/-»-£) ! '■\L — "> " \ d'-A ,, . .dA ,■//■ -\ /' ( « 1 rfarfa' da da.' ^ \ I'— I J (1-1) ['-') f ^za^A .,- ^ '/-^ J I/- \ '^^ 1 la—; — ; — — 2a ft — II 2a a (J — i) f _ « ] dada' ^ ^ da ^ ■' da.' ( ^1 •4aXJ — lyA £ cos j t («7 — nt -t-£ — £ ) _t_ H / _(_£ j -h^' sin j / (n'i — ^i -+-£ — ^ J -t-^^-+- 1 j j ' 378. CISA DE GRESY I —Alsm('n-h-±)S '" I —ahs\a{nt^l)\ '' = m'^n\ifn'—n)e,''M—2na.'iJ" I ~ f '- —' da ) ''("' — 'J.T — '- j-+-^cos{j '£<— ««-t-i— i)-+-»<-t-f i 1 4.'' — c„ {/cos(i.'/-l-_f)-f-Asin(^<-Hi)i 5." a;r„ | /sin(.«/'-H^) — /z cos(««-H 5) [ 2 I I 2a^ 11." En resutnant les differenies valeurs que Ion vicnt dc trou- ver , on aura pour la correction du rayon vecteur relalivement aux termes du premier ordre celle expression (o) (") ■ (") , '-) ' I rfu 8 \ £t — nt ^- i^ — O -+- «^<+ £ \ i _«(j_i) j a^a'_— 2a'(/-i)^'j .dA '79 — - -1- 2 a-a ( i — 1 ) — . rta ' (U ■ in' 2 ;■(«' — nj_j_2n .(— ) ^/^ -p-r-7 — 2a i« — ij— 2aa(i — i) — dad-ji' ^ ^ d3L ^ ^ d'A' ■4a'(/-i)_-y X K'L—'D 38o CISA DE CREST 12." Mainteuaiit d'apres le tlieoreme connu sue les equailons uiffci-euUclles homogenes , nous avons et de la V. la Mecanique Celeslc T. i , p. 279. (0 to ,dA /' ,dJ aa -— = — a.A — a ^— da.' da. (i) (') (0 aa'— -— =— 2a-y-— a - — ()i- taisant cette substitution dans Tevpression precedeiite , si pour aiMcger on tail easuite d'apres LA-Pr.ACE, V. la p. citee ' II ifn — n') ii_ — l.{'J_ — 'j_) f/a 2 ria ,_ 3»a^' ^j-^(«_— »')!«-^j(» — ^')! — 3'^' I ^y^ 2" y-, ) I ,d -^ f c?a « — « \ 2 aa • Jl sera facile de la ramener a la forme tres-simple ,1 I sJ.i'"' I . d'yi° ( \ lcOs(ni^B_) .(') - . CO :a) ,\ I ,^^^ 3 ,dJ 3 ,y^ i ' ) a*—- H-v-a-; ^a ^ > j 0 da.'- 4 ria 4 » CO ._ (0 i hE-i-h'D ) - {n^ — [re — i(re — '±j]> ~ - —' - — ' M- w'«'a2 - — r~ "^r rTTjcos[/(«'i— «<-t--''-£)-t-"<+^] . ADDITTON" - PE!\TLT,nATlON 1)ES pl.^NETES 38l 1 3.° Poui- oljlenir la vulcur de la oori'eclion o v, , nous aurons d'ahortl lus valeiirs suivantes .\. ( cla r/n^ J ~ ~ ~ '1 '') ;■) III' i ,aV/'^ , , ,dJ , ^dJ „ .!'' i • — ' 2a -— -, -»-3aa -— .-+-4a' _ — \-GaA \ -: -•('-)(3»f+6^) ■III 2 < /_/sm[/(^'z— "<-(-£;— f) + «<-f-_f] \ • ml I [/(«■—«)+«]' « /^ ,a'J'.^ . ,.. ,rf^'~' \ 382 CISA DE 6RESY 2.° — 2 COS t<-+-iJ) Sh, -H 2 sin \!^t-\-£) Sl^ {■>) (") m! / id^ A ^dA \r , ■ r , .\ i r ^ 1 (0 (■) (.) ■^- a _— _-4-2a'--- — 2aa'-p^ — i\v^A ) 4 \ daaa ria rta / X [£ sin (^<-i-i) — ^'cos(«it-Hl) ] (0 CO -4- --I a |-2a'_— . — 4ai'^ ) 2 \ f/a' f/a / ''■) '0 n / ^d^A ,, . . dyi .,, . ~\ /' >' -t---(a'_^-l-2aX2^ — i)-^-<-ai(4i — 5)-/ j' _^ " i , a'd'A ,,. -.dA , ,,. .dA i "\ ( — 4a(t— i)J"-' I I C aV/^y ' ,,. , dA ' ,,. sdJ ' 1 " ] , 2aYj — I )_ — 2an (I — i)-r- f V /^ - sin[t('J;'i'— i'^H-f.' — 1 )-t- !!''-'-£] N ^ V — /i'cos[/('''< — "^-!-£' — -'-1-^^-t-i.]/ ADDITIOX - PEIlTURDATIOIf DCS PLAjitTES jSZ 3.' - rjsia2(|«'i-4-i) — ^C0S2(n^-^-_i) "1^/, /cOS2(«^-t- £_)-»-^ SlU2(«<-f-fJ U/i. = — 7«'a'L- i.sin(«<-(-0 — 'i cos '«<-+-£) 5 , _4 ,^/' . /•} -1- m rt Z J a . — — 7aiJ } 4 ^ f ^a ) n — /(«' — 'i) /(." 2::^ _/cos(«<-(-_f_)-l-^sin(«i!-t-£) | , ^ r 2 " a' (U 3"' a ,7 ~\ = — w'2 ry-^ — r, -; — H-^^ rr» r i.sin |j(n'<— «<-4-£— £)-l-^i-H_i| L — ^ cos i / {'£t — n i-H£— i)-+- «i-H £ 5 14° En resumant ces diirdrentes valeurs on trouve pour la cor- rection relative a la longitude de la plancte cette valeur I I r ,,i'J" , (L/' n 5 ,dJ' X [ _'sin(«;-hi) — {;cos('j_^ -!-£_)] ( I r ,,d\/' . ,d/ , .dJ''' r /'~l] \— — aa'a -j-^-(-jaa -— -|-4a'_--|-6a.4 / X [ £sin (2.^ -h £ ) — 'i cos ( « / -H f_ } ] Tom. xwm Ccc 384 CISA DE GRKSY ,' 2 / -<- — « (j — i) 3a'-p--»-6a«^ J -+- -= a ~ I (/a \ 2^/1 n \ -- ! a — 1-23 —— — Aat ^ :•. ( fla» rfa /(«' — nj f 0 (■) -=-Ja^_ H2a'(2j— i)— --+-a/(4« — 5).^ [ 2 f f/a« aa ^ \ (0 (0 YJ4a^^+a-j4(^.+ 0-,i— -2a,,^ j 4 I (la ) I 4(;i — 'i) <^a «(« — n^ It -I- t h' — n \ ■-l"'(/-i)!3aa'^-6a(/-i)^" 'M i'"(ii'-:i)-i-'ir (—1) (i-i) (/a^/a' ,,. .(1A ,,. .dA — 4a(Z— i)'^''-'' (■— ) ('— ) , /'-') , ^ I -h4a(/-i.y^-'-' \ /( "' — " ) ''sin { i{iil — iit^e'^ — i)^„t-^-i_ ! ADDITION - PERTURBATION DES PLANETES 385 i5.° Malntenant si nous faisons disparoitre a' et les differences partielles de ^''' par rapport a cette quantite comme oa a fait au n.° 12, et si pour abroger nous faisous d'aprcs La-Place a Ten- drait cite n — n \ -2 ' - - - ~ \ a] {•) /a n — n I u" — \n — i(n — «')[' 2 1 " — '■{'L — "'J I 2 « D La correction ov, se reduira ;i la forme trcs-simple (<■] ^ ■•>) 'jv.:=m' ] — — a^_ — a' > 'sin(«f-1-£) — '» cos(ni!-t- O ,i /'' .dj' 3 ; ,, ."^J -1-/H { — 2a^-H2a ■ 1 vi'd'A > I '/a 4 ^ (B) x!£sin('^<-H^)— A'cos(^^l-i-l-^-2lS\n('H-i-j_) — 2/1 COS (2t-^-±) ■ Ces formules ne coincident pas exactement avec celles doniTCesi par La Place dans la Mecanique Celeste , mais on pent les y ra- mener immediatement. Pour comparer ces deux solutions nous re- marciuerons premierement que les constantes a , « , £ de la solu- tion de La Place sont absolument les memes que celles que nous avons designe ici par a, ^, _£ puisqu'il exprime le moyen mouve- _ 3 ment par ?it et suppose a=^ii . II nen est pas de meme de Tes- centricite , et du perilielie ou des constantes h , I qui en tiennent la place ; il suppose que la valeur de ces quantites est telle qu'il n'en resulte aucune correction dependante de I'anomalie moyenne dans I'expression de la longitude vraie. Designons dans cette nou- velle hypothese les quantites 1i , I par H , Z ; il est clair qu'en faisant ici , pour abreger , abstraction des quantites d'ordre nul que nous avons deja determine dans le Memoire , I'expression de la longitude vraie du n.° i de cette Addition pourra se mettre sous la forme suivante 2 I 1 da 4 da^ ] m'l' i ;" ,r/^/' 3 ,(hJ ■4-^ — aa^H-aa' — H--— .a' -; — 2 ( aa 4 "'*' ]\ m'h\ 3 ,f/-i 3 ,d\4 1 2 ( 2 aa 4 ria' t C0s(n<-1-^) " ] (■) CO I rn'li'i '•'> ,dJ 3 id' J (0 ('■) I I F-H IG ] -\-Vin2 \~ rr^ rr ! sinj/("< — 'U-i-a' — s)-i-nt-\-s\ - I n — /(ii — n j I " ^- - __/__! (■■) (0 — ".' «2 \— ^7= —\ cosijT'i'i — «i-+-c— O-*-"'-*-^ I — \n i{^n '' ) \ 1 ^ — — '' — — ' Ar)nr.-tO!T - rERTL-nrATioN des pi.\netes •J09 tic Vd si on suppose m' '^ ^ lO (0 ;■ ,dJ 3 jr/'^ 2a.4-l-2a'— --f- --a -— - rfa 4 "3 = /; ,=// il eii resullera I'equation de La Place \=:'tt-i- l-^-2Lsm{'£^t-^-l)—2Hcos('n-^-^) -+-w'« 2 I = — "^ — - { sin \i[H't—nt-i-£'— ^ )H-«<-H ^ \ I" — '(" — ")' ~ _ _/ - - , ( hFX-l''G^'\ ... , . , . , — 7;; « 2 -= — rr-^ r-JCOS t(«< — «n-1-i — £i_t_n« — £j . (« — ;(^u — n \} ' ^— — ■' — -■' — - ' On volt que tlans les termes multiplies par vi' il est indifferent de chancer h et Z en // , Z ou reciproquement puisqu'on neglige lordre du carre des masses. I'j." Par les memes substitutions I'equation relative au rayon ve- cteur prendra aussi immediatement la forme de celle de la Meca- nique Celeste j en efi'et d'apres la formule (A) du n." 12, on pourra ecrire 388 r=a — a CISA DE GRESY (") fo) 2 ila 4 '^^^ ■+■ — =- { — 2ayZ-»-2a^ -— a — - — ai\ 1 da'- COS('iJ-i-^) nm' I' ,,_^m'h\ 3 ^,(U 3 ,^; d\4 2 f/a 4 '^^'' -\r — —I — 2a^^2a'^--j--J — ^a^— — 2 ( ) (»)(■ I I ^dA I 3 ^^^ V ' 6 (^a 4 '^'•^^ — 23^ -t- 2 a' —_•+--- a'—— I aa 4 ria 1,3 ,(■' 3 ,rW*" I 5f/^^" 3 ,f/-^ 3 .dKi , > sin ("/f+i) cos(«<-l-£^) f/a 4 «a 6 ^a 4 ''''' '" ,dT 3 ,f/^v^'" — 2 3^+ 2 a' -; — ) — -a -5— .-laV— -^ s^^^l-± a' — 2 2 6?a 4 "'^^ sin(;^/-l-_f .) 77«'"=a2 i -; — == —= rn^ I cos\i("t—"t-\-^ — n-t-'U-i-^ ''S—\'i—'i'l—-)l^ ~ - -■ ADrjiTiON- - rDnTCJRp.vTion r-cs PL.'.KtTES 009 cellc expression, en faisant d'apres La Place (o) (o) 3 dA 4 "a' ■' -1- a ^— — a^ — — -- a=^ = / prend imuiedialcment d'apres les valeurs precedentes de Z , // Iw Ibrme de la ]\Iecanique Celeste v = a — aZcos("<-+-£ )— a//sin(;^i-»-_£ ) — a7H'(^y-1-{^'/;)sin(«<-t- j ) '■J 'u 4-;«'"\i2; -— ^T ^7 -TTT, cos j/^"^ — "it-l-^ — l)-H'5H-l -^-;H'"^^2| -. ^"^- — - f sin ji(nY— "<-+-£' — 0-4-«<-t-^ ! abstraction faite des ternies d'ordre nul que nous ne considerons plus ici. 18° Maintenant si Ton compare les deux solutions que Ion vient d'exposer , il sera facile de reconnoitre qu'elles ue dififerent que par rapport a la supposition du mouvement elliptique qu'on sup- pose connu , et qu'il s'agit de corriger. Dans la solution deduite des equations differeutielles pour la variation des constantes arbi- traires on suppose le mouvement elliptique connu tel qu'il est donne par les equations r = a — a/cos (««-j-£) — a/90 tISA DE GRESY r=a — aZcos(n^<-t-f_) — all s'm (ii_t -^- (_) \^'l/-i-f_-i-2Ls\n('jjt-\-^) — 2Hcos('ij-+- e) . Dans la pi-emiere supposition , la correction de la longitude con- tient des terrae dependans de I'anomalie moyenne ; dans la a.' sup- position ces tennes sont compris dans les quautites H, L qui font parlie du mouvement elliptique. On pourroit deraander parini ces deux suppositions laquelle doit etre adoptee de preference, mais le choix en sera tout- a-fait indif- ferent, pourvu que la comparaison de la theorie avec Tobservation soit dirigee d'une maniere propre a determiner convenablemeiit les coiisiautes relatives a Ihypothese que Ton auia adoptee. SgJ CORRECTIONS Pour le Mcmoire sur le problcme de la pcrUtrhaliou dcs plan'ttes , p. %']5. 5 5 Pag. 287 ligiic 7 au lieu de — -e'cos Lisez -— e'sin » 29 1 eigne o au lieu de — A Lisez — A Ti 296 ligne 1 3 au lieu de ou la distance rnoyenne £ Lisez ou a la distance moyenne ^ » Boo derniere ligne au lieu de d'apres la forme dc /(dR) n.° i3 Lisez d'apres les remarques du n.° 18. ('■) to , ,. .• J m' dA r ■ VI ~ dA » 001 ligne 11 au lieu de Lisez — ■S — — a «a 2 aa (0 ,,., ,. •) ,• 7 3w'n'a _ /'' ,. y 3mn'aA Ibid. //e-«e i3 af« lieu de = 2A Lisez — 2, — :— = — - — 2j(n — ft')* 2J(^n^ — " )' (0 (0 ,,.,,. , ,. , ma'n _dA J.. _ m'a'" dA low. ligne 14 au lieu de ——, — ^'-r 2 -j— Lisez 2 ——, — ^^ -3- ° i('£ — n) da 1(2, — a.) "* Ibid, lis-ne 1 7 au lieu de 2 Lisez e 2 " ' 2 - 2 ' T ,. f- ,. , dr - . dr » 002 /i;072e 5 CM remontant , a/^ /icw ae -j— Lisez -f= O O 7- C !• J 2 , dA ^. 1 I idA « 300 He-7!e lb «;i /je« de -^r m a. -r- Lisez — - ?» a' — r- , 3 r/a J f/a Tom. xxxiii Ddd 393 ^ „ . „ . , , andt dR _• 7 mdtdR Pag. 3 10 ligne 8 aic lieu de de=-=^ -j- Lisez de=-=— -^^ Ibid, ligne i8 au lieu de T. i Lisez T. 2 I » 3i6 /t>7te 8 au lieu de — /i'-4-r II Lisez » 3iS Ustie 10 «rt //ezf i'(" — ") "* 2'C" — "/ ' 321 %«e 19 azf lieu de pax- q , —q Lisez parr/', —7 MEM OKIE DELLA GLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICIIE, I 151- I P R E MI 0 .'-^^•- f^-^"- -^-"^ • '■'■'.•■ ••■ ■lifinup ^oniii/i,' PROPOSTO DALLA CLASSE DELLE SCIENZE MORALI , Slf^jRiq^p,. , E FILOLOGICHE. ' , ' ' " lion son molti anni, olie mentre con giande arilore si coltiva- vano alcune scienze , tuttavia parcTano per ogni dove illanguiditi ed inonorati gli sludi dellc istorie. Fino d'allora giudico questa Classe dover favorire specialmenie i lavori storici di soggetto no- sfrale: il die i'ece in due modi; pubblicando ne' \oluini accadc- niici, parecchie dissertazioni (i), e proponendo ua premio per I'opera migliore intorno a siffatti argomenti (2). Ora poi che in ogni parte d'Europa e felicemente risorto Tamore alia storica letteralura, ed in particolare alle cose patrie , crede la Classe dovervi aggiungere Tiovello stimolo , rinnovando resempio gia dalo con buon successo. Percib propone il premio d'una medaglia d'oro di seicento lire alTautore del miglior lavoro di geiiere storico e d argoinento in qualimque maiiiera relativo ai tegi stati , owei'o all' Augusta casa che li governa y sia vera sioria generale o particolare , sia critica ricerca , od illustrazione di qualche storica verita. II giiulizio farassi tra tutti que' lavori analoghi all'argomento , i quali dopo la data del presente invito , sino aU'ultimo giorno di noveinbre del millottocento ventinove , saranno presentati alia Classe , slampati o manoscritti , Italian! , latini o francesi. Non saranno ammesse al concorso le opere a quest'ora gia stam- pale in tutto od in parte. Sara cura di una giunta di accademici di pfesentare quelle che Terranno a sua notizia , stampate d'or in poi , e che non fossero altrimenti pervenute allAccademia. Un lavoro stampato anonimo venendo a vinccre , il premio sara conseguito da chi allAccademia dark prove suflicienti J'esserne 1 autore. "^ ••" »AiHili»liA»'tlw»»lii'» vmiii il "">« ."i^uiiJ* ■i.Ui I lavori manoscrltti , die saranno pvesentatl ali'Accademia , do- vranno , quando siano anonimi , portare lui'epigrafe od allra qua- lunque divisa , ed aver unita una polizza sigitlata , con dentro il nome e Tiudirizzo dell'autore, e dl fuori la stessa epigrafe o di- visa posta sullo scritto. Se da questo non sara vluto il premio , la polizza non aprirassi e sara bruciata. Chicchessia, nazionale o straniero, puo vincere il premio, fuor- ch^ gli accademici rcsidenti. A merito giudicato eguale, un lavoro intorno a materia piili vasta o di maggiore importanza , sara preferito ad altro di materia piii ristretta o meno importante. Quantunque il giudizio non dovesse portarsi che sopra mi lavoro solo, questo potra conseguire il premio, se ne sara giudicato degno. II giudizio sara pronunziato nel primo trimestre del millotto- cento trenta. I pieghi dovranno essere diretti per la posta, od altiimenti , nia sigillati e franclii di porto, alia Reale Accademia delle scienze di Torino. Quando non vengono per la posta , dovranno essere con- segnati all'uffizio dell' Accademia medesima, dove al portatore se ne dara la ricevuta. Torino il di i5 di gennajo 1828. 11 PllESIDENTE Conte Prospzro Balbo. L' Accademico Sagveturlo aggiiinio Prof. CusTANZO Gazzera. ,;(i) Vedi i volumi XUI. XV. XVIl. XtX. XXI. XXII. XXIII. XXIV. XXV. XXVI XXVII. XXIX. XXX. XXXI (2) L' Accademia, nell'adunauza del gionio 2 di liiglio 1810, stahili di propone un premier per la migliore dissertazionc che illustri un puiHo rilevante delta storia del Pienionte. \\ premio, con giudizio del giorno 16 di ijiugno deU'anno 1812, veuue assegiiato all' opera . iiititoUta ; Histoire de la milice Pieinontaise ^ ct des guerres du Piemont , depuis Van i53t» ■jiisqu'a 1747 , del Conte Alessandro Saluzzo di Menusiglio , la quale si rese poscia pubblica tolle stampc sotto il titolo d' Histoire ilililaire du Piemont. Turin, Pic, .'j vol. 8.'', 1818., » PAPYRI GPvAECI FxEGU MUSEI AEGYPTII TAURINENSIS EDITI ATQUE ILI.l'STRATl A M E D E 0 P E Y R 0 N PARS ALTERA Lccta die iS-iaiiuarii et i5 jnartii I PAPYRUS III. Alt. 0,33. lat. 0,124. versuuin 5i. Lacunis scatens. zpm Till yuvxiTit Bsoic; Kv^pysrof.ig yortpiiv , AzsoXXovto; og kxi 'Vqj.navSrig Epfuoii puv (j)w5r£«y. AStKov[ioct vrso Wivy(,w fftog , Hat 'S.noij.Tspiovg twv TsjytS'o?, x«i Aptrpmg , -/mi 11£;(utou tmi* Qpou , v.a.1 M£VT£jU.y5Tog , o\) tov ntxTipx cyvo 10 M, ri £! Tfvs; auTsij aXX« ovou.c/.TCt sartv, Xo7./uO'j)V X!ZT5(K0'jyT(UV TTU avTr,v jj.oi Tioh'j. TzsxpyoijTrig yup {J-oi npi'p'vi y.r,g otAiug bv vm nzao vorou npog ItBa. fiifti zYjg Gr,ixoi.ivoixzvn<; (A)t(/i73roX£w; 1 5 irnya^J bvAxt^ , a.^ (wv) £7rt§«XX5yff( m<" tvriyzK £WT« , bid. t(o £)(vai tsv Ttasifti. \j.ov IIsTsyE'pajTriv (np£')(T§UTepov vco'j , r,g sy.D(pt')£uv tTtV svT£v%iv ati Tot/j KTro xou raj , ojy uanyayavi A/x^utano j , osrwj y^pTip.'XTDSMrcq avrm eig xptatv , zai nsrxzsiixi^^a.fj.ayiii ro^jg 4o syif.a.'kouiJ.vvoug dt AvzKpxvox) fpoupapyou srstryy.Kp^j^VTxi , iv , exv ra ow. nforfipop.xt , Y.piv(a aiv Toug [xav Sia^x^ovpievovg xTig or/.ixg Jtriyitg sffra eivxi SjUsu; xk^otj v.ot.i uaiv , npayp»vui ^ ap.oi oiDTOug zou «^< 45 mo'j x«T« TO d lay pajJ-ixx yxs. nspi [jsv 7«p Tfig ySpscoj x«( nXriyav y.at wi/ tnjvri TsXcOjaEVO! eiaiV £!g /7.C /JtcTa rxvTx y.np.ipoixv.( nap auxuv 5t aXXv5S evrsD |£4>s TO 5i)t«(oy a>g y.x9ny.H. toutou ^e 7tvo 5o /AEVoy SI70IJM ^eSovOvixevog. euzvyiiTz Reg'i Ptolemaeo et Reginae Cleopatrae uxori, Diis Evergetibus salutcm dicit Apollonius dictus etiam Psemmonthes filius Hormiae dictl etiam Petenephotis, ex mercenariis equilibus Diospolis magnae Thebaidis. Iliiuria afficior a Psenchonsi , et Chonompre filiis Tee- phibis, et Aritre, et Pechylo filiis Hori, et Mentemete , cuius pa- trera ignoro , quemadmodum etiam me latet si qua alia nomina ipsis sint, Cliolchytis eamdem , atque ego , urbem incolenlibus. Enimvero qiium avita mihi esset domus sita in parte Austro-Occi- dcntali praedictae Diospolis, cubitorum sexdecim, ex quibus cubiti septem mihi obvenerunt, quum pater meus Pelenephotes fuerit filins natu maximus ; quam domum maiores mei ipseque pater pos- sederunt toto vitae suae tempore sine ulla controversia ; Citati usur- pantes praedictam domum , ac circum aedificantes sibi diversoria , eam incolunl \i usi , quia iiUum ius habeant. Hoc vero anno XLIV, mense Thoyth, quum suis ipsi manibus, praeter fabros , fre- quentes aedificarent, cum iisque sermones conferrem, omnem pror- sus ordinem praeterhabentes , turn iniquitate baud ferenda in me insilientes, meque polluentes, contumeliisque afficientes, verberibus muitarunt. Quare ad vos confugiens rogo vos maximos ac Nice- phoros Deos, ut, si lubet, liceat nostrum libellum mittere ad Chre- matistas a Nome Panopolite ad Syenem , quorum Dux est Ammo- nias , atque hi posteaquam libellum in iudicium deduxerint , reosque accersiverint per Antlphanem Praefectum praesidii , de causa co- gnoscant; ac si res ita , uti aio , se habeat, sua sententia definiant meos esse septem praedictos cubitos domus , quemadmodum revera sunt , praeterea a reis solvendos mihi esse ob iniuriam numorum aereorum talenta quinque. Nam quod attinet ad contumeliam et verbera, ccteraque quae in me admiserunt, ius meum in ipsos , nti consentaneum est, repetam subinde alio in libcllo. Hoc si fiat^ opem ero consecutus "S'alete 4 PArvni c.r.AEci ADNOT ATIONES Ad Papjrum III. Altei'iim huiusce Papyri exemplar vidi in R. Museo Aegyptio- Parisiensij incle habui quitus supplerem lacunas nostri Papyri. Siipplementa Parisiensia minoribus litteris repraesentanda curavi. Quae uncinis clausi, atque in utroque Papiro desiderabantur, ipse adJidi ex coniectura. Lin. I. Bao-i),!! nroXj/^.arji) Dubio vacat luinc Ptolemaeum Ever- getem, qui Cleopatram habuit uxorem, fuisse Evergetem If. Cer- tum quoque est , hunc supplicem libellum pertinere ad annum XLIV. Evergetis; nam inferius lin. 24. dicitur tgu^s /j.5L 3wu$ Jioc anno XLIV, mense Thojth; accedit quod transactio, quae litem in lioc Papyro propositam diremit, atque exhibetur in sequenti Pa- pyro IV^, notationem praesefert etouj fJiJ ,■ fxiaoor/ xs armi XLIV, inesove 25. Hie ergo libellus fait anno XLIV Evergetis scriptus post mensem Thoytli, sed ante mensem Mesore; immo ante mensem Epipli, hoc enim mense libellus coniectus fuit in vas Ptoleniaidis, vide Pap. IV. lin. la. Meminisse iuvabit Evergetem primo sui regni anno in matrimo- nmm recepisse Cleopatram sororem, eamdemque demortui fratris uxorem, lege lustinum Histor. XXXVIII. 8; hac repudiata certe ante annum sui regni XV, Cleopatram Philometoris et Cleopatrae filiam in matriraonium adscivisse ; anno regni XV (lege Diodorum Siculum Fragni. lib. XXXIII. p. 79. ed. Bip. ibiq. adnot.) metu insidiarum in exilium profectum esse, filium natu maximum inter- fecisse, quod adeo acerbmn iiniverso populo visum est, ut eius Statuas atque imagines detraxerit luslin. I. I. ; hinc bellum sorori ac patriae intulisse ; tandem, reconciliata sororis gratia, reliquum vitae spatium tranquille transegisse. Haec ex lustino lib. XXX\ III. 8. 9. lo et XXXIX. J. 2. constant. Hinc variae oriuntur quaeslioncs Chvonologicae : i." quo nam ilefinito anno EvergeteS repudiaverit Cleopalram sororeui , aUjnc uxorem atlsciveri t Cleopatram fratrls filiam: 2.* quo anno Evergetcs ab exilio reclux regnum recuperavcrit : 3." quemnam in annum inci- derit reconciliatio inter Cleopatram sororem, fratremque Evergetem. Circa alteram quaestionem Charapollionius in suls Annalibus La • gldarum torn. II. pag. 176 constituit Evergetem anno 20 adeoque quinto post exilium anno in regnum restitutum fuisse. Consonat Papyrus, quem e'cpendo, ex quo constat Evergetem anno XLIV (seu anno 20 a suscepto regno post mortem fratris Pliilometoris) ante mensem Mesore, ab exilio reducem llbellos suo nomini in- scriptos excepisse , atque adeo avitam sedem iam tenuisse ; nisi di- cere velimus, vel Thebanos anno XLIV ignorasse quod quartum ante annum Alexandriae contigerat , vel publicos actus nomine Evergetis insignitos fuisse etiam posteaquam ipse regno excesserat, eiusque imagines ac staiuae detractae fuerant , volente Cleopatra, quae regnum non tantum affectabat , verum etiam, uti probabiie fit , per id tcmpus revera moderabatur. Cum hoc Papyro facit Pa- pyrus Demoticus Taurinensis u.° 20, qui ita incipit : Jnno /{^ Me- sore 20 regnante Ptoleinaeo Jilio Ptolemaei , et regnante Cleopatra eius uxore , Dils Evergetibus , quin aliam Cleopatram sororem laudet. Concinlt etiam Papyrus Demoticus Taurinensis n." 33. 62, cuius protocoUus ita exorditur : Anno 44 Mesore . . . regnante Plo- lemaeo Deo Evergete , filio Ptolemaei , et regnante Cleopatra eius uxore, Diis Evergetibus. Ergo Evergetes Alexandriam iam regres- sus erat, rerumque summa potiebatur mense Mesore anni XLIV^ seu vigesimi a Pliilometoris morle ; nondum tamen Cleopatra Plii- lometoris uxor in fratris Evergetis gratiam redierat, neque cniin eius nomen commemoratur vel in duobus Papyris Demoticis mox laudatis , neque in hoc Graeco, quem illustrare contendo. Bene vero legitur in Protocollo duorum Papyrorum Berolinensium anni XLVI , quorum imagines debeo humanitati Buttmanni Viri CI.; ita enim ulriusque Prolocollu* incipit: Anno XLT I , Payni 20, rcgnimle Plolemaeo Deo Evergete filio Ptolemaei et Cleopati'ao 6 PAPVRt GRAECI Deorum Epiphmmm, ac regnante Cleopatra eius sorore , regnante etiam Cleopatra eius uxore , Diis Evergetibus. Eodem item ordine utraque Cleopatra recensetur in Obelisco Philai'um Ba!y;),£? IItoXs- 1>M'^, aou Bx'jO.hT/i Kleonol-pci zfi aHikor, , v.rA Bc.7iXhr(i lilsonolrptx .r^ yuvaty.t, ^mg Euspyht/.tg ,' hie ergo Obeliscus , uti merilo statuit Le- tronnius in Recherches pour servir a I' Hist, de I'Egjpte p. 3o4, post i-econclliatam fralris gratiarn excitatus fuit. Recoiiciliata porro fuit post mensem Mesore anni XLIV, sed ante mensem Payni anni XLVI, scu anno 21 aut 22 ab adepto regno postPhilometoris obitum. Lin. 4- T«y ez/jo Atc(7Ko').sc,K ) Es iis quae de potestate praeposi- tionis «/T3 disputavi ad Pap. I. p. I. lin. 9. dnbitare nequimus, quin 0! ixns AiiTOTXcOog jj.tT'^o'popoi i-~ii; sint mercenarii equites Diospolis. Utrum vero quisque Nomus definitum mercenariorum numerum alere debuisset , ita ut mercenarii equites indigitentur , quos sup- peditabat Diospolis; an solum praesidium urbis innualur, ut adeo Tenendum sit ex mercenariis equitibus praesidii Diospolis , certo constituere nequeo. A ij.i7^o(f,opoig discrepabant oi v.a-ovMi, de qui- bus hie me dicturum esse promisi ad Pap. I. p. I. lin. 7. Satis constat potiorem exercitus partem aetate Ptolemaei Soteris constasse es militibus graecis, qui sub Alexandre stipendia fece- rant, ac Soteris fortunam in Aegypto secuti fuerant ; hisce acce- debant ^jvoi exteri , quos, ingruente bello , Soter conscribendos curabat in finitimis graecisque provinciis; tandem annumerandi ve- niunt Aegyptii , ex quibus alii armis instructi erant , alii impedi- inentci curabant. Enimvero, ut habet Diodorus Sic. XIX. 80, Pto- ieraaeus Soter bellum contra Demelrium suscepturus movet 'iyuv -cjoiij (u.£v iJLvpiovg 6-A.ra.y.icyi'kiovg , inr.Bi; 5s TST/sKxt^/tXi'ouj, av v5o'«y oi !J.sv MceyieSoveg , oi §k [xia^o'^ipor khjur.xiav ok nlri^og , ro jixiv v.o[i.iC,ov l^sX-fl xal Tf,v kIIyiV napaTAsvhv , to 5s v.o(5av:\icp.ho-j zai npoi; ^ol^rtv Xp-fi^ilio-j habens XVIII. M. in peditatu , in equitatu IV. M. quorum ctlii Macedones, alii conductitii erant. Jegjptiorummultiiudo par- tim tela cetei-aque impedimenta gestabat , partim armis ad pugnae i pEYr.ox 7 usum instructa ertit. Sed posteaquam IMacecloues aiiique graecl milites illecii humanitate regis honoribusque sibi coUatis certuqi domicilium in Aegypto ceperunt, quodnam censebimus faciiim ipsi^ fuisse nomen ? Equidem cxistimo dictos fuisse xktojV.suj inquilinos ^ incolas cerium domicilium habentes , quod nomen occurrit turn in Pap. I. p. I. lin. 7, turn in Inscriptione edita a Lelronnio in Recherclies p. 3 1 3, ypaij.ij.'y-Bii; rm v.'scf. iva ypriiJ.c/.-:i7'^r,r7oixo vno{j.vYiiJ.oL . . . o v.v.i arrorraXsv «;i£i55o/.« vj Accrovnolii petti, utUbellus bidicio Chrematistavum subii- ceretur . . . qitetn etiam missiini reddendum ciiravi in urbe Laton- polis. Scilicet quo lempore Chrematistae sedein in urbe altcuius Womi fixerant, poterant illius Nomi incolae recta illos adire, quiu ullam facultatem a rege peterent ; at eo ipso tempore id vetitum erat incolis aliorum Nomorum , nisi facultatem a rege obliauissent. Nisi hoc severum praescriptum ponas , actum est de praecipuo fine, ob quern Chrematistae instiluti fuerunt. Etenim ex dictis ad Papyrum I. pag. gS. ideo Chrematistae universes Epistrategiae Ne- mos pererrabant , ut facile quisque posset iura sua obtinere , quin munera , rem famlliarem , patriam , potissimum vero agriculturam desereret ionga itinera suscepturus ut ad remotissimas urbes se conferret, in quibus magistratum adiret, qui vice sacra iudicaret. Atqui sapientissimum hoc institutum numquam attigisset propositum finem , si incolis Nomi Ombilici licuisset suum libellum iniicere in vas a Chrematistis expositum in Nome puta Antaeopolitano. Accedit quod facilis beatioribus locus datus fuisset vexandi plebem ; ipsi enim diu a patrla abesse poterant , quin grave detrimentum caperet res familiaris ; longe secus rei minus beati , qui agriculturae veT arti alicui operam dantes vadimonium facile deseruissent, atque adeo eremodicii fuissent damnati. Huic coniecturae , nisi fallor , maxime probabili suffragatur laudatus locus Papyri ; namque ibi Hermias , qui Diospoli versabatur, ac Diospolitanos Cholchytas in ius vocare constituerat , ausus non est libellum Chrematistis propenere in urbe Latonpolis, nempe in alio Nome, nisi pesteaquam facultatem obti- nuisset , utique a rege , nliwo-a iva. yfriixari7'^rj7oaii . . . sv Aor.r^jivno'kst petii ut libellus iudicio Chvematistarum subiiceretur ... in urbe Latonpolis. Eo etiam spectat hie, quem illustro , libellus. Scilicet ApoUonius optabat quantocius evincere domum a Cholchytis usur- patam ; nam Cholchytae Sia. nolityjtptixg Jrequenti operarum multi- tudine varia diversoria ad exitum urgebant. Interea Chrematistae erant in alio Nemo, puta Panopolite , neque fortasse nisi post unum PE\'UOJ{ 1 I aut alterum annum Tliebas veiituri fiilssent. Quid ergo consilli cenk Apolloiiius ? Petiit a rege , ut sibi liceret rem deferre ad Chremati- stas quamvis in alio Nomo ins dicentes. Voli compos faclus libellum coniecil etg to 7:rjO'A.it;xs'JOV sv nT5A£|U.(zi'(Jt c/.-pjuov xmo X^ri^ariinuv , 'M i'.ryy.Y-^'injg A|U,/ji.owtoj rou ,aiJL trsivs^ , eodem anno XLll^, mense Epif libellum, inqiiam, coniecit in vas Ptolemaide propositum a Chre- matistis , quorum dux erat Ammonius , vide Pap. IV. lin. lo. sq. Sad Chrematistae in Papyro dicuntur oi arso YIxjotsoXixou f-J/ps 2uv;vy;j a PanopoUte ad Sjenem ; ergo ne eorum auctoritas intra liosce limites concludebatur ? Quod si ita esset, atque aliunde coa- stet hunc magistratum ad universam epistrategiam Thebaidis per- tinuisse , iidem etiam limites assignandi forent Thebaidi , quae adeo conslaret Nomis PanopoUte, Thinite , Diospolite , Teniyrite, Coptite, Palhyrite, Hermonlhite, Apollopolite, et Ombite, in uni- versum novem, seu potius octo, nam, uti mox demonstralurus sum, Panopolites et Tliinites sunt unus idemque Nomus. Atqui Strabo memoriae prodidit , ac certissimum est Tliebaidem decern Nomis constasse. Quae quum ita sint, non tie uuiversa epistrategia , in qua Chrematistae ius dicerent , hie Papyri locus intelligeudus est , sed alia interpretatio quaerenda. Ego vero rem mecum ita reputo. Quo tempore ApoUonius hunc scripsit libellum , Chrematistae Pto- lemaide ius dicebant , uti mox evincam ; hi suo munere defuncti a Ptolemaide ad ceteras superiores urbes Syenem versus perrecluri erant. Ignorabat ApoUonius , utrum serius an ocius sibi a rege re- scriptum foret, adeoque quanam in urbe futuri essent Chrematistae quando facultas sibi a rege facta esset. Quare nuUam peculiarem urbem designans , genevalim petiit , ut sibi liceret libeUum in vas Chrematistarum coniicere a PanopoUte ad Syenem ; sperabat enim fore , ut interea dum Chrematistae a Ptolemaide Syenem versus se conferebant , sibi a rege responsum foret. Dixi , quo tempore Apol- lonius hunc scripsit libeUum , Chrematistas Ptolemaide ins dixisse. Rem ita se habere coUigo ex Papyro IV. lin. 12. ubi ApoUonius dicitur mense Epif coniecisse libeUum In vas Ptolemaidis. lam si I 2 PAPYRI Gn-VECl mense Epif Ptolemalde morabaiitur , eadem etiam in urbe fiiisse vklentur paiicos ante menses, quando ApoUonius libello regem adivit. Nam quum ignoraret ulriim sarins an ocius rex responsurus asset, ignoriiret etiam quamdiu Chrematislae quaquc in urbe mansuri assent , praesertim vero ea in urbe , in qua turn ius dicebaut , prudentissime fecit, si primam commemoravit illam ipsam urbem in qua Ciirenaalistae causas iudicabant, quando ipse libellum scripsit. Sed nova inde oritur implexa quaestio. Ptolemaidem posui in Nonio Panopolite , quiun ex D'Anviltio aliisque geographis no'.ni Panopolitis princeps urbs sit Chemmis, Ptolemais vero metropolis nomi Thinitis. Ergo ne litem lite resolvi? Dicam quod res est; op- portuna mihi sese ofiert occasio emendandi geographorum errorem existimaniium nomum Tliiniiem a Panopolite differre. Duo haec vocabula synonyma sunt, eundemque nomum designant , cuius metropolis post conditam Ptolemaidem a Cliemmi in novam banc urbem translata fuit. Nolo hie intricatissimam ingredi quaestionem de XXXVI nomis Acgypti ; aio in Thebaide Strabonera posuisse decern riom.os , subinde vero ex iis quae Plinius , Ptolemaeus , alii- que tradiderunt , alque ex numis colligi posse videntur, D'Anvil- lium racensulsse nomos quatuordecim. Eiusmodi Nomorum iiicre- mentum acceptum referant alii Piomauis novam Aegypti divisionem instituentibus; equldem repetendum etiam censeo ex polyonymia nonnullorum nomorum , quam recentiores geographi baud sunt assecuti. Sic D'Anvillius duos nomos pon'it Phaturiteti et Thebaruin ; iamvero ad Papyrum IV demonstrabo Patlijriten et Perl-Tlichas unum eundemque esse nomum. Paria statuo de Panopolite et Thi- iiite. Enimvero Plinius lib. V. c. 9 enumeraus undecim nomos The- baidis Thinitem quidem commemorat , at reticet Panopolitem , in- quiens : summa pars ( Aegypti ) contermina Aethiopiac , Tliebais vacatur. D'widltur in praefecturas oppidorum , quas Nomos va- cant, Ombiten, Apollopoliten , Herviontldten , TJdniten, Phaturiten, Coptiten , Tentjriten, DiospoUten , Antaeopoliten , Aphrodiiopoli- ten J LjcopoUten. Quae qui attente perpenderit, is mecura fateatur PEYftOX IJ necesse est , Piolemaidem ex Pliaio vel non fulssc melropolim all- cuiiis noini , vel illam fuisse noml Thinitis ; nam pi-OKimiores nomi ordinegeographicodigesti, sunt Diospolitis , Thinitis, Aphroditopo- litis. Adco liaud secus Ajjalarchides apud Phofium cod. 25o in Thc- baide primo collocat Kw.wj mhv , dein 'h'^pooirng odlvj , Ilavwv , Atsj r.iliv , -h am xaXoJTt ixr/.p'xv , quare exorsus a fiuibus Aegypli mediae ita recenscbat nonaos , Lycopolitem , Aphroditopolitem , Pa- nopolitem , Diospolitem ; iain nisi Piolemaidem coUoces in Pano- polite , ea vel niispiam est , vel non est metropolis nomi ; insuper animadverte Thinitem ab Agatarchide omissum fuisse. Tandem Pto- lemaeus silcntio praetermittit Chemmim ; namque post Aphrodito- politem nomum et Crocodilorum urbem commemoratam , subdit Qivi-r,g vofj.ig , Y.ai (r/iTosCT&Xt; 'Ep[j.to^j nro>,cf;.(Zt;- stTX [isaoyaog iiJ.oi'jK Kzsh ^uOTwg "ASy^ej Thinites nonius , eiusque metropolis Ptotemais Hermii ; poslea civitas medilei-ranea item ab occasu Abydus. Igitur ex veteribus geographis qui Chemmim nominabat , idem silentio praetermitlebat Ptolemaidem , et qui Thinitem commemorabat idem reticebat Panopolitem , et contra. Hisce non infirmis argumentis ex aucioritate deductis accedit ipsa ratio. Chemmis seu Panopolis, urbs antiqua fuit , ab Herodoto 11. 91. dicta to').!; fjis^aXr? vo/j.oJ rty ©kSkjxou urbs magna Nomi Thebaici , immo ex Diodoro Siculo I. 18. apriscis incolis exaedificata fuit in lionorem Panis, quem Deum Aegyptii Chemmim appellant. Earn "kvjmo'jStv v.7} liOonp-j'Ttv vMxoiv.h.v T.7.).v.'.y.'j linificii artificum et lapicidinarum ■veterem habitation em fuisse tradit Strabo XVII. p. 1167. Nobilissima ergo fuit urbs ac sui nomi princeps. Atqui Ptolemaeorum aevo non ita procul a Chemmi nova fuit excitala urbs Ptolemais , de qua ita Strabo I. i. IlTsXc/jiaVz-/] r.iXig ixi-ji-jxr, twv vj rn Qr,§!(l3t , xai ou-k bXoIztuv MEfiyswj, S/C.U71X y.cu crJrtriiJLCf. TzoAirrAov vj to 'E).Xy;yr/w zpomu Ptolemais civitas omnium maxima , quae in Tliebaide sunt, et Memphi non minor, quae etiam graeco more instiluta est. Scilicet Ptolemaei , qui ad perennitatsm sui nominis condebant urbem , eamque in AegjqJti meditullio ad graeca instituta ordiuatam collocabant, ut fldelissimos l4 PAPYRI GR.VECI .graecoque nomlni addlctos cives haberent in ipso regni centro, cu- raruut , quantum in se erat , ut Ptolemais civibus , divitiis rebus- que omnibus floreret supra ceteras civitates. Quae quum ita sint, putabirnus ne Ptoleniaeos praecipuum decus suae urbi invidisse ut esset Nomi metropolis ? lam Ptolemaidi proximos post Alexandriam honores concesserant sacris in rebus ; sacerdotium enim Ptolemaidis post illud Alexandriae nominatur in protocollo Papyri Anastasy (i) ; atque censebimus eidem urbi primes in re civili honores denegatos fuisse ? Fuit nomi metropolis , iiinc Ptolemaeus QrArfig vop.oq , v.a\ tir^rpoToohg 'Ep[jAo-j Uzohjj.atg Thinites nounis eiusque meti'opolis Pto- lemais Herniii. Ergo ne duae erant metropoles maxime propinquae, Cliemmis et Ptolemais ? Existimo Cliemmim earn fortunam passam esse , quam experiri solent urbes , quarum in viciniis aliae sur- gunt, quas reges ipsi curant iubentque esse florentissimas. Nempe Cliemmis civibus suis viduata a pristino splendore descivit , civili- busque decoribus spoliata nihil nisi antiqui nominis famam retinuit; honor etiam primatus in nomo fuit Ptolemaidi delatus, neque enim credere licet duas urbes spaiio vix paucorum stadiorum disiunctas duas fuisse metropoles duorum nomorum. Interea quum huic nomo duo essent nomina, alterum Aegyptium QtviTfi^ , graecum alterum navozyoXtVvjj , cuius duplicis appellationis alia exempla afferre pos- sem , geographi recenfiores duos admiserunt nomos, sed perperam. Lin. 37. A/jt/Jicovis;) Vide Papyrum IV. lin. ii. Lin. 38. X,o"/:«.«Tto-«vTc5 ) Locutio y_pr,ij.(/.':i'^u)^ t},v 'iv-iuzvj si; apiaiv dicitur, ut mihi quidem videtur, de iudice, qui libellum sibi de- latum excipit , atque in indicium deducit , quum cognitio illius cau- sae intra fines propriae iurisdictionis contineatur. (a) Solent Aegyplii Aniiquarii Papyrum Anastasy appellare Contractum Ptolemaidis quasi in urbe Ptolemaidis dcscriptum , vide, inter ceteros , S. Martinium \Q Journ. des Savans i^-i'i. p. 558. At qui universum Papyrum pauUo atteate legal, facile videt rem omuem Thebis fuisse transactam , ubi situs erat ■ii/(XoTo;ro$ divendilus , dcgebant venditores , et emptor j Ptolemaidem Tero noQ coimnemorari , nisi quateuus tabellio Sacerdolio Alexandriae Sacerdotium eliam Ptolcmjidis addcre voluit. Quare defiinant taudem dycti yiri euia appellare couttactum Ptolemaidis. Lin. 4o- ^pov^'/.oyyj) Paribus in adiunctls HermiaS Strategus per cpistolam significavit Ptolemaeo Praefecto Peri-Thebarum , ut La- tonpolim mitieret reos Cliolchytas Dlospolitanos , vide Pap. I. p. II lin. 33. Cur vero idem munus in hoc Papyro demandelur rii $ai'j- poLpyri Praefecto Praesidti , equidera non intelligo. Lin. 44. n,o«/5v;va£) UpcK-re70c/.! (voce media) tivv. /^fjr,fXK-(/. est pecimia aliquem inulcLare apud Tliucydidem IV. 65. Apud alios npdx- TEuOai ( medie ) et itpi's'sivj saepe iiotant exigere pecuniam , vide Zenne ad flgeri Iiliotism. ed. Her'm. p. 291. sq. et Schleusner iVor. Lexicon Gr. in N. Testam. ad voc. At inaudita est haec constru- etio, simulqnc poteslas vocis passivae np'hxnj^a.l. ti'ji y_pri[J.«rx ali- quem mulctari pecunia alteri solvenda. Quod si couferas aflinem locum Papyri VIII. lin. 86. Ttpc/.yOr,va.i auTov zx svnTtfj-ct mulctam exigi ab eo , videbis npy-xii^ou passive exigi, mulctari construi cum ac- cusativo personae a qua mulcta exigitur , et dativo personae cuius favore exigitur ; quemadmodum in hoc loco npcyOriVor.i fj-ot aurou? numos ab iis exigi mihi soh'endos , illos mulctari mulcta mihi sol- venda. Ibid. Toi) «fJ[X!5ij) Harpocration, Suidas, atque Etymologicon M. vocem i^vAioit illustrant. Etymologicon haec habet : 'A^txi'ou. ovoixv. SiKYig -/.am tmi* ozjcjiyouy aJotouvruy r^j ^l Sty.r,g to ztixTiixx apyupiov sorty d^oTiw6fj.cVov «iy).ouv, quae iisdem omnino verbis exhibet Aao- nymus apud Bekkerum Jnecd. Graeca •p. 199.32. Quare (ZfJwtoi/ est nomen iudicii, quod in eos exercebatur, tpii aliqua ratione iniuriam intulerant, ac pecunia aestimabatur. Huic potesiati maxime affinis est ilia huius loci. Enimvero hie innuitur iniuria in rem tranquillita- temque publicam illata, quam lex poena pecuniaria coercendam esse constituit, tum pecunia persolvebatur laeso. Namque ApoUonius nihil a Cholchytis exigere poterat , nisi vel tamquam damni dati repara- tionem , vel tamquam mulctam quae inter ipsos conveuisset, vel tamquam poenam a lege statutam. Nullum vero detrimentum passa fuerat ApoUonii domus a Cholchytarum occupatione ; immo Chol- chytae illam instanraverant , novaque 5(xv/r/;/^t« adiecerant , ita ut l6 FAPVRI sraeci nedum peiorem , verum meliorem reddidisse dicendi sint. Nulliis inter utrosqiie praecesserat contractus, ut de iimlcta cocitare pos- siinus. Superest ergo ut lex extiterit , quae varias poenas pro va- riis raaleficiis definivei-it , easque pecunia aestimaverit; sic Romanus Praetor qiiandoque actionem dabat in duplum, in Iriplum, vel in quadruplum. Quare Apollonius pecuniam exposcit xara to §ici:ypaixfi.cx. Sane Stol'^ocMij.c interdum significat ^laTX-j'j.a , et quasi npoypatj.ixcf. edictum , decrelum, vide Appiani et Piutarclii loca in Budaei Co»i- ment. in L. Gr. p. 161. quibus adde losephum Jntiq. Jud. XIX. 5. i. Polybium XXIII. 10. G. et Scliweighauseruiii \\\ Indice Appiani Alex. ad V. Recte vero illud decretum dici autumo , quod singillatim varia m.deficia recensens statuebat varias pecuniae summas pro quovis maleficio persolvendas ; sic enim voci ^idyfjau.iJ.ci sua constat pote- stas etymologica ac consonans ceteris eius notationibns, quas lege in eodem Budeo, et Schweigliausero ad ^ij.cc:cy. , quarum curator fuerat Nicolaus designatus. Praetermitto singula expensarum capita ; aio singulis respondere notas aliquas numericas, quarum summa ter concluditur. Earum imaginem exhi- bui in Tabula n. i , 2 , 3 , extremus numerus summam refert. Ima- gini addidi interpretatiouem signis Arabicis. Ilinc facile quisque colligit: I." in unitatibus , decadibus, et centenariis numeris recentio- res ac veteres graecos consentire , at formam numerorum 90 , et 900 , pauUo secus pictam fuisse , vide n. i et 2. 2.° numeros 2000 et 4000 designalos fuisse litteris /5 et 5, qua- rum summo apici accedebat linea sinistrorsum vergens , inflexa , ac recidens. Quare affirmare licet millenarios numeros scribi consue- \isse litteris /3, 7 , 5 , aliisque unitates notantibus , quarum apicibus ToMo xxxiii. 3 1 8 PArvrxi GKAFri addebatur linea siuistrorsum reflexa, ac respondens apici subscripto recentiorum graecorum, uti in (3^ y^ etc. 3.° Quod si verutn est , vident omnes Tiunieniin mitle designari debuisse elemento a , cui adiiceretnr linea curva nuper commemo- rata. Porro si attendas elementum a pingi consuevisse in Papyris ad formam a, praesertim quum non connectitur cum littera antoceden- te , atque huic formae imponas lineam inflexam , habebis elementum 2 , quae forma insignis occurrit in tribus primis laterculis tabulae ad notandum numerum mille. Cavetamen, ne banc siglam contlalara ex littera «, cui superiecta est linea curva millenariorum index , con^ fundas cum littera zeta Z maiuscula; ab ea enim omnino differt. 4-° Decades millenariorum noiantur numeris unitatum impositis litterae M, utpote initial! vocis [xvpiag decent mille ; quandocjuci ta- men littera M adeo incuriose pingitur , iit nihil sit nisi litiea curva utrimque vergens inferius, vide tabulam n ° 4- Sub. n.° 5.° exUibui nonnuilas siglas es eodem Parisiensi Papvro excerptas, quibus fractiones innui consuevisse existimo. Turn n.° 6 dedi fractionem i primo es Papyro ill. Parisiensi, in quo post se- mel commemoratas nvpov apraSa^ wmiji. §do r,tj.t>Tij\ eaedem iterum ita, ut in tabula est, laudantur ; deinde etiam ex Graeco Registro Papyri A Grey , in quo cubiti 2. [ areae vacuae venduntur. Atque haec de forma, qua numeri pingebantur aetate Ptolemaeo- rum. lam ad alias siglas illustrandas accedo , quae cum numeris coniunctae passim occurrunt. In Papyro XIII. Taurinensi video commodatam pecuniae sum- mam, quae sigla ( IpX.'f ) indicatur. Duo prima eiemenla sunt in- dubie ap (fortasse etiam accedit u pendulum sujira lineam), ini- tialia vocis ip-ppiou ai^genti ; tertium ^ liabeo uti indicem dvach- niarum , sane Archaeologi tradere solent drachmam designatam fuisse signo "<; ut adeo pecuniae summa mutuo data fuerit drach- marum argenti quingentarum. Praeterea idem Papyrus narrat, de- bitorem pendere quotannis debuisse drachmas 72, et olyrae men- suras (eerie artabas) 60, quas idem Papyrus aeslim.it duabus PEYRON- 19 drachmis; creditor vero conqueritur iam a quatuor annis nihil slbi solutum fuisse , ac reposcit ra; :tztzj iiniversas argenti drarlimas 1 268. Revera Sors erat draclimarum f , seu 5()0 Drachmae 72 per quadriennium solvendae .... 288 Olyrae meiisurae 60, elapso quddrieniiio, evadunt 24", harum vero quavis aesiimala 2 draclim. , habes . 4"^o Drachmae ( 2H8. Quum ergo recte omnia secum constent, siglarum interpretatio a me ailata iuduhia evadit. Ceteruin drachmae argenteae commemorantur etiam in Papyris IV et Vllf , ut pateat vulgares fuisse in Aegypto. Sed alia superest interpi'etanda sigla , quae me multum diuque incertum habuit. Scilicet eodem in F'apvro XIII. actor posteaquam repoposcit uiiiversam summam drachmarum 1268, petit praeterea ut sibi veluli damnoriim repensatio dentur /xe. Elementum / de- clarant Papyri, qui totis litteris scribunt ycrly.o^j; ma\ime vero Pa- pyrus IV. exliibens ^ vofitw.KTog, quod initialibus litteris yy scri- bitur in Papyro VIII. lin. 36; accedit Papyrus IV. lin. i5, in quo est )(ockx.onm'jivziM ; tandem initiali y , quae est in Registro Papyri Anastasy , respondent in textu verba yjxly.ov voiJ.iaii.onoi;. Ratum ergo sit elementum / notare aereum numisma , aereos cusos , aeream inonetam signatam. Recte enim vero. Nam aei-eus numus dicebatur etiam yjxliiio: apnd alias gentes. Sane in autonomis aereis Antio- chiae Syriae inscriptum Icgilnr Tocabulum ycdy.o'jg aereus , vide Eckel Doctrin. Num. f'et. pars I. vol. III. p. 2S6 ; turn , teste Pau- sania lib. VII. 22. 2, domestica monela , qua Pharenses utebantur, appellabatur yyXy.oQ^ aerea , ait enim x«),Errae dk yahing ri yd,u!7fx«. Tandem numi yo.\-Aoi ita commemorantur ab Etymologico IVI. p. 755. lin. 49- Tsraprnixoptov , ro riraprov [xipog zo\J 6§o}.ov , tov^iTu /aXzi! ouo" 0 yap oSolig , dxTw ^aXz&y? syji. rptrrinopiov dk , ri-j j £? yj/kMug , v.orrAi ^iloqivog , scilicet TsT^pTYiaoptov est quartet oboli pars , seu aerei duo, nam oholus constat octo aereis ; vocabulo TptrciaipK:/ , quod respondet aereis sex, usus est Philoxenua. Piaetereo Pollucem lib. ,2« PAPYRI GRAECI IX. segm. 92 , qui ait ct -/al/M yofj-iqj.xzicv r,v liizrov aerci niu- misma erant pan'uin , et alios. lam , queniadmodum in argenti summis indicandis , vidimus si- glarn drachmarum consuevisse mediam poni inter metallum ap , seu argentum , et quantitatem numericam ; ita in aereis numis media inter ^ aes , et notam numericam , esse debet sigla , quae designet speciem aereae pecuniae. Q;iod probabilius fit consideranti siglas Papyri III. yxi expressas fuisse a Papyro IV casu genitivo /aX- 'MVjzswjr'M 7ic-VT£ , tum in aliis Papyris metalli genus genitivo etiam casu enunciari /aly.oiJ , /jxlxoij vofj.iijp.az^jg: iam quum eiusmodi ge- nitivus pendere nequeat a nota numerica , pendebit utique a sigla intermedia, quae pecuniae speciem notat. Quamnam vero spe- ciem esse censebimus ? Drachmas ne? Sed, praeterquam quod sigla drachmarum diflert ab ista , ridiculum foret damni aestimationem in Papyro XIII. fuisse aerearum drachmarum quinque , in Pa- pyro Anastasy fuisse unica aerea drachma venditum cubitum 1.^. Neque etiam existimo /j.vav minam esse intelligendam. Nam in ipsa siglae figura nihil video, quod vel remotam affinitatem habeat cum liltera /Jt. seu maiuscula , seu minuscula ; praeterea, quum mina sit sexagesima pars talenti , minimus fuisset valor fundorum , quorum pretium in Papyris legitur , miniinae fuissent mulctae , minima damnorum illatorum repensatio. Quai'e persuasum haheo siglam , quae inter /^ et notam numericam iacet , notare talentum. Ipsa si- glae forma conflata videtur es linea superiore horizontali litteraer, tum ex duobus cruribus divaricatis litterae ). , poslremo inter utram- que partem interiacet linea diagonalis , quae infernam litterae r, et superlorem litterae X partem quodammodo repraesentat, ita ut nexus duorum elementorum r\ iure referat vocem za'koi.vrov. Cave tamen , ne haac siglam confundas cum nota millenarii numeri su- pra descripta ; ilia enim sublimis sese exloUit supra lineam 2 , haec humilis ac depressa ultra lineam non assurgit x. Accedit quod talen- ^m maiorem poliiceatur pecuniae partem, quam mina, atque adco rectius congruat cum locis , in qaibus occiu-rit. Sed audio quid dicant. Sollemnis est canon archaeologicus , talcnli nomine aigen- teum esse intelligendum ; hie porro aereum foict. Quidquid sit de aliis gentibus , hand quaere ; aio Aegyptios consuevisse talento- rum aereorum nomine designare certam aereae pecuniae summam. Re enimvera Polybius V. 89. i. memoriae prodidit Ptolemacum Philopalorem promisisse Rhodiis c/ojjrjimj xvXwj-xv. ■:p'.y:A.i7i(/. xa! YfA-Mu •joiJ.hiJ.a^nq -r}')r>:j-.y. ypty. argenii talenta trecenta , et ae- reae pecuniae talenta millc ; idem historicus lib. XXIII. 9. 3. refert Ptolemaeum Epiphanem dono misisse Achaeis ow./.i'ZM t(/1tj-c/. vo- fiivijiccog izsiTfiiijou /akv-oH ducenta talenta pecuniae signatae aej^eae. Vulgaria ergo erant talenta aerea apud Aegyptios, ita ut duplici. talenlornm genere uterentnr , argenleo , et aereo. Hanc verittitem confirmare lubet ex eo ipso, quod difficultatem facessebat numismatogi-aphis de talento AleKandrino disserentibus. Etenim Varro apud Plinium lib. XXXIII. i5. refert talentum Ae- gjptinm poiido LXXX patcre. lam si numerum LXXX de libris inlerpreteris , quum ex Polybio et Galieno (vide eos apud Letronne Considerations sur (evaluation des monnaies p. 1 00. sq.) constet talentum Atticum octoginta librarum pondo fuisse, Varro tradidisset talentum Aegyplium aequasse Atticum, quod falsum est. Quare de minis intelligendum est pondasLXXX; ita ut, quum Atticum ta- lentum sexaginta pondo esset, Aegyptium constaret ex minis 80, atque adeo Aegyplium ad Atticum fuisse uti 8: 6. Quare si talentum Atticum respondet Gallicis , seu nostris libellis 54oo, Aegyptium erit 7200 (vide Larcher ad Herod. III. p. 355). Appianus Alexan- drinus lib. V. II. 35. ed. Scliw. ait v/_h Ss to EiiSiSiziv zd'Xxvrw 'Alz- cavSpsio'jg ^puyjixig iTTsrcc/Aayjlixq talentum Euboicum tenet drachmas Alexandrinas septem mille , hinc coUigitur Alexandrinum non mul- tum distasse a nostris 65oo. Alii vero memoriae prodiderunt va- lores plane diversos. Pollux enim lib. IX. segni. 86. talentum Ae-" gyptiorum adaequat drachmis Atticis i5oo, seu noslris libellis i3oo. ' Didymus Alexandrinus (editus ab Angelo Mai ad calcem Iliadis'^- Frugmentorum pag. i56, hie vero non distinguitur ab Herone ) 3 2 PAPYRI GRAECl testatnr lalentum Atticutn esse riii U.zo'kiixo'iy.oij TSToaTrrXaViGv quadru- plum Ptolemaici , seu respondisse nostris i35o. Cleopatrae placebat drachmam AlexandriDam fuisse sextam drachmae Atticae partem , adeoque talentum Viexaiidrinum 900 libellas nostras valuisse. Tam maximum sententiarum dlvergiuro conciliaturi Numismato£;raplii , dislingiiendum esse censuerunt talentum Aegyptium a talento Ale- xandrine ; quae dlsiinclio commentitia, et ridicula est, fere ac si Alexandria ab Aegypto distingueretur. Ego vero hoc divergium re- peto ex duplici talenli genere. De argenteo intelligendam esse au- tumo tradilionem Varronis et Appiani , de aereo illam Pollucis , Didymi , et Cleopatrae. Tandem neutri tradition! fidem adiungo certum ac definitum utriusque talenti valorem constituturus , quia inde sequeretur aes ad argentum fuisse , uti unum ad septem, quae minima foret proportio. Fuerit enim aes rarissimum priscis tem- poribus , at aevo Lagidarum , quorum numis aereis scatent Musei nostri , existimo vile evasisse , ita ut , si nostra aetate aes ad ar- gentum est uti 1 : 40 , saeculis Lagidarum saltern fuerit uti i : 3o. Quare si , uti ex inferius dicendis constabit , talentum argenteam aeqiies libellis gallicis , seu nostris 65oo , liabebis talentum aereum par nostris 216, seu proxime 220. Coniecturis indulgens aereum talentum comparavi cum nostris libellis 3 20. Hinc dona Ptolemaei Philopaloris , et Epiphauis sunt eximia , siinulque probabilia ; hinc multae talentorum quinque, vi- ginti , et triginta quae in Taurinensibus Papyris occurrunt , baud sunt spernendae ; hinc cubitus unus cum quadrante areae vacuae merito unico aereo talento stare potuit in Papyro Anastasy , et Onnophris in Papyro Grey sua iura in mortuos vendere potuit tri- bus aereis talentis. Atque haec a me hactenus disputata eo tanium spectant , ut aerei talenti pretium primis lineis designem, non vero definite constituam , iustum enim valorem coUigere baud potui ex monumentis mihi quidem nolis. Maximam huic disquisitioni lucem aifundere potuisset Papyrus Parisiensis II, in quo certa fruraenti quaatitas divendlta dicitur talentis aereis sex, et 4 fortasse minis; ft PEV;\ON 2 3 scd quum, liianic Pajiyro , adsit lacuna In frumenti qnanlitale , oranis spes cerli docuineuti concidit. Nova ergo inomimeiila ntque intenra sunt expectanda. Interea iuvat nonmdla de talenti ai'gentei valoi'e addere , qniluis viam sternam philologis meliora dicturis. In Papyro XIII. video olyrae mensuram , certe artabam , nestimari liinis drachmis ar- genti. Didymi Alexandrini auctoritatem sequor feslantis artabam ae- tate Ptolemaica respondisse modiis Ronianis 4- i > ^^ subinde ex consuetudine Romanorum eo dilapsam esse ut modios taiitum 3. ', aequaret w yup r, apzc/.S-n iirAlwj ^' g", vuv 5; ^la xry puiJ.a'i/.hy '/p-c7tv h c^oTaSyj yor.im-J.'Cs.'. "/ 7" (vide enm ad calcem Iliadis Fragmentoruiii. edit, ab Ang. Mai) ; atque adeo de Romanorum temporibus accipio D. Hieronymi (Comm. in Daniel XI. 5. in Esai. V. lo), et Q. Hhem- nii Palaemonis (in libello de Pond, et Mens.) loca, in quibus tra- ditur artaba esSe modioram 3. 3 (a). Deinde Appiani Alexandrini Iraditionem amplector, quae talentum argenteum Alexandrinum ex- aequat nostris libellis 65o'o , atque adeo drachmam nostris 1,08. Hisce praestitutis, sequitui' artabam olyrae, sen modios Romanes 4-1 veniisse in Aegvpto libellis 2,16, atque adeo Romanum me- dium stctisse in Aegypto centesimis 0,48. Atqui ternis sestertits esse solebat Romae modius tritici (vide Letronne Considerations sur V evaluation des monnaies p. if]), seu nostris o,Go (vide lau- datura Letronne ibid. p. 85.) Mine patet fieri potuisse , ut Romani sue in foro vendiderint centesimis 0,60 iilud frumentum , quod (a) Hacc noil iu.feeHe co TToXXa. fxiv Tav aypinaiav iyxiiTou^ Titnovnfiha , no\Xa ie airx , xai raiv ri/jjpuv opviduv , hi Si ^a^nrn'tuv (;^&va)v , rafij^o:/; « ^svixoO TrXsisva y£VM calinos; vtis futile hoc esl artabas fere capiens viginli , in quo positae multae carnes fe- rmae diligemer paratae , panijicia mulla , et domesticmum avium , maiinorum niscium el peregriiii sahamenti plura genera. At quis credat vas fictile capiens vigimti artabas , seu modios nonaginla turn cdolari potuisse , tuiu mensae apponi ? ^4 PAPYRI OiUECI centesimis o,48 emei'ant in Aegypto , quae erat frumentaria Roma- noriim provincia. PatPt. eiiatn talentum Alexandrinum nediim aii- genduin esse supra libellas nostras 65oo ,. potius esse miniiendnm. Si eniiii cum 'S'aiTCnie talentum argenleiim compai-es cum nostris 7300, atque adeo draclimam cum t,ao, seqiieretur artabam constasse 2,4o, et niodjum Romanum in foro Alexandriae fuisse o,53; porro improbabile fit eundem medium veniisse Eomae solis centesimis 0,60. Tandem magis magisque pevsuasum liabebimus minuendum esse valorem lalenli , si perpendamus , me olyram Papyri XIII. duabus di-achmis aestimatam hucnsque compavasse frumento, quum olyra noii nobilius, sed villus esset frumenti genus, adeoque vi- liore etiam pretio constare deberet , erat enim olyra nostrum tri- ticum spelta , teste Plinio lib. XVIII. lo.facilis fertilisque in Ae- gjpto , uti ad Papynim XIII. dicam. Quantum per monumenta hucusque cognita licebat, prima ele- menta tradidi , quibus Aegyptia moneta Lagidarum illustrari, eius- que valor quadantenus coniici possit. Maiora dabunt illi , quibus maiora monumenta consulere continget. Lin. 48. ArijxEpyir/}iJ.ivot; ita etiam desinit Papyrus "VII. rovrou §eyvJoiJ.£voi>, sao- fj.£9a. rinu/^oTsg ton Sixociou , cui affinis est conclusio Papyrorum V Ct VI. ynvujj.i$a. . . . utsu/otes tv;j nxpa aw «VT!X«(f£ws._ PEYUON SS PAPYRUS IV. Alt. o,3o. lat. 0,34 lioearum 28. Erou; ij.S , jis^opn x£, ev Aiovzsolst r/it fisyaXij! tvjs 0y;o«VJoj. Eep HpccidsiSou ^'ppmop.ou zo-j U.;pt5r,§cf.g nsTsysyDTOv Tuv Kzyo Aio7!solc'j)g mg fxiyodrig xa! Xovc;j.z:7pr,i kpmxnrjq , /.ai Apirpr,i , xat Yle/i/rrti zuv Qpov , y.M Movzo^r,zL Eptsoo; , zatg nevzi Xslyvzcf.ig •/.a.zoiv.ouvzwj zr,v a.uzrjV ko).iv , v'kz\\j'jO'xi cpjzoig mpi nj svsSaXiv zar v:jz(;i'j 10 £yT£u|£4)g eig zo r,pov.itp.ivov ev Il-o}.s[j.v'iSt a'f/cto'J inso XpYi^.ocztTZ'jiiv , «v £iG9.'/w/vog A/j.f;ii)V!oj zou [j.oL i-an'f. Tzepi ze oi%ity.g g zo dtxatov , 05 y.ocOrr/.ii , xat fx'fi t7ss}.iuaijOv.t ixr,- axtzov AsroXXwvwv, ^r,^ aX).oy fj.Yi5iV(/. uTstp ccjzw iTsi zoxtg mpi zov ^evyi^vatv , 20 jOiii^ £57 aXXsv fir,Sivx z(M 7:oip aaiz'jiv , lupt iiridsvog azrXwg zuv Stix vcg svzvj^iag (rftixxivouivav y.aO avztvo-jv zpmsov. iocu 5; izsikOr, szspog zig us7£0 mzo-j , -fi z efoSog ay.upog eiz'j) , kc! npoaatsoTei actz'jj zotg Kipt zov Wsvyavvtv , n «! vv izsChSn z'^v 25 Tzap Kjzwj , iv;r.iiJ.ov napy.y^pr.iJM y^ vofXfriJ.y.rog xivnovi , x«i (£p«; zoig ^. ToMO iV\UL 4 26 PAPYRI GRAECI V E R S I O. Anno XLIV, die XXV Mesore , in Diospoli magna Thebaidis. Coram Heraclide Agoranomo Peri-Thebarum , Apollonlus dictus etiam Psemmontes , filius Hermiae dicti etiam Petenephotis , ex mercenariis equitibiis DLospolis magnae Thebaidis , ultio declarat Psenchonsi Teepliibii , et Chouompre Arsietii , et Aritre , et Pe- chj'te filiis Hori , et Montometi filio Eiiei , Cholchytis quinque , in- colis huiusce urbis , se composaisse cum ipsis litem., quani in eos intentaverat libello , qiiem iniecerat in vas Plolemaide expositum a Chremaiistis , quorum dux Ammouius , anno XLIV, mense Epipli. Turn de domo cubitorum sesdecLra , ex quibiis eubiti septem. forte a Cholchytis ante banc Declarationem empti fuerant contractu pa- trio more stipulato ; Turn de contumelia , et damnis , et aereis quinque ob iniuriam solvendis , nee non de ceteris rebus, de quibus signiGcaverat se postea , uti consentaneunv erat , ius suum exquisiturum esse alio libello. Item declarat , neque se ApoUonium, neque alium quemvis ipsius nomine molestiam uUam uUo modo re- novaturum esse siye Psenchonsi ei-u&que gregalibus , sive alicui ex suis , circa ea , quae in libello enunciata sunt. Quod si alius quis- piam eius nomine ntolestiam renovet, ausum irritum esto ; et prae- terea Psenchonsi eiusque gregalibus , aut illi ex suis , cui molestia renovata erit, continuo solvito mulctam aerei numi talentorum vi- ginti , item solvito. Regibus sacras drachmas quadringentas argenti signati , et nihilo tamen seclus agito secundum ea , quae hucusque scripta sunt. ADNOT ATI ONES Lin. I. Eto'j? fi^) In hoc Papyro Apollonius transigit cum Chol- chyiis litem , quam in praecedentl Papyro contra eos intentaverat. Annus igitur XLIV est Evergetis II. Lin. 2. E^ Hp'y.A.leidou) Nolui iiiterpretavi quam esset Ileraclidcs Jgoranomus. Neque enim Agoraiiomi munus aut iiisigne ac prin^ ceps , aut annuum fuit , ut Agoranomi , quemadmodum Archontes Alhenis , ad epocham designandam nominarentur. Ceterum annus satis superque declaratus est in prime Papyri versu. Qiiare i^i verti coram , quam praepositionis potestatem illustrat Valckenaer ad Eur. Hipp. iiZ , atque Hermannus ad Vigerum p. SSg docens usurpari de iudice , coram quo lis agitur. Patet igitur contractus Aegyptios grneco more initos coram Agoratiomo fuisse stipulates , vide etiam Pap. VIII. lin. 6 , ac quae disputavi ad Part. I. pag. 70. Ibid. Toj n£/3!$v;ozj) Quum saepe in Tliebanis Papyris occurrant nomina IliiiSroa; , IlaSj/siV/ig, et ev;oz?; , ea videntur unica adnota- tione illustranda. Ecjuidem constituo Peri-Thebarum et Pathyriti nomina varias esse appellationes unius eiusdemque Nomi , in quo Tliebarum urbs sita erat ; Thebaidera vero complures Nomos com- plexam esse Etenim in Papyro I. anni LIV Evergetis, Heraclides dicitur izsio^rj-r,^ zo-j risciJroa; /lm izut t'M KpomSav zov Nc/j.O'j , idem porro Heraclides in Papyro VIII. est S7sii77xrr,; y.at jwt zav npcTodc^v xrj UzctOcS'xg , ut pateat nomina to-j No,aoj et tou UiptOcSc; inter se commutari. Praeterea in Papyro VIII. lin. 10. 28. 53 pars pro- vinciae Thebarum posita in occidental! liitore Nili , in qua item erant Memnonia , dicitur r, At^vr: nu notOnptziTj Libja , seu pars Libjrca Palhjriti; atqui eadem pars appellatur »3 AtSuvj tou IlsptSfi- ^k; , sic enim in Papyro Grey iv 9-jvaSowovv sv mi AtSvvl ran IIs- pidr,§7.g vj xoiq Minvovstoi?, et in Registro ev QdVocSou^ovv £1/ zoig Mi^- vovttoi; rr,; AtS-j-ng trjg TlsptOr.ootg za^otg. Eadem igitur Nomi pars tranS Nilum modo audit V7 AtSw, rou Vl£p'.Or,za; , mode v: AtSvr, zn-j UaQu- pi-yj; iam quum nomina 5 nspiir.Sag et 0 nu\iui79acc consilium inire: -ciSivSat rt/x/jv /o^. XXXIV. ig. pro Ttp.iv honore prosequi : ziQojSai ifjxxd'kuiJ.p.a. II. Reg. XIV. "y. pro xorraXet'^vsiv re- linquere : viSiTOai naiSixv ^then. Deipn. VL p. 223. pro ncti^nv lu- dere , iocari : ^lc/.§r,v TiOiiSai Aesch. S- c.Th. i84- pro /3).«3rTE!v lae- dere : ziQsirSxt a-A.iS'xmv Horn. Odyss. L 1 16: ziOesOxi ij.dyrrj IL. if\- t^oi: ia Piadaro i/ifuutv Sij-uv 01. 8. 1 1 4- pro vEp.zac/.v , et -ciOi^jv.i aivi,v Sa PAPYIXI ORAECI j3ro absiv , atque alia bene multa. Quare iure constituere possum T[6s<76txt aivhv idem esse ac uvstv emere. Semel ac eiusmodi constructio usurpari coepit active, accusativus etiam mansit in passiva voce ; sic Aristoph. Nub. ya. St^Sipav ii/rj(j.ij.iycg , et Soph. Ti-ach. i5n. dilzov l'f/syp«iJLij.syrjv |uv5r)ja«ra, atque alia eiusmodi , quae vide in Matthiae Gr. Gr. §42i-sq. , active enim dicitur ivoirszEtv §i(pOipc/.v , iyypv.-fziv ^wS'fip.cno/.. Hoc tamen inter utramque vocem iuteresse de- bet discrimen , quod nominativus activae vocis fit dativus passivae, hoc modo , rwf/avu sjj.s ^itjQat avrin ego forte emi , et passive ruy- ychei iiJ.ot xiBdaBa.i wy/jv forte emptum milii fuit , vel a me empium est. Superest vocabulum eyyapiixv , sed dubium esse nequit recogi- tanti ea verba extremi versus Inscriptionis Rosettae tojj rs apoi^ , zat Eyy'jjjCKoic:, y.ai sllrivriiotg ypap.iJ.ao-tv ; ibi enim £y)(upta dicitur scriptura Demotica , quo etiam nomine donatur in magna Stele bilingui Taurinensi xi:,0£ iprjcpiaixa. Cfyc/.ypa'pv.c ivsi arriXcv XiOvjr^v ret; T£ ik\rrJv/.oi<; Y.rM vf/upioig ypa[j.iJ.c(.m hoc decretuin inscribere in saxea Stele Vuteris Graecis et Demoticis. Quamobrem wvvi i-j/apia erit cmptio patrio more inita , seu Demotica contractu stipidata , non vero peracta secundum graeeas consuetudines a Ptoleinaeis inductas. Sine ulla ambage Deraflticus contractus appeltatur in Papyro Pa- risiensi II. lin. 5- auYipafri xiYJiszia., et in Papyro Parisiensi III. lin. 20. srepog rig. Lin. 25. / y'iij.ivfj.oizog ) Affinis est mulcia in Papyro VIII. lin. 36. constituta /JxX . . . xa:J iipag zotg ^i{( , x«e) afp rn; Qr,§ , nctpa. 0(jopo(Tipio)i; xas twv aXXwv 7:(x(jTr')ofop!uv AfA£ 5 Tav nept (t)« Mejitvovea. pOU TOD TtpOg TTil OfHOVOflf ruv apyvpiii tou Ylxdu 10 pnOV , TTiV £371 (T£ XaTOT fvyYiv ns'socn^eOoi , ■■'■-iva ru/afi-Bv ^onQeiag. ■''O yap wnixaivoixevog l7iSa pog oierai npa^etv ri^oeg 1 5 T« (nv? v.adny.'svrot napv. ]S«5 Ta £wa(v)M5£V vara (twv fj.syt'jzuv) ^c.crtls'jiv Tzpoi (riTixyiJ.sva ntpt tou) [rnQsv y.7.t 20 VTiTOtt mj(y)Ta^xt ypv.'^occ "■'■ oig xa5ifl-/(£() ixflOiv riij.oa; i:pa7(Kiv ijyi^s napevo/liiv iv aviixzso §t7Toi uTsapyovziq yeiva 2 5 lis(6)oi npo^ Toig x«5 emT(ovg) rEr£V)(ozsg rri; nc.pa. aou (a)vT(),y)(i|/)£wg (£>TUX" I. liDearum i8. V E R S I O Phoramuli Cognate, et Epi- stratego , et Stratego Tliebai- dis, Osoroeris , alii que Pasto- phori Amenophis in Memno- niis. Haud mediocri iniuria affecti , et vexati ab Isido- ro Procuratore argentariorum proventuum Pathyrili , ad Te confugimus, ut opera conse- quamur. Enimvero praedictus Isidorus vult a nobis exigere quae minime decent, pvae- tergressus praecedentia decre- ta maximorum Regnm, qui- bus cautnm est, ne quid in- novetur. Quare petimus , si tibi videbitur , ut iubeas litte- ras dari ad eos , quibus par est, iisque caveas, ne aliquid a nobis exigatur, uUaque mo- lestia afficiamur, ut , omni re- moto obstaculo, rebus nostris vacemus, tuam opem conse- cuti. Vale 35 PAPYRUS VI. Alt. 0,3a. lat. o,og. lincjrum 15. Lacunis scatent. k OTparri'/ajt -axi (nparriyui na(px) OmpoYi(pt)og x«! zcov aXX(u)v 7t«(TT(O(p)O(9C0V Aft-SVU) (piog (za'p £v 70(15) Msfj^ovsotg. «o!(xo)U|a£v(o( o)u fxsTpcug x«£ ((5't)a7c-!0|Ue(v)o! uoto I(ti^ia!v((^£t)v. aftoi; (ja£v, £a)v 5 Sev rifioig npc.<77£iv fj.Yids napEvoylsiv , iv (xvsfi noatGToi VTSor.pyovzsg 7£evM|U.£6(a) npog roig xa3 £a!/rou(;) rszsvyo Tsg rr,g napOL nvj ocuxt Xl!i^£«5 ivx{vx)u V E R S I O PhommutiCognato, et Epi- stratego , et Stralego Thebai- dis, Osoroeris aliique Pasto- phori Amenoplus in Memno- niis. Haud mediocri iniuria affecti , et vexati ab Isido- re Procuratore argentariorum prove ntuurn Pathyriti, ad Te confugimus, ut opem conse- quainur. Eniravero praedictus Isidorus vult a nobis exigere mulctas plane indebitas, prae- tergressus praecedenlia decre- ta Regum, ue aliquid inno- vetur. Quare petiiDus , si Tibi videbitur , ut iubeas litteras dari ad cos, quibus par est, iis(|ae caveas , ne aliquid a nobis exigatur , uUaque mo- lestia afiiciamur, ut, omni remote obstaculo , rebus no- stris vacemus , tuam opem con&ecuti. Yale 36 TAPYRl ORAECI 3o EpiJ.(o^vi(y)et Hermorli 11/) ■np[o)iseyiig {■t)oiq £5r(//5£ia)y Ne attendas officialibns, qui v.«ivt^Etv tt, lJri(Sje ai/zovg (xHixtjsiv , quidpiam innovant, neque ni- alla roy; H0t(7iJ.)£vou; npauvs(70xt) hil mutare debent , sed quae TouToys np(X(jij{wj) exigi solenl , ea exij^antur. 35 ev.puvaiJ.iv ixn . . ap^oct Lj navvi k ludicavimus non suppetere. Anno VI. Payni XX. PAPYRUS VII. Alt. Oj3. Lat. o, i6. linearum 20, ^op.p.ovTi awpjzvit Y.a.1 tTisiiyrpoTfi'^inn next ) Recte V. et VI. addunt Trzjrifsowv. Lin. 3. Aixrjaaitog) Ex Canone Manetlionis constat compbires fuisse I'cges Aegyptios nomine Amenoplui appellatos, ac praesertim octavum regem XVIII." Dynastiae , qui prae ceteris inclaruit turn •yirtute bellica, turn studiis pacis (vide Champolbonium Precis dii Sj'Sf. Hierogl. p. 237, et Premiere lettre relat. au Musee de Turin p. 40) atque ut a ceteris homonymis secerueretur, dici consuevit 38 PAPYRt GRAECt Amenopliis IIus ; constat etiam Aegyptios reges fuisse efiigie, tem- plis , aliisque sacris honoribus cultos. Quare Pastophori Ameno- phis illi intelligendi veniunt, qui in honorem regis Amenophis sacra sua munera obibant. Quod si verum est , palet eliam Amenophim. peculiare habuisse templum in Memnoniis , quod cei'te dicebalur 'A/xivMipjsy , vel ^ hiJAvw^uiov. lain quum in uno Museo Taurinensi sint stelae supra vigiiiti nomine regis Anienophtep inscriptae, alia- que bene multa a Thebis advecta monumenta occurraut in Europae Museis , quae eiusdem regis nomen referant , merito CI. CoUega ideraque amicus iucundissimus Gazzera in Descrizione del Monu- itienti Egizi del Regio Museo contenenli leggende Reali p. 3i. 02. suspicatur universa haec monumenta uni eidemque Ameuophio Memnoniorum accepta esse referenda. Utinam vero mouumentorum invenlores diligentissime adnotassent locum , iu quo unumquodque detectum fuit ! IMulta tjuae ad geograpUiam , vel topograpbiam per- tinent certissime affirmare possemus. Sed ubicumque demum stelae Musei Taurinensis , nomine Anienophtep insiguitae, fuerint dete- ctae , certum tamen est , iadice Chanipollionio in laudato Precis p. 23'j. earudera, quae circumstant duobus colossis , quorum alter dicitur vocalis Memnonis statua , ac protenduntur ad occidenlem usque ad radices Libyci mentis , esse Memnonium , seu palatium Amenophis II. Nam in iis passim inscriplum offenditur nomen hu- iusce regis ; idem etiam pi'aefert statua a Beliionio detecta inter ruinas Memnonii prope colossum Memnonis. Quum ergo constet A)nenophini II , qui a Graecis Meniiion dicebatur , teste Manetho- ne , habuisse Pastophoros in Memnoniis, ac Memnonis palatium in iisdem Memnoniis fuisse ab Amenophi II. excitatum , videor nou sine maxima probabilitate constituere posse , palatium Memnonis dictum fuisse Amenophium , ibique Amenophim sacros honores ob- tinuisse post mortem. Quae si vera sunt, valde implexa oritur quaestio. Si Amenophim II. graeci Memnonem appeilarunt , unde Amenophio nomen fuit Meimnoniura , vel palatium Memnonis, ct ipsa Libyca pars Thebarum I l'-SYU(.l.N 3^ dicta est t« M^iUvowst* , cnr Osoroerls in Papyro scrlpsit kiJ.EVu(pi.ot TO'j cv Totg M:,uy5v£(9!g ? Nonne vel omnia graece scribere debuissct MinvMog TO'j IV TO!? Mifiviveioig , vel omnia Aegypiie A/j.svojipto? to'j ev Totg Aij.svj'pioig ? Qiiaestionetn propositi , quae tunc recte dissol- vefur , quum compertimi habebimns qnitl sibi velint voces Mi;j.v'j)v. et Meuyivnof ^ iitrum scilicet graecae sint , an aegyptiae ; quae nolitia ex lectione Papyrorum Aegyptiorum expectanda est. Memnonia qui- dem occurrunt in graeco Anligrapho Grey , quare demoticos hnius vocis characteres perquisivi in Papyro Parisiensi , atque eos de- prehendi, qui, me quidem iudice, notent iirbem mortuorum. Legi enim linea nona extrema , et initio lineae decimae Thjnabuvnn in urbe mortnoram Pathjtiti , ut fere credam nnumqnemque Nomum, vel insignem quamvis urbem sua habuisse l\Iemnonia , in quibus mumias conderet. Turn persuasum habeo Memnonia vocem esse Aegyptiam , puta iid n**OT locus mortuorurn , vel M.one m.«ot man- sio mortuoj-iim , vel ud nnoTn locus ahjssorum , crjptarum , quo- modo noTn abjssus saepe vidi in Codice Taurinensi, qui Sapien- tiae et Siracidis libros Thebaicos sistit. Interea Graeci ex Homerica traditione edocti fuisse Memnonem Tilhonis et Aurorae filium , Aethiopum principem , Acliillis manu ad Troiam interemtum, qiuim enm omnino vellent in Aegjpto invenire, atque audirent vel Li- J>ycam Thebarnm partem, vel huius partis regionem aliqnam ab Aegyptiis appellatam eo nomine , quod ad sonum piuvM valde acce- deret, continuo rati suum invenisse Memnonem, donarunt hoc no- mine spectabile monumentum, quod in Libyca ilia parte universes in sui admirationem rapiebat , scilicet vocalem Colossum , deinde proximum 'Ap-jvisisv dlxeruiit Mr/Jtvovsitv seu palatinm Memnonis, tandem universae Libycae parti Tliebarum nomen fecerunt phirali numero ra. 'MipyivEic. Quemadmodum vero nomina chorographica , quae solemniter a regni adininistris consecrantur in actibiis jiu- blicis, facile obtinent atque omnibus progressu teraporis proban- tur , uti 0 ITcpi^rT/Ba? facile obtinuit , penitusque delevit Aegyptium 0 n«3i;/itTrj5 ; sic nomen to. Uiixvoviia. facile ab omnibus receptum 4o PAPiTvt GKAECI flit. At quurn nomina ri Meuvovnov , et o Mj'uvgov, quibus Ameno- phis eiusque sacrum palatium designaretur, nan ad rem civilcm pertinerent, sed sacram, perrexerunt Aegyptii, maxime Sacerdotcs, dicere ' AjuvJifLov , et 'A/^sVajy!;. En cur Osaroeris noster scripserit A^cvcjywj zo'j sii xoi? Mc[xyovHoi;. Primam vocem 'Aij.sv-j'ifto; religio, quam Ptoleinaei reverebantur, consecraverat, atque in saciis Ae- gyptiis monstrosa inauditaque fuisset phrasis citUus Memnonis ; al- teram vocem I\L-,avivji'cig usurpare debebant Pastophori in libello supplici, si a Ptoletiiaici regni administris intelligi volebant; in- terea vel Ms^oivo'vEia scribentes non longe discedebant ab Aegyptio vocabulo valde affini, quod ad sonum altinebat. Ceterum adeo fal- sum est Amenopbim II. fnisse Memnonem Homericum, ut huic sy- iionymiae refragentur rationes chronologicae. Nam Troianum bellum susceptum fiiit circa annum laoo ante Clir. natum, Amenophis vero regnavit anno 1687, vide CbampolUonium in Premiere leltre relat. au Musde de Turin p. 107. Quamobrem Memnonis nomen Amenophi factum a Graecis, aliunde repetendum est. Sed quando de Memnoniis dissero, ac de iis frequens occurrit meiitio in Papyris, iuvat hie colligere quidquid ad ea iUustranda suppeditant inonumenta Aegyptia. i.° Memnonia omnino distinguebantur ab urbe Diospolis. Nam Tasemis in Papyro XI. profitetur duas sibi esse domos, quarum altera tv Ataazsoli: rrit iJ.£yoi.\r,t in magna Diospoli , altera iv rsij Mjuvsveiojs in Memnoniis. Praelerea duo Paraschistae in Papyro ^'III. urbem ac provinciam Peri-Tliebarum inter se ita dividunt, lit alteri Diospolis urbs obveniat , alteri Memnonia. In Papyro Grey Onnophris dicitur XolypxYig tiiv hio^nole'^q xri^ neycdrig (vide me ad Part. I. pag. §1), et in Papyro IV. Parisiensi lego cporipioq TO. upov X'^'^'/J^ ^'-^ ^^- ^^-^^ nsfj-vwitaiv suppleo nor.ox 'OGop'^'/iptog TOO ' Q,pou Xolyuzou oash rw i/. t&v MspiVov£ic>)ii ab Oso- roiiri Hori filio Cholchj ta ex iis Meninonioruin. Recte porro Memnonia ab urbe distinguebantur, nam inter utramque partem medius flnebat Nilus. PEVRON 4f 2.° Amenophium, seu palallum idemque templum Amenophis II. erat in Memnoniis , uli pauUo supra demonstravi. 3° Midta sejjulclira privatorum hominum in Memnoniis erant; nanri Antigrapliuin Grey commemoral cadavera coadila iv Qwy.wj- vovv £1/ rotg MEjxvovEiotg Tr,g AiSuTig zo>j JlfptS'/joa; zcx.tj)oig in Thyna- bunun in Memnoniis sepulchris Libyae Peri-Thebarum ; nisi po- tius veils haec sepulclua conslituere in Libyco monte, qui liumana arte cavatus permuUa tenebat hypogaea ad niortuos condiendos cou- cinnata , atque sic ipse Libycus mons intra Memnonia concluden- dus esset. 4-° In soils Memnoniis poterant ex legibus Taricheutae, seu ca- daverum salitores , habitare; quod etiam de Cholchytis fuisse priscis temporibus statutum persuasum habeo^ vide me in Part. I. p. iiZ. Coriarii Memnoniorum occurrunt in Papyro Anastasy. Quare colli- gere licet ad Memnonia detriisas fuisse artes immundas , et quid- quid polirioribus hominibus facile stomachum movisset. Sed quum lionestissimae etiam domus essent in Memnoniis, uti mox dicam , sic palatia ac templa , auguror immundas artes fuisse intra certam ac definitam Memnoniorum regionem conclusas , fortasse ad radices Libyci montis. 5° Numerabantur etiam domus honestissimae ; sic paler Tase- mlos vir Cholchyta in Papyro XI. domum in Memnoniis possidebat. Coriariorum domus posita in australi parte Memnoniorum vj rui «5T0 vozo-j [j.ep£t Mc[j.yovs(ov (lin. g. Papyr. Anastasy), adeoque circa Medinet-Abu, afiinem habebat pjnr,v ^aailr/.rrj ojiani regiam , quae fortasse fercbat ad Medinet-Abu, seu ad regiam Ramessis Meiamun. 6.° Studium, quo CholcUylae domicilium suum a Memnoniis ad Diospolim transferre curabani , evincit Dicspolim longe lionestiorem Memnoniis sedem habitam fuisse. Ex hucusque dictis generalim colligi potest , Memnonia prisca aetate sedem fuisse honestlssimam, ita ut Amenophis et Ramses palatia in iis sibi extrHxerint ; at , semel ac urbs incolis vlduata fuit, omnes praeoptasse domicilium Diospolis ; in eamque se ex ToMo x\xm. 0 ^t» PAPYIU C.RAFC.I Memnoniis transtuUsse , ita ut Memnonia Lanirlanim aevo domici- liuQi evaserit iii'.'eriorum classium. Atque haec ex Papyris Graecis mihi videbautur coiistitui posse de Memnoniis. Ibid. Tov ev zot; Ita etiam V[. At V. xc^v mpt toc Mspyovia , ut designari videantur Pastophori Memnoniorum , quae appellatio in- certa et vaga est. Lin. 5. To'j Trcsg rni otKOvoiJ.tctt rou Xl'xOvpirou) Mnnus lalissime patens, atque incertiitn , quod ad omnes , qui varias Patliyriti ra- tiones procurabant , aeque pertinere potest. At illud defniiunt Pa- pyri V et VI. legentes tsu npog ttiI or/.ovoij.toct tojv apyvpnuv tod JlotSupaou. Milii vero reputanti quid post apy'jpcuav argentaviorum esset subaudiendum , opportune in mentem venit Inscriptio Roset- tae , ter accui-atissime distinguens proventus , atque impensas hoc modo , lin. ii. apyupiAocg te aoci G'lTinag npom^oug proventus argen- tarios et frumentarios , lin. i4- o-uyra^sfj acrfxag xi y.ai ap'^vpiv.cg taxationes fvamentavias et argetitarias , et lin. 21. SocTsavag ap-^p- prAxg re x«i Ta. De potestate verbi otr>ixai postido , -volOjiabeo, vide Si-hwei- gliausenim Ind. Poljhii ad v. Enndem etiam consule de constru- ct ione npy.zmv tivk zi exig-ere nb aliquo rem aliquam ; concinit et prima Inscriptio Oasitica edita a Letronnio lin. 28. 75 Ssy.dzsy.orjv i'/i) i'/Mftoc^a ou aurouj s'srpaSsv tqv Noju-ov ego decuplum exigam eius , quod ipse a Noma exegit. In VI. est OKTat !^r,u.t'}wpay.Tr,TEtv. Eusta- tliius ad //. E. p. 438. illustrans vocem izoizslrr/w , ait eiusmodi fnrmam esse Syracusanam, idemqne ad Odjss. 0. p. 3o8, addit eliam loniram. Theocritea porro sunt nEyjy.'ji Idill. XV. i. nz'^oiO'jy V. 28. JTswo'vico X. I. SeSolyM I. 16. XV. 58. h.W.dQu 1.63. Nostrum eT^ty.eyjtpoDvzog declarat Alexandrinis etiam arrisisse eiusmodi formas praesentis ex perfectis efiictas. Verbum 'Qr,iJ.io7spot.v.-:i(^ inauditum quidem est , sed ad analogiam compositum. lam , quum ?yj,a('iVc(a; , x«! Sfisrivsroap , >tai ;:« xxt MEaSSou xwfiiuv T(v7g A)«Sur/s toy n(«5)y(5jT(5u, 10 x«( n(i))£«jg , x«( nv5! , x«e Ilitjiu^fco; x(X)'Xav xiu/jiijy ry;j Aiouvjj (ri-j Ko7s)zr(iu xaj ttj; tmv £v mt ^iovtsoIbi upe(iyj) rou Amxayog (x.at) Tuv T5UTUV ^O'jXwv , x«! T'cg T5U ktxp.oy(iiio)v Ajoo-wqXsws xat ) (pY,7)o(;xzy. 4o (To'jt)ov (?£ T5V zpotsov oixoloyicfg v/v:)Tr,g , o A'j.ev«5vij {c.p)yyiy ZYig «StKt riyog sv zat A/jLju.wy(£iii z£Xsuzr,ffxvzog- ofxorjig 5s nou Ivc^'^.xtzog Twv iZ!3-5 zou Ko)(lcx.}iog zou nc(Oup(izov) [X£Z£V£yB£vzog £ig zo AixiiM VUiOV zou UlOU OCJZQl) X.C(i £V ZM AfJl,j(/.«V((£i)50J T£X£'JTrjO'5(VTOJ , OUOT/J JXlOCg zoiv £1X01 a.z:!o5ie7zakiJ.BVO)v XM/icav, x«! £/ji9( y.0!.5riA0VZ0g zovzovg ^£poi.r;s£u70(.i , 0 kp.ivuQrig £0£pOLZS£lia£V 5o wjzoDg noLpa. zo v.v.QrrMV. vuvt $£ K(X( IV zai pL aSup 'Epuoig zou ApSriKiog , og YiV zo(rso)ypa.ixp.a.z£ug riwEwj mg AtSuiiS z(ou Kow)t(tou , Quzsip x«! zriv xaTS(X{(av £!x)sii' x«! ra 55 uzsapyoMZOi. auzui noivza £7ziv , v.a.t zpozsov ziva. (£zsvjza)xou zaXkoi. zYig Il4)£uj x«( zav alXuv zonv sixot oa!oSi£7za\ix£vav xafxjuv , xai (xoCkiazix zav tv mi n«£j Ttpayfxx 60 ZMOJV , y.cu zo np£7oetov syovzog notpa zoug x[Houg) zou^g) ev zr,i xw/ayi« PEvnoix 4? Tog , x«T« 5s T(y« (Tuv(r:;/£()«v teXsu TvjuavTo; «-jr9y sv rjji A!9,>sroX)£r 65 o A|tJL£vw9rj5 7ioX(y . /itaWvOw a)i/f^!?)£/3jO(i) s6spa.v!ii)7BV (iiixim ay^uvi) ,. ^c(t «urc xpa^iai zivi ii<.rpipoiJ.(^evog xki) azsoGrx ziKiii zporsut, KXt (sc(v~)(>)t (j-VjoXw ■JO £^5'j(7(av T:£pt(notiufj.cvog) vmp bocuxov (fpovayj on xa(T4))x(yvi3'£ SspawEueiy) outi T9UTSV , ouT£ (tsvj oXkaDi; T)sy5 npo ysypaixuivov; , (svx slow ccoiz-tas ens' Ey^Kwrair j nS £x Tcjy sfjioj aw(o5(£a'r«X/A£ys^v) xw/awv. i- £,ao( 5s xa9viXoyr(es fJtou Tov ^tav V.IM x «x6X(S»y xaTsyi/ooxtag tt ff£;(9y Tog 7ta.pa<7vvypa.!fM<)s euiri(J.9i , next iv ouOivi xiQ(£[j.svos) TX s^axoXou^ouv T« «yT4)( (£)3y!T([j:A!a )v£«T((7a /Sk^jXsu (7( 0(1 7:Epiz/0[XiV StO «|[ii) K'JCCliuh 85 ffxixBvov oa/x[ov iV!0!.va.y)v.aiaa.i to Jtxaiov vTsnctyiiv [loi (x«t np]a.yOr,va.i opjzov la eumnix , xat (TtSjOt rt)«yTii)y vaSuvxc fXOt TO 5(XO:tOV (W£|3{ 5s) TWV £(70jUl£VWy fjio! pX«(Swi/ x«j TrXK^wy T)avT« ffwjn!ffefji«« 90 Toi- npo; ($icipt<7ixov). aiTU/et 4S PAPYRI C.KAeCI Heraclidi ex Custodibus Regii Corporis, et Praefecto , et Pro- curalori provenluum Peri-Thebamm , Petenephotes filius Petene- photis Incisor cadaverutn iri urbe Diospolis iMagnae. Iiiiiiria affirior ab Amenothe filio Hori Incisoi'e cadaverum. Et- enim anno LI. die XIII. Payni pactum invicem stipulati snmus per Dospollianum tribunal Agoranomi Exterorum , in quo Ameno- ihes spoiidebat niihi fore, ut in posterum suam operam coUocalu- rus non esset in incidendis incolis Memnoniorum, et....ynei, et Tnempamenei, et Sepinpoar, et Pa . . . . , et Mestbu, qui sunt pagi Libyae Pathyriti, et Poi, et Pei , et Pmychei, qui alii sunt pagi Libyae Copliti , neque in incidendis in Diospoli Sacerdotibus Am- monis , eorumque servis , nee non incolis Ammoniei Diospolis et Plioerei , neque tandem in incidendis Exteris , qui sive uti pere- grini , sive uti incolae , in praedictis pagls habitent. Contra ego spopondi Amenothi meam operam me coUocaturum non esse in incidendis incolis Diospolis (exceptis tamen Sacerdo- tibus Ammonis , eorumque servis, uti supra declaratum est), ne- que in incidendis cadaveribus Cerameorum, et Thmononcoephei , et Gabdi, et Proettibionis Peri-Thebarum , nee non Poenpoei Coptiti, neque in incidendis Exteris, qui sive uti peregrini, sive uti in- colae , in praedictis pagis habitent. Uterque vero spopondimus , neutrnm incisurum esse cadavera illorum, qui pagos alterutri assignatos incolunt, neque servos, ne- que operarios, qui versentur in alterutrius pagis; item non esse eollecturos neque legumina , neque Tinum , nee quidvis aliud quo- cumque demum modo; similiter neque incisoriam curam , neque coUectam inituros esse apud eos , qui in alterutrius pagis domici- cilium ab anno XL babuerint , si contigerit eos ad proprios pa- gos reverses esse. Neque mihi licere cadavera , quae ex Poenpoei in Poin Libyae Coj)titi transferuntur , curare , quia in praedicto pago non sint ; neque etiam licere Ampnothi curare corpora extra Poonpoeum defuncta. Spopondimus vero mutuam pactionem ser- vaturos esse , netj le nobis licere ullum ex supradiclls pactis prae- tergredi; secus iniquuin ausum irritum esto , et reus coiilinuo sol- vito illi , qui pactis stetit , quaecumque demutn fuerit nalura aut speries iufractiniiis , mulctam , aerea talenta triginta , lum dam- num illatum ex le-e aestitnandum , tandem sacias Regibus drach- mas argenti signati tercentas , ac nihilosecius pactio rata permaueat, quemadiuodufii inter nos spoiile convenit. Quum pactio ita se haheret , AmenotUes suarum iniuriarum ini- tium faciens, — primo, quum in Ammoiiieo defunctus esset Pamon- tlies qiiidam , — postea , quum ex Latonpoli filia cuiusdam Coriarii translata fuissel , itemque ex Hermonthe duo filii Philoclis , quorum alter mortuus translatus est ad Ammonieum , alter in Ammonleo mortuus est — similiter , quum filius Sniblaitis incolae Coclilacis Palhyriti (qui pagus milii fuerat attributus) translatus fuisset ad ^mmonieum , ibique in Ammonieo vita functus esset — atque meum esset haec cadavera curare ; Amenollies praeter ius fasque ea cu- ravit. Nuperrime vero eliam, anno II ^ mense Athyr , quum Erieus Arbecii filius , qui erat Loci-Scriba Pois Libyae Coptiti , ubi do- micilium suaque omnia habebai, et quodaramodo aliis in rebus prae- erat Poi ceterisque mibi assignatis pagis , maxime vero oflicialibus Foim incolentibus , Senioris etiam honore insignitus erat apud alios incolas eiusdem pagi, longeque excellebat; quum, inquam, Erieus forte fortuna in uibe Diospolis e vita decessisset, Amenollies uiulto magis audacia coilfirmatus etiam hunc curavit violento studio, qua- dam dominandi cupidilate elatus , et rebellum more, sibique ma- gnam aucloritatem arrogans , supra se ipsum cogitatione elatus baud dubitavit sive hunc, sive alios supradictos curare, quum ne contingere quidem posset seu ipsos , seu alios quosvis ex pagis mihi aitributis , meum vero esset {eos curare. Atque haec adinisit Ainenothes) qui in se suscepit pactam inter nos mulctam, uihilique ducit mulctam , quae inde cousequitur (ac regibus solvenda est). Quare peto , ut eum accersas , et cogas mihi poenas dare , el ToMo W.XIII. 1 00 PAPTRt CRAECI solvere mulctam , ac de omnibus edere mibi quod iustum est. Quod vero attinet ad daiuna et incommoda , quae passurus sum, de his dislinctam recensioaem componam. Vale. ADNOTATIONES Lin. t. B|9«xX£{ Je( ) De eo dixi ad Pap. I. p. I. lin. a. lb. K«( £371 Tojv ffpoToiJ-uv) Dc hoc munere dixi ad Pap. I. p. I. !in. 3. Lin. 3. Ilapaoj^iffTou ) De Parasdiislis , seu Inc-isoribus cadaverum , disserui ad Pap. I. p. L lin. 21. Ibid. Twv cuTso) Ex iis quae disputavi ad Pap. I. p. L lin. 9. patet ellipsii;! ita supplendam esse vsyj awo AioirsroX^fa; r«s \i.i~^ahric, tw.rtc^ (T/iijzM) , ac designari Paraschistas , qui in urbe Diospolis suo mu- nere defungebantur , eorumqae prinoepiS certe erat Pe-tenepbotes. Liu. 5. NAL) Anno LI Evergetis 11. Lin 6. Aia zou) Praepositionis ^tx extrema lineamenta mibi qui- dein certissima apparebant. Ibid. 'Esviy.ou \yopavo[j.iov) Praeter '£,ivty.ov ' kyop!xv6[j.ov in lioc Pa- pyro commemoratum, occurrit in Papyro XIII. d twv Bvjuv Tfpottizr^ip aUenigenarum quaestor. Dicendum ergo est de zoiq S^ivotg. Hoc nomine venire alienigenas , qui in Aegypto versantur, nemo negabit. Ki^ivoi, uti est infra lin. 19. alii dicuntur naper^tSniJ-ovvTeg , alii x«T5(xowT£j. Sa^pe alibi haec duo nomina coniunguntur. Sic in Inscriptione Fourmontii edita a Rochetiio (Deux lettres sur I'au- thenticile des Inscriptions de Fourmont p. 1 28) MsTaavi'ojv xat 'Ap- ■y£!&)v V.OU TMV oCk'krjiv fs'vojv xaTotxoiJvTe; y.ca 7:xpez!!tSaiJLCWTeg Iv ' Aij.uy.\c(ig M-ess.enii , Argivi , aliique advenae , seu qui stabile, seu qui temporarium doinicilium habent Amjclis honore prosequuntur Demetiium. Et in Oxoniensi Marmore CLXXXI. 'A^viwai'oji/ v.ai Tcj- [xai'M vMi Twv «X).«w Ie'vwv )t«ro£XoiJVT£j xai nc(pnst$r,[j.nvvz£g s.v Avi'Xco. Paullo secus Polybius XXX. 4- lo- de Graecis Romae versantibus ait ou [j.riV roig ys nuptTsi^riixoumv , ours zaig iad [j.ivout«To<- KoiJvTs; x«! oi irstSrtiJ.ouvTEg rn nolet omnes Romae incolae , et qui aliunde in Urbe adsunt. Ut facile omnes intelligant tou? xaToixsiJvT'yj Is'voy; esse alienigenas , qui aliquo in loco certas sibi sedes ac per- petiuina domicilium constituerunt ; roug icupiTsi^ytixowry.q esse alieni- genas , qui ad tempiis alicubi morantur. Hine nv.fjiT^n^Yiixiix de vita hominutn in terris dicitur apud Aeschinem Socraticum Dialog. III. 3. noLpiTst^riiiia. ti'j irriv d filog , cui afBne est iilud Antonini II. 7. i jSj'os .... ^i-Jiu STstSvutoc. Hinc euni ^i'jot^ comparantur in N. Tc- ' atamento , ^iun nott re«^£si!'iJ»fi.ot' shtv smt r/!g /flj ad Hehr. XI. i3. Jam vero in Aegypto complures fuisse ^s'voy? advenas , qui vel mer- caturae gratia , vel stipendia facturi ad tempus commorarentur , alios vero qui sedes iam diu in eo regno fixerint , sciunt omnes. At noa ita facile defiuierim , utrum nomine twv 'i.bj'M xaMtxoui/riui/ venirent etiam ipsi graeci, qui, post Aegyptum a Sotere occupatam, in varios Nomos se dilFuderant , in iisque stabile domicilium sibi elegerant. Sane 6'de mains videtur Ptolemaeos , ipsosque regni priuiores , e Graeria oriundos , passes fuisse ceteros graeeos incolas Aegypti , lion tanlum ab Aegyptiis , sed etiam ab ipsis graecis magistratibus compellaiH nomine x&v ^ivcav, immo ipsum graecum Agoranomura appeliasse se Isvc/.iv ocyopocuofiov , et Quaestorem Graecorum dictum fuisse a graecis rev npx/.Topix riSy ^iyjiV Quaestorem alienigenancm. Fide, inquatn , maiora haee videntur. Memoriae succurrebat /Vrte.'or peregrinus homanorum, quem ideo creatum fuisse tradunt, ut ius diceret cum inter peregrines , turn inter cives Romanos , et pere- grinos (Liv. XXII. 35) quia , crescente in dies frequentia peregri- nornm Romam immigrantium , Praetor Urbanus nequibat universis satis esse. Ergo ne , aiebam , adeo peregrinorum numerus excre- verat Thebis , ut eornm gratia peregrinus Agoranomus necessario *;reandus esset? Atrpii Th^bae , nediim incolarum frequentia flore- pent , potius in solitudinem redigebantur. Praeteren quid erat, cur solis peregrinis concederelur Quaestor ? Quoduam tributi genus PAPTRl GSAECI pendebant peregrlni adeo frequens ac grave, ut UrbaniiS Quaestor irapar esset ill! exigendo ? Ceterum non -video qnidnam peregrir.os allicere posset, ut frequentes Diospolim se confement. Quae quum ita sint, inclinat animus, ut credam nomine rw Is'yjv venisse graecos ceterosque , qui Aegyptii non essent; at ^e'vouj y,aror/.ouvrc(^ eosJem fuisse ac '/.oczoiKOvg graecos incolas , de quibus dixi ad Pap. III. lin. 4- Quod nomen non obtinebat quidem in civitatibus ad graecos mores institutis , quemadmodum Alexandrine et Ptolemaide; sed in ceteris civitatibus, in quibus maior inco- larum pars constabat ex Aegyptiis , seu iy/ppion;. Id vero facile patiebantur Lagidae, ne, si de nomine lis moveretur , dictis minus audientes haberent Aegyptios. Lin. T. Acts r/ig tmv Ms/xvoveigov ) Articulus ng coniungendus est cum suo substantive lin. i4- nocpacr/^ivTitag ^spaTsuag. Paria die de v.at rng lin. 1 1. i3. i3. Lin. 8. TvefjLW«jU.yiV£(V)?) Nomina oppidorum a Papyro hisce et se- quentibus versibus commemoratorum ignorare praestat. Coniicere possem n*?( lin. lo esse hhi domum; Hmv lin. 28 esse noge gre- gem, cellam, stationem, adeoque rioEvsrueoj; respondere Aegyptio nofte nnoge statio gregis. Praeterea Msa-SSoy lin. g derivari potest a jwoojTe 6uj regio arborum; nam MOtyxe est pars , regio, eiusque afTinis AtetyoiT est campus , unde apud Zoegam Calal.Cod. Coptic. p. 3o neocy niuiecyo'f" Nomus camporum in Nomo Sebennytico ; porro Suj est lignum, arbor. Vox Qfj.cvov'/.oi(pe(^g lin. 18 deducenda videtur a TJU.tune vel xjuoone mansio , habilatio , pastura , quo nomine venit etiam urbs Aegypti , quam Arabes Minieh dixerunt, et KHq frigidus , vel KHne fornix , vel kh6 duplex. Sed quis haec certo asserat ? Etyma ex se iam lubrica , incertissima sunt in nominibus Aegyptiis ad graecas formas et aures refictis. Quan- tum hac in re liberrime grassati sint graeci litteras mutantes, ad- dentes, vel dementes norunt qui nomina propria demoticis signis exarata contulerint cum iisdem graeca civitate donatis. Quamo- brem universa haec pagorum nomina milto, id tantum adnolasse PEVROx 53 confenlns omnia, execpto Ko/).a| I'm. /\6 , et KepafKnav lin. i8 , esse Aeyyptia. Ibid. l-.T^rr^-'T^oc/.p) Syllaba ffc incerta est, legi enim potest c7, sj , vel TO, Etiatn postrema v.p facile incliiiat ad Spi. Lin. g. Tv;; Afouvis tov HoLODpnov) Similiter habes lin. lo. 28. 53. Tf,<; AiS'ji?; TO'j KssnTO'j ; ergo ilia Nomornm pars, quae trans Niliim in littore occidentali posita erat , appellabatur pars Libyca illius Nomi , sic Llhja Palhjriti, Libya Coptiti. Lin. 10. KwfAwv) Ut partes Pathyriti recenseantur , nominanlur •A&txa.i sen pagl ; patet ergo noimim in yi'ji[j.c(g fuisse Iributum. Id etiam constat ex duabiis hisce inscriptionibus, quas vidi in R. Mu- seo Aegyptio-Parisiensi Tasr; Tccjptvovg aero xcojav;; Tpiy.arc/.yig roi> Kovrirov vop.ou , turn Taip/; A[jLiJ.uvwg (vso xoojU-vig T^stxaTavt; roy Koj?rt- T5LI vofAsy. Sed praeter xw/ot,5Y/5«ju.fiaTcf; scimus etiam fuisse -ozso- yp«ixiJiocTBi; (Papyr. I. p. IV. lin. j), licet igitur affirmare xoofiot; con- stasse ex zozsoig. Tamen huic opinioni adversari videtur locus Stra- bonis XVII. p. 11 36, ubi z-hv Tzpwr,y SictipsTrj primam divisionein, Aegypti exponens, post commemoratos trigintasex nomos : ita sub- dit : 01 vo[j.o\ ro[j.ocg aXkag sV/ov dg yap roTsy.pyija.g oi tzIiittoi §tr,pri\tzo , x«e aural ^' ej; aXXag Tiij.olg- slol'/^iTrac ^' at ctpavpxt [j.spt'5£g Nomi in alias divisiones tributi Juerunt ; plerique enim in toparchias divisi sunt , hae vcro in alias porliones , qiiarum minimae sunt arurae , de aruris, vide me ad Papyrum I. p. i35. At haec facile conciliart possunt. Vel enim geometrica divisio nomi spectatur , vel civilis administratio nomi in partes divisi. Si primum , facile video, quuin priscis temporibus in unoquoque nomo praeter metropolim pec- paucae essent urbes , vel x.uixciti , earn instituendam fuisse divisio- nem , quae nullam tuv x!yf/.i5v yo«^o/'Mw rationem haberet, nam vix pauci erant pagi , hique ad inaequales distantias positi. Nomas igitur in roaovg locos tribui debuit. Sed, quod ad civilem admini- strationem attinet , dico , vel priscis temporibus , maxime vero se- qnioribus , quixm frequentiores iam essent pagi , uni pago deman- datam fuisse administrationem nonnuilorum tg— C)V locovum , ita ut 54 PUnni GRAFCT scilhae singiilorum rdtvuv subiicerentur aucloillati scribae Tr,g xoj- jjxg , seu zou Kuij.o-^jpotfj.iJ.aziog. Vel ergo soli divisiotiem spectamns , atque Aegypti solum dividitur in VQ[J.Gvg , zdrsovg , aliasque minores portiones , quarum extrema est apaupx ; vel de civili administratione sermo est , atque Aegyptus tribuitur in Epistrategias, Nomos, jtw/j.ag pagos , et To'woy; locos. lamvero Toaro? dici poterat nuda tellus , agi-i pars , in qua nullum esset aedificium ; nam in Papyro X cui- piam fundo cohaerere dicuntur \iSo<; Tci?sot Tlviipsp . . . afSYiliazou zovot x«( o(X{« EjSiEw; , ut appareat fuisse roTsoug sine aedificio , et roVsug in quibus unica erat domus ; quisque etiam videt zdwoig suum fuisse nomen , uti zouot UvetpEp , et in Antigraplio Grey lin. a^. zotsou Amrizog v.x\oiip.s.vou >[xrig Bouitp^ag x«{ Z9tg sv ajzr,'. Aozayitvoixivotg zotsoypaixixeasvffi y.ai X(Ojnoy|Oa/J!,//.aTey« ij/riftara- ffOat etc. Atqui ordo est praeposterus , quippequi ab incolis , seu a plebe universa , gradum facit ad ofticiales zng xw/«? ; eodeni ergo ordine inverse olBciales comuienioranlur zo-iT;oypcitjj.[j.oczetg , et xco^aj. ■/pciJ-txazEig , quare isti illis praestant. Praeterea si zdzsng ex multis '/Mpiocig conflalur , non erat cur oi zo-!ZC'/paiJ.iJ.c/.ziXg locum liabereat iu decreto scito ab unica auij-Yi, bene vero admitti debent , si x(ij|U.>; in zozsoug dividatur. Ccterum cuicumque demuui opinioni adliaerea- luus , iu eo sepiper peccat decretum , quod plurali numero scribit TOTsoypaii-ixcaiixTi x«( ^u^aypafj-nazEvai , quum in sentenlia Leti-onnii scribeudum fuisset zrj-!;!rjyoa\j.\j/AX-X . et in mea ■/MiJ.oypoiiJ.ij.a-d. Sed iuslus oiuo occurrlt in lascrlplione Oasitica Ciiael Virgilii Capi- toiiis ; ibi etiim scribae ita ennmcrantui- lin. 3i. jBajiXtxoj ■jpoLp.ti.u- Tcjj, xi7( y.unoypcixij.y.Tit; , actt TOOTsy/ssi'jM/j.aTcij, quo lestimcmio quid hiculentius esse possit apliiisve ad meam sententiam confirmandam eqiiidem uon video. Quare in Papyro I. p. IV. lin. 5. o i'jtzvio'-jm.^ ij.'jr.vjz Loci Scriba fitkm scrlplo facit de fundo silo in suo roVy , deinde 6 aaixoypv.ij.u.'/.zsu^ P'lgi Scriba rem confinnat , tandem o (iotuihui? ypap.ijMTdt? minorum scribarutQ testimonium subscriptione sua ratum facit. Tandem ex graecae lingnae usu jt&ijav? est vicus , pagus, castelliim , oppidiiin , itemque urbs apud LXX luterprefes , contra rowsg nihil est nisi locus. Toparcha Tov;Myr,i praeerat rjfj rissoiz , de quo diGercm , nisi hoc munus innotesceret ex unico loco Papyri Anastasy iin. 5. con- textus valde incerti. Enimvero Bockhius legit ssr A»o).).a)V!5u tsj npoi Tfii ar/opavop-Mi rov [rCiva irst rr,g ij/tlororsap)(_tc(g tiu T«9y«tt5y , Young emeudavit ear Ao-oXXavwu to-j npcig t«i af^sffavoiiLOa iav [j.z (quod interpretatur p-siJ-vcvsiuv) xai -rig y.ci.xa roTSapyiotg nv Tladvpi- Tou , sed verba -r,g xarsj incertiora sunt , cpam ut prudenti conie- clunae fiindamentum suppeditare possint. Lin. II. To'j KosrrtTou) Quamvis uncinis clauserim syllabas rou Row , earum lineamenta satis insignia supersunt. Lin. 12. Ao'j),«v) Aov/.cg non tantum notat servum , qui alien! , lion sui , iuris sit , sed etiam famulum , ministrum. Quamvis vero servi esse possent in Aegypto , uti ex Aristeae Epistola ad Philo- cratem discimus permullos fuisse hebraeos , qui iussu Ptolemaei subinde manumissi sunt; tamen hie 5o-jlo-jg accipiendos esse crede- bam de famulis , qui suam operam sacerdoiibus locaverant , atque ad eoium familiam ita pertinebant , ut incisor sacerdotum idem esse deberet et famulorum. Sed aliler suadet lin. i3 sequentis Papyri. Ibid. Aij.;xuvuio-j) Desinentiae in ic>, acv , uiov rem desiguant , quae vel alicui sit sacra, vel ab aliquo perfecta , qaare Afj-imvisiov intelligo de templo Aramoni dicato , in quo Sacerdot'es' sacra la- ciebant, suumque habebant collegium. Sed qiuun ex lin. 44- 47- !36 rAPYni c.raeci appareat nonuullos falo fuiiclos esse in 'A/j.»j.ojv(£(w, vel eo morluos fuisse delatos, atque aliunde constat mortuos a templis eoiuuaque Sooaotg arceri consuevisse, nomine 'kp-iJ/Midou veniebat etiam ilia Dlospolis regio, quae templo Ammonis circumstans ex complurlbus doinlbus coalescebat , in quibus privati homines habitabant, alque adeo vel poterant in iis vitam obire , vel eo cadavera deferri. Quae reaio una cum templo Ammonis respondebat hodierno Karnach. Lin. 1 3. $(yr!|0£«<)g ) In hoc vocabulo video vel n articidum Ae- gyptium, et nomen Orjpig , a quo eliam componuntur nomina T^i'ert- poeris , Osoroe/'is , hisque similia, exrepto Arociis. lam vero in Papyris Demoticis appellativum Tsenpoeris constare animadvert! ex T articulo feminino, 0& fiUus ye\ Jilia , n articulo masculino , et sigla — ' quae cerke efferebatur Oeris , ita ut universum nomen significet ft Qu-^dzYip roii 'Or,fJtg filia Oeris. Nomen Osoroeris con- flaiiun vidi ex siglis Osiridem deum designantibus , et sigla c£ — . praedicta oeris , ut sit Osiris oeris. De nomine ^roe/is secus sta- tiiendum est , quippequod in obeliscis ex cliaracteribus Uori , et Solis constet. Ex prime illo oejis , quod nescio , ulrum ex orpo rex , an aliunde repetenduni sit , conflatum existimo nomen pagi .Xw aputJ LXX. In- terpretes duplicem habet potestatem dividendi. los. I. 6. et vetandi II. Macch.Vl.^ atque adeo recte usurpatur de rebus ita divisis , ut alteri vetUum sit eas sibi vindieare. Lin. 23. AouXiuovT*,) Ita snpplevi , neque tamen in hac lectione conquiesco ; prima enim syllaba potius videlur esse ^i. Lin- 24.^ AoY«uK!y) Luculenlissime hine constat qiiemque Para- schistam ius, habuisse in sua dioecesi colUgendi legumina , vinum , aliaque. lam quum eompertum habeamus Paraschislam suo officio erga cadavera functum fuisse , semel ac ilia incidisset ;, continua T»i>io x.\xur. S PArtl-.T CEAECI ei)\m se in fugam coaiilcieliat guippe lapidibus petitus a circumstanli- bus (vide me atlPap. I. fin. 2i) , paCet eliam banc coUectam non de- funclorum gratia iiastitulam fuisse, sed bono Pavascbistarum cessissc, qui ea ratioue victuin sibi comparabaiit. Pari iure gaudebant Cbol- chytae. Nam in Papyro Grey Qnnopliris, praeter ius XsKwp'yiwv et xap^stav , vendit etiam sexlara partem ricj Xoyaixg tuv ymp-ivwh v.z- xpav sv Q'jvxSouvouv collectae cadaverum iacentium in Thjnabimun, seu collectae, quam Onnophris , cuius iurisdictioni suberant cada- vera Thynabuann , iure poterat inire; apud cognatas familias, qui- Jbus cadav^ra pertinebaal. Ab hoc lure seceraenda puto alia iura liiTovpyifjiv et xapzjEiMi*, quae Cbolchytis quidem sacra facientibus in hypogaeis competere poterant, non item Paraschistis, qui, ca- davere semel inciso , erant omni officio functi. Ibid. Otvov) Quae de vini usu apud Aegyptios tradiderunt Hero- dotus II. 3^, et Plutarehus de Isid. p, 353, turn de variis Aegyptii vini speciebus scripsit Athenaeus Deipnos. I. cap. aS. adeo omnibus comperta sunt, ut ab iis exscribeudis abstinendum esse cense^^. Monebo tamen vulgarem vini usum non tantum ex insigni hoc loco colligi , verum etiam ex pictis parietibus turn sepulchrorum Eily- thiae et Memnoniorum (Hamilton Aegjpliac. p. i65) turn aliorum monumentorum , quae homines sistunt seu decerpentes aut calcantes uvas , seit alia ad vinum conficiendum peragentes. Lin. 27. Ef (T'jvESri) Haec verba putavi esse supplenda. Quum enim de domicilio frequens mentio iniiciatur, necesse erat, ut terminus aliquis figeretur , ex. quo certum iudicium de domicilio fieri posset. Lin. 3 1. IIoovzywEfug ) Ita ; alibi semper TtoiVTzai'^q. Lin. 33. Ila.pa.Tjvypo'.rpitv') Vide Budeum Coinm. L. Gr. p. 594. Lin. 34. EfcSov) Huiusce vocis lineamenta vix quidem insignia , certissima tamen supersunt in Papyro. luridice notat impium au- sum, quo quis fidem datam, vel pacto firmatam , re factisque fran- git ; sic in Papyro IV. lin. 23. r^ z EcpoSo; xy.vpoi; saru.. Lin 35. Mcpsj) Apud Polybium rovro tb plpo; saepe t,&ihoc, haec res ; rei ergo intimam substantiam ac rationem significat. I Lin. 43. Epix^^vOi'jj'; ) Cousonae 3 teiiue vestigium apparel; inter banc, et j, intercedit spatium duabus tantum lilteris exclplendis par. Hinc patet, quum ceteri Epiw/jiq, Ep^o^jdi;, scriberent, Solum Stephaaum de Urbib. recte scripsisse ' E|9f/.'yv5!;. Lin. 45- ^vsSXafTos) Legi etiam potest liv^vjiroi;. Lin. 4^- yi-^TcVcyjivjxoi ) Ex hac narralione cUsdmus ex dlssitis pagis, immo es urbibus Latonpolis et Heraioalhis, fuisse Diospo- lim delatos nonnullos, quorum alii iam aliquo fortasse morbo la- borabant , ibi enini vita excesseiunt , alii iain omniiio erant fato iuQcti. Porro mecuoi recogitans quamnam probabilem causam hisce translationibus assignarem, anceps baerebam , utrujn illam a.religior ne, an a medicina , vel a familiaribus rationibus repeterem. In sola ne urbe Diospolis erant Paraschistae, aliique, qui cadavera cura- reat, Taiicheutae et Cholchytae , atque adeo in solis ue j^Iemnoniis ponenda sunt cadaverum totius nomi' conditona? Vel religioni ne ducebant Aegyptii in hoc potius, quam in alio loco condiri? Quod si verum non est, superest, ut cadavera Diospolim delata ad eas pertinerent familias , quae Diospoli degereat , vel sua haberent in Memnoniis sepulchra. Sed de bac re plui-a daturos esse auguror y.paaia legitime ab auxo-/.parr,g derivari posset. Lin. 76. KaSvjxovToj) Abstinui a redintegrandis lacnnis ho rum ▼ersuum ; praeterquamquod enim vix potuissem verba corruptae graecitatis recte divinari, nihil est in hisce Petenephotis querelis, quod magni nostra intersit. Lin. 84- A15 «§;«) Desideratur pronomen o-e. Reliqua ad fioem usque vix graeca sunt. Sic xo St^aiov xjtsot/uv [i.oi pro xrM §tx.-/iv. Quid sit eKduvat xo $i>iaiov baud facile video. Verbum <7vvt<7xri[j.i cum ^uplici accusative et praepositione mpi iaauditum est. Neque etiam video qua ratione damna appellentur siofj-sva futura , quum Pete- nephotes iam ea passus fiiisset , atque hoc libello cavei'C satageret, ae in posterum maiora damna sibi inferreatur. PEtRON 6^1 PAPYRUS IX. Alt, o,i8j. Lat. 0,236. Mutitus. Etous v^ 5 £w« Hroh(iJ.aiov) t4)v ipt)/jv yat . . . iTSllJTOX av^VZSC/.pliVTilV $t . . . EuTu/ti tloj Efu.5x).£o(us) T«u AffoXX £sov A^vo . . . 5 HjOaxXff^ xat aX)X«v 7rX£tov«i'. KoacTccevT(^o?) AfxevaSov (tou £2)j50u napxr/tnov (?rpo;) neTei/cy((ijrr;v tou neT£Vci})4)T)ou tuv avzcM TrpoEgJspsro to . . . (yUV(lJT«T T4)V fJl»3 X. ... XOVTWV «UT«( . . . Ksivrj y V^yo sv Twt v«L . . . desiderantur noHnullae lineae 1 0 trspa. T .... 8 Ev Xct auT4)v T4)v j£|9£(i)V Tou Ajxixavo? x«t rwv tout(«v) dov(X«v xae ixzso)mai75ixt aitzov tv to!j x«t« rev napa>v x« . . . 5«v ;:o(^«oa(vovr« i5 ra ^f «-jr/:(s 5)ri\oD{X£v ^sSciTVg x«! tou Il£T£l'£y60T5U KVT!T{5(£l/«f) TT/JOJ TOVTa fJ«i $wa[XeVOV > wv xp T« TsxMiz, aayyjXwTou towo? 5 itXJ OIX!« Ep(£«J TOU Ksp^MVOJ , wv /.p zci T£xv« , « s« ;r«/3« Q|00vi Tou Epia.voi>z;toi; noci TsspSios toy Q(90u yal'Aou x^ t /s 0 avros tjXo; Z-^i^ otxiaj I3Z. 10 £Srj t^Z. XIX( £J(7050U TV/; KSTO XtSoj 1 ezst |3 Tcoy cvTuy ev X(U|UV)! K«XXt5* ■ye(T?v£s voTOu kvovSutov , poppa "kUVJTi T5U 3£«i; , XlSoj TOBJOt nv£y£/5M , MV x)b T« TcXVK ZOZSOl X«( 0(X(a 1 5 Ep!£«j Toy Kep^uvo; , wv itp T(a T£x)v« « £(5 7r«o« ^Erapioq cetera desiderantur. . . . existentium in pago Callidis. Cohaerent ad austrum templum Anubis , ad septentrionem Palus Numinis, ad occasum Loci Pne- pheri quos possldent filii , ad orientem Loci et Domus Eriei filii Cerdonis quos possident filii. Haec vero emit ab Horo filio Eria- nupii , et Teephibi filio Hori , aereis talentis duobus ; tributum aerei quinque. Idem. Tributum N. N. dotnus cubitorum 19. j supra i3. i , et ingressus ad occasum cubitorum lo supra 2 existentium in pago 64 I>AT>TRI GSAEOl Callidis. Cohaerent ad aiistrum templiim Anubis , ad septenirionem Palus Numinis, ad occasum Loci Pnephei'i quos possident filti , (ad orientem) Loci et Domus Eriei filii Cerdonis quos possident filii. Haec vero emit a Pelario . . . ADNOTATIO. Consideranti hanc Papyri laciniam patebit : i.° duas unius eius- demque domus partes describi , namque quae cobaerent loca paria atque eadem sunt. 2.° Utramque partem ad eumdein dominum per- tinuisse, yerba enim 0 outos idem de solo domino intelligi pos- sunt, non de 'hu , seu anno, qui graece neuter est. 3.° Auctorem notari, a quo dominus turn primam, turn alteram partem domus emeral , illam scilicet ab Horo et Theephibi , hanc a Petaino, 4-° Tributum, seu itko?, enunciar'r quod pro utraque parte pen- dendum erat. Quae quum ita sint, iure videor statuere hunc Pa- pyrum fuisse Siocypct^nv , gallice certificat , copie d^enregistrement (vide me ad Pap. I. p. VL lin. 2.) quam dominus a Trapezita obtinue- rat ius suum in domum denaoustratuinis publico hoc documento I FEVROM 6o PAPYRUS XI. Altil. 0,23. latit. 0,137. Mutilus in fine. E(9|H0HXe! Twv a.pyi'7(^ii.Cf.rorfij Tou nvxpo^ (i^D yuvouiiog. ro'j Tou yap , ju.£7« TO yiVsaSou fis «uT«j £§ aXX«5 yv-iJ-iTYji; , TjyOf.p[J.079cVTOq TY}t £-yX£xXa 10 [J.evrii, x«e TO»«-«yTog £| otuvo? £T£pa T£XVa , fJ(.£TaXX«|«VT05 $£ zov ^lov sv rut ;L, «sro TtxvTuv Tuv i)w aurou cmo 1 5 leXetixiXiVav oixiuv Juo, fA{«5 fA£y £v A(oori!roX£! rfls (JLeytxlni , sTtpag S ev zsig Mi fivovetoig , x«{ toov izsizskuv ovxwv txavMV , x«t xrcvwv , 20 £TJ ds x«j Tojy «wo rr;, x«9 «i» 7:«r|0cx>:j //'"^s TrtsvTov TOMO AXXIII. 0(J PAFYKT GRAECr Herraocll ex Ducibus Custodum Gorpoiis Regli, et Praefecto Patliyriti , Tasemis Cliolchytissa filia Selois. Laesa sum a Thennesi pati'is mei uxore. Hie, posteaquain ipsi genita fuissem ex alia mo- re , connubio secum iunxit banc ream, ex eaque novos filios siisce- pit; turn vitam cum morte mutavit anno VI, quo tempore aberam a patria. Haec porro sibi vindicavit omnia ab eo relicta , domos duas , quarum altera in urbe Diospolis Magnae sila , altera in Memnoniis , turn suppellectilem baud mediocrem, ad haec greges, praeterea . . . ADNOTATIONES Lin. I. E^aoxXsi) Verba iv tm sL, lin. 12. insinuant bunc libel- lam baud miilto post annum VI. oblatum fuisse Hermocli Praefecto Patliyriti. Non er^o »b isto differt Hermocles ille, ad quem Phom- mutes Strategus Tbebaidis anno VI. die XI. Payni misit libellos , quos Papyri VI et VII sistunk, ut de iis cognosceret;,. Hermocles enim ille, uti dixi in Parte I. pag. 68, erat Praefectns PeriTbe- barum. Sed cuiusnam Ptolemaei epat sextos hie annus? Equidein suspieor, vel Philometoiis, vel Evergetis , nam ad haec tempora pertinent fere omnes Papyri Tauriaenses, qui eodem in dolio iii- venti fuerunt. At quum sextus Evergetis annus essel etiam decimus- septimus Philometoris, qni potiori iuxe nominandus erat, nam Phi- lometor turn antiquior, turn potior erat rex qui in socieiateni im- perii adsciverat mieoreu* Evergetem , qjiare existimo bunc fuisse annum sextum Piiilometoris. Ibid. Tojv txp)(_i7a[j.o'.TO(fv}.ay.v tan- tummodo notai'et nostra aetata , an vero etiam nobis publico no- stro inunere fungentibus , quod mihi probabilius videtur , atqiie innuit oflicium all quod publicum, cui contractus empti et venditi certo innotescerent. Lin. 7. K«T« tigs) Graecitas vere barbara. Lin. 24 N^L) Litera |3 non bene est conspicua, quippeque unica macriore linea fult depicta. \ PAPYRUS XIII. < Alt. o,3i. lat. o.'jg. l Passim lacuius scaCens. Tac sv MzixtpBi ^svty.uv npcc/.70pt rcq fj.£f;(.i/r/^£vv;; uzs-sypaciiGj uz^oy.Enat TO avTiypxfOV £CT!Tc(),£)o'5v57'xi ovv xaStus <7yl/)C£>ip!T«; L),o' vjSi [I. Erov; X5 n;§£ i ev Mc^.f si tou Ms^ipirsu , xprj^Mziazstroiy rag ^a.iTthy.o(g Als^c/ySpog 5 Ah'£.ci.vSpou , i~'-j'y.rr,-opiiog Hpc(/.\Et$r,g llpci.-/.lciooj , Qz7p.otfopioq Iw/si/v;; I'jYjvjo-j^ , YSAVZVTl T« /SaTiXiXK V.UI npOloHr/.O/. Y.y.1 (OtWTtXa X(5!V0VTS;. K2T«OT«vroj Xo'jo-jfiog tov UccrXTtog zouSs TzpocrAtyXrip^ou ""fa/Jifjisoy? , o^ ua-axovrsoroj o'i«3r(T£ Xovouyjo, d'i^wxsj £yT£y|£Uj £or/Ji.«V£v S'cJav^xevflfj TWt £!;5uV5 juisvwf (^()* ovyypoKprjv zpocpiziv zr,v ma.ypa.'^ziGC/.v 5tx zov yptxftov apj^tp swt zr,i i^oyouM'Co 10 p.vjr,t %[au)rizi rr,i v.a.i kirAkcrsM^i stg to yoprr^iiv Toajrr,i Y.aB srog olvpait " | y.c.i <^-pl^'->^ . . . vj^ova,G«i7r,g rr,g T£ tsu WafiiMeoiig ywavAog 0«yv7TOj k«! Tsy a^rpozspav . . . (j-oypi'^vg . . . o"(« Ta. . . zog zex -uTsa.p'^jvza wjzoii vssny.u^Oa.i npogzo o'iXKtov zr,g av'/ypc/fcg^icc zs zo-jzo xat ■/;|£a)X£! .... £iff«! au(zo)v zag npoy.eip.ivag apilyjf) ycf.t £rwv B zag (Tjvayop.vjcf.g oX " ff/x 6J5 T-/;; n («p)^P Taj fi'j naaag api^ J^ffl'l , pA«o£«y 5c x«t Soasamixazciiv ^x£ x«i £«y ID /r/i a.i3oaizapr,Qr,i7izai t(wj) Xovs-jysf zo aSiO)[j.a yazt/.y.olouSr.cayzeg rotg r.poSisi otg y.xi . . . e'/stv n . . . (Xivot zrrj appoi^ouffav zotg svEorrny-oat £si«xa Xoy .... ozsoKxv . . y r/.po . . . oyj izsiv.zyoipr,(jQa.i zat evzszevyjozi zo actoipx y.at £ VQ . . . . npa.y.zopi c . vzizs. . . . zr.y Tzpuiiv zotu y.ax . . . vu'j y.irjiulMoiu laS £! ap{zi)(j.iSupog. dsicra? apzitJuSoipoc . . . . u. av{c/)voii7zoi.t np TAPYRI Gr.AECI VERSIQNIS SPECIMEN. Exactor! proventuum alienigenarum , qui est in Memphi ^ comme- moratae Scripturae subiungitur exemplar. Rem ergo peragat, uti iudicatum est. Anno XXXIV, Tybi die XV. Anno XXXIV, Tybi die V in urbe IMemphi Memphilici Nomi, quum Regios proventus admiaistraret Alexander Alexandri filius , aique esset 5p(og ) Huiusce derivati solum plurale neutrum fre- quenlatur t« ^;7iJ.c-j6p'.c( festa legislaliva , quae in Cereris Ici^islairicis 72 PAPYW ORAECI hoiiorem celebi'abaiilur. Superest ergo, ut 5£(TiJ.of6ptog sit vir legis- laiivus , sea, ut latiiie loquar, unus ex legislatoribus. Lin. 6. Koivvjui ) Fortasse pro xoivr , vel -/itiyoj,. Lin. 8. AiasTT^) Elementum ;i maxime incertum est. Credo esse iiomen appellalivum rei in iuJiciiim citati. Ibid. E-j9ii-joiJ.iy(^t) Reus , vide Pap. I. pag. 3. lin. lo. Liu. g. Tpo'fmv) Inaiiditum derivatum, quod a rpi'fy) verti ali- mentariam; sane contractus infra descriptus eo spectabat, ut ali- inenta Thaueti suppeditarentur. Ibid. A.vay/3«ys!Tay) lis, quae de ypxfta disputavi in Parte L pag. 149. sq., adde hunc locum ex quo necessitas Graphici Registri coUigitur ; nisi enim necessarium fuisset , petitor baud commemo- rasset hoc adiunctum. Sed non levis inde oritur difticultas. Equi- dein auctoritatein Parisiensiuin Papyrorum V et VI secutus consti- tueram Paniscum in Nomo Peri-Tliebarum coepisse die IX Clioiach evequi legem de Grapliico Registro sibi significataui ab Aristone. Enimvero (iuvat rem iterum confirmare ) Ptolemaeus quaesivit a Paaisco , ut sibi renunciaret rnii ■-ji'joiivjriv oinovo[j.toi.v uz^sp rwy ev Tui H;pt6riSxg ti5£/j.£i^«v Ar/'jiszioiv (nivixXkixyiJ.(xrc>>v y.xt et, KixOo.zssp £ffJ3T9:XT0 usr Api7T'jivo; , §toc z'j)'j y.onx tosvjjv npoyi£^£tpiajj.svav npog TouTotg vrso-'/px'fi'jTcet , hocc !).«v , xai £W!ot napa kp.iViu)$ou zo-j Qpou napovr/^iaron. ruv azso AioraroXsMs t«j ftjyaXiuj Quum N.N. esset uniis ex Amicis , et Praefectus Peri-Thebarum (hie Ubellus ipsi oblatus fiat) ab Amenothe filio Hori Paraschista DiospoUs Magnae. Quare Papyrus exhibet libellura siipplicem ab eodem illo Amenothe Hori filio Paraschista DiospoUtano oblatum , qui citatur in nostro Papyro VIII. Sane adest etiam fragmentum vix paucarum vocum , in quo lego twi v«L ncca . . anno LI Pajni turn oiirSi.vn . . . pactum conventum ; atqui in Papyro VIII idem pa- ctum commemoratur stipulatum anno LI die XIII Payni. Tandem Papyrus ita desinit iJio a^tw (rjvT«§c« ^tara^aj xara tv;; apx"''? £(tvai), XKv r,i oia. np'jtfzpoix.M e|o{ jj-vj iy.^ivjct.i to S'waisv , nipi Se zou . . . Sta . . . Evzv)(£t quare peto , ut iubeas constituere res uti ab initio ; et , si ea quae dico revera sunt eiusmodi, liceat qu'idem obtinere ius , de (damno) vero etc. Vale. Quae quum ita sint, quisque videt hunc Papyrum nedum abludere a ceteris , verum plane con- sonare cum octavo , adeoque recte constare ea quae de mutua omnium Papp-orum eodem in dolio inventorum affinitate disserebam p. 1 5. Partis Primae. Specimen characteris exhibui acre incisum ut Museorum Praefecti facile recognoscere possint si qua alia eius- dem Papyri fragmenta suis in Museis serventur , quae cum nostris Gomponi possint. 76 PAPYRI GRAECl INDEX NOMINUM PROPRIORUM. vel jj.iyc).\yi A&MVO — A;U£V(ap(s AliHOVIitOV , A/ijouayios A»0V;8(£I0V AvTipiXVH5 AttoXXcjuo? AfiB«xii ApiTpns . ApainTii A/37£;«i5g)()0; AffxX»?r(as TaBh . E/)(£i's 'Epf/.ia.s . Kpixav^itg HjsaxXfiSus , ©£vv«iri; 0M/8ais . ©pwvoyxoipHj KaXXiS" K£/5afi£i03V KX£07rar()a KoTmTHS KoxXa^ . AaTojvTToXij AlySfH Ton HabvpiTOV TOf KoTfTiTOK M£^tmv£a . Miixvovsia, . . . MijJ.f!i .... 45. 45 2 5, 25 45 25 36 Pag. . 61. 67. 6g. 67. 75. . 34. ^6. 55. 2. 25. . 65. 2. I. 25. . 46. I. 25. . 25. ■ %• . lb. . 46. 45. 65. . 63. 46. 63. I. 25. 65. 67. 46. 59. . 61. 61. 69. • 69. . 65. 27. 34. 46. 52. . 34. . 63. . 46. . 63. 45. 46. . 46. . ib. . 53. . 53. . 34. 36. 65. . 69. MiiJ.fiTii'; M£vr£/x«5 UaabBou Mo'/T(!;U)J? Onpti Oaopottpti Ha^uptrni IlajUcuv&H? riavoTToXiTM? nepAnBini TlesitTi', . Hsza-pioq n£T£v£pojrw5 n»i . . Hveipapcj Tloevncotig rioovTrojHg ripiiirTiBicov nroX£;Uaii)5 nT0X£fi«I5 ricong SfXcaig . 'S.eTtivTioap 2vi)3X«(s 2i/«y« . 203y£VM5 To.ijyiiJ.iq T££pi/3(5 TvsiJ.7:ii.iJ.nvni 3>iX oxXng ^onfj.ovri'; XoyofXTvptii; Xovovfig 'i'ai/.p.ng 4'£fi,ucav&i)? ilpog . I 7. sq. 34. RJOO 45 Pag. ib. 45. 52. . 25. . 56. . 34. 46. 65. . 46. sq. 45. . 69. . 63. 45. 6i. 45. 46. 52. ■. 45. . 63. 46. 33. ibid. . 46. I. 61. . -j5. 46. 52. . 65. . 45. ; .• .46. a. ■ ''.""eg. . 65. 25. 63. . 45. . 46. 34. 46. 55. 69. 25. 45. 61. 63. ib. :5. ibid. 67. 75. PEynoN INDEX GRAECITATIS. 77 «yojsayO|UOS aiixiov . utaXvca . «v«7r£^c7r£(y avTCypxpav . UTTo'Sia.dTi'KXa uLTmaraTixoi tipyvi>ixaLi ti,j>)^iacofj,a.TofvXa\ ci.vToxpxsta afopriTOs HactXixa. ypaftov . Jfi>7 53. sq. 62. XsiTovpysia: 58. 32. Xnjj.-Jf.oiMt.i 24. 36. XifjLyn 63. ib. Xoysvciv ^5. 47. iJ^poi ......... 58. 9. ju«9-£(5 25. 34. 46. 33. ixsahofopoi iTTnei? ... 6. sq. 25. 27. 68. yixiKpopoi 2. 7. ^iyixog nyopayont? 5o. 73 rAPVRi Pag. ^svixojv TT/iaXTO/) 69. 71. ^£H)( 5o. tixinnpioy 9. ClXOVOfJ-ia. (0 TipOi T«) .... 34- oiofjLdi 43. eXvpai ^3. oudiii I. Traftt Tivoi (0) 33. TTO.pc'.svyypo.faiy 58. ■napais-x^tmita, ^5. ■KapaiTxtaTni 45. 61. iza.psvti'^'kiiv 34. TI»p£7Tld>1fJ.0l/yTei So. TTOLaTOpOpSl 34. wXHyat 16. aS. TtoXv^sipici ........ 9. TTOaj, ff£7rOH;tt«( , TfOMffa? . . 4^- 43- 7!payfJi.az:xoi 46- Sg. TTpaxToip ^ivixav 6g. 7 1 . TTpousaeiv 34- bis, 36. 47. TTpaasca^ai exigi, eius constr. . i5. TipeaB^iov 46. 60. 5I/J0ff£J^£(V 36. ■Kpoaoitxa. 6g. itpoao^av (4 fnt tojv) .... 4'^- tT[toi,-myoi 34. GR.iECI Pag. avyytyni ib. cuvapixo^etv 65. avviSTa.aba.1 apxnv 46. cvyXva 25. ecofjiaropv'Ka.^ 45. Tibssbai cov«v 3 1 . — o^oXoyiav 45. ToXixrtpia, 60. TOTia.pxn'; 55. m:oi 53. sq. Tpo(pi-nii 71. vBpii 16. 25. vnoypafii 69. vnoxambai ib. fiXoi 6r. ipiTiiaatmpnoi; 71. fpovpapX"? 1 5. 5(aXx5n/7rojv ....... 19. %aXx£05 ib. XoXx^SfKi I. 25. Xo^X""? ........ 65. X/>£«UV (oi STll TOIV) 44- Xprifictnlity i4- Xpi'/Jtarisrai ....-.•. 2. 25, Xp«lJ'Otri(STSiTCoy . , . . . . "]*• 79 INDEX RERUM p.g. Aerea pecunia . . , . . ig. 33. — taleula 21. Aiuenophis 38. Amenophium 38. Aioeiis 56. Artaba niensuiae genus 23. jS. sq. Cadavera alio translata . . . Sg. Cliemniis oliiii uibs prineeps No- mi Panopolitis 12. Cholchytai'um Collegia . . . 57. Clireniatistae indices ordiuarii No- mi in quo eiant , extiaordinarii aliorum Nomorum . . . 10. sq. CoUectae leguminum, vini etc.. 5^. Collegia Cbolclijtarum , et Pa- rascbistaiTjm ib. — eorura prineeps .... ib. Contractus Aegjptio vel Giaeco more stipulati 82. Coriarius /^S. Drachmae argenteae 18. ig. 33. 46. — earum valor 23. — argenteae sacrae . . 25. 46. Etyma nominum Aegyptioioim . 52. Evergetis II. (de regno) cbrono- logicae quaestiones . . . If. sq. Fratris nomen lato sensu accipitur 87. Frumenti pretium in Aegjpto . 28. Inscriptiones Musei Parisiensis . 53. Karnach 56. Libya Nomorum 53. Medinct-Abu 4'- Memnon Graecoi-um . . . 38. sq. Memnonia , corum etymon et de- scriptio 3g. sq. Militum varia genera ... 6. «q. Mulctae 33. Nomi Thebaidis . . . . 1 1 . sq. ISomorum divisio 53. Numerorum figura aetate Ptole- maeorum . . . , . . 17. sq. — fractorum figura . . . . 18. Oeris Demotice scriptus . . . 56. Olyra fiumenti genus . . . 24. "jo. Panopolites ZVomus idem ac Tbi- nites 12. sq. Papyri Demotici Taurinenses . 5. — Berolinenses . id. — Giaeci Parisienses . 4- 17- '8. 22. 28. IfO. 5g. 72. Papyrus Anastasy 55. — pei'peram dictus contractus Ptolemaidis 14. Parascliistarum Collegia . . . 57. — Colligebant legumina, \'i- num etc 57. sq. Pathyrites Nonius . . . .27. sq. Peri-Tliebarum Nomus . . ibid. Praefecti solebaut esse a()%iffa)/u«- Top:/X iV. ,'/,,,„/ .-A'.,/. ,-/.-:•/,... r/rr/.:, >/' ■,„.„• '■" ^'''^'^^''"'^I^Pi^^n^ / IL ■■■> ■ '"""<" n/i/jt^- c^^/H\. A v.-. .'// I ' '^l■ACC^a7^! ,1-, • VV : ./7M<-p>.~/ - " ■ ■ --'-r^^^Ic^'" f.'^?r|~'K^ I., ■'.-y»TC- rM::»A j. V'^IHa'^*, £^^ ^'-^'-HK-U^,,^ Jj^^Ww^ K6*rA. "^^'W^, ^^ VHU^ :: -J . t T ~ ^ < ■ r? c \ "iqr 6-^^f rrrrrr'^ ~i-k\-e*c£Aj^.c :■// > Jr-. J/r^ .'^/ :/'/A J»»"CiMi>or^ )<^ ,,Mii,.«-;v>' . .. r>-t^A.•,•^^/•*.'^^t<^ev^.cJ<.Mctrt1r^«''A;> Pv>i v^ =^^«>t) T^re— -(^>r*^c-«r . A^vN|<^->»."'r*•>,n^.-/.)lJ•y)^'■- n,-eT< /tAJ"^C J-Af l./i^'f, Sff i-Za,- M ^|AJC^K~-«.:5?^ ■^JT-'^ KA1-»-» cArr-T' cA^r," >tTj-r*~ ^ '^ >^ IcAi^t-o- VB"-;Jti 'rt^T"" •^ ' I N kt-f lA^rm-'H >Hr>i'rV«'-«'>'lAcc-YrJc'rV- < |<3-r •"''*^A>v-~~nsj-| ^ijj^ j-iA/>*-^' '^O-'V'Y'/ 'Aj,-1A.-C Xo-^ <~C ^tVm"^ •^^'^ -ff T<■^|VAVA.v^^'^t- u>AV*fM^^aj^-^ri-A-' '^ pfT]•AA-'•A^*3T-^''* VA-|'^^~r^"^^"'^" ^•^]^A> -C-/A-^ . Ura^ /I ,/, r^au, iX,.,^ ,-a/vO /<^^v,lrirT, \p,^^r-^v^J^' , VsrvvLp ^^ r^ f)rvYv\'^v ,-r|" or )<-e'^NA)-. . (V>-W^ i^-V;-- NfY^, llv'-pN W>)-i-«/V •>-''n - / / N^U-lVS- ^TiK^-^^^- i>v\ A-' -.-TtH .'f,„,y/'^/:y//y<'yyy'.' //^A/.^ y/X'. .-^Iv-. ;^^- .'^/ Y4^y,y.XXm/.,^Y. Sc. Z^/-.; V. ^,/// ///f/,) JX . (i-T-t~tTT-n'/\f-y-. r-T-i-oVt^Xw*^ k>^ .■■♦-#TT>»'^»Nrr«^w f-i ::>'>^Y O^rvkx^^ . ,-<».«^Kj y^ft.j.^,^>r* ■ 4 .- • ■ • • "•-''^TT*-C=j'M<^-+< '■ ■ . ^/LA^^N(co o-ovr' • 'V 7-t,>^^xic-f^v r^ -r-^>^-. c;p.c-/e3.c--T-»nn' •, -^-v,«J-^i ^*^v.-^^; ^.hrr«-«N>Jm ^.rSrr*.' ■ '7 n.f-iT-'-'i >,rA TiShrC^C-^ )o.ir+i-v; ■■•-r/.r*?^—.' ;-**-^J TT^ .N^-W " -V ■rr*-f^c-x1c-.•~•V C;p«C-^i!jC--r»-T->. f^r" :i6>„/yy'f^y"f'M c/O. T-^i ^120 33S 60 T 89 so. yr2 q/V 1 o 1 //So C)0 ^^'^^ JS^^ oyTs cbr\ r f 6/fO. 660. /so /So "^XA /630 . ^A AX . A^/ ,^?T, Ah /2S00. 24000 ■ 314^00. /3700- /O30O. ^. ^ A . /TE FedERIGO SclOPIS. Letla neU'ndunanza deW S febhrnio 1827. _l oco accurato parmi il inetodo di coloro, che volendo discorrere la storia del medio evo m Italia non si sofTermano quanto si con- viene nel rischiarare I'epoca de' tempi barbarici , ma, toccandoli quasi di volo, vengono subitamente al regno degli Ottoni, ed al rinascere della utnana civllta. Gosl a mio credere e da rimprove- rarsi alio Hallam (a) di avere nel suo ritratto dell'Italia al medio evo trascnirato di dare contezza de'secoli piii oscui'i della barba- ric, die ebbero pur tanta jjarte nel successive riordiuamento d'ogni pnbblico e private instituto. Per questo difetto riesce impossibile il far ragione de' progressi de' popoli , che s'avviavaoo verso il per- fetto incivilimenlo, e delle qualita di molti ordini pubblici intro- dottisi dappoi ; poiche appunto secondo i versi d'Esiodo (b) toltl dallo Hallam ad epigrafe deU'opera s'impara , che Dal caos osciro rercbo , e la notte , E dalia notte uscir I'eiei'e, el giorno, Onde a chi vuol segnare, se cosi ml e lecito parlare, la genea logia de" popoli, e le variela de' caraiteri ^ che loro imprimono i tempi, e d'uopo il rintracciarne I'origine nell oscurita piu fitta, il (a) L'Europe au mojen age par Henry Hallam. 4- fol- in 8. Paris 1821 vol. 3. Hittoira d'ltaUe. (2) 'Ex xa£05 S' kf^Bcs Ta ptt'Xaiva re vv^ Byivovzo Ntxros 5' aur' ai^itf le xai ruifn i^tyivovT" ToMO xx.xiiT. I r 83 I I.ONCOHARDf Sftiuitarne i progress! ancora nascosli sotto un'incerto crepuscolo, per poscia accoiii|)af,'narli iiella [lieiia luce della loro clvilla. Ma o per quel lastidio , die nasce dal dover calcare incerti senlieri, o per impaiienza detia fatica , che s'incontra nel diradare la folta caligine, che copre I'istoria della dotnin:izione de' ijarban , o per non so qual altra giusta, od ingiusta causa, si credettero alcuni scrittori dalle istorie del medio evo liberati daU'obbligo di accen- n:ire le vicende , cui fu soggetta I'ltalia al tempo de'barbari, e Sol to uii tale aspctto le loro opere non possono cliiamarsi se non iniperCette. Questi ditetti die negli storici di spesso s'incontrano, ed un di- scorso sopra alcuni punli della storia Longobardica in Italia (a), nel quale trovasi con (inissiino giudizio, e con inirabile scioltezza esposta la poverta, e lincertezza delle cognizioni , che si hanuo comune- mente intorno al dominio de' Longobardi in Italia , mi posero sul considerare , come si potessero quelle emendare od estendere. A qneste indagini minvogliava anche I'amore del mio luogo natiu, sul quale per tanti anni fermarono i Longobardi loro sede , e pa- revami, che di la dovessero trarsi le origini della nostra storia moderna. Entrato poscia, per cosi dire, nel suggetto proposto ai miei studii, conobbi che il tessere un' istoria generale de' Longo- bardi era cosa eccedente ogni mio valore : vidi die , tra i vari scrittori che vi si erano adoperati , pochissimi I'avevana fatto con buon successo; nessuao era venuto compiutamente a fine dell'in- tento. II che io credo essere originato tra pel difetto di mo- nument!, e di memorie sincere di quell' eta, e per la noia , che seco porta una fatica ardua sopra materie aridissinne. E qne=ti ostacoli s' opporranno ancora a chiunque non alterrito dall'al- trui esempio si vol^a alio stesso senliero. Pure forse avverra che un uomo , che abbia forze eguali all'impresa ne venga a capo visitando accuratamente tutti i luoghi tenuEi da' Longobardi , e (ii) Ditcorso che segue la Irapedia deirAdclcbi del Cb. Manzoni. hei. roNTE scLOPis 83 riceroando ed inlerrop;ando i pochi monumenti, che di loro ne ri- mangono. Fratlanto che s'alzi quest' ingegno paziente del pari ed animoso e da credersi cosa ben fatta 11 noa intermrttere gli stiidii concernenti a quest' istoria, afiinche , se non si puo agevolare quell'onorata impresa, almeno se ne tenga vivo I'incitamento e'l desiderio \o pero ho tolto ad esaminare certi punti della storia Longo- bardira e ad accennarli in aleune lezioni. Ne cio ho fatto ad altra intenzione, che ad invogliare altri a studiare.con risoluta costanza le cose di quel popolo. Non sottoporro quindi ai lettori, che al- eune idee generali , le quali possano servire come di prospetto d'un'intiera storia. SilFatto lavoro , forse perclie troppo tenue, non venne sinora da veruno scrittore intrapreso e condotto con dili- gcnza (poiche quella di?sertaztone del Fumagalli suUa polizia del Longobardi inserita negli atti dell' istituto d'ltalia non parmi opera ne purgata, ne diligente); ma di la non si puo inferire che questa mia fatica sia per riuscire inutile affatto. E noto , come a certi grandi ingegni altro non manca per eseguire grandi cose , che I'idea ed il consiglio ; ed il mio scopo fu appunto di porgere oc- casione, onde altri pigliasse le mosse. 84 I LONGOBARDI LEZIONE PRIMA Stabilimento delta dominazione de Longobardi in Italia: ordifii del loro s'0\>e?'no. Y, N popolo bellicoso e di coslumi fierissimi uscito dalla Scan- dinavia (a) scende dalla Pannonia, dove aveva per molti anni stan- ziato , e chiamato come istromento di vendetta da uno de' piii prodi Capitani Greci , invade e manoinelte 1' Italia. La sua venuta inge- nera spavento altissimo negU Italian! , i quali cedendo al prinio urlo de' barbari rispondono con pianti , e con imbelli artifizii alia grida di guerra degU assalitori. Gadde adunque questa bella con- Irada quasi ad ua tratto in potere de' Longobardi , e nella sua caduta le manco la gloria unica ne' disastri di una nazione, quella cioe d' essere soggiogata a passi contrastati , e di cedere a parte a parte 11 terreno. I deboli avauzi dcU'eserclto Greco, che in (a) L'origine Scandinava de' Lonj^obardi coutro Topinione degli antichi, che li crcdevano origiuari del centro della Genuania, ne viene insegnata dallo Scaldo di Gottland , da cui impariamo ancora il conic essi assumessero poi qucsto nome in vece del loro prirao , ch« era di Vinnuli , o Vendeli; De slog Langbarder indiim derum land Der blejf iche lejfvend en enisle mand Sra lodum de sig Langbarder Kallum Pannonien bertriddum de ok med alliim Versl , che cosi volgaiizza il sig. Graberg de Heraso uel suo Saggio Slorico su gli Scaldi » face. il\i. Scacciar quindi di patria i Longobardi Si , che distrutti non rostonne un sulo j Presero allor di Longobardi il nome , E la Pauuouia soggiogaron tuUa. BEL CONTE SCLOPIS 85 essa ancor si trovavano , non opposero a qiicsti barbari , che una resistenza incapace a Iratteiicrli, alia Ijonsl ad attizzare conlro s:;li abilalori I'ira de' vincilori, e ad a])rir loro il carapo di roviaaiiie le sostanze , e di oppriincrne le pei-sone. Ai Longoljardi , die ci-ano valentissimi di forze , ma non abba- Stanza poderosi di nuniero, vennero compagni neirimpresa venti- niila Sassoni , geiite non meno di loro liera e predace. Rimasli cjuesti per alcun tempo a dividere con quelli faticlie e bottino , ad un Iratto gli abbandonarono , e per la strada delle Gallic ritor- narono alio loro antiche regioni. Quale si fosse la cagione di tale improvvisa partita non e facile a determinare. Potrebbesi per altro coiigliietturare, avere essi cio fatto pel tltnore d'andar soggelli a fjiiak'he disastro provocato dalla disperazione degli iudigeiii op- press! , o sia che teraessero anche di cadere in balia de' Longo- bardi , i quali cresciiiti d'autorita e di numero potevano quando cVie fosse toglier loro la comunanza delle prede , e ridurli a con- dizione simile a qnella degli oppress! latiiii. Checche sla di tutto queslo , egli e cerlo pur troppo , che i Loii- gobardi calati in Italia per le alpi Giulie, invaso il Friuli , ed occupate prima tutte le citla della \ enezia siiperiore , vennero a quelle della piana Liguria ; che, stretto d'assedio Ticino, il quale con mirabile esempio di gagliardia non si arrese , che in capo a tre anni , si voltarono verso Toscana e la conquistarono; e ral- largaudosi di mano in mano crebbero cosi di potenza, che, tranne Roma e poche altre citla deila parte meridionale d' Italia, ebbero alia line soggiogata , e ridolta in un reame 1' intiera penisola. Ot- tenutone il tranquillo possedimenlo, lo seppero difendere, ne si rat- tennero dal muovei'e guerra ai Re delle Gallie, e dallo scuolere frequentemente i pochi avanzi del dominio Imperiale. Non e dubbio, che se i popoli delle varie citta d' Italia si fos- sero uniti , e con forze congiunte avessero preso a difendersi , i Longobardi non sarebbero qui divenuti i successori dell'Impero d'Oriente. Si rararaenll essere stati pochi di numero que' barbari; $G 1 LONGOBARDl die ab antico molta non fu mai la gente Longobardica (a) , anzt daH'essere poca venne in fama tU singolare gagliardia; e ne' freqaeiiti assalti, che ella ebbe a sostenere da' suoi vicini , soccorse sempre coUarclimeiifo , e colla costanza alia scarsezza del numero de' suoi. I Latiui all iiieoutro, al dir di Paolo Diacono {b) , erano cre- sciuti di numero come le blade ne' nampi , ed avevano molte, ric- che , e forti citta , nelle quali si sarebbero potuto rinchiudere , e di la stancare coUe lungliezze , e co' pericoli degli assedii i loro ncmici , ai quali ogni indng'io riusciva tanto piA iuneslo , quanto niagglore era in essi il desiderio di occupare terreno per istabi- lirvi la loro dimora. Sospinti dal solo desiderio di procacciarsi piu comodo vitto e piii larghi agi, essi non si sarebbero certamente fatti pertinaci in una inipresa, che venendo ritardata diveniva natural- mente infruttuosa. Conoscevano bensi coloro le arti di giornala cam- pale , ma per quell' impazienza nalurale di tutti i selvaggi , e di tutti i barbari non avrebbero sostenuto i frequenti e non decisivi cimenti , ne le lunghe fatiche degli assedii. Ma i Latini gia avvezzi a solFrire , inviliti dallozio , e fatti deboli per paura , meglio ama- vano la condizione servile loro imposta dai barbari, che non un'agi- tata independenza. S'aggiunga ancora, che il trovarsi da tanto tempo fatti bersaglio agli insulti d'ogni avversa fortuna , il vedersi gravnli con ogni maniera di tributi e di carichi, che si richiedevano dagli Esarchi, e da' capitani greci, I'essere privati di quasi tutti i mezzi di relazione direlta col loro sovrano , stornava i Latini da ogni devozione all'Imperio. Teodorico aveva dato esempio di un governo glorioso e tranquillo , e si poteva credere , che , sedato il primo impcto deir invasione , fossero per rinascere giorni da' suoi non (a) Tacito de morib. Genu. cap. 40 " Longobartlos paiicitas nobililal; plurimis , ac valfn- « tifisimis nationibus cincti non per obsequium , sed praeliis et pcriclitando tuti sunt. » Lo Scaldo di Gottlatid citalo di sopra dice , cbe quando i Vinnuli giunscro sotto la sua isola avevano settanta navigli, c cento uomini ib ognuuo d'essi ; e non e numeruso un po- polo , chj in una totale emigrazione non conta piu di sctte mila uomiai. (6) De gcst. Laogobard. DEL CONTE SCLOPIS Sf dissimili. L'autorlta de' Pontefici sul territorio di Roma rafTorzavasi in mezzo a quesle vicende , e le franr-liigie , di cui aveva seuipre godulo I'antica capitale del mondo , tamo piu si lacevano sicure , Cjiianlo meno si temevano le forze Gi-eclie. Sorgevaiio percio in que' jiochissimi , che ancor serbavano qnalche vii'tii , inteuzioni , e desiderii opposti alFatto agli interessi dell' impero. Tolto il ceiitro d'linila , i pensieri di ulilita particolari , le ambiziose mire, le gare tra i potent! sotientrarono ai sentimenti di quella nobile devozion<» . die antepone ad ngni private riguarda la causa pubblica, e "si sei'vi ai tempi anziclie al dovere. Non e meraviglia perlanlo , sc in bi-evissimo tempo Alboino cou- quislo queste terre , e talmeale in esse stabili il sue dominio, che poscia per lo spazio di CCVI anni (che tanti appunto ne corrono dall'entrata di quel re in Italia nel DLXVIII tino alia rovina di Desiderio nel DCCLXXIV.) esse rimase immune da qualsivoglia leggierissima scossa per parte degll indigeni. E questo palese ar- gomento della loro fedelta deesi senza dubbio ascrivere al tran- quillo loro costume , perocche frequeiiti occasioni di lunmlto , se avessero voluto prevalersene , loro apprestavano ie molte guerre fatte da' Longobardi , i turbamenti da alcuni di loro suscitali nel regno , le minarre de' Greci , e le irruzinni de' Franchi. La verita d: tutto cio ne viene attestata dal santo Pontefice Gi'egorio, il quale scrivendo al sott'Apocrisario Sabiniano gli dice apertamente , che se egli avesse posto mano alia strage de Longobardi , queslo po- polo non avrebbe pii avulo a' suoi di ne ordini , ne rettori : ma io temo Iddio , egli soggiunge , e pavento di /anni complice della niorte di qualsiasi uomo. Avvertano poi coloro , cui fosse per recar stupore quelTassog- gettarsi de' Latini cosl placidamente da una ad altra signoria , la condizione de' tempi ; e non isfuggira loro, che sebbenc £^li spi- riti alti crescano negli uomini frammezzo ai colpi dellavversa for- tuna , se avvien tuttavia , die una serie non interrotta di sventure roviui sopra un uomo come sopra una generazione , si spengono tSS 1 I.OKGOBARDI per la piii tiittl gli stimoli al magtianimo operare; ed allora piu-e- si estingue quella cieca , ma costante speranza di riuscire a bene , che tanlo vale ad accendere il coraggio , ed a cui tanto si afiida- j-oiio i Romani ne' tempi migliori della loro gloria, che le diedero nome e attributo di cosa divina («). I Latini , dopo essere stati , come si disse , tanto travagUati dai Greci, a da' barbari , clie o a pro d'essi, o contro essi erano ca- lati in Italia , s'avvezzarono a considerare come straniera a loro stessi og-ni contesa-, che si levasse inlorno al doniinio della regione che abitavano. Cosi facendo cglino si ritraevauo alio stato degli schiavi , i qiiali si tengono beati , se lontani dalle sferze possono provvedere al parco vitto ; non alfrontano , ma fuggono a tutto potere i pertcoli, ne I'avvisano altra dolcezza nelmondo, che I'uso della vita, che pur si fa loro ministro dl tanti inali. In tal guisa I'liomo deponeudo i primieri costumi diventa ignorante e feroce , che tanto e a dir qiianto barbaro (b). (a) Cicerone anuovcia fra le (jualitii cgregic di uu Capitauo rcsscre felicc iicllc sac im-- prese: cum finis , turn etiam filix {Pro Afuraena): e si lianno dellc mcdaglie , in cui sta rapprescntato un genio colla leggenda all'intorna bono eveniui. (b) S'avvede ognujio che io qwi considero lo stato di barbaric e di selvaticbezza come lino stato di degradazione deH'iiomo e non come tipo della condizionc primitiva di lui. In cruesta opinianc , suUa quale so pure quali c qiranti avversari io m'abbia , m' induce il v«deBe nv-U'uomo un ingenito impulse, direi qua^ un- istinto^ a dirozzarsi i costumi e a farsi eulta la mtnte , e'l considerare come di continue il genere umauo tenda a rendere quanto pu6 perfetto I'uso della vita. Se non si ammcllc una causa prccsistentc od una causa interna , cbe mtiova Tuomo ad incivilirsi , io nou saprei spiegare il come esso abbia dapprima potuto useire dalla barbaric , quando non csisleva obbietto di paragone cbe gli poucsse sott'oc- chio i vantaggi che avrebbe couseguito liduccndosi a piu culto vivere. Ne mi pare che faccik Gstacolo lo stato continuato di sclvatichezza , nel quale vissero e vivono molte gcncrazioni d'uomini , imperocche non si uiega , die , datisi una voHa gli uomini in braccio alia barbaric , in essa rimangano sviandosi da ogni gentil costume , ma si crede , che questo sia un effetto di corru-ione , non un ritorno alia primicra semplicita Molte razze degenerate d'uomini si vedono ,- esse durano , si propagano , e rimangono senTpre scontraffatte , ma di la non s'infe- rirebbe , che anche il primo uomo , dal quale cbbero. origine , sia stato dcformc. Quest' opi- nione vennc svolta diffusameule , ne' tempi lUtimi, dai Conte Dc-Maistre nelle sue Soirees- de St. Petersbourg ^ e da Beniamiuo Constant nol suo libro intitolato: Dc la religion con^ Siderde dans sa source^ sa fi-rnie el ses det'ehppemcns , al capo 8. del primo tonio. \ DEL COSTE Sr.LOFlS 89 Dopoclie ebbero i Longobardi piantato il loro dominio in Italia quello rassodarono , e teunero in modo affatto independente ed intiero. Odoacre, e Teodorico tuttoclie veri padroni di quesle re- gioni non isdegnavano di mantenere eerie apparenze se non di ubbidieuza aimeno di colleganza devota coU' impero , ed i succes- sori del Re Goto non si vergogiiarono di dargli talvolu segni pa- lesi di somtnessione. Ma i Longobardi fidando unicamente uella forza , e disprezzando una cauta e temperante politica, cancella- rono ogni vestigio di rclazione coU'antico governo. Nessun patto essi fecero mai dalleanza cogli Imperadori d'Oriente, anzi fu di breve durata e dinquielo sembiante la pace, che sevbarono con lero , massime a' tempi di Foca, e d'Eraclio. I loro principi non istringevano parealado fiiori che colle priiicipali famiglie della na- zione, o con quelle, che signoreggiavano paesi a loro conGnauti, quali erano le Gallic e la Baviera. Fu il loro regno quasi perpetuamenle agitato da guerre esterne e civili , ed ebbero in esse cosi la fortuna propizia , che sem- pre riuscirono a terminare quelle con loro utile e gloria , ed a comprimere quesle in modi certi , e spediti. Venuti percio in altissimo orgoglio disprezzarono i consigli della prudenza ed i do- veri della giuslizia, e si fecero incontro alia lore rovina, che fu operata da Carlo Magno , il cui grand'animo cominciava ad aprirsi la slrada a quell'altezza di gloria, alia quale le ardimenlose im- prese , e forse piu ancora la condizione de' suoi tempi I'hauno innalzato. Non e da tacersi peraltro essere opinione del iNIachiavelli , che la caduta de' Longobardi abbia a riferirsi a piii loutana cagione , cioe all'interregno de' dieci anni dopo la morle di Clefo , nel qual tempo il non aver essi avuti Re li fece meno pronti alia guerra , e quindi meno ubbidienti , e piu atti alle discordie tra loro ; il che , pensa il Segretario Fiorentino , aver prima ritardato la loro ■vittoria , di poi in ultimo averli cacciali d'ltalia. A questo pen- sare non si arrende il loJato autore della dissertazione sulla storia Toiio XXXIlt. i 3 C)f> I tOXGOBARDI LongobarJica , mal sapciulosi acoomodare ad una relazlone di causa e d' eiFetto , fra ciii sia trascorso uno spazio di quasi due secoli. ]1 giiulizio del yacliiavelli potra difendersi, se si consi- dera, r efiicacia delT escmpio essere grandissima presso i popoli clie stanno iii moto, e clie vivono sotto regginiento agitato. L'istoria auiica, e la modenia ne tan lestimonio di questa verita. I tumulti eccitati di»' Gracchi porsero la prima scintilla di quel fuoco , clie , serpeggiando sempre , terinino con distruggere la romana repub- blica. Le discordie levatesi in lugliilterra a' tempi di Maria, e di Elisabetta aprirono una serie di scoavolgiraenti e di delilti , che non ebbe fine, che coUe famose vicende accadute nell'anuo 1688. Rla Toscurita della storia di questo popolo rendera impossibile tut- tavia raiFermare la verita di quest" ipotesi. Molti scriltori parlarono de' Longobardi ; alcuni ne raccolsero con istudio particolare le memorie e le illustrarono ; altri tocca- rouo solamente delle cose loro , secondoche roccasione d'altre ope- re, che maggiore o minor relazione avevano con esse, il portava. Fra i primi son da lodare precipuamente il Sigonio, I'nnpareggia- bile Muratori, il Giannone , lo Zanetti , il Gaillard («) , e'l Fuma- galli; fra i secondi tengouo luogo distintissimo il Machiavelli , il Maffei , e '1 Gibbon. Particolare e separata menzione si dee poi fare di quegli storici, o per dir meglio cronisti , die furono contemporanei , o di poco posteriori ai Longobardi stessi , e ne tramandarono i gesti ; essi formano unitamente a' scarsissiini documenli ed al corpo delle leggi loro, che ci rimangono, il complesso delle memorie, che noi ser- biamo di quella eta. Ma essi son poclii dinumero, digiuni di fatti, e coperti della barbaric , in cui vissero ; epperb quattro soli ne citeremo , Paolo di Varnefrido diacono d'Aquileia, il Cronista anonimo de' Longobardi Fredegario, ed Erchemperto. Alcun lume (a) Le memorie ciitiche del Gaillard suUa storia dc' Longobardi si trovano .ne'ToIumi 35 e 43 della raccolta delle memorie dell'Accaderaia delle Iscriiioni e Belle-lettere di Parigi. DEL CONTE srLOPlS yi ci avrebbe somtninistiato sulla sloria de' prinii tempi della doml- nazione loiigobardica la narrazione, che sappiaiuo avei ne scrlUa I'abale Secoiido (che allii cLiamauo Secondinoj di Trento, vissulo sotlo il regno di Teodeliuda , ma v'ha ragionc di credeila irrepa- rabilmenle perduta. Sprovveduti cosi di documenti (a) , e della voce ricordatnce della storia , coloro , che impresero a dar ragione de fatti de'Lou- gobardi , dovettero audare per via d'induzioni, e da particoldii e spezzati ragguagli cercar di dedurre general! conseguenze. Quiiidi si giudico piu per I'apparenza che noii per I'evidenza de'fatli^ tJ accadde, che in tanta oscurita di conghietture si preiidesse talvolla per guida la projiensione deHanimo, anziche la severita del giu- dizio. Da taccia siffatta anderanno per allro esenli due de' lodati scritfori. II Macliiavelli, il quale con quel suo acume e con quell'arle finissiuia , con cui ricercava le memorie de' popoli e ne traeva i canoni di una eterna politica, raccolse in breve la somma deile relazioni di quella nazione conquistatrice cogli iiidigeni conquistali, dicendo, che dopo il luiigo soggiorno fatto da' Longobardi in Italia essi non ritenevano di jovesdevi altro che il noine. II Muralori col rendere pubblici molti de' lore monumenti per lo avanti scono- sciuti , o male illustrati, ci confermo nella sentenza del Macliia- velli , e dimostro piii chiariniente come Romani e Longobardi for- massero un popolo solo. {a) Egli ^ vero , che molte pergamene riguardanti ai Longobardi si conserrano anche oggidi ncgli Archivii di varie citta d'ltalia , ma esse sono per la massima parte estranee ad ngni oggetto pubblico , e pero poco giovano alia storia. II govcmo longobardico ritraeva molto della primitiva furrea semjilicita della harbarie , e ristrettissimo uclle sue relazioni poco la- sciava che ricordasse ai posteri la sua esistcDza. = Non e da tacersi peraltro , che il chia- rissimo sig. Professore A. Peyron, gia per tanti titoU beoemerito della repiibblica letteraria, scopri nell'Arcbivio Arcivescovale di Vcrcelli un codice membranaceo delle leggi de' Lon- gobai'di , nel quale si troTaiio molte varianti dal teste datone dal Muratori, e sopraltutto al- cune assai gravi ne' prologhi alle Icggi di Liutprando. Per la cortesia del lodato aig. Profes- sore , che quanto e dotto altrettanto e largo del suo sapere , alcuni giureconsulti Tedeschi che attendono a dare un'edizione dcllc Icggi de' barban d'ohgiue Uermaiia , potranno arric- chLie di qucsta importaote giuuta LI loro Invoro. gs I LONGOBARDI Noi pertanto , che In una mateiia incerta meglio anoiamo il dii' poco die il (Jir (roppo, seguiteremo I'esempio de'geometri, i quali in certi casi voleiido descrivere le figure delle montagne e delle terre, si contentano di segnare le estreme linee, nelle quail quelle coll'orizzonte, quesle coUe acque coufinano; e ci alterremo soUaiito ad indicare le parti piu promioeati degli ordini pubblici, e de'co- stumi di quella nazione. Al diligente storico poi delle cose lon- gobariliche, che noi desideriamo , lascieremo di ricmpiere lim- menso vacuo , die resla tra queste poclie iiotizie , e quella conca- tenazione di fatli, queUaccertamenlo di epoclie , quella giusta de- terminazione delle cause probabili degli avvenimenti , e quel cri- terio nella scelta delle prove , che si richieggono in una storia sincera e iilosolica. In due epoche ne pare potersi dividere la storia de'Longobardi, e questa comoda divisione, sebbene suggerita dalla serie de' fatti , non venne peraltro ancora sufticientemente osservata dagli scritiori. La prima d'esse epoche sorge dalla calata d'Alboino, comprende il regno di Clefo e la tirannide de' trentasei Duchi, ed e un periodo di storia contaminato con ogni piu scellerata azione ; devastate le citta ; oppressato il popolo ; messi a morte i ricchi per la sola cupi- pidigia d'averne le sostaiize ; profanate le chiese : pareva si fosse la- sciata ai vinti la vita allunico intento di ritrarne il servizio. L'altra incomincia col regno d'Autari, e si estende sino aU'esterminio della casa di Desiderio , che fu il terniine del vero regno de'Lonyobardi in Italia. In questa si vede , che i vincitori, sia che ad imitazione de' vinti si avvezzassero a' piii soavi conforti della vita , che sono pure tanta parte della civiita de' popoli , ovvero trovandosi nel tranquillo possesso dell'ambito dominio sej^uitassero quel inoto na- turale delle passioni , per cui I'uomo riducendosi a piu riposata vita si fa di dure pieglievole, cangiarono affatto costumi; imposero leggi ordinate ; annnisero fra loro le arli latine , e quel che assai piu monta abbandonarono il paganesimo. Allora, secondo che narra il Varnefiido , non si usava violenza, non si tendevano insidie ; DEI. C.ONTE SCLOPIS ( 3 niuno ardiva di sovcrchiare altriii , niuno ardlva spogliarlo de'suoi averi ; noa erano ne furti ne ladrouecci , ma ad oguuuo era li- bero , siccome piu gli piaceva , I'andai-e e lo stare (a). Diasi piu-e quella sovrabhoiidanza di lode , in cui si diiTonde il diacono Paolo, all'amore che lo scaldava alia sua nazione , amore, clie fu in lui grandissimo, e che gli valse da Carlomagno il per- dono dell'avere tentato di risuscitare I'antica dominazione de' suoi, non si neghera per altro , che il governo de' Longobardi fosse in molte pavti moderate e tranquillo , siccome chiaramente lo dimo- strano le leggi , che verremo dappoi discorrendo. Ne da questa opi- nione si dilungano gli storici contemporanei. Egli e vero bensi , die nelle lettere , e nelle costlluzioni di alciini Pontefici , che te- nevano allora la Santa Sede, la nazione Longobardica co'piutristi colori si trova dipinta , dandosele epiteti di crudele , di fetida , d'empia, d'apportatrice della lebbra , e che poscia fu anche dagli storici ecclesiastici in non dissimile guisa rappi'esentata. Ma questa dee dirsi colpa della sua esterna polilica , anziche vizio de' suoi. I Longobardi furono ingiusti verso iPontefici, insidiando alle pos- sessioni , che, o per concessione di Priucipi , o per volonta degli abitanti riteneva la Chiesa Romana: e si sa pur troppo, come in tali malaugurate vertenze, coloro che parteggiano dall'un canto, o daU'altro non si rattengono dal dare colpa all'universale di quelle, che a pochi si potrebbe giustamente attribuire. E I'uso di quests acerbe denorainazioni, fomite di perpetue discordie, non iscemo, se non dope che la modcrna civilta de' popoli cerco di togliere dalle guerre I'apparato della violenza , e preparo piu facili le vie di ril'ar le amicizie. Ma nei tempi piu tranquilii, (juando i Longobardi ristavano dalle insidie , piii miti verso di essi si mostravano anche i Pontefici. Cosi si appresenta San Gregorio , nelle lettere , che indirisse a Teode- llnda, ad Agilulfo , ed a certo Arechi, duca di Benevento. ( ileirimpero , ne'quali poteva farsi vantaggiosissimo trafTico (a). Le leggi iinpeiiali si inaiitennero in pieiia osservauza , e gli usi iion meiio die il fasto loinano furono conservati dai Goti : servono a (limostrare quest" andamcnto di cose quelle parole , clie Procopio pone in bocca dcgli Ambasciadori mandati da Vitige a Belisario : a noi non meno die a qualsivoglia fra gli imperadorl antichi steite a cuore di conscrvare le leggi e le forme del governo. Ne di Tcodorico , o dallro re dei Goti ritnane tra noi legge scritta, o consiietudine autorevole (b). E tali detti , stando alia fede dello storico scrittor versatissirao iielle cose di \ itige , siccome quegli , die era al fianco di Belisario nella guerra contro quel re so- stenuta , si vogliono intendere del non essersi da Teodorico , a da' suoi successori statuite leggi di natura diversa dalle romane ; luentre nessuno ignora essersi faiti da lore molti provvedimeuti , sebbene tutli analoghi all'anlico tenore del governo Romano. Cerchera forse taluno delle cause di questa varieta di pubblico re^gimcnto tra due nazioni barbare venute suUa terra niedesima ad un medpsimo intento , e le ricavera facilmente dalle circostanze particolari de' tempi e de' condottieri. Quando Odoacre invitato dai fautori di Nepote entro cogli Eruli, e co' Turcilingi in Italia , e , mandate in esilio a Lucullano Ro- molo Augustolo , si fece signore de' paesi retti dianzi a nome di quel fanciullo , trovando pieno di turbamenti lo state , mal sopite le parti eccitate da Gbcerio, da Nepoie e da Oreste , e fumanli an- cora gli avanzi della guerra civile , dovette anzitutlo pensare a con- ciliarsi gli animi , ed a mantenere quel governo, per cui tulti gli indigeni , quantunque di parte tra loro diversa , avevano tanto (a) Nc' tempi , in cui noa v'erano ne piazze di cambio , n^ lettere di cambio , ne tariflc di monrte , ne biglietti di banco era pur necessario , chc si trovasse un mezzo di agevolaie le relazioni coramerciali ; quello di ammetterc piu facilmente una specie comune di monetc , che di subito si riconosccsse , s'apprcsentava naturalissimo \ e lo vediam mes&o in pratica nell'antica Grecia , ed in particolarc neUe colo&ie di quella uazione. (i) De beUo GoLhico lib. 1. cap. G. 90 I LONGOBARDI coinbattulo. Teodorico poi cresciuto alia corte di Costanlinoijoli , adoltato da Zenone a fiylio danne, aveva da' Greci imparato Tarte. del regnare, ne poteva dilungarsi , fondando i principii del suo iiuovo regno , dalle forme del goveriio greco (a). Ma i Longobardi ignari affiitto degli ordini dellimpero, fiiorche per le notizie acquisiatene nelle battaglie , dove sovente avevano sostenuto lonor vactllante deirarmi greche , scesero a saccheggiare anzi che a conquistare I'ltalia. Essi muovevansi atl'impresa pel solo fine di renders! piu agiata la vita , ne ben certL ancor' erano , di fermarvi la lorodimora, poiche alia cessione, che fecero agli Vnni delle regioni , die stavano per abbandonare uella Pannonia, appo- sero 11 patto , die qnalunqne volta dovessero ritornarvi , potessero quelle ricuperare. Operando a giiisa di masnadieri , s'arricchivano di quanlo loro s'appresentava. Nessuna considerata ainbizione di regnare , nessuna brama di gloria li guidava , ma un'avventata in- gordigia di possedere spingevali. Fondato ii regno , e raddolcitl i costumi , non cangiarono le primitive forme del loro reggimento , che tenne sempre di quell' indole antica cosl bene indicata da Ta- cito nella sua Germania. II re era il capo della nazione , e gover- nava le cose della guerra e della pace, eleggeva gli uffiziali dello stato , e talvolta anche rendeva la giustizia a' suoi sudditi , come vedremo fra poco. Vario era il modo dell'assunzione al regno , giacche si trovano molti , che salirono al trono , o per essere stati assunti a colleghi nel regno da' loro predecessori, oppure per Tunico titolo di successione al padre. Cosi Adaloaldo fix collega d'Agilulfo , Cuniberto lo fu di Bertarido , Adelchi di Desiderio. Ber- tarido all' incontro e Godeberto succeddeltero al padre Ariperto. (a) L'adezione in figlio d'armc era usanza parlicolare di que' tempi j per essa s'obbliga- Tano il padre adottivo cd il figlio a porgersi in guerra scambicvole aiuto. In segno dcU'ado- zione , il padre prcsentava il figlio di cavalli, di spade e d'altre armi d'ogni maniera. Altre volte , come narra Paolo diacouo di Pipiuo mandato da Carlo Martello a Liutpraudo per esserne in quella guisa adoltato , il p.idic indiciiva I'adojione col rccidcre che laceya I'in- loaiA cbiomn d(;l G£;lio. DEL CONTR Sf:LOFIS Q-J Cnniberto lasrio il reame a suo finliuolo Liutberto ancora fanciullo, e gli cliede Ansprando a tutore. Mille volte poi avveniva, che la corona si desse per elezione, come accadcle per escmpin a Clefo, ad Aiitari (a), a Liutprnndo, a Rachi, ad Astolfo e a Desiderio. Da£>li slorici noii si piio esattamente ricavare quale fosse il mo- do e quali i ministri deU'elezione , vedendosi senipre questo ac- cennalo in termini generali e confusi ; e sebbene si scorga , che Clefo fu elelio re per consentimento di tutti i Longobardi cli'erano in Italia, si puo credere, che coU'andnr degli anni qneste elezioni si ridiicessero in maiio di pochi , i quali o per valore, o per po- tenza primeggiavano nella nazione. Cerlo per altro si e, die tale dritto di elezione del principe non fu mai comunicato coi Latini , e tal fatto servira non poco a fissare la condizione di questi , della quale verremo poscia a parlare. II simbolo deU'elezione in re consisteva nel mettere un' asta in mano del novello signore; foggia tutta propria di un governo mi- litare ed assai diversa da quella, che si operava per mezzo della consecrazione usata gia a' que' tempi dai re de' Franchi , poscia da Carlo Magno e da'suoi successor! nell'impePo, ed in certi casi anche da' principi d'origine longobardica, come si legge di quell 'A- rechi, che di duca volendo farsi principe di Benevento, ed assu mere cosi lui titolo piu apparente di assoluto dominio, ricevette da' suoi vescovi la sacra unzione (h). Attcnendosi alle particolari usanze della loro nazione, i re Lon- gobardi non usarono ne' diplomi gli epiteti di sacro , di sacratis- simo, die cosi di spesso s'incontrano ne' diplomi imperiali, ne mai accoppiarono al titolo regio altra qualilicazionc , siccome facevauo (rt) Un dottissimo scrittore che aggiuBse alcuae note importaatissime sopra gli usi e la. sloria dc'Longobardi allc rite di que' duchi d*origine Piemontese comprese iieJ torao primo della BiograQa Piemontese del Tenivclli , congliiettura che i'iiiterregQO tra Clefo ed Autarl non dcbbdsi considerare che come semplice reggenza tenuta dai duchi , mentre il giovine pi-i..cipe nou era ancor giunto ad eta pcrfetta. (i) Gionica del Monistero di iMo;:le Cassino. Cap. IX. ap Murat rer. italic, torn. IV. TOMO SXXIIl I '.'> <^S I LONGOBARDl gli imperadori antlchl , ed a loro itriilazione i Carolin^i , Iranne qiielta di excellenlissiinns , di cui face?ano perpeluamenle uso, e del prenome di Fiavio («). ]\e' prologlii alle lea;gi , ed in fvnnte agli atli pubblici il re s'in- tilolava re della nazioiie Loiit^oliardica , oppure re de'Lonqobardi, seguitando aache in cib il cosliime di (pve'popoli, clie nel re ray- visavano il capo d'una nazione , iioii il signor d'una lerra, giusta quel perpetuo carattere di tulte le societa nasrenti , che ripongono ia forza loro nelle persotie clie le compongouo, e noa nel terri- torio sul quale Iianno stanza. Ill questo litolo di re de'Longobardi , usato mentre cssi signo- reggiavano cosi gran parte di popolo latino, vedra ognuno una teslimonianza apertissiina dell indole de' conquisiatori , rhe non si teiievano per uessun conto coiiegati co' conquislati , ne ripularano poter essi far parte dello state, tranne in quel imodo in cui gli anticlil Penesti e gli lloli facevano nuinero co' cittadini, ma non ne godevano i dirilii. S addiissero da alcuni due monumenti , ne' quali i re longobardi seinbrano aver preso nome di re di tutta Italia : I'uno e il fa- nioso decreto di ViterI)o attribuito a Desiderio e ad Adelcbi, che dallo Zanetti viene evidentemente rip-ovato : I'altixj e la corona d'oro d'Agilulfo , clie si conservava nella basilica di Monza, e che nelle funeste vicende de' tempi scorsi fu portata in Francia d'onde non e piii ritornata. IVel c«rchio inieriore di essa leggevasi un'ejiigrafe , ill cui Agdulfo era cliiamato Rex totius Itallae. Ma a convincerne, clie Tela di siffatta epigrafe e posteriore d'assai al tempo de' Lon- gobardi , basta il por mente , che molle di queste iscrizioni vennero apposte gran tempo dopo Tela de' monumenti, e clie la fattura delle lettere dell"iscrizione, si moslra evidentemente posteriore al secolo X. Cosi pure il titolo di gloriosissinius , che vi si da adAgilulfo, s'ag- giunge a farla credere posteriore di tempo, ])oiclie i re Longobardi (a) V. Paolo diacono dc gosl. Lang Ulj. i. cap. i6. 1 rrt, coNTE sci.opis 99 mai non lo arloperarono per se , ma solamente alrune volte lo asse- gnarono in sigiiifirazioiie d'onore agli estinti loro predecessori («). A fronle di cosi aperte prove di falsita fa maraTi:;lia, ohe nn accurato ed aculo indagatore di queste autichita, qnal'era il Fn- magalli (i^ , abbia senza soltile ponderazione e senza appoggio di particolare esame proposta tale corona cofne monumento siucevo. E piii aiicora, che ne abbia tratto la conseguenza , che dall'es- sere la sovraccennata leggenda incisa in caratteri neiti , i Longo- bardi sapessero servirsi nolle scrittnre d' un carattere ben com- posto e diverse da rjuelle sformate lettere che si vedouo nei loio diplomi. II litolo di re d'ltalia non fu adunque mai preso da' principi Longobardi , i quali forse credevano , clie grave oUraggio sarebbe stato alia loro nazione se ne avessero taciuto il nome antico nei loro atti , od accoppiatolo con quello de'viiiti. N^ questo titolo- po- tevasi neppure assumere in effetto, non aveudo essi mai tenuto il dominio dell'intiera penisola. Pare che nelle elezioni de're Longobardi la scelta si facesse per acclamazione, seguendo I'uso militare ; ne vi ha apparenza, che ia tali solennita si distetidessero quegli atti, che troviamo praticati nelle elezioni successive dei re di stirpe Franca o Geniiana (c). Varie opinioni si tennero dagli enidili intorno alia quali tii degii ornamenli reali de' Longobardi , che qui sarebbe soverchio il ripe- lere ; bastera I'accennare , che il Muralori sostenne contro I'opi- nione di mousignor Fontanini , non essere mai slati que' re inco- ronati (d). Cos! pure edaavvertire, che i disegni ehe stanno unili (a) V. Zaoetti del regno de* Longobardi in Italia. Vcnezia 1753. pag. 139. (/») Antichlta Longobardico-Milanesi. .Dissertaz. I. N, N. i^ e ^3. Cosi pure il caoonico Frisi nelle sue memone istorichc di IVIonza e sua Corte non si dilunga dalTopinionc di quclli che riferiscono i van monumenti di quell*eta alle cpoche in essi indicate. (c) V. Synodus Ticinensis pro electione , sen confirmationc Widonis in regem Italiae , Murat. rer. Italic. Scriptor. torn. a. part. I. pag. I^^6. {if) Muratoi-i de CGrona f'errea. J 00 I LONGOBARDI alia stoi'ia di Paolo diacono presso il Muratoii d'l due bassi rllievi deila basilica di Monza, ne' quali si tiova un re tregiato di co- rona , deono altribuirsi a' tempi ptii receiiti si per le forme delle figure die vi si scorgono, clie per le cerimonie die vi sono rap- presentate. II potere de're era estesissimo, eppero dovevane I'autorita essere grandeiiiente rispellata dai siulditi. Ogni alio pubblico , o transa- zioiie privata iiicominciava coll' itidicazione del noine del regnante. TuUe Je caridie dello slalo da lui dipendevano. Egli solo poteva raocogliere Toste della nazione intiera, e frenare le guerre, die i duchi facevaiio conLro i popoli confinanti. A lui ricorrevano gli esercilali de' duchi per otleiiere giuslizia, quaiulo credevano d'es- sere slaii oppressi. Egli iusoiniiia era laiiiina di tulto il governo , e quautuncfue dopo la disfatta di Desiderio sieno rimasli in mano di principi longobardi i possenti ducati di Spoleto e di Benevento, si pub dire peraltro , die al cadere del trono di Desiderio si spense il nome e la gloria della nazione. Non altrimenti die presso i Romani solto I'impero fu temuto da' Longobardi il giuramento per F anima e per la salvezza del principe , e di questa forinola si servivano i giudici per trarre di bocca de" rei la confessione del delitlo o le prove delle ragioni («). A conoscere in die rispello si avesse da" Longobardi la dignita di re, varra linalmente iiieglio d'ogni considerazione die far si possa, il testo d'una loro legge , die sta in quesli termini : « Se alcuno (( avra tenuto consiglio col re per dare altrui la morte , o quello « avra per suo couiando ucciso , non possa essere incolpato ; ne <<. questi , ne gli eredi di lui in qualunque tempo possano chia- « iiiarsi in giudizio , o molestarsi da quello, o lui eredi. Avvegnaclie, « siccome da noi si tiene starsi il cuore del re nelle mani d'Iddio, (a) Docum. N. IV. del Codicc Sant'Ambiosiano cdito dal Fuui ei'is iaU'unduiii dixi , ut Jicerel quates Uomenis eius UveiLale DEL CONTE SCLOPIS TOr « non e a credere , che cjuell' uomo , clie il re comando fosse « morto , possa una volta scolparsi. » («) Secondo I'uso di tulte le nazioni noa ancora iiicivilite, il re tra i Longobardi decideva Ic liti di gran momento , quelle sopratutto che concernevano a conlroversie di giuridizione. Al re fiiialmente speltava I'autoritu di staluire le leggi. E perclie molli sono , che su questo puiito con noi non intieramente con- sentono , ci converra trattarlo con qualche maggior lume e con piii estese parole. Asserisce il Fumagalli {b), che tutte le leggi di questo popoI» portano in fronte la dichiarazione del concorso e dell'assentimento ucl farle e nel puliblicarle preslalovi da' magnali , dai giudici e dal popolo. II Muratori [c) , che tanta ampiezza di dotU'ina sommini- stro al Fumagalli , aveva peraltro in termini piu stretti e piu esattL parlato di questa prerogativa di far le leggi , dioeudo , che vi sL richiedeva il consiglio e conseniimento degli ordiui e de' primati del regno. Ora vede ognuno , che altro e il concorrere nel far le leggi , altro il consigliare e l consentire. II concorrere esprime I'iJea d'una parte d'autorita eguale tuttoche piii a meno estesa in tutti quelli che imprendono a fire insieme una cosa , laddove il consigliare e utlizio di persona subordinata , e'l consentire, presa anche nel senso piu largo , non e ~c\\e. un'assoggettarsi volonlaria- mente a quello ch'altri da per se abbia falto. II Giannone pure (t/) quando parlo della formazlone di quesle leggi , e della parte che in essa avevano i baroni ed i giudici, uon adopero altre paro- le , che quelle di parere e di consiglio. D' onde si vede , che il primo andb assai piu in la , ciie nou si conveniva alia diligenza d'uno storico , siccome nieglio aiacora si vedra colla scorta del testo delle leggi istesse. (a) Rothar. L. 2. (6) Abbozzo della polizia del regno Longotardico Bologaa 1809. pag. 20-31. (c) DisserlazioQi sopra le antichita italiane. Tom. I. {J) Utoria civile del regno di Napoli. Lib. 4- cap. 6. Milano iSaS. 1U2 I T.OXGOBARDI E cjui e pi'imjeramente da notare , die veiiuli in Italia rozzi e feroci i Lotigobardi non recarono con loro veruna legge scritla , ma coila meinoria delie antiche coiisuetudini traniandate di gene- razione in jtenerazione , provvedevana sopra i casi dubbii che si appieseiitavaiio. A queste consnetudini vuolsi intendere dato quel nome tHi Auricabeones, che lalvolta si Irova presso coloro che par- larono di questo pnpolo. Rotari , che fu il diciasettesimo re de' Longobardi cominciando da Agiinundo , ed il seltimo dopo la calata in Italia , proinulgo il primo una coUezione di leggi , a cui diede il nome di Editto , ri- cavate in gran parte dalle consuetudini sunamento-vate. Circa il tempo, nel quale si sieno pubblicate queste leggi, cioe se settan- tasei o seitantasetle anni dopo la venula de' Longobardi , e come I'epoca certa possa conciliarsi colle date che si hauno nel proloi;o deiredilla, cioe dell'anno ottavo del regno di Rotari e delT indi- zione seconda , e con cio che scrive Paolo diacono (a) , che allor.t corresse I'anno settantesimo settimo dalla calata in Italia, gran con- troversia arse tra gli eruditi. II Bacchini, il Pagi, e'l Sassi fecero prova in tale disputa del piii sottile acume di critica e di una pa- zienza mirabile. Ma noi lodandoli quanto sel meritano , non ci af- falichererao a j-imestare queste differenze. Non iscemano pur troppo gli anni che duro la barbaric per diligenza di computo , e quando anche giungessimo a segno di provare che il testo del Varnefrido fn guasto in quel luogo , o che il codice Ambrosiano o I'Estense, che contengono il prologo succitato, racchiudono quel leggerissimo errore di lezione, non ollerremmo certo ne compenso alle diligontl e faticose indagini nostre, ne scusa presso il leltore d'avergli furata il tempo cosi malamente. Rotari incomincia il prolbgo alle sue leggi col dire, essere quello I'editto da lui rinnovato co' prirnarii suoi giudici , e viene quindi discorrendo la ragione dell'opera e la genealogia dei re che lo (a) De gestis Laugobard. Mi). If. cap. 44- D!£L COKTE SCLOPIS lo3 precedetlero e qnella del suo casalo, e final mente espone i capi- toli delle legi^i. A cjuesti tien dietro una conclusione in forma di mandato , o di prescrilto per Tosservauza loro , dove occorrono le seguenti parole; « Ahl)iamo ordinate le leggi de' nostri padri, che « non trovavansi serine , e perche giovar potessero all'universale « della nostra nazione , col consiglio, non meno che col conseuti- « mento de' pritnati , de' giudici e di tutlo il felicissimo esercito c( nostro le abbiamo accresciute di numero e d'autorila , ed ordi- « nato clie fossero scrilte in questa membrana. Volendo peraliro (( lasciarci libero campo d'aggiungere a quesl'edilto qiiegli oixlini i( che prevcdiamo per sottile ricerca delle antiche leggi de' Longo- « bardi , tamo per noi , che pe' nostri vecchi potersi ancora ricor- u dare. Aggi«ngiamo e conferiniamo anzi con guarentigia () , che comprendeva lanlioo Sannio , era I'estiema parte (rt) Paul. diac. dc gest. Lsngobard, Hb. 6. cap. By. ■(6) 'Ognuno die -sia mezzanameDte istruito delle cose lonjobardiche , vede cbc io qui non pusto seguitare I'opinione manifosl^ta dal Maffei uella sua Verona illustrata lib. X ; ed anzi mi pace, cb'cgli abbia voliito da un'avvertenza graiamaticalc sopra il cap. 32 lib. 3. di Paolo diacono, trarre un'induzione stnrica non acccrtata Ne dalJeggersi, che Zolone princi- f}alus est in ea (Beneveirto), pu6 ad un tratto asserirsi, che Tolesse significare ch'egli reg- gesse la sola citta di Benerento , ^wcgnacche e JjiotTjento^uir-generale indicazionc del ducato, cbe dalla citta priacipale pigliava il norae , ed il pronome rclalivo ea per provincia »i possono couiodameiite preodere. loS I LO\GOBAr,Di del regno longobardico verso il mar di Sicilia , e confinava colle possessioni greche ; quello di S|ioleti racchiudendo gran parte deU'Vmbria fronteggiava le terre della Chiesa e la Pentapoli; quello del Friuii finalmente giiarduva le gole delle alpi Giulie. Cosi questi tre ducati assecuravano le frontiere del regno, giacche le alpi Coz- zie, le Graie , le Pennine e le Reliche si reputavano quasi inac- cessibili , ed erano un baluardo naturale , e quasi itiespiignabile airilalia occidentalo. Dovevano percio i Longobardi aver cura die 1 .loro duchi posti a guardia dei ronfini fossero cosi poderosi di forze da poter da se soli contrastare il passo a qualunque nemico, che venisse improvvisamente ad assalirli. E moltissimi esempi ci serba 1 istoria di queste gagliarde imprese oper-ate da' soli duchi , come di Lupo duca del Friuii contro gli Avari, di Ariulfo duca di Spo- leti contro i Romani , e di Aione duca di Benevento contro gli Schiavoni. NeU'interno del paese, al contrario, sarebbe stato pes- simo consiglio il lasciai-e che i duchi signoreggiassero gran tratto di territorio , avvegnache costoro fatti grandi , e non potendo come i duchi de' confini sfogare gli umori sopra gli slranieri, si sareb- bero voltati alle guerre civili , alle quali , tuttoche deboli , erano gia di troppo incliuati. La podesta de' duchi era tutta miliiare, e se alcana volta si parla della loro giiiridizione sopra le cause , essa pure si debbe inten- dere solamente de' criminali , ed in certi casi particolari delle per- sons ascritie all'esercito (a). Abbiamo gia veduto , che il re rite- iieva la facolta di correggere gli abusi , che si fossero commessi da' duchi nell'amministrare la giustizia. Nelle Icggi de' Longobardi, dove s'incontrano cosi frequenti meiizioni delle cariche del loro governo, accade rarissimo di trovare mentovato il grado di duca. Essi peraltro si tenevano come principalissimi soslegni del regno., che non dubitarono di dividere tra loro dopo la morte di Clefo , ma quando si tratto di ristaurare la monarchia, ed Autari si chiamo (a) Roth. L. 20. DEL COXTE SCI.OPIS I0() a reggerla , essi volonterosamente contribuirono la meta di tiilte le loro sostanze , onde apprestare mezzo al re di provvedere a quanto occorreva per se , per la sua corte, e pegli iifiiziali del suo governo. La benivolenza del re, e la fama di valente giierriero, erano il pill soveflte le scale per cui si ascendeva al grado di duca ; tal- volta eziandio una frivola causa valeva appresso i barbari a pro- cacciare gli onori , siccome leggesi in Paolo diacono di Droctulfo, il quale, per la robusla persona di che era fornito, ollenne «n du- rato (a). Avvenne anche lalvolta, che ad alcuno si desse I'autorita di duca senza conferirgliene il titolo , ed allora questi chiamavasi roiinervatore del Itiogo (i>). Dope i duchi , i primi neilordine delle cariche pubbliche, ci si appresentano i conti. Qnesta dignita, sebbene serbasse la dcnomina- zione avuta sotto I'impero , teneva tuttavia ben'altro ufficio aggiunto, ed ei'a militare in parte , ed in parte sembra fosse anche giudiziario. Quantunque nelle leggi non si trovi menzione di loro , le storie peraltro contemporanee , ed i diplomi de' re ci fanno certi della lore esistenza. Tenevano il governo di una citta o di un trafto di paese , soprawedevano alia inilizia che vi stava, la guidavano in. campo , e troviamo anche che amministravano la giustizia. In ri- guardo a cio , credono alcuni, che i nomi di conti e di giudici , appo i Longobardi, suonassero lo stesso ; e la conghietlura serabra anche fondata sebbene non possa ridursi a certezza per difetto di documenti, in cui si paidi espressamenle di conti. Non tralascero tuttavia dallosservare, che sotto Carlo Magno (c) gli uffizi de'conli e de' giudici fui'ono tra loro assoiutamente distinli, anzi vi avevano de' giudici ch'erano subordinati a' conti. Se questa usanza sia pretla Longobarda , o piutlosto Franca o Tedesca venuta co' Carolingi lo vedranno gli eruditi. 11 non mai abbastanza lodato Muratori (d) ci {a) De gest. Langobard. lib 3. cap. iS. (6) Paol. diac. de gest. Lang. lib. 6. cap. 3. (c) Carol. M. 1. 67. <(/) Murat. anUch. Ital. Diss. 8. I 10 DEL CONTE SCLOPIS apparisce anclie stretto da questa difTicoltu^ quaiulo -vnol dimostra re die i conti tenevano vera ed esiesa autorita giuridica. Se ben si considei-a il testo delle cifazioni da lui addotte, si vedra -cU'esse lion appartenjTono a' tempi del vero regno Longobardioo. Un do- cumento peraltro non avvei-tito dal Muratori uella cilata sua clis- sertazione ci pare assai convineente , ed e una ibrinola aulica d'in- trodwzione di giiidizio riferita dopo la legge 6 di Racliis , per cui un Aritnanno chiania in giudizio il siio conte a dar raglon«, per- che carrotto con donativi avesse ricusato di far giiisliiit deU'ucci- sor di suo padre. Mai si saprebbe determinare quali I'ossero i limiti delle aim'iili- zioni territoriali de' conti , anzi potrebbesi credere ctie venissero quelle definite dal solo arbitrio dc' re , o dalla fortuna di ool \ DEL CONTE SCLOPIS I ( t Ma suU'orif^iiie anlichissima de' dirilti di protezione e de' feiidi , chi volesse rintracciare il coi'so degli istituti de'popoli, comin- ciaiido dalla prima per venire sino alia seconda barbarie, potrebbe con sicurla tenei' dielro a quell'ingegno grandissimo di Giambat- tista Vico (a) , il quale valeadosi di lutti i lumi die I'aiUica e la moderna istoria , e le piii accurate indagini filologiche possono fornire , segno quel certissimo ricorso die le nazioiil hanno falto sopra la natura eterna de' feudi. Ai proposto nostro occorre dl notar solamente, che per quella tiaturale ineguaglianza di forze e d'ingegiio che passa tra gli uo- ininl , i deboli abbisognano sempre della protezidrie de' forti ; che tjiiesti valendosi della ragione che lore dava la forza, s' impadro- iiirono de' beni della vita , i quali poscia distribuivano a' deboli , obbligandoli a prestar lore le opere ed i Servigi. Questo rispetto, o per dir meglio queSto timore del predominio della forza , e ua distintivo chiarissimo di tutti i popoli barbari. Per esso si spiegano aperlamente molti luoghi oscurissimi delle loro leggi e delle storie loro. I forti si serbav.uio scambievolmente rispetto, anzi cercavano di tenersi in liberissimo esercizio della loro potenza , onde poter con piii sicurezza assoggeltare i deboli , e trarne vantaggi ed ac- crescirnetito di fbrze. Hrl loro popolo su questa materia, ma perche ci pare ckc i Longobardi sieno stati i primi au iuvfstire alli*ui di una porziOne d*aka giiiristfi^ione congiunla coU'uso di ct-rti ulili di- rilti , segtiitiafao noi qui I'ofiiAioQe cortiUne the assegna quest' ofigihe ai feUdi. Vorremmo peraltro cho il diligente lettore vcdcsse la dotta illustrazione lasciataci dal Guiacio iiitorno a cio in principio de' suoi commentari sui Hbri de' feudi , dove egli desume la loro originc da ben piu rettiota epoCa f noti si ti'5lasci peratti-o di dsservare , cfce quantanque il lodato giure- e*nsuRo adduca rescnipio della costituzione di Costantino Poyfirogetoito Ttepc at6Ct.Tiexnc39 neila quale si skabilisce unn vera e pretta maniera di feudi , cid non teglierebbe ai Longo- bardi il prcgio deU'invenzioae , auzi puo credersi cbc Tidea dello stabilimento de' feudi sia vennla dai LorigObardi nei Greci , meiilre Costantino PorGrogenito non sali a) trono che dopO il principio del secolo X, e pote; gio^arsi per la nuova sua legge deli' csemfio dell* islituzioni feudali introdotte dai Longobardi , c delle mutaziooi che vi fecero poscia i FranoUi successori di Carlo Magno. (a) I'riBcipii di scienza nuova Lib. 5. torn. 3. Milaso 181G. 112 1 LONGOBARDI Le imprese favolose degli eroi dclla prima bai-barie , Ic clientele dei Roraani , le soggezionl introdotle dalla seconda barbaric , di- inostrano come certi caratteri delle nazioni possono assumere t'or- iBc e modi diversi, senza mai nulla perdere delia prima direzione clie avevano ricevuta. Eiitriamo ora a parlare de' giudici , dignita riputatissima fra i Longobardi , non inferiore a quella de' diiclii , anzi piu accetta all'iiniversale , poiche dove I'lina serviva spessissimo a turbare la quiete pubblica , I'altra non mirava ad altro fine che a procacciarla. Nella primitiva semplicitu de' governi , tutte le cure pubbliche si rivolgevano sopra due soli siiggetti , la difesa del territorio e delle persone , nel die consisteva la forza della repubblica, vale a dire la milizia, e la difesa delle cose private e degli averi di ciascheduii suddito , ossia il ministero de' giudici. E questi due suggetti , per cui si crearono le prime congregazioni di uomini , furono ne' piii anticlii tempi anche raccomandati ad una sola persona , cosi die un solo era re , capitano e giudice , ne Tuna di queste dall'altre qualitu , pareva a quegli anlichi si potesse disgiungere , anzi cre- devano die a vicenda elleuo si soccorressero , e formassero quell' unione di aiitorita e di forza die si conviene al regno (a). Fatte poscia piu numerose le societa , e venendo via via a scemarsi I'amore degli uomini per lo state loro primitivo , si vollero distinguere le varie parti del governo , perclie con piu diligenza si potessero esercitare , ovvero perclie nieglio si potessero soddisfare le ambi- ziose voglie de' principali cittadini, i quali tutti avrebbero aspirato a comandare soli , se il comando non fosse stato diviso. Ai giu- dici era commessa la decisione delle liti , e si puo credere che fosse loro anche aflidata parte del governo delle citta in cui rk- siedevano , massime se si vuole , come alcuni hanno fatto, consi- derarli pel loro ufficio eguali a' conti. Checche ne dica il Fuma- galli (b) , i Giudici si ordinari che estraordinari si trovano eletti [a) I giudici del popolo Ebv.o ci danno cseni4>io deH'unione di questi potcri. {b) ADtichitu Longobardico-I^Ailaiicsi. Disaertas. i. cap. 63. DEL CONTE SCLOl'IS ll3 dai re (a), ed una legge, che e la sesta del quinto volume di Liulpiando , ne fa testimonio del conto in che essi eiaiio lennti. Ivi si slaluisce la pena della morle e della pubblicazione de' beni , eonti'o colui il quale senza 1' autoiita del re in qualunque ciUii avesse levalo tuuiullo contro il suo ^iudice, o gli avesse in qual- che parte fatto male , o senza averne ricevuto comando avesse cer- cato di cacciarlo ; o fosse slato capo d'una fazioue , che da una citta si fosse mossa conlro uu'altra per oirendenie il giudice nelle varie guise mentovale di sopra. E chi ha nolizia deli'indole delle leggi longobardiche, s' avvede che la miiiaccia della pena della morte e della coiifisca , non apponendosi che per delilli gravis- simi ed opposli all'intutto alia puhblica Iranquillita, conveniva che i giudici fossero tenuti come principalissimi soslegni del go\erno, per avere le lore persone cotanto dalla pubblica auloiila custodile. L'officio de' giudici era sottoposto direttamente all'autorila reale , e se fra sei giorni uno di essi non avesse proferila la sentenza sopra le liti, che in via d'appellazione dal tribunale degli sculdasci o giudici inferiori davanll gli si recavauo , era tenuto a pagare alia parte appellante una multa di dodici soldi ; che se poi , spirato il termine di {^iorni dodici, non sapesse come decidere il piato , doveva rimettcre le parti al cospetto del i-e, altrimenti veuiva condannato a pagare una multa di dodici soldi allappellanie , ed un'altra di venti al re (A). Se avesse pronunziata una sentenza contraria alia legge , il giu- dice soggiaceva ad una multa di soldi quaranta , meta de' quali spetlava al re e meta al litigante che ne aveva sofferto danno , ma se facendo le parti di arbitro avesse errato , non incorreva in pena veruna , eccetto ch'egll stesso confessasse daverlo fatto di proposito ed a mal fine. Silfatte leggi cotanto sollecite nel far' ispedire le cause, provve- devano altresl affinche colui che fosse stato giuslamente condannato, (a) Index , qui in loco ordinatus ebt a rcjc. — Kotbai L. si. (4) Liulpr. lib. 4. I. 7. ToMo xxxiir. i5 1 l4 1 I.O^GOBAIiDI e nuUameno avesse appellato al re ila tale sentenza , pagasse al giuilice che I'aveva proferita una nitilta di soldi venti (a) Accurate uell'allontanare anche le minime cagioni che potessero a' que' tempi oHuscare le menti de" giudici, Carlo Magno prescrisse loro die dovessero udire i litigatili e decidere le liii prima di aver uiangiato (^b). Che sotto i Longobardi i giudici avessero territorio separate , in cui esclusivainente eserrilassero loro giuridizione , si fa palese per que'luoghi delle leggi di Liutprando (ardi , che rispeltivamente alfendessero a far fede delle civili trausazioni de' due popoli. Eppure, se si cfede tiecessario che chi applica la disposizione d'una legge sia partico- larinenle dipendente da essa, non si polra negate eziandio , che chi riceve il deposito della fede pubblica secondo una legge , debba essere pMrticolarmente con essa collegato. Conchiudiamo percio , che per essersi dato ai Romani il privi- legio di vivere secondo la loro legge , non ne segu'i doversi loro dare giudici e forme di piatire particolari. Tuttoche di tale distin- zione particolare di leggi e di giudici abbiarno esempi ia luoghi e tempi da questi diversi , poiche ua placito ecclesiastico tenuto in Auxonne TannogiS, fa espressa menzione, che ivi interven- nero sei giudici romani, quattro goti ed otto salici (b). ScuKlascio , ufiizio che il solo nome iiidica essere dorigine pretta longobarda , chiamasi il giudice de' borghi e delle ville. Egli giu- dicava le cause civili , ma nelle criminali era per lo piu tenuto a rimettere il reo , che a lui fosse slato rappresentato , al suo giiidice , soito pena in difetto d'una multa di soldi otto da dividersi per zneta a vantaggio del giudice e per meta del reo. Siccome la dignita dello sculdascio era di gran lunga inferiore a quella del giudice, chi avesse ucciso quello, soggiaceva a pena (n) L. 37. lib. 6. IJ>) Gallia Chh&tiaua , toin. XIII. iostr. p.ig. a. I l6 I LONGOBARDI iniiiore della stabillta contro il semplice ofTensore di queslo. L'omi- cida non era tenuto per la inorte di lui a pagare multa maeniore, che se avesse ucciso cjualsivoglia allro uomo libero , tranue il caso che il delillo si fosse operate nel luogo dove risiedeva la corte del re, che allora se gli imponeva una multa di ottanla soldi. Non si dee qui pretermettere d'osservnre clie Ottone secondo, o come altri vogliono, Lottario primo , vieto che i figli de' diaconi , de' preli e de'vescovi venissero elelti anolai, a sculdasci , a conti od a giudici. E cib si fece probabilmente ad intento di frenare il lordo costume , che erasi pur troppo inlrodotto tra gli ecclesia- stici , di viversene in aperto concubinato. Dal sin qui detto si racoglie , che presso i Longobardi cosi per le controversie civili , come per le inquisizioni criminali, vi avevano due gradi di giuridizione , quelle degli sculdasci e quelle de' giudici , che i territori erauo separali e che da loro non si co- nescevano tribunali che giudicassero coUegialmente , ma da un solo sempre si rendeva giustizia. Quante aU'uflicie de' giudici di proporre le leggi e di consigliare il re nel premulgarle , non ne lasciano dubitare i prologhi che ab- biamo riferito di sopra. E a dar queste conslglio convien dire che nessune fosse piu atto de' giudici, i quali nell'udire del continue i dibattiti, che suU' interprelazione delle leggi nascevane , potevano meglio d'ogni altro far ragione deiraggluslatezza degli ordini da , prescriversi. Un corpo di leggi bene coraposto , e per quanto il '• cemperta I'umana natura perfette , e cosa impessibile a farsi ad un tratlo. 11 corse degli anni ci vuele per conoscerne la bonta mag- giere 0 minore, per iscoprirne le piti remote applicazioni, per isve- lare quale debba essere I'andamento di quel metodo semplice , di quella concatenazione di principii che deone reggere tutte le parti di una legislazione bene ordinala ; onde parlo da. savio chi disse, che le leggi si rendeno perfette piuttoste da se stesse , che dagU uomini. Questo preposite di mij^lierare conlinuamente le lero leggi , I DEL CONTE SCLOPiS I I '^ lasciaiulo religiosamenle intatte quelle da non loccarsi , si ricava da tutli i proioglii e da lutti i provvedimenti datisi da'Longobardi , ed in tal parte non si puo niegare ch' eglhio sopravanzassero glL siessi Roinani. La sapienza di quest! aveva loro scoperlo , clie le leggi civili , custodi deila vita e delle sostanze del popolo, sono uno de' principalissimi sostegni del governo politico , e temendo , clie, cambiate le une, I'altro non dovesse anche solli'ir mutazione , s'aslennero per lunghissimo tempo dall'innovarle , tuttoche esse p\a non tendessero al proprio e sincero loro scopo. Quindi nelia fan- ciullezza di Poraponio e di TuUio, a' ragazzi ancor s' insegnava il carme necessario , vale a dire il testo delle dodici tavole , ed in una eta corrotta di gia dalle delizie deila Grecia e dell'Asia , e dall'ambizione di Mario e di Silla tutti si attenevano a leggi, delle quali i precetti e la lingua ricordavano la rozzezza e la semplicita degli Equi e de' Volsci. L'equita pretoria non giunse se non tardi a correggere la severita , per non dire la ferocia del diritlo an- lico , e non fu che coll'andar degli anni ch'ella acquisto autorita vera di legge. ^la ai Longobardi era nota quella ragione , per la quale si vuol distinguere 1" immutabilita dell' indole di una legislazione, dall'im- mutabilita de' precetti delle leggi in particolare. Clie quanto I'uua e da rispettarsi per ogni maniera , poiclic essa dee corrispondero alia qualita del governo e sostenerne I'autorita , altrettanto I'altra potrebbe riescir dannosa quando non provvedesse alle occorrenzi". de' costumi e de' tempi ; eppero appunto per lasciare intalta I'in- dole deila legislazione, conviene talvolta mutare i precetti parti - colari delle leggi, cosl che possano governare i sudditi e rivolgerli al comune bene die sta riposto nell' indole universale, nello spi- rilo , see lecito usar silfatta parola, deila legislazione, e non nella rainuta osservanza di poclii capi di leggi. II proporre le materie delle leggi, non meno a' giudici speltava, che a tutti i fedeli che trovavansi al fianco del re , e soito questo nome sa ognuno , che erano compresi i principali uffiziali dello I l8 I LONGOBARDI slato. SilFattii usanza, tutta propria de' popoli d'origine Gerinanicrt o Scandinava , si mantenne in vila per varii secoli , come si fa palese pel tit. i. del lib. i delle cousuetudini feudali, dove si narra, che andando a Roma rimperadore Corrado, fu ricliiesto da' fedeli che stavano a' suoi servigi , che volesse estendere a certi casi ivi espressi , certa sna legge sopra la successione ne'feudi. Qnesto iiiodo di consiglio trovasi anche adoperato dagli Anglo-Sassoui , presso i quali il wiltena gemote , ovvero I'assemblea de'savi, assi- steva il re quando promulgava le leggi (a). Pensaiio _ quasi tutti colore che impresero a trattai-e di qaeste cose, che le due podesti, la giudiziaria e la railitai-e, fossero unite lie' giudici longobardi. Cos! pure noi la pensianao, poiche da un popolo i cui ordiiii pubblici riposano tutti suU'arme, non si puo aver riverenza per chi non le tratti. La semplicita somma che era nel loro governo non avrebbe acconsentito a quelle tante di- siinzioni di qualita pubbliche , che una civilta tuttodi crescente venne introducendo- dappoi. Difendere e conservare la patria con ogni maniera di opere , era I'liffizio che s'imponeva al magistrato ; la sapienza del governo civile nella pace , e la valentia nella guen-a non potevano disginngersi in que' tempi avvicendati di tante guerre e di lanli pericoli. Di qnesl^unione delle due podesta ne rimase ancora vestigio ai nostri di, e come avverle acutamente il lodato signer Manzoni (b), lo troviamo anche nelle giuridizioni feudali inlrodotte in Italia, le quali, tuttoche abbiano origine ed nfilzio tutto militare, conferisco- 110 pure a chi n'e investito I'autorita di giudicare le liti de' vassalli. Pochi secoli addietro i supremi tribunali in Piemonte annoveravano ancora fra i giudici che li componevano, il crwaUere , che non era, come gli altri tutti , dottore , e teneva un certo carattere militare. («) Haec sunt instituta , quae Edgarus rc.\ cousilio sapientum suorum iustituit. BlackstOiie Comm. on Engl. laws. lib. i. cap. 2. (t) Dissert, in appeudice all'AdcIchi. DEI, CONTIi SCLOPIS IIQ Ollre ai giuillci oidinari, pare clie i re Longobardi spedissero talvolla nelle province piii remote dalla sede reale de' giiidici estra- ordinari , ovvero ntiessi regali. II Muratori crede clie a Carlo Ma- gno sia dovula la lode di questa istitnzione tulta intenta a rassi- cui'are i sudditi provinciali dal mal governo o dalla negligenza de' giudici ( , dopo un certo tempo, togliere senza veruna ragione straordinaria dal signore diretto ; la quale indole e consentanea ajipunto alia qualita del ministero de' gastaldi , che dipendendo unicamenle dalla volonta del principe , secondo il piu o'l meno di fidaoia che quegli riponeva in chi se ne trovava rivestito , potevansi ad ogni tratto togliere e restiluire. Quasi pari in dignita a' gastaldi erano gli attori od agenti del re. Attori pubblici ipur si trovano nominati nelle leggi longoibardiche (6), e si vede loro dato uffizio di giudici ; dimodoche non dubiterei quasi di distingaere questi dagli altri , ai cpiali non si trova data incumbenza veruna, fuorche econoinica, tanto piu che si hamno (•a) L. cit. (6) Liutpr. lib, 5. 1. i3. DEL eO»TB 9CL0PIS laS akuni esenjijji di leggi , neUe qnali vien nonoinato solamente il puhblico (publicus), a cui si cometlono anchc cnre giudiziarie, e comodamenle si potrebbe credere , clie col predicato fosse lalvolla designata tale carica. Degnissiina di parlicolare ossei-vazione ella e poi i'avvertenza de' Longohardi nel contrapporre sovra una medesi- ma cosa la diligeuza di due ufliziali di qualita dtversa , in guisa che luno vedendo I'altro trascurato nelVadempiere gl' imposti doveri, valesse a scoprirne gli errori. Abbiatn detto di sopra come il gii»- dice dovesse talvelta riparai-e le ingiustizie del duca. TroTiamo ftra (rt), die se Tattore del ire avesse operato con frode nel ma- neggio delle pubbliclie sostauze , ed il gastaldo fosse stale il prime a scoprine il delitio e a denunziarlo al re , davasegli vma lerza parte dellla multa die a quelle iiifligyevasi , ed il resto cadeva a Tan- taggio del patrimonlo reale. Non dubito il FiimagallL {b) di annoverare tra gli nffizi pubblici SQtto la prima dinastla longobarda i centenari, dieendo cli'eglino esereitavane giuridizioue sopra cento ruralL famiglie. Ma questa specie di carica io la credo introdotta da' Carolingi , i quali por- tarono con se tanti nuovi uffizi , come de' vicari , degli scabini , de' tribuni ec. , e non ardirei dirla propria della vera stirpe lon- gobarda , non trovandosi mai rammentata nelle leggi de' suoi re , ne mai ch'ie sappia ricordata nc loro diplomi. V'erane bensi i decani , die pare fcicessero le parti di ministri iaferiori della giustizia , e traevano forse il nome dalle decanie , ovvero aggregati di dieci ville a cui presedevano (c) ; v'erano i saltari o commessari delle: selve e delle terre , e per ultimo i sil- van! , die il nome solo indica essere stati custodi de' boschi (f/). (a) Liutpr. lib. 0. I. 6. (4) Antich. L. M. diss. i. n. 65. (c) Liutpr. lib. .S. 1. ID. (escritto colla legge CCXXIX di Rotari , cbe i liberli de' Longobardi dovessero vwersene nel modo e sotto le condiziorai prescritte. ^ Colui c'Ue aveva la plena libevta e che diveniTa ful-freal^ iiome , la i nel Diritto LVCA • CIVTTATE; nel Rovescio in giro MARCMIO. Nella seconda LVCA • DVX • IVDITA; e DVX TVSCII; nel Rovescio. T0.MO XSMII. 17 Delia Zecca , « d.UcMorielndegli aolichi Marchesi delta Toscana del CaT. Gi'ilio Cordera di S. Quiutiuo. Pua 1821, Galletl! Ragionamento pag. 68. 6y, Murat. Auli(|> Med. Ae>i Tom. VI. Divert, LXV. l3o PETXV ZECC.V TN IT.MU Come diverse sono le Leggende , cosi divers! pur sono 1 Alono • gramnii , die riempiono i campi delle due Monele Lucchesi di cui si tratta ; e credesi dall'erudito Illustratore delle medesime, che, noii non ostante questa dissoinigliatiza de' Moaogrammi , si possa rica- vare da entranbi il nome di HVGO, colla differenza sostanziale pero , che si denoti da ciascuno di essi uii Marchese di Toscana , dall'altro diverso ; nel qual caso la prima appartener dovrebbe ad un Ugone Marchese di Toscana nell'anno 961, e la seconda ap- partciebbe ad un altro Ugo , che si e Ugone , delto il graude , Duca e Marchese in Lucca neU'anno Q^o. Che due Marchesi cello stesso nome di Ugone abbiano snccessi- vamente signoreggiato la Toscana nel breve periodo di tempo, che corse tra I'anno 961, e 70. e cosa peraltro che incontra gravis- sime diflicolta, sembrandomi piuttosto, che un solo sia stato il Mar- chese di Toscana a que' tempi ; e che ad un solo e medesimo Principe appartengano le due VIonete Lucchesi. Questa fu I'opi- nione del sopralodato dottissimo Muratori, opinione adottata e con- fermata daU'Abate Benedettiuo D. Pier Luigi Galleiti in un suo Ragionamento intorno aU'origine della Badia Fiorenlina, stampato in Roma neU'anno 1773. Dopo di avere il Galletti premesso , cKe ne' tempi antichissimi i Conli, Governatori di una Citta e di una Provtncia limitanea, chia- mati pur anche Marchesi, si vedono altresi chiamati Duchi , se- condo che piaceva agli Imperatori di decorarli di somiglianti Ti- toli , allega il Diploma presso il Muratori dell'annogGt. di Beren- gario ed Adelberto conceduto all'Abate del Monastero della N an- ^A^izdi : petidone Ugonis MarcJiionis Tuscitte , dal che ne inferisce che detto Marchese in quell' Epoca avea gia assunto il Governo della Toscana, onde dovea esser nato noiabile tempo prima. Prende quindi a confutare I'Antiquario Toscano Cosimo della Rena, il quale va congetturando , che I'Ugo INIarchese di Toscana , nominato in quel Diploma sia diverso dall'Ugo Figlio di Oberlo , e della Con- tessa Guilla ; e conchiude , che tulto quel Sistenia del Rena cadde >;ei secoli X. e xr. i3i a terra dono die il Mnr^Ttori nelle sue Antichita Estensi avea fatto vei.lere , clic si ilee ammettere un solo Ugo , e che il Rena non uvea distinto ( >bei'lo M ircliese , e Gonte del Sacro Palazzo, ante- nato dclla Casa d'Este, da Uberto Marchese di Toscana Figliuolo naturale di Ugo Re d'ltalia , al quale Uberto immediatameute suc- cesse Ugo suo Figliuolo. Che una sola e medesima persona sia stato I'Ugone IMarchese , che resse la Toscana dalTanno g6[ , sino alia fine del Secolo X, chiararncnte risulla da un'altra Carta di Donazione alia Badia di Vangadiza delTaano qq6. recata dallo stesso Abate Galletti fin cui dJUcui Ragion. O "^ ^ pOg. 102. si vuol notare la rilevantissima kitiiolazione: Ego IN DEI NOMINE Ugo Mavchio ) che toglie ogni dubbieta , e dimostra , che un solo , e non gi;i due , fu in quel periodo di tempo il Marchese della Toscana per nome Ugo , si e il qualificarsi Egli in qiiesta seconda Carta dell'anno 996 Figlio di Uberto, e non gia di nn altro Ugo. Ne gioverebbe per sostenere I'esistenza di due Marchesi della Toscana col nome di Ugo tra il 961 e I'anno 996, lo allegare la diversita dei Monogrammi , che si ravvisa nelle due antichissime Monete Lucchesi : perciocche in primo luogo si dee avvertire, che la Consorte di Ugo fu Giuditta consanguinea di Gorrado Impera- tore e Cugina di Lui , la qual Principessa era ancora tra' vivL neU'anno 080 , onde non sarebbe cran fatto , che la Moneta che caUfni ^^ cii. porta il nome di Lei si fosse fatta coniare dal suo Consorte il Marchese Ugone a nome di entrambi , e che il ^lonogramma, al- tronde assai oscnro e dnbbio , si dovesse spiegare leggendovi il nome di essa Giuditta. Ma concedasi pure che tal Monogramma interpretar si debba, leggendovi piuttosto HVGO, che non IVDITA; lion se ne dovrebbe tuttavia inferire , che, attesa la diversita de' Monogrammi , per denotar lo stesso nome di Ugo , due diversi \Marchesi di tal nome si sieno voluti iudicare, che successivamente abbiano retta la Toscana. Che ne sia il vero il variar IMonogrammi , trattandosi di uno Stesso Principe, era cosa non insolita circa que' tempi, come osservo l32 DEIXA ZtCCA IN ITAT.U deR. Dprom. il Padi'c dclla Dinlooiatica il doilissimo Mabillon , e ne reca I'esem- lib.V. caji. XlII. . ' pS.^^w. P'° '" diversi Diplomi del Re di Francia Lodovico VII. cogtiomi- nato il Giovane , soggiungcndo non doversi in nessun modo per «™s°«n'"''' '■'*' niotivo liguaidar come sospellL. II De Vaines poi nel suo Dizio- nario Diploinatico non esito punto nel fissare lamassima, die nulla si piio roiichiudere dalla dissomiglianza de' Monogrammi, ed os- serva in tale proposilo, clie di un gran numero di Monogrammi clie rimangono del Re Roberto , non se ne trova alcuno che si rassomigli. Alio slesso modo, che ne' tempi posteriori si aggiuii- sero alte armi del Blasone da uno stesso Principe iiuove pez,ze, in occasione di niiovi acqiiisli , o.di nuove alleanze , e si varia- rono le armi ; cosi e da credere , clie a que' tempi anticlii , e prima che diventasse comune I'uso delle armi £;eiitilizie , in diverse cir- coslanze si cangiasse il Monogramma, che ne teneva il luogo per denolare lo stesso personaggio. Presupposto tulto cpiamo sopra si rifletta , che Lucca Citta gia illuslre sin da' tempi di Giulio Cesare , dopo la rovina dell'linpero Romano futta capo da' Loncrobardi del Ducato di Toscana , era al ' ■> , possesso di aver Zecra da piii Secoli : che anzi , come dimostro I'eru- dito Illustratore delle due antiche Monele Lucchesi, abbondano in jnaggior numero le Monete Longobardirhe coniate in quella Gila, die non in altra delle piu illustri del Piegno d'ltalia. Da cio ne segue, che il potente Marchese Ugo , che ne avea il governo nel Secolo X. non avea d'uopo di uno stabilimento di nuova Zecca , ma altro non gli occorreva se non se coiiliimare nel possesso lii detto an- tichissimo diritto. Dovendosi poi segnare sulle Monete Lucchesi il nome del Sovrano , che ^odeva di si fatto diritto Regale riserhato in quell'Epoca al solo Re d'ltalia, nella circostanza delle conlro- •vei'sie e delle guerre che boHivano tra Ottone il Grande e Bcren- gario II. per il Regno d'ltalia, il Marchese Ugo, che aveva ii Governo della Toscana , col far coniare sopra le Monete Lucchesi il nome piutlosto di uno che dell'altro Sovrano si sarebbe dichia- rato apertamente in favore di uno di essi. Per dimostrarsi adunqu* I ft NEi sEcoLi X. E xr. i33 neulrale non gU rlmaneva altro pariito fuorche quello di sostituire il proprio nome a (incllo del coiitroverso Sovrano. Ag;j;iiing!isi die I epnca di si faite cjenerali perturbazioni , si e appuuio qiiella , in cui i polenli Vassalli (e tale era il Marcliese Ugo) aspirano e tentano di mettersi al possesso della indipenden- za, onde e cosa piu die verisimile, massimamente nella scarsita in cui siamo di inetnorie nelle lenebre del Secolo X, il supporre die il inentovato Miucliese Ugo , pigliaudo il Titolo di Dnca , ad esempio dei Duclii di Beneveiito e di Napoli ricordati dal Miira- tori (reliquie de' Longohardi . e per conseguente Principi indipen- denti ) alietlasse pur Ej^li la Snvranita assoluta. Una coiisirlei-azione rimane pnr aiico da farsi e si e , die al di- ritto anlidiissirno e possesso della Citta di Lucca di aver Zecca , aggiungeva il Marcliese Ugo un'apparenza in certo modo di diriito suo projuio , e della Consoite sua (iiuditta per aspirare alia indi- pendenza nella Sovranita. Gia abbiamo notato sopra, che in suo Diploma si era Fgli intilolato : Ego IN DKI NOMINE Ugo Mar- chio ; ne niaggior segno di questa sua pretesa potea Egli dare , che con esf rcilare il Kegale della Zecca , assumendo , ad esempio appunto dei D'ldii di Benevento, e di Napoli, tanto Egli die la ConsortR sua Giuilitta in una Moneta i Titoli di Duclii della To- scana. II Marchese U-o era Nipote di Ugo Re d'llalia , era pos- sessore di lino State assai \aslo, ed avea per Consorte Giuditta ancli'essa di Stirpe Regale. Clie grandc riguardo si avesse in quella eta alia stirpe delle Mo- gli , e che speltar potessero diritti di Sovranita allc niedesime , e daesse trasiondersi ne'Mariti loro, anche congiungendosi questi con Vedove di Monarohi defunti , si raccoglie ad evidenza da molti fetti famosi. Per recarac alcuno basterii accennare che Berenga- rio II. He ditalia , volea per questo motivo, che Adelaide ^ edova del Re Lottario divenisse Sposa di Adelherto Figliuolo di esso Re Berengario ; e die con nessun altro Titolo Ottone di Sassonia, detto Ottone il Grande , simpadrom del Regno ditalia, salvo che lluratori >nna1i d'ltalia Memorie ileirAccddeinia di Lucca Tom. J. p. 123. 1 34 DDLLA ZECCA in ITALIA con ottenef la mano della stessa Adelaide neira:nno 962. V'ha di jJiu, la Vedova di Crescenzio famoso Capo de' llomani si era lii- singata a tal segno , che Oltone III. dovesse sposarla , come avea fatto Ottone I. con Adelaide , die esseiido stala defiaudata della sua speranza, trovo modo di farlo levar di vila col veleno. Presso le Nazioni ancora rozze , die cliiamiamo barbare, le donne hanno grande influenza negli affari , onde Lucano disse: Regitia- runujue sub amis Barbaries pars magna jacet. Cosi succedeva presso gli antichi Germani ; cosi pure presso le Nazioni disease dalle Germanidie, che ne ritennero nel Medio-Evo i costumi ; e per citarne due esempii di donne di gran potenza e di gran va- lore , die in tempi prossimi a qnelio di Giuditta, Moglie del Duca e Marciiese Ugo , ressero vasti Dominii con distinta lode , basti lo accennare quelli della Contessa Matilde, e di Adelaide Contessa di Torino, Marchesa d'ltaiia, Duchessa e Marcliesa delle AlpiCozie^ come la cliiama S. Pier Damiano. Ad ogni modo per ritornar al Marchese di Toscana Ugo il Gran- de , le Monete Lucchesi non porlarono il noine di verun altro Marciiese se non se so'tto il Governo di questo solo Ugo, Prin- cipe die emulava nella Potenza gli Imperatori medesirai; die ebbe il dominio della Toscana, e di un vasto tratto di Paese , mentre ardeva la guerra tra i due competitor! Ottoue di Sassonia e Be- rengario II. per la Corona d'ltaiia , suUa quale esso Ugo , sia per ragioni proprie , sia per quelle di Giuditta sua Consorte pretendea con qualche apparenza di vatitar diritto. Efimera peraltro fu questa Zecca esercitata a nome di Ugo nella Citta di Lucca, dove trovavasi gia stabilita, ed in esercizio con- tinuo ab antico , e non oltrepass6 il termine della vita di Lui , che chiuse i suoi giorni ne'H'anno 1002. Dopo la morte di Ugo insino all'anno 1014, sospetta il iVInratori che la Toscana non ab- bia avuto Marchese ; ed e osservazione di Cosimo Della Reiia , che in quegli anni non si trovano Istromenti pubblici coi nomi e cogli anui de' Regnanti , dal che ne infeil quell' Antiquario , che cio I Ti;7.1 SKCOLT X. E \T. 1 35 Segnisse affine dl non cVichiararsi tjue' Popoli piu a favore delVuno che dell'altro ilei pretendenti al Regno. Intanto dopo la morle di Ugo il Grande , e forse anche negli ultimi anni della Vita di Lni , si coiiio tosto in Lucca la moaieia recata dallo slesso llliistiatorc di tpella Zecca , nel diritto di cui Ti ha la Leggenda OTTO • PIVS ■ REX, e nel rovescio IMPE- RATOR; die secondo le congetture dello stesso Aufore esattis- simo pno appai'tenere all'Augnsto Ollone il terzo ; soggiungendosi ^ a.-ne sSe poi dai| medesiino , rlie certawienle dopo quel tempo sui tipi delle I'^^^caL Monete Lucthesi dtdP Xf. e XIl. Secolo , non si vede piu cosa cv"'- p '»:• che ramnientV alcuno de' Marches! Snccessori di Ugone , ma tutte quelle monete poi-tano iinpressi i Nomi o le Sigle degli Imperatori allora regnantl. Di fatlo non troviamo piii che i potenti Marchesi , che successi- vameiite ressero la Toscana , e la slessa (jran Contessa iMatilde esercVtassero il Diritto della Zeeca , ne moneta , ne memoria che lo aicceuni , sebbene estesissimo in Italia , e durante lunghi anni fosse il corse della Moneta Lucchese , cosicche nell'urna del Pa- triarca S. Francesco negli ultimi anni scoperta , coslrutta nel Se- colo Xllf. si trovarono Monete di quella Zecca, illustrate pxu'e dal sig. Cav. Cordero di S. Quinlino in una dotta su« INIemoria inse- rita dal Sig Abate Fea nella Descrizione della Basilica di S. Fran- ^.^^^ ^'pri-br. cesco di Assist. Ko.na isj.. Essendo adunque I'unico esempio che si abbia dell'esercizio di tale diritto quello del Marchese Ugo it Grande , in teiapo , che pin di uno era il pretendente alia Corona ditalia, ed in cui esso Ugone aspirava , ed in realia godeva della indipendenza , questo fntto ognor piu comprova I'asserzione del Muratori e di allri IMo- netografi , che in quell' Epoca a' soli Regnanti esclusivamente , ed a nessuno de' gran Vassalli del Regno d" Italia speltasse queslo diritto. Ben diverso si e il caso de' Progenitor! della Real Casa di Sa- ▼oja, che, dopo conferito e consolidato nei Re di Germania il Regn« p»g. i''J. l36 BELLA ZECCA IN ITALIA Italico, esercitai'ouo si faito cliritto nel Secolo XI, e rontinnarono poscia senza interruzioue a valersi eil a goilere di tale preiO'»ati- va , batlendo Monete coidc ilisceiulenli da Monarclii, prova mani- festa di Regale prosapia ; lanlo piu, che non gia le coiiiaroiio in Citia del Regno Italioo, ove gia come in Lucca slaijiiiuiento di Zecca ab aiitico vt fosse, in giilsa che Locale dir si poles^e il di- ritto di esei'citar la Zecca , ma in qualuiupie luogo dei loro Do- minii. Dal clie cliiaramente se ne desume, die personale era una si fatta prerogativa, ed avea la sua radice, il suo fondamenlo nella origine loro indubilatamenie Regale. ei<.ra.iieAra*co Vero e , die il Sig. Canonico Giulio Mancini in una sua Me- moria recenteinente pubblicata intorno ad alcuue Monete di Lucca si oppone al parere del Padre delle Antidiita Itaiiane il Mmatori e de' pill rinoinati Monetografi , e sostiene che sin dal Seco'o X, e XI, i Gran Vassalli del Regno Italico , e segnatamente t Mar- cliesi di Toscana esercilassero il Supremo Regale della Zecca , e ne allega pure I'esempio de' Progenitor! della Real Casa di Savoja da Lni erroneamente detti Marchesi di Susa. Ma dal detto pii!i so- pra chiaramente rjsulta, che la Zecca, di Lucca non era Zecca Marchionale, ma, non diversamente da quella di Pavia, Zecca in cui si coniavano Monete a nome dei Re ed Imperatori. Che se il Mar- chese Ugo fece batter moneta in Lucca, questi fu il solo, che siasi in quel tempo attribuito si fatto diritto, dacclie si e parimente di- mostrato, che non sussiste che due fossero i Marchesi di tal nome; e quello die piu importa , perche quel Principe il quale gareggiava in potenza e ricchezze cogli stessi Imperatori , cognominato percio Ugo il Grande, pretendeva anche per ragioni sue e della Gonsorte indipendenza e Sovranita, cosa accennata pure dal Sig. Canonico Mancini, ed aspirava alia Corona d'ltalia, meutre contendevano per essa il Re Berengario II. e I'lmperalore Ottone. Dopo di Ugo cesso la Zecca di Lucca dal coniar ]Monete col nome di Ugo, e vi com- pare in esse il nome di Ottone Re ed Imperatore e de' succe- sori suoi. NEI SECOLI X. E XT. 1^7 I Reali nosfri Sovrani all'iacontro ed ia Susa, ed in altri Luo- ghi de' Dominii loro, e non in Citta dove stabilita gia fosse stata la Zecca d.ii Re d' Italia , tanto al di la de' Monti, quanto nel Pie- monte, contlnuarouo di aiitorita propria, e col solo loro noma a far coiiiare monete, e nou gia come Marchesi d'ltalia e successor! della Contessa Adelaide , ma bensi come di Stirpe Regale , a cui tale diritto unicamente apparteiieva, sccondo die e stato dimo- stiato , e come sin dall'anno 1284 («) venne daU'Impei'ator Rodolfo specificamente riconosciuto. (a) V. Diploma dcll'Irapcrator Rodolfo in favoredi LoJovico di SavojaStipitc di uno de'Rami Collatcrali della Real Casa dctto dci Baioni di Vau.l , riguardante il diritto dclla Zecca , dove diccsi: Licet, hoc sibi ex nobilitate et AUCTORITATE sui Gm.-ris videacur com- petere ab-antiquo. OsseryiKioni ininrnv ad akune antiche Monete del i'iemoMe Cap. II. 5 /. ToMo xxxm 18 i38 DEI TRIPOD! IN GENERALE ED IN PARTICOLARE DI QUELLO D'INDUSTRIA Del Puofessore Pietko BiRuccHf LeUa neU'adanania del i5 aprile 18:17. I. iVntichissimo fu senza dubbio I'uso de'Tripodi, che io credo potersi far risalire all'epoca primitiva, in cui si cominciarono a la- Yorare i metalli. E veramente il bisogno della societa esigeva, che si formassero vasi da valersene per cuocere le vivande, a meno che voglia credere taluno , che i primi uomini vivessero di frutta secche , ed allre simili cose crude, e non piuttosto -H debba giu- dicare , che il Supremo Facitore uon insegnasse egii slesso airuomo i mezzi di soddiifare i naturali bisogui. Percio ruomo fornito delle necessarie cogaizioni per sostentarsi, non dove tardare a formarsi vasi di terra, e metallici, di cui si servisse negli urgenii bisogni di mantenere la vita. 2. Chi esamina gli instroraenti , di cui oggidi ci serviarno pe' no- Stri usi domestici , ben ravvisa , che prima di formare le catena da fuoco acconcie a sospendere le pentole da cucina , dovettero gli uomini valursi di aliri mezzi alti a cio fare. Quindi si osserva ancora oggidi , che presso i poveri abitalori degli sterili paesi , e luoghi miserabili , in cui si manca delle cose le piu necessarie , DEL PROFESSORE BARUCCHI l3g due pletre , od un bastone filto nel muro sostentano o pentole di melallo, o aiiche vasi della piu ordinaria creta , sotto eui si pone il fuoco. Ma anche ne' primi tempi , colore che viveano in paesi assai fertili provveduti abbundevolmente delle cose eziandio superflae poteroiio invi-ulare instromenti e piu stabili e piu adorni come fu- rono i tripodi , sopra i quali si potea agevolmenle ordiuare ogni sorta di cibi. 3. Presso Omero , il quale ne' suoi due poemi ci hi descritto maravigliosamente gli usi dei tempi Eroici, si parla bene spesso dei tripodi non solamente proposti come premie ai viocitori nelle feste e nei giuochi, ma ancora per Tuso di scaldare I'acqua : ed in questi casi sopra il tripode era necessariamente una caldaia piena d'acqua. Ci serva I'esempio al lib. r-, vers. 343 e segaenti, nei quali or- dina Achille che si accenda il fuoco sotto il tripode per lavare il corpo dell'ucciso Patroclo. Si legge in questo luogo che il fuoco circondava il tripode, e che intanto si riscaldava I'acqua. E nel 22, vers. 44-^ aveva ordinato Andromaca alle sue fantesche di prepa- rai'e un bagno caldo per Eitore suo inarito , che essa sperava do- vesse ritornare vittorioso dalla battaglia , col porre fuoco attorno e sotto a un tripode. 4- In questi ed aiiri esempl ohe si leggono in Omero, ognun vede , olie , per la sinecdoche , pel ta-ipode si deve intendere la caldaia postavi dissopra. E tale viso di valersi dei tripodi per cuo- cer€ le vivande e scaldare liquori duro sine a tanto che coll'andar del tempo si trovarono le catena che noi chiamiamo da fuoco fab- bricate in maniera che possiamo pVii comodamente alzare od ab- bassare le pentole che vi si attaccano. Ne pero dobbiam dire che cessasse I'uso dei tripodi pei bisogni della cucina, mentre ancora oggidi , sebbene piu piccoli , gli usano ancora i nostri cuochi , e quei particolarmenle , che nou hanno nelle lore cuciue i neces- sarii fornellini. J. Credendo assal bastevole il sin qui delto riguardo ai tripodi l4o BEI TRIPODI profiini , prima di tratlare del Tripode d'Tndustria , di nui mi sono prefisso di parlare, siaini lecito il dire alcune cose dei Tripodi sa- cri , cioe di qiielli che si adoperavano nei teinpli, e pailicolar- mente per gli oi-acoH. Non mi dilTondero di Iroppo discorrendo d«lle divinila , cui eraiio questi liipodi consecrati. Niuno ignora essevsi sempre altribuito ad Apolline il tripode , come quelle da cui la Pilonessa dava le risposte a chi veuiva per interrogare roracolo. Questi oracoli furono consultali in varie citta; ma il pill famoso fu sempre riputato quello di Delfo. Troviamo negli antichi autori essersi falti e da persone private , e dal con- corso di alcune citta tripodi d'oro in onore di qiiella Divinita. Cornelio Nipote nella vita di Pausania scrive che questo Gene- rale gonfio per la vittoria riportata sopra Wardonio, mando a Delfo un tripode d'oro in cui era nn'iscrizione che gli concito I'odio di tutia la Grecia per avere osato di esprimere essere slati i Per- siani dist'aiti particolarmente per opera sua. 6. Diversaraente racconta Erodoto questo fatto nel libro intitolato Calliope , dove si legge avere i Greci dclla preda Persiana fa'U donativi ad alcuni templi, e fra gli altri a quello di Delfo, di un tripode d'oro appoggiato ad un serpenle di broiiEO di Ire teste. Osservano alcuni die dal sotterraneo, su cui era posto il tripode, per le spire di quel serpenti venivano alia Pitonessa le risposte che ella dava a chi era venuto per consultare Apollo , ossia che dall'antro sotterraneo esalasse un vapore che cagionava Teutusiasmo della Pitonessa , o piuttosto che i sacerdoti nascosli in quel sot- terraneo suggerissero quanto essa dovea dire : giacche il susurro dei sacerdoti o per 1« spire dei serpenti , se ve n'erano avvitic- chiati , o per le garabe del tripode , che doveano essere vacue , giugneva a quella donzella , che vi sedea sopra. 7. Ma come , dira laluno , sedeva la Sacerdotessa destinata a dare le risposte ? (^ertameiite non poleva adagiarsi sopra il tripode a meno che nel mezzo di questa raacchina non vi fosse coUocata DEr. PROFESSORE BAUCCCHt l4t HTia specie di tavola , o die attraverso al tripode vi fossero laslre di metallo coperte , come hanno lasciato scritto i Mitologi , della pelle del serpente Pitone , o di im qualche lappeto. Ma chi avra esaminalo moke medaglie e Greclie , e Romane sciogliera facilmente la questione citando molte monete dei Re di Siria , in cui siede Apollo sopra un vaso chiamato Cortina, che si osserva coperto o di una pelle , o di un tappelo. Lo stesso tipo si vede nella moneta di Nicocle Pafio , di alcune citta della Campania , in quelle di Brute , e di Cassio , che rap- presentano chiaramente la coriina. Era questo un vaso, su cui se- deva la Pitonessa ascoltando il romore, che o da'buchi falti nel tripode , o dalle bocche del serpente essa riceveva , e comnni cava a quel che la interrogavano , e su questa coriina appunto presa dai poeti presso Marone , ed Ovidio per lo stesso oracolo era distesa o una pelle attribuita a Pitone, od un tappeto, come appare da alcune medaglie di Napoli. Nelle monete dei Re di Siria la cortina ha la Cgnra d'una campana. In quelle di Bruto , e Cassio , ed altre e piultosto un vaso oblungo formato di due pezzi di metallo , la parte superiore c convessa , e serviva di coperchio. 8. L'opinione comune dei Mitologi, e di qucgli Antiquarii, che hanno creduto essere la cortina coperta della pelle di Pitone, e derivata dal non aver essi ben esaminato il fondo delle cose , mentre nelle medaglie ben conservate si vede essere non una pelle, ma un tappeto, ed altronde il nome d^iPizio, e di Pitonessa. e nato dall'essersi chiamato Pilo il luogo che poscia fu detto Delfo. 9. In una moneta di Calcedonia del R. Museo e rappresen- tato un tripode, a cui sono av\olti due serpenti dalla parte infe- riore sino al vaso. Forse per le sinuosita di questi animali , o di un suolo di bronzo, o dultro metallo laria entrava nel vaso, donde non poteva uscire, che sollevando la parte superiore della cor- tina, che esattameute lo chiudeva. !JIa la Pitonessa assisa intorno a l43 DEI TKIVOm questo coperchio lo conteneva , e ne poteva variare i Snoni e motlificaili aprendo o cliiudendo alcuni buchi del coperchio. Cio spieglierehbe le frasi dei poeti, i quali spesso attribuiscono la voce alio stesso tripode. In questo caso la Pitonessa non sarebbe slata die rinterpvete o caiiale della voce che usciva da! tripode adattato ai buco , da cui ia verita i Sacerdoti mandavano alia Pitonessa la risposta. Checche abbiano scritto e Giustino , e Cicerone , ed Eu- ripide , per tacere di molti altri, i quali pretendono che dal fonte Castaho usciva aria, che cagionava lestro nella sacerdotessa spiritus frigidus vi qaadani velut vento expulsits come dice Giustino , e Cicerone vis terrae , quae nientem Pjthiae dwino ajflatu conci- tabat de dn>. lid. i. Euripide riconoscea del divine in tali rispo- ste (i) : u«a donna di Delfo , dice egli , assisa sul sacro tripode vnterpreta ai Greci la voce , che ApoUine fa inteudere. 10. Ne solamente Apollo nel tempio di Delfo, ed in molti altri fabbricati in sue onore era famoso per gli oracoli , che si davano in quei luoghi dalH Tripodi. Questo stesso instromento e per lo stesso fine di dare risposte presagiie deU'avvenire, era consecrato ad Ercole , il quale da Libanio e chiamato non meno saettatare,. che indovino. Raccontano i Mitologi aver Ercole trasporlato il tripode di ApoUo da un tempio , e formate un nuovo oracolo. Di questo tripode ianno menzjone le mouete di Filippi , citta della Macedonia, prima detta Crenida, poscia Dotto , e finakneate dal Suo rislauratore Filljipo d'Aminta chiamala Filippi , come pure una moneta d'oro di Taso , isola non molto distante da Filippi simile e nel metallo , e nel tipo alia citata. II. Che pill? Lo stesso Bacco nella moneta di Filippopoli ha nel rovescio il tripode a lui pure consecrate, siccome quelle che rendeva anche oracoli. Macrebie (2) riferisce che presso certi (.) Ion. v. 9,. 'Jl) ShI. lit. I. cnp. iS. DEL prtOFr.SSOUU EARLCCUI i-lJ popol'i clella Tracia era uu luogo sacro, in cui Bacco rendeva ora- coli per bocca di Sacerdoti , dopoche questi aveauo tracannato molto ■vino. Anzi , per teslimonianza di Ateneo, nei giuochi in onore di Bacco si dava un tripode per premie ai vincitori. Euripide poi di la ragione, perche si atlribuisca a Bacco Tarte d'indo\inare (i): graude e questo Dio , dice egli , poiclie I'ubbriachezza ha grande forza d'indovinare ; quando questo Dio e entrato in abbondanza nel corpo umano , ha molta forza a far presagire. 13. II tripode trovato ad Industria nel 1745 dovra dirsi che servisse ad usi sacri , o profani ? niun vesiigio appare che egli abbia servito per riscaldare nella caldaia posta al di sopra o acqua, o altri liquori. Fii queslo tripo'le scoperto insieme con una lamina di bronzo contenente una assai lunga inscrizione pubblicata pochi giorni dopo dai signori Ricolyi , e Rivautella : questi due lelterati coU'iUustrazione di delta lamina poterono con sicurezza pronun- ciare, clie quelle era veramente il sito della citta d'lndustria, poco eonosciuta sine a quell'epoca , e che si pretendea da altri fosse a Verrua , od a Casale. Ma siccome quei letterali fermatisi a spie- gare I'inscrizione poco o nulla dissero del tripode , cosi mi pare che questo moHumento sia degne di qualche maggiore illustrazione. i3. Nel 1789 un letterato Inglese (2) parlando del noslro tri- pode il fece in una maniera cosi disadatta , che essendovi qiiattro figure in ciascun late del medesimo , egli non parlo , che di tre. Ed appunto per questo motive in vma mia lettera (3) inserita nel giornale scienlifico di quell'anno parlai delle quattro figure , ag- giuDgcndo altre cose relative ad Industria, che non ripetero in questo mio discorso , qualunojne egli sia per essere , trattenendomi solo a parlare della forma esteriore del medesimo , e proponendo (1) In Bacchis. v. 398. (1) Erskiiic Baker. <3) i'. j4o. turn. 4. 1 44 I'EI TRIPODI qualche congetlura sopra la diviuita , cui mi pare poiessc essere consecrato. i4- L'altezza del tripode quando e cliiuso e di piedi 2 circa ; la maggiore largliezza quando e apierlo e di circa qualtro piedi ; la sua' forma e della maggiore eleganza, giacchc la convessila dei tre lati riel mezzo gli da una grazia singolare , la quale manca negli innumerabili tripodi , che si osservano neile moiiete di Cro- tona , di Siracusa , di Messene , di Cizico , e di molte allre citla , di Sesto Pompeo , e di altre famiglie , e nelle monele Romane , ne' cui tripodi, siccome negli altri , di cui ho esaminato le figure stampate ne' libri degli Antiquari, i Ire lali sono sempre posti m linea retia. Percio quando si cliiudevano quesli tripodi ( se pure erane alcuno che si potesse o chiudere, o dilatare, e non fossero pmttosto talmente uniti con lamine attraverso di metallo , clie for- massero un. corpo solo immobile , come spmhra potersi dedurre dalla loro forma) difficilmente si poleano di nuovo aprire. Laddove nei nostro quella curvatura dei tre lati somministra un mezzo fa- cile , e sicuro per aprirlo , e cliiuderlo a piacimento , e poterh cosi trasportare da an luogo aH'altro. i5. Parla Omero di una specie di tripodi ansati, che si osservano nelle medaglie (i); nel nostro in ciaschedun de' lali sporgono tre pezzi di metallo luiighi mezzoncia, sopra i quali si adaliava la^ cal- daia, di cui si valeano o nei sacrifizi i Sacerdoii, o negli usi pro- fani i possessor! del tripodi. Negli altri dovea il vaso penetrare addentro , ed allora dovea essere formato in maniera , che la parte superiore del tripode rotondo lo sostenesse , e necessariamente la parte inferiore del medesimo era piu ristretta. 16. I signori RLcolvi , e Rivautella parlando assai brevemente del tripode di fresco allora ritrovato credono , che la figura posla nella parte superiore di ciascliediin lato (A) sia una testa di Veaere. (i) Lib. a3. V. 3ii. DEI. PROKESSOllE BARCCCHl l45 Indollo dalla loro autorha nella citata lettera pailai di Venere Pastofoiia. Ma poscia esaminate ben bene quelle teste nou credo di ingannarmi , se in vece della testa di quella Dea afTermo ap- partenere essa aBacco, mentre e coronatd di pampini. La bellezza di Venere non disconviene punto al Dio del vino, il quale in- sierae con Febo diceasi godere gioventute eterna. Mi confermai sempre piii in questa opinione , osservando un ornamento a foggia di pampini nelle tre curvature del tripode. Di non minore peso mi parvc la figura dei tre Sileni della parte inferioie del tripode (B). A niuno e ignoto che questo seinidio era un compagno di Bacco, e che su molte antiche monete e Greche , e Rotnane come nella Marcia e efGglato con un otre di vino sulle spalle , come si con- veniva ad im segiiace di questo Dio : die sebbene si accordino tutti essere fredda Venere senza la compagriia di Bacco , e di Ce- rere non aggradirebbe essa quella di Pane , e di Sileno. 17. Percio non va lungi dal vero chi asserisce questo tripode essere slato consecrato a Bacco. La figura della Vitloria , che si osserva in piedi sopra un globe (C) mi ricliiama alia memoria quanto lessi gia presso Ateneo (i). Questautore introduce Fiiocoro a di- scorrere delle virti!i del vino , il quale si puo dire lo stesso che la verita : mentre chi si e avvLnazzalo manifesta grinterni seutimenti deU'anirno suo , ue puo in conto alcuno dissiniula're venendo in- terrogafo. Aggiunge ancora , che nel tempio di Bacco il tripode serviva quasi per segno della vittoria. Ma lariefice nel nostra tri- pode ha posto una staluina rappresentanle questa Dea sopra un globo per dimosirare che il vino vince ogni cosa. 18. La terza figura, (D) detta dai cllati Illustratori un'Arpia , rap- presenta una sfinge alata ben diversa dalle Egizie, di cui abbiamo un buon numero , la cui parte anteriore ci presenta una donzelia, e la posteriore finisce in un lione. Che cosa intendessero gli Egizi per questo mostro non e abbastanza certo. Ripetono alcuni la sua (i) Lib. 2. L. I ToDiO ^wi&SIII. 19 1^6 DEI TIIPODI significazione tla questo che dominancio in cielo le costcHazion della Vergine , e del Lione , il Nilo fecondava I'Egiuo colla sua escrescenza , e die percio quel popolo onorava singolarmente la sfinge. Ma oltrecche la divisione del zodiaco in dodici costellazioni e di molto posteriore all'antica veneiazione , che gli Egizi aveano per la sfinge , Plutarco ci insegna , die si poneano le sGngi avanti i templi per additare die le cose appartenenti alia religione sono da misteiii licoperte. Di piii oltre I'autonla di Erodoto , le sfingi die si osservauo negli obelisdii , ed in altri monumenti ci per- suadono essere d'un'epoca molto anteriore alia figura della sfinge a quanto ci dicono i Moderni (i), die un tale mostro allude alia fecondita del Nilo. 19. Ma la sfinge di Tebe , die si vede sulle monete di Chio e in alcune di Augusto ha le ali. Pretende Eckel (2) , che si distin- guono le sfingi Greche dalle Egizie , perclie queste erano prive delle ali. Era stato in cio preceduto da Begero (i), il quale inoltre asseri , che nelle Greche si osservano le mamme , di cui erano prive le Egizie. L'autorita di questi due personaggi potrebbc in- durre in errore chiunque non avesse sotto gli occlii monumenti antichissimi d'Egitto, in cui si osservano le ali, e le mamme nelle sfingi. Dcicche la munificenza del nostro Sovrano ha arricchito la sua Capitaifc del Museo Egizio , non e pii^i lecito a noi I'asserire che la fervida iantasia dei Greci abbia aggiunto le ali alle sfingi, e che I'Egitto signorcgglato prima dai Lagidi , e poscia ridotto in provincia dai Romani senza alcuna diflicolta ricevesse la nuova sfinge accresciuta delle ali, e delle mamme dai Greci. Diflatto per tacere di molti altri monumenti , nel Museo Egizio di Torino esiste un gruppo di granito nero, che rappresenta il Re Oro , e la Re- gina Tmauhmot sua figliuola , arabedue assisi sullo stesso trono : (i) Caylus. torn. i. pag. iJ5. (2) Tom. 4- pag 4<»- (3) Tom. 3. pag. 3jo. flEL PROFESSORE BAHUCCHI l.j'j accanto alia Regina , nel trono e incisa a profile una sfinge , la quale invece della zampa anteriore, tiene elevato un braccio umano j lungo il ventre si scorgono cinque mammelle ferine , dagli omeri escono clue grand'ali ; dinanzi alia sfinge e un cartello contenente il nome proprio della Regina Tmauhmot. La sfinge con corpo di lione e testa umana simboleggiava presso gli Egiziani la forza unita coUa sapienza, e questo simbolo era coinune a tutti gli esseri ini- tici , cui si rendeva un culto da quel popolo. II cartello apposto alia sfinge del Museo Egizio contenente il nome della Regina Tmauhmot non lascia alcun dubbio , che a quella si debba riferire lemblema della forza unita colla sapienza, sebbene uon siasi ancor ritrovato altro esempio di Regiue rappreseulate a questa foggia. Ma Tmauhmot governb da Sovrana I'Egitto , e percio uon fia ina- I'aviglia , se attribuite le furono tutte le prerogative del Regnanti. Dessa vivea mille seieento anni eirca prima dell'era volgare. 20. Parra a taluno non cosl facile assegnare la ragione, per cui in ua tripode sacro a Bacco abbia I'artefice sotto la vittoria col- locato la sfinge Greca. Peraltro siccome iioi abbiamo non senza molivo attribuito al vino la potenza di spiegare anche cose difii- cili, e Bacco secondo la mitologia dava oracoli, puo benissimo in, questo tripode aver luogo la sfinge , che propoueva eniwmi ai ■viaggiatori, minacciando, e dando loro la morte, caso che non gli spiegassero. Che se queste possouo parere a taluno congettm'e , delle quali per altro dee essere conteuto un investigatore di cose antichissime , aggiugnero che Bacco secondo I'autorita di Erodoto e lo stesso che Osiris , e che percio poteva a lui conveuire la compagnia della sfinge (i). Lo stesso Erodoto (2) attesta che Scita Re degli Sciti , volendo iniziarsi alia foggia de' Greci ne' niisteri Bacchici , e celebrarne le feste , pose attorno alia sua casa una quantita di sfingi , e di grifi formali di bianca pietra. (i) Eulcrpc- n. 41. l43 BE! TRIPODI 2(. A quale uso finalmente dovea servire questo tripode ? Cerlo lion se ne valevano per riscaKlare acqua od altro liquore. Omero nell' Iliade e nell' Odissea chiaraa questi tripodi lavatorii , sotto i quali si acceiideva il fuoco. Ma il nostro tripode non presenta al- cuu segnale clie siavi stato sottoposto fuoco. Che altrimenti sarebbe affumicato , laddove egli ha una bellissima veriiice di colore verde oscuro ( detto dagli antiqaarii con vocaholo propria patina). Tali vernici iiegli antichi monumenti non sono gia artefatte con gomme, ragie, ed altri ingredient!, come si usa per colorire le nostre cose moderne, ma sono naturali formate dal tempo, e dalla varia qiia- lita del terreno , soito cul giacquero per molti secoli nascosli. Ed a qiiesto proposito mi giova I'asserire , che quasi tutti i mo- numenii di bronzo trovati ad industria hanno contralto un bellis- simo colore verdiccio , anche quelli in cui sono interziati flori in argento. Molti di questi si conservano nel R. Museo , fra i quali si distingue un Fauno , che sebbene mutilato nelle braccia puo andar del pari coUe piii belle statuine degli altri Musei. II signor Come di Lavriano possiede due belle statuine , e molii avanzi di bronzi cola ritrovati con bellissima vernice, sebbene si trovino al- tri pezzi di bronzo , o sfigurati dalla ruggine , od anche mezzo abbruciati. E qixesto potrebbe dinotarci il fine infelice di Indu- stria , die hon fu gia rovinata per qualche escrescenza del Po y\- cino , ma distrutta ed abbruciata dai nemici. 22. Son piu di quarant'anni , che il sig. Cavaliere Tarini, allora direttore del R. Museo, compro in quel sito , ov'era Tantica cltt4 d'Industria un frammento di una lamina di bronzo contenente parte di un'iscrizione posta ad onore di certa Clodilla. Nel i8[8 el)bi la sorte di ricuperare da un contadino di quel paese altro pezzo di lamina che formava un'altra parte di quella stessa inscrizione : questi due pezzi combaciano cosi perfettamente, che reco stiipore a tutti quei che rosservarono , e fra gli altri al nostro erudilissimo collega fu sig. Barone Vernazza , che non si saziava di ammirare come dopo tanti anni si fosse trovato un altro frammenlo che si DEL FilOPESSORE BAUUCCIII 1 .•Q adatlava cosi bene al priino. Ma fra questi clue ^ pezzl passa uu grail dlvario nel colore: il primo e colorito tU bellissimo verde ; ii sec'Oiulo nulla presenta di vernice , e provai una gran diflicolta a logliere via dal broiizo la terra che vi si era appiccaia. 2 3. II iiostro tripode cosl ben colorito spiega a maraviglia la distiiizioue che fa Ateneo (i) di due specie di tripodi , di qaelU cioe che servivano a cuocere, e scaldare le vivande, e degli altri, nelle palere de' quali si niescolava il vino. Conosceano per espe- rienza gli antichi quanto I'abuso di quesio liquore contribuisse al reniiere oltuse le menti degli uomini , sebbene ignorassero, che il priino itivetitore del vino Noe bevendone perdesse la ragione. Al loro Bacco era da essi altribuita I'invenzione di questo liquore, che rallegra gli animi discretamente usato , e se di soverchio, li rende furiosi ed ebeti col tempo. Percio Ateneo induce Anfilione Re d'Atene a proporre una legge , ch'egli diceva avere imparato da Bacco di mescolare il vino , e gustarne puro alfin del convito solamente tanto , quanto bastasse per sentirne il sapore , perraet- tendo di berne mescolato quanto piacesse a taluno. Per testimo- nianza dello stesso autore nei vasi posti sopra una seconda specie di tripodi ( craleres ) si facea il mescolamento del vino coU'acqua a proporzione del numero dei convitati. Le aniene colline sopra- slanti alia pianura , in cui era situala Industria , erano , come lo sono ancora oggidi, abbondantissime di vini eccellenli. Percio noa e alcuna maraviglia se gli antichi abitanti di quel paese avessero ed instromenti sacri a Bacco, e tali da osservare religiosamente i riti inventati dai Greci in onore di questa Divinita. II tripode di cui parliamo non fu il solo scoperto in quel sito. II signor Bava di Monteu (luogo fabbricato sulle rovine d' Industria , e che con- servo il nome di quella citta nel lilolo parrocchiale di s. Giovanni di Lustria) nei varii scavi da lui ordinali in tempo d'inverno non solo ebbe la sorte di scoprire raolte monete di rame, e di argento, (0 Lib. ,. DEI TRIPODI e dl quest'ultiine piii di clnquccento in una piccola u!*na di terra colta, le quali da ine esaminate non oltrepassarono I'epoca di GaJ- lieno, acquislo alcuiii frammenti di tripodi da iui ravvisati, quaiido iiel Museo osservo il nostro, e tutti colla linea curva , senza pert> che vi fossero alcune fji,'ure ; indicio manifesto die in quel paese i tripodi erano di use ordinario , ed aveano un'eleganza nella lor» forma , per cui doveano superare i tripodi , che tutt'ova si coa- servano nei varii Musei. I US' c/e/L^Jh ck Zfoxcrw. CJus. Jo Jr. JK or .J tot. ^Jc/ol.forRd3.J^a ^- 138: .'KiV-y-^-.t. i5t ILLUSTRAZIONE DI DUE PAPIRI Gr.ECO-EGIZI DELL' IMPERULE R. MUSEO DI VIENNA DEL PROFESSORE AMEDEO PEYRON. Lelta neW adunanza delli 20 dicembre 1827. A ppena aveva io tevmjnato d'illustrare e pubblicare coUe starape U Seconda Parte dei Papiri Greci del Regio Museo Egizio di Torino, che mi pervennero i Papiri Greco-Egizi ed altri Greci Monumenti deltl. R. Museo di Corte tradotti ed illustrati da Giovanni Pe- trettini Corcirese Imperials Regio ordinario Professors di Filolo- gia Greca e Latina presso t Universita di Padova. Vienna 1826 4'" Mi died! tosto a leggerli. II prime Papiro contiene una impreca- zione , in cui Artemisia prega Serapide e gU Dei , che hanno co- mune il seggio con esso , a voler negare ogni bene e tribolare con ogni maiiiera di sciagure il suo padre Damasio , che la aveva pri- vata della figlia, dei figli, -e della sepoltura. Siccome un tal Papiro niente altro ci ofTre se non se I'inumaniti dun padre , la dispe- razione d'una figlia , ed un Dio che consacra le piii orribili ven- delte , percib io non dubitai di trapassare questo monumento, da cui nulla di rilevante io raccoglieva per I'Archeologia Egiziana , e presi a legqere i due segueoti Papiri di Zoide , che parevanmi contenere molle iitili notizie concernenti I'amminislrazione, le mo- nete , i vari impieglii deU'Egitto, non che eerie sigle che sinora erano od iguoie o sohanto probabilmente interpretate. Ma in leggendo i testi dei due Papiri, siccome furono pubblicati Ija I'APIHI GUECO EGIZI tlal Cli. Profcssore tli Padova , non lardai ad avvedermi, clie, oltre a parecchie laciine , le qiiaU sai'ebbe stato bello d'inte"rare , la lezione noii era guari probabile. Infatti alcuui period! non mi offri- vano alcun seuso , parecchi vocaljoli sembravanmi corrotti ; ma so- prattiitto in un cento di licjuidazione di vari pagamenti fatti , e da farsi , in cui vai'i capltali di parecchi talenli e dracme si debbono sommare , ed altri sottrarsi , io ti-ovava violate le piii certe regole deH'aritinctica , talche entrai in foi-te sospetto aver I'Editore mal lette le sigle numeriche , e quelle indicanti i talenti e le dracme. Bensi lEditore p. 55. avverti^ che nei Papiri trovansi sbagUate le letter e , che servono a segtii numerici, quindi poco o nessiin pro- fitto potra da esse ricavarsi ; ma se tali sbagli sono probabili nelle scritture , che sono copiate da altre copie , pare assurdo , che un papiro originale uscito dalla Tesoreria dei Tolomei per servire di ricevuta a chi sborsato aveva nna egregia somma, potesse riboccare d'errori appunto nelle sigle numeriche. Finalmente I'intiero contesto, e la corrispondenza dei due Papiri fra loro somigliantissimi , mi pareva cosa non che dubbia, ma sconoscinta aucora. Per le qiiali cose , lasciata la lezione del testo pubblicala dal Prof. Pelrettini , m'argomentai di leggere io stesso i due Fac-Simili , che uniti all' opera sono con diligente litografia eseguiti , sperando di ricavarne un qiialche pifi verosimile testo. Ne audarono fallite le mie spe- ranze ; ebbi un testo , in cui tulto e acconciamente connesso , tutto c secondo le regole aritmetiche eSatto. E qui io debbo ren- dei'B ^razie alia raia buona fortuna , la quale coU'avermi dato di vcdere molti Papiri del Museo si di Torino, che di Parigi, som- ministrommi occasione d'acquistare singolar facilita nel conoscere la Paleografia greca dei tempi dei Tolomei , non che altre notizie di amministrazione, per cui molti vocaboli posso prima conghiettu- rare che leggere. La qual sorte non essendo toccata al Professore di Padova , conciossiaclie egli non vide se non i tre Papiri di Vienna , 7ion e pero meraviglia se abbia errato nel leggerli, epper6 neir interpretarli ed illustrarli. Pago pertanto di avere trovaia la I'KtUON l53 vera Iczione , mi fennai di pubblicare niiovamente i Papiri di Zoi- de , oiide accresocfc (juel |)atrimonio di cogiiizioiii Egizie, die a graiide studio vanno ora raccogliendo vari Fiiologi Europei, ed alio stesso tempo prevenire quegli eiTori , in cui potrebbero esscre tratti seguendo il testo della prima edizione. E neli'eseguire questo mio divisamento , alcuni per avventura aspetleranno , cli'io sia per entrare tratto traltp in discussioni col Ch. Petrettini per ribatlere le sue opinioni e stabiliie le m;e ; ma aveiido io in odio il pialire e le letterarie contese , per cui sovente cresce il volume d'una dis- sertazione senza alcun profilto della scienza e forse con danno dell'urbanita e d'un modeslo senlire , ad un nltro partito m'appi- gliai. Ho giudicato di ristampare i Testi Grecl e la traduzione del Petrettini , e di porvi a fronte i medesimi Tesii quali vennero da me lelti , e quindi volgarizzati; ed afiinclie ognuno possa giudicare quale di noi si sia meglio apposto nel diciferare tali scrillure schiccherate in vero malamenle, ho riprodotti in fine i due Fac- Simlli dei Papiri medesimi. Siccome ogni divario , die passa fra la mia versione ed' illustrazione, e quella del Professore di Pa- dova , deriva 'dalla vuria lezione dei Tesii ; percio dopo aver io somministrato ai Fiiologi il mezzo di estimare il merito delle due lezioni, mi sono creduto dispensato dal venire confulando le opi- nioni del Ch. Petrettini , dalle quali io mi discoslava. T0.M0 xixni i54 TESTO DEL PRIMO PAPIRO •«ECONDO iA LEZIONE DEL PROrESSORE PEYRON. %aipriij.ovi Ttyt ny.p Hpcca'ke.'.^OD To(y T)panEi^LZoij ni'-poyxog Xpuainnou n ou alla-jr, x^\ np'JT/.op.iaai o'j x«! T»;v I' KKi p' z«i £! T! aXXo >ta3v3X£« etg to Pa7(X()cov ffuvuTsoypafovzo; >lxi Aiypiwos Till avztypccfiu; iJ.r,^£V rr/(voriG-)'^ou sppaiyo TAx (papij.ou^i y 10 Ba7!).£v7! Zyig HiaazXsjrJij £(j n/r/;v nupx^nmu c j 17' fJ-spov; rszc.pro'j y-no'js; vo-:o'j Rpct.yXii^vj >i«! T(M)y acJiXyoiv ^oppx o^og Xi|3o; Oj^sg a7:y;XjMTou 5i«i(}v| ipx"''^ '^''■^ ovTcss sv M.£[j.(p;i ev ronai h.vv.'krimui'M ou 'j vj zm aurw! £T££ epocp[j.oii^t Tn §i,),o xc<5-flx£i £(; to |5«5-£>.(xo> awvTioypaccpoyzog y.ci Awoiojvo, Toy Avxiypv.fe'jig Mr;33v vj Soo spp^^m L. AA <^apfj.ov^i F 10 Bx7i}.ajapiJ.oy5L IH 5i5: Aapt'Mog i'5 toy yvjoij.vjo^j £nijj.skr,Tov npog TfiV va)x'\iiv 7r,g '!itzpr/.r,g Toy KAL 5(4: TO (Jc^oo-^ott ev 5t£Ty;|7.«T( npc^ Qw^ou^iog rr,g QopavTog vmp Aoiptiavog Toy £x).orj^ovroj c/llotg t(:j y:jrr,v sy.}x'irj ng to ofyTo £Toj jTpo; yakv-OD To:).5rvToy ZlA^' aXXayvig aipoyjusi/oov- ^c twv StaysypCfiJ.iJ.evw ncpc. vr,g LA. ).oi;ro)v 5ovTO)V Zll A . . . £/r/;-£ Tsy Amojwvo; Siayov.fo'^rcg (j.y,-; zr,g 20 0«yoyj3(O5 vnop.ivo'jircg JtooSoycjoit xf.! £;:!5oy57;? vr.'iivjrip.v. twi Aoj^oiojve ot . . . 0 . . . . |ioy £/X«TT£ £Tt ooyvo) . . .r,g a StxypccUi t« osft/oasvs'. £V zyTY! t/'cj re^o; /oXy.ou ToX.ayTou ZIIA miminiu-^vc-i ZvtSx lOU v.ca svpfj^ovro^ £y coj 75 xnrAztnsv skxsiuu sxTcSrii^at stj -(pa7tv) 25 c-y (rw;) XL (papfxou'^i y.c(t iniy.ripuG70ixsvov afxc/. xoig c/Xkoig syyxiotg Acipi'jjv^g a-jv-xpoyr-jiv Au.siuvsj uvztypcc^sa; xat t«v (m)-ov VMi aXk'M nlzwv'M Six XJj^ayxsj \riixr,-pio-j [jXi'^djo: viioa{zr,vui) xupu^r,^jca 5s 77it Zojfjj ei; L5 x*^^*'^°y«^'*'«V*' ^'^ ^«s (i^O a-ohimv(7x; "k Siocysypxfzvxc triv Bxvou^iv xtco §i rm np{'j-Aiiix.EV'M) 3o x^^zsy ^A -f:a/pM Z'M^y. rn-j npoysypaii.iiivr,v rrr^ 7:p(a-r,v) avccppav -01) auTou L x«( wvt xa.sT=.-y.i ra-j Siurspav -ou XaL yal-MuoucxXkayn x^% QsoSiopo; Si'^M ax^ozi npoyiyp ^ a; xj xa j5 lir^axjjxiXia; / vy.g npoT/.oixt7xt ds Axi $t 7! «XX9 x«5«xEj zx! urt57;3 Acoptuv 0 wjxiyp [xr.'bs.'j 35 r,YJcr,^'^xt LX« o;z Y.r;fyj-/.o; \r,p:f-piyj px^VJ wjtvj y.jp'jiyrrjM 5i -r, Zutcfi itg FA /jxX/.ox) oCu.u-/r,y Zl5 tok; 5s. vr.o\oino-jg 5{ . . . erpccfevcei zriv 0«v5y|3;v «;ro 5c twv Ticcp .... 3o yjxl}t.o'j ZlS i:zz'xjbM Z'j>i5y. -r,v npoyv/paij.aeyriy rtyvetv TO Stcf.fopov zov ocjTO-j L x«! vwi T«ff7cTai r/;^ 5iVT£pC/.V Toy LA yjxlMj ayictjcv. ZIOJ. ©isJw/osj ij£|aj /.«3oTj -poTv; / stg K^r ZA ro rerpcc/.ig mK-. ^to^.'/pcrpr^v x^alMiiouocXkctyY, ^/3i 7rpoax5,a(cr«( ^(e) x(X! rr.v I xK! ^'7 (xat st -i) a}lo xaS«xc« £!j rs ;3a7().!X5v 7£a<=.£; voTo. Epccyl{u^),u '^ax ™v K^cXy^v |35^,,.^ o^,, ),^3,j .^.,j a,-;-,),,^,,, o^,J,,. $^^.„ rou 5VTSS £v M£f.yc( ev r(o;r«), ArxXY57rjci«, oy a-fi/.«r.£r«t ^i ou £7;io\-(d«)x£v A!o(|sr^)> ^' 0 «vT(y|3aj£ys «! t«! tnvj.{}.rr.r,i npxxzopiMu ^laloytaixou to>j ).yL i5 7£V5,v.£voi> mtijAr,-ou npog zr,v vj\r,Uv zr.g ^ixpiy:ng tou x3L ^(« w o^^stS^^ /xsvwv ^£ T'M $iry,^eypaij.ixevav ny.p mrcg z.& Xotnw S ovtm xia ixr.{zz) A'^ptavo? ^iaypayovTs; ^(-^-j 0;«,5.,jSi5j ^jo,a5>j,«£y/;? x«i £;rio^-j7-/;,- y--:5,av/;,a« 20 A-.;,..«., §c ,u (-/iS^.u «/,/=< <£) y.a: tnet ry,5,y(c-)zst 5taypry,^at ra cy£<>..f.£.« £v wt(-/;0 Tipoj T>!v npoy.;t ••••... ?:£;t£{X£v«j Zw;5 ..... i6J TESTO DEL SECONDO PAPIRO SECONDO LA LEZIONE DEL PROFESSORE PETUETTI?*! Ersu; AF. j; )A.py:At.u^o^j v-axa zxm uTioy.£t[j£vr,v ^tc-jpa^fiv yjxly.oj za> to zszp5g 'Ntzpiy.Tjg Tou KAL x«Ta t/;> unoy.etiJ.£vr,v SiaypocfriV ya},y.O'j cdla'/ri^ ZOA. UpiT/.out^v.'. Hi y.ct zr,v H y.ai P y.oci «XXo xaSrizsi £(? to |3a7!).txov cpp'sic^j LAr $aja£voj3i Kv;. I o Ba7t).£!;ff( Zu«j H(9«h).£(5ou E(s TifAViv HcepxSiimu apsvpuv £| xfitmug oySoov [ispoiig reTaprou Tetzovsg Notou HpooO-uSou y.ixt toov aiJE^^iwy Boppot oSog Ai^og opog A:ry;).!MToy 5t«ou| $X/!T Toy ovTsj £y Ms/jkjiei £y tw tou AotiXv;;:! .... Kp<^ (7u<7niJ.a.vJovi:og Atav emSe y.zv Aco 0 a.v:iyp».^iv; td £re£f/.£)./;r/3 7ipay.-:^pty.ov JiaXoyicf.'.oy Toy AFL ooc[).£'73ai TTjOOs riixr,v ruv nptx^evTuv £v Ttut AL rfapp.ov'bi n dtx Toy Aaptr^vo; zcu ]5 ■y£V0y.£V0y £7ItJH£)vy!T0y TTiOOS TKJV EzXlC'i'ty TY5S NtTpi/.Yjg Toy K0L 9t(X TO SiSov^xt vj o'.y.irr.ij.y.T'. ~pog Qcfyov^iog rr,g Qop'^ivrog ii~ip Awoiojvoj Toyro £z/.orjSovTos a/,).oi; T7;y avzTiV sy.Xr.'jitv eig avzo £tos Trpog yaXy.ou ZIA5 C(l}.x'/r,v otipou jH£vo)> 3'£ Tcov Siayiyp p.fi£V(av LA XofTtwv ^ovtoji/ ZIA Toy Aojpiojvo, Stv.yoc.'foiirag ©avoypisj ^tooSov'/cV/;; z«i ikioojtc: y~ofiv/;,'Ji.« 30 AcojOiojvt 5( oy §(oy aWocr y.ai snsi ocjojv £t ofotypa'fai tk o^^uIohvj^. sv wj r^g zTt'j TTpay.st .......... r.;~;'.y.z-yM Zcjfdiz ..... . • • i64 vf w! TO anokuTiov cf.ij.7. T5tj oLWotq napov Ta; ^£ a;iaX£WC(y npoy-Uixevc^v ;5v tpnvj zo'j Xj3 . 0! ypC([J.lJ.XTSlg fX£T£ .... HXioJu^ooj dslfX! xaSoTt oySoou (t)ou na.p«.^um\) apoupuv £? v? .... ^119 ^{pa))(jxot.g ■:Bz(p')x)f.ii 35 XK! £! n aXX« y.a^vj . . ?i)£ A(co)^!4)V ^£|a( /StSoTf TT/Siy 7r£i'jf (t5)u oi/roj si/ M£/;(.ji£! £v ■r57rw(( Aa"/Xv5;r.i£!U! . »i i65 £'j3 . . w . . TO uTtoliinov 25 avTr//5ay£a>; xa! tm TSi; AL ^c(pixov^i K 3o TVjv npc->rr,v rov AB 0£ r(JC([J.fJ.iXZOi fXSTc 0coJmj35j c?.-§«! xaSsTt oyJsoy UpciiihtSov xp'fjp(w e^-/iY.0VTX unoy/sa'piyTJ: V ZatJ ptMV . . ^j|«£ Xi<3sT£ ff,«5573X£{ £(S TV3V Sy Mcf^.yiJ £y TOTTU . . . V : Z xpvsmnoD £» l66 PAPIRI GRECO -EGIZl A N N O T A Z I O N I. Prima d'illustrare con note i vari vocaboli , e le sigle , clie in questo Papiro si incontrano , giova porre solt'occliio rargomento del Papiro. ... Dorione aveva can altin soci presa in appalto dal Re I'Esazione della Nitrica per I'auno 29 ; come c^uzione dell'appalto aTeva egli ipotecati tutti i suoi beni stabili ; ma questi non bastando, aveva iadotta Tanubi figlla d'ltoroito a supplite quanto mancava. Quesla erasi percio resa mallevadrice di Dorione per talent! undici e dracme 4ooo , dando per ipoleca speciale di tal somma un suo Giardino di arure sei ed un ottavo , die ella possedeva in Memfi. Tanubi pago alia Banca Reale le dracme 4ooo , cosicche non ri- maneva piii mallevadrice clic di talenti undici di rame. Ma ne Do- rione pagava gli undici talenti, ne Tanubi era capace di sborsare M egregia somma. Eppero Tanubi essendo neH'anno seguente 3o. compeilita al pagamento da un Dorione Procuratore dell'Esazione della Nitrica per I'anno 29 , presentb la sua figliuola Zoide , che avrebbe soddisfatto i residui talenti undici. Zoide accetto di pa- gare per conto della madre quella somma a cui monterebbe il Giardino posto in vendita all'asta pubblica. Quindi Dorione Pro- curatore dellEsazione fa pubblicare dal Banditore Demetrio in uii coi beni di Dorione il debitore anche il Giardino di Tanubi; fatto Tincanto , addi 18. Farmuti dell'anno 3o il Giardino e aggiudicato a Zoide pel valore di talenti dieci e dracme 4000 pagabili in quat- tro anni in eguali rate. Mancavano pertanto dracme 2000 a compire rintera somma di talenti undici , di cui era mallevadrice Tanubi ; e Tanubi le sborsa. Zoide paga nello stesso anno la prima rata in talenti due , e dracme 4ooo , e fa regislrare il pagamento. A riscuotere il pagamento della seconda rata nel mese di Far- muti del seguente anno 3 1 , a farlo inscrivere nel registro della Regia Banca, e spedirne la ricevuta a Zoide, e consecrato il Papiro Primo. Vediamo con qual ordine amministrativo cio sia slato eseguito. pEinoN 167 Dorione il ControUore trasmette a Teodoro (forse Procuralore dclle Regie Entrate ) lo stalo del conto deirEsattore deirauno 3o flia. 1 3- 1 8) dicliiarando , clie il Giardino e compreso frai beni stati in quell'aiino venduti alliucanto da Dorione Procuratore dell'Esa- zione della Nitrica per lanno 29 , siccome quello , clie era state per talenli undici , e dracme 4fOo, ipotecato da Taaubi per cau- zione di Dorione appaltatore di tal Esazione. A norma di tale dl- chiarazione Teodoro (lin. 5-io) ordina addl 3 Farmuti ad Eraclide Bancliiere di esigere e registrare sul conto dell'Esazioue della Ni- trica per I'anno 29 talenti due e dracme 4ooo , non che i due diritti della sessagesima e della centesima ; ingiunge che Dorione il ConlroUore pur vi si sottoscriva, e dice che tale riscossione far si dee in virtu della seguenle oiys^i^y.-fd Descrizione , in cui egli narra, che Zoide e debitrice al Re pel prezzo d'un Giardino ec. con tuUo quel che segue dalla linea lo a tutta la liuea 32. Teodoro conchiude tale Descrizione (lin. 33-35) ordinando di nuovo ad Eraclide Ban- chiere di riscuotere talenti due e dracme 44^6 1, non che quegli altri dritti che sjfettare potessero, e comandando a Dorione ControUore d'apporvi il suo vista — Dorione il ControUore si sottoscrive il giorno seguenle 4

  • r,siv ano twv . . . . y.a(ji{irjwj i^«-Mrr/jy.ia Ta'J.avra rst; AancSc/.tixoyioig niTziv , dice, che dalla preda i Lacedemoni riscossero seimille talenti, e lib. XXXI. y. ^. ;ra^« iTzmii v.y.y ix«(Tzov IVs? du amendue queste citta il popolo ogni anno r'iscuoteva unentrata di cento venti talenti , ovvero amendue queste ciltct pagavano ogni anno al popolo rao tulenti. E aflatto simile la coslruzione iiel nostro Papiro ninxa-A.iv snt rr,v zpansi^crj Xatpri[j.oyc napa Zwi^oj x|5a Cherenioiie riscosse suUa banca talenti 2,4000 da Zoide , ossia Zoide pago talenti 2,4goo sulla banca a Cheremone. Lin. 2. Toji na.p UpaiiXeiSou) Nei Papyri Taurinenses P. II. p. 33. gia aveva io notato ridiotismo d napa. nvoj qui apud aliqueni est, suus j propinquus , minister alicuius , e nella Parte I. p. i53 aveva io tradotto n-oXEfjiizio; nypa. Aiovuutou Ptolemaeus Dionjsii vices gerens ; anche qui XaipYifj.uv 0 Ttap H(5«//£(ooy zai rpcns'^irou vale Cheremone vicegerejite , ovvero impiegato di Eraclide Banchiere , die pero rappresenlar Io poleva nellesigere le soinme dovule al Regie erario. Lin. 3. hta-'/paYCv) Nella Prima Parte dci Papiri Greci p. i44sq- illustrai la voce ^ia'/iiayr; valendomi de' significati somminislralimi da Arpocrazione ed altri illustrator! deiramminislrazione Attica, e Greca ; 111a ora i Papiri di Vienna mi dimoslrano , che gli ammi- nistratori Egizi alterarono il valore dei vocaboli adoperali dagli economisti Greci. Iinperocclie la 5t ^ I'n- '7 solo sta/aXxij, seppure neU'originale non vi sia alcun vestigio dell'su cdlajn. La frase pertanto e cer- tlssima. Quindi essa ci spiega alcune abbreviazioni , che trovansi in vari Registri del Papiri del Grey pubblicati dal Dottore Young. Nel Registro del Papiro B leggo x^«& teXsj ovall ep fu venduto il podere per un taletito di rame , e dracine 4000 , tributo pevmata- bile dracme 5oo , eppero il tributo era della vigesima; nel Regi- stro del Papiro G leggo x^ytr^ oy« 2 fu venduto il podere per tre taleiiti di rame e dracine 1000 , tributo pevinutabile 1000, an- clie della vigesima era il tributo. E nel Registro del Papiro A lin. tilt. y^Ao, che quel podere fu venduto yy(. -slog oval ^p falenti di rame .... tributo permutabile goo ; supplisco pero un y avanti kXoj , cosicche il podere sia stafo venduto falenti di rame tre, sup- ponendo , che in quell' anno 28, il tributo fosse della vigesima, come lo era nel contralto B del seguente anno 29. E notisi, che il nominativo aWa-fC , ed il genitivo yodcMn , non si mutano in altri casi obbliqui , qualunque preposizione li preceda , e comunque ob- bliquo sia il contesto in cui si trovino ; cosi Pap. I, lin. 17 npog y^Cflnou ov aXXa-yv; x (cioe rxlavvoc) /«& , e lin. 22 npog rrv izpo-Mt- fisvfiv syyvYimv y^otlKouovallajri x ( cioe t«X«vtwv ) /« , e lin. 28 y.upa- brtvat ds mt ZcatJi etg L§ yulMjoMnXkoiyn x(zaXocvzav) /% dove si ri- chiedeva il genitivo di prezzo. Per la qual cosa e a dirsi , che le preposizioni si riferiscono alia sigia x cioe ToXavroy , da cui e retto il genitivo yyX-Aou , cioe talento di rame , di cui si dee fare il camhio. rfrvMH ]-i Cio poslo , iFrco , die la voce «)}.5(yy, dee nolare pernnUazione caiubio. Iiifrtlti, oltrecche qiiesto e farsliniti-io sui signillcalo, esso e poi |)iu speoialmerite il Kuo pvoprio , quando (/!}jM'ir, va iinito con un vocidiolo diiioliiMlri rooiittii. Poliiioe 0//o;//u5if/c. III. 84 fra i vai'i uoini ed iiflizi dei Trapi-icitl niiiiovcra l'i?^/yj,5af;.5!|3is // cambista (hll'iirgetito , o per meylio dire jrfe/^e wo«e/e , poi- soggkinge up-fjolcu c^Xi.a-if, 6 v.a.'koxiiwjoq Mky^poi; il cambio delle monete chuiinato yS/Id- ^0^; e piu chiaramenle al lib. VIl. ijo '6 wvyi(i7Mfiog , 9:l'/ay'n chia- mavasi ijlocyr, penntitazione queilo che ora diciamo xiXXy^s; cnmbio. E ben a ragione ; avvegnaclie Meride , e Tommaso Maestro ripu- diano xoZ/njis; , e v-oW-j^Jinzhg come voci non alticbe , e Fiinico aor-iisa Aietiandro di avtr contaminate le castissime muse gieche arametiendo nei suoi versi it vooabolo Y.o}l-jfji7~hi '■, e tiitli e tre questi Gramatici cimcordauo iiel coiiseciare dpyupxu.oif'iig come il pretto vocabolo degli Attici , che vediamo veramenle adoperalo da Platone , Lnciano e Teocrito. Ma Platone' /"©^titte'. p. 269. (549 D) conserve) il verbo a:H«(7Geiv scri\ei)(io 6i'. . :-a)J'Aac(7ovr;g . . . 'jojj.icfxy. Ts np6g t' oD.x, xod v.uro Rjsos' amh , o3g ipyufiatj.'ii^wq . . . in'Mou-ot.- y.«jU.ev quelli che permutano una moneta coiitro altve , ed anche una contra un ultra della stessa specie , e noi abbiamo chuimati a.p'/upaiJ.oifjni cambisti di mriveta. ]Ne allrimeirti Teolilallo sid cap. XL di S. Marco p. 254- K.&/.);y|^(o-T«( r.rswj oi t« vap.i^iJ.cf-O!. «/J,aTJt;/r£g , cfiiamai'ansi ycoXXv^emat i camibisti delle monete ; e Demostciie De falsa legat. xb ypv(ji(>v x«ra)J.«rrt/',«.£v«; cpcevEou? ini val^ rpx~£i^.v;i^!v) Cosi sy, e non sa , sta scritto, anclie nelle lin. i5. 17; pariinenti lin. I'y sta o~jvr/X«|3ovT9j. Tal e pur Tortografia del Pa- jiiro II. lin. 6. 1 5. i6. 17. NitpjKv;;) Che cosa fosse questo ramo di Regia entrata , la cui esazione si dava in appalto , io non posso ben dire. Riferiro la conghieltura del sig. Petrettini pag. 44 • ^^o/i giiaj-i distante da Menji erano alcune stevili pianiire e montagne solo ahbondanti di Natro , donde presero il name di Nitrichi , le qiiali , almeno per qiianto spettava ai Regi diritti , dipendevano da Menfi , e vcnivano spesso , per diversa quantita di terreno , comper'ate dagli Egiziani onde polervi fabbricare la loro casa eternale ; e questa nostra asserzione pud senza difficoUk alcuna provarsi ianto per la quan- tita delle Mummie che ivi tuttora si disseppelUscono , quaiito ap- punto per la natura di quel sale che abboitda ed e altissimo a disseccare i cadaver i. Sembra adunque dal contenuto de precedenti Papiri, che lui fondo di Nitrichi siastato pagato da certa Zoide , die ripoi'to di tale compra il docuinento , la cui data e t anno 3i. Lin. 6. Til) x3L) Dopo il v. redesi un cerchietto nero affatto, il quale non potendo essere un 0 , ossia 70, dee di necessita es.serr un &. Lo stesso dicasi della linea i5, in cui di bcl nuovo incon- trasi cpueslo medesimo anno. II Petrettini lesse KAL ; ma, oltrecche I'a nori suole pingersi con forma circolare , strana sarebbe la trascurataggine di Teodoro, il quale solo nell'anno 3i avrebbe J-G PAPIUI GRECO-EGIZr finalmente pensato a riscuotere un residue dell'esazione deH'anno 21, mentre per avvtutura il debito in aniii dieci sarebbe gia stato prescritlo. Laddove, leggendosi x3, cioe I'anno 29, Teodoro e un sollecilo Procuratore, il quale nell'anno seguente 3o volse le sue cure ad esigere quanto Dorione I'appaltalore della Nitrica ancor doveva per I'anno 29. Ma che piu ? II Petrettini medesimo nel Pa- piro II. lin. i5 lesse pure tou K0L. Ilpoyg) Di gia aveva io osservalo alia pag. i48 dei Papjri Graeci Tauvin. Parte I, che I'avn'/oafEu; era il Controllore. Secondo I'ordine qui dato da Teodoro , Dorione il Controllore si sottoscrisse piu sotto alia linea 36. M/^^Ev riyvoriG^a.i) Cosi supplisco la mutile voce rr/ . . . v.i , con- sultando le lin. 35. S'j. 39 , in cui ricorre la .stessa frase. Esseudo essa ellittica , o vi si dee sottintendere ^a bisogna , fa cVuopo , ovvero alia maniera Egiziana prendere l' infinito per rimperativo tiiilla sia ignofaio , o finalmente si tralascib un dicJiiarando , od altro simil vocabolo, della quale ellissi parlerb piu sotto. Lin. 10. ^(xailixiai Zooi;) Si sottintende e debitrice , giacche e Teodoro che qui parla , come scorgesi dairj;/j.(v della linea i3. Del resto gia osservai nella Parte I. dei Papiri Torinesi p. i4oe 167, che per amor di di^nita e di maesta solevano gli Egiziani scrivere in plurale ^j(/.nCt.dz reges , mentre, un solo essendo il re che te- aeva lo scettro , dovevasi dire fi cioe un parallelogrammo , di cui la base e di piedi 3, oppure 4> & I'altezza sempre costante e di piedi sei, cioe del trabucco intero; tantoche I'area viene ad essere di piedi quadrati 18 , ovvero 24- Alio stesso modo gli Egiziani dividendo i terreni in ariire , e I'arura essendo un quadrato , il cui lato e di cubiti roo, essi rficevano ua terreno di cubiti 2, 5, ■y, notando cosi la sola base, poiche I'altezza era sempre la medesiraa di cubiti 100, onde tali terreni conlenevano un'area di cubiti quadrati 200 , 5oo, 700. Tal fu la mia conghiettura, che pubblicai nella Parte I. dei Papiri , e pienamente soddisfa alia quistione teste proposta. Avendo io poscia cominciato a meditare i tesli Demotici , per contribuire alia dichiarazione dei misteri di tale scrittura , trovai lamia conghiettura comprovata dal testo me- desimo. Infatli osservai , che in tuiti quel Papiri viene poco dope il ProlocoUo , e dopo il nome del venditore una linea, che si puo dislingucre in sei membri. II i." membvo da alcune sigle indicauti ToMo xxMii. 24 I St) PAPIRl GRECO-EGIZl per quanto io creJo cubiti d'arura, ossia i cubiti della sola base; il 2.° rappi'esenta la sigla del numero dl tali cubiti, cosi nel Pa- piro A e n.l, ne] B e 2. I, nel C sta 3.5 ec. ; nel 3.° vengono altre sigle clie segnano certamente cubiti quadrati ; nel 4° trovo lo slesso mimero del membro 2.', ma moltiplicato per 100, cosi nel Papii-o A sta 750, nel B 25o, nel C 333.^; il 5.° e 6." mem- bro ripetono le stesse sigle del i.° e 2.° Nella Tavola III. ho dato il Fac-simile di qnesie linee secondo i cinque Papiri. Adunque nel Papiro A leggo nel membro 2-° cubiti 7. [, e nel 4-° cubiti 760 ; nel B cubiti 2. |, quindi 25o; nel G si banno lin. 8. 9 e iG pi-ima cubiti 3.5, poscia 333. J, e nella linea 8. iiicontro cubili i3 3, a cui succedono cubiti i333. J. Cosi nel Toriuese 21 vedo cubiti 10, poi 1000; ed il Torinese 20 pinmieramente da cubiti 7, poscia 700. Ma donde mai una cosi costante moltiplica per 100? Da niente altro, se non che dalla somma ciira, con cui i Notai Egiziani di- cliiaravano ogni cosi nei ioro contratti ; e siccome nei Cadasli erano i terieni segnati col solo numero di cubiti indicatiti la base del parallelogrammo e. gr. 7. i, cosi tal numero si esprimeva pure nel coutratto , ma tosto si soggiungeva , che la vera area era di cubiti quadrati 750. Tale dichiarazione della quantita di terreno era assai piu rilevante ,■ che non il notare il giallognolo colore, Tagilita, la qualita degli ocelli , e simili del compratore o del venditore , sic- come troviamo nei Papiro dell'Anastasy , ed in quello di Tynabu- nun. Ma siccome il Trapezita nel Greco Registro non accennava che compendiosamente le principal! condizioni del contratto, pero in questo non si da che il numero di cubiti segnato nel Cadaslo. Credo di avere avvalorata la mia conghiettura, e spiegata alio stesso tempo una linea dei contratti Demotici, che sinora non era intesa. Quindi confermasi il valore di alcune note numeriche gia eonosciute , ed altre se ne scuoprono , le quali tanto piii riescono certe , quanto e maggiore I'analogia che hanno colle note lerati- clie ; cosi i numeri 200, il 3oo , il 700, il 1000, che ora per la prima volta s'incontrano in iscritture Demotiche , sono mollo affini ai leratici giSi noti per mezzo ilei r;i|iin Torinesi. Cio ]iosl.o, iion t; jnu meraviglia , se un cubilo lineaie , ossia un'area cli cciilo cu- hiti quailrati valesse 1200 dracme. Nella seconda quistione da ine proposla si cercava qual fosse il inotivo della nolevolissima diversita dei prezzi , raentre il terreno era sempre fj/iloTonog , ed inoltre situalo nella stessa parte della cilta di Diospoli. Per risolvere queslo quesito fa d'uopo avverlire., die sebbene il vocabolo ipO.ozinag eiimologicamente valga terreno nudo , e da Senofonle i zonoi ^O.oi si contrappongano ai terreni o seuiinati , o selvosi , tuttavia I'uso presso gli Egiziani consacro tal voce a notare un terreno di citta , su cui sta edificata , ovvero puossi edificai-c una caaa. Infatti i cubili-j. i, che dal Registro del Papiro A del Grey sono chiamati di iptloronog , gli stessi vengono denominati rar/jcg or/.anzdiy.ot cubiti di area di casa dal Greco Pa- pij'o I. Torinese pag. 5. lin. g ; ed i cubili 3. ' detti di 'iilozanog dal Registro del Papiro C , quei medesimi sono chiamati zr,; or/.ttx; [j-tpog ZiVapzov nxyzig zpzig zpizo'j ima quarta parte di casa cubiti 3. | dallo stesso Pap. Torin. pag. 5. lin. 18. Per la qual cosa, essendo il ^O.ozc/Tzog un'area di casa , ne consegne , che il valore dell'area non cosl dipendeva dalla quanlita dei cubiti , come dall'altezza e qua- lita del fabbricato che stava in qiiell'area ; eppero i prezzi dei fpi- Xozonoi essere dovevano mirabilmenle discordanti. Ed in vero si sa dal Papiro I. Torinese , che esistendo in Tebe un 'j/tkozoTtog di cu- biti 1 3. 3 citato dal Demotico Papiro C del Grey lin. 8, questo fu venduto in Ire volte , cioe primieramente si venderono cubiti ■J. J nel contralto A del Grey , quindi 2. i nel contralto B , ed ul- tiinamente i rimanenti 3. j nel contralto C. Essendo questi altigui, eppero sitnati nella stessa parte di Tebe, pare a prima giunta, che il toro valore non dovesse essere gran fatto discordante ; eppure nel contralto A il cubilo fu venduio dracme -2400 , nel B 4ooo > nel C 6000. Vale a dire era varia la qualita , la quanlita e I'altczza del i'abbiicalo di ciascun iLO.azoKcg. Prendendo tuttavia su q^iesti cinque conlralli la media proporzionale del valor dun cuhito di ibo PAPIRI GRECO EGIZI ipD.mr.og , trovo , ch'esso veiidevasi dracme 368o , oss'ia prossima- mente lire noslre i35, facendo corrispondere il talento di rame a lire 220; e tal valore di lire i35 per cubito quadrato di fab- brica e assai probabile. Spiegate cosi le gieche sigle dei Registri , mi nacque la spe- ranza di poter trovare anclie nel testo dei Contratli le cifre De- motiche clie notano il prezzo medesimo indicato dal Registro. Mi posi perlanto a meditare i cinque contratti sopra descritli , ma not! soiamente nulla ho trovato die corrispondesse ai prezzi segnati nei Registri , neppure mi venne fatto di trovare una sola cifra nu- merica. Vorro io qui abbandonarmi a congliietture quasi che nel testo Demotico si tralasciasse dl dlchiarare il prezzn della cosa ven- duta ? Beusi nell' txvziypafov del Grey il prezzo non e notato nel testo, ma soltanlo nel Registro ; tultavia trovo per lo contrario , che nel Papiro dell'Anastasy il prezzo c scritto si nel testo , che nel Registro. Mentre pertanto due traduzioni greche di contratti Dcmotici discordano fra loro ; mentre ignoro con qual sigla De- motica si indicasse il ?'aine , il talento ; mentre sto in forte dub- bio , che i Notai Egiziani ritenenlissimi degli antichi instituti sde- gnassero di ainmettere nei testi Demolici le nuove nomenclature greche di talento e di dracme , e proseguissero a indicare il prezzo della cosa venduta con quella merce, che serviva di rappresen- tante generale ai tempi io cui era ignoto il metallo coiiiato , noa voglio abbandonarmi ad alcuna conghietlura , ed aspettando nuova luce da nuovi monumenti termino questa lunga nota col ripetere, die probabilmente i Contratti Demotici ci insegneranno qual era la merce , che al tempo dei Faraoni teneva le veci dclla pecunia coniata. Lin. 2g. IIpsxfj/j.EyMv) Nel Fac-simile non si ha che np , io ho supplita questa voce col Papiro II. liii. 28, in cui sta npaxeij-Levav. Lin. 3o. Tcr«;(3aj) Da questo verbo cominciano tutfi i Registri Greci dei Papiri Demotici, e vale inscriveve net registri, e per usare I'odierno vocabolo 7'egistrare. Iljiwr/jv) II Fac-siiuile ha solo rtp , ma leggendosi nella liuea peyron 1 59 «egnenle wy ^cJTf/say , e nel Papiro 11. lin. 3o r/;v xprrrJ , non v'ha dubbio , che si tlebba supplire nourv^y. Lin. 3i. AvK'^i^av) Nei libro di Esdra VII. 24 leggesi , che Ar- tascrse , oltre ad altri favori , concedette pure ad Esdra ed ai Sa- cerdoli dclla nazione Giudea I'esenzione da ogni specie di tribulo. Tali gravezze sono nel testo Caldeo espresse con Ire vocaboli , i quail , variamente spiegati da vari Filologi , furono cosi tradotli dal Codice Complutense (pop^? , npx^ig, ma'popx, che il Biel nel ]\oviis Thesaurus Pliilol. interpreta tributum , exactio , -vectigal ; cosicche Yixvv.^npy. matiifestamente significa un pagamento , che si faceva per ragion di tribute , ed era pure un tributo. Ma nel luogo del no- Stio Papiro chiaro apparisoe dal contesto , che v.-ja'fOpa. e paga- meida , rata di pagamento. Infatti dicesi die Zoide fu nello stesso anno della compra del Giardino registrata per la prima my.Y^pv. , cioe per il priino pagamento, era poi neUannoSi fu inscritta nei registri per il seroiido , e dal Papiro II. lin. 3o sebben mutilo scor- gesi , che nell'anno seguente fu registrata per tv/V zpmy tod X|3 per il terzo pagamento delCanno 82, siccome nel medesimo Papiro II. venne inscritta nei libri in queiranno 33 per la quarta ed ullini.i rata di pagamento. Ed avvertasi, che in amendue i Papiri la somnia pagata da Zoide al Piegio Banchiere e sempre di talenti due , e dracme 4ooo , che e la quarta parte deirintero prezzo del Giar- dino di talenti dieci e dracme 4ooo. Eppero non rimane dubbio, che siccome nelle cose religiose uvai^opoi. era una sacra oblazione , ossia un sacrifizio Psalm. L. 20 Sjmm. lob XLII. 8 , cosi parlan- dosi di erario e di compre ocjol'^oov. era oblazione del danaro do- \uto , ossia pagamento. Lin. 33. Qiori'^ipoq) II case non essendo vocativo , e chiaro che Teodoro e quegli che parla e comanda. Lo stesso dicasi del Aii- fi'j>v nclla lin. 36. Amendue scrivendo ad Eraclide Tesoriere gli ordinano di esigere il debito di Zoide. Eppero a togliere ogni ellissi tradurre si doveva lo Teodoro ( e nella lin. 36 Vorione) ordino a ie f o Eraclide : Ricevl ec. lyo PAPIRI GUECO-EGIZI Etg y.j ) La lettera ; e incerta. Qualunque ella sia , debbo eon- fessare, che non intendo questa abbreviazione. Txj) Dalla natura del Fac-simile si scorge , che queste leltere jnal si possouo leggere neU'originale ; tuttavia esse iioa possouo essere altre dalle i;/.g 426 dracme , che sono la soiuma della sessa- gesima e della centesima , che Zoide pagar doveva oltre al capi- tale , vedi lin. 4- Lin. 34. Kai vno^jci) Teodoro qui ripete I'ordine gia dato da lui alia lin. '7, che Dorione il Contiolloie approvi pure tal pagamenlo, attestando che nulla per ignoranza fu omesso. Lin. 36. To-oyp xo-j yp) Cos! parmi si debba leggere. Jonayp cer- lamente vale Tonoypap.ixaiEv^ scriha del hiogo Asclepleo, in cui era situate il Giardino ; esso teneva il Cadasto del luogo, su cui erano pure segnati i nomi del possessor! di ciascun fondo , vedi cjuanto io ne scrissi iiella Parte I. dei Pap. Torin p. iio.Epperc) qui era da Dorione invitato ad atteslare niun errore essere occorso in tutta la esposizione sovrascritta riguardo alia trasmlssione di pro- prieta , ed all'essere Zoide la padrona del Giardino. Non cosi po- trei io diie che cosa signifiohi yp ; sara forse ypa'fiou ? Lin. 4o. E;To;y.5>,c;u) Molto io dubilo della vera lezione di questa parola malamente schiccherala in amendue i Papiri. Se e inaY.o).OD , vorra dire l.nciy.oy.oi)iidv , cioe Io Crisippo atlesto di aver seguito 2ioide, ed averla veduta pagare i taleuti due ec. Lin. 4'- Gia dissi piii sopra a pag. 167, che questa linea e ille- gibile , e che probabilmente diceva Registrato nel libro N- N. Lin. 5. KaTflt/M^tffov) Questa autorita si dee aggiungere alle altre di Esih. IL 23. '/Mza/f^phy-i dg iJ.vriiJ.i7'jvov , del I. Paralip. XXVII. 24 Y.cavj(y>p{dh-n . . . iv fii^Xia , del III. Macch. II. 29. npo-/.axay(,>pi7a.i , di Strabone I. pag. i6. -/.axcc/^^piaai 11; t/;v notriO-tv ec. citate dal MUoisou Mugaz. Kncjclop. IX. ami. torn. II. pag. 3 19. dove aoUi PEtl-.ON 19 r trascrivere , inscrhcre sopva nn regislro. Simile costruzione coU'eig e I'aecusativo si legge nelllscrizione di Roselta lin. 5i. y.ai v.c/.-ay'j)rjt'7c/.t. £!? n«VT«; TO'j; yoriij.v-i7ixo'j; , epperb noa v'ha piii dubbio esser flilsa la traduzione deil'Ameilhon et praelibare super omnes pecuniarios redditus , dovendosi cosl tradurre il cognome di Sacerdotl del Dio Epifane s'inscrivera in tutti i decreti. 192 INDICE DELLE VOCI GRECHE. Pag. g.yvD£ta5fat 176 «XXay» 170 sq. avafopx 189 «vTai'»i/)£y|t<'«.»cT' *f '<^^^«^1^ ::*••*-«• T^rpM^j.-U^W -^? ^Yl»^ ^|j.^r-*<-«^»* *f*^T*1 ^n-Y^^O"'*'^"- nc-»>*i^'''rll'c •■T+r-s-j#Jj"^Yr»'=- Vr>--:»'>*-;pr"*^*" •p^ 't^^Vhsr •-r<-^';T»>t- l-->vix^v •» T-nrvr*-j>A-rrt'f-|>tf^^ M- /» »i \!_ X^cr****^"^" ~ ^"" * -''^^^^•'^^^/^l-SrJA«|h>■> ?r»'^'^"'^''^ ^^''^^^^^ ..-»-— -^^5»=;6 2. ^Tt^.-!^-^.y. ^„^ ^^3^ rt^.f K.-T^,^-r^^r«*' e^f^vx^ A«r £) ? ^^^-^ 7^ /a^/.L-/^, J,. lOOC 193 ISGRIZIONE METRIGA VERCELLESE. dell'Abate CosTA^zo Gazzeh*. Letta neir adunanza del i^torno 20 diccmlre 1527. X riino fra noi il maguanimo Duca Emanuel Filiberto, cui nulla sfuggiva di quaalo potesse ridondare a gloria e spkndore del trono avito da esso con tanto maraviglioso valoi-e riconquistato, od arre- care utile e diletto ai popoli alia sua cura commessi , primo, dissi, e seppe conoscere il prezzo , ed intese a raccogliere le ■vestigie della pristlna magnificenza Romana, che frequeiili occorrono in tutta I'ainpiezza de' suoi dominii. Non dissimile in qnesta parte eziandio ai Grandi personaggi di tutti i tempi, i quali alia virlii miiitare, ed alia difficile scienza del governo seppero accoppiare le arti di pace, fomentare, ed eOficacemente promuovere le scienze, le arti, le ma- nifaiture , il commercio , e coltivare essi stessi eziandio, e con pro- fillo, ogni maniera di studi. Magnificat©- venne quindi oltremodo il museo da cotesto glorioso Principe aperto nel proprio palazzo, e da esso ecu ogai piu particolar maniera dafFetto provveduto di armi antiche e moderne , di pitture , di raarmi sculti e letlerati, di bronzi e di medaglie ; i quali mouumenti, ollre a quelli in gran nuinero , che gli vennero raccolti dalle dilferenti parti de' pro|)ri Stati , fece con ogni piu provvida cura, e cou nou piccolo dispeudio ■venire dallcsiero (i). (1) Ved. Vcrnxcza:. IVlem, drU'Accademia dcUe Scienze di Tor. Tom. 29 , pag. 3g. AUc prove ivi rccatc dai dotto Accadcxfiico , uoi crediaiuo bea fuUo di aggiuugcrc In TOMO :IXS11I. 2 5 Ne il liingo , glorioso , e non sempve tranquillo regno deirin\itlo Carlo Emanuele T. suo figliuolo fii nieno propizio airavvanzamento ed alia coltura degU studi delle cose antiche. Imperciocche in quel suo continuo star sulle armij e nelle difficili cure dello Slato , da esso con ferma e solida mano governato , non riraase egli percio dairavvalorare di efficace patrocinio le arti abbellatrici dclla vita, e gli innocui e pacifici studi. Da questi traeva ea}'i quella maravi- gliosa forza d'animo , e queU'invitlo carattere die lo rendeva su- periore ad ogni fortuna : da questi que' lumi di universale sapienza clie in lui ammiravano i dotti ammessi agli eruditi e frequenti simposii, de' quali parla la storia (i) ; da questi infine le pellegrine nolizie delle quali ingemmava li scritii suoi filosofici, storici, aral- dici e poetici, die quanto fanuo fede della grande dottrina diluij soguente lettcra copiata dai R, Arcuivi , r; scrilL. dal Duca Enian. Filiberlo aH'ab. Giuseppe ParpagUa suo ambasciatorc a Vcnezia , il qiial Parpaglia fii poscia Arcivcscovo cU TarauUsia. La Ipttera ii quests. Alt Abate Giuseppe Parpaglia Anihasciadore a f'enezia. ^ Hahbiamo riceuuta la vostra di V del prcsente insieme con le liste o sia parcellc delli pezzi del gabineUo , et vi mandiamo una procura in virtu della quale passarete il contralto con M. Rocco palrone del detto gabinetto net miglior modo die hauerete concertato , con promettergli et assicurarlo a name nostra de la pensione di ditgento scuti Vanno in vita sua con quella sicui-ezza che sia di sua sodisjattione. Et gli darete quatrocento cinquanta scuti d'oro d^Itallia che tu si mandano et che sono a buon conto et per anticipatione di detta pensione di due anni et un quarto , dc quali ne fara quittanza. Et se ui pare che sia meglio di far portare detto gabinetto in casa vostra che lasciarlo doue e at pre- scnte , lo potrete fare. Et ci auisarete subito quanto costard a far venir detto gabinetto per harca et in quanto tempo puotrd gionger qua, et parimente se per via de muli ^ et qnal condutta sofa la migliore piii breue et manco dispendiosa o quella delta barca o quella de^ mult , et se si trouard muli per Jdrla. P'i mandiamo ancora scuti cento per dare qUl f err ares i a* quali gli farete consignare d'ogni hora che giongano costd senz'aitro , et U quali insipine con li quatrocento cinquanta predetti riceverete in virtd de Valligata let- tern di cambio di M. Bernardo Castagna , auisandone de la riceuuta. ID Xbre i5j3- (i) Veraazza : Nolizie di Bartolom. CrUtliii. Ni/ja i^S3. 8. pag. 9. TiraboscUi IcUer. UA. vol. 8. pag. 17. 6AZZEIIA igS altrettanto rincresce clL vetlere diujenticati , e con vero danno delie lettere, luttora manoscritti. Kgli t; percio che non covitento di avere ampllata e ridotla a piu spleudida foi-ma la galleria fondala djl padre , la riempiva poscia di scelti libri , di monutnenti di belle avLi, di anlicaglie , di cose naturali , e qual allro Asinio roUione, delle imagini e statue degli uomirti illuslri (i). Non fia quindi nia- raviglia, clie in un tauto regno cosi venisse diffuso, ed in ogni ceto di persona propagato lamore delle cose antiche , e clie d ogni parte dello stato sorgessero que' doviziosi Musei , che raccolti dai pill distiiiti personaggi di queH'eta , sono rammenlati , e con ogni maggiore signilicazioiie di lode celebrali da' scrlttori contempo- ranei (2). Che se il troppo breve regnare dei Duca Araedeo I, e Carlo Emanuel II , ed i lagrimevoli avvenimenti che per alcuni anni len- nero lacerato il seno della patria, non permisero che con ugual favore , e di proposito si promovessero , non illanguidirono essi pero , o vennero naeno ; che anzi le cure degli ultinii anni del sapientissimo Carlo Emanuele tiitte indiritte alio ampliare ed ab- bellire la cilta capitale , non potevano non rivolgersi eziandio a cio che fu tanta parte dell'intento de' suoi antenati. E gia aveva asse- gnata una parte del suo palazzo , da esso con regale niagnificenza innalzato, per museo , e per libreria , e piu grandi favori si pro- mettevano le scienze elearti, ma linesorabile morte troncava sul (i) Sanderus , de iostituto Bibl. S^indav. pag. 22. (2) =Dc'Balbi, comiguori di Revigliasco , vive Prospero DoUorc di leggi , ch'cssendo [u>it poco versato nelle belle IcLlcre c massime nella cognixionc delle lingue Hcbraichc e Greche, c ornamento di Cbieri sua patria : poicbe oltrc c' ha una bella Libraria , nella quale souo '. molti manuscritti d'autori clatsici antichi , non mai veduli in luce , ha parimente un curioso" gabincUo , nel quale consei-va mullc raedaglie aulicUe , alcuni Tasi scpulcrali , bassi rilicri di brouzo antichi , inscrittioni de' Komani (V. Donii Comin. Liltcrar. edehte Gorio. Florent. 1754*01. pag. 35.) diversi tonchilli, pesci , legni, vermi ed altre cose impietritc , che parte nel contado di Cbieri , c parte in quello di Asti si sono ritiovate. Di simili gabiuetti sono divcrsi in I'icmontc , e tra gli altri uno in Savigliano in casa di Monsignor della Morra , .-.Itio in Torino in ([uella Monsu Ecllacomba ; allro in Carmagnola in casa dc'Sovaresi. ct allri in aUre parti. = Chiesa Rclalioue del Piejnont. Torui. Vaslamcglio i635. 4- igS Tscr.izioNE methica. pill bello del viver suo una vita operosa e tutta consegi^ata alia fe- licita , ed al ben essere de' suoi popoli. Le cure prese da cotesti benemeriti Principi nostri onde fosser tolti al pericolo di venire dispei-si tulti que' resli dclla Roir.aiia grandezza , da cui nasceva speranza di trarre ammaeslranieiilo o diletto , ebbero I'esito desiderate : a talclie nel breve corso di pochi lustri furono d'ogni parte raccoite ed inviate in Inl copia le anti- ehita , che ne venue formata una iion ignobile collezione , e da non ne invidiare allra o piu scelta , o piu doviziosa. La mancanza pero di un luogo adatto e conveniente aveva fatto cli'essa si rimanesse cosi disordinata e confusa ; nel quale stato perseverava per alcimi anni , e sino al primo giungere fra noi del Marcliese Scipione IMaffei. Ammirata oltremodo da cotesto giustamente celebre Archeologo Veronese, magnifioava la somma preziosita e la dovizia delle la' pidi sculte e letterate , ed era autore che daU'Aiigusto re Viltorio Amedeo il Grande se ne comandasse , ed a lui fosse commessa qnella regolare collocazione delle medesinie , che si seorge tnttora ad ornamento e splendore dell' interne atrio del palazzo dell'Vni- versita , che sui disegni deirarchitetto Gio. Antonio Rieca di La- vina aveva pur in allora , con. regale muiilficenza, innalzato dalle fondamenta- In tal modo quel grand'animo del re Vittorio Amedeo col provvedere alia perpetiia conservazione di que' monumenti , porgeva un quasi lacito eccitamento a coliivare quegli studi , che iutendendo a ricercare e svolgere gli usi , i costumi , il governo , la religione , le arti , ed ogni maiiiera d'usi e pratiche de' nostri inaggiori ; formano il precipuo intento di questa classe, e sono pure una tanta parte della patria storia. Vrgente poi oltremodo e ne- cessario era cotesto sovrano provvedimento pel continue disperdi- mento e maggiore distruzione che se n'era operata per lo innanzi, e che con vergogna nostra, e con vero detrimento delle scieuze , e delle arti s'andava facendo tuttora. Gia erano intierainente distrntti , e pressoche tutti dispersi gli avanzi dell' antico splendore e grandezza dell' Augusta dei Taurijii GAZZERA '97 la quale ci viene chiarita per la testimonianza cli autorl sincroni , e rammeijtata per le residue preziose isciizioni. Kulla reslo, ed incerto e pure il sito occupato gia dalle basiliche , dai tempH, dagliarchi, dairofei, dal circo , dalla naumachia ec. , che precipuo oniaaieiUo d'ogni splendida colonia , lo erano altresi della lulia Augusta Tuurinorum. II uome appcna c rimasto, per atlestare alle future eti lesislenza di quella porta marmorea , che per la quan- tita de' sculti marrni ivi rinvenuti , e piu per la copia delle lapidi letterate , e da credere aprisse I'adito ali'antico foro della colonia , decorate di trofei , di statue , e di sontuosi monumenti , dalla ri-' conoscenza della patria innalzati ai benemeriti cittadini che le arti della guerra e della pace ne avevano renduti meritevolii' I^i era il trofeo militare di Quinto Glizio Attilio Agricola figUuolo di Pu- bho Ulustre Torinese , il quale passato per tutti i gradi delta mi- lizia , e provveduto delle piCi eccelse cariche civili ed amministra- tive , ornato de' piu onorifici doni mihtari , corone murale , vallare , classica d'oro, di qnattro aste pure, e di quattro vessil'li , caro agli Imperatori Vespasiano , Nerva , Traiano venne da questi ul- t.mi pcrfin due volte sollevalo al supremo onore della Repubblica, il Cousolato (,). Ivi s'iunalzavano le duplici statue equestre I (.) G , Ed.ton de, marmi torinesi per non aver trovaU memoria del Consolato del nostro O1U.0 ghene crearono uno onorario (marm. Taur. P. .. p. 34). Notuia del primo era ir, marmo tonnese veduto rntiero dal Macanco. Non consta a qual anno si debba assegnare E cc-.o che s.» n era fregiato ai tempi delHrnp. Ne.-va, Non sono poi moUi anni daccbi si e impa- rato con certe^za per me..o dun d.ploma di Traiano scoperto in In^hilterra da Lvson. {Rehqmae Braannico-Homanae containing figure, of Soman nntiquilies discovered in va- ™.„ pars of England London. Berkeley .8,3. /o^. i vol.) e fatto conoscere airi.alia dd l.abus, che ,1 secondo sao Consolato si debbe fissare all'anno ,0^ , ncl qual anno Traiano reduce dalla pnma guerra Daeica numerava unitamente alia VII potesti tribuni^ia U m.into Consolato. Lo assunacva esse sul prineipiar di queU'anno e dopo aver trionfato, e fatte quelle larg,z.on, rammentate dalle monete, e concedutc le onorate demissioni ai cavalieri ed ai faaU delle quattro ale e undeci cooiti deUe quali parla il diploma, lo cedeva poscia e nel secondo nundmo , a Qui„,o Gli.io Aullio Agricola, che se ne scorge gia decorato ante diem « 2 00 rSCRIZIONE METUICA di sproiie ai present! ad emulare le glorie passate, con provvido e sano consiglio s'avvisarouo di porre in luogo di sicuro riparo le iscrizioni ed altre aiittchita gia in prima scoperle , e quelle che si andavano scoprendo alia giornata. Ond'e clie le lapidi Tortonesi si vedono collocate parte neH'implavio del palazzo vescovile , e parte nell'atrio interne del seminario. In Siisa la vista del maestoso arco tuttora esistente qual perenne teslimonio delta graiitudine del re Cozio verso il suo benefottore Qttaviano Augusta, pote forse mantenere vivo I'amore verso i resti di un'eta, e di tempi cotanto gloriosi per essa citta. Basto quindi die ne desse I'impalso il benemerito autare de' fasti della Chiesa Segusina , perche si ponesse sollecita mano a raccogliere le re- stanti iscrizioni, che dopo dell'accaduto trasporto in Torino di noa poche fra esse , rimanevano pure in citta e nella circostante cam- pagna , e si desse opera eziandio die negl' interni corrldoi del Se- minario Vescovile , dove gia si erano ricoverate , si dovessero pur collocar quelle che il succeder de' tempi avrebbe restituite alia luce. Vguale provvedimento faceva accogliere ne' chiostri del Seminario Vescovile le lapidi Novaresi , gia la piu parte pubblicate in calce della Nowiria Sacra dell'eruditissimo Bescape. Le molte e non spregevoli antichita d'ogni maniera scoperte in Vercelli, basterebbero- esse sole a manifestarci di quanta impor- tanza fosse cotesta citta ai tempi sia della Repubblica, che dell Im- pero Romano , se non vi concorressero pure a comprovarlo I'au- torita della storia, ed il testimonia di celebri scrlttori contenipo- ranei. E noto, come dichiarata colonia col diritta latino da Pompeo Strabone, fosse essa poscia, e nel primo Consolato di Giulio Ce- sare, elevata alia dignila di Colonia Romana, per passar indi fra non molti annl al desiderate onore di Municipio. Egli e percio, che da Tacito venne annoverata in uno colle citia di Milano, No- vara ed Ivrea ti-a Jirmissima transpadana Munlcipia. Dalle non poche superstiti iscrizioni , e dai residui di fabbriche antiche ivi scoperte in ogui eta cli templi, basiliche, lealro, auGleatro, circO; Araf/ ' yl -(/ef/e q:^. c/^ ' (Vam^^ GYa.f. (// \fc.. J/ot.<. y?or.e.. ?('/(/!< Tcvn. 5 3. Jat/ '>vy • / / J^ J, r.VALERiVS.L.F. PI.ACIDVS R [■.!•■ F:cTO R -PECTI t JAR .CCiHI,lt:LIA.M . 'v>-- ■:'i^ "S^fesi*^ •-»W*'3*-^ CAZZERA 201 ippoJromo, 0 slad'io eqiiestre , bagni, arch'i ec. si argomenta die in essa nessuno tloveva mancare di que'pubblici moumnenti i nuali iiobilllavano la capitalc del mondo , e che Ic pvincipali c dovizioae citla d'llalia s'iiigegnavano di imilare; Quivi pure erano Consoli , DuuLnviri, Deciirioni, Edili, Ponte- fici e Flamini , quivl i Ciiratori de' caleiidari , i Seviri , gli Au- gustali, i collegi de'Centonari, i Deiulrofori , i Fabii ec. le qualL carlche o corporazioni che ci sono rammeiitate da iscrlzioni vei-- cellesi , sono certo indizio di non piccola ne spregevole popola- zlone. Ne gta- poteva essere allramente se pongliiamo mente aU'ina- porlante sua siluazione di prospetto a due piu essenziali passi delle Alpi , traversata da varie slrade militari , che d'ogni parte deiritalia si dirigevano ai Salassi , ai Taurini , ai Genuati , ai Ya- genni e nelle Gallle. E qiiesta grandezza e potcnza dell'anlica Ver- celli ci e pur dimosti'ata dalla non ci'edibiie ainpiezza del siio ter- ritorio , il quale a tanlo appunto si estendeva , quanto la Dio- cesi Vercellese de' primi tempi- dells' chiesa , le quali diocesi d'or- diaario. non avevano altri limiti fuorche quello del territorio stesso delle citta ove era la sedia vescovile. Non e quindi da maravi- gliare se in essa] si rinvenj^auo tultodi tante vestigia di quel suo antico splendore. Qui pure e da compiangeve I'incuria che lascio disiruggersi e perire non poche fra le piu essenziali anlicliitu che superata aveva la barbaric dei secoli di ferro , c duravano tuttora alTela de'padri noslri. Numerose iscrizioui lette e registrate in alcuni scrilli dai vercel- lesi Bellini , Ranzo , Corbellini , Cusano , e dal sopralodato Bcrar- denco ora piu non compaiono. Non pochr marmorei sarcofagi, or- nali di curiose ed eleganti scolture , aleuni busti , are votive , basi letterate , o perirono affatto , o vennero impiegati ad usi vilissimi. Tale destine era riserbala altresi all'elegante sarcofago, del quale ho I'onore di porre sotlo gli occhi della Classe un disegno. (tav. I. fig. I.) Scoperto nel giardino de'frati della Consolata di \ercelli, il professore Gio. Antonio Raaza, dotto e diligente indagatore delle ToMo xsxui. 2G JIJ3 JSCRIZIONE SIETRICA anticliita della sua patria, iie copib suhito la metrica iscrizionC;, clie rese poscia pubblica nelle annotazioni sue alia cUsscrtazione de re lapidavia veLerornm chvhtianovum del Pellicia (i). Dluienlicalo cjuin- di e negletto per moltissimi anni , se n'era dl tal fatta perduta ogni memoria , die ritrovalo a caso iiello scorso anno dal dotlore Dal- inazzo Sancio parve ad oguuno nuova scoperta di non mai per lo avanti nolo monumento. A qual uso sconcio fosse impicgato , e quale sia la stima in die vengono tenute tuttora in alciine citla del Piemonte le ricchezze Arclieologiclie , lo inipariamo con dolore dalla elegante e forbila iilustrazione che a mia ricliiesta ne distese nella Lingua del Lazio 11 precitato chiarissimo Sancio nella seguenie lettera a me diretta. L'iscrizione e questa: D. M AEOAI CHAIRE LOLl.UE PnOCLAE AEOM • SALVE • DOLEAS • NE • FATA • SVPREMA SIC • TIBI • FORTVNA • DEDERAT • TRANSCVRRERE • VITAM OMNES • MORTA.LES • EADEM • NAM • SORTE • TENEMVR GRATIAE • SI • VITAE • FAMAE ■ SI • NOMEN • HONESTVM SI • CHARITES • ALIQVAE • LAVDIS • SI • GLORIA ■ SVMMA OMNIA • SVNT • TECVM QVIS • ENIM .... ANEBAT NON • SIRI • PRO • VOTO • YOLVIT • COGNO .... TE • LYRA • TE • CITHARA ■ MIRA • CVM • VOCE • REQVIRVNT TE • IVVENES ■ CVNCTI • PATRIAE • FLEVERE • DOLENTES QVEIS • LACRYMAE • NVMQVAM • POTERVNT • SEDARE • DOLOREM FLORES MVTVM • TITVLVM DECLARAT ■ NIVEO • LAPIS • DISTLNCTA • METALLO PARENTES (P, De christianae Ecclesiac politia. Vol. 3, pag. i34 e sog. GAZZERA 2(,) Inscriptionem vel si mavis sepidcrale elogiam , dc quo exacta nuper jainque aduUa aestate tecum milii sermo fuit , en tibi mitto optime Gazzera , utqiie de eo qiud censendum sit statuas , te jii- dicem ajo. Avca maimorea ex qua depromptum est, in impluvio ofjicinarum F'crcellcnsis seminarii prostat , mihique alia excogi- tanti sordibus obrntam casus obtulit , ileratisque precibus ab Cu- vatore , circa minus liberalia studia distento , aegre datum , quo iiihonestissimo loco demotum , commodius intentioribusque oculis explorarem. Bobus potandis diu inservisse , etsi traditum nan es- set, pateret tamen ex rima in arcae basi pertusa , quo Jacilius supervacaneae aquae effluerent j sed proh pudorl immundis suibus praebitum pabulum -vetustissiinus servorum aedium custos ■vnlgari Sacramento illic diutius fuisse me eertiorem fecit. Coeterum , quuni in hodiernum usquG diem, harumce rerum studlosos penilus latuisse putem; liinc iieluti venerandae antiquitatis monumentum tibi stu- diosissinio apprimeque exculto mittendam fore censui , lit si fas opusque fuerit publici juris facias. . Caractercs hominum temporumque iniuriis pene exesos non sine aliquo labove dislrinxi , quoadque in viribus fuit ad ge- niiinam lectionem retuU ; at irrito conatu , etsi pluries vota musis jiuncupaverim , supplere studui verba , quae in vevsibus sexto et septimo excidere : Jacilius undecinntm absolvas , etsi pene totus evanuerit. Arcam , cujus ectrpon nidi lumiatite heic ab me adumbratiim liahes , omnes germanae antiquitatis notas signague praeseferre nemo est qui ambigat, (tuum autem erit disdncte ejus aevum prae- ftnire) nam et attritum marmor annorum lapso sordescens , et em- bltimmaium species , et ad veterum normam efformali characleres-, et ipsum dicendi genus antiquum aei'um procul diibio produnt et imperiiioribns. AnLica arcae fades quadratum stemma duobiis alatis pueris hinc inde suffultum e.xhibet , iliimque latera encarpis sive lemniscis llores refcrentibus exornanlur , posLica -vix scalpro informata , 204 ISCr.IZIONE METPJCA olim iniiro applicitam fuisse qiusquis facile dignoscet. Alati pwri, noil lUi in huiusce generis monumentis assolet , faces niortitales , aut alind qiddpiam Libitinam redolens manii gestunt ; sed brachiis non inelegaalev protcnsis defanctae elogiain praeteveuntibus indi- care videnlur. Quod sculpturarum reliquuni , non prnrsus igno- bilis opificis laborem dices ; nam etsi nonnulla ad omnimodae ele- gantiae laudem obtinendam ab delicatioribus desiderari queant , 'videre tamen est , niiiUas adhuc illwitrioris aevi veneres formasqiie marmor referre , suhitque dubitatio ea aetate scalptum , qua no- bilissimae arlis splendor minui coepePat. Arcae operculum desi- devalur , etsi anliquitus hoc tegmine donatam fuisse pateat ex labixf in corona prominenti , quod que in ejusdem operculi respondente rimula excipiebatur , uti tutius conditae reliquiae servarentur. Coe- leruin tres quas nuper innuimus arcae fades stilUcidio , Ijsi et corona , reliquisque architectonicae arlis venustatibus decoranlur, etsi uti meus est, obsolescente jam mineiva efficlis. Ab parentibus extriictum monwnentum , ipsorumque nutu exaratum epitapluuin Lolliae Proclae , prima uti et postrema verba majnscuUs Uteris expressa luculenter produnt ; neque prorsus a veritate abscederet , qui defunctam , puellari aetate , innuptamque mortalitatem cxuisse autumaret ■ etenim , praeter quarn quod nulla ihi neque mariti , neque liberorum mentio est , illud quani maxime elucet ex nono elogii I'ersu non obscure referente , juvenes tantummodo ad vir- ginis fatum lugendum ei>ocatos; quod certe puellam magis , quam foeminam niarilo junctam decebat. Lolliam hunc insuper poesiii niusicenque coluisse octavuni versum expendentibns liquebit ex Ijra et cithara ulla sub allegoriae persona inibi memovatis ; et sane ., instrumenta de quibus sermo est , et poeseos , et musices emblemmata , ad hjmnorum cantuumque rhjthmos concinendos turn apud veteres , cum apud recentiores in unis'ersum accepta quern latet ? Inlustrem nobilique genere ortam virginem ibi conditam olim fuisse facile evincas non modo ex arcae opificio , ( quum llbertis ■CAZZEr.A 20j et vilihus inlerdiim manciplis principiim gratiam ailcptis vcl qtiocpio alio modo dilalis liic honos prostitutus fucrit J ; sed ex nominis praenominisque iiigeimitate , genlis clariiudinem praeseferente , uti et ex magnifico insolitoque characterum ornatu ; nam ex postremo elogii versa patct , literas argento vcl nobillori aliqiio metallo an- tiquitus illitas , quod for.iari in causa fuit , cur leviori caelo pri- milus exculperenlur. Lnllicmae familiae nobilitatein refc.runt eruta passim in iirbc J-^ercellcnsi marmorum fnislula hoc nomine in- scripia , quornwque nonniilla obiter apud Galtinarios vidi , suspi- corque jure , Lollium ilium cujus honori extructum fuit monu- mentum Occimiani proslans , quique supremis tabulis statuerat ut quotannis desuper rosa. poneretur , Lolliorum F erccllensium fumilia eduction, ex eaque urbe illuc lapidcm evectum. Epitaphii verba stoicam philosophiam sapere mihi visa sunt , cujus placita Jtntoninis rem Romanam sancle admiiiistrantibus , turn in urbe , turn in reliquis Ilaliae municipiis maxime itwaluerant ; suspicorque horumce fortusse principum aevo e vins excess^sse Lolliojii , CO quad sarcopJutgorum usus tunc crebrior apud pri^'ntos ; nam oricnte subaclo domitis aut nationibus sueta ritusque , apud quas cadavera unguentis condita servare quam cremare potius ha- bebatur , ditissimus quisque romanorum civium arripere , solemne. Rusticanti satis visum pauculas hasce notulas ad arcae iUustra- tionem elucubrasse. Sapientiori , tibique modestissimo quo luculen- tius id fuit operam committo. f^ale , meque tibi commcndatum habe. Balzuhie januarii Dalmatius medicinae et 1827 chirurgiae Doctor. A tempi del Ranza meglio conservata n'era di certo in alcime parti I'iscrizione, per cui esso pote leggere alcune cose ch'ora piu noa vi compaiono , e la lezione deH'crudito Professore serve otti- mamente , onde riempiere parte delle lacune della copia fatfa dal Sancio. I supplementi poi giudiziosissimi ch'ej^li vi univa, rendoiio 206 ISCRIZIONE MExracA assai piii facile 11 senso deireplgramma. Dal paragone del due esemplari , e co' supplement! predetti dal Ranza , ne ricavlnmo la seguente meno tronca lezlone, e se ne togli 11 declmo e uiidecimo verso , iatiera. a. m AEOM CHMHE LOLLIAE PROCLAE AEONI • SALVE ■ DOLEAS • NE • FATA • SVPREMA SIC • TIBI • FORTVNA ■ DEDERAT ■ TRANSCVRRERE • VITAJI 0>L\ES • MORTALES • EADEM • ISAM • SORTE • TENEMVR GRATIAE • SI • VITAE • FAMAE • SI • NOMEN • IIONESTVM SI • CHARITES • ALIQVAE • LAVDIS • SI ■ GLORIA . SVMMA OMNIA • SVNT • TECVM • QVIS • ENIM • DVM • VITA • MANEBAT NON ■ SIBI • PRO • VOTO • VOLVIT • COGNOSCERE • PROCLAM TE • LYRA • TE • CITIIARA • MI!\A • CVM • VOCE • REQVIRVNT T£ • IVVENES • CVNCTI • PATRIAE • FLEVERE • DOLENTES QVEIS • LACRYMAE • NVMQVAM ■ POTERVNT • SEDARE • DOLOREM PVRPVREI • FLORES SEPVLCRO . . . ■ TVMVLVM ■ TITVLVM • QVEM • LITTERA ■ FVLGENS DECLARAT • NIVEO • LAPIS • DISTINCTA • METALLO PARENTES Osservablle prlmlcramenle in quest' eplgi'afe e 11 miscugllo dl parole grcche in Iscrlzlone lalina; plu osservablle ancora lo scrivere di coteste parole greclie con caraltere Romano. Vso e qiiesto tulto proprlo dl quella eta , cui dal dotto lllustratore viene assegnata riscrizlone. Ne desso e poi si raro soprattutto in lapidi sepolcrali, die non ne somministrlno esempi, per non dipartlrsi dalle regioni nostre , le lapidi stesse di Vercelli , parlicolarinente ne'nomi pro- pri. Cosi nella seguente ritrovata tra le fondamenta della or distrutta basilica Costantinlana di s. Maria (i). (i) Rsnza prcsso PclUcia vol. 3. fa GAZZERA 207 ■vIbiae eytvciiiae vIbIA • EPICTESIS MATRI • OPTIM... I nomi Eutjcldae eel Epictesis sono puri nomi greci. Piene di iionii grcci sono altresi le due seguenti. Copia della prima inedita , mi fu gentilmenfe comunicata dal coliega Giaciuto Carena, e debbe ritrovarsi lultora sui colli nostri Toi'iuesi. D • M M • ALBON CAIXISTINE ALBOMA EPAGATHO FILIO • PIISSlvi ET • ALBONUE CALE PATROAE OPTIM • ET • SIBI J'altra fu ritrovata nel grosso borgo di Caluso in Canavese (i). M ■ ASOMO ■ S • T ■ E . CEPIALOM SEX • VIR ASOMAE • PHILEMATIONI PLIMAE • T • F • MARTAE ASOMAE • CALIOPAE ■ SOR ASONIAE • EVCARI • SORQ CUIlO • MVRRA^VS • L • D • S Cotesti grecismi cosl frequenti in monumenti del nostro paese esigerebbero che per noi se ne indagasse la causa^ la quale non puo essere puramenie accidentale. E anzi opinione del Ranza (2) che (i) Bagnol. GeDte Curzia pag. 44- (i) Loc. cit. pag. 171. in not. ■aoS ISCRlZlOiNE METRICA la lingua greca fosse famigliare agli anticlii vercellesi , e dice clie
  • I ■ VIDERE SI • ORA • ET ■ FATVS DICTASSET 2.r3 ISCniZIONE metrica clve da Aminiano Marcellino (i) e detto Matronae , provenisse dft die sulla sua soiumita era o teinpio o com|)ito o betilo derlicato a cotesto genio inuliebre Matronts , tuttoche dal predetto storico si voglia dedotto da una sognata disgrazia occorsa a nobile donna , cuiiis 'vofcibulum casus Joeminae nobilis dedit. Kon sono piu di due anni cJie al Foresto, piccol luogo non lungi da Susa, si rin'vennero cin- que ronoaue iscrizioni U'a ruderi di un aniiro edificio. Erano tulte delta classe delle votive , e dedicate Matroitis : una poi particolar- mente preziosa per cio che faceva menzione della restituzione di un complto caduto per vetiiS'ta. E quantunque compito propria- mente signilicasse quadrivio , tuttavia venne preso altresl per tein- pio , cne dai maestri del Vici o dei Paglii si coinpivano i sacrifizi com/ii/ali. U compito Segusino era dunque dedicato al genio mu- liebre , o alle giunoni JMatronis. Intorno all'ela del mouuinento della nostra Lollia , nulla evvi da aggiungere a quanto con somma dottrina e sagacita di ragiona- mento venne discorso dal Sancio , ed io pure lo credo de' tempi degli Antonini. Alle prove da lui addotte aggiungeremo quest'altra, clie a cominciare dal regno di Traiano , sino alia distruzione dell' impero romano , assai piu frequenli , die non le prosaiciie occor- Tono le iscrizioni metriehe. Cio vuol essere attribuito al poco nu- mero , o alia quasi intiera mancanza di chi fosse in grado di esporre in buona e conveniente prosa gli affetti di una madre amorosa , di una tencra consorie, o i mesti lai della calda afTettuosa amicizia. Im- perciocdie sia cosa meno difficile d'assai il poterlo fare in versi, ove la necesslta della misurametrica piu facilmente conduce a do ver rilrovare i termini propri, e le adatte espressioni. E nolo di falto, die allora eziandio in cui la prosa latina era decaduta a segno da non poter piu riconoscere nel svenevoli panegirici degli Onorii , e dei Valentiniani , quella lingua stessa die si bella e splendida ci ap- pare negli scritti di Cicerone e di Cesare , in que' tempi medesimi la poesia conservava tultora gran parte deirdeganza e propriela, (i) Lib. j5. cap. 10. GAZZEHA ^f3 c tutio il nerbo tlell'antica , siccome e manlfeslo per i noemi di Stazio , di Silio Itntico e di Claudiano. Comunqnc sia , grandc e il numero delle iscrizioni metriche clie si rinvennero ne' nostri dintorni, ne ineleganti , e non piccolo sup- plemento si polrebbe fare all'opera dottissima del noslro paesano Bonacla , tpiaiulo ci mettessimo a raccogliere qnelie die non fii- rono note a rpiel dottissimo Monregalese , o si scopersero poste- riormeute alia pubblicazione dell'opera sua. Ad ogni modo esse ci provano che la patria nostra aveva fatti considerevoli progress! nella civilta , e che Tamore ed il gusto delle lettere era penetrate molto profondamente altresi in questa estrema parte dell'Itaiia ; non si potendo supporre che da Roma fossero iiiviatc coteste iscrizioni , ma si componessero anzi dalle dolie persone nazionali. La cosa almeno non puo esser dubbia per quanto si appartiene a Vercelli. Anno- verata tra i principali municipii della Gallia Cisalpina, rinomata per numerosa popolazione e per ricchezza di suolo , fu cliiara eziandio per uomini distinti in ogni maniera di illusfrazione poli- tica , civile e militare , e patria del celebre giureconsulto ed era- tore Crispo Vibio. La famiglia LoUia , cui appartenne la nostra fanciulla, era molto numerosa e distinta fra noi , e marmi assai si rinvengono che la ricordano con onore. Un LoUio Agraido era cittadino deU'antica , ora distrutta citta d'Industria (i). La moglie di Quinto Minicio (i) DeUc iscrizioni scopertc fra i rudcri di qucsla nostra citta, e non rammcntatc dagli illustratori del Sito d' Industria , prcziosissima c la scgucnte stampata dal Zaccaria ( 2>ioc liCUcr. d'ltal, vol. 2. p. 524). •MIXERVAE PRO SALVTE DESTICl • IVBAE C ■ V ■ET • DESTICl S\LTVS ET IVBAE CL IVVENIS ET I FIL • SALLVSTIAE PLOTINAE CLARISS CALLVS ■ SER • ACTOR V • S ■ L • M Per essa t mirabilmcntc confcrmaU una sentcuza del chiarissimo dottor Gio. Lotus inlorao 2l4 ISCniZIONE METIUCA Fabro ilella lap'ula di Fossano era LoUia Scvera. Tito LolUo ma- sculo figliuolo di Tito , era sestumviro Bondicomagense , ossia di quella cvtla , clie conservato L'antico nome Celtico sino verso alia dissoluzioiie del. romauo impero, invano da alcuni Archeologi , die male iiiterpretaroiio un noa chiarissimo passo di Plinio , ve- niva confusa. colla prossima Industria (i). Veramente singolare e la sorte di questa lapide , die ritrovata in Odalengo, d'onde noii venae mai riinossa, dal Malacarne , dal moderno storico della citta d'Acqiii Guido Biorci , e da altri si dica scoperta in Acqui , e quindi fosse poscia irasferita in Torino. Fatto sta ch'essa si scopri in Odalengo , non mai venne smossa da quel luogo , o ti-asportata in Torino , e cola ancora si debbe ritrovare al di d'oggi. Ghe fosse in Acqui , e sotto del portico di casa Avellani , si debbe attribuire a puro equivoco; Per equivoco eziandio vien detto dal nostro San- cio ; suspicorcjue jure , LolUum ilium ciqus lionori extructum fiiit monumenlian Ocimiani prostans , quique supremis tahulis statue- rat , ut (fuot annis desuper rasa poneretiir , Lolliorum Tercel- lensium familia eductum, ex eaque itrbe iliac lapidem evectum. Imperciocclie piimieramente il marmo , cosi detto d' Occimiano , non appartenne mai ad alcun individuO' della famiglia LoUia , ma della Sullia , ne ci e nolo die d'altrove fosse ivi trasportato, con- stando anzi essersi ritrovato poco lungi dairiastgne borgo e sui colli circQstanti (a). La lapida d'Occimiano e conservatissima, e si u]ia interprctazione clclle due sigle C. I. , die conseguitano ai nomi della iscrizione di Caro Giulio ingenuo. Molto s'era dispulato sul senso' di esse , ed i pareri erano rimasti al solito varii ed opposti. Eccitato il Labus a dare giudizio iatopno ad esse , pel coufronto di altre indubitate iscrizioiii, e con un corredo non ordinario di doUrina , e di critica antiquaria , dimostro doversi interpretare Clarissimo liit^e/tL- AU'evidenza della ingegnosa e vera inter- prctazione , mancava Tesempio di lapida ia cui il Clarissimus- iuvenis comparisse cliiaro , e disteso: ed io mi compiaccio di averla fornita col nostro nianno faidustriese cbe gli era sfuggito. (i) Non dcbbo tacere , cJic nella beliar carta del Piemonte antico , egregio e dotto lavoro del fu collega nostro lacopo Durandi, si scorge pure consecrata la seutenza di cbi si die a credere cbe Industria e Bondicomago sicno una cosa stessa. (2) Rivctta. Fatto storico di Casale cc. pag. 3i, num. 4- GAZZEHA 2l5 ti'ova nutora infissa suUa parete del prospelto della chiesa mag- giore, e dice cosi: D. M M - SVLLIO ■ M • F • MARCELLO UIIVIR • A • P ■ Illlb • Q^^E ET • MARCIAE • VICTORIS ■ FIL SEVERAE ■ PARE»Tfe • PlIsSIM M • SVLLIVS - VERVS • UIIVIR • T . F QVI • ET • VICANIS • IADATImS »S ■ CCCC • LEGAVIT • VT • 1)E • RE DITV • EORVM • QVODQVOn ANNIS • ROSAM • PONAM ■ PAREN TIBVS ■ ET ■ SIBI Cotesto pe' nostri costami inusitato e strano lascito di Marco Sidlio f'ero, per cui lega un asse di quattro milla sesterzi ai Vi- cani ladatini , col peso cii'essi debbaao porre annualmente sulla sua tomba, e su quella de' suoi geiiitori Marco Suliio Marcello, e Marcia Severa una rosa, per essere singolare, non e peio tanlo insolito, die non se ne possano citare altri esempi patrii. In lapida pur Monferrina di Grassano , \\ ^voinmxert ,, Seplaskirius , Tilo f^e- stio Ermete , liberto di TUo , lascia certi orti coll'obbligo che dal reddito di essi si faccia un convito nei giorno anniversario della sua iiascita , e si ponga una rosa sul suo sepelcro in perpetuo. In titolo Niceese presso il GiofTredo (i), La'ule, madre di Puhlio Petreio Quadrato figliuolo di Fublio , eleva una statua al figlio suo, ed ordina che in ciascun anno , nel giorno anniversario della nascita di esso Quadrato sacrificium facerent fare et Ubo , et in templo ex more epularentur , et Rosas suo tempore deducerent. Qualunque fosse rintendimeato degli amiclii neH'ordinare cotale atto di estrema pieta, bisogna supporre die da essi fosse crediilo essenzialissimo se tra i motivi di consolazione, clie gli afllitti genilori (ij JNicaca Civitas pag. 22. 2l6 ISCniZIONE METRICA della nostra Lollia Procla indirizzano all'amata fancliilla , qiiello specialmeate rammentanle , die il sepolcro di lei non fora privo del desiderato ouore di essere coperto di purpurei fiori. lo non mi posso si facilmente persuadere, che le ragioni tutte mondane addolte da' genitori alia vei'cellese fanciulla Zo/& /'roc^ , per indurla quasi j ad abbandonare volontieri,. eon lieto viso , ed aninao pacato una vita appena incominciata , vita promettitrice di piaceri e di lungliL festevoli giorui , queste i-agioni aver potessero forza sufiiciente a tranquillare una zitella nel Gore della pi& fresca gioventu, spirante vivezza e brio, e dotata di tulte le grazie della persona, e di tutti i pregi della mente e del cuore. Dati pace , o amabile fan- ciulla , le dicon essi , tutti dobbiatno morire : I'inesorabil fato cosi aveva fissato di te: egli ti dotava di tulte le grazie, e spargeva sopra di te i piu preziosi doni di corpo e di mente ; viva eri ri- cercata da tutti, eslinta sei pianta, e can amai-e inestinguibili la- grime dai giovanetti tuoi conciltadini: sta di buon anirao, noi spar- geremo il tuo sepolcro di rose e di purpurei fiori , ed uu titolo formato di lucicanti metalliche lettere , attestera a' posteri I'amor nostro, ed il nostro pianto , Ui frattanto daii pace, atque aeternum vale. Di quanto refrigerio non sarebbero all'incontro le parole della rivelata religione di Cristo. Consolati o figlia, le direbbero parent! cristiani, tu abbandoni una vita piena di pericoli ed'inciampi, ed il sagrificio di essa ti fruttera premio eterno in cielo; die la gio- ventu , la bellezza , il brio , la vita , cose caduche e transitorie , sono un nulla a paragone della celestiale beatitudine che ti aspetta cola, ove la giovenlii sara perpetua, eterni il giubdo e il riso, inal- terabile la bellezza, ed ove il termine di una vita di pochi istanti diverra il principio di un sempiterno vivere, condito della inap- prezzabile vista della Triade Divina, ed in essa di ogni piii desi- derabile fclicita. Pregiabilissimo e adunque il sarcofago vercellese, e degna di som-' ma lode I'opera impiegata dal Ch. Dolt. Sancio , onde fosse ritirata di mezzo alle sozzure, e disiolta dal pin vile uso cui era Jesliuala, GAZZERA 2t^ e commeudabilissima la cura d'illuslrarne il titolo con cleqaiite e foi-bito comuientario. Piacesse al cielo clie si peiisasse dadovvero una volta a dare eflicace compimento alia provvlda e limiinosa iilea dei Duchi Emanuel Filiberlo , Carlo Emanuel I e II , e del gran re Vittorio Amedeo II, col far si che veuissero pur final- inenle tolte al disperdiinento ed alU dlstruzione , e conservaio aile Icttere ed alie arti il loro prc^io migliore , il frutlo del genio e del saperc de' nostvi maggiori ! Troppe sono oramai le perdite irre- parabili flitte , e troppo il consnmo che, con nostra vergogiia, si va facendo tuttora nella parte precipua della scienza archeologica , perche non sia subito provveduto , e con eflicacia di severi e pronti ordinamentL, alia conservazione di quelle che per gran ventura esi- slono tuttora. L'igiioranza , Tavarizia e la nou curanza sempre con- glunte a' danni della veneranda antlchita, meditano nuove distru- zioni, 6 chi mi sa dii'e p. e. se il presenle sarcofago vercellese dt Lollia Procla non sia ritornato al vile ed iiidegno uso cui veniva tolto a gran pena, e per le reiterate instanze della dotta cuiiosita del dottor Sancio? A porre un pronto e soUecito riparo a si fatto \andalismo e richieslo primieraiuenle, a parer mio , un esatto e diligente catalogo di ogni resto di antichita di qualunque nalura, esistente in ciascun comune, borgo, terra, villaggio, casale , sia che si trovi in luoghi pubblici , case di governo , del comune , chiese , conventi , coliegi , ospedali , cimiteri ec. , o presso delle private persone. Per esso conoscendo d'un sol puulo luUc le nostie licchczze, si e in caso di poter dare appostatamente , e con mi- glior esito quegli opportuui provvedimenti che fossero richiesti , sia col rendere mallevadori della loro conservazione tanlo i comuni , clie i cittadini presso de' quali si ritrovassero que' cimeli , e i quali non fosse creduto cosa conveniente il Iraslocare , ehe per ordinare il trasporto alia capitale o allrove di quelli, che particolari conside- razioni facessero gludicare utile o necessario. Nulla oslercbbe al- tres» a che fosse deslinalo nn tuogo in ogni citta capo di Provincia ^ nel quale ad imilazione di quanlo con sajgia conslglio si e falla Tl.'MO XXXIII. 38 2l8 ISCr.IZTONE METRICA dalle benemerite citta Susa , Tortona e Novara, fossero collocate ed infitte in adatte e libeie pareii , e lapidi e busll e pezzi d'an- tichiui d'ogni tempo o stile. Si vorrebbe eccitare altresi , e con proporzionata ricompcnsa allettare onde fosse ricercato, raccolto e recato cola quanto venisse di giorno in gionio scoperto , o che gia scoperto potesse soggiaccre al pericolo di distruzione, o fosse im- piegato in usi indei^ni e vili. In tal guisa sarebbe siifficientemcnte soddisfatto all'attuale biso- gno, e raaggiore di gran lunga sarebbe la lode che ridonderebi^e suUa menle consigliatrice di opera cotanto utile e premurosa , la quale ed avrebbe compartito nn altro nou ignobile ornamenlo alia patvia, ed acqnistato a se stessa eziandio un nuovo e prezioso di- ritto alia riconoscenza delle lettere e delle arti. Ne mai piii propizia fu I'occasione, o il tempo piii adatto. Oc- cupa Vavito trono Sabaudo il Re Carlo Felice, amatore deiranti- cliita e delle arti belle. Promotore di quanto tenda aU'acquisto , all'incremento, ed alia conservazione di esse, non le incoraggia solo , e con ogni maniera di onorevole patrocinio e di premio : ma coU'adoperare, e a tempo, il sorriso dell'approvazione , il soUe- tico de' privilegi , il pungolo dell' emulazione , e la largizione di grandiose somme venne cosl eccitando i prodigi dell'arte architetto- nica , che da poclii anni , qua&i per incantesimo, ha falto sorgere una citta nella citta stessa. Ne contento di cio , che emulatore ma- gnanimo de' suoi piii illustri antenati , voile aprire , e prosegue tuttora ricchissimi scavi nella patria stessa dell'Archeologia , mercc de' quali gia i Romani ammirano slupiti risorta alia luce del giorno un'antica e splendida citta del Lazio : e que' miracoli dell' arte greco-latina , il piii pregiato suo ornamento un giorno, vengono, pacifici trofei , ad abbellire il tranquillo riposo del Re muuifico e proteggitore. 219 DISSERTAZIONE SECONDA ^'^ INTORNO AL CODICE DE IMITATIONE CHRIST! DETTO IL CODICE DI ARONA. tll S. E. IL SiG. CONTE GlANFRANCESCO GalEAKI r^APIORE DI CofCONATO. Lctta neir adunanza del 16 qiitsno i8'j5. INTRODUZIONE. \ rueiraureo precetto dell'Ascetico celebratissimo Autor del Libro iiilitolalo De I. C. di doversi risi»uardar unicamenle alia sostanza ed alia verita delle cose dette (:«), e nan doversi cercare chi sia quegli die le abbia pi'ofei'ite, notissimo precelto, cbe dovrebbe essei'e scolpito in mente, iioa solo dalle persone spiritual!, ma eziandio dei veri Scienziati lutti, e del Savi uomini di Stato, venne trasgredito da que' tanti Scrittori , che durante il corso di piu di due Secoli si alFaticarono per iscoprire ed accertare da tpial umile e virtuosissiino Personaggio sia stato dettato appunlo queU'Opuscolo immortale. spiranle tanla scienza di Sacre Lettere, tanta pratica del cuore uniano, che contiene tanti argomenti per innalzar la (i) Per Dissertazione prima e^ntetide unicaraf'nte quella intorno al medesimo Codice, e specialmente redizioae di Firoiize deiraano iSi i. colla Profazioac od avviso che la precede, Ij'opuscolo inserito in fine del Libro della Palria di Colombo ( Flrenze 1808), ba Titolo diverse , bencbe traUi dello stesso argomento. C'i) «/Vo;i quaeras po da questi due dotti Letterali, debbo ingenuamente confes- sare di non averli trovali convincenti a tale a risolvermi a cangiar di avviso, siccome quello, che poco prima di essi avea creduto di dover aderire alia opinione de' Monaci Benedettini, come risulta specialmente dalla Dissertazion mia intorno al Codice de I. C. de- nominate il Cmlice di Arona : Clie del resto, qualwa le ragioni allegale da*^ prenoaiinati Valorosi Critici Francesi, e specialmente dal Sig. G«nce nelle sue Considerazio-ni intorno a questa questione, mi avessero convinto, non solo non avrei replicate cosa veruna , non allro da me cercandosi iinparzialniente che la Verita, ma avreL falto plauso a chi avesse trovato il modo di tenninare una si intrir Ir.TRODUZION'E 223 cata conlroversia, die da si lungo tempo esercita le penne dl tanti Valentuomiui. A tratlar di nuovo di questo avgomento, mi spinsero eziandio altre considerazioni, come si e quella principalmente , che iion si pub far a meno nel maneggiavlo di poire in pratica le regole della Critica, il che qnanto conferisca a promovere un'arte sempre ed al giorno d'oggl piu che mai necessaria ogiiuno il sa. Aggiungasi , che dope la pubblicazione dell'Opera delli Signori Barhier e Gence, si sono avuli riscontri , e lumi atti a rischiarar la materia , ed a sciogliere le difTicolta recate in mezzo contro cpianlo si era da me asserito. Per procedere adunque con ordine nel mio lavoro, prenderb in. primo luogo a diinostrare , che esistevano Codici del Libro dc I. C. di gran tempo anteriori al Secolo in cui fiorirono Tommaso da Kempis, ed il Cancelliere Giovanni Gerson, vale a dire al Se- colo XV, ed in tal guisa si porra fuori di controversia, che nes- suno di qne'due Personaggi possa esserne stato lAutore. In secondo Luogo si addurranno i motivi di doverne credere Autore Giovanni Gerseno Monaco Beuedettino, vissuto in Vercelli nel Secolo XIII. CAPO 1. y4rgomenti indiretti, che dimostrano , che esistevano MSS. del Libro de I. C. anteriori al Kempis ed al Cancelliere Gerson. Tra gli argomenti gia da me addotti per provare che eslstessere MSS. del Libro De I. C. notabilmente piii antichi del Secolo XV. gli uni si possono chiamai' indiretti e generici , gli altri diretti , e questi ultimi principalmente si deducono dali'esame diligente ed esatto del Codice detlo il Codice di Arona, e dal fondato giudicio di quel MS. , e del contenuto in esso , che , come a buona ra^ioue Leiim -m osservo il Sig. Barbier, si gran rumore levo nel Mondo Cristiano , tMoMVei dipende la decisione della prima asserzion mia. 224 BISSEHTAEIONE ir. INTORNO AL CODICE Ma per incomiiiciar tlagli argomenti imliretti non si viiol tra- lasciar di avvertire, clie, moiti esseiido i IMSS. De I. C. anonimi , e questi con fondamento creduti i piii anticlii dal Mabillon , e da altri Crilici di grido, come piii specificameute occorrera di dime- • strare a liiogo oj>porluno, TOpera venne altribuita in Francia a S. Bernardo, e cic> niolto prima, clie nascesse la controversia tra c!ii ne voile Autore il Kemois , e qiielli die sostennero la causa del Gerseno. Di fatto lo stesso Sig. Barhier ci somministra la cu- riosa nolizia , ohe nell'Inventario del Libri di Giovanni Conte di \ngolemme de' Reali di Francia, e fratello di Carlo Duca di Or- leans,'compilato in principio deU'anno 1467. trovasi descritia una Tradii'/.ione iu Lingua Francese della loiitazione di Cristo , che ivi qualificasi opera deljnentovato S.Bernardo, aggiungendosi nell'In- ventario medesirao , che quel Codice era scritlo sopra una carta logora ed assai vecchia , parole , clie , come osserva il Diipiti alle- gato in queslo proposito , danno a divedere , che quel MS. era gia antico nell'anno 14^7) e che per conseguente lungo spazio di tempo era gia passalo dacche tale traduzione era slata lavorata sopra un MS., clie portava il nome di S.Bernardo. Di pill : in fronte dclle due piii antiche Iraduzioni in Lingua Francese regtstraie dal predetto Sig. Barbier 'deU'anno i488. e del 1493. leggesi nella prima, che il Traltato della Imitazione era stata composto in Latino da S. Bernardo, ovvero da altra Persona di- vi>ta , attribuito a Giovanni Gerson Cancelliere di Parigi. Nella seconda edizlone poi , che quanto alia traduzione dicesi essere a i>n dipresso la raedesima , si asserisce essere stato I'originale La- tino attribuito a S. Bernardo insino a quell'Epoca , da altri a Gio. Gerson , ma die in sostanza I'Autore di esso era stato un uomo venerabile per nome Tommaso da Kempis Canonico Rcgolare deirOrdine di Sant'Agostino , Priore di Windeseim nella Diocesi di Utrecht. Da tutto clb se ne dee inferire , che sostanzialmente ignoravasi ia Francia chi fos&e I'Autore del Libro De LG., posloclie ora ad ni AROTfA DE I. C, CAP. I, 235 lino Sciittore, ora ail un altro veiiiva attribuito; e clie, dopo Iro- vata la SoUoscr'izione del Codice copiato da Toramaso da Kempis, crednto enoneamente Autoie , non si esito punio a privarne del temporario posscsso tiitii qiielli a' quali ei'a siato, senza giusto fondameiito, concesso. Notar peraltro si dee, che, nella Biblioteca Principesca del Coiite di Angolemme, di cui si e toccalo sopra, la Trailuzione Francese, gia aiUica neU'auiio 1/167, e sopra un piu antico Testo originale Latino lavorata, si attribiiisce TOpera esclu- sivamente a S. Bernardo, dal che giustamenlc argomentar si dee, che esislessero MSS. del mentovato Libre de L C. anteriori al Se- colo XV ; e cbe I'Aulore di esse non poleva essere alcun altro Francese di chiaro grido, che in quel periodo di tempo avesse vissulo, giacche in un MS. di una Biblioteca di uno de' Reali di Francia , si asseriva Opera di S. Bernardo ; e lo stesso attribuirla a quel Santo vissuto nel Secolo XII, da chiaro segno dell'esislenza di MSS. non lontani da quella eta , come sarebbero Codici del Se- eolo susseguente XIII. (i). Tra gli argomenti indiretti gia allegali per provar rantichita del Codice di Arena, prlncipalissimo e pur quelle del peso dellautorita del giudicio di quegli Scienziati, che, nel numeroso Congresse di S. Germain des Prez dell'anno 1687, il tlissero antico per lo meno di trecento anni , e per conseguente scritto prima dell'anno 1387. So che al giudicio di queirautorevolissiino Consesso si pretqnde di contrapporre I'opinionc di alcuni Lctterati, e segnatamente quella dell'erudito P. Zaccaria, che il vogliono scritto nel Secolo XV. circa lameta, ed anche dopo la uneta di quel Secolo ; e che inoltre si pose di nuevo in rarapo I'espressione adoperata da quegli Scien- ziati : Scriptura non videtur inferior trecentis annis ., qnasiche (i) lo una rara eilizione del Libro de 1. C. esistcnle nella Biblioteca dclia R. Univcrsila , crcduta di Lionc circa I'atino '49° » ^"^^ nostro Collcga il Sig. Ab. Costanzo Gazzcra, I'Opera _ ^ altribiiita a S. Bernardo senza farsi raenzione veruna del Kempis. V. Osservazioni BibliO-- grnfichc. Mcmor. dclF Accad. Tom. XXHII. pag. 3^x To.MO xxsui. 29 aaG DISSEnTAZIONE II. IXTORNO AI, CODICE abbiaiio essi parlato clubitativamente, e die un sempllce vidctur 1)011 equivalga ad una asserzioiie positiva. Ma per noii ripeler BKstVi'uif"l . ^"^"o> clie gia si e notato i-ispeito a quella elegante, e solenne 'ti'cudJcTdi"" foi'uiola ili i-ecar sentenza in altro mio Scritto , lasciando , dico . Arooa; edUirae J • i 7 7} (jcirJiu'",'8°,i 'P^s'-*' '■^^ parte, si dee osservare , che quei Letterali, ciie diver- •"• ■'^"- samenle giiidicarono dell'antichita del Codice di Arona da que' dotti Fraucesi intervenuti uel Congresso sopraccennato deiramio 1687. (prescindendo dalla inaggiore o minor perizia e doltrina di essi) lion erano, come gli Scienziati Francesi, affatto imparziali, poiclie esaminarono un Saggio loro trasraesso, e la forma de'caralteri, ad istanza del P. Amort Canoiiico Lateranense Sosleiiitore accerrimo, durante I inlera sua vita , di Tommaso da Kerapis ; e quello die pm importa , i piu dotti tra essi non ebbero tutli sotto gli occhi il Codice medesimo di Arona, ma il Saggio soltanto di alcune fac- ciate fatte copiare ed incidere in rame da esso P. Amort. Quanto poi al P. Zaccaha , quantunqiie in grande concetto io tenga la vasta crudizione di cui era fornito , non credo, che se gli farebbe torto anteponendo il giudicio di venti Scienziati versatis- simi specialmente nella PaieograSa , come un Ducange ed un Ma- billon tra gli altri, e non solamente dclle veccliie Carte , ma ezian- dio de' MSS. Italiani , come dalle iusigni Opere del Glossario , e dell'Arte Diplomatica manifestamente si raccoglie , non credo, dico, die si farebbe torto alio Zaccaria col preferire in questa parte il giudicio di que' Valentuomini, che, come e detto, conferirono tra di loro , e si comunicarono vicendevolmente i loro lumi , al giu- dicio isolate di esso P. Zaccaria. Ma cio che e degno di particolar considerazione si e il modo in cui risulta di questo sentimento o giudicio , che vogham dire recato intorno alia antichila del Codice di Arona. Gia si e notato V Dissert. I. nella Prima Dissertazion mia, che nelle Opere di quel Letterato , Kdk. 4i f iteme. (.(J \yi ispecic di quelle dove naturalmente occorreva di ragionare del Codice di Arona , come sono i suoi Viaggi in Italia , e dove di fatto replicatameuie ne paiia, tale giudicio non s'incontra , ma Ill ARONA DE I. C , CAP. I. 22^ bensi come monuinento celebralissimo lo risjnarila. II Slg. Geiice ^^Tj.^rj's,"""^' asserisce nelle sue Considerazioni sopra la qiiistione intorno all'Au- tore della Imitazione , che tale giudicio del Zaccaria si ritrovava nella corrispondenza relaliva al suo Viaj^gio Lelterario in una sua Lettera roinunirata dal P. Suardi Ab. di Santa Maria di Milano, al Decano di Polling, e pubblicata da quest' iillimo nelTaivno 1764- In. pie di pngina , dope di avcre recate le parole di quel giudicio, cita la Letlera dell'Abate Suardi in Deduct. Crit. p. 77 e 78. Ma neirindice delle Opere , e degli Autori citali nel Volume , il quale ^- '<^^^- p- ='^ coniiene latilo la Dis'^erlazione del Sig. Barbier, quanto le Consi- derazioni del medesimo Sig. Gcnce, all'Articolo Zaccaria corregge in ]iarte la prima asserzione , aggiungendo in precisi termini: « La » date de la publication de I'Ouvragc ou se trouve la Lettre sur « re inanuscrit est de 1761. » non ispecificaudo re il Titolo di queirOpera, ne il nome deU'Autore. 11 fatto sta , che il Sig. Gence , qnando cosi scrivea , non avea peranco -veduta I'Opera dell' Amort, e che fece uso di quella No- tizia sulla semplice indicazione , die non si sa da chi gli venne comunicata. E che ne sia il vero , essendo questa Lettera stata pubblicata dalTAmort nel suo Libro inlitolato Deductio Criiica stam- pato in Augusta appunto nell'anno 1761 , ebbe a scrivere esso Sig. Gence al fu Barone Vernazza in data dei 5 di luglio , nell'anno dopo , in cui uscirono alia luce le Considerazioni sue, vale a dire dell'aiino i8i3, Lettera, che al presente con altre Carte del Ba- rone Vernazza si conserva originalmente inedita in questi Regj Archivj di Corte: « Je suis a la recherche du Deductio Critica . . . « D'Amort, qui est estremement rare, et qui manque meme aux « Biblioteques de Paris. » Eil in altra Lettera, pariniente Originale ed inedita alio stesso Barone Vernazza , che si conserva pure tra quelle Cirte, scritta da Parigi ai 17 di Luglio dello stesso anno i8i3 dal Sig. Barbier, dicesi pure. « Nous saisirons avec plaisir « la premiere occasion , qui se presentera pour acquerir la Dedu- B ctio Critica d'Amort. » 22S DISSERTAzrONE 11. INTORNO AL CODICE ]\Ia quello , clie non era ancora riuscilo nel iSi3. al SI". Gence ed al Sii^. Barbier , ebbi io la sorte di oUenere nel 1818, merce i'impareggial)ile cortesia iM collissimo nosiro Collega il Sig. Cava- liere Cesare Saluzzo Sollo Goveriiatore della Reale Accademia Mi- litare , Persooaggio , in cui il fregio delle piii amene Lettere e «delle Severe Dottrine gareggia colla chiarezza del Sangue, clie di tal raro Libro dell' Amort mi fece pregiatissimo dono. Ora aduuqiie, che ho sotlo gli occlii I'Opera stessa dfH'Amort, osservo in primo luogo , clie la Lettera del P. Zaccaiia , non solamente non fu mai dal Zaccaria medesimo prodotta al Pubblico , come piu volte oc- casione ne avrebbe avuto nel corso della lunga sua vita , ed in una delle tanie e varie sue Opere ; clie in oltre moJte cose si scri- vono anche per ofliciosita e compiacenza ne' privati Carteggi , che nou s'intende di sostenerle seriameiite, e che anzi spiace che altri le renda pubbliche coUe stampe, senza il consenso espresso di chi . le ha , a penna corrente , avventurate. Ma cio che piu importa si e , che si fatta Lettera MS. passo pei* le maiii di piii d'luio , che volea far cosa grata al P. Amort (1), e non fu direltamente scritta al medesimo dal P. Zaccaria, ma si asserisce essere stata da Lui scritta ad un altro Padre della Com- pagnia di Gesii , di cui si taee il norae, che pero desiderava pure di compiacere il P. Amort. Gravi dubbi pertanio possono nascere intorno alia auteuticita di essa Lettera del P. Zaccaria, e che, se non inleramente supposto, interpolato almeno ne sia stato I'Eslratto trasmesso dall'Abate Suardi atl'Amorl. Sospette mi sono d'intcrpo- lazione le parole dicenti : a II Codice e certamente scritio entro al « Quindicesimo Secolo , e questo e cio che dalla Scriltura puo « sicuramente dedursi. » Gli avverbi certamente , e slcuramente (i) Amort Beductio Critica p. 77. nota (a). = En exccrptum littcrarum ejus quas ad alrum n eruditum patrem S. I. Mediolanum scripsit, nobisque RR. Suardi , Abbas S. Mariac Pas- rt sio.nis communicavit. = Godo di avere questa occasione di scrvire F. B. , e piii ne godo Kempcnsia , ncc horuiii ullum excmplariorum Prototipan fuisse tinde insuper con6cictiir. ... a. Autographum viri et gcrraani Auctoris anliquissiniiim fuisse , cum Aroncusc .... apo-- ci graphum tautummodo ciiilat . . . . » Cajetan. Responsio ylpoloi^etica pro Gursciic. Ca/i. Xy. pag. iSS. a4o DissERTAziONis II; iktor.no ai. codice Variauti di questa seconda specie furono gia da lue rllevate nelfa Prima Dissertazione; in maggior numero ne rilevo 1' Abate Gaetani, e chi -vorra durar la falica di percorrere ad aniino riposato il Ca- talogo del Gaetani, potra convincersi di leggieri, die se alcune possono derivare dalla difficolla di leggere il Codice, clie si trascrivea, le altre non possono aAcr per cagione si fatta difficolta, ma diversa origine. A cagion d'esempio , per restringermi alle varianti da me notate prima di aver potato consultare I'Apologia del Gaetani , la Variante artius vel aptios ogni ragione vi ha di credere , che sia cagionata dalla difficolta di leggere quella parola nei MS. medesimo , che si Irascrivea, per non poteisi beu distinguere, per li motivi gia accennati , la Leltera /' dalia Leltera p , come pure dal s negli antichi MSS. , massimamente antenori al i3oo. Ma allincontro I'altra variante prebere vcl exhice.ie non piio avere aviito per origine la difiicolla iiel leggere la parola, ma bensl piultoslo dall'avere, clii copio il MS. di Aroua , consultato piii di un MS. antico; e quando la voce non ripugnava al contesto , ma entrambe aveano sense buono , non aver Egli voluto decidere , ma lasciar a chi leggeva il determinarsi per una , o per Tallra Lezionc. "Varianti di si fatla natiira parecchie se ne iacontrano in quelle tante di cui tenne regislro, come Lib. I. Cap. I. = vitam sperare 'vel optare. = Lib. I. Cap. IV. labilem sa'e debilem. = Lib. I. Cap. XV IL MODICUM FACIUNT wVe CONFERUNT. ^= Lib. III. Cap. VI. SUBITO JiAPiARis -vel RAPERis. = Lib. III. Cap. XLII. ponenda vel petenda. z^ Lib. III. Cap. L. pretiosum est vel apparet. = Lib. III. Cap. LII. coNFUsiONE DiGNus seii PLENus; cd altrc consimili varianti-, che ma- nifestamente provano derivare, non gia da semplice dubbieta nel leggere il testo, che il Copista stava trascrivendo, ma bensi dall'avcr il Copista avanti agli occhi piu di un Codice da consultare, e dal paragone c confronto, che Egli faceva delle varianti di qualche peso, che potevano prcsentar egualmente un senso lodevole. Qiieste particolarila del Codice di Arona , per quanto appartiene alle varie Lczioni, dimoslrauo piu coie. Primierameute, che antichi. DI ARONA DE I. C. , CAP. IV. 2^1 e di scritUira per vetusla resa difl&cile a leggei'si erano i Mano- sci'ilti tli cui si serviva ; in secondo luogo , che con rara inlelli- geiiza, coiisulto essoCopista, e con Critica occulata cotesti antichi MSS. , ros;i che a fionte degli aiti'i Codici recall in mezzo e vi- scontrati dal Gaelani, dee accrescere oltremodo il pregto dei Codice di Arona. Vha di pin; trovandosi iiel Cod'ice di Arona registrato in piu di uii luogo il nome dell'uniile e iloUo autore deiraurco Opuscolo di cui si tratta (di cui occonera di parlar di proposito piu soUo) ill diversa forma ne trascrisse il cognome, il che, menlrc da a divedere, die dovea gia leggersl questo in piu di un teslo (non perb mai neH'origiiiale di proprio pugno dell'autore), dimo- slra parimente , che dlversamente era registrato necUversi MSS. ■de'quali servivasi I'accurato Copista, che stimb di doverlo trascii- vere fodelmente, come in ciascuno di essi lo avea lello. Prima di cessar di ])arlare delle varianti del Codice ai Aroua , non sara inutile il traltenersi alcun poco inlorno alia voce e^^lerins , che si vuole sia un idiotismo Germanico. Questo ^ocabolo, manca nel Couice di Arona, leggendovisi in quel luogo (Lib. I. Cap. I. ) unlcamente « Si scires tolani Bibliam , senza ravverbio exlcrius. Lasciando slave se questo sia un avverbio proprio soltanto del La- tino barbaro di Geriuania, e die non possa cssere stato traspor- tato , in un con lante voci della lingua Tedesca , ed introdolto neir Idioma Latino-Barbaro d' Italia, lasciando, dico , questo da parte, e che altronde eatevius e voce di buona Lalinita, e come tale registraia nel suo Lessico dal Forcelliiii, prescindendo da luUo questo , il pretendere , che a data opera sia stato oinesso nel Co- dice di Arona, e cosa affalto assnrda. Converrebbe snpporre , che a' tempi in cui venne scritto il sopraccennalo Codice di Arona gia fossero insorte le controversie intorno alia Patria dell'Autore del Libro de I. C. , che, in ogtii, aiiche piu sfavorevole supposizione intorno all'Epoca del predetto Codice, non coininciarouo ad agitarsi con calore , se non se due sccoli dopo. Ili>:ltosta, che, per quanlo si appariicne allargomento , che da ToMo ixxni. 3 1 1 nKel'l r. IV. 2 -1 2 •DISSEnTAZIO:,-E II. IN-TOrv\0 \t CODICE p;;iecclii, i quali pigli;irono parle nella Controversia clella Pnlria di quell' immortale Ascelico , si voile dedurre dagli Idiotisir.i (e tra qiiesli si dee annoverare principalmente I'Amorl) io soiio di avviso, che nulla afijlto se iie possa conchiudere. Se i Tedeschi e Fiatn- minglii , che soslennero le parti del Kempis, trovarono nel Libro de I. C. idiotismi tratti dalla Lingua Tedesca, il celehre Apostolo Zeiio, ed aitri Italian! molti ne rilevarnno proprj dclla Lingua Ita- liana ; ed io jjosso agi;iungere , che alcuiii ne ho rinvenuli proprj del nostro Dialelto Piemontese. Ma a dir il vero , la Lingua La- tino-Barbara de' secoli di mezzo, non era gran falto diversa tanio in Italia quanto in Germania ; e basta confrontare i Cronisli di una nazione e dell'altra per convincersene. Ad ogni modo , chiunque vorra riflettere . coU'vniico oggetto di Scoprire la verita , a tutto il sinquidetto, e qualniente esistevano MSS. del Libro del. C, in ispecie anoninii, di un'Epoca notabil- mente anieriore al tempo in cui fiorirono tanto il Kempis, che il Cancellier della Chiesa di Parigi cognominato Gerson, dovra senza esitazione veruna concedere, che ne I'uno nc raltro ne pub essere stalo I'autore. E posto tal punto fuori di controversia, non ac- cade di ripetere c[ul clo che altrove ho accennato rispetto alia Dis- sertazione del Ghesquiere ^i), ed al ^IS. da questo Scriltore messo in campo; e tanto meno al Libro Francese della interna Consola- zione, e delle varie edizioni di esso. Se questo sia una Traduzione in Lingua Franrese del Testo Latino de I. C., od un'opera rica- vala dairOpuscolo originale , dettato per ]\Ionaci , con adaltarlo (i) Questa Disscrtaziouc del Ghcsquiure , non ayendola potula rinvenirc , non ostantc Ic pill diligenti riccrchc praticate presso i Librai di Parigi , I'ebbi poscia in grazioso imprcstito procuratomi merce la gcntilezza del celcbrc Orienlalista il Sig. Sylvestre di Sacy.. E se i- Siguori Barbier c Gence , sino netl'anno dopo la pubbllcazione degli Scritti lore , non aveano ancora potuto avere tra Ic mani he I'Opera deU'Amoi-t ; JDeductio Critica elc. slarapata.hcl I'jQt , ne Tedizione del Libro de I. C. , coll' Apologia del Gaetani del 1644 > pare che non si sarebbe dovuto far le racrariglie (V. Barbier. Outrages sur la Contestation ete. p. 2o3), clie jo abbia doviito durar fatica per poter aver sotto gli ocelli la Disscrtaziouc del Gbcs- 4juicte , che nou si trovo presso i Libiai di I'ai i^i. Dl ARONA DE I. C, CAP. IV. ll.jS anche all'uso delle persone secolari, (juesto non fa al caso nostro. Traduzioiie o Lavoro fatlo colle massime del Libro Lnliiio, in modo diverso disposle , non piiS essere iin Testo anteriore ai Testi an- terioi-i pin- essi al Codicc di Aroiia e ])cr conseguenle I'Opera orL- ginale non puo esser lavoro di ScriUore , die Goii tantl anni dopo , come fu il CanceUlere Gerson. Clie alcune di tali edizioui sieno poi state adaltate ad use de' Protestanti io non voglio negarlo ne afformarlo. Che siensi fatte edizioni e traduzioni per uso de' Protestanti , e per conseguente cii^nTFiai'Al'rt mutilate e variale in cose sostanzialissinie , non vi ha alcuuo clie ne dubili ; e taluna di si fatte traduzioni viene allegata dal Sig. Barjjier. Io ho duhitato che potessero essere Opera di Protestanti le edizioni mancanti del IV. Libro de 1. C. del Sacramento , ed il mio dubjjio in genere e fondatissimo ; ma io non ho esaminate, nu al mio assunto era necessario di entrar nella disamina ne di aver fra le mani si fatte edizioni posteriori tutte all'Epoca della Preiesa Piiforma ; anzi , se si risguarda bene , soltanto ho asseriio tal cosa positivaniente in una annotazione, allegando Auberlo _Mireo presso Dissert. i. p. ni. I'esatlissimo Aposlolo Zeno, rispetto a Sebastiano Castalione, che voltb in Latino Cireroniano la rozza ^ ma aurea , ingenua, ed in- traducibile dettatura del Libro de I. C. , senza aver durata la fa- tica , ne presomi il pensiero di dover esaniinar il Libro di quel Lalinista Protestante (i). (l) Giorgio Stanhope , Ecclesiastico Aiiglicaao , rolto in luglcsc il Libro lie I. C. , allri- bueudoae TOriginaie a Tommaso da Kempis , e Io stamp6 in Londra nell'anno 1706, ma scgui il Latino del Castaliouc , sopprimcndo ciO che non era di suo genio , per addatlarlo ' alia sua falsa credcnza , colla diffcrcnza nctabile tra la Traduzion sua , e qiK-Ua di altii Protestanti, che vi cojnprese pure il Libro IV. del Sacramento deiraltare , (of the Lord's Supper ^ Delia Cena del Signote ). Di questo raro Libro posso dare notizia , m . ^^5 lii quistione In Fraucla Ira que' dollissimi uom'ini , quale sla stato I'Autore cli tal Libro fumoso, noa vi fu chi faccsse caso di esso Cancclliere Gerson. -.itity .■■ ■•-■ • 11 solo ehe ne desse qnalcbc cenno fu I'infaticabile, ma poco ciitico Scrittore Elia Dupin , soggelto a pigliare sliagli , anche a giudicio del Sig. Barl)ii;i-. Anzi , se dirillameiitc si risgiiarda , non sostenne il Dupiu apei'lamQiite la causa di esso Gerson, ma sol- lanto mosse dui)lji e voltcggio. I Signori Baibier e Gence, furono m sostanza quelli , clie , eccitati da sempre lodcvolc amor dclla Patria, a qucsli uUimi auni mostrarono desiderio di riprodune lopinione favorevole al Cancelliere Gerson , e con apparato grande di erudizione s'ingegnarono , sia coU'Opera da essi pubblicata, sia dopo la pubblicazione di cssa , di Ganclieggiarla con nuovi argo- menti , die pcrallro , qualora sia veritu dimostrata , come si u pro- vato , clie esistevano MSS. antcriori a' tempi in cui visse e fiori il Cancellier Gerson , non possono fare forza veruna. II Canonico Regolare Eusebio Amort, die fu tragliultimi, die eon replicati Libri e voliuninosi abbia sostenuto la causa del Kem- pis , quanto al Cancelliere Gerson , ed alia voce sparsa , die quegii esser potesse TAutor del Libro de I. C. osserva, che sino al tempo in cui Egli scrivea (eioe intorno all'anno 1761) non si era potuto additare come nata fosse tal voce , e che veruna testimonianza non si era potuta allegare, mentre il Cancelliere Gerson ancoravivea, die pubblicamente il qualilicasse Autore dcH'aureo Libro di cui si tralta. Soggiunge che tal voce nacque dopo la morte di Lui , e ben presto insensibilmente ando in fumo (i), di tal fatta, die gli Editor! ddle Opere tutte di esso Gerson, cinquant'anni dopo la morte sua , non osarono d'inserire tra qyesle il Libro della Imitazione. (i) <( Sola ipsum extulit fama posttima , qude et ipsa tandem in tumulum rescdit vcl iO' star fumi , sensim cvanuit , ita ut ncc ipsi Editores omnium operum Gcrsonis , elapsis : quin^uaginta annis post ejus mortem, ausi siiit Librum de Imitatione ejus operibus m- I screre. » Amort in Deduclione Criuca § i55. pag. iig. -Aug. Findel. I'^Gi. 240 DISSERTAZIONE II. IXTORNO AI. CODICE Quale sia stalo lo sbaglio, clie diede I'oiigine a si fatta voce si ■ locchera piu sotto a luogo opportiino. Non negheremo intanto, che , ^ siccome accenna I'Amort, 1 essere stato cognoiiiinalo da taluno il Cancelliere Gerson , in antiche edizioni delle opere sue Dottorc Consolatoi'io , alcuni ingannatl dal Titolo, die in cjualche Codice portava il Libro delta Irailazione tli lAbeUus Coiisolatorius , ad esso Cancelliere lo attribuii'ono ; onde pareccliie edizioni a paile ne vciinero in luce sotto il nome di Gerson. jMa quelle, che fa piu al caso iioslro si c, clie in pareccliie edi- zioni delle Opere del Geison, uscite in luce prima ancora che spirasse il Secolo XV, in cui si e premesso un Elogio di quel fa- nioso Cancellier della Uuivcrsita di Parigi , recate in mezzo dall'A- morl, e specialmente in quella dell anno i.fQn (')' chiaramente si dichiarr. , che il Libro De Contcuiptu Muiidi a Lui non apparte- neva , ma lM;nsi senza dubbio nessuno ad allro Autore. E se in tale Elogio, con nuovo sbaglio nato dal I\IS. Irovato nello Fiandre col noine del Copista,«si altribuisce al Kem|)ls, cio non rilera pimto ne poco, bastando tale dichiarazioiie , prcsso Editori che fio- rirono nello stesso Seeolo del Cancelliere Gerson, per dimosirare, ch'Egli non fu rAiitore del Libro de L C, che si c I'assunto che al presente si e preso a sostenere. Fa pure uso I'Amort dell'anuca Traduzione in Lingua Francese slampata in Parigi neU'anno i493, registrata eziandio dal Sig. Barbier, nella quale, sebbene si segua Fen-ore in cjuel tempo invalso, che fosse Autore del Libro De I. C, chi lo trascrisse , si dichiara asseveratamente dal Tradultor Fran- cese , che quel Trattato Ascetico , insino a que' tempi attribuito a S. Bernardo, e da altri aGioAanni Gerson, ne dall'uno nc dallaltro era stato composlo. Non istimo qui iiuuile lo acgiungere alcune osservazloni intorno (i) In una odiiiono delle Opcic del Kcmpis fatta in Norimberga neU'anno i494- T'''^*^'^ f'ATnort Deductio Critica § 193. pag. i54- leggesi: « De Imilatione Christi opus, quud falso o apud vulgares Gersoni Cajicelhirio Paris.iensi- impingituj. » DI ABOSA DE I. C, CAP. V. 24" nllo slile, cd al genio, all'lndole, direi cosi, dello Scrittorc, ed al cnraltere morale di esso. L'Amort per soslener la causa del suo Confratello Tommaso da Kempis, dopo di aver premessi parecchi luoghi di anticlii c ri|iutati Scrittori, che asseriiorio od acceniia- 10110, die dalla dicitui-a e dallo slile si potea scoprire chi fosse 1 Aiitorc di una determinata Opera anoiiima, poste lali premesse, prende poscia con lungo e paziente lavoro a fare il ronfionlo di mohi, com'Ei cliiama, idiolismi comiini al Kempis , e clie sinroii- trano nellc Opcre sue induijitate , con gli idiolismi propri dellAulor del Libro de [. C. lo nou coiUrastero in genere ia massima, clie dallo stile e couformita di esso si possa Irar argomeiito per isco- prire chi sia TAutore di una determinata Scrittura, clie non porli in fronte il nome del suo Autoi-e; ma restringendoci agli Scrittori , che dal Mille e Cento in poi fecero uso, durante i tre o quallro Sccoli seguemi, di quella che chiamasi Lingua Latino-Barbara, in quasi tutta Europa, la Regola riesce oltremodo fallace, attcsoche la lingua e lo sliic di tutti i sopraccennati Scrittori era a un di- presso la medesima, Inoltre, senza entrare nell'esame dc' confronli , che f:i in quel dilTuso suoParaleilo, e se sieno tutti vcramente conchiudenli, non sarebbe gran fatto, che U Kempis, avendo come Copista trascrilto pii"i volte replicatamenle il Libro de L C. ne avesse, senza avve- dersene , imbevuto lo stile, non altrimenti, che con diverso intento, per recare un esempio famoso , avesse fatto Demostene trascri- vendo Tucididc. Si voile eziandio considerare, che vi sono Autori rispetto a' quali I'applicazione della Regola non milita , per lo mo- tivo, che, non diversamente de'Pittori, cangiarono in diversi tempi maniera. Quanto non e diverso, se pure e lecito lo allegare in proposito del piu divoto de'Libri, Tescmpio del piu irreligioso e scostumato, voglio dire del Decamerone, lo stile di quell'Opera Iroppo fiimosa, da qnello in cui sono dettate le altre Opere Ita- liane del Boccaccio ? Ma per parlare di cose piii moderne , a tutti e nolo lo stile in cui sono scritte le Meditaaioni del rinomato 248 DISSERTAZIONE II. INTOKNO AL CODICE Antonio Genovesi , quanto non e pure diverso da quelle della sua Logica, e di altre Opere di Lui in Lingua Italiana ? Cotiiunque siasi , se con grande riserbo , e non in tutti i cast si pub far uso dellai'gomento, die si desume dalla conformila dello Stile , altro piii slringente si ricava da quella certa conformita tra le parole , e gli intimi senlimenti del cuore, e la maniera di pau- sare , tra il caraltere morale dell'Autore , che dal modo di spic garsi traspira , e da chi attentamente Tesamina e vi riflelte , non riesce difficile il ravvisare. Ora se il Cancelliere Gerson possa aver dettata un'Opera della natura del Libro De I. C, e segnatamente se abbia potato dire, con quella sincerita ingenua , propria di per- sona , che intimamente ne sia persuasa , e disposta a proiessar le inassime, che espone, e ad eseguirle, come sono quelle, die la vera Liberia si godc da chi cerca di essere soggetto a tutti , e che il pill gran guadagno che far si possa, consiste neU'esser tenuto per nulla tra gli uomini, ne doversi ambire giammai nome di Scien- ziato (i), il lascio giudicar da coloro, che degli Scrilti , e delle Azioni di quel famoso Campione nel Concilio di Costanza sono meglio di me informati. (i) «t Quaere semper inferiorera locum, el omnibue subessi. De I. C. Lib. III. Cap. i3. •' Pro nihilo ililcr homines compuiari maximum lucrum. Lii. III. Cap. 47. « Si vis profectum haurire lege humiliter, simpliciter ct lideliter , ucc uuquam veils h^ibcrt ..I nomeu Scicnliae. Lib. I. Cap. 5. Vedasi molti IuorIu consimili dcttati da chi e comproso da sentimcnli di vera , e n dir «osi Eroica umilti , t spesiahoeuU il Capo 43- del Lib, 111 Contra lanam ei Sorcutarem Scientitirn. Dl ARONA DE I. C. , C. Vf. 24'J CAPO vr. jirgomenti per credere che il vero Autore del Lihro de I. C. fa Gio. Gerseno Monaco nel Monastero di S." Stefano dl f^'ercelli. Dal sin qui delto risulta chiaramente, che ne il Caiicelliere Gcr- son, ne il Kempis possoiio essere stati Autori del Libro De I. C, di cui andavano altoriio Codici inolto prima die essi polessero essere iu grado di dettar Libri. Ma a taluiio potra per avventuia sembrare pill agevole il dimostrare 1 iusussistenza dell'asserzione, di cbi ne voile Autore il Gerson od il Keinpis , che non il poter allermare nominatamente , cbi stato sia Autore di un Libro, a cui quegli che il detio, per umilta non voile apporre il proprio iiome, e menlre i piii anlichi MSS. del Libro sono anonitni. Che di uii Libro, il quale seiiza fallo, aii'lo prima per le mani delle persone divote , senza nome di Autore, sia siato creduto com- posilore il Cancelliere Gerson, lo altribuisce il Canonico Lalera- nense Amort, alio essere stato il Cnncelliere Gerson, cognominato da alcuno , il Dotlove Consolatovio. Non si nega, che quesla par- ticolarita possa aver contribuito a dar origine all'errore. L'identiti per altro del nome del vero Autore, e la consomiglianza del co- gnome, con quello del Francese Gerson, certamente dee aver con- tribuito a far nascere, ed a propagare maggiormenle lo sbaglio ; riconosciuto poi del resto, come si e detto, dai nazionali medesimi del Gerson , anche prima che terminasse il Secolo XV, in cui fiorl il celebre Cancelliere della Universita di Parigi. II vero nome deUAiitore del Libro De L C. si scopri , e si Irovo chiaramente espresso, verso il fine del Secolo XVI. mediante il Codice di Are- na, vale a dir quello non gia del Cancelliere Giovanni Gerson, ma bensi dell'Abate Giovanni Gerseno. Che se il Cognome di Gerseno non venne esattamente scrilto dai Copisti , che da piu antichi iMSS. trascrissero il predetto Co- dice di Arena, ecceito iu fine del Libro IV, essendosi, negli altri ToMo XXXIII. 3 a 23o DISSETVTAZIONE II. INTOKNO AL CODICE liioglil (love trovasi regislrato, ora scritto Gesen , ora Ge^sen , c nell ultimo soltanto correitamenle Gersen, in questo projiosito oc- corrouo alcune osservazioni da farsi di iion poco rilievo. In primo luogo, se il Codice di Arona fos«e stato scrilto mentre \ivea, od era ancora fresca la memoria dell'Aulor del Libio, iioii si sarebbe sbagllato, e replicatainente, il Cognome di Lui , cosa clie setnpre pill da a divedere Tauticliita dei Testi da cui fii copiato il Codice di Arona. Inoltre essendovi in quel Codice varie Lezioui , e qual- che correzione , se non \'i fosse stato diibbio foiidato intoriio al modo in cui legger si dovesse quel Cognome, raccurato Copista, clie corresse alcuui minuti sbagli, avrebbe corretto anche questo errore, ed avrebbe scritto costantemenle in tutti cpie' luoghi ad un modo quel Cognome. Troppo lunga cosa, e fiiori proposito, sarebbe stata in tal caso una vai'ianle. Ognun sa, che una delle diffiicolta maggiori che s'incontra nel leggere glL antichi MSS. , si e quella appunlo di leggere i Cogno- mi; onde il Copista, ed il Correttore del Codice di Arona lascia- rono come si trovava il Cognome dell'Autore ne' varj ISISS. , che si erano pigliati per testo ; e clie diversi fossero tali MSS. , le va- riant!, di cui si e ragionato sopra, appieno il dimostrano. La fa- cilita con cui si puo scambiare ne' piii antichi MSS. la Lettera r colla Lettera i, e un punto di cui si e gia ragionato nella Prima Dissertazione; presero pertaato essi Copista e Correttore del Cod.ice di Arona saviamente il partito di lasciar il Cognome deU'Autore quale ciascuno lo avea letto ne' tre , o quattro MSS. , che , come teste si e detto, loro servirono di testo per compire e collazionar il lavoro ; tanto piu che ognora di necessita doveano ignorar il vero cognome deU'Autore trovandolo variamente scritto ne' MSS., che aveano sotto gli occhj, ed essendo anonimi i piii antichi. Forse eziandio i Quattro Libri che ora portano il Titolo De L C, e che formano al presente un solo Volume , non erano in un solo corpo unitamente; e quelli che servirono di testo per il Codice di Arona erano in quattro quaderni distinll di diversa mano, e di carattere DI ARONA DE I. C. , CAP. TI. aS"! diverso. II Tilolo De I. C. fu dato a quella Raccolta di Tratlali diversi di uno slesso e medesirno An tore, tulti di argomento asce- tico , come osservo I'Uezio, perclie tale era il Titolo del Prime Capo del Priino Lihro: che del resto nei Codice di Arona, ha una iatitolazioue particolare conforme airai-goniento. INIa come mai , dira taluno, si potra provare, die il Cognome di Gerseuo stato sia il vero Cognome di qiieU'Autore, e non qiiello di Gessen; e con quali prove, clie Egli fosse Monaco ed Abate Benedetlino in Vercelli, menlre i Lateranensi \ollero cousiderarlo come una Persona ideale, un mere fantasma? Certamente parlando di un Aulore vissuto prima della meta del Secolo XlII, e che studio di fare in modo di rimanere ignoto per sentiment© di pro- fbnda umilta, onde anonimi ne sono i piu antichi Testi , pare a prima fronte troppo ardua impresa il voler con certezza affermare quale stato ne sia il Nome e Cognome, e che le regole di una occulaia Gritica persuader debbano a restringersi a dir soltanto, che tal Libro non puo essere stato Opera ne del Fiammingo Kem- pis , ne del Francese Gerson. TiiUavia si fatta apparenle diftlcolta si dilcgna ogni qual volta riesca di provare , che in una determinata Terra nella Diocesi di Vercelli esisteva una Famigiia ab-antico col Cognome di Gc'rse'/i, come diciamo nel nosiro Dialetto (in buona lingua Ge/'ieno) , che ivi era una Cella di Benedettini; che inoltre ivi si conservo la iradizione, che di quella Famigiia uscifo fosse il Pio, e nelle Sacre Lettere versatissimo Autorc del Libro detto De I. C. ; e, quello che e piu, che in pergamene antiche trovasi registrato il Nome, ed il Cognome di un Monaco Benedettino, vivente in una deter- minata epoca nel iNIonastero di Santo Stefano di Vercelli, e che tal Nome e Cognome si e appunto quello di Giovanni Gersen , eve, dico, tutto questo si provi, non piu si potra porre in dubbio I'esistenza di Lui ; ed asserir si potra rhe il Cognome di Gerseno copiato nel Codice di Arona da piCi antichi MSS. , rignardar si dee come il vero Cognome dell'Autor di quel Libro immortale. V. ralria di Co- lOM.W r)is»Tl. Episl. paj;. 3Sy. 3^2 DISSERTA^IO^'E 11. IKTORNO AL GODiCE Cio posto, I'esistenza della Famiglia Ge'rsen nel Luogo di Cava- glia, risulla ed e comprovato da quanto atteslo il fu Gav. Jacopo Dui-nndi passato ad akra vita neH'amio 1817. Presidente nella Regia Camera deConti, cluai-o Letterato, e Magistrate c;ravissimo. Questi non solameiite documento aulentico allege , da cwi si rarcoglie , che esisteva sin dall'aDno roi4, up. piccolo Monastero o Cclla , che vogliam dire, de' Benedettini in esso luogo di Cavaglia ; ma di piii parib della costante Iradizione presso que'Terrazzanl , la quale com- prova, die il Giovanni Gerseno Aulore del Libro della Imitazione era uscito di quella Famiglia , e nalivo di quel hingo stesso , e clie inoltre ivi avesse innanzi alia meta del Secolo XIII. vestilo I'abito de' sopradetti Monaci Benedettini , aggiungendo e dimo- strando, che i IMSS. i quali esprimouo la Patria del Gerseno, con qualificarlo a Canabaco , tutto questo riconfermano. Quello poi che maggiormente importa si e la curiosa notizia (di cui, a btiona ragione, facea grandissimo caso il Cav. Durandi) a Lui somministrata da imparziale Personaggio, anzi che potea con- siderarsi come inclinato a sostener opinione diversa , vale a dire , dai dolto Abate Frova Canonico Regolare Lateranense , il quale ebbe a dirgli di avere ritrovato tra alcune Carte gia spettanti al 'Monastero de' Benedettini di Santo Slefano di Vercelli una Nota dell'aiino 12^'j, in cui leggevansi piu nomi di que' Monaci, e tra essi pur quello di un Giovanni Ghersen. Di tutte quesie singolari iiotizie ho fatfo io uso sin dall'anno 1808, nella Lettera o sia Disser- tazione Epistolare indirizzata all'illuslre incomparabile mio Amico il fu Cavaliere Damiano di Priocca , di cni piangero la perdita sin che avrb vita ; e credo oi'a necessario lo accennarle di bel nuovo per rispondcre alle obbiezioni che ad esse si sono fatte dopo la pubblicazione della Lettera medesima, e della Dlssertazione Prima intorno al Codice di Arona. Quanto alia esistenza nel Luogo di Cavaglia della Famiglia Ger- sen , ed alia tradizione ivi conservatasi , che il Giovanni Gersen, dalla medesima uscito , sia I'Autore del Libro della Imitazione , CI ARON.V DE I. C, CAP. VI. 253 non s'l dee negar fade ad un Personni^gio , dolto , sincero, e spre- giudicato, quale era il fu Cav. Durandi, come sempre il trovarono tutti quelli da cui fu conosriulo ; clie si reco sopra hiogo , die conferi nolle persone piii asseimatc della Terra mcdesima , e con- Fpui^irep'sj*. sulio gli anlichi Registri. II dotto Abale Benedetliuo Costantino Gaetaiii gia avea asserito esisiere la Famiglia Gersen ncl liiogo di Gavaglia ancora a' suoi tempi (i). Piii accertati risconlri, e piu par- ticolari notizie circa tal piinto , desiderava pcraltro esse Gaelani di poterne avere , ma soggiunge , chc , atteso la guerra, die mentre Egli sci'ivea , imperversava in Piemonte, e specialmenle nel Ver- oellese, tal cosa non eragli potula venir fatta. Ma cio che riuscir nou pote all'Abate Benedettino , ehbe tutto I'agio di eseguire il dotto nostro Magistralo il fii Cav. Jacopo Durandi. Gran caso fa pot I'Amort del non rinvenirsi il nome di Canahaco in alcuna Geografia d Italia, ma i due dati cerli della esislenza dolla Famiglia Gersen, e dell'antico Alonastero de'Benedettini, o Cella, che vogliam dire, danno a divedere, die I'Ammannense , die scrisse a Canahaco , o si fu uno di quelli die per indotla elefjanza trasfor- raavano i iiomi vol^iri in modo slrano per latinizzarli , del die se ne sono recall parecclii esempj, anclie piii stravaganti; ovvero, che siccome ingegnosamente o?serv6 I'Ab. Denina da me allegato nclla Dissertazlone Prima, chi copio piu antico MS., abbia, c-ome di leggieri potea succedere , scambiato la lettera u nella lettera « , e delle due lettere li formato la lettera b, e cosi leito e*trasciitto (i) « Est aubem Canabacum oppidiilum in Agro Vercellensi Tulgo Cavaglii . , . Vivunt « adhuc txodie iu Ko ( ut ab cjusdcm oppiduli bominibus intellexi ) Gerscnis noslri Consan- i> guinei dicti Garsnn , ut sicut Gersen Familiae ita Canabacum loci nomen ubi ille ortus " fuit ostendit. » Cujetan. Itfspnnsum Apolng. pro Gersene p. gS. Quindi nclla pag. 109 dcUa stcssa Apologia si csprime il GaeUni nel modo seguente : f Cavaglia. oppidum est VcrccUeasis agri , ubi Familiam Gersenis , bodie Garson extare ■< adbuc a loci incoHs arecpi ; ampliorem autcm ct pleniorem notitiam propter turbulentam « Pedemontanac , et Vercellensis rei faciem , seviente ubique bello , accipere pro ut ammaa " fuit bactenus nou potui. r> D. Costantini Cajetani Responsio Apologetica pro magno Dei Servo Jo. Gersen Ahbat€ Italo Benedictino. Romae A. C. jG4i " officina Sacrat Congreg. de Propaganda Fide. d' Iv 204 .BISSERTAZIONE ir. INTORNO AL CODICE Canabaco en-oneamenle , in vece di Caualiaco , come stava, e come- leggere si dovea. Senzaclie essendo Cavaglia in quel tratto diPaese, clie cia auticamente cliiamasi Caiiavese, (sebbene non da Canapa, V. Diiraodi ma da altra voce, come dimostro il Cav. Durandi predetlo, sia derivalo il noma di quella Resi&ne ) noii saiebbe gran fatto , che per accennar la Patria della Coiitrada, secondo die alloia molte volte praticavasi , piuttosto che noa del Luogo specifico , siasi qua- lifiicato il nostro Gersen a Canabaco , come sarebbe dire Giovanni del Cauavese, CannabeUim essendo voce Latina adoperata per ia- dicare un sito piantato di Canapa. Clie il Libro della Imitazione sia stato scrilto per Religiosi Re- "olari direttamente , e non per le persone Secolari , nessuno che il legga puo dubitarne, tuttoche siavi chi , speculando troppo sot- til mente , abbia voluto sostenere, che quanlo dicesi a' Religiosi siasi detto dairAiitore, quasi per aniraare alia vita divota quelli che vi- vono nel Secolo con virtuosi esempi. Una prova manifesta di quanto si asserisce si e, che per adattarlo ad iiso soltanto de' Secolari , convenne troncare e variare quello che TAutore dice ai Monaci. srmondus Chc anzi il celebre Sirmondo dal Libro stesso nc cavava argomento, apud Val;rav. . bitiaeiatnn!'85. ^^^'^ MoHaco He sia stato I'Autore , e non Canonico Regolare. Ne si dee tralasciare I'altra circostanza, per qualilicar esso Autore Monaco notala dal P. Valsecchi, del ritratto di un Monaco Bene- dettino, che si vede nella Lettera Iniziale, di un antiro MS. d'ltalia. So che il Canonico Lateranense Amort predetto, quasi si fa be Oe di queslo argomenlo , supponendo che tale ritratto possa esser quello del Possessore del Libro , od anche deU'Ammanuense. Se avesse peraltro TAmort avverlito , non solamente che questo non e il prin- cipal argomento di cui si serva il P. Valsecchi per provare il suo assunto , bensi un amminicolo soltanto, lo avrebbe poi giudicalo di maggior peso, se avesse posto mente airuso generate che eravL allora in Italia di far miniare nelle Lettere Iniziali de' Codici di qualche riguardo il ritratto dell' Autore dell'Opera , come ne allega moiiiisimi esempi il sopraccennalo P. Valsecchi. i^al Gaeluin p. 85. dcU',ipologi Gene*. Con>iJe» m ARONA DE T. C. , CAP. Vt. 2S5 Del rimanente, cib die toglie ogni dubbio circa I'esistcriza di Giovanni (iersen viveatc in Vercelli nel Secolo X.III, nel iNIonaslero de' BeneJettini di Santo Stefano , e di esser questi persona reale , e nou an mero fantasma, come si studiarono di farlo divenlare i fautori del Kcmpis , si e il documento rinvenulo dall' Abate Frova Canonico Laleranense; Documento, di cui con tutla siuccrita diede notizia , com' e dello sopra , al Cav. Durandi. Vero e che ad una Dichiarazione di tal peso si sono fatte alcune obbiezioni dal Si m ARON'A BE I. C, CAP. Vlf. 261 tiella stessa Leltera 1' Abate MorcUi , die basta sapere c'lh che im- porta, die la Scrittura di quel Godice era deirauno t^Gj; e scue poL a dire, che quel Godice continuo ad essere nella Biblioleca'' di S. Giorgio Maggiore de' Monaci Benedettini sino all'aniio 180G, e termina cosi: « allora ando disperso con lulti gli altri, i quali erano « rimasi in quella , ne io ho potuto averne per la R. Biblioteca , « anzi ne pure ho potuto sapere qual fine abbiano fatto. Intauto a sempre piii dimoslrare die nd Secolo XV in Italia non si credeva , che il Cancdlier Parigino Gerson esser polesse I'Autore dd Libro De I. C. , giova il riflettere, che dei due MSS. di quel Secolo, accennati dal Morelli, uno 6 anonimo, e I'ahro porta il nome precisamente del Gerseno. Del resto, quanto al liberarmi dalla taccia di sostenitor d'opinioni singolari , e di aver avuto un avversario di tanto merito, rispetto al punto della Patria di Co- lombo quale sarebbe stato il fu Abate Cav. Jacopo Morelli, piena- mente mi giustifica la soprascritta Lettera di quel celebre Biblio- tecario di S. Marco. Ma v' ha di piu : io debbo rendere lode di- stinta al Sig. Gence medesime, che avendo Egli riconosciuto Io sbaglio, riu-atto, con quella lealti che e propria de'veri Letterati, I'accusa ; anzi in Lettera scritta al predetto Barone Yernazza i J data dei 7 di Dicembre dell'anno 1816, e che ho rinvenuta tra le Carte di quest'ultimo; dichiaro esso Sig. Gence essere Egli stato ingannato, e gentilmeute voile che io sapessi, che quanto alia sup- posta Memoria dell' Abate Morelli contraria alia opinion mia, sulla Patria di Colombo, insussistente affatto era la Notizia, che diene era stata comunicata. Reco qui , nella propria sua Lingua , ^edel- rnente trascritto I'Articolo della Lettera di quel savio ed uigenuo Letterato: « Je vous demandrais aussi. Monsieur, le service drfaire « passer dans I'occasion a M. Napione , le desaveu , que je fais « de ce que j'ai avance (dans une Note de mes Considerations « sur I'Auteur de limitation p. -Sa) que M. Jacques Morelli eloit « dune opinion contraire k M. Napione sur la Patrie de Colomb. « J'avais avance cela sur I'autorite dun Litterateur accreditee 262 UlSSERTAZIONt 11. INTOnNO AL CODICE i( inais iyant depuis lu le Memoire de M. Morelli, j'ai reconiiu t( que je m'etais trompe. » Probabilmente inlende di parlare il Sig. Gence della Prefazione dell'Ab. Morelli alia Lettei'a rarissima di Colombo , riprodotta ed illustrata dal predetto Cav. Ab. Morelli in BassaQo neH'anno 1810. Non saprei se uu alti-o Autor Fraiicese , voglio dire , que gli cbe r.iogr. Noimiic detlo rArdcolo della Biom-afia de' Gontemporanei , clie uii concerne , lie, Conl ni(io- ~ * ' wZ'e mstoTiliZ'. vbn-a pariinMle ritrattarsi della asserzion sua, che il Cancellier Tom.xiv. p.'3i8. (ierson sia ricoliosciuto cotne il vero Autore del Libro De I. C. Artie. Sinpione. Ma il fatto sta , che prima del Sig. Gence io non so , che vi sia stato Gritico di qualche grido , che abbia preso a sosteuere in Fran- cia , die il Caiicelliere Gerson sia TAutofe del Libro De I. C. , se ne toglianio il Dupin. La coiitrove rsia si agito lungamente come ^ nolo , e coitie risulta dall'esatto Galalogo degli Scrittori che vi eb- bero parte , cohipilato dal Sig. Barbier, e con calor grande , prin- cipaliuente Ira i due iusigiii Ordilii Regolari de' Caiionici Latera- iiensi in favore del Kempis, e de' Monaci Benedetlini , in ispecie dei dotti Maarini in favore dell' Abate Gerseno. Del Gancellier Gerson, nel tempo che si disputava iti Francia, io non so che alcuno pigliasse le parti. II Dupin medesimo , Scrittore solito a pi- r,aii.i« Traduci. gliare sba<.;lj, come candidamente confessa it Sig. Barbier, se di- c Ti. p. Ml. rittamenle si rlsguarda , s'ingegno di porre in campo studiate diffi- colta , e voltegglo, come detto sopra, e come altrove si e accen- nalo , piuttosto che sostenere Opinione intorno a questo parlicolare, conlraria a tanti Scienziati celebri della sua stessa Nazione , tutli favorevoil al Monaco Gerseno. Se si possa dire pertanlo, che sia riconosciuto il Cancelliere Gerson per Autore del Libi-o De L G,, e che io sia quegli che siasi accinto ad involare ad esso CancelKere il titolo , che piii d'ogni altro gli da diritto aH'immortalita , nientre da me non si e fall© altro che confermar vieppiii I'opinione dei dotli Maurini Francesi, alia tesia de' quali un Mabillon , e di altri illnstri Personaggi come un Guar4a-Sigilli, e di parecchi Scienziati piu famosi della Francia, m AROXA DE I. C, CAP. VII. afj « tra ess! un Dnoange, se si possa in questo staio d! cose asse- Tu-e, che esso Cancelliere Gerson sia rlconosciuto come rAutore del Libro della Imitazione , e se io meriti la taccia di avergli vo- luto involare questa parte principale delle sue glorie, lo la^cio al giudicio di tiitte le dotte ed imparziali persone (i). Quanto poi alia esistenza dei Codici De I. C. anonimi , e col nome eziandio del Gerseno, notabilmente anteriori, come al Kempis cosi parimente al Cancclliere Gerson, io confido tanto nella lealiA de'Letterati Frances!, e nei lumi loro; e segnatamente dei Sisnori Gence e Barbier, che ad essi ne abbandono la decisione. (0 II Comp.latore di qucirArticolo rlclla Biografia de' Contemporanei , non entente di damu quesU mgiusta accusa, quasi io sia stato il primo a conlra.tare al CancelUere Gerson il vanlo di esser Autor del Libro De 1. C. , percorre la maggior parte delle Opere mie ed .n tutte trova errori. Cos! in quanto ho scriRo intomo alia Patria di Colombo , seb'l.e. 1 opinion Diia abbia ottcnuto il voto fayoreyole di uomini di grido in Italia ed in Francia e qucllo eh« e piu , che io possa vanUrm, anchc di non aver contrarj alcuni de' piii sain c dott, Genovesi medosimi. Trova sirano I" Autor di quell'Artieolo , che io non annoveri tra illi uomim, di cui i] Picmonte vantar si pos^a, taluno, che, sebbene abbia levato rmnorc »lla Patria solennementc avea rinunciato , e ne odiava il Governo. Error mio chiama che dovendo parlare ineidentemente del Re di Spagoa Fihppo U, rispetto aUa morte del Figlio di Lu,, abbia creduto di dover prestar fcde piuttoslo a Documenti autenUci Diplomatici, cd agh Stone pm gravi, che non a rumori popolari .registrati in Libri di Romaniesrhi Scrittori Questo modo di quaUGcare per errori con un tratto di penna le opinioni altrui , intomo a pnnti, per non dir dimostrati , sicuramente disputabili , e cio senza recarne le prove iu eontrario, i cosa cosi contraria alle regole della buona Logica , e della Urbanili Franccse che .o debbo credere, cbe chi stese queU'articolo (il quale non ebbc al certo agio di Icg- gere, e ponderar attentamente le Opcre mie, che rapidamente accenna) sia stato inginn.to da false noti^ie , ed Sbhia fatto uso di materiali somministrati da persone non infonnate ed awerse, che per far domlnare le opinioni loro favorite, s'ingegnano in ogni g,ii,u di sere- ditare, cM c di coatrario parere. Per quanto conceme I'Opera mia sulla Lingua Italiana , di cui voile anchc toccare I' \Mtor .h quello Articolo, ed aHa quistione che fa: „ do se demander le quel est plus i plaindre . de I'Autcur , qui n'a pas su etro plus coneis cu de b Nation qui a bcsoin qu'on Lui " prouve la necessite dc parlcr sa proprc Langue , ct une Languc comme I'lUUcnne .. per ..on rephcare cio che scrive Plinio U Giovane a Tacito intomo al genere ampio e copioso d, scnvere ( Pli„. Epist. Lib. I. Zpist. XX.), replicherA soltanto , cbe I'accennato bisogno della Nazione , giustiBca pienamcnte la neecssiU della lunga csortazionc. Del rimanentc appena tennmato di scrivere questa annotazione, ricevo la noUzia die il S.g. Conte di Fortia , assennato Lettcrato Francese , sta pubblicando un'Opera int.tolata /.e Preseroatif centre la Biographie des Contemponin, , in cui .epe correggono jli errori Sli sbagli, c le falsita. 2 64 GIUNTA ALLA DISSERTAZIONE II. INTORNO AL MS. DE I. C. DETTO IL CODICE DI ARONA. Letia neir adunanza dei 3i ma^gio i82T. Hissendosl avuto accei'tati risconlri , die il Sig. Geuce , dolto e cliligente Critico Francese, stava preparando una nuova edizione del famoso Trattato De I. C, coa ample illustrazioni dirette a comprovare lopiniou sua, che di esso Trattato si debba ricono- scere per Autoi-e il Cancelliere della Universita di Parigi Gerson, e non il Monaco Benedettino Gerseno, si e percio stiraato di dover sospeudere la pubblicaziane della Dissertazione II. iotorno al MS. detto il Codice di Arona gia preparata per la stampa. Desidera- vasi da me vedere, se nuovi argomenti, a cui non si avesse fatto risposta, si contenessero in quella nuova Edizione, o per meglio dire, nelle Illustrazioni di essa, oltre a cio, ciie quel Letterato Francese avea gia messo in campo nelle Osservazioni sue. °L,'n'qua^'''i"' Usci di fatto in luce per opera del Sig. Gence in Parigi nell'ora - scorso anno 1826 I'annunciata edizione. II Testo, attribuita senza esitazione veruna al Cancelliere Gerson, vien corredato con mol- tissime variant! tratte da Codici, e da antiche edizioni, de' quali, dopo una Prefazione di parecchie facciate, si tralta in una Descri- zione intitolata Storico-Critica assai diffusamente. Cliiudesi il Libro con varj Indici ; il primo di cose Ascetiche; il secondo di cose Criticlie e di Autori; il terzo ed ultimo Gramaticale, di vocaboli e di esprcssioni, ed essendosi scorso attentamente tutto il Libro, non ».i ,.^ INTORNO AL CODICE DI AnONA. 26J si e rinvenuta in esso trattata di bel iiuovo la tpiistione qual ckbba riguardarsi per il vero Autore del Libro De I. C , sollanto si ripe- tono incidentemente le opposizioni per porre in dubbio raiitichilii del Codice di Arona , opposizioni cui si e gia fatta risposta, e dlftL- colta gia sciolte negli antecedenti Scritti, e segnatamente nella Dissertazione Seconda (della quale per lo sopraccennaio motive se n'e sospesa sino al presente la pubbiicazione); e si siippone sempre per Autore deirimmortale Trattato il Cancelliere deU'Universiti di Parigi Gio. Gerson. Ma poslo fuori di controversia , che il Codice di Arena, ed £ Codici, da cui venne trascritto , sieno anteriori di data ai tempi in cui visse e fiori il Cancellier Gerson , cade a terra tutto il Si- siema del Sig. Gence , che consiste nel fame Autore il predetto Cancelliere , e nello asserire , che il Libro fosse dettato da Lui in antico Linguaggio Francese , ed in Latino col Titolo della Conso- lazione interna, e che lo abbia indivizzato, non a Monaci , ed a Regolari principalmente, ma a tutti i Fedeli anche Laici general- mente; e tinalmente, che ben lungi dali'essere quel Libro in an- tico Francese , un'Opera estratta dal Libro del Monaco Gerseno, i Capi, che sono divetti a Religiosi Regolari , sieno stati posterior- mente aggiunti alia supposta Opera originate dettata per tutti i Fe^ deli. Si i-estringera pertanto il discorso in questa Giunta, a sempre pink comproYare, che Taureo Trattato De I. C. e&isteva, e che ne audavaiu) allorno MSS. molto prima del Cancelliere Gerson, e che il vero Auiore di esso fu il Monaco Benedeltino Gerseno. 11 cardiue aduuque di tutto il discorso consiste nel dimostrote, come gia si e latto , che esistevano Codici MSS., massimameiite aiioniuii , di molto anteriori ai Fraacese Gerson. lo nou voglio credere, che vi sia piCi uomo di Leltere al pre- sente, il quale, seguendo i Paradossi del Germon, ardisca di so- steaere , che non esista I'Arte Critica-Diplomatica per distinguere I'eta de' Codici, e I'autenticita loro, e che per consegueiite la grand Opera dell'Arte Diplumalica del Mabillou sia tutta fondata Toiuo JU}kiii. 34 S66 tirSTA 1.LLA BISSERTAZI05E II. ■^"rs'^- sul falso, sebbene il P. DAurigny, in un' Opera sua anonlma , I'Hjjrtoire EccL j ^ i- "^ i pl??"r™' aove (senza pero dir motto in favore del Cancellier Gerson) ra- pn. H, . t aeg. gjj^Qa della controversia agltatasi in favor del Kempis per una parte, e del .Monaco Gerseno per Taltra, che lascia indecisa , si compiaccia di sparger dubbj suirautenticitu de' MSS. in ispecie di Libri Divoti , copiati e ricopiati tante volte. Fa poi gran caso questo Scrittore , che il Mabillon, il quale avea esanainate tante Pergamene , abbia preso errore rispetto ad un Do- cumento prodotto in favore della Casa di Bouillon , quasi che chi professa un'arle debba essere infallibile , e non prenda mai sba- glio; e quello che e p\u, che per motivo di sbaglj di tale natura, non esista I'Arte medesitna. Anche il Winkelmann «d altri Anti- quarj tamosi sbagliarono talvolta nel recare giudicio della legitti- mita degli antichi Monumenli , ma per tal motivo , chi osera mai dire, ehe di nessun uso sia la Critica nell'Antiquaria ? II nostro erudito P. Pacciaudi, nelle sue Lettere al Conte Gaylus, parla di Tin Pittor Guerra, che non voUe accetlar trecento scudi per con- fessare che erano suo lavoro le dipinture da Lui finte per antiche; c di quelilmpostore, di cui fa menzione il Maffei nelle sue Osser- vazioni Letterarie, che facera smercio in \ enezia di Medaglie , Iscrizioni, Vasi Eltruschi capaci di trarre in inganno i piii valenti Conoscitori di Antichita ; ma soggiunge pure, che il celebre Apo- stolo Zeuo faceva vedere tali imposture a' suoi Discepoli , per in- ?!"???! i!??.? segnar loro il mezzo di distinguere il moderno dallantico. II Pac- ciaudi desiderava, che di tale Impostura se ne dettasse una Storia. Parla altrove, nelle medesime Lettere al Caylus , di un Sistro di Argento , finto per antico lavoro, dall Orefice Gropalesi , che dice meraviglioso , ed osserva, che lArte del fakificare era giunta a tal segno , che conveniva tenersi bene in guardia , e tener ben locchio aperto. Ma non per questo alcuno ardira mai dire , che , attest questitanti pericoli di pigliare errore, ed atteso alcuno sbaglio preso da Antiquarj anche insigni, lArte dellAntiquaria non esista. Lo stesso, a piii forte ragione, dir si vuole dell' Arte Diplomatica, Puis 1802. . i;i. «iu 1^4- INTORNO AIj CODICE DI ARONA. 267 segnatamente in qiiella parte cIil* riguarda le regole per disliii- guere le varie eia dei Codici. E rispello precisamente alle anti- cliita e Scoltiire Egizie, a cui con lanlo ardore si sono al giorno d'oggi rivoiti gli studj e le fatiche degli Antiquarj, oltre alle fal- sificazioni moderne della natura del Sistro rammentato dal Pac- ciaudi , quante dlflicolta non debbono insorgere per distinguere !o stile Egizio delle Scullure dei tempi anticliissimi, da quelle Greco- Egizie , e da quelle d'imitazione de' tempi Romani di Adriano e consecutivi? Eppure coraggiosi Scrittori si accingono , con le loro regole tratte dalla cogiiizione di antiche ed esotiche Lingue , e dalla pill recondita erudizione , di fissarne le epoche, e di spiegarne i misteriosi geroglifici sopra di esse scolture effigiati. Quanto meno scabrosa, diro io, e I'arte di fissar le Epoche de' Manoscritti del Medio-Evo ? E qui dobbiamo saper grado al Sig. Gence, die per la prima volta pubblico per inlero e letteralmente il famoso Giudicio di quei Valeutuomiui , clie ^ nell anno 1687, recarono intorno all'eta del edufone d'?!. c. , di Parigi i8j5 Codice di Arena, tra' quali un Ducange , un Baluzio , un D Her- ^""ipiio.msto. •'1 O ^ ' ric» Cnlica 315. bellot, un Emerigo Bigot riputatissimo anche presso i nostri eru- mnquTediii^ diti Italian! di que' tempi. E questi pronunciarono il loro parere , piguai. non gia sulla base di semplici Saggi oFac- Simile, come, ora di- consi , sempre inesatti , e fallaci , ma dopo attenta disamina fatta del Codice originate. Vero e , che si spiegarono quegli uomini ia- signi adoperando la frase, e dicendo del Codice di Arona: non videtur inferior annis trecenlis ; ma, oltre ad esser questa , come si e osservato , formola solenne de' Giureconsuiti nel pronunciar sentenza ; che questi con si iatta espressione abbiano bensi mode- stamente, ma non dubitativamente voluto parlare, si raccoglie dal dir che fanno in progresso di quel medesimo Parer loro, in pro- posito del Codice del Monastero di Bobbio, nel dichiararlo della stessa ela di quello di Arona : ejusdem aetatis ac teinporis quo scri[)tum fuisse CEtisvmvs Codicem ^I'onensem ; 1\ censuimus dimo- stra in qual senso debba intendersi I'antecedente videtui\ 268 GIUKTA ALLA DISSERTAZIONE ir. Ora un si numeroso, e cosi scelto ed autorevole Consesso, che abbia , dopo aver conferlto iiisieme , esaminato i supposti Origi- nali , e recato Sentenza de' MSS. che si allegano dal Sig. Gence in favore del Cancellier Gerson (]\ISS. ahronde, il piu aiitico dei C.tnce Considen- I* * • id ^ • \ lijuj eu. p !».. quail not! e antenore all anno i46o), certamente non si e potuto rerare in mezzo giammai. Che se poi io non ho crcduto opportuuo di far incidere in rame , e pul)blicare il Saggio del Codice di Pi- ^^ca" uf "■ stoja, che ho sotto gli occhi , copiato diligentemente e trasmessomi dal dotto Critico e Filologo il Sig. Abate Cav. Sebastiano Giampi, Codice di data eerta del Secolo XIII , e di Scrittura conrornie a 'iiT:'!\xxiv.' qnella del Codice di Arona, come il Sig. Gence avrebbe deside- rate che io facessi , si e appunto perche , non diversamente dal Ma- billon , io penso , che si fatti esami si debbano inslituire sopra i MS. originali , e non mai sopra copie piii soggelte ancora a varia- Kioni esseuzialissime ne' MSS., di quello che sieuo tjuellc de'Marnii nelie antichita figurate. Di fatto, Io stesso defunto Barone Vernazza , che, con munifi- cenza piu propria di un dovizioso INIecenate, che di un Letterato, fece incidere a sue proprie spese sotto i suoi occhi , e trasmise al *irim«.''' S'?- Gence quelle sei pagine del Codice di Arona dal Sig. Gence medesimo pubblicate, diversi sbagli fu coslretto di rilevare in quei rami, come risulta dalle Memorie dal medesimo lasciate , che ora in quest! Regi Archivi di Gorte si conservano , sicconoe si e gia notato nella Dissertazione antecedente (i). Ma v'ha di piii; ancorche dalla antichita del Codice di Arona si Tolesse deti'arre un numero notabile di anni (cosa che non si (i) Gence Descriptio Historico-Critica pug. LXXf^, e LXXf^I ; « Joscphus Vemazza de « Freney . . . jussu suo Fac-Simile y non trium dumtaxat, sed sex paginarum aeneis t.!bellis tt incidi cnrarit, ac sedule ipse recognovit ; Tabellas irao sic , ipj/us $ump«u susceptas , nobis « donare, miwis ad hoc i3 Majo i8i3. Litteris, voluit; cujus beoeficii tain nos , turn causae « Utterariue amici, memores usque erijuus : Scd Ueu iusigue lioc spccijaen edituni non vidit «... Cum hoc e.\emplari Scripturae illius Coillcis etiam conforre licobit quae de Scriptiont « ejusdcBi U Sig. G(titani Napione jam adrertit nelle tue Dissertiawm QC. Firenze 180S-11- iNTonxo Ai. coDK.r. ni ationx a^if} pill) ill vcrun moilo conccilcrc), I'cbi^lciizn ili Dulcriori RISS. di pnm liinf;a pii\ nntichi , <-lic noii sin «(iicl Codirc , iiinssinuiinciilc iiiHiniini, si C piciliimcnlc (liinostr.-itii. Ad o|^iii niodo , n sriiiiiro piu I'oinprovnrin, mm S!iri\ iiuililc lo ii;;<',iuiij;riuidpunlo i aSg Giunta alia Dissertazione IL intorno al MS. De I. C. detto il Codice di Arona » 2(14