ii of 3 y MEMORIE D E L L A REALE ACCADEMIA DELLE SGIENZE DI TORINO TOMO XXXVII. TORINO DALLA STAMPERIA REALE MDCCCXXXIY. (m) INDIGE DEL TOMO XXXVII. iLlenco degli Accademici Nazionali e Stranieri . . Pag. (vn) Mutazioni accadute nel Corpo Accademico, dopo la pubbli- cazione del precedente Volume „ (XVII\ Adunanza generale onorata dalla Maesta del Re il 3i di ottobre del i833 „ ^ Doni fatti aUa Reale Accademia delle Scienze, dopo la stampa del Volume precedente . „ (XXvII) CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE. Notizia Storica intoino ai Lavori della flasse delle Scienze fisiche e matematiche dal primo giorno del i83a sino ail-ultimo del i833; scritta da Giacinto Carena, Segre- tario di essa Classe ....:. „ Notizie biografiche dell' Accademico Cav. Giacomo Vichard di Sanreal, scritte dal Segretario predetto ...» xxxv Notizie biografiche dell' Accademico Prof. Stefano Borson ; scritte dal predetto Segretario „ XLV Notizie biograttche dell'Accademico Conte Antonio Vagnone, scritte dal Segretario „ 2g u (.V ) MEMORIE. Ess»i sur l'os hyoidc de quclqucs reptiles ; del Teologo Mattco Losana Pag. i Observations physiologiques ct chimiques sur divers produits des vcrs-a-soie ; del Professore Lavini » 24 Plantac rariorcs in rcgionibus Chilensibus a CI. M. D. Bcr- tcro nuper delcctac et ab A. Colla in luccm editae » 4 ' Esamc fisico-chiinico delle sostanzc trovate neH'intcrno d'al- cune urne ncgli scavi atlorno a Torino nel i83o , i83i ; del Professore Lavini » 86 Analyse dune idocrase violetle de la valle'e d'Ala ; del signor Angclo Sismonda » 93 Plantac Gliilenses novae minusvc cognitae ; del Professore Giuseppe Moris » 98 Determination ct description des differences d'age de lAigle Bonclli ( Falco Bonelli , Temm. ); del Cav. Alberto della Marmora » no Elogio storico di Francesco Andrea Bonelli , Accademico c Professore Torinesc , scrillo dall'Accademico Professore Giuseppe Gene » 126 Elogio storico del Professore Luigi Rolando, scrillo dall' Accademico Carlo Francesco Bellingeri . » i53 Observations sur quelques particularities organiques du cha- mois et des moutons j del Professore Giuseppe Gene » 195 \nalisi chimica della farina di fromento , preceduta da qual- che indagine sopra il glutine e la sostanza amilacea ; del Professore Lavini » 207 Alcune riflcssioni sul circolo-mcridiano dell'osservatorio di Torino; Mcmoria di Pictro Cafelli Astronomo aggiunlo » 2a3 Dcscrizione di una singolarc varieta di pecora a coda adi- posa c della femmina del becco sclvalico dell'Allo Egitlo ( Capva Nubiana , F. Cuvier ) ; del Professore Giuseppe Gene » 275 ( v) Descriptiou de quelques especes de la collection zoologique de Turin, indiquees par le Professeur Bonelli comme ine'dites ou mal connues ; del Prof. Giuseppe Gene Pag. 291 Saggio sopra le formiche indigene del Piemonte ; del Pre- posto Matteo Losana » J07 CLASSE DI SC1ENZE MORALI , STORICHE E FILOLOGICHE. Prograinma del premio proposlo dalla Classe il 1 niaggio i833 Pag. I. Descrizione delle medaglie dei Nomi ossia delle antiche province e citta dell'Egitto, che si conservano nel Regio Musco di Torino; del Cavaliere Giulio di S. Quiktino » 1 Eiaraen des causes ge'ne'rales qui , chez les Grecs et les Romains, durent s'opposer au de'veloppement de la po- pulation , et en favoriser l'accroisseraent dans l'empire Persan, par M. Dureau de la Malle, Membre de l'ln- stitut de France, etc » 21 Discorsi intorno alle zecche e ad alcune rare monete degli antichi Marchesi di Ceva, dlncisa, e del Carre Ito ; del Professorc Costanzo Gazzera » 47 Saggio di alcune cspressioni figurate , e maniere di dire vivaci della barbara latinita; del Barone Giuseppe Makno » 1 a3 Delle finanze della monarchia di Savoja ne'secoli xnl e xuil. Discorso terzo; dell'amministrazione del danaio pubblico; di Luigi Cibrario » i55 (VII) ELENGO DEGLI ACCADEMICI NAZIONALI NEL GIUGNO DEL MDCCCXXXIV. Presidente. Balbo di Vinadio, Conte Prospero, Ministro di Stato, Cavaliere di Gran Croce dccorato della Gran Banda dell'Ordine de' Santi Mau- rizio e Lazzaro , Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoja, Presidente. la Sezione Finanziera del Consiglio di Stato, Presidente della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria, uno de'Presidenti nella Giunta d'Antichita e Belle Arti, Decurione della Citta di Torino. Vice-President c. Lascakis di Ventimiglia, Marchese Agostino, Maggior Generate , Scudiere nella Real Corte, Commendatore deH'Ordine de' Ss. Mau- rizio e Lazzaro , Merabro del Real Ordine Militare di Savoja , Ca- valiere dell' Ordine di Leopoldo , Consigliere di Stato ordinario , \ icc-Presidente della Regia Camera d'Agricoltura e di Commercio, Diretlore della Reale Societa Agraiia , Decurione della Citta di Torino. Tesoriere. Peyron, Abate Amedeo, Teologo Collegiato, Professore di Linguc Orientali nella Regia Universita , Membro della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria , Cavaliere dell'Ordine Militare de' Santi Maurizio e Lazzaro , e dell'Ordine Civile di Savoja. ( ▼"« ) CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE Direttore Giobert Giovanni Antonio , Professore di Chimica generalc ed applicata alle Arli, nella Regia Univcrsita Segretario Carena Giacinto, Professore di FilosoGa, Professore straordinario degli Studi Fisici nella Regia Accademia Militare, Cavaliere e Coq- sigliere dell'Ordine Civile di Savoia. Accademici residenti Bai.do Conte, prcdetto. Giobert Professore , prcdelto. Micqelotti, Cavaliere Ignazio , Ispeltore generale nel Corpo Reale degli Ingegneri civili e delle Miniere , Intendente generale, Direttore dei Regii canali, Membro della Societa Italiana di Scienze residente in Modena, e della Real Societa Agraria di Torino , Membro del Congresso permanente d'accrue e strade, e del Regio Consiglio degli Edili , e Decurione della Citta di Torino. Rossi Francesco, Chirurgo delle LL. MM., Professore emerilo di Chirurgia nella Regia TJniversita, Cavaliere dellOrdine Militare de' Santi Maurizio e Lazzaro , Cavaliere e Consiglierc dell' Ordine Civile di Savoia. Provana, Conte Michele Saverio , Cavaliere dell'Ordine Militare de Santi Maurizio e Lazzaro, Intendente Generale, Bibliotecario (iX ) di S. M. , Prcsidentc dclla R. Commissione di Revisione de' libri e delle stampe , Decurione della Citta di Torino. Bidone Giorgio , Profcssore d'ldraulica nclla Rcgia Universita , Cavalicrc dell'Ordine Civile di Savoja. Plana Giovanni, Regio Astronomo, Profcssore d'Analisi nclla Rcgia Univcrsita , Direltorc Generale degli Studii nclla Rc^ia Ac- cademia Militare, Commcndatorc deH'Ordine Militare tle'Ss. Maurizio e Lazzaro, Cavalicre e Consiglicre dell' Ordine Civile di Savoja , e dclla Corona Ferrea d' Austria. Michei.otti "Vittorio, Professore di Chimica Medico-farmaceulica nclla Regia Universita, Membro del Consiglio delle Minicre, Pro- fessore di Mctallurgia e d'Analisi dei Mineral! nella Regia Scuola Teorico-pratica di Mouticrs. Carena Professore, predctto. Cisa di Gresy, Cavaliere Tommaso, Professore Emerito di Mec- canica nella Regia Universita , Cavalicre dell' Ordine Militare dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Beli.ingeri, Dottorc Carlo Francesco, Medico di Corle, Preside del Collegio di Medicina. Avogadro di Quaregna, Cavaliere Amedeo, Professore Emerito di Fisica Sublime nella Regia Universita , Maslro Uditore nella Regia Camera de' Conti, Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoja. Colla Luigi, Avvocato Collegiato. Lascaris di Ventimiglia , Marchese Agostino , predetto. Moris Giuseppe Giacinto , Professore di Materia Medica e di Uolanica nella Regia Universita , Consigliere nel Magistrato del Protomedicato , Direttore del R. Orto Botanico. Lavini Giuseppe , Dottore in Filosofia , Professore Sostituito di Chimica Medica e Fannaceutica nella Regia Universita. Cantii Gian Lorenzo , Dottor Collegiato di Medicina, Professore Straordinario di Chimica Generale applicata alle Arti, nella Regia Universita, Membro del Consiglio delle Miniere. Tom. xxxyh. n til) Pf.m.a Marmora, Cavalicre Alberto, Luogoteuente Colonnello nel Corpo Rcale dello Slato Maggiore Generate , Mcmbro del Real Ordiue Militarc di Savoja } Cavalierc e Consiglicre dell' Ordinc Civile di Savoja. Gene DoLtore Giuseppe, Professore di Zoologia, c Direltore del Musi'o Zoologico della Regia Univcrsita di Torino. Accademicl Aazionali non j-esidentL in Torino. Mi i.tedo Anibrogio, Professore Emcrito di Malematica , Cavalicre dellOrdiuc Civile di Savoja , in Genova. Borgnis G. A. , Ingcgncrc Civile, in Parigi. Bouvard Alessio , IMembro dell'Islituto di Francia e dellUflicio delle Longitudini , in Parigi. Bertero , Dottorc in Medicina , in Alba. Mojon Giuseppe, Professore di Chimica, in Genova. Bertot.oni Antonio , Professore di Botanica, in Bologna. Viviani Domenico, Professore di Botanica e di Storia Naturale nella R. Univcrsita di Genova, Cavaliere dellOrdine Militare dei Ss. Maurizio e Lazzaro, in Genova. Mariakini Stefano , di Mortara, Professore di Fisica e di Mate- matica applicata nel Regio Liceo di Venezia. (X.) CLASSE DI SCIENZE MORALI , STORICHE E FILOLOGICHE Direttore. Provana , Conte Michele Saverio, predetto. Sesretario. ' 0' Gazzera , Abate Gostanzo , Professore di Filosofia , Membro c Segrelario dclla Regia Deputazione sovra gli sluclii di Storia patria, c della Giunla d'Antichita e Belle Arti, Assislenle nella Biblioteca della Regia Universita. Accademlcl residenti. RoERO di Revello , nata Saluzzo , Contessa Diodata. Saluzzo di Memjsiglio , Cavaliere Cesare , Maggior Geoerale , Governatorc dclle LL. AA. RR. i Duchi di Savoja e di Genova , Cavaliere di Gran Croce decorato del Gran Cortlone deir Ordine Militare de' Ss. Maurizio e Lazzaro , Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoja, Coinandantc Generate della Regia Accademia Militare, Vice-Presidente della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia p atria, Membro della Giunta d'Antichiti e Belle Arti, e del Con- Siglio delie Arti, Decurione della Citti di Torino. Provana Conte , predetto. Carena Professore, predetto. Boucheron Carlo, Segretario di Stato onorario , Professore di Eloquenza Latina e Greca nella Regia Universita, Professore di Belle Lettere nella Regia Accademia Militare, Cavaliere dellOrcline de' Ss. Maurizio e Lazzaro, e dell'Ordine Civile di Savoia. ( Ml ) Peyron , Abate Amcdeo , predetto. Barucchi, Abate Pietro Ignazio, Direttore del Museo d'anlichitii, Professore emcrito di Logica e Metafisica nella Regia University , Mcinbro dclla Giunta d'Antichita e Belle Arti. Cordero , dc' Conti di San Quintino, Cavaliere Giulio. Bio.niii , Conic Luigi, Marcbesc di Badino, Maggioi-domo e So- praintendente Gencrale dclla Casa cd Azicnda della fu S. A. R. la Duchcssa del Chiablcsc, Goinmcndalore dcU'Ordine Militare dc' Sanli Manrizio e Lazzaro, Sovrintendenle generate de'Rcgii sliulii d'Arte in Roma, Mcinbro dclla Giunta d'Antichila e Belle Arti. Gazzera Professore , predetto. Somis di Chiavrie, Conte Giambalista , Presidcntc. Manno , Barone Giuseppe , Primo Uffiziale della Regia Segre- teria di Stato per gli affari interni, Consigliere nel Supremo Con- siglio di Sardegna, Commendatore dell'Ordine Militare de'Ss. Man- rizio e Lazzaro, Cavalicre e Consigliere dell'Ordine Civile di Savoja, Mcinbro dclla Regia Deputazione sovra gli studii di Storia palria , e della Giunta d'Antichila e Belle Arti. Fai.i.etti di Barolo , Marcliese Tancredi , Commendatore dell1 Ordinc del Mcrito di Baviera , Decurione della Citta di Torino. Sauli dTgi.iano, Cavaliere Lodovico, Consigliere di Legazione , Commissario Gcnerale dei Confini , Primo Uffiziale della Regia Segrelcria di Stato per gli affari di Sardegna, Membro della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria, Cavaliere dell' Ordine Militare de'Ss. Maurizio e Lazzaro, c dell'Ordine Civile di Savoja. Omodei Francesco, Cavaliere degli Ordini Militari de' Ss. Mau- rizio c Lazzaro, e di Savoja, Direttore degli Studii Militari nella Reale Accademia Militare , Colonnello , Direttore del materiale d'Articlicria. Sclopis di Salerano, Conte Fcderico, Senatore nel Reale Senato di Picmonte , Membro della Regia Deputazione sovra gli studii di storia patria, Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia. ( *>& ) Balbo , Conte Cesarc , Membro della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria , Cavalicrc «lell'Orclinc Civile di Savoja , Colonnello ne' Regii Eserciti. CiBRAnio , Giovanni Luigi , Intendentc , Membro e Segrctario della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria, Sostituito del Procuratore Generale di S. M. , Cavalicrc dell'Ordinc Civile di Savoia. Saluzzo di Menusiclio, Conte Alessandro, Ministro di Sfato, Maggiore Generale, Cavaliere di Gran Croce , decorato del Gran Cordone dell'Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzaro , Commendatore di'U'Ordine Tmperiale di Leopoldo, Presidente della Sezione dell'In- terno net Consiglio di Stato, Yice-Presidente della Regia Deputa- zione sovra gli studii di Storia patria. Della Marmora, Cavaliere Alberto, predcllo. Accadcmici Nazionali non residenti in Torino. Botta Carlo, Dottor Collegiato, Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoja, e della Legion d'Onore , in Parigi. Fea Carlo, Bibliotecario della Chigiana, in Roma. De Maistre, Conte Saver-io, Generale negli Eserciti dcirimperatore di tutlc le Russic , Cavaliere deH'Crdiue Civile di Savoja, in Pie- troburgo. Raymond, Giorgio Maria, Cavaliere deH'Ordine Civile di Savoja, Membro non residente della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria , Regio Professore , in Ciamberl. De Loche de Mocxy, Conte Francesco , Maggior Generale nel Regio Esercito, Membro non residente della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria , in Ciamberl. Baille , Cavaliere D. Lodovico , Membro non residente della Regia Deputazione sovra gli studii di Storia patria, Segretario della R. Societa Agraria , ed Economica , in Cagliari. Serra , Marchese D. Girolamo, Yice-Presidente della Regia De- putazione sovra gli studii di Storia patria , in Genova. (XIV) ACCADEMICI STRANIERI. Classe di Scienze Fisiche e Matematichc. Paoli, Cavaliere Pietro, in Pisa. De Casdoi.le Auguslo, Professore di Botanica, a Ginevra. Arago , Domenico Francesco Giovanni, Membro e Segrelario iKUIstituto di Francia per le Scienze Fisiche e Mateniatiche , Membro dell'Uftizio delle Longiludini, a Parigi. Berzelio , J. J. , Professore di Chimica, a Stoccolma. Sati Gaetano , Cavaliere dell'Ordine del Merito sotto il titolo di San Giuseppe , Professore di Botanica , a Pisa. Hi.'mboldt, Barone Alcssandro , Membro della Reale Accadcmia dellc Scienze di Bcrlino. Poisson , Simcone Dionigi , Membro dell'Istituto di Francia , e e dell'Uflizio delle Longitudini , a Parigi. Gauss , Carlo Fcderigo , Consigliere , Direttore della Specola Astronomica e Professore nellUniversila di Gottinga. Venturoi.i , Cavaliere Giuseppe, Professore emerito della Uni- vcrsiti di Bologna , Presidenle del Consiglio degli Ispettori d'Acque c Strode , a Roma. Gay-Lussac , Luigi Giuseppe, Membro dell'Istituto di Francia, a Parigi. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche. Silvestre di Sacv , Barone Antonio, Membro dell' Istituto di Francia, a Parigi. Depkret, Professore emerito , a Parigi. Decerando, Barone Maria Giuseppe , Membro dell' Istituto di Francia , a Parigi. (XV ) Mai , Monsignor Angelo , Segretario della Sacra Congrcgazione della Propaganda , a Roma. Brugiere , Baronc di Barante , Amabile Guglielmo Prospero , Membro dell'Istituto di Francia , Pari , c Ambasciatore di Francia prcsso S. M. il Re di Sardegna , a Parigi. Pastoret, Marchcse Clandio Emanuele Giuseppe Pieiro, Membro dell'lslituto di Francia , a Parigi. Manzoni , Alessandro , Accademico della Crusca ; a Milano. Savignv, F. C. Professore nella Regia Universita, e Membro della Reale Accademia delle Scienze di Berlino. Letronne , Giovanni Antonio , Membro delllstituto di Francia , Conservatore della R. Biblioteca, a Parigi. Borghesi , Conte Bartolomeo , a Roma. (xvn) MUTAZIONI accadute nel Corpo Accademico dopo la pubblicazione del precedente Volume. Jtassati all'altra vita: II signor Giuseppe Gautieri , Cavaliere dell' Ordine de' Santi Maurizio e Lazzaio , Ispettore generate de'boschi a Milano, Acca- demico nou residcnle , morto in Milano il 24 di febbraio i833. II Dottore Gianfrancesco Re, Professore di Botanica e di Materia Medica nella Regia Scuola Veterinaria , Accademico residente , morto alia Veneria Reale il 2 di novembre i833. II Teologo Matleo Losana , Preposto di Santa Maria in Lom- briasco , Accademico non residente, morto il i.° di dicembre i833. L' Abate Giuseppe Bessone, Doltor Collegiato in Leggi, Consi- gliere Canouista di S. M. , Accademico residente, morto in Torino il 1 3 di dicembre i833. PENSIONI ACCADEMICHE. S. M. in udienza del 5 di novembre i833 ha conceduto all' Ac- cademico Marchese Tancredi Falletti di Barolo la pensione di cui godeva l'Accademico Professore Gianfi-ancesco Re. Ncll'udicnza del 21 dicembre dello stesso anno la M. S. ha con- ceduto all Accademico Cavaliere Lodovico SAULr d'Igliano la peu- sione di cui godeva 1' Accademico Abate Giuseppe Bessone. Tom. xxxvii m ( w ) ADUNANZA GENERALE ONORATA DALLA MAESTA DEL RE IT. 3t DI OTTOBRE DEL I 833. Solenne e degna di perenne ricordazione fu radunanza a Class i unite, del 3t di ottobre i833 , la quale venue onorata dalla prc- senza di S. M. il Re CARLO ALBERTO, insieme coi Reali Tiin- cipi, il Duca di Savoia e il Duca di Genova, e coll'intervento ddle Cariche di Corte e di Stato, del Corpo Diplomatico , delle Podcsta Civili , Ecclesiastiche e Militari, e di molte altre pcrsone. Insieme cogli Accademici delle due Classi , seduti attoruo alia tavola, era anche S. E. il Barone Brugiere di Barante, Meinbro dell'Istituto di Francia, Pari, e Ambasciatorc di S. M. il Re do' Francesi presso la Maesti del Re nostro Signorc : il Barone predetto s tro;s systemes decriture dcs Egyptiens ; par M. le Marquis de Forlia dUrban , Membre de l'lnstitut de France, etc. Paris, [883 , in 8.° Snu/i Saggi divcrsi lettcrarii e scientific.! deH'Avvocalo Stanislao Caboni, Vice-Intendente generate delle Regie Finanze. Fascicolo primo. Cagliari, i833 , Paucheville , in 8.° Minutoli Einige Bemcrkungen fiber die Pfcrdezucht in Aegypten und insbesonderc fiber die Tferderace von Dongola von H. von Minutoli, General-lieutenant, etc. Berlin, i83a, Dummier, in 8." Bcschreinbung einer Alten Stadt, die in Guatimala (NeuSpanien) un fern Palenque entdeckt worden ist. von J. H. von Minutoli. Berlin, i83a , Reimer, in 8." con atlante di i4 tavole. Abliandlungen vermischten Inhalts, zweiter cyklus. Ersles Band- chen. von J. von Minutoli. Berlin, i83i, in 8." Verzeicbniss von Wortern der scwahsprache nach einer schriftli- chen mitteheilung des geistlichen oberhauptes von scwah. Heraus- gegeben von Heinrich von Minutoli. Nebest einem fac simile. Berlin, 1827 , in 4.0 Beggiato Delle Terme Euganee. Memoria del Dottore Francesco Secondo Bcggiato , gi;\ assislcnte alia cattedra di Botanica presso 1' I. R. Universiti di Padova. Padova , i833, in 8." Mmea Opuscoli esleri sul cholcramorbo, tradotti dall'Inglese con ag- giunte di \ itangclo Morea , Dottore di Filosofia e di Medicina della F. M. di Pavia , ccc. Napoli , i83?, Stamperia e cartiera del Fi- brcno , in 12. Manualc compiuto presei'vativo e curativo del choleramorbo , corapilato da molli Medici dietro la dottrina adottata daH'Accademia di Medicina di Parigi con note di Vitangclo Morea. Napoli, i833, dai tipi del R. Albergo dei poveri, in 12. ( ii-v ) Disputazione mcdica c filosofica di Vitangelo Morea. Napoli , 1 83o , Stamperia c cartiera del Fibreno , in 8." Storia della pcste di Noja, di Vitangelo Morea. Napoli, 1817, Trani , 1 vol. in 8." Compimento e Iraduzione dclla parte greca e geroglifica della Pietra di Rosetla , col catalogo di tutti i gcroglifici spiegati in Ita- liano, di Francesco Ricardi fu Carlo. Genova , Tipografia Pendola, i833, in 8.° Sulle correnti elettro-magiietiche di Faraday. Osservazioni di Carlo Matteucci. F01T1, Tipografia Casali , i833 , in 8." Sulla digestionc. Cenni di Carlo Matteucci. Forli , Casali, in 8.° Nova acta Physico-Medica Academiae Caesareae Leopoklino-Ca- rolinae Naturae Curiosorum. Vratislaviae et Bonnae , i83i , torn. XV, Pars II; torn. XVI, Pars 1 , 2 vol. in 4.0 De Musaceis commentatio botanica sistens characteres huiusce familiae generum , cum tabnlis XII ab auctore delineatis. Opus posthumum ab Achille Richard filio terminatum et in lucem cditum. Vratislaviae et Bonnae, 1 83 1. Plantarum Laurinarum secundum aflinitates natnrales expositio , ab Academiae Praeside proposita, qua comprehenditur Hufelandiae Laurini generis novi laureato seni consecrati illustratio. Cum tabula aeri insculpta. Vratislaviae, i833, in 4-° Relazione di una macchina animata dall'acqua stessa del mare, con la quale si da moto ai bastimenti in vece delle vele o del va- pore, inventata dai socii Massimiliano Casamurata e Andrea Lom- bardo. Forli, Tipografia Bordandini, i833, in 8.° Pensieri , reminiscenze ed elogi del Professore Francesco Tantini. Amburgo, i833, Campe, 1 vol. in 8." Anniversaria in memoriam reipublicae sacrae et litterariac Danicae etc. Hauniae, i833, ia 4-° Singalesik skriftlaere , ossia Ortografia Cingalese; del Professore Erasmo Rask Kolombo, 1821 , ia 8.° Ricardi Matteucci Accadcmia dei Curiosi della Natura Nees (FEsenbeck Casamurata e Lombardo Tantini Graberg di Hemso Speranza Prowwa Accademia di Belle Arti Morbio De-La-Rive S. M. il Re Carlo Alberto Prospero Balbo Diodata Saluzzo Bailliere ( XI.VI ) Sunto della Letteralura Svezzesc negli anni i83£)-3o-3i , del Cavalierc Jacopo Graberg di llcmso. Firenze , i833, in 8.° Delia Ematennesi Melenode. Commentario di Carlo Speranza, Cavalierc del S. I. A. Ord. Costant. di S. Giorgio , ecc. ecc. ecc. Torinq, Gaetano Balbino , 1 833 , i vol. in 8." Iserizione latina da porsi sulla tomba di Cecilia Lignana ; del Conte Michele Saverio Provana. Slamperia Fodratti ; un foglio. Programma per li concorsi mnggiori dell'anno 1 834 j m f°l- con rilratto di S. M. , e faceiata del palazzo dell'Accademia delle Belle Arti di Torino. Proposla d'un nuovissimo commento sopra la Divina Commedia di Dante per cio die rignarda la Storia Novarese ; di Carlo Morbio. Vige.vano , Marzoni e Comp. , i833 , un volumetto in 8.° ( Due copie ). Esquisse historique des principales decouvertes faites dans l'elec- tricite depois quelques annees ; par M. Auguste De-La-Rive, etc. ( extrait de la Bibliotheque Universelle de Geneve, i833 ) i vol. in 8.° Reise in Brasilien auf Befehl Sr. Majestat Maximilian Ioseph I. Konigs von Baiem in den Jahren 1817 bis 1820 gemacht und beschrieben^ von Dr. Job. Bapt. von Spix, etc. und Dr. Carl. Friedr. Phil, von Martius , etc. Erster Theil. Mit einer geographischen charte und funfzehn Abbildungen. Munchen, M. Lindauer , i8a3 , vol. 20 , fogl. e 4° Discorso del Presidcnte letto nell'adunanza generate della R. Ac- cademia delle Scienze, onorata dalla Maesta del Re, il di 3i d'ot- tobre, l'anno i833. Torino, Stamperia Reale , un foglio in 4-° La Sibilla. Ode di Diodata Saluzzo Roero , scritla per la pub- blica adunanza della R. Accademia delle Scienze del di 3i d'ottobre 1 833. Torino, Stamperia Reale, mezzo foglio in 8.° Catalogue des livres de Mc'decine , Cliirurgie , Anatomie , Phy- siologic , etc. chez J.-B. Bailliere , a Paris et Londres , decembre 1 833 , 1 vol. in 8.° ( XLVII ) L'Arclutettura anlica descritta e dimoslrata coi monunicnti dall'Ar- chitetto Cavalicrc Luigi Canina. Fascicoli VI e VII della sezione terza Architeitura Roinana. Roma , tipi dell' Autorc , i833, foglio massimo. Iconografia dclla Fauna Italica ; di Carlo Luciano Bonaparte , Principe di Musignano. Roma, i 832-33. Osservazioni di Giuseppe Gene , Professore di Zoologia nella R. Universita di Torino. Observations sur quelques particularites organiques du chamois et des moutons ; par Joseph Gene , Professeur de Zoologie et Di- recteur du Musee d'Histoire Naturelle. Turin , de l'lmprimerie Royale , in 4-° Herbarium Pedemontanum juxta methodum naturalem dispositum, additis nonnullis stirpibus exoticis ad universos ejusdem methodi ordines exhibendos, curante Aloysio Colla. Vol. I sistens thalami- floras. Augustae Taurinorum, i833, ex Typis Regiis , x vol. in 8.° Le lettere di Plinio il giovane, tradotte ed illustrate da Pier- Alessandro Paravia, Jadrense. Tomo terzo. Venezia , i832 , dalla TipograGa del Commercio , i vol. in 8." A perpetua onoranza del Dottor Luca Stulli di Ragusi. Prose e versi. Bologna, 1829, Nobili e Comp. , in fogl. Deutsche Grammatik von D. Jacob grim Kurhess. Bibliothecar. Mehr. Gel. ges. Mitgl. Erster Theil ; Zweite ausgabe. Gottingen in der dieterichschen Buchhandlung. 1822 et 1826, 2 vol. in 8.° Iuscripliones antiquae a Comite Carolo Vidua in Turcico itinere collectac Lutetiae Parisiorum , 1826 , 1 vol. in 8.° Notice sur la vie et les ouvrages de M. Ghampollion le jeune, par M. le B.on Silvestre de Sacy. Paris, i833 , in 8.° La statue vocale de Memnon conside're'e dans ses rapports avec l'Egypte et la Grece ; par M. Letronne, Membre de l'lnstitut, etc. Paris , 1 833 , in 4-° De Tinflueuce des moeurs sur les lois, et des lois sur les mceurs; par M. X*** A Lyon i833 , Rusand Imprimeur-Libraire , 1 vol. in 8.° Canina Gene Colla Paravia Pepon Vidua Champollion- Figeac Letronne Rendu N. N. Gallery lLimuker 1/ detti Accademia G taenia Graberg tli Hemso Scuderi Bertini Ace ad. Imp. ili Pietrobiu-go ( xlviii ) Corpus grammaticorum Latinoruin Veterum collegit, auxit, re- censuit ac potiorem lectionis varielatem adiecit Fridericus Lindc- mannas. Lipsiae , 1 83 1 , torn. 3 in 4° Gerardi Joannis Vosii Aristarchus sive de arte grammatica, libri septem edidit Carolus Foertsch. Halis Saxonum, i833 , Pars prima, i vol. in 4" Antiquitcs dc l'Alsace. Supplement; Antiquitcs Romanies des pays limitroplies du Haut-Rhin ; par M. de Golbery , 2 livrais. in fol. planclies et texte. Paris , 1828. Coup-d'oeil rapide sur THistoire et les antiquites du De'partement du Ilaut-Rbin , in 4-° Henrici Arentii Hamakcr Commentatio, in libellum, de vita etmorte Proplietarum qui Grecae circumfertur. Amstelodami , 1 833, in /(." Memorie Storico-diploinaliclie appartenenti alia Citta e ai Mar- cliesi di Saluzzo , racolte dallAvvocato Muletli , vol. 6 , compilato da Carlo Muletti. Saluzzo, i833 , in 8." \tti dc-U'Accadeuiia Gioenia di Scienze nalurali di Catania, torn. IV, V, VI, ,83o-3i-32. Suuto della Letteratura Svezzese in questi ultimi anni ; estratto dalle opere originali , da corrispondenze , e da giornali svezzesi ; scritto nel raese di maggio del i832 , ma di poi riveduto, corretto ed accreseiulo dal Cavaliere Jacopo Graberg di Hemso , Socio cor- rispondente dell'I. e R. Accademia della Crusca , Membro di varie Accademie , ccc. Pisa, i833, Nistri e Comp. , in 8.° Discorso per l'innaugurazione della Societa Economica della Valle di Catania, del Vicepresidente di essa, Salvatore Scuderi, Cavaliere del R. Ordine di Francesco I. , Consigliere dell' Intendenza della Valle ecc. ecc. Catania, fratelli Sciuto , i832 , in 8." Lettera del Dottore Collcgiato Bernardino Bertini ai Compilatori dcgli Annali di Medicina, Chirurgia e Farmacia sulla virtu 1'ebbri- ftiga dcH'Ilicina. Torino, 1 833. Fodratti , in 8.° Memoires de l'Academie Imperiale des Sciences de S.1 Petersbourg, Tom. XI. S.' Petersbourg, i83o, 1 vol. in 4-° ( JLIX ) Me'moires de l'Academie Royale des Sciences de S.' Petersbourg; VI se'rie. Sciences Malho'maliques , Physiques ct Naturellcs; tome premier, 4-mc livraison, i83o; 5.",c et 6.mc livraison , i83i. Tome second, i.", 2.0 et 3.° livraison, i832; 4-c livraison i833, in 4-" VI Se'rie. Sciences Politiques, Hisloire, Philologie. Tome premier, 3."" livraison, i83o; 4.me, 5.mc et 6.,nc livraison, i83a. Tome second, I." livraison, 1 833, in 4° Recueil des actes de la seance publique de l'Academie Imperiale des Sciences de S.1 Peterbourg , tenue le a<) decembre i83o. Autre tenue le 28 decembre i832. S.' Petersbourg, i83t et i833, 3 vol. in 4-" Memoires presentes a l'Academie Imperiale des Sciences de S.1 Petersbourg , par divers Savans , et lus dans ses Assemblies. Tome premier, 3.mo et 4.me livraison, i83o; 5.rae et 6.rae livraison , i83i. Tome second, i.r0 ct 2.'"0 livraison. Verzeichniss der Pflanzen weiche wahrend der, auf Allerhochsten Befehl in den jahren 1829 und i83o, vom Dr. Carl Anton Meyer. S.' Petersbourg, i83i , 1 vol. in ^." mEHI/I. Scritti o Memorie dell'Accademia Imperiale delle Scienze di Pietroburgo, per gli anni i8ag-3o. Parte delle Scienze Storiche, Filosofiche e Politiche. Pietroburgo, 1 83 1, presso l'Accademia Imperiale, 1 volumetto in 8.° Delia Cappella Grimana, e della nuova tavola di Altai'e , che vi fu collocata. Lettera di un Accademico di S. Luca al Professore Costanzo Gazzera , Scgretario della Reale Accademia delle Scienze di Torino. Venezia , i833, in 8.° Urbis Salutiamm descriptionem a Joanne Ludovico Vivaldo exa- ratam , edidit Carolus Mulctti. Salutiis, i832, in 8.° Sopra una nuova specie di china-china , denominata Pitaya. Let- tera di G. Folchi al chiarissimo signor Professore De-Matthaeis. Roma, Boulzalcr, i833, in 8.° Scoperta del principio purpureo nci due murex Brandaris e trunculus Linn. , e studio delle sue proprieta ; del Dottore Barto- Tom. XXXVII mi Paravia Muletti Peretti Bizio MenegheUi QJcsculv/ii Jlalphen Pezzana George Eandi C. Baldracco ( i-) loinco Bizio, Segvetario dell'Alcneo di Venezia, ecc. Padova, i833, in 4." Opcrc dell'Abate Antonio Mcneghelli. Padova, Minerva, i83i , 6 vol. in 3." Storia del ritrovamento dclle spoglic mortal) di Rall'acllo Sanzio da Urbino ; srritta dal D. Pietro Odescalclii dei Duchi di Firmio ecc. , con una Canzone del Marchese Luigi Biondi. Roma , i833 , in 8." Mtinoire sur le Cholera- morbus- complique dune c'pidemie de fievre jaune qui a regno simultane'ment a la Nouvcllc Orleans en i832; par M. Michel Halphcn , Docteur-Medecin a la Nouvelle Orleans. Paris, i333, in 8." Memorie degli Scrittori e Letterali Parmigiani, raccolle dal Padre Ireneo Aflo, e continuatc da Angelo Pezzana. Tomo settimo ed ultimo. Parma, i833, Tipografia Ducale , 1 vol. in /j-" Coins d'Arithmetique , Theorique et Pratique a l'usage des Col- leges, des pensions et des ecoles normales primaires. Par L -J. George, Secretaire de l'Acade'mie de Nancy etc. Paris, i83a, 1 vol. in 8.° ( huitieme edition ). Cours dc Physique generale applique'e aux arts a I usage des f'leves des cours publics industriels. Par L.-J. George, Secretaire de ['Academic de Nancy, etc. Nancy, i83a-33 , in 8." ( troisieme edition ). Lecons d'Astronomie physique destinees aux Colleges, aux cours publics industriels, aux ecoles normales primaires et aux pensions. Par L.-J. George. Nancy, i833, in 8." ( seconde edition). Stalistica della Provincia di Saluzzo. Opera compilata dal Vicc- Intendcnte Giovanni Eandi Saluzzcse. Fascic. primo e secondo. Saluzzo , i833-34, Lobetti-Bodoni , 1 vol. in 4" Relazione sulla miniera di galena argentifera detta del Boltino nel Vicariato di Pietra-Santa in Toscana. Genova, li 2 luglib i833, in 8." (u ) Istituzioni botaniche del Doltore Gactano Savi, Cavaliere dell'Or- dine del Mcrito, sotto il tilolo di S. Giuseppe, Professore di Bo- tanica e Dhrettore del Giardino delllmp. e R. Univcrsita di Pisa, ecc. ecc. Fireuze , i833 , J'ialti, i vol. in 8." Periolis Oratio funebris apod Thucydidem, lib. II, cap. 35-47, cum versione ct perpctuis adnotationibus Bartholomaei Prierii. Augustac Tauriaorum, ex Typography Regia, 1 834 * "i 8." Alcuue quislioni sui gerogHliei degii Egizii da service di estratlo a quella parte dell' Opera del sigtior Jannelli che tratta di essi , in 8." Philosophical transactions of the Royal Society of London. For the year MDCCGXXXIII. Part. I. London, i833 , i vol. in #' A continuation to the Alphabetical index of the inatlcr contained in the philosophical transactions of the Royal Society of London. London, i833, i vol. in 4-° Astronomical Observations made at the Observatory of Cambridge by George Biddell Airy, Esq. M. A. Vol. V for the vear i83a. Cambridge , i833, i vol. in 4-° Proceedings of the Royal Society. i832-i833, n." n, in 8." Nova acta Physico-Mcdica Academiae Cesareae Leopoldino-Caro- linae Naturae Curiosorum. Voluminis sexti decimi pars posterior, cum tabulis aeneis et litographicis. Vratislaviae et Bonnae , i833 . i vol. in 4° Disquistionum dc Avibus ab Arislotele commemoratis specimen I. Scripsit Constantinus Lambert Gloger , Philosophiae |Doctor. Vra- tislaviae , i83o , in 8.° Schlesiens Wirbelthier - Fauna. Eiu syslcmatischer VcrberblicL der in dieser Provinz vorkoniraenden Saugthiere Vogel , amphihien mid liehe, etc. Von Doctor Constantin Lambert Gloger. Breslau , i833 , in 8." Das Abandern der Vogel durch einfluss des klimas, etc. Von D. Constantin Lambert Gloger. Breslau, i833, in 8." Sav Priero Hit xiardi R. S* iii Lor i (I i it Accatlen,: Breslavia Gloger Fqgjnani Gli Editori Quetelet •th Italian, delle Scienze SocietiX Linn, di Londra faGeolog- Francia Boubee 7.antede$chi Societa Asiat. ih'lla (/. BrOhigna bow Gra (lII ) Stpria rSaturale della Potenza umana. Opera di Epifatiio Fagnam. Mortara, 1 833, 2 vol. in 8." Dizionario Militare Italiano , di Giuseppe Grassi. Edizione seconda ampliata dall'Autore. Torino, Societa Tipografica, 1 833, 4 vol. in 4-° Bulletin de l'Academie Royale des Sciences ct Belles -Lettres dc Bruxelles ; i833 — n.° 17; et i834 — n.° 18; in 8.° jMemorie dclla Societa Italiana residenle in Modena. Tomo XX, fascieolo sceondo delle Memorie di Fisica , 1 vol. in 4-° The Transactions of the Liunean Society of London. Vol. XVI, Part, the third. London, Richard Taylor, i833 , in 4-" Bulletin de la Societe- Geologique de France. Reunion extraor- dinaire a Clermont-Ferrand ( Puy-de-Dome ) du 25 aoiit i833 au 6 septeinlnc. Extrait du torn. IV des Mdmoires de la Societe, in 8." Statuti dclla Societa Geologica di Francia ; pag. 4 'n 8-° Ge'ologie populaire a la porte'e de tout le moude, appliquee A l'agricuhure et a l'industrie; par Neree Boubee. Paris, i833, in 12. Deux promenades au mont Dore pour l'etude de la epiestion des cralcres de soulevemens ; par Neree Boubee. Paris, i833, in (2. Relazione delle priucipali scoperte magneto-elcttriche dellAbale Profcssore Francesco Zantcdesehi, ccc. Verona , Antonelli, i834 ; un foglio in 8.° ( Estratto dal Poligrafo , fascieolo XLIII geunaio 1 834 ). Transactions of the Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland. Vol. III. Part. II, London, J. Murray ecc. i833 , in 4-' Proceedings of the tenth annual meeting of the Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland, ecc. London, J. L. Cox ecc. 1 833, in 8." Vie de De'mosthcnc avec des notes historiques et criticpies , et un choix de jugemens portcs sur son caraetere ct scs ouvrages , par M. A. Boullee ancien Magistrat etc. , avec portrait. Paris , i834, in 8.° Notizia intorno alia fainosa Opera isiorica d'lbnu Khaldim fdosofo Africano del secolo XIV. Del Conte e Cavalicre Jacopo Graberg di llemso. Firenze , Pezzati , i834 , in 8.° ( L»J ) Tratado sobre el moviiniento y aplicaciones dc las aguas , ecc. Por D. Jose Mariano Vallejo. Madrid, Miguel de Burgos, i833- Tom. a in 4-° Lcttera Economica sulle cause che rcsistono allincremento dclla produzione serica in Piemontc, ecc; di M. A. Martincngo. Torino, Stamperia Reale, i834, in 8." Appcndice ossia Schiarimenti sopra il riso bertone e l'indigeno , con ultcriori osservazioni sopra la malattia del Brusone, del Doltore Carlo Ormea , ecc. Torino, Reycend, i834; un Tolumetto , in 8.° ( Due copie ). Coleccion de los viages y descubrimientos que hicieron por mar los Espanoles desdc fines del Siglo XV, coordonada e illustrada por D. Martin Fernandes-de-Navarrete. Madrid , Imp. Reale anno dc i8a5, 3 vol. in 8.° Distribucion de los premios concedidos por el Rcy nueslro Senor a los discipulos dc las tres nobles artes, hecha por la Reale Acade- mia de Sau Fernando en la junta publica de 24 de scttembre 1808. Madrid, anno de i832 , 1 vol. in 4-° Statistica del Mandamento di Baldichicri , Provincia d'Asti ; dell' Awocato Tcresio Plebano. Torino, Pomba, i832 , in 8.° Dello stato delle cognizioni in Italia. Discorso del Conte Carlo Vidua. Torino, Pomba, i834, in 8.° Storia di un'operazione di pietra saccata esegitita da Placido Portal, Medico e Chirurgo Siciliano ( estratto dall'Esculapio fasc. V, luglio 1827) Napoli, 1827, in 8.° Lettera sulla Canula del Barone Dupuytren nella citra della fi- stola lacrimale, di Placido Portal. Palermo, Solli , i83o, in 8." Osscrvazione sopra la ritenzione di urina guarita con luscita di una pscudo-membrana dal Dottor Placido Portal. Palermo, i832 , in 8." Traite des inflammations internes connucs sous lenom dc Gevres; par H. Chauflard, Me'decin de I'hopital et des prisons d'Avignon , etc. Paris, Gabon, i83i , 2 vol. in 8.° Valli'jo Martinengo Lascaris Ormea Navart ete Plebano Vidua Portal Chattffard Barbacciuni Bona Morbio Brera Orti Socicta Britanrrica I progresso ■ Idle Scienze Ciriak Serristeri Federici ( »*o Elogio ili Gioaniii Batlista Morgagni Anatomico del Secolo XVIII e relazione ncl Ginnasio di Forli, del Professore Dario Barbacciani Fedeli. Faenza , 1828, in 8." In auspieatissimo adveittu 111."" et Rev.*" Andreae Charvazii Epi- scopi Pineroliensiuni. lnserrpliones Barptbol-omaei Bonae, etc. Accedit Ode Italica. Pineroli, ex ollicina Ghighettiana , i834, in 4" Sloria di Novara illustrata rou document! inedili da Carlo Morbio. Saggio primo, secondo ed ultimo. Milano , Tipografia dc' Classici italiani , i833 ; due vohnni in 8.° Antologia niedica di Yaleriano Luigi Brera, Professore di Me- dicina, Consigliere di Governo di S. M. I. R. A. ecc. Semestre I, fascicoli di genuajo, febbrajo, marzo ed aprile. Yenezia, Bazzariui e Comp. , i834, in 8.° Lettera del nobil signor Giovanni Girolamo Orti, Direttore del Poligrafo , a S. E. il signor Conte Prospero Balbo , Ministro di Stato, ecc. Verona, Libanti , i833, in 8." Sopra dd frainmento d'antica eonsolare iscrizionc. Lettera di Giovanni Girolamo Orti, ecc. Verona, Libanti , tS33, in 8." Report of the first and second meetings of the British Associa- tion for the advancement of science; at York in i83i , and at Oxford in i832 : including its Proceedings, Recommendations , and Transaclions. London, Murray, i833 , un volume in 8.° con fig. Quatrieme lettre sur la Lithotritie ou l'art de broyer la picrre ; par le Doctcur Civiale. Paris, i833 , in 8.° Primo supplemento al Saggio Statistico dell'Italia , compilato dal Colonnello Conte Luigi Serristori. Vienna, Tipografia Mechitaristica, 1 834, »n 8." Annali della Tipografia Yolpi-Cominiana , colle notizie intorno la vita e gli studii dc' fratelli Volpi; di Fortunato Federici, Benedet- tino Cassincse , ecc. Padova , 1809, in 8.° Degli Scrittori Greci, c delle italiane versioni dellc loro opei'e. Notizie raccolte dall' Ab. Fortunato Federici , ecc Padova ; Tipo- grafia della Minerva, 1828, in 8." (LV) \imuairc de lObservatoire tic Bruxelles , pour l'an i834, par le Directeur A. Quetclet , etc. Bnuelles , Hayez , i834> in 12.' Sullc funzioni generatrici. Memoria del Marclicsc Luigi Rangoni, Presidcnte della Society Italiana delle Scienze residente in Modena, inserita nel tomo XIX degli Atti di questa Sociela. Modena, 1824, in 4-" Estratto di due Memorie sulle funzioni generalrici, del Marchese Luigi Rangoni, pubblicate nel Tomo XIX delle Memorie della So- ciela Italiana delle Scienze in Modena , ecc. Pavia , Fusi e Comp. , in 4-' Sulla decomposizione e trasformazione delle funzioni algebriclie frazionarie , Memoria del Marchese Luigi Rangoni , ecc. Modena , Soliani , 1827 , in 4-" Prospetto del commercio dell'impero di Marocco. Lezioue delta nell'I. e R. Accademia dei Georgofili il di 4 agosto i833 dal Ca- valiere Jacopo Graberg di Hemso. Firenze , Pezzati, i833 , in 8." Calenclario Georgico della Reale Societa Agraria di Torino per l'anno i834- Torino, Chirio e Mina , i834> in 8." i In funei-e Clar. Vir. Joannis Francisci Re , a Condovis , Medic. Doct. etc. Ode Carol. Georg. Mangosio , etc. Saviliani , Daniele , i834 , un fol. Satura non satura , Commentarium XIV Raimundi Guarini. Nea- poli, i834, in 8.° Sopra gli studj e gli scritti di Girolamo Melandri-Contessi. Ora- zione letta ncll' Accademia di Padova il di i4 maggio i833 da Giu- seppe Luigi Gianelli ecc. Milano , i833 , in 8." Sigilli dc' Principi di Savoja raccolti ed illustrati per ordine del Re Carlo Alberto dal Cavaliere Luigi Cibrario e da Domenico Ca- simiro Promis , deputati sovra gli studii di Storia patria. Torino , Stamperia Reale, i834; un volume in 4-° c°n 33 tav. inc. Annali di Alessandria o vero le cose accadute in cssa citta , nel suo , e circonvicino territorio dall'anno dellorigine sua sino al Quelcict Rangoni Graberg di Hem si) R. Soc. Agrar. di Torino Mangosio Guarini Gianelli S. M. il Re Bianchi Ciampi fotlini E. Segreteria degli intcrni baux Eertini Amministraz. Generate delle Meniere tli Francia Sac. Enlomol. di Francia ( ™ ) MDCLIX , ecc. couiposli e pubblicali da Girolamo Gliilini , ecc. Milano, Marclli , 1G66 , in 4° Lettera di Michelangiolo Bonarroti per giustificarsi contro le ca- lunnic degli emuli e tie' nemici suoi sul proposito del sepolcro di Papa Giulio II , trovata c [pubblicata con illustrazioni da Seba- stiano Ciampi. Firenze, Passigli , i834, in 8." Lettera di Sebasliano Ciampi a Lorenzo Bartolini , celebratissimo statuario. Firenze, Passigli, i834, in 8.° Saggio sul moto rotatorio del Mediterraneo dimostrato teorica- mente e comprovato colle corrosioni ed alluvioni delle spingge, dall' Arcliitclto Ingcgncre Girolamo Bottini. Genova, Fernando, i834 , in 8.° Delia libera estrazione della seta greggia dal Piemonte. Memoria deU'Avvocato Cavaliere Giacomo Giovanetti. Torino, Fodratti, i834, in 8.° On the natural and mathematical Laws concerning population , vitality, and mortality , ecc; by Francis Corbaux. London, i833, in 8.° Rendironto delle malattie di medicina curate nel vencrando Spe- dale maggiore della Sacra Religione ed Ordine Militare de' Ss. Mau- rizio e Lazzaro durante il i833 dai Dottori Bertini e Serena Me- dici ordinarii. Torino, Chirio e Mina , i834, in 8.° Annales ties mines , ou recueil de Memoires sur l'exploitation des mines , et sur les sciences et les arts crui s'y rapportent , re- digees par les Ingenieurs des mines; troisieme serie, 12 livraisons formant les torn- i.re, a.1"1, 3.me , 4-mej et la premiere livraison du tome 5.° Paris, Carilian-Gceury, i833-34, in 8.° Annales tie la Socie'te Entomologique de France. Paris, Me'qui- gnon-Marvis, i83a-33; huit trimestres formant les torn. I et II, in 8.° Genera ties insectes , ou exposition detaillec de tous les caracteres propres a chacun des genres tie cette classe d'animaux , par MM. E. Guurin et A. Percheron. Paris, Me'quignon—Marvis, i834; in 8.° ( Prospectus ). ( W" ) Catalogue iles objcts d'Histoire Naturelle, composant 1c cabinet tic MM. Verreaux, perc ct fils, naturalistes pre'parateurs. Paris, Gondelicr-Morisset , i833, in 8.° Essai dune classification systematique de l'ordre des hcmipteres De Laporte ( hemiptercs hctcroptcves , Lair. ) , par F. L. De Laporte , etc. Paris, J. Pinai'd, i83a, in 8.° Prix proposes par I'Academie Imperiale des Sciences de S.1 Pc- Accad. I. delle torsbourg dai:S sa seance publique tenue le 29 decembre i833. Dei lavacii degli anlichi popoli cristiani. Disscrlazione Storico- Siccariti critica, con illustrazioni dell'Ab. Lorenzo Siccardi Genovese , ecc. Lucca, Rocchi , i834, in 8." Ritorno della coineta periodica di Biella al suo perielio nell'anno Santini MDCCCXXXII , e correzione degli elemenli cllitlici della sua 01- bila dietro le osservazioni di questa reapparizione. Memoria di Giovanni Santini , Professore di Astronomia nell'I. R. Univcrsita di PadoTa. Padova , Tipografia della Minerva, i833, in 4° Espcrienze sull'azione cliimica delle correnti indotte dal magne- Botlo tismo tcrrestre e dai ferro-cletlro-magneti con alcune osservazioni sulla loro trasmissibilita nei conduttori liquidi, e sui fenomeni del disco di Arago. Torino, Stamperia Re ale , i834, in S.° Dall'Eccellentissimo Conte Pio Vidua , Ministro di Stato, vennero J idua regalaii alia Reale Accademia delle Scienze oltre a 1200 volumi di opere stampate e manuscritte , raccolte in molti suoi viaggi dal Contc Carlo , figliuolo tli lui , il quale vicino a morte , accaduta ad Amboina nelle isolc Molucche , aveva desiderato die tali opere, raccolte con tanto studio in parti lontane, preziosc lutte, e di non facile acquisto in Europa , fossero conservate a pubblica utilita e ad uso delle persone studiose. Questi consistono in Cento e trentacinque voluini concernenli allc antichita, alia storia, al commcrcio , all' agricoltura ed alle arti del regno di Messico , Tom. xxxvli vin ( lviii ) e la piu parte cola stampate , siccomc pure carte geografiche , lopografiche , ilisegni , ccc. spcltanti a quel regno. Settcccnto scttant'otto volumi , per lo piu in lingua inglesc , e stampati ncgli Stati Uniti di America, c che lisguardano la le- gislazione e le leggi particc-lari dei varii Stati clella Confcdera- zione , la storia , la biografia , la gcografia , i viaggi , politica , ii- losofia , tcologia, l'agricoltura , le scienze fisichc e naturali , lctte- ralura e belle arti, non clic una mano di giornali politici c let- tcrarii , mcscolanze , uicmorie , ecc. con le opportune carle topo- srafiche e "eo"rafichc. Settanta volumi di opcre concernenti alia storia , al governo , alle aiilicliita , alia lingua , all' agricoltui'a ed al commercio delle isole Filippiue, con carte ecc. Quarant'otto volumi provenicnti sia dal continente delle Indie , clic delle isole , Canton , Batavia, Rlacao , ecc. Trentaduc volumi parte manoscrilti e parte stampati in lingua e caratteri arabi, in lingua siriaca, carattere estranglielo; de'quali alcuni di molta antichita. Finalmente inlorno a cento volumctti in lingua e caratteri cinesi d'ogni sorta; le opere classiche di Confucio , ed una intiera enci- clopedia: inollrc alcuni disegni , ritratti di Imperatori della Cina, ed una carta geografica dellimpero su carta e con caratteri cinesi. Ai prefali volumi si devono aggiungere inollre pill di mille pic- coli libretti di ogni fatta e di ogni paese , singolarmente spagnuoli del Messico , inglesi dcgli Stati Uniti , olandesi dell'isola Batavia, e di altre lingue indigene di quelle regioni , gazzetle inollre mes- sicane , delle isole Filippine , degli Stati Uniti , porloghesi di Ma- cao, ed inglesi di Canton, oltre a molti oggetti concernenti agli usi domestici e coslumi di popoli barbari , armi offensive e difen- sive , vestimenta , stromcnli da guerra e di divertimento , ecc. In questo dono sono pure compresi i seguenti oggetti di zoologia e di mineralogia : Due tesclii di Babirossa ( Sus babjrussa , L. Desm. ^. ( w ) Una raccolta di ollre a due mila conchiglie univalvi c bivalvi , quasi tutte dell'Occano indiano , appartencnti a ti'ccento e piii specie , cd a sessantasei generi, secondo il sistcraa di Lamark ; nei generi Nautilus , Pleuroloma , Subula , Cassis , S trombus , Conns, Mitra , Cjpraea , Ovula , TrocJius, Turbo, j\atica , Pla- num, Tclliiia, Cordis, Cjclas, Venus e Cjtheraca trovansi inolte specie rare , rapprcsentate da esemplari di slraordinaria brllezza. Due Pleurolonie poi, un Ccrizio, tre Buccini, Ire Coni, un Troco, due specie del genere Natica , tre Ncrite , im'Elice , una Patella, uno Spondilo , due Pettini , ed un'Avicula pajono inedite. Finalmcnte parecchie lave, e rocce trachitiche dell'isola di Giava: alcuni saggi di ferro oligisto micaceo ; di piombo solforato lamel- lare : molte stalattili calcaree tubolose e stratiformi , ed una doz- zina di vasi di terra con entro acque minerali. Opere periodiche donate alia Reale Accademia delle Scienze dai loro Autori o Editori , dopo la pubblicazione del precedenle Volume. Rcpertorio di Agricoltura pratica e di Economia domestica , coll'aggiunta di un Bullettino Tecnologico ; del Medico Rocco Ra- gazzoni, Professore di Fisico-Chimica nclla R. Accademia Militare, Membro del Consiglio delle Miniere, ecc. Torino, Fodratti, in 8.° dal fascicolo 6o.° i83a, sino al 77.0 i834- Annales de la Socie'te d'Horticulture de Paris et Journal special de l'e'tat ct des progres du jardinage. Paris, Mad.e Huzard, in 8." dal fascicolo 6i.° settembre i832, sino al 76.' dicembre i833. Ragazzoni Societa di Orticoltura di Parigi NOTIZIA STORICA intorno ai lavori della Classe delle Scienze Jisiche e mate- maliche dal primo giorno del i832 sino all ultimo del 1 833 ; scritta dal Prqfessore Cavaliere Giacinto Careiu. Oiccome delle prcccdenti Storiche Notizie, cosi pure di quesla , son parte principalissima i lavori delle deputazioni incaricate di jiroporre il loro giudizio intorno alle cose presentate aH'Accademia da autori non accadcmici , e sempre che cpel giudizio , e la con- seguente deliberazione della Classe siano stati favorevoli. Delle IMemorie di Accademici o di altri Autori che sono stampate in disteso nel presente volume , o lo saranno nel seg\iente, conti- nuera a riferirsi il scmplicc titolo , con la data della lettm-a. i5 di gennajo i83a. Disscccamento di paludi. II Cavaliere Ambrogio Multedo, Professore emerito di matema- tica in Genova, Accademico non residente, mando comunicare alia Tom. xxxvii. i Classc alcuni suoi pensieri Sul disseccamento delle paludi; il qual lavoro, a mcntc dell'autore , non debbe cssere se non una scmplice comunicazione di COSa non ancora da lui destinata ad esser pub- blicata con le stampe. Minio crratico d'Egitto. 11 Professorc Yittorio Michelotti , condepntati il Professore Borsos e il Cavaliere Avogadro , leggc il parere intorno alia De- scrizione del deutossido di piombo , o minio crratico delta valle di Gosceir nelVEgitto , alia quale descrizione e unito un bel saggio di eotesto minerale, che l'autore, il signor Giambattista Canobbio, Corrispondenle , vuol depositato ncl Museo Mineralogico della Iiegia 1 oiversita. I depntati conchiudono chc questa descrizione sia da farsi di pubblica ragione ; la Classe liell'approvare quesle couclusioni, e sulla proposta del Professore Giobert Direttore, ordina che alia descrizione predclla siano aggiunte le considerazioni dei deputati contenute nel patens. II Segretario ora soddisfa all'uno e all'altro iucarico. Deutossido di piombo , o minio crratico della vallata di Gosceir nelVEgitto , del signor Canobbio. hi una raccolla di ininerali ed altri oggetti di storia naturale clie ebbi in dono da un mio amico , raccolli da lui liell'alto Egitlo trovai il scguente. E desso d'una forma tubulare quasi cilindrica della lungliezza di millim. 90 , il di lui diametro esterno e di millim. 27 , quello del tubo interno di millim. 9. E composto di tanti successivi strati concentrici , che dove possouo contarsi , sono in uuuiero di i/j, divisi fra loro da una leggerissima linea d'una polvere di color giallo dilavalo. La di lui superncie eslerna e leg- ^ermente disuguale , le sinuosita sono asperse di una polvere gialla Minile alia prccedente, la quale ne divide gli strati, le prominenze Ill invece sono d'ua rosso opaco pellucido , d leggermente ontuoso al talto: e sufficienteinente duro per non potersi rompere che col martello, e da non poter essere raschiato che dall'acciajo: la solcatura e giallo-rossigna , all' aspetto terrosa , dello stesso colore ne e la polvere. La forma dci frammcnti ritiene della convessita del tnbo da cui furono staccati, e sono piu o meno sottili secondo il mag- giore o minore numero degli strati restati aderenti fra loro. La su- perficic del tnbo interno e dessa pure coperta da un sottilissimo strato dell'anzidctta polvere gialla. « II colore clie presenta la spezzatura degli strati e quello d'un rosso rubino carico , esso puo rassomigliarsi a quella del piu bel litargirio o protossido di piombo cristallizzato. Esaminata con una lente la spezzatura suddetta presenla delle laminette lucicanti di- sposte irregolartucnte fra loro , d'una forma molto vicina alia pris- matica. II di lui peso specifico e 7,41; il colore della polvere de' medesimi strati e rosso cupo. « Quanlunque tutti i predctti caralteri , e specialmente il sopra riferito peso specifico mi facessero quasi certo della natura di.questo minerale, cio nulla meno ebbi ricorso anche ad altre prove per maggiormente accertarmene. a Messone alcuni frantumi su d'un carbone roventc, in pochi istanti i medesimi presero un bel colore giallo; fatto quindi agire sui medesimi la Gamma del cannello degli smaltatori , in breve, dopo un leggero schiopcttio entrarono in fusione, ed ebbi sul car- bone un boltoncino che mi presento tutti i caratteri fisici del piombo. Cio era piu che sufliciente per assicurarmi della natura del mine- rale, ma tentai anche alcuni saggi per via umida ; la sua soluzione nell'acido nitrico ecl solfato,e coll'idrocianato di potassa precipito in bianco, come avvienc per le soluzioni del nitrato di piombo particolarmente. « Assicurato che la specie mineralogica che io aveva esaminata, non poteva essere che il deutossido di piombo 0 minio nativo, quello cosi chiamato incrostante , m'occupai a dcterminarne la composi- porzionata a quella che si ottieue dal deutossido ossia minio artifi- ziale. « Questa breve annotazione varra a spiegare il perche Possido natux-ale di cui si discorre , da alcuni mineralogi fu chiamato pro- tossido , e da altri deulossido, vale a dire che esso e formato da uu miscuglio dei due ossidi, in proporzione forse definita , e che pu6 quindi comparire ia modo dubbioso ». Filiguerta Cetli. II Professore Gene leggc : Osservazioni intorno alia FUiguerta o Caliscertula di Cetti. Lacerta tiliguerta Grael. Qnesta Memoria c stampata nel preeedente volume accademico 36 , pag. 3o2. Osso ioicle in alcuni reltili. 11 Scgretario legge pel corrispondente Teologo Mattco Losana , Essai sur Vos hjoide tie quelques reptiles ; intorno alia quale Me- moria dai deputati Rossi , Bellingeri e Carena era stato fatto in preeedente adunanza favorevole rapporto. E stampata in questo stesso volume. 12 di febbrajo i83a. Saggi chimici su varii prodotti dei bachi. II Professore Lavini termina in questa adunanza la lettura in- cominciata in quella del i5 del preeedente mese, di una sua Me- moria : Observations ct experiences phjsiologiques et chimiques sur divers produits des vers ili fcbbrajo i8jj. Pulimento , e macinatwa del granc. II Cavalierc Bidojje , deputato col Cavaliere Cisa di Gresy fa relazione di due meccanismi proposti da Michclc Gautier, mugnajo, l'uno per polire il grano senza lavailo , l'altro per macinarlo me- diante la forza di un cavallo. Quest'ultimo osservarono i cleputati essere noto e adoperato da gran tempo in eguali o simili operazioni; quanta al primo meccanisino esso fu riputato commendevole , per- che vautaggioso e forse nuovo. Correnti elettro-magnetiche. II Professore Viltorio Michelotti , il Cavaliere Avogadro , e il Professore Lavini danno vcrbalmente notizia alia Classe di aver ri- petuto in commie , e con pieno successo, alcune delle recenti spe- rienze del signor Faraday sulle correnti elettro-magneliche , gia confermate pure tlai signori Antinori e Nobiu, a Firenze, e par- ticolarmente quella da cui risidta che dall'azione repenlina di una calamita sopra un elice di filo metallico , che fa parte di un cir- cuito ricntrante in se stesso , si eccita momentaneamente in questo circuito una corrente elettrica ; e che un'altra corrente , in direzione o|>posla alia prima si eccita pure nello stesso circuito , allistante che se ne scosta rapidamenle la calamita. Queste correnti si ma- nifestano per la deviazione dell'ago magnetico di un galvanometro che si frapponga nel circuito. a5 di murzo i83i. Esame fisico -chimivo di sostanze to-ovate «j alcune urm scawde nei contorni di Torino nel i83o, j83i. JMemoria del Professore Lwim , stampata in questo volume a pag. 8G. porzionata a quella che si ottiene dal dcutossido ossia minio artifi- ziale. k Qaesta breve annotazione varra a spiegare il perche l'ossido naturale di cui si discorre, da alcuni mineralogi fu chiamato pro- tossido , c da altri deulossido, vale a dire che esso e formato ila un miscuglio dei due ossidi, in proporzionc forsc definita , e che pu6 qiiindi comparire iu modo dubbioso n. Filiguertu Cetli. II Professorc Gene legge : Osservazioni intorno alia Filiguerta o Calisccrtula di Cetti. Lacerta tiligucrta Gmel. Questa Memoria e stampata nel precedente volume accademico 36 , pag. 3o2. Osso ioide in alcuni rettili. II Scgretario legge pel corrispondente Teologo Matteo Losana , Essai sur Vos hjoide tie quelques reptiles ,- intorno alia quale Me- moria dai deputati Rossi , Bellingeiu e Carena era stato fatto in precedente adunanza favorevole rapporto. E stampata in qnesto stesso volume. 12 di febbrajo i83a. Saggi chimici su -vara prodotti dei bachi. II Professore Lavini termina in questa adunanza la lettura in- cominciata in quella del i5 del precedente mese, di una sua Me- moria : Observations et experiences physiologiques et clumiques sur divers produits des vers (t soje. Stampata in questo stesso volume a facce a4- vu iG di fcbbrajo i833. Pulimento , e macinatura del granc. II Cavaliere Bidone , deputato col Cavaliere Cisa di Gresy fa rclazione di due mcccanismt proposti da Mirhcle Gautier, mugnajo, l'uno per polire il grano senza lavarlo , l'altro per macinarlo nie- diante la forza di un cavallo. Quest'ultimo osservarouo i deputati cssere noto e adoperato da gran tempo in eguali o simili operazioni; quanta al primo meccanisino esso fu riputato commendevole , pcr- che vantaggioso e forse nuovo. Correnti elettro-magnetiche. II Professore Viltorio Michelotti , il Cavaliere Avogadro , e il Professore Lavini danno verbalmente notizia alia Classe di aver ri- petuto in comune , e con pieno successo, alcune delle recenti spe- rienze del signor Faraday sulle correnti elettro-magnetiche , gia confermate pure dai signori Antinori e Nobili, a Firenze, e par- licolarmente quella da cui risulta che dall'azione repenlina di una calamita sopra nn elice di filo metallico , che fa parte di un cir- cuito rieutrante in se stesso , si eccita momentaneamente in questo circuito una corrente clettrica ; e che un'altra corrcnte , in direzione opposta alia prima si eccita pure nello stesso circuito , all'istante che se ne scosta rapidamentc la calamita. Queste correnti si ma- nifestano per la deviazione dell'ago magnetico di un galvanometro che si frapponga ncl circuito. a5 di tnarzo i83?. Esame fisico chimico di sosianze trovate in alcune urne scawtic nci contend di Torino ncl i83o, j83i. ALemoria del Professore Lavini , stampata in questo volume a pag. 86. VIII 23 Ji aprile i832. Jdocrasio violetto. II professore Vittorio Michelotti , deputato coi colleghi profes- sori Borson e Cantu , legge il parere intorno a una Memoria presentata all' Accademia dal signor Angelo Sjsmonda , intitolata : Analyse d'une idocrase violette de la Vallie d'Ala. Non pai-leremo qui del conto rendutone dai deputati , nel loro parere favorevole , essendo la Memoria stampata in questo volume a pag. g3. i3 di maggio i832. Moti del succhio nelle piante. II Professore Moris collcga nella deputazione col Professore Giobert , e coll'Awocato Colla, fa relazione intorno a una Memoria del Conte Giorgio Gallesio Sur le mouvement de la seve dans les vegetaux. Le osservazioni fatte dall'autore furono dai deputati tro- vate pregievoli ed importanti , e di esse avremo forse migliore op- portunity di parlame in altro luogo. 27 di maggio i832. Lavori della Classe nel i83o e i83i. II Segretario termina in questa adunanza la lettura incominciata e continuata in varie adunanze precedenti , dclla Notizia Storica ilei lavori della Classe Jisico-malematica , negli anni i83o, i83i , stampata nel precedente volume. IX 2 J di giugno i83i. Aquila Bonelli , nov. sp. II Cavalicre Alberto della Marmora termina la lettura gia da lui iucominciata nell'adunanza tlel 27 del passato maggio , della sua Memoria : Description, el Determination des difjerens dges de la noiivelle espece d\-ligle , connue chez les Naturalistes sous le ttoiri de Falco Bonelli. Vedasi quests Memoria stampata a pag. no di questo stesso volume. Plantae Chilenses novae minusve cognitae. Memoria del Profes- sore Moris , stampata a pag. 98. i." di luglio 1 832. Rafjineria dello zuccaro in Carignano. Di grave argomento ebbe ad occuparsi la Classe in cpiest'adunanza nel sentirc il parere di una Giunta degli Accadcmici , Maichesc Lascaris , Professori Michei.otti , Caeeka , Moris, Lavini, e Dot- tore Bellingeri. Da piu d'un anno era stata stabilila nella citta di Carignano una raflineria dello zuccaro , previo il consenso di quella Civica Amministrazione , ma non passb gran tempo die molte e replicate doglianzc insorscro conlro quclla fabbrica, accagionata
  • oi lo stromento pel trasporlo, cpielle bolle uscirebbcro fuori da se stesse ( v. Ann. de Chim. et de Phys. , mars 1828, pag. 876. Rappox-t de M. Arago ). Questo baromctro di Bukten parve ad alcuni di piu difficile fabbricazione e di maggiorc fragility ; e cio potra far riputare piu opportuna la descrizione clie noi ab- hiam fatta del nuovo barometro del signor Capitano Porro. Mercicrio Julminante. II Professore Lavini , deputato col Cavaliere Avogadro, e col Professore Cantii , fa rapporto intorno ad alcune Rteercke speri- mentali sal mercurio fulminante , Memoria stata trasmessa all'Acca- demia dal Cavaliere Luigi Zenone Quaglia, Colonnello nel Corpo Rcale d'Artiglieria. Questa Memoria fii giudicata degna di onorevole n.enzionc. « II lavoro del Cavaliere Quaglia , dice l'accademico rclatore , puo considerarsi come diviso in tre parti : nella prima si discorre delle varic proprieli fisiche e cliimichc del mercurio ful- minante, o come lo chiamano i piu recenti chimici, del fidminalo di mercurio. In questa enumerazinne, oltre le proprieta gia note , sonvene parecchie altre , le quali benche siano come una conse- guenza di quelle , pure sono dichiarate in modo piu speciale clie non sia stalo fatto da altri ». « Nella seconda parte lautore sembra aver ben definita la di- versita dcgli effctti prodotti dalla esplosionc del mercurio fulminante, e da quella dclla polvere ordinaria da guerra ; vale a dire che la prima, essendo quasi istantanca, mal puo scrvire all'uso delle armi da fuoco , le quali esigono chc quell' esplosione sia meno rapida. XMI Nou e pero clie l'autore non creda possibile ed utile l'uso clellc polvcri fulininanli nolle armi da guerra , nou solamente per inne- scarle , ma cziandio per caricarle ; che anzi se ne avrebbero di molti vantaggi , clie l'autore va enumerando; ma questa innovazione che egli pur crede inevitabile e prossima , vorrebbe essere prece- duta da corrispondenti variazioni nella sodezza e nella forma delle armi, variazioni che debbono essere consigliatc da ulteriori espe- rienze , e cio forma l'ultima delle tre parti nelle quali i deputati , per motivo di chiarezza , hanno considerato come diviso questo la- voro del Colonnello Cavaliere Luigi Zenone Quaglia. 23 di dicembre i83i. Richiamo fat to dal Dottore Pinciaso. Nell'adunanza del a5 di novembre e stato accennato il parere di una Giunta accademica sulla Mcmoria : Histoire des organes anor- maux de la flcur , stata rassegnata al giudizio dcll'Accademia dal Dottore Ramon Isaac Lopez Pinciaki's. In questa adunanza il Segre- tario presenta un richiamo del predetto botanico Spagnuolo ; il quale prometlc di produrrc le prove della sua anteriorita in queste ri- cercliCj comunicando all'Accadcmia l'i i.°vol. delYIslituto delle Scienze iiidurali, di Madrid, per l'anno 1827. La Classe gradi moltissimo la promessa comunicazione, anzi ordino che quella pregievole collezione accademica sia acquistata lutta , ed aggiunta alle altre moltissime opere di questo genere che trovansi nella libreria accademica. Elogio del Professore Rolando. In questa stessa adunanza il Dottore Bellingeri contiuua e tcrmiiia la lettura dell' Elogio Slorico dell' accademico Professore Luigi Rolando. E stampato in questo slesso volume a pag. 1 53. Tom. xxxvn. 3 X V 1 1 1 6 di gennajo i833. /i Nicolo c Cobalto della miniera d Usscglio. II Professore Vitiorio Michelotti , deputato col Cavaliere Alberto deli.a Marmora, fece relatione inlorno al Sunto del metodo inscr- viente alia estrazione del Nicolo e del Cobalto della miniera di Usscglio, provincia di Torino, lavoro rassegnato all' Accademia dal Cavaliere Carlo Sobrero , Colormcllo nel Corpo Reale d'Arti- glicria. I deputati asseriscono che quantunque nclle singole operazioni proposte dal Cavaliere Sobrero 11011 vi sia vera novita, pure l'or- dine c l'andamcnlo di esse formauo in complesso un metodo diverso da quelli fmora pi-aticati , e die potra foise con alcune modifica- zioni riuscire vantaggioso a chi imprendesse a lavorare in grande l'anzidetta miniera d'Usseglio , la quale in diversi tempi diede quei due metalli in proporzioni diverse. Sulla proposta dei deputati e per deliberazione della Classe quel Sunto del Cavaliere Sobrero qui si riferisce. « i.° Si concentri ben bene il minerale, vale a dire, se ne se- pari con la lavalura , il piu che sia possibile, tutta la selce e la calce colle quali va unito ». « 2." II minerale cosi preparato, e messo in una storta di ferro si sottoponga ad un fuoco rosso di ciriegia , e vi si tenga finche piu non s'alzino vapori d'arsenico, i quali si raccolgono in recipienle comunicanle con la storta, e immerso in acqua fredda ». « 3." II minerale, privato cosi della maggior parte dell'arsenico, si polverizzi , e pongasi in istorta di vetro con sufliciente quantita «li acido idro-cloro-nitrico , prima a freddo , poi a caldo , fino a • ompiula dissoluzione , quindi si distilli sino a che l'ebollizione sia ialta difficile per ispessezza del liquido , si versi in catinella di por- ceUana e si porti a secco , agitando continuamenle con bacchctla di vetro ». SIX U 4-° P°l Sl stempri in molt'acqua, e si faccia bollire per pochi mi nuli, e la posatura dell'arscniato di ferro che vi si forma si se- pari dal liquido per decantazione e feltrazione, questo si concentri di bel nuovo, si porti a secco , si stemperi in molt'acqua, e si feltri come la prima volta, e ripclasi qnest'operazione sino a tanto che il liquido da verdi* sporco clie era da priucipio , preiide il color del vino nero: sari utile in tal caso agginngerc al liquido una piccola porzioue di pcridroclorato di ferro e riportarlo a secco ancora una volta, e cio per non perdere del Nicolo ( come si vedra in appresso ) ; separalo di bel nuovo il deposito col fcltro , si mctle nel liquido una piccola quantita d'acido solforico , ed il seslo del peso del minerale in solfato di potassa , e si concentri di bel nuovo sino a die esso divenli denso e presenti un color vcrde carico : si feltri allora , e si lasci in serbo la soluzione due volte 2.| ore , poscia si decanli di bel nuovo, e si separi cosi una certa quantita di cristalli verdi , quali sono solfato doppio di potassa e .Nicolo : si concentri di bel nuovo la soluzione a calor moderato e si lasci di nuovo riposare , e cio lintantoche non si ottengano piii cristalli verdi ». « 5.' Detti cristalli vogliono essere tutti riuniti , lavati a freddo , e ridisciolli neH'acqua a varie ripresc , oude aveili ben trasparenti d'un bel verde chiaro, e dissolventisi nella medesima senza verun residue In tal caso sono atfatto scevi-i dal ferro e dall'arsenico , non che dal Cobalto , e se ne puo precipitare l'ossido di INicolo ptuo cogli alcali , purche non impiegati in eccesso ». k 6." II liquido conterra tulto il cobalto con parte ancora dell ar- senico , traccia di ferro, e qualche poco di nicolo, quale non e piii possibile di separare senza ricorrere a procedimenti chimici piu complicati. Essenzinle pcro essendo per le arti di separare le ultimo traccie di ferro, accio il colore proprio del cobalto non possa essere da quello mascherato nelle arti, cio si polri Qttenere in due modi : « t." Col dilungarc jl liquido e portarlo all' ebolliziotic, quindi versarvi goccia a goccia del sollo-caibonalo di soda o di nn.uioniara dilungalo. sintautochc il precipitato e giallognolo ; liisriar quindi deposilare , e fellrare a freddo , oppure a." introdnrre nel liquido stesso sufficients quantita d'acido solforico , c portarlo di imovo a secco per togliergli l'cccesso d'acido, filtrarlo quindi, ed inlrodurvi sufficients quantita di solfalo di polassa , ondc ridur cosi tulto il cobalto alio stato di solfato di potassa c di cobalto , e farlo cristal- lizzare , come si dissc , per il nicolo ». a Talc e il procediinento di cui mi valgo per la minicra del pacsc , e quesla mi diede costantemente il solfato doppio di nicolo c potassa dai due quinli alia meta del peso del minerale. Egli <■ e\ ideate pero die desso dovrebbe essere modificato per un allro minerale meno ricco in fcrro , o contcnente metallo suscetlibile di dare coll'acido idro-cloro-nitrico bollenle cioe ossido isomorfo coi protossidi di nicolo e cobalto, e cosl se si trattasse del Kupfcrniehct, cooDverrebbe , previa sublimazione della maggior possibile quantita d'arsenico, aggiungcre alia sua soluzione del peridro-clorato di ferro-, e quindi quando il liquido fosse conveuientemente dcpuralo dall'ar- seniato di ferro, infondervi d'acido solforico, e solfato di potassa dosi inolto maggiori. In gencrale l'analisi chimica, almeno sull'arse- nioo c sul fcrro, dovra precedere il procedimento del manufalturierf-, ma fatla quesla una volta, si fissa il process©, e non si ha pin da andar tastone ». i In non mi tratterro piu a lungo in questo primo sbozzo, ri- serbaedomi di trattar la cosa piu a fondo tosto clie mi sia possibile. osscrvero solo clie a ire principii si riduce la base del sovra espo9to: « i." Che l'arscniato di perossido di fcrro cessa di essere solubile IbsWcbe sparisce l'cccesso dell'acido che lo tencva disciolto , mentre i;li arscniali di cobalto e nicolo sono assai piu solubili ». 1 Clie il nicolo cd il cobalto alio stato di pmtossidi hanno per isomorfo il prolossido di ferro, ma non il perossido, e quindi questo non puo imbratlar i crislalli di solfalo doppio che si ottiene XXI con questi mctalli e la potassa , ed e percii che quel poco di ferro die larsenico non esportb ilalla soluzionc rimane ncll'acque raadri » . « 3.° Che II ferro possa facilmente alio stato di pcrossido sottoposto all'azione dell'acido idro-cloronilrico, mentre il cobalto ed il nicolo sono sempre alio stalo di protossido iu cgual circostanza ». « 4-" 1£ linalmente ( qucslo e il punto piu essenziale ) , clie il solfalo di potassa e nicolo c as-sai mcno solubile a freddo in un ecccsso d'acido , clie non l'arseniato stesso di questo melallo , pro- prieta qucsla , che pcrmctte d aver un sale di nirolo esente d'ai- senico, benche assai contcnga di qneslo melallo il liquido dal quale provicne. Eppero non occorre di purgare dall'arsenico la dissolu- zione , prima di cstrarne il nicolo , come pur si esige in tutti i procedimenti cogniti ». Trattandosi poi di trarrc dal processo sovra indicato il massimo vantaggio, osscrvo : i.° che se la sublimazione dell'arsenico si fara in una strata di ferro, nella quale s'introdurra dalla parte opposta al collo una corrcnte d'aria , si avra il vantaggio di avere tutto l'arsenico sublimato alio stato d'ossido ( acido arsenioso ) e quindi piii suscettibile di essere versato in commercio. 2.0 Che l'arseniato di ferro che si ha in residuo , e come dicesi , capo-morto , puo servire di base ai colori ad olio sui legnami i quali restano con questo preservativo inaccessibili al tarlo. Piante del Chili. L'Avvocato Colla lesse Plantae rariores in Regionibus Chilen- sibas a cl. M. D. Carolo Bertero nuper detectae. Fasciculus tcrtius. Questo fascicolo insicme coi due precedenti e stampato in rpiesto volume a face. 41- XXIt Formiche del Piemonte. II Segretario Iegge per 1' accademico non residente , Teologo Matteo Losana , Saggio sidle Formiche indigene nel Piemonte. Questa Memoria e stampata in questo volume a facce 307. ai di gemiajo :833. Ricerche analitiche sulla farina. Analisi chimica della farina difromento immaturo, preceduta da qualche indagine sopra il glutine , e sopra la sostanza amilacea. Memoria del Professorc Laviki, letta in questa adunanza , e slam- pata a facce 207. Sur quelques p articular ites organiqnes du Chamois et des Moutons. Questa Memoria del Professore Gen£ e stampata a pag. i65. Analisi Matematica. 11 Cavaliere Agostino Cauchy, Membro dell'Istituto di Francia, Professore di Fisica sublime nella Regia Universita di Torino , as- siste a questa adunanza , e rende conio verbalmente di una sua Memoria chc produce stampata coi metodi della litografia , e die e la continuazione di quella gia stata da lui letta alia Classe nell' adunanza dell' 11 di ottobre i83i, col titolo di Memoire sur la Mecanique Cdleste, della quale egli consegno 1111 Compendio nella segueme adunanza del 27 di novembre dello stesso anno , litogra- iicamcnte stampato. II mcdcsimo produce inoltre , stampalo nello stesso modo , un Memoire sur la rectification des courbes et la quadrature des surfaces courbes (v. i4 aprile i833 ). XXIII »4 di fcbbrajo i833. it txxtJceclli: specie incdite. II Professore Genu lesse in qucst'adunanza : Description de quel- rjues especes de la collection zoologique de Turin , indique'es par feulc Pro/esseur Bonelli connne inedites ou mal connues. i.*r Me- moire: Deux oiseaux inedits. Qucsta Memoria e stampata a pag. 391. Biografia del Conte Vagnone. II Cavaliere Carena lesse: Notizie biogrqfiche del Conte Antonio P'agnonc. stampate a pag. 267. 10 di marzo i833. Sperienze Elettro e Termo-magnetiche. II signer Giuseppe Domenico Botto , Professore di Fisica ge- ncralc eel Espcrimentale nella Regia Universita, avea fatto richiesta rhe una deputazione di Accademici assistesse ad alcune sue spe- rienze Elettro-magnetiche e Termo-magnetiche. II Cavaliere Avogadro , a nome della deputazione, composta di lui e dei colleghi Giobert , Michelotti , Lavini e Carena , legge in quest'adunanza una scrittura , nella quale si rende conto delle esperienze anzidette ; la Classe vedendo che in qucsta particolareg- giata relazione e contenuta una breve istoria critica di codeste re- ceuli scoperte , e vi si trova distintamente dichiarato cib che ap- partiene ad altri, e cio che e di propria invenzione di questo nostro compaesano, ordino che il parere anzidelto s'avesse a fare di pub- blica ragione ; eppercio qui si riferisce come e stato letto dal Ca- valiere Amcdeo Avogapro relatore. XSIV Rapporto sopra alcitne espericnze Elettro-magnetiche e Termo-magnetiche fattc dal signor Botto., Professore di Fisica sperimentale nel!a Begia University di Torino. tc Avendo il Professore Botto desiderato di soltoporre ad una deputazione dell'Accademia i risullati di alcune sperienze da lui fatte sopra le correnti elettriche chiamate d'induzione, recentemente scoperte dal signor Faraday, li sottoscrilti membri della Coinmissione per tale oggetto nominata, si recarono, in seguilo a concerto preso
      iccole bollicine che ascendono nella parte superiorc della campanelta, e vi si rac- colgono ». « Questi effetti ottenuti per mezzo del meccanisnio indicato fu- rono gia descritti dal signor Professore Botto in una notizia staro- pata , che fu pure inserta nell 'Jntologia di Firenze, e nella Biblio- theque universelle di Ginevra. E noto che la scintilla per mezzo delle correnti d'induzione eccitate dalla calamita era gia stata prima ottenuta dalli signori Antikori c Nodili in seguito del primo an- nunzio delle sperienzc di Faradak, e cosi falto comune al magne- tismo anche epiesto fenomeno , che solo mancava alia pcrfilta ana- logia fra le correnti elettriche , e quelle che debbono ammeltersi attorno alle particelle della calamita secoiulo la teoria del signor Tom. iixvii. I Ami'i.re. Ma que' Fisici non si sono scrviti di alcun mcccanismo parlieolare pel rapido alternativo atlacco c distacco , e contempo- ranea apertura c chiudimento del circuito , e sono giunli soltanto ad ottcnere costanteuienle la richiesta riimionc di quei moti a tempo opportuno , col disporre le estremita del filo in maniera che la ca- lamita stessa faccssc parte del circuito, cosicche l'attacco e distacco stesso della calamita dallVtncora producesse quclla momentanea aper- tura c chiudimento ». Quanlo alia scomposizione dell'acqua, essa non poteva dislinta- mente osservarsi che per mezzo di quella rapida successionc di cor- renti , e non v'lia dubbio che il Professore Botto vi sia giunto avanli i suddetti Fisici mediante il suo meccanismo » . a Si dee pero osscrvare che quasi contemporancamente a queslo ritrovato del Professore Botto il signor Pixir a Parigi immagino pure un apparecchio per ottenere questa l'apida successione delle correnli d'induzione prodotle dalla calamita, e giunse col suo mezzo alio stesso risultato della scomposizione dell'acqua; ma la notizia non ne giunse presso noi, se non dopo la pubblicazione dei risultali del signor Botto , c questo non toglie nulla al merito della sua invenzione. Del resto il meccanismo adoperato dal Pixn e afFatto diverso da qucllo del Professore Botto , avendo quegli prodotte le alternative corrcnti successive, non coUaltacco e distacco della calamita dalla sua ancora , ma con un moto di rotazione della ca- lamita con cui viene essa ad applicarsi alle due estremita dell'an- cora altcrnativamentc co' suoi poli contrarii » . (i Ci resta ancora a notare a compimento di questa prima parte delle sperienze del signor Botto , che egli ha anche applicato alia sua inacchinetta , non altrimenti che il Pixii, un mcccanismo par- ticolare , per cui ad ogni altacco e distacco della calamita si can- gia la dirczione delle correnti -col trasporto delle comunicazioni , secondo l'artifizio gia proposto dal signor Ampere in simili casi , onde le due correnli in senso opposto altcrnativamenle prodotte da questi altacclii e distacchi vengono ad essere direllc nello stesso XXVII senso , c cosi il signor Botto ha pure ottcnuta la scomposizione dellacqua collo svolgimcnto separato dell'ossigeno all'un dc' poli, c dell'idrugeno all'altro , a vece che colic corrcnti di dirczione altcr- nativamente contraria ciascun polo od cstrcmita del Clo da succes- sivamcnte a ciascun attacco e distacco dclla calamita ossigcno, cd idrogeno ». « Con qucsta successiouc di azioui direttc ncllo stcsso senso, quando si frapponc ncl circuito il condensatore d'un eleltrornctio ordinario , cosicche i due dischi del condensatore comunichiuo colle due opposte cstrcmita del Clo avvolto all'ancora dclla calamita si ottienc pure an accumulamcnto di tensione eleltrica per rui , disgiungendo i dischi , si ha nell' elettromelro connesso con uno di cssi , la divergenza dclle listcrelle metalliche. Qucsta si ma- nifesto aflatto decisa nell'espericnza che ne fu falta dal Professore Botto in presenza dei deputati , in vece chc qucsta divergenza o era nulla o piccolissima ed equivoca quando si lasciava alle corrcnti nel far agire la macchina la loro alternativa opposta dirczione, come cio dovea essere , poiche una corrente distruggeva allora l'effetto dellaltra, c non poteva risultarne alcuna accumulazione d'elettricita uel condensatore. Questi effetli ottenuli col condensatore mostrano che la forza d'induzione momentanea scoperta da Faraday non so- lamente e atta a produrre una corrente elettrica quando si prcsenta a questa il conveniente circuito , ma accumula pure una vera elet- iricita di tensione opposta alle due estremita del Clo conduttore , •piando per mancanza di comunicazione tra queste non puo essere soddisfatta la tendenza alia produzione della corrente ». « L'altra parte delle sperienze eseguite dal signor Botto in pre- senza dei deputati riguarda la scomposizione dell'acqua prodotta ila una corrente termo-clettrica , fenomeno gii da esso pur anco aununziato in una nota stampata. Questa scomposizione , ne alcun altro elfelto chimico , per quanto ci c noto , non era ancora slato ottenuto da alcuno per mezzo di qucsta specie di corrcnti eletlriche prodolte , come si sa , in un circuito di due mclalli per la diffe- renza di temperalura delle due loro giunture, probabilmente perche XTVItl non si era adoperato un npparccchio composto d'un numero sufli- ciente d'elementi , ondc dare alia corrente prodolta la richicsla in- tensita. Infatti Seeoeck, che il primo scopri ncl 1822 qucsta sorta di correnti elettriche , pare non aver fatto che alcuni saggi sull'au- mento della forza delle medesime per la moltiplicazione degli de- menti di cpiesto gcnerc in uno stesso circuito, e li signori Oersted c Fourier che ripcterono e variarono poco tempo dopo le sperienzc di Seedeck non ispinscro il numero degli clementi che a 22 , e non riuscirono a far passare la corrente termo-elctlrica per una striscia di carta bagnata con soluzione di un sale soda. Gli :iltri Fisici poi che posteriormente si occuparono di questo ramo della scicuza elettrica si sono piuttoslo rivolti ad investigare le cir- costanze relative alia natura della forza motrice di queste correnti, die ad aumentarne l'intensita con moltiplicare il numero degli de- menti. Forse nc furono distolti dall'osservazione fatta' da Oersted e Fourier, che 1' effetto della corrente per produrre la deviazione dell'ago magnetico non si aumentava coll'accrescere questo numero di dementi , se non in quanto si raccorciassero contemporaneamente i medesimi, onde la lunghezza del circuito non crescesse pure pro- porzionalmcnte a questo numero, la qual limitazione perb dee pro- hahilmcnte applicarsi solo all'eifetto sull'ago magnetico , che dipende dalla quantita di fluiJo che passa per cias'cun punto del circuito in un dato istante , e non all'intensita della corrente che si trattava di aumentare per detcrminare il suo passaggio in un condultor li- quido , c quindi la produzione degli efletti chimici ». « L'apparecchio con cui il Professore Botto ottenne questi ef- fetti consiste in un dice a spire alquanto schiacciate composte cia- scuna di una porzione di filo di ferro , ed una di filo di plalino della lunghezza di circa un pollicc , e di cui le giunture alternative si trovano su due linee opposte longitudinali e parallele all' asse dell'elice: queste spire, al numero di cento venli, formano altret- tanti dementi termo-elettrici , di cui una delle seric delle giunture alternative si porta all' incandescenza colla fiamma d' una lanipada XXIX a spirilo di vino con lucignolo piano ed csteso longiludinalmenle nll'elicc inticro, mcntro lc giunturc dell'altra seric rimangono espo- ste alia lemperatura attuale dell'aria. Mettendo lc eslremita del filo formanti I'clicc in comunicazione con due porzioai di fili di platino immersi a poca distanza nell 'arqua o soluzione dilungata di qualchr sale , vi si osscrva tosto e distintainente agli opposli poli il solito svolgimcnto dci due gaz componenti ». « Si e provato a frapporrc lin condensatore ncl circuito di quest' apparecchio , in vece del tubo per la scomposizione dell'acqua, per vedcrc se vi si manifestasse tensione elettrica sensibile; si e osservata in fatti qualche piccola divergenza nelle listerelle dell'elettrometro annesso al condensatore , quando dopo aver lasciato questo per al- cun tempo sotto l'azione dell'apparecchio , se ne separo il disco superiore dall'inferiore : questa sperienza pero dovrebbe essere ri- pctuta, per toglierc ogni equivoco, con un apparecchio tenno-elet- trico compost o d'un numero ancor maggiore di elementi , e non pare potcrsi dubitarc che aumentando sufficientemente cpieslo nu- mero ; non si giunga ad ottcnere segni afl'alto evidenti di tensione, od anche scintille prodotte dall'azione tcrmo- elettrica ». « In quest'occasione il Professore Botto ha pure ripclute avanti alia deputazione alcunc sperienze sulla produzione istantanea dun forte magnetismo nel ferro dolce per l'azione d'una corrente Vol- tiana ordinaria. Questc sperienze non sono in vero che consegnenze dei principii conosciuti ; e gii da pii\ anni furono eseguite dai si- gnori Shergen , Moll , Quetelet ed altri Fisici , e recentemente ripetutc con diverse variazioni dal signor Dal Negro; ma esse non lasciano d'eccitare una piacevole sorpresa ogni qualvolta se ne rin- nova la rappresentazione : ed esse non sono per altra pai'te afTatto estrance a quelle sidle correnti d'induzione scoperte da Faraday , e di cui sopra si e parlato , poiche esse mettono in chiara luce quella conncssione fra i fenomeni magnetici ed elettrici, che ripro- dotta nelle correnti di Faraday ci condusse ad ottenere anche la scintilla dall'azione d'una calamita ». XXX « Nelle sperienzc del Professore Botto un piccolo cilindro cU ferro dolec piegato a ferro cli cavallo, e avviluppato di un gran nu- mero di gtri dun filo conduttore di rame, rivestito di seta, posto in comunicazione alle due cstremita coi poli opposli d'un apparato Vol- tiano di forza mediocre , giunsc a sostenere un peso di piu di 5o libbrc di Pieinonte, ossia di circa 20 kilogrammi appeso ad un'an- cora di ferro, e si vide poi questa staccarsi immedialamente, quando s'interruppe il circuilo della corrcntc , e venue cosi a dissipaisi il magnelisnio da questo indollo ncl cilindro di ferro ». 14 di aprile i833. Metodo di Clyde nella fusione del ferro. II Professore Michelotti collcga nella depulazionc col Cavaliere Ayogadro fa rapporto favorevolc inlorno alia proposla fatta dal signor Naro Perres, Toscano, d'introdurre con privilegio in questi Regii Stati il metodo detto cli Clyde , onde alimentare la fiamma negli alti fornelli fusorii del ferro e dell'acciajo , con un' utile cor- rente d'aria calda. Questa utilita i deputali l'hanno per comprovata anehe per autentico esperimenlo slato fatto con questo metodo a Vienna nel Delfinato; dal quale esperimenlo risulta clie lo stesso fornello, il quale alimenlalo prima con aria fredda, produceva 355o chilogr. di lerro fuso in ventiquattr'ore , con un consumo di 9048 chilogr. di coak , alimentato con aria calda produsse nello stesso spazio di tempo 5984 chilogr. di materia fusa , non consumando se non 7888 chilogr. di coak. Nuova preparazione della Barite e della Strontiana. II signor Gerolamo Ferrari , Cliimico-Farmacisla in Vigevano , corrispondente dell'Accademia, rasscgno ad essa un nuovo suo mc- todo per prcpararc la barilc , del qual metodo l'csamc era stato commesso ai Professori Mk iiki.otti <• Lamm. (( II metodo del signor Fi.hhaiu , dice il relators Lavini, consistc ncll'murc due parti di solfato baritlco ton tre parti di creraore di tartaro , e soltoporre il liUlo a fuoco di rivcrbero. Osserva il ine- desimo, the succede scomposizione del solfato baritico. Lava qnindi la inassa raffreddala, e ridoila in polvcre fina con acqua calda , onde separare il solfato di potassa solubilc dal carbonato di barite unilo ad una parte di solfato tli barite sfnggito alia scomposizione Stempra questi ullimi neU'acqua, indi satura con acido idroclorico. Precipila in fine fidroclorato acido di barite con potassa , o soda , ed otliene cosi la barite ». ti Osservano i deputati i .° Non esscrvi dubbio , die dai compo- nenti il bitartrato di potassa dipende una parziale scomposizione del solfato baritico, e solfato baritico iudecomposto, e die dal car- bonato di barite sciolto ncH'acido idroclorico , c trattato con soda o potassa, puossi oltenere la barite, ma pero alio stato di idrato». « a.0 Che, quanlunque tal procedimento abbia il vanlaggio di non produrre gas idro-solforico , il quale cerlamente non e di lie\e iu- comodo , tuttavia vien prcscielto dai Chimici quello d'oltenere 1 i- tlroclorato baritico per affinita doppia, facendo reagire a tempera- tura elevata an miscuglio di solfato baritico con cloruro di calce , essendo quest'ultimo di poco valore, poiche e un prodotto secon- dario d'altra preparazione ». k 3.° Che il metodo proposto dal signor Ferrari di prccipitare cioe la barite dall'idroclorato col mezzo degli ossidi alcalini e ben noto ai Chimici, al quale dovettcro pert) rinunciarvi, atleso la dif- ficolta di ottenerla pura , percio generalmente s'accordano a con- seguirla dalla scomposizione del nitrato ». « Conchiudono in fine, che il metodo di otlcnere la barite, pro- posto dal signor Ferrari e nuovo , e put) esserc vantaggioso e pre- feribilc nclla sola circoslanza in cui vogliasi ottenere la barite idro- lala dalla scomposizione del solfato di barite, mediante il carbone; XXXII e sollo questo rapporto sono di parere che se ne faccia menzione onorevole nella parte storica dei volumi della Reale Accademia ». Con metodo aft'atto consiraile al sopra descritto, il signor Feirari ottiene la slronliaua para. Jnidisi Matematlca. II Cavaliere Cauchy, presente a questa adunanza, dopo aver ras- segnato alia Classe un esemplare della terza ed ultima parte della sua Memoria Sur la Mecanique Celeste , stampata in lilogralia, come le precedeuti (v. adunanza 27 gcnnajo 1 833 ), comunica un suo lavoro inedito Sur les series doubles ou multiples, che cgli fara nel modo istesso di pubblica ragione. 28 di aprile i833. f arietii di pecora. II Professore Gene continua e termina la lettura della sua Me- moria su di una singolare varieta di pecora a coda adiposa, e della femina del Becco selvatico deltAlto Egitto. Stampata a pag. 375. Nuova specie di Rettile e di Pesci. Lo siesso Accademico legge : Description de quelques especes de la collection zoologUjue de Turin, indiquees par Jen le Professeur Bonelli comme inedites ou mal connues. Second Memoire : Descri- ption (Tun Reptile el a"un Poisson, nouveaux- Stampata a facce 299. XXXIII ■ 4 iH luglio j 833. Nuove Piante del Chili. L'Accademico Colla legge: Plantae rariores in regionibus Chi- lensibus a cl. M. D. Carolo Bertero nupcr detectae. Fasciculus IV. \ . 8 dicembre. 4 di agosto 1 833. Nuove Piante del ChiS. II Professore Moris legge il terzo fascicolo della sua Memoria Plantae Chilenses novae vel minus cognitae. Sara stampato in altro volume. 8 di dicembre ■ 833. Nuove Piante del Chili. LAccademico Colla legge il V.° Fascicolo dellc Plantae rariores in regionibus Chilensibus etc. Questo quinto fascicolo , insieme col precedence e con altri che lo segnitasscro, sari stampato nei scguenti volumi accademici. 29 dicembre 1 833. II Professore Michei.otti, deputato col Professore Lavini, fa rap- porto intorno a una Memoria del signor Angelo Sismosda, Diretlore del Museo M'mcralogico , la qual Memoria e intitolata : Observations sur V hydroxide defer cpigene. In questa stessa adunanza il Professore Cantu, deputato col Professore Lavim, fa rapporto intorno a una Memoria Sulla Robia Tom: xxxyii 5 XXXIV dei tintori , e sul principio colorante d&lba.- coccioniglia , lavoro , che il signor Pictro Peretti, Profcssore di Farmacia nell'Archigin- nasio Romano , voile vassegtiato al giudizio della Classe. E questa, approvando le conclusioni dci deputati , giudicollo degno di onore- vole menzione nclla parte storica del volume accademico. In questa adunanza il Segretario fa lettura della presenU' Nolizia intorno ai lavovi della Classe, negli anni i832-i833. XXXV NOTIZIE BIGGRAFICHE DBLL' ACCADEMICO CAVALIERE GIACOMO VICHARD DI SANRLAL »<:i»tte in- C I A C I N T 0 C A R E X A AC.CADEMICO SEGRETARIO L.'tte ncWadunanza del la di gennajo i834- ll Cavaliere Giacomo Vichard di Sanreal nacque il 26 di febbrajo l'anno 1746 nel castello di Sanreal, presso Saa Pietro d'Albigny. Mcinbro di una farniglia illustre nei fasti della Magistratura e delle Lettere (v. Piemontesi Illustri torn. V., Torino 1787; e Biographic univcrse/le , ancienne et modeme , Paris 1825), il Cavaliere Gia- como non fu degenere da' suoi antenati, anzi ne accrebbe il lustro con la cultura degli sludii economici e delle scienze naturali; cjuelli gli ajirirono il passo a piu sorta di cariche di amuiinistrazione : queste gli meritarono il posto di accademico. Di quei pubblici uflizii., non istrettamente collegati con le cose arcadcmiche , e restringendoci qui ai principali , diremo come egli uel 1771 fu nominato Giudice dei Comuni dei conGni tra Savoja e Fraucia , cio e quanto a dire incaricato, per quello che ragguarda ai confini, di vcgliare alia consevvazionc si dei drilti Sovrani, e si di quelli dci Comuni e dei privati ; al quale uffizio pitt tardi venne per legge Surrogate un Coumiissario Generalc dci confini ( Regie Patenti, n di mavzo 1817); nel 1777, fu Intcndente nell'Uffizio Generalc delle Finauze; nel 1779. Intendeutc della Provincia della Moriana ; dieci anni dopo lo fu del Ducato d'Aosta ; nel 1 793 fu Intcndente Gcnerale di quella parte dcll'esercito piemontesc , clic in Val d'Aosta obbediva al Duca di Monferralo , figliuolo quarlo- genito del Re Vittorio Ainedeo III. In quella difficile congiuntura egli rassegno al Real Principe una descrizione uiilitare dell'anzidella Valle , e di quelle della Tarantasia e della Moriana; alia quale descrizione crano unite savic riflessioni sul miglior modo di ricon- quislarc la Savoja , entrandovici pel San Bernardo e pel Montece- nisio. Quel lavoro fu tenuto in singolar pregio dal Duca e dal Conte di Robilant , Capo dello Stato Maggiore , del quale , come fungente l'uffizio di Ajutante di Campo presso il detto Principe , faceva parte un collcga nostro, il Marchese Lascaris di Ventimiglia, da cui questa notizia mi viene cortesemente comunicata. Nel 1799, occupati dalle armi di Francia questi Stati di Terra- ferma , il Cavalicre Sanreal insieme con la Reale Famiglia si ri- dusse, come lianuo potuto fare pochi altri dei nostri, nella Sardegna, ove appena giunto , fa fatto Intendente generale delle Regie Finanzc ; poi nel iSo-3, Sopraintendente generale delle minicre reali e delle serve, e Capo dell'uflizio di perequazione dei tributi. In questi nf- lizii penso che egli cominciasse, o cominciato ampliasse uno spe- ciale bworo sopra le foreste, che egli stava appnnto tcrminando negli ulliuii giorni della sua vita, il qnal lavoro e da desiderarsi che non vada perdoto, conciossiacbe non puo non contenere noti- zic ulilissime al governo delle sclve , all'agricoltnra , c allc arts die da essa dipendono. FinaLtnente , ricomposte 1c cose nostre di qua dal mare, egb passb net i8i5 a Genova , dec&rato nel 1826 della (•ran Croee dell'Orcliive de'Ss. Mawrizi© e Lazzaro , c vi stetle In- tcndente Generale della Regia Marinem e Mcmbro del Consiglio XXIVIt dell'Ammiragliato Gno al i83i; nel qual iatcrvallo di tempo egli ha mollissiiuo contribuito alia formazionc della Reg'u Marmots Mi- Itlare , die lAmmiraglio Coute D. Giorgio Andrea Des-Gencys iu poclii auui [Kii-ti'i a mi tal grailo di rcgolaritu c di forza da assiru- rare in modo glorioso lonore della nostra baudiera, e la piii etli- cace protezione al marittiino cominereio. In quello stesso anno , 1 83 1, 1 1 Cavaliere Sanreal , per rcplicata riehiesla, pel lungo e fedele suo scrvizio , e per l'avanzata sua eta , venne onorevohnente dispensalo dagli obblighi della sna carica , i*icevuto il titolo di In- tendente Generale d'Azienda. Bencbc oecupato m tutta la sna vita da tante c gravi pubbliche faccende , il Cavaliere di Sanreal trovo pur tempo ad attendere di quan do in quando a scientifiche ricerche , delle quali or breve- inente discorreremo. In. una delle miniere della Moriana , in Savoja , detta dei Sur- rasins , le acqne sotterranee raccolte nei cunicoli o gallerie , si estraevano , come e uso generale , con trombe idrauliche. Questo modo , daspendioso sia per le macchine , sia per la loro conserva- zione, e sia pei numerosi lavoranti continuaroente necessarii a te- nerle in moto , fa poi creduto impratkabile nella miniera suddella , per l'accresciuta profondita e copia delle acque , le quali non si sarebbero potutc estrarre, salvo che con ventiqnattro trombe , ep- pcrcio con una spesa che pareva dover superare I utile che nc fosse per provenirc dalla miniera. Questa condizione di cose fece nascere nel Cavaliere De Buttet la lusinghevolc idea del sifone idraulico , strumento di mhiore spesa, e col qnale si ha un continuato flusso dell'acqna con non altra forza se non quella della naturale pres- sione dell'aria atmosferica. Al consiglio arrise il Diretlore della mi- niera, a richiesta del quale il Cavaliere di Sahreai. intraprese al- cune riccrche , volte alio scopo di dichiarare in quali casi l'uso del sifone sia da riputarsi preferibile a quello delle trombe , in tntti i Iavori in cui s'ha a fare 1'estrazione di acque basse o sotterranee. XIXVIII Frutto di queste sue ricerche c la Memoria Sur V application du syphon a Vepuisement des etxux , tant pour la Jbndution des ponts el des digues , que pour I'extraction des caux des puits des mi- nieres. Questo lavoro il Sanheai. rassegnollo all'Accademia dalle Scienzc, e all'csamc di esso furono deputati il Cavalicre di Foncenex, e il Profcssorc Teresio Michelotti , i quali nell'adunanza del 12 di marzo del 1786 nc feccro favorevole relazione. In questa sua Memoria il Cavaliere di Sanreal , volendo prima di tutto chiarire alcuni dubbi clie gli si muovevano sull'uso del sifone nclla pratica in grande , coniincio dall'cseguire uno sperimenlo con un sifone di latta di 4 pollici fraucesi di diainetro , e la cui branca o raino piu coito era di 12 piedi , e il piu lungo di i5. Riempito d'acqua (p.esto sifone , appena dai due orifizii fu tolto il turaccio , clie l'acqua del ramo piu corto precipilo nel recipicnte, c il tubo di latta fu schiac- eiato dall'esterna pressione atmosferica. E quello schiacciamento lion accadde piu , quando lo stesso spcrimento fu ripetuto con un sifone consimile al precedente , ma di un solo pollice di diamctro. Da questo esperimento, e da alcune considerazioni sulla resislenza dei varii tubi di materia diversa, l'autore fu condotto a detcrminare le dimensioni necessarie ad impedire lo sfraccllameuto dei tubi di legno , che si volessero , nel proposto caso , a uso di sifone ado- perare. Dopo cio egli prese a considerare che le acque della mi- niera anzidetta si trovavano alia profondita di 5a piedi , altezza cui non giunge 1'efTetto del sifone, ma che si poteva comodamente dimezzare mediante alcune opere di non molta spesa da farsi nella montagna , il cui pendio aveva da per tutto una rapidila piu che sufficiente per farvi lunghesso scorrere opportunamente il ramo piu lungo di uno o piu sifoni. Parlendo quindi dal fatto che da un sifone di 4 pollici di dia- inetro , e nel quale uno dei rami sia 6 piedi piu lungo dell'altro, escono 2G616 pollici cubici d'acqua per ogni minuto , cerco.la portata , ossia la quantita d'acqua che esce in ugual tempo da altri sifoni ili ugual diametro ; ma tli variate proporzioni nclla lunghezza dei due rami; c l'anzidctta porlala egli paragono a quelbr delle troml»c idraulicbe di determinate dimensioni, Icnuto conto della spesa di qucste due sorta di maccliinc c del iliverso raodo di adoperarie. II risultamento di quest i confronti cgli ridusse in due tavole nu- meriche, in una delle quali , in distinte eolomio, e indicata la por- tata c la spesa dei sifoni , sccondo la diffcrenza nella lmighezza dei due rami , e secondo la totale lungbczza dell intero sifone. L altrn tavola contiene la portata c la spesa delle trombe , e il mimero di esse necessario per uguagliarc 1'efFetlo dei sifoni , supponendole adoperate a varie altezze dal livello del marc , cioe dall'altezra ba- romctrica di 28 pollici , sino a quella di 1 (\. Con questo lavoro , e coll'uso delle annesse tavole, il Cavalicre Sanreal fa conoscere in qualicasi le trombe ai sifoni, ovvero questi a quelle siano , a parcr suo , da preferirsi , secondo le varie cir- costanze de' luoghi. Pochi anni dopo il Cavalicre Sanreal ebbe a comunicare all'Ac- cademia un altro suo lavoro intorno a un argomento assai diverso , ma csso pure , come il preccdentc , relativo a cosa di applicazione alia pratica e di uso immediate L'opportunita di questo lavoro nacque dal qucsito proposto ncl 1788 dall'Accademia di Lione : Trovar modo di rendcre il cuojo impenelvabile dalFacqua, xenza dimintiirne il ncrbo e la morbidezza, e senza accrescerne il prczzo. Di questo quesito il Cavalicre Sanreal ebbe contezza soli quattro mesi prima del terminc picfisso alia risposta. L'angustia del tempo fugli impedimento al concorrere , ma non aU'intraprendcre e comu- nicare piii tardi all'Accadcmia nostra alcune ricerchc sperimentali intorno alia conciatura delle pelli , arte neccssarissima , eppercio auticbissima , le cui vere ragioni teoriche erano tultora avviluppate nrlle complicazioni della pratica, e quasi nascoste fra la rnoltipli- cita dei varii metodi qua c la adoperati. Questo lavoro del Cavalicre di Sankeal e stampato nel IX volume delle Mcmorie dcll'Accade- mia ( anno MDCCXC ). L Alitor e fassi primieramenle a descrivere le trc manicre piu generalnienle adoperate , onde disporrc le pelli XL alia eoncia , e sono : I'uso della cake , quello dells farina dell'orzo inacidita , 1' infiisiouc , pure inacidita , della vallonea , ossia della scorea della quercia. Quindi egli registra le molte espcrienze da lui fatte , la piu parte delle quali sono ri volte a detertuinarc le qua- lita fisiclie c chimicbe ckc diirerciuiano ana pelle fresca o , come chiamano , vcrde , da traa pclle conoiata , ossia dal cuojo. Princi- palissima fra codestc sue sperieuze put) tenersi quella per eui trovo die una pelle verde, rasa, dissanguinata e mondata , tenuta neli' arqaa calda, pcrde molto del suo peso, per la colla o gelatina che in ovvero die essa vi si trovasse tut- tora , ma di mutata nature , e divenuta insolubile nelfacqua calda per La sua chimica unione «ou qoalche altro corpo. Come a vian- ilante in ignolo pacsc , gaunto a HO bivio , accade talora di fallirc quasi senza sua colpa la !>uonn via , cosi avvenne al nostro spe- rimentatore : s'aflretlu egli di couchiudere die nel cuojo uon vi e piu gelatina , e che percio gran parte dell' arte del conciatore debbe consistevc nel privare , il piu che sia possibile , della loro gelatina le pelli verdi, mediante l'acqua riscaldata a Co gradi , ri- ducendole cosi alia sola parte che egli ehiama fibrosa la quale, com- binata col principio astringente della scorza della quercia, sospet- tato allora essere l'acido gallioo , forma quel oomposto vegeto-ani- male che costituisce essenmlmcnle il cuojo , cui 1'arte del concia- tore rende incornitlihile , siccome diventa impenetrabile daH'acqua per 1 opera del cuojajo, il quale, coll'uso del martell© o del cilindri, fa che folio e i grassumi vengano ad essere incorporati con ogui piii interna parte del cuojo. In un tempo in cui uon aveva per anco otlentito I'liniversale as- senso l'opinionc del Fourcroy , che la cute degli animali sia quasi interamente composta di yclntina : in un tempo in cui niun saltlo TLI ragionamcnto Sullc opcrazioui ilol concialorc era ancora stato fatto da ncssuno : in un tempo insomnia the la vera leoria di quest arte era ancora da nascere, non debbc recar meraviglia elie egli il primp, l'aecademico noslro, non abbia eolto perfettameute nel segno; tale c auzi l'ordinario andainento delle scienze sperimentali , e foise piu tli tutte della Chimiea , quando si prende a render ragione di fenomeni chc prcsenta la Natura, le cui forze empiricamenle ado- perale dall'arle , si trovano da un canto come avviluppale nelle eomplieazioni di metodi pratici non razionali , e dall' altro canto esse non sono faeilmcnte discernibili aU'occhio della seienza , pcr- clie non ancor rischiarale da principii teorici elie sono appunto i tardi frutti di un piu prolungato studio dell'artc istessa. Del resto , se al Cavaliere tli Sanreal , per la condizionc slcssa tic' tempi , non fu dato di torre affatto il velo che copriva 1c vere ragioni ilell'opera del conciatore , gli vennc fatto tuttavia di solle- varlo ahjuanto , e ci6 forse baslo perche il Seguix , aleuni anni dopo , pigliasse a fare qucstc stesse indagini, c fosse condotto alia vera spicgazionc dei fenomeui di quest'arte, la quale, sccondo l'opi- nione di lui , che e pur quella dei Chimici d'oggigiorno, essenzial- incnte consiste nel combinare la gelatina della pelle col lunnino , ossia con quel particolare principio astringente della scorza della quercia, deU'abelc, di qualchc mimosa, c di parecchie altre piante; mediante la quale combinazione la pelle e fatta incorrutlibile , etl insolubilc nell'acqua , cioe vicn mutala in cuojo. Debbo ora far cenuo di un lavoro che l'aecademico Sanreal fece in comune con un suo collega, e che e stampato col nomc di am- beduc nel tomo XI delle Memorie dcH'Accademia , alia quale era slalo presentato nel marzo del 1795, col titolo : Observations stir (juclques experiences dans lesqnelles le soufre ou les metaitx pa- raissent brulev, quoique dans des ■vaisseaux prives (Fair, et facide sulfurique se former sans inflammation du soufre; par les Chevaliers De S.1 Real , et Maistre. Anche qui giustizia vuole che, rispetto a questo lavoro, sia fatta ragione dei tempi , senza di che altri potrebbc tenere come ostinata Tom. xxxvii. 6 XLII rcsistcnzii allc novcllc opinioni delta in.odcrnaa'ChJiDiott/ 2 vol. in 4-° Del reslo la collezione mineralogica del Museo , la quale si an- dava ordinand© ed accreseendo per cura del nostra Borson, era tuttavia oggetto di curiosita a pochi, di regolare istruzione a nes- suno , non focendovisi pubblico insegnamento , il quale non venne ordinato se non piu anni dopo. Allora il Borson ebbe ricorso a uno spediente forse non tentato per l'addietro in qivesto nostro paese: quello fu di aprire una privata scuola di mineralogia, le eui parti principali si prometteano ai soscrittori insegnate in cinquanta lezioni , rendule efficaci dalla visla e dalla considerazione dei re- lativi corpi minerali. Cio fece egli con buon successo , e con vero pubblico vantaggio, nel 1801 e in parecchi altri anni sxecessivi. Finalmente nel 1810 1' Abate Borson fu nominate- Professore di Mineralogia e Condirettore, per la parte roineralogica , del Museo di Storia Natnrale , la cui parte zoologica , per l'iBsegnaroento e per la direzione^, venne commessa al Professore Bonej.m, per opera del quale essa ebbe un cost maraviglioso increment© (2). Da qucsto tempo comincia propriamente la letleraria carriera del Professore Borson , comunque egli gia avesse ollrepassato il cinquantesimo anno deMa sua eta. (1) Ad Oryetographiam Pedemontanam Aactarium ; auctmt Slephano Bohsok. Mem. dell' Accnd. loin. XI drll'intera serie-, quello cioc che corrisponde agli anni 1793-1800. (a) V. in qucsto stesso vol. a face. ia6 V Elogio Storico di Francesco Andrea Bonei&i , Accademico e Professore Torinese ; scrilto iljtl'Accadciuico Professore Gebk. Fatlo Professore , 1' Abate Borson recossi latino dopo a Pai-igi, $1 per compiere il piii che fosse possibile la scrie iki mincrali tlel Museo, e si per fame utt piu accuralo studio, con l'aiulo di quelle slupende raccolte , e con la guida di quei celebratissiini Professori. Di aver egli felicementc toccato l'uno e l'altro scope- fainio fedc la condizionc stessa in cui egli morendo lascio il Museo mincralo- gico , c le Memorie di lui che l'Accadcmia pubblico ne' suoi vo- lumi; dei quali lavori ora io mi faro brevemente a parlare. Yiene in primo luogo il Catalogo dei minerali del Museo, da Lai pubblicato nel 1811 (i) in un primo volume. Questo non fu poi seguito da un secondo: bensi quasi venl'anni dopo, cioe nel i83o, egli rislampo in unico volume il coinpiuto Catalogo dei mincrali che si conservano nel Museo (a). La sistemaliea distribuzione in questo secondo Catalogo e quclla stessa che nel primo, cioe quella che fu data dal Professore Brongsiart nel suo Traite Klcincntain- de Mineralogie , avec des applications aiix arts etc. Paris 1807, due volumi in 8 con fig. Ad ambeduc tpicsti Catalogi e premessa una prefazione: in quella del 181 1 si da ragione dell'opera , si accenna Vorigine del Museo, e si rendono pubbliche grazie alle persone che diedero opera ad accrcscerlo ; quella prefazione, scrilta con decente scmplicita, riusci lavoro ben fatto; ed a chiunque abbia fior di gindi/.io parru men sano consiglio quello di aver pdslo al Catalogo del i83o altra pre- fazione per ogni verso inferiore a quella prima. Tultavia in questa il Professore Borson informa ingenuamente il leltore come al difetlo di una compiuta raccolta delle sostanze minerali del nostro paese, delta quale egli non pote arricchire il Museo , abbia opportuna- (1) Catalogue raisonne du Musee tTJlist. Xat. Partie Mineralogit/ue , seton le srsteme tie H. Alex. BnoHGNURT. Twin 1811 , Imprimeric Bianco, in S di pag. 3 1 4- (3) Catalogue raisonne tie la Collection Mineralogique du Musee tf Histoirc Xaturelle, par T Abbe Etienne Boasok , Professciw de Mineralogie etc. Turin, Imprimeric Jioj-ale , i83o , in 8 di fag. 7.',!. LH mente supplito l'Azicnda Economica dell'Interno, rhniendo nelle sale de' suoi ufiizii una Leila utilissima collezione statistica dci mi- neral! do' Regii Slati > merce le cure e lo studio del signor "Vin- cenzo Bareu.1 , Capo di Sezione ncU'Azienda suddetta , il quale or ora ne ha pur tcrininalo il Catalogo. Ma ritornando al leslo dei due Catalogi , e specialmente dell'ul- tiino , esso solo basta a far manifesta prova degli ardui e lunglii lavori durati dal Professore Borson in tanti ordinamenli c riordi- namenli della mincralogica collezione, alia quale egli il primo pose iiKino, ed ebbe tulto a, fere. Gli altri lavori del Professore Borson versano quasi lutti sui fossili organici, di cui evvi si gran dovizia nelle Province Picmon- tesi, in quelle specialmente clie sono alia destra del Po. Tali souo il Saggio di Orittografia Piemontese , e parecchie altre Memorie stampate nci volumi accademici, intonio a ossa fossili di masto- donte , e di altri grandi mammiferi , le quali spoglie sono come altrettanti preziosi maleriali per chi prendera a continuare e ad estendere la maravigliosa istoria degli animali di specie o spenta , o stranamente traslocata sulla superficie del globo ; storia che di tanto lusti-o va debitrice al Faujas, al Lamark, al Brocchi, e spe- cialmente all'immortale Cuvier. Io non mi faro a ragionare partitamente di tutti questi lavori del Professore Borson , che a questo fine converrebbe riferire nu- merosi e minuli confi'onti , inopportuni in una semplice Notizia Biografica, ove , e sempre che non si tratti di speciali scoperte , debbc bastare che la letteraria fisionomia venga con franchi e sin- ceri tratti delineata. Stare- dunquc contento al compiere nelle se- guenti due note 1' enumer-azione dei lavori fatti dal Professore Borson (i) e quclla delle scientifiche o letterarie Societa alle quali — i ■ (l) Substances minerales exploited dans les Departcmens tin Piemont, el employees attj. usages tits manufactures et des arts. Turin 1806, Imprimerie Bianco, in 8 di lC pag. itatisli'iue Mineralogiquc du Dipaitem-nl du Po (v. Annuaire Stalitlique). Turin 180C Lift \cnne ags;rogatu (8). bi>nsi rammcntcru inrae l:AIjate BonsON tcnni', dopo il iSi-i, ricleUo a Profusseruitdi Mini in login v 'qu'mdi Ml gcn- naio del £818 In uoniinato Mcmhro ' di'idim-sta" Ruale • Aecadnnia delle Scienze; poi la Reulc Socicta' Agrarid' dii Torino, c la Roalc Societi Accadeniica di Savoia il \ollerol' aserillO Jfra ''l"So recarsi ogni anno |nr in- segnarc i priucipii dciln Mincralogia e della Gcologia. Cos! a luuglii anni vissuti quasi nelhv diimnlicanza, oil occupato in ullizii onorevoli cd ulili, ma piu laboriosi che splendidi , suc- eedeUcro per 1' Abate Borson uffizii che diremo gloriosi, ma accu- mulati c faticosi piii che nol comportasse l'nvanzata sua eta: tristo ma pur naturalissimo cflelto dci tempi elie non aeconsentiVano allora , siccome forse acconsentono al piescntc , ehe gli uomini vengano prcvcntivainentc prcparali n quei pubblici uflizii che all'o- dicrno vivere nniano sian riconosciuli necessarii. II Profcssore Borson, giunto al sctlantesimo quarto anno della sua eta, vide languirc precipitosamente qnella robustezza e quella - — Baromctro portatile ad uso dei viaggi nellc montagnc ( v. Atti dell'Accademia Italians di Livorno. 1810. 0 * 5CU Observations microscopiaues , ct dessins tTaprcs nature du ver qui a ronge le bled en Piemont , el de celui qui a endommage le clianvre en i8i5 ( v. Magas. Encyclop. t. 5 J. Sur des muchoircs ct dcs dents de Mastodonte att Mammouth , trouvees J'ossites en Pit- mont. ( V. M«m. dcll'Accad. delle Scienze , di Torino. Tom. XXIV ). Xote sur des dents du grand Mastodonte trouvees en Piemont , ct sur des mdchoires et dents j'ossites prises dans la mine de houille de Cadibona proclie Savone. Ibid. torn. XXVII- Ossa j'nssili in fat a*Andonay credute Jalsamente di schclctro umano. Ibid. torn. XXIX. Parte Storica , a fac. xxxiv. Osservazioni intorno altc sostanze minerali di cui sono jbrmati i monumenti dci Regio Miueo l^gizio , culiu cnumerazione delle medesime. Ibid. torn. XXXI. Notice sur quelques Jbssiles de la Tarantaise en Savoie. Ibid. torn. XXX11I. Memoire sur quelques ossemens fossUcs trouvees en Piemont Ibid. torn. XXXVI. (8) Accademia di Belle Arti di Firenze , Socicta Imperialc Mineralogica di Pietroborgo , < di qnella di Veteraria; oltre quelle indicate nel testo. LIV vivacitu clie brand scinprc state in lui singolarissimc, c poco stanlc fa preso ila una catarralc opprcssione , nunzio pur troppo ccrto »li non lontana fine. Inconlru con crisliano spirito la morte, e cou essa , dopo ogni religioso conforto , fece passaggio all'altra vita, il a5 di tliccmbre del i83a. II Professore Borson ebbc due altri biograli piu solleciti che io nol fiii : uno e 1' Accademico Professore Gene ( Bibl. Ital. t. 70 1 833 ); l'altro e un giovane lettcrato, il signor Giovenale Vcgczzi impiegato nella Regia Segreteria di Stato per gli aifari esteri ( An- nali Univ. di Statist, aprile i833 ). Dalle cose detle da qucsti due \utori, e da quelle che o m'cran note, o potci cavare d'altronde, raccolsi quanto parveini necessarip per compilare queste Notizie biografiche dell' Accademico Professore Slefiino Borson, le quali io tennino coll'esprimcre a lui che non e piu, ai collcghi che soprav- vivono, e a me stesso, il piu vivo rincrescimento di non aver sa- puto cogliere tutti ugualmente soavi i fiori dclla ghirlanda che io ora pongo sull'onorata tomba dell'estinto collega. MEMORIE DELLA CLASSE DI SCIENZE FISICHE , E MATEMATICHE ESSAI I OS IIYOIDE DE QLELQL'ES REPTILES par MATH1EU LOS AN A Lit a la seance dtt ag Janvier i83a. JL/epuis que iles collections immenscs pre'senlent dans le plus Irel ordre et dans le plus grand devcloppemcnt toutes les parties du corps animal , prises dans les especes les plus eloignees , depuis celles qui s'approchent lc plus de 1'hoinme par leur perfection , jusqu'a celles on Ton n'appercoit plus qu'une pulpe a peine orga- nisce , l'Anatomie coinpare'e , (lit le celtbre M. Cuvicr ( lemons d'analomie compare'e , pag. i u ) est presque devenue un jeu : il suffit d'un coup-d'oeil pour apperc.evoir les variations , les degra- dations suecessives de chaque organe ; et si les eft'ets , que cos organcs produisent , ne sont pas encore cxplique's, c'est qu il y a dans les corps vivans quelque chose de plus que ces fibres , que ces tissus , qui frappent nos yeux , dont nous n'avons encore au- cune idee. Cependant ces tcnebres ne doivcnt point nous cflrayer : c'cst a 1'Anatomiste a faire connaitre an Physiologistc la partic materielle iles phenomenes de la vie , et les instrumens de ses operations. Tom. xxxvu. A 3 ESSAI SHR I.'OS H70IDE ETC. Rla;s , pour remplir cettc taclic d'une maniero satisfaisanle , il nc doit pas s'arrelcr uniquemenl a ce que lcs phenomcnes out d'iudividucl ; il faut qu'il distingue surtout ce qui fait la condition generate et necessaire de chacun d'eux : ct pour ccla il faut qu'il ne se borne point a une scule espece dc corjis Vivans , mais qu'il les compare toutes , et qu'il pouisuivc la vie et Ies plienomenes , donl elle se compose, dans tous lcs clres qui en ont rccu quelque parcelle; mais une cntreprise scmblablc pourrail-cllc ctre Pouvrage dune pcrsonnc quclconquc, quoiquc placee clans les circonslances les plus favorables ? Depuis long terns les Naluralistes poursuivent raniinalile dans tous les cotes de la surface dc la terre. Les Ana- tomistes les plus clairvoyans fouillent dans lcs enlrailles des ani- maux de toule espece, que les voyageurs philosophcs leur rappor- lent ; cependant apres toutes les reelierches lcs phis t'temlues , el lcs plus profondes , surtout des ce'lcbrcs Cuvicr , Meckel clc. , le \oile mysle'rieux , qui couvre l'essence de la vie , n'est pas encbre souleve , et la science ne consiste jusqu'ici que dans la serie des fails parliculiers ; el nous ne pouvons esperer dc remonter a des causes generales , qu'aulant que nous aurons classes tous les fails, dont nn grand nombre nous est encore inconnu , et que nous se- rous parvenus a les ranger sous quelqucs lois communes. Tour aclievcr mi si grand ouvrage il faut que chacun tie ses amateurs exploite a cct cgard son pays: a cet elfet, du point du globe, que j'occupe , j'ai observe l'os hyoide de quclques reptiles, qui m'en- tourent , et je m'estimerais heureux si je pouvais ajouter quelque rayon aux lumieres , c|ui deja nous e'clairent sur ce ressort de la machine animate. PAR MATH.F.U I O.SANA. I I U ARTICLE PREMIER Dcs reptiles qui forma at CoLjei tie ces observations. Les reptiles les plus commnns cliez nous, sont la lucerla agilis , la seps , parmi les Lezards; Vanguis Jraeilis. le coluber natrix j le /terns , parmi les serpens. Nous avons plusieius grenouilles, e'est- a-dire la lm(fo , Vesculenta , Yocella/a , la jtentadactj/a , la tempo- raria , la hjrht urhorea , et quelqucs salamandres , cest-a-dire la palustris , lacustris etc. Le celebre Cuvier dans sa classification scientiflquc des reptiles a reuni les lezards parmi les sauriens ; les serpens parmi les ophydiens ; et a place: les grenouilles et les salamandres parmi les batraciens. Cct auteur, ayant adopte pour base de sa classilicalion des reptiles le nombre des oreillettes an cc-eur avec d'autres caracteres exlerieurs, la assise snr dcs bases naturelles , certaines et lumineuses; mais la Nature, qui airae a former plus d'individus que de families , fait de rneme e'clater sa sagesse et sa toulc-puissance en variant bien souvent les formes de leurs organes moius essenlicls , sans en alte'rer les foDctions. On ne doit done pas clrc etonne, si cllc pre'senle aussi l'os liyoide quelque fois diflcrerument modifie dans les diilerentes especes de la meuie famille , et dans ses indixidus aussi , selon Fage du reptile , son sexe , et autres circonstances. Elle se fait x'oir non moins riclie dans ses combinaisons relati- vement aux muscles , qui font mouvoir cet os selon le but qu'elle s'est propose , de maniere a ne pouvoir fixer la-dcssus aucune regie generate et precise pour les dist'ingner , liormis que Ton adopte, pour cet efFet, ce que Ion y appercoit ordinairement, comme nous feroas. i ess-m sua u os hyoiue t.rc. De I os hjoide des reptiles susdits en genera/. Lcs variations ct degradations successives , que la Nature deve- (oppe dans 1 os liyoide des reptiles differents , sont admirables ; inais si nous observons l'ordre, avee Icqucl du plus simple clle passe au plus compose par des nuances presquc insensibles cl loujours les mieux combine'es avec le but qu'elle so propose, Ton s'apcr- coil que sa sagesse est iuepuisable dans ses ide'es , ct dans les nioyens de les executer. Quelle simplicite dans l'os liyoide dc riionnnc! sa partie principale forme un peu plus d'un demi-anncau place liorizontalcment entre la base de la langue et le larinx, avec sa convcxitr dirigce en avant. Dans le Coluber Nalrix la Nature n'a fail qu'alonger et amincir les cornes de l'os liyoide lniniain , mo\eunant uu lilet (lig. i) (*) long, cartilagineux , courbe en arc seinicireulaire de devant en arriere. Dans le Berus ( fig. 2 ) elle a sculemcnt aplali la partie anlerieure de celui du C. JSalrLr , et re'duit en triangle son arc ante'rieur. Dans I Unguis Jragilis (fig. 3) • lie alongea la poinle dc Tangle anlerieur de lhyoide du C. Bern* , replia ses cornes en haut , et ajouta inferieurement aux deux coudes, qui en rcsultaient, une corne dirigee en arriere : de celui-ci passant a l'os liyoide des le'zards (fig. 4- 5) elle a rctenu celui dc Vstngnis jragilis , et y a ajoute posterieurement celui du Coluber iWr/x. Dans les salamandres elle conserva les cornes inlerme- di aires lalerales des lczards (fig. G); ma'is , pliant les poste'rieures en arc, dc dedans en dehors, elle en fit deux anses: elle a iv- M-rrc ensuile lcs deux cote's de la base angulaire dc celui des lczards, cl lcs soudant ensemble en fit une piece cylindracce, pies du boul anterieur dc laquelle, a cole de la corne anterieurc; clle placa lcs deux cornes laterales ante'rieures de relics des reptiles susdits : " 1,1 figure dfc eel os hybide , jmsi que lei iiuihiId, l<- pretentenl agrondi pi i ■ Ij noitie du naluil TAR MATillEU LOSAXA. 5 iinalcment a droile et a gauche tie l'os hyoide , ajoulaiit rare grande et longuc appendice styloidc libre, il parait qu'elle ait voulu dans cctte parlie eloigner lcs salamandres des autres reptiles, autant que par le reste de leur liyoide elle les rapprochail des oiseaiu, et de plnsieurs poissons. Dans lcs grcnouilles le corps du carti- lage liyoide des salamandres a etc alonge ( fig. -j. iece dans les couleuvres ; mais celui des orvcts a ses cornes ;irliculc'cs, et lcs poslcriemes sont anlerieurement presque ossifie'es. Les cornes laterales interme'diaires de l'hyoide des lezards sont les seules articulees el leur portion anterieure est presque ossifiee; les conies posterieures sont seulemcnt soude'es avec la base de l'os hyoide ; les apophyses alaires de leurs cornes laterales anterieures leur donnent uue apparence singuliere. Toutes les pieces, qui composent celui des salamandres, sont articulees moyennant une syn- i hondrose, et ses cornes posterieures, ainsi que son corps paraissent ossifies. Dans celui des grcnouilles les cornes posterieures seules sunt artrodiees avec la plaque hyoide , et dans leur portion supi- rieure elles sont plus ossifiees dans les crapauds.que dans les anlres 6 essai sun i.'os htoide etc. grenouilles; la pavibd anierieure ilc la plaque susdile es^ remplie dans les premiers par une membrane mince aponeurotique. Le corps de cet os dans les lezards , les orvcts ct les sala- mandres est place a deux tiers en arriere de la lougueur de la muchoire inferieure; il occupe presque tout l'espace intermaxillaire dans les grenouilles ; il est place sous le cou dans les couleuvres. Ayant a s'avancer et retrograder dans scs fonctions , ainsi qu'a s clever et descendre , il est maintcnu dans sa position par ses muscles, par sa construction, et les parties adjacenlcs: ses comes sont lie'es entr'elles par des tendons dans les lezards ct les orvets , et leur cornc moyenne ante'rieure est enchainee anlerieurement par le tendon de sa sommite avec la pointe inferieure de la langue; les autres cornes lateralcs courbe'es en arriere soul bride'es poste- rieurement par les tendons , qui naissent de leur extre'mite , et vont s'attacher aux branches de l'appendice styloide , laqnelle est plus considerable dans ces reptiles, que dans les mammiferes. Le muscle intermaxillaire est ici son principal appui , tandis que l't:[)iue antcricure du sternum, le soutient en arriere par-dessous , et les apophyses alaires des cornes lateralcs anle'ricures glissanl sur les muscles inte'rieurs de la machoire inferieure, le souliennent par-dessus. Ce cartilage dans nos couleuvres est presque fixe a sa place par ses muscles lateraux; mais le muscle intermaxillaire et la cellulcuse, qui I'attachcnt a la game de la langue, le re'gissent dans ses fonctions. Le plus grand mouvement que la plaque liyoide des grenouilles exerce , est de haut en bas avec son exlremite ante'rieure ; elle est aide'e dans cette fonction presque continuelle par le muscle intermaxillaire, tandis quelle s'avance aussi et retrograde, soutenue dans sa position, sur ses cotes, par les apophyses corniformes ante- rieures ; en arriere, par les appendices styloides; au-dessous poste- rieuremenl , par le cartilage sternale orbicule , large , pedicelle' t uutagouislc de la xiphoidc. PAH MATHIKU T.O.SANA. 7 I.r muscle intermaxillairc aide par les muscles sljlo-hvoides (ail prcsquc tout I'appui de l'os hyoide des salamandrcs'; la piece cc- pc'ndant , fjui dans crs reptiles correspond a lomoplafe , recoit Hafls si ( -avitr humcralc le bout posteVieur des conies posttrieurcs de ce cartilage , et le soulicnt dans ses i.iouvein'ems. Le cartilage \ dillcrcinment compose1 el plrtcV' dans les ordres dilli reus des reptiles, ne peut pas avoir les memes rapports atvec les orgaiies qui renvironncnt. On ne pourrait done lui assigner les mrmes fouctions dans tons. Celui des le'zards et des orvets e'lanl place au-dessous de la tracliec-arterc , son corps git entre le lariirt et l'ocsophage , et appuye surtout la premiere dans ses mouvemens par les ligamens c l les muscles qui 1'encliainent a la come moyennc anterieure li\oidc, comme il en est du larinx des oiseaux sur la come moyenne hyoide postericurc. Celui des couleuvres , place au-dessous du cou sous le fourrcau de la langue , et puis a ses cote's , n'a aucun ra|)port imm(;diat avec le larinx , qui en est bicn eloigne sur le devanl: il ne prele qu'un appui au fourreau de la langue depuis le cou du reptile jusqu'au bout postt;rieur de l'organe susdit , ou il sert d'appui aux muscles liyoglosses. Celui des grenouilles est applique imme'diatement aux parois in- ferierrrs du palais et de l'arriere-bouche ; la langue y passe dessous, et le larinx git entre les comes posterieures , auxquelles s'attacheut les muscles laringiens. Dans les salamandrcs le larinx est bien eloigne de leur arriure-bouche. Tl parait done que le cartilage hyoide sert non settlement a la deglutition des le'zards et des orvets etc. ; mais encore aux fonctions du larinx particnlie'rcmcnt : dans les conleuvres il n'appuye que les uinnvertiens poste'rieurs de leur langue; dans les grenouilles il coopere am tbnetions de la langue et du larinx; dans les salamandres il pat-ait destine a aider particulierement la langue dans ses mouve- mens anterieurs. ESSAI SUIV I. OS HYOIDE fiTC. ARTICLE DEUXIEMi:. De fos //j aide des sauriens susdils en partirnlier. ( Fig. 4- 5 ). L'os hyoide de nOs sauriens, plat, eartilagiiicux , comme dans la pluspart des autres reptiles , est compose de plu- sieurs parties greles , filamenteuses , presque rayonnanles autonr de sa piece principale. On pent done le diviser en corps central , et en sept lilamens environnaus , qu'on appclle comes. II parait forme d'une seule piece cartilagineuse ; cependant il y a deux comes articulees , et en partie ossifie'es. Le corps («) consiste en nne lamelle plus large que les autres pieces, pliee en arriere a angle jncsque droit; de cette lamelle jjartenl les sept cornes susdites. La conic antcrieurc ( b ) n'est que le prolongement de Tangle antericur de la lamelle cenlrale en rayon ensiforme , lequel parcourt inferieurement presque toute la langue du reptil , et linit par un tendon, avee lequel il bride cet organe. Pres de la moitie antcrieurc des cotes de la piece centrale, cello ci s'alonge de nouveau , et s'eleve en avant, de dedans en dehors, (c) a un tiers a-peu-pres de la longueur de la come moyenne rnsiforme , puis se plie en arriere ii angle aigu , et s'e'tend du colt! exterieur en apophyse lamelleuse, alaire, sinuce (d), latnielle s'elargit de bas en haut dans la lacerta agilis (fig. /\), et du haut en bas (fig. 5 ) dans la L. seps:de la sommite de cette apophyse dans Yiigilis , et de sa base (c) dans la seps , nait mi tendon , qui va se fixer vers la moitie de la come moyenne ensiforme. La •■oriie laterale susdite , apres cette apophyse filamenteuse, descend en arriere a cote de la branche de la machoire inferieure pour TAIV MATHIEU I.OSANA. g M rccourber tant soit pan de dedsos ea dehors , ct tie las en haul, derrierc 1'anglc poslcricur de la iru'.choire susdite avec son bout («) j>lat et tronuue. \ '. ;is la uioitic de. ccllc rorne un tendon descend dc I extrcmite postcrieure de I'apoptivse precedcnte dans la L. seps et s'y attache : ayant observe que relte apopliysc s cl.n- gissait de has en haul dans les males da la L. ugilis , et ilc haul • n has dans les fcmelles dc la seps pins frequemmcnt qu'ailleurs , j ayais crii que cette distinction marquait la difference du sexe ; mais qnelque fois die est pkcca en un sens contraire dans Irs femelles de la seps aussi , et uu pen en arricre du coudc dc la Came susdiie. La piece oenlrale alonge ses cAte's , ct les plie ( e ) a angle du haut en bas pour s'articuler bicnlnt avec la tele de la seconde (/) co»'ne laterale , laquelle , ossifie'e en avant et puis carlilagi- ncuse , subule'e en arriere , descend a cote et parallele aux pre- mieres comes pour se courbcr enfin contr'elles uu pcu au-dessus de 1cm- extremite; mais dans leur jeunessc ces corncs entie'rcmcnl caiidagineuses sarliculent immediatcnKnt avec les bouts des coles de la piece centrale. La troisieme paire de comes postericurcs (g) nc par alt que 1'os liyoide des coulenvres , ajoute a Tangle posle'rieur de la lamellc eentrale ; car il n'est forme que par un filet combe de dev-ant en arriere , et sonde au cartilage liyoide des ©nets ; en vieillissant la sondure disparalt tant soit pcu, mais toujours plate dans ses cote's, plus courte que les anlrc.s cprnes, elle y descend a cote , presqno paralhde; avant de finir elle s'etend en apophyse legcre (o), quarre'e, laterale ; enfin plate , tronque'e elle aboutit en un tendon , corame les corpes pre'eedentes. Toutes ces pieces n'ont aucun rapport imuiediat avec la macboire, -lout elles oecupent l'espaee intermaxillairc ; la corne (b) ante"- vieure parrourt Je diamitre inferieur dc la languc du reptil, et la bride ante'rieurement avec son tendon final: la trachcc-arteic, pas- s.mt sur le milieu de la piece centrale liyoide , s'y attache , et le Tom. xxtvu B IO ESSAI SIR LOS HTOIDF. ETC. ■Kj - larynx sc parte en avant sur la conic anterieurc , s'y enchahie pardessous avec cle forts ligaiueus, cl par. les muscles analogues ties aritenoides , paralleles , cylindriques s'y fixe antcricurciiichl avec leurs tendons : les premieres cornes lateralcs (c) ne servent que de soutien lateral a toute la piece hyoidc, moyennant scs apophy- ses alaires, qui glissent sous les muscles de la machoire inferieure. Les conies lateralcs inlerme'diaires .(f) et ^a pisce central* servent seules d'appui aux muscles qui font jouer l'os liyoide. Les cornes posterieures (g-) , taut soit pcu divergentes cnlr'cllcs (Je devant en arriere , s'elevent aussi , et embrassent dans leur milieu la trachee-artere , 1'arriere-langue et le conduit alimcntairc, et les soutiennent dans leurs fonctions, comme fait l'os liyoide des coulcuvres. Toutes ces cornes aboutissent a un tendon, qui les bride en avant par le moyen de celui de la corne anterieure ensiforme a la poinle ante'rieurc de la langue ; par ce tendon le cartilage liyoide est attire en avant, et par les tendons des cornes posterieures il est ensuite soutirc en arriere : celles-ci sont mises toutes en jeu par l'appendice styloide, laquelle (fig. 4- 5. h) sort des cotes de la syncondrose (v), qui reunit l'occiput a la vertebre atlantique ; celte appendice est forme'e par un filet cartilagineux tres-long , lequel de devant en ar- riere , de dedans en dehors s'etend entrc la base des machoires et le sternum , et puis de bas en haut se courbe en demi-cerele apres avoir antericurement pousse pres de sa base une courtc apophyse quarree (m), et une autre (p) plus longue , filamenteuse, peqiendiculaire a son axe, au-dela de la moitie de sa longueur; elle recoit sur le bord superieur de la premiere apophyse (m) les tendons des cornes intcrme'diaires , et a son extremitc superieure (o) aboutissent les tendons des premieres cornes lateralcs, de ma- niere que cette appendice styloide, lorsque l'os liyoide. esl en repos, embrasse dans son demi-cercle l'extre'mite des premieres cornes, qui la de'passent en arriere. 1 1 PAR MATI11EU L0SAMA. I I Drs ,nuscL, dc M &M M s.uui.m sBShi. L'analogue du mylo-hyoidicn membraneux tic nos sauricns pent sc diviser en cteux portibns" c'cst-a-dire, ante'rieurc et posterjcure; ■ L'ante'rieure occupe tout I'espace intennaxillaii-e de la machoire iu- ferieur« An nienton jusqu'a la ligne marquee par le bord supe'rieur de la base Ac l'os liyo'ule et tie ses comes lateralcs interme'diaires , ou plus epais 11 va se fixer : il est traverse tlans sa pe'riferic par lies fibrillcs perpendiculaircs a la branelic tie la machoire susditc. La portion postcrieurc descend de la ligne susdite juscpi'au Ster- num et justpie sur les cote's du cou, tl'ou il se replie en dedans, et puis en liaut pour sc re'uuir avec la membrane palatine. Les ana- logues des sternohyoidiens du bord anterieur du sternum montcnt justpi'au bord superieur des cotes de Tangle poste'ricur de la piece centrale hyoide. A cote des slcrno-hyoidiens, au-dessus des sterno- mastoides , les analogues des omo-hyoidiens s'clevcnt du bord an- terieur des clavicules, et vont s'attacher au bord inferieur des comes late'rales interme'diaires pres de leur articulation. Les genio-hyoidiens dans Ic lezard vert descendent de Tare du mentou, et se divisent bicntot en trois faisceaux, dont l'inte'rieur va se fixer sur les bords anterieurs des cote's de la lamelle centrale angulairc, et les deux autres exte'rieurs vont s'attacher Fun apres l'autre apres les omo- liyoidiens sur les bords supericurs des comes interme'diaires, et en occupent presque toute la longueur late'rale l-estante. Dans la luccrta scps les genio-hyoidiens se divisent ordinairement en tleux , et se fixent de meme sur les comes intermediaires. Les analogues des aritenoides partent d'aniere en avant des cote's anterieurs des valvules du larynx, et se rapprochent au bout ante- rieur d'icelles ; ils s'allongent cylindrace's . paralleles , et par leur tendon terminal s'attachent anterieurement a la come ensiforme. 12 ESSAI Sift l'o.S MVOlDF. ETC. ARTICLE TROISIEME De fos hyoidc des ophjdiens susdlts en particulier. ISanguis fi"dgitf$ par ses caracteres exte'rieurs est place par les "Viluralisles parmi les ophydiens , tondis que par son organisation iulerieure il appartient plus aux lezards, qu'aux serpens; privc de pieds , et par consequence sans omoplate , il possede un sternum el iles clavicules doubles , dont les bouts lateralis ne sont fixes aux cote's que par des ligamens. Les clavicules posterieures , ossifiees , cylindracees , avec leui-s boills lateraux cartilagineux , un peu plus larges , aplatis et orhi ■ rules, en s'approchant du sternum, .se courbcui en avnnt , et dans leur milieu recoivent le sternum , avec lequel elles se sou- dent : au-dessus d'icelles le sternum s'avance un peu avec unc forme matnelonnee, et s'amincit en descendant, et apres avoir appuyc les clavicules se divise posterieurement en deux grands cartilages xiphoides, lesquels places l'un a cole de Tautre remplisscnt la cavite poslc'rieurc des cla\icuks, et croisent leurs bords interieurs ; fibres, l'un sur raulre. Sur ces clavicules , pres de leur bout lateral , soudent le leur les clavicules ou appendices claviculaires snpericures , les quelles cvlin- drace'es ossifiees se courbent bienlol de dedans en dehors, de bas en haut , et iHevent leurs bouts anterieurs jusqu'au cole du larynx, le quel passe, en descendant, dans leur milieu, de maniere que ces deux pieces paraisscnt reinplir les fonclions des cornes ini'< Vicuics des lezards , et de l'os hyoide des serpens. L'os hyoidc de ces orvets est plac/e au-dessus des appendices claviculaires supe'rieurrs susdiles, k.\ quclles s'e'levent jusqu'au milieu des cornes posterieures liyoides. Ce Cartilage hyoidien de eel ophydien ( fig 3 ) pent lire, cbmme celni des lezards, divise en corps central et en cinq cornes, qui 1 environment. La piece centrale (a) est formcc par unc Lai I PAH MATHIEU T.OSANA. I '.'> pliiie anterieuremenl en forme dangle, semblable a celle des le/.ards ; plus large que les pieces, qui l'entourent, cllc alonge en avant la sommite ile Tangle, d'oii il resultc la corne ainsi forme'e (b) d'une longueur raoyenue cntre celle des cornes anterieures et detfe des poste'ricures late'rales : cette corne passe sons la languc du reptile, et s'y attache par un tendon pros de sa pointe; elle est cependant un peu plus eonrte et plus mince en proportion de celle de nos le'zards. An bout poste'rieur des coles de la piece centrale sont aiticulees deu* cornes (f) (d) pal' cote, dont Tune s'e'leve eu avant, et l'aulre descend en arriere. Dans quelques orvets la corne superieure n'est que la continua- tion de la piece centrale, la quelle se plie en baut, devient plus I'lroitc , ct de dedans en dehors se courbe taut soit peu en arc , parvient a la hauteur de la moilie de la corne ensiforme , s aplalit el s'e'lend en apopbysc assez longne et bilobee (c); au-dessns de cette apophyse s'articule le reste de la conic, la quelle hicnlnt se rephe en arriere , et filamenleuse descend pour se recourber de dedans en dehors , de has en haut , derriere Tangle poste'riem de la tuachoire infe'rieure. Quelque fois cette articulation disparait , et la corne entiere paruit arlicule'e avec la piece centrale. La corne poslc'rieurc (r/), articulee an bout posterieur de la piece centrale ct de la corne antericure , les comprend loutes les deux avec sa tele prcsque ossifiee , large , aplatie , et tronqnee ante- ric.urement; la corne ensuile se retrecit , et an lieu que la corne superieure se conrbe de dedans en dehors , celle-ci descendant en iiniirc se conrbe de dehors en dedans, et, amincissant ses e\lre- mitcs , descend parallclc au-dessous des cornes anterieures. L'os hyoidc de cet ophwlicn, comine celui dc nos sauriens, fa'a pais de rapports immediats avec les inachoircs et le sternum. Les cornes anterieures, pins tongues que lesposle'rieures, ne servent • (iic d'appni a cet organe dans ses mouvemens, Comme les cornes lateralcs anlerienres des boards ; elles sont bridees de meme par mi tendon, lequel partant de Lipophvse (r) sus-enonce va se ftxer 1 ( ESSAI SUR LOS IJYOIDF. ETC. , i sue la conic moycnue cusiformc. Sur ccllc-ci larjiir, ilont lcs deux muscles, analogues aux arilcmmlcs, formes et place's commc ceux des uos saiu-iens , sVtendent en avant , el s'aliacliciit avec leurs tendons ;i la come susdite. Les cornes lale'ralcs antciicures el posterieures nar.leur cxtrc- mite poste'rieure sont bride'es, coinme dans les sauriens, par un ten- don , par lccpiel elles s'attachcnt a Tappendicc styloide (J"), ou pe- doncule styloide selon Cuvier; cette appendice cartilagineuse, formec par un filet tres-flexible, n'est pas si longue pi si forte que celle des sauriens, quoique d'une originc semblable: elle sYlend de de- dans en dehors, mais se courbe a peine de bas en haut ; elle n'a qu'unc brauclie filamenteuse (g) au-dessus de sa moitie , la quelle forme avec le filet principal un angle aigu ; a sa poiute (/*) vient s'attacher le tendon des cornes anlerieures , et a la pointe de la branclie (g) celui des cornes posterieures. L'os hyoide de nos couleuvres n'est pas si complique que le precedent : dans le Col. Bents il ne parait forme ( fig. 2 ) que par la piece centrale et les deux cornes posterieures de celui des or- vets ; mais dans le Bents la lamelle principale est plus large sous Tangle anterieur {a) , que dans ses cote's ; il est forme d'une seule piece triangulaire , dont Tangle anterieur tourne en avarit , et les deux cornes longues filamenteuses (c), depuis Tangle lateral qu'elles formcnt en se pliant , s'etendent tout droit et paralleles en arriere. Celui-ci a son angle anterieur sous le cou du reptil , place sous la langue, et ses deux filets corniformes , diriges d' avant en an'ieie , tres-rapproches Tun de 1' autre , sont separe's dans leur moitie an- terieure par le foureau de la langue , et dans la posterieurc par lcs deux muscles hyo-glosses. Dans le coluber natrix Tos lijoide ( fig. 1 ) (a) est encore plus simple que celui du Col. Bents , car il n'est forme que par un filet cartilagiueux , courbe en demi- cercle d'avaut en arriere , dont lcs deux longues cornes (c) qui en resultcnt, sont dune longueur inegale entr'elles. Dans le reste elles sont conformes a celles du Berus. PAn MATHIEU L0SANA. I > L'un et 1' autre de ces deux hyoides n'ont aucuu rapport avec le lnr\ux, qui est place bicn en avant de Ieur combine antcrieurc ; ils solil pre'sque enchafoes dans leurs plaecs par les muscles qui leur sur\ienncnt des cotes intcrienrs de la machoire inferieure et des coles ; ct presque iramobiles ils preten't un fort appui scule- uieiit a In longueur de la langue du reptil dans ses mouvemens. F Muscles de tos hyoidc des ophjdiens susdits. i." Le muscle intermaxillaire des orvets devient l'analogue du mjlo-liyoidien; car apres avoir occupe tout l'espace intermaxillaire^ \\ descend jusqu'a la face suptirieure de la lamelle centrale et des ionics poslerieures du cartilage hyoide, ou il s'attache ; plus epais dans sa pe'riferie , il s'amincit a proporlion qu'il s'avance vers son ceutre ; descendant ensuite de l'altaclie susdite en arrierc jusqu'au sternum , il sc combe sur les deux coles du cou, et puis se reeourbe de nouveau de bas en liaut pour se reunir a la mem- brane du palais. 2." Les genio-hyoidiens de l'arc du menton viennent se Gxer a cote des genio-glosses au bord anterieur de la lamelle centrale liyoide , pres de la base de la conic anterieure late'rale. 3.° Un autre large muscle part dela moilie interieure des branches de la maelioire, et va se fixer sur la come poste'rieure de l'hyoide a cote des genio-hyoidiens; puisqu'il y aurait deja un milo-hyoidien, celui-ci pourrait elre nomme ceralo-maxillaire. 4-° Les stcrno-hyoidiens montent du sternum au bord posterieur de la lame centrale de l'hyoide , oil ils s'atlachent. 5." Les analogues des omo-hyoidiens s'elevent a cote des sterno- hyoidiens pres de 1 eitreini'te' late'rale des clavicules , et vont se placer sur le bord posterieur des cornes poslerieui'es hyoides entre les genio-hyoidiens et les cerato-maxillaires. C.° Les hyo-laryngiens de la moilie des valvules du larynx s al- longent en avaiit d'icelles ; et puis tres-rapproches entr'eux, cylin- ESSA1 SUH I. OS HYOIDE ETC. diique* , paraUules s'aUachent avec leurs tendons n la corne atftii- rieure ensifonne de 1 os hyoide , dc mi'me que dans nos sanriens. Dans Ic Coluber nairix le muscle interuiaxillaire devient plus intcrcssant que dans lophydien precedent; car il remplit non sett- lement I'cspaee compris enlre la branclie tic la maVhoire inlerieure, mais encore descend jusquVr la convexilo de l'os hyoide , on il se fixe sur son bord infe'rieur; une membrane plus epaisse clans sa pe- ripheric et plus mince dans son centre ; en fait le fond , et au bord inlcrieur des branches de la machoirc plusicurs petils muscles pyramidaux , transverses , fixant lesr base avec les lilcls tendincux de leur sommite vont se reunir a la ligne ou raiFe me'diane blanche ; hien entetulu que la membrane interm axilla ire fait aussi le tour du, eo\i comme celle des orvets. Les analogues des mylo-hyoidiens , des omo-hyoidiens et des slemo-hyoidiens paraissent ici re'unis ensemble paT une forte cel- luleuse ; mais on pourrait bien les distinguer entr'eux par ce fais- ceauK des fibres musculaires qui y correspondent; car de la moitie de la branchc de la machoire inferieure tin de ces faisceaux descend obliqnemcnt pour se fixer sur le bord anterieur superienr de fare hyoide ; un autre faisceau des cotes supe'rieurcs va tie travel's s enchainer sur Tare hyoide a cote des precedents; le troisiem-e s eleve obliquement des cotes infe'rieures , va se placer apres les autres sur les cotes de Tare susdit. Telle est a-peu-pres la myologie hyoidienne du Coluber Brrus. ARTICLE QUATRIEME De l'os hyoide ties batvacievs. Dans les batraeiens , ainsi que dans les autres reptiles , les for- mes de los hyoide changent non seulement avec les genres, et leur espece differenle, mais encore avec le sese, l'age , et autres circon- PAIl MATHfEU I.OSAKA. 17 stances; en general ccpemlant la figure tie cet os est .aplatie ct quarrec en forme de. large bouclier dans toutes les grenouilles , mais les contours en sont si difleremment modifies, qu'il n'estpas hors dc propos de les observer. Le cartilage liyoide dans le era- paiid male ( lii,'. 7 ) (a) est Htiadiilongue , crcuse antericurernent (b)\ ceite cavite prolbndc est garnie d'une membrane mince, apo- ncuroiiquc ; les bonis de eelte cavite sont racornis , et devenant lamelleux se prolongent en avant tout droit, pour se courbcr bienldt en dehors a angle (c) droit, et sinue's sur leur bord antcricur: lis se replient ensuite en arricrc, ct puis descendent, en se rapetissanl de plus en plus, cntrc la plaque hyoi.de ct les branches de la nfla- rhoirc, ct apres avoir forme un nceud (n) au-dessous de la moilic tie leur longueur ( qui est a-pcu-pres celle de l'hyoide cntier ) ;. au-dessous de Tangle dc la machoire ils se reeourbent de has en haul, et ilc dedans en dehors pour se fixer a la parlie poslerieure du crane: cetlc plaque hyoidc s'elargit sur ces Cotes anterieurs (d) en apophiscs sinue'es, et puis enfoneant ses bords lateraux en arc sur ces cotes posterieurs s'e'tead de nouveau en apophyse ensiforme (/), inchnee tant soil pen de haut en bas. La plaque hyoidc apres avoir pousse les deux apophyses susditcs arrondit son bout poslericur ; mais dans les deux cavites poslerieurcs cllc recoit les deux corncs poste'ricurcs (g) , les qnclles moyennant win- syncondrosc s'y articnlcnt , et se divergeant cntr'elles tien- nent dans leur milieu lc larynx du reptile. Ces deux comes postericures , longucs presquc la moitie dc la plaque liyoide, sont composees de deux parties presque de la meme longueur. La superieure ( g ) est ossifiec , coloriee , et renuee dans ses bouts ; la poslerieure ( h ) est entierement cartilagincusc , molle , ovato-acumine'e ct soudec avee la prece'dente. Dans les erapauds vicux unc e'pine ( x ) parait sur le diamctre longitudinal de la plaque susditc. Les Anatomistes ont appcle - ornes nnterieures les deux longucs apophyses anlcricurcs (c ) , Tom. xxxvii. 1 8 essai sun l'os ityotde etc. qui ile la desccndcnt jusqu'au crane flu reptile; niais il parail qu'on pourrait aussi his nommer appendices slyloides. Telle est aussi l'organisation de l'os hyoide { fig. 8 ) dnns les crapauds femelles , sauf les apophises ( d ) alaires anterieures ct poste'ricurcs , lcsquelles sont ici plus larges et sinue'eS que dans les males. Les formes de cet organe ne sont pas pour cela tellement fixes dans tous ces reptiles qu'on ne les voie encore quelque fois paraitre sous d'autrcs figures; mais elles s'approchent toujours de cclles que nous leur avons assignees. Dans les autres grenouilles la plaque hyoide change d'aspect : ellc est dans ( fig. 9 ) Yesculenta, dans Yocellata (fig. 10 ), dans la pentaddctila (fig. 11) plus carre'e que dans les crapauds, et diffe- remment modifiee dans ses angles ante'rieurs et posterieurs lateraux Les cotes de la cavite anterieure s'aloDgent anterieurement en apo- physes corniformes , ensiformes , divergentes (e) , qui se plient en dehors, et les appendices styloides, ou comes anterieures (c), sorlent de leur cote cxte'ricur. Les comes posterieures (g) sont aussi plus simples que dans les crapauds ; elles ne paraissent com- pose'es que d'une sculc longue piece osseuse : ct la piece inferieure cartilagineuse des crapauds se re'duit ici (p) a une simple e'piphyse condiloide : dans la grenouille temporaire ( fig. 12 ) le cartilage hyoide (a) commence a s'elargir plus qu'il n'est long ; et dans la Hila arborea (fig. 12 ) il est plus large presque de la moitie de sa longueur; mais, sauf quelques modifications legeres dans les apophyses de ses angles ante'rieurs et posterieurs , le hyoidien n'a de remarquable dans les deux dernieres grenouilles , que ses ap- pendices (c) ou comes anterieures, les quelles ne sont qu'une con- tinuation du bord interieur de la cavite anterieure de la plaque hyoide : dans le reste toutes les grenouilles sont presqu'uniformes. Dans les salamandres le cartilage hyoide ( fig. 6 ) se rapproche de celui des oiscaux et de quelques poissons. Sa partie (a) cen- tralc , droite , anguleuse , com'te ; ossee , avec ses deux bouts an- PAU MAIU1EU LUSAKA. It, lerieurs et ppstpicurs un pcu reutle's , porte sur sa sommite ante- rieurc une piece cartilagineuse tridactile, dont la partie ( b ) inoyenne droitc est prcsquc mainclpnncc , et les deux latcrales transverses (c) forment les cornes anterienres , un pcu arquees en avant. Dans les salamandres males ces deux cornes latcrales soul ossiftues , et leur bout est tronque , plat et tant soit pcu dilate. A cote de rexlre'inile posterieure de l'os central liyoide susdit sont fixecs les cornes posterieures (■. Tig 11 Ficr. 1A. o .// «„„ I, /:„■,., . /../ /' ft. PAR MATHIEU L0SANA. a3 to-hyoidien , car il vient de la symphyse, qui re'unit les deux por- tions, qui composent l'appendice slyloide susdite , en couvre , en montant, la partie ante'rieure cartilagineuse , et de sa sommite elastique se replie ensuite de devant en arriere , et vient se fixer sur les comes hyoides transverses ante'rieures. Les genio-hyoidiens , plats , larges et courts descendent au milieu des muscles stylo-hyoidiens supe'rieurs susdits du menton , ct s'at- tachent aux cornes supe'rieures hyoides entre les dits muscles ce- rato-hyoidiens. 24 OBSERVATIONS PHYSIOLQGIQUES ET CHIMlQUES i SUR DIVERS FRODUITS DES VERS A SOIE iAR le Pm,r. LAYLNl i. u dans la seance du 12 fevriei- i63-2. . J_jcs observations; que je prcscnte ici sur les vers a soie, et qui sont le fruit dun travail , dont jc me suis occupe pendant plusieurs mois, me paraissent ctre de quclque interet tant par rapport a la physiologie cle ces inscctcs, que rclalivemcnt a la chimie animale. J'ai mis bcaucoup de soin a bien verifier les fails, ct j'ai tactic d'apporter dans les analyses toute Faltcntion possible ; selon I'etat aetuel de la seiencc. Si quelques uns des resultals , auxquels j'ai e'te conduit , s'e'eartent notablement de cc que Ton avait admis jusqu'icij on doit 1 attribuer aux progres considerables, que 1'ana- lyse chimiquc a fails dans res dernicrs temps, et dont j'ai e'le a nieme de profiler. \u restc un pclit nombre seulement des produits des vers-a-soic, que j'ai examines , avaicnt etc etudies avant moi, ct meme si Ion exceple l'acide bombiquc, que M. Cliaussier a cru reconnaitre dans les chrysalides de ces insectes , ct Turate d'ammoniaquc, dont J'exi- Etence a ete constate'e par M. 13rugnalelli dans la liqueur ejaculc'e par leurs phalenes , on n'avait jusqu "u i que des apemis gc!ne'raux mii' la nature des produits , qui lenr apparlienncnt. PAR LE PROF. I.AVIM. a5 L'ortlre , dans lcquel jc presentc successivcment dans cc me'moire les dillerens points de l'histoire physiologiquc ct chimique des vers a soie , dont je me suis occupe , est le suivant. i.° J'examine les coquilles des ceufs , dans la composition des quelles je trouve des substances diiTerentcs de celles , dont sont formc'es celles des ocufs des oiseaux, et autres corps analogues. a." Je presentc quelques observations physiologiques et chimiques sur l'efiet de lintroduction de quelques substances ve'ne'ncuses dans la nourriturc des vci'S a soie, et sur leur manicre de se comportei dans diflerens gas. 3." J'examine les excremens des vers a soie , lesquels offrent la particularite de n'etre point animalises , ne donnant que des pro- duits appartenans exclusivement a la composition vegetale. 4-" Je passe ensuite a l'examen de l'air renferme dans les cocons, et je donne les proportions des substances gazcuscs qu'il conlient. 5." Je suis conduit par mes experiences sur les chrysalides a re- ganler 1'acide bombique de M. Cliaussier comme du veritable acide acetique , dont je trouve tons les caracteres. 6.° Je donne une analyse complete de la liqueur secretee par les phalenes , dans laquelle se trouve en particulier de 1'acide uriquc en tres-gi-ande proportion , de lurate ct du phosphate d'ammoniaque. ■y.0 Enfin j'examine les produits de la carbonisation et de 1 'in- cineration des phalenes memes des vers a soie, dans lesquels j'ai trouve de 1'acide phosphoriquc libre , et du phosphate de chaux. I.RE Section. Des coquilles des oeufs des vers a soie. Personne ne s'est encore occupe de l'analyse des coquilles des ceufs des vers a soie, ni des autres insectes. Parmi les productions, avec lescpiellcs elles ont cpielque analogie , M. Vauquelin entreprit l'analyse des ecailles des huitres ; et en general on trouve, que les Tom. xxx vu D 26 OBSERVATIONS PHYSIOLOGIQUES ET CIIIMIQUES ETC. ccaillcs ct les coquillcs des t<5stacces ne sont compose'es que dc inatierc animate de carbonate de chaux , el de rres-peu dc phos- pliatc de chaux , de carbonate de magnesie, et d'oxidc dc fer ; la premiere de ces substances en forme comme le cement. Les coquillcs des oeufs des oiseaux sont aussi formees en grande partie de carbonate de chaux , et de matiere animate. Les coquilles des oeufs des vers a soie donnent des produits bien differens. Lorsqu'on les chauffe dans une cuillcr de platinc sur la flamme d'une bougie , cites bri'dent comme font les substances animates de nature cornee, produisent uue quanlile.de funiee noire avee l'odeur qui caracterise les substances animalesy.et abandonnent une partio charbonncusc, qui, brulee elle-memc, laisse une matiere saline doue'e des proprietes alcalines, et par consequent un peu soluble dans 1 eau. Ce caraclere distingue entieiement les coquilles des oeufs de vers a soie de celles des ceufs dcs oiseaux, et autres. Quant a leur composition , dans une collection que je lis a plusieurs reprises dc ces coquilles (un quart de kilogramme a-peu-pres, qui equivaut a quatrc kilogrammes dceufs ) j'ai observe de la variete clans leur couteur. Celle des uns etait blanc de lait, les autres avaient une i< mte obscure rougealre plus ou ir.oins foncee ; je me suis con- vaincs, que cette derniere couleur ne provenait que de la matiere colorante du vin , dom quelques uns sc serveut pour mouiller les linges, avec lesquels its enlcvent les oeufs , dans l'idee que le vin puisse donner de la force aux inseclcs qui doivent en sortir; d'autres ne sont pas de cet avis , et mouillent les linges avec de 1'eau simple; alors les coquilles ne sont point alte're'es, et conservent leur couleur Inane de lait , qui leur est naturelle. Pour ecarter loute sorle de doute , je me suis servi pour mon analyse de celles qui ejtaienl blanclies; d'aulre part , comm" dans un grand nombre dceufs on en trouve toujours de ceux qui ne sont pas ectos , j'ai ire an inojen d'un van les pures coquillcs, et je les oblius aiusi exemptes de toule malierc etrangerc. PAR LE PROF. LAVJM. 27 Prvprietes chuniques. Ces coquilles etant de nature coi-nee, on ne parvicnt que lies- difficilement a les reduire en poudre ; elles ne se dissolvent point dans leau bouillante ; elles ne lui cedent qu'un peu de mucus et de gele'e , et apres une longue ebullition elles conservent toujours leur forme. L'acide sulfuriquc les desorganise et les reduit en une matiere noire spongieuse ; l'acide hydrochlorique concentre en dissout la substance saline, mais le gluten, qui les constilue , mainticnt leur forme ovale. L'acide nitrique les jaunit, mais nc les dissout pas non plus entierement. La substance animate, qui en forme le ce- ment , parait ctrc entierement de nature cornec. Mon principal but e'tait celui d'examincr de quelle nature anrait etc le scl contenu dans cetle substance: dans cette vue, apres avoir carbonise un hectogramme de ces coquilles bien netioyees de toute matiere etrangere, je les ai prive'es de la substance charbonneuse en les calcinant dans un scoriGcatoire au feu de coupellc ; j'ai ob- tenu ainsi une matiere saline blanc sale; celle-ci soumise a Taction dc l'eau bouillante , qu'on evapora ensuite , s'est trouvee composee d'un sel soluble , et d'un sel insoluble. Le scl soluble e'tait blanc , d'un gout amer, sale, effervescent par les acides, et avait les pro- prietes alcalines. Sa solution donna par l'hydrochlorate de barite un pre'eipite , que j'ai reconnu compose dc sous-carbonate et de sulfate de barite ; l'hydrochlorate de platine y demontra cvidemment la presence de la potasse ; les autres principaux rcactifs ne mani- festerent aucune autre substance digne d'etre reinarque'c. Le sel dont il s'agit fnt sature par l'acide ace'tique. La solution qui en resulta produisit effectivement un acetate deliquescent a l'air ; ce qui prouve, que la base de ce sel etait de la potasse. Ainsi, con- vaincu que la substance soluble ne pouvait etre que du sous-car- bonate de potasse et du sulfate de la meme base, sels effective- 28 OBSERVATIONS PH?StOMKH$l)eS ET CimilQl'ES ETC. ment elrangcrs a la nature des coquilles des ceufs .des oisetmx et autres corps analogues, j'en ai cherche la propoiilion avec quelqne soiu ; j'ai cherche en meme temps a determiner , la quantite rc'elle des principes volatils nppartenans a leur liiilure. . Dans cctte vuc j'ai introduit dans une coinue de grtis 45 grammes de coquilles blanches de vers a soie ; j'y ai axlaptc un tube courbe, qui portait toutcs les substances volaiiles produiles dans divers fla- cons de Woulf , dont les premiers contenaicnt une solution neutre d'hydrochlorate de chaux, et les autres ctaient remplis d'eau de ehaux, de sorte que tout le sous-carbonate ammoniacal, l'acide car- bonique, s'il y en avait en exces, l'huile empyreumatique et l'eau furent enleves et rccucillis au moyen d'une distillation bien soignee. La matiere charbonneuse residue essayee sur une petite cuillcr de platine au feu de la lampe ne manifesta plus aucun vestige de substance volatile; ce charbon pesait i86r',3/{o; ainsi les 45 grammes de coquilles par Taction de la chaleur en vaisseau clos, se trouvent avoir perdu a6sr,,66o , lesqucls out dii former l'acidc carbonique , lammoniaque , l'huile empyreumatique et l'eau. Or les solutions calcaires produisirent un depot de carbonate de chaux , que j'ai lave et seche, et dont j'ai reconnu, que le poids etait de »63r,i2o lequcl repond a ■j6' ,o3o d'acide carbonique ; cette quantile etant soustraite de 26er,66o , pertc totale dans la distillation , restent i g6' ,63o , qui doivent etrc de l'ammoniaquc , de l'huile empyreu- matique et de l'eau. La matiere charbonneuse se trouva de difficile incineration, l'ayant placee sur un scoriQcatoire de gres d'une large surface, comme je 1'avais pratique dans mon premier essai, je l'introduisis dans un four de coupelle, et je l'ai chauffe'e a grand feu pendant six heures de suite , ayant soin de la remuer de tems a autre: elle diminua alors de i63r,gio, en sorte que le poids de la masse saline res- tantc etait de isr',43o, tandis que iCsr,9io e'taient de matiere charbonneuse brulee. Cette masse restante etait brune jaunatrc , et traite'e avec de T3 nx* tfPKor. i.Avm. 29 lean bouillante, a plusicurs reprises; elle donna im sel soluble douu ties caraetcres que j'ai dej.'i indiquc's plus liaut ; son ]>oids elait dc o8', 100; la solution qui elait bien limpide donna par le moyen de 1'acetatc de barite un precipile de sulfate et de carbonate de barite , scls qui, bien laves et seches , se tromercnt reprcsenter par leur poids, lc premier o6r,o6o de sulfate de polasse; le second oE',o8o dc sous-carbonate de potasse. Le sel insoluble residu i6r,34o fut dissout dans l'acidc liydro- clilorique a plusieurs reprises au feu ; il y reagit avec efferves- cence ; le liquide etait jaunatre , il resta une matiere insoluble , dans laquelle j'ai vu avec surprise des petits globules parfai lenient arrondis , d'une couleur vert de bouteille, je nc savais d'abord d'ou pouvait provenir cette substance vitreuse, qu'ancune des operations anterieures n'avait pA y introduire ; et la muffle dc gre en parti- culier n'aurait pu y fournir qu'un peu d'aluminc; mais aprcs un serieux examen j'ai reconnn que la substance vitrcuse avail du etre formee par lalcali libre , qui faisait partie dc la substance saline , et qui par suite de la haute temperature prolonge'e , a laquelle j'avais tenu la substance cai'bonise'e pour en briiler le cliarbon , s'etait combinee intimement avec la silice qui y cntre en proportion considerable, d'oii il etait result c un silicate dc potasse, peut-etre avec de 1' oxide de fer. Cc silicate, qui forinait la partie insoluble dans l'acide hydrochlorique, soigneusement separe, s'est trouvc peser o«r-,48o. La matiere dissoute dans l'acide hydrochlorique fut pre'eipite'e par la potasse : le precipite bien lave et ensuite rcdissout par le inoyen des reactifs convenablcs, s'est trouve compose de chaux, de magnesie et d'oxide de fer : les deux premieres dc ces substances ayant etc reduites i l'etat de carbonate par le calcul , le poids du carbonate de chaux se trouva de oBr,366, et celui du carbonate dc magnesie de oBr,072 ; le poids dc l'oxide de fer etait de osr-, 17" La solution d'hydrochlorate dc potasse restante, evapore'e, laissa precipiter au moyen de l'eau de chaux un sel insoluble, floconneux 3o OBSERVATIONS PHYSI0L0GIQUES ET CHIMIQUES ETC. que j'ai reconnu etre du phosphate tic chaux , dont le poids elait ilf osr,,o8o. II resulte des experiences ci-dessus mentionne'es , que lcs pro- duitE qu'on obtient des coquillcs des ceufs de vei-s a soie en les de'composans par la chaleur sont les suivans , et dans les propor- tions ci-indiquees , savoir sur 45 grammes. Crammcs. Ean .. ammoniaque , et huile empyreumalique 19,630 Acide carbon iquc 7,o3o Charbon 16,910 Silicate de potasse 0,480 Sulfate de potasse 0,060 Sous-carbonate de potasse 0,080 Carbonate de chaux 0,366 Phosphate de chaux 0,080 Oxide de fer o, 1 75 Carbonate de magnesie 0,072 44,883 Perte ... 117 45,ooo PAR LE PROf. LAVIM- >[ II.DE Section. Sur quelaucs ^ets produits par I' introduction de c\ueU)ues substance* dans la nourriture des vers a soie , et sur teur maniere de sc comporter dans differens gas. Je me borne dans cette 2.e section a rapportcr quclques fails curieui loiiclianl la nourriture des vers a soie depuis la troisieme levee , axes experiences n'ayant pas ete bien concluantes pour la periode de lcur vie anlericure a cette e'poque. Jc passe sous silence le moven dont je me suis scrvi pour faire eclore les ccufs avec plus de vitesse, savoir en les soumettanl a linfliiencc du gas oxy- gene , qui se change par la en gas acide carboniquc ; mes expe- riences a cet egard sont parfaitement d'accord avec celles de notre collegue Ires-distingue le Professeur Michelolti ( sur la vit;ilitc el la vie des germes ) , inserees dans le journal de Physique de la Me'thene) torn. 52, pag. i85. Experiences pftjsiologiques sur les vers it soie. Je fis une solution de deux grammes de cyanurc triple de po- tassium et de fer dans un hectogramme d'eau: je mouillai , avec cette solution , de la feuille de murier (moras alba), et j'en laissai eusuite evaporer rhumidile: la feuille etait encore verte et non fance, j'y posai dessus des vers a soie de la quatricme levee: ils flrenl d'abord quclquc difliculte d'en manger, mais aprcs quelque terns ils commeuccrent a s'en nourrir, et continucrcnt ainsi jusqua maturitc: ccpendant les vers a soie nourris de cette maniere avaicnt leur ti'tc plus grosse que fordinaire et le corps beaucoup plus petit; ils finirenl par filer des cocons , qui, quoiquc asscz durs , se trouvcrcnt extremement minces. Le succes fut le uiemc lorsquc 32 OBSERVATIONS PHYSIOLOGIQUES ET CHIMIQUES ETC. je me suis servi dune solution do iodure de potassium employee ile la meme manicre , et dans la meme proportion ; le but de mes experiences ctait de verifier, si ces deux substances auraient tile nuisiblcs aux inscctes susdits, et de chcrcher par quel canal elles scraieut sorties de leur corps; dans ce dernier but, ayant examine lc> maliercs exercuuentitielles des larves, je n'y ai trouve ni du prus- siaie dans le premier cas , ni de l'hydriodale dans le second ; je ne trouvai non plus aucune trace de ces substances dans la uialicre de la soie ; les chrysalides dtiposcrent leurs depouilles, et il en sortil tie tres-pelites phalenes, qui ue coutenaient pas non plus les susdites substances; j'examinai enfin la de'pouille de la chrysalide, qui n'etait pas de'pourvue de quclque inatiere excre'mentitielle depos.ee dans le cocon meme , et e'est la que par le moyen des reactifs conve- uables je trouvai le triple cianure, et 1 'iodure de potassium. J'ai expe'rimente de la meme maniere la solution de deuto-chlo- rurc de mercure et d'autres substances vc'ncneuses, mais elles cau- ser ent la mort des insectcs apres quelque lems. Effets de quelques gas sur les larves des vers a soie- C'est une coutume assez ge'ne'rale chez nos agriculteurs, en Pie- mont particulierement , de faire des fumigations dans les endroits oiiils clevent les vers a soie; mais je regarde cette operation comme dangereuse ; en effet , ayant introduit de la fuinee de baips de genevrier et autres avec de l'air atmospherique dans une grande cloche de verre, oil j'avais mis des vers a soie sur de la feuille de murier; malgre le renouvellement de l'air pratique sous de grancks cloches , ces insectes en out beaucoup souffert, et perirent meme la plus grande partie. Ayant ensuite cssaye l'efiet des diffe'rens gas sur ces insectcs, j'ai trouve que leur respiration dans le gas oxygene s'ellectua plus promptemenl que dans l'air atmospherique, l'oxygene se chaugeant a Tordinaire cu gas carbonique. )T3 83U9ii.4;Kvisf. 3>3 Dah^e-g6*'-tttft|c V1'0^"" I)aT le moyen de la combustion du plK>sphor«a, iesi Vei«S":V soic contiriuepent a respirer pendant quelqne temps ,-ens%iie tdtiife^Vent inorts. Dhns'le g!»s ■carboniquc la mort des insectes £ftt *ieu atf bout environ dun- quart d'heurc. Dans le gas hydrosnlfuriqlie'^'asYhyxie et la moil s'ensuivirent apres un terns Ires-court. -DWn'i [16 gas hydrogene perenrbm-e les insectes mo- mient dims ' quelqwes' minutes. l'ar la vapeur liydrocyanique, mort iustautanee. DaiiSJleJglSS protoxide dazote la respiration dura quelque temps avec une production d'acide carbonique. Dans le vuide ba- rometrique pratique par un Ires-long lube eourbe et place sur la cuvette hydrnrgyi-d-pneumatiqite ces insectes ne vecurcnt que qucl- ques minutes. ( ' J'ai voulu experimenter si la feuille du murier mouillee avec un peu d'eau leur aurait etc nuisible ; 'j'ai pratique sur ces insectes, apres la quatricmc levee, quatrc on cinq Ibis celle operation ; ils mangerent la l'euillc mouillee , filercnt cxaetcnient bien sans en avoir souflert. III.E Section. MatiiTes excrdmentitielles des vers a soic. Ces matieres ne sont point animalisees ; en elTet Iorsqu'on les fait digerer dans l'eau , ellcs s'y dissolvent en totalite , a part quelquc peu dc mature qui ne parait pas parfaitcment digeree. Cette solution filtree ct t'vaporcc a 80 R. produisit une matiere extractive , de laquclle nioyennant l'alcool jai obtenu de la cloro- phylle d'unc belle couleur vertc et une substance re'sineusc. Le residu n'e'tait que de l'albiunine vegetale un peu sale. La distilla- tion par le feu d'abord produisit une huile Ircs-epaissc cpii se cri- .stallisait a o, el qui se rendait fluide a -+- '\, R. Cette luiite empyrcumatiquc est tres-puantc, et brulc comme les liuilcs vegetales, produisant une fumce tres-tpaisse ; eetle huile rat Tom. xxxvii E 3/f OBSERVATIONS PHYSIOLOGIQUES ET CHIMlQt'ES ETC. suivie dans la distillation par une eau acidule tres-puantc , analogue ,\ l'acidc empyreumatique qu'on tire des bois ; ccttc cau apres avoir ete concentrce et purifie'e par lc charbon animal , a forme avec de la potassc de l'acetale dc ccttc base. La solution de cellc-ci manifesta en outre la presence dc l'acidc hydrochlorique. La ma- tiere charbonneuse calcinee avec de la potasse nc manifesta aucun indicc de prussiate alkal'm, comme ccla arrive avec le charbon otis innumcra , post tot exanllatos laborcs , inventa in lucem edat (a). Vos interim, cl. Viri, humaniter propositum meum in socii laudem. et scientiae incrementum , accipiatis rogo. cui titulus El Mcrcurio Chileno procedunt usque ad lilcram Q in fasc. XIV ncc ultra , cum postcriores fasciculi baud fuerint in luccm cdili , uti luonuit Bebterds ipse in Uteris : scd earum usus , et noracn vulgare , ct proprietates ab Anctore laudantur absque eharactc- ribus botanicis ; opus cnim popularc potius , quam botanicum exararc ipse sibi proposuit. lnterpretatio mea in linguam italicam cxistit in Annali di scienza naturale di Bologna , iS3o , fasc. ia, p. 4°3. (a) Dum luce ominarer, ille forsan heu! iam obivetat!! Mense scptcmbri i83o Otahiti inter insulas Societatis non sine magna vitae discriminc contendebat, sperans novisaimia iUarum aequinoxialium et vix cognitarum rcgionum divitiis naturales scientias aucturum : accrbum mihi nuncium epistolac ex Cile mense februarii i83a afferebant, naviculara quain ipse ianuaxio i83i Otahiti conscendcrat in Cile redcundi animo, naufragio periisse, ct post- hac de hoc quicquam novi illuc pervenissc. Postcriores c Lutctia ct Londino notitiae aliis etiam adiunctis boccc infortunium confirmarunt , at nil certi circa cius obit urn attulcruut. Spes hinc, sola spes rcmotissima subest ! Interea Regia Scientiarum Academia in Viri cl fatum uudiquc inquirit; faxwt superi , ut, quo minus fieri potest , luctnosum iuuotescat ! AB I. COLT. A. 43 I. BOTTIONEA. Missi fuerunt a Bertero nonnulli tuberculi mense augusti i33o rum indicatione = Genus Thjsanotho proximum , sed meo setisu diversum ; = culti ia holla et frigidario mense octobris , floruei'unl initio aprilis, et fructus maturos obtinui initio iunii i83 1 . Imle ap- cepi sub eodem nomine a cl. Auctore februario proxime elapso perfectissima spccimina lecta in pascuis saxosis ccllium Valparaiso: tarn in hisce, quam in plantis laete florentibus sequentes characte- res observavi. Radix tubercnlato-fasciculata; tuberculi 10-12 ovati , subscssiles, carnosi, glabriusculi, 2-3 lin. longi, 1-2 lati radiculis ramosis apice instructi ( tab. I. f- 1). E collo tuberculoi*um exsurgit parvus caiulcx subrotundus carnosus infeme radicatus, supcrne desinens in caulem (pedunculum) herbaceum, ercctum, subflexuosum, teretcm, foliolosnm, ad basim foliorum articulatum, laevem, glabrum, simplicem, dodran- talcra (£2). Folia radicalia 3-4 , inferiora caule dimidio breviora (f.3) superiora caulem subaequantia (f. 4) omnia basi vaginanlia, erecta , dcmum patentia , linearis , integerrima, acuta, glaberrima, nervosa, earinato-canaliculala. Pedicelli 2-4, raro 3-4 versus apicem caulis alterni ( pedunculus sub-2-florus ) , lineares, glaberrimi , bracteam subacquantes ; bractca solitaria ad basim pedicellorum 3-4 lin. longa, forma folii ( f. 5 ). Perigonium duplex ( corolla 6 partita? ) cum staminibus hypogynum ; exterius calycis vicem gerens , profundc 3-partitum , laciniis ovato-lanceolatis i-lin. latis 3-longis , basi gibbis , apice acntis , viridibus, margine albo-scariosis in alabastro ercctis, post anthcsim dependentibus , persistentibus ( f. 6. 9 ) ; interius corollam aemulans profunde 3-partitum , laciniis calycis divisiones alternantibus iisque paullo lalioribus , disco viridibus , margine fimbriato ciliatis ( argcnteo-albidissimis ) anthesis tempore 44 PLANT* RAMORES ETC. rcclinalis demum cum calyce erectis clausis ( f. 7. 10 ); stamina 6 erccta, regularia, acqualia; filamentis filiformibus albis laciniis corollinis paullo brcvioribus ( f. 8 ); antheris aequalibus erectis ovato-sagittatis flavis (f. ua); ovarium supcruui ovatum subtrigo- num (f. 12 a et f. i3); stylus 1 filiformis crectus incrassatus stami- nilms brcvior persistens; stigma capitato-4-tibum (f. 12. b). Capsula intra pcrigonii lacinias 8 horas circiter post anthesim clausas, eis- que duplo longior, triangularis, basi sub-gibba 4*5 tin. longa, diam. 2-3 tin. , glabra, reticulato-venosa, trilocularis , trivalvis , loculis polyspermia ab apice ad medium dehiscentibus ( f. 14 )• Semina in unoquoque loculo regulariter fixa subreniformia , subangulata , uigro-pellucida punclis lente vix conspicuis adspersa ( f. i5. 16 ). Perispermum carnosum. Obs, Genus hoc valdc affine videtur Thysanotho (R. Br. N. Holl. ] 1. , p. a83 ) , sed differt praesertim capsulae loculis polyspennis non dispermis tantum , seminibus aequaliter in unoquoque loculo regulariter fixis , nee uno erecto altcro pendulo , ac punclis tan- tum minimis conspersis , non slrophiolatis. Nonnullae pariler aliae differentiae ex allata descriptione exsurgunt in ceteris organis flo- ralibus, praesertim filamentis , antheris , stylo, et stigmate; fila- i;i ciila in Thysanotho sunt declinata, antherae inaequales , purpu- reac, stylus inclinatus, stigma simplex ; in nostro genere fdamenta sunt prorsus erecta, antherae aequales flavae, stylus erectus, stigma capitato-quadrilobum. Ceterum Thysanothi stirpes nunc cognitae ouines N. Hollandiam incolunt ; ex America nullae. Hinc planta a Bertero detecta merito novum genus constituere puto , quod in uicinoriara Io. Bottione eiusque filiae honorem, celeberrimorum plantarum pictorum , quorum tabulae quamplurimae publicam R. Athcnaei Bibliothecam miritlce exornant , dico. y An A. COLLA. -i") Hcxandria monogynia = Asphodcleae. BOTTIONEA. » Pcrigonium duplex, exterius 3-sepalum, scpalis ovato-lancco- » latis basi gibbis persistenlibus ; interius 3-petalum petalis margine » fimbriato-eiliatis. Stamina 6 cum perigonio hypogyna erecta ; » anthcrac aequales; stigma capitato-4-lobum. Capsula triangularis » trilocularis trivalvis, loculis polyspermis. Semina in quovis loculo » regulariter fixa. i. B. thysanothoides. Herba dodrantalis radiciljus tuberculato- fasciculatis , foliis ^linearibus canaliculars , pedunculis erectis sub 2-floris. Nob. Crcscit in pascuis saxosis colliuin Valparaiso. Bertero. II. GERANIUM. Linn. gen. n. mS {monad, decand. geraniaceac luss.gen. p. 268). Specimina missa a cl. Bertero e Chili sub nomine Gcranii tu- berosi cum dubitationis signo a vero G. luberoso L. sp. 953 mihi valde differre videntur statura undique minori , foliorum lobis cu- neatis nee Unearibus , calycibus non coloratis ; speciem igilur quam novam credo strenuo invcnlori dico. 1. » G. Berterianum villosissimum, caule suberecto ramoso, fo- rt bis suborbiculalis 5-lobis , lobis cuncatis 5-fidis , laciniis lineari- » bus oblusiusculis, petalis integris calycc brcvissime aristato duplo .1 maioribus, I'adice napiformi » ( (lores mediocres , petala pur- purea ; desunt carpella in speciminibus ) Nob. G. tubevoso proxi- mum Berter. in Merc. Chil. n. i4, p. 6/(3 =r Hab. Valparaiso in pascuis declivibus collium. ^6 PLANTS RARIORES ETC III. Alia Gcranii species enata in II. Ripul. e scminibus missis a cl. Bertero sub nomine G. rotundifolii cum dubitationis signo mihi nova videtur , patria ac nonnullis pcculiaribus notis inspectis, quam itn defmio. 2. » G. intermedium , caulc erecto ram'oso striato villositisculo , » foliis longissime petiolatis basi subtruncatis glabriusculis 5-lobis , » lobis 3-fulis laciniis rotundatis mucronulatis , petalis integris oa- » lycem villosum brevi aristatum aequantibus , carpellis glabris , » seminibus » ( flores parvi, petala purpurea ) Nod. Obs. Ludit inter G. molle , et rotundifolium , a quibus difFert foliis longissime petiolatis , omnibus plus minusve basi truncatis , earumquc laciniis constanter rotundatis mucronulatis ; a priori au- tcm pracsertim calyce aristato ncc mutico, ab altero carpellis gla- bris non hirsulis. Ilab. in pascuis et sepibus Rancagna. IV. EKODIDM. Ait. h. Kew. 2 p. 4'4 (monad, pent, geraniaceae Iuss. gen. 268 sub Geranio ). Plantae enatae e seminibus missis sub nomine E. cicularii cum dubitationis signo potius ad E. Botrydis accedunt , folia enim radicalia omnia simpliciter lyrato-sinuata nee pinnatifida, habitus quoque Botrydi simillimus ; valde autem differt a var. /3 pimpinelli- folia ( Cav. diss. 4 > *• 126, f. 1 ) quam Berterius enumeravit in Merc. Chil. n. i3; p. 6i5, et frequentem dixit in pratis circa rivos et in collibus. AB A. COI.LA. 47 V. T R O P AE O L U M. Linn. gen. n. 466 ( octandr. monog. Tropaeolcae lass. mem. mus. 3. p. 447 )■ Tropaeoli geuus perelegans , cuius stirpes omnes Americam co- lunt mcridionalem , pracsertim Peruviae et Chili regiones, duas praebet novas species a cl. Berterio detectas et nobis communi- catas sine descriptione. i . » Tr. azureum ( Berter. ex Miers. ined. ) foliis quinis , fo- il liolis sessilibus subspathulatis inlegris uno saepe mucronulato ma- il iore, petalis retusis calycem brevissime calcaratura aequantibus «. Nob. ( Tab. II ). Obs. Planta pumila subscandens, flores parvi, calyx ex luteo vi- ridis , petala azurea. Hab. in Chili et lectum fait prope Quillotu in fruticetis secus flumen de Roncagna loco dicto de la Cavalera. VI. a. (( TV. chilense ( Berter. ined. ) foliis 5-7 digitalis , foliolis » sessilibus subinaequalibus ovatis oblongisve integerrimis obtusis , ii petalis unguiculatis integris calyce brevissime calcarato longio- » ribus ii. Nob. Obs. Medium tenere videtur inter Tr. azureum Miers. et polj- phjllum Cav. cui magis tamen affine petalis calyce longioribus. Planta scandcns valde diffusa : flores ut in priori , sed calyx fere prorsus viridis , petala patentia lutea. Hab. in sylvaticis collium Valparaiso. 48 PLANTS RAR10RES ETC. VII. O X A L I S Unn. gen. re. 582 (Vecand. pentag. Oxalideac Dc. Pr. i. p. 689J. Oxalidis species plures crescunt in Chili ; quarum nonnullas cnu- mrravit Berterius in Merc. Chil. n. XVI, p. 739, 74°- Sequenlcs missas sine descriptione prorsus novas existimo. » 1. O. perdicaria (Berter. 1. c. p. 739), caule subcaespitoso » inferne nudo ad apicem folioso , foliis tematis fascicidatis , pe~ » tiolis filiformibus , foliolis scssilibus rotundatis integerrimis gla- » brisculis, pedunculis i-floris petiolis longioribus ultra medium » 2-bracteatis , corolla campanulata , stylis stamina longiora subae- » quantibus » Nob. Obs. Herba ex plantis siccis gracillima 1-2-polIicaris, radice bul- bosa, caule subtei'raneo incrassato forsan ex petiolis basi adnatis composito et tunc acaulis; foliolis minimis diam. vix 1 Kn.;sepalis lincari-lanceolatis brevissimis ; petalis unguiculatis lato ovatis inte- gris flavis calycem multoties superantibus : fructus desunt in speci- miuibus. CI. Auctor ad Sassiam perdicariam Mohn. plantain banc pcrtiuere putat , et Sassiae genus comprehendens etiain S. tinclo- riam (Oxalis avenaria Berter.) esse delendum. Crescit in pascuis arenosis Valparaiso ubi floret aprili-maio. VIII. » 2. O. arenaria ( Berter. 1. c. ) ; acaulis , foliis quaternatis , » foliolis subemarginalis glabris, scapo petiolos multoties superante » umbcUifcro 3-5-floro, sepalis 2-glandulosis , stylis stamina longiora » subacquanlibus ». Nob. ( Tab. III.). Sassia tinctoria Molin sec. Berter. AB A. COLI.A. 49 Ous. Accedit ad O. teti'aphjllam Cav. a qua differt statura mi- tiori , scapis lon.jioribus , sepalis duplo brevioribus glandulisque binis flavis apice instructis, stylis stamina subaequantibus , pec su- perantibus ; cetcrum habitus fere idem; flores mcdiocres; petala violacea. Crescil in pratis arenosis secus rivos et in collibus Val- paraiso. IX. » 3. O. gjTorhiza ( Behteu. 1. c. ) ; caule nsccndcntc subramoso » basi sufliuticoso villoso, foliis lernatis , foliolis subscssilibus ob- » cordato-2-lobis petiolisquc ciliatis , pedunculis i-iloris pctiolis lon- » gioribus, sepalis coloralis eglandulosis , stylis stamina superanti- » bus ». Non. Obs. Planla pedalis ct ultra; rami et folia subsecunda; pedun- ouli ultra medium a-bracteati ; flores mediocres; sepala lanceolata petalis parum brcviora villoso-punctata luteola ; petala unguiculata ovata integra flam Radices , ex quarum dircctione nomen trivialc desumptum, desunt in speciminibus non dirccte missis ab Auclorc, sed cius mandato a cl. Guii.lemin communicatis- X. » 4- O. Bridgcsii ( Beixter. ined. ) : acaulis glabra , foliis ter- >i nalis longissime pcliolatis, foliolis lincari-lanceolalis integerrimis » obtusiusculis , scapo petiolis longiore umbcllifero , floribus ver- » sicoloribus , radicc crassissima ». Nob. ( Tab. IV, ). Obs. Herba cleganlissima ob pcliolurum pedunculonimquc lon- gitudincm ac formam, turn ctiam praescrtim numero el colore flo- rum. Radix crassissima, torluosa , simplicissima , corlice rugoso-tu- lit-rculoso fusco ; petioli ct scapi planiusculi longissimi ; umbellae interdum compositae 5-io-florae bracteis 3 ( uti uinbclhdae quando adsunt ) suflultae; sepala lale ovata acuta eglandulosa luteola mar- Tom. xxx\ n. G So PLANT* RARIORES ETC. gine atro-purpurea ; petala integra flava apicc alrala. Media inter O. virgosam Moms, el megalovliizam Iacq. cui ir.agis acccdit ha-' bitu, et radiois forma: dill'ert autcm a prima foliolis iiUegerrimis , nee emarginatis , floribus umbollifevis non verticillatis ; ttb altera foliolis lincari-lanceolatis obtusis uiucoloribus nee obcordalis subtus violaceis , scapo foliis lotigiore non breviore ; color floruin etiam diversus. Crescit in fraticetis herbidis petrosis maritimis Valparaiso. XI. « $. O. micrimtHa ( Berter. Merc. Chil. 1. c. ) ; caule ascen- dcnle inferne ramoso, foliis ternatis , foliolis obcordatis maigine - et subtus iuxta ncrvos pilosiusculis , peduneulis apicc bifidis di- » chotomis calycibusquc villosis folia subacquantibus petalis, minimis » obovato-ouneatrs denliculatis sepala hirsuta basi nlrinquc glandu- rt losa vix superanlibus, slylis stamina longiora subacquantibus ». Nob. Obs. Planla pusilla 3-4-pollicaris diffusa enata tarn in II. Ripul., qua m in II. R. Taurin. e seminibus missis a Bertero i83o, separa- tim examini subiecla a cl. collcga mco Professore Morisio et a mc, scquentes characteres observavimus. Ipse autem maxima qua pollel tiberalitate et modestia priorem in ilia edendamevoluit. Radix fibrosa nee bulbosa; caulis lierbaceus rubens superne valdc foliosus; pelioli filiforma longissimi; foliola sessilia obcoi'dala viridia sublus tandem purpurea; pedunculi lincares planiusculi ad dichotomiam villosiusculi ;■ saepius simpiiciter diebotomi, quandoque iterum supcrius per aliam dichotomiam divisi; pedicelli patentissimi unguiculares et ultra ; se- pala lineari-lanceolala vis i-lin. longa pilis palulis apicc ghuidulosis hispida , glandula minima rubesccnle apice inslrucla ; petala scpalis paium longiora apice inacqualitcr denticulata flava ; genitalia gla- bra pctalis dujilo brcviora ; stjli longitndinc stamiuum longiorum ; stigma capitatum; capsule prismatica ; sendna minulissima glabra. AB A. COLLA. 5 1 JIab. in sylvaticis Chili praesertim in nemoribus dictis de la punta de Cortes. Species ad § 2 corniculata ( Dc. Pr. 1. 691 ) referenda ; a ce- teris eiusdem sectionis traditis characteribus maximc vcro pctaloitim sepalorumque cxignilale facile distinguenda. XII. ZANTHOXVLL'M Linn. gen. n. i5o ( Pent. trig. Butaccac Dc Pr. \.p. 709). » Z. Magu ( Berter. ined. ), inerme, foliis impar-pinnatis \-6 » iugis , foliolis ovato-oblongis scssilibus crenulatis subemarginatis » pellucidis impunctalis basi inaequalibus , rachitic alata , racemis axillaribus paucifloris » Nod. ( Tab. V. ). Ons. In scheda speciminis missi a Bertero i 83 1 liaec lego sine alia indicatione = arbor procera vulgo Magu in sylvis montanis insulac S. Fernandez. = Species liaec mihi videtur valde distincta praesertim forma petioli communis sen rachidis, quae est lacvitcr alata, Supcrne profunde canaliculala , ibiquc punclis nigricantibus conspersa; puncta liaec conflucnliora aclparcnt ad foliolonun insei'- tionera et quasi in foveolain conglomerata. XIII. RL'TA. Linn. gen. n. 533 (Decand. won. Riitaceae luss. gen. p. 297^. li. angustifolia? = Olimfortassc culta; in pascuis petrosis collium Ins. S. Fernandez. = Ita in scheda speciminis missi a Berter. i83i. Obs. Atlento esamini snbiecto hoc specimine comparato et cum f>2 PLANTS RARIORES ETC. speeiminibuS oc descriptionibus R. graveolentis et angttstifdiae , mihi videtur ab utraque diflferre ct medium inter ipsas lenere ; ditU'it a priori foliolis fere omnibus aequalilus nee terminali maiovc obovato\ petalis non stcbdentatis , sed manifcstc^mii 'talis ; ab altera foliolis valde maioribus , nee oblongo-linedribus sed ovato -oblong is,- petalis evidentius ciliatis imo ftmbriatis , bracteis amplioribus cor- ilatis non ovatis. An var. conspicua? an species distincta? Hoc casu II. fernandezia appellanda et sic definienda. « R. fernandezia foliis Supradecompositis, foliolis ovalo-oblongis » subacqualibus , bracteis cordatis acutis, petalis fimbrialis » Nob. ( (lores Uitci ). XIV. COIXETIA. Comm. in luss. gen. p. 38o (Pent. man. Rhamneac R. Brown gen. rem. p. 22 ). Inter plures rarissimi huiusce generis stirpes a Bertero commu- nicatas vel in speciminibus , vel in seminibus, Ires sequentes a congeneribus ab auctoribus descriptis diversas existimo. » 1. C. sparlioides ( Berter. ined. ) ramosissima , foliis parcis alternis oppositisve oblongis undulato- crenulatis i-nerviis glabris, » ramis \irgatis spinosissimis , spinis sparsis ereclis subplanis lon- » gissimis , pedunculis subsolitariis axillaribus flore brevioribus ». Nob. ( Tab. VI. ). Reperta in sylvaticis pctrosis montium editiorum ins. S. Fernan- dez aprili i83o. arbor ex cl. Auctore 6-10-pedalis. Planta ex sicco fere aplijlla. AD A. coi-LA. 5.5 XV. » a. C. Trebu ( Berter. in Merc. Chil. n. XIII. p. Go6 sine » (lesciiptione) foliis oppositis ellipticis basi attenuatis apice emar- » ginatis scrrulatis 3-ncrviis glabris , spinis axillaribus saberectis n folio brcvioribus , ramulis inermibus floriferis, floribus axillaribus » glomeratis sessilibus »'. Noh. Crescit in montosis sec. la Leona ( Chili ) , ubi vulgo Trebu vocatur , et vulncraria existimatnr. Parum recedere videtur a C. ob- covdata Vent, foliis servulatis emarginatis glabris nee intcgerrimis pubescentibus , ramulis inermibus, floribus sessilibus. XVI. >• 3. C. Tralhuen ( Berter. L c. sine descriptionc ); foliis fa- » sciculatis ovatis subscssilibus integerrimis 3-5-nerviis subtus seri- » ceis , spinis axillaribus divcrgeulibus folia subaequanlibus , pe- rt dunculis axillaribus glomeratis ». Nob. ( Tab. VII. ). Ilab. cum priore ; tincturam rubram ex ligno praebel ct vulgo Tralhuen nuncupatur; (lores duplo maiores. 54 PLANTS RAMOHES ETC. Fasciculus II. Exhibitui die 26 fibbr. i83a. TRIFOLIUM Linn. gen. ti. isi i ( Diadelph. dec. leguminosae hiss. gen. p. 355 ). XVII. » i. Tr. tviaristatum ( Berter. ined. ) ; caule erccto subsimplici » foliisque glaberrimis , foliolis lineari-lanceolatis argute serratis , 11 slipulis Subscariosis ovatooblongis peliolo 2-3-brevioribus eique » arete connatis inaequaliter dentatis, capitulis terminalibus soli- 11 tariis pedunculalis subglobosis , calyce subinflato subscarioso gla- ii bro costato, laciniis triaristatis arista media corollae gamopetalae ii tubo longiore , leguminibus seminibus ( flores parvi ii atroi-nbeseentes ) » Nob. Descriptio. Herba glaberrima. Radix crassiuscula, ramosa, fibrosa, profunda (an repens, an annua1). Caulis erectus, geniculatus, teres, striatus, viv spithamaens, parcissimc ramosus ; rami, quando extant, breves ereliusculi. Folia alter Da, ramosa, adpressa, trifoliolata, longissime petiolata seu peliolis inlernodio longioribus ; petioli filiformes sub- ancipiles basi iucrassati ibiquc arctissime slipula connati adeo ut linum corpus cum ca ellicere videantur ; foliola omnia scssilia, inter se acqualia, lineari-lanceolata, sc. i-lin. lata 4~5-longa, paralello- ncrvosa ncrvis prominulis in denies aculissimos margine produclis. Stipulae , vel melius stipula una unoquoque caulis nodo connata , (.■unique amplcctens, hinc paulo a caule reccdens loiigitudine cius AD A. C0LLA. 55 inlcrnodia subacquans , subscariosa, ovalo-o.blonga; nervosa, neiVis plerisquo in denies inacqualcs ac molles productis. l'erfunculns ter- minalts , fdiformis , solitarius , 5-G-lin. longus gerens capilulum sub- globosuin , niuliun , densura , diam. 2-3-lin., if>-20-flores sessiles referenSt Calyx tubulosus ; tubo subinflato, subscarioso, i5-coslato> i-lin. longo; limbo 5-fido , laciniis 3-aristalis, scu coslae calycis lies in laciniam viridem ncc scariosain produclac tcrminantcs in ties aristas, qnarom duae lalerales rectae brcvissimac , media lon- gior subulala ac corollac tubum paullo superans. Flores gamopetali pelalis subacqualibus ex sicco atro-rubentibus. Lcgumina desunt in spcciininibus. Habitat in Chili ubi inycnlum a cl. Bertero in raonte la Lcona anno 1829 ( Tab. VIII. ). SUTHEBLANDIA. R. Br. in h. Kcw. erf. 2. vol. t\. p. 32-. Colutcae spec. Linn. ( Uiarfelph. rfec. Lcguminosae Lolcae Dc. Pr. If. />. 2^3 ). XVIII. » 1.. St Darumbium (Berter. incd.) berbacca? crecta glabriuscula, l'liis inferioribus 3-5-iugis supcrioribus mulliiugis, foliolis laneeo- » latis oblusis subeinarginatis , racemifi axillaribus mullifloris folio » longioribuS; dentibus calycinis aculis.simis tubum Subacquanlibus, » leguminibus ovatis glabris apice biantibus polyspermis ( flores ex » sicco flavi ) ». Nod. Ous. A ceteris Sutherlanrfiac slirpibus hue usque eognitis diflcrt primo intuitu caulc foliisque glabris ncc albirfo-tomentosis; diflcrt etiam calycis slructura, in aliis scmi-5-fidus laciniis basi dilatatis, in nostra laciniae scu melius dentes tubum subacquant et sunt prorsus lineares ac fere cuspidali. Caulis ex sicco videlur berbaccu«, qua nola , et leguminibus glabris magis acccdit ad S. vesicaiiam Spr. ( Colutea Tlib. pr. i35. Lesserlia Dc. Pr. II. 272 ); sed lb- 5G PLANTS RARIOaES ETC. liola potius lunceolata quam ovata , obtusa cmarginala ncc mucro- nata; ceterum ex descriptionibus iropcrfectis S. vesicarlae omnes differentiae exurgere haud possunt; florcs in nostra specie sunt du- plet minores quam in $. JvuLescente ; leguiniua parum minora ro- tundiora apice hianlia. Habitat in Chili prope Runcagua ubi lecta t'ult a cl. Berterq anno t&jg. ASTRAGALUS- Linn. gen. n. 1208 (Diadelph. due. Leguminosae Aslragalcac DC. Pr. II p. 28 r) . XIX. Inter Astragali stirpes in Chili lectas a cl. Bertero, scilicet A. unifultus Herit. , A. Garbanzillo Cav. , enumcratam video in Merc. Chil. n. ia. p. 564- speciem quae ipsi nova visa fuit, quam- que nee nominat, ncc definit, asserens tanlum legumina fcrre trian- gularia, et communem esse in tocis aridis de la Leona sccus rivnm C 1 hapual: specimina perfectissima ab ipso bumanitcr connnunicala ibique lecta i83o dubitare uon sinunt , plantain illam optimam ac a congeneribus distinctissimam slirpem constiluerc ; illam igilur inventori dico, ac descriptione, diagnosi, et icone illuslrare salagam. Descriptio. Caulis basi suffruticosus , diffusns , lortuosus , teres , rimosus , glabriusculus , stipulis subpersislenlibus liinc hide vaginalus, dcinum llcMiosus, setis adprcssiusculis incano-villosus , ad internodia magis pilosus pilis nigricantibus', ramosissimus. Stipula 1 ovato-lanccolata < .ppositifolia subscariosa basi dilalala semiamplexicaulis seu cauli adnata liinc libera apice bifida laciniis subulalis. Folia allcrna quan- doque bina ex codem internodio el tunc allcrum valde brcvius , An A. COi.i.a. 5rf subcrccta , iinpari-piuuata , r o-i 5-inga. Peliolus filiformis incrmis sericeus. Foliola sub-scssilia , inferiova alterna, superiora opposita, omnia lineari-lanccolata sen '|2 I'm. lata 2-longa , utrinque sericea , oblusinscula , apicc mucronulo brcvissimo molli inslhirta. Pedun~ truli axillaris vcl terminates compressiuseuli , subcrccti, incano-vil- losi, folio duplo longiores , versus apiccin raocnioso-spicati, nralti sou i5-2o-l!ori. Flares sessilcs braclea i minima lineari-lanccolata calyci breviori sufTuIti, priinnm crccti , anlhesis tempore patuli, demum deflexi, supcriores saepius abortivi. Calyx tubnlosus 5-clcn- tatus i -lin. longus , pills nigvicaulibus undiqiic. conspersus, clcnlihus subulatis fere longiliuline tubi. Corolla papilionarca calvre dnplo longior ; vcrillum apice 2-(idum luteolum linois violaceis notatum; carina ct alac lutcolac unicolores. Stamina generis, /.cgitniina tri- gona, sub-inflala, oblonga sc. i -lin. lata 3-longa, nutantia, dorso inferior! recto acnto superioribus arcuatis tumidiusculis, glabrinscula, apice stylo persislcnli i-lin. longo imcinata, 2-locularia loculis oli- gospermis. Scmina nigra inacqualiter reniforniia. Diagnosis. (( A. Rerteri sull'ruticosus incrmis diffusus incano-villosus , fo- rt liolis io-i5-ingis inferioribus alteruis superioribus opposilis linea- » ri-lauceolatis nnirronulalis ulrinque sericeis, slipula ovato-lanceo- >> lata 2-fula basi cauli adnata, pedunculis raccmoso-spicatis folio » duplo longioribus , calycibus nigro-pilosis dentibus subulatis , le- » guminibus trigonis nutantibus subarcuatis uucinatis glabriusculis , » loculis oligospermis «. Noc. ( Tab. IX. ). Tom. xxxvii H 58 PLAXT.T. RARIORES FTC. AI1F.SMIA DC. ami. sc. n. g4 a leg. mem. I'll. (Dec. monog. Leguminosae Hedysarcae DC. Pr. II. p. 3i8 ' ,'■ Adcsmiat 'genus a el. DC. slatutum pro nonnullis AcscJijuonwncs ac Hci/jsari stirpilms, Satis distinctum considerandum duco,ul iu- tcr genera nova admilti dobeat , quamquam a rl. Spkem:ki.io nee enumeratum video. Praetcrquamqund enim habitu et calycis stru- ctura a congeneribus non panim reecdit , stamina oinnino libera nee diadelpha conslanter eernuntur. Tlaqne Bkrterhjs nosier, novo genere admisso , sequenteS noxissimas stirpes ei addendas invenii ac misil. XX. » i. A. avborea ( Berter. in Merc. Cliil. 12. p. 55^ sine de- » scriptione ) ; caule frutescente ranrisque glanduloso-scabris, foliis » faSciculatis 7-10-iugis, foliolis subsessdibus ovalo-oblongis ciliatis, » pedunculis axillaribus i-floris folio brcvioribus, legum'mibus longe » barbatis ( flores flavi ) » Nob. Habitat in iiutieetis collium apric. Qiullota , cult, in h. ripul. e seminibus missis ab Auctorc; stamina in bae stirpe 5-io, setae leguminum barbato-plumosae versicolores; ergo in sect. I. ( Chaetolricha DC. 1. c. ) collocanda. XXI. is 2. A. vesicaria (Berter. 1. c. sine descriplione ) ; caule lier- » baceo adscendente villosinsculo , foliis longe peliolatis 5-7-iugis, n foliolis lineari-lanceolatis integerrimis obtusiuscnlis nlrinque vil- li losis , floribns axillaribus solitariis terminalibus raccmosis omnibus n sessilibus, calycibus subinflalis glandulosis, leguminibus ...... » Nob. AB A. COI.LA. ~>i) Habitat secus flumcn Cachapital. Planlula pumila albo-villosa ; flores valde minores quaui in priori ; desunt Iegumina in specimine. WII. » 3. A. viscida ( Berter. I. c. sine descriptione ); caule hcr- » baceo decutnbente foliisqne subsessilibus > illos cibus la\is , flpribus longe pedicellalis, legurainibus setoso-pilosis ». INob. Habitat in Bancagua: berba vis pahnaris terminans in pedun- culuiu raoemosum fere pedalem gercnicm pediccllos allernos fili- formes i-floios pollicis longiludinc ; leguminuin arliculi 5-G selis crispis cobspdrsL Will. » 4- A. baliamica ( Blrter. incd. ) caule fruliculoso erecto ra- » misque scabris , folits. breti pctiulatis 10- 1 5-iugis , foliolis ovato- » oblongis apioe .subdcnliculatis calycibusque glanduloso-punctatis, » floribus in raccmos tcrmiuales foliis parum longinres approximatis, » lcgiiijiiiiibiis i) No*. Sub Mimosa MotiN. sec. Berter. Habitat iti frolic, apcic. collium / alparaiso. Optima slirps a ceteris dislin- ciissima characteribus allatis ac valde spcciosa ob liumerum race- nioruin singulos ramulos lerininantium 5 flores lutei duplo et ultra niaiorcs quam in praecedentibus ; foliola minima ; Iegumina desunt in speciminibus. ( Tab. X. ). LATHYRIS. Linn. gen. n. 118G. ( diadelph. dec. Leguminosac Vicieae DC. Pr. II. p. 369 J. Duas Lathy ri stirpes menioral Bertero in Merc. Chil. n. i5. 60 PLANTS RAIUORES tTC. p. t>65 quas dieit aflincs L- subidato et L. ncivoso Lam. At in >pecimiuibus ac scminibus ab iurer.torc missis tres distinclissinwr cernuntur species sub sequentibus oominibus in scheda impositis , scilicet L. sericeus Lam. cum dubilalionis signo : L sine no- mine triviali ; ct L- subidato proainuis pariter cum dubitationis XXIV. i. /.. sericeus? Deest specimen, ct plaotae nostrac enalaie suni in b. Ripul. ex seminibus; at ipsae ininime quadrant cum L. seri- ceo Lam. Diet. 2. p. 708; nee mini fas est illas perfecte determi- nate ob leguminum defectum quae ad maturitatem baud pervene- runt. rianlae sunt pumilae uudique argentco-sericeae ; Caulis gra- cilis subsimplex sulcatus ; folia l-iugasub-cirrosa cirris simplicibus; foliola sessilia ovalo-lanceolata integerrima mucronulala; Stipulae semi-sagittalac acutac pctiolura brevissimum subaequantes ; fores subsessiles solilarii parvi. Habitat in Chili sylvalicis montanis Quillola. Obs. DiH'crt a L. sericeo Lam. villis argenteis nee rufescentibus , foliolis ovato-lanceolatis non linearibus , stipidis folio raid* btwio- ribiis nee longitudine acqualibus , ileinum ac praeserlim flonbus \ubscssilibiis solituriis , nee pedunculis 5-6-floris. Slirps Lamarkii delecla mil a Commehson in Monte f uleo, et ex eiusdem berbario deseripta ; nee constat posteriores Botanicos alia specimina exaruiui subiccisse. XXV. 2. L Specimen sine nomine triviali optimum, sed legumina desiderantur. Sensu meo valde differt a ceteris buiusce generis stir- pibos, liabila ctiam solummodo inspcclo ; faciem potius fisi quam LathjH refer!; planta est undique glabra; caulis erectus subsim- plei subangidalus ; Julia i-iuga subsessilia longe cirrosa cirris fa- An A. COI.LA. 6l mosissiinis ; fuliola scssilia ovata abrupte subdenlata mucromdaia paralelle nervosa subtus glauco-pnlvemlenta; stipulae foliosae ovato- seuiisagittatac maguac mcdictalcm folioloium tegentcs; pcdunculi folio duplo liiplovc longiores raccmosi , inulliflori; flores ampli ex sirco Ravi. Habitat in Chili sylvaticis colliuin Cachapual. XXVI. 3. L. subulalo proximus Bertf.h. hied. Slirps liaec est foisau una ex litis quas memoiat auctor in Merc. Chil. 1. c. quamque di- stiuctain dubitavit , uli liquet ex seheda: revcra altcnto examini subieeta ct comparata cum L. subulalo et itervoso Lam. ab utroque illam diiUiTc pulo, ac optimam novam speciem constituerc, quam cl. Detectori dico , ac ita deflnio. « L. Bcrtcrianus : villosiusculus, ca'ulc debili subletragouo, foliis » i-iugis, cirris subramosis , foliolis lineaii-lauceolalis acutis inte- » gemmis , stipulis semi-sagittalis late lanccolalis nervosis acutis » petiolo paullo brevioribus , pedunculis i-lloris folio longioiibus , » leguminibus corapressis reticulatis glabris ( flores mediocies cac- » rulci ) >i. Nob. Habitat in Chili loco dicto la Punta tie Cortes. Obs. Accedit qxiidem ad L. nervosum et subulatum Lam. cum quo liabitu maiorem babct aflinitatem , scd difl'ert praeserlim cinis foliolis kmgioribus nee shnplicibus , foliolis lineari-lanceolatis acutis sed non subulatis , stipulis valde latioribus , pedunculis demum i non 2-floris ( Tab. W. ). ACACIA, //'. ap. // . io4g- M'miosae species Link. (Monadi'lph. polj umlr. Lcguiuiuosac Mimoseae Dc. Pr. II. p. 448 ). Inter Mimosas a cl.'' Steudeuo et De Candom.e enumeratas om- missa non fuit M. Cavenia a sollcrtissimo Molina in regionibus (>2 PLANTS RAR10RES ETC. i liilensihus primum detecta, sed imperfecte al> ipso desoripta (Moi.ix. Chil. cd. gall. p. 338 ). At BEnTF.nu's memoratam plantain itenim ilerumque et floretilcin et fructificantem ad trutinam rcvocans nie- rito iudicavit, inter Acacias esse recensendam (Merc. Chil. n. 12. p. 55g ) , quiii tamen de ipsa bolanicam illustrationem tradidcrit: siqnidem cl. Aurtor commemorat caiilis mensuraru a tribus ad de- cern pedes varinntem iuxia soli altitudinem , nomen veraaculum Espino j snavem flornno odovem Acaciae farnesianae congenerem , semiiuun nauscantcm saporcm , Hgril soliditatnu atqtfc diiriiirm node carbones coquunlur, ct ad usus domesticos praeciptte a tor- natoiibus adhibetur, gnmmi demnm ex oortice exsudans arabico snecedanenm ; haec omnia Berterius : nos aulcni descriptionis de- IVciiii supplendutn ex speciminibus , et vixenlibus plantis eriatis e seminibus ab eodem communicatis , scqucntibus nolis opporlunum duxiimis. "Radio: fibroso-ramosa allium nli in ceteris liuiusce generis slir- pibus redolens. Caulis arborcus , solidissitnus, flexuosus , teres, in (Vigidario 2-3 in loco natali 3-io-pedalis , ramosus, cortice griseo, glabro , scabriusculo, ad gemmas aculcis geminis subulalis reclis vel quandoque subarcuatis patctilibus validis 3-4-lin. longis primo rub'-sccnlibus demum ebuvneis armatUS. Folia alternalim fascioulala, sen 2-3 ex eodem nodo prodeunlia , pateutia , magnitudine inac- quali , bipinnala, pinnis 3-5-iugis. Foliola io-i5-iuga, i-lin. longa, 'I, lata; sessilia, obtusa , glaberrima , valde apprcximata. Petiolus communis canaliculars glandula rufescenti minima infra inllma paria inslructus , partiales eglandulosi. Flares in capitula axillaria , soli- taria , vel 2-3-collecti. Capitula globosa , pisi communis magnitu- dine et ultra , sessilia vel brevissime et inaequaliter pcdunculata , ceterum uti in A. famesiana. Legumina sub-cylindrica monente Bertero desunt in speciminibus , nee ilia ex plantis cultis adhuc obtinui. Habitat in sylvis Chili ubi vulgatissima ; nee non ad mon- tintn radices. I'luasis hacc erit. \!i A. COt.T.A. 6 3 XXVII, v> A. Cavenia acnleis Stipularibua gcminis validis , ramis pctiolis » peduncalisque glabris , foliis alternalim liisciculalis ?.-pinnatis , » pinnis 3-5-iugis , foliolis io-i5-iugis linearibus obtusis t-onfertis » glabris , olandula minima infra inlima pacta , capitulis axillaribus » i-3 subsessilibus , leguminibus subcylindricis u Nob. Obs. Yalde accedit ail A. farnesianam ( W. sp. IV. p. io83 ) a qua taracn prima fronle distinguitur aculeis validis ac eburneis nee setaceis, pinnis numerosioribus, foliolis tluplo triplove angustioribus glaberrimis, defectu glandularum inler pinnas, ac ilemuin capitulis paullo maioribus omnibusqne sess'dibus v«l vakle brevius peduncu- lalis ( Tab. XII. ). kAGENECKIA. Ruiz, et Pav. Jl. per. prtikl. t. 37 ( DoJec. pentqg. Rosaceae Spiraeaceae DC. Pr. II: p. 547 )• Kageneckiae rarissimi generis a florae peruvianae Aucloribus sla- tuti , et a recentioribus Botanicis recepti (H. et B. nov. gen. amer. 6. p. 236. = DC. Pr. II. p. 547. = Sph. syst. II. p. 466. = Kuhth. synops. III. p. 478 ) ties stirpes tanlummodo cmunerantur omnes arboreae American! meridionalem colentes, quarum altera (K. lan- ccolata) valcle dubia. Amabilcm scientiam modo ditavit cl. Berteho novam inveniens speciem in regionibus chile,nsibus scens flun.en Cachapual, quam nobis humaniter communicavit sine nomine spe- cifico ; in hac rami sunt virgati termer sulcati, nidlomodo glulinosi ; folia subsessilia. ovala , basi param angustiora , apicc obtusa vcl rolutulata vcl qiiandocnie pins minusve retusa , scrrata serraturis brcvissimis argnlis non callosis , utrincjuc nitida , stipulis destituta; quod maxime notaudum , nam Auctores omnes ad calccm diagnosis G4 PLANT*! HARIOP.ES ETC. geaericae folia tradunl stipulis petiolaribus gemiilis esse inslructa : /lores sunt in singulis stirpibus dioici forsan abortu : specimen menm corymbos rcfert teniiinales 5-G-floros , et ideo masculinum auclo- ranle pi. KutiTH ( 1. c. ) qui Irnilit in hoc gencre (lores masculinos esse corymbosos , foemincos solitarios : revera florem nullum foe in i- neiim vidi in specimhie. Fa liisee constat Berterianam plantain rile novam stirpcm constituerc quam e\ foliorum figura cum aliis stir- pibus comparata ovatani nppcllarc mi hi placet et ita defmirc. XXVIII. A. ovtitd: foliis subscssilibus ovatis apice rolimdalis rctusisve » argute serralis nitidis exslipulatis « Nob. Habitat in Chili sccus llumcn Cacliapual ex Bertero. Obs. Differt ab aliis stirpibus scilicet a 7\'. glutinosa II. et B. ramis non glutinosis , foliis apice votuiuLitis numquain acutis ; a K. oblonga R. et P. foliis ovatis non oblongis nee acuminata ; a A", lonceolata einsdem auctoris , cni magis afiinis, foliis non lan- ceolalis ; ab omnibus demum absoluto stipulamm defectu (Tab. XIII). AH A. COI.LA. 65 Fasciculus III. Eshibitn* die G ianuarii 1 833. MYRTUS. Spr. sjst. IT. p. 471- Myrli, Caryophylli , et Eugcniae spec. Linn. , Myrti , Iossiniac , Myrciae, Caryophylli, Acmenae , Eugcniae ct Iainbosac spec. DC. Lam. ill. t. /Jjq pro Myrto , ^iS pro lam- hosa, 4 '7 pro Caryopliyllo ( Icosandr. Monog. Myrtace;e ). Myrti gen\is ct ditissimuni , ct valde nalurale habitu praesertim inspccto , mnumeris mutalionibus subicctum fuit ex Bolanicorum doctrina. Tampridem a D. L-.nn.eo nonnullae stirpes Carjophjlli ct Eugeniae typum constituebant; dein a cl. Kunth (3) qucm sccutus est perillustris Sprengelics in unicum genus congestae; demum a ceberrinio De Candolle ilcrum in priora, aliaque nova genera di- visnm , adeout quamplurimae species ( quae modo 3^4 enumeran- tur ) fastidiosa indigeant synonyiiiia, ut vix ac ne vix quidem rile dctcrminari queant. In hisce rerum adiunctis tulius iudico Kuxtiiii et SrRENGELii opinionem amplectendam , co maxime quod semiuuin structuram , quae ma'gni habetur in allatis divisionibus ', admoduu; inccrtam vidcain in permultis stirpibus. Nonnullae a Berterio nostro delectae fucrunt in rcgionibus chi- lcnsibus , inter quas- tres tan turn enunierat in Mercurio Chileno , scilicet M. Jntjan 1J. cl 15. , M. ugni Molina ; et M. trijloram Spr. (4) ; scd insuper M. Lumctm Molina , nee non quinquc alias stirpes exsiccatas nobis communica\it sine nomine specifico ; qua- rura Ires prorsus novae videnlur , ct sequcnti modo definiendae. (3) Notice sur lc genre llyrtus et Eugenia. Mem. de la Soc. d'HUt- Mat. t. i part. II. p. 3ii. Synopa. plant, vol. Ill p. )m et in in notis. (^) Merc. Cliil n. i5. p. 70a. Tom. xxvvii. I 66 PLA.NTJE HARI0R.ES ETC. XXIX. » i. M. Raran foliis brevissime petiolatis late cllipticis vcl sub- » rotundis coriaccis supra lucidis subtus pallidiusculis utrinque pun- » ctatis i-nerviis, pedunculis axUlaribus solitariis i-floris folium » subaequantibus , calyce 4"Par*-it0 lobis patentibus obtusis , bacca » subrotunda » Nod. Obs. Fruticulus ramosissimus e sylvaticis collium Valparaiso loco dicto las Tablas , et Raran vulgo appellatus. Folia crebra, parva sc. 3-4-lin. longa 1-2 vel ultra lata, avenia, tenuissimc punctata. Rami iuniores rufo-tomcntosi, adulti sicut caules glabri cortice ci- ncreo, bacca magniludine fructus Myrti communis nigricans lobis calycinis valde dilatatis coronata, i-locularis i-sperma, semen rc- uiformi-incurvum. XXX. » 2. M. rufa foliis subsessilibus ovato-lanceolatis subfasciculatis » coriaceis supra glabris subtus rufo-sericeis punctalis margine re- » volutis evanide i-nerviis, pedunculis axillaribus solitariis i-floris » folio brevioribus , calyce ^-£i<\.o lobis erectis rotundalis , bacca >i subrotunda » Nob. Obs. Priori, cum qua locus natalis communis, valde aflinis; sed ditfert foliis angustioribus subtus rujo-sericeis nee pallidiusculis tan- lum, nervo e%cc. CC.Talinum Spr. et Lam. ill. t. 4o2 ( Dodecandria monogjnia. Poktulacej; J. In Portulaccarum ordinc pro nonnullis generibus Satis naturali, genera cadem tain obscura et artificialia evadunt , ut maximus sit Botanicoruin disscnsus circa eorum determinalionem. Hoc provenil j)raecipuc ex inconstantia in numcro partium floralium , quum in iisdein generibus stirpes occurrant calyce quandoque libero , alias ovario adnato, inodo sepalis distinclis rnodo concrclis ct varie di- visis , petalis interdum nullis quandoque 3-4-5-6 liberis vcl bast subcoalitis , staminibus saepe indcfinitis , stylo nullo vcl subnullo vel unico varie diviso , fructibus demuin diverso modo dissilientibus, immo quandoque indehiscentibus. Kimia igitur in hoc ordine ge- nerum constitutio obscurilatem potius quam lucem producit. Equi- (lem Talini genus iampridcm ab Adansonio statutum satis distin- guitur a Portulaca, cui Liknaeus illud adiunxcrat, praesertim cap- sula infera circumscissa ; sed inter Talinum , Anacamjtserosidem , ac Calandriniam differentiae tarn leves sunt, ut malim , sequens etiam Sprengelianam distributionem , omnia sub Talino conhmcta retinerc, characteres genericos ita emendando ut omnes stirpes eomprehcndantur , ut sequitur. Char, essentialis gcnericus. » Cal. liber 2-scpalus vel 2-partitus deciduus ant rarius persi- » stens. Pet. saepius 5 raro 3 itno calyci inserta libera aut basi » subconcrcta. Stain, indcflnita, saepius 12. Stjl. 1 plus minusvc )i 3-fidus. Caps, l-locularis 3-valvis ab apice ad basim debisccns » polysperma. Sent, alata vel inula. AD A. COI.LA. G«) Stirpes ad hoc genus referentlae iuxla supratliclnm coniunctio- nem nuincro 35 circitcr sistunt in Prodr. cl. Cakdoli.ei , sciliceL 10 proinomptorii B. S. incolac ad Anacumpseros specialties , n ad Talinum , et i4 ad Culandritiiam omncs americanai: , excepto Talino cuneifolio in Arabia crescenli. Cliilenses rcgiones praeser- tim colunl Calandriniac, et complures a sollertissiino Bertero nobis humaniter missae fueruut; inter has duae iam cognilae elsi admo- dum rarae cnumeranlur , scilicet Talinum monaiu/rnm R. et P. (Calandrinia DC. Pr. III. p. 35g. n. i4) et Talinum lincare IIoffn. ( Calandrinia pilosiuscula DC. 1. c. n. 5 ) in collibns Valparaiso leclae ; sequcntes ad trutinam satius revocatae novae mihi visae sunt. XXXII. >i 1. T. minimum Miehs ined. sub Calandrinia Berteii. in litl. » caulesceus luimillimum, foliis radicalibus longe pctiolalis subspa- » thulatis caulibusquc villosiusculis , caulinis oppositis subsessilibus » ovato-lanceolatis , floralibus confertis sessilibus ovatis canescenti- » villosissimis, floribus tei'minalibus capitato-cymosis subsessilibus » Nob. ( Tab. XIV. £ 3 ). Obs. Herba vix pollicaris; Radix simplicissima filifonxiis; Folia radicalia in rosulam disposita 2-lin. longa , versus apicein subspa- tliulata ibique I-lin. lata ; Caules ex rosida plurimi filiformes feiv audi vel Farias 2-4 foliis i-lin. longis \ latis oppositis vix pelio- lalis instruct! , apicem versus simplicissimi vel subcyroosi. Folia flo- ralia, vel si inalis bi*acteae, pluriraa involucri vicem gercnlia cau- linis paullo breviora supemc villis inferne tomento canescenti tecta. Flores minimi fugacissimi inter folia floralia subscssilcs i-4 capitula fere orbiculata congesla diametr. i-lin. constiluentes. Stirps specio- sissima lecta in arena mobili ad maris litus loco dicto La vina il- ia mar prope Valparaiso i83o. 7O PLAKTAE RARIORES ETC. XXXIII. » 3. T. diflusum Nob. T ? an Calandriniae spec? Berter. » in sched. Caulescens prostratuin dilfusum , foliis altcrnis spathu- n latis acutis glaberrimis , pedunculis axillaribus solilariis i-floris » ebracteatis folium subaequantibus » Nob. ( Tab. XVI. f. i. ). Obs. Herba dodrantalis expansa valde diffusa ; radix filiformis subramosa; caules plurimi prostrati subsimplices ; folia scniipollieem longa ultra medium 2-3-lin. lata; pedurtculi filiformes llorem soli- tarium ovatum diam. i-lin. gerentes ; calyces villosiusculi petala ex sicco rosea subacquantcs; lecta >83o in pascuis monlosis loco diclo las Tablas propc Valparaiso. XXXIV. « 3. T. Linaria Nob. T ? an Calandriniae sp. ? Beater, in » sched. Caulescens decumbens, foliis alternis sparsisve linearibus " glabris , paniculis axillaribus terminalibusque paucitloris , pedt- » cellis i-floris bractea lineari sub-brevioribus , calyce persislentc » trigono penicillato » Nob. Obs. Herba fere pedalis caespitosa glabra facie Linariae vulgaris, radix ramosa fibrosa ; caules plurimi decumbentes l-amosi ; folia linearia vel lineari-lanceolata inaequalia; paniculae laxae simplices, vel parce ramosae; calyx profunde a-partitus seu disepalus persW stens , sepalis ante anthesim planis trigonis margine glabris disco villis albidis penicilli ad instar instructis , post anthesim concavis capsulam cingentibus , demum glabris ; petala rubra calycem exce- dentia. Lecta in sterilibus apricis collium Valparaiso i83o. XXXV. » 4' T. gracile Nob. T ? Berter. in scheda. Caulescens AD A. 001. LA. 71 ii simplex erect urn gracile , foliis alternis lincaribus obtusiusculis , » pedunculis axillaiibus vel termirialibus subsolitariis folio breviori- » bus, calyce pcrsistentc patulo » Nob. Obs. Ilerba 3-pollicaris ; caulis solitarius cretiusculus quandoque adscendens linearis simplicissimus basi rubescens ; folia linearia su- pernc paruin dilatala plana ; Jlores parci in extimis axillis fere sem- per solitarii brcvissimc pcdunculati , insuper flos terminalis longius pedunculatus ; petala violacea calycem glabrum ovato-acutuin paruui superantia. Lccta i83o in Chili sine alia loci indications XXXVI. » 5. T. trigonum Nob. T ? Berter. in sebeda. Caulescens » decumbens subramosum glaberriinum, foliis radicalibus confertis « caulinis alternis sparsisve omnibus longe petiolatis ultra medium » spathulalo-trigonis , paniculis terminalibus corymbosis, pedicellis » i-floris bracleis scariosis sub-longioribus , calyce persistente sca- » rioso » Nob. Obs. Herba valde pinguis spithamaea ; caules decumbenles vel suberecti ad medium usque foliosi , hinc squamis alternis subsca- riosis distanlibus ( an folia abortiva ? ) instructi , uti folia rube- so«ntes. Folia supra medium 3-gona angulis lateralibus rotundalis snperiore aeuto. Flores 8-10 in corymbum terminalem ; pedicelli ad basim bracteis ovatis aculis scariosis diapbauis suflulti ; petala ex sicco rubra calycem scariosum flavum venis fuscis piclum sub- aiquanlia. Lecla i83o in Chili circa Cachapual. 72 PLAMTAE RARIORES ETC. CACTUS. Linn. gen. n. 6i3 et Spv. sjst. II. n. i838. Mamillaria, Melocaclus, Lcliinocactus, Ccreus, Opuntia, Fereskia,c* Rliipsalis DC. Pr. III. p. 4^7 et seq. et Revue tie la famille dcs cacte'es, Paris 1839. ( Icosandria monogjii. Cacteae ). lnuumerae sunt huiusce speciosissimi generis stirpes, nunc ca- ctearum ordincm eftormantes, nupcr a Bolanicis peregrinatoribus iu amcricanis regionihus delcctae, adeo lit postquarn luccm vidit tertium prodromi Candolleani volumcn anno 1828, in quo J 74 enu" nKTabaulur, 47 prorsus novae ex solo imperio Mexicano a soller- tissirao Doctorc Coulter missae fuerint Genevensi 13otanico, quas perbelle illustravit in citata Revue de la jamille Jes Cacte'es. Lau- dandum igitur potius quam reprehendendum eius consilium si in lot distincta geuera caclearum familiam divisit, quamqtiam fruclili- tationis organa cliaractcrcs 11 on satis spcctabilcs et constanles , imnno quandoque incertos vel adhuc incognitos praebent ; nam ex sola facie et forma externa ilia dignoscere fas est : atiamen ne tarn in- signis generis nomen omnibus notum e scienlia nostra deleatur , satius videtur , eodem retenlo, in tot secliones quot genera Can- dollcana illud dividere more antiquiorum Botanicorum a cl. Spren- gblio secuto. Magis potius commendandus Candolleus ob tot tantasquc physio- logicas obscrvaliones circa cactearum structuram in laudata scriptura suppeditalas , quibus nonnuUae recentius ad organograpliiam prae- serlim spectantes aditae fuerunt a cl. Turpin (5) *; obscrvaliones (5) Observations sur la famille dcs Cactees suivic dc la description d'unc espece noiivcllc ■ A"Echinocactu$ ct de cclle du Rliipsalis parasitica ( Annal. dc l'lnst. liort. du Fromonl, lom. II. p. 3a. 04 ct i3a avril, mai, ct juillit i83o ). * Se sc pracbet occasio gralum aniiuuiu demonstrandi amici-siuio Cakdollaeo qui nupir- AD A. COLLA. -3 quae experimentis sufTultae a Candollei senlcnlia in quibusdam discrepant. Alia facta vel adhuc incerta, vel eliam repetitis expe- rimcntis meis al) allatis rcccdcntia milii conslitcrant ; ex quo operac pretium (luco ail scientiac incremcnlum ilia paucis complecti. i.° Mamillarias affirmat Candolleus axi ligneo destitatas ; ex sectionibns turn horizontalibus cum vcrtic alibus dingonalibusque itc- ruin itenimque in Mamillariis meis repetitis agnovi circa centrum substantiac carnosae seu contextus cellularis qua componuntur , reperiri fascicidum fibrarum figura subconica ac fere cylyndrica e oollo plantae incipienlem, ihiquc magis lignosum , bine ad cius ;ipicem usque progredientem; fasciculus hie fovct in centre- medul- lam tamquam in canali proprio inclusam , versus basim fere ex i- uidam, eundo ad apiccm sensim sine sensu aflluenliorcm ; ex i Ho trans contextum cellularem fibrillae lentc tantum conspicuae exsur- gunt ad epidermidem usque radiatim productac; hae sunt veri ra- ilii mctlullares rccentionim pliysiologoruin: at subdivisiones horumcc radiorum appendices medullures appellatas detegerc baud potui. In plantis adullis basim versus supra collum substantia carnosa fasci- culum ambiens prorsus exsiccator, medulla centralis fere cvanescit (6); tuberculi sen mammae exteriores vix apparent ad instar cica- tricium quae post foliorum casum in pluribus exogenis observantur, ac denium verus truncus cMbrmalur; postrema obscrvatio confirmat nine 13 Dovisbimas Cactcas viventes inter mcxicanas a Coulteiuo rccojttas humanitcr nutii et cl. collegac nustro Morisio connntraicavit. (<">) Hacc facta maximam liabcnt anologiam cum qasbusdain oljscrvationibus memorati Tcrpwh ^m Vccorce et la moelle sont tres-dcveloppees ; le bois prend peu tfaccroissement, et on nyy remaraue pas ces progressions circulaires qui , dans les autres dicotyledons , in- dujuent Page de I'indivulu mm et pauilo yo=\ ^.Dans tine jeune plantule dc Matnillaria dis- color on trouve au centre un faisceau compose de deux ou trois helicincs accompagnees de quclqucs Jibres droites et tres-Jines ; dans les tiges , tomes Jormees des Cactecs , on trouve des trachees aittour de la moelle accompagnees de fibres et de qnelques gros tubes tPwU etendue assez borne'e , et paraissant comme Jeneslrccs ou punctuces en trames _• ("Bull, (lea •cienc. nat. Fcruss. i83i aviil p. '€>---, )■ Tom. xxxv h. K 74 PLANT*) RAMOTSES ETC. Caxdollei opinioncm qui mammas in Mamillariis tanquam carum folia considcrat uti in Mesembriaiithemis barbatis. 3." Lactescenli succo Mamillarias repletas elicit cclcbcrrimus me- moratus Auclor , aquoso ccteras Cacteas. Gencralis hacc allirmatio maiorcm rcquirit cxplicationem , ne physiologiae studiosi in erro- rem inducantur. Plautae lactesccntes propric dicunlur quae succum lacteum ex sectione vel etiam ex simplici cpidermidis punctione in quoi.uimque puncto exsudant, uti observatur ex. gr. in Euphorbiis; similcm exprcssionem numquam obtincre potui ex Mamillariis si imam dubiam speciem excipias, quae a cl. collega nostro Profcs- sore Moms pro Mamillaria coronaria dubitanler habetur, quaeque lamen nondum floruit , et utrum ad Euphorbias pertineat ipse sem- per ambegi ; in ceteris Mamillariis quas possideo, scilicet in Caclo prolifero , piisillo , Spinii , et abnormi (7) , constanter etiam sub 2(>-3o gradibus caloris therm. Reaum. liumorcm aquosum, nee la- cteum observavi ; at in C. mamillari ( Mamillaria simplex Haw. et DC.) succus duplex delabitur , aquosus scilicet in toto conlextu cellulari expansus , ct lacteus in quibusdam receptaculis tanlum eiusdem contenlus ; receplacula haec in numero valde minori et breviora apparent qnam priora, sed magis dilatata, et prorsus si- milia mills, quae cl. Mirbei. descripsit et delineavit sub nomine re- servoires fasciculaires (8). Ceterum succus lacteus de quo sermo- nem habemus est omnino insipidus, inodorus, tactu liquidus nee viscosus, ac libero aeri expositus , uti aqua, exhalalur quin ullam apparentem concretionem adquirat ; deest prorsus in cortice, in axi lipneo, immo et in mammis. 3." Dubitat demum Candolleus an in Mamillariis coljledones existant quod inficiatus erat cl. Nuttal ; revera illas in seminibus {-) Forsan C. abnurmis ad conscquentiam train non potest, quura ad Ccreos potius rjuam ■d Miimilliarias inter qua) enumerator a Srn. sit rcferemlus , uti censuit Dc. qui (lores ob- linuit cosquc depiuxit in t XI mcraoratac scripturac. (8) Mirb. Elem pi. 10. f. 17. Tl.e'or. cd. 1. pi. 3. f. ta. AD 1. COM. A. 75 Cacti mamilluris quae loties malura obtinui, Crust ra elsi diligentis- sime ipse quacsicram, cnalis tandem ex iisilem mnltiplicibus plantulis, et lenli gcrminatione subiccta gavisus sum dum banc rccognovi omnino congrucrc cum gcrminatione C. mclocacti ab ipso CA^■DOL- i.eo accurate descripta ct delineata (9). Ex hisce constat Mamillarias a ceteris planus exogenis seu dico- tyledoneis baudquaquam rccedcre , nee enumcrandas esse genera- tim inter plantas lactesccntcs uti Euphoj-biae, execpta planta Mo- risii si ad Cacteas referenda, et Cacto mamillari , in quo succus colore lactco in receptaculis propriis aeslivo tempore sub altiori temperalura occurrit. Cacteae abundantiorcs in Americae regionibus aequinoctialibus , uti dixi , lion dcsunl in Chili, et iam commemoravcrat Bertero in Mcrcurio Cbilcno i.° vcrum C. peruvianum L. cuius semina misit , et rarissimc invenitur in bortis europacis , ubi cum eo con- fundi sold C. hexagonus , 2." C. coquimOanum Molin. 3.° specicm alteram quam C. curvispinum appcllavit cum sola indicatione , af- finem esse C. recurvo Mill. (10). Demum tam huius , quam alia- rum novissimarum stirpium et plantas viventes, et specimina sicca, et semina sine nomine specifico communicavit, ceu vobis in epistola elapsi anni rcnunciavi. Reslat ul bac botanieae diviliae sapienlibus imiotcscant. (y) DC. arganographie vol. II. t. ,'|8. f. 3. Circa cotjlcdones C. melocacli cl. Tirrinirs dobitat an appendices quaa Camjollei'n j>ro illis babuit ad radiculas potius spectcut, quin tamen germinationem huiusce sliipis Dumquam observaverit ; at duru scrmonem habet dc Cartearum gcrminatione in gencrc hacc afflnnat _ Lcs trails principaux qu'oflre la germi- nation des Cacteea sont i.° eta 3." Dans its deux cotyledons opposes, qui dans ce groupt oflreni toutes lis nuances possibles, tlepuis le diveloppenant le plus complet de ces organes appcndiculaires jusnu'a ieur entier evanouisscment ( Bull, des sc. nat. 1. c. p. 74 )• (10) Merc. Cliil. 11. i3. p. 598. •jG PLAKTA IIA11I0IIES ETC. XXXVII. » i. C. cuivispinus Behter. 1. c. globosus basi simplex, tuber- » culis parvis subrotundis duris atro-virentibus glabris apice longc » spinosis , spinis 9-12 tnbcrculo mullolies longioribus griscis va- 1) lidis subulatis inaequalibus incurvis suprcma validiorc ». Nob. ( Tab. XVI. f. 2. ). llab. iu Chili locis saxosis collinis praescrtim sccus Cachapual. Non video stirpem hanc tarn proximam esse C. iucuivo , uti mo- ncbat Bertero; in primis eniui C. incurvus inter Melocactos ab auctoribus omnibus enumeratur (11), quum stirps Bertcriana ma- nifeste ad Mamillarias pertineat ; iusuper prima spinas gerit bifor- nies cxteriores expansas, centrales apice tanlum recurvas ; in hac spinae sunt iuaequalcs , sed omnes eandem formam ct figuram in- curvam , non recurvam praesefcrunt; facies demum tarn diversa et singularis ob longiludinem et disposilionem spinarum , ut prima froute a ceteris stirpibus dignosci facillime possit. XXXVIII. » 2. C. horridus Nob. sphaerico-depressus late umbilicatus basi » simplex, tidjerculis magnis ovato-compressis viridibus apice den- » sissime lanatis spinosis, spinis 9-12 rectis inordinate radiantibus, » superioribus validissimis corneis tuberculis longioribus , inferiori- n bus minoribus rigidis ». ( Tab. XVII. f. 1. J, llab. Chili in petrosis aclivibus collium Valparaiso. Diflert a priori figura depressa, slalura duplo Iriplove maiori, lanac presen- tia ;fpice tuberculoram praecipue iuniorum , spinis brcvioribus rectis. (11) Sfr. lyat II. [>. 494- "■ ' 'l su'' C. noliili; Dc. l'r. III. p. 4G2. n-8 sub Echinocacto. AB A. COI.LA. nH XXXIX. » 3. C. Bertcri Non. ovato Mib-cylindricus aj)ice rolundatus basi » simplex, tubcrculis crebeiTimis parvis ovatc-compressis alro-\ ii i- » ililuis glabris apicc spinosissimis , spinis lubcrculo duplo longio- » ribus albidis ilemum nigricanlibus , 2-5 superioribus rectis ratlian- » tibus rigidis, ceteris inollibus ». ( Tab. XVII. £ 2. ). Hab. cum priore a quo ccterisque Mai/iillariis diflert praecipue spinarum quantilate quae tarn crebrac ut vix ac ne vix quidem tu- berculorum disposilio seccrni possit. XL. 4. C Aliam slirpem exsiccatam cum solo flore ct spinarum fasciculo accepi , quam ideo determinare non possum nisi respt'ctu sectionis ; flores oriuntur ex axillis fasciculi spinarum et refcrunt tubum semipollicarem coloratura polysepalum imbricatum pilis lon- gissimis albidis obsitum , petala corollam sub-infundibulifoi'mem ca- lycis longitudine ex sicco roseam efformantia ; stamina vix e corollac tubo cxserta; fasciculus ad floris latum extcriorem in axilla breviter sed densissime lanata enatus constat 20-25 spinis validis i-ectis inae- qualibus scilicet 2-3 maioribus calycis longitudine fuscis , ceteris gradatim minoribus albicanlibus , ac ita dispositis nt arcum 90 gra- duum constituaut; ex quibus liquet stirpem hanc probabiliter ad Ce- reos esse referendam. Crescit Chili in rupestribus maritimis / aU paraiso. XLI = XLII. 5-6. Demum binas stirpes possideo enatas e seminibus missis a laudato Behtero anno i83o sine nomine specifico ; sed plantulas vix pollicem attingentes determinare non audeo; ex germinalione et facie prima videutur Cerei. 78 PLANTS IURIOHES ETC. ESCALLONIA. Linn. fd. suppl. 21. Gaert. fruct. 3. p. 16. t. 182. Stereoxylon R. et P. jl. peruv. Pr. p. 38. ( Pentandr. monog. Onacra Juss. Eri- cinaee Kunth. et Spr. Campanulaceae vel Gentianeae alior. Escallokeae R. B. Saxifrageae DC. Pr. IV. p. 2 ). Quam obscurum sit in methodo nalurali speciosum Escalloniue genus, iam paid ex sola ortlinum cnumeratione, ad epos cclebcr- rimi laudati Auclores illud spectarc 11011 sine magno disseusu cxi- stimarunt. Mehcrclc abitu inspecto ad Rhododendra niagis quam ad celcros ordines accedere videretur, sed valdc recedit fruclificatione, scilicet calyce ovario adnalo 11011 libero , corolla pentapetala ncc monopetala , slaminibus constanter pentandris , nee sacpius dectm- dris uti in Rhododendris , fructus demum baccati slructura el dehi- scendi modo. Salius igitur arbitramur cum insigni R. Brownio pro- prium ordincm Escalloniam constituere, cui forsan Itea , quamvis fruclum reapse capsularcm gerat , et pauca alia minus nota genera. coniungi possunt (12); sed a veris Saxifrageis omnibus hcrbaceis tantum aberrant Escai.loniae omiies fVutescentes turn liabilu, cum fruclificatione, pericarpii praeserlim slructura, ut harum cum illis (ommixlio naturae ordinem, si quis est, cvidentissime abrumperet. Escalloniae stirpes quae modo 23 cnumeranlur (i3) Americae australis rcgiones colunt, praeserlim Peruviae, Brasiliae, Andium Quitensium, Freli Magellanici, ac Chili ; faciem propriam rcferunt, lignum compactum saepe resinosum, ramos direclione varios , folia plerumque sparsa ex ovato plus minusve oblonga serrata vel inle- (11) Quuinmi Alph, Dc, Forgbsu Commcrs. , ct AsorTEiirs Labill. Cous. Dc. Pr. IV. p i. 0 (i3) Dc I. c. p 2. 5. An A. COLLA. -Cf gcrrima glabra vel villosa lcvia aut rcsinosa ; carum infloresccntia quandoquc solitaria apparet, saepius tameu florcs sunt in racemos paniculasquc terminates ilispositi , magnitiulinc inaequales , colore albo vcl rosco, dentes calycini acuti vcl obtusi lubum superant vcl subaequant, stylus petalis modo brevior, modo longior se se osten- dit. Ex hiscc notis optimi spccifici characteres desuini possunt. In Mercurio Chileno duas Stirpes iam cognitas enumeraverat Bf.rtero , scilicet E. rubvam Pers. et E. resinosam eiusdem auctoris; insuper novani speciem laudabat, quam E. ihjrrsoideam ipse dixit dura nil aliutl indicabat nisi corticem referre catharticum (i4)- Hanc demum cum alia novissima sine nomine triviali perfecte exsiccalas nobis suppcdilavil , quarum phrases verbis sequentibus exarandas. duco. XLIII. » i.E. tlij'vsoidea Berter. 1. c. ; ramis ercctiusculis tetragonis » villosis , foliis ovatis basi in petiolum attenuatis argute serratis i) mucronulalis supcrne glabriusculis resinoso-punctatis interne ca- rt lycibusque villosiusculis, panicula elongata thyrsoidea subfoliosa , » floribus sessilibus , dentibus calycinis acutis tubo brevioribus , » stylo longissimo ». Nob. ( Tab. XVIII. ). I lab. Chili in sylvaticis umbrosis secus rivulos loco dicto las Tablas. XLIV. » 2. E. rubricaulis glaberrima , ramis erectis cauleque rabescen- » tibus teretibus , foliis oblongo-ovatis subserrulatis impunctatis » mucronatis , pedunculis axillaribus sub-bifloris et panicula termi- te) Merc. ChU. n. i3. p. OiG. So PLANT* HAMORES ETC. i n;ili paiiciflora, floribus longe pedicellatis, tlcntibus calycinis acutis » tubuin subaequantibus, stylo pelalis sub-breviore ». Non. Ilab. in fruticetis et sylvalicis apricis collium insulac Iuan-Fer- nandet. B O W L E S I A 11. et P.Jl. per. prodr. p. 44- /• 34- Rich. Hjdr. p. 21, t.5i.f. 3. (Pent. dig. Umiselliferae hjdrocotyleae. Spr. umb. Pi^odr. />. a4- DC. coll. mem. V. p. 3i. et Prodr. IV. p. -]5 ). Postquam naluralissima ct ditissima ac extricalu difticillima Urn- hel lifer arum familia iterum itcrumque a summis Botanicis praeser- tim Gusson. ( Act. Soc. med. Paris 1782 ) Spreng. ( umb. prodr. 1 81 3 et in R. S. syst. 6. p. xxix. ), Hoffm. ( gen. uinb. ) Koch ( umb. disp. in nov. act. nat. cur. 1824 v. 12. p. 55. i56 ) et a DC. ( 1. c. ) ad trulinam revocata fuit, omnes consentiunt Bowle- siae genus a R. et P. statutum pro nonnullis plantis regioncs pe- ruvianas ac chilenses colentibus in prima umbclliferarum sectione ( Hydrocotyleae ) collocandum esse , utpote valde afline turn ha- bitu cum fructificationis organis generi Hjdrocotjlcs ex quo Iri- bus nomen desumptum. Stirpes ad Bowlesiam pei'tinentes modo cognitae numerum 7-8 non excedunt ; sunt autem omnes herbaceae , graciles, plerumque stellato-pubescentes , folia gerenles opposita simplicia plus minusve ac vario modo lobata vel dentata petiolata ; earum flores tcnuissimi adparent ac saepius scssiles in umbellam brevem paucifloram fre- quentins nudam vel involucro simplici foliolis minimis setaccis cinctam. In Chili nascentes tres stirpes enumerat Cakdolleus, scilicet AB A. COLLA. 8r B. nodijloram Prcsl. , geranifoliam Schlecht., ct dichotomam Paep- pig (i5). Secundam mcmoiat quoquc Bertero , lie ceteris silet , scil addit duas alteras ipsum invenisse , quas novas existimat, quin noinen triviale nee aliam quam rainimam praebeat indicationem (16). De hisce duabus stirpibus , quas exsiccatas misit , quasque et ipse distinctissimas existimo , sermoneni habeo. XLV. » i. B. uncinate procumbens ramosissima, caule ramis petiolis- » que setis sirnplicibus validiusculis uncinatis adspersis ; foliis re- » niformibus profunde 3-partilis laciniis lateialibus 2-lobatis lobis » subintegris , media longiore 3-loba lobo superiore multoties lon- » giore , margine et ad nervos setoso-hispidiusculis; umbellis pauci- » floris axillaribus subsessilibus , terroinalibus pedunculatis ; invo- » lucro setaceo incano ». Nob. ( Tab. XIX. ). Hab. Chili in sylvaticis et ad sepes Valparaiso. Descriplio. Radix ( annua uli in ceteris stirpibus? ) fusiformis vix in fibras tenuissimas subdivisa lutescens. Caules ex caudice plures, fere cae- spitosi , pedales et ultra 'I, lin. diametr., valde debiles et ideo pro- cumbentes dixi in diagnosi, geniculati inlernodiis 1-2-pollicaribus , teretiusculi, striati , hispidissimi seu setis sirnplicibus ad instar acu- leoruin validiusculis minutissimis uncinatis albidis undique adspersi, ramosissimi. Kami sparsi gracillimi, ceterum uti caules. Folia ad genicula opposita, suberecta , petiolata, seniipollicaria, leniformia, (iS) DC. Pr. IV. p. 7G-77. n. 4. j. -. (16) Merc. Cbil. n. X1I1. i>. D96. Tom. xxxvii 83 n.AKTJE IUIUOnES ETC. profunde 3-partila ; laciniae lalerales 2-lobatae, lobi tlistantes, su- perior* parum lougtore, plerumque inlcgri, inlerdum iu foliis infe- rioribus pracserlim i -2 scctis segmenlis rolundatis ; lacinia media latcralibus paullo longior conslanter triloba, lobo superiore ovato- lauccolato longiore , lobis lateralibus plus minusve productis sacpius inaequalibus obtusiusculis ; lobi omiics i-ucrvii, rcticulalo-venosi , apice brcvissime raucronulali, margine et ad ncrvos venasque setis lenuissimis rcctis simplicibus adspcrsi, uiidc folia visu glabriuscula, tactu hispidiuscula. Pctioli lineares , striali , folio parum longiores, selis ininus validis quani in caule ac vix uncinatis adspersi, basi slipulis scariosis parvis iustrueli. Ex folioruin axillis ct inter stipu- las non semper exsurgunt parvae umbellae scssiles ac plerumque solitariae a-3-florae ab iisdem stipulis iuvolucri vicem gerentibus fere tectae. Apice autem ramorum e foliorum cxtremorum axillis peduuculi oriuntur saepius bini, interdum terni , petiolos aemulan- tes ac subacquantes et parvam umbellam gerentes ; haec est 3-5- ilora , ac involucro setiformi subscarioso undique cincta , ut vix flores ceterum miuutissimi adpareant. Non vidi stipulas in extremis foliis ; an igitur stipulae inferiores tanquam verum involucrum ha- beri debent, et ubi desunt flores abortui tribuendum? Organa flo- ralia ob eorum tenuitalem in siccis scrutari nequivi ; sed habitus , iaflorescentia , cetcrique characteres dubitare non sinunt quin 110- vissima stirps haec ad Bowlesiae genus sit referenda. Obs. Acccderc magis videtur ad B. palmatam R. et P. et B. no- ditloram Presl. , sed differ! a priori praecipue caule procumbente nee evetiusculo , umbeUis iaferioribus sessilibus nee longe pedun- culatis ; ab altera foliis profutule partitis nee vix sublobatis ; ab omnibus demum pube pilis validis uncinatis nee mollibus stellatis- que effonnata , ex quo charactere nomen triviale desumendum duxi. XL VI. » 2. B. multiradiata ? erecta dichotoma tota pilis stellatis in- AB A. COLLA. 83 » cana, foliis ovato-oblongts apice inacqualiter dentalis , umbellis » axillaribus terminalibusquc longe pedunculatis mulliradiatis rmdis, i) pcdunculis simplicibus vel apice 2-iidis basi a-foliatis ». Nob. Ilab. Rancagua ( Chili ). Obs. Maxime accedit ad B. dichotomam Poeppig. ex diagnosi DC. in Pr. IV. p. 76. n. 7; sed videlur difTcrre foliis apice 'inaequali- ter et irregulariter dentatis , nee 5-dcntaJis lantum , umbellis non 5-t , immo io-i5-floris et reapse pedicellorum praesentia radlatis, qua nota a DC. silenlio praetermissa a congeneribus flores subses- siles gerentibus facile dignoscitur. An specimen sub quo cl. Can- dolleus phrasim exaravit imperfectum? An planta varians? An ob flores pedicellatos a genere excludenda? SANlCt'LA. Linn. gen. n. 3a6. Lan. ill. t. 191. (Pentandr. digyn. Umbellatae desciscentes Spr. umb. prodr. et in R. et S. sjrst. 6. p. xxxi Um- belliferae saniculeae DC. coll. mem. V. et Pr. If*, p. 84 )■ Saniculae stirpes in Chili nascentes tres enumerat Cajsdoli.eus 1. c. , scilicet S. libertam Chain, et Schsecht. , S. crassicaulem et S. graveolentem Poeppig. Priorem cum altera sub nomine S. cld- lensis exsiccatas misit Bertero : ilia perfecte quadrat cum diagnosi CandoUenna ( 1. c. n. 5 ) , sed vix ac ne vix quidem vidctur dif- ferre a S, marilandica L. sp. 33g cum qua illam coniunxit Spr. in c. post. p. 116. At S- chilcnsis ita appellata in scheda a Ber- tero sine alia indicatione maximani habet aftinitalcm cum 5. cras- sicauli et graveolenti: sed utraque brevi plirasi insignita descriptione caret , nee ex sola diagnosi, quum illas non viderim , firmissimum iudicium fcrre audeo , immo diflerentias nonnullas etsi non satis evidentes secernere mihi visum fuit. Ceterum si slirps Berleriana est reapse distincta , nomen iminutanchim , dum aliac Saniculae 8 f PLANTS HARIOHES ETC. aequc regiones chilcnses colunt, quod nominis anliquitali non no- cet , nam hoc luccm adhuc non \idit ; illam igitur macrorhizum appclluudam et sequenli modo dcfiniendam propono. XLVII. » S. macrorhiza Nob. S- chilensis Berter. ined. foliis inferiori- » bus longe petiolatis 5-partitis partitionibus distantibus profundc n 3-lobatis lobis sinuatis sinubus rotundatis mucronulatis, supcrio- » ribus brevi petiolatis irregulariter incisis ; umbellis axillaribus » terminal'dmsque longc pcdunculatis involucro oligophyllo , foliolis » diflbrmibus ; umbellulis subscssilibus subinvolucratis ; floribus om- » nibus sessilibus calyce laeviusculo ; radice crassissima ». Nob. ( Tab. XX. ). Hab. Chili in pascuis sylvaticis collium Valparaiso. Descriptio. Radix fusiformis, profunda, digiti minimi crassilie, carnosa, sub- granulata , epidermide rufescente , intus flavescens , sapore aroma- tico-dulci fere ut Glicirhizae. Caulis ads c en dens , diffusus, debilis, compressiusculus , striatus , glaberrimus , parce ramosus , vix do- drantalis. Folia radicalia plurima , caulina panca , glaberrima , ce- terum ut in diagnosi. Praeter caulem proprie dictum ex caudice inter folia radicalia exsurgunt saepius pedunculi seu melius scapi nudi petiolos subaequantes apice umbellam gerentes. Caulis autem, alios pedunculos refert axillares ac terminales apice nmbelliferos. Umbellae ex scapis et axillis sunt plerumque trifidae scilicet gerunt umbellulas tres subsessiles arete in capitulum primo adspectu uni- cum ac pisi communis magnitudine coniunctas ; umbellae termina- les saepius subdividuntur in 3-4 capitula forma priorum , sed pe- dunculata , et simul racemulum aemulantia : umbellae omnes invo- lucro irregulari foliis diilbrmibus cinctae. Umbellulae omnes capilatae Ali A. (01. 1. A. subsessiles foliolis 2-3 linearibus involucellatae. Flares in unaqua- que umbellula numcrosissimi, minimi, omnes sessiles : calix levin- sculus; petala ovata, integra, conniventia, flava. Cetera ob florum Icnuilatem et fruclus maturi dcfecluin in speciminibus determinaro non potui. Obs. Ex hisce constat valde non differrc stirpcm nostram a su- pracilatis S. crassicauli et gravcolcnti , si excipias varias foliorum sectiones quae difticillime describi possunt ; insuper in prima flo- sculi masculi dicuntur pcdiccllali , in nostra sunt omnes sessiles; altera umbellulas gerit i2-i5-floras et petala cuneala ; in umbellulis nostrac florcs sunt innumeri , et habent petala ovata integerrima : praeterca graveolenlcm asserit Candolleus comparationis modo folia referrc fere Scropliulariae caninac , duin in nostra tolo coelo dif- fcrunt ; demum de radice tarn in planta Berteriana distincta , ex qua nomen triviale desumpsi , nee non de caule et scapis prorsus silent laudatae diagnoses. § ■■ ptig. 85. Tab. I. ///.,,///, /, /,/,, pag. 85. 7a& . // . '-■/iiU/l. M/apinrtf. V f//// /- ////// s/ ; /// ^ //y// Jr. A?/A/ .rru/pstf. 4 —/•At/* H.C/U ,„„.„/. / '/Z f/*l s// / // s// /s/ f'.r Xrufpjrt'f . pug. 5. WA /I \ JA ip I ■ ■ ■■■■■■ f ; ! X^'fAL V1.'. -N '/«/>. i: r is//////'./////, ie,vphiii H. CellapMnl Sf. fl,*tf*l sri/lpsi/ . *m 1 '&i \ / . 85. '<:'' I / 5. 7'al>.V/l G 7>..y/u.. y, //, /„, / V /,•/' ////. y '/ //> / / // /// // /,/yV.j /„ /„ 'f.> ftn.nt // / Sc f/,'/S*t .r,4//ftst/ (■ 5. JaA /I g fW/i ftin^U . r /.,//, /<■/,//'/.' ▼ - __'//,,/,,// Jfc 3*lt* *eu/pr** pag. I 5. 7a6 I /jtZJSSSs A/s ■'///"/ / ///,u/////f y/ /Vi .■/■.*//« /! i .•/.'* fisi.n.' Jc B*tim •ftiJp**/ • ... /..Vfc^/ pag. 85. Tai. {/. V ///'//,> /////; ' i P"g- 85. Ta6 W. *\yh,/u ■■■ t /sy/svs/ ( ,/ / V ///s/ vm/prxf /"/>-[///. '/'/' V/sv/Vs' s'/ys/s/ fit/. / pag. 85. //'/ A//.' y '//;///// y//Y///fY/////// . fyn 'ss/ts/s/s/' s///////////;///' /:■..-,/„/.. '.■//.. a; /.,/., //; ■ /,//. Iff nut* /' / /'■yJ-./.. ,:.//, .... /j/ xr pug. 85. f-f .'. '. f,//,, r /////////ff /'. — /,/ T.J XI 'v. p«g. 85. - */U -?K. /, ■/'///( *-//// y..y//////. (' (/ y.y/, ^> I. J- i, //;- , f,//y , , Fi£ / 7Z/X/7/ pag , ///r///.> //'/;/////. (^ . Cfazdz C ^ / . > <'/._■//.• - T.,/- Aim. /»'£,'■ 65. r * • \-tia ./*.• c ■>//////////' //////, >//}// a /- /../ ■ a m /fertinm /*/*j /■// MX. pag. Fj. KcyU*/. ?;//„ zje /t/ S///"//,//S/ /.,/ :, m1- ■<,,/{. . ,-- P«g- 85. Ltl. xx. J~.A.L Gib ai /.« ' .'. ffl i.<„//, , , Ul^., 86 ESAME FISICO-CHIMICO DELLE SOSTANZE TROVATE NELL' 1NTERNO D* ALCUNE URNE NEGLI SCAVI ATTORNO A TORINO NEL i83o, i83i; DEL PROFBSSORE L A V I IV I Lctlo ncll' adunanza del 25 di marzo i83i. J_je sostanzc, die formano l'oggello di questa memoria furono da me sottoposte ad un accurato esame in seguito alia richiesta fatta- mene dal collega Cavaliere San Quintino per servire di schiarimento alle sue coDgetture sul tempo in cui furono sepolte in terra le urne die le contenevano, e sull'uso a cui furono destinate , congetture che egli ha esposte in una Memoria dal medesimo teste letta alia Classe di Scienze Morali , Storiche e Filologiche di questa Reale Accademia. Lo stesso signor Cavaliere mi comunico una notizia delle circo- stanze in cui queste urne furono ritrovate , e che qui riferirb in breve avanli di esporre i risultati dell'esame che ho fatto delle so- stanze in esse contenute. Mentre negli anni i83o e i83i si stavano scavando le fonda- nienta , ed i sotterranei di due nuove case con portici verso la piazza di Emanuele Filiberto, ove si trovava avanti la demolizione delle fortificazioni di Torino la porta delta del Palazzo , si trovo essere stato quivi un fosso assai vasto, scavato in antico nel ter- DEL PROFESSOHE LAVINI. 87 reno ghiajoso , sul quale e fabbricata tutta questa Citta , ed intie- ramentc pieno di una terra tenace di natura argillosa, e scevra da sassi e da ghiaja , e che senza dubbio vi e stata d'altronde tras- portata. In quest'argilla furono trovate le urne di cui si tratta, alia pro- fondita di due o tre metri , disposte rcgolanncnte in varie fdc a qualclic distanza 1' una dall' altra , c divise in due ordini , o piani di uno strato di circa un mezzo metro di quella terra. La forma di questi vasi e tonda ed allungata, con collo stretto, e col fondo pure allungato in punta, c con due maniglic. Alcune d'esse crano capovolte, ossia colla bocca all'ingiu. Nel collo an- gusto , e nella bocca di queste fn trovata una certa quantita di terra tenace di color cenericcio, diverso aflalto da quello della raassa argillosa in cui stavano sepolte , e dentro una d'esse turate con quella terra eravi in quantita non minore di un quarto di stajo la sostanza che devc far l'oggetto del nostro esame , del colore quasi della crusca , e cosi somigliante a segatura grossolana di le- gno, che in sulle prime fu giudicata tale essei'e da chi la trovo. Quest'urna, in cui essa era racchiusa , e una delle piu grandi che si siano scoperte nel fosso di cui parlato abbiamo : la sua al- tczza supera un metro ed un quarto , ed il diametro del suo ven- tre e poco minore di un mezzo metro. Caratlcri Jisici del mucchio di sostanza che riempiva una parte della capacita di una delle urne. Questa sostanza si prescnta a prima vista, come gia si e detlo, sotto l'apparenza di segatura di legno , o di crusca grossolana , ma esaminandola piu da vicino e con altenzione vi si scoprono particclie di varia grandezza , che presentano forme particolari e visibilmcntc organiche. Queste particelle, ad eccezione di alcune che effettivamente non 88 ESAME FISICO-CHIMICO ECC. sono chc pietruzze e particelle di terra , probabilmente staccate dalle interne pareti dell'urna, ed altre' che hanno Taspetto di caloe , e che esnmiuero qui appresso, sono tuttc semi-trasparenti, e coll' aspetto esteriore di una materia ossca, cartilaginosa , o cornea, e diportansi come tali alia fiamma di una candela, per cui si carat- terizzano spaudendo l'odore di materia animale abbruciata. Tra queste particelle vc ne soao alcunc abbastanza Wuminose , e ben caratterizzate , onde poterne discernere la forma : le altre pajono frammenti di queste medesime forme piu visibili , poiche tutte queste particelle sono fragilissime , e si rompono e si strito- lano sotto le dita col menomo sforzo. Io descrivero qui le forme e le dimensioni di alcune di queste le piu apparenti e le piu notabili , quelle cioe che formano la parte la piu considerevole del fcutto. Le parti piccole, e tuttavia di forma ben caratterizzata , che si inostrano piu frequentemente fcammezzo alle altre si possono ri- duiTe a due sorta : i.° Quelle che hanno la forma di una specie di costa , o di resta , della lunghezza di alcuni •millimetri, e della larghezza di un mezzo millimetro, ed un quarto di millimetro verso la piu larga estremita : questa larghezza dirainuisoe gradatamcnte vei"so 1'altra estremita, la quale vien terminata in una specie di testa , o di protuberanza un po' rotonda, ma h'regolare e guernita di punte , ed apolisi acute. La grossezza di questa costa sopra l'uno dei lati longitudinal! e piu considerevole che sopra 1'altra, di modo che rappresenta dessa la forma di una lamina di falce un po' tagliente , la punta della quale sarebbe surrogata dalla protuberanza di cui parlammo. La figura prima rappresenta una di queste coste disegnate sull'origi- nale. In a viene rappresentata di grandezza naturale : in A ella e ingrossata a un dippresso del triplo, 0 quadruplo, e quale si puo osservare coU'ajuto della lente. DEL PROFESSORE LAVI.M. 89 a.0 Quelle che hanno la forma ili uu anello, o tubo cortissimo, ed a pareti sottilissimc di un uiillimetro al piu di lunghezza , e meno di un mezzo millimetro, od alcime volte meno di un quarto di millimetro di diametro esteriorc nclla loro parte piu strelta , ossia verso il mezzo della loro lunghezza. Verso le due estremita il tubo si dilata da una parte a guisa di un piccolo imbuto con orlo piuttosto uguale e liscio , e dull'altra come in barbe , o rami irregolari, ed acuminati, che si ripiegano alcun poco verso la prima estremita. La figura seconda rappresenta uno di questi tubi ; in a di gran- dezza naturale, ed in A con dimension! tie o quattro volte mag- giori Si potrebbero considerare queste forme come quelle di una vertebra di un piccolissiiuo animate: se ne trovano di forme assai variale , riguardo alle barbe , od apofisi irregolari , ch'esse hauno all'una delle loro cslremitii. Souvi ancora alcune altre forme assai ben caratterizzate, ma molto meno frequenti frammezzo a queste particelle ; esse si tro- vano disseminate qui e la nel mucchio ; ne aireco due esempi nella figura terza e quarta. La forma della figura terza e quella di una specie di cornctto cartilaginoso , vuoto nel suo interno, alquanto rigoniio nel mezzo, ed aperto alle due estremita, ma con un'apertura piu larga e piu visibile all'uua di queste estremita che all' altra , e con rughe , o solchi longitudinal*!. La figura rappresenta uno di questi cornetti a un di presso di grandezza naturale , e sotto due faccie differenti in a e b , ed ingrandito in A , B. La figura quarta rappresenta pure sotto due posizioni differenti in n , b , ed in A, B la forma di un anello irregolarissimo , sot- tilissimo , e come cartilaginoso con punte , angoli ed asprezze che variano assai da una particella all' altra. Le altre particelle di grandezza un po' considerable si presen- tano in generale colla forma di frammenti , o squamc irregolari, \ isibilmente staccate da qualche osso di maggior volume , ma in Tom. xxxvii M i)rt BSMIB FISICO-CHIMICO ECC. gencralo di poca grosscwa, til alcune volte piuttosto cartilngiuosa clic ossen. Lc figure quiutn c sesta somminisuimo due esempi della loro gran- dcze.a naturale , e oiascuna rapprcsenlsta sotto due diverse facce in a e b , e di grandczzn tre o quMtro volte mnggiorc del natu- rale in AB ; ma la forum di quesli frammenti ammclte delle \u- rieta infinite , e senza aliuna regolarila , c di tutto le dimensioni dalle piii grandi, chc sono a un di presso quelle della figura qninta e sesta sino allc piu piccole, le quali riunite allc fomie piu carat- terizzatc delle figure prima e seconda, come sopra , costituiscono principalmcnte il mucchio delle sostanze in quistione , e gli dnnno I 'app&rettea di segatura , o di crusca grossolana di cui pnrlanimo. Questc diverse forme si mantengono pin o mono compiutaraente senza alterazione nella massa della sostanza , allorquando e stata carbonizzata al fuoco in vaso chiuso, e medesimamente nel residuo bianco, die si ottiene calciuando in seguito la materia carbonizzata nU'aria libera. In quest'ultimo Stato le piccole coste della figura quarta si pre- sentano sotto la forma di pagliettc allungate , ft le vertebre della figura scconda avendo perdute le loro punte e barbe acute , che probabilmente si ridussero in polvere per la loro tcnuila e fragilita, si dimoslrano ancora piu visibilmente coll'aspetto di piccoli tubi allargati d'ambe lc parti ; o d'anelli traforati con sottilissime paretic Esame chimico delle medesime soslanze. Esaminai in primo luogo alcuni piccoli pezzetti irregolari coll a- spetto di materia calcai-e , che si trovano dispersi nel mucchio della sostanza in quistione , sostanze che si sarebbero credute come particelle ossee alterate , o scomposte dal tempo; lanalisi chimica mi convinse , che tal materia altro non era che fosfato di calce , dimodoche tali particelle prcse in complesso , pajono dovcr esscre DEL PROFESSORE LAVl.N'I. 1)1 residui d'ossa , cho siauo 6lalc preveulivamenlc sottoposle ail una calcinazione. Quauto alle pailicclle d'aspelto visibihnente ossco, o cornco , e ill forma organica , che fonnano la maggior parte del mucchio , i'aiido idroclorico annacquato ne sepai'6 la gclatiua animalc, e dalla soluzione convouienleincute Irattala veune sepaialo il fosfalo di calce. Unallra parte di qucsla sostanza soltomessa alia carbo- uizzazione in una slorla produssc una quantila d'olio einpireumatico, c del sottocarbonato ammoniacale , e , mediaule 1 incinerazioue del carbone residuo se ne ottennc il fosfato cd il carbonalo di calce a un di presso nella stessa proporzione , die rinviensi nelle ossa ordinarie. Puossi adunque risguardare questa materia cssca conn- in uno slalo naturale , e che non ha subito alterazionc veruna ne' suoi principii constituent!. Iu alcune delle urne trovossi rinchiuso, come dicemmo, un muc- chio di una materia compatla bigia , la quale si sarebbe al primo aspelto presa per cenere inumidita , ma essa non ne aveva i ea- ratteri, e col mezzo di un esame accuralo venni pienamente con- vinlo, ch'essa non era che argilla compatla, bigia, ferruginosa } inescolata con un lerzo circa di selce, e qualche tenue porzione di solfato calcare. Tale argilla era assai diflerente ne' suoi componenti sia ila quclla che faccva parte coslituente delle urne medesime, che da quclla sopra la quale tali urne erano collocate. Del resto sarebbe assai difiicile il definirc a quale specie di animale possono appar- tenere le sostanze ossee suddette , e diflicilissimo l'indovinare per- che quesle ossa si trovino qui raccolte, ed a qual uso polesse es- sere destinata quest'argilla , che si diligcntcmcutc era couservala in urne ben copertc e sollo terra rinchiuse. Quauto a quest'ultima io nolcro qui, che il signor Rosina, in una Memoria di cui si fa cenuo nella Biblioteca llaliana tomo 58, fascicolo di aprile i83o , ha pure annunziala la scopcrta di urne funerce di terra cotta presso Milauo , contenenti una specie d' ar- 93 ESAME FISICO-CHIMICO ECC. DEL PROFESSOHE LAVINl. gilla che cgli crede prodotta dalla scomposizione di ossa umanc , origiuariamente rinchiuse in quelle urne; ma qaell'argilla conteneva pure, secondo l'esame fattone dallo stesso signor Rosina, una ma- teria animale , e del fosfato di calce , sostanza che il Rosina ris- guarda , come in favore di quella sua congettura , ma che non si osscrva in questa nostra argilla. Per altra parte quell'opinione, che la sostanza delle ossa possa cangiarsi in argilla e troppo in aperta contraddizionc coi primi piincipii delta Chimica , per aver bisogno di seria confutazionc. &xceu> M' .VlV, Au-».y. &laMt t>t 6c duf « WLxJ 6«hm 3T 6a*i XXI. &ta/. 9%. La .a n >*«•,. usta AMLTSE d'uke idocrase violette de la vallee u'ala pjin ANGE SISMONDA professeur de mineralogie Lue Jans la seance du 37 mai i83a. JLies savantcs decouvertes faitcs par M. Milscherlicli sur lisomor- phisme , nous font voir que des mine'raux rcunissant divers ele'mens., et en proportions diflerentes peuvent conserver une meme forme geometrique , toutcs les fois qu'ils sont composes par des principes d'une meme formule. Ces decouvertes nous metlent a la portee de determiner la cause , par laquclle la meme substance se trouve dans la nature dilferemment coloree , et avec des gradations de di- verse intensite. Enfin au moyen de ces belles decouvertes, reunies a celles de M. Bcrzelius sur les proportions de'finies , on se per- suade comment les mine'raux , contenant meme quelques principes diffe'rens , peuvent cepcndant appartenir a un meme genre. II n'y a pas long-temps, que lc grenat formait une seule espece extremement riche en varietes tant a cause des formes geoine- triques qu'il presente , que par ses couleurs variant dans chaque localite. Les analyses chimiques de cette substance, quoiquc ayant tou jours le meme noyau geometrique, donnaient des resultats trop varies pour ne pas en constituer un genre. Dans la famille des silicates il y en a beaucoup qui dans ces derniers temps ont e'te paitage's en plusieurs especes. L'idocrase n'a pas encore subi cette division; cependant ce mineral, commc 94 ANALYSE DIDOCRASE VIOLETTE ETC. le grenat, presente dans scs caiacleres physiques, el particuliere- nu'iit dans les tlivcrscs intensite's de sa coulcur , de nombreuses variclcs. L'idocrase violeltc qui fut pour la premiere fois ronnuc par M. le Professcur Borson (i) a etc l'objet des rc'chcrchcs que i'ai I honncur de soumetrc a ('Academic. Mcs rcclierches sur ccllc idocrasc font voir comment eclte sub- stance a besoin d'un travail plus e'tendu, pour scparcr les dinTrentes sous-especes qui probablemcnt existent , ce qui nous est annonce pas les dillercntes coulenrs qua l'idocrase , accompagnees d'un eclat particulier. Cede idocrasc cristallisce reguliexement a les memes formes de- critcs par M. Ilaiiy ; mais rarement on la trouve en cristaux re- guliers ; plus ordinaircment clle est bacillaire , ou en cristaux ir- regulicrs j)lus ou moms gros, stries parallelemcnt a l'axc. Sa cas- sure est ine'gale avee une apparence grasse. Sa couleur est rouge- violette plus ou moins intense , et quelquefois clle en est si charge'e, qu'elle semble noire et opaque. Au chalumeau elle se fond en boule vitreusc, qui est vert-noiratre si elle a cte exposee a la limine intcrieure , et conserve sa cou- leur rouge a la flamme eslericure. A. Pour faire fanalyse de ccttc idocrasc on en a fondu ioo par- lies avec 5oo de polasse pure. La masse de couleur noire-verdalrc i i le dissoute a cliaud dans l'acidc hydro-cldorique. La dissolution evaporee jusqu'a siccite a e'te delayee avec de l'acide liydro-chlo- rique en quanlile sufiisante pour en faire une pale molle , et dans < et e'tal a etc abandonnee a elle-mcme environ douze heurcs; puis on a verse dessus de Veau dislille'c, et la silice deposde recueillic sur un filtre, lavee et calcine'e pesait 39, 54- B. Dans la liqueur A separee de la silice on a instille de l'am- moniaque caustique en petit exces. Le precipitc recu sur un filtrc Cut bien lave, et le'gerement calcine , puis pese. (1) V. son catalogn raisonnl pag. ao3 cl smvantes. PAR ANGE SISMONDA. <)."» C. Ce precipite fut dissout duns l'acide hydro-chloriquc. Dan.s la ilissolution acide on a verse dc la potasso caustique en grand unci's alin ile precipilur, et ensaite redissoudre tonte l'aluniine melee aux oxides de fer el dc manganese; pour redissoudre lalumiue le plus completeincnt possible , on a fait bouillir la solution environ une demi-heure , ]>uis on a rccueilli la partie non dissoute, qui, lavee el calcinee , fut pese'e. La diilerencc entrc les deux poids nous lit eonnaitre la quantite d'alumine qui e'tait u, oo. Aprcs avoir ainsi sup arc de la liqueur toule 1'alumine et les oxides de fer , et dc manganese , on a separe de la premiere li- queur A la chaux par l'oxalate d'ammoniaqne. L'oxalate de chaux bien lave , on l'a calcine : de cetle maniere on a obtenu Co, 36 de chaux carbonate'c , correspondent a 34, 09 d'oxide calciqne. D. Les oxides de fer et de manganese scpares de 1'alumine avec laquclle ils ont etc precipitins, furent dissouts dans l'acide hydro-chlo- ritjiic a laide de la ehaleur. La dissolution acide fut le micux pos- sible ncntralisee avec de 1' ainmoniaque caustique ; dans la solution on n verse peu a pcu du succinate d ainmoniaque. Le precipite hien lave, a etc fortement calcine: on a obtenu 8, t)i3 d'oxide linique, correspondant a 8, 00 d'oxide ferreux. Enfin on separa de la meme liqueur D loxide de manganese par la potasse caustique. Le precipite bien lave, et calcine, pe- sait 7, 10. La composition de lidocrase violelte est done de Silice (2) 39, 54 contenant oxigene 20, 44 = 5. Alumine 1 1, 00 5, 00} n • 1 • A*T 2- Oxide manganique 7, 10 ; . 2, 1 4 J chnuK 34> °9 9, 57j_3 Oxide ferreux ... 8, 00 1 , 8a 1 99» 73 — - — 1 — 1 ■ ■ , (a) Chaquc oxide dissout dans l'acide hydro-cUlori<|ue a laissc uu lris-[ietit icsidu de silice que j'ai era pouvoir utgligcr. C)IJ ANALYSE D'iDOCRASE VIOLETTE ETC. Les itlocrases violcttes sont tres-variu'es clans l'inlensilu tic la couleur ; cc qui me fait croirc qu'il y en a plusicurs sous-especes composees des meines principes constates par faualysc que j'ai laite ct combines de la meme ruaniere, mais en proportions dilTerenles. Avanl de fairc cctte analyse je croyais la couleur rougc-violette ile eclte idocrnsc due au melange d'une cerlaine quanlite' de gre- nats manganesiferes , mais en calculant la quanlite d'oxigene com- bine avec la siltoe, qui est egal a celui des bases, et en calculant eetul des deux sortes de bases qui est : : a et 3; on voit que la couleur de cctte idocrasc n'est pas produitc par lc grcnat; mais elle est due au silicate manganiquc , qui remplace uue cerlaine qunntitc de silicate d'alumine. Les idocrascs analyse'cs par Klaproth , Murray etc. ont aussi fonrni de loxide de manganese , mais a l'etat d'oxide manganeux ; tt en consequence ce dernier remplacait avec l'oxide ferreux loxide calciquc. Nc pourrail-on pas croire, que le degre infe'rieur d'o\idation du manganese dans les idocrascs analysces par ces deux < elebres Chimistcs, est la cause de sa couleur verte? Cctle couleur est meme la plus commune qu'ont les idocrases. D'apres l'analyse faile , les fornmles des idocrases violettcs sont: 2 I \f -+-5S-4-3 j /• , ou bien le divisant en composes binaires a ,. ! S -+- 3 * I S, dout les signes chimiques sont: : S-\-Z \ S, ou bien par Mn \ P ) Silicate d'alumine. . . . 20, 88 silice g, 88 alumine u,oo de manganese, n, 23 4> *3 ox.manganiq. 7,10 de chaux 52, 5i 18, 42 chaux 34, 09 de fer 11, 55 3, 55 oxide ferreux. 8,00 9 ; 2 7 PAR ANCE SISMONDA. Qn On trouve difficilement daus les composes natnrcls soil biuaires, soil ternaires etc. , les composants dans des proportions definies, mais il y a toujours des substances mecaniquement melangees , ce qui provient des circonstanccs dans lesquclles ces composes ont ete formes. L'analysc de l'idocrase violette fait voir une certaine quan- titc de silice = 3, 5G qui n'est pas combinee. La chose est bien naturelle , parceque cette idocrase est toujours accompagnee par du quartz , on par des silicates qui ont une formation contempo- raine< Cette idocrase est (res-rare. On ne l'a encore trouve'e qu'a la iMussa, vallee d'Ala, dans les terrains serpentineux, melee de chaux carbonatee spaihique , de matieres lalqueuses , et bien souvent encore accompagnee par des grenats. Tom. xxxvii. N 98 PLANTS CHILENSES » '^ 'lie rrj ?.y NOVAE MINUSVE COGNITAE AUCTORE PROFESSORE JOSEPIIO MORIS Die 10 julii anno i83i. LITHOSPERMUM CALYCINUM. Xv» setoso-hispidum; caule herbaceo, erecto, ramoso ; follis lan- ceolatis , superioribus basi dilatatis , sessilibus , undulatis ; spicis densis , secundis , ebracteatis , apice revolutis ; calyce corollam ae- quante , in fructu expanse- ; nucibus tuberculato-rugosis. Lithospermum hispidum R. etVkv. Jl. peruv. vol. 2. p. 5. n." 5? Lehm. Pi. e fam. Asper. p. 328. ra.° 242 ? Descriptio. Radix albescens, ad perpendiculum descendens, fusiformis , in- ferne fibi'as agens. Caulis in planta in olla culta solitarius , erectus vel ascendens ; teres, pedalis, 1-2 lineas crassus herbaceus, foliosus, virens, alterne ramosus , pilis setosis patentibus hispidus. Folia alterna , lanceolata, acuta, integra , hispida, utrinque vi- ridia , inferiora instar petioli attenuata longitudine circiter quadri- pollicaria , superiora basi dilatata sessilia undulata. AUCT0RF. PROF. JOSEPKO MORIS. QC) Pili basi callosac in sicco albcsccnti insidentes. Flores in suinmitate caulis ramorumquc dcose spicali, unilate- rales , ebractcati. Spicae elongalac multiflorae apice rcvolutae. Calyx profunde quinque-partitus laciniis linearibus acutis , extus hispidis, gibbis, intus glabris; florifer subscssdis, corolla vix longior, fructifer pediccllatus duplo longior. Corolla glaberrima infundibuliformis , tubus basi pallcsccns , di- latatus , uiox angustatus , cylindricus, cum reliqua corolla flavus . limbus explanatus , quinqucfidus , laciniis aequalibus , rotundatis , integcrrimis , tubo quadruplo et ultra brevioribus: faux nuda pervia. Stamina quinque; filamenta brevissima supra medium tubum pro- deuntia , anthcrac oblongae , biloculares , flavcsccntcs , inclusae ; glandulae cum anthcris alternantes mdlac ; pollen flavescens. Pislillum longitudincm antherarum atlingcns, album, teres, gla- berrimum ; stigma capitatum , emarginatum, glabrum. Nuces quatuor fundo calycis affixae , basi ovatac , impcrforatae , extus gibbae, apice conniventes, tubeiculato-rugosac monospermae. Observalio. Species ad sectionem tertiam « nucibus praeduris vel rugosis , » vel calloso punctatis , vel asperis, vel muricatis , foliis radicali- » bus post florescentiam non excrescentibus ». Lehmann Plantae e farailia Asperifoliarum nuciferae pag. 286 referenda. A lithospermo apulo L. diflfert pilis omnibus patulis , sparsis , longioribus , foliis superioribus basi dilatatis , spicis ebracteatis , calyce corollam superante fructifero expanso etc. A L. muricato R. et Pav. Jl. peruv. vol. 2. pag. 4- n.° 2 Lehm. PI. e fam. Asperifol. pag. 327. n.° 241 diflfert foliis hispidis, om- nibus acutis alternisque , floribus spicatis , secundis, corollis flavis. A Lith. hispido R. et et Pav. Lehmann. PL e fam. Asperif. 1. c. diflfert caule non subangulato, foliis non apice revolulis, superiori- bus basi dilatatis undulatis, hispidis sed non slrigosis, calyce fructifero 100 PLANT/E CHILENSES ETC i vjinuso, totius plantae colore virente non albicanle idque turn in planta apud nos culta, tum in ipsis a cl. Berteeo c Chili missis spe- ( ■iminibus. Talcs autcm charactcres planta per bicnniam culta non mutavil : cctcrum Lilhospcrmo hispido valde affinc, cujus cum non viderim specimina, nostrum specie diil'erre hactenus dubitaverim. Hab. in pascuis Rancagua ( Chili ) ex Bertero. Floret apud nos aestatc : ami. CALANDRINIA PROCUMBENS. C. caule gracili , ramoso, foliisque glabris, succulentis , anguslc linearibus canaliculars, longis, obtusis, alternis ; floribus tri-hexan- drisj pedunoulis solitariis , opposilifoliis axillaribusque, nnifloris. Descriptio. Radix flexuosa, gracilis , inferne fibras laterales agens. Caulis ex eadem radice interdum unicus , ascendens , saepe au- tem plures valde graciles , procumbentes, alterne ramosi, laeves , basi rubescentes dein virides , longitudine semipedales , pedales Folia lincaria mediam circitcr lineam lata, duos pollices et ultra longa , alterna , viridia , succulenta , subtus gibba, supra canalicu- lata , obtusa , glabra , aut ex superioribus unum alterumve , sub lonte , raro ciliato-subdenticulatum. Pedunculi filiformes , solitarii , uniflori , axillares et oppositifolii, ad ramorum caulisque extremitates laxe racemosi. Calyx fere semper glaberrimus , raro pilis aliquot praedilus, vi- ridis vel rubescens, basi ad marginem rugulosus , persistens , bifi- dus , laciniis trinngularibus , subaequalibus , apice carinatis obtusis. Petala numero varia, duo, quinque, rubra, calyce paullo longiora, obovata , glabra, integra , basi libera. Stamina tria sex , basi petalorum inserta iisque breviora : fila- menta basi dilalata , planiuscula , apicc attenuata, aequalia , glabra AUCTORE PROF. JOSEPH© MORIS. joi rubra, antherac ovatae, flavae vel cxoccae, loculis oblongis basi divaricatis. Stylus unicus, brevissimus , Iripartitus , lobulis sericeo-pubesccn- libus, rul>escentibus , staminibus vix brcvior. Capsula calyce longior , glabra , oblonga trigona , uniloculars , trivalvis , 10-12 sperraa. Semina nititla , laevia, nigra, ovata, placentae centrali aflixa. Species nata in horto botan. Taur. e seminibus missis e Chili : floret acstate: annua. Observatio. Per biennium culla et cum Calandrinia compressa Schiud, et Calandrinia ciliata DC. aliisque aftinibus cultis collala , characteri- bus habituque constanter diversa. A Calandrinia compressa Schrad difiert constanti omnium par- tium exilitate , caulc longiori , debili , procumbente , foliis duplo circitcr angustioribus longioribusque non ciliatis; iisdem fere notis foliisquc basi non attenuatis a Calandrinia ciliata DC. omnino differt. TARAXACUM CAULESCENS. T. pubescens , caule simplici ramosove , folioso ; foliis lanceolatis , dentato-pinnatifidis subintegrisque ; involucri squamis lanceolatis, mucronidatis , rigidulis. Descriptio. Radix albida ad perpendiculum descendens, fibras laterales agens. Caulis ex eadem radice unicus, aut plures erecti, vel ascenden- tes , pubescentes, foliosi, longitudine uni-tripollicares simplices, ra- mosivc , ramis brevissimis. 102 PLANT.E CHILENSES ETC. Folia aherna , lanceolata, acuta, caule multo longiora , pube- scentia viridia, modo dentato-pinnatifida, nounullaquc integra, moilo denticulos acutissimos i-3 breves remotos in utroquc margine re- ferentia. Pedunculi ex caule ramisvc ortuin ducentes solitarii, uniflori , erecti , terctes , tenuiter striati, fistulosi , deuium elongati, longi- tudine spithamaci vel doilranlalcs. Anthodium subcylindrieum, squamis 12-14 lanceolatis , acutis , inacqualibus , vircntibus, pilosiusculis, margine albo-membranaceis, simplici serie disposilis , flosculos sub anthesi subacquanlibus , inox valde clongatis. Involucri squamae 8-i4, pilis glandulosis pubescentes , virides , rigidulac, planac, lanceolatae, mucronulatae, sub lenle medio ner- vosae , longitudinc variae , circa anthodii basim adpressae , versus apicem revolutae , anthodio florifero longiores, fructifero breviores. Flosculi 3G-4o omnes ligulati fertilesque , flavescentes, glabri. Ligulae periphericac ceteris duplo longiores majoresque , omnes apice truncatae, calloso-quinquedcntatae. Antherae quinque, coalitae. Stylus apice bifulus, longitudine ligularum in disco, periphericis fere duplo brevior. Semina linear i-oblonga, glabra , striata ; pappus pilosus, stipita- tus, stipite, sub vitro , scabriusculo. Receptaculum excavato-punctatum , neque pilis , neque paleis praeditum. Tota planta ex sectione lac fundit. Nata ex seminibus missis e Chill : floret in R. horto botanico Taurinensi vere, aestate : annua. Observatio. Speciem cichoraceam , annuam , caulescentcm , caule saepe ra- moso etsi brcvi, involucri squamis rigidulis a ceteris Taraxaci mihi notis specicbus prima fronte quadantenus abcrrantem, in ambiguo AUCTORE PROF. J03EPH0 MORIS. 103 fui uum ad Taraxacum Hall. Juss. Lmck. Desf. Vill. DC. Leon- todon Willd. , num ad novum genus referrem , quaestionem dili- gentissimi pcrsolveut bolanici quibus vastissima synanthaerearum fa- milia altius scrutanila , illustrantlaque nostra actate est suscepta. Interea consultum duxi ad Taraxaci gonus nunc refcrre quo cum et flosculis omnibus ligulatis fertilibus , receptaculo nudo , pappo piloso stipitato , anthodio polyphyllo , involucro squarroso aliisquc consentit. Species alias caulescentes alias non, et tamen congenercs cichorearum ordo iu gencre Leontodonte L. Apargia Hoffm. aliisquc offert. 104 PLANTAE CHILENSES ETC. Fasciculus alter. Vu i\ junii , anno i83j. l'HACA Cftnr SAN TH A. P. pubescens ; oanlibus erectis; stipulis ovato-lanceolatis; foliolis 8-9 jugis oblongo linearibus, acutis; pedunculis multifloris , folio subtriplo longioribus , lcguminibus inflatis , stipitatis , obovatis. Descviptio. Caules ex cademradice plurcs herbacci, 1 ip lineam crassi, erecti vel adscendcntcs , tcretes , pubescentcs, infernc pui-purascentcs su- perne virentes , longitudine ( in planta in olla culta ) pedales scs- quipcdales. Folia altcrna imparl pinnala : foliola octo novem-juga , opposita, altcrnaque oblongo-lincaria lineam circiler lata , quatuor-quinquc longa, acuta, virenlia, brevissime petiolulata, pilis adpressis molliler pubescentia. Petiolus ( rachis ) superne lcviler sulcatus. Stipulae , ovalo-lanceolatae , a peiiolo liberae, basi inter se sub- connatae. Pedunculi ex axillis foliorum supcriorum ortum ducenles teretes, erecto-patenles foliis fere triplo longiores. Flores in summis pedunculis io-i4 altcrni laxe racemosi. Pedi- celli calycem subaequantes post anthesira elongali. Bractea ad ba- sim pedicellorum pcrsistens, lanceolala, pcdicellum floriferum sub- aequans , fructifero duplo triplovc brevior. Versus pedicelli apicem paullo infra calycem bractcolae duae etiam persislentes , lineari-lan- ccolalac , cxiguae. Calyx profunde qninquedentatus corolla multo brevior, denlibus acutis , duobus supcrioribus vix brevioribus demum remotis. Corolla glabra , flava , lineis purpurascentibns striata ; vexillum AUCTOHE PROF, josepho moms. ro5 obovatum , resupinatum , eimarginatum alis Iongius ; alae oblongo- lineares, obtusae , carina longiores; carina obtusissima. Ovarium oblongum , viride , pubescens ; stylus glaber , incurvus, staminibus vix longior ; stigma capilatum. Stamina 9 et 1. Filameuta staminum glabra pallida , anthcrae flavac. Legumen 9-10 lincas ultraque longum, quinque circiter crassum , obovatum , inflatum , basi stipitatum , unilocularc polyspermum , sutura superiore scminifcra tumida , introflexa , superlicie (sub lente) pilosiusculum , pilis nigrescentibus. Semina laevia , reniformia. Species chilensis , nata elapso anno in R. horto botanico Tauri- nensi , hoc anno majo et juuio floruit. Biennis? A ceteris ejusdem generis memoratis characteribus facile distin- guitur. PHACA BERTERIANA. P. pubescens; caulibus erectis ; stipulis ovato-lanceolatis, foliolis 9-i5-jugis, linearibus, obtusis ; racemis cylindraceo-oblongis , mul- tifloris ; pedunculis folio fere triplo longioiibus ; leguminibus ovato- oblongis pubescentibus. Descriptio. Caules ex eadem radice plures herbacei , teretes , striati , pube- scentes , inferne purpurascentes superne virentes , longitudine ses- quipedales , et ultra. Stipulae ovato-lanceolatae inter se basi coalitae a peliolo liberae, juxta longitudincm venosae. Folia impari-pinnata. Foliola infcriora lineari-oblonga , cetera li- nearia , molliter pubescentia , virentia , lincam circiter lata , ^-6 longa , brevissime petiolulata , apice obtusa , mucronulata. Petioli superne canalicular , pubcscentcs. Tom. xxxvii. O I06 PLANT.E CHILENSES ETC. Pedunculi striati , folio demuin fere triplo longiorcs. Flores in raccmos i5-3o-floros dispositi, brevissimc pcdiccllati. Pedicelli erccto-patentcs , basi bracteati; braclea lanceoJaJa. Calyx subcampanulatus, pubeseens, pubc nigresoeote, basi wtain- que bracteolalus , bracteolis lineari lanceolatis exiguis, apice acute quinquedentalns, dcutibus superioribus remolis. Corolla calyce duplo longior ; \exillum resupinalum , ovatum , (•marginatum, purpurascens , basi albo purpureoque striatum; alac pallide purpurasccntcs lineari-oblongae conniventes , obtusiusculac, vexillo breviores ; carina obtusa , alts duplo brevlor. Stamina glabra ; antberac flavac. Stylus glaber, stigma capitatum Legumina ovato-oblonga, pubescentia, 4-5 lineas longa, 2 '|, cir- citer crassa, unilocularia, sutura superiori seminifera tuinida intro- flexa. Semina pauca laevia reniformia. Nata e seminibus missis e Chili a eel. Bertero: floruit in R. liorto botanico Taurinensi majo: annua. SyCIOS BRYONIAEFOLWS S. Caulibus glabris ad nodos subpilosis folds cordatis angulatis denticulatis, scabridis; floribus masculis pedicellaiis, subracemosis , faeraineis subsessilibus, capitato-umbellatis; calycinis dentibus obso- letis ; eapsula setoso-muricata. Nob. Enumer. semin. H. R. Taurin. an. 1 83 1. Badaroa bryoniaefolia Bertero in litt. Descriptio. Caules humifusi aut cirris scandentes, airenles, striati, subtetra- goni , ramosi, laev.es , circa nodos pilis brevissimis paueis praediti. Folia petiolata, palmato-quinque septemnervia, quinque septem- angularia , basi cordata; auriculis obtusis, margine denticuiata, su- i AUCTORE PROF. JOSEPH© MORIS. I(VJ perne scabriuscula aut saepe glabra, nervis dumtaxat scabridis, \i- ridia, nitida , inferne pallentia, scabrida , inferiora ties quatuor polliccs lata totidemque longa, superiora sensim angustiora brevio- raquc. Pctiol'r teretiufrcutt , slrtati, swpernc sulcati , liispiduli, foliis bre- Tiores. Cirri , trifidi ex caule ad latera petiolorum originem duccntcs , raro aliquot opposilifolii. Flores monoici. „ Pedunculi axillares bini, Strtato-angulati, pilosi, pilis patulis apice glandulifcris ; masculus, erectus quinque octoflorus, floribus breviter pediccllatis racemosis , longitudine, semipollicaris , pollicaris ; joe- mineus masculo brevior deflexus, post anthesim paullulum elongatus, floribus 5- >j subscssilibus , capitato-umbellatis. Corollae campanulatae, albidae, basi ( calyce accreto ? ) virides, pilosae, pills extus longioi'ibus paucis, intus crebrioribus apice glan- dulifcris. Masculae quinquefidae , foemineis ampliores. Foemineac rarissimc quinquefidae, saepe quadrifidae, laciniis in utrisque ovato- acutis demum revolutis. Calyx corollae accretus, dentibus obsoletis. Columna antherifera glabra, apice demum capitato-clavata, co- rolla brevior. Antherae quatuor quinque summae columnae anthe- riferae adnatae. Ovarium oblongum, setosum; stylus unicus, teres, glaber; stigma trilobum lobis crassis revolutis. Fructus ovato-oblongi , setoso-muricati , monospermi. Semina obovata. Species chilensis annua: nata in horto botanico Taurinensi ex se- minibus missis e Chill a celeb. Bertero quae cum pracccdentibus horto R. largitus est collega Botanicus praestantissimus Al. Colla. Valde aflinis Sicyo parvifloro Willd. diversa tamen , ex hujus dc- scriptione, caulibus circa nodos pilis vix ullis brevibus interdum praeditis , ceterum lacvibus, calyce accreto etc. Floret a junio ad august urn : annua. 10S PLANT! CHtLENSES ETC. AUCTOllE PROF. JOSEPHO MORIS. Observatio. ii Stirpem a genere Sicyos sejungendam non esse arbitrates sum ; lametsi enim calycim dentes obsoleti suit, tameu fructus forma , cetcrique characteres praeterea habitus, ad Sicyos commode refeni j)osse luculenter deiaonstrant. . ■ . f i'l...,.i .»i" .'•■lY, , D Botiuo Cui, Di JV Uitol t x.> .v,„ .')•, .'.>,- \\||. A., io8. Tab. I Mil, ./„ ' I "% ll"a'' *' dJt' k'2 '""" «4 •'' '« %-l . ^ 6h. tl 2Tov. Will fcjjoi Tab. II ./..V'/„ //,..„ /).„,„„ 7i,,m /,/ /» /ij, /J£) ^^AirmmriA ^mosiffMSBHirs, -**'*f)f*tlrt4i ,114 cUa.) '.);>• j,ie, jc d; g"cu.w. etaf, di jc tfoa., fo . 7»,u oi XwXXiv. d^ioi Tab 111 ^^L^s ./;/?,•, (SUu3 :)!''. i. II. S, di x- n.»|.. ai A\ 'Hi.-t ■ fo i\.„. m.&m XXV .»...,. ios x-.~. /„ /j r.. yilAi^A ZMmH^A^TMA i - & ■ - :i <&y flUd.OltoJf.J, .>, .T..„l„..iY.|:. ,., .?< 'llb.j .*& X,„ 51.(Tav.XXVlSW«08 Tab A' 7Wm //.'/ Ji frtt„ fSSi ^haca 3BaffiffaiairAWA. Tab\ I. Torino Lit DJ"itm Mil .'HDfrtifl** , §sir5 n!^¥©snEAsif iri/iins. !Of) EXPLICATIO TABULARUM 1. i. Calyx florifer corolla vix longior. a. Corolla fauce nuda: stamina filamentis brevissimis. 3. Calyx fructifer. Omnia magnitudine aucta. 2. i- Flos. 2. Petalum. 3. Stamen. 4- Ovarium: stylus. Omnia aucta. 3. i- Semiflosculus. a. Semiflosculus tubo anlheranim diviso, expanso. 3. Stylus. 4- Semen pappo stipitato. 5. Rece- ptaculum excavato-punctatum anthodio involucroque de- flexis. Omnia aucta. 4. 5. i. Flos pedicellatus. 2. Partes corollae. 3. Stamina. 4. Pi- stillum. 5. Calyx. 6. Legumen. 7. Semen. Omnia aucta. 8. Folium inferius foliolis lineari-oblongis. 6, 1 a et b Corolla mascula. 2 a et b Corolla foeminea. 3. Fru- ctus. 4- Semen. Aucta. I 10 DETERMINATION ET DESCRIPTION HES DIFFERENCES D'AGE DE L'AIGLE D0NELL1 ( FALCO BONELLI TEMMINCK PLANCHES COLORlEES N.° 288 ) I'M'. IE ClIEVAUEl. ALBERT DE LA MARMORA Lu a la seance du 24 juin i83a. 1 armi les oiseaux recemment decouverfs', et sur lcsquels on n'a eu jusqu'ici que dcs notions incompletes , Ton peut compter vine nonvelle espece d'aigle bien digncment de'die'e ;\ un de nos illustres eollegues, dtmt h science ct Famine deplorent la pcrte asscz recente, par M. Temminck qui en publia en 1823 nne description et une figure dans sa 49-mc livraison de Planches colorizes n.° 288. L'in- dividir, type de cctte publication, lui fut envoye en 1822 par M. Bonelli; je l'avais prepare moi-meme en Sardaigne, oil j'ai en dans la suite occasion d'en posseder ct d'en observer un asscz grand nombre. Je n'entend pas cerlainement ici, par une digression superflue, examiner si le petit aigle que Ion dit avoir cte lue dans les en- virons de Fontainebleau, ct qui fut public par M. Vieillot sous le PAR LE CIIEV. DE LA MARMORA. I I I nom tic Fulco JmciaUcs , et les Ucnx autrcs qui scion Al. Teni- uiinck(i) furent cgalcment pris en France et decrils sous le nom de Falco intermedins, appartienncnt reellemenl a notrc cspece ; je fcrai observer settlement qu'ayant cu dans mes mains, et ayant examine et prepare plus de 2 5 aigles Bonclli dans l'espace de sept on liuit annees , tous pris dans les environs de Cagliari, Ca- pitale de la Sardaigne, je puis a bon droit designer cette He commc la principalc (si non la veritable) patrie de cette nouvellc espece, qttoique dans le texte des Planches colorie'es il ne soit aucunement fait mention de la Sardaigne. Telle etait cgalcment depuis quelques annees l'opinion de feu M. Bonelli , qvii ayant recti a diffe'rentes reprises tous les individus indique's ci-dessus , et ayant, pour ainsi dire, pu en avoir sous sa main un nombre suftisant pour e'tablir des comparaisons entre eux, voulait ( m'ecrivait-il en date du 16 novembre 1826 ) preparer une notice sur cct oiseau, et a cet efl'ct je lui communupai alors mes observations et mes descriptions faitcs sur ces oiseaux fraiche- ment lues, ainsi que les dessins que je pris sur les memes; enfin en septembrc 1829 je lui apportai moi-meme de Cagliari a Turin un aigle vivant de cette espece dont le tres-jeune age de l'anne'c n etait pas cependant suffisamment constate, il le garda plus dun an en vie; il le fit tuer et empailler peu de mois avant sa mort. Deja atteint de la maladie qui le conduisit ad tombeau , le Pro- fesseur Bonclli avait neanmoins suivi avec inte'ret les changemens de plumage de cet oiseau , et il avait pris differentcs notes a ce sujet pour les inserer dans la notice quil pre'parait sur cet aigle. Gonnaissant plus que toute autre personnc le prix d'un pared Uavail, et le cceur plein du de'sir de ropioduire dans celle enceinte, si non les accens, du moins les penfees dun collcgue dont la modestie et le savoir furent egalement admirablcs , je mc donnai (1) Planches colorie'es Icite Ju u.° aSS , note. 113 DETERMINATION ET DESCRIPTION ETC. tous les soins possibles pour chcrcher dans ses papicrs le me- moire et les notes en question , dans l'espoir d'en faire jouir l'Acadc'inic ct le monde savant; malhcureusemcnt, malgre la franche et loyale cooperation dc ses hcriticrs, et celle de M. lc Professcur Gene , son digne successeur , mes recherches furent a-peu-pres in- fructueuses , et il ne nous fut possible de trouver jusqu'iei que deux dessins miidiocres , ct quclques notes peu signifiantcs consi- gnees dans uq marge du catalogue particulier du Museum dc Turin. De'cu dc mon espoir , et persuade cl'ailleurs que la Sardaigne est la veritable patrie de l'oiscau qui portc le noin de mon excel- lent ami, j'ai pense que ma position m'engageait, pour ainsi dire, a suppleer autant que possible a la perte des observations de M. Bonelli , et jc me suis Halle de rendre service a rOrnilhologie en remplissant la lacune laisse'c jusqu'iei sur l'histoh'e de cet aigle. Travail qui , independemmcut de mes propres observations , peut etre fait , a mon avis , avec plus de profit et d'autorite a Turin que partout aillcurs. En effet lc Museum de cette ville qui, par sa relation directe avec la Sardaigne, a fourni la plus grande partie des aigles Bonelli epars dans les diffe'renles collections de l'Europe , est le lieu ou il y a eu jusqu'iei plus de possibilite de les examiner tous , et de prendre des notes avant de les expe'dier et dc les disperser. Cet etablissement sc trouve d'ailleurs actuellement pourvu d'un nombre sullisant d'individus de cette belle espece pour que Ton puisse y puiser des donne'es necessaires afin d'etablir , si non des differences pre- cises , du moins des differences relatives des divers ages de cet oiseau. C'est ce que j'ai tache de faire dans ce Me'moire en me basant sur les observations de M. Bonelli , sur celles qui me sont propres , et sur l'inspection et le parallele de i3 individus existans actuellement an Musee de Tiu-in, soit monies, soit en simple peau, que M. le Trofesseur Gene a bien voulu avoir la bonte de meltrc a ma disposition en m'aidant de ses lumieres. J'ai mis la plus scrupuleuse attention et exactitude dans la con- PAR LE CHEV. DE LA MARMORA. Il3 feclion des dessins , pris par moi-meme sur les individus monte's qui ornent la galerie du Museum de Turin, el j'ai du mc rcsoudrc a restreindre la grandeur des figures au sixieme du nature! ; afin dc les presenter toutes sur une meme feuille et dc soumettre ainsi les differences d'agc a une plus facile et cxacte comparaison. La planche n.° 2 donne les details des principaux thangemens du plumage. Caractives gene'raux. Bee droit a sa base , recourbe vers la pointe et tres-croehu. Narines elliptiques e'ehancrees ante'rieurement vers le milieu de leur longueur, ct place'es obliquement, moins inclinces que dans le Falco hnperialis , et plus obliques que dans le Falco Kceviits. Cire d'un jaune livide. Iris jaunc-brillant, clair dans les jeunes, ct passant au brun dans les adultes. Cuisses culottees, garaies de longues plumes. Tarses beaucoup plus longs que dans le Falco Pennatus , et emplume's dans toute leur longueur. Pieds couverts de 24 range'es d'e'cailles d'un jaune livide. Ongles tres-crochus, de couleur de corne tirant sur le noir. Dimensions d'une femelle. Pieds. Pouces. Lignes. Longueur totale 2. 3. 6. De 1'extremite du bee a celle des ongles 1. 10. 6. De 1'extremite du bee a celle des ailes (en repos) 1. 10. 2. Envergure 4- 8. 1 • Cuisses o. 5. 0. Tarses 0. 3. 6. Tom. xxxvii P I l4 DETERMINATION ET DESCRIPTION ETC. Premiere penne de l'aile de 3 pouces plus longue que la seconde. Seconde , di pouce , 2 lignes plus courte que la troisieme. Troisieme , 3 lignes plus courte que la quatrieme. Quatrieme , la plus longue de toutes. Cinquicme, comme la troisieme. Sixiemc, comme la seconde. Les i.re 2."" 3.mo 4.™ et 5.mc de ces pennes sont e'chancrccs dans leur barbe extericure. Le male nc differe de la femelle que de 2 pouces en moins dans la longueur totale, et en pareille proportion dans les differentes parties du corps. La couleur parait etre a-peu-pres la meme dans les deux sexes; les femelles se distinguent cependant des males par une plus grande abondance de plumes noires dans les couvertures inferieures des ailes. Jeune femelle cCun an tout au plus. ( En dossus ). Plumes des parties superieures de la tete, du cou et de la nuque d'un brun roux , bordecs de roux-isabelle clair , avec des meches longitudinales noires ou noiratres le long de la baguette ; celles des parties inferieures de la nuque et les superieures du dos sont terminees a leur bout par un mince bord blanchatre. Scapulaires et couvertures superieures des ailes d'un brun gris roussatre , avec une bande brune le long de chaque baguette ; cette bande ne forme cependant pas une meche aussi marquee que celle des plumes decrites prece'demment ; les scapulaires et les grandcs couvertures sont termine'es par un bord blancbatre tirant sur le roux , tres-large sur ces dernieres ; ces plumes sont cendre'es dans leurs barbcs interieures et raye'es de differentes bandes transver- sales d'un brun noiriltre. PAH LE C11EV. DE LA MAHM0RA. I 10 Remigcs et penncs sccondaires dcs ailcs d'un brun gris raye de noiratre dans leur barbe exterieure , passant dans la barbe inte- rieure a un gris cendrc clair, sur lcquel se dessinent des raies transvcrsales egalemcnt d'uu brun noiralre ; clles sont tci-mine'cs a leui1 extremite par un bord blanc sale tirant au jaunatre ; cc bold est bcaucoup plus large sur les penncs secondares , et il iliminuc progrcssivement a lextreniite des remigcs , dont les premieres ne sout plus tcrminees que par un tres-mince bord blanc roussatre. Couvertures superieures de la queue , blanchatres marbrees de roux. Pennes de la queue d'un cendre roussatre , marquees de neuf ou dix bandes transvcrsales d'un brun noiratre; elles perdent leur re'gularite vers le bord dcs barbes inte'rieures qui sont en cet en- droit plulot moirecs que rayees de bandes transversales; elles sont terminecs a leur extremite par un large bord en forme de croissant, dim roux clair , ayant daus le centre jusqu'a 4 bgnes de largeur. En dessous. Parties inferieures depuis la base de la mandibule jusqu'a l'anus, joues , et cotes du cou, d'un l'oux isabelle assez vif, qui s'eclaircit visiblement sur les flancs , sur les cuisses, sur l'abdomen, et sur les couvertures inferieures de la queue. Toutes les plumes du cou , dcs joues , de la gorge , de la poi- trine , et d'une partie du ventre, dont le roux isabelle est plus fonce , sont aussi rayees longiliulinalement par une strie ou meche noiralre qui court le long de la baguette , egalement noire ; ces stries s'elargissent en raison de la majeure intensite de la couleur roux foncee du plumage de loiseau. Les meches , qui partcnt de l'ouverture du bee et qui courent sur les cotes de la gorge et de la poitrine, sont beaucoup plus larges que les autres , elles commencent a prendre une forme lan- ceolee qui augmentc avec l'age ; les autres plumes des parties in- I lb DETERMINATION ET DESCRIPTION ETC. ferieures sont presque privecs tie ccs meches, qui disparaissent lo- talcmcnt clans celles de la region de l'abdomen et dans les cou- vcrtures inferieures de la queue. Devant de l'aile, blanc avec une teintc isabelle claire; couver- lures inferieures de l'aile , isabelle clair avec quelques mtches bruncs le long des baguettes. Reiniges ( en dessous ) , d'un blanc pur a leur base, passant ensuite a un cendre clair raye de six bandes transversales d'un brun noiratre; leur bout, de cetle dernicre couleur, est borde par un mince liseret blancliutre. Cuisses garnies de longues plumes dun roux isabelle pale , dont quelques unes ont la baguette brune, ct un lc'ger indice de tache longitudinale , et dont les autres ( plus vieilles ) ont la baguette d'un blanc jaunatre sans aucun indice de meche. Tarses couverts jusqu'aux deux tiers de leur longueur par des plumes d'un blanc jaunatre a baguettes de meme couleur et sans indices de meche brune ; ces caracteres commencent a paj'aitre vers le tiei'S infe'rieur qui est egalement emplume. Pennes de la queue d'un blanc sale tres-legerement teint de roussatre, rayees, comme endessus, par des bandes transversales brunes , mais celles-ci sont beaucoup moins apparenles ( la barbe exte'rieure de chaque premiere penne est seule prive'e de scmbla- bles bandes ). Ces rectrices sont toules terminees par un espace d' environ 10 lignes dun blanc roussatre ; elles n'ont aucune trace de la bande brune que prennent les adultcs de la meme espece. PAH LE CHEV. DE LA MARMORA "7 Male de 3 ans (2). ( En dcssus ). Soininct dc la tele dun brun fonce ; nuquc ct partie posterieure du cou d'un brun roussatrc ; toutes ccs plumes out unc meche lon- gitudinalc lanceole'c le long de la baguette , cette meche s'e'largit priucipalement dans les plumes de la partie infe'rieure du demure du cou ; clles sont termine'es par un mince bord d'un blond isabelle. Dos ct parties superieures des ailes d'un brun noiratrc ; cette couleur s'e'claircit vers le bord de chaque plume et passe a un brun cendrc roussatrc ; quelques unes sont termine'es vers leur bout par un petit liseret brun clair isabelle. Grandes couvertures des ailes et scapulaires d'un brun cendre hgorement teint de roussatre vers les bords. Peuncs secondaircs des ailes d'un gris brun assez fonce ; elles passent a un blanc sale dans leur barbe inte'iieure , qui est raye'e a de larges iutervalles par des raies transversales d'un bran noi- ratre fonce; ccs plumes prennent a leur extremite une teinte rous- satrc, et elles sont termine'es par une bande dun blanc jaunatre de 2 lignes d'e'paisseur. (1) Jc nc donne pus lu description du jcune de la 2.de annec pour ne pas rcpeter cellc qu'en a faite M. Tcmminck en decrivant l'oiseau figure a la planehe a88 de ses Planches Cnloriecs; par une raison scmhlable je nc donne pas le dessin d'un indiwdu dc cet age; cclui de M. Tcmminck parait avoir accompli sa iA' anne'e ct cntrcr dans son 3.' plu- mage, comme Findiquent quelques plumes dc la queue qui cowmcnccnt a sc rounir de la handc noire ; on le veil e"galcnicnt a la forme des mcches lanceolccs des plumes des parlies lufcricurcs du corps ; ccs mcches coinineuccut a s'claigir ; on pourrait dire que l'oiseau figure dans cette planehe est un peu court sur jambes ; l'aigle Bonclli est plus clancc ; il nc preiul jamais aus>i cette couleur dc roux fonce' que lui donne la planehe j il tire davan- \ir la couleur Uabellc. Il8 DETERMINATION ET DESCRIPTION ETC. Remigcs d'un brun cendre, passant cgalement an blanc dans la partita superieure de lcur barbc interne , qui est aussi barre'e de sept bandes transversales d'uu brun noiratre ; ellcs sonl terminees au bout et en dedans par un liseret d'un blanc jaunatrc, dune lignc d'e'paisscur, qui manque cependant dans les 4 premieres remigcs, dont tout lc bout est d'uu brun noiratre fonce. Les 2.'"c 3.mc et G.m0 des pennes de la queue ( en dessus ) d'un cendre roussatre passant au blanc sale dans leur barbc interieure, toutes sont rayecs transversalemcnt par 8 bandes d'un brun noi- ratre ; elles sont borde'es exte'rieurement et a leur bout par un li- seret brun isabelle. Les i.re 4-mi: et 5.mc ( plus re'eentes que les pre'ee'dentes ) sont dun cendre moins roux , mais inegalement rayecs en travel's par sept bandes moins larges que dans les plumes pre'ecdentes ; ces bandes se perdent vers le bord inlericur en diilerentes laches de meine couleur sur un fond blanchalre qui devient plutot moire que raye; elles out a leur bout une grande laclie d'un brun noiratre, terminee par un mince liseret isabelle se nuancant au blanc vers son extreinite. ( En dessous ). Plumes des joues , du cote du cou et des flancs, d'un roux isa- belle ; celles de la gorge , d'un blanc isabelle ; toutes ces plumes sont marquees le long de leur baguette par une tache lance'ole'e dun brun noiratre qui s'e'largit conside'rablement sur les cote's du cou. Plumes de la poitrine , du ventre et de l'abdomen , blanches a leur racine, et terminees a leur bout par une large tache lance'olee d'un roux isabelle clair , dans laquelle se dessine une tache , de forme plus oblongue mais moins large , d'un brun noiratre , qui court tout le long de la baguette e'galement noire. PAR LE CnEV. DE LA MARMORA. I It) Dcvant de l'aile, blanc, avec quclques teintes de blanc isabelle, et dc tres-fincs meches bruncs lc long des baguettes. Couvertures inferieures de l'aile de meme couleur, marbre'cs dc noir ( le noir est bcaucoup plus intense ct plus re'pandu chcz les femelles ). Dessous des re'miges, gris plus ou moins clair, traverse par des bandcs bnuies dans la partie superieure de la barbc interne ; le restc brim. Plumes des cuisses , d'un roux isabelle plus charge, e'galement marquees le long des baguettes par des meches d'un biira noiratre; les plus longues de ces meches forment trois ou quatre rangs de bandes transversales sur une meme plume. Tarses d'un blanc isabelle plus clair vers les pieds ; toutes les plumes qui les recouvrent sont marquees le long de leurs baguettes par une mince meche brane, presque invisible a 1'extre'mite du tarse. Couvertures inferieures de la queue, d'un isabelle clair; les plumes qui la composent ont des taches transversales alternantes de blanc et d'isabclle ; la baguette est blanche au contact avec la tache de meme couleur , et brune avec celle qui est isabelle. Queue (en dessous) d'un blanc sale, tirant sur le roux isabelle. Premiere penne faiblement raye'e de cendre clair, moire'e de gris brun vers son bord interieur et termine'e au bout (comme dessus) par une large bandc brune avec un mince bord blanchatre. Cctte b.ande est de'ja indique'e dans les 4-me 5.mc et 6."'e pennes, elle y est representee par un large croissant noiratre place a 4 lignes de distance de l'extre'mite de chaque penne. Les 2."'° et 3.me ( plus tardives ) en manquent tout-a-fait. Toutes ces pennes de la queue sont raye'es transversalement par 7 ou 8 bandes bi-unes, plus apparentes dans les vieilles que dans les nouvelles. 1 20 DETERMINATION ET DESCRIPTION ETC. Adulte tres-vieux. ( En dcjsus ). Sommet de la tete, brun noiratre ; nuque ct parties superieures du cou , de meme couleur ; quelques plumes sont termine'es de blanchatre. Plumes du dos ct des parties superieures de l'aile , d'un brun noiratre a lour bout plus fonce que dans celles de l'individu pre- cedent ; elles sont bordees de brun roussatre ; elles ont aussi des taches blanches dans leur grande partie. Grandes couvertures des ailcs et scapulaires, d'un brun noiratre uniforme, sans aucune trace de bord roussatre. Pennes secondaires des ailes et re'miges entierement de meme couleur brun noiratre, avec un bord exlremement mince et peu vi- sible d'un brun roussatre. Couvertures superieures de la queue brunes, avec quelques taches transversalcs blanches. Pennes de la queue ( en dessus ) dun gris cendre brun, moi- rees dans leur barbe inte'rieure par des taches brunes, qui finissent par former 8 bandes longitudinales moins regulieres et plus longues que dans les individus plus jeunes. Toutcs ccs pennes sont termi- nees par une large liande dun brun tres-fonce de pies de 2 pouces d'e'paisseur, tres-finement lisere'e de blanc roussatre. ( En Jcssous ). Plumes des joues blanches , largement marquees le long de la baguette par une meche d'un brun noiratre occupant presque tout l'espace ; celles du cote du cou sont teintes de gris roussatre, avec une large meche brune. Celles de la gorge , de la poitrine , des flancs , du ventre et PAR LE CHEV. DE LA MAmiOHA. 121
    1. itc les moclagnes rocuilleuses voisines, Nourritiire. Sa principale nourrUurc parait consislcr en oiseaux aquatiqucs et dc marais , puisque sur a5 individus tie cefte espece que j'ai prepares,, j'ai presque tou jours rencontre dans leur cstomac des restes de fouiques,. de canards, de rales etc. ;. ce qui s'accorde assez bicn avec sa deineure presque constante dans les endroits mareca- gcux ; cctte habitude pourrait, au resle, n'clrc de'terminee que par la majeure abondaiice de gibicr que ces lieux renfennent , et non par la qualitc' de la proic , puisque j'ai vu l'aigle Bonclli donuer egalement la chasse a des oiseaus terrestres et coureurs (YEdicneme criard) et mcme a des bapins et des lievres , qu'il parvient a en- lever ; jc u'ai jamais trouve de reptiles dans son estomac. Propagation. Cet oiseau. pose son nid, forme comme celui des autres aigles de branches d'arbres et de rameaux , dans les crevasses tres-elevecs qui courent horizoutalement daus les parois verticales des monta- gnes escarpees , accident qui est tres-commun dans les montagnes calcaires , de facon que l'approche de ce nid est trcs-pe'rilleuse et souvent mcme impossible. C'est par cette raison que je n'ai pu me procurer jusqu'ici les ccufe de eet aigle. J'ai vu un de ces nib, en 1826, au-dessus de l'entree dc la grottc de San Giovanni da domus novas pres &!Eglesia$ , et comme la coupure verticale de la roche et l'elevation a laquclle e'tait place le nid ne me permirent pas dc m'en emparer , n'y d'y faire par- veuir du monde a l'aide d'echelles et de cordes ,, i'ai du me cot^ tenter de monlcr sur unc elevation voisine place'e vis-a-vis, et d'ob- PAR LE CHEV. DE LA UAHMOAA. 123 server lc nid an moyen de mon porte-vue ; il contenait deux aiglons a plumage isabclle clair. M. Dulil, naturalistc Allemand, qui Gt des recherches en Sardaigne en 1827, sc procura deuv aiglons dc celte meme espece; ils furent pris sur les montagnes de cette meme parlie de l'ile: lent coulcur c'tait , autant que jc puis me le rappeler , c'galement isabelle clair et asscz uniforme , semblable a celle du jeune ilge decrit dans ce Mcmoirc , bcaucoup plus clair ccpendant et sans aucune trace de meches brunes. Ces oiseaux vecurent peu de jours. II parait done ;i-peu-pres prouve que le Falco Bonelti pond deux ccufs a sa ni- che'e. Voila les seules donne'es que j'ai pu me procurer jusqu'ici sur cet oiseau, qui nc fut rencontre ea Sardaigne que dans la partie mcridionale dc l'ile, ou il est cependant bien loin d'etre commun, ct qu'on relrouvera peut-etre en Italie , ct probablement en quel- qucs licux de la Barbaric Je noterai ici, avnnt de terminer cettc notice, que la description faite par le P. Cetti de son Aquila minima est trop imparfaite pour que Ion puisse y reconnaitre notre espece; la mesure qu'il en donne s'accorde cependant assez bien avec la ndtre, et peut-ttic- ce naturalistc avait-il un oiseau de cette espece entre les mains , lorsquil compara avec lc Morphen d 'Aldovrandi l'aiglc pattu qu'il recut des environs A' Ales ct qui avail dujauve dans son plumage (4). En diet d'aprcs cc que dit Aldovrandi de son aigle , decrit ct figure pag. 1 i \ (5) sous lc nom de Morphno congenere, on serait (4) " Ma in rcalla 1'ucccUo di cui si quistiuna non e se non qucllo cue Aldovrandi e « Buffqne cliiauiano Morfno, talc si roostra alia sua grandezza cd al suo color fosco variato « ncllc ale c nclla coda di macchic rliiare ; ancora la figura incisa di cui Aldovrandi ac- « compagna la dcacriziouc del suo Morfno eoncorda picnanicntc col nostro uccgllo >i. Cclli Stor. nat. di Sard. , uccclli pag. 3o. (5) Aldovrandi, en parlant dc la uicsure dc son oiseau, dil a rostra cxtrcmo ad ultimata cattdam trium cum dituidio spithmnrtim ; e'est-a-dire 3 palmcs ct demi , cc qui correspond eiactcmcut a la mesurc que nous donnons dc F oiseau ; notcz encore que lc color totnts pmpc firruginetu el lc color Bteticus, dont parle cet auteur, conviennent parfaituni nt au jeune age du Falco Bonelli. I 24 DETERMINATION ET DESCRIPTION ETC. tcule d'y rcconnaitrc noire animal mieux encore que dans la cita- tion du P. Cctti; ct certaincment ce dernier, en parlant d'un aigle do 2 pieds 'I, de longueur depuis le bee jusqu'au bout de la queue, n'a pas voulu indiqucr le Fulco j'ulvus , dont j'ai eu occasion de verifier l'existcuce dans la partic rnontueuse et elevce du centre dc la Sardaignc , ni le Falco imperialis qui a jusqu'ici echappe a toutcs mes recherches en celte He. Postscriptum. Depuis la lecture de ce Me'nioire a l'Acade'mie, aj ant eu occasion dc voyager dans le midi de la France, j'ai vu dans la collection de M. Vcrdot, docteur en Me'decine, a Marseille, un individu tres-adulte de l'aigle Bonelli, lue dans le territoire de Lamanon, oil il babitc et niclie dans le creux des rochers escai-pe's, pi'es de Salon en Provence ; cet individu que j'ai examine avec le plus grand soin parait, par sa taille et la couleur tres-noire des plumes des cou- vertures iuferieurcs dc I'aile etre ime femellc de 4 ans accomplis: il a presque tons les caracteres que j'assigne a mon individu adulte parfait , et meme vieux ; je crois cependant celui-ci plus jeune d'un an que l'individu du Cabinet dc Turin ; voici les seules differences que j'ai remarque'es entre eux : les meches du devant du cou et de Vabdomen sont pins etroites ; celles de la poitrine le sont aussi proporlionnellement ; les cuisses ont le brun roussatre plus clair ; les couvertures infe'rieures de la queue sont exactement pareilles , hors une teinte plus claire; meme observation pour les plumes du dos; les remiges sont exactement pareilles a celles de mon indi- vidu ; les plumes de la queue sont d'un gris roussatre plus clair , mais elles ont aussi le bord blanc a leur extre'mite. II re'sulte de cette comparaison que mon individu adulte de Sardaigne aurait plus de 4 ans ; et quc celui de Marseille aurait probablement cet age. On a pris un de ces oiseaux a Lamanon, pared a celui de M. Verdot : on y a meme eu des petits , qu'on e'leva jusqu'a un certain lems. QsL f///f'r >/s//?/ ty//,- ' LM I V)km vn.e*w, oil 3e-. r,/ /!'■ ,/,/,. /'/ // i,„„„ ,/„.,„ J, /,., , ,„„/ /,„, nii//„„„ ■ LKG i:\DK <* //•// i/t ifri/ttiit'Kr /nt/i/fi/A p rlumej Jf /'i>tctfttt{ / tfra/n/a/r //a/ttrt//f J c //tt/tt*.* Jr /tt aerac . (1 /'/unit-- at* CM44«S. 0 Ultimo (U4 fcti\trfurtj t/t/tr/t///r< iff /r outfit 1 /(' " ntnrtf i/t / fii/t / % * tint* an\ itffrej at atone/if /V.« i/tJt'tra aft* Jf /.nrtimtr nat .1 '' 'J treWfttU fUllltt J'jyMt IritriK aii/ict fit f i ////<■>/ //>.' ill/a//,- fiwftttt1? (//// tat/,/, m PAR LE CHEV. DE LA MARMORA. 120 Qu'il me soit pcrmis de temoigncr ici ma reconnaissance ;\ M. Verclot pour les communications qu'il a bien voulu me faire sur cet oiscau. M. Vcrdot s'occupe d'un travail special sur les Gangas qu'il observe depuis plusieurs annces ; espcrons que la Science fera bientot l'acquisition de ccttc intex'cssautc production. 126 ELOGIO STORIGO FRANCO ANDREA BOIELLI ACCADEMICO E PROFESSORE T0RINESE SCR1TTO dail'accademico PROFESSORE GIUSEPPE GENE Lelto nelV adunanza del I.0 di liiglio l83a. lnlcrpi-cte dci scntimenti dclla Reale Accademia io ardisco in oggi levarmi e spargere di fiori la tomba di un uomo che nel periodo di una brcvissima esislcnza promossc c grandemente illustro le na- turali discipline, innalzo alia sua palria uno dci piii splendidi mo- numcnti scicntiGci di cui ora va giustamcnte superba , e crebbc colla propria celebrita l'onorc del nome italiano. — Franco Andrea Bonclli , Professorc di Zoologia, Condircltore del Regio Museo di Storia Naturale, Meinbro di questa Reale Accademia delle Scienze e di pareccliie altre nazionali e straniere, cedeva, or sono diciolto mesi , a un incsorabile destino , che volto direbbesi con ira spe- ciale al danno d'llalia rapiva quasi contemporaneamente c Raddi , e Mangili, c Rcnieri , e Covelli , e Targioni-Tozzctti, c giii accen- nava ad allrc non meno preziose che immature vittime. L'ltalia , gia afflitta per tante e si gravi perdite, questa pur lamenlo per 1'organo de" suoi Scrittori, che ripelcndonc I'infausto annunzio lo nrx pr.OF. c.iuseppe gene 127 ililliiscro con parole di amarissimo cordoglio per lutta Europa. — Ma se abbaslanza fa pagato alia mcraoria di lui LI tributo ilullc la- grime, egualmente nol fu. ancora quello delle lodi , le qual'i non da altro possono e devorm derivarsi che dalla sposizione di quanlo egli opero. Slrctto aU'illuslrc defiinto da legami di aflettuosa e riconoscente iim'ui/.ia , succcssore ne' suoi uflicii al Museo Torincse, all'Univer- sita, a questa eclcbre Accademia, eollocato pcrcio in mezzo ad og- getti che incessantemente mi ricordano le sue virtu e i suoi fatti , io non dubitai di assumcrmi questo lodevolc incarico. Giovane d'anni e molto piu di sapere io non me ne dissimulai le difficolta: ma la vinse un profondo sentimento di venerazionc , il desiderio di com- pierc un voto dell'Accademia, anzi del pacse, e la fiducia della vostra graziosa indulgenza, Colleghi chiarissimi. Franco Andrea Bonclli nacque in Cuneo il giorno 1 1 novembre del 1784 da Tommaso e "Veronica Boschis , oncstissimi genitori ed a sufticienza ricclii dei beni di fortuna. Cresciuto all'eta di circa dieci anni fu mandato al Collegio di Fossano,retto dai PP. Somaschi cd ivi ebbe i primi rudimenti delle buone letterc. Suo padre in cpicl frattempo, colla mira lodevole di meglio provvederc all'edu- cazione della prole, che erasi non poco accresciuta singolarmcnle di maschi, trasporto la sua dimora in Torino chiamando presso di se il giovinetto Franco Andrea. In seno adunque della propria fa- miglia ed in qucsta nobilissima citta ebbe egli quelle morali e scien- tifiche instituzioni che soglionsi dare ad ogni fanciullo, siccome egli era, ben nato. Non mi e nolo per quali motivi egli non intraprcn- desse , ad esempio de' suoi fratclli , una determinala carriera scien- tifica o letteraria : ei non era per certo ne tardo d'ingegno , ne insoirerenle delle gravi e severe discipline; che anzi, siccome il diode chiaramente a divederc l'intera sua vita, univa ad una capaci.ta piu che ordinaria una costanza maravigliosa negli studii i piu difllcili c volgarmente creduti piu aridi. Forseche fu molivo che si astencsse dal inettersi in alcuna delle carriere piu generalmenle baltule l'al- tezza medesima del suo ingegno che mal sapesse piegarsi all'idca I20 ELOCIO STOIUCO ECC. ili quaTsiasi venalc escrcizio, del che hannosi parecchi escmpi nella storia degli uomini celebri , e forseche erasi gia fortcmente spiegata nell'aninio suo giovauilc la tendcnza alle scienze di osservazione, nelle quali poscia si rese illustre , questo e certo , che uscito ap- pena dagli studii minori e pienamente libero di se per la avvcnuta morte del padre, tulto si diedc a secondare le proprie natural] in- cUnaziouL Fino dalla piu lenera eta aveva egli preso con singolar dilettazione a traltarc la lima, la sega, il martello, il compasso, e in- Iraova lavori fanciulleschi si, ma pur rimarchevoli pin- ccrla quale armonia di parti e finitczza di esecuzione. La meccanica adunquc fu per alcun tempo la sua piu gradita occupazione, alia quale venner loslo ad aggiugnersi lo studio del disegno e dell'ar- chitetlura. In tutte queste arti egli appalesava una sorprendenlc at- tiludine, ma non eran quelle che doveano procacciarli celebrita. \ iveva in Torino al tempo cui ora mi riferisco , cioe al principio del corrente secolo, il Dottore Rubinelti , egregio coltivalore delle scienze natural! , che specialmente applicato all'ornitologia ed all'en- tomologia aveasi formata una collezione, ragguardevole pcrunpri- vato , di uccelli e di insetti piemontesi. Tl caso fe' si che il Bonelli stringesse amicizia con queslo dotto amatorc e ne visitasse la rac- colta : si arresto allora in lui, se affatto non si spense, Tamore pei lavori mcccanici , pel disegno, per Tarchitettura, e prossimo al quarto lustro di sua eta gettossi con cntusiasmo sullc orme dell'amico, giacche sent! immantinente quella essere la via, alia quale il suo genio lo chiamava. CoLl'ardore adunque di una novella passione e nel massimo vigore della giovinezza si die il Bonelli alia caccia degli uccelli e degli insetti sia accompagnando nelle escursioni il Rubinetti, sia investigando da solo i ricchi e variatissimi contorni di Torino. Verso il :8o3 avea gta adunata una raccolla non ispre- gcvole di questi interessanti animali, ma ei pare che il nostro gio- vane naturalista non avesse per anco in tal tempo abbastanza com- presrv la dignita e l'importanza dello studio nel quale crasi messo^ Quel suo ricercare , quel suo raccoglierc non aveva propriamente DEL PROF. CIUSF.PPE GENE I 2Q uno scopo Closofico determinate), e meglio che studii potevansi forse dire gradevoli passatempi. Sc non che ncl correr di quel medesimo anno venne fortuitamente a caderli fra mano un libro eccellente pel suo tempo, gli Elenicnti di Storia Naturale delLcske, tradotli dal Padre Ermenegildo Tino. Fu allora che il Bonelli conobbe per cosi dire la scienza che a propria insaputa aveva prcsa a coltivare, e fu allora che seco stesso dclibero di farla esclusivamente oggetto di severe ed ordinate meditazioni, incominciando dalla parte piu difficile c generalmentc racno studiata, l'entomologia. In qnesto proponimenlo percorse la Liguria, la Provcnza, la Savoia, e rivide con maggior attenzione i contorni della citta. II copioso prodotto di queste escursioni , la compcra delle collezioni entomologiche del Dollor Allioni e del Rubinetti , venute a quei giorni in vendita , e lo studio che col successivo acquisto dei libri allora in uso ebbe a fame , lo poscro ben presto in istato di aprire corrispondenza con altri coltivatori del medesimo ramo e di farsi onorevolmente couoscere colle stampe. II progetto che primamente ei parve vagheggiare fu la compila- zione della Fauna piemontese, vale a dire la enumerazione e la descrizione degli insetti del Piemonte. Linneo e Fabricio aveano falto sentire nelle celebri loro scuole I'importanza di siffatte Faune parziali dimostrando come per esse soltanto sarebbesi un giorno potuto giugnere alia formazione della Fauna generale d'Europa; e gia il Linneo medesimo in Isvezia, Schrank in Baviera, Walckenaer a Parigi, Scopoli in Carniola , Rossi in Toscana, Petagna nelle due Calabrie, ed altri in altri paesi aveano dato opera, conseguendonc fama, a si belle investigazioni. Ma il Bonelli o non credesse di avere per anco riuniti tutli i possibili materiali di si esteso e dif- ficile lavoro, o volesse pria cattivarsi il favore degli Eruditi suoi concittadini e strauieri , itleo di farlo prccedcre da una sorta di Prodromo, ove soltanto fossero registrate, descrittc e disegnate di sua propria mano le specie da ltd avute per nuove. Corrcndo adun- que l'anno 1807, ventesimo terzo deH'eta sua, presento alia Renlc Tom. xxxvii. R i3o EI-OGIO STOIUCO ECC. Socicta Agraria un primo fascicolo di qucst'opera, cui dava il titolo di Specimen Faunae Subalpinae. Non e qui mesticri clie io ilica qual lode procacciasse al giovane autore questa scrittura; che non solo vennc cssa accolta con esprcssioni singolarmenlc onorifichc da quclla dotta Socicta che la fecc stampare ncl volume IX de'propri Atti, ma l'autorc stcsso ne fu , per essa , a pienezza di suflragi cletto Socio Ordinario. Trenta sono gli insetti che in questa prima pubblicazionc il Bonelli prcsc a far conoscere, e tutti appartencnti all'ordinc dci coleopteri. La diligenza con che sono stese lc de- scrizioni, l'esaltezza dclle figure, la vera novita dclle specie propo- Ste , non mai stata impugnnta dagli osscrvatori che vennero dappoi, c la fina critica colla quale veggonsi le specie medesime paragonate e distinle dalle analoghe gia conosciute, fanno vivamente rincre- scere che l'autore non abbia continuato ad adoperarvi 1'opera e l'ingcgno, sicche il Prodromo almeno toccasse al suo termine. Ma un vcro bisogno della entomologia lo chiamo ad altre e piu gravi ricerche : la qual diversione se nocquc alia scienza da un lato , le torno sommamente profittevole da un altro. L'entomologia, uscita allora per cosi dire dalle mani di Linneo e di Fabricio, stava ri- cevendo carattcre e forma filosofica da Cuvier e da Latreille, i quali sottraltala all'esclusiva dipendenza dei sistemi chiamati artificiali , areaho cominciato ad ordinarla sulle basi del metodo naturale, che e quanto dire dietro i rapporti di organizzazione e di struttura che reciprocamente manifestano gli esseri compi'esi nel suo dominio. In questa generate riforma la famiglia numerosissima dei carabici avea sofferto, forse piu d'ogni allra, importanti mutamenti. Divisa da principle in due soli generi dal Linneo, era stata in ragion semprc crescente suddivisa da Fabricio, da Latreille e da Clairvillc, fino a contare venticinque generi per lc specie europee, ed altri undici per le esotiche. Ma, siccome avviene di tutti i primi sforzi dello spirito umano in cib che dipende dall'escrcizio dci sensi , questo ripartimento, benche opera d'uomini dottissimi cd oculatissimi, era ancora molto lontano dall'onerire quella pcrfezionc , di cui l'argo- DEL PROF. CICSEPPE CENE l3l i ii ml i) era in quel tempo capacc, e uiolii dei generi nuovamcnte introclotli racchiudcvano specie tlisparatissime non solamcute per la eslcrna configurazione, ma si anche per la orgauizzazione della bocca, per le abituclini , e molti altri esscnziali riguardi. II Bonelli sent! qucsti difetti , e , a titolo fors'anchc di lavoro preparatorio per la Fauna , si accinsc ad emendarli. Non appena se ne sparse la notizia , clio i piu eclebri Entomologi d'llalia, di Svizzera , di Francia e di Germauia , applaudendo a si bella impresa, si affret- tarono di fornire all'autorc i mezzi di dare al suo lavoro quella latiludinc c quella perfezionc clie lo stato della scienza consentiva maggiore: e siccomc a questo fine nccessaria sopratlutto sirendeva una seric di carabici piu numerosa, che quella dcll'autore nol fosse, cosi ciascuno, con uno zelo e con un disinteresse di cui hannosi j mi. In escmpi , man do qui la propria raccolta, chi prestandola e chi affatto cedcndola in proprictu all'Entomologo torinese. La qual nobile e generosa gara io non so sc meglio testiGchi l'importanza del lavoro che il Bonelli aveva preso a trattare , o l'alta estimazione di cui egli gia godeva per tutta Europa. II giorno 29 aprile del 1809 il Bonelli presentava a questa Reale Accademia delle Scienze la prima parte del suo scritto , cui meglio clie il titolo modesto e troppo generale di Osservazioni entomologiche sarebbe convenuto quello di Classificazione metodica dei carabici, siccomc iufatti lo era: nel i3i3 poi gli aggiugneva la parte seconda , ancor piu interessante della gia pubblicata in ragione delle nuove cognizioni e dei nuovi sussidii che un viaggio eseguito in quell'intervallo di tempo in Isvizzera ed in Francia aveali procacciato. — Non e esagerato il dire che l'aspettazione dei dotti trovossi di gran lunga superata in questa produzione, per modo che non si tosto comparve essa in luce cogli Atti della Reale Accademia, che venne ovunque accolta ed acclamata siccome il capo-lavoro uscito lino a queU'epoca in materia di entomologia, e valse indi in poi al Bonelli, piu che ogni altro suo scritto postcriore, quella celebrita di cui godetle nel corso di sua vita , e che sempre rimarra congiunta al suo nome 1 32 EL0G10 STOIUCO ECC. fmche saranno in pregio le naturali discipline. I gcncri nnovi die il Bonelli introdusse nella famiglia dci carabici propriamente dctti ainmontano a trentatrc, die uniti a quclli di Fabricio, di Latreille e di Clairville sommano a cinquantasette. Questa moltitudine di generi eke a prima grants poteva sembrare soverchia, non la era infatti: i generi Bonelliani, fatta qualche leggicre eccezione da imputarsi alio stato in cui la scienza trovavasi allora anziche all'autore, ri- posano sopra analogic organiche di una realta e di una importanza troppo riconosciuta perche non debbansi dire comandali in certo modo dalla natm-a medesima; e la prova migliore die se ne possa addurre sta in ci6, che ad onta dei moltiplici cambiamenti soprav- venuti in questi ultiini tempi nella parte metodica della entomologia, quci generi non cambiarono cssenzialmente ne di sede, ne di va- lore: alcuni soltanto vennero recentemente incorporati ad altri , o ridotli alia condizione di semplici sotto-generi; ma quesle vicende, frcquenlissimc nella storia delle scienze naturali, non venner loro die dall'incessantc succedersi delle scoperle , chc accresccndo im- mensamente il novero delle specie pongono tra genere e genere tal serie di reciproche transizioni , per cui cessano di essere diffe- rcnziali i caratleri asscgnati in origine a ciascun di loro. E buon per la scienza sc i principii che diressero il Bonelli nel suo classico lavoro fossero stati pur guida a chi venne dappoi, e se i giustili- miti che egli erasi imposto, fossero stati rispettati anche da questi! Ma la cosa ando altrimcnti. II brillante successo ottenuto dalnostro insigne Collega invoglio gli Entoinologi di varii paesi a correre il medesLmo an-ingo; se non che datisi alcuni a tormentare la natura piuttosto che a consultarla, e smaniosi di innovazione piA chc di verita , misero sossopra le famiglie che prelesero ordinare, fabbri- cai-ono vocaboli e non generi, e la scienza, da bella ed attracnle che era, divenne arida e fastidiosa. Vedeva il Bonelli con profondo rammarico crescere ogni giorno e dilatarsi questa mania, e quanta era l'autorita dci suoi consigli , tutta la adoperava si in lettere che in parole per frcnarla, e nella iuutilita de' suoi sforzi era talvolta DEL PROF. GIUSEPPE GENE 1 33 si grave lo sdcgno chc in lui si acccndeva, die volgendolo contro se medesimo accusavasi , e ognuno giudichi con quanta ragione, di aveiia in ccrto modo provocata, e quasi vcrgognavasi di qucllo stesso lavoro die dovca pur sempre essere per lui oggelto di giu- stissitna compiaccnza. Queste cose, per nulla congctturali, scrivcami egli stesso, quando sovvenendoini di preziosi consigli nel muovere che io faceva i primi passi nella carricra delle naturali discipline, onoravami di sua frequentc corrispondenza, e qucste cose, piu che la impciTezione della vista che in lui fu naturale, lo ritrassero alia perfinc da una scicnza che ci non credeva piu meritcvole di que- sto nome. Un'epoca singolarmente importante ed onorifica pel Bonelli fu lo spazio di tempo corso fra la prima e la seconda pubblicazione del suo lavoro sui carabici. La morte del benemerito Professore Spirito Giorna, avvenuta in maggio del 1809 , avea lasciato vacante un poslo nella classe fisico-matematica di questa Rcale Accademia delle Scienze , e il Bonelli che allora si trovava a Marsiglia, vi fu nominato nel modo il piu cnorevole. « Cio che deve riusciivi piu grato, scriveali il Professore Bonvicino, sie che voi siete stato eletto a unanimita di suifragi; cd io posso assicurarvi che, essendo membro di questa illustre Accademia dalla fondazion sua, non vidi mai altra nomina , fra le moltissime che ho pur vedute , che siasi potuta cf- fettuare come la vostra nemine discrepantc. Dal che dovete argo- gomentare il conto in che i Membri della classe tengono i voslri talcnli, i vostri liuni c le prcziose scoperte che avete fatte nella entomologia (1). » Ma per la morte di Giorna vuota era pur ri- masta la Cattcdra di zoologia nella Regia Universita, cui volevasi provvedere col mezzo di un concorso. — Pane al Bonelli dovcr questa carica , ove avesse potuto consegnirla, porlo in istato di vie meglio attendcre ai suoi cari studii, e dclibcro di prcscntarsi (1) Da icltera autografa csistcntc ncH'AichWio dvi R. Museo. 1 34 ELOGIO STOIUCO ECC. fia i Candidal!. Sc non che , conosccndo , meglio forse die ogni altro, la vastita della scicnza, ne credendosi ancora al tutlo capace di tanto insegnamcnto , ideo di recarsi a Parigi a fine di frequen- tarvi i Musei c i pubblici corsi di quei rami di zoologia, per lo studio dei quali noil Irovava mezzi suflicicnti in patria. E qui torna a suo onore il far sapere come a questo viaggio ei venisse prin- cipaliuciitc sollecilato dal celeberrimo G. Cuvier , il quale giunto a Torino al cominciaie del 1810 e venuto a visitarlo in sua casa, ben tosto conobbe qual partito polevasi trarre in favore delle scicnze nalurali da un uomo dotato di tanto iugegno e di si lino criterio. Soguendo adunque il proprio desiderio e si autorevole consiglio, e fedele al celcbre precetto di Linneo , partivasi egli a piedi nella state del 1810 , e dopo un viaggio che fu un seguito non interrotto di ricerche e di osservazioni giungeva nella capitale della Francia. Coloro che amano appassionatamente una scienza e che sanno per prova quale ansiela d'apprendere agiti di continuo un'anima forte- mente inclinata ad un dato genere di studii, immagineranno di leg- gieri le sollecitudini che il Bonelli adopero onde giovarsi di tutti i inezzi che quella sede principalissima delle scienze gli ofleriva. Strauiero ad ogni rumore citladinesco , come ad ogni piii onesto passatempo, ei 11011 conosceva di Parigi che gli stabilimenti di instruzione, le publiliche e le private raccolte zoologiche, e le scienze ivi fiorenti: seguiva con instancabile diligenza i corsi di Hauy, di Fujas-St Fond, di Lamarck, di Geoflroy, di Dumeril, di Llainville: frequentava ogni giorno il laboratorio zoologico al Giardino delle Piante, l'anatomico, quello d'anatomia comparativa, e la ce- lebre scuola di Wanspaendonk , ove insegnavasi l'arte di disegnare e pingere le naturali produzioni : accolto poi dai dotti siccome uomo gia illustre e degno del loro commercio , usava famigliarmente coi Bosc, cogli Olivier, coi due Cuvier, coi Latreille, coi Brongniart, e cogli altri Naturalisti pill insigni di quel tempo, e faceva tesoro alle loro conversazioni di quelle dottrine che infioran sempre i discorsi degli uomini sommi, ma che non sempre possouo aver DET. PROP. GIUSEPPE GENE 1 35 posto nei loro scritti. Ed erano gia quatlordiei mesi, circa, clie il Bonclli anilavasi cosi preparando al grave ed onorcvolc ufticio, clie volcva meritare, quando il desiderio , non ingiasto ne riprovevole, di prenaiarc uno scienziato, che in qualita di dimostralore prestava gia da molti anni important! servigi alio stabiliincnto, fece nascere in Torino qaalchc pratica, che poco manco non mandassc a vnoto le oncste spcranze del giovane Candidate Ma il diritlo di nomina appartcneva nella forma di governo allora dominante al Gran Mastro delle Universita dell'Impcro, residente a Parigi, e questi snlla pre- sentazione del sig. Giorgio Cuvier ne uso in favore del Bonelli , noniinandolo a qnella Cattedra con Patente del giorno i5 marzo 181 1. Io non istaro a dirvi, o signori, qual gioja riempisse i'animo del Bonelli una nomina venutali con tanta spontaneita e per vie si onorc- voli: diro piuttosto che lnngi dal riuscirc per lui aigomento di pren- der lena soprassedendo per qualche tempo ai gravissimi studii cui erasi per si lunga pczza dedicato c nei quali gia era divenuto ec- ccllente , fu anzi l-agione che vi si applicasse di maggior animo, cd un'altra cura vi aggiugnessc quanto nobile e generosa nei suo scopo, altrettanto diflicile e laboriosa nei modi di condurla ad efTelto. L'Universita di Torino, non aveva a que' tempi tal raccolta zoolo- gica che fosse, non diro atta a sofTermare il colto forestiere, ma neppur bastevole a i*endere dimostrative le lezioni che vi si tenevano di tale scienza. II nuovo Professore rivolse il pensiero a codesto bisogno della patria sua, e seco stcsso delibero di provvedervi. A questo fine chiese ed ottenne il permesso di rimanere altri sei mesi a Parigi , e questo spazio di tempo fu da lui principalmentc im- piegato, coi mezzi che gliene forni S. E. il Contc Balbo, Rcttore allora dell'Universita di Torino , nei fare acquisto di gran numero d'animali scclti fra quelli che all'insegnameiuo doveano tornarc piu necessarii; gettando cosi le basi di uno stabiliincnto che in capon soli tre lustri sorse a tanto da sovcrchiare ogni altro d'ltalia, e ga- reggiare coi piu celebrati d'Em-opa. Spirato il tcrmine pi-efisso alia sua dimora in Parigi, e chiamato l30 ELOGIO STORICO ECC. dalla imminente apcrtura delle scuole , il Bonclli arrive) sul finire del 1S11 a Torino, ove immediatamente tenne pubblico inscgna- mcnto di zoologia c coniincio ia sua vita laboriosissima al Musco. Quests instituzione, dclla quale debbcsi la prima idea e Ia fonda- zione all'iinniortale Re Carlo Emanuele III , era rimasla prcssochc dimenticata poco oltrc il suo nascere per le guerre crudeli, per la invasione slranici-a , per le infelicita d'ogni sorta che travagliarono qucste belle comrade al mutarsi del sccolo; ne prescntava, quando il Bonelli vi cntro , che una raccolta di poche cenlinaja di oggetti, nutto in gran parte del viaggio intrapreso in Orienle dal celebre Professore Donati per ordine e conto di quel sapientissimo Re. Codesti oggetti, scarsi di numero , eransi col volgere degli anni notabilmente scemati si pel difetto di buona preparazione originaria, si per la viziosa forma degfi scaffali, clie non poteva contenerli se di mole appena superiore alia mediocre, e non valeva a garantirli dalla polvcre , dai tarli e dalle altre cause dislruggitrici csterne, se tali da potervi essere compresi: a dip breve piu non vi si scorge- vauo che quei prodotti, ai quali, siccome testacei e zoofiti, la na- turale solidita avea assicurata la conscrvazione; qualche pesce e rettile nell'alcool , e alcuni pochi mammiferi , che impagliati di nuovo e racconciati alia meglio dal Bonelli sfuggirono al totale deperimento che li minacciava, e conservansi tuttavia nella collezione. La poverta della raccolta non avea lasciato ignorare la neccssita di un catalogo, ma questo catalogo offcriva si frequenti ed ampie lacune in fatto di nomenclatura da potersi puramente dire numerico, ed era inoltrc incompleto perche limitato a certe classi soltanto. La prima cura del Bonelli , in cio validamente secondato dal be- nemerito Direttore Vassalli-Eandi, fu la costruzione di nuovi e ben iutesi scaffali in tutle le sale, di che allora si componeva il Museo di zoologia; nelle quali costruzioni interamente ideate e dirette da lui, vennero sommamente utili le cognizioni che ei possedeva di discgno, d'architettura e di meccanica. II comodo dell'osservatorc , cui scmbra non essersi abbastanza provveduto in pareccbi dei piu DEI. MOF. GIUSEPPE GENK 1 37 rinomati Musei, vi fu consullato con sommo accorgimento e pre- posto ad ogni considerazione d'allro genere; quindi laltezza, la profondita e la forma delle custotlie fu variata per ciascuna classe d'animali in ragione della maggiore o minore mole di essi. Quelle the furoDo dcstinatc a ricevcrc le conchiglie e gli insetti attestano in particolar modo l'iugeguo invcntore del Bonelli, ne io so seal- trove trovmsi quelle minute creature mcglio ed a maggior comodita dei riguardanti disposte. Preparato mediante queste opere nn sito ampio ed opportuno , ogni pensiero del Bonelli si rivolse alia formazione eflettiva della raccolta. Le diflicolta che ad ogni passo sorgevanli contro nel primo porre ad cflfetto si vasto divisamento non erau ne poche, ne di tal uatura da essere agevolmente e senza noja superate. E massima fra Uitte era la tenuita dei onezzi che l'Universita gli concedeva, e che la condizion di Torino , citla allora di second'ordine , non pare>a dover mai promcttere maggiori. Ma l'av\enturoso ritorno dell' Augusta Casa Reguante avvcnuto dopo pochi anni cambio interamentc l'aspetto delle cose , e pose il Bonelli in assai migliore condizione di quanto avrebbe mai osato immaginarc. La munificcnza dei Re Sabaudi tntta rivolta ad abbellire questa antica loro sede non solo colla maesta ilegli edifizii, ma col far^i eziandio fiorire ogni maniera di utili e liberali discipline , non conobbe limiti nel secondare e nel pro- nmovere il nascente Museo, e la operosita di lui che ne aveva non pin il desiderio, ma rincarico, non tardo a manifestarsi con tutti i mezzi che una mente vasta ed ingegnosa sapevali suggerire. Egli die maggior vita c maggior estensione alia corrispondenza che gia aveva intavolata coi piu rinomati Naturalisti dogui paese e coi Di • l-ettcai dei piu ricchi Musei d'Enropa: l'usopoi, saggio adun tempo e geloso , dei fondi considerevoli che ogni giorno ottencva ; il partito che sapeva trarre dalle naturali jvroduzioni del paese, di facile e non dispendioso acquisto, cambiandole con quelle di lontane con- trade; il favore in che fece tosto salire lo stabilimento presso i di- lettanti, i caccialori ed ogni ceto di persone che gareggiavano nel de- Tom. xxxvii. S I 33 KI.0CIO STORICO ECC. porvi quaulo di raro o ili strano vcniva loro fatto di raccoglicre; le frequenti cscursioni intrapresc e fattc ad altri intraprendere nellc parti incno csploratc dcllc Alpi, nelia Liguria e nella Sardcgna, c liualmenle un viaggio die egli esegui nel 1820 a Londra , donde loriu> rolle piu rare produzioni delle lerre intertropicali c anlarti- clie, fecer si clie nel volger di poco piu clie due lustri trovossi il Museo toriuese al livello di quello di Pavia, che allora primeggiava in Italia. Alquanto piu lardi e prccisamente negli ultimi otto anni di sua vita occupossi con istraordinario fervorc di conchiglie fossili. II Musco nc possedeva gia una ragguardcvol serie, quclla stessa ehc sommiuistio al beneraerito Profcssore Borson i tipi delle specie, delle quali si compone il suo Saggio di Orittognosia piemonlese pubblicato negli Atli di qucsta Reale Accademia; ma codesta serie formava parte della raccolta mineralogica; la zoologica ne raancava aflatto. Lo studio di questi corpi , quantunque slrettamente collegalo colle scienze geologiche e geognostichc, cade essenzialmcnte nel dominio della zoologia: quindi la loro mancanza nelle sale destinate a quanto e argomeuto di questa scienza sarebbe stata una lacuna condanne- volc, principalraente ove si rifletta essere il Piemonte uno dei pacsi d'Europa che ne offrono in maggior copia c varieta. Mosso adunque da queste considerazioni il Bonelli visito piu volte e ricerco minu- tamenle ogni distretto , ogni angolo del Piemonte , anzi d'llalia su- periore , nei quali 0 le anliche osservazioni , o i suoi proprii pre- sentimenli annunziavanli l'csistenza di codesti avanzi delle primitive creazioni; e il frutto di queste ricerche praticate colla scorta di sode cognizioni gcognostiche e spinte con instancabilc ardore fu una serie di oltrc a mille specie, fra le quali ravvisansi tutte quelle menzionate dal Brocchi, e moltissime aflatto nuove, proprie spe- ••ialmentc dellAsligiana , del Tortonese e della collina di Torino. Ne iul'raltanlo che egli accresceva con lanta celerita e con tanto sagrifizio di se stesso la raccolta lasciava da parte lo studio e Tim- piego di tulti quei mezzi che potevano contribuire a renderla sotto ogni rapporto interessanle ed all'islruzione profittevole. In un Muieo DEL PROP. GIUSEPPE GEKE 1 3g zoologico i eadaveri in certo motlo ricevono vita e carattere dalla Tassidermia : ma codesti attributi appajono piu o men veri , e la conservazione degli oggetti riesce piu o men durevole secondo il grado dell'abilita dei preparatori e secondo la maggiore o minore Ixiiii.i dei mclodi da essi adoperati. II Bonelli conosceva perfetta- mente qucst'artc per lo studio clic ne aveva fatto nei laboratorii di Parigi e di Londra, e la praticava altresi con isquisita maestria. Ei dunqne si rivolse con giornaliero insegnamento e con ogni sorta di manuale dimostrazionc ad instruire due giovani preparatori ; che dietro le sue istanzc erano stati concessi e stabilmente applicati al laboratorio: e fortunato nella scelta ei li vide in poco tempo cre- scere secondo la mente sua e spargere in tutte le classi quella fre- schezza di esemplari e quella naturalezza di atteggiamento che non sono il minore dei pregi fra i tanli che distinguono la attuale rac- colta torinese. — Ma ne la bellezza, ne la moltitudine degli oggetti soddisfano per se sole alio scopo cui mira la instiluzione dei pub- blici Musei di Storia Naturale. Vuolsi eziandio che le produzioni della natura vi si trovino con tal ordine ripartite e collocate, per cui facile riesca la ricerca e lo studio delle loro proprieti e dei loro vicendevoli rapporli. I sistemi, o i metodi, e piu questi che quelli, liai i no tale nobile incarico, e veramente puo dirsi che nella loro eccellenza stia l'eccellenza dei Musei. L'immortale opera di Cuvier, il Regne animal, avea gia tolta ai Naturalisti la liberta della scelta riguardo ai principii ed al modo di generate classificazione. Quella che essa ofieriva era l'espressione della natura medesima ; della natura, interrogata dalla piu vasta capacita intellettuale del se- colo ; e il Bonelli che ne fu uno dei piu solleciti e caldi ammira- tori la trasporto nella collezion torinese , con quelle modificazioni nelle particolarita che i progress! della scienza e le proprie osser- razioni gli vennero allora e nel seguito suggerendo. La classifica- zione degli uccelli fu quella che a lui parve specialmente suscettiva di notabili miglioramenti , e nell'ordinarla si scosto, seguendo una via propria, dal metodo di Cuvier, che per tutte le altre classi I jr> EI.OCIO STOaiCO ECC. aveva adoltato. Consiilerando chc l'unila dei princlpii distributivi trae seco maggior facilita di confronli c semplifica agli occhi dell'os- servalorc il gran quadro dclla creazionc, ed accortosi chc qucstn unila potcvnsi , scnza oflTenderc le lcggi del mctodo , introdurrc nclla divisionc in ordini dci mammiferi e dcgli uccelli , sicche nc risultassero due serie,come nsan dire i Zoologi, parallels, egl't ima- gino pei secondi la scguenle distribuzionc, clie in parte trovasi con- oordare con quetla clie quasi nel tempo istesso fu pi'oposta dal sig. De Blainville. Distinsc da principio gli uccelli in terrestri ed acquatici secondoche la gamba e in cssi totalmente vestita di piume, o nuda in vicinanza del calcagno. Gli acquatici che presentano quest'ullimo carattere furono suddivisi in brachipteri, in trampolieri o littorali, e in nuotatori , ne in cio si diparti gran fatto da varii altri autori tanto metodici che sistematici. Nei terrestri invece creo quattro ordini, nel primo dei quali raccolse sotto al nome di pj-en- ditoi'i i pappagalli, che rappresentanti naturali delle scimie nel la loro classe ofTrono anche dclle differenze afTatto analoghe, ed occu- pano il rango superiore per la perfezione della loro organizzazione nonnale , per l'eccellenza dellistinto , e pei mezzi organici che la nalura loro diede per perfczionarlo coll'esercizio di una quantita di azioni, delle quali essi soli sono capaci. Qucsti uccelli pajono di piu, rome le scimie, formare una grande famiglia isolata, giaccht: i vin- • oli che la collegherebbero colle altre non ci son noti o per lo meno sono ben lontani dal potersi paragonare a quei vincoli stretti e numerosi che riuniscono le altre famiglie meno naturali. I rapaci costituivano, non altrimenti che i carnivori fra i mam- miferi, il secondo ordine, siccomc quelli che a somiglianza dci primi, forinano un complesso egualmente naturale di uccelli , nei quali il particolare islinto di aliincntarsi di preda vivenle trovasi accompa- gnato da un temperamento forte e robusto , da armi appropriate, da un sufliciente coraggio, da una proporzionata statura , dalla fa- coka del volo portala al massimo grado di estensione , dalla perfe- zione de:;li organi dei sensi piu necessarii al loro modo di vivere , ec. DEt PnOF. GIUSETPE C.F.N k I 4 t Anche questa grande famiglia si risguardn\a dal Bonelli come iso- lata, stanteche ne i Lanii, ne i Gipogcrani, che da pareccht autoi-i vi si associano, non parcvanli atti a viucolarla ad alcun'allra. L'ordine poi dei camminanti o gallinacei, analogo a quelle dei mammifcri ungulati, rappresentava unallra grande famiglia nalurale, ma collegata cogli uccelli brachipteri c trampolieri piuttoslo clie cogli altri terrestri. In fatto i colombi, chccche se ne dica, nonne hanno ne il piedc , ne 1'economia, ne le abitudini, e il loro becco, come lo rcdiamo anche nelle divisioni piu naturali deiposatori, non olbi un caratlerc generate e fisso, che, tradultore di qualclie loro abi- tudine comune, valga a farceli separar d'ordine dagli altri uccelli terrestri a dita scmplieementc opponibili per posare Sui rami. Dopo la separazione degli uccelli acqualici, e dopo il riparlimcnto dei terrestri in prenditori, rapaci e camminanti non eravi piu mezzo, secondo il Bonelli, di passare alia crcazione di altri ordini che di- Stinti per le loro abitudini e ncl tempo stesso per caratteri costanli, esclusivi cd armonici con quelle, lo losser tanto cd a bastanza da poter essere netlamente isolati. La direzione delle dita non va piu d'aecordo cogli altri caratteri i malgrado la strettissima analogia che passa tra le Galbule, le Alcedini e le Ceici, vedonsi le prime avernc due airinnanzi e due all'indietro, le seconde tre allinnanzi ed nno all'indietro, e le altre non avernc che tre, uno posteriore e due soli anteriori. In alcune specie di Picchii il pollice manca e viene allora supplilo dal dito csterno rivolto alio indietro: ma qncsta direzione inversa di un dito non puo risguardarsi come conscntanea o i-onseguentc di on piano particolare nel sistema delle dita, slante- clic mentre e l'esteriorc nel maggior numero, in altri come nei Trogoni si e 1'interiore che si rivolge all'indietro. — Posta aduiique la nissuna importanza della direzione delle dita allorche essa non »: iccompagnata d'altro carattere che renda necessario o utile almeno a qualehe uso particolare, fuori di tpiello di posare sui rami, il piede a uno o due dita opponibili, non era piu consegucnte la se- parazione in ordini distinti di questi uccelli, che sotto una diversa I J 2 EI.OGIO STORICO ECC. strutlura apparente di piede hanno pcro sempre quest'organo de- stinato ad uu unico c comune uffizio; e I'u dietro queste considcra- zioni chc riunendo in mi solo online tulti gli uccclli a mandibolc ed unghie fisse, cd a pollicc opponibile, il Bouelli costitui la sua iamiglia dei posatori. La quale famiglia , assai piu grande delle pre- cedent! e di piu difficile suddivisione, uon lascia d'esser, come quelle, naturale, in quantoche comprende tutti i mediocri e piccoli uccelli cantori, che nou abilano la superficie della terra o delle acque , che uon percorrono l'aria perseguitando vittime odimitando o scher- i, en i In le allrui grida, ma die invece si accordano a popolare le nostre selvc, i nostri giardini, ad abbellirne 1'uniforme verdura, e a renderue soprammodo vago il soggiorno per la compagnia che alcuni ci fanno dalla cima degli alberi , gli altri dal tronco sul quale si arratnpicano, altri dai bassi rami, altri dagli arbusti e canneti, ove piu davvicino ci fanuo sentire la melodia delle loro voci. Questa famiglia ammette iiiolta varieta nelle abitudiui particolari e quindi in tutti gli organi che loro sono relativi, varieta pero che si con- fonde e si intreccia siffattamente da non permettei'e, come gia si e accennnato, verun'altra grande suddivisione, che naturale e soli- damente londata possa chiamarsi. Vivono gli uni di sostanze solide e dure , altri di insetti terrestri , altri di insetti che colgono al volo, altri di insetti che cercano su pei tronchi degli alberi ecc: quindi allrettanli becchi di forma e forza diversi, altrettante modiucazioni nei piedi e nella coda, considerata come organo di movimento. E se i prenditori rappresenlano i quadrumani, i rapaci i carnivori, i camminanti gli ungulati, i posatori rappresentano forse ad uu tempo gl'insettivori, i rosicanti, gli sdentati, e i marsupiali. Questi erano, omettendo di entrare in eguali particolarita rap- porto agli acqualici, questi eran , dico , i pensamenti del Bonelli intorno al miglior modo di classificare gli uccelli , e veramente In danno che una soverchia modestia lo abbia sempre rattenuto dall'or- dinarli e metterli in luce in un colle scoperte e colle osservazioni d'ogai inaniera che copiosissime avea raccolte sulla naturale istoria DEL PROF. Clt'SEPPE r.ENE 1 4^ degli animali (2). Ma egli non era di quei niolti , i quali, come disse il Passavanti, vogliono snpere per essere saputi , cioe percs- sere conosciuti: il suo Musco, la sua scuola erano il suo mondo scientiGco, e ben di rado si euro di sorpassarnc i confini. Conlenlo di aver trovato una vcrita od un nuovo falto Delia economia della natura, contento di aver colto un vizio nclle dottrine del giorno, ei non faceva che valersene in pro della sua diletta raccolta e del proprio insegnamenlo. Quindi oggelto d'ammirazione pei Dotti 11a- zionali e stranieri la pi'ima, classico cd originate il secondo. La sua sposiziouc dalla Cattcdra mancava forsc di quclla facilita e di quella prontezza del dire che assai volte compensa ncgli uomiiii medioeri la poverta delle idee: ma colui che sapeva iliscemere il germe altraverso a codesta buccia, colui clie sapeva apprezzare l'ordine c i sodi precetti piu che il facile e fiorito scorrere delle parole, pendeva avidamente da quelle labbra ed ammirava in tntta la sua maesta la bellezza e la importanza della scienza che gli il- luminati Governi associano come parte necessaria agli stutlii me- dici e farmaccutici , che gli illuminati Governi proteggono e con ogni maniera di eccitamenti promuovono. Soltanlo il dovere che lo slringeva alia Reale Accadcmia delle Scienze lo indusse di tempo in tempo a pubblicare ne' suoi Atti alcune pregevoli scritture. Oltre alia classificazione dei carabici , gia da noi citata con lode, ebbimo da lui per qucsto mezzo una memoria intorno ad un nuovo genere della famiglia delle cicinde- (») La crcazionc dci generi Aslrodermus , Xilophilus , Pol) acanthus (Mus. tarn*, ortliopt. Arachne ( ib. an Phalangopsis, Aud. Serv. ? ) , la scopcrta del Turdus ll'erneri , del GarruUu melanocephalus , del Crprinus caninus , del Gobius fluviatilis , del Bodianus forjicalus ( ora Aalhias buphtalmos , C. Bonap.), della Poecilia calarilana; la riunionc sislcmatica della Saxi- co/tl slupazina e della aurita, del Turdus cyaneus e del solitarius , Ic osscrvazioni intorno alia j'fn'x noctua, Rcti, clie egli con nomc appropriutissimo cbiaroava Strix aucuparia , ccc. ee< aYrebbero potuto fornirli materia di importanti ed originali memorie in ogni ramo della aoologia. Anchc il geucrc Pelagius di F. Cuvier era gia sUto da lui riconosciuto e stabilito ftu JaU'anno i U 1 3 nella Phoca monachui : ma com« lultc le preeedeuli cose . nol pubblii u I I I ELOCIO STOniCO ECC. lele (3): la descrizione tli una nuova specie di pesce del Mediter- laneo, apparlenente al genere Tracliiptero, con osservazioni sui ■ araUeri di questo medesitno genere (4); una nota intorno ad tm Tppopotanto slalo acquistato nel i8a3 da I R. Museo di Torino (5), e la descrizione di sei nuove Farfallc della Sardegua (6). Nella prima ili qucste memorie clie fti scritta nel i8i4d Bonelli ereava colla denominazione di Eitry chile un ottiino genere, insigne per la forma dei palpi masccllari interni ridolti a nulla piu che una piccola spina: ma per quolla non euranza, in clie l'autore tenea le proprie cose, ne ritardo la presentazione e la lettura alia Bcalc Accademia fino al 1817, nel quale intcrvallo cli tempo datosi for- tuitamentc il ehiarissimo Latreille ad cguale ricerca, cre6 e propose il medesiino genere sollo al nome di Tlierules , nome che ebbe quintli e diritto di priorita e universale adozione. — Colla se- conda meraoria molto miglioro ed accrebbe le imperfette cogni- zioni che si aveano intorno al Tracliiptero di Gouan, al quale il suo Trachypterus cristalus pare a giudizio di alcuni doversi riferire. L Ictiologo di Montpellier avea compilate le sue descriztoni gencriche c specifiche sopra una cattiva figura di Belon; quindi era incorso in gravi imperfezioni ed errori. Piu fortunato il Professore torinese osservo questo pesce in nature ed intatto, in occasione che trova- vasi a Genova, sicche pubblicandone i veri e compiuti caratteri provvide a un bisogno della zoologia. — Nella nota che risguarda llppopotamo intese sopratlulto a far conoscere alcune partieolarita di struitura e specialmente di quella del muso e delle nari, dalle quali risulta che questo grande animale, contro quanto pajon far credere le descrizioni e le tavole di parecchi autori, pu6 chiudere perfettamente la gola e le nari a somiglianza delle foche, allor- (3) Mem. della R. Accad. di Tor. vol. XX11I. (4) Ibid. vol. XXIV. CS) Ibid. vol. XXLX. (i ibid. vol. XXX. DEL PROF. GIUSEPPE GENE I j 5 quando sta sommcrso nell'acqua. — Finalmente nell'ullimo scrilto, dopo aver faltc conosccre le set nuove Farfallc stale raccolte in Sardegna dal s»io doltissimo amico e nostra collega sig. Cavalicrc Alberto La Marmora, il Bonclli si abbandona ad alcune imporlanli considera/.ioni di gcografia naturale circa le Farfalle. Egli fa osser- vare particolarmenlc , i .° che se hannovi moke specie che sono comuni alia Sardegna ed al continente d'ltalia, alcune pur vc n'hanno che sono afialto particolari a quell'isola; 2.0 clie le specie che vi si trovano sono notabilmente e fin d'un terzo piu piccolc dclla loro diuicnsionc ordinaria; 3." che i colori vi acquistano maggior vivacita e divenlano piu dislinti; 4-° °hc le macchie e le fascie di colore oscuro sono piu piccole od anche svaniscono aifalto nelle Farfalle sarde, il che cambia in esse, almeno in apparenza, i disegni delle ali. E poiche ho prcso a fare il novero delle cose pubblicate dal Bonelli, non taccro del suo catalogo degli uccelli piemontesi , la- voro di pochc pagine, che sebbene senta in qualche parte la gio- vinezza deirautore, clie lo mise in luce nel 181 1, non lascia pero d'essere citato e preraurosamentc ricercato dagli Ornitologi. Codesto catalogo contiene ad eccezione di alcuni pochi, sui quaU l'autorc mancava di positive nolizie , tutti gli uccelli che in nuracro di 264 erano stati fino a quell' anno ossei-vaii nel Ficnionte. Esso e pura- mente alfabelico e le specie ben conosciute vi sono espresse colla nomenclatura francese di Buffon, la lalina di Linneo e la volgar piemontcse, con tal ordine distribute c ripetute da offcrire alle persone che conoscono soltanto il nome Linneano od alcuno di quelli che si usano nella contrada , il vantaggio di trovar innnanti- ncntc il nomc francese e viccversa. Dieci note poi collocate in fine dello scrillo, illustrano la sinonimia di altrettante specie, ovvcra- mente le fan conoscere per nuove (-). (7) Nclla adunanza del a; di fcl>brajo del i8ao il Bonclli lessc alia Rcale Accadcmia delle SciejOM il principiQ di unu scritto intitolalo: Memoire sur Us oiseaux rares ou nout'caux qui out paru en Picmont depiiis 1811. Coniprcndcvansi in csso le dcscrizioui ftccuritissime dclla Toil, xxxvu. T I |(i ELOGIO STORlCO tCC. Tuttc Ic classi della zoologia erano state qual con amore, qual cbo predilezionc, collivatc dal Bonelli, ma nissuna lo fu quanto negli nllimi aimi di sua vita la conchiologia fossile. Accinlosi, come io gii dissi, a formarne una raecolta pel R. Museo zoologico e for- mataia in pochi anni copiosissima e ricca di specie indescritte od altrimente interessanti, vi si pose attorno con talc afl-etto, e la studio con tale perse veranza d'applicazione, che ben puo dirsi nessun ita- liano aver questa scienza piii addentro conoscinta. La stessa indif- tereiiza che in lui potevasi dire naturale ove fosse argomento di pnbblicare colle stampe i proprii lavori si era riscossa ed avea dato Juogo ad un proponimento piu. confonnc ai voti dcgli studiosi, all'in- teresse dclla scienza, all'onore del pacse. — In tutti i tempi le t onchiglie dei nostri inari hanno attirata la curiosita degli uommt per la singolarita delle forme, per la vivezza e varieta dei colori, e in tutti tempi i bulini e i pennel'K gareggiarono nel rappresentarle e nel riprodurle in miMe guise; ma quelle che trovansi sepolte nelle noslre colline, prive di colore e di lacentezza , lordc dellla terra che le circonda, furono generalmente neglette inGno a che accortisi i ilolti, e non son molti lustri, che codeste spoglie, studiaite in se stesse, nella natura c circostanza del loro giacimento, nei rapporti '■he appalesano colle specie viventi oggidi, ecc. , potevano fornire , come altrettarite medaglie naturali, istruttivi document! delle suc- cessive variazioni anticamente subite dalla crosta del nostro globo e cosi giovar grandemente alia geognosra, divennero pxrr esse og- getto di universale ricerca e mcdilazione. Fra le molte opere di questo genere che apparvero in Italia, tutte degne piu o meno di 'li lode, una Ye n'ha, che, ideata su un piano molto esteso, puo ilirsi assai meglio d'ogni altra elaborata ed utile pe' suoi risulta- Sj .'.i.; sttbutiHua c della cisticola , con molte interessanti osservazioni sullc loro abitudini : la rontiuuazione di questo lavoro, che avrebbc assai rischiarata cd accrcsciuta l'omilo- MgU picmontcsc, fu abbandonata dall'autore, che forse videsi prcvenirto su parccchi punti dal >ig. Temininck , il quale pnbblico neH'ottobre di quel medesimu anno la seconds edizione dtl iuu ctlebre Ma.lucl tTurntthotvgu- del PRor. cicsrrpE gene i.\~ menu' alia seienza. Questa e, come ognuno giu lo imagina, la con- rliiologia fossilc siihapcntiiua pubblicala ncl 1 8 1 4 dal Broccbi , cbe l'amore delle naturali investigation! trasse poscia a morire sotlo il cielo inclcmente del Sennar. IVIa cgli e un faUo altestato dai con- temporanci che poche furono le ricerche di conchiglie personalmeul< praticate da qucsto dotto ilaliano, c da un'altra parte e nolo che le collezioni di Piacenza, di Milano e di Padova, alle quali ebbc ricorso per la compilazione del suo lavoro, non erano abbastanza numerose ed assortite, e riguardo alle specie vivcnti ben lontane dall'offerirli un numcro sufticienlc di tipi che potessero rettamentc guidarlo nelle determinazioni delle fossili. Ora incpiesta classe d'ani- inali un solo o pochi individui per ciascuna specie non fanno piii volte che indnrre in errorc, non solamente rpiando si paragona una specie vivente ad una fossile, ma ben anche quando il paragonc si fa Ira una vivente ed un'altra vivente per poco che siano scelte agli eslremi delle loro variazioni o provenienti da localita diverse. A queste circo • stanzo, le quali io accenno meglio a giustificazione, che a carico del benemerito scrittore, a queste circostanze, io dico, devonsi attribuire alcuni errori ed alcunc false applicazioni di noinenclalura, che si incontrano qua c la nella sua opera, la quale, se non e troppo soltilc il veder mio, manca altresi di una quantita considerevole di specie, pur ovvie nei noslri terreni, fra quelle che sono piii im- portanti nei riguardi geognostici, e lascia troppo sovente desiderare, rapporto alia loro frequenza relativa, le notizie proprie a stabilire quclla sorta di preponderanza che serve spesso a caratterizzare cia- scuna localita ; essendo ben noto che certe specie non appartengono che a ccrti terreni e a certe giaciture, c che ciascuna localita , data ben anche l'identita delle formazioni , ha delle specie predo- minant! che essa non divide colle vicine, ma spesso al conlrario con altre molto distanti che le sono analoghe ; notizie, conchiudo, che presto o tardi possono riuscire utilissime alia gcognosia. II Bonelli si apparecchiava a correggere queste mende del Brocchi, o diro meglio a dare all'Italia un originate e classico lavoro di con- I (8 EI-OGIO STOIUCO ECC. chiologia fossilc, c gia avca posto 111:1110 alTord'mamcnto dcllc infi- nite note che vi si riferivano, e gia lo annunziava con compiaecnza agli ainici, ai corrispondenli, al inonilo scicnlifjco. Ma egli era scrilto nel cielo che tulti fossimo fraudati del frulto di lante c si pcrtinaci ricerche: il Bonelli dovea scenderc nclla toiuba seuza compiere i proprii e i nostri desiderii. Gia fin dal i8i5, anno in cui si sposo a Ferdinanda Dancona , ornatissima donna , la sua salute erasi fortemcnle altcrata per cou- tinui vomili, vcrtigiui, deliquii ed emorragie, cfl'etti forse piu della soverchia applicazione , clic della sgraziata costiluzione fisica che aveva sortita dalla nascita. Codesti malori, quantunque cacciati ogni volta o sniinuili dai soccorsi della racdicina, dalla cessazione dei lavori mentali e dai viaggi, non lasciavano di ricomparirc quasi ogni anno, e verso il 18 18 furono si frequcnti e gravi, che, forzato a sospendere co' suoi ainici d'oltramonte la corrispondenza epistolare che soleva tenere animatissima, fu crcduto morto e come tale citato nel tomo ventes'nno del nuovo Dizionario di Storia Naturale uscito in quelFanno (8). Ma questa notizia tristissima, allora immatura, non dovea che troppo presto awerarsi: il giorno 11 giugno del iS3o il Bonelli fu colpito da un primo insulto di paralisi, che susseguilo da molti altri a hrevi distaiize di tempo, il lascio imperfetto dei sensi e fuor d'ogni speranza di guarigionc. Conscio del propria mi- serabilc stato, svelto dal suo caro Museo e dalla scienza che era slata la delizia del viver suo, e declinante ogni giorno di forza fisica ed intellettuale, egli stette sei mesi oggetlo della pieta e delle te- nerissime cure della amantissima sposa, dei parenti, degli ainici, dei colleghi, e sopratlutto dcll'illustrc Rolando, il quale in allora sano e fiorente, dovea pur seguirlo dopo pochi mesi al sepolero. Mano mano che venivano mancando nel Bonelli le facolla intel- lettuali, parevano raflbrzarsi quelle del cuore: i suoi figli ch'egli (8) V. pag, aSi Tosto che il pote si trasfcri in Sassari nella Sardegna, ove mal- grado le sue moltc occupazioni , e come Profcssore, e come primo Rappresentante il Protomedicato, fu cgli indefesso nei lavori scien- tific , ed in breve , nel 1809, fcce in Sassari di pubblica ragionc il suo : Saggio sopra la vera slruttiira del cervello dell'uomo t degli animali , e sopra le funzioni del sistema nervoso , con figure in rame disegnate ed incise da csso. In segno di gralitudine e som- missionc lo dedico a Sua Macsta il Re Viltorio Emanuclc. Sc il soggiorno in Sardegna fu in quel tempo conveniente al Rolando, pcrche godendo in qucll'isola di una (ranquilla pace , menlre l'Europa tulta era in tuuiulto, potcva il Professore conse- crarsi pacatamente ai suoi studi e ricerche, clic pur furon molte; non gli fu pert) vantaggioso alia pubblicazionc di quel suo scritto; rimase esso lungo temj>o dimenticato , e poco o nulla fu conosciuto nel continentc europeo, onde fii causa, che un autore francese tralto inollo tempo dopo materie consimili ignorando quanto venue antccedenlemente detto in Italia dal Rolando. Iufrrmossi in Cagliari l'Audiberti, e fu il Rolando richiesto ad assisterlo , e nel tempo stesso ebbe l'alto onore di prcstare la sua assistenza medica alia prcfata Sua Maesta e Reale Famiglia. Cre- devasi L'Audiberti gravemenle ammalato, ma con avveduto occbio pratico conobbe il Rolando trattarsi di semplice ipocondriasi; quindi da medico espcrlo , non gia con farragini di rimedi , ma con op- porluna e piacevole distrazione dcllanimo in breve lo rimise in salute: gli consiglio , c lo accompagno nel fare un giro per la Sar- degna, e cosi lo rislabili. Grato gli fu seiupre l'Audiberti, che aveva un cuorc benliitto, porlato a beneficare , ed aveva pure avvedutezza nel conoscere ed apprezzare gli uomini d ingegno. Gli fu il suo vero mecenate, c contribui di molto a fargli pcrcorrere una car- riera illustre ed onorevole; gliene fu , linche visse , riconoscente il Rolando, lo rispetto , lo amo, ed ebbe la consolazione, ed il ram- marico in un tempo di prestargli la sua medica direzione nella di lui ultima malatlia. 1 58 BELLINGEIU Ritoraala in Tieuionte nel i8i4 l'Augusla Casa di Savoja , si restilui in patria il Rolando, c gli fu conferita la Catledra di ana- lomia in quests Regia Univcrsita : piu confacientc al suo gcnio non pole riuscirgli un talc incarico. Qui moltiplico i lavori, andarono di egual j)asso le sue produzioni scientifiche , i favori dei Sovrani, le cariche luminose e i tiloli accademici. Lo accolse ncl suo scno (jucst'Accademia, e fu conispondentc di mollc Accacleinie di Francia, d'ltalia c di Ger mania. Fu lenuto in gran conlo dal Re Vittorio Emaiuicle, e presto ad csso assidua cura nella lunghissima sua malattia. Piu volte ebbe lonore di assistere ammalate le Reali Prin- eipcsse, e uegli ultimi suoi anni vcnne nominalo medico di sua Maesta la Regina Maria Teresa d'Austria. Iudicati cosi Augusli Personaggi, nii asterro dal dire, che Pcrsone ragguardevolissime , Auibasciatori, Ministri, primarie Cariche delta Corte ebbero il Rolando come loro medico, oi'a curante, ed or consulenle. Malgrado tutle queste sue occupazioni, e 1'insegnamento, in cui era egli indefesso, furono moltissime le di lui produzioni, che vi- ilcro la luce nello spazio di quindici anni ; lessc egli a qucsta Ac- cademia sei memorie di vai'io genere,ma specialmente anatomiche; fece inserire divers i arlicoli in vari Giornali di Francia e d'ltalia; stampo qualtro opere separate , e compile) unitamente al suo Col- lega il Professore Martini il Dizionario periodico di medicina, in cui ebbe campo di esporre i suoi ritrovati anatomici , ed i suoi pensieri fisiologici relativi al sistema ncrvoso, ed alia organogencsia, delle quali cose lutte discorreremo diffusamente in appresso. La sua rinomanza fece si, che non eravi medico slraniero istrullo, il quale passando per Torino non desiderasse di conoscere il Rolando, e moltissimi si dirigevano a lui inviati da' suoi Corrispondenti, che gt-ande era la rtputazione in cui era tenuto specialmente dagli ana- tomici stranieri. Per conoscere personalmente quei Uomini sommi, e per acqnistare maggiori cognizioni in quelle materie, in cui era di gia tanto versato, fece un viaggio in Francia ed in Inghilterra, onde conferire coi piu distinti Anatomici e Fisiologi di Parigi e di Londra. ELOGIO DEI. PROP. HOLANDO. 1 5<) Fu ila tutti molto onorevolmcnte accolto, c vcnne apprczzata la sua dotti ina. Lessc memorie a varic Accatlcmic , c furono esse upplauditissime. Ebbe altresi oceasionc di far ritorno in Firenze per un'onorc- volissima missionc. Decreto con savio consiglio il Magistrato della Riforma sopra gli studi di erigcre ed ampliarc il Musco anatomico, con provvederlo abbondantemente di bellissime prcparazioni ana- tomiehe in cera. Fu a tal fine destinato il Rolando , e questi, seb- benc in mal ferma salute, accelto il graditissimo incarico, e compi onorcvolmenle l'aftidatagli incumbenza; onde anche per suo mezzo vedesi in questa Universita un ricco gabinctto anatomico aperto a profilto della studiosa giovcntii. Moltissime erano le sue occupazioni , poiche oltrc ad essere Pro- fessore di anatomia, e medico di Corte era pure primo Consiglierc del Magistrato del Protomedicato , Membro della Giunta provincial^ sul vaccino , 8 nogli ultimi suoi anni fu pure nominalo dal Re Carlo Felice, Professorc di analomia alia Accademia dclle belle arli. Attendendo a tante cose non era possibile clie il giorno fosse per lui sumcicntc a poterle tulte disimpegnare ; quindi e chc un gran numero delle ore notturne le soltrasse al sonno per dedicaili alio occupazioni piCi serie , e consecrarlc alio studio ; medico in cio per gli altri, ma non gia per se slesso, che anzi operava in qucslo contro i precctti di quella scienza, che pur professava. Sc si infrangono i dcttami della nalura , questa se ne risente prima , si indcboliscc col tempo , c nel progresso succumbe. Cosi fu dell'infelico Rolando; la causa indicata, ed il troppo se- vcro studio gia da sei anni prima della sua mortc alterarono la sua costitu/.ione. Quasi ogni anno ei'a soprappreso da febbri intermit- tenti irrcgolari, dipcndcnli da nervosa ailczionc del cauale alinicntarc, e specialmcnle del ventricolo; non erauo esse tali da ineuter ti- more , ma erano pcro ostinatissime c. spesso recidivc. Cio malgrado non intermise , ristabilito che fu, le sue occupazioni, nc vario il suo mclodo di vivcrc. Nella primavera del i83o si riprodussero tali l6o BELLINCEM febbri, secondaric bensi, e sebbcne non fossero inolto intense, pure per la loro lunghezza, e per esscre state ribclli agli amminislrati rimedi , non lasciarono di apportarc qualche timore. Ncl snecessivo estate intraprese l'indicato viaggio di Fircnzc, e gli fn queslo di qualche vantaggio. Rcstituitosi in Torino in breve ebbe a risentire mi malessere indicibile. In novcinbre dello stesso anno si aumen- tarono i suoi mali; ci6 non ostante per due mesi progredi ancora ne' suoi lavori, e nel suo pratico csercizio. Sul principio di gennajo si costitui a letto per soflrire una malaltia lunga , penosa e mortale. Non voglio io qui descrivcrc le lunglie sue sofl'erenze, la rara costanza d'animo , e la sua rcligiosa rassegnazionc. Basti il dire che la malaltia principale fu uno scirro al piloro, riconosciuto ed am- messo dallo stesso ammalato , e verificato dopo mortc ; basti il dire che ragionava con tranquillita del suo male , e dell'inevitabile esito, che ben prevedeva ; e che chiese egli spontaneo tutli i conforti della Religione. Andarono a gara i suoi Colleghi nel prestargli la piu assidua assistenza. Sono a commendarsi a tale riguardo i Pro- fessori Chiesa e Capello, il quale poco dopo lo segul alia tomba, >itlima del suo zelo per la patria , avendo intraprcso nella sua avanzata eta il lungo viaggio di Ungheria , per ivi osservare , e studiare attentamente il Cholera. Merita inoltrc s'mgolare menzione il Professore Martini , che e come medico, e come amico intimo gli fu cortese della pii\ cordiale assistenza. Ne si accontento di tjuesto, che dopo morte ne scrisse la vita, ne disse le lodi , ne < ompianse la perdita, e ne compendio le dottrine. II 20 aprile i83i fu l'ultimo della vita del Rolando; ed e ben a compiangersi una tal morte ; fosse egli ancora sopravvissuto, che nuovi onori 1'attendevano; ammalatosi sul principio di febbrajo il Re Carlo Felice chiese subito del Rolando, ma questi da un mese era travagliato dalla angosciosa malattia, e di una settimana precedette lAugusto Monarca al sepolcro. I>a il Rolando di slatura piuttosto elevata , di bella presenza , ■\m-v , ed ameno in volto , con fronte spaziosa , ed il solo suo EI.OCIO DEL PnOF. ROLANDO. l6t aspetto annunziava ingegno ; era ili corpo snello, di mairiere allaliili e cortesi , era magnanhno, e modesto, e vcrsatissimo nclla sua pro- fessione ; c per tali sue qualila si merito la protezionc dei Sovraui, la slima dei grand! , la consideraziouc dci dotti, l'amor dei colleghi, l'ossequio degli ahinni , e la rivcrenza degli interior* COMPENDIO DELLE DOTTRINK DEL ROLANDO Molte sono le opere pidddicate dal Professore Rolando, e risguai1 dano esse ranntomia c fisiologia del sistema ncr\ oso , hi fisiologia e la patologia in genomic , l'organogenesia , e l'cntomologia : di- seorreroino di riaschcdima sopnratamente ; e primieramente « I« i suoi lavori sid sistema ncrvoso , i clie nei loro primi sviluppisono cssi vcre vescichelte cerebrali ; inoltre perclie il taglio trasversale di detti nervi preseola della soslanza ciucrea. Da bingo tempo nveva il Rolando manili- stato una tale opinione nelle sue lczioni , ma fu nella pubblicazione di essa prcceduto da Blainville. Soslicnc coutro i rcccnti analoinici, c spccialmente conlro (iall c Tiedcmann, olrt il maggior uumcro dci lilainenti dei nervi oilit i nascono dei talumi ottici, c non gia dai corpi bigemini anleiiori: e relativamentc a qucsli corpi non e d'avviso coi citali analoinici, clic negli uccelli , nei rcltili e nei pesci csistano i corpi bigemini, ma cogli antielii anatomici ritiene cssere i dclti corpi veri talami ottici. Considcra poi questi come un ccntro , a cui si riferiscono i cordoni antciiori del niidollo spinalc, alcune fil>re degli emisfcii. < delle promincnze bigcmine. Non avcndo ammesso l'originc dci nervi ottici dai corpi bigemini anteriori, ncga con piu di ragione Torigine dei nervi olfatiorii dai corpi bigemini posteriori. Considera i corpi quadrigemini come aventi relazione anatomica col midollo spinale, e cpiindi come organi de- stinati alia locomozione, e non gia alia vista. Ha pero due grandi avversarii, Tiedemaun e Flourens; il primo con fatti analomici, ed il secondo con dirette esperienze dimostrarono essere i corpi qua- drigemini id istretta relazione cqgli organi della visla. Stabiliscc clie il midollo allungalo c formato dalle radici di tutti i nervi, come pure dalle fibre midollari, da cui c composto il mi- dollo spinale , il cervcllctto e gli emisferi : quindi lo risguarda come il nodo della vita. Fondato sopra i suoi lavori sullorganogencsia riconobbe , clie le parti del sistema nervoso, le quali si rendono visibili le prime, sono precisainente quelle, clic formano il suo centra, cioe il midollo allungalo, da cui in seguito si eslende po- stcrionnente il midollo spinale, ed antcriormcnte si sviluppano le proiniiienze quadrigemine, i talaini ottici, gli emisferi cerebrali, i lobi olfatiorii ed il ccrvelletlo; sortendo poscia da varii punli del mi- ilnllo allungalo i nervi ed i ganglii. iG.j DEI.LINGEIU Nel ra'ulollo allungalo soiio a considerarsi i corpi piramidali, re- lalivamente ai quali il Rolando insegna, clie oltrcpassato questi il pontc di Varolio, non foraiano per se soli i pedoncoli cerebrali, ma ne costituiscono sollanlo la loro parte antcriore ed esterna, e trovansi scparati dai cordoni da esso deltl anteriori del midollo spi- nale per mezzo della sopraindlcata sostanza nerastra. Distingucndo COS) nei pedoncoli del ccrvello le fibre provenienti dai corpi pira- midali da quelle che sono una prolungazione dci cordoni anteriori del midollo spinalc, non ritienc con Gall , che lc prime ascendendo si portino ai lalaini otlici, ma bensi che attraversano la sostanza c'mcrca dei corpi striati , dai quali sortendo le fibre midollari vanno a formarc diverse parti dcgli emisferi. Sono sollanto le fibre dei cordoni anteriori del midollo spinalc, le quali progredendo all'insu portansi ai talami otlici. Stabililo cosi che i pedoncoli del ccrvello non sono formati nni- camente dalle fibre provenieuli dai corpi piramidali, ma anche da quelle che appartengono ai cordoni anteriori del midollo spinale, il Rolando insegna pure, che il lerzo pajo dei nervi cerebrali nascc soltanto dai fascio di fibre appartenenti ai delti cordoni, e now gia •la quelle che provengono dai corpi piramidali. Cosi pure l'origine del sesto pajo, o motore eslemo degli occhi, lo deriva il Rolando non gia dai corpi piramidali, ma bensi dai cordoni anteriori del midollo spinale, i quali ascendendo passano accanto ai detti corpi piramidali. Considcrando il Rolando i nervi olfattorii come lobi cerebrali di- stinti; considerando pure i talami ottici ed i corpi quadrigemini come parti distinte dagli emisferi cerebrali; avendo nei pedoncoli del ccrvello diviso le fibre ag. 1. delle Meraorie di qiMta Accadcmia.. 1L0CI0 DEL PROF. ROLANDO. it)- Risulta dal sin qui detto , che il Rolando distingue ncl miflollo allungato i corpi piramidali, i cordoni antcriori del rnidollo spinali- . i corpi olivali, i restiformi, c lc piramidi posteriori. E egli il primo che descrisse, e distinse i da esso detli cordoni anterior! del ini- dollo spinale dalle allre parti componcnti la coda del rnidollo allim- gato. Sccondo esso i corpi piramidali non si continuano allingiu coi cordoni antcriori del rnidollo spinale, ma nascono da quesli. Cost nati si estendono all'insu, passano al dissotto della promiiien/.a anellare, formano la parte anteriore ed esterna dei pedoncoli cere - brali , non danno originc al terzo pajo , non hanno rclazione coi talami ottici, ma vanno si corpi striati, e quindi aumentandosi il numero dellc fibre si distendono, e si dispeidono in varii modi , che esamineremo in appresso, e costituiscono i lobi cercbrali pro- priamente detti. Ne consegne da cio, che il Rolando considers, e ritiene i lobi cerebraJi come un sistcma distinto dalle altrc parti dell'encefalo. Invecc i cordoni da esso detti antcriori del rnidollo spinale sono una continuazione di qucsti cordoni allinsu nella coda del rnidollo allungato, i quali passano al lato esterno, ed al dissotto dei corpi olivali, dividono rpiesti dai corpi restiformi, ascendendo costituiscono la parete media ed inferiore del quarto ventricolo, formano la parte posteriore ed interna dei pedoncoli cerebrali, danno originc al terzo pajo dei nervi , e portansi ai talami ottici; sono percio questi ta- lami la parte dell'encefalo che ha una strelta rclazione anatomica colla faccia anteriore del rnidollo spinale. Furono con tanla esattezza disegnate dal Rolando specialmente lc figure , che riguardano il rnidollo allungato, che il Desmoulin^ le inseri nella sua opera che ha per titolo: Anatomie des sjste'mes nervcux des animaux a vertebres. Abbiamo veduto superiormente come il Rolando descrisse le fibre dei corpi piramidali, le quali si estendono all'insu sino ai corpi striati : giunte a questo punto sono esse disposte a raggio; arrivatc alia parte superiore del cervello si ripiegano in dentro, ed "incon- 1 68 bi:m.incehi trandosi con quelle del lato opposto forniano il corpo calloso. Le fibre posteriori formano la parte postcriore di dello corpo, e la volta a tre rolonne; esse piegate . , c ripiegate, ed unite con sostanza linerea eonipongono le corna d'ammonc, e la fascia fimbriata. Hiprese il Rolando qucsto lavoro , e ncglr uhimi Suoi anni diede una memoria a quesia Accadcmia sopra talc argomenlo (2). Tratta in cssa delle cireomoluz'mni degli emisfcri , chc con Malacarne dice processi enieroidci: prineipia da quclla parte delta isola da Reil , <• die irovasi alia parte inferiorc dclla seissura del Silvio. Cinque sotio questi processi, talvolta uuo o piu d'essi sparlonsi in due. Tali processi piwenicnli dall isola formatio la masshna parte del lobo anteriore, e mediano degli emisferi cercbrali , e ne coslilui- scono la parte esterna. Sonovi altri processi formanti il lobo medio, clie vengono in parte dai processi verlicali, ed in parte dalle fibre dclla commissura anteriore. Oltre qnesti processi sonovi quelli for- inati dalle cstremita delle fibre cbc vengono dai pedoncoli cerebrali. Tali processi coslitniscono la massima parte del lobolo posteriore, e trovansi inollre alia parte supcriore dci loboli mediano ed anteriore. GN indicati processi vedonsi alia parte esterna degli emisfcri: ve ne sono pure alia faccia interna. Ilawi il processo cristato che tnnasi sopra il corpo calloso; prineipia esso dalla radice interna del nervo olfattorio , ascende, c circonda il corpo calloso, scorre sino alia sua cslrcmita postcriore, e finisce alia regionc detla uncino da Vicq-d'-Azyr. Sopra il processo cristato sonovi quelli che ven- gono dalle strie longitudinali di Reil; piu vedonsi i processi del lobolo mediano, a cui pervengono le fibre dello strato dci pedoncoli. INe solamcnte cosi descrisse i processi enteroidei, come trovansi sviltippati negli adulti, ma scbiari pure il modo, con cui si svilup- pano nel feto circa il quinlo mese dai concepimento; sul qual og- getto r'unandiamo il lettore alia dissertazione. (-.., Sulla slrultura degli emisferi ccrchrali V- il torn. usy. pag. io3. di questc Meinorie. ELOGIO DEI- PIIOF. H0LANDO. 1G9 Descrissc il primo l'arco da lui ctctto olfattorio, pcrche concorre a formare il nervo olfattorio : e situato 1111 tale arco verso la bas<; del cervello fra il lobo anlcriorc c medio, cd e composto da un fascio di fibre, alcunc dellc quali vanno al loho anteriorc, percio riticne che lo spinale midollo non e una continuazione del cervello , come nemmcno cpjcsto non e un'efllorescenza del midollo spinale. Quanto alia struttura del midollo spinale il Rolando oltre i solchi mediij antcriore e posteriore, ammette l'esistenza dei solchi latcrali posteriori , come pure dei solchi delle piramidi posteriori : nega pevo l'esistenza dei solchi latcrali anteriori , ammessa da molti ana- tomici moderni; e credc che le scissure che si osservano in detla faccia siano artificiali, e provcnienti dallo sradicai'e i filamcnti delle raclici anteriori dei nervi spinali ; crcde inoltre che le dette scissure (4) Osscrvazioni sul cervcllctlo, V. torn. 29. pag. i63. di qucsrtc Memoiic accadcmicho. EI.OCIO DEI. PROF. 'HOI.ANDO. 1-3 esistono non solamcntc in tale rcgione , ma in tulla la circonfc- renza del midollo (:">). Ne dcriva da cio che il Rolando riticnc il midollo spinale diviso soltanto in qnattro cordoni, ciou due ante- riori, e due posteriori. Ecccttuata pero la rcgione ccrvicale ncH'uomo, ove vcdcsi diviso in sei , pcrche vi esistono lc piramidi posteriori, che si cstendono sino aH'origine del setlimo pajo dei nervi cervicali. Indicala la disposizionc della sostanza cincrea nel eentro del mi- dollo , osscrva che la dctta sostanza non e omogcnea , e trova clie tjuclla silnata alia faccia poslcriore del midollo e di colore piu oscuro, ed e piu gclatinosa di cjuella che esiste verso la faccia an- tcriorc; e quests dbcrsila c piu manifesto ne'quadrupcdi chcnell'iiomo. La struttura di tutli quattrq i cordoni e lamcllala, c sono le lamelle divise da produ/.ioni della pia madre , clic si insinuano tra di loro , come pure da propaggini della sostanza cincrea , che a guisa di raggi si cstcndono dial crntro alia eirronferenza : una tale struttura rcndesi inanifesla pralicando tagli trasversali sopra il mi- dollo. In senso del Rolando dalla menlovata disposizionc della pia madre vengono a formarsi solchi o scissurc accidentali; e per qucsto si stabili da varii autori un maggior numero di cordoni. Oltrc ad esserc lamcllata e anche fibrosa la struttura di detti cordoni , ed il Rolando crede inoltre che le dette fibre sono composle di glo- bctti insiemc collegati da finissimo tessuto cellularc , come si puo riconosccre per mezzo della maccrazione. Quanlo all'origiue dei nervi spinali e egli d'avviso che lc radici (.')) Esscndo io pure d'avriso che dchbasi aiumettere la presenza uon gia dei veri solchi lil i i. ili antcriori, ma beusl di sempliei scissure , tonic feci nolarc per il primo, ddiho (pii osscrYarc , clie tali scissurc esistono realmcntc, c penetrano siuo allc coma anterior] della sostanza cincrea, ed in esse si insinuano produ/.ioni della pia madre, e sono piu visiKfli ■* piu proiungatc in delta regione die allrovc : onde nc dcrivu la diri&ione dei cordoni in antcriori a litruli, divisione , che vicne futta allroti per la niassiwa parte dai corni aajlc- riori della sostanza cincrea; divisionc qucsta pcro , che non e gia compiuta, come quella dei cordoni posteriori dai lateral! , ma fatta per la piu grandc estensione del midollo, start*- cbe k deltc scissurc anteriori sono mollo aVaquenti 1}4 BEH.IKGERr posteriori nascono soltanlo dai cordoni posteriori , e tanto esse , come le radici anteriori sono una continuazione dci fili nervosi com- ponenti il midollo spinale ; c ncssuna di esse radici trae origine dalla sostanza cinerea, ed in prova di cio si fonda principalmenle sul fatto che le detle radici sono visibilissime nel feto ad un'epoca, in cui non si scorge ancora punto di sostanza cinerea. Aimcoi-o II. Fisiologia del sistema nervoso. Dopo di avere cosi rischiarato l'anatomia del sistema nervoso , non lascio il Rolando di apportare piu cliiara luce nelle funzioni di detto sistema. Formo questo mi argomento principale delle ri- eerche dei piu celebri fisiologi , e specialmente in quesli ultimi tempi , in cui i medici di ogni nazione cercai'ono di illuslrare cosi aslruso argomento. Chiari sono i nomi di Carlo Bell, di Magendie, di Flourens, di Gall e Spurzheim, ed in Italia tiene in questa parte il primo posto il Rolando. Principia il suo dire dal midollo allungato da esso considerato come parte principale del sistema nervoso , ed a cui da il nome di nodo vitale, e lo ritiene come la sed« del comune sensorio, mosso dalle seguenti ragioni : e qucsta la parte dell'enccfalo, che rendesi visibile la prima: trovansi in essa riunile tutte le fibre die vanno agli emisferi cerebrali ed al cervelletto , e die si prolungano nel midollo spinale : nasce tlal midollo allungato il maggior numero dei nervi encefalici , e finalmente le sue lesioni aiTecano in breve la morte. II detto midollo e altresi il cenlro della sensibilita fisica e deli'istinto: in esso si compiono le sensazioni ; mentre l'idea, il giudizio e la volonla sono operazioni deUrauimo, che si compiono vicgli emisferi cerebrali. La volonta per lo piu determina movi- mcnti , i quali sono volontari. L'atto della volonta si eseguisce dagli emisferi cerebrali, qnesti trasmettono la loro influenza al cer- >elleWo, col di cui intervento si producono i movimenti volontari. r.I.OCIO DEI. PROF. ROLANDO. 1^5 Ceivelleilo. Fu portato il Rolando a coiisklei arc il cervelletto come il produttoro dei moviraeuli, considerando priuiieramcnte lu sua strutlura laincllata, l'e&sere composlo di u<- diverse sostanzc alternativamenlt; disposle , onde riconobbc una grandc aualogia mil eleltro motorc del Voltu, cd opino che dal cervelletto si separa il lluido ncrveo, il quale lxasmcsso ai inuscoli produce in *ssi 1c contrazioni. Convalido simili ragionamehli con esperienze, e moltc sono quelle eke intraprcsc il Rolando a questo riguardo, cd in divcrsi animali; il risultato fu , clie le lesioni del cervelletto ledono i movimenti; e tanto, maggiornaeate quanta phi profondo cd estese sono lc detlc lesjpni,a segno talc che la tolale dislruzionc del cervelletto, al dire del Kolaudu, aunulla del tulto ogni geuerc di movimenti ; ri- gnardo pereio il cervelkUta come l'organo produltore dei mo\iroenli . puhbliev in parte queste sue €6perienzc e deduzioni fmo daH'anno idoc)., .\vcndo j|l1^,lfl^^ens(f^ejt,.i824 resc di pubblica ragione ospe- iKii/.i- consimili seuza far cenno di quanta dissc il Rolando prima di lui, forse pcrche dall'autor francese ignorato, richiamo altamenle il Rolando la sua anleriorita , ed ebbe in qucsto piena ragioi,Lc; ma vi fu disparity di risullati e di deduzioni- II Flourens in seguito alle sue cspcrienzc dedusse cbe il cervelletto e soltauto l'organo eoordiuatorc dei movimenti , diretli alia stazionc, progrcssione , \olo, nuoto et:c. : menlre il Rolando ritcneva il cervcllcttu come l'organo che produce tutti i movimenti. Aumento in seguito il nu- nicio delle sue esperienze., e credette di potere stabilise, che la distruzione tolale del cervelletto induce una compiuta paralisi, ma il solo fatto, che tagliata lu testa rimangono in alcuni animali, c spccialmente nelle rane, e ncgli uccelli, per lungo tempo dei mo- vimenti gagliardi si inn disordinati, prova che il cervelletto non c l'organo dei movimenti in generate , ma soltauto di movimenti or- dinati in islazione, progressionc, volo ecc. Che non vengano iutie- ramenle annullati i movimenti in seguito alia tolale distruzione del cervelletto , si deditce allresi da alcune esperienze del , Rolando. !-''•> BELL1NCEM Egli dice die dopo una lale operazione gli auimali , pizzirandoli nolle estremita, davano segni ili sensibilitci , segno questo, che ese- guivano qualchc rnovimento, e che non cravi pcrcio una lolale immobility. Un allro punto, in cui tlisscntono le opinioni del Rolando da quelle di Flourcns, e clic il primo espone, che le lesioni falle in un lalo del cervelletto iuducono la paralisi ncllc estremita tlel lalo corrispondente ; il contrario osscrvo il Flourcns. Le esperienze di Schocpf, e le mie confermano il dcllo dell'autore francese , cioe che lesioni lalcrali del cei'velletto inducono la paralisi nel lalo opposto. II Rolando lia il mcrito di esserc stalo il primo a stabilirc che il cervelletto serve ai movimenli; il Flourens quello di avere limi- la|o una simile proposizione generate, e di avere dimostralo che serve ad ordinare i movimenti in istazione, progressione , volo , nuoto; fatto questo coufermato dalle successive espezienze di Schocpf, di Bouillaud , alle quali aggiungcro anche le mie, che pubblichero a suo tempo. Lobi cerebrali. Le esperienze fatte sugli emisferi cerebral!, e spccialmente nei maminiferi, e negli uccelli, gli presentarono i seguenli principali risultati: i." Lcsi profondamente ambidue gli emisferi nasce il sopore e l'apoplessia, e ledonsi pure i movimenti; quindi e che gli emisferi cerebrali sono destinati alle facolta intel- lettuali : 2.0 Leso uu solo emisfero non havvi apoplessia, ma l'ani- malc progredisce girando sopra un lalo, con quesla diversita, che sc la lesione fatta all'emisfero e superficiale, e non oltrepassa i ven- tiicoli laterali fanimale progredendo gira sul lato opposlo alia le- sione, e si ha paresi in questo lato, quindi e che una tale lesione produce l'effetto incrocicchialo, o la paralisi ex adverse Invece se la lesione fatta ad un solo emisfero e profonda , e discende oltrc i ventricoli laterali, c si estende cosi ai corpi striati ed ai talami ottici, allora l'animale progredendo gira cnnlinuamcnle sul lato of- feso, e si hanno segni cvidenti di paresi nel lato dclla fatta lesione; eppercio una lesione profonda fatta ad un solo emisfero produce F.LOCIO DEL PROF. HOLANDO. 177 la paralisi e direclo. Confossa il Rolando di non avere potuto sco- jiiii-c la causa dclla diversiti di un tale risultato. Risulta pcro da qucsta espericnza, e da altrc dall'Autorc rcgistratc, che le lesioni dei lobi cerebrali, e principalnicntc dei corpi striati c talami oltici ledono i movimcini. Le posteriori cspcricnze fatte dal Flourens conferniarono, die le profonde lesioni fatle ad ambidue gli cmisferi cerebral] amuillano lc facolta iutclLettuali, e dimostrano inoltre che distroggono tulte le sensazioni. Dissentono le esperienze del fisiologo francese da quelle del noslro nazionalc in cio clie qucsli stabibsce, clie le le- sioni di ambidue, o di un solo cmisfcro ledono anche i movimenti; mentrc il Flourens pretende il contrario. Se noi rifleltiamo clie ai nostri tempi anche Magendie conscDle clie le lesioni fatte ai corpi striati eti ai talami oltici sconcerlano i movimenti , appoggiati aucbe a qualclie nostra esperienza , siamo d'avviso doversi ritcuere, «te le lesioni dei lobi cercbrali, oltrc le facolta intellettuali , e le sen- sazioni, ledono ancbe i movimenti. Corpi quadrigemiiu. Dalle esperienze fatle dal Rolando sopra questi organi deduce , cue le lesioni di detti corpi fatte in un solo lato producono la pares! per lo piu nel lato corrispondente, onde familial c progredisce girandosi sul lato ofTeso; una sola volta \ifu pavesi nel lato opposlo : vide inoltre negli uccelli, che simili lesioni inducono la pcrdita della vista neH'occhio dello stesso lato. Tuito il contrario osscrvb Flourens , cioe paresi e cecila sempre nel lato opposto alia lesionc. Midollo allungato. Con ripetule esperienze il Rolando dimostro, che le lesioni fatte al midollo allungato inducono convulsion*! uni- vrrsali , cd in breve tempo la morte: non consente con Legallois r con Flourens, i quali stabilirono che la morlc in simil caso di- pende dalla aunullata respirazione ; ma bensi ui senso del Rolando proviene delTessere dislrutta I'azione del cuore , dei polmoni , e di tutli i visceri; poiche reciso il midollo allungato si toglie 1 influenza del sistema nervoso su lutto l'orgauismo. Osserva il Rolando, che Tom. zxxyti, Z 1-S BKI. LINGER! la morle indoiia dall'asfissia, o mancanza di respiraziohe , e piu lenta; eel invccc e quasi istnntanoa in scguito alia rccisionc del midollo allungatb. Per provare quesla sua proposizione rccise ad an polio d'india amhiduc i nervi pncumogaslrici; la vita dure al ili la d'ore dodici; mentre se si oftendc il midollo allungato la morte e quasi istantanca. Midollo spinaie. Intrapresc il Rolando un gran numero di cspe- rien/.c sul midollo, c nervi spinali, dalle quali ebbe per risultato che i cordoni anleriori, c posteriori del midollo spinaie, come pure It- radici lanlo anleriori chc posteriori dei nervi spinali, servono al movimento ; poiclie i tagli di dette radici e cordoni ledono, o distruggono affatto i movimenli. I delti cordoni e radici prcsiedono ambidue al senso tatto, quindi e che il laglio sia dei cordoni, < In- delle radici anleriori, come pure dei cordoni c radici posteriori non distrugge mai il seuso tatto, o cessa qucsto sollanto momen- lancamente, e poscia si ristabiliscc. Ritiene percio il Rolando, che i fascicoli tutti del midollo , come pure le radici tanto anleriori die posteriori dei nervi spinali, servono per tal modo ai movimenti che , leso un ordine di tali fascicoli o radici , si annullano i movi- menli volonlarii , eppercio all'esecuzione di questi e necessaria l'in- tegrita di ciascun ordine di cordoni e radici. Invcce i delti cordoni e radici prcsiedono al tatto cd alia sensibilita in modo, che leso un ordine di tali cordoni o radici non si distrugge il tatto e la sen- sibilita animate , eppercio non e necessaria Tintegrila dj tutli i cordoni e radici per il senso tatto, integrita che si richiede per i movimenti. Da ci6 si vedc come egli discordi su qucsto punto dalle dotirinc di Carlo Bell, Magendic e mie. II loro risultato e ben noto , eppercio non mi arresto a fame il confronto ; mi limito sol- tanto ad un punto. Non ammette il Rolando la mia dotlrina sull'anlagonismo ncrvoso, eioe che i cordoni e le radici posteriori dei nervi spinali servono ai movimenti di estensione, mentre i cordoni e le radici anleriori servono ai movimenti di flessione: adduce peio molle espcrienze , EL0CI0 DEI. PROF. ROLANDO. I -n clic provano un lal l'atto. Senza qui riferirle basti il tlirc chc quelle riportale specialmente ai nnmeri 8. 10. i4- i5. 19. 3o. e 3i. di- inoslrano, clie lesi i cordoui o le railiei posteriori , si annullavano i movimenti di estensione, rimaneudo quelli di flcssionc; ed invece lesi i cordoui anlcriori si rendevano uulli i movimenti di (lcssioue, staudo quelli di estensione. Schbcnc aduuque il Rolando non am- mella la mia teoria, pure arnantc del vero come egli era, ncU'esporre i suoi csperimeuli addusse fatti eomprovauli il da me dctto. E bensi vero clie non serapre in tutte le sue esperienzc ottenne i inedesimi risultati, ma non osscrvo giammai il conlrario , cioe clie lesi i cor- doui anterior! stesscro i movimenti di flcssionc ; o rimanesscro quelli di estensione dopo il taglio dei cordoui posteriori; dice soltanto , clie qualche volta in umhiduc i casi venne la paralisi delle estre- lnita. Ma un simil inodo di dire non e csalto; devesi osscrvarc, se l'aniuialc per se, o slimolato, e valcvole a fare luno o Tallro genere di movimenti. Nc/vi. II professore Rolando stabilisce sui nervi le seguenti pro- posizioni: i.° I nervi hanno una triplice eflicacia, cioe servono al sriiso, al moto, e manlcngono la mobilita nellc parti: 2.0 Tutti i nervi sono sensicnti: 3.° Parecchi sono condutlori dell'inucrvazione : 4-° L'innervazione e bipolarc, ed ha sua origine dal cervelletto : 5." Bipolari sono quei nervi clie servono al senso ed al molo nel tempo stesso: 6." Unipolari sono i nervi che procedono dai ganglii e dallintercoslale, ed i nervi unicamente sensicnti: 7." I sensi si compiono per mezzo della mobilita delle mollecolc, di cui sono composti i nervi sensicnti: 8.° I movimenti volontarii si cseguiscono per via di un fluido, chc separato dal ccrvcllctto, si trasmelte ;ii muscoli: 9.0 I nervi pneumogastrici sono nervi sensicnti, e pre- siedono al senso dclFausicla e della fame (6). (6) Veili l'opcra del Rolando . Ritlcssioni c cspcriincnti risguardanti la rcspira/.ioue. Torino i8ii. |80 DELLINGERI Articolo III. Organ ogenesia . Molte sono le mcmorie che diede il Rolando risguardanti un tale argomento; questo laroro pero non fu portato al suo compiinento stantc la sopravvcnuta morte dell'Autore; esposc csso pero i prin- cipali suoi pensamcnti , e rilrovali nella Memoria che lesse ultima a questa Accademia (7): tratta in essa delta primordiale organo- genesia dei vcgetali e degli animali. Osserva cgli primieramente die e di gia riconosciuto essere il sangue composlo di piccoli globi, e formati pure di globettini il tessuto cellulare, muscolare e nervoso; ma che non ostante non si e ancora spiegato in qual modo si for- mino ne i tessuti piik semplici, nc i piu composti. Volendo I'Autore istituire indagini su questo punto si scrvi di due mezzi , cioe del microscopio e della macerazione. Per tal modo pote egli stabilirc, che il primo e piu semplice tessulo organico e il globulare, quale osservasi specialmente nei micodermi. Tien dietro a questi il tessuto globulo-areolare , il quale dipende dalla disposizione particolare dei globettini che lasciano spazii vuoti tra loro; un tal tessuto e visibile nelle felri , nelle foglie dei vegetali, ed una tale disposizione scor- gesi in alcuni tessuti dei piu semplici animali, siccome delle san- guisughe e degli insetti, e cosi pure nei visceri degli animali i piu perfetti. Dal concorso del tessuto globulare, ed areolare ne emerge una tessitura spugnosa, e trovandosi moltiplicati tali tessuti ne risulta un tessuto piu composto detto dall'Autore globulo-vascolare, ed areo-vascolare. Dalla riunione dei globettini e delle areole non ne risulta soltanto il tessuto spugno-vascolare, ma lasciandosi ancora (7) Del passaggio dei fluidi alio ftalo dei iclidi organtci ioserito nei torn. 35. p. 3o?. delle Henofie di quesl' Accademia. ELOGIO DEL PnO-F. ROLANDO. l8l <1(M vuoti molli, vengono a formarsi delle cellule, e questa dispo- sizione costituisce il tessuto ccllulare. Per ben conoscere la strut- tura di qucsto tessuto non devest esso considerare nei grossi ani- mali, ma bensi in alcuni vegetali, e piu di tutto nclle pit cole membrane che avviluppano i semi di alcune piante, come pure esa- minando lo sviluppo dei pesci , del rettili ecc. Nel tessuto ccllulare giunto ad un ccrto grado di prefezione veg- gonsi piccoli vasi distinti dai retlicoli vascolari, i quali seno vasi arteriosi e venosi. Un punlo di gran queslione si e elevato fra gli analomici , cioe se le ultime cstremita dclle arterie siano continue colic prime origini delle vene, o se siavi un tessuto spugnoso in» termedio : il Rolando ritiene che molte arterie comunicano direlta- mente colle vene; ma non tutte, poicbe realmente in molte tra le estremita delle arterie, c le prime radici venose Irovasi un tessuto spugnoso, da lui detto globulo-vascolare; ed e in questo tessuto, che si fa l'esalazione e l'assorbimeuto. La tessitura globulo-vascolare ed areovascolare e pure visibilissima nei condotti escretorii di lutte le ghiandolc, e da una tale struttura si comprende come injet- tando con mercurio, od altro liquido i detti canali, soventi si riempiono le vene ed i linfatici di dette ghiandolc. Per ben conoscere la formazione del cuore consiglia il Kolando di osscrvare l'uovo gallinaceo nei varii periodi delta covazione. La cicatricola di esso e coperta da una membrana Cnissima e traspa- rente, che contiene il tuorlo. I rudinienti, da cui si svolge l'embriane, consistono: i.° In una piccola vescichetta del genere delle sierose, da cui si forma l'amnios ed i comuni inlegumenti: 2.0 In un disco o lam i net t a di sostanza spugnosa, che e il rudiuiento del sistema vascolare : 3." In un corpicciuolo di sostanza bianchiccia che e il sacculus vitellarius di Haller , e da cui si svolge I'apparato ali- mentarc: 4° Nell'uovo fecondato havvi inoltre il rudimento del sistema nervoso , che ha la forma come di una virgoletta , situata al di sopra della lamina spugnosa. Dal successive sviluppo del disco spugno-vascolare, detto blasto- I 83 BELLINCERI derma da Pander, provicnc la formazione del sislcma vascolare , la quale succedc piu prontamente ncll'uovo fecondato, cite ncll'uovo vcrginc. Qucsto disco e formato sul principio da globettini rawiri- uati Ira di loro, i quali pier mezzo del calore, o della co\azioue avvieinandosi, prcseiilano un tessuto rclicolato od arco-vascolare. Una tal lamina spugno-vascolare e formata da tie dislinli strati, cioe dal veuoso chc e superiore, dall'arlerioso die trovasi in mezzo a questo, ed alio strata granclloso clie forma 1'area opaca. Pro- gredendo la covazionc siiccedono inaravigliosi cambiaineiili nclla lamina spugno-vascolare, e dalle sollili relicclle di essa si svilup- pano piccoli rami arlcriosi c venosi. Sul principio sono poco visiljili i vasellini c le piccole rcti, perche conlengono soltanlo la malcria jiiu fluids del tuorlo ; ma poco per volla si scorgc che col sangiu- venoso circola la sostanza granellosa giallaslra , assorhita non gia •lalle piccole vene, ma dal tcssulo areo-vascolare, che forma 1'area opaca. Da una tale considerazione si comprendc come un tessuto sem- plicemente globulare si trasformi inscnsibilmente in tessuto spugnoso rclicolato, e da cjuesto si sviluppino arterie, vene e lini'alici; ep- percio la natura, anchc nella formazione dcgli animali, passa per le medesime gradazioni clie liene nei vegetali c negli animali piu semplici , principiando la sua orditura dai lessuti piu semplici, e passando quinili ai piu composti. Progredendo la covazionc formansi vasi piu dislinti , e fra (juesti se ne sviluppa maggiormente inio, die coslituisce il nulimento deirorecchietta, e del ventricolo sinistro del cuore. II vcnlrieolo destro si forma dopo, e proviene da un vasellino, che parte dall'orec- chictta destra del cuore. Questo vasellino rendesi visibile circa 48 ore dopo il principio della covazionc; ma non trovasi convcrlilo in venlri- i.olo destro, se non che al quarto giorno della covazionc. Ed in ci6 il Rolando progredi oltre il dcllo da Holler e da Pander, poiche e dimoslro da dove ha originc il ventricolo destro, e provo che il priino rudimenlo di esso rendesi visibile molto prima del quinlo giorno. ELOCIO DEI. PROF. ROLANDO. 1 83 Contcmporancamcutc alia formazione del vcntricolo dcstro si fa la divisione del saceo auricolare in orecchietta destra c sinistra, e formasi il traminczzo chc le separa l'una daUaltra ; e questo con- tribuiscc al piu pronto sviluppo del vcntricolo destro, in quanto rlic trovasi allora il sangue piu. costretlo a passare peril vasellino che forma il primo riulimcnto di delto vcntricolo. Dal sin qui dctto risulta, chc il primordiale elcmcnto dclle orcc- cbiette c dei ventricoli del cuore c una maglia di sotlilissimc re- ticelle, che qnindi assume la vera forma vascolare, sopra cui con il tempo si depongono mollecolc di sostanza muscolare. Dcscritta cosi la formazione del cuore passa il Rolando a parlare dclle ailerie, delle vene e dei vasi linfatici. Tutte le artcric sortono sul principio dal vcntricolo sinistro, o dal bidbo dell'aorta; scor- gonsi allora due vasellini, de' quali uno e l'aorla, e l'altro e la carotide destra , non rendendosi visibile che piu tardi la carotide sinistra; l'aorta forma un arco , e quindi scorre lungo il midollo spiuale. Nulla di particolare presenta la dislribuzione delle vene, e vedesi la vena cava Lnferiore e superiorc che csce dalla porzione supcriore dcH'orccchietla destra del cuore : le vene compnjono piu tardi delle arlcrie. Da quanto si e delto conchiude il Rolando, che il disco, o pic- cola lamina spugno-vascolare della cicatricola si trasforma insensi- bilmenlc in quclla membrana cmincntcmente vascolare, delta Jigura venosa da Haller: 2.° che la delta lamina spugno-vascolare costi- tuisce il rudimento del sistema vascolare, la quale, siccome trovasi nelluovo non fecondato , cosi deve credersi, che e somminislrato dalla madre, eppercio fu d'avviso il Rolando, che la madre som- ministra al feto i rudimenti del sistema vascolare; c siccome nelluovo non fecondato manca il sistema nervoso , ed csislc nelf uovo fecon- dato , cosi credette il Rolando che il maschio nell'atto della fecon- dazione somminislra all'uovo i rudimenti del sistema nervoso (8) : (8) V. Rolando: Aualysu ailuiubraU uuinani corporis fabricac. Tauriui. 1 84 BELLINGER! 3." die non puo conoepirsi lesistenza di veruu corpo organico senza clie sia\i la stnattura globulare , o globulo-vascolare, che deve essere considerate come la pr'unitiva, o la pit\ scmpliee, siccome dimo- strano i oorpi organici i piu semplici, quali sono le moffe , le artrodie, 1c trernelle, le spugne, gli alcioni. Ncll'iiltiino paragrafo parla deU'origine e trasformazione di alcuni tessuti tenuti per inorganici , quali sono l'epidermide, le ungLie, i peli ecc. Iusegna egli, clie snl lor© principio sono format] dal tes- suto glolmlo-vascolaire ; ma dalla 6ucccssiva contraziooe , e iiiuluo avvicinameut© dei globnli svanisce la tessitura vascolare, e cosi le dettc parti dircnlano impermeabiti agli timori , aou si fa in esse uiia vera circolazionc , eppencio assiunono una uatura inorganic* , e fra i globettini ravvicinati tra di loro esistono piccoli fori che lasciano trapelare gb umori , come accade neU'cpidermide, e net peli. Ne deriva quindi che tulle le dette parti nel loro priaio svi- hippo sono organiche, e poscin diventano inorganicbe. Formazione del canale cibario. A quanta sinora si venne diceudo aggiugner dobbiauio cio che alt rove (q) insegno il Rolando relativamente alia formazione del ranale aliuaentare. Dice egli costituirne il rudimento il cosi delta sacculus vitellarius da Hallero , e denominato nocciuolo della cica- iricola da Pander. Trovasi questa particella sottoposta alia lamioa spugno-vascolare, e sopra questa havvi il rudimento del sislema nervoso ; e questo piu corto del sacchetto del tuorlo, ed a misura che si allunga, si prolunga anche anteriormente un talc sacchetto: trovandosi frapposta la porzione pellucida della lamina spugno- vascolare fra il sacchetto del tuorlo , ed il rudimento del sislema r.crvoso per mezzo dei vasi che si svolgono dalla lamina spugno- (9) Duiooario periodico di mcdicloi. EL0CIO DEL PROF. ROLANDO ittO vascolarc, vengono ad esscre insicme riunili un tale sacchello , cd il rudimento ncrvoso. II detto sacchctto si prolunga prima anteriormenlc, e quindi verso la parte posteriore ed inferiore, in proporzione che si forma il midollo spinale, e cosi giunge sino alia rcgione dell'ano, ove poi ripiegasi anteriormenlc, c forma una vescica delta allanloidea nei quadrupedi. Questo saceo, o canale non presenta sul principio apertura alcuna ne superiormenlc, ne iuferiormcnlc, nc nel suo tragitto. I varii fori, che col tempo si formano nel tratto del canale ali- mentare, sono spiegali dal Rolando nel seguenle modo. Vedonsi in qucsto canale dei tubercoli formati dalla tonica cellulare di esso , a cui si uniscono dei vasi capillar! sanguigni , onde spuntano i la vera strutlura del cervello ), usurpavit Cloquet in recenti >■ suo: Traite cTunatomle descriptive ». L'opera che iiidicliiatno ebbe pure il merito di venire tradotta in franccse dal Doltore in medicina Meloni Baile. La straordinaria malaltia di Anna Garbcro di Racconigi trava- gliata da asisia per il corso di trentadue mesi ed undici giorni pre- sento al Rolando l'occasionedidare un'altrasuaproduzione(i2). Venue egli deslinato dal Contc Roget de Cholex, allora primo Segrclario di Stalo per gli AlTari interni, unitamente al Dottore Gallo, a de- venire alia apertura del cadavere di essa. Riconobbe egli che esi- steva principalmente una infiammazione alle estremiu'i dcllinlestino retto; ed eravi uno stringimento ragguardevole la ove questo inle- stino si continua col colon, ed eravi pure inspessimenlo delle membrane, stringimento ed inspessimento tale, che non permelteva il passaggio a nessuna materia escrementizia. Eianvi pure simili alterazioni, ma in molto minor grado, fra il colon sinistro e la sua flessione iliaca. Nclla mcta sinistra del colon trasverso, nel colon sinistro, nella flessione iliaca fra i due descritti sliingimenti eranvi materie fecali indurite. II colon trasverso trovossi stirato, e disceso in giii, e quasi sino nclla cavita dclla pelvi; si- milmente il ventricolo vennc dal colon slirato in gin, e fino sotlo (ll) Taurini 1819. ''i Sccrobcopiu d'Atiua Garbero asita. Torino i8'a8. I9O BELLINGER! l'ombelico. Qucstc furono lc principal! c straordiaaric alterazioni che si riscontrarono nel cadavere di Anna Garbero, cd a cui si |ioleva nttribuirc la straordinaria tolalc astincnza. II Rolando ophra die la flogosi Lenta cd occulta deU'intcslino rctto fu la prima a manifeslarsi ; clic qucsta cslcndendosi all insu produsse i mcntovali stringimcnli ed iuspcssiincnli ncllc b&emhrane delta estremita del colon discehdente; che lc dellc alicra/.ioni di tale porzione del colon impedtrono il passaggio c la disccsa delle niaicrie fecall; clie queste accumulate nel colon trasvcrso produssero la disccsa di qucslo intcstino sino cpiasi nclla cavila dclla pclvi; clie una talc disccsa del colon Irasvcrso produsse necessarianicntc e la disccsa del corpo del ventricolo sino oltre la rcgionc ombelicale , la qual disccsa, c (lcssione del vcntricolo generarono nno sliramento liell'esofago e nclla faringe, ontle rendevasi difficile e dolcnte la dc- gluliziouc, c piu produsse uno stiramento dci nervi pncumogaslrici; c tali sliramcnti feccro si, che venissc nell'ammalala pervcrtito ed annullalo il senso della fame; c la dcglutizionc stenlata, dolorosa <■ iliflicilc produsse avversione e ripugnanza ad ogni gcncre di ali- inento c di bevanda, onde si ebbe la lotale astinenza, che dure per il tempo iudicato. Come abbia potuto vivere cosi a lungo l'Anna Garbcro senza cibo e bevanda di sorta alcuna, ed in gencrale come vivano gli asiti, lo allribuisce il Rolando airaumenlato assorbimento polmo- nalc e cutaneo congiunlo alia sopprcssione di tutte le sccrezioni, cscrezioni ed esalazioni. Fisiologia c patologia. Due sono le opere pubblicate dal Rolando, che trattano unicamente di oggetii fisiologici e patologici, delle quali noi faremo un breve compeiulio. Propone in una di esse che la proprieta vilale detla eccitabilita da Brown dicasi mobililh, staute che ogni tessuto ed ogni libra ese- guisce le sue funzioni mediante un movimento piu o meno appa- rente, o che deve dedursi dai fenomeni che in essi hanno luogo. Riconosce il sistema vasale come il piu necessario alia vita in tutti ELOCIO DEI. PROF. ROI.AMiO. Iij[ i-li esscri organizzati ; c quanto piu e scmplice la slrutlura di qucslo sistema, tanto piii i corpi vivcnti vegelali ed animali sono suscetti- bili di cssere ilivisi in parti alle a vivere ed a riprodursi. Slahiliscc die una data quanlila di calorico, varia per i ilivcrsi esscri, e la piu atta a mantencre la dovuta mobilita dclla fibra, poiclit- una troppo elcvata tcmperatura, allontanando di troppo le mollccolc tra loro, nuoce alia mobilita, cd una tempcratura troppo basse annidla o diminuiscc la delta mobilita npprossimando di troppo tra loro le mollccolc. Opina percio chc tutti gli stimoli atti ad indunv un movimento in qualsivoglia fibra vivente, operino producentlo un ravvicinamcnto ilelle mollecole, di cui c composta la fibra stessa. II maggiore o minore grado di mobilita dipcnde dalla diveisa stint- lura c coudizionc della fibra; sicche una fibra composta di sostanza piu delicata, piu tenera , e quasi gclat'mosa, sara piu mobile di quella che e piu compalla c j > i u densa. Dcduccsi da cio, die una tale proprieta, delta mobilita dal Rolando, e lc sue modificazioni, dipcndono dallo slato organico della fibra stessa. Una tale dollrina la manifesto nella sua mcinoria inlilolata : Sidle cause da cui di- pcnde la vita negli esscri organizzati. Firenze 1807. In altra sua opera vertente sullo stcsso argomento riliene il nomc di cccitabilita dato da Brown ; ma non e d'avviso coH'autorc inglese che sia essa unica ed indhisibile; ma clie soggiacc bensi a molte modificazioni dipendenti dalla dilferenza dcgli elementi chimici e dei tcssuli primigcnii. Divide l'cccitabilita in mollccolarc ed organica. Subdivide la mollccolarc in ccllulare, muscolare, ncrvea, cerebralc; e sparte l'organica in vascolarc, cardiaca, intestinale, nervosa cce- rebrale; considera distinte qncste due ultimc proprieta, poicbe una si riferiscc alle mollccolc, c 1 altra al tessnto gia organizzato c com- posto di varii elementi organici. II calorico ed il Uuido nerveo sono stimoli comuni a tutti i tessuti; riconosre che l'eccitabiliia nervosa prcsiede a tutte le altre. Quante sono le specie di eccitabilita, tantc sono quelle dclfcccitamento, e questo dividesi in normale e morboso. II sin qui detto basti per far conoscere le dotlrine del Rolando it)2 Bn.i.iNGEni relative alia lisiologia non gia sperimetitale, ma bensi razionale, c che egli manifesto nella sua opera clie ha per tilolo: Cenni fisico- pattilbgici sulle differ end specie di cccitabilitii. Torino 182 1. Ci aste- niaiuo ilal riferire i suoi ragionamenli clie risguardono la patologia, oil osposti in delta opera; cliremo sollanto che fu cssa tratlotta in francese dal Jourdan per far conosccre i pensameiili del uostro Autore alia sua nazionc. Zoologid. Due sono lc produzioni , che abbiamo del Rolando risgnardanli la zoologia; la prima la compilo sino dall'anno i8o5, e trovasi inserila ncl torn. 16 di rpicsta Accademia; comprende essa osservazioni analomiche sulla strullura della sfinge del leandro, e di altri insctli. Dcscrivc in essa gli organi dei movimenti, dci sensi, della respirazione e della circolazione delfindicato iusetto; osserva per ineideiiza in queslo arlicolo che quogli animali che non hanno organi rcspiiatoiii segrogali, non hanno nemmeno organi centrali desiinali alia circolazione; progredisce descrivendo gli organi della digestione, delle secrezioni, e della nutrizione, e finalmcnte quelli della generazione. In cio fare paragona la strutlura della indicata sfinge con quella di molti altri insctli. Indica le diversita di strut- lura che occorrono nei diversi sistemi organici secondo che l'ani- male trovasi in istato di larva, o di inscllo perfetto. Avcndo cosi sludiata e paragonata l'anatomin di molti insetti, 11011 e d'avviso con Lyonnet che basti il conoscere l'organizzazione di uu solo insetto per quindi arguire la slruttura c le funzioni degli organi di tutti gli allri insetti compresi ncllo stcsso ordine; ma orede anzi che debbasi studiare l'anatomia di ogni genere di essi , c secondo la di versa struttura degli organi intemi debbansi stabi- lire i diversi gencri di essi, ed alfuopo crearne anche dei nuovi. Metodo questo, che ritiene piu sicuro di quello fondato sopra ap- parenze csterne. A questa memoria vanno unite due lavole conlcncnti undici fi- gure, e rappresentanti gli organi della generazione, il nervo ottico ; alcuni insetti, ed il vaso dorsale che tien luogo di cuore in essi. EI.0C.T0 DF.I. PROF. ROLANDO. ig3 La scconda sua disscrlazionc zoologica e contenuta ncl toino ■-.<» ili f[ucsta Accadeinin. Prese il Rolando a descrivere in essa un nuovo animate appartenente alia classc dcgli cchinodermi. Fu qucsto ri- trovato tlal Rolando nel mare dclla Sardegna , e nelle vicinanze dell'isola deU'Asinara. Non solamcnte da la descrizione di questo singolarissimo animate, ma da valente anatomico ne espone anche (Interna organizzazione principiando dal sistema vascolare, poscia parla del nervoso, quindi dell'apparato alimentare, e per ultimo dei tegument!. Ci6 fatto aggiunge alcune riflessioni, dalle quali ri- snlta elic csso non e slato finora descritlo da alcun naturalista; ed opina, che debbasi collocarc ncl sccondo ordinc degli echinodermi di Cuvier immcdiatamcntc dopo i siponcoli; opinione che venue poscia abbracciata dal Cuvier mcdcsimo, siccome pu6 vcdcrsi nella seconda edizione del suo Regric animal. Stabilisce pertanto il Rolando che un lal animalc costituisce un nuovo genere, a cui dovcndo imporre un norac, lo desume,ad imi- tazione di molli naturalisti , da quello del celebre zoologo di lui amico e collega, il Professore Bonelli, c percio lo ha intitolato Bonellia , e ne ha dati i caratlcri ; e dcscrive quindi la Bonellia viridis, ed un'altra specie dubbia, cui da il norae di Bonellia fu- liginosa. Questo lavoro e corredato di due tavole contencnti selte figure che rappresentano il descritto animale , e sono esse nitida- mente disegnate dall'Autore. Un solo errore vi si riscontra che fu poi corretto dal Cuvier; errore che la novita dellanimalc, la stra- nezza dclla forma e la semplicita dellintcrna organizzazione devono far parere meno grave. Da qucsto breve sunlo dei lavori del Rolando giudichera il Let- tore, se abbia io inlraprcso con motivo a tesserc lelogio di un tanto Professore ; cosi avessi io dcgnamcnte compiuto questo mio lavoro. Tom. xxxvii. B b iq5 OBSERVATIONS SUR QUEI.QTJES PARTICW.ARITES ORGAMQUES DU CHAMOIS ET DES MOUTONS PAR JOSEPH GENE rnofFssErn de zoologie et duiectelr du MUSguu d'iustoihe !oint d'exemple dans les vmninans qui out plus d'analogie avec le Chamois, lempresse- nieul de s'expliquer toute anomalie d'organisation sans en appeler a la nature , ct l'amour du merveillcux, out fait nailrc l'ide'e clnv. les premiers observateurs, que cetait l'organe respiraloire de cet animal , et en supprimant l'cspace que la nature a place cntrc cet organe et les oreilles , on en a faite une seule chose ct on a dit (pie le Chamois respirait par les oreilles. — Cette opinion, adoptee jusqu'a Harderus (i), a cte rcfutec par tons les Naturalistes , qui (t) V. Peicius, cite par FroJ. Caviei . article ilu Chamois, clans le grand outran sur Its iiiamiDtfcrcs. IQ'5 OBSERVATIONS SUR QVEI.QL'ES PARTICULAMTES ETC. lout Suivi j ct certcs il nc fallait pas bcaucoup dc clairvoyance pour \ parvenu", car rrs trous ii'ont aucune communication avec I'interieur de la icte , ct sont ('reuses simplcment dans I'epaisseur de la peau , qu'ils nc de'passcnt auouncincnt. Mais la critique n'a (ait jusqu'ici que de'truirc I'erreur sans y substituer la verite , car lneme dc nos jours on est tout-a-fait incerlains a I'egard de la na- ture ct dc I'usage dc cet apparcil cxlraordinairc. Pallas (:>) ct Fred. Cuvier (3) sont les auteurs, cpii eu ont parle lc plus re'eemment, mais ils n'ont que signalc l'exislcnce deja connuc dc ces trous , en les restituant a leur place naturelle, sans aborder directement aucune des questions, qui devaient lout naturcllemcnt s'y rattachcr: le premier semble les rcgardcr coirtme les repre'scntans des lar- miers des cerfs et des antilopes ; le second se passe dc toutc re- cherche en disant qu'il scrublc n'etrc qu'uu organe rudimentaire, que Ton rencontrera peut-etre avec plus de devcloppemcnt dans des especes voisincs. Cetle incertitude sur un point dc ('organisation d'nn quadrupede d'ailleurs tres-connu et tres-repandu en Europe, provient en grandc partie , a ce que je pense, dc la nature tres- sauvagQ de scs niocurs , et dc laspcritc des endroits ou il se lient linbiluelleincnt, deux circonslances , qui le livrcnt au pouvoir des chasseurs, plus que des naturalistes, qui en consequence sont obliges dans lours observations dc sen tcnir ordinaircment a la pcau desscchec, ou cei tains accidents organiqucs disparaissent, ou devienneut pea veconnaissahles. Tout porle a croirc que e'est par leflct de ces cir- conslances que BuHbiia completement ignore l'existence dc l'appareil, dttttt il s'agit ici ; chose d'autant plus a rcgrettcr , que ce caractere, bin constate et apprceic a sa juste valour , auvait sans doute e'par- gne i cet illustrc Ecrivain la longue serie des raisonnemens qu'il a inlrodnils dans son article du Chamois pour prouver I'idenlilo (■i) Muccll. tool. p. 5. — Spicil. zoul. p. 7. Btttoua tiat urellc dci niJinmifi-rcs , par MM. Geoffrey S. Hiljiru Ct Friiil. Cuvitr, ar- lii lc Jn Chamois. PAIX JOSEFII Ct:^K. K,- spcrifiquc de cct animal avcc le bouquetin ct la chevre donieslique, et qui lui ont vain les reprochcs ilc Pallas ct de tons Its Natffftt- listes , qui l'ont suivi. Ainsi , apres avoir trace le'lat des connaissanccs ou nous en sommes chez les autcurs , je vais cxposer en peu dc mots nics ide'cs sur cct apparcil, telles quclles m'ont etc sugge'rees par IViude attentive que j'en ai faite , ct par la suite des phenomencs, qu'il m a ollerl pendant les dillc'rcntes saisons de I'annce ; phcuoim-nes qui fixcront , je l'espere , dune mauicre asscz positive s;i nature et sa destination. C'est un fait connu depuis bien da temps et repete dans tous les ouvrages d'histoire naturellc et de cliasse, que le Chamois re- pand une odcur de bouc tres-fortc ct tres-dc'sagreablc pendant (a saison du rat, e'est-a-dire au commencement dc novembre. Cede propriete n'est pas une chose rare, et beaucoup moiiis nouvclle en zoologie , puisqu'il ne faut que parcourir les families du regnc ani- mal pour en trouvcr bien des cxemples. La plupart des carnassiers, plusicurs rongeurs, pachydcrmes ct ruminans sont dans cc cas, et (pulques uns meme jouissent d'une vraie eelebrite a cause de cctte propriete. — L'odeur, epic ccs animaux exhalent ou habiluellement, on settlement, ou principalment dans le temps du rut, parait se produirc de deux nianieres dillcrcntes selon les especes: dans les uncs c'est un apparcil glanduleux borne a quclques parties dn corps, qui se de've- luppe cxtraordinairement a une cerlainc epoque de l.tunee et qui separe soil une liqueur, soit tine substance e'paisse , odorife'rante ; dans les aulies, mais plus rarement , les glandcs ou follicules se- ireteurs sont disperses et re'pandus sans ordre sur tout le s-sstemc cutan(;. — En nous arretant au premier de ccs procede's , qui est aussi le plus general, ainsi que je viens de lannoncer , il faut il'.iliord remarquer, que la nature n'a pas suivi un meme plan dans I emplacement ct la configuration de l'appareil secreteur ; chez les musaraignes c'est une glande placee sur chaque flanc , qui s'ouvre pa* plusieufs troiis a travels de la pcau ; chez les blaircnux , les lyS OBSERVATIONS SLR QUELQUES PARTICULARITIES ETC: gloutons , les civettes , lcs mangoustcs,les surikales,les hyencs etc., c'est une petite poclie , tapissiie ile vcsicules globuleuses ou pyri- formes , perccc a la marge de l'anus ; chez les campagnols , les rats proprcment dits , les hamsters, les castors, les chevrotins etc. , ce sont des glaiules conglomerecs formccs d'un amas cle lobes et dc lobules, et situees tres-pres ties parties sexuelles; chez Fclcpliant c'est une glande cachee sous la peau , dans la region temporale ; chez les chameaux ce sont au conlraire des glandes placees au dcrrii-re dc la tete etc. Une autre remarque qu'il faut faire au sujet de ces organes de secretion , c'est epic pendant la plus grandc parlie de l'annec , ils sont dans un el at d'allaisscinent, quclquefois meme d' obliteration complete, ct tres-peu aclifs, landis qu'aux appro- ches du rut ils se devcloppent, se gonflent et produisent une quan- tite de matierc odoriferante beaucoup plus grande qu'a rordinaire. L'enumcration, que j'ai placee devant cctle dernierc remarque, nous conduit naturellement a une autre reflexion fort-inleressaulc pour notre sujet. La nature a non seulemcnt varie le type et la position des organes se'ere'tcurs odorife'rans sur des animaux quclque- l'ois tres-rapproches; elle paralt meme lcs avoir partages, je dirais presquc , au hasard , et sans e'gard aux degres de leur aflinite ge- nciriquc. Ainsi lcs ratons et les coatis , tres-voisius des gloutons et des blaireaux , n'olTrent le moindre vestige de ces organes; les san- gliers , tres-analogues des pecaris , n'en pre'sentent non plus; les lievrcs onl des glandes inguinales, qui manquent dans les lagomys; dans le genre meme des antilopes , ou lcs auteurs out pjace le Chamois, il y a des especes qui sont pourvues d'une poche odori- ferante aux aines , tandis que bien d'autrcs en sont depourvues clr. Cela prouve , que dans les recherches dc cettc nature il nc hint pas s'assujettir d'une maniere absolue aux preventions de lanalo- i;ic, ainsi que parait ; l'avoir fait M. Fred. Cuvicr , et que tout au plus l'analogie doit etre prealablement supposec dans la seulc sans difference appreciable de position el de figure , tant sur le m;ilc que sur la femelle: on les apercoit assez facilement en ecarlant le poil sur 1'animal re- cemmeut lue, et sur la plupart aussi des peaux dessechees ct cm- paillees ; j'en ai cepeudant observees quelques unes ou ils avaient presque eulieremenl disparu, en sorte que sans la notice pre'alable de leur existence, il aurait etc impossible de les de'eouvrir. Ordi- naircment, c'esl-a-dire dans la plus grande partie de l'annee , ils soul caches lout-a-fail par les poils, et ne se presentent que sous la figure de deuv sillons iransversaux , assez etroits, peu profonds, siiiues , sans rcbonls clcves; dans cet elat leur nature paralt vrai- linnt problemaliquc , car ils ne contiennent aucune matiere sensible, ni leur crimen oll're la moindre parlicularite capable den faire ])ressenlir un usage qnclconque. j\lais il v a une saison , ou le secret se devoile de lui-mcme , et c est la saison du rut. Aux approches de cette epotpie solennclle, ou la nature des animaux se trouve a son eoinblc d'excitation an physique comme au moral , 1'appareil du Chamois change peu a peu d'aspect et Ion dirait presque de constitution : les replis de la peau se gonflent, se degagent tout- a-lait du poil, ct paraisscut au dehors sous la forme et la grosseur 200 ODSEIIVATIONS SUI\ Ql'ELQUES PARTICULAIUTES ETC. a peu-pres d'une noix. — Ccs preeminences , qui au premier re- gard ressemblcnt bcaucoup aux bois poussans des cerfs, out ia sur- face exte'rieurc brunatre, finemcnt chagrince et parscmee de uuel- ques poils Ires-courts, elles out une consistetice de chair , et observers a l'interieur moveimaiit la dissection, on lcs voit com- pose'es d'un amas de vaisseaux tres-delies , entrclace's en lontes di- rections , et gorges de sang. La fentc en spirale qui s'onvre sur leur dos, sYnlonre dans leur e'paisseur jusqu'au niveau de la pcau euvironnanle : ses parois sont de coulcur rougcatrc-claire, trcs- lisses, et humcctees on enduitcs d'une liqueur jaunatrc, epaisse et onctueusc: enfin celte liqueur exhale une odcur seinblablc a cclle du bouc, ires-forte et tres-de'sagre'able , qu'on ne sent aucunement en flairant les autres parties du corps. — II me parait done tres- evident , i.° que ces organes ne sont que des organes de secretion, analogues a ccux qu'on observe sur plusieurs carnassiers, rongeurs, pachydermes et ruininans , abstraction faite de leur position, qui, ainsi que je l'ai de'ja prouve, est tres-variablc dans les families meme les plus naturelles du regne animal ; 2.° que e'est exclusivement a la inatirrc se'eretee par ces organes qu'il faut rapporter la mau- vaise odeur , que le Chamois repand loisqu'il entrc en chaleur ; 3." que cet appareil doit elre considerc commc ayant des rapports directs et ne'eessaires avec 1'exercice de la faculle gene'rative du Chamois, puisqu'il se developpe au meme temps que cette faculte, et se rapetisse lorsqu'elle a e'te satisfaite, ou que la saison du rut est passee. — Jc ne m'engagerai pas dans la de'lermination de ces rapports; car la recherche des causes finales nous entrahie le plus souvent dans des hypotheses, qui n'ont a l'ordinairc dautre merite , que celui de marquer notre curiosite courante au devant des faits. Cette odeur , ainsi que les odcurs diffe'rentes cxhale'es par taut d'autres animaux pendant la saison de 1'amour , scrait-elle 1111 moyen excitateur, unmoyendese chercher, de se trouver , donne par la nature a ces animaux disperses sur les flancs et dans les vallons des plus hautes montagnes ? Ce sont la des idees, qui se PAR JOSEPH GENE. 201 presentent asscz natiirellcmcnl a l'esprit; mais quil nest guere possible dc qualifier auircment que du litre de conjectures. Mais je rcviens au fait , ct a lutilile qu'il parait offrir sous le rapport syste'raatiquc. La luicessilc de separer geue'riquement les Chamois d'avcc les antilopes a ele deja proclamee: la forme des cornes, les proportions e,ene'rales et meme le n attire 1, trcs-differens dans ces animaux, paraissitil l'avoir suffisamment autorisee; l'addi- tion de ce caractere , orgs tuque, constant, commun aux deux sexes et aux individus de tout age , ue fait, je crois , qu'ajouter a la juslesse de cette division. JRT1CI. E SECOND Des Moutons. Le genre des Moutons est si peu distinct dc celui des Chevres, que plusicurs autiurs, tcls que Pallas , Leske, IUiger, Blumenbacli, Ranzani etc. , les out rc'unis. La forme du chanfrein, qui sert par- liculiererncnl a diffcrencier ces animaux, n'est pas conslanlc . puisqu il y a des Chevies qui ont le front arque aussi bien que les Moutons , et viccversa (4) ; les autres caraclcres , lire's de la nature des poils , de la presence ou de l'absencc d'une barbe , de la direction de la queue etc. , sont encore plus variables, et e'est, je dirai presque , un malhcur que d'etre oblige a y avoir recours. — On concnit par cela conibien elle serait avantagcuse pour la I La bouc de la Haute Egjrpte , que l"on peut voir dans !a collection zoologique du Museum, fuurnit l'cxemple pcut-ctre le plus fiappaut de ces anomalies. Voici ce que M. Bnnafous, qui l'a inlruduil it nropagd en l'itiuuut , en Jit Jans un memoirc insert dans I- caliier de Janvier i83a do la Btbtiutheque univtrsellei a C< lie race sc distingue par ). den\ raraeteres UopOVtanS en Kootoeic, le pieniier d'avur le rlianfiin ct n\.\e, plus qu'on .' u.- l'oljsei ve dans aucunc v.uirie de Mouton, ct lc second d'etre d^pourvue de la lougue >• barbe qui est un altribut ordinaire des boucs , en sorle que cet animal peut cUrc plae^ indiueremment dans le genre des eherres ou dans celui des bre! Tom. xxxvii. C <: 4or- cellana ben pesata, vi versai tant'acqua, che basto per ottenere una sostanza liquida uniformc , la quale portata a ioo° , ed eva- porata poscia a 5o° si convert! in una materia secca, diafana simile all'albumina seccata sotto la macchina pneumatica. Questa, 2l4 ANALISI C1UMICA ZC.C. pesata scrupolosamente, prcscnto un aumento di ioo"""'Er sopra 1700 d'amido anidro ailoperato. Un lale auinento non pu6, a parer mio, attribuirsi, chc ad uno stalo di idratazione , come dissi, c, secondo questo spcrimento il peso dell'nmido idralato sarebbe a quello dell'amido anidro come il 1800 al 1700, cioe come il 18 al 17. Rimancva a conoscersi direllamcntc in qual guisa sarebbesi com- portato quest'idrato nell'acqua; a tal efTetlo osscrvai , die l'acqua alia temperatura ordinaria ne sciolse gran parte, il rimanente venue seiolto a 5o° , ma \i rimascro delle particelle , che avevano 1'ap- parenza di membrane sotlilissime, quelle probabilmenlc , che Raspail chiama tegumenti iusolubili, le quali non oslante le lavature con acqua bollente ricusarono di passare in soluzione, ma qneste erann in una proporzione piccolissima in risguardo allamido impicgato. Esse erano pure insolubili nell'alcoolej e nell'ammoniaca fredtla, c bollente, e nel bicarbonato di potassa; avendolc poi cimentate con idrato di potassa, si ridussero in una materia simile all'iimor cri- staU'mo dell'occhio; si gonfiarono a guisa di una gelatina tremola , e si disciolsero pienamente nell'acqua; l'acido idroclorico resc q\icsta soluzione lattescente , e la soluzionc di jodio alcoolica la coloro in azzurro; alcune di questc particelle state traltate immedialamcnte colla soluzione di jodio produssero un corpo neraslro quale e Tamido saturato di jodio: cio proverebbe, che queste particelle insolubili , che rinvenni anche nell'amido alio stato naturale sono di una so- stanza avente molta analogia coll'amido stesso; ma di cui la deter- minazione richiederebbe ulteriori indagini Rettificata cos! la mia opinione riguardo alia solubilita dell'amido nell'acqua, ho creduto cosa interessante l'esaminare, se desso pure in particolare avrebbe manifestalo la presenza dei foslati: a talc efietto avendo trattato il medesimo coll'acido nitrico nclla stessa guisa che il glutine, e ridotto cosi in acido ossalico, e malico, piu in una materia giallastra assai nota, che si produce in questa rea- zione, il tutto fu evaporato a secchezza, carbonizzato, ed incinerato. Auche in questo prodotto furono costanti gli cffetii dei reagenti DEI. PROF. LAVlKt. 31 5 ,ilti a manifcstare la prescnza dei fosfati tcrrosi in essa sosta.nza amilacea conlenuti. Osservazioni sopra tulbumina contenuta nella farina di fromento. Mediantc l'acqua fredda, clic feci rcagire sopra una quantita di farina di fromento mi proeurai un'abbondante soluzione limpida, la quale porlata alia temperalura di ioo° mi somministro dei fioc- coni d'albumina ; questa raccolta sopra un feltro , ben lavata , e trattata con acido nitrico somministro una soluzione, che evaporata diede pure segni manifesti d'acido fosforico cogli opportuni reattivi. Posso pcrcio conchiudere , die 1'acido fosforico , od i fosfati, che gia noli crano appartenere alia farina di fromento, ed in generate ai grani cereali , si rinvengono separalamente in oguuno dei prin- cipali materiali immediati della medesima , come pure se ne ri- trovano abbondantemente nella ciiisca , del che faro cenno par- lando dei metalli , che contenuti sono in (pestc sostanze nello stato di ossidazione. Metalli conlenuti nella farina di fromento, e sue parti. Verificata cosi l'esistenza dcll'acido fosforico separalamente nel gluline, nell'amido, e neU'albumina, mi feci ad esaminarc, se nella farina in complesso , e ne' suoi principii componenli separati, ollre ai fosfati \Vsislessero alcune sostanze metallichc; a tale efl'etto ab- bruciata della farina di fromento in un crogiuolo ridussi la sostan/.a carbonosa in cenere: trattai questa con acido nitrico; mediante 1'op- portuno liscivio oltenni un liquido colorilo , il quale soltoposi alia svaporazionc; la sostanza salina rimastami vestiva un elegante color roseo : indagai quale era l'ossido metallico, clie produceva si holla linta in questo sale: a tal fine una parte la trattai con idialo di polassa in cucchiajo di plalino; infuocato questo alia lampada di- venne la materia di un bel color verde elegante; questa sciolia aiC ANAUSI CH1MICA ECC. nell'acqua arrossb col mezzo degli acidi, prova evidente del perossido di manganese; dalla rimancnte parte di questo sale, sciolto nell'acqua, si separarouo i fosfati col mezzo dell'ammoniaca, cd il perossido di manganese, con ossido di ferro , ossidi, die ben sovente trovansi associati. La soluzione ammoniacale poi ncutralizzata con acido ace- tico puro esplorata col cianuro ferroso potassico manifesto un colore rossiccio , clic riconobbi essere il cianuro di rame. Sul dubbio , die tale ossido potesse provenire dal crogiuolo di terra, venne ripetuto il procedimento in capsula di plat inn, ma i risultati furono i medesimi. 10 non ignorava , clic gia da qualclic tempo si riconobbe l'esi- stenza del rame nel glutinc animate; gia m'era venuto in pensiero, clie Meissner aveva ritrovato il rame in diversi vegetabili, come fit annunziato gia da quindici anni negli Annali di chimica,e di fisica tomo iv, e cite il sig. Serzeau di Rennes pure aveva confermata que- sta scoperta, e particolarmenle pei cereali in una memoria stampata «el Giornale di farmacia in agosto del i83o, di cui per6 la seconds parte fu solamente pubblicata nel fascicolo di novembre i83?. dello stesso Giornale , che mi pervenne sul principio dello scorso gen- najo 1 833, la quale non poteva essere a mia cognizionc; comunque sia, si fatti sperinienli non furono eseguiti, che sulle farine in com- plesso, e sulla crusca. Allronde io ho premesso sul principio della mia memoria, che uno stesso vegetabile crcsciuto in clima, o ter- rcno diverso pu6 variare d'assai nella natura de' suoi materiali; era nopo adunque rieonoscere dapprima, come feci, se la farina, che si ottiene dal fromento dei nostri dintorni fosse identica affatto con quclla gia esaminata, quindi , se i noti principii fossero pure esi- stenti nelle sue diverse parti; mi rivolsi percio a fare sperimenli siii diversi materiali immediati della nostra farina, onde confermare, o rcttificare quello, che il sig. Serzeau annunzia a questo riguardo. 11 sig. Serzeau trovo del rame nella farina di fromento , ma in minor quantita , che nella crusca , onde egli c portato a cre- dere , che il poco rame trovato nella farina si debba atlribuire alia crusca, la quale dice l'autore non potersi totalmente separare d»i. vr-or i-avixi. j i - dalla farina con mczzi mcrcanici, tanio piu, ch'egli non trovo ne anche del rame nell'amido oMcnuto dalle patate. Crede pure polcr confermarc qucslo risullato, paragonando gli indizii del rame, che dm i no al canncllo le ccneri di fromento, e della crusca. Quauto a me gia ho dello aver trovalo del rame nelle ceneri della farina; ma siccome nejla farina ordinaria conliensi circa un quarto di crusca, c nella farina pura un quarto di glutine, e tre quarti di amido, crcdelli dovcr esaminare separatamente a questo riguardo ciascuna di questc sostanze. Cominciai a tratlare il glutine della farina ollenulo col metodo di I3eccari con acqua fredda, ed a varie riprcse, onde separare da csso il put che possibile la sostanza amilacea. Carbonizzato quindi in capsnla di plalino, c tratlato, come dissi della farina, diede non cquivoci segni di rame. I fosfati poi residui manifcslarono pure sia la presenza dell'ossido di manganese, che di ferro. Operai in scguito sopra la sostanza amilacea separata dal glutine; qucsta venue puriGcata in modo da non dubitare di alcun residuo rimasto di glutine; la lasciai a tal fine in riposo nell'acqua per due giorni , e cosl lc particellc di glutine rimascro aderenti al fondo del bacino; col mezzo di scmplice agilazione, cd a grand'acqua vennc cosi separato tutlo l'amido, il quale seccalo, carbonizzato, ed incinerato, manifesto come il glutine, non solamente il rame, ma anche gli ossidi enunciati. In quanto alia crusca, dopo d'averla lavata con diligenza nell'acqua fredda, e bollente, indi seccata venne incinerata ; la cenere d'essa si trovo conlenere abbondanlemente fosfati calcari , ossidi di man- ganese , e di ferro, ma appena indizii di rame. Questo fatto sarebbe nella piu aperta coniraddizione coi risullati del sig. Scrzeau. Questi crcde , che, se la farina conlienc rame, succcdc, perche e impossibile il scgregare dalla medesima tutta la crusca ; io al contrario sarci portato a conchiuderc dalle mie spe- rienze, che, sc la crusca diede indizii di rame, egli e perche e difhcilissimo di separare da essa lc ultime porzioni di farina , che Tom. xxivir. E e 3l8 ANALISI CHIMICA ECC. Ie stanno aderenti; altronde qucsto fatio sarcbbe conferraato dall'esi- stenza del rame nel glutinc, c nell'amido isolati. Esame chimico delta farina di fromento immaturo proveniente da un mezzo granello ( cioe da grunelli del fromento giunti a un di presso alia metii del naturale e perfetto loro crescimento J. Otlcnuta dai granclli ben seccati di fromento (a) una farina ver- diccia d'odorc erboso, di gusto suo parlicolare , nc feci pasta con acqua, per sottoporla col mctodo di Beccari alia lavatura, ed ot- tenerne cost la separaziooe del gluline; ma vani furono i miei tcn- tativi , dacche non ne oltcnni la benche menoma parte. Pervenni pero a separare i materiali contenuli in questa farina col seguente proccdimento. Introdotto un decagramma di farina in acqua fredda , e fatto in essa macerare a piu riprese in maniera di esportare tuttc le sostanze insolubili ncll'acqua a freddo, il liquor fcltrato abbandono sul feltro una sostanza verdiccia, la quale fu seccata a i8° . II liquido si porto all'ebollizione; tosto si separarono dei fiocchi biaacbi, che, ben lavati, ed esaminati avevano i caratleri non cqui- voci deiralbumina vegetabile ; il liquorc rimanente fatto svaporare a consistenza densa lascio separare dei fdamenti aventi una certa elasticiti simili a quella del gluline della farina di fromento maturo; ma il liquido rimanente veniva cambiato in color violaceo dalla so- luzione di jodio, e cio prova l'esistenza dcH'amido sciolto qui a freddo, conformemente a cio, che si e sopra detto; non vi rinvenni pero (a) Aggiungeri, chc in questa circoslauza feci un saggio sopra gli organi della gencrazione del fromento. Tratlati a ioo° nclTacqua, cssi manifestarono apertamente la presenza dcU'ainido col comun reagente. La tintura alcoolica dei medesimi somtninistro un colore intcnsanicntc verdc , chc , svaporato alihaudono un cstratto verdc , chc contencva evidentemente la clo- roGlla. Oli slatni , c pistilli scparali dalla sostanza cstrattivo acquosa , ed alcoolica combusti, ed inciuerati ofti'irono pure degli indizii di fosfati, e d'ossido di manganese, c di fcrro, La ptccola quantita , chc mi venne fatlo di raccoglierc non mi pennisc di fame ultcriori iu- uugini , cio , che si fara a tempo upportuno. DEI. PIVOF LAVINI. 319 olcun indizio di materia zuccherina propria alia farina matura dei cereali. Questo liquido evaporato diede una sostanza estraltiva mu- cosa, sapida, die dcbilainentc seccata peso due grammi e mezzo. La sostanza rimasta sopra il feltro aveva tulti i caralteri fisici , e chimici deH'amido , sia osservata colla Iente , che esaminata in. parte relativamente al modo di comportarsi coll'acqua bollente , colla quale formo il cosi detto empois o pasta; ma siecome i gra- nrlli, che avevano data la farina di cui si tratta erano di color ver- diccio, e non era stata sciolla nell acqua alcuna sostanza, a cui questo colore si polrebbe altribuire , venne trattata con alcoole. Subito desso si color! in verde intenso, e tale materia colorante fu cosi separata dall'amido colle opportune ripetizioni del tratta- lnenlo alcoolico. La sostanza amilacea resa cosi pura rimasc suflicientemente bianca, e posscdeva tulti i caratteri dell'amido. La feci asciugare; essa, calcolata la piccola porzione die sarebbe passata in soluzione a freddo, pesava sci grammi: cio significa, che I'amido in questa farina non vi sarebbe nella debits proporzione che si trova nella farina di fromento maturo, cioe il 75 per 0/0 che qui avrebbe dovuto ascen- dere a gramm. 7, 5. La tintura alcoolica svaporata a debita consistenza era pure di color verde erboso, e median te l'acqua lascio precipitare una ma- teria , che pareva spongiosa, e che, diligentemenle lavata aveva i caratteri del glutine, ma in piccola proporzione relativamente alia farina di fromento maturo. Essa convenientemente seccata pesava im mezzo gramma, compresi i filamenti , che si erano come sopra separali dalla soluzione acquosa , a vece che nella farina di fromento inaturo esso si trova nella proporzione di quasi un quarto del peso totale, che sarebbe di gramm. 2, 5. La residua materia si prcsentava quale estratto verde intenso pressoche inodoroso pesante anch'essa un mezzo gramma. Procedetti collo stesso modo ad esaminare la farina verdiccia provenicnte da un grano intiero di fromento immaturo, ma i risultati 310 ANAi.ist cnnncA zee. furoilO ri tin di prcsso i medesimi , di modo che dal mezzo grano diroa sino ad Ml grano intiero imniatnro pare, che non si opera una particolnr modifirazionc sopra i principii , elie formano la fa- rina, o pare, clie una modifirazionc non abbia luogo, che nel breve periodo della mnturazionc. Aggittngero, rlic silFattc farine verdiccie del fromcnlo immature presentarono pure per mezzo dell'inrinerazionc indizii non equivoci di fosfati, e di ossidi motullioi, come s'incontrano nclla farina di grano maturo, ma pcro in minor proporzionc. Io conchiudo dal romplcsso di questc ricerche: i." Che il matcriale il pin abbondantc nolle farine di fromento immaturo si e I'amido , ma in proporzione inferiore a quclla della 3 farina matura, trovandosi cssa formarc circa -^ del peso dclle prime 3 a a vecc di— r . 4 a.° Che una dclle principali sostanze in cssa contenute dopo 1 ami Jo pare una soslanza cstraltiva mucosa nella proporzione di circa — del loro peso. 3." Che v'ha pure del glutine , ma in assai piccola proporzione, cioe di — circa, in vece che esso forma quasi il quarto della farina di fromento maturo. 4-° Che l'albiimina c a un di prcsso nclla proporzionc , in cui si trova nella farina ordinaria, anzi a quel che pare, alquanlo mag- giore, ma cio non sorprende, essendo un materiale che esiste in quasi tutli i vcgetabili ncllo stalo di verdezza. 5.° Che vi si rinvenne di pi u una resina verde in proporzione
    2. >go°, sara questa variazione negativa, quando D aumenta. Essendo questa formola indipendente dalla latitudine, la stessa tavola servira per ogni osservatorio; credo quindi utile di preporla al calcolo delle osservazioni. La rifrazione fu calcolata colle tavole del signor Cavaliere Carlini, eslese pero a dare i centesimi di secondo. 22$ ALOUNE RIFI.ESSIOM ECC. RIDUZIONE al meridiano delle distanze zcnitali delta polar e osservate al circolo-meridiano. ) -+- Circolo aH'oricntc polare sup.ro: Circolo aH'oocidentc polare inf.™ \ J — Circolo all'oricnle polare iul'."': Circolo all'occideute polare sup." } La vaviazione § ncgativa quando la dcclinazioiie c maggiore di 88°. 25'. 1NGOLO RIDl'/lONE DIFFBABSZi VAB1AZ101TB AM'.OLO RIDUZlOm DIFFEIIEKZA VARIAZIONE orano al della orano al delta in tempo meridiano per h/' ridu/.ioiic in Icwpft meridiano per 10'' riduzione r. 0" 0,"05 0,"02 0,''006 1 2'. 40" 8,"69 0,"23 0,''915 i. 30 O, 12 (i. o; 0, 013 13. 0 9, 16 0, 24 0, 964 2. 0 0, 2-2 0. of 0, 023 . 13. 20 9, 64 0,25 1, 015 2. 30 0,34 0, 05 0, 035 ' 13. 40 10, 13 0, 25 1, 066 a. 0 0, 49 0, 06 0, 05 1 14, 0 10, '63 0, 26 1, 118 3. 30 o, o; 0, 07 0, 070 U- 20 II, 14 0, 26 1, 172 4- 0 0, 87 (I. (18 0, 09-1 14. 40 •1 1 , 66 0, 27 1, 227 4- 30 1, 10 0, 09 •0, 1 I6 15. 0 12, 20 0, 27 1, 283 5. 0 I, 36 0, 09 0, IJ3 15. 20 12, 7.3 0, 28 1, 341 5. 30 1, 64 0, Or, 0, 172 15. 40 13, 3T ' 0, 28 1, 400 6. 0 1, 95 0, 10 0, 205 15. 0 13,-88 0, 29 1, 460 6. 30 2, 29 0, II 0, 240 16. 20 14, 46 0, 30 1, 521 J • 0 2, 66 0, 12 0, 279 16. 40 15, 06 0, 30 1, 584 7. 30 3, 05 0, 13 0, 320 17. 0 15, 67 0, 31 1, 648 8. 0 3, 47 o, 14 0, 365 17. 20 16, 29 1 6, 92 0, 31 1, 7I3 8. 30 3, 92 0, 15 0, 412 17. 40 0, 32 1, 780 9. 0 4, 39 0, 16 0, 462 18. 0 17, 56 0, 33 1, 848 9. 30 4, «:' 0, 17 0, 515 18. 20 18, 22 0, 33 1, 917 10. 0 '. (2 0, 18 0, 570 18. 40 18, 89 0, 34 1, 988 10. 30 5, 98 0, 19 0, 629 19. 0 19, 57 0, 34 2, 0 39 11. 0 6, 56 0, 20 0, 690 19. 20 20, 26 (1, 33 2, 132 1 I. 20 6. 96 0, 20 0, 732 19. 40 20, 96 0, 35 2, 206 11. 40 7, 37 0, 21 0, 776 20. 0 2 I, 68 0, 36 2, 28 I 12, 0 7, 80 0, 22 0,'821 20. 10 22, 04 0, 36 2, 3 18 12. 20 8, 24 0, 22 0, 867 20. 20 22, 40 0, 37 2, 357 12. 40 8, 69 0, 23 0, 9I5 20. 30 22, 77 0, 37 2, 396 | Dl PIETHO CAPELLI. 2 2/\ YA11IAZ10NE orario al delta 01 .11 in al .Id 1.1 lu U'mpu mcrtdiano per 10" 1 1 lll/l"llr III 1 ('111 ]") mcridiano per 10'' riilu2i<>ne 20'. 30'' 22,"77 0,"37 2," 396 26'. 20" 37,"56 0/'48 3,"953 20. 40 23, 14 0, 38 2, 430 20. 30 38, 04 O. |S 4, 005 20. 50 23, 52 0, 38 2, 475 20. 40 38, 52 0. ,s 4, 057 21. 0 23, 90 0, 38 2, 515 20. 50 39, 00 0, 49 i, 100 21. 10 24, 28 0, 38 2, 555 27. 0 39, 49 0, 49 4, 157 21. 20 24, 67 0, 39 2, 596 27. 10 39, 98 0, 49 4, 209 21. 30 25, 05 0, 38 2, 636 27. 20 40, 47 0, 49 4, 261 21. 40 25, ,i 0, 39 2, 077 27. 30 40, 90 0, 50 {. 313 21. 50 2 7, 83 0, 40 2, 718 2-. 40 41, 40 0, 50 1, 305 22. 0 26, 23 0, /,0 2, 70(i 27. 50 41, 90 0, 51 4, 418 22. 10 20, 03 0, 40 2, 802 28. 0 42, 47 0, 50 4, 47 1 22. 20 27, 03 0, 40 2, B44 28. 10 ,2. 97 0, 7 1 4, 524 22. 30 27. 43 0, 41 2, 887 28. 20 1'.. |8 0, 51 4, 578 22. ;o 27, 84 0, 41 2, 930 28. 30 43, 99 0, 52 4, 032 22. 50 28, 2 7 0, 41 2, 973 28. |0 ii, 51 0, 52 4, 080 23. 0 28, 00 0, 42 3, 017 28. 50 45, 07 0, 52 4, 741 23. 10 2'.), OH 0, 42 3, 001 2:>. 0 45, 55 0, 52 4, 790 23. 20 29, h) 0, 42 3, 105 29. 10 i0. (I7 0, 53 4, 851 23. 30 29, 92 0, 42 3, 150 29. 20 (0, 00 0, 53 4, 907 23. 40 30, 34 0, 43 3, 195 29. 30 47, 13 0, 53 4, 963 23. 50 jo, :; 0, 44 3, 240 29. 40 47, 00 0, 54 7, 019 1\. 0 31, 21 0, 43 3, 28 7 29. 50 48, 20 0, 54 5, 070 24. 10 3 I, 64 0, 41 3, 77 1 30. 0 48, 74 0, 54 5, 133 2f. 20 32, 08 0, 44 3, 377 30. 10 49, 28 11, 7 7 5, 190 24. 30 32, 52 0, 44 3, 423 30. 20 49, 83 0, 55 5, 2j7 24. 40 32, 90 0, 45 3, 470 30. 30 50, 38 0, 55 5, 305 24. 50 33, 41 0, 45 3, r.l7 30. 40 50, 93 (>. 7 7 5, 303 25. 0 33, 80 0, 45 3, 564 30. >o 51, 48 0, 56 5, 422 25. 10 34, 31 0, 45 3, 012 31. 0 52, 04 0, 50 5, 48I 25. 20 34, 77 0, 4ti 3, 660 31. 10 72. i,(i 0, 50 7, 740 25. 30 35, 23 0, 46 3, 708 1 31. 20 53, 1G 0. 77 5, 599 27. 40 35, 69 0, 40 3, 7 '.7 3 1. 30 53. 73 0, 57 5, 059 25. 50 id. 17 0, \: 3, 800 31: fO 7;. 3d 0, 57 5, 719 26. 0 36, 02 0, 47 3, 8 3 7 \ 31. 50 54, 87 0, 57 5, 779 20. 1 0 37, 09 0, 47 3, 905 1 32. 0 55, 44 0, 58 5, 840 2(J. 20 37, 56 0, 48 3, 955 1 32. 10 50, 02 0, 58 5, 901 a3o jll.CVNE T.IFI.ESSIONI EC.C. tRGOLO nl Ui /.)«>» i. wfmm vatii \zior>F. ADO OlO IUPl1/,!OlNE nirrEREr»/-A V11UAZIOKE ortno al a ii.. orano al dclla HI tl 1UJIO meridiano per io" riiliuionc ill l< IlipO mondiano per 10" riiluxiooc 32'. 10" 56, "02 0,"58 5, '901 33'. 50" 61 ,"97 0,"61 6," 528 32. 20 56, 60 0, 59 5, 962 34- 0 62, 58 0, 61 6, 593 32. 30 57, 19 0, 59 6, 024 34. 10 63, 19 0, 62 6, 658 32. 40 57, 78 0, 59 6, 086 34. 20 63, 81 0, 62 6, 723 32. 50 58, 37 0, 59 6, 148 34. 30 64, 43 0, 62 6, 788 33. 0 58, 96 0, 60 6, 211 34. 40 65, 05 0, 62 6, 854 33. 10 59, 56 0, 60 6, 274 34. 50 65, 67 0, 63 6, 920 33. 20 60, 16 0, 60 6, 337 35. 0 66, 30 0, 63 6, 986 33. 30 60, 76 0, 60 6, 400 35. 10 66, 93 0, 63 7, 052 33. 40 61, 36 0, 61 6, 464 35. 20 67, 56 0,64 7, 118 33. 50 61, 97 0, 61 6, 528 35. 30 68, 20 7, 185 23, SER1E PRIMA L.VTITUDINE deU'Oaservatorio di Torino determinata dalle dislanze zenitali della polare prese colic inversions del circolo-meridiano di tre piedi di diametro , coslrutto da Reichenbach. ASGOLO orario in tempo ARCO OSSERYATO C0RREZ1OSE pel livcUo R1DUZ10KE al mcridiano ARCO RIDOTTO POLARE SUPERIORS ( 27 maggio 1823 ) Circolo all'orientc. Dist.zenit. 43°.16'.50,"64 23'45' 317°. 8\30,"00 - 4," 48 -+- 31, "50 317". 8'.57,"02 Rifrazicme ■+• 51, 75 Circolo alVoccidente. 43.17.42, 39 17.50 26. 49 43. 42. 58, 50 43. 19, 75 -2, tf - 1, 04 — 17, 78 — 40, 66 43. 42. 38, 56 43. 42. 38, 05 Declinaz. 88.22.50, 91 Latitudine 45. 4. 8, 52 43. 42. 38, 30 Doppia distanza zenitale 86.33.41, 28 Barometro 27. 0,6 pollici di Parigi. Terinometro e. terno -t- 14°,3 Rcau imur. r*3a AfXUKE niFLESSlOM ECC MGOtO orario ii. tempo MM 0 onseiu ato "i:r.i RIOKI pel Uvcllo BIDOZIOHS al nicriiliano auco iudotto POLAKE SUPERIORE ( 18 gennajo 1824 Circolo alX Occidents. 23'. 59" 15. 10 43".43'.5l,"O0 43. 43. 30, 00 — 1,'Ti0 — 1, 36 — 34,"70 — 12, 8U 43°.43'.14,"70 43.43. 15, 84 Circolo aUoriente. 12, 35 23. 12 28 23 317. 7.59, 50 317. 7.38, 00 317. 7.25, 50 — 3, 20 — 4, 64 4, 48 8, 85 -4- 29, 51 44, 78 43.43. 15, 27 317. 8. 5, 15 317. 8. 2, 87 317. 8. 5, 80 D.oppi« distanza zenitale 3I7. 8. 4, G1 86.35, 10, 66 Dist. zcnit. 43".17'.35,"33 ilifrazione -+- 56, 05 43. 18.31, 38 Dccliaaz. 88. 22. 39, 96 Latitudine 45. 4. 8, 58 Barometro 27. 5,4 Term, cstcrn. -+- 1°,3 POLARE SUPERIORE ( 6 gennajo 1825 ) Circolo all'orienlc. Si. 36 26. 3 23. 10 l!i. 30 11. 42 317. 317. 317. 3I7. 317. 6. 51, 7. 16, 7.22, 7.3I, 7. 43, 50 -t- 2 64 50 + 2 64 00 -t- 5, 84 00 ■+■ 5, 52 00 -t- 5, 20 62, 40 37, 54 29, 68 21, 03 317 317 7. 56, 54 7.56, 68 5 317. 7.57, 55 SIC. 7.55, 77 Dist. zenit. 43. 17. 54, 57 RilVazionc .+- 56, l: Circolo alfoccidcnle. 19. 11 26.15 43.44. 14, 50 43. 44. 24, 25 8, 56 0, 16 20, 36 38, 09 3 1 7. 7.56, 81 43. 43. 45, 58 43. 43. 46, 32 43. 18.50, 72 Dedinaz. 88. 22. 58, 85 Doppia distanza zenitalc 43. 43. 45, 95 86.35.49, 14 Latitudine 45. 4. 8, 13 Barometro 27. 77 Term, estein. •+■ 1°,3 DI PIETRO CA.PEI.LI. a33 A SOCIO orario in tempo mco OSJEIIMTO :oni\EZio>E pel livcllo mdizioue mcridiaoo AHCO RIDOTTO POLARE SUPERIORE ( 15 gennajo 1825 ) Circolo aWoccidettte. 3T.33' 25.44 23. 4 20.22 IB. 36 8. 20 12. 14 23.27 27.31 30. 19 43°.43'. 3,"75 43.42.41, 50 43.42.35, 25 43.42. 28, 72 43. 42. 20, 75 2 '40 -H 0, 56 - *, 20 — 1, 20 - 0, 80 5.,"07 3G, 03 20, $3 22, 97 15, 20 43°.42'. 6."28 43.42. 5, 43 43. 42. 4, 62 43. 42. 4, 55 43. 42. 4, G9 43.45 1 I Circolo all'orieiUc. MX 317. 3 1 7. 317. 317. 6. 13, 50 _ ■) 20 6. 1 1 , 00 - 4, 00 5, 5 1 , 7". _, n 20 5. 37, 00 - 4, bo 1 25 7 5 - 4, 80 3, 85 8, 28 30, 41 ■il, 90 50, 84 3 17. 317. 317. 3I7. 317. 0. 15, 15 6. 15, 28 G. 14, 6,14, 6. 13, Dist. zenit. 43°.17'.55,"23| Rifrazione •+• 55, 6-1 Declinaz. 43. 18. 50, 84 88. 22. 58, 86 45. 4. 8,02 317. G. 14, G5 Doppia distanza zenitale 86. 35. 50, 46 Barometro Term, estcrn. 16,2 2°,6 POLARE SUPERIORE ( 15 maize- 1825 ) Circolo ull'oriente. 29. 25 15.43 18. 5 25.13 29. 12 317- 5.45, 75 3 1 7. G. 26, 00 -11, 84 -12, 8(1 47, 90 13, GG 317. G. 21, 81 317. 6.26, 86 Circolo alC occidente. 43.42. 12, 00 43. 42. 29, 25 43. 42. 38,. 75 * 4, 40 -H 6, 80 + 6, 88 18, 06 - 35, 25 - 47, 15 317. 6.24, 33 43.41-58, 34 43. 42. 0, 80 43.41.58, 48 Dist. zenit. 43. 17-47, 44 Rifrazione + 53, 10 Declinaz. 43. 18. 40, 54 88. 22. 48, 55 43.41.59, 21 Doppia distanza zenitale 86. 35. 3.f, 88 Tom. xxxvii. 45. 4. 8,. 01 Daiometio Term, estcrn. 9- 1 3 + 8°,8 G G 11XBBE MFI.ESSIONI EC.C 1KCOLO orario ,1 in tempo POLARE SUPERIORE ( 14 aplik l825 J Circolo aWoccidente. 2OOLO orurio iu tempo ilVCO OSSEflViTO conntzioM pel livcllo IHDI'ZIOKE ■I mci'idiano Anco R1DOTTO POLARE INFERIORS ( 21 giugno 1825 ) Circolo aWoccidentc. 27'- 22" 18.58 47°.30'.42,"75 47.31. 12, 25 -+• 9," 60 0, 00 41, "63 19, 98 47».31".33,"98 47.31.32, 23 Circolo aWorienle. 8.56 22. 18 314.26.43, 50 314.27. 2, 75 — 0, 80 — 0, 80 4, 57 27, 66 47.31.33, 11 314.26.38, 13 3 1 4. 26. 34, 29 314.26.36, 21 Doppia distanza zenitale 93. 4- 56, 90 Dist. zeuit. 46".32'.28,''45 Rifrazionc ■+- 56, 57 46. 33. 25, 02 Declinaz. 91. 37. 32, 70 Latitudine 45. 4. 7, 68 Barometro 27. 11,0 Term, estern. -t- I8°,0 POLARE LNFERIORE ( 9 agosto 1825 ) Circolo aWoccidcnte. 23.35 7.33 47.35.52, 25 + 4, 32 47.36. 17, 75 4- 4, 32 30, 90 3, 18 47. 35. 27, 47 47. 35. 25, 25 Dist. zenit. 46. 32.21, 66 Rifrazionc ■+- 56, 62 47. 35. 26, 36 Circolo all'oriente. j6. 33. 18, 28 Declinaz. 91.37.26, 83 21.17 |3I|.32. 6. 00;+ 2, 2\\- 25, 20|314. 31. 43, 04 Doppia distanza zenitale 93. 4- 4^i '- Latitudine j5- 4- 8, 5~> [Saromctro 27. 3,7 Teiin.eitcrno -+■ 20". 2 j af> AI.CLKE RIFI.ESSIOM BCC. orario in tempo ARCO 0*>BRVATO '.ORREZIOSf. pel livcllo i-.mi /Ii.m a! meridiano AIU'.O RIDOTTO I'OLARE INFERIORE ( 3 settembrc 1825 ) Circolo altoricnte. 26'. 35" 16. 11 3I4*.32'.25,"00 314.32. 0, 75 + 1,"44 -t- 1, 20 — 39," 16 — 14, 55 314°.3I'.47,"28 314.31.47, 40 Circolo alTocc'ulcntc. 13.47 23.42 47. 36. 5, 25 47. 35. 45, 25 ■+■ 2, 64 -t- 2, 48 10, 56 31, 16 314.31.47, 34 47.36. 18, 45 47.36. 18, 89 47.36. 18, 67 Doppia distanza zenitale 93. 4-31, 33 Dist. zenit. 46".32'.15,''67 Rifiazione ■+- 56, 68 46.33. 12, 35 Declinaz. 9 1. 37. 19, 70 Latitudine 4^. 4- 7, 35 Barometro 27. 4,4 Term, cstern. ■+• 21°, 2 POLARE INFERIORE ( 1 6 settembre 1825 ) Circolo altoccidcntc. 27. 7 15.57 6.27 47.35. 9, 25 47.35.38, 75 47.35.46, 50 -»- 1, 92 -t- 1, 76 ■+- 3, 20 -t- 40, 80 -t- 14, 15 -+- 2, 35 47.35.51, 97 47. 35. 54, 66 47. 35. 52, 05 47. 35. 52, 89 Circolo altoricnte. 9.38 17. 9 23. -p 3 14- 3 I. 34, 75 314.31.44, 25 314. 31. 59, 75 2, 96 3, 12 3, 76 5, 18 16, 34 31, 22 314-31.32, 53 314.31.31, 03 314.31.32, 29 31 4. 31. 31, 95 Doppia di^Uinza zenitalc 93. 4- -0, 94 Dist. zenit. 46.32. 10, 46 Rifiazione -+- 56, 56 46.33. 7, 02 Declinaz. 91.37. 15, 23 Latitudine 45- 4- s> 20 Barometro 27. 3,4 Term, estern. ■+• 21,°0 BI TIETRO CAPEM.f. a3r An. ."i.i, orario iu tempo AUCO OSSERVATo UOHQBZ10HE livello filitl'/.niM: ..I mcridiano ARCO HIOOTTO J'OLARE INFERIORE ( 26 settembre 1825 ) Circolo aWorienlc. 27.43 20. 12 314<\32'.2I,"75 314.31.57, 25 - 4," 00 •+- 3, 60 — 42," 58 — 22, 63 314».31'.35,"17 314.31.38, 22 Circolo altoccidentc. 6. 19 17.52 47.35.46, 25 •+- 1, 36 - 2, 47.35.30, 25 -t- 1, 52 *■ 17, 314. 3 I. 36, 69 47.35.49, 85 47.35.49, 57 Dist. zenit. 46<\32'. 6," 51 Rifrazionc ■*- 56, 97 47.35.49, 71 Doppia distanza zenitale 93. 4- 13,02 46. 33. 3, 48 Declinaz. 91.37. 11, 4 Latitudine 45. 4. 7, 99 Barometro 27. 6,4 Term, ostein. -1- 21°,4 POLARE INFERIORE ( 7 ottobrc 1825 ) Circolo altoccidentc. 28. 52 20.27 47.34.51, 75 47. 35. 14, 25 * 1, 84 -f- 1, 68 +. 46, 12 ■+- 23, 18 47.35.39, 71 47. 35. '39, 1 1 Circolo all' oricnte. 17. 18 27.38 ' 314.31.48, 50 314.32. 15, 00 3, 92 4, 00 — 16, 58 - 42, 28 47. 35. 39, 41 314. 31. 3T, k; il4. 3 i. 30, 72 314. 3]. 36, 28 Doppia distanza zenitale 93. 4- 3, 13 Dist. zenit. Rifrazione Declinaz. Latitudine Barometro Term, cstei 46.32. 1, -t- 58, 57 59 46.33. 0, 91.37. 7, 16 29 45. 4. 7, 27. 7,4 n. -t- 15°,5 13 a38 Al.CUNE RIFLESSI0N1 ECC. ANGOLO orai io in tempo ARCO OSSF.IWATO cnnjiEziotiF. pel Iivollo R10UZIONE al mcriiliano ARCO IUDOTTO POLARE INFERIORE ( 11 ottobre 1825 ) Circolo alVorientc. 27'. 56" 19.53 314°.32'.21,"00 314.31.58, 75 2," 16 2, 16 — 43,"22 - 21, 90 11 4».3I'.39,"94 314.31.39, 01 Circolo alVoccldente. 13. 14 26. 54 47.35.26, 75 47. 34. 56, 50 2, 24 1, 68 9, 55 40, 05 314.31.39, 47 47. 35. 34, 06 47.35.34, 87 47.35.34, 46 Doppia distanza zenitale 93. 3. 54, 99 Dist. zenit. 46".31'.57,"50 Rifrazionc -t- r>9, 38 46.32.56, 88 Declinaz. 91.37. 5, 52 LatituiUnc 4^. 4- 8, 64 Baroraetio 27. 9,0 Term, estern. ■+■ 14°,0 POLARE INFERIORE ( 21 novcmbre 1825 ) Circolo alVorienle. 27.48 22.59 16. 43 314.32.31, 00 314.32. 17, 75 314.32. 1, 50 •+- 0, 64 -f- 0, 40 - 0, 40 — 42, 95 — 29, 20 — 15, 43 314.31.48, 69 314.31.48, 95 3i4.3i.45, 67 314.31.47, 77 Circolo alt occidente. 0. 0 17. 33 22. 49 47.35. 3, 00 47.34.50, 75 47. 34. 40, 50 2, 40 4, 56 2, 96 4, 49 17, 02 28. 76 47. 35. 9, 89 47.35. I 2, 33 47.35. 12, 22 47.35; 11, 38 Doppia distanza zeaitale 93. 3.23, 6 1 Dist. zenit. 46.31.41, 80 Rifrazione -+- 1. 1, 72 46. 32. 43, 52 Declinaz. 91.36.51, 23 Latitudine 45. 4. 7, 71 Rarometro 27. 2,1 I'ci'm, estern. -t- 3°,8 di PiEino fArn.i.r. 23f) AHCOLO orario in tempo A.RCO OSSEnVATO I'll livcllo niotizion ..I tncridiado Ibco m potto POLARE SUPERIORE ( 27 febbrajo 1826 ) 28'. 8 24. 8 26. 16 22. 8 17. 13 Circolo alVoccidente. — 43," 77 — 32, 14 — 38, 10 — 27, 05 — 16, 37 44°.22'.12, '25 4> ■< '■i" 44.21.59, 00 -f- 1, 44 44.22. 6, 25 * 1, 76 44-21.55, 25 + 1, 28 44.21.45, 50 ■*> 1, 20 44°.2I'.30,"88 44.21.28, 30 44.21.29, 91 44.21.29, 48 44.21.30, 33 Dist. zenit. 43°.18'.10,"08 Rifrazione -+- 53, 89 Circolo alVorientc. 11 54 17 21 2ii 5 22 18 •2, 22 317.44.54, 25 317.44.54, 25 317. 4 {.49, 25 317.44.44, 00 317.44.38, 25 + 8, (IS - 1, 76 - 1. 76 - », 76 - I, 60 7, 16, 22, 2-t 32; 83 62 17 46 79 44. 2 1. 29, 78 317.45. 10, 16 317.45. 9, 11 317.45. 9, 66 317.45. 9, 70 317.45. 9, 44 43. 19. 3, 9 Declinaz. 88.23. 11, 05 317.45. 9, 61 Doppia distanza zenitale 86.36.20, 17 45. 4. 7, 0b Barometro 27. 6,4 Term, estern. ■+■ 9°,0 POLARE SUPERIORE ( 7 aprile 1826 ) Circolo altoricntc. 26.27 24.29 22. 8 20. 0 18. 35 23. 47 27. 16 317.43.54, 25 317.44- 0, 25 317.44. 6, 50 317.44- 10, 75 _ 1, 76 — 1, 60 — 1, 44 1, 60 38, 66 33, 16 27, 10 22, 13 317.44.31, 15 317.44-31, 81 317.44.32, 16 317.44.31, 28 Circolo alt occidente . 44. 20. 51, 50 44. 21. 8, 00 ii- 21. 13, 75 4, 24 4, 32 2, 04 — 19, 11 — 31, 10 — 41, 13 317.44.31, 60 44.20.28, 15 44. 20. 32, 58 44. 20. 30, 58 44. 20. 30, 40 Doppia distanza lenitalc 86. 35. 58, 80 Dist. zenit. 43. 17.59, 40 Rifrazione ■+■ 52, 31 43. 18.51, 71 Declinaz. 88.22.59. 26 Latitudiue 45. 4- 7, j Barometro 27. 5,8 Term, estern. -t- I5°,0 2.(0 ALCUNE RITLESSrONI RCC AHGOLO orario in tempo ARCO OSSEIWATO CORREZIONK pel livello IVIDUZIONB al me rid i a no ARCO MDOTTO POLARE INFEIUGRE ( 18 luglio 1826 ) Circolo alforicntc. 1C.33" 11. 0 3. 22 3I4".32'.18,"25 314.32. G, 00 314.32. 1, 75 - 5,"04 - 5, 44 - 4, 08 — 15," 23 — G, 72 — 0, GG 314°.31.'57,"98 314^ 31. 53, 84 314,31.57, 01 314. 31.5G, 28 Circolo alt occidente. II. 2 30. 33 47. 36. 4, 50 47.35. 1, 50 0, 96 0, 64 6,. 75 51, 62 47.36.12, 21 47,36. 13, 76 47. 36. 12, 98 Doppia distanza zenitale 93. 4- ■ 16, 70 Dist.zeiiit. 4C.32'. 8,"35 Rifrazionc ■*- 56, 30 4G. 33. 4, 65 Decljnaz. 91.37. 13, 0 45. 4- 8, 42 Barometro 27. 4,5 Term, esrtem-. + 22«",8 POLARE INFERLORE ( 20 luglio 1 826 ) Circolo all' occidente. 29. 2 4: 35 23. 4Q 47 35 i:. 3 47 36 11. 42 4: 36 30, 25 45, 25 0, 25 6, 75 H- 0, 48 - 0, 00 + 0, 64 * 1, 20 46,72 31, 05 16, 02 7, 58 47.36.17", 45 47. 3fi. 16, 30 47. ^6. 16, 91 47.36. 15, 53 2. 15 8.40 14.32 20. 3 314.31. 3 1 4. 32. 314.32. 314.32. Circolo aWoriente. — 0, 30 — 4, 16 11, 72 — 22, 25 56, 50 2, 50 I I. 50 1 ( 75 0, 80 0, 64 0, 80 0, 80 47.36. 16, 55 314.31.55, 40 3 1 4. 31.57, 70 314.31.58, 19. 32 6. 19 13.40 44.24.58, 501-f- 0, 96'— 45, 85 44. 24. 5i 50U- 0, 96!— 40, 60 44. 24. 36, 25 — 0, 16;— 33», 83 44.24.34, 00— 0, 32— 2 1, O'.i 4f. 24. n, 61 44. 24. 14, 86 ii.-'f- «, 27 4i.2j. 12, 59f 44-24.13, 32 Circolo all'orienle. 317.47.24, 50 317.47.24, 50 317.47. 18, 25 4, 96 5, 28 5, 36 2, 24 5, 26 10, 33 317. |7.3I, 70 317.47.3.). 04 JI7. i?.33, 94 - 317.47.33, 56 Doppia distanza zenitale 86. 36. 39; 77 Tom. xxivii. Dist. zenit. 43. 18. 19, 88 Uifrazione -+- 52,. 36 Declinaz. 43. 19. 12, 24 88. 23*. 21, 59 Latitudine 45. 4. 8, 35 Barometro 27. 3,0 Term, estern. ■+• I3",0 H n a4a ALCCNE niFLESSIONI ECC. IM.OT.O crario in tempo ATICO O.fSERVATO CORREZtOJiE pel livcllo lulu /K'Mi al mcridiano AROO niDOTTO POLARE LNFERIORE ( 29 luglio 1827 ) Circolo alforiente. 24'.50" 22.56 20.33 314°.37'.15,"00 314-37. 9, 75 314.37. 4, 25 h- 4,"32 -+- 3, 36 -+- 3, 56 — 33,"90 — 29, 07 — 23, 34 3 I ;".36'.45,"42 314-36.44, 04 314.36.44, 27 314.36.44, 58 10.41 13. 7 15.51 Circolo ali occulcnte. -+- 6, 32 - 9, 42 -1- 13, 88 47.40. 13, 25 - 0, 24 47.40. 9, 50 - 0, 32 47. \o. 4, 50 -0, 32 47.40. 19, 33 47.40. 18, 60 47.40. 18, 06 47.40. 18, 66 Doppia distanza zenitale 93. 3. 34, 08 Dist. zenit. 46°.31'.47,"04 Riftazione -+- 55, 6 46.32-42, 71 Declinaz. 9 1. 36. 53, 83 Latitudine 45. 4. II, 12 Barometro 27. 7,0 Term, estern. -4- 27°,0 TOLABE INFERIORE ( 26 ottobre 1827 ) Circolo altoriente. 25.42 314.28.22, 75 16. 13 314 28. 4, 25 — 4, 00 — 4, 00 — 36, 40 — H, 44 314.27.42, 03 314.27.45, 81 Circolo altoccidente. 11.31 17.52 47. 30. 12, 75 47. 30. 2, 75 - 1, 04 . 0, 80 -f 7, 30 -f- 17, 55 314.27.43, 92 47.30. 19, 01 47. 30. 19, 50 47.30. 19, 26 Doppia distanza zenitale 93. 2. 35, 34 Dist. zenit. 46.31. 17, 67 Rifrazione -4- 59, 51 46.32.17, 18 Declinaz. 9 1. 36. 25, 34 Latitudine 45. 4. 8, 16 Barometro 27. 5,7 Term, estern. ■¥■ 10°,7 DI PIETHO CAPELLI. 2^3 HCOI 0 dpario n tempo xnco ossEnviTo ■ onm /in:,i In din i.nn /'ms e I'M lull, nn> AKCO KIDOTTO I'OLARE SUPERIORE ( 28 gcnnajo 1828 ) Circolo altoccidente. 24.46 21.31) 18.52 317'.39' 117.39. 317. 3!). 317.39. .38,"00 42, 00 51, 75 56, 25 4,"oo i, 00 3, 84 3, 76 39,"50 33, 70 25, 75 19, 45 317°.40'.21,"50 i 1 7-40. 19, 70 3 1 7. 40. 2 I, 34 317.40. 19, 46 Circolo uWoricnle. 11 12 14. 39 IS 40 21. {3 27. 25 II- I*. 44. IS. [|. IS. 44- 18- 7, 25 10, 50 18, 00 25, 00 49, 00 1,44 2, 40 2, 40 2, 40 2, 40 — 7, 60 — 11, 76 — 19, 20 — 25, 86 — 41, 30 317.40.20, 50 44- 18. 1, 09 il- 18. 1, 14 44- 18. 1, 20 44- 18. 1, 54 44. 18. 0, 10 Dist. zenit. Rifrazionc Declinaz. 43". If '.50,"26 54, 10 43. 19.44, 36 88.23.51, 38 44- 18. 1, 01 Doppia distanza zenitalc 86. 37. 40, 51 Latitudine ffi. 4. 7 Q2 Barometro Term, esteri 27. 6,0 8°,0 POLARE INFERIORE ( 2 luglio 1828 ) Circolo alVoriente. 25-17 17.38 9. 1 15.22 17.49 314-28. 2, 25 314-27.43, 75 0, 00 1, 20 — 36, 05 — 17, 10 314.27.26, 20 314.27.27, 85 Circolo alt occidente. 47. 30. 35, 00 47.30.34, 75 47.30.30, 75 + 2, 48 — 8, 00 — 8, 00 -•- 4, 47 ■+- 13, 00 ■+- 17, 50 314.27.27, 02 47.30.41, 95 47. 30. 39, 75 47.30.40, 25 Dist. zenit. 46.31.36, 81 Rifrazione -1- 55, 45 Declinaz. 46. 32. 32, 26 91.36.39, 92 47. 30. 40, 65 Doppia distanza zenitale 93. 3. 13 63 Term- estern. -*■ 25»,5 Latitudine 45. 4. 7, 66 Barometro 27. 3,6 M4 SERIE PRIMA 27 uiaggio 1823 18 gennajo 1824 6 gennajo 1 825 15 gennajo 15 ma i '.i 14 a prilc . 2 1 maggio 21 giugno 9 agosto 3 settcmbre 16 settembrc 26 settembre 7 ottobre 1 1 ottobre . 21 novembre 27 fcbbrajo 1826 7 aprile . . 18 luglio . . 20 luglio . . 9 dicembre . 27 marzo 1827 29 luglio (') 26 ottobre 28 gennajo 1828 2 luglio . . . APPULSI 1 3 5 5 2 2 2 2 2 2 3 2 2 2 3 5 4 3 4 3 3 3 2 5 2 3 2 2 5 3 1 2 2 2 2 3 2 2 2 3 5 3 2 4 3 4 3 2 4 3 LAT1TUDINE 45°. 4'. 8, 45. 4- 8, 45. 4- 8, 45. 4- 8, 45. 4- 8, 45. 4- 8, 45. 4- 7, 45. 4- 7, 45. 4- 8, 45. 4- 7, 45. 4- 8, 45. 4- 7 45. 4- 7, 45. 4- 8, 45. 4- 7, 45. 4- 7, 45. 4- 7, 45. 4- 8, 45. 4- 7, 45. 4- 8, 45. 4- 8, 45. 4- 11, 45. 4- 8, 45. 4- 7, 45. 4- « 52 58 13 02 01 36 17 68 55 35 20 99 13 64 71 08 55 42 44 27 35 12 16 02 66 Medio 45. 4. 7, 915 (*) L'osservazionc del 29 luglio 11011 e compresa uel medio. SERIE SECONDA LATITUDINE determinate colle distahze zenitali delta polare , prese nei giorni prossimi altinversione del circolo-meridiano. O 1 S T A K 7. A DI0TAHZA 1 i.IOIIM COMMJATI AHCO I'EftCORSO iufuaziom: zcnilalc dall'equatorc LATHI" ni>E I osscnata calcohtta 1822 10s 11s ottobt-c 86°.33'.50,"23 +53/12 43».17'.48,"24 88".21'.56,"42 4*4'. 8,' IS 12^ 14' ottobre 89.49.53, 14 -4-54, 21 ii. 5S.51, 78 89.59.59, 66 (A 4. 7, 88 21' 22' ottobic 1823 ! 1 12' ;.pille 93. 5. 13, 93 -4-61, 94 46.33.40, 90 91.37.48, 58 }3. 4. 7. 68 86.34. °- oa -f-73, 18 43. 17. 53, 19 88.22. 1, 33 45.4. 8, Ii 25' 29' innggio 89. 49. 49, 20 -f-55, 26 44.55.49. 66 Bft. 99: 59, 47 45.4. 9, 61 12s 15' novciiilire 8ft (9. (•'.. 20 -»-59, 16 if. V). 52, 26 89. 59. 59, 48 45. 4. :, p 1 2' 1 {s novemlue 89.49.42, 81 -4-79, 83 44-55.51, 03 90. 0. 0, 22 45.4. 9, 1 9 23s 25' novembre 89. 19. 48, 10 •4*584 92 if. 95.32, 97 89. 59. 59, 6.4 45. 4. 6, 67 22' 25s novembre 89.49.49. 96 -4-58, 02 44.55.53, 00 90. 0. 0, 36 45. 4. 7, 36 15' 17* dicembre 86. 35. 7, 61 + 55, 73 43. 18.29, 53 88.22.37, 13 45.4. 7, 60 1824 17s 24s gennajo 86.35. 13, 43 ■4-55, 71 43. 18.32, 43 88. 22. 39, 82 45.4. 7, 39 7" febb. 4" marzo 86. 35; 6, 57 -t-55, 09 43. 18.28, 37 88. 22. 36, 30 45.4. 7, 93 6' 7' marzo 86. 3 ii 59, 09 -4-53, 59 43.18.23, 14 88.22.31, 36 45. 4. 8, 22 19s 2f marzo 86. 34. 55, 35 -1-52, 91 43. 18.20, 58 88.22.27, 94 45.4. 7, 36 (i' 13' aprile 86.34.38, 16 -4-52, 33 43. 18.11, 41 88.22.21, 58 i :>..;. 10, 17] 3' 5s maggio 89. 49. 48, 95 -4-55, 92 44-55.50, 39 89.59.59, 73 P-4. 9, 34 25* 27; maggio 89. 49. 5 1, 88 4-55, 17 44-55.51, 12 90. 0. 0, 11 i >■ 4. 8, 99( 26" 26* maggio 89.49.50, 27 -4-55, 92 44. 55.51, 05 89.59.59, 96 45.4. 8, 91 25* 30' giugno 89.49.52, 71 +.54, 80 i \. 55. 51, 16 90. 0. 0, 26 45.4. 9, 10 26' 28* giugno 89.49.57, 17 -4-55, 42 44. 55. 53, 00 89. 59. 59, 86 45.4. 6, 861 11; 12' luglio 93. 5. 27, 60 +55, 68 46. 33. 39, 48 91.37.50, 20 ;•■ \. 10, 72 25" 26* dicembre 1825 5s 7s gennajo 86.35.43, 36 -4-57, 63 43. 18. 49, 31 88. 22. 57, 88 45.4. 8, 57 86. 35. 52, 70 ■+.54, :: 43. 18.51, 12 88.22.58, 85 fM. :. 73 14s 18' gennajo 86. 35. 54, 44 •+-55, 29 43. 18.52, 51 88. 22. 58, 86 fM. 6, 35 14' 18' marzo 89.49.47, 79 -4-57, 69 Ii. 55. 51, 59 90. 0. 0. 52 !•■ i- s. 93 1 l' 20* marzo 89. 19.41, 20 -4-57, 88 44. 55. 48, 48 89.59. [5. ;. 10, 67 20" 25' maggio 89. 49. 56, 76 -f-55, 2~< 44- 55. 53, 63 90. 0. 0, 18 [5. i- ,.. >5 2 1' 2 V maggio 89. 4g. 48, 80 +•55', 19 44. 55. 49, 59 89.59. >>. S- [5. ;. 10, 26 61 10' agosto 93. 4.49, 39 -4-57, 3D 46. 33. 22, 09 91.37.26, 96 r-.i- 4,87 a46 AI.CUNE IUFI.ESSI0N1 ECC. D 1 S T K H 3 tL DISTANZ& | i.h'i.M C0MB1HATI AUCO I'll OASO imr. wiom oascr\ ata daM'equatorc culcolata LATlTrniM. IV 1 6' settcmbre 8'>.49'.M,"i; + 54,"46 ii".'.V.5l,"67 90°. 0'. 0,''08 45°4'. 8,"41 24 27' settembre 89. 49. 51, 38 ■4-54, 93 44. 55. 50, 62 89.59.59, 58 45. 4. 8, 45 251 27« sctlembre 89. [9. 55, 87 -t-">'i, 23 14. ...53, Hi 90. 0. 0, 26 45.4. 7, 10 6' 10' ottobre 89. 49.5 I, 49 -t-56, 50 W-55.52, 25 90. 0. 0, 82 45.4. 8, 51 6 '.i' ottobre 89. 49- is- > i +56, JO 1 {. 55. 50, 57 89. 59. 59, 53 45. 4. 8, 96 21' -i' ottobre 89.49.49, 74 +57, is ii. 55. 52, 06 90. 0. 0, 42 45.4. 8, 36 16* 22' novcmbrc 89.49.51, 05 -1-57, 91 ii. -.5.53, 44 90. 0. 0, 77 45.4. 7, 33 1826 4! 12' gillgllO 89.49. 50, 14 + 54, 51 {4-55,49, 58 90. 0. 0, 26 45.4. 10, 68 6* 10s giugno 89. 49. 59, 85 -1-55, 16 i \. 1 ">. 55, 08 89. 59. 59, 69 45.4. 4, 61 26' 28' novcmbre 93. 2.37, 91 -+-61, 91 46. 32. 20, 87 91.36.31, 93 45. 4. 1 1 , 06 : 1 I' dicembre 89.49.48, 81 -+-58, 71 44. 55. 53, 02 89. 59. 59, 77 45.4. 6, 75 9« 11« diccmbre 86. 36. 58, 27 -1-55, 17 43. 19. 24, 30 88.23.31, 08 45.4. 6, 78 1827 25s marzol5 aprile 86.36.41, 90 -+-52, 73 43. 19. 13, 68 88. 23. 20, 02 45. 4. 6, 34 20' 30s luglio 89.49.51, 09 •t-53, 77 44- 55. 49, 32 90. 0. 0, 88 45.4.11, 56 25' 28' ottobie 93. 2. 28, 89 -+-59, 35 46.32. 13, 80 91.36.25, 00 45.4. 11, 20 23' 24' dicembre 89.49.4i, 82 -+-57, 75 44- 55. 48, 65 90. 0. 0, 07 45.4.11, 42 23' 26- ilicciubre 86.37.41, 10 -+-54, 96 43.19.45, 51 88. 23. 50, 88 45. 4. 5, 37 1828 25* 30 gennajo 86. 37. 36, 97 -t-56, 43 43.19.44, 91 88.23.51, 41 45.4. 6, 50 15' 5' marzo 86.37.25, 86 -+-52, 78 43. 19.35, 71 88.23.44, 77 45.4. 9, 06 30' gin gn.3' luglio 89.49.56, 16 -+-53, 44 44.55.51, 51 89. 59. 59, 96 45.4. 8, 45 27' giu »n. 3s luglio 89. 49. 53, 88 -+-54, 19 44.55.51, 13 90. 0. 0, 17 45.4. 9, 05 Medio 45.4. 8,179 Per indicare il passaggio superioie ed inferiore della polare si e posto la lettera s ed i sopra il giorno dcll'ossci -vai.ione. La rifrazione data e la semisomma delle due conispondenti alle osservazioni. La quinta colonna , iutitolata distanza calcolata dall'equatore , contiene la semisomma delle declinazioni, o dei supplement per i passaggi iuferiori , corrispondenti al giorao in cui si sono prese le altezze. DI PIETRO CAPEI.LI. 2$-j Per ottenere la flessione del circolo-meridiano il metodo fra lutli il piii semplice ed il piu esallo e quello proposto dal ch. Professore Bessel ed adottato dai migliori astronomi: esso consisle nel dirigerc l'uno contra l'altro orizzoiualmente gli assi ottici di due cannoc- ohiali, ed intcrposlo il circolo, di cui si desidera conoscere la fles- sione, mtsurare con esso l'angolo fra im'iuimaginc e l'altra dei mi- cromclri: la diil'erenza chc ne risulta da 1800 sara evidcnlemente il doppio dclla (lessionc ccrcata. A pralicare questo metodo nella nostra spccola si opponcva la ristrettezza della sala, ove e posto il circolo-meridiano, la quale non dava uno spazio suflieiente per collocare i due sopra descritti can- nocchiali : bisognava rimuovere il circolo-meridiano, opcrazione in se stessa pericolosa per la grande mole dclla macchina , e che ri- chicdeva un apposito apparato, e l'assistenza di varie persone: inoltre la ricerca era fatta con alcune circostanze diverse da quelle con cui si fanno le osservazioni. Mi proposi quindi di modificare il metodo proposto dal sig. Bessel, in guisa talc che la macchina fosse nella precisa posizione con cui si osserva c non fosse in alcun modo rimossa, accio non po- tesse soffrire qualchc variazione , che nc rendesse inesatta o dubbia la determinazione. II celebre sig. Carlini aveva usato ( EfT. di Milano 1829 p. 68 ) un solo cannocchiale rivolto ad un segnale terrestre , come secoudo il di lui esempio ho pralicato per la flessione del circolo moltiplicatore. Si sarebbe potuto per il segnale terrestre servirsi della stessa mira meridiana, ed allora avrebbe bastato sollevare il circolo-meri- diano di pochi pollici, onde potere appuntare il cannocchiale sulla mira, e dopo riabbassare il circolo per prendeme l'angolo. Per facilitare l'opcrazione ed evitare anchc di elevare la mac- china, posi il circolo moltiplicatore di 18 pollici, costrutto dal me- desimo Reichcnbach e da Ertel, dalla parte del nord precisamente nel mcridiano del grande circolo: l'ho collocato sopra di una tavola costrutta espressamentc di altezza tale, che rivolto il cannocchiale 343 ALCl'NE RIFI.ESSIOM ECC. alia mira mcridiana, la visualc appena potessc passare solto al can- iiQCchiale del circolo-meridiano situato nclla mcdcslma direzione. Posto C il ccntro del circolo-meridiano , E quello del circolo- moltiplicatorc, M la mira mcridiana: e fatlo CM=.c CE=a chiaunando

      Z=-88°. ^Z'.2rj"-. il medio delle distanze zenitali del centre del micrometro del circolo- meridiano veduto dal circolo-moltiplicatore Z?2'=84°. 2 j'.55" si avra la coi'rezione cercata, faceudo ^=-H2",78sinZ)Z— 2",78sin/)Z'=-+-o>i2. Nella tavola scgucnle ho riunito l'angolo 0 osservato col circolo- moltiplicatore, l'angolo preso col circolo-meridiano, e l'angolo X calcolato; la somma di questi tre angoli essendo diflerente da 1800 ci fa conosccre la flessione del circolo-meridiano. Tom. xxxvii. I 1 AIXUNE MFLESS10M ECC. FLESSIONE DEL CIRCOLO-MERIDIANO '2 o ANGOLO ANGOLO ANGOLO CO U .fro *• be al circolo-moUii'licutoiT da il circolo-iucridiauo circolo-mt'ridiano fra il circolo-niuUiplicatorc alia mira fl-u i due ( f ■*■ 6 -t- X ) da cui si deduce O Z ~3 u c la uiira e la mil. 1 circoli la lies:. nun- »T3 o 2! 6 ? X 17 12 4°. 26'. 18",0 175°. 35'. 36", 5 9",7 180°. 0'. 4", 2 18 6 4. 15. 25, 7 175. 44. 33, 5 8, 9 180. 0. 4, 2 18 6 4. 23. 14, 7 175. 36. 39, 5 9, 6 180. 0. 3, 8 19 8 4- 15. 7, 9 175. 44- 46, 4 9, 0 180. 0. 3, 3 19 8 4. 27. 2, 1 175. 32. 51, 1 9, 8 180. 0. 3, 0 19 8 4. 29. 15, 9 175. 30. 37, 9 9, 9 180. 0. 3, 7 19 12 4- 1. 20, 4 175. 58. 33, 2 8, 8 180. 0. 2, 4 20 10 3. 59. 58, 5 175. 59. 56, 3 8, 8 180. 0. 3, 6 20 10 4. 10. 3, 0 175. 49. 51, 3 9,2 180. 0. 3, 5 20 10 4. 14. 55, 8 175. 44. 48, 3 9, 4 180. 0. 2, 7 21 10 4- 20. 34, 7 175. 39. 19, 2 9, 6 180. 0. 3, 5 21 10 4. 20. 34, 6 175. 39. 19, 3 9, 6 180. 0. 3, 5 21 12 4- 24. 27, 7 175. 35. 25, 0 9, 7 180. 0. 2, 4 23 12 4- 29. 49, 5 175. 30. 3, 8 9, 9 180. 0. 3, 2 23 12 4. 35. 10, 1 175. 24. 43, 8 10, 1 180. 0. 4, 0 Medio Correzione per la flessione nella misura dell'angolo

      2 ALCOJVE IUFLESSIONI ECC. OSSERVAZIONI AL CIRCOLO MOLTIPLICATORE Mi seinbra prcgio dell'opcra l'unire alcune altczze della polare fuori del mcridiano osscrvate nei mesi di gcnnajo e febbrajo 1838 col circolo-moltiplicatore di Reichcnbach ed Ertcl di diciotto pol- lici di diametro , dalle quali deducendo la Iatitudine e confrontan- dola con quclla ritrovala col circolo-meridiano, la piccola dilferenza delle due detcnuinazioni rcnde evidenti le perfezioni delle macchine adoperate , c da una confcrma delle flessioni dci cannocchiali di questi due circoli. Qucste osscrvazioni si sono fatte col sistcma del ch. Professore Litrow, Direttore dell'osservatorio di Vienna, il quale celebre Aslronomo giudicando , die gli stromenti di Reichenbach, anche quelli di piccolo diametro , abbiano una sorprendente esattezza nelle division! , nelle centrazioni dei circoli , nell'equilibrio delle parti , in- 1 la regolarita dei movimenti, crede pcrcio superfluo la moltipli- cazione dell'angolo : ma perche i cannocchiali posti su queste mac- chine non hanno lungo fuoco , nc forte ingrandimento , rimane molto incerto il porre gli astri sotto il Glo micrometrico. A togliere questa causa d'errorc , e per diminuire quello della lettura dei nonii , egli , col lembo ad esempio all'est , prende l'arco alia polare, c dopo muove l'alidada di un minuto, e ne osscrva Fappulso sotto il filo orizzontale senza muovere il circolo ; dopo varii di questi appulsi volge il circolo all'ovest , e replica le slesse osservazioni. In questa guisa egli non ha che il doppio delFarco , ma deter- rainato da molti appulsi e da molte letture , ed evita gli errori che nelle moltiplicazioni delle akezzc sull'orizzonte possono essere ca- gionati dal livello, il quale mettendo molto tempo a prenderc la pre- cisa posizione orizzontale , c facile clie si inverta il circolo prima che il livello sia totalmcnte fermato. Si ricava di piu il vantaggio , che lc osservazioni si possono ese- glUCC da una sola persona , mentre colla comune maniera di mol- tiplicave l'angolo l'osservatore ha bisogno di uno , o due assistenli. DI PTETnO CAPEI.LT. 253 Col descrillo mctodo si sono fattc le presenti osservazioni; tranne .il. imc ( scgnatc coll'aslerisco (*) ) , le quali si sono eseguite mol- tiplicando l'angolo , perche essctulo la polare prossima al meridiano, non s'innalzava con bastaute cclerila. I calcoli si souo escguiti colle tavole di Puissant poste nell'ap- pendice della Geodesia. L'aberrazione diurna e espressa cfelle formole rf^i?:= o^cos/* sec $ J 9 = — o",34 sin P sin 6* per la polare essendo la declinazione £= 88°. a4' sara dAR-=i-\- ia'',3acosP ■ dd=a — o",34sini'. II primo termine della riduzione della polare osservata fuori del meridiano secondo le tavole di Puissant e R &= A" cos P , il quale differenziato da d R = cos Pdii"— A"sinPrfP ; essendo P l'angolo orario e A" la distanza polare in secondi, sara dP = —dAR , dA" = — d$ c quindi dR = + o",34 sin PcosP-+- '*! 33,f sin P cos P siu i" dR = -t-o",3/is\n2P. Questa piccolissima correz.ione dovendo ad alcune osservazioni essere applicata in ph\ , ad altrc in meno non influiscc sul medio di esse. a54 XLCL'KE IUFLESS10NI ECC. Queste osservazioni non danno quel soddisfacente accordo , che si suole avere dalle macchinc pcrfeltissime del sig. Reichenbach , fra le quali questa e ccrtamente una dellc piu eccellenti ; perchc variano fra loro sino tie sccoudi : le segueati cause sembrano spie- garae le discordauze. i.° II cannocchiale non avendo che due piedi di fuoco, ancorche eccellente, non e abbastanza forte. 2." Per ottenere maggiorejngrandimento i'arteflcc ha messo un oculare di fuoco cortissimo , c pcrcio i fili del micrometro com- pajono troppo ingrandili, e epiindi la polai'e , massimc nelle osser- vazioni di giorno, ha un diametro piu piccolo dclla grossezza del Clo. 3.° Nell'osservare col sistema di Litrow rimane fermo il circolo per cpialche tempo dalla stcssa parte; se la flessione non fosse istan- tanea potrebbe essa in queste osservazioni essere non precisamenle eguale a quella, che c stata determinata col moltiplicare l'angolo con celerita: infatti le altezze circummeridiane prese moltiplicando, danno 45°. 4'- 9", 4 45. 4. 9, o 45. 4. 10, 4 45. 4. 8, 9 quantita maggiori di quelle ottenute colle altezze fuori del meri- diano , prese colla sola duplicazione dell'angolo. 4-° Essendosi preso l'arco in varii punti del circolo e non mol- tiplicato l'angolo , oltre gli errori di divisione c di eccentricita , potrebbero avere un effetto non trascurabile anche le flessioni dei raggi e delle altre parti dello stromento, le quali non sono di- strulte scambievolmente dalla moltiplicazione, no sommate con quella del cannocchiale. 5." Nelle osservazioni di noltc l'illuminazione del filo micrometro e stala fatta con uno specchio annulare , poslo nel mezzo del can- nocchiale: se i raggi riflessi dallo specchio non giimgessero all'ocu- DI PIETRO CAPF.IXI. 3 J 5 lare paralelli all'assc ottico ed il filo non fosse precisamente nel fuoco dell'ocularc, rimmaginc di esso che si presenta all'occhio sa- rebbe posta fuori della sua reale posizione, come dimostrail celebrc Cav. Carlini ( Eff. 18 ig. pag. 90.) in una sua dotta memoria sulla Asccnsion-rctta della polare. 6." Essendo il circolo diviso di qualtro in quattro secondi, in un sistema di osservazioni che non moltiplica l'angolo, si ha una suddivisionc minore con una semplice stima, e nel prendere il medio dei quattro nonii: il coefliciente deU'error probabile di otto determinazioni e -^— - , supposto che colla stima si possa avere i due secondi, Terror probabile della lettura dell'arco sara o",8 , quantita piuttoslo grande. Nella tavola seguente ho posto i risultati dei calcoli di queste altezze della polare osservate col circolo-moltiplicatore per ottenere la latitudine della specola di Torino. a56 AI.CUNF. niFt.ESSIONI ECC. LATITUDINE detcrmiiiata colie osseivaziuni 1828 Kt)M dcgli i col G ■ •i'r-d EDO prnitat ii olo r ,.i n-iiii' AWGOLO OIURIO in tempo p -I* - .2 1 ARCO OISEHVATO runoMTi-rno TIKMOMETAO cslerno I gennajo 1 19 i 1 0°. 0'. 0,"0 28" 86».37\34,"0 p. tin. 27.10,0 ■+- 2»,0 22 i 4 0. 0. 0, 0 138 346.30.53, 0 27. 8,3 -+- 6, 0 22 6 6 . 5. 19.37, 2 335 89. 18.45, 9 27. 8,4 + 2, 6 23 6 6 3. 2. 16, 8 329 87.36.59, 5 27. 6,7 ■*- 8, H 23 5 6 5. 2. 58, 8 172 89. 5. 15, 0 27. 6,7 -4- 3, 0 25 6 6 6. 26. 56, 6 271 90. 14.48, 2 27. 8,7 -«- 2, 0 25 3 3 18. 12.33, 8 267 89.42. 0, 0 27. 8,5 + 5, 0 26 6 6 4. 49. 20, 4 424 88. 53. 56, 4 27. 8,1 + 2, 2 26 6 6 6. 30. 22, 0 335 90. 17. 55, 3 27. 8,1 + 2, 0 26 7 7 16.57.28, 0 350 90. 43. 58, 6 27. 8,1 + 4, 0 27 8 8 5. 1.22, 1 592 89. 4- 4, 3 27. 6,5 + 2, 7 27 12 12 16. 9.43, 3 1440 91.20. 12, 9 27. 5,9 -+- 3, 0 27 7 7 17.28. 7, 4 240 90.18.58, 6 27. 5,9 + 4, 6 30 6 6 7. 5. 25, 7 182 90. 46. 2, 2 27. 6,3 - 0, 2 febbrajo 3 9 9 17. 2.51, 8 414 90. 39. 7, 9 27. 6,7 -t- 5, 0 4 10 10 21.24.41, 8 561 87.21.31, 4 27. 5,4 -t- 9, 0 5 3 3 21.15.36, 4 113 87.26.15, 3 27. 7,0 -4- 5, 5 6 6 6 0. 0. 0, 0 282 519.46.59, 0 27. 5,3 -+- 5, 0 7 6 6 0.57. 18, 0 197 520.23. 15, 0 27. 3,0 + 4, 0 7 7 7 4.32. 11, 9 268 88.40. 0, 5 27. 2,7 -t- 3, 5 7 8 8 7. 3. 55, 8 334 90. 44. 52, 7 27. 2,6 -t- 1, 5 7 7 7 17.59.18, 4 232 89. 52. 57, 9 27. 1,8 ■*• 1, 7 8 7 6 21. 10. 2, 4 271 87. 29. 24, 8 27. 2,7 h- 5, 0 15 8 8 6. 3. 17, 3 323 89.55. 2, 1 27. 1,0 - 1, 0 DI PIETRO CAPEI.LI. 257 dcllu polare al circolo-moltiplicalore. D1STAKZ& Dl ST IK Z A connezioitE le |kt 1828 MFHAZIOM: ixcujmiott: ilill^i /' nil ii rvatA dal r>o!o CAlcoiata dificreoze nngoN or.11 ii LAT1T! 1 gennaja 19 -4- 56,"4 43».19'.4i.'i -t-i".3G. :: 1 i">.V.9,'T 22 + 55, 2 43. 19. 46, 8 •+-1.3G. i. 2 \ "•• 4- 9, 0- 22 -i- 58, 5 -f- 0,"3 44.40. 2 I, 8 -4-0. 15.32, 3 - i,"4 45. \. J . 23 + 96, 2 - 4, 5 i "-. 49. 2 I, 5 + I. 6.35, 7 - 6, 4 4>. |\ «'. 2 23 + 57, 9 — 6, 4 44. 33. 29, 0 -t-O. 22. 3 I, 8 - 1. 1 45. ;. g; l 25 «- a, s h- j, ; 45. 8. 28, 6 — 0. 1 2. 35, 9 -+- 0, 7 45. ;. 6, a 25 * SB, 6 — 1, 3 4i.-'i-:. 3 +0. 3. S5, 5 - 0, 2 4 J. i- ;. i 26 -»- 58, 3 + 4, 5 H-28. 1, 0 -4-n. 27.56, 2 - 3, 4 45.4. 6, 2 2G I -f- 59, 7 - 2, 6 45. 9. ->\. : — 0. 14. I, 1 + 1, 4 15.4- 5,0 26 + », 6 - 2, 3 45. 22. 5G, G — 0. 27. 8, 0 * 2, 6 45. 4. s. s 27 * 58, 0 — 4, 5 44. 32. 5$, 6 + 0.23. 3, 2 — 3, 8 4>. 4- 5, 0 27 -4- GO, 2 _ 3, 5 45.41. 3, 2 —0.45.32, 2 + 19, 2 45.4. 9. 8 27 -4- 58, 7 * 1, 2 45. 10.29, 2 — 0. 14.38, 6 -4- 1, 0 r<- ;.'8, 4 30 -i- GO, 4 -t- 9, I 45.24. 10. G _0.28. 18, 2 -4- 1, 5 45. 4. 6, 1 fcbbrajo 3 -t- 59, 0 + 14, 5 45.20.47, 5 —0. 24. 58, 6 -4- 3, 1 45. ;. 8, 0 4 + 54, 4 + 1, 7 43.4i.4t, 8 -4-1. 14.21, 6 —12, 3 45. 4. 8, 9 5 -t- 55, 6 * 2, 5 43.44. 5, 7 -4-1. 11.51, 8 — 2, 5 45. 4. 5, 0 6 + 54, 8 43. 19.49, 7 -4-1.35.59, 9 . . . 45.4.IO. 4* n J h- 54, 7 ■+■ 0, 0 43.22.51, 0 -4-1.33. 5, 5 - 5,4 45. 4. 8, 9* 7 + 56, 7 -4-11, 5 44-21. 8, 4 +O.34.46, 1 -2, 5 45. 4. 8, 0 7 + 59, 2 -i- 9, 7 45. 23. 35, 2 —0. 27. 42, 5 -4- 2, 2 45,4- 5, 1 7 + 58, 4 + 2,2 44. 57. 29, 6 — 0. 1.38, 3 + 0, 2 45. 4. 8, 5 8 + 55, 2 + 2, 7 43.45.40, 3 -4-I. 10. 17, 0 — 5, 6 45. 4- 8, 3 15 •+- 59, 0 * ?, 7 44. 58. 37, 7 -0. 2. 43, 6 -4- 0, 3 45. \. 5, 6 Medio 45.4. 7,65 Tom. xxxva. K (S8 ALCUNB RIFLESSIOM ECC. Persuaso che sia necessario determinnre ta flessione degii- stro- nicnti aslronomici nclle stesse circostanze , nclle quali servono alle osservazioni , intrapresi una talc vIcetTau)'sril circolb-moltiplfeatore ' di Ertel senza punto rimuoverlo ilal cono orientalc della specola , ove e situato sopra un solido piedcstallo di inarmo. Dirigcndo I'islromcntb equatoriale , che si ritrova nelljnllro cono, sopra una i-asa vicino alia chiesa detta la Madonna dellPilone , la visuale passa pel mezzb del cono orientalc qualche pollic| al mez/n- giorno del centro del circolo-moltiplicatore. | Per approfittarmi di questo fortuito vantaggio, diressi t asse ottieo della parallatica suddelta sopra una passeraja di cotto jjosta sulla stessa casa , la quale formava col foro interno un segnale distinto, rolondo di pochi secondi di diametro , sollevai il circol£ __con tie dischi di legno posti sotto i piedi , e lo condussi alquanto al mczzogiorno, senza per6 levarlo dal solido piedestallo su cui e si- tuato : a cagione dell'eccentricita del sostegno dcllo stromento ho potuto fare in guisa , che quando il lembo del circolo- era rivolto al nord, la visuale della parallatica fosse libera e si- potessc ap- puntare il filo micrometrico sul segnale sovr'indicato , e che rivol- gendo il circolo al sud l'asse ottieo del cannocchiale della paral- latica passasse precisamente per il centro del cannocchiale del circolo-moltiplicatore. In questa maniera ho determinato la flessione del circolo-molti- plicatore di Ertel , misurando divei-se volte l'angolo fra l'asse ottieo della parallatica ed il segnale suddescritto. Avendo ottenuto un angolo minore di 1800, ed essendo distrutti scambievolmente dalla moltiplicazione gli errori della divisione e delle altre cause, questa semidifferenza dara la ricercata flessione. Eccone i risultati: DI PIETHO CAPELLI. 1828 NHMERO dellc ANGOLO MLLT1PL0 ANGOLO SEMPL1CE RIPET1ZI0M ■ febbrajo 21 12 359". 58'. 54", 0 179°. 59'. 54",50 26 8 359. 59. 15, 5 179. 59. 54, 44 27 18 359. 58. 4, 5 179. 59. 54, 75 29 15 359. 58. 39, 0 179. 59. 54, 60 29 15 359. 58. 36, 0 179. 59. 54, 40 ma 17.0 1 12 359. 58. 53, 5 179. 59. 54, 45 Medio 179. 59. 54, 52 La distanza tlallo zenit del segnale e 910. 46': percio la corre- zione per ridurre la flessione trovata all'orizzontale e trascurabile. Sara la flessione orizzontale cercata = — 2", 74 • II medio delle distanze di osservazioni , fatte col circolo-moltipli- catore per determinare la latitudine colle altezze della polare fuori del meridiano, essendo =44°-35', ne sara la correzione da ap- plicarsi alia latitudine -2",74sin(440.3o') = -i",cp- In questo modo si avra la latitudine dcterminata col circolo-uioltiplicatore ^5". !\. 7", 65 correzione per la flessione — 1, 93 45. 4. 5, 73 45. 4- C, 69 colle osservazioni al circolo-meridiano si cbbe la diflerenza delle determinazioni dei due istromenti — o, 96 2?0 ALCURH lUFI.r.SSlOXI Etc. Se si lillctle che il circolo-moll'qdicalore ha soltanlo la meu't del diam'etro del grande circolo-meridiano , chc i lembl di criiesti circoli sono divisi proporzionalmentc al loro diametro, c che il cannocchiale del piccolo circolo c solamcnte il tcrzo di quello del grande, deve apparife sorpreadente L'accordo dei due risultati della latiiudineri- trovata coi due istromcnti, i quali risullali non difleriscono di un secondo. Si aggiuDga chc una tale dilferenza potrcbbe anche di- rainuirsi e con un maggior numero di osservazioni, e con la riccrea

    3. s won a6n NOTIZIE BIOGRAFICHE dell'accademico t GOITE ANTONIO VAGNONE ICIMTTE M GIACINTO CARENA Lelle ncU'athifuitiza del •i^febbrajo l833. ll Cavalicre Antonio Yagnone, che poi fu Conte, per l'estinzione della linea primogenita dei Conti Yagnone di TrufTarello e Celle , nacque nell'ottobre del 1767 a Mont-Louis in Francia , forte terra della provincia del Rossiglione , ora dipartimento dei Pirenei orien- tal! , ove il suo padre Gasparo era Colonnello agli stipendi del Re di Francia , ed cravisi sposato a Maria Fau, di ragguardevole fa- miglia di Mont-Louis. Antonio, fatti i primi studii a Tolone , entro volontario, 0 come chiaman , Cadetto , nel reggimento del padre , e fuvvi quindi fatto LTfliziale, non avendo piu di dodici anni , secondo l'uso di que' tempi. I trambusti di Francia nellultiino decennio del passato secolo , consigliarono o costrinsero il padre, e con lui la madre e l'unico figliuolo, ad abbandonarc le province meridionali di quel desolato regno, recandosi a Landau, a Colmar, e altrc citta dell'Alzasia. L'ozio sforzalo in che si viveva la raminga famiglia , o 1 oppor- tunity sportagli dalle citta visitate, o forse piu di tutto una natu- rale inclinazione nel giovine Antonio , fecero che egli fin d'allora I'animo suo volgesse alio studio dei corpi minerali. 266 NOTizrE biografiche ecc. Primo saggio di questa sua applicazione fu una breve Notice Lithologique sur le Saint Gothard, chc egli scrisse svilla faccia del luogo e rasscgno all'Accademia nostra in sul finire del 1793, quando forse
    4. .- I fu vcnduta a profitto degli ercdi , al prezzo, da quanto senlo d'nsi, non minore di quindici rnila lire. No cio e da rcputarsi men simile al vero, conciossiache in una delle schedc autografe del Vagnonc, gentilmente comuuicatemi , insieme con alcune delle precedenli notizie, dalla vedova Contessa Giuseppina, trovo scritto cosi : Le beau cristal d'idocrase de la collection dc fen Dominique Perotti a e'te vendu 60 guine'es au celehe mincralogiste anglais Heuland, pur messieurs Muriatty , acqucreurs de la dite collection. Fra le schede teste aeccnnate , le une sono bozze di alcune sue memorie gia pubblicate; in altre contengonsi stralci di libri di mi- neralogia da lui letti; in altre l'indicazione di alcuni piu prcgiati minerali da lui veduti nelle raccolte s\ pubbliche che private, si hazionali che foresliere ; in altre ancora l'Autore tocca di alcune sue gite alpestri, ove tratto tratto si vedono espressi con naturale ed elegante semplicita i sentimenti che in lui destavano le maestose bellczze dell'alpestixj Datura. Un quaderno pure autografo di una ventina di pagine , ha questo titolp : Rapide appercu Star, les agates, jaspes et autrcs pierres dures d 'Ober stein et Idar en Palatinat; pour M. Revelli. II quale scritto egli avea fatto pel suo amico il signor Vincenzo Antonio Revelli, Professorc di pittura, e caldo amatore delle produzioni naturali ; qucsti conserva inoltre un'altra scrittura autografa del "Vagnone : Sur les cailloux route's des envi- rons d ' Antibes , du Pont du Var. Cotesti scritti, che forse non furono i soli che egli facesse a richiesta altrui , provano come a lui con fiducia e con vantaggio ricorressc chi era desideroso di pe- regrine notizie mineralogiche, intendo di quelle che piu diflicilmente si trovano nei libri. Dalle poche cose editc e inedite del Conte Antonio Vagnone si scorge ancora che egli non fu di quelli i quali , in cio che stam- pano o scrivono , pongono tutto cio che sanno, e talora anche di piu di quel che sanno; scrisse anzi pochissimo , benche dottissimo 2-2 NOTIZIE BIOGIUFICHE ECC. in molte parti dclla scienza litologica e metallurgica. E appunto per questa sua scienza , piu che per le scritture da lui pubblicatc , quest'Accademia nostra il voile ascritto fra i suoi Membri nel gen- najo del 1818; c poco stante S. M. nominollo Membro del Consi- gn o delle Minierc, nel quale ufficio, piu che lo Scrivere elo stain- pare, giovano alio Stato le positive e sode cognizioni sia teoriche sia praticlie , intomo all'antichissima c pur difiicilissima arte di ca- vare col tnaggior vantaggio dalla terra, e tradurre negli usi della vita i corpi metallici che la natura con provido consiglio, e sotto variatissime e per lo piu larvate forme, occulto nel scno < Ar.rN v. a-b per anco giuvlo il tempo; impeiocokc la Conte9Sa diuseppina, che fu erede del s«o avere lo fu parimenle deLla sua mineralogica rac- colla, e sei-hala tullom come preziosa memorin del i-iatuilo sene- roso bencfi/.io. Ma oramai la sanila <1<>I Coiur Vaj-none, di cugiouevole clu i era, coiniiirio a ro\iuair inU'raineute |>i;r cll'etlo di gra\issima Si HI - ialtina, nulla quale lioadde piu \olle, seinpre aecompagiiatu ila una straordinariu rseoriaziouo delta pelle, spi'eialmenle allc uiani e ai jiitdi , da cui se ne toglievano di hen larglii brandelli. Yi si ag- giUQSe una fierissinia melanconia , poi un calario a, nto di i.f t(<» . cui succcde un idrotorace. Quesla inisei-anda coudizione del Conle Antonio Vaguouc, non ecsso se non con la uiorte di lui, aceadula il 21 di nprile del ifi3i, avciulo egli compito dell'eta sua 1 anno sessantesimo terzo. Tom. ixxvii. M si H . » ' 275 DESCRIZIONE 01 UM S1MGOLARE VABIEli SI PECORA A CODA ADIPOSA Z DELIA FEMINA DEL BECCO SELVATICO DELL'ALTO EG1TTO ( CAPRA NUBIA?! A, F. CUV. ) DEL. PROFESSORE GIUSEPPE GENE Lena ntU'adunanza del 28 di aprile i833. ll signor Domenico Pedemonte, Console generate di S. M. in Alessandria d'Egilto, con esempio degno che si imiti dagli altri Consoli che hanno residenza in paesi lontani , condusse or' ha nn anno a Torino un numero ragguardevole di scelti animali viventi, da lui con grandi cure raccolti od acquistati in Africa , e che da S. M. vennero poscia destinati ad accrescere il serraglio di Stupinigi. — Fra codesti animali il signor Pedemonte diceva rarissima e sco- nosciuta agli stessi abitanti dell'Egitto una curiosa varieta di pecora, che egli aveva comperata da un arabo, siccome nativa e prove- niente da una parte non determiuata dcll'Arabia. Recatomi col signor Pedemonte istesso ad osservarla , parvemi a prima giunta di ravvisare in essa la razza che Pallas descrisse e figurb nel fascicolo undecimo de'suoi Spicilegii sotto al nome di Ovis aries steatopjrga :"-(.> DESCIUZIONT. ECC. <> kireisica, razza comuuissima nelle steppe della Russia meridio- nale , e propria bcn'anrhe della Persia e della China. Ma consultate, poiche fui di ritorno, lc descrizioni e le figure di Pallas, e postele a confronto dci caratieri chc io aveva notati nella Pecora arabica, potei facilmcntc accorgermi, chc se nell'aspetto e in alcune eziandlo delle principali variazioni organichc csisteva fra qucsti due animali una iunegahilc somiglianza , olTcrivano pero ciascuno in se stcsso tal soinina di notevoli dillcrcnzc da non polersi ragioncvolmente SOtto a una mcdcsiina indicazione sislcmatica comprendere c rile- nere. Le posteriori ricerche da me fatte con ogni atlenzione nelle opere piu slimabili di mammalogia e di pastorizia non mi forni- rono alcana descrizionc o bgura , le cjuali paressero convenire a questa varieta in modo da escludere ogni duhbio: la sospetto quindi mal descrilta, se non del tutto inedita, o compresa coti espressioni troppo vaghe c general! fra le molte varieta del montoue a larga coda. Delle quali supposizioni qualunque sia per verificarsi non to- gliera , spero, che io abbia reso un servigio alia scienza pubbli- candnne, siccomc fo, la descrizione e la figura. Pcrmettcndolo poi una certa analogia d'argomento , consegno in questa medesima mc- moria la descrizione e la figura di un altro ruminante , dicui non si conosce finora che il maschio. Voglio dire la Capra selvalica ilell'alto Egitto, che il signor Federico Cuvier propose di chiamar sistematieamente Capra nubiana. Anche di qviesto bellissimo ani- liiale siamo debitori al signor Pedemonte, il quale ne reco dall'Egitto, or sono circa quatlro anni , un maschio ed una femina, che vissero lino al principio dell'ora scoi-so inverno nel reale serraglio di Stn- pmigi. KimcUendo pero alia grande opera dei signori Federico Cuviei e GeoffVoy S. Ililaire coloro che bramassero aver notizia del maschio, giaeche nulla saprei qui aggiungere a quanto ne dissero que'celebri Autori, mi limitero in questo scritto alia descrizione ed al disegno della femina, desidcroso di rendere in tal modo compiuta la cogni- zione diagnoslica di una specie, che pu6 contarsi fra le piu inte- ressauti ui cui siasi in questi ultiini tempi arricchita la zoologia. DEI. PROF. GIUSEPPE GENE. 377 ARTICOLO I. Vttrieth di Pocora a coda adiposa. Ti-v. I. Maschio. — Tiv. II. [croina Osservarono gia e scrisscro parccchi Aulori essere i montoni, dopo i oani, gli animali doineslici che lianno provato maggiori variazioni, di cite vuolsi accagionare lo accompagnarci che han fatto in ogni nostra emigrazione, lessersi stabiliti con noi su quasi tutti i punti del globo, «, forse piu giustamente , il difetto in essi rimarchevo- li.ssimo di intclligenza, che in ogni tempo li rese schiavi e dipen- denti, pu\ che ogni allvo animal conosciuto , dell'uomo e delle oircostanze esteriori. Di quante variazioni pero si riscontrano nei montoni , e ben puo dirsi csscr elleno tante quante sono le parti della loro organizzazione , la piii curiosa e stravagante , quella di cai nissun altro genere d'animali olFerse finora esempio veruno , e certamente lo sviluppo mostruoso della coda , cagionato in alcuni per creditaria disposizione da una quantita straordinaria di grascia seinifluida , che ne riempie e distende il tessuto cellulare. — T mon- toni che prcsentano questa anomalia organica costituiscono la raz/.a che i naturalisli chiamano a larga coda o lalicaiulata ; c la Pecora di Ctti tengo ragionamenlo vi deve pur essere annoverata in qualila di raz/.a sid)allerna o varieta, come gia lo fu dai sistematici quella di Pallas, alia quale ho gia premesso andare la nostra molto vicino. E veramentc cio che innanzi tutlo ferma lattenzione di chi porta lo sguardo su questa Pecora e la coda, che tanto vi e sfigurata ri- guardo al volume, alia direzione ed alia forma, da imbarazzarc il giudi/.io di chiunquc volesse a prima giunla stabilirne rorigine e i liiniti. Quest'organo , quantunque composto di quindici vertebre di giuste e regolari dimensioni, e quantunque bingo circa dodici pol- lici, non apparisce al di fuori in aspelto normale se non per la a -3 ctscnrziONE ecc. porzione aflatto estreraa, cioe per quel trattoche e occupato dalle ire vertebrc apicali: tutta la porzione rimaneute, scendendo fino all'osso sacro, e involta in una massa pinguedinosa della circonfe- renza di quindici a venti pollici , che dapprima si dirige in basso o verso l'auo, poscia si raddrizza e si appoggia contro la groppa dell'ani- m. lie. Dall'apice di quest a massa sporge la cstremita della coda, che sola dissi poc'anzi presentare la forma normalc di quest' organo , ma lungi dallo innalzarsi verticalmeute come la porzione che la sostiene, si ripiega su di essa e guarda a terra, per modo che supposto l'in- tero tronco della coda spogliato di quell' adipe, vedrebbesi disposta a loggia press'a poco di un' S. — Questa massa, osservata di pro- spelto , appare divisa in due lobi da un solco profondo che ne per- corre nel verso della lunghezza la faccia inferiore: quesla faccia inanca di pelo, ed e di colore carnicino, alquanto sbiadato. — Ne e soltanto la coda che presenti questo strano ammasso di grascia : lo spazia compreso tra l'ano e lo scroto nell'un sesso , e tra l'ano e le mammelle nell'akro , la linea mediana dell'addomine , la re- gione slernale e pevfino le guancie ne sono piti o meno infarcite, e piu o meno distese c rigonfiate. Perb l'ammasso adiposo posto l'ra le gambe posteriori e piu di tutti voluminoso e spenzolato, giac- che nel maschio scende quasi all'articolazione della gamba col me- latarso , e simula un mostruoso perineocele. — Una particolarita poi che concilia a queste pecore un aspetto sempre piu singolare, si e una pelle floscia e pendente , una vera giogaja somigliante a quella dc' buoi , che dall'angolo della mascella inferiore scorre fin verso la meta del collo. La sua stalura e a un di presso eguale a quella di un merino; ma avuto riguardo al volume del corpo e specialmente alia gros- sezza del collo, la testa e piccola, corta ed aflilata piu che essere noii soglia nelle altre sorta di pecore : il frontale e leggiermente convesso : le orecchie piccole e rivolte a terra : patenti i seni la- crimali : i soli contorni delle narici privi di pelo : il palato sparse di macchie nerissime , e i denti neri. Le corna sono rudimeutali DFX PROF. C1VSEPPE C.ENE. :>•-<-) nel maschio , ciou a mala pena sporgcnti dalla pelle t somiglianti a due tubcicoli: nella femina poi non vc n'ha traccia Yernna. Un fatto pero chc sembrami degno di particolare attenzione si e chc sebbene il cranio della femina non present! la piu piccola esostosi, die accenni vestigia di corna, la pello che soprasta al poslo ovc queste dovrebbero trovarsi, e moltissimo assottigliata e priva di polo. La qual ■ soltigliozza di pelle che nel muscliio potrebbe riguard;irsi nomesgvii ipDovvedimento della natura per la facile uscita dcllc. oornaydmBane ueUa femina senza scopo e senza utilita , die risguarda il colore Pallas lo annunzia siccome variabilissimo iH'lla sua pecora, dieendolo gcneralmcnle bianco, talvolla ncro rupo, lal'allro bruno o rosseggiante, od anche vario sugli stessi individui e disposto a inaceliie. Se non clie nel paese dei Cahnucclii, scrive egli , non e raro di vederc intere greggie di pecore steatopiglu- liianclie solo capite iiigro spadiceovc iiiiiculato ant pev/uso (2); le quali espressioni , qnanluncjue non del tulto applicabili alia nostra variola , nella quale non solo il capo , ma anche il collo, tutto od in parte , e nero, non lasciano di stabilire un nuovo trallo di ana- logia fra quesli animali; analogia pero clie ccssa d'essere impor- tanie e decisiva , pcrche scompagnala da pari coincidenza negli allri earaltcri organici. E passando ora alia considerazione delle altre pecore, lc quali .nine aflini alia steatopyga vengono daU'Aulore citale alia pagina 79 e 80 del fescicolo nndecirao , si avverta senz'allro, die tutle si riferisoo.no alia varieta detla di Bucaria , die facilmcnlc si distingue dalla nostra per la forma della coda, che e bensi adiposa , ma lunga, pendente e molto ristretta verso l'apice. — In ogni aitra opera da me consultata , siccome dissi gia al principio e per enlro a qucslo breve scritto, non rinvenni espressione aleuna che fcr- masse derisamente la mia attenzione siccome relativa in modo ab- bastanza chiaro aU'oggetto delle mie ricerche. Sulle prime aveannii tratto in qualche dubbio di analogia le frasi , con cui da GnuTui (a) Spicil. zool. fasc. xi. png. ;5. DEL phof. r.iisF.prE ceni::. 2$3 e da Ranzani vicne iud'n-ala la pecora d' Angora o di Guinea, giac- eW vi si parla di orecchie pcudenti, di corna brevi , di pelo ru- vido, e di una sorta di giogaja solto il collo (3): ma uon tardai ad accorgermi che i vocal>o!i pah-ares e giogaja , adoperati da quesli scrittori , lo einno in significalo abusivo o di simililudinc , volen- dosi dal primo alludere alle caruiicole 0 bargiglioni , dal secoudo alle folte e lnnghe ciocche di pclo , clic ne guerniscono la parle inferiore del collo. Del resto questa pecora africana nou entra nep- pure nel novero delle varieta a coda adiposa. D'altra e ben piii forte natura sono invece i dubbi, nei quali mi tiene la descrizione deH'Ows ecaudata, inserita dal signor Isidoro Geoffroy S. Hilaire nel volume undecimo del Dictionnaire classique d'histoire naturelle , all'artieolo Mouton , pag. 268. Questa pecora, di cui fu regalato un bell'individuo al jMuseo parigino da S. A. R. il Duca d'Orleans , e che l'Aulore scmbra aver esaminato 0 gia im- pagliata o tuttora vivente, e percio senza soccorso d'anatomia, vi si dice a primo sguardo riconoscibile per un rigonfiamenlo larghis- simo , ma assai poco sporgente, che ne copre le natiche, in cima al quale vedesi la coda sotto la forma di una piccola appendice graeilissima e appena lunga due pollici : rigonGameuto che l'Autore osserva rapprcsentarc con molta esaltezza que' rigonfiamenti di tutt'altra natura , che si producono nella stagionc deiramore sulle natiche dci cinoocfali e di alcuni inacachi per lo sviluppo del tes- suto erettile proprio' di quelle parti. Codesto monlone dicesi altresi rimarchevole per la qualita del pelo, che e setoloso, corto e ruvido, e pel colore die e del tntlo bianco , tranne che sulla testa e sul collo , ove e nero. Queste espressioni indicherebbero nel modo piu i-luaro ed evidente la nostra pecora, se comprendessero una sola (3) Ovis arics guincensis : auribus pendulis, palearibus taxis pilosis. Gmel. Syst. nat. Linn, torn. 1. pag. ig8. — Meritano particolare considerazione il monloue iTJngora a corna brevi, u pclo ruvido, a orecchiette pendenti , e con una specie di gitgaja sotto il collo , ec. Ranzani, Klrin. Ui zool. torn. 11. part. m. pag. 65^. aS.j desciuziomc ecc. panda che accennassc eziandio l'esistenza del)a gjogaja, c molio piu se, (juali sono, non fosscro precedute dalla positiva dichiarazione chc la coda VI e del tutto rudimenlale : dalla quale pai'tioolarttu 1 Vutorc deduce la convenienza di chiamar quclla pecora (Ms ecau- data ,(4). Qucsla dichiarazione, esprcssa da un osscivalore diligen- tissimo e pcrcio da nou credersi cou sovcrehia leggcrezza falsa od iuesalla, e Iroppo conlraria a quanto riuviensi nclla nostra variola, i lie lia la coda composta di quindiri veitebre e lunga circa dodici pollici , siccome a suo luogo si e dello. Non oso quindi idenulicaie (juella pecora alia nostra , giacchc silTalto giudizio darebbe per po- siiivo un errore , clie la stima in cui tengo l'illustre Zoologp lian- cese mi dissuade dallo aminetterc senza prove piu sode, di quanto lo sia una semplicc congettura. Non sai-ebbe strano pei-6, che po- steriori osservazioni facesser ragione a' miei sospetti provando clie il signor Isidoro Gcoflroy S. Ililairc si inganno su questo fatto osleologico , il clie nulla toglierebbc alia sua bella rinomanza, e ne avesse a risultare la perfetta identila della sua colla nostra pecora : in lal caso mi rimarra almeno la soddisfazione di averlo prevenulo nella cmendazione di si notevole errore e nella esposi- zione di niolti alti'i caratteri che egli passu sotto assoluto silenzio. E qui mi si permctla di por fine al prescntc articolo con, una breve digressione che ha per iscopo di porre un tal qual ordinc nella nomenclalura e distribuzione delle varieta, di cui si compone nggidi il gruppo delle pecore a coda adiposa. — Propongo tnnanzi tulto di sostiluire qucsta denominazione complessiva a quella di Oi'is laticaudata , di Montone a larga coda , Montone a grosixi mda , ecc, giacche queste manierc di appellazione esprimono bensi nn carattere di taluna di codeste varieta , ma sono lontane dal riu- seire di giusta significazione per tutte. Posto questo principio sem- plicissiino . ma pur necessario ove vogliasi inlrodurre esattezza e i' On lui pourrait donner le Dora d'Ovis ecaudala pour rappcler I'ctat lout-a-tait rudi- incntairc dc son prolungcmcot caudal. Luc cit. DEI. PROF. CIl'SEPPE GENE. tR:") |in< isionc ni'l tinguaggio aeienlifico, distribuisco colla segnente snccessione le varieta che mi son note , <> di cui rinvenni indicn- zioni abbaslan/.a cliiarc ncgli Autori. I. Ovis arics lalicaudata, Linn. Cauda oblongata, depressa , ad suj/'rogincs et ultra extensa , intcgia. A questa varieta clie e la meglio e piu anticamente conosciuta, d nella quale lo iugrossamenlo della coda e al suo massimo grado
    5. •""'«'»> p- 49°- — Diet, de sc. nat. xxxm. p. 228. Mouton a grosse queue. Diet, class, xi. p. 268. A questa varieta semhrami altrcsi riferirsi la figura di Jonston , Quadrup. tav. xxm. posta a fianco dell'O. a. longicauda col nome comune di Ovis arabica. III. Ovis aries astrachaniea, Nob. Cauda oblongata , ad siiff'ragines et ultra extensa , basi tantum injlata. Mouton d\1strakan. Fctl. Cuvier, op. cit. — Desmarest, op. cit. jSG DESCIUZIOXE ECC. n.° 'jfyi. B, infra, p. 49°- ~~ Diet, de sc. nat. xxxtri. p. 228. — Diet, class, xi. p. 269. Otris bueharica. Pallas? Spied, zool. fascic. xi. p. 58. Appongo con duhbio questa citazione di Pallas , perche parmi che nella sua descrizionc dell'Om bueharica si comprendano due di- stinte varieta, cioe la appendiculata e la aslrachanica. La frase : auriculis magnis pendulis , puh'inari adiposo minore , attribuita da Gmclin all'0. bueharica di Pallas sembra accennarc Yastrachanica. ma non so come abbia potuto ricavarsi dal testo di Pallas. IV. Ovis aries macroccrca, Schreb. Cauda oblongata , deprcssa , ad suffragines et ultra externa , bis injlexa. Non conosco epiesta varieta clie per la figura che ne da Schreber, Saugthiere , tav. 293. II signor Desmarest inclina a crederla una modiflcazione dclla nostra O. appendiculata : quella pecora pert) , suppostane esatta la figura , parmi costituire una distinta varieta piu afline alle seguenti, che alle gia nominate. V. Ovis aries recurvicauda, Nob. Cauda oblongata, depressa , arete replicata, appendicula apicali tenui, cjlindrica , injlexa. this ecaudata. Isid. GeoflV. S. Hil.? Diet, class, d'liist. nat. xi. p. 268. Con questo nome, e con questa frase distinguo la varieta che presi a descrivere in questa memoria. VI. Ovis aries kirgisica, Pallas. Cauda brevissima , subbiloba, natiformi. Ovis steatopyga seu kirgisica. Pallas , Spic. zool. XT. p. 80. — Schreber, Saugthiere, tab. 292. — Desmarest, op. cit. n.° 7^1. B, infra, p. 49°- — D'ct- &e sc- nat- xxxm. p. 228. — Diet, class, xi. p. 268. — ecc. DEI. PI\OF. GIUSEPPE CINK. aS^J l'ii due nomi iiidisliiilamente ndopcrn(i da Pallas lio presccllo il secoiulo , cioe quello die e (ratio ilal pacse , o\ e qucsta variety e pii'i couuuic. La panda s/cii/n/i) ffa , die Valfl coihi osa , indica una propricla generate alle pecore compresc in qucsta ilislribuzionc, c sarebbe con molla propricla tla usarsi come traduzione greco-latina ilclla appella/.ione complessi\a da uoi proposta per queslo gruppo. Mi rimarrchhe tla collocare in questa scric il Belief du Cap di Pennant : ma non conoscendolo clie per le descri/.ioni di Gmelin e di Dcsmarest, alle quali non seinbrami in tulto corrisponderr la figura che ne da 1'Enciclopedia metodica ( fig. i. tav. 48- ), che e la sola die io conosca di qucsta varieta, la ominetto fino ad oc- rasionc di piii precise notizie. ARTICOLO II. (\tpra mibiana, F. Cuv. Femitui. Tav III. La capra nubiana di'Federico Cuvier o il becco selvatico dell alio Kgilto rassomiglia mollissimo, sollo Ibrnic pcro piu svelte ed ele- ganli, alio stambecco delle nostrc Alpi si per le abiludim, che per la graudezza e la figura delle corna , le quali nellindmduo posse- duto dal nostro Museo , come in quello descritto dal si^nor Federico Cuvier, sono lunghc circa due piedi e mezzo: da cio non segue perd che siano maggiori di quelle dello stambecco comune , come fn scritto dal signor Lesson nel Manuale di mammalogia a pag. 3i)-, giacche se ne possono vedere due individui nel nostro Museo, nei quali esse oltrepassano i tre piedi di lunghezza: bensl quelle dell'Egi- ziano sono assai meno massiccie , piu compresse e piu arcale, come quclli Autori lo awerlono. Una dilTerenza che tosto si ravvisa nella femina di questa specie consiste appunlo Tiella forma e nel volume 288 DESCIUZIONE ECC. di qncsli organi, clie per nulla rassomigliano a quelli del maschio*. Innanzi tnlto essi sono sotlili, a mala pens pin grossi di tin pol- lice umano , leggicrmente coinpressi ai due lali esterni, e privi dj nodi , oilerendo in loro veee frequenti scanalalure annulari , forte- niiiitc cspresse, piu che allrovc, sul lato postcriorc : la linca poi che descri\ono e mollo piu curva, avendovi circa quindici pollici di Imii^licz/.a assolula , e soli sei pollici c qualclie linea di vano Ira la loro base posleriore e la punta. Io dubilcrci di esporrc quests ca- rattere siecomc nalurale , se la fcinina in discorso fosse nala c cresciula in iscliiavilti, nel quale slalo inlcrvicnc non di raro, die Io sviluppo di certc parti non si clVcliui secondo i normali discgni dclla natuva; ma qucsla era gia adulta quando pervennc al serraglio di Slupinigi, ea giudicarne dalla sua salvalichczza parcva da non mollo venula in polerc dcll'uomo. Ho quindi rayione di credere che siffatle corna siano veramente quali crcscono sidla femina delta specie libera , c che percio debbano far parte dclla defmizione si- stemalica dclla specie medesima : tanto piu che essendo la loro dilfercnza in confronto di quelle del maschio grandissima, polrebbe, ove non fosse accennata e messa innanzi, spiguerc a dubbic O false congetlure coloro , che in avvenire avesscro occasione di esaminare qneslo animale scompagnalo dal suo maschio, al quale sollanto si riferiscono le poche descrizioni, che finora si hanno dclla specie (5). Un'allra circostanza che diversifica quest a femina dal maschio e la inancanza assolula della barba , che in quello e prolissa c vera- mente caprina, siccome pu6 vedersi nella tavola di Cuvier o neU'esem- (5) Qticsta specie potrebbe esserc cosi definita : Capra nubiana , F. Ccv. ('. fidvo-grUeat lined dorsali , cauda lateribusque nigricantibus • sublus alba : pedibus albu- nigrof/ue nuiculatis : auriculis intus trit'irgalis. Mas barbalm , barba nigra; cornubus longissimis , subtriangularibus , supra nodosis , in dorsum reclinutis. Foemina imberbisf cornubus graciiibus , laevibus , subconipressis , apice inlrorsum ver- gentibus. DEL PHOF. GIUSEPPE GEiNE. ago plarc del Museo. Ogni altra parte pero, meno leggierissimc eccczioni da credcrsi nonpiit che individual'), ogni altra parte, dico, e eguale si ncH'uno clic nell'altro sesso. II color generale c fulvo-grigiastro con mischianza di bruno : le gambc antcriori sono brune sul dinanzi con una macclna bianca al di sopra dell'arlicolazione del metacarpo col braccio: la faccia interna c postcriore di qucst'osso, non allrimenti che le dita, sono del pari blanche, ma havvi una fascia obbliqua bruna al di sopra di questc ultinic. Lc posteriori sono brune sul dinanzi, e bianclie sulla faccia interna; il metatarso bianco anch'cgli posterior- inente, siccome lc dita, iua anclie questc parti vcggonsi divise da una fascia obbliqua bruna. Una linea dorsale di qucst'ullimo colore si staeca dall'origine del collo e va a terminare sulla coda, che e quasi nera, ecc. II nalurale di questa femina, timidissimo e diffidentc, non parve gran fatto modiGcarsi in quattro anni di schiavitu. Alia visla di cbiunque lc si appresenlasse balzava a gran salt! e colla agilita propria di quesli animali su alcune tavole eonficcate appositamente nolle pareli del suo stallo, e da quella altezza soltanto sporgevasi rannicchiala sni ginocchi per ricevcre qualche pezzo di pane od altro mangiare, che le venissc oflerto, non pero sminuzzato o che sapesse di qualsifosse odore; sempre poi che alcuno la toccassc o semplicemenle le si ponesse vicino, si accovacciava, e cio £tceva pur anche con qucllo stesso die le somministrava quotidianaineiitc il vitto. Non era pert) caltiva, ne inai fece, o tento di far offesaad alcuno. — Accompagnati, come sempre steltero, maschio e femina, dieron segni di molta scainbievole dimestichezza ed afiezione, non mai per?) di foja. Quindi non v'ebbe accoppiamenlo, sicche colla mortc di ambidue, avvcnula ncl cuore del passato inverno, manco allatto uno de' pi A belli ornamenti di quell interessante Seraglio. Tou. nxvit. 0 o - Teem* It 7. //(/.Li, ,// >, //■>. i- ">"■/ /.'if 1. /,>//. :>. )i / / /, ' - ' ///a ,'/>/■////■",'//'/" , '/s~/// / /f ,/.■ I ■■>>■', I •'•. '/,;■*,/./>"/' {fate t/i J.^ij r ln*/ Z/< //. /•/// .3r(> !•' f /YJ i '///:> l. elle en difl'ere cependant par la grandeur et par la ebuleur du front , du soinmet de la tele et des joues. La longueur du corps , mesure'e de la poinle du bee jusqu'au bout de la queue, et de 11 - pouces : la queue legerement arron- die a rextremite est longue 5 - pouces ; dans 1'e'tat de repos elle est reeouverte jusque pies de sa raoitie par les ailes. Ue bee, long un pouce, est noir 011 noiralre, avec la niandibule superieure plus longue que l'inferieure et un pcu courbee au bout. Les narines sont couvertes de plumes roides , blanches , striees oq J DESCRIPTION DE QUEI.CJTTES ESPECES ETC. tres-finiment de biunatre. Les pieds sont couleur tie corne ; la longueur ilu tarse est d'nn ponce , huit ligncs. Les plumes du soimnct de la tete sont allorige'es ct pcuvent sc redresser en huppe. Leur couleur est noirc-luisante , uniforme , et par leur ensemble formcnt unc calotte bien circonscrite sur la tete de l'oiscau. Le front est blanc, parseme de quelques taches noires tres-pctitcs de chaque cote et pres de la calotte. L'espace entre l'ccil et Ic bee est blanc , mele de jaunatre-brun. A' la base de la mandibule inferieurc , de chaque part , prend naissance unc grande tache , oblongue , tres-noire ( moustaches ) , qui descend sur les coles du cou en parcourant l'espace d'huit lignes environ. La gorge est blanche et cette couleur remonte au-dela des mou- staches , et occupe les joues jusqu'au-dessus de l'ccil. La partie postericure du cou , le dos , les flancs , la poitrine et les couver- tures inferiemes des ailes sont gris-roussatres, saupoudies de cendre. Les couverturcs superieures et infe'rieures de la cpeue, le ventre, les plumes de la jambe , et la partie posterieure de la poitrine, qui touche au ventre , sont blanches. Les plumes de la queue sont noires dans leur plus grande etcn- due , cendrees a la base et raye'es cn-dessus de lignes transversales bleuatres : les exterieures sont brunes vers leur extremite. Les grands remiges sont noiratres , liserees de blanc en dehors ; les moyennes ont la barbe exterieure blanche , tachee de bleu depuis la racine juscpi'a la moilie , et noire depuis la moitie au bout : les suivantes ou posterieures sont noires , veloute'es ; enfin les dernieres , ou les plus internes , sont marquees a leur bout d'uue grande tache rous- sitre. Les couvertures des premieres remiges sont noires en dedans, raye'es en dehors de lignes transversales bleues , blanches et noires. La description que je viens de donner fait sentir d'une maniere marquante l'aflinite de cette espece avec le Geai d'Europe , ainsi que je l'ai deja annoncee. La couleur du tronc et des membres est absolument la mcrae , si ce n'est que les lignes blanches, bleues et noires, qui einbellissent les couvertures des remiges, paraissent V\K JOSEPH GF.KK. 2C)5 plus fortement coloriecs ct plus rapproehees ilans noire espece. Mais ce qui distingue tl'uuc maniere facile et positive ces deux oiseaux , e'est la coulcur de la tele et leur grandeur relative. Dans le Geai d'Europe lc front et le sornmet de la letc sont blancs , simplement tachetes de noir : dans noire espece au contraire le front est blanc , le sommet de la tete entitlement noir : les joues de celle-la sont de la miirae , teinte que le dos , e'est-a-dire gris- roussatres ; dans cclle-ci. clles sont blanches comme la gorge ; eufin le Geai d'Europe est conside'rablemcnt plus grand que le notre , puisqu'il le de'passe de deux pouces. Cette espece habitc la Syrie , ou elle est fort re'pandue , et parait remplacer le Geai commun, comme la FringiUa cisalpina remplace chez-nous la Fringilla doniestica , etc. Les deux individus , qui existent dans la Collection du Musee , onte'te tue's aux environs de Balbek au Monte Libano par M. Crolla, Medecin et Chimiste Picmontais , attache a Monseigneur Losana Eveque d'Abido. Sa grande ressemblance avec l'espece d'Europe l'a peut-etrc soustraile jusqu'a present aux poursuites des Natura- listes, qui ont visile la Syrie. M. Crolla, ainsi qu'il la declare lui- meme , ne croyait nullement quelle en fut diiferente : il l'a re- cueillie et l'a envoyee dans le seul but de complaire au Professeur Bonelli qui l'avait prie de recoller tout ce qu'il aurait rencontre dans le pays. M. Bonelli a donne a cette espece le nom de Corvus melanoce- phalus , ayant e'gard a son trait le plus caracteristique, e'est-a-dire la calotte noire : j'ai conserve cette denomination specifique ; mais ayant introduit dans la classification du Musee le genre Garrulus de'tache de l'ancien genre Corvus, j'en ai forme mon Garrulus niQlanocephalus. 3CjG DESCRIPTION DE QUEI.QUES ESPECES ETC. a.0 Turdus fVerncri . Eon. Catal. tlu Mus. zool. n.° 3g(i8 , 3969. Pliuche II. T. supra obscure otivaceus , fascia lata superciliari, gula, abdo- ihirie crissoqite albis ; pectorc later ibusque ochraceis. Description. Cette belle espece differe beaucoup de toutes les grives propre- ihent ditcs d'Europe par le manque absolu dcs taches noires sur fa poitribe et sur les flancs. !a longueur est de sept pouces et un quart; la queue, coupe'e rarrement a son exlremite , est longue trois pouces , et dans le 1 -epos elle rcste cache'e par les ailcs jusqu'un peu au-dcla de la moitie. Le bee rcssemble paiTailcmcnt par la forme , la proportion et la couleur a celui du Turdus Hiatus; il est degage ou peu corn- prime , long de 8 lignes , avec la mandibule superieurc noiratre , et la ipferieure jaunatre , rembrunie a la pointe. Les pieds sont couleur de corne : la hauteur du tarse de i3 lign Le Front , les parties superieures de la tete et du cou , le dos et la queue par-dessus sont d'un bruii-olivatre , uniforme ; les re- miges primaires finement lisere'es de blanchatre a le'ur bord exle- rieur; les couvertures dcs secondaires taeliees de blanc a l'extremile. Ailes et queue gris-ceudrees en-dessous. L'espace cntre Tceil et le bee est occupe par une tachc trian- gulaire , noire , au-dessus de laquelle commence une bande blan- cliatre qui passe sur les sourcils et se prolonge jusqu'aux cotes PAR U. JOSEPH GENE. :•,)- «le la nuque. Les plumes da meat ;tudi(if sont, comme les parties supericurcs, d'un brun-olivatrc , mais plus fonoc , et rayiVs tres- fincment de blanchalre. La gorge est blanche ; les coles du cou sont rayces et taclietces d'oliviurc sur un fond blanc. Les ailes longues qualre pouces et quatre lignes dans IV (at de repos , ont les eouverlures infe'rienrcs grisatre.s avec quelques me- cb.es jaunatrcs : lc haut dc la poitrine est d'un brun-olivatre clair, saupoudre d'ocrace : cetlc derniere teinte, plus rembrunie, couwe les flancs dans toute leur elendue, de'puis le haut de la poitrine jusqu'aux hypocondrcs , et depuis le dos jusqu'aux jambes. Les hy- pocondres sont trcs-legereincnt olivatros ; enfin le bas de la poi- trine , le ventre et les couvertures infericures de la al)leineiU male aussi , a en juger d'apres la parfaitc ressemblance dc grosscur et .If ]>lumage qu'on y trouve avec le premier. Tous deux out etc tues aux environs de Turin au commencement de novembre, e'est-a- dire a l'cpoque du passage des Grives chez-nous , le premier en 1827, lc second en 1838. Obseiv. L'individu figure par Werner n'est pas exaclement co- lone comrae les nolrcs : scs flancs , au lieu d'eli'e d'un jaunc ocrace uuiforme , sont simplemcnt taclietes dc cette couleur : lc liaut de la poitrine est tout-a-fait ocrace sans melange dc brun-olivalrc ; les hypocondres sont blancs , la bande sourciliaire a peine marquee , etc. ; mais ces differences , d'ailleurs tres-legeres , paraissent bien nctie que des differences d'agc ou de sexe. Malheureusement ce peintre habile a toujours oublie de marquer sur scs planches le sexe et l'age des individus l'epresentes , de maniere que nous sommes forces de nous remetlre a l'avenir pour aprecier a leur juste va- leur les suppositions que nous venons d'exposcr. A-.v/v1. A .' . (o»U J " S Srw? „,4/ . • /,-,,n/.J\ aette JeienJ^. t'/.rw eu dc-. Aif.fi ///<>/. Ay//. Jy />■///. ?\\& An: If. ?-jr iff w i /> r ///;////.> '// /,//'// . (£?&?:} „/., ./,.. , /„. /./•,/, /,.'/.. PAR If. JOSEPH CEJiE. 2p<) I I.™ M E M 0 I R E. DESCRIPTION DUN REPTILE MAL CONNU ET DUN POISSON NOUVEAU. i." Coluber hippocrepis , Lmw. Mus. Ad. Fiid. pag. 36. tab. xvi. f. 2. Gmelin, Syst. aat. Linn. vol. III. p. 1117. 326. Encjclop. Metli. Hist. nat. vol. II. pars II. p. 626. Natrix hippocrepis , Lalh. Spec. med. p. 77. Coluber diadema, Box. (1) — Col. sardus, ejusd. (olim). Tiv. I. Col. supra Jlavo nigroque variegalus ; vertice nigro , macula me did didjrmd lincolisquc transversis geminalis , Jlavis ; dorso ma- culis subocellaribus atris , JIavo-niarginalis : subtus jlavus , scutis abdominalibus, alternis vel tcrtiis, utrinque nigro-maculatis : squamis rhomboidalibus levissimis : Cauda quinquantali. Scuta abd. 236 — Caudal, par. 86. Cette couleuvre, qui appartient au sous-genre Periups , Waal., est sans contredit une des plus belles qu'on ait juscru'a present (1) Nous allions publicr cctte cspccc commc nouvelle , ainsi qu'clle avail < (<■ ju uniniiK r (tar Bonclli; on avait meme deja lirces les cprcuves du Mcmoirc, lorsquc le Prince de Musignano , dont on connait l'autorile en fait de sciences naturcllcs , et qui dans le temps avait partagdc notrc opinion au sujet de cettc couleuvre, nous avcrtit qu'il vrnait d'j reconnailie le Coluber hippocrepis de Linnc, de Gmelin , de rEncyclopt:die m&hodiqiK ilc Laurcnti , etc. ; nous avons consulte de rechef les ouvrages de ces Auteurs , que noufl avion* deja parcouru maintcfois sans fruit lorsque nous cherchions a etablir lc> rappovtfl d< cet opbidien .wee lee especes deja connues \ et le rcsultat de ccs nouvcllcs recherrhes , di- rigdea par la communication da Prince^de Musign.tno, nous a rccllcmcut persuade de l'iden- lilr specifiquc de ces anirnaux. ■ — En considcrant toutefois , que la description Lniecnne du Coluber hippocrepis, qui a cU- rcproduitc sans aucun cliangenicnt par Gnulin, par 1'Eti- 1 y liipedic , par Laurcnti, etc., n'est pas sulfisaimucut dclaillcc ; que la figure donnec par 3op DESCRIPTION DE QUELQUES ESPiXES ETC. decouvert en Europe. Elle ne parait avoir d'aulre palric que la Sardaigne; du moins je ne sais pas qu'on Fait trouve'e jusqu'ici ni en Corse, ni ailleurs. Je n'ai point dc renseignemens dc'laille's sur sea habitudes : cependant JM. Regis, qui demeura plusieurs mois en Sardaigne, charge d'en recueillir les animaux pour notrc Muse'e, m'assura quelle se tient habhuellement dans les marais, ou parmi les jones qui en couvrent les rivages, et quelle est ties-agile dans I Van , comme sur terre. Dans les environs de Cagliari, on elle est ires-mnltiplicc , on la nomme vipera , et d'apres celte designation elle y est Ires-redoutec, mais e'est a tort , car son organisation la place , sans aucune dou'e , dans le nombre des couleuvrcs inno- centes. Le Professeur Bonelli dut d'abord la connaissance de cette espece a feu le Chevalier dc Prunner, Directeur du Museum d'Hisloire naturelle de Cagliari , qui lui en envoya quelqucs individus tres- jennes en 1824 '• ensuite elle fut recueillie et depose'e dans notre Collection par MM. Bongioanni , Regis , et le Chevalier Albert de la Marmora. Scion les observations de M. Regis on aurait la pres- qne certitude que cette espece n'existe pas dans le nord de l'lle. La bigarrure des parties superieures de cette couleuvre , qui , par la forme ge'ne'rale, ressemble beaucoup au Coluber viridi-Jlavus , Lacep. ( C. atro-virens , Shaw) , en rend tres-difficile la description: cependant la figure que j'en donne , execute'e avec soin par M. Comba, dessinateur du Muse'e , suppleera , j'en suis sur , aux de'fauts du texte. La tete est ovale, assez bien distingue'e du cou ; le museau obtus Lmuc , lu seulc peut-L-trc qu'on possede de cette espece , est tout-a-fait mediocre ; en cou- siderast enfin, <[iie tous les Autcurs susdits indiepjent unanimement et sans exception PAme- 1 iijuc comme la patric naturelle de leur couleuvre, nous avons pense que la publication de notre description et de notre planche ne pourrait que ajoutcr a la connaissance plus parfait<- dc cette espece. jHous nous somroes bornes en consetjuence a remplaccr dans le texte le noin Bonellien par eclui dc Linnc, comme plus ancicn, faches dc u'avoir pu faire Mutant sur la plancbe , dont ou avait deja acbeve le tirage. pai\ :.i. Joseph gem:. 3i.t avee la plaque rostrale de la maclioire superieure fortement echau- crec : le trouc est cylindrique , atlcnuc aux deux bouts : la (|ucue ronde , tres-amincie ih-puis son originc jusqu'u rextreinile , et for- nianl le cinquierne, environ, tie la longueur tolale de ranimal. Les narincs s'ouvrent enti'e trois plaqnes nasales, c'est-a-dire que la poslericurc est divisee en deux: les trous orbitaircs sont hordes par une rangee de pelilcs plaques, au-dessous desquclhs se trou- m-iiI en parlie Its plaques marginales de la levre superieure: les sourciliaires fonnent uu rebord au-dessus de I'oeil; il n'y a qu'une plaque lorcenne. La grande plaque iinpaire du vertex represcnte assez bien le ler d une beche, c'est-a-dire quelle est triangulaire avec les deux grunds cotes mi pen reeourbes a\anl leur union au bout. Les ccailles tie tout le corps sout trcs-luisantes, dceidement rhnmhoidales, com -bees dans le sens de la longueur du corps , iinbriquees , lout-a-lait lisses et sans aretes. Le nombre ties plaques abdominales surpasse celui de tons les autres serpens d'Europe , puisqu'il est tie no6 : celui ties caudalcs est tie 86 paires. La plaque rostrate est jauue; une tache noire semilunaire passe gar la soudure ties plaques IVontales anterieures et les posterieures, et louclie presque aux bonis de la maclioire superieure: une autre tache noiralre , egalement transvcrsale , s'etentl sur le bord poste- rieur de la deuxieme paire des plaques frontales et descend jusqu aux bords tie la maclioire: une large bande noire est siluee entre les vriis: au-dessous tie ccux-ci il y a une petite tache noire, carree, qui peut-etre consideree connme la continuation de I inlcroculaire : derriere les yeux une ligne noire , ondulee , comprise entre deux pareilles lignes jauncs, traverse le vertex, en s'elargissant depuis la plaque sourciliaire jusqu'a la penultieme plaque marginale de la levre superieure : 1'occiput est noir , mais il porte a son milieu deux petites laches jaunes , ovules , reuuies, marquees chacune au centre par un point noiratre : elles sont placees sur le bcrd intc- rieur des plaques occipitales et touchent a leur suture : trcs-prcs 3oa DESCRIPTION DE QUELQUES ESPECES ETC. de ces taclies ou voit deux pctitcs impressions : du cote' exteVicur et auu-ricur dcs plaques occipitales part unc large bande noire qui se portc en arricre et finit quclques lignes au-dessous de Tangle des maehoires. Lc sommet exte'rieur des plaques susditcs est jaune, et e'est la que commence une bande de parcille couleur , qui va tout de suite et sans interruption embrasscr a manierc d'unc cbaine les taches rondos ou rhomboidales, lesquelles, en nombre au moins de quatre-vingt-dix , orncnt la ligne me'diane du dos de cette cou- leuvre. La premiere de ces taches, dont la couleur est noire nuan- ce'e de brunatre au milieu, se prolonge en avant et s'unit a la par- tic noire dcs plaques occipitales; les deux bandes jaunes qui l'cm- brassent, sont marquees au milieu par une petite mechc noire. Les cotes du cou ont une legere teinte ferrugineuse. Sur les flancs il y a deux autres scries paralellcs detaches noires, carre'es , alternes ct confluentes : et ces taches, de meme que celles du dos, se re'u- nissent sur la queue et ne forment des-lors que trois lignes continues. La machoire infe'rieure est tout-a-fait jaune : les ceinlures abdo • minales sout jaunes , marquees , de deux en deux ct plus souvent de trois en trois, d'une tache carre'e, noire, place'e immediatement au-dessous des flancs. La surface infe'rieure de la queue est jaune- Sale , parsemce de points et de meches noiratres. Cette espece parvient a une grandeur considerable , puisquc nous en avons un individu de trente-huit pouces de longueur. M. Regis m'assura de n'en avoir point vu de plus gi-andes pendant sa de meure en Sardaigne ; mais en supposant meme que ce soit le maximum de son developpement , il n'est pas moins e'vident quelle lient un des premiers rangs parmi les couleuvres d'Europe. Dans son jeune age elle offre une ressemblance frappante avec les jeuncs du Coluber viridi-flavus , car ceux-ci ont de meme le dos pare de taclies rondes, noires, borde'es de jaune, et la tete variee do jaune et de noir; mais ces taches disparaissent, ou se modifient, comme chacun sait , sur les adultes du Col. viruli-flavus , tandisqu'elles persistent toujours les memes sur les individus du Col. diademu. PAR Mi JOSEPH GENE. 3o3 Cantltarus fasciatus , Nob. Cantaio fasciato. C. oi'tilis, gviseo-argcntcus ?fasciis Utrinque vaticalibus obscuris septan; pinnis ilorsi caudncque violaceis. Ce poisson a ete pcclie , il y a plusieurs annees dans lcs mers tie la Sardaigne aux environs de Cagliari , d'ou feu le Chevalier de Prunncr l'envoya au Museum de Turin. Le Professeur Bonclli re- connul que I'esp'ece etait nouvclle , mais je n'ai pas trouve qu'll lui ait donne aucun nom. Je le designe done par un mot qui rap- pelle lexislcncc des baudes noiratres , qui traversent verticalemcnt ses cotes, et cctte denomination me parait d'aulant plus convenable quelle exprime un caractere dont il n'y a encore d'evemplcs parini les cspeces conmics du genre Cantharus. Notre individu a onze pouces de longueur , et presque quatre polices de hauteur depuis les premiers rayons de la dorsale jusqu'a l'origine des ventrales. II se trouve dans un etat assez parfait de conservation , mais je ne dois pas dissiinuler quil est monte en peau, cc qui m'empechera d'entrer dans beaucoup de details, qui auraient ete fort-interessants pour le complement de sa description. Le corps est ovalaire , son hauteur e'tant contenue presque trois fois dans la longueur ; la queue tres-etagee dans notre individu , egale presque les trois quarts de la hauteur du corps. Le museau est court , peu aigu : la ligue du profil de la tcte ne parait pas avoir ete continue avec celle du dos : elle etait probablement brisee et un peu concave sur le haut de la tete ; la longueur de celle-ci est comprise quatre fois dans la distance du bout du museau a rextrcmite du rayon mitoyen de la caudale. L'ceil est grand , ar- rondi, la premiere piece du sous-orbitaire est plus clevee que la 3l)4 DESCRIPTION DE QUELQUES ESPECES ETC. secomlo : ellos sont separe'cs l'une dc l'autre par unc lc'gcre crlian- crure dans le bonl iuftiricur, un peu en avant dc Textremite poslcrieurc du maxillaire. Le preopcrculc est assez large; son limbe est ctroit , Tangle large et arrondi, et le bord infc'rieur horizontal, llya six rangees d'e'cailles sur la joue. L' angle de l'opercule sc ^ermine en une pointe osseuse, peu prolongc'e. Le sous-operculc nc sc distingue pas de l'oper- cule, a cause des e'cailles qui rccouvrent'ces deux pieces osseuses. L'in- leropercule forme un arc de cercle, dont la parlie ante'rieure est a peine plus elargie que celle qui s'articule avee le sous-opcrcule. La mackoire superieurc porte en avant une range'e de dents co- niques , crochucs , ace're'es , dont dix au moins sont plus grosses que celles de la range'e posterieure : l'espacc compris cnlre ces deux rangees est occupe par une bande dc dents en cardes tres- lines et tres-scrre'es. La machoire iuferieure a des dents semblables J celles de la superieurc , mais celles du devant sont plus pctites que leurs corrcspondanles de la mackoire superieurc Le sur-sca- pulaire est marque commc une e'caille plus grande que celles du corps. Au-dessus dc lui on compte douze ecailles a peine plus grandes que celles du corps. La liguc laterale commence par su'nre unc direction un peu concave , puis elle se rcleve et en prend une parallele au dos. La dorsale , e'leve'e d'un pouce au-dessus du dos, commence un peu en arriere de l'aplomb de Tangle de l'oper- cule. Les quatricme, cinquicme et sixieme rayons, prcsque e'gaux, sont les plus longs , lc premier a prcsque la moitie de la hauteur du quatricme ; a partir du sixieme les autres diminuent insensible- j nc nt jusqu'au dernier rayon mou dc la nagcoirc; Tanale est prcsque ;nissi kaute que la dorsale ; ses e'pines sont plus fortes que celles de la dorsale. La caudale est un peu fourckue:les pecloralcs sont l.irges , en triangle alonge , ct trcs-pointues a Tangle posle'rieur : les ventralcs , longucs deux ponces, sont altackees un peu en ar- rirre des |-iectorales. D. 11712; A. 3/9 ; C. 17 ; P. 14 ; V. i/5. PAR M. JOSEPH f.KM . la J La coulcur generate paratt avoir e*te gris-argenlee , fonce'c sur le dos et sur lcs flancs , plus claire sur Ics parties inferieures. Do liaut du dos partent sept bandcs noiratrcs , qui desceiident juscpi'a la hanteur , a-peu-pres, des pectorales; elles sont beaucoup mieu\ marquees in-dessous qu'cn-dessus de la ligne laterale. La dorsale est violace'e , de m&ne que la caudale:Ies ventrales et l'anale sont -i isiUre-foncees ; les pectorales sont gris-claires , avec une grande tache noire a la base. Tom xxxvu. Q)o , /vv/,/ /'.' ,/,//, >,ni> r //'/.,,,,■ '// K /,'., r »i.aragonando la herculcana con la pubescenle , cd o9servando tra loro una differenza nella forma c grandczza del capo , come nella squama, e nell'abdome , io non potrei climinare la Linneana dal catalogo delle formiche csislcnti ; e quando non se ne volesse fare che una varieta , essa parmi chc appartener possa alia formica pu- bescens piultosto , chc alia lignipertla. F. L1GMPERDA (F. Foralegno). \tgia iliorace,foemoribus(/uc obscure sanguincis. Latr. Hist, ties Four. p. 88. Ncra , col torace e le coscie di color sangaigno scuro. F. HERCULEAN A. Fabr. Sist. Enlom. p. 390, n.* 1. F. HERCULEAN A. Scop. Enlom. Carniol. n.° 8ao. F. HERCULEAN A. Sclirauk Eiutm. insect. Auslr. n.° 841. F. IIERCULEANA. Oliv. Enciclop. Met, Hist. naL t. 6 , p. 490. F. IIERCULEANA. Hubcr. Recher. sur les fourmis , p. 5\-;. Lune. om .01 1. — . Ella e vivace assai ; e sebbene gregaria cTrr non si possa, le une non molto lungi dalle altre errano solitarie sui luoghi alpestri , so- ;il! SAGG10 SOMA I.F. FORMICL'E ECO. leggiati, iiUorno ai faggi, ed ai pini; essa non e fra uoi fiequente, no iiuincrosa ; allorclie taluna d'esse vieue dall'osservatOBC iuvulala. o torbata , le altre ben tosto si asoondono. lo la trovai in agosto sulle alpi di Valdicri. /•'. PUBESCENS. A igra wbtus atra lucida , capile quadrilungo, abdomine obscuro angustiore ; squama peliolari rhomboidea. Nora, al di sotto atra lucida, col capo quadrilungo piu strctto dell'abdome oscuro , c la squama romboidea. Formica atra , abdomine pubesccnte. Fabr. Syst. p. 391. Formica nigra tola , abdomine obscuriore , pubescentc. Latr. Hist. nat. del fourm. , p. 96. : . Lung. ora ,oo9. Essa abita nel cavo degli alberi , ed erra per ogni dove solitaria tosto il nome volgare di formicone. F. /ETHIOPS. Nigra nilidissima , laevis ; mandibulis anlennisque , articulo 1 .° execpto , obscure brunneis, pedibus elongalis concoloribus, tibiarum apicc tarsisque rubescente-brunneis. Latr. Hist, des fourm. , p. 10 1. Nera lucentissima e liscia , con le mandibole e le antenne , fuorche l'articolo primo, di un bruno scuro, ed i piedi lunghi , dello stesso colore ,'con l'estremita delle tibie ed i tarsi bruno-rossastri. Lung. om,oi 1. — . Essa abita ne' cavi degli alberi ; solitaria erra sopra i salici ed olmi piu che sul suolo. Io la vidi scavarsi 1' albergo anche nel tronco dun pioppo nero. DEL PnEP. MATTEO LOSANA. 3(3 F. MARGIN ATA. Nigra nitida, Ltevis, mandibiUis , antennis, pedibusque caslaneo-bmnneis. Latr. Hist, des fourm. p. io3. Nera lucente, liscia , con le mamlibole, ]e antcnne oil i picdi cast.igno-bimii. Lung. o"',oo6. Essa partecipa della F. cvtliiops , e della pubcsccns , ina il suo colore 6 piuttosto caslagno nerastro, lucente, con il capo cd il to- racc uu po' men lucido dcll'abdome. Abita nelle rive arboreggiatc ; essa non ha la squama emarginata, come quella di Latreille ; ma egli stesso ne incontro una varieta con la squama intiera, F. MERULA. CasUineo-nigricans, oblonga, nitida, mandibulis jlavo-fukescentibus , squama brevissima , quadrilonga. I)i color castagno nerastro, oblunga, lueentissima, con le inandibole gialle, an po' rosseggianti , e la squama brcYissima quadrilunga. Fig. i. Lung. om,ob6 Avendo questa formica il torace piuttoslo rislretto, e lungo quanto il capo e l'abdome insieme , appare allungata ; e di colore casta- gno iutenso, lueentissima , glabra ; il capo e quadrilungo , convesso , postcriormente attenuato ; le sue mandibole, trigone, striate, inter- namente rctte , essendo d'un color giallo un po' rosseggiante nel <-:ipo nerastro-lucido rendonsi tosto sensibili ; le antenne presso al labbro brevissimo , longitudinalmente solcato , escono di color ca- stagno piu chiaro per finir subclavate flavido-pallitle-fulvescenti cogli articoli brunaslri ; tra le antenne la fronte forma una cavita orbi- Trmi. xxwii. R n 3x4 saggio sopiu i.e ronitiiciiE ecc. culare ; gli ocelli sono piccoli , laterali e nerastri ; il torace , piii ristrclto del capo , e lungo, bilobo, col lobo antcriore piu grande, subrotondo ; la scpiama c piccolissima , quadiilunga ( fig. 2. C ) ; l'abdome suborbiculato e glabro concolorato ; i piedi sono d'un color castagno un po' piu chiaro , cogli articoli cd i tarsi flavido-pallidi- fulvcscenti. Essa abita nclle rive arboreggiate, d'onde percorre specialmente i pioppi dagli afidi travagliati. F. C&RVLESCENS. Kigrkantc-brunnco-caerulesccns , mandibulis antennanimque primo articulo dilutioribus : squama subquadraia , cmarginala ; focmoribus libiisque brunncis , geniculis dilutioribus , larsis pallide rubesccntibus. D'un 1m 11111) iicio ccrulesccnte colic mandibolc ed il primo articolo dclle an to nnc piu sbiadato; la squarna subquadrata , superiormente rientrante , co' femori e le tibie brune , le articolazioni piu cbiare , ed i tarsi rossigno-pallidi ( fig. 3 ). Lung. om,oo3. Sembra questa una varieta della nigra , con cui in gran parte couviene; ma ne differisce pel capo cordiforme, pel torace piii nerastro, per la squama subquadrata , superiormente incavata ( fig. 3. F ) , per l'abdome ovato, non che per il suo colore nerastro cerulescente incinerato , e per la sua brevita. Essa abita ne' campi di preferenza , mentre la mgra preferisce gli orti : essa, processionaria, si scava de'eunicoli superficiali nella terra per comunicare colle varie sue caverne per mezzo di molti- plici buchi concentrici , e formati lunghesso i suoi cunicoli. DEL PREP. MATTEO LOSANA. 3l5 F. GAG ATE S. nigra nittda, clongata , aitlcnnis caslaneis, squama magna ovata , marginc supcro medio clcvato , Uuncalo , subbidcnlalo. Latr. Bin. des Fourm. p. 1 38. JNera lucentc allungata con lo antenne rossastio-lionate, e la squama grande ovata col margiue supcriorc medio clevuto, troncato , subbideutato. Lung. o-,oo5 *-. 1] suo corpo e ncro , piccolo , lungo , pressoche senza peli , fuorche nelfa squama; il capo e subtriangolarc, un po' piu largo del torace. 11 torace non e come Latreille ce lo descrive , ma come ce lo tlisegua nella Ggura a6 della tav. V., cioe bilobo , col primo lobo ovato-allungato , un po' depresso nel mezzo , e col secondo lobo clcvato quanto il primo , ma comprcsso , subquadrato superior- mente , nei lati marginato , e posteriormente troncato , un po' ad- dentro incavato. Abi[;i a' pie degli alberi. F. FVLIGINOSA. Atra nitidissima , brevis , capile incrassato , cordato , antennis a cubilo , lursisqiw brunncis, squama parva ovata. Latr. Hist, des Fourm. p. 14°. Ncrissima , lucidissima, corta, col capo incrassato, cordiforme, e le antenne dal cubito in su cd i tarsi bruni ; la squama piccola ovata. Lung. om ,oo5. 3l6 SAGCIO SOPRA !.E FORMICIIE ECC. F. CUMCULJRU. Cupite , al/tlomiiieque nigris ; ctipite antice et infra , antemiarum primo ar- iiculo , tkorncc, pMiburtyue pallide jithis. Latr. Hist, ties Fourm. p. i5i. Col capo e l'abdomc neri ; parte antcriore ed inferioie del capo , primo uiticolo delle auteunc, torace c piedi fulvo-pallidi. LuDg. o "' ,007. At primo aspetto polrcbbesi questa confondere colla riifa ; anzi avendo questa, e non la rufa da noi descritta, i femori brunaslri, facilmente a quella si sostiiuirebbe ; le di lei forme ed ahitudiui peio non ci permeilono questa sostituzione ; quand'anche non si volesse badare ai colori che sono piu yiyi e pronunciati nella rufa, il capo della cunicularia e piuttosto triangolare c dcpresso ; le sue mandibole triangolari souo pure fulvo-bruiiastre, punleggiate, striate, pubescenti ; il capo e nella sua maggior parte superiore nerastro , come gli occhi , e gli occhi lisci ; i palpi e gli articoli superiori delle antenne sono piu Oliformi ancora che nella rufa; i piedi sono brunastri, ma le loro arlicolazioni, i tarsi, come le antenne infe- noimcnte ed il torace sono fulvescenti , pallidi ; cosi la squama : ma il torace ha il lobo posteriore piu lungo, piu elevato e com- presso che nella rufa. ; q la squama qual segmento di circolo , meno ritondato superiormente : ma non la vidi, come dice Huber, ovata, ne retusa. L'abdome poi ovato , pitl largo del capo, e nero scuro, di corti peli bianclii guarnito. La sua lunghezza totale e quintupla della grandezza trasversale del capo. Essa abita ne'catnpi, a lato delle vie, e de' vicoli erbosi; cangia facilmente di colore , onde nella medesima famiglia se ne osser- vano delle nerastre intieramenle in modo da illudere facilmente 1 lii non le osserva con altenzione. DHL PREP. JCA.TTI.0 I.OSASA. Zl-J F. NIGRA. Drunneo-fusca: mamlibulis, antennarumr/ue primo articulo dilutioribus, st/uama emargiiuita ; foemoribus , tibiisi
    6. che posteriormentc ; al di sopra e convessa con qnalchc pelo ; nei lali anteriori della sua ba.sc ha una spina per ogni Into , brunastra, lunga assai. L'abdome un po' piu largo del capo , lieveraente pu- bescente , anteriormetite troncalo, un po' piu largo della squama, forma un cono retto , col primo anello die si allunga quasi sino alia meta della totale di lui lunghezza , e coi lembi suoi come negli anelli seguenti , ricntrando addentro, forma tra ogni due anelli uno slrangolamento. Ma dopo il primo , gli altri tre anelli seguenti sub- eguali form an o un mezz'ovale. Volgendo poi l'insetto intieramente supino , vegsonsi ne' fianchi tra le commessurc del secondo e terzo anello due maccliie nere per ogni Into. I piedi brcvi, crassi , sono piu bianclricci del torace ; la loro lunghezza e minorc della meta dell'insetto anchc ne' posterioii ; essi lianno due speroni , cioe due setole finali lortuose , non molto lungh« , ed i tarsi sono piu eguali tra loro che nelle altre formiche. Abita ne' giardini solitaria , non molto agile , e rarisshna. F. FLAVA. Fluvescens nilida , squama subquadrata , oculis , punctoque saepe sub ab- domine nigris. Ciallognola lucitla , colla squama subquadrata , e gli ocelli, con uu puuto soveuti sotto l'abdome , neri. Rufo Jlavescens nitida, squama subquadrata Integra. Latr. Hist, des Fourm. p. 1 66. Lung. o"',oo3-4- La formica gialla , lucida , che tra noi s'incontra , e di si vario aspetto ed abitudini, che Huber forse ne farebbe due specie almeno; imperciocche noi ne abbiamo ne' campi e prati una specie gialliccia Tom. xxxvn. S s 023 SACCIO SOPBA I.E FORMICHE ECC. lunga om,oo3 , die per lo piu non ha il punto ncro sotto l'ab- domc , con il capo subquadrato , come la squama , e epiesta c intiera ; un'allra abita a' pie tlegli albcri , cd e piu grandc , cioe lunga o"',oo4 col punto nero sotto 1' abdome , il capo piu cordi- fornic e la squama snbemarginala , e questa ha il capo supcrior- inenle , e piu ancora le maiulibolc, fulve : luttavia, siccome quelle che uon lmniio il punto ncro sotto 1' abdome talvolta hanno una maccliia nera superiormcnle , ed altrc volte anche il punto nero precitato , noi le considcreremo interinalmente della stessa specie, tanto piu perclie nell'insieme esse hanno le stesse forme , cioe le maudibole ugualincnte trigone , striate , punteggiate , pubescenti , intcrnamente subtalcate , lionatc , internamente brunastre. La piu grande abita nclle selve presso gli alberi e si forma dei monticeUi di terra elcvati. La piu piccola, timida assai, abita ne'eampi ove si fa varie caverne sotterranee , colle quali comunica a fior di terra per mezzo di cunicoli assai pi-ofondi , ma superiormente aperti: amendue le specie possono chiamarsi sotten'anee , non veggendosi cpiasi mai errar in piena luce fuori de' loro ricettacoli, nodrite spe- cialmente dagli afidi terrestri. Questa sembra pur essere cpiella che Dumeril (4) ci ha desciitto nella sua F. lutea ; ma avendo egli a questa , come alia roussdtre d'Huber , cangiato il nome , non ben si sa di quali specie egli s'intenda di parlare. F. QUADRIPUNCTATA. Rubra ; abdomine nigro , punclis qualuor albis. Limii Muni. I. 54 1. Rossa coll'abdome nero , e quattro punti biancbi. Lung. om,oo4. Olivier , Villers , Fabricio e Latreille ci diedero tutti questa formica , ma con caratteri alquanto diversi ; la nostra pero , cor- ■ - i i i i | i i ■ - - — irn 1 (4) Diet des scienc. oat. , art. Fourmia. DEL PREP. MATTEO I.OSANA. 3 J 3 rispondendo per lo piii a quella di Linnco , noi l'abbiamo co' ca- ratteri da esso asscgnatile , dcscrilta ; clla concorda in gencrale con quella di Latreille (5), ma il di lei torace e piultosto bilobo col lobo posleriore elevalo , il quale tcrmina con due tubcrcoli , ed e postcriormente cavo; la squama e pure come ce la descrive Latreille, non come nella pi. G. f. 3 7 ce la rafligura; nella sua sommita ella e crassa, incavata fmo a divenir ne' lati quasi dentata ; il picciuolo abdoininale, cuivandosi, va ad unirsi al di sotto dell'abdome ; lab- dome c ovoideo, molto lungo , depresso, nero, nilido, anteriormentc. subtroncato , posteriormente subacuminato ; esso ba superiormente qualtro punti bianchi , due nel primo auello , e due nel secondo ; in altre nc incontrai tre per ogui lato ; ma in alcune a quattro punti, i due primi erano lalerali , bianco- giallicci , ed i seguenti crano sul dorso deU'insetto bianco-nivei , ora di una macchia sola, ed ora composti di due, or di cinque a sei punlicelli; ove trovansi sei punti, i primi sono dorsali , i secondi laterali, gli ultimi mar- ginali ; cssi talvolta sono solamente quattro nivci : la societa di co- destc formiche e poco numerosa. Abita a' pie de' vecchi alberi di noci , fra le screpolature della loro corteccia: e agile assai. Io la vidi ancora sul finir di novem- bre in picna attivita, quando il sole scaldava la corteccia dell'al- bero. (5) Hist, des Fourm. p. 179. -)2.| SAC-GIO SOPHA LE FOaMICHE ECC. FAMICLIA SECONDA. Formiche con una squama e le mundibole strette ed arcuate. Poliergus , Latr. Hist. nai. des insect, t. 1 3. p. j56. F. RUFESCEXS. PaOide-rufa; mandibulis angusiis, araiatis, subedentatis; stemmaiibus tribus; (Horace postice ekoato, Lati-. Hist, des Fonrm. p. 186. Rufo-palhda, con le maudiljole stiette, arcuate, quasi sdentate, tie occlii lisci , cd il torace posteriornoente elevato. Luug. om ,007. Io rinvenni qucstc formiche in buon numero sul finir d'agosto in un vicolo campestre , miste colla vufa ; il colore ne' varj indi- vidui passava dal testaceo vivace al lionato , in altri al bruno .niche bronzato ed al nerastro lucido ; il capo e subquadrato ; le iuandibolc , ristretle , acute , lateralmente sdentate , arcate , hanno il color del capo ; il labbro superiore subtriangolare sollevasi nel mezzo in acume , ed anteriormente e ciliato ; la fronte e divisa longitudinalmente sino agli occhi lisci da un solco assai profondo ; le antenne tra la fronte ed il labbro sorgono concolorale , subfili- fonni, ina sopra il cubito piu pallide , di mediocre lunghezza; gli occhi , sublaterali , ovati , rufi , sono piuttosto piccoli ; gli occlii lisci sono manifesli, diafani, lucenti, di colore piu chiaro di qucllo del capo. I palpi sono pressoche invisibili ; il torace , non molto piu strctto del capo , e bilobo , anteriormente ritondato , elevato , nel mezzo depresso , lateralmente tuberculato ; esso termina con una gibbositu ritondata, ne'fianchi fornita d'un dente o tubercolo ; questi tubercoli, come quei del dorso, sembrano ottusi. La squama e subconica , superiormente obtroncata , ne' lati dclla base tuber- DEL PREP. MATTEO LOSANA. 325 culata, craSSa, di lunghi pcli sparsa; l'abdome e cordiforme, pcloso, della larghezza c lunghczza a uu di presso del capo, cioe ■= della lunghezza tolale , ci6 che la mule ollungata. I piedi sono alquanlo piu chiari del torace , i tarsi ancor piu pallidi ; le tibie dc'picdi an- teriori hauno la membrana spcronale lauccolata. Abita gregaria ne' vicoli campeslri. FAMIGLIA TERZA. Fovmiche col picciuolo dclt ubdome a due nodi distinti. Idirmicaa , Latr. Hist. nal. de$ insect, t. i3. p. 25-j. M. CAPITATA- Atra, nitidissima ; capile maxima ,• antennariim apice , geniculis , larsin/uc bmnmeis. Latr. Hist, des Fourm. p. 234. Rufo-norastrn , lucidissima , col capo giandissirao , l'apice delle antenne , :;li avticoli de' piedi, e i loro tarsi brunj. Lung. om, 01 0-1 1. La sua lunghezta e, grandeeza varia; la capitata h lunga o°',oio-i i c sembra la mostruosita della minora, che e di lunghezaa ora,oo5 , ed il suo capo Tion supera di gran fatto la grandczza dell'abdotne, poiche le piu grandi non sono le piu numerose. Essa C" granivora , processionaria, e quasi sempre intenta a scavar la terra e recarvi foraggio. Sembravami che questa fosse piuttosto la caespitum di Linneo e di Fabricio , i quali fanno il di lei scudetto bidentato solamente , e non bispinoso; tuttavia in oggi Latreille e Bonelli as- segnano alia capitata i denti, e le spine alia caespitum : e dunque giusto che si faccia anche da noi lo stesso: la capitata e frequente ue'giardini , ne'eampi ed ovunqne. 3a'6 SAGC10 SOPIU LE FORMICHE ECC. M. GJLBULA. Castaneo-m'gricans , nitidissima ; capile subquadrato , posiice attenuato , mandibutisflavo-fuh'eiccnlibus; abdominc ovato-elongato, medio coarclato. Di color nerastro lucidissima, col capo subrjuadiato , postcriormente un po' piu ristretto, con le mandibole giallo-rosscggianti , c l'abdome lungo obovato , ristretto ncl mezzo ( fig. 5 ). Lung, o1" ,006. Di color piceo lucidissima , essa ha il capo quadrilmigo , postc- riormente un po' piu ristretto, con qualche raro pelo, come sopra 1'abdome. Le mandibole sono trigone , longitudinalmcnle striate , nel loro lato interno dcnticolate, rette, giallo-fulvcscenti; il labbro e ciliato ; le antenne presso al labbro breve si elevano subclavate, inferiormente biime , superiormente gialliccie , cogli articoli bru- nastri ; gli occbi sono orbiculati , neraslri , piccoli. II torace sub- bilobo ha il lobo anteriore piu grande, piu stretto pcr6 del capo, e postcriormente attenuato. II nodo pedicellare primo e subsquami- forme , piu elevato ( fig. 5. Q ) del secondo , cd anleriormente assai pedicellato; i piedi castagno-bruni, hanno gli articoli ed i tarsi fulvescenti ; gli anteriori sono armati di lamella speronale. L'abdome, talvolta diafano come l'ambra, e della larghezza del capo e lunga- mente ovato ;' il di lui primo anello occupa pressoche piu della meta della di lui lunghezza , ove rientrando co' suoi margini col secondo forma uno strangolamento : quindi l'abdome fassi posterior- mente attenuato. Essa abita nella cavita degli olmi , che percorre pressoche pro- cessionaria. DEL PREP. MATTEO LOSANA. 327 M. CMSPITUM. Bi unneo-rubida ; capitc ihoraai/uc striatis ; scutcllo bispinoso ; foemoribus , tibiisfjuc medio itijlatis. Bruno-rosscggiante , col capo cd il torace longitudinalmcntc striati , con due spine ncllo scudctto, cd i fumori e le tibie nel mezzo dilatali. Brunneo-nigra ; antennis mandibulisque brunnco-rubris ; capitc thoracxqua striatis ; thoracc posticc bispinoso ; tarsi's dilutioribus. Latr. Hist, des Four in. p. 2.5 1. Lung. om,oo3. Ella e rossigno-bruna in generate , ma nell' estate specialmenle il suo torace in moltc piu s'arrossa , e divien al fiae sanguigno scuro , ci6 che le farebbe tra loro distinguere , se nel rimanente tutte non si uniformassero. Abita negli orti c ne' campi gregaria cd anclie vagabonda. M. TRINODIS. Castanco-brunnea , nilida ; nodis pediccllaribus tribus ; scutcllo /\-spinoso- Di color castagno-nerastio , lucentissima , con tre nodi pedicellari , e 4 spine sopra lo scudctto ( fig. 6 ). Lung. ora,oo3. Essa e pubescente , col capo ovato ncuminato , liscio , di color castagno-nerastro, lucente, della grandezza dellabdome. Le mandibole trigone, dilatate, intcrnaraente falcate, flavo-fulvescenti, lievemente punteggiate, striate, pubescenti. Le antennc, inscrite presso al labbro che e breve , bnme sotto al cubito, fulvescenti al di sopra, hanno il primo nodo assai granile e lungo , quindi quelli di mezzo piccoli , eguali, con i tre ultimi scmpre piu crescenti , onde esse riescono subclavate. Gli occhi, laterali, sono rufi, piuttosto piccoli ; il torace, 3a8 saggio sopiu « fokmiciie tec. piik slretto del capo , obovato , bruno , lucido , va postcriormenle decrescendo in un lobo minore giallustro , in fine obliquamenle troncato ; nel di lui scudetto vi sono qualtro spine piu o meno apparenti, ma le posteriori sono piu lenui. II picciuolo ventrale e lungo, con tre nodi, di cui il primo , minore, e formato da due tubeivoli sublaferali, il secondo, medio, e subsquamiforme , ed il terzo, piu grande, toruloso. I piedi hanno i femori e le tibie bru- nastre nel mezzo dilatato; le articolazioni ed i tarsi pallido-fulvcseenti; 1 rtlulomc ovalo , un po depresso , della largliczza del capo , e ca- stagno-bruno , lucido; esso varia talvolta di colore, come il rima- ncntc del corpo. Abita ne' giardini , ovc fa monlicelli di terra : cssa , come dissi , varia facilmente di colore , onde ve ne ,ha di quelle clie sono pal- lido-fnlvescenti , con l'abdome posteriormente nero-lucido , ed ora biancastro-livido, vario ; altre hunno il torace, c i piedi solarnente, pallido-fulvescenti , con l'abdome tutto nerastro, lucido , mentre il torace ed i piedi sono sempre meno lucidi. M. MEGACEPHALA. Fuha ; capita maximo , subquadrato ; scutello bispinoso. Di color lionato , col capo grandissimo , subquadrato , e lo scudetto con due spine. Brunneo-rubra , capite maximo subcordiformi , thorace bispinoso. Latr. Hist, des Fourm. p. 232. Lung. oro,oo3. Qnantunque la megacephaia di Latreille sembri un po' diversa dalla nostra e che quella dall'Isola di Francia siale pervenuta, dal eomplesso e dalla figura da esso delineata (tav. X. fig. 67) e dalla descrizione che ce ne fece , noi non possiamo clie riconoscervi la megacephaia , cbe noi abbiamo ne' giardini. Imperciocche la no- slrale e pur anco di color lionato, pubescente , lucida , ecc. II DEI. lMlKP. MATTF.0 I. OSAKA. 3^9 capo e subquadrato , prodigiosatnente gratwJe, posterioinierite rien- trante , c supcriormenlc profondamenlc solcato, di color piu in- tcuso , nella sua meli antcjiorc longitudinalmente striata , nella meta poslcriorc liscio, e piu lucido ancora. Le sue mandibole sono trigone , grandi , al di sotto fornicate , nel lato interim subfalcalc, superiormente striate, fulvo-brunastrc; esse si prolungano oltre il labbro; presso al labbro brevissimo escono le antenne brevi, sub- clavatc , lionatc superiormente ; gli occhi nerastri , laterali , sono piccoli ; sotto il capo il colore fassi aureo-lucido ; e maneggiandovi la luce, le antenne e le mandibole appajono diafane , rosseggianii. II torace subbilobo , di color piu chiaro , e molto piu slretto del capo ; col primo lobo subrotondo lateralmcnte dcnticulato : esso nelio scudetto porta due spine pill o mctio lunghe. I piedi, piutloslo brevi, sono giallognoli, an po'fulvescenli ; negli anleriori, in vecc dello spcrone setoloso, talvolta cvvi una mcmbrana lineare foyliosa. 11 picciuolo abdominale e da due »odi sorniontato, di cui il primo c il minorc , subsquamifonue, cd il secondo maggiore, orbiculato, quadrilubercolalo nella sua cireonjerenza. L'abdome molto piu strcllo che il capo , c peloso , ovato-deprcsso , diafano , nero , lucido , e uiaiieggiandovi la luce, segna al di sotto deli' epidermide una fos- setta longitudiuale , the dal picciuolo scende oltre Ja meta superiore (Icllabdome. Essa abila no' nostii giardini ove si fa de' moltiplici buchi da mouticelli di tuna circoudati , d'onde nc escc ora proccssjlouaria , id ora isolala in traccia di pit-cole larve c;TISO t) Ermopolilc i.' AYT • KAI ■ TPAI • AAPIA ■ CGB- Tcsla laureata di Adriano, a destra. Rj. EPMO • L • IA. Testa senile barbata, volta verso la destra dello spettatore ; u frcgiala supcrionncntc coll'ornamento simbolico delle Ire ampolle poste sulle corna caprine ; avanli di essa, nel campo , si vedc un piccolo ibis. jE. 3. lUedaglia di rnezzana conscrvazione. 2.1 Testa laureata di Adriano , a destra , senza epigrafc. $. EPMO • L • IA. Un cinocefalo , ossia scimia con mnso so- migliante a qucllo del cane ; e sedenle in istato di riposo, c rivolto verso la destra di chi lo vede ; ha un globo sul capo. JE. 4- IMedaglia mediocremente conscrvata. Oxirinchite ATT • KAI • TPAI ' AAPIA • CGB- Testa laureata d' Adriano , a destra. $. 01 VP • L • I A. Figura muliebre in piede, rivolta verso la sinistra del riguardante, vestita distqla, coll'clmo in capo; regge il pesce Oxirinco sulla destra, estringe una bipenne colla manca. M. 3. Medaglia non benissimo conscrvata. Eracleopolite AYT • KAI • TPAI • AAPIA • CGB- Testa laureata di Adriano, a destra. $. HPAK • L • IA. Testa d'Ercole con folta barba , rivolta verso la destra dell'osservatore. JE. 3. Medaglia in buon essere. Tomo XXXVII. 2 10 MONETE egizune Arsinoite i.' AVT • KAI • TPAI • AAPIA ■ CGB- Testa laureata di Adriano, a dcstra. 1$. APCI • L • I A. Testa della regina Arsinoe colla fronte or- nata dcll'iuco o serpcntcllo regale; i suoi capelli le ca- dono sciolti con beH'ordinc sul collo. JE. 3. Moncta ben conscrvata. a.1 Testa laureata di Adriano , a destra , senza epigrafe. V}. Nell'esergo lc letlcrc APCI , appena visibili. Ncl campo L • B. Coccodrillo colla coda currata sotto il ventre, il quale si muove verso la destra di chi lo guarda ; ha sid capo una sferoide , ossia un ornamento di forma ovale. M. /{• Me- daglia inedita in buono stato di conservazione. 3.a Testa laureata di Adriano, a destra, senza epigrafe. $. Nell'esergo APC. Nel campo L • IA. Un coccodrillo che cammina verso la destra di chi lo vede ; la sua coda e piegata sotto il ventre ; ha un ornamento di forma ovale sul capo. JE. 4- Medaglia di mezzana conservazione. Menifite Testa laureata di Adriano, a destra, senza leggenda. Vl. MGM$IT. Nel campo L ■ IV. Un buc che lcntamenle si muove verso la destra di chi lo guarda ; il suo collo e cinto di una ghirlanda. JE. 4- Medaglia a dor di conio. MEDAGLIE STETTAST! ALLE PROVINCE E CITTA DEL BASSO EC1TTO Province e cittii situate a levante del Delta. Eliopolite Al'T • KAI • TPAI • AAPIA ■ CGB- Testa laureuta di Atlriano, a deslra. Vj.. HA ion • L • IA. Figura virile radiata , in piede , volta a sinistra di chi l'osserva ; tiene sulla mano diritta un uc- cello , le forme del quale hanno somiglianza con quelle dellibis ; colla manca tiene lo scettro, e solleva il lembo della propria tunica. JE. 3. Medaglia bastantcmente con- servata. Arabia AVT • KAI • TPAI • AAPIA • C6B- Testa laureata di Adriano , a destra. vl. APA13IA • L • IA. Figura muliebre in piede , con stola e manto, rivolta verso la destra dcllo spettatore; colla mano sinistra tiene una lunga fiaccola rovesciaia ; colla destra , che s'abbassa verso terra , par chc stringa alcuna cosa chc ben non si distingue, forse alcune spighe. JE. 3. Moneta d'assai buona conservazione. I a MEDACLIE EClZIANE Pelusio !;■ AVT • KAI • TPAI • AAPIA • CGB- Testa laureate di Adriano a dostra. V$.. IlHAoY • L • I A. Testa di donna fregiata col solito orna- mento simbolico delle tre ampolle sulle corna caprine ; e volte verso la destra di chi la guar da; lc sue chiome ele- ganlemente disposte lc cadono ondcggianli sugli omeri e sul petto. /E. 3. Mcdaglia in ottirao stato di conscrvazionc. a." Testa di Adriano Laureate, a destra, senza leggenda. V).. riHAOY • L • IA. Una melagrana , od allro frutto di somi- glianle forma. M. 4- Medaglia alquanto logora. § II. Province e citth situate nel Delta. Setroite AVT • K • T • AIA • AAP • ANTWNG1NOC ■ CGB . ETC Testa laureate d'Antonino il Pio , a destra. Vl. CG0POGITHC. Nel campo L • H. Figura virile in piede, in abito militare , voltata verso la destra dell'osservatore ; ha testa di sparviere coperta con pai-rucca formata di molte e lunghe trecce , secondo l'uso degli antichi Egi- ziani ; appoggia la mano destra sopra un'asta cuspidata ed oinata di bende , e sulla sinistra tiene un uccello tutulato, ovvero fi-egiato dcllo Psccnt. M. i. Moneta in ottimo stato di conservazione. DEL CAV. GIULIO DI S. Ql'INTINO 1 3 Tanite i.' AYT • KAI • TPAIAN ■ CGB • rGPM • AAKIK. Testa laureata di Traiano, a destra. vl. TANITHC • NoMoG. Nel campo L ■ ir. Fignra virile in piede , volta verso la destra di chi la gnarda , ton globo od altro ornamento o simbolo egiziano sul capo ; tiene colla mano destra un'asta , se pure non e una lunga can- na , ovvero una palma ; c porla sulla sinistra uno spar- viere. JE. i. Mcdaglia ben conscrvata, ed inedita. 2.1 Testa laurcata di Adriano , a destra, senza epigrafe. $. TANIT • L • IA. Un falcone solitavio rivolto verso la de- stra di chi I'osscrva. JE. 4- Mcdaglia inedita, ma assai mal ridotta. Provincia di Mendes r." ATT • K T • AIA • AAP ■ ANTWNG1NOC • CGB • GVC- Te- sta laureata di Antonino il Fio , a destra. K- M6NAHCI0C. Nel campo L ■ H. Fignra barbate, di grave eta , in piede, rivolta a destra di chi la rimira , vestita di tunica e pallio; ha sul capo un globo fra due coma >li becco ; appoggia in alto la mano destra sopra l'asta, e regge sulla sinistra un quadrupede di forme svelte c gen- tili , con lunghe corna , piu somigliante ad un anlilope che ad un caprone. JE. i. Mcdaglia di buona conscrvazionc. 2.' AYT ■ KAI • TPAI ■ AAPIA ■ CGB- Testa laureata di Adriano, a destra. IV- MGNA • L • IA. Figura virile in piede, volta alia destra di chi la guarda , vestita di lunga tunica con pallio ; ha sul capo una piuma od altro somigliante ornamento egiziano. I 4 MONETE eoiziare Colla sinistra solleva il Umbo del pallio , cd ha sulla de- stra il simulacro di un qnadrupede, die pare una capra. JE. 3. Medaglia ottimamcnte conscrvata. Leontopolite ATT • KAI • TPAI ■ AAPIA • CGD. Testa laureata d'Adriano, a destra. vl. AGONT • L • IA. Figura virile in piede , armata d'elmo e di lorica, volta verso la deslra di chi la guarda; appoggia la mano destra sull'asta, e mostra il simulacro d'un leonc sulla sinistra. JE. 3. Medaglia in buon esscre. Atribite 1/ ATT ■ KAI • TPAI ■ AAPIA ■ C6B- Testa laureata d'Adriano, a destra. Bl. A0PIB • L . IA. Figura muliebre "stolata , in piede , volta verso la sinistra di chi la guarda; tiene sulla mano destra uno sparviere, ovvero un falcone fregiato del Pscent. M. 3. Medaglia tluplicata , c baslcvolmente conservata. a.a Testa d'Adi'iano , a destra , senza leggenda. Vl. A0PIB • L • IA. Uno sparviere voltato verso la destra di chi lo rimira ; la sua testa e decorata coll'ornamento sim- bolico egiziano cui si da il nome di Pscent. E. 4- Moneliua inedita , e ben conservata assai. Prosopite i.' AYT • KAI • TPAI ■ AAPIA ■ C6B- Testa laureata d'Adriano, a destra. #. IIPOCW • L • IA. Figura virile stante in piede , velata ed DEI. CAV. GIM.IO DI I. QCINTINO J 5 avvolta ncl pnllio ; atteggiata come suol rappresentarsi Arpocratc ; o 1 ivolta verso la sinistra del rigoardante , ed al^a la niano destra porlando l'maice verso la bocca; colla sinistra impugna una clava , sopra la quale posa un uc- cclletto; il suo capo e fregiato col solito siinbolo dellc trc ampolle. /E. 3. Mediocre conscrvazione. a.1 Testa d'Adriano , a destra, cd cpigrafe come nel numcro prc- ccdentc. $. IlPOCto • L • IA. II busto d'Arpocratc, rivolto verso la de- stra di chi lo guarda ; ha coperto il capo con parrucca egiziana fatia di lunghc e folte trecce, sopra la quale s'alza il consueto ornamento di due coma di caprone sulle quali posano i trc vasi; stendc l'indice dclla mano destra verso la bocca. M. 3. Mcdaglia assai bene conservala. 3.' Testa d'Adriano , a destra , senza leggenda. I^. IIPOC9 • L • IA. Nel campo una clava cretta, colla mazza volta all'insu ; un uccello vi posa sopra. M. 4- Moneta di buona conscrvazione. Xoite i .* Testa laurcala di Adriano , a destra , senza leggenda. vi. §oIT. Nel campo L ■ IA. Un arictc solitario , rivolto verso la destra dello spcttatorc ; ha un globo sul capo. IE. 4- Mcdaglia duplicata, ed in mediocre stato di conscrvazione. 3.' Testa laureata di Adriano , a destra , senza epigrafc. Vi. XolT. Nel campo L ■ IA. Un aricte chc si muovc verso la destra di clii l'osscrva ; la sua testa e crnala di un globo. M. 4- Mcdaglia mczzauamentc conservata. 1 6 MEDAGLIE ECIZUNE Busirite Testa laureata di Adriano , a destra , senza epigrafe. I^. DOVCI. Nel campo L • IA. Un caprone con grandi corna curvate aH'indietro ; e rivolto verso la destra di chi lo guarda. JE. 4- Medaglia inedita di suflkiente conservazione. Sebennite 1 TPAIAN • CGB • FGPM ■ AAKIK. Testa laureata di Traiano , a destra. Vf.. CGBeNNrTHC. Nel campo L . II\ Guerriero in piede, ar- malo d'elmo e di lorica, e rivolto verso la destra dello spettatore ; appoggia la mano sinistra in alto sull'asta in alteggiamento di riposo , e colla destra regge la clamide , e tiene un parazonio, od altra cosa somigliante. JE. i. Me- daglia assai ben conservata. AVT • K • T • AIA • AAP Testa laureata di Auto- nino il Pio , a destra. Vl. CeCGNNYTIIC. Nel campo L . H. Guerriero in piede, ar- mato di lorica e galeato , volto verso la sinistra di chi lo guarda ; appoggia la mano destra in alto sull'asta , e colla sinistra solleva la clamide, c tiene il parazonio. JE. i. Medaglia bastantemente conservata. Fteneute Testa laureata di Adriano , a destra , senza epigrafe. $. 0GNG. Nell'esergo L • IA. Due uccelli posli di fronte l'uno all'altro; uno de'cpaali e di forme alquanto diverse dall'altro; hanno sul capo alcuna cosa che per limpcrfezione del conio non si puo pin chiaramente conoscere. JE. 4j mediocx*e conservazione. nr.r. cA.y. oiiiLio vi 6, quintino 17 Naucrate AVT • K • T • AIA • AAP ' ANTWN CGB ■ GTC. Tesla laureata di Autonino il Pio, a destra. Ril. NATKPATIC. Nel campo L ■ II. Fignra muliebre in piede , volta verso la sinistra di chi la guarda ; ha sui capo uu globo fra due corna, ovvero fra due serpenlelli. Stringe un'asta colla mano sinistra, e tiene sulla destra un serpc, il quale s'ergc con parccchi ravvolgimcnti. /E. 1 , otlima conservazionc. Cabasile \XT ■ KA1 • TPAI • AAPIA • C6B. Testa laureata di Adriano, a destra. j^Z. KABAC • L • IA. Figura virile in piede, volta verso la si- nistra di chi la osserva, e nuda dalla cintura in su, tiene un volatile incerto sulla mano destra , ed ha l'asta nella sinistra. JE. 3. Mcdaglia ahjuanto frusta. Testa laureata d' Adriano , a destra , senza leggenda. Ri. KABAGI • L • IA. Un falconc il quale porta sul capo la parte inferiore dcllo Psccnt, cd e rivolto verso la sinistra del riguardante. M. f\. Moncta inedita, mediocremente eonservata. Metelite Testa di Adriano laureata, a destra, colla sua soliLa epigrafe , quasi intieramenlc copcrta da una patina turchina. Rl. METHAI • L • IA. Figura virile in piede, rivolta verso la sinistra di chi la mira , nuda dal mezzo in su , col capo ornato da una piuma; mostra sulla mano destra un simbolo Tomo xsxvu. 3 1 8 MONETE EGIZ1ANE incerto, e colla sinistra sollcva il manto, c reggc tal cosa che pare un piccolo quadrupede giaccnte , che , per la mancanza del tipo , difficile e il dire qual sia. JE. 3. Me- daglia inedita, non troppo ben conservata. § HI. Province e citta situate a ponente del Delta. Letopolile i.1 AVT • KAI • TPAI • AAPIA ■ C6B- Testa di Adriano laureala, a destra. vQ.. AHTOII • L • I A. Figura virile stante in piede, con pallio e manto, la quale e rivolta verso la destra di chi l'osserva; il suo braccio destro s'abbassa verso terra , il sinistro e alzato, e regge sulla mano un piccolo animale che pare un icneumone; l'imperfezione della moneta non permette di ravvisare cio che la figura abbia sul capo. JE. 3 , mezzana 'conservazione. 2.1 Testa laureata di Adriano, senza epigrafe, a destra. $. AHToII. Nel campo L ■ I A. Un icneumone solitario che si muove verso la destra dello spettatore ; la sua testa c ri- volta all'insu ; lunga e la sua coda, ed incurvata in alto sul dorso. E. 4- Medaglia a fior di conio. DEL CAV. GIULIO DI S. QUINTINO IC) Menelaile Testa d'Adriano laureata , a deslra , senza leggenda. $. M€N€AAI. Nell'esergo la data L ■ IA che appena si vede. Arpocrate rivolto a sinistra di chi lo guarda; ha sul capo un fior di loto , od altro simbolo egiziano di tal fatta ; il sno busto e innestato sulla parte cstrema del tronco di un coccodrillo; alza l'indice della mano deslra verso la bocca, e nclla sinistra tiene un corno di abbondanza. JE. t\. Mc- daglia logora assai. Alessandria AVT • KAI • TPAI • AAP1A • CGB- Testa laureata di Adriano, a destra. Pi. A AGS • L • IA. Figura baibata, di grave eta, in abito mi- litare , volta verso la destra di chi la guarda ; il suo capo e cinto da un diadema , ovvero da una corona ; tiene la mano destra appoggiata in alto sull'asta , e mostra sulla sinistra il simulacro di un quadrupede incerto, che do- vrebbe essere un leone. Nel corso della leggenda , dopo la lettera S , avanti la faccia della mentovata figura, evvi un'altra lettera, ovvero un nesso somigliante ad un X di forma alepjanto irrego- lare. iE. 3. Moneta d'ottinia conservazione. Libia Testa laureata di Adriano, senza leggenda. P|I. AIBVH. Nel campo L • IA. Un dromedario colla testa or- nata d'un globo, in atto di camminare verso la destra di chi lo rimira. JE. 4- Questa preziosa monetiua e incdita , ed assai ben conservata aneora. 30 MOKETE EGIZIANE Fra lc medaglie or qui dianzi descrilte sono diclassette quelle clic vedonsi qualificate d iiudite ; e lali sono vcramentc , perche (mora nou sono slate da altri pubblicate , nc si (rovano ancora , per quanto io mi Sappia , in alcnn'altra collezionc fuorche in qnesta torlnese (*). EJ ollrc venti se nc troveranno pure le quali, co- niecche non oifrano tip! nuovi e diffcrcnti inlieramcnte da altri gia noti prima d'ora , prcsentano pcr6 , sia nelle leggende come nei loro rovesci , non poche varieta degne di csscre notatc. Quat- iro solamentc sono qui lc medaglie dci tempi deH'impcratore Tra- iano , e colla data degli anui IB ed IT del suo regno. Cinque ve nc sono di Antonino il Pio , tulte collo slesso anno II. Le alt re sono tutte impronlate del norac di Adriano coll'anno IA del suo irapero , tranne una sola, sulla quale si vede chiaramentc segnato i'auno B , il quale finora non erasi ancora prcsenlato Sopra alcur.a ilellc monete gcografiche egiziane di quell' Augusto. Ed in somma le descritle monete non sono meno di cinquantasette , apparte- ncnli a trcntasei diverse province e citta dell'antico Egitto. Tuttc furono con somma cura raccolte cola dal benemerilo Cav. D. Ber- nardo Drovctli , perito e valente in questi Studi quant' altri mai il possa essere. Numero quello assai i-agguardevole se si pon mente the le medaglie genuine di qucsta scrie , che prima d'ora erano conosciute , oltrcpassano appena il numero di cento treuta , conic si puo vedcre nell'aureo tratlato che poco fa ne ha pubblicato l'accurato e severo M.' Tochon d'Annecy; alle quali queste noslre potranno ormai servire di non sprcgevole supplimenlo. (•) N. B. Le prcsenti descrizioni sono state lette nclla Rcale Accademia delle Scienze di Torino il di due di dicembrc 1824, dopo d'allora fino al di d'oggi (novembre i83i) due sole fra le medaglie che qui sono state qnaliBcale dMnedite sono state prodolte , una di Diospoli la Grande del Mosco del fu Mr Allicr d'Hautcrochc , l'altra del Numo Licopolitc del Museo del sig. Fontana di Trieste , pubblicatu dal ch. Scstini. EXAMEN DES CAVSES GENERALES Ql'I, CHEZ LES GRECS ET LES ROMAINS, DLRENT SOPPOSER AU DEVELOPPEMENT DE LA POPULATION ET EN FAVORISER L' ACCROISSEMENT DANS L'EMPlRE PERSAN M. DUREAU DE LA MALLE MEMBBE DE L'iKSTITUT BOYAL DE FRJL\C£ ET DE l'aCADEJIIE DE TVRI> ETC l.u a la seance du 5 juillet i83j. T J_jorsquc Ion examine avec quelqu'attention 1 ensemble des moeurs, des institutions, des usages et des lois de ces peunles fameux, on est frappe du grand nombre d'obstaclcs que toutes ces causes na- mes durent apporter a l'accroissement de la population. Cependant cette vue, qui me parait si juste et si bien fondee quelle devrait etrc une ve'rite bannale , a encore aujourd'hui le nitrite d'etre neuve, tain les impressions tenaces de notre enfancc , nourrie des recits de la puissance d'Athenes, de Sparte , et de Rome , tant les idees vagucs ou fausses , puisces dans ces pre- mieres etudes , ont perverti notx-e jugement, et pour ainsi dire , fasciae nos csprits. En effet , si chez les Grecs ou les Romains nous ronsidcrons la societe en masse , elle ne se compose que d'liommes librcs ou U'esclaves ; si nous regardons le gouvernement , ce sont partoui des re"publiqucs oii le nomln-e des citoyens est liraite par la con- stitution. Le peuple , investi du pouvoir judiciaire et le'gislatif, 2 2 EXAMEN ETC. est une veritable noblesse, est une oligarchic e'tendue; et dans ces classes les families tendent toujours a se restreindre : l'oligarchie hereditaire tend toujours i se resserrer. Les lois fixent un cens pour la participation au pouvoir ; elles bornent lc nombre des citoyens actifs, aussi, par une consequence logique, dans ccttc forme dc gouvcrnement, elles permettent l'avor- leincnt, rinfanlicidc, l'exposition des enfans; elles donncnt a l'au- torite paternelle un pouvoir illimitc. Les femmes, les enfans en bas age sont range's non dans la classe des personnes , mais dans cellcs des clioses , on peut s'en defaire comme d'un meublc inu- tile ; eiifin mocurs , usages , intercts , institutions civilcs et politi- qucs, tout, chez les Grecs et les Romains, tend a affaiblir l'amour patcrncl et materncl , et a de'truire les sentimens naturels de ten- dresse que le Cre'aleur avait imprime's dans le coeur de l'homme, comme le plus siir garant de la reproduction et de la conservation de l'espece. Je serais meme porte a croire que la fixation du cens et du nombre des citoyens admis a I'exercice des droits politiques a cause l'extension des gouts contre nature et produit ce nombre immense de courtisanes qui, dans Rome et dans Athenes, e'taient toujours tole'rees , souvent meme autorise'es par les lois; tant la consequence dun principe qui viole les lois naturelles conduit par une deviation inevitable aux de'sordres les plus honteux. En resume, tous les le'gislateurs anciens dont les institutions nous restcnt, tous ceux tels que Platon, Aristote et Cice'ron qui se sont eiforce's d'atteindre le beau ideal dans la creation de leurs re'publi- ques, semblent avoir mis autant de soin a l-estreindre la population, que dans nos etats modernes nous en mettons a favoriser son.ac- croissement, aussi l'antiquite ne nous offre que de rarcs exemples de families nombreuses. ^laintenant , si nous conside'rons une autre classe de la socie'te', cede des eclaves, les memes obstacles a l'accroissement dc la po^ ]>ulation s'y reproduisent, mais avec plus de pcrsistance et d'energie. PAH M. DUREAU DE LA M.U.I.E a3 Chez lcs Grecs et les Romains la condition tres-durc de ces inalheureux mnl vttus , mal logos , uial nourris , condamne's aux travaux des mines, de la mouturc des grains, aux fonelions lcs plus penibles ct lcs plus deletercs dans la marine, les manufactures ct lcs applications des proecdes dc l'iudustric , icur inapirait ne- cessairement peu de desir de propnger leur race. De plus, le nomine des csclaves femelles etait ties borne (i). Lcs maitres imposaient a cette classe de serviteurs un cclibat rigoureux (2), ils ne pouvaient jamais s'allicr avee les classes libres; en outre, la modicite du prix des esclaves adultes (200 a 3oo f. chez les Grecs jusqu'a Alexandre) empechait l'interet personnel de trouvcr du profit a en elever. Considered comme des betes de somme ou de trait, on usait, on abusait de leur force. Le calcul inhumain de l'avarice trouvait du profit a detruirc par un travail excessif, dans un terns donne, une machine anime'e qu'il etait stir de remplacer a peu de frais; tres- souvent , chose horrible a penser , la mesure de leurs benefices etait pour les maitres en proportion de leur impiloyable seve'ritc. II est evident, ce me semble, tnie ce pouvoir illimitc des Grecs et des Romains sur leurs csclaves, et meme sur leurs femmes et leurs enfans, derivait de la vie sauvage des tribus de chasseurs ou de Nomades dont ils tiraient leur origine, et que depuis la fonda- tion des villes et l'ctablissemcnt des socie'te's, les Iois n'avaient pu que consacrcr, reproduire, ou legerement modifier les mocurs, lcs usages, les habitudes primitives des peuplades barbares cpi'clle en- ircprenaicnt de policer. Je dois maintcnant fournir lcs preuves des considerations que je viens d'exposer, et ma tache devient facile, car les temoignages se presentcnt en foule dans tous les e'erits qui nous restent dc l'an- tiquite grccqnc et romaine. Je re'unirai , je choisirai les plus (1) M. Lctronne. Pop. de 1'Atliquc. Mi-m. Acad, des Inscr. t. VI. p. 196. (2) Xgnophon CEconomiq. 844. D. cd. LcudcUv. ful. Plut. in Cat. Ccns. t. V, p. ii3. Irad. dc Dacicr. 2. 1 EXAMEN ETC. nuthentiques , les plus importans ; je me contenterai d'indiquer les autres, ma seule crainte est que, des le premier expose , mon opi- niou nc paraissc si evidente a tous les bons esprits , qu'ils ue re- gar dent d'avancc les preuves destine'es a la juslifier comme ua a mas de citations inutiles et superflues. Arislote (i) pose en pr'mcipc « qu'une republique sagement regime doit etre compose'e d'un nombre donne dc citoyens et d'une etendue boruec pour le territoirc : il conclut qu'ellc est dans iuie juste proportion, lorsqu'clle renferme un noinbrc de ciloyt'DS ayanl des inoyens Siulisans pour vivre, et pouvant, tous, sc connaitrr: il exige la miimc condition pour le lerritoire, parceque la connais- sancc du terrain est un des bons moyens de defense ». Platon (2) ue vcut dans sa republique que 5o/(0 cito)ens. Alhe- nes , du terns de Solon (3), n'avait que 10,800 citoyens; ellc ne porta ce nombre qui 20,000, en maximum, depuis I'epoque de Pericles jusqu'a cclle d' Alexandre (4)- Sparte n'en cut au plus que 7000, ainsi les faits prouvent, comme l'a etabli mon savant con- frere , M.r Letronne , dont je cite les propres expressions , i< quo la limitation du nombre des citoyens c'tait la base des gouverne- inens de la Gi-ece et particulierement des gouvernemens republi- cans , et que Platon et Arislote n'ont fait que poser en principe dans les plans de leurs re'publiques une loi active ct existante dans les etats dont ils observaient la marche et les institutions ». J'at avance , ce qu'on aurait peine a croire , tant ccla re'volte la morale, qucleslois, les constitutions donnees par quelques uns des sept sages de la Grece permettaient, ordonnaient meme, fewor- tement (5), I 'infanticide, I'exposition des enfans, qn'elles rangeaient (1) Polit. vil, 4. 5. (2) Dc log. V, p. :37. (3) Pollux. VIII. CIX. III. (4) Tlmcyd. II. i3. Dcmosth. contra Aristogit. I. p. 785. 24. Voyez Bocckh econ. polit. da Athenians liv. I. c. 7, ct M. Letronne Acad, des Inscript. Mem. t. VI, p. 186. 190. (i) Eo Perse au coutrairc toute conjonction opposee a la nature ctait punie par la loi PAR M. DIREAU DE LA MAI.LE 20 souvent les enfans ct lcs femmes ilans la classe dcs choscs et non dans celle dcs personncs. Yoici lcs preuves a l'appui dc cette as- sertion. Plutarque (i) nous dit qu'avant Solon, la plupart dcs Atlieniens vendaicnt leurs proprcs cnfans , car il n'y avait point de loi qui rcmpcchal: » ce sont scs proprcs expressions. Solon re- slreignit cc droit, ruais il permit neaumoins (2) au pere fie fa- mille dc vcndre sa lillc ou sa socur en cas de mauvaise conduitc. Sexlus Empiricus (3) et Ileliodore (4) assurent mcmc qu'il altrihua aux peres le droit de donncr la mort a leurs enfans. Plaute (5) dans la coniedic du Perse, qui rcpresente les moeurs alliiuiennes , donne la preuve que lcs peres avaient lc droit de vendrc leurs en- fans. Quant au droit du pere de decider dc la vie ou de la mort de ses enfans , au moment de leur naissance , et rneme juseni a 1 age dc 3 ans , cpoquc dc leur inscription sur lcs registres de la tribu, le fait est si connu qu'il suflit de lindiqucr. Je cilcrai seu- lement Aristole , autorite bien imposante (6), qui admct , commc 1111 fail demontre , dans l'examen de la constitution Cretoise , que ccs lois barbares avaient pour but de restrcindrc la population. « Je nc parlcrai pas ici, dit-il, ni dc' la loi sur le divorce, ni dcs encouragemens donne's a V amour antiphjrsique pour arreter Vac- croisscment de la population. » Strabon (7) rcproduit ce fait avee de grands details que je i!. SoitNUln, mL'inc la furnicalion , 1'onanismc, pcincs spirituelles ct corporellcs contrc res dclits. Vojei lc Paid cT.lJ&baJ , dans lc Zend Avcst. t. 3 , p. 33. tr. d'Anquctil' lc Shod Paid 3i-4o ibid. 4G. (1) Soloo. t. 11, p. 39. Tr dc Ducicr in 13. Paris 1763. (3) Plut. iu Solon p. 91. (3) Pynlion. hypotli. lib. 3, c. 34, p. 180. (4) jElhiop. lib. 1 , p. 34. (j) Act. Ill, Sc. I. 1'irfto. tun' lill.uu vendis tuara ? Satnrio. — mirum quin Kgu Plu- lippi causa tc polius vendam quain luea , quae sis raca, mean impcriuju in tc non in m<- tibi est. — Vii'go lua istacc poteslas est, paler. (f») PoliL II. 8. (;) X. p. 483. T0M0 XXVII. 4 20 EXAMEN ETC. supprimc cl par egard pour la decencc et parce qu'ils sont , du muiiis en partic , e'trangers a mon sujet. Cet amour, si honteux dans nos moeurs, c'tait regarde couome utile ct louablc a Sparte , a Thebes, chez les peuples dont les moeurs etaicnt les plus rudcs ct les plus se'veres. Plutarque (i) cite la loi epic porta Solon pour defendre aux csclavcs de se par- fumcr et d'aimer les jcunes garcons , et les ecrits de cc sage dans lesquels , mettant cette passion au nombre des inclinaisons les plus louables ct les plus vertucuscs , il voulait inviter les homines librcs a se livrer a ce penchant , ct en eloigner ceux qui par la basscsse de leur condition en e'taient indignes. Ainsi Minos , Lycurguc , Solon , presque lous les sages et les le'gislatcurs de la Grece prescrivaient , encourageaient ces amours infames. Si nous n'avions pas le passage fonnel d'Aristote que je viens de rapportcr, on m'accuscrait sans'doute d' avoir torture les faits pour en deduire un systemc , tandis qu'il est evident que le nombre des ciloyens etant limite dans presque toutes les re'publi- qucs de la Grece, l'amour antiphysique etait une mesure politique employee par les legislateurs pour restreindre l'accroissement de la population (2). Dans presque toute la Grece , comme je l'ai dit, le perc avail le droit de decider , sans appcl , de la vie ou de la mort de ses (1) In Solon, p. -9. p. 2 trad, cite'e. (a) La debauche la plus coutrairc a la nature regnait chez les Khans Vsbeks , desrendans des clicfs de hordes, conquerans de l'Asie centralc et scptcntrionale sous Gengis-Khan et apres lui sons Tiinour. Ccltc depravation de moeurs etait portcc si loin qu'on rcgardait conune un prcjugc defavorable ct meine coinrac une faiblcssc et une sorte de tache I'e- xemption du vice le plus honteux. Extrait de l'art. de 51. Sacy , sur les rut: mo ires de Babcr, trad, par Leyden et Erskine Journal des Savans juin 1829 p. 33i ; il serait curieux de ro- < aerobes si, comme en Grece , la pedcrastie n'a pas chez les Usbeis un motif et un but politique. L'avortcment est encore actuellcment Tun des flcaux qui affligent ct affaiblisscnt le plus I'empire Ottoman. Ce fait m'a Hi fourni par mon savant confrere Amcdec Jaubert qui .1 p.DM- tant d'annccs chez les Turcs ct qui les connait >i bien. PAR If. DUREAU DE LA MAI.I.E 27 cnfans: des qu'ils sont nes, on les elend uses pieds, s'il les prcnd clans ses bras, ils sont same's; s'il u'cst pas asscz richc poor les clever, ou s'ils out certains vices de conformation, il dc'tourne les yeux et Ton va les exposer ou leur tiler la vie (1). Platen ap- prouva (a) ccttc barbarie que les lois defendaient a Thebes , ex- ception remarque'e par Elien (3). Enfni Arislotc (4) dit positive- ment: « c'est a la loi a determiner quels sont les noiiveaux-iie's <|ui doivent tire exposes ou nourris ; on tie doit clever ni Its mon- slrcs, ni les onfaiis prives de qneKjues membres. S'il est ne'ecssaire d'arretcr l'exces de la population, ct que les institutions ct les moeurs mctlent obstacle a l'exposition des nouveaux-ne's , le magi- stral fixera aux e'poux le nombre dc leurs cnfans; si la mere vient a concevoir au-dclii du nombre prescril, elle sera tcnuc tie se faire avorter , avant «pic l'embryon soil anime'. » Platon (5) present aussi cette atrocite ct en donnc les motifs. « Les magistrals, dit-il, regleronl le nombre des manages, tie sortc que cclui des citoyens soit toujours a peu-pres le meme, en rcm- pla^anl ccux que la guerre, les maladies , les accidens impreviis peuvent enlevcr; cettc mesure empechera la cite d'etre trop petite ou trop graiule. Les cnfans des liommes pervers, ccux qui nai- traient dillormcs, les fruils illcgitimes , les cnfans ties pere et mere trop ages, scront exposes, on ne doit pas en surcharger la rcpul/lu/ue. » Pourquoi, demamlera-t-on, des nations eclairtes ct sensibles ou- tiageaicnt-clles ainsi les lois de la nature? C'est que, chcz elles , le nombre ties citoyens etant fixe par la constitution fondamentalc de l'etat , ellcs craignaicnt d'augmenter la population ; c'est que , chcz elles encore, tout citoyen etant soldat, la palric ne prenait (i) Tercnt. Heautoiilim , Act. IV, Sc. I. Plaut. passim. (a) Dc rep. lib. V, t. a, p. 460. (i) Var. List. II , 7. (.',) Polit. VIII , 3. (5) Rep. V, p. 4Go sqq. 38 EXAMEN ETC. aucun intent an sort cl'im liomme qui ne lui serait jamais utile , tt qui tomhcrnil niicessairement a sa charge. J'ai dit cjuc toutcs lcs rcpnbliques de la Grece, quelquc forme lie gouvemement quelles eusscnt adopte, monarchique, arislocratique ou democratique, n'etaicnt re'ellement que ties oligarchies plus ou inoins etendues, et que, daiis ces etats, ou les lois fixent un cens pour la participation au pouvoir, ou les classes privilc'gie'es sont in- vesties du droit electoral, de l'autorite judiciairc et legislative, les families tendent loujours a se restreindre ; que l'oligarchie he're'di- taire tend toujours a se resserrer. S'il y a en e'eonomie politique, une verile gene'rale bien demon- tree, e'est que la population dirainue dans les classes riches, el s'accroit dans les families pauvrcs; ainsi, a Paris, ou il regne plus d'aisance que dans le reste du royaume , la moyenne des enfms par menage n'est que de 3 J/3 , nombre insuflisant pour mainlenir la population au meme niveau , puisqu'a vingt ans la moilie des enfims a peri avant de se mai'ier. Si l'on prend la meme moyenne sur les deux cent mille electeurs, elle se trouve encore plus faible. Cependant la population totale augmente par an d'7^: il est facile de prouver que les classes des ciloyens libres, participant au pou- voir , chez les Grecs et les Romains virent constamment diminuer le nombre de leurs repre'sentans, et qu'elles ne purent se main- tenir que par les adoptions, que par des adjonctions suecessives , soit de Mc'teques, soit de plebeiens, soit de peuples conquis. Prenons d'abord un exemple dans l'oligarchie. J. Cesar et Au- guste eleverent quelques families au patriciat , par ce que, dans les anciennes maisons, il y avait eu tant d'extinctions (i), qu'on ne pou- vait plus pourvoir aux emplois du sacerdoce selon les anciens usages; il n'existait plus alors que 5o families patriciennes (2). L'exemple de tous les ages et de tous les licux , 1 histoire de la noblesse 1 Nidrahr. lii>t. Rom. t. II, p. 34 tr. le. (a) Dcnys , I. 83. p. 7'J. c. PAB M. BUREAU DE I.A M.U.I.E 2i) tcrritoriale assujclie a des preuves, nous ;i])])rcnncnt que les fa- milies s'elcignent Ircs-proiiiptcmeiit dans lesmaisons, taut que Toll exige une naissance cxcinple do derogation. Nicbulir ('!'), dans son chapitre sur lcs inaisons patricicnncs, a demontrc cc fail pour la noblesse romaine. 11 en fut de meinc a Spartc et a Alhencs pour les 7000, pour les 20,000 citoyens actifs, qui, assujc'lis aux nieiues obligations que les patrieiens remains, c'laient en eflet une veri- table noblesse , quoiqu'elle porlat le nom de peuple. Nous savons que , dans I'Allique , lors de 1'elablissement des tribus, le nombrc des ciloycns etait de 10,800 (2). Nous connais- sons aussi une loi de Solon qui accordait le droit de cite au\ ctrangcrs qui venaient sc fixer a Atlienes , et les obligeait mcme a le demander au peuple dans uu bref de'lai (3) ; on pent induire de cette loi que le nombre des citoyens fixe par la constitution , diminuait deja graduclleincnt et qu'une adjonctiou successive de Mctcques etait necessaire pour le completer. M.r Lelronne (4) , et Boeckh (5) , dans lenrs profondcs rerfrer- ches sur la population de l'Attique, ont prouve que la population libre est reside Gxe'e a-pcu-pres au mcme nombre, 19 a 20,000 eitoyens actifs , depuis 1'epoque d'Hdrodote jusqu'a celle de Demo- sthenes, e'est-a-dire pendant plus dun siecle, et que neaniuoins elle n'a pas ete stalionnaire, mais qu'on remplacait par une fusion de Me'teques et par l'adinission dc nouveaux citoyens (6) ceux que la marclie de la population ne suilisait pas a reproduire, ils ont assigne pour cause dc cette diminution les epidemics , la guerre, (1) Hi 4 Koni. t. -» , pag. \i (a) Pollux. Mil, c. IX. Boeckh. Ec. Pol. de» Allien. I. 1, ch. VII. (3) Petit. Leg. Attic. II. in, 5 i3o. (4) Mem. Acad. Insci. T. VI, p. i85. (5) Liv. I , ch. 7, p. 55 a Go tr. fr. (G) Nommeraent sous l'Archontat d'Euclidc Olyuip. q4> a , sous celui dc LysinuchiJc , Olymp. 83, 4i il n'y avait que i4,°4° Athenicns legitimes au-dessus de 18 ans, 47^° furcnt vendus pour sVtie introduits parmi les citoyens. Vid. Philoch. in Scliol. Arist. \ espae. ;iG. Plutarch. Pcricl. 37. 3o EXAMEN ETC. 1 envoi dcs colonics , ct ont neglige 1'apprc'ciation de Vobstacle /irivaUf si bicn determine par Mallhus , element constant et inva- riable qui cntrainc inevilablement la decroissance du nombre des individus ct dcs families dans les classes privile'gie'cs. La preuvc de la destruction graduelle et constanlc des classes privilegiecs , lorsqu'elles ne se recrutent pas par des admissions de prolelaircs on d'elrangers, est demontree jusqu'a l'cvidence per I'histoire dcs si\' sicclcs de Sparte compris cnlre Agis el Lycurgue. Ce legislaleur ayanl etabli, comme on gait, rcgalilc des biens, avail partagc lc tcrritoire de Sparte en gooo portions qu'il distri- bua a uii pared nombre de ciloyens (i). Lycurgue donna ses lois Ian 866 av. l'erc Chrelicnne, du moins e'est l'cpoque la plus ge- ii( lalemcnt adoptee (2); eli bicn, sous Agis , a/j3 av. J. C, il ne rcslait plus que 700 sparliates nalurels; Plutarque FaQirme posili- vement (3), ct de ces 700 il n'y en avait, a-peu-pres, que cent qui cusscnt conserve leur heritage. Cependant nous savons que Sparte possedait un sol fertile , jouissait d'un climat salubre , ct que , grace a la constitution de Lycurgue, ellc fut pendant le cours de ces 600 annees , cxemptc dcs seditions, des invasions, des bouleverscmens poliliques qui aflli- gerent les autrcs elats de la Grece; qu'elle n'envoya au dehors que pen de colonies, et presque point dcs spartialcs proprement dits; ainsi cetle diminulion si remarquable , du nombre des ciloyens actifs , ne pent etre atlribuee qu'a cctle loi constanlc et invariable de la societe qui vcut que les families jouissant d'une ccrlaine ai- sance ou de privileges poliliques, voient successivement decroilre le nombre de leurs individus. Cc fait s'explique naturellemcnt j)ai- 1 elTet des lois chiles de Lycurgue. Suivant ces lois un chef de (0 P'ut. in Lye. t. i , p, i',. (■j) Larchcr chronologic Tr. d'Hcrod. t. -, p. ^cp. (3) In Agiclc. p. ai3 tr. fr. c. f. Arist. RcpuW, II. 9. PAR M. Dl'IlEAU de la MAI.L.E 3 1 famille lie pouvait ni achcter ni vendrc uno portion de terrain (i); mais il pouvait la donner pendant sa vie et la leguer par son te- stament a qui il voulait (a) ; il nc lui ctait pas ucaumoiiis permis de la partagcr; l'aine de ses etrfans recueilla.it la succession, conime dans la maison royale l'aine succcde de droit a la couronne (3). Aristote remarque (4) que ccs lois out amene une concentration excessive des proprietes, ct epic de plus les femmes sont deve nucs proprietaires des a/5 des fonds, par cc qu'un grand nombrc d'cnlr'cllcs sont rcste'es uniques heritiercs ; « il en est resulle , dit-il , que la Laconic , qui pouvait fournir i5oo cavaliers et 3o,ooo hommes d'infaulcric , compte a peine aujourd'hui mille guerriers. On dit (pie les anciens rois dounaient le droit de citoyens a des etrangers; (pi ils rcparaient ainsi le vuide de la population, et quo Sparte avail alors 10,000 citoyens; (jue le fait soit vrai ou non , je maintiens, dit Aristote, que I'e'galite des fortunes est le meil- leur moyen pour augmeuter la population, n le nc ferai qu'indiquer Lei , comine un moyen secondaire d'en- travcr raccroissement de la population , les lois civiles qui , chez les Grecs, (ixaicnt 1'age necessairc pour contracter le manage, retail a Sparte, 3o ans pour les hommes ct 20 pour les femmes (5). 1'laion, dans sa rc'publiquc, present cette meine limite (6). Ari- stote exige (7) Clue les homines aient an moins 37 ans, et les femmes 18, on sentira facilement , sans quil soit ne'eessaire de I indiquer, que dans les elimats chauds de la Grece et de l'Asic inineurc, ou les filles sont plutot nubiles et cessent plutot d'etre fecondes, et ou les hommes conservent moins longtems leur virdite, (1) ArUt. iU- rep. II, 9. (y) Arist. ibid. (3) Herod. V, \l. (4) Arist. de rep. II , g. (5) Anacharsis de Bartliclenvy ch. 4? > note 10. (6) De rep. VII , iG , t. I , p. 446. (?) De rep. VII. 3:'. EXAMES ETC. celtc fixation tardive de l'age legal du mariage devait mettre en- corc un obstacle an de'veloppement dc la population libre. D'apres les lois que Charondas ctablit a Thuriuni , ceux qui sc mariaicnt en secondes noces , ayant des enfans , elaient prives des droits poliliques (i); il avait permis le divorce sans conditions re- slriclives. Une loi posterieure re'gla que le mari ou la femme di- vorce's nc pourraient sc remarier qu'a une personne au-dessus dc leur age respeclif (2) ; cettc mesure qui avait pour but de con- sacrcr la saintete et l'indissolubilite du mariage, ne devait-elle pas en memc tems entraver un pcu le de'veloppement de la repro- duction de l'cspece humaine ? On pout compter encore parmi les causes generates qui , cbez les Grecs et les Romains, durent s'opposer a raccroissement de la population , la barbaric ~ du droit de la guerre en usage chez ces peuples; on sait que dans leurs expeditions il de'truisaient tous les grains , tous les arbres frui tiers ; que dans les batailles ils fai- saient tres-peu de prisonniers, et que, lorsqu'une villc assie'ge'e e'tait prise de force, ils passaient an (11 de l'epe'e tous les hommes en age de porter les armes, et vendaicnt a l'encan, comme de vils troupeaus , les femmes, les enfans, les vieillards et les esclaves. Cet usage barbarc, dont j'ai expose l'influence et les eflfets dans mon ouvrage sur la poliorcetique des Anciens, qui a ete la cause, et qui donne l'explication des longues resistances de Yeies, de Numauce , et de tant d'autres villcs, cette maniere barbare de faire la guerre et d'abuser de la victoire, devait diminuer la population bicn autrement que chez-nous, ou ce fleau n'atteint guere cjue les arme'es combattantes. Jc n'ajouterai que peu de mots a ce que j'ai de'ja dit sur les esclaves; quoiqu'ils fussent chez les Grecs generalement plus nom- (1) Diod. Sic. XII, ix (j) Diod. XII, 18. PAR M. DUItEAU DE LA MAI.LE 33 breux que les citoyens libres (i), cependant ils Tclaicnt beaucoup moins qu'on nc l'a cru jusqu'ici. Voici les fails sur les quels se base ccttc opinion. D'abord le petit nombre tics esclaves femelles rela- tivement a celui des males. M. Lclronne (a) et Boeckh (3) disent positivement: « on n'entretcnait que peu de fernmes panui les esclaves : un petit nombre sculement etait marie. » Apres les sa- Tanles recherches dc denx hornmes aussi habiles, je n'ajouterai qu'iin fait; e'est que le mariagc n'e'tait permis aux esclaves que dans l'Attiquc. Dans lc rcstc de la Greco et dans l'ltalle Roinaine ce privilege lour etait interdit , vingt passages des comedies de Plaute le prouvent jusqu'a l'evidence. De plus cettc partic de la population ne sc rccratait que par la rente des prisonnicrs de guerre, e'est-a-dire aux depens de la population libre. Ellc ne se maiutenait on ne s'augmentait que par des moyens de destruction. Le rapport des hornmes libres aux esclaves pouYait changer: le nombre de la population totale ne pouvait guere saccroiu-e. Le bas prix des esclaves dans la Grece rendait leur reproduction inutile et de'savantageuse; en efict Boeckh (4) el M.r Letronne ont prouve que le prix d'un esclave male, adulte, propre aux travaux de la terre ou des mines, c'tait , du terns de Xenophon , de 125 a i5o draclimrs (i if, iG', a 137', 49° )• Denys l'ancien, apres avoir vaincu les Rhcgiens, cxigca pour chaque hommc une ranron de 3 mines (2"j5f); e'etait encore le prix au quel Annibal meltait les prisonnicrs romains ; le taux ancien de la rancon etait de 2 mines, suivant He'rodote (5). II est evident que les frais de nourrilure et d education de l'esclave eusscnt de'passe de beaucoup sa valeur (1) Dans lc rapport dc 4 a '■ elicit les Atlicniens, ou ils dtaicnt plus noiubri-ux que dans I. i-to dc la Grew. Bucckb , ccou. pul. des Atbcnicns. Ch. 7, lib. I. (a) L. ( 16 (1) Heraclid. Pont, de polit. in anti((. grace, t. G p. 2823. Plut. in Lycurg. t. 1 p. 5G. (3) IV, 80. , Lib. XII, p. n7. (5) In Lycurg. t. 1 , p. 57. J>\H M. DUREAU DE LA MALLE 35 qui out donne lieu a ce proverbe cite par Plutarque (i): aSparte, la liberie est sans homes ainsi que tesclavage. Je terminerai ce niemoirc par l'cxamcn d'unc question impor- tante et qui tient le premier rang parmi les causes generates qui, chez les Grecs et les Romains, durcnt s'opposer au developpe- ment de la population, je veux dire la production des substances alimentaircs, des ce're'ales surtout qui formaient la base de la nour- riture des penples anciens. Car la population et les produits dun pays sont deux ordres de fails qui out entr'eux des rapports con- slaus, une relation immediate et une connexion intime. L'histoirc de 1'agriculture grecque nous est connue par des traitc's spe'eiaux de Xenophon, d'Aristote et de Theophraste ; 1'agriculture 11 mi. line , qui a tout emprunte des grecs, et fort peu pcrfectionne leurs methodes , est decrite dans des ouvrages fort etendus de Gaton, de Varron et de Columellc. Palladius et Ve'gece ne sonl gueres que les copistcs de ccs grands e'erivains. Je ne puis presenter ici que les gene'raliles les plus importantes. Du rcste j'ai deja reuni I'cnsemble des faits et la discussion des details dans trois me'moires spe'eiaux que j'ai lus a I' Academic des Inscriptions en 1838. Or , un systemc d'assolcment vicieux , une jacliere biennale , 1'ignorance des proce'des de Talternance des rccoltes, la rotation trop frequenlc du ble sur les memes tcri-es , I'iusufllsance et la mauvaise preparation des engrais, le peu d'extension donnec aux prairies artilicielles, le petit nombre de bestiaux repartis sur les cul- tures, l'imperfection des methodes et des instrumens aratoires, I'usage vicieux de bruler les chaumes sur place au lieu de les convcrtir en fumier, cent autres pratiques funcstes qn'd serait trop long d'e'nu- me'rer, tel est le tableau aflli^eant, mais fidele, que nous ofTre dans son ensemble, l'agriculturc grecque et romaine; quelqnes applica- tions henreuses, quelqnes procedes utiles se distingucnt au milieu de cct amas de pratiques suggere'es par l'ignorance ou la routine. (i) In Lycnrg. i. i , j.. 5;. 3fi TXAMEN ETC. Le mode vicieux de fermage ou d'adininislralion dos tcrrcs ilcvait encore avoir uue grande influence sur la quantitc des produits. Enefict, toutes les proprietes rurales dans la G rice ct dans 1'Ita- lie, ou elaienl regies pour le compte du mailre par un intendant pris dans la classe ties esclaves , presque toujours ignorant, pares- seux et infidelc ; ou bien elles etaient afTermiles a un colon par- tial re qui ne recevait pour prix de son travail et de son Industrie quunc faiblc portion de la recolte , souvent le 9.° et jamais plus du G.c des produits. On voit que , clans ccs deux cas , il etait presqu'impossiblc que les tcrrcs fussent cultivces avee intelligence, avec zele et avec fruil ; l'esclave mettait dans sa regie la ne'gligence qu'on apporte aux affaires d'autrui , le degout qu'impose la contraiutc; il servait son raattre par force et voyait en lui son ennemi. L'activite du colon partiaire, avec une retribution aussi faible , n'etait point eveillee par un interet personnel assez vif, sa nour- riture , ses vetemens, son aisance, sa condition cnCn n'etait gueres au-dessus de celle des esclaves ; en cela les Grecs et les Romains ine scmblent avoir me'connu la nature du coeur de 1'homme , ils n"ont employe pour mobile que la crainte des chatirnens , et onl neglige le stimulant si actif de Finte'ret personnel bien entendu , qui est le ressort puissant et le principe vital de nos societes modernes. Le taux eleve de linteret legal ou reel cliez les Grecs et les Romains dut etre encore un obstacle an developperaent de leui agriculture et de leur industrie. D'apres les savautes rechercbes de Boeckh (i), le moindre taux parait avoir ete a Athene des 10 °/0 , et le plus haut de 36. Au 7.° siecle de Rome, il a varie \le 8 a 48 °/o (2) par an avec les interets composes. C'est de'ja un fait capital (1) Liv. r , cii. 22 (a) Voyez mnn memoiic sur les lois ngrairos , les dcttcs et les distributions gr:ituit> * )»lc , In a rAcult'inic des Inscriptions en 1S2G. FAR M. DUKEAU D£ LA HALLE '$") pour lapprccialion de la quantite lies produils. Car la bonne cul- ture doit etre coulcusc pour etre profitable ; cllc vit d'avanccs et de capitaux , cl ne rend que lorsqu'au lui prcte. Enfia le sysleme absurde des douancs, des peages aux ports , am pouts, aux portes des villes , les prohibitions de 1'exporlalion des melaux, des ccreales , des hudes, des vins el des figues; les monopoles continuels qu'exercait le gouvernement sur la vente de diverscs denre'es, fails qaii se presentent sans ccsse dans lliistoire l„ i j. Mem. ■ \(iln.ilion eta l.i Grtlkta Scuic sculptcc sur let ocHlnrs du (..lUis dc UftsifOli 38 EXAMEN ETC. Un long chapilre des economiques de Xe'nophon, auqnel on n'a pas jusqu'ici prete l'sttention, ni accorde l'importaucc qu'il me- rite, met ce fait hors dc doute, et fait presumer, avee asscz de vraisemblancc , par le rapport des institutions relatives a l'agricul- turc dans la Chine et dans la Perse, que des relations suivies ont existe cntre la Perse Orientate et le grand empire du milieu I unc epoque sur la quelle lhistoire uc nous fournit aucuns ren- seigncmens (i). « Le roi des Perses, die" Xe'nophon (a), s'occupe dans son em- pire specialcment de l'e'tat de l'agricullure et de l'arine'e , it inspeclc lui-meinc chaque aniuie les dillc'rcns corps, avance en grade ou recompense les chefs d'apres leurs meritcs reconnus , punit les priivaricalcurs ou les negligens scion la nature de leurs dclils , il visile lui-meme l'etat des cultures qui se trouvent sur son passage , il envoie des inspecteurs eclaires pour examiner les parlies qu'il n'a pu voir par ses yeux. Les Pre'fets dont il trouve les provinces bieu peuplces , le sol bien cultive, abondant en grains et en fruits approprie's a la nature du terrain , il etend leur juridiction , les recompense par des riches presens et par des charges honorables. Ceux dont il voit le territoire depeuple, la culture negligee par les suites de leur mauvaise administration, il les punit severement, les destitue et les remplace ; il fait cxercer une surveillance reci- proque par le Prefet civil sur le Commandant militaire , et par celui-ci sur le Trefet; il leur enjoint de se denoncer l'un I'auUc en cas de negligence ou de prevarication. Car si la province ne voil sa trauquillite garantie par les troupes, elle ne peut culliver, produirc , payer les tribuls ; si elle est pauvre et depeuple'e par la faute du Prefet, le Commandant l'accuse; les troupes n'etant plus uourrics ni payees regulierement , le chef dc la Satrapie surveillc . (i) Lc Zend-Avesta prouve en cent endroits ces relations d'alliance , d'Uommagcs ou dc < o.i.ju.'tes. Jo citcrai les autoritcs dans le memoire ci-dessus indiquc'. Memorabil. lib. V OEconoai. p. 828 , 829, 83o. Cyrop. lib. VIII, p. 2J3 C PAR M. Dl'REAU DE LA MALLE 3g a la fois ccs deux fonctiormaires et lc Recevcur ties contributions directcs ou indirect eg; en outre dans chaque province qu'habilc le roi , dans tous les lieux oil il se porte, il met un grand soin a entrclcnir des jardins qu'ils appcllent des paradis(j), remplis des plus belles et des meillcures productions que la tcrrc puissc offrir dans chaque cbmat ; il y passe lui-meiuc la plus grande partie de l'annee, et s'occupe de leur culture. » U Toutes les fois que le grand roi distribue des recompenses , d'abord il gratifie ccux qui se sont bien conduils dans l'arme'e , parce qu'il est inutile de bien cultiver la tcrre, si les cultivateurs ne sont proteges contre 1'enncroi, quand its onl porte leur culture an dernier degre de perfection. On dit que Gyrus, frerc d'Arta- xerces Mnc'mon , prince qui, s'il eut vecu, cut etc justement it- lebrc, dit, un jour de ces solemnites ou il distribuait les recom- penscs a ceui qui avaient e'le convoque's pour les recevoir de sa mam, qu'il me'rilait, lui-ineme, a jusle litre, les deux sortcs d'en- couragciiicns , puisqu'il c'tait le meilleur cultivatcur de son empire, et le micux en etat de defendre le pays qu'il avait porte au plus liaut point de culture et d'industrie , et pourvu de de'fenseurs capables de proteger celte prosperite florissantc. Xenophon (2) nous apprend que Cyrus frerc d'Arlaxerces observait rcgulierement dans scs provinces cette institution etablie par le fondateur de la Monarchic; toutes les villes , dit Xenophon, envoyaient au grand Cyrus tout ce qui croissait , tout ce qu'on elevait , tout ce quon fabriqudil de meilleur et tie plus beau. Le sujet de la grande pro- cession de Perse'polis, oil Ion voit des chevaux, des chamcaux , des boues , des ;ines , de 1'huile , du beurre , des grains et des fruits de toute espece qu'on offre au Souverain, s'cxpliquerait assez (1) Cclui ile Cclaenac bati par Xercea clait asscz vastc pour qu'un put y faire de graudrs chasscs ct y faire camper et cucrcer une armcc de 13.000 homines Xcnoph. Anab. cd cit. p. a46. Esllicr. cap. VU. C. f. dc Paratlisis Briison de regn. Pcrs. p. 5i a. (a) Anabas. I , p. A'iS. (3) Cyrop. Jiv. VIII , p. »33. -\o EXiMEN ETC. bien par ce passage de Xenophon. Car dans L'Orienl lcs institu- tions sont presqu'imnniables (i). Selon Hyde (a) el Golius (3) cette fete se cele'brait encore la premiere anntie d'Jezdeghei-de, le 8 jour, du 10 mois, qui elait nomine Korram-rouz le jour de joic. Dans cette fete le roi don- nait une audience ou tous les stijefs e'taicnt rec,us sans distinction tic rang; il donnait un grand re pas ou e'laient admis lcs paysans et les labourcurs. Assis a la memo tabic avcc eux, il lour adressait ces paroles: « je suis scmblablc a l'un dc vous antrcs, nous ne subsislons que par voire moyen , c'est par voire travail epic fetal se souticnl; mais sans nous, vous ne ponrricz vous maintenir. >i Xe'nophon rapporle ensuile un cntretien de cc meme Cyrus avec Lysandre. « Cyrus lui raontrait son paradis de Sardes, qui n'etait reellement qu'une ferme ornee comme les villa , los vivaria des riches romains du septieme siecle (V. C); Lysandre admirait la beaute des productions , la vigueur des arbres , lordre regulicr de leurs alignemens , lcs parfums que repandaient leurs fleurs , et la force de leur vegetation; mais j'admire encore plus, dit-il, l'autcur de ce bel ouvrage: — e'est moi, lui dit Cyrus, qui ai tout ordonnc, tout dispose. La plupart des arbres ont etc plante's de mes mains, n Lysandre semblait en doutcr , en voyant sa parurc rechcrche'e. « J en jure par Milhra , dit Cyrus , jamais , quand jc me porlc bien', je nc prends de nourritnrc qu'apres m'ctre fatigue soit pat- ties cxercices militaires, soit par les travaux de l'agriculturc, soit par quelqu' autre labeur pcnible. » Ce long cliapitre de Xenophon jelte a mon avis unc assez vive lumicre sur replication de la grande scene des bas reliefs de Persepolis qui ne serait que l'exposilion au Korram-rouz des pro- duits de 1' agriculture et de riuduslrie de rempirc Persan , et la (i) Voy. Hccrcn, Politiq. ct commerce des anciens. Sect. I, c. «, p. 240, 599 Tr. it. vV> (a) Rcl. Pcrj. p. a53. (3) In Alnlicrg. p, 3;. PAft M. tUHEAU DE I. A MALLE 4' distribution des recompenses par le Souverain a ccux qui s'etaienl le plus distingucs ilaus ces arts au\ quels les rois de Perse alia- < Iiaicnl avec raison unc grnnde importance. La fete de l'agricullure a la Chine, qui remonle aux premiers tems tic l'cmpire ; les en- couragemens , les recompenses accordees au plus Utile de tous les arls , tels ([nils nous sont decrits par les missionnaires , offrent beaucoup de rcsscmblance avec cette institution Persanc , et me foul inclincr a croire qu'elle a pu elre importee de la Chine el , pour ses avantages reconnus, avoir etc adoptee par les suocesseurs du grand Cyrus. Les Perses, dit Ilerodotc (i), epousent chacun plusicurs jeunes vierges; mais ils ont encore un plus grand nombrc de concubin<>. Apres les verlus guerrieres, ils regardent comme un grand meritc davoh' beaucoup d'enfans. Le roi gratific tous les ans ccux qui en ont le plus: c'est dans le crand nombiie qu'ils font consists; la force. J'ai avance plus haul que la religion des Pcrses encourageait , comme la noire, le de'veloppemcut de la population ct des pro- duits : crescite et multiplicamini , est aussi l'un de ses prcceptes foudamenlaux qui n'exisle point dans le paganisme. Je cilerai ici Impose de la doctrine et des pratiques de la religion Person. contcnucs dans les livres de Zoroastre tel que la donne Freret (2) Si roiiq nXeiarovs intieixnini iapx ix7ziixn£i*i BuotXtvs am nav fror 70 tsoUov V nyiarxt iaxvpcv 6vat. Cf. h. 1. Schwcighacuseii notas. (2) Acad, des Insc. Mem. sur les files rcligicuscs dc I'anncc Persanc, lii lc 3o avril 1^3, I 25, p. 268, cd. in 12: Tomo xxxvu. (3 4a EXAMEN ETC. societe' , Tes preccptes moraux se rcduiscnt a l'usage mode're des passions dont la nature a mis le gcrme dans tous les cocurs. Cette religion les regarde commc le fondemcnt de la societe lorsqu'clles sont reglees par la raison ; on y condainnait egalcment tous les cxces opposes a la nature ou a la raison et capables non seule- ment de troubler l'ordre de la societe, mais encore de rendre malheurcux ceux qui s'y livrent ; les jcunes et les abstinences exces- sives etaient de'fendus de meme que rintempe'rance ct l'ivrognerie. Si Tadultere et la debauche etaient regarde's comme dcs crimes, la virginite et le cclibat passaient pour un e'tat oppose aux vues de TEtre Supreme qui avait place les homines sur la terre pour In pcupler. Pour cette espece de debauche que les Pcrses, de l'aveu meme d'He'rodotc, n'avaient connue que depuis leur commerce avee les Grecs, elle e'tait en horreui' dans cette religion: la souil- lure de ceux qui en etaient coupables e'tait contagieuse et se com- muniquait a tous ceux qui convcrsaient avec eux. II est inutile d'observer que le raeurtre , le vol , l'injustice et loute action ca- pable de troubler la paix , ou le bonheur de la socie'tc , etait un crime qu'on ne pouvait expier que par des actions opposees. De- fiicher une terre inculte, planter un arbre fruitier, tuer un animal nuisible ou seulement incommode, se marier et augmenter le nombre des creatines raisonnables qui peuplent la terre, faire quelqu'eta- blissement utile a la societe, conduire de l'cau dans un lieuaride, construire ou re'parer unchemin, etc., e'etaient la des actions qui nous rendaient agreables au Dieu Supreme , et aux intelligences qui regissent l'univers sous ses ordres. Quant aux pratiques re- ligieuses , elles consistaient dans la recitation de quelques prieres fort courtes, mais re'pete'es plusieurs fois pendant chaque jour, et dans le soin avec le quel on conservait la purete des elemens , dont on eloignait tout ce qui aurait pu la corrompre. » Les principes de la religion des Mages etaient absolument op- pose's aux jeunes et a toutes ces cpreuves penibles, douloureuses et quclquefois meurtrieres par lesquels on pre'parait les initie's a la PAR M. DUItEAU DE LA MALLE fi participation des mys teres de Mithra. Tertullien nous apprend que la religion des Mithriaques avait aussi des gens de 1'un et l'autre sexc qui se de'vouaient au celibat et a la virginite: Mithra habet et virgines, habet et continenles. Parmi les Mages la virginite et le celibat sont regardes comme un etat rcprouve : on marie les enfans extremement jeunes ; et lorsqu'il arrive qu'ils mcurcnt avant de l'avoir ete, on tache d'y suppleer par une ceremonie decrite dans Hyde et dans plusieurs de nos voyagcurs. Quiconque, dit le Sadder , mcui't sans avoir eu des enfans , quclque merite religieux cpi'il ait d'ailleurs, il sera exclus du Paradis: on sait que ce termc de Paradis est originaire de Perse , et que les Grecs l'avaient adopte pour significr une maison de plaisance. Le Grand Cyrus ctablit des pbarmacies et des corps de me'de- cins dans son empire destines a soigner gratuitcment les malades, il fixe des re'eompenses pour les gue'risons (i). Ses successeurs , dit Xenopliou , encouragerent Taccroissement de la population , mais la rendirent effemine'e et peu propre a la guerre (2). Du reste cet encouragement accorde par les souverains de la Perse a 1'accroissement de la population et au developpcment de ragriculture et de lindustrie explique tres-naturellement le nombre immense des armees de Darius et de Xerces pour lequel on taxait Herodote d'un peu d'exage'ration. Les legislateurs de la Grece ont eu un autre but, un autre systeme. C'etait la qualite et non la quan- tite des solclats qu'ils recherchaient ; ils prenaient le citoyen a sa naissance , ils fortifiaient son ame et ses muscles par l'habitude de tons les exercices militaires ou gymnastiques ; ils detruisaient les enfans valetudinaires ou contrefaits ; ils s'e'taient e'tudies a per- fectionner les qualite's physitpjes de la nation grecque , a former enfin de tous- les citoyens d'une ville une cspece de troupe d'elite , indomptable aux fatigues, aux privations, forte, agile et brave a (1) Xcnoph. Cyrop. lib. VIII, p. aia ed. Leunclav. (•>) Cyrop. lib. VIII, in fine p. *4a. '\\ EXAMEN ETC. la fois , ayant l'usagc des armes, le me'pris des dangers et un cou- rage appuye sur la confianec dc ses forces. Ce fait cxplique aussi comment dans la guerre Mu'dicjue les innombrablcs anne'es des Persea furcnt battues par une poignec de ccs soldats d'e'hte de la Grece. Si je ine suis inoins e'tenda dans ce me'moirc stir cc qui con- cerne les Romains , e'est epie dans leur legislation politique, civile ou eommerciale, dans les proce'de's de leur agriculture, dans ce qui touche a 1'e'ducation des citoyens, a la population et aux produits, ils out presque tout imite des Grccs leurs devanciers, et que de plus j'ai de'veloppe ces considerations dans mes nombreux mo'moi' res sur la population et les produits de l'ltalie sous la domination Romaine. Je rappellcrai sculement ce fait genc'ralemcnt prouve par tons les cens et l'hisloire de loute la re'publiquc, e'est qu'a Rome le corps des citoyens actifs, plebe'iens, chevaliers, se'nateurs ne put jamais se maintcnir an complct , sans se rccruter par des adjonctions successives de citoyens libres des peuples voisins , incorpore's dans I etat par la conrpietc, les alliances, et l'admission legale ou frau- duleuse. En resume si je ne m'abuse sur la validite des preuves , et la valeur de mes raisonncmens, il re'sultera peut-etre de ce moinoire quelcpies vucs neuves, justes et precises sur Tetat social des peu- ples anciens les plus fameux. Le systeme fondamental des gouverneraens grec et romain, e'tait d'entraver la marche de la population libre ou esclave: celui des <;tals moclernes de favoriser son accroissement. Chez les anciens , la l'cligion, la politique, les lois chiles , commerciales, les prati- ques de 1' agriculture , les pre'juges plus ou moins infamans envers les professions mcrcanliles ou industrielles , prouvent ce fait jusqu'a 1 evidence , la cause s'y montre a decouvcrt ; les effcls suivent et brillent, comme des points lumineux dans tout le cours de leur hisloire; leur eclat frappc les yeux eldouis de leur vive lumiere. PAR M. DCREAU DE LA HALLE /\it En Grece et tlans lTtalie romaine c eta it tit qualitd, non la quan- tize des citoycns qu'on s'c'tndiait a obleuir, on trailait la production des hommes fibres, eommc en Anglolerrc cello des chevaux dans les bards ; la race greccjtic et romaine <:lait de pin bang , Comme les chevaux de course anglais issus do l't'lilc des coursiers Bretons ft Arabes ; force physique , qualUcs morales et iulellcctuclles , Toila ce que Lycurgiie , Solon et Numa s'allachaii'nt a produire. Aussi lindividu qui dans ranliquite pre'dominc sur ccttt elite de la rare huinaine , nous scmble un'gcant par rapport a l'indhidu des soeie'le's modcrnes; cellcs-ci sent fortes par Icurs masses, leur esprit dissociation, la dillusion des lumieres; cellcs-la [>ar lindi- vidualitt* , la concentration des forces. Dans ranliquite \ 1c genie, les vices ou les vcrtus d'un homme changent lordre social , la marche de la civilisation, detruisent ou fondent des empires. Ghez- nous, les revolutions se font par les masses, les cliangenicns par les idees; la societe est plus forte que les fautes ou les vices de ses gouvernans. Les revolutions memo sont plulut des modifications que des imitations de I'ordre politique et social. La Perse et 1'Orient ont adopte un systeme contraire. Pcut otic le peu d'elendue de la Grece, sa fertilite tres-infe'rieure, compa- rativement a l'Asie, ont dicte celte marche au genie des Sages, auteurs dc ses lois. Cost dans le nombre de ses habitans , dil He- rodole, que la Perse fait consisler sa force. Croisscz et multiplies est lc pre'ecptc des Vedas du Zend-Avesta, e'est le but du gouver- neuient de la Chine , celui des ctats modcrnes. De la la defense absoluc de reduirc les homines en esclavaye, meme les prisonniers de guerre; de li ces honncurs aceordes aux pores de nombreuses families, a ragriculture, au commerce, a l'industrie et l'cxemple du monarque aussi puissant que les lois. Tel est lc tableau histo- rique de la Perse, de l'lndc, et de la Chine dans les tems anciens modiGe par la Perse, il restc encore fidcle et vrai pour les deux autres. Les causes sont puissantcs, ayisscnt avec encrgie; les clfets sont immenses, et la culture, l'industrie, les manufactures, le com- 46 EXAMEN ETC. merce , la fabrication des monnaies (i) ct de la soie , toutcs les inventions du luxe et de la mollcsse, brillent dans rOrient a une epoque ou l'Arcadie mangeait encore le gland de ses chenes , oi\ l'ltalie grillait son grain pour le moudre, ou le Romain savait ni se raser la barbe , ni tondre ses brebis. Plusieurs explications nouvelles doivent decouler de cette vue generale, si elle est juste et fondee , elles confirmeront ou infir- meront l'assertion que j'emets avec confiance; dans l'un ou 1 'autre cas, elles soient en quelque sorte la preuve arithmetique de la regie que je viens de poser. Si elle obtient 1'assentiment d'un corps aussi eclaire , jc serai encourage a poursuivre ces recberches. Dans le cas contraire, la critique ou meme le silence me convaincront que j'ai pris une lueur brillante pour une vue profondc, et une apparence trompeuse pour une ve'rite' bistorique. (i) Dans Cala-Javana , (extrait du poeme Samscrit Harivansa) Krichna domie dix dinars d'or par tate aux habitans de Mathoura. Dans la racme poiime , qu'on croit ccrit au 9 ou 10 siccle avant J. C. , les Princes Indicns qui poussent Roukmi a joucr avec Balarama parient contre ce dernier des monccaux de perles et de pieces d'or. DISCORSI WTOBKO ALLE ZECCHE E AD ALCUNE RARE MONETE DEGLI ANT1CHI MARCHESl DI CEVA , U' 1NCISA E DEL CARRETTO DEL PnOFESSORE Co STANZO GaZZEUA Lent ntllt adunanzc tklli 19 gennaio, yfebl/raio e 3 maggiu iS3a. INTRODUZIONE ll diritta regale dclla zecca Gra tntti il piu prezioso e il cui esercizio basta per se solo ad indicare origine principesca in chi ne sia , non per couccssione di re o d'imperatore, ma per propria autorita di schiatta in antico possesso ; questo diritto venne esercitato da tutti i rami della illustre famiglia /Ueramica. Qualunque si voglia credere la sua origine , che rimane ascosa tuttora ; ne' suoi stessi primordi compare possente e di gran nome. Ne per renderla tale le manco il corredo maraviglioso della favola , che i nomi e le strane ventui'e di Aleramo e di Adelasia suonano rinomati Ira il volgo d'ltalia. Cre- sciula di uumero e di dominii, in poco piu di due secoli si estese si fattamente e cotanto si propago, che co' diversi suoi rami giunse ad abhracciarc un immenso territorio. Ne il succedere de' tempi , 48 cisconsi ec. o l'avvicendare dei casi valse a spegncre tlcl lullo la fortuna di quella casa. Impcrciocche , sebbcnc siano ccssati i principati di [tfonferrato, di Savona, di Saluzzo, di Busca , e di Ceva, vivono tuttora nobili c gencrose disccndenzc di (pie" principi c di quei principati in moltc illustri famiglie, ornamcnto di quests nostra patria. Ad un ramo di quelle, verde tuttora, e non certo degenere dalla rimota originc, c dalle avite virtu, debbe anzi i suoi pi'imordi qucsta Reale Accademia delle Scienze , siccome nc sono grande ornamcnto tuttora tre suoi benemcriti figliuoli tutti Accademici noslri chiarissimi (i). Le case di Mouferrato e di Saluzzo ritrovarono chi nc seppe illustrare i fasti con opere erudite , le quali corrono per le mani dei dotti, chc non sono certo nomi ignoti fra noi, quelli di Benve- nulo di S. Giorgio e dcll'Irico, e gli allri di GiofTredo ed Agoslino della Chiesa , per tacere di alcuni allri ugualmente bencmeriti , sebbene meno rinomati (a). Non molle di numero, ne abbastanza chiare sono le memorie , di chi si diede a riccrcar lc gloric, o a descrivere le gesta degli altii rami del gcrme Alemarico perclie non meritino che si spenda alcun tempo, od impieglii studio nel riordinarle; che ad equipa- rai-c il nomc ed il lustro de' marchesi di Monferrato e di Saluzzo non maucava a quei del Carretto e di Ceva fuorchc uno sciittore di grido. (i) Gli Ecccltentissiini Conte Alessandro Saluzzo , Ministro di Stato , l'rcsidente ddla Sczionc dcirinterno net Consiglio di Stain , Gran Cordonc ec. Cavalicre Cesarc , Maggior Gcncralc , Govcrnatore delle LL. AA. RR. i Duclii »li Savoia e di Genoya ec. E la Contcssa Diodata Saluzzo Roero di Revcllo , valorosa poetessa , e di quel grido die a tutti c noto. (2) Spcciale ed onorata menzione & da fare in qucsto luogo delle Memorie Storico-Di- plomatichc appartenenti alia citla , ed ai marchesi di Saluzzo , degno e compito lavoro posturao dcll'avvocato Muletti , che si sta ora pubblicando con aggiunte ed annotazioni , daU'ottimo suo figliuolo Carlo Muletti , C vol. 8. to. DEL PnOF. COSTANZO GAZZERA 49 10 volendo o assegnare o restituirc ai loro autori poche monetc fattc coniare tla alcuni fra i rnarchesi del Carretto, d'lncisa e di Ceva , debbo far conoscere iunaiizi tratto quale sia la vera origine di quesli Marches*!, e come ginngesscro ad oltenere quelle signorie. Forsc avvcrra che per via ci accada di poter dispombrare in parte 1c tcnebre elie oll'uscarono sin ora la scrie gcnealogica di quest i principi, c chc fatta cosi la parte sua alia sehietla verita, si arrivi a poterla sceverarc dalle favole c dalle menzogne, cbe ne vclarono o ne deturparono sinora il bell'aspcllo. Ceppo indubilato dclle illustri case dalle quali ebbcro origine , oltre a quello di Monferrato, i sette celebri inarchesati d'lncisa, di Savona , di Saluszo, di Busca , di Clavcsana,
    7. e riconosccre il marchese Boniiazio figliuolo che si dice di un Tetc parimentc marchese. Le ampic posscssioni ill cotesto marchese distcse in giro su per le vctte dellallo Monferrato c dclle langhe, per lutta la lunghezza dclla riviera del poncnte di Genova , c delle fcraci valli del Tanaro e della Bormida, alle falde dell'Alpi, e nellc pianure del Piemoute fin verso le sorgenti del Po fanno fede delle ricchezze , c della somma potenza di esso. Gia era e grande e gagliardo , allorche , nel 1091 , per la morlc della contessa Adelaide di Susa, gli toccava di sostenere colle armi i suoi diritti su parte dell'eredita lasciata da quella magnanima , c posscnte progenitrice della regale stirpe che ci govema. 11 marchese Bonifacio aveva sposata in seconde nozre Alice , o meglio Adelaide seconda figliuola di Agnese di Poitcu, moglie del marchese Pietro figlio primogenito della contessa di Susa , che lo fece padre di cinque figliuoli. La morte della marchesana dclle Alpi Adelaide, accaduta sul finire dell'anno 1091, dicde subita e funesta origine a lunghe e disastrose guerre tra i vari jiersonaggi che si credevano in diritto di pretendcre sia all'intiera eredita, chc ad alcune sue parti. Primo pretendentc ed il piu audace , se 11011 il pin forte , era Corrado figliuolo dellimpcratore Eurico F\ , e di Berta figliuola della contessa Adelaide; il quale non ebbe appen.t Tomo xxxvu. 7 50 DISCORSI EC. inteso il deccsso dclla suocera, che immantincnte, e senza frappor indugi bona in longobavdia Adlielaisis Taurinensis comitissae in- vasit (i). Udita tale novita dal contc Umbcrto da non mollo suc- eeduto al padre Amedeo, il quale, per quanto pare, non soprav- viveva alia madrc oltre di im anno o poco piu , che risoluto di ojiporre la forza alia forza s'appareccliiava tantosto, e con grande sollecitudinc incamminatosi alia volta del Piemonte, e fatta confede- razione col comunc di Asli Bonifacio Marchioni bellum indixit (2). II marchcse Bonifacio s'era mosso esso pure ad invadere ed oc- cupare una parte della pingue eredita lasciata dalla suocci'a , sia ch'ei credesse che le competcva qual dote della consorte Alice , o che scorgcnclo come quella fosse fatta bersaglio e scopo alia conquista del piu sollecito e del piu forte , volesse non esser ul- timo a discendere nell'arringo, siccome non lo era in diritto per rispetto dei competitori. Quantunque ignoti ci siano i particolaii ed il termine di quella guerra , non v'ha dubbio tutlavia ch'essa non sia stata a sommo vantaggio del Marchese e fatale al conte Umberto , al quale pare che in queste parti, della materna eredita, poco piii li rimanesse fuorche la valle di Susa e la citta di Torino. II rimanente delle ampie possessioni rimase preda sia dei liberi comuni d'Asti e di Chieri , che del marchese Bonifacio , il quale per esse venne ad acquistare un si ampio patrimonio, che dopo la sua morte bastava a dar origine a sette marchesati. Dalle tre, o meglio forse dalle quattro mogli da esso sposate , il marchese Bonifacio lasciava una numerosa discendenza di otto maschi , oltre ad alcune feminine ; e pel suo testamento dell'anno 1 125 (3) cisono fatti noti i nomi di ognuno di essi, a sette de'quali, ed indiviso , legava l'ampio patrimonio , esclusone il primogenito Bonifacio, che per le cause ivi indicate voile diseredato ; dal quale (1) Berthold. Constant, in Cbron. (a) Chart. Ulc. num. 97 , pag. g3. Ci) Durand. l'iciu. Cisp. pag. 348. DEL PROF. COSTANZO GAZZERA 5 1 Bonifacio ebbe origine , o mcglio si propago la serie dei mar- ches'! d'lncisa. Amminislrata in comunc dai sette fralelli, per oltre dodici anni, la patcrna credita , e da quanto pare, con ainmirabile concordia, con uguale fralcrna amorevolczza la dividcvano poscia nell'anno 1142. Memorabilc cd cssenzialissima divisionc, dalla quale nacquero sei marchesali ed un contado, clie unili a quello d'lncisa, derivato esso pure e per quanto pare dalla stessa fonte , propagarono poscia e per molti secoli una non inleirotta seric di distinli personaggi, clie chiari nelle armi, nclla toga c nelle lcttcrc furono di lust.ro e di vero ornamento a qucsta palria. Non possiamo abbastanza lamentare chc l'iroportantissinia carta di divisione dei sette fratelli de fFasto figliuoli di Bonifacio, ci sia pervenuta cosi laccra e mancanlc; imperciocche non ve n'e altra che piu di quella valga a rccar lume intorno alia geografia dei nostri paesi in quel tempo , e dalla quale dedurre con qualche certezza Torigine dei vari dominii cbe concorsero a formare l'ampio patrimonio lasciato dal marchese Bonifacio. Le parti divisc e liberamente consentite dai sette fratelli sono le seguenti (i) : I. Saluzzo col suo caslello, dislretto, terre, castelli e ville com- prese in una nota in quadam lista lasciata, pare, per quondam do- minum Pctrum Marchionem aH'occasione, cred'io, delle nozze della sua figliuola col marchese Bonifacio c quale assegnamento di dote; Racconigi e quanto resta compreso dal Monviso verso e lungo la Stura e su pel Contado di Bredulo tocco a Manfredo e si chiamo Marchesato di Saluzzo. II. Busca col castello e tenimento, terre colte ed incolte, colle case, castelli, ville, cappelle, sedimi cc, dalla ripa del Grana alia valle del Macra , e da questo per la ripa del Pellice e del Chisone (1) Ved. Moriond. vol. I, col. 63. J2 DISCORSI EC. tompreso il castello di Forfice e Ilossana , e su per la Vraita prout Iiaec duo Jlumina dcjluunt. Inoltre la nuova -villa di Coni , c le terrc e cappclle tra il Gesso e la Stura ; tutto ci6 costitiii il uiarclicsato di Busca c venne assegnato Domino Gulielmo. III. II castello c la villa di Cravexana cum tota terra , ed inoltre Somano, Dogliani, J 'Mario, Lequio , Ugnolio, Minusiglio, Gotta- sccca , Salsedo, Cingio, rocca di Cingio , Camairana , Millesimo , Cairo, Carrelto , lignariolo e Vignale, il castello di Croceferrea e Bicstra formo il marchesato di Cravesana dato ad Ugone. IV. II marchesato di Ceva si formo del luogo, castello e villa di Ceva , colla villa e rupe di Cigliero , Niella , Bastia di Caras- sone , Riffi-edo , Castellino , Massaglia , Igliano , Roasio , Tori- cella , Monbarcaro , Sale, Monzemolo , Castelriovo , Monbasilio , Lisio , Monasterolo , Viola, Scagnello , Noceto, Battifolle, Malpotre- mo, Perlo , Bagnasco, Massimino, Murialdo e siuo alle vette delle Alpi , colla tone di S. Michcle e S.Paolo, Lesegno , Priero, Ga- ressio , Boggiolo sino a Nava , Vignolio , Pamparato ec. , e fu occupato dal marchese Anselmo. V. La villa ; il castello ed il tener di Cortemrglia nnitamenlc al castello e luogo di Novello, Meana, Monforte , Benevello, Dia- no, Roddi , Sinei, Bossolasco, Scrravcdle, Alberei, Bosco, Castino, Cessole , Bubbio , Perleto , Roccaverano , Gorzegno , Monbaldone , Lisio , tone di Bormida ,. Cagna , Montorsino , Seisolio ec. for- inarono il marchesato di Cortemigtia toccato al marchese Bonifaeio il minore. VI. La porz'tone domini Henrici deffasto Marchionis compren- deva , dalla parte del mare , il castello e villa di Savona , Vasto , Vado e Lovagniola, con tutto il distretto verso Toirano sino dove scorrc la vecchia Macra, co' luoghi, uomiai, easali , pascheri e pedaggi di Qttigttaho , Segni , Carcare , Cairo , Altare , Le Malle , Pallere , Bardinetto , Calissano, Dego , Sasselo , Pareto , Spigno, Montalto, Castellelo , FaFderio ec. , h quale venne eretla pure in marchesato. DEL PROF. COSTANZO GAZZEIU 53 VII. Loreto, il suo tcrritorio e il suo castello con Barbaresco, Asano , Castclnuovo , Rocca } DISCORSI EC. marches! d'llalia, tra quali sono nominali i Marchesi Oberto ed Ugo, avessero occupatc e ritenesscro ingiustamenlc alcunc tone di loro pertineuza, e clic conosciuta tale lagnanza tlal marchcsc Ugo, in an suo viaggio in Francia, il quale ebbe luogo verso I'anno 102/}, diincllcssc in favorc cli quei canonici le esazioni da esso ricavate dal luogo di S. Pcrpctuo di Solerio, le quali ricevctte poseia e di nuovo a livcllo da que' canonici, mediante 1'annuo censo di trenta quattro soldi. Ora chi non vcde in questi due marchesi italiani Obcrlo edUgo; ncl primo Ugo il Clerico figliuolo del marchesc An- selmo nato di Aleramo, mcnzionato in un colla raadre c fratelli sella conferma deU'inipcratorc Arrigo; c neU'Oberto, quel marchcsc Ot- bcrto 1'ratcllo d'Anschno del placito di Pavia? Imperciocche nou si sa die altri marchesi di tal nome possedessero beni in qucsle no- stre parti, pcrche si possa credere che si parli di un Ugo diverso da Ugone Clerico. Dunquc il marchese Otberto ed il marchesc Ansclmo suo germano, sono i vci-i fi-atelli di Ugone il Clerico , e figliuoli del march. Ansclmo I, il quale unitamente ad essi cd alia vedova madre fece donazionc al monastcro di Frultuaria. Dunquc nel 1014 era vivo un marchese Anselmo fralello di Ugone figliuolo & Ansclmo I. E sara questi senza meno il vero padre del marchese Tete figliuolo, che si dice, di un Anselmo marchese; anzi che deU'Ansclmo I, che doveva aver cessato di viverc verso I'anno ioio. JMoglie del primo Ansclmo fa la contessa Gisla figliuola del marchese Adalberlo, come e noto pel diploma dell' anno 991 di fon~ dazione del monaslero di S. Qiuntino di Spigno (1); cosi pare, che moglie di questo secondo, e madre di Tete si possa credere la contessa Adila figlia del marchese Azzone d'Este, la quale vedova del marchese Ansclmo nel io55, in compagnia di due suoi figliuoli Ansclmo ed Ugo fa una donazionc al nionastero di S. Pietro di Savigliano (2). E sta bene ch'essa si dica vedova del marchese ( 1) Murioml. I, 9. (a) U. I , 33. del phof. costakzo gazzeiu G5 Ansclmo, se, come abbiaino veduto piii iananzi, quest' Anselmo nel 1127 nou era piii kra i vlventi. Cio essendo e manifesto chc questi due iigliuoli di Adila tulti due marchesi e condonation al monaslcrn cli Savigliano siano fratelli, (brae miuori, del marcliesc Tete, seb- bene di questi non sia fatta menzione. II marches* Anselmo poi , chc con Azzo pure marcliesc si scorge sottosoritlo nd un placito del 1047 tenuto in Broni dal inesso impcrialc Rinaldo , altri nou puo essere chc il figliuolo d' Adila fratello di Tele, in compagniu di Alberto Azzo II marcltese d'Este e suo zio materno. Del rimanentc inutile cd ultroneo sarebbc tulto qucsto ragiona- mento onde provarc la discendenza del nostro Tctc dab" Ansclmo II, anzichc dal (igliuolo di Aleramo, se avessimo slimato di doveve o potere servirci di una insignc carta pubblicata dal Muletti (1) che la riceveva dal Moyrancsio : per essa ogni cosa sarebbc pinna, e la iucerta csistenza e figliazione del secondo Anselmo padre di Tete vi e patentemente indicata. Nel dubbio luttavia chc dai nitici non sia acccttata per genuina, perche senza indicazione al- cuna del luogo dove sia conservata o venisse tolla, abbiamo amato meglio far uso di altri argomenti, sebbenc racno diretti cd evi- dent! , anzichc far derivare il nostro ragionamento da una fonte sospetta. La carta e assegnata all'anno 1017, 17 di agosto indi- zione XV, e dalla medesima si scorge , chc Ansclmus Marchio filius quondam Anselmi qui et Marchio atque Iudith Comelissa filia qd. bon. mem. Henrici item Marchionis una cum Theoto atque An- selmo qui Jilii nostri , fanno una donazionc al monaslero di Grazano, pro mercede animarum noslrarum atque qd. Anselmi Marchio atque Gislc Cometissc qui fait getvtores mei qui supra Anselmi cc. ■ Con talc diploma si sciolgono tutte lc diflicolla, e la si ricercata e tanto contrastata origine Aleramica dei sctte marchesi e chiara e manifesta. Anselmo e ivi dctto figliuolo di un altro Anselmo figlio esso di Aleramo, il quale aveva per moglie la contcssa Gisla, cd (1) Mem. Stor. di Saluzzo vol. I , pag. 3^i Tomo xxxvu. 66 DISCOl^ EC. esso c padre ili quel marchese Tete'dal quale fa general o il mar- chese Bonifacio padre dei settc marchesi. Ne meglio 1'avrcbbe po- tuto crcare chi ineeppato per via non avesse vedtito altro scampo a poler collcgarc in un sol tronco i rami sparsi di quell'albero an- tico e maestoso. Posta la vcrita di qnella carta, ne Segue, chc la moglic del sccondo Anselmo non sia piu la contcssa Adila figliuola di Alberto Azzo I. d'Estc , ma si bene Giuditta figlmola di un ignoto marchese Enrico , nato da tin altro Enrico pure marchese c da una contcssa Adalena , per cui ne nasce chc non si sappia ormai piii di qual marchese Anselmo potesse csserc rimasta vedova la contcssa Adila, ed a qual famiglia appartenesscro, od ove aves- sero i loro dominii i due figliuoli di essa i marchesi Anselmo ed Ugo. Ma non cadendo dubbio veruno intorno alia sincerita dclla carta di donazione al monastei-o di S. Pietro di Savigliano , cognita da gran tempo, e ricavata daU'archivio di quel monastcro , e non sapendo dondc sia ricavata l'altra del 1017, noi amiamo meglio attenerci a quclla antica e indubitala , che non a questa novclla- mente i\scita, comoda al certo, ma di meno sicura origine. Ad ogni modo, o si ammetta o si rigetti cotesta carta del 1017 , ri- marra provato, od io m'inganno, come il marchese Bonifacio fosse generato da un marchese Tete del quale fu padre un marchese Anselmo, figlio esso stesso di quelFaltro marchese Anselmo che si vede assistere e prcstarc il suo assenso alia donazione e fondazione del monastero di Grazano fatta dal marchese Aleramo padre suo, e dalla contessa Gerberga sua matrigna nell'anno 961. Tanto baslera all'assunto mio, che fu di dimostrare la relta di- scendenza dei sette marchesi dal celebre e celebrato marchese Ale- ramo. Non volendo piii ollre progredire nell'astrusa e poco utile ricerca dell'origine e patria degli anlenati di qucsto marchese, sia che discendessero d'Allemagna cogl'imperatori, o che venissero di Francia in aiuto di Guido, non e dubbio ch'esso, ricco gia della paterna eredita, per un continuato e parziale favore di tutti i principi ed imperatori che governarono l'ltalia, crebbe tanto di credilo, di DEL PROF. COSTAKZO GAZZEIU G7 poterc c Ji dovizie, (.he cstcsa la sua giurisdizione in amine pos- scssiouii c su divcrsi conudi e territory c cangiata la contea in marchesato, vaLse a polcr gellare le fondamcnla ai molli priucipati, i scrissi, cite (1) LcUctc Bihlio(jraf. Lett, a.da , pag. Il* DEL PROF. COSTAN7.0 GAZZEHA - I Htm ha rhe Jiir nulla con nessun marchese diSavona, e con nes- sun marchese del mondo. E siccome tie ho maneggiati i/ioltissimi esemplavi hen couscrvati , ed io stesso ne ho uno ottimo , cost non posso ditlnliire dc/le mie asserzioni. Ed aggiungo che qualunque sia la Iczione data dal Moriondo e da altri , nella moneta non si legge ne Marchc , ne Marca , ne drig , ne Savona. Ne col proceder ilegli mini cangiava csso di par ere, che vicppiu anzi vi pcrsislc\a , guidato oom'era tlnlla ev'ulenza c dalla verila; il che appare da (juanto scriveva in gcnnaio del 1816 al conte Napionc Presiilente dc' Regi Archivi. =/o restiluisco a V. E. le monete di Marsacona , tintaglio che ne ho fatto eseguire , e di cui le off'ro una copia e , corrCella vedra , diligente e Jcdele. Ed e mirabile quanlo sien diversi quelli che ne fuvono pubblicati dal (htichenon e dal Moriondo : lanto che si direbbe che siciio altre monete quando son pure le stesse. JSe la mia Iczione pud essere dubbiosa , assicurata coni'e dalVesatnc di tittle quelle che rcslituisco, paragonate senzu rispartnio di esattezza. Parlando finalmente nc'suoi Discorsi Mss. di Monetogra/ia , con- servati ne' R. Archivi, di quelle stesse monete le descrive cosi: = Marsacona = Croce accompagnala da qitaltro cerchietti: leggcnda LO • IMPERATOR. Rovescio : nel centro dell' area e un cerchiet- to: in due linee parallele si legge RE • FR ■ nella circonferenza M VRSACONA, cioe il luogo dove la moneta fu coniata. In argento di varia bonta e in rame N. 41- H REk ■ FRancorum indicato in t/uesta moneta e senza dubitazione o Jjotario, o Lodovico suo ftgliuolo, giaccke il nome di questi due imperatori si ttwa nelle monete anche senza la gulturale II. Il Pingone ed il Guichenon attribuiscono questa moneta a Bcroldo. Il sig. teologo Moriondo fctttribul ai marchesi di Savona. Dai sopra riferiti luoghi del \ ernazza appare bensi ch'csso non approvava l'attribnire che sera fatto da alcuni quclla moneta sia al Beroldo che ai marchesi di Savona , ma non si scorge ugual- mente bene cjnale fosse il pare? suo intorao alia medesima. \ cro ■J3 D1SC0RSI EC. a, die coll'aver iletto chc Marsaconu indieava il inogo dove la inoncta i'u coniata, c coll'indiearc gli Impcratori Lolario c Lodo- yteo come quelli ai quali soli compelcr potesse il titolo di Bex Fruiicoruni , rapprcsentato dalla due siglc RE • FR, tie lascia sospettarc ch'esso hu-linassc a crederla moneta impcrialc falta co- itiare da uno dei sopradetli imperatori, cioe del seeolo IX, ed in una villa regale chiamala Marsaconu. Una nota marginale poi ci lascia scorgcrc ove ci-cdeva potesse csserc situato epiesto luogo di Marsacona, dicendo: Nel Baudrand non trovasi Marsaconu, trovausi bansl col nome di Marsaci e Marsectii denotati popoli della Germania inj'eriore, chc formano al presentc parte della Gttcl- dria net Paesi-Bassi Lasciando per ora di entrare nclla disamina di qucsta opinione , la quale poteva forse avere una qnalche appa- renza di verita pel solo tipo in allora conosciuto di tale moneta , passcrcmo inveee ad avvertire, che dopo la morte di quel viomo doltissimo siansi scopcrte altre monete pure di Marsacona , forniteci dal prestantissimo sig. Domenico Promis Conservatore dclle medaglie del privato Museo di S. M. il re Carlo Alberto del quale queste stesse monete ora fanno parte. Di amenduc diamo una diligente incisionc in principio di questo discorso. i .* Di bassa lega , den. 6 di fine Diritto. Area. Groce con quattro globetti agli angoli. Lembo. LO • INPERATOR Rovescio. Area. R6 ■ FR in due linee. Leml)o. MARSACONA a.' Id. den. 5. Diritto. Area. Croce scmplice. Lcmbo. LO INPGRATOR Rovescio. EI ■ RoD ■ H in tre linee. Lcmbo. MARSACONA Questa seconds e in tutto uguale alia descritta dal Vernazza per cio chc spetta alia grandezza, alia forma dei caratteri , ed al tipo; ma e mancante dei quattro cerchietti negli angoli della croce, DEL PROF. C08TAX7.O C4ZZEIU "3 G al i -9V0Seto , nl rrnlro il.illnioa , ill luogo di HE • /•'!{, souo le letted scgucnii in tre linec puralelle LI ■ J ID • 11. Tra le ilue let- tcie di mezzo vi e tin cercliietto , il quale quando si volesse cre- dere ii n O allora si potrebbe leggere CI10RDI, supponendo ehc la seconda leiura sia 1111 1) che non bene si scorge. Clie se ttirti si voglia credere quel segno cbe vni sciiijdice ccrchietto ed un ('. la seconda letters delta terza linea, si vorrebbe leggere IffiRIC Ad ogni tnodo, come accomodai* ora questi nomi eon il LO ■ 1M- VKUATOR , e poseia ambcdue Con l'altro di M4RSAC0NA Comunque sia, I'esislenza di qucsl'allra moneta e suflicientc a ren- derc nulla la spiegazionc supposta di moneta imperiale ordiuata dagli impcratori , c re dci francesi Lotario o Lodovico ; elic in qucst'ultima il LO IMl'ERATOR manca di quell' accompagnamentn, leggendosi ncll'arca altre lellere , che comunque spiegate non pin possono con esse convcnire. Del rimancnte ]>oi basta esaminare le nionete stesse ]ier scorgerc ad evidenza com' esse sono lonlanc dai tempi degli imperatori Lolario e Lodovico ; la forma delle lettere e del tipo accusano anzi il secolo decimo terzo, al quale io, senza alcun dubbio le riferisco. Ma a clii apparlengono, e da qual zccea uscirono? Dove si dovra cercarc il Mavsacona , seppure e vero ch'essa indichi, come pare, il luogo della baltitura ? Io lascicro voleniieri alle persone fornite di maggiori huni c di p'm dottrina, o maggiormente fortunate di rispondere a tali quesiti, e sciogliere questo nodo. Delle infinite congctture per me falte onde poter giungere a dare una qualehe s|)iegazione di esse , nessuna me ne venne fatta, clie atta fosse a jioter pienamcnte soddisfare alle precipuc condizioni che le riguar- dano. Tra le quali non e pur l'ultima eotesla, che mentre si pos- sono credere di qualehe non spregevole rarita, per non vedersi ne incise in alcun opera numismatica stampata , ne rammentate nelle descrizioni de' musci pi t\ ricchi e noli, siano poi tanto frequent i in Piemontc ove se ne rinvengono continuamente, e delle qnali io ne conosco okre a era quanta csemplari. Ne in quest'tillimi tempi Tomo xvxvii. io 7 ) discousi ec. soltanlo, ma convicn credere che fossero pure comimi alcuni sccoli sono ; giacche tanlo nell' Augusta Taurinorum del Pingone p. 29, che nel primo volume della Scoria Genealogica del Guichenon, ne venue dato un disegno, il quale, per dire quanto defonne, bastera acccnnarc che dal medesimo dedussero con grande sicurezza araeu- due dover cssere attribuita al famigerato, e seini-favoloso Beroldo. Percio il Guichenon, nella sola parte da esso pubblicala , leggeva SASSONIA • MAR, cioe Marca Sassoniae; e nell'area BG • PR; delle quali sigle di la scguente spiegazione « ces leltres signifient Bertoldus ou Beroldus princeps , 011 bien Dertoldus pracfectus , parceque cc prince fut prefet ou gouverneur du royaume de Bour- gogne. » Possa il diligentc disegno che per noi si pubblica invo- gliare a fame uno studio speciale i valenti monetografi nazionali ed esleri, dai congiunti studi de' quali, potra quando che sia emer- gerc il lume, che in vano si e per noi sin'ora desideralo. Ad ogni modo per la indubitata ]>erspicuita e sincerita della leg- genda rimarni dimostrato che indebilamente vennero allribuite ad Enrico o a qualunque altro marchese di Savona, i quali marches! non solo 11011 furouu autori di esse, ma non consta anzi che mai, sinche tanto esso che il fiyliuol suo consei'varono il dominio di quclla citta, usasscro del diritto regale di far coniare monete col proprio nome : il qual diritto 0 le fosse attribuito per concessione imperiale, che non si conosce, 0 che fosse da essi creduto inercnle alia nobilta della schiatta, alia potenza ed ampiezza de' dominii , e certo che non enlro in alcuna di quelle case di stirpe Aleramica, se non di alcuni anni pin tardi, come vedremo fra poco. Di fatlo nessuna moneta comparve mai sino ad ora col nome di alcun mar- chese di Savona, e non hi che molti anni dappoi, allorche la citta, che nel 1193 si era redenta daU'autorita marchionale, pole poscia pensare, e ad imitazionc di molle altrc libere citta ilaliane , a emet- tere propria moneta. La piu antica moneta Savonese da me cono sciuta, porta ml diritto unaquila coronata, in piedi, e con. ali spiegate, con intorno scrilto SAONA, c nel rovescio la croce con la leggenda LMtOMCVS REX. u DISCORSO SECONDO. Zecca e Monete dei marchesi di Ceva. Che se non ci e noto chc da alcuno dei marchesi die porlarono il nome, c tennero il domioio di Savona fosse fatta coniare moncta, die ne fu forse cagione il breve tempo die per essi vcnne governata qtiella citta; non cosi si dovra dire dei marchesi di Ceva, dei fjuali gia per document! pubblicati sapevamo aver avula zecca , ma se si toglie l'inesatto disegno del denaro pubblicato dal Moriondo , pochi altri crano conosciuti. Dalla seguiia divisione dei sette fratelli figliuoli del marokese Bonifacio , noi abbiamo vcduto come il marchesato di Ceva toc- casse al quartogenito Anselmo. Questo marchesato, che a norma della divisione predetta era ristrelto nei limiti del Tanaro, dclla Bormida, e dei marchesaii di Clavesana e di Savona, oltre ad alcune poche terre esistenti ndla valle Rozia verso Oneglia, chc rimasero •j6 Disconsi ec. indivisc e coinuni col marchese di Clavcsana; cangio poscia c suc- cessivameQte cli confini, sia con l'acquisto c compere di novclle terre e casteiia, come Niella di Tanaro, Lcscgno, Pamparato c la Torre, clic per cantbi, usurpazioni oil crcdila; a tal che ai tempi del marchese Giorgio II delto Nana quarto successorc nel marchesato, rd al lor che per incglio far fronte alia mnncrosa e polentc confe- derazionc de' suoi nemici , deliberava di fare omaggio dcU'iiitero marchesato alia posscntc repubblica di Asti, csso era composto delle segucnli tcrrc in numero di 23, cioe: i. Villa c castcllo di Ceva, ■?.. Roascio, 3. Rivofrcdo , 4- Castellino, 5. Igliano, 6. Torrieela , -. Yulla, 8. S. Michelc , 9. Pamparato, 10. Ventipcnnine, 11. Viola, 12. Monasierolo, i3. Lisio, i4- Bastita, i5. Batiffollo, iG. Nuceto, 17. Bagnasco, 18. Priola , 19. Mnrsesco, 20. Malpotrcmo, 21. Ga- rcssio, 23. Pricro, 23. Montezemolo. Tra qucslc lerre component! il marchesato di Ceva in tempo del marchese Nano, piu non vediamo annoveratc quelle, che per una nuova divisionc, della quale fa cenno il Brichieri (1), hanno do\iiio poier eutrare nclla parte del marchese Anselmo. Di fatto mancali di vi la Otto 11c Bovcrio conte diLorcto, ed i marchesi Bo- nifacio di Cortcmiglia, e Ugone di Clavcsana senza che da alcuno di cssi rimancsse prole , dai quatlro superstili fratclli e marchesi si devennc ad una nuova divisionc del patrimonio dei defunti. La quale divisionc , sc pure e vero che si faccssc , non pote aver hiogo faorehe dopo I' anno 1188, nel qual anno Bonifaciomarche.se di Cortcmiglia era tullora in vita, come appare da un atto del 9 di agoslo di queslanno passato in Asti, in domo communis , et in communi credentia , nel quale il marchese Bonifacio coufessa di t' -1 re e possedere la incta castri et villue et totius urbis comitalns Laiueti, la qual meta Ottone marchese di lui fratello aveva data ai consoli d'Asti , ed ei la possiede nella stcssa forma con cui quegli (1) Tabulae CairctUuscs pag. !>■}. DEL PltOF. (.OSTAN/.O (A/./.I.P.A * / la pdtfedeva I i Per tale divisione, al nianlicsc Ansclmo di CeVftj ollrc ail alcuno pochc altre, toccarono quelle tone, die in quella del 1 1 4 -) eiani) rimastc coinuni cd indivise tra esso eil Ugonc di Clavesana. Bisogna dire pero , chc del conlado di Lorelo, qualtin- quc ne si. i la oogione chc nou e ben nola, nulla tocse ai enndi- videnti fratclli. Pare anzi die di csso s'impadnmisscro i;li Vstigiani, sia ehe oio facesscro armata mano , sia chc lo compcrasscro del (■onto Ottonc , come pare venga indicate- dall alto sovraindiealo dell anno 1 18S; comunque sia la cosa e cerlo alincno die una raeta di esso contado di Lorcto era passato in podesta di Manli-cdo inar- chesc di Busca , e chc da esso fu venduto al marchese Bonifacio di Monfrrrato. Qucsla vendita spiacqiie assai al comunc di Vsti, e in poscia cagione ili aspra guerra col dctto marchese, alia quale lu poslo fine nel moG, con atto del 5 maggio dell'anno stesso: per csso il marchese di Monfcrrato, a nome anchc del padre suo Bonifacio asscnte , fa inliera cessione alia rcpubblica de omni jure quod liabcbal , vel liabere videbalur in Castagnolis ultra Tana- gtwtn et in Laureto et in comitatu Laurcti, tarn in iiiilitibux quam Ui rebus feudatis vel infeudatis , in ecclesiis , capellis , piscalio- nibus cc. (2). Dopo lal tempo non piu si parla del contado di Lo- ii-io , ed il luogo stesso venne poscia dagli Astigiani intieramente disfatto, c di tal modo, cbe incerto sarebbe sino il luogo dove era situato , se non rimancsse una piccola chicsuola, noniata Santa Maria di Lorcto, ad attestarlo. Non rimanenendo quindi da di- vidcrc fuorche i due marchesati di Corlemiglia, c di Clavesana, i qualtro fralelli , forse per la difTicolta di convenire delle parti die dovesscro , o polessero dovcr competcre a ciascuno, e onde to- gliere ogni preteslo di discordia fratcrna , concordarono di mantc- nerc i due marchesati , i quali vcrrebbero assegnali ciascuno ad uno dei ligliuoli delle due case di Savona e di Ceva; per il che il (1) Durmu!. Picm. Cifpad. pog. 3o3 in not. (■2) Cliicso. Dcscriz. MS lid Hicmontc vol I, cap 3C •j8 discousi ec. marchcsalo di Cortemiglia passo in poterc di Odone, uno dei figli del marchess Enrico di Savona, a Bonifacio di Ccva quello di Clavcsana. Che sc il titolo di que' marchesati era pure lo stesso, non ebbero cssi di gran lunga no la medesima ampiezza , ne li slessi limiti , e vennero composti di altre terre , e di altre castella. Imperciocche per non discorrere per ora che di quello di Clavesana, se si escluda il luogo stesso e titolare di Clavesana, nessun altro li venne con- servato di quelli che furouo compresi nella divisione dell'anno n42; ma si estese a tutte quelle terre rimaste indivise e possedute in coinunc dal marclicse Anselmo e dal fralello Ugoiie , che poste nella riviera Ligustica, e nolle valli di Cerdano, Rezzo e d'Aroccia, comprendevano i luoghi di Oneglia, porto Maurizio, Taggia , Cusio , Pornasio, Diano, Rezzo, Castellaro , S. Giorgio, Dulcedo, Aquila, Castelbianco, Lizano , Massimino e Bardinetto. Non e quindi da maravigliare se tutte queste terre, che ncgli anni del marclicse Anselmo facevano parte del marchesato di Ceva, dopo la sua morte piu non vi si scorgano incluse. Non ebbe egli appena posto ter- mine al viver suo, che per convenzione seguila, pare, Ira i due figliuoli superstili , elettosi dal primogenito Bonifacio il nuovo mar- chesato di Clavesana, rilasciava quello di Ceva al fralello minore Guglielmo. In una convenzione dell'anno 1191, tra il marchese Enrico di Savona figliuolo d'Enrico il Guercio , e gli Asligiani , questo Bonifacio figliuolo di Anselmo di Ceva e chiamato marclicse di Clavesana. Pare tuttavia che assai prima di quel tempo gia fosse accaduta la morte del marchese Anselmo, e quindi seguila la di- visione Ira i due fratclli , se e vero un atto del 26 di marzo del 1178 citato in alcunc schede MS. dello Sclavo, pel quale il mar- chese Guglielmo di Ceva assoggetta alia chiesa d'Alba i feudi e le decime di Battifollo eScagnello, con riceverne da quel vescovo l'in- vestitura, e con promessa di dargli a tempi pattuiti Equum unum cum armis unius militis. E pure a dire, che non poca parte loc- casse al marchese Guglielmo della eredita del marchesato primo di DEL PROF. COSTAHZO CAZZEHA -Q Corlcmiglia, tnnntrc in diversi atti dell'anno 1190, passati col ™- inline di Asti , c parlalo della porzione ad csso toccata del inar- chesato quondam di Corlcmiglia, c riconosce eziandio ilal comune slesso i luogi di Montczemolo e Murialdo pervenutili in credita dallo zio Bonifacio gia man hesc di Cortemiglia (1). E si noti, che in ncssuno di (piesti atti e menzionato il fratello Bonifacio , il quale gia doveva essere al possesso del suo nuovo marchesato di Clave- sana; vencndo quintli in tal modo escluso quahmque sospello, die da alcuno si voile eccitare, dell'aver per alcun tempo, i due fia- telli, governato insieme ed indiviso il marchesato di Ceva. Alia morte del marchese Guglielmo, che debb'esserc aeeadnta verso il principiare del sccolo decimo terzo, rimasero dieci figlinoli viventi, i quali avevano tutti uguale diritto alia paterna ercdita. Di essa si feccro dieci porzioni , lc quali, coH'andar dcgli anni suddivisc tra la numcrosa prole che da tanti malrimoni venne gcnerala, fu cagione potcntissima della inticra rovina del marchesato, e per cui non pochi dei marchesi di Ceva, che tutti pur vollero csscr chia- mati tali, fossero poscia ridotti poco meno che alia mendicita. Gran riparo alia rovina delle famiglie principesche fu la successione per primogeniti, e l'osservanza della legge Salica , le quali furono salutari e conscrvalrici di quelle famiglie, che ebbero il buon semio di addottarle di buon ora. Ad esse si deve il continuato bistro che mantennero , per non parlare dell' Augusta Casa che ci governa , quelle di Monferralo e di Saluzzo, che ad altre cagioni debbono attribuire, se piu presto the non lavessero mcritalo si videro venir meno e mancare. Gia prima, e per quests stessa ragione , aveva cessato di essere e possente e temuta, e pcrdova qnindi l'impor- tanza politica, alia quale si era di buon ora hmalzata, la famiglia Malaspina: alia trascuranza di quella legge si debbe senza meno atlribuire la rovina del manhesalo di Ceva, per cui non mai si pole elevare alia giusla forma di principato verso la quale L'ayeva (1) Jloriond. H, 3JG e scf[ 8o mi.sc.orsi ec. iudirizzato, per quanta era iu lui, lo sveglialo ingogno del mar- chese Nauo. Di tutti i dicci fratelli, Giorgio fa quel I o rlie suecesse .il padre ncl marelicsalo, e continuo la liuca direlta dei marchesi di Ceva, c dopo non molti anni, cioj dopo l'anuo t 26S e prima del 4 di giuguo 1269, Giorgio II suo figlio, dctloNano, il piu glo- rioso stanza meno, ed il piu polente fra tutti i mareliesi di Ceva. llacchiudeva il marchese Nano in anguslo corpieino un'anima ener- gica ed elevata, oudc deliberate) di voler pure e ad ogni inodo ridonare al retlaggio avito gli anliclii confini ed il pristine sulcn- dore , seppe vitrovare in se stesso bastanti forze da poter lottare con vanlaggio contro ogni mauicra di oslacoli c di travcrsie, che non ccssarono di frapporsi al nobile disegno. Dolato di non ordi- nario ardire, dal quale non era disgiunla l'accortczza nci consigli e la destrezza nel maneggio dei piu spiuosi afTari, riuscl a condurre a buon tcrmine un'opcra credula impossible e dispcrata. Ne ci voleva di meno. Circondato d'ogui intorno da potenti ed ingordi vivali inlenli ad espiare ogni propizia occasione di polerlo soprafarc., ed angustiato ncU'intcrno dalle prclcse de' condividenti marchesi zii e nipoti , che a nulla tanlo anelavano quanto a volerlo poter spogliare del poco che rimancva al quasi spento marelicsalo , non si perdeva d'animo il generoso marchese. Imperciocche, fbrlificalosi in prima con le alternate aderenze dei conmni del Moudovi c di Asti, e con quelle dei pr'mcipi dclla casa d'Angio, che dominavano gran parte del Piemonte, conlratta piu stretta alleanza coi mar- chesi del Carrelto, per il matrimonio del suo primogenito Giorgio con Menzia figlia del marchese Otlone, fu in grado da poter pone ogni studio nel far si, che qual capo dclla linea marchionale pri- mogenita , ne fosse riconosciulo il maggiorato e la primazia dalle altre e numerose linee collateral-!, che ostentando tiloli uguali glielo « ontrastavano aspramente. Adoperate quindi ora la dolcczza e le carezze , ora le minaccie e le armi, riusci a ricuperare la piu parte delle terre e delle caslella, che appartennte in prima al niarche- sato , e possedute dall'avo Gugliehno si crano poscia distraite. II DEL PKOF. COSTANZO GAZZEnA 8 1 piu forte ed ostinato impcilimento a quclla lotale emancipazionc cui csso teutlcva con tutto lo spirito, lo rilrovava nella pertinacc fermczza ed ostinazione del vccclno zio marckese Gugliclmo signore di Lcscgno, che per niim conto poteva esserc indotto a cedcre i Suoi diritti, mirando anzi a volerc per sc quel primato che tanto era filto uel capo del marckese Nauo. In tale inlento fattosi capo di una confederazione degli emoli ed avversari del nipote marchese, ai 26 di febbraio dcH'aiuio 1288 , fatta allcanza con il comune di Montcregale, con i marcliesi di Clavcsana e coi signori di Monasterolo , d'Ormea , Ilaltii'ollo, Sca- gnello, Massimino, Pornasio e Nuceto, e con quclli di de Turre , de Caraxono et de Monteacuto (1), minacciava d'invadcre il mar- ckesato, e di spogliarnc intieramente il nipote Nano. Scorgcndu questi la gravczza del pericolo, ma non spaventato ne scoraggiato, delibero di opporli quel rimedio che solo forsc rimancva; quiiuii con istromento del 22 di oltobre del I2g5 vendeva al potcnte comune di Asti, e pel prezzo di cento mila lire astensi, lintieio marckesato , il quale per investilura del 22 di novembre dcll'anno medesimo, li venne poscia dallo stesso comune restituito c conccduto in feodum nob'de et gentile (2). Premunito cosi e posto al coperto dalle insidie de'suoi nemici, non quicto sino a tanto eke non giunse a troncare loro ogni via da j)oterlc recar nocumento, e tanto sadopero , che nclla pace conchiusa col comune di Montercgalc, ai 21 di giugno dell' anno 1297 , pose ed ottennc per condizione speciale, quod Commune Montis debeat , et tcneatur ejiceve , el expellere de so- cielate et conjuratione , et habitatione Montis infrascriptos , vide- licet dominos Oddonem et Franciscum Marchiones Ci'avexane , dominos Moneslajrolii , dominos quondam Ulmete , dominum Leo- ncm et Oddonem de Baltifollo , dominum Lconcm et ftativs ejus de Scagncllo , dominum Guillielinuin Murchionem Ceve , et fdios (1) Morioml. II , G09. (3) Id. II, 708, 710, :i', ToMO XXJLYII. 1 1 8a discousi ec. ejus , Bencdictum et Lunceam fratres de Cava, el dominos de Ma- ximino , et dominos de Pornaxo , Monachum de Nuceto et fratres ejus, et Johannem Scarellam , Antonium de Cuxio , omnes vas- s(dlos Marchionwn Ceve (i). Pcrduti gli alleati , rimasto solo e pcrcio incapacc da potcr lottarc piii a lungo contro la formidabile potenza del nipote avvalorata da quella di Asti ; ai quattro di febhraio del 1 299 , il marchese Viermo di Lescgno calo a patti , e venduta la porzionc sua del marchesato, cioe; partem suam (jiiam Iiabet in Ceva , que est medietas Ceve minus octava parte , et omnia quccumque Iiabet seu habere videtur in Ceva , tarn in hominibus et vassallis . . . item villa et homines Roaxii , castrum et villain et homines Petriole, castrum, villam et homines Montis- haxilii , castrum sive locum Montisgrossi , castrum , villain et ho- mines Lesegni , vassalaticum castri , ville et hominum Cilliarii , rocche Cilliarii et medietatis castri , ville et hominum Nielle et Peril (1) pel prezzo di sessauta mille lire di Genova, pose fine ad una lotla virilmente sostenuta per lo spazio di quasi 3o anni. Dopo quesl'anno 1299 il marchesato di Ceva debbe aver potuto godere di una perfetta tranquillity. Tuttavia non niancarono le sollecitudini al suo marchese, il quale minacciato d'invasione dal re Carlo II di Napoli e conte di I'rovenza, per l'atto di fellonia, che tale sti- mava esso la vendita che dal Nano si era fatta del marchesato al comunc di Asti, siccome contraria e distruggitrice dell'omaggio per csso prestatoli con atto anterioie, non tardo ad aver ricorso alia sua cleinenza. Per il che spediva i due suoi figliuoli Giorgio e Gu- glielmo, i quali fatta solenne promessa di serbarsi fedeli al par- tito di lui, ne riportarono ampie patcnti di yrazia, in data del 16 settembre i3o5, per cui rimettendo i danni, ed affronti che ne aveya ricevuli tarn in commiltendo , quum in ommittendo , con- cedeva al marchese l'intiera c finale assoluzione. Ne questa del marchese Nano fu vana promessa: imperciocche , ad onta che per (1) Moriond. II, :i0. (2) Id. II, Jti- DEL PROF. COSTANZO GAZZERA 83 diploma del 22 febbraio i3t3, l'imperatore Enrico VII facessc dono ad Amedeo IV di Savoia, suo genero, del contado d'Asti, e quindi del marchesato di Ceva che ne dipendeva, non riusci pero mai al conte di poterne ottcnere ne sottomissioue lie omaggio. Anzi non era appena succeduto il re Roberto nel Irono di Napoli c conlado di Provenza al padre morto ncl i3i3, che i marcbesi di Ceva fit- rono sollcciti, ncll'aimo scgucnte i3i4, di rinnovare ad esso l'omaggio di fedelta, fede che li serbarono poscia inviolata i Ggliuoli b nipoti di Nano, sino a tanto che la decaduta forlnna di quella casa regale li obbligava a doversi accoslare a quella di altri prin- cipi , la quale tuttavia non valse a prcscrvarli dalla i'unesta sorte cui da niolti anni andavano incontro. Delle monete che ci rimangono , falle coniare dai marcbesi di Ceva, nessmia porta il nome, o puo assegnarsi al marcbese Gior- gio II delto rSano. Jjisogna credere, che lc travcrsic e le molestic d'ogni nature che lo travagbavano per quasi lutto il tempo del suo governo l'abbiano impedilo da pensare a prevalersi del diritto ilclla zecca , il epiale e pure uno de' maggiori tra quelli che speltano alia regale podesta. Non e certo ch'esso, iutraprendente e d'inge- gno svcgliato quant' altri mai, fosse ritenuto dall'usarne dai rispelti, o dai limore dei diritti imperiali. Inqjerciocchc nellinlicro e lungo corso dclla sua signoria poco o nulla ebbe a travagliarsi cogl'im- peratori, o coU'impero. Eppurc n'aveva egli gia forse l'esempio in famiglia, ch'io sono di parcre che dai ramo dei marcbesi del Car- retto di Savona, detto di Cortemiglia, gia da alcuni anni si conia- vano monete col noine del marcbese Oddone. Forse accadni che dai caso ne siano fatte scoprire alcune col nome del marchese Nano, mentre non e impossibile il supporre che ncgli ultinii anni del vivcr suo, i quali passarono piu tranquilli e non amareggiati da guerre o da altre calamita , cioe dopo il 1 299, e per altri dodici a quindici anni , avesse rivolte le mire a cotcsto ramo di sovrano potere. Forse fn impedilo dai coiulurlo a termine dalla morte acca- duta non certo dopo il i3i9, c lasciava al figbuolo Gugliebno la 84 DISCORSt EC. cura di arricchirc la famiglia di questo nuovo Iuslro. Lc monete sono lc segucnti: i.a D'argento, peso d. i, g. 3, bonta d. 10 peso torincse. Diritlo. Area. Scudo collo stemma dei marchesi di Ceva di tie fascic ncre in campo d'oro con tre stellette, una al di sopra c le due altre ai lati dello scudo. Lembo * ■ GVLLielmuS : GT : BONWacius : Rovescio. Area. Croce con 4 stellette una per ciascun angolo. Lembo. * : MARCHIONIBu* : CEVE : 2." Id. peso den. r, a3, bonta den. io. Dirilto. Area. Scudo collo stemma ec. con sopra un giglio, e ai due lati un globetto, circondato da una linea scrpeggiante, nei quattro angoli della quale sono quattro stellette. Lembo. >£ : GulLielMus : FILius : Domini NAm Rovescio. Area. Croce trifogliata. Lembo. * I MARCIIIO : CEVE 3." Id. peso den. i, 5, bonta io circa. Diiitto. Area. Scudo collo stemma ec. semplice. Lembo. q< : GulLielMus : FILius : Domini : NA/i< Rovescio. Area. Croce. Lembo. * : MARCIIIO : CEVE. La prima moneta colla leggenda Gulliclmus et Bonifacius Mav- ehionibus Ccve , della (pialc conosciamo il discgno di un altro esem- plare di conio divers© , cd alquanto piu grande, rammentando due marchesi di Ceva die governavano insieme ed indiviso il marchesa- to, fece credere ad alcuni che essi fosscro fratelli, e ne attribuiva- no epiindi la moneta ai Guglielmo e Bonifacio fratelli, e figliuoli di Anselmo, figlio esso stesso del gran marcbese Bonifacio, e primo raarchese di Ceva. A questi l'assegnavano il Grassi di S. Cristina , e lab. Gasparo Sclavo il quale a p. 1 1 del suo Supplemcnto MS. alia lapida di Fcrrania dice: « Da una moneta d'argento esistente « presso il marchese Francesco Giacinto Ceva, portante da un lato DtL PROF. COSTANZO GAZZERA 85 « le arnii gcnlilizic di qucsto casato, colla scrilturazione alliiilorno « Gulielmus et Bonifuciiis , dall'altro una croce con quattro slellctle « agli angoli, Marcliiones Ccvc, traggo la consegucnza the qucsli « due iratelli (Guglichno e Bonifacio iigliuoli del marchese Anselmo) ic abbiano continuato a portar amendue ancora per qualchc tempo « il titolo indislintamcnte di marcliesi di Ccva » c lc stessc cose ripetc in altre sue opcrc MS. lo Sclavo. L'unica ragione he spin- geva quel dotlo c bencmerito scrittore degno di maggior fama, a volcrla asscgnare ai due fratclli figliuoli del marchese Anselmo , fu quella del non scoi'gere in tutta la discendenza dirctta dci marchesi di Ceva , altro incidente di due fratclli dello stesso nomc , aventi amendue il medesiino diritto alia patcrna eredita , e chc per averla per qualche spazio di tempo amministrata indivisa e con ugualc autorita d'impero , fosse richiesto di doversi indicare nell'impronta delle monete stessc per essi battutc. Certo non e da spcrare chc uguali coincidenze di nomi e di condizioni si rinnovino sovente ncllc famiglic, onde non sara da dar carico per qucsta parte alio Sclavo ed agli allri, se non sa- pendo ritrovarne altra nella quantunque numerosa prole dci succes- sivi marcliesi disccndenli dai due figliuoli d' Anselmo, ad essi senza meno volevano fosse attribuita. Ma la monela col dire Gullielnius et Bonifacius Mavcliionibus Ceve non dice ugualmente che fossero, o dovessero esserc fratclli , ne la mancanza di lal condizionc dovra poterci trattenere dall'nssegnarla ai veri autori , se si vedano con- correre tutte le altre piu cssenzialmente richicste. Ad ogni modo, quando si volesscro pure uscite dalla zecca dci prcdetti marchesi figliuoli di Anscbno , bisogneri che si crcdano coniate in qucllin- tervallo di tempo pnssato tra la mortc del padre loro Anselmo, c l'altro ncl quale il Bonifacio fu posto in possesso, e prcse il titolo di marchese di Clavesana, cioe oltre all'anno 1 1 ,j4- Impcrciocche, per una inveslitura del 26 marzo di qucsto anno stesso dal vescovo d'Alba conceduta al marchese Guglielmo di Ccva del fu Ansi'lmo , della meta di Battifollo , noi scorgiamo come gia prima di tal 86 discousi ec. tempo fosse defunto il marchese Anselmo, e che il figlio Guglielmo faceva atli di sovranita senza l'inlervento o l'asscnso del fratello Bonifacio , il quale doveva certo concorrerc , sc e vcro che i due fratelli govcruassero insieme il marchesato ; e con tanto maggior ragione in quanto che per essere esso figlio primogenito , a lai ■piii che al minor fratello competcva la prima parte nel governo dello stato. Ora l'indicarsi la morte del padre , e il non essere menzionato il fratello, mostra che gia nel 1174 il Bonifacio fosse al possesso del nuovo marchesato di Clavesana, c che quindi le monete portanti il nome dci due fratelli, sc ad essi devono poter essere ascrittc , vanno credutc uscite dalla zeeca pi'ima di quell'an- no , appartcneuti cioe al secolo duodecimo. Ora, ne il tipo di queste monete, ne la forma dclle letlcre nelle leggende possono in alcun modo appartcnere al secolo duodecimo, che e gli uni e le altre sono anzi in tutto uniformi allc monete di Genova , di Pro- venza, e di Asti del secolo decimoquarto, e discordano somma- mente da quelle battute in quelle stcsse cilta o provincic nel se- colo duodecimo, nelle quali e maggiorc semplicita nella forma, ed eleganza nei tipi , ed era adoperato tuttora un modo di conio nni- forme, si puo dire, e quale veniva prescritto da Carlo Magno per le monete palatine. Inoltre , tardi assai s'introdusse l'uso degli stemmi gentilizi e delle armi , particolarmente ne'sigilli c sullc monete , e rarissimi sono gli esempi che se ne possono citare dell'uso di queste sidle monete del secolo duodecimo , il quale di- vento poscia piii frcnuente nel seguente e commie ed universale si puo dire nel secolo decimoquarto. Ora nelle due monete dei mar- chesi Guglielmo e Bonifacio, patente e lo scudo collo stemma gen- tilizio proprio de' marchesi di Ceva, la qual cosa basterebbe cssa sola a pei'suaderc che non si possano o debbano far risalire lant'alto, ne ai figliuoli del marchese Anselmo. Arroge che non ci consta che mai i due fratelli predetti abbiano governato ed amministrato insieme il marchesato di Ceva , apparendo anzi come gia sino dalfanno 1191, Bonifacio fosse marchese di Clavesana, al governo DEL PROF. C0STAX7.0 GAZZERA S'J del quale iloveva anzi csscr passato alcnni anni prima, sc ncll'anno ii'j.'j ilal fralclln marchese Gugliclmo si scorgono fatti atti di so- vranila scn/.a clic sia fatta menzione, o sia prcslato fassenso dall'al- tro , e se e vero, come pare certissimo, die lo zio Ugone mar- clicsc di Clavesana fosse mancato tli vila molli anni innan/.i. Di fat to dopo l'anno 1 1(>7 nel quale Ugone di Clavesana si scorgc solto- scritto ad una invest itura dcllimperator Federico Barbarossa (i), non piii si Irova menzione di esso, per cui e da credere chc non molto dopo sia mancato di vita. Di piii, come si potra supporre che su moneta coniata per autorila sovrana, cd a nomc dei clue fratelli consignori di Ceva, si sia potuto lasciar correre tale o ne- gligenza o noncuranza , per cui il nome del fratello minore o se- condogenilo prccedesse qucllo del maggiorc, Gulielmus et Bonifa- cius , quando e noto clie Bonifacio era Cgliuolo primogenito del marclicsc Anscltno? Finalmenlc come va, che avendo noi due di- versi tipi delle monete fatte coniare dai marcliesi fratelli, pe' quali apparc clie sotto di cssi l'escrcizio della zecca fosse abhastanza operoso, ccssasse poscia intieramente sia sotto d successore Gior- gio I, clie, c molto piu per tutto il tempo del lungo, attivo, c per ogni ragione d'imprese glorioso gevemo del marchese Nano , per indi ricomparire sotto qucllo del figliuolo suo Gugliclmo II.' Ntuna moneta di fatto si e rinvenuta sino a quest'ora ne di Giorgio I , ne di Giorgio II, c nelle moltiplici compere, vendite, transazioni, ed in ogni gencrazione di alii pubblici o privati passati in tutto il corso della signoria di quest' ultimo, sempre si scorgc mcnzionala moneta forestiera, cpiella di Ceva non mai. Per queste ragioni io son di parere che le due monete con i nomi congiunti dei marcliesi Guglielmo e Bonifacio non possano in modo :dcimo rimontare si alto, ne venire assegnate ai due fratelli e figliuoli del marchese Anselmo. Ma cpiali saranno qucsti marchesi Gugliclmo e Bonifacio, in tpial tempo ressero il marchesato , e fecero coniar moneta? Uimostrato (i) Muriond. 33a, vol. II. 88 discousi ec. com'essi non si possano o debbano poter credere i figliuoli di Anselmo , ed accemialo pure come non si abbia indizio, o si co- noscano monete dci due successori marcbese Giorgio I figliuolo di Guglielmo, e marcbese Giorgio II detto Nano, ne rimarra di ccr- care a cpiali tra i figliuoli o nipoti di Nano possano convciure, oltre ai nomi prcdetti , lc altrc condizioni nccessariamcntc richicslc per- che nc sia conseguito il diritto di scgnare amendue il proprio nome sopra le monete. Se si vorra die i due marchcsi inscritti sullc monetc siano fratelli, riuscircmo diflicilmentc ncllimpresa, che il marcbese Nano non ebbe die due figliuoli Giorgio e Guglielmo , ne dalla successionc di epiesti accade di ritrovarne due di tal noine nella stcssa famiglia. Iuoltre al solo Guglielmo tocco di continuare la linca diretta de' marchcsi di Ccva, perciocche il primogenito Giorgio prcmori al padre, e dai due suoi figliuoli Bonifacio e Od- donc si propagarono la linca de' marchesi di Garcssio e d'Qrmca, e l'allra di quelli di S. Michele , Batlifollo e Castcllino. Ora la moneta dice bensi die Guglielmo e Bonifacio erano amen- due marchesi di Ceva, ma non ne assicura ugualmcnle ch'cssi fos- scro fratelli. Nulla dunquc ne impedisce che per noi si assegai alio zio Guglielmo figliuolo di Nano, cd al nipote Bonifacio figliuolo di Giorgio primogenilo dello stesso Nano; che avrcmo cosi non cou- cordanza solo di nomi e di giurisdizione, ma il concorso pure di tutte le allre condizioni toccate di sopra. Di fatto , la morte di Giorgio primogenito del marchese Nano non puo essere accaduta fuorchc dopo l'anno 1309; giacche, al dire del Ventura, dal i3o6 al i3og esso fu al soldo degli Asligiani, e per essi fece guerra ai Chericsi ed al principe d'Acaia, sui cpiali prcse Camalerio e rovino Quatordio (i). Rimasti di questo Giorgio due figliuoli Bonifacio e Oddone, sottcntrarono essi in ogni diritto che competeva al pa- dre, sia nclle sostanze sue proprie, che in quello della meta dell'inticro marchesato; quindi c che ai 3i di maggio dell'anno 1 324, cd in tempo forse dell' ultima malaltia del marchese Nano, (1; Murat. R. I, T. XI, 213. DEL PllOF. COSTANZO CAZZEAA 8o d supcrslite Guglielmo cil i nipoti, convengono di divider* tulto il inarchcsalo cd il castello stcsso di Ceva in due parti , dopo la morte del padre cd avo, eseludendo pero Ormca, l'amparato, Argcnteria, Lisio, Bagnaseo e Sale, appartenenti al marcliesc Guglielmo, nou chc Garessio col suo distrclto propri di Bonifacio ed Oddone figliuoli di Giorgio. E qucsla divisione venue poscia escguita due nnuidopo, come si scorgc daU'allo dei 3o maggio del i326, per la quale al marchese Guglielmo toccavano i castelli e le terre di Frie- ro, Malpotrcmo, Nuccto, Viola c Lisio, ed ai nipoti quclli di Batti- follo, S. Michele, Castellino ed Igliano. E quindi pi'obabile assai chc il marchese Nano mancasse di vita nel corso dcU'anno i3a4, c chc il figliuol suo marchese Guglielmo, unitamente al Bonifacio nipote amminislrasscro per quasi due anni intieri, c di comunc accortlo ed armonia il marchesalo , siccome con uguale concordia avevano gia prima, c negli ullimi istanli del vivere del marchese Nano, in- tesa la fulura divisione, escguita poscia nel prcdelto anno i3aG. Ora io stimo chc a questo tempo frapposto tra la morte del padre e zio, c quello della oecorsa divisione 3o maggio i326, ed ai prc- dctti marchesi zio e nipote si debbano assegnare le due monete che portano per leggenda Gulielmus et Bonifacius Marchionibus Ceve. E con tanta maggior sicurezza, in quanto che in tutta la hinga e numerosa seric dci marchesi di Ceva non piu mai occorre a chi meglio chc ad essi convengano; non in tempi anteriori per le ragioni addottc, non ne' susseguenti, che oltre al mancare la concorrenza dei nomi, e di giurisdizione , il marchesato venne fia non molto a tali streltezze e angustie condotto da dover pensare a tutt'allro che all'escrcizio della zecca, la quale, come vedremo, gia era chiusa del tut to c da molti auni, nel 1387. Oltre di che il tipo ed il conio di queste monete, la forma dclle lettere, lo stem- ma delle armi gentilizie del marchesato, tutto e ora piano e con- veniente al tempo al quale le assegniamo il secolo XIV, ed uni- forme a quanto era praticalo in quello stesso secolo nelle zecche dci paesi circostanti, le cui monete, in tutto uguali a queste nostrc, Tomo xxxvii. 12 1)0 Disconsi EC. paiono iinprontate dalli stessi zecchieri. Per ultimo, il nome tlello zio Guglieluio convenientemente precede quello del nipote Bonifacio, clic era uuo sconcio se i marchesi fosscro stati i figliuoli di Anselmo. Ma il colino d'ogni dimostrazione per queslo punto sta nello scorgerc siceome l'escrcizio dclla zecca in Ceva fosse continuato, dopo scguita la divi.sione tra lo zio ed i nipoti, e per solo conto del marchese Guglielmo , intorno al quale non occorre pericolo di sbaglio, che nolle due altrc moncle clie pubblichiamo e chia- ramente indicate pel figliuolo del marchese Nano, Gulielmus fdius domini Nani, Marchio Ceve. Qucsle sono lc sole moncte clie ci rimangono, o quanto meno a me note, della zecca dei marchesi di Ceva. Non e a dire tuttavia, che non se ne siano coniate altre. Imperciocche sarebbero queste troppe, se si vogliano battute per sola ostentazione di potenza, ed insuflicienti se, come io credo, lo furono per uso di moneta cor- rente, e per esercizio di commercio Altre adunque ne saranno uscite da quella zecca, come scudi e fiorini d'argento, ed inoltre e molte piu. monete erose e di rame per uso quotidiano, e del pic- colo traftico del minuto popolo. E queste di ccrto non vi dovevano mancare se non ne fu priva quella meno operosa dei marchesi del Carretto di Cortemiglia, come vedremo in apprcsso ; ne pu6 stare che il tempo non ne produca aleuna quando che sia, ad dias luminis oras. Non di queste soltanto abbiamo speranza , ma di quelle di oro eziandio, che la zecca di Ceva non resto pure dal coniare fiorini d'oro in buon numero, e bastanti ai bisogni ed al comodo del marchesato. Tale notizia ci venne consci'vala da una pre- ziosa carta del i3-g pubblicata dal bencmerito Moriondo, della quale crediamo pregio dell'opera dare un breve sunto. II mar- chese Oddone figliuolo di quel Giorgio figlio di Nano che premori al padre, in gennaio del 1 35 1 , aveva rimesso agli uomini di Ca- stellino fodrum , debita , povchetos , spallas , gallinas , cajxmes et annonas, e questi s'erano obbligati di pagare al marchese ed a' suoi successori in pei'petuo 1'annua somma di lire ottantacinque nr.I. PROF. COSTANZO CAZZKIU ()[ Genovcsi in tanti fiorini d'oro al corso di venlisetlc sokli c denari dieci caduno. Morto Oddone , c per la divisione susscguita tra i figliuoli soperstifi, Maufredo , Aimonc e Gioanni, CastelJino spcllo al marchese Gioanni. Quesli pretendeva chc la somma da pagarsi dagli uomiui di GasLcllino lo fosse in lanli fiorini veri di Fiorenza e non allri. Iinperciocche, dicera , Jlorenus diclus a Florenlia, jran- cus a Fruiu id , ianuinus a Jumta, tlucatus a Duce venetiarum. AH'incontro il siuclaco di Caslcllino rispondeva , die la promessa fatta al inarch. Otldone e snoi credi non era di fiorini diFiorenza, ma sihbene de minori Jloreno . . . et maxhne . . . de Jlorenis qui tempore dictae promissionis fabricabantur IN FABRICA CEYAE. Consta poi chc il fiorino vero di Fiorenza valcva 28 soldi genovcsi, e chc cpiello clie fabvicabatuv in Curia Cevae dhiiis proximo clapsis de voluntate dominorum Marchionum Cevae, minus -valebat ... sex dendrite januensibus. Dalle cpiali cose si deduce come nel 1 35 1, tempo della remissione del fodro fatta dal marchese Oddone agli uomini di Castcllino, la zeeca conlinuava a coniar moneta c singolarmcntc fiorini d'oro, i quali cursum habebant in Ceva , et in Marchionatu Cevae. Ma siccome ncssuna delle monete nscite dalla zecca di Ceva a noi note, e posteriore al marchese Guglielmo figlio di Nano del quale porlano il nome, cosi e da credere che lo portassero eziandio i fiorini d'oro chc si coniavano tuttora nel i'35i, e de' quali per gran sventura non ne rimane pur uno. Pare che il predetto Gu- glielmo non prolungasse di molti anni oltre al i35i il viver suo, ne ci consta se fosse ancora in vila, allorche , ai ig di giugno dell'anno scgucnte, la citta ed il castello di Ceva furono costrett't ad arrendersi allc anni di Luchino Visconti. £ certo che piu non viveva ai 24 di dicembre dell'anno 1 355, allorche i marchesi cd i cittadini di Ceva stanchi ed insoflerenti del pesante giogo che da tre anni li aggravava, ragunati in congresso nel refettorio de' Minori Conventuali di Ceva deliberarono di scuoterlo, col discacciare gl'in- comodi ospiti. Imperciocche dei marchesi intervenuti in quel not- c)3 msconsi EC. turno congrcsso sono nominnti Bonifacio c Oddonc fralelli figliuoli di Giorgio di Nano, Giorgino figlio ili Guglielmo tli Nano, Ghe- rardo figlio ilel fu Franccschino secondogcnito di GugUeltno tli Nano, Crisloforo c Giacomo figliuoli del defunlo Gugliclmo tcrzogenito di Guglielmo figlio di Nano; lulti cioe figliuoli, nipoli c pronipoli di Gugliclmo, ex dcscendentibus iiivlilae et rccolendae memoriae D. Nani Marchioms Cevae, scnza chc sia fatla mcnzione di esso , clie era quindi passalo di vita. Condotta a buon fine la meditata imprcsa, impadronitisi del forte castello colla morte del coman- dante Cristoforo Malatcsla , cd imprigionata l'oste nemica pel eoncorso cd il valore dei cittadini di Ceva e uomini del contado: meritarono questi che agli n marzo del i357, ^a^' marchesi in ci6 pure concordi, venissero graziati coll'affrancamento delle per- sone e beni del luogo di Ceva e suo distretto , coll'esenlarli dal fodro, decime, novenni, ventenni e taglie, accensamenti e succes- sioni, e da tpjalunque altro diritto, mediante pero iannuo e per- petuo censo di 5oo fiorini d'oro da pagarsi in due rate. Le sovra- indicate vicende, le moltiplici division! susseguite Ira i numerosissimi discendenli dei due fratelli Giorgio e Guglielmo, le tpiali ridussero in minime porzioni il raarcliesato , tpiindi la totale sommissione tli esso ai Visconti in pria, tpiindi allaFrancia, all'impero e per fine alia casa di Savoia, furono cagione che dai marchesi si lasciasse il pensiero della zecca ; che e dubbio, se mai da altri marchesi , dal Guglielmo figlio di Nano in fuori, si sia fatto uso di tale diritto. Dei soli marchesi Oddone nipote, e Giorgino figlio e incerto, ben- che nessuna moneta ci sia nota col loro nome. Ad ogni modo essa era chiusa del tutto nell'anno 1379, nel quale, per la sovra indi- cata controversia tra i sindaci di Castellino ed il marchese Giovan- none, nel far menzione dei fiorini d'oro si dice: qui fabric ari con- suevcrant annis proxime elapsis in fabrica Cevae, il che dimostra che da alcuni anni era cessata la battitura, ci6 che ne porta verso il tempo della occupazione di Ceva dai Milanesi, nel quale, dopo 11 n non troppo lungo esercizio, io stimo che fosse chiusa per sempre la zecca di Ceva. A A III % DISCORSO TERZO. Zecca e Monete del marclicsi del Carretto di Cortemlglla. Ugualc o poco maggiore durala, die non ebbe quella ili Cc>a, loccava cred'io alia zecca, clie da un ramo de' marclicsi pi Savona, chiamatosi del Carretto, veniva stabilita in Cortemiglia. Cortcniiidia i)', oisconsi EC. c terra insignc posla sulla piccola Bormida nella provincia e ilio- ccsi d'Alba. Nella cclebrc donazionc del 967 deU'impcratorc Ottonc III al marchcsc Alcramo, oltre a piu altre terrc e castella, Cor- temiglia vi e pure menzionata (1), c pare che da indi in poi fosse posscduta ognora dai disccndenli di quel marchcsc. Essa fece parte delta pingue credita dal marchcsc Bonifacio lasciata at selle Ggliuoli, e nella nota divisione del 1142, Cortemiglia venne costituita capo tli 1111 marchesato dalo al quinto figliuolo chiamato esso pure Bonifacio. Gia abhiamo piu sopra indicato come, morto senza prole il mar- chcsc di Cortemiglia Bonifacio, si facesse dai supcrstiti fratelli una nuova divisione, per la quale dislolte dai marchesati di Clavesana e di Cortemiglia quelle parti di territorio, o quelle terre e castella che piu potcvano convenire a ciascuno dei codividenti, ed anni- chilato anzi iniieramentc il contado di Loreto, si ricomponessero poscia i due nuovi marchesati di Clavesana e di Cortemiglia, i quali col ritcnere ciascuno il nome dcllantico, ben poca o nissuna parte conservarono di quelle che lc furono assegnate nella prima divisione. E a questo nuovo marchesato di Cortemiglia fu preposlo Oltone figlio primogenito di Enrico il Guercio marchese di Savona. Di quali luoghi, terre o castella fosse esso composto si pu6 scorgcre per alcune carte pubblicate dal Moriondo, c da quella singolar- menle del 1309, per la quale Dominus Otto de Carretlo Marchio Saone cum consensu et voluntate Domini Ugonis filii sui (1) vende al comunc di Asti tntto cio ch'oesi padre e figlio possedevano giusla- mente ed ingiubtamciilc ne' luoghi di Cortemiglia , della Bosia , di Torre di Bormida, di Bergolo , di Torre d'Uzzone , di Cagna , Orsairola, Castelletto , Perletto, Olmo, Roccaverano , Monbaldone, Ponte Mussingio , Pezzolio , Saleggio , Gorino , Vesme , Loesio e (1) Bcnv. S Giorg. Cliron. pag. 12. Donamus atque largimur predictn Aldramo Mar- chioiu omnes Mas carles ec. quorum nomina sunt haec Dego, Bagnasco , Ballangio , Sala- redo, Locesi, Salsolo, Miolia, Pulclirone , Grualia, Pruneto, Altesino, CVRTEMILIA ec. (a) Vol. t Col. i53 , 134. DEL PHOF. COSTANZO GAZZERA g5 di quanto era da essi posseduto in Monte Circino , Lonese , Pru- ne tto , e ne' castelli e villc di que'eontorni; delle quali terre, e con atto dello stesso giorno, vennero poscia, i predctti marchesi , dal podesta ed a nome del comune di Asti, invcslili in feudum rectum et gentile. Ne queste terre crano sole a costiluire il mar- chesato di Cortemiglia, che altre se n'crano cssi riscrbatc , non oomprcse nclla vendila sopra citata, 1c quali non poterono tultavia godcre per inolto tempo ed in liberta, stretti dalle lusinghe ed istanze dei Gcnovcsi, i quali s'erano ingclositi ed insospelliti assai j)cr la vendila da essi fatta al comune d'Asti. Quindi li stessi mar- chesi Oltone padre ed il figliuolo Ugone , o clie fossero spinli dalla necessita di non inimicarsi la repubblica di Gcnova, o per qualche disgusto sopraggiunto con quclla di Asti, o perche stimassero che posti com'erano tra due possenti ed avidi vicini, fosse obbligo di destreggiare , onde non essere piu dall'uno clie daH'altro soprafatti, con atto dei 25 luglio 1214 feccro ampia cessione mera et pura donatione inter vivos al comune di Genova del caslello di Cairo con tutta la sua castellania , cioe Carretto , f^ignarolio meta di Carcare , Ronco di Mallo , Monte Caviglione , Buzile , castello di Dego con le sue dipendenze. E questi ultimi luoghi e castelli , unitamente ai sovraindicati compresi nella vendita alia repubblica Astense, componevano I'intiero marchesato di Cortemiglia che, come abbiam piu sopra indicato, era posseduto da Ottone Gglio primo- genito di Enrico il Guercio marchese di Savona. Nelle due predette carte di vendila e di donazione il marchese Oltone e delto de Carreto , del ipiale titolo si vede fregiato per la prima volta in una carta di concessione del 25 ottobre 1179 fatta al comune di Sa- vona, e citata dal Brichieri (1). Carretto e piccol luogo situato nei confini di Bravida, Rocchclta di Cairo, Salicetto, e Rocchctta di Ccnchio. Di esso e fatto cenno nell'atto di fondazione della ca- nonica di Ferrania del 1097, Pcr '' qu^0 ' marchesi Bonifacio ed (1) Tabular CaiTctlcnscs pog. 35. g6 msconsi ec. luiricu z'n> c nipolc, asscgnano alia mcdcsima lc case, sctlimi , c eappeUe da cssi possedute ncl luogo iliCarrctto: similiter dona/uus nos but supra Murchionis casas , sedhnina , ct capellas ct omncs res juris nostri quae sunt in loco qui nominalur Carrcto. Vila prima divisione del 11/J2 Carrctto cadde nella porzionc di Ugone marchese di Clavcsana, per passar poscia, e nel nuovo or- dinamento dfii marchesati, in quello di Coricmiglia e del marchese Ollone , cul piaccpic , non si sa bene per qual ragionc o rapriccio, inlilolar.si da esso, marchese del Carretto, nomc chc rimasc poscia pes liitla la lunga scric de' suoi successori, e si raanlicne vivo tuttora in varic illuslri famiglie della patria. II marchese Ugonc del Carretlo3 che abbiamo veduto nominato e consenzicnte alia vendita di Cortemiglia fatla agli Astigiani, e alia donazione di Cairo al comune di Genova, premorto al padre Ottonc , lascio due figliuoli Otione II c Manfredo. Qucst'Ottone II propago la linea dei marchesi del Carrctto detti di Monbaldonc (i). Da Manfredo naccpicro Ire figli Oddone III, Ugone II, ed Alberto. Al 2?. di novembre del 1283 (2), i marchesi fratelli , Oddone , Ugone, ed Alberto confermano agli uomini di Cortemiglia la re- missione del fodro chc, mediante l'annuo censo di cento quaranta lire genovesi , era stata loro conceduta nel 1 233 dal marchese Ot- tone primo. Da questo e da alcuni allri atti degli anni 1284 e 85 appare che i tre fratelli abbiano amministrato per alcuni anni in- •-iome e in pcrfetta concordia il marchesato. Dopo quest' anno 1285 1 1 marchese Oddone e cpxasi sempre menzionato solo negl.i atti con- cerncnti al marchesato, od in compagnia del figliuol suo Manfrc- dino. Quindi e a dire, che i Ire fratelli devenissero alia divisione dcllassc patcrno, giacchc in alcune carte, Ugone e dctto Dominus castri Degi (i), e l'Alberto signore di Spigno, di Ussone e Torre. (1) Moriond. II, G62. (1) Id. II , 653. 109. (3) lb. vol. 11, 6o5. DEL PHOF. COSTANZO G1ZZEHA 97 E nota famicizia e la strrtta alleau/.a die passava tra l'Ocklonc di Cortcmiglia, ed il marohuse Nano di d:\a, c come quegli fosse intermediario c proetiratore dell'ullimo presso il coinunc d'Asli , onde appianare la via alia desiderata vendita del marehesato di Ceva, che venue di ("alio oompiuta ai 22 di otlohre dell'aimo 1 ag&, (jia sino daU'anno 1286 aveva il inarchcse Oddone cmaneipalo il proprio figliuolo Mnnfrcdino, in occasione forsc del suo uiatriuionio eon Alice figlia di Filippo di Savoia principc di Acaia , la quale cmancipazione li venne confermata ncl i3o"y colla cessione iiiollre. e per sopra pin, del reddilo delle Carcarc. L'ullimo atto a noi noto del marchesc Oddone e un consigna- tnentum custrorum villarum ct aliavum Tcrum quae el qua* Do- minus Oddonus Marcliio de Carreto ct Manfrcdinus eius Jilius . vel alitor eovum tencbant et tcneve consueverant in fcudum a Co- muni Astcmi , ed e dell'anno i3i3, die dominica pracccdcnle As- xumptionem Ji. :1/. I irginis anno domini 1 3 1 3 indiclione XI (1), ne dopo tal tempo si trova fatta menzione di esso. Rimasto erede del marchesato di Cortemiglia il suo figliuolo ^lanl'redino , bisogna credere die fosse di buon'ora disgustalo dalle iraversie d'ogni uia- niera che si frammctlevano ad ogni atto del suo govenio , tanto per la diversita degfinteressi , die per lc prctcse dei ir.olli rami della numerosa prosapia , ognuno de' quali o aveva o credeva di avere una nmggiorc o minor parte sia nel comando, che sui prodolli o canoni del marchesato. Imperciocche, dopo non piu di dieci anni dalla morte dd padre, con il consenso del figliuolo suo Oddone, ddibcro di alienure tutti i suoi diritti c possessi sul marchesato di Cortemiglia, e di trasferirc allrove il proprio domicilio. A tal fine si rivolse a Manfi-edo IV marchese di Saluzzo, die aveva ognora conservate vive le sue ragioni su alcune parti del marchesato , il quale di buon grado accetto l'oflerta, che venue quindi , e con istromento del 12 ottobre i3a2, slipulata. Per esso dichiarando i (1) Agost. dclla Chicsa. Dcecriz. MS. del PicmoQtc vol. I, pag. J;. Tomo xxxvn. i3 j< : DE : CHAR : Area. R • E • T • 0 • postc in croce intorno ad una rosetta. A quale tra i molti Ottoni ed Oddoni, che nella discendenza dei marchesi di Savona o del Carrelto, progressivamente ed a princi- piare dal primo figliuolo di Enrico il Guercio sino all'ultimo Od- done figliuolo di Manfredino, nel quale per alienazione del feudo termino la linea dei marchesi di Cortcmiglia si succedcrono gli uni gli altri, si debbauo potcr assegnare questc monete, non sara dub- bio ognora che si vogliano aver prcsenti lc norme per noi indicate conccrnenti alle monete dei marchesi di Ceva. Fu chi non contento di un Oddone disccndcnte dall'Enrico di Savona, per amore di an- tichita, o per daile maggior pregio, ha voluto atlribuirle ad Od- done Boverio figliuolo ultimogcnito del marchese Bonifacio , e per la divisione del u43 crealo contc di Loreto. Ma io non so che mai, ne l'Oddone Boverio, ne alcuu altro dei flgliuoli di Bonifacio too Discerns: ec abbia usato il tilolo di marchesc del Carrello, o molto meno poi, (.•lie nci pochi anni che dal nicdesimo fu rcllo il contado di Lo- reto, si sia tatta coniar moncta nclla zecoa di Cortemiglia, che ad esso non ha giammai apparlenuto. Non e poi a dire non piu, che esse si debbauo credere battutc nel secolo XII, o verso il prin- cipio del secolo scguenle , come sarebbc mestieri , se si vogliano ordinate dall'Ottone o Oddone primo marchese di Cortemiglia, il quale non pare che di molto prolungasse la sua vita oltrc all'anno 1233, che ne la loro forma, ne cpiella scritlura possono apparte- ncre a tal tempo. :Molto meno poi alTOttone figliuolo d'Ugone , c nipote del primo , il quale, ollre che fiorl nel corso del secolo decimotcrzo, abbiamo detlo come fosse dichiarato signore di Mon- baldonc, e lasciasse al fratello Manfredo la cura di propagare la linea dei marchesi di Cortemiglia. Io sono quindi di parerc , che le due sopra indicate monctc debbano venir assegnale al marchese Oddone figliuolo di Manfredo del Carrelto. Di fatto, il tipo delle medesime, a chi bene le csamini , c la foi-ma delle letlcre, accu- sano anzi il finirc del secolo XIII o il principio del XIV, che non il duodecimo, nel quale era maggior sobrieta di conio, e divcrsa e piu elegante forma di caralteri, per cui , a chi abbia l'occhio av- vezzo cd esercilalo a tali avvertenze, possa difficilmenle accaderc di prenderc abbaglio sino a scambiare i modi e le scritture di an secolo per quelle di un altro. E da badare inoltre come il figliuolo di Enrico il Gucrcio, e (piello di Ugonc del Can-elto, negli atti e nelle scritture contemporanee siano cpaasi ognora distinti col norac di Ottone, e con qucllo di Oddone perpetuamente il figliuolo di JMaiilVedo ; cd Oddone pure e non altrimenti si noma il marchesc del Carretto delle due monete Moneta Odonis Marchionis de Ca- reto : Odonus Murcliio de Chareto. Convien dire die il marchese Oddone si sia invogliato della zecca dallo suorgere come fosse fiorente e ricca quella di Asti , colla quale citta aveva strctta amicizia, e teneva in feudo il proprio mar- chesato. Da essa non prese solo l'idca d'instituire esso stesso nclla DEL PIVOF. COSTANZO GAZZERA IOI capitate del man-hcsalo una oflicina monelaria, ma nc adotto pure i ti[)i e la qualila clella moncta. Di futto 11 Torncsc di Cortcmiglia c in tutlo simile per la forma , grandezza, houta c disposizione dclle Icggende a qucllo Astigiano pubblicato dal Molina, e che noi pub- blicliiamo di nuovo, con piu esalto disegno (N. 3). La stcssa forma di crocc, uguale disposizione nelle tre lcltere dcll'arca, c nel doppio giro dellc Icggende, ed i caratleri uguali di fonna e di dimensione, per cui e a dire clic non siano solo dello stesso tempo, ma conio dcllo stesso zecchicre. Cio per altro che nc forma la divcrsiu e che dislingucra pur sempre qucsta monela di Cortcmiglia da tulle le altre useitc sia da quella, che dalle rimanenli zecchc italianc di tale eta, e la somma dillicolta di poterne leggere cd intenderc la leggciula del rovescio, la quale, e si enigmalica, e di tanta oscu- rita da sgomentare ogni piu cspcrto monetografo, i quali tcnla- rono sinora, e in vano , da poterne cavarc un senso probabile. Di fatto, il fu conle \iani, che dopo i Carli , gli Argcllali, ed i Za- nctti tencva il primalo in questi sludi, nell'inviare il disegno di quella moncta di Cortcmiglia al cardinale della Marmora in allora vescovo di Saluzzo (iogiugno 1812) scriveva « il diritlo e di facile « lettura dicendo moneta Odonis Marchionis de Careto , ma il (i rovescio mi pare difficile assai , c fino al presente non mi e riu- « scito d'intcnderlo: » poscia in data del [/(lugl'io soggiungeva tt la « leggenda del rovescio delta moncta di Cortcmiglia e luttora ton (( mistcro per mc, . . . lc assicuro che non mi e capitala giammai u moncta d'ltalia dei bassi tempi con leggenda m complicata ed « oscura n (1), la stessa cosa rcplicava con lctlcra del 3i luglio. Non diversainenlc scriveva essopure, il Viani, al preposlo ^ iucenzo Bissi di Piaccnza, alia cortese e rara gentilezza del quale debbo laver potuto a mio bcll'agio esaminare e premier disegno del ra- rissimo cd in allora unico escmplare di quella moncta imiatami a Torino, e avanti che si scoprissc quell'allro csemplare, che pas- (1) Sue Latere MS. 102 DISCOHSI EC. sato nella collczione del sig. Domcnico Promts , fu ora Leila mostra con quelle altrc tutte di zecca italiana die sono conscrvate nel gabinelto private- del re Carlo Alberto nostro signore. Diccva dunque cost « La spicgazione della leggenda della nioneta di Cortemiglia e u tuttora un inistcro per me, e per diversi antiquari ai quali l'ho « spedita . . . Lc parole che sono per me di diflicilissima spiega- « zione sono quelle Marc forma, ma col tempo e la pazienza « spero di trovare il modo d'interpretarle. » Non so se li sia mai riuscito d'interpretarle dippoi, e se tra le sue carte si sia rinvenuto alcun che concernente a questa zecca e moneta. Uguale a quella del Viani, del La-Marmoi-a, e del Bissi era la titubanza ed incertezza dell'abate Incisa , dell'avvocato Carrara e di altri dotti da me interrogati e consultati. Dopo tali ingenue confessioni d'uomini versali quanti altri mai jici misteri della scienza numismatica de' tempi di mezzo, non fora maraviglia se non sara dato a me pure di poter raggiungere quel vero che sfuggiva alia vista acutissima del Viani. Ma per proce- dere con ordine e mesticri innanzi tratto di dare la vera e gennina lezione delle leggende, che formano tutta la diflicolta, confronlata senza risparmio di diligenza, e lettera per lettcra sopra i soli due csemplari noti della moneta da me lungamenle avuti per mano. Lemho. MONeTGQ : FAC : MArCH .FORMA : CokCGSSIT:ODONI. Leggenda di mezzo , FAXGS : IPIALA. Nell' area , in forma di triangolo P • 6 • X. Cosi uoi vediarao scomparire il Marc . Forma che dava tanto fastitlio al Viani, che sulla nioneta sta scrilto MA/CII, cioe Marchioni. Dopo cio non e a dire che la leggenda resti chiara , netto e patente il senso della medesima , che manca ognora il sostantivo che regga la sentenza, rimanendo sempre da sapere chi sia il re, principe, od imperatoie il quale monelequc faciende Marchioni formarn concessit Odoni. Oltreche il concessit formam faciendae monetae , non e ne bella, ne esatta , ne chiara manicra d indicare il privilegio del batter moneta. La particella poi congiuntiva que anncssa al monete , pare che sia posla per indicate DEI. PROF. COSTANZO CAZZEIU I o3 la congiunzionc della leggenda con una prccedcnle the non si scor- gc, non combinando ne con quelle del dirillo, ne col rcstantc della scrittura del rovescio slesso , quahtnquc senso dar si voglia alle lut- tora incstricabili ed enigmaliche parole FAXES ■ 1PIALA • P • E ■ X. Ne meglio si appose chi piu fidando ncl senso probabile della sen- tenza che non nella conformila colic lctterc fonnanti la leggenda, voleva chc si potessero tlovcr leggerc Moncteque IFS ac marcae forntam concessit Odoni; il chc sarebbe un volcr andar conlro l'evi- denza stcssa, c sostituire una chimera alia rcalta. Impcrciocche sulla moncta non vi e Iraccia ne dl ius, ne di marcae: poi cosa signifi- cherebbero le parole marcae fovmam? Del rimancnte rimangono Ic stesse diflicolla sopra indicate. II diligcute esame fatto delle mo- netc, dimoslro a chiarc note come la lettera che segue al mone.te sia unQ, il quale non e diviso dalla parola antecedente da verun punlo, chc si trova dopo alquanto al di sopra. La lettera chc segue il Q e un F , tal che il Fac che ne risulta, e una vera abbrcvia- zione di Faciende, mentre sopra l'apice dcll'y^ si scorge una lincclla orizzontale troppo piu prolungata di quclla che e posta sulle altre , sulle quali la linectta brevissima e in forma di mezzaluna. Quindi segue MACII, e dall'// esce una linea obliqua , segno d'abbrevia- zionc Mar , che unite alle CH seguenli indicano abbastanza doversi leggere Marchioni anzi che Marche; tanto maggiormente poi, in quanto che riunite con cio cbe segue, forma concessit Ocloni , si viene a formare uno di que' versi Leonini colauto in uso di quel tempi , simile in cio pure alia sopra indicata moneta di Asti , la quale non manca cziandio del verso leonino cosi Asta. nitet mundo , Sancto custode Secundo. Per le quali cose la lezione di quclla prima leggenda pare non debba poter incontrarc ulteriore e ragio- nevole dubbio. Non cosi della seconda FAXGS • IPIALA: le lctterc che la compongono sono tutte patenti e chiarissime , e taltavia la lezione n'e disperata per modo, che io, dopo uu indefesso stu- dio, innumcrcvoli cd inutili tentativi, ho rinunziato a poterne cavare una ragioncvole spicgazionc, atta a soddisfare le brame dci io.f Disconsi ec. monelografi, ai qtiali lascio di buona voglia la cura di svolgci'e (jucsla intriealissima malassa. Per lc tic lottere dell'area P. G. X, il conte Viani (i) proponcva per inodo di scmplicc congcttura, c senza fermarvisi gran che, se non si dovessero spicgarc \~>cv Pax , Est, Xrislus. Chi volcsse corro- borare tal pensamenlo polrebbc aver ricorso alio stemma del coinune di Cortctniglia, che e formalo dal nomc di Gcsu: ma se si bada d'allra parte , die colesto segno non venne introdotto e falto co- mune fuorehe da S. Bernardino di Siena, il quale non era pur nato quando venue coniala la moncta, la congcttura cadra di per se. Interrogate) da mc il piu sopra lodato prcposto Bissi intorno al signiGcato di quclla leggenda, l'ispose (2) = io la leggo cosl: Prin- cipis cj-e/nplo faxes impervia /«ta. = Dice poscia che i tre punli che separauo le tre letterc di mezzo non debbono far oslacolo alia le- zione sua, giacche pare che siano stati anzi posti per indicare il verso di ciascuna letlera : indi prosegue , non nc spiacque la inter- pretazione al De-Lama , e la soslerrei se conoscessi ineglio i fasti della famiglia del Cavrctlo. Ma ec. Ingcgnosa assai e cotcsla spie- gazione di quclla intricate scntenza, pure e ad onta ch'io abbia fatto lungo ed accurato studio intorno alia famiglia del Carretto , nou \i so ritrovare cosa che valga a corroborare quel motto che resta per me ugualmcntc enigmalico. Aspetleremo quindi che o il caso , 0 piu fortunali studi ne svelino ci6 che seppe resistere alia persistente indagine di molti anni. L'altra monetina di rame coll'epigrafe ODONVS MARCIIIO DE CIIARRETO , e appartiene alio slesso marchese, ed e uscita dalla medesima zecca di Cortemiglia. Ohre alle due monete delle quali abbiamo parlato , debbo la conoscenza di un'altra al collega cavaliere di S. Quinlino , che la disegnava dal Museo Trivulzio di Milano. Essa e pure di bassa (O Letters MS. 14 luglio 181a. ('2) Sua Lcttera; DEL PIIOF. COSTANZO GAZZEI1A I OJ lega , e in tutto simile alia precedente nclla forma c tilolo , ma diversa nella leggenda , la quale ne da il nomc di un allro mar- chese pur del Carrctto , ma di ccrto uscila dalla slcssa oflicina monetaria dei marcliesi di Cortemiglia. La leggenda dice : MAN- FRED : MARCH : DE : CHARRETO. Ora a quale dei Ma.ifrcdi, chc furono marcliesi del Carrctto di Cortemiglia , dovremo asse- guare questa moncta? Due soli, da cio che ahhiiwn dctlo piu so- pra , sono i Manfrcdi del Carrello di Cortemiglia. Manfredo primo figliuolo di Ugone, dal quale si continue- la linea di questi mar- cliesi , e Maufredino figliuolo di Oddone, quello slesso da cui uni- tamcntc al figliuolo suo Oddone veune alicnato il marclicsato di Cortemiglia per vendila fallane al marcliese Manfrcdo di Saluzzo. Pare che il Manfrcdo primo marcliese del Carrctto abbia pcotratta la vita sino verso I'anno 1270, c vivo tuttora compare ncl i3i3 il marcliese Oddone padre di Maufredino. Si dchbe quindi credere frapposto uno spazio almanco di cinquanta anui Ira il fiorirc del primo Manfrcdo , ed il principio del governo di Maufredino. Quan- tunque si fatta diilercnza di tempo non sia somma , essa e tale tuttavia da doveme scco portarc un'altra ncl lipo e nella forma della moneta, e in quella !dei caraitcri delle leggende. L'esame quindi solo e diligente della moneta , quando manchino altri e piu certi eonnotati , deve potcr determinare il tempo probabile al quale vuole venir assegnata. Ma qui, e prima di procedere piu oltre nell'csame di tali carat- teri, convcrri tener conto di una tcstimonianza importantissima, che mi e fornita dal piu sopra encomiato preposlo Bissi di Piacenza , per lui cavata dalla Cronaca MS. di quella citta, lavoro del cano- nico Jacopo De-Mori, il quale scriveva verso I'anno i44° ° m flue^ torno (1). Ivi il cronista dopo aver narrati i principal-! avvcnimenli nccorsi intorno all'anno ia55, soggiunge : Eodem anno de mense decembris Mercatores feccrunt fieri monetam novum apud Mar- (j) BorclH , Storia di Piacenza vol. 1. ToMO XXYVII. I | io6 discousi ec. chiones de Carrctto quam appellabant CARRETTINI. Qucsta im- portante notizia, che non ci fu conservata da alcun altro scrittorc , quantunquc data cou soverchio laconisino , non merita meno di csscre presa in esame , in nno scritto il cui scopo e di render conto delle zecche Carrettane. Posta la verita del racconto del Dc- Mori , nc verrebbe per prima conseguenza , che alia zecca dei marchesi del Carre tlo s'avesse a dar per principio l'anno ia55, nel quale il marchesato di Cortemiglia ei'a retto dal marchese Man- fredo I figliuolo di Ugone. In secondo luogo, che le prime monete che se ne coniarono portasscro per leggenda il nome di quel mar- chese , cioe di Manfrcdo , e che quindi la sopracitata monetuccia di bassa lega, avente per leggenda Manfredus Marcluo de Char- veto , si debba poter credere una di quelle delle qnali e fatta men- zionc nclla Cronica del De-Mori. Ma e da osservai'e primieramente , che il Cronista dice bensi, che mercatores fecerunt fieri monetam yiovam apud Marchiones de Carretto, ma non spiego se tale mo- ncta falta coniare a loro spesc in quella zecca dei marchesi del Carrello, lo fosse al conio de' marchesi stessi, o non anzi a quello dell'antica, battuta forse in Piacenza , se i Mercatores erano Pia- ccntini come pare , la qual zecca di Piacenza, per cagione di fu- nesti a\Tcnimcnti, avesse dovuto esser chiusa. Non e poi spiegato nel tcsto in qual luogo di questi marchesi si fosse fatta coniare quella moncta dei Carrellini, ne se pci marchesi del Carrctto abbia voluto intendere quelli della linea di Cortemiglia, o non anzi al- cimi di qucgli allri che portando lo stesso nome, per essere signori di molte altre castella , ne prendevano pure un altro c peculiare, quali sono i marchesi del Carretto di Monbaldone , di Torre d! Usso- ne, di Spigno , di Novello , di Ponzone ec. Io inclino poi a credere , se e vero che que' mercatanti hanno falta coniar moneta in qiialcu- no dei castelli posseduti dai marchesi del Carretto, che le monete clie vi furono baltute abbiano continuato a portare il nome e l'im- pronta di quelle medesime delle quali si servivano li stessi mercanli prima di tal tempo, e che quella notizia non si possa accomodare DEL PHOF. COSTANZO GAZZERA 107 ad alcuna dclle moncle sopra indicate die ci rimangono dei mar- cliesi di Cortcmiglia. Imperocche il conic- di nessuna di esse ri- monta si alto, e quclla medesima che porta il nome di un marchese Manfredo non debbe potcr cssere assegnata al Manfredo primo che govcrnava il inarcbcsato in quellanuo ia55, che il tipo nc e piu rccente , ed ugualissima a quclla pure di bassa lega col nome di Oddone. Del rimancntc, dall'csamc per noi instituito della moncta di argento del marchese Oddone , lasciato da parte quanto di oscuro rimanc tuttora in una parte della leggenda , si e potuto ricavare come foss'esso il primo fra i marchesi di Cortcmiglia ad istiluir la zecca ed a coniar moncta , che cosi c non divcrsamente vorra pur sempre essere intesa quella leggenda Monetequae faciendae Mar- chioni J'ormam concessit Oddoni. Di qucsla stessa moncta, o grosso d'argento del marchese Oddone , voile di certo parlare Mario Fi- lelfo, ove ncl suo libro de Bello Finariensi , tra i pregi esimii di qucsta casa del Carrclto, annovcrando qucllo cziandio di aver fatta coniar moncta propria, soggiunge d'avcrc avuto esso stesso fra mani uno di questi denari , di cui indica pur anco la leggenda, della quale quantunque , a mio giudizio, non rcchi che il solo senso , tultavia appare fuor d'ogni dubbio, che non sia altra moncta che questa nostra. Ecco le sue parole : Et ipse vidi Niceae in transalpina Gallia in quodam grandiuscolo Argentco Nummo ac perveteri his verbis circumscripta IIAEC EST MOftETA DOMINORYM MARCHIO- NVM DE CARRETO. Dopo del che non ha dubbio che la monetina la quale porta il nome di Manfredo del Carrelto, anziche al primo debba asscgnarsi al Manfredo secondo dctto Maufredino, che ncll'anno i322 vendeva l'intiero marchesato di Cortcmiglia al marchese di Saluzzo. Parrebbc cosa qui forsc non sconveniente, che seguendo in cio le norme segnate dai piu eclcbri scrittori di monetografia italiana, Carli , Argellati, e Zannctli, fosse da noi preso in esame il valore reale intrinseco , c lestrinseco o nominale dclle monete per noi di- scorse ed uscite dalle zecchc dei marchesi di Ceva e di Cortcmiglia. to8 Disconsi ec. Cotcsle riccrclic, che non mancano ccrto di pregio, ne di utiliti allorche s'aggirano intorno a monete uscite dalle zeeche imperiali, o da quelle di grandi principi o di posscnti rcpubbliche, e che per aver avulo continuo ed estcso corso in lutta, o in gran parte della peoisola , o che pel grand'uso fattone nel coramercio hanno do- vuto c potuto di molto inQuirc sul prczzo dclle merci, delle cose o dclle dcrrate, che lanto importano alia pubblica ed alia privata econoniia ; un talc csamc non ha di gran lunga, ne pu6 avere lo slesso valore, od c di pnro lusso scicntifico, allorche vicne ristrctto a non raolte e miscre moncle uscite dalle zeeche di' alcuni pochi , anzi orgogliosi che polenti fcudalari. Non sappiamo quindi scorgcre quale grande vantaggio per il progrcsso di questc scienze politiche cd econoiniche possa arrecare la cognizione della giusta quantita del puro metallo contenuto nel tornese del marchese Oddone di Cortemiglia , o nei grossi di Giorgio figlio di Nano marchese di Ccva , non che la csatta proporzione di essi con quello di lega , se tali monete e furono poche di numero , e di coi'so si ristretto che non tauto non poterono contribuire alia floridezza e prosperity del cormncrcio, che nc incepparono anzi e sovente il corso pel discre- dito in che il peso loro ognora scarso e discordante dal valore no- minate, lc aveva fatte giustamente cadcre. Ne la cosa poteva acca- dere altramente ; imperciocche lo scopo cui miravano i baroni coU'csercizio dclle zeeche loro, oltre alia vanita, ed alia ostenta- zione di potere, era il solo guadagno, e questo voleva essere e pronto e sicuro; al che non era piu breve strada da tpella in fuori, per cui conservata la forma, il conio , ed il valor nominate delle monete si venisse alterando la quantita richiesta del fine metallo. A tanto abuso, e a cosi fatta detestabile iniquita , cercarono di buon ora di fare riparo coi loro editti gl'imperatori, sia col restringere e ridiu-re, che col proibire il corso dclle loro monete. Memorabili sono per epiesto rispetto le due gride fatte pubblicare in data di Milano e di Pavia dall'iraperatorc Enrico VII negli anni i3io c ! \ 1 4, tempo in cui l'abuso delle zeeche baronali, e deU'adulterazionc •* DEL l'ROr. COSTAKZO GiZZERA IO() della moncla era giunla al colmo. Pel* esse, menlre proibisce e mette fuori di corso gli impcriali uscili dalle zccchc
    8. 1M DISCORSl KC. DEL PROF. COSTAKZO GAZZEIU zecelie ill Masscrauo , Mont'errato , Coconato, Frinco c Desana, nelle quali nulla vi e di dissimile fuorche la leggenda. Qu«Sta inoneta dunque Murchionum Acise vuole essere asse- gnata a que' tempi ne' quali fioriva la zeeca di Cortcmiglia, e dalla quale oscirono le moncle di Oddone ilcl Carrello , verso il linire ilc I secolo der'unoterzo o principio del seguente. A quali poi tra i tauli marchesi d'lncisa si debba piu parlicolarmentc attribuire io no! diro, elie la inoneta uon lo dice. Tuttavia dall esame del tipo di essa . '■ de' sopra indicati indi/.i , e dallo scorgere com'essa anziche il Dome e la leggenda di mi solo marchese poi-t i qucllo comune di tutti i consignor! del feudo Murchionum Incisae, m'induce a credere che la zeeca d'lncisa vi fosse introdotta dai marchesi Alberto e Man- liedo, Raimondo e Iacopo dopo che nel 1292 vennero ricevnti cittadini di Asli, tempo colesto dclla maggiore loro potenza, che esercirono per alcuni anni di buon accordo e tranquillamentc solto I'ombra protegiltrice della possente. rcpubblica Astense. Se non che quella tranquillita venne poscia e poco stante turbata dalla prepon- deranza acquistata dalla fazione Guelfa, per cui scacciati essi stessi dalla citla, invaso e devastato il marchesato , non piu pensarono a fontinuaie leserrizio dclla zeeea. Sopraggionla posria la proibizione tlell iniperalore Enrico nel k'uo, lece si, che come per essa, sic- ,-oiiif 10 ponso , In rluusa I'ollicina monetaria di Corteiniglia , cosi dorettc pure aver fine quclla dei marchesi d'lncisa. SAGGIO Al.CUNE ESPRESSION1 FICVRATE, E MAMERE DI DIRE V1VAC1 BELLA BARBARA LATIMTA DEL BARONE GIUSEPPE MANNO Jpprovato ntWadunanza del *> luglto i83a. I. Lie lingue divcntano ricche, correttc, leggiadre come si accrescuno i bisogni degli uomini , come la civilta ingenlilisce lcspressioue delle idee, come lo studio ordina luso e la collocazione delle j>a- role. Ma la vivacita e dote nativa c spontanea delle favclle; e non solamente ncl paragone delle condizioni di ogni popolo i prirniti\i parlari trovansi esscre stati piu o meno vivi come piu o meno fu- rono favorcvoli le influenzc del cliina , delle religioni, degli abiti SOciali c morali , ina in una medesima lingua le espressioni che ajipartengono all'infanzia di essa, quelle clie furono il prodotlo n<- cessario del piu nccessario collonuio , soprastanno nel rispelto di quella virtu alle manicrc di dire create in tempo di maggiore ab- bondanza c liberla di vocaboli. \vviene cosi alle lingue cjuello clie al viso nmano, il quale ncll'an- dar degli anni va prendendo di quelle fattezzc, c acquislando quella ronfigurazionc che a ciascuno e propria ; ma l'occhio ha inlino dalla prima eta tin raggio piu o incno vibrato the distingue anchc nei fanciulli quella stessa maniera di sguardo clie gli differenziera adulti: talche ahbattendoci in un'itnagitic che ci tnoslri qual era in I a4 SAGG10 EC. ctu fauciullcsca una persona a noi cognila solamente in eta ma- tura , noi oi facciamo talvolta le mcraviglie per non trovarc fra cio che clla era e lo stato suo presente alcuna gradazione di ras- somiglianza, se non die aflisandoci dappoi in qucllo sguardo fan- i-iuUesco e distaccandolo per cosi dire dal viso, noi diciamo allora: e queslo in verita il suo volger di pupille , e quegli occhi sono i suoi. Cio posto e da dirsi che , siccome nellc pai'ole cosi ancora nelle i'rasi, abbiavi di quelle che frulto quasi impensato del bisogno pos- sauo in qualche riguardo essere paragonate alle opere della na- tura, ed altre che figlie di studio deggiano meglio ritrarre dei lavori dell'arte. Per la qual cosa siccome il bisogno e in qualche modo eguale, sia che gli uomini trovinsi in quello stato di societa in cui le lingue vanno creandosi , o in quell'altro in cui le favelle sformate gia dall'ignoranza e dalla barbarie sono scadute d'ogni antica ric- chezza e svincolate da ogni regola , cosi nell'una e nell'altra con- dizione di cose dovrebbe incontrarsi del pari una copia di parole che abbiano una speciale impronta di vivacita. Molli scrittori percio presero ad esaminare con tal divisamento le poesic dei popoli che trovavansi in quella positura, sperando d'incontrarvi in qualche tratto quell'inspirazione spontanea, che for- temenle sentita e prontamente spiegata da un animo rozzo ed in- colto , vale qualche volta assai meglio che il pensiero elaborato dell'uomo studioso. E forse la stessa osservazione potrebbc farsi sulle composizioni piu semplici e piu posate, se composizioni ci restassero dei tempi barbari che potessero invogliarci ad imprendere si fatta disamina : poiche s'e vero che la poesia e il solo linguaggio nobile degli uo- mini pci tempi dei qual'i parliamo , dovi-cbbe anche per 1 istessa ragione il linguaggio ordinario di quella eta avere almeno nella natura dellc parole un qualche colore poetico. Qucllo pertanlo che per iscopo determinato dillicilmcnte si tenterebbe , puo aspettarsi DEL BAR. GIUSEPPE MANNO 125 solamente da coloro che per la condizionc di altri loro sludi deg- giono rivoltolarc quelle carte, semprc die non isfuggendo eglino di prestare per cosi dire una doppia altenzionc a quelle scrit- ture , vorranno anchc considcrarle ncll'aspetto fdologico. La qual cosa ho io fatto qualche volta , dappoiche m'imbattei per a caso in alcune parole di barbara latiuila che per l'arditezza o novita o energia dclle imagini mi sembrarono tali da non essere trapas- sate senza nota. E di alcune di queste ho voluto dare un leggiero e succinto saggio , non pcrchc io pensi di avere bene scello , ma perche son d'avviso che un lavoro anche imperfetto puo in tali materie giovare ai migliori studi di quegli altri che abbiano maggior pazienza , o fortuna della mia. Incominciero dal notarc alcune metafore, le quali a malgrado di qualche arditezza nella figura mi sembrarono contenere imagini nuove c bene scolpite. II. Homo Angidosus. Una figura piena e sovracarica di angoli eslerni e sicuramente una figura che rende un corpo tardo al moto, scabro al tatto , e non facilmente maneggevole. Pcrcio questi angoli trasportati alio spirito , con la libcrta medesima con cui Omero vi trasportava gli archi di circolo intitolando Giove Dio delta ricurva mente, questi angoli dico indicano felicemente un'animo poco accostevole , e da non fidarsene , un'animo che prcsenta da ogni parte le sue puote , e sembra dire come il pastore di Virgilio fcrit illc , cawto. Tale parola pcrtanto di angulosiis , a significazionc di uomo doppio o maligno o di tristo ingegno, e parola ben formata , e che di- mostra essersi fatta prescnte alia mcnle di chi l'adopcro L'bnagine medesima la quale destossi nella fantasia del nostro Divino, allor- che egli, volendo indicarc la rcsistenza gagliarda ch'cra per opporre ia6 ' saccio ec. ai colpi di sinistra soi'tc, c togliemlo con ardita figura l'cspressione di quella dall'unionc di piu angoli cbbe a scrivcre : « Dcttc mi fur di mia vita futura « Parole gravi; avvegna ch'io mi scnta (i Ben tetragono ai colpi di ventura.n Ed ecco pcrcio come convengono nell'uso di nuova e bella figura un cronachista oscurissimo (i), e il principe de' poeti moderni. III. Vagina liabitationis. Chi non direbbc che questa guaina di abitazione sia stata fog- giata nell'oflicina di un poeta romantico dei nostri tempi ? Non rassomiglia essa al mantetto delle antiche memorie col quale il piu cclebrato fra essi invito l'ltalia ad invilupparsi? Pure quest' ar- dita figura trovasi in S. Gregorio Magno (a), dove egli parla dei fnrori dei Longobardi in Italia. « Questa gente fiera, egli scriwva, (i uscila dalla guajna delta propria abitazione venne a travagnarci ii ed opprimcrci; e la popolazione nostra die a guisa di spesse « biade cuopriva la terra, resto abbattuta ed ii-.aridita, 1c cilia de- « serte , le castella distrutte , arse le chiese , rovinati i monasterj « di uomini c di domic, desolati i poderi, c solilaria senza colli- (i vatori la terra : occuparono le Cere i luoghi clie erano tenuti da ti si gran mollitudine d'uomini. » Io non intendo di lodare questa metafora, ma la credo degna di sofTermare un istante il leggitorc: poiche quel paragonare un popolo feroce e selvaggio ad unaspada, e la palria di esso alia guajna che liene il ferro chiuso e non .'llt'iis'ivo, e il passaggio di quella gente in altre terre all'uscire di (i) Quare angulosus Tier Anglorum Johannes exire de regno suo jubel totum convcntun t hristt Canttun tar. Clnon. Andrei), loin, 9, fpicileg. Achcr y. 5g3. Lib 3 , c.ip. 38 Dialog, DEI. BAB. filVSEPPF. MANRO !;■- quell'arma ilal fodero per malvagio uso, e una cli quelle figure clie a malgrado dcU'arditczza lor© ptacciono sempre alliiitelleito, »llor- ahi fas si a considcrare parlitamcntc gli elemeDli cli cui c compo- sta ; benehe spiaccia all'orecchio quell'accozzamento di parole , Don avvezzc per cosi dire a trovarsi iusiemc (i). IV. Iruindutio vocis. Negli statuti anlichi dei monaci Ccrtosini leggesi la seguente av- verlenza (2). « Poiche e oilicio di buon monaco piutlosto il pian- « gcre che il cantare, cantiamo noi in tal guisa, che nel euore si « senla piu il geinilo che la piacevolezza del canto: lo clie merre t< la divina grazia pub farsi sempre che si tolgano di mezzo quelle « cose clie sogliono nel cantare apportar diletto, come si e lo (i sminuzzolamento de'tuoni, e Viuondaziorie delta voce, ed altre (( cose simili che meglio scrvono a risTegliarc la curiosita altrui , « di cib che abbisognino pel nostro cantar scmplice. n Questa i/wndazioiie di voce era dunque cpiclla scric di inflcssioui della voce, per cui percorrendosi dall'alto al basso la scala dei tuoni , fonnasi col rapido suceederc di uno all'altro quella gradazionc , che i francesi ehiamano roulade , e noi appclliamo gargheggio e pas- saggio. I quali passaggi hanno non v ha dubbio nel loro suono ili'un che del muovcrsi AcWoncla che gorgoglia. Come in altro rispetlo ritraggono ancora dell'acqua che inonda, sc si pon mentc a (jiii'll uscir degli ordinarii suoi termini che fa un cantanle, allor- qtiando dopo aver intuonato variamentc le parole che formalin il (1) Ugualc csprcssionc Irovasi appres6u il Duclirsnc In'jM \ormanoruni pn^. 3a. Varum post annum unum qtiu ragman) suae habilaliouis egressus J'ucrni , totam orum marinam nrpinis et incendijx enntaminavrrat. j Stat. ant. Cartas, old. I part. c. 3. 3, cap. I. TOMO EXXVlll l3o SAGGIO EC. figura e figlia di un sentimento di lealta e d'onore, per cui sembra quasi che non possa aflermarsi solenncmente il falso se non iscam- biando quellorgano datoci dalla natura per onorare la vci-ita. Dicevasi auche in quei tempi movire senza lingua per significare la morte di qualcuno senza testamento (i). Ed anche questa e vi- \,teissima figura: poiche il testamento e vera lingua, che non sola- iiicnlc parla ma comanda, e comnnda non solo di prcsenlc ma ]>er lunghissimo tempo tlopo la morte di clii lo scrive. Lingua ossia glossa (che cos'i chiamasi in greco la lingua) di- cevasi il commento poslo ad alcuui libri per spicgarne mcglio il tontcnulo. Qniudi Abbone nella sua prefazione al libro de Bella Parisiaco scriveva , che alle allegovie sparse in quel libro, per che non bene inlesc, egli avea di propria mano soggiunto le lingue. E vere lingue sono in fatto anche per noi i commenti che illustrano git anlichi scrittori; poiche senza siffatte lingue una parte di quelle seritture sarebbe pel maggior numcro dei leggitori scritlura inula. Piacqucmi ancora i) nomc di lingua dato al battaglio delle cam- pane (2). Con tal lingua esse parlano il linguaggio loro ordinario quotidiano, e quell'altro che e solamenle inteso dalle anime sensive, allorchc Torccchio c colpilo dopo lung'assenza dal nolo tintinno di quei luoghi , ai quali le alFeziona qualche tenera rimembraiiza; da quel tintinno che lo novo peregrin d'amore Pugnc, se ode squilla di lontano Che paja il giorno pianger che si muore (3). (1) V. Oucange in tal parola. (p.) Rcgul. Toribii Archip. Limac, turn. 4, concil. Hisp. pag. G62 , ap. Ducangc : Mimslri Sucrarii specialem curam habebum . ut campanae el carum linguae ac Ifiinei bene habeanlw. l>aute purg 8. DEL BAR. CIUSEPPE KAHHO l3l VI. Ecco ora alcune altre figure la cui vivaciti risalta tosto all'oc- chio senza bisogno di lunga spicgazione. Funiculus populi fa adoperato a significarc una fila di pcrsone che seguitinsi per la stcssa dirittura nellaccorrcrc al mcdcsimo luogo o ritornarne. Nel qual scnso l'anonimo che scrisse dei miracoli di S. Ursmaro nelle Fiandre diceva , che per tre di nou s'inter- ruppe mai la covdicina del popolo che andava presso al Santo o na veniva (i). Si disse anche assai felicemcntc proda del capo (prora capitis) la parte anteriore di csso, come poppa del capo fu detta la parte di dietro ossia loccipitc (2). E il cielo ne conceda che questa nave figurata al)bia sempre dalla sua poppa non solo propizii ma anche tempcrati i venti. Espressione poetica e anche quella d'impiumato per ricco 0 do- tato di qunlchc cosa t quale venne usala dal Monaco Teodorico uelle sue lodi di S. Celso Vescovo di Trcveri (3) chiauiato da lui impiuinato di virtu ; la qual espressione , che non dovrebbe piu laiciarsi oziosa dai poeti romanlici della nostra eta, ti dipinge all'oc- chio una virtu quasi naturale , che a modo di penne e infissa neH'animo ; e una virtu che abbella 1'uomo come le penne ador- nano rucccllo; c una virtu che lo innalza alle sfere quasi baltendo lc ale. Parola che ha giusta e propria significazione e pur quella di puh'craticum , impicgata nclla barbara latinita a denotare la mer- cede che davasi agli agrimensori per le loro faliche. Benche sia avvenuto a tal vocabolo cio che al salario romano: poiche come questo non ha piu correlazione vcruna col sale, cosi anche (pello (O Ap. Ducangc. {pi) Constantino Afric. dc morbor. curatioo. 1. i, c io ct iG. (3) Ap. Ducangc. 1 3 a sagcio ec. ha scosso per cosi dire la polvere di cui lo aveano ricopcrto gli agrimensori, o quella di cui forse pin anticamente era stalo cosperso nolle palcstre romaue, per intlicare in prima la rclribuzione clie davasi ai servi clie inscrivevausi nella milizia (i), e quiudi qualunque donativo falto in coinpcnsazionc e premio di fatica. Chiudcro qucsta serie di figure eon la raenzione dello stilticidio adoperalo a significarc quello clie noi diciamo moraento , ossia bre- \issimo spazio o punto di tempo. L'anlico interprete d'Ireueo (2) uso tal voeabolo, allorche serisse esservi alcuni i quali , non perse- verando Del bene per 1111 solo stillicidio di tempo, non a Gcsu ma a Simone Mago rendcansi sempre piu soniiglianti. Qucsta figura originala dall'antico uso delle clessidre , ossiano oriuoli ad acqua , k anche in altro rispetto assai propria: poiclie la vita umana suole comuncmcnle paragonarsi 0 ad acqua che di continuo fluiscc , o ad ouda che si agita e ribollc , o a torrente che dopo breve an- dare s'incaverna c sparisce: onde se gli anni noslri e i giorni sono acqua che corre , le parti piu minute di questo nostro sfuggevolis- simo tempo possono ben dirsi acqua che goccia. VII. Nolero adesso aleuni epiteti felicemente inscriti nelle scrilliue di cui parlasi , inoiti dei quali per levidenza e proprieta loro crauo anche passati nel commie commercio della favella. Capo di lupo era detto il capo di 1111 proscritto ; eppercio chi era stato dichiarato fuori della legge c bandito qual condannalo alia pena capitale, e come dicesi oggidi csposto alia pubblica ven- detta, caput lupinum gcrcbat, poiche nissuna differentia faceasi tea I Hccidere un lupo ed un uomo tale. Prigione tcdiosa ( career tcdjalis ) dicevasi dai Prammatici Ara- (1) C<> SACGIO EC. onoranza, lianno qui ben altra materia di accrba censura , se si faranno a eonsiderarc per quanli gradi sia passalo l'abuso di quel rimedio , ondc poter giungere ad esser adoperato per sola ragioni'. di scusa da un ollieio dci piii facili , e dci piii comodi. Meglio cer- tamcnlc giudicavano del salasso i roniani i quali ne aveano falto una piuiizione inililare. « Fn anticaineiUc (scrisse Aulo Gellio) (i) (i una manicra di gastigo ignominioso il comandare clic ad un sol- « dato si aprisse la vena, e si lasciasse scorrerc il sanguc. Delia « qual cosa non trovasi la ragione nei libri anticlii, sebbone possa « credcrsi che siasi cio falto per risvegliarc quasi da letargo i « soldali di anituo tiepido, c cosi quel salasso fosse da prima « non lauto pena conic medicina; la quale siasi dappoi adoperata « per consuetudiuc a piuiizione di molli dci delilli militari, quasi « clic ogni delinquentc deggia riputarsi infermo. » Cos! egli. E cosi abbiamo noi ragione di dire , che clii volessc ricapitolare la storia ile lie nazioni potrebbe hnpicgare un libreltino di poche facce per eoinpendiarvi per enlro i tratti delle nmane virtu , c dovrebbc la- sciarc aperto per lulta la sua vita un volume di larghissima mole per accoglietvi il cenno delle uinane stranczze. VIII. Le ragioni medesime per le quali incontransi nclle smtture della Barbara latinita figure vivaci sebbenc ardite, ed epiteti aggiustati (juantunque stravaganti , hanno indotto eziandio quegli scrittori a foggiare parole di novello conio, dalle quali gli amatori della pura favclla clic vi s'imbattono rifuggono come da serpente clic sia per essere calcato da essi nel mezzo della via , e sidle quali non di meuo non pu6 essere disdelto ai curiosi di soflermarsi. Generarono il bisogno di novelli vocaboli , e ne agcvolarono la crcazione , da CO Noct. »U. lib. X, op. 3. DEI. BA.t. ClfSLPPE UAHNO I j-* nn caulo lignoranza delle Ijuoiic e Jegillimc voci , c daLTaltro quella liccnza , la quale in (jucslo ctl in tanti altri rispclti non mai c cosi distcsa e cosi sbrigliata come ne' tempi di grandc igooranka e di grandi lumi ; quasi clie alle virtu sole del euore sia dato il ]>oter progrcdiro innanzi senza sospetlo di ccccsso, e le virtu della inenle deggiano restar contentc di on tempcramento mezzano, che ne lenga cgualmeute libcri dal danno del saper nicnle e dal peri- colo del volar taper troppo. Creati una voita i nuovi vocaboli ed adoperati in pareochie delle pubblichc scritturc , cbc formaxano •flora il linguaggio illustre , cbbero a concre quella ventuia per cui nioUc delle parole novelle quanto piu dischiallavano dalla lingua veccliia della quale ritcncano appena il colore, lanto piii scmbravano accomodate alle favelle nuovc clie andavano formandosi sulle ruiin- dell'antica. Lc liuguc vivenli pertanto sono zeppe di vori le quali non altra origine ebbcro se non chc lc storpiaturc della barbaia latinita ; csscndosi gli uomini regolati nella formazionc delle lingue secondarie quasi come si regola la natura, la quale rinnova moltc delle sue opere corrompendolc in prima. Ala una parte delle parole in tal tempo fabbricalc non ebbe la sorte di passare nclle lingue vive ; c non per altro scmbrano esse agli orecclii nostri slrane e non accettevoli , se non perche l'accidente clie ba dato favorc ad altre non ha acccttalo queste. Di tali vocaboli sfortunati io daro qui an saggio. In una cronaca dcll'anno 1177 riportata dal Vossio (1) e impie- gata la parola duulUas a dinotarc discordia c spirito di parte. E veramentc se la concordia degli animi giovasi del vocabolo unione clie riduce come ad uno i voleri di molti , perche la scissura e la dissenzione non potra essere simbolcggiata dal numero di due .' Sant'Agostino ha usato in qualche luogo (2) la parola strana tli noluntas. Ma e strana perche l'ha usata egli solo. Che se altri si (1) Dc vit. Scrm. lib. 5. (i) Dc Civil. Dei lib. XIV, cap. 6. ToMO XXXVII. 1 8 l38 SAGGIO EC. fossero avvisati di argomentare dal nolle al nolunlas coinc si era proccilulo ctal velle al voluntas , e la lingua nuova avesse dato passo ad una parola il cui significato non e spiegato perfettamenle da verun altro vocabolo, io avrci oggi potuto scrivcre cite i lavori let- tcrarii come il presentc non sono fatti per chi ha nolonlh di aggi- rarsi fra le minutaglie. Non parola nuova, ma parola nuovamente impiegata e quella di evtdeniia a significazione di carte, tavole, od instromcnti contcnenli le proprie ragioni. E cio si disse non solo perche I'autorila di tali scritlurc rcndeva le ragioni ccrte cd evidenti, ma anchc perche la formola consueta di esse sit omnibus notum era indirizzata a render evidente e conosciuto a tutti quello che contenevano. Vocabolo curioso nella storia di quella bugiarda umilta che re- gola il rollocpiio coraiinc , si e il titolo di extremitas , di cui nei tempi mezzani servivansi talvolta coloro, i quali parlando a persone supcriori non erano paghi d'innalzarle con alcuni di quegli osse- quiosi litoli ai quali meglio che a qualunquc altra parola conver- rebbc I'gpiteto omerico di parole alate e volanli all'insu, non erano dico paghi dinnalzarc altnii, se con vocaboli di sperticata sommcs- sione non abbassavano se stessi. Si diceva allora dunque la mia cstremita per far meglio risaltare l'altrui eccellenza , rincantuccian- dosi per cos'i dire nell'angolo il piu remoto e ncirultimo confine , donde le preghiere dell'uomo debole possono giungere agli orecchi del possente. IX. Di questc parole nuove per6 alcuue sembrano formate con si saggio consiglio che meritano non solo cenno, ma eziandio lode. Couimendevole assai e il vocabolo di aequilibrator regis , il quale credesi desse il titolo a quelli che noi chiamiamo governatori dei giovani prinripi. L'equilibrio delle passioni, degli aflelti, delle doti stesse deH'ingegno , e necessario piu che ad altri ad un principe , il rpiah- a diiferenza di un privato cittadino non put) neU'esercizio DEL BAR. CIL'Sr.rPE MANNO 1 3g mcdcsimo delle virtu conccder troppo tempo ad una sola di esse , senza chc qualchc danno lie torni a chi aspctta dalle altre o con- forlo o aiuto o reiidiincnto di ragione. Quegli perlanto ch'e chia- mato a qucll'alto officio di educatore , dee studiarsi sopratlutto di contcncrc in termini eguali l'amore che dee inspirarc al regio alunno per tutli i grand i doveri del principato; e dove raflrcnando, dove incoraggendo , dove disingannando far si die convengano i sentimenti e gli abiti di lui in un certo leinpcramento, il quale nou con altro vocabolo puo esserc spiegato mcglio, conic con quell" di cquilibrio. Mcrilava adunque di esscre conscrvata la memoria di qucsta denominazione di aequilibralor regis , attribuita in una carta di donazionc del 1067 a Baldrico , il quale (per quanto almcno ne giudica il Ducange) dovca essere govcrnatorc di Filippo re di Francia clie contava allora i3 o i4 anni di eta. Merita del pari di esscr riprodolta la menzione di un titolo di onore clie vedesi dato (pialclie volta agt'imperatori , chiamati in alcune scritture vostra trauquillita o trunquillissimi signori. Per mezzo di tal predicato me- glio si manifesto la ragionevolezza dcll'altro titolo di aequilibralor regis di cui sopra si parlava ; poichc la quiete e il frutto naluralc del tenerc in bilancio le passioni. Ad ogni modo per6 la parola e felicemente imptegata ad indicare quello che dovrebb'essere l'ordi- nario stato del cuore di un principe. Nc la parola puo dirsi andata in disuso , perclie vive ancora a ricordare la trauquillita di quei tempi, la serenita dei noslri. Frutto di virtu politica avrebbe pur dovuto esscre il titolo di debilis persona die trovasi dato alle persone d'infima condizione , poiche quel titolo, inspirando compassione verso chi lo porta, ri- eorda piu vivamente ai possenti il dovcre che loro corre di aiutarlo c proteggerlo. Nell'escmpio pcr6 chc sono per addurre vedesi chiaro come l'essere chiamato debole fruttava alle volte inumano sprcgio. In un decreto di Childeberto re (1) leggesi in proposito di qualchc (1) Cap. 7, Ap. Ducange. l4o SACGIO EC. severa pimi/.ionc: se Vaccusalo sara tm Franco si faccia venire alia nostra presenzu ; ma se sara persona debole simpicihi net luogo del coimnesso misfatto. E cost la voce di debolczza clic non dovrebbc niai pronunciarsi senza farlc corrispondcrc la parole di appoggio c di soccorso, sembra malaguratamcnle collocata in quel la legge per far solo risaltare maggiormente l'abuso della forza. Se mm die era cosi frequcnte in lai tempi quest'abuso, ed erano cost avvezzc le deboli persone ad essere malmenate, chc ben lungi . dallo scandolczzarsi delle prcpolcnze lcgali, trovandosi esse sempre in termini di sopportarc ogni maniera d'ingiustizia, o vi si assog- gettavano con minor scinimento di torto, o procuravano ancbe di ' scbermirsene con apposite guarentigie. Ncl qual ultimo rispelto non sara forse mal collocalo in questo luogo un cenno dei palti chc tal- volta stipolavansi in attenzione dclle venture avanie. Fra i quali piacemi il rammcutare cpiello clie il Muratori trasse da una carta romana del io3o riferita dal Turrigio in cui Leone Datibus giu- dice, afl'ittando a Gregorio de Gizi la meta di una sua casa a so- laio, acconscnte a questa condizione, clie se niai 1'imperatorc fosse per ripassare nella citta, e per mezzo delFimperatore od allrimcnti la casa venisse ad essere danneggiata o guasta la masserizia , sa- rebbe il padrone obbligato allc restaurazioni convenienti. Ed av- vertasi clie non si tratta qui di passaggio guerresco otrionfale, ma di visita pacifica ; poiche non per altro sembra messa quella clau- sola, se non per l'esperienza che erasi fatta tre anni innanzi nella venuta di Corrado I imperatore , recatosi in Roma a prendervi la corona (i). . (i) V. Murat. antiq. ilal. med. aevi. Dissert. XXI. La casa di cui in questo istromento , dicesi casa soltiriata scandalicia , cioe a solaio , c ricopcrta di scindule , vale a dire di assi- crllc di legno Tuna appoggiata all'altra , e couficcate con chiodi. Da questa forma di tetti nilscevano i frequenti incendii che trovansi riferiti nclle cronachc di quci tempi. Galvano Fi.imma (ncl cap. i56 Manip. flor.) dopo aver narrato uno dei piu tcrribili di tali incendi, ciotv qucllo di Milano del llo5, scrive che la citta di Milano non era allora , per le niolte di>truzioni cui era loggettu , composta di case murate, ma di case fabbricate con cannici DEI. BAR. CIUSr.PPE MANNO T.J! \ iilu polilica in ogni tempo c virtu ili gran momcnto si e l'cco- Domia c il temperamento nelle pubblichc spesc. E una parola ben iinmaginata nella barbara latinila tendeva a semprc ricordarla , mediante il nomc tli partitas imposto al pubblico erario, gli ain- lninistratori del quale crano pcrcio appellati procwatores parci- tatis (i). Questa parcila adunque puo essciv a giusto titolo lodata, come vocabolo die nella sua significanza racchiudc un salutarc av- vertimenta. Scbbcne l'angustia delle rendite ha potato anche tal- volla ampliare la significazione di (picl nomc, ed inspirarc ai prmcipi il pensiero della moderazione dcllc spese. Vedesi in fallo in alcuni oidinaiueiili loro uu grande studio di tale economia: e per citarnc un csempio , nei regolamenti della casa dei Delfini nellanno i34o ripoitati nella sloria del Delfinato (2) leggonsi le seguenti minute avvcrtenze: 0 II maestro della cucina sia sollecito ogni di ad esplorare la a nostra volonta sopra i cibi da cuocersi in quel giorno, accio se ile a sofl'erire limporlunila degli accorrcnti . . . Abbia cgli la « decLqaa del pane, e tutle le rcliquie del refettorio sia del pane « che di qualunque vivanda , e del \in<>. E d'uopo pero olie nel « distribuire l'eleniosina egli usi di una gran discrezione, riser- n bando i cibi piu teneri e piu delicati alle persone di comples- « sione piu graeile , e che ad un tempo presti attenzione speciale « a coloro che potrebbcro arrossire di trovarsi nel consorzio degli v altri mendicanti, ai quali dovra cgli constituire un luogo appar- « tato aflinchc possano ricevere segretamcnte quello di che abbi- « sognassero. » Quanti bei tratti di ingegnosa e delicata carita ! Diciamo dunque il vero dicendo che se nei secoli di barbarie vo- gliamo vcdcre i vestigi di qualche virtu come dell'ingegno cosi del cuore , bisogna ricercarli nei ministri dcll'altare. Ecco ora mi altro vocabolo, che (juantunqne non novello, pure nell'iiso novello cui fu adattato indica un animo di tempera assai benevola. Misericordia era voce forense, con la quale significavasi la pena o la mulla, clie non cssendo cspressamente definita dalle leggi lasciavasi all'arbitrio del giudice, dalla cui severita o commi- serazionc dipendeva percio il delerminarne il grado maggiore o mi- uore. Parola era questa filosofica ed umanissima, in quanto con- tenea la tacita awertenza, che l'arbitrio dec sempre inchinare alia pieta. Quindi diccasi ancora esserc taluno rimesso alia misericorr/iu del re, allora G, tit. dc privifeg. milit. {; 9- it. Cur. M. 3 ol 4 , ^ 8d5 dei. Bill r.iusr.rrv uajwo i j : \ giudirare parimente della bai*barie d<-i giudizi botrebbe l>a- stttre il citore nuello die appellavasi giodizid di VeStfalio ossia ^in- dizio segteto. Questo gimli/.io clic credevasi instituito da Carlo M. era slimato cosi solenne , clic di rado perrnettevano i CeSaffl s« ne interponessc appcllo alia presenza loro. La forma del proflferir la sc.ntcuza , quale fu riferita da Agosl'mn Patricio nella storia del Concilio di 15asilca (i), si era, clie dopo la relazione del misfnlto poneasi nel inczzo dei giudici una eordirella, e so laccnsato pares degno di pena capitate , toccavasi daj giudici col dilo la rorda . senza od ascoltare difesc o ragionnre od allriuicnli parlarr ; ted accio il condannato in qualche maniera fosse renduto ronsapivolr della sua sorte , uno dci giudici (da lui non veduli giamtnai, cd incogniti a tutti) faecndoglisi incontro toccavalo con uno scudiscio, e dicevagli le seguenli parole, tanto pin barbare , quaulo ] > i u in apparenza stolide od insignificant! : anche altrove si niangiu bion pane come qui. E dopo cio era lecilo a cliiunque di urciderr nn nomo cosi stranainenle condannato. Potrebbe egualmcnte rammentarsi in proposilo di ferocia crimi- nalc la trcincnda consueludine dei cosi dclti giudizi di Dio. Ma cssendo questi troppo noti , io accennero quello solamenlc che rispctto ad essi o e meno conosciuto o fu malignamenlc dissimulato dagli scrittori ne»iei di quclla religionc, che ha gia perdue volte liberate la terra Halle barbaric dei costumi c dcll'ignoranza , e la quale non potra pin salvare i nostri posieri da queU'altra baVbarie di troppa civilta cbc minaccia oggidi il mondo, qualora non si peisista a combattere animosamenle contro a chi tenta di sbarbai e dal cuore umano ogni prineipin religiose II cenno che io voglio dare intorno a questi gindizi di Dio, (del quale pu6 trovarsi la migliore spicgazione nella dissert. 38 del Muratori) si e sol unente |>er dire, che non fu gi;\ la chiesa la quale abbia imrntato tali (■) Ap. Labbcum. torn >3, Ccmcilior. cot i5GG l5o SAGGIO EC. giudizi (cssa riconobbe solamcnte , e riconosce anclie oggidi la sola purgazione per via del canonico giuramento); e che lion fu- rono tali giudizi giammai approvati dai romani Poutefici, i quali anzi tarito fccero clic poterono infinc abolirne l'uso. Erano bereft iliiamati tali giudizi purgozloni volgai'i, cpiasi inslituite dal volgo. lienche essendo state approvals da parccchi ecclesiasliei ; trovinsi talvolta le formole del giudizio descritte ne' loro mcssali e nei ri- tuali, al pari delle altrc ccrimonie ecclesiastiche. Questa osservazione sola ho voluto qui inserirc, piu pago di procurarmi l'occasione di un utile disinganno per qualche persona meno instruita (i), che rispet- tivo a discostarmi un po' troppo dall'argomcnto di questa scrillura. XIII. Tralascio pertanto di piii oltrc inoltrarmi in questa digressione, e litornando donde erami dipartito, soggiungero come a guisa di ap- pendice al ragguaglio di quelle espressioni Ggurate o maniere di dire vivaci che ho tratto dalla barbara latinita , im brevissimo cenno di un'altra sorta di figure appartenenti alia medesima eta, di quelle figure cioe colle quali gli antichi monaci aiutandosi del gesto espo- nevano senza il soccorso della parola l'uno all'altro i loro concetti. Siccome qucsto gesteggiar monacale e in qualche^ parte ingegnoso, bo creduto che polrebbe risvegliare la curiosita la compendiosa no- lizia che son per dare di qualcuna delle espressioni di quella niuta favella. Segno era chiamata dai monaci la configurazione che davasi da fssi alia manOj onde chiamare od indicare qualunque oggetto aves- sero in mente. Osservandosi uei monasteri un silenzio quasi per- petuo , di modo che era conccduto rade volte il colloquio nella chiesa, nel refettorio, nel dormitorio e nelle ollicine del chiostro ; ( V Mural anU.j. ital discrt. XXXVIII. DEI. DAR. GIUSEPPE UA.NNO 1 .^ ( inslruivausi ill tempo i novizi a significare con quci scgni qualuu- que cosa di clie abbisognassero, e ad indicarla sccondo lesprcs- siouc di l'ctronio con la mano loquace. Leggesi pcrciu nclli; ron- suctudiai di Udalrico (i) come corrca strctto obbligo ai novizi di fare talc studio, ondc non aver cagione di viularc lc leggi del silenzio monacalc , c vi si riportano distesamcnle lc manicrc dei scgni. Quelle pcro clie io qui soggiungo sono trattc dal libro ma- noseritto dj S. \ iltore di Parigi, dal quale lc presc il Durangc. Ecco alcuue dcllc piu curiose. u Nel chiedere pane bai da fare an circolo col pollice e colle « due dila die seguouo. « Per segno di quclla sorta di pane che appcllasi volgarmenlc « torta , liai da aggiungcre una figura di croce nel mezzo della « palma, perchc qucste torte sogliono in tal guisa spartirsi. « Pel segno delle fave sottoponi alia prima nocca del pollice la w sommita dcllindicc, e lascia cosi soprastare il primo dito. « Per chicder miglio dei fare un circolo col dito , pcrche cosi « si tramena questa vivanda colla mcstola nella pignalta. « Se chiedi una miuestra di erbaggi , raena un dito atlraverso « all'altro come fa chi incidc le erbe che deggiono cuocersi. « Per segno gencrale di pesci hai da imitare con la mano il « dimenio della coda d'un pesce entro faccpia. « Se perb trattasi di seppia allarga in prima luttc lc dita , e « quindi da ad esse cosi separate il movimcuto medesimo. « Dove domandisi anguilla chiudi ambc le mani, come farebbc i-olui che stringesse e prcmesse un anguilla che sta per sguiz- « zargli di mano. « Se vuolsi lampreda deggiono notarsi col dito nella guancia i « punti che qucsto pesce ha al dissopra degli occhi. « II formaggio ha da chiedersi congiungendo lc mani obli([u:i- « mente , come fa chi prcme il cacio. (i) UcUlric. comuct. lib. 3, cap 3. l;5a SACGIO KC. i< II lalte ha da siguificarsi slringeado fra le labbia il iliLo mi- u gnolo ad imilazione tli cio clie fanno i bambini quando succhiano. u II mielc si dimanda col metier fuori la punterella della lingua, u cd applicandovi quindi le dita quasi si voglia lambirle. « Per segno di aeeto si dee soflregare col dito la gcla ad indi- « care come cola fortemente sentilo. u Quando si chieggono fruit a, e specialmcnlc se mclc o pere , si h slringc il pollice insiemc con le altre dita. « Se ciriege si aggiungc cziandio di metier up diLo sollo dcll'occhio. « Se brami aglio hai da stendere il dito contra l'aperlura della h bocca, a significazione dell'odore clie n'esala dopo prcso quel eibo. « Se hai bisogno di uu bicchiere tieni in alto e alquauto cur- « vate le Ire prime dita. (i Se una scodella la uso in egual mauiera di tulte le dita. » Tulti quesli segni erauo imaginali per soddisfaie ad alcuni dei bisogni del vitto. Veggiamone adesso alcuni riguardanti le altre necessita giornaliere della vita. Per qualunque parte di abito il segno ordinario si era di ligurare di vestire quclla parte di vestimenta di cni si volea far dimanda. 11 raetallo era espresso con percuotere pugno con pugno. li coltello col trarre la mauo pel mezzo della pabua. L'ago era significalo in prima col segno generale del melallo , e poscia mettendosi nella positura di chi vuol infilarc refe per la i-ruiia di esso. Per nominare leleinosinicre si dovea far caderc la mano dal deslro omero infino al sinistro lato, perche in quella mauiera suole dai mendicanli portarsi indosso la bisaccia. A dinotare un compalriola o un consauguineo si ponea la mano tro al viso; e il dito mezzano s'appoggiava al naso per indicare il sangue che suole talvolta goceiolarne. Per dire non lo so doveano forbirsi col dito le labbra. •egnale di vcslirsi si aiferrava col dito pollice ed indicc la die si porlav.i avanti al jiello, e si tracva allingiu. nr.i. iun. ciusetpe manno Per segno di spogliarsi si trneva in egunl manicra all insii. A indicare cosa buona si me tic a il pollice sovra una gaansia distcndcndosi le altre dita sull'altra mascella, e palpeggiandola quimli mollementc. Per mostrare all'opposto cosa malvagia, si disponeano iiregol.n- mente lc dita sulla faccia , e coofigaravailsi cone le unghic di m ■- cello rapace che allragga a se qnalche cosa per laccrai'la. Notero in uhimo qui fra i segni deslinali a denotare acioai « * i religionc un gesto clic mi parve assai strano, significante le cos) delte lezioni della inessa, e del brcviario, per le quali in tat grin si precellava: u Per segno di lczione hai da accostare alia DMIM » o al petto un dilo, e cjuindi piegatolo in cima ritrarlo pin \olte. « come fa colui clie con le unghie va raschiando dal foglio n<-l parere essere spiegati , se non se coll'uso , il quale ogni cosa piu dispa- rata pub trascinare ail uguale significato. Coinunque siasi , dopo aver dalo im saggio del come nei tempi barbari ordinavansi o auimavansi le parole, era anchc opportuno mi ceuiio del come si suppliva ad esse. E anchc 1111 cenno puo essere utile irattandosi di eta , la cognizione dclle quali dovrebbe essere niio dei nostri studi principal! : perche nuove slirpi di u>>- mini venncro allora a soggiornare nelle regioni mcridionali di Eu- ropa ; ed interrotta in qucsta maniera la continuazionc dei tempi e dei costumi degli antichi popoli, od almcno stranamente mesco- latasi la vecchia corruzione con la fresca barbarie , nacquero nuove iustituzioni , nuovi bisogui , e beni e mali anche nuovi. Onde cio ■:he noi siamo e in meglio o in peggio una conseguenza , una progressione, o una degenerazione di quei tempi. DELLE FINANZE DELL* M 0 N A R C H I A D I S A V O I A ne' SF.COL1 Mil E XlllI DISCORSI QUATTRO di Luigi Ciniunio DISCORSO TERZO DELI. AMMINISTIVAZIONE DEL DANA10 PL'BBLIC* Letto ncir adunanza del 10 di gennaio i83i *Jc, enlrate clella Corona di cui abbinmo nel precedente discorSo considerato il numero e la qualita , erauo governate ne' due secoli cli cui trattiamo con ordini scmplici e schietti, ma tra pel «'or- rotto costume di quelle eta , tra per 1'imperfezionc dcgli orditri civil! non sempre altrcltanto sicuri. Le nostrc ricerche saranno jiertanlo indirizzatc a inettcrc in chiara luce i .* come si facesse il riconosciinento di esse entratc; a." come e da clii sc ne facesse la riscossionc ; 3.° con quali forme si regolasser lc spese ; 4 ° '|Ui1' fosse, e come seguissc , e in mani di cui il rendimento de' conti; 5.° infine riferireino le leggi date su tal soggctlo dai Conti di Savoia nel giro dei tempi die tibbiam piglialo ad illustrare. r.° A riconoscere i tributi, i censi e le altre maniere di presta- aioni dovtite al Conte di Savoia dai varii ordini de' suoi soggelti mandavanst attorno alcuni Cherici, i quali, chiamati per pubbliri Ill) PELL AMMINISTP.AZ10KE proclaim e con minaccc di pene c di confiscazioni (i) gli abitanii ili ciascuna terra a conscgnar i loro debili, si gli annovali , che quelli che rilornavano soltanlo a certi casi, tulti diligentemente li notavano sur una lunga aggregation di membrane, che scivia poscia di specchio ai castcllani, ai mistrali cd agli allri csattori per riscuo- tcre i debiti , ed agli esaniinalori di conli per approvarli. SifFatta operazione chiamavasi extenta, e rinnovavasi frcquenlcmcnlc secondo che lc morti de' tassati c le mulazioni di condizione ne induceano la neccssita (2). Ollrc a ci6 pare clie i mistrali avesser balia di comandarc al piaccr loro alle persone gravate di qualchc presta- zione realc di consegnare i beni che tcnean dal Conte; imperocchc troviamo in Val di Susa nel 1290 im Gioanni Muliaari punito di multa assai grave per non avervi obbedito (3). 2.0 Siccomc la maggior parte de' censi ed altre prestazioni rcali eonsisteva nel contribuirc al Principe una porzione de' frutti , e talora eziandio nel presentarlo d'alcuna delle rare produzioni d'O- rientc, come a dire noci moscatc, garofoli , pepe , cannella , gen- giovo ; e che una parte pcrfm de' pedaggi levavasi anticamente in natura, incomoda ne riusciva la riscossione; e via piu incomodo il conscrvarli; le caslcllanie poco lontane da alcuna delle rcsidenze estive od invcrnali del Contc vi facevano trasferire la loro raccolta; cola allogavansi in capaci magazzini , ove un soprastante col titolo di custode delle vettovaglie ne tenea cura finche od alloggiandovi il Contc colla splendida sua corte si consumassero , o non venen- dovi sc ne ordinasse la vendita. Nclle castellanie troppo lontane (1) Recepit a Thoma ancili quia eclabat quoddam /iclum Domino VllX denar. grossorum Conto
    9. procedcast per ordine del Consiglio e taiora in prcsenza dun con- sigliere alia vciulita ili tali derrate , la quale per L'ordmario face- \asi a'pabblici incanti (i). Esaitori de' tribati nelle castellanie erano i mistrali. Nelia Mo- riana dove le ragioni del Conte erano mcscolate con quelle del Vescovo , chc avcndo parte di giurisdizione in molte terre avea simibnentc parte de' proventi, il riscotitore de' incilesiini cli commie consenso depntato pigliava il noine di Coreario (2). Ogni castellania era divisa in pin mistralie. Sei ne abbracciava nel i334 la castellania di Ciainberi (3). Circa all'autorita de mistrali notabile e l'atlo di ricognizione delle ragioni della mistralia di Chambucro nel 120») da not gia pubblicblo (4). Qlltvi si rede die i mistrali o minislcriali viaggiando per alfari del Conte a qualunqne terra perveuissero poteano farsi foruir le spese ; cbe ne' giudizi niaggiori avean diritto di lev-are varie tassc, una pel Conte , l'altra per la Contcssa , la tcrza pel \ isconte , la quarta per se ; si veramente die si levassero in modo ragioncvnlc c misurato. Ancora avean diritto di conccder beni in albcrgamcnlo salva lapprovazion del Conte. Dove e da notarc cbe i forestieri die capilavano nella mistralia e vi facean dimora uu anno e un di seuza aver altro signore , cadeano in podesta del Conte , se per miuorar lc condizioni di servilii 11011 avcano gia prima consenlito d'esserne censuali pigliando da csso lui terre in albergamento. Tanla autorita fu coll'andar del tempo assai diminuila, percioccln dopo la uiela del medesimo secolo trovansi ridotte in man de' ca- stellani le principal! prerogative de' mistrali; i castcllani cran quelli [1) Conti della Castellania di Borghcttu 4®- Conto di Gioanni Gervasio Cancellier di Savoia, i3Go-6a. Conto di Umberto di Castcllctto sigillifero del Consiglio residente in Ciajnbcri l3'i6-ag. fa) Conto di Pier Docz csattore di Martigny ia6i. (3) Couto di Aimono di CUallant castcllano di Chillon 12GGG8. 1>EI. DANA10 PI BBLICO Okre a quest, avoanv, ancora al„i lesoricri , i fen* de« qnali * .■ompone.no cli ,.,,1,0 di daruh, o di ,l(,,a,c str.dei.te dai Lventi A quale ,e casual, Tal, e,,,„„ ad e.empio i „,,,i dc»a 0a8a 'Id Cute, deUa Comc.su e de' Wo AgKuoJi eh. tutti arew casa e l-nello separa.o ; cosloro si cI.ia,„.va„o ehcriei dellospizio ; tali erano ancora , teso.ieri dell, gucrra; tali ,,„,]!, che si cLturv, quanrto si tabbneavano case, bastite, Wtezze (i). 3.« Gli ordini di pagamento si da, ,,„ bUera del Gon.c di J»vo.., ed ,0 assenza del Con.c per letter, del consiglio. Queste ch.amavans, fetter, di mandate («> Tal,,,,, la person, a cui si dove, pagarc uon era cerla, come quando ,1 Conic ordinate ad u„ casicl- Wo d. pagar gli stipend* dique'dieoi o vemi uomini d'arme che eranoandat, alia tal fazione; ed allor. oltre ail. letter* di mandate ncluedevas. aueora la Letter, di teslimonianza la quale si spediv. dal l.al.o perattestare che que" tali che nominav. „omo peruomo.ve.no scrv.lo tanti d, alia tal ragionc di slipendio. Ma queste ed al.re regole .emplpci e bnone erano molio spe&so trasenrate. Impemoc- che molt, erano fra quei che pagato i Wo censi i onet. so- nante, che per aver occasionc di domandar qualchc grazia pa«a- vauo , loro debiti nelle mani del Principe, i ouali poi rieercali dagl, esalton, dieevano sc aver pagato ed a cui, e nulla aveano d. che fame fede; ondc lulliciale conlcggiando dovea poi dire al capo suo: il tale nulla page, ma dice aver pagato al signer noslro- in prcsenz. del talc (3). Ancora molto spesso accadeva che il Conte desse a qualchc nfficiafe ordini verbal! di pagamento; e siflatti or- dini erano eseguili , e rccavano poscia non lieve disturb* alia rego- lanta de'eonti. Di qui nasccva che al render dessi conti sarebbe (i) Conti dcll'ospiiio del Borghctto dal ,390 al i3io Computus GuilUlmi d. Cstellione de recept.s et Utrati. fed, per ipsum ,-„ „ _, exevctu aucm tcnuit Dominus ante Corberiam etc. .3«. mmF* Conto di Pier Vicini segrctario c tesoricre del Contc di Savoia ,3n, (a) V. 1 document! num. II. III. IV. V. (3) V. il documento num. VI. Vcdi i conti dclj'ospino dal ,^68 al .343. 1G0 deli/amshkistrazione stata scmpre a desiderarsi la piesenza del Principe; laddove quesli v'assistea bcnsi molte volte , ma molt'altre , impedito da ncgozi di maggior momcnto non v'assistea. Arrogeansi a quesle impcrfezioni lc ckroghe chc si faceano in favor di qualche ufficiale agli or din i □enerali in materia di conti , perdu-, sebbene il derogar una legge lalvolta sia giusli/.ia , luttavia nulla & pin lodcvole in eose di i'i- nanza, clie la sevcra osservanza d'ogni piu minuta formalila. A que' tempi il nerbo d'un csercito era, siccome tutti sannn , la ravallcria , la quale carica di ferro, era la sola clie avesse polere di sostener la ballaglia, mentre i fanti leggermcnle armali si crm- tentavano d'appiccar la mischia e poi rilirandosi ai fianclii cd alle spalle attendean a secondar le prove de' eavalieri. La cavalleria coinpnncasi di vassalli c rctrovassalli del Conte , c di que' eavalieri di ventura clie per deslo di gloria correano da lontane parti tosto i-hc avesser scniimenlo di una guerra futnra. E nolo esser stati i eavalieri si pesantcmente armati, chc cadendo , difficilmenle avean modo di rilevarsi , laddove gli scudieri cran cliiusi in men gravi armature. Quattro guise percio di cavalli erano adoperate. Cioe i gmndi destrieri , i cavalli mezzani , i corsieri cd i ronzini. I primi serbavansi con gran diligenza pel giorno della battaglia ; alii di stalura , forti di membra, feroci per indole e per educazione, facendo impeto ncl bollor della mischia, non ostante la gran mole di ferro che li premea facean prove maravigliose. Gli altri fuori della batlaglia da' eavalieri, e sempre dagli scudieri, o da ricchi borghesi dellc cilta franche si cavalcavano. Mandavansi i migliori fanti dalle terre del pacsc di Vaud, e molto buon conto rendcano di loro in guerra (i). Ma i vassalli cd i comuni non erano, come gia s'e veduto, tenuti a seguilar il Principe nelle sue guerre che tanti giorni all'anno ed (i) AH'imprcsa del Fossigny net i355 mandarono i borghesi di Mcldun 4<"> clicnli (a picdi), que' d'Yverdun 85o, que' di Romontc 100 , que' di Roue iao, que* di Morges 80, que' di Jiyon 60. Conto d'Aimone di Challant sij. di Fenis, i355. Arch Cam. DEI. DANAIO PUBBLICO id I infra certi confini; e quando conscntiano di valicar quel numero di giorni o que' confini il Conte facca loro le spcse. Ollre a eio veniano con propri cavalli , c con armi proprie alia cliiainata, e di cio che perdeauo doveano dal Conte venir rislorati. A quest o fine eran dcputati ad ogni esercilo clie si facca due cavalieii col tilolo di marescialli i quail passavano a rasscgua i cavalli, e Coll'auUo dun clierico tutti li dcscriveano per pclo e per segno c ne (an an la stima ; c quando aleuno di quei cavalli veniva nella rniscliia ad isscr morto o magagnalo , essi se lo faccan tosto rapjin •>> niaie , e riconosciutolo , dirltiaravau per pubhliclic lettero il lailo c inauda- vano al tcsorierc di guerra di paganM la stima (i). La moslra c la descrizioue dc' nonii di lulli que' the mililavac,.. solto la sua bandicra, c dello slipendio che a ciascuno secondo la propria qualilu veniva ultribuilo, era simiLmculc presrrilla ;d baiin. Qucste resole tanlo necessarie in opcrazioni in cui piu che in iws- sun altra e agevole mallear di fede , furono tullavia alcuua \olu derogate (a). 4-° Nel secolo XIII depulavasi per opii balialo lalora uno, piu spesso due de' consiglieii del Principe i quali andavano luogo per luogo levando il conlo de' caslcllani da cui venian loro foruite le spesc. Nel 12G7 visilavano con tal uflicio la A al di Susa Tommaso di Rossiglione , il quale era, se non m'inganno, balio di Savoia , (1) Emende solute 1'igorc literarum dominorum Pliilippi de Jttys el Lancelot* de Caslel- linne militum niarescalcorum dicte cavalcate testificanlium per eorum litieras datas ui infra dictos noliles nuusram tie dictis equis et corset-ii* pilarum et lignarwn injrascriptorum coram eis fecisse et per eos quantitates infrascriptas cstimatos fuisse Mosque mortuos et njjbllatos fuisse in servicio doinini scilicet in cm-alcatis predictis et per eos siU pro ajfollatis et mortuis tanquum maritcaUi$ exercitus redditos fuisse etc. Conlo dell,iui]irc$a di Fossigni d'Aiinonc di Chill. mt sig. di Fcnis , i355. (a) Lettcra d'Amedoo VIII agli Uditori dc' Conli data a Ciamhrri I'ultimo fiorno d'otto- bre 1399, in cui manda allogarsi nci conti del marcsciallo Bonifacio di Challant 6974 fiorini 10 danari grossi dclla rcgina non obstante quod non declarat nnminn gentium ttrmorum I'rigandorum et balisteriorum et quod non fust facta mostra lit solilum est de eisdem. Conto di Bonifacio di Challant. Arch. Cam. Tomo XXXVII. aI 1 62 dei-l'ammikistrazioke ed un Aimone cherico (1). Amcdeo V scnti di quantc male consc- guenze era cagionc tal uso, c voile che i castellani sodilisfaccssero al debito di rcndere i lore- conti nel luogo ov'ci si trovava col suo consiglio. Levaronsi pertanto i conti ora ncll'una ora nell'altra terra ma piu sovente a Ciarabcri od al Borghetto nelle quali due ordi- narie residenzc del Principe v'era la Camera dc' conti, e 1'Archivio dc' conti. Leyavansi in questa guisa. Un cherico che si chiamava ricevitore del Conte teuea la penna e descrivea le partite del caricamento di mano in mano che dal cr.itcllano eran lelte. Due consiglieri teneano in mano Yextenta ossia lo specchio dclle entrate della castcllania; e quando il castellano senza giusta cagione avea tralasciato di ri- scuoterne alcmaa, gli faceano comandamento di riscuoterla, prefig- gendo talora termine e pena; o di pigliar informazioni suU'asserta franchezza del debitore ; o di ridurre i beni del debitore in man del Conte. E questo comandamento si scrivea dopo la partita che v'avea dalo occasione. Nel conto di Pier del Pozzo castellano d'Aiguebelle nel 1377 si legge « di tre soldi che dee l'albergo di Says non si da caricamento, ne poi ch'egli e in uQicio si son pagati. = Fu piu volte comandalo al castellano d'andar al possesso de' beni di detto albergo, e nuo- vamentc si comanda al castellano futuro d'occupar tali beni a pena di dieci lire di forti sinlauto che i tenementarii faccian fede della loro franchezza. » Nel conto di Gioanni Divite castellano di Ciamberi nel i33o, si legge dopo la nota delle multe riscosse da'condannati: « sonvi alcuni altri che appellarono dalle loro condannagioni, ed ignora se siano (a) In cxpensis Thome de Iiossillion el Aymonis rccipicntium computa in Vallc Secusia et Mauritania X libr. Conto della castcllania di Susa. Conto della castcllania di Bard 1287. Conto di Gioanni Luysct castellano d'Aiguebelle 1286. (1) Gioanni FJoriili ed altri Clicrici esaminavano i conti dc1 castellani al Borghetto nel ny3. Nel 1289 maestro Pictro Fisico rendea pure i suoi conti di quel castcllo. Conto della caitcllania del Borghetto di Pier Moureri. DEL DANAIO PUBDLICO ,(33 stati assolti, 0 no. = Per volenti dc' signori Pier Francisci e Gio- vanni Mar. fam.gliari del signor noslro present! al conto, swi„nRe m nome del Conle al castcllano cl.e riseuola lc con.lannagioni pre- date, secondo il poter suo, cost clic sia in grado di riapoudeme ncl conto seguente, in caso diverso si porranno a suo carico fuor- chc mostri csscrnc slato lcgillimamnite impcdilo. » Finite di descriverc il caricamento c fatla la so.nma total.- .1 ■ asullano leggeva cd il rirevilore del conto notava le partite dello scar.camenlo, e ad ogni partita porgeansi ai consiglicri chc udivano d conto, , mandali, le rptilanze, lc Icltcre di tcstimonianza e gli "to recapiti per cai si giuslificava la spesa; lc osservazioni cd i comandamenti dc' consiglicri si registravano si.niln.entc dopo cia- scuna partita (i). Ncl conto di Giovanni Deferrari castcllano d'Aiguebelle ncl i3i„ si leggc. « Si fa memoria chc il castellano domando die gli venissero allogatc XXXI lira XI1II soldi VI danari viennesi , delle quali il Signer Odoardo gli e debitorc per lc spese di un cavallo che avea lascato nifermo in Val dAosta, il qua! credilo non gli c stato al- logato sebbene avesse la lcttcra del sig. Odoardo, stanle l'assoluto divicto del sig. Contc. » Riscontralc lc ragioni faccasi in fine il rislrctto de' conti, e se il bilancio battcva s'approvava. Nel ristretto, attcso la grande quan- tita jdi monete diverse, seguavasi d'ordinario come l'una collaltra si ragionasse. Sc il castcllano riusciva crcditore si riconosceva il suo credito; sc debitore, alcnne volte, gli si ordinava di darsene carico nel conto seguente; alt.c volte di pagan il supplusagio ad nu tcsoriere. (0 V. il couto dogli eredi di Bartolommeo Sealia, gia Clavario diBi.Ha; dove « rcgi- ,lra la spesa di log lire V soldi di moncta pavese per un pranzo dalo ai borghesi di Biclla d'ordiD. del Conte c del CtpiUno del Picmonte, secondo 1'antica consnetudine owerrata dal veseovo di Vercelli. I maestri de' Conti Tapprorarono per quclla volu, c la proibirono ptr I'awcnire. 164 dell'amminjstrazione Circa all'ordine de' conti la parte attiva di quclli de' castellani cominciava col ritralto delle prestazioni in natura come (rumen to , fave , avena , noci , pane , vino , spalle di porco , cera , pepe , e simili; seguitavano le riscossioni in danaro, i censi, i riscatti dei servizt personal-! , le salvaguardie , le taglic, le multe ; in fine il prezzo delle derrate die s'eran vendute. Tenea poi dietro la parte passiva ossia quella delle librate (i). II caricamento de' conti del tesoriere ossia cherico dell'ospi/.io componeasi, come abbiam dcLto, di rendite stralciate da piu ca- slellanie. Lo scaricamento era diviso in cinque parti, ed abbrfecciava le spese delta panatteria, della buticularia o cantina, della cucina, o della marescalca ovvero scuderia, e della camera; ed in quest'ultimn categoria di spese cntravan quelle della luminaria , del mobile , de' cappellani , delle nulrici , de' falconi , degli uccelli che nudri- vano le principesse per sollazzo , le oblazioni , e le elemosine ; e posto che s'e parlato dell'elemosina , sara bello il ricordare che sul finire del secolo XIII la Contessa di Savoia dispensava ai po- veri due o tre volte la settimaua una Hmosina non minore di cento, e spesso maggiore di trecento pani (2). 5.° Molte cause naturali a que' tempi che gia sfuggivano rapida- mente alia barbaric , ma che erano tuttavia molto lontani da quella bont;\ d'ordini civili , da quella onesta di costumi , a cui verso la meta del secolo scorso dopo un lungo volger d'anni eravam perve- nuti , molte cause, diss'io , corrompeano allora quello che per la loro schiettezza tener potean di buono le forme dellamministra- r.ione del danaio pubblico; e per primo male e da porre la scarsita di quel danaio che non bastava alle spese necessarie, al sosten- tamento, ed alia difension dello Stato; perciocche una casa ov'e (1) L'ordinc del conto della castcllania del Borghetto nel 1293 c il scgucnte: frumenlum. f.xuieca (cnlratc slraordinarie). fabe. avena. caslanee. vinum. fenum. canabis. galline. piper el gingimber. cera. oboli ami. denarii census, taillie. garde el recogniUones. coreale. pi- icnria. introgia. laudes et vendiliones. passnnagium. banna. pedagium. vendiliones. (1) Conto dcll'ospmo della Contessa di Savoia del 1399. DEL DAN.VIO PUBBUCO 1 65 disagio non pub essere che sgovcrnata. £ hen vero «;he si suppli- vano tali mancanzc con tolte, o con sussidii ; ma a quclla eta in cui il valsente era si raro altro era oltcncr mi sussiclio, altro ottc- nernc il pagamento ; e i bisogni dello Stato improvrisi urgentissimi. non s'accordavano colla estrema lentezza, col frcqucnte inccspicare, collo spesso fallire delle riscossioni. Percib era d'uopo acconiarsi con giudei , o lombardi , e dismetter loro il sussidio conccduto, od i futiiri proventi d'una o di piu castellanie , o pedaggi , od altre gabelle per quel miglior prezzo di tnoncta sonanle che si poteva ottenere ; e sempre era poco. Cos! mangiavasi in erha il l'rutto spe- rato, e non era ancor linito un sussidio, che per una nuova guerra od altro prcssante bisogno conveniva chiederne un altro. E cosi Ic sostanzc dci popoli si consumavano , senza che il vuoto crario si riempissc. Seconda causa di mali era la avarizia , e la frcquente disoncsta de'castellani, i quali abusavano troppo sovente dcH'auto- rita del loro ullicio per munger le horse dc' sudditi; ed avean mani si tenaci che nel riscuotere pigliavan oltre al dovere, e nel pagare pagavano meno del debito ; vendeano le allogazioni delle opere pubbliche , metteano a prezzo la grazia del Conte; e si fatta cor- ruttela era cosl inciprignita, che il presentar d'alcun dono il castel- lano ad ogni atto del suo uflicio era passato in uso, e solo si gri- dava e si facean richiami quando ei ne voleva alzar troppo la tassa. Non tralasciava il Trincipe di deputar sovente commissarii che fa- cessero intpiisizionc contra gli ufliciali prevaricatori, ma le condanm- di molti , e l'aminenda ch'eran costretli a fame non bastava a tem- perare l'enorme cupidigia degli altri (i). Inline l'estrema variela delle monete e delle misure era altre6i cagione all'erario di non picciol danno. Circa alle monete n'ahbiam fornito la prova nel discorso preccdente ; delle misure diro solo (i) Pier dc Duyns, dvalicrc, castcllano di Moriana ; Pier Amiti Canonico di Gino»r.i, Jacopo di M.iluvalle erano ml iJij deputati super inquisitionibus iii antica ch'io conosca e la seguente data da Amedeo V il dj della Circoncisione del 1288. « Ordinc falto dal sig Conte. \ uole il sig Conte che i suoi compulisti riconoscano se i suoi castellatii rendan ragione a dovere dclle cose seguenti: e primieramente delle mulle , de' richiami e de' provenli accessorii; item dei lodi c dclle vendite de' placiti e dcgli introgi per le terre recentemcule dale in albergamento ; item di cio che da' borghesi di fresco accettati ebbero, si dia loro divieto di pigliar per l'avvenire cosa alcuna, e di cio cbe avran pigliato dien conto. Item riconoscano se i castel- lani de' nostri censi 0 delle opere allogate abbiano avuto qualehe dono, e li pioibiscano assolutamente. Ancora se abbiano pigliato cosa per li pagamenti che abbiam loro ordinato di fare, ed in caso aifermativo ne dien conto. Item registrino nel dorso del rotolo tulli i doni ed i proventi avuti dal castellano , affinche si sappia se al- cuna cosa a noi appartenga , e si conoscaao le cause dc' doni. Per doni o siano di moneta od altro intendiamo un valsente uguale o maggiore di cinque soldi ; e su tutlo cio faccian diligenti ricerche per via di giuramento appresso ai castellani ed ai loro famigliari , ed altri (1). » Nel 1 32 1 0 22 lo stesso Principe deputo un certo Iormes che riconoscesse a Rossiglione , Seissello , Billieu , Monfalcone ed altri luoghi come le misure cola adoperate si ragionassero colle misure di Ciamberl (2). A quel tempo le misure d'Aix, e di S. Itmocenzo erano uguali a quelle di Ciamberi. (1) Dall'Arch. Camcr. (2) Conto della castcllania di Ciamberl i3ao-2a. DEI. DA.NA10 PLl'.r.LK.O ll'i- Odoardo fecc il i3 maggio i3a5, col parcr del suo Consiglio , alcuni statuli. Per un capo d'essi statuli vicne imposla la pena di \\V lire di forli a quahmquc ullicialc chc nascoudesse i diritti del Conic, od avendo riccvuto qnalclic dono nol dichiarassr ; per un altro si proibisec a tutti gli ulliciali di riccvere nclla salvaguardia del Conle alcuno de' suoi sudditi ; parendo secondo ragionc che di tutti i suoi suddili egualmentc dovesse un giuslo Principe csser padre e difensorc comune (i). Per ordini dali ncl i335 il Conte Aimone facea comandamenlo ai castcllani : i." Di non tcnere in tutto ne in parte, ne di permettcrc che i Ioro famigliari od i ministeriali tenesscro i censi o gli appalti del signore. 2.0 Che nihil appallo od allogagione coneedano senza aver prima fatto tre bandi pubblici per otto di avanti la scadenza dell'altro , cosi che venga data al miglior offerente. 3." Che ai computisti dian lo specchio di tutti e s'mgoli i fochi della loro castellania. 4-° Che rileriscano quanto in ciascun anno riscossero c in qual moneta ; e se nascondcranno il vero paghino il triplo del sussidio imposto al loco celato , oltrc alle pene dcllo spergiuro. 5.° Che non serrino il conto senza licenza del signore. 6." Che non lodino le vendite e le alicnazioni, se lieHistroinenlo non si fara espressa menzione de' diritti del Conte. 7.0 Che non lodino le concessioni in enfiteusi, o limposta di nuovo aggravio ne'beni movenli del Conte, • e ne'quali gli e dovuto un servizio. 8.° Che non ardiscano di lodarc le alienazioni che si faranno da' fedeli del Conte se il compratore non assume il peso dcll'omaggio. 9.° Che non lodino se non di coscienza, o con mandato del Conic le alienazioni di feudi nobili in personc non nobili ; c quelle di beni di tagliabili in gente nobilc. (1) Nc' protocolli dc'Notai del principc di •[ucll'.miiu. Arcb Camcr. 1 68 dEll'amministraiiohe io. Che non permettano die le cose feudali od enfiteotiche del Coate si trasferiscano a tnani morte (i). D'altre prowisioni fatte da qnesto Principe in tal materia ci ha serbato memoria il conto di Gioanni Albi del i34i-43 registrando la speso d'uu libro di pergamena contenente i nuovi ordini fatli pe' conti , e pe' cherici del signore. Secondo il Capre subito dopo la morte d'Aimone accnduta il 23 di giugno del 1 3.(3 , Ludovico sire di Vaud, ed Amedco conte del Gencvese , tutori di Amedco VI, pubblicarono nnovi rcgolameDti ; un capo d'essi ordiuava a tutti gli ufliciali che venissero a render i conti , di non riparlire prima d'aver sodata con effctto la loro ragionc , a pcna del doppio. D'altre leggi appartenenti al medesimo soggetto, e date il 7 di febbraio i35i U Capre ci ha conservato memoria , senza darci il tenore. Amedco VII per Lettere Patenti date a Torino il 5 d'agosto del 1 386, volendo provvedere alia difesa , e conservazione de' suoi di- ritti patrimoniali e fiscali, pose divieto a tutti i suoi ufliciali di qualsivoglia grado di conoscere di tali cause, di decidere, o dichu - rare cosa alcuna , se non in presenza di lui , e con sua licenza , ovvero d'ordinc suo (2). Inline il medesimo Principe insieme con Bona di Borbonc sua madre pubblico ucl i389 savissimi ordina- menti , di cui starcmo contenti ad accennar i principali e sono : che i maestri de' conti non debbano far grazia agli ufliciali d'alcuna cosa demanialc o patrimoniale , ancorche si presenli qualsivoglia loro lcttera , o mandato , salvo che il Conte , e la Contessa il coman- dassero di propria bocca a tutti i maestri de' conti insieme raccolti ; che i conti si rendano una volta all' anno ; che si rendano in per- sona e non per procuratore , salvo il caso d'un legittimo impedi- mento ; che ogni ufliciale giuri di render conto fedele a pena di XXV lire forti (il che ruttavia gia si facea dopo i regolamenti del (1) Djll'Arch. Camcr. (a) V. documculo num. VII. DEI- DAKAIO PL'BBUCO if,, i35i); che niun officiate sia presence all'esame del suo conlo che niun tesoricrc sia maestro de' conti ; che le finalize sien ricevnte da trc sole persone , cioe dal tesoVtere generate e dai due cherici dcll'ospizio ; the il tesoriere generale , i clicrici suddetti od altri ulliciali nulla paghino a nessuno se prcsentantlo la lettera di debito del Conte e della Contcssa , iion porge altres'i il mandato di paga- meiiio; che le estente abbian luogo di 10 in 10 anni ; che tntte le misure e tutti i pesi delle provincie vengano ragionati co'pe'si , e colle misure di Ciamberi ; che ciascun anno, finilo il rendimento dc' couli , i maestri mandino una onesta e snfficiente persona a ri- conoscere lo stalo dc' castclli , delle foitezze , de'forni, de'molini, ad informarsi del prezzo de' grani , de' portamenti dc' castellan] . mistrali, e dcgli altri ufliciali subalterni, a riscuotere le rimanenze de'debiti, ed a pagarle a chi di ragione (i). Rimangono a dir due parole sui maestri de' conti. Gia s'e vedulo che quatulo s'aboll l'uso di far viaggiar nelle provincie a levar i conti de' castellan! uno o piu cherici, i conti rendeansi in presenza di due o tre consiglicri o gentiluoinini della casa del Principe. I consiglieri incaricati di si rilevante ufiicio ebbcro verso la meta del secolo XIIII il titolo di maestri cd uditori de' conti ; e uomini di chiarissimo sanguc, come Umberto naturale di Savoia , \imone di Challant signore di Fenis, Pier di Mongelato cd altri di simil li- gnaggio molto spesso I'esercitarono. Avcano cssi alia loro obbedien/.a piu cherici, l'uflicio de'tpiali era unicanicnlc di ricevere e di sol- vere i conti. Gli ullimi statuti di cui abbiam fatta memoria ne asse- gnavano il numero di otto. Nel i3gc) trovandosi ricordo di Gioanni Servagio dottor di leggi , cavaliere , c prcsidente de' conti , si ha la prova che i maestri de' conti erano gia ridotti a forma cd a dignita di magislrato (a). (i) Caprtl , traite hittorique dc l-i Cbambrc des CompU-i iiuai. a& (a) Conto di Stcfano Burrolli riccvidor del iu ,si.li-» comccsso p« U diftsj del Piemoule. ToMO UXT1I. 23 DOCUMENTI HVEDITI ,7j DOCUMENTO N." I. Amedeo Fl ordina a' suoi ufficiali de' baliati di Faud , del Chia- blese e del Genevese di far trasferirc ad Evian Ic vetlovaglie ehe gli sono dovute. (n di scttembre r3(>5) Dall'Arch. Camcralc. Ainedeus comes Sabaudie. Universis et singulis bailliuis castel- Janis mistralibus ccterisqne ofliciariis nostris terrc Vuaudi cha- blasii et gebennesii vel eorum locatenentibus salutcra. Cum nos indigeamus proximo ad expensas bospicii nostri apud aquianum bla- dis <-t ceteris victualibus nostris que debentur in castcllaniis vestris mandamus vobis quatenus dicta victualia nostra recuperari et cxigi a debitoribus facialis et fieri jubeatis taliter quod ipsa victualia nostra babcrc valeamus incontinent! post festum beali michaelis pro- ximo venturi. Super quibus credatis dilecto nostro Nycolelo Mer- cerii fuleliler in dicendis. Datum in S.1 Innocentio die XI septembris anno dom. M . CCC . LXV . per dominum relatione domini Girardi Cancellarii. Redd. lilt. port. johes de AUes N." II. Ordinr ai maestri de' conti dallogar ne' conli iT Aimone di Challarif, cavaliere e consigliere , i5o5 fiorini doro e 11 dannri di grossi tornesi di picciol peso, ed altre somme. (3i luglio i355). n.ill'Arch. Carocral*. Amedeus comes Sabaudie. magistris computorum nostrorum sa- lutem. Mandamus vobis quatenus in primo computo fidelis militis i^4 dell'amministrazione et consiliarii nostri domini Aymonis de Chalant doniini Fenicii allocetis mille quingentos quinque florenos auri et undecim dcna- rios grossos turonenscs parui pondcris. lerccntum quinquaginta unum florenos auri boni ponderis et unum denarium grossorum turonen- sium quas quantitates ipse pro nobis soluit ct librauit. Solucrc quo- que respondit et se obligauit de nostro mandato cerlis et diuersis slipendiariis nostris cquilibus et armatis pro corum stipendiis diuer- sorum dierum mensis julii prescntis quibus nobis seruierunt in nostris eaualcatis ultimis faucigniaci ct posiremi exercitus Vallay- sonis ut in particulis dictarum solulionum retcntis penes nos erga Nicolelum de Mouxiaco olericum nostrum continctur. Datum Cham- beriaci die ultima julii anno doniini M . CCC . LV per dominum relatione dominorum guillelmi de balma et humberti bastardi Sa- liaudie. Johannes de Marbosio. Nicoletus. N." III. Amedeo VI manda ai maestri de" conti dallogav nel pj'imo conto d Antonio Mailletti cento fior. di buon peso pagati ad Arrigo del Carretto marchese di Savona (4 novembre i362). Dall'Arcb. Camcralc. Amedeus comes Sabaudie dilectis magistris et receptoribus com- putorum nostrorum salutem. Mandamus uobis quatenus centum florenos boni ponderis quos dilectus elcricus noster Anthonius Mayl- leti soluit et librauit pro nobis et nostro nomine Ludouico de Tra- uanesio pro ct nomine Henrici de Carreto marquionis de Sauone in exoneracionem quatercentum et quinquaginta florenorum in qui- bus dicto henrico tenebamur pro integra et plena satisfacione sti- pendiorum suorum totius temporis quo nobis in nostris Pedemontii DPX DANAIO PL'BM.ICO '^5 eaualcatis cum eius comiliua cum armis annis prcsenti ct pretcrito scrvierunt ... in ipsius Anlhonii primo computo allocetis. Datum Lugduni sub nostro signeto abscnte canccllario die IIII nouembris anno domini M . CCC . LXII per dominum prcsentc domino S. Amoris. johes de Croso. N.° IV. Online a varii castellani di far le spese a Savino di Flovano ve- scovo di Moriana e ad altri consiglieri del Conte chc vanno in Francia per affari di Stato. (3 maggio i38G). Dall'Arch. Camcralc. Amedeus comes Sabaudic dileclis castellanis nostris Rossilionis S. Raguemberti Sancti Germani Pontis Yndis Burgi Montis lupelli. Baugiaci. S. Triuerii et Pontis ucle ucl eorum locatenentibus salu- lein. Reuei'endum in Xpo patrem dom. Sauinum dei ct S. Sedis apostolice yi-atia cpum Mauriancnscm dominum Steplianum de Bal- ma et johannem de Conlleto ad partes Francie presentialiter desti- nantes Vobis et Vestrum cuilibet quantum possumus cxpressim precipiums et matidamus rjualenus cxpensas rpias ipsos nostros con- siliarios simul uel diuisim in quolibet dictorum locorum facere con- ligcrit mi 1 11. ilis et expediatis infaillibiliter uice nostra tam eundo ad dictas partes in dictis locis stando et inde redeundo. Nos uero lia- bita per uos et quemlibet nest rum a dictis nostris consiliariis cum copia presentis litteras de confessione quantitatis ct summam quas sic expedient, seu librare vos contigcrit pro jncniissis mandamus et volumus pro magistris ct receptoribus computorum nostrorum in vestris et vestrum cujuslibct computis cirectualiter allocaii. datum Cliamberiaci die tercia mensis mail anno dom. millcsimo . CCC . octuagesimo . sexto, per dominum relatione domini Aymonis de Chalant. i-G. dell'ajijiinisthazione N." V. Oi'dinc al tcsorieve gencrale Ji far le spese,alla ragiona astegkqfa, a Rodolfo di Gruycn:s nmhasciadorc al dura di Mi/ann ed at marchese di Mohferrato. (6 luglio 1399). O.iirArch. Ciimcralc. Amedeus comes Sabaudie dilecto fideli nostro petro Andreueti the- saurario nostro Sabaudie generali salutem. Dilectum fidelem consan- gu'meum et consiliarium nostrum dominum Rodulphum de Grueris domimim de Valgrenaut ad illustres patrem et auunculum nostrum • arissimos dominos ducem mediolani et marchionem montisferrati pro nonnullis ambaysiatis et negociis nostris presencialiter destina- nms sub stipendiis expensarum suarum octo florenis parvi ponderis per diem dum ad premissa peragenda supra territorium noslrum et prefati marchionis vacabit et octo florenor. ducalorum per diem dum circa easdem ambaysiatas peragendas supra territorium dicti doniini ducis mediolani vacabit. Tibi mandantes expresse quatenus cidem domino Rodulpho ad prediclam racionem dictas computes • jus expensas sibique easdem soluas et realiter satisfacias vice no- stra, et habita per te ab eodem cum presentibus litera de recepta ipsas expensas quas sic solucris tibi in tuo priori computo per no- strorum magistros et rcceptores computorum uolumus indimciliter allocati. Datum Chamberiaci die VI mensis julii anno millesimo terceutesimo nonagesimo nono. DEL DAHAIO PUBDLICO 1-- N.f VI. Quilanza fatta da Amcdco V a David giudeo per lire seltaula viennesi. (il di 22 febbrajo i3o»)). Dall'Arcli. Cimenle. :Nos Amcdcus comes Sabaudic nolum facimus uniuersis prcscntrs litleras inspc< turis quod nos confilemur el solempniter recognossi- inus babuisse et rcccpissc a David judeo habilatore S. Gcnisii septuaginta libras bonoruni viennensium inonctc nostre de pcrtiuia quain ipse David nobis debet solucre in festo natiuitatis domini proximo venturo pro concordia cpuun nupcr fecimus cum judeis (juas quidem LXX libras viennenscs 110s soluimus d. pelro dc fo- resla militi pro emenda cuiusdam eqni perditi per ipsum dominum petrom in scruitio nostro et de ipsis septuaginta libris dictum Danid quitamus et penitus liberamus. mandantes gentibus nostris nt tem- pore quo soluctur residuum de dicta concordia per dictum Dauid cpiod ei detralianl diclas libras LXX et tantum minus rccipiant de concordia dicta, in quorum testimonium sigillum nostrum duximus presentibus apponendum. Datum apud Cliamberiacum die mercurii post festum S. Anthonii anno domini millesimo . CCC . IX. N." MI. Amedeo Vlll conferma un decreto d'Amedeo VI sopra la giurisdi- zione nelle cause Jiscali e patrimoniali. (17 dicembre 1403). Arch. Camcr. Nos Amedeus Comes Sabaudic Dux Chablasy clc. Notum fieri volumus tcnore presentium universis. Quod nos visis originalibus Uteris lllustris memorie Rccollende domini et genitoris nostri Tomo XXXVII. a3 178 dell'amministhazione carissimi quondam Sabaudie Comitis. Quarum tenor scquilur in her verba. Amedeus Comes Sabaudie dilectis universis el singulis justi- tiariis et oflitiariis nostris prescntibus ct fuluris ad quos presentes pervenerint seu vicesgerentibus eorumdem et cuiuslibel salutem. Quoniam patrimonium nostrum juraque palrimonialia et pliiscalia nostra in queslioncs et dubia revocari nolumus. Nee de ipsis ali- quem cognitionem declarationem interpretationem et decisioncin ha- bere preter quam in nostri prcsentia de nostris exprcssis consensu licentia et speciali mandato quantacunque a nobis auctoritale et potestate gaudeat sibi data. Ea propter vobis et singulis ex certa nostra scientia tenore prcsentium inhibemus quatinus sub pena no- slre perpetue indignationis incursus dc prcdictis aut ex eis aliquo seu dependentibus ct emergentibus exinde vos seu vestrum alter per vias suprasciiptas aut alias quascunque et qualescunque nulla- thenus intromitatis seu intromictere quomodolibct atemptetis. Quod si ex casu secus feceritis. Illud ex nunc prout exlunc et e contra irritum esse volumus et valoris esse nullius decernimus per pre- sentes. Quoad que contra nostram ordinacionem presentem aliquid actemptantes procedemus et per nostros alios ofliciarios justiciaries procuratores et commissarios presentes et futuros qui super hoc tuerint requisiti proccdi volumus et mandamus tanquam contra no- strorum mandatorum inobedientcs trasgressores. Datum Taurini die quinta mensis augusti anno domini millesimo tercentesimo octua- gesimo sexto. Per dominum presente Petro Gerbaysij. reddantur litere portitori. Guigo Marchiandj. Ipsas literas quas ad cautelam in arehivis Crote castri nostri Chambcriaci custodiri jussimus et facimus. Per universos ct singulos justiciaries ofliciarios fideles et subdictos nostros ac in ipsis literis contenta observari volentes mandamus inviolabiliter cum eflectu sub pena indignationis nostre perpetue. Et si quid contra contenta in eisdem hue usque factum fuerit vel fiat quod absit in futurum. Illud ex nunc prout extunc el econtra irritum esse volumus et nullius valoris decernimus per DEL DANAIO PUDBLICO I ^n prcscntes. Datum in castro noslro Chamberiaci die deciroa scplmia mensis deccmbris anno domini millcsiino quaterccntesimo secundo. Per Domimim prcscntibns dominis = « Episcopo Mauriane « Principe Achaie « Abl)ale Saneti Micliaclis Clusic « Oddone de Villariis « Prcposito Montisjovis « Camcre « A. do Challant Canccllario « Tcrniaci « Miolani « Jo. de Vcrneto Maresclialo « Francisco de Men t hone « De Grolea n P. de Muris « G. Marchiandj « Asprimontis « Jo. Salvagy « Sybueto Revoirie « Jo. de Serravalle « Justo de florano « Lamberto Odinati « A. Gei'baisy « G. de Challes « P. Audi et « A. Barbery R. literas portitori extentas. Boubat. 1S0 dell'amministrAzione Jppendice at documenti del discorso secondo. Diritti dovuti al Dclfino Viennese nella valle cli C/usone ( 1 2t5 ). Dal registro dcllc ricognizioui del Brianzonese nel ia65, che si conserva ncU'.irclmio della Camera dc' couti di Grcuublc. . . . Qui iurati recognoverunt quod dus G. Delphinus maior do- miiius est infra comitalum suum ct spccialiler in valle clrisonis. Item omncs homines parochie sunt ligii dni Coinilis et omnes ta- liabiles exceptis fran chilis et in ilia faciunt complaintam et habet plenum dominium in bannis iusticiis et omnibus aliis que pertinent ad generate dominium seu iurisdiclionem comitalem ut in aliis pa- rocchiis. Item omnes illegitime nati sunt homines ligii dni G. Dal- phini. Item mene et fortune et nidi avium nob ilium sunt dni. Item bona extraneorum transeuntium per vallcm chisonis decedentium ab intestato sunt in miscricordia dni funerum expensis deductis et hire alieno salvo. Item quilibct extraneus habens mansionem infra vallem chisonis a fonte del olainguer superius est homo ligius domini co- inilis secundum consuetudinem vallis chisonis quam cito habitare inceperit. De successionibus mortuorum sive facianl testamentum sive non ut in aliis parocchiis dictum est. Dc taschiis et porto ta- schie et bannis que imponuntur ncquis levare prcsumat bladum taschiabilem sine laschiatorc vel ipsius nuncio dicuut idem quod in capitulo ncmoris dictum est. DEL DANAIO PUBDL1CO l8[ Sostanza de patti conchiusi dal vescovo di Sion comcrcatantt di Milano ( alio idi di niarzo 1291). Dall'Archivio Capitolarc di Sion. I? anno 1291 ind. IV die mercur. idib. martii. Bonifacio vescovo di Sion e Quirico da Monteliveto e. Marco Lignatio Pvocur. ed ambasc. coinunis ct homimim ac merrator. ]\Iediolani per torre ogni eagion di discordia convengono ne capi seguenti: i.° Hon si concederan/10 rapprcsa^lie o teqttestrt se non XL giorni dopo che il delitlo si sara denunciato al comunc di Milano e vicevcrsa ; e che dopo la denuncia saspctti due niesi prima di concedere i detti sequestri o le rappvesaglie. a." Che le rappresaglie non si concedano per delitti, promessc , od altri obbliglii del comunc di Milano o (talcuno del suo distretto ma solamente contra la persona del delinqucnte od obbligato. 3.° Jl vesc. manterra indenni per tuito il suo territorio i merca- tanti e li ristorera (Togni danno sofferto salvoche derivasse da east fortuiti , e cid fra 4o giorni datta denuncia, e di cid si slara al giuramento del danneggiato ; il vescovo potra tuttavia pretendere ch'egli per lettere del comune di Milano prove se csser leale e buono mercatante e degno dijede; non sarii tuttavia tenuto il ve- scovo a rislorarli pel j'urto de' lor o fat tori o servilori. it. quod doin. cp. tcneatur faccrc el fieri facere stratam ct pontes al» aqua de Morgia usque ad locum tie Aycrlo pro pedagiis consuetis solvendis; si vcro strata ab Aycrlo usque Vesbiam rcparatione sen refelione indigeret id. episcopus tcneatur faccrc fieri quociescumq. expedient pro pedagio consucto et constiluto. it. dnus epus tencatur facere fieri per se vel per alium pontcm de Rida ct stratam cust-o- dirc tempore pacis de crucc de Oytano usq. ad aquam de Morgia. it. quod dictus dom. epus tencatur curare et facere quod a ciuitatc Scduni usq. ad locum de Aycrto non discarigentur aliquc balle nee i8j dei.l'ammjnistrazic^e 1)1.1. DAKAIO PUDBLICO a dicto loco ile Aycrto usq. ad Brigam nee a diclo loco de Briga usq. ad ccc.m de Semplono sed fiat iter per ductores ballarum cum ipsis ballis usque ad loca prcdicta sine discarcgationc in itinere predicto nisi solummodo in Aycrto et in Briga ct ad dictam eccles. de Semplono ct quod tcnealur epus punire et condempnare illos qui contrafecerint de sol. XX maur. sine spe relassacionis. Che il vescovo fra otto giorni sia tenuto di far preconizzare queste cose massime rispetto allc rapprcsaglic. Il vescovo non e tenuto di far ammenda per nissuna moneta (foro cfargento od altra che si ponga nclle balle. Che i mercatanti depongano i loro denari penes hospites suos e se si smarrissero sieno ristorati dal vescovo. Che i mercatanti paghino pedaggio per ogni balla di panni di drapperic di Francia di drappo