MEMORIE DELLA REALE ACCADEMTA DELLE SCIENZE S/foL £1 MEMORIE PELLA RE4LE 4CaDEini4 DELLE SCIENZE DAL 1852 IN AVANTI RIPARTITE NELLE TRE CLASSI MATEMATICHE, SCIENZE NiTl'RAll, E SCIENZE MORALI VOEi. I. CHE CONTIENE QUELLE DAL 1852 AL 1854. ^< ' il *\\^ «^-y NAPOLI STABILIMENTO TIPOGRAFICO DEL CAV. GAETANO NOBILE >I856 BREVE NOTIZIA PER LA PRESENTE PUBBLICAZIONE L' Accadeniia napolelana delle scienze chiudeva col vo- lume VI., pubblicato nel ISol, la 1" serie de'suoi Alti, pro- meticndo cominciarne una 2", uniforme pel sesto alia pre- cedente, ma in forma tipografica piii convenienle, atta aiico a contenere piu materia in ciascun foglio di slampa, che non ue presentava la precedente. Alcuni ostacoli impedirono che dal 18o2 in poi poicsse raandar essa ad effetlo tal suo pro- ponimeulo ; c pero moile Meraorie de'suoi soci, stimate da essa merilevoli della considerazione de' dolti giacevansi ab- l)andonaie, e quasi dimenticate. A rimuoverle da queslo slalo non mancarono insisten- ze de' soci , e vari spedienti veniva, a volia a volta , pro- ponendo il segrelario perpetuo , cui incumbeva piu che ad altri lobbligo per tali pubblicazioui . Finalmenlc raerilo la Supcriore approvazione qucUo di andar, a manoamano, pub- i VI blicando qiiollc Mcmorio, che I'Accademia giudicasse merite- voli di una pronla divulgazionc , proposlo fin dal febbrajo c. fl., od approvalo con Rc ^hc diffcrcn- ziandola avrassi rft; = rr — - — ^-^^- ; . Dunquese iicircspressionedcH' 2\/{a — x) (e — x) arco ellillico, csibita nel k'ninia prccedentc, riporrcino i valori dclle grandcz- zcrfv, \/{a^—'ifJ\-l-'o''), c l/(a' — v") qui su trovali, lal arco dovra di- nolarsi per quest' allra formola t^ ■ :, come la riduzione del ^ ^ 21/ (r — u)(c — x) ... dx\ ai caleolo dimoslra. Per la qual cosa sara Initcgralc di -r- — — — -r ^ \/ \X a J yc jLj ugualc aH'arco ellillico, clic abbia per ascissa dal cenlro la grandczza v, o la sua uguale a ]/( j . \« — c/ P. II. Nello stcsso modo supponondoax=t'''( 1 +^) — «%si dimo- slrera rassunlo della II.* parte del leorcma. (•) Sarebbc meglio scriver nel seguente modo I'addotta (brmola, (ioi , ^ ^ . XVI PROP. 11 TEOR L integrate delta formola — -— j — ^ 7- dipende dalla reilifi- cazione deireltisne, quando i ditc termini x^ e tc' del denominatorc sieno insicmc negalivi. Ed ei dipenderd dalla rettificazione delViperbole, quando sia ne- gativa una sota dclle detle grandezzc x" e lt\ Dim. cas. 1 . — Supponiamo in 1° luogo csser ncgativi entrambi i ter- mini x' 0 A' , in tal caso non dovra csscrc fi" niiuore di A^. Imperoccho la grandozza |^/(2Aj;— x^ — A") puo averc quest' altra forma i/[A^ — A"_ (A — xY], la quale sara imiuaginaria se trovisi /i'ssa con lal soliluzioiic diverni usuale a — 7 ;^-— , come zyz. \/{z'--\-2hz — k^) il caleolo il dichiara. Ma questa ecpressione si sconipono in qucstc diic! parli — dz[z^^lf\ , zWz z\/z. V (z' -\-2hz—k^) zyz. \/{z.'--ir2hz—k')' e la prima di esse divisa si nel numeratore , che nei denominatore per z', acquisla la seguenle forma — '^^^— , il di cui inlegrale e ,/(=+2*4:) — 2 \/ {z4- 2h 1; e la secorida diviene uaruale a — -, ^-^rr^ ;— , \ z/ * \/(z'-\-2hz—k'y dividcndone il nuraoralore e denominalore per zl/z, ed il sue inlegrale di- pendc da qucllo del case procedenle. Seol. 1. — II prime e il secondo caso di questo teorema si potrebbcr dimoslrare iiel seguente mode : cioc pel 1° si paragoni la proposta formola dx [/x ,, dx i/ax alia ]/ (2hx — X' — k') 2 l/(x{a + c) — x" — ac) ( che e I'espressionc deH'arco ellitlico rapportata nclla 1/ parte dciraiite- cedente teorema, nel denominatore dolla quale si e pralicata I'indicata mol- liplicaziom;): e vi si pareggino i coefficienli de' termini analoghi de' deno- niinalori Inro. Sard 2h=a-\-e, c k^=ac. Duiique risolvendo qucsle due ecjuazioni per vi dcterminare le ignote a e c, si rilevcra esserc fl=A-(- l/(A='_A;^), c c=h—l/{h' — k''). E'l 1° diqucsti due valori sara il se- miassc maggiore dcUa richiesta cllissc , il secondo ne sara il di lei semi- paramclro. Dove viiol a\ verlirsi, che non possono ossere inimaginari i det- ti valori , perche dee esserc , per la realila del proposto denominatore, l/(2A,r — x' — k') sompre /t' maggiore di /.'. c — XVIII Pel 2° cnso di qucsto teorcma si paragoni I'altra formola (ixl/x „ dxi/ax alia 1/ (x^^2/ix—k') ' 2\/(x^ + x{(i — c)—ac) f M SI paivjigino, come si i- dolto ncl 1" caso, i coelFicionti de'lcriiiim aiia- loffhi de'donoiiiiualori di esse. Sara 1° ±2h=a — c c k^^ae. E iiiancfj- giaiido quosic duo cquazinni per dctcrminare le ignolo ae c, si lrov(!ra «=A+ i/(A' + A;=), c c=\/[h^-]-k^) — h, ncl caso di +2A, c nell'al- trodi — 2yisarafl = |/(A"— A^)— A, c c=h-\-\/{h'-\-k'). Cioo il sc- iniasso pijnci])al(< delle richicste iperbolc, il quale si e discgnato per a, od il sun sciiiiiiaranictro e avranno gl'indicati valori. PUOP. 111. TEOU. f.'mtegra/c dell cspressione — , ^,^zj^.j^^ , .^ > qualunqiie dx i/x. [/[x' + 2kx-\-k'- ■s-ienu Ic grandezze h , e k , dipende dalla rettificazione dclle curve co- nic he. Dill). Caso 1. II Irinoiuio, che e sollo al secondo radicale deircspres- sioiie data abbia la seguente forma A' ^'^hx — x^ Ei necessarianiente dovrd risolvcrsi in due fallori dcllo segucnli forme n — a; ed m.-\-x; e la proposta csprossionc! polra recarsi in questi altri modi identici Ira ioro 'j^ ni-\-x — X dx i/x. {fi—x) \fn-^x)~ y \ji—x){m-\-x)' m\7x dx (m-\-x\ dx[/x c_ /m-f^\_ da ^x \n — x) m\n — 7n\/x \n — x/ m\n — x)[m-\-x] come ben si sede. Intanlo facciasi m-\-x=z, e nella ])rima delj'iillinia i)arle di (piestc Ire espressioni surroghisi z—vi per x, iie divcrrd X/x]/ \n—x)~m(z—m)[n-\-m—i) XIX E quindi sara la data formola dm dzj/z dx\/x [/x.\/[k'±_2hx—x^)~~m[/[z—m)(:n-^m—z) m ]/ {n—x) (m+a;) Ma I'intcgrale del 1" Icrmine del 2° membro di quest' cqiiazione dipende dalla rettificazione dcirellisse, e qucUo del 2° dalla rettificazione dell'iper- dx\/x , bole (imperocche delto termine e lo stesso one — . ..^ — g, ,t ; cne pel caso 3 prop. prec. ne dipende). Dunquc anchc dalla rettificazione di lali curve, ne dipendera I'intcgrale del 1 ° membro. Caso 11. Che se propongasi ad integrarc la formola dx \/x. y(x'±2hx—k'' k facendovi la \ ariabile x = -, cUa si cangera in un' altra identica a quel- ls la del J" caso, cioe nella dz l/z. \/{k^±2hz—z^) Caso III. Diasi ad integrarc un' altra simigliante espressione, chc al» bia insicm positivi i quadrati k^ ed x^, ond'cUa sianc dx \/x. \/{x'±:i.hx+k^) e suppongasi esserne immaginari i fattori del trinomio x^±2hx-\-k^ (im- perocche se essi per avvcntura sien reali , ri si praticherebbe il calcolo del caso 1°), c si faccia x-\-h=-z, divcrra la detta formola eguale a y^-,Jl-„+„y o a quest' altra ^^^_^^^^.^^^^ facendo r^=:.k^ — h". XX Cio poslo supiwngasi l/(s'4-0=^ — -' sani quadrando e ridu- " rondo qucsta cquazionc ^ ' -it' ' z—h V \v'—2hv—r-) onde sostilucndo noil' ultima formola i valori esibili nc' numeri 2, 3, 4., diverra rfs dv \/[z—h)\/[z^-\-r') \/v. l/(v'—2hv—r') ma Tintogralo doli'ullima di quoste due formole appartiensi alia rottifica- ziono dcllo curve coniche,pel 2" caso. Dunque anchc dovra appartenerle la proposta. Caso IV. — F'inalmente se diasi ad integrarc quest'altra formola (fx dx 77 — . /,.^,„ 1 — TT- , o la sua equivalente — ; ^, (un- perocche i fatlori del Irinomio 2^— a;^ — A^ sono rcali , e delle seguon- li forme n — x ed x — m ), polra porsi neU'uIlima di esse la z per n — x; ed ella si Irasformoni in quest'altra — dz |/z. V[>i"—nm—2nz-\-mz+z') la quale appartiensi al 3° o al 2° caso di questo teorema, seeondoche la n si ritrovi maggiore o minore dcUa m. XXI PROP. IV. TEOR. LHnlcgrale della f'ormola ,, , — -r-i? P^'^f' ^'idursi alia rettifica- zione delle curve conichc. Dim. Questo assunlo vuol dimostrarsi nel solo caso,che sien posilivi i quadrali x^ e k^ del dcnominatore, c I'indice -^ del numeralore. Imperoc- che i rinianenli casi vengoa dimostrati aelle due proposizioni 2 c 3. Cio posto sien reali i fattori del Iriaomio x^ ^hx -\- k^ . Quesli, come dall'Algebra si rileva, dovranno averc la forma x-\-m cd x-\-n nel caso di -f- 2hx, c di x — m ed x — n neirallro caso di — '2hx. Perlocche se facciasi x-\-in = z, nel primo di questi due casi, la proposta formola do- vra cangiarsi in (z — m)dz dz\/z mdz y/z. l/(z — m) [z — m-\-n) \/[z — m)(z — m-\-n) |/(z — m) (z—m-\-n) E queste due ullinie cspressioni sono inlegrabili per la rellificaziotu' delle curve coniche, come anteriorraente I'ho dimostralo. E ad una consimil conseguenza si pervercbbe quando quc'faltori aves- sero r altra delle indicate forme , cioe x — m ed x — n , soslituendovi r- per X — m. Ma se mai si rilrovino immaginari i due fallori del lrinomio.i'''±;2A:j.' -\-k\ dovra farsi x +^=z, nel l°caso di +2kx. Onde sari x^+2kx+k' =z' — h' + k'^z'+r'', facendovi A"— /i'=/■^ E la proposta formola, in virtu di tal sostituzione, dovra diventare [x—h) dz ^ rfzt/ (z—h) ^ l/(z— A). l/(z"+r') V{z'+n Iiioltrc si ponga la nuova variabile v uguale a z-\-\/[z'--\-r^), o ch(! e lo slesso, \/{z^-\-r^)=v — z. Quadrando quest' equazione, e fattcvi le v^ — v^ proprie riduzioni, saraz= — r — . Sicchc sostituendo in S questo valore di z,ne verra,come nel 3° caso della proposizione precedenteil rilevammo. — xxn — dzlAz-f>) _ ffv (v^—2hv-\-k^) l/{z'+>-') ~ v\/zv. [/{v''+2hv—k') e la swoiida di quoste due «!spressioni chiaramenle si disjjrega nolle sue parti. rVtJl/i dv. 2h\/i dv. AV^ v\/v: l{v'-\-2hv—k' l/v. i/{v'+2hv—k') v\/v. \/{v'+2hv—k') Or lirilej^^rale dclla I" di queste tre formole apparlieiisi alia rettifica- /.inne delliporliole, la soconda e il 2^ caso della proposizione procedente ; e la tcrza di essa puo suddividersi in queste sue parti, v'dv+/;'dv dcy/y _ (^f^ + ^d.^' dyj/v ryr.\^{v'+2/iL—k') l/{lf+2/lv—k^)~^y^^JJ^2k~-) )/{v'+2hv—k^) la prnna doUc quali o integrabile algebricamente , e I'altra dipende dalla n-ltificazioiie dcll'iperbole. xxin PROP. V. TEOR. L inlearale della formola :—, — ; dipende dalla retlilica- '' ' y(a-\-l)X-\-cx' '^ zione delle curve coniche. Dim. — Si diffcrcnzii)'espressionea:;'(a + 6a; + .-\-^X-{-yx'-\-^x'-\-iX') nvc 1' sia una fiin/ioiic ra/.ionak- della or, rimellendola alia rcllifica/ioni' dellc curve coniciie ; c lullimo di essi, chc no ha scrillo un iiij,n.'j/;«. —Prendianio in prestanza dalla Stalica il scguenlc saldissimo Principio, ed e che non solo i Icgni, ma i nielalli allresi e le pietre, e '1 vctro abbian le loro fibre suscettive di dislensione, c quindi anche PERGOLA — SULLE CONCUSSIOM 5 (listraibili. E la frallura in ciascun di detli corpi noii potra poi succe- dervi, so una forza iion v'impegni alcune fibre ad un grado maggiore di distonsiono , di ciii son capaci. La parlc piu dcbole di una fibia iion 6 quclla solamenlc , eve sicno mono coercnli i minimi di lei olemcnli; ma ove una forza svel- lonlo prevalg^a alia loro coosiono piu cho in altra parte. Cosi una fi- bra clio costi di parlicdle ugualmcnie coercnli , c gravi , sc si Icghi ad un forte chiodo , c poi facciasi verlicalmenle slirare da un peso , che jxMida dal suo cslremo infcriore , sard piu dcbole nell' allaccatura a quel chiodo , cho in altro punio della sua lunghczza , poiche quivi concorre al suo svellimcnto il peso del corpo, cho vi pendo , e lintoro peso della della fibra. E se una fibra semplicissima sia composta di clcmcnli privi di gravita , o con pari forza congiunii tra loro, se mai sara strappala, ove dovra ella rompersi? Musschenbroeck crede dover- si ciascun di detli dementi separar dalF altro , cd ella doversi ridurre in polve. La qual cosa non so se avrebbc polulo essere compiutaniente dimostrala da si dollo uomo , slabilito che siasi il modo, e la legge, onde i detti clemcnli son coercnli 1' un 1' altro. PRINCIPIO II. 3. La frallura di una fibra pud sitccedere per V azione di un gran peso, che la distenda. E s'ella irovisi fermata a due iinmobi- li ritti, e fortemente stirata, polrd anche frangersi , quando riceva una gagliarda scossa da un eorpo che spingasi coniro di essa. Qui notisi , che la frallura di una fibra puo essere prodolla e dalla sovercbia distonsiono ch'olla no avra sotfcrla , o dall'impeto di un corpo , che incorro coniro ad essa , che pero slia forlemonlo stira- ta e raccomandala a due gagliardi ritti. Cioe a dire le fratture dellc fibre de'corpi o sono effelti di forze promonti, o pur di forzo di urlo. Di questo seconde qui ragionasi prindpalnientc , poiche ddlo prime suol parlarsi nella Statica da scriltori accurali. f) MEMOIUE MATEMALICHK PER l/ ANNO 18!)2 PRINCIPIO in. i. Qii/iinio una libra fraiigcsi per artu , come qui avanti si c detio, rimprcsftioiie, che rifoudesi no' suoi soslcgni , sard minore a proporzione, che sia piii celere ciucl corpo in cssa incorrente ; e pud darsi hcnanchc die vUa sia zero. Dim. — E coimiiK' sjicrionza, che una palla da sohioppo porforando una bandciuola non la rivoIfj;a circa il proprio asso. Ed clla no liuca un Irajjilissinio vein) , sctiza cho allrove si franca , o vcggasi striato. Impcrocclii' U- jwrli ci'lcivnicnlc staccatc nella banderuola e nel vciro , non Irasnu'llono vcnnia ([uola dclle loro improssidni alle parli cho ne rin»ani;()ii(i. E pcrcio (jiianlo ('■ jjiii colore il franf^iinonlo di una fihra lanli) iHiMi da' suoi sosloijni si risonlo rimprossiono; del che allrovo. PRINCIPIO IV. .'>'. I eurpi le cui fibre son pin capaci di dinlcnsione , sono me- no suscettivi di fraftiira, e cid in paritd di allrc cose. Dim. — La rolla AH (fig. 1 .) rapprosenli una fihra di un dalo cor- po. la (jualo por I'azione doUa forza/^ipplicalale in nioz7:o, siasi ridotta iiclla lungliozza , o ncl silo ACB , acquislatulovi la inassinia dislonsio- nc. Similinonto A'C'U' dinoli il silo c la lunghezza di un'allra fihra ufruali" alia prima nolla Innrrhozza, nella coeronza dolle parli, nella lor ftrandozza, ee. la (pialo in virlii dolla forza /' applicalale henanclio in mezzo ad cssa ahhiasi acquistata la sua massima distensione A'C'U'. Da punli C, C si ahhassiiio le Cll , C'U' pi'rpondicolari alle AB, A'B' rispeUivaniento. Sara chiaro dover esscn; lo iorzo /' od /"como gli spa- zietli CK , CIV, che debhonsi percorrero dalle ])arli modie dello due fibre Alt . A'lt , affinehe ([uosle ricevano le niassinio loro disteiisioni. E sara poi facil cosa rile\arne, che piu forza ne abhisogni a frangere un corpo, quant'ei ha pin dislensibili le sue fibre. Ma su di cio eccone nlleriore arjfomenlo. Prcndasi nella Cll la i)art(! ilQ ugualo ad ll'C, od unilo lo OV,Ulf si meni da Q la QS parallela alia CA. Sara CR ad UQ in egual ra- PERGOLA SULLE CONCDSSIONI 7 gione di CA a QS , e (juindi cpicUa al par di ([iK^sta dovra cssorne in niaffffior raj^ionc di CA, a QA, o pur (prL-ndcndonc i dii])Ii di quesli lermini) di ACli ad A'C'B'. Valo a din; le forzc CK , o C'H', cho impe- gnino lo fibre AB , A'C nolle inassime distonsioni ACB, A'C'B', non son come Ic liinghezze acquislalesi dalle fibre prima del loro frangimenlo, ma quelle in maggior ragiono di ([uesle. E quindi se mai la forza F abbia prodolto la distcnsione ACB dupla di A'C'B' , che in A'B' produ- cevi la forza f, dovra esserne la F piu che dupla di f. E lo stesso valga per gli altri rapporti delle dislensioni , e per chiaramente concluderne rassunlo. 6. Coroll. Molte illazioni, per tanti usi pratici, si polrebber di qui derivare. Ma sara meglio rapporlarle allrove , conlentandoci di assicu- rai'nc un lal principio, e di vie piii promuoverne il sue s\iluppo. 7. Definiz. Qui per allungamento di una fibra intendasi I'eccesso della di lei lunghezza, nello slalo di massima dislensionc, sulla natural lunghezza di cssa. PRINCIPIO V. 8. Se due fibre sicim capaci d'insensibile disiensioiie ; yd al- lungamend di esse saran proporzionali a quelle forze che ve It pro- ducono. Dim. — Premessi quegli arlificii geometrici, die ho nel precedenle Principio pralicati, col cenlro B, intervallo BR (fig. 2) si descriva 1' arco circolare R/tN , il quale segaando in N , ed n le BC , BQ vi tronchera le parli CiV , Q« , che dinotano le mcla de' rispetlivi aUungamenti , che soffrono le fibre AB , A'B' dislese per 1' azion delle torzc F cd f. E poiche colesti allunganienli si suppongono essere insensibili , i due Iriangoli CRN , QWn si potranno avere per retlilinei, e per simili Ira loro. Ondc stara RC : RQ : : CiV : Qre : cioe F : f : : 2 C,\ : 2 Qn. Cioe le forze frangenti /"" ed /" , come gli allunganienli delle proposte fibre AB , A'B'. 9. Coroll. I. In queslo Principio conliensi la diniostrazione di un paradosso di Slatica, forse iid allri ignoto , cioe : ;<« corpo che sembra il pill inflessibile e duro, le, in paritd di a/tre cose , il men forte. 8 MEMOUIE MATEMATICHE PER I.'aNTO 1852 10. Coroll. II. So alia fibra AB sieno applicate infinite forzc, Ic cui (liivzioni sieno paralli'lc alia CU, (; la fui somma sia F, la mcdcsinia ilisliMisioiu' in delta libra, doM'a da ([U(!lle lorz(! , o da tpiosla sola pro- curarsi. E questo principio le conio un Postiilato. Imporocchd siccome in una verjra rijjida ])iio anunoltersi cotcsta oquivalenza di forzc , cos! in una Hbra d'insensibile flossione potra lo slesso principio militarc. 11. Scol. 1. L'impelo dell'acqua profluente non deesi misurare , in j)arit,i di altro coso , dalla volocita del profluvio e dall' intera mas- sa di tal eorpo. Perciocche in tal modo quello no sarebbe pressoche infinito : ed una lal misura che convicnsi solamcnle a'coi'pi solidi, si adatterebbe ai lluidi , Ic cui parti essendo tra loro disciollc, non pos- son niai forniare Tunila di un corpo. Si dovra dunque quell' impeto valutare dalla vclocita del profluvio nello strato di csso langenlc il so- lido die vi percuole '? Ma in quest' altra guisa ei sarebbe infinitcsimo. Intanlo gl'idrauliei italiam, e gli analisti franccsi , forzati dalle spe- rienze e da geonietrici ragionanienti ban conchiuso, dover queirimpe- lo uguagliarc il peso di dctto fluido , il di cui volume e la superficie del solido direttamcntc porcossa dal fluido moltiplicala per \ altezza dovuta alia \elocita del profluvio. Ed ecco die una forza d' urto pa- rcggerebbe una pressionc , cioe una forza viva potrebbesi ad una for- za niorta coniparare. Ma porche niun si offenda di tali cose , eccone un dicevole diiarinienlo. 12. Scol. 2. Quando gl'idrauliei ragguagliano ad un certo pe- so r urlo (loir ac([ua profluente , cssi non intendon mai di confonder la nalura di questo forze si diverse tra loro , ma di pareggiarne sola- mcnle i valori delle loro spinte primitive. Ed io vi aggiungo cho il procosso doUe spinte dell' una sia diversissimo da quello dell' altra. Cosi r ac(iua profluente luill' imbatter suite palmule di una ruota vi produce sulU; prime una ccrta concussione , la quale prima di rasso- darsi n' e investita da un altro urto , c questo da un altro, c cio suc- cessivamente ; talche comincia a muoversi quoUa ruota , cd indi poi a velocilare insino ad un certo grado. Ma un peso che agisca su quella ruota ancorche fosse quanto quella spinta iniziale dcU' acqua profluen- te , essendo cliso dalla prevalenza delta rcsistenza delta macchina , e non vi producendo aleuna concussione , nou potra mai animarla al moto. E cio intcndasi bene. PERGOLA SULLE CONCUSSIONI 9 PROPOSIZIONE I. TEOREMA. t3. NeH'ispiegare filosoficamcnte i tremuoti, non debbonsi arri' mctterc allre cagioni, che le sole vere, e le sufficienti ad ispiegar queste cose, cioe la diversitd dei moti che un forte tremuoto suol im- partire «' corpi terrestri, la sorprendente di lor forza , la costante direzione dclle oiidolazioni, il loro isoeronismo , V istantaneitd nel propagarsi i detti moti, e la discontinuitd nell'impartizione de' made- simi moti , le loro repUche ec. E finalmente perche tante meteore atmosferiche debban precedere , accompagnare o seguire le scosse di un forte tremuoto. Dim. — Questo leorema non e che un' applicazione di quella regola che r immortal Newton propose per ben filosofar sulla .Nalura , cioe : Causas rerum naturalium non plures admitti debere, quam quae et verae sint , et earum Phaenomenis explicandis sufficiant (1). Dunqiie nello spiegare filosoficamenle im tremuoto dee rendersi una ragion com- plela della sua forza sorprendente : dappoiche il piu delle Tolte egli ha projellate isole grandissimc; ha ingojati nionti, citla e region! immen- se ; ha spaccati gl'istmi ; ha dalle penisole c da' continent! recise una o piu isole , vi ha dispersi gli antichi fiumi , vi ha formate nuove congreghe d' acqua ; ha rovcscialo i mari sulle yicine terra , ed altri momentosi e lerrihili offctti ha cagionati (2). Or qui distinguonsi questi tre moli principalmente , cioe il sus- sulto , r ondolazion della Terra, e talora un certo moto turhinatorio , come il rilevammo a" 26 luglio. Nel moto vi si sperimenta eziandio un tremore , o un convcllimento , ed una trepidaziono ne' monti , e nelle cime de' corpi impiantati su delta Terra; onde saggiamente i Greci chia- maron osuiio? il tremuoto , e vi distinsero un tremore ed una pulsazio- ne, come di un uomo che si convelle e trema. Lc dette ondolazioni sono isocrone , e come di un pendolo , che oscilli a secondi. Esse dirigonsi durante un tremuoto per una medesima direzione. E questa costante direzione si cangia a grandi distanze. (1) Pr.ncip. Mathem. lib. III. — Beg. I. philosophandi . (2) Di simili accidenii t ricca la storia flsica della nostra penisola {P. 10 MEMORIE MATEMATICIIB PEU l' ANNO 1852 IV. 11 propafjfainonto dell' ondolazione si fa quasi islanlancanienl(! per iniinonsi inlt'i-\aili , cioo di oenlinaja c niigliaja di ]c , c(l im simil niolo avranno i monli , gli alberi , gli odifizii ec. E saramio isdcmnc coleslo ondolazioiii di solidi , come erano isocronc quelle del delto clcllricisnio nel lubo ADBFE. Ma ollre a cio ncl ro- inunicarsi (lucslo lluido dal suolo all' aria ^ per la varia rcsislenza di (|iR'sta, e di!" I'orpi die sono nel suolo, dovra la Terra Irepidaro, eome col segucnle geometrico ragionameiilo rilcveremo. Sia N (fig. o) uii pezzo di Terra poco connesso eon gli allri corpi eonligui : cd egli siane aninialo per NT, in una ondolazionc del tre- luuoto, c per J\Q nelVurto verlicale, clio I'eletlricismo uscente nell'aria gli reca. Uovni qneslo pezzo di terra muoversi per NS, e nel riflusso deir ondolazione si eondurra per I'aUra diagonale NR, cioe a dire ei Irepideri per ISS , ed NR. So non ci fossero slati colesli due moli, nelFultinio Iremuolo del 26 luglio , nia il solo ondolatorio , che e piuUoslo un niolo progressivo . i noslri cdifieii avrcbbor sofferto lievissimi danni , ne si sarebbero a viccnda inclinale le lor pareti, e slaccate dalle coverture delle stanze. Del che in apprcsso. Di piu eon quesli due moli potremo spiegare agevolmente, perclie mai gli alberi de' giardini siensi veduti al finir del tremuolo inclinar- si \CTS0 il Sud con mo(o parallelo , c porcho mai nel Iremuoto di Ca- labria del 1784., non pochi alberi sieno stall svelti, capovolti, piantati eolle radici in su , ec. Ed essendovi sot to del suolo nialerie conduttrici, come si e sperimen- lalo in Chiaja (3), ed in altri luoghi, 11 tremuoto avra i due soli moli di sussulto, e di ondolazione progressiva, che non suol essere perniciosa. Se non vogliasi riconoscero quesla oscillazione eleltrica , dovra dirsi, che il setlore sferico, o piulloslo il solido ADBFEO, (fig. 4) siasi iibralo inlorno al sue cenlro di gravila G, e che quivi intorno ne oscil- li. E come dunque ])olra fendersi la Terra in tal modo, cd intorno a qual asse immobilniente? come sospendersi in G in islalo di libramen- In ? e come n' e reslato vuoto un grandissimo spazio inleslino ACRU . (XT polcrvi oscillare libcramente e per archi grandi il punlo 0 ? rS) Sito ameno id riva al mare, esposlo a mezzogiorno. FERGOLA SULLE CONCUSSION'! 1!^ PllOP()SIZIO^'E V. TEOREMA n. N^ forti tremuoti i inaggioi'i e piti robusti edificii, son di laeno resistenza de' minor i. Laddovc ncllo stuto di quiete i primi hnn pill consistenza de' secondi. Dim. — Allorche un forlc treinuoto ecciti dello ondolazioni c de'lremori in un dale edificio, le volte, i telli, ed allrc coperlure dello di lui stan- ce non dovran rimancrsi attaccale alle pareti, ma \i si dovran disgiun- gere in convcnevol mode. In fatti Ic AC , e BD (fig 6) disegnino due niuri parallel!, chc per le scossc di forlc tremuoto pieghino a vicenda ora per AE e BF , ed ora per AG , e BH , rimanendo AE parallela a IJF, ed AG parallela a BH. iNon polra la EF rimancrsi parallela alia base AB , ed insieme perpendicolare alle AE , BF ; e lo stesso puo dirsi dclla Gil , dappoichc cio ripugna ai gcomelrici concetti. Ne poi le parti del solido ACDB son perfettamente flessibili , sicche senza frattura potcsservi prcnder la forma di un parallelepipedo obbliquan- golo AEFB, AGIIB. Ed ognun di noi il sa bcnanche per esperienza , chc le travi le quali si Irovano perpcndicolari alle mura AC , BD , se non sienvi frenate da catenc di fcrro , o in altro modo , sogliano per tal tremuoto uscir da' loro fori , ed in essi rimottersi viccndevol- menle , o pur croUarno , se pieghino assai le mura. Dunque dovra fendersi in qualchc parte 1' edificio ACDB : e continuando\i le ondola- zioni , dovranno aprirsi , e chiudcrsi a vicenda le anzidelte lesioni. E finalmentc una parte di tale cdifizio diverra come un poderoso arielc che ne percuotc T altra , con la celerita acquislatanc dal tremuoto, e non dal suo disquilibrio , o dalla sua gravitazione naturalc. E '1 valo- re di cotcsta forza percuziente dovra stimarsi , per quel che insegna- no i nieccanici , dalla celeritd delF oscillazione delle mura, dalla mas- sa delta parte percuziente , c dalla distanza che ha la parte pcrcossa dal suo ccntro di moto. Cio posto si cliiami V la celerita, chc per I'azion di un forte tremuo- to ne concepisca nella cima il grand' edificio NOPQ (fig. 7) , M sia la massa della suprema di lui volla PQ, ed ./ I'altczza di detto edificio. Inoltre dicasi m il lotto della piccola ahitazione nopg, ed a la di lei Hi MEMORIE MATEMATICUE PER l' ANNO 1852 nltczza, cioe la po. Snra-rla velocita, ondc ne oscilla la cima di que- sta abitazione durante 1' anzidelto Ircmuolo : essendo le velocita, come Ic distanzi" dal cenlro di nioto. Di piu sara 3IF il memento della volta PQ : ed — j-(|uell(> del Ictlo pq. Ed i rispettiyi valori di queslc due for- 7.C applicalc a' punti Pep delle levc PO, po, vertibili intorno a' loro ma" V •■entri 0 cd o, saranno MTJ ed ~ — . E 1 una forza stara aH'altra co- me MA' , ad 7na^, cioo in ragion composta dalle masse delle loro co- pcrture, e dalla duplicata delle altczze degli edificii. 11 perche se chia- misi G la grossezza del muro PO , e (/ quclla dcU' altro po. Si vedra csser G: g in minor ragionc di MA' ad ma^, come 1' e chiaro per in- tuizione; dunque la resistenza deiredificio NOPQ stara a quella dell'al- Iro nopq in minor ragione della scossa ehe ne ricevc il primo a quel- la dt'iraltro: clic e quanto dire: Ne' forti tremuoti ec. Intanlo le lamie degli edificii grandi son meglio librate , che ne' pill piccoli , ed i cenlri di gravita loro reggono su di piu ampie bas' ond' essi deggiono cssere piii consistenli e saldi nello stato di quiete , (.•lie non il sieno i piccoli abituri. 18. Cor. 1. Le catene di ferro , che frenano gli edificii , ne ini" pcdiscono , che all" ondolar delle mura , quando scoppii un forte tre- muoto , ic volte nc diventino altrettanti corpi percuzienti, come gagliar- dissimi marlelli che ne battan que'muri. 19. Cor. 11. Dunque nc' forti tremuoti , e cio intendasi in parita (11 altre cose , son jui'i saldi quegli edificii frcnati da catene di ferro , (lie gli altri , che ne sien privi : ancorche questi abbiano piu grosse mura , v. le lor volte si Irovino assai ben costrutte , c librate : 20. Cor. 111. In tal caso gli edificii frcnati dalle catene potran ■ soffrire delle screpolature , c lesioni ramificate in quelle loro parti che sien pill dcboli , o pure piu forze vi concorrano. 21. Cor. IV. E per csser le mura dc'teatri incastonate a travi poste in forma reticolare , anch' essi dovran rcggere , come lo abbiam vedu- to , alle scosse de' forti tremuoti. yeK/f /r/ . /igw/^/^'A/'/y£f2< /■;,/ J Fi = S», NQ = 6+2(r. Ed essendo , pe' triaagoli simili PNQ , DEQ , PN : NQ: : DE ! E(J, cioe ™o 4 4 da poterla costruire nel modo elegante da lui proposto. ( Geomet. lib. III. ) (3i Cif> viene indicato da Pappo ne'due luoghi delle sue ColUzioni, che si recheranoo in appresso. '41 Veggansi i luoghi stessi di Pappo. 22 FI.AUTl — DEL MODO COME I GEOMETRI ANTICHI aiu-oia con una parabola od un'iperbole Ira gli assintoti (5) ; ma cio chc dove conforiiiarli niapjjiormenle in lal opiniono dove cssore 1' a- nalisi ii'problemipiani, avendonegia un'allra seniplicissima, e die piu immcdiatamcnte ottenevasi, della quale abbiamo piu sopra acconnato , come reca'a da Eitelide, per la coniposi- zione, ncl lib. YI. degli F.lcmenti,c per I'analisi geomolrica, nel libro de" Dati. Rivollisi quindi alia composizione di un tal luogo , per le tre, e le quattro retle, i lore sforzi riuscirono a diriltura infrutluosi, o poco altivi, per mollo tempo, fino a che Jpolloiiio, die, avendo escogitali nuovi leore- mi su i Conici, poto compiulamente riuscirvi, menandone vanto sullo stcsso Euclide, con iscrivere ad F.udemo nel seguente modo: Tertius liber (Co- nicorum ) continet nmlla et admirabilia Iheoremata, quae ulilia erunt et ad solidorum locorum cow posit ioncs, et ad determinationcs, quo- rum complura et pule lira et nova sunt. Ilaec nos perpeudentes ani- madvcrlimus non positam esse ah F.uclide i-ationem componcndi lo- ci ad Ires et qualuor tineas , verum ipsius tanlummodo parlicu/am quandam, atque hanc non satis feliciter : nequc enim fieri poteral, ut eit composilio rcolc perficeretur , absque iis quae a nobis inven- ta sunt. Al qual proposito ben ragionevolmente cosi ripiglia Pappo (11). (1ebl)a vpiiirc esprcss.T diilhi forrnohi Ujbx ^cy\e.Ue peril I'equazionc alia luiva dclilia pel problema alle qiiatlro rolle risiillarc geiieralmenti' (iiiadralica a diif liidoliTminale, e pero disegnaiiic una ciirva di'l scccjiid'ordiiu' ; t> cosi procedendo innanzi per quilie del Sei ordliie, ed In gciieralc pei' I'nrdine »i, se il niimero di quelle incidenli sia in, o pure 2n— t. (H) .\clla prel'azioue ul VII libro delle sue Colleziuni Matematiche , all' arlicolo de Conicis, VIIl. 28 FLAUTl DEL MODO COJIR I GEOMETIII AiNTlClII (Mu'Di (Uiliut ariss(> nc'suoiAlti, diniandava la modificazionc di quosto ar- licolo; ina difTorondosi la cosa, egli pubblicava la sua Divinazione , indi- landovi , nolla nola appie dclla pag. IX , di aver Ictti successivamcntr alia llcale Accadeinia delle Scienze, ne' giorni 6e9 di settemhre, e 22 novemhre dell'anno fS22, i ire capitoli che formano I'introduzionc al suo dollo cd imporlante la\oro, che da'cullori deU'antica Geometria ben meri- famentc o stalo apprezzato. Ritornando ora al noslro argomcnto, diremo, chc sc tanto studio po- suro gli antichi gcomotri pel problcma alle tre e quattro rette, e tanto do- vollcro cstcndcrc lo dottrinc sn'Conici per oltenornc la composizione, I'e ben naturale il pcnsare, che nulla avessero Icnlato su' luoghi alle cinqae c le sei rette, cd a' loro successivi. Ma pure,se per tal ragione manco lorn la riduzionc de' problemi da essi detti in gcnorale Lincari, ottenneio al- incno la conoscenza del gcnere di qucsti; c forsc giunscro a carattcrizzare alcune curve, che potevanosoddisfare alia composizione di quelli che corri- spondevano alle cinque e sei rette ; alle seltc ed otto ; non potcndo noi nulla profferire ne a loro vantaggio, ne in loro demerilo, per non esserci pervcnuta alcuna delle non poche importanti opcre, che essi composero su famiglie di cur\e, e suite proprieta di alcunc di esse , che pure sappiamo da Pappo avcrnc composti auipii trattati (U). V. F. U Vpggasi la continiiazione del pezzo di supra da noi cominciato a trascrivere, do- po l3 pag. XXX del Lib. IV delle CoUezionx Matcmatiche di Pappo. . ?/^,,,/, W/'/zr^U^'j',^/ MfZ F^.Z. V ■ ; I KJImimt^m. DELLE CURVE DI V GRADO CHE nANNO TRE PUNTI ni REGRESSO DI PRIMA SPECIE MEMORIA DEL PROFESSOR FORTUNATO PADULA INTRODUZIONE In una menioria su'punli mul'-ipli delle curve aljjobrichc , dame inviala a]rej,n-ogio profcssore sig. 'I'orlolini, c di cui un eslralto fu da iiic prima comunicalo aH'Accademia Pontaniaua in una nota Iclta nella •oriiata del U sellcmbrc 1851, mi occupai di dclcrminare il numcro dei j)unli di muUipliciUi ;it die puo ammellere una curva algebrica del gra- do in; quello de'punti dello stesso grade di mulliplicila c nc'quali tulti i rami si loccano fra loro ; quello de'punti di multiplicita f« cd in cui ^' rami SDJIaiilo si loccano ; cd in fine il numero de'puiUi di regresso (li prima sjjecie. SifPatlc ricerche sono slate ancho intraprese da allri Geo- metri ; ma eccclto la formola di Steiner per i punti doppi, di cui gia feci ceniii) sin dal IS-ii, dandone la corrispondenle dimoslrazione , uel 32 PADULA DELLE CURVE ni i.° cnADO II.* IG doH'antico Rcndiconto di questa Accadcmia , lutle le alire for- inolc cui sono ossi pcrvcnuli non sono csattc , o almcno di quasi ncs- siin vantajrjrio; poicho in voce di dare il prcciso niassimo numcro di punti sin-;olari di una data specie chc puo anuncllero una curva di dalo fjrado, danno un limitc die cssendo molto lonlano dal vero ricscc quasi inutile. Cosi rillustro Coomctra sig. Pliickor ha dinioslralo chc il numero do' punti di rcgrcsso chc puo averc una curva di grado m non puo csscr inaggiore di 2m{m — 2) (*): or questa forniola considcrata come limitc c csatta: ma da un limitc chc troppo si allontana dal vcro,c pcro non costi- tuisci' un leorcma chc faccia conosccrc qual sia il maggior numcro di pun- ti di rcgrcsso che puo rcalmente averc una curva di dato grado. La for- . , (2m-a)(a— 3) . moladamc tro\ata nclla citata memoriae , m cm m di- nota il grado delta curva, cd « il numcro inlero non nunorc di i pros- simamcntc maggiorc di — (,**): per le curve di quarto grado dalla for- niiila di IMiickcr si conchiudc chc il numcro dc' punti di rcgrcsso non puo I'sscr maggiorc di scdici ; la formola da mc Irovata conduce in vccc al seguentc tcorema: /c curve di quarto grado possono ammcttere tre punti di rcgrcsso , e non possono averne piu di tre. liitornando in scguilo sullo stesso argomcnio ho cercato di dctcr- minare c classificarc le curve di quarto grado chc amiiKMIono Ire punli di rcgrcsso c di studiarnc qualchc proprieta principale ; c questo e 1 "og- gctto del lavoro chc ho I'onorc di presentarc aU'esame di questa ilhi- stre Accadcmia. Nclla prcscntc memoria ho cercato di porrc quc'risul- lamcnti che ho crcduto inleressanti , o che davano de' nolevoli tcoremi di Geomclria; altre riccrchc pure escguitc inlorno a questc curve, ma che , lunghe c penose per loro stesse , non mi hanno in fine condotlo a conseguenze hrillanti, sono stale da me tralasciate : esse non sareb- bcro servile che ad aumcntarc il volume di questo scritto. La nalura di un tal lavoro non permcttendone la Icltura per in- *, \V(1. il Vol. IX Ac: Nouvplles Annates de Mallifematiques pa?. 290. **, Non sar;i inutile avvorliro die se la fdrmola ii|iotl.il,-i desse un riuriii in fra- zionario bisoyiia prcnderc il numero iritero iirosslmanirnte niiiiore. CON TRE PDNTI DI REGRESSO DI 1.' SPECIE. 33 tero , mi liniitcr6 ad acccnnarc! que' risullamenti cho son capaci di esser t'acilmentc IradoUi in linguaggio coniune; essi sono i segucnli: 1.° Per Ire punti dali non in linca relta passano infinite diverse curve di quarto grado cho hanno que' Ire punti per punti di regresso di prima specie. Dair(!quazione generale di qucste curve si vede che esse si divi- dono in quatlro specie : ogni curva delta prima specie c chiusa forma una specie di triangolo curvilineo di cui i punti di regresso sono i tre vertici , ed e tutta compresa net triangolo che ha per vertici i punti dati : quesle curve per brevitd le ho chiamato ciir-ve triangolari , esse possono avcre uno o Ire diametri. Ogni curva della scconda specie ha due branche separate, delle quali una e formata da due rami infiniti che si congiungono toccandosi in uno dci punii dali c prcscntano ivi un regresso di prima specie, I'al- tra e composta da un arco che ha per corda la retta che unisce gli altri due punti dati , e da due rami infiniti che toccano quest' arco ai suoi estrcmi formando in questi punti gli altri due regressi. Queste curve hanno due asintoti. Ogni curva dclla terza specie ha Ire parti separate delle quali ognuna ha due rami infiniti che si toccano in uno de' punti dati formando ivi im regresso di prima specie: queste curve hanno pure due asintoti che con- vergono con quattro dc'loro rami infiniti, e gli altri due rami non hanno asintoti assegnabili,potendosi quesli considerare come trasportati all'in- finilo, mantencndosi pero paralleli ad una retla di determinata posizione. Finalmcnle ogni curva della qiiarla specie ha quattro parti sepa- rate, delle quali tre come le prccedenli determinano i tre punti di re- gresso, avcndo ognuna due rami infiniti, c la quarta forma un sol arco staccato che ha pure dm; rami infiniti. Le curve di questa specie hanno ([ualtro asintoti , dc' quali due convergono con quattro rami infiniti delle prime Ire parti come gli asintoti delle curve di 2' e 3' specie , e gli altri due co'rimanenti qiuittro rami infiniti. 2.° Le tre tangcnti condolte pe'lre punti di regresso concorrono scmpre in un niedcsimo pmilo ; questo punto cade deniro il triangolo cho ha per vertici i punti dali quando la curva e chiusa ; e cade fuori allorcho la curva ha rami infiniti : esso non puo mai cadere sopra uno de'lati del detlo triangolo. :SA PADULA DELLE CURVE Dl 4.." GRADO 3.° Unlj quatlro piuiti di cui tiv non sono in liiiea rclla si puo scmpro per tre di ussi far passaro una curva di quarto S'"ado , chc prosiMili ill qui'sli puiili tre rcgrcssi di prima specie, in niodo clie le taiigcnii applicale a qucsti punti s'inconlrino nel quarlo punlo dalo, e non M> ne puo passare clie una sola. -i." Se jiel oentro di j^ravita di un iriangolo qualunque si li- rano a'suoi verlici tre rette, c si costruisce la eurva di 4." grade che ha ([uei vertici per punti di regresso e quelle congiungenli per tangcn- li , (|uest(! saranno tre diametri della curva, ed i Ire segmcnli com- l)resi Ira i lati del triangolo ed i corrispondenti archi della curva sono equivalenli. D.° L'area di una curva deterniinata come ora si e detto , ossia di una curva triangolare a tre diametri e proporzionale all' area del triangolo che ha per verlici i punti di regresso : essa e uguale agli otto noni del cercliio iscrillo nel triangolo equilatero cquivalente al triangolo medesinio. 1. Prima di occuparci della ricerca doll<' curve di quarlo grado che hauno tre punli di regresso di prima speci(! , premetteremo le condizioni che debbono verificarsi tra le coordinate di un punlo di una data curva affmche esso sia un panto di regresso di prima spi;- eie. Sia f{x,y) = 0, (A) Tequazione di una curva algebrica qualunque libcrala da fratii c da radical!, il punlo [x,i/) sara un punlo di regresso di prima specie se si avranno tra x ,y oltre dell'cquazione (A) le Ire seguenli equazioni e se dippiu si verificheranno le seguenli relazioni dx(l,j\di/ 0, («); m"{l'>i"+n'l")^2l"{p'l"-\-m'n"). {b) DalFequazione (1) si ha intanto chc per un punto dell'asse delle x , cioe quando y=0 f== qx'+ p'x'+ 7i"x% ^= i(jx'-\-3p'x^+2n"x, ~= px'+ 7i'x^+ m"x, P^=\2qx'+6p'x -\-2n", ^= 3px'+2n'x + m",P^= 2nx'+2m'x + 2l", P.= 2%qx -\-M, 4^7= (>px-\-2n', J^= inx +2m',$i= Gmx+(d'; quindi affinche il punlo A sia un punto di rcgrcsso di jjrima specie dovra aversi in virtu dcUe equazioni (A), {B), (C), (D) c dclle inequazioni (E) (F) 7»''+p'«+«"=0, (3); Aqi>.^+3p'»+27i"=0, (4); p»'+7i'a.+m"=0; (5) (3j3«'+2H'«+7?i")'=4. {6q»^+3p'oi+7i") (na"+m'a+/") ; (6) (6^+71) »'+ {3p'+71l') «+?;"+/"> 0 ; {(!') (2jD«'+«'«) [{m»+l') {2q»'— II") + (3p»+7i') (?f«t^+ ?n'l+ /")] Siniilmentc aveudosi dall'eqtiazione (1) per x = 0 36 PADULA snLLE CmiTE DI 4..° GRADO j0=2«/+2«V+2«", £L=3»//+2mV +m", g=12/y^+6/V +2/", S=«/'^+*'/''' .7^;='"^+'"'' 5^='™^+'"'' 5=^^^^+'^'' allimlio il punlo U in cui 2/=/3 sia un punto di regresso di prima specie dovra csscre /^«_|-/'^+/"=0, (7); 7n/3^+m'/3+7«"=0, (8); i//3'+3/'/3+2/"=0 ; (9^ (3/n/3'+2;n'^+m")"=4(6//3^+3/'/3+/")("/3^+«'|3+«") ; (10^ (6/+n)/3'+ (3/'+«')/3+/"+n" Jo ; (r/") (2;H|3'4-»i'/3)[i4//3+/') («/3'+7i'/3+«")+(2«/3+70 (2/^^—/")] > 2(2/^'-/") [(f ^H-pO (2//3^— /")+(37n|3+m') („/3»+n'/3+,i")] . (6") Pfir tal niodo si hanno novc equazioni Ira i dodici coefficicnti dcl- Tcquazioue (1) , ovvero tra i rapporti di undid di essi al rimancnte, onde nove saranno fuiuione degli allri due, e qucsti potraiino poi prcndersi ad arbilrio , senipre poro in modo da soddisfare le inequa/.ioni (a) , (b) , {a') , {b'), {a"), (b"). Resla ora ad osprimcre per mezzo dellc ritrovalc equazioni novc de'delli coefficienti in funzione dcgli allri : a tale oggetto si osservi che dalle equazioni (3), (i) risolvendole rispelto ad »t" e p' si ricava n"=qa.^ , p'= — 2qtf.; similmenle dalle due (7), (9) si oltiene /"=//3' , /'=— 2//3, quindi la (2) dara Poneiido nelle equazioni (8) e (5) queslo valore di m" e risolvendole ri- spelto ad m' (!d n' si ollerra m'=—m^^2x\^qi, (11) n'=—p*^^2^v'ql; [\2\ e per conseguen/.a le equazioni (6), (10) diverranno CON TRE PUNTI DI REGRESSO DI 1." SPECIE. 37 (m/3=P 2« l/^)'=i/ (n^'—p»^ =t= 2,3' 1^^+ intanto quoslo \alore di p soddisfaro aH'equazionc (14.), allri- iiioiili t'diiiL' si (' vtHiulo la (,1) non appmliene piu ad una curva di quarto jrrado, dovra essere soslilucudo il valore dip dalo daU'equazionc (16) nella (13) si ricava (• pur conscguonza 1' equazionc che rapprescnta le curve di quarto grado di cui 0 , A , IJ sono tre punti di regresso di prima specie e la seguente ly^^mxif-\-nx^if-\-pxhj-\-qx*—2l^y'—{mfi±2ii.\/'^xif 1 — (io«±2|3l/^x'y— 20 , ->2/(f±^^^), (19) od inoltrc lo fpinntita n Kp sono date dalle cquazioni (17) c (16). (*) 2. \ olcndo detcrminaro Ic tangcnti a'punti 0 , A , B si fani uso dcl- Trquazione (G) la quale, indicando con x ,y\c coordinate variabili di que- sle tangenti, divcrra fispellivamente -A I » ^y J •'^=''-(2l-||/D^-' (3) le quali come e chiaro rappresenlano tre rctte die s'incontrano in un me- desimo punlo dato dalle coordinate *) I'cr mezzo di quesli Talori 6 fiTCilt'tcdefc clip lelnequazioni (a), (o;, (/;, 'a' ),{b"i rcslaiio soddisfalie. y= 5-0 7={x — <*)' (2) CON TRE PUNTI Dl REGRESSO Dl 1." SPECIE. 3i) Da ci6 risulla il scgucntc tporcma : Se una curvu di quarto grado ha Ire jmnti di regresso di prima specie, Ic lungcnti condoUc per qucdi punti o sono parallelc o s incon- trano in un medesimo punlo. E c'hiaro poi chc nirincho Ic langenti risullino parallelc dovra farsi ^ = -t-2^i/|, c porcio 7i = ^6\/ql , p = ±i-[/^l. Rilornando ora al caso in cui lo lanfronli concorrono in un medesinio punlo faronio da prima rifleitcro chc dalle equaxioni (4.), (5) si deduce che questo punlo non potrcbbe trovarsi mai no sull'asse delle x nc su quello delle 1/ : inollre osservando che la retta A15 ha per cquazionc - + ^ — 1 si vede che la tangenle in A la quale c data daH'cquazione (1) la inconlra in un punto avenle per iiscissa x=-^ — -=j •! 0, |- + T^> (10) (• oviilLMilo poi , ili)i)o quel cho si o dolto inloruo all'inequazione (19 , 1) . che i \alori di »' c di /3' dobbono soddisfaro allc relazioni ossia che il punto «' , j3' non deve slare sopra alcuna delle rctte OA,AB,BO che passano per i punli dati : c che quando questo punlo e dalo , la curva e pienainente delerminala. Poncndo ncH' equa/.ione (6) S-j=a , cd »'=oo , essa riducesi ad ct «'y' — iaci'xy' — (taa-^x'^y'^ — -ifl'/3'M'«/-t-«'/3'(/* —2t>fi\ai'/—:\(ia.xif—:ia^x''y-\-crpx')-\-i).'i\y—axf=^ , (11) la (luale rapprcseiila in consopueii/.a Ic curve in cui Ic lang^enti a'punli di rogresso 0 , A , li sono ])arallelc alia rclla data daU'equazione y = ax (12) purche la quautila a soddisfaccia alle relazioni oc ossia che la reiki a cui si vuolc che Ic tangcnli sieno parallele non de\c csser parallela ad alcuno dc'lali del triangolo OAB. Giovcra infinc avver- lirc che in lutle le cquazioui procedcnli ed in seguito le quanlita a , /3 si considerano aver senipre valori positivi. 3. Volendo dclerniinare i punti in cui le langcnli in 0 , A , B incon- IraiH) la curva, basla combinare Tequazionc (C) del n.' precedenle con Ic (7) , (8) , (9) : poncndo da prima y=L-x , essa riducesi ad («/3'+«'/3— «/3) (3»/3'+3a'/3+«/3) £l a..'— 4«/3(«^'+«'/3-»/3)£^.r'=0 dalla (|uale vcdesi che se fosse «^'4-«'/3 — «/3^0 sarcbbe y — 'Lx un fallorc dcir cquazione (6), onde per csprimere che ci6 non awenga si ri- c^ide suUa relazione (10, 2). DaU'equazione precedenle si hainlanlo.r'=0 il che ditnosira, come dcve essere , che la laniienlc in 0 ha comune con la curva Ire punli allorigiiie; ed CON TRE PUNTl Dl REGRESSO DI 1." SPECIE 4.1 J*— ! oxfi -+■ o»'l3 -+■ 01/3 rapprcscnta I'ascissa del quarto punto d'incontro. Da questo valore si vede chc se 3«/3'+3«'/3 + «i3==0 ossia se il punto a' , (3' sta (fig. /) sulla retla A'B' parallela ad AB e con- dotta pel punto D prcso in raodo che sia OD':=-iOA risulta a;= oo , e per conscfjucnza la tangonte in 0 c parallela ad un asintoto dcUa curva. Delle analoghe proprieta dovendo aver luogo per gli aliri punti B ed A , ne segue che prcse Ic AD e BE rispetlivamentc uguali ad OD' ed OE' c condolte le due rette B'O', A'O' parallelc alio duo OB cd OA, se il punto a', j3' sta sulla retta A'O' la langcnte in B e parallela ad uno dcgli asintoti dclla curva, e se sta sulla A'B' la tangente in A e parallela ad un asintoto. E chiaro poi che se si scelga uno de' punti C, A', B' per punto di concorso delle tre tangenti in 0, A, B due di questo tangenti saranno parallole a duo asintoti dclla curva; e se il punto suddolto non sta sopra alcuna delle rotte O'A', A'B', B'O' ciascuna delle tangenti in 0, A, B incontrera la curva in un punto determinato. 4. Per ineglio discutere le varie curve che possono essere rappre- sentato dairoquazione (6, 2) si rifletta che in essa, come gia si e detto, le quantita a, /3 possono essere considerate sempro positive, ed inoltre dovendo il punto a', /3' cader sempre o in uno degli angoli del Irian- golo OAB , o in uno degli angoli opposti a' vertici, possiamo supporre che siensi presi per assi quelle rette chc forinano langolo in cui c com- preso il punto a', /3'; onde le due quantita «', (3 potranno esser consi- derate scmprc dello stcsso segno. Ed e chiaro che do non limila in nulla la gonoraliti dcircquazione suddctta^ quando si vuole solo discu- tere a fin di conoscere le curve di diversa specie che pu6 essa rap- presentaro: imperocche dando ad «', /3' segni diversi, si avrebbero del- le curve differenlemente situate rispetto a' punti 0, A, B, ma non di diversa forma. Cio posto ponendo ncU'equazione (6, 2) ij = lx, (1) si ha un'equazione dclla forma Ax^ — 2Bx + C=o, (2) in cui A = «V7*-(-:?«Vi,5 — 2 ,3 V+ («'/3' — C«x'|S^"l r+2(3'^' (a— 2aV+/2 /3 % 6 4.2 PADUI.A DEI.I.K CUUVi: DI 4.." CIIADO B= a.3 [m^/h m' li— 3^) /'-f ^/3' («— ;:*') H A3''] , Da (|in'sti valori di A, B, G si lic.iva AC — B'' = i«"/3' ^«/3'+«/3 — a/3f «/37% ondc essondo *', (3' dollo slosso s(>n;no, affinclio qucsta qunntita sia po- sitiva, oioo affinchf'^ le radici doH'cquazione (2) sieno roalij dovni osserc t>o, ossia la rolta dala dairoqua/.ionc (1) dovni cadorc nciranfjolo yOj?. St'grup da cii cho la curva c tulla comprcsa Ini gli angoli opposli al vortico formal i dallo duo roltc clio coniprcndono il punio d'iiiconlro dollc trc taiigoiili a' j)iuUi di roffrcsso. Al conlrario sc «' c /3' fosscro di segno conlrario dovrebbe csscre /;3'4«'|3 -l-aj3)x!/+2|3^'x=-2«^a'i/+|5xjl xy=o vedesi chiaramente dover essere «;''+«-,3-»^\a'-^a)xY—'f'aa'b\a'—a)iif'+ia^a''by'=o.{3) Quost'oquazione, come e facile vedere, apparUene ad una curva della 1 specie quando si ha « > 0 ed « < a': da una curva della 2' specie o quando a>a';o quando « < 0 ed in valore assoluto >^a' cioe quando a<—\a': Ak una curva della 3» specie quando a=—\a': e finalmente da curve della i" specie quando a<0 cd in valore assoluto minore di ia'- cioe quando si ha «<0 ed «>_.!«'. Se nell'cquazione (3) facciamo a—, a SI avra il caso in cui le tangenti in B ed in A sono parallele a'due asintoli della cm-va di scconda specie che ne risulla : allorche poi facciamo nella medesima equazionc «=^«' si avni la curva a tre diametri corri- spondente,come si e detto.al caso in cui le tre faugenti condotte per i punti di regresso concorrono nel centro di gravitd del triangolo OAB : in questa ipotesi I'cquazione diviene «'y'+6a-6VV^4-96V*_2i«"6vy^_8«'6V'+16a«6^y-=0 • (4) pon^ulo in essa y = 0 si otiiene a:" = 0 cd a.'=i«', onde presa la Uh—- DC sara E il punto ove I'arco tangente alio due rette BC e CA in- contra la OD : similmente si determinano i punti E' ed E". lUsolvendo I'cquazione (4.) rispetto ad ^, si ha i\\rvnfr\ ovvero •'/'_ 1^^' ,^^' { x'\ / ^ 46 PADCI.A PELLE CURVE DI 4-.° CRADO Ual prinio di quesli duo valori di '-i— vodcsi clio quando la x' o nc- galiva il radicalc (• minorc invalorc assolulo della paric ra/,ionale;()nde i valori di ^sono ambcduo ncgativi, e quindi i quatlro valori di //' ini- niapinar!: da y = 0 ad x'^-^ff' il radicalc ("' mag-gioro dcUa parte ra- zionalc, ondc ij' ha iin valorc posilivo o I'allro nogalivo, e quindi y' due valori roali e duo inunaginari, ossia clic tulle Ic relte parallele ad Al( con- doUe per un punto qualunquc compreso Ira 0 cd E inconlrano la curva iti due punli: da j:'=j,a' ad x'-=-a' il radicale lorna ad essore minore della parte ra/ionale, la quale essendo Ira quesli limili semprc positiva ne segue chc i qualtro valori di tj sono tulli reali , cioe che tulle Ic parallele ad AB condotte per un punto qualunqiK; della ED inconlrano la cnrva in quatlro punli : finalmonle dalla seconda forma data al valore di ^ si vede che da sdy a' ad x'^=-) sia il rapporto as delle frazioni^^ ed ——^ (che pur (luello dclle allrc -^c ^p ^ ^^ termini sono le parii in che ogni generalricc mm' divide due lali opposli, la superficie curva circoscrilla dal quadrilatero sar.i un trascendenle dctcrminalo di as, si> condo me non inferiore agli ellittici. Or non sarobbe punto niaraviglia che la iperboloide di cui la superficie rinchiusa ncl quadrilatero o mi- nima per rapporto a tulle lallrc ipcrboloidi fosse qiiclla per la quale as pareggia I'unitu, che e il rajiporto piu scmplice dclle mentovale fra- zioni; ed allora la superficie minima non sarebbe piu ima delle ipcr- boloidi, ma si bene ruuica paraboloidc che puo passare pel quadrila- tero, e che sola gode la projiricta cho le gcneratrici rctliliuce di cia- scuna serie son parallele ad un medcsimo piano. Dunque, se per ef- f'elto di tal proprieta , combinata con quella della doppia generazione rc'tlilinea comune a tulle le ipcrboloidi, si conccda die la paraboloidc sia minore delle ipcrboloidi, con piu ragione scmbra vcrisimile (in forza V'ii piiro altri modi {c qupsli in numero inOniti) di condurrc od appoggiarc liiiee rcUf alio circoiifeioiize cslremc di una superficie cilindrica , uon f.icendolc essere ne parallele iii' concorrenli in un medesimo punto, ma ugualmenle lonlanc ed insieme u- gualmcnle inelinale all'asse. Da ([uesfallra maniera di generazione emcrgono tanle iper- lioloidi di rotazioue ad una foglia, le cui .superOcie possono esser maggiori della cilin- drica , sebbene in questa le circonferenze delle sezioni perpendicolari all'asse sieuo tutle piu lungbc cbe non souo in tali ipcrboloidi; ma vuoisi notare cbe in quest ulli- me le nominate rette sono al contrario piii lunghe del lato dflla superlicic cilindrica. Simili osservazioni possono farsi circa la superficie convessa del troneo di un cono retto, e le zone delle ipcrboloidi ad una foglia intcrcette alle circonferenze dellc sue basi. 56 TUCCI CONGETTURE ClUCA I,A MINIMA SUPERPICIE CONTINUA (Iclle considpr.izioni prcccdonti) clio sia niiiion! di tiiUc qiicllo sujuirfi- oie cho lion coiiiinn'tand s(> iioii una sola, o nessuna gencraziono rcl- tilinca, (). Molli) jiiii jj[rave pcr6 sembra esscnv iin'alira obbioziono, chc puo elcvarsi coniro I'awiso per iik; vcrisiinile; e nascc da cli(> p(;r To- (Hiazii)ni' di'lla paraboloido non rimano soddisfalla rcquazionn a dcri- ralc pavzioli di 2." ordiiio clie il IMotodo (Idle Variazioni soiiiministra per la minima di lulte lo possibili superficie terminate da iiii mcdesi- mo eontoriio di (lop])ia ciirvatura. Pure in risposla lui somiira polcrsi ossorvaro clie la priinitiva complcla o generate di doUa oquazionc allc dcrivalc di 2." ordiiio, non comporlando per la leorica di lali primitive pill di duo fuiizioni arbilrario, quostc fiinzioni scbbcno aminoUano im iiumcro iiid(!finilo di coslanli, polrebbcro non osser delerininabili in mode obe la superficie passasse per ([uallro rclle distinte; e potrebbe altrinionli sembrar vcrisiinile die volcndo circoscrilla la minima super- ficie da 11 lince dislinfe o indijiendcnli fra loro nella forma c nclla posizione, I'cquazione a dcrivatc parziali di cssa dovcsse csserc dell'or- dine n, per cosi ammeltere nella sua primiliva completa allrellante Piinzioni arbilrarie. Da qucsla osservazioiic io non inlendo infcrire che il carallere analilico dclle supcrfieic di minima grandczza slabililo col Metodo dclle Variazioni sia falso, ma solo che potrebbe non csserc cs- senzialc o vero indispcnsabile per la esistenza del miiiimo, del pari che non 6 indispcnsabile pel miiiimo o pel massimo di una fuiuionc di una variabilc la condizione che la dcrivata di l.°ordinedi questa funzione sia nullo, polendo aver lii()n;o uno di quoi minimi o massimi che di- consi straordinari o singolari. Del resto, se per la minima superficie due limili della quale son due rclle assegnale e non posle in un nie- dcsimo ])iaiio, il Melodo delle Variazioni conduce ad una F.Iicoide s/orfa a piano dircllorc, clre una superficie capacc di esser geiicrala da relic parallcle al piano stcsso cui son parallelc le due assegnale , dee sem- I>rare ben soddisfacenle che le preeedenli consiilerazioni geomelriche I se non il Calcolo delle Wiriazioni) accennino ad una porzione di pa- raboloidc iperbolica, quando la superficie minima vuolsi conlinua e ter- ininala da due relic nel senso della lunghezza, c da due allre in quello della larghezza, avTcgnache la j)araboloide determinala da quesle (|ual- tro rclle sia pure una superficie suscettibile di esser gencrala, da due TERMINATA DA UN QUADHItATERO STORTO. 57 sprie di rcKo, qiiollo sccondo la lunghczza parallele ad uno slesso piano coi limili assegnati per lungo, c quelle secondo la larghezza parallele similmcnic ad uno slesso piano coi liraiti asscgnali per largo {*). 7. Vioppiu soddisfaconlc parmi essere il falto chc a simiglianza dclla pavaholoide ipcrbolica, la supcrficie clicoidica a piano direllore , condizionala a passare per due retle date sia la piu somplice di tutte 1(* superficie die possono gcncrarsi da una delle rette, la quale con movimonto conlinuo dobba trasportarsi a combaciarc coll'altra. Infalti, la posizionc di due rclte indefinite e incapaci di csistere in uno stesso piano , dipcndc da due sole quanlila , che sono la loro di- stanza rappresenlafa dalla perpendicolare ad ambeduc, e Tangolo com- preso da esse, o piu veramente da due parallele ad esse per un me- desimo punto. Ora il moyimento cui dovrebbe seguire luia delle relte per recarsi a coincidere colVallra, non saprcbbe concepirsi piu sempli- cc che quando quella dislanza (misurata sempre nella perpendicolare comune) e qucirangolo diminuissero nel medesimo rapporto, come ac- cado nclle coordinate delta linca retla cbe Ira le linee contermini e la minima; c appmilo in queslo modo viensi a generare la superficie del- I'elicoide a piano direllore, la quale perci6 non racchiude che due sole coslanli nella sua equazione: una retla cioe ed un angolo. Infatli, chia- mando rispctlivamcnte f? e y quesle due grandezze, conlando le s sulla perpendicolare comune { fig. 6), le x sopra uina delle retle , c le y sulla perpendicolare a questi assi delle z e delle x dal loro inconlro , Tcquazioni delta generalrice saranno delta forma (•) Merita parlicolar riguardo la condiziono del paralldismo dci piani relativi a clascuna scrie di gencratrici ; poiclii; prcscindendo da essa non sarebbc diflicile addi- larc duo superDcie per Ic qiiali sarebbero adempiute I'altre eondizioni anzidelle senza nondimeno vcrificarsi ci6 che io credo verisimile. E son tali per esempio la superficie convessa di un ciliiidro retlo, e quella di una delle iperboloidi ad una foglia. mento- vale nella nola al n." I, e che possono farsi passare per le circonferenze delle basi del cilindro. Infatli , per un teorema conosciuto si possono prendere per generatrici deir ipcrboloide due serie di rctte die s' intersegano a vicenda ; c nulla impedisce di prendere per generatrici della superficie cilindrica le due serie di cliche contermini a tali rette. Or in questo modo le rette generatrici dclla superficie dell' iperboloide son minori dell'eliclie generatrici della superficie cilindrica, e cio non ostante per la nola quadratur.i delle due superficie la prima si ravvisa minore della seconda , in opposi- zione a quello che io credo verisimile quando le generatrici di ciascuna specie esi- stono in piaoi tra lor paralleli. 8 58 TUCCI CONGETTURE CIBCA LA MINIMA SUPERFICIE CONTINUA y=:mx, z=:n, dove m cd n vaiiano da una sua posi/.ionc ad un'allra. Dunque I'air golo coniprcso da una gcueralricc qualunquo con I'asso delle x o \ero colla sua posizione primiliva awa per tangcnle Ingonomelnca m=— j c quindi Tequaziono dclla supcrficie dcscritta coirindicalo movimento vena fornila dalla proporzionc c : 2 : : 7 : arc tan — X e in consugncnza sara s= — arc tan — : y X confornie di qui a poco Iroveromo mcdiantc la considcrazione doH'clica 8. Ancora 1' indole slossa dclla supcrGcie chc si vuol minima fra tulte le possibili circoscrittc da uno stesso contorno slorto, esige che tal superficie intersegala come piii si vuolc da un piano non dia Aeruna linoa chc lorni in se stessa, die allrimcnli la minima supcrficie rac- chiusa da octal linea sarcbbe cvidcntomenlc quella che fa parte del piano secanle, anzi che dclla supcrficie curva. E bene: siccome Tcli- coide a piano dircllorc fornila dal Calcolo delle Variazioni, cosi la pa- raboloide ipcrbolica fornita dalle prccedcnti considcrazioni geometriche non ammcltc sczioni plane chc tornino in loro stessc, a diffcrcnza della iperboloidc ad una foglia, che quanlunque susccllibile (come la para- boloidc c I'clicoidc) di generazione rettilinca , amnietle nondimcno se- zioni ellitliche e circolari. 9. In appoggio ancora della opinione che io credo verisimile os- servo che una parte AA'B'B (fig. 7) di clicoide a piano direttore , che fosse terminata in un senso da due gcneratrici rcltilince AA', BB' in- tcrccltc a due cilindri avcnti per asse comunc OZ quello dell' clicoide (c su cui giacc la minima dislanza dcUc gcneratrici), e neU'altro sen- so dagli archi AB, A'B' deU'cliche le quali passano per gli cstrcmi di tali gcneratrici, questa parte ripcto di clicoide , riconosciula da tutti i geometri per la minima supcrficie terminata dal contorno mislilinco ABB'A', si put) risguardare composla da una moltiludinc di porzioni di parabolidi iperboliclie unite con raccordo tra esse. Infatti sc nell'clica A'B' csistentc sul cilindro di raggio uiiiiore r si consideri una parlicci- TERMINATA DA UN QUADRILATERO STOBTO. 59 la Mai chc possa sliinarsi rclliliuoa, i>olra sliniarsi lah^ anche la par- licella ha die Ic corrispoiido sull'elica AJ3 csislente sul cilindro di rag- gio maggiore R, porclio se da un caalo ne crcsce la lunghczza nc di- minuisco dall' altro la curvatura. Or tulle lo parlicelle corrispondenli dell'eliche inlenuedic essendo rctliliacc per la slessa ragione, ed essen- do inollre appoggialc per modo alle generatrici eslrcme (ut', AM, che le loro projezioni sul piano delle basi dei ciliudri tornano ])arallele ( porche indicate da piccolissimi archi simili di cerchi conccntrici) gia- ceranno esse in piani pai'alleli, e quindi costituii'anno una parte di pa- raboloido , terminata da un quadrilatcro storto. Adunque la porzione priiuitiva di clicoidc potcndosi riguardarc come una sonima di porzioni di paraboloidi, terminate ciascuna da im quadrilatcro storto, e ben nc- cessario lo ammcttere che ognuoa di queste porzioni abbia la minima grandezza fra lutte quelle che avrebbcro il medesimo contorno rispet- tivo, accio la loro somma risultasse , qual'e di fatto , la minima pos- sibilc. 10. Finalmcnle osscrveremo che anche I'Analisi viene in conferma di quest' ultime deduzioni geometriche, tendenti a provare che una parte piccolissima di clicoide a piano direttore, terminata da due generatrici rcllilinee c dagFintcrposli archi di due cliche^ possa riguardarsi come una parte di paraboloide, terminata da cpiattro reltc: e lo vedremo con- siderando scparatamcnte la supcrficie ACea nella figura 8. Infatti, prendendo per assi coordinati e rettangolari delle x, delle y e delle z il raggio del cilindro su cui e dcscritta I'elica direllrice dclla clicoide, condotto per la origine di quest' elica, I'altro che gli e perpendicolare nel piano della base, c I'asse del ciliudro; inoltre chia- mando r il dotto raggio , ed a il rapporto coslanle delle altczze dei punli dell'dica sulla base ai corrispondenti archi di qucsla base contali dalla origine dell'dica, I'equazioni di questa curva saranno z^:=-!ir Arc. cos — , z = a/' Arc. sen— , r r o chc torna lo stesso x^=)' cos — , y=r sen -^. (D) D'altra parte la gcncratricc dell' clicoide dovendo sempre appoggiarsi 60 TUCCI COKCETTUBE CIRCA lA MINIMA SUPERPICIE CONTIMIA ECC. all'assc del cilindro ossia dollc z, cd esser parallela alia base del me- dcsimo, le di loi c(|iiazioru dovranno aver le forme y=mx, z=^n ; (G) ma Ic iiulotoniiinalc m cd n die variano con la sua posizione avranno tra esse una rclazione dcrivante da che la generatrice dee incontrar pu- re I'anzidetla elica dircltrico. Ad oltenerc qucsla rclazione, osscrvando che ucl punlo d'inconlro le coordinate hanno i medesimi valori rispet- tivi, basta dividcre la seconda dell' equazioni (D) per la prima, e nel risullato soslituire wj ad — , ed « azin virtii deU'equazioni (G). Per tal X mode la cercata rclazione tra m gA n trovasi essere m = tan — , cosicche la generatrice potrcbbe anche esprimersi coU'equazioni (/=lan — .X, z=:n, '' a.r e sotto quesla forma per ogni valore di n si avrebbe una retta che adempie a lulle le condizioni richieste dalla generazione deU'elicoide a piano dirctlorc. Dunquc oliminando tra quesl'ultime equazioni la n, che varia colic singolc generatrici, il risultato j/:=tan — . X, ovvcro z-=^a.r Arc tan — , (E) ■^ «/• X apparlerra al sistcma di tutte le generatrici, val dire alia superficie del- I'elicoide. Cio poslo, quando per la piccolezza deU'arco ka, prcso a conside- rarc ncU'elica dirctlrice, le y di tutti i suoi punti son piccolissime ri- spello alle x corrispondenti, si rende lecito sostituire — ad arc tan — , in virlii delta nota formola Arc. ff=lan a — tan'o + — tan'a — ec. 0 0 cd allora Tcquazione (E) \oltandosi nelFaltra z y xz — =— , ovvcro 7/ = — , a.r X "^ ' a/' si soorge cbe rappreseota una paraboloide iperbolica. 'M^^/i/^et^A^'-/(&Z. f..,I F,^v. J-'.v "^ eii/ 4 /Jy .i !■•,, 7 :f'n''-'^V^'-V':"::-'^' 1-m It. 7k I %8f MEMORIE MATEMATICHE PRESENTATE DA' SOCII ALL' ACGADEMIA NELL' ANNO 1833 E DA ESSA APPROVATE. R4PPKESEKTAZI0KE GEONGTBICA IHIIEDIATA DELL'EQUAZ10:\E FONUAMENTALE NELLA TEORICA DELLE FUNZIONI ELLITTICHE CON DIVERSE APPLICAZIONI MEMORIA DEL SOCIO ORDINARIO PROFESSOR TRUDl Si sa che I'equazionc differonziale du du, ammollc un inlcgralc alffc^brico, non ostanlc che i due nienibri non siano se|)ai-atanienle integrabili ne per arehi di ccrchi,ne per lopfarilmi; e sono appunto gUinlegfrali di lal falta che han dato orijjiiic alle trascendenti co- iiosciute soUo la dononiinazionc di funzioni cUittichc, sludiale pria di lutti daU'immortale F.ulero, e poi condotte a tanla altezza da Legendre. Abel. c Jacobi. L'oggello precipuo delle altuali ricorche si c quelle di dare della so- prascritla eqnazionc una rapprescnlazionc geomelrica immediata , indi- (j-i TRUDl RAPPRESKNTAZIONE CKOMETRiCA IMMEDIATA IHMidi'tilc cioe dalla Irasformazionc doi diffcrcnziaIi,rho no cosliluiscono duo iiuMiibri, in differon/.iali dcUa t'onna Irasforinaziono essonzialmonlc ricliicsta nolle due rapprcscnlazioui che fi- nora so no conoscorio; Tuna mcdiaulc il triangolo sforico, dovula a La- grange, I'altra median te un sislema di due cerchi, dovula a lacobi. La rapprcscntazione clio noi darcmo esscndo effelluata morcd il sislema di due sezioni coniche , compie un desiderio espresso dal grande analisla di Rii- nisberg, il quale cosi conchiude la sua memoria (*) relaliva a qucsto argo- nienlo a Fs di'irfte nieht ohne Interessc fiir die Theoric der elUptischrn Functionen scin ahnlichc Bctrachtungcn unmittelbar fur das System zueier Kegelschnitte anzustellen y) (non sarebbe senza inlercsse per la teoriea delle funzioni ellilliche di oslendere innnediatajnente siniili consi- dorazioni al sislema di due sezioni coniche): ed aggiugne cho forse sa- rebbe tomato in altra occasionc su queslo argomento; ma nulla piu Irovasi pubblieato di lui sn tal soggello (**). Le ric(>rcho di cui ci occnpiamo menano a risolvere per via di costru- zioni gconielriche i problemi dclla molliplicazionc cd addiziouc delle Ira- scendenli della forma J du la fun/.ione ,{, dinolaiido un polinomio di i° grado; ed e poro che brevemenle c-i fermeremo a siffallc quistioni. Ma lo slesse ricercho conducono ancora naluralnienle ai bellissimi leorcmi del /'oA^rafe^ sui poligoni variabili iscrilti n (■ircoscritti a due sezioni coniche : leoremi che fino a queslo punlo sem- branodi essere rimasli ribelli ai metodi algebiici;non esscndo a nostra no- (*) Hemorin insorila nel3."vol. dol giornale di Crelle a pag. 376, avente per titolo • Vebtr die Anvemlung der elliplischen Trascendenten aufein bekannles Problem der ele- mentar Geomtlrie » (••) NeHHiSqiiesiodotlostranierosi rec6 tra noi;ed in quel rincontro fuidallostesso assicurato cb'ei nieotc aUro avesse aggiunlo al suo citato lavoro. DELLEQU\Z. PONDAM. NELLA TEOn. DELLE FUNZ. ELtlT. 6S lizia alcuna deduzione analitica di qucsli teorcmi (*) ; de' quali sembra al- trosi che non si abbiaiio dirotte dimostrazioni; imporcioccbo ([uclle doH'il- lustre invciilore sono fondalo sul metodo di projczione, e siilla leggc di (.■onlinuilil. Alle applicazioni dcUo noslrc formolc aggiungiaino in fine laquislio- no assai difficile dolla riccrca della relazione che deve sussistere fra i de- terminali di due sezioni conichc attinche un poligono di nuniero assegnato di lati possa essere ad un tenlpo iscritlo neU'una e circoscritto all'allra ; e queslo ])roblenia sara risolulo nella sua massima generalita. No fia super- tluo di avvertire che i inenlovati Ujorenii del Poiicelel sono di niun soc- corso in siffalla quislione ; e per vedcrne lutta la difficolta basta leggerne la storia che pel caso parlicolarc di due cerchi ne fa lo stesso lacobi nel- la memoria poc'anzi cilata. (•) Nell' atto Jella slampa della presente memoria sento per la prima volta che di talc argomento siasi non lia guari orrupato I'insigne geometra inglesc sig. Cayley , e che le sue ricerche slanoinserilo nel rhilosophical Magazine. QueHa nolizia mi fe datadall'illu- sire analislasig. Sijh-ester, coiicltladino ed amico del Cayley, venuto per pochi giorni a dimorar Ira noi ncllo scoiso niese di febbrajo; ma finora non mi 6 statopossibiledi avere la soddisfazionc di riscontrare il lavoro do! sig. Cayley; poichi il Philosophical Ufa- gazinc non trovasi alcorrente nella nostra Reale Uiblioieca. 66 TRUDl KAPPRESENTAZIONE GEOHETRICA IMMEDIATA §. 11. TEOREMA I." Dale due conichc (S) , (S') si tiri nelVuna una corda qualunque L'U, langenlc deWallra, c da un suo vertice 0 si menino at suoi estrcmi Ic rette OUcd Ol\; dinofando con u edit, le iangcnti degli angoli UOx ed lUOx, si avrd tra esse una relazione delta forma (1) A2f + 2bxtj + cx^ + 2dij + 2ex + f=o. . . (S') Inollio ritenuti i simboli x cd y per esprimere le coordinate del punto iJ, dinnlcremo con x, od ?/, quelle del punto U,; quindi sa-"-^ donde y —, y=ux y,=U,X, dell'eqdazione pondamentale 67 c poiche si ha y*=2rx + mx'^ , y,^=z2rx, + nix' , risulta \ x=- 1r 2r ^''^ I 2ru 2ru, 'ui' — m ' J 2ru Inlanlo si dinotino con X, Y le coordinate correnli della corda UU,; la sua equazionc sard dapprima (Y-y) {x-x.) = [\-x) {y-y.y, ma poscia pe'valori di poc'anzi divcrra con facili trasformazioni {u + ti,) ¥=((<(/, 4- m) X + 2r. Cio premosso, so una retla qualunquc \-=p\ + q si assoggclli a toccare la conica(S'),lia i delerminanti di quesle dne linee, sussistcra la rclazione {d'-af)f+2(de-hfjp+(c^-ef)+2{ae-M)pq+{b'~ae)q'+2{be-cd)q=0; nia, supponcndo die la rclla altuale sia la corda UU,, siccome si ha im, -\- m 2)' P~ u + ii, ' '/=,7+li:' sostituondo qucsli valori nella rclazione, e messo per conipendio I A=d'—af , D=m{dc'—bf) + 2r{bc—cd) (3) B=rfc— 6/" . E=m(d'—af)+2r{ae—bd) ( C=e^ — cf , P=m'-{d'—af) + imr{ae—bd)+ir^b^—ac). la istessa divcrra ku'u,'-\-2li[u + u,)uit,-{-C{u + u,Y+2D(u + u,) + 2Euu,-\-F = 0 come erasi proposlo a dimoslrare. 68 TRUDI — RAPPRESENTAZIOME GEOMETRICA IMMEDIATA OSSERVAZIONE 1.' Giovera nolarc che, invece di congiungerc i punli U ed U, con uno dei vcrtici dolla conica (S), avrebbero potuto congiungersi con qualunque altro punto del perimctro dcUa stessa conica ; c le formolc cui perverrebbesi sarebbcro le medcsiirte. Se non che abbiamo prescclto iin vertice della curva a solo oggotlo di Icnere un sistema di assi coordinati orlogonali ; e cosi esprimcre i risullanienli in modo piii semplice. Per tal modo in fatti avricne che il simbolo u dinota la tangente dell'angolo UOx compreso dalla relta OU con I'asse delle x; ma prendendo un altro punlo della co- nica (S) diverse da iin vertice , allora la u esprimerebbo invece il rapporto dei scni degli angoli UOx ed UOy compresi dalla retta OU con gli assi delle X e delle y rispeltivaniente. Ula ad ogni modo, qualunque sia il sistema di assi, siccome suppo- nendo dato il rapporto u, ne conseguita nella conica (S) il punto U, perche determinalo dalla equazione Y=mX,' cosi noi direnio che questo rapporto u e Yelemento del punlo D ; ed intanlo risulta dalla precedcnte dimostrazionc,che se u cd m, dinotino gli elementi di due pimli qualunque della conica (S) , la corda che li congiunge sara rapprcsentata daU'equazione '■■"li--. ;jh (2< + M,)Y = (.MM. + 7n)X + 2r: '■"' equazione assai rimarchevole non solo per la sua simmetria, ma anche perche i quattro ordinarii elementi dei due punti, cioe le due coppie di coordinate ar , y ed x, , y, vi si trovano ridotti ai soli due elementi u ed M,. Abbiamo gia mostrato in altre occasioni Timportanza di questa equa- zione in ricerche risguardanti le curve del 2.° ordine. OSSERTAZIONE 2.' Se I'equazione della conica (S') abbia la forma aif + cx''-\-2ex-\-f=Q, dell'equaz. pondam. nella teor. delle punz. ellit. 69 avcndosi 6=0 , d=Q , sara pure B=0 , D=0, c la rclazione (1) si riducc ad AuW + C{u + u,Y + 2Euu, + F=0 dove si ha A=—af , E=a{2re—mf), C=:e^ — cf , F=:a{imrc — ir^c — rn'f). Quest' ultima forma avra quindi la relazione in parola ove le due coniche date siano cerchi entrambe: inqucsta ipotesi, se dinotiamo con^ I'ascissa del centro del cerchio (S'), e con r' il raggio, siccome le equazioni dei due cerchi sono in tal caso if=.2rx — x" , risulta m:= — 1 , a=:c=l , e=z — p , f=p^—r,^; e conseguentemente si avra \=r,'—p' , C=r.» , E=—[r,^+p{2r—p)] , F=r,'—{2r—p)'. Si possono questc espressioni rendere alquanto piu semplici , osser- vando che 2r — p indica la distanza tra il centro del cerchio (S') e I'altro verlice del diametro del cerchio (S) , che passa pei centri di entrambi, e ch'e opposto all'origine. Laonde, indicando qucsta distanza con q, vale a dire poneudo 2r—p=q, (*) si avra pel caso di due cerchi A=^,'—p^ , C=r." , E=—{r,^+pq) , V=[r^—q') ('] t chiaro che in queste formole k lecito di supporre, che p ascissa del centro del cerchio (S'J sia cssenzialmente positiva. In quanto poi a q, siccome queslo segmento equi- vale a 2r— p, sarS desso positive, o negalivo, secondochfe sia 2r maggiore o minore di p; vale a dire dovrii il segmento? riguardarsi come posilivo quando il centro del cerchio (S') k interne al cerchio (S) ; e come uegativo nel caso opposto. 9 70 TIIUDI BAPPRESENTA210NE GEOMETRICA IMMEDIATA TEOREMA 2." (iNTEHSO DEL PRECEDENTe). Data tra le vanabili u ed u, una relazionc delta forma (4) Aw''M,* + 2B(M-fM,)wM,+C(M+M.)' + 2D(M+M,) + 2Eiiw.+ F=0, ed una (Monica y*=2rx-\-mx'' , (S) puo sempre descriversi urialtra coniea (S*) , ed una soltanlo, in guisu eke condotta nclla prima una corda qualunquc che tocchi la coniea (S% e si congiungano le sue cstremitd con Porigine, le tangenti trigonometri- che de'due angoli che le congiungenti formano con I'asse delle x, de- terminino un sistema di valori delle variabili u ed m, alti a soddisfarc alia proposla relazione . Dim. In fatti , se csiste quesla coniea (S') , la sua equaziono avri la forma at/ -f 2bxy -f- ex* + 2dtj + 2ex + f=Q cd allora dctlo u ed m, le tangenti degli angoli UOa;, ed M^Ox, dovra pel leorcma precedentc sussistere tra esse una relazione unifornie alia data, per la quale i coefEcienli sono cspressi dalle forniole (3). Quindi la quislione si riduce ad idcnliGcare i primi nienibri dell' una e deU'allra relazione, e cosi dedurrc i valori delle costanti incognile a, b , e , d, e, f. Or quesla identificazione da luogo alle seguenti cinque equazioni di condizione dr—hf_R m{d'—af)+2r{oe—hd)_ E d^ — a~ A ' d'—af ~ A ' e'—cf_C_ m\d^—af)+imr{ae—bdy\-ir'{b^—ac)_ F d^—af~\ ' d'—af ~ A ' m{de—bf)-\-2r{be-ed] __ P ,, ,1, „ d' — af A ■ le quali dcterminano i valori di cinque dei coefBcienti iucognili a, b , e , dell'equaz. fondam. nella teob. dellb punz. ellit. 71 d, e , /■; rimanendone uno indelerminato. Da queste equazioni si ricavano per tanlo le seguenti espressioni di 1 .° giado , (BF— UE)+7n(AD— BE) Al< — E" (CF_D^)-f 2m(Bn— CE) + m^(AC— B') AF— E' AIJ — BE „ (BD— CE) + 7n{AC — B") ^ AF — E^ . b V M ■' -AC— B' ' AF— E' percio la conica (S') e unica ed esiste in ogni caso. Supponendo «=AF — E% coiu'(; permesso per la indclerminazione di a, i coefficicnli della ipoletica equazionc della conica (S') saraiino da ullimo esprcssi da ^„=:AF— E" , rf=2r(AD— BE) (5) 6=iBF— DE)+w(AD— BE) , e=2r[(BD-CE)+m(A(;-B^)] U=(CF-D')4-2»7i^BD-CE)+OTnAC-B'), /=V(AC— B»). e consegucntemenle I'cquazionc di questa conica sard -.1. ■•■ . c ■'- ( AF — ?Af+ 2 [(BF — DE) + m (AD — BE)] jy) ^+ [(CF_D^) +2m(BD — CE)+mnAG— B^)]a;^r^Q g. (^^ i' +4r (AD-BE)y -\-ir [(BD— CE) + m (AC— B')] x^ +4rnAC— B') ) -l^-- COROLLARIO. t chiaro die la conica (S*) e Tinviluppo di tulle Ic cordc dcUa conica (S), i di cui clcmenli ucd u, verificano la data relazione (4). 72 THUDl — RAPPRESENTAZIONE OEOMETRICA IMMEDIATE. TEOREMA 3." Date due eoniche (S) cd (S'), sc nelVuna si conduca quahmque cor- dn UU, tangcnte dcll'allra, e si dinolino con u erf u, Ic tangent i degli angoli UOx , U,Ox compresi da un asse Ox delta prima con le rctte OU cd i)\\, mcnatc da un sua vortice 0 ai punti U erf U, , fra i differejiziali du e du, di gtieste tangcnti sussisterd una rclazionc delta forma du du^ m cui », |3, y, 5, t sono costanti dipendenti unicamente dcCdeterminanti dellc due eoniche. Dim. Ritencndo por le due coaichc le consuete equazioni,lra u ed w, sussislcra la relazionc (4.) la quale differenziata;, e poi quadrata in due membri porge, dopo avef niesso per compendio C -|- E = G , rfw' rfw/ ^"^^ [(Am,'+2I3m,+C)m+Bm,'+G«+D]''~[(A?/+2Bm+C)m,+Bm^+Gm+DJ'' Inlanto la relazionc (4.) si ordini come per risolvcrla una voUa rispcllo ad u, ed una volta rispelto ad «; c, passando in ciascuno dei risultamenti I'ul- limo lerniine al secondo membro, si rcnda il prirao quadrate perfetto. Per la! niodo messo per breyita ,^, S (Bm '+G« 4-0)"— (Cm ''+2DM 4-F)(Am ^-\-2M +C)=4(m) ^°' } (B„,»-|-Gm,+D)»— (Cm.*+2Di/,+F) (Am.''+2B/^+C)=4.(w,) la (4) prenderd le due forme [(Am,'4-2Bm,+C)m+Bm,''+Gu,4-D]^=4,{?<) [(Am '+2Bm -|-C)m,+Bm 'H-Gm +D]^=4.(m,). Quindi la (7) divienc di^_du£_ e ne conseguita DELL'eQUAZ. FONDAM. AELLA TEOn. DELLE FUNZ. ELLIT. 73 du rf«, Sviluppando i primi menibri delle (8), scrivendo di nuovo C + E invece di G, c ponendo / «=B''— AC \^=2(BE— AD) (10) y=E"— AF + 2(CE — BD) /5 = 2(DE— BF) ' 6=0'— CF si hu \{u)=2a.u'-\-^u'-^yu^-\-Su +«, \ («.)=»«,* + /3«,' + yu,' + 5«. + « ; 0 quiridi si vede che la relazione (9) ha la forma enunciata nel leorema. 7-i TRCDI — nAPPRESENTAZlONE GEOMETRICA IMMEDIATA ^i HI. E noto che I'oquazionc diffbrcnzialo du du^ ummcllo uii inlcgrale algebrico (*) il quale, dalcj la prima volta da Eulcro per vie indirellc, fu poscia rinvenulo da Lagrange con mclodo diretlo. Ecco (•) Lc propriety di un sistema di due sezioni coniche esposie tiei teoremi prece- denli conducono naturDlmente a riconoscere die I'integralo corapleto dell'cquazione dif- ferenziale, di cui ora ci occupiamo, ha la forma Au'u,=-l-tB;u-l-»,)wUi-l-C,(m-«,)''4'2D!M+u,)-»-2Eit»,-<-F=0; e la deteriiiinaiione dei coefflcieuti A, B, C, D, E, F, riducesi alia idcntiDcazione del dato polinomio con quelle rappresenlato poc'anzi da i/[u), vale a dire con (I!»-AC)«»4-2 BE— AD «= VlE=-AF+2(CE-BDil«M-2:DE-BF;U-i-(D'-CFj. yuesta idenlificazione di luogo alle cinque equazioni di condizione B=— AC=a BE-AD=i|^ E'-AF+2(CE -BDi=y DE-BF=i3 D'— CF=:; e come le incognite A, B, C, D, E, F sono al numcro di 6, cosi una di esse rcstera in- detcrminala; c sari in consogurnza la coslanle arbilraria dell' integrale completo. Ma qui subenlra una dilEcolti di grave momento, quella ciofe della eliminaziono tra le cin- que equazioni di condizione per ricavarne i valori delle cinque incognite. Eulcro, qucsto nome immenso clie bisogna riprodurrc ad ogni islante , e ad ogni fatto della scienza del calcolo, senza punto conoscere le propricli suindicate delle se- zioni coniche , avea , come per prcvisione , riconosciuto uella stessa forma P integrale gcnerale di cui si tratta ; ed i primi suoi lavori intorno a quesla riccrca formano il soggetio del cap. VI del 1.» volume del suo calcolo integrale. Egli si riduce egualmenle alia identilicazione dei due polinomii , c sono veramente ammirevoli i ripieghi cui n- corre per vincere le difficoltii dolla eliminazionc, cd ottcnere le espressioni delle cinque incognite. Si veggono i paragrafi da 624 a 628 del citato cap. VI;. Reca inlanto meraviglia come questo indiretto procedimento d'inlegrazione sia dal .sig. Moigno attribuito al sig. Cauchy, cosi esprimendosi a pag. 485 del vol. 2. delle le- zioni di calcolo dilTerenzialc ed integrale, § 192: Dans ses lemons a I'Ecole polyUchnx- cjue, M. Cauchy est arrive, d'une maniire toute .Ufferente. a Vintefjralcde VeqmUon Dx _ Dy DELl'eQDAZ. PONDAM. NELLA TEOn. DELLE FUNZ. ELLIT. 73 (juesto inlegrale sccondo Lagrange l/|M'+l/4^) = (w— «.) |/[«(u+M.r+/3(« + zO + H] , avendo mcsso per brevila ,J, (m) = « M* 4- /3 ;<' -f V w" + 5 « -f £ c dinolando H la costante arbilraria. Facendone sparirc i radicali puo olte- nersi nella notabilissima forma datagli da Eulcro. [n falti, sc i due membri si clevino a quadralo, si avrd dapprima Poncndo in seguilo H=R + y risulta (12) <>^u^'n,^+P{u^u,)uu,+2yuu,+S{u+u,)+^e+2l/^^)l/^)=^u-u,Y, c sotlo qucsla forma la costante arbilraria c figiffata da K. In fine, ele- vando a (luadnito i duo membri di quesla cquazioiie, sopprimendo il fat- tore {u — u,Y, e mcsso per brcvita ( A=4«(K + v) — /3^ , D = 2/3£ + 3K. (13) lJ = 2«5-)-k^ 'i>b~'»'. * t-- Et=|3 5-i-2iR + y)K [ C = ia.e—K' ' , ' F=is;^K-|-y) — S% Or questa maniera lutta differcnte noii e allra cosa che il procedimento di Euli^ro; e nulla poi vi si dice iulorno al niodo da ricavare dalle cinque equazioni le espressio- nidelle cinque incognite; il che per fermo 6 la parte la piii eBscnziale, e la pia difficile dclla ricerca. Sono lanti i titoli di gloria del sig. Cauchy rtie certo nulla se gli toglie resliluendo ad Eulero qudlo che gli e dovulo nell' argomonto in discorso. D' altra parte bisogna iiolare che Eulero egli stesso non era grandeinente soddisfatio del suo indirelto pro- cedimento. Ed, in comprova. ecco Ic parole mcniorabili prouunciate da quell' uomo grand.' e modesto all' annuncio del nietodo diretto d'inlegrazione date da Lagrange: Posl(iuam diu el muUum in pertcrutanda aequatiune differentiali dx dx desudassem, atque imprimit in methndum directam. quae via facili ac plana ad ejus iiUegrale perduceret, nequicquam inquisivissem; poenilus obstupui . cum mihi nunciare- tur, in vulumine quarto Miscellaneori;m TAirnNEMiUM ab illustri de La Grartyc ta- lem methodum esse expositam: (Eul. Cal. Inlcg. vol. IV pag. W5,. La rettilica di questi fatii b cosa molto imporlanlc, poichfe dessi interessano la slo- ria dclla originc deile funzioni cllittiche ; e niuno vorri negarc che Eulero i! stale co- lui che ha posto Ic fondainenla della Icorica di quisle funzioni. 76 TRUDI — RAPPRESENTAZIOKE GEOMETRICA IMMEDIATA rintegiale a)gebiico della soprascrilla equazione differenziale divicae prendcndo cosi la forma dalagli da Eulero. Or coino la forma di qucslo intcgrale o quella precisamenlc della re- latione (4.) considorata nel teorema 2.% cosi uello slesso leorcma sari lecilo di supporre chc, invece della mentovata relazione, sia data Tequazione dif- ferenziale (1 1); ed allora per ridurre a questa ipolesi rcquazione della co- nica (S*) rappresentala dalla (G) , converra Irasformare i suoi cocfFicienti a, b, c , d, e, f espressi dalle formole (5), soslitucndo in luogo delle co- slanli A,B, C, D, E,F i valori per esse assegnati nelle formole (13). Nell'ese- guire cosiffatta sostituzione si ha dapprima AF— E" = i(R + Y)M , AC— B'=4otM AD— BE=2^\1 , BD— CE=— 2KM BF— DE=23M , CF— D"=4«M, avendo fatlo per compendio M=4.«Y£ — («5'+£i3') + (i»g— /35)R— yr — R' ; (juindi le espressioni (13) si mulano in I o = l(K + v)M , rf=4rj3M (15) 6=2(J + m/3)M , e = 4.r(2wi«— R)M I e=4.(TO'ix— toR + 6)M , /'=16r'»M Per quesli valori I'equazionc (6), sopprimendo il fattore 4.M comunc a tutt'i termini, diviene (R+Y),!/'+(m/3+3)a:f/4-('"'«— 'wK.-fe)a;'+2r/3y+2r(2m«-K)a;+4.r»'=0 dinolando R una quanlita arbitraria; e rappresenta la sezione conica che nasce dal teorema 2.°, applicato all'equazionc differenziale (11), invece della relazione (4.). Uiassumendo per tanto cio che precede, possiamo enun- ciate la seguente proposizione : DELI.'eQUAZ. PONDAM. NELLA TEOR. DELLE PIIN7.. ELLIT. 77 TEOUEMA 4..° Data I'eqiiazione differenziale du du, ed una sezione cojtica qualitiKjue y^=2rx-\-mx'^ , w) si descriva uiialtra sezione conica (S*) di equazione (16) fK ! yy=+(m|3 rS)a;y4-(m'a-mK4-E:a;'-|-2r^i/+2r-{2m»-K)a;+4r'»=0 (S') dinotando R xma quanlitd arbitraria. Posto cid se nella conica (S) si iscriva mm eorda qwihinquc tangcnte di (S*) , e si congiungano Ic mic cstremitd con I'origine , le tangent i trigoiiomelrich£ de'due angoli che h congiungcnti formano con fasse dclle x, soddisfcranno tanto la pro- posta equazione differenziale, quanta il suo i?itegrale complete (14). COROLLAIIIO I. Segue dal corollario del teorema 2.° the la conica (16) e I'inviluppo di lutto le corde della conica(S)i di cui element! u ed m, soddisfano la data equazione differenziale. COROLLARIO II. Siano K„ c R, duo valori parlicolari della costanle arbitraria R; cos! la (16) dara luogo a due coniche dislinlc (R, + yV/+(m/3 + 5'j-y4-(wf»— mR„ + e)x"+2;-^^ + 2>-(27na— R,)a: + .ir"«=0, (S\) {Y., + y,/ + {ml3-^S)xij-\-[m'»—mK, + i)X^ + 2rl3g + 2r(2m»—i^,)x-\-ir^»=0 ; (S',) Sollraendo Tuna equazione daH'allra, c sopprimcndo dal rcsiduo il fatto- rc R„ — R, , risulla I'equazione y'=2rx-\-7nx^ , ch"c quella istessa della conica (S) ; il che dimostra che quesla conica, e le due (S'„) ed (S',) s'inroalraiio ne'niedesimi quattro punti. :\Ia dopo cio e chiaro che, qualuuque sia il valore parlicolare che si attribuisce alia co- stante arbitraria R, la conica corrispondente passera sera pre per gli stessi quattro punli , e si ha quindi il segucnte 10 78 TllUDl — HAPPRESENTAZIONE GEOMETRICA IMMKDIATA TEOREMA 5.° Data la precedente equazione differenziale, e la conica arbilraria (S), tuKe le conichc nascenti dalla equazione (16) con attribuire valor i diversi alia coslante R , hanno con la conica (S) le stessc secanti cO' muni.rt'ali o ideali, (secoiido la denominazione deirillusire Poncelel). OSSERTAZI0^E. E bene'di osservare che se il polinomo di 4..° grado sottoposto al la- dicale manclii dcllo polcnze impari della variabile, Tinlegrale razionalo risultcra anch'csso mancante delle polenze impari, doe dei termini in (a-f «,)««, ed M + u,. In falti cssendo nella ipotesi alluale /3=0 , 5=0 le espressioni (13) si riducono ad A = 4«lR + r) , E=2K(R + -y) , 1?=0 C=4«£— R^ , F=4s(R4-Y) , D=0 <• qiiindi I'inlegrale dell' equazione du dUj sara Am'w.' + C(u +«,)• + 2E««, + F = 0 dbll'eqcaz. fondam. nella teor. delle ruNz. eli.it. 79 §. IV. La forma razionale data da Eulero airinlcgralc deU'equazione diffe- renziale chc forma il soggoUo del § prpcedente conduce ad una rimarche- volc proprieti delle oquazioni finite che hanno la forma istessa dell'inte- grale ; ed (• questa propriety che or vcrrcnio a dichiarare nel seguente TEOREMA 6." Data tra ii + I variabili u, u,, u,, . . . , ii„ il sistema di n equazioni [ AmX' + 2B(m -f ?<,)«„, -|-C(m 4-m.)' + 2D(« +?<,) + 2E7/«. + F=0 ) Am.X" + 21J(m, + M>,M^ + C(m, + u,Y + 2D(h. + w,) + 2E«.,j<, + F=0 i 1 / ) j A7//W/ + 2B(m, -f u,)u,u, + G(M, + u,Y + 2U{u, + u,) + 2Eu,M3 + I' = 0 ' AM.MX' + 2li(M„..,+M„)«.. ,M„+C(M„../+M„)^'+2D'(w.V.i+^^^^ ae si eliminano le variabili inlcrmedie u, , u^,..., u„.., , I climinala nclle variabili estreme u ed Ua sard un' equazione dcllo slesso grado e della stessa forma di ciascuna delle proposte. Dim. In falti , applicando a ciascuna equazione il procedimenio te- nulo per dimoslrare il teorema 3.°, risulta 1' equazione conlinua rfu' rfW.' B'=2ac^-f/31v , E'=/35 + 2/t(K + v) ^G' = 4«e— K* , F'=4s(R + v)— 5% rdiminala di cui trattasi sara (20) AVM,.'+2B'{?<+i/„V/»„+C'(M+M„r+2D'(M4-u„)+2E'i=2GE + E" — AF , e= — FC. dei.l'equa.z. fondam. nglla teor. delle pu.nz. elmt. S.'J §. V. APPLICAZIONI GEOMETRICHE. 1 teoreini csposli sono susceltibili di svariate applicazioni tanto di gcomolria chc di analisi. Tra le prime ci limiloreino a dedurne i principali Ira i bellissimi tcoremi del Poncelet risguardanti i poligoni variabili iscril- li, 0 ciicoscrilli a due sezioni conichc; e determinerenio le condizioni die debbono sussisterc Ira gli clcmenli di due curve di tal falla affinche un poligono di nuniero assegnato di lati possa essere ad un tempo iscrillo neH'una , e circoscrillo aH'allra. In quanlo alio applicazioni di analisi ci limileromo alia moltiplicazione ed addizione delle Irascendenti dellc quali I'u parola nel § 1. PROBLEMA. Date due eoniche (S) cd (S'), ed iscritlo nella prima un poligono r/ualunr/ue, i di cut lati siano tulii, eccetto un solo,tangenti dcWaltra, xi cereu la curva inviluppo del lato libera. Sol. Sia 11U,D,...1]„..,U, un poligono di 7i-\- 1 lali iscritlo in (S); sup- ponendo che gli n lati UU,, U,U,,..., U„..,U, siano tangenti di (S*), sara lU'. il lalo libero. Traltasi di determinare la curva toccata da questo lato. Le equazioni delle due eoniche siano come al solilo i/=2rx + mx'' (S) aif + 2bx!/ + cx' + 2dy+2ex+f=0 (S^ t' gli dementi dci vertici del poligono, cioc do'punti U, U,, U^,..., U„ si di- notinoordinatamenle con u, u„ u^,..., u„. Cosi il conlatto dcgli n lali con la conica (S') dani luogo ad altretlanle relazioni , le quali costiluiscono il sistema delle equazioni (17) del § precodenle, e dove i coefRcienti A, li, C. D, E, F sono espressi dalle formole (3) del § 11. Eliminando da quelle equa- zioni le variabili iiilermedie u,, ?<„..., m„-i, rdiminala in u ed (/„, che sono gli clemcnti delle cslremita del lalo libero del poligoaOjSara(leor. 6°) un'cquazione della forma (22) \'u'u„'+2W{u+u„)iiu.+()'(u+u,Y+2U'{u+u,)+2E'uu.+V'=0; SA TRUDI KAPPRESEMAZIONE GEOMETRICA IMMEDIATA e quiiidi risulta ( cor. del leor. 2° ) chc rinviliippo del dello lalo e una data sezione conica (IV Cosl si hail segucnle teorema: SclulCi lulidiun poligoiio varUihile iscritto in una conica (S) tocchino , eccetlo un solo, nn'altra conica (S*), il lato libera sard atich'esso continuamentc Ian- gcnfc ad una Icrza conica (I). Poiche i cocfficienti della climinala (22) sono csprcssi dalle formole (19), Tequazione dcU'inviluppo sara dapprima (cor. 1° tcor. IV) llv+Y^y•4-(77?|3-^-S)a;l/4-(m'«+^— mR)x'+2r/3y+2r(2w2«— K)j;+47-'«=0. (|ui pen") la K non e gia arbilraria , ma ha un valore che si delcrmina co- rn'e prescritlo nel teorema 6". Si hainollre per lu fonnolc (18) *= (IP— AC) ^_9(rp m\4-iV- KV\ S=2(DE— BF) /3=2(BE-AD) ' '>'-2(CE-BD)+(E-AF) , ^^ ^d'_gF); e di piu qui resta a soslituire alio A, B, C, D, E,Filoro valori (3). Esc- jjuendo questa sosliluzionc , messo per compcndio A =:ae^ + crf^ + /»' — acf— 2bed , si tio\a ( IP _ AC =/A , CE — Bl)=(2re— m/")A m) )j;+/'=0 . . . [\) Cos) I'equazion.' deH'inviluppo e inmiodiatamcnte espressa per mezzo dei .•oefficicnli dellc cquazioni delle due coniche dale (S) ed (SO; ed c quindi DEtL'EQtlAZ. FONDAM. NELIA TEOR. DELLE PUNZ. EILIT. 85 agevol cosa di dcdurnc le sue proprieta principali in rapporlo allc conicho islcsse. I.° Ed in primo luogoe palcso che se quesle due conichcsono ccrchi cntrambi, rinviluppo e un cerchio anch'csso; inipcrciocchc , essendo al- lora 6=0, d=0, e di piu a=e^\, cd m= — 1, la sua equazione si riduce ad Da cio seguo, clie : Se i lati di un poligono variabile iscritlo in un cer- chio tocchino, eccetlo un solo , un altro cerchio, il lata libcro sard an- ch'esso contimiamenle tangenle ad un terzo cerchio. 2.° L'cquuzionc (25) scrilla come segue aif + 2bxij + cx^ + 2dy + 2ex + f+ix{i/^—2rx—mx')=0 dimoslra che Ic due coniche date e I'inviluppo si tagliano ne'mcdcsimi quallro punli (rcali, o immaginarii) ; o da cio risulta che: la coniea, in- viluppo del lalo libcro di un poligono variabile iscrilto in una coniea , e circoscritto ad un' ultra, incontra que si e due coniche nc'medesimi punli ad esse comuni. 0 , in aliri lerniini ; le due coniche date c la co- niea inviluppo lianno le stesse secanti comuni (reali, o idcali). 3.° Risulla daH'oquazionc (25) che rinvihippo, il quale in generale e una coniea (li\crsa da (S'), diverrcbbc idenlico cnn qucsla coniea quante vollo fosse f<=0. Avvorandosi adunque qucsla condizione, Tinviluppo non sara allra cosa che la slcssa coniea (S') ; e quindi anche il lato libero del poligono variabile iscritlo in (S) sara langonte di qucsta coniea (S') ; vale a dire il poligono in tal caso sani scnipri! cd interamcnte circoscritto ad (S*). Rcciprocanicnte , se un poligono di « -(- 1 lali si trovi iscritlo in (S) e circoscritto ad (S') , la condizione |:*=0 dcv'essere ncccssariamente verifi- cata. Infatti, si osscrvi in prima che Tespressionc di (i data dalla formola (24.) per la 3' e 4.' delle formole (23) equivale a _ K + 2(CE— BD) """* E"— AF Posto cio siccomc tutti gli n 4- 1 lati del poligono sono langcuti della 11 (26) 86 TRimi RAPPRESENTAZIONE GEOMETRICA IMMEDIATA conica (S*), dovra sussislcre non solo il sislcma dellc cquazioni (17), equi- valcnle alia rcla/ioiu' unica AV(C+21i'(»+w..)«»„+C'(M+M„)^4-21)'(«+w,.)+2E'H«„+F'=0 Ira It! vaiiabili // cd m„; ma di piu , pel conlallo doll' ultimo lalo UU„, tra le slcsse variabili dovra pure sussistere la relatione A«'i/„'+21}(»+«„)H?/„+C(«+iO^+2D(ii+«„)+2EH;^+F=0. Cosl, i priini mcmbri di quesle due relazioui saranno identificahili; quindi per I'oss. 1.' al leor. 6° sussislera la relazionc K + 2(GE— BD)=0; c per consegiienza sara pure i*=0. i.° Ua ullimo osserviamo cho non solo noi qui abbiamo la deduzione di qucslo riniarchevole tcorema del Poncolot ; ma abbiamo in pari tempo la condizione ehe dec sussistere tra i determinanli dolle due sczioni corii- che (S) cd [B^ alTmchc un polij^ono di w-j- I lati possa csscrcad un tempo iscrilto nell'una e circoscritto aH'aUra. Questa condizione e quella slcssa, la quale puo ridurre I'inviluppo del lato libero dt;! poligono alia conica (S*), quando n lati sono tanjjentia questa conica. Laonde perche db si av- Tcri e uopo chc sia soddisfalta la relazionc R=— 2(CE— l)D). Ma si e veduto che, quando la coslante R ha tal valore, 1' ultima delle cquazioni (21) si riduce a C?v + 2D«„+F = 0 dunque la condizione perche le due coniche (S) ed (S*) anmicttano poli- poni di n-\- i lati iscrilti nell'una e circoscritti all'altra, sara la risultante dclla eliminazione delle 7i variabili dal sistema delle n + 1 cquazioni Cm.''+2D«. + F=0 Au.X' +2B(M, +M>.M, +C(«. +w,)^+2D(m. +u,)+2Eu,u,+l'=0 [ C(C + 2D,/„+F = 0. [*) (•/ GiOTcri di nsservare die alia prima ed ultima cquaiione del sistema (21) possono ancora sostituirsi le cquazioni complete Au'u,=-| 2Bu-t-u,;«Uj-j C;m-(-«,)=+2Du-(-Uj)4-2Euu,4 F-=0 Au'u„=-|-2B(u-i UnuUn-fClu-l-nnr-l-aDlu-f un)-f 2Euj„-l-F»=0 DELL'EQnAZ. FONDAM. NELLA TEOR. DELLE PUNZ. ELLIT. 87 Applicheronio ora quesli risultamcnti a qualchc csempio , e mostre- remo in pari tempo che 1' climinazione di cui si tralla , allosa la forma spccialo dollc equazioni, si puo somprc csegiiiro con niolla sempUcila. CONDIZIONE PEL TRIANGOLO ISCRITTO IN (S) E CIRCOSCRITTO AD (S*). Per queslo caso la condizionc sara la risultanle della cUmina/.ione di «,, cd Wj dal sistema dcllc Ire equazioni Cm.''+2Dm,+F=0 C«/-f2UK,+ F=0. Ponendo nientc alia prima cd ultima cquazioue si fa palese che u, ed u, $ono le due radici dell'una e dcH'altra ; e quindi si ha F , 2D Sostituondo qucsti valori nclla seconda, 1' climinazione ecompiula; e la condizionc richiesta sard (27) AF + r/ + 2EC— 4.BD=0 Restilucndo alle grandi Icllcre i valori (3), risulla m\d''—af)^+Atnr{d^—af){a('—bd)-\-Ar%d^—af){f>'—ap)+(c^—ef)'' \ +2m{e^—ef){d'—af) + i7ie'—cf){ae —bd)—i.m{de—hff—Sr{dn—hf){bc—cd) ] e si ha cos! la relazione Ira i determinanli di due sezioni conichc, che con- senlono Iva loro Iriangoli iscrilli in una, e circoscrilti aH'altra, cspressa nei cocfficiciili dollc loro cciuazioni. Quando Ic due conichc sono cerchi cntrambi, si ha B=0. D=0, e la formola (27) si riducc ad AF + C^ + 2EC = 0. E siccome in lal caso si ha (osscrv. 2."al leor. 1.° ) =0, le quali si riducono precisamentc a quelle due col supporre u=o. Allora ellminando dal sistema di equazioni complete le variabili Ui .u^ , ... , u„ , e facendo in seguito tr^o, si avri lo slesso risullamenlo elie si ollrrrebbe dal sistema iiicomplelo (26). La sosti- tuzione delle equazioni complete alle incomplete puo, come vedremo , toraarein qual- ebe caso opporluna per ragionc di simmetria. * 88 THCDI — BAPPRESENTAZIONE GEOMETRICA IMMEDIATA sostitucndo risiilta , ovTero, poichc p -\- q=2r, ir'r^^=p^q*; od eslraendo la radice quadrala 2rr^=±pq, rapportandosi il segno superiore al caso in cui il ceniro del cerchio (S') e intemo al cerchio (S); ed il segno inferiore al caso opposlo ( nota alia OSS. 2/ al Icor. 1.° ). Cio sotlinleso,la relazione pel caso di due cerchi sa- rd seinplicemenle 2rr^=pq. Ricordando che p c q sono i due segmenti in cui quel diamelro del cer- chio (S) che passa pei centri dei due cerchi , e diviso dal ceniro del cer- chio (S*), la precedente relazione, IradoUa in linguaggio geometrico , da luogo alia segucnlc proposizione : Sc un triangolo si irova iscritto in un cerchio e circoscritto ad un allro, il centro di questo secondo cerchio divide quel diamelro del primo che passa pei centri di entrambi in due segmenti tali che il loro reltangolo e tigualc al doppio reftangolo dei due raggi. Dinolando con D la distanza dei centri dei due cerchi, si haevidenle- meote jjz=r— D, ?=r + D; quindi la relazione di poc'anzi si muta in 2rr.=r'— D'; e sollo qucsla forma e conosciula ordinariamente la relazione pel friangolo iscriUo in un cerchio , c circoscritto ad un altro. DELL EQDAZ. FONDAU. NELLA TEOR. DELLE FUNZ. ELLIT. 89 COMDIZIONE PEL QDADRILATERO ISCRITTO IN (S) E CIRCOSCRITTO AD (S*). Atlualmcnte traltasi di eliminare le u, , u^,u, dal sistema delle quat- tro equazioni Cm.''+2Du.4-F=0 Aw/K/+2BK+M>,M3+C(M,+M3r+2D(M,+M,) + 2EM,W.4-F=0 Cw/+2Dw3+F=0. La prima ed ultima damio, come poc'anzi F , 2D Inoltre eliminando u^ tra la seconda e lerza si ha,come dalla nota al § IV% I'equazione simmetrica in m, ed u, i[(2ir_AG)«.«,+(BC— AD)(m.+m,)+(CG— 2BD)]x [(CG—2BD)w.M3 + (CD— BF)(2<. +?<,)+ (2D^—GF)]= [2(BC— AD)m.m, + (C^— AF)(m, +M,)+2(CD— BF)]' ov'c messo per brcvila G = C + E; sosliluendovi i precedenti valori di u^u, e di u,-\-u„ si annullail sccondo fattore del primo membro; e quindi la condizione pel quadrilatero si riducc a G(C^— AF)4-2(AD' + FB') — 4.BCD = 0. Se le due coniche sono cerchi questa formola divieue C'— AF=0, quindi per le (13) si ha r/=(r/— p')(r/— 9*)=0 OVVCTO , cd cstraendo la radice quadrata risulta 90 TRUni RAPPRESESTAZIONE GEOMETRICA lUUEDIATA Abbi.imo dalo al soeoiido iiienibro il sogno + nclla ipotesi chc il contro del cerchio (S') sia inlcrno ad (S) ; si sarebbe adoUato il — nol caso oppo- slo. Qiiosta rolaziono si traduce agevolmento in linguaggio geomelrico. Sn si forma un triangolo reltangolo chc abbia per catcti i due scgmenti p,q, o s'indiclii con » la sua aUczza^ e con p I'ipotenusa, si ha quindi r,|3=«|3 cd r^ = i>.. Cos! si ha la seguenlc proposizione. ■Sc due ccrchi ammcttono quadrilatcri iserilti in iino, e eircoscritti airaltro, il raggio del secondo sard quanto Vallezza del triangolo rel- tangolo chc ha per catcti i scgmenti ne" quali il sua centra divide qttel diametro del prima, che passu pei ccntri di entrambi. CONDIZIONE PEL PENTAGONO ISCRITTO IN (S) E CIRCOSCRITTO AD (S*). i\oi considereremo questo caso del peulagono, che offre piii diffirolta degli altri, facendo uso di cinque cquazioni complete in u cd 11^ , u, cd u, , M, od u, , u, cd u^ , u ed w^. saho a porrc m = o dopo la eliminazione delle variabili u, , u, , u, , «». Eiiniinando ;/, tra la prima e seconda, ed u^ tra la qnartaed ultima avre- nio due cquazioni della forma mhC+2j2ui+ii,)mi,-\-y[u-\-u,T+2S'^t+u,)+2s,m,+ <^=0, \c quali. facendo u = 0, porgono Quindi risulta Sostitucndo questi valori nella media dellc cinque cquazioni , vale a dire in quella in w^ cd u„ reliminazionc sarA compiuta, o si avrd A9' — il]5$ -t- iCS' — iUyS -f 2E79 + ^y' = 0- dsll'equaz. pordam. nella teor. delle punz. ellit. 91 I valori di y, 5, ip si hanno immcdiatamentc dalla eliminata per due equa- zioni scritta nella nola al § IV°. Da essa si ricava y = i(BC— AD)(CD— BF)— (C^— AF)" 3=2[(BG— AD)(2D^— GF)+(CG— 2BD)(CD— BF)— (C— AF)(CD— BF)] ^= 4.((CG— 2BU)(2D'— GF)— (CD— BF)"") ; c pero soslitucndo quesli valori nella relazione preccdente, si ha quella che convienc al caso del pentagono. Pel caso di due cerchi avendosi B=0, D=0, 5=0, la relazione si riduce a 16AG'F'G»+8CEF(C'— AF)''4-F(C'— AF)*=0. OSSERVAZIONE. Gli esempii recali sono piu che sufficienti per mostrare la maniera da ollonere in ogni caso la relazione per quahinque poligouo ; ma vogliamo aggiungurc che intorno ai parlicolari di qucsta quislione molto allre cose meritercbbcro di esser messe in vedula. Noi siamo conlenti per ora di avcrla risolula in modo generale ; ma ci riserbiamo di esporre in altra occasione alcunc rimarchcvoli conscguenze alle quali essa da luogo; e tra Taltro la bella teorica del Gaus intorno alia divisione del cerchio : teorica cui mena dircllamcnle la nostra alluale ricerca , bastando percio di sup- porre che Ic due conicho siano duo cerchi concentrici. 92 TRODI RAPPBESENTAZIONE GEOBIETRICA IMUEDUTA. APPLICAZIOM ANALITICHE. l/iiitegralc dell a cquazionc(ll)pu6 boncassumcre allrc formoj sia per liiifionc doi mcl()did'inlegrazionc,sia pel vario modoond'e pcrmessodi rap- prosonlar la coslanle. Intanto a logliere ogiii discordanza tra i risultamcnli, converremodidefinircleinlegrazioniinguisache per u=o risulli u.^tgfx, (linolando fx un angolo arbilrario ; c per maggior compendio porre- nio [, a;,, as^, ec. ; c pcro le loro langenli saranno rispetlivamcnle t, t^, t^, cc. Poslo ci6, da un punio qua- lunqiic li dclla conica (S) si meni in quesla conica la corda UD, tangcntc di (S') ; indi dal punlo U, si mcni una seconda corda U, U, langcnlc di (S"); discguilo si tiri da U, una terza corda U^Uj langcnlc dcUa lerza conica (S'"); 0 cosl si proscguafinoa condurrc la langcnlc U„_, U„airullinia conica (S'"'). Per lal niodo, rilenutc Ic solile nolazioni per le langenli degli angoli DOT, U.OT , , U,OT , e chiaro che si hanno le n relazioni F(M.)=F(M) + (0 FK)=F(M,) + (/.) FK)=F(«,) + F(g F(w„)=FK_,) + F(/„-,) addizionandolc membro a membro risulta F(«„)=F(M) + F(/) + F(/.) + F(0+ . . , . + F(C)- Sc il punlo niiziale U si fa coincidere con T, si ha piii scmpliccmente F(«„)=F(0 + F(g + F(0 + . . . . +F(C>). E per lal modo resla geomelricamenle delerminalo il valore di u„ pel quale la funzione F(!/„) risulta egualc alia somma delle n dale funzioni F(^), F(/.)---.,F(^„_,)- dell'equaje. pondam. nella teor. delle funz. ellit. yj § VI. Porroiiio Icrminc a queslc ricerchc raoslrando come nel caso di due ccrclii la rclazione (1) Aw'm.''+2B(«4-«.)+C(w+m.)"+2D(w4-w.)+2Emm.+F=o si ridiica aH'cquazione fondamcnlalc nella tcorica dclle funzioni cUiltiche. Tenerido prosenti i valori delle coslanti A, B, C, D, E, l*' riporlati pel caso di due ccrchi nclla osservazione 2" al § H.°, si vede in primo luogo che la suddetta rclazione divicne nella ipotesi alluale e quosla,riuncndo in un membro i termini affctli da r,'', prende subito la forma (2) {puu.+gY=r,'{u^+l) («/+l) ; Inlanlo siccomc si ha sen a seni^, "^ cos(^ "^ cos 9, con la sosliluzionc di quali valori la (2) si cangia in (psen^ sen 9, -(-ycos^ cos9,)^ = r,". e ne conseguita (3) ^sen9sen9, +cos9cos9, = ±-'; da rilcnersi il segno snpcriore, o I'inferiore, secondoche il cenlro del ccr- cliio (S") e inlerno, o eslerno al cerchio (S). Ci6 prcmesso, se nella (3) si ponga 9=0, c si rainmenli che in quc- sla ipolesi I'angolo 9, c dinotalo da ^, si avra (i) '-^=:COSf/. qiiindi risulta sen'M^l — eosV=I — ^='— ^— , 100 TllUDI RAPPRESENTAZIONE GEOMETRICA IMMEDUTA e pero (5) 9''sen>=<7''— r,'. Sostitucndo ncl primo mcmbro (2r — pY a y% c poscia rimanendovi il solo termine affetto da /)' , si avra p^ ?,{iif (t.=iq^ — r^ — ir{7' — jD)sen^(x; e se i due membri di questa equazione si dividano pei due membri della (5) rispeltivamente si otterrd p^ Ar(r—p) -. = 1 ^ ^- sen>. Poaendo per brevild q^ — /•/ ed 1— Rsen>='A~(^° si avra \= AH Essendo adunquc 2=A(^) , ^ = cosfx, la (3) si Irasforma in sen^ sen If, A (f<) 4- cos (f cosif.^cosf/ ; e si rilrova cosi I'equazione fondamentalc nella leorica delle funzioni el- littiche. METODI E FORMOLE GENERALI PER L' ELIMIiVAZIONE NELLE EQUAZIONI Dl PRIMO GRADO MEMORIA PRESENTATA ALL'aCCADEMIA DAL SOCIO SIG. TKDDl A NOME DI LEOPOLDO DE MAJO iiM 1 . Lo sviluppo di qucsli mctodi esige che si prcmetla alcuna cosa in- lorno al polinomio formate dalle permutazioni di m leltcro a, b,c,. . . r, s, dando a ciascuna permutazionc , considcrata come uii prodotto , quel segno, che puo convcnirle in \irlu dclla legge che andremo a stahilire. Uinoteremo concisamcnle qxiGsto polinomio con Pm {a be .... rs) ; ma poi- che , dopo avcrlo formato, conviene come si vedra , apporre alle m lel- terc di ogni permutazionc grindici successi\i I, 2, 3 . ■ . , m, allora scri- veremo PuL{(tif>^c, . . .s^); cd in tal caso i suoi termini saranno tanli prb- dotli diversi. 2. Supposto che le m Icttere si succedano ordinatamcnte sara a pri- ma, b seconda, c terza, ecc. Per comporre intanto le loro permutazioni, si comiucera a formare quelle dclle prime due lettere a, b, cioe ab, ba, e ri- 13 102 DE MAJO METODI E PORMOLE GENGIti.LI lencndo il -}- per ab, in cui le Icttere si succcdono secondo I'ordine alfabc- tico, si dara il — a ba. Si avrd cosi P^(ab)= + ab—ba. Scrivendo la terza lett(?ra c in fine di'fciascuna /e ptii racendola avanzare di un poslo per volta verso drilta , si avranno le 6 permulazioni di Ire let- terc a,b, (?;ma poi segni(o quesla rcgola si osservcrd in gcnerale), si con- servcrannoad abecbac che risullano dalporrcein ultimo luogo,gli stessi segni, che hanno a5 e 6a,e si cangeranno ogni volta che c canibia di po- sto. Sara per tal modo P,{abc ) = + abe — aeb -f cab — bae -\- bca — cba Inlroducendo la quarta lellera d, ed osservando la stessa norma pei segni, risultcra C,} tU M} (1(1 W\C< ' k + fl6c(/ — acod-\-cabd — bacd-\-bcad — cbad p , , ,, ^ — abdc-\-acdb — cadb -\- bade — bcda-\-cbda v^{a()ca) — ,_^ f,^jf,f,_adcb + cdab — bdac -f bdca — cdba it dabc -\- dacb — dcab -\- dbac — dbca-\-dcba Proseguendo nello stessa giiisa si avra il polinomio V^{abc — rs). 3. Se i termini di questo polinomio si riguardano come prodotti, essi sono lulti iiguali ; ma, dando agli m fatlori di ognmio gV indici successivi 1, 2, 3, ...., TO i detti termini divengono lutti differenti, c si avra il poli- nomio ^^{a^b^c, .... r„.jS^), il quale conliene, com'e chiaro, tult'i prodotti di TO letlere Y uno , ch'e possihile di formare sopra m serie di letlere a,5 b„ c^ , r„ 5, a±, b^, c^, r„ *» IT aI "il 111 I liiii ; ( ft'V .... uvS s\ "b? Oar'^B > **""» *"' pr^nifehfe .iil>fiarj8 iS .lui Caso I. Se una dclle due leltere sia V ultima inserita, come 4 fnei PER l'blimin. nklle bodaz. di primo grado 103 termini cfbgacd, cbfgacd , si riflella ch' essi nascono dallo slesso lermine cbgacd , in cui /" percorre per formare il primo uu poslo di piu che per I'allro; c per ci6 i loro seg^ni sono contrari. Che se nessuna delle due lel- lere scambiatc sia ruUinia iiiserita , com' e nei termini dcaeb , daceb per ae c, si osservi che ossi nascono dai termini di segni contrari eaft , act , con la successiva introduzione di d cd e, le quali percorrono in ciascuna lo slasso numero di posti, ond'c che i loro scgni saranno parimenti contrari. Caso 11. S'immagini che mia lettera qualunque di mi lermine A per- correndo successivamente 0, 1,2,3, . . . n dei suoi posti produca i termini .\„, A, , Aj, A,, . . . . , A„; due di essi conseculivi differiranuo pel solo scambio di due letlere contigue , e percio avranno segni contrari ; quindi A„ sara di segno contrario ad A., simile ad A^, contrario ad A, , cc. ed in generalc A^ cd A„ saranno di segni simili,o contrari secondoche n sara pa- ri , 0 imparl. Or sieno due termini , come "^ r . . . face . . rgsb , 2° . . . fgec . . rasb in cui si scambiano solo due letterc, per csempio a e g, c sia n il numero delle leltere che le frammezzano; portando nel primo a innanzi g , e ne\ socondo g innanzi a, queste letlere avran pcrcorso in ciascun n posti , e darau luogo ai termini 3° . . . fee . . . ragsb , i° . . . fee . . . rgabs «"' che differiscono pel solo scambio delle leltere conligue a, g ed hanno per- ci6 segni conlrari; ma il 1° e 3° hanno segni simili o contrarii nello sles- so tempo che simili o contrari sono quelli del 2° c 4.°; dunque il 1° e 2° saranno di scgni contrari. 5. Segue da cio che se nei termini del polinomio si scambia una let- tera con un' allra, il polinomio rcsta lo slesso, ma pcro col segno cambia- to; per esompio scambiando o con s si ha P„ (abc . . . rs) = — P„ (abs ...re). Del resto e chiaro, che cio equi\ale a posporre nclla formazionc del poli- nomio I'ordiiie delle due letlere scambiate considerandosi s come terza , c come ultima lettera; ma cangiando i segni di tuU'i termini si ha il polino- mio primitivo. 6. Qui importa di far nolare, che puo comporsi in un altro modo il poHnomio Pm («6r . . . r .... S^j ^Troj Wmj ^1113 .... "m si sostituisca ad una stcssa leltera la somma di due altrc coi medesimi in- dici, c per esempio sia pure s = y-\-e,Q\o^ s^=y^-\-e„ s^=:y^-\-£^, .... 5„=')'m + «m risultera P„, {a.b^c, . . . r„., O =P« {Oifh'', ■ • • ?'m . Ym) + Pm {a.b^c, . . . 7-„., £„^). 8. Prcmcsse tali cose passercmo ad occuparci dcUa ricerca dci valori tER t'EtlMIN. NELLE EQUAZ. Dl PRIMO CRADO 105 dclle incognito per m oquazioni di primo grado , che supporrcmo ridotte alia scguente forma C.A + 6.B + C.C+ . . +r, R-f«xS + <». =0 o, A+6, B + e, C+ . . +?•, R + *. S + a3, = 0 a,A+b,\i + e,C+ . . +r,S{ + s,S + a>,=0 ff„A + 6„B + c. C4- • ■ +»'.,«+«. S«„=0 avcndo in esse figuratc per maggior chiarezza Ic m incognite con le m lei- tore grandi, che supporrcmo succedersi secondo rordinealfabclico,c con nUrellantc lellcrc piccole dcllo slesso norae i rispettivi cocfficienti , diversi- ficali con gFindici da una cquazione all'altra. Inoltrc una lellera greca *, od aUra,parinicnli yariata negl'indici, sara destinata a rappresenlarc i ter- mini cogniti. 9. Cio posto sieno dapprima Ic due equazioni e proponghiamoci a Irovarc il valorc di B. In questo proposito porremo in generate 6„B + cp„= e le dale equazioni si cangeranno nellu altrc a,A + ?,=0, a,A4-^,= 0 Ricavando dalla prima il valorc di A ch'c— ^- c sostilucndolo nella sccon- da, si avri, lollo il denominatorea, , I'equazione sgorabra dell' incognita A contencnic la sola incognita B avvolta nelle i^. Si osservi intanto che il suo primo membro c il polinomio,chc risulta dalle due pcrmutazioni dellc let- tere a, <^, formate con la regola data piu sopra , e quindi apponendo alle dueletterc di ciascuna gl' indici successivi 1, 2. In conseguenza potra scriversi Esscndo ora (f =6B-f «, ed osseryando che B non dev'essere affetta da in- t06 OE HAJO METODI E FORHOLE GBNBRALI dice J Tullima equazione diverra BxP.M.) + P.(a.a..) = 0 e se lie ricava pel valore di B Esaminando qucslo valore di B, si riconosce che il denominatore e il polino- mio formato colla gid delta regola dei segni dalle permulazioni delle due lettere a , b coefficienli di A , B , ed apposti quindi alle due letterc di cia- scuna gl'indiei successivi 1 , 2. Ed il numeratore e eio che diviene il de» nominatore cambiandovi 6,coefflcicnle di B,nel tcrminc nolo ^, rimanen- do immulati gl'indiei ed i segni. V'ha di piu che alia frazione cosl corapo- sta Irovasi anleposto il segno — . Si vede pertanto che ncl denominatore non entra per nulla il lermine note a , mentre nel numeratore non trova- si la b coefficiente di B. Con lo stesso proccsso potrebbe trovarsi il valore di A , ma e chiaro che questo valore puo subito ricavarsi da qucllo di B , cambiando 6 in a ed a in b. Per tal modo il numeratore diverra ^^{h^ai^) ovvero — Pal^i^j^, ed il denoniinatore P,(b,a^), ovvero — P,(a,6,). Quindi sara A = - WJ „,,, A=-^AZI|^- V^(a,b^) aX—b^a^ e si ravvisa che il denominatore e lo stosso di quello del valore diB, men- Ire il numeratore e pure cio che diviene il denominatore scambiandovi in ,=0, o,A+63B+c.C+»,=0. Nel proposito di trovare C porremo cC +(»=9, e le equazioni diverranno a.A + 6.B + ,f. — 0 , a,A + 6,BH-q..=0 , PEK li' ELIHIN. NEtLE EQUAZ. DI FHIHO GRADO 107 Traendo dalle due prime i valori di A e B, e sostituendoli nella terza que- st'incognile si troveranno elimiBate. Essendo come poc'anzi A) 3_. P= («.'?.) eseguila la sosUluzione, c tolli i Iratli si avra I'equazione oquivalente all'allra ^- ® ■" ^ * ma per qssere ^=:cC + », essa cangiasi in CxP,(«AO + P,(«A<»'.)=o risullera dunque 'noismi' , P,(a,b^c,), a,b^e,—a,cj),-^c,a^b,—b,a^c,+b^c^a^—c,b,a, Cambiando in questa esprcssione c in A e 6 in c si ha P,(a,«,e,) . a,ao,f3-a.c,a),+c.a,ai,-a),g,c,4-a».c,a3— c.ai.g. B^ TT-, , r> OSSiaii= 7 r — ; 7 r r-7 7 P. [aJ'^c,) a,b^c,—a,c^b,+c,a^b, -b^a^c^+b,c^a,— e,b^a, E finalmente cambiandovi c in a ed a in c si ottiene A=— RT — ,— > , ossia A= 7 r—. 7 7 TT i — P.(«iV.) a,b^c,—a,c^b,+c^a^b, — b,a^c,+b,c^a,—e,b^a. Si vedo all'istanle cho i valori dcllc trc incognito son formati colla stessa legge rik'vata pel case di due equazioni. Essi infatti hanno per dclermi- pator coniune il polinomio P, {a,b^e,) composto dielro la solita regola dei sogni dalle permulazioni di a,b,c, o quindi apposli alio tre lettere di cia- scuna gl'indici successivi 1, 2, 3. 11 numeratore poi di A , e cio che divie- ne il denominatore cambiandovi a in <» ; quello di B cio che esso diviene cambiandovi 6 in »; e quello di C ci6 che diviene cambiandovi c in aj.gli indici ed i sogni rimangono immutali , ed a ciascuna frazione Irovasi an- leposto il segno — . 108 DE MAJO — METODI E PORMOLE GENERALl 1 1 . Sapcndo trovarc i valori dello incognile per tre cquazioni , si po- Ira passare a qualtro cquazioni, poscia a cinque , quindi a sei, ecc. ecc. e si perverra scmpre a risullamenli subordinali alia stcssa legge, ma or mo- slroromo che questa Icggc dee verificarsi qualunque sia il numero delle cquazioni. A talc efFctto la supporromo verifieata per m — 1 cquazioni , e proveremo che sara necessarianiente verifieata anche per m equazioni. Pro- poncndoci adunque a ricavare il valore della incognita S dalle m equazioni scritte poc'anzi {§ 8) porrenio cd in virtu della supposizione, si avra dalle prime m — 1 cquazioni. ^ _ _Pm.l { di ciascuna equazione sia affelto da un' incognita £1 , talche queste equazioni diverranno PBR l' ELIUIN. NGLLE EQUAZ. Si PaiHO GRADO 1 1 1 o.A + M + ) sul quale dee verificarsi la solita regola del se- gni ; ed in vero il gruppo ABC .... RSfl dov'esscre riguardalo come il gencratoie di tuUi i termini di qucsto polinomio, nel quale il termine abc ... sro) , in cui le leltere si sncccdono ordinariamente , dev'essere af- fetto dal segno +• Or quando in esso si scambia una Icltera grande nella corrispondenle lellera piccola, e si porta inprincipio, ilnumero dei posti chc pcrcorre ogni lettera grande di posto pari essendo sempre impari^ i segni dei termini che ne risultano deggiono esser necessariamcnte conlrari a quello di abc...rsa>. Applicando lo stesso ragionamento a ciascuno dei gruppi della *e- conda, terza linea ecc. ecc. si conchiudera infine che i segni dei termini del polinomio P„+, («6+|— 2.2.7' }v+\+2.v[z+\ + 2.A.7'\y+\—2. ry, 1—3.^.7^^ L+2.3.4.7^) 1+2.7^) 1+2.4.7^) 1—3.47'^ Pria di dedurrc da questa linea i valori delle incognite e da osservarsi che tutt'i termini hanno il faltor comune 7^ tanto nel numeratore quanto nel denomiuatore di ciascuno di quei valori ; la riduzione dei coefScienti del- le * incognite diverra dunquc assai piii semplice, togliendo fin daoraque- sto fattor comune, di tal che la 4 linea diverra subito — iu-\-lOv — 7z — Ay + u, e si avra di seguito x=— 1 =1 -=- v=——=—- Intanto e pure da rimarcarsi che anche i termini della 2.' linea hanno il faltor comune 7, c quolli della 3° il fattor comune 7" ; ed e poi chiaro che il fattor comune di una linea qualunque lo e pure in ciascuna dcllc linee soguenli, e quindi esso puo, e deve anzi per maggior semplici- ta dei calcoli sopprimersi nelle stesse linee. Per tal guisa la 2' e 3" linea divengono semplicemente 1J6 DE MAJO METOni E PORMOLE GENEKAM J?.' linea — Izvu -\- 3xvu — Ixzv — Ayvu — ixyv 3.' linea = 2 vu — lzu-\-\ izv + 3xu — 2xv -f 7xz — % k + 8yv + ixy e cosi il progresso del calcolo diviene di gran lunga piu semplicc e spe- dilo. 19. Giova finalmcnlc riflcUere che ncll' applicazione di qucsta rc- gola e soninianicnte utile di cominciarc il calcolo delle diverse lince da quelle equa/.ioni che si moslrano piu semplici e propriamentc da quelle cui manca un niaggior nuniero di termini , riscrbando al calcolo dellc ul- time linee le cquazioni piu complesse. E chiaro, che in tal guisa le cal- colazioni divengono assai piii semplici ; cd e cosi che vedesi praticato suU'esempio precedente. Se si fosse presa la 2° per 1° equazione il calcolo sarebbe stato piu lungo ; e taiito maggiormente se per prima si fosse pre- sa la 1° equazione. MEMOEIE SCIENZE NATURALI PRESENTATE DA' SOCIF ALL' ACGADEMIA NELL' ANNO 1853. E DA ESSA APPROVATE. IS RIGERCHE INTOBNO AL MAGNETISMO DELLE ROCCE MEMORIE PRESENTATE ALL' ACGADEMIA DAL SOCIO ORDINARIO MACEDONIO MELLONI SULLA POLARITA MAGNETICA DELLE LAVE E ROCCE AFFINI MEMORIA I. La maravigliosa proprieta che possiede la bussola , ovvero un ago d'acriajo calamilalo e orizzonlalmente sospeso, di tener sempre rivoKa una delle sue estremila verso scUentrione si attribuisce generalmcnte ad una forza magnetica o elettrodinamica proccdenlc dalle viscerc della terra. Noi sappiamo luUavia che tra le varie sostanze semplici, ond'e formata la por- zionc sinora esplorala del globo, il ferro nellc diverse combinazioui natu- rali e uno de'corpi piu comuni; c le rocce ferrifere operano quasi tulte piu o meno energicamcnle sulla calamila. Perche dunque il niagnelismo del nostro pianela non consistcrcbbc in una potcnza analoga alia gravilazione, sicche la dirczione dolla bussola fosse reffello d'una pura risultanfe delle forze niagnetiche diffuse per tutla la massa lerrestre? La seienza non pos- siede aneora i dali occorrenti per rispondere adegualamente a questo im- porlanle quesilo. Ad ogni modo, non 6 da porre in dubbio I'azione che eerie rocce piu o men cariche di ferro esercitano sulla posizione d'equilibrio dell' ago ma- gnelico. E siccome il magnetisnio semplice o unipolare (analogo a quello del ferro puro) lira a s6 ambe le estremila della calamila, dove che il magne- 122 MELIONI SDLLA POLARITa' MAGNETICA tismo bipolare (I) (simile alia dupllcc aziono atlracnle c repellente propria (ieirago niagnclico) rcspingc una dolle due estremila della calamita ed al- trae I'allra, ne segue ; che in alcune situazioni della bussola rispctto alia roccia j)erlurbalrice, le variazioni cagionate da questc due specie di forze devono aver luogo in dirczioni conlrarie: nc segue pure, che la medesima quaiitila di fcrro contenula in una dala roccia sotto una combinazione de- lerminala , devc produrrc sulla bussola una perturbazione assai maggiore ncl secondo, che ncl prime case. ]\la nessuno , per quanlo mi sappia , si occupo finora di simili ricer- chc; perche tollone i pochi falti conlrari del lufo di Roscillo , de' basalli di Drevin, c della rupe scisfosa dell' Heidelberg , descritli sulla fine del se- colo decimoltayo da Breislak, da Gujton e da Humboldt (2), e caduti, non si sa perche^, in una gcnerale dimenlicanza , le rocce che allerano ad una prossimila piu o men grande la deelinazione della bussola si supposero tutte delate , nel primo lerzo di questo secolo, della sola forza altraente e quindi prive della doppia polarita magnetica. In vano il piu celebre de'tredoltiornominatitornosulmodesimoargo- mento nella descrizione posteriore de'suoi viaggi d' America, mostrando co- me taluni porfidi trachilici del montc Chimboraco e del villaggio di Voisaco presso Quito erano, essi pure, forniti del magnetismo bipolare (3): i fisici L'd i geologi continuarono a serbare gencralmente nei loro scritli il piii as- soluto silenzio su questo inlercssante fenomeno : e la massima parte de'fi- losofi naturali ignorando o respingendo una seric di osscrvuzioni ben defi- (1) Le espressioni di m:ignPtismo unipolare o bipolare non devono prendersi in senso assoluto, ma si bene come srmplici modi di dire alii a reudere pid cliiaro e spedito il di- scorso. Di falto, i fisici sanno clie ogni qual volla il fuiTO puro b magnelicamcnle allrallo, vi si rinvengon senipi-e le due polarll;"! magneliche , v che il movimeiilo prodollo devesi unicunienU' allesscr I'una di esse , ciofe la polarit;'! arnica , piii energiea della ni'mica in virtu della sua prossimiu'i maggiore, sieclie lale eeeessn d'energia d'una delle polaritii in- dolle ncl corpo allrallo e sempre rclalivo alia forza magnelica atliva predominaute : e pero il nidbile s'accosia lantn all'uno quanlo all'allro polo della calniiiila. Ecco perclife , allenendosi al risullanunio finale puu dirsi ,clie il ferro pur(j sia dutalo della unipolarila magnelica, in opposizione ad un eorpo ealamilato, o bipolare , il quale e ora allrallo era rcspinlo, in eerie dale dirczioni, daH'uno e dall'ollro polo della ealamila. (2) Breislak. Topografia fisicaclclla Campania. V\rriw 1798 p. li.-Cuylon. An/iaies de Chimic. Paris 1797 I. 2'< p- 160.- A. deHumboldl. Ihidem. Paris 1797 lom. 22 p. 47. '31 A. de Ilumboldl. Essai giognosUque sur le gisement iles roches datts le deux Hi- mispheres. 12 edit. Paris 182G. p. 9~i e 132. "'■ OELLE LAVK E ROCCE APPIM 123 nitc sGmbr6, per cosi dire, imbcvula (Icll.i F.ilsa opinionc d'uno dc'piii rc- conti autori di cleUricilu o di magnctismo , il quale iicpa , a tulte le sa- stanze die racchiudono del ferro alio stato di combinazione o di scm- plicc mescuglio, la proprietd bipolure, e concede loro soltanto razione attrattiva su ambi i poli dclla calamita (1). Che laic proposizione sia erronea baslavauo a diniostrarlo ed i fatti dianzi allcgati , cd una precedcnlc osscrvazionc di Rome de I'lsle il quale nolo, prima d'ogni altro, Tesistenza del magnetismo bipolare nei crislalli di fcrro oligislo. La possibiliUi di eccilare le propriela dclla calamita nella massima parte delle sostanze che racchiudono del ferro alio stato di com- binazione o di semplice mescuglio fu poi ampiamente confermata, Ire anni sono, dalle nmnerose sperienze di Delessc, che ripetendo e variando i risul- tamenli gia oltcnuti da Tralles , Ilausmann ed Hcnrici sul ferro speculare e sul serpcnlino deU'rieidelbi^rg, calamito in qualunque dirczione le lave, i basalli, i serpenljni c moliissime allre recce e parecchi crislalli ferrife- ri (2). Laonde sarebbc oramai indispensabile che le opere di fisica e di (1) B Toutes les substances qui renferment dii fer, soit par vote de melange soil par » vote de combinaison, agissent sur I'aiguille aimanl^e; c'est-a-diic exercent sur elle une 1) action attractive; mais pour I'apercpvoir, il faut employer quelquefois lies appareils tle- 1) licals, (lont nous ne pouvons encore donner la description. Ces substances, qiioique » rfiagissant conime le fer doux sur I'aiguille aimanlfe, n'acquierent jamais la polarite « . ( Becquerel. Traile expir. de I'cUclr. et du magnet. Paris 1834 loni. II p. 262 ). Trcdici anni dopo, lo slesso autore scrivcva « Lorsque les roches contiennent du fer. » raclion exerc^e par elles peul etre Ires-energique; il resulle de Ifi que sous riiilluence » terrestrc elles peuvent posseder la proprietii polaire et constituer des aimants perma- » nents ». (Becquerel etc. litem, de phys. lerrestre et de meteorotogie. Paris 1847 p. 378). lo non intendo, con questc citazioni, inlaccare menomamente ilnierlto scientilico del sig. Becquerel, che so valulare al pari di qualunque allro aniatore degli sludi lisici. .\vrei solameule bramalo, die neU'ullima opera egli avesse francamente confessala Tinesattezza delta dottrina insegnala nella prima ; nioslrando, per cosi dire, d'aver raesso in pratica la massima del Foulenelle, il quale dopo d'aver esposto il parer suo iulornoagli argomenti sprovvisti di dimoslrazione niatematica, soggiuugeva : je suis de cclte opinion , quant a prisent. E veramente, quando cerli dati a noi ignoti, o receniemente scoperli in virlii del progresso o del perfezionamento de'raezzi d'osservazione, vengono a cambiare I' aspetto d'una quislione, perclie dobbiamo aslenerci dal convenire dellcrrore di una conseguenza risuUante dalla imperfezione de' dati anteriori? Non e anzi dovcr noslro di metier queslo crrore in evidenza se amiamo sinceramenle il vero, e se vogliamo meritare I'onorevolis- simo titolo di filosofi? (2) Ann. de Chim. et de Phijs. Paris 1849 lorn. 25. p. 194 e seg. 124. MELLONI SULLA POLAHITa' MAGNETICA g-eologia conlencssero alcune nozioni fondamenlali sulle varie specie di mmerali alii a ricevcre c conservare la doppia polarila magnclica. Ma lasciamo la quislione Len assodala della moUiplicila de'corpi ai (juall la prescnza del fcrro comimica la suscetlibilila di polersi calamilarc slabilmente come 1' acciajo , e vcniamo alio scopo principale di questo lavoro. Non h ancor compiulo 1' anno da die 1' cgregio nostro collega prof. Scaechi aggiungcva alle osscrvazioni di Breislak^ di Giiylon e d' Humboldt inlorno al magnclismo bipolare cho possoggono naluralmenle le rocce di Roscillo, di Drevin e dell' Heidelbei'g un quarlo esempio in alcuni pezzi di anlichissime lave da lui raccolti sul monlc Vulture (1) : e due anni prima, in seguilo del lavoro citato pocanzi sulla possibilila di comunicare il ma- gnclismo permanenle alle sostanzc minerali ferrifere, il sig. Delesse aveva, dal canto suo, Irovato de'segni manifesli di doppia polarila naturale in una dolerile del Gi'anducato di Baden (2). Ora, considerando chc, se le specie de' lerreni ova furono osservali i cinque casi precedcnti non erano tulle csaltaraenle conformi alia lava , avevano certamcntc con essa la massima analogia, sicche non poteva sor- gere alcim dubbio sulla comune loro origine ignea ; e riflettendo inoltrc , che un cilindro di ferro o d' acciajo rovente mantenulo in una posizione vcrUcale durante il suo passaggio alia tcmperalura ordinaria, divenla sla- bilaienlc calamilalo quando gli si comunica , coi mczzi noli a'fisici , luia cerla dose di quclla forza che, per I'attitudine sua a conservare ne' corpi lo slalo magnclico, porta il nome di cocrciliva; e che finahncnte, li; lave ed allri minerali ferrifcii uscili dal scno della terra nello slalo d' incaude- scenza, sono dolati dopo la loro consolidazione di forza coercitiva, come lo dimostrano ad evidenza le predclte sporicnzc del Dolossc; mi cadde in ani- rao, che tulle questc specie di rocce do\rcbbero possederc una dose piu o meno sensibile di magnetismo bipolare; per modo che, gli cscmpi surrife- riti non fosscro gia eccczioni della legge generalo , ma somplici casi par- licolari dove rcffctlo moslrasi piu spiccalo ed cvidentc, sia per la maggior quantila di ferro conlenuto ncUa roccia , sia per lo specialc suo slalo di combinazione, la rapidila del raffreddamento o I'assenza dellc cagioni che (I) /( monte Vulture, ed il tremuoto ilel di 14 ajosfolSul. Nnpoli. MWl. p. 70. [il Ann. des Mines Tom. XV, i seric [). ** Oi'lUi Mem. DELT.E LAVE E ROCCE AFFIM 125 alterarono postcriormcnlo la composiziono del corpo, o Tenergia e la di- sposizionc dolle sue forze magnclifhe. Per vedere sc 1' esporicnza era favorevole o contraria a questo mio pensiero, convoniva dunquc avero iiii mc///.o pronto e facile di scoprire ne' corpi la qualila della benche iniiiiina virtu magnctica, conveniva, in altri termini, procacciare uno strumenlo alto a mostrare se razione csercitata da un dato corpo suH'ago calaniitalo, per dchole ch' ella sia , proccde da una sola forza allracnte o da duo forze antagoniste die esercitino sulle due estremita dell' ago magnetico gli efTetti conlrarl dell'attrazione e della ri- pulsione. Sin dall'epoca in cui Ampere faceva succcdere alia memorabile sco- perla d'OErsled quolla niagnifica serie d'induzioni e di sperieuze che fon- dava in pochi mcsi due nuove scienze, releltro-magnetica e rdetlro-dina- mica, io mi prevalsi deiringegnosa sua invcnzione del doppio ago astatico per adaltarla alle piu delicate ricercbo relali\e aU'esislenza del niagneli- smo. Lo strumento, che Irovasi tultora comprcso nelle coUezioni dell' Uni- versity di Parma solto il nonie di magnetoscopio , consistc in una coppia d'aglii calamilati paralielamenle filti coi poli arrovesciali a traverse di un soltil cilindro verticalmente sospeso ad un scmplice filo di seta naturale. Questo sistcma e del tutto analogo a quelle dei galvanometri astatici del Nobile meno le dimensioni; poicbe gli aghi hanno nove cenlimetri di lun- ghezza e sono tra loro distanti della medesima quantita: I'uno sta nel fon- do d'un lamburro verticale sostcnuto da tre picdi a vite , I'altro sporge so- pra un quadrante diviso, ed e coperto, a ciuque o sci millimetri di distan- za, da un vetro piano che poggia sopra I'orlo superiore del taniburro , ed e munito d' un foro centrale di due centimetri di diamelro , dalla cui cir- eonferenza s'innalza perpend icolarmente un tubo di vetro, lungo venti cen- timetri, che ser\e di custodia al filo di sospensione. Alia parte superiore di csso tubo ewi un'asticella mobile intorno al proprio asse ed un foro cen- trale immobile, che porgono il mezzo di poter allungare od accorciare il filo senza rimuoverlo dali'asse dello strumento. 11 quadrante e pertugiato lungo uno de'suoi diamelri tanlo che basti per servirc aH'inlroduzione del- I'ago inferiore, e puo girare intorno al suo centro, indipendenlcnienlc dal sistcma astatico e dalle sue perliuenze, mediante che porgono il mezzo di poter allungare od accorciare il filo senza rimuoverlo dall' asse dello stru- mento. 11 quadrante e pertugiato lungo uno de'suoi diamelri tanto che ba- 16 126 MELIONI SULLA POLABITA' MAGNETICA sli per scrvire airintroduzione deH'ago inferiore , e puo girare intorno al suo ccnfro, indipondcntemcnfe dal sistonia astalico c dalle sue pertincnze, medianle un secondo tambuiTo inlerno foinito d' un nianubrio sporgenle dalla base. Per metterc lo slruniento in allivita basla voltare convenienlcmente Fasticella suprema, il nianubrio inferiore e le vili del piedo, ora nell'uno era neU'allro versO;, sino a tanto che il sistema astalico si trovi esatlamente condolto ncUa sua posizione cenlrale, e I'ago visibilc possa percorrere li- beraniente tutla I'estensione della scala. Won e poi necessario il soggiugncre allre islmzioni cpianto al mode di adoperarlo: impcrocche ognuno intende che la maggior lunghezza e dislanza degli aghi del magnetoscopio, rclalivamcnte a quelli del galvano- metro, e la forma della custodia destinata a ripararli dalle agitazioni del- I'aria ambiente permettendo di avvicinarsi sommamente airuno de'quattro poli magnetici e di manlenersi ad una coria dislanza dagli allri Ire, rende piu efficace I'azione da esplorarsi. Sicche luUo rartifizio dello sperimenta- tore consisle ad accoslarc il corpo debolmentc magnelico sino al contallo di ipiellaparle della lamina di vctro soprastante adunadelle oslrcmilddeirago superiorc ed a produrrc, per allrazione o per ripulsione , il massimo svia- niento possibile facendo slrisciare il corpo lungo la superficic vilrea (1). 1 corpi doppiamentc magnetici o calamilali si distinguono di leggieri da quelli puramcnle magnetici o scalamilati, non solo per la proprieta di aver essi due o piu porzioni della loro massa capaci di attrarre e respinge- re la medesima cslremila o polo delVago calamitato, ma ben anchc, c piu prontamente , per r avviccndamento di queste due forze quando si passa dall'una all'allra estremita dell'indice magnelico , senza canibiare la per- il) Colore che in fallo di propriety lettcraria ammetlono il solo dale della stampa sosteri'anno probabilmeiitc che I'idea d'impiegare I'ago aslalico alio studio dclle deboli azioni magnetiche e dovuta al Nobilc, il quale pubblico la desi'i'izionc di un magnelosco- pio simile al precedente nelle sue Memorie ed os^ervazioni slampatc a Firenze I'anno 1834 Vol. II. pag. 24 . Ma chi pone sulla slessa liuea della slampa la pubbllcil;"! nelle lezioni orali.e consideii soprallullo.che il modello deserilloqui sopra fu illuslralo e deposto nel gabinello di lisica deH'Universila di I'arnia sin dal I8.i2, non eonveri'i'i forse nella mede- sima senlenza. Per me, io abbandonerei volenlieri , a queslo pi'oposilo , ogni sonlimenio d'amor proprio individuale e nazionale, e direi; che i niagnetoscopi a due aghi sono ap- pllcazioni troppo semplici e dirette del sislema aslalico d' Ampfere per merilarc il liiolo dinvenzionc , e ricnlrano pertanlo nella numcrosa classe delle ingegnosc combinazioiii sperimenlali, che la Qsica deve aH'illuslre fondatore della scienza clettro-dinamica. DELLB LATE E ROCCE APPINI 127 zione esplorata del corpo. Anzi gli osservatori che vorranno occuparsi del magnetismo delle rocce risparniieranno tempo e noja Irascurando del tutlo la prima proprietd ed altenendosi esclusivamenle alia seconda. Una sola delle due specie di movimenli risultanti dalle azioni magneliche esigcra allora una doppia operazione: imperocche, se avvi ripulsione ad una delle eslremita dell' ago calamilalo, la roccia possedera indubitatamente uno stato magnetico analogo a quello della calamita, e sani inutile il verificare, sia I'attrazione immaneabile di quclla stessa parte all' allra eslremitd del- I'ago , sia I'esistenza d' una seconda parte della roccia dotata di azioni in- verse. Quando poi il lato del corpo accostato all'indice magnetico produca I'attrazione della sua estreniita anteriore, converra cimcntare suiito I'azio- ne di qucsto medesimo lato sull' cstrcmita posteriore, giacche I'attrazione 0 la ripulsione dccidcra allora definitivamente del magnetismo semplice o bipolare appartenente al corpo esplorato. Dalle nozioni contenute nella tavola seguente si vedra, che i campioni di lave, trachili , e rocce congeneri raccolti di qua e di la dal Faro o pro- venienti dal resto d'ltalia^ dalla Germania, dalla Francia, dall'lslanda cd altre regioni, cssendo stati alle prove ora descritle del magnetoscopio , si mostraron tutti , come io lo supponeva, piu o meno calamitati, cioe forni- U d'uno o piu pmiti, i quali respiugono I'una o I'altra eslremitd dell'indice magnetico. Questa tavola ^ formata di tre colonne. La prima contienc i nomi e le provenienzc delle rocce. La seconda indica le rispcttive loro rcpulsioni sul magnefoscopio. Siccome poi in alcune circostanze queste repulsioni erano tali da spinger I'indice dello strumento oltre i 180°, che costituiscono Teslremo limite di misura, cosi s' ebbe cura di notare nella terza colonna gli angoli, parimente ripulsivi, otlenuli in siffatte circostanze, da una pic- cola bussola comunc, il cui ago, lungo otto centimetri, essendo scostato di 90° dal meridiano magnetico c quindi abbandonato a se medesimo, si fer- mava dopo di aver dcscriltc 75 oscillazioni in 132 niinuli secondi. Quanlo al sistema €islalico del magnetoscopio, esso aveva le dimcnsioni accennate di sopra c compiva due oscillazioni circa in un minuto ; do che baslava a render ben distinle le piu dcboli forze magnetiche delle rocce esplorate, conservando entro i limiti della scala la massima parte degli effetii dovuti alle altre 128 MELI.OM SUM.A POLAKITA MAGNETICA NOMK E PROVVENIENZA DELLA ROCCIA. AN GOLU DI lUl'UJLSlONE (i). al niagnc- toscopio. Augilofiro del montc Vulluro, Basilicata, antistorico Lava pirossonica della Vallo del Bove, Etna, cruzione del 1852 . • » porfirica presso Biancavjlla, Etna, epoca ignota .... B pirossentca porosa, Elna, eruzione dell'anno di Roma 631 . , > scoriacoa, presso Uronic, Kliia, eruzione del 1381 . . . » feldispaiica di Sooima, Vesuvio antico, antistorica. • . . * ptrossonica del Vesuvio, cruzione del 1613 D feldispaiica di Linosa presso Lampedusa, antichissioia . . BasaUe dell'isola de'Ciclopi, Etna, epoca ignota Lava pirossenica presso Catania, Etna, eruzione del 1669 .... » porfinca dclle Yalle di Calanna, Sicilia, epoca ignota . . ■ » pirossenica del Ve^^uvio. cava SaboEaniello Bomhavulcanica di Monte Lucro, Campi Flegrei Trachite scoriacea deU'Arso, Ischia, eruzione del 1301 Lava pirossenica del Vesu\io, eruzione del 1850 ....... » pirossenica dcll'Etna, eruzione doH'anno di Roma G31 . . , Trachite del cratere degli Astroni, Campi Flegrei, antistorica. . . . Porlido trachitico dt RaccamonOna. Terra di Lavoro, antichissimo . Bomba del Vesuvio, eruziono del 1822 . . , Trappaniiddaloideo con analcime, Islanda Trachite scoriacea del cratero di Campana. Campi Flegrei . . . . . Basalte de'volcani estinti della Vaile di Nolo, Sicilia Scoria del volcano sottomarino cLc formo I'isola scomparsa di Sciacca Lava tabulare della Montagnola, sommit& dcH'Etna 0 con hauque di Niedorniending presso Coblentz . . . . . Trapp aniiddaloideo di OnondarBord, Islanda Lava pirossenica de'fralelli pii, Etna » presso Bronte, eruzione del 1843 . . , Trachite di Campagnano. Ischia . Lava profirica alterata delln Vallo di Calanna, Sicilia ■ » feldispauca del piano del lago, rima dell'Etna p pirossenica del piano del Principe, Vesuvio i> pirossenica di Torre dell'Annunziata, Vesuvio . . . . , . . Conglomeralo vulcanico mclamorfizzato di CaStel d'Aci, Etna . . . , LeucitoGro a gross! cristalli di leucile . volcani di Roccamonflna . . , Augitofiro del Vesuvio, eruzione dcM63l Leva pirossenica di Boscoreale, Vcsu'.io - . . ■ AugitoGro amiddaloideo delle Isole Eolie , Gneiss di Siebelehn, Sassonia Lava di Laacher-see, Valle del Reno, antistorica . , » basaltina di Capo di bove, Romagna ...-.,.. Masso crra ico di ruina, augitc, e ferro ossidulato, Vulture .... Conglomerato volcanico mctamorGzzato, Somma Idem del Vulture Trachite della collina Rotondella, Astroni, Campi Flegrei 180° 120 120 100 90 85 80 78 75 70 65 45 14 10 9 8 8 6 6 4.8 4.5 4.3 4 4 4 3.6 3,5 3 3 2,5 2,5 2,3 2 2 2 1,5 t,5 1,5 1.3 1.3 1 1 1 09 0.8 0,8 0 (1) I campioni eaphrati non csscndo eguali in vnlumo o in peso, akuni di loro esscmlo sCati Tuccolli alio state erratco, allri uraLciali sotlo varie incliiuizioni dalta sommifd, dnt ccnlro o dal fondo delU rocce, ed aitrt ^natmentv estratti ddlc collezioni pubblithc e private, senza nessuna cognizione inlornoaUc circoslanze eke po trebbcro. per awcnlura. avern': modtficate Ic condizioni magnctiche, k chiuro die le loro aziuni sitgli slrumeiitt magn'toacopiri uon po'isono nh devono prendersi in senso assoluto.Il punto essenziale conststeva net moslrare clu quest i campmni erano piit o meuo calamilati;c bastava pertaiUo mell-jreinevidcnza leloro Tcpuhioni magnctirhe il valore esatlo di tult repuhioni era in certa qual guim supcrfluo. Per dare un caempio parlanle dclle differcnzi Venergia cbe s'inconlrano lalora tra le forze magnettche rfe' diverii frantumi d*uua medesima corrente di Itva, iferiremo gli angoli massimi di rvptUsione prodotti sulla bussolaordinaria da alcuni campioni di grossezzc presso ipoco ugualidella lava erutlata daW Etna neU'anno di Homa 63t*^chc corrispoiuie allamio 122 dell'cracristiana. 1 .* campione 9. 3' » J..V 3.* v ..,. . 1,3 Qualunque sotpftto d'incertezzi suUti camune origino di questi ire pezzi di lava o sulle diverse provc- nietize dflte rocce appartenenti a' volcani delta Sicdia e dellg isole circostanti dovrd necessariamenle si-aitire quando »i aaprd che, lanlo i tn'tneralt quanta le nozioni ad esse relative ci vcnnero cortesemvnle sommimstrat: dal chiar. profeit. di Catania Carlo Oemelhro. DEILE LAVE E ROrXE AFPINI 129 NOME E PROVVENIENZA DELLA ROCCIA. ANGOI.O DI RII'ULSIONE I al maene- alia toscopio. bussola 63 0 60 60 58 68 57 50 48 46 45 45 40 40 39 38 36 33 30 30 29 29 28 27 27 26 25 25 24 24 23 23 22 22 22 21 21 20 20 19 19 18 IS 17 16 16 15 14 U i;t 12 12 11 II 10 10 10 9 9 8 5 5 4 Trachito di Montagnone, Ischia LeucitoQro, Ira Sessa e Roccamonfioa B erralico dclla foce del Fusaro, Campi Fiegiei Trapp con analcime, litiia Loucitollro dl moiitc Somma Fonoliie d'Auisig, Uoeniia Clorjto scistosa anfibolica di Zoptan, Moravia .... Trapp di Monlecchio maggiorc, Vicentino Augitollro di S. Maria del pianto, Napoli Lava lurchiniccia di Pozzo vecchio, isola di Procida . . Trachile di Fossa lupara. Campana, Campi Flegrel . . . Lava cellulare dclla Valle di Cdlanna, SicJlia V feldispatica altcrata del Balzo di trifoglietto, Sicilia. s amidLlalnnlea di Vulcano. Isole Eolie .... B trachitica dulla punia de'monaci, isola di Procida » de'coili della valicdL'l Bove, Etna . . . ■ - » delie plelro arse, isola di Procida Augitofiro sconiposto dalle fumarole del Vesuvio . . . Trachite isolata dclla Solfatara, Campi Flegrei .... Uasalte con armolomo di Honnef presso Bonn .... Lcucitofiro di Roccamonfina, Terra di Lavoro .... Tracbite dclla punta S. Alessandro, Ischia » dell'Arso presso punia Molino, Ischia .... » friabile degU Aslroni. Campi Flegrei .... » dclla punta Caruso, isola d'lschia ....". » in massa de'cratcri di Campana, Campi Flegrei B di monto Rotaro, Ischia » friabilo di Fossa lupara. Campi Flegrei . . . 0 di Mnnic Spina, Lago d'Agnano Leucitofiro vetriMco del cratere del Vesuvio V del Dionlc Corlinella, Roccamunflna .... Griinstein di Maxen. Sassonia Trachile del nionie Ofclio, Roccamonfina » del monie Olibano presso Pozzuoli .... » del nionte Taborre, Ischra Sionite di Froderik\varni,Svezia. ... .... Perlitoamiddaloidca di Vulcano, Isolc Eolie Trachile dclla punta S. Pietro. Ischia » scoriarea del bosco Maranisi, Crateri di Campana » di Vulc;ino, Isole Eolie Leucitofiro di Vatngno, Roccamonfina Conglomcrato vulcaiiico dclla Soinina Scrpeiitiiio di Zoblitz, Sassonia ........ Ruinofiro del vulcano di Melfi . . Trachite con breislakite del monte Olibano, Pozzuoli . . Basalte anfibolico di Prcdazzo, Tirolo ....... Ossidiana di Lipari, Isole Eolie Lava trachitica di Monte nuovo, Campi Flegrei .... Leucitofiro amiddnloidco erratico del Fusaro, Campi Flegrei Trachito del monte Pezza, Ischia , p dl Monte Spina, Lago d'Agnano Conglonierato vulcanico metamorflzzato. Etna n con cristalli liberi d'augite, Somma .... Granilo di Zobtemberg, Slesia Stignitc de'Campi Flegrei Sionite dellc vicinanzo di Oresda Lava pirossentca con ialilc di Vulcano, Isole Eolie . . . , Trachile isolata di Monte nuovo. Campi Flegrei .... » di Monlc Ofclio, RoccamnnGna » del Monte Taborre, Ischia ...... . . » \itroa dl S. Maria del pianto, Napoli .... » vitrea di Porncchio, Procida ... . - . . Sienite iperstenica di Muddesprung, Harz 130 MELLOM — SULLA polarita' magnetica Le ripulsioni dcU'indice, molte dcUc quali sono visibili sulla bussola e le altrc tulle dislinlissime al magiicloscopio , manifestano dunque chia- rameule la qualita del magnelismo delle lave e rocce affini che son tulte , giova ripclerlo, calamitato , e non gia sempliccmente magnclichc con al- cune rarissime eccezioni di polarita , come s' era creduto sino al giorno d'oggi. Ma se' 111 ben cerlo, soggiugnerd forse laluno, che le indicazioni del- le tue macchine sotto 1' azion delle lave procedono da vere forze magneti- che? E non potrebbero esse derivare da altre cagioni? Per chiarire la quislionc si fattamcnte da non dovcrsi piii ragionevol- mente muover dubbio intorno alia natuva delle perturbazioni esercilate dalle lave sulla direzionc normale dell' ago calamitato, si dovrebbe dimo- strare, che questi mincrali soslituiti alle catamite ripioducono esatlamen- te gli stcssi fenomcni magnctici , converrebbe cioe accertarsi : 1." che le lave sono attratte e respinte dalle catamite ; 2.° che alcunc parti di queste rocce si attraggono tra di loro,ed altre si respingono;3.°che le detle rocce convenientemcnte sospese si dirigono per 1' azionc del globo Icrrestre ; -i.° che spczzando per Iraverso un prisma o cilindro di lava il quale abbia i suoi cenlri di massima altrazione c di massima repulsione verso 1' una e I'altra estremita deH'assc, le due frazioni danno le mcdesime azioni del ci- lindro inlero; sicche una doUo loro estremita attrae c I'allra respinge to stcsso polo dell'ago calamitato. E, per qnanto mi sappia, quest'ultimo case soltanto fu ossorvalo da Humboldt, da Brcislak, edagli altri scienziati che credettcro rinvcniro nclla doppia polarita magnetica ditaluni mineral! ima eccezione alia supposta legge generate della unipolarita di qualunque roc- cia ferrifcra. Per rendere il doppio magnelismo delle lave una vcrita irrefragabile, era dunque necessario chiarirsi degli altri tre casi e vedere , se realmente le prefate rocce vulcaniche si attraggono e si rcspingono in virlii del ma- gnetismo terrestre. Ora questi Ire fatti capitali furono da me posti in evi- denza sospendendo delicatamente un piccolo prisma di lava all' estremita d'un fdo di seta naturale lungo 25 contimetri , e fissando , con un po'di cera molle, 1' altra estremita contro un punto ccccntrico della volta d' una campana di vetro; per modo che il pozzo di lava girava liberamenle intor- no air asse di sospensionc rasenlando una delle pareti latcrali del rcci- picnte. OELLE LAVE E ROCCE APFINI 131 Con queslo scmplicissinio congogno vidi infalti il corpo sospeso girare pian piano orizzonlalmenle, ora a destra, era a sinistra dcirosservatore,se- condo che gli si accostava eslernamcnlc I'uno o I'allro verso d'un pezzo di lava; c vidi poi qucsli mcdesinii movimenli di rolazione riprodursi con una enorgia mollo maggiore quando, in voce dolla lava, s'adoperava una spran- ga calamitata. Abbandonando finalmentc il mobile alia sola azion direttri- cc della terra, esso inconiincio ad oscillarc lenlamenle intorno ad una cer- ta direzionc deH'orizzontc ove fini per arrestarsi; scostato piii volte da que- sla posizione d'cquilibrio in virtu d'una calamita , egli vi lorn6 costante- mcntc dopo alcune oscillazioni. Osserviamo che quesli movimenti di attrazione e di repulsionc si pro- ducono accostando le lave e le camite all' esterno del recipiente , precisa- nicnte come si manifeslano gli cffctti dclle forze magnetiche ordinarie a Ira verso i vetri dellc bussolc e de'magnetoscopi; e che, ncl caso deUe azion- sufficientemente inlente onde polcr operare ad una C(?rl^ fjli.s$aiiiza,si otten- gono ancora gli stessi fenomeni quando s'interp(ii|;(t»;t lira: lik owstodia di ve- tro ed il corpo donde emana la forza pcrtubatrice, tuia lamina piu o men grossa di Icgno, di cartone, di porcellana, di marmo, o d'un mefallo qua- lunque, tranne il fcrro: cio che rende compiula la serie de'caralteri comu- ni alle forze magnetiche provenienti dalle lave e dalle calamile naturali ed artificiali. Non sark forse inutile 1' avvertire chi volessc ripcterc quesle curiose sperienze, che le lave piii acconce alio scopo devonoesser leggere, porose, e dotatc di discreta virtu magnctica , come quelle Irachitiche e spugnose che trovansi nel luogo delto VArso situalo nella parte seltentrionale deH'i- sola d'Ischia. Lna certa leggerezza o infalli necessaria per non gra\ ar trop- po Fcsilissimo filo di seta cslralto diretlamente dal bozzolo ; ed e pur ne- cessaria una certa facilila di divisione onde si possa formare il cilindretto da appendervisi , il cui asse magnetico deve evidentemenle disporsi oriz- zonlalmcnte, secondo la maggior dimensione del mobile, quando si vogha ottenero il massimo effetlo possibile: ognuno intende finalmente, che i fe- nomeni si renderanno lanto piu sensibili , quanto piu inlenso sara il ma- gnolisnio della rocciari prismi Iratti dalle predotte lave d'Ischia compiono, in \irlu di quest" iiUima forza, due oscillazioni circa per minuto , sotto una lunghezza di 1 5 o 20 millimetri. Ed c poi bello il vedere come lagliando la roccia, ora per Ttino , ora 132 MELLONI • SDLLA POLARITA MAGNETICA per raltro verso, rclalivamenle alia dircziono seeondo la quale Irovansi si- tuati i punli piu allivi, si possano avere de' prisnii o cilindri mobili chc si fermano in varie posizioni rispetto all' ago calaniilato. E pero, ollre quolli che si dispongono da sellenlrione a mezzogiorno, se ne ottengono allri chc dirigonsi da Icvanle a ponenlc, da grcco a libeccio, e via diccndo. Humboldt osservo, che la roccia scistosa dell' Heidelberg, la cui virlii magnetica e tanlo poderosa da capovolgcre in lalune situazioni I'ago cala- mitalo alia dislanza d'un melro,nonaUrae da vicino la menoma particcUa di ferro; Brcislak ed 11 prof. Scacchi verificarono la stcssa incapacilh di sollevare le dettc parlieelle nel lufo di Roscillo e nella lava del Vulture. Laonde non rechera punlo maraviglia se lulte le rocce magnetiche da me sottoposle aU'esperienza non presenleranno alcun segno di altrazioneal con- tatlodella piu fina limalura di ferro. Tullavia i minuli franimenti di queslo motallo aderiscono si copiosa- mente alle calamitc naturali ed arlificiali , che riesce difficile il reprimcre ogni scntimento di sorpresa quando si melte in parallelo , ne'casi piu cospi- cui come quello osservalo da Humboldt , la mancanza d'atlrazione delta polvere vicinissima di ferro, coUa propricla di opcrare suU'ago niagnetico ad una dislanza molto maggiore , che nol farcbbe una delle piu poderose catamite. Stanteche le du(; forze sono, in ultima analisi, del tutlo identiche e non si capiscc, di prima giunta, perche la roccia clie da lonlano lira si possentcmcnle a se una delle due estremila delta bussota , perda poi ogni virtu attraenle at conlatto di corpicciuoli si leggeri, quali sono appunto i polviscoli metallici. j\Ia pochi momcnli di riftessione bastano per trovar la ragione suffi- ciento del fenomeno nella dcbolczza e diffusione di alcune forze , rispetto aH'cnergia e concentrazione delle altrc. Imperocche la risullante di molte deboli atlrazioni provenienti da diversi punti di una gran massa pxio su- perare da lontano I' azione di pcchc forze altraenti assai piu intense ma ristrclte in poco spazio, ed esscrle poi inferiore da vicino. Ora il polo, os- sia quel punto delta calamita ovo si concentrano , per cosi dire , tuttc le sue vigorose forze di altrazione, s'accosla nell'cspcrienza delta limalura di ferro sino ad una brevissima dislanza, c tale prossimita non puo cffettuarsi per le ficvoli e disperse azioni magnetiche della rupe, se non se relativa- inente ad una piccolissima parte aliquota : 1' energia della prima azione deve dunque essere immensamenlc supcriore alia seconda. Per niotivi del DELLE LAVE E ROCCE APFIKI 133 tutto analoghi il diminuire rapidissimo delle forze proveniente dallo sco- stamenlo (che segue la ragione de'quadrati delle dislanze) si rendera mol- lo piu cfficacc nella spranga calamilata che nella rupe niagnotica , e le azioni di qucsli due corpi assuinerannno bentosto un ordine inverse del preeedente divergendo di piii in piu Ira di loro ; sicche ad un ecrto limite di lonlananza reffello dovuto alia rupe magnelica diverra superiore d'assai a qucllo della spranga calamitata. L poi facile il dimoslrare direllamente che anche le calamile perdono la virtu di alli'arrc le piii minute particclle di fcrro quando la loro forza giunge ad un dato grado di languidezza. Infatti si disponga verticalmente una sjiranga di fcrro puro, grossa uno o due ccntimctri e lunga 80 o 100, e s' accosli la sua estremila infcriore al polo settentrionale della bussola : qucslo polo vcrra respinto, I'altro attratto, e I'ago cosl capovolto seguira la spranga in qualunque posizione intorno al piano dello strumento. Si rijjcla ora la incdcsima spericnza suH'eslremita della bussola voUa a mczzogiorno iiupiegando\i la sommita dolla spranga recala a livello dello strumento: lo stesso fenomono si riprodurrk in senso inverso relativa- mente allc due estremita dell' ago magnelico ; per modo che il polo meri- dionale fuggira la spranga cd il polo settentrionale le terrk dietro nel suo movimento. Avvi dunque ripulsione ed attrazione delU uno e dell' altro polo alle due estremita della spranga , che trovasi per conseguente calamitata nel- rislante deH'csperienza. Ora, rimossa la bussola e posta la limalura di ferro a contatto della estremita iiiferiore^, o di qualsiasi allra parte di questo corpo calamitalo , non si ottiene ne soUevamcnto , ne aderenza della benche minima parli- cclla nietallica. Anche qui le calamite sufficientemente affievolite operano dunque come le rocce magnetiche : e resta quindi provata 1' insussistenza di tutte le obbiczioni relative alia polarita magnetica delle lave. La virtu calamilica acquistata da una spranga o cilindro di ferro puro verticalmente disposto chiamasi da'fisici magnetismo di posizione, jierche dipcndente dalla situazione superiore o inferiore delle porzioni eslreme ,, e non gik dalla loro individualita. Capovolta infatti la spranga, quella ta- le estremilh che respingova il polo settentrionale ed attraeva il polo meri- dionalc, invcrtc le proprie forze e produce azioni opposte, respingendo il secondo polo ed attraendo il primo; e cost pure dell' allra, che , contraria- 17 134. MBLLONI SULLA POLARITa' MAGNETICA menle alle sue affczioni primitive , altrae dopo il capovolgimento il polo meridionale c rospinge il polo scUenh-ionale. Per rendere ben chiara e manifesla la cagionc del magnetismo di posizione, ed intendere perfeltamente lo scopo di alcuni lavori da me faiti cseguiro sopra una delle numcrosc corrcnli di lava che circondano quesfa metropoli, e d'uopo ricorrcre a certe sperienze ed osservazioni di fisica ter- restre , che procurero di csporre brevemente e colla massima semplicita possibile. Si pigli un'asla o cilindro d'acciajo grosso un pollice e lungo 8 o 10 ed im ago ordinario da cucire , e dopo d' averli tutti c due calamitati si sospendano, separalamcnlc, pel loro punto di mezzo ad un fllo , onde co- noscere e notare le estremilh P,p, che si volgono a sellentrione, e le estre- mitk Q, q, che guardano a mezzogiorno. Rimossa poi Tasta calamita dal suo sistema di sospcnsione s'introduca nel bel mezzo d'un globo di legno di due o tre piedi di diametro: e chiaro che I'asse maguelico travcrserSi il centro, cche essendo prolungato col pen- siero segnera sulla superficie due punti opposti, tra i quali si polra imma- ginar condolto un equalore o circolo massimo pcrpcndicolare all' assc ed avere perlanto la superficie divisa in due emisferi chc^ per amor di brevi- ta, chiameremo co'nomi stessi de'poli magnctici piu vicini ; sicche 1' un d'essi sara per noi Fcmisfero P, e Tallro I'emisfero Q. Affine di non con- f'ondere i poll di questi due emisferi con quclli della spranga magnetica sotlostanle ci serviremo della denominazione di centri di superficie , scnza incorrere percio in errori etimologici,stanteche la loro disfanza da qualun- que punto dcU'eqnatore c costante. Cio posto, si fermi orizzontalmente I'asse magnetico del globo, ma in direzione diversa da quella della bussola. Strelto poscia tra le dita il capo libero del file che sosticne I'ago da cucire niagnetizzato, si Irasporli supe- riormcnte al cenlro della sfera^c si faccia scendere pian piano, manlcnen- dolo scmprc siUla vcrlicale. L'ago che, in virtu dell'azione magnetica ler- reslre, slava fuori del piano vcrlicale condotto per I'asta calamitata , vi si andrh man mano accoslando nella disccsa, e vi si disporra finalmcnle,ad una piccola distanza dalla superficie sferica: le sue eslremitlisi trov<'ranno allora inversamenle situate rispctto ai poli magnetici della spranga inter- na ; per modo die q sarii volto verso P, e p verso Q. Ambedue slaranno peroancora sollevate al raedesimo livcUo. SDLLE LATE E ROCCE APPINI 135 Ma rorizzonlalilk Terrk immcdialamenle dislrulta qiiando il mobile passerk sull' mio o suH'allro cmisfcro ; e vcdrassi 1' estremitk dell' ago che guarda verso il contro dcUa superficie cmisfcrica, lanto maggiormen le in- clinata, quanlo piCi I'osservazionc si eompierk loiitano dallecpiatore. In quesle diverse stazioni I'ago scostalo dalla sua posizione d'equili- brio vi torncrb roii una si-rie di oscillazioiii , le quali si faranno tanlo piii celeri e vibralc, quanlo maggiore sark rinclinazione dell'ago^ e quindi la distanza all'equalore. Siffalto accrcscimenlo di vivacilk nel niolo vibratorio dello scandaglio magnclico acccnna cvidentemente un aumenlo nell'ener- gia della forzaniolricc, che dovrh pertanlo esser minima all'equatore, mas- sima a'cenlri dello due superficie emisferiche. Ognun inlendo che Torizzonlalila e la debolezza primitiva delle oscil- lazioni sono dovule alia egual dislanza da'due poli magnelici, e la succes- siva inclinazione ed accelerazione del molo vibratorio, alia maggior vici- nanza dell'uno di essi poli. S'iulende del pari, che da questa maggior pros- simila d' una delle eslremilh magueliche ne nascera la predominanza del magnetismo P neU'emisfcro P, e del magnetismo Qnellemisfero Q, come pure un aumenlo graduale d'azione di mano in mano che si va scostando daU'equalore. Ora, lulli i viaggialori che nelle loro pcregrinazioni niarillime traver- sarono colla medcsima nave moUi gradi di latiludine han polulo osservare sull'ago calamilalo , che serve di guida ai naviganti nelle yasle soliludini deirOccano, do' fenomeni d' inclinazione tolalmente analoghi a quelli die abbiam ora descrilli. Imperocche, prendendo perpunto di partenza lalinea equinoziale e progredendo verso I'uno o Tallro polo della leira, I'eslremila della bussola volla a tramonlana scende gradualmcnle sollo la linea di li- vello nciremisf(?ro borealc, ed assume una inclinazione opposta ncU' emi- sfero auslralo. Laonde, per rislabilire I'orizzonlalilii , il nocchiero devc al- lonlanare od accoslare piii o meno al ceniro di sospensione un piccolo con- Irappeso a scorsoio disposlo appositamcnlc dal coslruUore sopra uno de'lali dell'ago magnelico. Di piu ; gli osservatori che , privi di slrumenli di prccisione, vogliono conoscere in un dalo punlo del globo la vera direzione impressa dnl ma- gnetismo lerreslre all' ago calamilalo ^ usano sospendere orizzonlalmente un so nil prisma o cilindro d'acciajo lemperalo ad im filo senza lorsionc e gli coniunicano poscia, coll'iuio dc'melodi conosciuli . lo slalo magnelico 136 MELLONI SULLA POLARITa' MAGNETICA permanento. 11 cilindro si vedc allora animaloda due forzo diroltrici, una dcUc (juali lo fa oscillarc in(orno ad una linca dircUa da scUcntriono a mez- zo^orno, c I'aUra gli fa pordere la posizionr orizzonlale; sicclic il mobile finiscc per fermarsi stabilnienlc ncl mcridiano magnelico conservandosi obliquo aH'orizzonte, colla sua cstremita setlcnlrionalc soUo o sopra il pia- no di livcllo condoUo pel centro di sospcnsione , sccondo die Tespenenza si conipie noU'eniisfero borcale o nell'eniisfero auslralc. Questa obliquilA cresce andando verso I'uno o Tallro polo, e sparisce compiutamenle quan- do I'Dsservazionc ha luogo in cerli dali i)unli della zona torrida che for- niano una cnrva inclinata di alcuni gradi suH'equalorc. Finalmcnle, con- lando le oscillazioiii che I'ago scoslalo dalla sua posizioned'equilibrio coni- pie nel medesimo intervallo di tempo, si trovano lanlo piu vcloci e nume- rose, quanlo piu si va accoslando alio regioni polari. I moTimenli dell'ago calamilalo alia superflcie terrestre sono dunque perfcttanienle rappresentati dalla nostra sperienza del globo di legno inter- namente niunito di una spranga magnetica. E pero , lasciando del tulto intatta la quislione relativa alia cagione del fenomcno , possiam franca- mente asserire che la terra si comporta come sc racchiudcsse nel suo seno una gran calamila dondc provenissero le forze magrietiche osscrvate. Sc, per niaggior scmplicita, applichianio a qucste forze i nomi gcografici cor- rispondcnti , direm dunque che il magnetismo horealc sta nell' emisfcro boreale, cd il magnetinmo australe neH'cmisfcro australe. Adottate siffatte dcnominazioni , la virtu magnetica apparlenciilc all' cstremita setlentrio- nale deH'ago calamitato dovrh chiamarsi australe , e boreale quella dell'e- slremita contraria: in altri termini ; il magnetismo austi-ale risiederk nel polo della bussola che guarda verso Iramontaua, ed il magnelismo horea- lc ncl polo che guarda verso mezzogiorno. Cio risulia manifcslamcnte dalle posizioni inverse che, ncU'esperienza del globo di legno, assumono i poll 0 estrcmith dell' ago sospeso relativamcnte a quolli dell' asta ma- gnetica. Parlcndo da considcrazioni del lutlo analoghc si rendera pure mani- festo: 1 . che nel nostro emisfcro la causa del magnetismo di posizionc; si e la predominanza della forza magnetica boreale; 2. che la virtu magnetica cccilala da qucsia forza nelle spranghe vcrticali di fcrro puro sark neces- sariamente australe alia parte inferiorc , e boreale alia parte supcriorc ; 3. che la minima azione si olterra meltendo la spranga orizzontale c vol- SULLE LAYE E ROCCE APFINI 137 (nndola poi perpcndicolanncnle .il nioridiano inagnctico , cioe pcrpciidi- colarmcnlo al piano vcrlicale innalzato secondo la direzione della bussola ordinaria di deelinazionc ; 4.. chc per avero il massimo cffetlo, non si do- vru disporrc la spranga vorlicalmcnto, ma parallclamcnle airago niafjn(!- tico d'inclinazioiio, che ne'noslri clinii forma un angolo di 150 a CO col- I'orizzonlc. Eccoci era in possesso dellc nozioni ncccssarie per inlendere la distri- buzione probaLilc delle forze magnelicho iielle rocce ferrifere d' origine iffnea, giiisla Y opinione che allribuisce la gcnesi di lali forzo all' azione del magnclisnio tcrreslre. L'analogia Ira cosi fatta dislribuzione e quella del magnelismo di posizione sara completa. E pero, ncUe correnli di lava consolidalc solto qiieste lalitudini il magnelismo australe dominera, gene- ralmenle parlando , alia parlc inferiore , ed il magnelismo boreale alia parle superiore: la massima onergia de'duc principii dovra luttavia in- conlrarsi nella direzione del meridiano maguetico iuclinaladi50 a CO ver- so seltenlrione, c la minima energia nella direzione perpendicolare a qiie- sla inclinazione ed al meridiano magnctico. Osserviamo in primo luogo, che se nelle rocce calamilale del nostro cmisfero avvi realmenle sovrapposizione del magnelismo boreale al ma- giielismo auslrale, sara oUrcniodo facile il vcrificarlo. Basterh infalli stac- care un piccol frantunie di qiiesle rocce giacenli nella loro posizionc ini- ziale, dopo di avcrvi segnate con alcune intaccature le porzioni superiori ed inferior]; le quali porzioni essendo poi cimenlalc al magnetoscopio do- vranno condursi come le parti eslrcme d'un cilindro di ferro verlicalmen- te disposlo, cio6 a dire , che il polo auslrale deU'indice magnetico dovrh essere allralto dalle estremitb superiori e respinlo dalle eslremilh infi.'riori. Vi sarh solamentc Ira queste due azioni magncliche la differonza, che il ferro camhia , come abbiam veduto , la sedc delle forze allraenli e repel- lenli colla varia sua siluazionc rispclto all' orizzonle ; dove che la roccia , vcrlicale od obliqua, dirella o invcrsa, dovrh mostrarsi coslanlemcnle do- lala della mcdesima forza alia medesima cslremila. Ora tulle le lave an- lichc 0 modcrne apparlenenli a' sislemi geologici del Vesuvio e do' Campi Flegrei da me sludiale a questo modo, confermarono col fallo le previsioni della teoriea: i punti chc slavan sopra nella loro giacilura nalurale allras- scro, cd i punti chc stavan sotto respinsero il polo australe deirindice ma- gncloscopico: quelli erano, per conseguentc, dolati di magnelismo boreale 1 38 MELLO.M — SULLA polarita' magnetica e questi di magnetismo auslrale. Siffalte azioni non variavano colla po- sizione diretta o iuvcrsa del campione presonlalo all' indicc del magneto- scopio : desse eran dunque pertinenti a quel laic o tal punto di csso cam- pione e provenivano da una bipolarila magnelica permanenle affallo simi- le alia calaniila, c non gia da un doppio magnelismo fugace come quelle conccpito da una spranga verticale di ferro. S' inimagini ora uno de'massi ben compalti di lava, fermo tuUora sulla prima sua base, laglialo e lavorato in una delle facce lalerali secon- do un piano verticale dirello giusta il meridiano magnelico. Abbiasi un modollo di figura reltangolare allungata ricavalo da un foglio di cartone o di lalla. S'applichi reileratamente queslo modello contro la delta faccia verticale lavorata, per modo che i lati di maggior dimensione seguano suc- cessivamente le direzioni deU'orizzonte, del filo a piombo, e delta inclina- zione magnetica. Si segnino slabilniente sulla roccia i tre contorni e si faccia poi caderc il masso rimovendo il terreno sottostantc. Si estraggano infine a colpi di scarpcllo i tre disegni Iramutati in prismi rcttangolari pcrfetlamente uguali, o si esplorino Ic rispettive loro virtu magnetiche. Dopo qiianto abbiam veduto e chiaro , che in tutti vi sara supcrposi- zione del magnetismo boreale al magnelismo auslrale , ma che pero lo stalo calamitico risullanlc dal complesso di questi due principii sara piij vigoroso ncl prisma trallo dalla posizionc obliqua , piu debole nel prisma orizzontale, intcrmedio nel prisma verticale. Qucsle deduzioni teoriche furono pienamente confermate da confron- to degli angoli di ripulsione e d'altrazione prodotti nel magneloscopio dalle estremilii omologhe di solidi d'egual dimensione e figura , estratli da una cava di Portici conosciula sollo il nome di Caramanica. Le sezioni si fe- cero nel fondo dello slrato , pocbi pollici lonlano dal Ictto di scorie sotto- stante, perche ivi soltanto la roccia era di una tessitura uniforme, siccome accade ordinariamcnto nelle correnli di poca profondila. Ecco i valori delle ripulsioni prodotte da Ire prismi lunghi 32 centimclri con base quadrata di 10 ccntimetri. 1 orientale 22 Prisma ' verticale 45 f dirello secondo rinclinazione dell'ago magnelico . 61 Sarcbbc stalo indubilalamenle utile per la geologia e per la fisica del SDLLE LAVE E ROCCE ApFINl' 139 globo il variare quostc spcricnze , c soprallutto il ripcU;rlc loglicndo suc- cessivamcntc i pezzi di lava da compararsi magnelicamcnlc insieme , dal oenlro c dagli strati superiori cd infcriori d'lina dcUe podorose corrcnti ve- suvianc chc si lavorano nogli scavi delta Scala c delta Filla Inglese, on- de sludiare Ic forze magnetichc della superficie, del fondo c delta parte in- termedia, e vedere se la loro dislribuzione e uniforme , oppure se gli de- menti superiori hanno infliiito suit' encrgia e la direzionc degli dementi centrali. Ma fui trattenuto dal timore d'incorrere in ispese eccedenti i limiti che mi sono prescritti dalle circostanze attuali ; e pero queste ultime ricer- che verranno da me difforile a tempi piu opportmii ;, quando non siano prima fdicemente condotte a lermine da altri osservalori. Dal complesso de' fatti contenuti nell' ultima parte di quosla memoria sembra intanto I'isultarne colla massima evidenza ; che 1' origine del ma- gnetismo bipolarc , piu o mono intenso , da noi rinvcnuto in qualunque specie di lava ed altre recce d'analoga formazione, si e la forza magneti- ca della terra. Ora questa forza puo opcrarc suite materie fuse per I'azion del calore in due modi diversi: rapidamcnto , per conseguenza ddVabbas- samenlo di tcmpcratura e del consecutivo passaggio alio stato di solido : o lentamente , per virtii dell' accumulazione successiva degli effetti prodotti nella materia consolidata. II primo caso e quello da noi sostenuto: il se- condo si appoggerobbe sull'analogia delle calamitazioni che succedono , coll'andar del tempo, nelle croci o punte de' campanili, nelle banderuole, no' parafulmini , ed altri oggetli di ferro , i quali rimangono piu o men lungamente esposti alio vicissiludini deiratmosfora. L'ispezione delta tavola generale fornisce gia una prova bastanlemen- te dimostrativa in favore della prima opinione ; imperocche le lave conso- lidate sotlo gli occhi nostri non senibrano punto inferiori ndla forza ma- gnetica a quello de'vulcani eslinti sino dalla piu remota antichilh (1). Ma una prova , a nostro credere evidentissima , della calamitazione delle lave ne'primi tempi della formazione si e la lenacilii colla quale esse conservano il proprio stato niagnclico. Questa tenacity e tale, che fermafo stabilmente un pezzo di lava in una posizione di versa dalla sua naliural (1) 6 chiaro che qui si fa astrazione dal primo campione delta tavola raccollodal prof. Scacclii sul nionte Vulture, dovendosi I'sso riferire ad uno di que'pochi casi particnlari, eve I'energia niagnetica si k slraordinariamente esaltala pel concorso di quelle tali circo- stanze speciali mcnzionalealla pag. I2i. . \X0 MELI.ONl snLLA POLARITA. MAGNETICA giacilura , sicchfe il mapnclismo borcalo non sia nc supcriore , nfe silualo nello slcsso piano vorlicalc del magnetismo auslralc , le ccntinaja e mi- g-liaja d'anui non valgono a riprodurrc reqiiilibrio nelle condlzloni volulo dalla forza magnelica dclla Icrra. Per quanlo slrana seinbri a primo aspcUo cosi fatla proposizionc, noi abbiani poluto dimoslrarla col massimo rigore cslraendo dalle pareti del- ranfilealro di Pompei de'pezzi di Icucilofiro ed allre qualita di lave , ehe esplorali col magnetoscopio si trovarono calamitati sotlo qiialunquc incli- nazionc rispotlo aU'orizzonte; prova manifesla, che quelle pielre vulcani' che conscrvarono i loro assi magnclici ncIlc posizioni mcdcsimo che rice- vettcro dalla mano doiruomo diciannovc o vcnli secoli fa , all' istanle del lore impicgo come matoiiali di fabbrica. Ma se la terra non puo alterare la dislribuzione de' due principii magnclici nella lava consolidata , Y ecci- lazionc e Tcquilibrio di quesli principii non dcrivano certamcnte dall'a- zione escrcitala suUa roccia nel suo stale presente. Dunque la calamitazio- ne fu prodotta quando la lava recenlemenle comparsa alia superficie del globo- Irovavasi in circoslanzc diverse di coesione e di lempcralura. Lc chimichc rcazioni effeltuale durante il consolidamenio delle lave e lc modificazioni che ne risullano nell'intima loro struttura, sono quasi del tullo ignote, c non possiam quindi asseverare se contribuiscono , o no , alia produzionc di quella forza coercitiva, dondc nascc la persistenza della roc- cia consolidata nel suo equilibrio niagnelico iniziale. Limitiamoci pero alle azioni fisiche ed appoggiandoci alle analogic dell" acciajo e del ferro, dove spariscc ogni apparcnza di forza coercitiva quando il metallo arrovcnlito si raffredda lentamcnte, ed avvi, per lo conlrario, suscettibililk di calamilazio- ne permanenle in consegucnza di un rapido abbassamonlo di tcmpcratura o delle imprcssioni mcccanichc tondenliad alterare requilibrio molecolare, dircmo; che I'una e I'altra di tali forzc contribuiscono probabilmente a fis- sare Vinduzionc magnetica terrestrc ne'franlami di scoric o di lava, i qviali sono, come le bombe vulcanichc, violcntemenle staccati dalla niassa c lan- ciati con una certa velocila a traverso Tatmosfera; ma che la causa generale del fenomeno ci sembra consistere negli urti c nelle consecutive vibrazioni risullanli dal movimonto disccndente proprio di queste materic semifluide, e principalmcnlc dalle contrazioni e cristallazioiii clic si rciidono si manifc- stamentesensibili all'udito per virtu di quella specie particolare di scoppiet- lin, ben nolo a chiunque cbbc V occasione di assislcre all'impononte spetta- colo delle cruzioui vulcanichc. SOPRA LA CALAMITAZIONE DELLE LAVE IN VIRTU DEL GALORE E CLl EFFETTI DOVUTI ALLA FORZA COERCITIVA DI QUALUNQL'E ROCCIA MAGNETICA MEMORIA II. L' csistcnza indubitabile di uno stato calamilico permanente nelle la- ve ed altre qualili di rocce conduce a diverse imporlanli quistioni suUe forze chc sviluppano o conscrvaiio la polaritd magnelica ne'minerali e sul- le perlurbazioni ch' esse devono necessariamente introdurre nella simme-^ tria degli clcracnli rclalivi alia distribuzione del magnetismo sul globo terrestre. Queste qiiislioni si dividono naluralmcntc in due classi , una delle quali considera lo qualita parlicolaii do' corpi somplicl o composli donde provcngono Ic propricld niagncliche dclle rocce : I'altra sludia le leggi che reggono tali propriola. La prima, abbracciando una serie di fenomeni che appnrtcngono si)ccialincnlc alia niiiicralogia cliimica, vcrra esclusa dalle presenti nostrc invosligazioni, le quali vcrscranno quindi unicamenle sul- le azioni fisiche risuKanti dal latere niagnctico dclle soslanze minerali. Cominciamo col la csposizionc di alcune spericnze che devono consi- dcrarsi qual conicnto cd amplificazione delle idee accennate sul finire della precedcnle mcnioria. La calamitazionc permanente delle lave venne da noi attribuita alia loro consolidazione ed al successivo loro raffrcddamento sotlo I'azione del IS 1-12 MEI.I.O,M CILAMITAZIONE DELLE I.AVE 1\ VlRTU' DEI, CAI.OKE, magnctismo terrostre. Considerando poi che , per ritencrc slabilnicnle la jK)laiita magncUca , r acciajo roventc abbandonato a se mcdesiiuo dcve aoquislarc ncl I'affrcddarsi , uu ccrlo grado di forza coercitiva per mezzo della lempra o d' allra azionc mcccanica influcnle suH'cquilibrio atoniisti- co, si riconobbo, che le parti supcrficiali o slaccale della correnle s' crano Irovate nella prima circoslanza , per la liberla del loro irraggiaiuenlo od il eoiitallo dell'aria almosferica ; e che lo parti interne avean subito I'im- pero della seconda,in virtu delle vibrazioni prodotte durante il movimento discendente della massa semifluida. Ma se r acqiiisto della forza coerciliva nclle varie porzioni delle pic- cole correnti di lava , che scendono a prccipizio dalle pcndici vulcaniche , e facile a spiegarsi per mezzo de' principii accennati , non si puo dire al- tretlanto delle porzioni interne appartcnenli alle grandi masse di lava ac- cumulate nclle pianuro , dove il movimento e la diminuzionc di Icmpera- lura succedono colla massima lentezza. La difficolti proccde direltamcnte , come ognun vede , dalla perfetta analogia che siipponianio esistere, in I'alto di propriela magnetiche, tra le lave e le sostanze inetallichc dotale di forza coerciliva. Ora, I'acciajo arroventito e spoglialo per conseguente d'ogni magne- lica virtu , non ac({uista raffreddandosi lentamcntc nessuna calaniitazione permanente ; dove che la lava , posta nclle mcdcsimc condizioni , si cala- mita sensibilmente e slabilmcnte, per quel dalo verso che comporta il ma- gnetismo del globo tcrrcstre. I falti che ci svclarono questa singolar proprieta delle lave sono sem- plici e decisivi. Diversi pczzi di Icucitofiro ed altre qualita di rocce vulcaniche furorio posli in mezzo ai carboni ardeuli sintantoche cbbero acquislata una luce propria di color rosso cupo , quindi recati alia lemperatura ordinaria , ta- luni rapidamente per mezzo dell'immersione nell'acqua fredda , cd altri pill o nieno lentamcntc coprendoli di cenerc calda o posandoli semplice- nienle sulla nuda terra. Tutli respinsero , colla superficie che stava sotto durante il raffrcddamento, restreniita auslralc dell' indicc magnctoscopico od attrasscro questa medesima estreniitd cssendo capovolli ; cio che mct- leva fuor d'ogni dubbio la stabilila della loro calaniitazione. Falti arro- vcntire di bel nuovo e raffrcddati in posizionc invcrsa, trovossi che s'erano '!cl pari invertite lo loro azioni attraenti o repellcnti, la parte inferiore re- E GLl EFFETTI DOVUTI ALI.A KORZA COERCITIVA DI QOAL. ROCCIA MAG. \ i'i spingendo sempre e la parte supcriore atlraendo i\ polo australe del ma- gnetoscopio. L'arroventamcnto della lava dislrusse dunque lo slato calami- lico prccedenlc, c razione della terra le imprcssc, durante il successive suo raffreddamcnlo , una nuova calamitazionc i cui poli erano in opposizione coi preccdenli. Ripcluto piii volte resperimento, si oltenne sempre lo stesso effetlo deir invcrsione de' poli magnclici. E iniporlante I'osservarc die, se in qualunque circostanza tntti i pezzi riuscirono costanlemenle calamitati secondo la direzione ricliicsla dal ma- gnelisnio Icrrestre, I'energia dolla calamitazionc fu pero sempre maggiore in quclii che patirono il raffreddamcnlo piu rapido , restando cosi confer- mata 1' idea che lo stalo calamitico delle scorie e bombe vulcaniche poteva in parte attribuirsi ad una specie di tempra dovuta alia velocila del lore abbassamcnlo di tcmpcralura. Ad ogni modo quesle spcrienze dimostrano , che una pronta diminu- zione di temperatura o un movimento di scossa e vibrazione non essendo , come crcdcvamo, le sole circostanzc capaci di comunicare alle lave la forza coerciliva necessaria a ritencre la polarita magnetica sviluppata dal globo terrestre, e baslando auche xm cerlo grado di quiele e di lenla dispersione calorifica , I'obbiezione relaliva alia calamitazionc interna delle poderose corrcnti di lava raccolte ne'piani, perde ogni suo valore. Passiamo ora aU'esame delle propriela appartcnenti a qualunque mi- nerale magnctico. A tal fine dobbiam cominciare coll' esposizione d' una serie d'osscrvazioni magnctoscopiche sopra diverse rocce ferriferc , stratifi- cate , plutoniche e metamorfiche , onde porre in chiaro le analogic o le difFerenze che polrcbbcro trovarsi sotto il rapporlo magnetico fra i terreni vulcanici gia da uoi esplorali , e quelli provenienti dalle altre formazioni geologiche. 1 risultali di quesle osservazioni sono regislrali nclla tavola seguente, dove la prima colonna indica il nome c I'origine della roccia, e la seconda gli effclli da cssa jirodolU sul magnetoscopio. Siccome poi il magnetismo osscrvato non si mostro sempre bipolare , come nel caso delle lave, ed as- sunse anche lalora 1' unipolarila (1) passando succcssivamente dall" una (I) Vedi pel significato di questedeiiomiDazioni , la memoria I delle nostre Ricerche intnrno al magnetismo delle rocee. * 14.4 MELLOM CAI-ASIITAZIONE DELLE LAVE IN VIRTU' DEL CALORE, all'altra forma magnelica secondo che la roccia trovossi piti o men prossi- ma all'indice dello strumenlo , cos! la seconda colonna ha due sezioni , ogTiuna doUe quali si parlisce in duo suddivisioni ; quelle servono per co- noscere se I'azione in discorso ebbe luogo da vicino o da lontano ; e queste per sapcre se I'azione precede da un magnelismo semplice, analogo a quello del ferro segnato colle letlere aa) oppure da un magnelismo simile a quello della calamita o dell'acciajo calamitalo ( contraddislinlo dalle lellere ra). Giovera poi rammentare che i numeri compresi nelle qualtro colonne rap- presentano le perlurbazioni angolari indolle per altrazione o per ripulsione nella posizione normale dell'indice dello slrumenlo. Le osservazioni noa vi sono distribuile per classi mineralogiche , ne secondo la proporzione o lo slato fisico o chimico del ferro o d'altre sostan- ze magnetiche conlenule nelle rocce esplorate ; ma semplicemenle per or- dine della forza con cui siffalte rocce operano sul magnetoscopio. E GLI EFFETTI DOVUTI ALI.A POKZA COERCITIVA DI QUAL. ROCCIA MAG. 14-5 NOME E PROVENIENZA DELIA ROCCIA AZIONE SUL MAGNETOSCOPIO DA VICINO (5 0 6 miUimetri nA lONTANO (25 0 30 iniUnietrij Epidoto con anifibolo (Arcndal, Norvcgia). Pirosscne slialite (Treverselle, Picmonte) . Pii'osseno cdenbergile (Zuckniantel, Slesia) Granalo riel gi'anito (Roendal) Ferro ncl labrador (Finlandia) Micascisto (Norvegia) Smciiglio (Naxos) Micascisto (Modum, Svezia) Arenaria con fosfato di ferro (Moravia) . . Gneiss (Siebellum) Micascisto (Hainihen , Sassonia) Bronzile (Salisburgo) Taico con amfibolo (Nl'w Haven) Sienitc con sfeno (Arendal Norvegia) . . . Termanditc (Boemia) Ferro idratu melmoso (Regno di Napoli . . ArgiJIa ferrifera (Alberona, Capitanata) . . Argilia ferrifei'a (Toscana) Marna ferrifera (Albeiona, Capitanata). . . Litomargo ferrifero (Planitz Zwiken). . . . Scisto sotto iucenle calcare (Moravia) . . . Glauconia ferruginosa (Svizzera) Glauconia ferruginosa sabbiosa (_Harz). . . Micascisto (Wesenstein, Sassonia) Oolite inferiore (Witby, Jork) Sferosidorite (Moravia) Grfes del lias superiore (Inghillerra) .... Lievrite con epidoto (Isola d Elba) Roth tolh liegendes (Boemia) Marna ferrifera (Regno di Napoli) Grfes del Keuper (Bamberg) Grfes terziario (Francia) Grawache unterc (Inghilterra) Calcare grossolano (Regno di Napoli) . . . 180 — 180 __ 180 — 180 — 90 180 80 .._ 150 140 __ 135 60 _^ CO 50 — _ 45 18 ^_ 25 __ 20 .^ 15 ■^ 12 12 _ ^ 10 __ — 6 5 _. 5 4 z — 3 ^ 2,0 — 2,0 — 1,5 — _^ 1,5 — 1,5 — 1,0 — __ 1,0 — . 0,5 — __ 0,5 — 0,5 — ^_ 0,5 — — 180 180 180 60 45 40 20 20 19 12 7 5 l-i6 MELLOiVI r.AI.AMlTAZIO\K T1ELIK LAVE IN VIRTU DEL CALORE, Aggiungniamo qui soUo una nola supplcmcnlare di diverse sostanze le quali, quanlunque ferrifcre non cscrcitano iiel loro stato naturale nes- siin' azione apparenle sul magncloscopio. Vcdrcmo in breve la necessita della condizionc esprossa in carallere corsivo , chc quest! miuerali privi di ogni lienc'he minima viiLu magnetica non siano slali prccedenlemente solloposli a nessuna ibrza che polesse aver altcralo I'cquilibrio de'loro prin- dpii magnelici. Arafibolo con piritedi ferro (Norvegia) Argillolite nietamorfizzata (Etna) Argillofiro (Klein Naundorf, Dresda) Argiliofii'O (Budingen, Reno) Calcare ferrifero (Wonheini, Reno) Calcare grossolano (Vilulano Regno di Napoli) Cererite (Barlaes, Svezia) Diallagia (Corsica) Diorite scistoide (Gersdorf, Freiberg) Diorite (Monzoni Tirolo) Eufotite decomposla (Jano, Volterrano) Granito con pienite ( Altenberg , Sas- sonia ) Granito (loen Gerogenstadt, Sassonia) » (Sineeberg, Sassonia) » (Annaberg, Sassonia) » (Asihaffenberg Baviera) t> (Heideberg Baviera) 1) (Fishtelgebirge, Weissenlenk) » (Naundorf, Freiberg) Gres bigarre oolitico (Saugerhausen) Gres ferrifero (Aalen Wurtemberg) Gr&s bigarre oolitico (Svizzera) Limonite argillifera (Inghilterra) Marna del Kcuper (Bamberg) Marna ferrifera con fucoidi (Melfi) Marna ferriera (Calabria) Marna ferrifora (Cacoxeno, Boemia) Menilite (Vicinanze di Parigi) Opal jaspis (Cbiahon Boemia) Ossido di ferro argilloso (Baltimore) Ostraes della forraazione inferiore (Wurtemberg) Pcctcn porsonatus (Boemia) Plumbago (New Jork) Petroselce variegato (Bresciano) Pirossene (Timbo, Svezia) Pirossene schalite ( Rothen Kopf , Tirolo ) Roth toth llegcndes (Sassonia) Semi opalo (Ilerlung Ungheria) Scisto sotto lucente ferrifero (Dillen- burg ) Scisto argilloso (Geefrees Boemia) Taico verdastro (Tirolo) Termantide (Boemia) Terra verde (Verona, Lombardia) Gr^sdel Keuper(FaulenbeigeWurzburg) Dai dali conlcnuti nella lavola e ncl suo supplcmenlo risulta manife- slamenlc , 1.° Chc in lulti i casi dove la roccia assume i due slali magnelici col variarc della dislanza, la bipolariUi succede da lonlano c I'unipolarila da vicino. 2.° Chc molle roccc, le quali conlengonoindubilatainonteunaporzione notabilc di ferro non csiTcilano nessuna azione sensibilosulmagnetoscopio. E GLI EPPETTI DOVUTI AI.I.A FORZA COEnciTlVA DI QUAL. ROCCIA MAG. 1 -i7 3.° Che le rocce piu-altive sono quasi lutle calamilate. Noi abbiam gia dicliiaralo di volerci aslonerc in qucsto lavoro da qua- lunque considcrazionc suUc chimichc tombinazioiii chc conservano o tol- gono ai uielalli Ic loro proprieta magncliche. Tralasrarcmo pertanlo 1' e- samc del swondo fatto e ci occupcremo sollanto del prirao c dcH'ullimo. L' csperienza d' un corpo che pel scmplice variare dclla dislanza re- spinge cd nltrac il mcdcsirao polo deirago magnclico c ben nota ai fisici ed ognuno puo riprodurla facilmcnte. A (al fine basia prescnlarc al polo setlenlrionale o meridionale d' una bussola di dilicata coslruzione 1' estre- niita inf'criorc o supcriore d'una cliiave ordinaria o d'unaspranghetta ver- licale di quclla qualihi parlicolaie di forro ben pure cd unifonne contrad- dislinlo col nonic di fcrro dolce : la quale eslremila , tanlo chc Irovcrassi lontana di qualche ccnlimelro respingera ( piii o meno sccondo le sue di- mension! uno dc'poli dcll'ago magnclico, c cambicra quindi la delta repul- sionc in allrazione quando la dislanza sard ridolta a pochi niillimelri. Dopo quanlo si disse, nel nosiro preccdente lavoro , inlorno alle ca- gioni dclla unipolarila c del magnelismo di posizionc , la spicgazione del fenomcno non offro ncssuna difficolla. L'azione dclla terra sviluppa nella spranga di ferro verticalmcnle disposta luia data quantita di magnetismo australo alia parte iafcriore,e di magnetismo borcalcalla parte supcriore. L' ima o Taltra di quesle dun porzioni cssendo accoslata, ncUa predella po- sizione vcrticalo, al polo omologo dcll'ago magnclico, vi produrni dunque la ripulsionc. Ma giunla ad ima piccola dislanza cssa patira , sollo 1' azio- ne di esso ago , un allro sviluppo magnclico invcrso di cpicllo dovulo al globo tcrrcslre ; slanlcchc la parlc infcriore, che possiede sollo Tinfluenza delta terra il magnelismo australe , ac(iaistcra in forza dellc condizioni spcrimentali il magnelismo borcalCj c la parte supcriore dotala per l'azio- ne del globo di magnetismo borcale , acquislera, in forza dclic medcsime condizioni, il magnelismo australe. Ora 1' energia dell' induzione magne- lica dovula air azione dclla bussola aumcnta rapidamcnte col diminuire dclla dislanza, dovecbo il magnetismo provcnicnle dalla terra rimane sem- pre lo slesso. E pero ad un certo grado di avvicinamento , la scconda po- tenza divcniando maggiorc dclla prima , 1' ago dovra muovcrsi verso la chiave per virtu iruii'altr azione magnetica di reazioiie. Soggiugnianio ora , che questo avviccndanicnto delle due forze , il quale si ripctc indcfinitamente accoslando ed allonlanando la spranga o la 14.S MELLONI CALAMITAZIONE DELLE LAVE IN VIRTu' DEL CALORE, chiave della bussola, non esigc necessariamente ne fcrro dolce , n^ azio- ne del globo lorrcstre. E di fatlo esso puo oUcnersi iigualinente coll' ac- ciajo forlemcnte temperalo c dcbolmente calamitalo. Un ccrlo rapporlo di massa tra la spranga impicgala e Tago dclla bussola noa e di rigorc ; tut- lavia riesco moglio con una spranga le cui diinensioni siano assai mag" giori di quelle deU'ago suddetto. Quanlo al sue grado di calamitazione ba- sta che sia lale da non polcr capovolgere I'ago niagnelico; ma e prcferibile chc non lo cacci per ripulsione oUrc i 33°, o 40°. S'inlcndc poi , che per soUrarre inleramente la spranga allazione magnelica dclla terra, fa d'uopo tenerla ori/.zonlale e pcrpendicolarc al nieridiano niagnelico. Anche qui il fcnonicno risulla evidonlementc dalla coslanza della forza che produce la ripulsione e dalla variazione del principio opposlo dorulo alia prcscnza della bussola : se non che le conseguenze sono al- quanlo diverse. E veramcnle, siccome la chiave o la spranga di ferro dolce della pri- ma sperienza son prive di forza coercitiva, potrebbe darsi che 1' azione del magnolismo proprio dclla bussola distruggcsso compiulamciile il magne- lisnio indollo dalla terra nel ferro e vi soslituisse il proprio, che sparirebbe in scguilo e sarebbe di bcl nuovo surrogate dall' induzione magnelica ter- reslre, quando Tazione dclla bussola non puo piu opcrare suUa chiave suf- ficientcmcnle lonlana. Ma qucsta supposizione non rcggc nel case della spranga d' acciajo tempralo e calamilato. Imperocche , da vicino il principio repollenle di cssa spranga rcsla bensi sopraffalto , ma non gia dislrutto, come lo dimo- stra evidenlemcnlclaricomparsa della ripulsione allorchc la spranga viene rimossa ad una certa dislanza dalla bussola. Per rcnderc la ragione dei due movimenti opposli si dcve dunquc necessariamente ammetlere che , ncllo sviluppare il principio amico sulla cstremitii piu prossima della spran- ga, I'ago niagnelico vi lasci luttavia sussislcrc in istalo (Taltivitd il prin- cipio omologo o ncniico ; il quale^ infcriorc da vicino al suo rivale, si mo- stra di bcl nuovo predominante quando 1' azione dell' ago s' affievolisce in virtu dclla lonlananza. Ma ccco un fallo dove la dissimulazioneclaricomparsadelle propriety attraenli e n-pellcnli d'un corpo calauiilalo assmuono la forma di un vero paradosso mcignelico. Abbiasi una bussolina ossia un leggier ago di declinazione impernalo E GLl EFPETTI DOTUTl ALI.A FORZA COERCITIVA DI QUAL. ROCCIA MAG. 14.9 o sospeso ad uii filo, e due spranghe d'acciajo tcmperato le cui dimensioni siano tra loro molto diverse , e superiori d'assai a quelle della bussola. Si calamiti la spraiifra magfii'iore a satura/.ione c si sosponda qiiindi pel suo punlo di mezzo ad uii fascio di fili di sela scnza lorsionc affine di rendcrla mobile orizzontalmenlo inlorno al propiio cenlro di gravitii a guisa d'una gran bussola o ago magnetico di declinazione. Comunicalo poi allaspran- ga minoro laiito magiielismo perniancnle che basti appena per capovolgc- re, in vii'li'i della ripulsione de' poll omologbi, la bussola piii leggiera , si cerchi di produrre nclla slessa guisa il capoTolgimento della bussola mag- giore ; c vedrassi con sorpresa, che in lal caso, i poli omologhi si atlrag- gono, in vecc di respingcrsi tra loro. Ripctendo una scconda volta il pri- mo cimento comparira di nuovo la ripulsione, che nella seconda csperienza si converlira poi in atlrazione, c viadicendo: sicche lamcdesima cstremitd della sprangarespingerdcostaniemenle il polo omologo della bussola mi- nore ed altrarrd eostantemente il polo omologo della bussola maggiore. Come spicgare lali apparcnzo de' corpi calamilali ammetlcndo la teo- rica, gcncralmenle adoUala di una sola forza coercitiva , cioe a dire 1' u- nila dcllc due azioni che producono nell' acciajo tcmprato e generalmente ne' corpi piu o men capaci d'una calamilazione permanenle , la resislenza alia manifeslazionc della polarila niagnclica e la persistenza della polarita sviluppala ? Se una sola fosse la cagione de' due fcnomcni , pare evidente che la sostituzione dcll'una all'aUra polarita ne'corpi dolali di forza coerci- tiva dovrebbe esserc necessan'aniente definitiva e non temporanea. Checche ne sia di questo argomcnto tcndente a stabilirc una differenza esscnziale tra la forza inagneto-resistente e la forza magneto-persislente, ognun vode che il falto , comune all' acciajo ed alio sostanze mincrali fer- ruginose , di un corpo fornilo di polarila magnetica e temporalmcntc animate d'un magnctismo contrario a quello ch' cgli possicde realmente , puo coiidurrc a conseguenze illccite sulla qualita magnetica delle rocce. E per esserne convinto baslerebbero i soli dali raccolti nella nostra tavola, giacclK! tra ((uesli tro\ansi alcuni canipioni , i quali operano come corpi calamilati o come scmplici sostanze fcrruginosc , secondo che sono piu o men rimoti dall' indicc del magnetoscopio : per modo che tm osser- vatore incsperlo die ignorasse la coesistenza delle duo azioni cd avvicinasse Iroppo la roccia alio strumcnto, ne arguirebbe, a torto, la mancanza della polarity magnetica pcrmanente. 19 150 MELLONI CALAMITAZIONE DKLLE LAVE IN YIRTU' DEL GALORE, Ma cosi falta doduzione erronea diventa poi , in alcuui casi, del lulto incvilabile anchc per coloro chc, pcrilissimi nell'arlo di sperimcnlare , vo- Icssoro dccidere dello slalo magiielico d'una roccia dal semplice suo modo di comporlarsi rclalivamente alia Lussola o ad allro analogo congogno esscnzialmcnle composlo d'un solo ago magnelico. Anzi io sarci di parere, che la vera cagione per cui la leggc generale della calaniitazione propria ad ogni specie di lava si sotlrasse finora all' occhio sagacc di tanli egregi osservatori , deve iinicamenle altribuirsi all' uso di eodesti struraenli nelle indagini mineralogiche e geologiche. E di fatlo, per quanlo grande sia la mobilita dell' ago magnelico in- torno al punlo di sospensione , csso Irovasi pur sempre fortemenle tenuto nella sua posizione naturale dall'azione magnelica del globo. Ora ognuno intende che per vincere questa resistcnza ed avere un crilerio sicuro del magnetismo polare di un minerale dcbolmente calamilalo, e d'uopo acco- slarlo quanlo piu si possa ad una delle due eslremila dell'ago, e produrvi un movimenlo di fuga medianle I'azione repellenlc di quelle porzioni che posseggono lo slesso principle magnelico. Ma so lale azione ripulsiva e di mollo inferiore alia forza che conserva nella sua posizione d' cquilibrio I'ago magnelico , qucslo rimarra immobile anche nelle piu piccole dislan- ze : ed allora il minerale si Irovera dominalo dall' azion propria dell'ago recata , per la somma vicinanza , alia massima sua encrgia ; la quale azione svolgendo , come si disse altrove , la forza magnelica amica nella porzione piu vicina , dara luogo aH'allrazione doi due poli ; e spogliando per lal modo la roccia d'ogni caratlere polare Ic imprimera le apparenze lullc di un corpo ferruginoso scalamilalo. Le sostonze minerali calami- tate devono dunque avere, come V acciajo , tin limUe inferiore di cala- milazione oltre il quale le loro azioni ripulsive suWago magnelico iso- lalo saranno, nan solamente insensibili , ma surrogate dalPattrazione. Questa deduzione tcorica imporlanlissima , come ognun vcde , per la geologia e la fisica del globo , fu pienamente confermata dall'esperienza. Imperciocche tulli que' campioni di lave cd altre rocce ferrifere , i quali dimoslrano viltoriosamenle il proprio slalo calamilico producendo sul ma- gnetoscopio degli angoli di repulsione di 50° , 100° cd anche 120° (1) ti- I L'angolo massimo di ripulsione prodotto sul mognetoscopio dalle rocce calamitate E Oil EFPETTI DOVUTI ALLA PORZA COERCITIVA Dl QDAL. ROCCU MAG. 151 rano a se , sotto qualunque disposizione , 1' una c 1' altra estremita dolla spranghclla inipcrnala clic i mincralogisli adopcrano nelle loro ricerche sul magnetisnio delle rocce. Laonde chi volessc giudicare dalle pure indi- cazioni di queslo strumcnlo , direbbe , che i detti campioni sono del tutlo privi di magnelismo polare. L' espericnza riesce veramente graziosa e convincenle quando si pon- gono le due azioni a confronto immediato. Trovalo perlanlo il lalo del minerale che escrcita la massima repul- sione sulPindice del magnetoscopio , si passa altemalivamentc da qucsto slrumenlo alia spranga magnelica de' mineralogisti ; e si vede la stessa porzione del medesimo corpo , nianlenuta in una posizione inyariabile ri- spelto air orizzonte , produrre eostantemente la ripulsione nel primo caso e I'atlrazione ncl secondo. Non e poi indispensabile I'impiego della prefata spranga calamitala de' mineralogisti , potendosi ugualmentc oltenere I'inlento con qualunque ago magnclico appeso ad un filo o bilicato sopra un perno come le bus- sole di dcclinazione, d'inclinazione e d'intensila, purche si possa accostare indefinitamenle alle loro estremita il minerale soUoposto allespcrienza. E qui cade in acconcio I'osservare, che la bussola di cui e parola nel nostro primo lavoro sul magnelismo detle rocce , essendo slata impiegata per sopperire ai casi ovc I'indice del magnetoscopio era spinlo di la dai li- miti della sua scala, noi ci contentammo di tenere i campioni esplorali alia mcdcsima distanza dall' estremita respinta dell' ago ; sicche , non avendo oltrcpassalo im certo grado di prossimita, il cambiamento della ripulsione in altrazione, provenicnte dall'eccessiva vicinanza dell'ago magtietico, do- volle nccessariamcntc sfuggire alle noslre indagini. Ma porchc il fenomeno si e manifcstalo nella seconda serie d'osserva- zioni ; e come siffatla manifestazione ha potuto effettuarsi mediaule il solo magnetoscopio, che se ne mostro egli pure Incapace per tulti i casi raccolli nella tavola anlccedente? Noliamo priniamcnte , che il cambiarsi della ripulsione in altrazione quando la roccia si trova alia minima distanza dall' indice del magnelo- le quali per I'uttrazione dell'iino e dell'altro polo d'una bussola ordlnaria sembrano pnra- mentemagnotiche.dippndeevldentemente dallasensibililidel primo di quesli due strumen- ti. t, cbiaro die le quantiU nllegate qui sopra si riferiscono all'apparecchio luagnetoscopico a pagine 6, 1 e 8 del precedenle nosiro lavoro sul magnetismo delle rocce. 152 MEI.LONI CALAMITAZIONE DEI.LE LAVE IN VlRTu' DEL CALORE, scopio iKui ossciulosi mai avverato durante la prima serie di osscrvazioni , la nocossit.i di passare al cimento della bussola appavi, come si disse dianzi, ne' soli casi dove la ripulsione cacciava I'indiee del magnetoscopio oltre i limili della sua scala, cioo a dire quando la roccia rcspingeva I'indiee sud- detlo di hi dai 180° ; cd in lal caso la roccia Irovandosi muniia d'una forza calaniilica sufficicnle a respingere dislinlamenle i poll della bussola , il fatto dolle due azioni ncllo stesso niincrale non poteva prodursi , ne sul- I'uno, ne sull'aUro strumenlo. Entrando poi ncU'esame direlto della quislione faremo osseryare che, siccome due corpi , i quali posseggono la medesimaquanlita di ferro ossi- dulato o d' altra sostanza magnclica, sono susccUivi di calamilarsi , piu o meno cnergicamenlc sccondo la forza impiegata , cnsi due rocce polranno avere lo stesso grado di calamitazione c racchiudere dcll(! proporzioni di- verse di una data conibinazionc ferrifora.Ora, supposto quest'uUimo caso,e chiaro che la forza in virtu della quale la ripulsione si canibia in attrazione dovra essere maggiore nel corpo piu carico di materia niagnelica ; e che, per conscguente , la sostiluzione dell" una all' altra forza comincera prima per questo corpo che per I'allro. Ammetliamo dunque che le lave conlengano meno materia megne- lica di quelle sostanze minerali capaci di produrro nel magnetoscopio il doppio cfrelto della ripulsione e dcU' attrazione pel semplice variare della dislanza , e siano in pari tempo piu fortemente calamitale , ed apparini chiaro perche lo prime non valsero ad eccitare il fcnomeno dello seconde. Ma possiamo spingere piu oltre la probabilita di questa nostra ipotcsi e convcrtirla , dirci quasi], in una verita perfcttamenle dimostrata , imi- lando la natura coll' arte sperimentale. Ad una cerla quantita di cera vergine s'lmisca tanta tremenlina che basti a formarne un corpo discretamcnte plastico. Procacciato quindi nel protossido o della semplice limatura di ferro ( lersa o arrugginila dall'aria umida, poco imporla ) se ne aggiungano alcuni niillesimi ad una porzion- cella del detto miscuglio di cera c tremenlina , e si faccia in modo che il composlo ben impastato di questo tre sostanze , ridotto a forma cilindrica, e fortemente cakimilato per mezzo di duo spranghe magnetiehe, ecciti nel magnetoscopio una ripulsione che , crescendo coll' avvicinamenio, non ol- Ircpassi pcro i 120° alia minima distanza possibih; ; cioo , una ripulsione che arrivi tull'al piu a questo limitc di 120° quando il cilindro tocca i! ve- E GU EFFETTI DOTOTl AI.LA FORZA COERCITITA DI QOAL. ROCCIA MAG. 15.^ lio che chiude la parte superiorc dcllo slrumcnto. Se la prima prova fal- lisce si tornera da capo, aumenlando o diminuendo la prnjiorzione di ferro e dopo alcuni sapgi rcffcllo fonispondera corlamcnte airinlcnio. I rorpi che conlenfjono una debolissima poizionc di sostanza magnctica for(ementc calamilala si comporlano dunque rcalmenlc al magnetoscopio come le lave ed altre roccc che, lonlane o avvicinale sino al conlallo della lamina di veli-o soprastanle airindice dello slrumenlo, conser\ano la propria loro polarila. Si formi ora , colla medesima pasia di cera e Irementina , un allro cilindro dove la quanlita di ferro sia di niolto superiore alia precedonle e gli si coinunichi una polarila debolissima ma pero sufficicnte per eccitare nel magnetoscopio la slessa ripulsione di 120° ad una dislanza di cinque o sei pollici. Accoslando rapidamcnle alio strumenlo queslo sccondo cilin- dro menlre I'indice s' allontana p(!r ripulsione dallo zero della scala,si ve- dra cessare per un islanle il movimenlo di fuga prodotto dalla forza re- pellente , poi I'indice obbedire ad una forza contraria di altrazione che lo richiama verso il suo punlo di partenza. Laonde queslo secondo cihndro opera esaltamenle sul magnetoscopio , come le rocce bipolari da lonlano , ed unipolari da vicino. L'argomenlo addotlo pocanzi per dimoslrare I'origine delle differenze d'azione csorcilate dai mincrali sull'ago niagnetico resla dunque piena- mento convalidato dall' esperienza ; ed e fuor d' ogni dubbio che variando convenientemenle le proporzioni della sostanza magnetica ed il suo grado di calamilazione si riproducono esaltamenle nel magnetoscopio gli slessi segni 0 caratleri dislinlivi de'minorali a semplicc e a doppio effello. E quasi sup(>rfluo il soggiugnerc che silTalla divisionedeVorpi in due classi e lutla arlificiale e dipendenle dal valure, dalla dislanza e dalla mo- bilila dell'indice magnetoscopico, sic(;hc la medesima roccia si vedra Iran- sitare dall'una allallra di esse classi secondo lo forze magneliche assolute e relati\e degli aghi che formano i sistemi aslalici dcgli slrumenti im- piegali. Abbiasi lullavia bon presenle qnanto dicevamo dianzi sulla fallacia degl'indizii Iratli dalle forze magnelicbo di reazione e sull'impossibilila di conoscorc le deboli calamilazioni mcdiante I'ago niagnetico isolato ; e sicconie il sislema aslalico s'accosla tanto piu all' indole della bussola , quant' c^ minore il suo grado di perfezione e che, per conseguenza , gli 15-4 MELIONI CALAMITAZIONE DELLE LAVE IN VIRTd' DEL GALORE, effetli di reazione c lo probabililu d' errore aumentano nella medesima ra- gione, cosi ognuno intendera perfeltamente che per detcrminare con sicu- rezza il vero stato magnetico delle rocce, si dovra sempre ricorrcre all' uso dc'piu squisiti magiieloscopi, i quali permettono di opcrare ad una distan- za notabilo daH'ago calamitato. Ma ecco un'allra serie di fatli che rendera sempre piu manifesta I'as- soluta necessitadi cvilare, nella predella determinazione, la reazione ma- gnelica delle recce esplorale. Quando \in pezzo qualunque di forro dolce , o d'altro corpo magneti- co privo di forza coercitiva, muove succossivamente per virtu d'attrazione diverse spranghe calamilate piu o meno voluminose, bilicate sopra un per- no 0 sospese orizzontalmcnte mediante alcuni fili di seta senza torsione , I'influeuza dovuta alia varia mole di tali spranghe e cosi poco appareiite, che non si sa veramente decidere se le piu leggere sono o no attrallo con maggior forza delle piu gravi. Ma se, in vece del fcrro dolce , si adopera un prisma o cilindro d'acciajo fortemente temprato , privo di magnotisrao polare, e d'una grossezza ugualc, o suporiore, ad un pollice, la differenza d'attrazione tra le spranghe maggiori e Ic spranghe minori e sensibilissi- ma e tutti s'accorgono immanlinente che le prime muovonsi con maggior ccleritd delle seconde. Per rendersi ragione di questa diversita d' azionc del ferro dolce e dell'acciajo temprato sulle medesime spranghe calamitato, convien notaro iu primo luogo, che tutte le forze motrici in discorso appartengono a quel genere da noi detto di reazione. Imperocche, la spranga calaniilata desta nel metallo inertc ed immobile, il poterc calamitico ; il qual polere , una volta sviluppato, reagisce sulla spranga c la costringc a muoversi verso il metallo. Ora, il ferro dolce essendo privo di forza coercitiva cede immcdiata- mente all' azione calamitica piu o meno intensa della spranga operante c si rostituisce in uno stato magnetico proporzionale a questa polcnza. E , siccome ne'corpi calamitati a saturaziono, quali sono appunto le nostre spranghe, I'cnergia magnetica crcsco in ragion delle masse, le forze mo- trici vari(!ranno proporzionalmente alio masse da muoversi, le quali assu- meranno, per conseguente, delle velocita prossimamente uguali (1). (ij Quesle velocila non possono essere rigorosamente uguali tra loro : 1° , perclife le resistenzc proUoue dagli attriti e dal mezzo ambiente variano dall'una all'alira spranga; E GLI EPPETTI DOVUTI ALLA PORZA COERCITIVA Dl QDAL. ROCCIA MAC. 155 Ma talc uguaglianza non potrd succedcrc relativamenlc all' acciajo temprato chc, a cagione della sua forza coerciliva o , per mcglio dire , a cagione doUa sua forza magncto-resistcnle, si oppone con maggior succes- so alio azioni dcboli chc alio azioni onergichc ; per cui le spranghe piu poderosc vi producono un effetto molto piu intenso di quello chc compor- torcbbc la proporzione de' volumi o dei pesi. In questo case le reazioni au- mcnlcranno dunquc secondo una ragione piu rapida de' rapporti di mas- sa, e le spranghe maggiori verranno altratte piu vigorosamente dolle spran- ghe minori. Quesli falti congiuuli alia somma probabilita che la forza coercitiva cambi dall' uno aH'altro minerale magnelico, c' indussero a studiare le reazioni prodolte dairavvicinamcnto di varie rocce ferrifere a due spranghe calamilate di lunghozze presso a poco uguali (3 decimetri) ma di diverso volume ; la prima cilindrica, d'un raggio di ^ millim., la seconda prisma- tica larga 25 millim., grossa 6 millim. La tavola che segue conliene gli angoli massimi descritti dalle due spranghe per virtu delle reazioni delle rocce accostate fin presso il contal- to d' uno de' poli magnetic!, c mantenute, il piu che si pote , alia stessa minima dislanza dal polo per tutta la durata del movimento. Le sue nolazioni hanno lo stesso significato della prima tavola ; per cui nolle colonne aa stanno le indicazioni delle rocce le quali operano co- me semplici sostanze magnetiche, e nelle colonne ra trovansi le indicazio- ni delle rocce che si comporlano come corpi calamitali. E importante Tosservare che gli esperimenti cominciarono scmprc nel- I'ordine delle iscrizioni, cioe a dire, dalla reazione della roccia sulla spnm- ga minore. Qucsta preccdenza dell'csperimento rolalivo alia spranga mi- nore e assolulamenle indispensabilc, come lo vcdrem tra poco. Siccome poi non si trovo nessun rapporto numerico apparentc tra gli archi descritti per attrazione o per ripulsione dall'una e daH'allra spranga, cos! le azioni osservate vennero disposte secondo I'ordine alfabetico de' no- mi delle rocce sottoposte allesperionza. 3", perclig quand'ancbe tali resistenze fossero uguali, non k ben dimostrato cbe calami- tando a saiurazione una serie di spranghe della medesima quality d'acciajoed ugualmen- te temprate ma di volume diverso, si ottengano delle forie magnetiche proporzionali alls masse . !!)() MELIOM C.VLAIMITAZIONE DELI.E LAVE IN VIRTU DEL CALORE, NOME E PROVENIENZA DELLA ROCCIA AZIONE SULLA SPRANGA MINORE MAGGIORE Amfiholo laminRre ladiato (Noivegia) Aienaria con fosfato di ferro { Moravia Argllla ferrifera (Alberona, Capitanata) Diallagia (Corsica) Diorite (Monzoni, Tirolo) Epidoto conanitibolo (Arendal, Norvegia). Ferro nel labrador ( Finlandia ) Franklinitfi (Newjersey) Lava dell'Etna ( Eruzionc del 185-2) . . . . Lava dell'Etna ( Antistorica ) Lava del Vesuvio ( Eruzione del 1850 ) • . Lava del Vesuvio (Antichissima) Lava de CampiFlegrei (Crateri diCampana) Lava d'lscliia (Punta Caruso) Liraonite pisiforme (Newkirsch Limonile argillifera (Inghillerra) Marna ferrifera (Alberona, Capitanata). . . Micascisto (Hainihen, Sassonia) Micascisto (Norvegia) Micascisto )Moduni, Svezia) Pirile magnetica (Badenonais) Pirite magnetica (Vesuvio) . I'irossene cdenbergite (Zuckmantel, Slesia) Pirossene shalile (Traverselle, Piemontc) . Pirossene (Timbo, Svezia) Smeriglio (Naxos) Siderosa (Sliria) Siderosa (Huttenberg, Carinzia) Siderosa (Devonshire, Inghiiteira) Siderosa (Sicilia) Terra verde (Verona, Lombardia) Trapp con analcime (Etna) Trachite de' Canipi Ficgrei (Fossa lupara) . Tungstato di ferro (Zinwald, Boemia) . . . — 2,5 0,5 — 53,0 0,7 — 42,0 — 2;0 — — 2,0 150 — 50,0 4,0 — 13,0 4,0 — 12,0 8,0 20,0 — 5,0 16,0 — 3,0 12,0 — 1,5 io,o — 0,5 15,0 2,0 9,0 — — 2,0 1,5 0,6 — -25,0 4,0 — 13,0 •2,0 12,0 — 1,0 47,0 5,0 33,0 6,0 — 30,0 10,5 — 33,0 — 3,0 27,0 — — 3,0 — 1,5 40,0 1,0 6,0 — — 9,0 — — 4,0 — 3.0 — — 4,5 6,0 — 20,0 3,0 — 12,0 — — 1,0 La mancanza di una relazionc qualunque tra il vigore c la naltira at- Iraeulc o repellenlc delle due azioni comparalo dimoslra manifcslamonte die le roccc ferriferc operano suH'una e Tallra spranga come I'acciajo Icmprato e non gia come il ferro dolce. Per convincersi poi chc la forza cocrcitiva varia coUa qualita delle rocce esplorale, baslera osservare , che B CM EPFETTI DOVCTl ALLA PORZA COERCITITA DI QUAL. ROCCIA MAG. 157 in tutli i casi avvi allrazione delln spranga maggiore, mentre la forza esercitata dal minerale sulla spranga minora e ora atlrattiva, ora ri- pulsiva, En ora perfettamente insensibile. Lc due prime azioni sono seni- plici riprodiuioni dollo sptn-ionze procedcntemonle descrille. Qiianto airulliino fallo, di una forza sensibilc alia spranga maggiore e nulla per la spranga minore, esso provicne evidentemente dalla somma energia con cui la roccia resiste alio sviluppo de' suoi principii magnelici. E siccome i corpi dolali di un cecesso di forza magncto-resislente posseg- gono anchc, generalmenlc parlando, un eccesso di forza magneto-persi- stenlo, cosi sara possibilc, anzi oltreniodo probabile, che la roccia conser- vi tutlo 0 parlc del magnelismo posleriormcnte acquistato sotlo I'azione predoniinanle della spranga maggiore , sicchc , accostala di nuovo alia spranga miil'Ore, vi produca un effelto sensibile : ecco giuslificala la ne- cessita dcll'ordine spcrimenlale indicato pocanzi. La reazione energica de- ve seguire c non prccederc la piu debolc, perche altrimenli potrebbe de- slarsi nella roccia soUoposta aU'cspcrienza una proprieta magnelica che le mancava ncl suo slalo nalurale. Soggiugniamo che cosi fallo cambiamento nclle propriela magneli- che della roccia succcdc indubilalamenle quando I'allrazione del minerale per rispello alia spranga maggiore c precedula dalla sua complela nullila d'azione relalivamenlc al magnetoscopio ed alia spranga minore. Imperoc- che in lutli quesli casi, la roccia dopo di aver agito sul primo slrumenlo divenla capace di operare sugli allri due come fanno i corpi calamilati. Ad ogni modo, la divcrsila d'azione dcllo slcsso minerale sull'una c lallra spranga (la quale divcrsilk e si eslesa, che ora vcdi una sola spran- ga muoversi per allrazione e I'allra conservare il proprio stale di quiele , ed ora osservi tra le due spranghe i movimenti opposli di allrazione e di ripulsione) prova irrefragabilmenle che la forza coereitiva cambia colla natura del minerale sottoposto alfesperienza. Vcdendo poi la spranga maggiore descrivere coslanlemenle dcgli ar- chi pill eslesi di quelli percorsi dalla spranga minore, si direbbe che la prima e piu idonea della seconda a delermiiiare i diversi gradi del magne- lismo posscdulo dalle rocce. Ma qualora pongasi mente a quanlo fu detlo superiormonlc inlorno alle forze magneticlie di reazione,^e ne arguira lo- sto che cosi falli moli derivano in gran parle da uno sconvolgimenlo dci principii magnelici risiedenli ne' mineral! e che, per avere le proporzioni 20 158 MELLOFfl CAIvAMITAZIONE DELLE LAVE IN VIRTu' DEL CALORE, 0 lo slalo naturalc di ossi principii c d'uopo abbandonare I'uso di qualitn- que spranga calamitata sottoposla a tutta 1' azion direttrice del globo ter- rcstre, e ricorrere aH'impicgo del magnetoscopio. Si e inlrodotlo da qualchc tempo ncgli sludi di geologia e di fisica terrestrc un mctodo di valutare I'iniportanza delle rocce rispelto al magne- lisnio del globo, che, dopo le precedenti osservazioni ed esperienzc, ci pa- re manifcslamente fondato sopra iina base del lulto erronca. Polverizzate le soslanze minerali, si soUopongono, in parilb di peso , all'azione attracntc di una vigorosissima calamita naturale od arlificiale ; e dalle proporzioni delle polveri che rimangono successivamente aderenti alio stesso polo riferilc al peso totale, che rappresenla Teffelto della cala- mita sul ferio, se no arguiscono i cosi detti poteri magnetici delle rocce. Ora, sc lo scopo di codesti lavori e di determinare I'azione perturba- (rice de' terreni circoslanti alio bussole, come pare realmente (1), poche ri- flessioni basteranno per dimostrarne tutta I'lnsufficienza. E veramente, noi abbiam veduto che le rocce piu attive sull'ago ma- gnetico sono per la massiraa parte calamilale; che altrc rocce acquistano bcnsi un ccrlo polere magnetico sotlo I'influsso d'una podcrosa calamita , ma non hanno nel loro stato naturale nessuna azione sensibile suUa bus- sola. Quesl'ultimo fatto proccde, come si disse dianzi, dalla resislenza alia calami lazione ; I'allro poi dcriva evidentementc dalla porsistenza della me- desima proprieta gia spiegata per cause anterior!. E tanto I'una quanto I'altra resislenza al cambiamcnto di stato magnetico restano tolalmente annullate dalla polvcrizzazione : dappoiche tutti sanno che questa opcra- zione dislrugge nei corpi ogni traccia apparentc di forza magncto-resisten- tc o magnelo-persistente e li lascia indistintamcnte esposti , come il ferro dolce, alia sola attrazionc dell'uno c dcH'aUro polo della calamila. Dedurrc le perturbazioni niagnetichn dovute alia coslituzione geolo- gica d'un paese dalle quantita proporzionali delle rocce circoslanti ridollc in polvere ed attralte da una calamila di grande energia, sarebbe quasi lo (<)••■» On confoil d'aprfes cela que la costitution ou la carte gfeologique d'un lieu » felant conniie il serait possil)le a I'aide du pouvoir magnilique des roclies qui composent 0 le sol el qui sont Ic plus rapprodiees, do determiner par le calcul quelle osl la dfevia- » lion que raiguille aimanl6e eprouve en c.e lieu relalivenient a la direclion du ni6ridieii » magni-lique » tSur le pouvoir magnitique des roches par M. A. Delesse. Annates des Min. i. Sirie 1849 On du memoire). r. GH EFFETTI DOTUTl ALLA FORZA COERCITIVA Dl QUALS. ROCCIA MAGN. 159 stesso che valutarc le azioni immensamcnte diverse esercitate sull'ago ma- gnclico da varic spranghe, iigualnicnle distanti ma piu o men calamilate e lemprale d'acciajo, di ghisa, di ferro dolcc, baltuto o conlorlo, per mez- zo dcirallraziono inagnctica dclle loro limaturc, operazione che condurreb- be evidcntcmente alia conscgucnza di una pcrfetta uguaglianzadelle azio- ni esplorate! iii'f isi',.! L' csistenza dclla forza coerciliva nelle sostanzc minerali, dimostrata sin dall'opoca in cui Itonie dc I'lslo s'avvide dello stalo calamilico perma- nente de'cristalli di fciTo oligislo, confermata successivamente in altri corpi crislallizzati cd aniorfi dalle osservazioni di Tralles , di Breislak , d'llumboldt, d'Hausmann ed Enrici, e venuta finalmente in tanta luce medianle le belle ricerche del Delesse sulla calamitazione di qualunque specie di rocce, avrebbe pur dovuto dcstare non pochi sospelti sulla retti- tudino di questo nictodo spcriincntalc ; giacche , se le rocce ferrifere pos- seggono la forza coorcitiva, era probabile che I'energia di quesla forza va- riasse, come si e gia dimoslrato, colla qualila de' minerali ; e pochi mo- menli di riflossione baslavano per dedurnc Tesislenza di un limite , varia. bile csso pure colla nalura delle rocce, oltre il quale cessa assolulamente> come lo vedremo tra poco, la forza di reazione di esse rocce : proposizioni che, congiunle alia nozione deU'esistenza di lerreni calamitati piu nume- rosi di quel che snpponcvasi generalmente, bastano per giuslificare il no- stro parallelo Ira la polverizzazione delle rocce niagnetiche e quello delle spranghe piu o mono calamitatc di ghisa, d'acciajo c di ferro. D'altra parte non o da tacersi che I'illusione dcgli sperimcntalori ven- ne alimenlala da una ccrla oscurita di nozioni sull'energia comparala delle perlurbazioni dovulc al magnolisnio semplice ed al magnctismo polare. E per vero, tulti avcvano cerlamenle osservalo che ad una cerla di- stanza le agitazioni della bussola sotto I'azione di una spranga calamilala sono assai piu violenli di quelle dovute ad un'enorme quanlilk di ferro dol- ce ; ma non e forse slato finora cosi generale il desiderio di formarsi un concetto chiaro dclle cagioni di tanlo divario tra I'una e 1' allra azione e di conosccrc, per coiiscguenza, quali sieno rispetto alle perlurbazioni del I'ago magnetico, i \eri caraltori dislintivi della unipolarila e della bipo. larita. Immaginiamo perlanto die im dalo punto di massa d'acciajo tempra- to, o nieglio ancora di una roccia ferrifera, divenga successivamente uni- * 160 MELIONI CAI.AMITAZIONE DELLE LAVE IN TIRTU DEL CALORE, polare c biix)larc, conservando la medesima intensilk d'azione; e vediamo di esprimcrc nialeniatioamcnte i vatori relalivi di queste due forze. Osservisi ; 1.° che ognuna delle due azioni in discorso puo conside- rarsi come composta di una coppia di forze applicate alle eslremil^ d' luia leva orizzonlalc mobile intorno al suo punto di mezzo ; 2.° che tali com- pononli sono cospiranli nella bipolarilk, ed opposte nella unipolarila ; 3.° che in quest'ultimo case, della unipolaritk, la risultante si riduce a zero in tutli i punli del piano condotto pel centro dcll'ago normalmenle al meri- diano magnetico, a cagione della perfetta uguaglianza che posseggono al- lora le due forze componenli ; e che, per lo conlrario, la posizione piu fa- vorevole all'azione imipolare si e la direzionc reltilinea cho passa pei due poli dell'ago, perche ivi nasce appunlo la massima differenza tra le pre- detle componenti della unipolarita. Supponiamo dunque il punto da ren- dersi succcssivamenle unipolare e bipolare in quest'ullima dirczione; dap- poiche, se I'azione magnetica del punto bipolare risultera in tal case su- periore a quella del punto unipolare, cosi sara certamenle per tutti gli allri. Sia / la lunghezza dell'ago, d la distanza del suo centro al punto ma- gnetico. Avremo per r azione unipolare ; e (d—iif "^ {d+iiy {d—-jf [d+\ir ~2{d'—iir per r azione bipolare. Dunque il rapporto cercato sark espresso dai due numoratori 2ld , c W-f-/". Ora sc / e picciolissima rispetlo a d, il suo quadrato potrk tra- scurarsi ; cd arrivercmo cosi alia conclusione cho I'azione unipolare sla alia bipolare come la lunghezza dell'ago magnetico alia sua distanza dal pxmto perturbatore. Giova per6 tener sempre presente che questo massimo valore dell'u- nipolaritA, gik inferiore d'assai, nel caso da noi considcrato, a quello della E GM EPFETTI DOVUTl ALLA FORZA COERCITIVA DI QtALS. ROCCIA MAGN. 161 bipolarilk, lo divcnta molto di piu cpiando il punto magnelico esce dalla direziono de' poll e s'accosla al piano condoUo pel centro dell'ago normal- menle al meridiano magnelico, nel qual piano csso annullasi eompiuta- mcnte a qualunque distanza, come fu teste osservato ; dove che I'azione bipolare si consorva perfeltamentc costante passando dall'una aU'altra po- sizione estrema, quando sia Irascurabile il quadrato della lunghezza del- I'ago relativanicnte alia somma di quattro volte il quadrato della sua di- stanza al punto magnetico. Di fatto le piu seniplici considerazioni geometriche dimostrano che la forza esercitata dal punto bipolare nel piano normale all'ago magnetico e {t+d' \l^+d^ i/+d^ /^+4d' E noi sappiamo che la medesima forza bipolare quando il panto tro- vasi nella direzione dell'ago e id^-{-l'^ 11 rapporio cercato sark dunque 2[d'—\iy ' w^+/^ ■ ■ {id^—iy ' w-\-i' • ■ (^^'+^')' '• {^d'—py dove apparisce chiaramcnte renimciata uguaglianza nel caso di l^ piccio. lissima per rapporto a id^. Alia condizione di parita d'encrgia dell'azione unipolare e dell'azione bipolare, cui abbiam dovuto necessariamente soltomettere il punto magne- tico per compararnc gli effctli rdalivi, convien poi aggiugncrc la circo- stanza che la prima di tali forze esscndo indirella e provenicntc dalla bussola, traversa due voile lo spazio interposto tra essa bussola cd il punto magnetico, e riesee quindi quattro volte piu deholc dclle azioni diretle. Finalmente I'ullima circostanza la quale conlribuisce a render I'azio- ne unipolare inforiore d'assai all'azione bipolare si e la forza cocrciliva. Abbiam vcduto che la presenza di questa forza iiellc rocce magnetiche ri- sulla dalla stessa loro allitudine alia calamitazione perraancnle; e che la varia sua energia nelle diverse specie di rocce e una conseguenza del di- 162 MBLLONI CALAMITAZIONE DEME I.AVE IN VIRTU' DEI, CAIOBK, •'• " verso rapporto d'effello dinamico chc ognuna di tali specie esercita su due spranghc mobili d'acciajo di diverse volume, calamilate a salurazione: la quale varietk di rapporto c talmonte estesa e manifcsta , che talunc rocce agiscono ugualmcntosu ambedue le spranghecd altrc si mostrano del tutto inerti per rispelto alia spranga minore ed attraggono la maggiore. Cominceremo col dedurne che, a pariik di dislanze, la forza pertur- halrice proveniente dalla reazione della medesima roccia ferrifera pud essere talora nidla e talora piii o meno sensibile , secondo la mossa dell'ago magnet ico impiegato. Ma tornando al nostro assunto di mostrare come la forza coercitiva sia una terza importantissima cagione d'inferiorita dell' azione unipolare relalivamente aU'azione bipolare, diremo; che, ammessa una volta 1' esi- stenza della prefata forza coercitiva, e facile il dimostrare come per quan- ta intensa sia la virtu calamitiea impiegata, il fenometio d'induzione magnetica risultante dalla prossimitd delta bussola alia roccia ferri- fera, non si estenda indefinitamente nello spazio a modo delle azioni dirette, ma cessi fisicamente o, per meglio dire, assolutamente, ad un eerto limite di distanza. Per farsi ben capace della verita di quesla proposizionc e d'uopo con- siderare due spranghe calamitate di diversa cncrgia e scomporrc, col pen- siero, il magnetismo della spranga maggiore in tanti elemcnti uguali al- I'azione magnetica della spranga minore considcrala quale uxiita. Poiche allora s'intcndcra subito come la forza coercitiva della roccia , sufficiente- mente vigorosa per resistcre in alcuni casi all'unila d' azione , ceda agli sforzi congiunli d'un ccrto numero di tali unita. S'inlcndera pure che la spranga maggiore, dove trovasi per ipotesi la somma degli sforzi capace di vincere, all'unitk di distanza, la forza coercitiva della roccia, non potra piu produrre lo stesso effetlo aumentando la distanza sino ad un certo li- mite facile a determinarsi. Prendiamo per csempio una delle diverse qualilk di lave pirosseniche del Vesuvio e de' Campi Flegrci adoperate ncl laslricato della capitale ; le quali, benche tuttc calamitate, non respingono 1' indicc del magnetosco- pio oltrc i 120% ed attraggono pertanto, da ogni punto della lore perife- ria, r imo e I'allro polo doH'ago magnetico isolato. Siano trc spranghe mobili A, B, C calamitate a saturazione. Suppo- niamo per maggior semplicita che le forze magnetiche di queste spranghe B GLl EPPETTl DOVDTI ALLA PORZA COERCITITA Dl QUALS. ROCCIA MAGN. 163 provcngano unicamenle dalle loro differenze di massa ed abbiano tra loro i rapporli dc' nunicri 1:9: 25. Ammeltianio finalmente chc la reazione dclla lava sulla prima spranga cominci a manifeslarsi alia distanza di due millimelri, cio che non si scosla gran falto dalla veritk quando tale spranga sia un filo d'acciajo di mezzo millimotro circa di diamctro. In quesle circostanzc I'lmitk di distanza (2 millimelri) rapprescntera evidcnlcniente il confine o limite, passato il quale, Tazione dolla spranga A perdc il vigore nccessario a vincerc la forza magnelo-resisleiile della lava. Si consideri presenlcmentc che le azioni piu encrgiche delle spran- ghc B, C si potranno diminuire coirallontanamcnto per niodo da renderle uguali all'azione limile dolla spranga A. Quindi, giusta la nota leggedei quadraliji limiti di forza cfTicace dellcspranghe i?,Caltrimenli,le dislanze al di la delle quali Ic dette spranghe B^ C, perderanno il vigore necessario a vincere la forza cocrcitiva della roccia, saranno 6 millira. e 10 millim. Se le forze niagnetiche delle tre spranghe mobili fossero 1. ^G, 100, i liraili delle distanze dove le spranghe B, C perderebbero il vigore neces- sario a vincere la forza coerciliva della roccia a\rebbero i valori rispettivi di 12 e 20 millimelri: qucsli limiti sarebbero 30 e 50 millimelri qualora i rapporli delle forze magnetiche Ai B e C fossero 225, 625. Laonde appa. risce, che per avere il limile cercato basta molliplicare la radice quadrata del polcre magnelico della spranga impiegata per la distanza dove Tazione deir luiilk magnelica e incapace di vincere la forza coerciliva della roccia. Uiassumendo le proposizioni piu notabili conlonute nolla prescntc memoria, si raccoglie : 1." Chc le lave riscaldale sino all' incandescenza ed abbandonale a se mcdesime si calamilano giusta la direzione \oluta dalle forze magneti- che lerrcslri. 2.° Che operando sopra una sola specie di lava, I'energia di questa calamilazione dipende dalla rapidilk del raffreddamcnlo. 3. Che Ire spranghe d'acciajo di varia grandez^a possono calamilarsi per mode da rendere Tunc e I'allro polo della spranga mczzcma repulsive pel polo omologo della spranga minore ed allrallivo pel polo omologo del- la spranga maggiorc. •i.° Che non solamenle Ic lave, ma quasi tulle le allre rocce magne- liche trovansi piu o meno calamilate. 164. MEM-OM CALAMITAZIONE DELIE LAVE IN TIRTO DEL CAIORE, EC. 5.° Clio k> (loboli calamita/ioni de' minerali sono insensibili all'agodi declinazioao c poneralnienle a qualunque spranga calamitala snttoposla airazione direltrice del globo, pcrche la polarila opposta sviluppala nel niineralo dalla prossimili della spranga ossendo mollo piu inlensa dclln forze ripulsivc dcUa roccia, qualunque punto di cssa roccia altrae I'uno e I'altro polo magnelico. 6.° Che per mettere in evidenza questc doboli calamilazioni , abbon- dantissimc nel regno inorganico, e d'uopo ricorrere al magnetoscopio ossia al sistema aslatico d' Ampere convenientemcnte disposto, il quale pcrmette di esplorare ad una ccrla distanza il magnelismo proprio della roccia e ri- niuovc pertanto la possibility di eccilarvi la polarilk magnelica di reazione. 7.° Che niolte rocce ferrifere, le quali nel loro stato nalurale non e- sercitano la menoma azione apparenle, ne sul magnetoscopio ne sull' ago ordinario di declinazione, tirano a se una spranga magnelica di gran di- mensioni liberamente sospesa pel suo cenlro di gravita, ed acquislano in pari tempo una calamilazione permanenle sensibile al magnetoscopio. 8.° Che questo fatto e la disuguaglianza delle azioni attraenti e rc- pellenti esercitate dalle varie specie di rocce magnetiche su due spranghe calamitate di diverse volume conducono manifestamente alia conseguenza d'un cambiamento di forza coercitiva passando dall'uno aH'altro minerale ferrifero. 9." Che il metodo di polverizzare le rocce c solloporle in tale stato al coutallo d'una vigorosissima calamita onde arguirc dalle proporzioni delle polveri attratte e dai rispettivi volumi delle rocce cui appartengono, le per- lurbazioni magnetiche dovule alia loro vicinanza, e lotalmente erroneo. 10." Che tre sono le cagioni per cui la perturbaziono delle rocce sem- plicemente magnetiche o unipolari trovasi da lontano tanto inferiore a (juelle, provcniente dalle rocce le piu debolmente calamitate ; 1.° la resi- stenza che la forza coercitiva oppone alio sviluppo de'principii raagnetici; 2.° la circostanza che I'azione, partendo inizialmente dallo strumento ma- giietico traversa due volte lo spazio frapposto Ira questo strumento e il corpo ferrifero, e diventa percio quattro volte minore delle forze dirette , .S." le direzioni contrarie di rotazione che lo stesso punto della roccia per- turbatrice imprimc alle due estremitu dell' ago magnelico. RICERCHE S0I CROSTACEI AMFIPODI DEL REGNO DI NAPOLI DEI. DOT. ACHIIilii: COSTA Uno sguardo fugace su quanto venne prima d'ora alia luce, per I'opera di Naturalisti distinli, intorno a'Crostacei che vivono nelle acque del Medilerraneo , farebbc a prima giunla pensare poco di ambiguo , nulla di indeterminato, e meno ancora di nuovo raccliiudcre dclle cen- nate acque quella frazione che bagna il regno di Napoli. In prova di cJie baslerebbe rammentare i lavori degli Olivi per I'Adriatico, quelli de Risso pel mare di Nizza, del Roux pel Medilerraneo in gcncrale , del- TAudouin e dell'Edwards per le cosle meridionali della Francia, del se- condo di quesli spezialmente pel golfo di Napoli, del prof. 0. G. Costa pel golfo slesso di Napoli e rallro di Taranto : senza escludere le opere piu anliche di Pennant , di Montagu e di Leach , le quali comunque trallassero de' Crostacei della Gran Brctagna , pure non sono fuori ar- gomento , per li rapporli che esistono tra le specie di quelle aequo e quelle del Mediterraneo. Avendo pero con scdulita ricereato gli animali di tal classe da un lato , e dall' altro fatta una minuta analisi dellc cennate operc^ non ci e stalo malagevole avvederci, che appena dir si possono studiate e conosciute abbastanza le specie degli ordini supe- riori, le quali comeche di statura maggiore, cadon piii facilmenle nelle 21 Jgg COSTA li-. SU'CROSTACRI AMFIPODI iiiaiii deirinvesligatoro. Tartto si osserva in cffclti per li Decapodi e per gli Stomapodi. Ben altrinionli pcr6 va la faccenda per g\i ordini infe- riori, a cominciar da quoUo dcgli Anifipodi, ai quali limiliamo per ora la esposizione de'fatti raccolti. La picciolezza di tali Crostacei, la loro speciale organizzazione, c la condizione de' piedi delle prime paja che sottraggonsi alio sguardo ordinario dell'osservalore, son tali circostan- ze , che ne rendono difficile la ricerca , e lo studio disadatlo per chi nou sia dolato di molla pazienza e scrupolosita nell'osservare, non me- no che di buoni ottici strumenli fornilo. Per la qual cosa trascurati o superficialmente studiati per lungo tempo, non e che in un'epoca a noi assai vicina ch' essi an cominciato a formare il soggetto di studl spe- ciali; e proprio ncl 1830, quando il sig. Milne Edwards, spinto dalle ragioni stesse , si determinava a pubblicare il risultamenlo delle sue ricerchc sopra i Crostacei Amfipodi (I). Nel qual lavoro cgli dava una piu naturale classificazione di tali animali, e descriveva parecchie spe- cie novelle, quattro delle quali proprie del golfo di Napoli (2). 11 nu- mero delle specie di Amfipodi si elevo allora a settantotto , non com- prese le dubbie, precisaraente quelle del Risso. Postcriormente il Rrojer ricercava gli Amfipodi nel mare della Groelandia, e vi discopriva una ventina di specie dalle gia note diverse (3). E cosi di Iratto in tralto il numero di questi animali e andato crescendo per contribuzione di varii in rcgioni svariate; per modo che nella piii eslesa opera del sul- lodato Naturalista francese sopra i Crostacei in generalc, del 1840 (4), il numero ascese a cento e dicci. E piu di reccnle ancora altri ne ag- giungeva lo slesso Rroyer (5) ; il Ralhke studiando le marine produ- zioni della Norvegia nc aggiungeva altre tredici (6); altrc ne yenivano descritte brevemente da noi medesimi (7) ; varii generi assai singolari (1) Recherches pourservir k I'liisl. nat. des Crustacfes Amphipodes (Extrait.)— Ann. des sc. nal. — Aout 1830. (2) Lysianassa Coslae — Amphitoe Prevostii — Am. Pausilipae — Gammarus Olivii. (3) Gronliinds AniDpoder Bcsckreven. (4) Hisloire nal. des Crus(acfes-ne' Suit, k Buffon. (6) In Tijdsckrift voor Nalurlijke Ccsi-hiednis, IV. 2. 1844. ifii Boitr. zur Taiina Norwegcns — ne' Nova Acta Acad. Cne.i. l.eop. Car. Nal. Cur.W, 184.-}. (7) Vedi: Calalogo de' Crostacei ilaliani, o di alcnni allri del Mediterranco , cc. del Rev. Hope, Napoli 18!i1 . DEL REGNO Dl NAPOLI 167 rilrovava G. l)e \alalo in quell' ubcrlosissimo mar di Messina (1) ; ai quali ben associar si puo per stianezza di forme I'allro in questo anno discoperto nel marc di Nizza dal distiiilo Naluralisla injjrleso sig. Hope, il quale ne cominelleva a iioi la iliustrazionc. dandogli nome di Gue- rinia (2). Quelle ragioni slesse pcrlanto , le quali rcndono la ricerca e lo studio di questi Crostacei non atto per tutti , richianiavano la nostra atlenzionc, e ci impegnavano a lavorar su di essi. E niento risparmian- do per piu stagioni di quanto abbisognava per la invesligazione di quelli che vivono nel golfo di Napoli, e riunendo questi a'gia esistenti nel patrio gabinetlo, raccolli nel lonio dal prof. Cosla nelle varie vi- sile fatto a quel mare per missione di questa Reale Accademia; a ta- luni da noi medesimi ritrovati altra fiata nolle eoste della estrema Ca- labria, e nelle aequo dolci di diverse contrade in peregrinazioni da noi eseguito , ad alcuni infine inviatici dal nostro fratello Giuseppe iralti daU'Adrialico che bagna la Terra d'Olranto, siamo giunli ad un punlo, superiore a qucllo cui da principio niiravamo. Ed invero non potevamo pensare , che il numcro dcllc specie d' Amfipodi che al nostro regno apparlengono , si elevasse a piii che sessanta, quante in realta or ne possediamo. Noi le abbiam tutte sotloposte a dihgente e scrupoloso esa- me ; ne abbiamo analiizala ogni esterna lor parte , soccorsi com' era mesticri da non mediocre microscopio. Per tal modo i caralteri lore, siano gencrici, siano specifici son rimasti nettamente chiariti. E le im- magini delle specie nuovc od illustrate che noi vi presentiamo, riunite in quattro tavole, crcdiamo siano sufficienti a dar luminosa prova della minutezza con la quale a procedulo 1' esame. Delle loro specialita in- tanlo diremo brevcmenle. Delle sessantadiie , quante propriamente son le noslre specie , ve ne a dieciotto risapute abilatrici del Medilerranco ; cinque di mari a questo stranieri, come della Gran Brettagna (tre), della Norvegia (una e dcU'Egitto (una); e quattro proprie di acque dolci; in uno ventiscttc (hi Descrizione zoologica di una nuova specie di Piojaria e di alcuni Crostacei del Porto di Messina, 1850 - Su poclii Crostacei del Porto di Messina 1850. (2i lllusirazione di trc nuove specie di Crostacei discoperte dal Rev. Hope Del mare di Niiza. * 168 COSTA A. SU CROSTACEI AMFIPODI giii note. Lc rimancnii Irenlacinque scmbrano un patrimonio del quale oggi la Carcinologia si arricchisce. E Ira esse parecchie ve na le qua- li, non prestandosi ad essere ascritte a generi gia stabilili, ci an co- stretti fondarne de' nuovi; siccome la opporlunita avula di esaminare i due scssi di specie gia note, ci a mcssi ncl caso di modificare e chia- rire i caralteri di alcuni generi fondati da allri naturalist!. E dapprima il genere Amphithoc, qual si Irova dall' Edwards ca- ratterizzato , racchiude specie per abito tra loro dissimili piii di quel che non siano alcune Amfitoe dai Gammarus. Ci e quindi sembrato acconcio scpararle in generi diversi, soprallutlo in seguito dellc nuove forme delle quali si e ora accresciuto. Sicche ai due gia prccedente- menle da noi stessi proposti , Epimeria ed Amphithonotus (1) , altri due or ne aggiungiamo, Nototropis e Probolium; quest'uUimo per com- prendervi una singolare specie, in cui gli cpimcri de' primi quallro a- nelli toracici sono grandi , c taluni quasi tra loro saldati costitnendo un'ampia corazza da ciascun lalo del corpo. II genere Mclita fondato da Leach sul Gammarus palmatws de- scritto da Montagu tra gli animali nuovi dello coste nieridionali del Devonshire (2) era quasi andato in obblio , e la specie rimasta tradi- zionale, per non essersi piu tal crostaceo osscrvato dopo del primo sco- prilore. Sicche il Desmarest lo riporto con le parole stcsse del Leach , o r Edwards lascio in dubbio per fino se idenlico fosse a quello ch'ei descriveva col nome di Gammarus Dugesii (3). II Rathkc tra i Cro- stacei raccolti nel mar di Norvegia uno trovonncj ncl quale sembrogli intravedere la Melita palmata, senza potersene accertare, per esser I'in- dividuo unico c mutilalo. Noi abhiamo avula la vonlura di discoprire questo singolare crostaceo in copia di individui, per modo che abbiam potuto sotlometterlo ad una analisi minuziosa; dalla quale risulla che non solo non devcsi esso confondere col Gammarus Dugesii dell' Ed- wards, mancando d'ogni vestigio di fdetto accossorio nolle antennc su- periori, ma offre singolarita non ancora avvertilCj per le quali il ge- nere Melita si clcva ad una imporlanza scienlifica tanio maggiore, jicr ■<) Catalogo sopracitato. (2) Description of several marines anim. ec. Linn. Trans. Vll, p. 69, lab. 6. f. i. (3) Suites a BufTon, Crust. Ill, p. 5S. DEL REGNO DI NAPOLl 169 quanto i)iu sconosciuto e rimasto per poco men di mezzo secolo. Fra Ic quali singolarita ccnnercmo in primo luogo, che quella special for- ma di mani del sccondo pajo , che Leach assumeva ad essenziale ca- rattere generico , non apparliene che al maschio soltanto, nella fem- raina esse conformandosi al modo ordinario. Ed imo de'tanli individui ci ii offerlo sollo questo rapporto un caso di ibridismo, presentando un picdc di maschio nel lalo diritto, e qucllo di femmiiia ncl sinislro. II quale falto \ienc ad ispirarci ncU'animo una inccrtezza suUa normali- ta di (\nQ\\' Amphithoc dcU'Egitto figurata da Savigny, e dall'Audouin intilola(a yl. Fresnclii. In questa in effelli a luogo una diffcrenza ana- loga fra i piedi del sccondo pajo: qucllo di un lato avendo la mano assai grande e di forma speciale^ piccola e di forma ordinaria quelle deU'allro. Polrobbc come nella Melita I'una esser la forma propria del maschio , dcUa femmina 1' altra. Non meno degni di nola sono nella Melita i piedi del primo pajo, la cui mano nel suo lato anteriore te- sta divisa in due lobi per una profonda scissura, nel fondo della quale s'inserisce I'ungliietta forte ed adunca, che nella flessione urla contro il lobo infcriore, al modo stesso che fa la superiore contro I'inferior ma- scella di uccello rapace. Tra le specie che ci son servile di tipo per generi novelli due ve ne a assai affini ai Gammarus. L' una di esse distinguesi per li piedi posteriori, i quali lungi dallo avere il primo solo arlicolo dilatato e i rimanenli cilindracei, offre tutti gli arlicoli dilatati e laminari, I'ultimo solo essendo angusto e poco compresso; onde e stato da noi denomi- nate Elasmopus. Nell'altro, che diciamo Ccradocus , son le antenne in- foriori caratleristiche, dal cui primo arlicolo sorge un pezzo soprannu- merario, articolato con qucllo inferiormenle alia inserziono del secondo arlicolo, lungo, stiliforme c diretto in avanti. II qual fatto a il suo analogo nel generc lUioca tra gl' Isopodi , ove lo abbiamo noi disco- perlo, senza che altri ne avesse falla prima menzione. Un allro gcnere , cui diamo nome di Egidia , vien caratterizzato dai piedi toracici del terzo e quarto pajo assai tra loro diversi, e cia- scun pajo alia sua rolta di forma ben dalle ordinarie lonlana. Medio tra gli Alibrolus ed i Callisoma si prcsenta un allro gc- nere da noi delto Ichnopus, che k de'secondi la strullura de'quallro piedi anteriori, e de'primi le lunghe c gracili antenne. Questo crosta- 170 COSTA A. SU' CROSTACEl AMFIPODI ceo pero c assai piu notabile di quol cho a prima giunta puo creder- si, per un carallcre di molta importanza relalivo alia organizzazionc di questi niinuti animali. Alia base de' piedi toracici , al posto slesso ove stanno Ic vescichoUe respiratorie , trovansi altreltante appendici di for- ma piramidale, simili alle branchie dc' Decapodi, formate da uno stelo mediano, c da un gran numero di lamelle a questo affidate nel modo ordinario. (Tav. I, fig. 3, h.) Sulla nalura dellc quali appendici non osianio ancor pronunziare un definitive giudizio, non avcndo avuto agio di sludiarle sul vivo e sopra molti individui. Sarebbero mai le appen- dici delta femmina deputate a trattener lo uova? Non vogliamo esclu- der questa possibilita, ma in pari tempo riconosciamo che ove pure ci6 fosse, non cessorebbe di esser un fatto singolare per la forma e slrut- tura tutta speciale che esse presentano. In fine tra nuovi generi discoperti, spettanti alia famiglia de'Gam- maridei, piii interessante ancora crediamo quello cui abbiamo imposto nome di Araneops. Esse in effctli offre una rilevante eccezione al ca- rattere generate degli occhi degli Amfipodi non solo, ma de'Grostacei tutti. Questi organi netia classe di cui parliamo sono al numero di due solamcnte e composti, tranne it caso non siano osservabili. Ne'Grosta- cei de' quali e parola non esistono occhi composti, bensi quattro ocelli, ossia occhi semplicij disposti due per cadaun lato presso 1' anterior mar- gins del capo, alia maniera propria degli Jracnidi. La qual singola- rita esso a di comune sollanto col gen. Jmpclisca Rroy. col quale a certo it nostro moltissima simiglianza ancora per molti altri caratteri. Questi generi quindi si associano a' tanti altri , che qui non e luogo ricordare, i quali servono a dimostrar quella legge di filosofia zoolo- gica , che la natura fra gli animali di una classe fa comparire come eccezionale un organo, che e poi caratteristico di animali di classe di- versa. Non meno ferace di fatti importanti c stata la piccola famiglia de'Podocoridci. A questa appartiene uno de' nuovi nostri generi, inti- tolato Microdeutopus, il quale avvicinasi al gencre Unciola, Say del- r America, per essore i piedi del primo pajo maggiori de'secoiidi, al- lontanandosene poi per (juosti ultimi, i quali bcnche gracili e piccoli, sono nulladimeno terminati da unghictla che inflettcsi contro il mar- gine anteriorc dclla raano, formandono cosi un organo atlo alia presa. DEL REGNO DI NAPOLI 171 Oltre di che una notabile differenza osservasi nel nostro crostaceo ne'pie- di del primo pajo fra i due sessi: nel maschio avendo forma c pro- porzione ne'diversi articoli abbaslanza singolari , mentre anno forma ordinaria nclla femmina. Un falto analogo u luogo nel genere Erictho- nius dell'Edwards, con tal divorsila, che essendo qui i picdi del secon- do pajo maggiori, e in quesli che la discrepanza fra i due sessi si os- serva. E poicho il carallere lenuto per priniario cd esseuziale dal fon- datore del genere e proprio del maschio soltanto, ne e risullata la ne- cessila di modificar la diagnosi del genere, mentre 1' abbiam pure ac- cresciuto di una seconda specie assai dall'unica servita di lipo distinta. Nel genere Corophium si sono descrille due specie , il C. longieorne , ed il C. Bonellii: questo secondo dal primo diverso pel terzo articolo delle aulenne inferiori mancanle di spina. La specie che noi abbiam aggiunta ci melte nel dubbio che esse non siano che i due sessi di una medesima: mentre osserviamo appunto che nel maschio il terzo articolo delle antenne inferiori e fornito di tre spine decrescenti presso Testremita , mentre ne e mancante del tutto nella femmina. La nostra perlanto a'varii caratteri fisici che la distinguono dal C. longieorne , associa pure I'abitazione. Di fatti secondo le osservazioni del sig. D'Or- bignj il C. longieorne vive in cunicoli che si scava entro il fango. 11 nostro, che abbiam chiamato aeherusieum , abita il lago Fusaro, ove e abbondante; e stassene costantemente fra la cespugliosa Acamarchi- de ed i varii fuchi che crescono intorno alle (anne, che gl'industriosi del lago impianlano al fondo per prcstare attacco alle nova di ostriche. Da ultimo nella sczione dcgli Amfipodi anomali non e raancata qualche spocialitii. Tale dcvc ritenersi una specie del genere Fibilia , di cui una sola conosceasi-ne de' niari dell' Asia; oltre una Ifyperia dalla (•(imuno del Jlediterranco niollo distinta. Or da' fatti ccnnali si puo agevolmente dedurre, che !o acquc che bagnano la parte conlincntale delle Due Sicilio non snlo ahbondano di Crostacei Anifipodi , forsi piii che ogni altra regione , ma racchiudono pure forme non meno interessanti di quelle, che anno offerle le acque deir America al Say , della Groelandia al Rroyer , e le norvegiche al lialhke. E sembra non rcsti smentito quel che dal principio diccmmo, che il risullamento delle nostre ricerche e stato assai maggiore di quel- lo, che ci avessimo potuto anticipatamenle augurare. 172 COSTA A. SU' CROSTACEI AMPIPODI Riassumendo Ic cose discorse, il lavoro che oggi vi presentiamo conlienc la descrizione di trentacinque specie novelle^ e di otto altre che abbiam creduie degne di illustrazione , le une e le altre sistema- ticamente ordinate con le rimanenli diciannove che si sono indicate sol- lanto; piii i caratteri di otto nuovi generi, spettanti tutti alia sezione degli Anifipodi genuini. I quali era mestieri armonizzare coi gia cono- sciuti , de' quali taluni in seguito delle nostre osservazioni modificali ne'rispettivi caratteri generici. Abbianio quindi stimato utile , se non necessario, prcmettere nn prospetto della distribuzione sistematica degli Amfipodi genuini, nel quale le differenze generiche si rilevassero chiare ed evidenti. PROSPETTO DELLA DISTRIBUZIONE SISTEMATICA DEGLI AMFIPODI GENUINI. (•) I. Corpo compresso, con gli epimeri, sopratutto de'primi quattro anelli toracici, alii, abbraccianli i rispettivi piedi. Fam. 1/ GAMMARIDEI. A. Capo con soli ocelli, senza occhireticolali. Sottofam. I.' AMPELISCINI. Ampelisca — Araneops AA. Capo con due occhi reticolali, senza ocelli. B. Piedi del primo paio non terminali a guisa di tanaglia. C. Antenne superiori crasse , assai piu corte del peduncolo dellc inferiori. Sotlofam. II. » TALITRI.NI. a. piedi del secondo paio robusti, organizzati per la prcsa Orchestia aa. Piedi del secondo paio delicali, non atti alia presa : . . . Talilrus CC. Antenne superiori piu lunghe del pedxincolo delle inferiori. D. Piedi del secondo paio, e d'ordinario anche del primo non atti alia presa. Sottofam. 111. LISIAIVASSINI b. antenne superiori fornite di filetto ac- cessorio. c. antenne superiori brevi, col pedun- colo assai grosso. d. piedi del primo paio robusti, termi- nali da vmghia conica . . Lysianassa (*) Si abbia preseDte il § cbe riguarda tal Memoria nelle notizie preliminari a que- sto volume. 22 174 COSTA A. Sn' CROSTACEI AMPIPODI dd. piedi del primo paio gracili, lun- ghi , filiformi Callisoma cc. antenne supcriori lunghe e gracili. e. piedi del primo c secondo paio lunghi gracili e filiformi, diversi tra loro Ichnopus ee. piedi del primo c secondo paio quasi simili, con I'liltimo arlicolo spatoliformc, terminato da robu- sla unghietta conica .... Alibrotus * bb. antenne superiori priye di fileltoac- cessorio. f. antenne superiori brevissime, con pe- duncolo grosso, le inferiori minute. Phlias * ff. antenne superiori ed inferiori lun- ghe e gracili Acanthonotns DD. Piedi del secondo paio, e quasi sem- pre anche quelli del primo atli allapresa. Sottofam. IV." GAMMARINI. g. piedi del terzo e quarto diversi Ira loro, quelli del cfuarto assai dilatati . Egidia gg. piedi del terzo c quarto paio filiformi e simili. h. antenne supcriori prive di filetto ac- cessorio. i. piedi del secondo paio molto diversi ne'due sessi; quelli del primo con runghiclta inserita in una smargina- lura della mano Melita ii. piedi del secondo paio simili ne'due sessi; quelli del primo con I'unghiet- la inserita nell" angolo antero-supe- riore della mano. j. epimeri di grandezza ordinaria k. dorso ritondato, incrme . . . Amphithoe kk. dorso spinoso. DEL REGNO Dl NAPOLI 175 1. corpo assai compresso, dorso ca- rcnato in lulla la lunghezza . Amphithonotus II. — carcnalo ncl solo addome . Nototropis jj. epimeri del quarto e quinlopaio estremamcnic grand! Epimeria jjj. cpinicri dc'prinii quallro anelli grand! e formanli Insieme una grande corazza o\ale .... ProboUuni hh. antcnnc superior! fornilc d! filctto accessorlo. m. i sei pied! posterior! col solo primo artlcolo dllatalo. n. antenne Inferior! col prime arli- colo inerme Gammarus nn. antenne inferior! col primo arti- colo portante un pezzo accessorlo sliliforme Ceradocus mm. i sei pied! posteriori con tutti gli arlicoli dilatali e laminar!, I'ultimo solo anguslo Elasmopus BB. Picdi del primo paio terminal! a guisa di tanaglia. Sottofam. V.« LEUCOTOINI. Leucolhoc II. Corpo quasi lineare, depresso sul dorso , con epi- meri bassissimi, non abbraccianti i piedi. Fam. 11." PODOCERIDEI. A. Piedi delle due prime paia organizzati per la presa, i second! piu grand! de'primi. Sottofam. VI.' PODOCERINI. a. piedi del secondo paio mollo diversi nei due sessi; il penultimo articolo assai piu grande dcUullinio (mas.), di formaordi- naria (fem.). b. antenne inferior! con filetlo setaceo. c. lutti gli arlicoli del torace fornili di piedi Ericthonius 176 COSTA A. SD'cHOSTACEI AMPIPODl cc. quarto, qiiinto e sesto articolo del to- race senza picdi dislinli .... Ccrapodina * bb. antcnnc inferior! piediformi . . . Cerapus * aa. picdi del secondo paio poco diversi nei due sessi, in ambcdue pcro I'ullimo ar- ticolo maggiorc del penultimo . . . Podocerus AA. Piedi del prirao paio organizzati per la presa, mollo piu grandi di quelli del secondo paio. Sollofam. VII. UNCIOLINI. d piedi del secondo paio minuti, filiformi, imperfettamente atti alia presa . . . Microdeutopus dd piedi del secondo paio in niun mode atti alia presa Unciola * AAA. Nessun paio di piedi atto alia presa. Sottofam. Vlll.» COROFllNl. Corophium N. B. I gencri seguili da asterisco non anno finora alcun rappresentante nelle acque del Regno di Napoli. Ben intcndiamo non polersi il prospctio chc precede consideraro come complelo. Egli c risapulo che ogni nuova forma chc si scoprc ncl volerla armonizzare con le gia note fa nasccre il bisogno di modi- ficare simili prospetli , i quali variar debbono a seconda de' materiali che si anno ad ordinare. Ci auguriamo nondimeno che esso servir possa di scheletro per un piu aggiuslalo ordinamcinto, chc far sc ne potra da chi sia in condizionc delta nostra piu favorcvolc ed in possesso di col- lezioni gencrali piii cslese. (In appoggio di cio che sup(!riormente diccvamo, si anno gia due altri generi di Anifjpodi da aggiungero ai sopra riportati , cioe Ponto- porcja Rroycr , e Balhyporeja jjnd. (1), eho conosciamo sollanio per In descrizioni datenc da' rispcttivi aulori. ,1) Lindslron-Bidrag till kannedomen om Oslersjous invertebral-fauna — Ofversigl af Kongl. Vetenskaps-Akademiens Forhandlingar. Tolfle Argangen 1855, Slockliolm 1856, p. 60. SEZIONE I. AmFlPOm OEMVIMI FAMIGLIA I." GAMMARIDEI— SOTTOFAMIGLIAI." AMPELISCINI Generc ARANEOPS (1), A. Cost. Carattcri gonerici — Caput elongato-conieum. Ocelli quatuor in ca- pitis margine antico positi. Antennae superiores unisetae; inferiores longiores, pone illas insertae. Epimera quatuor anteriora infra valde producta, media angustiora. Pedes primi et secundi paris subaequa- les, prehensiles, ungue intus serrato; tertii et quarti cylindracei, un- gue longo , artieulum antepenult imum , ultimis duobus simid valde major em, apiee attingente. Pedes quinti, sett et septimi paris arti- culo prima valde elate, laminar i. Singolare c qucsto genere per due principal! caralleri; I'uno degli occhi^ I'allro dc'picdi. 11 capo c conico e declive, privo di occhi compo- sli () relicolali, avendo invece quattro ocelli, due per cadaun lalo, posti presso il margine anteriore, simili a quelli de'ragni. I piedi delle due ])rinie puia sono quasi filifornii, lungamenle frangiali, con unghietla che inflellesi eonlro il margine antero-inferiore dclla mano , come all'ordi- nario. Quelli delle due paia seguenti sono cilindracci, con I'anlepenul- limo articolo molto maggiore de'duc ullimi presi insieme; terminati da ungliietla lunga, quasi diritla ed acuta, a guisa di lancetta, che nella (1) Da Aranea ragno, ed i>>^ occbio. 17S COSTA A. SU'CROSTACEI AMFIPODI cossionc adatlasi con la estremila suUa faccia interna deH'antiponultimo articolo. I jwodi delle Ire ullime paia anno il primo articolo assai di- latalo , i rimanenti mollo corli, soprallutlo in quclli del setlimo paio. Le antoiini! superiori sono impianlale aH'cslreniila del capo: le inferiori contiguo fra loro , e distant! dalle prime , col peduncolo composto di Ire soli arlicoli dislinti. I pill ainpi dcttagli possono rilevarsi dalla descrizione della specie se- guente, cho serve di tipo. 1 (1) Araneops diadema, A. Cost. Tav. 1, fig. 1. A. antennis superioribus inferior um pedunculo longioribus, seta pedunculo duplo loijgiore; infei'ioribus abdominis articulum primum attingenlibus , pedunculi articulo ultimo praecedenti subaequali; albi- dus, orbitis maculaque ad epimerorum anteriorum apicem rubris. — Long. Lin. i 1[2. Corpo oblungo, compresso, a dorso liscio ritondato. Capo conico-cilin- dracco, lungo poco mono dc'primi tre anelli loracici presi insieme, anterior- mente ritondato. Toracc ad anelli lisci nel margine posteriorc. Addome coi tre primi anelli assai grandi, de'quali il terzo nel margine posteriorc smar- ginato d'ambo i fianchi: gli altri tre piccoli e decrescenti. Antenne su- periori di un quarto piu Imighe del peduncolo delle inferiori: il primo articolo del loro peduncolo breve e rigonfiato; il secondo cilindraceo e piii lungo del primo; 11 terzo assai corto; il filetto lungo il doppio del peduncolo, composto di vcntiquattro articoli scarsamente pclacciuti. An- lennc inferiori lungbe quanto il capo e toracc insiomc, o poco piu ; il peduncolo un terzo della lunghozza totale, il primo articolo non ol- trepassa il margine infcriore degli epinieri , gli allri due quasi eguali in lunghczza: il filetto simile a quelle delle superiori, con quaranta a quarantaciuattro articoli. Epimeri de' primi quattro anelli toracici assai alii , f)rnati di cigli lungo il margine infcriore ; il primo piu anguslo alia base , piu largo infcriormenle e ritondato ; i due scguenti cgual- mente angusti in lulta la lunghezza; il quarto assai largo, e posterior- mentc abbracciante in parte il quinlo ; questo del pari che i due se- DEL REGNO DI NAPOLI 179 giionti piccoli cd assai bassi. Picdi del primo paio, fig. 1 b , con gli ultimi due arlicoli quasi cguali in lunghczza, compressi , lunganicnte pe- lacciuli nel margiiie iiiferiore, 1' uUimo un poco dilatato infcriormente presso la base, e rislrclto gradalaniente da questa aU'estrcmita; unghia leggermcnle arcuata, con qnallro a cinque spine sul margine concavo, I'ultinia delle quali, forniante Teslremila, maggiore, c tale che I'unghia senibra biarlicolala. Piedi del socondo paio , fig. 1 c , diversi solo dai primi per gli ultimi due arlicoli filiformi, I'ullimo piu corto del penul- linio. Piedi delle due paia seguenli , fig. 1 d e, Ai cgual lunghezza , i quarli poco piu grossi de'terzi;, cilindracei , con rantepenuUimo arti- colo fusiforme , il penullimo assai breve , 1' ultimo cilindrico , legger- mente arcualo; ruiighietla nella flcssione tocca con la estremita il tcrzo inferiore dcU' antepenultimo articolo. Piedi del quinto paio , fig. 1 /', col primo articolo assai dilatato e ritondato posteriormontc, in modo da essere un poco piu largo che alto ; gli altri angusti compressi , il pe- nultimo con una seric di punti impressi lungo il margine poslcriore . I'ultimo pill angusto de'precedenti; I'unghictta rivolta in dielro, dilatatii e tridenlala alia base dalla parte convessa, fig. 1, g. Piedi del sesto paio, fig. 1 h, simili ai quinti, col primo articolo pero meno dilatato, e piu alto che largo, quasi reltangolare, ad angoli ritondati. Picdi del settimo paio, fig. 1 i, pill corli dcgli altri ; col primo articolo ristrctto alia base , e dilatato posloriormente fino a'due terzi della lunghezza , indi ritondato e nuovamcntc ristrctto, e prolungato inferiormente in lobo, nell'angolo an- tero-infcriorc fornito di due denti spiniformi ; i rimancnli articoli pre- si insieme poco piu lunghi del primo , con 1' unghia quasi diritta , lanceolata e frangiata nc'margini. Falsi piedi del sesto anello addomi- nale sorpassanti notabilmente quclli del quarto c quinto, che terminansi ad egual livello. Appendici tenninali deiraddome orizzontali, raggiun- genti la melA degli stiletti degli ultimi falsi piedi. Colore nel vivo bian- co-lalteo uniforme, con un cerchio intorno a ciascun ocello, ed una mac- chia airestremila degli epimeri del primo anello toraccio di color scarlatlo. Assai abbondante in alcuni luoghi del golfo di Napoli, nella prima- vcra. \ive tra fuchi. La femmina porta le nova gia mature ne' primi giorni di giugno. 180 COSTA A. — sd'crostacei ampipodi 2 (2) Araneops BREVicoRNis, A. Cost. Tav. I, fig. 2. A. antennis superioribus inferiorum articulum penultimum pe- dunculi vix superantibus , seta pedunculo sesqui longiore ; inferiori- bus artieulo ultimo pedunculi praecedente distincte breviore; seta pe- dunculo sesqtii longiore; albido-cinerascens, dorso fusco-griseo varie- gatus. — Long. lin. 5 li2. Anlenne superior! ollrepassanli appena il penultimo articolo del pe- duncolo delle inferiori; il primo articolo assai breve c rigonfiato, il fi- letto lungo una volta e mezza il pcduncolo. Antenne inferiori lunghe cpianto nella specie precedente; pero il peduncolo proporzionalmente piu lungo , occupando i due quinti della lunghezza totale , e de' suoi arti- coli r ultimo distintamente piu corto del penultimo. Primo articolo dei piedi del scttimo paio dilatato dalla base fino all' estremita ; i tre se- guenti assai corti , il (juinto ovato-cUittico. Falsi piedi del sesto anello addominale sorpassanti di poco i precedenti. Colore bianco sudicio, va- riegato di grigiooscuro sul dorso degli ultimi tre anelli loracici e de'primi tre addominali. Vive con la specie precedente, della quale pero e molto piii rara. La femmina porta le uova mature nella stessa epoca. Osservazioni. Egli e indubitato aver questo nostro genere gran- dissima affinil;i col genere Ampelisca Kro^.; pero non avendo sott' oc- chio la originale descrizione dell'autore, ne le figure di quelle per po- lerne fare il confronto d' ogni parte , non possiamo stabilire quali ne siano le piu essenziali caralteristiche diiferenze. (In quesla stessa tribu deve prendcr posto il genere Ilaploops, fon- dato dal sig. Liljcborg (1) a spese di alcune specie del genere Ampe- pelisca di Rroyer, distinte principalmente per aver due soli ocelli. (4) Ofversigt af Koogl. Veten. Akad. ecc. 1855. Stockholm 1856, p. 135. DEL REGNO DI NAFOLI IgJ SOTTOFAM. II.' TALITRINI Genere ORCHESTIA, Leach. 1 (3) Orchestia littohea. Gammarus lUtoreus, Moai.— Orchestia litforea, Leach. Edw. Prequente ne'liltorali di varie contrade del regno. Nella Terra d'O- tranlo acquista dimcnsioni maggiori che altrove. Incontrasi egualmente presso Ic sponde di laghi che sono in communicazione col mare : noi I'abbiaino in efTeUi trovato presso il lago del Bagno in Ischia, pria che questo fosse converlito in porlo. 2 (4) OliCnESTIA MEDITERRANEA, A. CoSt. 0. anlennis superioribus infcriomm pedunculi articidum penul- timum vix superantibus; pedibus secundi paris manu a tcrtio ad api- com angiistala: margine unguiculari valdc obliquo, subrccto , spinu- loso , apice tuberculo minuto terminato , ungue basi valde arcuata , dehin mhrecta, medio incrassata , ad apicem iterum inflexa; septl mi paris articulis tcrtio ct quarto valde elatis , margine serratis et spinulosis, quarto cordato, basi antice magis lobato-elato, infra an- gtistiore. — Long. lin. 11. Specie a primo aspetto assai affine alia Orchestia liltorea , dalla quale nondimeno differiscc per la forma delle mani del secondo paio , e per quelia del quarlo articolo de'piedi del settimo. Nella Or. littorea le mani del secondo paio sono alle poco mcno che Imighe , inferior- 23 182 COSTA A. ~ Sd' CROSTACEl AMPIPODI mento assai convesse; il margine unguicolare (1) e obbliquo, e forma an- golo uii poco otliiso con Finferiorc, del quale non e mica piu lungo; c convesse, finamente dentellato e spinoso, c terminalo inferiormente da un tubercolo, che e conlinuazione dcllo spigolo inferiore, il quale presso di quello offre dalla faccia interna ima delicala scanalalura ove si alloga la estremila deH'unghieUa: quesla e regolarmente archeggiata, seguendo la curva del margine unguicolare. I piedi del settimo paio anno il terzo articolo dilatato dalla base all' estremila, c quasi in triangolo isoscele, il quarto quasi si largo alia base che lungo , poco ed in linca diritta ristretto da quesla all'cslremila, che c pressochc troncala: ambedue nel margine fatti a grossa sega e spinosi. — Nella Or. mediterranea la mano del secondo paio e scnsibilmente piu lunga che alta, col margine un- guicolare inmiensamenle obbliquo , lungo il doppio dell' inferiore , col quale forma un angolo ottusissimo; dirilto od anche leggermente con- cavo , guernito di delicate spinuzze , non terminalo da tubercolo infe- riormente; Vungbietta c pur essa lunga, inarcata all'origine, indi quasi diritta ed ingrossata nel mezzo del lato inferiore , assottigliata ed ar- cheggiata aU'cslremila. I piedi del settimo paio anno il terzo e quarto articolo anche dilalali, seghetlati c spinosi, pero il quarto dopo la di- latazione basilare reslringesi piu o men bruscamenle, risultando lobato. Del reslo sulla dilatazione di questi arlicoli de'piedi del settimo paio noi attacchiamo poca imporlanza spccifica, vedendo come essa sia soggetta a variare secondo il maggiore o minorc sviluppo individuale. Osservazioni. A' quesla specie qualche affinila con la Or. Monta- gui; ma no differisco per le anlenne superiori nella nostra lunghe, come nella littorea, quanlo i due primi articoli del peduncolo delle inferiori; e per la mancanza del grosso tubercolo punlulo o denle nel mezzo del margine intcrno. IVequcnle sul lillorale del mcditerraneo, parimenti che deiradrialico. (<] Indichiamo con tal nome, che ci pare assai acconcio, il margine delta mano con- tro del quale I'unghia s'inflette. DEL REGNO ni NAPOLl Jg3 3 (5) Orchestia constricta, A. Cost. 0. mtennis superioribus inferiorum pedunculi articulum pcntd- hmum hand vd vix supcrantibus ; pedibus secundi pans manu ovato- oblonga, margine ungmculari valdc obliquo , eonvexo , ante apicem profunde sinuato; pone sinum spinuloso, mUca constricta laevi;unque bast valdc arcuato, dchin subrecto, dente fato brevi obtuso ante me- dium armato, ad apicem itcrum inflexo; pedibus septimi paris hand dilatatis , illis sexti similibus. — Long. lin. 11. La nessuna dilalazione de'picdi del scttimo paio farebbe in questa Orchestia riconoscere la Or. Bottae dell'Edwards. Poichc pero egli nulla di preciso dice della forma doile mani del secondo paio , sulla quale megho fondar si possono le specifiche differenze, menlre la dilalazione' del terzo c quarto articolo del sottimo paio I' abbiam trovata variabile fino a svaniro, sia nella 0. Uttorea , sia nella nostra slessa mediter- ranea; cosi c die noi non abbiam potulo riferiro la prescnle specie alia 0. Bottae. II primario carattcre pertanto di questa OrchesUa e riposte nella forma della mano del secondo paio. Essa e molto piu lunga che alta, ristrctta dal terzo posteriore alFestremitci, col margine unguicolare as- sai obbliquo, formanic angolo ottusissimo col posteriore, del quale e molto piii lungo, sporgente c finamenle spinoso ne'due terzi posteriori, indi rientrante formando un seno oltre del quale la mano rimane pii. stretta e liscia. L'unghia o fortemenle inarcata poco dopo la sua origine, indi cammina quasi dirilta, offrendo nel lato interno una sporgenza tube'rcoli- formo posta al primo terzo di questa porzionc diritta , per mode che nella flessione va a prender posto nel seno descritto : I'estremita e as- sottigliala e leggermente archeggiala. Trovata dal sig. Giuseppe Costa neiradrialico che bagna la Terra d'Otranto, unita alle due precedenti, delle quali pero sembra piu rara. 184 costa a. su' crostacel amfipodi 4. (6) Orchestia Deshatesii. Savig. Egit. tav. II, fig. 8. — Orchestia Deshayesii , Aud.,Edw., A. Cost. Faun. Nap. fav. VIII bis, fig. 3. Specie non molto rara nel nostra regno, benche sia la meno fre- quente. L'abbiam raccolta sul littorale di Pozzuoli. Osservazioni. Negl'individui che possediamo la mano de'piedi del secondo paio e molto mono inarcata sul dorso di quel che la figura del Savigny la rappresenti. Nel resto convcngono perfeltamente. Genere TALITRUS, Latr. 1 (7) Talitrus saltator. Squilla saltatrix, Klein. — Oniscus locusta, Pall. — Cancer locu- sla, Liu. — Astacus locusta , Penn. — Gammarus locusta , Fab. — Talitrus locusta, Latr.. Leach., Desm. — Gammarus saltator, Mont. — Talitrus littoralis. Leach. — Talitrus saltator, Edw. Frequentissima e questa specie sopra tutte Ic spiagge del regno , sotto le pietre , c tra fuchi od altri corpi marini rigettati dalle onde : per modo che a quesia in preferenza dal volgo si applica il nome di pulci di mare. Vive pur essa presso le sponde de' laghi, siano assolu- tamente salsi, siano communicanii col marc , insiemc alia Orchestia litter ea. 2 (8) Talitrus platycheles. Talitrus platycheles, Guer.— A. Cost. Fn. Nap. tav. Vlllbis, f. 2. Specie rarissima sullc coste del nostro regno. DEL REGNO DI NAPOLI 185 SOTTOFAM. III." LISIANASSINI Genere LYSIANASSA, Edw. 1 (9) LVSIAIVASSA SPINICOKNIS, A. CoSt. Tav. I, fig. 4.. L. antennis superioribus articulo primo peduncidi infra in spi- nani antea producto, tertio sceundo vix breviore , seta primaria pe- dunculi longitudine; inferioribus illis paullum brevioribus , seta pe- dunculo vix longiore; oculis maximis; pcdibus sccundi paris ungui- culo praeditis;pedibus spuriis abdominalibus fere aeque terminatis. — \joag. lin. 3-3 li2. Antennc supcriori lunghc poco piii del capo c due primi anelli to- racici presi insienie; il primo arlicolo del pcduncolo assai graiidc , al- rcstremita prolungato inferiormcale in valida cd acuta spina, direlta in avanti;, il lerzo poco piu corlo del socondo, c lutli due insicmc piu corli del primo; il filetto primario lungo quanlo il pcduncolo, gracilc, di otto ariicoli; I'accessorio meta del primario, con cinque articoli. Antcnne in- fcriori gracili, un poco piu cortc dclle superior! ; i due ultimi articoli del pcduncolo allungali, cilindracei, eguali fra loro; il filetlo di un quinto pill lungo del pcduncolo , di olio a dieci articoli. Occhi assai grand! , occupanti la mnggior parte de'lnti del capo, a grosso reticolo. Piedi del primo paio robusti, col corpo lungo quanto la mano; questa ovato-co- nica, tcrminala da unghietta conica, formante continuaziono con la mano. Piedi del secondo paio forniti di unghietta allungala, adunca e biden- tata aU'cslrcmita, inflettentesi contro I'angolo antcro-inferiore delta mano assai prolungato. Piedi delle ultime tre paia crescenti successivamentc in lunghezza da'quinli ai setlimi , col terzo arlicolo un poco dilalato e 186 COSTA A. SU'CROSTACEI AMFIPODI piolungato ad anjjolo aculo nella cslremita posteriore. Falsi piodi dc- gli ultinii lie anoUi addominali allungati , gracili, lerminali quasi ad cgual livollo. Appendici lerminali dell'addomc orizzonlali, oblunghe , piu corte del peduncolo degli ultimi falsi piedi. Epimeri de'prinii quaf- tro anelli assai alii ; quelli del quarlo piu larghi ed abbraccianti in parte quelli del quinlo. Trovasi nel golfo di IVapoli: assai rara. 2 (10) Ltsianassa loricata, A. Cosl. Tav. 1, fig. 5. L. antennis superioribus inferioribiis paullum longioribus, pedtm- culi articulis valde dccreseentibus , seta primaria pedunculi longihtdine; inferioribus seta pedunculo sesqui longiore; pedibus secundi paris nn- guiculo minutissimo praediiis; pedibus spuriis abdominal i bus quartis quintos, quintis sextos distincte super antibzis. — Long. lin. A. Anlenne superiori un poeo piu lunghe del capo e due primi anelli toracici insieme; coi tre articoli del peduncolo mollo decrescenti in lun- ghezza e grossczza; il filetlo primario quasi eguale al peduncolo in lun- ghezza, di Iredici articoli ; V accessorio poco meno dclla meta del pri- mario, con cinque o sei articoli. Anlenne inferiori appena un poco piu corte delle superiori ; i due primi articoli del peduncolo non ollrepas- sanli il margine inferiorc degli epimeri , i quali occullano ancora 1' o- rigine del terzo arlicolo; il filetlo di un terzo piu lungo del peduncolo. Occhi piccoli, reniformi. Piedi delle duo prime paia simili a quelli della specie prcccdenlc , meno 1" ungliietla de'sccondi , la quale e assai piu rudimenlale, c I'angolo antero-inferiore dclla rispettiva mano poco pro- lungalo. Terzo arlicolo de' piedi delle nltime Ire paia appena dilatato. Falsi piedi degli ultimi Ire anelli addominali lerminali a livelio diverse, i quarli supcrando notabilmenle i quinli, cd i quinli dialtrellantoi sesti. Vive nel golfo di Napoli, tra fuchi, poco frequenle. DEL REGNO DI NAPOLI 187 3 (II) Lysianassa HUMiLis, A. Cost, lav. I, fig. 6. L. antennis brevibus subaequalibus, supcrioribus pedunculi ar- lieulo terlio secundi fere loiigihidine, sela pedunculo paullum brevio- re; inferioribus fi/iformibus , seta pedunculo tix breviore ; pedibus secundi parts tuiguiculo destilutis; pedibus spuriis abdominalibus fere aeqtte lerminatis. — Long. lin. 21i2-3. Antcnne proporzionalmenle piu corte che nelle due specie precedent!; poduucolo con gli ullimi due arlicoli quasi eguali in lunghezza; il fi- lelto priniario cguale ai tre quarti del peduncolo in lunghezza, con sei ad otto articoli distinti : I'accessorio poco mcno della meta del prima- rio , con quattro articoli. Antcnne inferiori appena un poco piu corte dclle superiori, con gli ullimi due articoli del peduncolo eguali fra lore; il filctlo quasi eguale al peduncolo, con otto a dieci articoli. Piedi del primo paio col carpo assai piu corto della niano ; questa oblunga , ci- lindracca, ne'giovani individui ristretta aU'estreniila per raodo che I'un- ghietta ne occupa quasi tutto il diametro; negli adulti lerminata da un raargine troncato c sinuoso, coll'angolo antero-infcriore un poco ottusa- mentc prolungato, e lunghietta occupa una porzione soltanlo di detto raargine, contro del quale s'inflette. Piedi del second© paio con la mano Ironcata obbliquamente aH'cstremita, lungamonlc pelacciuta, senza alcun vestigio di unghictla. Piedi dclle ultimo tre paia poco crescenli in lim- ghczza da'quinti ai settimi, col penultimo articolo assai corto. Epimeri del quarto ancllo toracico abbraccianti pochissimo quelli del quinto. Falsi piedi addominali terminati quasi ad egual livello. Vive nel golfo di Napoli, tra fuchi; assai rara. (12) LtSUNASSA CoSTiLE. nanassa Coslae, Edw. — A. Cost. Fn. Nap. con le precedenli , cgualmente rata. Trovasi ancora nell' a- -J bagna I'estrema Terra d'Otranto, d'onde ci e stala rimessa >,. G. Costa. 188 COSTA A. sn CROSTACEI AMPIPODI Genere CALLISOMA, Cost. 1 (13) Callisoma punctatum. Callisoma punctatum, Cost. Fn. Nap. Tav. VIIl, fig. 4-7. Nel golfo di Napoli, tra fiichi, alquanto raro; nella primavera. 2 (14.) Callisoma Hopei. Callisoma ffopai, A. Cost. Fn. Nap. Tav. VIII bis, fig. 1. Nel golfo di Napoli, tra fuchi, non raro. Trovata talvolta in nu- mcro straordinario d'individui, raggruppati entro gusci di Spatanghi. Genere ICHNOPUS (1), A. Cost. Caratleri gcncrici — Antennae longae , graciles , superiores hise- tae. Pedes quattior anterior es longi, graciles, fill formes , haitd pre- hensiles , primi unguiculo minuto infra pectinato terminati ; se- cundi submembranacei , manu apice longe fimbriata, unguiculo vix cotispicuo. Ilhistrazione. Molto simile a'Callisomi pijr la conformazione de'piedi delle due prime paia , ue differisce essenzialmentc per le antenne sii- pcriori lunghe e gracili al pari delle infcriori , e fornilc ancora di fi- lelto accessorio assai sviluppalo. Dagli Alibrotus, cui per Ic antcnnc si- miglia, discoslasi per li quatiro piedi di avanti diversamente conformati. K in questo genere che abbiani trovatc quelle appendici simili alio bran- chic de'decapodi, inscrile aH'origine de'piedi toracici in forma piramidale, con uno stelo mediano, ed una seric di lamine da cadaun lato, accol- late le mie alio altre, e decrescenti dalla base all' estremilii , che rap- prcsenta I'apicc delta piramide. (<) Dalle grecbe voci i/vo; gracile, c ™u« piede. DBL REGNO DI NAPOLI 189 1 (15) ICHNOPDS TADKUS, A. Cost. Tav. I, fig. 3. /. dorso rotundato inermi; antennis superioribus corporis dimidio pau/lum brevioribus, seta pedunculo quadruplo longiore; inferioribus longioribus , pedunculo illo superiorum duplo longiore ; pedibus sex iillimis arfieulo primo margine postico serrulato, reliquis gracilibus filiformibus. — Long. lin. 4.1i2-5. Corpo oblungo, mediocremente compresso, a dorso ritondalo liscio. Anlenne superiori lunghe poco men che la mela del corpo ; il pedun- colo brevissimo , di due soli articoli ben apparent! ; il filetlo primario quadruplo in lunghezza del pcduncolo, con trenta a trcntadue arlicoli; I'accessorio lungo quanto il peduncolo. Antenne inferiori di un quarto piu lunghe delle superiori; il peduncolo lungo il doppio che in quelle, coi due ultimi arlicoli quasi eguali fra loro ; il filelto con trentotto a quaranta articoli. Picdi del primo paio lunghi, fihformi, cilindracei; il penullimo arlicolo un poco piii lungo delVultimo; queslo lerminato da unghiella leggermente inarcata, ed ornala inferiormente di uncinelti e setolc stivati a guisa di spazzola. Piedi del secondo paio piu lunghi dei primi, quasi membranacei, filiformi, compressi, con rullimo arlicolo un po' dilatato alFestremita, e terminato da un fascio di lunghi peli e de- licate setole, in mezzo alle quali osservasi una unghielta rudimentale. Piedi delle ullime Ire paia assai gracili, crescenli nolabilraenle in lun- ghezza da'quinli ai settimi, col primo arlicolo assai dilatalo e finamcnle scghettato sul margine postcriore. Falsi piedi degli ullimi Ire anelli ad- dominali lerminati quasi ad egual livello, i sosti solo un poco piii corti. Appendici terminali oblunghe, troncate aU'estremita, impiantate sul dorso del sesto anello, al di Id del quale poco si avanzano. Colore nel secco giallo-verdiccio pallido. Rarissimo nel golfo di Napoli, presso Posilipo. 2i 190 COSTA A. — Sd' CR08TACE1 AMPIPODt SOTTOF. IV/ GAMMARINI Genere EGIDIA, A. Cosl. Caratlcri gcncrici. — Antennae superiores bisetae; inferiores artu culo prima inermi. Pedes quatuor anteriores minuti , prehensiles , suJbaequales ; tertii parts articulo ullimo spatuliformi ; quarti com- pressi , valde elaii, ariieulo ultimo tantum tereti; reliqui simplices. Illustrazione. Corpo piuttosto tozzo, pressoche come quello de'Cal- lisomi. Antenne superiori con due filetti raollo articolati. Piedi dclle due prime paia delicati, quasi eguali fra lore; 1' unghietta ne' primi inflet- tentesi contro il margine antero-inferiore come aU'ordinario; ne' second! contro r angolo antero-inferiore prolungato , come in talune Lisianasse Piedi del terzo paio rubusti, angusti, con I'antepenultimo articolo mag- giore de'due seguenli presi insieme; il pcnultimo assai piccolo, rultimo allimgato c spatoliforme. Piedi del quarto paio con articoli larghi e la- minari, I'ultimo solo quasi cilindracco. I rimancnli piedi genericamente poco diversi dalle forme ordinarie. Tra i diversi generi della tribii de' Gammarini, nella quale VEgi- dia prender deve posto, a causa dclle due prime paia di piedi atte alia prcsa, 0 quello che piii si avvicina ai generi della Iribu precedente per la brevila delle antenne superiori, c per la forma della mano de'piedi del secondo paio simile a quella di alcuue Lisianasse. 1 (16) Egidia pulchella, A. Cosl. Tav. IV, fig. 3. a-g. E. antennis superioribus inferiotnim pedunculum paidlo exeeden- Hbus, peduncidi articulis tribus subaequalibus, seta pcdunculi dimi- DEL REGNO DI NAPOLI 191 dio breviore; inferioribus thoracis artieulum septimum atlingentibus, seta pedunculo trip/olongiore; pedibus terliiparis articulo ultimo spinis coronato; quarti articulo antepenultimo late campaniformi , penid- Hmo marginc graduato ; pedibus spuriis ultimis praecedentes midlo excedentibus . — Long. lin. 2 1[2. Corj)o inodiocrcmcnte compresso , a dorso ritondato e liscio. Capo aiilcriornienlo rilondato. Occhi graudi, rilondato-triangolari, poco distant! fra loro sul docso. Antcnne superiori brevi, superanli di poco il pedun- colo dcUe inferiari; podimcolo poco men che i tre quarti della lunghezza totale, di Ire articoli cilindracei quasi eguali; filetlo priniario poco piii lungo di uno degli articoli del peduncolo; I'accessorio un terzo circa del primario. Antcnne inferiori lunghe quanto il capo e lorace insieme; il peduncolo robusto, un quarto della lunghezza totale , coi due primi ar- ticoli brcvissimi , gli altri due lunghi ed eguali. Primo paio di piedi col Ccirpo inferiormentc dilalato ed angoloso ; la mano piccola , quasi ovale, lungamcnte pclacciuta ; 1' unghictta mediocremente archeggiata. Piedi del secondo paio eguali ai primi, col carpo ovato-allungato e lun- gamcnte pelacciuto nel margine infcriore; la mano piu piccola, oblunga pelacciula , con 1' angolo antero-inferioro prolungato in ottuso dcnte , contro del quale s'inflette runghietla adunca c piu lunga di esso. Piedi del terzo paio quasi cilindracei , con 1' antepenultimo articolo un poco piu lungo dc'duc ullimi presi insieme, il penullimo assai breve, ed ar- mato di quattro grosse e corle spine sul margine infcriore ; 1' ultimo compresso, piii lungo del prccedentc, un po' ristretlo alia base, dilatato verso r estremila , questa ritondata ed ornata tullo intorno di spine e peli rigidi, e terminata da uno stiletto diritto ed acuto rappresenlate I'un- ghia. Piedi del quarto paio maggiori di tutti ; il penultimo articolo piii largo che alto , superiormcnte rilondato , inferiormentc troncato , quasi campaniforme ; il penultimo piu alto che largo , fatlo a gradini invcrsi sopra i due margini,cou dc'fascctti di peli entro ciascun angolo troncato ricntrante; 1' ultimo articolo angusto cilindraceo , diritto, sen- za alcun vcsligio di unghictta. Piedi delic ultimo Ire paia col primo articolo dilalato, i seguenti filiformi , pelacciuti e spinosi ne' margini ; 1' ultimo in quelli del quinlo paio simile all' omologo de' quarti , negli altri allungalo e con unghiella diritta ed acuta. Falsi piedi del sesto * 1 92 COSTA A. — SD' CROSTACEI AMFIPODI anello addominalc superanti di mollo i precedenti. Colore nel vivo ver- diccio pallido. Trovata nel golfo di Napoli ne'primi giorni di aprile: sembra ra- rissima. Genera MELITA, Leach. Nel rilenere il genere Melita del Carcinologo Briltanno , vediamo il bisogno di meglio chiarirne i caralteri,soprallutto relativi ai piedi delle due prime paia, siccome nella prefazione abbiamo esposto ampiamente. Crediamo quindi potersi cosi formolarc i caralleri di tal genere. Antennae superiores unisetae. Pedes quatuor anteriores prehensi- lesj primi minuti manu antice profunde biloba, ungueinfimdo sinus inserto, contra lobum inferum flectendo: secundi in sexubus difformes, manu in mare lata, apice truncata, subrectangula, ungue in angiUo an- tero-supcriori inserto , contra palmam flectendo , in femina minori subovali. 1 (17) Meuta palmata. Tav. 11, fig. 4.. M. elongata, abdominis articulis quarto et quinto dorso spinosis; antennis superioribus longis, seta peduneulo paullum longiore; inferio- ribus multo brevioribus, seta pedunculi articulo ultimo paullum lon- giore; abdominis pedibus spuriis sextis praecedentes multo superan- tibus. — Long. lin. 4. Gammarus palmatus, Mont. — Melita palmata, Leach. Desm. Corpo allungalo, svello, mediocrenicnlc comprcsso, a dorso ritondato; il quarto ancUo addominalc nel mezzo del dorso prolungato in acuta spina dirella in dietro, il quinto fornito di duo piccolo spine clic si clcvano quasi vertical nientCj una da ciascun lato presso il margine posteriore. Antenne superiori lunghe quanto il capo, torace e tre primi anelli addominali; DEL REGNO DI NAPOLI 193 il filcllo poco pill lungo del peduncolo. Antcnne inferiori lunghe i due Iflrzi dcUe superiori; il peduncolo poco men lungo che in quelle ; il fi- Ictto poco pill lungo dell' ultimo articolo del peduncolo. Mano de' piedi del primo paio rislrelta alia base, dilatala aU'estremita, ritondala negli angoli, ornala di peli selolosi rimiili a fascetti sopra i margini : I'un- ghielta assai adunca. Mano de' piedi del sccondo paio nella femmina ovolare, con unghiella poco arcuata, inflettentesi contro il margine an- tcro-inferiore; nel maschio quasi rellangolare, poco piu slrelta alia base, troncata per diritlo all' estremila , con unghia inserita nelF angolo an- tero-superiore, molto arcuata , fornita di ottuso dente presso la base del margine inferiore, e disposta in modo che nella flessione si adatta sulla faccia interna dclla mano , di cui raggiimge il centro con la sua eslre- mita. Falsi piedi del quarto e quinto anello addominale allungati e gracili, i quinti piu corti de'quarti: quelli del sesto anello oltrcpassanti moltissimo i precedenti, col peduncolo corto e grosso, portante uno sti- letto primario lungo, spatoliforme, setoloso ne'margini, ed un altro rudi- mentale. Colore verdiccio pallido, variegato di grigio. Frequente nel lago Fusaro, fra I'Acaniarchide. Genere NOTOTROPIS (1), A. Cost. Caralteri generici. — Antennae superiores unisetae. Pedes guatuor anteriores prehensiles , filiformes , subaequalcs. Corpus valde com- pressum, dorso acute carinatum, saepius segmentis aliquot in spi- nam productis ; epimeris mediae magnitudinis . Lc specie che noi comprendiamo in qucsto gruppo generico corri- spondono ad una delle sezioni del genere Amphithoe di Edwards, che noi credianio dovere isolate a causa doirabilo speciale che offre il loro corpo assai compresso , aculamente caronato sul dorso in tulta la lun- ghezza, e d'ordinario con un certo numero di anelli si toracici, che ad- dominali prolungati posteriormente in acuta spina. (<) Dalle greche voci viotoc dorso, e tpoiciccarena. 194. COSTA A. Sn'CROSTACEI AMPIPODI 1 (18) NOTOTROPIS GtTTATDS. Tav. I, fig. 7. A', capita brevissime rostrato, segmentis septimo thoracis om- mbusque abdominis dorso postice in spinam productis, lateribus iner- nUbiis; a7itennis subaequalibus, pedunculo inferiorum illo superiorum valde longiore; pedibus spuriis abdominal ibus subaeque terminatis ; flavo nifeseens, utrinque triseriatim lacteo-guttatus. — Long. lin. 5. Acanthonotus guttatus, A. Cost, in Hop. Cat. p. 46. Capo prolungalo anteriormcnte in brevissimo rostra compresso, na- scosto tra la base delle antenne. Settimo articolo del lorace, e tulti gli addominali prolungati posteriormente in acuta spina sul dorso , e nei Rancbi lisci, non spinosi, a margine posteriore assai flessuoso, con I'an- golo inferiore-posteriore prolungalo a guisa di dente ne' tre primi anelli addominali. Carena del seslo anello addominale sul dorso dirilta e li- scia. Antenne supcriori lunghe poco meno del capo c torace insieme ; il peduncolo poco piu di un terzo della lunghezza tolale. Antenne in- feriori lunghe quasi quanto le prime ; il peduncolo un poco piu della mela della lunghezza totale, col quarto articolo assai piu lungo del terzo. Falsi piedi addominali terminati quasi ad egual livello. Appendici ler- minali deH'addome stiliformi , oltrepassanti di poco 1' estremila del pe- duncolo degli ullimi falsi piedi. Colore, nel vivo , bianco-roseo o gial- liccio , con tre serie longitudinali di macchie bianco-lattee da ciascun lato, e con varie liuectte inlerrotte di color tabacchino. IVovato nel golfo di Napoli, tra fuchi, alquanto raro. 2 (19) NoTOTROPis spinhlicauda, A. Cost. Tav. I, fig. 8. A", capile brevissime rostrato, segmentis septimo thoracis , ah- dominisquc primis quinque postice dorso in spinam productis; abdo- minis segmento sexto carinula spinulis coronata; antennis subaequali- DEL RECnO DI NAPOLI 195 bus , inferiorum peduncvio illo superiorum valde longiore; pedibus spuriis abdominatibus sextis quartos, quartia quintos multo excedenti- bus. — Long. lin. 5. Affinissima alia preccdente. Ultimo arlicolo deiraddome con creste inarcata, ed ornata sul taglio di spinuzze cgiiali ed equidistanli. Falsi piedi del quarto anello addoniinale superanti notabilmente i quinti ; i sesti superanti di altrcllanto i quarti. Appendid terminali delF addome non eccedenti il peduncolo degli ultimi falsi piedi. Colore in individui conscrvati a secco, verde uniformc. Trovata dal prof. 0. G. Costa nel golfo di Taranlo. Genere AMPHITHONOTUS, A. Cost. Caratferi generici. — Corpus modice eompressum , dorso capitis thoracisque rotundato , abdominis carinato , scgmentis pluribtts ab- dominis, aut etiam ultimis thoracis postiee spinosis. Antennae supe- riores unisetae. Pedes quatuor anteriores prehensiles, filiformes, *w- baequales. Illustrazione. Coniprendiamo in quest'altro gruppo generico quelle specie di Amfitoe il cui corpo e raediocremente compressor, a dorso rilondato nel capo e torace, carenato nell'addome, i cui articoli sono prolungati posteriomiente in spina, come lo e pure sovcnte I'ultimo anello toracico. 1. (20) Amphithonotds mabionis. Amphithoe marionis, Edw. — Amphithonotus acanthophthatmus, A. Cost, in Hope, Cat. pag. 4.5. Bella ed interessante specie, rara nel golfo di Napoli ; nella pri- mavera. 186 COSTA A. Sn'CROSTACEI AMFIPOOI 2 (21) Amphithonotds spijuvkntris, A. Cost. Tav. 11, fig. 1. A. capite mimilissime rostrato, thorace dorso rotundato inermi, abdominis segmentis omnibus dorso carinatis et postice in spinam productis, tribus anticis lateribus cannula in spinam terminata in- struelis, angulisque postero-inferioribus acute productis; antennis sub- (lequalibus, superiorum pedunculi articido prima apiee spina exili ar- mato. — Long. lin. 3 li2. Corpo mediocremente compresso. Capo a dorso ritondato, anterior- mente prolungalo in brevissinio rostro, e ne'lati innanzi gli occhi pro- lungato ad angolo aculo a guisa di dente. Occhi reniformi. Torace a dorso ritondato e tutto liscio. Tre prinii anelli addominali nel dorso ele- yati in carena prolungala posteriormente in acuta spina, e ne'lati con Hn risalto longitudinale terniinalo del pari posteriormente in allra spina mi- nore, e con gli angoli posleriori-inferiori prolungati in punta acuta. Quarto anello addominale carenato come i precedenti nel dorso, liscio ne'lati , ed a margine posteriore poco flessuoso ; il quinto appena osservabile ; 11 sesto con carena sul dorso terminata in dietro in acuta spina, e con un risalto longitudinale da ciascun lato, dal quale si eleva altra delicata spina filiforme. Antenne superior! lungho poco meno dell' inlero corpo, gracili ; il peduncolo forma i due quinli della lunghczza totale, col primo articolo ornato di peli selolosi al di sotto, e terminato in avanti da breve ed acuta spina; il secondo piii che doppio del precedenle in lunghezza; il terzo assai breve. Antenne inferiori gracili, poco piu corle delle su- periori; il peduncolo lungo quasi quanto in quelle, coi due primi arti- coli assai brevi, il terzo triplo di qucsti insieme presi, il quarto cgualc ai tre precedenti riuniti. Mano de'picdi delle due prime paia allungala, angusta, diritta, con unghia poco adunca, lunga la mcta della mano. Primo articolo delle ultime Ire paja di piedi dilatato, e successivamente piu largo da'quinti ai scttimi. Falsi piedi addominali del quarto e sesto anello terminati quasi ad cgual livello, ed a stiletti eguali ; quelli del quinto un poco piu corli, ed a stiletti disuguali. Appendici terminali dell' ad- domo lunghc per modo, da raggiungere 1' cstremila degli ultimi falsi DEL REGNO DI NAPOLI 197 piedi. SupcrPicie dciraddome finamcnle rugosa , almeno noj;!' individiii secchi. Colore gialliccio sporco. Trovalo nel golfo di Napoli, rarissinio. Genere EPIMERIA, A. Cost. Canitlci'i geiierici. — Jnfeiniac superiorcs uniaetac. Pede-i qualitor anleriores prchensiles, filiformes, mbaequalcs. Corpus dorso in pu- slica thoracis parte ac inabdomine earinatum et spinosum. Epimera quart i et quinti articuli thoraeis maxima, simul clypeiim semilunare formaulia. Abdomen lamina horizonfali ierminatum. Illustrazione. Singolare rendesi il Croslaceo servito di tipo a que- sto genoro per la slraordinaria grandezza degli epimcri del quarto e quiiito anello toracico , i quali insienie formano uii grande scudo da ciascun lato del corpo a forma di gualdrappa, smarginalo al disotto a luna crcscentc. L'addomc si termina da larga lamina orizzonlale. Pei rimanenti caraltcri simiglia mollo agli Amfilonoli. 1 (22) Epimeria tricristata. Tav. II, fig. 2. E. capite rostrato , thoraeis segmento septimo , addominisqtte tribus anticis dorso carinatis et postiee in spinam produetis, lateri- busquc earinula spiiia postca terminata praeditis ; segmentis tribus posticis abdominis dorso carinatis , lateribus inermibus ; antennis erassiusculis subaequalibus , corporis dimidii fere longitudinc. — Long. lin. 7. Epimeria tricristata, A. Cost, in Hope, Cat. pag. 4.6. Corpo robusto, a dorso ritondato dal capo fino al sesto audio to- racico inclusive, carenato nel resto. Capo prolungalo in roslro robusto, un po' romprcsso, lungo quasi quanto il capo stesso cd inclinato in giii; nei lati terminato inforiormente in punla. Occhi quasi circolari. Primi cinque anelli toracici lisci, a margine posteriore diritto; il sesto col mezzo del margine posleriore prolungato in piccolo dente ; il settimo oltusa- 25 198 COSTA 1. SU'CROSTACEI AMPIPODI nienlo carenalo sul dorso e prolungato in dente maggioro, e con altro piccolo donlo da ciascun lato nel mezzo del margine posleriorc. I prinii tre anelli addominali grandi, carenali, prolungati in acuta spina , col margine suporiore dclla carena flessuoso, e con im risalto longiludinale da ciascun lato di quesla, che posteriormente si termina egualmente in breve spina; margine postcriore flessuoso , con I'angolo posteriore-infe- riore prolungato in acuta punta, piu lunga fle' due primi anelli , bre- vissima nel torzo. Quarto anello addominale elevato in carena , inter- rotta da incavo nel mezzo: quiuto brevissirao e liscio; sosto con un pic- colo rilievo a guisa di tubercolo. Antenne superiori lunghe circa la meta deU'intero corpo; il peduncolo poco piu del quarto della lunghezza to- tale, grosso, con gli articoli decrescent!. Antenne inferiori lunghe quanto le superiori; il peduncolo men grosso e piu lungo che in quelle , col primo artieolo brevissirao e prolungato a guisa di squama triangolare, che abbraccia il secondo anche piii breve; il terzo piu lungo di tutti; il quarto poco piii corto del precedente. Piedi delle due prime paia con la mano allungata, angusta, troncata obbliquamenle aU'estremita , un poco pill inarcata sul dorso in quelli del primo paio; I'unghietta breve e poco arcuata. Primo artieolo de' piedi del quinto paio poco dilatalo , quasi rettangolare , con I' angolo postcriore-inferiore prolungato in acuta punta; di quelli del sesto paio un poco piu largo ; di quelli del settimo paio posteriormente assai dilatato, e largaraente smarginato presso I'e- stremitii. Epimcri de' primi tre anelli molto alii ed angusli ; quelli del quarto assai grandi, prolungati obbliquamenle in avanti ed in basso , inarcati a guisa della superior mascella di uccello rapace, con la meta del margine postcriore prolungato in dietro in spina che abbraccia Tangolo antero-inferioro degli epimcri deU'anello che segue: questi anch'essi assai grandi, quasi romboidali, con I'angolo postcriore-inferiore prolungato ob- bliquamente in dietro a mo di gualdrappa, e formanti co'precedenti uno scudo inferiormcnte incarcato c semilunare. Epimeri del sesto c settimo ancUo assai piccoli. Falsi piedi del quinto anello addominale di poco oltrepassanli quelli del quarto, quelli del sesto di poco oltrepassanti quelli del quinto: gli stilctti cguali nc'quarti e scsti, disuguali nc'quiiiti. Ad- dome terminato da lamina quasi retlangolare, ad angoli ritondati. Specie assai rara nel golfo di Napoli. Uno degl' individui che pos- sediamo fu raccolto, rigettafo dalle onde, sul littorale di Baja. DEL REGNO Dl NAPOLI 199 Genere PROBOLIIJM (1), A. Cost. Caratleri gencrici. — Antennae superiores unisetae. Pedes quatuor anteriores prehcnsiles, primi minores , seeundi valde majores, manu maxima. Corpus dor so rotundatum inerme, utrinque lorieatum, lo- rica ex epimeris tertii ct quarti articvUi eonnatis praecipuc constituta. Jiluslrazionc. L' abito parlicolare che ci preseiita il Croslaceo chc andiamo a descrivere ci obbliga formare per esso un genere distinto. Gli epimeri do' primi qiialtro anelli toracici , ma sopratlulto quelli del lerzo e quarto, assai piu grandi e quasi tra loro saldati, formano un grande scudo ritondato da ciascun lato del corpo, entro il quale restano complelamcnte nascosti i piedi. De'quattro piedi antcriori i primi son pic- coli, i secondi pel conlrario assai grandi, con mano immensamente svi- luppala, armata di lunga unghia falciforme. Pei rimanenti caratleri con- verrebbe con le Anifiloe. 1 (23) Probolium poLYPHioN, A. Cost. Tav. II, fig. 5. P. antennis subaequalibus, capitis thoracisque simul longitudine, pedunculo in inferioriltus valde longiore; pedibus seeundi pans manu magna elongata, antice bidentata , marginc inferiorc subrecto , ser- rato (mas), subintcgro (fern.), ungue valido falciformi , manus longitu- dine ; pedibus reliquis validis , margine minute serrulatit , sex po- sticis articulo prima valde clato, tertio postice ad falcis instar infra producto; pedibus spuriis abdominalibus gracilibus, elongatis, quintis vix brevioribus. — Long. lin. 3. Corpo poco compresso , a dorso ritondato , guardato di lalo quasi ovale, con la eslremita addominale quasi bruscamente assottigliata. Capo piccolo, non rostralo. Occhi quasi circolari , posti assai in dietro. An- tcnne lunghe quanlo il capo e torace insieme, qimsi eguali: peduncolo (1) Dalla greca voce TCpo^oXiov, loricula, piccola corazza. 200 COSTA A. SU' CnOSTACEI AMPIPODl delle suporiori non oltrepassante 1' cstrcmita del penullimo articolo di qiiello dcllc iiiforiori. Piedi del primo paio piccoli, filiformi, con inano quasi ovale. Quelli del secondo pel contrario assai grandi, nel maschio piu che nella fenimina , cod mano, quasi diritla , lunga tre volte la propria altezza , col niargine anteriore assai breve e bidenlato , 1' infe- riore minutaniente seghettato nel maschio, quasi liscio nella femmina: unghia lunga qnanlo la mano stcssa, falciforme. Piedi delle due paia seguenti robusti, filiformi, finamente seghcUati ne'margini. Quelli delle ullime Ire paia col primo articolo assai dilalalo ; il terzo nell' angolo postcriorc-inferiore prolungato in giii a guisa di corta e larga falce fi- no al livello delta cstrcmita deirarlicolo quarto; terzo, quarto e quinto fi- namente scghcttati nel margine anteriore, come ne'piedi del terzo e quarto paio. Epimcri de'primi quattro anelli toracici formanti insieme la corazza: quelli dc'due primi anelli piu alti che larghi ; quelli de' due seguenti saldati insieme in un solo dilatato c ritondalo posteriormente ; i rima- nenti piccoli e decresccnti. II lembo libero di tutta la corazza guardato con fort(! ingrandimento minutissimamcnte festonato. Falsi piedi addo- minali allungati, gracili, terrainati quasi ad cgual livello, i quinti solo essendo un poco piu corti. Appendici terminali orizzontali , posterior- mente ritondate, raggiungenti appena la meta del peduncolo degli ul- limi falsi piedi. Nel golfo di Napoli, tra fuchi, non molto frequenle. Genere AMPlllTllOE, Leach. Riteniamo questo genere per quelle sole specie il cui corpo non e ne carenato, ne spinoso sul dorso o ne'lati, e gli epimeri di grandczza ordinaria. Laondc per armonizzare i suoi caratteri gcnerici con quelli dogeneri affini, possono cosl forniolarsi. Antennae superiores uniselae. Pedes quatiior anteriores prehen- siles , secundi saepius primis majore-s. Corpus dorso rotundatum , inermc, epimeris mediae magniludinis . Non oslante gli smembramenti da noi fatti, il genere Amphithoe DEL REOWO DI NAPOLI 201 i luttavia nella famiglia qucllo che racchiude il raaggior nuniero di specie che possonsi agevolraenle ripartire in piu gnippi. 1. Dorso perfettamente ritondato in tutla la lunghezza. J) antennc superiori piu corte delle inferiori. a) anlenne inferiori non piu lunghe della mela del corpo. 1 (24.) Amphithoe Prevostii. Jmphiloe Prevostii, Edw. Nel golfo di Napoli. piutlosto rara. 2 (25) Amfhithoe babirussa, A. Cost. Tav. II, fig. 5. - ,1 .:z^ ^4^£cr;^ j.d Fu, ,? Fi(/ . 4- F^.S Rmjf ^O^^rA i //c Cty^/u Tfiuold IV. ^^,,H^^y,^/./.f.^3. Ji^ff. Aa*t^trit I MEMORIE MATEMATICHE PRESENTATE DASOCII ALL' ACCADEMIA NELL' ANNO 18S4 E DA ESSA APPROVATE. 31 ;[ MEMORIE RELATIVE ALLE PROPRIETY DELLE CURVE DEL 2 ORDI^E CIUCI>SCR1TTI13ILI AD UN QUADUIGO.NU ED ALLA RICERCA DELLA MINIMA TRA ESSE IN SUPERPICIE. DEL SOCIO ORDINARIO N. TRUDl. INTRODUZIONE. Due qiiistioni di pratica ulilita, risguardaali I'iscrizione e circoscri- /.ione ad un dalo quadrilatero di una conica di area massima o minima, hanno acquislato Ira i gcometri una certa imporlanza, sia per la difficolta clic hail dinioslralo, sia per aver fissato raltenzione di grandi geomelri dei tempi nostri, Ira quali Eulero, Gauss, Steirier, alluUimo de'quali e do- vuta la pill bella ed elegante soluzione del primo de'duc problcmi, quello rini' dclla iscrizione; montre I'altro dclla circoscrizione sembra rimasto fi- iinra insolulo. 1! sig. Steiner rcndea nota la sua singolare soluzione in un opuscolo pubblicaloin Roma nel 184.4.(1), di cui facea done al noslro A7rti///.quan(l() nell'anno istesso venno eon I'illustrc /acobiii dimorar tra noi, avenle per litoio: Tcoremi sti le eoniche iscrilte e circoscrilte; ma i\i,se- guendo I'ordinario sue costume ei non fa che annunciare i soli risultamen- ti: e. taccndo ogni analisi e dimoslrazione, prov(X'a naturalmcnle i let- tori a rintracciarle. Cosi, spiiilo a qucsto lavoro, di diciasselle noliibilissi- mi teoremi ivi enunciali, potei ben presto compiutamento dichiararne i primi sedici; e poiche da mia parte avea poluto eziandio qualche cosa di ilj Vedi Giornale j4rcorfico vol . XCIX. 24.0 TRUDi — proprieta' delle curve ni 2" ordink nuovo nggiungerc alio ricerche del geomelra tedesco, non csilai di annun- ciarc il Invoro a quosia R. Accadomia , alia quale allora avea I'onorcdi appartonoro come socio corrispondentc, riserbandonii di rassegnarlo al suo giudizio appeiia a\essi potulo renderlo compiulo non solo con la dichiara- zione deiruUimo de' diciassclle tcorenii , die in sullc prime sembrommi agevole assunlo; ma anche con la risoluzione della seconda delle due ([ui- slioni di massimo c minimo,poiche parvemi di essor vicino a conseguirla. Diro per lanio ingenuamenle che nell'una e ncH'aUra ricerca Ic mic spe- ranze in quel rincontro rimasero deluse; c mi fu forza fmalmcnlc di depor- re il pensiero di queslo lavoro, il quale d' allora resto abbandonalo ; c lo sarebbe tuUavia , sc uno slimolo assai pungenle non fosse sopraggiunlo per determinarmi a riprenderc la quislione del massimo o minimo , esscn- do stato a cio provocalo da formalc proposla faltami di queslo problema da un giovane che ascoltava le lezioni di calcolo da me dellate nella Ucgia Universita degli studi, enunciandolo in qucsli termini: « In un fondo pia- )i no si vuol coslruire una peschiera cUillica; il di lei conlorno dee passa- « re per quatlro punli obbligati, ma bisogna occupare la piu piccola su- )) perficic possibile di terreno. Si domanda il silo del cenlro di quesla pe- 1) schiera «. Era quesla precisamenle la quislione della circoscrizione della conica di area minima ad un dalo quadrilatero ; e pero mi vidi obbligalo- riamenle richiamalo all'anlico lavoro; ma quesla volla con miglior suc- cesso, perocche mi fu dato di risolvere compiutainenle la quislione. Ma, risolulo il problema, sorgeva un'allra difTicolta dipcndcnle dalla leoria dc' massimi e minimi. La quislione di cui Irallasi va ridolla alia ri- cerca de' massimi, o minimi valori di una funzione di una variabile, e la equazione che delermina i corrispondenli valori di qu(!sla variabile, quella cioc che si forma eguagliando a zero la prima derivata della funzione, e di grado supcriore al secondo. Reslava quindi a disculere le sue radici, ed esaminare il segno che la derivala del secondo ordine prendeva per ciascu- na di esse, afhn di discernere i massimi da' minimi; ma gravi ostacoli pre- senlava siffallo osame. E vcro, come si vcdra a suo luogo, che alcune con- siderazioni geomelriche altinle dalla slessa nalura della quislione, ban per- messo nel easo presente di soddisfarc a quest'oggello; ma mi era a cuon; di conseguirlo per vie direlle. Se non che ogni sludio riusciva infruUuoso, fincho ci avvisavamo di lenere le vie ordinarie; e si comprcnde in fatii che man pro si Irarrebbe dal sostiluire nella seconda derivala espressioni com- CIRCOSCRITTIBILI AD UN QUADRIGONO, EC. 241 plicato da radicali, chc si prcsonlano in gencralc sollo forma immagina- ria, ove trallisi di C(|iia/.i()ni di 3° c -i° grado; e ])oi il melodo rinsce inlera- mcnlc ozioso ])cr eqiiazioiii di gradi supcriori. Poro dopo altt'nle riflL'ssioni mi fii pcrmesso di sormontarc qiiesle ditficoltii ricorrciido ad uq mezzo scniplicissimo, chi; non osigc; alcuna sostiluzioiK'; c clii; non solo si presta alia quistiono prcscnU!, ma piio utiiiiiLiiile adoUarsi ii(;lla maggior parte de'casi; e porlo meno porgoni s"mpre a tali ricerche significanti agevo- lazioni. Intanlo siccomc la risoluzionc del probloiiia in discorso esige che si abbiano prcsenli alcune proprieta delle conichc descritlibili per qnattro puiili, cosl abbiaiiio crcdulo piu utile di ripartirc il lavoro in due distinte mcmorie, dostinando la prima a riassumcre le proprieta piii cospicuo ed interessanti del detto sistcma; e rimettendo alTaltra la quislioue del mas- simo, 0 nyaimo. ^'on lutto certamente c nuovo nella prima memoria; ma a quelle che puo appartenerci abbiamo dovuto aggiungere delle proprieta conosciute, sia perche cssenziali al nostro scopo, e sia perche non ancora generalmen- te note. Le riccrche delle quali ci occupiamo menano a considerare un qua- drilatero, di cui son dati i qualtro verlici. Or siccome e essenziale di distin- guere questa figura da quella clie nascc dal considerare quattro rette co- munque situate su di un piano, ri()i,ritenuta per quest'ultima ladenomina- zione ordinaria di quadrilalero, adotteremo per la prima il nome di qua- drigono, gia attribuitole, c molto acconciamente da competcnti geomelri. E come al (juadrilatero si aggiuiigo I'epitcto di eomplcto, quando si eonsi- derano lutli gl'incontri delle (juattro relle a due a due, che sono al numero di sei vertici, cosi pure il ((uadrigono dicesi completo (fuando vi si consi- dera il sistema di lulte le sei congiungenti de' (juattro punli a duo a due, risullandonc una figura di quattro \erlici opposli, che nc sono tre diago- nali; c nel quadrigono son punli assai rimarchevoli le tn; intersezioni del- le Ire coppie di lali oi)posti. Sono orniai generalmenle conosciute le numerose ed importanti pro- prieta di cui ('• dotato il quadrilatero completo; e non meno numerose ed im])orlaiiti son quelle che si rinvengono nel quadrigono comjdelo, ed ag- giungiamo che attualmente le proprieta di queste due figure scrvon quasi di fondamento alia niaggior parte delle ricerchc islituite per le vie della 242 TRLUi — pkoprieta' delle curve di 2* (mniiNE pura Gooniolria. Quando poi si rifletla che lali figure sono polari rocipro- chc I'una (lairallm, si vedra non solo la convenienza, ma direm pure la iiw'ossila (li dovcrle dislingucro con nomi diversi; senza di che si rischia di caderc in confusioni ed equivoci; e perlo meno si sarebbe obbligali di ricorrere a circollocuzioni di parole soniprc a danno della brpvita c dclla ohiarczza. In quanlo al quadrigono conipleto e degno di parlicolare allenzionc il casii in cui ciascuno dei suoi lati e perpendicolarc al corrispondente lalo opposto; in soniiua quando le Ire coppie di lali opposli comprendono an- goli relli. ifc in questa condizione il quadrigono delerrainalo da' Ire vertici di un Iriangolo ([ualunque e dal punlo d'inconlro delle sue Ire altezze. Le speciose proprieta di quesla figura, che abbiamo credulo di distinguere col noine di (juadrigono ortogonale, acquislano parlicolare inleresse nella Geomelria delle piu semplici tra le curve del secondo ordine, vale a dire del cerchio, e della iperbole cquilalera: ed e pero che ci riserbiaiiio di oc- cuparcene in altro apposilo lavoro. cincoscniTTiBiii ad un qdadrigono, EC. 24.3 iMEMORIA 1." SL I.E PROPRIETa' DELLE COMCUE CIRCOSCRITTIBILI AU UN QUADRIGONO. Osservazioni preliminari. 1. SianoA, If,C,D{fi^. le2)quattropunUcomunquesituali in iin piano; congiungcndoli a due a due in lull'i modi risulla lafiguradiquatlro vorlici e sei lati cui si da attualraenle il nome di quadrigono completo, e dove 0, P, Q sono le inlersczioni delle tre coppie di lati opposli AD e BC; AB c DC; AC c BD. Siccome in prosieguo occorrera spesso di far monzionc del trian- golo OPQ, lo addilercmo col nome di triangolo dclle tre inter sezioni. 2. Nel quadrigono per cio die riguarda la sua forma gcnerica, pos- sono a\er luogo due casi ben distinti; o ciascuno dci suoi vertici cade fuori del triangolo dclcrminato da' tre rimanenti; o un solo di essi cade denlro il triangolo determinato dagli allri. Per chiarezza distingucrcmo questi due casi con le denominazioni rispetlive di quadrigono di prima c di se- conda specie; cosi si ha un quadrigono di prima specie nella fig. 1% ed un quadrigono di seconda specie nella fig. 2°. .^. Per tanto e chiaro che nel quadrigono di prima specie v'ha sempre coppie di lati opposti, i quali formano un quadrilatero ordinario con\esso ABCD, avenlc per diagonali i rimanenti due lati opposti AG, BD, i quali debboiio inlersecarsi ncU'intcrvallo delle loix) lunghezzc in un punto Q si- luato al di dentro del detto quadrilatero, mcntre le intersezioni 0, P delle allrc due coppie av vengono necessariamenle al di fuori, e su i prolunga- menli di cntrambo i lati da cui risulla ciascuna intcrsezione. X. Nel quadrigono poi di seconda specie ciascuna delle tre intersezio- ni R, P, Q si trova sopra un lato del triangolo ABC che chiude la figura, ed accade nellintervallo di queslo lato e sul prolungamento di qucUo che gli e opposto. 5. In questa seconda specie di quadrigono pu6 avrerarsi un caso nie- ritevoledi particolare aitcnzione, ed c quando sono rotti gli angoli di due coppie di lati opposti; allora anche retlo e I'angolo dcUa terzacoppia, dal perche le tre altez-ce di un triangolo si segano in un medesimo punto. 24-4. TRUDI PROPRIETA" DELLE curve D1 2° ORDINE Cosi;, per esompio, supponendo tra loro pcrpcndicolari i lati opposti AC,BD, (! gli allri DC, Ali;, anohc pcrpondicolavi riusciranno gli allri due AD,BC. ^^oi disliiiguuru'mo quosto spccialc quadrigono col nonie di quadrigono ortogonale, nel quale avviene che ciascuno de' quallro vcrticl e il piinlo in cui si scgano le altezze del triangolo dclerminalodaq-li allri Ire verlici. 6. Porrcmn fine a queslc osservazioni facondo rifletlcre che le Ire coppic di lati opposti di un qnadrigono, prcsc a duo a due, determinano Ire quadrilatori completi, c quindi ogni propriela di questa figiira puo for- nire proprieta del quadrigono. Eccone, come esempio, una, che in prosie- guo avrenio bisogno di lencr prescnte. Si sa che nel quadrilalero completo i punti medii doUc Ire diagonali sono in liuca retla; quindi considerando per esempio il quadrilatoro com- pleto QCPBAD determinato da'quatiro lati del quadrigono AC, DlJ, AB, DC, saranno AD, BC, PQ le sue tre diagonali; c pero se «, i^, o siano i loro punti medii, qucsti Ire punti staranno in linca retta; ma in rapporlo al quadri- gono le due prime AD, BC sono due kili opposti, e la terza PQ c la con- giungente delle intersezioni delle altre due coppie; dunque puo dirsi, che: Nel quadrigotw completo i punti medii di due lati opposti sono per dritto col mezzo delta congiungenlc delle due intersezioni delle altre due coppie di lati opposti. 7. In conseguenza di questo leorcma, se y e S siano i punti medii di AB e DC, ep il punlo medio di RQ, anche per dritto staranno i punti 7,5,jd; e COS! pure se £,

o , B'' — fm'66' < o , \i' — aa'bb' = o. Ora se il quadrigono e di scconda specie, i segni dc'duo prodolli aa' e bb' sono cvidentcmentc contrarii , e percio negativa la qiiantita (•) II coefHcienlc del ternilne in xy sarebbe.come risulla Ual calcolo, iBaa'bb'; ma slt- come il fallore aa' bb' k costante cosi pu6 sopprimersi senza errore, e supporlo fiiso nel- I'arliitraria B. CIRCOSCRITTIBILI AD UN QUADRIGOKO, EC. 24.7 aa' bh'. Dunqiie in queslo caso puo solo csser vcrificala la prima condizio- ne; c nu segue chc solo ipcrboli si possono circoscrivcrc ad iin (juadrigono di soconda specie. So poi il (jiiadrigono e di prima specie, i due prodolli aa' hh' essondo di segni siinili, la quanlita aa' bb' sani positiva; c quindi in lal caso ciascuna dello tn; condi/.ioiii potr;i esscr soddisfalla con valori convenienti di B; pcro Ic due prime di una infinila di manierc, e I'uUima in due modi soUanlo, cioe co' due valori \\ = ±^Vaa!bb' . Ua tullo cio per tanto risulfa il seguenle teorcma: Ad tin quadricjono di prima specie si possono circoscrivere inmi- mercvoli ipcrboli, innumcrcvoli cllissi,e due soleparabok';ma solo iper- holi, (inche in numero infinilo, si possono circoscrivere ad un quadri- gono di secojula specie. 12. Quando si attribuisce a 1$ uno de' due valori scritii in iillimo luogo, I'cquazionc (A) si puo mettere sotto la forma i^Vlia' ^xVWy — 2aa' pij—2bb'i>.x + aa' bb' = o , <• vedesi chc i diamclri dclle due paraLole circoscrittibili sono paralleli alle due relle y\/'aa'±xV'bb' = o Per delerminare le loro direzioni si possono prendere sugli assi i segmenli IIH, RR cguali rispellivamenle a Vaa' c V^bb', vale a dire alle medio pro- porzionali traUy\,Rn, c traRli, RC; e poi congiungere il punlo R col pun- to X medio di UK; cosi le direzioni di cui si Iralta saranno quelle dello relte HR, RX. Di falti risulta dalla cosiruzione che la rella HR ha per cquazione yV^m'-\-xVW==V'aarbb' , e pcrcio sara parallela alia rclta yyaa' -\-xyTb'z=o 248 TRUDl PROPRIETA' DELLE curve DI 2° ORDINE figurala dalla R mcnata pel punlo R parallelamente ad IIR. Inoltre siccome le coordinate del punto X., medio HK, sono -l/oJ? cd - \/bb' , I'equazione di RX sara y=T^7T^' x aa' ossia yV'M' — x\ybb^=o ; I! quindi (• manifcslo cho i diamctri doUe due parabole circoscrittibili al quadrig-ono liescono paralleli allc due relte IIR, RX , ossia alio roUo RY, RX. 13. Quando si ha aa'-=hb' , Ic cquazioni delle due rette RX, RY ri- duconsi ad y±x=o, ed e manifesto che in tal caso esse sono le bisettrici de'due angoli IIRK, H'RK, rale a dire de'due angoli consog-uenli comprcsi da' lati opposii AD, BC, c sono Ira loro perpendicolari. Riflcllcndo adunque che uniformi conchiusioni debbono oltenersi per ciascuna dellc altre due coppie di lati opposti; e rifleltendo inoltre che la condizionc aa' = hb' c verificata se il quadrigono sia iscritUbile nel cerchio, saremo condotti al scgucnto teo- rema : Gli assi dclle due parabole descrittibili per quattro punti siluati sulla circonferenza di un cerchio sono tra loro perpendicolari; e le loro direzioni sono quelle delle bisettrici de'due angoli conscguenli compresi da due lati opposti qualunque del quadrigono determinato da' quattro punti. 14.. Daqueslo teorcma risulta una rimarchevole proprieta del qua- drigono iscritlibile nel cerchio; cioo, cho: Le sei bisettrici degli angoli compresi dalle tre coppie di lati oppo- sti di un quadrigono iscritlibile nel cerchio riescono tra loro parallels in dv£ diverse direzioni. CIRCOSCRITTIBILI AD UN QUADRIGONO, EC. 24.9 15. Ove fosse aa'^ — hb' , ipolesi che puo solo avverarsi nel quadii- gono di scconda specie, Tequazionc (A) si riduce ad (*) y^ + 2\!>xy — x^ — 2?y + 2a.x— aa' =o. Or se di piii i lati opposti AD, IJC presi per assi si suppongano ortogoiiali^ (juesla cquazione non polra coslruire altre curve che iperboli equilaterc. Inlajito siccome la relazionc «»'= — 66'annuncia I'eguaglianza de'rettan- goli UA IID ed Rll RC, e siccome RB e supposta pcrpendicolare con la inlersczione delle tre allezzc del triangolo ARD; c percio nel caso che con- sidcrianio il quadrigono e ortogonale. Quindi risulta, die: Le innumcrcvoli sezioni conicho inscriltibili ad un quadrigono or- logonale soiio lulle iperboli equilalere. 16. Segue da questo leorema che se descrivasi a piacere un'iperbole equilalera per Ire vertici di un quadrigono orlogonale, la medosinia pas- sera ancora pel quarto vertice; ma questa proposizione merita di essere direltamcnte comprovata. Ed a tareffelto supponiamo descritla un'iperbo- le equilalera pe'trc vertiri A,. B, 1); allora il lato BC, preso per asse dclley, avendo gia con questa curva una intcrsezione nel punto B^ avra con cssa anche un'altra intersezione; e supposto che queslo inconlro avvenga inC, jwrremo RC' = .6". Ora I'equazione della iperbole dovendo aver la forma y' -\-2^xy—x^-\- 2Dy + 2Ej + F = o , se si fticria ora y = o , cd ora x = o , f,\ avranno lo duo oquazioni di 2° grado x^ — 2^x—? = o , y'-f 2D// + F=o , aventi a radici Tuna i segmcnli RA, RD, cioe a, a'; I'altra i segnionti RB, RC',ossia6, 6"; e quindi emcrgono le due relazioni aa'= — F, bb"=^F, donde I'altra an' = — bb" : ma essciido il quadrigono ortogonale si lia aa'= — /;6';adunque risultera b'=:b"; vale a dire OC=OC'; e cio prova che il punto C si confondc col punto C. In conseguenza: Ze innumerevoli iperboli equilalere descrittibili per tre vertici di (•J V. la nota precedenle. 250 TRUDi — proprieta' delle curve m 2° ordine un quadrigono ortogonale passano tuttc pel quarto vert ice. 0. in altri lerinini; Le innumerevoli iperboli equilatere descrittibili per tre vertici di un Iriangolo si tagliano tutte in quarto punto, intersezione delle tre al- lezzc del triangolo. 17. I\Ia quindi si ha pure la scguenle speciosa proprieta della iper- bole equilalcra: fscrillo a piacere un triangolo in una iperbole equilatera, Vincon- tro delle sue altezze avverrd su la stcssa curva. 18. Tornando aU'equazione generale (A) considcriamo due diametri conjugaliqualuiiquc della conica da essa coslruila, e dinoliamo con n ed n' i loro coefFicienli angolari, vale a dire i delerminali delle loro direzioni: tra qucsli coefficienli e quelli de' primi Ire termini di (A) sussistera la re- lazione (*). aa' nn' + B (h + ??') -\-l)b' = o , la quale puo cssere verificata indipcndcntemcnlc dalTarbilraria B, poneii- do n+ 7;'=o . Per tanlo i valori di n ed n' capaci in tal caso di soddisfa- re la delta relazione saranno le due radici dell'equazione aa'n^ — bb'=o , lalche polremo supporre n=y/^^ , ■«'=-j/^. ' aa ' aa' Or segue da cio che ciascuna conica circoscritta al quadrigono ammetle un sistema di diamelri conjugati paralleli a due direzioni fissc determina- te da quesli valori di n ed n' . Ma pure emcslieri die i due prodolti aa! e bb' siano di segni simili, senza di che quel valori sarebbero immaginarii.Am- messa per lanlo quesia ipotcsi, la quale esige die il quadrigono sia di prima specie, le direzioni de'detti diametri saranno qncUe stesse delle due parabole circoscriltibili (n°. 12): e quindi risulla, die: f*j V. i nostri elem. di Geom. anal n- 145 c 47i">. CIRCOSCRITTIBILI AD UN QOAOaiGONO, EC. 2j 1 Lc sezioni conichc circoscritlibili ad un quadrigono di prima spe- cie ammcllono uii tis/ema di diamclri cojijutjati parallcli; e le loro di- rezioni son quelle pd diameiri dclle due parabole circoscritlibili al qua- drigono medesimo. 19. Segue da qucsto teorcma die sc per Iro vertici di un quadrigono si descriva una conica, la quale abbia due diamclri conjugati paralleli alle due dirczioni di cui e parola, la medesima passcra cziandio pel quar- to verlicc. Difalli supponiamo, per esempio, descriUa una conica pe'tre verlici A, B, D; o poielic"' la medesima gia incontra I'asse delle y in nn pun- lo B, dovn'i tagliarlo aiicora in un altro punlo C; allora messo 11C'=6", I'equazione della conica avra la forma aa'if + 2I]xy + bb"x^' + 2Dy + 2Ex + F =o ; e tra n , n' determinanti delle direzioni de'due diametri conjugati sussi- stcra la relazione aa'nn' + B (n -f n") + bb"=o. Ma, essendo per ipolosi ' hb' ' aa' hb' si ha nn' r=. ;, od n-\-n'-=o, cos i la delta relazione riducesi a aa — bb' -\-bb" = o,(i ne conseguila b':=b"; valo a dire RC^RC; e cio dimo- slra die il punlo C'si confonde con C. Quindi possiamo cnunciare la se- guente proposizionc. Se per trc vertici di un quadrigono si faccia passare una conica vhe abbia un sistema di diametri conjugati paralleli agli assi delle due parabole circoscritlibili alia figura, quclla conica passerd eziandio pel quarto vert ice. 20. Siccome gli assi dclle due parabole circoscritlibili ad un quadri- gono riescono tra loro pcrpendicolari,quando il quadrigono e iscrillibilc 252 TRUDI PROPRIETA' DELIF. CURVE DI 2° ORDINE nel ccrcliio (n°. 13), cos! o nianifcsla qucst'allra proposizioiie (conosciula per la sola prima parlo)^ che: Gli ussi dellc curve di 2° ordinc dcscrittibili per quattro punti si- tuati su la circonferenza di un cerchio, son tutli tra loro paralleli in due diverse dirczioni; le qitali son figurale dalle bisettrici de due an- cfoli eonsegucnti compresi da due lafi opposti (lunlunque del quadrigono determinato da' quail ro punti. 21. Considcriamo ora un punio qualunque {p, q) nel piano delqua- ilriifono; I'equazione dclla sua polare rispcUo alia conica (A) sara (Bp + ««' q — aa' ?)«/+( B 7 + bh'p — hh' «) .r= au! py + bb' »p — aa'bb': e cade sotl'occhio chc la medcsima 0 verificata indipendentemente dallar- bilraria B, poncndo Ira x ed ij la relazione pij-\-qx=» , la quale da luogo-nH'altra aa'(q — ?)y+bb'{p — »)x = aa'{'q + bb'a.p — aa'bb'. L'incontro delle due relle costruite da queste due equazioni e dunque un punto della polare; ed essendo indipendcnte da 15, risulta il bel teorema, (lovuto a Lame, che: Le polar i ditm data punto relative allc immmercvoli coniche cir- coscritlibili ad un quadrigono s' inter segano tutte in un altro punto. 22. Ponendo neU'equazione gene rale della polare /)=o e q = o , ri- sulta I'equazione aa' p y -|- bb' a.x=-aa' bb' , apparlenenle alia polare dell'origine U. Per coslruirla cercheremo 1 punli in cui cssa incontra gli assi coordinati; e pero supposto che questi punli sieno E ed F, facendo neU'equazione una volla /y = o , ed altra volta x=« , aTremo a:=0E = ^==2-^=2!iA_iil^, a « + «' 'M+RD ' ■'' 13 b^b' UB + AC CincOSCRITTlBIH AD UN OCADRIGONO, EC. 253 Qucsto ospref?sioni dimoslrano che i segmcnti RE, RF (fig. 1 e 2) sono ri- spcltivamentc medii armonici tra RA, RD, e Ira R15, RC. Ma d'altra parte, ponondo mciilc al quadrilatcro complelo QCPIiAD si scorgc che qucsli me- dii armonici sono i segmcnti delle sue diagonali AD, DC intcrceltati tra il punto R e la tcrza diagonalc PQ; dunquc i punti E, F saranno situali su la rctta PQ, la qnalc sara in consegucnza la polarc del punto R. Da do ri- sulta per tanto quesla conosciula proposizione, che: In ogni qtiadrigono il triangolo delle tre intersezioni e tale che eiascimo de' suoi vcrtici e polo del corrispondenle lata opposto in ri- guardo a qualunqiie conica circoscritta al quadrigono. 23. Eguagliando a zero le due derivate dellequazione di una conica. pres(; rispello ad y cd x, si formano, coni'c note, le cquazioni di due dia- mclri di qucsta curva; e da cio segue che il centre della conica (A) e de- finilo da' valori di a; cd ?/ comuni alle due equazioni Bx-{- aa' y — aa' p ^ o , \iy+bb'x—bb'a.=o , formate appunto con la derivazione di (A). Varia qiiesto centre col variar di B; laondc climinando questa quantita tra le due equazioni, Tequazione risultante in x, y sara quella del luogo geometrico de'centri di tutte le coniche circoscriltibili al quadrigono. Eseguendo per tanto leliminazionc di B si ha lequazione di 2° grado (B) aa'y' — bb'x^^=aa'?y—bb'»x; e quindi risulta che: // luogo de' ccnlri delle inmtmerevoli coniche eircoscriUibili ad un quadrigono c aneor csso una sezione conica. Ma questa rimarchevole locale, merita perle applicazioni iraportanli di cui e suscelliliiie, di cssere stndiata e discussa; cd e cio che or faremo ncl modo il piii breve, meltcndo in vedula le sue atfezioni, ed alcune delle sue principal! propriety. 33 25J< TRUDI PROPRIETA' DELLE CDRVE DI 2° ORDINE DISCUSSIONE dell' EQUAZIONE (B), E TEOREMI CHE NE DIPENDONO. 23. Mancaado rcqunzione (B) del tcrminc in xy, la sua locale avra un sistema di diaiuctri conjugali parallcli agli assi; che sono due lali opposli del quadrigono; c poiche qucsla condiiusiono e applicabile a ciascuna dcl- le Ire roppio di lali opposli, dobbiamo concliiudcre, per simmeliia; che: La locale rfe' ccntri delle coniche circoscrittibili ad un qiiadrigono ha ire sistemi di diamctri conjugcdi paralleli alle tre coppie di lati opposli. 25'. La mancanza poi del tennine indipendente da x ed y dimostra oho la curva passa per I'origine R inlersezione de' lali opposli pvcsi per assi; e quindi, per simmetria dovra passare ancora per le allre due inler- sezioni P, Q. Segue da cio, cbe: La locale de'ccnfri d cireoscritta al triangolo delle tre intersezioni. 26. Siccome I'equazione e vcrificata da'sislenii di valori x^v^, rj=o ed x=o, J/=P, i quali dcfiniscono i punli a c /3 mcdii de' lali opposli AD, BC,ne risulla che la locale passa per qucsli due punli; o quindi passera eziandio pe' punli y, S, s, ? medii degli allri quallro lali. Vale a dire, che: La locale de'' centri passa pa' punli mcdii di tulTi sei lali del qua- drigono. Segue da cio che ognuno de' sei lali ha con la locale due inlersezioni reali, cioe nel sue mezzo, e nel punto ov'e iaconlrato dal corrispondenle lalo opposlo. 27. I prodolli aa' , bb' avendo segni simili o conlrarii secondoche il quadrigono e di prima, o di seconda specie, e palese,, che: La locale de' ccnlrie iperbole se il quadrigono e di prima specie; ed e ellisse sc il quadrigono e di seconda specie. 28. Quesla locale sara iperbole cquilalera ovc sia aa'=bb'\ e sara cerchio quando si abbia «a'= — 66',cgli assi coordinali siano Ira lore perpendicolari. In conscguenza, lenendo prescnte cio che si h detlo ne'nu- meri 13 e 15, avremo, che: La locale de' centri e iperbole cquilalera, .^e il quadrigono sia iscril- libile nel cerchio; cd invece sard una circonfcrenza di cerchio, se il quadrigono sia orlogonale. 2\). Supposlo che I'equazione (B) cosliluisca un iperbole, i suoi assin- CmCOSCRITTIBltl AD Off QUADRIGONO, EC. 255 toli saranno paralleli alle due relle definite dalle equazioni che si forma- no eguagliando a zero i due fallori del binomio aa'T/* — 66'a:';vale a dire alle due rctte ij Vaa' ±x\^ bb' ■=» . Quindi risulla dal n°. 12, che: Gli assintoti della locale d^ centri son paralleli agli assi delle due parabole circoscrittibili al quadrigono; o, cKe lo stesso, ai diametri conjugati paralleli di tulle le coniclie circoscrittibili. 30. Le coordinate del centre della conica (B) essendo espresse da x:=— , y^Ty ) si ravvisa che questo centro e nel mezzo doUa retla «/3; e siccome dec pur trovarsi nel mezzo di ciascuna delle altre due retle y5, £? , ne conscguifa, com'era gia noto (n°. 7) che lo Ire rette «/3^ yS, so si tagliano in un medcsimo punto M, ccnlro di gravita de' quattro punti A, B, C, U. Dunquc: // centro della locale e il centro di gravita de quattro vertici del quadrigono. 31. Risulla dal niimcro proccdcnle che le Ire reltc (x|3, yS, £3 sono trc diametri trasvcrsi della locale, i quali inoltre passano pc'punli iiiedii dei lati del triangolo OPQ, (n.° 6). Percio essendo quesli lali corde della lo- cale (n." 2j) no segue, che ciascuno de'dclti diametri e conjugato alia di- rezione di quel lalo ch'esso divide in parli cguali. Cosi I puntimedii di due lati opposti diun quadrigono sono vertici di un diametro trasverso della locale de'eentri conjugato alia congiun- gente delle altre due coppie di lali opposti. 32. Questa propricta somministra una costruzione semplicissima per le tagenli alia locale ne' punti inedii de' lati del quadrigono. Di fatli^ es- sendo il diametro «3 conjugato ulla retta PQ, ne segue che le tangenti nei suoi vertici sono parallcle a questa rella. E per le slesse ragioni le tan- genti nei punti y, 5 saranno parellele ad RQ; e quelle ne' punti e, ? pa- rallcle ad RP. lu somma: 256 TRUDI PROPRIETA' DELLE CURVE DI 2° ORDINE Ze tangenti delta locale do' centri we' punti medii di due lati oppo- sti del quadrigono sono parallcle alia congiungente delle intersezioni delle all re due coppie di lali opposti. 33. In nil modo cgualnienle scmplicc possono cosliluirsi Ic langenli alia locale nc' punti 11, P, Q. Di falli si Irova agevolmenlc, cho la langen- te nel punto R, origine delle coordinate, ha per equazionc aa'Py — bb'ax^o . Per costruirla cercheremo il punto in cui e incontrala dalla rclta di equa- zionc aa' ?y -\- bb' »x=aa' db' , cioc da PQ; e siccome Ic coordinate di qucsto incontro sono espresso da -S=j?^=i"^-<-^^) bb' bb' 1 y=T^=b+b'=2^^ ' si fa palcsc ch'esso ha luogo nol mezzo di EF., sogmento di PQ inlercctta- to tra i lali opposti AD, BC. Quiiidi, divisa la EF per mcta in ee, sara R® langente della locale in R; ed in un modo uniforme potranno costruirsi le tangenti in P, Q. Ala qucsta costruzionc puo cosl riepilogarsi. La langente delta locale nel punto d'incontro di due lali opposti d la retta menala da quel pun to at mezzo del segmento intercetlato dai medesimi lati su la congiungente delle altre due intersezioni. 34.. Quando il quadrigono e di prima specie ha luogo una circostan- za dcgna di osservazione, cd e chc: il triangolo delle Ire intersezioni ha i suoi tre verlici sopra una sola delle due iperboli oppostc in cui scin- dcsi in questo caso la locale de' centri. In fatti i lati di questo triangolo esseudo Ire corde della locale conjugate a Ire diauietri Irasversij sono nc- CIBCOSCRITTIBILI AD CN QUADRIGONO, EC. 257 cessariamente interne {*), e da cio segue die quel triangolo e iscritlo ad una sola dclle due ipcrboli opposle cnslilucnli la locale: quiiidi avviene clie no' quadrigoni dcJIe due specie ((uesta locale c sempre e geiiericamen- te disposta iu riguardo allc loro diverse parli come vedesi nelle figure? 3" e 4.'. Essendo necessario in prosieguo di far distinzioue Ira le due ipcrboli opposte che formano la locale de' cenlri;, quando il quadrigono e di prima specie, cosi per evitare circoUucuzioni converremo di chianiarc locale an- teriore quella che abbraccia il Iriaugolo delle tre intersezioni; c darcmo all'altra il nome di locale posleriore. 35. Siccome ogni conica circoscrilta al quadrigono ha il suo conlro su la locale di cui ci occupiamo, viccversa un puiilo qualunquo di quesla locale sar;i ccnlro di una conica circoscriltibilc. Se il quadrigono c di se- conda specie la conica di cui traltasi c sempre iperbole (n°. 11); ma per qucUi di prima specie rcsia a vedcrsi se al punto dalo su la locale come cenlro corrisponda una iperbole, o una cllisse. Ora ecco il criterio sempli- cissimo che risolve qucsto dubbio. Se il punto dafo per centra appartiene alia locale ainteriore la co- nina eircoscrillibile sard ipierbule; ed invece sard ellisse se quel punto appartiene alia locale posteriore. Per dimoslrarlo conviene richiamarsi all'equazione (A), e messo per brevila M = B^ — rta'W possiamo affcrmare che la conica circoscrittibilo dcfinila dalloquazione (A) sara iperbole, o cllisse sccondoche e positi\a, o ncgativa la quanlila M. Ora chiamando x, y le coordinate del centre della conica (A), si ha (*) Nftlla iperbole si distinguono due specie di corde: le eslcrne, e le interne. Dicesi cor- da eslcrna quella die unisi-c due punii apparleiioiili alio due iporbnli opposte: e dices! in- terna se i due punti appartengano entrambo ad una di esse. Si sa elie qualunque retia pa- rallelaad una corda cslerna ha con la curva due intersezioni sempre reali. 258 TRtDI PROPRlETl' DELLE CURVE DI 2° ORDINE B^—bb'n ,,, B«— aa's dividendo qxiesle cspressioni I'una per I'allra se nc ricava u nil *V — P^ a=aa'bb' — —■ — - — ; aa'Py — bb'a.x ed in virlu di questo valore di B risulta M ^ aa' bb' ^ ,. ,,f , [aa'?y — bb'axf e sicome per I'equazione (B) si ha aa'y^ — bb'x^=aa'?y — bb'nx , cosi sara invece M=aa'bb' aa'^y — bb' a.x Intanto, poichc il qiiadrigono e per ipotesi di prima specie^ il fattore aa' bb' sari quanlilii posiliva; c da cio segue che la conica circoscrillibile avenle per cenlro il punlo {x, y) c iperbole o ellisse a misura ch'e positiva o ne- sativa la frazione a bb'»'—aa'f aa'i^y — bl/ax Per decidere di qiicslo segno e uopo rammontare, che I'equazione aa'^y — bb'ciix=:o CIRCOSCRITTIBILI AD DN QUADRIGONO, EC. 259 e quella dcUa relta Ros, tangenle della locale nel punlo R (n°. 33). Ora so in quosla ('(juaziono si pongano in liiogo di x, y lo cooi'dinate di qiia- lunque allro punlo non jippai'lcncule alia rctla.RaJ, allora il primo niem- bro non piii sara zero; nia nc risulla una quanlita la quale e posiliva se il punlo in quisliono e silualo al di sopra della relta, cd e per I'opposto ncgaliva so quel punto cada al di solto. Or siccome lull' i punli della locale anlcriore IV^Sil sono superiori alia rolla R®, clic la locca in R, c quelli della locale posteriore ysx le sono inferiori, nc segue che la quanlilu aa'i'y — bb'ax riesce posiliva per qualunqe punto della locale anteriore; ed e negaliva per ogni punto della locale posteriore. Cio premesso essendo ^ c ^ Ic coordinate del cenlro della locale, il B suo diauielro corrispondc aU'cquazione !/=- x;c quindi vedesi che il pun- to («, I') c I'allro vorlicc dcllo slosso diamclro opposlo all'origine R. Percio queslo punlo apparlicne alia locale posteriore, e ne segue che la quanlita a«'p)/ — bb' ax riesce ncgaliva quando in luogo di x ed y vi si ponga- no a e jS ; ma per tali sosliluzioni cssa divicne aa'^'' — 66'«'';dunqueque- sla quanlita e negaliva; e quindi sara posiliva la quanlita bb'it.' — aa'p'. Dopo cio e palese che la frazione (ia'{'i/ — bb'ctx e posiliva o ncgaliva, socondo die il punlo {x,y) e silualo su la locale an- teriore, o su la \oca.\c poslcrio7'e;c ne risulla, come volovamo dimoslrare, clic nel primo caso la conica circoscrillibile e iperbole; cd e ellissc nel se- condo caso. 260 THUDI — prophieta' delle cuuve m 2° ordine 36. Date! I'equazione di 2° grado il gciiere della conica corrispondenle e dcfinilo dal segno della quantilii B° — AC; ma qucsto carattcre non basla per dcciderc se si Iralli in realta di una curva, o di un sistcma di rcllo; esscndo ancora meslicri di assicu- i'arsi,che i fallori del primo mcmbro sono funzioni irrazionali di x, senza di che I'equazione esprinierebbc, in goneralc, il sislema di due rcllo. Ora il carattcre da cui dipende I'irrazionalila de'due fallori e, com'e nolo (*), che la quantilii AE^ + CD' + FB^ — ACF — 21iDE sia diversa da zero; che, se dessa sia nulla, i due fallori saranno invece funzioni razionali di x. Dinolata per Ian to quesla quanlila con N, e delte x,y]c coordinate del cenlro,lamedesima si Irasforma agevolmenle in (**) N = (B^ — AC)(Dy + Ea5 + F), (•) V. i nostri clem, di gcom. anal. n". 456. (•*) Difatti basta porrc la quantity N sotto la forma D(CD-BE) + E(AE-BD) + F(B=-AC) equindi sotto I'altra ,n. .,.■^,^ CD-BE , „AE — BD , ^ ) '«"-^^VF:rxc+^-B^:iAc + ^ ' ed osservare che si ba _AE — BD CD -BE ^ B-- — AC ^""b"— AC ■ CinCOSCniTTlBILI AD UN (JTIADBIGONO, EC. 261 c quindi possiamo afferinare che I'equazioncproposta awdper luogo geo- mctrico un sislema di due relle, quando (supposle B" — AC quanlita po- siliva ), le coordinate del ccnlro x cAtj vcrifichino larelazione Di/4-Ea;-|-P=o. Applicando qucste conchinsioni aU'equazione (A) risulta, che il sue luogo geomelrico si risolvc in due relte ove sia — ac^^y — bb'nx-^ aa' bb'z=:o , ov vero aa' ^t/ + bb' *x — aa' bb'=o, vale a dire, se il suo ccnlro {x, y) si trovi su la rella PQ ; e siccome quesla rella incontra la locale di tull'i cenlri ne'punti P, Q, ne segue che se pren- dasi per ccnlro di una conica circoscritlibile I'uno o I'allro di qucsti punti, la conica si ridurra a due relte le quali non sono altra cosa che i due lali opposli del quadrigono da cui risulla, sia I'uno, sia I'allro de'delli punti. Eslcndendo per tanto qucslo risultamenlo auche al punlo, che si trova nel- le medesime condizioni de'punli P, Q, possiamo conchindere, che: La conica circoscritlibile ad un quadrigono si risolve in due rette, e propriamcnte in due lali opposti, se prendasi per centro rineontro dc'lati medesimi. 37. Supponendo che la conica costruita dall'equazione (A) sia iperbo- le, si dinolino con n cd n' i determinanti delle dirczioni dc' suoi assinloti; i valori di qucsti determinanti saranno le due radici dell'equazione (*) «a'n'4-2B7i-f W=o, e quindi sussistcranuo le due rclazioni . , 2B , bb' aa' aa! (•) V. i uostri Elem. di Ccom. anal. n.° 481 , e i82. 262 TRUDI PROPRIETA' DELIE CURVE DI 2° ORDINE rullima delle quali dimoslra che n ed n' son pure i ddlerminanli delle di- rezioni di due diametri conjugali della coiiica (B), cioe della locale do'cen- tri (*). Segue da cio, che: Gli assintoti di ciascuna ipcrbole circoscritta al quadrigono son paralleli ad tm sistema di diametri conjugati della locale de' centri. 38. Daremo lermine a quesle riccrchc ponendo in vedula un'altra ri- marchevole proprieta delle coniche circoscrittibili e della locale de' cenlri. Iniraagiuiamo nel piano del quadrigono una rclta qualunquc, e sia n il delerminante della sua direzione; il diametro della conica (A) conjugato a tal direzione avra per cquazione (**) (Bx + aa'y — aa'?>)n + {By-^bb'x—db'a.)=o, e si vede ch'esso passa pel punto in ciii s'incontrano le due rette y-^- nx=:o , aa'ni^ — ?)-\-bb'[x — «) = o: punto il quale e indipcndenle daH'arbitraria B. Segue da cio che per un dato valore di n questo punto e sempre lo stesso per ogni conica circo- scritta al quadrigono. Un tal punto cangia di silo al cangiar di n , vale a dire a misura che varia la direzione della retta; e percio eliminando n , tra le due equazioni che lo coslruiscono, I'equazione risullanle in x, y sara quella del luogo geometrico dei punti corrispondenli a tuttc Ic possibili direzioni, L'eliminazione di n conduce per tanto all'equazione aa'y^ — bb'x'^^aa'^y — bb'»x , Tale a dire alia stessa equazione (B); e ne risulta che il luogo di cui attual- mente e parola non e altra cosa che la stessa locale de' centri. Riassumen- do le conchiusioui che precedono possiamo enunciare il seguenle tcorema. (•) Vedi I'opera citata n». 445. (••) Idem n" 476. CIRCOSCRITTIBILI AD ON QtJADEIGONO, EC. 263 / diametri dcllc innumerevoli coniche eircoseritlibili ad un qua- drigono conjugati ad una data direzione, s'intersegano iutti in un me- desimo punio. Questo punto cangia di sito al cangiare del/a data direzione, ma e sempre siluato su la locale de' centri delle coniche eircoseritlibili al quadrigono. 38. Polcndo csser utile di aver riunite sollo rocchio le diverse pro- priela della locale dei cciitri, che abbiamo messe in veduta, riassumeremo in breve i risullamenii della prccedente discussione. I." Illuogo de'ccnlri di lutte le coniche circoscrittibili ad un qua- drigono e un' ultra conica (C). //.° Ed i diametri di quelle coniche conjugati ad una medesima direzione si tagliano in un sol punlo siluato su di (C). III.° La locale (C) incontra in nove punti isei lali del quadrigono, cioe nel mezzo di ciaseun lata, e nelle intersezioni delle tre coppie di lati opposti. IK. ° Essa inoltre e iperbole se il quadrigono e di prima specie ; ed i suoi assintoti son paralleli agli assi delle due parabole circoscrit- tibili, ovvero ai dia7nctri conjugati paralleli di tutte le coniche che si possono descrivere pe' qualtro vertici. — In questo caso il triangolo delle tre intersezioni e iscritto ad una sola delle due iperboli opposte in cui seindcsi la locale; cd e dessa eselusivamente che conlicne i centri delle coniche ipcrboliche circoscrittibili al quadrigono; men- tre V iperbole opposta contiene eselusivamente i centri delle coniche elliltiche. V.° Quando il quadrigono e di seconda specie la locale (C) e ellis- se; ed allora le coniche circoscrittibili son tutle iperboli. FI.° Sc il quadrigono e iscrittibilc nel ccrchio la locale (C) e iperbole cquilatcra ; cd e invece un ccrchio se il quadrigono e or- togonale. HI." II cvnfro della locale (C) e il centra di gravitd de'quattro vertici del quadrigono. FIJI.' I diametri di tutte le coniche circoscrittibili, conjugati ad una medesima direzione, si tagliano in un sol punto, il quale cangia 264 TRUDl PROPRIETA' DEIiLE CURVE Dl 2° ORDINE di sito a misiira che varia la data direzione; ma ilsuo luogo geometri- CO e la stessa conica (C). /.Y.° La tangcntc di (C) ncllo inconlro di due lati opposti e laretta menata al mezzo del segmcnto intercettato da qtie'lati su la congiun- gente dclle altre due inter sezioni. X.° E finalmenle Ic tangenti ne'punti medii di due lati opposti so- no le parallele guidate da que' punti alia congiungenle dclle intet^se- zioni delle rimanenti due coppie di lati opposti. CIRCOSCKITTIBIH AD UN QUADRIGONO, EC. 265 MEMORIA II.' RISGDARDANTE LA CONIC A Dl AREA MINIMA DESCRITTIBILE PER QUATTRO PONTI. PRIUM SOLVZIONE. r. La quisliono alia quale accciina il litolo della prescnte memoria doveado esserc soddisfalla da una curva cliiusa ridiicesi a delerminare la cllisse di area massima o minima Ira quelle chc passano per qualtro pun- li. Quindi c meslieri che la siluazione de'quallro punli sia lale che cia- scuno cada fuori del Iriangolo deterininalo da' Ire rimanenli; o, in Lreve^ il quadrigono che ha per vertici que' punti dev' essere di prima specie; d' n°. 11) ed inlanlo il ccntro o i ccntri delle ellissi capaci di risolvere il problcma polranno sollauto apparlenerc alia locale posteriore (I' n° 35). 2°. Dala I'equazione. A2/^ + 2Ba;(/ + Ca;"-t-2Dy + 2Ea3 + F=o , se pongasi per brevita N=AE'' + CD^ + FB^— ACF— 2BDE , il prodollo de' quadrati de' semiassi della conica costruila da quell'equa- zione sara, com'e nolo, espresso da — sen'o. N' (B^ — AC)' ' dinotando 6 1'angolo degli assi; e percio se s'indichi con S la superficie della conica, si avrd g,_— r'sen'e.N' ■~ (B"— AC)' ■ 266 TRUDI PROPRIETA' DELLE curve DI 2° ORDINE Ma delte x, y le coordinate del centro della conica, siccome si ha (I' n° 36). N=(B"— AC)(D2/ + Ea;+F) , cosi sara invecc S*= — w^sen'' ^(D.y + Ea;+F)' U^— AC 3°. Cio premesso siano A, B, C, D i quattro punli dati, da'quali sup- porremo formato il quadrigono, e siano R, P, Q le intersezioni delle Ire coppie di lali opposti qualunque, per esempio i due AD, BC concorrenti in R, e dinotale con « e p i segnienti R«, M, distanze daU'origine ai punti medii dei lati medesimi; con a ed a! le RA, RD; e con *, b' le RB, RC, la equazione generale delle coniche circoscriUibili al quadrigono sara (I' nu- mero 10) (A) aaY-\-2^xy-\-bVx^—2aa'hj—2bb'if.xJt-adbb'=zo , dove B dinola una costante arbitraria. Supposto ora che x cAy siano Ic coordinate del centro della conica (A) potremo calcolarne I'area merce I'ul- tima formola del numero precedente; c siccome si ha \)y+Ex + ¥=—[aa''^y-\-bb'ax—aa'bb') , cd e inoltre (I'. n°. 35) B' — AC=aa'bb' — r- m — aa Py — bb ax cosi risultera CIRCOSCRITTIBILI AD ON QDADHIGONO, EC. 267 Ma, messo per brevitd u={aa'^y + bb'ax — aa' bb'f [bb' ttx — aa'?y) , sara piu sempliccmente „, ff^'scn'o ~aa'bb'(bb'ix'—aa'r)"'' e poiche il cocfficiente frazionario del 2° membro e quantila costante , si scorge che la quistione riducesi a deterrainare i valori di a; cd y capaci di render niassima, e minima la funzione u ; ben vero le due variabili x, y non sono gia Ira loro indipendenli; ma I'una e funzione dell'altra in virtu deU'equazione (B) aa'y^ — bb'x'=aa'^y — bb'»x , che esprime la locale de' cenlri di tutte le coniche circoscritlibili al quadri- gono (I« n°, 23). i°. Procedendo ora alia ricerca del massimo o minimo porremo per brevitd 'aiX—aa'bb'=o. 2°. ponendo Esaminando la prima ipotesi cade sollo I'occhio che per essa e nulla la espressionc goncralo dclla supeificic S della conica, e quindi non puo che corrispondcrc a casi parlicolari del problema. Ma di falli i valori di a; ed y che la medcsima fornisce alia quislionc, essendo quelli comuni alle equa- zioni (B), (C), csprimcranno le roordinale de'punli in cui s'incontrano i loro luoghi gcomclrici, che sono la locale de' ccntri, e la retta P Q (1' n°. 22); e da cio segue che I'ipotesi 9=0 da per ccnlri di coniche di area mas- sima o minima circoscriltibili al quadrigono i punti P, Q; ma gia sappia- mo che le coniche corrispondenli a quesli ccnlri si risolvono ciascuna in due retle (I«. n°. 36). Impovla ancora di osservarc che i punli P, Q non polrebbcro risolve- re il problema, perche ciascuno di essi si Irova nellc medcsimc condizioni del punto R, che si e prcso per origine delle coordinate, e dalla penultima cspressione di S^ scritla nel n°. 3 si rileva subito,che c nulla I'aera della conica ciscoscritlibilc che avesse per cenlro il punto R; e quindi anche nul- la sara I'area della conica che avesse per cenlro o il punlo P, oil punto Q. Passeremo quindi ad esaminare la seconda ipotesi; c siccome si ha dx dy ' dx dy cosi mediante quesli valori leqiiazione (D) dopo facili irasformazioni, e do- pe le ridiuioni nascenti da (B) divcrrA 1 -(r>— fifelffff'ot 1 («'— ffgQ&^'p _ CIRCOSCRITTIBILI AD 0N QUADRICONO, EC. 269 Perci6 i valori di a; ed y fornili al problema dalla scconda ipotesi saranno quelli chc possono verificare ad un tempo le due equazioni (B) ed (E); e ne risulla chc il cenlro, o i contri dcUe conichc di area massima o minima circoscrillibili al quadrigono sono i punli in cui la locale de' centri puo essere incontrata dal luogo gcomelrico dell'equazione (E), il quale e una iperbole chc, al pari di (li), passa per I'originc R, e i di cui assintoli son paralleli agli assi coordinali RDArc, RCBy. Faremo iatanto osservare che i coefficicnti de' termini iaxedy a primo grado dell'equazione (E), a presciu- dere dal moltiplicalore - , sono i valori di x eiy comuni alle equazioni 0 aa'^-\-bb'a.x=aa'bb' , esprimenli Ic rctte P Q ed a j3; menlre, dinotati questi valori con m ed n , si ha _ (f—bb')aa'» _(c>.^—aa')bb'? "^— bb'»^—aa'f^ ' ^~ bb'a.'^—aa'^''' Quindi si scorge, che to ed n sono le coordinate del punto in cui s'incon- Irano le due retlc P Q ed « p, e percio dal punto P medio di P Q (I*. n°. 6); ed inlanto I'equazione (E) riducesi ad (E) xy=z-Tny + -nx, ed e manifesto, che il centra delta iperbole, ch'e il suo luogo geometrico, ha per coordinate - "^ ed 5 " ; in guisa che presa nella Rr, a conlare da R, la RV terza parte della stessa Rr sard questo centre il punto V. Se la Vr si divida per meta ncl punto G, sara G il centro di gravita del triango- lo delle tre intcrsezioni RPQ, e'l punto V cadra nel mezzo di RG. Segue da cio che I'iperbole (E) passa ancora pel punto G, e la retta RG ue sara un diamelro trasverso. Dopo queste osservazioni e palese che il problema proposto si puo risolvere nel seguente modo. 35 270 TRDDI PROPRIETA' DELLE curve DI 2° ORDINE COMPOSIZIONE DEL PROBLEMA. Pel punto V medio di RG, ( fig. 3 ) distauza del concorso de' lati opposti AD, BC dal ccntro di gravita del Iriangolo dcUctre inlersczioni, si nicnino ai medesinii lali le parallele A'VD', B'VC Indi si descrivano le ipcrboli op- poste fllle, bGid, le quali,passando pe'punti R, G, abbiano per assintoti le dello parallele. Queste ipcrboli, clie gia incontrano la locale dc'cenlri ncl punto R, avranno con cssa altre tre intersezioni, come T, T', T", ciascuua dellc quali polra esscr centre di una conica di area raassima o minima circo- scrittibile al quadrigono. 5". Se invece de' lati opposti AD, BC si prendessero per assi altri due lati opposti, per esempio AB, DC, allora si Iroverebbe uniformemcnle che I'iperbole, la quale risolve il problema, ha gli assintoti parallclli a questi lati, il centro nel mezzo di PC, e che questa rella si e un diamelro tra- sverso. E se per assi si prendessero gli altri lali opposti AC, DB, I'iperbole avrebbe cgualmente gU assintoti paralleli a questi lali, ed il ccntro ncl mezzo della rella QG, che ne sarcbbe un diamenlro Irasvcrso. Ciascuna delle Ire ipcrboli che possono servire alia composizione del problema seghera per lanlo la locale de' centri ne' medesinii Ire punti T, T', T"; e da cio risulla la seguenle proposizione. Dato un quadrigono completo, si descrivano tre iperboli ognuna delle quali abbia per diamelro Irasvcrso la congiungente del centro di gravitd del Iriangolo delle tre intersezioni con una de suoi vcrtici, e gli assintoti paralleli ai due lati opposti del guadrigono concorrenti net verlice mcdcsimo. — Queste tre iperboli si taglieranno negli stessi quatlro punti, cioe nel ccntro di gravitd del delto Iriangolo, ed in tre altri punti, ognun de' quali sard centro diuna conica diarea massima o minima cireoscritlibile al quadrigono. CIRCOSCRITTIBILI AD ITU QUADRICONO, EC. 271 DISCCSSIONE DB MASSIMI E DE MINIMI. (i°. E (luopo osservarc innanzi tulto chc le trc inlersezioni T, T', T" dolla locale do'ccnlri con la ipcrbole (E) sono scmpre rc.nli. Per convinccr- senc si riflella ia primo Jiiofjo cho il piinto ?• medio di PQ cade fuori del quadfij^ono; e percio fuori di qiiesia figura cadrd pure la rclta Rr, e con essa i punli V, G, e conseguenlcracnlc anche la retla B'VC'che parallo- la a UC. Or siccome i punti 15, G cadono dentro g:li angoli A'VC, li'VD', c la rella IIG c.pcr costruziono, iin diamotro Irasverso dellaiperbole (E), ne lisulta, die le due iperboli opposte aRr, hGd, cadranno rispeltivamenle denlro d(!' delli due angoli A'VC', B'VD'. Intanlo, se considcrianio I'arco fi- nito della locale anleriorc QpP^ soUeso dallacorda QP, vedremo ch'essode- v'cssere neccssariamenle altraversato dalle reUeVG,VB' in due punli r', b', siluati fuori del cjuadrig-ono e denlro il Iriangolo PBC ; e percio I'iperbole 6G(/a\cndo un ramo che scorre nell'angolo /V6', parallelamente a \h', dovra anch'essa altraversare Tarco Q?P in un cerlo punto T', situato tra i punli o', V . Cos! Ira ripcrbolc(E)e la locale de'centri ha luogo una inlci- sezione reale in un punlo T', silualo fuori del quadrigono sull" arco della locale anleriorc Qj^P. Se iuvcce delle ipcrbole (E) si supponga descrilla quella che ha per dianietro Irasverso la rella PG, e gli assinloli paralleli ai lali opposli AB, DC, si scovrirebbo nella slessa guisa Ira essa c la locale de' cenlri un'altra inlersezionc T siluala Ira i limili dell'arco della locale anleriorc Q3R; ma fuori del ((uadrigono, c propriamenle denlro il Iriangolo RDC. Finalmenle, siccome il lalo A D del quadrigono ha con la locale dei cenlri due inlersezioni reali R, « (P, 26) apparlcnenli una alia locale an- leriorc, I'aUra alia posferiore, anche Tiperbole flRf, che scorre tra le pa- rallcle AD ed A'D', avni con la slessa locale dci cenlri almeno due inlerse- zioni reali, apparlcnenli una alia locale a«/more (c qucsta gia sussisle per coslruzionc ncl punto R), e I'allra alia locale poslcriorc, come T". Risulla da quesle osscrvazioni che i tni punti T, T', T" capaci di ri- solvere il i)roblema, sono seniprc reali, e son siluati i primi due sulla lo- cale anteriore nei limiti dci due archi Q5R, Qi'P, ma fuori del quadrigono, e denlro i triangoli UDC, PBC; nienlre I'ultimo solo appartiene alia locale 272 TRDDl — PROPRIETA' DELLE curve Dl 2" ORDINE posteriore. Possiamo inoltre aggiimgerc che quoslo punlo T" dee cadcre dentrodcl qiiadrig-ono, rale a dire Ira i liniili deirarco asy. Segno in fatli dalla coslruzione della iperholc aRc; che la sua iulcrsczione T" con la lo- cale posteriore non potrebbn accaderc sull'arco esteriore «»', coniputalo dal punlo «; c qualora per risolverc il problcma si descrivesse riperhole che avcndo per dianielro trasverso la rella PG^, avcssc gli assintoli paral- leli at lali opposli del quadrigono, AB c DC, si vedrebbe con egual chiarez- za che il punlo T" non puo neppurc Irovavsi su I'arco indcfiniloyy', conta- lo dal punlo y; e quindi risuUa ch'esso dec nccessarianienle cadcre Ira i Iimi!i dcU'arco inleriorc a.ey. Ma quantunque i tre punli T, T', T" capaci di risolvere il problcma sicno sempre reali, pure rullimo T", che si Irova su la locale posteriore, e il solo che soddisfa alia quislione; e da cio segue che una sola ellisse di area massima o minima si puo circoscrivere al dalo quadrigono. Rcsla in- tanto a vedere se si Iratli di massimo, o di minimo. Si ossiirvi a tal'uopo che la locale posteriore alia quale appartiene il punlo T", ha due punti all'infinilo, i quali sono da riguardarsi come i cenlri delle due parabole circoscriltibili al quadrigono; vale a dire come i cenlri di due cllissi, i di cui assi sono infinili, e le di cui aree in conseguenza sono esse slesse di grandezza infinila. AUora, se supponiaino che quesla locale sia descrilla da un punlo il quale parla dairinfinilo, e ciascuna doUe sue posizioni sia prcsa come centro di una conica circoscritlibile, siccome nolle posizioni cslrome si hanno duo ellissi di area infinila, e chiaro che I'area di quesla conica, in gcnerale, andni diminuendo a misura che il punlo descrivenle si allonlana dalla posi/.ione iniziale; ma quesla diminuzione avra un limi- le, edovra cangiarsi in aumenlo, perche quell'area dec un'allra volla di- ventare infinila. Traltandosi adunque di una grandezza che varia per due versi in modo continue, e i dicui valori oslrcmi esscndo infinili, gl'iiilcr- medi sono coslanlomciile di grandezza linila, bisogna (^onchiudere che Ira quesli vi sia per lo mono un minimo. E siccome ncl caso altuale esiste un punlo solo capace di corrispondcrc ad un massimo o minimo del problc- ma, cioe il punlo T", cosi risulla che rdlisse, la quale, avendo qucslo punlo per ccnlro, e circoscrilta al quadrigono, e necessariameale di su- perficio minima. 7°. Gli allri duo punti T, 1' che la coslruzione sonnuinistra su la lo- CIRCOSCRITTIBILI AD CN QCADRIGONO, EC. 273 cale anteriorc, csscndo cenlri di iperboli, iion soddisfano certaincnlc alia quistione ncl sonso die lo abbiamo finora allribuito; ma tuUavia quoi punti risolvono ancor cssi il problL-ma guardalo sollo allro aspello. Si comprcn- dc in fatli che il problouia da noi risolulo cquivalo aU'aUro di dclerminare tra Ic conichc circoscriltibili quella per la quali! il prodollo dei quadrati degli assi di flgura, o, ch'e lo stcsso^ il scmplico prodollo di quesli assi, sia un massiino, o un minimo; ed allora e chiaro che la quistione pu6 csser soddisfalla non solo da cllissi, ma anche da iperboli, le quali adunque so- uo al numero di due, o son quellt! precisanienle che hanno per cenlri i punti T e T'. Egli e poi manifesto che (|ucsti punti debbono dar luogo a massi- mi assoluli; perche, essendo nulla I'area dellaconica che ha per centro o il punlo P, o il punto Q, ragionando come in sul fiuire del numero prece- dente si riconosccra subilo che tra P c Q, deve esistere un punlo che da luogo ad un massimo; ed un allro in conseguenza dovra esisterne tra Q edll 274 TRUDI — PROPRIETA' DELLE CUBVE m 2° ORDINE SECONOA sowzioivs (fig. 1 .) 8°. Si c vcduto chc Ic coniche circoscrittibili ad ua quadrigono di pri- ma specie ammettono un sistema di diamelri conjugali paralleli, e si e moslralo come debba nssegnarsi la loro direzione. Se dunquc si prendano per assi Ic relic RX, RY parallele a qucsto direzioni, I'equazione gcncralc delle conicho circoscrillibili manchcra del leriiiine in xy ed avra la forma (A) A2/'' + Ca>^ + 2D2/+2E£c+l=o, coa quattro costanli A, C, D, E da determinarsi a condizione che la curva da essa costruila debba passare pe'quallro vertici del quadrigono; ma sic- come unaconica qualmique descrilla per Ire dc'snoi verlici, con un siste- ma di diamelri conjugali paralleli agli assiadollali, passa ancora pel quar- to vertice {memoria V, n". 19) ne conchiuderemo che una delle quattro costanli deve necessariamcntc restaro iiidclcrminata. Ricordando la coslruzione da noi dala per assegnare Ic direzioni dei diamelri conjugali paralleli (?72emona I', n°. 12) si comprendera che le (rquazioni delle due rette RB, RA hanno la forma y=kx , y= — kx ; e pero, climinandoj; tra ciascunadi quesle equazioni e la (1), le due cop- pie di radici delle risultanti equazioni (Ak' + C)x''+2{Dk + E)x+l=o {kk^+C}x^-\-2{—\)k+E)x+l=o esprimeranno ordinatamcntc Ic ascissc dei punli B;, C, e quelle de' punli A, D. In consegucnza sc le rlspeltive coordinate di questi punli si dinoti- no con CIHCOSCRITTIBILI AO UN fiCADHIGONO, EC. 275 p, 9 per B ; /)', q' per C, p",q" per A ; p" ,q"' per D, avremo le tre relazioni p+p'_ M + D p"+p'"_ — DA- + E 2 ~ AA"-fG ' 2 "~ AA'4-C Ma chiamando «, b le coordinate del puto ? medio di BC, ed a', b' quelle del punto m medio di AD, allora, siccome si ha p^P P"^P"'_. '~2~ ' 2 ~ ' le due prime relazioni diverranno _ DA-t-E , _DA-f-E,_ "— AA' + G ' "~ AA' + C' e dividendo ciascuna di queste per la terza, risuUeraono le altre due c=— pp'(DA + E) , a'=— pp'(— DA + E), donde per addizione c soltrazione ricavasi -^—=—Epp' , —^=—Dkpp/ . Inlanlo dinoliamo ancora con « e /3 le coordinate del punto M medio della retta «P; sara. 276 TKUDI — PEOPRIETA' DEIIE CtlKTE DI 2' ORDINE _a + a' _b-\-b' • T~ ' P 2~ ' ma trovandosi i punti {a, b) ed {al, b') su le rette y^kx, ed j/^ — kx ri- spettivamente, si ha 5=: A; a, e 6'^ — Aa' , ed e quindi b + b'_a-a- adunque risultera »=—'Epp' , p= — DA>jB'. Di piu, siccome i punli [p, q) e {p', q') si trovano su la retta y=:kx, sari q=kp , q' = kp' ; quindi qq'=.k^pp' ; e perci6 si avrd in fine »=— Epjo' , (3=— Dyg' . Cosi per le due costanti E, D si hanno le due semplicissime espressioni in virtu delle quali I'equazione generale delle coniche circoscrittibili al quadrigono diviene (B) Ay'+Or'-|i;s,-|^,a,+ l=a, dovendo pero tra A e C sussislere la relazione '•"1 ■"■" la quale libera da' fratti, e rimpiazzandovi k^pp'^^xqq' , si cangia in kqq'-\-^pp'=\. CIRCOSCRITTIBILI AD DN QUADRIGONO, EC. 277 Or siano cd, yle coordinate del ccntro della conica coslruita dall'equa- zione (B); sard Cpp" ' ' kqq- quindi a pp'x ' ?9'v' e cosl I'ultima relazione si trasforma in (C) a;y = »y + pa5 . Per tanto e chiaro che questa equazione e quella del luogo dei centri di tulle le coniche circoscrillibili al quadrigono : luogo gia da noi studiato nella prima memoria;, e ncl quale si ravvisa, com'esser dovea, un'iperbo- le, perche il quadrigono c di prima specie, avenle per centro 11 punlo a, p, cioe 11 punto M, centro dl gravlla del quadrigono, e gli assintoll paralleli agll assl coordinati, vale a dire ai dlamelri conjugati paralleli dl tutte le coniche circoscrillibili. 9°. Cid premesso, calcolando I'area S della conica (B) medlante la formola deln" 1, e tcnendo conto del valori poc'anzl notatl dl A e dl C, 11 quadralo dl S in funzionc delle coordinate del centro a; ed y si trovera espresso da _,, ff'scn^s , ,o , , , «. E per tal modo, ponendo f=xy{pp!?y-\-qq'ax—pp'qq'y, il problcma dl cul el occupiamo riduccsl alia rlcerca de' valori di x ed y 36 278 THUD! PHOPftlETA' DELLE CCBTE DI 2° ORDINE capad di rendere un massimo o tninimo la funzione t, ritenula pero Ira a; ed y la relazione (C), in virtu di cui la funzione pu6 ancora Irasformar- si in t={a.y-\-^x){pp'^y-]-qq'a.x—pp'qq'f . Procedendo per tanto a quesla ricerca coi metodi ordinari si trova agcvol- mente che i valori di a: ed y capaci di render massima o minima la fun- zione t sono quelli comuni all'ecfuazionc (C), ed all'altra che segue (D)3a.?(ppy-qq'x')-{ppr-qq'*'+pp'qq')o.y-{pp'p''-qq'a.''+pp'qq')?x=o: e quindi i centri delle coniche capaci di risolverc il problema saranno i punti in cui Fiperbole, luogo de' centri di tutte le coniche circoscrittibili e incontrata dal luogo geometrico deH'cquazione (D). E chiaro che quest'ul- timo luogo geomelrico ^ un'altra iperbole, che al pari della locale de'cen- tri passa pel punto R, origine delle coordinate; ma e poi facile ad assicu- rarsijChe questa non e di versa da quella adoperata nnlla prima risoluzione del problema. Di fatti, cercando I'equazione della rctta PQ riguardala co- me polare del punto Q rispetto alia conica (B), si trova che questa equa- zione e inoltre si rifletta che la stessa retta P Q e una corda della locale de' centri conjugata alia dirczione del diametro ctp, che passa pel sue punto medio r; quindi I'equazione di questo diametro sara PP'?y — qq'oix=pp'?* — 77'*' ; e percio le coordinate del punlo r saranno i valori di x edy comuni a queste due equazioni. In conseguenza, chiamando m ed n queste coordi- nate, si avra pp'?'—qq'«.^- — pp'qq' Iqq'oi CIRCOSCaiTTIBltl AD W (JCADRIGONO, EC. 279 e ne risulta pp'P — qq'd^—pp'q(f=:. — 2q(fa.m , pp'^^—qq'oi^+pp'qq'=2pp'?n . In virtu di queste relazioni I'equazione (D) diverra 3pp'y* — Bqq'x* — 2pp'ny-\-2 q 280 TRUDI PROPRIETA' DELLE curve DI 2° ORDINK eseguita la sostiluzione si otterra S' =-ff'scn'6af r qq'ti.3^ + {pp'?''-qq'*^—pp' qq')x+pp'qq'ct I PP'gq'* ^ir^;p ^ anzi siccome si ha pp'^'' — qq'»^—pp'qq'=:—2qq'»m' , sara piu semplicemente ir^sen^Oqq'cn x''(x^ — 2mx-^pp'Y . PP' (x—*Y ' e qui fa duopo di rimarcare che il primo del due fatlori frazionari, men- tre c una quanliti coslante, e pure esscnzialmcnie positiva; dappoiche ca- dendo ipuntiB, G dentro I'angolo delle coordinate positive YOX, Ic lore rispeltive coordinate p, q, e p' q' saranno tuttc positive, e tale eziandio sa- ra la quantita », ch'e I'ascissa del punto M cenlro dcH'ipcrbole locale dei cenlri di lutte le coniche circoscrittibili al quadrigono. Per tanlo, dopo la trasforniazione eseguita, se pongasi _sf(x^ — 2mx+ppT [x—ai)' il problema sarebbe ridolto alia ricerca dei valori di x capaci di render massima, o minima la funzione v. E siccome, derivando si ba Tsa;'— 2(3«+7n)a;^+(8«rw— p/)^— 27)j0'ixl ^=x(x«-2;«x+pp') t ^_p CIRCOSCRITTIBILI AD UN QDADRIGONO, EC. 281 cosi, lasciando da banda i casi particolari , si vede che i valori di x capaci di risolvere il problcma, saranno lo radici deiroquazione di 3° ^ado 335 ' — 2 (3 « + '«) as* + (8 «m — pp') x — 2pp'ix=iO ; ed e poi manifesto che nclla figura qucslc radici corrispondcranno allc ascissc dei tre punti T, T', T", vale a dire ad 0^, 0(',0t", che ora indiche- remo per ordinc con t, t', r",e che sono cvidcnlcmente tutle positive. Passeremo ora ad esaminare il segno che per ciascuno di questi tre valori di x prende la seconda derivata dclla funzione v. Intanlo se faccia- mo per brevild 9= x^ — 2mx-{-pp' ^z=3x' — 2{3» + m)x^ + {Saim—pp')x—2pp'a, si ha lx~{x—*f e quindi per la seconda derivata avremo d^ (a; — a.)'' ma siceome i valori di x da sostituirsi in quesla seconda derivata sono quelli pc' quali si ha 4' = o ; cosi la mcdesima pii6 semplicemente ridursi a dx'~[x—»)'- ' ed esservando che il fattore X (x~»y 282 TStDi — pnopniETA* deile cmns bi 2" ordine ^ Tina quantity csscnzialmenle posiliva, porche tali sono i trc valori di X cioe r, r*, r", si vede in fine che il segno che per ciasatno di essi pren- de la scconda derivala sara quelle stesso del prodotto Se si elimina y tra le due ecpiazioni risulta I'eqnazione di 2° grado a;" — 2mx-\-pp'^o le di ciii radici in conseguenza saranno le ascisse dei punti in cui s'incon- trano i loro luoghi gcometrici, che sono la locale dei ccntri, e la relta PQ; queste radici adunque saranno le ascisse dei punti P, Q. Ora ricordando che i punti T eT' sono rispettivamente situati nei limiti degli archi QR, QP appartenenti alia locale anteriore de' ccntri ; e che il punto T" e si- tuato sulla locale posleriore, si riconoscera clic le ascisse dei punti P, Q comprendouo tra esse I'ascissa R/' del punto T'; ma sono alia lor volta comprese entrambe tra le ascisse R^ ed R/"dc' punti T e T". Da ci6 risulta che dei tre valori di x, cioe r, t', t", il solo intermedio r' cade tra i Jimjli delle radici dell'equazione a;' — 2mx+pp':=:o mentre gli altri t e t" sono I'uno piu piccolo, c I'altro piii grande di quel- le due radici; quindi segue che il primo membro di questa cquazione cioe la quantita 9, diviene negativo quando per as vi si sostiluise t', e diverra posilivo sostituendovi sia t, sia t". In somma CIRCOSCRITTIBILI AD UN QDADRIGONO, EC. 283 per x= r si ha 9 posilivo per x= T* 9 negativo per x= t" 9 posilivo Resta ora ad csaminare 11 segno di y. Osserviamo a tal'uopoj che essendo reali le tre radici t, r*, t" dell'equazione di 3° grade '^=0, la sua deriva- la t|/' e posilivo x= r" 9 "I-' c posilivo vale a dire la scconda derivata della funsione v diviene positiva per cia- scuno dci tre valori della variabile t, t', t"; e quindi per ciascuno di essi la funzionc v sara sempre un minimo. Ma pure bisogna osscrvarc che essendo _x^x' — 2mx + pp'Y 28-i TRUDI PROPKIETa' DELIE CURVE Dl 2° ORDINE qucsta fanzionc e posiliva por tult'i valori di x maggiori di a, vale a dire maggiorc di 0 M, e Ira essi c t"=0/". In qucsto caso il centre della coni- ca circoscriltibile al quadrigono vienc a trovarsi su la locale postcriore del ccntri, e da percio luogo ad un' ellisse; ma per I'opposto la funzione v riesce negativa esscnzialmente per luU'i valori di x rainori di a., ossia di OM, e sono tra essi t:=0<' e t=0/. I due archi dclle coniche corrispon- denti a queste ascisse cadranno per tanto su la locale anteriore de' centri, e dan luogo ad iperboli. In questa ipolcsi Irallasi per lanto di minimi tra valori negativi della funzione, main realla equivalgouo a massimi in va- lore assoluto. SULLA DETERMINAZIONE DELL'ORBITA DI UlN PIANETA IflEinORIE DEL CAV. A. DE GASPARIS » Problema hocce, longe difficillimum, muUimode aggressus ». NEWTON. Nel secondo semcstre del 1854., c nel corso del 1855^ ho presentato air Accadcmia sellc memoric separate, nelle quali tutte mi propongo di risolvere, con metodi differenli, il famoso problema della determinazione dell'orbita di un pianeta, o di mia cometa, con osservazioni geocentriche. Nelle prime sci fo use delle derivale, nella settiraa impiego tre osservazio- ni complete soltanto, quante il problema rigorosamente ne richiede. I tiloli di tali mcmorie sono : /. Determinazione del piano deir orbita con tre osservazioni , co- munque tra lore lontane, e tre derivate di prima ordine. 2. Determinazione del piano deW orbita con due osservazioni , co- munque lontane tra loro, due derivate di prima oi'dine, ed una di secon- do, per ciascuna osscrvazione. 3. Determinazione degli elementi deW orbita da tre osservazioni comunque lontane, e tre derivate di prima ordine. 4. Determinazione degli elementi delVorbita con due osservazioni comunque lontane, due derivate di prima, ed una derivata di secondo ordine, per ciascuna osscrvazione. 37 286 UE GASP Aids SULLA DETEKMINAZIONE DELL'oRIIITA 5. Detcrminazione del raggio vettore con una osservazione , e de- t'ivale di primo , secondo e tcrzo ordine. S. Detcrminazione dcll'orhila di tin pianeta chc si mtiova nel pia- no dell'ecliltica, da una osservazione, e derivate di primo, secondo, c ferzo ordine del/a longitudine. 7. Detcrminazione delf orbila di tin pianeta con ire osservazioni oomplete. In questa raemoria, nello sviluppo delle coordinate elioccntrichc in funzione del tempo, ritcngo fino al lennino inoltiplicato per la quarta potenza del tempo inclusi\amentc. Siano al tempo t, «, /3 la longitudine e la lalitudine geocentrica di un pianeta o di una comcta. X, y, z le sue coordinate clioccntriche , supposto essere 1' eccliltica 11 piano delle a; y, I'origine delle coordinate al centro del sole, e I'asse delle X qucUa relta che passa per I'equinozio di prima vera. p, r la distanza accorciala, ed il raggio vcllore. i, ^, p, rincliuazioue, la longitudine del nodo, ed il semiparametro deir orbila. Siano ancora /, Il la longitudine ed il raggio vettore della Terra. Per le osservazioni fatte ai tempi t' t" ec., le quantita precedenti as- sumeranno uno, due apici, ec. Nel Iratto successive presentandosi nuovi simboli, so no indichera il corrispondente significato. Cio che vi e da rimarcare nelle prime cinque memorie si ^ che alle derivate della longitudine e della lalitudine , mi e riuscito di sostituire le derivate delle funzioni cotg/3sen(/ — a.) , cotg/3cos(/ — «) prese rispetto ad » e /3 solamente , quindi esse dipcndono dalle derivate iolg/3sena, ecotg/3cosa. E qui, onde non sorga equivoco, dichiaro che dovendosi prendere la dcrivala di cotg/3 sen « non intendo che debbasi cal- colar la funzione , a d» senot d8 cotgPCOS* -rr r/> -r- ^ dt sen'/S df 1)1 U!N PIANETA 287 che ne e il differcnziale, ma bensi che avcndosi dalle osservazioni un si- stcma di valori di » come «, cc^ *»• ' • cd un sislema di valori /3 conio (3^ /S,/3, •• po' tempi t,t^i,-- . si dobbano formarc i valori colg/3, sen«,, colg/3j scn«^ : e quindi co' uoli metodi d'inlerpolazionc, calcolare il valore ?'sen (/'—/) t'—f //"//'" sen (/'"—/") t'"—(" (3) /}"jR"' sen {I'"— I") _ f" —I" Hanno altresi luogo le equazioni ben note „ tg/3cos/+tgicos9sen(/ — ») ~ tg^+lgjsen((f— *) „ tg|3 sen/ -|- tg isen ^ sen (J, — a.) ^~ tg^ + tg«sen((p— «) (5) (6) altre somiglianti hanno luogo apponendo gli apici. Cio posto dalla equazione (1) possianio eliminare x, y ec. medianle le (5) (6) ed eliminare i tempi mediante la (3). Avremo dunque DI UN PIANETA 289 L+Mm + Nu sen (/'"—/") IT+Wu + Wv sen (/'—/) sen/3-|-cos^cos«?<— cos/3sono(i> scn/3'+cos/3'cos«'« — cos/3'sen»'t; "~'sen/3"4-cos^"cos«"M— cos|3"sen«"i; ' senfi'''+ms^"'cos»'''u—cos^'''seni'''v ^' iiclle quali per breviti si c posto Ig 8 sen !?)=?< lgicos(^=f L=senj3scn/3'sen(/'— /) M=:seni3 cos /3' cos/sen (/' — »') — sen|3'cos/3cos/'scn(/ — «) N:=sen^'cos/3scn/'sen(/ — ») — sen/3cos/3'sen/sen(/' — a') I valori di L' M' N' si formano da L M N aggiungcndo un apice ai sim- boli che cnlrano nella composizionc di queslc quantita. ■Inipiegando rcquaziono (2) unitanienle a quelle della forma dcl- le (5) (6) ed climinando i tempi colla equazione (i) potremmo formare un' allra equazione simile alia (7) e contenente le incognite u, e v cioe

colg^'sen((;,— «') — colg/3sen((5)— »)| j^=2cotg/3'G^/'„scn(9— /)sen(jfi—t"—t' ' x"y—x'y"' t^—f" e per la Terra si verificheranno e^almente le due Jin'scn{l'—l) _t'—t ff"n"'sea{l"-l"')_('^—t"' ~/i'll"^sm{l"—l')~'t"—t' ' //'Vr sen (/'—/") T— <" ' Queste quattro equazioni diventeranno rigorose se vi si fa t'=zt-\-dt, t"=t-\-2dt,t"'=t"'-\-dt,t''=t"'-\-2dt.0va., se nella prima delle (1) invece delle coordinate eliocentrichc si soslituiscono i noti valori in funzione del nodo ed inclinazione dell'orbita, eliminando i tempi colla prima delle (2) avremo L + Mm-|-N« sen(/'— /) tg^ + cosom— scncct; ]7+^FM+TV«;~sen (/''—/') tg/3' + cos«"M— sen«"t; nella quale si e posto M=tgisen^ , t)=tgicos(f , L=tgj3lg^'sen(/'— /) M = tg /3 cos /sen (/'—»')— tg /3' cos /' sen (/— ») N=tg /S' sen/' sen (/—a) — tg/3 sen /sen (/'—*') (3) Dl ON PIANETA 293 per avere L'M' JN' si apporrd un altro apice ai valori precedenli. Similmen- le operando sulla soconda delle (1), unite alia seconda delle (2) avremo un'cquazione simile alia (3) c chc conlrascgno con (4.). Locquazioni adun- que (3) e (4) conlerranno Ic due incognite ue v, cioe <^ ed i, non chc i dati di due osscrvazioni,iinitaniente alle derivatc di primo e sccondo ordine di quelli, allorche dopo aver ravvicinalo, come si c detto, i tempi, si saran sostituitc ad /, /', I", Ic espressioni /, l-\-dl,l-\-2dl-\- d^l e cosi per « , /3 ; «' , /3' ; ec. La forma esplicila dc'coefTicienli di tali due equazioni e riportata ncl Comptc Rendu pag. 251 secondo semestrc del 1854., e percio qui la Irala- scio. Ricordo solamente chc data a tali due equazioni la forma cu'' -\-av''-\-buv-\-eu-\-dv=o f' u' + a' V' + 6'iir + v' u + d'v=o e facilissimo ricavare da (juesle lo alt re la quale e di Icrzo grado ris[)ello a Ig (^, cd i valori di d, c, ec. sotto for- ma pill concisa, son dati da rf=— /„„G„sen/+2/%G„cos/4-/.G<,„sen/ t' = + 'ooGoCos/+2/%G,sen/ — /„G„„cos/ fl^+|/„„G„sen/scn(x — 2/\G„cos/sen« — /,G„„sen/sen«-cotg^-|-2/,G„R„sen/ c=+ j/ooG„ cos /cos «-(-2/%G„ sen /cos« — /„G„„ cos /cos«5co tg /34-2 /„G„ H„cos/ *=— j/„„G.sen(/+«)— 2/^,G.cos(/^-«)— /„G..scn(/+«)jcotg/3— 2/,G„(H„sen/4-K„cos/) In queste lormule, /,„ indica la derivala di secondo ordine della 38 291 UE CASPARIS SULLA DETERMINAZIONE DELl'orBITA longiludine dclla Terra; G„„ la derivala di secondo ordine dcUa fun- zioiie colg/3sen(/ — «) prcsa rispello ad « c /3; H„ c K,, le dorivate di cotg/3cos«,co lg:/3sen», tuUe per I'epoca t. Ondc Ic dcrivale distinte da calcolaro soiio I]„, K„, e G„„. Per G„ ^ chiaro da quel che si c delto, chc G„ rf<=d . CO tg/3sen(/ — «) = (sen /H„ — cos^R„) dt Si delcrmineranno le quantita e', rf'cc. alio stcsso modo come si e falto per e, dec. Si dovrannocioe calcolare le derivale H'„, R'„, G'„„, per I'epoca /'. Sipuodare un'al Ira forma rimarchevole alia (5)- Infatti dai valori soprascrilli di c, d cc si rileva (G„/o„-/„G„„)sen(y-/)tg^+2/o'G„cos(cp-/)tg^ (G„/oo--/oG„„)sen(,j,--/)sen('f- ») +2//G„sen (cf--«)cos('^--/) +2Gy„sen((f--/)tg/3(ll„ sen?- -R„ cos -^ =cotg|3sen(/ — «) (1) '-^ =cotg/3cos(/— a) (2) .,. , df dx di/ dz . . , ,. Si ponga /„=-^ , x^= -j- , y<.^-jr '^- = -77^^^ rappresenti al soli- Jo con (1„ la dorivala di colg /3 sen (/ — «) rispedp ad » e /3. Difl'crcnziando Teqaazione (1) viene jrft; , I p {^x„ — JTzJscn/ — (zy„ — i/z„)co%l , a?cos/+ysen/^ Ora raesso F=co lg/3cos(/ — «i),siha (-rr^ /„=F/„: sosliluendo dunque in(3) ^ al ' il valore di P /„ presso dalla (2) si deduce P [zx,—xz„) sen l—{zy,—y z.) cos / + R /„ z lit ed indicate con /) il semiparametro, quest'ultima si cangia in - Al/'/)seni:sen(t? — /) + V?/„z ,., kilsi nota costante di Gauss. 1 +colg/3tgtsen(9 — ») ' " 1 +cotg/3'tgjsen(^— «') e col tener presente che (5) (6) 296 DE GASFARIS SULLA DETERMINAZIONE DELL'oRBITA ed alio epoche t', t" si verificheranno le due altre p, kl^ p sent sen {of — l')-\-R'l'^z' ° '^~- „„ k l/^sentscn (— «')(s z" per Ic (!j)orhe / /" si verificheru pure o=G„z''sen((p— /")— G",z"^son((5,— /) (12) + ^U^^fo tg /3" sen (<;, — «") — co Ig j3 sen ((? — «) jz s" Ur qui e cssenziale mostrare chc nessuna delle equazioni (9) (11) (12) (■■ conseguenza delle allrc due. In primo luogo si riflella che Ic equazioni (7) (8) (9) (10), dalle quali si sono dedoUe, sono indipendenli fra loro. Vc- z z' z -^ z' diamo adesso qual'cil risultalo dcU'eliminazione di— j — o di -^1=^.—^ fra Ic tre (9) (1 1) (12)^ dalle quali, in soslanza, si dovranno eliminaro le z z' due — > -jj.Tale risuUato, ove fra le tre sudette vi fosse dipendenza, dovrcb- z z be annullarsi identicamente. Or si vedni che cio non ha luogo, anzi ci for- nira una equazione ad una incognita, ch'e delle principali del problema. z z' Si ponga adunque -^,:^7n , —^n , le equazioni (9) (1 1) (12) diventeranno On* Z G„sen(9— />«"— G'„sen((5.— /)= ^^^0 jco lg|3'scn(9— «')— cotg|8scn(9— «)(m ( 1 3) G'scn(«{.— /")«'— G"„sen(^—/')= 1^/7^ Jcotg|3"sen(9— «")— CO lg/3'scD(^— «'^|« (1 i) G„scn(^— /")m'n'— G",scn(9— /)= i^Jf^'jco (gj3"scn((f — «")— CO lg/3 sen(9— «)^mra ( 1 5) 298 DE GASPJLRIS SULLA DETERMINAZIONE DELl'oRBITA la queste m,n sono alcerto quantila reali, c fattovi m^cm' ,n=c' n' , mn^ec'm'n', si doterminino c,c' in guisa che i termini indipcndenti da m',n' divengano eguali all'unita. Sara _^,A«scn ( — «") — co tg ^^n (y — «') ^-y 1/ G'„ G"„ sen (■{> — /') sm (? — /") ° ° fj»— .''"'" <^"^''"('^~'*")~^"'^^^^"('?~») i/rF" l/Go G"„ sen (9 — /) sen (9— /") " ° DI UN PIANETA 299 Per far vedere chc I'cquazione (19) non si annulla identicamente, ma e un' equazionc alta a dare tg^, si ponga cotg/3son(9 — «)=e , colg/3'sen(9 — »')=e' , cotg/3"sen(9 — »"):^e" c lequazione (19) puo scrivcrsi nel modo seguenlo i^e'—ef{e"—e'Y{e"—eY={c' — cy/j"' + (e"— e)V/' + (e"_e')'A^ —2f)b'( c"—e' f[e"—cY—2bb"[e'— e )"(e"— e' f—2 b' b" (e'—cf (c"—ef nella quale apparisce che il termine (e' — e)^(e" — ey{e" — e)^non e zero, ne puo ridursi con allri termini. Posle questc cose le equazioni (13) (1-i) (15) si risolvcranno in ([ucslo modo. Posto un valore per m, che ordinaria- mentc poco differiscc dall'unila, la (13) dara subito ? da un' oquazione di primo grado; conosciuto / "o , , ■ IloSeno — K„cosm ed aU'cpoca /' sara z'o G'„o Ii'„ ir.sentf — R'.cos* ed eguagliando i due valori di co Ig i cho si Iraggono da questo due ulti- me equazionij si avra 39 802 DE GASPARIS SDLLA DETEBMINAZIONE DELl' ORBITA . . ILsen* — K„coso cotgi = - ^ |-col^/3sen(cD— ») Si avni da qiu'slc prima il valorc di tgjf, o di cotgi^da una i-quazionc dw e ovidentomcnto di lorzo grado, i' poi si dcduvra cotg? Lo dorivalo da dcterininan! sono diinqiii' G„, K„, G„„ puv la pri- ma osservazionc. Si ricordera essere H„, K„ In dorivate di colg/3cos», c-otg^son* , c che G„ si otticno da H„ o K„ c viceversa; in fatli esislondo fra queste dcrivale la relazione G„ = H„ sen / — K „ cos / *' sufficienle conoscerne due, onde potcrne dedurre la lorza senza calcolo diretlo. Lo slcsso valga per le dcrivale dclla sceonda osservazionc. L'cquazione (9) dara :;, c dall'cquazionc (7) si avra il semiparaniclni p. Cognita la z, sara agevolissimo calcolare x, y da esprcssioni piu scni- plici di quelle che forniscono tali incognile in funzione di ^p , i . Lcijuazio- ne (8) ci dara z„ , onde con rininarsi le H„ K„. Si ha infatti G„=sen/H„ — cos/K„ , F„=cos/H„-|-sfin/K„ e per ripruova di calcolo dovra aversi G\-\-V\ = \\\-\-^\ Oltonulo adunque dalla (1) il valorc di z„ , dopo deterniinalo z , le (3) daranno i valori di x„ ,y^ , ehe unili ai valori, anche determinali, di x , 7/ forniranno quanto e necessario per compicre la soluzione d{!l problema. DI UN PIANETA 305 SESTA MEMORIA Oetettiiinazione deirorbita di un pianela, che si muova nel piano del- I'ecliltica, con una osservazione, e dcrivatc di primo, secondo, eter- zo ordine delta lougiludine. Insistoro poco suUe formolc di qucsla memoria tantoperche la siugo- larita del moviniento supposlo le rende di niollo iniprobabile attuazione, come pcrclu' nella oltava memoria csporro un nielodo generale che resla applicabile anche quando lale speeie di movimeulo venissc a vorificarsi. Si ponga per brcvita A = ^scn(/ — «) e siano A„, A„„, A„„„, le tro prime derivale, Ic quali saran- no nole ovc siansi ealcolalc le tre «„ , «„„ , «„,„ clie sono le tre derivatc suc- cessive della lougiludine geocenlrica del pianeta. Sia w la longitudine elio- eentrica , o w^ la sua derivala. L'equazione del raggio visuale nienalo al pianela essendo y — //sen/=lg«(a; — /Icosl) se in quesia si soslituiscono per x cd y i lore valori »'cos«'^ r seufp, san'i cos « {rscn »•) — sen » (r cos w) = A (|uesla (' re(iuazionechc si Iraltcra di differenziare Ire voile di seguilo. Si . . , ,, .. d'^lrsenw) d'ircosw) , ,. . presenleranno lermmi della forma — --,..^ — , — -fj^ — - , pequalisiso- .... . , , . senjt-' cosfP . , , . , stiluiranno i loro valori , r— , poiche si ha pure r' ,.' ' d'y 1/ d'x X dF~~P ' d/' ~? posta la massa soiare eguale airunita, e Irascurala quella del pianela. Ponendo adunquc! u>„ — «„^n si avranno le due quazioni segu(Miti che conlougono 1(! due incognile ;• , /( , anzi quesl'ullima vi enlra al pri- mo grado. (A'a/— A A.„)r'— {A».,+2A,»„)r'l.//^— A'— \'+2i>.j,r=o 1 1^ 306 DF, GASPAIUS SULLA DETERMINAZIONE DELl' ORBITA ^ ,~o (2) (A*.„„+2A«'„4-3A„«<,)rVr'— A^— 3«„.wr=— 2AA„.I 111 facile assicurarsi che »• > A, onde assumcndo un valore di r mag^giore di A , I'equazione (1) dara », e sc il valore di r e esalto, i due valori di n , r sosliluiti nella (2) dovranno sodisfarla. Trovato r, avremo «^ daU'equazione sen (w — «)=- , e daH'altra II ^w„ — a.avremo w„. Dopo cio I'espressione r^w^ ci delerminera il va- lore del seniiparamelro. Di pill I'equazione del raggio visuale differenziala da ;y„cos« — t/«„sen» — j;„sen« — ja„eos«=A„ che unita aU'allra xy„ — yx„^^r''w^ dara a\ ,y„. I valori di x ,y son for- niti da rcosfP , r sen pp. II semiasse maggiore si ha dalla equazione =- — a-/ — y/ , e reccentricita da r''w„=V a\\ — c^) L'anomalia eccentrica M , e la vera v , si calcolano eoUe due 1 . /T+e, 1 r=a(l— ecos?*) , Xg^v=y j^^^^g2"- con (^ e V sara ancor uola la longiludine del perielio. Dl UN PIANETA. .107 MEMdlUA SETTIMA Delerminazione drlVorbita di un pianela con Ire osservazioni. In quL'sla iiiernoria ini sofi proposto di ritonerc, nello sviluj)|)<) (Idle coordinate' olioccntrichc in funziono dol tempo, fino ai termini moltiplicati per Ic (|uarle polonzc di queslo, inclusivamcnle. E risapulo che laic ap- prossiina/.ione e sufficioiile nella massiina parte d(!'casi, o d'altra parte il Gauss ha mostralo che si puoavere unasoluzione sufficientemente vicina alia \era,anche ritenendoi soli lerniini di secondoordine. IlChallis con me- todo diverso, ha rilenulo allrcsi fino ai termini di quarlo ordine, f. I'appli- cazione nunierica fallane all' orbila di Ebe , nioslra che tale liberta <■ permessa . Siano ai lenipo /, x, ij le coordinate del pianela nel piano stesso del- IWhila, e si ponga k{/'—/] = 6'',k{l"—t'=6,k{t" — t)=Q'. Avnmio , dx' .„ , rfVe"" f/V6'" , d'x'6'" .=x'- ^^^ 6" + _-___.+ -x^^ ^1) altrettanlo si faccia per x" -y ,]]" ■ Ora si ha d^x' __x' d'x^_ dx' Bx'dr'j dr^~ r"' f/r' r"dr r'^dr f d'x' __ ^ , Gdx'd)-' 'i x' [dx'^+dy'^) I5x'dr'\ (2) ^ lo stesso s'intenda per i/'. Sosliluendo questi valori nella (1) e sue trc altre analoghe, ove dalla prima divisa per x' si sottragpa la terza divisa per y' , moltiplicando poi lutto per x' y' , verrA, contrascgnando con A' I'espressione — xy-.y^^=-A'(^6"_^-.„-^^) ... (3) 308 UE GASPARIS SULLA DETERMINAZIONE DELl'orbitA (?d operando alio slesso modo sulla seconda o quaiia dcUc (1) sani In queste cspressioni si o posto t = /{(!/. dr' Eliminando ora fra le (3) (4.) il simbolo si trova 6 r" j(x"2/'— x'?/") 0'"+ [x'y —xy') 6' j ~^6r'^6"* + 0" 9*) — 6'" 6*— 0' 6'"^ (5) Cio posto csprimoiido le coordinate dclia seconda e ter/a osscrvazionc in funzione di quelle dclla prima, con siniili operazioni si dedurra 6r'< {x"y — xy")d"' — {x'y—xy')()" j . . 1/dx — xdy in GUI A =';?^ ^- — ^ 0 coU'esprimere Ic coordinate della prima e seconda in funzione di quella del la terza si Irovera 6 r"' {x"y—xy") 6' — [x" y' — x'y") 6" i ora e note che A = A'=A"onde poncndo x'y—xy':=n", x"y—y"x =n' , x"y' — y"x' = n , che rappresentano le trc note aree Iriangolari , avremo le due e"'»-|-et»" e"'>t'— 6'^»" 6' _ 06" + 6'" — ^,- 9'" + 66" + 0™ — ^ e'u 71 -|_ e* w" 9* ra' — o'* Ji 6« _ 00" + e"' — - — 0' -f 00' + 0'^ — —7, ,- (7) DI PN PUNBTA 309 n n" Da qucstc possiamo delerminare i rapporti — , — , quando sian noli i raggi veltori. Ponendo per maggior semplicila SI avra n _ 6 i2ee'fl"+Q' (9'y— a"?'— e"Y') n' ~~ 6' 1290'6"-f 0"(9'9— 6'Y+S"V') n" __ 6" 1 2 9 9'9"+6"' ( d"'(j" — 6"g' — OY) n' ~~ 9~ r2 9 d'6" + 9" ( d^q^6"q' 4-9"Y') (8) /9) Ripigliando ora le cquazioni (l),si molliplichi la prima per la quarta, c vi si soltragga il prodolto della seconda per la terza. L' uno do' raembri e xy" — x"y, I'aUro o funziono di x' y' c loro derivate. Si ritengano in questo prodollo fino ai lermini inolliplicali per la quarla potenza del tem- po. Si lenga altrosi prescntc cssere x'dy' — y' dx'=coslVLnle , e quindi dif- .. . J x'd't/ y'd'x' tercnziando — j-f — ^— ; — = o , come pure dr^ dr" ^ x'd'y'—Tj'd'x' _ dy'd^x'—dx'd^y' ^ afd'y'—ijd^x' _ dy'd'x'—dxfd'y' dr' ~ J^ "' 2rfr* ~ "sen (/— «)_tg p sen (/—«") /j=lg p" sen (/'— «)— Ig 13 sen (/'—a") c=[g p" sen (/"_(x)_ig (5 sen (/"—«") rf=lgp'scn(/"—«")—lgI3"scn (/"—«') e=ig p' sen (/ — «) — Ig jj sen (/—«') /=lg p" sen (/"—/) , g=[g p" sen (?'—/') /(=tg p sen (/'—/), 2=lg p sen (/"—/) /c'=tgpsen(«"— «')—lg|3' sen ( leva supplire alia mancanza di tensiono. Alludo alia forma dclF c- )) sperienza suggerila da Mclloni ; ma credo che i risultati saranno (ut- 11 lavia per lui intercssanli. ^ )) Le spcrienze furono escguile. Sopra 768 miglia di tilo mctallico « rivoslito di giitta percha, suUa linca cioe chc va da Londra a Man- y> Chester e ritorna qui due volte , colle nostre ordinarie batteric ( clel- 1) tromotori ) di solfato di rame di 3 poll, quadr. , c con tension! , le )~i quali variarono tra 31 coppie c sedici volte circa queslo numero os- « sia 500 coppie. )i ■)i Nclle prefate slrisce la liiiea superiore , prodolla da un mccca- « nisnio locale , indica il principio deU'esperienza, ed il tempo durante « il quale la cori'cnte era trasmcssa. y) 'i) La seconda linea ( di punii ) significa il tempo , in minuti se- ll condi , e proviene dallo scatto d'una mollellina toccata da un pcn- 11 dole ad ogni suo passaggio pel centro dell'arco d'osciilazione. )1 )■> La lerza linca iiioslra I'istante in cui la correnle apparisce al- ii rcstremita danoi delta capo lontano [distant end) dalla linea di 768 )i miglia di filo. )) 822 MELLON) — sull'eguaglianza di telocita' y) La quarta linca indioa fmalmcntc il residue della scarica del )) capo vicino ( near end ) del filo;, chc ponevasi in comunicnzione colla >•) terra subilo dopo il distacco dellc balterie. Cio non ha nessuna rela- « zione col soggello delle presenli nostrc indagini. )1 1) Ora, si vcdo, per mezzo della lerza linea, che in tuU'i easi tra- i"! scorsero due lerzi circa di niinuto secondo prima che 1' azione dive- )i nisse apparente alia distanza di 768 miglia , indicando cosi una ve- il locilii di circa 1000 miglia per minulo secondo. Quesla velocila e y> dunque seusibilmeule uguale per qualuaque tensioiie della correnle « eletlrica. )) Depongo ogni cosa Ira le mani del sig. Prcsidente ; e soggiungo qui sotto il fac simile dellc due strisco telegrafiche relative alle cor- renti delle pile di 31 o 500 coppie, che sono per noi lepifi essenziali. Ricordero in prinio luogo aH'Accadcmia, che le linee continue sono prodotte da penae o still di ferro adallati al telegrafo stampatore di Baiu , 11 quale lascia un' impresslone stabile suUa striscia di carta pre- parata chimicamcnte ed uniforincmente mossa da un mcccanismo d'oro- logcria , come dissi nella prccedcnte mia comuuicazione sul niedesinio soggello. E faro poi osservare quale novita importante la traduzione del Icmpo In linguaggio grafico mediante F ingcgnoso congegno del Clark: cosi ognun vcde a colpo d'occhio la frazione di minuto secondo trascorsa fra 1' islante in cui la correnle penelra nel eupo vicino, e I'l- stanle del suo arrive al capo lontano. CHE LE CORRENTI ELETTRICHE DI VAKIA TENSIONE EC. 323 Nolero finalmente come il genere de' scgni elcttro-chimici impiega- to dal sig. Clark al)l)ia felicomonlu rosa inulilc la precauzione ch'io credeva indisponsabile per la riuscila dell'csporicnza. E veramento , cgli e ccrto cho la pcrlurbazione dell' ago magneli- co, la calamilazionc del fcrro dolcc , latlrazione delle spranghe che arreslano i movimenli delle ruotc dentate , o qualurKjue allra azione prodotla dal conflitto elettro-magnelico , esige una ccrla quantita di for- za , la quale pu6 risultare , non solamente dal primo iinpeto di una corrente sufficienlementc intcnsa , ma benanche dalla somma degl' im- pulsi successivi di una coirente alquanlo piii debole. Sicche , poteva darsi bcnissimo il caso in cui gli effelti sensibili manifestali aU'cstre- mitd della linoa percorsa dalla corrente della pila di 31 coppie appa- rissero piii tardi di quelli della pila di 500 coppie senza che percio se ne dovesse ncccssariamente arguire la maggiore velocita di propaga- ziono di quest' ultima corrente rispetto alia prima: ecco perche io con- sigliava di compensare colP ampiezza della superficic Tinferiorita di forza eletlromagnetica dovuta al minor numero delle coppie. Ma nolle condizioni sporimontali adottatc dal sig. Clark I'azion clii- mica della pila di 3 1 coppie , quantunque piu dcbolc di quella prove- nientc dalla pila di 500 , c tutlavia baslantemcnte dislinta anche sul principio dell' azione e giustifica pertanto la conclusionc dedolta da que- sto ralente ingegncre rispetto all' uguaglianza di velocita delle corrcnti clcttriche di quaUmquc tensione. Tra le strisce inviate se ne trova una sola dove la corrente d'un eleltromotoro di 64. coppie di 12 pollici quadrati di superficie ( formalo dalla riunione di quattro sczioni di 16 coppie ordinarie, di 3 jiollici ), sembra esscrsi mossa un po' piu lentamente delle altre. Ma. , siccome tulle le sporicnze fnrono duplicate, e che nella compagna di questa non apparisce lo stcsso rilardo, cosi 1' anomalia deriva , sccondo ogni pro- babilitii , da qualchc differenza accidentale, e deve quindi Irascurarsi. In alcuno sperienze il sig. Clark trasmise la corrente per due gal- vanometri della Compagnia ( non e delto la siruttura c le dimensioni di colalL strumenti ) prima d'introdurla nel conduttorc c non Irovo nes- suna differenza ne' tempi della propagazionc ; cio che doveva natural- mente aspetlarsi, a cagione della debole resistenza de'galvanometri ri- spello alia linca lelegrafica. 324' MELLONi — sull'eguaglianza di velocita' Da tullo cio si rilcva diinque, che allorquando I'elettrico alio stato di corrcnle possindo tanla forza che basti a vinccre la somma delle re- sislonzc opposlegli da un dalo conduttore di qualunque lunghezza , I'au- nicnlo d'una tensione quindici o venti Tolte maggiore noa altera piinlo la sua velocita di propagazione. Qucslo fatto e in apcrta contraddizione col signiflcato, generalmen- te attribuito alio denominazioni di quantitd e tensione ; slanteche colla prima si paragona la massa dell' elctlricita a quella d' un fluido, c colla seconda flgurasi la sua elasticita ossia tendenza al mote. U oguaglianza di velocita delle correnti di varia tensione offre per lo contrario un bellissimo argomcnlo in favore dell' opinione di coloro, i quali suppongono le correnti elcttriche analoghe alle vibrazioni del- I'aria sotto I'azione dc'corpi sonori. E per vero , siccome i suoni pivi o men gravi od acuti percorrono nell' aria lo stesso spazio nello stesso tempo, qualunque siasi la lunghezza od intcnsita delle onde aeree for- mate dalle pulsazioni del corpo sonoro , cosi le vibrazioni piu o men rapide e piii o men vigorute, che il fluido eleltrico concepirebbe sotto I'azione degli elettromotori composti d'un numcro piii o men grande di coppic si propaghcrcbbero ne' coaduttori colla medesima celerita. Ognun vede , pertanto , come le ipotesi da noi immaginate per render ragionc de' fenomeni naturali valgano talora a suggerire eerie indagini spcrimentali , donde risultano le prove della loro validita od insufficienza. Avro presto Foccasione di prescntare all' Accademia altri fatti i quali dimostrano chiaramentc, a mio credere, I'errore di alcune conseguenze ammessc finora intorno all'induzionc elettrostatica, e tcrmincro conchiu- dendo di bel nuovo , che la differenza di velocita osservata tra le cor- renti elettrichc trasmesse dai conduttori isolati nell' aria, o profondali ncl suolo, o circondati da un doppio strato di sostanze coibenli e defe- rent! proviene unicamente da un aumento di capacita. In altri termini: I'induzione latcrale esige una ccrta proporzione di elettricita, ed il pro- gresso della corrcntc nella direzione della lunghezza e tanto piii ritar- dato quanto c maggiore la quantitd dell' agente necessaria alia produ- zione del fonomcno. S'intende poi come dal fatto dell'uguaglianza di velocita di qua- lunque correnle nello stesso filo metallico ne risulli che le correnti e- CHE LE CORRENTI ELETTRICHE DI VARIA TENSIONE EC. 325 ieltriche di diversa tensionc conservano ne' condutlori sotterranei quei incdcsimi rapporti di quantila ch'esse posseggono ne'conduttori sospesi nell'aria : iraperocche la porzione di cletlricita sviata , sotto le stesse , condizioni dinamicho , verso le pareti per virlii dell' induzione , essen- dovi trattenuta da una forza di reazione, deve necessariamenle variare proporzionalmente all'intensita del fluido circolante. 42 li SULLA INDUZIONE ELETTROSTATICA MEMORIA DEL SOCIO ORDINARIO aiACEDONIO MELLONI A chiunque abbia sludialo i piirui element i di fisica e nolo che , (juando un conduUore isolalo BC (fig. t) Irovasi in presenza d'un corpo elcUri/Yalo A, il principio olettrico contrario a quello di A si svolg'c nolla parle piu piossima H, e V omologo nella parte piu lonlana C. E di fatlo qualora un dischetlo metallico isolato sia , giusla il nie- lodo d"Epino, poslu in contallo coll' una o coH'allra eslreniila del con- duUore e quiadi avvicinato ad elcltroscopio elellrizzalo, si ollengouo se- gni negaiivi per B c posilivi per C se A e posilivo ; c si hanno, per lo conlrario, segni positivi per B e negaiivi per C nel case ovc A c ne- gative. L' espcrienza puo abbreviarsi , e renders! fors' anche piii significa- tiva, seguendo il inelodo di Wilke, che consislc a comporre il condut- lore BC di due parti, le quali riunite e poscia separate, nello stato d'iso- lamento , solto 1' innuonza cleltrica posiliva o negativa di A, vengono successivamcnle accostale all' elcltroscopio gia carico di una data specie d'eleltricila. Stanleche in tali circostanzo le due parti trovansi elettriz- zate in sonso conlrario, 1' anteriore mostrandosi costantemente fornila dello slalo olettrico opposlo a quello di A. Qualunque indizio di elet- 328 MELLoni tricita maiica del tutto se lo due parli vcngono separalo siibilo dopo di aver palita 1' azionc del corpo A ; prova maiaifesla che i fenonicni os- servali non derivauo da una trasfusione clellrica di A in 15C, ma si bene da un disequilibrio introdotlo nella elettriciUi nalurale deirullimo corpo per I'azione del prinio. Lo sviluppo dc' due principii elettrici in un condutlore isolalo per virtu del semplicc influsso d' un corpo elellrizzalo poslo ad una cerla distanza o perlanlo indubilalo o indubilabilc. Tullavia le sj)orienze allegalc non diniostrano qiieslo sviluppo in pi-esenza della forza induttrico o atluante, ma dopo I'csercizio di cssa sul corpo altuato. Si rispondc che per mostrarc I'esislcnza rcalc dollc due elellricila durante 1' azione basta servirsi d' un cletlromctro caricato o sospendere alcune coppie di pondolini lessuli con fdi di lino e midollo di sambnco lungo il cilindro indolto, ed accostarvi poi un basloncino elctlrizzato di Telro o di ceralacca : giacche i moti cleltrici de'pendolini nelle due por- zioni del cilindro BC sono opposti tra loro , come pure le indicazioni deir elettrometro. Ma alcuni istanii di riflessione bastano per convincersi dell'insuffi- cienza di codeste pretese dimoslrazioni. Inf'alli gli slrumenti o congegni adoperati per conoscere lo stalo clcttrico del conduttoro BC sono dessi pure sottoposti all' influenza del corpo A c paliscono in B un' azionc mollo maggiore in C: non polrcbbe darsi che I'opposizione osscrvata de' sogni procedesse unicamenlc da questa pcrlurbazione degli strumenti c non gia dalla diversa qualita del principio clcttrico nelle due por- zioni del corpo attuato. Per sciogliere il quesilo convcrrebbo dunquo trovare il modo di sottrarre ncirazione del corpo attuante gli apparccchi impiegati nell'a- nalisi del fenonieno. Abbiasi una lamina metallica verticale comunicante col suolo. Ad una certa distanza da siffatta lamina pongasi da un lato una Icgge- rissima pallina di midollo di sambuco sospesa ad un lungo e sotlil filo di lino, 0 daH'allro il condutlore della macchina eleltrica. Per quanto intcnsa sia Y elettricita del condutlore c minima la distanza della lami- na al pcudojino, qucslo conserva csattamente la sua direzione verticale. Se poi la pallina di sambuco e appesa ad un filo di sela od eleltriz- SOLLA INDUZIONE ELETTROSTATICA 329 zata, una ccrla allraziono si inanifesia Ira il pendolo c la lamina: ma laio altrazione doriva unicamciite da una forza di rcazionc destala dal- r elellricita del pendolo c non ha che fare coirazionc del corpo situate ollre la lamina ; com' c fac'ilc il convincersenc riniovendo il conduttore eletlrizzato , o conmnicandogli successivamente le due specie di eloltri- cita : poiche queste vicende capitali sono del liilto insensibili al pendo- lino , che mantenuto nello stesso grado di cietlricismo , forma sempre lo stesso angolo colla verlicalc. Del reslo 1' altcnzione di reazione che la lamina cscrcila sul pendolo eletlrizzato diminuisce rapidamente col- ralloutanamento come tutte le forze di questo genere, e divenla sensi- bilnicnle nulla ad una breve distanza. Ora da qucsti falti mi parvo se ne polcsse inferiro , che per sol- Irarre un corpo alT influenza o attuazione eletlrica baslava ripararlo con- venientemente dietro una lamina di metallo la quale comunicasse colla terra, oserbatojo comune, come la chiamano gli eletlricisti. Cio m'indusse ad accostarc successivamente un eletlroscopio, cosi guarentito dall'influen- za del corpo attuaiite, presso ai punti B e C del ciiindro solloposto alVfit- tuazione; cd allora vidi, con somma mia sorpresa, lo strumento indi- car sempre la medesima specie di clctlricila , la parte postcriore eser- citando lultavia un'azione piu potente dclla parte anleriorc : nell'unoe neiraltro caso i due corpicciuoli raobili dcirelettrometro caricato di elel- lricita positiva si scoslavano maggiorinenle tra di loro se A era eletlriz- zato positivamente^ c di cui univano per lo conlrario la loro divergenza quando A trovavasi eletlrizzato negativamenle , donde opporne che la sola specie di elellricita sensibile nel ciiindro solloposto all' attuazione era quella stessa del corpo alluanlc (1). Passando poi all'esperienza de'pendolini acccoppiati e sospesi lungo il ciiindro BC, m' ingegnai prima di sotlrarne questi corpicciuoli all'a- zione dirctla di A medianle alcuue lamine melalliche convenientemenle (i) Per rimuovpre qtialunque sospetto che I'eleltricili osservata in CC derivasse da una trasniissiono del fluido eccilalo in A, diro che dopo ognuna dflle prpdellp osser- vazionl c dalle analoglic sussoi;ueiili, si scaricava il condullore dclla maccliina cleltri- ca, meltendo subilo dcpo a contallo di BC un seiisibilisslmo cIcUroscopio a fclie di oro ; c clic si rigellai-diio come iiiconcludcnli quelle poclie osservazioni le quali dopn la scarica del condullore furono seguile dalla manifeslazione del piu leggero indizio d'un residue elellrico nel ciiindro solloposto all' attuazione. 830 MELLONl (lisposlo e coniunicanli al ])avimcnlo. Prcsi poi una bacchclla olcltrizzala ili volro c Taccoslai gonlilmciilo al di sopra d'ogni coppia di pandoli, in diroziono normalo all'asse di BC, avcndo cura di riparaila cssa pure dall'azionc dircUa di A con una dollc prodeltc lainine. Lg coppio ma- nifoslavano soUo I'alluaziono eleUrica lo solilo divcrgcnze, mai^giori alle osU'cniila ohe verso il CiMilro del cilindro : luttavia ognuna di esse aii- menlo per Tav vicinamento del vclro quando A era elcltrizzalo positiva- mente e diminui sollo la condi/.ioiie eoiilraria di A negativo. Ripelei resperimenlo disponendo I'asta di volro parallelamenle al- l'asse di BC, e per modo chc venisso ad oecuparc presso a poco la po- sizione cenlrale sopraslanlo. Se i due prineipii eleltrici del cilindro BC trovavansi, come si vede, ancora gcneralmenle, alio stale di lensione , le divergenze de'pendolini anleriori c poslcriori dovevano nccessariamenle subire delle variazioiii opposle , per modo , che le prime diminuissero nienlre le ullinie aumcniano o viceversa, secondo la qualiUi posiliva o ncgativa del corpo atloanle. Ur tulle qucsle divergenze si videro accresciutc simullaneamente nol prinio caso, e simullaneamente dimimiitc ncl secondo: cio chc basto per dileguare in foi'za , dirci quasi ^ d'lin sol colpo di bacchclta magiea , Ic illusioni acquistale sin dalla prima mia gioventu sulle opposle len- sioni eletlriche dominanli alle due eslreniila del corpo induUn. Allora c<'rcai di confermare il nuovo lalto d'una sola lensione elel- Irica durante ratluazione senza il soccorso delle laraine comunicanti col sunlo cd ottenni 1' inlonto nella disposizionc scguonte. E nolo che il cilindro vuoto di metallo destinato alia dimostrazione de'fenomeni d'induzione terraina ad ogni sua cstrcmita con una lamina conformata sfericamcntc. Procacciatc due di colali superGcie emisferiche (fig. 2) le cliiusi con due lamine pianc dello stcsso diametro; le corrcdai di pendoli scmplici analoghi a quclli chc s' usano apporre alle facce po- steriori de'dischi conjugali, le fermai notabilmonte su colonne di vclro; (! le feci comunicare Ira loro per mezzo d' un' asla mclallica. Situato lapparecchio ad una ccrta distanza dalla macchina elcttrica in atlivila vidi losli) i due jiendolini divergcre sCostandosi dai rispeltivi piani vor- ticali clie (•liind(>vano gli cscmplavi B, C. La divergcnza era minore in B che in C , ma dei'ivante in ogni caso dalla elettricita posiliva , dap- |X)ich(' la bacchclta elettrizzala di vclro rccato successivamente in B e SULLA INnUZIONE ELETTKOSTATICA 331 ill C rfispinse si rurio die I'altro pendolo. La modosima ropulsione ebbc luogo soslilucndo uii soUil disco metallico all'i'niisfcro IJ, dondc risiilti la proscnza dcll'olettricila posiliva sin [jrcsso la superlicie anlcrioro del corpo indollo. E quasi siipcrfluo Y ossorvare cho so il condutloro dclla niacchina trovavasi elettrizzato ncj!;ativamcnlc lo stalo eleltrico cambiava e chc in tal caso i due pendolini divorrfovano per elottricita nogaliva. Tutlo I'arlifizio di qiiesto ospuriiiiento consisle, conic ogniin vcde, a disporre le cose per modo che gV indicaloii dcllo state (dettrico pro- prio all(! diverse parti del corpo altuato siano compiutnmcnte soltratti all'azione dirotla del corpo atluanlc, dond(! la neccssila che il diametro Irasvcrsale di quest' ultimo corpo sia niinore , o tull' al piii eguale , a quello del primo. Si potrebbe credere, a prima giuiila, che la prescnza di una sola eleltricila in tutta 1' estensione del corpo altuato sta in contraddizione colic spcrienze del Colombo e degli allri fisici , i quali trovarono me- diantc le piu precise osscrvazioni fatte coUa bilancia di torsione, chc la anteriorc del corpo altuato e elettrizzata in senso contrario della sua parte postcriore. Ma tale contraddizione non sussiste ; c tutto spiegasi felicemcn((! colle opposte fasi di tensione insonsibile o sensibile, che as- sume successivamente sul piano di prova una delle duo specie di elet- Iricitii. E veramoute sia A positivo. ^'oi sappiamo per lo spcrienze descritle sul priueipio di queslc osscrvazioni elic, dopo di aver snbila T iiiduzioiie e la separaziono, i punli anteriori del cilindro BC si niostrano elellriz- zali negativanientc , e gli ullimi falli ci lian provato die questo slato elettrico e dissimulalo durante ralluazionc e soslituito da una certa dose di eleltricila posiliva. Suppongasi dunque che il punto anteriore del defto cilindro liC toccalo dal piano di prova possegga una sola unita di elel- tricila posiliva e quallro di eletlricila negaliva. AH' islaiilo del coulalto il piano di prova sani elellrizzato posilivamenle , poiche la sola unila elettroposiliva c dotala di tensione apparenle. Ma quando il piano, ca- rico di 4- 1 d'olellricila sensibile c di — i d' dellricila dissimulala, si allontaua da A ond'osser soltoposto al raggio della bilancia di torsione, r ultima specie di eletlricila acquisla essa pure la tensione sensibile , neutralizza la posiliva e rimane in eccc^sso di Ire unit — Diametro interno delta tazza fissa ai"™— Diametro esterno della tazza mobile 16°™. //r/^,>ur/,^//.f.^^/ Iiu/j/ x//>//f A'/fJtrris^^jAea- £/r.Uroscopio i>y »»inA I 4.' -3-' SlGNOBl, II Melloni, dopo di aver collivato con lanlo successo un ramo della fisica chc rimarra inseparabile dal suo nome, dopo di cssere slato giu- stamcnlc salulato il Newton del calorico, voile dare nuova direzione ai suoi lavori ripicgandosi nel vaslo campo del magnctismo c dell'elettri- cismo, e voi gia conoscele i primi risultamenti di queste sue nuove elucubrazioni. Or conlinuando ogli in cosiffatii sludii avea mcnato a lermine, merce I'opera paziente e nobilniente disinleressata del mae- chinista Gargiulo, un niipvo elettroscopio che vi dovea essere presenlato in quel giorno medesimo in cui vi fu annunziata la sua morte. Di queslo slrumcnto dunquc non vi daremo la dcscrizione, si per- che lo avele solto i vostri occhi, si perche , forlunatamente, I'abbiamo vergala dalla niano stessa dcH'autore , offerlaci dalla cortesia della in- consolabile vedova di lui. Ci liniiteremo percio a dirvi solo qualche cosa della iniporlanza scienlifica di queslo slrumento. Esso , conic elettroscopio ad indice orizzonlale , somiglia in parte agli clettrometri di Peltier, cd anche a quello da uno di noi ridotlo per le osservazioni di meteorologia ; elellrica, ma ci6 non per tanto il me- desimo e regolato da una nuova idea , cioe da un principio la prima volla applicato all' elettroscopio , siccome si scorge dalle parti nuove che sono le due tazze o i due cilindri viioli che vi figurano. U 3i2 MELLONl La sua squisitozza e tale chc pu6 paragonarsi a qucUa dell'elet- tioscopio di Bohnenberger, sonza que'difelli di cui qiiesto suole esserc accagiorialo, nicno il pregio unico ncl inedcsimo d'indicare immediata- mcnlo la nalura della eleltricila chc si osserva. II volume e la massa della fazza mobile congiunla all'indice faano si che questo si muova Icnlamente per effelto del momcnto d'inerzia, onde il deviamenlo crescc lutlavia quando 1' impulse della forza motrice e da graii tempo ccssato. Aiiche piii lento poi c il ritorno dell' indice verso lo zero, perche vi dcve esscre ricondotto dalla picciolissima forza di torsione del file di bozzolo. III visla di cio il Melloni non ha mancato , sull' esempio di altri strumenti simili, di suggerirc I'aggiunta sull' indice di un piccolo ago calamilato la cui forza direttrice rcnderebbo piu celere il moto dell'in- dicc suddetto, e quindi piu pronto il suo ritorno verso lo zero. Lo stru- mcnlo perdcra allora un poco della sua squisitezza , ma in compenso riuscira piu pronto nolle indicazioni ; ed essendo ora un semplicc elet- troscopio , potrebbe forse allora diventare un eleltrometro , siccome ri- cordiamo avernc avuto speranza I'autoro, la quale speranza a noi sem- bra quasi certezza, perocche crediamo possibile la compilazione di una lavola di gradi proporzionali. Uopo e flnalmcnte notare che questo strumenlo, dopo di essere stale scaricalo, si ricarica da se di una tensione residuale, la quale per nuovo coatatto sparisce per ricomparire molto piii piccola, e lo stato naturale non rinasee se non dopo un certo tempo. II che non permette in molti casi di fare due osservazioni di seguito. Due sono le cause, secondo ci siamo fatti certi, di cotesta maniera di elettricita vindice rinascente.' la prima c il lungo invoglio coibentc che circonda il conduttore, il quale viene a rappresentare un' armatura di un coibentc armato ; la seconda (! riposta nel principio stesso da cui lo strumento e governato , peroc- che la tazza fissa scaricandosi per contatto, la mobile acquista lui poco ili tensione , cosicche coteste tcnsioni residue chc vietano all' indice di lornare alio zero, in parte procedono dal noto principio delle scariche residuali de' coibenti armati, ed in parte dalle loggi della elettricita dis- simulata. A togliere 1' inconvenienlc che deriva dalla prima cagione con- verrebbe accidentalinentc variarc la strutlura dell' apparecchio: per fare sp.iriro pni quollo della seconda bastera abbassare I'indicc dopo ciascu- ELETTROSCOPIO 343 na osservazione, affinche Ic due lazze vcngano in comunicazione Ira loro. II Mclloni poi cbbc forse lo sue ragioni di chiudcre I'indice in una cassa di nictallo c non di votro , le quali si desumono dalle sue spo rienze sulle induzioni elellrostaliche, egli voile cioe metier 1' indice al copcrlo dclle azioni ehe i corpi esterni avrebbero poluto esercilare pi-r influsso sopra di esso ; ma cosi faeendo si e assoggcltato 1' indice alio azioni de' corpi che comunicano con le pareti metalliche della scalola anzidelta. Ecco una dellc curiose esperienze nelle quali sludiando 1' i- slrumento ci sianio imbaltuti. Toccando con un corpo elettrizzalo, p. e. con uno de' poli di una pila a secco, le esterne parcli della scatola o campana che dirvi piaccia, I'indice dello strumenlo lentamenle si av- via, rimanendo dcvialo per un angolo mollo pin piccolo di quello che si avrcbbe se la pila avesse loccalo I'eslremo del condutlore ; ora poi toccando queslo con la mano per iscaricarlo e ridurlo a zero , vedrcle eon meraviglia che I'indice devia mollo di piii, come se le voslre dita fosser cariche di clellricita omologa. Queslo cuiioso fenomeno e mesHeri sia nolo a coloro che vorranno fare uso dell'ingegnoso strumenlo del Melloni, affinche non cadano lalvolla in errore. Comunque sia di cio , I'aulore con la sua consueta assennatezza giudico potersi con I'aiulo di queslo strumenlo assai bene dimostrarc in iscuola tulle le leggi della elcllricita d' influsso c della eleltricila dissimulala, e quindi lo corredo di tulle le parti occorronti, cioe di un condensalore , che pu6 essere utile anche in altre congiunlure, di due piccoli dischi coniugali, di due lamine una coibente ed una deferente con piede isolaiile , di un diaframnia melallico forato , c di una sor- genle di elellricita di allrilo. Per le quali cose tutte noi siamo di credere che lo strumenlo del <|uale abbiamo parlato possa lornare utile lanlo per nuove scienlifiche ricerche, quanlo per lo inscgnamenlo, e pero debba essere falto di pub- blica ragiono. LuiGi Palmieiu relalore Antomo iNobile Car. D. Vi>CENzo rtiuTi. INDICE DE" LAVORI AGCADEMICI CONTENDTI NEL PRESENTE VOLUME Breve notizia per la presente pubblicazione, ricavata dal se- gretario perpetuo da' registri dell'Accademia,eripar- tita per classi pag. t a xxiit IkNNO 195t. MEMORIE MATEMATICIIE. Febgola N. — Sutle Concussioni — Memoria estralta da' coslui Mss. inediti, dal socio e seg. perp. F. Flauti . pag. 3-16 con una tavola. Flauti V. — Ricerche del modo come i geometri antichi pote- rono pervenire a conoscere la diversa natura de' problcmi 17-30 con una tavola Paddla F. — Delle curve di 4° grado, ehe hanno ire punti di regresso di prima specie 31-4.8 con una tavola. Tucci F. P. — Congctture sopra la minima super ficie conti- nua terminala da un quadrilatero storto. . . . 49-60 con una tavola. AIVNO 1958. MEMORIE MATEMA'nCHE. TauDt IV. — liapprescntazione geometrica immediata dell'cqua- zione fondamentale nclla teorica delle funzioni ellit- tiche , con diverse applicazioni 63-100 is r,__346 -r^ - Majo L. de — Metodi e formole gencrali per I' eliminazionc nelle equazioni di primo grado. . i . Presentata dal socio signor Trudi 101-116 SCIENZE NATURALI. Mblloni M. — Ricerche intorno al Magnetismo delle rocce — I. Mem. — Sulla polaritd magnet ica delle lave e rocce affini 1 2 1 - 1 4.0 IF. Mem. — Sopra la calamitazione delle lave in virtu del colore, e gli effetti dovuti alia forza cocr- citiva di qualunque roccia magnetica 14.1-164- Costa A. — Ricerche sui Crostacei amfipodi del regno di Na- poli 165-235 Costui noil era ancora ascritto irci nostri corrispondenti . con 4. tavole AI¥!VO 1954 MATEMATICHE. Trudi N. — I. Delle proprietd delle curve del 2" ordinc circo- scrittibili ad un quadrigono. \\. Ricerca delta minima tra esse in super ficie . 237-282 con una tavola. Gasparis A. — Sulla determinazione delVorbita di un piane- ^a — MemorieVH 283-316 SCIENZE NATURALI. Melloni M. — Sullc cor rent i elettriche di varia fensione nel- lo stesso conduttorc metallico 319-326 — SuW induzione clettrostaiica. 327-334. — Descrizione delV elettroscopio di sua invenzione. . 335-340 con una tavola. PERSONALE ATTIVO DELL' AGGADEMIA NEGLI ANNI 1852, 1853, ^854. SOCIl ORDINARII EPOCA DI LORO NOMINA i808 maggio 20 1811 aprilc 9 1825 giugno IS 1826 luglio 24 1829 agoslo 28 1831 agoslo 24 1832 agoslo 1 1835 dicembre 8 1837 tnarzo 27 1838 luglio 21 Flauti V. — Professoro di Malematiche nella R. Unisersila dcgli sludii dal 1803, al presentc MEMORIE APPROVATE PER L'ANNO 1855. NATEMATICnE Passarono le prime tre tornate dell' anno 1835 senza alcuna lettura di lavori accademici ; da che veniva indot- to il segrelario perpeluo , per non lasciarle proseguire ia simil raodo, a ricercare tra le sue antiche carte qualche co- sa da poterla decentemente presentare a' suoi coUeghi , ed occupare 1' Accademia in piii di una tornala , quante voi- le non vi fossero Memorie di altri soci. Forlunatamente riuscivagli rinvenire un antico lavoro su le quantitd nega- tive , che ebbe formalo il soggelto di sue lezioni nella Uni- versita degli studi di Napoli nel 1806 , come meglio rile- verassi dalla introduzione al medesimo. La lettura delle diverse parti di questo lavoro teneva occupata 1' Accademia per le cinque tornate , che precede- vano le vacanze della primavera dell' anno 1855. Al finir di queste il socio corrispondente ah. del Grosso pote pre- senlarle la sua Meraoria: Sulle funzioni generatrici di alcune rimarchevoli serie traseendenti , che le aveva prornessa fin VII — dal gcnnajo, e che olteuula la regolare approvazione viene ora pubblicala. (1) Nclla toruala del 6 luglio il socio Flauti informava 1' Accademra sulla pubblicazione di Ire scrilti di Lionardo Pisano , trasportalore dell' Algebra dall' Orienle in Italia, e prornolore di tale scienza verso la fine del dodicesimo seco- lo e 1 principio del seguenle. Erano stati tali Ire scritti rinvenuti, dal sig. principe Boncompagni romano, diligente e dotlo ricercalore di opere inedite, e memorie d'illuslri ila- liani de' prirai tempi di nostra coltura scientifica , prima di altre nazioni, nella biblioteca Ambrosiana di Milano. Ri- guardava Tun di essi il lanlo desideralo Liber Quadrato- rum , di cui un esemplare n' ebbe esistito nella biblioteca dell'ospedale di S. Maria Nuova di Firenze , il quale sup- presso fu miseramente disperso , e probabilraente distrutto, come con dispiacere ricordiamo avvenuto presso noi di mol- te preziose opere , diplomi ed altre antiche carte con la suppressione dclle biblioteche ed archiyi de' monisteri per tulto il regno , ne' primi anni del corrente secolo. II dot- to e laborioso P. Cossali, dopo averne fatto invano ricer- care in Firenze dal bibliotecario della Riccardiana , si vi- de finalmcnte costrello a rilevarne il contenulo in esse dai- r informe e confusa esposizione , che Ire secoli dopo n'eb- be data Luca Paceioli , nella sua Summa de Aritmelica , Geometria ec. , ed avendolo rivestito nelle forme algebriche moderne, il recava nella sua elaboratissima opera AeWOri- gine e trasporto dell Algebra in Italia, rendendo alia sto- ria di questa scienza un importante servigio. (l)Dicssa nc fu inserilo un sunlo, fattone dairautorc , nel /JfnrfifOJilo, a pajj. 130 e 131. — vm • — L' altro di lali scritli, che piacque a Lionardo intilo- lare Flos, e ne assegnava il molivo nell' iutroduzione ad es- so, che indirizzava al Cardinal Diacono in Cosraodin, cosi di- cendogli: himc libellum ad laudem et gloriam nominis ve- stri compositum florem ideo volui titulari , quia ilia vobis florida clericorum elegantia radiantibus dictavi, atque etiam quia ibi nonnulle sunt floride quamquam nodose apposite que- stiones , tanquam geometrice , quam aritmetice indagatio- ne vigili sic probabiliter enodate, ut nedum non solum flo- reant in se ispis , immo et quod per eas , velut ex radi- cibus plantule emergunt innumere questiones (1). In falli in esso egli tratta alcune quistioni indetermi- nate su' numeri , ed un probleraa geometrico, primo albore deir uso dell' Algebra nella Geometria. Di questo n' e una continuazione il terzo MS. inlitola- to : Epistola suprascripti Leonardi ad magistrum Theodo- rum phylosophum domini Imperatoris. Al certo il rinvenimeuto di lali MSS. nulla aggiugne alia scienza analitica de' moderni , tant' oltre prodoUa ; ma e ben alto a mostrare quali furono i principii di essa , e quali stenti provarono que' primi maestri , che si adopera- rono a farla conoscere , ed a promuoverla. Tra le inlriga- te ricerche di Lionardo ravvisasi anche , non senza sor- presa , taluna verita algebrica , la quale non poco onora i moderni, per averla di proprio conio riprodotta in modo ge- nerate. Finalmente non e ultimo pregio di lali MSS. la conoscenza che si ha da essi de' noini di alcuni dolli filo- sofi e malemalici, che formarono la Corte regia di quel ma- gnanimo nostro sovrano ed imperadore Federico II , che (1) L' ortografia che qui ed in appresso vedesi, k quella dell' originale MS. seppe essere protle giierriuro in haltaglia , legislalore uoii ultimo sul trouo , c dolto al pari di ogiii allro de'suoi tem- pi nclla vita privata , avendo ridotta la sua Corte ad una forma di Accadcmia , die per verita cost avrebbe dovuto esser considerata nella storia di quesle. (1) Perveniva in Napoli, iieU'agosto di questo anno, il vol. III. dclie Biografie dell' illustre Arago , scrilte dotlamente , con la solita sua eleganza, e piene di aneddoli da renderle in- teressanti principalmente per coloro, che furono da noi vi- vendo conosciuti ■, ed il socio Flauti^ non senza sua islru- zione e piacere , si diede a leggerle. II dotto Arago, allon- tanandosi dal principale scopo, che nella qualita eminente di segretario perpetuo dell' Accademia delle scienze dell' I- stituto di Francia si aveva prelisso, di andar , cioe , rani- memorando la vita scientifica di que' distinti suoi colle- ghi , che morte aveva tolti a quel corpo cospicuo e ben di anlica fama , voile anche ricordare le memorie de' piii insigni coltivalori dell' Astronomia a' loro tempi , de' quali nolissimo n' era il merito e il da loro operato , e vite cd elogi n'erano stati con iulelligenza delle loro opere pubblicati. Fra essi comprendevansi i tre grandi riformatori della scien- za della Nalura , il Galilei , il Cartesio , il Newton. Par- ziale pel suo compalriotla, non ebbc tralasciata minuzia an- che fuori luogo , che potesse offendere , fosse pure in infinitesima parte , la vita anco privata del Newlon ; ma lutt' i suoi maggiori sforzi critici furono rivolli avverso il Galilei, discendendo fino alia piu bassa satira. (1) Questa relazione accademica del Flauti, vcdesi inserita nel Rendiconio per I'anno 1853. b Dispiaciulo da una tale lettura il socio Flanti . che per la sua eta , e per le molte occupazioni accademiche non avrebbe volulo imprendere egli un esarae critico di tale articolo dell' Arago , che dorea necessarianieiile dar luogo a risconlri di non poche opere, ne raccomandava I'a- dempimenlo a piii di un suo collega, sliniandolo anche proprio piu di lui a sostenere 1' iuipegno ; ma non vedendo prin- cipio alle promesse fatleglieae , profillando delle vacanze aii- lunnali , imprendeva ad occuparsene esso alia meglio die poleva riuscirgli , anche per la mancanza assoluta in cui si era presso noi della vila del Galilei scritta dal Ddel- li , sebben resa pubblica in Firenze fin dal 1818 , e del- la interessante pubblicazionc di tulte le di lui opere edi- te ed inedile , che ne slava giudiziosamcnle terminando 1 Alhevi , delle quali appena gli riusci avere cinque vo- lumi della corrispondenza. Non oslanle tali mancanze egli compiva in quel ristrelto periodo di tempo tal suo lavoro alia meglio che poteva, e nel novembre seguente leggeva- lo all'Accademia in due tornale successive , che rimasla- ue soddisfalla , piu forse per amore e giustizia dovuta verso imo de' piu grandi ingegni italiani , che pel merito di es- so ne deliberava il pronto inserimento nel Rendiconlo^ ove vedesi pubblicato col titolo di : Esame critico di ci6 che /' Arago ebbe scritto sulk invenzioni^ scoperte ed ope- re di Galileo Galilei. Queslo tuniulluario lavoro del Flault fu di spinla al dotto edilore Alberi , che aveva nelle mam tutti i preziosi MSS. del Galilei , favore singolare concessogli dalla munificenza veramente reale del Gran Dura di Toscana, e pero poteva ribatlere talune proposizioni dell' ^royo, non congetturando e ragionando , ma con fatli , ad intraprendere XI un consimil lavoro , che segucntemente ebbe pubblicato nel volume di Siipplimento alia sua distinla edizione , intitolan- dolo : Esame della biografia del Galileo scritta da France- sco virago ; del quale avendoue genlilinenle inviati due esern- plari al Flauft , cestui ne rendeva conlo airAccademia. Ed egli 1' aveva gia precedentemente informala di altra pubbli- cazione dello slesso Jlberi^ di rivindica al gran Galilei del- I'uso del pendolo ad esalto misuratore del tempo. (1) Nella tornata del 6 luglio, il socio Nobile indicava al- 1' Accademia un lavoro del barone Dembwski , passiouato coltivalore dell' Astronomia, cbe pero si fu ridotto a vivere solto il bel cielo di Napoli , slanziando nell' amena contra- da di S. Giorgio a Cremano, volgarmente delta Santojorio^ ove ebbe stabilito un privato Osservatorio , provvedendolo di ottimi strumenti. Tal lavoro riguardava le misure mi- crometriche di 121 stelle doppie da lui osservate ; e per esso affidatone 1' esame alio stesso socio Nobile , ed al suo collega Capocci , dietro loro ragionata relazione (2) veuiva approvato per gli Alti, ed ora comparisce pubblicato in que- sto volume. (1) Tornata del I" aprile 1856. (2) Rendieonto pel 1855, bimestre di laglio edagostn. SCIEWZE NATIRALI Qualtro Memorie per gli Alti riceveva rAccademia in quest' anno , Ire dal socio ordinario sig. 0. Costa ^ una dal suo anlico corrispondente in Napoli prof. Giardini, del qua- le , non senza dispiacere soffriva la perdila nel seguenle an- no. Delle Memorie del Costa, la prima, ch'egli leggeva nella 1" tornala del giugno, e gli veniva approvata nella seguen- te , riguardava la descrizione di alcuni pesci fossih\ da lui asserili del Libano, per tali avendoli ricevuti dall'ab. Gior- dano, noslro professore di Fisica (1). La seconda e la terza riguardano i foraminiferi fossili, I'una delle Marne blii del Faticano, I'allra delle Marne terziarie di Messina, che TAc- cademia ebbe approvate a relazione deH'intera classe (2). La Memoria del socio corrispondente Giardim da lui letla fin dalla tornata del 23 settembre del precedente anno, riguardava una gran Calamita temporanea animata dal so- lo magnetismo terrestre: di essa ne venne affidalo I'esame al- I'intera classe di Scienze Naturali, che dopo ripelute osserva- zioni 6 sperimenti^ eseguiti nel gabinetto di Fisica della regia Universita degli studi diretto da esso Giardini , intervenen- dovi altri distinli professori , nella tornata del 9 settembre di questo anno , ne faceva leggere lunga e ragionata re- lazione dal membro di essa Antonio de Martino, conchiu- (1) La relazione avrebbc condotto ad operazioni lunghissiine, nia con un' arliBzio seni- piice ingegnoso, e , quel che e piu , talc da potersi applicare ad una ciase niolto estesa di equazioni trascendenti. Le tavole ch' egli ne ol- lenne sono brevi, c porgono colla sola ispezione di esse , per qualsi- voglia valore dell' eccentricita quello dell' incognita approssimato entro un gi-ado ; e di poi, con semplicissime proporzioni, approssimato, per dir poco, a meno di un niinuto. La commissione non pure ha seguilo a parte a parte il layoro , quale lo ha esposlo j'autore, ma ha lollo a provare il metodo e le ta- vole che ne formano lo scopo , per via di esompii parlicolari ; e dai quali riporto ella plena convinzione , essere il surriferito bnoro pre- gevole ed utilissimo ad un' importante ramo di Astronomia prallica , c pero meritevole di formar parte dei noslri Atti. FiiANCEsco Bruno Nicola Tiiudi Ernesto Capocci. Amonio NoBii.E rehiore Quesla circosianza risvegliava alia meraoria del socio Flauli una soluzione di tale iinpoiianle problema, che eb- be csercitaio scmpre le menti de' piii grandi gcometri ed aslronomi , dal Keplero in poi , la quale dovcva esistere tra le carle del fu insigne nostro socio Nicola Fergola^ ne fnancava ricordare ancora cio che vi ebbe aggiunto il costui iliscepolo, e fu siio collega Giuseppe Scorza , e rinvenute tali carte ne faccva giudice il de Gasparis , dal quale ne riceveva i scguenli risconlri. Itealc Speeola 14 dicembre 18S6. ChURISSIMO SIGNOR Segretaeio IIo la viva soddisfazionc di potervi annunziare, che la soluzione del probjcina di Keplcro data dairinsigne gcomolra Nicola Fergola, ed ap- plicata a tutli i piancti cogniti a suoi tempi, e diretta , di facile ap- plicazione , c porge un valorc abbastanza csalto dell' incognita che si ccrca. La seric generate dedolta dall'e((iiazione fondamentalc medianle un leorcma di Lagrange , e limitata ai soli termini contenenti i cubi delta eccenlricita, si trova di esscrc piu coraplicata , e richiede calco- lazioni piu lunghc net fame la pruova. II Fergola net dedune la sua equazionc ha ritcnuto fino ai ter- mini moltiplicali pel quadrato dell' eccentricila , c cio gli era ben per- messo , attesoche le oi'bite allora conosciute crano pochissimo eccentri- che. Per queslo fatio tale cquazione si dovrebbe trovarc in condizioni pill sfavorevoli della serie generale , nella quale son ritenuli anche i cubi. Intanto enlrambe le formole danno errori piccolissimi e dello slesso ordine , del valoie , ordinariamcnte , di pochi second! . L'equazione del Fergola e sen.M sen.£'= l/l-f c^— 2ecos.i»/ quella dedolta col teorema di Lagrange e E= 3f-\-esen.M+~ seii.2i/+^ (3sen.3j>/— sen J/). alle quali applicheremo un esempio numerico. E facile vedere che l'equazione M = E — esen. E e verificata da M=17"8 4.".67 , E= 19°, e = 0,l. Ora calcolando E coUa equazione del Fergola avremo E=: 19" 0' 1".3, onde I'errore e 4- I'. 3. Dalla seconda formola si ha E = 18° 59 55 ".2, onde I'errore e — 4. .8. La rimarchevole relazione del Fergola mi ha suggorito una con- siderazionc geometrica che credo utile far nolare, cd eccola c XVIII II radicalc l^l + e- — 2ecos.M indica ovidcntcmente il lorzo lalo di im triaiigolo di cui i lati sono I'liniUi c rcccentricitd , od M I'angolo ronipreso. Sia MPQ un talc triangolo. E chiaro chc sara PQ = l/l-i-e- — 2ecosM,e che avranno luogo le relazioni senM senP senQ PQ ~ e ~ 1 Ma si ha ^ ^ ^ ^ -57r=r7^= =senE avremo dunque sen.E = sen.Q, e quindi E = PQR. Sorge percio il leorema : Ove si formi un triangolo che abbia I'unild, e I' eccenlricild {mpposta piccolissima) per lati, e V ano- tnalia media per angolo da guest i compreso, I'anomalia eccentrica (I' incognita del problema)sard contrassegnata daW angolo csterno che si ha prolimgando il lato eguale all' ccccntricitd. Questo leorL'ma che si verifica soUanto per le orbite poco cccen- tiiche, poteva esser vislo (per approssimazione) anche senza venin cal- colo ; ma devesi aH'anallsi del Fergola il risultato che esso si verifica precisamente nel caso in cui e permosso di trascurare i termini conte- nenli rcccentricita a polenza superiorc alia scconda. Cav. Anmibai.e de Gaspakis. Sul metodo del Prof. Scorza per risolvere il problema di Keplero 11 metodo proposto dal prof. Scorza per risolvere il problema di Keplero si appoggia alle continue approssimazioni. 11 primo valore del- r incognita da lui assunio e quale sarcbbe dalo dal calcolo dci due ter- mini M -I- c sen M. Si rilcva da cio che pel caso di ecconlricita sensi- bile riesce imprallicabile, e pel caso di eccentricita piccole , e al me- dfsimo preferibilc il metodo di Nicola Fergola. E quindi giustissimo il XVIX parore dalone tempo fa da una comiiiissionc di quesl'Accadomia di non Icnonie parola. L'avorc intanlo il iioslro dolto cd opcroso segrctario por- pcliii) teste coimiiiicalo airAccadeiuia il iiiolodo del Fcrgola (sconoseiiito alia prclodata eommissione ) fa in me sorgere il pensiero, ch(! tali due inelodi possono scrvir di complemenlo I'mio aU'altro, e servirsi di scam- bievole ajuto. Ed infatli il metodo del Fergola benche con prontezza e diretta- iiicnte dia il valore delT incopfnita vicinissinio al vcro (per Je piccole I'l'ccnlricita ) non fornisce pero Ic regole onde eorrcggere il valore Iro- valo , (' renderlo esatlo quanlo si voglia. 11 mclodo dello Scorza invece se da an lato e di penosa applicazione, perche parte da un valore del- 1' incognita sensibilmente divcrso dal vero , da invece le regole onde renderlo esatlo. Bastera dunque , oadc il problema resti risoluto pron- tamente cd esatlaniente , che il primo valore dell' incognita da assu- inere nel metodo di Scorza sia quello fornito dal metodo di Fcrgola. Servini dunque questo ad esibirne il valor prossimo, sei'vira I'altro a corrcggerlo con tulto il rigore richiesto. Dalle prove numeriche da me fatte ho rilevato, che I'impiego del due metodi conduce a risultati esatti e prontamente otlenibili quando se ne voglia far 1' applicazione a tutti i pianeti attualmente conosciu- ti. Rimane pero ribelle il caso delle eccentricita cometarie , o di quelle che spesso si verificano ne' sistemi binarii slellari. ESEMPIO Assumo r eccentricita e = 0,3 ch'e la maggiore che si verifica nel- le orbile de' pianeti (I'orbila del nuovo pianeta Polinnia) — L'equazione adunque M = E — e sen. E e verificata da M=17°0'31",44. E=24.0 0",00 loge=9,4.77121 La formola di Fergola „, teiM sen. E = Vl+e»— 2ecos M d4 subito E'=24.''r26".87 \x Fin qui il motodo di Fergola ; cio chc segue e secondo lo spirito del metodo di Scorza. Trovando I'anoni. media corrispondente ad E', si ha M'=17" r 34.".4.8 ed il valor corretto di E' sara E'+i(M— ]Vr)=E"=24.'' 0' 55". 35 e Irovando 1' anom. med. M" corrispondente ad E" si ha M"=17° r 11". 57, 1 Un terzo valore E'" sarebbe E"+j{M— M"). Ora si porra E — E' : E'— E" : : M — M' : M'— M''. e sostituendo i niinieri trovati , E— E' : 31". 52 : : — 63''.04. : 22 ".91 Onde sara E— E=:— 1' 26".73 cioe E = E'— 1'26".73 = 24.°0 0".U risultato esatto entro un decimo di minuto secondo. In vista di siffatti ragionati pareri del nostro socio cav. de Gaspans , il Flauti presentavali all' Accademia , nella tornata del 28 novembre, che approvava rinserimen- to delle due soluzioni nel presenle volume. (1) £ necessario qui avvertire,che la maggior dilTicolta si i; superata col metodo di Fergola. Infatti i risultati di tal metodo possono essere corretti indipendentemen- te dalle formole delio Scorza. Cosi calcolato che sia sen. E colia formola del Fergo- la, la correzione AE di E si avra da „ M— E+esen.E AE= — — - — 1 — e cos.E e facendo E+AE=E', la seconda correzione, raramente necessaria. sarii ,_ M—V+e sen.E, ~~ i — e coj.E' XXI Cliiudevasi questo anno accadcmico coa approvarsi le due Memorie sulla dipendenza scambicvole delle figure^ cbe il socio corrispondenlc sig. Baltaglini aveva dal giugno prccedcule picsenlate all'Accademia , e clie non prima del diceinbrc di questo anno poleltero oUenere dai cominissari destinali ad esaminarle la scguentc favorevole R E L A Z 1 0 N E Napoli dicembre 18SG SlCNORl Fin da giugno dell' anno gia finite il professore sig. Giuseppe Bal- taglini, allualmente nostra socio corrispondenlc, leggeva a qucsta Ac- cadoniia due memorie di Gcomctria, risguardanti, in generale, la di- pendenza scambievole delle figure ; ed era la voslra comniissione a- dempie al dovere di darvi conto di questi lavori. Ecco in breve lo scopo e I'oggetto delle due memorie — Muove il sig. Battaglini dalle teoriche e dai metodi , dei quali 1' illustre Chas- les ha arricchito la Geometria , e si propone di stabilire la interessan- tc teoria delta omografia delle figure, indipendentemente dalla conside- razionc del rapporto anarmonico. Non e gia ch' egli mirasse a pro- scrivere qucsta cosi detta funzione anarmonica , clie ancli' essa lia la sua propria importanza allorche irattasi di relazioni metriche ; m^ I'au- tore osscrva che , se trallasi di proprieta di posizione , quesla funzio- ne non c piu indispensabite , e la sua introduzione non fa clic com- plicare Ic riccrche con 1' uso di equazioni e di trasformazioni algebri- ctie , il campo delle quali non e certo quel ramo clie \niol chiamarsi pur a geometria. Qucsta idea del sig. Baltaglini e giusta, ed a not sembra, che I'ab- bia feliccmente attuata. Egli comincia per dare novelle definizioni del- le division! omografiche , e dei fasci omografici , mentre quelle date dallo Chasles, esscndo prccisamente dipendenti dal rapporto anarmoni- co, erano disadatte alio scopo cui mirava. Da qucsle definizioni de- duce in mode straordinariamente semplice le principali proprieta del- — xxu la Omografia ; e , dimostrando tra 1' altro 1' esistenza dei punti dop- pi e do' raggi doppi con sole considcrazioni geomelriche , costrui- scc qucsti clenienti soinpre indipcndentenienle dalla nozione del rap- porto anarmonico. Ben si comprende clic , rma vol la oUenuti questi risullamenti , la Icoria dclla omografia e gia slabihta ; ma I' autoro di cio non conlenlo , ha volute in una seconda memoria moslrar coi falti cio clie puo valcre la tcoria cosi fondata, applicandola alio pro- priela le piu importanti dellc linee di 2" ordine e di 2' classe. Quivi non e gia quislione di nuovi teoremi ; ma la novita e la semplicild delle dimostrazioni , unicaraente appoggiale ai pochi principii da lui esposti, son cose ben degne di considerazione ; e provano che il suo concetto e senza dulibio di quelli che possono concorrere al progresso della scienza gcomctrica. La voslra conunessione avca gia fermato di darvi quesla relazio- 110 intonio alle due memorie del sig. Baltaglini, e di proporvi la loro pubblicazioiie ncgli Atti accademici, quando lui libro pubblicalo a Pa- rigi sul finir deH'amio dal sig. Jonquieres , uffizial di marina , e da poco conosciuto in Napoli (1), le ha palesato, che questo distinto uffizia- le, non che lo stesso Chasles hamia avuto la medesima idea di sol- Irarre la teorica della omografia dal rapporto anarmonico. Noi cio non diciamo per discendere ad alcim paragone , ma solo per trarne una pruova di piu della importanza del concetto del sig. Battaglini, da lui stesso pria di ogni altro attuato. F. Padcla F. P. Tucci N. Trcdi relalore Dopo la breve esposizione de' lavori della classe mate- inatica per gli Alti , 1' e ben che accenni anco di taluni altri di Note ancor degne di qualche considerazione. (1) II Jonquieret mi ebbe inviato in dono tal sua pregevole produzione, fin dalla meta dell' anno 1856 — /{ t. p. F. XXIII — II socio Flauti , nel suo Esame critico ec. in rispo- sla air articolo Galilei dellWmyo , del qaale e stalo gia delto , aveva dovulo riballere la proposizione da coslui av- venlala , clie gli autori italiani avessero preteso far onore al Galilei dell' applicazione del pendolo come regolatore degli orologi , in detrimento dell Ugenio , al quale questa scoperta ^ stata generalinente aitribuita. A tale uopo egli liniilavasi da una parte a raostrare, che a quesla opinione inchinarono dislintissimi suoi connazionali, tali che il Mon- tucla (1) , il Bailly (2) , La Lande (3) , Delambre (4), ed anco il d'/Jlembert e il Bossut (5) ; mentre dall'altra mo- strava dell' opinione opposla , e piu di quello che avreb- bero dovuto , lo stesso Viviani (6) , si affezionato al suo maestro, che ne aveva alle mani argomenti palpabili , che ebbe taciiili , ed il Frisi (7) , scrittore , al dire dell' A- rago , dello piu accuralo e compilo elogio del Galilei , il quale manifeslamenle dice , che in tale invenzione il Ga- lilei non vi ebbe altro merito , se non di averne sommini- strate le prime idee, e di aver eccitati igeometri a sviluppar- /e, e ad appUcarle i m?ccanici. Aggiugneva esso Flauti, che il Nelli, il quale tanla premura ebbe moslralo in onorar la memoria di quel suo illuslre concittadino , da essersi occu- palo a rccarne le piu minute cose talvolta anco super- (1) nisi, des Malhem.ji. IV. I. 111. (2) Hist, dc I'Aslroii. 1. Ill, art. 20. (3) AslronoDiie uH. Galilei. (4) Hist, (le I'Astron. mod. art. Galilei. (5) Eticicloppil. art. Pcndide. (6) Vita di Galilei prcmessa all' ediz. delle sue Opere, nelle edizioni di Firenze e di Padova. 17) Elogio del Gtdilti, Milaiio 1778. — XXIV — flue , ia tale assunto non ebbe ritegno di sforzarsi a voler- gli negare cio che ben risullava da una lettera del Fiviani al principe Leopoldo de' Medici, che era in sue mani, men- tre la poneva a conoscenza del pubblico (1). Non furon dun- que gl' ilaliani rei di quella ingiustizia di cui gli accusa Virago. E se il Tiraboschi incline dalla parte del Galilei, non manco di farlo con buone ragioni , appoggiandosi al Nelli, e con raolta circospezione. Avendo il Flauli , per tal modo adempito in ribatte- re Ic proposizioni dell'^myo, si limilava a concbiudere que- sto suo articolo , con indicare un lavoro in tale argomen- to letto dal professor Feladini all' Istituto Lonibardo , di cui allora trovavasi degno segretario, intitolato: Sulla pri- ma applicazione del pendolo agli orologi , del quale ne avea riccvuto dall' autore un eseniplarc (2). Fin qui pero la proprieta del Galilei per tale invenzione non cresceva che in probabilita a suo favore. Ma il diligente editore di tulte le di lui operc, cui era dato di poter con fatti riconoscere un tale assunto , occupatosi a fare le piu accurate e minuziose ricerche tra' costui Mss. , otteneva il mezzo a togliere ogoi dubbio sulla invenzione dell' adatta- mento del pendolo a misuratore del tempo dovula al Ga- lilei ; ed egli ne componeva una dotta dissertazione , da farla comparire nel volume di Supplimento alia sua prege- vole edizione ; ed avendone prevcntivamente inviati due esemplari ad esso Flauti ^ costui nella tornata dell' 11 lu- glio ne presenlava uno all' Accademia , ponendola a gior- (1) Una tal Icttora vedesi riportata A^SV Alheri nel t. XIV. della sua ediz. (2) Qiiesta dotla memoria del Veladini vudesi pubblicata iiel vol. VI di quelle di tale Istituto. XXV — no dcllo scopo e del contenulo in esso. Tal disscrlazione inlitolala : dell' Orologio a pendolo di Galileo Galilei ag- giungeva alia valevole teslimonianza , che lo slesso Fwia- ni ne ebbe falla , nella leltera scritta al principe Leojwldo de Medici ^'\\ disegno della iriacchina dcscrilla : ma che vale ripetere qui cio che si bene e giudiziosamente trovasi es])osto dair /llberi nella sua dotla dissertazione. NcUa tornala seguente il nostro rispettabile presidente, sig. niarchese Fortunato , presenlava aH'Accademia un e- semplare della recente rislampa fatta in Parigi , a cura di J. B. Biot e F .Lefort^AeX Commercium epi&tolicum de Analysi promola^ ec, pubblicato iiir Londra dal Collins la prima volta ncl 1712, e poi ristarapato nel 1722 , con le giunte AeWad lectorem , e della Recensio libri , e sempre sotto gli auspici di quella cospicua Sociela Reale. Tal novella ristampa dopo si lungo tempo, e per una contesa di priorila e di merito d' invenzione del metodo analitico infinilesimale, rimasta so- lo per notizia nella storia delle Matematiche , poiche per nulla interessante al progresso de'moderni metodi, doveva ben niuovere le curiosita di conoscere la cagione onde promos- sa • ed il presidente voleva all'oggetto incaricarne una com- missione : ma il segretario pcrpetuo a farla breve ne assun- so egli la cura, e vi adempiva per la prossima tornata con la segnente rolazione. d XXVI SULLA RECENTE EDIZIONE DEL COMMERCIUM EPISTOLir.UM .1. COLLINS ET ALIORCM DE ANALYSI PliOMOTA ETC. Pubblicata in Parigi daW ilhistre J. B. Biol, antieo membro di (/ttel- f'/iccadcmia delle scicnze, comspondente della nostra dal 1S18, ec. e dal sig. F. Leforl ingegnere in capo del Corpo di ponti e slra- de dell' Impero Francese. Dopo circa il secolo c mezzo da che tra il Newton e '1 Leibnitz, o le loro scuole, o piuttosto le nazioni inglese e ledesca ag-itossi vi- vamente la quislione a chi di qucsle due menti straordinarie si do- vesse r invenzionc del metodo dcgli infinitesimi , che dall' uno vcnne dctto Metodo delle Flussioni, daH'allro Metodo differenziale, ciascuno di essi riguardando alia genesi degl' infinitesimi ; e che cessate le gare, che danno sempre luogo a'moti doll' amor proprio o nazionale , produ- cono malumori , disturbano piu ulili lavori , principalmente per chi e ben atto a fame, e sono anco cagioni d'inquieludini , che amareg- giano il vivere , per cui il Newton soleva ripetere , in tali occorren- ze; Amisi tranquillitatem rem prorsus substantialem (1). Mcntre le ossa onorate di que' due uomini distinlissimi a' quali le Matematiche debbono tanfo riposano tranquille, e che cessata la stizza, cd atlutale le passioni, i geometri tutti riconoscenti aH'uno ed airaltro di questo nuovo polentissimo strumento somministrato alle Matematiche, pe' loro grandi , e pronti progressi , concordemente nc riconoscono da ciascun de' due, senza saputa dell'altro, I'invenzione, aggiugnendo, che nell'or- dine de' progressi dello spirito umano , da Arehimede a Newton e I^ibnitz, e per ima serie d'inlermezzi, che avevano avuto luogo sulla scienza dell' infinito , era questa pervenuta al punto , che il Calcolo differenziale, cd il metodo suite Flussioni dovevano comparire , men- Ire diceva a tutl' altro pensavasi , ecco schiudersi nuovamente, e sen- za alcun appello I'antica sopita quistione. (1 i II Niwton non enlro mai egli direttamente in tale contesa , promossa in- consideratamente da Fazio Duillier, e prodotta e sostenuta con soverchia durezza dal KeUt. XXVII Ncl furon; di cssa, il Keill discepolo del Newton entrato in niozzo a v(Midicar qualchc^ torlo, che il Leibnitz avcva forse senza avvertini , come poi cgii medcsimo cbbe confcssalo, fallo al Newton, 11 Keill, diceva, Irascorre in proposizioni verso quello (1), da delerminarlo a dimanda- re alia cospicua Socicta Rcale di Londra, cui egli era pure ascritto , che glide facesse ritrallare , e ne rimetteva il giudizio , di tal causa alia slessa Societd Ileale. N' era di ossa segretario 1' Oldenburg , col quale stabilissi una (lorrispondenza col Leibnitz ed il Collins, che prese gran parte in tal quistione, e con lo spoglio di lavori di distiriti geometri , e della cor- rispondenza con essi, per deliberazione della stessa Societi Reale, pub- blicavansi dal Collins tali atti, intitolandoli Commercium episloliciim J. Collins et aliorum de Analyst promota etc. Una tal pubblicazione veniva riprodotta dicci anni dopo , con la giunta di un indirizzo ad Lectorem, cd una Hecensio libri, che contiene la storia di questo scien- lifico piato, che 1' era pero gia stata pubblicata fin dal 1715 ncgli Atti della Socicta Reale di Londra, e di nuovo, nell'anno stesso, tradotia in francese, ncl tomo VII del Diario Letterario. (1) Gli editor! ilegli atti di Lipsia (cio&, come soggiugnesi nella Recensio , a peg. 34, lo stesso Ld'imf;) cum de traclatu hoc agerenl (quello di Quadraturis,slam- pato nel 1704, ma composto dal New'.on molto tempo prima , come ivi si dice , e nella nota a pie di pagina si vuol comprovare col detto dal Raphson, e con attestato del Keill, che cita pure VHalley) afjirmabant Leibnitium fuisse primum ejus vtethodi inventorem, et Newtonum pro differenliis Fluxiones substituisse , la quale espressione cagiono I'accanita lunga contesa , da che il Keill ritorceiido tale assertiva contro il Leibnitz, in una lettera insorita nelle Transazioni filosofiche vi diceva : Arilhmeti- cam sine omni dubio primus invenit Ncwlonus , ut cuilibet ejus epistolas a WaUisio editas legenli facile constabit. Eadem tamen Arithmetica postea mutatis nomine et no- tationis modo a D. Leibnitio in Aclis eruditorum edita est. E cid dispiacque non po- co al Newton, perchfe ne previde la contesa che ne sarebbe derivata. Di fatti punto- ne al vivo il Leibnitz, in una lettera in data del 4- marzo 1711 diretta alio Sluse vi gridava alia calunnia, e dimandava alia Societa Reale d'imporre al Keill di ritrat- tarsi, a che costui rispondeva esser pronto a provare laverita della sua assertiva, pur- che il Newton (jliene dasse permesso. Seguentemente il Leibnitz, in altra lettera alio stesso Sluse, del 19 dicembre 1711, gli scriveva, che sarebbe assai incivile il solo du- bitare del di tui candore, ed in essa caratterizzava i\ Keill di hominem javenem,rcrum ante actarum ignarum, rixosum porro hominem , ed aggiugneva che la costui propo- sizione V era sicuramente eruttata senza intesa del Newton , al quale liberamente se ne rimetteva in pronunziare in questa causa. \XV11I — L' e vcTo chc ncUa pubblicazionc del Commercium cpistolicum vi SI rocavano i soli docuinenti a favorc del Newton; ma ben quelli del Leibnitz vedcvansi con pari forza sostenuti da lui racdesiino, nel- le diverse scriUiu'c inscrite negli Atti di Lipsia , ed in allri jriornali dotti , ebe a quel tempo pubblicavansi eon sana critica ; c Giov. Ber- noulli , die aveva la sua gran parte all' aumento del nuovo metodo, chc non poco gli de\c, non mancava di pubblicare , e diffondere dap- perlutto, priiicipalmcnle nella Germania , e nella Francia una lettera indritta al Leibnitz, tacendosi il di lui nome, troppo offensiva pel New- ton, dicendovi, die non solamcnie il Newton non era aflatlo 1' inven- tore del Caleolo differenziale , ciic pubblicava col titolo canibiato di Metodo delle Flussioni ; ma anco che esso non 1' intendcva : da die veniva ben con usura compensalo cio die il Keill si era lasciato dire nd 1708. Quest' acerrima lite sostenuta da uomini distinlissimi non fu pe- ro , come le tante altre di simil genera, inutile per la scicnza e per Taumento di essa ; poiche a sostcner loro ragioni proponevansi e si risolvevano da ciascuna delle parti nuo\i e difficili problemi, e nuove ricerche facevansi in aumento del nuo\o melodo , ed a cnnformarne la utilita grandissima; da che vennc finalniente indotta la scuola fran- cese , dopo gli accaniti contrasli chc vi ebbcro luogo nella stcssa Ac- cademia delle scienze , a riconoscerlo. Ed in cio molto essa dove al- r illustre marchese de I' Jfopitcd , die trasmisc a' suoi compalriot- ti quella scienza di tal Caleolo , che egli ebbe appresa da Giov. Bernoulli, nella dunora da costui fatta in Parigi, e propriamente nel- la terra di propriela del de l' I/opital ; e fu pero ben conseguente, die qucir Accademia , ed i dotti francesi inchinassero dalla parte del Leibnitz. Finalmentc tale lite fu sopita , nel modo come nel principio di questa sommaria rclazione ho detto, rimanendo gli atti di essa a solo dritto della storia delle Matcmatiche. Ma nel presente secolo essendosi intrndotto il costume di andar rovistando biblioteche, per pubblicarne anche le carte , che meno Jnlercssano piii la conoscenza del puliblieo, . un certo C. S. Gcrhardt pubblicava nel 184.9 in Berlino 2 ^ol. inS" col titolo Leibnizens mathemutische Scriflen herausgegeben , da carte rinvenute nella Real liiblioteca di Hannover , facendo da esse ri- vivere un' antica disputa, che per nulla puo piii conferire al bene del- — XXIX — la sciiTiza; e da cio sono stati poi indoUi 1' illustro Biot, ed il Lef'orl, o piulloslo coslui solo, giaeclie il Biot, scbliune dal frontespi/.io di tali> nslampa apparisca collaboraloro, ha ))oidichiaralo neHV/j;i;er/«mt'«/o(li non avervi presa altra parte, die in consigliarla , e cooperarsi ad ol- tenere dal minisloro di Pubblica Istruzionc dell' Impero francese la coopofazione alia spesa per csegiiirla; non senza aggiung'ere, die egli limitava il suo avviso alia somplice rislampa di'l teste originate del Commerciiim Fpistolicum cc, giusta la scconda edizione datane in Londra , \ixlo a dire, coniprimdendovi Vad Leciorcm, c la llecensio li- bri, de' quali due pezzi egli nc fa autore il Newton ; di die non solo non adduce prova alciuia; ma a nie pare il contrario (1), quantunque (1 Pit non lasciare tale tiiia asserzione senza alcun fondamento di rafjioni. ac- cennero brevemente, che neppiir breve sospetto se ne ha da'contemporanei pro e contra; ne' mai pur parola ne fu delta dal Leibnitz iiella corrispondenza secrete ctie esso obbc, per tale disputa, con i'ab. Conti, clie trovavasi in Londra, c gli servi di inlcrmezzo con la Societa ReaIe,col TNwIoh econ altri illustri geometri.cbe presero parte in tal quistione. E poi a cliiunque conosce il procedimento di essa per ben 40 anni.e la maniera rispettosa come que'due preclari ingegni si condussero I'un verso I'altro, non persuaders mai che la Recensio fosse scritta a dirittura dal Newlon , mentre in piu luoglii di essa viene anco trasgredita quella decenza ed urbanita, che convienc in tutte le quistioni scientifiche; di che mi basta accennarne alcuni luoglii. A pag. 31 dell'edizione inglese vi si dice : Hue usque igitur invenloris primi noinen jm'nJnie sibi vindicavit Leibnitius non attsus id facere ante obiltim Wulllsii posiremi illorum senum qui quae inter anglos el Leibnitium, per annos quadraginta acta erant optime noceranl. Decessit autem Watlisius mense oclnbri 1705; Lclbnitiux vera sibi do- viuin arrngare hoc coepit januario I70S. Ed » j>a^. iS , non avrebbe certamente il Newton adoperata verso il Leibnitz I'espressione : Quippe jnoposiliones quae in il- lis habentur (tre trattati del Leibnitz), si errores et quisquilias dempseris, omnino vel Newtonianae sunt, vel ut coroUaria ex eis facile deducendae. InoHre a pag. 49 si dice bruscamente al Leibnitz : Abrenunliet quoque melhodo differentiali Niiftimi , neque se in partes ingerat, quasi sccundus scilicet inventar. Ed a pag. 45 delTedizionc francese ove dieesi nel testo della Recensio : lllud interim siibmonendus est Leibni- tius , cum id socielati impingit quasi inaudilum cum condemnatum issel, id ob earn rem per statutum ejus quoddam conimeritum se esse, uJ nomen ejus inde expungatur, che il Biot a pie di pag. osserva esser la frase inglese ancho piii dura, e la riporta ori- ginalmente, mentre nfc la doglianza del Leibnitz era del tutto irrcgulare, ne il A'eicion sarebbe mai giunto allecccsso di dimandare, che il nome di un tanio uorao venisse cassato daH'albo de'membri della Sociota Reale.che gran torlo sarebbe stafo per lui e per qucsta; e ben avrebbe potulo il Leibnitz controcambiargli una (ale offesa; ma fi- X\X — I' e ben da credere , che il Acwton ne fosse stalo a giorno. Soggiu- gno pur di aver acconsentito poi alle osservazioni del Lefort per in- serire in questa novella ristampa una scelta raccolta de' documenti e pezzi ginstificalivi pe' due primarii conlcndenti , nel che escguire egli si moslra francese , parteggiando piuUosto pel Leibnitz. Da qucslo supplimento del Lefort , falto con dottrina , e cono- sconza del Melodo e di qucllo che vi ebbcro contribuito tanti illustri geonielri, dal Cavalieriin foi, ben si rileva e I'estensione di sue co- noscenze e la falica che ebbe durale in raccogliere, ordinare , ed es- porre con chiarezza le dottrine che vi coniprcnde; (1) ed a noi sol ri- nalmente se il Newton, avesse cio voluto, la cosa, sebbene irregolare, avrebbe ben avuto luogo, come il pote ottenere il Maupertuis dall'Accademia di Berlino un secol dopo, in affare di assai meno importanza contro il Koenig. (1) Nieote pill corauiie,che equivocare in notizie blografiche.principalraente non di nazlonali, e tra questi di autori italiani, attesa la non uuita di questa gente, e ta- le equivoco si rende piu scusabile quando un quaiclie uorao distinto non ebbe pro- dotta che una sola opera, e questa siesi resa assai rara, dopo la quale abbia desistito dal coltivare gli stessi studi, come quel primo saggio mostrava conveniente al bene della seienza. Non deve far dunque raaraviglla se gl'illuslri Biot, e Lefort avessero creduto poco conosciuto Michelangelo Ricci, sol pcrclie il di lui nome non appariva iiella Biographic UniverseUe, che ben meritava un rango tra' distinti raatematici del XVII secolo, per la sola opera che ebbe pubbllcata in Roma nel 1666 , col titolo di Geometrica £a;crci'to/io, della quale il Lefort ne risveglia la memoria nella parte 2' delle sue Pieces justificatives e documenfs, recandone in nota a pag. 375 una notizia biografica ricevuta dalla liberalila ed erudizione del sig. Paolo Beorchia. Forse il nome di Michelangelo Ricci fu per inavvertenza saltato nella Biogra- phic UniverseUe, come dice il Lefort ; ma e indubitato che di esso trovisi detto dal Moreri nel suo Dictionnaire historique, e dal Bayle nel sue Dictionnaire histori- ijue et critique, come pure, sebbene assai limitatamcnte, nelle diverse edizioni del J}izionario storico ripetutamente pubblicato in Francia , sulla cui settima edizione , que' dotti napoletani, che ne fecero la versione dal 1794 , ne estesero I'articolo; e tinalmentc ne accenna appena anche il ristrettissimo Dictionnaire historique et bio- graphique abrege compilato dal Regnot in Parigi nel 1822. E sebbene sia da esserne nconosccnte al Lefort per aver fatto rivivere nel suo lavoro le notizie del Ricci dategliene del P. Boervhia, pure queste non sono si estese nh da paragonarsi alia vite che ne scriveva, con la sua solita esattezza e diligenza, Angela Fatroni.dirigen- dola aU'illustre e sventurato marchese Condorcet, fin dal 1774 , ne tampoco all'arti- colo riportatone dal Tiraboschi. Sloria delta letteratura italiana vol. VIU. XXXI mane a dolcrci di iion esscre stali finora a giorno ne della pubbli- . La scconda ha quello a Suite Stelle doppie, e determinazione dei loro movimenti )1. La Commissione incaricata dell' esame di tali memorie, sottomette all' Accademia il segucnte parere. BIEMORIA W V argomento dolla 1" Memoria formo il soggctlo di altro impor- taaie lavoro del medesimo aulorc ; poiclie in due allre precedenti LXVI Jlemorie cgli tralto di : Formole e tavole, per la determinnzione della dislanza di un corpo celeste diilla Terra per via di (re osscrvazioni. In tale lavoro vi ha di nolevole che lo sviluppo delle coordinate eliocen- triclie , in voce di cnlrare fino ai termini molliplicati per le 2' po- tenze doi tempi , come innanzi praticavasi , ^ i cnlra sino alle 3i' po- tenzo ; c di piu vi si Irova ridotta in opporlune tavole 1' equazione della curva costante , e introdotli ncl calcolo anche i termini di 1" ordine. Ncl trattare era il mcdesimo problema , 1' aulore, in vecc di tre osscrvazioni compiulC , no impiega quattro , mancanti delle lalitudini cslremc ; c moslra con opportuni svolgimenli di formole, che il pro- blema pno venir risoluto mcdiante 1' uso delle tavole suddctte , e te- nendo conto dei termini molliplicati per le 1' polenze dei tempi nello sviluppo delle coordinate eliocenlriche. Un tal mclodo c gcnerale, cd applicabile a tutti i casi ; e, quel che e piu, applicabile a quello in cui 1' astro muovesi presso il piano deir ccclitlica, o in qucslo piano mcdesimo. Tulti i metodi souo in difetto in quest' ultimo caso, salvo un solo dc' metodi di Gauss ; e pero im mctodo gcnerale il quale comprcnda tutti i casi d' inclinazioni di orbitc suU' cclittica , e spinga 1' appros- simazione molto innanzi per via di acconce tavole , deve tornare di non poca utilila agli astronomi che intcndono ai calcoli di orbite planctarie. Per tali ragioni la Commissione propone che la memoria di che e parola venga inscrita nei noslri Alii. MEMORIA 2." Le osscrvazioni del 1° I/crschel ban fatto conoscere nelle stelle doppie tali movimcnli relalivi apparcnti, da far supporre che cssi fossero il prodolto di movimenti rcali, i quali venissero govcrnati dalla medesima leggc Ncwtoniana, che regola i movimcnli dei corpi del noslro sislema. 11 Savary, partendo da tal supposizione, diede la prima soluzione del prol)l('ma della determinazione delle orbite delle stelle doppie, im- picgando quallro osscrvazioni eseguite in epoche diverse; c qucsta so- luzione vcnne seguila da un'altra di Encke di piu facile applicazione. LXVII Nondimeno, i due dali clie dotenninano la posizione rclaliva aji- parciile dclle due stelle sono di lal nalura, die uji errorc in essi, Leii- che di uii' ordine piccolissimo cd inevitabile a' piu grandi osservatori, puo ben menare ad errori nei risullali, quando sou poclic le osservazioui, quanluu'juc maleniaticamente sufficieuti a darne un' orbila ; e pero possono fame conseguire dementi divcrsi dclla'stessa orbita , da di- verse coinbinazioni di dali. Ua tale inconvenienle determino gli astro- nomi ad ap[)igliarsi a quei nietodi i quali fan concorrere tuttc le os- servazioui che si bauuo iuloruo ad uri sislenia binario di slolle , per determinare 1' orbita. Qucsto raetodo , impiegato dal 11" Herschel , e rccenlomente usato dal Fillarccau mcdiante 1' uso delle dorivate , ha raestieri di luuga c pcuosa calcolazioue, tullavia, nello slato presentc della pratica astrononiica, (i da preferirsi a quei metodi che impiegano lo stretlo numero di osservazioui che addinianda la soluzione aualilica del probleiua. 11 nostro socio , nclla seconda Mcmoria di che qui e parola , ha voluto dare un suo metodo per detcrnunare le orbite delle stelle dop- pie. Avcndo egli dato varii metodi per la determinazione di orbite planelarie , ha voluto applicare, ed adattare alcune sue equazioni al caso ddle orbite di stelle doppie. Nel suo metodo, come in quello di K/iukcrftics, vengono adoperate tre osservazioui compiute, nel mentre il problcma par che slrettamenle no richieda una quarta, o, almeno uno dci due dati che questa quarta somministra ; ma cio pote farsi perche la coslanle di Gauss pel sistenia binario che si considera, en- Ira come fattore comunc, e i)er6 e eliminabile. 11 sig. de Gasparis ben conosccva quauto riescono, in generale, nial sicuri i calcoli di tal gcnere basati su di un rislrctlo numero di osservazioui , c quanto siano da preferire quelli nei quali , come di- ccmmo, si adopera un maggior numero di osservazioni. Ma egli ha in parte cansato questo inconvenicntc , facendo concorrere 5 osservazioui compiute, combiuandole 3 a 3, ed escludendo quelle conibinazioni in cui cnlrauo luiite la prima c 1' ultima osservazioue. Ha egli giudiziosamenla eschise queste ulliiue combinazioni, per- che ha volulo cvilare, che le sue formole, le quali sono esalte fino ai lormini di quarto ordine , riuscissero non sodisfacenli nel caso di os- servazioni troppo lontane. — ■ LXVIII — II noslro socio comblnando in quel mode 5 osservazioni , assog- gctlandole alle sue belle formolc , ed usaiido ingegnosissimi ripieghi per coglicre la maggiore esallczza possibile nei risullati finali, non solo impiega sufficienle numero di osservazioni, ma ancora , evila in massinia parte , le lunghissime calcolazioni che fan mcslieri, quando si vuole il concorso di numerose osservazioni. In conscguenza di tutlo cio la Commissione propone all' Accade- mia, che questa 2* Memoria venga, come la prima , inserita nei no- stri Alti. Cav. E. Capocci Cav. F. Padula Antonio Nobile Jlelatore. ALTRI LAVORI DELLA aASSE MTEMATICA NELL' ANNO 1857. La classe matematica, in tutto il pcriodo de' due trien- nii dal 1852 al 1857 , a' quali riferisconsi 1 due volumi delle Memorie approvate in tal tempo , si e mostrata sem- pre laboriosa , sicche da essa 1' Accademia ebbe nei 1852 quallro Memorie; nei 53 ne riceveva tre^ nei 54 dieci. Nei 2.° triennio n'ebbe selle pel 1855 , con due dissertazioni ; nei 1856 ne riceveva 3, e due dissertazioni inserite nelle No- tizie preliminari, e nei Rendiconto : e crescendo in diligen- za, nei corso dell' anno 1857, ne offriva 7, senza tener conto di quelle, che presentale dopo le ferie autunnali, non vi fu tempo a discuterle, per la brevita del periodo in cui suc- cedevausi lelornate del novembreedicembre, e per le altre LXIX ordinarie occupazioni che in lal tempo dimanda il noslro Slalulo (*). Inoltrc una ben lunga disserlazione del socio Flauti , che vedrassi inserita qui appresso. Ma oltre a cio alira imporlante e difficile occupazione gli ebbe data 1' occorrenza del progranima pel premio, che a lei ricadeva proporre per la fine di questo triennio. Venivano avverlili lull' i socii , anco corrispondenli di- moranti in Napoli , corae vuole lo Slatuto , di presentarsi nella 1" sessione del gennajo con le schede, in cui fossero notati que' quesiti di Matemaliche da essi stimali degni di esser proposti al premio di due. 300 , e questi leltisi dal segrelario perpetuo, e prefisso a ciascuno un nuraero, come il caso portava, furono i seguenti. Num. /. Esporrc i progressi fatli dall'analisi diffcrenziale ed integrate dal principio det presenlc secolOj indicando i perfezionaraenli arrecati alle leoriche gia conosciute , le nuove stabilite da moderni analisli , e le fonli in cui si trovano esposli : gcneralmenle dare un' idea compiuta dello slato attuale delta scieuza , principatmente considerandota ne' se- guenti aspetti. (*) L'illustre matematico Lagrange scriveva al A' Alembert, al proposito de'pro- gressi fatti fmo a'loro tempi nella scienza da essi eminenlemente coltivata e prodot- ta, e da altri contemporanei « II me semble.que la mine est dcja trop profonde, ce « qu'a moins qu'on ne d^couvre des nouveaux filons, il faudra t6t ou tard I" aban- « donner. La Cliimic et la Physique offrent maintenent des richesses plus brillantes « et d'une exploitation plus facile. Aussi legoi!it du si^clo paralt il entieremcnttourne « de ce c6te-la. II n'est pas impossible que les places de Geomdtrie dans les Acade- « mies.deviennent un jour ce que sont actaellement les chaires d'arabe dans les Dni- « versitds ». Una tal predizione non si e verificata , appunto perch6 essi, ed altri loro con- temporanei, 0 da loro prodotti ebbero scoperti que'nuovi Qloni ; e se dovesse starsi al sessennio di cui qui ragionasi, si sarebbe per la nostra Accaderaia avverato il con- trario. — LXX 1 ." Classificaziono c propricta (kllc trasccndenti. 2." Sviluppo dello funzioni. 3." Dcterminazione d' integrali dcfiiiili tra limili speciali. -i." Inlegrazioni dellc equazioni differcnziali. 3.° Calcolo delle Variazioni. 6.° Calcolo delle Diffcrcnze finite. Di ciascuua teorica si fara conoscerc 1' origine c lo stato alia fine dello scorso secolo ; indi si csporra il punto di yista piu gcnerale nel quale sia slala considerata in prosieguo ; i pcrfczionamcnli fatti in es- sa , e cio che resta ancora a dcsiderarc : si accenneranno il suo lega- me con allre; e le sue applicazioni : s'indichcranno finalmenlc i prin- cipali scriltori che si sono occupali di cssa , e le opere in cui sono esposte Ic loro ricerche. Num. 2. Ritrovare , con metodo dirctto e gcnerale , qual sia la minima superficie conlinua, che abbia per leriuine uii date poligono storto. Num. 3. Esporre i varii metodi finora conosciuli per applicare 1' Algebra alia Geomelria , notando i vantaggi propri di ciascun mclodo ; e cer- cando , per quanto piu e possibilc , d' indicarc per quali casi un date metodo sia da preferirsi agli altri. Num. 4. E riconosciuta in diverse ricerche analitiche di alta importan- za , la neccssila della dcterminazione delle derivatc de' diversi ordini, specialmenle per le funzioni iniplicite , e per le fimzioni inverse. Ci6 posto si richiede con nielodo gcnerale la Icoria di siniili ricerche, cer- cando specialniente di dimostrare la Icggo de'cocfficienti, che si pre- sentano nelle serie, e fame qiiindi 1' applicazione sia nella soluzione di equazioni trasccndenti , sia nello sviluppo in scric delle funzioni implicite secondo una data legge. LXXl Num. S. Esporrc le varie cspcrierizc finora fatlc sulle raotc idraulichc, e le formolc pralichc adottalc per calcolarnc gli cffelti : e siccome lulte Ic formolc finora conosciutc non corrispondono ai risuUaincnli delle spcrienze , cercarc di stabilire una tcorica per le ruole idraulichc chc corrisponda a'falli finora osservali. Num. 6. Dope una livcllazionc anche barometrica di tuttc Ic colline che circondano Napoli , fare un progcUo per riunirc le acqiie, le quali sccn- dono dalle racdesime , in un recipienle laic da polerlc dislribuire nelle contrade che ne mancano. Num. 7. Dopo la descrizione dcUe aequo isoIate,che sono in rari luoghi della citta di Napoli , fare un progelto per la comunicazione di qucste ac- que ad oggcUo di dislribuirlc ne' divcrsi quarlieri di Napoli , soprat- tulto per quelli che ne mancano. Num. 8. Fare un progelto per la migliore dislribuzione delle acque di Na- poli , soprattutto pcrche potcsscro csser porlale a livello degli appar- tanienti di tutti, o piu quarlini. (*) Num. 9. Noi conosciamo la lunghezza tcorica del pendolo oscillante a se- condi in Napoli , secondo la latitudine della nostra Cilta. Escguire una serie di lavori, e di calcolazioni per la lunghezza pratica del pen- dolo oscillante a secondi, alia latitudine dell' Osservalorio aslrononiico di Miradois. (') I Ire quesiti n. G, 7, 8 formavanu una sola scheda. k — LXXII Num. W. Prosontarc iin lavoro compiuto dello scoprimento de' fluidi per mezzo di lubi aggiuiili nc' vasi che li contcngono , sotto la tempera- tiiraj c la prcssione media almosferiea di Napoli. Num. 11. L' Archilettura fu in tuUi i tempi riguardata sollo tre aspetli. Pri- aio c principalissimo qucllo della solidila dcgli cdifizi; e qucsta dipen- dcndo d;illa Mcccaiiica , debbono per essa prevalere senza dubbio i mo- derni , sc riguardisi il conciliare quella condizione essenziale con 1' e- conomia d(!lla spesa ; poiclie certamente, e '1 fatlo il dimostra, gli an- tichi ebbero costruiti edifizi si solidi , da aver retto al potere dislnit- tivo de' sccoli , ed i cui avanzi formano la nostra ammirazione. Ma in escguirli cssi non poletlero mirare ad oltenerli col minimo impiego de' malcriali clie adopcravano, e quindi con la minima spesa. Segne per sccondo articolo imporlante la bellezza degli edifizi , principalmenle quelli deslinali ad uso pubblico , ne' quali gli anlichi mostraronsi scnipre grandiosi, ed ammirandi. Ha il Icrzo luogo finalmente la dislribuzione degli edifizi, per I'liso cui sono addctti. Mancava pero alle tre qualita architeltoniche anzidelte , ed ancor manca una quarta esscnzialissima, cioe quella della salubrita dcgli edi- fizi , principalmente per le abitazioni private , e per Ic noslre Chiese, ove convcngono giornalmente gran numcro di persone, che pel modo come sono costruile riescono per le piu malsane, e perniciose. Questa qualita vien costiluita dalla quanlita di luce solare, che po- netra in tali edifizi pe' loro vani, ossia fineslre , pel sito, ampiezza, e projezione di esse. ^on v' ha dubbio, che Vitruvio^ solo maestro di tale arte , che ■ibbiamo dagli anlichi , a cio intendeva riguardare, quando volcva gli archiloUi ishuiti ncH'O/A'cc, perche in acdificiis ab ccrtis rayionihus eocli lumina recte ducantiir; e che tra' moderni alio slcsso scopo mi- rarono i dciti di Leon Batiisla Alhcrti a deesi ancora avvertire quali — Lxxm — « soli debbano cnlrar nclle case, c sccondo diverse comoditd far le ^.^ fincslre piu larghe o piu slreltc )i. Ma cio non era chc un parlar vago, da dcslar 1' allciizione dell' archilello , senza somnuuislrar prin- cipii e regole certe per ben riuscirc ; ne qucsle potcvansi oUenere con la scienza dc'loro tempi. Cio poslo sarebbe argomento di non lieve imporlanza, e degno de' coltivalori delle Malematiche a' nostri tempi , la risoluziouc del se- guenlc. PROBLEM A Delerminare la quanfitd di luce, che in un dato giorno penetri in un dato edifizio pe' »uoi vani , quahtnque sia la grandczza di qiiesti , la loro posizionc , e quella co' cireoli della sfera monda- ■na , la condizione del loro aspet/o , e la legge di fulgiditd de' rag- gi solari. Da tali riccrche sapra poi sagace architello , come glicne impono 11 dovere la di lui arte , regolare i lumi degli edifizi nuovi, c slimar la luce de' gia costruiti. Ed invero i templi dclla cosi detla gotica architetlura , di che ab- bonda la nostra Italia , per antiche costruzioni , e cbe or n' e rinalo da qualche tempo il gusto , sebbenc malinteso ed impuro , esscndo in proporzionc assai piu alti che larghi , danno breve corso a' raggi so- lari , che vi entrario pe' lumi laterali , e prosciuganvi poc' aria in su- blime , lasciando la parte bassa , agli adoralori di Dio destinaia, come una vallo umida, edoscura, o almeno ingombra di un umido slagnau- te. E quantunque ne' templi, e ncgli altri edifizi di moderna archilct- tura non rawisansi cotestc sproporzioni ineomode, c nocive , pur non- dimeno gli obici , che oppongonsi a' lurai loro dall' eslerna {)arle de' niedesimi edifizi , o dentro di cssi , ne anuuorzano sovente la luce so- lare, ed i benefici di lei e£fetti. E perchc non si crcda, che tale considerazionc non avesse mai mc- ritata 1' attenzione de' geomelri, giova qui ricordarc, che il sommo geo- melra inglese E. Hallcy imprese a gconictricameutc speculare i[ual ca- lore ne' diversi climi di nostra Terra nc ridondasse dal sole in ogni gior- LXXIV no. E quanlo ci rinveiine su qiicslo argomento vidcsi inserilo nellc Tmnsaziuni filosofiche dclla Sociela 1{. di Londra, cd altrove , ne la presente ricerca, ridotta come al parlicolarc, dcvo aversi da meno di quclla del sonimo geomctra inglese , se riguardisi la sua maggiore difficolta, e 1' utilita maggioro ; pcrche in qucsla concorromi a ben di- sinipegnarla la Gcometria de' siti , i metodi d' integrarc, e non poche asli'ononiichc teoric. In escgiiiro la presente ricerca si vuole. 1.° Stabiliti i principii leorelici su'quali deve essa venir fondala. 2." Risoluli i problemi corrispondenti ad essa, dislinguendoli ne' loro casi cioc : 1." Caso. Se il Inme di un cdifizio, che considerisi, riguardi un aperlo, e liboro orizzontc. 2." Caso. Col tcncr anclie cento della dispersione de' raggi solari nel loro cammino per 1' atmosfera. 3." Caso. Che alle finestre di un cdifizio dato si opponga un obice di data posizione, data benanche quella del parallelo diurno, e di quel vcrti- cale ove ne stia la fineslra. 4." Caso. Ed ancor quando I'obice dato non sia parallelo a quella fineslra. Finnlmenlc a tulte le preccdonti riccrche dimandate , e ad altre che sapra oscogilare I'acumc di chi intraprendera a tratlare talc argo- mento, si vuole aggiunta : La costruzione di uno strumento da poler saggiare, se in dato giorno ddFanno entri in ima data stanza la luce diretla dal Sole, e per qual tempo , che potra denoniinarsi Compasso FJiometrieo , o Fotomelrico, dcscrivendone la costruzione e'l modo di usarnc. LXXV Vuole il nostro Stalulo , che la Classe cui riguarda il programraa si occupasse a semplicemenle classificare i que- siti , ordinandoli con numcro progressivo ; e pero il segre- lario perpcluo gli passava ad essa, e non v' inlervcniva per Ic allre sue occupazioni accadcmiche ; e quesla , nella lor- nala apprcsso ( 22 gennajo ) leggeva air Accademia la se- guenle rclazione conipilala dal socio N. Trucli, che veniva accompagnala, quesilo per quesito^ dalla rilettura, che faceva di ciascun di quesli il segretario perpeluo. RELAZIONE AGCADEMICA Napoli 22 gennajo 18S7. SiGNORI La Oasse Malemalica, adompicndo alle prescrizioni dollo staluto, si e fatta a classificare gli undid qiiesiti pel progamma al premio Irien- nale del 18!)7, proposli nella precedenle lornata. Dcgli undici qucsili quatlro appartengono alia calegoria delle Ma- temaliche pure , e gli allri sclte souo ncl campo di loro applicazioni. In quanto ai primi la classe , avcndo ponderalo la loro rclaliva imporlanza, ha crcduto di prescnlaiii a voi noU' ordine seguente. r. Esporrc i progressi falli dalV jinalisi differenziale, ed inte- gralc , ee. ec. 2°. Esporre i vari melodi, finora conosciuti, per applicare I' Al- gebra alia Geometria, ec. ee. 3°. Ititrovare con melodo diretlo, e generale gital sia la mini- ma superficie, ec. ec. i". E riconosciuta in diverse ricerche analitiche di alia impor- lanza , la neccssild della determinazione delle derivate di diversi ordini, ec. ec. In quanto all' ultimo la classe ha 1' obbligo di farvi rifletlcrc, che LXXVI ^ sono a sua notizia reccnlissimi lavori risguardanli addiritlura la qui- slione chc si propone , e pei quali cssa puo dirsi gia inlcramente ri- solula. Per cio che concerne i qucsiti rclativi ad applicazioni , la classe non ha credulo di assoggetlarsi ad un ordine di prcccdcnza, non gid che mancassero d" inleressc , che anzi quasi tutti nc hanno grandissi- mo; ma ha dovulo per menle alle gravi difficolla che li circondano, per la parlc sperimcnlale alia quale sono nccessariamcnte subordinati, e chc cerlamente renderebbcro frustranca la proposla del programma. Essa quindi non fa che raninientarveli nell' ordine stesso nel quale dal segrelario le venivano inviati. 1". Esporre le varie sperienze, ec. 2°. Dopo una livellazione, ee. 3°. Dopo la descrizione, ec. A". Fare un progctto, ec. 5°. Noi conosciamo la lunghezza, ec. 6°. Presentare nn lavoro compiiifo, ec. V. L' Architettura fu in tutt' i tempi, ec. F. Bruno F. P. Tucci F. Padhla E. Capocci N. Trudi lielatore. In seguito di tale lettura , che dava luogo a lunga discussionc su' quesili, de' quali alcuno sembrava a qualche socio di Iroppo grande cslensione, da non polcrvisi adcmpie- re nel limilalo tempo che prescrivesi per le risposte al Pro- gramma , allri per la loro specialita limilati a' soli napole- tani , nientrc lo Slaluio invita a rispondervi gli scicnziati di ogni nazioue •, finalmente si venae a votare sopra cia- .scuno di essi. Quiudi imprendeva il segretario perpeluo a rileggerli LXXVII un per uno , per la lerza Tolla , cbe veniva poi messo a' voti segreti, dal quale atto non essendone risullalo alcuno col numero di voti voluto per renderlo approvato, cioe di uno di pill suUa nicta dc votanti, rAccademia deliberava di rinviare alia Classe que' quattro, clie piu si erauo approssi- inati a lal numero^ incaricandola di dislinlamenle informarla sul nierito relativo di essi ; a che questa adempiva con la seguenle: RELAZIONE SiGNOR PrESIDENTE, SiGNORl Nclla tornala prcccdenlc la classe di malematica riceveva 1' inca- rico di dare il suo parere inlorno a' quattro programmi, che ebbero nello squittino maggior numero di voti, e classificarli ; affinche poi , dopo il rapporto dclla classe , avcsse poluto 1' Accademia passare di nuovo a' voti su ciascmio. Di questi programmi, come voi tulli, onorevoli colleghi, ricordate, due ebbero nove voti^ e due otto : ncssuno fu per conseguenza appro- vato, polrcbbe dir taluno, che niuno di essi fu quindi creduto degno di esser proposto; opera inutile e perduta u' e per conseguenza la classi- ficazione. Mai si apporrebbe chi cosl pensassc, e si mostrerebbe ad un tempo troppo corrivo nel giudicare, cd ignaro affatto delle cose acca- demiche. 11 voto dato dall' Accademia ad unanimita sulla proposta fatta dal Prcsidente di scntire di nuovo il parere delta classe, nioslra chiaramente, che TAccademia tutta conobbe all' istante che quel risul- lamento aveva origine dalla predilezione , giusta per altro , che cia- scuna sezione aveva per quel quesito, che maggior relazionc presentava co' propri studl; cppero bramava di ritornar di nuovo sulla quistione. Ed in vero se il poco numero di suffragi, che ciascim quesito raccolse fo*e stato per disapprovazione, dovendo TAccademia esser conseguente a se stessa, non avrebbe poluto accogliere piu di nove voti la propo- sta fatta dal Prcsidente. LXXVIII — Cio prcmesso, ncl venire aU'esamo dc'succonnali qiiesili, Iralascian- (lo la parte clic forma lo sviluppo di ciascuuo , giovcra rammcnlarnc brevenientc gli cnuiiciati : 1". Esporre i progress! falli dall'analisi diffcrenziale cd intcgrale dal principio del prcsciitc sccolo, indicando i perfczionamcnli arrccati allc tcorichc gia conosciutc, c le nuovc slabilile da moderni analisti — Queslo riporto otlo voti. 2°. Esporre i vari melodi finora conoseiuti per applicare 1' Alge. bra alia Geomelria , notando i vanlaggi proprl di ciascun mclodo , e cercando, per quanto piu c possibilc, d'indicare per quali casi un dale melodo sia da prcferirsi agli allri — Queslo ebbc novo voti. 3°. Escguire uiia scrie di lavori, e di calcolazioni per la lunghezza pratica del pendolo oscillanle a secondi alia laliludine deH'Osservatorio astronomico di Miradois. — {oito voti). 4°. Determinarc la quanlila di luce , chc in un dato giorno pcne- tra in un dato edifizio pe' suoi vani , qualunque sia la grandezza di qucsti, la loro posizione, c quella con i circoli della sfera niondana, la coudizionc del loro aspetto, c la leggc di fulgidita de' raggi solari — {nove voti). 11 primo di qucsti quesiti , e chc fu dalla c.lasse posto in pri- nio luogo , e di somnia utilita pel progresso dcUe ]\Iateniatiche : im- pcrocche ncllo stato attuale della scienza, particolarmcntc per cio che riguarda il Calcolo Intcgrale si ha tale quantila di lavori^ tra i quali niolti importanlissimi , che difficilissimo si rcnde di seguirne il pro- gresso. D' allra parte nianca un trattalo complelo di Calcolo Intcgrale nel qucde fossero raccolle luttc le nuove seoverte. Le grand Traile de Lacroix a vicilli, el n' est pas encore remplucc', scriveva il Moigno nel 184.4-^ c promclleva dare un Irattato di Calcolo, chc a'noslri giorniavcsse potulo sostituire il lavoro fatto da Lacroix; ma si e arrestalo al pri- mo volume , c pare che voglia lasciar I'opci'a incompleta : ne c da maravigliarne, dappoiche arditissimo e d' inuncnsa difficolta era il la- voro intrapreso : e giova qui per far ben comprendere lo stale della scienza rijiorlare le pai'olc stesse del Moigno d Pendant que le Calcul V. diffcrentiel rcstail statioimaire, le Calcul integral faisel d'immenses vt progres et caungcnil prestjue de face, a lei point que j' ai conserve ic quelques fcuillcs a peine de manuscril auquel je travaillais depuis LWIX « plusicurs annccs , el donl rimpression aurait pu s' achcver en quel- (,( qucs niois. Line ere nouvelle seniblail s'ouvrir: des diEficullcs jus(}ue- w Ja ina))onlabli!S , Irouvaenl uno solulion faciles : les liiuitcs dc\anl a les qucUes Euler, Lagrange, Laplace, Legendre, .... avaient ele K forces de s'arreler, elaient recnles bien loin. Un grand nonibre dc « geonielrus, JIM. Cauchy, Liouvllle, Sturm, Bind, Lanie, Colalan, « Blanchet, Jiertrand en France ; MM. Gauss , Jaeoby , Lcjcnne-Di- u richlct, lUchclet en Allemagnc; M. Lobatlo dans les Pajs-lias; iMM. a Ostrugrandsliy c\. Bouniakowshy en Uussie; M. 7b/'/o/(7ii' a Konie, ri- « valisaienl d' activite et de bonheur. Les rccuils sdentifiques^ si mul- « tiplics aujourd' hui ni'apporlaiont cbaque semaine plusieurs Menioires ;( a cludier, des theories plus generales et plus simples a eposer , des a applications hcareuses a developper , etc: c' etait toujouors mo concla- (.t mer a de nouvcUes etudes, el ni' imposer une redaction nouvelle. M. (( Cauchj' a public a lui sent olans ut intcrvalli , dal 4.0 al XX plus « de qualrc-vingls Notes ou Jlemories sur le calcul integral, que j' ai a du analjser au moins dans ces Lecons. )1 Ilisulta da quanlo abbiam detlo che un lavoro il quale potesse servir di guida alia compilazionc di un tratlato di Calcolo dove ripu- tarsi ad un tempo di gi-ande difficolta e di sommo interesse : c la classc nel porre in primo luogo quel programma mirava unicanicnte air utile delta scienza ; c non che giudicarlo facile, temcva piuttosto non avesse a rcslare senza soluzione. II socondo quesilo ha un interesse uguale al prccedente, in quan- lo al progresso di un altro iniporlantissimo ramo delle ^latemati- chc ; e se presunta minori difficolta pel minor numero de' la\ori che bisogna consullarc , richiede niaggior forza d' ingcgno : imjicrocche trattasi di paragonarc fra loro varl metodi che non basta solo avcre studiato, ma bisogna saperne usare, per deciderc dcUimportanza e del- 1' uso di ciascuno ; c queslo non e dalo a tutli di fare. Riguardando lo slalo dclla scienza trcut' anni or sono, Tapplicazione dell" Algebra alia Gcomclria ridncevasi al mctodo detto Cartesiano , o all' analisi a due e a Ire coordinate : ma nel programma non s' intende parlar solo de'progressi fatti da questi mclodi, bcnsi deU'esame di essi paragonali agli altri metodi proposti , quali sono ; 11 mctodo Laricentrico del J/obius ; i metodi di Irasformazione delle figure ; il raelodo delle co- / LXXX ordinalc Irilineari ncl piano ; qiicllo dollc coordinate curvilince nel j)iano c ndlo spazio , ciii sono dovuti lanli lavori fatli inlorno alia Fisica matematica da Lami, e col quale mezzo lacobi pervcnne a de- terniinarc la linca gcodesica sopra un ellissoidc a tre assi , difficile probloma , che per lo innanzi non aveva polulo risolvcrsi : i mctodi usati da Chasles; 11 metodo delle coordinate tangenziali di cui ha falto tantc belle applicazioni 11 Pliicker ; 11 metodo delle cquipollenze pro- poslo da Bellavilis; ed altri che non e qui neccssario di rammenlare. Una chiara esposizione di sifPatti mctodi , cd un esame crilico de' medesimi dal quale possa vedersi quale sia il vcro loro scopo , (juale la parte nuova di ciascuno ; e soprattutto perche un dalo me- todo ricsca semplicissimo per una data classe di quistioni, e per allre quasi inapplicabile, c un lavoro utilissimo al progresso della scienza, p di grande aiuto per poter in seguito compilare un trattalo di Algebra applicata alia Geomelria, che soddisfaccia a presenli bisogni dclla scicnza. 11 tcrzo quesito , che riguarda la dclerminazione della lunghez- za del pendolo oscillante a second! alia latitudine del Real Osservatorio aslronomico di iMiradois e senza dubbio utilissimo per la sua applica- zione alia determinazione della gravita e della figura della Terra; e ricliiedc un astronomo sperimcntato e calcolatore : ma la classe lo ha considerate di im inieresse subordinate di molto a' due prccedenti. r. Perche esso e piutloslo un soggotto, che il Real Governo, FAc- c-ademia dovrebbe affidare ad ima commissione di dolti spcciali nazio- nali , i quali avendo tutti i mezzi per un sistema di opcrazioni e di caloolazioni dovrebbero impicgarc un tempo certamenle non corto , e forso di anni per giungere ad una determinazione accetlabile : 2'. Perche la serie delle spcrienze e delle calcolazioni che risguarda quesla ricerca c tutta speciale pel nostro regno, anzi per la laliliidine deir Osservatorio di Miradois , nc riguarda la seienza in generalc, no conliene novita scientifica, Iranne tutt'al piu una novita di mezzi per la piu esalla e piii pronta determinazione del pendolo oscillante a secondi. Eppero questo problema non potrebbe proporsi che a' soli mate- matici napolelani; giacclie non potrebbe supporsi, che malemalici stra- nieri si porlassero in Napoli, con la sola speranza di aver 300 ducati, per eseguire una ricerca, che i matemalici napoletani avendo i mezzi neccssarl saprebbero compiere con ogni perfezione. LX\XI Resla finalmcnle a parlare del quarlo quesilo : esso riguarda una quislione nioUo ulilo c difficile, c richiede,come e dctlo nclla dichiarazioac annessa al mcdcsimo il concorso della Gcomelria di silo , de' melodi d'inlegrazione, e di non pochc astronomichc Icorie; ma appunto percio la nostra classc crede, che csso reslerebbe facilmentc senza csscre risolulo. Qucslo, o Signori, c il noslro parcrc inlorno a'quattro progranuni in quislionc, del quale risulta chc la classc sceglierebhc uno de'primi due in vista della loro iniporlanza e convenienza scientifica , spelta ora a voi la decisione diffinitiva. Napoli 20 marzo 18S7. F. de Luca F. P. Tdcci N. Trudi F. Bkuno. P. Padula llelalore. Passalosi quindi a novella volazione su lali qualtro quesiti, il 1.° di essi consegui il maggior numero di voti; e pero ri- sullo approvalo, da doversi proporre con apposito prograrama. Rincresceva al segrelario perpetuo il Tcder Irascurato in qucsla occorrenza il 4." quesito, che olteneva nel 1.° scru- tinio , quando non vi era alcuna prcyenzioue su' quesili , un maggior numero di voli che iu questo 2.°, ne trovaodo valida la ragione di ricusarlo per la sua difficolta , giudi- caudola anco minore al paragone del 1." prescello , per la vastila di esso , pc' giudizi paralleli su'lavori di analisti di- stinlissimi de' noslri tempi, pel nesso e derivazione dal gia fallo da coloro che gli ehbero preceduti , ed anco per lo spoglio che converrebbe fare di Aili di Accademie , gior- nali di Matemaliche, ed opere di moderni analisti, de' quali taluni Tiventi. E pero conoscendo d' altra parte \ utilita di quel quarto quesito , si per la pralica deirArchiteltura, che pe' vantaggi, che potrebbe forse ritrarne 1' Anal i si sublime. LXX.VIl ncllc liccrche a fare, offriva all' Accademia di proporlo per 2." qucsilo , coa promio pari al 1.°, da soddisfarlo cgli con proprio dcnaro ; c qiiesla avendo geulilriienle accolla tale dimaiula , vcniva risoliilo pubblicarsi 1' uno , e I'allro que- silo 5 come vennc elfeltiiilo. Per lal mode chiudevansi i lavori accadcmici dcU' an- no 1857 , e davasi compimenlo alia pubblicazione delle Mcmorie rimasle abbandonale dal 1852 al 1856 , a cbe deve allribiiirsi uu certo abbandono de'soci, e la renilenza a prescnlarne. Ed or cbe vedesi non solainenle eseguila la stampa delle Memorie a tullo il 1856 , come era regolare-, ma aiicora di quelle del corrente anno 1857, non vi ha al- cun diibbio , che dal nuovo anno 1858 in poi I'Accade- mia non adempia alia promessa di dar fuori in fine di ogni anno un volume di Memorie , pubblicandole di bimeslre in bimeslre , come fu delto nel 1.° Manifesto. Accorda lo statnto noslro un anno di tempo per le risposle al programma, e, supponendolo pubblicato pel feb- brajo di un dalo anno, vuole, cbe quelle sieno prescntate per lullo lal mese deir anno seguente, e che , per la pri- ma sessione del giugno , al piu lardi , 1' Accademia, sul- la relazione cbe gli presenlerebbe la Classe del raerilo del- le Memorie presenlate, dasse definilivamente il suo giudizio di prefercnza per colui, cbe sara stimato meritevole del pre- mio , e di coloro che il venissero giudicali per 1' accessit. Ma ([ucsta volta essa aderiva alia proposizione del segrela- rio perpetuo di prolungarc il tempo per la presentazione delle Memorie , sia avuto riguardo alia tardanza in dar LXXXllI — fuori il Prograinrna , sia principalincnlo in considcrazio- ne della grandissima eslensione,o difficolla del quesilo giu- dicalo mcritevole di proporsi; e pero venne differita la con- sc'gna delle Memorie in risposta al programma, fino al set- lembrc del p. v. anno 1858. Giova sperare , che in lal pe- riudo di tempo vi sia un lanlo uomo che valga a rcndere .sHlaUo imporlanle servigio alia scienza analilica de moderni, ormai si cstesa , non in visla del tenuissimo compenso a tanta falica durala in percorrere campo si vaslo , raa pel merito grande, e rimmorlalila del nome die gliene derive- rebbe , al qual premio di valorc infinito , che concede la poslerila, nessuno ha osato linora lenlare Finalniente nella tornata del 20 novembre il socio Flaiiti , leggeva la seguenle dissertazione SULL'ARCIIIMEDE E L'APOILONIO DI MAUROLICO OSSERYAZIONI STORICOCRITICHE di V. FLA IT I. Letle all' Jccademia nclla /" tornala del novembre 18S7. Chiarissimi Collegiii. Nel tempo delle vacanze auliinnali del p. p. ollobre, a soUevar- nii da' severi lavori dclla scionza da me coltivala^ c professala per ben 60 anni (senza deviamc, nc per politici caniLiamenti, ne per convulsioni di Slato, dalle quali ho semprc aborrilo, com' c dovere di chi coltiva le scienze, ed in ispccialita le Malemalichc), di piu a diverlir anco al- quanto dalle fatiche accadcmichc, principalmentc per la stampa di que' voslri lavori, che giacevano abbandonali dal 1852, c che mi go- de I'animo di poterveli presentare tutti pubblicali , con poter I'Accadc- raia nostra, nel prossimo venturo anno, dar fuori i suoi Alti, anco di bimcslre in bimcstre, come ebbe promesso. Finalmcnle per dar qual- chc soUievo al mio animo dispiaciulo in vcder corrispondcre al mio zolo, al mio disinteresse, ed alle mic non lievi faliche per 1' Accade- mia, con le piii false e sciocclie denunzie di talun 7tT«j7e tra' scienziati nostri. Per mi diversivo dunque da tntte questecose, mi posi a scrivcre unarlicolo nazionalc, inlcrcssante per la sloria delle Matcmaliche , da ncssimo mai avvertiio, rclativamente al quale i piu dotti storici di esse ebbero preso non pochi, ne piccoli equivoci. L'^ esse anco un aned- doto bibliografico da interessare i collivalori di qucst'artc. L\X\V Trallasi di due lavori di Francesco Maurolico , dislinto geome- tra messinesc , ed uno dc' piu valenli dolti del XVF sccolo , 1' uno suUe operc di Arehimede , V altro su' Conici di Apollnnio Pergeo, di non lieve difficolta all' cjMjca in cui fjli ebbe falli. Ma prima che di cssi vi ragioni , 1' e bene che qualche cosa dichiari del di lui singo- larc merito, non riconosciulo dal dotlo astronomo Dclamhre , gia se- greUirio perpetuo dell' illustre Accadcinia delle scienze di Parigi , al (piale molto deve T j\5lionomia per la parte scienlifica, e per la sloria di essa. 11 Maurolico nato in nobile famiglia , doUo nelle lingua latina, greca ed araba , sebbeii collivasse con prefcrenza le Malemaliche , fu anco versalissimo in altri studi, conic le molle sue opcre che ci sono pcrvenule il dimostrano , e ci fanno desiderare le perdule (1). Giovo egli non poco all' intelligenza de' geometri anlichi, e mollo si adopero air avanzamento dclle Matemalichc. Cio il rese rispeltalissimo dai suoi conleinporanei, Ira' quali il Commandini, che nella dedica al cardinale Alessandro Farnese, del suo libro de centra gravitatis solidorum esprimevasi nel seguente modo: Cum aufcm ad hoc serihendum ag- gressiis cssem, allatus est ad me liber Francisci Maurolyci messa' nensis, in quo vir ille doctissimus , et in its disciplinis exercifa- tissimus afflrmahat , so de centro gravitatis corporum solidorum conseripsisse. Cum hoc inlellcxerim sustinui me paulisper , taci- tusque cxpcctavi duni opus clarissimi viri , quern semper honoris caussa nomina in lucem proferretur. Jllihi enim exploratissimum erat, Frnnciscum Maurolycum, multo doctius et exquisilius hoc di' sciplinarum genus scriptis suis tradituriim. E qucslo passo del Com- mandini vale anche a moslrare, che fino al 1565, data dell' opera di costni , quel Irallato del Maurolico non era stato pubblicato. E cio annulla la congetlura dell'fffi. Scind, che Maurolico avessc potuto dare a stampa qucsti suoi trattati di Archimedc dal 1550 al 1560 ; ed avrebbe ben potuto protrarre tal tempo fino il 1575 epoca della morte del Maurolico: Wa quante altre opere di costui, ed ancor 1' Apollonio di cui pill gloriavasi, non rimasero inedite ! (1) Di esse puo Icggerseiie il catalogo, noil' elogio del Maurolico scritto dal- r ab. Scina. I* — LXXXVl — II Monlucla nol n." 2. p. Ill, lib. III. della sua Ilisloire de Ma- Ihematiques , dopo ii\ei- accennalo di varii IraduUori di goomctri an tichi, e piu specialmeule , come n' era dovcre, del Commaiidini, cosi conlinua: — 1' abbe Maurolico ou MaruUo (piuttosto Mauroli o Maroii secondo il modo di pronunziarsi laluni cognomi da' siciliani), dc .lies- sine se dislinguoit dans le meme temps, non seulcment comme 'ZE NATURALI Tre Memorie ebbc in quest' anno prcsentate il socio sig. 0. Costa, V una contencnte la dcscrizione di alcuni pesci fossili del Libano, per tali avendoli ricevuti ; le due altre riguardavano, la 1." i /br«mt- niferi fossili delle marne blu del Faticano, Taltra quelli dellc murne terziarie di JMessina, per la quale immensa popolazione di animalucci, che la sola pcrfezione de' microscopii poteva rendere osservabili , cgli ne prometteva , e n' ebbe gid cominciato a dare, la continuazione. Anno 1856. CLASSE DI MATEMATICHE. II cav.de Gasperis intento sempre ad agcvolar gli astronomi nelle lore imporlanti calcolazioni, prcscnlava airAccademia un lavorodi For- mole e Tavole per la soluzione delproblema di Keplero, che venivagli subito approvalo; ma gia egli premurato a render note agli astronomi osservatori tali utili tavole le faceva pubblicare nelle Astronomiche Na- chricten, rinianendo pe' nostri Atti la parte teoretica per tali formole , e'l saggio di una delle tavole. Questa circostanza ricordando al socio Flauti una soluzione di si importante problema eseguita dal Fergola, e fortunatamente rinvenu- tine de' brani tra' cestui MSS. , li ricomponeva alia meglio , e dava- li a ri>edere alio stesso de G isperis , pcrche nc giudicassc , se po- teva ancor meritare di comparire in pubblico , dopo il corso di ben 50 anni da che 1' ebbe colui fatta ; ed assicuratosi del merito di es- sa , prevalente tuttavia anche alle formole che n' ebbe date il La- grange , per r esattezza , oltre alia gran faciltd nella calcolazione , presentavala all' Accademia , dalla quale veniva anco approvata. E poiche, impossessatosi di tal soluzione il di lui disccpolo, sig.G.Scorza, CWVIX (•111! fu pur iiostro socio , u'libbe accorlamenlc prolunfrato il modo^di \aiilaf;jiiosiiiiic'nto usarne , come dallo slesso de Gasp'tris vcniva assi- curalo il Fltiuli , l^u aiico questo lavoro dello Scorza deslinalo a coii- linuare qucllo del Frrgola.Ed a questi si xojjgono far scguito due Memorie del sig. G. liallaijlini — Sulla dipendenza scambicvole dcUc figiire, che beu nieritavangli I'ascrizione a nostro socio corrispondcnte, la quale scella C;y;li ha poi j^'iustificala con nuovi cd imporlanli lavori. II socio corrispondentc sig. E. Fcrgola, che onora co' suoi sludl, e co' suoi lavori il noiuo di quel valenle geometra, che seppe da se aprirsi la sti'ada a divciiir grande in ciascun ramo delle Matematichc, ed a fon- dare una Scuola non ultima Ira le piu distinte di Europa, ed 11 quale ebbe senipre moslralo il nobil desiderio di animo ben fatto, in veder perpetua- te Ic Matematiche ne' suoi nipoli, e ben alcun tralto ne ride ne' due di essi Gabriele e Francesco, entranibi lolti nel piu bello di loro carriera, e questo sccondo in modo assai funesto , colpilo da un fulmine, mentre era intenlo in Sicilia ad operazioni topografiche, che formavano la di lui professione. Ma quanto piii avrebbe avuto motivo di esser contento, se avcsse potuto antivedere il profitto , che la scienza puo trarre da questo suo disecndente altuale, che se verra incoraggiato negli sludi, che oon tanto successo ei colliva , non v' ha dul)bio , che la scienza analitica de' modcrni , gia tanto innanzi prodotta , non ne abbia a trarre frutto grandissimo. Costui dunque ebbe date all' Accadcmia, in sul finir dell' anno , tre Memorie , la 1* Sulle condizioni di pos- »ibilitd per lo sviluppo di qiialunque funzione in serie ordinata se- oondo le polenze ascendent i delle differenze della var labile sopra un valore costante. La 2" conleneva la: Jliccrca dell' espressione di una derivala qualunque di una funzione, in termini delle derivate delle fuiiziimi inverse. La 3.'' 1' era di Hieerea per esprimere in se- rie le radici di una equazione qualunque. Ma queste, avcndo potuto appena leggergliele nel dicembredel 1836, venivano approvale ncll'an- no seguente : (!i6 non oslantc , per aderiro alle premure del socio au- tore , gli c stato date luogo Ira le Memorie dell' anno in rui f'uroiio presenlate. — cxxx — CLASSE Dl SCIEAZE NATURALI. Moslrava il socio Costa, ricl seltembre di qucsto anno , il disegno al nalurale di un gran poscc piclrificato , da lui rinvenuto in uno sca- vo fatto escguirc in Pietrarqja , paesc del Conlado di Molise, che ne e ricca miniera , ed accompagnavalo con la corrispondenle descrizio- ue , denominandolo Cacus. L'Accadcmia, in vista della favorevole ap- pro^azione de' conimissari dcstinali aU'esame di lal Memoria, gliel'ap- provava per gli Atti. Contemporaneamcntc il socio corrispondenle Guglielmo Caspar- rini, dal quale non pochi imporlanti Javori in Fisiologia botanica aveva TAccademia ricevuli ripctulamcnle, e che con dispiacere se I'ha vedulo sfuggire al monienlo, che da luUi vcniva designalo ad un posto di or- dinario, nelle provvisle a fare in lal Classe, invitalo da S.M. Imperiale Austriaca a dccorare la sua illuslre Univcrsita di Pavia, ed erudirvi i suoi sudditi. Presenlavale , in una volla , due liuighe ed claboralissime Me- jnorie, applicazione indefessa di piu annijl'una Ai: lUccrche siigli organi assorbcnti delle radici, e sulle loro escrezioni, I'allra di: Osservazioni suWorigine dell'embriotie serninale nella Lemna minor. Liela cssa di possedcrc lali lavori, nc commelteva il voluto csame, che non poteva uou dar luogo al favorevole divisanienlo di venir inserile ne'nostri At- ti. Ma la stanipa di questi era slala per ben qualtro anni sospesa , sicche il Gasparrini dubitando del fato di queste sue claboralissime ri- cerche, essendo slalo da S.A.I, e U. il Conte di /iquila chiamalo a rc- golare le sue Ville , col tilolo di Bolanico Onorario , caduto il discorso su questi suoi lavori, voile 1' A. S. vedorli , e dichiaratosene prololto- re , decise farglieli pubblicare a sue spese ; da cho si vide; indotto il Gasparrini a rilirarli dalP Accademia : ed cssi furono pronlanienle dali allc slampe, e pubblicali sotto gli auspici dcil' A. S., alia quale egli, riconoscenlc del bcnefizio riccvulo , gl' intitola\a. A questi lavori uno aggiugnevasene presentato all' Accademia dal sig. Guglielmo Guiscardi, di: Un miovo gcncre di Molluschi Icslacei, denominandolo Gargania Brocchi , (\ii\ luogo ovefualtra volta ritrova- lo , con rcpilcto che ne ricorda un illuslre naturalista italiano ., che fu in questo nostre regioni a porluslrarle, per ricerche di slona nalu- rale , principalmenle n(\\ genere mineralogico. CXXXI CLASSE DI SCIENZE MORALI. Fu fortunala qucsla volla 1' Accadcmia in vedersi occupata con iin lavoro prcsenlalogli da nn socio doUa classe di Scicnze Morali, di cui ii' era da gran tempo priva , c che bene compensavala dell' aspel- tativa. Fii qucsta opera del socio cav. Nicola Rocco divisa in quatlro dissertazioni ben dislinle tra lore, comprese pero neirargomento genera- l(! : Come il vcro e 'I f'also indirizzo dclle Scienze Metafisiche in- ftuisce sugli sludii del Drilto , che dopo avergliele lette in quallro successive lomalc, venivano sul farorevole giudizio della classe , facen- dovi da relalore il socio cav. Bozzelli, approvalo per pubblicarsi. Anxo 1857. ,'i Piu abbondante messe ne dava a spigolare il seguente anno, che forma 1' ultimo anello della raccolta, che compie il vol. II. delle nostre Memorie. aASSE DI IVIATEMATICHE. I. L' occultazione di Giovc dielro la Luna , avvenula la sera del 2 gennaio porgcva al noslro socio Nobile V occasione di ima Menio- ria dcscrittiva del fenomcnO;, e di consciruonze a trarne sull' csistonza di un' almosfera lunare , disccltala in ogni tempo , e di non lievedif- ficolta ad esser convenicnlemente slabiliUi; ed i commissari deslinati ad esaminarla convenixano suUe osservazioni, e ragionanicnti del Nobile. Vi e bon j)cr6 da considcrarc, che in casi siniili , ne'quali 1' illusionc ottica pui) dar luogo ad equivoci , converrebhc che le osservazioni di uno veuisscro comprovate da quelle di allri ; il che polra , in seguito di qucsto primo passo dato dal jVo6(7e,vcnir in allre circosLmzc praticato. U. L' illustre socio Padula aggiugncva a ])recedenli suoi lavori , un' iniporlantc Memoria di: liicerclie sulle supcrficic curve, esponen- dovi , o eompiendo non solo la teorica gcnerale per esse ; ma ancora soddisfaceiido a'desiderii doll' iiisigne geomelra dull' Accadcmia di Ber- lirio -tiff. Steiner, per lalune difficili riccrchc inlorno ad esse , da lui riniastc solo accennale. — cwxu — III. Aluando seinpre il cav. de Gasperis ad agovolarc le calcola- zioiii ajjli astronoiiii osscrvalori, due Menioric cbbu ad un tempo pre- sciilale ; Tuna di : Un'equazione di grandc imporlanza nclla teorica de' movimcnti de' pianeti ; V altra di : Forinule o Tavole per Irovar la dislanza di un corpo celeste dalla Terra ; alle quali poco dopo ne njsrgiugnev a duo allie , 1' una di : Formole e Tavole per trovar la distanza di un Pianela, o di una Cometa dalla Terra , con qiuiltro osservazioni mancanli delle latiiudini eslreme. L' allra : ^ulle stelle doppie, e la delerminazione de' loro movimcnti. La sola enuuciazione di lulte queste IMenioric, ne moslra la loro grandc ulilila ; cd il parcre de' commissari poncva 1' Accademia nel do- vere di approvarlc per la slampa. IV. II socio corrispondentc E. Fergola concorreva a' lavori della Classe , con la seguentc mcmoria: 1 Sopra lo sviliippo della funzione — - — ; ; e sopra una nuuva espressione de' numeri di Giac. Bernoulli V. L'allro otlimo socio corrispondentc G. Batlaglini imprendeva a perfezionarc 1' argomcnlo della partizione de'numei'i, gia considerato dal sonimo Eulero , prosegiiito da analisti poslei'iori ; ma che altro ancora vi rimaneva desiderato. Da questa sommaria esposizione , o piultosto scmplice elenco del- le Memorie prcsentalc da' soci della classe matcmatica , ed approvate per gli Alti , puo facilmentc ognuno rilevare , di quanta utilita essa sia stata , co' lavori di questo amio , al perfezionamento de' metodi di Analisi sublime , ed a quclli della Meccanica celeste. Ma neinmeno era qui che arrestavansi i suoi lavori. Un altro non di lieve diflicollii glieiie imjioneva lo Statuto, cioe, la scclta di im que- silo da premiarne clii il lisolvesse , con una medaglia di due. 300, e eon I'onorcvolc lilolo di socio corrispondentc. Nello stato allualc! di un imnienso sviluppo per ogni ramo delle Matematichc , non e facile la scelta di un qucsito che racchiuda le condizioni di novila , uliliUi , cd al quale si possa soddisfaro coalliva- mente in un tempo bi'n limitalo. Con tutto cio undici ne furono pre- scntali nella prima tornata del gennajo 1857 , tutti piu o meno im- portanti , piu o nicno trallabili : e dee ragionevolmenle credersi, che CXXXIII — lutti provvcnisscro da' soci della classe matematica. La discussione di tali qucsili ricliiude mollo lompo, come puo rilevarsi dall' csposizione fatlaiie nel liendiconlo ; sicche nou prima doll' aprilc si fu nol caso di definitivamenlc stabilirc il qucsilo da proporre , che fu il seguente: Esporre i progrcssi fatii dalV Analisi (liffen'7iziale ed inte- grale, dal principio del presente seeolo, indicando i perfezionamevli arrecati alle leoriche gid conoseiu/e , le nuove stabilile da' moderni analisli , e le fonti in ciii si trovano esposte. Generalmente dare mi' idea compinta dello slato athiale della scienza , principulmente ootisidcrandola ne' seguenti aspetli. 1." Classificazione , e proprietd delle trascendenti. 2° Sviluppo delle fuiizioni. 3." Detenninazione d' inlegrali definili tra limili speciali. 4." Integrazioni delle equazioni differenziali. 5." Calcolo delle Fariazioni. 6." Calcolo delle differenze finite. a Di ciascuna teorica si fard conosccre lo slato alia fine dello scorso seeolo ; indi si esporra il punto di vista piii generale nel quale sia stata considcrata in prosicguo ; i perfezionamenti fatti in essa , e cio che resla ancora a dcsiderare: si accennera il sue Icgame con altre; e se ne iudicheranno le sue applicazioni. S' indicheranno finalmente i principali scrittori , che sonosi occupali di esse , e le opere in cui soiio esposte le loro ricerche ». L'estensione di tal qucsito, la difficoltd di csso , e '1 rilardamento in pubblicarlo, fcccro risolvere I'Accademia a differirne le risposte fi- ne al sottcmbrc 1858^ invcce del 18!)7, come proscrive lo Staluto ; e pero al dicembre di quell' anno la pubblicnzione de' premiati, sia con la medaglia di due. 300, sia con V Accessit , in quella solcnne lornata generale. Or avTCgnachc, nel primo scrutinio de' qucsiti , ebbe oltenulo il massimo de'punli il seguente altro : Detcrminare la quantiid diluee, che in iin dato giomo penctra in un dato edifizio pc' suoi vani , qualunque sia la grandezza di que- sti , la loro posizione, e quella c& eircoli della sfcra mondaim . la condizione del loro aspelfo , e le leggi di fulgiditd de'raggi solari. Sembrando al scgrelario pevpcluo un l;il qucsito degno dell' at- CXXXIV tciizioiie, odollc iiioditazioni de'collivatori dellc Malcmalichc, si per I'u- liliUi i)ubblica, c si per la coiicorrenza in risolvcrlo dclla Geoinelria de'sili, de'mclodi d'inlegrare, e di doUrinc aslronomiche , proponeva all" Accadcmia di concedergli , die vcnisse ancor queslo proi)oslo a ]nv- inio uguale, da soddisfarsi con daiiaro , ch' egli , nel tempo assogiiato alia presenlazione delle Memorie, risparmicrcbbe su' suoi averi ; ed a- vi'iido essa acconsonlilo , vcniva proposto ancor queslo. Finalniente chiudeva il socio Flauli I'anno accademico leggendo nolla tornala del 20 novcmbro una sua disscrlazione di: Osservnzioni storico-critiche sull'Archimcde , e V Jpollonio di Mciurolieo. CLASSE DEIXE SCIENZE NATIjUALI Quesla dava nel corso dell' anno una Memoria del socio 0. Costa: Sid gencre Frondicularia di Obcr., e due Menioriedel Nobile in con- ferma del principio dell' induzione eletiroslalica del Melloni. Final- niente una Memoria del dolt. Guiscardi — Su di un mineralc del Mon- te Somma , che gli piacquc denominarc Guarinite , in onore del fn noslro rispeltabilc socio Giovanni Guamii , di cui 1' Accadcmia soffri la pcrdita nel febbrajo di queslo anno. CLASSE DI SCIENZE MORALI Anco in queslo anno , come nel precedcnle, una lal classe si di- stinsc con due disserlazioni sul Lusso. La prima di esse gli veniva pre- senlala dd nuovo suo socio onorario cav. Cenni , che vedesi insenla nel liendiconto , e nelle Notizie prclimmari al vol. II. delle Momo- rie ; ed essa fu di spinla al socio sig. Masdea, per comporne allra che inlilolava Critica del Lusso, proniellendo conlinuarla; e questa sulla favorclissima approvazione de' commissari , vcniva destinala agli Atli. Finalmcnle I' Accadcmia , ncU' ultima lornata del 18b'7 , ebbe ap- provala per gli Alii la disscrlazione fattale prescntaredairavvocalo G. Ulastriani , di Prime linee di una nuova teoriea intorno alia pro- babilild e colpabilitd degli atli impiifabili ; c conseguentemente I'a- scriveva nel numero de'suoi soci corrispondenli. MEMORIE MATEMATICHE PRESENTArt DA'SOCII ALL'ACCADEMIA NELL' ANMO 1855 K DA l-SSA APl'ROVATE. SULLA GENUINA NOZIONE DEllE OllANTITA NEGATIVE Considerazioni del socio ordinario V. FL AUTI SEZIONE PRIMA. Da servir d'introduzionc alpresenle argomenio. ItLUSTRI COLLEGIII Fin dall' epoca ben anlica , che posso dire 1' ela deH'oio di mia vi- ta; poichc, non ancora addentato da liyore e bassa gelosia, vivevanii spensioialo,e solo intcnto a'miei lavori matcmatici, e ad erudime i miei allievi dcllo studio privato, e della rcgia Universila, nella quale altende- \a a pcrfozionarii nella teoriea dclle equazioni numerichc, parte iin- portantissiina dcUa moderna Analisi , e nelle applicazioni sue alia Geo- mctria, nulla omcttcndo di quanlo bisognava a far loro conoscere i di- versi metodi per questa, cosi adempicndo, per quanto valevano i miei omeri , all' un degli obblighi di un professorc di quel cospicuo antico Atoneo. Fin da queH'cpoca, diceva, pcrvenutanii allc niani la Geometric dc position, lavoro di rccente pubblicato dall' illustre Carnot, al quale queslo valoroso goometra prcraetteva una lunga introduzione sullc Quan- titfi negative, riprodiicendo le difficolla sulla natura di queste gid pro- mosse dall'insignc A\4lembcrt, interpctrandole anchc al coslui mode , ed altrc di proprio conio aggiugnendone, mi prcsi tutto il pensiero di de- ciferarlc alia giovenlu che scguiva Ic mie lezioni, da che ebber luogo alcunc di queste , nelle quali , dopo aver espostc Ic diverse opinioni d' illustri geometri in tale argoniento , da servir come d' introduzione ad esse, passava ad csporre: 1". Ic difficolti propostc considerando le quantita negative risultanti da' problemi aritmetici , mostrandone ii i FLAUTI — SULLA GENUINA NOZIONE concello, e I'imporlanza in considcrarle : 2°. di poi passando alle stesse considerazioni pe' risullamenti algebrici de' problcmi goomclrici , e di- IcCTuando le difficolta promosse dal d'Alembert, ed accresciute dal Car- nal : 3". chc poi con la guida dclla Geonietria , e con ragionamenli analitici dislruggeva interamente : 4.". finalmente, riassumcndo tullo qucllo die aveva sparsamenle detto, non tralasciava dichiararc la ca- gione di tali equivoci ; da die risultavanc la rcgola per convcnionteinen- te stabilire le incognite ne' problemi geoniotrici ; ed altre osservazioni e regole impoiianti a convencvolmente fissare la lore natura. Tutto cio io faceva dal 1806 al 1812, per istruzione de' miei al- lievi ; ma passato che fui, nella rifornia del 1812, la piii decorosa per la nostra Universita degli studi di quante prima c dopo ne furono o- perate, abbandonai il pensiero di tal mio lavoro , distratto , come i' sono stato, da altri incarichi fino al 184.8 , e da cure familiari , che specialmente da mi tempo a questa parte mi lianno reso il vivere af. flitto e dolente, non essendo baslato a procurarmi tranquillita 1' aver bencficali con grandi sacrifizi parent! da me non prima conosciuli , e ressermi ritirato da ogni pubblico incarico, rinunziando anche al non tenuc, e per me non indifferente bcnefizio che neritraeva,e ridotto a mcnar vita solitaria , e pressoche da misantropo. Aggiungo , che a quell' epoca del 1812 io ebbi chiuso lo studio privato, si pcrche con- sideravalo incompatibile co' miei incarichi di esaminatore pe' colle. — 1, dovrebbe essere — 1>1; sicche il — 1 sa- rebbc or minorc dell'l ed or maggiore. Da che egli conchiude I'incoe- renza di quella proposizione. II Carnot poi, parlendo dalla stessa proposizione, ne deduce, che una quantitd assoluta negativa e un ente di ragione, e che quelle le quali ineontransi ncl calcolo non sono che semplici forme alge- f>riche incapaci di rapprcsentare quantitd reale ; e conchiude che aiun conlo debba tenersi delle radici negative de' problemi : proposi- zione non solamente distrutliva della natura di quesli, ma che verra col f'atto smentita dalle considcrazioni seguenti, e dall' analisi de'problemi si aritmetici, che geomelrici, che in appresso recheremo. (*) Opuscules \ol. 1 — Memoria VI — Su' logoritmi delle quantiti negati'x. DELLE QUANTITa' NEGATIVE — SEi. I. 7 Or io, ponendo da banda le conscguenze diverse, che da quella proporzione deducono que' due dislinti geomi'tri , mi faro a mostrare J' lusussistonza della proporzione stessa, che I'lmo e 1' altro danno per vera e reale, ragionando nel seguente modo. Siccome la supposizionc del falto e il principio fondamentale dell' analisi de' problenii, sia che adoperisi il nielodo degli anlichi, sia I'analisi de'moderni; e che dal- r ultima conscguenza dell' analisi si riesce alia soluzione ; cosl del pa- ri pe' leoremi , a discernere la verila ed il modo di dimostrarla , dee partirsi dal suppor vera la proposizione di essa ; e quando da cio si pervenga ad una conseguenza gia nota come vera ; vero 1' era altresl il teorema emmciato , ed il cammino inverse ne darebbe la dimostra- zione ; se falsa , false era il teorema. Quindi se dal supporre vera la proporzione 1 : — 1 : : — 1 : 1 si perviene a conseguenze assurde; 1' il- Jazione non deve essere quella del d'Alembert, e molto meno I'altre del Carnot, ma che quella proporzione sia assurda come I'e di fatto. Essa noil ha luogo che indipendentemente da'segni, riducendosi a dire 1 :1 ;: 1: 1 che nulla signiBca. E tra le tante altre ragioni , che confermano tale le- gittima conseguenza, piacemi solamente confermarla con la Geometria, la quale ne mostra essere una sola la media proporzionale tra duo ret- te ; mentre da quella proporzione data come reale ne seguircbbe, che tra due rette uguali e rappresentatc dall'miita sarebbe media proporziona- le tanto la retta 1, che la — 1. Quindi I'e forza conchiudere, che quella proporzione assmita dal d'Membert, rltcnuta dal Carnof, e che anche r Arago ha come esatta , c di gran forza a sostenerc 1' opinione di esso Carnot , non abbia luogo. Ed e in questo senso , che ben sa- rebbe detto, secondo il Leibnitz, che I'ordinata negativa della parabola non sia media proporzionale tra il paramclro e 1' ascissa , proposizio- ne che gli attribuisce il d'Alembert ; sebben poi , egli medesimo , da accorto geomeira, ripigli : Cio e che il segno — dell'espressione al- gebricurdi qitcsta ordinala , per nulla influisce siilla quanlitd di essa, ma sul silo ; e non d, che per la sua quantitd , che essa e media proporzionale tra il paramelro e I'ascissa. (1) (1) Mem. cil. pag. 202. 8 PLAtJTI SULLA GENDINA NOZIONE Dopo il fin qui esposto, non credo ncccssario occnparmi dellecon- segueuze erronce, die da essa deduce il d'Alembert , per combatlere una proposizionc relativa da lui presa come assoluta ; ne quelle del Carnot, per affatlo annullare le quantita negative , delle quali spero far intendere la nalura e 1' importanza, non per mezzo di considcrazio- ni astratle o metafisiche, che queste, non e il prescnte il solo caso che han dalo luogo a dispute inutili, rendendo piu difficile il soggetlo che si pretendeva rischiarare, sivvero da risultamenti effettivi di problem/ aritmetici e geometrici, che passero a traltare. Conchiudcr6 questa mia breve introduziono all' argomento che mi ho proposto , con dire , che dalle considerazioni che stabiliro nel niodo anzidctlo, non solamente avro adenipilo a' dcsideri del d'Alem- bert , che ne' trattati elementari venisse mcglio rischiarata la leori- ca di queste quantita , distraggendo nello spirito dei principianti siffattc nozioni ; ma che varra ancora, il che e di maggior rilicvo, a mostrare il modo piu convencvole di stabilire 1' incognita ne' problemi geometrici , da evitare gli equivoci ed i falsi concetti , derivanti dal modo vago come, in sostegno delle loro opinioni trovasi praticato neile ricerche del d''Alcmbert e del Carnot. Finalmente per corona del presente lavoro non tralascero di far conoscere, quanto pregiudizievole alia scienza geonietrica sia la proposizionc awenturata daWJrago, in proposito de' risultamenti negativi da' problemi geometrici. n Comment arrive I' il ii maintenant , que des problemes etrangers se melent au probleme A unique, che la Geometric voulait resoudre : que I'Algebre reponde , a avec une deplorable fecondite a des questions, que on ne lui a pas '( faites ; que si on lui demande, par exemple , de determiner toutes (( les ellipses qu' on pent faire passer par quatre points donnes celle a dont la surface est un maximum, elle donne trois solutions , quan- a d' evidemment il il n'y en a qu' une de fion/ie, d' admisible , d'ap- « plicable. )) E dalle considerazioni stabilite sul fatto di tal problema, c di altri, che ne aggiugnero, vedrassi, che ben lungi dall'essere que- sla molliplicitd di risultamenti, che I'Analisi algebrica offre, une malheu- reuse fecondite, sia il pregio maggiore che ha essa, applicata a ri- cerche gcomctriche; e che per tal qualita sopravvanzi I'Analisi degli antichi geomctri. SEZIONE SECONDA. Im genuinitd dclle Quantitd negative rilevata dalla determuiazioiie che esse ne offrono, risultando da problemi aritmetici. L'il lustre gcometra Simone Lhuilier, che mcntrc visse onoro la nostra Accademia con la sua effcltiva corrispondenza, c me di sua costante ami- nzia, in una Icttcra che dirigcvami m data del 16 aprile 1819, da Gi- nevra sua patria, con la quale accompagnava una sua Momoria su di un problcma j,'eonictrico cosi enunciate: Couper un angle solide triangu- taire domic par iin plan, de maniei'e que la section soil donnec de grandeur et d'cspece, (che come ben intendesi I'e quello dclla cosi detfa piramide iriangolare, che per piu di un socolo avova tanto occupato geometri distinti, dando luogo ad una vaghczza di risultamenti e di o- pinioni sulla natura di esso, e che fmalmcnte cbbe il suo compimen- to e perfezione in nostra scuola ) nell' introduifsi al suo lavoro , non pote traltenersi dall' csclamare : Faut-il done, que m&me dans une science, dont I'evidencc des principes, et la simplicite de son oh- jct doivcnt garantir I'esprit humain de tout ecarl dans la route de la verite, il doive encore conserver quelques doutes sur la certitu- de des resnltuls auxquels il parvient , et que celd ait lieu mrmc dans un cas, ou il n' y a qu' «« petit nombre do cliuinons intcr- mcdiaires enire le principe et la demiere consequence, et qu' il rc- <:oive ainsi une friste lecon d'humilitc ! No fu cgli il primo ed il solo a nolare questa impcrfezionc dell' intendiniento umano , in una scienza per eccellcnza ; ma ben altri avevan dovuto pur fare la slessa rincresccvolc confcssionc, tra i quali mi bastora notarc Cristiano If^nl- fio, che in discernimento ed in esatta critica nierita ben tener luogo distinlo, il quale, nel suo trattato de studio Algcbrae, non pote far*? a meno di riconoscerc, in questa sublime scienza de' moderni, ch'cgli onoro della caratteristica di apice dclVumano sapcre, non [loche ini- porfezioni, da che fu indotto a dire : Nullum est dubium quin plura irrepserint a verilate alicna, ita ut invcnta recent iorum malhema- lirorum revisione quadam indigerent, et hand pauca firmiori fuu- damento superslrui mererentur. Ncc alia ratio est , cur inter rc- 2 10 FLAUTl SULLA GENHINA NOZIONE centiorcs malhemaiieos agitentw controversiae , quales veleribus erant ignolac. Ed egli in cio dire dovcva aver prescnlc la cpiistio- ne che agilavasi allora , tra Got of redo Gugliclmo Leibnitz e Gio- vanni Bernoulli, su' logaritmi delle quantitd negative, posteriormenle rinnovala tra due soggetli di non minor calibro, VEulero e'l d'Alem- bert. E mentre il IFolfio propalava quel suo avviso, egli medesimo ca- deva ncir equivoco madornale di negare, che risultasse reale il pro- dolto da due immaginari , cosi esprimcndosi in lal proposito : alias enim facfores immaginarii efpcerent productum reale , quod uti- qiie absurdum. Ne so comprcnderc come , dopo emessa siffatla opi- nione erronea , avesse egli potuto progredire nell'iVnalisi algebrica. Or io, nel trattare 1' argomento che mi ho proposto, faro chiara- mentc conoscere , che lungi dall' altribuirsi le opinioni assurde emes- se da sommi uomini sulle quantitd negative a difetto della scienza , esse sieno conseguenze di poea avvertenza e di avventato giudizio di coloro che vi hanno disputato , discorrendola ciascuno a suo mode, e quasi poncndo da banda la natura del soggetto e delta quislione che agitavano. Che se questo mio modo di vederc e considera- re il presente argomento (potendo Io stesso estendersi ad altri casi) sara da altri , giudicato esatto e rigoroso , avrei ad im tempo illu- strato un punto importante nella scienza analitica de'modorni, e libera- ta qucsta da tacce malamente attribuitegli. Neir introduzione al presente lavoro e stato dctto, che I'illustre Car- not voleva a dirittura banditi i risultamenti ncgativi de'problemi, aven- doli per puri e veri enti di ragione , e forme algebriche insignificanti. Or io mi accingo con pochi esempi, tra gP infinili che possono addursene che questi puri enti di ragione , c queste forme algebriche insignifi- canti, no' problemi aritmetici, rendonsi degni della considerazione del- I'analista, che ha risoluto il problema, offrendogli il modo da modificare le condizioni di questo, le quali contenevano qualche contraddizione. Risolvendo il problema di due corpi distant! 1' un dalF altro per un intervallo a, moventisi per una stessa direzione, con le velocita rispetti- ve c, c', i quali incontrinsi dopo uno stesso tempo, e cercandosi il pun- to del loro incontro, perviensi al risultamento ea x = , e — c DELLE QOANTITA' NEGATIVE SEZ. II. 11 che per esser positive deve esser c >c'; e se fosse c< e' il risullamenlo iiegalivo per la x indichcrebbe , che il corpo dotato della velocila c non polrebbe affatto raggiungere Tallro con la velocitd e'; il che lu; conduce a vedere esservi ne'dati del problema , o nella condizione sua una conlraddizione da doversi correggcre cambiandoli negli opposli, in- verlendo le vclocita assegnate a que'corpi, o con convertire la condizio- ne di muoversi essi pel verso stesso, faccndoli niuovere per direzioni con- Irarie. Da che vedesi, che questo risullamenlo negalivo sia qucllo che lia data la vera soluzionc del problema, delerminandone i dali , o la condizione di esso. Improndoro era ad esaminare un allro caso , ncl quale i'analisi da iuogo alia cosi della dal dolto Arago deplorable fecondite , otlc- nendosi un doppio risullamenlo, I'lui posilivo , I'allro negalivo ; I'e esso il seguenle. Posto che la luce la quale diffondcsi da un corpo luminoao decresca d' inlcnsitd proporzionalmcnie al quadrato della distanza dal corpo che la diffonde : si vuol rinvenire quel punto nella di- stanza tra due corpi luminosi delle inlensitd rispeUive m, n, oie le inlensitd di luce si uguaglino. 11 risullamenlo dell' analisi e na m — n m — n ymn (F. Anal, algeb. ediz. V. ed e chiaro, die supponendosi m^n, sara. y/mn'^n; e quindi I'lina di quelle radici sara posiliva I'allra ncgafiva. Per la posiliva si com- prendc bene corrispondere ad un punto nella rctla tra' due corpi lu- minosi , ove essi illuminano ugualmente : ma ve n' ha un allro ncl prolungamenlo di lal rella, dalla parte del corpo d' inlensita di luce minorc ove avvicne lo stesso ; e queslo 1' e dinotalo dalla radice ne- gativa; — , e quindi. . . . HG=i/a X — = ^''f"^'' , la qual retta dovendo, per la condizione , ^ *^ l/aj, l/ax ' -» ' r del problema parcggiare f , che per condotta di calcolo, puo rappre- sentarsi per ^/acdara luogo alia seguenle equazione ridotta ar« — 2 b X — ear=: — 6» donde le due radici 1 -/,. 1 x=b -^ -^c ^ y {be -f- -;- e2 ) clic sono, come si vedc, enlratnbe positive ; che pero troncate dal punto A sul diametro AH verso B, determineranno nel semicerchio AFB i jmnli soddisfacenti al qucsito, senza csservi bisogno uscire diil proposto nel problema, che era di applicare la segante nel solo semicerchio AFB; come si e dovuto praticarc per soddisfare alia precedenie soluzione ; on- d' e che qucsla, men seinplice della precedenie, per la condotta del calco- lo, r e pero di essa piu adc([uala. 32 FLAUTI SULLA GENL'I^A NOZIONE III. MOfJO. Che sc vogliasi una soluzionc da indicarc non solo i due punti soddisfaccnli al problcma ncl semiccrchio AFB ; nia ancor quell i del suo adjaccate AflJ ; c cio per soddisfarc alle inlcnzioni dal d' Alcm- bert, csprcsse nel n.° 7 della sua Mcmoria (1), in riguardo al proble- ma da lui ti-allalo ; pongasi la CII=.c , c quindi \\\=.{/ {b--^x'). Ed esscndo il rcUangolo GAH uguale all'altro BAG, sara Donde risulta I'eqiiazione ab — b' — x'=f\/{b'-^ x') che ridolta I'e biquadralrica, ed ha per radici x = + \/{ab - -6^-h|- -f\/{ab + \n ) x = -^[/(ab- -b^^i- -f^{ab + In) x^ -l/{ab- -^^^q- '^fy/[ab + In) x^ -y'{ab- -^-^^ -fy'{ab + 4n) Ed essendo ab—b'' -¥~ maggiore di f i/fab-i- j/'A tali quattm radici saranno reali , e le due verc segneranno i punli soddisfaccnli al problema nel semiccrchio AFB ; mentre le due negative daranno quelli nel sottoposlo semiccrchio Afl) , non comprcso neH'cnunciazionc. Dalle osservazioni da me preccdentemente fallc , c da altre che ciascuno potra fare per propria avverlcnza in simili problcmi, ne con- (1) V,il. VIII Opufc. DELLE QUANTITA' NEGATIVE SEZ. V. 33 chiudcrd volentieri csser mollo oscura la posizione delle incidcnli ne- gative , c quindi dubbia 1' esibizioiie gconietiica da jjralicarsi per le ra- dici false de' problenii ; e cho di niolta niag{,More difficolta ricsca sif- fatla iiidagine allorche le incognile si slabiliscano come pensili , e di una posizione affallo vaga : al qual proposilo mi basla aggiugnere , aver esilalo 1' illustre Eulcro in riscbiarare un tal punlo ; sicclie al- I'occasionc della soluzionc da lui data del cerchio da toccarnc trc aJtri, si attenne ad indicare Je cquivalenli di colesto radici false, cosi espri- mendosi : Quamquam aulem applicalio ad quosvis casus proposilos nulla lahorct difjicidtatc ; tamen qitando aequalio quadralica radi- eem ncgativam involvit, ita ut litem z negalivum obtiiiet valorem , non tain facile perspicitur . quomodo tales casus sint rcpresentan- di. Omnis autem difJicuUus evunescit si oslendcrimus valorcs nega- tivos pro z invenlos pi'oprie non ad ipsum casum propositum periinere , sed ad cum casum quo radiis circulorum a, ?, •( con- Iraria signa tribuunlur ; cioe a dire , quando il richiesto ccrcliio debba esser circoscritto a que' tre , ch' ei deve toccare , la qual cosa c nitidamenle da lui dimostrata nel suo lavoro , con agevo- larne benanche la costruzioue. E qui facendo egli eco al precet- to dcUc antiche scuole su' problemi gcometrici , che soglion proporsi in subjecti construct io7iem , cosi ripiglia : Verum quia hoc proble- ma est geomctrieum , non tarn calculus niimc7'icus , quam con- structio geomctrica desidcrari solet ; quae utique nimis prodiret operosa si earn ex aequalione L::- — 2ilz h- N = o derivare vcllemus; il qual saggio precetto di si gran geomclra , esercitalissimo nella risoluzione de' problemi, comprova vioppiu cio cbe da principle diceva, non doversi nel maneggio algebrico de' problemi geoiuetrlci por men- te alia facilla o speditozza di qucslo , sivvcro alia slcurozza ed ele- ganza della costrazione de" rlsultamenti. Cbe se gll anilcbl con la loro analisi , che evilava d' imbatlcrei in simili scogli della moderna, ripo. nevano 1' eleganza di soluzione de' problemi in oltenerla anuhjsi bre- vissinut et simul pcrspieua , sgnlhcsi concinna el minime operosa; quanta maggior cura non debbono riporre in questa seconda parte del- le loro ricerche gcometricbe i moderni , mlrando ad evitare cziandio r inconvenienlc per I'applicazlone delle loro radici in adcnipiere la convenicnte costruzione. Alia qual massima sc avesse posto mcnle il 5 34. FLAUTI — SULLA GENUINA NOZIO?(E dolto Arago , non si sarebbe lasciato dire , noil' elogio del Carnol , picao di crudizione, e ben condotto: roild ce dont la theorie dc la correlation des figures et la Geometrie dc position, que Carnot a ratlachecs a ses vues si ingenieuses stir les quantites negatives don- iient le plus ordinairement des solutions faciles. E continuando egli a questo niodo il suo ragionamento, non avrebbc istituito tra 11 procedi- jncnlo dcll'Analisi degli anticlii, che abbiamo gia indicato qual fosse, neir introduzione al noslro lavoro, e quello du' moderni, cbe lianno seguite le loro ornie , (notando ben ragionevolraente i due sommi geonictri inglcsi del passalo sccolo llohcrto Simson e Malteo Stewart) il paragone ehe ue fa , conchiudendo pel gran sorvigio dal Carnot iL'so alia Gcometria , che stava bene atlribuirlo a coloro che fondarono 0 stabilirono I'uso dell' Algebra in essa, c che a' tempi presenli I' hanno si olli"e promosso, e il promuovono in modo certo e dui'evole. Chiudero finalmente questo articolo della presente sezione con re- care cio che ne diceva 1' immortal Newton nel ^ XXVI, cap. I, sez. IV. della sua Arithmetica Universalis , che con dispiaccre veggo a' tempi presonti non piu considerata come merita. Dopo aver egli mo- strato la fecondita dcH'Analisi moderna nella soluzione de'problemi geomelricij cosi conchiude : Ex his constare potest, quanta sit sol- vendi copia et obiter quod alii modi sint aliis multo concinniores. Quapropter si in primas de solutione problematis alieujus cogita- tioncs modus computationi male aecomodatus incident, relationes li- near am itcruni evolvendac sunt, donee modnni, quam potcris, ido- ncuni et clcgantem machinatiis fneris. Conchiudendo dopo cio: Nam quae leviori curae se offerunt, lahorem satis molestum plerumque parietit si ad opus adhibeantur. E cio conferma il da mc deflo a pag. 29. Per compiere era lo scopo che mi ebbi prefisso fin dalla intio- duzione , non mi rimane che rispondere aH'allra proposiziono dell' il- luslre Arago: del come avvenga, che alia soluzione di un problema nel suo stretto sense enunciativo si mcscolino, come egli dice, pro- blemi stranieri, e che I'Analisi algebrica risponda, con una deplo- rable fccondite, a quistioni che non gli sono state faltc. Sul qual proposito non credo necessario ricorrere ad allri argomenti , e ripeler dotlrine gid note sulla natura diversa de' problemi , di che traggonsi DELLE QUANTITA' NEGATIVK SEZ. V. 35 aigomcnti anciie dalle ricorche prccedenti; e pero mi limito a rispon- dero al solo argoiucnlo ch' cgli produce , clic dimaiidandosi 1' cllisse massima (i)iullosto minima) descriltibilo prr qualtro puiiti dati , 1' a- iialisi per tal problema o£fra ancora Ic due iperboli con tal condizione descrillibili per ossi punli. Se cgli si avesse data la pcna in Irattarc lo stesso problema per J' iperbole avrebbe ben vedulo , che 1' analisi da lui condolta , idenli- ca, a passo a passo, a qiiclla per rcllisse, gli avrobbe dale ancor que- sta ; il clie 1' avrebbe cerlamonte indollo a riflotlcre , che tali due cur- ve hanno una genesi luiiforuK! , e sono carallerizzate da una stessa equa/.ione variala solamente pel segno di un Icrmine, da che un pim- lo destiiialo a dar 1' espressione algcbrica della proprieta carallerislica di tali curve , per coslituirnc 1' cquazione rappresenlaliva , vien prcso o Ira gli estrcmi di una data retta , o in essa prolungala dall'un dci suoi cslremi ; e quindi si sarebbe convinto , che la soluzione delTuno non puo stare senza quella deli' alho , ed invece di altribuir cio ad una deplorabile feconditd dell' Analisi moderna , vi avrebbe anzi ri- conosciuto il suo maggior pregio,e la preferenza su 1' aulica, riduccn- dosi tal problema nella forma generate cosi espressa:^,sjc<7«a;'e la citrva unica di massima o minima aja descrittibile per quattro punti dalja quale venendo, per la sua nalui'a csclusa la parabola, non rimaiieva aJ- I'analisi che dare la soluzione corrispondcnte per I'eUisse el' iperbole. E pero il problema , che secondo lui e proposto per 1' ellisse riguarda generalmente la conica di area massima o minima descrittibile per quat- tro punti ; e I'Analisi moderna lungi di una deplorabile fecondita, a- dempie perfettamcnte il suo obbligo. E cio che qui ho in termini ge- nerali detto puo vedcrsi con chiarezza rilevato e ben dimostrato dal dotlo nuo collega N. Trudi nella discussionc dc' massimi e de" mi- nimi, con cui chiude il suo bel lavoro della Conica di area minima descrillibile per quattro punli. (*). Ben pill a ragionc avrebbe poluto cgli dolersi per que' problem! gcometrici , il cui grado ne vieue composto non solo da radici reali, che danno luogo alia coslruzione geometrica, ma anche da radici im- maginarie , come quello per 1' appunto delle due medic proporzionali. (') Vol. I di qnesto Momoric. 36 FLAUTl SULLA GENLINA iV0Z10!\E Ma pure per quesli convien considerare , che 1' Analisi inoderna V e uii melodo arilmetico , come istromento applicato alia Geomelria , ed in cio eifetluare non puo cambiar la sua nalura, perche quelle radi- ci insignificanli geometricamente , soddisfano come valori all' equazio- ne donde derivano. E rimane solo im difetto vero del modo che si ado- pera , o ancora per deficienza de' metodi , per que' casi ne' quali V c- quazione si eleva ad un grado superiore alia naturadel problenia eui corrispondc , che o a forza di analitici ripieghi di escogitazione di chi r ha trattato , riesce ridurvelo , o assolulamente si rimane irridol- to, per difelto del metodo non ancora in ogni sua parte perfezionalo. . //r///<-f^-r- .//e-Y /■H'i :i.^/UJ„A I ■'^^>H'J SULLE rUNZIONI GEXEUATRICI DI ALCeE RHLIRCIIEVOLI SElllE TMSCE\DE\TI MEMORIA DELL AUUATE REMIGIO DEL OUOS80 Sposso occorre iic' problomi di Fisica Matcmatica di dovor supporre I'sprcssa per una scric infiiiila una funzionc incognita, o poi proccdere a dnterininarne la forma. Talc si prcscnta un caso in Meccauica allorche si cerca se la cicloide e la sola curva taitlocrona nel vuoto, ovvero la sola ourva, peri diversi archi dclla quale discendcndo vari gravi in un mez- zo non rcsistcnlc, pcrvengono noUo slcsso tempo aH'orizzonle. Or qui"- ste serie non riescono di alcim uso quando non si sa determinare la loro funzionc generatrice. Quindi e una dclle piu importanli teoriche di Analisi quella , die tratla dci diversi melodi per ottencre la somma- zione della serie. Fra questi metodi il piu spedilo c piu generale e r uso del Calcolo integrale. Leonardo Eulcro , il quale lullo percorsc I'immenso campo delle Watematiche pure cd applicate , e ri lascio ad ogni passo orma profonda cd iucancellabile , molto si atfalico a svol- gere questa imporlante doltrina, e, ])cr servirmi della enfalica frase del Lacroix, creo ingcgnosissimi melodi per sommare le serie col mez- zo del Calcolo Integrale. Lo studio di questi melodi Euleriani mi ha condotlo ad esprimere per mezzo d' integrali indefinili e defiiiili ie somme di alcuiie serie , le quali non sembrano indegne della consi- derazionc de' Geomelri. 1° Sia data la serie infinita s = 1 -+- x a e — t- a - , 2a- e -+■ a ,,3x -I- p p+q P- ^2g P- j-3q 38 DI ALCUNE SERIE TRASCEJJDENTI. che per corapendio di algoritmo rapprescnleremo per ~ p-^iq (1) 3 c se ne debba trovare la funzione generalrice. Differenziando questa equazione rispelto ad a, si otliene da ^^i = o — — - p -h tq c per consegTienza da ^'=0 ^^^q Se a questa equazione si aggiunge la (1) moltiplicala per p , risultu <;s "8^ 1^00 1 I.J" da ^ ^i=o 1 — «t" alia quale equazione sara utile dare la forma rfS joS _ 1 c?a ya qa{\ — ae') Ora si sa che I'equazione dS ^^ . SF(a) = f(a) lia per complete integrale S = e J [C+Je-' f{a)dal rappresentando G una costante arbitraria. Laonde cssendo nel caso prcsente F(a) = - ; A«)=— 77^ r ; fF{a)da=J' log a, qa qa{}—ae') J q DEL GROSSO FUNZlONi GENERATRICI si avra per la cercala funzione generatrice 39 8=^1 C 9 f a dc U 1 — a e^ Siccome poi la costante C deve essere =so, diverri p I 1 a la i ~ q fj \ —a ^-1 da fii (2) la funzione generatrice della serie (1). 2° Si faccia successivamente x=!)i/zr , z= — OKHT nella (2), e rappresentando con S', S" i corrispondenli valori di S, Terra 'V / "J 9 § 1 a I a da « f a da 1 — ae 1 — oe Da quest' equazioni risulta evidentemente V -T n II a la =7 J - 1 61/^ — 61/-1 rfa 2 — c (e -4-6 )J \—a\ Ol/3i" — OlZ-T ) -HO* J — e J rfa -t-o' 10 DI ALCUNE SERIE TRASCENDENTI. e quest" equazioni a cagionc dellc relazioni cos 0 ___!_/ fli/-i — 0|/_i \ 2 Ve +e ; divenlano ,.„e = _J / 01/— -o^/— ^[(3) : / 0|/=r — o^/_, \ q ^ 1 — # sera 0 fl ?y 1 — 2« ( a cos 0 ) a rfa 2 a cos 0 -i- «'- S' — S" 2« / sera 0 « coslPjd2 U ,o /*coslS,d^ ,^ P sen IS, '1 J '-"' J •- If „ /»*enXSrf? ,„ Peosl&d^' + _ eo*X? / ^-«enxp / ^ ^_i Rappresentando con S, cio che diventa S allorche X sicangia in — X, si ha 1 r f* cos\%dZ ,„ Psenlidi cos \i Di qui risulta S ^- S. = -[ cos\; S— S,= — ^^; 1 cos^i /senXpdi f*cos\idi 1 /cos'k^d? f* senX'ld^ ^ + *c«X,. / J \-e J \-e , /sen'^dn O eos\% '-^ «enX? / '- \-e J 1- •1 d^ 4.2 DI ALCUNE SEllIE TKASCENDENTI. Intnnto dalle (1) si ha in qucsta mcdesima ipolcsi s-s.=t; _f 2 _f ^2XK=i I] _ c ■-"g(j-+-/.|/Z])~ '-%y(j_,,/n ) <7 '-"2-^-f-X- Laonde sara 1 ^ l_e t/ i_e 1 ,„ i senlRd?, 1 / coslt^da .-cosl^ / ^— -*mxp / — ^1 (S) i". Poncndo — pin luogo di p in qiiesl' eqiiazioni , si ha -■ — ?.^ ■ ^=0 t:; — tt: = — CO* a "i j-^A- i coslydl .^ i smV{>d?j ij'. I — seivi I —y- tJ \—e ' 'J \—e Xp / scn't/id} / cosl''}d'i Se la prima di qiicsl' cqnazioni molUplicata per cos X p si aggiu- gne alia seconda molliplicala per senhY, si ha -p " r- + i^ 1— c DEL GROSSO FUiVZIONI CENERATRICI 4.7 e vicevcrsa sc dalla prima molliplicala per senl^ si sottrae la secon- da niolliplicata per cosXp, risulta / 1=X -I?/ \ 1— e Per ,3=00 , i secondi membri di quest' equazioni svaniscono poiche .w«xp=o, co«xp=l, e =o; e per p^o, il secondo membrodel- la prima equazionediventa — 7, ^ ed il secondo membro del- la seconda cquazione si riduce a \ ^ In conseffuenza avre- '=" i-i-x-X^- mo /CO I / ^ = 2 (6) 0 1— e ■ '-" i'^-4-X ^ = — y X 0 1— e '-" /-+X« Inoltre molliplicando qucsl' equazioni per dl , cd inlcffrando rispotto a queslo clcmenlo , si oUicne ./ / CO w«X?rf? I=X / -n )(!) r''%.= -±1 log: ip: (P^^^) 4.4 DEL GROSSO FUNZIONI GENERATRICI L' cquazioni (6) e (7) mi sembrano del lutlo nuove. ." Sia nella (2) a= s=o , e troveremo 9 :^y- 7 e 1- -e supponendo — = X. Questa equazionc si traduce agevoltnente in 9 9 .sera Xg-t- cos xpi/_ poiche si ha -1 /* [cosXp-i-senXpi/_i ]rip ■'^ 2 sen -— M *en ^ p— cos -1. p i/zrl 1 — e =1 — cos;i — se?jj;i/_i = 2s(?«- Y ? — 2sen—!^cos^i]/-\ . Moltiplicando soUo il segno / ambedue i termini delta frazione per sen -r- P -t- cos— ,2 |/_i risulla _ p _ 1 1 _ (, l_ko5Xf|/-i -t-sen/.fi] / [posXp-i-se«X^l/-i][se7;-^-f-cos7fV-i]'^P ~^ e/ ] ^ 2 sen ^ p ed eseguendo le moltiplicazioni e ponendo per brevita sen(-\i x\^rfp pcosf-l pjfrfp i H( sera i^ p 01 ALCDNE SEBUS TRASCENDENTI, AS Irovcrcmo * Cangiando ? in — P, cd osservando che H(— p) =— H(J), R (— f)=K(?), si ottiene S.= — (H{,5)*eraA?— K{?)eo*Xp ) — 2^ (H(?) coJXg-i-K(^.)*e«X? ) j/— J)i qui risulta S + S,= — ^H(?)*enx:i— K(3)eo*X?) =22""* co*t? '=" P^ ,^^ = — (H(:i)co*X? + R(p)*e«Xp) =2y'~* sewi? 6.° Se neir equazioni (4) si pone successivamenle a=o, a=\ , si ha •=" p- 2.: p /I 9 (1 — COS fj a da Q 1 — 2acos'f-\-a- P_ /I 9 a rfff Q 1 — 2aco«^-t-a- cangiando « in p. Quindi possiamo esprimere in due maniere elegan- lissimc le funzioni generatrici delle serie t^o ■ — r— ' *"«=o : — ■ 7.° Supponcndo per un caso particolare p=\, ?=2; ps= — I, 46 DI AtCUNE SERIE TRASCENDENTI. y=2, si ha . t:=a! 1^0 seni^j scn^ j yg da 2iH-l~ 2 ,/ 0 1— 2acos?-t-a2 da J 0 1-: ^.=0 2e— 1 2 t/ 0 1— 2acos?H-a2 Di qui risulta Z-i^„ V2|j— 1 ^2^•+l r '~ 2 «/ 0 1— 2aeo*+a^ Poniamo adesso a'=y-, c vorra da = 2ydy. Di qui risulla / I H ;r i.seni?:=sc«3 / ^ ^i-o\2i—\ 2i-\-\} V 0 1— 2?/^tvM-:i^2/> Ma supponendo 1 y =Z y si olliene evidentemente ( '^-¥)''^ jT y- rjr±^^dy__^r(/^Y}j' _ P ± / l—2y-cos?-hy'- I \ I ^-+2{\—cos'}) e/ U y^H — z — 2eojp «/ = — ^p«reL Y- 2 sera — *cra— -p Laondc osservando chc per y=o si otliene z= — oo , e per y = 1 si DEL GROSSO FUNZIOKI GENERATKICI 47 iia «=c^, e suppoaeiido=2ll la circonferenza del cerchio di raggio = 1 , Irovcrcmo 1 I X • , sen J i: •» ovviTamcnlo hi nola formula -'"* ¥ = vl_ (27=1 -^ 27Tt) "^'"^^ ' cos ttssendo sen f := 2 cos -^ ^ sew -7- p. 8.° Lc formole sin qui dcdotlc possono applicarsi alia risoluziono d' imporlanlissimi problcini di jiiialisi. Noi tra i molti scegliamo i se- guenti. a) Dimostrare chc 1' integralc definito (8) r '^ log (1-2 acos,-^a^) d 6= | ^J^^^ secondo che a < ovvero > 1. Siipponendo per brevila pz='Ky a&Wa, seconda delle (-1) si oltiono j)rimierameute a sen in i^\ a da y i-f-X Or si differenz! questa equazione rispetto ad a, e dopo di aver divisi i l—\ duemembridel risiillaloper « da, si molliplichino per dfl, e s' inte- I 48 DI ALCUNE SEHIE TRASCENDENTI. grino rispetlo a 0 : si avid in scguito di queste operazioni .=» • log{\— 2 acos»-ha^) =C—2\ —cosU (10), rappresendando C la costante arbitraria richiesta per completar 1' in- Ictfrale. InoUrc cambiaiido a iu — nella (9) si ha a /-^ «=« -('+5 a da y o 1— 2ccose-Ha' ■^•-1 T- dalla quale con lo stesso arlifizio teste adoperato si deduce . i=:x — 1 %(1— 2«eos«-<-a') = C— 2 ^,_, -^00*0(11). Ma qui bisogna notare che le serie (10) od (11) non sono due svi- luppi della stessa funzionc log {I — 2aeo*e-i-a') che possono adoperarsi indifferentcmcnte per qualunque valore di a , pereiocche la prima riesce convergente solo quando « < 1, e 1' altra quando a > I . Laonde sara log (1—2 a cos 6 + 0') =C— 2^,=i ^ cos 6 (12) , purche si ritiene il segno superiore o I'inferiore secondo che a < oy- vero >1. Ponendo e=o nella (12) risulta log (l—aY=C—2^i^i ^=C-i-log\\—a ) Dunque per a < 1 si ha C^o, e per a > 1 si ha (j=2loga. Cio po- slo , la (12) si traduce in 01 ALCDKE SERIE TRASCENDENTI . A9 (13). log{\ — 2acosf>-^a')=: ■■=» i cos to cose« sec'ondo clio o < ovvero > 1. Molliplicandoqucsta equazione per da, e poscia inlegrando fra i limiti a=o, «=-, si otlicne la proposla (8). b) Si domanda lo sviluppo della funzione (I— 2 a cos I) -ha") "^ in una serie ordinata per coseni dei mullipli di a, supposto a B=7.8' Struve sospetta uii distanza lieve iacremento Grandezze e colori non notati o(A==7.0 giallo chiaro (B=7.8 ozzurro cliiaro Ogni posizioiie e la media didue nella sera. Struve opina essereniillo il movimento.pj un seconiJo aiigolo di Herschel I pel 18021 234''.45dilTeriscedipocodallemisureposter DfgZssJambe verde chiaro S [S~i,",,jambe bianchc Le prime ciiH|ne posizioni sono lue prese nol' 60 D 60 D 60 D 60 D 60 D __ _ 60 D ,i„e p'rese nolla stess'a sera.Letre rimanens* 60 D no le mtdic di cinque nella stessa seri 10 S » » 10 s 0 20 S 0 10 s 10 s 0 „fA=3.4 giallo chiaro iB=7.6 rossovioletto „ ,A=4.0gialla (B=:7.0 purpurea DEL CATALOG 0 Dl STRUVE 59 FATTE NEGU ANNI 1852 — 53 — 54. — 55. vs NOME Epoca Distan- za Peso Posi- zione Peso I Grandezze, Color! e Note 1 ■n Cassioppjae 1834.91 7."844 » lll!83 1) » II movimento negativo in Distanza, e positi-i Miller 1831.89 8.122 » 106.90 )> » vo in angolo, e notorio. 1 Smith 1813.19 9.100 » 93.80 » » Le dilTerenze tra le mie e le misure anterio- Struve 1836.74 9.395 » 92.12 » » ri, sono nel senso voluto. » 1835.26 9.520 V 91.23 » » B 65 Pisciura 1854.746 4.63 22 297.7 13 6o's |x A=^6.1 bianco cinereo "|B=6.3 cinerea » 751 4.71 42 297.8 44 70.S » 768 .. 820 4.94 4.69 44 36 298.0 297.3 30 17 60,S 60.S SigZe'oJarabe giallo chiaro Medio 1834.77 4.739 » 297.80 » » Struve e d'opinione che non si conferma il Slnive 1832.13 4.430 » 298.97 a u movimento indiretto supposto da Herschel 11. Dawes 1830.91 4.429 » 297.63 » u Sembra che I'angolo pel 1783 sia nn poco Hersclielll eSoulli 1822.86 » » 293.80 » u in errore. Herschel I 1802,61 » » 297.36 1) » » 1783.13 » )) 300.93 » )) \ Ceti IGO 1854.622 4.21 68 324.8 31 30.D _(A=7.1 bianca "(B==8.4 cinerea 1 » 703 3.94 82 322.1 46 60.D I » 984 3.98 76 323.4 44 30.D ^(A=6.7 giallo chiaro (B=7.3 bianca r Medio 1834.77 4.037 D 323.27 u 1) Struve 1831.89 3.860 U 328.83 n » IS .\nonima 1832.844 » 838 4.74 4.55 60 50 327.4 326.7 12 6 lO.D lO.S D[g_.ygJcoIori non notati » 874 4.61 90 323.9 18 lO.S S!b=7:91'"«"<^*'« 1 » 883 4.55 20 326.2 4 lO.S 1 » 929 4.46 80 325.4 16 0 Le prime cinque pnsizioni sono le medie dr 1834.740 4.72 21 330.6 29 30. D due prese ncila stcssa sera. Le rimanenti Irej » 759 4.86 41 328.3 33 0 sono le medie di ciiuiue nella stessa notte. || » 926 » 0 329.2 40 20.D Medio 1833.60 4.621 9 328.20 » H Struve 1830.60 4.600 » 332.82 » tt 7t Anonima 1834.612 3.18 50 247.7 25 t 10. S p.f A=7.7 bianca 20.S "lB=8.7 bianca » 614 3.23 30 246.0 15 » 625 3.7» 40 246,9 25 20. S cc^— '^-^ bianco giallo chiaro 40. S (8=7.5 bianco azzurro cbiaro » 633 3.73 28 248,2 19 » 636 3.79 16 247,3 21 lO.S Medio 1834.62 3 493 » 247.28 » » *r Struve 1830.86 3 170 « 2iC.80 )) 1 60 DEMBO WSKI MISUKE MICROMETHICHE DI 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE JJO Sthuve 174 P. l.b 179 Epoca 179 MeJio Strove Androraedae 241 Medio Strove 180 Arietis Distan- za 202 Medio Strove Herscliel II 1854.617 > 780 ) 806 ) 836 ) 884 1854.78 1830.73 1834.820 » 921 1834.87 1831.01 1832.032 » 033 1854.831 » 939 1853.47 1830.8't 1829.82 a Piscium Medio Dawes Strove » Herschel II e Sooth Herschel I 1854 » » » 1853. 1854 1832 1831 1821 1821 1802 1781 099 101 184 187 190 970 OGl 064 .44 .88 .16 .96 .93 08 .79 3.17 2.93 3.07 2.94 2.98 3.000 2.36' Peso 3.63 3.96 3.808 3.460 8.85 8.65 8.74 8.60 8.709 8.631 9.007 3.51 3.61 3.52 " 3.56 3.53* 3.81 3.82 3.76* 3.612 3.756 3.636 3.94 5.43 53 77 39 86 61 » » 47 53 50 50 10 41 Posi- zione Peso 90 100 /|0 100 100 50 53 44 167.2 16?.8 168.2 167.4 170.4 168.2'l 170.32 159.9 159.5 159.66 160.42 360.00 360.00 360.5 358.8 359.33 339.98 178.98 326.1 330.5 327.3- .326.3 326.2 • )28.6 330.1 328.8 * 327.99 332.01 335.72 336.93 333.33 333.00 337.39 42 22 28 39 43 26 .10 I Grandezzo, Color! e Note 40. S 40.S 70.l> CO.D 50.D 90 90 50. D 50. D iO.D 0. _ (A=6.4 bianca ^B=i7.5 azzurro chiaro A=6.2 aorea 12 20 20 50 35 43 34 43 80.D 40. D 80. D 80.1) 80. D 20. D 30.1) 20.D sl'^^ °tB=:' 7.4 azzorro decisive A=7.3, B=8.5' bianctic S[n__'_jbianchc '^IB=4'6]'''''"*=*'^ c(A=4.2,,. .. . ^ ajj. « « bianchissime Strove dice esservi nolla di ccrto moviniento. D( A=4.2 bianca (B.=6.0 bianco cinereo ctA=2.8 bianco verde chiaro (B=3.9 azzurra La grandezza da me assegnata alia deve certamente essere erronea. itiii Strove opina essere qoasi nnllo il ni( to, e la distanza data da Herschel 11 e molto lontana dal vero. i -I DEL CATALOGO Dl 8TRCTE FATTE riECLi ANNi 18J2 — 53 — 54. — 55. 61 IVI Y Andromedae . B+C A Medio Dawes Struve Epoca Distan za I3( Medio ( Triansuli 1854.800 10.53 » 839 10.31 » 88S I0.:!8 185.").0(i'(il0.4G » 11(5 185i.9'i 18:!-2.!ti. 1830.02 1854.811 » 830 » 888 1835.061 » 116 1854.94 10.34 t0..i81 10 63 10.332 1834.614 6471 718! 783 798 896 1835.153 Medio! 1854.81 Struve 1830.7.! 1830.97 182-2.11 182l.'.)i Hersciiel 111781.77 Herschel lie South Obliiiiga Cmiui- luniie idorii idem idem 3.88 3.90 3.76 3.50 4.00 4.07 4.16 3.907 3.683 3.398 » 3.88 Peso 66 Ceti 11854.768 15.56 » 792 15.25 » 815 15.24 ,. 836 15.25 ' I .) 932 15.50 Medio 1851.83 13.360 Struve 1836.82 115.350, .) 1832.61 13.540, ., 11822.89 15. .59 » 1821.00 13.58 I 78 94 96 80 85 38 61 43 46 29 89 37 57 36 77 72 77 Posi- zione 63.1 63.2 63.3 63.4 63.1 63.23 64.05 62.44 92.7 280.0 270.8 275.6 272.4 ■ 274.20 78.9 78.7 76.9 74.8 74.6 75.8 76.5 70.89 80.53 77.86 74 00 77.97 85.62 228.1 229 6 229.6 229 4 229.2 229.17 229 71 228.92 226.09 225.75 Peso 34 50 49 45 46 33 31 35 28 28 34 39 40 14 18 48 40 36 35 37 40 34 » I Grandezze, Colori e Note 10.D lO.D lO.D 20.D 20.D Df —2.4 anrea (B-f-C=^6.0 oltromare, certi c , A=3.0 aurea ! B=5.0 azzurra, decisivi lO.S lO.S lO.S lO.S lO.S 40. D 40.D 20. D 20. S 20.S |20.S La Stella 6 nel calalngo di Dorpat e sera- plice. A! mio occhionoll'epoca presente,e cer-' jtameiite obhnica. Noii sonn perosicuro se la Iposizione di B-C sia 270°. 20 oppure 94". 20. [Se B i composta di due, a quost'ora eara cer- Itainente stata veduta tale da Struve. — E;:li t d'opinioiie essere iiullo il raovimeiito dai tem- po di Herschel I. f A=5.5 giallo chiaro lB-^6.7 oliva cinerea ,A=5.0 gialla tB=;6.4 azzurra Struve nelle sue misure sino al 1830 opina 20. S jCSservi un movimento angolare negative ; die » poi noti viene confermato da quelle fatte nel' „ 1836. » [ Frattaiito la serie degli ajiguli dal 1781 ali 1836 e troppo discorde per poler decidere se vi sia un movimento. i 40.S lO.S 20.S go- so. S T^(A=:5.4 bianca tB=7.5 azzurra o (A=6.0 giallo ' 'B=7.8 azzurr chiaro rra Struve mette fuori di dnbbio il movimento angol.Tre: ma rilieiie menu rerta la diniiriuzio- ne nclla distanza. a\eiido mliiure liducia nelle sue misure del 1821, e 1822. 8* 62 DEMBOWSKI MISCRE MICROMETRICHE DI 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE STBfVE •262 299 NOME t Cassiopeiae A B 1854.7S4 » 814 » 839 « 907 1835.091 1834.88 Struve 1829.66 flerschel 1 1782.44 1834.754 » 814 Medio Epoca Peso Bene st'parala II " 1.862 8.05 7.49 8397,81 » 907 1835.091 Medio 1834.88 Stnivo 1829.85 Herschcl I 1804 » » 1782 » Y Cell 1854.888 » 970 1833.078 7.73 91 7.770 7.626 2.70 3.12 2 88 Medio 1835.06 Struve: 1836.74 » 1832.48 » 1823.63 130 3.04' 134j2.88* 170 » 341 Persei 85 Medio 1835.061 » 116 » 201 1835.13 Strine| 1830.46 Hersciiel I 1804.18 » 1782.63 2.899 2.675 2.390 2.833 Bene sop.irata idem idem » 1.457 74 87 36 66 34 90 63 64 &6 67 Posi- Peso 263.6 262.3 267.1 206.8 267.4 263.23 276.68 290.3 108.1 107.1 109.2 109.9 109.8 108.76 107.30 108.93 100.6 283.7 286.7 287.2 287.4 289.1 289.0- 287.47 289.20 287.36 283.2 295.7 295.2 297.2 295.86 293.45 290.57 278.40 26 46 18 40 32 42 47 44 42 38 47 33 29 22 50 24 29 27 17 I 0.— lO.S 20.1) 20. D 20.D lO.S 30.S 0 — 0 — lO.D Grandezze , Colori , e Note rA=:5.1 bianca DJB=7.7 azziirra (C=8.7 rosso violetto /A—4.2 gialla S !b=:7.1 a/,zurra (,C=8.1 azzurra Struve suppone im ietito movimento fra , «I Nulla pii' di certo fra A — C. Nella posizione fra A — B la ditTereolj Struve e nel senso voluto. 80.S 90- 80. S 90— 90- 70. S lO.S 20.S 30.S ^fA=3.2 bianca "tB=7.1 ojivastra 1825.20 2.338 » 133.30 » » 919 11 Monocerolis A B 1834.090 7.48 80 130.1 40 70. D Non ne ho nolate le grandezze. » 188 7.59 40 130.8 20 30. D' II colore di tutte tre, mi e sembrato scm- » 213 7.37 20 131.3 35 70.l):pre bianco. >• 229 7.14 60 132.7 40 60.D ^\=5.0i 50.D S B3z5.3>tutte bianche « IG^O.OV » 241 7.17 30 131.4 15 Medio;i8o4.19 7.379 » 131.31 J) Struve! 1831.23 7.233 » 130.00 » ' Struve dice cssere nulio il cangiatnento in B C 1854.079 2.67 50 102.3 30 80. S questo sistema dal tempo di Herschel 1. « 190 2.60 50 100.2 23 90- » 213 2.23 100 102.3 15 80.S » 229 2.38 60 101.3 50 90- » 241 2.75 ilOO 101.6 50 90— Medio 1854. 19 2.348 i » 101.63 s » Struve 1831.23 2.463 u 101.73 » j> 66 D E M B 0 W S R I HISUEE MICROMETRICHE Dl 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE Struve N 0 ai B Epoca Distan- za Peso Posi- zione Peso I Grandezze , Colori, e Note 919 11 Monocerotis Sceuito 0 0 A C 1834.138 (,» » 122.5 30 80.D » 190 9.92 50 122.3 25 80.D » 213 10.02 40 123.4 13 80.D » 229 9.48 60 123.4 43 70.D » 243 9.47 100 122.9* 50 60. D » 267 9.57* 100 » » » Medio 1834.21 9.633 » 122.89 » » Struve non a date misure fra A e C. 9t8 12 Lyiicis Bene A B 1854.918 sepaiate » 141.4 46 20.S /•A=0.0 bianca 1853.111 » » 139.4 31 20.S D B=7.0 bianca « 163 » » 141.4 33 lO.S (C=7.9 azzurro cinereo « 291 » » 14a.3 30 45.S S ^gZe'^ll^ianco verde chiaro Medio 1833.12 » )) 141.13 » )) Struve 1831.10 1.532 » 153.66 » » (C=7.4 azzurro cliiaro » 1821.32 » » 159.70 )) » Hcrschel 1 1782.37 » » 181.38 » » Struve accenna certissimo il movimento f; A — B, e nulio quello fra A e C. Nelia posizi A C 1834.918 8.34 66 306.8 43 lO.S ne fra A e B la mia differenza sareblie iielseii 1833.111 8.60 83 307.0 41 20.S so voluto. » 163 8.20 61 306.1 42 0 — » 291 8.36 48 306.8 33 45.S Medio 1833.12 8.394 » 306.67 » » Struve 1831.10 8.070 u 304.20 » » » 1821.32 » » 304.20 » » Herschel I 1782.37 9.38 » 302.53 » » 982 38 Geminorum 1834.272 6.26- 100 169.7 50 40.D j,jA=5.5 gialla iB=8.0 purpurea, certo » 273 6.24- 100 169.2 50 40. D ). 291 6.26- 20 169.1 10 50. D ^ jA=5.4 giallo cbiaro " 'B=7.7 azzurro chiaro » 324 3.92* 100 167.6 50 60.D >. 338 6.10- 10 168.6 5 60.D Struve suppone un movimento indiretlo. » 806 3.81 43 166.7 19 30.S La difTerenza nella mia posiziom- sarebi » 888 3.94 76 167.4 49 20. D nel senso voluto. Medio 11854.46 6.073 )) 168.36 » n Struve 1829.24 5.736 » 174.88 )) » » 11820.22 }) » 176.30 » n Hcrschel I 1783 .. » » 179.90 » » DEL CATALOCO Dl STRUVE FATTE NEGLI ANNI 18!)2 53 54.-35. 67 iTaivE N 0 lU K Epoca Distan za 1 Peso Posi- zlone Peso I 1009 P. Vl.i'30i 1834.795 // 3.59 29 157?5 10 o 70. S 1 » 913 3.07 44 157.2 40 70.S 1855.215 3.32 60 158.8 30 60.S f Medio 1834.97 3.32 )) 157.80 » » Struve 18:W.34 2.94 » 159.18 » » Herschel 1 1782.87 Bene » 167.4 » » 1037 Aiioiiima 1855.130 si-paralcl » .321.4 22 90- « H3 » 1 » 318.6 28 90— « 137 » n 319.8 32 lO.S « 206 M » .320.9 26 90- « 239 » u 320.1 16 90— « 302 » u 321.3 41 90- Medio 183520 » » 320.78 » » Struve 1830.26 1.323 » 327.43 » )) » 1832.70 1.123 » 329.95 )) » » 1831.28 1.070 u 330.25 )) » u 1827.27 1.143 » 337.8 » » 1062 19 Lyncis 1854.844 14.37 26 314.2 31 50.S 1 .. 913 14.33 68 3143 34 60.S 1835.213 14.60 37 312.9 21 40.S 183'1 99 14.518 )> 313.92 U » 1829.51 14.724 » 313.84 » » 1 1782.86 U )> 310.9 n J) lOGU i 5 Gemiiiorum 1853.293 7.13 20 203.3 4 30.D » 312 7.39 50 204.0 10 30. D » 334 7.01 80 206.4 16 30. D 1854.228, 7.36 10 204.7 25 40. D » 231 7.10 100 203.3 30 30.D » 243 1 7.23 80 202.6 40 30. D » 261 6.93 30 202.4 5 30.D » 2671 6.87 100 203-6 30 40.D 1853.116 7.07 87 202.6 44 30.D Medio 1854.03 7.082 » 203.46 » » Dawes 1831.03 7.130 u 196.92 tt » Stnivei 1829.72 i 7.145 » 196.90 » » H.Tschell: 1802.73 1 » )> 196.9 » » » 1781.88 I » » 184.15 » » Grandezze, Cclori e Note D[„__'. jbianche S {D~g'o]bianchissime °IB=8.'o}''''"'=''^ S fg~7"o!anibe giailo chiaro La differenza nella mia posizione h nel sen so voluto. j^iA=5.4 bianco azzurro chiaro (B=6.8 cinerea c (A=5.3 bianco verde cbiaro (B=6.6 bianco azzurro chiaro Struve sospetta un lento movimento nega- tivo. j.(A=3.5 glalla iB=8.3 rosso cupo g (A:=3.2 giallo chiaro (B^8.2 porpora chiaro Struve dice che uon v'e nulla di oerto sul' movimento di questa stelia. Le prime tre posizioni sono le medie di due jprese nella stessa sera. Le rimaneati sono le incdie di cinque nella stessa notte. 68 D E M B 0 ^^■ S R 1 UISUBE UlCROMETRICHE DI 127 STELLE DOPPIG E TRIPLE 1 N- K 0 M B Epoca '^'*'*"-| Peso Posi- Peso I 1 Grandezze, Colori e Note ^TlllVE za zione i 1110 a Geminorum 1853.296 6'.'06 70 245°3 4 0- 1^ ,A=2.6 giallo verde W 1b=3.8 idem, piii verde di A l' " 301 5.. 56 90 244.6 14 0- .. 312 .1 320 5.83 5.54 40 30 244.1 245.1 8 6 0- 0— S fg^g'^jambe verde chiaro ^ .. 329 5.63 50 244.1 10 0- 1854.195 5.52 40 245.0 20 20.S Le osservazioni di giorno fatte in buone cir ). 198 5.71 30 245.3 45 lO.S costanze atmosferiche, e tutte col Sole ancori » 215 5.55 30 246.1 15 0— suli'Orizzoiite. ). 226 5.65 90 246.0 45 0- - 234 5.57 20 244.8 10 1 0- Le dilTerenze tanto in angolo quanto in di 1855.001 5.39 45 247.0 38 50.D stanza, sembrano esserenel senso voluto.Cre ); 048 5.46 48 246.7 29 50. D do pero la distanza troppo forte. L'opiiiione d: .. 160 5.26* 83 I2i3.6* 49 50. D Herschel II, secondo la quale I'epoca del pel » 168 5.33' 89 245.9 ' 50 50. D rielio sarebbe accaduta nel 1853,83 ad una di. .. 179 5.32' 55 245.7 • 34 60. D stanza non maggiore di 0".66, non si eduoquij .. 330 5.41 • 87 246.2 ' 40 lO.S confermata. Medio 18.54.28 5.332 » 215.78 » M 1 Miller 1851.88 5 044 » 247.63 » » Le prime cinque posizioni sono le medie B\ Smith 1843.13 4.9 » 252.3 » 1) sole due prese nella stessa sera. Dawes 1838.31 4.816 »> 231.62 » )) Tutte le rimanenti sono le medie di cinqu Struve 1835,33 4.734 » 235.48 » » nella stessa notte. » 1832.86 4.525 M 237.72 >i M ' 112G P. Vll.1'170 Bene 1 1855.061 sc|.;iral! » 139.6 25 40.D D{J=5;5}bianche » 091 » » 142.1 25 30. D » 163 » » 135.7 25 90-l8fA='?-!t''iallochiaro » 168 )) 1 » 135.6 32 80.D| (b=^7.5*= ° ' i Medio ). 201 » » 138.0 .44 '20.d! !■ Struvet 1855.14 » » 138.03 » » La dilTercnza nella posizionc e nel sense v(| >; 11829.43 1.464 » 132.01 » )) luto. i Herschel I 1820.53 » » 129.51 » » ' 1781.91 » » 117.33 » » 119G § Cancri A B 1854.817 Oblun. a 308.9 22 0— f A=&r5 bianca » 888 Separ. u 309.0 35 lO.D D3.26 » )> 37.50 » » riormcnte per lo spazio di 8 anni sono presso- 1 Slnivc IH2-2.18 » » 37.38 » » che identicbe. 1 Herschel II e South 1822.12 » » 37.78 » » Herschel I 1783.07 » 1 D 57.83 » 1) 45 P Villi'. 108 1833.206 10.22 ■18 26.2 39 lO.D. ^.A=60 bianca lO.U ";B=74ciMerea ). 278 10.30 27 26.7 23 Medio 1835.24 10.249 u 26.40 » » „ (.\=6.0 giallo chiaro » ^B=7.0 giallo rosso, certi Struve 1832.95 10.329 a 26.45 » rierschel I 1783.34 12.3 » 27.20 » » r 9« 70 D E M B 0 W S K I MISURE MICROMETRICHE DI 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE 1 N» Strive K 0 U B Epoca Distan- za Peso Posi- zione Peso I Grandezze, Colori e Note j 1263 Anoiiima 1834.926 » 934 22.79 22.61 86 28 16'!3 16.7 : 43 23 8o!'d 90—1 I Q Q D|g~g'j5)Colori incerti i^, 1853.111 22.82 57 17.1 36 90— , ^A=:7.6 bianco giallo chiari> H » 20123.12 35 17.3 32 60.D 'iBr=8.2 biaiica II » 29923.18 69 17.0 42 CO.D All'occhio mio le grandezzu present! sonH Medio 1835.10 22.918 » 16.91 a » certamente minori di quelle ussegnate oH Miller 1832.17 120.934 » 13.83 » n 1 Striive. n Slruve 1836.41 10.323 u 9.60 » u Sembra che lo straordinario .aiimento iiel; a 1832.33 7.433 » 7.27 » » distanza sia doviUo piiittostn al molo propri' » 1828.36 4.86 » 359.0 » u e quiiidi sia una stella doppia oltica. j 4 1273 £ Hydrae 1831.926 3.74 73 211.3 27 30.S 1 1 p(A=3.5 gialla 1, 1 8=7.8 oliva cinerea, e certu non aziur' 1833.069^ 3.61 56 210.6 28 10. D » 113' 3.24 87 212.3 22 lO.D g(A=3.8 gialla 'B=7.8 azzurra i » 168 3.48 86 211.8 16 lO.D » 283: 3.43- 89 i212.3 43 0- .. 3021 3.42' 89 B » » Struve dice es-^ervi forte sospetto d'un oi i » 330 1 » » 212.3 36 lO.S vimento angolare. La differenza sarebbe il Medio 1833.14 i 3.476 i> 211.73 » )> senso voluto. Struve 1836.27 3.203 » 198.60; » )) ■ u 1825.23 3.310 » 192.40 » )> 1 1283 Anonima 1835.133 13.93 72 124.2 1 41 90 „(A=7.3 a/ziiiro cliiaro , "tB=8.3 a/ziirro M 163 10.01 35 123.3 46 10 D .. 267 10.03 i 32 |l2'l.4 34 80.S _ (A=7.0i, . , Medio 1833.19 13.978 » j 123.91' » u S(B=8.0''"*"'''"' St I'll vp 1829.23 16.437 .. ; 123.33 » » Herscliel I 1783.13 M » 119.0 » » 0* Ursae Majoris 1854.272 3.66 20 259.8 10 50.D 1306 1 ,, 967 3.67 66 1257.2 19 40.S j^(A=5.4 bianca "'B^IO.O colore incerto » 973 3.91 54 i237.4 40 20.S 1833.069 » » 256.6 33 20.S g ^A=5.0 verde cbiaro (B=8.2 non indicato ii colore ' » 111 » » 237.8 17 45.S ,) 116 3.65 78 '238.9 34 43.D L'ho sempre trovata una slilla inolto diffre « 330 3.83 32 259.7 24 45.D a motivo della deholezza della compaana, .« Medio 1834.93 3.746, >, :238.00' » » ne e certamente molto minore di 8.2. Cioil-j Slruve 1836.42 ; 4.61 | » 262.00 » » lameno le dilTerenzc tanto in angolo, quao » 1821.08 5.91 » )} » a in distanza sarebbero nel senso voluto. » 11819.74 » » 267.1 i> » Herschel I 1782..42 7.93 » 283.0 a » DKL CATilOGO 01 STREYE PATTE ISEGLI ANNI 1852 'j'd Ui 55. n N" N 0 ai u Epoca [)istaii- Peso Posi- Peso I TBIVK za zione 1295 17 HyJrac 1852.215 4.70 20 359°. 3 4 io'd » 228 4.71 60 J37.0 12 io.d' » 201 4.. 39 30 358.9 6 lO.D » 280 4.50 20 3.38.4 1 4 10.D Medio 1832.25 4.648 » 338.01 » i> Strint' 1831.39 4.327 » 3.38.82 » » Hersclicl 1 1783.01 » » 356.5 » » 1321 A noil i ma 1855.088 19.72 50 53.8 18 20. D » 111 19.68 61 33.3 43 20. D » 198 19.31 23 .33.7 26 20. D « 288 19.54 52 53.7 42 40.1) Medio 1833.17 19.606 U 53.58 U » Struve 1836. 12 19.700 » 48.73 » » » 1822.07 21.12 )> » » n u 1820.92 » » 43.8 » u 1334 38 Lyncis 1S35.135 3.10 60 242.8 15 45.D » 141 2.99 55 210 3 40 lO.D » 179 >i » 243.1 32 50. D .. 2.JI )) 1) 241.8' 26 50. d' ., 280 2.93 71 241.1 30 ilO.D' Ml-din 1833 19 3.00:! » 241.68 » j .. Slrinc IS29.17 2.697 » 240.22 » » Herschfl 1 1782.41 " » 244.13 » » 1338 Lyncis 137 1853.168 Bene » 133.2 45 30.S « 179 si'piirau- » 136.4 22 60.S » 239 » it 1363 15 60.S Modio 1853.20 )> >J 133.72 » » Struvo 18:?3.31 1.72 n 124.50 0 » » 11828.38 1 1.77 M 120.30 » u H87 54 Leonis ' 1852.215 6.40 60 1103.6 12 .30.D » 228 C.22 1 80 103 9 16 30.1) .. 269 C.17 i 80 102.8 16 30.1) » 280 6.20 60 101.5 1 2 30.D Medio 1832.23 1 6.240 » 103.33 1 » U Struvi 1830.33 6.17b 1 u IO2.80 1 > j » Graiidezze , Colori, e Note Gramlez/i' e colori, non notati. s! .\=7.0) IB=7.3» Ijiaiiclie Le posizioni sono le medie di sole due pre- ss nella stessa sera. Df'n -'^Uiianco rossastro '. n= i "i I Struve mette fuori di dubbio I'aumento del- Pangoloe l.i diminuzione dclla distauza. Le dif- fereiizesarebbern ne\ seiiso voluto anthe per la; distnnza,perche li' mie dislanze sono quasi co-j stanlemente piii forli ili quelle di Struve, e qui e invece un poco iniuore. fx( A=4.5 bianca 'B=0.9 olio a cinerea g ).\=4.0 bianco verde '.\^-0.7 azzurra .(.\=7.2) ''B=7.5» bianche S|ft^!-f?| blanche I B= / .o L'andamento degli angoli di Struve indiclu Irebbe on inovimenio diretto. La dilTereiiza e nel senso voluto. Grandezze e colori non notati. s! A=3.0 bianco verde 'B=7.0 azzurra Oani posiziooe e la media di due, prese nella stessa sera. ' I Struve dice essere pressoclie iiullo 11 movi- Imento dal tempo di Uerschel 1. ; 72 1) E M D 0 W S R I MIStIRE MICROMETRICHE DI 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE 'Stklvb NONE Epoca 1424 Y Leonis 1834 Medio Struve Herschel I 15ll> Anonima 1833 1834 1833 1828 1820 1801 178'i, .228 234 247 207 •278 926 102 206 278 280 285 76 16 14 28 72 81 1834 1835 Medio » .. 1855 Struve' 1854, 1836 1831 1823 .532 538 560 562 579 921 061 111 198 201 321 341) 14 55 04 54 92 1647 Vircinis 191 11855.163 » 231 » 294 B 321 Medio 1835.23 Struve 1886.32 .. 1830.07 Distan za 2.85 2.83 2.84 2.84 2.86 3.43 3.21 3.02 » 2.96- 2.92- 2.974 2.562 2.458 3.74 2.72' 2.97 2.72 2.62 2.81 2.90 2.95 2.81 » 2.80 2.72 2.814 2.706 8.13'i 9.930 14.22 Cunei. idem idem Separ. » 1.245 1.188 Peso 70 70 20 90 60 78 29 41 )) 87 78 60 10 70 100 40 56 34 72 » 57 90 Posi- zione 107.0 108.7 107.9 108.1 107.7 109.4 109.9 109.1 110.8* 109.2 • 109.2- 108.87 104.94 102.03 98.9S 94.70 83.50 8.9 8.1 8.6 8.1 S.3 13.2 17.3 14.1 10.0 15.9 19.3 18.4 1615 8.35 302.G0 298.70 » 216.5 213.0 214.0 211.0 213.07 204.10 202.04 Peso I 0 35 80.S 35 70.S 10 70.S 45 70.S 30 70.S 47 20. D 23 20. D 45 20.1 J 33 20. D 47 20. D 32 20. D » » » » » » » )) » » » » 15 80.D 35 SO.D 35 70.1) 30 70.D 20 70.D 40 50.D Grandezze, Colori e Note T,f A=2.5 giallo perfetto *B=3.9 giallo anreo olivastro certi. Vedute di pieno gioriio e col Sole alto, m sono sempre sembrate rosso rosea. \ c (A=2.8 aiirea ! 'B=3.5 verde rosso L'angolo cresce— la dilTereiiza 6 nel vohito. Le misure di giorno sono state fatte col Solj aiicora alto suH'orizzonte, le due ultime sp« cialmente in ottime circostanze e per defini zione ed immobilita. D (A=7.6; 'B==8.0i bianco rossastro o (A=7.0 gia 0 cliiaro B=7.5 giallo cinereo 29 40. 38 10. nel senso v^ 18 31 37 25 11 7 47 .8 D ,S 39 |30.S 10.« 10.1 30. La dilTerenza nella posizione Into; cJ anclie nella distanza. Struve riliene piii probaliileclie sia una stel doppia ottiea anziclio lisica— e le f;randi dilT> renze siano da atlribuire a niovimento proprii \ A=8.3i credo hianclie — nia dubbio B=9.0' B e certo molto niinore di A. S [„ _'- . 'giallo chiaro lB=7.7mmore"= Struve nelle sue misure anteriori avevasu posto un certo niovimento — poi nelle cosi det Mensurae Seaindnr trova che non si ronferm Accoppiate le misure piii vicine e paragona colle mio (se non sono erronee) sembra inve' vcrifirarsi la prima supposizione. DEL CATILOGO DI STRDVE FATTE NEGLl ANNI 18!J2 1)3 54. 55. 73 N' TBIVE 1323 ROME g Ursae Maioris Epoca Medio Miller » Struve 670 «5 Y Vlrginis 1834.505 » 508 » 51U » 5i:! « 518 » 907 » 973 I8o5.08i » 108 » 278 » 280 » 2So 183188 1853.19 1852.13 1848.41 1844.78 1838.43 1830.44 Medio Miller 1) Struve 1834.417 » 423 » 475 » 480! » 480 » 49 i ' » 499 1855.1111 » 179, » 201' » 288 1834.91 1833.27 1851.47 1830.41 Distan za II 2.92 3.00 • 3.12- 3.15- 3.22 ■ 3.32 3.37 » 3.33 » 3.05' » 3.197 3.012 2.898 2.732 2.520 2.200 1.972 3.23- 3.24- 3.53 3.10- 3.20- 3.23 3.30 • 3.60 » 3.48 3.. 38 3.315 3.108 30i0 0.237 XI1.''201.202 1832.209 15.35 I » 223 13.87 264 i 13.35 201 13.80 Medio 1 1832.23 Struve 1829.87 15.650 15.820 Peso 30 20 80 30 20 72 39 » 78 » 86 100 100 10 100 100 20 30 63 U 48 34 Posi- 20 10 30 50 117.0 116.6 116.6 116.9 116.2 116.4 115.7 115.6 114.6 116.2 115,3 113.4- 113.02 118.78 122.28 128.43 140.32 160.38 171.20 173.0 332.4' 334.9 353.6 ' 3.33.6 • 353.3 334.7 " 330.6 172.6 170.2 171.0 172., 33 174.90 173,90 331.57 201.7 i 201.7 201.5 { 201,60 200,83 Peso 9 10 7 13 10 30 46 40 47 26 49 48 50 50 5 10 50 4 15 43 16 50 31 » » » 60.S 30.S 50.S 30. S 50.S 0— 0- 0— 0— 0— 0— 0— Grandezze, Colori e Note lO.D 0— 30. D lO.D lO.D 20D 20. D 0— 10. o| 0— lO.D 70.S 70.S 70.S » » jx(A=4.1 gialla "'B=4,6 piii gialla di A g f A=4.0 giallo chiaro 'B=5.9 citierea Mi (^ sembrato talvolta che B avesse un che di cinereo, ma mai moito decisivo. Sistema il cui movimento e notorio. La rivoluzione si compie in circa 61.5 atini. Le dilTerenze fra le tnie mi^ure e le prece- denti sono nel senso voluto. Specialmente le posizioiii del 18.33 mi sono riuscite molto sodilisfacenti , avendo anche il grandissimo vantaggio della congiungente quasi nettamente verticale, trovandosi la Stella all' Orieate del Meridiano. D ln_3 n|3nit'e gialio chiaro jjj__g Qjambo giallo chiaro Nolle prime osservazioiii mi sembro che la Stella Boreale fosse iin tanto minora. £ opi- iiione ricevuta che sono variabili. La rivoluzione si compie in Ii3 anni circa. Le diirerenze tra le mie misure e le anterio- ri, sono nel senso voluto. Grandezze e Colori, non notali, in =7 QPianche Le posizioni sono il medio di due prese in ogni sera. Struve ritiene nullo il movimento dal tem- po ili IIiTschel 1. 10 7i D E M li 0 W S R I MISL'RE MICKOMETRICIIE DI 127 STEI.LE nOPriE E THITLE Sthuvk NOME 1744 1757 i. Ursae Maioris Epoca 1852, Medio 1852 Siruve 1830 P. XIILh 127 Medio Struve 026 059 059 067 069 193 226 245 283 14 63 1816 Anonima Medio Dawes Struve 1813 Anonima Medio Stru\c' Herschel 1 1855.292 ,. 297 » 330 .. 340 1855.31 1836.42 1835.37 1833.38 1829.82 1825.37 1855.231 » 302 1855.27 1832.25 1831.33 Distal)- za 60 60 30 60 10 10 60 50 ii 14.25 13.96 14.27 14.25 14,21 14.24 14.68 14.54 14.30 14.239 14.368 Bene sepurale » 1.7 sti. Be. Sep. » 1.645 1.667 l.oiO 1.445 1.00 Bene separate j j, Peso 1.1/4 1.868 1835 P. XIV.1'69 1855.284: 4.92 >> 330 » 18,53.30 I '1.92 1829.81 4.760 1793.36 1853.504 » 509 » 513 » 515 » 517 1853.135 I. 212 6.47 6.42 6.17 0.33 6.29 6.29 40 30 40 30 100 60 59 Posi- zione Peso 146.5 148 3 147.5 147.7 1482 148.7 U8.0 148.4 148.3 l'(7.95 147.70 51.4 51.7 51.1 51.3 51.34 29.45 23.5 23.9 195 10.0 78.3 83.4 82.5 'I 81.62 80.16 192.7 193.4 192.95 191.00 180.00 186.1 1 187,2 8 12 12 6 6 2 2 12 10 18 20 32 24 10 49 32 18 I 50.S 40. S 40. S 40.S 50.S 50.S 50. S 50.S 50.S 40. S 30. S 30.S 30S Grandezze, Colori e Note Grandezze e Colori non notati. J? [t, B tjjbiauco verde Le posizioni sono il medio di due prese III ogni sera. Struve dice esser nullo 11 movimento dij tempo di Herschel I. nfA=8.0 'B=9.1 credo bianche, ma dubbio S iijZg'ojhianche Struve ritieiie fuori di dubbio il movimeni diretto. La dilVorcnza e nel sense volute. 20.S lO.D 10. D 23 26 45.S 30.S .(A=7,7 ^B=8.1 ,A=7.0l cerlo bianche :iallo chiaro D{gZ8'")l'ianehc, dubbio Slg^gllbianche A=:8.0l 8.1 Struve suppone un lento movimento. (A=4.8 glallo aureo *^.»B=6.8 rosea, A=3.5 bianco verde chiaro .B=:6.8 bianco azzurro chiaro I colori di queste steile sono forse varial DEL CATALOCO DI STHUTB PATTE NEGLI ANM 1852 53 54. 55. n riuvE NOME Epoca Distan- za Peso Posi- zione Peso 1 Grandezze, Color! e Note 1835 P. XIV. 69 1853.782 6'.'332 u 0 u a » Di qucsia Stella 6 ri^ettati tutti gli angoli 1835.158 » » 186.68 » » presi nel 1833. Vedi misure rigettate. Struve 1832.08 0.000 » 180.47 » » L' angolo 180.08 e un medio. !664 i: Boolis 1834.414 3.07 30 100.3 15 90- (A=:5.3 bianca ^iBi=0.3 bianco cinereo « 400 3 81 10 101.3 5 OO.S » 478 » 491 5.81 5.76 30 40 101.0 101.9 13 ! 20 eo.s 70.S S '(p~g|jlbianchissime » 49i 5.74 30 101.3 15 70.S II 1855212 )) » 102.3 25 40.D Struve dice essere nuilo il raovimento an- Medio 1834.39 5.752 » 101.49 » » golare. Struve 1830.32 5.831 » 99.20 » » 865 I Bootis 1855.143 Oblun. » 303.6 16 20.D .,^,A seauente=4.3». . „ , „ » 170 separate u 127.9 31 30.D.I"iB i.re"ceden.=4.7'"'°"'-'"^ || » 284 M » 300.1 30 90- Sl^jSl^si^b^-be » 322 » » .307.4 21 90- >. 310 )) » 306.4 28 lO.D Medio 1855.25 » » 300.51 » » Struve ritiene pressoche nuilo il movimenlO| Miller 1853.31 1.191 » 127.23 » )) angolare— ammetle pero certa la variabilila DawL's 18i3.32 1.039 » 127.03 )) )) di spleiidore. AM'occhio mio mi e quasi costan- Struve 1830.47 1.189 u 309.17 » )} temenle sembrato che la stella seguente fosse Herschel 1 1796.60 1.0 » 131.98 » » sensibilmenle piii grande della precedente. 877 £ Boolis 1854.475 2.06 10 3-22.9 3 80.n ,A^3.0 'jialio chiaro 1 80.dI "IB— 0.3talvolta brillantissimo verde, taKal- ■ ). 480 2.08 90 321.8 45 » 483 2.64 20 322.2 10 80. D tra perfelto oltremare molto simile alia com- » 486 2.48 60 321.3 10 90 — pii'.Mia di y .\ndroinedae. » 499 2.77 10 320.9 5 80.D "^ ^ 1853.14.1 3.25 30 323.9 27 •20.S ,.\=3.0gialla jeolori cospicui tB=b.3 azzurra' "^ 1 .. 302 3.23 33 32i.l 37 20.S Medio 1854.09 2.783 » 132282 ' » » Miller 1852.94 2.829 » [321.23 » » Slrine niclle luori di dubbio il movimento. Struve 1833.01 2.635 ), 3-20.00 i » » La ilifT.Tpnza fra le mie misure e le anlerioril » 18-28.11 2.680 » 321.10 1 n » e nel seiiso voluto. || » 18-22.39 » » 318.23 » » Herschel I 1803.01 » » 1314.63! » » » 1790.63 » » 315..33 » » i » 1781.73 1 n n 305.12 1 a B .... - . ' 76 DEMBOWSKI UISURK MICROMETRICIIE DI 127 8TELLE DOPPIE E TRIFLE 1 "° Stblvb 1 NOME Epoca Distan- za Peso Posi- zione Peso I Grandezze, Colori e Note 1888 I Bootis 1854.414 II 5.69 50 310°0 25 80?S p(A=5.0gialla , 'B=7.0 rosso decisivo ,, 464 5.85 30 310.7 15 90- » 460 5.89 10 311.0 5 80.S g (A=r4.7 gialla , 'B:=6.8 rosso purpureo ' » 475 5.88 10 310.6 5 80.S » 488 5.89 80 310.8 40 80. S 1 1855.116 6.28 72 312.9 46 0_ Le dilTerenze in angolo e distanza sono De{ » 215 6.08 43 312.2 35 0_ senso voluto. » 330 6.13 44 '312.9 33 0- Medio 1854.75 5.993 ., i3ll.75 » » Miller 1852.30 6.512 u 316.58 » » Madler 1841.41 6.961 » 324.50 n » Struve 1836.47 7.087 » 328.17 » » 0 1829.46 7.217 » 334.17 u » 1890 39 Bootis 1854.521 » 529 3.88 3.88 50 10 46.5 46.4 25 5 40. D 40.D D(BZg'3Jambe bianco rossastro » 538 3.95 10 45.9 5 40.D c (A= bianca iB=: porpora chiaro » 551 4.00 50 46.1 30 45.D .. 554 4.02 60 46.0 30 45.D 1855.179 » » 45.7 20 45. D Strtive suppose dapprima c;he ci fosse on leij » 299 3.90 68 45.6 38 50.D to moviiiiento indiretto — nelle misure posti' Medio 1854.74 3.946 » 45.97 » }) riori ne dubita. Struve 1836.50 3.757 )) 44.20 » » » 1828.13 3.657 » 44.00 n » Herschel I 1783.02 » u 51.65 » » 1909 44 Bootis 1854.480 4.14 100 210.5 50 20.D jj(A=5.5gfalla I 'B=:6.3 costantemente fra il rosso arancii 1. 486 4.32 10 2.39.9 5 40. D » 494 4.55 40 240.5 10 40.D ed il giallo olivastro. » 499 1 4.64 70 2.39.7 35 40. D g /A=5.2 giallo chiaro )B=:6.1 azzurro chiaro. » 508 4.63 70 239.6 35 45.D » 5101 4.63 20 240.0 20 40.D Sarebbero variabili i colori? » 6I7I 4.3'1- 76 239.6 40 30.D » 620 4.33- 67 239.6 49 30. D Le dilTerenze sono nel senso Toluto. » 633. 4.43* 80 239.6 43 40.D 1 » 647 4.39- 60 2.39.6 37 30. 0 ■ » 661 4.43- 72 210.2 35 30.D 1855.111 4.77 43 238.7 40 30.D » 206 4.59 47 239.5 44 40. D Medio 1854.69 1 4.448 » 239.71 » » Miller 1853.28 4.3.'i9 u 240.23 » » Hind 1847.09 4.261 » 237.99 » » — ' DEL CATALOGO DI 8TBDVE 77 PATTE NEGLI ANNI 1852 53 — 54 — 55. N» BIVB 1909 NOME Epoca Distan- za Peso Posi- zione Peso I Grandezze , Colori, e Note 4.i Bootis Dawes 18i2.39 3:'8ii » 233"g0 » 0 1) Struve opina che queste duestelle fra il 1781 Slruvel 1830.60 3.300 » 234.87 » » ed il 1802abbianoraggiuLtolamassima distaii- u 1832.95 2.903 » 234.47 » » za dalla parte opposta; e che fra il 1802 ed il 1819 » 1829.20 2.555 » 233.05 » » abbia avuto luogo la distanza minima. » 1819.43 1.5 » 228.00 » » Herschel I 1802.23 » » 02.98 » » » 1781.62 2— » 60.10 u » m S Sorpentis 1833.054 3.29 • 80 196.9 40 20.D T^ JA=4.0 eialla » 637 3.02" 90 197.7 35 20. D " te=o.3 gialio cinereo, o meglio terreo « 608 3.04- 100 197.1' 50 20. D » 071 3.03" 70 197.0 35 20. D o (A=3.0 bianco gialio chiaro » 074 3.03* 00 196.3* 30 20.D *B:^4.0 cinereo chiaro 1854.521 3.13 40 193.6 20 lO.D » 524 3.19 40 193.0 10 0- Struve mette fuori di dubbio il movimento, 1 » 557 3.30- 20 I9'j.0' 10 0- ma opina essere piii lento all'epoca sua che al » 500 3.23- 70 193.8' 50 lO.S tempo di Herschel I. » 505 3.31 • 10 194.2 5 0— 1855. i:.5 3.58 34 194.1 23 60.S 1 Medio 1834.20 3.130 u 193.98 i) » Struve 1836.30 2.307 u 196.93 » » » 1833.07 2.602 i) 197.28 » » n 1822.08 u 1) 201.2 » » Herschel I 1802.10 » » 218.55 » » » 1782.99 » u 227.2 » » 165 K Coronae Boreal is 1853.504 6.13 100 302.5 50 60.S Tx (A=:3.0 bianca « 3t)7 6.09 50 303.0 23 60.S," 'B=6.0cinerea » 309 0.03 30 301.9 15 60. S i grandezzc e colori notati una volta sola » 572 3.96 20 302.8 10 60.S c iA=4.1 bianco verde chiaro » 573 0.00 60 302.8 21 60.S 'B=o.0 verde chiaro 1S35. 163 6.35 59 302.3 41 lO.S Medio 1853.83 6.153 » 302.62 » » Struve 1829.70 6.002 » 300.86 a 11 Herschel I 1781.70 M » 293.83 » )i T- ,.A=:6.7 bianca •85 . Anonima 1855.212 5.77 ' 26 328.8 18 0— i" (B=8. 2 azzurro chiaro, dubbii 1 1 ,. 286 6.03 1 37 329.8 25 20.D ;; (.V=7.0 bianco sialic chiaro 1 Medio 1833.23 3.923 1 » 329.38 » 0 "^15=8.1 cinerea Struve 1831.93 5.420 » 326.37 u 11 Struve rilicne probabile unaumento nell'an- Herschel I 1783.33 « » 316.13 > » golo: ma non nella distanza come dissero Her- - schel 11 e South. 10* D E M B 0 W S K I MISURE MICROMETRICIIE DI 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE N" NOME Epoca ^^'''"- Peso Posi- Peso I Grandezze, Colori e Note ISTni VE ' za zione 1998 1 Librae // o 0 p jA+B=6.2+-G.2 gialio cliiaro M] =r7.4 dubbio fra razzurro cliiaro i| A B 18o3.29o Oblun. » 49.8 14 43.S » 3031 » » 51.2 20 30.S il rosso pallido. u 325 » » 50.3 13 45.S g (jjH^glbianco gialio chiaro Medio 18o5.31 » u 50.33 » M Slruve 1830/19 1.102 » 8.08 « » \C=7.2 bianco azzurro chiaro » 1832.4G 1.213 » 4.43 » » )i 1823.47 1.147 » 333.97 » )> Lc diirerenze sono nel senso voluto; ma, 2 ^ 1833.297 7.42 26 72.5 20 70.S poclic ossLTvazioiii clie ne o fatte, nun furor per nulla favorite daU'atinosfera; e specialmi' » 3037.18 42 71.0 23 60.S te le posizioni di A — B mi lasciavaiio semp molto da desiderare. ! ). 323 7.24 34 70.4 19 50.S Medio 1853.31 7.201 » 71.00 » U Strove 1830.49 7.067 » 74.70 » u » 1832.40 6.700 » 76.17 » » » 1825.48 6.75 » 78.60 » » ' ■20-21 49 Serpentis 1834.48S 3.68 100 321.3 50 COD 1 J. (A=^7.3 bianco rossastro (B=7.3 bianco azzurro, dubbii 1 » 502 3.89 40 320.5 10 70.D » 513 3.53 30 321.1 15 CO.D c /A=7.2 gialio chiaro 'iB==7.5idem | » 518 3.33 50 320.9 25 30.D .. 532 3.69 30 321.3 13 OO.D 1833.201 » » 321.0 30 10. S Struve ammctte il movimenlo dirello.ma Medio 1854.03 3.669 )) 321.22 » )} crede piii lento all'epoca sua die al lempo Struve 1830.32 3.280 )) 316.73 » » Herschel I. » 1820.10 » » 310.33 » » Herschel I 1802.39 W )> 302.87 )> » » 1783.18 » » 291.33 » » 2032 c Coronae Bor. 1834.340 2.30 GO 180.0 50 OO.D P (A=3.3 Hiallo ahiaro ^B=:=6.5 gialio talvolta cinereo » 549 2.47 50 178.3 33 GO.D » 710 •2.23- 68 179.7 30 70.r» o (A=5.2 bianco gialio chiaro ° 'B=0.0 bianca » 757 2 23 33 180.4 43 70.D » 77V 2.66 36 1803 41 iGO.D 1853.110 2.44 28 180.4 39 170.S II tempo della rivoluzione c di circa M .. IGS 2.42 42 179.8 34 |70.S anni. » 284 2.32 34 179.6 44 70.S Le difTerenzc sono nel senso voluto. Medio 1854.80 2.369 )) 179.85 » » > Struve 11836.59 1.435 » 134.73 » » » 1827.02 1.312 n 89.33 J> » - DEL CATAIOGO DI STRtVE rATTE NEGLI AKNI 18S2 — ^3 — 5i 55. 79 11° NOME Epoca "'^"'"- Peso ^f: Peso 1 Grandezze, Colori e Note BtVK 1 1052 ^ /.a zione Hcrculis 71 18D'l.570i 3"l2 >. .581] 3.27 50 43 105°8 103.8 25 20 0 70.S 80. S I) [J=^ ;«}biancl,e 1 » 595 3.07 60 286.0 30 70. S ^lB=7.imin.!bi-<=he » COGi 3.17 40 104.8 20 70. S » 612 3.12 60 285.4 30 70.3 1S55.20G „ » 105.8 20 30.D Medio I8.5'|.C9 3.141 » 104.75 „ » Stnivc 182952 a.983 Bene u 109.70 » » • '055 X Opiiiuclii 1855.28G s,-i,;„ale » 13.9 11 0— ^ (A=4 4 certo bianca iB=0.3 bianca, dubbio » 297 i-ccntn » 15.1 25 0— » 325 pii, (]il" » 17.2 12 0 — c(A='l.0gialla *B=5,9 azEurro chiaro Medio 1855.30 » » 15.35 » » Slruvo 183G.50 1.014 » 353.38 » » » 1831.42 0.987 » 350.60 » « Le dilTerenze sonu nei senso voluto. B 1825.51 0.837 » 331.80 » » 1 j078 17 Draconis 1853.652 3.87 no 112.8 45 0- „ (A=5.7 bianca IB=7.0 azzurrocbiaro » 682 3.50 80 111.9 40 0 — " 087 3.G8 80 112.2 40 0— „ (A=5.0i, . , S,jj_,3 (jibiancbe » 690 3.5G 100 112.9 50 lO.S » 695 3.72 20 112.1 10 lO.S 1855.179 3.98 44 115.6 28 30.S Struve dice essere nuiio il movimento dal » 270 3.77 28 IIG.O 28 30.S tempo di Hcrschel 1. ; Medio 1854.12 3.708 » 113.23 » n Struvc 1831.91 3.743 Bene )) 116.47 » » 08* Z Ilerculis 1854.759 M-iKii\iie » 68.0* 18 lo.s y. (A=2.9 gialla " 'B=6 8 olivastra, certi 1) 7()2 » » 68.4- 22 lO.S » 705; » » 07.3- 41 |10.S g (A=3.0 gialla • B=0.1 purporea » 814 » » 68.0- 15 lO.S » 814 )> J) G9.2 ■ 45 Uo-S >. 831 » » 08.5 • 12 40.S La dilferenza ricllaposizione e nei senso volu- » 836 » » 69 2- 33 «0S to: ma Ic misureprese ncl 1855 collacongiun- « 83'J » » 69.3- 50 >.0.S "eule a circa 45° dalla verticale meritano po- 1850.212 „ » 74.6 33 .-^O'^ <:liis!>imacon(idenza. L'aberrazione del P_aj"alel- » 231 » » \71.9 7 iW.Dijsnio {■ palcnte.e le dueposizioni pel 1855.231 » 231 1 (^uiieo » ^GG.5' 1 6 10. S Iprese iiello stesso ciorno una ail'Oriente. 1 al- » 270 ■'"•I'-iraic u 70.2 10 iO.D tra airOccidente,ne sono una prova manifesta. Medio 1S51.94 | » » 69.38 n » MilltT!l8;i3.33 1.102 )) 78.63 » » ■u= Dawes Its '((■). 83 )) 11 112.23 » ! » 80 1) E M B 0 W S R 1 MISURE MlCROMETRlCnE Dl 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE Strive NOME Epoca Distan- za Peso Posi- zione Peso I Grandczze, Colori e Note 1 2130 [1 Draconis 1833.698 3"06 100 188°4 50 80°S 0 !bS:?j^'^"'='"' 1 » 7U1 2.82 50 188.1 25 80.S » 720 2.91 60 188.2 30 80.S S {g^slilbianche 1 » 728 2.82 30 188.5 15 80.S » 731 2.84 70 188.1 33 80.S 185i.579 3.12 00 7.5 30 80.S La difTerenza inposizione sarebbe iiel senfl » 613 3.03 20 7.3 20 80.S voluto. I » 734 3.22 81 188.7 43 80.S , » 759 3.31 68 188.8 45 80.S » 787 2.99 • 84 188.3 39 60.S » 795 3.10- 56 188.2 18 90- Medio 1854.26 3.042 » 188.26 u » ■ Miller 1852.25 2.973 » 187.27 » » I Smith 18i7.51 3.0 » 191.60 » » r Struve 1836.79 3.267 » 202.85 )} » 1 2104 Anonima 1853.590 1853.206 5.64 5.72 20 31 » 19.7 » 31 » 90- D (B^s'slcolori incerli ■ Medio 1834.40 3.698 » 19.7 » » c fA— 6.2 bianca °tB=8.0cinerea Strave 1829.33 3.837 )} 19.63 » U •2110 a Herculis 1853.397 4.42 50 121.3 15 80.S Tj fAt= giallo brillante *B=: giallo cinereo » 627 4.63 80 118.9 40 90— .. 635 4.51 50 118.1 23 90- non notate le grandezze. » 641 4.77 100 117.2 50 90— g (A=3.0 giallo brillante 'B=6.1 azzurro intense .. 643 4.60 50 117.6 25 90— » 646 » » 118.2 25 80.S Medio 1853.63 4.618] » 118.21 » » Struve dice esserc nullo il movimeiito. Strave 18-29.63 4.648 » 118.48 » )) 2101 p Herculis 1853.649 3.81 40 309.3 20 60.S Q ^A=5.3 bianco rossastro lB=7.2 verde chiaro » 654 3.32 90 309.8 45 60.S » 657 3.43 60 309.9 30 60. S colori notati due volte, graiidezzt- una vol! » 671 3.39 40 310.3 20 60.8 g f A=r4.0 bianco verde *B=5.1 piu verde di A » 679 333 20 310.1 10 60,S 1855.135 U u 309.3 41 20.S Medio 1853.91 3.510' » 309.72 » U Struve dice che v'^ motive di credere ad i i Strnve 1830.35 3.600 » 307.22 » u movimento diretto. 1 DEL CATALOGO Dl STRUVE PATTE NEGLl ANNI 1852 53 54. 53. 81 F ■HIVE NOME Epoca Uislaii- za Peso Pusi- zioiie Peso 25 I 0 0— Graiidezze, Colori e Note 1180 1' XVH.ii l'i7 1854.505 3.25 30 205.3 D |„~^'Q)biaiiclie » 570 3.25 80 205.5 45 lO.D » 012 3.07 70 205.4 35 lO.D S [..~.y'.,j'biancliissime » 039 3.10 42 205.1 42 0- » 001 3.28 59 205.5 35 0— Medio 1851.01 3.198 » 205.30 n )> Struve 1831.29 3.173 u 205.28 » » Herschol 1 1782.84 » )> 267.0 J) » 203 Aiiunima 1855.281 » 295 Ciineif. Obliin. » u 144.8 330.2 18 32 45.S 45.S DLZg^jljiancho, dubblo Medio 1855.29 )) » 328.20 » a o (A=:7.5|, . , S !i>_Y ojbiancho Stiuvc 1832.80 0.72 » 328.4 » » » 1828.70 0.72 » 330.0 )) » 264 95 Hercuiis 1854.072 0.04 61 259.8 40 50.S r, (A=5.3 bianco verde » 090 0.05 61 258.7 44 40.S|" >15=5.5 rosa pallido » 721 5.99 45 258.7 44 00. S ' g 1.^=4.9 giallo verde nhiaro .30. S '8=4.9 mill, giallo rosso chiaru » 748 5.97 30 259.0 28 » 705 0.42 70 259.3 44 60. S Secondo Struve, i eolori sono vaiia bili. A 1855.200 » » 82.1 38 50.D vero dice, nel piccolo uiinuTO d" osservazionill » 281 6.20 02 82.2 32 50.D clie tie o fatte, non mi e mai sembrato che ci Medio 1854.87 0.151 « 259.95 » » sia una variabiiita decisiva. Struve 1829.90 0.002 » 201.75 » » 272 70 Opiiiuclii 1853.520 6.24 90 114.8 25 30.Dt. (A=5.0Kialla » 545 0.59 90 110.2 45 30. D 'B=0.3 rosea, corto » 550 0.45 • 70 117.0 25 30. n g(A=4.1 gialla '15:=;0.1 purpurea » 553 0.'i5- 100 117.2 50 30. D » 550 0.52- 100 110.7 33 30. D .. 559 » » 116.9* 50 30. D 1854.472 6.89 10 114.6 5 50. D » 480 0.53 50 114.0 50 70.D ). 494 0.10 00 113.4 30 70.D » 499 0.04 40 112.6 20 80. D )) 508 0.01 20 113.2 10 70.D » 513 0.12 70 113.4 45 80. D » 072 0.30' 73 114.1 46 70.D ). 090 0.29" 58 113.1 37 70.D » 702 0.19 • 82 113.2 25 70.D » 707 0.19- 72 113.2 41 90— B 713 0.13* 79 113.3 28 90- — ^ » 213 0.52 58 113.1 39 i5.D 11 82 DEMBOWSRI Ml SURE MICROMETRICHE Dl 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE STRIVB 2-272 NONE 2276 70Opiuchi Medio 18o '1.27 Epoca Distan- Peso Flulcher Slruve » P. X\ U.i' 3G2 Medio Slruve Herschel I 2316 59 Serpent is 2323 1851.58 1836.66 1834.4.7 1828.71 1833.567 » .578 » 580 .. 383 .. 586 1833.253 1833.86 1830.09 1783.22 II 6.:J27 6.378 6.137 3.832 4.782 6.69 6.46 6.68 6.60 6.57 » 6.372 6.840 Medio Struvc Hcrscliel 1 39 Draconis 3.68 4.07 4.15 3.90 3.94 3.83 3.958 3.830 3.947 Medio Slruve 1833.20 HiTscliel 1111828.99 Herschel J 1802.83 . 1780.78 20 100 30 100 20 1854.540 » 365 » 576 » 581 » 587 1833.330 1854.70 1836.22 1828.62 1822.72 1802.34 1781.79 1852.721 '3.62 1833.649 3.42 ). 632 2.86 » 687 3.34 ), 70113.22 „ 723 3.03 1835.206 3.06 1833.76 3.189 3.141 » 30 20 60 20 40 28 30 50 00 60 30 60 41 Posi- m.63 116.10 129.33 131.13 140.22 255.8 234.9 255.3 255.0 233.3 5.^9.7 236.12 237.93 260.3 313.8 314.1 313.1 313.6 313.0 314.6 313.73 315.00 314.12 312.33 312.42 31453 339.9 337.0 337.3 360.3 3.39.1 .361.0 362.1 1.84 5.91 0.00 6.32 12.68 Peso 20 50 23 30 10 34 10 10 30 10 10 23 I Grandezze, Color! e Note Le dilTerenze soiio nel senso voluto. 6 23 25 30 5 30 30 40.S 40.S 40.S 40.S 40.S 50.D 60.D 70.D O.D 70.D 70.D 20.D » » » 80.S 60.S 50.S 70.S 70.S OO.S 60.D r. (A=7.0 bianca '3=7. 3 bianco rossastro, dubbii „ f A=6.0 bianco giallo chiaro *B=7.0 bianco azzurro chiaro I (A=3.7 bianca " tB=8.7 azzurra „ f A:=5.3 bianca **B=7. 8 azzurra Slruve opina essere nnllo il moviracnlo. f^ tA=5.0 bianca " (8=8.0 azzurra nolati una volta sola ^ ^A='l.7 bian^'O giallo cliiuro 1 8=7.7 azzurra Struve opina esservi un lento movimenlo diretto, non puo cosi valere come scmbni indicarlo I'angolo di Herschel H. DEL CATALOCO DI STRUVE 83 FATTE NEGI.I A^'M 181) 2 — 5.^ — 54 — 55. .1° NOME Epoca Distan- Peso Posi- Peso I Grandezze, Colori c Nolo ■Rlivi: za zione 1375 Tauri Ponialowski 1854.551 2"22 80 110?1 40 90- r^ fA=6.5),- ._. » 570 2.47 70 109.6 35 90- " lB=7.0*"'""'"" » 587 2.27 SO 110.9 40 70.D c(A=6.2t,. , 70.D,S'I{=C.6'''"""^'''- » 614 2.31 70 110.1 35 .. 628 2.19 90 109.8 50 70.D Medio 1854.59 2.286 » 110.11 B » Struve 1829.10 2.236 )) 108.12 » >i 382 4 e Lyrac 1853.613 3.42 00 » » » jj jA=5.0 bianca • 8=6.4 azzurro cincrea .. 627 3.29 60 » » » » 635 3.40 50 » » }) g jA=4.6 bianco vcrde cliiaro ■ *B=6.3 bianco azzurro ehiaro « 638 3.19 80 » » u >> 646 3.38 70 » n » 1854.592 3.59 90 21.0 45 50.D ■^ 11 raovimcnto relrogrado e indubitat 0. La » 628 2.93- 39 19.1- 35 90- differenza sarebbe nel sense voluto. Ric ettati « 795 3.48 57 21.1 22 45.D tutti gli angoli prcsi nel 1853. .. 803 3.41 82 21.6 39 40.D 1855.212 3.11 35 19.4 24 90— Medio 1854.22 3.352 )> » » » » 1854.81 )) » 20.52 » » Miller 1851.82 3.182 » 21.41 » » Smith 1842.59 3.2 n 20.6 » » Challis 1840.84 3.30 )) 24.16 )> » Struve 1831 44 3.034 » 26.06 » h » 1819.69 3.83 )) 29.30 U i) Herschel I 1779.83 3.44 » 33.92 » a 1383 5 e Lyiac- 1853.611 2.49 50 147.4 25 70.S .. ,A=5.0i,. .. . » 624 2-76 80 140.9 40 70.S " ;B=:o.3»""""^"'5s,me » 632 2.59 100 146.8 50 70.S „(A=4.9),. ,. . 70.S 1 =• tfi— 5 ijjbiaiichissime » 641 2.57 100 147.2 50 » 043 2.60 80 147.0 40 70.S 18.54.591 2.84 • 60 146.6 30 70.S Anche in questa coppia il mo\imcnlo retro- » 620 2.69- 80 146.5 10 70.S grado e certo. » 777 2.67 39 146.6 40 80.S La difTcrenza c nel senso \oliito. 1 » 803 2.61 90 147.3 47 80.S Medio tSo'r.lO 2.642 » 146.96 » )) Miller 1851.82 2.489 » 146.73 » )) 1 Smith 1812.59 2.6 » 150.9 » 1) Challis 1840.85 2.545 » 151.86 » » Struve 1831.44 2.573 » 155.17 » » » 1819.73 3.43 )> 160.30 » u i Herschel 1 1779.83 )) )) 173.47 » » 84. 1) E M B 0 W S R I JIISURE MICROMETRICUE DI 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE Struvb NOME Epoca Distan- za 1 Peso Posi- zione Peso I Graiidezze , Color!, e Note 1 2452 Draconis 233 1854.625 // 5.58 56 219°0 30 20. D „ .A— 7.0 bianca " (B=8.0 eiiierea » 628 5.50 56 217.9 43 80.D » 6i5 5.61 4.4, 219.0 34 60.6 S [„~_'m jbiaiiclie » 705 5.53 72 219.9 41 lO.D » 707 5.63- 77 219.7 35 20.D 1855.292 6,19 33 220.2 19 20,D Medio 1834.77 5.031 » 219.18 » )> Struve 1832.09 5.633 » 219.77 » » 2486 Cygni 6 1854.710 » 716 10.11 10.14 52 45 42.1 223.0 42 36 50.D 30.D ^ (b=0."i mill. iWai'corossastro r> 724 10.47 60 222.9 33 40.D _ ,A^6.0) . 11 ^{b=^6.0»»'^"'-' » 779 10.17 23 223.1 30 30.D « 855 10.11 67 43.2 39 40.D Medio 1834.76 10.211 » 222.84 )> )) Struve dice rlie la diflcreiiza neile sue t Struve 1836.75 10.523 )) 224.08 » n stanze puii o.ssere attribiiita all' imperfezio » 1832.48 10.460 » 224.83 )) i) delle raisure aiiloriori, Pero e uiio dei poc » 1821.3 11.00 » 224.83 )) » casi nei qiiali lamiadistanza ominore diquc di Struve. 2605 W Cygni 1S54.549 » 557 3.18 3.27 40 30 184.8 178.8 40 20 80.S 80.S D (i=J'Seua'"^"' ""'«'« '^' grandezze » 557 » » 181.0 30 70.S g (A=6.0 bianca *B=7.5 cinerea » 562 3.48 30 182.3 25 90- » 563 3.41 10 181.1 5 90- .. 570 3.24 40 182,0 40 80. S Slruve dice esser iiiillo, o leiitissinio il n Medio 18.54.36 3.338 )> 182.48 }} » vimeuto, ma tn senso dircllo. Struve 1831.39 3.322 M 18'1.38 » " t 2613 .Vjiiihie 210 1834.705 4.74 50 349.8 33 30. D D 1b=8:Sj"'«""='"' ! » 716 4.58 53 3'18.4 35 lO.D L^ » 751 4.99 40 348.6 28 30.D S {g~_\jjbiaMco giallo cliiaro ■ » 757 5.02 65 348.9 38 20.D 1 » 787 4.85 14 349.7 21 20.D Airoeehio mio, prosentemoule, souo lu i Medio 185V 74 4.830 » 349.03 » » daH'cssere pressocclie e^^uali; e I'o rimarci) 1 Slruve 1829.18 4.695 )) 330.72 » » molto attentamente. 2653 AiioiiiiTia 1853.561 6.44 40 1.3 20 so.s D {g^g'gicoiori incerii .. 564 5.93 40 2.9 16 50.S Medio 1833.56 1 6.183 » 2.01 )) » S[b3.5J^'»"'='>« Struve 1831.21 6.094 » 2,98 » » « DEL CATALOGO DI 0 STRDVE 85 PATTE KEGLI ANNI 1852 53 54. — 5 J. N" N 0 M U Epoca Distan- p Posi- Peso 1 Grandezze. Colori e Nott- TRliVE la. zione j lldl'i p. XX. i' 26 1833.706 II 3.59 30 2io!o 15 0 lO.S 1 „ A=7.0 biaiica ! " 1b=7.2 vcr.le chiaro » 723 3.29 30 209.2 15 0- » 750 1854.762 3.53 3.71 20 38 209.0 210.6 10 32 0- 0— S f"|.~-'j}bianchissime » 803 3.40 72 210.0 46 0— Medio 18o'i.l5 3.490 » 209.99 » p Struve suppone esservi un movimento indi- Struvo 1830.79 3.342 » 207.37 » » retto. Herschel I 1783. » )) 213.— » » 1671 Anonima 1854.570 3.32 90 340.8 45 70.S _ (A=6.5 bianca " »B=7.5 azzurro cinerea » 579 3.23 50 339.4 25 90- » 581 3.17 80 3i0.1 40 70.D (, ,.\=6.0 bianca =■ Ib=7.4 cinerea » 584 2.93 90 341.6 43 90- » 587 2.82 100 341.8 50 80.S Medio 1854.58 3.073 D 340.93 » » Struve ritiene per nullo il movimento. Struve 1831.11 2.987 » 341.10 » n nos .\nonima 1854.710 15.82 54 338.9 27 90— J. /A=6.9 giaila IB— 9.0 rosso azzurro » 713 13.72 43 339.1 29 90- » 716 13.S7 61 338.5 32 90- .A=7.0 ginlla * 1b=8.7 azzurra » 740 15.73 32 338.9 19 90- t » 751 15.82 52 339.7 39 90— » 795 15.81 52 339.3 28 90— Lc differenze In angolo e distanza sono net 1835.330 16.08 50 339.5 37 50.S senso voluto. Medio 1854.82 13.844 » 339.17 » » Miller 1831.87 13.523 » 340.20 » » Dawes 1837.75 12.642 » 347.42! » )i Struve 1836.58 12.137 )) 3'i8.38 » » )) 18.32.79 10.98 » 351.2 » » » 1828.80 10.48 » 333.0 u 0 Herschel 11 e South 1823.68 9.562 U 300.32 n a 716 *9 Cygni 1854.631 2.53 33 493 14 70. D TV (A=5.7 bianca » 633 3.13 35 48.6 25 70. Di" lB=8.5 azznrra, dubbio 11 ). 639 2.86 54 49.4 31 70.d' c ,A=6,0 sialla | » 702 2.84 62 51.5 37 lO.D IB=8.1 azzurra 1 » 710 2.76 41 51.7 27 lO.D 1 1 Medio 1834.66 2.831 » 50.26 )} » Struve dice essere probabile un movimento^ Struve 1830.61 2.736 » 49.42 )) )> negative. llerschel I 1783.70 » u 58.2 » )) 11* 86 ^ ' DEMBOWSKI 1 MISURE MICROMETRICIIE Dl 127 STELLE DOPPIE E TBIPLE 1 N" STHtVE NOME Epoca 1 i •^'^"'"- Peso za Posi- ziorie 3394 Peso I Grandezzo, Colori e Note 2723 Anonima 1834.020 4!90 71 48 20?D .. (A=7.3i ... ). 039 4.42 52 339.1 49 30 D' in— 8 ii*™'^'^ Dianco rossasiro ■ « 099 4.07 67 .3.39.4 41 30. D ._, (.\=7.3 bianca ■ » 710 4.74 57 338.2 33 lO.D *B=8.0 cinereo cliiaro n )- 713 4.73 69 338.0 29 lO.D 1 Medio, 1834.08 4.711 )> 338.93 » » Struve dice essere proLiabile uii lento movfll Struveil829.89 4.237 » 338.03 » M memo diretto. ■1 „ ,1821.83 )) » 333.90 )> )) u Herscliel I 1783.33 » » 348.33 )> )i f 273o P. XX.ti 376 1854.331 2.17 50 283.6 25 80.S ., (A^7.0 bianca " »B=:8.3 azzurro L >, 579 2.. 39 60 284.1 30 90— 1 ). 617 2.08 80 '284.6 40 80.S g (A=6.2 giallo briliante ^B=7.7 cinerea ■ » 623 i 2.11 70 284.9 .33 80.S H » 6331 2.22 26 284.4 26 80.S H Medio 1834.00 2.183 » 284.70 )} » H Struve 1829.38 2.133 » 289.67 » » 2737 £ Equulei 1 A B 1854.839 Cuneif. » 279.1 23 80.S jj f A+B=5.4 gialla *C :=7.3 azzurro cinerea 1 >. 912 )) )) 274.1 34 I70.S 1 » 926 » » 283.7 45 80.S rA=5.5 giallo chiaro >, 933 h » 282.3 • 37 80.S S ]b=6.2 idem ! » 970 » » 280.3 30 60.S (C=7.1 bianco cinereo i Medio 1834.92 )) )) 280.23 » » Struve 1830.71 0.407 » 291.03 » }) La Herschel I sino al 18.32, la stella A-.l » 18.33.67 0.33 J) 294.04 » )) fu sempliceper tutii gli osservatori. Poi fu • A-.B 18D4.833|t0.52 33 76.8 28 70.S dula duplice da Struve. 2 La dilTerenza nelle posiziuiii sarebbe nel s )i 839110.57 70 76.8 43 70.S so voluto. » 912 10.37 62 70.4 39 |30.S » 926 10.38 80 70.1 46 43.S » 933; 10.77 38 70.2 47 50.S Medio 18.34.89 {10.003 » 70.43 )) }) Stru\el 1830.72 !l0.970 » 77.86 n )) , » 1833.39 110.836 » 78.07 » » Ij » 1821.23 110.78 )> 80.4 » » 1 1 Hcrsf-liei I 1781.81 9.373 » 84.33 » )) 1 DEL CATALOCO DI STRUTE FATTE KECLl A>M 18^2 !J3 61 Si). 87 TMJVE 2742 2 Etjuulfi Epoca Medio Struve '758 61 Cvsiii 1851.558 « 560 » 576 « 592 » 606 1834.58 1831.57 Medio Struve 762 P. XXI.i' 1 Medio Siruve ITSCllcl 1 m Pe-asi 29 Medio Struve 1854.718 » 724 » 730 » 732 » 736 » 737 » 749 1854.73 1836.57 1832.77 1828.72 1821.62 1854.606 » 613 « 617 » 620 « 622 1851.62 1829.75 1783.70 1854.6.39 » 699 » 705 n 74 1 » 762 1854.71 1836.71 1831.02 Distaii- 3.31 2.74 3.08 2.83 2.94 2^921 2.580 17.22 17.21 17.26 17.34 17.41 17.24 17.30 17.290 16.080 13.79 15.31 14.87 3.31 3.79 3.49 3.24 3.37 3.416 3.547 2.76 2.93 2.81 3..32 3.02 2.953 2.732 2.900 Peso Posi- 30 100 50 20 20 50 61 23 59 59 31 66 70 30 30 20 50 86 68 55 60 58 223.4 ,223.7 224.4 223.6 223.6 223.70 224.70 Peso 1 105.0 105.6 105,7 105.7 103.6 • 105.7 • 105.8- 105.58 94.40 92.03 89.40 84.38 312.0 310.6 310.1 308.4 |309.3 31073 313.60 313.25 319.7 320 7 320.4 321.3 321.1 320.32 316.70 316.90 10 50 5 10 10 40 40 48 37 34 30 42 35 15 15 10 10 50 34 35 14 38 lO.S 20.S 30.S lO.S lO.S 40.S 0- 0— 0- 0— 0— 0 Grandczzc, Colori e Note 70.S 70.S 70.S 70.S 70. S 60.D 10. S 10. S 0— 80.D D fn^siol'*'*"'^'"' S|B~7.'lmin.)'''''"'='"^'''"'^ La distanza di quesia steila mi riusci sem- pre molto difficile. J. (A:=5.t giallo all'araiicio tB=0.4 arancio puro, quasi sempre c /A=3.3 gialla (B==5.9 gialla od aurea Le differenze sono nel senso voluto. jj rA=5.9 bianca g -A=6.0 liraiico verde cliiaro {B=8.0 azzurro chiaro D 5"jj_n'. jbianche ^IA=.7.0>.. , ^ «B.=7.5}'''^"=''« Nelle misure antcriori , Struve so.spctia un incremcnlo ne'iraiigolo che poi nelle Meiisurae, Secundae trova uon verificarsi. 88 D E M B 0 W S K I MlStRE MICROMETRICHE DI 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE Sthuve NOME Epoca Distan- za Peso Posi- zione Peso I Graiidezze, Color! e Note 2806 P Ccpliei 1852.721 12''60 50 252°3 10 0 40.S y. (A=:3.2 giallo chiaro " »B=7.9 violctto 1854.740 13.11 26 252.3 28 40.D » 746 12.94 38 252.7 34 40.D c /A=3.0 bianco verde ° (3=8.0 azzuria » 759 13.15 53 253.0 39 40.D » 792 12.93 56 253.2 30 50.D » 833 12.98- 55 252.7 13 90— Struve sospetta un lento movimonto indirell Me(lio|l854.43 12.914 » 232.79 » U Diminuisce forse la distaiiza? Struve 1832.26 13.574 » 230.03 » » Ucrschol I 1803.22 » » 252.70 » » » 1781.97 » » 251(..53 )) » 2822 jx Cygni 1853.731 4.87 10 117.3 5 70.S |x (A=4.7 giallo rossaslro " (B=6.3olivastra n 747 4.67 20 118.1 10 90- » 843 4.80 70 118.1 33 70.S g jA=:4.0 bianca IB— 5.0 bianco azzurro cliiaro » 898 4.83 60 118.1 30 70.S 1854.535 4.50 80 116.3 40 lO.D » 590 4.36 70 116.6 33 0- So vi i uu movimento angolaro come ser .. 751 4.89 59 115.7 43 lO.D bra dalla dilVerenza fra Struve e Hcrschel I, » 754 4.88 85 115.5- 47 lO.D divario sarcbbe nel senso voluto. a » 762 4.94 78 116.5 42 lO.D Anche questo 6 uno dei poclii casi in cui ; Medio 1854.29 4.740 » 116.63 » » mia distanza o niinore di quella di Strnve. Struve 1851.63 5.557 )) 114.55 » » Hcisclicl I 1789.55 » » 109.27 » » 28G3 \ Cephei 1854.532 5.97 50 287.7 23 30.S „ (.\= bianca " (B= rosso violetto, certo » 538 5.92 30 287.8 15 30. S » 543 5.92 80 289.0 20 60.S tiou notato le grandezze. » 549 5.79 50 288.1 23 70.S c (A=r4.7 giallo cliiaro ° lB=6.3 azzurra » 558 5.96 GO 287.6 20 70.S ' Medio 1854.54 5.914 » 288.05 » » Struve 1831.77 5.600 » 288.90 A » Struve deduce ossere milli) il movimento d tempo di Herschel 1. 2909 '(, .\i|uarii 1854.749 » 757 3.94 3.76 37 37 345.2 345.2 18 40 lO.D 20. D D |p=^;^jbianclie ( » 921 3.79 43 343.9 49 20. D c,A=4.0|,. . S 1 ij_4 jibianclio » 929 3.67 71 345 4 47 20.D » 954 3.82 36 345.2 36 30. D » 970 3,67' 95 344. S ' 50 20.D 11 movimento ii)diri'lto !• rerto. Striivesi' Medio 185i.88 3.745 » 344.89 » » pone che al suo tempo la distanza era in dir' Miller 1852.94 3.534 » 345.60 » » nuzione. ill La dillerenza nolla mia posizione 6 nel set)! Madler 1841.48 4.123 » 332.18 M » Struve 183C.05 3.389 i> 352.71 )) » voluto. I « 1832.81 3.458 » 333.28 » » _.l • DEL CATALOCO DI STBDVE FATTE KEGLI A^NI 1852 !)3 Hi — 5j. ■BlIVE NOME Epoca l^'^'""- Peso za Posi- zionc Peso I Grandezze , Colori, e Note Ml Aiionima 1854.581 » 1 3.46 80 0 231.1 40 70.D ^ !i=7:6!''i»"'=he » 584 3.32 70 231.0 35 0— » 592 3.28 50 69.8 25 80.D c f A=7.2 ,. . , » 600 3.40 70 71.3 33 60. D SlB==7.2min.l'"*"^''^' » 614 3.2V 70 71.2 35 90— Medio 1834.59 3.330 u 70.96 )) )) Slruve 1832.43 2.977 i )) 76.03 W » 950 Cupliei 241 185i.642 2.54 29 315.6 31 lO.S r, (A=6.5 gialla " *B=7.9 cinerea » 702 2-33 39 317.9 23 50.S >. 707 2.27 80 317.3 41 30.S c f A=5.7 gialla ° tB=7.0 cinerea " 'i^ 2.15 63 316.2 40 30,S » 731 2.51 53 313.4 33 lO.S Medio 1834.70 2.328: )} 316.44 » » Struve 1832.23 2.040 ! » 319.10 u » .988 Aquarii 281 1834.639 3.59 38 279.6 43 80.S rw rA=7.7), . , )> 705 3.33 73 279.7 45 80.S D (jj—s.al'"''"'^^^ » 803 3.74 30 280.4 37 80.S S(B=?;Lin. )§''''"' <=•""" Medio 1054.72 3.594 )) 279.89 n » Struve 1830.89 3.730 » 280.97 » » (001 0 Cephci 1834.674 2.78 47 181.3 23 40.S jj jA=5.1 bianco giallo cliiaro 'B:=7.9 azzurra, certo » 792 2.64 50 184.0 20 50.S » 811 2.63 37 183.2 32 60.S c |A=:5.2 giallo brillanlu B=7.8 azzurro intenso » 880 2.24 35 183.6 24 70.S )) 933 2.52 95 185.6 34 70.S Colori cospicui. i Mt'dio 1835.82 2.370 » 183.97 » u La diflerenza nella posizione i; di+S" Evvi Slruve 1832.81 2.353 » 174.97 u u realmeote un movimento diretto? ) c Cassiopejae 1854.626 2.86 31 323.9 33 80.S J, r.\=5.3 bianca tB=:7.7 azzurro cinerea 1 » 699 2.92 61 326.6 45 60.S 1853.001 3.12 71 323.9 38 40.S c (.\=3.4 verde ^B=:7.3 azzurro decisive Medio 185'l.77 2.993 » 321.95 » M Struve 1833.19 3.012 )) 323.47 }} U Herschelli 1804.44 » » 319.23 » )> Struve (lice ciie non v'u nulla di certo circa ). il7S1.97 » )} 330.47 a )) al movimento, mentre 11 medio tra i due angol i di Herschel I che e=.32i''.85 e quasi identico 1 a quello prcso nel 1833. L £ anchc identico al mio pel 18S4. 12 90 DEMBOWSRl MISDRE MICROMETRICUE DI 127 STELLE DOPPIE E TRIPLE Strive 3050 3062 NOME Epoca Andromedae 37 Medio Struve Anonima Medio Struve 3127 3 Herculis Medio Struve Herschel I 1834.632 » 639 » 696 » 721 » 724 1854.68 1832.63 1834.880 » 899 » 970 1853.001 » 078 » 091 1834.99 1836.01 1831.71 1823.81 1834.770 » 773 » 814 » 831 1833.108 » 273 1854.94 1836.58 1829.77 1820.69 1781.81 Distan- za 3!^1 3.77 3.44 3.64 3.75 3.665 3.780 Cuneif- Bene separate » » 0.466 0.820 11/4 21.88 22.18 21.84 21.98 21.80 21.79 21.928 24.883 26.11 » 34.22 Peso 34 85 56 50 78 » 38 63 70 13 23 40 » » » Posi- Peso 197.1 197.1 196.7 195.4 193.9 196.51 191.03 249.4 250.3 249.6 249.6 250.0 250.1 249.88 14C.38 87.5 30.7 177.9 178.4 178.4 179.2 176.0 176.1 177.64 174.78 173.70 172.93 162.47 39 43 29 27 42 21 36 43 37 32 31 » » » 40 16 42 13 27 20 » » » 43.D 45.D 80.S 80.S 80.S 30.D 50.D 40.D 30.D lO.S 20.D 50.D 50.D 60.D 60.D 50.S 50.S » Grandezze, Colori c Note D iB^e.'sl'''''"'''"' Presentemente sono molto diverse di graj dezza. Forse B e variabile? r, (A=6.8 bianco rossastro " tB=8.8 dubbio =6.6) iaile 11 tempo della rivoiuzione e di circa 95 am; il movimento diretto. ] La differenza sarebbe ncl senso voluto.Pf senteraente sono sicurameiilo piii di 1" distil- ti — che altrimenti non avrei potuto vcderleiS parate. U (A=^3.0 giallo chiaro "B=9.1 azzurra g ,A=:3.0 verde (B=:8.1 bianco cinereo Le difierenze in angolo e distanza sono 1 senso voiuto. DEL CATAL060 DI STRUTE ftl PATTE NEGLl AKNI 1852 53 5-i — 55. llUsurc dubbie In qucsta classe d eredulo bene di metlere tulle quelle ehe non d osservate che una sola volta, ed una nelle cui misure non 6 alcuna confidenza. N" FRUVE 127 WO 53 tl !73 :95 •:5i I Tauri 34 Struve Herschel fl South Ccphei 49. Hev. Medio Struve Epoca 2G Aurigao Struve Caiicri 194 Siruve Herscliul I Anonima Anonima Siruve Struve 73 Ophiuchi Struve Herschel I 1855.116 1831.09 1828.96 1824.91 1855.168 » 215 1855.19 1836.45 1832.64 1828.28 1855.130 1828.61 Distaiv 1855.130 1831.31 1783.13 1853.595 1832..i3 1852.866 1830.51 1855.303 1831.05 1783.32 * 6.82 6.68 7.21 7.33 Cuneif. » » 0.863 0.920 0.840 12.29 12.513 7.27 7.202 » 4.13 4.195 4.27 4.563 Istima 1.543 Peso 36 63 47 30 too Posi- zione 208.9 208.60 208 33 204.95 364.5 371.6 367.79 355.80 354.57 349.55 2G7.5 208.02 200.6 200.50 204.8 342.0 339.07 24.3 26.67 255,4 239.73 267.2 Peso 31 17 15 35 15 20 26 30D 50.S 70.S 30.S u Grandezze, Colori e Note lO.D » » 30.D » 60.S » 90- D (jj—go)*'^''® azznrro chiaro, dubbio o jA=36.6 bianca 'R=7.4 bianco azzurro chiaro D=A+B=6.2-l-8.2 colore rossastro (A=6.0 giallo chiaro 'B=5.0 cinereo chiaro , Struve ammette probabile il movimento dl- retto, e la did. fra la mia posizione e le sue sambra essere nel sense voluto. Ma le mie fu-' rono prese in pessime circostanzeatmosferiche ed ero sempre in dubbio se il paraiellismo aveva luogo. jj f A=:5.0 giallo chiaro ^B=7.5 azzurra, sufT. certi g f A=5.8 gialla IB:=8.0 azzurro chiaro Struve dice che Herschel II sospetta un lieve movimento indiretto. Non cita pero misuro an tcriori alia sua. D (.\=7.0 bianco azzurro *B=8 0 bianca ,A=6.7, '{b=7;i) bianche Non nolate nh le grandezze n6 g (A;=:7.1 bianca 'B=8.1 cinereo chiaro Non notate ne le grandezze ne i *{B=8:oi^'^"'=''^ colori. colori. f A=:7.0 I'aria non era favorevole 'B=9.5 per assegnarne i colori ,A=5.7i bianche " (B=7.2 Struve suppone csservi un lento movimento indiretto. La dilTeren.sarebbe nel senso voluto. 92 D E M B 0 W S K I MISUBE UICEOMETRICIIE DI 127 STELLE DOFFIE E TBIPLE Wisurc I'igcUatc In qucsta classe 6 messo tulle quelle che non si aecordano ne colle misure di Slruvo cd allri osservalori, m iampoco colle niic stessc poslcriormcnte. ISTRIVE 71G (74 118 Tauri Medio Posizione poster. Struve X, Orionis Epoca 1851, 1832, 1835 P. XlV.h 69 2104 1832 1834 1829 997 039 033 193 223 20 '( 272 283 16 83 ,03 1834.198 Distaii- za 1853.504 » 509 ). 313 » 315 » 517 Medio 1833.51 Posizione poster. 1833.16 Struvej 1832.08 Anonima 1853.390 Posizione poster. 1853.206 Struve 1829.35 Peso Posi- zione 2382 . 4 £ Lvrae 1833.613 )) 627 » 633 " 638 » 616 Medio 1833,63 Posizione poster. 1831.81 Peso 200.2 199.6 199.9 200.4 202.0 201.3 201.1 200.0 200.34 197.47 196.78 157.7 189.5 190.5 191.4 190.7 190.9 190.7 186.08 186.47 2'i.'t 19.7 19.63 23.5 23.1 23.2 23.8 25.3 24,48 20.52 6 16 6 4 10 10 12 14 Grandezze, Colori e Note 40. D 20 20 40 30 30 iO.D 30.D La difl'erenza di 4" frail mioangolo e quellL, di Struve, mi aveva fatto sospettaro un movj mento diretto — Le posi/.ioni osservate piii tal di misero fuori di dubbio che avevo crrali Credo che Torrore sia dovuto in gran parte a I'avere osscrvato coUa congiungente a qm^ 45° dalla verticale. Ho rigettata quests posizione perchfe presal pessime circostanze atraosferiche, e diflerisT di 6".5 dalla media di tutte le altre, che r comprese entro 149».3 e 153".3. Anche in questa avevo supposto un mi mento diretto; che poi le osservazioni pos riori non anno constatato— anzi I'angolo dentico a quello di Struve. 10 40.D 30 30 25 40 23 ;60.D L'angolo 24.4 ecvidenltiiiciitecrronco, nil' tre quello posteriore e idciilico airangolcjli Struve. L'angolo 24''.48 e in aperla contradiiioi col mio 20''.32 e coU'andamchto generale i misure anteriori. _ DEL CATil.OCO Dl STROVE fATTE KEGLl A!\M 1S52 S3 54 55. 93 Itlisurc dimcDticate r Il'VB N U M L Epuca Distaii- za Peso Posi- zioac Peso I Giandezze, Coloii e Note pO Ccphei 49 Hcvclii 1855.168 Cuneif. a 364!'5 17 50?S D (gllg'.iJrossasIro » 215 » u 371.6 15 70.S Medio 1855.19 u » 397.79 » » g (.\=3.0 jjiallo cliiaro iB=6.0 ciiiereo cliiaru Struvc 1830.43 0.8G3 u 333.80 » >i )> 1832.64 0.920 » 354.57 » » Struvc ammetle essere mollo prohabile un » 1828.28 0.810 » 349.55 » » movimento diretto. La inia pusizione differisce nel senso voluto: ma la riteiigo per molto dub- bia; perche le dueosservazionisoiio stale fatte in pessime condizioniatmosrericbe,e mi lascia- rono molto da desiderare. k X Boutis 1855.231 12.61 25 238.0 19 30.D jj (A=:4.0 giallo chiaro ^B=6.0 einereo olivastro, eerli Siriivc 1832.50 12.597 » 237.71 U » HtTschcl 1 1802.67 » » 240.68 u u g (A^=5.1 verde chiaro » 1783.30 » » 242.32 )} u iB:^7.2 azzurro chiaro Not! essendo stata osservata che una sola volta, questa sarebbe da mettere nelle misure dubbie. Struve suppone che visiaun lento mo- =— vimento ncsiativo. _ 12* MEMORIE PER LB SCIENZE IVATURALI PRBSENTATR DA'SOCIl ALL'ACCADEMIA NELL' ANNO 1853. K n.V F.SSA APPROVATE. DESCRIZIONE DI llCl\I 1»ESCI FOSSIL! DEL LIDA\0 DEL SOCIO OUDIiNAIllO O. G. COSTA. II Libano, ccme ognun sa, 6 un monle cccplso doll' Asia , troppo celcbre iiellc pagine dolla S. Bibbia. La sua posiziono gcografica ("• sul grado 34-° di laliludiiio borealc ; c la sua longiludine c di gradi 55 dal prinio nieridiano. Si cslollc il sue acrocoio suH' altuale livcllo del niaru per 1700 tese (1); e quindi 200 leso di piu del iioslro Gran sas- so d' Italia. La sua base si estcnde a Iranionlana siffaltanientc, che le aequo dol Mcditcrraneo la bagnano. E pern da nuosto maro rcsla csso (•on la Siria tulla disgiunlo dal continonlc! ouropco, trainozzandovisi lo isole di Cipro e di Candia sul medesirao pavallclo. Rioordianio tali coso porcbo , s' ogli c voro che il Moditoiraiico fu allra fiata disgiunto dall' Ocoano , forniando a se solo un bacino ; e pure evidcnle che Ic due opposto spoude furono contcniporaneaniento e dalle slesse acqrie Lagnate c copcirlc: c che, quando V acrocoro del Libano usciva dalle onde, l' Italia o le rogioni interniodie con Ic iso- le gid nominate , restavano tincora sonuncrse. Quindi le vicissitudini (1) Questa misura apparliene all' acrocoro posto a tramontana di Baalbek , iiLllii Siria; piiiito culmiiiaiile tra tiitii di (juella estesa catena clio va sotto la deno- niiiiazione di Lil)aiio. L'altezza di tese 1491 appartlonc al Duraincl-Mazreb. Qiiella dell'Orpbbe h di tese 1409; e cosi di altre. 13 98 0. C. DESCR1ZI0>E DI ALCUNJ di. qiiesto bacino an iIomUo senlirsi ugualmcnle d' anihi i lali : c la Fauna niarilliina ossor quasi la slossa, se n' cccetlui le differcnze cau- sato dal dinia , o dal {jrado divorso di laliludine sollo del quale le diverse rcgioni son posle. Le ricerche isliluite fin qui , c quelle chc saranno piu lardi compiulo , debbono pcvcio svclarci le relazioni geo- gnoslicbe die esisloao fra cssi : e le diffcrenze slesse polraiino spar- ger lume , onde pervenire a conclusioni mono incerlc e piu logiche. Arroge ancora I'esser io ferrao nel credere die non siasi ancor disco- perlo a bastanza di quel che la crosla lerreslre racchiude per islabi- lirc leggi non Aacillanli di siicccssione nelle rivoluzioni e niutamenli del iiostro globo , quali ora si pretende doversi lenere per ferme. Mi periiictlcro qui ripelcre , che sia miglior consiglio lo attendere a for- ilficare piu scmprc I'cdipzio palconiologico, con migliore studio de' documenii ottcnuti e con ultri non ancora svelati ; che lo stabilir Icggi sopra hrani assai scarsi per rapporlo alia vastild delta su- pcrficie del pianela che abiliamo. II soggetlo die ci sla per le niani ci porge di fallo una prova in appoggio di lale niio divisamenlo. Si e cercalo stabilirc a qual del- le forinazioni apparlenghi la calcarea ad illioliti di Saeli el Alma: e mcnlre Tuno la rifcriscc, ne seuza dubbiezza, ad epoca intermedia Ira la giurcse e la crctacea ; ed allri Ira la crelacea rccenle e la tcrzia- ria ; il Piclet Irova nella niancanza di pcsci dell' ordine de' Ganoidei e nella presenza del genere ^crz/x un appoggio all'opinione del Holla, il (^uale crede do\ersi riferire quel terreno al cretaceo. Oi'a, se non mi sono ingannalo, si Irova in rcalla unesempiodi Ganoidei fra Ic qunllro specie che si dcscrivono ; ed un' allra specie del genere Beryx. Ouesl' ultimo genere ha im migliore rappresentan- te nella calcarea Icncra di Lccce; die del tulto somiglia a quella del- I'iiidicaUi localili'i del Libano, seppure non sono ideiiliclic al'fallo. Quiii- di la complicazionc parmi cresciula , e la soluzione del problema c- siggere maggiore studio c documenii ulleriori e piu chiari. Per queste ed allrc ragioni la Paleontologia del Libano e di tulle lo coslc dcH'Asia e dell'Affrica bagnate dal Mediterraneo , dev' essere tciiula picsenle da clii versa sulla gcologia dclla Italia. Io non ho tra- lasciato far tesoro d' ogni frammento che 6 polulo procacciarmi , e die aver possa qualche rapporlo anche loutano con quel chc forma il soggelto delle attuali mie lucidbrazioni. PESCl FOSSILI DEL LIBA^O. 99 E poiche cade in acconcio, voglio ancho inanifcstarc un pcnsicrc die mi sla fillo uclla lueiile. Lc coslc dcll'Alljaiiiu soiiu CLTlamcnle in piu slrcUc rclazioni con qucslc d' Italia, come ])iu propiiiquc, o por- clie ebbero a chiudere 11 bacino deU'Adriatico. La gcologia e la Tau- iia aiitica c moderna dogli Acrocerauni dcvono percio coslituirc an soggelU) di alio inlercssc per chi colliva quosle parli delle scioiuo iia- lurali , e spezialmentc per gl' Ilaliani. Per me e solo ua ardealc de- siderio , che mi e Iccilo appcaa aaiian/.iare e lasciarlo. Uilornaado al Libano, venivaaii il deslro di oUcncrc alcuai oseni- plari di pesci fossili di quel monle; c 11 dcbbo alia corlcsia del Prof. U. Cialiaao Giordano, a cai facevanc dono il Conle diRajncval. Mal- grado la pochezza, io gli sludiai con moUa avidila , e mi parve inlra- vedervl qualche cosa di rilevantc. Di illioliti del Libano molli nc possicdc il Masco del Giardino delh' Piaale di Parigi, qaello di Berlino, di Vienna, di Zurigo e di Ginevra ; ne posseggono i sigaori Fillips ,lirongaiart,Amie,Agassiz ed allri. Gio raalgra- do podiissimi nc sono slati descritti e pabblicati. Vi a chi afferma, die Easebbio a\esse conosciula la esistenza de' pesci fossili del Libano. Cerlo e pero che Gnelard pel primo ne a discorso nel terzo volame delle sae ftlemorie (1), cfBgiandone anche taluni. L'Agassiz ci a data conoscenza di otto specie, e s' imprometteva pnbblicarne alcane altre di qaclle che riniettevagli Giulio xVmie in disegni. II Dotta allendcva il suo ritorno a Parigi per pnbblicarc egli slesso qaelli che spediva al museo di quella metropoli ; ma senza avverarsi. Lna specie e slata dcscritta da sir Filippo Gre^ Egerton. 11 chiarissimo Ittiologo Viennese sig. Hcckel ne a descrilte quattro fra gl'ittioliti dclla Siria (2).Recente- mente il Pictet di GinevTa ne a illaslrali 21), venti de' qaali didiiara I'A. csser nuovi. Si conoscono daiique in (luesto moniento 33 specie del Libano. Gio malgrado fra lc qaattro specie die 6 potato detcrminare , non ve n' e una che si potesse a quelle riferire. Clie anzi , sia illu- sione , sia una migliore conscrvazione degli cseniplari, sia infine Tef- (1) Nuova collezione di Memoric sopra dilTeienti parli dulle Scienzee delle Arli; vol. Ill, infoglio 1786. (2) Figure e descrizione de' Pesci fossili delta Siria, Stutgart, 1843, 8." con fi- gure in foglio. * 100 O. G. DESCRIZIONE Dl AICUNI fetto di pill anal ilico sludio upportatovi; duo tli lali specie dcbbono co- sliluire il lipo di allivlUuili gcncri miovi. liiia Icrza sjict'ie spetta at ^eiiLTe lieryx , rik'nondo per tale quolla dcscritla dal I'ietct solto no- nie di lieryx vexillifcr. La quarla, menlre per un lalo rischiara , a credcr mio, im didihio nel quale restava I'Agassiz , e chc ora raffor- za il Piclel, seppur nol diinoslra, come egli crede; dall' allro ci mo- stra il bisogno di piu allri c migliori documciiti , e di piu accuralo sludio. E queslo il nosiro llhamphornimia rhinelloides, il quale per laltini caralleri dovivijlu! enlrare nel gencro Jihinellus qual si riliene dal Piclel, menlre per allri si lega al Dercetis di Munster (1) ; riu- jiondo in se in pari tempo i caralleri separalamenle trovali dall'Agas- siz in due diversi moncoiii. Ma lro\andovi una pimia dorsale anlerio- re, singolarissima per grandczza e sh'ultuia, mi son Irovalo maggior- mente forzato esibirlo con un nome generico dislinlo , almeno prov- visoi'iamenle, fino a clie non saremo chiarili da nuovi csemplari mc- glio couser\ali. Pcrsuaso da ultimo , clie in queslo generc di ricerche non vi a franunenlo clie non tornasse ulile ; perciocchc , rarissimi csscndo gli esemplari in ogni parte compleli , i moili mutilali si rischiarano a viccnda ; 6 creduto aggiungcre alle quallro suddelle specie la cono- scenza di due pesciolini, malgrado che non siano ben dctcrminali. Di essi non si a che il solo schelclro osseo, cd anche incomplelo. In uno parmi vcdere 1' analogo del Sarginitcs pygmaeiis tanlo abbondevole nella calcarea di Piclraroja ; e ncU'allro un pesce anguilliforme, senza jiolersi a\\icinare ad alcuno do' generi conosciuli di qucsta famiglia, non essendo apode, ed avcndo al conlrario una pinna codale singoli> rissima per la sua composizione scheletrica. ORDLNE I.» CTENOIDEI PAMICLIA De' PEKCOIDE! Genere Beryx; Cuv. Bcryx nirjer, Cos, Tav. II, fig. 1. Si Iroveni forse slrano il nome spccifico di queslo pesce, ugual- (1) Agass. II. PESCI POSSILI DEL LIBANO. 101 mentc clie qucllo AcXY Imoyaslcr , Irallaiidosi di pcsci fossili. iNiiJIa- ineno abbiaiiio la ccrlezza di cssere cosi coloralo in massiina parte Ic squaine chc rivcslono qucsli pcsci , comu se fossero uello stalo loro nalivo. No jioi crcdiaiuo tali iionii piu scoiici di altri capricciosi , o poco approjjriali ai carallori orgaiiiei clie ue prosculano. La fisionomia di ijucslo pescc e niollo siniilo a quella AeWJpoyon Jtex-mullorum del nostio Alodilcrraneo. II capo e si grosso clu; eiitra appena due Cate nella lungliezza del corpo, comprcsa la pinna codalc; c rassomiglia niollo a (juello della Pcrca gigas. La scissura boccale e lunga poco mcno della mela dclla lungliezza del capo mcdosiino ; la niandibola e alquanlo men lunga degl' intennasceliari ; entranibi sono dritli cd iiienni. I sol'io-orhitali senibrano soUilmcnte slriati. 11 proopercolo e quasi ritondato ; I'infcro- percolo angoloso ; c Topercolo prolimgato in una punla acuta dirella in gin: lulli qucsli pezzi sono coperli di piccolo squame. L' osso scapolare e largo , marginato da un risalto che si prolen- do in gill, pennulandosi in un aculeo lungo e dclicalo , il cui cslre- nio niaiica. Dielro di csso spiccano Ic pellorali , piccolo , dilalale a loggia di venlaglio, e formate da raggi delicatissimi, de' quali si con- tano quindici ncllamentc. L'unica pinna dorsafe sorgc nel mezzo della inliera hinghezza del corpo; essa e triangolaro, comjiosla di li5 a IG raggi, dei quali i duo priini anleriori piu Lassl e gracili , il Icrzo di liitti piii lungo e piu robuslo; gli allri gradalamenle disccndono : occupa essa con la sua base la nicla anleriorc del i)rofilo dorsale ; la sua allezza pareggia i 2/5 deH'allozza maggiore del corpo. La pinna analc coinincia a sorgero in corris[)nndenza del lenni- ne della dorsale, c si eslendi! un poco jneno di quella; essa o pero mol- to lunga ed acuta, per i[uel che moslrano le tracce lasciale dalla por- zione eslrema do' raggi asporlati ; si coinpone di 9 raggi, il secondo de' quali consisic in un grosso aculeo , prccedulo da allro niinoro , e seguito dai rimancnli sctte gradatamenle men lungbi e dclicali. Le venlrali haiino lasciato di so ajjpena un vesliggio, dal quale puo dedursi csserc piccolissime; sono impiantate in corrispondenza della linoa perpendicolare abbassala dair origine della dorsale c che passa per la base delle pellorali. 102 0. G. DESCRIZIONE DI ALCUM La codale c forcula , col lobo infcriore alqiiaiUo ])iii Inngo del suppriore ; ciascuno di essi c sostcnuto da soi raggi Jjilidi, siccliii do- po rorigiiic ciascua loI)o a 12 raggi arlicolali ; la cingono d' anibo i lali tre raggi accessor! o fulcri. La colonna verlcbrale si compone di 26 vcrlcbrc, gi'osse , sonsi- bilmenlc ristrcllo uel mezzo, piii larglie chc laughe; lutlc gueniile di apofisi vcrlicali robuslo. L' osso iimominalo e dritlo e robuslo. La corazza vien cosliluita da squaiue di mediocre lai'gliezza , a margine posteriore subangolalo, c guemito di pimle acute c cigliale; la loro superficie e fiiiamciite striata. Di esse si IroAano sopra i pczzi opercolari; c ricuoprono la base delta pinna codale quasi flno all'origine della scconda biforcazione de'suoi raggi. Se ne contauo 4-0 serie nella lunghezza, e 21 sopra le scrie della maggior largbczza del corpo. La linea laterale e ben apparente; cssa sorge al di sopra dcll'an- golo scapolare, doi)0 breve tratto s' inarca per farsi parallela al pro- filo dorsale, e presso al peduncolo codale si scancella scnza raggiiui- gore la colonna vertebrate. Luugliezza lotale del pcsce = 0,068. Massima altezza del corpo = 0,02!}. Dalla descrizionc ugualmentc che dalla iiginva risulla, che queslo esemplarc e forse it piii completo di quanli se ne sono deserilti di quella calcare del Libano. Laonde non lascia alcmia dubbiezza nella sua diagnosi. FAMIGLIA DEGLI SQVAMIPEni'n'I Genere Imogasler , Cos. Non e da maravigliarsi se di tal pesce facciamo il lipo di un ge- nere distinto, mentre presenta molti tratti di affinita coi Pigci. Lo stesgp Agassiz dichiarava, che net coslituire il gcncrc Pigaeus cg\i era statoco- stretto a riunir molle specie, che non anno ne lo stesso aspcllo, ne la stessa forma, nc le stesse proporzioni nd'particolari della strut- I lira delle nalaloje; e che probabilmentc sarebbe convcnuto un gior- no smcmbrarlo , per fame tanti generi per quante sono le specie. PESCI POSSILI DEL LIBANO. 103 T)'i fatlo , scl)l)one nol im-scc clie forma il soggcUo di qiicslo arlicolo Irovisi una sola pinna dorsalc conlinuala , cssa non c si prossiina al capo, come nclla specie lipo (il P. gigas), ne a si gran numero di raggi spinosi nella porziono anlL-rioro da nguaj,'! iarsi alia porzione posteriore di raggi niolli (come nel P. nubilis, al quale piu si accosla la nostra si)ocie), e chc in allrc specie e anche inaggiore; ne i raggi spinosi sono si grossi come si \ogliono in generale nei Pigei: infine I'anale non o nuMio esU'sa della dorsale. Comparando il uoslro Imoguster co\ Pagellus Libanicus,V\v.\.. \i si scorge lanta simiglianza , die forse non farcbbe pun to esitare per rili'iuM'Io in ta! genere, c forse anclie come specie identioa a quella: e cio lanlo maggiormcnlc, in quanto che appartengono alia slessa loca- Htd. Ma la certezza in cui sono della mancanza assoluta di denti di qualsiasi nalura in ambi; ](,■ mascelle, c la posizione delle pinne ven- trali addominali, sono caralteri di tale imporlanza , che lo cscludono per fmo dalla Famiglia dcgli Sparoidci. 11 Piclei non a potulo assi- curarsi di tali cose , perchc Tesemplare ch' egli cbbc e molto guaslo; e pare che siasi lascialo guidarc dalla sola forma del pcsce. Con cio non si pretende escluderc la possihilila che sotto una forma stessa, ed una cslerna organizzazione quasi identica , non si possano trovare due specie di genere diverse. Forse sotto quella forma si racchiude roalmente uii Pagcllo, ma nel nostro non mai. I caralteri del genere Imoguster sono: Pinna dorsale unica chc si estende fino alia base doUa codale, a- vendo nclla parte antoriorc raggi picioli e inolli fino al capo. Pinna anale ugualmenle estesa, a\ente per primo raggio un gros- so aculeo. \entrali addominali. Mascelle inermi. Squamc hmgamente cigliatc. hnogastcr auratm, Cos. Tav. 1. fig. 2. II capo e tanlo grande, che costituisce esso solo i 2/5 della inlie- ra lunghezza del pcsce, pschisa la pinna codale. La scissura boccale e lunga; grinlcrmascellari e le mandibole inermi. Gl' intermascellari sono motto cstensivi, c ciascimo a nella estre- ma parte un grosso tabercolo, riimili insicme nella sinfisi. 104. o. a. — DEscniziONE di alcuni 11 masccllnro supcrioro [labiate Cuv.) e valido, e sokalo longitu- dinalincnto. I pczzi oporcolari soinplici; ropovcolo larijo e rilondalo; il preoporcolo c uii poco angolalo; luUi poi rivcslili di sf^uauK;. V osso seapolarc d. molto svihippato, largo, c profondanienle sca- nalalo, quasi drilto, incurvalo solo uii poco alia cslrciuila anterioro o iafcniorc. La pinna dorsale comiiicia a sorgcrc immcdialamcnlc dal capo, con piccolissinii vaggi molli , i quali cominciano a coiucrlirsi in la- niiiic cd elcvarsi dopo clic a Irascorso uii quiiilo deU'arco dorsale; o siilla linea che perpendicolarmcnle sccndoiido passa langcntalmenle per I'angolosila dello seapolarc. Quivi gradatamenlc si elcva , formando una porzione di uguale cslcnsione, ma alia in mode da uguagliarc la mela deH'altozza maggiorc del corpo. I raggi di qucsta parlc elcvala sono laminari , arlicolali , e divcrsamcnlc raniificali. II prime e deli- cato; il sccondo lanceolato con una linea rilevala nel mezzo; il terzo sotlile come il primo; il quarlo lanccolalo con im raniieello anlerion? sollile; il quinio e di luUi il piii lungo, arlicolato, e biforculo in ei- nia; le laminc sono concave ne'lali, c quindi con spigoli cresceiili nel numero a seconda dello ramificazioui successive; i sueeessi\ i divcngono semprc piii augusli e piu ramosi , prolungandosi nell' eslreniila in 15- lamenli lunghissimi, clic sulla roecia lasciano appeiia inlravedersi col soccorso di acuta lenlc ; scmpre allemando nella largliezza (1); qua!- tordici a quindici raggi compongono qucsla parte elevata, de' quali il nono e di tuiti il piii lungo. Abbassandosi indi rajiidanicnte , si pro- tende fiuo alia base del la pinna codale , semprc con raggi laminari e raraificali (bifidi per lo piu) (2). La pinna analc comincia con un grosso raggio aculeato, e sol- cato, preccduto soltanto da un allro piccolissimo; seguono due altri piu larghi, e poi i rimanenli gradatamenlc abbassandosi, ma lulti rami- ficali fin dalla base. Qucsta pinna si eslende ugualmenle che la dor- sale fino alia coda; vi si contano 17 raggi, ollre il grande aculeo an- teriore. (1) Credo olio qucsta altcrnativa sia apparentc, e figlia del niodo come I'linc. airaltro si accolla per gli spigoli. (2) La pinna dorsale del Petahpteryx Syriacus Pict. a i suoi raggi aiite- riori della niedcsima striittura: solameiito le lamine sono piii larghc, e piii diva- ricate Ic ramificazioni, giusta la figura die ce nc dii il Pictet, PI. 3, f. 1." PESCl FOSSILI DEL LIBAAO. 105 Le pcttorali sono di mediocre graiulczza, larghc, ro(ondatc ed a- pei'le a modo di vcnlaglio ; sono soslenut(! da dodiei raggi delicali e ramosi. Le venlraii nascono un poco piu in dielro dclle pcttorali, di me- diocre graiukv.za , ed anno un prinio raggio mollo robuslo ; gli allri sono riunili in fascio, e qiiindi non si possono numerare. La pinna codale a quel che vedesi dcv' essere forcuta; ma iritci- rotla qiial' e non puo ben descriversi. La colonna vciicbvulc si compone di 2j vertebre, di cui 1 1 spel- laiio al tronco, c 14. alia coda; il loro corpo e obbliquo , piii largo die lungo , c liscio. Le toraciehc mancano di apofisi trasversali infe- riori, le quali cominciano a comparirc nello due penultime. V osso innominalo, come vedesi, e dritto, lungo, e sotlile, dila- tandosi un poco presso la estremila superiore. Innanzi ad csso, c quindi iunanzi I'apertura anale, si genera un' angolosila riveslila da lamina so- lida senza squame , ma tutta ugiialmentc smaltala : essa scmbra so- vrastai-e di lato, c sopra due lobi che tramezzano a qucste angolosifa lalerali. II margine vonlrale, intercctto tra le catope e qucsta angolo- sita, c rivcslilo da squame piu folle, meglio embricciate, c forse an- che piu solidc, sicche questa ]iartc eminentemente rileva. Le squame sono ovalo-rotondale, piu larghe che lunghe, guemilc ncl margine libera di lungbi, acuti e disuguali cigli ; la superficie e finamenie striata, e le strie conccntriche. Di tali squame e coperta la base della codale fiiio alia seconda loro biforeazinnc ; se ne veggono pure minutissinie sopra i raggi dclT anale. Tulle sono di color giailo dorato, passando al rossigno. "• Lunghezza totaie del pescc = 0,084.. Allezza maggiore del corpo = 0,043. Dalla descrizione risulla ben chiaro essere questo un poscc della famigiia degli S(|uamipenni , prossinio al gcncre Microstoma, e quindi ai Pleui'onettidi, de' quali , tolla la simmelria , a la maggior parte de' caratteri. Disi'onviene dai Microstoma \^nx\K le pinne vert icali non sono cosi allmigate, sicche avesse almeno la fisonomia dei Chetodonli. Dando uno sguardo attento all' Osmeroides megapterus Pict. e facile avvedersi de' molti tratti di analogia tra questi due pesci, senza per6 convenirc. 14 106 0. G. DESCRIZIONE DI ALCUNl ORDINE II. aaoiDEi Famiglia DEGLI SCOniBEIIOIDEI Genere Omosoma, Cos. Se la presenza dclle squame non dissuadesse , avrei riferito il pe- see di cui qui si tratta al genere Cenlrolophiiis ; tutli i caralteri ac- cordandosi quasi coniplctamente con quelli. Che se mancano gli acu- lei antcriori alia dorsale , essi non sono apparenli all' occhio nudo neppure ncU' individuo fresco ; staudo nascosti in un solco profondo ; molto mono nel fossile, nel quale non si possono cercare e scuoprire. Kilenendo noi che mancassero realraente, non trovandone vestig-gio al- cuno ; e ccrti che il corpo e riveslilo di squame piccole, liscie e con- cenlricamonlc striate, non possiaino meglio accostarlo che ai Centrolofi, separandonelo pero sotto un tipo generlco distinto, per i due enunciati carattcri. Omosoma Saeh-el Almae, Cos. Tav. 1. Fig. I. La forma di questo pesce e regolarmente allungala lendente al- r ovale, avendo il profilo dorsale e ventrale ugualmente archeggiati , ed il corpo compresso. II capo e di mezzana grandezza, misurando due fiate il corpo, me- no i lobi dclla pinna codale. La scissura boccale mediocre, ed obbli- qua. Gl' interniascellari ed i mandibolari armati di denli piccoli , ra- ri, ed acuti. Gli opercoli lisci, e rolondati. La pinna dorsale comincia ad apparire sul lerzo anteriore con raggi piccoli e semplici, i quali gradatanionte si clevano fino a poco oltre la mcta del dorso , ove uguagliano la distanza tra qucslo c la colonna vertebrale ; indi abbassandosi gradalaniente giungono fino at peduncolo codale; i piu alti sono ramosi in cima, gli allri son sem- plici: se ne possono contare in tutto 4.1). La pinna anale comincia a spiccare alquanto piu in dietro del- r origine dclla dorsale, con raggi mezzanamente liuighi, che tosto si abbreviano , e molto bassi si protendono ugualmente che nella dor- sale. PESCI POSSai DEL LIBANO. 107 Le pinne petlorali sono piccolissime , c ne avanzano solo alcuni raggi dulicatissimi, chc poggiaiio su due ossi , de' quali sard dello qui appresso. Le venlrali loro corrispondono porfellamentc ; ma di esse non si Irovano die i monconi basillari de' i)rinu c piii grossi raggi. La pinna codale e rcgolannenlo s\ iluj)pala , biloLa , regolare , eomposla di raggi niolto rainificati. Lo nchclelro osseo c gracile in goii(!ralo. La rolonna vcrtobralc a 33 vorlebre tulte guernite di apofisi vcrticali c lunghe , cbe rag- giungono i margini del eorpo, ove ^engono reslremila inlcrcalate da- gi'inlcrspiiiali , anc-or cssi nioUo lunghi. Lc addominali anno ancora costole gracili e lunghe, cbe cbiudono la cavila. Dal gomilo doJlo sca- polare parlono due ossi lungi, eilindracci, i quali inarcali loggernionte scendono fino al profito toracico, ove con lc loro punte acute si uni- scono, c forse si saldano. Quosle punte corrispondono alia nicta del la lunghez/.a delle pinne pettorali. L' osso innominato e angusto , c scendc quasi verlicalmcnte siil profile ventralc , presso del quale dilatasi c divien laminare. La sua struttura c fibbrosa, come apparisce. Le squame sono piccolo, ovali, semplici, e concenlricamente striate. Lunghezza totale del pesce = 0,090. Maggiore altezza del corpo = 0,032. ORDINE lU. GANOIDEf Genere RuAMpnoR?iiMiA , Cos. Non al genere Rhincllus Ag.,ne al Dircctis, Muns. possiamo ri- portare il pcsciolino chc forma il soggclto di qucsto articolo, come a primo sguardo parrebbe , ponendo mentc alia forma del rostro, e alia prescnza dcgli scudi che si trovano sul corpo. L'csemplare chc si tienc presentc , riuniscc questi due caraltcri , che I'Agassiz trovava separa- lamente su due divcrsi monconi , e che riiml come speltanti ad un medesimo pesce, di cui fece il tipo del suo genere lihinellus (1). .\on- (1) Agass. Recher. vol. IL pag. SfjO ( Par. H. ) PI. 58« fig. 5 e 6. — Piclet , Mem. deir Accad. di Ginovra XII. P. II, pag. 31G PI. 8 , fig. 3 e 1. 105 0. G. — DESCRIZIONE Dl ALCUM! diincno il nostro illialito , provcniciite dalla slcssa localita a un ca- ratloro imporlaiitc , vho nou Irovasi no fra i monconi ciie possedeva r Agassiz , no fra i Dircclis, ai quali il Piclct riporta il moncone co- dale (Agass. PI. 58, fig. G). Altionde il noslro lUiamphornimia cnlrar dcvc cvidcnlcmente ncl- r Ordinu de' Ganoidci , per la nalui-a dclle squamc , di cui non eb- bcro a Irovar Iraccia ne I'Agassiz, iie il Piclot nc' loro ittioliti de'sud- dolli generi. Carallcri dol noslro gcncrc llhampltornimia sono: Rostro gracile c prol'iiigalo , come ncl gcMiere lihinellus. Scudi laiiceolari sul mezzo della corazza come nel genere Dircetis. Pinna dorsale liiughissinia , soslcnula da uu grosso aculeo che spicca diotro la nuca imnicdiatamenlc (I). Pinnc pc'Uorali assai grandi. Rhamphorkimia RHI5ELL0IDES , Cos. Tav. II. fig. 2. II corpo di queslo pesciolino non jmo dcfinirsi con prccisione man- cando di gran parte della porzionc codale; nondinieno cgli e cliiaro che csser deve mollo allungato e gracile, giudicando dalle proporzioni che serba la parte anteriore. 11 capo c piccolo, ne dissimile da quello del llhincUus furcatiis, Agas. (2). 11 roslro e per6 sensibilmenle rivolto in su ; ne pare che cid derivasse da spostamento sofferto , sendo rincurvatura assai rego- lare e senza frallure ; la mandibola e rieoperta di lamine qiiadrilale- re larglie quaulo la mandibola stessa , ma la lunghezza e la meta della larghczza ; quindi una sola serie per lulto. La lunghezza del ro- stro e maggiore di quclla del capo , ma non puo dirsi di ([uanio lo supera, cssendo iuterrotto. La pinna dorsale che nasce immediatamente diotro del capo vicn costiluila da un grosso aculeo lungo piii che tre volte la lunghezza del capo ( cccetto il roslro ) , avcnle nel mezzo della faccia sua iateralc, (1) Igiioriamo se altra ve ne sia posteriore , essetido Y escin|)lare iiicom- pleto. y-Ll Agass. II, p. 2G0 (Par. 11. ») PI. 58« f. 5 (nou 6.) Piclet, Mem. dell'A ctad. di Ginev. vol. Xll, P. 2» p. 3lC, PI. 8, fig. 3 e 4. PESCI FOSSILl UEL LIBANO. 109 uii grosso spigolo. Pare ch'esso diJataiulosi tondcsse a biforcarsi , poi- chc- dalla parlo posteriori; vedcsi uiia espaiisione laiiiiiiare die verso la meta della lungliezza coiuincia a dividersi dal corpo dell'aculeo , diva- ricaiido ; qiiosla lamina poslcriorinenle si altenua. Neil' anterior parte allronde lo stesso aculeo semhra rad'orzato da altro raggio ininore e piu breve , o esse stesso e nella base piu grosso c scanalato. Le pelloraU sono lunghe quanlo i due lerzi della dorsiile, e larghe di quesla assai piu ; esse sono sostenutc da due grossi raggi anterio- ri , reslando in dietro una larga espansione menibranosa senza allri raggi. La loro figura e lanccolare , o simile a fronda di xilivo. La lunghezza degli scudi che riveslono il corpo e uguale a quella de'^simili che vcstoiio il rostro. Tanto sul liiuite iiiferiorc addominale, quanto sul supcriore o dor- sale; avanzano porzioni della corazza; le quali ci mostrano csser que- sla fonuala di squame quadrilaterc alquanlo romboidali, un poco piii larghe che lunghe , disposte rcgolarmente iii seric , un poco oblique nel senso trasversale , ma drille ncl longiludinalo. Nel mezzo si tro- vano degli scudi Iriangolari acutangoli , un poco embricciati ; se ne veggono taluni regolarmentc in silo , altri dissestati, sendo che la po- sterior parte del corpo , conic vedesi , e moUo guasta. Ua quanto si e detio emerge chiaramcnte , che non puo queslo nostro esemplarc assimilarsi genericamcnte col Hhinellus dell' Agassiz ( lav. 1)8" fig. 5) , ne con quello del Pictct ( lav. 9. f. 3 ). II prime \uol essere riveslito da Ire serie di scudi lanceolari niolto graiidi, seu- za squame di allra natura e forma ; il sccondo a una pinna dorsale niolto posteriore , senza alcuna allra , o della forma e slruttura co- mune di tali a])peiulici. Pcnsa il Piclet, die il moncone codale rapprescntato dall' Agassiz nella lav. citala fig. 6, debba riferlrsi al genere Dircctis, e forsi non a torto. Forsi il capo dal medcsimo aulore offigiato nella stessii lav. n. i) spetta ad un pesce idenlico a (|uello da me esaminato. A risol- vere pero tulle cotcsle dubbiezze debbono concorrcre uUeriori ricerche e documenti piu chiari. 110 0. G. DESCRIZIONE DI ALCtNI Fra gV indcfinibili frainnienli cho sopra diverse lapidi 6 trovati , lo scheleiro osseo effigialo nclla tav. 1. f. 3 mi e parulo di qualche intercssc. Esso ci mostra una colomia verlebrale composta di 32 ver- lebre, lutle siinili tra loro e quasi uguali , a corpo niolto allungato, esscndo la lunghozza una volta c mozza del diamclro ; tuttc munile di apofisi vcrticali di ugual limghezza , ciocche addimostra un pesce an- guilliforme, senza essere un apodc. Lc verlebre addoininali al numero di 10 , anno pure delle spine toraciclie , coslolc , delicate e lunghc quanlo il coniporla la larghezza unifornie del corpo. II capo e guaslo e sposlalo, ma mostra essere acuminalo, ed avere un lungo rostro , che accenna quello do' lUiincllus , c Hhamphorni- mia ; ma 1' essere interrotto e dissestato nou ce ne rcnde chiaro docu- mento. Una pinna dorsale posta sul terzo anteriorc della lunghezza; com- posta di undici a 12 raggi semplici e delicati , ma non aculcati ; essa e quasi triangolare ed alta quanto 1' altezza del corpo. Le pcttorali sono fuori sito, no se ne vcggono che incompleti vestiggi. Le ventrali addominali sono impiantate perfeltamcnte rincontro alia dorsale. Esse sono brevi e larghette , composte di sci raggi , il prime de' quali piu grossetto ed appena piu luugo. La pinna codale proporzionalmcnte c assai lunga , bifida , ed a iobi divaricati in modo, die la larghezza della piima e molto maggiore deir altezza del corpo. Ciascun lobo si compone di un osso cuneiforme lungo, che serve di appoggio ai raggi; il supciiore c semplice, ma pare conslassc di due pczzi simili ed uguali saldati tra loro per lo lungo. Alia lore eslremita poggiano 5 raggi ( 2 sull'iuio, 3 sopra I'altro ); lo esterno vion fianchoggialo da un raggio, che spicca dalla medesima ver- tebra , lo iuterno da trc che poggiano sulla lamina slcssa cuneiforme; in lutto nove raggi conipongono qucsto lobo. Un altro ue sorge dalla [lenultima vertebra , il quale si biforca alia mela di sua lunghezza , e fa parte del mcdesimo lobo come suo fulcro. II lobo inferiore a 8 raggi scmplici che poggiano lutti ugualmenle sopra I'estremo lombo della lamina cuneiforme , la quale c qui composta di tre pczzi congiimli tra loro trasversalmcnle. Un altro raggio spicca dall' angolo esterno della medesima vertebra, c si biforca due volte; ondc alio estremo si trova- 110 in tutto 12 raggi. Risulta quindi questa coda di una struttura che PESCI POSSILI DEL LIBANO. HJ parlecipa di qmUadegli elerocerehi; cd e di lobi disuguali, I'inferiorc sensibilmenle piu lungo del supcriorc. Si e rappresenlata questa pinna isolatamente ingrandila, onde mo- slrarne con maggior chiarezra la composizioue anatomica. Un allro pcsciolino in simile condizione , e mutilato nella coda SI e effigialo nella lav. II, fig. 3. ' II capo e grosselto , e molto largo nella parte occipilalc , come nella massima parte de' Gobdi. La colomia vertebrale e gracile- le a- pofis. verticali quasi lutte ugualmente lunghe. Vi si trovano chi'ari ve- sliggi delle venlrali lunghette, anguste e toraciche 1 12 0. G. DESCHIZIONE Dl ALCUNl PESCI FOSSILI DEL LIBANO. SPIEGAZIOiNE DELLE TAVOLE Tav. I. fig. 1. Omasoma Sach-el-Mmac, di naturale grandezza. 1" Una delle sue squainc ingrandita, c qual si vede al mi- croscopio. fig. 2. Imogaster auratus, come sopra. 2" Una delle sue squame ingrandite come sopra. 2b I raggi anteriori della sua pinna dorsale ingrandili, per dimostrarne con chiarezza la slrullura. fig. 3. Schelelro ossco di im pesciolino , rimarchevole per la stmttura della sua pinna codalc,rappresentata ingran- dita in 3" onde meglio vedernc la composizione e di- sposizione de' raggi e de' lore sostegni. Tav. II. fig. I. Beryx ater, di naturale grandczza. 1" Forma e disposizione delle sue squame ingrandite, qua- li si veggono al microscopio. l'> Complcsso de'pezzi opercolari, scapolare, c pinna lo- racica, in semplici tratti lineari, cd ingrandili, on- de meglio vederne la forma e le relazioni. sc. Scapolare col suo rilievo rettilineo e prolungato in aculeo o. margine opercolare — po id. preopercolare. fig. 2. Bhamphornimia rhinelloides come sopra. 2'' Forma e disposizione delle sue squame. 2h Porzione della mandibola rivcslila delle sue squame , ingrandite. 2'^ Tre degli scudi mediani lanceolari. fig. 3. Schelelro osseo di altro pesciolino non definite. '' r:yr. 7ffif/>/t/ / /4.fy/f'Ur //f/ /rf.f. Z: />fJS //^/ u F>^ 2 /'/If 2 rr •Sr- = ^, "/a ■4- F^.3 -^.m^^ F,„ ■>. /> if aJ^ AtM^m/f tjv (Ml ^ /•.j/f/ 7f/iJo/f/ //. //>^y/f/^/ //f/ /.KfJ. Fu/ I h F„f I rif/ 1 ft B^Z. /v/ i*. C Fi-ij. 2- a. i =^=5^==.=^ /)// 'I h Fto 3 j>«ff'fi^ FORAllIINIFEllI FOSSILI DELLA MARNA BLU DEL VATICANO DEL SOCIO GRDIXARIO O. G. COSTA. I Foraminifcri , diffusi in lutli gli slrali doU'epidermide tcrresire, si trovano lanto plu abbondevoli per qiianto piu si scosia dall' cpoca secondaria , passando ai piu recenti depositi terziarl. Costituiscono cssi soli uiio dcgl' importanli caratlcri paleontolo^ci , poiche , fra le nu- mcrose specie di cui la classe intiera si compone , ve nc a di quelle che sono esclusive di certe formazioni , altre mancano affatto in una, c sono frcqucnti nell' allra. Piu , le dimensioni alle quali arrivarono quelle di un' epoca c diversa da quella dellc altre. !n fine, taluno de- gli ordini , mancando affatto qud , e cospicuo cola , come spcsso si vcde intcrvcnirc. Quindi lo studio di quesli porisscma delta crcazionc acquista Ojaprii giomo un valore tanlo niaggiorc , per quanto piu si avanza nella loro ricerca , c per quanto nieglio si approfondisce la loro stnittura e la loro variabile forma. Neir ultimo trentennio di questo sccolo la ( ifra dclle specie e cre- sciuta oltre il decuplo , scnza arrestarsi ; che anzi sembra che si an- dasse clevando coi giorni : e crescerebbe aneor piu so si cercassc con sedulita e diligenza. Se nonche , essendo troppo pcnosa la loro invc- stigazione , c richicdendo condizioni diflicili a riunirsi contcmporanea- mentc in un solo , pochi son quelli che vi diriggono la mente, pochis- simi coloro che possono perseverarn. Avendo recentementc ripreso questo ramo di sludi , interrotto per dar opera alle tante altre ricerche delle naturali produzioni patrie , e 15 114. o. rosTA — ronAiwi.MFEni rossii.i lio ppl duiilice ogg-ctlo, della Zoologia e della Paleontologia , o della I' anna niodcrna c doll' anlica ; 6 csaminato all' uopo nicglio che du- i;ciilo localilii di\ersc del regno. !\r inipegnava a questa molloplice di- samina un falto , del quale arvcnturosamenle mi avvidi assai di buon ora. Questo e , come allrove si c detto , che eiascuna localila si fa distingiiere , o per la prcscnza di un generc che manea allrove, o pel prcdominio di una specie , che in altre parli scarseggia, o per T ap- parizionc di un genere nuovo, o per la deficienza di molte specie di un genere che n' c dovizioso, c che facilmcnle s' incontra in diverse altre localila ; finalmente per un certo coraplesso di esleriorild , per cui le spoglie teslacee identiche prendono un aspelto tale da rendcrsi notevoli c carallcrisliche di alcuni terreni piu o meno limilali. Islruilo da molli cscmpl di lal falla , rilevali ncl regno , passava mano a ma- no a senlire il bisogno di conoscerc quelli di conlrade conligue. Ed a cio pur mi spingevano lalune altre considcrazioni di maggiore inleresse per la geologia. I terreni del regno di Napoli sono separali da quelli del limitrofo slato romano per confini ideali, o convenzionali; ma essi sono nalurnhnenle congiimli , anzi gli uni non sono che conlinua- zione degli altri ; cosi proseguendo per la Italia lulta , della quale il terreno meglio esplorato e il senesc , per opera del paziente Soldani. Dopo aver quindi ricercali molli depositi terziarJ degli Abruzzi , mi e parulo convenevole passare a quelli del patrimonio di S. Pielro. A ci6 mi pressava ancora un' altra interessante circostanza della stessa natura. !Mi era gia nolo , che nella mama blu del Vaticano si trova- vano ben spcsso due specie del genere Cleodora , discoperte da Ric- cioli , e descritte dal sig. Calandrelli. lo trovava pertanlo in una si- migliante marna di Notaresco , nello Abruzzo ulleriore secondo, segni non dubbi della presenza di questo pteropode , per qtialche piccola parte della sua conchiglia. Discoprl poseia di tali avanzi nelle marne di Reggio nella Calabria eslrema ; dalle quali marne , per la somma fragilila di tali spoglie , si ottengono esse stritolate per modo che , senza una previa cd eslesa nozione di tal sorta di spoglie , e senza 1' abiludine di sapcrle distinguere in mezzo a trihimi di diverse altre genie di teslacei , difficilmente si possono riconoscere. Or le relazioni che si slabilivano per un genere cosi raro nello slalo fossile , non meno che nella Fauna attuale , m' incitavano a conoscer quella ch'e- IJELLA M.VR?IA BLU' DEL VATlOAJiO. 115 sister potrobbc Ira i foraniiniferi di qucsle trc diverse localita , rac- cliiusi nolle niedesime manie. Non senza oslacoli, c dopo un lungo altendcre vanamcnte, 6 jxj- tulo procacciarnii irn saggio della mania eon Cleodore del Valicano ; e lo debbo alia corlesia del sig. Volpicclli , Segrelario Pcrpetuo del- r Accadeniia do' Lincei , e troppo chiaro nella serie do' geometri vi- venli. Egli mi forniva un grandc cseniplare di quella marna gremita dellc due Cleodore , Faticana c Uiceioli, scppur sono veramcule due si)ecie dislinle , di che 6 ragioni fortissime da dubitare. Dal quale sag- gio , dislaccati alcuni stralicelli , c qualche angolosila irregolare , U soUoposi a convenienle esame. E sebbenc , per la pochczza del mali- riale , dii- non mi posso pieuamente soddisfatto ; pure qucsto prinio tenlalivo mi a offerto 17 specie nuove , fra le 29 che inlutto vi 6 po- lulo finora discemerc. II seguente specchietto nc dimostra la distribu- zionc e le proporzioni fra cinque ordini , mancando affatto di un rap- presentanle 1' ordine quarto , generalmente scarso di specie , e Irop- po rare 0. I. Monostegi Orbulina 2 r Nodosaria 3 O. II. Sticostegi ......? ^entalina 3 " J Marginulina 2 [ Rimuliiia 1 Cristcllaria 4 Robiilina 2 Noiiioiiifia 1 rw T¥i i:ii- . - I Rotalina I O. III. Elicostegi < ^-1 1 o ^ \ Globigcniia 3 Rosalina 1 Siphonina 1 Cluvuliua 1 0. IV. Entomostogi ....() n v c 11 . ■ ( Bigencritia 1 O. V. Enallosteg. y Textularia 2 O. VI. Agatistugi '. Spiroloculina 1 Totale "iiT La descrizione delle specie nuove forma il snl)ielto del presente lavoro , il quale , uscendo dai confini dclla Paleontologia del regno , serve a contribuire a quella della Italia inliera. Nel tempo medesimo dimostreri come realmenle il numero delle specie si aumenla da gior- * 116 O. COSTA PORAMINIFERl FOSSILI no in giorno , cd a scconda che crcscono Ic riccrche ; e come final- mentc si mutano le proporzioni , (ra il numero degl' individui e quel- lo delle specie do' diversi gcneri. \'crita tutle qucstc che saranno ri- conosciule con successivi lavori , che mi propongo sotloporre al sa- pienle giudizio di questo noslro consesso. ORD. I. MONOSTEGI Genere oebuuna 1 . Orbulina universa — var. a) Cos. — var. b) id. 2. — hirta , Cos. 0. undique regulariter hirla, alba. — Diam. =0,5 mill. Kara. ORD. II. STICOSTEGI Genere Nodosabia. 1. iXodosaria tetragona , Cos. — Tav. 1. fig. 1, A, C. Tesla gracilis , subconica , compressa ; loculis 8 ? elongatis , parum inflatis, ietragonis, angulis cariiiatis, carina exerta ; aper- lura ovato oblonga ; supcrficie laevigata. Conchiglia delicala, appcna conica ; composla di molte caviUi (8 o piu) , allungatc , un poco ristrelte nei loro estremi , le cui sulure mollo scnsibi]i;la prima cavita e ovale, le allre sono comprcsse, qua- drangolari , i cui spigoli squisitamentc rilevali e taglicnli ; la supcr- ficie e liscia ; 1' apcrtura ovale allungata ncl senso stcsso della com- pressionc. Lunghczza = 1,8 mill. Abbiamo di qucsta specie piu esemplari, ma tutti in monconi di 3, 4. c 5 cavita ; un solo con 8, ed e qucllo che si e rapprescnlato, !■ sopra del quale si e fatta la descrizione. Tra i monconi ve nc a la- luno , il cui diamelro accenna dimcnsioni molto maggiori ; cd nn di essi pare che fosse appartenuto al mcdesimo individuo rapprcsentato. DELLA MAa.\A BLlj' DEL VATICANO. 1 17 2. A'odosaria gramen, Cos. Tav. 1. fig;. 3 A. Testa gracillima , cilindrucea ; loculis pluribus inaequalibus , geniculatis , laevibus ; apertura rotunda. Coiicbiglia soltilissima , quasi di ugual diamelro in tutla la sua lunghezza ; composla di piii cavita (5 a 6) , disuguali iii lunghczza e congiunle Iru loro iii zig zag; le suture cstcriorraente appena appa- renli nolle prime cavila , e scancellale in seguilo ; la superficie e li- scia; Taperlura rotonda. Lunghczza = 1, 1/4. mill. Kara. Genere Dentalina. 1. Dcntalina adunea , Cos. Tav. 1. fig. 1'. Testa graeili, clongata, laevigata, recta, apiceadunco; loculis IS oblongis, inf'erne parum inflatis, suturis distinctis; primoribus gr:icilissimis ineurvatis, rcliquis rectis, ultimo ? Conchiglia gracilc e piccolissima , composta di 15 c piu cavita allungatc, alquanto piu tuniide in sul principio chc in fine, Icvigale; le prime minulissime e molto incurvate , le settc maggiori congiunlc in linca rella ; 1' ultima non si eonosce, essendo evidentemente monca. Simile alia scripta di D' Orbigny, dalla quale e solo diversa per la curvalura , e maggiormente per la superficie uguale, che in quel- la o per lo hmgo striata. Lunghczza = 1,2 mill. ' 2. Dentalina iiepos, Cos. Tav. 1 fig. 2'. Testa clongata arcuata, laevigata; loculis 11 ovato-clongalis , parum inflatis, prima tumidore, mucronalo. Conchiglia allungata , mczzanamcnte gracile, levigata; composla di 11 cavita allungatc, un poco ovali , essendo appena tumide nel mezzo , ben distinte nogli eslremi dalle sulure; la prima cavita e piu rigonfiala, c guernila da un mucronc altrettanto lungo quanlo la ca- vita medesima ; I'uJlima manca. Lunghczza = 1 ,8 mill. Troviamo di questa specie un esemplarc ugualmente incomplclo, nel quale le prime quallro cavila sono brevissime e confuse tra loro lis 0. COSTA FORAMl.MFEai FOSSILI a sopjuo , ch' cstcrnamente appariscono quasi fosse una sola , un po- 00 piu lunga delle due clie succedono insieme prese ; c Ic quali son pure piu corte che larghe. Gl' interni sepjiuenli con la loro opaciUi lasciano dislinguere la sua composiziono. Differiscc dalla consobrina di D'OiJ)Jgny pel numero c proporzio- ric di\ersa delle cavita , com' c facile ravvisarlo comparandoiic le ri- spetlivp figure. Genere Mabgikulina. 1. Marginulina inaequalis, Cos. Tav. 1, fig. 2 J. Test a clongata, arcuala, laevigata) poslice compressa , cari- nata; loculis 7 co7ivexiusculis , inaequalibus , altemis majoribus, gradatim crescentibus; primo subgloboso, laleraliter carinalo , ca- rina usque ad quintum decurrente, quarto , sexlo, scptimoque acu- mine carinae opposito omato ; ultimo producto, pyriforme ; aper- tura denticulata . Conchiglia coniposta di selte cavita ben distintc da sulura pro- fonda , disuguali ed alternalivaraente cresccnti ; la prima quasi glo- bosa ; la sceonda di un diamctro alquanlo niinore , ma di Imighez- za uguale ; la terza in diamelro uguale alia prima , ma im poco piu lunga ; la quarta maggiore della prccedente , piii Umiida dal la- lo concavo , ed avente una punla al suo termine dal lato opposto , ch' e quasi dritlo ; la quinta simile alia terza , ma appena di quella maggiore ; la sesta maggiore della quarta e molto piu tumida di quella dallo stesso lato concavo, con la punta sul lalo opposto e ncl suo mezzo ; la setlima finalmente, maggiore di lutte , uguale in dia- metro alia precedcnle, prolungata anteriormenle in senso opposto alia curva dell' asse ideale, si che prende la forma di pera , avente ancor essa un acume sul mezzo della sua convessita e sull'opposlo lato della sua maggiore intumescenza; alia cui estremitd e I'apertura, ampia e dentellata nel margine. Una carena , o costola , comincia a sorgere dal lalo compresso sulla prima cavitd , e scorre sopra le altre facen- (losi da piu in piu delicata; essa si dilata sulle suture, c si cancella sui prolungamenlo dell' ultima cavita. La superficie e liscia. Lunghezza = 1,1 mill. DELIA MARNA BLU' DEL VATICANO. 1 19 2. Marginulinu trian(juluris, d'Uib. Tav. 1, fig. 9. Testa oblongo-elongata, laevigata, nitida , subtriangulari , po- slice obtusa ; lociilis 6-8 compressis , laleribus angulalis ; ultimo triangulari, anlice attenuata. Conchiglia allungala, archcggiala, le cui prime cavita mollo com- pressc e spiralmcnte attortigliatc , le allre triangolari , angolose nei lati ; I'lilUma, maggiore di tutte e triangolare , prolungasi in punla otlusa, nel cui cslrcmo e I'apcrtura rolonda c semplice; superficie le- vigatissima e splendente. Lunghezza = 0,8 mill. — Rara. Marginulina triangularis, d' Orbig. Foram, di Viemia, pag. 7 1 , PI. Ill, f. 22 e 23. Osservazioni. Non par dubbia 1' identitd di qucsla nostra mar- ginolina con quclla descritla dal U' Orbigny nel citato luogo , e pro- venicnte dal Bacino di Vienna. Che se non vi corrisponde il numcro dellc cavita, conlandosene 8 in quella c 6 nella nostra , cio puo di- pendere dall' eta, essendo ancor la nostra minore dell' esemplare che n' ebbe il sullodato scrittore di 2/10 di millimetro. Tultafiata a noi senibra , che potrebbc I'lina come I'altra riferir- si meglio al genere seguente Cristellaria , a cagione della spira ben apparente : nel qual pensiere siamo di accordo col signor D' Orbigny. Vedi Gen. Marginulina, 1. c. pag. 6G. Genere Rimtjlina. 1. liimulina bicaudata, Cos. Tav. I, f. 11, A,B,C. Testa elongata, compressiuscula , dorso areuafo, convcxo, late- re antico recto, antice oblique truncata , posticc bifida; latere dex- tro complanala , sublriplicata , fossulis duabus mediis ; transcei'- salibus, involulis ; involucro ultimo antice longitudinaliler aperto, supra plieato. Conchiglia di forma allungata, tre volte e mezzo piu lunga che larga, archoggiata dalla parte dorsale, dritta dalla parte opposia o vcn- trale, compressa alquanto nc'lati, quasi plana dal lato destro, ove si generano tre nighe e duo fossetli mediocri nel mezzo; anteriormenle quasi troncata in senso obliquo ; posteriormenle biforcuta con cstrc- 120 0. COSTA FORAMliXIPERl FOSSILI mita acute ; composla di molte cavild angustc trasversali , un poco oblique, che s' inviluppano successivamcnte ; 1' ultimo invoglio sul si- nistro lato si estcnde fine aH'originc della biforcazione , c sul destro forma una piega quasi alia mctd dclla lunghezza , e sul lato ante- riore o vcntrale lascia una lunga rinia, che nella cslremila si chinde per una piega increspata : come la si vede in C. La superficie e li- scia ; bianca ed opaca n' e la sostanza. Lunghezza= 1,5 mill. Osservazione. Di im tal genere non si conosce che una sola spe- cie Tivente nell'Adriatico , secondo le assicurazioni di D'Orbigny, che r assumeva a lipo generico. Noi non avevamo incontrato ancor fossi- le veruno csempio: e questo che ora adduciamo vi si puo rifcrirc per la sola condizione dclla rima longitudinale; ma per rabito e mollo distinta e lontana. ORDINE III. ELICOSTEGI Genere Ckistellakia. 1. Cristellaria Folpicellii, Cos. Tav. I. fig. A, ^, B. Testa breviuscula crassa, parum arcuata, compressa, laeviga- ta; postice magis compressa; antice inflata, trigona, planulata; la- teribus medio depressis, dorso carimtto; loculis angusiatis, suhar- cuatis, complanatis, ultima supra planulato ; apertura parva , ro- tundata, simplici. Conchiglia corta e molto dilatata , compressa nei lati con una sensibile deprcssione nel mezzo , che si aumcnta verso il maggiorc incremento della conchiglia ; auleriormente inarcata, indi un poco o- hliqua ; composta di 8 cavitd , delle quali Ic tre prime sono rivolte in spiralc , le altrc successivamcnte si raddrizzano serbando scmpre una sensibile inclinazione sull' asse idcalc; Tultima e appianala , ob- bliqua, un poco lumida nella faccia antcriore, acuminata nell'ango- lo postcriore e supremo, ove diviene pure un poco rugosa, avcndo nel ccnlro I'apcrtura rolonda e semplice. La superficie e levigatissima c splendenle ; la sostanza velrosa e trasparentc , si che lascia vedere le interne cavita a traverso dellc sue pareti , come la imniagiiu! sua le rappreseata. DELtA MARNA BLC' DEL VATICANO. 121 Lunghczza=l,5 mill. — Uara. 2. Cristellaria coniracla, Cos. Tav. I. f. 5 , ^,i?. Testa tumida, ventricosa, eontracla , medio inflala ac data , entice valde compressa, posliee acuminala; latere dorsali cullrato; aperlura rolundata, simplici. Coiichiglia molto abbrcviala , contralta per effcllo della cavita mcdiana che moslruosainentc dilatasi , esluberaudo dalla faccia vcn- trale; le prime cavita sono compresse c rivolle in spira ; 1' ultima e triangolare ed acuminata, con I'aperlura in cima dell'apicc, rotonda, c scmplice. Superficie liscia e splendente ; la sostanza c opaca. Lunghczza ^ 1, mill. 3. Cristellaria obesa, Cos. Tav. I. fig. 7. Testa ovato oblonga , comprcssiuscula , antice rotundata , in- (lata, ventricosa , postice pyramidata, vertice obtuso ; loculis 6-7 triangularibus, latere inflatis, vix distinctis; superficie laevigata ; aperlura simplici. Conchiglia composla di 6 a 7 cavita, la prima dclle quali rivolta in spira, triangolari, poco compresse, e poco tra loro distinte ; 1' ul- tima si protende in forma di cono ottuso cd oblicpio, nel cui verlice vi e I'apertura semplicissima; la superficie e levigata; la sostanza qua- si opaca. Lunghczza = 0,8 mill. Rara. 4. Cristellaria pulchella, Cos. Tav. I. f. 8. Testa i7ivoluta, compressa, laevigata, carinala, carina lamel. losa; loculis angustatis, complanatis , obliquis ; ultimo supra con- vexiusculo, postice acumimito; apertura 7-otundata, simplici. Conchiglia ovalo-acuminala, compressa, liscia, con una spira mol- to sfpiisita, coniposta di tre giri , 1' ultimo dc' quali con 9 cavita an- guste, oblique, ed appena distinte da sulura delicatissima ; ornata sul dorso di una lamina angusta, che va a pcrdcrsi sopra rantipcnultima cavita, mostraudosi piii squisita nel mezzo; Tultima cavit;i, piu angn- sta delle altre , si prolunga posleriormente in punta, nel cui estremo e I'apertura rotonda c semplice ; la superficie c splendente; la sostan- za vetrosa, trasparenlissima. Lungh. = 0,6 mill. 16 122 O. COSTA FORAMINIFEBI FOSSIL! Genere Roeulina. 1. Jlobulina Falicana, Cos. Tav. I. fig. 17, A, B. Testa orbiculala, nilida. convexiuscula; margine carinata; lo- culis qualiior marginatis, Mangvlaribus , complanalis , iransversim subiihssime striatis; aperhira apiculi, simpiici. Conchiglia discoidale, comprcssa, convfssa sul mezzo dclle sue ca- viUi, aveulo sul perinictro una carena laminare, angusla, e tagliente. cou 4. a 5 punte acute sul mezzo del dorso di ciascuua cavila; com- posta di quallro caviUi ncll' ultimo giro della spira , dislinte da una coslola rilevala sulla sutura, riiuiite nel centre, ove lasciano un pic- ciolo marchio di umbillico; sulla faccia opercolare dell' Jillima cavita scorre un risalto dalla pmila per tutta qtiasi la sua lunghezza nel mezzo. Uiamelro = 0,6 mill. yuesta specie del tulto simile alia li. calcar a le strie trasversa- li della eehinata, essendo poi dall' una come dall'altra diversa pel nu- mero dclle cavila, la presenza dell'unibillico, e la convcssita della con- chiglia inliera. 2. Jiobulina austriaca, d'Orb. Tav. I. fig. 10, A,B,C. Testa orbieulato-eonipressu, laevigata, disco centralis non con- vexo, ornala, margine angulala, non carinata ; locidis 10 angusta- tis, arcuatis, subeomplanata. Conchiglia discoidale, compressa, aventc nel mezzo un disco non cstubcrante, senza carena, ma solo angolosa nella periferia; composta di 10 cavita nell'ullimo giro della spira, anguste, archegiate , obbli- que , appianale , senza alcimo rilicvo nelle suture ; apice dell' ultima cavita increspato, con apcrtura angustissima sulla faccia esterna. Diametro = 1 a 2 mill. Non rara. liobulina Austriaca, d'Orb. Foram. di Vienna, pag. 103, Tav. V , fig. 1 e 2. Genere SiPuo^nA. 1. Siphoiiina fimbriata, Res. Testa suborbiculari, lobala, depressa, utrinque convexa. rxtiis DELti. MARNA BLU' DEL TATICANO. 123 acute earinata, el subtililer fimbriata, mm umbilieala, tuhcrculatn- perforata; anfraclibus tribus laliusculis ; loculis J (imbriulis, rectiu- sculis , subtrigonis; siphuncuh, aperturam generalo, depresso, cir- cumlabiato. Couchiglia discoidale depressa con spira mczzanamcnle clevata , composla di Ire giri , ed avenle ncl centra un lubercolo pcrforato , cinque cavila in ciascun giro, a foggia di sclloro circolarc , guernite siil contorno di un lembo minutamcnlc denlellalo a guisa di frangia; dalla faccia opposta alquanlo convessa , liscia , con 5 lobi appena e- stubcranti ; un piccolo sifone depresso, slargalo sull' apcrlura , spicca dalTullima cavila e dal lalo dcUa spira , nc si cstcnde oltre il mar- giiic della conchiglia. Diam. = 0,4. mill. Non rara. Siphonina fimbriata, Reuss. Foram. di Vienna, pag. 372. Tab. 4.7, f. 6 a.b. Jiotalina reticulata, Czizek — Beitragcs zur Kenntais. der fossilen Foramin. des Wienner Beckons, p. 10. Tab. 13, fig. 7 a 9. Specie incontrata per la prima fiata in Tcgel di Baden prcsso Vienna, e sulla quale e stato fondalo il genere dal sig. Reuss. Noi r abbianio discoperta nella Marna del Valicano, ove non e molto rara. Genere Nonionina. 1. Nonionina hclicina, Cos. Tav. I, fig. 18, J,Ii,C. Testa comprensa, orbiculata, laevigata, margine subangulala . supra umbilicata; loculis 12 arcuatis , convcxis , ultimo paulisper elato semiovato; apcrtura angustata. Couchiglia discoidale , comprcssa, levigala, un poco angolosa nel perimetro ; composla di dodici cavila nell' ullimo giro della spira ; molto archeggiatc, convcssc, riunite ncl centvo, lasciandovi un piccolo disco da una faccia, ed un largo urabillico dall' allra a cagione dclla obliquila della spira; I'ultima cavitd dilalata nel peristoma, piu dal- r uno che dall' altro lalo , formando anlcriorinonte una cujra quasi parabolica a rami disuguali; apcrtura mi poco ristrclla. Diametro^0,5 millim. Rara Simile alia Boueana di D'Orbignj , dalla quale .si diparte per 124 O. COSTA POEAMINIFERI POSSILI ossere mono comprcssa sul periinclro , c principalmontc per la obli- quila della spira , onde risultano le due facce dissimili, gencrandosi r umbilico dall' xina cd un piccolo disco dall' allra , mentre in quella r umbilico e in ambo le facce uguali. Spcsso F ultima cavita non e chiusa , come rabbiamo effigiata in C; il labro e pero coslanlemento dilalato. DifFerisce ancora dalla Bulloides. Karissima. Genere Rotalina. 1. ttotalina meridionalis, Cos. Tav. I. fig. 13 A,D,C. Testa orbiculata , dcprcssa , laevigata ; subtus convexa , vix umbilicata; spira complanata, anfractibus? unico periferico distin^ do; externe rolundata; loculis 14-, partim sutura distinetis , supra tMongis, subtus triagularibus , vix arcuatis et explanatis. Conchiglia orbicolare depressa, levigala, superiormenle quasi pia- na, dove apparisce un solo giro di spira estcriore, composlo di 14. ca- vita, distinte in parte da sutura; nel resto gli anfratti sono spianati e la sutura scancellaUi affatto. Dalla inferior parte mezzanamente con- vessa , e le cavita in parte apparenti sono appcna inarcate , scancel- landosi la sutura nel mezzo , e mostrandosi le ultime soltanto piu o meno distinte; nel centre lasciano appena lui vcstigio di umbilico, che sovenle manca del lutto ; la superficie e tutta finamenle punteggiata da punti inipressi, Uiametro da 0,5 ad 1 mill. Non rara. Affinissima alia U. Soldani d'Orb., ma piu depressa di quella , c distinta per la quasi assoluta mancanza di umbilico, per un maggior numero di cavita neH'ultimo giro della spira (9 nella Soldani) , e tut- te poco distinte , spezialmente nel mezzo del disco ; ugualmente che scompariscono gli anfratti nella faccia superiore, cccetlo che nell' ulti- mo giro. DELLA MARNA BLU' DEL VATICANO. 125 ORD. V. ENALLOSTEGI. Genere Guttllina. 1. GuttuHna Jiomana, Cos. Tav. I. fig. 6 A,B. Testa ovata, antice parum cotnpressa , postice rotundata , lo- culis tribus clongatis , subrectis , suturis vix exeavalis ; aperlura oblonga, marginata; vitrca. Conchiglia di forma purfcttammite ovale , anleriormcntc un poeo conipressa, posleriormonle rolondata ; composta di tre caviUi apparen- ti, involte nel senso dell'asse niaggiore, lasciando un piccolo inarchio umbilicale postcriormente; ed anleriormenle I'aperlura sulla faccia op- posta; aperlura lineare, allungala, coi margini lalerali rilcvati; super- ficie levigalissima splendeute; sostanza vitrea trasparente. Diametro maggiorc =0,5 mill. Rarissima. Genere Textularia. 1. Textularia sagittula. Cos. Tav. I, fig. 16, Testa sagilliformis, cotnpressa. lateraliler subexcavata , mar- ginibus acutis; antice dilatala, medio producta; postice subacumi- nata; loculis angustatis , transversis , complanatis , obscure aller- nanlibus. Conchiglia di forma sagiltala, comprcssa, latcralmonlc incavala, coi margini aculi e dcntellali ; anleriormente prolungata nel mezzo, coiicava ne' lali; posleriornienle prolmigala in pimta otlusa, maggior- nicnle rislrctia nc' lali; cavita anguste, Irasvcrsali , spianale , appena allernanti, e non ben dislinle; superficie levigala. Lunghezza =: 0,6 mill. 2. Textuluvia corrugata, Cos. Tav. 1. fig. 15. Testa brevis, irregidariter contracta, antice rhombea , postice obtusissime angulata, lalcribus acutis, denticulatisquc; loculis bre- vissimis , cxplanatis, vix altcrnantibus ; antcrioribus flexuose ar- ciiatis. Conchiglia mollo abbreviata, larga tanlo quanloluuga, anterior- 126 O. COSTA FORAMINIFEni FOSSILI mcnle i due piani lalerali cd obliqui cosliluenti un ronibo , acuta ne'uiargini laterali, e dentellala finanienle, posleriornientc i due pia- ni raedcsinii forniano un augolo otluso; cavita anguslissimc , poco od appcna allcrnanti, dislinlo da delicalissima c poco profonda sutura, le ultimo anlcriori obbliquamculo cd irrcgolarmente inarcatc; superficie levigala. Lunghezza = o,S mill. Rara. ORD. VI. AGATISTEGI Genere Spiroloculina. 1. Spiroloculina celata, Cos. Tav. 1. fig. ii. Testa ovata, eompressa, rudis, externa carinata, carina ohtu- siuscula ; loculis magnis, arcualis, lateribus roiundatis, suluris in- distinct is ; antice producta; apcrtura rotundala, unidentata; dentc brevi, acuminato. Specie molto a£Qne alia Triloculina oculina del d'Orbigny, daila quale si distingue per la mancanza totale delle suture apparcnti, per la ineguaglianza e rozzezza delta superficie, e per i lati non carcnati, ne proluugati nelle due cstremita : nell' ultima delle quali v' a 1' aper- tura rotonda , con im dente semplice. L' interna struttura pero evidentemente ci mostra una Spirolocu- lina , nientre la esterna rimane sempre cquivoca. Diametro maggiore = 1 mill. Spiroloculina, Cos. Paleont. 111. Tav. XXVI. fig. 5. A, B, C. ' * (' 4\ to. T(w. /ifvt '* •■^ 1.3. k Oi A /^ B u 1.1 I? Ifi • /u^^//*-fef: //e^ /ifS?. -it. /f^ /t^tl&W^ MV- FORAMIXIFERI FOSSILI DELLE MARNE TERZIARIE DI MESSLNA DEL SOCIO ORDINARIO O. G. COSTA. AUe ragioni esposte nclla mia precedente memoria sullo stesso argomcnlo , i)er le qiiali mi spinsi a riccrcarc, ollre i confini del re- gno, i Foraminifcii dclla marna del Vaticano, un'altra sc ne aggiiin- sc, assai piu polenlc di quelle; la quale mi determino a far le stesse ricerclie sulla prossima Sieilia isolarc ; e con ispecialila nelle marne lerziarie della propintpia Messina. Vi a chi crede, clie V Isola di Sicilia fosse stata un tempo con- giunla alia terra fernia , preeisamente pel calcio Zancleo e la pimta esln^nia dclle Calabrie. La qual cosa essendo vera, dove esistcre ana- logia lrop])o strella fra quel due opposti lerreni, ove pur non si Iro- \assero identiei att'atlo. Se cio sia, o se differenze vi esistano, e qua- le ne fosse la loro imporlanza , non e questo il luogo nel quale io penso diseuter la (luistione in tulta la sua latiludine; fermandomi sol- tanlo ai caratteri paleonlologici, e per ora ai soli Foraniiniferi. Laon- de, dopo aver minulainenle esplorali i terrcni da Monteleone lino a r.apo-Pellaro; e dopo aver con ispecialila csaminale le marne de'con- lorni di Reggie, ed i banchi sabbionosi di Terreti , ^'azili , fin sopra il piino della Melia, passava a far lo slcsso per le marne che stamio 128 0. COSTA POBAMINIFERI POSSILI a ndosso dclla Cilia di Messina. Un primo saggiode'risultamenli com- paralivi oUcnuti Irovasi iiiSL'rito noi Ccnni Paleontologici per 1' anno 1853 osibili all' Accadoinia Ponlaniana. Le invcsligazioni ulleriori pe- ro, piu eslcse e piu accuralc, mi anno condollo a risultamonli si gran- diosi, da esigere una scala piii larga sollo la quale 1' argomenlodeb- ba Iraltaisi. Faltone quindi il soggctlo del prescntc lavoro , lo sommetlo al giudizio di quesl'Accademia, la quale, trovandolo plausibile , le dara quello avviamenlo che credora convcnevole, dichiarando innanzi lem- po , che quanlunque niollo csleso , csso non dee tcncrsi che come lui saggio. Perocche sono le mame di Messina si doviziose di Foramini- feri, che quel lanlo a cui sono arrivalo dopo un anno di studio, non e la niela dclle specie fin qui discopcrte. Ondc dame una idea mollo precisa, eccovi un calcolo analilicamcnle compiulo. Un pollice cubico di quella marna, diligcntementc csaminala, rende cinque vcnliquallre- simi di foraminiferi de' divcrsi ordini , c di gcneri difFerenli. In tale quantila 1/20 solo vien costiluilo dallo insicme dc' diversi generi , ed i rimanenli 19/20 sono di Orbulina univcrsa di ogni dimensione ; cioe del dianielro di 1/10 milliinelro a quello di un millimetro in- tiero. E nuniericamente calcolati gl' individui spettanli a ciascun ge- neie, nel pollice cubico suddetto abbiam Irovato Nodosaric — 3 Denlalinc — 5 Marginuline — 3 Vaginuline — 3 Frondicolarie — 8 Bigeiicrinc — ! Opercoline — 1 Uvigerine — 2 Teslolarie 2 Orbulina — 28 277, 290 Totale = 277, 318 Da questo spccchio apparisce in qual pioporzionc stanno i diversi generi Ira loro; ma couvien ricordare, che non in lulta lamassacsi- DELLE MARNE TERZIARIE DI MEiJSIIVA. 129 stono ugnalmcnlc Ic specie do' generi nominati ; c chc in taluni punli niaiiea I'uno cd apparisce 1' allro genere. Wvujerina p. e., clie nel pezzo servitoini per tale spcrienza si prosenla con due individui , non mi si era offerla aneora in un mezzo piede ciibico preccdentemente es- ploralo. Dal lalo opposlo, nol poUice cubico c mancato il gcncrc Trun- cautlina, che da frequenle luia delle specie; come pure il gcnere Ho- bulina. L'un genere dunque rimpiazzaiido 1' allio puo rilcncrsi come coslante la proporzione. E scendeiido ai particolari di talc cnmncrazione, c dcgno di no- la renormc abbondanza di Orboline. Fra tutle Ic marne del regno , e fra quelle del rcsto della Sicilia, del Valicano e del Soncsc, di cui posso ivudor conlo , non ve n' e mia compandiile per queslo lalo alia mama di Messina. CJie anzi, comparando quelle da nic ottenulo dalJa suddetla marna , calcolo di cui mi rendo garantc , col simile speri- mcnlo fatlo dal d'Orbigny sopra il tcrreno di Gentilli prcsso Parigi e che I'aulore riporla come csempio il piii cclatante per dovizia di Foraminifcri, queslo si trova di gran lunga inferiore a qucllo di Mes- sina. Perciocche, da ua pollice cubico di quel tcrreno il d'Orbigny non otlcnne che poco piii di SSmila individui; mcnlre la marna diJIessi- na ne conliene 277,318; ciocchc da la proporzione di 1:4 7/10. Passando al confronto de' Foraminifcri de' due terreni, di Reggio 6 di Messina, VOrbulina universa, si abbondanlc in qucsl'ullimo , e appena rapprescnlata da qualchc individuo nel primo. Per opposto le marne reggitane ridondano di Biloculine, clic nelle messinesi non aj). pariscono punlo; anzi lo inliero ordine degli Agatistegi figura appena per una Spiroloculina ed ima Quinqueloculina. Neir ordine degli Stigostegi si avvcrle la slcssa discrepanza; sen- doche nei messinesi abbonda di numero e di specie il genere Murgi- nulina , che fra i rcggilani non figura punlo. II genere Lingulina vien rapprescnlalo ugualmcnte in ambo i terreni , ma con mia di- vcrsa specie. Sopraltulli poi distingue le marne Messinesi la presen- za , il numero delle specie , c la frequenza dcgl' individui del gene- re Frondicularia , chc in lutta 1' Italia e appena cmblcmalo, e di cui fin qui non 6 incontralo nel regno , chc una dubbia specie sollanto e sommamcnle rara. Quesle mi anno porloallronde argomento di spe- ciale lavoro. Perocclie, lalune specie sono slate riguardale come spet- 17 130 O. COSTA rOEAMIMFEItl FOSSltl tanli al gcncro Crislcllaria , per cssersi limilati i miei predecessori al solo aspello csleriorc. Un esamc piii accurato suH'inlima loro slrul- tura mi a svelala la gcncsi comime colle Frondicolarie degli Aulori, e mi a fatlo pure conoscere qual sia 1' intima loro organica diffcren- za. D' onde c risultalo chc, soUralle quoUe specie dal gcnerc Cristel- laria, le Frondicolarie vanno distribuile iii Ire sczioni delle LhxiUh terali (Crislellaria A'Orh.), dclle Bilaterali, e dcllc Innormali {Fron- dicolarie dello slcsso autorc). Perciocche Ic cavita delle prime sono pill sviluppalc da im lalo , e pochissimo dall' altro dcU' asse idcale ; in altre si sviluppano ugualmenlc d'ambo i lali ; od in talune final- menle, per un certo ripicgamcnto angolarc de' due lali opposli , ap- pariscono dislribuilc sopra Ire lati. Da ultimo n' emerge che un tal genere sia malamcnle j'iposlo neH'ordine degli Ssigostegi , e die con maggior proprieta debba traslocarsi agli Enallostegi ; come verra di- niostralo. Ncllo stess' ordine secondo , il genere Vctginulina figura con 4. specie, con frequenza d' individui , laddove in luUo il regno si c tro- xalo sollanlo qualche rare escmpio di esse ; e nel roslo della Sicilia non incontrasi affallo. NcH'ordine successive Elicostegi, il genere Crislellaria a una so- Ja specie nel reggilano , mentre nel messincsc ne coiila nove , e ne avanza ancora qualche altra im poco dubbia. Per compenso manca- no nella marna di Messina i generi Nonionina cd Operculina , che nella reggiana sono rapprcscntati da 3 specie il primo , e da una il secondo, il quale gcneralmenle poco figura. L' ordine seslo finalmen- te ne porge il conlrapposlo del primo; percioccbe esso non conta per iMessina che rarissimi esemplari della Quinqueloculina obvelata, Cos., menlre in Rcggio ridondano quasi tutti i generi di specie e di esem- plari, specialmenle del genere Biloculina. Ne queste diverse proporzioni e tullo qucllo che rcnde notevole la diffcrcnza fra le due localila ; ma vi prcnde ancor parte la fisono- mia, che nei Foraminiferi di Messina e tale, che , ove mancasse la co- scicnza della loro perlinenza, si direbbe csser propri della creta bian- ca del hacino di Parigi. La quale simiglianza di aspello vicn forte- menle sostcnuta dal quasi idenlico prcdominio di generi c di spccie- e bastar puo I'eserapio del genere Frondieularia , che poco in allri DELLE MARNE TERZIARIE DI MESSINA. 1 3 1 luoffhi figura , e la niancanza in enlranibi di gcneri speltanli all'or- diiu! di'gli Jgalislcgi. L(! slisse idcnlichc specie che si Irovano in Reggio od in Messina si annunziano alio sgnanlo con lal diversa scm- bianza, che si direbbero affatlo diverse. Dall(! quali cose dunqiie , se si \olesse Irarre argoinenlo per la soluzione del problenia premcsso , sarcnnuo condoUi a giudicare che quel due Icrrcni sono diversi alFallo di origine e di cli. Pero convie- ne qui ricofdarc quel che allrovc si e fatlo nolarc in proposito , che siff'atle discropanze si avverano da passo in passo Ira i Foraininifcri dclle localilii diverse del regno , ed anche di una slessa localiUi (1). Laoiule a nie pare che le differcnze rilevale in quanlo a tal classc di orgaiiici avanzi, isolatamenle considerate , si possano rilcnere come lo- cali,c prodoltc dalla diversita di condizioni sotio le quali vissero lali perisscnia della creazione. Ne quesli soli ci addimoslrano tali differcn- ze da luogo a luogo, ma simiglianli ne trovi in genie di animali di altro ordino , e delle classi ancoi' superiori ; come lo vedi'emo negl; Ecbinodermi, nci Crostacei, e nei Pcsci; fatto che si avvera benanche nella Fauna attuale. Prima di sceuderc alia dcscrizione dclle specie e indispensabile far precedere alcinic avvcrtenze, onde schivare gli equivoci ne' quali , in questa classe spezialinente , o facilissiino incorrero. Ollre la ^aria- biiita de' giudizii sccondo la nientc di coloro che giudicano , grande- mentc concorrc a riportare diversa sentenza intorno alia novila delU; specie il facile c molleplice mutauicnto di forma di tali spoglie cal- cari. Per dimostrarlo chiaramcnte , c scnza molte parole , togliamo un esempio dal gencre Dentulina. Le spoi-ie di tal genere, quanilo si cercano fra molli individui, c ben malagevole cosa il discerncrlc. La stcssa specie, considerata per la sua intima e regolare struttura , so- pra individui di diversa eta, c di statura diversa , si appresenta alio sguardo tauto diversamenle , da nou polcrsi piu definite. Coloro che anno avuto il campo libero c uon preoccupato, anno ben poluto scc- gliere Ic piu dislanti fra loro, e formame il tipo delle specie. i\Ia per nci che lo Iroviamo gia signoreggiato dai predecessor!, scclli gl' indi- vidui idenlici a qucUi, rimangono grintermedl; i quali, non polendoli (1) Ceiini per laiiiio 1833. 132 0. COSl'A — FORAMIMFERl FOSSILI l>iii ai inodosiini nssiniilare, o convien discoslarsi dalle normc slabililo, o eroari' laiilo allrc spccii.' per quanle sono le modificazioni avvcrlibili. Prcndcsi ia dinioslrazionc la Dcntalina sulcata e Vaciita del d' Orbi- gny, che per noi sono Nodosarie. L' una come I'altra c gracilc , al- lungata, c composln di cavild iiumoroso, non obblique , por la mag- gior parte poco dislinle, longiludinalincnlc coslale , la prima con 10 a 13 cavita , la seconda con 9. Sotlracndo dunqiic liilli quosli come caratteri comuni ad cntrambe, che rimane per nota distintiva specifi- ea? Uno slrangolaniento che precede Tnllinia cavita, niaggiore neH'c- euta clic nolla sulcata; al che si aggiiuigc per conseguenza, che 1' ul- tima cavlla sia in quella piu convessa, ed in questa meno, compen- sandosi col maggiorc suo prolmigamento. Ora non vi c cosa tanio mu- tabilc nolle specie di tal gencrc quanlo il maggiorc o minore slrango- lamenlo delle loro cavita, od almeno delle ullime; e quindi lo indis- pensabilo mulamento di forma, piu tumida in quelle meglio divise, pill allungata quando la loro separazione c meno profonda. In ultimo si vuol considerare la presenza di una punla acuta , o mucrone, nella prima cavita; c questo ancora, o manca naluralmonte, scnza che nul- la si mutasse nel resto di tulta la conchiglia , o si pcrdc per 1' uso i; stropicciamcnto clie soEfre vivendo , od essendo nella terra sepolla. Gli esempii di tal fatta sono freqiicntissimi in lulte le specie di qua- lunque gcncre che posscggono di tali delicatissime appendici. Non con- sideriamo qui il caso non raro, senon frequentissimo, di trovarsi monca la conchiglia dell' una o deiraltra estremita; quando la sua delermina- zione riesce assolulamenle impossibile , partendo da siiTatti principii. Si ascolli ora lo stesso d'Orbigny , che a cosliluile le due sum- mentovate specie , e vi diri , che la D. sulcata non differisce dalla Cuvieri ( tnltora vivcntc nell'Adrialico ), che per cssere le costole piii acute e la conchiglia tutta proporzionalmente vn poco piu allimgata! Qual mentc pu6 concepire il valore di questi piii o meno? da qual li- mite si fa parlire la comparazione? ed c tutto questo respressionc di un mutamento reale dell' organismo per lenersi , zoologicamentc par- lando, per carattere immutabile di una specie ? A me pare , che per le Dcntalmc, come per le Nodosarie, inlervenghi quello stesso che 6 fatto awertire per i Dentali (1). Ed in comprova lo stesso A. ne por- (1) Vedi la Monografia di questo genere nella Fauna del regno. DELLE MARNE TERZIARIE DI MESSINA. 133 ge r escmpio, senzii uscirc dalle specie postc a confronlo. Parlaruio (Iclla suleala egli avTcrle , chc in laluiii individiii le coslole si lad- doppiano, per allrellanle die Irarne/.zano alie prime. E pure su quc- sta maggiore o minor frequenza di coslole , che invcrsamenle si mu- tano ancora nclla prossozza, si foiidano iiioUo dellc specie. Proseipieri- do quesl' analisi si Iroverd tale conliuuila di anelli, chc dal primo al- rultimo si passa agli eslremi senza avvertirsenc ; e pure i due eslre- ini appariscono difPcreiitissiini. CJii si trovassc alle mani uno di tali aiielli intcrnicdi, e nalurale il supporre, che non polcndolo assimilarc nc al primo ne all' ultimo , devc creanie una no^ella specie : ed iiv tal guisa le specie si varmo molliplicando all' infinito; cd i giudizi deli- 1)0110 quindi variare sccondo il nunicro dcllc nozioni che si posseggono. In escmpio chiarissimo di cio abbiamo csihilo nclla Palcontolo- gia del regno, tratlando dclla Nodosaria hispida; c sarcmmo nel ca- so di fare allrettanto per moltissime delle specie note, e di quelle che a me riniangono a descrivere. Ma un tal lavoro, per ogni lato ulilis- simo, essendo piu grafico chc fonico , csiggc tempo e dispendio , di cui polra altri disporrc. Abbiasi intanto prescnle la digressione premessa , quando allri sard per giudicare se bone o male mi sono avvisato nel definire le specie nuove , sia in questo , e sia ncgli altri larori , ove tralasciato avessi avverlirlo^ onde non ripeter sovenle c con noja le cose stesse. ORDINE I mONOSTEGIA Genere ORBumAj d'Orb. Orbulina itniversa; d'Orb. O. testa bullala, sphacrica, irrcgulariter minutissime perfora- ta; apertura circulari. Specie cosi abbondantc nel luogo dello gli Scoppi, che costilui- sce quasi im decimo dclla inliera massa terrosa. Si trova di tutlo le grandezze , dall' infinitamcnle piccola al diamctro di 0,1 millim. Tutta di un bianco nitido , tanio piu per quanto e piii piccola. Rarissimi sono gl' individui colorati di fulvo o di bnuio. 13-i O. COSTA. FOllAMlMFEni POSSILI URDLNE II STICOSTEGIA FAMIGLIA l'^ EQUaLAXEUALI Gcnere Glakdulina, d' Orb. Glandulina apiciilala, Ileus. Cosl. Palcont. dol Regno di Nap. 11. pag. 1,^1, Ta v. XI, fi«-. 22 .1, C. Rarissinia nel 1. d. gli Scoppi. Genere Nodosaria, d' Orb. /. Nodosaria bacillinn, Dc Fr. Tav. I. fig. 7 a, B,C. i\. testa clongala, eylindracea, lonyiliidinaliler 7-vvi W-eosluta; coslis obtusis; locidis 14 aequalibus, anlice convexis, sphaencis, po- slice complanatis; prima magno , mucronato ; apertura rotondnla, radiala. Conchiglia assai lunga , c lutla quasi di ugual diaiiielro, oiiiala per lo lungo di 7 ad 1 1 coslole ritondate , c ben rilevale ; eomjiosta di niolte cavila (U a 22) tutle uguali in larghezza e luugliezza , o con piccola differenza; le prime sono quasi spianate , non eslui)eran- li, le ultime convesse, pressoche sfericlie, e ben dislinte ; la prima e innoltre piii grossa delle successive, avendo un lungo niucrone per lo pill rilorto; TuUima cavita si lermina ottusa, o con un foramc nel centro, al quale giungono le coslole prolungale, e le danno un aspetlo raggialo. Si assegna a quesla specie la lunghezza di 1 1 millimelri ; ma r esemplare che abbiamo Irovalo nella marna di Messina, ben conser- valo, raggiunge 22 millim. 11 numero dclle sue cavila e di 18. — Ne abbiamo degli allri nionchi di 6 a 9 cavila di minor dianielro. In quanlo alle altrc variazioni si consuiti la N. grossecostata dcUa no- stra Palconlologia del regno. 2. Nodosaria mutabilis, Cosla, Tav. 1 , fig. 1 e 2. A^. testa subconica, vix ineurvata; loculis 11, posterioribus indi- DELLE MARKE TEHZIAIIIE DI MESSINA. 135 slinelis S-coslatis, anterioribus sutura mediocri discrelis /O-coslalis; loculo uUimo coarctato; aperlura cciilrali nimpliei. Cosla, Paleonl. del U. di .Napoli II, pag. liJ-i, n. 13. 'I'a\. XIIF, f. 1. Lun-h. = i, 7 mill. — C mill. l\. B. \ Foramiiiifori del Uegjno di iXapoli, clic (|ui si citano, so- 110 improssi , ma noii ancor pabblicali ; laonde dobboiio tcnersi gli uni come gli allri quali specie tullora scoaosciule. La fijiura 2 della cilata tavola rapproseiila un individuo eompk'- lo, ncl quale si trovano soUanlo 9 cavita , o sulla prima un prolun- gamcnto a foggia d'aculeo. Tali append ici sogliono mancare sopra in- di\idui d'idcntica specie, si per essero fragili , c si ancora normal- motile non ingenerali. II numero c la disposizionc dclle coslole c il niigliorc c piu coslanle carallerc sul quale si puo calcolare. AucIk! r aperlura, die in cssa e cinla da un delicalo risallo e carallere di niun valore, iiidicando esso la inlerruzione , non il compimeuto delle cavil.i. 3. Nodosaria ubbreviata, Cos. [an praeccdentis varietas ? ) Differisce dalla mulahilis per avere due caAiUi di nieno , c per esscr quesle piu luniide e quasi conlralle. Nel reslo convcngono, speeial- menlc con quella eifigiala al n. 2. Lmigli.^ 4. mill. 4. Aodosariu conlrctcla, Cos. Tav. I, fig. 3. N. testa comprcssiuscu/a, loculis 7 uhbreciaiis, tumidulis; 6-10 costala; costis acidis, irreguluribus; aperlura radiata, ovala. Couchiglia alquanlo piu slivlta posleriormenle, crescendo in dia- melro le cavild con poea diffcrcnza , essendo lutle piu corle che lar- glie, le prime con sei e poi sellc coslole, Ic ultimc con 10, lulle gros- solano, con spigolo aculo, un poco irrcgolari; 7 cavila ben dislinlc da profonda sulura, sopra la quale le coslole s' interrompono ; 1' ultima cavita si prolunga alquanlo, inclinarulo auche verso uno do' lali slrel- li; I'aperlura e ovoidca, jior cffcllo della comprossione di lulla la con- cliiglia, ed il suo conlorno gueniilo di dclicali e brcvissimi raggi. Luiigh. = 4. mill. .y. Nodosaria siphunouhddcs, Cos. Tav. I, fig. 27. N. testa elomjuta, vis ai'cuata, iiimidu/a, longiludinaliler 12-co- stata; costis obiusis non inlerruptis; loculis tt, posticis complanatis. ]36 0. COSTA FORAMINIFERI FOSSILI primoparum inflalo, rotundalo, mucroiiato, ultimo convexo, strangu- lalo, unlicc produclo, non acuminato, parum obliquato. Coiicliiglia alliuigata, niezzanamcnlc grossa , alquaato incuwala , guoniila di costolc longiludinali non mollo rilevatc , oUusc , tion in- terrotlc sopra Ic sulurc , al nurncro di 11 a 12, talvoUa anchc 13, composla di 11 cavila, le posteriori dcllc quali poco dislintc, la pri- ma quasi rolonda, un poco piii lumida, ed avenle un mucrono (che talvolla manca), lo anlcriori sono mcglio dislintc, Pultima a una stran- golalura or piu or meno grandc, cd antcrioimcntc si protendc a fog- gia di pcra, declinando alquanlo sopra il lato (1). Lungh. :^ 7, 6 mill. Non rara ; ma difficile a trovarsi inlicra , quantunquc solida a bastanza. 6. Nodosaria acuta. Cost. N. testa ohlungata , arcuata, longitudinalitcr 9 - cosfafa; costis quandoque oblusis , 7ion interrupt is; loculis plurimis , sepe complana- tis; primo inflato, mucronato , ultimo convexo , slrawjuluto , antice producto. Concliiglia molto allungata, non scmpre gi'acile, a bastanza soli- da, gucrnila di 9 costole longitudinali ben rilevale , talvolta oltuse , acute nc' maggiori individni, ma non mai intcrrotte; composta di inol- te capita per lo piu poco distinte, c regolamicnte crcsccnti in diame- tro dalla prima all' ultima, la prima dellc quali suol essei-e piu tumi- da dellc sussequenti, ma talvolta e angusta assai piu , onde la eslre- mita risulta acutissima, spezialmenle lorchc il mucrone esiste ; I'ulti- ma d'ordinario e convessa , prcceduta da un forte slrangolamcnto , c prolimgala anteriormcnte quando piu, quando meno, ma semprc a di- rittura, scguendo la dirczione dell'asse ideale ; I'apertura e semplice e londa. Lungh. = 3 a 6 mill. Dentalina acuta, d'Orb. Foram. de Vienn. pag. 56 n. 39. PI. If, L 4.0 a 43. (1) Per la piccola curvatura di tutta la eonchiglia, e per la obbliquita del pro- lungamento deU'ultima cavita essa andrebbe riposta tra leDeiitaline,secondo i prin- cipii del sig. d'Orhigny. Ma noi abhiamo diversamonte valutato tali caratteri, come pno vcdersi coiisultuiido qiiesto articolo nella Palcaatologia del Regno. DELLE MARNE TERZUKIE DI MESSINA. 137 Osserv. 11 d'Orbigny doscrissc quesla specie sopra csemplari non maggiori di 3 millinictri in lunghczza; quindi la disse molto gracile, con costole otluse. IN'oi Iroviamo quesla specie anche d' una lunghez- za doppia, di solidita maggiorc, c con le costole acule; ed in qucsli individui lalvolla la prima cavita non e piu tumida delle allre. Forsi alle mani del sullodato autore quesli csemplari sarcbbcro riferili ad allra specie ; ma io non vi Irovo caralteri bastevoli per separarnele, se n'ceceltui la slalura. In quanlo al mutamenlo gencrico , si consulti il luogo indicaUj dalla preccdoiile nola; c pero farcmo qui nolare, che 1' apcrtura non c punlo lalerale, no il prolungamcnlo inclinalo sull' asse ideale. Non rimanc diinquo che la sola cur\alura dclla conchiglia , carattere in- sufficicnlissimo per la dclerrainazione gcnerica delle Dentaline. 7. Nodosaria exeenlrica, Cos. Tav. I, fig. 21. N. testa conoidea, solida , breviiiseula , compressiuscula ; lo- culis 7 explanatis, rude costatis ; coslis 6-10 latere altera irregulari- ter interruptis, altera eontinuis, obtusissimis ; locula prima mucrone brevi munito ; ultima parum antice praducto ; aperlura excentrica , oblonga, peristomate clevala cincta. Conchiglia assai solida, corla, e di forma quasiche conica; com- posla di 7 cavili appcna dislinte, mollo piu corte che larghe ; guer- nila per lo hmgo di 6 a 10 costole grossolane ; Ic quali s' interrom- pono svariutamentc sopra uno dc' lati della conchiglia, dove le cavila si clevano o gonfiano maggiormente , ed a misura che crescono ; dal lalo opposlo le costole sono continue , molto grosse e ben rilevate ; tutte poi si prolungano sopra Tultima cavita fino a congiungersi con un risallo che cinge I'apcrtura. Siccome la conchiglia e piu gonfia in uno dc' lati, c tal rigonfiamento va crescendo dalla i alia 7 cavita , COS! nc proseguita che qucsta ultima acquista la forma trasversalmen- te ovale, e Fapcrlura segue la stessa norma, trovandosi piu prossima al lato retto e regolare della conchiglia, come la fig. C la dimoslra. Lungh. = 0,5 mill. 8. JVodasaria spinulasa, Cos. Tav. 1 , fig. 28 A, B, C, D. {Citril- i a cultrala, fig. C. tus) var. \ b spinulosa , fig. A. ^ c conlorta 18 13S 0. COSTA KOKAMINIFERI FOSSILI yV. testa torulosa, contraeta, nunc recta , nunc magis minusve ineiirvata, lonriHudinalilcr grouse coslala; eostis ciiltratis, sephis in- lerruptis, el dcnticulatis aul spinulosis ; loculis 6-7 brcvissimis, pla- nulatis vel sirangulatis ; prima quandoque compresso , cullralo et denliculato, quandoqitc acuminato , scpii/squc obtuso; nlfimo aliquan- do minorc, inflato, slranguhito, ant ice in siplioncm cylindraceum pro- ducto, scpiusquc obluso, dctruneato. Facie cHrulli. La frcqucuza di quosla specie ci a dimoslrato la variabilita dei suoi carallori, non diversamcnle di quel che accadc in luUe Ic specie ch' ccccssivanientfi si luolliplicano , come ncUa N. hispida. Isolando certi individui si sarebbe condollo a difinirli del generc Margimdina; altri si dircbbci'O col d'Orbigny Dentalina; ma il doniinante caraltere dellc cavilii tulte regolarmcnle Irasversali sull'^asse reltilineo o un po- co incurvato, e Tuscita del prolungamento dell' ultima cavila sempre sulla linea media normale dell'assc, conducono necessariamenle al ge- nerc Aodosoria. Essa e sempre mollo crassa e guernita di costole grossolane e luollo rilevaiilc; si componc di G a 7 cavita sempre pii'i corte cbc lar- ghe ; c poco regolarmcnle crcscenli dalla prima all' ultima , ne sem- pre, ne ugualmente ben distinto. Tutto si muta dalFuno all'allro in- dividuo. L" aspetto suo e proprio di un citritiolo, come qucUo mutan- dosi nella forma e negli accidenli od appcndici. Le cavita cominciano talvolta dall' essere sensibilmente compres- sc; ed in lal caso le due oppostc costole si continuano sopra la estre- mita della prima , c vi formano una carena acuta , or continuala e tagliente, f. C, ora dentellata , fig. A, oppure e tonda e prolimgata in acume , fig. D. Le costole d' ordinario sono interroltc, ma senza norma veruiia, c non di rado spinolosc; qua mancano, la si raddoppiano, o altra se ne interpone. L' ultima cavita in eerie si prolunga a foggia di pera , ed il sifone vi si protende come un corto pcdicello. In la- lune altrc rimanc strangolato, tondeggiantc, di minor diametro, come nella fig. B della mcdesima lavola. 11 prolungamcnto del sifone talvolta e centrale e normale all'as- se : tail' allra e un poco latcrale c ripiegato ; spessissimo poi manca a£fatto, lerminandosi bruscamcnle quasicche fosse intcrrotlo. Lungh. magg. =2,5 mill. DELLE MARNE TEHZIARIE DI MESSINA. 139 Specie frcqucntissiina. 9. Nadosoria ilcisccns, Cost. Tav. I, fig. 6. N. testa solitfa, longiludiualiter 10-coslata; eostis aciitis antice evancscentibus ; loculis ovato-convcxis , post ice marjis in/Jalis, ulti- mo minime aemninato, apcrtura radiata, anulo cincta. Concliiglia di solida strullura, guoniila (ii 10 coslolc longiludina- li, mezzanainoiilc rilevale cd acule, le quali sulle suture si spianauo; coniposladi cavilaovoideechoposlpriormciili! dilalansi alrpianto piii che iiclla parte antoriorc; 1' ultima meglio distinta per un coUarelto liscio sulla sulura, c anchc minorc dclle prccedenli, c terminata bruscamcnle; Tapertura c raggiata, c cinla da uu anello rilcvalo al quale metlon capo le costole. 11 moncone che nc posscdiamo a Ire solo cavita , cd e lungo 4, 5 mill. W. Aodosaria inflata. Cos. Tav. 1, fig. 18. N. subcylindrica, loeulis 3-4 in flat is, sutura profunda distinctis, prima sjibaeuto, ultimo pyriformi, longitudinaliter costatis, costiilis 7-8 latiusculis. Tal' e il tipo di quesla specie che noi Irovaumio uella mama ar- gillosa di Taranto ; ma essa come ogni altra varia nella squisitcz- za delle suture , c nel nunicro delle costole , che nell' individuo qui effiggiato si trova maggiore , ingenorandosene taluno per mezzo nel- rultirae cavita; le alti-e mostrano qualche irregolare interruzioue. Lungh. = 2 mill. Rara. varicfas. Tav. I, f. 17. Ritengo come scmplice varieta della prccedcnle quest' altra, nella quale due sole cavita si trovano compiute , con 7 costole. Tutl' allro e identico. Lungh. = 0,8 mill. — Costa, Paloont. del regno di Napoli, Il.pag. 157. Tav. XIII, f. 4. //. Nodosoria amdafa. Ilcuss. Tav. I. fig. 16. 11 prelodato autore assume per carattere spccifico 1' anello che cingc il prolungamento del sifone ; ma siccome noi troviamo frcquen- te talc specie ci sianio assicurati che manca per lo piu , senza variar punto negli altri t-arattcri , non eccettuala la grandezza. Esse non e dunque da ritenersi qual carattere essenziale per la specie. no 0. COSTA FOBAMIMFERl FOSSILI /2. Nodosoria sulcata. Cos. Tav. I. fig. 4.. N. testa elongata, gracili, recta, loeulis rotundatis, longittidina- liter sulcatis, sulcis 16 ; loculo ultimo oblique producto transversa- liter et concentrice striata; foramine parvo rotunda eincto. Conchifjlia gracile mollo allungala, composta di cavila quasi glo- bose, poco diverse in dianietro ; longitudinalmenle marcata da solchi larghi c profondi che lasciano delicate elevatez^c al numero di 16. 1/ ultima cavita si prolunga obbliquamente , come nelle dcnlaline , niculrc la conchiglia e retta, e la sua superficie nclla faccia superio- re e striata sottilmente e conccntricamenle. L'apertura e piccoliss^ma, scmplice, rotonda, c cLnta da una elevatezza cireolarc. /3. Nodosoria subaequalis. Cos. Tav. I, fig. 5. N. testa subaequali , loeulis 7 globosis , laevibus , minutissirne piinctatis. Conchiglia composta di 7 cavita, quasi nguali tra loro , crescen- do alquanto in diamctro quelle di mezzo, e pochissimo differendo le prime dalle ultime; tutte quasi sferiche e ben distinte da sutura pro- fonda; la superficie e minutnmcnte pimteggiata di punli impress! ; l'a- pertura e ccnlrale c rotonda. Lungh. = 1,4. mUl. Nodosoria hispida, d'Orb. Tav. I. fig 10. — D' Orbigny, Foram. de Vicnn. pag. 35 , Tab. I, fig. 24. e 25. — Costa, Paleont. del reg. di Nap. II, pag. 135. Le numerose varieta di questa specie sono state gia notate nel- I'opcra citata. Qui ne abbiamo effigiate due sole , le meno frequenli altrove, piu pero nella marna di Messina. Ne saprcmmo quanto 1' a- culeata del medesimo autore, 1. c. fig. 26 e 27 sia da questa distinta! L'A. vi considera solo il ravvicinamento dclle cavita, che nella hispi- da sono separate da uno strangolamento molto sensibile. Uaculeata e soggelta alle stesse variazioni pel numero e dispo- sizione delle cavita; e talunc in sulle prime ripicgansi quasi in spira- le , come in quelle delle quali il d'Orbigny a fatlo la sua Marginulina hirsuta! Tab. Ill, fig. 17. Come a fatto la M. nigosa-costata da una simile variazione del- la Nodosoria spinosa. DELLE MARNE TERZIARIE DI MESSINA. 141 IS. Nodosaria ovularis, Cos. Tav. I, fig. 8 , 9 c 9'. N. testa cloiujala, recta, laeviyata; loculis 2-4, comexis , pyri- formibus, distinctissimis; suturis cxeavalis, quandoque limbatis; to- culo ultimo anticc acuminato; apcrtura minima rotunda, radiata out simplici. Conchiglia allungala^ drilla, Icvigalissima, cd ixn poco trasparcn- tc, antoriormente acuminata, posteriormonle rotondala cd oltusa; com- posta di due , tre e (fuallro cavitA ovoidcc , separate da una sulura profonda, Itilvolla larga quasi che fosse un collare liscio e spianato, non niai pcro cinlo da risalli di soria; rullima cavila si prolunga in avanli a mode di pcra, terminando in acumc, con apertura anguslis- sima, rotonda, talvolta raggiala, lal allra semplice. Lunghezza de' maggiori individui ^ 2,7 mill. — de' minori = 1 , 3 mill, (con 2 cavita). Piulloslo frequcnte. Osscrv. II d'Orbigny descrive una specie col nome di limbata si- mile affatto a quolla da noi clBgiata nella Tav. I, fig. 9. In essa tro- va I'autorc un risalto che scpara ciascuna cavita dal collarctto inter- mcdio. Noi Iroviamo il collarette ben distinto in taluni escmplari, in allri n6 , ma il risallo limitatorc non mai. Ed e notcvole clic gli e- scmplari da noi csaminati anno diniensione piu che doppia di quolla degl' individui che I'A. Irovava a Mcudon prcssoParigi (2/3 di mill. ). Vuole in qucUa I'aportiu-a raggiala, che noi non Iroviamo costanlemen- Ic. In fine dice distinguersi la sua limbata dalla radicola propria del l\lare Adrialico pel solo risalto trasversale che si laseia distinguere suite suture. A noi sembra che 1' uua come 1' altra non siano che semplici modificazioni accidentali di una medesima specie ; e che gli esemplari fossili dclla marna di Alessina si dislinguono solo per la loro maggiore statura. Laondc, per allonlanare gli cquivoci, I'abbiamo di- stinta col nome di ovular is, lal cssendo la forma delle sue cavila cosi ben separate le luic dalle allre, Genere Glandclina, d'Orb. 1. Glandulina oblonga, Cos. Tav. H, fig. 1. G. testa parvula, ovalo-oblonga, laevigata; loculis tribus, su- turis vix distinctis ; duobus primis subaequalibus , tertio minimo hemisphaerico; apertura simplicissima minima. I.i2 O. COSTA FORAMIMFERI FOSSILI Conchiglia piccolissima , compostii da Ire sole caviUi , die tulte insienie coslitiiist'ono un corpo ovale-allungalo , simile a nocciolo di oliva ; Jc due prime cavita son quasi uguali Ira loro , c dislinte da sulura poco profonda , la tcrza 6 piccolissima , ed a modo di coper- chieUo cmisferico e so\rapposta alia precedcntc; ncl suo mezzo c 1' a- perlura piccolissima, rotonda, e scmplice. Lungh. = 0,7 di mill. 2. Glundulina pusilla, Cos. Tav. 11^ fig. 2. G. Icsla minima, dimidio longiore qiiam mnpla; loeulis tribus, brevissimis, varimode cosfaiis, costis irregularibus , longitudinali- hus, uhiirjiiis. Conchiglia piccolissima^ assai tozza , composla costantcmeiile di 3 cavita brevissimc, c cjuasi I'mia contro I'allra compressa, il doppio piii larghc clic lunghe , dislinte da sutura poco profonda , cd ornate di alcune costole irrcgolarmenlc dispostc per lo Imigo, quale piu, qua- le meno obbliquamente ; talyolta si Irova un appendice alio eslremo dclla prima cavita; tal altra 1' ultima prescnla tracce di un prosegui- mcnlo; I'aperlura c rotonda od un poco increspata. 3. GlandiUina pynila, Cos. Paleont. 11. Tav. XXYII. fig. 25.Rara. 4. Glandulina rudis, Cos. Tav. I, fig. 12. Gl. testa conoidca, magna, nidi, crassa ; loeulis S indisfin- ctis , siqjerfieie scabra ; ultimo anlice tubuloso; aperlura rotunda minima. Conchiglia di forma lendente al cono , ottusissima ncl vertice , raolto solida; ruvida e spesso scabrosa alio esterno; composta di 5 a 6 cavita non apparcnli alio esleruo per csscre tulta la conchiglia qua- siinentc incroslata; Tultima cavita a un prolungamento tuboloso, nel cui ccntro aprcsi un anguslo forame, ordinariamentc oslrutto. Lungh. ::= 1,5 mill. — Frequenle. Senza aprire, o dividere per meta questa conchiglia , e impossi- bilc assicurarsi dclla sua organizzazionc , e quindi del genere al qua- le spetta. Genere Dentaiina d'Orb. Diamo qui la serie di taluue delle specie di tal genere, le meglio DELLE MARKE TERZIARIE DI MESSINA. 14.3 dclcrniinalo , riscrbando Ic raollc allre per la proposla Monografia , t)vc ne saran date le note differenziali con mctodo abbroviato e cliia- rissimo, schivando cosi le lunghe cd inutili ripelizioni. Denlalina clavala, Cos. D. — irregularis. 1). — arundinucea, Cos. D. — pleura, Cos. D. — scripta, d'Orb. — mancano le strie piccole ed inlerrotte. D. — triquclra, Cos. D. — nodosa, d'Orb. — Par. D. — aequalis, Cos. D. — aeicularis, Cos. D. — antennula, dUib. — Vicn. D. — exilis, Cos. D. — communis, d'Orb. — Par. D. — gracilis, d'Orb. — Par. D. — Lorneiana, d'Orb. — Par. Generc Vagindlina d'Orb. 1. Fagimtlina Ttaliea, Cos. Tav. U. fig. \^, A, B, C. liuponiamo nn tal nome alia piu gigantesca dclle specie di tal genere , la quale si mostra pure molto frequente nel terrcno al qua- li; appartieno, comecchc vien essa con le sue congener! a documenfa- re ainpiamcntc la preferenza di questo generc nci lerrcni terziarii in- feriori. Noi ne avcvamo gii prodolti due escmpj nclla Paleontologia del regno , ma Iroppo rari. Nclla I\Iarna di Messina gli esempi soiio rilevanli per numero di specie, per abbondanza d'individui, o per niti- dezza di carat tcri. II d'Orbigny, nclla Paleontologia slratigrufica, fra le 14. specie note, ne cita ujia sola de' lerrcni terziarl del N.E. della Germania.Dci terreni lerziari d' Italia non ce ne porgc alcun simbolo: e pure il SoJ- dani, nclla Tav. VI, fig. 44 del sue Saggio Oritlografico, nettamentc ne rapprcsenta ima : ed e bello il sentir da qucllo scriltorc la sua de- finizione — Orlhoccrala vagimilam gladii referenda {pag. 108): ed il d'Orbignj , meutre adolla lo stcsso nome radicale di Faginu/a, ridu- 14.4. O. COSTA FORAMIMFERI FOSSILI ccndolo aH'uniti di linguaggio in Faginulina, per non ricordarne la ])rovcnionza da qucsto ilaliano scriltorc , cho , S(;condo lui lavorava per scinjilice iiiicroscopico divertimento, dice , che il nome cli' cgli as- segna a tal gcncre ricorda la forma di guscio di leguminosa. La specie descritta da Soldani provicnc dal terrene posto all' oriente di Monte chino. lo non conosco in natura la specie cffigiata dal Soldani; ma dalla immagine si puo ben giudicare, che sia differenle assai dalla nostra: e pero posso con fiducia csibirla come specie non conosciula. Essa e simile ad un bacccllo di faggiolo bianco nostrale, avendo una lunghezza decupla della sua larghezza ; si compone di 20 e piii cavita ( talune anche meno, 14) tutte dislinte da un cordone rilcvato sopra le suture, molto obblique, c piii corte che larghe; dal lato dor- sale e carenata, sovente con carena tripla: la prima cavita d un' ap- pendice o mucrone non molto lungo , che spesso manca del tutto ; r ultima cavita c maggiore di tutte, c sull'angolo asccndcnte si aguz- za piu o meno, presentemdo un'angusla apertura, la quale il piu del- le volte trovasi oslrutta, o naturalmente obliterata. Lungh. = 6 a 7 mill. In taluni individui i risalti suturali sono spianati, ed in vece le cavita sono per lo lungo striate. Cio si avvera in tutti gl' individui che cominciano per una forma piu acuta, ed in tal caso manca il mu- crone. Vedi fig. B della citata tavola. Per altri sarebbe essa forsi una distinta specie \ 2. Faginulina lens, Cos. Tav. II. fig. 16 , A, B. Conchiglia assai breve proporzionalmente alia sua lunghezza, mol- to compressa , levigata ; composta di 4. a 5 cavita , le cui suture si scancellano o si spianano; la prima cavitd k alcune rughe longiludi- nali ed obblique, che si scancellano sopra la seconda , ed un' appen- dice cilindrica molto lunga, che ne rappresenta il peduncolo; le cavi- Id successive, dilalandosi gradatamentc si spianano da piu in piu , e I'ultima si tormina con un breve prolungaraento lateralc , al cui eslrc- mo e I'apertura; il lato ventrale e curvo, e falto a spigolo ottuso, il dorsale k tre ottusi cordoni (fig. E). Lungh. ^1,6 mill. DELLE MARNE TERZIAHIE Dl MESSIN.V. 14-5 3. f^aginulina sulcata, Cos. (an Arpula'f). Tav. 11. fig. 17 A, U. Conchiglia moUo crassa, solida, nilida, anleriormcnte piii larga, rilondaUi ed un poco carenala; posteriormente piu angusta e ripiega- la a foggia di rostro ; Ic cavita sono indisliiite; e luUc profondamen- te c grossolanamente solcalc per lo lungo , i quali solchi si scancellano prima di raggiungere 1' ultima cavila;questa e soUanlo dislinta per mi loggioro slraiigolanicnto, e levigala, Iriangolarc, c si prolende inciir- vandosi leggoniKuilc sul lato dorsale; al suo apice e I'aperhira rnton- da e semplice. Lmigh. = 1,6 mill. Frcquente. 4. Faginulina clavafa, Cos. Tav. 11, fig. 18 , A, Ji. Specie chc fa il passaggio al genere jUargiiuilina; talchc non si puo che con duLbio registrare solto I'uno o Taltro de'due gcneri. L'ul- iima cavita non e convessa come nelle marginoline, e Ic prime men- tiscono Pesordio della nostra Spirolina clavieola. Le marginolincvu- me si sa si stringono con quest' ultimo genere. La natura non a con- fini tanto precisi, quanto noi li vorremmo '. La conchiglia e brillanlissima, alquanto trasparcntc, nilida, levi- gata e scnza risalti o solchi di sorta. Lungh. = 3,4. mill. Genere Triplasia Reuss Conchiglia libera, rcgolarc, dritta, di forma ovale, od anche piii ullungala; composta di cavild sovrapposle I'una aU'aUra, ricuopren- dosi, infilsate ad un asse ideale dritto, senza veruna sporgenza al con- torno; I'uUima cavita torminuta da mi prolungamento centralc, al cui estrcmo e I'aperlura rotonda. Lungh. = 3,2 mill.; 10 concamerazioni. Triplasia Mureliissoni. Osserv. 11 Reuss , a cui dobbiarao la conoscenza di questo nuo- vo genere, lo fondava sopra una specie per Ini trovala ncUa marna di Edelbach, la quale specie intitolava al Ch. ^lurchisson. Egli ne da la descrizione e figura in una sua Memoria sopra i Carallcri degli sei- icentibus,majoribus minoritmsquc attcrnantibHS;toeiilis duobus trans- versis; ultimo sub-acuminato; apcrtura lineuri. Conchiglia ovale, un poco comprossa, ornata di 20 coslole quasi ritondate, le quali si arrestano sul contorno antcriorc di ciascuna ca- vita, crescendo pero di numero a misura che le cavita si moltiplica- no, e quindi aumentano in diametro ; perci6 slesso le successive costolc sono meno rilevate cd alternano con le maggiori; succede a queste scnsi- bilc dcpressionc, c a mano a mano elevandosi forma un mamniellone, in cima al quale e I'apertura lineare ed angusta; questo spazio c liscio. Lungh. = 1,5 mill. Rara. AfRnissima e questa nostra specie alia L. costata d'ttrb. ( Forani. de Vienn. pag. G2, Tab. Ill, fig. 1-5 ); dalla quale differisce per es- sere meno compressa , scnza carcna laterale , e guernita di un mag- DELLE MAll\E TERZIAKIE Dl MESSWA. 1-17 jjior iiuiTKTo (li coslolc, avendone quella 7 por lalo.E poiche i due osom- plari, c'h(! iioi abhianio Irovali per ora, non anno j-ho due cavita lia- sf'iiiio; {' siccomo vcg^jfiamo crescerc uii tal nunicro a niisura cho si auiiienlaiio Ip cavita, c cresco quindi il loro diamotro; cos! o da rrc- derc che negli adulli uii tal nuinoro fosso ancora magjjioro. Forsc col crcscerc! dclla conchiglia svanisce quel la brusca inter- ruziono delle costole sul pcrimdro dclla seconda cavita. Pero nella co- stnta del d'Orbigny, anchc noll'individiio che a 2 sole cavita, le costole si protcndono e svaniscono gradatamentc sulla faccia anieriore MEMORIE MATEMATICHE pbesentate DA' SOCII ALL' ACCADEMIA NELL' ANNO 1856 E DA ESSA APPROVATE. FORMOLE E TxiVOLE PElt LA S0LIZI0\E DEL PKOBLEIIA ED KlIPLllS© DEL SOCIO ORDlNAlllO CAV. A. DE GASPARIS Pofhi sono in Aslronomia problcmi piii spesso risoluti, e di mag- ffior imporlanza del problema di Keplero. Esso consiste in una rela- zionn, scmplicissima in apparcnza, fra ranomalia media, Tccccnlrica, <• i'eceonlrieila , relazionc che conduec ad luia equazione trascendenlc allorche Pincognita e I'anonialia eccentrica. Kon slaro qui a ricorda- re i lavori de' Geometri e degli Astronomi per risolverla. La pid par- le, di cssi vi pcrvicnc cello sviluppo in scrie, ed allri suggeriscono rc- gole praltiche. Onde portiato giudizio di lulti dir6 che 11 Gauss non «sita a credere che lulli i nictodi che poggiano sulle serie si Iroyano esserc inipralticabili per poco che Tecccntricila sia sensibile. Dal sun canto propone una regola veramenle preziosa, allualmcnle seguita da tulti gji aslrononii, e cho pc' piancli finora conosciuli ( cccello alcuni planctoidi ) non lascia a desiderarc di piu. Affinche la regola di Gauss possa mcllcrsi in pratlica e neccssario conoscere di gia il \alore ap piossimato dell' incognita , ed invero pochi c facili lontalivi baslano a ci('), nella piu parte de' ])iancli ora noti. Intanto I'aslrononiia va scni- pre pill accrcscendo il catalogo delle comcte periodiche, Ic orbilcdelle stelle doppie giungono al di la di Irenla , la famiglia de' planetoidi , fra i quali parccchi hanno orbita abbastanza eccentrica , cresce ogni anno scoprendosi uuovi indi\idui , ed in lutli qiiesti casi la rego- la di Gauss e di penosa applicazione. Infatli la differenza fra 1' ano- malia media e I'eccenlrica che pe' pianeti anlichi non oltrepassa i cin- 152 A, DE CASPARIS FORMOLC E TAVOLE ([uc 0 sci gradi , nc' casi ora monzionali piio giungore a 57 , od e precisaiU(!nto lal differcnza cho fa d' iiopo pfossimanienlc conosccre per applicare la regola del Gauss. Si aggiunga clie tal regola , quando r ecconlricild c quale ordinarianientc si ravvisa ne' corpi celcsti teste iioiiiinati , oltre i molti tcntativi chc riehiede ad ottenere un ralor prossimo dell' incognita , vuole altresi una tcrza cd anclie una quarla approssiniazione, onde fissarc il Aalor csatlo dell' incognita slessa. Nel lavoro che ora prcscnto all'Accadcraia mi son proposto di togliere ta- le ostacolo , di far cioe in guisa chc il problctna sia risolulo con, operazioni numeriche dirette , spedite , ed clemeniarissime, eyitando lo svilu])po in seric , o la pcnosa via dcllc prime false posizioni, come finora si e pralicato. Vi sono pcrvenulo col Irovare le soluzioni diverse che puo ammettere 1' equazione fondamentale del problema nel caso cho I'anonialia media, e I'eccentrica variano di grado in grado, echo reccentricitd non superi I'nnita. Tali soluzioni si polrebbero ottenere con calcolo elementarissimo , ma condurrcbbc ad operazioni lunghis- sinie, stanleche le soluzioni in parola sono circa 7000. II modo col quale vi son pcrvenuto e singolarmente scniplice, c tanto piii rimar- chevole in qrumto che si puo eg-ualmentc applicare ad una classc e- stesissima di cquazioni Irascendcnti. Ho scritlo lungo una riga oriz- zontale i logaritmi de' numeri da 1 a 57 ed in un' allra i risultati della soltrazione do' logaritmi de' seni da 1" a 90" da mi nmnero co- stantc, ch' e il logaritmo di 1° in parti del raggio. Dopo cio non re- sla che sommare , con data regola i logaritmi della prima scrie con que' della seconda, onde averc iznmediatamente i logaritmi delle eccen- tricita che corrispondono alle soluzioni in parola. II polcr preparare con tanta facilita e sicurczza i dati del lavoro, non solo fa evitare i sbagli numeric! ( possibilissimi in si lungo calcolo) ma ancora ne fa vedere 1' cstcnsione anchc prima di attuarlo ; ed io sono fermamen- te convinto che ove tal ripiego si fosse presentato agli Astronomi, il lavoro che ora sollopongo al giudizio dc' miei colleglii, sarcbbe gia (!seguito. Le segueuti formolc mostreranno la giustezza di cio che fi- nora ho asserito , e la tavola numerica fa vedere cho per qualsivo- glia valore dell' eccentricila , si ha dalla sola ispezione il valore del- r incognita approssimato entro im grado, e con semplicissime propor- zioni, approssimato cnlro una frazione di minuto primo. C'f-J^f^ JtUi. J. //' .ni \ iS I ■i'T ^A m .y. B a >.(>. 23: n 8. \ W s \34 //f//et f./:r /n^/ /X'>.'>. Y A/ >J. ^27. .).') •^./u J>mfM»,Jmitt ^j;:^- ^ r.\J-/u i TajKll I '^^^^/^>t^.e>^Af^-/ — rj-car. Per la qual cosa, rspri- mcndo per -la scinicirconferenza PQA, e per m:n la ragiono data di PSQ a PQA, dovra csser PSQ= j^. Ed uguagliaudo quesli due va- lori del dctto Irilineo sard - m- (p — ex^ — . n A lal oggctlo si sa esscr sen. (^=xfi cos.'^= — 1/(1 — x"-) : e puo farsi COS. — ^ = — e.liioltrc considerando la grandezza ex come un arco, sara e'-^x"' , e-.v- sen. e X = ex F""^ ■■•' ^ ^°^' ^'^ '^ 5 — ^ •■■ ' '""ascuran- do ill quesli due valori Ic potenzc superiori alia sccoiida per esser la e pic- ciolissima nello orbilo dc' Pianeti. Ma cos. (y — ex)=seti.^. sen. ex-h cos.i. cos.ex. Duuquc poncndo i valori di qucsle grandczze digiaindi- cati, sard -(«-4^)-('-¥)|/('— )=—■••>' Intanto si liLcri da' radicali V cquazionc B, come suol farsi , e vi si tra- scurino le potenze della c superiori alia scconda ; sara, falle le debiie ri- duzioni, {2ce-i-l-i-e') x^=\—c', e quindi 21 162 ^. FERGOLA — SOLL'^IONE Supponcndo PQ'=?, Q'G'=x,elc, si trovcracomc qui sopra.esscrne SPQ' = -2-tf' 5-: e quindi (f— ca;= -^ ;:. E adoperaiido i medesimi artifizi del preccdenle caso, nc otlerremo in qucsl' allro J ' ^=lAd;STr) ^ Ed essendo e2ec. Ma Te poi (I.Fl./I.) I-r-ee>2e; dunque sara maggiormente l-(-ee>2ec; quiudiper esserne 1-i-ee — 2ec grandczza posiliva , sara reale la scgucnte espressionc § // ~ 1 TEOREMA Coll'assc AP (fig. 2) ugiiale al diametro del semicerchio ABP inlendasi descrilta la cicloide volgare PLF, e vi si descriva la se- rniellisse AKP, che abbia per asse minore Vanzidetlo diametro , e per semiasse maggiore la CK. ugualc alia SA, ch' e il segmenio mag- giorc di quel diametro diviso in S : io dico essere il trilineo cir- colare PSQ proporzionale alia FH parte della corrispondente se- miordinata della cicloide lagliatavi dall'ellisse. Dimostrazione.Vongnsi, come in lali ricerche si suol fare, il raggio CA = GB = 1 5 e la CS = e ; sara CK = AS= 1 + e. Inoltre sia 1' arco 1 1 PBQ=$.ed il suo senoQG=:ar. Sarail settorecircolarcPCQ=-^$ 1 =^(p. 1 I E sara poi il triaugolo QSC = SC — QG = — ex ; e quindi dovra es- sere il trilineo circolare PSQ=PCQ— SCQ= ~ {%—ex). Cio posto , per la natura dell' ellisse ARP, sta CD : CR : : GQ : GH , cioe, 1 : c -J- 1 : : a: : GH, onde sara CB : BK : : GQ : QH, cioe \:e::x: Qll = ex. Ma c poi per la nalura della descrilta cicloide la QF = PQ = Y ; dunque sara FH = FQ — QH = $ . — ex : e quindi il trilineo PSQ proporzionale alia FH ^. Cioe il detto trilineo ugualc al rettangolo del- la mela del raggio del cerchio, c della FH. §. Seal. Qucsto teorema contiene i principii da peter comodamcnte DEL PROBI.EMA Dl REPMMIO. 1G3 dividcre un semiccrchio in una data ragionc jicr una iclla, die passi per iin dato punlo del diametro. Del clic occone la soluzionc. PROBLEMA Dato it semiccrchio AQP {f\g. 2), ed il puntoSjiel suo diametro, diwiderlo in modo per una reita SQ, sicche slia AQP at/ASQ, come n ad m. Soluzione. Si chiami " la scmicirconferenza AQP , c rilengansi i niedcsinii simboli del prccedenle teorema , sara il semiccrchio AQP ^ t 4- AC = 4--. E dovcndo essero AQP : PSQ : : ri : m, sara ASQ z=^ \ Ma 1' e poi, pel teorema precedentc, PSQ = -^ ( $ — ex); dunque sara n (p — ex= — , cioe FH= n Quindi il presente problema ridurrassi ad applicare tra Ic date curve PLF 0 PKH la data FH, con un dato silo. Lo chc puo geomelricamcnte ottenersi. Scol. Un tal problema sebbene n'trovisi risoluto dal Fergola, c rosano piibblica la soluzione ncl volume degli Opuscoli dolla sua scuola, da me o dal mio coUega ab. Giannallasio editi fiu dal 18 II (Opusc.IX), pure giova qui recarlo, per esscrsi rcsa assai rata quclia raccolla. PROBLEMA Date di posizionc due qualunquc curve, applicare tra' perime- tri di esse una rctla di data fjrandezza , e parallela ad un' allra data di silo. Solitz. Le curve date di sito sieno lo ANB, QSD (fig. 3), ed R la grandczza dclla rella da applicarsi tra esse , parallolamcntc all' altra CD data di posizionc. A ci6 ottcnerc dinoli la rctla AG 1' asse della curva ANB , c condolla da un qualimque punlo A di tal rclla la \a parallela alia CD, cd uguale alia data R, si liri per a la ac pariillela 1C4. ft. I'ERGOLA — SOLLZIONE DEL PROBLEMA 1)1 KEPLERO. ill delto assc. Poi intorno ad ae inlcndasi doscrilla la curva anb i- dentica all' altra ANB, e similmente posla ; sicche le ordinate NM,wm, chc in esse corrispondono allc uguali ascisse AM, am non solamentc sieno uguali, ma vi sicno benauche per dirilto (1). Inoltre da un punto n ove segansi le curve QSD , anb, (lo chn dec assolutamcnte verificarsi se tal problema sia possibilo) si conduca la mN parallcla alia CD; sard qucsta la retla addimandala. Dim. Imperocchc cssendo uguali le due nm, NM, aggiuntavi la otN di comunc, sara 1' intercelta tjN uguale alia otM, cioe alia Art, o alia data R. Ma e pure essa 7jN parallela alia Gc? data di posizio- ne. Dunquc essa soddisfa alio condizioni del problema. (1) Qui potrcmmo immaginarci, che la curva ANB passi nel sito anh con ino- to a se parallclo, talchi; il punto A cammini per Ao. conduccndovi la AC con la me- desima inclinazionc ad Aa. Questo principio, che dal Fergola escogitato fii detto di Irasjiosizione rettilinea o angolare, e che fu da lui proposto, nellaniio 1787, all Ac- cademia delle scienze di Napoli di quell'epoca, fu riproposlo, neiranno 1787, all'Ar- cadcmia attuale delle scienze, ed anche annunziato iiella sua Arte Eurislica, die da ini; rifatta, su que' MSS. , chc n' ebbi potiito ricuperare; c mi giova nutrir la spe- rauzu, che se per altro tempo la vita non mi abbaiidima, continuando a pubblicare questo trattato, di cui n' ebbi pubblicato il vol. I. cioe la parte elenientare di esso, possa far conoscere di quanta utilita riesca applicare e risolvero problemi, die senza di esso, si rimarrebbero insolubili. M E T 0 D 0 PER RI^VEMRE L'AXOMALIA ECCENTRICA , DATA LA IMEDIA DEL FU NOSTRO SOCIO ORDINARIO GIISEPPE SCORZA PROP. I. — TEOREMA Se =. Carol. 2.° Inollre esscndo data colcsta anomalia ecccnlrica A15, sa- ra ancora dale I'angolo al cenlro ACB, e con cio il suo conscgucnte BCS; ma son dali i lati BC,CSclic nel Iriangolo BCS il comprcndono, dunque dalla risoluzione di quosto Iriangolo se ne rilcvcra facilmenlc I'angolo BSA; ma la tangente di questo angolo sla alia langcnle del- I'angolo MSA, siccome BE: ME, cioe uclla dala ragionc delFassc mag- giore deir cllisse al di lei asse minore , dunque sara anchc dalo quest' altro angolo MSA. Vale a dire, dalla data anomalia ecccnlrica di un pianeta V e molto facile il rinvcnire la vera e vicevcrsa. Seal. Or quanlo 1' e facUe in colcslc anomalie il rllovarnc la me- dia e la vera dall' cccentrica, allrcllanlo n' c poi malagevole il Probl. invei-so, quello cioe di rinvcnire dalla media 1' ecccnlrica, e quindi la vera,ch'e il cclcbrc Problema dello anomalie proposto dal sagacissimo Giovanni Replero. In fatli dovrebbesi per lal riccrca dividere il dalo arco AD in modo nel punto B, che sliane la parte BD al seno BE del- I'altra, nella data ragionc di e -.r. PROP. II. — TEOREMA. Le diffcrenze BC, e CD (Fig. 2.) delle anomalie mcdie AB, AC, An, son prossimamenle proporzionali alle differenze EF, FG delle di lore anomalie eccentriche rispetlive AE, AF, AG, purc.he qiieste differenze siano mollo piccole. Dim. Si abbassino Ic perpend icolari EK , FL, GM, al diamelro AP, dagli eslremi delle proposlc anomalie eccentriche, e pc'punti E, ed F si conducano EI, FH parallcic ad AP. E poiche A B c 1' anomalia mc- di un Piancla , rilrovarc laic aiio- malia eccenlriea, che la di lei media coi'rispondenle ne differisca dnlla data 4> per un arco non maggiorc di 4S minuti. Soluz. Caso 1.° Quando la data anomalia media * non sia mag- giorc di 90°. 1." si lolga n sen.<\i dulla dala anomalia a> ; c dello 'P' un lal residuo, si prcnda di quesranomalia eccenlriea ranomalia me- dia '. Sara 'I' la richicsla anomalia eccenlriea, seuiai vi sia la * — *' non maggiorc di 4.5'. Altrimcnti aggiungasi 5- ('I' — 'I>') alia prima a- nomalia ccccnliica M'', 0 poi dalla risultanle anomalia eccenti-ica 'I'-i- — (([I — (i)')j che chiamisi 'l", sc ne rilrovi ranomalia media <1>"; sara 'I'" la richicsta anomalia ecccntrica, se mai la , che sara com' c chiaro minore di — t:. E poiche per I'operazione falta la prima anomalia eccenlriea M^^ ; ma per ipotesi 1' arco •!• non supora il quadranle : dmiquesarasenH'<;sera.(j,edra*era t'.Aggiimtovi »j''di comune, sard M"* -i- n sen M''< 'I"* -1- n sen.tV. l\Ia per la prop. 1 ." 'I'' -^ n sen 'I'' = ', che dinola 1' anomalia media di M"*, e M'-f- « «c«. Dmique sa- rd — *') dee esser mi- nore di M' — M' [Prop. 3''). Dunque aggiuntovi ^'' di comune, sara I'-f- 1 1 — ((Il — <|i')<"r, e quindi mollo minore di --. Ma la seconda anomalia eccenlriea ''", per I'operazione falta, uguaglia M'-h- (* — ') di cui I'a- nomalia media n'c disegnata da <1>"; dmique sara, pel coroll. prop. 3", 41 — *"<'. Similmcnle si moslrerd essere — 'li"'<-('). E cosl appresso. Diinque . in) doMu fiiialiuente otlc'iiL'isi la diffcrenza (i> — <4.3'. Caso 2." Quando poi la data anomalia media "l* sia mag-giore di 90°, e niinore di 180°, in tal caso preudasi dal quadrante --I'ano- 1 nialia media -^K-i-n, che sara maggiorc, o uguale , o minorc del- 1 1 la data*. Se mai siavi - z -t- ra > , allora sa- ra-" la richiesta anomalia eccentrica. Se finalmente sia -T:-4-n< in tal caso si dovra prendere $ — n per la prima anomalia eccentri- cs, clic si chiami ^\ e di questa se ne ritro^i la media (j/, sara M'' la richiesta anomalia eccentrica, se mai — •!)' non sia mag-giore di 4.5'. Altrimcnti aggiimgasi <1> — — (!>'), die chiamisi M", se nc prenda I'anomalia media 4.5' dovra procedersi nell'islessa guisa, finche dopo poche di qucste opcrazioni vedrassi oltcner T intento. Di7n. Poiclie 1' anomalia media dell'eccenlrica h', n'e disegnala da 0»', sara (!>'=ii-'-i- n sen '1' ( Prop . 1 " ) . Ma per I'operazione fatta w'^'V — n. Dunque sara 'i>'='< I''< nsen ili : c supposlo che siavi n sen ^^ > 4.5', altrimenti la stessa (i> ne sarebhc la richiesta anomalia, sara molto piu « 5eM'l''> 45'.Aggiuii- tovi M' di comune, sani ^'' -arisen i"'>M''+45'. Ma ^^ arisen h'= '. Dimque avremo >r'-t-4.5'. Cosi si dimostra essere <|)">q'"-i-4.5'. Ma per Toperazione fatta '|'"='F'-i- O — '. Dunque sara ancora (f'">'l''-t- * — "-+-45'. Or il> — 45'. Quindi avremo molto piii *"> H^'-H 2.45'. E cosi appresso. Per la qual cosa togliendo queste grandozzc rispcltivamcntc da di un Pianeta, rinvenire la torri- spondente anomalia eccenlrica. Soluz. Caso 1.° Quando la data anomalia * non superi 90°, si assuma I'anonialia ccccntrica M' la di cui media $' sia minorc della da- ta per un arco non maggiore di iS' {Probl. prec), indi si aggiufl- ga alia m' un arco minorc di — (^'; c di qucsta risultanle anoma- lia ccccntrica , chc dicasi 'F , se ne prenda 1' anomalia media $ , che sara minore del quadrante. Si avranno Ire anonialie medic $, C(/',. Or se facciasi come ^' — 9: * — Q : : >I" — 'f : M'" — 'I'; vale a dire la dif- fercnza della prima e seconda di qucsle anomalie medic , alia diffe- renza della prima e tcrza , cosi la differenza delle assunlc anomalie ecccnlriche T, e T' ad im quarto proporzionalc H'" — 1'. Sara f" 1' ano- malia eccentrica della data . Dim. Suppongasi che 9" ne disegni 1' anomalia di 1". E poiche 9 e (f' sono le rispeltive anomalie medie dell' ecccnlriche 1' c 'i', sard $' — $>M'' — 'r(per la. prop .3 .") Ma per coslruzione 9' — $ : M'" — T: ed c per ipotcsi ili — 9 non maggiore di 4.3' ; dunque molto meno ne sara maggiore la ''" — T. Per la qual cosa le tre anomalie cccentrichc ^^, M', T" son tali , che la differenza della prima e terza non supcra 4.5'. Dunque, per la pro- posiz. 2", le differeiize dellc mentovate anomalie ecccnlriche '1", '1', M'", saran proporzionali a quelle dellc rispeltive anomalie medie v,y',9",vale a dire sara 'I ' — T : 'i" — M" : : 9' — ? : 9" — ^.Ed c, per I'operazionc fatfa, $' — 9 : . E poro la 'I'" dovra csserc 1' anoma- lia eccentrica corrispondenle alia data iI>.C. B.D. Caso 2." Che se poi la data anomalia media "I* sia maggiore di 90°, e minore di 180"; in tal caso si rilrovi, pcrla prop. 4.\ I'anoma- lia eccenlrica I', la di cui media $, sia minore di per un arco mi- nore di 45'. Or se la 'I' non superi il quadrante , si procedera come 172 G. SCORZA CONTINOAZIONE nel caso prcccdenlo, allrinicnti si aggiunga ua arco maggiorc di — $, 0 ininorc di 45', e fliiaiuando 'I' Faiiomalia che ne risulta, se ne tro- vi di qucsla la media Q > che sara maggiore di <1> (prop. 3.°^) : poi si faccia nella slcssa guisa V — y : * — $ : : ^'' — 'F ad im quarlo proporzio- iiale M" — "'', sara M" la richiesta anomalia. Dim. Imperciocche essendo per roperaziono fatla $>*, e •!'><{', sara (;,' — p> — (p.Ma q;' — $: — p .•r'l' — 'I':'F" — ^; dunque sara an- cora 1' — M'>'r" — T; o t' — 1', per I'operazione fatta non supcra 4.5'. Duiique moUo meno M" — V sara >45' cc. E pcrcio le tre anomalie ec- cenlriche •!', ^^',^'" hanno le condizioni della prop. 2." Onde si conchiu- dera,come qui sopra osserne 'F" 1' anomalia eccenlrica, che alia dala ne corrisponde. Caso 3." Se poi la data anomalia il» sia eguale a 180", e cliiaro che in queslo caso, I'anomalia eccenlrica dovrd pareggiare la dala <|). Che se finalmente I'anomalia media supcri ISO"; in queslo caso della loro differenza si dovra prendere 1' anomalia eccenlrica , e po' quesla si dovra sotlrarre da 360°; sara un tal residue la richiesla ano- malia eccenlrica. CoROLL. Essendo $, e V le rispeltive anomalie medio di V,e M' avrcmo per la prop. 1 . , (;=ij'-4-m sen.W, e (p'=1''-i-n sen V , e (J)' — $ =i|"' — 'F-+- n{sen '1'' — sen ^^)=zO ±n (o; ponendovi per brevita di calcolo (■» in luo- go della differenza dclle assunle anomalie M', e ^■' ; ed oj in luogo del- la differenza de' loro seni. Ma si e veduto esserne (p' — 9 : 0 rh n w DELLA MEMORIA PKECEDENTE DEL FEBGOLA. 173 NOTA alia soluzione del problema di Keplcro data dal ch. ■prof. NICOLA FFJIGOLA. Meditando sul iiroccdimenlo analilico Icnulo dal profondo geonu'- tra Nicola Fergola uolla soluzione da coslui data del problema di Ki.-- pluro , mi e riiiscilo , scguondo le sue slcsse Iracce , di rinvenirc al- Ira eqiiazionc die pur risolve il problema, ma in un modo assai piu gencrale. Ragionc di cio si e clie meiilre il Fergola riliene i termini fino alia scconda polcnza dell' eccenlricita , io ho spinto Ic approssi- mazioni fino ai termini conlencnli la quarta inclusa , donde n' e de- rivalo chc mentre la prima soluzione vieu fomita da una cquazione di primo grado , quesla dipende da una cquazione di secondo. Sia da Irovarsi E neU' cquazione M = E — e sen E e pongasi cosM=e , sen E=x , onde ritcnere gli stessi simboli del Fergola , e seguire 1' indole della soluzione da lui proposta. Sara cos M = e = cos (E — e sen E) intanlo si sa cssere cos . e sen E = cos ear = 1 ■ 2^ sen . e sen E ^ sen ex = ex -— 0 soslituendo adunque tali valori nella precedcnlc equazione verra ^ 6 ' ^ 2 24. ' ed innalzando ambi i membri a quadralo , sara , dopo aver fatio Ic debite riduzioni — ,— x'-i- (1 H- &—2ec)x''— \—e o nella qiiale , dopo aver soslituili per e , ed a: i loro ralori cosAI , c senE , si deduce 3(1— e'— 2ecosM) ,^ 3sen'M sen'E -(- -^ sen E = . ecosM — e' e^cosM — c Ora r incognita del problcuia esscndo E, 1' equazione ora otlenuta mo- stra che il valore di scn'E si pu6 averc da una equazione di secondo grado. Per risolverla con maggiorc semplicita di quello che potrcbbe farsi per le vie ordinarie , pongasi 174. C. SCORZA — CONTINUAZIONE 1/3(1 H-e"-2.cosM) (e=cosM_e')^ L' angolo A figura come quantita ausiliaria , e non insisto sii qucsk- formolc , osscndo nolo il metodo di ottoncre con funzioni trigonome- Iriche le radici delle equazioni di secondo c tcrzo grado. ESEMPIO NDMEIIICO. Sia da risolverc I'cquazionc 27''4.5'=E — 0,66/4.S2senE I con quesli dali si trova log.(e"cosM — c*)~= 9.4.054.30 log.2senM(e'cosM—e'')^ = 9.374487 come pure log.(/3(l-He'— 2cc'osM) = 9.662251 onde si ricava log.tangA=977T2236 da cui A=27''1G'I7",^A=13"38'9". Avremo dunque finalmente logsenE=9.943011, ed E=6ri7'7". Ove queslo valorc di E vcnga sosliluilo nclla cquazionc proposia, si Irovera il Icnue crrore di 7'42". Applicandovi la correzione dala dalla formola M — E4-6'scnE A E := 1 — ecosE si trova iE=— ll'lS", e porcio il valor corretto di E risulia GTSHS", il quale diffcrisce dal vero per mono di un secondo di arco. Dal valorc dell' eccentricila assunlo neU'escmpio niuncrico lesl« proposto , si rileva essersi tratlato il caso piu difficile. Ed invero e nolo che Ic difficolUi prcsoiitalc da queslo celcbre problema si son vin- te lanto per Ic moUo piccolc , come per Ic mollo grand i eccenlricitd, ma non cosi ne' casi in cui recccntricila medesima ha un valore medio. La serie stessa di Lagrange, comunque prolungala , qui sarcbbe in difelto. Infatti e supcra 0,662742, liniite oUre il quale delta serie non e piu applicabile. Aggiungo 1' equazione di terzo grado che si ha spingcndo le approssimazioni fino alle seslc polenze dell' ccccnlricitd inclusc. Poslo scn-E=?/ viene ,,, 60(cosM— e) , 180(l-)-e^— 2ecosM) ISOscn^M e''(8e— ScosM)-^ e^(8e— 3cosM) ^ e''(8e— 3cosM) da qucsta si ha E=6r7'6" con 1' crrore +1'18'. A. DE Gasparis /e^u^'-l^ec -c- •. ''r:^. IXf/' /'/■r^.'/y ■7-/o^ir^ /fii'fl'. ye^:.^^>^^fZ^ ' e *" coi centri t^ e -"; e viceversa che i punti d'incontro -' e "" di due rette qualunque 1' e X" con i raggi omo- loglii /' ed /" di due fasci omografici F' ed F" con i centri p' e p", siano punti omologhi di due divisioni omografiche A' e a" sugli assi '*' e '". Inoltre due divisioni omografiche con una Icna. sono omogra- fiche tra loro, e lo stcsso vale per due fasci omografici con un lerzo. 3. Due punti omologhi di due divisioni omografiche sullo stesso asse che coincidono, diconsi punti doppii ; e due raggi omologhi co- incidenti in due fasci omografici conccntrici, raggi doppii. 4.. I punti doppii sono due , reali , coincidenti , o immagin.i- rii. In fatti : siano nclle divisioni omografiche D' c D" sxdl' asse /, p' il punto di D' omologo del piuilo all'infinito di D", e p" il punto i" i' di D" che corrispondo al punto all'infinito di D'; siano poi p' e p" due punti omologhi qualunque. Variando la loro posizione i punti p'cp", essi doM'aimo percorrere la rclla / o sempre uella slcssa direzione, o semprc in direzione opposta, allrimenti a due posizioni diverse di un punto in una dellc divisioni corrisponderehbc una stcssa posizione del punto omologo nelPallra, ciocche e contrario alia defioizione di'Ila dipendenza omografica dei due punti. Ora sc p' e pi' percorrono / in 23 178 G. BATTAGLINI SULLA DIPENDENZA SCAMBIEVOLR direzione opposta, passando ^' con Icgge di conlinuita da p' all' infi- « nito, e dair infinilo ncllo stesso senso tornando a p' , jo" jmsscni si- milmenle con leggc di conlinuita in senso opposto dall' infinite a />" , e da y all'infinito ; vi sarauno quindi nccessariamcnte due pun- i' i' ti doppii I'uno al di qua, raltro al di la rispetto alle eslremila /»', e »" p" della parte p' p" di /. Se poi p' e ji' percorrono / ncllo stesso ,' i" i' verso, passando p' da p' all'infinito, c dall'infinito a p' , passeni p" , i" t" nello stesso senso, dall'infinito a p" e da p" all'infinito; quindi o p" i' i' non raggiungera mai p', o lo raggiuagcra Ira p' e p" ima sola volta, t" i' o raggiungendolo nello stesso intervallo una prima volta , sard poi sorpassato da p' , anche tra p' e p" , scnza polerlo piu raggiungere. t" /' Adunquc i punli doppii sono solamente due. 5. 1 raggi doppii sono anche due, reali, o coincident o imnia- ginarii. Infatti siano nei fasci oniografici F' ed F" col centro p, I' il )" raggio di F' corrispondente ad uii raggio qualunquc / di F", ed /" il }' raggio di F" chc corrisponde al raggio / in F'; siano poi /' ed /" due raggi omologhi qualuuque. A'ariando la loro posizione i raggi /' ed I", essi gircranno intonio al piinio p , o sempre nello stesso verso , o sempre in verso conlrario , altrimenti a due posizioni diverse di un raggio in uno dei due fasci corrispondcrebbe una stessa posizione del raggio omologo nell'altro, il die e conlrario alia dcfinizioiie della di- pendenza omografica Ira i due raggi. Ora se /' ed /" girano inlorno a p in senso opposto, passando /' con legge di conlinuita da /' ad /, •/" e da /, girando nello stesso senso, tornando ad /' , passera similmen- te con legge di conlinuita /" in senso opposto da / ad /" , c da /" i' t' ad /; vi saranno quindi necessariamenle due raggi doppii , 1' uno al di qua , Tallvo al di la rispetto ai lati /' , ed /" dell'angolo /' p I". i" i' i" ?■' Se poi I' cd /" girano intorno a p nello stesso senso, passando /' da DELLE FIGURE. 179 I' ad /, e da ^ tornando ad /' , passera /" girando per lo stesso verso i" i" da / ad /" , e da /" ad / ; quindi o /" iion raggiungcra mai /', o lo ,' i' raggiungcra una sola volta tra /' ed /", o raggiungendolo ncllo sles- i'' i' so angolo una prima volta, sara poi sorpassalo da /', anche Ira /' , t" ed /", scnza poterlo piu raggiungere. Ci6 dimostra che i raggi dop- pii sono solamente due (1). 6. Tre coppie di punti omologhi dctcrniinano completamente due divisioni omografiche. Infalti, trasportale Ic divisioni sallo slcsso asse, se con tre coppie di punti omologhi (p',,p"), {p'-,,p"-,), (p' ,p":) po- tessero formarsi Ire divisioni omografiche D', D", e D"', in modo che ad un punlo qualunquc p' delta prima corrispondesscro nclle due al- Ire due punti divcrsi p", e p'", lo due divisioni D" e D'" avrcbhero tre punti doppii p,", pJ', p"\ , e Ic dne divisioni D' e D'" i tre pun- ti doppii pi , pi , p.', il che c impossibile (-i) — Adunque due divisio- ni omograGche che haniio Ire punti doppii sono idcntiche. 7. Tre coppie di raggi omologhi detcrminano due fasci omogra- fici. Poiche , ridotli i dne fasci ad avere lo stosso centro , se con le Ire coppie di raggi omologhi (/',,/",) , (/'„/"=), [l':., I",) polessero co- struirei tre fasci omografici 1^, F" ed V", cosicche im raggio qualun- que /' del primo avcsse per omologhi due raggi diversi /" ed /'" negli altri due, i due fasci F" ed l'"" a\rebhero Ire raggi dojipii /", , 1"^ ed /".;, cd i due fasci F* ed V" i tre raggi doppii /', , I'' ed /'., , risulla- to impossibile (j). Due fasci omografici che Jianno tre I'aggi doppii sono dmique identici. (1) Esprimorulo simbolicamente la dipcndenza tra i pimli nmologlii />' c p" del- It- divisioni olWoijniiii-lic D'e D"snirasse /,o tra i raggi onudoglii /'ed /"deilasci omo- j^ralici F'ed F"lo1 rciiiro ;), si reiiderh evidciite rcsistciiza cd il iiumero dei punti e dei raggi doppii. Infatti osscndo p, e pg i punti fondamentalidi /ai quali si riferisce la posizionc dip' o ;/', o I* cd /g le rette fondami-nlali cmidolte per p, alle ijuali si ri- ferisce la posizioiic di /' ed (", (»/ g"j, (»" g'J le conrilinate bilineari di tali punti o di tali rette, la loro dipendenza oiiiografica sara espressa da nii' equazionc della for- ma [x", ,') «" ,' + (»«. p'l x" ?'+i?",»')?''a'-f :?," ?') ?" ?'=o, indicando con i sim- boli ((*, v) dei coelTii'ienti costanti. Ora per i punti doppii, o i raggi doppii dovra es- sere *'=«"=», f'=f "=^ , si avrii (jiiimli per determinarii Teijuazione di 2" grado ISO G- BATTAGLINI SULLA DIPESDE^'ZA SCAMBIEVOLE Prima di passare all' ulteriore svihippo di quesli principii gcnc- rali della dipendcnza oraografica dclle figure, moslrcrcmo come possa su di cssi slabilirsi una looria (kilo lince di 2' oidinc c di 2°' classc e possano diniostrarsi facilmcntc Ic loio priiicipali propriela. Linee di 2° ordine e di 2°" classe. 8. Siano due fasci omografici F* ed F', p' e p" i loro cen- tri; Pi il punlo d' inconiro dc' due raggi omologhi /' ed I" ; C la li- i i nea , luogo geometrico di j9. I raggi omologhi I' ed /" inlersegano i i i una retla arbitraria I in due punli p' e p", omologhi di due divisio- i i ni omografiche suUo stesso asse : i due punti doppii di quesle divisio- ni sono i punti d' inconiro di I con C , sicche tale linea non puo es- scre inlerscgala da una retla in piu di due punli : adunque la linea secondo la quale s'intcrsegano i raggi omologhi di due fasci omogi'a- fici e di 2" ordine — C passa per i centri p' e p" dei fasci ; il rag- gio di F omologo del raggio che congimige i pimti p' c p" in V e la tangenle di C in p", ed il raggio di F* omologo dcllo slesso raggio in F" c la tangenle in p' . 9. Siano due divisioni omografiche D' e D" ; /' ed /" i loro assi ; /, la retla che unisce due punli omologhi p' c p", C la linoa invilup- po di /•. I pimti omologhi p' e p" congiunti con un punlo arbilrario i i p danno due relic /' cd /" omologhc di due fasci omografici concen- trici ; i due raggi doppii di quesli fasci sono le tangenli nicnate da p a C, sicche a tale linea non possono tirarsi da un punlo piu di due tangenli; adunque la linea che inviluppa le relte che coagiungono i punli omologhi di due divisioni omografiche e di 2" classe. C tocca gli assi /' ed /" delle divisioni ; il punlo di D" omologo del punlo d' inconiro di /' ed /" in D' e il punlo di conlatlo di C con /", cd il punlo di D' omologo dcllo slesso punlo d' inconiro in D" c il pimfo di conlatlo con /' — Viceversa i raggi /' ed /" mcnali da due punli p' i i e p" di una linea C di 2' ordine ad un suo punlo pi sono raggi o- DELLE FIGURE. 181 mologhi di due fasci omografici F' od 1-^' ; cd i punli p' c p" d' in- tersezionc di due tangenti /' ed /" di una linea di 2* classe C con una sua tangcnle / sono puuli oniologlii di due divisioni omografi- che D' e D". 10. I raggi I' cd /" menati da un punlo di una linea C di 2" ordine ai due piuili d'incontro p' c p" di C con una rcUa / condolla i i i per un punto arbitrario p, sono raggi omologlii di due fasci omogra- fici conccntrici, iu cui i due raggi doppii passano per i punli dicon- tatlo di C con le tangenti menate da p; sicche a tale linea non pos- sono lirarsi da im punto piu di due tangenti ; adunque una linea di 2" ordine c ancora di 2" classe. 1 1 . Viceversa: i pimli d' incontro p' e p" di ima tangente ad u- i i na linea C di 2" classe cou le due tangenti V ed /" di C tirale da un i i punlo p di ima relta arbitraria /, sono punli omologlii di due divi- sioni omografiche sullo stesso asse, in cui per i due puuli doppii pas- sano le tangenti di C nei punli d' inconlro con I ; sicche tale linea non puo osscj-e incontrata da una relta in piu di due punli; adunque una linea di 2" classe e anche di 2° ordine. 11. Due fasci omografici sono delerminati dai loro cenlri, e da Ire coppie di raggi omologhi (7) ; sicche la linea d' intcrsezione dci raggi omologhi di due fasci omografici c delerminata da cinque suoi punli, due, CL-nlri dci fasci per i quali passa, e tre, punli d'incontro delle tre coppie di raggi omologhi; ndunque cinque punli dctermina- no una sola linea di 2" ordine che passa per essi. 12. Similmcnle due divisioni omografiche sono determinate dai loro ass! e da Ire coppie di punli omologhi (6) ; sicche 1' inviluppo delle relte congimigenti i punli omologhi di due divisioni omografi- che e delerminalo da cinque tangenti , due assi delle divisioni omo- grafiche ad esso langenli , e tre , congiungonli delle Ire coppie di punli omologlii ; adimque cinque relic delerniinano una sola linea di 2" classe ad esse tangenti. 1.?. Se due raggi omologhi del due fasci omografici F' cd F" so- no coincidenli , cioe si confondono con la relta che congiunge i cen- 182 G. BATTAGLim SULLA BIPENDENZA SCAMBIETOLE tri jo' c p" dei fasci , dci due punli doppii delle due division! omo- grafiche scgnale su di una rella arbitraria / dai raggi oniologhi //, ed I", 0 sia uno doi due punli d' inronlro di I con la linea C luogo geomelrico doi punli d'inlcrsezionc ja, degli stessi raggi, si trova sulla congiiungcnle dei ccntri p' c p" dei fasci ; sicche G in queslo caso si compone di lale rella congiungeiilc , e di un' altra rella ; adunquc se tra i cinque punti che delerminano una linea di 2" ordinc ire so- no in linea rella , tale luogo geomelrico si ridurrd a quesla rella, e a quclla clie passa per gli allri due. 1-i. Se due punli oniologhi delle due divisioni oniografiche D' e D' sono coincidcnii, cio^ si confondono col punto d' inconlro degli assi /' ed /" delle due divisioni , uno dei raggi doppi dei due fasci omografici formali dalle rclle menale da un punlo arbilrario p ai punli omologhi p' e p", o sia una delle due langenti tirale da p alia i i linea C inviluppo delle congimigenti li degli stessi punli , passa pel punlo d' inconlro degli assi /' ed I" delle divisioni ; sicche C in que- slo caso si compone di lale punlo d' inconlro , e di un allro punlo ; adunque se Ira le cinque relte che delerminano una curva di 2^ clas- se , tre concorrono in un punlo , lale curva si ridurra a queslo pun- lo , ed al pimto d' inconlio delle allre due. 15. Se pel pimlo d' inconlro p dei raggi omologhi /' ed /" dei due fasci omografici F' ed F" si lirano due relic arbilrario L' ed L" i punli d' iatersezione P' e P" di quesle relte con due raggi omologhi i i I' ed /" segneranno su di esse due divisioni oniografiche , che hanno i 7 due punti omologhi coincidenli con p ; quindi (li) le congiungcnli L dei punti omologhi P' e P" eoncorrcranno in uno slesso punlo P. Con > i i Ire coppie di raggi omologhi /' cd /" si delermina il punlo P, e quin- i i di con quesla propriela si Irovano facilmenle quanle altre coppie se ne vogliano ; in allri lerniini dali cinque punti di una linea di 2" ordi- ne se ne coslruisce un scslo qualunque. Con lo slesso principio si co- struiscono le langenti della curva , poiche quesle langenti nei punli p' e p" , ccntri dei fasci F* ed F" , sono i raggi di F' e di V" omo- loghi alia congiungeulc dei cenlri in F" ed in F'. So le relic arhilra- DELLE FIGURE. 183 rie L" cd L' condotte per p, intersezione dei raggi omologlii /' ed /", coincidono cou qucsli raggi , o sia passano per p' e p" , le langenli t' c /" di C in tali punli sono le relte condoUe da essi al pirnlo P. Cio di luogo alia scgucnle propricta dello lince di 2" ordine , di cui puo farsi uso per dcscrivcrle per punli , e menarvi in essi le langen- li. Se per due punli p' e p" di uiia linea C di 2" ordine si lirauo a due allri suoi punli p e p^ due coppic di telle / ed / , / cd / , la t t II congiungenlc L del punlo d'inconlro P di / ed / e del punlo d'inconlro P ^ di /^ ed /^ passera pel punlo di concorso Pdellc lan- genli ^ e f" di C in p' c p" . / 't I ft 16. Si possono / , l^ ; l^, I , e le due langenli t' c t" di C in p' e p" considerare come Ire coppie di raggi omologhi in due fasci omografici che hanno per centri p' c p" , ed in cui i raggi omolo- ghi s' iiUcrsucano sulla relta L, che passa per i Ire punli di con- corso P , P . , e P di tali coppie di raggi omologhi; qpiindi per cio che si e dello (15) le Ire congiungenli dei punli di concorso di t II II' ^ I II It I 1,1 — / , / , cioe p„ G p , I , t — I , t , I , t — i , t , con- correranno in uno slesso punlo con la congimigente dei punli p' e p". Ora se i duo punli p^^ c pv ci confondono in un solo p delomii- nato dai raggi omologhi /' od /", delle Ire congiiuigcnti suddelte la j)riina divcrra la langente ^ di C in p , c le allre due si coiifonde- ranno con la oongiungenle dei punli di concorso di /', i" — /",/'; si avra quindi la scgucnle propriela. Le langenli f, i" c / in Ire pun- li p', p" e p Ai una linea C di 2° ordine inconlrano rispcllivamenle le relle che uniscono i pimti di contallo delle allre due in Ire punli che sono per drillo. Con ci6 conoscendo in due punli p' c p" di C le tangcnli /' e I", si coslruisce facilmcnle la langenle t in p. 17. Se sulla congiungenlc / dei punli omologhi p' e p" nelle due divisioni omografiche D' c D" si prcndono due punli arhilrarii P', e P" , lo congiungenli L', ed L", di cpiosli punli t'on duo punli omo- loghi p'l c p"i formeranno due fasci omografici , che hanno due lati omologhi coincidenli con /; quindi (13) i punli d'inconlro P, dei raggi 18-i G. BATTAGLINI SULLA DIPENDENZA SCAMBIEVOLE oniologlii L', ed L", si trovcranno su di una rcUa L. Con Ire coppie di punli omologhi p'i c p"i si dclermina la rella L, e quindi con qucsta propi'iela si Irovano quante altre coppio se ne vogliano; in allri termini date cinque tangonti di una liuea di 2°' classe se ne coslruisce una sesla qualunquo. Con lo stesso principio si coslruiscono i punli dclla curva , poiche quesli punti sulle langenti /' ed /", assi delle divisioni D' e D", sono i punti di D' e di D" omologlvi del punto d' incontro degli assi in D" ed in D'. Se i punti arbitrarii P" e P' presi su di /, congiiuigente dei punti omologhi p' c p" coincidono con questi punti, 0 sia si trovano su di /' e di /", i punti di contatto c' e c" di tali rette con C sono i lore punti d' incontro con L. Cio da luogo alia se- guente proprieta delle lince di 2" classe, che puo scrvire per menar- vi Ic tangenli , e costruire su di esse i pimti di contatto. Essendo le inlersczioni di due tangenli /' ed /" di una linea C di 2' classe con due altre sue tangenli / ed / le coppie di puuli p' , p" ; p' , p\ i' punto di concorso P della congiungcnte L' di p' , p" e della con- giungenle L" di p' , p" si trovera sulla congiungcnte L dei punti di conlatlo c' c c" di C con /' cd I". 18. Si possono p' , p" ; p' , p" e i due punli di conlatlo c' c c" di C con r ed /" considcrare come Ire coppie di punti omologhi in due divisioni omografiche , che hanno per assi /' ed /", ed in cui I'in- viluppo delle congiungenti dei punli omologhi e il punto P in cui concorrono le congiungenti L' , L" L di tali coppie di pimti omo- loghi ; quindi per cio che si e detto (17) , i punli di concorso delle congimigenti di p' , p" — «' , p" , cioe di / ed / , n' , e" — p" , c' , p' , c" — p" , c' saranno per dritlo col punto d' incontro di /' ed /". Ora so le due langenti / ed / si confondono in una sola / , de- delerminala dai punti omologhi ja' c p", dei Ire punti di concorso sud- detti il prime diverra il punto di contatto c di C con I, c gli allri due si confondcranno col punlo di concorso delle congiiuigonti ;y,c" — p", c' ; si avrd quindi la seguenle propriela. Le relic che congiungo- no i punti di contatto c' c" c c di Ire langenti /', /" ed / di una li- DELLE FIGURE. 185 nea di 2" classe rispetlivanienlc col puiito d" iiicontro delle altre dui' ooncoiTono in iiiio stesso puiito. Con cio cnnoscoiido i pnnii

  • ^ si possono considerarc come due lali ed una diagonale di un quadrigono iscrilto , in cui dei Ire punti di concorso delle diago- nali , e delle coppie dei lati opposli , uno sia p' c l' altro p" ; quin- di / passcra pel lerzo di essi , o sia pel punlo p , polo della con- 188 G. BATTAGLINI — STILLA UlPENnENZA. SCAMBIEVOLE giungenle dei piuili p' c jo", che con cssi delcrraina un Iriangolo po- lare. Qiiindi se due lali di un triangolo , iscrillo in una curva di 2" ordino , passano per due poll coniugali , il terzo lalo passera pel ler- zo polo coniugalo : in allri termini , se per lui punto jj si tirino dclle seganli di C , che 1' inconlrano nei punli pep , i punli di con- t' i" corso p, delle coppic di relte /' cd /", menate rispetlivamenle A^p.„ e p., S3, due poli p' e p", coniugati con p , apparterranno a C. I lati del triangolo p pp diconsi corde coniugate , e due di essi corde supplcmcntari , quando nno dei lali del triangolo p'pp" cade a di- slanza infinita. 20. Se le due tangenti I' ed I" lirate ad una linea di 2'' classe C incontrano due allre sue tangenti / ed / nelle coppie di punti o- mologhi ffl' , »" — p' , p" , le congiungenti L' di ^",jo' ed L" di p' ,p" concorreranno in un punto P sulla congiungente L dei pun- ti di contallo c' e c" di C con /' ed /" (17) ; ijiollre variando le ret- te L' , L' condollc per P , il punlo d'incontro delle relte / ed / (siano o pur no qucsle relte tangenti di C) , si trovora sempre su di una stcssa rella L , che passa per P , punlo di concorso delle tan- genii /' ed /" di C nei piuiti c' e e" dove e incontrata da L ; tale ret- ta L sara anche la congiungente dei punti di contatto c , c" di C con le tangenti /' , /" , reali o immaginarie , menate a C dal punlo P di L. Ad ogni coppia di relte L' , L" tirateperP cor- risponderanno infinite allre coppie di relte analoghe L' . , L" ."con- dolte per lo slosso punlo , in modo che le coppie dei loro punti d'in- contro con /' cd /" csscndo p' . , p", — p' , p" , , le congiungenli / di p' e p"., ed / di p' e p" concorrano rispetlivamenle con / ed fj.i (il Vi ^ -A vi /* / in uno stesso punlo su di L. Considerando tra le relte / le sole tan- genii di C , si avrA a tale curva circoscritlo im quadrilalero , in cui delle Ire relte che congiungono le tre coppie di vertici opposti , due DELLE FIGURE. 189 piissano per P, e due per P , una essendo L, Pallia L , e la ter- za la congiungcnlc dei punli P c P .Si avranno qui le slessc pro- pricta dei poli e dcllc; polari , Irovale prcccdcnlonicnlc (19), c la sc- guonle propricld ; se im quadrilatero e circoserilto ad una linca di 2" olasse , Ic tre congiungenti dcUe tre coppie di vertici opposti coslilui- scono un Iriangolo polarc. Se due polari coniugale /' ed /" di una linea di 2' classc C in- conlrano una sua tangente /. nei punli p' c p" , dai quali inollre par- lano alia curva le tangcnli / i-'d /, , quesli due punli ed il punto d' inconlro p delle due rctle / ed l^ si possouo considerare come ap- parlencnli alle Ire coppie di verlici opposli di un quadrilatero circo- serilto , in cui dellc Ire congiungenti di tali coppie di verlici una sia /' e r altra /"; quindi p si Irovera sulla terza di esse , o sia sulla retla / polare del punto d' inconlro di /' ed //", che con esse determi- na un Iriangolo polare. Quindi se due vertici di lui Iriangolo circo- serilto ad una linea di 2" classe percorrono due polari coniugale, il terzo pcrcorrera la terza polare coniugata. In altri termini , se sulla retla / concorrono in un punto p , due tangcnli di C, I ^ ed l.^^ , le congiungenti / dei punli d' inconlBO p' e p" di / ed /_ con le po- lari /' ed /" coniugale con /, saranno anche tangcnli di C. 1 vertici del Iriangolo p'pp" dicbnsi punli coniugati. 21. Se il punto p' pcrcorre una linea C la sua polare I" rispet- lo ad una linea di 2" ordine, o di 2' classe C , inviJuppera una li- nea C"; viceversa se /" tocca C", il suo polo p' percorrera C. Le cur- ve C e C" diconsi polari reciproche : i punli p' di C sono i poli delle tangcnli /" di C", e viceversa le tangcnli /' di C sono le polari dei punli p" di C"; se C e dell' ordine i, C" sara dclla classe i, ondc se C' e di 2" ordine , sara anche tale C": quindi ad ogni proprieta di una linca di 2° ordine ne corrisponde un' allra rcciproca , cangiando i poli nclle polari e viceversa, come si e poluto osservare nclle cose dette , in cui ad ogni propriotA su i punli di una linca di 2' ordine si vedc corrisponderne un' altra suUe tangcnli di una linea di 2" clas- se , e quindi anche di 2" ordine. Per quesla circoslanza basia cono- scere le prime proprieta per conchiudcnie immediatamcnte le altre, e 190 G. BATTAGLINI SULLA DIPENDENZA SCAMBIEVOLE vicevorsa , il che rienlra nella tcoria dclle figure correlative, come si svilujjponi in allro lavoro. 22. Siano p,p' ,p" i vortici di un triangolo polare rispctlo ad una linea C di 2" ordinc , I , /' ed /" i lali opposli , esscndo p' ep" i pun- li di concorso delle coppie dei lati opposti L' , L' — L" , L" del fA»V V,[A H,V V.fi. quadrigono iscritto - z~ - ; p i\ punlo d'incontro dellc due diago- nali L ed L ; /' la congiungente dei punti di contallo t: e :; del- (* V i' il le tangenli condolte a C da. p' cd /" la congiungente dei punti di con- tatto ~\^^ e z: delle langeuti menale da p". Se la retta / cade a di- stanza infinita , il quadrigono iscritlo diventa parallelogrammo, /' pas- sa per i punti medii dei lati opposti L' , L' , /" per i punti mcdii degli altri lati opposti L" , L" , e nel punlo p si divideranno per fj^,> V.I* meta le diagonal! L ed L . Per queste proprieta I' ed I" diconsi dia- metri coniugati , ciascuno di cssi dividcndo per meta le corde L' o L di C parallcle all' altro , c p centre , dividendo per meta tutle le cor- de die passano per esso. Due diametri coniugati /' ed /" sono paral- leli a due corde supplcmentari L" ed L'. I diametri coniugati ad an- golo relto diconsi assi , e per determinarli si ossorvcra che facendo girare intorno al punto p i due lati L' cd L" di un angolo relto , c le polari coniugale /' ed /", se L' ed /' coincidono , L" ed /" sogne- ranno su di una retta arbitraria / due divisioni omograficlic ; per i punli doppii di queste divisioni passcranno gli assi di C. Nello stesso modo si polrebbcro determinare due diametri coniugati che comprcndano un angolo dalo , o piu gencralmente due polari con- iugate principali , cioe ad angolo relto , o ad angolo qualunque. Nel caso degli assi , o delle polari principali il problema e sem- pre possibilc , in fatli supponcndo che nel giro /' ed L' prcndano la posizione di /", /" si confondera con /', cd L" si trovera csscre passa- ta da mi lato di /" alF altro , sicche in una posizione intermedia L" cd /" coinciderauno , e quindi delermiueranno un assc , o mia polare principale. 23. Siano due fasci oniografici F' ed F', che hanno i loro ccn- tri p' e p" sulla retta L , tali che ai raggi t' , I , l' , h del pri- DELLE FIGURE. 191 1110 corrispondano rispcllivumentc L, 1,1', I" del sccondo: i pun- ti di concorso P di C c I", P' di /' «1 / ' , P" di / cd / si Iro- veranno su di una slcssa retla L (15) ; sicchc t', I , I ,L pos- sono considerarsi lispettivaniente come oniologhi a /", / ", / ' , L in due aliri fasci oraografici chc s'intersegano sulla rella L . Adunmie se in qualtro coppic di rnggi omologhi di due fasci omografici, riniancndo gli slessi i raggi del priino , s' invcrlono due raggi del secondo , in- vcrlendo ancora gli allri due rimancnti , si avranno quatlro coppie di raggi omologhi in due altri fasci omografici. Cio posto, considerando la linea di 2 ' ordinc C, ijilorsczionc dci due fasci omografici F' ed V", siano a quallro suoi punli p , p ,, p , p^ menate le coppie di raggi X 3 y o omologhi /' , /" — /' , /" — / , /' — /' , /' ; saranno ancora /' , /' — /' , /" — /' , / ' — r^ , I" quallro coppie di raggi omologhi in due al- tri fasci omografici ; quindi (15) la congiungente dei punli d'incon- tro di /' cd /'' — /' ed / ' , cioc la rella / che congimige i punli « « p /3 a.p p e jD , la congiungente dei punli d'incontro di /' ed / ' — /' cd / ', a ^ y } o B cioe la rella / che passa per p c p , e la congiungente dei pun- y,S y 5 li d'incontro P di /' cd /' e P^ di / cd /' concorreranno in im a,y » y ^i," o j5 medesimo punlo P ; vale a dire neH'csagono ^'ju j9,j>"j& p jo'iscriltoin jt ji y ^ C , i punli di concorso P , P , P^ delle coppie di lali oppo- a.y ^.-^ sli / , , / — /' /' — /■ , /' sono per drillo. Con questa propriela «.? r,s « y s ? si puo anche descrivcre per punti una linea di 2" ordinc , conoscen- done cinque , e mcnare in cssi le tangenli, col supporre che due ver- tici conspcutivi dcU'esagono iscrillo si riuniscano in un solo , e con cio il lato corrispondcnle divcnli langenlc. Se Ire lali allernativi del- I'esagono si annuUano , si avra la propriela dcUe Ire tangenli di una linea di 2" ordinc dimostrala in (Ifi). 24.. Siano duo divisioni omografichc IV e D" i di cui assi /' ed /" incontrano ncl punlo P, tali che ai punli c',p' ,p',P dcUa pri- 1* y 192 G. BATTAGLINl SULLA DIPENDENZA SCAMBIEVOLE ma corrispondano rispeltivamenic V ,p" , p" , e" dclla seconda: le con- giungeiiti L di e' e e", L' di p' e p', L" di p' e p' coiicorre- ranno in uno stesso punto P (17) ; sicche c', p' ,»',P possono considerarsi rispetlivamente come omologhi a c",p",p'\ P in due al- tre divisioni omografiche , in cui le congiungcnti delle coppie dci pun- ti omologhi passano tutte per P . Adunque se in quatlro coppie di piuiti omologhi in due divisioni omografiche , rimanendo gli stessi i punti della prima , s' invertono due punli del la seconda, inverlendo ancora gli altri due rimanenti , si avranno qualtro coppie di punti omologhi in due allre divisioni omografiche. Cio posto, considerando la linea di 2' classe C, inviluppo delle due divisioni omografiche D' e D", siano quallro sue langenti / , / , / , / menate per le coppie di « p 7 5 punti omologhi p' ,p" — p' ,p" — p' ,p" — p' ,p" saranno ancora P\ p' — p' , p" — p' jP' — p' , p" qualtro coppie di punti omo- loghi in due altre divisioni omografiche ; quindi (17) il pun- to d' incontro delle congiungcnti di p' a p' — »' e p" cioo il pun- « » p P io p d' incontro di / ed l^ ; il punio d' incontro delle congiungcn- ti di jj' e p" — p' e p" , cioe il punto d' incontro p' di / cd / ; ed il punto d' incontro della congiungenle L di «' e p" ed L, di P'g ^ P'p si troveranno in una sfessa retta L ; vale a dire nell' esa- gono /7 / /"/ 1 1' circoscritto a C , le congiungcnti L,L ,L delle coppie di verlici opposti p ,p ,p,p" — p' ,p" passano per uno ^.p 7,s « y s p slesso punto. Con quesia proprieta si possono coslruire le tangenti di una linea di 2"^ classe , conoscendone cinque , c trovare su di esse i pimti di conlatto , col supporre che due lati consecutivi dell' csagono circoscrillo si riducano ad un solo , e con cio il vcrtice corrisponden- Ic diventi punto di contalto. Se tre vertici altemativi dcU'esagono si riducono ai punti di contatlo , si avra la proprieta dei Ire punli di conlatto in luia linea di 2" classe , dimostrala in (18). DELLE FIGURE. 11)3 Ritorniamo ora alia teoria generale dell' omografia delle divisio- ni c dci fasci. Divisioni omografiche e fasci omagra fici. 25. In due divisioni omografiche sullo stesso asse vi sono due coppie di puiili omologhi , che scrbano Ira loro una data distanza. Infalti , considcrando sulla rella / le due divisioni omografiche D' e D'', si supponga che rimanendo fissa la divisione D" a D' si faccia per- correre su di / in uii cerlo senso che diremo diretto , la distanza 5 ; si cangera cosi D' in una divisione d' omografica con D", ed e chiaro che i punti doppii p" e p" di queste due divisioni , con i loro omo- loghi p'^ e p'^ in D' determineranno le due coppie di pimti omologhi che in D" e D' scrbano tra loro la distanza s. Qucsle coppie di punti del pari che i punti doppii di d' e D" possono ridursi ad una sola coppia , 0 essere immaginarie. Rimanendo fissa la divisione D', se a D" si fa percorrere su di / in senso opposto al precedcnte , vale a di- re in senso inverse , la distanza 8, si avra un' altra divisione d" omo- grafica con D', ed i punti doppii di queste due divisioni con i loro omologhi in D" determineranno le slesse coppie di punti omologhi p' ,p" — p' ,p" di D' e D". Si osservi intanto che se, rimanendo fissa D", D' percorra nel senso inverso la distanza 5 , o viceversa reslando fissa D'^ D" percorra nel senso diretto 1' intervallo o, si determineran- no come sopra due altrc coppie di punti omologhi p' , p" — p' , p" di D' e D" che serbano tra loro la stessa distanza S , ma riflcttcndo alia posizione rispettiva di questi pimli, la loro distanza scambievole do- vra riguardarsi come percorsa in senso opposto a quello dclla distan- za tra le altre due coppie di punti omologhi p',p" — p\-,p'[, e quin- di da non coufondersi con cssa. 26. In due fasci omografici concentrici vi sono due coppie di rag- gi omologhi , che comprendono tra loro un dato angolo. Infatti, con- sidcrando i due fasci omografici F' ed F" col centre p , si supponga che rimanendo fisso il fascio F", girando F intorno al punto p in un certo senso che cbiameremo diretto , descriva 1' angolo r ; si cangera 25 19-i G. EATTAGLINl SULLA DIPENDENZA SCAMBIEVOLE cosi F* in un fascio /■* omograflco con F", ed e cliiaro che i raggi dop- pii /" ed /" di quesli due fasci , con i lore oniologhi /' ed /^ in F delcrmineranno le due coppie di raggi omologhi che in F" ed F* com- ])rondono Ira loro rangolo Y. Queste coppie di raggi, del pari che • laggi doppi di f ed F" possono ridursi ad una sola , o essere imma- giiiarie. Rinianendo fisso il fascio F, se F" dcscriva intorno al punto p , in senso opposlo al precedenle , o sia invcrso, 1' angolo f, si avra un altro fascio f" omograflco con F', ed i raggi doppii di questi due fasci , con i loro omologhi in F" delcrmineranno le stesse coppie di raggi omologhi /' , /" — /' , /" di F' ed F". Pcro se , rimanendo fisso F", F' dcscriva nel senso inverso 1' angolo r, o viceversa restando fisso F',F" dcscriva nel, senso diretlo lo slcsso angolo , si deterraineranno come precedentemente due allre coppie di raggi omologhi l'^ , /" — /' , /" di F' ed ¥" che comprendono fra loro il medesimo angolo 1, ma tenendo conlo della posizione rispetliva di lali raggi , I'angolo da essi compreso o dovra. riguardarsi descritlo in senso opposto a qucUo del- r angolo compreso dalle altre due coppie di raggi omologhi /| , l"^ — /' , /" e da non confondersi con esso , o pure eguale al supplemen- lo di 'r. 27. In due divisioni omografiche D' c D" in due relte /' ed /", ad ogni coppia di punli omologhi p' e p" ne corrisponde un'allra pj,p"; in niodo che le distanze scambievoli tra i punli della stessa divisione p'p' , e p"p" siano eguali tra loro , e percorse sulle rette I' cd /" nel senso cho si riguarda direlto per enlramhe , ed im' allra coppia di punli omologhi p[^,p% tali che le dislanze p'p\_ , p"pl sieuo eguali , e direlte in sensi opposli tra loro. In falti facendo coincidere gli as- si I' ed I" delle due divisioni D' c D" sulla rella / in modo che i pun- li omologhi p' e p" coincidono nel punto p , e si adallino lemie sul- le allre o le parli di /' ed /" che s'inlendono percorse nello stesso sen- so , o quelle percorse in senso opposlo , si avranno sulla relta / due divisioni omografiche D' , D" , o due altre divisioni D' , D" , nelle qua- li uno dei punli doppii coincide con p , quindi 1' altro piuilo doppio OELLE FIGURE. l^J-j p^ di Dj e D'^' , cd il punlo doppio p^ dl D^ e D'_; detcnnineranno sul- !(■ division! primitive Ic coppic dci punli cercati p' ,p" — p' ,p"- 2S. In due fasci oniogi-afici F' cd F" con i ccntri p' c p", ad ogni coppia di raggi omologlii /' cd /" nc corrispondo un'allra /' , /", in modo che gli angoli comprcsi tra i raggi dcUo stesso fascio I'p'l,', l"p"l", siano cguali tra loro c dcscrilti inlorno a p! c p" ncl scnso che si riguarda direlto per cntrambi , cd un' altra coppia di raggi o- inologhi l'^ , l"^ , tali che gli angoli /'|j7^' , l"p"l'l siano cguali , c dc- scritli in sensi opposti Ira loro. Infalti faccndo coinciderc i ccntri p' c p" dci due fasci F' cd F" ncl punlo p , in modo che i raggi omolo- ghi /' cd /" si confondano con la rctla /, e si adattino gli imi sugli altri , o gli angoli che intorno a ^' e p" s' inlendano dcscritti nelio stesso scnso , o quelli descritti in scnso opposto, si avranno intorno al punto p due fasci omografici P , F', o due altri fasci omografici F;, , F" , nei quali uno dci raggi doppii coincide con /, quindi 1' altro raggio doppio l^ di F^ cd F^' , cd il raggio doppio /, di F^ , cd F'^ delcrmi- neranno nei fasci primitivi F* ed F" le due coppie di raggi cerca- ti /' , /" _ /' /". I ' 1 2 ' 2 . 29. Disponendo due divisioni omografichc D' c D" in modo clic due pimli omologhi arbitrarii coincidano col pimlo d'inconlro dci lo- ro assi /' ed /", Ic congiungcnli /. dcUe coppic dci punti omologhi p'_,p". concorrcranno iji uno stesso punto (U) ; se questo pimlo cade a dislanza inflnita , o sia sc le retle /. sono parallclc , le rclte /' cd i /" saranno evidentcmente divise dai punti omologhi p' e p" in parti proporzionali ; in tal caso le due divisioni omografichc D' c D" dicon- si simili , di simiglianza direlta o inversa , sccondo che i pimti omo- loghi p' e p" pcrcorrono /' cd /" ncl scnso che si riguarda dirotto per cntrambe , o in scnso opposto. Se Ic congiungcnti /. dci punti omo- loghi p' e p" s' ixiclinano inoltrc egualmente ad /' cd /", le due divi- sioni D' e D" saranno cguali, c potra dislingucrsi ancora I'cguaglian- l96 G. BATTAGLINI SULtA DlPEPTDENZA SCAMBIEVOLE, ETC. za diretta dall' inversa. In due divisioni omografiche simili , o egua- li , i loro punli all' infinite sono evidentementc punli omologhi, qmn- di disponendo gli assi /' ed /" delle due divisioni D' e D" parallela- menle , e diretli nello stesso senso , se le divisioni sono di simiglianza diretta o inversa , le congiungenli /. dei punti omologhi f' e p" con- correranno in uno stesso punto situato o dalla medesima parte di /' ed /", o pure tra esse ; se le divisioni poi sono di eguaglianza diretta o inversa , quelle congiungenli saranno parallele , o pure concorreranno in un punto ad eguale dislanza tra /' ed I" . Due divisioni omografi- che coincidenti simili , direttamente o inversamcnte , hanno uno dei punti doppii a distanza infinita ; accadra lo stesso se le due divisioni sono eguali di eguaglianza inversa ; nel caso poi che 1' eguaglianza sia diretta , o le divisioni saranno identiche , o avranno tutti e due i punti doppii coincidenti all' infinite. Due divisioni omografiche simi- li sono determinate da due sole coppie di punti omologhi, e due di- visioni eguali da una sola. 30. Situando due fasci omografici F ed F" in modo che due rag- gi omologhi arbitrarii coincidano con la retta che congiunge i loro centri p' e p", i puuti di concorso p dei raggi omologhi /' ed /" per- i I i correranno una stessa retta (13) ; se questa retta e perpendicolare alia congiungente dei centri dei fasci , si avra un caso particolare del- I'omografia di questi fasci, analogo alia simiglianza di due divisioni omografiche. Se la retta d' intersezione dei due fasci , perpendicolare alia congiungente dei loro centri , e inoltre ad eguale distanza da es- si , o pure cade a distanza infinita , i due fasci F' e F" saranno e- guali , di eguaglianza inversa nel primo caso, e diretta nel secondo. Due fasci omografici concentrici e di eguaglianza inversa , hanno i raggi doppii perpendicolari tra loro , e se 1' eguaglianza e diretlii , i due fasci o saranno identici , o avranno i raggi doppii immaginarii. Due fasci omografici in circostanze analoghe alle divisioni omografi- che simili , sono determinati da due sole coppie di raggi omologhi , e due fasci omografici eguali da una sola. Altre particolarita osservahilissime dell' omografia delle divisioni e dei fasci. che diremo involuzioni, e suUe quali e fondatala tcoria delle polari coniugate , e dei fuochi nelle linee di 2° ordine e di 2" classe, formeranno 1' oggetto di uji altro lavoro , in cui ci occupcremo della serie indefinita delle successive trasformazioni omografiche delle figure. S 0 P R A LA CONDIZIONE PER LA POSSIBILITA DELLO SVILIJPPO DI QUALUNQUE FUiNZIOlNE L\ SERIE ORDLNATA S E C 0 ^ D o LE POTENZE ASCENDENTI DELLA DIFFERENZA BELLA VARLVBILL SOPRA UN VALORE COSTANTE MEMORIA DEL SOCIO COREISPONDENTE E. FERGOLA Si sa che il sig. Cauchy ha dimostrato pel prime, che qualunque funzione puo essere sviluppala in serie ordinata sccondo le potenze a- scendenti doUa variabile, per ogni valore di qucsta, il cui modulo sia inferiore al piu piccolo modulo di quel \alori, che rcndono infinita la prima funzione derivata della proposla (*). Queslo teorema rimarche- volissimo , che stabiliscc il criterio per la possibilita dollo sviluppo in serie di una funzione sccondo le ascendent! potenze della variabile , puo facilmente essere estcso al caso in cui lo sviluppo si volesse , o dovesse essere ordinate sccondo le potenze ascendenti della differenza della variabile sopra un certo valore costante. lo spcro che qucsta mag- giore estensione, che puo darsi al Icorema del Cauchy sia trovata non (*) V. Moigno — Lemons do ealcul difTorenliel ct de calcul integral torn. 1 , Vag. 137. Cauchy — Memoria sulla meccaiiica celeste , e sopra un nuovo calcolo cliia- mato calcolo dei limili , inserita iiel torn. 11 degli Opuscoli materaatici e fisi- ci pag. 12. 1 98 E. FERGOLA SULLA POSSIBILITA DELLO SVILCPPO del lullo priva di qualchc imporlanza. Ecco la breve analisi,chc ser- ve a slaLilire il Icoronm di cui si tralla. Sia 9Z la funzione della quale, si vuole lo sviluppo per un va lore z, della variabile. Faccndo Zi=So+2/, , e sviluppando secondo Ic potenze asccndenli di y, si avra I'equazione 01 P, , dovTa ossere p^>2p„ — p,. In ogni caso adunque la condizionc per radeinpiinenlo dcircfiuazione (T) si e che fra i due Hu- meri p, 0 2?o — ?, non si Irovi comprcso alcujio dci moduli delle radi- I'i deir equazione mod z. Cor. 3 — So s=0 baslora che 2modzn sia minore del modulo di qualunque radice dell' equazione ?';;== co; e per conseguenza : la formula 9(0) = ,z,-z„¥'z„+^,"z-ec. sard csutta per qualunque valore di z„ che abbia il modulo infe- riore alia meld del piii piccolo modulo delle radici delV equazio- ne 9'z=oo . RICERCA DELL' ESPRESSIONE DF UNA DERIVATA QUALUNQUE 1)1 UNA FUNZIONE IN TERMINI DELLE DERIYATE DELLA FUNZIONE INVERSA. MEMORIA DEL SOCIO CORRISPONDENTE E. FERGOLA. E una proposizione elementare nclla teoria delle funzioni , tlic li prodotto delle derivale di due funzioni inverse e eguale all'unita. Par» tendo da questa relazione, e giovandosi del teorema per la derivazione delle funzioni di funzioni, si puo passare di mano in niano alia forma- zione dcUa eqnazione, che fomisce imniediatamente, ed esplicilamente quella derivata che si voglia di luia delle due fiuizioni, in termini espres- si con le derivate della inversa. Nulla per6, per quanto io sappia, si conosce sulla legge con la quale procedono lali derivate; o, cio che e Io stesso, mi pare sia ignota I'espressione della derivata « >''n' di ima funzione in termini delle prime n derivate della fimzione inversa. La determinazione di questa espressione forma I'oggelto della memoria che ho I'onore di sottomettere a questa illuslre Accademia. Siano x gA y due quantita variabili legate fra loro da una equa- zione. Si dinotino con y',y".... le derivate di y considerata come fun- zione della variabile x, e con x\x"... le derivate di a:; considerata co- me fimzione della variabile y. Si Iratta di esprimerc il valore di una derivata qualimque y") di y in fimzione delle derivate a:', ar".... di x. Si sa che fra le prime derivate x',y' passa la relazione (1) y'=3f~'. Dl UNAFUNZIOSE IN TEllMINl DELLE DERIVATE DELLA FCJiZlONE 1NVERSA.201 Per poco che si rifletta al modo come la dcrivata «'»'"'» di y pu6 ol- teiKjrsi, si vodc che si dani la forma piu gcncrale possiLilo alia cspres- sionc di (juesta dcrivata scrivendo (n) y"> = 2a x~'''x-^' a; '"'■", e che, per conscguenza, dovra csscre =2-A„;.,T-'''-'x-"^"^'rr-"'V-v^* x-")'" -i-2A.7).r-'''-'r'''^~'a:-'''"'a:'v''* x")''" H-2A„;.„_,a;~'"-'ar"''V"''-Vv''* x^'-^^^'' x^^^-^' Da questa cquazionc, e dalla prccedcnte si rileva facilmenle che fra il numero n, c la sorama, j92+2/)3+3/)t+ +(« — \)p„ deve passare scmpre la medesima diffcrcnza , la quale trovasi eguaie ad 1 nell'cquazione (1) ; adiinque sara in gcnerale {p) j02 + 2p,, + 3;),-f- +(n— ])/> =n—\. Rilevasi inoltre dalle equazioni {n) cd (n-^1), che deve essere anchc costante la differenza fra il numero n, e I'altra somma Px—pt—pi— —p,, ; 26 202 N.FERCOIA RICEHCA DELL'esPRESSIONE DI UNA DERIVATA QUAtUNQUE e poiche tal difforenza Irovasi eguale a zero nell'equazione (1) , si con- chiude dover L'ssere in generale (Pi) jO|=n+P2+jOa+ +Pn ■ Ora e facile dimosliare che la somma S ncU'equazione {n) dcvesi esten- dcre a tulti i valori interi e positivi ( incluso zero ) degli esponenti pi^Pi p. J che \orificano I'equazione (p). In falti suppongasi per un moinento, che questo sia vero per Fequazione (?«), c si indichino con qt ■,
  • /n2 , n3 , n4 , , n« „ \ 1-1) ni«.-2)(n^«^+na«^+n3"*+-+ni^-ir") . 02 '03 m '....Ow'" OajOajOaj ....Da„ Dl ONA FDNZIONE IN TERMINI DELLE DERIVATE DELLA FDMZIONE 1NVERSA.205 ma dalle due cquazioni gid dimoslrate Oj-f 2a3 + 3at . . . . -f- («_i, «„=« «2 + «3 + *4+- ■ • ■ +a,i = a, — n — 1 si rjcava dunque sara finalmcnte __ (_ir''+^n{«,-i) na^'na'^iii''. . . . nn'"naona,na, . . . n%„ e si vede facilmentc chc quoslo valore di A„^i puo essere dedotto dal- la formula (a) cangiandovi n in «+l , e P, i Pi P" rispettivamenle in Se il valore di q„^i non fosso zero, come si e supposto , esso allora dovrebbe essere eguale ad 1, c sarcbbc (/, = n -t- 2. II terminc corrispondentc a qucsli valori nell' cquazione ((n-f-l)) sara ma queslo tcrmiDC non piio risullare che dall'iiltimo di quelli scrilii al 2" merabro dell'cqnazione («+ 1) fon assumcrvi Pi=Pz= =p«_i = 0 ; 206 N. PERGOLA RICEHCA DELLA ESPRESSIONE Dl UNA DERIVATA QUALUNQtE. dunque dovrd essere - 117? 'ninn' valore idcntico con qucllo die si ricaverebbe daH'cquazione {a) col inu- tarvi 71 in ii+\ , c p, , p. , p^ . . . . in q, , q^, , qi . . . . Segue da lutlo cio , che se 1' equazione [a) c verificala per un coi'lo valore di n , cssa lo sard pure per lo stcsso valore aumenlato dell'u- nila ; c poiche dall'equazione (1) rilcvasi essere soddisfalta rcquazione («) per n= 1 , cosi resla dimoslrata Fesattezza dell'cnuncialo valore di A„ per qualunque valore del niunero n. Riassumendo puo dirsi che : iSe X ed y dinotano due funzioni inverse I'lntu dell' allru, e se si rappreseiilano con y , y''. . . . le derivale successive di y per rap- porto ad x, e con x', x". . . . quelle di x per rapporlo ad y, devc essere dove i valori di jo, e di A„ sono rispetlivamcnte p, =z n -i- p, -^ p . -{- -H p„ A„=- i-i)'""n'p,-i) n2P2n3''''n4''* . . . unP"upj]pMp, . . np„ ' e la somma S deve estcndersi a tutli i valori inleri e positivi (in- ^luso zero) di pi . p, . . . . p„ che verificano Vequazione , Pi-h2p^-h 3p^-+- ■+- {n—\)pn = 71 — 1 . RICERCHE SILIA RISOLIZIOAE PER SERIE DI O'EQlA7J0\E QllLllXQl'E MEMORIA DEI. SOCIO CORRISPONDENTE E. FEUGOL \ L' oggetlo prccipuo dclla prcscnte momoria e la dclerminazione delle radici di un' cquazionc data qualunquc, in scrie cspresse con le radici di un' altra equazione presa ad arbitrio. Rli e stalo possibile arrivarc assai facilmcnle alia soliizione di queslo problcma sol perche (■rami iiola la formula, die csprinic una dcrivala qualunquc di una funziono mcdianlc Ic dcrivale ddla funziouc inversa. La serio alia qua- le sono porvenuto dipendc con legge seniplicissinia dalle dcrivate di una funzione coniposla dai prinii iiienibri dell' equazione data e del- r arbilraria , c da aleune roslanli indipendenli non solo dai coefficienli di quesle due equazioni , ma ancora dalla lore forma ; la quale ri- niarehe\ole circoslanza permelle ese^uiire una \olla per lulte una por- zione del calcolo, die ridiiederebbe 1" ajiplieazione della formula Irova- la , assegniuido anticipalamcnle i \aU)ri di quelle costanli , di cui oc- oorrc! seiiiprc 1' iiso, o die 1' equazione da risohero sia algebrica, o che essa sia Irascendente. Dalla soluzione di queslo problenia polrei Irarre buon numcro di consegucnze ; mi liniilero per ora alle piu riiiiaiclievoli fra quelle che ho esaminnte , e die si rifeFiscono alia risoluzione ddle eciuazioni al- gebriche di un grado qualunquc. Per queste equazioni Irovo Ic espres- 208 E. PERGOLA SULLA RISOLtZIOSE PEH SERIE sioni di alcuno radici con fomiiilc, chc compcndiano I' intero processo di opcrazioni da cscguirc per passaro dai cocfficicnli dollc cquazioni ai valori dollc radici. In qucstc formula si possono ancho sosliluire ai cocfficicnli allri valori, cho conlcngono una coslanle arbitraria, del- la quale , mi pare , si potrcbbc disporro per assicurarc la convergen- za didle seric da calcolorc. Del rcslo il crilcrio per la convcrgcnzadi tutlc lo seric dclcrminatc I'lio ricavato dal nolo leorema di Cauchy reso alquanlo piu gcnerale nella mcmoria che ha per tilolo : Sopra la posfiihilild dcllo sviluppo di quahmque funzione in serie ec. 1 — Sia Tcquazionc da risolvcrc (f) fx=o. Indico con Yx una fiuiziono qualunquc di op, n formo V cquazione z(fx-^¥x)z=Yx , di cui suppongo cssere tj* I ^ or una radice. Queslo valorc di x si ridurni ad una radice a;, dcU'cqua- zione if) quando ~=1. Ora, indicando con z„ una quanlila arbilraria, si avra ^--^ ./»). \\n ^^-^^^^r^^-^^''-^ c facendo z= 1 , risullcra 1' equaziono " = =' ,« dove il valorc di Zg dev'essere realc, posilivo, c lalo chc fra i due Humeri I e 2::„ — 1 non si trovi comi)rcso alcuno dci moduli delle ra- dici deir cquazione v'2=oo . (*) Cio poslo , si chiami x„ il valorc di x corrispondentc al valore z« di a, c si dinolino con z^, z", z "'.... ci6 che diventano le derivate di z per rapporto ad x quando in esse si sostiluisce x„aA x; sara (**) ul\u,Ps _("}''" ''O (•) V. pag. 199. (••) V. pag. 206. Dl UJj' EQUAZIONE QUALUNQUE. 20'J dove A = " n2'''ii3''' m/" iipj^p, np^ pi—n-^Pt-^Pi-^ "^^„ ' c la sorama V dcvesi cstenderc a tulte Ic soluzioni intere, e positive n— I (incluso zero) che verificano Tequazione p.,-i-2p..-h- -t- [n — l)p,i=n — 1. Sostitucndo nciresprcssione di x, 11 preccdente valorc di !v ^o risulle- rd rcquazione la quale csprimc una radice qualiuiquc x, dcU'cquazionc fx=o in fun- zione della radice x„ dell' allra equazione z„(fx+Vx)=¥x. 2. — Se i moduli dclle radici di v';: = co fossero tulli maggiori di 1 , sarebbe lecilo supporic z„=o , e si avrcbbe p n=x . p n, [n] " n^l H — 1 -"0 Qui una radice x, doll' equazione fx=:-o e cspressa mcdianle la radi- ce x„ dcir allra equazione Fa'=o. 3. — Si e dello che per veriGcarsi I'cquazione (1) c necessario, che fra i due nuuujri 1 , e 2;:„ — 1 non si Irovi compreso alcuno dei moduli delle radici dell'equazione y':;=co ; e per la esattezza della equazione (2) si richiede che i moduli di quesle medesime radici siano tulli maggio- ri deir unila. E utile perlanto osservare che le radici deH'cquazio- ne y';:; = oo sono i valori di Vx fx H- Vx 21 210 K. KtUGOLA SLLLA HISOl-llZlONE l>E]t SKUIE corrispondenti allc radifi dell' t'cjua/.ione fx V'x — Vx f'x = o. A. — Supponiamo ora che 1' cquazionc da risohero sia /a;=ayV «„_,/' -t- -^a,x-\'a„=o. Se la fiinzionc arbilraria Fa; si siippong^a talo, che sia fx -\-Fx = bx — a„ , la t'lmzione s vcrni delciininala daU'equazioiu' m ax -+- a m m — tn— I . . 4- a^x - -«. P ia;*"-!- fl„ ■~Q' «1 uiio dei valori di x corrisiiondcnli a. z = o sara x=o. Per Irovare cio che divcnlano le derivate di z al supporsi x=o, si osservi che , dinolando con v- un numero inlcro qualunque , si ha vr=H do\e r i lid ice o indica doversi fare a'=o dopo Ic dciivazioni. Ora si ha cvidentemente Pj-^'=_n(,-v)«_; e d'allra parte osservando che 1 1 1 * . A- , 6' 3, Q a^-+-bx'^ a„ a„2 c„» «„■• si conchiude ()'= r con la sola avverlenza di doversi considerare come zero quelle deri- vate per le quali I'esponenle — non o intcro ; sara dunque V r ^° =-^-"S'^-^"^-TT7- DI UN' EQUAZIONE QUALUSCUE. 2\\ Assumciido a aba b- a b' "■ «„ «„' «„' «„* fiiio ai lormini pci quali 1' indicc di a divicne negalivo, risullora sein- pliccmcntc, Z ('''=— llaD Soslilucndo qiiosli valori ncll' equaziono (2), cd csefjuendo lo riduzio- ni , si uMa Taltra cquazionc (3) ^.= 1 2 ^ ~ nclla quale 1)/'' ■t — 1 (-ifMKi,-!) 5. — Se nclla preccdenlc espressione di x^ si assume b=^o, si Iro- Yt'ra {X) ^.^2«;2c g/'g/^ a,!"' n=l H-l «/'' 6. — Quesrultimafoniiula osprimc una radicc deU'equazionc proposia infuuzionc inimcdiala dt'i suoi cocfficienli; la prccodenlo (3) csprimc la sU'ssa radicc iiiediantc Ic quantila U , dipcndcnli in niodo assai scni- plice dai cocfficionli medesinii, e dall' arbilraria b. La formula (3) si lro\era csalta opiii volta die climinando x fra le duo cquazioni rbx" fx = (Ax'^-H a^it'x I' cquazionc in z, chc no risuUa ;xl)l)ia i moduli dollo sue radici tul- ti niaggiori dell' uniUi. Per \' adempiinculo dell' oquazionc (-i) e noccs- 212 E. FEHGOLA SULLA RISOLLZIONK PEIi SEIilK sario clio sinno ninpgiori di 1 i moduli dcllc radici dell' cquazione in z , che si oUicne climinando x fra Ic due cqiiazioni f'x=:0 fx = a,{\—z). E chiaro ptTlanlo , che in quest' ullimo caso il primo nienibro deir cquazione in :: che si considera, dcv' ossere idcniicamenle egiialc air ultimo termine dell' equazione ai quadrati dclle differenze di ax -^-a^ .X G.X (IZ = 0. 7. — Si osservi che i numeri p, ,p^. . . . c la funzione C di essi potendo calcolarsi indipendcntemente dai coclficienti delVequazionedala, sara possibile formarsi una tavola di questc quanlila per quci valori di n, che si vorra. Cosi per i valori di n da 1 a 7 si hanno nel sc- guente quadro tutti i valori corrispondenii di C,p,,p, . . . . n C P> Pi P, PiP, PcP, Jl C /., PiPi^ P* P:,PcP-. i — 1 1 0 0 0 0 0 0 6 6 -- 84 10 — 28 9 3 1 2 0 0 1 0 0 0 0 0 0 2 — 1 3 1 0 0 0 0 0 G G -- 7 8 — 1 7 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 3 — 2 5 2 0 0 0 0 0 6 — 28 9 1 2 0 0 0 0 3 -^ 1 4 0 1 0 0 0 0 6 -;- 7 8 0 1 1 0 0 0 i — 5 7 3 0 0 0 0 0 7 —132 13 6 0 0 0 0 0 4. + 5 G 1 1 0 0 0 0 7 -^330 12 4 ] 0 0 0 0 4. — 1 5 0 0 1 0 0 0 7 7 —120 11 -- 36 10 3 0 2 0 1 0 0 0 0 1 0 0 H — U 9 4 0 0 0 0 0 7 — 89 1 0 0 0 1 0 5 H-21 8 2 1 0 0 0 0 7 + 1 8 0 0 0 0 0 1 5 — G 7 I 0 1 0 0 0 7 —180 11 2 2 0 0 0 0 5 -f- 1 6 0 0 0 1 0 0 7 ^ 72 10 1 1 1 0 0 0 5 — 3 7 0 2 0 0 0 0 7 7 — 89 — 49 0 1 0 0 0 2 1 0 0 0 0 0 6 —42 11 5 0 0 0 0 0 7 + 12 10 0 3 0 0 0 0 DI U>' KQLA7.I0NE QL.VLUNQUE. 8. — Sc noir ('([iiaziono a,x -t-a„,_,a: -+■ -<- a,x -f- a = o •213 si sosliluiscc — ad x , risulta X • rt„\ H-aX -^ -i-«, ,A-h a„ = 0- Per quesla equazionc Ic formiJc (3) c (4.) diventano rispcllivamenlc (5) x,= 2 2 c -^-^TTT n=l n— I ' dove in generale si lia a a b a „ 6 1) =- 1 -I -5 ^^- ' od (6) x.= 2 «: 2 c ;^;^ — • n^l n — 1 m — 1 Quindi si avrd immcdialamenle I' csprossionc di un' altra radice dell'c- quazione proposta. Per primo cscmpio suppongo T equazionc a^x'-h a,ar*-f- a.x^— a.x--^ a,x -4- «„= o ; prendo J'=2 , o reslo b arbiiraria. Le diverse quanlilA D saranno 2U E. FKRCOLA SUL1.A RlSOLtZIONE PER SER a D, = *■ t 1'-. al < ab D^ 3 I «o a„- D. fflj uj} «„6'- =r= ... -(- 0 c Ht/^ « ' o n **o Dj = a. O36 -f- D„ a,b a 6' fl„6' = •4- 2 a* 0 0 0 0 a^A «36- a,6" D, — ■ ""■ nj 4- «„' «„" D, 0,6^ a.fi' _fl„6' < < a/ a,b- aM' ^fl,&* u„ •> ^9 «o' < «o' La formula (3) dard, per una radice dell'equazionc proposla, ^' D D= D/ D' D/ D" '^ iH.5^-H2ltt^84^^ec. _ —L _ 6 -^* — 28 -f— ^ ec. D/ D.' D," D- , D D. -f- -^ -+- 7 — ^ ec. D» D, — 3 -^ — -^ ec. d; D,' „DD = _28-^ec. m on' equazione qualdnque. 215 IJn'allra radice 0-3 pu6 ottciiersi dalla formula (5) coniponendo prima le quanlila D.= D.= 0, «i* D3 = D,= D,= a- a.- a/ Dc = 05* D,= D«= «5' D„= a,' as" e poi niettendo a;. D. D.^ U.^ ~ D/ ec. 5-^^' ec. 10. — Supponianio ancora T equazione ar-h 2^"-+- x*+ 10x4- 1 = 0 21(j K. FEHCOLA SULLA. KISOLLZIONE PER SEIUE, ET(;. la formula (i) dani immedialamenle .'•i 1 1 2 5 U 42 132 ~~~ro~ 10' 10^ 10' 10" 10" 10'^ ^^' 2 ^To^ 5.2 21.2 ■ 10" "^ 10" 84.2 330.2 _I . _i_ tin ^ lO'o 10"-^ '^'- 1 "^ 10" 7 36 3.2- 28.2^ 180.2= 10' 10" 10" ■ 8.2 10" ^^• 12.2' + 10>o cc. = — 0,10081033 MEMORIE PBB LB SCIENZE NATURALI PRESENTATE ALL' ACCADEMIA NELL' ANNO 18jG E DA ESS A APPROVATE. DE QUIBUSDAiM ^0\IS I^SECTORIM GEIVERIBIS OESCKIPTIS, ICOPslBUSQlE ILLUSTRATIS. A B ACIIILLE COSTA Pracses, sodalosquc clarissinii. Cum jam Loiiigno vultu anterior mea elucubralio disquisiliones in Crustacea Amphipoda continens a vobis, A'iri doctrina praestanlissimi, cxcepla fuissct, ita lit dignam quae in veslris aclis aedalur iJlam ju- dieavissetis, \obis ct hoc Neapolitanae Enlomologiae fragmcnluni, qiiin- que novoriuu generum iiaturalcm hisloriani pracbcns , offcrre putavi. Turn quod ab Jiac tantuin clarissimorum virorum socielale rectum de hisce rebus judicium cxpectari potest ; tum quod cadera ac antca bc- nevoleiilia hie parvus meorum studiorum fructus cxcipiatur milii spe- rare licet. Primum honim generum in vaslissimo Coleopterorum ordine ac Ljcidoorum famiha, proximum gcneri Omalisus est; atque liabitu an- lennariunque articulorum forma ab illo rccedit. — Allcnim ex IN'cvro- pteris in farailia Phrjganideoruni ad genera Lasiosloma et Pogono- stoma niagis accedil; a quibus, uli et a coolcris illius familiae gene- ribus, maris antennarnm arliculi primi ac palporum maxillarium for- ma ct magnitudine valdc differt. — Tertium in ordine Hjmcnoplero- rum medium locum inter tribum Gialcidinorum illamque Pleroraalino- rum lend. Elenim, cum habitu illi generis Torimus quodammodo simile alidomineque ut in his terebra longa in focmina Icrminato, pedum po- 220 A. COSTA — DE QUIBUSDAM stioorum forniam Clialcidinoruni conjungit, (jua praescrlim generi Co- mira Spin., cujus tj'pica unicaque hucusqiie cognila species Brasiliain habitat, accedit. — Quartum ad Cicadariaruni familiam in ordine He- rn ipleronim perlinet, ac generi CalisceUs Laporl. primo intuitu ut o- vum ovo simile. Altamen ilia poculiaris pedum anlicorum dilafatio, quae unum ex proecipuis ac essentialibus characteribus generis Cali- sceUs conslituit, in nostro desidcratur, in quo pedes antici tereles at- que a mcdiis forma nullimode dissimiles. Ita ul etiam el affbiior ge- neri Bruchomorpha a Newman pro specie coslarum fluminis Ohio in America incola condilo , sicut infra dictimi crit, videlur. ^ L'ilimiun. donique genus Dipterorum est, ulque in ilia speciosa familia llenopsi- duin continctur, in qua a generibus Ogcodes el Aerocera quibus ma- gis affinc, characteribus noimullis essentialibus discrepat. Nee mimm vobis futurum credo , viri clarissimi , quod in tanto per lotum orbem perquirenlium studio ct edilorum operiun lumioe no- vilates et nos vobis proferamus. Agri Neapolilani vaslitas, insectorum- quo numerus ea sunt, ut multis adhuc annis assiduisque pcregrinatio- iiilnis egerent , ut entomata in hoc tegCTilia quodamniodo nota dici ])()ssint. Quod praesertim de Hjmenoplcris dicendum, quae ab Enlomo- logis qui nos praeccsserunt neglecta fere omnino fuerunl: ita ut mul- tae jam novae hujus ordinis species in nostra rcgni neapolilani cnlo- mologica collectione cuslodientur, quae, vobis favcnlibus, altcrius elu- cubralionis vestro etiam judicio comprobandae argumcnlum erint. Genus PHAEOPTERUS (1), A. Cost. (Ordo Coleopterorum ^ Familia Ljcideorum) Caractcres generis. Caput dctcclum , infra minima protraclum , fronte in medio im- pressa, ac ulrinque in gibberem anlennifenmi elevala. Antennae arliculalae , articulis priniis tribus magnitudine dccre- scenlihus. Pronotum utrinque linca longitudinali elevala, antice subtrunca» turn, angulis posticis aculc productis. Tarsi articulo quarto profundc bilobo. (1) A graecis voribus Imm fostiis, ct -^--ifo' ala, NOVIS IKSECTOBUM CENCAIBUS. 22 1 Descriplio yencris. Corpus elongalum. C«juj// dett'cluni,pamni doclivc,anticc Iruncalocmarginalum, f rou- te longitudinalilcr imprcsso-sukala, sulco anticc expanse, ulrinque in giiberem anliee divergenlem elevala ; gibLerc quoque ia cxlrcmitale anlica luborcolo anlonniforo niinulo dislinclo Icrniinalo. Oculi lalera- les heuiisphacrici. Os infenim. Mandibulae breves, minulae, arcualac, apice acutae. Palpi masillares breves, articulo ultimo subovalo; labia- les minulissimi. jintemiae corporis dimidio parum longiores, ralidiusculae , arti- culo primo inflato, basi attenuate; sccundo breviore nodiforme, terlio minutissinio basi angustiore, subcjatifornic; quarto sequentibus panun longioro, nee non quinto sextoque elongalo-obconicis, scptimo, octavo, nono et decimo basi magis attenuatis, ac quasi brcvissime peliolatis , ac indc magis obconicis, ultimo ovato-elongato, basi etiam minutissi- mc petiolato. Pronotum lateribus marginatum, ulrinque linea elevala margiiii externo subparallela notatum, anliee baud amplialum; angulis poslicis acute prod uc lis. ^('utcl/um minulum, latiludine longius, apice rolundatimi. Elytra elongala, abdomen paulo cxccdenlia, lateribus baud am- pliala, dorso punctato-slriata. Pedes mcdiocres. Tarsi articulo primo coeteris longiore , quarto brevi, profunde bilobo, lobis apice obtusis. Generis affinitates. Cum gcni-re Omalisus major illius mox dcscripti affinilas patct; a quo lamen , praeter babitum diversum , antenuaruni articulo terlio sccundo minori facile nostrum dignosccndum. Acccdunl palpi maxilla- res broviorcs, mandibulae minulae, nee non ipsarum auteimarum ar- ticuli omucs forma dissimiles. PHAEOPTERus nmcoLOR, A. Cost. Fig. 1.' Ph. fuscus, nnicolor, pubcscens; pronoto sparse inaequaliter pun- ctato, clijiris fortius et regulurilcr punctato-strialis. Longitudo lin. 1 6/10: lat. 1/2 lin. Capul fcro acquc longum ac latum, ante oculos angustaliun, mar- 222 A. COSTA — nE quibusdam ginc antico Iruncato-emarginatum, fronte utrinque elevala, inlcr giL- beres dcclivi, in medio longiludinaliter sulcata, sulculo posticc ad ver- ticcm evancscenlc; fuscum nitidum, parce ct sparse punclulatuni nc pu- bcsccns. Oculi nigri. Antennae fuscae, dense brevitcrque pubcscenlcs. Pronotitm laliludine parum brevius, lateribus ante medium rolun- datum, pone medium sinuatum, in margine antico leviler inverse ar- cuatura; margine postico medio Iruncalo, tenuiter marginato, et cum lineis clevatis longitudinalibus angulum rectum formante, utrinque an- guste cmarginalo, angulis produclis diyergcntibus, subarcualis: fuscum, nitidum, pubescens, inaequaliter sparse punctatum. Scutellum nitidum, vix punclulatum. Elytra latitudine quinquics longiora, subparallela , posticc vis la- liora, apice simul rotundata; dense et fortiter punctato-striata, puncto- rum striis circiter dccem, parum obliquis; fusca nitida, pubesccntia. Pectus fuscum, nitidum, parce pimclulatum et pubescens. Venter crebrius punctatus, densiusque pubescens. Pedes fusci, pubescentes. Lectus in agro neapolitano, vere, rarus. Genus LASIOCEPIIALA (1), A. Cost. (Ordo Nevropterorum , Familia Phryganideorum) Characteres generis. Mas. Palpi maxillarcs blarliculati, articulo 1." brevissimo, 2.° val- de elongato, tereti, valde arcuate fere semicirculari, sursum flcxo, longe piloso: labiales brcviores, 3 - articulali, articulo 1.° brevissimo, 2." et " subaeqiialibus. Antennae setaceac, articulo primo longo, valido, elato, subcoria- ceo, ante medium coarctato, longe hirto, reliquis a sexto ad ultimum infra barbalis. Foemina. /'a/joi maxillares longi graciles, 5 -articulati, articulo 1." brevissimo, 2.°, 3.° et 4..° subaequalibus, 5.° longiori tenuiori acumi- nalo; labiates breves, illis maris similes. Antennae articulo 1.° longo tereti recto, longe hirto: reliquis nudis. (I) A graecis vocibus ).mio5 pilosus et ns^o^n caput. KOTIS IHSECTOBUM GEnEBlBUS. 223 jdlae in ulroque sexu nervis Iransversis nullis. Tibiae qualuor po- sleriores -i-calcaralae. Descriplio generis. HaLilus geuerum Lasiosloma et Trichosloma. Caput et mesonolum longe hirla, fronle in medio prominula , fasciculalo-pilosa. Oculi la- terales. Antennae Lasi dislanles, oculis approximatae: arliculo primo in mare quasi ab arliculis duobus subcochlcariformibus composilo. Palpi maxillares in marc arliculi primi antennarum dimidium atlin- genles. Alac anticae nervo coslali a latere intemo dense hispideque fim- brialo (mas.), pubescente (foem.) : poslicae parum breviores, vix plicalae. Generis affinitates. Majores affinitates cum generibus Pogonosloma et Lasiosloma Ramb nee non cum Trichosloma , Lair, quaerendae. Ab omnibus tamen sa- tis distintum maris antennanun ac palporum maxillarium structura. Lasiocephaia taukus, a. Cost. Fig. 2." et 3.' L. corporc, alis, antennarum arliculo primo palpisque brun- neo-fuliginosis ; antennarum flagello pedibusque fulvis (mas); brun- neo-fulva unicolor, nilida (foem.). Long, cmn alis lin. A-i\f2. Frequens in locis biunidis agri neapolitani. >Genus BACTYRISCHION (1), A. Cost. (Ordo Iljmenoplerorum — Familia Pteromalideorum) Characleres generis. Antennae fractae, medio fronfis inscrtae, 13-articulatae, flagello clavula solida oblonga fusiformi terminato. A/ae planae , anticae nervo submarginali , ramulum brevissimum emillenle, ncrvulisque nonnullis oblileratis notatae. Pedes medii femoribus rectis, basi tenuioribus, ad apicem subcl.i- vatis: postici coxis magnis elongatis liberis, femoribus prassis, in mar- gine infcriore seriatim denliculatis; libiis arcuatis, apice oblique trun- catis, in spinam validam productis, spina nulla mobili accedente. (1) A graecis vocibus /iximfta baculus ut ifx'"* coxa. 22-1 A. COSTA DE Ql'IBUSDAM Jbdomen siibscssile, compressum, terebra longa e venire infra a- nuni egredicnte. — Foeniina. Mas invisus. Descriptio generis. Corpus gracile, elongatum, capile llioraceque punctulalis, abdo- mine lacvissirao. Antennae validiusculae, medio fronlis inserlae; 13-articulalae, ar- ticulo primo (radicula) brevi, filiformi; sccundo (scapo) clongato, com- prcssiusculo, nonnihil subarcuato, tcrlio (pedicello) obconico ; reliquis decern flagcllum formantibus^ quorum primi seplem cjlindracci, arete contigui, Ires ullimi crassiorcs, arclius comiexi, clavulam solidam ob- longo-fusiformem efficicntcs. Caput transversum, pronolo parum latius, fronte baud relusa. 0- culi sat magni,Iateralcs, ovalo-rotundati. Ocelli tres in verlice promi- nuU , in triangulimi , cujus angulus anterior obtusissimus , disposili. Mandibulae minutae validae, apice subaeque lalae, subliliter tridenla- tae. Palpi maxillares articulo ultimo praecedenlibus simul paululum longiore, clongato, sxibfusiformi, apice obtuso setis noimuUis lermina- lo. Palpi labiales vix conspicui. Thorax lalitudine maxima plus dupio longior. Prothorax brevis, Iransversus, subrectangulus, antice truncatus. Mcsothorax convexiuscu- lus. Sculellum parum elcvatum, semicircularc, marginc paslico crenu- lalum. Wetalhorax mesolboracc paulo brevier, dorso rugoso-areolatus, lincisque duabus diagonalibus elevalis nolatus. Pleurae suluris dislin- ctis. Abdomen thorace noimihil brcvius, subsessile, sive peliolo distin- (•lo nullo, compressmn, a latere visum subtriangulare, ventris carina- li causa: articulo primo basiju versiis conico-angustato, articulis ven- tralibus ultimis vonieriformibus. Terebra longa, exerla, e ventre infra anum progrediens, vagina bivalvi inclusa. Alae planac, iridscentes: anticae nervo submarginali satis conspi- cno, coslae parallclo, ante medium alae costac accedente, et cum ea- dem conjuncto, apiccm versus per longum spatium excurrente, ranm- lo sligmatico ultra medium alae angulo egredicnte, brevissimo, apice incrassato at(iue snbham.-ito; insupcr ncrvis nonnullis oblilcratis, prao- serlini tribus longitudinaiibus, altcroque transvcrso arcuate prope ba- NOVIS INSECTORCM CENERIBUS. 22j sim. Alac posticac ncrvo subniarginali crasso, coslac suLparallolo, ad medium alac isli accodcnte , ot mox coslao subparallelo , ad medium alac isli acccdcnlc et mox costac conjuiiclo terminato. Pedes aiilici simplices,coxis inediocribus, fcnioribus crassiusculis, libiis spina apicali unica lenui acuta arcuata. Medii coxis crassiuscu- lis, Irochanlcribus oblongis, conico-cjiindraccis ; femoribus rcclis, ba- si attcmialis, apice parum iucrassalis, saljclavalis; libiis spinis duabus apicalibus, allcra brevissima, altera longiore Icnui acuta recla. Posli- ci coxis liberis validis, clongatis, femoribus paulo brevioribus, cora- pressiusculis, dorso ad apiccm deiilc compresso obtuso subadunco ar- raatis; trocharvleribus minutis angiilalis ; femoribus maguis, crassis, corapressis, ovato-oblongis, in marginc inferiore seriatim denticulalis; libiis arcuatis , apice oblitpic Iruucatis , ac in spinam validam ultra larsorum insertioncm produclis, spina nulla alia accedcntc. Generis afjinilalcs. Habitu ac pracscrlim abdomino tcrobra longa praedito, antenna- txvai situ , aliisque notis ad quasdam generis Torimus species maxi- mc descriptum insectum accedil. Nimis lamen ab illis recedit pedum mediorum et postieorum forma; antennarum flagello 10-articulato, ar- liculis tribus apicalibus clavulam solidam efficicntibus, aliisipie majo- ris minorisve momenti cliaracteribus. Pedum aulem posticomm femo- ribus iucrassalis ac in marginc infero seriatim denticulalis , tibiisquc arcualis, apice oblique truncatis, ultra tarsorain inscrtionciu acute pro- duclis , spina nulla articulata pracditis ad Qialcides appropinquatur , magisque ad genus Camtra Spin. (1) cujus tjpica et unica species yCon. jlavicans) Brasiliam liabilat. ,\bdominis tamen forma, ac tcre- bra longa ejusdem, ne omnes enumercmus differentias , cum illo ge- nus Ihtclijrischion nullimode confundendum. Niliilominus, cum pedum postieorum structura maximi momenli cxistimanda videatur , nostram genus cum generibus Leucospis, Clialcis, Conuru consociandum in sub- familia dislincta existimannis, atque notis a pedibus posticis desumplis dignosceiida, praecipuc femoribus iucrassalis, marginc saepius seriatim denticulalis, libiis arcualis, apice oblique truncatis, ultra larsorum a- j)iceui acute produclis, spina nulla arliculala accedcntc. (1) Magasin de zoologie, 1837, p. 180, cl. IX. cum labulaannexa. 29 226 A. COSTA — DE QUlBlsnAM BACTYRISCIIIO.'V BICOLO.lATUM, A. Cosl. Fig. A. B. capilc thoraecquc subtililer ct crebre punetatis, aeneo-viri- dibus, nitidis, abdomine laevissimo, nitidissimo aeneo-viridi , vcu- frc ct segmcnti primi dorsalis limbo lufcis; unfennis pedibusquc te- ataceis, ill is clavula fusca, his coxis post ids apice exccpfo aeneo- viridibus. Long-it. corporis lin. 1 1/2: aculoi lin. 2. Antennae scapo verlicem vix superantc^ flagcllo ac pcdiccllo siniul scapo plus duplo longioribus: Icslaceae, brevissime piibescenles, pube obscuriorc- clavula fusco-brunnca. Caput subtiliter crcbreque punclulahim, pilis brevibiis parum con- ferlis deciimbcntibus ornatum ; fronte et hypostomale convexiusculis ; acneo-viride , nilidum, pilis albo-cincreis. Mandibulae testaceae, apice ])iceo. Palpi pallide testacei. Ociili rufoteslacci. Pronolum et mcsonolum subtiliter ct crebre punctata , ac lentis ope visa quasi tenuissime transversim rugosa. Scutellum parum cleva- turn, convcxiusculum , punctura mesonolo simile, infra linibum posli- cuni polilum punctalo-crenulatum. Jletanotum convexum, rugoso-reli- culalum, lineis duabus elevatis simul a basis medio egredientibus, sin- giilaque ad angulum latcro-posleriorem pergcnle. Pleurae sublilissime punrlulalae , suturis laevibus distinclis. Mesostemum magnum, in mar- gine postico late at parum profunde angulo obtusissimo emarginalum, snbtilissime punctatum, linea media longiludinali impressa piuiclalo- iTcmilala. ftletasternum mcsosterno multo brevius. Totus thorax pilis brevibus decumbentibus raris. Abdomen thorace parum brevius, segmento primo dorsali basi fo- \oola minuta notalo; laevissimum ac nitidissimum, segmentis ullimis pilis brevibus raris decumbentibus. Terebra corpore quinta parte lon- giore, apice acuminata. Femora poslica in margine infcriorc per lerlium anlicum inermia, dein dcTiliculala, donliculis circiler decem, parum inaequalibus ac fere aequc dislanlilms. Tarsi antici tibia vix inngiores; medii tibiae subae- (juales ; postici lihia parum brcviores: omnes filiformcs, articulis lon- giludine decrcscenlibus. NOVIS INSECTORUM CENERIBUS. 221 Caput ct totus thorax, ac abdomen aeneo-viridia, pubc cincrca ^ vcntris sogmcnti primi limbo luloo loslaroo. Pc>dos tostacci, coxis po- sticis , apicc cxccpto, aenco-viridibus , fcmorum posliconmi denliculis nigricanlibus. Lcctum propc Ncapolim, in collis camaldulcnsis sylvis, acslalc 1852 rarissimum. Genus IIO^^OCNEillA (1),A. Cost. ( Ordo Ilemiptcronim = Familia Issorum ) Characlcres generis. Frons vorlicalis, cum vcrlice horizonlali angulura rectum formans; in focmina convexiuscula. Antennae triarliculatac , articulo tcrtio in pracccdenlis scissura in- serto, ct seta longa Icrminalo. Ocelli baud conspicui. Elytra brevia, abdominis priraum scgmcntum hand vcl vixcxccden- tia,poslice Iniacata; aroolis nuUis; ncrvo unico subcubilali 3; nerve in- iemosuturali, ac duobus cxtcrnis ad humeros connivenlibus. Pedes anlici Icretes, mcdiis similes. Descriptio generis. Corpus robuslum, in marc brevius, bufonis fere formam simulans; in focmina magis o))longiiru. Caput breve, protuberanlia fronlali nulla: vertex transversus sul)- horixoiilalis, margiiiibus laleralibus, anliroque Irisinuato clcvatis acu- lis ; disco concaviusciilo. Frons in marc in parlc supcriore subpcrpen- dicularis, angulum fcro rectum cum verlice cfficicns, plana, margini- bus latcralibus S(Hi orbilalibus carinalis, carinisquc diiabus mc^liis in areas trcs partita, quarum media subcpiadrala , lalcralcs angustiorcs, longitudine laliludincm dujjlo supcrantc ; in parte infcriorc convexo- gibba, lacvi : in focmina tola convcxa, quinqiio-carinata , carina me- dia recta , latcralibus arcuatis infra convcrgentibus. Genae laterales , angustae , cum fronte angulum fere rectiun formanlcs. Oculi rcticulati magni laterales, ovato-oblongi, sublongiludinales, (1) A graecis vocibiis n\un similis, c'. xti'I libia, foimir. 228 A. COSTA DE yUlBlSUAM posticc hunicros usquo foro producli , pronoliqne lalera ampleclcntes. Ocelli incospicui. Antennae sub oculis insorlne , Iriarlicnlatae, articulo primo brc- ^issimo, scaindo niajori, supra ante apiccm oblique cmarginato-exca- vato, apicc obluso; tovlio minuto in praecedcnlis excavatione inscrto, illius apicom hand supcrante , alque selam longam n-i'acilcm goronle. Clypcus a frontis margine infero sulculo transverso sejunclus , a fronte baud amplcxus, valde convcxus;obhisc subcarinalus (mas)., cari- nula dorsali distincla (fern). Rostrum pediun aniicorum basim baud excedens. Pronotum Iransvorsum, laliludine dimidio brevius,marginibus an- lico poslicoquc subparallolis, Icvilor arcualis; laloralibus obliquis. La- tcra inflcxa infra oblique ullra anlennarum inserlionem producla. basi angustiora, ad apicom ampliato-rolundata. Mesonotum Iriangulare, la- tcribus basi paullo brcvioribus. Abdomen breve; dorse longitudinaliter obtuse clevatum, ventre- que fere piano (mas), dorso paruni convexum, ventre gibbo (fern.). Elytra abdominis segmenlum primum baud vel vix superanlia , poslice oblique triuicala , angulo extcrioro rotundata,opaca; (mas) nervo uniro subcubilali a basi ultra medium coslaeformi ac margin! exter- no parallelo, inde minus aculo ad angulum posterorinteriorem \cr- genle (l):(fem.) nervis tribuslongitudinalibusjintornomagis elevalo su- turae parallelo^ externis ad bumeros conniventibus. Pedes validi: quatuor anteriores similes; postici longiores,femoribus apice recto trancatis , angulo poslico subdentiformi ; tibiis spina unica marginali ct duabus apicalibuspraedilis, tarsis articulo primo valido, soquonlibus duobus simul longiore, sccundo brevi bilobo, lobis acutis spiniformibus, tertio tereti. Generis affinitates. Descriptum genus maximam cum genere Caliscelis Lap. natura- 1cm aEBnitalcm praebet; ita ut paucis minoris momenti notis ademp- tis , ab illo pedibus anticis minima clatis , neque a mediis dissimili- bus tanlummodo discrepat. (1) In quiliusdam individuis ncrvum subciibitalem paulo post orig iricm rarnu- lum obliqum in margine antico terminatum cmiltere clare palet. JiOVlS l>SECTOnL'M GENERIBI'S. 229 Clarissiinus Spinol.i in 'rcntaniinc dc Fulgiirideis (1) generis Bru- chotnorpha a Xewinaiiii pro ruIj,'uridco costaniin flumiiiis Ohio incola coiidili (2) mcnlioiieiu facil ; aniniadverliliiiiii proximuiii gcnori Cali- seelis ac forsan ab illo pudibus anlicis non dilatalis cssenlialiter dif- erre illiid sibi vidcri. Quo in casu ct a nobis descrijilum inscclum cum Bruchomorpha consociari polcrit. Cum lanicn variis nolis Newmanni descriplio carcal, ipse laudalissimus auclor scntcnliam proforre nullam voluit, noc do dnoruni gonoruni affinitale , ncc de faniilia ad quam genus Bruchomorpha adscribcndum csscl. Quare et nos adhue sub ju- dicc quacslioncm relinqucndam pulamus. HOMOCNEMIA ALBOVITTATA. A. Cost. Fig. 5." et 6." //. Mas. nigra, front is parte superiore xerticisque margine an- tico fulvis, pronoti dorso ct latcribus inflcxis, mcsonoti macula upi- call rhombca, clylorum \ilta vbliqua abdo7ni)nsque scgmenlo prima albo-lactcis. — Long. lin. 1: lat. '■/^j lin. Focm. pal/ido-lutcsccns, dorso vilta media virescenti, vittisque quatuor nigris; duabus infcrnis in elytris duplicatis. — Long. lin. %■■ '"'■ v> Fariat (mas) vertice fulvo margine postico laferibusque tantum nigris; mcsonoti macula rhombea in lineolam marginem anticum attingentem continuata. Mas. Corpus nigmm subnilidum. Caput vcrlicis margine anlico, fronlis parte superiore, maculisque quatuor punctiformis in cljpei margine hasali fulvis ; frontis margini- bus latoralibus fulvo-fuscoque articulalis. Oculi nigro-brunnei. Anten- nae obscure bruiuieac. Pronotum dorso latcribusquc inflexis albo-lactcis. Blesonotiun ni- grum, macula rhombca apicali, quandoquc ad basiui usque liueari producla, lacloa. Elytra rhombea, latitudine baud vcl vii longiora, angulo hu- ll) Essai sur les Fulgorelles; Ann. de la Soc. Eotcm. de Fr. VIII, p. 376. (2) In llie Entomological Magazin, V, p. 399. 230 A. COSTA DE QUIBUSDAJII merali obliquo obtuso, sulura poslice parum clevala, supra nervum subcubilalcmconcaviuscula;superficie subtililcr rugoso-subrcliculala; ni- gra subnilida, villa obliqxia ab angulo huracrali ad angulum poslicum inlcrnum, quera non allingil, ducla, laclea. Abdomen scgmenlo primo dorsali laclco immaculalo; prinio ven- Irali laclco sparse nigro punclato. Pedes nigro-picei, breviler pubesccnlcs, coxis poslicis validis co- nico-tninoalis , poslice albidis. Foemina. Caput verlicis margine antici sinubus lalcralibus medio transver- so longioribus ; frontis carina media tcnui , in clj-pcum conlinuala ; lulesccns , verlicis lunulis duabus nigris , fronlis carina media pallide virescenli , viltis qualuor nigris , duabus intcmis majoribus in cljpeum continualis ; gcnis macula magna nigra infra anlennas. Pronolum medio laeve , linea longitudinali elevala, lalcribus pun- clulalum; villa media virescenli, ulrinque villa nigra, lalcribus lulo- scenlibus. Mcsonolum disco laeve, lineis Iribus longiludinalibus f'le\a- lis ; lalcribus punclulalum,uti pronolmn piclum, angulis humeralibus nigris. FA^tra ad suturam baud elevala, in margine cxlerno leviter sinuo- sa, norvo inlcrno sulurac parallelo, a basi ad marginem poslicum in- togro; inlersliliis punclulalis: sulura pallide-vircsccnli, cxlerno lutescen- tia villis Iribus nigris, duabus inlernis approxinialis , a nervo interno pallido unice sejunclis, cxlcrna longiore. Abdomen dorso pallide virescens, villis qualuor nigris. Poclus ot vonler pallido viridi-lulcscenlia, lalcribus fusco maculalo-villala. Pedes lulcscenlcs , immaculali. Species nimis elcgans, a fralre noslro D.'' Joscplio Cosla in Salonlo delccla, ac nobis communicala. Foemina mare rarior. -NOYIS INSECTOBUM GEKEBIBUS. 231 Genus OPSEBIUS (1), A. Cost. ( Oido Diplcrorum — Familia llenopidum ) Cliaraclercs generis. Proboscis fcrc nulla. Antennae vertici insertae, biarticulalae, selaque longa apicali ter- minatae. Oculi sub anlennarum basi longe conligui, dense villosi. Ocelli duo satis conspicui. Pronoti lobi lalerales distantcs. Descrijitio generis. Caput rainuluni , beniisphaericum. Oculi magni, margine interno conligui , capitis fere totam partem anticam occupantcs , trianguluni niinutum in vertice, alleruinquc oialcm relinqucnles ; toli dense villosi. Antennae xtrUci insertae, basi contiguae, minutae, biarticulalac, arliculo prinio breviori nodiformi, secundo longiori fusiforrai, seta api- cali biarticulata terminalo, setae articulo primo antenna ipsa fere tri- plo lougiore, validiusculo, filiformi, subarcuato ; secundo gracillinio, primo sexies breviorc. Ocelli duo in vertice, pone antennarum basim, prominuli. Proboscis externa nulla, lobis duobus in ipsa oris cavitate contra, ctis coDstituta. Thorax valde gibbus, subsphacroideus ; pronoti lobis lateralibus inter sc dislanlibus. Sculelium transvcrsiun poslice rotundatum. Abdomen vesciculosum, subdiapbanum, fere cubicuin, parum la- tius quam longiim. Pedes graciles. Tibiae omnes apice incrmcs. Tarsi 5 -articulati, arliculis primo et ultimo longioribus, Iribus mediis brevibus , subae- qualibus, quinlo tri-pulvinato. Alae nbdonicn supcranles , nervis pluribus longitudinalibus , ncr- visque transveisis longiludinales fere omnes conjuugenlibus ; cclluiis posterioribus quinquc. Generis affinifatcs. Primo iiiluitu lacik' ciun generis Ogeodes speciebus consocianda (1) A graecis vucilnis al visus, ct »i/3»i pubes ; oh oculorum pubescciitiaiii. 232 A. COSTA DE firiBOSDAM haec nostra vidclur. Atlamen antennis verlici inserlis oculisquc \ illosis niaxime differt. Ilidem cum gcncrc Acrocera maximam prncbol afFini- latcin; cum quo taracn oculis villosis occllisque tanlmii duo])us hand coufundenduni. OPSEBIUS PERSPICIlLATUSj A. Cost. Fig. 7." 0. niger, pronoti lobis lateral ibus, mesonoli maculis trihus u- trinque, abdominis basis latcribus punctisque dorsalibiis dupliei se- rie, ventre pedibusque pallidis ; aliis brunneo-fuliginosis, sligmale obscuriore. Long. lin. 2. lat. abd. lin. I y,- Antennae articulo primo fusco, secundo piceo-teslaceo. Caput nigrum, nigro-cinercoquc postice pubescens. Oculi nigvi, nigro-villosi. Thorax conferlim et subtililer punctulatus, pidie crecla fusco ci- nercoque mixta veslilus; niger nitidus, pronoti lobis lateralibus, me- sonoli maculis sex, tribus utrinque, prima supra ipsos pronoli lobos laleralcs, sccuada supra alarum radiccm, tcrtia ad scutclli angulum lateralcm, callos mcsonoti occupanle, pallidc flavis. Abdomen dorso nigrum, segmenti primi margine postico in me- dio interrupto, secundi lateribus punctisque duobus dorsalibus in mar- gine postico, tertii quarti et quinti punctis duobus dorsalibus margini postico contigais et al) ipsius marginis limbo tcnui conjunclis nlbidis; sexto albido, macula media baseos maculisque lateralibus nigris ; se- plimo nigro albido variegato: totum abdomen nigro in nigredine, al- tido in albedine dense pubescens. Venter albidus immacidatus. Pedes pallidi , femoribus medio paullulum obscurioribus. Alae fusco fid-ginosac, stigmate obscuriore. Squama Iijalina: hal- leres lestacei, capitulo lacleo. Pedes albidi. Rarissimus in regione Samnilica. Unicum specimen prop<' velu- staui urbem Morganihia^ nunc Basclicc nuncupatam, leximus mcnsc Ju- nii 1834, circum quercubus quibusdam volilans. NOVIS INSECTORnM GENERIBUS. 233 ICOmJM EXPLIdlTIO Fig. 1." Phacopterus unicolor. a longiludo natural is — A inscctiim auctum — B caput a dorso visum cum antenna — Cpronotum — D tarsus pedum posticorum. Fig. 2." Lasiocepliala taurus : mas. a lougitudo iialuralis — A insectum auctum a latere visum — B caput a latere visum cum anlennaram parte, palpisque maxil- laribus ct labialiLus — C caput a dorso visum — D abdominis segmentum ultimum cum cercis abdominalibus. Fig. 3." Lasiocepbala taurus : fern. a longiludo natm*alis — A insectum auctum a latere visum — B caput a latere visum cum antennarum parte , palpisque ma- xillaribus et labialibus. Fig. 4.." Bactyriscbion bicoloratum {fern.). a lougitudo naturalis — A insectum auctum — B caput a latere visum cum antenna — C venter a latere visus cum terebrac ori- gine — D Pes medius — E Pes posticus. Fig. 5." Homocnemia albovittata : mas. a longiludo naturalis — A insectum auctum a dorso visum — B idem a latere visum — C caput a fronte visum — D antenna. Fig. 6." Homocnemia albovittata : fern. a longiludo naturalis — A insectum auctum a dorso visum — B caput a fronte visum — C idem a latere visum. Fig. 7." Opsebius perspicillatus. a longiludo naturalis — A insectum auctum a dorso visum — B idem visum a latere — C caput a fronte visum — D antenna. 30 SU DI UN NUOVO GENERE DI PESCE FOSSILE MEMORIA DEL SOCIO ORDmARIO O, G. COSTA Nellc due prime prime parli della Paloontologia del regno di gia \cuutc in luce abbiamo riportalc selle specie di pesci fossili quasi complclamentc descrille, e speltanli alia calcarea di Pietraroja (1). AUe quali poi si aggiungono quelle fondate sopra parti piii o meno ca- ratlcristichc (2) ; cd un gran numero di frammenti, chc, per la loro organica strutlura, accennano cvidenlemcntc a specie ben dislinle c di gencri diversi e sconosciuti. (1) Le specie quasi complete sono segnenii Snuropsidium laevisiitnum, Cos, Megnsloma apenninum, Cos, , ; Sarginites pygmaeus , Cos. Histiurus etatus, Cos. Pijciwdits ijrandis, Cos. . Belonoslomus crassiroslris , Cos, Notagogus Penllandi, Agas. lilcnniomoeits major, Cos. (2) Tali sono il Lcpidatus Maximiliani, Ag. . . . gigas, Ag. Pijcnodus Achittis, Cos. Lepidotus minor, Ag. le Glossodus ( Pycnodns, Ag.) angusla- tus, Cos. Belonoslomus gracilis, Cos. Sphaerodus depressus, Ag. . Lens, Ag. Carcharodon, Ag. Calignatus, Cos. Pachyodon, Cos. Si aggiungono a questi i seguenti al- tri , in parte gia publicati nella llliolo- gia fossile Italiana (prima a terza dispen- sa) eU in parte sotto i torchi pel compi- mtnto (lellaPalenteoiogia del rcgno.u par- te 3°. della medcsima opera. lonoscopus Petrarojae, Cos. 0. COSTA SU DI Vn MJOVO GENEHE DI PESCE TOSSILE. 23j In pari Icnipo gli scavi succcssivi di qiiolla nicdosima roccia mi somministravano illioliti di slraordinaria jjraiulezza , taluno de' quali complclo, come 1' lonoscopus Pelrarojae , Cos. , altri incomplcti , e moltissimi monconi c parli slaccalc, chc come i prccedorili addilavano cold 1' csislenza di genie sconosciutc, alnieno per quclla localita. Tulle pero di tale impoilanza, sia per la scicnza e sia per la palria Palcon- tologia , clio m' impcgiiarono a raddoppiare i miei sforzi onde pervc- nire alio scoprimcuto plausibile dclle specie , alle quali come loro parli orgaiiiche o conio corpi mutilali apparlciigono. Uno soprallullo ni' incilava nou soslarc, perche, misurando piedi due parigini, e nou raancando cho del capo perconipicmc la diagno- si, merilava soUo lull! i rapporli csscrc couiplelamenlc conosciuto. Per la qual cosa non appena la slagione il perniise mi recai a Pieli'aro- ja, ed aprcndo uno scavo ben piii ampio de'prcccdcnli , ed approfon- dalolo per quanlo le mio forze lo comporlavano , pervcnni fiualmente a discuoprire un pcsce di grande dimcnsione, chc non cssendo il pri- mo, e pero di quello maggiore, cd in quasi ogni parle complelo. Sole) il roslro c lalmcnlc nclla roccia incaslonato , die non mi a pormesso ben vcderne la forma ne I'armalura dentaria — Ecconc la descriaionc. Gcnere Caetis, Cos. Le piu strette affinila del pesce, che ci serve di iipo pel prescnle gcnere sono con quclli del generc Catwiis e Pachyeormus foudali dair Agassiz. Come quclli il noslro Cactts d forma simigliaulissima a quella de'generi alluali della famiglia dcgli sparoidei e de' clupeidei. Lo slringono massimamcnle ai Caluri la grande pinua codale , profondamenlc scissa o smarginala, c quasi cquiloba ; la dorsale po- sla a rinconlro dellc vcnlrali, e la posizione c grandezza delle allre , quantunque in ragionc delle dimension! del coq)o dir si possono mollo piu piccolc. La codale nondimeno manca di quclla frangia die adorna lo eslcrno del raggio prininrio de' Caluri , cd in ci6 convienc con quella dcgli affinissimi Pachicormi. Dall' uno come dall' allro poi la distingue la presenza di aculco robuslo poslo dictro i fuleri basi- lar! del loLo inferiore, analogo, ma non idcnlico , a quello de' nostri Saurossidi. La pinna dorsale c meno allungala o rilondata; I'auale brevissi- ma; le vcnlrali piccolc, e piii piecole ancora le pcttorali, lulle iu rap- porto a quelle chc si vogliono propric de' due summentovali gcneri. 23G O. COSTA STJ Dl us NUOVO GE.NERE La colonna spinalc si compone di vertebre il cui corpo c grosso, c men lungo che largo; quelle dcUa regione codale anuo la lunghezza alquanto niaggiorc del diametro. Lo apofisi verlicali soiio inarcalc ed inclinalc verso dictro, ma mollo mono clic nei Caluri e Pachicormi ; ne gli asselU inlerapofisiarii sono come in quelli robusti. Ln costole sono piuttoslo gracili c hmghe. Qucllo che sopra tutto distingue il nostro genere dai Caluri e Pa- chicormi e il rivcslimcnto cutaneo, il quale si fa di squame romboi- dali si, ma grandi , mollo rilovalc , cd a supcrficie scabrosa ; mentre nc' due gcncri affini queste sono piccolissime, ctalvolla impcrccttibili. E dolcnlc il non poter dire alcima cosa del sistema dciilario , perciocche ncH'unico esemplare che ora possediamo , 11 capo si trova immerse nclla roccia , e la sua parle rostrale infranla ed occullala. Lo insieme de' caratleri pero, ed i slretti rapporli coi due generi (Jafurus e Pachicormus ci aulorizzano riporlo nella Famiglia de Sau- 7'oidei, c nella loro divisione degli omocerchi. Cacus, Cos. (1) Capo. Per quel che moslrano alcuni ossetti del rostro , i quali abbiamo discoperti sollostanti alia grande zona rilevala che quasi da ogni parle lo cinge, formala da uno slralo calcarc durissimo, misura tre fiato la lunghezza del corpo, cccelluata la sola pinna codale. Gli opercoli sono lisci, semplici, cd a margine rilondalo. La parle occi- pitale c copcrla di squame. II dippiu e indefinibile per le ragioni in- dicate di sopra. 11 corpo apparisce assai largo e venlricoso, ma cio deriva dallo sliacciamento sofferlo, per lo che, lanlo dal lalo dorsale che dal \en- tralc Irovasi slargato, come lo dimosLra il profile designate dalla in- sersione della pinna dorsale e delle ventrali. Laonde la vera sagoma non c quella indicala dai lembi della figura , dai quali conviene sol- Irarre la espansione forzata. Esso G rivestilo, come si e detto da squame proprie de'Ganoidei,la cui figura apparente e romboidale per offello delle rcciproche inlersezioni de' loro Icmbi derivanle dallo embricciamcnto. La loro supcrficie e sca- brosella per molti punli impressi, talvolta im poco rugosa , ma sem- (1) La tavola o stata ridotta dall' originnic f;ittn inci'icre dall'autore a gran, d ezza noturale. DI PESCE FOSSILE. 237 pre sul margino cstorno con un scnsibilissimo risalto , ci6 che Jc fa ineglio rilcvarc sul coipo. La loro grandczza e tale, che nello spazio qiiadralo di un poUice se ne contano 20 a 24. nella rcgione addominale ove souo piu lar- ghe , e 4.0 a 4.5 dellc minori che si trovano presso la rcgione ce- falica. L' unica pinna dorsale c posta ncl mezzo precise della lun- ghozza del corpo , misurando dalla cslremila del rostro al termine della pinna codale ; si conipone di 9 raggi molto ramificali , prcce- duli da tre raggi scmplici o indivisi e brevissimi; la sua altczza ugua- glia quasi la larghezza , cd enlra 2 fiate ncU' allezza del corpo ; il sue marginc e ritondato. Le ventrali corrispondono per la loro inserzione esaltamenle a) niargine posteriore della dorsale. Esse sono piccole , auguste, e com- posle di sei raggi raniosi , ed uno semplice poslo dal lalo interno , uculcalo come quei piccoli della dorsale. Sono altaccate ad un osso innomiaalo ben limgo anteriorraente acuminalo, troncato nella parte posloriorc con la quale i raggi della pinna si atlaccano cd arlicola- no, come all' ordinario. L' anale e molto prossima alia codale , dalla quale disla assai meno che dalle ventrali : c molto piccola, ritondata, e composta di 5 a 6 raggi molto ramificati, e preceduti da tre piccoli e scmplici. La sua lunghezza pareggia la meta di quella della dorsale. Le pcllorali sono assai piccole e ritondate; si compongono di un j)iccolo numero di raggi , per quel che lascia vedcre la loro irapron- la, la quale e un poco incomplcta, ne molto distinta. L' osso omerale per6 al quale sono atlaccate c molto robuslo e di forma quasi piramidale. La pimia codale e proporzionalmente assai grande, forrata , o profondamente smarginata. Quantunque cleroccrca, la disparita de'dne lobi non c tanio sonsibile, cssendo il superiore di 1(7 soltanto piu lungo deir inloriorc : e sole 4 vertebre distinle .jli apparlengono .'sclusiva- inenle, al lalo infcriore dolle quali si attaccano i raggi delFaltro lobe per lo inlormcdio di asselli ben distinti o robusli. La pinna si coni- pone di 8 raggi nel lobo superiore, i quali si ramificano ben qualtro iiate; e pii ancora grintcrni, che sono piu corti, ma piu dclicali co- in' e" nalurale. 238 O. COSTA — SU Dl TIN NL'OVO GENERF, Dl PESCE POSSaE. II lobo inferiore ne a allrctlanli simili a quel del supcriore; non avcndo il raggio csterno o primario lanto dell' uno quanio doll' allro fragia alcuna ( fulcri, Ag. ) alio eslerno; sono pero molto validi ; il suporiore e prcceduto da 8 raggi indivisi, corli , robusli articolati ed aculcali , in cima gradalamento docrcscenti , costitucndo cssi i fulcri veri del peduncolo codalc. In simil giiisa e guernilo 1' inferiore , ma i fulcri son preccduli da un valido e corlo aculeo, oUuso c quasi ra- mose in cima; ed in cio convicne coi Sauropsidii. La colonna vcrlebrale si componc di 4.7 vertebrc, il di cut corpo a im diametro maggiore dell' assc, proporzione lanto piu sensibile per quanio pi-i si accostano alle cervicali, nelle quail si trova come 2 a 3; il perimclro dclle loro facce arlicolari c sormonlalo da im grosso ri- salto che ne rendc piu sensibile la reslrizione mediana; longitudinal- menlc poi sono marcale da profonde scanalalure al u. di 8 — Delia verlebre ne appartengono 3 alia cervicc molto tra loro riunitc, 30 al cavo addominalc , e 1-i alia coda. D' ondc risulta che il cavo addo- minale e molto lungo , e le catope sono mesogaslriche. Le apofisi verticali sono lunghe e validc ; quelle pero che corrispondono alia pinna loracica sono maggiormcule lunghe ed inversamente piu gra- cili. Le apofisi trasversali sono mezzanamente lunghe e dilatale. Pre- stano esse appoggio a lunghe e valide coslole, le quali pero non rag- giungono la linca media addominale, e quindi non si conuctlono tra loro. V a inoltre una scrie di spine lunghe e molto piu gracili da ciascun lato, c lanto sopra che sotto, le quali sono altaccale alio fac- cette anleriori delle scanalalure del corpo delle vertebre; come cio Iro- vasi in lutla la famiglia delle Edape. La Corazza e stalo gid detto esscr cosliluita da squamc romboi- dali (I), l)(!n rilevale e spozialincntc per un risalto archoggialo, pros- simo al margine eslerno; la superficit; e scabrosa per effetto di molli punli impressi, ondc lo smallo non e ben sensibile alia vista. La loro grandczza e talc che in uno spazio qnadnilo di un pollicc se ne con- lano 21) ; cpiindi molte sono le scrie longitudinali e trasvei'sali. Tutto queslo pero abbiamo polulo rilevarlo dai pochi punti che ne sono nor- malmente cojierti. Noteremo pero intorno a queslo che la parte o re- gionc occipitale sembra csscre nioUo innanzi coverla di squama. (1) Tali pero si inostrano \k\- lo iiitLrsecanieiilo du' iiiargiiii , uia in rcollu haiiiio un conlorno curvlliiico. i MEMORIE PER I. K SCIEMZE MORALl PRESENTATE ALL' ACCADEMIA NELL' ANNO 1856 E DA ESSA. APPKOVATE. r y. r^u4f ^,^/Warbar dalla sua radice, e gli errori clic da lui medcsimo non antivcduti germinar dovcano dal- la scuola critica , figura ad un' ora come il destrutlor di una flloso- fia assurda, e'l fondatore di un'altra che dovca anch'cssa isdruccio- lar nel falso. La dualila del profcssorc di Koenigsbcrg, cioe il subbiet- to e r obbiclto, 1' uno costituente il principio della forma delle idee, r altro il principio della materia delle idee, fe' luogo prestamenlc pres- so i suoi succcssori alia discomparsa in prima dell' obbietto, o vo- gliani dire del mondo estcrno, indi a poco del subbietto stesso. Perche il subbietlo, il qual rinnegando ogni esistenza fuor di se e riuscito poi ad annichilar anco se slesso, ha fallo si che 1' idealismo trascen- dente si fosse trasformato nella teorica dell' assoluto. E se secondo I'i- dealismo trasccndentc, lolla di mezzo Ic materie, sol rimanc la intel- ligonza, la quale per via dell' astrazionc c della riflessione , ne va poi ponendo le cose, secondo la teorica dell' assoluto si rimuove di conscrto la intclligenza c la materie, il subbietto c 1' obbietto, per indi girne a riscontrar I'uno c 1' altro, con I'ausilio della sola virtii cogitativa, nella teorica dell' unita c dell' esistenza infinita , e della sustanza identica , e della unificazion del pensiero e dell' estensione, e deir ideale o del reale. Onde si pare come i scttalori della scuola critica, e Fichte, e Scelling, e Hdgel, mantollandolo sotto forme diver- se avesson nel fondo tutt'affatto riprodotto I'antico panleismo. In Francia, come in appresso sani monstro, benche negli usi pra- lici e sociali le dottrine panteistiche avesson pur anco influito, nella jjarle astratta e speculativa par che allignasse un certo nalivo ralten- lo a professar con egual apcrtczza i principi alemanni. 0 fosse cio lagionato dalla preminenza medesinia del Cartesianismo, o meglio nn- I'ora dal buon senso islintivo del genio franzesc. Perche negli studi di Cousin , il qual ha operato ivi quel rinnovamento slesso delle scienze filosofichc che Kant in Alemagna, il falso della metafisica traspare si lallamente construllo e adonibrato, da senibr'E PItlMA. iiicdesima convien Irovar le alio ragioni. Era gia, innanzi che il se- colo dccinioscltinio si fosse chiuso, surto fra noi Giambaltisla Vioo, il qual con istupondo mctodo s' intcvno noUa velustissima sapieuza (IcgT Italiaiii, cd isvolgcrido Ic umanc on'gini di laluni vocaboli, come a dire vennn etfaelum, causa et ncgocium, punelum et momentum, virlus et essentia; genus et species, forma et individuum, si scppc far Ic vie ad innalzar una filosofia soprammodo Irasceudcnle , alia cui base pose il primo vero mctafisico. E assai prima San Tommaso d' Aquino, non saprci dir se piu profondalo ncllc teologiche, o nolle filosoficho discipline, con I'acumo d' ima monlc allissima avca a ri- gor di geomclria si fattamento asseslate Ic verita melafisiche, che ad un" ora infranse non pure il scnsismo, o '1 pantoismo, ma qualcho si sia assurdo sislenia, proterito o futuro, d' antica o di nuova guisa ri- veslito. E i suoi libri scritti nel tenebrlo di un' cla per molti rispcUi non per anco escita di sclvatichezza, son serbati al porpeluo rislauro del classicismo filosofico, allorche la mcnle stanca degli errori che si succcdono c si rinluzzano a viccnda, ha infiu bisogno di ricrearsi nel vero mctafisico. Or se (juoslo e non altro ^ stalo I' indirizzo delle scienze melafi- siche del Irapassalo secolo^ e di quel che corre. Sc nell'mio tutt'affal- to viluppalo no' sensi non toccava se non che la sensata malerie, o ncir alti'o comeche sostenulo in su le ali dello spirito s' e av\x'nuto nel pronunzialo dell' esplicazion dinamica e progressiva d' una sustan- za una c idcnlica, corlo che non si vuol andar divinando qual si fosse stalo il procosso e '1 conteguo dello scienze socially e sovrattuUo di quclla del diritto. La mclafisica c stata mai sempre, e dobb'essere don- na e signora di tutto lo scibile umano, si la parte cho riflette le scien- ze naturali, si la parte che alle morali discipline riguarda. Le mate- maticlic stcss(! 1' idea dello spazio e del tempo, su di ch' elle lavora- n(j, non saprobboro aversela die I' altigncndo dalla ontologia. E una metafisica falsa, qual si 6 la panteistica, non potra alia branca piu sublime di quelle, vogliam dire al calcolo infinitosimale , venir sop- perondo T idea dcirinfiiiilo. Conciossiache, 1' infinila discreta e numo- rica, cui il panleisnio sol puo aver concetta, senza 1' idea dell' infini- ta concreta e continua c seniplicc, ricsce sfornita d'ogni valor ontolo- gico. E pert) 1' elica , c il diritto che al postulto non c esso stcsso EOCCO DISSERTAZIONE PRIMA. 2!)1 chc un'clica civile, sard quale vuol che fosse la metafisica. La face di quei primi principl, i quali sopraslanno alle discipline giuridiche, e ne rcggono c governano 1' andatura, non altrovo s' apprciidc. Onde e che se I'indirizzo della metafisica 6 d vero^ qucllo del giure sara al buono c aU'equo c ali'oneslo, c se c convcrso quollo s'inflelle al falso, queslo nc sara Iradottoal reo ed all' iniquo. Noncsscndo il buono e r equo e '1 bollo del giure se non che il vero stesso della metafisi- ca, cercandosi ncllc cose pratichc come buono e onosto quel chc nel- le cose speculative s' investiga come vero. Ed in effetto, 1' ultimo fine delle cose la si pone do\'e le cose stesse s' isforzan d' aggiugner me- diante la loro natural virtu operaliva. E I'uomo per mezzo di lulte le sue ordinate azioni non appalcsa altro conato se non die verso la conteniplazion del vero, le virtii operative essendo esse stesse sottor- dinatc alle virtu contemplative, come altrettanti mezzi per riuscire al vero. Onde il terniine ultimo dell' uomo non e al di fuori della in- luizion del vero. E per conseguenle, si conosee come il vero, ch' e r obbiello della metafisica , debb' essere altresi 1' obbielto del diritto. E pcreio eziandio scorgiam che nclle cose morali e operative cosl si pone la ragion del fine come nellc cose speculative la ragion del prin- cipio. E se nolle speculative si conchiude da un principio certo e in- dubitabile, nclle morali si conchiude dal fine. E posciache lo stesso vero, ch' e il principio della spcculazione, e il fine idtimo della mo- ralita, pero si corre diotro a questo nelle cose praliehe con quella ne- cessild medcsima che nelle cose astratte e conoscitivc si seguita quel- lo; non potendo 1' intellelto non csser tratto dalT inlellczion del vero, nc la volonta non assentir all' ultimo fine. Ed in effetto , la cosa che prmiamente cade sotto 1' apprension dell' intellelto e 1' ente , il cui concetto eiitra necessariamente in tutto quel che s' apprende. E pero neir ordine spccukitivo 1' ont<> ha la ragion di prinio principio, e su di esso si fondamenta 1' inizio d' ogni dimoslrazione, non polcndosi qucllo ad un tempo affermar e negare. E 1' ente medesinio coiistilui- sce poi il bene della volonta, c quindi nell' ordine pralico ha la ra- gion d' ultimo fine. E quella stessa ingenita inchinazione, che sta nel fondo della natura umana, di conoscere la verila intorno allcn- tc,e constituisce la legge suiirema della scicnza sccondo 1' inlelletto, si rivcla circa al seguitar i dettami di cotal vcrita. e al vivcre iji con- 32 252 nocco — disseutazione pkima. formitd dell' ente, ed istabilisce la siipi'cma Icggc della moralila e del dirillo sccondo la volonta. Or da questa dipondenza delle scienze me- tafisichc e morali, delle scienze astrulte e concrete, ne seguita che il vero o il falso deUe prime debba di necessita presto o tardi tradursi c inserirsi nelle altre, per quella medesima Icggo psicologica, che la volonta non puo non risentir 1' erranze dell' intclletto. E quindi sva- gata che c la metaflsica, ne vienc che s' infcsliuo e s' insozzino c r ctica, c il drilto, e lutte le altre scienze sociali. Se colal'e la legge psicologica della natura umana, cioe le fa- colta altive camminauo appresso alle fccolta speculative, e se 1' indi- rizzo delle noslre volizioni e sottordinalo all' indirizzo delle inlellezio- ni, perche il bene non si puo volere se innanli non sen abbia il co- noscimenlOj non piu stupirem le discipline giuridice fuorvianti il lor primo principio quando poc' anzi malauguratamente 1' aveano aberrate le scienze metafisichc. II che con agevolczza sara moslro d' esser ef- fettualmente accaduto quando avreni dcfinilo in che si voglia vera- mente porre questo primo principio del giurc. II dirilto, il quale, co- me abbiani detto, non e se non che un' elica civile, compone una scienza sustanzialmcnie operativa, e pero dec incliiudcre un ultimo fi- ne a cui s'indirigga. E dappoi che, giusLa quel ch'e state teste ra- gionalo, il vero e lo stremo termine di tutti gli alti umani, ed e I'ob- biettivo dell' intclletto sotto la forma del prime principio, alia cui in- telleziene non si puo non accensontire; ed c 1' oLbietlivo della volonta sotto la forma dell' ultimo fine, di cui la volizione addivien necessa- ria. Seguita come il primo principio del giure fontalmente non allrove allogar si voglia se nen che in quelle stesso prime vero, il qual e ne- cessario cterno ed immutabile, ch' e il fente di ogni altre vero, cioe neir Ente per eccellenza, che germina tutte 1' esistenze, e intorno a cui la ontologia si va aggirando come al primo mlelligibile, onde poi tulti gli altri intelligibili ne isgorgano. E pero si vedc come il vero si sinonimi con 1' onesto e col giusto, o per dir meglio, il vero stes- so s' addomandi del nome d' onesto e di giusto, quando dalla conre- spellivila all' intclletto si passi alia conrespettivila alia volonta. E cer- to che se m cadaun genere di cose quel che constituisce il principio e eziandio la niisura e la regola del genere medesimo (l).Cosl nel genere ,1; Quesla vuritii iiR'tafisica ili lutto lo siitiilo vcilcsi prolossala in ispi'cie doi ROCCO — DISSERTAZIONE PKIMA. 233 de' numeri veggiam che dall' ujiila cominci c sia misurata ogni ragion nunicrica, e nel gencrc dc'nioti, the il priino fra cssi principii o mi- suri tulli gli allri chc si succedono. Dee pertanlo di ncccssita accade- re chc , per csser la ragione il principio dcgli alii umani , debb' es- ser anco la misura degli slcssi alii. E ((iiindi e sccondo 1' ordine del- la ragione clic vi sia mcdesimezza fra il vero proprio della facolla in- telletliva , e il giuslo proprio della facolla voliliva. Da tutto ci6 si vuol didurre due j)oslulali , chc ci serviranno a vie piu addimostrare come ne il sensualismo ne il panleisnio ne possano unque mai por- gcr I'idea formale del diritto, al pari chc niun allro sislema nicla- fisico il qiial trasmodi dal vero. 11 primo poslulalo si c, che il prin- cipio del dirillo e obbietlivo, c non subbicltivo, si vuol alligncrc ab extra non ab intra , islaljilirlo fuor di noi e non gia cnlro di noi. II secondo poslulalo e , che queslo principio obbicltivo del dirillo c r ones la, la qual'e vera, ima, eterna od iinniulabile, c non gia I'u- tilila che e falsa c niulabile, svarianle, passaggera e caduca. AUogalo il primo principio dcUe discipline giuridiche ncU'oneslo e nel giuslo, che val quanto a dire nel vero, si puo far ragione co- me la scuola del sensisnio, la quale ha preceduto al moderno panleis- mo , aberrasse si fallamenle Ic ieoriche fondamenlali del giure che non sia piu possibile d' asseguirlo, se pur non si voglia cslimar di- rillo quel ch'e lorlo, cquo I'iniquo, buono il mal , bello il brullo, e via discorrendo. Per lo che. Cicerone ab anlico con fino conoscimen- to dicea ad Allico , eh' era im di que' della sella d' Epicuro , di non aver modo come raziocinar con lui inlorno alle leggij se innanzi non gli avesse conccdulo che stcssc la provvidcnza diviua. Epicuro non ammellendo nella nalura altro chc una sola suslanza corporalc e ma- teriale, a cui lulle riducca le cose, ed islabilondo il caso come cagion prima, ne seguilaxa che, rimossa la suslanza spiriluale dalle sue me- taBsiche speculazioni, non potcsse far giudicio del dirillo sc non per mezzo del senso, e pcro non afferrar allra cosa, di qudla in fuora di che i sensi slessi fosscr capc\oli. Onde ne dove derivaro qual legillimo due piu grandi oiitologi, da chi istabill le basi del greco filosofismo, e da clii ris- chiaro poi il tenebno del medio evo. Aristotcle dicea: Omnia quae sunt unius gene- ris, mensurantur aliijuo uno, quod est primum in genere illo. R S. T ommaso insegua- va della stessa tnaniora nulla sua Somma Teologica, Tratlato de Legibus. 25i nOCCO DISSEKTAZIONE PBIMA. conscgucnlc dcUa mctafisica posla da lui, chc il fine dcUa moral fi- losofia fosse la volulta sonsualc, la qual rimbalzando dalla malcrie, e per csscr sonlila da suslanza ancli' essa corporoa, non potea csserc se non die I'utilila fragile c caduca c mutabile, quella mcdcsiina che si apprcnda co'scnsi. E coloro chc vollero ormare una spcculaliva somi- glianlc, s' inconlrarono allc slcssc conscguenzc , quanto e alia facolUi praliehe c giuridichc. Tanla e e si iudissolubilc la colloganza della rnelafisica col dirito! Macchiavelli nel suo Principe, Obbes nel suo Cil- iadino, Dayle nel suo dizionario, son yenuli inscgnando quella defor- nic c scellcrata doUrina, che il dirilto s' abbia da misurar in su I'u- tilc , e chc il valor dell' uno s' iuchiugga nell' altro , e pero la forza anzi che il giuslo e I'equo islar al govemo della civil convivcnza. E quando in uu' epoca a noi piu propinqua, si videro le iulemperanze. e le ischifilta d' una teorica all' eslremo sensuale, come in Holbach e in Elvczio, ancrsaria di qual che si sia idea di vero e di dritlo, se si fanno Ic ragioni giuste, facilmente si divisa com'ella non fosse spon- tanea e germinantc dapporse, bensi apparecchiata e fecondala ne'cam- pi d' una mctafisiea sensata e matcriale , principiata, come si c del- to, senza avvcdersene, da Lock, ed esplicala c cresciula da Condillac e da Tracy. Onde poi rampollo e si compose la scuola degli ulililarii giuridici, come dell' inglcse Bcntham, e insino a un cerlo segno anche degl' italiani Romagnosi e Gioja , trascinali anch' cssi innocentemenle dalla foga del sccolo in cui s'avvennero. E di cotal maniera si Iras- modo, da iscambiar 1' occasione per la causa, la malcrie per la for- ma, il misuralo per la misura, 1' obbietlo da regolarsi per il princi- pio regolalorc. Val quanto a dire, le ulilita corporali, su di che senza dubbio s' aggira il giure , le quali compongono lutta quanta la ma- tcrie del giurc , s' cstimarono come il principio causanle del giure slesso, c come la misura e la forma idcale. E percio in luogo della giuslizia, la quale, come ben dice il noslro Vico, e 1' etcrna ed im- mutabile ragione del vero in quanio s'indirigge a ragguagliar fra gli iiomini le ulilila, si posero le ulilila medesimc caduchc, e svarianli a si'coiula deir opinion degli uomini. Onde quel gran hemma cosi cgre- giamentc formolalo dallo stesso immense aulore d' ima scieuza nuo- va. Oecusioncs non esse caussas reriim , corpora aiilcm , et quae aunt corporis, uti scnsus, esse oceasiones , per quas acternac re- Rocco — dissehtazioxe prima. 2y5 rum ideae iii mcntibus cxcitcnlur : at fluxa lUi corpora , el quae sunt corporis, uli sofisus, quid aelcrinnn supra corpus gigncre nou posse. Per la mclafisica Kanliana abbiain \edulo la gran mulazion suc- ccduta nclle scioiue aslrallo c speculali\e, il lavorio filosofico dal sen- so Irapianlalo iidlo spirilo , nia si \oraincnle da Irasniodar per uii vizio opposlo, e per disio di Iroppo sollevar la di gia invilila nalura deir uouio, da brula e buslial cli' eslinia\asi, si vcrinc ad idcnlificar- la con r assolulo c col nccessario, c cpiindi si deifico. Or una mcla- fisica di tal guisa atlempcrala, la qual non islabilisce se non che una suslanza sola c ctcma, cbo ncl sue continuo svolgimcnto ne da la ra- gionc di luUc Ic fi;nonienichc produzioni di qucslo niondo, di cai la islcssa realla si rinncga, c slala cd e tutlavia tjuella fatal semenza, la qual n'e venula poi frullando ud seed nostro una filosofia del drit- to al pari panleislica. E sc aculamcnlc si vuol qui invesligar la ne- ccssaria ragion dclle cose, si scorgera come, sccondo 1' ordinc logico dellc idee , cosl e non altramenle andar dovea la bisogna , cioe gli stessi errori, che avcan poco slantc inlramischiale le scicnzc metafisi- che, si fosser ben loslo Iraforali in quelle del giure. Ed in cfTello, non si dubila , che fondamental principio di qual che si sia panleis- nio, o che si porgessc con ima ovvor con im' allra forma, o fosse an- tico o niodcrno, o mai seniprc I'unila c 1' identita dclla suslanza. E la formola medcsima prodoUa da'piu rccenli melafisici dell' Alemagna, non riescc ad una doltrina discorde dall' unificazion dolla suslanza ; die lanlo suona quclla per lor si millanlala, c cosi poco inldligibile Icorica, dell' esislenza pura, ove nulla v' ha di dislinlo e di delermi- iialo , e di che nienle puossi affermar o ncgare. La qual esislenza jwi per una virlu incognita, e per mia intrinscca necessita , che non puossi d' alcun modo qualificarc, limitando se stessa, vien gcnerando lutti gli csseri, il mondo spirilualc e maloriale, il mondo idcale nel- r ordiiie dcllo scibile, e '1 reale nell' ordine de' falti. E tulle qucsP c- sislcnze secondarie conlingenti e slornile d' ogni roalla vi son tc- nute in conic d' allrellanli fcnonieni. Di che di Icggieri si puo divi- sare di quali conc(!lli ijilorno a Dio c alia liberla umana fosse cape- vole una mclafisica di colal guisa soflslicata. Un sislcma , il quale quanto lassu c quaggiii si vcde altribuisce ad una forza cieca della 2oC ROCCO DISSEUTAZIONE PRIMA. naluia, per legillimo coroUario dee non pure qual si sia liberta, ma ogni personalita di Dio riiuicgarc. E per la ragion mcdcsimaj per quan- li fossero i conali di sollevar iiell' uomo il principio subbiellivo, cioe queir/o che s'aggiungne a fin deificare, mai non si potra a lullo que- slo accomodarc il liLoro arbilrio^ il qual c in aperla contraddiziono con la loro necessitd universale, che al postutto c il falo slesso della sella sloica^ vcnuto fuora per allra via. E pero viene a cader di pe- so quanlunquc idea del giure, la quale per esscr una idea di rap- porlo fra il libcro arbitrio dell' uomo, c il primo vero che riscde in Dio, ha per lanto mestieri di due termini perche possa aver consislen- y.a. E quesli due termini vcngon meno al tulto nclla metafisica pan- Icislica, che pone a suo fondamento la suslanza una c idenlica. Oltre a cio, i panleisli rimuovendo 1' idea del male, e includendo r idea d' imo svolgimenlo di continuo progredienle in lulle le cose, si lisiche si morali, dee lor per tanlo venir fallo d' iscuoter ben per due allre vie il fondamento del dirilto. Essi assumono che lullo si fonda iiella neccssila e nell' ordine , e che tullo cio che apparisce , bene o mal che fosse ^ e Iraporlalo in quel loro esplicamcnto dell' infinilo. E per conseguciile , non polrebbe accadere che gli alii umani avessero alcuna moralita, percio appimlo che il male, il qual ridonda da un tal sistema, 6 neccssario, anzi sol apparentemenle ha il sembianle di male. Ed ccco come si vuol inlendere la burbanza di quell' anlico fi- losofo della Sloa, il quale col falo incsorabile che aveasi nel capo, lormenlalo ch' era dalla golta, dicea, per quanto ella pur 1' avesse di- slrello c punlo co' suoi slimoli, mai non avria confessalo che fosse un male. Ne poi quel progresso all' infinilo e piu propizio all' idea del di- rilto. Una colal Icorica, al pari che I'allra del male pantcislico, qual legillimo conscguenlc della forza imica e necessaria della nalura, vien presupponendo neH'origine deU'umanita nienl'allro che miserie e im- pcrfezione, ond' e uopo sbrigarsi medianle il progrcssivo svolgimenlo delio spirilo umano. E pero si pare cvidcnlcmente come la vcrila non piu si fosse immobile e stabile, ma v' addivcnissc un prodollo del no- slro spirilo slesso , il qual claborandola per mezzo dellc sue facolld, le imprimc quel carallere mcdosimo d' instabilila c di svarielil e di mo- bilila che gli e prnprio. Menlre la variela e lull' allro che la vcrila, e anzi il suo conlrapposto, cioe la falsila; e se di questa il carallere di- ROCr.O — DlSSEltlA/.lO.NK PBlMJl. 257 slinlivo e la molloplicita , di quella e 1' unila.Al qual errorc ha dovulo di neccssilii far le vie quella slcssa l(!orica posla da' panlcislij d' esse- re cioe 1' iulelletlo umano la misura e rcgoJa dclle cose, al pari come r inlollcllo di Dio, a cui e' non chc assimilarlo, anzi il confoudono e r idonlificano. Quandoche, la ragion dell' inlellello divino in rapporlo alle cose ben precede d' una foggia al lulto di versa, chc non fa I'in- telletlo umano. Perche queslo e dalle cose con la lor propria obbiel- tivita misuralo, in lanlo die i nostri concetti non son per se stessi ne veri ne falsi, ma riescon tali per la lor consuonanza o dissonanza dalle rose. Quelle per contra, essendo con la sua eterna e semplicissima sub- bietlivita la misura di tutte le cose, cio che qual si voglia obbictto ac- chiude di vero partecipa da lui. E pcro la ragion di Dio, c non la ragion dell' uomo , conslituisce la verita. Or per tulto cio e palese come si facesse altresl impossibile 1' idea del giure, la qual' e obbiet- tiva e non subbiettiva, e suppone fuor di se un vero eterno, immobile ed incoramutabjle, come regola degli atti dell' illimitalo arbitrio del- 1 uomo. DISSERTAZIONE SECONDA IL lEGAME DELLE SCIENZE METAFISICHE CON LE SCIEKZE GIURIDICTIE NON E SOL ASTBATTO E SPECCLATIVO , MA PRATICO E CONCRETO. L'allcanza c 1' indissolubil ligamc chc s'inlramcUc fra la mela- fisica pantcistica e la parte razionale del giure , non o solamcnte a- slrallo, ma concrete, non pure speculativo, ma opcralivo, non si ri- strigno ncllo attcncnze della logica chc non trabocchi anco ncl falto, non si manifcsta ncl sol ordinc dcllo scibilc, ma pcnelra allrosi nel- r ordinc del realc. Conciossiache, se 11 fatto per logillimarsi alia per- fine si rivolge alia icoria per arcrscla come ausiliare , la teoria non dispiega sua efficacia se non per mezzo de' fatti, ne' qnali ccrca d' o- gnor csplicarsi. Che non sara qui disagevol cosa venirne alia spartita additando come e insino a qual segno nelle scuole del panteismo gli insegnamenli del drilto fosser proccdnti d' egual passo chc le maggio- ri astrattezzc della metafisica, e come intorno al medcsimo principio di una sola unificata sustanza si fosse andato aggirando di conserfo il de- stino deir mie c delle altrc discipline. V ha nclla nostra dialctlica u- na colal forza , la qual si strigne c premc , die non fia possibile di un principio malamcnte posto non girne preslamcnte o tardamcnte co- glicndo tutt' i legitlimi corollari che in quel come nella loro buccia s' inchiuggano; a\Tegnache questi ne sembrasscro e fosscro in effello avversanti all' inlimo senso c all' universal modo di vcdcrc dcgli uo- mini. Pur si rinviene talvolla alcun avanzo di verecondia scientifica, e il lavorio dcllo spirito par che per poco si soffennassc in sul trarre il total csplicamento di quel principio, e parecchi poslulati bcnchc le- gitlimi pur vi si rimangoiio come latenti e compcnetrati. Ma quesla stessa sobricla piu si dcsidcra chc si trova nclla scuola del panteismo. Scnza voter qui addentrar quel chc al di d'oggi si va con tantc cure indagando sul conto della Ictteratura c della scienza orientalista, ben risappiamo chc il Vedantismo dcgl' Indiani fosse pur un sistema di cma- natismo,e lo stato di perenne abiezione cd'invilimento in ch'essi sono, cerlo meglio che ogn'altra cosa, ne pruova c spiega quale idea astratta 0 concreta aver si possano del dritto,bruttati come sono del lezzo di quella loro pantcistica filosofia. E se ci volgiam alia Grccia, la veggiam ben per due volte signorcggiala da simile assurdila. Una volla la presso gli uocco — i;issEnT.vzio>;E sf.co\da 25!) Eleati, c dubilar non si pu6 chc 1' cleatiche dollrinc fossero slate al poslullo prccipua cagfionc di-ll' introdursi cho man mano vi fcce la scU Ja dc'sofisti, cosl nimica d' ogni nioralila, o d' o^ni dritto. E ancor lie suoiia air oiTcchio di liitli 1' orror di quolla provcrl)iala inipudcii- za di Carncade, il quale coa cgiial vigoria di rajrionanionti si fe in- nanti a discorrcrla, or in un senso or in un allrn al lutlo conlrario, sill l('rna,sepurvi fosse giuslizia nelle cosedi quaggiu. Ed un' allra fia- ta, il pantcismo vi spicco ncl ncoplatonicismo alessandrino , c nelle gnosliche scllc a quel cocve ci vicn fallo d' iiiconlrar le piu islrane cose. 1 Carpocralici non iscorgcano nolle azioni umanc nulla di buon o di pravo, d' oncsto o d'inoueslo. L'educazione Icgitlimava i lor co- stumi, 0 i piaceri piu svcrgognali crau lenuli in conlo di virlu. Ed Epifanio figliuol di Carpocrate era aggiunlo a farncticarc una inanie- ra d' uniflcazione assolula fin delle cose sociali , chc vorrein dire un panleismo polilieo, nella cui voraginc faccndo lull' insieni disconipari- rc 0 la propricla o la famiglia , islabiliva la coniunanza de' beni o delle donne, c pero il lolal sbandcggiamenlo d' ogni moralila, e di ogni dirilto. II qual sistema uu p6 meglio atleggiato, e cziandio azzi- malo di piu leggiadrc forme, vcdrcm fra poco riprodursi nel Sansimo- nismo , e poscia ncl socialismo c nel comunismo de' tempi odiorni. E Spinosa in fra i posteriori panteisli certo il piu altuoso di pratiche ap- plicazioni, il qual ne ha saputo d' una guisa esatlamonte logica as- scslarc a' fatti il concetto dolJa snslan/a una o. idcniica, non isdegna d' asscrir ncl sue Tcologo-Politico , e nella sua Elica dimostrala in forma geomctrica , chc la volonta non e una causa libera ma ncccs- saria, c che la volonta e lull' uno che 1' iulelligcnza. E in altro luo- go dice che Ic passioni son da aversi in conlo d' altreltante cose sa- cre c non oppugnabili; non potendo d' infra esse la piu debolc ch'es- scr sovcrchiala dalla piu forte. E pero il dirilto gcncralmente il pone nella forza corporea c malerialc , e il dirilto singolare di cadauno il diduce e I'cstima dal valor dclla forza individuale. E consegucnlcmcnle, le leggi, chc il civil convitto vicn istabilcndo, non aversi altra virtu scientifica, se non chc il sol principio eslrinscco dcirutilit.i, val quan- lo a dire della conumal sicurezza. Ondc il falso fin della stessa defi- nizionc astratia della legge, sol ridotla al placito della volonta uma- na, o fosse la Aolonla niaiiifcslata da' pochi, o fosse la gcncralc e co- 33 ^60 llOCCO DISSEUTAZIOA'E SECO.NDA. inline. Ondo 1' arbilrio dollc legislazioni posilivc , non ammodcratc da nissnna idea d' clcina cd immutabilc verila , di constituir tulto quel ohc nc piaccia , onnando lo vie d' un apparcnte vanlaggio sociale , sfoniito d' ogni prcgio di onesla civile. Al gran profossore di Koenisbergk autorc della scuola crilica si aspellava, ccrto in cio a dispetto dcllc sue intenzioni , di mcltcr la prima radicc in Alemagna dell' altual mclodo intorno alia filosofia del giiu'e. E come per la sua ragion pura 1' abbiam vedulo precorrere al pantcismo melafisico, per la ragion pratica, non oslante chc di subli- me ed csqnisila raoralila picnissima , n' e venulo esso al giure rilo- glicndo queir immobile punlcllo del primo vcro sfolgorantc d' ctcrna obbieltivilii. Egli che nclla ragion pura non s' era nc pimto ne poco avvenulo ncll' csislenza di Dio, ne nell' immortalila c nella liberla del- r anima , che son come il midoUo d' ogni ben ponderata melafisica, tulle cosiffatle cose sperdute nella prima parte della sua scienza tra- scendcnlale, le va ripescando poi a tentone nell' al Ira della ragion pra- lica. E dappoi chc nella primiliva dualita della filosofia crilica il prin- cipio obbiellivo di poco non si vede assorbilo dal principio subbiellivo, pero nclla ragion pratica poncndo la liberla per fondamenlo di luUo il sislema, si fa dal s(!n di lei rampollar la leggc del dovcre sotto la forma di quell' impcrativo categorico , intorno a cui come a primo (•oncetlo rappicca la credenza d' un legislatore , e quella slessa della immorlalila dell' anima. Per lo chc, si avvisa come 1' imperativo categorico non fosse \ e- vamcnle obbiellivo e onlologico, bensi subbiellivo e psicologico. E per- lanto la moralila e il diritlo men vi si fondano sopra un sapere teorico e inconculibile, e stabilito a j^riori a forma di scienza, che sopra u- na spezie di fede pratica e razionale. Essendo debito della vera scien- za venir pruovando per le cause , o additar come le cose si avesson nascimento, il giure posto da Kant difclla in cio onninamente. E puos- si dire d' csser qucsla una filosofia del diritlo, la qual circa alle \irlu morali piu nc porga alcune ulili crcdcnze, che posilivo c chiaro conn- scimenlo. E sfornila com' ella c d' ogni valor scienlifico, mcnlrechc par che voglia con melodico apparalo girnc cmpiendo il \6\o chc la se- verita della crilica avea dischiuso nclla ragion pura, si monstra dap- persc il porlalo Icgiltimo d' una melafisica slerOe cd insufBciente, un elemenlo posliccio di tutlo I' cdifizio crilico. nOCCO DISSEIITIZIOXE SECODA. 261 Ficlite, il quale, come abbicain dello, compi col siio idoalisnio tra- sccndenle il tolal assoibinieiilo dd prinripio obbiellivo nel sulibicUi- vo, appona coinincialo da Kant, consej,niL'nle a so niedesimo uon po- ne al diillo altro fondamento se non clie I' lo. Secondo lui, il dovere e ha loggc die 1' lo iiifjiunge a se slesso, ed e qpicsla loffg-e chc con- sliluisec lutla la nioralita. E discorrondo poi le applicazioni del diritio alia socield, la jMssibil peifczioiie di quosia la va risconlrando nel mi- glior c pill conipilo svolgimcnlo di quello, c'l prog^rosso deiruma- nila il fa consislcrc iiclla Inmsizion graduala dalla vila instinliva alia vita razionale , quaiido propriameatc il diritto raccjuista la aiaggior prcminenza possibilc. Schclling , il qua! nella sua filosofia della nahira muovc dalio assolulo, cd in csso riconoscc la sola csistcnza reale, fouda per tanlo la legge morale nella tendeuza inverso 1' assolulo, come la scienza nel- Ja cognizion dell' assolulo. L'alluazione successi\a della ragion del di- ritio e la condizion necessaria della liberla umana, c la sloria e co- me il teatro dove avvcrasi 1' CYoluzion del diritio slesso. E ncU' asso- lulo medcsimo fa egli i suoi sforzi per cffelluar la conciliazionc del libero arbilrio c del corso necessario dell' umanita. Hegel ba ccrcato di dar agli sludi filosofici del giure uno s^i- luppo anco piu ampio, die non ban fatlo cbi 1' ban pniceduto, c non seguitando diverse vie c riuscito a determinar mi sislema piu elabo- rato c anco piu parlicolarcggiato, ma non men fallaee cd insussislen- le. Si puo dir die il filosofo di Berlino quasi rappresenli al di d'og- gi il culmine della moderna scienza del giure filosofico alemanno, ma Ic sue doUrine giuridicbe non son punlo dissiniili dalle dotlriue me- tafisicbe, anzi v' ba una perfella rispondenza, e mollo ben s'accomo- dano fra loro. II princijjio cb' egli svolge nella sua fllosofla dd dirit- to e quello slesso die tratla nella fdosofia della sloria, val quanlo a dir la liberla. Secondo lui, il diritto non c allra cosa die 1' esistcnza esterna di qudla. E questo principio di per so slesso appalosasi co. me uu poslululo necessario della mctafisica panleistica, a cui logica- niente aderisce, qudla cioc cbe ammelle I'miita e ridenlita della su- stanza. Se 1' unifieazion della suslanza lullo avvolgc, se ogni valor ob- biettivo dclle coso esterne s' identifica eon Tuom medcsimo, nc segui- la che il principio dd diritio da lui allogar non si potca fuor ddl'uo- 262 nocco — dissertazione seconda. 1110 , cioe dovea csscr la liberta slessa , per la quale noi ei ricono- scianio non preocciipali dalle cose eslcme. E posciache 1' csistcnza e- sleriorc dolla liberla si vicn avverando ncl triplicc elomcnlo, dclla pro- pricUi, dolla faniiglia, c dcllo stale, perolasua filosofia cziandio s'ospli- ca inlorno a qucsia triplicc rclazion del giure. Ma per divisare insiiio a qua! segno qnosto soliil pensatore logliesse al diritlo ogni obbicttivi- ta, circoscrivcndolo sol nel giro dclla volonta libera, rioii fia discaro udiriic le sue stessc parole, a II dirilto, dic'egli, si rapporta in gene- rale alio spirito, cd ha in ispezic sua base, e suo punlo di muovenza dalla volonta, la qual' e libera, sicchc la liberla ne constituisce la su- slanza e la dctcrminazionc, ed il sistema del diritto c la sfera dclla li- berta rcalizzata, la vita dcllo spirito prodolta da so stesso, come una seconda sua nalura )i. E qui ccrto die dovrem ancor piu islupir 1' e- clatanza di simili fallacie se non fosser desse sponlaneo conseguente degli avvolgimenti pantcislici. Non fia possibile altraniente ispicgar co- me lo spirito uniano, il quale sol sa indagare il dritto, eli'e luia par- te del vero ininiutabile, il potesse poi a sua posta venir istabilcndo a se stesso. Mentre so il dirilto fosse per poco fattura dclla nostra in- telligcnzaj percio solo ccsscrobbe d' cssere dirilto, il quale ha per suo caraltcrc fornialc 1' cterna unila e riraniutabilita. E la mentc dcU'uo- nio e soggetla di continuo a cangiarsi, e per piii o men vcder dclla nicntc, non si cresco od isminuiscc il primo vero , e la luce che ne irradia il noslro intellclto dolla primicra scaturigine del diritto. E per vie piu intcnder il concetto ch' egli si fa del diritto , veggiam quel chc ne pensi in ordine alia volonta, in cui riponc il diritto. k La vo- lonta in so c per se esistentc e vcraiiicntc inflnita, mentre essa ha sc stessa per suo obbietto c non altro, non e limitata, ma e in se me- dcsinia riflcssa. Essa non e quindi una piira possibilila, o disposizio- 110, 0 polonza, ma rcalnicnte infiiiita , infiniium aciu , mentre I'csi- stcnza dcir idea o la sua elcrna manifcslazione e il proprio intcrno )1. E muovcndo da siffatti principii e curioso d'iscorgerlo come in un al- tro luogo si faccia egli a dar le rampogne a quella tcorica medesi- ma, ondc se non altro indirctlamcnlc jnir disccndc la sua. L'infinito della sua volonta non s' accordando, anzi cssendo in contrapposto con il sistcnia di Kant circa alia legge generalc, che questi pone nclla li- milazion dclla liberta di cadaiino, e nella cocsislenza delle singole li- nOCCO DISSERTAZIONE SECONDA. 2G3 berld di luUi, poro lassa cgli una cotal doltrina di ncgaliva, e come vacua di spcculalho valorc. Ldianilo dalla bocca sua medesima. « La Kantiiuia opiiiionc iuiiv(!rsalmonle rices uta , clio deblia riteiicrsi come generale la limilazionc della mia libcrla, c la cocsistcnza di cssa con la libcrla di ciascua altro, asvolge iu parte una proposizione al tullo iiegaliva, cioe a dire quella dclhi limilaziouo, e in i)arle positiva, I'u- nivcrsale, o la cosi delta legge di ragione, 1' accordo cioe dell' arbi- trio deir uno con I'arbitrio dell' altro in una conoseiula astralta idcn- titu. La riporlata dofmizione contiene 1' opiiiione proniulgata fin dai tempi di Rousseau , secondo cui la volonta , non come in se e per se csistcnte e ragionevole, e lo spirito non come vero spirito, ma co- me particolare c indi\idnale, come volonta dell' individuo del suo pro- prio arbilrio, e la base prima ed cssenziale del diritto. Un lale prin- cipio una volla acceltato, per quanto e ragionevole, non puo appari- re che limitativo della libcrla, non come pcrmanenlo, ma come pura- raente cstorno. Una cosiffatla considcrazione c fuori d' ogni speculali. vo pensiero , cssa vien rigcttata dalla idea filosofica )1. Ed e altresi notabile, come nclla cgcliana filosofia del dritto si va tratto Iratto ri- pelendo quella Iriade, in che costantemcnle isvolgcsi il principio pan- teistico della suslanza unica , la qual triade compone la parte piu speciosa , c quasi diro 1' archilettura del sistcma. Ed c cotale il pro- gredimcnlo melodico di qucste Iriadi, c '1 viluppo delle formole, e il dibaltersi giu e su della dialcllica e cos! intrigalo quanlo di niun scienlifico riuscimento. 11 franzese Lerminier , che tra non guari di- scoprirem insino ad un certo punlo come setlator dell' cgelica scuo- la, non si rilien di prorompere in quosle parole picne d' assai buon senso. a Hegel est emporlc dans cetle tourmenle dialecliquc , dans ces tourbillons de forniulcs, qui renveloppent et 1' cmprisonnent. 11 marchc de lerme en terme, de trinile en Irinite , ou plutul il ne marcbe pas, il est irresisliblement pousse )^. Abbiam gia teste avverlito, come il panleismo alcmanno, man- lellalosi in Francia sotto il velo deircelellisnio, se vada men alia di- scopcrta promulgaudo i suoi filosofemi, c faccia in quel suolo la sua comparila con un po' piu di rilrosia, non sia per tanto men effellivo ed operoso. Cousin capo della scuola ecleltiea franzese , il qual nclle sue scienzc mclafisichc avea allogalo a capo delle sue doltrine la tri- nOCCO DISSEIITAZIONE SECONDA. plice idea, doll' iiiFmilo, del finito, o del rapporlo dcU' infinilo c del fi- nilo, lion si avrii ecrlanienlc ad islupir sc conscgucnlc a se nicdcsimo si vedra d' una guisa ogualmcnle panteisUca d(!tlar i suoi insejvria- mcnti su la storia della umaiiita. Egli assesta lo svolgimcnlo doll' u- manila in su quel del pensiero, faccndo dell' iin regola all' allvo. E ([ucgli stessi Ire elemcnli del pensiero uiiiano li ya iiarimeiile atlcg- giando all' uiiiaiiilaj c ne forma Ire grandi epoclic dell' isioria. Pcro dice di dovervi cssere un' epoca, in cui lo spirito iimano investilo lul- I'affalto dell'idea deU'infimto, ne andra quinci e qnindi ormando i vestigi di quelia.ln un'altra epoca preoccupato dall'idea del finito, lo spirito ne qualifichera somiglianlemente lulle Ic sue produzioni. E in una terza epoca, dopo d' aver corsa ed esaurila I'una e Taltra idea, dell' infi- nilo e del finilOj con quesli due termini gia cognili, lo spirito ne gi- rd indagando le relazion fra loro , c ne' falli in chc s' esplicliera , stainpcra al j)ari le sue concezioni. Onde addomanda neccssaria 1' e- splicazion istorica dell' imianita , e con esquisila enfasi die' esser la i- sloria una geonielria inflessibile. Di chc si puo far ragione per divi- sar qual luogo in ima filosofia siffattamcnte atlemperala lasciar si pos- sa alia scienza del giuve. 11 male deblie di neccssita ccclissarsi in un cotal sistema. La verita v' addivieric mobile manchevole c incerta, e I'una verita ne debbe discacciar I'altra, o per dir piii vcro, lo spiri- io s' avvolgera in perpetue erranze. E in un progresso suceessivo, nel quale lulto opera lo spirito e il libcro arbitrio dell' uonio, nianca al giure ogni fondamenlo obbietlivo^ su cui csso s' adagi. Sicche 1' eclet- tiche dottrine del Cousin pur s'inconlrano con le trascendenli del- r Hegel. Dopo Cousin, uella scuola cclctlica liene il sccondo poslo Jouffroy. Questo filosofo clie nella gallica scuola c precellente per la lucidita del suo spirito , c per 1' esattezza del mctodo psicologico, sdrucciola quin- ci e quindi fra i suoi pensieri , comecho con lui ccrto divario, in due sue opere. In un volume di misccllanee filosofiche , saria qui fuor del tenia clie ci abbiani per le maiii girno razzolaiido gli svariati o niol- teplici suoi concetti, ma cerlo chc torna al proposilo nostro rilcvar quel tanto che professa in ordine alia vcrila, a cui ritoglic quantun- quR immobilita, qua dicondo che le idee dell' intelligenza umana sva- riino d' una slagione all'altra, e di questo a quell' altro paesc, e Id noCCO DISSERTAZIONE SECOKDA. 2G5 the i sccoli non sicn colpabili dolle loro opiiiioni piu chc gli uonii- ni del sccol loro, c clie ad uii'elu noa si possa addobilar ne quel clie essa sia, nc quel ch' essa si pensi. E cosi , discacciando la slabil ve- rita, iiu dec col suo cclellismo vcnir di uccessila giusliflcando I'erro- ro, c con csso le brulluro c It; lurpezzc del \mo. E ncl corso del drit- lo naUmile facondosi piu di cosla alia iiialerie propria del giure, do- ve le sue doltrine nc paiono anco piu sode c aggiuslate, in mezzo a mollc verila con filosofica esaltezza illustrate, pur c da dolorare come egli ismarrisse altresi in cercar il principio obbligalivo d' ogni morali- ta. Conciossiaclie , allogandolo com' cgli fa nelP idcalc daW ordine e nclla sinipatia delta nostra ragione verso di quello , non e gia che dair idea deH'ovdiiie poi sollevisi all' idea d'mi supremo ordinatorc. In iscanibio, nell'ordinc dell'mmerso ist;iLilisce ima legge che per se stessa legiltimasi, ed obbliga dircllamcnte, a cui per esser ossequcnte non fa bisogno d'alcun'altracosa anteriore e superiore.E pero Iranmta il criterio del vcro, cli' e I'ordine, nel ^cro stesso, ch' e fuor dell' ordine, e produce I'ordine.E allorchc in altro luogo dice che dall'idea dell' ordine pur si Irapassi all'aulor dell' ordine, e assai maraviglioso a pensar come T i- dea deir Ente addivenga per lui al tutto insignificante per conslituir il principio obbligativo, ch' e la base delle cose morali. Quindi in po- nendo la moralila iicll' ordine cosmico, prescindendo dal supremo or- dinalore , all' idea di Dio sol porge un valor religiose , e miisce cosi la soggezion morale deU'uomo all'ordinc con la soggczion religiosa al- r ordine stesso. Sicchc si conosce abbastanza come il primo fonda- nicnto did dritlo , il ([ual debb' esscre assolulo clerno c uecessario , cioc r autore stesso dell' ordine, venga dal Jouffroy iscambialo col re- lative contiiigente e creato, qual e 1' ordine dell' universe; e la rifles- sion del primo lume, la quale c il cosmo, siasi confusa con il lume medesimo , ch' e il solo Ibnte della ragioii natunxle. Mentre 1' ordine deir universe quanta virtu s' abbia per farei risalir al prime cd ultimo lerminc dell' uiuana conoscenza, quaV e 1' idealc di Dio , allrettanlo e inefBcacc a porgeriie il vero e native principio della moralila c del dritto. Tanto e difficil cosa, per non dir impossibile, avcrsi una file- sotia del giure bene c retiamente assestala, quando la mclafisica , da cui tragg' ella il primo vero, e errata e falsa, intinta chc fosse del- r eclcllichc ovver dclle criliche dottrine ! ROCCO DISSERTAZIONE SKCONDA. Rlichclet nolla sua introduzionc alia sloria universale non ferma teo- riche jnu iiropizio alia slabilila dol dirilto, allorche pone somigliante- inciile tutto il fiii dcU' umauita iiel liboro arbilrio , c delcrmina il progresso nell' ollrarsi chc fa rumanila in verso queslo fine. E pcr6 in questo pcrcnnc disvolgcrsi dclla libcrla, hillo opcrando la nalura e r uonio , dee difeUar ogni idea d' immobile verita , e con cssa ogni idea di dirillo, non si potendo raziocinar di Icgge c di giuslizia dove r uom si vcnga a sc slesso faccndo la legge primigenia, c la giusti- zia non sia chc la mobile manifeslazione dello spirito umano. Lerniinicr, il qual si c in ispczialta aggiralo intorno ad una filoso- fia del dirilto, ue pur precede per vie diverse. Al pari soUcva lo spi- rilo umano a cagion prima de' falli dell' umanila , e lutlo rapporta a lui nel corso sloriale dclle cose civili e poliliohe. E mentrc che va an- ch' egli deificando la Tirtu^ e la dignita dello spirito, dicendo che desso non e se non che ima perpetua e nccessaria rivclazione di Dio, e che Dio e ad un tempo la nostra esscnza, ed il nostro fine, la nostra in- telligenza e la nostra forza, in discorrendo poi del diritto intramischia le sue teorichc di pronunziati pien si veramcnte di tristi conscguen- ze , ma pur Iratti a rigor di logica dall' eclcttiche dotlrine (,( 11 dritto , « die' egli , e la sociabilita e la scienza si svolgono distniggendosi di kt cpoca in cpoca , e in mezzo a queste perenni mutazioni, il solo a natural diritto, che perdura, st c di mantcnere la sua liberta , e u fare che vada cUa mai sempre fruttando novclle produzioni )\ Sic- che il vero assoluto ed immutabile, ch'e il perno del diritto, discom- parisce tutt' affatto innanzi a un tal progresso continuo ed infinito. E quesla dotlrina delta verita mobile e del progresso infinito, nimica di ogni idea del giure, e stata, non ha guari, piaggiata da un ingegno assai elevate, la Memiais, il quale avca pur altramente principiato la sua carriera scicntifica , c ben per altra via s' era oltrato da quella dove poi gli venne falto di riuscire. Essendo per lutt' i vers! indubi- tata cosa, chc il non buon indirizzo dcgli studi intellcttivi ed astratti presto 0 tardi ne tragga seco e s' appropri anco quelle dcgli studi morali e pratici. Ed affinchc non si creda cosi di Icggieri che sol gli studi specula- tivi del diritto, c non altrcsl i pratici , le sole teoriche astraltezze e non le concrete applicazioni sicn veramente capcvoli del falso che nOCCO DISSERTAZIO.NE SECONDA. 2C7 viid.i insegnando una mclafisica crrala, no piaccia qui por poco rac- cordarci di quel clio in Fniiicia avvuiirK! in uii'(!la cerlo non di niollo Ionian da noi, quando una sella di panloisli, la presso il Conle En- rico dc Sainl-Siinon , volendo concretar Ic loro spcculazioni , venner soflsticando un lal sislcnia di ci\il convilto , lull'afTallo lompralo in quelia unificazion filosofica d' ogni snslanza, il quale avria pur fatto una conjparlla anco piii islrana , sc aleuui sccoli innanli non fosse stalo principialo iiellc gnosliclie scuolc. Una lal sella non fu sol una dollrina , nia lenlo d' islargarsi in forma d' arbilralo roligioso e ci- vile. Loniini d' ogni maniera vi s' affiliarono, c una sociela organala di principi al lullo disfornii ed anorinali era iscopo alle loro lendenze enlusiasle. Dicean cglino, chc lullo il nial deH'unianila slesse nell'an- lagonisnio, come lullo il bene nell' unila, onde i lor conali ad aniuo- ver r uno e ad iuferir 1' altra. Qucsla verila formar il disio dclla vita generalc nella sociela, in logliendo I'anlagonismo sociale, val quanlo a dire le disuguaglianzc delle civili condizioni. Quesla verila agognarsi dall' iiidividuo nella vila singolarc , in cessando 1' anlagonismo dello spirilo contro la carne. Non piu, alio gridavano, dovervi esscre slabUi marilaggi, non dominio di bcni , non ragion di marilalc e di palria polcsla. La figliuolanza fosse allcvata in coniunc. Alia voce d' un or- dinc di proprielari ed induslrianti e di addclli alia mcrcalura o alle commercevoli inlraprese , si riconosccssino officiali d' agricollura e di induslria c di commercio , e doversi cola uffizi dispensar fra i pin dc- gni c piu inlelligenli. La sociela intcra aver ad esscre claborala Iri- plicemenlc, cioe in ])reli, in dolli, ed in induslriosi. La ricchezza pub- blica veiur isparlila a seconda de' mcrili. E in siffallo viver civile to- slamenle convenirc e come idenlificarsi lulla quanta la progenie degli uoraini. Or in mezzo a quesla slran.i ed impossibil assoeiazione non occorre addilare qual posto s' intralasciassc al dirillo, non si polendo ne punlo ne poco parlar di drillo dove manchino fin gli elemenli su cui esso si versi, quali per cerlo sono la famiglia e la propriela. Qui il giure non sol e rinnegato nel suo principio, e nel suo fine, ma si da un passo di piii, c vi si rapisce fin la malcrie di cui esso e la for- ma. Clie si dee pensarc di ([uell' elerna e non conculibil niisura che ragguaglia infra gli uomini le ulilila di qiiaggiu , quando in una unila universale, che peiiuischia qualche siasi cosa, si viluppino e si 34 268 ROCCO — DISSERTAZIOKE SECOKDA. spcrdano Ic cose slcssc da raisurare ! Ecco di qual orribil guisa tra- bocco ollra ad ogni tcrmine di social convenienza il sansimonismo , ch'e pur un portalo Icgiltimo ed inimediato dolla scuola panteistica. E per manco di quel lunic eterno ed immulabile d' ogni moralita e d' ogni dirilto , ch' esso discaccio , val quanto a dire a cagion della slessa sua abnormc teorica, ben prestamente divamparono nel sen d lui medcsimo colali intestine discordie, e si nc rimase ognun scando lezzalo, che fu giuocoforza di cessar quella sella, e con essa la sua sofistica. Se non che ne reslo come avanzo il conlaggio pestilenle d quel farnetico, il quale con la intramessa di molti anni, dovea un'al tra fiala germinar nell' odierne scuole de' socialisli e de' comiinisti e ammodernalo alia nuova maniera, e rabbellito d' insolite lusingherie far un altro disulil conato per adagiarsi su i destini delle cose so- ciali. UlSSERTAZIONE TERZA II- niniTTO E SCIENZA TRASCENDENTE, AL QUALE PUR SI COMPETE UXA LECjII, METAPISICA. AL DIRITTO AVVEKSA NON PUKE IL RROGRESSO COMI.NUO E INFINITO, CUE NON MUOVE DA UN PUNTO PISSO ED IMSIOBILE, m'altRESI IL METODO ISTORICO, CH' ESAMiNA E SPIEGA LE LEGOI SOL COME ALTRET- TANTI PATTI. La condizionc dcllo spirito umano , chc gli crrori dell' inlclletlo si traforino nella volonla, e dalle astralto alle concrete discipline Irapas- sino, se farcm buon sonno, c'iiiconlrcra di derivarla allresl daiio slesso intiinseco rapporto dcllc conosccnze spcculalivc e praticlie. Che quan- tunque il priiii'ordine di conosccnze son slia in su gli universali, co- me il second' ordino disccnde a' pailicolari , cssendo il fin dell' une nella verila , ch' e per se stcssa universale e iinmalcriale , c consi- slciido il fin delle allre nelle azioni e nc' falli , che sono come a dir tanle cose singolari. Nienledimeno, la speculazionc mai non sard ri- condoUa al maggior grade di perfczione, se non comprenda la spezial nolizia delle cose chc sotlordinalamenle ne dipendano. La scienza dei principi c come in polcnza se per via delle diduzioni non si vada es- plicando nelle particolarild , val quanto a dir addivenga atliiosa. Chc anzi r uffizio vero di lei, c soprammodo prcccllenle, isla apimnlo in iscorgcr con molta acuzie qucUa rolazion inlima che s' inlrainelle fra i gcnerali e i particolari. E colui c veramcnle della scienza perilis- simo chc nella gencralila sa inlravedcr tultc Ic particolarild che vi s' inchiuggono , e queste a quel la poi rapportarc. Perche si vede che la feconditd dell' ingegno umano non soffermasi nella sua spccu- laliva , e non si losto un principio , vcro o falso che si fosse, mag- gioreggia, che si va poi logicamente snocciolando nelle piu rimole conseguenze. E pero se una metafisica falsa c hugiarda e riuscita al- tresi ad inserirsi nella filosofia del dritlo, le tcoriche errate di quella al pari Irambalzeranno in su Ic apjilicazioni concrete doUe variebran- che delle scicnzc giuridiche. Quella suslanza mia c identica delle ine- laBsiche discipline, quel lavorio inccssantc d' una esplicazione infinita 270 UOCCO DISSERTAZIOKE TERZA. dello spirilo umano, c quel progrcsso conlinuo, c quclla vorila mobile delle discipline giuridichc cd islorichc, son cotali o si ampi e pondc- rosi c complcssivi pvincipl , chc non saprobbesi abbaslanza anlivt'der insino a qual segno esscr polosscro cffetluosi , c quali poslulali ne ranipollassono. Bene il conuui sciiso assai voile fa riparo. Bene un sen- limenlo islintivo del rello c del giusto , doll' oncslo o del bcllo, chc sla ascoso nel fondo del cuor noslro, dcfetluosa la scicnza, fa udir sua voce possenle piu chc iion si erode. Ma ccrto in malerie di cosi gran rilie\o , dove fonlalnionte il primo principio del giure s' annosta , il qual no reggc c governa 1' individuo c la spczie , le piccolo e le grandi associazioni , la famiglia c lo slalo , e le nazioni stesso nei rapporli esleriori doll' una in verso dell' allra, non si convien incedere senza sioura scoria, e all' incerla, e con tanlo e cosi eclalanle disac- cordo fra il reale e lo scibile. Che mentre 1' uno ne' fatti doirunianita s' isvolge secondo 1' ordine doUa Provvidenza, 1' allro ne vada poi coi siioi pronunziali ognor lorcendo ad opposlo sentiero. 11 dirillo, il qual co' suoi pratici allcggiamanli in regolar che fa alia sparlila lanli c cosi svariali rapporli generiiU e parlicolari degli noniini, ne paia che progrcdisse con 1' nmilc apparalo di scicnza se- eonda, facendo or la coniparita d' islorial lesliraonio deH'allivila uma- na , or d' arlc appropriala ad applicar il giusto e 1' equo a' fatti sin- golari e conlingenti, pur sorvola assai piu alio , e rellamenlo aspira air onor di scicnza suprema, quando dalla sfolgorala luce del primo vcro sa istrappar conio una scintilla di quella ragione immutabile e infinila , eh' e il principio c 1' uUimo termine del suo indirizzo. Per- che al dirillo si conipcle una fdosofia, o vogliam dire una legal mo- tafisica , al pari che so 1' hanno le piu astratle speculazioni. In quo- sla legal molafisica del dirillo la virtu cogilaliva del noslro spirilo va elaborando la cognizionc del primo vero delta scienza , il qual e co- me una inlellczionc cd una degnita comune ad ogni cssere pensantc. No poi rettamcnto giudicando il process© della ragion pratica c nel fondo disforme dal processo della ragion speculativa. Che 1' luia e I'allra muovendo da cerliprincipl, aggiimgono ad afferrar eerie conclu- sioni. E come nella ragione speculativa da laluni principi indimoslra- bili, naluralmcnte cogniti, si van generando le conclusion! delle sva- riate scienzcj la cui spicciolata eonoscenza couieche noi non ci abbiam ROCCO DISSERTAZIONE TERZA. 271 dalla nalura direttamcnte, pur la litruoviam per mezzo del magistero della ragiono. Cos'i da lalimi coinimi c noii disseiilili principi e nc- ccssiUi clic la ragion pralica pij,dj arico 1l' mosso, per girne poi a di- sporre alcunc cose piii parlicolari. Ed 6 tippunlo mcdiantc questi co- niunali priiicipl clie la ra^Mon umana vicii parlccipando il dellaine della Icggc ctenia. E qucslo priino vero, in cui s' incarna il principio del diritlo , per esser universale a tullo quanlo V uman gonere , non perlanlo s' idenlifica con noi , c confondcsi con 1' esser noslro. Se la nostra apprensi^a s' opera la niercii d' una cerla assimiiazione fra 1' obhielto c '1 subbiotio, nel che consiste 1' unita logica delle idee , pur ci6 e lull' altro che I'unila reale, correndo assai divario fra le loggi del pensioro e lo loggi dell' esistentc. Onde si pare come niala- nienle si faccia ricorso a quel pcrcnne esplicamcnlo del noslro spirilo c del libero arbitrio. La libcrtd dello spirito cerlo eh' e la condizion del drillo , senza di cui non puo aver consistenza 1' idea del drit- to , come senza la ragione islar non potrebbe la libertu. Pur luUo questo non signifiea che la liberta e la sorgcnlc del diritlo, e che la iniglior e J)iu compita manifestazion dell' una constiluisce la perfe- zione dell' allro. Per mezzo del libero arbitrio ci rendiam capcvoli di moralila e di dirilli e di doveri , e 1' ordinc cosmico per esser cono- sciuto addivien per noi ordine morale, in quanlo che dal libero arbi- trio, ch' e la facoltii nostra alliva, si vuolc che fosse osservalo. Ma il giure e mai sempre da ripeter fnori di noi. L'obbiettivita sua e clerna ed inHnita, od inchiude un vero immobile cd incommutabile. Soprasta alia nostra mente una legge che noi partecipando per modo di cogni- zione , a differenza di tulti gli altri esscri che sol la partecipano per un interior principio motivo , v' indaghiamo la ragion dirctliva delle cose che son da fare da chi mentre soltoslanno all' ordine han pur il potere di a lor jiosla violarlo , e mcnlre son naturalmcnie deslinati ad un certo fine possono poi fuorviarlo. E se non fia possibilc rinne- gare che all' uom sia assegnala la legge d' un determinato fine, que- sta stessa legge che al fin lo conduce , debbe anco nel fine stesso conservarlo. Onde dec di neccssila seguilare che dessa c non altro debba constituir la regola e la misura di tnlli gli alii che dalla in- definita allnila sua possono esser prodolli. Per lo che si puo considorare come il progrcsso continuo ed infijiilo, il quale senza pigliar sua nmo- 272 KOCCO DISSERTAZIONE TEttZA. \enza da iin punlo fisso, va in cerca del possibile ammegliormncnlo dcllo cose soriali, pcssiniameule iscambi la coudizionc per il principio afficii'iite delle cose, ponga in luogo del prime vcro, onde il dirilto e <;ausalo, la liberla ch' e la disposizionc per cui alio spirilo si vicn as- seslando il diritto. Ollrcclie il progrcsso conliiiuo c inflnilo e in se slcsso si repugnanle, da non potcro ne pur consislerc per niun verso. Bene si polra proccdcrc di novila in novili, bene ad un' idea ne sara sosliliiila un' altra, con perpelua viccnda di lor signoria, ma in lullo cio men si Iniovera il progrcsso ehe la mutazionc. II progresso scien- tificamenle presupponc ima verila prima ed inconcussa, intorno a cui si agili, la quale venga esso csplicando per tulle le possibili forme , tracndone le migliori e piu utili dcrivazioni. E ad un lal rispello il progresso si puo dirillamenle appcllar indeflnilo , anzi clic infini- te. L' infinite ischiva il concetle del principio e del termine , e pero nelle cose create si riduce al nullismo^ nel che per ultimo si va a ri- solver le stcsse panteismo. L' indefinite poi si movendo d' un punto certo ed immutabile , ch' e il suo primo principio su cui s' imperna, s' isforza quinci c quindi di tracciarne, con la face di quel medesimo principio, altri veri secondari come altrcttanli postulati delta scienza, e di questi c di quelle scrutamc le piu altuose e moUcplici applica- zioni. E 1' uffizio delle scibile si spaziando ne' largbi campi , che tra- corrono dal primo principio insino a' piu stremi corollari , e incom- mensurate abbastanza per darne a ripensar all' invenliva del nostro ingegno. Alia ragione umana comunicandesi la ragione della legge elerna d' un mode astralte e secendo certi generali principl , e nen gid se- condo la propria direzione de' singoli e concreti casi che nella legge eterna si comprendono, e pero che debb' ella, disccndendo alle parti- colarita, venirne come ordinando c parlicolareggiando 1' eterna ragio- ne. Or nel laverio di cesiffatta ordinazione la ragion pratica non s'in- contra, come la speculativa, in cose necessarie, le quali non possono andare sc non che dalla stcssa maniera, bensi in cose centingenti , come son tulte le azioni dell' uemo. Perche dcbbc accadere che le conclusioni nelle scienze pratiche ed operative non sempre in fatto ri- spondano a' primi principl , e la difficoUa di appropinquar q\iellc a questi cresca quanto piu le circostanze peculiari vi s' intramcttano. ROCCO DISSERTAZIO.NE TEKZA. 273 Cosi, quanlo e a'principt comuni alio scibile speculalivo c pralico, la vcrilii e la stcssa presso di lulli. Niuii duliila chc lull' i raggi d' un ccrchio muovcndo dal cciitro mcdesiino sicn eguali I'ra di loro. Niun iiielte in forse, chc noii si dcbba a chicchcsia arrecar offcsa. Ma ri- S2)cUo a ocrle cose proprio, Jo quali sono come le conclusioni de'prin- cipii comuni, la vcriUi che nella spcculutiva riesce al pari cnissa, in- conlraslala c conformcmentc professala , Icntcnna poi alquanto ncUa ragion pralica , o per mcglio dire varia a scconda duUe circostanze. Cosi dal principio comune , che non si debba offender il dirillo di nissuno , e facile didurre la conclusione dell' osservanza del patto e della promcssa , ma intorno a un dato patto o una data promessa molte particolari circostanze o condizioni si possono affollare, c la ve- ritd vi si rcnde tanto piii uialagcvole a rinvenire quanto piu s' au- gumenta il numero di quelle parlicolarila. Or in tutto questo cssendo pur grande il magisterio della scienza in connelter Ic spezialila alle general ita, i principii particolari a' principii commii , cerlo che pur assai allro riman di fare, e non circoscritti sono i termini entro cui r uman sapere aggirusi. Ed e questo progressivo c dinamico esplica- mento dcUo spirito , indefinite c non infinito , che suppone la immo- bilita d' un punto di muovenza , il qual atteggiato alle cose giuridi- chc 0 civili , ue va poi poi'gendo la sicurta d' ogni dirilto c d' ogni facolta, catena la violenza e la forza, o fosse de' pochi o de' molti, e librando con equa lance la ragion di cadauno oppugna all' arbitrio del piu forte. Per questo ben inteso progrcsso e da sperar la piu esquisita e desiderata attuazione della nozion del dritto infra gli uo- mini, e che le legislazioni positive addivengan la slessa ragion eterna attemperala alle bisogne sociali. E volcntit^ri facciam ragione, esscr un pronunziato induljitabile del vero sapere, che il progrcsso continue e infinito, come s' intende nella modcrna filosofia oltramontana del giure e della istoria , sia avverso e nimico agli eterni e non commutabili diritti dell' umanita, quanto amico e propizio il progrcsso che precede da ima prima verila immobile, llegel , il quale nelle sue teorie pan- teistiche avvolto, 1' abbiam veduto si fallare nelle discipline nielafisi- che e giuridiche, in mezzo alio slesso progrcsso infinito chc con le sue lusingherie ha pur caltivato tanti intellctli c di cui tutta quanta ha risuonato 1' Alemagna, ecco conic la discorre intorno al diritto tra- 274 ROCCO DISSERTAZIONE TEUZA. sfonnato iu Icggo, di quel niomcnlo cioi- chc il dirilto, com' ci dice, u dolonnijialo nclla sua obbiolliva csislcnza. « Havvi csson/.ialiuciilc uii a lalo nella loggc c ncUa sua anuniiiislnizionc^ die conlicne qualclie cosa (.( di arbilravio ; e cio deriva dal pcrche la loggc e un universale che dee !,( csser applicalo a' singoli casi. Ovc alcuno si volcssc dicliiararccontro a di un tale arbilravio proniuizierebbe lui'aslrazione. 11 quantilalivo d'una a pena uon puo risponderc adcguatamcnte ad alcuna delerminazione del- a ridca,c lullo quanto vicn deciso c da qucsto lalo sempre un arbitrario. It Ma un lalo arbitrario e una nccessita, c quando alcuno asserisce in u gcneralc contro una legislazione , ch' cssa non sia pcrfctla, egli non u pen menle a qucUa parte in cui non c possibile alcuna pcrfozione, (i. c cbe pcrcio dec essere presa tale qual' essa e )) Tulto cio consti- luisce una proposizione scicnlifica plena di pcricolosc conseguenze, cui il progresso vero cd efPettivo isdegna c sfugge. Nulla vi debb' essere di arbitrario nello leggi, e niolto meno nciramminislrazion di quelle. Le logislazioni positive non sono se non clic 1' ordinazioiie e 1' espres- sione piu adcguata della ragione nalurale. E la perf. zion lore anzi lutto s' otliene quando Ic leggi non contenle al cerlo si sollevino al vero idoale , di cui sieno allreUanlc forme le disposizioni chc in quelle si conleugano. E se i fatti, chc son come i tiloli onde germi- nano i drilli e i doveri , vanno pur soggciti a cangiarsi di luogo a luogo , e di tempo a tempo , dovra poi sempre esscr immutabile la ragion delle leggi, val quanto a dire la conformita del giure ai fatti. E pero si vede ancora che 1' Hegel involuto com' e nel suo idealismo trasccndentc, dice che la quantita della pena non si polcndo aver ri- spondenza con alcuna dcterniinazione dell' idea , avcsse ad csser arbi- traria. Menlre e e sara mai sempre ctcrna ragione proporzionata di ogni ponalila, la quanlila del dolo del misfatlore, e del danno cagio- nalo dalla dclinquenza , avulo auche riguardo all' entita doUa spinta eriminosa chc si vuol rinluzzare. Si vuol ben dislinguere 1' arbitrio dclle leggi positive c la imperfczion che pur le accompagna , c onde elle disbrigar si possano. La imperfezione c lull' altro che 1' arbitrio. Queslo supponc che si possa disporre ed asscstar le leggi a suo libi- lo, passandosi del dirilto , menlre far legge positiva non suon' altro chc parlicolarizzare e ordinar la legge nalurale. E al pari che que- st' ultima , dee quella essere magislero d' intcndimento c di ragione. ROCCO — DISSERTAZIONE TERZA. 27 i) E ogni Icggc posiliva , chc non si tenga al dellalo della ragion na- turale, c lull' allro die Icggc. Per il Irasformarsi che fa il dirilto in legge, non e gia ch' cgli si vcnga delcrminando Teramenlc nclia sua obbielliva csislenza. 11 dirillo esisle obbiellivamenle ancor prima di qucsla Irasforniazione, c 1' obbicUivilA del suo dellalo e indipondcnte dalla Icggc. La impcrfczion poi delle Icggi posilive c un fallo acci- dcnlalc, il quale a poco a poco vien corrclto dal vcro progrcsso, che ista segiialaraeiile in seguilar la dirczion della legge nalurale , c in effelluar la nozionc del drillo. Sol nc rimanc quella parte d' iniperfe- zione, ch' e invincibile , val quanlo a dir il non lener conlo parec- chie voile le leggi umane di certe parlicolari condizioni dell' indivi- duo, appunlo perche dispongono per forme general!, e non per ispezie singolari. Ma lullo queslo discorso non polendo capir nell' onlito inc- splicabile della sua idea e nelle falali evoluzioni dell' assolulo , Ilegel con lulla la sua appariscenle raoralila, dopo d' aver iscavalcato il di- rillo , vennc di couseguenle a lorre alio leggi posilive gran parlc di lor dignita. E queslo slesso arbilrio come principio del drillo osser- vasi , d' una nianiera assai ](alpabile , posto da Federico Gugliehno Sclilegcl in quel lo individuale, olevalo da lui alia dignila di Uio in rapporlo al bene e al male , sicchc il bene e un riflesso della persua- sione dello spirilo, e da esso ripele la sua forza , e lo spirilo a sua balia lo crea e 1' annulla. E s'allogando il bene c '1 male nella subbicUivila dello spirilo, e nella propria pcrsuaslone, o lor logliendo ogni obbietlivilcl cslcrna , il dirillo non pin s' inipcrna in su 1' asso- lulo c 'I nccessario, ma sul contingenlc ed arbilrario. Queslo slesso progrcsso all' infinilo, in cui al dirillo asscgnasi per sua ]>rimo principio 1' arbilrio, c venulo fuorviando eziandio la ragion del dominio in una non si sa quale gcneralc ed cgual riparli/.ione di beni , allrellanlo fallace nell' ordine dello scibile , quanlo d' impossi- bile riuscimenlo nell' ordine de'falli. E pero s' e andalo, non e guari, islabilcndo una economia polilica, isfoggianlc sifTatlamcnle di melodi al lullo nuovi ed insoliti, chc si e rimasa pur Ironea c spcnta quella nobilissiina cognazione che la slrignea con la giurcprudenza. Ina volla che r economia polilica nicnte la propriela, c in luogo di la\orar su di quella, la va qu.i e la perversamente rinnogatido, ogni legame col drillo fia d' uopo che cessi, e 1' ulile dal rcllo di pavenloso inlorvallo 35 2T6 ROCCO DISSERTAZIONE TEBZA. si disgreghi. E si repiignando fra loro qiicste due parti dello scibile, chc pur compongoiio due discipline concrete ed attive , non fia piu possibile d' ischivar 1' una o 1' altra di queste due assurdita. 0 il li- bero arbitrio agisce a rilroso, c mentrc nella giurcprudenza va rcgo- lando sccondo la niisura del voro e dcU' equo le utilita matcriali , nella economia polilica, queste utilita medcsime distribuisce d' xina gulsa tutto affatio erronea cd iniqua. Di che la pugna scicntifica del- r oncslo e doll' utile, e il ridestarsi 1' antagonismo delle due scuole , r una drizzata al voro c al giusto , al buono e al bello morale , di cui e poi conscgucnte 1' utilita e la convenicnza sociale ; e 1' altra al- r utile e al bene matcriale rivolta, come a ragion di fine e non di mezzo. Ovveramcnte , non potendo , per la natura delle cose , una parte dello scibile csscr uuque mai in contrasto con un' altra parte dello scibile mcdesimo, avvegnache al postutto la scienza e una, e la varieta delle sue branche non e se non che un metodo piu atteggiato al nostro intcllelto per meglio istudiar in essa , e 11 fametico di quel progrcsso a\Tersante al diritto di proprieta vie piu s' appalesa. E per cerlo, questa utilita matcriata, che lanto mettesi innanzi, e ostentasi per tanli versi, pcrcio appunlo non consiste, ne razionalmente ne ef- fetlualmcnte, in quanto che non s' adagia sul vero , anzi dal vero si diverge, da non ammcttcre per misura de' dominii che se stessa , cioe r utile, quandoche V utile e la cosa ammisurata e regolata, e la su- prema rcgola di esso non e se non che il giusto e 1' equo , cioe il vero, ch' e 1' ente stesso. E quantimquo dubbiar non si potesse in ogni trattazione delle cose giuridichc dovcrne il bene esser indispensabile elemcnto, percioc che ogni diritto ginridico suppone un bene utile , o ch' esso vi si apprcscnti sotto la ragion del dominio o delta liberta c delta tutela di se stesso e dolle sue cose. Nulla pero di manco, il bene nella sua piu astratla considerazione e riposto in cio ch' c desidcrabile , e nel cui asseguimcnlo il desiderio umano truova il suo terminc. Or es- «!endo il desiderio un movimcnto dell' animo , c tutt' affatio appro- priata qualila d' ogni movimento , si fisico si morale , di rinvenir doppiamenle il lermine suo, cioe o dove veramente si compisce il mo- to, c quindi ne accade la quiele, ower in quel ch' e come il mezzo , la cui merce s' aggiunga poi all' ultimo fine. Onde seguila , che iJ BOCCO DISSERTAZIONE TERZA. 277 ben che s' appclisce dall' uomo , cssendo consliluito ora ia rajfion di mezzo, cd ora in ragion di fine, e poiclu; il niczzo iiiai iioii isla dap- ])orsi , ma per qiianto al fin s' indirigga, il bene ulile , come a dire e i dominii c le libertd e le tutelc, al che luUa quanta, secondo lin pensior classico di Vico, si riferiscc la materia del giure, debbe an- dar coordinalo al bene onesto, e dipcnderc da qucslo, come il mezzo dal suo fine , come il primo lermine del molo dal secondo in cui il molo si finisce, e succede la quicte. 11 che vuol dir lo slesso, che le utilild caduche c manchcvoli, le quali sono i beni maleriati del giure debbono sottostarc alia suprcma ragionc del giusto^ che lo vienc equa- raenle ripartendo. E pcro si avvisa come I'cconomia polilica e la giu- repnidenza^ che abbiam dello d'essore due parti dello scibile concrete ed allive , sieno Jiltresi due scienze sorellc , Ic quali si truovano in istrelta allcganza fra loro, e non saprcbbcro lavorar scompagnatc , senz' addivenir 1' una perversa c 1' allra disulile. Pcrcho se la jirima e la disciplina dell' utile socialc, 1' altro e del buono e dell' cquo. E se I'una e la volonta operosa per salisfare a' nostri bisogni , 1' allra e questa volonta stessa rattenula ne' termini del giusto c di'lF onesto , onde la coesistenza del singolo ben csscre di uno col bcu csscre di lutli gli altri. E se 1' cconomia politica uegli atti della vita socievole ne viene additando le utilita, la giurejjrudenza ne monslra il decoro c la convenicnza. E dal coiuplesso dcU' una o dell' altra disciplina , conglutinate in uno , si compone poi ([uella civil sapienza, onde le nazioni e gli stati si riconducono a perfczione. Ne qui s' arrestano i mali , che la moderna panteistica metafisica del drilto n' e venuta arrecando in ordine alio discipline concrete e e atluose. Che se aculamentc indaghiamo, ci accadra d'osscr^ar come il non buono indirizzo, che per si lunga tratla di tempo ha prcso I'in- segnamcnlo del dritlo posilivo in Alemagna, non si rapportasse ad una ca- gion diversa. Certo che son Iroppo da slupirc i faticosi sludi e le in- gegnose lucubrazioni che si sono in questa priniiera parte del secol nostro intrapresi da' giuristi tedeschi , e intorno al dritto romano , e circa alle speziali legislazioni. Ma tutta questa copiosissima scuolanou e riuscita cosi ulile al vero progresso della scienza come a prima giunta si credea che fosse , appunto per questo che la parte speculaliva ed astratta del dritto, o vi e stata falsamcnle perlrattata per il paulci- 278 nocco — dissertazione terzi. smo in chc s' avvcniva , ovveramentc v' e stala lull' affalto ner^lclta e prolcrila , per non accordarsi col vcro idcale delle disposizioni scritte dcgli anlichi c de' nuovi codici, su che s' andava claborando. Ond'e ve- nulo clio colal scuola incedesse in forma di lavorio sol cs])licalivo ed illuslrativo del tcslo, qiial esso si sia in se stesso, accordando si vera' menlo fra di loro Ic variola dellc leg^gi con profonda erudizione , e obLliando di Iroppo la parle ideale e 1' eterna ragione dellc leggi. E pero rccar dovea in so slessa 11 vizio della greltezza e della slerilila, chc panto non si affa alia fecondissima vena de'tcmpi attuali, e puossi meglio nominarla d' erudita chc di razionale , piu d' islorica , che di domraalica, piii atta ad iscorgore il corso materiale deH'umanila qua- r esso e slato nell' anipio clemcnlo dclle leggi , anziche le supreme cagioni addilar delie leggi , poste c attemperatc di questa o di que- st' allra guisa. Jlentr* e grande, e anzi lutto precellenle uffizio de' giu- ridici inscgnamcnli, di venirne scrulando il diritto qual' cgli e nelle sue primiere scaturigini e nelle native sue sembianzc , per poi girne disaminando dove ncl falto le legislazioni umane vi si combacino , e dove se ne allonlanino, e che sia da procacciare perche dal diritto le leggi non si disformino. Senza queslo , il melodo istorico con tult' i suoi pregi e i suoi Icnocinii mai non fara die la nozion del giure si svolga veramentc nella sociela umana , e sara in iscambio sol 1' eco passivo delle falali evoluzioni dell' assolulo. E '1 falso di im cotal mc- todo so non pur tutto quanlo traspare nelle singolari trattazioni della giureprudonza , n' e ben' altra la cagione. Non si deve cid al metodo sfesso, ma alia materie sopra di che il metodo ha dipicgalo il suo la- vorio. Non si dubila che i digest! delle latino leggi e i codici mo- derni delle piu culle genii, generalmenlo parlando, sien sugosi di gran parle del piii esquisito dirilto, e quel che riman di fare e piu opera di parzial perfezionaraento, che di total costruzione. Percio 1' csclusi- vita del melodo islorico non ha f'allo pruova d' esser si roa semcnza che sen fosser mai sempre colli tulti gli amarissimi frutti. Ma certo cho al genio della scienza ha pur larpalo le ponne ; e quella possibil perfoziono, a cui le discipline giuridichc dobbon agognarc, si e arro- slata quando men era da disperarc, e le legislazioni positive con tulto il buono , di che son ridondanli, non ban sapulo far goltito del cat- tivo chc le insozza. IIOCCO — DISSERTAZIONE TERZA 279 Dclle Icggi romano, cgli e pur vcro, il Iroppo o'l vano noii si e Iraforalo nella fabljiica dclle modernc logislazioni, compclie queste pur vi avcssero si copiosanicnio allinto. I prudenli dol giurc romano die s' oltraron lanlo nollo cose atlencnti al diritto , dopo d' avcrlo delcr- minato con niirabile spoculativa , nolle applicazioni riusciroa al pari felici , c i rapporli giuridici nascenli dalia variola do' negoz'i c dclle faccendc civili vi si vedono ottimamcntc rclli c govcrnali. Se non che, presso loro, la nozion del diritlo era come pcdissogua e famulativa dcUa politica, o ragion di slato che si voglia dire, c la niaggioranza di quesla impcdlva 1' intcra c£Fcltuazion di qiicllo, facendovi I'una I'uf- fizio di scicnza suprcma, rallro di scicnza sccondaria. Onde no vennc che non ostanle quolla bcUa definiziouc portane del giure e dolla giu- reprudenza, all'uno e aU'allra focer poi i giureconsulli .isprissima of- fesa nclla parte piu vilale , val quanto a dire dove si trallava della personalitd umana , la quale fu da loro svedula per ben tre fialo, e sul conlo degli schiavi , e de' plcbci, e de' pcrcgrini. A rispetto degli uni e degli altri non era da dispcnsar la sua ragione, jus snum cui. que fribuere, e ogni magistcro del buono c dcU'equo, ars boni et ae- qui , si lacea. Si pu6 dire sicuramenlc che noil' oblio dolla dignila personalc dell' individuo fosse riposto il vizio radicale della velu- sta civilla. L' individuo e i diritti dell' individuo v' crano annichilati dal dispolismo della societa. L' uonio quasi non coulemplava la sua subbietlivita, e non ccrcando in se stesso, facca ricorso alia societa , che per lui consliluiva il sommo bono. E pcro accadova che la sor- gcnle della giuslizia paganica fosse la societa niedesima. E no sc- guitava cziandio che 1' eqiia espansion dol giure la s' appalcsasse piu dcfcltuosa dove piu angusta si era la civil societa , perciocche era a quel tempo principio non contraddelto da nissuna gente, che le Icggi non avessono a tenor conto della giuslizia nol rispetto di coloro che si truovavan collocati fuor dell' orbila della societa. E la dignita umana s! faltaniente trasandata da' romani giure- pcriti, fu inlograla dal cristianosimo, in aggiugncndo splondore a quel che ncir uomo e invisibilc c spiriluale , c in iscemando la illnsionc che no cagionava la materialita deH'olemcnto sociale, c poi man ma- 110 senipre piu crcsoiuta nol medio evo dal succcssivo csplicamonto delle Icggi della chiesa cattolica , insinattanlochc ncl ristauro legi- 280 BOCCO DISSERTAZIONE TEEZA. slativo ell' cbbc luogo fra lo scorcio del trapassato sccolo, e gli albori deir atluale , non discomparisce lolalnaeiitc 1' interna dislinzione fra cillndino c cilladino, edimolto non s'allulasse rcslernafranazionale e slraniero. IMa in costrucndo il nuovo edifizio delle leggi quanlc cose alia vera c gcnuina nozion del giurc non rispondenti , pur vi si Ira- forarono ! La legislalura di quell' cpoca si risconlra con gl' influssi dcgli sUenii anelili della filosofia scnsistica. Non era possibile cbe la ordiuazion delle leggi sen fosse tenuta alia lontana onninamenle. Fe gran riparo per certo il drillo romano, c la scuola cbe avea per lunga pezza di tempo lavorato sopr' esso , strabondante d' umanissime dot- trine, ma la fallacia della mclafisica allor signorcggiante , per qucUa stessa slrella alleganza cbe abbiam veduto d'inlramellersi in fra le spe- culative c Ic pralicbc discipline, di Iroppo s' inserl anch' essa nella re- ceute struttura del corpo delle leggi. Or per lo scader di quella filo- sofia sarla stato pur debito della scuola di girne riempicndo le lacune, c ammendando gli errori , niovcndo il proccsso perfezionativo da so- lide basi. Ma il panleismo melafisico, cbe immantincntc soltentro alia scnsistica , avendo figliata ima filosofia di drillo falsa e bugiarda , propagginalo su di questa il magislerio degl' insegnamcnli pralici e positivi del drillo, certo cbe aver non poteasi alcun ammeglioramento (lal lato delle leggi. E come credere die avcsson potulo prosperare, e piu razionali riuscir le leggi , sc il principe della scuola slorica di Alemagna , il quale ba avuto poi per si lunga tratla di tempo un ])roselilismo non disconlinuato , vogliam dire Hugo, fe'tanti conati per rincacciar la proprieta privala fuor dell' orbita del dirilto , fin la las- .sando come produUiva de' piu rei e dannabili cffetli , e appcna con- servandola quale un fallo maleriale , cd un abilo della vita socievole degli uomini ? E cotesli principii abuormi non si vedono allrovc ela- borati cbe nelle doltrinc metafisicbc gia prevalsc in quella parte bo- rcale dell' Europa. E ben si conosce cbe Hugo ncl suo difficile aringo si prevalse soprammodo de' principii filosofici di Kant. E Ficbte, cbe filosofando s' avvolsc in taiite pantcisticbc aslruserie, s' incontro ancbe ('irii net sislema negativo della proprieta. Ed il Savigny . cbe tanio s|)lendore aggiunse a cotalc scuola, non clibc alcun rattento in procla- mando cbe 1' cpoca della codificazione nc addili lo scader tlelja ci- villii dc' popoli. Pronunziato doppiamenle falso. Pcrche dal lato della ROCCO — niSSEUlAZlUAE TERZA. 281 storia di lull' i tempi o di luU' i luoghi risappiain tlic il progrcdi- mcnlo polilico c civile di iiiuiia g-cnte mai non si e iiiizialoc indirizzato, innanzichc non fosse insorlo dii alia fahhrica di uii' acconcia legisla- zionc avcsse alteso. E i prinii legislatori do' popoli furon pertanto te- nuti in conto di uoniini piu maravigliosi degli croi, c fra gl'Iddi del paganesimo annunierali. E dal lato dclla scienza, non si polria da senno richianiar in dubbio d' csscr veranienle grandissimo c nobilis- simo sforzo dell' umano intellello , quando 1' clemenlo razionale isvol- gcndosi nolle positive loggi d' una maniera corta cd inconcussa , si ponga in sodo la Icgge suprema del dirilto c del dovcre, c la liccnza de' singoli si rifrenando possa coesistere la liborta di tulti. E so sot- lilmentc indaghianio nclla primigonia scalurigine d' un tale apofte- gma, che rinnoga il vanlo dcH'opera piu pcrfella cho fosse mai cscila dalla man deirucmo, ci sard facile di appimlo la rinconlrarla dove la filosoGa tedesca avea gia poslo del giurc il primo od assolulo prin- cipio, val quanto a dir in quello sponlaneo c lihero svolgimcnlo dcllo spirito imiano. E per vero, il Savigny assumcndo che le costunianze e le abitudini, quali esse si sieno, s'abbian mai sempre da rispettare come r espressiono del genio inslintivo di ima nazionC;, ne trac come consegucnza , cbc allor veranienle soUenlri la legislazione quando lo svolgimcnlo della vita libera sia per difeltare. Or in lullo questo discorso non allro concetto si coglie se non che la liborta, e non la ragione , consliluisca il dirilto. E poro la liberta abbia ad iscapitar per ogni nozione che del dirilto medesimo la ragione scrilla nc venga additando. E se qui vogliam fare le ragioni giuslc, il melodo istorico puro, che ncl suo apparato csteriore ne paia cotanto accline al principio del libcro svolgimcnlo dell' umanilu, ncl fondo rinnoga a' popoli la pro- pria spontanoila, e qucUi vi si van raffigurando men com' osscri mo- rali capcvoli di libera altivila , che quali csscri organici e fisici che si vcngano falalmenle esplicando ne' grandi evcnti dell' isloria. E per quanto un cotal niolodo s' inlcrnando profondanicnte nogli sludi delle vetusle leggi avcsse il vivor civile dell' odicrne genii poslo in confrorito oolviver civile dci popoli imlichi,coordinandocosile condiziondi quosti con le vicessiludini c il dcslin di quelle. Kulladimcuo , quosta scuola lasciala in balia del suo rigor sistemalico, senza il sussidio dell' innc- 282 ROCCO J)lSSEttTAZlO\E TEIIZA. sto felice con la scuola filosofica, ha sperduto il vero iiidirizzo dcH'u- raan gcncrc, per non aver a capo dcllc sue invcsligazioni, come pri- me inlelligibilc giuridico, allogalo il principio idcale ed immobile del giuslo e del rctlo,tratlo dall'iulima nalura dell' uomo. Fornili come sono gli uomini d' immensa allivita, in isvolgendo Ic facoltu loro ap- palesano nuovi bisogni, c di nuovi rapporti civili c internazionali s'an- nodanojcd ogni mulazionc s' opera con la conscienza d'esseri inlelligenti c liberi. Or in tulto cosiffatto esplicamcnto , al bene ognor si aggiugne il male, e nel torrente degli avvenimcnti I'equo c I'iniquo, il vero e '1 falso, il bcllo e '1 brutto , la virtu e il vizio son traporlati a muta a muta. E nella isloria certo che farebbesi non buon giudicio de' fatti sol vicinando i falti stessi , c 1' un per 1' altro spiegando. Questo giudicio e materiale , grello cd cslcriore, e riuscira di niua valore scientifico razionale cd estetico, se i fatti al dirilto non si riconducano. Eppero, il diritto e la nozion piu esquisila del dritto dee arbitrar dc' fatti , e non gici i fatti giudicar del dritto. E le leggi positive come altret- tanli fatti van sotloposti al supremo arbitrio dcH'universal ginstizia, e non gia questa dipende da quelle. DISSERTAZIONE QUARTA IL RISTAURO DEllE SCIENZE GICBIDICHE DIPENDE DAL RISTACRO DELLA LEGAL METAPISICA AL DIRITTO s' APPARTIENE IL TRIPLICE MAGISTERIO, Dl SCIES- ZA, DI SAP1ENZA,E DI PRUDENZA CIVILE U\ COTAL RISTAURO BELLA VERA SCUOLA FILOSOPICA DEL DIRITTO IN ITALU E SOPRAMMODO AGEVOLE. Dalle cose tultc ragionale in qucsta e nellc antcccdcnli altre no- slrc disputazioni , c chiaro oggimai qual fosse radesione dcllc aslral- le allc concrete discipline, e come alia spcculativa tracssc dietro quau- tunque studio di scienza pratica c attiva. Ondc si puo far buon senno a divisar , come nell' error s' inchiugga un disegno mai scniprc piii vasto , c fornilo di miraLile c pavenlosa cslcnsione ; esscndo ncl fon- do mcdesimo dell'errore un germe fecondo di distruzionc , al pari che ncl fondo della vcrita esisle un germe feracissimo di supcrcdifica- zione. Per lo che , da un primo errore convien che pur ne pulluli im altro, il quale no dee poi andar gerniinando altrianco peggiori. Pcr- cio tullo il conato dcirumano ingegno ista in esautorar il mendace imperio delF errore per mezzo di quello logittimo delta verita ; c po sciache mal si adoperercbbe chi inlendesse a curar gli effelli scnza risalir alle cagioni , si vuolc per tanto come debito ufBzio dcllo sci- bile iscorgorc iiolla nativa colleganza degli errori dove si annidi quel prime , il quale c poi il generator di tulti gli altri. In cio consiste il vero c piu cccellente sapcrc , il qual' e propriamcnte gli effelli co- noscere per Ic cause. E se a noi c inconlralo d' intravedcr che il panU'ismo filosofico n' avcsse cagionala una filosofia del drilto ancor essa panteislica , la quale ha poi dispiegalo i suoi influssi in su gli sludi pralici del giure , cosi come sovra lull' altre discipline concrete c altive , c di molla evidcnza come non si possa per poco instaurar la scuola classica del drilto , se la legal metafisica anzi tullo non vi si raddrizzi.Ors'iispetta alia legal metafisica aiidar considerando como il diritto fosse a un tempo c scienza, e sapienza, e prudcnza civile , 0 quindi le apparlcnenze di lui indagando sotto a un tal triplice ri- guardo , addilarne la precellenza dell' alto suo magisterio. Come scienza, al pari che ogni allra parte dcllo scibile,s"aggirando 36 284> ROCCO DISSEBTAZIONE QUAKTA. ncirorbita dclla spcculaliva, debb'cgli consislcve nella ragion rella delle coso spcculaLili, in reel a ratione speciilabilium.^ poiclie si u appro- priala nahira del diritlo di cosliluir norma dirigcnle c misura dcgli alii uniani , v-uolsi doloiniinar la formola ideale di questa norma e di questa misura. E dovendo ogni misura esser omogenea alia natura dclla cosa clie liassi da misurare, le azioQ dcgli uomini non possono altra regola sostoner cho uon fosse la ragione medesima , la qual gli informa , gli conlraddislingue , c li colloca in una dcterminala spe- zie, e per cui c non allramente agiseon cglino come uomini. E sl: la ragione e il primo priiicipio degli alii umani, sol per cio convicnche nc fosse allresl la regola, in tullo I'ordine del create essendo lult'imo il principio c la misura dclle cose. E posciache la natura delle cose e conslituila dalla forma, per cui a cadauna cosa si vien come impri- niendo la sua spczie , 1' ordine dclla ragione , e la natura dell' uomo fra lor si hanno relazione cosi intima e formale , anzi son iutl'uno , cotalche non puo sc non che essere a seconda dell' umana natura cio die s' assesta all' ordine della ragione , ed e convcrso alia natura u- mana a^'versar quel che dall' ordine della ragione discostasi. Ond'e che la ragione , e non la volonta imperiar dehba in su gli atti umani , quelja e non quesla csserne la misura e la regola. Bene la volonta ne muovc la ragione all' intellezion del vero , ma il vero conosciuto ch' e dalla ragione forma poi la Icgge che regge e governa la volon- ta medesima in lull* i snoi liberi movimenti. E pero la liberta dcllo spirilo per quanlo sia condizion cssenziale della moralila e del dritto, mai non e principio e misura della moralila e del dritto. Qiindi I'e- splicamenlo migliore c progressi\o del diritlo non consislc nell' evolu- zion possibilc della liberta , bcnsi della ragione. Or la ragione del- r uomo non essendo se non che una parlecipazione della ragione ctcma, pero la suprema regola del diritlo e quella ragione medesima, di cui il lurae si riflelle nella nientc dcU' uomo mediante la concezion di al- cuni principii per se cognili , i quali son poi come il germe , onde ^i gcncrano i principii proprii e le conclusioni della scienza. Uno di questi principii naturalmcnte noli si e , che ogni uomo appctisce il 8U0 bene , il che suona lo stesso che dire , ciascun uomo vuol con- sorvar il suo essere di uomo. Un colal principio c cogiiilo dai>pcrse, mcrccche il predicate rienlra nella ragion del subbietlo. Or il bf^ne BOCCO DISSERTAZIO\E QUARTA. 2S5 di ciascim ente 6 quel chc gli couviene secondo ll diritto , nella quale vien cgli lavo- rando i priiieipii doHa giurepiudenza su I'intima conosccnza dcll'uma- ROCf.O DISSERTAZIO^E QL"ARTA. 291 na nalura , c pcro vi si vcdon dessi rampoUar con logica dcduzione da qucllo slosso primo vero clic avea posto alia base dt-lle sue niola- fisicho si)cculazioni. Dopo d' aver cgli preposla la dislin/.ioiio delle due sustanzc , 1' inlelligcule e la corporea , vieii allogando nel corpo, c in tutlo cio ch' 6 alleucnza del corpo , le sole occasioni , c non le cause dolle idee clernc delle cose die si dcslano nelia mcnle. E pcr6 nou sollova le manchcvoli c scnsale ulilila a capo del dirilto , beiisi 1' equo e 1' oncslo , ch' e incorporeo ed immalcrialc, e rienlra sol nelle apparlcneiizc dello spirilo. E con alia niano lal luminosa face ne va poi addoniandando i dirilti del nomc d' allrellante idee , c vienc cosl legitliniando que' placili dclla giureprudenza romana , csser cioe i di- ritli iiidivisibili , andar soggelti Lensl ad eslinguersi non gia a cor- roinpcrsi , c benclie i corpi nel tempo nascesscvo c nel tempo si fi- nisscro , non csser per altro il lempo ne modo di cousliluire ne di dissolvcre le obbligazioni , e con 1' animo i dirilti procacciarsi e con- servarsi c alienarsi. E dall' altro lato , avcndo riconosciula 1' intera c intima nalura dell' uomo in quelle sue Ire facolla , di conoscere di vo- lere e di polere, qucsle facolla le pone come limilate e finite , e pcro distinte dalF Enle Infinilo . a cui 1' uom tende con le facolla medesi- me. E da Dio dice altresl tutlo derivare , c in Dio tutto far rilorno, c in Dio ogni cosa aver perraancnza. E quegli stessi piu gcnerali c- lemcnli di tutlo il dirilto , cioe il dominio la libcrta e la lutela, clie fa rampollar da colali facolla , vi sono arninoderali dall" equa ra- gione , cioe dal lumc sfolgoranle dal primo vero. E per6, vienc quc- slo gran filosofo al pai-i ischivando 1' uno e 1' altro scoglio , in clie s' inconlra ogni melafisica del diillo, quando non e ben raddriz- zala , il scnsismo c il panleismo , cioe la manchcvolc ulilila solle- vala al grado di signora delle cose giuridiche , ovvero il libero arbi- trio , ch' e sol la condizione della moralila , Irasformalo nella cau- sa formalc della moralila medcsinia. Ed elaborando poi nella scienza nuova sopra gli slcssi dali della melafisica , si fa a tracciar il corso rcale dell' unianila non disforme dal corso ideale , e v' appare la so- ciela non piu come il prodollo , o fosse de' soli moti volonlari dello spirilo umano , ovvero delle falali cvoluzioni dello spirilo modosimo ; ma di cons(>rl(i v'ollione il debilo posto il libero arbilrio dell" uomo e I'ordine prov\ideiiziale di Dio. E 1' idea c il fallo s' accordano di Irami- 37 292 ROCCO DISSERTAZIONE QUARTA. rabilc armonia , la filosofia e la filologia vi s' imiscono alio stosso scopOj e '1 melodo islorico non va iscompagnato dal melodo razionale. E attigncndo in questc purissimc sorgenii dclla mclafisica di San Tommaso c di Vico, si u vcnuto poi produccndo talc un proselilismo fi- losofico in lulta Italia, cho mai non e mancata la Iradizione delle buo- ne doltrine. E oltra a tanl' altri sludi di scicnzo praliehe « concrcle , si e riuscito a fondar una adeguala e giiidiziosa filosofia del drilto , apprcziandolo qiial' csso si e nella primigenia sua nalura , e fin de- torniinando poi con cgrcgia csaltozza i rapporli giuridici che ne derivano , nolle varie condizioni dell' umanila. Ne questa souola no- strana del giure filosofico ha mai inscgnalo , come Montesquieu e Ben- tham , ossor la legge civile la sorgonto delta proprieta , pessiniamen- te confondeiido la proprieta e il diritto delta proprieta , ch' c di ra- gion nalurale , con la guarentigia e 1' organamcnlo della proprieta; che son 1' opera del civil convitto. Ne ha deltalo d' esser un semplicc instituto civile la ragion dclla successione intestata e teslata , come kant e Fichlc. La qual purezza di doltrine giuridicho certo ch' e un porlato Icgiltimo di quel principio , per cui diritli si son avuti in con- to di cose incorporeo neccssaric ed clcrne , e non gia come mate- riali c contingenti. Ed e soprammodo gradevolc d' osservar come non pur in Italia , ma oltramonle ne vada ripullulando il gusto della vera filosofia. E se in quella si cerca con lanta alacrita di procacciar quinci c quiudi la piu compita edizione delle opere di San Tommaso, hen altrove alia migliore e piu eccellenle esposizione della filosofia del- r Aquinatc e stato posto , non e guari , condegno guidcrdone. Ed in Italia , e fuora , la slorica filosofia e la legal metiifisica c gli studi giuridici del Vico , dove penetrati insino al midollo , dove sol per la corleccia pregustati , dove esplicali con mirabil maestria , dove fran- tesi , la seguilali piu alia discoperta , qua men palesemcnlc , han stampato nel secol che corre il genio della storia ideale deH'umanitd , e della filosofia della istoria , e del dirifto. Per lo che , disaminata sotlilmcnte ogni cosa, possiam oggimai dc- durre di quosti nostri studi la final conclusione ne'scguenii pronun- ziati : 1.° E grande ed irrccusabile 1' alleanza delle discipline metafi- siche con le discipline giuridichc. 2.° Torce al poggio la scienza del giure , non cho il sonsisnio gia esautorato , il pantoismo filosofico die » nOCCO 01SSEKTAZ10.^E QUARTA. 2U3 luUavia signorcggiu. 3," Ad inslaurar la piu scienlifica c pruilenle o sapientc souola del dritlo , si vuol anzi tutio ammciidar 1' indiriz/.o dell(( spoculazioni astrallc. 4.. " Rellificali gl' insegiianienti dclia rnola- fisica in San Tommaso , La scuola filosofica del drillo , dccsi , (juanlo o a' sommi principii, derivaro dalle opcrc incdesime di liii ; e piu in parlieolarc dalle operc di Giamballisla Yico , ondc una vena fecon- dissima isgorga di Icoriche non periturc, che son destinate a riconsli- luir la sola e vera e classica scuola del giurc. 'S." Sol da questi sludi seriosi cd clevali puossi invigorir la Irallazione dellc cose giuridiche, e la spicciolala giureprudenza indigena c oltramontana puo sperame il suo civil mcglioranionlo. 6." Di colal guisa, la ccrtezza dcllascion- za astratla e generale del giurc scalurira dalla ccrlozza dc'somini prin- cipii ; e in pai'ticolare le conclusion! praliche e concrcle della scienza niedesima , se da un canto si racquisteranno una pari cerlezza per il poter che s'avranno di risolvcrsi in que;' principii , ben dall' altro stu- pirem i copiosissinii clemenli di cullura e di civilta die ni;ui mano si verran csplicando dall'intima relazion di cotai principii e di cotali conclusioni. MEMOKIE MATEMATICHE PKKSHNrATfc UA'SUCll ALi; ACCADEMIA NELL'VNNU 1Sj7. K IIA KSSA API'llOVAiK. 38 I N T 0 R N 0 Al) AF.CrNE SIN(i(»LAKI AI'I'AKKN/K mi PIAIVETA filOVE OSSERVATK nUKANTK I.A SUA OCCUITAZIONE DIETRO I,A Lu\A. E PRCOTA DEI. I.' ESISTKNZA Ul UV ATMOSFEKA IN (JUEST' ULTIMO ASTUO. M E M (I li 1 A DEI. sorin ounnARic AIVTOAIO XOBILE Le occultazidiii dfi juancti dii-lro la Lima, se iiial non mi a^viso. nOTi arrt'cano jrrandi' uliliUi alia scienza doffli aslii (juaiulo rOsserva- lore inteiidu soJo a iiolarc, ciiiiiu ordiiiarianiL'nle vioii pralicalo, i U-iii- pi in ciii avAcngouo lo iiiiiTiersioni i' Ic enioisioni, o qualiin(|uealtra fasc di quel tVnoiiieno.Al coiilvariti, senibranii sopra niodo iniportanic ch'oi puii^'a iicri mciito alio \arie apjwcn/.c dci due astri , si in qiianln alia luco e si alio fovnic I'hi- cssi van prosentando, polendo da quollc app.i- renze enun-ffeiv pivziosi dati da rischiaraie qualchc punlo inlorno alia natura tisu'a (icj^li asli'i in\olta in donso ti-nebre. Con tale inlcndiint'nli) mi feci ad osscrvarc I'occullazione di Gio- ve del 2 jft'iinajo del corrcnlt; anno. I fenonicni che ne colsi van ri- ferniando ed ajr^Munfrendo allre i)arlicolarila a quelle per avvenlura nolate da allri Aslronoini ; e , poiclie io son di credere che , infra If allre cose , alcune di esse siano per porgerc forti argomcnti in pruo\a dcir isistenza di una debolc alniosfcra inlorno alia Luna , io mi iaro, innanzi tralto, ad esjiorle a parlc a parle, col medesimo ordine col quale furono per me osservatc , e dipoi a fame breve comento. 21)8 AOmi.K OCCi:i,TA7.lOMJ ni ClOVE li.s-po.sizioiie dclle ossevvazioni. Le osscrvazioni furono esoguite nel Reale Osservalorio aslronomico fli ISapoli con un rifratlorc di cui I'aperlura e di poUici 7 1(2, e la (lislaiiza focalc di piodi 9. Qucslo islrumonlo, opera pregievole di Fraii- cnhofor chc 1' Osservalorio possiwle da gran k'inpo, cssendo slalo nolla sua origine non solidamcntc equilibralo iici suoi sostcgni^ c dipoi ini- I'Tovvidameiile siluato in una saJa a pian lerrcno dell' Osservalorio me- (iesinio, nianea di quella slabilita clie addimaiidano le delicate osscrva- zioni di niisure , ed c forza, per drizzarlo al cielo , die si Irascini a gran falica fiiori luia lerrazza all' aria libera. Cio non oslanle, mi rinsci in quel giorno di adoperarlo, e lo ingraiidiniento di cui I'eci uso si fu di 2-iO volte , non permellendone lo slalo dell' atmosfcra allro maggiore. II cielo, die era slalo lotalmente eoperlo da nubi nel corso del giorno, diveimc pressodie serono nel tempo della occullazione; e, ben- chc qualcho Icggicra nuvola a quando a quando no logliesse la vi- sla del due astri , noudinieno negli intcrvalli di visibilila cbiaramenle apparivano , c la parte oscura della luna rischiarala dalla luce cinc- rea pur niolto dislintamente vedevasi , e pero le osservazioni non nian- caron del lutto. Appariva Giovc ben definito nel suo contomo, e quando trovavasi alquanto lontano dalla Luna, prima della imuiersione e dojio la emer- sione, la figura alciin poco allungata, ovvoro reffetto del suo scbiac- (iamcnto, appariva sensibile ai miei occbi. iVel tempo del primo apparente conlallo di Giove col leinbo osenro Ilia visibilc della luna, ovvero nel momento preciso cbe ebbe principio la itnmersionc, non mi in dalo di osser\are; ma, seguendo pnscia allen- lamente il progresso del fenomeno, poclii secondi (lo|io quella |)rima I'ase, quando cioe il dianietro del piaiieta si era imnierso intorno ad 1/6, mi avvidi die il piancta mcdesimo subiva una Icggierissima e parziale tra- slorniazione : mi parve ailora die la sola parte del suo disco prcsso a quello ddla Luna, e propiiamenlc tulta la parte immersa insienie ad DIEinO LA LUNA. 299 una piccola zona apparontcmcnle in contallo col Icmho della Luna si fosse alcunpoco ffradalam .nlc rialzala e rislretla in maniera da fa'rne sc.n,J)rare alquanlo nnnore la lunghezza e la curvalura del suo corn- spondente conloino {fig. 1, a). fia- /. •Jna osservaziono fatla -prima di me dal Haronc Dombowski ha mol- la analogia con (jiicsia f[ai esposla (1). Tale trasformazio>ie , doj.o aver toecalo il suo colmo , ando sce- mando secondo chc la imm.Tsione approssimavasi alia sua .nela • e 'f'lando qucsfulliuia fase ebbe luogo, non era punlo riconoscibile Ir'as. formazione alcuna , sembrando allora inallcrala la mcta del disco del pianela. I'assata quesla nieta della imuiersione, vi fu un momenlo che mi sembn. di vedere un lievo awallamenlo in ciascuno de' due lali del- I'orlo, e alcun poco allunnaUi una j.i.rola zona solloposla, e segna- Jamenle quella confinanlc col Icmbo della lima [fig. 1. h). Ma, (fuando il diamcho di Gioxe riniase fuori'd.;] noslro Salellite •nlorno ad I/!i, e anche nunm , luUo ii suo K.-mbo visibile presentava una curvalura minore di quella che prima si aveva; o, cio che lorna lo sU'sso. frh eslremi del corno mostravansi alqnanlo ailungali , e (ullo il suo coulorno, o arco visibile , sembrava aj.parlenere ad un cerchio d. maggior diamelro {fig. \, c). llo Irovalo ,2) die il G.nfield, aslro- nomo m-lese, avcva g:ia nolale simiijlianli apparenze in una oc-ulla- ziono di Giovc del 1824.. ^'on avcndo poluto osservare le immersioni dei due satollili che (Il Asltunnuiisrh:- Siichrirhti-ii ii 1()13. Alldiia IS.'Mi. ;2) Vedi Atli della Sociela Ashonomica Ji Lmdra. \. II. p. 89. 300 NOBILE OCCULTAZIONK DI GIOVE procedevauo Giovo, presi ad osser\aro quello dci due satcllili clii' lo seguivauo nel lalo opposlo. Giuiito uuo di essi presso I'orlo dolla lii- iia, noil scorsi diininuzioiiL' sonsil)ik! di luce; ma, in vecu, appt'iiu fjj- bolo rafrjfiunlo , poclii iiiomcnli prima di immergersi, lo vidi in parte soprapjioslo alia Lniia , come se siluato fosse Ira questa e la tiTra. II inedesimo feiioineno iiiostro I'aUro satellite nclla sua iiiimersione. L' emersione di Ciovc dalla parte Imninosa delta Luna mi parve che presentasse , con ordine in\erso, le medesime apparenze che ebbero luogo nella iiiimersione ; sc non che mi sembrarono mollo nieno di- slinle J e spesso impereettibili , pvohabilmenle a cagioiu; di un lej^si*'- ro Iremore del cannocchiale mosso allora da debole veuto. Ala , intanto, (|uel traltn dell' orlo delta Luiia soprapposlo a Giove ajipariva ai iiiiei (icchi pill depresso del reslo ; o , per dir ineglio , una tal i)art(^ delta linea circolarc formaiite il contorno luminoso del nostro satellite, seni- bravami alquanlo piii vicina al eentro , e liiiiilala da una linea al- quanlo sollilc ed oscnra (fig. 2). fi(j. 2. Coniiderazioni <; aunseguenze. IJando principio alia disainina de' surriferiti fenoiniini dairultimo di essi , il quale fu , in'l medesimo tempo , pur ravvisato dal chiar. collega Cixpocci con un cannocchiale dell' (.)sservatorio di Marina, diro che quella maggior prossimita al cenlro della Luna delta parte del suo orlo luminoso soprapposlo a Giove e da crederla fenomeno subbieltivo anzi che obbietlivo. Tulti sanno che i corpi luminosi che si projeltano DlETIiO LA I.U\A. 301 su di un fondo oscuro ne sembrano alqiianio ampliati per opera di una lucu fillizia cIk; (li])L'n(li! dalP orf>ano dclLi visla. E 'jiiesla luce fiUi/ia, qucslo uffollo di iiiatliazioiu', uoii ha liiotro quando il corjio luiniiioso ])roJL'Uasi su di uii fondo ogualiiienle luniinoso. Poslo cio, il feiioineuo teste rifcrito potrel)l>e cssorue la lejfillima consegui'iiza: imperocche la parle dell' orlo luiuinoso della Luna projetlala sul fondo oscuro del eie- lo, aunii(!Sso Tefli'llo dclla irradiazionc , doM'cbbe eslendersi nel cie- lo niedesiino e invadijrlo alquanlo ; c Pallra projetlala su Giove do- \roi)i)(' apparirne col suo vcro lerraine. ^on sarcbbe ejfli da allribuire qii ilia a[)iiarenza ad un lieve efFello di irradia/ione? K, d' altra parte, la linea di colore oscuro sopra mcnzionala non sarebbe ellauneffello di coii'raslo , e , sejjnalainenle , cio che in ollica ajjpcllasi aureola ac- eiiienlale ? In ([uanto all' apparente soprapposizionc del salellite sul disco dcl- la Luna jux'lii nionienli prima d(!lla ininiersioiie, e (|uc'sto un fenomcno osservalo in allra simile occullazione dal Uamajje (1), ed e della me- desinia natura di quello nolalo da molli Astronorai nelle occullazioni di stelle dieiro la luna , e che una volla pur si offorse alia mia vista. La spioj.'-azioiie di quest" ultimo falto piu generalmenle accolla dasHAslronomi, poffpia su la possibilita che la slella si possa tabolta vedere allraverso le scabrosila dc^H'orlo della Luna, ovvcro Ira la gola di due de'suoi monli, niollo piu che spesso, osservalori in luoghi diversi, non \idero la nie- dcsima eosa. Simiglianli apparenzc per me e per allri nolale ne' satelliti di Giove, ([uclle non diverse osservale dal Capilano lloss noll'occultazione di Lrano nel 1824. (2) ; e piii di lulto, Ic altrc della medesinia na- tura visle dal Hamagc in Giove le eui dirnensioni sono mollo este- se , escludono del lullo (]uella spiegazione. Da cio sej-'Ui- che i due surriferili fenoineni, quello cioo delle stelle, e I'allro de"s;itellili e pia- neti, o sono di ordine diverso e procedono da cjigioni diverse, il elie non sembra probabile, o 1' allegata spiegazione non e da ainmetien'. Lahire altribuiva quella api)arenza. nel case delle stelle. ad una luce parasita che circonda I' orlo lunaro, allraverso della quale fossero (1) Mil della Snriein AntroDOmicii tli L'lodra V. II. (2; Atli della !iocielu Aslronuimca di L'jiidra, Vol II. 302 NOnil.E 0Cl-Ur.TA7,I0\E ni GIOTF. visibili Ic stcllc; ma I'Arago crede, piu di ogni allra, probabile (juo sta spiogazionc, a condizione nondimono chc i[iiL'lla luce parasila non si abbin ad avero quale cffcllo di irradiaziom', ma in vcco una con- seffiiciiza di una visibilila non distinla per non esscr I'oculare esalta- menle al fuoco. 11 surriferito fenomeno di Giove , apparontemente so- prapposto alia Luna, serabra favorevole a quesla opinione del celebre Accadomico francese. Venendo alia parle principale di questo lavoro, c pero alia disa- inina delle innanzi dcsorilto Irasformnzioni viste nel pianola Giove pres- so r orlo dclla Luna , direnio , che di esse lultc puo niollo acconcia- mente e minulamcntc dar ragione una leggicva almosfera lunare; pe- rocche, se bon si ponga menle , son tali colesle deformazioni , quali appnnto per avvenlura avvcrrebbero se quella vi fosse , e se i raggi luminosi vi subissero una inflcssione quando van rasentando la super- ficic del nostro satellite. Ed in vero , se ci facciamo a ronsiderare cbe cotalc atmosfera aver dcve per cffelto indubilabile il rial/are o allonlanare piu o meno dal cenlro del nostro satellite sccondo le diverse posizioni, quei punli i cui raggi vanno ad immcrgersi in essa, e quindi rendcrno anche vi- sibili di quelli cbe nclla sua assenza ne sarebbero invisihili; e, d' al- lra parte, se poniamo ben mente che son lali le diniensioni di Giove, che, trovandosi esso presso 1' orlo del la Luna , non tutte lo sue parii veggonsi per via di raggi cbe rasenlan la sujjerfleie di quest' ultimo astro; ne segue cbe hanno ad aver luogo , nella ipotesi di un' atmo- sfera, diverse Irasformazioni, secondo le diverse posizioni di Giove, e sei-ondo le varie parli del medesimo cbe patiscono deformazione, o che rimangono inaltcralc. Or , seguendo le norme de' surriferiti effefti di rifrazione atmosfei-ica , se prendiamo a considerare le diverse forme apparenti cbe dovrebbe assumere il pianela nelle varie fasi della sua occultazione; e, se i apj)resenliamo tali forme per via di una costruzio- ne grafica anchc ordinaria, ne risultera evidente , csser 1' effelto pro- dolto da un' atmosfera, simile a qucllo cbe ne porscro le osservazioni. Che anzi, 1' assenza medesima di ogni mutamenlo di forma, quando 11 pianeta e per meta occultato dalla Luna , trova anche la sua spiega- zione nella piccolezza dell' effelto deformante, che allora deve aver luogo. DIETHO LA LLNA. 3U3 NgIIc figure qui csposlc ( [iy. 3 ) ho dinolalo con punli la parlc deli'orlo dol piaiiela che gradataiiionlc si rialza , con liiicc (.•otUiiiue fig- 3. quella che appare, e le ho congiunle con lineelte, per moslrare, ben- chc grossolanamcnte, rcffcUo progrcssivo dclla rifrazionc. Uopo un si cvidenlo accordo di lullc Ic diverse forme presontate da Giovc ad un'attenta osservazione nolle siirriferite sue diverse posi- zioni, con quelle dedotte dall' ipotcsi di un' almosfera lunarc, non sa- reblie cgli slrano il uon ainmellcre 1' esisleuza di ua fluido aerifonm;, benche leggierissimo, inlomo al nostro satellite? No d'altra parte, ne sarebbe, a rigor di logica, pcrmcsso il rivocarc in dubbio o atlribuire ad illusioiii i fenonioni dai quali traggo colale importante consfgiicii- za, che, ancor piu slrano sarebbe che una scrie di fcnomcni per me scrupolosamcntc osservali, e, prima di me, visli c descrilli sonza dar- ne spiegazione alcuna, parte dal Confield e parte dal Uembowslii, fos- sero una serie di illusioni, e nondimeno tali da concorrer tutte a por- gcrne gli effetli medesimi di una rifrazione astronomica, e pcro a sve- larnc una origine comune, un comune leganie con un principio too rico che non puo allrimenti supporle che fenomeui essenzialinentc ob- biettivi. IMolto dibaltuta e di gran momonto si e la quistione deU'esistcn- za o non esistcnza di un' atuK^sfera lunare, come quella che stimola ia ciiriosita de' sapicnli , e teude ad eslendere le analogic Ira i pia- neti, la terra, c T astro ciio piu a (juesla si avvicina. Uno dei piu forti argomenli in prova doirassenza di un' almosfe- ra'lunarc, lo traggono gli Astronomi dalle occullazioni dclle slelle. 39 304. MlBll.r, OCCULTAZIO.\E Dl GIOVE Lo iiilci\allodi tempo die uorrc Ira la iminersione e 1' cmersione di ii- ua slc'lla c donlro strellissiiiii limili, cgualc al tempo chc la Luna im- picg-a a percorrero ncl ciolo un arco cho risponde ad ima data cdida del disco lunare. Da cio s' infer!, die i raggi partiti dalla stolla c che giungouo ai noslri ocdii, dopo aver corsi rascnle la superfici(> del- la Luna, non patiscono inflessiotic alciina sensibile. Ovc si voglia sxij)- porro un' atmosfera, una rifrazioncdi quci raggi, do vrebbc essaabbre- viare la duratadcl fcnomeno, ritardando I'lmmcrsione ed antieipando I'e- inersione. '\Ia questa pruova non parmi cho basti ad escludere del tut- lo I'csistenza di im' atmosfera. La qiialc potrebbe csscrc lanlo debole da rendcre la diffcrcnza di quei due tempi di im' ordine inferiore al- r orrore dellc osscrvazioni, o all' incertezza intorno alia corda del di- sco lunare. Un'allra pruova dell'assenza di un' atmosfera lunare la quale ha fallo peso ncU'animo degli Astronomi, muovc dal non cssersi mai vi- sta alterazione alcuna nella faccia del noslro satellite o nelle sue par- ticolarila, non solo trovandosi esso illuminato, ma anche quando la lu. ce cinerca ne permettcva la vista. Cio, a rigore, fece aporlo agli A- slronomi , che sc ci ha nella Luua un' atmosfera, deve questa non ac- coglier vapori o non esser mai offuscata da nubi come quel la dclla terra. II celebre Schroder, parlendo da altri fatti, venne ad un' opposia sentenza. Egli creddte di ravvisare nelle alle sommita de' monti della Ul- na che si raostrano distaccate dalla linca luminosa durante il progres- so della sua fase, una luce tanto meno viva per qnanto piu sono esse lontane da quella linea. Da ci6,e dalle apparcnze di un dcbolissimo chia- rore che una sola volta vide nel prolungamento dclk corna del cre- sciHilc lunare, e che gli sembro una luce crepuscolare, no inferl I'c- sislenza di un' atmosfera nella Luna. .Mondimeno di questa conclusio- nc ddlo Schroder non si tennero contenti gli Astronomi, poiche olla fu Iratta da osservazioni su le quali mollo ponno le illusioni, e che non ebbero mai risconlro \eruno. II Ramage, avendo osscrvalo, come innanzi dissi, in una oinilla- zlonc di (Hove, una parte di queslo pianola soprapposto alia Luna dopo DIETIIO LA LU\A. 30.') avcrne loccalo jl k'nibo, cd a\eiidoezianilio osscrvalo il luedcsinio fe- iiomoiu) poclii nionicnti prima dolla immcrsionc lotnli' do'satcllili , cretlcttu di veden; in (|uosti soli iatti rcH'L-tlo di una inflcssionc di luce prodolla dall' almosfera lunaro. Ma 1' ofFclto di una inflcssionc di luce coiisojiuon/.a di rifVa/.ioiie non consislo puiito ncl rawiciriar P a- slro alia Luna, c I'arlo scnibrar sopvapposto ad cssa, nia c j rccisanicnie il contrario; c pcio, IVsistcnza di mi' atmosfcra nclla Luna non pu6 ve- nir diniosliala da (luol fallo teste rifcrito, sc pur non si voirlia siip- porrc, conliu oj?ni rajijioiie, un'almosfera negativa; o, in altri tcsrmini, un' atniosfera che fosse men dcnsa dcU' elere che la luce va altravcr- sando n(!i sp.izii planetarii. Da tutlo cio che fin' oia dissi mi sembra polcrnc dcdurrc che Ic uniclic , o almcno le ])iu convinccnli pruove dclla prescnza di un'almosfera ncl nostro satellite, siano appunto quelle che dianzi al- Icgai, e che trassi dall' analisi delle mie c delle altrui osscnazioni. Nc possiamo, a ragione, opporre ad esse quelle medesime ditTi- colta di cui innanzi tcnemmo discorso, Ic quali furon Irattc dalle oc- cullazioni di stellc, e che delerminarono gli Astronomi ad una con- traria sentenza ; imperocche, volendo anche ammetlere che Tatmosfe- ra della Luna sia tale da cagionarc una rifrazione orizzonlale intorno fid un minuto secnndo , torna cssa luttavia sufBcicntc a dclcrminare riconoscibili Irasfonnazioni in un pianeta che Irovasi presso I'orlo dcl- la Luna, ma non c punto sufficicnte a manifestarsi per \ia delle or- cultazioni di slclle. Nondimeno, se le allcgatc pruove non siano per arrecare ucU' a- nimo altrui quella convinzionc che si e forniata ncl mio , e se esse non valgono a melterc in sodo im principio tcorico cui lien dietro una importanle dottrina; potra qucsto mio lavoro tornar utile a richiama- re 1' attenzione dcgli Astronomi su fcnomcni die, meglio studiati, po- trcbbero condurre a rimuoverc ogni dubbiczza intomo ad una quislio ne tanio vagheggiata da' filosofi di tutti i tempi, c che stimola non poco I'umana curiositil. 306 NOBILE OCCVLTAZIONE 1)1 GIOVE "' III. Proposta di tm mciodo per riconoscere e misurare I' atmosfcra lumire. Faro fine a queslo lavoro col proporre agli Astronomi che posson disporre di polenti ed opportuni apparali oltici, e che molto si sono e- sercilati ncllo delicate raisure micrometriche, un sislema di osserva- zioni, per via del quale, mi seni])i'a, che nou solo potrebbe venir altri- menti provata la presenza di un fluido aeriforme inlorno alia Luna, nel caso che vi sia, ma ancora di darne una prossima misura, Iraen- dola come conseguenza dcU'effello di rifrazione. hi virlu dclle leggi che govcrnano la rifrazione astronomica, egli e fuor d'ogni dubbio che in una occultazione di Giove, se la Luna ha uu'almosfera, i diamctri di quel pianeta i quali rispondono ai puriti di contalto , sia nel mo- niento preciso del principio dcUa immersione , sia in quello della e- mersione lolale^ debbono riuscir minori dei mcdcsimi diameh'i quando il pianeta e lungi dall'orlo luiiare, e pero quando non puo apparir punto deformato daU'cffetto di rifrazione. I segiii adunque che ne sve- lano la presenza dcH'atmosfera lunare slanno appunto nel raccorcia- mento dei surriferiti diamctri del pianeta. Su di tali principii semplicissimi poggia il nietodo che io mi fo, a proporre. In una occultazione di Giovo, dovrebbero venir misurali accurata- mentc quel diamctri di qucsto pianeta i cui eslremi rispondono al primo contatto e aH'ullimo dislacco, procedendo nel seguente ordine: 1 '. instituirc una di tali misure poco tempo innanzi che avvcnga il pri- mo contalto , quando cioe quell' astro Irovasi alquanto lontano dalla Luna ; 2". eseguire altra niisura quando e presso ad immergersi , o nel momento che questa fase avviene. Uopo di cio farcbbc mesti(;ri ri- petcre le medcsime oporazioni precisamente quando Giove e per emei- gere tulto intero , e dipoi quando si e alquanto allontanato dalla Luna. Nel caso dell' esislenza di un' atmosfcra, due delle surriferite mi- sure, cioe quelle ottenute presso il lembo della Luna, e pero affettc da rifrazione, dovrebbero, come dissi , riuscire rispctlivamente minori delle altro du(.>. DIETRO LA Ll'NA. 307 Meglio, forsc, potrcbbe vcnir raggiunlo il dcsidcralo scopo , se, posli due fili di un micromoiro csiiltaiiK'nle langcnti aH'orlo di Giove iici piuiti eslrcmi di uiio degli anzidelti diamelri alcun Icmpo innan- zi la immersionc del primo Icmbo, si teiiessero con niolla iiccuralczza in (al [losizione ; c dipoi si niellesse lutta la cura a vedere , se que- sto leinix), tencndo Tallro seniprc tiingcnle al filo , si va alcun poco rimovendo dalla prima posizionc, cacciandosi ncll'inlerno dei fili mc- desimi ncl inomenlo che ha luogo la sua immersionc. Una simile , ma invcrsa oporazionc ])otrobbc praticarsi quando il pianeta emerge iuleramente dalla luua. Ijn tale melodo polreb])e forse applicarsi anche agli allri pianeti che han dischi ben visihili e lemiinati. Anzi, nel caso di quclli di me- diocre grandezza apparente, come , per esempio, Marie, io mi a\-viso che tornerebbe facile il riconoscerc , senza adoperare il micromelro , una deformazione, o una manierti di reslringimento o accorciamento di un lato , nel momenlo che va a loccare Torlo lunare. L' accorciamento del diamctro anche meno di un secondo, in un piccolo disco, dovrebbe tornare piu riconoscibile che in uno di niag- gior dimensione, e se ne potrebbe valulare la quantita ad un diprcsso per istima, riferendola al nolo diametro del pianeta. Oltre la perizia dell' osservaton- e la forza del cannocchiale. e mc^ stieri di forte ingrandimento e di condizioni atmosferiche opportune. it 1 C E li C II 1^ SI LE SIPERFICIE CIRVE MEMORIA nEL SOCIO ORDmARIO CAV. FORTUIVATO PADULA Nel vol. 24.." del giornalc di (Irollc Irovasi puhblicata una Ve- moria di Steiner su i massinii e minimi, nella quale ollre dellc ricer- chc intraprese e compiute dall' illuslre aulorc varic quislioni tmvansi pure enunciate che , per quanto c a nostra conoscenza , sono rimaste finora seiiza soluzionc. Cosi a pag. 233 del delto volume dopo avfrdi- inoslrato il seguenle teorcma: Les bases de toutes Ics pyramidcs equivalentes en volumes, limi- lees laleralement par les faces du memo angle polyedre i^ , touchcnl toutes une certaine surface courbe F; les points de contact sonl en memc terns les centres de gravite des bases respectives ; 1' angle po- Ijedre est asjinptotique par rapport a la surface F. Soggiunge I'autore IVous observons en particulicr que t.° Tangle S etanl triedre ct ses aretes etant prises pour axes des coordonnees 1' equation de la surface F est xyz =zA dont il resulte que la surface conticnt frois systemcs de sections coni- ques; etc. so LE SUPEnPiClE CURVE. 309 2." L' angle C etanl un cone dii second dcgr6, la surface /' est iin hjperboloi'de ii deux nappes. 3." Lne surface donnee du second degre elanl coupee par des plans diiig-es de maniere a former avee Ics parties corresi)ondantes de la surface des segments equivalents en volume , les bases (i de ces seg- ments sont louchees dans leur centre de gravile par une autre surfa- ce du second degre qui est semblable ite du liquide dcplace au centre de gravile du corps est un maximum ou un minimum. 1. Prima di considerare il caso di una superficie qualunque cre- diamo di csaminare la quislionc corrispondente nel piano a quella di cui si Iralta ; cioo supponiamo che si abbia una curva qualunque e 81(9 PADULA RlCEItCIIE cJif una rctta mobile no st.icchi segmcnti di area costante. Si rifcri- sca 1.1 ("una ilala a duo assi oi-logonali c no rapprosonti y = f[^) (1) J' equaziono; sia inollre MM' una posizionc qualunquo dcUa rolla mo- bile cd s, s' le ascissc dei punli i\I , 51' : saranno /"(«), /"(«') le con i- spondenli ordinate, cd r equaziono dclla retla MM'. Cio posto indicando con m 1' area costante del se^nento che la retla mobile slacca dalla curva, si avra cvidcntemente Ira s ed s' I'c- quaziono ^f^'n^^) dx-\(s'-.^){ m + f{s') ) = m, (3) donde dcrivando rispelto ad s si ricava [ m - m - {S--S) r (*') J ^+ a*') - m - [s'-s] m=o. (A) Quindi climinando dalla (2), dalla sua derivata rispelto ad s, dal- la (3) e dalla (4-) le quantila .y^ *', — , si otterra un' equaziono fra .r ed y che appavlcrra all'inviluppo dolla rotta mobile MM'. Dcrivando intanto la (2) rispelto ad * considerando x, y come co- stanti ed *' funzione di s, si oltiene dalla quale in virtu dolla (4) rioavasi •i'=j(«^«')- (S) L' equazione della curva cercata si otterra climinando s, s' dalle e- quaziorii (2), (3), (5) : c, come c nolo, Ic equazioni (2) e (5) determi- neranno le coordinate del punto in cui la MM' locca la curva che ne rapprescnta I' inviluppo. Quindi come rilcvasi dalla (5) nc segue che SD LE SUPERFICIE CURVE. 31 1 Se una relta sfacca da una ciirva quahinque segmcnti di area costante la curva inviluppo che ne risulla locca le bust de" setj- menti ne' hro ptinti di mezzo. 2. Volendo dclerminarc la curva che passa per i centri di gra- vita di lulli i sogmciiti di sopra acconnati , si riflella che indicando con X, V Ic coordinate del ccnlro di gra\iladel segmenlodelerminato dalla MM', cio^ dalla retla csprcssa dall' equazionc (2), ponondo quesla equazione solto la forma ni cui si avrd y^ux-\-v .=.^=M, . = M-«, m (6) (7) X ==/ \ f{x) — ux — V prfx, mY=^J^'^{f{a;))''-{ux-^vy^dx, (8) ed eliminando da quesle cquazioni e dalla (3) s ed s' si oilerra I'equa- zione della curva cercata. Derivando Ic cquazioni (7) e (8) rispcllo ad *, cd indicando con u' c v' le derivate y , 7 , si olticne "^ dT^^ ^^^'^ ~ "*'~ ^^ *' £ ~ ( ^^*^ ~ "* ~ ^ ) (u'x ■+■ v')xdx, — / (ux -h v) (u'x -h v') dx Ma da'valori di u e v si ha /■(*') — us' — v = o, f(s) — us — r = o dunque sara dX «.-5^ = -y(*"-*^)-|(* — *') (9) 40 312 PADIILA RICERCIIE m — = — -^{s—s') ^ {s"—s-) — vv' (s'— S) ds 3 ' ' 2 Inoltre da' valori di m c di t; dali dalle cquazioni (/G) si ha , tenendo presL'ute I'equazione (4.) del n. 1. 2[/-[s'i-/-t,0-(.'-s]A^). _ 2 (.. -/',^1) f'=: f (s) — U — US ; c jicr consegucnza in virtu dell'equazione (9) si avra m -—= mu dX = m M- rfX -v{s'-s)y^(s'-s) -^ r{s)-uj: dondo d\ la quale ci dimoslra che la langcnle al punlo (X, Y) e parallela al- ia retla MM'. Quindi Se una retta mobile s/acca da wia curva qualunque segmenti di area coslonte , la tawjcnlc in un punto qiiahinque dclla curva che passu per i centri di gravild de' dctli segmenti sard parallela alia base del segmento di cui il punto che si considcra e centra di gravifd. 3. Passiamo ora a considerare la quislionc nello sjiazio , e per non impegnarei in calcoli alquanto lunglii e difficili seguiicmo altro proccdimenlo. Sia RHR la suporficie dnla, RS, IVS' due S posizioiii consecutive del piano segante : da- s'vendo csscre R 11 S = R' H' S' , sara 1' unghia ROR' = SOS'. Inoltre chiamando 7W, m' io por- zioni della base RS rapprcscntale dalle OS ed OR ; cioe Ic aree de'due segmenti nei quali la base RS resta divisa dalla comime sezione de' due piani RS, R' S'; h , h' le distanze de' centri di gravita di m ed m' SU LE SUPERFICIE CURVE. 313 dalla delta comunc sczione de'due piani RS, R'S': d^ I'angolo de'due piani, si avra ROU' = m' /t' d i , SOS' =mhdi e pur conseguonza Quindi la comune sozione de'due piani conscculivi RS, R'S'passa pel cenlro di graviUl dclia so/.ionc RS ; lo slcsso avvenendo per tulte le posizioni conscculive ad RS,sccondo dirczioni qualiinquc,ne segue che il piano mobile RS passando ad una posizione iiifiiiilamenle vici- na gira intorno al cenlro di gravita della sezione RS. E pero Qiiando un piano mobile stacca da una supcrficic qualunque negmenti di tiohime coslante la supcrficic inviliippo che ne risulta tocca le hasi de' scgmetiti ne' loro ceniri di gravila. A. Sieno g,(f \ ceniri di gravita de'segmenti RHS, R'HS'; e s,z le loro dislanzc dal piano RS: si chiamino d-;, d-;' \c dislanze de'cen- tri di gravila delle unghic SOS', ROR' dallo slesso piano RS c y il volume coslante del vari segmcnti RIIS, R'HS', etc. sara , vz — mhd^d-( — mhd^ctf Z = Quindi la differenza z' — z essendo un infinitesimo di second' or - dine ne risulla che EC . ce^ — 1 potra cstcndcrsi la somma a tulle le soluzioni inlcre e positive deirc- quazione q.,-^-2q^-^- 3 . 9i ) 96 • • • • ^'■' rispettivamente in g, , q, , q, . . . . qn , sara (2n+1)^y (-l)"+%(2»+g) ^^ ^„ S'- 5»'. . . {in+\)''''nqflq,_ . . %„ ■ Eguagliando ora i termini molliplicati per x nelle serie (2) e (3) si avrd 2,„2n+2 ,. 2n-M 1_ y (" II(2;j-+-2) n(2«-rl)'^„3^.57....(2ra+l)'''ny,IIy,...ng,. e quindi (M B = —^±l—y (-i)"^^n(2,M-g) 2n+l 2'"+'(2"'+'-l)^«3'''5^..(2H+l)''%.%,..%„' che ^ la cercata espressionc generale dei nuraeri di Bernoulli. III. Dalla formula (I) si ricavano delle relazioni fra le soluzioni in- tere c positive dell' equazione 9,-1-29.. -f- ... —»jy=;» ; e quesle rela- zioni possono molliplicarsi indefinitainentc , essendo arbilraria la rela- zione che pu6 stabilirsi fra le variobili jr ed j/ che neH'equazionc (I) si contcngono. Cosi, per esempio, facendo iri/=l si ricaveri dopo fa- cili riduzioni 322 FERGOLA SOPRA LO SVIHIPPO Similmenlc, facendo y=\ogx , si trovera (e) . . . . n«=V _ „ n2''-n3''". . . n(ra-+-i)''%,ng,...nr/„ Ancora, meltcndo y=:senx , si avra (A (_iv'=V (-l)''n(2nH-g) / 1 \%,\.^ Y ( ^■^■■■{^n-D y„ ^'"^ ' ^unq,Uq,....nq,M.3) ^2.4.5/ "\2.i 2w(2ra-^l)/- Supponcndo y = x'' si avra , qualunque sia a , (g...(fl-l)(«-2)...(a-«)=2 (_l)''n(n+9) X()-a)''\(\-a){\-2a))'>\...{{\-a){\-2a)....{\-na)y". IV. Prima di dare un esempio del calcolo di qualcuna dellc prece- denti formiile , indichcro come possono Irovarsi pronlamente lutte le soluzioni intcre e positive dell'cquazione q,-^2q,-\' -)-??9,.= M. Supponiamo per mi momcnto che «! , o-i , . . . a^ , 0 ,0 .... 0 sia un sisteina di valori di q, , q. , . . . q^ , 7,,^., > ^k-^^ «?„ che verificano quell' equazione. Ua a, si tolga succcssivaiiK'nte k^ 1 , 2(A:-i-l) , 3(A;-4-]).... , c per valori di ^^ , si scrivano per ordinc 1, 2 , 3 , . . . Indi dairislcsso a, si tolga succcssivamcnle A-t-2, 2[k+2), I 1 323 DELLA FU.\Z10\E „ , EC. ff 1 3(k-h2) . . . , c per valori di q si scrivano per ordine 1, 2, 3,... Poi da a, si lolga A-t-3 , 2(A;-^3) , 3(A-f-3).... , e si scrivano ordina- laniente 1, 2, 3..., per valori di g^.y Si seguili cosi finche da a, si arrivcra a togliere k-hh^oL,. E chiaro che lutli i valori olle- iiuli dovraniio vcrificare I'equazione proposla. Ora un sislenia di \a- lon che evidcnlcmcnle soddisfa quosla cquazionc e n,0,0,....0; partendo da qucslo sistema , cd applicando succcssivanienlc il proce- diniento ora delto a lutli i sislemi che ne risullcranno , si pervferra , a formarc tutle Ic soluzioui dell' cquazionc proposfa a risolvere. Vogliasi ora calcolare il valorc di B,- per mezzo dcUa formula (6). Sara in questo caso n=7, e Tcquazione 9i-t- 2?2-+- 37,-4- 4y,-^ S^j-t- e^c-H- 7q, = 7 avra le seguonli soluzioni (*) 7 . , 0 . , 0 . , 0 . . 0 , 0 , 0 5 .' 1 . 0 . 0 . , 0 . 0 . 0 3 . 2 . 0 0 0 0 0 1 3 0 0 0 0 0 i 0 1 0 0 0 0 1 0 2 0 0 0 0 3 0 0 1 0 0 0 2 0 0 0 1 0 0 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 2 1 1 0 0 0 0 1 1 0 1 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0 0 2 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 (') II numcro di queste soluzioni h 15. In generalc il numero delle soluzioni in- terc e positive dell'equazione 7,-j-2'y,+...-|-'i?n=n e il cocinciente di x" nello svi- luppo {1— a;)(l— j;'J(l — x'][i — a;*)(l— jf) .. ■ ■ i i i i (V. Eulero. Introduclio in analisin infinitorum t. I. pag. 257. 324. PERGOLA — SOPBA LO SVILUPPO , EC. risultera in conseguenza ^'~ 2''(2"'— 1) 021 3'07 020 3^505 019 018 019 ' 3=520302 3.5503 3*704 017 3.7202 018 "*■ 339T13 017 016 013 ~ 321102 "*" 3.13 15 018 325.702 017 3.3.9 016 017 016 "^ 5.11 32502 "^ 7.9 SOPRA m\ E0lJAZ10i\E DI GRANDE IMPORTANZA NELLA TEORICA DE'MOVIMENTI DE'PIANETI M E M 0 R I A DEL SOCIO ORI)I^AltlO CAV. A. in: (iASIMIlIS ^el vol. VII delle nolizic mensili della Sociela Rcalc Aslronomiea fli l.oiulra , il sig. Watcrslon propone una curva chc \enenclo (k'scritla jjialicaincnlc una voUa per lutle , ed inlersegata da una rclla la cm posizione c delerminala in ciascun caso particolare , fornisce pronla- nuMil(! e con diserela approssimazionc la dislanza di un corpo colcslc (lalla terra. 11 sig. Cliallis ncl \o\. XVll delle ineniorio della slessa Ac- cademia , dojjo aver falto vedere il mode di giungere alia dcterinina- zione della equazione della cur\a, da allresi le espressioni de'cocffi- cienli della retta nella ijiotesi die ncllo sviluppo delle coordinate elio- cenlriclie in fuiizionc del tempo, si lenga conlo solo de' termini molti- plicati pc" quadrati di questo. INella presenlc memoria mi propongo di mostrare . chc nel dclcrminarc i coefTicienti della rclta , si puo lener conlo aiuora de' termini moUij)licati pe'cubi d^'i leinj)i , la equazione della curva reslando la medesima. Conseguc da cio chc i risullali chc si ottengono sono di gran lunga piii csatti , come vicn confermalo da appositi esempi numerici. Onde meglio venga fado il paragone de'diie casi relalivi al lener 326 DE CASPARIS — EQUAZIONE NELtA TEOlllCA conlo do' quadrali , o dc' quadrati c cubi dc' tempi , mi faro ad esporii j'ulranibi , coininciando dal primo, ed avverlo chc adotlo i simboli del Gauss. Si lianno dunque Ic cquazioni daf ( d'^x' fj(/a X = of (It dx> G' de d\x' "2" .(,2 a/'=: x'-h liT 0 -t- df 2 f dy> 0" dy (,H2 y = y ^"* dt '-+- dt' "2" y"= y' -+- dt 0 -H (ly di" 2 d-J 0" d^i' fj/ra Z - z' _^ '-+- — dt di' 2 dz> d\-' 0^ 2 = Z -+- Tt 0 -+- 7t^ 2 (1) nellc quali sc inlroduciamo le distanze accorciate f , p" per mezzo del- le equazioni a; = p cos a -+- R cos / x"= f"cos a"+ R"cos /" 2/ = p sen a -(- R sen / y"= f"sen a"+ R"sen /" z = p tg ? , z"= P"tg f." avremo sei equazioni dalle quali si polranno eliniinarc le cinque in- cognite P > P"> "T" > ^r » 7-- ^i ^™ dunque ima equazione conlencntc 3I , v' , !■ ■> -TT -, -rr , -r- nella quale , mediante le relazioni conosciule a:'= p'cos a' -+■ R'cos /' y'=. p'sen a'-^ R'sen /' z'=p'tg&' De' MOVIMENTI Ue' PIANETI. 327 polremo inlrodurro p', cd >'; quindi avremo 0V'-6)(l-|^) = 00-1-^6" / w,"\— 1 e molliplicando anibi i racmbri per 11 — ^ j , Irascurando il ter- e'6'" mine -j-^ si ha I'cquazionc ..^A^'H- ap'=6 ; (l+2;rj (2) E questa 1' cquazionc di cui si serve il sig. Challis , e la slcssa di quella proposia da Gauss per oltcnere una prima approssimazione. ( Vcdi Gauss Th. mol. pag. 14.8 in cui sono adoprati quesli stcssi simboli). L'cquazionc (2) adunque si c dcdolta dalle equazioni (1) in cui sono ritcnuli i soli Icmiini moltiplicati pe'quadrati de' tempi. Ven- go air allro caso , ed assumo le coordinate nel piano stesso dell'orbita. Avremo percio ^ ^ di "*" rf]? 2 di' Y „ , dx' d'x' 6» d'a' «^ ^ — ^^ rfT*"^ "dl^a "^"^^6 (3) , d,j' „ dr' dt' Pv7 "^ r"dt avremo le due relazioni n 8T)." — *•) n" 6"6r"— p'") ^2 DE GASPARIS EQUAZIONE IVELLA TEORICA quindi soslitucndo tali rapporti nella nola equazione (ap'—A)«'=c« -+-+6"Jj f ap' 6 (S) ed eseguendo la divisione indicata nel coefficiente di — ^- — , e tra- scurando il lermine molliplicato per 5—,, avremo Ora r equazione (2) e la stessa che (I'b } "'Y)~ b (6) (7) Le equazioni adunque (6) (7) nella prima delle quali si e tenuto conto de' cubi , e nella seconda de' soli quadrati del tempo , hanno la 1 stessa forma e solo differiscono nel coefficiente di „- , de'quali la dif- ferenza e ee"(0-e'')fc-amcnle , nello sviluppo dcUc coordinate clioccntriche , riduco il problcma a di- penderc da una curva descritla graficamente una volta per tultc , cd intcrsogata da una relta le cui costanti vengono esibite dai dali dellc osservazioni. E qui debbo dire che cio sapc\a farsi solo nel caso che si ritcncssoro i termini molliplicati po'quadrali de' tempi. Nclla secon- 43 336 OE GASPARIS POnMOLE E TAVOIE PEL CALCOI.O da nienioria riduco in tavola 1' cqiiazione della curva coslanlc, cd in- troduce nel calcolo anchc i termini di quarto ordinc , onde avcrc ri- sullati pill esalli. In tali due mcmorie i dali del problcma orano tre osservazioni complete. In questo lavoro i dali saranno , quatlro os- servazioni jnaneanti dellc latiludini estrcme; mostrero che il proble- ma puo essero risolulo mediante V uso della tavola anzidelta , c Icrro conto altresi de' termini moltiplicati per le quarte potenze del tempo, in ima seconda approssimazione. Siano /, t', t", t'" i tempi dellc osservazioni. Si ponga (i"=k{f—t) , o'=k{t"—t) , o=yt(/"— ;') , o;=k{i"'—i') , o=k{r—t") 0 siano r r' r" r'" i quattro raggi vcltori. Contrasogiicremo con n^\,jA)2,n\2,n2^,n\i le note aje triango- lari , dcscritte ne' tempi t' — t , I" — t , ccc. Cio poslo , dalle note equazioni gencrali si ha ( 7il2(pcosa+ Rcos/) 0 = ^ — n02 (f'cos a'-H R'cos /') (1) ( «01(f"eosa"-HlV'cosr') ( m12 (Psena-+-Rsen/) 0 = < — n02 (^v'sen a'-t- R'sen /') (2) f ji01(i"sena"^-R"sen/") i n23(s'cosa'+ R'cos/') 0 = < — »=)- ._„13(p"cosa"-i-R"cosr) (?) ( «12(p"'cosa"'-t-R"'cos/"') K23(p'sena'-f- R'sen/') «13(rAcna"-HR"sen/") (4) «12(p"'sena"'-HR"'sen/"') eliminando p fra (1) e (2), e f" fra (3) e (4) avremo i 7;12Rsen(/— a) 0 = I _ j,02 jp'sen(a'— a)-i-R'sen(Z'— a)J i^) «01 5p"sen(a''— a)4-R"sen (/"— a)J 0 = «12R"'sen(/"'— a'") • 7213 j."sen(a"— a"')-l-R"scn(/"— a"')j n23Jp'sen(a'_a"')-4-R'sen(/'— «"')J (6) Dl UN ORBITA C0^ QUATTBO OSSERVAZIOSI. 337 climinando finalincnte p" fra (5) e (6) si Irovcra 7( 1 2 . 7? 1 3R soil i7— a) sen f 'V— a'") — Jii)-A.n\ 3R'si>ii (/'—a) sen l'>."_a"') ?iO 1 . H 1 3 IV'sen (/"— ot) sen (a"_a"') „ _ , 7(1 2 ,hO 1 U"'scn '(/'"— a'") sen (-/"—a) ' — «0 1 ,h1 3K"s(!n (/"_a"')sen(a"— a) ■«() I .v23\\'icn (/'—y"') sen (a"— ».) - p'h02 . 7! 1 3 sen (a"— a'") soa i a'_a) p'«01 .«23sen(a'— a"')son (»"—«) e dividcndo tullo pci- n01.nl 3 si trova 4- sen (a"_ a'") J!^ R scu(/— a) — ^ R scn(/'— a) -4- R"sen(/"— a)! „, 4- sen (a"_ a) j"i| R"'sen(/"'— a'")— R"scn(/"— a'") -i- ^ R'sen(/'— a"')j = p' 1^ sen(a'_a)sen(a"-a"') - ^ sen (a"_a)sca (a'-a'") j • Ora c nolo clie col rilencre fine ai termini moltiplicati pe'cul»i de' tempi nc'sviluppi dclla forma „ , da'. rfVfl* dVO' ,„^ x"=a:'-l-^0 + _-4--^- (8) X = a;' — CO. rappresenlando x,x' ec. ^/j^/' ec. Ic coordinate prese nel piano stesso dcir crbila , si lianno le equazioni nl2 0 G)''— 0^ Ji02 V G/"— 0'" ^ioT O*' 6i"— 6'« ' ^ 6" C7"^0*» ■ Similmenle sviluppando x" cd a:'" in funzionc di x', y" cd y'" in fim- zionc di y', con equazioni simili alia (8) si Irovera nl2 _ 0 G<"— 0" «23 0, Or"— t,' ^ 0/ Gr"— 0," ' Jl3 0/ Gr^'— 0," ' Soslilucndo tali valori nclla (7) e dividendo poi tullo per sen (a" — a.'") sen (a" — a) , si ha 0 ijr'—'i^ Rscn(i-a) V 6r"— 0" R'senfi'— tt) R'scnir'-a) "^ O" G;-''— 0" sen(a"^) 6" 6r"— 0'" senia"-a) "*" sciiia"— a) 0 6r"— 0' R''sen(/"'— tt'") R/'senCP-g'") 0^ Cf"-0,' R'sen;f— af) "*" 0/ C»"— O;^ 1^"^!^;™) sen(a"-a"') ^ 0/ Cr'^-O," senia*— a*') _ ' S'^l ^':::^" sen[a'-a) __ 0^ 6r"-0,' scn'a'-a"';| „ 33S DE GASPARIS FORMOLE E TAVOLE PEL CALCOLO ora SI nflotla che ^^^j-^ = 1 -t- -j^ -+■ — 3^^,,^ ec. c. Irascu- rando il lerzo tcrniinc come piccolissimo , si ritcrra 6r"— 0° , 0""— 0= (\r"—()i" '^ "* — f^'"" ' ^ '^^'^ s intenda fallo in tuUi 1 termini della stcssa forma. Poste le qnali cose , si faccia 0^^ Rsen(;-a) _ O* R'sen(i'— a) R"sen(f-«) , " sen(a" — a) ® sen(a"— a) sen(a"— a) 1 "^ 0,' sen(a"-a"'r sen(a"— a'") "*" 0'^ sen(a"^'"]" ] ^ ' 6" son(a"-a) ^ ' 0" sen{a"— a) -4- (o'«_6»\ i R'"sen(P-a"') _ m„_o.v 0, R'sen(t'-a-") ^ ' '6/ seiila"-a"'J ^ ' ' ' 0/ sen(a"-a"'J 6^ sen[a'— a) 0, sen(a'— a'") 0" sen(a"— a) 6/ sen(a"-a"') ~ fft"«_6"'\ ?1 sen[a'-a] _ ^ , 0^ scn(a'-a"') _ ^ ' 0" sen(a"— a) ^ ' ' ' 0/ sen(a"— '") ~~ ' Glide I'equazione (9) divcntera la quale puo evidentemente scriversi cosi = A = 1J Dopo cio si prenda 1' cquazione notissima r"= f'^seCP'-h R'''— 2p'R'cos(/'— a') e fatlovi p'= A'_ R'cos (/'— a') cos"?' viene r"= \'' scc^'^'-t- R"— R'^cos' (/'— «') cos' P' In (10) DI C.\ ORBITA CON QUATTRO OSSERVAZIOKI. 339 e percio I'cquazionc (10) col sostituirvi il valorc di r" or trovalo , c 1' allro di f' in fumione di \, divcnla c ^ — JL 1 A'— R'cos(/'— a')cos'^'=-} 1 -t- ^~ ^- 3 •■ ( [A«sec'p'-f R'»-R'«cos«f'cos'(i'-a')}* ) •• ■ e raesso R'cos (/'—«') 005"?'= C, R''— R"cos"(/'— a')cos'y=B" D B , A cc — gX = — ^ ' C=^ si deduce A'— C'= A' [l '1 , I A"sec"'' si faccia 2/'=— g,.-^, donde A'=:B'cos?'y e finalmenlc si ricavera A'+C AV , , , -i ciod ponendo ~^. = m , ~^n si ha m = y^n(y'-hl) ' (H) dalla quale si Iratla di ricavarc 1' incognita y. Per riuscir\i pronla- mcnte ho coslmilo delle lavole per I'cquazionc (11) le quali si Iro- vano slampale ne'numeri 1101-1102 deUc Jslronomische Nachrivh- ten , poiche di delta la\ola non ho date che im saggio nclla seconda memoria sopra cilata , c prcscntata aH'Accaderaia in giugno 1857. Ora c ncccssario nioslrarc il Icgamc fra il raggio vettore, la di- slanza accorciata 0 V incognita y , onde trovata quesla , si possano dcdurrc Ic allre. In prinio luogo arcndosi A'=B'cosf'2/ e f'=A'_C' si dcdurrd f'=l}'cos p'— C A^sccV esscndo di piu y'= ^^„ , c ?"A"sec' ?'-(- B" avrcmo r"=B'^(^^4- 1) c quindi r'=B'(yVl)' 34.0 BE GASPAIUS PORMOLE E TAVOLE PEL CALCOLO Or qui e iniporlanlc far notarc die 15'=R'senS' c chc per cssero r'=— vicne f«*-hlf= . Pel valorc de'siinboli s' s , vedi sen; ^ ' son; Gauss Th. mol. pag. 157. La rclazione fra z ed y 6 utilissima per la scclta della incognila y ncl caso dcllo doppie soluzioni , osscndo note le regolc scmplicissime dale da Gauss per la scella della z. La i-clazioiie sudclta fia z cd y moslra clic la iiominala lavola puo es- serc considcrala come alia a dare pronlamcnle anche 1' incognila z , lo che puo riuscir utile a chi volcsse risolvere il problema co' metodi di Gauss. Per teucr conlo de' termini di quarlo ordine , riflello che se nelle due equazioni y3 ^ di r^ "^ di" ?= 2 1 1 t' 1 / t/" ^ 0' »^ ~" 7' ■*" rfi 7= "^ (T(^ ?" 2 si tien conlo de'soli termini molliplicali per le prime polenze de' tem- pi, si oltiene I'equazione ^ 6" _ 0' J.3 "*" ^((3 ~ ^ quesla, otlenula per allra via nella seltima memoria slampala nel vo- lume deirAccademia sopra citato, si vcrifica fino ai termini di quarlo ordine. Onde sc prendiamo I'equazione 1- — -i tlfj r'" ~ r" "*" dt r" avremo da essa il valore di dr' col suddclto grado di approssimazio- ne. Eseguendo la differenziazione , si Irova 1/J L\ L^ (m 12 V>" r'" / — 4," dt ^ ' Ricordo ora i valori di - — , '-^ csalli fino ai termini molliplicali nl2 nl2 per le quarto polenze del tempo. Essi sono 36"'rfr' nOl 0" 2r'(/t Dl UN OBBITA CON QUATTBO OSSERVAZIONI. 3^1 2rV< n02 6' "'2 " 'e^^rz^r;:^! c sostilucndo in qucste il valore di ^ dato dalla (12) sara nOl 0" ^^ ' ~ 20"V P^j 7*12 ~ 0 n02 2 V r ^ / Similnicnto si ha, fino alle quarte polenzc del tempo ^ __ ^ ' 2>V< «12 0 ^ „ , 36'(/r Or" — 6" H _ 39»(6,' + 6) «23 0 6'''^-".= ^- 2r'(/< 2r' "TH^ diverra, 7i01 nl2 ' «12 _^ 0_ 6>"— Q Rsen(<— «) _ 6^ 6>"— M R'sonff— «) R"sen ( l"—x) 0" 6("-L sen(«"— «) F 6r»— L seu(«"— ») "^ sen(«"-«) _^ 0^ 6f"-Q R'»sen(f"'-»'") _ R"sen(i"-ix"') 0' 6)"-P R'ser.(/'— a'") (i'l 6?"— N seii(«"— «'") sen(*"-a"') "*" ^ 6r'^— N "sen^*''^'") _ , 6' 6>"-M sen(a'— ») ,0, C»"— P sen(*'-a"') P 0" 6>»— L sen(«"— ») ^ F, cT^^I^" sen(«"— »'") ed alio stesso modo come si c pratticato per la equazionc (9), rima- iiendo inalterati i valori di A, C, sostiluendo ai valori di B, D i va- Jori correlti b, d dali da f ^ 0 Rsen(^-,) 0/ R^senf^ ,^_QiR»sen(i!:-^_ p, 0' R-sen(/'-»"0 ^^ '^^'^ sen(*"-.'") ^''~^' 6^ sen(a"_«"') onde si vede che il nuovo valore corretto di e", e chc cliianio e", si 1 1 ;, d b la aa — e _— _— . Percio i valori m, n della eqiiazione m 3 = 2/-^n(y'--f-l)-2 si hanno da m=.i^C' ^„:™„ -. - A'e" come prima , ed w = j^ B"cosp DI ON ORBITA CON QBATTUO OSSERVAZIONI. 34-3 avrcmo duiKiuo il mezzo di ollencrc il valor corrello di y. Onde raggiungcrc maggior csallczza si puo ne' valori di b, d so- sliluiic (L_Q)^l-i-pJ;,) ad L-Q-, (L— M) (l -+- (jl;;:.) ad L-M (^-Q) (}-^ih) ad N-Q; (N-P) (l+G^,) ad N-P. Prcmcsse qucslc cose c necessario fare Ic scgiienli riflcssioiii. dr' Per ollencrc il valorc di -r- si vede che bisogua conoscere il va- (/( lore di »■". Ora nclla prima apiirossimazionc , qui-lla cioe in ciii si lien conlo che Icrniini niolliplicali Cno ai cubi dci tempi si otlicne dalle tavolc il valorc di y, e qiiindi quelli di ?■', r' . Col valorc cono- sciulo di r' si calcolcranno i rapporli dcllc ajc dalle cquazioni nl2 0 «01~~ C Gr" — 0'"= ' n02 0' n01~ 6" G)"-0'« nl2 0 Gi" — 0," ' „23 0' C»-" — V nl3 0/ nl3 0/ Gr" — O,"- quindi 1' cquazionc (5) conoscendo r' fornira p", e per rii)rova di cal- colo lo slosso valore di f" si ollcrra dalla (6 mollo prossimamenle. Da f" si ha immedialamente r" dalla nolissima equazione r"^ = E>"secT + Il"^ — 2RVcos(r — a") ... (13) E qui c imporlanlc far osservare che i valori di / 'J si sono ol- ienuli da' cinque dali arbitrari «, a', a", *'", f invcce dc'sei ordina- riamonlc richiusli. Tale circoslanza ha avulo pur luogo nella mia quiula nicmoria , c nella soconda nota dcllc nicdcsimc. In lulli que- sli casi pero, pel compimcnlo dclla soluzione, c necessario inlrodurre il scslo dalo arbilrario che ncl caso presenlc e f". Debbo allrcsi far nolare che il valorc di — fornilo in queslo lavoro c meno csalto di quello dalo nella scconda nicmoria che ho prosenlalo all' Accademia in Giugiio 18i)7 , e che coUa prima e insorila nelle Aslronomischc Nachrichlm n" 1101-1102. Ora e d' iiopo moslrare come si dwlucono gli elemcnli dcll'orbita. Ollenulo il valor corrello di y , dclla secouda approssimazione , sc ne U 34.4. DE GASPARIS FORMOLE E TAVOLE PEL CALCOLO ECC. dedurranno f', r' , c quindi p", r" dalle cquazioni (5) (6) (13). Dopo cio si a\ranno le coordinate da x' = f ' cos a' + R' cos /' , ?/' = f ' sen a' -t- IV sen /' , a' = p' Ig p' a;" = p" cos a" + R" cos Z" , y" = p" sen a" + R" sen /" , s" = p" tg [i" L' inclinazione, ed il nodo 9 ed «, si avranno da »'-"_,,"-' -j/-» ^ii-i tg I sen tp = ,' „ J , , tg I cos $ =-f^; — i-. conlrasegnando con >-' , )." gli angoli falti da' raggi vcllori colla linea de' nodi , avremo sen (X"-X')=-^ ^- = -^/ ' rr" sen I sen ep »';'sentcos9 c poslo -^ = tg u' , -^ = tg w" avremo ancora cotg V ^ cotg (w' — ?) cos e J colg )." ^ cotg (w" — (p) cos i dalle quali si avranno i valori di V, X". 11 valore assolnto di n\2 sani dalo da «12 = rV"sen(A"— a') e dalla prima dcUe cquazioni (13) si conoscera ancora il valore asso- lulo di ?i01. Si avra , dopo cio, quanlo c ncccssario per calcolare il valore del semiparamelro dalla equazione da me Irovata nella setlima dclle memorie citate, e chc c I 0' liOl + 0"' nl2 altrl cinque valori potrebbcro f'ormarsi del semiparamelro con cqua- zioni somiglianti , dalla combinazione cioe di nl2, 7i02; n\1, n02 ; «23 , h12; 7!l3, n\2] n23, 7i\3. Vedi la mia momoria inserila nelle Astronomische Nachrichtcn num. 1101-1102. La longitndine del perielio, c reccenlricita it ed e vengon date dal- le due -ii- = 1 -- e cos (•'.' — -) ; -''„ = 1 -- e cos (x"— t:) II scmiasse maggiore a si ollienc An p-=a (1 — e*) Conosciuti gli angoli %, ", a', a" e agevolissimo dedurne la lon- giludinc vera o media ad un epoca qnalunquc, poiche da a e nolo il movimenlo medio , c con e si puo far passaggio dell' anomalia vera alia media, ed eccentrica, e viceversa. SILLE STELLE DOPriE F 0 II M 0 L E PER LA DETEUMINAZIONE DELLE LORO ORBITE RELATIVE. MEMORIA DEL SOCIO ORDINAKIO CAV. A. DE GASPAIUS Uno do' fcnomcni piu maravipliosi del ciclo si c alccrlo qiiello di vedcr circolare slelle intorno a slelle , o, a dirla in allri termini, il Tcdere soli che compiono la lore orbila inlorno nd altri soli. De- vesi al prime llersehel 1' osscrvazione che il rawicinamenlo di duo stellc nou era semprc dovuta a circoslanza puramente accidenlale, o meranienle ollica , al falto cioe forluilo clic due stclle si trovin di eorrisponderc lungo la slcssa visuale, e sien nel fal(o lontanissime Tu- na dair allra. Egli nolo dunquc il prezioso falto che Ic due slelle e- rano fisicamcnlc legale fra lore di manicra che I'una di esse, la mi- nore, in un ccrlo numero di anni Irovavasi di aver conipiuto un gi- ro inlorno alia maggiore. Quesli nuo\i dali fecoro naluralmenle sor- gcre il pensiero che in quel liti si lonluni avcsser similmentc gioco Ic forze cenlrali , e si sospello che 1' allrazionc vi si cscrcilasse colle slesse Icggi che il Newlon chbe scoperlo nel noslro sislcma solare. Sa\arj' inlanlo f'u il primo ad assoggellare al calcolo le osservazioni raccolte fine ai suoi tempi , ed invento un melodo col quale si }K)s- sono calcolarc gli clemenli dell' orbila descrilla dalla Stella sateilile, rilencndo che realmenlc i moli di quesla fossero govcrnali dalla leg- gc Newtoniana. Adollo come basi del calcolo quattro osservazioni, od in cio fu seguilo dal celebre Encke che alia sua volla presenlo un allro metodo di piu facile applicazionc del primo. E qui torua accon- 34-6 DE GASPAEIS — DETERMIMZIOKE DELl' OUBITA oio il dire che i dati sui quali il calcolo si appoggia sono lo dislan- ze (apiiaronti) due astri, non che gli angoli che la congiungcnlc doi loro ccnh'i fa con una retta fissa in dale cpoche. Ora e da riflelteve che r estrema piccolczza ddlc dislanzc in parola ( in gcnerale di po- chi secondi in arco ) e la diiBcolla dclla misura degli angoli sopra- delli, cscrcila un influenza noccvolc siill' esatlczza dci risultali, c cio unicamenle per gli errori inevitahili delle osservazioni. Quindi non e rare il case di trovare notevole differenza fra gli elenienli dclla stes- sa orLila ealcolala con dali diversi. In visla di qucslo grave sconcio il sccondo Herschel propose un melodo grafico, al quale posteriormen- Ic ha in parle indossato la vestc analilica (adopro le sue espressioni) melodo in cui fa entrare in calcolo tulle le osservazioni falle, in ma- nicva da climinar quelle che piu si allonlanano dalF andamenlo ge- nerale delle rimancnti, ed ollener cosi im risullalo medio di luUe. Cosi le diverse applicazioni numeriche da lui falle moslrano lamag- j-t-(6'"— 00"— 0>t'— (^J''+3()0"-H0">" Gr" 0'^0"^n-hO"'oV'— 0^0"'«' _[__— (^V0;N-300") ra+(0'-00"— 0"^)»'+(0'+OO'-f-O")ra" 6r"'~ O'^O-'^ra-HO'-OV— 0^0"V Soslituendo in quesle i valori di m , m', 711" espressi per 71 n' n" »" DELLE STELLE DOPPIE. 349 rk" — (o'+0"'+300")7»+(<''— 00"— (>">'+(0'4-00'-f-0'')m" ^ ^ Cr'" ~ 0"o"'7raH-0"oW— 0'0"W 9 0" 0' e per verificare il calcolo serve I'cquazione — r-f-- =— ; r fi'' ]>' In qucslc equazioni i sccondi membri sono quantita note poiche vi si e fallo (i=t"—t' , ij'==l"—t , <'':=t'—t , si vcdc adunque con k" It' fc' quanta facilila si possano calcolare Ic incognite --,- — j- -^j- opc- r r T rando sui dali fornili dircltamente dalle osservazioni. Vcdianio ora come si debba procedere al calcolo dcllc altrc in- cognite. In prinio luogo e chiaro che le equazioni precedent! danno i r' r" valori del rapporli — —7- tuttochd i valori assoluli di U , c di r, r ' r r' r" siano luttavia incogniti. Unde detcrniinare 1' inclinazione e la longiludine del nodo ado- prererao adunque le due equazioni seguenti ~igH sen (cpH-.'— 2.o)=(l— ^^,^-^)cosec (?—=') -- tg'i sen (9'+?''— 2w)=(l _ - - ) cosec (?• — c*^ J**- f ■r- dalle quali si calcolcranno pronlaraenle w ed i. Per cio che riguarda il calcolo del seniii)aramctro ricordo che i valori che ne ho dali nella citata memoria divenliino nel caso at- tuale (0"*?n-t-0*rti') sect 6r" 3K0 DE GASPAUIS DETERMINAZIONE DEIl' OUBITA e per conlroUo serviranno Ic allre due mm"—'i"'m') sec i 0'»+G'(i"+0"'— „ V O'^m — 0*m' secz ir'i/n 0 0' 0" = — 6r"' I valori dci raggi vettori >• ?" r" non potcndo avci'si altrimeiili che in parti dellc distanze p f>' p" cioe in parti della stcssa unila (in secondi di arco) con cui quesle si souo misurate, serviranno Ic equa- zioni semplicissime c note r" =if ( 1 + tg'iscri' ($ — w) ^ r''=r>4l + tg'isen' (^ — w) ) j^'^=p"^( 1 -f- tg%-sen^ {i"—o>) ) /I Avendosi ora i valori di -^- di k'^p, c di r in secondi , si avva r anchc p espresso in parti della stessa unita. Si determinino ora gli angoli H H' U" dalle equazioni cotg H = colg (?— w) cos i , cot g H' = cot g ($'— to) cos i, col g H" = cot g($'' — w) cos i c dopo tale calcolo per dclerminare il perielio n c l' eccenlricita e ser- viranno le equazioni ^ =l-+-e(H— U) , '^,=l4-ecos(H'— n), ^ = l + ecos(H"— II) r r r Per avcre il semiassc inaggiorc a avremo I'equazione a=p (1 — <-»') vencndo a espresso anclie in secondi di arco. Dalla precedente analisi risulta che il problema puo esscr riso- luto co'dati dclle ossprvazioni falle ai tempi t t' t". Inlanlo bisogna avvcrtire che i'esallezM dc' risullati Onali \}\m esscr comproiiiessa per DELLE STELLE DOPPIE. 351 doppia ragione. La prima si e 1' iinpijrfczioiic incrcnlc od inevilabili' delli! ossoi'vazioni, la seconda sorge dalla forma slcssa de' iiumeralori do' second i mombri dellc cquazioni (A) (B) (C). Quesli considcrali al- tenlamenle moslrano csscrc quanliUi assai piccolo, e lanto piu quanlo iiiaggiormente ravvicinali fra lore sono i tempi delie osscrvazioni. Quindi e chc gli crrori dclle osscrvazioni mcdcsimc (in (lucsto spino- so problcma ordinariamcntc considcrcvoli) divcnlano anclie piii gravi, c quel cb' e peggio dcllo slcsso ordine, cd ancbe infcrioic alio quan- tila che si ccrcano. 11 niolodo adunquc clic mi sembra meglio condu- cente ad ollenere plausibili risullali, oad indicare fin da primi passi la fiducia chc puo acconlarsi alio calcolazioni, si c quelio di sceglio- n? cinque osscrvazioni oltenulc colla maggior cura possibile, e dislan- li fra loro di un quindici o sedici anni almono , nulla polcndo dirsi a priori de' limili piu favorevoli da csislere fra le osscrvazioni. Ed invero tali limili dipendono in gran parte dalla celerita dei moli apparent], e dalla prccisionc mcssa in apprczzarli. Indicando le osscrvazioni in parola colle cifre 1, 2, 3, 4., 5 po- Irorao combinarle a Ire a tre, cscludendo quelle in cui entrano con- temporaneamente 1 c 5 no' scguenti setto modi 1.2.3(1), 1.2.4.(2), 1.3.4(3), 2.3.4.(4), 2.3.3 (5), 2.4.-5 (6), 3.4..5. (7). T-'A'- Ondc segue chc lo stesso valorc polra esscr dale dalle com- binazioni (1) (2) (4) (5) (G) da cquazioni della slcssa forma di (A) cd eve si notassc notevole disaccordo fra quesli diffcronli risultati , che pur dovrebboro csserc identici, si fani nuova scella di dati, o si cli- mincra quelio che cogli altri non s' accorda. Similmeiile la quanlila T-A'- T-yt" -r-fr sara data dai sistemi (1) (3) (4) (5) (7), cd il valorc -r-jp, sara or " br ' calcolato colle combinazioni (2) (3) (4) (6) (7). Ho qui indicate con r r' r" i raggi vettori della 2" 3" e 4'' osservazione , cd »■ nalurale il dedurre che per basi del calcolo dell' orbila si ritcrranno i valori mc- dii dclle cinque determinazioni di ciascuno doi raggi vettori. II reslo, come si c veduto , precede con calcolo semplicc e diretto. Si e vislo altresi chc si ottenevano i valori del scmiparamctro , del scmiasse maggiore, e do' raggi rcttori in sccondi di arco , trove qui non inu- tile il far osservare che se ne avrebbcro i valori cffctlivi ovc per al- 43 352 nE GASPARIS DETERMINAZIONE DELL' ORBITA, ECC. Ira via si conoscesse la dislanza dclla slella centrale dal noslro siste- ina, ed in tal caso a\ rcnimo altrcsi il valore di Jt cioe la massa del- la Stella in confronlo della massa solare , quando la stella salellile fosse di massa trascuiabile , o la somma delle due masse in parli di (juolla del noslro sole. Prima di Icrminar quesla memoria aggiungero poche parole intorno alia circoslaiiza precedenlementc nolala che le equazioni (A) (B) (C) sono csalle fino ai termini di quarlo ordine inclusivamente. Ora e a sapere che il Gauss, Iraltandosi di calcolo di orbite ellilti- che di pianeli , ha mostralo avorsi risullati non lontani dai veri sol che si ritongauo i termini di secondo ordine; e gl' intcrvalli fra le os- servazioni siano di pochi giorui; cd il Challis ha fondato un suo me- lodo sul calcolo delle orbite planotarie ( metodo di compiula buona riuscita ) spingendo le approssimazioni fino ai termini di quarto ordi- ne inclusivo , nell' eseguirc lo svilupjio delle coordinate eliocentriche in funzione del tempo. Ora per le stclle doppie , la cui rivoluzione 0 ordinariamente oltre i cento anni , mi sembra che si possano ri- . tenere come convergcnti le serie dello svilui)i)o di un raggio vettore in funzione di un altro , e del tempo frapposlo , allorche questo e molfo piccolo in confronto dell'inticro periodo. SILLA PARTIZIOXE DE' IVDIERI MEMORIA DEL SOCIO CORRISPOXnENTE G. n\TTir.Livi La Teoria della partizione dc'niimei-i, dovula all' immorlale Eu- lero , per la sua imporlanza in varie difficili quislioni di Analisi, ha forraalo V oggetlo dei lavori di Geometri dislinli ; in prima dell' illu- slre italiano Pielro Paoli, e posleriormente di Herschcll, Rirkman, Cajioy c Sjlvesler. Conviene riconosccre pero che in una dello pin iraportanli ricerche di tale teoria, di determinarc cioe in quante vie possa comporsi un date uumcro intoro con altri numcii interi ancor dati, i metodi dei suddolli Goomelri, eca^llo ((uello del sig. Sjlvosler, non diano che il modo di risolverc, con piu o mono goncralita, una tale quistione, solo in alcuni casi parlicolari: rcsistcnza di una uni- versale rapprcsentazione analitica del numero ccrcato sembrava anzi non essere neppur sospetlata, pria che il sig. Sylvester in un suo mi- rabil Teorcma non I'avcsse indicata. Secondo V illuslre aulore il sud- detto numero puo esprimcrsi con una quanlild collctliva , formala da una seric di anaJogho-periodiche , o period ico-progrcssive funzioni, in numero eguale a quello dei dislinti elemenli che concorrono alia for- mazionc del numero proposlo, ed i loro pcriodi csscndo misuraii ri- spetlivamente dal numero dcUe unita di ciascuno dei modesimi t-lc- menli: una tale espressione viene quindi paragonala dall illuslre au- 35i BATT.VCLIM SI;LLA PAUTIZIONE (ore ad una grande oiida, composla di varic ondc minori, di ampicz- zc eguali a quclla doll' onda lolalo , o summullipli di cssa — Questo teorema, d' immcnso vanlagg-io pralico nclla quislionc dclle parlizio- ni, in paragone dell" onornic complicazionc di calcolo richicsta dai melodi di Kirkman, di Ilcrschell. e dello slcsso Caylcy, coslilucndo i- noltrc per sc slcsso un singolarissimo risullalo analilico, e cerlamcn- tc uiiporlante il daine una diraostrazione, non avendo indicalo I'illu- stre autorc nel suo lavoro, che i principii da cui e stalo direUo nella sua ricerca, cd il risultalo finale — In vcrita il chiarissinio Professor Briosclii di Pavia, in un suo rccenle scrillo, parlendo da un risultalo oltenuto dal Paoli nella mcdcsinia quistiono con I'inlcgrazione di un' equazione alle diffcronze iinile, ed adopcrando il calcolo dci residui, col giovarsi principal nicnle di una formola del sig. Cauchj relaliva al cambiamenlo dclle variabili nella delerminazione del residue inte- gralc di una funzione , e giunlo con molla semplicita ed elcganza a dimostrare il teorema del sig. Sjlvesler; cio non perlanto, per evi- tare 11 sussidio di teorie non tanto comuni, e rendere la dimostra- zionc piu gencralmente accessibile, non ho creduto inutile cercar- ne una piu clemenlare, formandone I' oggetto del presente scrilto, che ho r onorc di presentare all' Accademia. Ed in prima perven- go facilmente al risullalo del Paoli , ovitando 1' integrazione di e- quazioni alle differenzc finite ; passo quindi a stabilire il teorema del sig. Sylvester nel caso semplicissimo che i numeri con i qua- il debba comporsi il numero proposto siano tulli eguali all'unita, con considerazioni al possibile elenicnlari, c quindi con la sola de- composizione di una frazione razionale in frazioni parziali , senza r uso del calcolo dei residui , pcrvengo finalmente al teorema in quistionc in tulta la sua generalita. Uaggiunlo cosi lo scopo principale del lavoro , ho dimostrato inoltrc come possa darsi generalmente alle quautila indicate dal sig. Sjlvesler col nome di onde, per mezzo dclle funzioni circolanti di Herschell, la forma delta da Cajlej dei circolatori primi, che c la piu conveniente nelle applicazioni, questa proprieta non essendo di- moslrata neanche nel lavoro del sig. Sjlvesler, ma solo verificata m un osempio particolare. nEI NUMEBI. 355 I.I IK flU'rl'l 1 SULLA PARTIZIONE DEI NUMEUl 11 problcma suUa parlizione dci numeri, di cui inlcndianio occu- parci, ha per oggctlo, esscndo dato un nuincro intero, di delcrmina- rc in quanli modi jrassa coniporsi con allri numeri inleri ancor dali; indicando con 7i il nuniero iirojMjslo, o con a,, a^ . ■ . . ai . . ■ . a,,, , i numeri inleri, dementi della sua composizione , la quislione si ri- durra cvidcnlcmenlc a trovare il numcro delie soluzioni intere c posi- tive deir equaziono > I at Xi = fl, x,-t-a, Xi-h. . . .a, xi . . . .-^-om Xm=ti Sia N il numero di tali soluzioni; ponendo i:,=i:/-°'"'i;=i:,z,---2;.----2:., sara y_y ^a, x,-i-a^x^-h...a, x, -+-... am Xw e come ogni sistema di valori dei numeri che rendc a, X.-hflj X.^-i- H-C/n Xm = n da nello svihippo di V il termine x" il numero cercalo N di tali sistemi sara il coefficienlc di x" nel delto svilupj)0. Ora essendo rti Xi , , ja, , 2ai . ^ > Xi X 1 -i-x •+■ X due termini conscculivi T o T di qucsla serie daranno la leg- Xi xi-\-\ ge ricorrcnle ar.+l xt ' 356 BATTAGLINl SULLA PARTIZIONE il paragone con quella dello sviluppo del binoinio _ k — Xi I , T^,+i = ;-T^ data a = 1 , g = — x" , k== — 1 , onde sara "i — 1 ^-, 0,-1 Oj— I a,„— I "^^il-x) ,^ = {l-x) (\-x) (l-x ) , e si avra quindi il tcorema del Paoli. 11 numero delle maniere di comporre un numero n con i niinicri interi c,, Ca a,,, , c oguale al coefficicnle di x'^ nello sviluppo secondo le potenze di n dell' cspressione 1 (1— a;".) {l—x'^ ) {\—X"") Per otlcnere intanto questo cocfBcientc^ nel che consistc propria- niente la difficolla del problema;, si ha un tcorema del sig. Sjlvcslcr che intendiamo dimostrarc. Considcriamo da principio il caso semplicissimo in cui gli m elemcnti at siano lulti eguali all' unita, il che corrispon- de a cercare in quante vie possa comporsi il numero n con m termi- ni del la serie del numeri nalurali. Pel teorema precedenle sarA in tal caso N eguale al coefficiente di x" nello sviluppo dell' espressione sicchc indicandolo con (1 — X)'" S„ , n si avra evidcnlemenle m(m-h\) .... [m-^n — 1) b,n , „ _ -J 2 — - ^ . Ora esseiido idenlicamcnte 1 1 X (l—x)'" (1— a?)"*-! (1— ir)m e facile vedcrc che S-n , n ^ una tale funzione di /» ed n da soddisfa- rc all' equazione alle differenze finite Sm , n :^ Sm — 1, n -(- Sm , n — 1 DEI KUMEBI. 3S7 e ne sara un inlegralc parlicolare, poichc non racchiudc alcuna fun- zione arbilrana. Si ponga inlanlo ?>„.,„= Fm f,. ; si avra Fm f„ Fm — Fm— 1 fii~t (Hide F),, = (1 — e-' )-"■ , ^ ^ c" , ed ent oo (• poiehc quosla osprcssione di S,„ /i soddisfa all'cquazionc alle differenze finite mdipcndentcineiUc da t, i coefBcienli T,,,., delle potunzc di/nel suo sviluppo vi soddisferanno ancora, c ne saranno perci6 inlegrali parti- colari; sard quindi Sm.n cguale ad uno di quesli cocfficicnli; suppon- ghiamo Sm.n = Tm.., e rcslera a deterrainare I'indice i. A tale oggelto si osservi chc, per la natura stessa della qiiistione, allorche m = 1 , sara Sm,n=l, qualunque sia il nuinero n; ma 11 solo termine dello sviluppo deU'espressione— — — - — che per to=1 sia indipcnden- le da n essendo evidcnlemente il prime, che e affctto dalla po- tcnza — 1 di t, sara i = —\, S,„,„ =T„.,-i , c si avra quindi la propricta : II coefficiente di x" nello sviluppo deU'espressione -. — (l—X) 1 C' e ecualc al coefficiente di nello sviluppo di ,, — — . / ' (1 — e-')-" Queslo risultato, che corrisponde al teorema del sig. Sylvester pel caso particolare esaniinato, in cui gli eleineiiti a. siano eguali all'ti- nila, ci da il mezzo di dimostrarc quosto teorema in tutia la sua ge- ncralita, nel seguentc modo. Si ponga X i ""-(l-x'. (I-x-,) (1-'^) ed indicando con x„ ar, x, Xk Ic radici dell' cquazione X ^ 00 ^ e con wi„ m^. . . . m, m^ i loro rispetlivi gradi di 338 BATTAGLINI — SU1.LA PARTIZIONE molliplicila , siano X,, X^, .... X, X le somme delle fra- zioni paiziali, corrispondenli a quesle radici , in cui puo decomporsi la funzione X ; sara tr Ai n Ai, 1 Ai, mt— 1 A,=: ■+- , H (JS — Xi )"" [X — Xi )""-! £ — Xt Siano S„ S, .... S, ... . S/, i coefficicnli di j " ncllo sviluppo delle csprcssioni X,, X^ X* X/', sara evidenlcmente la loro somma il coefficicnle di x" nello sviluppo di X • e quindi pel tcorema del Paoli si avra N = S. + S, ...•+- S, ... + S/c. Ora ponendo in X' x=^Xi s, sara mi A,-, o 1 A', t 1 .4,,mi— 1 1 ^•'~ ^ (1— *)""■ "" xf~' (1-*)™"'* ■■'■" x^ ^^ e chiamando Sm, n il coefficienle di *" nello sviluppo di , , — "^ (1— s)"' sara evidentemente / \""Qr '• " G Ai, t Ai, mi— 1 I — ) »-> ^ r — 7>mi,n— ; : — - Omi— I. n ± — — S| „ ' Xi "+"" Xi n+m«— I Xi ''+' ma da un' altra parte ponendo nell'espressione x-" X> , x=xi e-' , sara , ,m,- —n^ Ai, 0 e^nt Ai, l «»« ' I Xi" + »»' ( 1 — e - ' )"" a?t''+""— ' (1—e — ')""• — Ai, mt-i e"' ~" a;i" + i 1 — e- ' e chiamando Ti il coefficieute de'i in queslo sviluppo, c Tm, _i I'a- DEI NUMEllI. 359 nalogo cocfBcicnto nello sviluppo dell' cspi'cssionc si (1 — e— ')"» avrd 111 I A * . (_) T =- '^■■•' T ^ T I Xi" + "" '". — ' Xi " "i" '"i — ' " i —1. —1 ^ A., mi - 1 ma per Ic cose delle si ha Sm,n = Tni,-i adunquc S. = T, e quindi 1\=T, -i-Tz. . .-^Ti . . .-hTic. Ora poncndo ncll' csprcssioni a; — " X,, s — "X, ... x~" Xt cccello x—" Xi , x=x,e—t o facile vedero che i loro sviluppi non avranno potenze negative di t, sara quiiidi il cocfFicienle di- nello sviluppo di a: - " X, lo slcsso clic il coefficienle di - nello sviluppo di a; — " X ; adunque il coefficienle di x'* nello sviluppo dell' espres- sione 1 ( 1— a;".) (1— a;a.) (i_j;'j„.) c egualc a quello di — nello sviluppo di 2 It xi — ^e"^ / (1 — a;,". e-"i') (1 — x'"* e - ">' ) ... (1 — xflm e - »m') il simbolo 2 estcndcndosi a tultc Ic radici x, , £" . . . Xi . . . Xk del- r equa/ionc X = oo . Si osservi finalnienle che se ar, non fosse una radici; dell' equaziono X ^ m , lo sviluppo prccedenlc non a\Tebl)i' potenze negative di / , quindi se sui>pongliianio che Xi sia una radi- ce primiliva di una delle eqiinzioni a- — 1=0, a:" — 1=0, a;'' — 1=0... polrcmo eslcndcre il siaibolo - dell' espri'ssioni' precedente a luUc lo 3(iO BATTAGLINI SULLA PARTIZIONE radici primilive di qucste cquazioni , poiche quelle radici che non co- incidcraiino con alcuna dellc radici dell' cquazionc X = co non con- Iribuiranno alia foimazione di N , cd inoltre questc ullimc radici si trovoranno fra le radici primitive di quelle cquazioni : abbiamo cosi il leorcma gcnerale del Sig. Sjlvcslcr. Indicando con x,,x.i...Xi...Xk le radici primitive dcU'equa- zioue J"" — 1=0, 0 con Wr il coefficiente di - nello sviluppo dcl- V ospressione ^.)_^''• g.-"e'" ^ t (1— a;;", e-".') {l—Xi^^e- "2') • • • (^—Xi"me - '""') il nuniero dellc manicre di conijiorre il numero n con g\i elemenli a,, a^ . . . ai . . . am sard N = W, 4-W, + W,H- . . . Le quantila Wr sono indicate dal Sig. Sylvester col nonie di on- de , cd e chiaro che hanno un valorc cffcttivo solamcnte quelle in cui Tindice r e divisorc di alcuno dcgli elementi en. Nel determinar- le, nei casi particolari, converra distinguere tra gli elementi a,, a^.,. Om quelli che sono divisibili per r da quelli che non sono tali ; sia- no a't, a'jj . . . a!,,.', i primi, ed «",, a"^ . . . a"„,ii i socondi cssendo o'l' , X. = 1, sara '■'=2; * X,-" e"' e ponendo T = Iog(l — c') -H log(1— e""^'). . .-Hlog(l — e "") si avra (.)=y ± j* . (l-xf'e-""') .... (l-xf"" e- ""•"'") Ora essendo rf]og(l-e-') ^ 1 ^ l_i^ J', f 5 ._;s^ (it e'—l I 2 1.2 1.2.3.4. DEI NDMERI. 351 in cui Uai-f-i rappresentano i numeri di Bernoulli, sari log (i_o=iog^-i ^+ 1^/^- 172^0^/* + .. - .. onde poiieado succcssivamenlc in luogo di t, a' it, a,t . . .a'm>t, e chiamaiido s, la somma dcllc polenze i dcgli dementi a',, «'»...«'„.', si avra T = log a'. «' dm> f"^' ~i- s^i-i-y^, «. ii— j-2^3-^ ** ^'-^- e poncndo \ 2 " 1.2- " 1.2.3.4." * verra Xi—"e'' — a\ a\.. . Urn' tn^'Lk j /l__a;,a" --a". ■J i (1— a:"»"e-a".) . . . (l_a;.''"m"e-a"m"') c 0 = Sc 7"= 1, sard aV^a,-, a"," =0j «i =ai' + r/^' . . . a'm . . . , cO , „ ,1 — — , laondc cssendo W, il coefficicnlc di — in o. a^ . . . a,n ^"^ t 0 , sara W, il coefEcicnte di t'^—* nello sviluppo dell' csprcssione G, ffa . . . . ilm Se gli elcmeuli a,, a^ . . .am sono lulti numeri primi , o sola- mente primi li'a loro, sard Wr = o per i valori di r diversi dagli e- lemenli stessi ( cccello per r = 1 ) ; sc poi r = a, , sard ] ^'^ Xi —"CO ora pci- ollenere il coefEcienle di — in qucsta csprcssione dovendosi cousiderare cvidentemcnic il prinio Icrminc dcllo sviluppo dclla quan- « 362 nVTTAGI.lM SULI..V PAIITIZIONE Ul;i solloposla al segno i; , o clio si ha poncndd /=o, sara ^ _ l_v''' ^"^11 ^^"' -«, ^ .(l_x,"''.). . . (x-a:/'""'-.) Nel calcolo dcUc onde occorre di dclerminarc i valori di espres- sioni della forma V — — Xi ~", essendo F^ ed Yi, dcllc funzioiii -^ F/, razionali di x,, ed il simbolo 2 cstendcndosi a tulle le radici iiniiia- ginario di im' cquaziono binomia x^^ — l = o; ora si puo dare al risultalo iina forma osservabilc, laseiando indclerminalo responcnte n, iicl seguente modo. Sia Fa=- A x^ , F = S^ B^ ic/, e sia y.^'^, v—^fi mod. k ; essendo x^ = xt si potra supporre che Fa ed Vb siano ridolte alia forma Fa= y''~^(x h x\ eA F, = y''~'/3 B, xf — Cio posto potranno delci'minarsi i coefBcienli e in modo che sia Fa t_/ -p- = (e^ + c. rr. -f- c. s + . . . H- c^._^a:.. ; infalli ncll' identila Ffl = Fi, (Co -h C, Xi -h C^Xi-^ . . . -r- CIc—i X,-'~' ) oguagliando tra loro i cocfficienti dclle polcnze simili a;,' di a;,, si avra o ciocche torna lo stesso A, = B, Co -f- B,_, e, -f- B,_^ f , H- ■+■ Bi+Zi-, ck-. ; poncndo in quesla cquazione succcssivamente i = o, 1, 2 k 1. SI avranno k equazioni di 1° grado per delerminare i coefficienli Co, ("' Ck-,. Sara quindi yFa v~" V— "+' «n-''+*-< dovcndosi eslenderc I alle radici dell' equaziono x,''-,-^ x,''-^ -f_ X,'-h Xi -^ ] = o. Ora indicando con .v, la sonima dcllc polcnze t dcllc radici di DEI NUMEKI. 363 ((uusla cquazione, sara Su^^ k — 1 , s-, = s,, e per le nole rclazioni Ira Ic sommo dolle polonze simili dellc radici di un' oquazione , t'd i siioi cocfficionli, si a\ra *. -f- 1 ^ 0, *^ H- 6', -T- 2 = O . . • .V, -I- Si- , -I- «,-j. . . -H I ^ 0 , osscndo i^k — 1, oiuk- *, =:5j=: . . . ^a, = — 1; si avra quindi, sccondo chc n~EiO, \,2 ft — 1 , mod. k V Fa -n essendo e qiiindi Co (k — 1) — c. — t'^ (k — 1) — t'^ — e, — c„ = X. ^« (^— 1) = f^ — . nucico lomfiludinalilcr striata; loculis inferno produclis; denti- cutis talis, oblusis, decresccnlibus. var. a) fig. 20 ; laleribua dif- formihus var. b) Tar. Ill fig. 4 ; loculis anguslissimis , lateribus inac- qualihus. Affinissima e qiicsla specie alia Frondieularia annularis di d'Or- bigny, in quanto alia figura lolalc dclla conchiglia cd alia disposizio- nc delle cavita; non a poro di quclla Ic Ire prime cavita circolarmen- te disposle inlorno al nocciuolo, ne alcuna dellc allrc si prolunga po- sleriormente cosi come ncUa nostra, ma solo vi forma una piccola e- spansione delicata, che fa dire all' aulore aver 1' apparcnza di lacora- zione. Cio pero mostra la sua naturale tendenza , che poscia mcglio sviluppa, come nclla nostra var. b), e nella F. spinosa. 2. Frondieularia spinosa, Tav. II, fig. 23. Fr. nucico nutlo— loculis inferne aliis rotundatis, aliis in spinam acutani produclis ; parte media compressa, et detruncala. 3. Frondieularia parabolica , Cos. Tav. Ill, fig. 10. Fr. nucico coneentrice striata ; loculis postice muticis in lincam parum flcxuosatn terminatis. i. Frandictdaria rhombea, Cos. Tav. Ill, fig. 15. Fr. nucico poslice aeuminato; loculis 4 simplicibus, figura rhom- bea. 5. Frondieularia data, Cos. Tav. Ill, fig. 12. Fr. nucico comprcsso expanso; loculis paucis laleralibus; lamella cinctis, posticequo sub mueronata. 6. Frondieularia acuminata, Cos. Tav. Ill, fig. 13. Fr. nucico nulla, loculis anfjuslissimis numerasis; figura rhombea, postiec valde acuminata. 7. Frondieularia clongata, Cos. Tav. Ill, fig. 1. Fr. nucico comprcsso elongalo, longiludinuliler striaio-plicato , lo- 372 0. G, COSTA PORAMIMFERI culis S antcrioribus; antice aeuminala; posHee elongata, oblusa. 8. Frondicularia spatulata, Cos. Tav. II, fig. 19. [rovescuita). Ft. nuclco comprcsso valde elonrialo, lonrjUudinalUer stricUo ; lo- euUs antice arcuatis quatuor. Specie a cavita alleruanli {aUernantia) 9. Frondicularia inaequa/is, Cos. Tav, III, f. 3. Fr. nuclco avancscenle postice mucronalo; loculis allernaniibus , la- tere altera postice compressis, altera lamellatis, lamella utplu- rimum spiniforme. 10. Frondicularia cotnpressa, Cos. Tav. HI, f. 2. — — ulroque latere aeque compressm. Specie unilalerali {unilaferalia). 11. Frondicularia typica, Cas. Tav. Ill, fig. 5. Fr. nucleo elongalo, paatice mucronata, mucrane longiuseulo; locu- lis II, latere altera langissimis, obliqtw dc.scendentibus, altar.o brevissimis orizonlalibus; figura sub falcata. 12. Frondicularia angustata, Cos. Tav. HI, f. 9. Fr. nucleo valde elongato , mucrone subarcuato producto; loculis latere altera magis elongatis, altera angustissimis; figura lau- ceolari. 13. Frondicularia lanceolata, Cos. Tav. Ill, f. 7. Fr. nucleo elato, postice rotundata, vix mucronalo ; loculis angii stissimis, plurimis , latere altera langissimis arcuatis , altera evanescent ibus; carinis lateralibus amplis, media angusta et a- cuta. li. Frondicularia similis, Cos. Tav. Ill, f. 16. Fr. nucleo data incwvato, mucrone nulla ; loculis paucis elatis 15. Frondicularia subfalcata, Cos. Tav. Ill, f. 17 e 17. Fr. nucleo angusto elangato, postice mucronalo ; loculis 8, latere altera valde itiolinatis, langissimis, altera evancscentibus ; ca- rinis explanatis. 16. Frondicularia silicula, Cos. Tav. Ill, f. 19. DELLE MARNE TEBZIARIE bl MESSINA. 373 Fr. nuclco elongatissimo vix mucronato; loculis paucis, la tig, sttb- arcuatis, ullimo appeiidiculari. 17. Frondicularia longimeula, Cos. Tav, 11, f. 26. Fr. nucleo expanso, brevi , mucronato; loculis i talis, obliquis , carinis subaequalibus. 18. Frondicularia subangulata, Cos. Tav. Ill, t. 14. Fr. nucleo elalo, grosse plicato, plicis subangulalis ; loculis pau- 'cis subangulalis, lamina tenui undique cinctis. 19. Frondicularia ovata, Cos. Tav. HI, f. 12. Fr. ovalo rotundala; loculis 2, 3 antice interruptis. 20. Frondicularia inlerrupta, Tav. II, fig. 25. Fr. nucleo magna, post ice mucronato ; loculis divcrsimode inter- ruptis, antice acuminata. Specie trasversali (transversatia) 21. Frondicularia transversa, Cos. Tav. Ill, fig. 18. Fr. nucleo vix conspicuo , postice acuminata ; loculis transversis, medio depressis; figura lanceolaris. SILL' IXDIZIOXE ELETTROSTATICA MEMORIE DUE DEL SOCIO ORDINARIO A. IVOBILE INTRODUZIONE La fisica ha da gran tempo niesso in sodo esservi una connes- sione invariabile tra 1' attrazione scambievole di due corpi carichi di contrarie cleltricita separali da uno slralo di materia coibenlc, ed una maniera di indebolimento o di stale neulro lemporario delle medcsime elettricita rispetlo ai circostanti corpi. Or questo stato clellrico pressocho latenle, conseguenza di prepon- deranle cd csclusiva attrazione tra i due conlrarii principii elettrici ; questo stato di quasi annullamento di azione di cssi principii verso corpi vicini, al quale fu dato il nome di dissimulate o latente, e chc vennc chiaramente rawisato per la prima volta , nei dischi conjuga- ti , nol condensalore, nclla Loccia di Leida , od in altri simili appa- rati , si awera tutte le volte che si hanno in presenza due corpi cari- chi di contrarie elettricita divisi da slrato coibenle. E poiche in un conduttorc isolato messo sotto I'influsso di un cori)o elettrizzato, vi si svolgono i due principii elettrici , e si hanno quindi due elettricita contrarie in presenza, una neH'induccntc e I'altra ncH'cstremo prossimo dell'indolto; c poichdun tal casodi induzionc ne porge un sistema non dissimilc dai teste mcnzionali , non sarebbe a un'andar contra le regole ( . ^. Snii^ 7r,n /// .-y^-^j^wt-ck^^t:^/-'/j'S^ I A *fpppfll •!s*Z K:-\y<^^.y "i to. , Jo. 10. i Jl 1? ¥ It IS. ^9 w.\ ■W (^^tf^ ,/u fi^ ^Mtrmti- tm- SULL' 1.NDDZ10^E ELETTROSTATICA. 375 (li Sana logica il volerlo inlcrpclrare allriiiienli, cscludorc in psso I'ef- fetlo di scambievole dissimulazionc , o apparenle e leiuporario stato neulrale, e pcro invocare due principii diversi per dar ragioiic di fat- li simili ? Tali , Ira Ic allre , furono le ragioni chc in alciiiie mic prece- dcnti puLblicazioiii allegai, indipendentemonle da direllc pruove speri- mentali , in sostcgno del principio che suppone dissimulala la elettri- cild indolla noi condullori isolali , o dotala di tcnsionc verso il solo indullorc ; principio, il quale, come e nolo , Irallo dal Melloni da aU cune sue parlicolari cspericnzc , fu per lui divulgate per Ic stampe , e poscia pur sosienulo dal Chiarissinio P. Volpicelli in varie sue dol- le pubblicazioni , nelle quali, e scgnatamcntc nell'ultinia, si vcggono nuovi falli , e ingcgnosissimc espcrienzc. TuUavia, non mancano Cliiari Fisici , c tra cpicsli il Hegnani, il IkiUi , il Gavarel nel sue recentissimo Irallato di cletlricita , ed allri inolli, i quali , troppo teneri dcirantica dollrina, si moslran ripugnan- ti alia nuova , non oslanle T accordo maraviglioso dci falli con ijue- st' ultima , e la incompatibilila di cssi colla prima ; c non ostante i surriferili lavori del chiaro Segretario de' nuovi Lincei, c I'aulorevole e ragionato asscnso dei de La Rive, Mattcucci, Sorcl di Ginevra, ed al- lri fisici. Nondimeno , colal quistionc non c lornata inutile alia scienza , imperocche non solo ha scrvilo c tuUavia serve a mctlcre in sodo il vero concello fondanienlalc delta induzionc elettrostatica, ma eziandio ad isvolgere maggiormente le fasi cd i falli relativi alio imporlantis- simo fenomcno della induzionc medcsima. Oltre il desidcrio c la speranza di rontribuire coUe mie deboli forze , a rifermare quel foiidamenlale principio , cd cstenderc alcun poco le dotlrine elellrostalichc , allrc parlicolari ragioni mi hanno spinto a cacciarmi di nuovo in qucsta delicata quislione. II Melloni , prima di renderc di ragion pubblica il suo trovato, voUc meco con- ferime, cd io, non oslanle che le espcrienzc colle quali egli ccrco di- mostrarlo , lasciassero nel mio spirito qualche dubbiczza, nondimeno non pure lenni per vera la sua dollrina, ma la crcdei comprcsa nei falli conosciuli, e tale da potersi Irarrc da quesli falli mcdcsimi ; e , d' altra parte, quando il medesimo Fisico eonmnicoUa alia nostra Ac- 48 376 NonaE — sull' iNncrtoxE cademia , cssendo io parte della Commissione deslinala a fame rap- porlo , contribuii con allri miei coUeghi a provocarne la debila ap- provazionc. Iinporla dunque alia scicnza, e alia dignita dclla nostra Accade- mia die vcnga di nuovo ventilate ncl suo seno quell' importantc ar- gouiento, cd importa a me particolarmente eh' io faccia il poter mio perche I'ultimo pensiero del somnio Fisico che io m'ebbi a compagno ed aniico, e che tanto onoro la scienza, non vada perduto , e si ab- bia, ill voce, il suo luogo nclla storia dei recciUi progress! dclla Fisica. II principio di dissimulazionc dclla cU;tlricita indotta nci condut- tori isolali, a cui i Fisici per hingo tempo non posero ben mente , vcnne messo in campo nclla dolta Germania oltre a venti anni or sono; ed ivi combaltuto e vinlo piii dall'autorita di somnii Fisici che da buone ragioni ; cd io son di credere che ci6 sia addivenuto da un diverso concetto che cssi formaronsi della elettricild dissimulala, anzi che da altra cagione, non potendo altrimcnti conciliare una profonda dottri- na , ed il non riconoscere una facile deduzione da leggi e fatti irre- pugnabili di cui la Fisica e da gran tempo in possesso. L'assenza di rigorc ncl linguaggio, non rade volte toma di osta- colo ad un' analisi esatla. E nel nostro caso , un'idca della eletlricita dissimulala diversa da quclla innanzi arrccata; il prcndere, per esempio, in senso assolulo la parola che I'esprime, intendere cioc per essa una eleltricita assolutamcnte priva di tensione, nienlre la si suppone do- tala di forte, preponderante ed esclusiva tensione solo verso quella da cui e altralta, spiegherebbe bene la divergeuza delle opinioni de'Fisici mtorno alia quistione in csame. So bene che vi ha dei fisici Inglesi, i quali, non fanno punto menzione di clettricita dissimulala , ma cio non deve fame supparre ch'essi non ammeltano il fatto , o quella forma elettrica che presso lulti i Fisici del Contincnte, va solto quel nome ; imperocche, non e da credere che siavi tra quelli chi non ammetta im principio di scam- bicvole influenza ncutralizzante delle due elettricila in presenza , sul quale fondasi il condensatore. II cclcbre Harris, se mal non mi ricorda , paria in gcnerale di forze neutralizzanti , o di scambievolc neutralizzamento delle due elel- tricita in presenza. Sotto altro nome adunque parmi che accenni al prin" cipio di dissimulazione. ELETTBOSTATICi. 377 Per qucsto Fisico, c in gcnerale, per coloro che adollano altre de- nominazioni, sembrami che la nuova quistione riducasi a sapere, se la elellricita di un inducentc e la contraria sviluppala nolla facciaad esso opposta di un condutlore indolto ed isolalo ( quasi due forzc dirella- menle contrario ) allracndosi sc'aini)ii'volm(!nte, subiscano ad un leinpo una niulua o leniporaria neulralizzazione, sovenlt; parziah; ncli'inducen- le, c totale nello indotlo. 1 falli principali che jrli oppositori al nuovo principio invocavano erano : la diverj^enza del pendolini mcssi aH'ostrcnio di un cilindro in- doUo prossinio all' inducenle , o che vale lo stesso , la divergenza di quelli doU'elcllroscopio indolto infcriormcntc; le indicazioni del saggia- lore, c quelle del piano di prova ; e quando il Melloni, ignaro della teste riferita quistione sollevata in Gcmiania , mise di nuovo innanzi il principio di dissimulazione, aggiungendo nuove esporienze e nuove vcdute intorno alia distribuzione delle due clcttricita su i conduttori ; e quando allri Kisici prescro a sostenerlo , quci falti niedesinii erano pur invocati per conibatterlo. Al Chiariss. Volpicelli, come dissi, sono principalmenle dovuli im- porlanti lavori di tal gonere ; ma queslo dotlo fisico , appoggiamlo e diniostrando la nuova dottrina , non voile occuparsi di proposilo della confutazionc delle obbiezioni ad cssa arrccalc , ed io medesimo avova fatto altrcltanto. Mi propongo ora in quest' ultimo lavoro di faro una nuova analisi di quei fenomeni della induzione elcttrostatiea die haiino attenenza al principio di dissiniulazione ; e propriamentc, di mettere in \isla , ri- chiamare e coordinare gli esperinionti ed i fatti principali vecchi e iiuo- vi , non che le conscguenze che tendono a rischiarare il principio medesimo ; toccarc alquanto le obbiezioni ad esso opposte , e ri- durre al vero valoro 1' uso dei ripari impiegali dal Melloni e da altri fisici per esplorare 1' clcttricita nei conduttori indotti. E poiche, quasi a modo di rcazione , il dubbio su la oleltricitA dissimulata nei con- duttori indotti isolati , si e volulo anchc estcndero su la clcttricita m dotia nei conduttori che, tenuli sotto 1' inflnsso clettrico , coraunicano o han per poco coniunicalo col suolo, cosi dividero il mio lavoro in due parti , trattando ncUa prima , dei fenomeni die hanno atleni-nza a queslo caso ; e nella scconda , della elcltricita che sollo rinflueiiza eleltrica si svolge sui conduttori isolati. * 378 NOBILE — SULl' INDUZIONE MEMORIA PRIMA INTORNO AI PENOMENl DELLA ELETTHICITA INDOTTA NEI CONDUTTOEI NON ISOLATI, O ISOLATl DOPO AVER PER POCO COMUNICATI COL SUOLO. I. E gran tempo chc accurate csperienzc , han condotto dislinti fi- sici ad ammottere esplicilameute cd implicilamenle, che un condutlorc comuiiicante col suolo mentrc trovasi sotlo I'influsso eletlrico, non offra vesligio alcuno di elettricila simile a qiiella dell' inducente , venendo essa scaricala nel suolo ; e che la elottricita conlraria o indotta , es- sendo altratta fortemente da quclla deH'inducente, e tenuta come legata a questa, sia rendula quindi incapacc a manifestare la sua influenza su i circostanti corpi : non allrimenti che awienc in chimica delle affinita elcttivc , in cui una prepondcrantc attrazione di una sostanza verso un' altra congiunla con una terza , se nc impossessa rendendola non solo libera da quest' ultima la quale vicne abbandonata, ma inetta ad unirsi con altre sostanze che hanno su di essa minore attrazione. In somma , giova ripeterlo, la tensione di quella eleltricita indotta, torna niassima ed csclusiva rispctlo all'inducente, nulla pei circostanti corpi. A me sembra che quesle proposizioni, ammesse fin'ora, come dissi, da distinti fisici, non abbiano a destare alcun dubbio, e pero che non sia mcsticri venirle altrimenti dimostrando; molto piu che i casi ai quali si riferiscono sono siniili, anzi identiciaquellichene porgono il condensa- torc , la boccia di Leida , ec:, e si sa che in qnesti apparali, le elet- Iricita reciprocamentc attralle o temporariamente neutralizzate, si pos- sono anche condensare , rimanere dissimulate , e pero inscnsibili ad al- Ire attrazioni o influenze minori. E questa la ragioneper cui in altra mia scrittura intorno al leorema fondamentale dell'induzione elettrosta- lica, supposi incontestabili tali proposizioni. NondimenOj poiche, come dissi, le obbiezioni falle al principio che suppone dissimulata la elottricita contraria svolta da una sorgente clet- trica su di un condultore isolato^ si sono anche cstcse a quella sui con- duttori non isolati ; e cio per aver , forsc , generalizzato troppo uii' c- ELETTROSTATICA. 379 sperienza del Riess di cui parlereino , cosi , per pcnetrare piu addon- tro in quesla delicata materia , c per rimuoverc dubbii che potrebbe- ro lomarc a danno dcUa seienza , riferiro alcune espericnze , le qua- il, sebbenc non luUe nuove , presenlalc lulle sollo nuova forma, e con un uiiico c semplicissimo apparalo , varranno a riassumere e coordinare molle circoslanze iniporlanti della induzione clellroslalica, Ic quali piii facilmcntc ne condurranno al divisalo scopo. II. Ln cslremo di un filo melallico alquanlo lungo si unisca al globcUi- no di un elcllroscopio a pile, e I'allro estremo ad un condullore isolalo, per esempio, ad un piccolo disco melallico siluato vcrlicalmcnle su piede isolanle. Si facci comunicare tullo queslo sislema col suolo prendendo con una mano il filo, e si avvicini ad esso un corpo eleltrizzalo siluan- dolo in maniera stabile di rinconlro al suddello disco uella parte op- sta all' elcttroscopio. La foglia d' oro di quest' istrumento rimarra, in consegTienza, verticale ed immobile Ira le due pile ; e in questo state rimarra eziaudio se, scnza alterare il sistcma , ne viene interrotta la comunicazione col suolo. Nondimeno , nell' uno e nell' altro caso , e del tutto privo di clettricita oniologa all' inducentc , c carico di clel- tricita contraria ; ma quest'ullima e lutta dissimulata e ritenuta dal- r attrazioiie delPaltra , e pero priva di tensione rispelto ai circostanli corpi. Che sia carica di clettricita contraria ritenuta dall' atlrazione deir inducente , si vede chiaro quando quest' ultimo si allontani dal surriferilo sistema tcnuto isolato dopo aver per poco comunicato col suolo: imperocclie allora la foglia d'oro col suo movimento losto ne avverte della esislenza di quella clettricita divenula libera. Che sia la medesima senza tensione pei circostanli corpi quando ncl surriferilo mo- do trovasi sotto Tinfluenza dell' inducente, lo dimostra bene la costante immobilitu della foglia d' oro; imperocche, se nel condullore e nel fi- lo solto|)osli air induzione vi fosse una benche minima quantita di e- leltricita libera, questa dovrebbe venir manifestata dalia sensibilissima foglia medesima, ma lo dimostra eziandio la mancanza di segni elet- trici di ogni maniera nel filo e nel coiulullore , (juantunque con\e- nevolmente esaminali. 380 NOBILE — SLLl' INnUZlONE Nc e da credere che in tal caso, quando cioe TindoUo IrOvasi sotlo rinflucnza cd ha comunicalo col suolo, la elcltricilaconlraria a quclla deirinduconlc che ivi si svolgc Irovisi uiiicamcnlc nclla faccia di esso iiidollo opposta alio induccnle, e che quando cjueslo venga allonlanato, la niedcsima cloUricita corra ad affettare il coiiduUore e la foglia di oro ; impcrocchc so mcnlre lutlo il surrifcrito sislcma trovasi sotto la influenza dell' induccnle si dislacchi cclcrenicnte il filo dall' clcttro- scopio nicdianle una bacchctlina di cera lacca o di vclro, e si lolga 1' iiiducenlo, si vcdra la foglia d'oro, rimasta insiemc coU'elctlroscopio, ad un trallo isolala dal sislenia, dar segni di oleltricita indoUa o con- traria a quella doll' induccnle, e pero dimostrare che quesla elellrici- la Irovavasi, durante I'induzione, fin nella estremilA del conduttore piu lonlana dall'lnducente , c che vi si trovava dissimulala. El tale quelle state di legamenlo o di dissimulazione della e- Icllricita indolla che rimane nci condultori, i quali, reslando sotle la influenza, han per poco comunicato col suolo, che, non sole nen nia- nifesla la sua azione su i corpi, e su gli clcttroscopii che le si avvi- cinano, ma torna inetta a neutralizzarsi colla clcttricita libera contra- ria, come con ingcgnoso esperimento fu per la prima volta dimoslra- lo dal Volpicclli; cd e ancho incapace ad unirsi e cooperare con altra deir istossa natura, ma libera; in maniera che, quel condultori carica- ti di eletlricita indotla, si conducono come ogni altro corpo non elet- trizzalo o nello state neutro. Una chiara pruova di cio si ha dal seguente semplicissime espe- rimento eseguito col mcdesimo surriferite apparato; sc non che, si ag- giunga un filo melallice, il quale, spiccandosi dal disco, termini in globettine, e si mantenga isolate ncH'aria alquanto lentane dall'indu- c^nte. Tenendo il filo in comunicazione eel suolo , si silui 1' inducenU' come si e dette innanzi, e si iseli pescia lutlo il sistema. In quesle state, la foglia d'oro, come e naturale , rimane vcrlicale ed immobile. Cio posto, si carichi di dcbole clcttricita positiva e negativa, un piccolis- simo conduttore, per esempio, una testa di spilla situala alia eslremi- ik di una bacchctlina di gemma lacca; e con tal conduttore si tocchi I'ostrcmilu libera del file metallico; si vedra teste la fegliolina mani- fcstare scgui di eletlricita cerrispondcnti a quclla di cui era carice il ELETTHOSTATICA. 381 corpicciuolo, e simili perfellainciile a quolli che si avTobbero se il di- sco, il filo, r cletlroscopio, ovvero lullo 11 sislcma fosse iicllo stalo naluralo c privo di elellricila. Questo cspcrimenlo I'ho anchc pralicalo usando, in vece de'glo- bcllini clellrizzali, la coslanle cIcUricild di iiiia piccola pila a sccco. Se in vece di coinuiiicare direUaiiieiite la elellricila all' eslreino del filo per via di contatlo col corpo clellrizzalo, si induca cou que- slo ad una cerla dislanza , su la eslreniild del filo : la foglia d' o- ro deir eletlroscopio dari segni corrispondenti alia natura di quella poca eleltricili che agiscc per induzione, e non diversi da quelli cha darebl)c se tullo il sislenia fosse senza elellricila e nello stalo nalurale. La debole c poca eleltricitd iiiipiegata in tale cspcrimenlo, non fa supporrc punlo che una parle di essa , nel caso in cui si adope- ra una elellricila omologa a quella dell' inducenle, possa neutralizzarsi colla conlraria di cui e carico il sislema, c 1' allra passare ollre, ed affellare 1' elellroscopio; nondiraeno per riinuovcrc ogni dubbio, ho mo- dificalo alquanto 1' esperimento. Reslaudo tullo 1' apparato come prima, in vece dell' eletlroscopio a pile ho inipiegato un eletlroscopio a foglie d' oro , ed ho caricato lullo il sislema di elellricila contraria aU'inducenle , nel modo detlo di sopra. Cio poslo, ho caricato cgualmcnte di elellricila omologa aU'in- ducenle, ovvero conlraria a quella del sislema, due globellini melalli- ci eguali isolali , e poscia con uno di essi ho toccato , come prima, rcstremila del filo, cd ho nolato la diviTgenza delle foglie d'oro. Fal- to cio, ho allonlanato 1' inducenle, scaricalo d" ogni elellricila il sisle- ma, e cos! scaricalo, ho ripetuta subilo dopo coll' allra pallina la me- desima operazione: la divergenza delle foglie d'oro fu ad un dipres- so come la prima. II medesimo risultato oltenni impiegando 1' elellri- cila coslantc di una piccola pila a secco, ed anche ripelendo le me- desime operazioni con online iincrso dal primo. Ho variato 1' esperimento lenendo 1' inducenle a diverse disl.inze per avere nell' indotto una carica piu o meno forte , ed ho sempre conseguito simili risullati. III. Col medesimo apparato iimanzi descrillo, impiegando cioc I'elet- 382 NOBILE — SULL' INDUZIONE troscopio a pile, possianio facilmente procurarci non solo Ic pruove (lella csislenza della elctlricita dissimulala, ncl case in csame, ma an- cora alcune condizioni chu la rendono mags'io'''^ o niinorc. Dopo che si e caricalo di eleltricita conlraria all' inducente tutto il sislcnia anzidcllo, tenciido il file tra Ic mani, c poscia isolandolo o rimanondolo sollo 1' influenza, si ha, come si c dctlo, la verlicalita della foglia d' oro, e la sua immobilila tra Ic due pile. Fatto cio , se succcssivamenlc si av\'icini 1' inducente all'indolto, si ritorni alia pri- slina posizione, e poscia si allontani di piu, si hanno nel prinio caso, segni di elettricila libera omologa a quclla dell' inducente; ncl secon- do, il ritorno alia verlicalita della foglia d'oro e quindi di nuovo alia totale dissimulazione della eleltricita, e finalniente segni di clellricitd conlraria ; e pero, avvicendando lo allontananiento c ravvicinamcnto, si vede picgare la foglia d'oro , or da una parle , or da un'altra, e manifestare in conseguenza , servcndomi della espressione del Volpicel- li, or r abbandono di una e or di un' altra elettricila. Simiglianti fenomeni si osservano ancora interponcndo e toglien- do, o vicovcrsa, una lamina di materia dielellrica di una capacila in- dullricc specifica maggiore dell' aria, come, una lamina di gomma lac- ca, di solfo ec.; imperocche, e nolo , che le interposizioni di tali la- mine rispondono ad un' avvicinamento, e viceversa. Le oscillazioni del- la foglia d'oro, accennando ora ad una eleltricita e ora ad un'altra, non solo mettono in bella mostra le propricla dei diclettrici scoperte dair illustre Faraday, ma ancora, cio che imporla al noslro proposito, le fasi di dissimulazione maggiore o minore della eleltricita conlenu- ta neirindolto. II mcdesimo apparato torna opporluno eziandio per meltere in vista, in manicra semplice, importanti altri casi d' induzione, i qua- li non riusciranno qui inulili alio scopo al quale miriamo, porgendo- ne I'analisi compiula della influenza dei conduttori su la eleltricita di un corpo clettrizzalo I fisici sanno, quale e 1' influenza scambievolc di due corpi ca- richi della medcsima elettricila o di clellricitd conlraria, messi in pro- senza e separali da uno slralo coibeule; e sanno in conseguenza che sc i corpi son carichi delle medesime eleltricitd, si indebolisce, in ge- nerals , la tcnsione nelle facce opposte , c rinforzasi in lutli gli altri ELETTROSTATICA. 383 lati; e, al conlrario, sc i corpi son carichi di elcltricita contraria, la forte allrazioiie scambievole di esse, lo richiama allc farce opposle, le dissimula, iiideboleiido la loro tensionc negli allri lali. Giovera al no- slro proposilo di csaniinare minulamcnle la influenza chc escrcitano i condultori non isolati e isolati su la carica eletlrica di un corpo. Si sottoponga il siirriferilo sislcma all' azione di un corpo cari- cato di clellricitii c stabilmenlc siluato , tcnendo, al solilo, il filo in comunicazionc col suolo. Avendo cosi ridotta verlicale ed immobile la fogliolina, si avvicini lalcralmenlc all' inducenle un condullorc comu- nicanle col suolo: la fogliolina dari scgni di elcltricita contraria al- r inducenle, c pero pieghera verso quella medesima parte dalla quale vodesi picgarc quando 1' inducenle si allontana dairindotto. Con quel- lo avvicinamento, adunque, si e prodoUo, per effetto di reazione, un in- debolimento nella carica eletlrica dell' inducenle ; o, per dir meglio , la induzione prcponderante di esso verso un lato, ha indebolito quelle verso gli allri lali; dice induzione prcponderante verso un lato , ini- perocche, se si esamini convenevolmenle col piano di prova lo slalo elettrico della parte dell' inducenle prossima all' indolto, si trova mol- lo pill carica di prima, e piu carica degli allri lali dell' inducenle me- desimo nei quali si trova indebolita. E poich6 un simile indebolimen- to avvicne , qualunque sia il lato dell' inducenle al quale si avvicina il corpo non isolato ; c d' allra parte , essendo quello leniporario ed apparenle, poiche allonlanando il condutlore non isolato, la carica e- lettrica ritorna al pristine stalo; ne segue cho la rcazione scamiuevo- le della elcltricita dell' inducenle, c quella svolta nel corjK) che ad es- so si avvicina , ha per effetto un richiamo di elcltricita nelle faccc prossime, una neutralizzazione temporaria o dissimulazionc delle mo- desime elettricita allratte , e quindi uno sccmamonto apparenle della tensione eletlrica dell' inducenle , la quale si nianifesla col moslrarne diminuite Ic induzioni lalerali. Su di queslo principio e fondalo il con- densatore. Allonlanando quindi, ed avvicinando reiteralamonte la mano, o ogni altro conduUore non isolato all' inducenle doll'apparato dianzi dcscrillo, si deve vedere, e si vede in fatto una oscillazionc della fo- glia d'oro, conseguenza delle viccnde di tensione o dissimulazionc par- zialc della elettricita dell' inducenle, e quindi del poterc indultivo rhe esse cagionava sul sislema. 49 384 NOBILE SVtC INDUZIONE I conduUori isolali, avvicinati all' induccnte, producono anch'essi i inedesinii cffctti, ma di niollo piu dcboli. Un caso particolarc, o raoglio, una conseguenza di questa cono- sciufa leggo generale, deiririflucn-;a cioe dei conduttori isolati e non iso- lati di indcbolire o dissimularc parte della elettricita di un corpo elet- trizzato, e appunto quell' abbandono di elettricita indolta notato dal Volpicelli, avvicinando o allontanando la niano a quell' arnialura di una boccia di Leida o di un quadro magico isolati , la quale fu in comunicazione coUa macchina. Se ci facciamo a considerare attentamente , ed in circostanze fa- vore\oli, il fenomeno teste riferito, noi vedremo che in qualunque la- lo del corpo elettrizzalo o inducentc si approssirai egualmenle il condut- lore, si ha ad un di presso, il medesimo indebolimento, purche non si situi precisamcnte tra il medesimo iuducente e I'indolto, il che porge un fenomeno complesso e puo anche, quando il conduttore non isola- te e grande, impcdire lotalmente la induzione. Una tale eguagliauza di indebolimento , se mal non mi avviso , sempre piu dimostra nel- r induzione elettrica una influenza molecolare anzi che no , ed esclude del tulto non solo la idea di un raggiamento alia maniera dcUa luce e del calorico, ma ancora, come tanli allri fenomeni eleltrici, I'ipotesi di uno o due fluidi sut generis, o di entila separate dalla materia. IV. Lc cose fin qui esposlc dimostrano le fasi di scambievole dissi- mulazione della elettricita dell'inducente e della contraria dell'indotto , e danno svariate pruove dcllo state intieramente dissimulato di quest'ul- tima che rimane nei conduttori indotli i quali comunicano o ban per poco comunicato col suolo, e che rimasero solto 1' influenza. Nondimeno, coloro che hanno impugnato il principio della dissi- mulazione della elettricita indolta nei conduttori isolati sottoposti al- I'influsso elettrico, hanno lutti invocato la divcrgenza molto spiccata dei pendolini che si pongono alia estremita di uncilindro indottochc e prossima all' inducente. Questa divergenza , la quale , come e nolo, diviene maggiore col metlere una parte qualunque dcU' indotto in comuniea/ione col suo- SULL' 1.N0UZI0XE ELETTBOSTATICl. 385 lo menlre quella dci pendolini lonlani svanisce , ha lulte le appa- renze di un' efTctto di Icnsione, c pero ostile a quol principio, e non spiegabile coH'azioue dirella dell' inducenlc su i pendolini. Ed in ve- ro, se si ponga bca mcnle a quella divcrgcnza, non solo si riconosce refFelto di una forza dirella, nia ancora 1' effctlo niollo sensibile di una forza lalerale. II celebre Riess, sebbcne nel caso dei condullori isolali sotloposti all' influsso clellrico, mctteva in evidenza questa forza lalerale ch' egli allribuiva a lensione della clcUricila indolla, per via di un' ingegnoso csperiinenlo. Laleralnienlc ad un cilindro lerminalo da mczzc sfere si- tuato col suo asse in posizionc verlicale, adaltava due pendolini, uno superiornipnle, e un allro infcriormente, cd in manicra chc la pallina di quesl' ultimo non ollrepassasse reslromo infi-rioro del cilindro. II corpo inducentc di forma sferica era silualo al di soUo dcU' cslremo inferioro del cilindro lenulo isolalo. Con lal disposizionc chiaramcnte si dimoslra che quaulunque la forza dirella del corpo clellrizzalo e la gravila cospirino a lirar giu i pendolini, lullavia essi divergono lalcralmenle. Un tal fallo, sotlo allra forma, si riproduce molto sensibilnienlo assoggellando un clellroscopio a paglie o a fogiie d'oro ad un'induzione da soUo in sopra, cioe all'e- slremila inferiore d(!lle paglie o fogiie; ed anchc piii somplicenienle , slringendo Ira due dila due leggiore foglioline nielulliche : quesle, in vece di distendersi verso 1' inducenle inferiore e manlenersi congiunle e verticali , divergono lalcralmenle. Queslo fallo deU'osislenza di una forza lalerale , par che accenni ad una lensione elellrica , ed intanlo una lal lensione non c da am- mettere, pcrche in aperla conlraddizionc con falli indubilabili e con tullo cio che innanzi abbiamo dcUo ed operalo inlorno all'asscnza di una elellricila libera nci condullori che nell'allo dell' induzione comu- nicano col suolo. Per il che deve quel fallo avero un'origine ben di- versa dalla lensione. La quale originc, se anche no rimancssc ignola, la dollrina della dissimulazione non sarebbe men vera. Nondimeno, ho preso ad analizzare minulamenle il fcnomeno del- la divergenza lesle mcnzionalo; e vi ho per avventura scorli dci ca- ratleri per lo innanzi non avvcrlili, i quali sembranrai conlrarii agli effetli di una lensione, ed opporluni a farui- Iravederc una causa pro- 386 NOBiLE — sull' iNncnorvE babile, o almcno, un priiicipio che nc porgc una facile spiogazionc di luUi i parlicolari del fenomeno modcsimo dclla divergcnza. Egli e nolo che un condiiUore con pcndolini, o un elettroscopio, se vengoQ caricati di una qualunque cloltricita libera , manifeslano quesla elettricita appunto colla divergcnza dei pendolini o dclle foglie; e se si cletlrizzino per via di induzione dalla parte opposta ai pendolini^ questi del pari divergono per clcttricila lilwra. Si avvicini, lanlo nelluno quanlo neU'altro caso, laleralmenle ad uno di quei pendolini un con- dutlore nou isolate , una punta metallica, un dito, per csempio , si vedra losto, per effetto di rcazione, il pcndolino correre verso questi corpi e pero creseere di divergenza; e maggiormente crescere se, nel- I'lstesso tempo si avvicinano ai due lali dei pendolini due conduttori co- luunicanti col suolo, e anche due conduttori isolati; ma in quest'ultimo caso, I'effelto e molto miuore. Da questi fatli trassero argomento i fisici per rendere piu sensibile I'clettroscopio a pendolini o a foglie d'oro , situando latcralmente ad esse due colonnetto di materia condultrice coniunicanti col suolo. Cio poslo , sottoponiamo all' induzione clettrica il conduttore coi pcndolini, o 1' elettroscopio; ma procuraudo questa volta che I'induzio- ne si eserciti direttamenle verso 1' estremita dei pendolini: questi, del pari divergeranno , e piii ancora divcrgcranno se 1' indotto^ restando sotto r influenza , vien conumicato col suolo. Si avvicini ora lateral ■ mente ai pendolini o foglie d' oro , come si e praticato innanzi , un condullore non isolato ; cd in qucsto caso , in vece di vcderle avvici- nare al conduttore mcdesimo, si vedono, al contrario, fuggire da quel- le, ((uasi fosse distrulla la forza che latcralmente I'attirava, e quindi sceniare sempre piu o annullare la divergenza. E se latcralmente ad uno dei pendolini suddctti , si avvicini Testrcmita di una vcrga di ma- iena conduttricc , ma dalla parte opposta all' inducentc , cd in modo che r influenza di esso pcndolino su la vcrga torni di molto raaggiorc di quella che puo esercitarvi 1' inducente mcdesimo , 1' abbassamento di quello ha similmcnlc luogo. La supposizionc quindi di una elettri- cita lil)cra ncUe foglioline , non solo torna conlraria a cio che prccc- denlemenlc dicemmo intorno all'assenza di tale elettricita nel caso del conduttori comimicanti col suolo , ma ancora contraria a questa ma- iiiera di mauifestazione dinamica di esse foglioline. tLETinOSTATICA. 387 So bene che coloro i quali , conlio i falli c le opinioni di lulli i fisici , voglion supporrc nei condiillori indotii, menlrc comunicaiio col suolo , una clellricili libera conlraria aH'inducenle, e chc per con- seguenza suppongono non dissimuiala la clellricila che Irovasi nei di- sco del condensatorc o neirarmalura del quadro magico romunicanii col suolo, polreLberOj forse, inlerpelrare allriinenli il fallo teste ril'crilo dellabbassamenlo dei pendolini quondo ad essi si awicina un condul- lore non isolalo. Potrebbero essi, dico, suj)poiTe , contro falti irrepu- gnabili, esserc queslo condullore medesimo ancb'esso , per influenza , carico di clellricila libera conlraria a quella dello inducenle , e dar ragiono di quelle abbassamenlo per \ia di una reciproca ripulsionedi elellricita oniologhc. Ma, niellendo anche da banda chc 11 suddello con- dullore, approssimandosi di niollo ad uno dc' pendolini dalla parlc op- posta oir inducenle , dovrcbbe risenlire mollo piu 1' influenza di <[uello che di queslo, se ci facciamo ad osservaro allcnlanienlc quelPabbassamen- lo , vedreiuo di leggicri non esser esso effello di repulsioue, niaiicandone il carallerc principale. Se in vecc di avvicinare laleralnicnle ad uno dei pendolini suddetli un condutlore fernio qualunque , si avvirini in vece con molta accuralezza , un altro lungo pendolino simile non isolalo , 8 si abbia cma che ravvicinamenlo abbia luogo, per quanlo e possi- ble, alquanlo verso la parte opposla all' inducenle : si vedra il solo pendolirio legato al condutlore abbassarsi , e 1' altro non nianifeslare punto gli effelli di una reciproca ripulsione, moslrando seniplicenienle, come c naturale, una tendenza ad avvicinarsi all' inducenle. L' effello adunque che produce il pendolino, non «; diverso da quello a cui da origine ogni altro condutlore comunicanle col suolo, e pero, anzi che ritcnere 1' abbassamenlo del ])endolino legato al condutlore indotto co- me un effello di ripulsione, sembrami che si debba, in \ece, allribuire ad uno indcbolimenlo o dcviazionc di quella f'orza lalerale che lo fa- ceva divcrgere, e su la quale rilornerenio. Ne sembrami, ch(! sia effello di ripulsione il fallo osservalo da un dolto mio Amico e CoUega , nei ripelere alcuni de'miei espcrimen- ti, la divergenza cioe dei niedesimi pendolini quaiido in mezzo ad essi si venga adaltando convenevolmenle una punta di materia condntlricc. A me sembra, m \cce, che queslo falto, non solo non accenni ad una ripulsione , ma ancora lorni in appoggio ad una ipotesi che or era 388 NOBiLE — sL'Li,' I^'D^,■zIo^E allcghv-'renio per ispiegare lutti i fenomeni dei pendolini. Quando la surriferita puula si approssima ai pendolini , prima di adaltarla in mezzo ad cssi, deve manifestarsi un lieve abbassameato , ma qiiando ha preso (juel luogo, de\e ritomare la prislina divergenza, non essen- dovi ragiouc per cui le forze latcrali , qualunquo esse sieno, rimaste libere , non abbiano ad opcrare la loro azione ; c di piii, non essendovi neanche ragione per cui il conduttore intcrmcdio, il quale forma col- r altro condullore e colla terra un solo conduUore, non abbia ad c- sercilare la solila sua influenza nel far divergere i pendolini. Dalle cose fin qui dette risulla, che quel carallcre niollo pronun- zialo , deir abbassamenlo cioe dei pendolini prossimi all' inducente quando ad essi si avvicinano de' condutlori non isolati, caratlere, con- fcario perfellamenlc all'aUro cbe moslrano i pendolini carichi dielettri- C7nONE senza azionc la eletlricil.V omologa che vi si trova e chc si accumula nella parte [>rossiina osplorata. In lulli i casi , e qiicslo iin fonomono o im offollo complessn die dii)cndc dalla dislribu/.ionc dcUa cli'ltricila sul conduUorc , da! richia- nio verso una parte di queslo dell' cleltricita omologa , e dall' azione doir indiicente e sua almosfera ; nia scmpre dimostra cssere la elcl- Iricila indolla che trovasi nel conduUore inalliva o senza azione su i corpi (he le si avvicinano, cd essere operanle ed atliva la sola omologa. If Cio poslo . facciamoci ora a Irallarc i punli principali della qui- stiOne intorno al principle di dissimulazione della cleltricita iiidotta nei rondultori isolati , e a studiare la distribuzionc dell' clettrieita in essi svolta. E inutile rammenlare cpial sia intorno a cio I'anlica dottrina, e quale quella che ragionevolmenle ad essa si vuol sosliluire : basla solo dire, che la prima suppone lihere le due cleltricita che si svolgono nel oondultorc isolalo mcsso sotto 1' influsso cletlrico, ed oceupanti ad un di prcsso Ic due meta di detto condullore ; c la seconda sup])one li- bera la sola omologa all' inducente , dissimulata la contraria^ el' una <■ I'allra distribuite in tntto il condullore indoKo con una Icgge chc dipcnde dalla forza dclF inducenle. e dalla forma e conducibilila del- I'indollo mcdesimo. Se ben si ponga menle a cio che ricordammo nella 1 " parle di (|U('sk) laroro, cioe, che 1' atlrazione dei due principii elcllrici conlra'ii in jire- senza e separati da uno sirato coibcnte, e una causalita, un anlecedrnlc invariabile di una scambievole dissimulazione maggiore o minore dei tne- desiini principii sccondo la Joro maggiore o minore prossimita; e d'al- tra parte, se si consideri che nel conduttore isolalo sollomcsso all'in- flusso di un corpo cleltrizzato, si sviluppano i due principii elettrici , c che il conlrario a quello dcU' inducente trovasi neU'eslrcmo prossimo ed a fronte dcirinducenlc medesimo; deve in conseguenza aver luogo Ira essi 8cambie\ol(! atlrazione e quindi dissimulazione. Ed in vero, non sareh- be cgli conlrario ai falti e alia sana logica lo ammetlere la dissinni- lazione , almeno in parte , della elcttricita dell' inducente per opera ELETTROSTATICA. 395 della rcazionc dclla conlraria svolla nell' indollo , siccomc innanzi ali- biamo vislo risullaro da irululiilahili I'spericnzc , e non amnicUfTla poi in (jiiosla cIcltriL-ila la (|iial(.' <■ allralla da quclia, e a sua volla su ([uclla reagiscc ? Anzi , ogni ragion vuole che tanla nc dissimula quanta nc allrae e svolge ; tal che, iKin vi ha punlo di olcllricil.i libera conlra- ria riL'il' indollo , trovandosi luUa logala ed iinpt'yiiata, non allrinKsnli che avviene , come allrovc dicemmo , dcllc affinila chimichc. Nel condonsalorc , 1' annatura che e in conuinicazinnc colla mac- china, lanla elcllncila dissimula ncH'allra armalura quanta iie allrae, 0 pcro non vi e ragione di credere che avvenga allrimenli nella elet- tricita conlraria che svolgesi nell' indollo isolalo, e che e del pari al- lralla. Ne il Irovarsi nell' indollo medesirao anche la omologa libera puo deslare ragionevoli dubbii su la idcntila del casi, e fame supporre che in quest' uUimo la cosa debba correre allrimenli: al conlrario , il no- slro concetto viene niaggiormente rifermato , non solo perche rimuove la incompaliliilita , anzi I'assurdo, di due elctlricila liberc nel nie- desimo coiiduttore senza die abbiano a noutralizzarsi, ma ancora pi-r- che nelle ospericnze riporlate nella I" parte di questo lavoro, moslram- mo come possano coesistere nel medcsinio condutlore una elettricila dissimuiata od una libera , ed agire quesla sul condutlore medcsimo come se nuiraltro vi fosse; e, al conlrario, non ^i ha , ne mi sem- bra che possa esservi , una espericnza che ne dimoslri i due principii liberi su di un medcsimo condutlore. La pill parte dei fatli che ne porge la induzione elettrostalica, sono in contradizione colPantica dottrina ; e, al conlrario, lutli armo- nizzano col principio di dissiniulazione ; anzi son tali per avventura qiiesli falli da poterne facilmente Irarro . come conseguenza , il prin- cipio medcsimo. Avendo io , da mia parte . mo^itralo cio in allre pub- blicazioni , ed il Volpicelli avendo faltn la medesima cosa , ma con niaggior dollrina ed eslensione . io mi dispenso dill ritornarvi di nuo- vo. La pill parte de' fisici int;inlo, sempre illusi dalla divergenza dei I»endolini messi agli cstremi di un cilindro indolto , e ingannali dalle indicazioni del saggiatore e del piano di prnva , ( delle quali cose ([ui appressn lerremo pioposilo) ban crednto di riconoscere senza piu, gli effelli di una Icnsionc elellrica. 396 NOBILE — sull' induzione Q6 non ostante , non mancano de' fisici , i quali , quantuncpie , al pari di tutti gli allri , avessero limitati i casi di pletlricitd dissi- mulafa , c fattc non opporhine eccczioni tra casi simili , nondiraeno in pivsonza di alcuni falli , furon condotli a Irarre conseguenze che esplicilamcnlc c nellamente affermano il principio chc noi prciidemmo a sostunere. Mi liniiloro a cilare il solo Biot. Questo cclebre fisico , nel suo classico trallalo elaborate con coscienza e saperc grandissimo , nel riporlare un' cspericnza in cui si moslra che due palle sospese a fili di seAa , soUomcsse all' influenza clettrica , e dopo alcun tempo soltrat- tolc , acquislano una elettricilA permanente , si esprime cosi: (V. II. p. 283, 284.J u et 1' une el 1' autre (palle) sent favorisees en cela par )) le contact de 1' air , qui , sous 1' influence du corps electrise , tend « surtout k leur enlever celle de leurs electricite conibinee , qui est )^ repoussee par ce corps , tandis qii'il a mo ins de prise sur celle >■> dont la force repulsive propre est dissimulee par 'allraction. )> E altrove , parlando dei cangiamcnti a cui va soggelto la eleltricita di un cilindro isolate ed indotto quando 1' estrerao lontano dall' indu- cente si niette in contatto con un lerzo corpo isolato, dice (V. II p. 285) •is Alors la quantite lolale accumulee en R (estrenio prossimo) se trouve n necessairement plus considerable que 1' autre, puisquc cctte derniere « seule a ete affaiblie par le contact de C (corpo aggiunto al cilin- M dro). Aussi , lorsque vous souslrayez B (cilindro) a I' influence de A 51 (induttore positivo) cette electricite V (estrenio prossimo del cilin- V dro) redevenue lihre ne suffit plus pour neutraliser completement ■■; R, ct Ton trouve le conducteur B charge d'un exces d' electricite 5i resineuse. Ill Prima di esporre alcuni fenomeni che concorrono senipre piu a rifermarc la nuova doltrina , toccherd alquanto le obbiezioni falle ad essa, e chc sono a mia notizia. II primo fatto, come innanzi dissi , il quale per lungo tempo il- hise i fisici, e che fu iuvocalo dal celcbre Riess, e di])oi da altri, per iiripugnare il principio di dissimulazione , e apjiunto la divergenza dei SULl' ISDDZIONE ELETTR03TATICA. 397 pendolini legal! nil' esln'mo dell' indollo [)r()ssiino airinduconto, o, cho loriia lo slesso , la divergenza di quelli doll' elcltroscopio indolli infe- riorinonlo , la quale svcla, sunza alcun dubbio , una forza lateralt! di- versa dalla dirella dello inducunle. ^oi ci occupammo di quoslo falto a proposito dci condultori co- nmnicali col suolo , nei quali , per opera cerlamcnte della niedcsinm causa , pur si ravvisa , ma piu prouunziato e spiccalo ; c pcr6 mi li- niitero era a rainincntarc che la causa che io credo che lo produca slia ueila jK)sizioiie dei pendolini rispelto al flusso o atmosfcra elet- trica nella quale sono immersi , e di cui , la massima parlc occiijia nppunio le parli lalerali di essi , monlre la media (' imp*>gfiata alia induzione sul condullore ; e ricordcro di piu come con lal prin- cipio si da ragione dell' altrazione che moslrano i pendolini verso un corpo elellrizzato di elellricila omologa che lalcralmente si avvicina, o deir apparenle ripulsione verso un corpo elcltrizzato contrariamente ; feiiomeni che Irassero i fisici neH'crrore. Ed iii falti, nel primo case r altrazione si spicga col venir rinforzala la causa alliranle, e nel se- condo col venire indebolila dalla conlraria elettricila. Rcsia ora a dar ragione degli effelli non meno illusorii che pro- duce il saggiatore o corpo elellrizzalo , col quale si induce nclla parte superiore dei pendolini ; c di cio pur vittoriosamcntc da ragione il me- desimo principio da noi allegalo. Sc il saggiatore c di-ttrizzato di elel- tricita contraria all' inducente principale , si sa che le parti inferior! dci pendolini vengon caricati della medesima olcltricila contraria li- bera, e divergono di piu; e sc invcce , il saggiatore col quale si in- duce supcriormcnle viencaricato di cleltricita simile a q\iella doirindut- tore principale, i pendolini medcsimi si caricano della slessa clettricita e scenia la divorgenza. I fisici hanno spiegala la divergenza che si ma- nifesla nel primo caso , con un accrcscimento della clettricita contra- ria supposta libera nei pendolini, e I'effello in\erso che si appalesa nel secondo caso, colla neutralizzazione di tulUi o parte della slessa sup- posta elellricilA. Ma noi riteniamo questi fonomeni come effctti della medesima allegata atmosfera eleltrica laleralo. Imperoccbe , nel primo caso , caricandosi i pendolini di clettricita contraria a quella dell' at- mosfera medesima , debbono in consequcnza venir attratti da essa , c pero divergcre ; e nel secondo, caricandosi di elettricila omologa, dcb- boQO venir respinti , e quindi avvicinarsi Ira loro. 398 NOBILE — sull' induzione IV Nella prima parle di questo lavoro facomino parola di un caral- tori- sinjjolaro die prosoiilano i pcndolini mossi aH'cslrumo doll' iii- dotlo prossinio all' iiulueciiU! , o (juclli di uii clellroscopio indoUo in- foriormonle : il quale caratlerc consisle in una maniera di abbassamcn- to, 0 allonlanameiito dei nicdcsimi pcndolini da un condullorc non iso- lalo che ad essi si avvicina. Questa singolarila , ben divcrsa , anzi con- Iraria a quella cbe si osserva nei pcndolini rcnioti dall' inducenlc, e in qiiclli deir clellroscopio indollo supcriormenle , c luttc Ic allrc consi- dcrazioni cspostc nclla T parle intorno all'asscnza di elcUriciUi libera nei condullori comunicanli col suolo , escludono la possibilita di una carica di eletlricita libera nei prinii pcndolini. Una tal singola- rila noi la faccnimo dipcndcre dallo scaricarsi nei suolo , per mezzo del condullorc, una parte di qucUa cletlricila lalcralc a cui allribuim- mo la divergenza. Movcmmo eziandio il dubbio se, quell' cffelto conlra- rio alia reazione di una cliitlricila libera, si debba ad una lal cagione o , almcno in parle , alio indebolimenlo della clellricila dcirinducenle per opera di quel condullorc che si approssima aivicini pcndolini; ed esponemmo sufficienli ragioni per non abbandonare tolalmcnte la no- stra supposizionc. Aggiungcro ora altri fatli , cd allre considerazioni , non solo per- che qucsla supposizionc acquisti maggior lumc , ma aiicora pcrche si abbia un' analisi pin conipiula del fenoracno di cui ci occupiamo. Per conoscere sc quel fuggire dei pcndolini prossinii airinduccnlc da un condullorc non isolalo che ad essi si avvicina , si debba alio indebolimenlo lemporario o dissimulazione di xma parle della clellri- cila dell' inducenlc medcsinio , prcsi ad csplonire cio che avvicne nei pcndolini lonlani quando quell' avvicinamento si opera su i vicini: la divergenza dalla perpcndicolurila sccma ad un Icmpo si ncgli uni che ncgli allri , ma niollo meno nei primi che nei sccondi ; e riesce cu- rioso il vcdcre come reilerando 1' awicinamenlo e 1' allonlanamenlo suc- cessivOj si hanno corrispondenli oscillazioni nelle due coppie di pcndo- liui, o per dir mcglio, corrispondenli avvicinamcnli ed allonlanamenli di essi. SDLL' INDUZIOJJE ELETTROSTATICA. 399 Se dunque un tal fenomeno proccdcsse unicamenle da qiiclhi cau- sa , cioe dall' indeboliincuto diretlo della carica dell' indiicenle ; e se lutli i qualtio pondolini fosscro carichi di olotlriiita libera , in vece di vcder qu(!l fenomeno piii pronunzialo nci prossimi che nei remoti, dovrebbc avvcnire precisainente 11 coiilrario ; impcrocche nei primi , r effetto di quell' indeboliiuento dovrebbc csser coinpensato dalla rea- zionc della supposta eleltricila libera in presenza di un condutlore non isolato. TuKo (io dimostra ad evidenza , doversi quell' abbassamento del pcndolitii prossimi (quando ad essi si avviciiia un condullore non iso- lato) in parte alio indebolimenlo diretto e temporario che siibisce I'in- duccnte , ma piii di tulto a quello che si ha dallo scaricarsi nei suolo la elettricita laterale ai pendolini medcsimi. Vien cio rifennalo da alira considcrazione. Se 1' abbassamento dei pendolini prossimi all' induccntc , in virtu di un corpo non isolato e conseguentemente privo di elettricita libera, che ad essi si avvicina , dipcndesse unicamcnte da influenza diretta di qucsto corpo su la elettricita dell' inducente , dovrebbc necessariamentc aver luogo uno scemamento simultaneo cd eguale nei due pendolini quando la- teralmente ad un solo di essi , si avvicina la punta di un conduttore non isolato. Ma cio non avvienc : quest' ultimo pendolino in fatti perde totalmente la sua divergenza , allontanandosi molto dal condut- tore , mentre 1' altro si abbassa di poco. Non sard , forse , inopportuno di esporrc qui un' altro scmplicis- simo esperimenlo che, per avventura, porge ad un tempo un argomenio dello stalo diverso delle due elettricita nci coiiduttori isolati ed indolti, e una pruova di tulto ci6 che innanzi dissi inlorno alle cagioni della divcrgenza dei pendolini situati aU'estremo dell' indotlo prossimo al- r inducente, o di quelli dcU' eletlroscopio inferiormenle indotti. Sul dischelto di un eletlroscopio a foglie d'oro, ho poggiato I'estre- mita di un cilindro di ollone , il quale e situato alia estrcniita di una bacchetta di vetro in manfera clie si possa muovere a cerniera in un piano verticale, e distaccare o ricongiungcre , a piacere , coll" eletlro- scopio. 11 cilindro e 1' eletlroscopio , quando sono in contatto , formando un solo conduttore isolato , sc, jwr mezzo di un corpo clcltrizzalo si in- 51 4.00 NOBiLE — scll' i\dczio\t: duca su I'cstremo del cilindro loatano dall' cleltroscopio, le foglioline di qucslo islrumenlo, come e nolo, divergcranno. Se, restando le cose in qiiesto stato , si distacchi il cilindro dall' elettroscopio , premendolo dal lalo opposto per mezzo di una bacchetta di ceralacca e si allon- tani r induccnle , si vedrd che le foglioline rimangono divergenli co- me prima. Ripelasi di nuovo la medesima espcrienza, ma questa vol la si pro- ouri rho la induzione si eserciti dal lato dell' elettroscopio o delle fo- pliolinc. Qiicste subito divergcranno ; ma distaccando, come prima^ il cilindro dall' elettroscopio, e dipoi allontanando 1' inducente, si vedranno le foglioline mcdesimc, prima abbassarsi e poi aprirsi, e pero melle- re in evidcnza non solo una cagione diversa delle due dirergenze suc- cessive, ma ancora che la prima abbja origine dalla atmosfcra elct- trica , e la seconda dalla elettricita indotta che divicn libera coll' al- lontanamento dell'inducente. Le illusioni che cagiona il piano di prova usalo alia maniera di Coulomb vennero attribuite , come dissi , dal IMclloni alle doppie fasi a cui quel piano si assoggelta quando si applica al conduitore indotto, e quando \i si distacca per csi)orlo all'elettroscopio. Alcuni fi- sici inlanlo hanno impugnato questa semplice e bella spiegazione , o almeno , non no hanno tenuto alcun conlo. Nondimeno qucsia spiega- zione e conscquenza di fatti irrepugnabili o pero da gran tempo am- messi dai Fisici. Quando un conduitore comunicante col suolo si tienc prcsso ad una sorgenlo cleltrica , si isola , e poscia si allonlani da questa , si trova esso carico di una elettricita libera contraria , la (|uale da pri- ma era dissimulata. Perche dunque non supporre che avTenga la me- desima cosa nei due conduttori congiunti e divisibili di Wiike , e nel piano di prova carico di eleltricilii dissimulata quando formava parte del conduitore indotto prossimo aH'induecnte ? Le esperienze dimoslra- no che la mole o la grandezza del conduitore che si applica a quc- sto pstremo, non cambia la natura della elettricita; ma solo la intcn- sila della carica. ELETTBOSTATICA. 4.01 Le obbiczioni non c guari incsse iimaiizi dal Chiiirissimo Profos- fessorc Belli, scnon vado crralo, anzi clic sveiarc 1' ordinaria sagacia ed csattezxa clic caialterizzano lutle le produzioiii del suo inpegno , mo- strano , in vece , iina Iroppa adesione all' anlica doUrina. Nondimcno le cspcrienzc ch' cgli inelle iiiiiaiiii in op|«)si/.ioiie alia niiova, possono vitloriosanionlc da quesla veiiir spicgaU;. lc> aveva in aninio di inlrat- lenernii alquanlo intorno alle obbiezioni dell' llliistre Fisico di Pavia, ma avi'iido cio falto con fino giudizio , anzi niacslrevolincnie il Uolt. I'abri in una recoule puliijiicazioiie, ben \olenlieii nie ne passu. VI. Allrove dissi , rhc , quando il Melloni , prima di pui)blicare la nuova reltifua al concello su la induzione elellroslalica , me nc fcce parola , io 1' cbbi come una verita , pei'che armonic-a con tulti i falli dai fisici ammessi , e perclie lali da emergere dai falli medesimi. Se non che le csperienze colle quali cgli inlese di provare il suo assun- to , non appagavano il mio spirilo. Fu quesla la ragionc per cui, in allra mia pubblicazione sul medesiino argomenlo , non parlai punlo degli csperimenli dell'Illuslre noslio Collega, e lenni altrocammino per raggiungcre lo scopo. Ma poiche alruni fisici che hanno appunlato di inesatUv./,a il principio di Melloni lianno allnsi inipngnatele csperien- ze ch'egli fcce per via dei ripari metallici , e per quanio mi e nolo, non ne hanno addolle Ic vere ragioni , non sara forse inutile lo ei ragionc da sospeltare allerazioni irregolari , quan- do il piano di prova mctallico ne porge inanifi-stazioni di elettricila indotla nel capo prossimo airinducenle. E pero io son di credere che 404 NOBii.E — sull' IiynUZlOIVE ELETTROSTATICA. quosti ulliini risullati si abbiano a ritenere esatti , c quali la vera iialura della induzione li porgc. llo esposlo airinduzionc clottrica iin eilindro di l(>gno bene indo- rafo , lungo ccnlimetri 39 , Icrminalo da due mezzo sfere di un di' = 36" 30' 10* e" : ;e" = 53" 6' 10" P ■.M = 90° ill : « =• 69° 38' 69° 38' M :o' = 33° 33' 53° 24' 36" 0 : : 0 = (opposta) 40° 4-i' (,' : o' = ^opposta) 73° 10' 48" 0 :o' = 16° 13' 24" a ■.a:b: :1 :1:( 0. 3712. M, a oc a QC6 e , a a oc 6 e' , a 2a (x6 e" , a 3o 00 b l> , »a ooa h 0 , a oc a h o' , a oca '2I> Ha clivaggio Don troppo facile ne niollo nitido parallolamenle alle facco JII, lo quali talvolla sono striale ncUa dirczione dell' assc b, fd alquanlo incurve. Spesso per queslc slesse facce piu rrislalli si .ig- gnippano. II colore della Guarinile e giallo di solfo, spesso piu chiaro , di rado nieno. Ha splendore subadamantino , adamanlino nclle sui)erficie di clivaggio. E traslucida o trasparenle ; la segnalura e matta, e la polvere di color bianco sudicio. La fraltura e irregolaro. In durezza uguaglia I'Adularia, e la dcnsila, presa su cristalli, c 3,487. (1) Gli angoli riportati sono quelli die le normali alle facce comprendono. 410 GUISCARDl SOPRA DN MI^ERALE I suoi crislalli prcsenlano due nolcvoli variela. Alcuni somiglia- no a soltili tavoletle per avcre cslcsissinie due facrc HI oppostc, c pel mancari' affallo lo allrc due; dclle allre facrc lateral! poi csistono solo Ic e in ulcuiii , iu allri solo le e' . la quesli ciistalli labulari sol- /^ itr o' i^ K / \ o / P 0 o' \ / \ ) i V. . ^ M M 2 M/ tanto lio trovalo le o cd o' , ed in una zona sola , fovso, per csscr minimc le altre , attcsa la forma compressa di essi , o perche e- miedt'iche ; in queslc condizioni le loro projc/Joni orizzonlali sono quali Ic rappresentano Ic figure 2 e 3 , per modo che chi non avesse allri crislalli li roputerebbe triraelrici; e per tali io li ritenni innanzi cho conoscessi 1' altra varicta di forma. In questa , che c tipica , le facce M sono quasi ugualmcnte sviluppate fig. 1 , e la faccia P , che manca ncU' altra varicta , guardata in una certa direzione e destiluila di splendoro , in allra ha splendore sericeo, per essere sottilmentc striata, come d'ordinario si osserva nclla Tliom- sonite, c con 1' aiuto delta lento vi si \eggono dci punti splendenli. Talvolta ancora , in luogo delta faccia P vc ne esislono naniera p.u o meno prol.abile questi risullan.enti -di indagare qual parte prenda Hi GUISCABDI SOPRA UN MINEBALE DEL MOSTE SOMSIA. la cake nella coiiiposizione dd mineralc — se esistano silico-tilanali o no; faro solo nolaro die cssi non diversificano troppo da quoUi che danno lo analisi dello Sfoiio , sopratlutto del Piemonle , per Mari- gnac, (1) (GrecBOvite Ouf.). Dello Sfeno Vesuviano non si hanno analisi, ne io ho volulo fai- ne non avcndone ancora tanlo raccolto da avcrc risullamenti non e- quivoci; ma rilenendo per esso la composizione che generalmente dan- no le analisi, io non diibilo di eonchiudcre che la combinazione del- la calce c degli acidi silicico e titanico , ncgli indicati rapporli , dia un altro escmpio di dimorfismo — Sfeno monoclinocdrico, Guarinite dimetrica. Qucsto scmbrami trovar soslegno nelle due niodificazioni isomere deH'acido titanico e nel Irimorfismo di che esso otfre an no- levole esempio. Nolero inlanto che la pcrdila dell' analisi debba atlribuirsi parte alia silice che in piccola quantita si discioglie nell' acido cloroidrieo concenlrato, e piu ancora all'acido titanico alquanto solubile nell'am- moniaca, di che mi avvenne aggiungere un leggiero eccesso. Oltre la roccia nella quale ho gia dctto trovarsi la Guarinite, la s' incontra ancora in una trachite d'un bigio-violcllo carica di cristalli di Feldispalo \ilreo e .con Anfibolo e Melanite , nelle picciole cavita della quale trovasi insieme a cristalli di Feldispato vitreo e di Nefeli- na su cui i suoi cristalli stanno sovente impianlati , e di rado vi si aggiungono cristalli di Fluorina e di Circone. In questa trachite non la ho mai rinvenula acconipagnala dallo Sfeno ; ed im solo esempio conosco del trovarsi in quel comunissimo irapaslo di Pirossene e Mi- ca nel quale incontrasi anche lo Sfeno, e con la solita compagnia del Feldispalo e della Nefelina. E qui mi piacc riporlare pocho parole del fondatore della cristal- lografia. ... (.c et c'est une nouvelle occasion dc remarquer combien il est interessant dc porter la plus grande precision possible dans la determination des formes cristallines. La nature a place certaines pro- ductions sur des lignes tres-peu divergentes, tandis que les directions qui aboutissent a d'autrcs font des ecarls tres-sensiblcs. >\ Hauy. Traite dc mincralogic. l*"' edit. torn. 3. pag. 190. (1] Ann. de Ch. et de Plijs. (3] XIV. 47. iN'apoli. . .higlio 1857. M E M 0 R I E P EB LB SCIEIVZE IHORALI PRBSENTATE DA'SOCIl ALL'ACCADEMIA NELL'ANNO 1857. E DA ESSA APPROVATE. CRITIC! FILOSOFICl DEL LISSO M E M 0 R I A DEL SOCIO ORDINARIO GIORGIO MASDEA A quale dclle trc scienze filosofichc, I'Elica la Polilica e TEcono- inia, ogni scrutinio Icg^tlimo, ogni pcrentoria dccisionc locca, inlorno al Lusso ? — In piu schictti e brcvi Icrmini io credo noii poter espri- inere I'assunlo di (jucsla Mcmoria , ondc 1' imporlanza propria sta in cio , che laddovc lull' c Ire, TElica la Polilica e rEcononiia , abbiano ugualc compelen/a ideologica sul Lusso ; quindi dovrannosi ricono- scer falsi i domnii di una, ovvero due fra esse, rispclto a quel dciraltra, (;ui contradicono : e per I'opposlo , che laddovc i niedcsinii si rilen- gano del pari infallibili cd irrecusabili , uopo sari quindi , com'crro- nee spurie lorle, disapprovar le induzioni , sul conto del Lusso, Iral- tcnc da'cullori esclusivi dellc due prime , o invece da que' dell' ultima di cotali scienze. Mi e duiique parso , che in lanla perplessila cd in- cerlczza, ogni poco e impronlo fosse a me conccdulo di avverlirc cir- ca I'assunlo, non saprcbbe dcmeritarc 1' altenzion di colore, cui pre- mono I'andamenlo insicmc , c 1' emendamenlo conlinuo del Sapere u- mano : nc per altro molivo ho inlilolalo I'esamc, cui mi acciugo, u- na Critica filosofica. 2. II Lusso , col corteo delle sue scelleralczze c lurpitudini , che in Roma succedc alia parsimonia anlica , durante la lunga od igno- bile pace , cui riuscile crane Ic sue ficrc c perieolosc guerre, fu da 53 ^16 MASUEA CRITICA PILOSOPICA Giovenale asserito un flagello grave abbastanra, da vendicarc i! nion- do conqpiiso dclla dominazione di essa. jXiinc patimur longae pads mala: saevior armis Luxuria incubuit , victumque ulcicitvr Orbem. Nullum crimen abes/, faeinusquc libidinis, ex quo Paupertas Jiomana peril ... (1). Del reslo e prima e dopo le iuvellive dell' insigne Poeta , gli E- lici e i Polilici abborrirono parimente il Lusso , come un male , alia pri\ata vergognoso, alia vita pubblica niinoso eziandio ; uu male pero evilabile o coercibilc , sia mediante la tutela di forti Costumi, sia col freno di opporliinc Lcggi (2). 3. Sol da non guari una DoUrina quasi nuova , la delta Econo- niia , ha impreso a redimere il Lusso da ogii' imjiutazione , e fino a vantarlo come un bene , gradevole nella privala , ottativo benanche nella vita pubblica (3). Giacche ( discutono i seguaci di essa) un si- mile Bisogno manoduce all' immegliamento di ogni civile uso ; non solo arapliando il giro di lutte le specie di Ricchezza , ma promoven- done I'indefinito sviluppo. Dietro qual motivo anzi ( se pur la Ricchez- za certo segno si accondiscende dalla prosperitd dello Slato , o piullo- slo sua condizione fondamentale ) il Lusso , al contrai'io , viiolsi pro- teggere non avvilirlo , eccitare non comprimerlo : insegnamento su- balterno al canone supremo in tale Dottrina , chc fa egli mestiere di accrescere o fomeatare la Consumazione , accio la Produzione vie piu si estenda e s' invigorisca (4)... Or avvi , soggiungono , chi ignori i (1) Satyr. VI. 292. (2) II eel. Muratori (Delia Pub. Felicitd, oggetto de' bvoni Principi, ec.) e I'Ati. Robert! (Intorno al Lusso, ec.) sono forse i due ultimi scrittori, che in Italia dispu- tato no lianiio ; qiiello, morto uel 1750, sotto una mira polilica, e questo, murtn nel 1780, sotto un' etica. (3) Egli i; voro, che poclii ( Ganilh, per es. Dktionnaire rf' Economie pulitiijnc, ec.) non racconsentirono, come bene, se non in parlicolare Esiste dunque Lusso in generate, a rigor d'idee? Ma e giusto di confessare, clie siffatta ipoletica separa- zione delle due specie di Lusso, tragga origlne da Helvetius [De I'homme , Sect. VI, Chap. 'i). E qui taccio dell' altre separazioni sue in aUivo, e passive, a mente dcl- nostro Filanftieri (Scienza della Legistazione] e in colpei'ole ed innocente, a senno di Hume {of rafinemenl in the Arts) ec. (4) Ad. Smith, Inquiry into the nature, and cawes of the Wcalts of nations, ec. nEL Lusso. 417 r.ipporti divctli e immcdiali dcH'una, ondc f^rindirelli c maliali dclVal- tra , co' vaiiUifi^gi della vita coiuunu ? Che sc poi amisi di riferirc al Lusso Taccidcnlalo malessere di una piccola parte d'individui o di fa- iniglie ncUo Slalo, nicnte ( ci proscguono ) qucsla opiiiionc scemcran- ne il incrilo , a confronlo del assiduo benessere della cosloro maggior parte , in cui Nazione Civilta Ricchezza, e coinprcndosi e descrivonsi c fioriscono insiemc (1) — Per siffallo giudizio assoluto ognun vedc, che la Doltrina degli Economisli di oggigiorno ( maestri , e discepo- li ) non solo di luiigo inlcrvallo si scosta dall' assennalczza degli Etici e Politici di lull' i pacsi e di lult'i secoli; ma vie piii, che le si contrap- ponga, che la comhalla , c la rovcsci. Ed esscndo tornata essa a gusto intero , ed cstrerao favore della sociela modcrna , qiiindi non dobbia- mo sorprenderci, se le ammoniziooi morali, c i dellali Icgislativi di al- tra vol la , riguardo al Lusso , omai sien caduti in dinienlicanza, c fi- no in diieggio (2) (juali , o misurc di una prudenza lullor limitala nc' suoi propositi, od immagini di un sapere spess' obbliquo nellc sue viste. 4.. Non pcrtanlo, da che lomo applaudila c diffusa la doltrina, cui nienlovanio , pretenderebbesi inconculibil' cd inappcllabile ? Lno scrit- tore prolisso d'ordinarioeinvolnto nello sue r.onsiderazioni, questapro- fonda nondimcno e succosa inculcava ; cioe, che soriissimi o diuturni abusi ognora scaluriscono , sia quanto alle rogole , sia quanto a' di- simpcgni di nostra vita, da un'incomplot'aaalisi de" fatti, sovra i qua- li sorroggonsi gli allrui conciUli piu famigerali (3) Mi e pero ve- nuto in aninio, che fra la discTcpauza cnorme, fra la reniteuza scam- bicvole , nella quale ci si parano le idee degli Economisti , a risi^on- tro di quelle de' Polilici cd Etici , su la quislione del Lusso , ci riu- scircbbc a non licve profilto , quando io tcnUissi di ricondurl' entram- be sotlo un esamc scrupoloso c maturo : avvegnacche non raai puole o deve stimarsi prcscrilta la causa della VcritA , quanlunque non di rado, c la sospenda il voto improvvido di osimj dotii , e piu spcsso la precluda il consenso teracrario di un volgo spregcvolc. 5. Or meglio , e prima di tutto gioverammi a lal uopo di svol- (1) Errore (privafe vieet, publik benepii) sparso dalia vecchia Fatola delle Api, ec. di B. Mandcville, non ancora nauscato da' dotti platcali. (2) Vultaire, Diet. phil. Art. Luxe. (3) Cli. Cumte, TraiU di legislation, ec. Lii\ II. 418 MASDEA CKITICA PILOSOFICA jjfere nclla piu acconcia , c di chiariro nclla piu nclla guisa la «o- zione niedosima di Lusso , intorno a cui verscra ogni nostra disami- na : cosi perchc noi vagatnente c superficial men te non ne conlendes- simo , come perchc simile nozione ( o troppo io ra' illudo '. ) luiqua non c slata abbastanza osprcssa da'sommi aulori d'Economia (1) e con molla minor sufficionza ripcluta da'loro adelti. Pochi, e semplici po- stiilati ne soccorrcranno ad esporla neU'esatlezza, e genuinila sua non solo, ma bcnanche a Iradurla da quind' in poi soUo varj aspelli , ne piu anibigui o promiscui. 6. I Bisogni umani vogliono scorgersi per diversi i/orf? a un tem- po , e per Gradi. Riguardo a' Modi , ei si sceverano ( economicamen- te capiti ) in o ) I'itlo , b ) Ricovero , e c ) Vestito , come sa o- gnuno : c riguardo a' Gradi,, a tulti e nolo parimenle , che dcssi ri- flellono a ) alia Necessitd, b ) Comoditd del sussistere e consislcr no- slro, e inoltre c) al Lusso — Ch' e Lusso dunque ?... Tuttocio, chc in provvcder noi al Villo al Ricovero ed al Vestito, onde senza Ircgua abbisognamo, trasgrodiscc i limiti della Necessitd e della Comodita ben intese : ovvero, in piu franchi e precisi termini , Lusso e il Bisogno dcir Oslentazione, dolla Rieercatezzn , della Superfluild ; Bisogno, cui nativo niun disferma in noi, e '1 piu sovente coetaneo a que' della Ne- cessita piu legittiuia , e della Comodita piu discreta... Bisogno fuori dubbio , ma non atlendibile , ne graziahile del pari , laddove al Lus- so gli uomini soddisfaccino con onta e discapito della Comodita, e del- la loro Neccssitci medesima. 7. Cosi n' e dalo riconoscere , senza iema di paradosso alciuio , che il Lusso determini quasi, e stabUisca, mediante la sua forma ov- via ed esplicita, qiiell' indole astrusa cd implicita di Fanitd e di jim- hiziono (2) nclla quale si appalesa il nostro maggior numero ( pochi eccello ) quandunqu' e ovunque gli escmpj tiranneggino , e servano i costumi : quell' indole , io dico , di piccola Vanitd , e di Ambizione stolida , per cui da ultimo interessi cd abitudini , rapporii c guaren- lie di \ivere, tutto cede alio spetlacolo, nulla piii rimane al consiglio. Eppure , diciannove secoli addielro , Tacito (3) esponendo i corrotti c (I) -Vedi Genovesi [Lezioni di Commercio ec. Parte 1, Cap. 4) il quale cid nota- va, omai da iin secolo. [2; Vcdi Tracy. Commentaire lur Montesquieu , ec. Cap. 7. (3' Ann. XV. IS. DEL LUSSO. 419 sUiinprali usi di Roma , colla sua vibralozza solila insc^'na\a.... diim aspeclui consulUtir , conscicnliu .sprelur... So iion die le lezioni dei grand' ingegni discuoprono, non correggono la fatalila dolle sorli, en- tro lo quali ogni uoiuo , ogiii cillii, ogui popolo, ansia raminga soc coinbc ! 8. Ed oraai pianamcnle deciferala, c prccisamenle definita la f?ozjo- nc di Lusso , una prima Merita emerge agli ocdii allrui , caidi- nalissima nella quislioiie , cui agilamo ; vale a dire, che la Consuma- zione lussuosa conlribuir non possa, ne debba, in qualunque manie- ra c per qualunque patio , se non alia /ussuosa Produzionc, nienlre solo ad cssa e analoga e reciproca. Laonde il Lusso, proclivc c idoneo a protoggcre o conimendare Ic Arli cd Industrie, che soppcriscono alia prolcrva Oslcitfazione, alia spcsosa liiccrcatezza, cd all' inquiela Super- fluitd, WLo\ ([ui notarsi onninamente sremo e inelto a spanderc o soffolce- re le altre tutle, ehe appartengono alia Nocessita niolliplici , c Coniodt- ta deir esislcnza umana piu ordinaria , solto la ragion Iripla di Villo Ricovero e Veslito — Cosi, dove agli Economisli lo si aceondiscendesse pur , come un Bene ( a dispello degli Elici e Polilici , da cui fu scm- pre avulo , come un Male ) risulterebbe dalle premesse argomenlazio- ni , che il Lusso in se non offra, se non certo Bene assai modico c ristretto ; non cssendogli accordalo in niun caso , in niiui pcriodo della nostra civile orbila, di renders! congruo c propizievole, sia allc Necessilii, sia anche alle Comodila parecchie, le quali da igni verso, in ogni attiino ci occorrono , e sempre perseveranli c, imminenli per noi, uomini di lutle I'etd e fortune, di tutl'i ceti e sessi — Ac riducesi mi- ca a questa Vcrila unica cio, con cui mi trovo in balia di risospignc- re, oslidar rallacco degli Econoinisti; awegnacche, dove altrui piaccia meco di proscguire , quindi agexole negozio diverrammi di ratificare, con pruo^e solide e Jarglie , come il Lusso non solo inabile sia , ma svogliato e rilroso , ne tanto a pronmovore, quantoa sostcnere quelPArli od Industrie, le quali scliiellaiiionlc alle .\ecussila e Comodita della vita suffragano ; o piuttoslo , coni' ei sia il Lusso, che di proprio gcnio le convelle, c fin Ic adugge. In cio fare , per altro, csso a perdizione c disastro di se luedosimo evade: nientrc, da ultimo, sinunge d' ogni Ric- chezza i Consumatori, c trambalza in una Poverta spasmodica c cala- mitosa i Produtlori suoi Scconda ferifd suUa slcssa controversia, cui negliger non dcbbo , ne dalla prima dividnre. 120 MASDEA CRITICA PII.OSOPICA 9. E die? ... Non c forsc ripcluto ad csuhcranza, c con eviden- za di raggua^'lj slalislici , o di Iradizioni slorichc, csibito , come lo sciupo la gajezza e lo scialo niai scnipre si conjughino alia penuria alia doglia cd alio squallore , nell'insieme di ogni Popolo; il quale, o vecchia fama aulcntica , od illustrazionc ammossa in presenle , ci affigurano provelto lungo gli stadj orrevoli di nostra Civilta ? Avvi dunque nulla di nuovo ( sebbene cio non si tenga , che strano afFat- to , c quasi assurdo ) in un simile perpeluo , e fin' indissolubile con- sorzio , della Miseria piii langucnte, e del Lusso piu Iracotante; nuo- vo a tal segno , che mi avvinca I'obbligo di mallevarlo con qualche citazione del Mondo di altra volta, dove io creda partilo cauteloso e discreto d'infingcre le accalaslate narrative dell'odicrno? Oime!.. In o- gni conlrada , in ogni epoca , onde si applaudono gli entusiasti di cosi moslruosa Civilta , noi , fuori dubbio , vediamo il Lusso colorire i dinlorni , lunicggiar gli accessorj del quadro della cosa pubblica ; ma la JMiseria cziandio ( una miseria spesso di solto alia piu grosso- laua , non che mediocre cententatura ) comporne il fondo , descri- verne il prospetlo (1). Fondo tristo e minaccevolc , per le varie seni- bianze, in cui si atleggia I'invidia e'l cniccio, la desolazione e I'afFan- no: prospelto cupo e lurido, il qual solo attesta la massima e impreteri- bile, la prossima ed irreparabile influenza , che dal Lusso piove sopra tutte le Arli od Industrie, cui la saggezza divina compromise alle Co- modita e Necessita deU'uraano Essere , accio una Iranquilla e robusta valetudine procciu^ino ad ogni Stato (2) ! 10. Vero e, che il Lusso , piu di offcndcrc la Produzione - Con- sumazione generale, in certa specialissima guisa, e preliminarmenle af- fligge la Produzione - Consimiazione lussuosa.... Terza Ferild, la qua- le rincalza gli awisi da me espressi ! Infatti niuno e iiiconsapevole, in 1.' luogo , che i Lavorieri - caporani di arnesi , di mercerie, di sup- pellettili, ec. consacrati all' Ostentazione , alia Ricercatezza , ed alia Superfluita , di ora in ora , e senza confronto a quelli di manifaltu- re , cui la Necessita rende indispensabili , o la Comodita irreprensibi- li , soggiacciano ad ingombro di magazzini , attrasso di rimborsi , diffalta di commessioni , ristagno di traffichi , ec. Ne qui conlo I'al- (1) Mably, Doutes stir les Socields, ec. (2) Briganli, Esame economico del sistema chile, ec. Napoli 1780. DEL LU8S0. 42! to ( fra repenline vicende ) o Lasso prezzo doUc malcrie fabbricalc Ic moine o le niigarie de' bruschi doganali oditti , ec. Ae lanipoco b'ado agh azzardi pcrenni di ogn' insolilo ripicjro chimico, raeccanico, o le- cnico ; per cui vedoiisi frequentcmcnlc , inopinalamunle , cd in'genk- menle coinbiare la moda , lo spaccio , c la domanda di simili pro- **°f** (^) ^° 2." luogo non ignorasi vie piii, die i La\ orieri - ope- raj dc' generi su riferiti, dopo aver diserlalo le campagne, ed esauslo I natii villaggi (2) a fine di allorcersi ed agglomerarsi cnlro le oil- la, ricelto degli opifizj , onde dcscorriamo (quivi atlratli e illusi dalla facile occiipazionc , da' guadagni pronli, o almeno da un salario onu- nulo ) lantoslo sc ne ricredano e penliscano ; ma indarno, e gid lar- di; quando gli hann' opprcssi c immolali, sieno i capriccj del colidiano guslo , sieno le versalili negoziature, sien le furbesche mene de' com- pelitori principali. Allora lo vacanze di falica, la riduzione, ovvero la deficienza della mano d'opera , I'inccrlezza omai diirevole in essi d, campar medianle 11 servizio delle proprie braccia, surrogansi , con fune- sla ed angosciosa realla, a tulle le lusinghevoli aspeltative di un inle- resso mal calcolalo.— Ollre io mi taccio, menlrc tai scene per buona sorle unqua non isvelaronsi agli occbi nosiri ; ed e bello decente e oncsto prelcrire quel disordini o lumulli , fra cui non di rado , nell' alrocila efrenesla del cordoglio, qualche perfida insinuazione , o qualche cat- tivo insUnto, costoro ha invollo... Or che ci roplicheranno, a schermo del Lusso, i piii devoti o fervidi prosdili dcirEconomia? E ben forsc egli dire , che congiunlure criliche sifFatte , pe' Produttori lus<;uosi altcrninsi con sempre idenlichc condizioni di lucro e di calma' Ma cosla, dielro mille ricerche all' uopo inslituile e da'Governi pi u cult i «■ dalle piii celebri Accademic a gara, come ogni fortuito e inslabil'o! molumento dell'altrui spcculazioue o travaglio, sia appunio ciocche si \uole, a fin di proibire al rozzo e debole uraano giudizio di equili- brarsi fra 1' cccessivo presenle, e lo scarso o nulla evcniuaie. 11. Arrogi, che il Lusso pcrcuote i lussuosi Consumatori con ag- gravio e danno simultaneo... in 1." luogo , a molivo del valore degli (i; Si leg^n Icstcso Rapporlo del Blanqni [Slluolion det Clastet Oucriere> m France, en mS) per ci6 soprattulto, cho riguarda le fabbriche di Lione. ;2) Una pubblicazione periodica, famosa col IJtolo di Morale chrelUnne ci por- Se nuesto singolar documento, uel suo Vol. VI. lelalivo airaiino 1856. 122 MASDEA CRITICA PILOSOPICA 05>goUi, cui cssi anolano e prcferiscono, c cui il disegno, il tcssulo, r orij,'ine, 1' occasione, la singolarita, cc. cc. di lor natura effcmeri e caduchi, rcndon cimenloso c ancipilc per chi li foggia o vcndc, e con drilfo csagerano per chiunquc se ne divcrle , conipraodogl' in fondaci arlatamente corrcdali... c in 2." luogo, a motivo soprallutlo della raol- Iczza, della sciopcraggine, della balorderia, le quail nello Slalo s' in- Iroducono, e vi soffogano in breve, o proslituiscono, ogni scntimento ingenuo gagliardo contcgnoso, insomma civile. E qui udiamo Sallustio Crispo, da cui ricevea precctti di sano e giusto impero lo slesso Ce- sare (1) - Dux, alqiie imperator vitae mortalium , animus est: qui u6i ad gloriam virtutis via grassatur , abunde pollens potensque , ci clarus est, neque fortuna eget ; qiiippe , quae probitatem, indu- slriam, aliasque arles bonas , neque dare , neque eripere cuiquam potest. Sin eaplus pravis cupidinibus, ad inertiam et voluptatea cm"- poris pessumdatus est, perniciosa lubidine paullisper usus; ubiper socordiam vires, tempus, ingenium defluxere, naturae infirmitas ac- cusatur: suam qttippe culpam auctores ad negolia transferunt. Quod si hominihus honarum rerum tanta cura esset, quanta studio aliena, ac nihil profutura, mult unique etiam perieulosa petimt; ne- que regcrentur magis, quam regercnt casus, et eo magniludinis proccderent, ubi, pro mortalibus, gloria aetemi fiercnf. Nam nti genus hominiim compositum ex corporc et anima est, ifa res cun- etae, studiaque omnia nostra, corporis alia, alia animi naturam sequuniur. Igitur praeclara fades, m^tgnae divitiae, ad hoc vis cor- poris, cl alia omnia hujuscemodi , omnia brcvi dilabuntur : at in- genii egrcgia facinora , siculi anima, immortalia sunt. Postremo corporis, et fortunae bonorum, uti inititim, sic finis est; omniaque orta oceidunt , et aucta scnescunt. Animus incorruptus , aetcrnus, rector humani generis agit atquc habet cuncta, neque ipse habetur. Quo magis pravitas eorum admiranda est, qui dediti corporis gau- diis , per Luxum atqiie ignaviam aelatem agunt. Celerum inge- nium, quo neque melius , neque amplius aliud in natura morta- lium est , incultu atque socordia torpescere sinunt ; cum pracscr- tim tarn multae, variacquae sint arles animi , quibus summa <-la- riludo paratur, elc. (2). (1) Ih Repuhlicn nrdinaiula. (2) Bellum lugiirt. I. DEL LUSSO. 423 12. Sagacissime considcrazioni su' inicidiali rapporli del Lusso col- la Vila civile, e ad un tempo redarguizioni niordaiissimc conlro lutti coloro, i quali per mero ossequio all' immuniUl tcoriche e praliche della Produzione-Consimiazione , insursero a propugnarlo con baldan- za, o a difondorlo con indulgcnza alineno '. In che furon essi corrivi di un assai circoscrillo sislenia d'idee, ne scusa hanno; cziandio per forza di altri argomonti, di cui m' inlrallerrei , quando fossemi conce- dulo ragionarc circa 1' assetlo cconomico dello Slalo. Inlanlo convien •(ua di ribatlerc indilatamenle , con brcvi parole, uii loro sofisma ri- marchevole, a salvaguardia di questo medesimo sislema d' idee: ini- perocche, so io il Irasandassi, quanlunquc per ischifiila, polrebhe inferir- si come da me in gran parte ammcsso... Ei prolestano dun(iue , the riflcssioni o declamazioni uguali a quelle d'anzi addotte, colla senten- za dcir egrcgio Uoraano Slorico, quanto alio brullurc del Lusso, non concemano, ed anche in maniera esclusiva, se non all' Elica, onde la morigeratezza, od alia Politica, onde la sicurezza dello Stalo, for- mano rispettivamcnte lo scopo : nxentre 1' Economia un altro, ben di- verso e proprio, ne contcnipla, vale a dire, la ricchezza dello sles- so. Per tultocii ci consenlono, cd acccllano lo Slato, in ogni relazione compreso (a' suoi principi arcani , a' suoi fini augusti , cd a' suoi mezzi supremi) quale bilico unico dellc tre nicnlovale scienze filosofi- che: lo che noi pure consenliamo cd accellamo, sovvcncndoci a lal uopo della vera e bcUa osservazione di Plinio (1) il giovane.... qiiippe di- scretis quidem bonis omnium, sua cujusque ad singulos mala; so- v.iatis aulem ulque pcnnixlis, singulorum mala ad ncminem, ad omnes omnium bona pertinent — Ebbenol Non rilraesi da ci6, quasi franco c semplice coroUario, che la Ricchezza, la Morigeratezza e la Sicurezza debbano insieme , c con muluo accordo fruire , o garbarc alio Slalo; c non gia lo Slato, per lo coi\lrario, di quil o di l.i redcrc agli ordinamcnli semprc lozzi se parlili, della Ricchezza della Morigera- tezza e della Sicurezza? Infatti ognuiia di simili condizioni nieglio s'in- lende, e via via adempicsi, a riguardo deH'utilita c prosperity dello Sta- lo; che non lo Slato a riguardo dello s\iluppood increnionto di ognima di esse condizioni, incerta nollo sviluppo o varia iiell' incremcnto suo 9c daH'aUre divisa. Son io coslrollo ad aggiungcre, die forsc, acci6 gli (1) Paneg. XXXIt. H 42-i MASDEA CRITICA FILOSOPICA arringhi studiosi dell'Elica, la quale a'Coslunii capurra della Mori- gcralczza , dclla Polilica , la quale alle Leggi baluardo della Sicurez- za J e doirEcoaomia, la quale alia Produzione - Consumazionc gremio della Ricchezza, con divergeuli criterj incombono, attraversati fra loro unqua non si fossero , troppo giovato sarebbe di renderli convergenli ad una niira sola c comune , il vanlaggio dello Stalo, in cui riponesi ii noslro Ben-Yivere; cosa, che ambita , giovercbbe di otlcner luttavia? — Vuolsi nondimeno badarc, come ne gli Elici, ne i Polilici niai con- Iradissero, che la Ricchezza fornisca , in tulle le guise atluabili e pre- sumibili un punlello civile: quanlunque prcleso scmpre abbiano per la felicila dello Slalo, ovvero pel noslro Bene (quelo(l) fiducioso ed agia- to) Vivere una pari equivalenza e preslanza dal lalo della Morigeralezza seco, e dclla Sicurezza unite; senza cui nulla il consorzio umauo distingue da ogni brulale aggregazione, non privilegiata da solerli Leggi, non ac- cudita da probi Coslumi, non ostanlc che non vedasi priva di quanta Ric- chezza le e confacevole. Laonde non abbominarono il Lusso cglino, ne si rimangono dall' abbominarlo, se non perche, o vizio da se medesimo, o di tutt' i vizj cardine ncllo State, e il Lusso appunto, il quale sgomi- na, corronipe e imbastardisce il Ben-Vivere, di cui favellanio. Cosi di rimbrotti forlissimi, invece , condegni sembrali sonomi gli Economisti, non gia per avere con zelo sulle moUe della Produzione-Consumazione insistito ; ma sibbene da che, o pervicacenienle ei sconobbero , od ar- rogantementc violarono quc'sacri limiti, fra'quali puo soltanto il noslro materiale Benessere col morale accoppiarsi , e fino costruirsi, in lulte le civili societa possibili ed immaginabili. E pero lode meritano i piu sezzaj esposilori della Dottrina della Produzione-Consumazione , col non ollre aver pialito inlorno al Lusso; briga, che in realla, e comun- que svolgasi, loro non compete. 13. Or poichc riuscito sono a descrivere gli effetli del Lusso, rin- tracciando le sole altenenze sue Economichc, potrebbe allrui parer e- straneo e soverchio al mio tema, che io ne discorressi benanche Ic cause, 0 piuttosto (se meglio piace) le occasioni, le quali riferiscono invero a circostanze, ondc per niun proprio errore dee rispondere , o correggersi la volgar' Economia. Nondimeno ragionero di esse bre\e- mente; vie piii da che mi fia quindi schiusa, e indiritla la strada (m (1) Bene, id est rede, frufjaliler, honesCe vivere, Cic. df Fin. I. DEL LCSSO. ii25 allra piu Icmpesliva congiunlura) ad csibirne, e disculorne i rimedi efficaci c normali. Nc qui honimi per inlraprcsa malagovole di addi- tare tai cause od occasioni, purche mi si conceda sccrnorlc sollo i tre aspelli di Ostenlazione , di Ricercalczza , c di Supcrfluita , in cui av- vertimrao da principio , che il Lusso si rcfrange ed csprime. — Quai pungoli 0 conforti dunquc, allosn la Rmnnia romplcssa di lull' e tre, dcrivano agli urgenli e inccssanli Bisogni noslri di Villo, Ricovero, e Veslito?... Ognuno puo da se prcsumcrgli , e quasi affiggcrli. 14.. Ostcntazione — Non e da contraslarc, come io Cilia piij dei Rorghi; e le piu dclle nicno accenlrale (in cui riseggono, o si aduna- no i doviziosi, i nobili, gli autorcvoli personaggi; e'l popolo si affolla di consegucnza, onde servir loro, c provvodcre a sc) por mode e gra- do peculiari manlengano, sc non inducono, uno spirilo di Ostenlazio- ne; cioe la gara di Onorcmze cslerne, dalla Ricchezza poco a poco so- stituita aU'Emulazione d' illuslri prerogative, di magnanimi pensicri, e di civili opere. Avvegnacchc ivi, a un cosiffatto moscliino spirito, i Marilaggj , le Nascitc, e le stcsse Morti somministrano un conlinuo fo- mite; senza dir delle Festivila annivcrsaric, dc' giornalieri Spcltacoli, e delle parecchie allre urbane Consueludini, le quali al Iripudio colli- mano, ed alia pompa. Laonde accadc, che solo in mezzo a simili \a- ste congerie di uomini di lutla indole, e forluna, prorompcndo il Lus- so, via via in abbigliamcnti gliriLizzosi 1' acconcio Veslito, in abita- zioni splondide il niodesto Ricovero, c in laule mense il Villo sobrio si Iramulino; al certo con belle spicco di coloro, cui la Ricchezza ne da r arbitrio, ma con bmlto sfrcgio di qufinti altri una comparali\a Poverla deprimc, indispetlisce, c di volla in volla esaspcra, fra 1' in- verecondia de'Costumi, c I'obbrobrio dollo Loggi (1) — Per la quale severa animonizione , che agli Etici ed a' Politici similmente appar- liene, non inlcsero quesli gia, secondo gli Economisli accusano cnlrani- hi, di abolir la Ricchezza, con paralizzarnc 1' uso (monlr'Ei nulla di meglio richiedono, che I'una assicurare, e aggrandir rallro) ma alia jaltanza la prudcnza, al fasto il di'coro, in sonuna alia dissipatczza la li- beralilA di preporre. Expelantur diviUae, scrivea TuUio, interprelr di lutlo il grcco, macslro di lullo il latino sapere, (jutim ad u^ts vifae (1) Quid Leyes sine .Morilms Yanai- proliciunO... Hor. Od. III. 24 126 MAsnEA CKITICA PILOSOPICA necessarios, turn ad perf'ruendas voluptates. In quibus autem ma* jor est animus, in iis pecuniae cupiditas spectat ad opes, et grw tificandi facidtatem.... Nee solum nobis divites esse velimus, sed liber is, propinquis, amicis, maximeque rcipublicae, etc. (1). 15. liicercatezza — Siccome il Lavoro feconda in certa guisa la Materia, da sc medesima sterile, od almcno rozza e torpida; cosl Tin- dustria a suo lorno cinancipa il Lavoro, per se medesimo increscioso e duro: segreto ammirevolc di Dio, che dalla creazione avendo il La- voro stabilito in pcrpctua guarcnlia dell' umana famiglia (2) voile , mediante 1' appannaggio dell' Industria, a cadauno aperlo, compensare il patrimonio delta Materia, a'pochi devoluto! Pero vediamo di passo in passo 1' Industria colla Materia dividere ogni drillo ingcnito di que- sta sulla Ricchezza , nel piu ampio significato suo concepita:.. Verila, degli Economisti non solo in capital nianiera espressa , ma con esa- geratissimi comenti profferla. Ed esageratissinii , torno a dire , concio- sacche 1' Industria non puo meglio, ne devesi scorgere, se non come il talento atlo a crear la Ricchezza; mentre la Materia sola e, in op- posto, che si porge con uso prossimo a' Bisogni nostri , c sola , che s' impronta ncl Vitto, nel Ricovero, e nel Vestito. La quale conside- razione , senza piu diffondermi , basta a rivelarci il divino consiglio, e quasi a fame acconsentire il profondo motivo di quel fascino di Ri- cercalezza (tutto coUocato in peregrine, squisite, e talor anche postic- cie 0 bisbeliche galanlerie) che impadronendosi delle brame del Con- sumalore lussuosOj con se lo trasporla entro una perenne vertigine di allettative, soddisfatte appena , e fastidite a misura , che altri ne di- vengano con lui partecipi, secondo il piu spesso,tardi o losto succede: ... non vulgo noia placcbunt Gaudia, nun usu plcbeio triia vuLuplus (3). II motivo poi, di cui ho parlato , c 1' assiduo guadagno, c Tubertoso pascolo, ne di rado il beneficio enorme del Produllore, snl qiial veglia la Provvidenza; guadagno, pascolo, beneficio, chel'lnduslria a hii proc- (1) D. Oif. 1. (2) Adat vero dixit... In hhorihus tms comciles ex ea ( terra) cunctn diebut vi- tae tuae... /n sudore vuttus tui vescerin pane luo. Genes. III. 1", 18, 19. (3) Petr. Arb. Salyr. DEL LU8S0. ^27 cura, c saslicn le vcci di censo (1) ovvero di rcndila inscrilla sul censo del Consumator rispollivo. 16. Superfluild — Da ultimo quel vezzo irrcsislibile , quclla cu- pidigia insaziabile di addohbi, niondizic, Ireni, divise, balocchi, ecc. cui agl' idolatri del Lusso persuade 1' albagia di una llicchezza slrab- bocchcvolc, 0 la faluild di simiilamc il possedimento agli occhi al- trui (da Seneca (2) col motto di Superfluita vilupcrala ) non 6 meno I'acuto loro continue stimolo, che il loro luttuoso final gastigo. Ma non obbiiamo in questo incontro la difFercnza , che intercede dalla Super» fluila 0 profusionc, ondc si litiga, alia Copia od abbondanza de'prelti amminicoli della vita; i quali niuno ha in tedio, ne deve o puote a« verli. Infatti per la Copia, a cui la Scarsezza ovvero i)arcita contra- sts, gli uomini s'ingentiiiscono, e quasi spandonsi, in appagarc Bisogni facili e discreti: mentre ncUa Superfluita, e'l Vitto e'l Ricovero e'l Ve- stito si csagcrano di ora in ora, c fin si per\ertono a segno , che la Comodita propria di chi clusa , di chi la stessa Nccessita risulti de- fraudala — Allro provvidenzial consiglio, in virtu di cui nell' opuleu- za il lussuoso pcggio si Irova del gramo nella mancanza di piu sor- Ic di ajuti ; dove tale mancanza inonesta non sia, cd ingiurievole ! 17. Ne qua rai oppongano gli Economisli , che di tutto ci6 a onta, la Ricchczza nello Stato via via si accresce od accumula; mcrcc le Arti, cui il Lusso moltiplica, o scmpre in mcglio crudisce (3): da» (1) Ars illi sua Census erat... Ovid. Metamorph. Ill, 587. (-2) Episi. XXXIX. (3) Hume, parllgiano del Lusso, arma talc obbiezione, con positivi ragguagli, liella sua Sioria d'lnghilt. ondc io trascriveru un brano, a fine di porrc in lumiooso rilievo rimpcrfetto c vago sentir di lui [non piii, nu mono degil altri partigianij sul- I'argomento — « II s'utoit introdoit 1' abus d'avoir des especes des clients externes, « aux quels on donnoit des gages.ct sa livri^e.II s'cnrolaicnt ainsi sous la protection. « et au service des grands Scigneurs.a condition d'etre a lours orilres on terns do guer- « re,et m^me de revolle.cn toutc occasion de dobauche el de violence. Get abus cV- « toit profondement euracine.ec. II ne lalloit, (jue toutc la vigilaoce,ct la riguear de « HenryVII, pourrextirper.ec.Le progres des Arts et dn Luxe arr^ta ce pernicieux 0 usage plus clTicacemenl, que la severitc des Loix ; les ;;rands Seigneurs cessercnl « de se disputer I'avantage de cctte sorte de (aste, lorsque les nouvelles recherchcs x dans la splendcur et lelegancu des equipages, des maisons, et de la table leur of- •( frirent des sobjcts d'emulation plus agreablcs. Les gens uisits, qu' ils tenoient au- « paravant a leur solde,ne resterent plus dans unc molle indolence; ils farent obliges ^28 MASDEA — CBITICA FILOSOFICA poiche io ho di sopra marcato i confini, assai angusli, cnlro i quali ogni sua efficacia si raccoglie. Ma importa or vedero di piu... in 1" luogo, come il Lusso dclla privata Ricchezza bensi, non dalla pubbli- ca rincorato e nutrito vadi... In 2." luogo, come pur menlre la pri- ma si accumola ed assorge , la scconda al contrario dechini e dimi- nuisca; di lal cho ogni favor delle Leggi o dellc Consuetudini all' u- na, pcrniciosa lorna all'altra... E in 3.° luogo, come Ira gli abbaglj delle prccipue dollrinali esegcsi degli Economisti , vuol riputarsi gravis- simo c lamcnlcvolissimo quello di aver confusi o cquivocati, di equivo- care o confondere lutlora, Yavcrescimento e la cumolazione della Ric- chezza, e la Ricchezza pubblica e privata. Ne prescindo, in cio dire, dal total loro numero, cheunsolo Autore (1) di niun allro, di niuna scuola pedissequo ; indarno occupatosi a lor di mezzo questo abbaglio, cui e troppo aver denunciato per adesso. Trattando dc'Rimedj del Lus- so, io mi propongo altrove di sottometterlo conseculivamenle ad ogni auslera , c minuta refulazione. 18. Ho gia piu volte i Rimedj del Lusso ventilato ; conciosacche io ne '1 credo suscettivo, al paro della Miseria sua consortc: quantun- que arduo conato siami di appresentarii, e non temcre per tutto gui- dcrdone 1' altrui repugnanza , o 1' altrui diffidenza a riguardo loro. Nondimeno pcnso di cssere a me lecito , ne discaro a chicchessia mi abbia finora udito, che io anticipi una, ovvero due brevi osservazio- ni, sul conto di tai Rimedj, quasi gagliarde e lontaue scolte lungo il cammino delle dispute, cui c' imbatteremo in appurarli; eziandio per soltrarci dalle piu inutili e impicciose fra esse — Dunque slabilisco a bclla giunta, com' ei dovranno, se Rimedj, mostrarsi qual semplice, pron- ta e facile appcndice di tutti gli argomenti circa la natura del Lus- so, fin qui raccapilolali, ed omai condolti a tcrmine. Quindi non po- Iraono rinvenirsi per noi neWoslruzione della Ricchezza, giusla il pa- rere degli Economisti; ma ne tampoco nella sua inanizione frugarsi, giusta I'avviso di alcuni Etici e Politici, in che al certo fallirono. Di '! de se rendre capables de quelques professions, dequelque emploi, utiles a eux m^- « mes.et a I'Etat. II faqt convenir.eri depit de ceux, qui declattipnt si violoment oori- « tre le raffinemcnt des Arts agr(5abIes,ou contre ce qu'il leur plait do nonimcr Lu- liaTasi il Vico di vcderc che (anio sln- dio SI iioncssc inlorno alle scienzc fisiche e malomatiche , o si t,oco fosso collivala I'autropologia. E niaraviglia dovca cio recarc alio .llu- slro filosofo napolilano; dappoiche cgli sapeva quanlo alia materia so- pras assc lo spirito , c qiianto piu sublimi c dcgnc di studio fossero que 0 discipline, che alle cose dcllo spirito si altengono , rimpctto a quelle che Ic cose dclla materia e del corpo riguardano. Se non che vuolsi considerarc che in tempi segi.alati pel trionfo degl' interessi ma- tenah natural cosa d gl'ingegni c gli studl.volgersi a quelle discipline ed a quelle apphcazioni, che siano per frutlarc pii pronto c pii cffoi- slico guadagno. L'argomcnto di questa scriltura non porta che io mi allarghi a dimostrare che Ic scicnze morali Icngono un posto assai pit. cccpl- Icnte di quello dellc scienzc fisicho; ne potcndo, imprcnderei a dimo- strarlo, riconlundoini a quale iusignc collegio ho I'onorc d'indirizzarc le mic parole. .Non pero lasceri di pensare c di aver per fermoesscrc sacro dovcre di chiun.jue attendc alle lettere ed alia fdosofia lo csporrc J proprl concetti; e, sotloponendoli alio csamc dei dotti, fare che quelli profittassero alia civile convivenza. ■ Per eiretto (Icll'approvazione data dall'Accademia a tal Memoria I'aalorc ven- ne ascrillo a iioslro corrispondentc nazionale. 55 4-32 MASTRIANI PRIME LINEE SU Dl UNA NUOVA TEORICA Per la qual cosa, csscndomi fino dalla prima giovinczza occupalo nellc IcUcrc e nella mofal filosofia , ed applicalo alia giurisprudcnza ed tdla niedicina, m'e avvenuto, stando sopra alia teorica degli indizi, escogilarc una nuova teorica inlorno al modo di scorgere e di misu- rare la probabilita e la colpabiliUi degli atti imputabili; la quale sic- come frulto di molto sludio delle scienze fisiologiche c psicologiche , voleva esser porta alio esanie di un collegio , il quale nel suo seiio avesse di lali uoniini, che polessero in ogni geuerazione di doUrina dare giudizi finilivi. Ed iiinnnzi Iratlo invilo gli egregi e chiari Accademici a coiisi- dorarc di quanto assolula necessita vogliasi slimare nello studio del- r anlropologia 1' alleanza tra la psicologia e la fisiologia , e quanlo uriivcrsalmente e dannosamenle sia slata quest" alleanza negletta da tutti quelli, i quali avvisandosi di studiar Puomo, ricercaronlo uni- caiuente nel corpo, o contemplaronlo unicamente nello spirito. Ma il corpo lasciato dall' anima e cadavere , e non uomo : e I'anima fuori del corpo e pure spirito , e non uomo ; eppero errore gravissimo mi sembra lo studiarc V uomo, considerandolo separatamente in due di- stinte individualila , le quali separatamente ricercate non posson mai dare il vero concetto di quest'ente. Laonde si dee saper qualche grado agli sforzi frenologici , ed alio ingegno di Gall , che incilo gl' intel- letti a non separare, studiando I'uomo, la parte fisica dalla parte spi- rituale, ne quesla da quella. Nel che la frenologia dovrebbe dagl'im- parziali avere la sua parte lode: la frenologia, che alcuni vorrebbero rigettata fra le ipotesi , altri ritenuta come scienza di fatto, dove che pare non sia ne tutlo I'lma, ne tutto 1' altra. Certo la indagine fisica e richiesta nel ricercamento dei fenomeni morali; massimamente la do- ve si ha a ricercare, considerare, e giudicarc gli afFelli le passioni , gli atli e le azioni dell' uomo , non essendoci , a mio giudizio , cosa pill strana c forse ridevole che un ideologo o tale , che non abbia picna conoscenza dell'uomo fisico-morale, segga a scranna per giudi- carne le azioni, ed assolverlo o condannare. Lo studio per tauto delta volonta , la quale si addentro senle lo impero dello stato organico del corpo e delle cfficienze fisico-morali in cui si trova, e di altissima importanza nei giudizi penali , siccome quella che, potendo dare maggiore o minore elemenlo alia colpabilita, DELLA PROnABILITA E COLPABILITA DECLI ATTl IMPCTABILI. 433 vuol esseiu dal giudice riposalamenlc considerata. 11 danno e la in- lenzione soiio in gcncralc i due f'allori, chc socondo la Icgf^a pcnalc, costiluisrono 1' alio inipulabile ; cppeio non c chi non voggia quanlo sia necessario cd impoiiantc 11 venir pcncirando la intcnzione , e pc- sando il grado dcUa inalizia, chi voglia con esalla bilancia applicare la pcna al realo. Non entreio qui nel campo vaslissimo del la filosofia legislaliva per ricercarvi quale dci due sopia ceiinali cleiiicnli debba cssen; me- glio prcso in considerazione nella slalica penale. La leggc dec vegliare perche siano adempiute le obbligazioni , e sia spedilo lo csercizio del drilli di lull' i citladini soltoposli al suo impero. Ora a me pare che nieglio del solo danno sia per oslare a delle cose la inlcuzione mal- vagia; e che percio sia forsc piu da punirc quel realo, in cui e mag- giore la intcnzione che il danno, di quello in cui sia il danno mag- giorc della intcnzione. Impcrocchc sc e principio di crisliana filosofia legislaliva che la leggc debba intendere piu a prcvcnirc, chc a punire i delitti, non iscorgo allro migliore spedicnle, chc, diminuendo il nu- raero dei malvagi colla pubblica cducazionc , provvcdcre che i mede- simi lemano il rigore della leggc, c siano condolti nella impossibilila di nuocere allrui. Due cose intanlo pare che siffalti espcdicnti oslcggino : la clc- mcnza , alia quale dcvc inclinarc il Icgislatore , e i)or la quale con- vienenci casi dubbi decidere in favore dello iniputalo , c la difficolla di csatlamenle niisurarc la malizia della intcnzione. Lasciando stare la quistione delta clcmenza, mi accingo fiducioso a dire qualchc parola iutorno alia maniera di niisurarc la colpabilita c probabilita dcll'atto imputabile. So che il giudice non puo uscire dai limiti segnati dalla leggc ; c che perci6 il suo giudizio dcvc qualcbe volla non in tulto seguire il consiglio del crilcrio morale : il chc c savia provvidenza della leggc, la quale non puo inleramcnle lasciarsi andarc all' arbitrio del giudicante. I\Ia sc la medcsiina non puo del tutto allentarc il freno all' arbitrio , concede al giudice nella conside- razione delle allcnuanli e dellc aggravanti la facolli di sminuire o crescerc la pcna , sccoiido maggiorc o miuore gli parrd scorgcrc di colpabilita nell' alio imputabile. Egli non puo ncgarsi die non ci ha colpa scnza malizia , cioi" PRIME LINEE SU DI UNA NUOVA TEOUICA senz'aninio delibcrato al male. Ora a cogliere il grado di malvagila dell'animo di un colpevole fa di meslicri I'occhio scrutatore del filoso- tb, chc sappia bene addeiilrarsi ncl proccsso psicologico del pcnsiero »! dcHafrollo; ricordandosi che qiicslo proccsso non cosia di alii di uno spirilo puro, ma di alti di una volonla iibcra^ma non fuori la influenza dcllo stalo organico del corpo. Fa di meslicri inollre indagare I'ori- gine e lo svolginienlo di certe idee c di cerli affetli, e vederne le al- tinenze col temperamcnlo, coUa eta, coUo slalo fisiologico , c con le conconiilnnzc cslcriori della persona , del cui alio impulabile c qui- stionc. Egli fa d'uopo di por mente che la colpabilita pu6 di tanto scemarsi, di quanto valga a rendcrc non piu impulabile 1' alio con> mcsso. E dove si consideri che la inipulabilita poggia sopra falti psi- t>ologici, i quali non prescntano punlo una linea lerminaliva spiccala Ira la volonla libera e saua, e la inferma e sforzala, si vedra quanto imporla queslo sludio della volonla , c quanlo sia grave ad un tem- po c malagevole la plena cd intima conoscenza dalla inlcnzione di una persona , che dcv' essere assolula , o piu o mcno gravemenle pu- nila di un alio impulato. Se in queslo mio ragionamento polessi allargarmi a parlare della stalica penale, argomcnto non ultimo fra quelli, in chc si occupa la filosofia Icgislativa, verrei qui loccando di parccchie e speciali cose , a cui e necessila guardare nell' applicazione della pcna. Cerlo non si potra raai rettamcnle giudicare del fZo/o,siccome niolli giurisli fanno, senza essere conoscilori di quella doUrina (quasi direi) fisico-morale , di cui nel principio feci qualche cenno : e quello , che qui dice del dolo ncgli alii colpevoli da punire, puo dirsi eziandio del merilo de- gli alti lodevoli da prcmiare, siccome spero dimostrarc in allra scril- tura. Romagnosi ha parlalo del dolo , e dalo alcuni principii inlor- no alia volonla ; Gioja piu minutamenle e venuto invesligando la influenza dei molivi a muovere la volonla , e dcgli oslacoli , ch' essa dee vincerc al di fuori : Pellegrino Rossi pare die pon- ga noi reali V elcmonio subbiettivo in quanlo al dovere piu o meno violalo , e lo clemenlo obbieltivo in quanto alia lesioiie del dritlo : finalmente , ollre a varl allri statisti e fllosofi , Gall , parlando della influenza del fjsico sul morale, ha loccalo del vario grado d' interno impulso a conimcllere una culpa qualunque. A questa dotlrina del- DELLA PROBABILITi E COLPABILITA DEGII ATTI IMPCTABllI. 435 1- alcmanno frcnologo in parle mi accosto , siccome quella che repulo ki m.gl.ore c piu evidcnle ; perocche ndla considoraziouc c nello slii- dio del fatt. psi.ologici non iascia lolal.nenlc da canlo 1« considera- zione e lo sludio dolla parle materialc dcll'uomo. In allro mio lavoro (1) vcnni loccando alia sfu^ffita del modo onde SI possa con molla sicurczza uiisuraro il frrado non pure d.-Iia' malizia c della bontd di una passiono , di un senlimcnto , e di un alio libcro , ,na eziandio della loro probabilili : e posi qucslo modo nello mdagare e misurarc la loro naturale/.za. Ora quello, che ivi quasi per mcidenle cemiai (una piu lunga e parlicolare disquisizione non Jen- dom, dalla maleria di quel libro consentila) m' ingegnero piu ampia- menlc vcmre sponcndo in queslo scrillo; perocche il concetto mi sem- bra nuovo, e punlo non indegno di essere prescntato alia nieditazionc degh eletti ingegni, onde si abbella la preclara Accadcmia delle Scienze di Napoli. La doltrina dcgli esimii pcrsonaggi, ai quali rengo sponondo le mic Idee , mi fa repular non nccessario il dimostrare come lo stalo fisieo-morale dell' uomo , e le concomitanze esteriori predispongano I ammo a corrispondenli passioni e sentimenii ; e quindi ad atti, che da quelle passioni c da quei sentimenii sogliono scalurire Ne mi fa meslieri lo allargarmi a -nostrare che il ceimalo stato fisico-morale e coshtuilo dal lemperamento, dalla eld , dal sesso, dalle assueludini da lo stato della salute, e dal caratlere : c le concomitanze esteriori dal clmia , dalla stagione , dall' ora del giorno , dallo stato dell' at- mosfera e dalle altre efficienze cosmolelluricbe ; conciossiache basli essere alquanto versalo nella fisiologia , ed .-ssersi alquanto messo a Hied.tare sopra se medcsimo per losto venire nella persuasione che Puo- mo , non essendo un ,.uro spirilo sciolto da ogni ceppo e fuori di qua- Uinque mfluoza estcriore , debba (non invmc.bilmenle ma emcace- menle ) essere tratio dalle menzionate concause piu verso eerie passioni e cerli sent.menti , cho verso certi altri ; eppero sollo 1' opera delle dete concause piu corrivo e fade a certi alt. «1 azioni , che a eerie altre. -INalurali per tanto io penso dovcrsi repul^ire quella passione, -Napoli 'iSsr"'* *'""*"•*'"''■' "''^"'" '^' KobalMlita dei senUmenli umani. _ 4.36 MASTRUNI PRIME LINEE SD DI UNA WUOVA TEORICA quel scnlimenlo , e quell' atto , che sono consonanti alio slalo fisico- morale ed alle concomitanzc esteriori delle persone : e noii nalurale quella passione , quel scnlimenlo , e quell' alio , che non sono conso- nanli al delto slalo ed alle delle concomilanze. Quali siano poi parti- colarmente quesle passioni , questi sentimenti , e questi alti non po- trei dire , senza farmi da capo a discorrere buona parle dclla fisiolo- gia dei tempcramenti , delle ela , del scsso cc: cosa di cui a baslanza ho parlalo nella Aolomia Morale. Mi basta qui slabilire che la nalu- ralezza dei senlimenli e degli atli puo con assai precisione ed esal- tczza dare il grado della colpabilita e della probabilita di im alio im- putabile , siccome siaiuo per vedere qui appresso. Se non che , egli vuolsi innanzi tratlo avverlire che il libero ar- bilrio dcir aninio uniano non vien punlo dislrullo da quesla Icorica , siccome ai poco diligenli puo parere a prima vista. Lo slalo fisico- niorale di una persona puo disporre la volonta di lei ad alti rispon- denti ad esso , massime dove quesli atli fossero voluti cziandio dalle concomilanze esteriori ; ma il detlo slalo , e Ic delle concomitanzc mai non saranDo da lanto che riescano a sforzare cosi la volonta , che ne venga annientalo il libero arbitro. Quesle cose efficacemenle (ho detlo piu sopra) dispongono a determinate passioni ed atli , non invincibil- menle; meno il caso della malatlia menlale , la quale non ha per al- Iro confini cerli cd evidenti si che semprc sia data abilila al giudice di dire : Qui finisce o comincia il libero arbitrio e la impulabilila. Voi sapete die tutti i filosofi moralisli convengono nella opinione una virtu essere tanto piii grande e meravigliosa,quanto maggiore fu lo sforzo che uomo sostenne a farsene hello ; e piu eroiche csscre da giudicare quelle azioni , che fatle da alcuni uomini straordinari e sin- golari non sono facili , anzi quasi non possibili nella nalura comune degli uomini. IMa e' pare che quesli filosofi non siano andali piu ol- tre speculandovi , no invesligando come , quando , e dove siano facili 0 difficili le virtu ed i vizi. Ne alcuno ci ha , il quale si fosse awi- salo di porrc sopra quesla facilita o difficoltd 1' argomentazione della loro colpabilita e probabilita. Ora io mi penso essere facile e proba- bile quella virtu e quel vizio che precede da scnlimenlo o da passione nalurale ; e dilTicile e non probabilc quella virtu o quel vizio , che deve nascerc da sentimento o da passione non nalurale. Eppcro ad cs- DELLA PBOBABILITA E COLPABILItI DECLI ATTl IMPCTABILI. 4.37 ser virtuoso per scntimenli non nalurali fa bisogno una forza di vo- lonta maggiormcnlc buona ; e ad cssi^ro vizioso per passionc non na- turalc fa bisogno di una forza di volonla inaggiormenle nialvagia — Dal chc rampolla con evidenza esscrc piu lodevole e meno probabile di qualunquc altra quella virlii che puo dirsi non nalurale, e piii di qua- lunqiu; allro biasimcvole quel vizio chc non e nalurale, val dire non facilitato dalle concomitanze di ela,di Icmperamcnlo, di sesso, di stato fisiologico , cd allre cose soniiglianti sopra discorse. Laonde con mol- tissimo fondamenlo di ragione io dissi ailrove cssere vizio e delillo so- pra ogni allro vitupcrevole c condaniiabile il lenocinio nell' uonio, ed il furto nella donna ; pcrocche sono tali , che contrastano evidentc- mente alia natura della persona ; essendo che 1' uomo , dove snatu- rato non sia, non cosi facilmente si volge alle turpi arli civcltesche, ne la donna al calcolo ed alia cupidigia sleale del ladro. Ecco una doltrina che pu6 senza dubbio meltere molla luce ncUa considerazione dclla colpabilita degli atti imputabili ; c dare dippiu un gravissimo argomento al giudizio intonio alia loro probabilila. Certo nessuno ci sara che voglia ncgarmi la novila di (piesto concetto, cioc fondare il giudizio della colpabilita e della probabilita di atti impu- tabili suUa naturalezza dell' affelto e dcU' azione ; ed avere per piu pro- habile e nicno lodevole quell' atlo virtuoso chc (sccondo le regole po- ste) dovesse rcputarsi naturale , per meno probabile e piu ammirevole quell' atto similmcnte virtuoso , che dovesse reputarsi non naturale; c cosi al conlrario avere piu probabile e meno colpcvole quel reato che dovesse rci)utarsi naturale , c meno probabile c piii colpcvole quel- r altro reato , chc dovesse reputarsi non nalurale. Ed a proposito di quesla leorica , che pone niinore la probabi- lita dove maggiore sia 1' alrocita di ccrli misfatli (considerala per6 quest'atrocita nella naturalezza o non naturalezza dt'lla jiassione, donde scaturi il misfatto) , si osservi la prudcnza dcU' antichissimo legisla- tore greco Solonc ; il qiiale non istatul pene contro il parricidio, pcro che un tauto vituperoso alto pareva a quell' uomo illuslre cosi non na- lurale auzi coutrario alia nalura , chc il giudico non probabile. An- cora pongasi mentc a quanlo errasse in cio lonlano dal vcro la ro- mana sapienza legisiativa , laddove pose che in atrocissimis leviores provae sufficiimt ; salvo che queslo principio non fosse stato, sicco- 43S MASTRIAM PRIME LINEE SU DI UNA NUOVA TEORICA,ECC. me a me pare , stabililo, pcrclie i misfalli atrocissimi non isfuggis- sero alia peua : cosa assai piu utile die giusta. Delle altrc considcrazioni intorno alia probabilita nuH'altro occor- re qui dire , avendonc diffusamente discorso nclla cnunciata opera , dove a fondamento generale della probabilita dci sentimenti e degli atti corrispondcnti posi la dottrina delle afjinild morali. — Non senza ragione adunque le ingiuric , per cscnipio, e le percosse recate altrui da persona briaca , trovano una scusante ncUo stato di ebbrezza; pe- rocchc con ragione si pensa che in detto stato sono natural! e facili lutte quelle passioni e tutli quegli atti , che sono scgnalati per vio- lenza e per inconsideratezza : atti percio piu probabili e mono colpe- voli. I\Ia sc poi la persona briaca aspetti per lunga pczza il nemico al varco , e stia tranquillamcntc in agguato per colpirlo Iraditoresca- niente alle spalle, questo atto per quanto c meno probabile, tanto e piu colpevole , e tale che non merita la scusante dell' ubbriachezza; inipcrocche non esscndo naturale che il calore dell' ubbriachezza pali- sca indugio al compimenlo della vendetta, doe conchiudersi grandi do- ver essere slati 1' odio e la perversita dell' aniino, onde il colpevole , mettcndo frcno alio stcsso impeto dell' ira e alio stesso bollore del san- gue , ha falto forza a se stesso per compicre piu sicuramente il mi- sfatio. Questo breve esempio potra all' egregio consesso fare in cerla gui- sa intcndere il modo di riguardare la naturalezza delta passione e del- r afTelto , che ha potulo muovere il reato ; e da quclla argomentare la maggiore o minore colpevolezza c probabilita dello stesso; le quali saranno sempre del resto crcsciutc o scemate dalla considorazione di tutti gli altii casi e circostanzc , cho trovar si possono accompagnati air alio imputabile. IIVDICE DE' LAVORI ACCADEJIICI C0\TEXUT1 .\EL PRESEME II. VOLIJME Per Ic \oli2ic Prcliminari, e If lleinoric An>o 1833. MATEMATICHE Notii. prel. Meinorif 1. Flauti (V.). Sulla vera nozione del- le quantitd negative, risullanli dalla risoluzione de'problcjni VI 3 a 36 2. Su'lre MSS. di Lionardo Pi- sano, rinvenuli nella Biblioleca Am- brosiana di lUilano, dal sig. B. Bon- cotnpagni , e pubblicati in Firenze. VII a l\ 3. Nola lelta airJccadcmia all'oc- casione rfe/ZEsamc dclla biografia del Galilei scritla da F. Arago, pubblicalo dal cav. E. Albcri , ncl Supplimcnlo all' elaboratissima sua cdizionc com- pleta di tuile le opcre del Galilei . . IX a XI i. Sulle funzioni generatrici di alvune ritnarchcvoli serie trasecndcnli — Me- moria (icirab. del Grosso .... 37 a 50 5. Dembowsri (bar. G.) — ^lisurc micio- melriche di 127 sfelle doppie e triple del Catalogodi.SVnar,falledan8j2al35. XI SI a 93 (') La 1° colonna iiulica in luinicri romaiii le pjgine dclle Nolizie Prrtimi- nari ; la 11" in numcri arabi le pagine corritpondcnti a ciascuna Momoria. 57 4.J.0 INDICE de'lavobi ACCADEMICI SCIENZE NATURALI Notiz. prt'l. Memorie 1. Costa (0. G.). Descrizione di alcuni pesci fossili del Libcino . . . . XI[ 97 a 112 2. Su i Forami?iifc'ri fossili del- Ic marne hlii del Valicano , e delle tcrziarie di Messina Xll 113 a 14.7 3. Giardim (M.). Di una gran Calamita temporanea animafa dal solo Magne- tismo terrestre (Trovasi pubblicata nel Hendiconto pel 1855) XII c XIII !\0TA — Tutle Ic relazioni per le Memorie finora indicate leggonsi iicl Hendiconto pel ISSS. Anno 1856. AI A T E M A T I C H E 1. Gaspakis [cav. A. de ). Formole, e Ta- vole per la soluzione del problema di EeplcToJielazioneaceademieaperesse XIV a XVI 151 a 155 2. Fladti (V.). Continuazionc alia pre- cedent e Mcmoria, per la soluzione di- retta di tale importante , e difficile problema , cstratla da' MSS. del Fcr- gola (X), e da carte del fuG. Scorza. XVI a XX 156 a 174. 3. Battaglini (G.). Sulla dipendenza seambievolc delle figure •Mcmovicdvn'. XXI e XXIi 175 a 196 4. Flauti (V.). Itelazione accademica sulla NoTA dal rav. Alberi inserita in fine del suo Supplimento aU'edizione compiula dcllo opere del Galilei,riguar- danlc il costui Orologio a pendolo. XXIII a XXV CONTENUTl NEL PRESENTE II. VOLUME. Ui Noliz. prel. Memorie 5. Altra Su/la iioveUa puhbliea' zione f'ulla in ParUji del Conimorciuni opislolicum de Analysi promola cc.,dal Lefort ; o sullo cosUii ylgrjiunle. . XXV a XXXI SCIENZE NATL'RALI 1. Costa (A.). JJe (/uihu-sdajn inseclorum generibus dcscriplis, icoiiibusque il- lustratis XXXU 220 'a 233 2. NoBiLE (A.). Sul ieorema fondamen- tale per I'Jnduzione clellrostatiea . XXXII a XLl 3. Costa {0. G.). Relazione suUa dcscri- zione , da lui prcscntala , di un gran pesce scavato in Piclraroja. . . . XLl c \IJ1 23-i a 23S 4. Gaspakrini (G) . Motivo pel quale non veggcnsi inscrite nel volume le due sue iMenioric prcsenlatc all'Accadeniia nel seltenibre 1856, I'una : Jtieerche sugli organ i assorbenti dclle radici, e Sidle loro cscrezioni — I'allra: Os- scrvazioni suit origine dell' cmbrio- ne seminale delta Lcinma minor. . XLII c NLlll 5. GmscARDi (G.). Di un nuovo genere di Molluschi della famiglia dellc Ae- ritidi XLUI a XLV 101 a 107 SCIEiNZE MOKALi 1. Rocco (rav. N.). Come il vcro e il falso indirizzo delle scienze McUifisi- che influisce sugli sludi del drilto — Disscrtazioni quallro XLVI a XLVllI 213 a 293 442 liSDlCE De'lATORI ACCADEMICI Anno 1S57. M A T E M A T I C II E Notiz. prel. Memorio 1. Fergola (E.). rSopra la condizione per la possibilitd dello sviluppo di qualimquc funzione in serie ordina- fa , secondo Ic poicnze ascendenti delta variabile sopra un valore co- slanic — 11'^ Bicerca dcll'espressione di una derivata qualunque di una funzione , in termini delle derivate dette funzioni inverse — IIP Iticer- che per esprimere in serie le radici di un' cquazione qualunque. Mcmorie Ire con lo corrispondenli rclazioni. . XLIX a LU 197 a 216 2. NoBiLE (A.). Sull'occultazione di Gio- ve dieiro fa Luna, vc, con la corri- spondcnte rclaziono, cd im' Aggiunla. LIl a LVil 298 a 307 3. Padula (cav. F.). Ricerche suite su- per fie ie curve LVIlcLVIH 308 a 3U ^. Feegola (E.). Sopra lo sviluppo del- ta funzione — - — - ; e sopra una ce — 1 ^ nuova espressione de'numeri di Giac. Bernoulli LVlUalA 315 a 32i 5. Gasparis (cav. A. de). I. Sopra un' equazione di grande importanza net- la feorica de' movimend de' pianeli. II. Formole e Tavole numeriche , per calcolare pronlamenle la dislanza di un corpo celeste dalla Terra. LXI a LXIl 321) a 334 III. Formole e Tavole per trovare la dislanza di un Pianela o di una Come- CONTE.NUTI NEL PRESESTE II. VOLUME US la dalla Tcrra,i-un qualli'o osscrvazio- ni maneunli dellc latiludinicslrcmc. rV. Formolcper la dtienninazione dcllc orbilc relative delle slellc doppie. LXV a LXVIll 335 a 352 6. Battaglim (G.). Sulla parlizionc de' nitmeri LXIII a LXIV 353 a 363 7. PaOPOSTA DEL PROCRAMMA, G disCUSSio- ni per csso LXVIII a LXXXIII 8. Flauti (V.). Sidl' Archimcde , e I'A- polloniodel Maurolico — Riccrclie cri- tico-sloriclie LXXXIII a XCIV SCIENZE NATUR.VLI Costa (0. G.). Gencrc Frondicularia. . XCV e XCVI 3C7 a 373 ]\Iabtino (A. dc). Suir Analoniia fisiolo- gica del Diahetc XCVII a C Sulla disliiizione organica del sen- se dclla temperalura dal scnso del talto. ci a cm NoBiLE (A). Inlorno afcnomeni dell' e- lettricild indolla nc' condullori non isolati, o isolati — Dell' influenza del condullori iaolali, c imn isolali su i condullori indolli cd isolati, c su lo slato elettricodiquestiullimi A\cm.2. Gill a CVl 374- a iOi Gbiscardi (G.). Sulla Guarinite . . . CVII c CMll i05 a 412 SCIENZE MURAL I 1. Cexm (G. c). Sullus-io,e sulla sua morale c mcritcvolc influenza. . . CX a CXIV 2. JksDEA (G.). Crilica ftlosofiea sul /„.S50 — l\Icm. r CXV a CXVlll 41 fi a 130 3. .Mastriam (G.). Prime linee di una nuova leorica inlorno alia probabilitd e colpabilitd degli alii impulabili . CXVIX c CXX 431 a 43S Jlelazione su'lavori de'soci , dal ISS2 al 1So7 contenuli nc'due volumi ora pubblicali, Iclla dal scgrelario per- pctuo, nclla puhblica asscmblca dclla Socield Jlcale, in fine dcllanno /8S7. CXXI a CXXXIV Ui AVVERTIMEM'O , ED ALCUNE COHBEZIONI AVVEUTIMENTO Uuolli che coiioscouo cosa imporli la sUiiiipa di un' opera loro, c che lianno spcriincnlato cosa sieno in gcncrale i composUori di slam- pa, principalmenlc presso noi , compatiranno qucglierrori, che potraii- 110 inconlrare no' due volumi di Memoric fmora pubblicali, nel breve U-nipo di mono che 1' anno e mezzo ; avendo anco riguardo alia diversi- 1.1 de' caralteri manoscritti delle Memorie , c non della piu bella for- ma , cd alia divcrsita delle malerie di esse. Che pcro chiunquc awerli- ra qualche errore cssenziale a correggersi , potra dinolarlo al segreta- rio pcrpetuo, affinche, raccolle dope un tempo , tali indicazioni, si po- lesse aggiugncre in fine di ciascun volume un cartellino di Errata. Per era non possianio indicare che le segiienli correzioni pel vol. II. ALCUNE CORREZiUNl Pay. XIII. V. 1 negli corr. degh — 6 queste questa XXX. — 9 durale durata Pag. 6 V. 25 proposizione proporzione 7 — U altre altra 8 — 32 malheurese deplorable 18 ^^ 1 le OC OC la OC Oc — 21 tangenlo^ aggiungasi del punto A 20 — 17 labenoso corr. laberinlo 22 — 12 LK SR — 19 le retle la retta 23 — ult. stabilite stabilita 35 — 6 Si cancelli (%• 2.) 35 — 20 unica conica 116 a 125 quell' I della Tav. vale i unica 137 — 10 NOTEVOLE BIATERIALE SOCl ORDINARI DELi; ACCADEMIA hELLA FINE nELL'AI\.NO 1857 Epoca della noniina I 1808 , maggio 20 Flauti*, V. — I'lofessore di Malcmalichc nclla R. liniversila degli Sludi dal 1803, al prc- scnte cmerito-Scgretario intcrino dcl- I'Accadcmia dal giiigno 1808 al novcm- brc scguenle — Dalalccpoca scgrelurio aggiunlo di cssa, per la Classc delle .Ma- tunialichc, fino al 18i5, che divennc *e- grclario perpeluo. 9 Tenoke, :\I. — Profcssorc di Bolanica nell'Univcr- j sila dal 1811 ; Dircttorc del Heal Orlo I Bolanico, cc. 24.LUCA, F. dc, c.—Professorcd'i Malematicho iiel R. Collcgio Jlilitarc — Segrclario getie- rale della Societd Hcale Uorbonica. 28(.Masdea*, G. — Archivario dcirAccadoniia, c coii- 1811 1826 1829 1831 , aprile , luglio , agosto , agosto scrvalore dcgli oggelli c de' libri chc ad I cssa appartongono. 2.ilGussoNE, G. c. — JMrctlore in 2" del Real Orlo Bolanico ; Mem])ro del Consiglio di Pub- blica Islruzioiu'j cc. CapoccIj E. c. — Gia Antruuomi dircUore del Rca- I Ic Osscrvalorio di Capodinionle. 1832 , agoslo 1 Costa*, 0. G. — Professore di Zoologia. 1835 , diccmbre 8 iBrcno, F. — /'ro/'cs-yo/r di Matcmalicbe nella R.l. I dcgli sludi; Mcniliro del Consiglio di Pul)- j blica Isliuzionc, ec. 1837 , marzQ 27 Ciiiaje, S. dellv — Professore di Analomia Palo- i logica nella K. L., e Direllore del Ga- ' binclto conispondenlc. 22Semmola, G. — Professore in Mcdicina. 1 NoBiLE*, A. — Aslronomo ncl Rcalc Ossenatorio di Qipodiinontc, cd Jjiilantc del segri'- tario ])cr|)ctiio dcU'Accadcmia. GaiMALni G. Ckva, marchese. — Gia jncsidcnlc de! Consiglio dcMinislri di Slalo; G. C. d'iii- signi Ordini Cavallerescbi nazionaii e slranicri. 1839 1S4I , marzo , aprile 3^ Ai6 soci oRDiNAEi dell'accademia nella PINE dell'anno 1857. 184.3 , oflobre 26 18i6, sellembrc 20 1830 , agosto 22 1851 , luglio 18 1853, settevibre 14. 18 dicembre 19 1834. , maggio 9 novembre 4. 1837 , agosto Tucci, F. P. — Professore emerilo di Maletnati- clic nella R. U. degli studi ec. BozzELLi, F. P. c. — Attiial Presidente generate dcUa Societil Rcalo Borbonica. Agostiko, F. d' — C. — Gcneralc di Artiglicria,Sc- grclario del Consiglio di Stalo ec. ec. Palmieri L. — Professore di Filosofia nella R. U. degli sludi. FoRTCNATO, G. marchese. — Gia Presidente del Consiglio de' Minislri di Slalo — G. C. di pill ordini cavallereschi nazionali e stranieri. Padula, F. c. — Professore di Malemaliche nella Scuola di Ponle e Slrade, ed ingcgnere in queslo corpo. Trudi *, N. — Professore di Analisi sublime nel- la R. U. degli sludi, ec. Valle, C. Monticelli della — Consigliere della G. C. dc'Conti. Rocco *, N. e. — Procuratore Jlegio sostiluto presso la G. C. Civile di Napoli. ScACCHi, A. — Professore di Minevalogia, e diret- tore del GabinoUo corrispondenle nella R. U. degli sludi. Gasparis* a. de, c. — Professore di Aslronomia nella R. U. degli studi, ed Aslronomo aggiunto nel R. Osservatorio di Capodi- monle. Martino *, A. de — Professore nel Real Collegio Velorinario. 21 MiNicHiNi, D. — Professore di Medicina nella R. U. I degli sludi. Not. I — Haniio |)ure contribuito a' lavori accademici i soci corrispondenti — Fer- gol'a E. , BaUa'jlini G. , Custa A. , Guiscardi G. , Maslriani G. , e VOnoruriu c. G. Cenni. Ayr. — L' astcrisco iniianzi al nome indica colore di cui contetigoiisi lavori nel presente volume ; il c. diiiota cavaliere , il C. Commendalore, il G. C. Gran Croce. t/Uo-nT/ T