i c;. 110 3. 5.J<^ MEMORIE BELLA ACGADEIIA DELLE SGIENZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA TOMO VI. BOLOGNA MDCCCLV. TIPOGRAFIA A SAN TOMMASO D" AQUINO CON APPROVAZIONE BELLE CiRESTIi mum III BOLOfiilSl E DEL MODO MIGLIORE DI EVITARLE IN APPRESSO IIEIIORIA PRIMA DEL DOTTOR PAOLO PREDIERI ( Leila nclla Sessioiic del 19 Cennaio ISSi ). JL u sempre lodevole divisamento di questo e di altri illustri corpi accademici, prendere in esame gli avvenimenti deir atmosfera , che straordinariamente influiiono sui primi bisogni dell' umana famiglia, cagionandovi danni gravi, e malattie epidetniche prolungate: ondeche avend' io in altro consesso tenuto paiola delle molte pioggie cadute nella fine del 1852, e nei primi niesi del 1853, stimo bene in og- gi , Accademici Prestantissimi , discorrere di un tristissimo effetto prodotto dalle pioggie anzidette nella nostra Provin- cia , qixello cioe della Carestia dei Cereali , e parlarvi anco- ra del mode il piii acconcio d' impediie il rinnovamento di questa sciagura ; e cio fare in quella maniera , che me- glio si confa alia viste , e agl' intendimenti della Medicina politica. Conciossiache io credo non siavi Lisogno dimostra- re a voi , cosi bene istruiti, come T argomento dei princi- pali alimenti sia in istretta relazione coUa polizia medica , e quindi colla pubblica Igiene; due scienze , che i piu di 4 Paolo Predieri voi conoscono a foiulo, apprezzandone quegli stcssi rappor- ti, onde si coUegano col bene della popolazione. Pertanto se a queste scienze, come ad ogni altra parte della medi- cina, deve pur sempre aiular congiunta la buona filosofia , chi non vede come alia polizia medica,per cio che spetta air argomento dei Cereali, debbono in oggi congiungersi le co'^iiizioni che soniministra la statistica e la economia nubblica; afHncIic pe' validi mezzi cb' esse ne additano e prevengasi la mancanza dei cereali medesimi , e dove pur mancbino si provveda; e cosi riescasi al doppio intento e di impedirc un triste flagello della umanita e di favorire ancora un niiglioramento nel flsico , e nella salute dei no- stri concittadini ? No , non e questo uno strano connubio di scienze differenti e lontane fra loro , perche 1' illustre G. P. Frank , e seen lui altri ancora gia il videro e 1' am- misero , seguendone la scuola lodevolissima die associa , ove occorre, le cognizioni di una scienza coll' altra, e preferi- sce r antivenir da lungi una pubblica sventura, al sistema di quell' altra scuola , che soccorre si pietosa e sollecita per quanto pu6 ai danni ed alle miserie sopraggiunte , cioe ai morbi epidcmici che ne conseguitano , ma non ne studia pero in precedenza le cagioni , e non pratica i mezzi adat- tati per impedirle. Quindi e, che prima di espoivi le mie idee in proposito , e additarvi i provvedimenti prevent'wi tanto pill utili dei conseciitii'i , verro rlferendovi alcune Ri- cerctie storiche da me riunite a questo fine, le quali si ver- sano intorno alle Carestie dei cereali avvenute in questa nostra Gitt;k e Provincia ; d' onde trarro poscia quelle de- duzioni che mi sembrino piu spontanee in ordine ai ripie- ghi, ed ai mezzi da consigliarsi per I' avvenire ; affiuche le Carestie predette o men di frequente ci assalgano , o con minore gravezza , quando non si possa assolutamente im- pedire che si rimioviiio. Fu detto , o Signori , da un filosofo economista , che in questa nostra epoca di civile convivenza , la maggiore , o minore civiltii di un paese si conosce dal consumo mag- giore o minore di frumento che in esso si fa , avuto ri- guardo al numero della popolazione , cioe degl' individui Carestie nel Bolognese 5 che lo abitano. La quale sentenza, benche potesse patire alcune eccezioni , tuttavia non dobbiamo porla in dubbio noi bolognesi die consumiamo piix di quello che basti a mostrarci a quel filosofo civilissimi. E certo peio che le nazioni d' Europa aventi tra 1' altre maggior grado di col- tura , tutte in oggi fanno uso piu o meno esteso di pane di frumento , e di cereali dlversi, intantoche nel rimanen- te del Globo esistono popolazioni innumerevoli , che invece di pane, cibansi di Mandioca, di Banane, di Riso, di Dur- rk , di Legumi e frutta diverse ; ne la coltivazione del fru- mento costumano a panatica, vivendo tuttavia sanissimi. Per la quale nostra usanza vedemmo quasi sempre nelle citti, e nei paesi, il popolo sopportare pazlentemente la mancanza o la scarsezza dei vini e delle carni, e scatenar- si invece disordinato e furente quando concepi il sospetto di penuria o di carestia di pane ; cagione per noi di fame , e questa d' altre molte calamita , e soprattutto di morbi epidemici gravi, e -mortali, siccome attesta la storia di tutti i tempi e di ogni paese. Numerose turbe di misera- bili negli anni carestiosi discendono nel verno dai monti inospitali per trovare altrove un sostentamento di cui man- cano nel paese nativo: afflitti dalla trista idea dell' avve- nire, sofferenti per difetto di cibi e di ogni altro mezzo, anzi male in salute per gli alimenti cattivi, si abbandona- no alia ventura coi figli, allora appunto che il Governo, i Comuni, gli Istituti di beneficenza , ed i privati cittadini men possono per la difficolta de' tempi alloggiarli , sovve- nirli , e nutrirli secondo che esigerebbe il tiistissimo loro stato. Quindi e che la mancanza del vitto opportuno di- strugge intere famiglie dopoche le fece aggirarsi qua e \k vagabonde e smunte, siccome spetri, senza che le scampi freschezza d' anni e robustezza di complessione. Le care- stie di cibi , e specialmente di cereali , obbllgano gli uomini a cercare gli alimenti i piu indigesti ; e molti di vol gi4 videro all' entrare del secolo corrente , nei 1816, e sui primi mesi del 1817 innumerevoli persone girovaghe e mi- serabili riguardare come una lautezza un tozzo di pane muffato. Negli anni carestiosi i cibi malsani e crudi ammor- 6 Paolo Predieri banc e pnastaiio a poco a poco la composizione cliiniica del san^ue, c dispoiip^oiio il corpo a nialattie diverse, il che faiino ancora le irrequiete cure, i disagi, e i patemi die in quegii anni sono iin tristc, ma neccssario retaggio del iniseraliili. I figli dci poveri qnando soffrono , se voi li osservate, sono creature alia racliitide proclivi , di scabie, di ottalmie, di scrofble ripieni; presentano inoltre ventre tumido. cnte arida , visccri ostrutti , arti deboli ed infrali- ti , soflicndo di convulsioni e di marasnio. Quindi la mor- talita addiviene per essi frequente oltre misura; tanto piu che cosi deboli e fiaccbi hanno a correr le strade nel cru- do verno, a sorreggere i genitori languenti , a trovare per se e per loro im inisero alimento ; sicche vi disperdono le poclie forze, che dovevano serbare alia guarigione dei mor- bi , ed a proniuovere il perfetto svihippo dei loro corpi. E noto inlatti ai medici osservatori che la bellezza e la ro- bustezza del corpo non ponno stare a lungo colla miseria; che anzi per questa ben presto 1' uomo piu perfetto , e le faniiglie piu sane degenerano; come pure e noto che quan- to piii un paese e povero, tanto piu gli abitanti di quel- le sono infermicci , scarsi , e difettosi. La gioia, quel bal- sanio cosi necessario alia vita, non rallegra 1' oppresso e afFainato contadino, ed il mendico della Citta; tutto geme nei tempi di carestia , la quale rincarendo oltre misura il prezzo dei comestibili , toglie ogni sostanza , e succhia ]»er cosi dire lino all' ultima goccia il sangue dei poveri. Le carestie diro infine oppugnando sotto forme diverse le j)rosperita degli stati , sono fatali nel tempo stesso al com- mercio, e all' industria di cui uccidono 1' attivita e svia- no i capitali ; alia popolazione di cui distruggono il ben' es- sere , e ritardano il regolare incremento ; al Governo di cui scuotono le basi colle male passioni che favoriscono , colle sommosse e le rivoluzioni delle quali diventano causa o pretesto. Si penso quindi in ogni epoca di carestia dai provvidi Governi ai succedanei del pane , ed ai provvedimenti op- portuni , ne mai fu dato di soccorrere compiutamente tut- te le classi della popolazione, comecche le carestie, bisogna Carestie nel Bolognese 7 pui" dirlo , siano col progresso degli anni sceinate dl esten- sioiie, di frequenza,di gravezza, da lodarsene i tempi ino- dcrnl sopra gli anticlii. E la ragione per cui noii fu dato, credo consistere in qiiesto die i succedanei per quanto siano buoni , difficilmente riescono ad equiparare la sostan- za nutrizla per eccellenza, che trovasi nella farina di fru- mento e nel pane , merce la fecola die vi si contiene frain- mista al glutine , provveduto di azoto quasi quanto le so- stanze animali assai bene assimilabili , e acconcio a servi- re di alimento ; mentre poi le altre istituzioni umane fin qui racconiandate ed usate non sernbrarono sufficienti al- io scopo. Qnantunque per altro 1' uso del pane di frumento sicco- me cibo principale dell' uomo sia antichissimo, pure e certo die in tempi storici l' Italia e questi nostri paesi nol co- noscevano. Gli Aborigeni, popoli che abitavano gli alti mon- ti di queste contrade , come di cio scrive Giustino (1), erano pastori che cibavansi di castagne , di radici , e di frutta , oltre di qualche latticinio o capretto, senza pure adoperare I' aratro : Salustio anzi dice che gli stessi Abori- geni erano » Genus hoininuni agreste sine leg'tbus , sine im- » perio liberum atque solutum (2) ; e Polibio inoltre ci as- sicura die hahitahant vicatim sine muris in montibus altis (3); ne gli alti nostri monti somministrano pur oggi, benche coltivati , biade bastanti alia nutrizione dei loro abitanti. Che anzi la naturale temperanza di questi antichi Italiani, i cui figliuoli erano assuefatti a non here altro che acqua , ed a contentarsi di poche pere e noci, si riconosceva pu- re nelle parche cene sabelle (4) : ed avvegnache il piu utile , e salutare nutrimento dell' uonio siasi tenuto da Dio- doro per dono spontaneo del clima italiano o siciliano (tra- dizioue ammessa dal primo pittore delle memorie antiche , consacrata sotto il misterioso mito di Cerere), pure sembra (1) Cap. I. pag. 43. (2) Catil. 6. (3) Lib. II. pag. 106. (4) Micali, sloiia degli antichi popoli italiani. Vol. 2. pag. 201. 8 Paolo Predieri die solo verso V epoca dcUa occupazione etrusca (anni 1600 prima dell' era vol^are ) , qucsti nostri popoli clie allora erano scarsi , ignorant! e rozzi , discendendo piu in basso , coniinciassero, seininatulo grano, ad usare 1' aratro a simi- glianza dei nuovi ospiti; essendoche, tra gli Dei penati piu cari , ai quali allora sacrificavano, era posta anche Cerere, con Pale, e la Fortuna (1). Ma ancorclie facessero del pa- ne, tuttavia il buono e fermentato non era piir noto a quosti popoli come all' Italia intera a quei reiiioti tempi , quantunqne arguiscasi dal Levitico cbe gli Ebrei a quel tempo stesso , ed ancbe prima ne usavano » Trademini in manibus hostium , postqiiam confregero baculum panis vestri : ita lit decern mnlieres in uno clibano coquant panes (2). Sembra piuttosto che i nostri adoperassero 1' impasto sem- plice di farina cd acqua cbiamato nel libro dell' Esodo » cru- stnla absque fermento (3) ; ed anche 1' altro nominato da Isaia laddove dice » coxi super carbones ejus panem (4) ; ovvero quello clie di frequente s' incontra nella Genesi » sub- cinericios panes coquere , vale a dire una focaccia senza fermento cotta sotto o sopra le bragie , nello impasto del- la quale ( al dire di Aristotele presso Plutarco ) costumava- no di adoperare i loro schiavi, battendoli talvolta con mi- surati colpi a tempo di flauto , affinche muovessero bene le natiche (5). Forse in Grecia prima clie altrove, se non anche nella parte d' Italia che Magna Grecia fu detta , venne introdotto 1' uso del vero pane fermentato. Di fatti conservossi lungamente in Atene un' antica pratica, che solennemente ricordava ai cittadini questa invenzione; e la pratica era che un giovinetto incoronato di spiche, e con in mano un canestrino di pane scorreva tutte le contrade , e gridava ad alta voce » lo ho abbandonato la meluzzola, ed ho trovato un cibo molto migUore (6)». Ne questo ritardo (1) Senio Lib. II. 325. (2) Levilico XXVI. v. 25. 26. (3) EsoHo Cap. XXIX. v. 2. (4) Isaja. Prnfezie. {!>) Arislot. ap. I'liitarcli. de cohibenda ira. Tom. 2. pag. 260. (0) .Itil. Caes. Belcngeri. De conviviis velerum Cap. 18. Carestie nel Bolognese 9 debbe recarci meraviglia veruna , perche gll stessi Romarii ciesciuti nel Lazio presso 1' Etruria , non usarono , al dire di Plinio (1), pane di fnimento se non che nel quinto se- colo dalla fondazlone di Roma , cibandosi per lo innanzi del frumento a sola minestra, come dell' orzo, del miglio ; o avendo adoperato qualche pane di mistura alia giiisa del descritto da Ezechiello in quelle parole » Et tu sume tibi fru- mentum et hordeum et fabam, et lent em.) et inilium., et viciam: et mittes eas in vas unum,etfacies tibi panes {2). dFu solamente dopo la conquista della Grecia che i Romani si ebbero dei/'i- 5^ore5 o fornai,e con essi il pane di frumento per cibo consue- to (3). Fino a quei tempi la farina sciolta in acqua era cotta in stiacciate sotto le bragie , ovvero sopra un pezzo di ferro o di terra cotta , di spesso coperta con teda , sul quale pu- re si ponevano bragie , ovvero si cuoceva nei clibani sot- tocenerei , come dissi poc' anzi degli Ebrei antichi. Rac- conta lo storico Suida , che i forni simlli a quelli usati di presente, furono inventati dagli Egiziani, e introdotti in ItaUa solo verso 1' anno 54^3 di Roma (4). Gl' Italiani a quei tempi riducevano il grano in farina mediante 1' use di piccolo mole, o macine di pletra aventi un imbuto su- periore, le quali poi girando sopra un' altra pietra dura in forma di cono, polverizzavano lentamente e grossamente il frumento introdotto a mano , che in polvere cadeva in un reciplente di legno ; utensile simile a quelli ch' io stesso vidi in Pompeja, ove tuttora sussistono disotterrati ad ac- certare il viaggiatore curioso d' istruirsi. Le donne allora erano destinate a questa lenta operazione domestica, come appunto si legge in Omero , che nelia Greca corte d' Itaca » Dodici donne con assidua cura » Giravan ciascun di dodici mole, » E in bianca polve f[uei frumenti ed orzi » Riducean , die dell' uom son forza e vita. (1) L. XVIII. Cap. 28. (2) IV. V. 9. (3) Mnreaii de Jonnes statistlque des peuplcs de 1' anliquilf. V. 2. p. 474. (4) Moreaii. Op. cil. Vol. 2. p. 474. T. VI. 2 10 Paolo Predieri B Le altre dormiaii do[)o il travaglio grave; » .Ma qnella, cui reggean manco le braccia , » Compiuto non 1' avea (1) Anclie qiiesta era 1' iisanza primitiva degli Egiziani antichi, e clu lore la tolsero i Greci, seiuloche si legge nell' Eso- ilo , die il Signore disse » lo uccidero in questa notte tut- ti i priinogeniti , da quello di Faraone che sicde sul trono , infino al primogenito dell' ancella che sta alia mola » (2). I inolini ad acqua cosi utili in oggi vidersi primi in Ro- ma , e poscia in qnesti nostri paesi solamente sotto la dit- tatura di Giulio Cesare , benche fossero essi coll' aratro , e col telalo, una delle prime e piii utili macchine inven- tate dair uomo. E poi onorevole per noi che queste Gal- licho provincie fossero soUecite, come dice Plinio (3), d' in- trodurre 1' uso del lievito ad averne un pane piii leggle- ro , perche fermentato e spongioso. La quale pratica fti poi disniessa anzi perduta col perdersi della civilta roma- na , e solamente nel secolo decimoquarto venne ripresa (4). Cadute queste provincie in potere dei Romani , dovette la nostra Bologna sottomettersi alia influenza dei vincitori, i quali tuttavia rispettarono in sulle prime le leggi, la lingua , ed i costumi gallici (5) , anzi colla divisione delle nostre terre bolognesi ai tre mila coloni romani si miglio- r6 la coltura, e si accrebbero i prodotti (6). Ne e a dire die queste nostre campagne fossero , ove ben coltivate , meno fertili e produttive di quello che siano al presente ; conciossiadie per testimonianza di Varrone (7) e di altri storici degni di tutta fede , siamo assicurati , che il grano rendeva per solito il 10, e non rade volte il 15 per uno di semina; oltre di che nell' epoca etrusca antecedente (1) Trad. Pindemonte. (2) Esodo. Cap. \l. ver. 6. (3) Sloria Nat. Vol. 3. e Moreau. Op. cit. Vol. 2. p. 475. (<) Moreau op. cil. Vol. 2. pag. 475. (5) Cronologia di Girolamo Dardi part. 1. pag. 240 ed Annali di AJessandro Sculieli pag. 95. (6) Cronologia di Girolamo Bardi Part. 1. pag. 240. (7) De Re Rustica lib. 1. Carestie nel Bolognese 11 nelle terre inferior! si coltivavano, e si raccoglievano in ab- bondanza altri cereali , ed eziandio della spelta , di manie- ra che Ovidio vedendola introdotta in Roma la chiamo se- mente tosca (1). II Fairo pure era di frequente minestra del popolo ; e fra le biade minute il Panico ed il Miglio erano ai nostri Padri efficace rimedio in tempo di fame (2). Imperocche la palude della vicina Padusa, qua e la nella inferiore e media parte del nostro territorio , favoriva a qnei tempi la coltura di questi cereali, siccome facile ed ubertosa. A Roma quindi dalle nostre fertili provincie tra- sportavansi grani e derrate in copia gi'ande pel consume di, quelle popolazioni , le quali siccome erano robuste e vigorose consumavano , per quello che risulta da un giusto confronto, assai piii di quanto in oggi si faccia da un egual numero di persone. In proposito di che riferirovvi, o Si- gnori , che la razione dei militari di quel tempo , che in- dica il consumo maggiore di un uomo robusto, e giovine, era al dire di Plauto , Elio Donate, ed altri storici di 48 modii di grano per anno, ossiano ettolitri 4. 86. (3); mentre maggiore era per gli schiavi e agricoltori, secondo quello che ci assicura Catone (4), cioe di quattro modii per mese nello inverno ( tempo di riposo ) e di quattro e mez- zo nello estate; in tutto di 51 modii, ovvero ettolitri 5. 171. Sotto Nerone questa razione erasi pero diminuita a 5 modii attici, ossia a 4 ettolitri 5.5 centesimi per an- no (5). La quale niisura di grano, voluta dai Roman! an- che per le truppe di queste contrade , corrisponde alia quantita di piu di tre libbre bolognesi per giorno ; quan- tita quasi doppia di quella che i nostri soldati consumano al di d' oggi. II pane formava allora com' oggi la quasi to- talitu delle pubbhche sussistenze anche in queste contrade, e la carne di bue , di maiale , e di montone vi aveva parte (1) De Mcdicina faciei ver. 65. (2) Sliabone. Lib. 5. p. 151. (3) Moreau op. cit. Vol. 2. pag. 466. (4) De Re Riislica. Cap. .56. 67. 68. (5) Seneca. Epistola I.* XI. I 2 Paolo Predieri poco minore dl qiiclla die da noi si costumi (1). Le qua- li abboiulaiiti misiire cajiioiiavaiio qiiiiidi un consume gran- dissiiiu) di graiiajilie, e fiuoiio il vero rnotivo onde queste proviiicie dovcttero di sjiesso scarseggiariie per provvedere la citta capitale e la nazione romana ; la quale poi piii avanti fattasi padrona della Sicilia, dell' Egitto, e del ri- inaiicntc deirAiTrica, e di coli\ ricevendo la immensa quan- tita di grano die le aMiisoguava , diminui quella die da noi non poteva avere ad eguale niercato. Rla coiue riesciva facile V approvigionaniento nei tempi ordinari, negli straordiiiari pero, quando le messi erano scarse , dovevasi ben tosto inconere in penurie e scarsez- ze ; d' onde il caro prezzo, e con esso i disordini che ne conseguitano. I pubblici granai detti Horrea Sempronia fu- lono quindi costruiti in Roma come fra di noi, onde con- tenessero tanto grano italiano e di AfFrica , che bastar po- tesse, vendendolo al popolo , per nutrire alcuni aniii quel- la massa grande di popolazione in circostanza di scarsi rac- colti. Tito Livio racconta in proposito, che durante la guer- ra contro Filippo il Macedone, i Roinani ricevettero dai Cartaginesi un milione di modii di fiumento, e 500,000 di orzo; e dal Re Masinissa altrettanto; quindi 300,000 et- tolitri di grano furono inviati dall' AflVica in Italia in quel tempo (2). Per la qual cosa , e per V esame storico econo- niico si conosce manifestamente , che nel corso dei 70 anni die separarono Varrone da Plinio , fra noi pure il frumen- to crebbe di prezzo , e di consumo ; talche dai due sali ai 12 sesterzi; cioe dai quattro ai 2 4 franchi 1' ettolitro (3). II quale prezzo 5 die pure sostenevasi eguale fra noi in tem- pi ordinari , venne talvolta accresciuto ; come si legge nel- 1' occasione di una grave carestia ai tempi di Marco Au- relio, il quale, dice Giulio Capitolino (4) » Italicis cwitati- bus , /amis tempore , fnimentum ex urbe donavit. (t) Moreaii de .lonnes. Statistiqae des peuples de 1' anliquil^. V. 2. p. 167. (•2) Lib. XXXlll. Cap. VI. (3) Mnreaii op. cil. Vol. 2. pag. 468. (<) Vila di Marco Aurelio pag. 831. Carestie nel Bolognese 13 Proseguendo le mle ricerche storiclie in proposito, di- rovvi o Signori aver trovato anche questo , clie all' epoca di AugListo , r Egltto inviava regolarmente a Roma 2 mi- lioni di ettolitri di frumento ; lo clie fece dire ad Egesip- po, che r Egitto nntriva la popolazione romana per quat- tro mesi dell' anno (1); mentre Aurelio Vittorio assicura che il resto dell' Affrica inviava a Roma una quantita doppia della precedente (2). Agrippa invece, secondo narra lo sto- rico Giuseppe, limitavasi a dire che le provincie di Affri- ca aliinentavano il popolo di Roma per nove mesi dell' an- no (3). Qiiesto grande consnmo e la difficolta di provveder- vi, erano le prime cagioni che obbligavano i Generali romani a non fare la guerra ai nemici se non se dopo le messi, procurando pure in diverse guise continui provvedi- menti all' Italia. Leggesi pertanto che la Repubblica di Cartagine, perduta la seconda guerra, fu costretta di dare all' Armata romana il frnmento per tre mesi , e la Frigia fu obbligata di fornirne 60 mila ettolitri : Antioco poi do- vette inviarne dalla Siria 54,000 (4). Per dir breve dai va- ri paesi se ne inviarono in Roma talvolta perfino 7 milio- nl di ettolitri; quantita che veniva distribuita in tempo di fame in parte gratuitamente al basso popolo delle varie citti principali, il quale da Cicerone in questi incontri era chia- mato col nome di Hirudo aerarii ; mentre un' altra parte era vendnta ad un prezzo medio in favore dello stato. I poveri allora sovvenuti di pane nella sola Capitale erano in grande numero, sicche sotto Glulio Cesare, 1' anno 703 di Roma, se ne contarono 320,000; e sotto Augusto , nul- r ostante le molte riduzioni, si dovette distribuire del pa- ne a 200,000 in ragione ( notate bene ) di tre libbre a testa per giorno (5); costumanze che nella debita propor- zione sembra fossero adottate anche in queste nostre pro- (1) De excidio Hierosol. Lib. 11. Cap. I.\. (2) Mnreaii op. cit. Vol. '1. p. 469. (3) Moreau op. cit. Vol. 2. p. 469. (4) Plinio. Slor. Natiir. Lib. 18. Cap. 7. (5) Dione Cassio. Lib. 1. pag. 17. 1 1 Paolo Predieri viiicie , si care a Roma , die Cicerone le cliiamava Flos Italiae; firmamentum imperii populi romani ; ornament um diEnitatis ; e le disse con nostro onore, abitate da uomini ottimi e ford e molto amici di quella repuhhlica (1). I niezzi dlfferenti die ebbero in appresso Augusto , e gli altri Imperatori, non dimostrano sempre una giusta idea di pubblica economia ; percbe la carestia del pane piccliia- va quasi ogni anno alle porte di Roma specialniente , piu chc di queste Provincie meno popolate, nonostante le pre- mure fatte per evitarle (2). Qnantunque gli Storici non fac- ciano menzione di quelle awenute in quel tempi remoti , pure di talune piu gravi se ne trova qualche menzione. Tito Livio dice essere avvenuta carestia grave per tutta Italia neir anno 355 di Roma, la quale fu cagione di pe- stilcnza si fattamente mortale, da morirne perfino i due Gonsoli romani P. Curiazio e Sert. Quintiliano (3). E lo stesso storico ne racconta altra nel quinto secolo di Roma, seguita pure da grave pestilenza, in causa della guerra co- gli Equi , e coi Volsci (4), mentre nelP anno 567 altra ca- restia fuvvi in queste contrade per causa della guerra coi Romani che impcdirono le coltivazioni (5). Venuta 1' epoca degl' Imperatori la coltura fra noi era allora assai inoltra- ta , quindi le ricchezze ed i mezzi di sussistenza abbonda- vano ; come ci attestano Varrone, Columella, Pomponio Mela, ed altri scrittori delle cose rustiche di quei tempi. Pticorderovvi in proposito die Claudio impaurito da una ri- volta del popolo affamato che voile ucciderlo , divulgo dei privilegi per colore die trasportavano grano , fra' quali in caso di pcrdita conosciuta egli loro risarciva il danno sof- ferto , aprendo pure a tal fine un sicuro porto in Ostia (6). Gid pero non avendo bastato a compiuto rimedio delle ca- (1) Filippica terza verso il fine. (2) Veili r opera siill' Economia dei Romani di Bureau de la malie. Vol. 1. (3) Tito Livio. Lib. 3. decad. 1. (4) Decad. 1. [,ib. 2. (•i) Tit. Liv. Lil). 36. (6) Svelon. in Nerv. Cap. 18. Carestie nel Bolognese 1 5 restie , cercaronsi altri piu valid! provvedimenti , i quali fu giudicato erroneamente spettare al solo Governo (1). L' Im- ]>eratore Comodo fece percio costruire a bella posta una ilottiglia , die di continuo trasportasse grano dall' Affrica ai lidi d' Italia, perclie non dlfettasse mai del grano biso- gnevole (2). Persuasi i Romani della efficacia di questo par- tite non peiisavano che per lui era distriitto ogni regolare Commercio ; si poco sapevano di pubblica economia ; a mentre volevano provvedere lo stato di grani, gli arrecava- iio una certa penuria, e il caro prezzo. Fu pertanto fune- sto provvedimento per Roma, che ando soggetta a carestia Ijen pill grave, allora quando Caligola voile pazzamente servirsi delle sue navi , e di quelle del commercio per co- struire uu inutile ponte di barche fra Baja , e Pozzuolo, senza avere prima pensato a provvedere il grano necessa- rio, in causa del trasporti dall' AfFrica che d' improvviso venivano tolti : le quali carestie di viveri, che risentivano pure queste provincie , si ripeterono ancora in appresso. Galeno difatti racconta , che a' suoi tempi , cioe sotto 1' im- peratore Antonino Pio , fuvvi tale carestia che una ulcera pestilenziale si manifest6 fra il popolo romano per causa delle quahta dei cibi , e dell' erbe di cui dovette cibar- si (3) ; e piu avanti sotto Giuliano 1' apostata altra care- stia, estesa pure fra noi, fu cagione di malattia infiamma- toria agli occhi da togliere la vista, e con essa ancora la vita per malattia di petto consecutiva (4). Ma gli errori economici arrecando con se manifesto ed esteso danno , insegnarono la via migliore a tenersi. II Go- verno allora coll' Editto di Diocleziano , ove diceva il Mon- do governarsi da se (5) , cesso di occuparsi di questi prov- vedimenti , ne piu lo avrebbe potuto. La minacciata inva- sione dei barbari cui dovevansi in appresso opporre armate (1) Sveton. in Cacius. C. 19. (2) A. Augiistini de Leg. Lib. X. (3) Galen. Op. de Paste. Cap. 28. (4) Niceforo Calist. Lib. 16. Cap. 10. (5) LatluQzio. Itacius in fastis. 1 6 Paolo Predieri Icioni , ed ojrni plu attivo provvedimento , occupo 1' at- tenzione dei jiovcini succcssivi , i quali lasciarono ai com- mercianti la brlga ed il lucre delle compre e trasporti dei cereal i. Scorsi questi bei tempi di Roma aiitica, e venuta la decaJonza di (jiicilo impero , benche mi trovi di mano in mano ai tempi nostri piu vicino, pur sono costretto di confessarvi , clie difficilissinio mi e riuscito il riunire, in niodo sommario , una narrazione delle carestie tutte avve- nute nelle posteriori epoche fino a noi , colla esattezza che pure si desidera ; essendoclie esse talvolta si preparano per pradi , ovvero le triste condizioni annonarie proseguono fino ad un certo liniite , die non permette di inclnderle in ima cateporia che noti gli anni veramente carestiosi ; mentre poi in certi secoli o gli storici mancarono affatto, o furo- no inesatti nello esporre questi od altri avvenimenti. Per la qual cosa le ricerche da me praticate nei prinii secoli deir era volgare , sia negli annali , come nelle cronache bo- logncsi , non mi hanno date intere quelle notizie che io bra- mava in proposito ; le quali poi trovai a poco a poco , e piu compiute solamente dopo il 1200. A Voi gia e noto come nci tempi di decadenza e di squallore che precedet- tero il risorgimento delle lettere , le storie tutte siano scar- se, e facciano appena menzione di quanto si riferisce alia forma di Governo, e all' alto dominio dei Sovrani civili (1 barbari che tennero queste contrade, taglieggiandole con iiequenti guerre , e dividendole colle eresie , e coi feudi fino alia creazione dei Comuni. Bologna popolata di quasi 100 mila abitanti nell' epoca di Augusto (1), e fiorente al- lora di ricchezza , e di gloria, come udiste dalle parole di Cicerone, e come dimostrano gli avanzl delle terme , dei templi , dei circhi , ed anche gli onori dati a Vitellio da Q. Fabio Valente nel secolo appresso, Bologna dico, come le altre citta dell' Emilia, verso 1' anno 388 era divenuta quasi cadavere di citta rovinata (2). Le nostre campagne (I) Malvasia iMarm. Pels. Sec. 3. Cap. IV. (i) Rpislula di S. Ainbrugio. Carestie nel Bolognese 17 erano allora derelitte ed incolte per gl' incendi ed i sac- clieggl cagionati piii volte da Massimo il tiranno, da Atti- la , da Alarico , da Genserico. Le carestie finono quindi a quel che sembra l)ensi fre(|uenti, ma pure di [)Oclie e fat- ta speciale , e precisa memoria nei nostri Anriali , e nei tanto celebrati del Muratori. Ancora ai tempi di Carlo Ma- gno le carestie e in Europa e quivi furono molte ; perche qui pure, siccome altrove, 1' agricoltura si aveva per un la- voro servile, e 1' iguoranza, e 1' ignavia essendo il retaggio del contadino, le campagne di conseguenza isterllivano. Quando il popolo e ignorante e povero, e che niun citta- dino istruito ed esperto si prende ciira della direzione , e buona coltivazione dei campi, questi ( riflette ancora lo Smith ) debbono di necessita scadere dalla feracita anche naturale ; e quindi diminuiti , e scaduti con loro i bestia- tni, non puo ne da questi, ne da quelli aversi quel tanto che basti a nutrire le popolazioni gia deboli e povere, spe- cialmente in quegli anni nei quali le condizioni atmosferi- che sono sfavorevoli. Gli sforzi allora fatti dallo stesso Car- lo Magno per ristabilire le scienze e le arti rovesciate in Europa dai Barbari usciti nei precedenti secoli dalle loro steppe asiatiche, erano tornati ben poco utili ; laonde i piccoli vantaggi ottenuti si dileguarono ben presto al pari della potenza del suo impero ; mentre d' altra parte i piu robusti spirit!, dei quali pochi vi avevano, non si occupa- vano che di arbitrii, di guerre, e di oppressive violenze. Quindi e che nel secolo nono non e meraviglia se nel bo- lognese, come in tutta Europa, regnarono gravissime ca- restie negli anni 850, 868, 873, 87i in cui ebbero a pe- rire per fino un terzo degli abitatori-, carestie che oltre i grani si estesero pure alle carni in causa delle mortali epi- zoozie che allora si prcsentarono. Ancora nel secolo che precedette il mille, le menti degli uomini erano si fattamen- te deboli ed ignare, che le coltivazioni erano fiacche, ed ogni pill facile studio e lavoro , come innanzi ho detto , veniva trascurato e deserto. Chi osserva le cose alia superficie , ne vede addentro i rapporti della istruzione di un popolo coi prodotti del suo T. VI. 3 1 8 Paolo Predieri territoiio. podcMie credere che a qiiei tempi di scarsa po- polazioiie (pn^sti paesi avessero avuto piii del bisogiievole per cibarsi laulainente; ina 1' ifjnoranza , ed i pregiudizi acceniiati alliira pii'i potevano did bisofrtio, clie sentivasl solo quaiido non si era piii in tempo di ripararvi; lo che appmito avvenne in occasione delta terribile carestia pre- sentatasi 1' anno 985 •, meiitre scorso il pericolo della fa- me, iiiiino pill pensava ai fnturi provvedimenti. Gli Annali di Fulda per la Germania, 1' opera di Bureau de la Mal- le per la Francia , qnelli del Muratori per 1' Italia, e del Savioli ed altre Storie per Bologtia, ci raccontauo le fre- quenti carestie che funestarono i popoli di Europa a quei tempi; fra le quali pero lasciarono piu profonda ricordanza quelle del secolo nono , perchfe ad esse tennero dietro epi- demic ed epizoozie si fattamente gravi da paragonarsi alle celebri pestileuze narrateci con tanta dolorosa verita dalle penne di Tucidide, di Boccaccio, e di Alessandro Manzo- ni. La superstiziosa opinlone poscia dominante, che alio spuntare del mille dovesse finire il Mondo , aveva ancora affievoliti gli animi dei bolognesi , arrecando ad essi uno scoraggiamento estremo. Per la qual cosa sterilissime lan- de , va?te paludi, e interminate selve continuarono ad in- gombrare d' ogni intorno il nostro territorio anche dopo il mille; sicche oltre le carestie frequeiiti, avvenivano spesse malattie ei)idomiche che lo disertavano di abitatori. La dif- ficolta di coltivare le campagne era poi cosl grande, che armate baiide dovevano di spesso proteggere gli scarsi agri- coltori , i quali, afbuche non mancassero le derrate neces- sarie al consumo, venivano costretti da severe leggi mu- nicipali a semiuare grano^ ed a coltivare almeno le terre piu comode , mentre le altre donavansi ai primi che le avessero abitate per renderle in jpialche gnisa feconde. Se io volessi discorrere ad una ad una le varie carestie avvenute dopo il mille, e le cagioni che le produssero, io prolungherei di soverchio il mio ragionamento, dovendosi per esse piuttosto scrivere un volume, anziche im tralte- nimento accademico. Credo inveco sia per riuscirvi piu accetto che io vi presenti il risultamento sommario delle Carestie nel Bolognese 19 mie Ricerche storiche in una nota o tabella oidinata crono- logicamente, ove ho creduto bene includere le citazioni de- gli autori d' onde io estiassi le notizie , apponendo a cia- scuna le principal! particolaiita o circostanze clie in cjual- che modo la distinsero dalle altre di quel secolo. Probabil- niente non avr6 per tal guisa potuto conoscere e riunire tutte le annate che furono carestiose pei bolognesi , e le vere cagioni; ma posso accertarvi che ben poche mancano nel prospetto da me compilato, avvegnache se taluno dei detti Storici ne avessero tacoiuta cpialcuna per essere stata meno grave, gli altri pero 1' avrebbero notata, minuti sic- come furono ed esatti nel narrarci i singoli avvenimenti. Gli Storici che ho consultati, oltre 1' illustre Savioli, a cui la morte prematura non permise di condurre gli Annali bolognesi che fino al 1270 , sono stati il Vizzani, il Ghi- rardacci , 1' Alidosi, 1' Alberti , il Masina , ed il Muzzi, non avendo io pur dimenticate le riputate Cronacbe di Barto- lomeo della Pugliola , di NIcolo Seccadenari , del Canonico Ghiselli, del GriflPoni, e di altrij scritte negli ultimi due secoli, i quali mancano negli scrittori precedenti. Per la lettura di questi documenti ho potuto conoscere che dal 1177 fino all' anno presente la citta e provincia nostra an- do soggetta circa 110 volte a queste sventure , la meta delle quali carestie puo dirsi avere afflitto la popolazione in modo piii grave e funesto. Otto volte si osserva essersi presentata nel secolo decimo terzo , nove volte nel decimo quarto , undici volte nel quindicesimo. Piu degli altri poi e stato funesto il secolo decimosesto nel quale la carestia si presento assai grave per diecisette anni , mentre nel de- cimosettimo ci afflisse per otto volte soltanto, e nel deci- mottavo un numero di anni ben anche minore. In codesto nostro secolo poi gia vi e noto avere incominciato coll' an- no 1800, ed essersi ripetuta varie volte dall' anno 1810 tino al 1817, indi dopo aver fatto breve comparsa nel pri- me semestre dell' anno 1847, essersi soltanto presentata dopo il raocolto del decorso anno 1 853. Pero fra tutte le carestie notate nelle storie, niuna fu piu grave e tremen- da di quella che ebbe incominciamento 1' anno 1588^ ed 20 PaOI.O PllEDIERI or pill , or mono grave diiro allora come in tutta Europa per i clieci aiiiii soguciiti (I). Lo Storico riputato Poiiipoo Vizzani testimonio oculare scrive di qiiesta carostia il segneiite breve ma luttaoso rac- conto » Cresceva iiell' anno 1 590 non solamente in Bolo- » gna, ma per tiitta Italia, una carestia del vivere in ma- > niera tale, clic non si trovava ormai piii chi avesse frii- » mento in casa propria, e contiittoche il Senato , e molti J) particolari cittadini e mercanti facessero ogni sforzo pos- B sibile per trovare e far condurre frumenti forestieri , non » riescirono pero a far tanto che in quell' anno non mo- » rissero di fame anche per le pubhliclie strade della cit- » t;i, fino a diecimila poveretti , e nel contado , per tutto » fino nelli campi , piii di trentamila contadini o braccian- » ti , ai quali non potevano i riccbi colle loro larghe ele- B mosine provvedere secondo il troppo grave bisogno. » Ne la miseranda gravissima straordinaria mortalita descritta dal Vizzani, e ripetuta da altri , doveva aver termine in code- sto atmo, die altre sventure se non superiori ed eguali nei ti'isti eff'etti alia precedente, peio certamente funeste , presentaronsi ancora negli anni seguenti, essi pure carestio- si; fra' quali si ramnientano il 1592, il 159i, il 1596 co- me pill degli altri scarsi di frumento, sicche il prezzo di questo, clie ai tempi che precedettero la carestia limitava- si a sette lire, si accrebbe nel 1588 per pochi di fino a lire cento; mentre poi nel 1590 fu sempre d' appresso al- ii scudi sette per corba. Prezzo per quell' epoca tanto enor- me che le famiglie anche di inezzana condizione civile po- se in gravissime strettezze fino al giungere degli anni 1598 e seguenti , che furono molto fertili. A riparare in qualche guisa a si funesti avvenimenti , il Governo nel 1590 voile intervenire colla sua autorita e direzione, prescrivendo che i suoi Comriiissari girassero per le case, e da quelle espor- (1) Per laceie di allre mcno gravi <}\it> die nella sola Cilia di Roma moriro- no in un solo anno 60,000 persone , cd ii fama che la Europa pci'desse nn tfr- zo de' suoi abilatori — Si legga Chronologia Punlificum in vila Gregori XIV. el SiUi Y. Carestfe nel Bolognese 21 tassero quel grano die sembrava superfliio alle faiiiifi,lie, oiule servir potesse al puliblico smercio; nia anziclie lui- gliorare la ben triste condizione annonaria, questa iiivece peggioro, perche piii raro feces! a piu caro il frumento : avvegnache saputosi bentosto 1' arbitrio , e conosciutasi la violazione del domicili, i piu veggenti presi da spavento, appiattarono il loro grauo, foise in quantita piu del biso- gnevole , senza clie la tema , e !a pressa lasciasse abba- stanza di riflessione e di tempo per collocarlo in Inogo adattato e sano ; leggendosi nelle cronacbe , cbe molto di quel grano prese 1' odore , ed il sapore muffito, ed altro si corruppe afl'atto, ne piu pote servire di alimento, quan- do appunto il bisogno era divenuto maggiore. Prova evi- dente cbe 1' intervento governativo nei commerci di questa fatta scompone 1' ordine , ed anzicbe portare soUievo alle faniiglie, accresce la penuria ed il caro prezzo ! Terribili e mortali furono ancora le Carestie del 12G0 e 1276, mentre poi dal Sommario Storico presentatovi si co- nosce cbe furono ancora gravi le carestie seguite da epi- deniie negli anni 13i6 e 1347, 1374 e 1390, epidemic cbe variarono la fenomenologia , ma non la indole micidia- le , le quali chiamaronsi talvolta malmazucco e peste , ta- r altra malattia pestilenziale, morrla, e febbre maligna, come ancora negli anni 1524 e 1527 ebbe pur troppo ! ad osservarsi. Nel secolo poi decimosettimo vedesi dal Som- mario cbe fiuono piu degli altri carestiosi il 1629, 1637, 1649, e 1648 nel quale ultimo anno il prezzo fu piu cbe doppio deir ordinario, cioe di lire venti per corba ; anzi nel decennio cbe corse fra il 1647 e 1657 puo dirsi ave- re sempre regnata una penuria non lieve di frumento da inolestarne notevobnente la popolazione bolognese, meno pero deir altro decennio surricordato , quello cioe dal 1588 al 1597. Piu. miti furono invece le carestie del decorso se- colo, nel quale, quantunque come dissi superiormente sian- si ripetute per vari anni interottamente , pure non furono molto micidiali e funeste; e solo per tali denno aversi gli anni 1735 e 1743, nei quali veramente fecesi sentire il cai'o prezzo, perche piii cbe doppio dell' ordinario. Taluni 22 Paolo Predieri di voi ricorderaiino pure con dolore , come gli anni 1799 e 1800 fossero scarsi nei raccolti del gi-ano, essendo scritto esservi entiata iiella citta solaniente la nieta del frumeiito con- siieto. Per la qual cosa in Bologna come in provincia, ma- nifestossi poco appresso una grave febbre epidemica o ma- ligna , die in quell' anno e nei due seguenti condusse al sepolcro un numero di persone molto maggiore dell' ordi- nario. Pure carestiosi ricorderete, o Signori, gli anni clie corsero fra il 1810 ed il 1817; cbe anzi in questo anno e nei precedente 1816, la carestia fattasi ben piu grave divenne potente cagione del tifo petecchiale che in tutta Europa videsi doininare con piu o meno grave intensione e gravezza. Dopo delle qnali carestie fortunatamente segui- rono fin (pn ainii buoni ed abbondevoli , volendosi sola- tnente eccettuare come dissi il 1." semestre del 1847, nei «[uale si ebbe per breve tempo un prezzo quasi doppio deir ordinario ( So. 3. 80 ). Ad aggiungere di qualcbe gulsa importanza alle Ricerche storiche per me praticate, dirovvi ancora di alcune dedu- zioni che da esse risultano , e cioe cbe le cagioni delle ca- restie avvenute del grano, furono talvolta generali ed estese per tutta Europa, o per gran parte di essa, e tal' altra volta furono piii limitate e ristrette a piccolo territorio. Alle prime pero si riferiscono le carestie piu gravi e con- tinuate , mentre alle seconde denno sottoporsi quelle che durarono meno tempo e furono meno delle prime funeste : le une e le altre pero si riportano sempre a straordinarie condizioni atmosferiche , che malamente influirono sulla ve- getazione dei grani, vale a dire pioggie troppo continuate per lungo tempo, specialmente in primavera; freddo conti- nuato lunganiente e con grande intensione, in is|)ecie quan- do il fruiuento rimase scoperto da uno strato di neve che lo diffenda e ripari; ed anche una grande neve che cuo- pra i grani per molti mesi consecutivi, impedendone per tal guisa lo sviluppo e la vegetazione regolare : Aggiungan- si a fpieste , piu estese cagioni naturali , alcune altre che talvolta malamente influirono sui nostri raccolti, vale a di- re le devastazioni delle locuste da cinque secoli non piu Carestie nel Bolognese 23 vedute ; le grandi tempeste molto estese e ripetute ; infine le guerre ostinate che nel bolognese talvolta interrnppero ogni regolare coinniercio , e vi scinparono gran parte dei grani coltivati. Troverete pertanto notato nel mio Sommario unito or l' uno or I' altro avvenimento o fenomeno straordi- nario dell' atmosfera dicontro agli anni ivi segnati ; ben inteso che la stessa parola straordinafio fenomeno serve ad indicare che le nevi , le pioggie , ed il freddo presentaron- si in modo eccessivo o per la copia, o per 1' intensita, o per la durazione. Che le pioggie abbondanti siano cagioni di scarso raccolto si conosce pure da quelle cadute nella pill parte degli anni notati nel Sommario , ed anche da quelle del decorso anno 1853, ove a cagion di esempio pu6 dirsi che le pioggie continuarono dai primi di Otto- bre precedente fino al 1 8 Giugno decorso, con ben poche intramesse di giorni a quando a quando sereni , talche la (|uantita cadnta nel periodo di ottomesi,nei quali il gra- 110 rimase affidato al suolo , corrisponde a 0'",698i. La qua- le quantita posta al confronto con le annate precedenti, su- pera 1' ordinaria misura degli anni medii , e costituisce per se sola r anno piovoso , senza tener conto della pioggia ca- duta nel quadriinestre residuo ; per cni puo affermarsi che essa fu la cagione onde il raccolto del grano falli per la meta circa del raccolto ordinario, e si ridusse a sole Cor- be 561,797 , mentre nelP anno innanzi era stato quasi dop- pio , cioe di Corbe 1,018,547. Lo stesso e a dirsi quando le nevi cuoprono il suolo ed il grano per tre in quattro inesi consecutivi, essendoche ne impediscono la buona ve- getazione del frumento , e lo predispongono a speciale rug- gine o malsanie, diminuendone il vigore , la lecondita, e il prodotto. II freddo che pure accompagna di spesso gli anni nevo- si e piovosi fu desso pure , quando protratto per niolti nie- si , una dellf; cagioni che si oppose alio sviluppo del grano ed alia vegetazione della pianta, sicche ci produsse talvolta gravi cerestie , sicconie risulta pure dalle niie ricerche sto- riche. Pero questi tre fenomeni atmosferici , e gia ammesso dagli agronomi, doversi considerare disgiuntamente e con- 2i Paolo Puepieri fliiintamcnte, oiule conoscere se la cifra della qnantita del- la neve, ilel frcdilo , e d<^lla umidita o pioggia sia stata o no superiore alia media osservata per questo nostro od al- tro tenitorio. Ed occono pure osservare se a iin forte freddo sia susseguita una giande umidita a danneggiare di sover- cliio il giano, affinche 1' unioue di questi due fenomeni, quantunque per se soli iion sieno stati straordinari e molto pertinaci , pure ahbiano prodotto un danno proporzionato alia somma di entiainhi; e cio specialmente quando i ter- reni rimasero innondati in vasta estensione, sia per man- canza di scolo come nel decorso anno, ovvero per la rot- tura degli argini dei nostri torrenti, come nell' anno 1842 si ebbe a verificare. Ma poiclie la teorica e la esperienza dimostrano in genera, che la umidita e la temperatura in- fluiscono pii!i d' ogni altra condizione atmosferica sulla fer- tilita maggiore o minore del grano nel tempo cli' esso ri- inase affidato al suolo , cioe dalla meta di Ottobre fino al- ia fine di Giugno , spero sarete per gradire che io ancora vi presenti in oggi una tabella sommaria , che si riferisce alle pioggie cadute, ed alle temperature avute in quel pe- riodo, dedotta da minute osservazioni praticate in proposito; con die io avro congiunte alia storia patria alcune osserva- zioni meteorologiche di non lieve importanza. Da esse ri- sulta manifesta la influenza maggiore della primavera , e la concordanza fra le priinavere calde e gli abbondanti rac- colti , specialmente se la umidita sia piuttosto scarsa , come avvenne negli anni 1824, 1849, e 1852, che furono ab- bondantissimi. Da questa niia tavola si conosce pure quaiito necessario e coiiveniente sarebbe ancora dal lato politico sanitario, oltre il lato agronomico ed idraulico , clie si pra- ticassero alt re esatte osservazioni udometriche , e termo- metriche in vari punti di questa come di altre provincie, affinche quei rapporti che il Quetelet, 1' Arago , il De la Rive, e I' Humboldt verificarono per altri paesi, siano pure a noi di qualche vantaggio sociale , oltre alle notizie die potrebbero ricavarnCj si utili al loro progresso, le scienze fisiche. Peru della utilitu di queste osservazioni siccome mezzo opportuno a prevedere gli scarsi raccolti di grano Cahestie nel Bolognese 25 terr6 parola nella prossima aduiianza , bastandomi ora aver- le nominate in questo proposito. Anche le siccita straordinaiie furono talvolta cagioiie di scarsi raccolti di {fiaiio in paesi difFerenti , quando queste accaddero in priinavera e diuarono alcuni mesi consecutivi. ]Ma poiclie queste sono assai rare in q nella stagione , ne mai per la loro gravezza offesero da noi la pianta del i'ru- mento , avendo questa profonde radici , die assorbono la uiniditi della terra , e boccuccie nelle foglie che assorbono quella dell' atmosfera , avviene cbe carestie di grano pro- dotte dalla siccita non si raccontano di qnesta Provincia , provveduta com' e di terreno argilloso, cbe lentamente be- ve , ma trattiene a lungo la pioggia ricevuta nella stagio- ne invernale. Di fatti la predetta Tabella dimostra die la primavera dell' aimo 1830 fu straordinariamente scarsa di iimidita, e ci6 nullameno in quell' anno il prodotto del gra- no fu medio, percbe di Corbe 621,782 null' ostante il gran freddo, e 1' altissima neve che cuopri il grano quasi tre mesi. Furono pure scarsi di pioggie gli anni 1820 e seguenti fino al 1826, e poscia il 1834- e 1847, e se ne ebbero tuttavia fertilissimi raccolti di frumento. Prima di dar termine alia parte storica di questo mio lavoro sulle Carestie del bolognese , non credo di dover ommettere alcune mie osservazioni sopra quello che nel decorso mese pubblicava il Sig. Conte Abele Ugo in una sua operetta che in oggi torna niolto opportuna. In essa dice di avere verificato che in Francia dopo 1' anno 1816 (1) sono stati sette periodi di 5 o 6 anni per ciascheduno , ora di carestia o penuria piu o meno nianifesta, ora di abbon- danza continuata, per guisa che qnella nazione , dopo avere acquistate ragguardevoli quantita di grani nei periodi care- stiosi, si trovo poi in grado negli anni abbondevoli conse- cutivi, di introdurre colla vendita ail' estero gran parte di quel numerario che aveva perduto; delle quali cose egli nella sua operetta riporta le cifre officiali e relative. In (1) Si veda il Giornale Messaggiere di Modena N. 150 del decorso 1853. T. VI. i 2t) Paolo Predieri essa poi con dolore ci avverte die quella sua nazlone va ad entrarc in nn periodo ben pin calamitoso in penuria di ccicali dei precedent! , avvegnaclie si conosce essere gia esanriti gli avanzi clie altie volte teneva accumiilati , e che a3>ai bene lipararono ai bisogni precedenti , cioe dei pri- mi anni di scarso raccolto. Onde praticare un cpialche con- fronto , e addentrarnii io pure nella fntnra condizione an- nonaria di t[nesta popolazione , corsemi alia inente il desi- derio di esaminare se questi periodi quasi regolari di al- teinativa fra penuria ed abbondanza di piodotti cereali siansi verificati anche presso noi prima e dopo l' epoca de- signata dal conte Ugo , e se rnessa in disparte la loro re- golare alternativa, le carestie talvolta abbiano fta noi du- rato molti anni di seguito ; cio cbe pur troppo serve ad aorrcavare i danni uotevolmente. Pertanto da tali osserva- zioni ho potuto conoscere , cbe in realta nei cinque ulti- mi secoli cbe precedettero , sonovi stati piii volte , sparsi pero qua e la , e distant! fra loro , dei periodi carestiosi , talvolta bensi di soli due o tre anni di seguito , ma tal' al- ti"a volta di cinque, sette , ed ancbe dieci anni consecuti- vi , come dal Sommario presentato , e dalla Tabella ad es- se unita in fine esattamente si scorge , senza cbe io qui- vi abbia bisogno di nominarli ad uno ad vino. Notate pe- ro , o Signer! , che se furouvi di seguito anni scarsi e pe- nuries! nei qual! i gran! salirono ad alto prezzo, non per questo presentarono di continue gli efietti temibill e fune- st! delle vere e grandi carestie , perche il bisogno ed il caro prezzo rese industriosi ed economi i singoli cittadini , e stimolo il Governo , i Gomuni, e i Gommercianti a di- minuirne i tristissim! efFett! coUe introduzioni di grani este- ri, con util! succedanei, e con altri opportuni provvedi- menti. Qnindi ! timer! che la storia patria e la operetta deir Ugo potrebbe risvegliarc! intorno alia continuazione di piu anni carestiosi anche per 1' epoca present'e si dilegua- no, in gran parte almeno , se si rammentino le migliori e piii estese coltivazioni dei grani die in oggi si praticano anche in terreni un tempo paludosi , per le quali i raccoi- ti si accrebbero fra noi di una terza parte j se si faccia Carestie nel Bolognese 27 riflesso che in questi ultimi tempi, oltre il fiumentone che air epoca dell' agronomo Tanara veniva coltivato poco, quasi di iiascosto , e con vergogna dai nostri coloni , sono- si introdotte in niodo esteso le coltivazioni del riso , e fjuel- la pure molto utile delle patate , per guisa da sapersi me- glio nutrite le popolazioni , e affatto cessato 1' uso del pa- ne favato , o misto al moco, alia melega , al frumentone, e perfino alle gliiande, di cui ne' decorsi secoli si faceva nso ; se finalmente si rammentino i piii rapidi e vistosi commerci e trasporti che ora si ponno intraprendere. Con- tuttocio, o Signori, non pno essere tranquillo ed inerte il prudente Magistrate sanitario, del quale e debito porre in disparte le incerte teorichej le vane speranze , i pericolosi confronti , e prevedere per tempo le temute mancanze , on- de riparare alle calamita prima che ci colpiscano. Un anno di scarso raccolto per 1' Europa che ora conta 1' immensa quantiti di 250 milioni di abitatori , puo essere cagione che essa manchi di una meta , di una terza o quarta par- te del grano bisognevole; ne a riempiere tale gran vuoto bastar potrebbero i vistosi emporii dell' Asia , dell' AfFrica , deir America insieme uniti ; i quali quando pure fossero sufficienti nelle necessita non estreme, non per questo ov- vierebbero all' enormita del prezzo, che per se solo e gran- de sventura alia numerosa classe dei poveri. E quando io penso- che dimentiche le popolazioni delle carestie passate, perche oramai remote, vissero esse senza curarsi dell' av- venire, ne studiarono, o poco, i risparmi ed i succedanei, nia quasi direi giorno per giorno consumarono ci6 che eb- bero o provvidero , io temo fortemente della miseria e mor- talita maggiore che le attenderebbe quando nell' anno ven- turo si avesse a ripetere un altro scarso raccolto di cerea- li , o di poco superiore al precedente ; sicche la tranquilli- ta di taluni che credono in oggi affatto impossibili gravi e tremende carestie, non so, ne posso vederla ed ammet- tere definitivamente. Nella prossima sessione daro termlne alia trattazione di questo importante argomento di polizia medica col prende- re in esame i differenti niezzi e nietodi proposti ad altre 28 Paolo Predieri volte aduttati qiiivi od altrove onde allontanare le caiestie, cd i tristi etFetti die le accoiiipajiiiauo , al fine di sceglie- re e pioporre quello die piu si convenga, e sia veramen- te utilt' ed efficace all' iiopo , avnto rignaido alia condizio- ne niateriale del tenitoiio, ed alia indole morale di questa po[)olazione. Intanto mi confido die le cose in oggi a voi riferite , siccome quelle die in questo anno carestioso so- no niolto opportune, e direi quasi necessarie a sapersi da nil consesso di illnstri cultori di scienze naturali , varranno colle altre die dirovvi in appresso , a riscliiarare un argo- inento die nessuno ha mai trattato fra noi, e die era pur tempo se non di conoscere pienamente, almeno di mette- re in qualdie lunie, collo intraprendere uno studio attento e regolare, sicclie torni utile alia sanita e alia quiete dei iiostri concittadini, mantenendoli ben provveduti degli ali- meiitl di die abbisognano. DELLE ciRisTii mum m bolociese E DEL MODO MIGLIORE DI EYITARIE IIV APPRESSO IIEIIORU SECONDA DEL DOTTOR PAOLO PREDIERI ( Letta Delia Sessioae del 2G Gennaio 18S1 ). L Ln una Memoria che io leggeva nell' anno 1 819 alia Societa Agraria bolognese dimostrai colla storia, coUe os- servazioni fisiologiche ^ e col mezzo dei confront! statistic!, che lo auniento di cento inilioni di individui avvenuto in Europa nel periodo di sessant' anni, proviene specialmente dallo accrescimento, e dallo spartimento migliore delle pub- bliche ricchezze, per cui fu dato alia popolazioni di pro- caociarsi maggior quantita di alimenti e di cereali, promo- vendo , e perfezionando 1' agricoltura , e di qui ritraendo cibi pill abboudevoli e salntarl, che nei decorsi secoli. Que- sto effetto importantissinio , questo fatto vero , forse nuovo negli annali del inondo , addimostra al filosofo osservatore come a buon fondamento s' appoggi la dottrina filosofica, che dice le popolazioni moltiplicarsi in proporzione dclla quan- tita degli alimenti dei quali possono disporre ; dottrina che fece dire all' illustre economista Say » 11 n' y a aucnn au- tre moyen d' augmenter la population , que de favoriser 30 Paolo Predieri la production : enconrager le mariape , lionorer la fecondi- te, c' est tavoriscr la inisere : le difficile n' est pas de mul- tiplier les enfans, mais de les elever; parceque les honimes, de nu'-me que toutes les especes animales , et nieine les plantos, out beaucoup plus de facilite a propager leur ctre, qii' a le faire suhsister. » Sentenza questa pure verissima a mio avviso, non tanto per le cose da me allora dette e di- mostrate all' appoggio di sodi ragionamenti , quand' anche perche sostenute e dimostrate dal Malthus, dal Rossi, e dal Chevalier, e di recente dallo illustre Villerme, allora quan- do in ima sua opera di statistica medica fece manifesto che i viveri abbondanti e buoni favoriscono 1' aumento del- la popolazione, mentre la loro scarsezza , e piu poi la pe- nuria o la carestia del cereali, producono in poclii anni un decrescimento sensibile nella popolazione di un paese. L' uno , e 1' altro pero di questi efFetti , cioe 1' aumenta- re, e il diminuire delle popolazioni , non puo essere cosi sollecito e rapido come le succession! annuali dei raccolti dei cereali , i quali se sono di spesso abbondanti , sono pe- r6 talvolta, benche di rado , scarsissimi ed insufficient!. Quin- di se a mio avviso puo dirsi, che V abbondanza produce con- sunio maggiore o qualche avanzo di grani , e la scarsezza risparmio nel medesiuio , non e per questo che la mancan- za di una meta, o di una terza parte di essi, allorche av- venga in tutta o gran parte d' Europa , sia sempre stata co- perta dai risparmi precedenti , o dagli arrivi di grani este- ri, ed in copia sufficiente agli estesi bisogni. Che purtrop- po ! la storia , come udiste nella mia Memoria precedente, lascio scritti miserandi esempi anche fra noi, come ovunque, di passate terribili e frequenti carestie; talche iinora e av- venuto, come al trove , che il nostro paese si trovo provisto abbondantemente negli anni prosperi , e piu o meno scarso, imbarazzato, e soffisrente negli anni penuriosi ; nei quali poi sempre si osservarono maggiori le mortalita , anzi tal- volta furono veramente grandi e straordinarie. Daltronde si conosce dallo esame di quelle e di altre storie , che in ognl angolo di Europa accaddero di frequente terribili carestie , e forse piii gravi e mortali di quelle a noi avvenute, e dagli Carestie nel Bolognese 31 storici riferite. Si penso quindi in ogni epoca dai Reggitori occiilati di trovar modo onde mantenere ben fornita di grani la popolazione bolognese, come studiavasi di praticare al- trove , e si cerco pure di provedere ai bisogni di essa , quando i cereali, ad onta degli altri mezzi preventivi ado- perati , trovavansi scarsi , mancanti o di cam prezzo. Que- st! mezzi, e questi metodi pertanto , clie pin o meno vaiia- rono a norma delie epoche , della gravita del bisogno , e di altre circostanze annonarie generali o parziali, sono quelli appunto dei quali oggi credo dovervi tener parola , onde po- sti ad uno ad uno all' esame , ed al confronto dei fatti av- venuti , si possa con savio ed imparziale ragionamento ad- ditare e prescieglier quelli che sembreranno piii idonei a riscbiararli , e se fia d' uopo insiniiarne e persuaderne 1' uso a colore clie nella cosa pubblica magglormente influiscono. L' illustre G. P. Frank nella prima sezione della sua opera di Polizia Medica (Vol. 3.) tiene parola a lungo degli ali- menti principali dell' uomo \ del modo di custodirli , e di provvederli per tener lontani i cattivi effetti della carestia; ma cio che ivi dice questo medico , d' altra parte celebra- tissimo, intorno al provvedere il paese , dopo gli odierni stu- di di economia politica , dopo le dure prove ripetute nel seguirne i consigli , non puo piu ammettersi in oggi e pre- scriversi con esito certo e felice ; sicche io credo sia bene parlando delle Carestie esaminare ove i suoi suggerimenti debbano rijnidiarsi, ove modificarsi , ove senza piii mettersi in pratica. Nel che fare io dovro talvolta distendermi ad esaini e suggerimenti riferibili a piu largo spazio, di quello che potesse per se naturalmente esiggere la sola nostra pro- vincia. E per vero dire la importanza dei cereali nel com- mercio a nelle pubbliche aziende, il vario loro prezzo e va- lore, non puo a meno di farsi conoscere dai paesi vicini al nostro , e da questo verso quelli, specialmente negli anni p'enuriosi , per guisa che addiviene necessario bene conside- rare i rapporti di agiatezza di un popolo con iin altro, i rapporti di distanza, di prezzo , di consumo, di commercio, ed altri che inevitabilmente derivano, e grandemente influi- scono a variare le conseguenze annonarie di un paese. 32 Paolo Predieri II piimo nu'todo da molti conosciuto valido ed opportii- iio aiiclie a' di iiostri , si e il metodo preventive , quelle cioe che prescrive di accunmlare e custodire negli anni prospeii giandi (piantita di graiii , ende servirsene negli anni scarsi e carcstiosi. A tale clletto i nostri padri in varie epoche stimaiono molto utile il costruire dei pubblici granai, l' uno dei (jnall una volta aperto in questo puhblice palazzo aveva soprasciitto la seguente niemeria. )) Horreum hoc egenorum solutiii/n, egenis add'icto acre constructuni ^ cave dejicias^ cave abutaris , nisi praesidinm aliud annonae suffeceris : ultor eiiiin iinminet Dens » (1). II metode di conservaie giani , che gli autichi goveini usarono pure altrove con qualclie profitte , ma che nen baste niai a raggiungere compitainente lo sco- pe, servirebbe a niie avvise grandemente al bene della po- polazione, e otterrebbe il sue fine, se anche le famiglie individuali partecipassero a questo costume, ed ognuna di esse si studiasse di mettere piu o mene in serbe il proprio avanze , ne dicessere col seguace d' Epicure » » Per gli anni c'hanne a nascere » Tesoro io nen faro. » Ch' io serbi per dimani ! » FoUia ! che san gl'insani, » Diman se vi saro ? Ma quando il cumule solamente si faccia dalle Stato , e da pochi Istituti, questo come ognuno vede non sara che assai liinitato, e quindi pressoche insufficiente a sopperire ai bi- sogni. Talvolta anzi diviene dannose per le lusinghe vane che mantiene di abbendante, e certo provvedimento , dove pei in effetto non puo servire che a pochi mesi. Allorche la Carestia proviene da cendizioni atmosfericlie , le quali agirono sepra una vasta superficie di territerio , troppe gran- dc quantita occorre di cereali a nutrire la gran massa del pepolo della Citta, e delle Campagne, perche vi suppli- scano quel pochi depositati nei magazzini dello State e d'ei Comuni; e neppure e agevole il mode di distrlbuirli equa- (1) Alidosi. IslruzioDi delle cose notabili della citt^ di Bologna 1621, a pag. 129. Carestie nel Bolognese 33 bilmente. Innoltre troppo danno verrebbe alia pubblica eco- nomia col serbare oziosi per molti anni dei Capitali di si grande rimarco ; i qiiali importerel)bero altre spese amine a ben coiiservarli , e a riiiiiovarli di qiiando in qnando , pcr- cFie una troppo lunga giaceiiza non li pregiudichi. Per con- trario allorche ciascliediiiia famiglia o ciascun colono o brac- ciante tenesse sempre per biiona consuetiidine sua propria un qualclie avanzo di cereali pel consuino approssimativo del venturo anno , e cosi di anno in anno egli replicasse questo buon iiso, avverrebbe di certo clie 1' avanzo quasi empirebbe il vuoto dell' anno carestioso , e cosi sarebbe in gran parte provveduto dall' industria privata, in armonia col- la pubblica, alia calamita inattesa, fosse pur anche straordi- nario lo smanco prodotto dalle condizioni atmosferiche in Europa. Arroge a questo che coloro i quali per essere af- fatto poveri non hanno risparmi , troverebbero facilmente nella buona condizione e provvigione altrui di clie venire bastando a se stessi. Onde pero questo piccolo aumento di grano si pratichi nella maggior parte delle famiglie , occor- re cbe queste sieno previdenti ed istruite abbastanza per conoscere quanto questo provvedimento rilevi , ed abbiano oltrecio mezzi ed industrie con clie sopperire agli altri bi- sogni della economia interna delle medesime. La quale pre- videnza jier lo piu manca, e con essa anclie i niezzi ulte- riori , sicclie quei medesimi clie tener potrebbero la prati- ca indicata , non si trovano a uiiglior partito degli indigen- ti veri, allora appunto che ogni cibo rincara e si occulta, ogni lavoro scema o si rende meno produttivo. L' esperienza maestra di ogni buon provvedimento ha fat- to conoscere , clie nelle vie ordinarie di alinientazione si con- sumano ogni anno per cibi diversi nel bolognese tre corbe e mezzo per ogni individuo fra grano e gran turco , colla differenza pero che gli abitanti delle campagne consumano pill cereali e meno quantiti di carni e cibi diversi , al con- fronto degli abitanti della citta e delle castcUa. Ora negli anni carestiosi lessl die !a sola nostra provincia pote abbi- sognare talvolta di una nieta , tal' altra di una terza o quar- ta parte del suo provvedimento ; la quale ultima porzione T. VI. 5 31 Paolo Pkedieri niancantc nol correiite anno conispoiide a circa 350,000 cor be , supposto che la popolazione sia di 360,000 anime, ed abbia coiitimiato 1' use , e raccolto le altre derrate suc- cedaiiee, cioe le castagne, il rise, il niiglio , e le patate come iiei decoisi aiini. Qiiesta quantita adimque che le deminzie degli espeiti ci dissero mancare, e pero stata in parte riparata dal coinmercio coUo iiitrodurre dall' estero iieir ultimo seinestre del decorso anno corbc 85,240 per la citta nostra , e collo introdurne forse altrettanto per la provincia; e quando pure il fin qui introdotto non fosse sufficiente all'uopo, occorreni che le sostituzioni succeda- nee , ed i risparmi consigliati dal caro prezzo e dalia savia econoniia ci aiutino per quanto e il tempo che dee prece- dere al nuovo raccolto. Intorno a die dirovvi che uei Get- titi dei grani terrier! e forestieri introdotti in citta non si scorgono a prima vista le quantita vere dell' anno agrono- mico che corre , e conviene in oggi che il Magistrate vi faccia sopra varie riflessioni , distingueudo il terriero dal fo- restiero per ril'erirlo al raccolto avuto , e piu particolarmen- te distinguendo bene il grano che entro nel prirno o nel secoudo semestre dell' anno; avvegnache cosi facendo non si confonderanno le due annate , 1' una abbondante , e 1' al- tra scarsa , ne si creera per tal guisa un' annata di prodot- to medio apparente, la quale in oggi come viene compila- ta, non puo servire alle dedazioni che si desiderano per im giusto bilancio annonario ed amniinistrativo. Ora aven- d' io osservato questo erroneo modo di calcolo ho creduto ben fatto di presentarvi una mia correzione in una Tabel- la modificata, nella quale anziclie porre la quantita di gra- no introdotto in citta in questi ultimi 30 anni , dal Gen- naro cioe al Decembre di ciaschedun anno, ho incomincia- te le somme annuali dal 1 di Luglio al 30 Giugno succe- sivo, nel quale periodo si deve credere che siasi introdot- to quasi il solo grano dell' aimo agronomico andante, il qua- le appunto incomincia con ogni nuovo raccolto, cioe ai primi di Luglio, e finisce col 30 Giugno dell' anno seguen- te. Queste introduzioni , poiclie dovrebbero corrispondere alle quantit;!i dei raccolti avuti in Provincia nell' anno stesso , io Carf.stie nel Boi.ognese 35 le ho poste dicontio alle cifre di qnesto raccolto totale , col fine di conoscere se veramente stiano fra loro in lagio- ne diretta, come appiinto ho verificato. Per la nostra citta adunque rimane dimostrato colla tahella predetta , che in questo anno si e introdotto di grano terriero e forestiero corhe 215,092, delle qnah soltanto corbe 92,199 apparten- gono al secondo semestre, ed al nostro raccolto ultimo, e corbe 85,230 sono state iiitrodotte da altre provincie; quin- di la diflerenza ed errore risulta di corhe 37,663. Le pri- me corbe 92,199 sono la nieta circa della nostra quantita consueta degli anni prosperi ; le altre invece sono piii che raddoppiate. Ancora ii nostro frumentone introdotto in citti e stato assai poco nel secondo semestre, cioe 1 1,597 mentre dalle altre provincie se ne introdussero corbe 67,106. Pero tutte queste qnantita nel complesso loro dovrebbero bastare alia citta , qualora non se ne esportassero fuori prima del raccolto, ma che tuttavia per legge commerciale, nello sta- to attuale degli affari di Emopa non impediranno il prose* guimento del prezzo piuttosto elevato che in oggi si osserva. Se dalle quantita occorrenti per la nostra citta e provin- cia si volesse far passaggio a quelle che occorrono per tutto lo Stato, per r Italia , e per 1' Europa intera, si vedrebbe facilmente o Signori , che il metodo di tenere granai pub- l)lici per riparare alle carestie e, e sara senipre molto di- spendioso, assai imbarazzante , e quando si presenti il caso , insufficiente. Cio dimostrarono i fatti, cio persuadono le ragioni, ed il calcolo-, quindi il Magistrate sanitario non deve giammai consigliarlo. Un metodo per diminuire i tristi effetti delle carestie fu pure crednto da taluni essere quello di rendere alibili, vale a dire servienti alia nostra alimentazione, certe sostanze che prima non lo erano affatto , o che dovevansi annoverare nel- la classe dei cibi malsani; e cio per 1' uso di preparazioni facili, e combinazioni di poca spesa , dovendosi in occasio- ne di penuria lavorare presto, a buon prezzo, e in propor- zioni estesissime. La chimica gia conosceva nel decorso se- colo alcuni process!, per favorire con nuove combinazioni lo sviluppo di sostanze assimilabili , ove prima non erano, 36 Paolo PREDiKRr o i>or ton;licrc T amaro , o Tacido, o rastringonte tla certi vegetnl)ili die n'erano lorniti, ovvero per amniollirc, ciioce- re, ilisorganizzare questi vegetabili stessi ed altre sostanze quasi iiuove per novolle comMiiazioni introdotte negli ele- nienti die le compongono. Or soiio poclii anni 1' illustre Taddei pubblicava una sua proposta per rendere comme- stibili e nutritive, ove il bisogno il ridiiedesse, ancora le la- ne , le piiime , i peli, i capelli ed altre sostanze aniniali , e perfino proponeva di panificare la raschiatura del legno ed altre niaterie vegetabili o legtiose (1). Posti pero ad esame economico sanitario cotali siiggeriinenti si conosce , die trat- tandosi di vere carestie di cereali, non possono in oggi ve-^ nire utilmente ed estesamente applicati, avvegnache non e sempre la mancanza assoluta dei grani , ma sibbene il earn prezzo di questi die arreca danno alle popolazioni ; ed il caro prezzo non puo certamente evitarsi col metodo del Taddei od altro consiiiiile , trattandosi di operazioni, e com- biimzioni chiinidie sopra graiidi quantita di sostanze orga- niche da perniutarsi in sani aliiiienti. Al quale proposito mi sovviene di un' altra via verarnente economica tennta da talnni popoli montanari , ed e di mescolare alia buona farina di frnmento una certa sostanza, die trovasi talvolta qua e la fra gli strati terrosi di alcune localita alpestri , la quale e biauca, pultacea, ed assaggiata coUa bocca ti rende alcun die di gusto e di sapore discreto ; sostanza die sottoposta al inicroscopio preseuta una congerie inimen- sa di spoglie antiche di animali infusori , die quella farina costituirono col loro deposito ; sostanza infine die 1' analisi chimica dimostra essere per molta parte organica ed ani- mate mista alle spoglie esterne conchigllfere delle esigue specie di infusori crostacei , che un tempo popolarono le acqne die deposero gli strati di quel terreno. Rifletto pe- ro die se cotali farine snccedanee possono recare a qnei montanari alcun pro, di per se sole per altro non sono abili a ben nutrire 1' uomo che ne facesse uso frequente. (1) Giornale Ji Chimica Mcdica del Polli. Milano. Vol. 2. Carestie nel Bolognese 37 e clio qiian.lo pur mescolate a buona farina servissero ad accresceriie la quantita, sajebbevi pur senipre la tlifficolta di trovarne ovuiique richiedesse il bisogno , e in quantita sufficiente ; circostanze clie pnnto non si verificano li a noi giacclie non si trovano clie scarse ed in pochi luoglii. E da ammettere pero die il niisto della farina con altre so- stanze assimilabili di niun costo , siano crude o cotte od ar- tefatte , pote nei casi estremi talvolta provvedere all' uopo di grandi popolazioni. Ricordo di aver letto nei Commen- tari di Giulio Cesare (1) queste precise parole » Est etiam genus radicis inventuin ah us , qui fuerant cum Vulerio , quod appellatur CHARA: quod admixtum lacte multum inopiam leva- bat. Id ad similitudinem panis efficiehant. » Colla quale sostan- za che taluni botanici vorrebbero ravvisare nella radice del- 1' Aro , pot^ in quel caso il prenominato Valerio nudrire per alcun tempo 45 mila uomini senza danno alcuno. Per noi pero i mezzi od alimenti meglio convenienti , come di- ro pill innanzi, a sostituire i due cereali precipui , sono il riso , r orzo, la segala , le castague, la saggina , i legumi e le patate ; sostanze tutte die associate alle altre gia col- tivate e conosciute possono unirsi in qualche proporzione alia polenta di frumentone, od al pane consueto, e render- lo biiono e tuttavia salubre. Certo e che se in oeisi la Cbimica ci somministra \\\\ facile mezzo per preparare so- stanze nutrizie estraendole dalle organiche di poco o niun costo, io mi sento pero molto indinato ad ammettere cio che asseriva il celebratissimo chimico Liebig , il quale ulti- mameute pubblicava che il piii vic'ino e piii grande passo che sard per fare la medicina si dovrd alia chimica ; scienza e questa di fatti che colla fisica veggiam condurre ogni giorno a nuovi e decisi progressi le arti , e 1' industria , niigliorando pure la vita civile delle popolazioni. Un terzo metodo onde riescire a tener provveduto il paesc di alimenti si e quello di favorire le collivazioni dei grant negli anni scarsi , e di promuovere subito ed inco- (I) De bello civili. Lib. III. Cap. .\V1. 38 Paolo Predieri ragfjiare ncjili anni ponuriost le importazioni con premi e compensi ai iiegozianti e coniinissionaii quarulo vi fossero per caso avaiie o perdite. Pero in qiianto alia piu estesa coltivazione , bisogna ricorclarsi o Signoii , clie nell' agricol- tuia i progressi incontrano con f'acilita limiti, ed ostacoli dirticilissimi a vincersi , e quindi nei progress! di tal fatta si e costretti di procedere lentamente, perclie si ha sem- pre da lottare contro due circostanze , che non sono nel- r arbitrio dell' uomo ; 1' una cioe ch' egli non pno fal.)bri- care per cosi dire a sua posta le macchine che chiamansi terre , ordinandole in un attirno a buona coltura asciutta e sistemata , e commettendole a braccia industriose , obbe- dienti, ed econome; 1' altro, che 1' uomo non puo far sen- za degli agenti natural! , i quali egli non bene conosce , Tie domina. Di maniera che generahnente parlando qualunque Stato si sviluppi , si civilizzi , ed aumenti di popolazione e di ricchezze , vede bensi da una parte tutti gli oggetti ma- nifatturati nioltiplicarsi e diminuire di prezzo , ma dall' al- tra parte le materie prime , e le derrate necessarie alia vi- ta, e un fatto , serbare una tendenza costante a! rincari- niento : tendenza la quale sosta di tempo in tempo a ca- gione dei miglioramenti introdotti dall' agronomia, e dagli anni per se abbondevoli; ma che pero quando la popola- zione riprende il suo andamento accrescitivo , torna ben presto a manifestarsi. Ora questa difficolta, cioe questo auinento e quello appunto che rende insufficiente e lento il ripiego di una piu estesa coltivazione di cereali , soprat- tutto negli anni carestiosi ; e la cosa e per se si chiara, che non abbisogna di prove. Restano adunque gl' incoraggiamenti e le premiazioni; ma sopra questo metodo chi e che non vorra ammettere che il hicro stesso e pel commerciante il primo , e piii po- tente stimolo all' importazione , quando pero egli sia sicuro che non si fara legge veruna che Hmiti o ribassi il prezzo di vendita, ovvero che in quel paese vendera i cereali egual- niente bene o meglio , e con sicurezza , come altrove a pa- rita di spese e di circostanze ? E qui , o Signori , e pur (V uopo concedere che in quelle annate eve i bisogni sono Carestie nel Bolocnese 39 gravi eel estesi , i commercianti esteri non possono servire a tutte le inchieste , e qiiindi potrebbe in taliini cast esse- re necessario il premio in denaro , se non altro a rifarsi di quel di {)iii di guadagno , clie vendendo essi il grano in altri paesi di questo piu scarsi e piii ricchi di moneta , avrel)beio aviito : meiitre poi gioverebbe manifestameiite al- ia popolazioni, cbe tutti i commercianti tencssero sempre bene acciviti di ceieali i loro magazzini. Al che pero si oppongono fin ora i pregiudlzi di una certa classe di po- polo cbe in commercianti cotali , per qiiantnnque onesti a di buona fede, non iscorge mai cbe degii incettatori indi- screti, a nel commercio dei grani non ravvisa cbe un mo-' nopolio a danno dei hisognosi. A tener quindi ben provve- duto il paese, occorrerebbe , cbe oltre gl' incoraggiamenti e premi proposti ai negozianti negli anni carestiosi, questo genere di commercio si rendesse al possibile onorato , a cbe per6 invece di dieci o dodici acquirenti di grosse par- tite e di grandi magazzini provveduti , vi avessero centi- naia ed anche migliaia di cittadini probi dello Stato , cba in partite piu piccole investissero i loro capital! , e com- merciassero sui grani. Col maggior numero poi di questi esercenti si provvederebbe piu estesamente il paese , ed a condizioni senza dubbio piu agevoli, per la difficolta del monopolio in accrescerne com' oggi ad arte il prezzo. Que- sta idea di onorare il commerciante di grani , cbe non e niia, ma dello economista Smith, cba la enunci6 fino dal decorso secolo , dovrebbero i Magistrati sanitari e le per- sona istruite cd influenti promuoverla ed appoggiarla onde favorira in tal guisa 1' alimentazione del paese, giaccbe do- po r agricoltura niun altro mezzo puo essere plii accon- cio ad allontanare le carestie , quanto il commercio dei careali. Oltre di questo metodo per impedire le carestie , viene pure riputato da molti assai vantaggioso il libero commer- cio di importazione ed esportazione dei cereali. Lasciar fa- re, e lasciar passare sono principii cbe alcmii economisti sostengono con molto calore all' appoggio di ragioni e di fatti ; e vorrebbero venisse nitidamente , e sinceramente 40 Paolo Phedieri aJottato TEilitto, oh' io nominava nella scorsa sessione prolerito peiiiuo ila Diocleziano, // Dlondo governarsi da se : Se non che altri economisti coUo stesso appoggio difendono il coritiaiio , e vogliono la protezione della cnltura nazio- uale dei cereali, e talvoUa il dazio con scala mobile, o seiiza. Quiiidi e die non trovandosi d' accordo gli ammini- stratori della cosa pubblica, ginnto il timore di scarsezza, e veimto il caio prezzo , variarono di frerjuente e cambia- rono nietodo, attenendosi talvolta a quello die pel nionien- to loro sembr6 pin idoneo a superare la crisi. Anzi per so- lito si vede die i governi abbracciato il libero coniniercio con plauso , sopravveniita poscia I' epoca ddle difficolta e dello scontento vi recedettero, stimolati dalla speranza di buon rimedio, e spinti dal voto popolare, anzi dalla neces- sita stessa della conservazione dell' ordiiie. Riccardo (1) e i snoi segnaci opinano , che ({uando una nazione e ricca e puo pagare, il grano non e mai restio ad introdursi , tra- sportato da quel paesi nei quali abbonda ; per lo che di- cono : a qual fine mettere al commercio delle pastoie ? E gli avversari invece rispondono che cio gloverebbe solo dove si trattasse di carestie parziali, ma non gia allora che per condizioni atmosferiche straordinarie , queste si stendono ampianiente, e soprattutto in quelle parti del globo ove si coltiva e consuma grano in vasta dimensione , nel qnal caso questo mancherebbe per tutti. D' altronde il bisogno in Europa pno essere talniente grande e diffuso , da non trovarsi sufficienti niezzi di trasporto, o da accrescere il prezzo del grano si fattamente , che la piii parte del po- polo , che e povera , non abbia rnodo di provvedersene. DilRitti, o Signori , bisogna pur convenire che il libero commercio per sopperire alia scarsezza dei cereali includer deve di necessita queste tre condizioni. 1." Che vi siano dei paesi che sempre ne abbondino e ne abbiano in quan- tita proporzionata ai grandi bisogni di quasi tutta Europa, s' ella tutta ne scarseggiasse, come appunto oggidi si ve- (1) Saggio suir influenza delle leggi nel commercio dei grani. Carestie nel Bolognese 4 1 rifica ? 2." Che quanto grandi possono essere quel bisogni, altrettanto facili , copiosi , e di poca spesa siano i iiiezzi di tiasporto e per mare e per terra. 3." Clie le popolazio- iii siano cosi ricche da potere sottostare ai vistosi dispen- di senza gravi sconcerti , altrimenti gli effetti della Care- stia non cesserebbero per causa del caro prezzo avvenuto. Or tutte tre queste condizioni difficibnente si possono sod- disfare , dicono i protezioiiisti , niassitne nei paesi dove il numerario, ed i capitab sono pocbi. Per la qual cosa que- sti veggono di buon occbio cbe il Governo od il Comune assuma la direzione del necessario provvedimento a favore del popolo, e ne limiti il prezzo e la niisnra del pane. Pe- ru la sostituzione dello Stato e delle Magistrature all' azio- ne del libero conimercio dei privati , bisogna pur convenir- iie, e una misura materialmente impossibile nella sua to- tale estensione, ed e ruinosa per le finanze loro , mentre e poi ancbe , diro cosi, improvvida nel rapporto economi- co. E impossibile , in quanto cbe se si possono provvede- re, distribuire , e custodire piccole qiiantita di grani sotto la direzione di pubblici agenti , vi si riesce pero assai tar- di , e imperfettaniente , e con grave dispendio, quando i grani manchino per una terza, e una quarta parte in imo Stato , sia pur ancbe niezzano. E poi rovinoso alle pubbli- clie finanze , perche 1' acquisto in lontani paesi , a pronti contanti, di milioni di ettolitri di grano, vuota subito I'era- rio, e r obbliga a grandi e rovinosi prestiti , non ottenibi- li cbe con grave usura , e a scapito del ben essere avve- nire. E poi ancbe economicamente improvvido, avvegna- cbe r azione governativa sostituita all' azione di tutti i sin- goli commercianti e cittadini, getta questi nell' inerzia e nella miseria , e crea ineparabili e gravi disordini , cessan- do i lavori , e i commerci d' essere equabilmente per tutti i punti dello Stato distribuiti. Talcbe si scorge cbe il traf- fico dei Cereali , cbe e impossibile ed assurdo da parte del Governo e forse ancbe delle Magistrature Comunali , diven- ta facile, semplice, e produttivo di ordine e di lavoro , quando i commercianti, ed i privati lo escrcitino libera- mente e sicuramente a norma dei bisogni , lasciando sola- T. VI. 6 42 Paolo Puedieri niriite alio state di provvedere ai nilliti , al prigioni , ed ai Cor|»i da esso direttameiitc dipendenti , per assicinarsi di 1111 prezzo discrete, se mai i fornitori fallissero ai lore ob- Miglii. In queste evenienze straordinarie , anzi prima di es- se , il dovere del Governo e qiieilo di illiiiiiinare i sudditi e di protejigerli ; di dar avviamento ed ordine a tutti gli eleinenti dell' attivita nazionale estesa e potente , e non gia di pone in liiogo di lei la propria attivita^ troppo di sua natura centrale e limitala. E oriiiai un secolo da die il celebre e saggio Turgot in varie sue lettere Sal commercio (lei gram dimostrava nel mode piii esplicito che gV iinpac- ci rclatk'i a qucsto genere di commercio , come le proih'izio- fii air uscita in tempi ordinari ; le proibizioni di vendere al- trove che sni pnbhlici mercati ; le leggi contra coloro che ammassano gran quantita di grano ; le compre per conto del- lo Stato owero dei Municipii ; le tarijfe die determinano un maximum , hanno per risultato di rialzare il prezzo delle vet- tovagUe , e quindi di creare artificiali Carestie. Le stesse di- mostrazioni furono le mille volte riprodotte dopo Turgot da uoinini espertissimi , e nulladimeno diirano tuttavia que- sti vecchi errori popolari, die qnelle dottrine erano desti- nate a distruggere. Prova nlteriore die gli abusi ed i pre- giudizi, allordie sieno radicati nelle consuetudini del vol- go, non cessano die tardi e lentamente ! Difatti bene con- siderando , o Signori , 1' opera del Governo per provvedere il paese di cereali, si scorge la sua inefficacia non solo, ina il danno manifesto. Forseclie un' Amininistrazioiie, per niimerosa e potente die sia, vorra pretendere di potere so- stitulrsi a tutto il commercio di uno Stato per isfamare il popolo ? Forseclie il Governo puo in un giorno acquistare la scienza, e P attivita de' negozianti , che passarono la intera loro vita nel giro nundinale delle sostanze annona- rie ? Forsedie al pari di essi puo egli conoscere esattameu- te i liinghi ove abbondaiio i grani , sicclie cola sia utile il comperarli, e i luogbi in cui mancano, onde ivi torni piu utile il venderli ? Non bisogna forse a poco per volta ap- prendere il commercio come ogni altra scienza ? Infine non e egli vero che P ingerenza delio Stato sconcerta le opera- Carestie nel Bolognese 43 zioni del commeicio ordinario e libero , rendendolo stazio- nario , monco, diffidente; e die quindi per essa aumenta la scarsezza del piano in iuogo di addnrre la copia deside- rata ? Per la qua! cosa ripetero io pure, essere ben mani- festo, che per togliere od almeno per diminuire i tristi effetti delle Carestie, lo Stato deve Jirnitarsi a proteggere il commercio del cereali , damlo al medes'uno mezzi , onori' ficenze , facilitd e sicurezza. Dissi per diminuire , ma non gia per togliere affatto il caro prezzo, giacche nullostante la teorica commerciale del libero scambio , i paesi d' Europa che lo adottarono soffrono di tratto in tratto i colpi di quel flagello , e nessuna nazione ha per anco potuto esi- mersi dal caro prezzo , e dalle miserie che ne derivano. Testimonio di fatto ne e la vicina Toscana,la quale e or- mai un secolo che adotto il libero commercio , ma che tut- tavia in questo anno, come tutte le citta e porti di ma- re gia franchi dalle gabelle, risente essa pure cogli altri i tristi efFetti dello scarso raccolto, e del caro prezzo. Dirovvi, o Signori , alcune parole intorno ad un altro metodo , qnello cioe che si riferisce alia diversita dei cibi del popolo, e pero alia varieta da introdursi nelle coltiva- zioni sia dei cereali , sia dei legunii , non che dei tuberi , delle radici , ed altre derrate diverse utili e gradite ; le quali prosperano a meraviglia , e poco o nulla risentonsi di certe condizioni atmosferiche, sicche assuefatto il popo- lo per tempo a cibarsene promiscuamente negli anni ordi- nari , puo senza suo danno , anzi con suo vantaggio , usar- ne negli anni carestiosi. Codesto rimedio delle varie colti- vazioni e tanto pin lodevole ed efficace in quanto che esistono fra noi parecchie specie degli anzidetti prodotti , che ora servono per solito all' uso dei bestiami siccome biada e foraggio , le quali coltivate in ogni anno trovano un prezzo ed un consuino sufficiente al tornaconto della coltura. Al quale proposito se al frumento , al frumento- ne, al riso , all' orzo , al marzuolo, alia spelta, conosciuti oggidi e coltivati conumementej la nostra provincia ag- giungesse la segala , ossia il Polygonum fagopyrum , e il Dur- rd ( Olco di Caffreria ) , ed estendesse 1' uso di questi e 4-4 Paolo PREniERi della barbabietola a niodo di cibi , cd anche delle patate molto pill di quello clie facciasi al presente, si avrebbero altre derrate succedanee, inferiori bensi al buoii grano, nia tuttavia molto iitili all' noiiio negli anni carestiosi, solo che se nc sottraesse una parte al bestiaine , sostentandolo inve- ce con foraggi od altri generi piii volgari, che per noi non possono aver ragione di vitto. Cosi a cagion d' esempio vediamo che qnantimqae nel corrente anno per causa del- le grandi pioggie di primavera patiamo scarsezza di fru- mento, tuttavia non si ebbe deficienza diretta e reale di frumentone, e di patate, e si ebbe poi un raccolto abbon- dante di riso , e uno sufficiente di spelta, di miglio , e di castagne. Dove poi venne coltivata la segala, e V olco caf- fro, non esclusa la nostra provincia che gii ne coltiva a modo di esperimento , questi due prodotti crebbero e pro- sperarono come negli anni regolari. Anche le barbabietole crebbero in buona copia per modo da servir bene di cibo ai bovini ed all' nomo , non altrimenti che servono le al- tre grandi e succulente radici. Dopo i cereali in certi pae- si la patata offre, piii di ogni altro alimento accessorio , nn' abbondante nutrizione ai campagnoli. Per lungo tempo fu dessa dienrezzata anche dai nostri coloni e montanari null' ostante gli sforzi perseveranti di agronomi benemeri- ti : essa pero di presente forma una nostra cnltura di tan- to pill preziosa , in quanto che per provvidenzlale cora- penso essa prospera negli anni meno favorevoli alle grana- glie. Sembra ditatti che in qualche guisa essa possa ren- dere impossibili quelle si tremende carestie , che in altri secoli desolarono il mondo decimandone le popolazioni , quando pero la sua coltivazione si estenda , e se ne accre- sca a dovere il prodotto; avvegnache e gii dimostrato da Antonio Rouville che la stessa quantita di terreno coltiva- ta a patate pu6 nutrire bene un numero di individui tre volte maggiore di quello che se la stessa fosse coltivata a grano. Intorno alia quale coltura ho it piacere ancora di annunziarvi che un tleciso progresso si e ottenuto fra noi , poichc introdottasi la patata al coininciare del secolo, len- tamente se ne venne moUiplicando il prodotto, specialmente Carestie nel Bolognese 45 al nostil monti ; talche se questo nell' anno 1820 fu solo di Lib. 40,000, nel decorso anno invece fu di un niilio- ne e mezzo, corrispondente alia sostanza nntrizia di quasi quattro mila corbe di tVuuientone , benclie di patate si esi- ga un peso quattro volte maggiore di questo, alloiclie ser- vono ad aliniento delP uomo. Quanto 1' nso possa ancora estendersi fra noi, nou e obi nol conosca , perche gia e noto come ben pocbi dei nostri finora coltivino la patata , ed ancbe in piccola quautita , e piii negli alti monti che al piano. Si e quindi meritevole di somma lode la coltura di questo tubero pel quale in oggi i nostri alpigiani quasi pill non discendono al piano nei mesi invernali , trovando in essa un ottiino vitto che prima non conoscevano. La barbabietola iufine puo tener luogo di cibo abbondante suc- cedaneo e sano ( ed allorclie sia bene coUocata suol dare circa 2.5 mila llbbre di radice per ogni tornatura di terre- no ) invece della coltivazione a grano , soprattutto in quei terreni che iu oggi sono a maggese o servono unicamente a prato naturale od artificiale. Ormai non avvi alcuno che non conosca 1' antico adajrio, che dice dare molto grano quel podere che da inolto fieno; locche signitica che i poderi, che sostentano e nutrono mol- ti hestiami, sono pure ben concimati, e coltivati, e quindi pill produttivi. Che siano in oggi i nostri terreni piii pro- duttivi di grano come di altre derrate lo dimostrano la denunzie attuali in confronto delle altre che si avevano nei decorsi secoli, ed anche al cominciare del presente. II Viz- zani nostro istoriografo lasclo scritto , che a' suoi tempi si raccoglievano ogni anno per termine medio 600,000 corbe di grano che erano il prodotto di 114 mila seminate, vale a dire che al cominciare dell' anno 1600 la coltura del grano a noi dava soltanto il quattro e mezzo per iino di semina; prodotto che aumentossi mano mano col progredire della buona agricoltura bolognese , in guisa che un secolo dopo scriveva il diligente Calindri nella sua Corografia bologne- se, ricavarsi il cinque per anno di semina. Invece le odier- ne statistiche officiali ad elogio dei nostri agronomi ci as- sicurauo , che null' ostante la diminuzione dei seminati a 46 Paolo Predieri grano, qnesto neir ultimo deceiniio rese molto piu di pri- ma, vale a dire 820 inila corbe annue sopra una liinitata seinina di sole 130 inila , quindi sei corbe e mezza per una di seniina. Finalineiite iin metodo per togliere o diminuire gli effetti della careslia del pane si e pure qiiello di recente adotta- to dal Governo francese per la sola citta di Parigi : se es- so riesciril bene alio scopo e potra arrecare vantaggio alia popolazione senza gravi inconvenienti, e possa veramente continuarsi aiicora per qualche anno , se mai la Francia dovesse subire i tristi effetti di cattivi raccolti , si vedr^ al termine di ([iiesta operazione , cioe alia liquidazione finale. Dirovvi, o Signori, di questo metodo alcune parole, per conoscere se fosse altre volte applicabile alia citta nostra. Gonsiste esso nella Istituzione di una Cassa di credito pei fornai della citt^ di Parigi , ai quali e aperto un conto di dare ed avere in ragione del consumo di farine o di ven- dita di pane ch' essi potranno attestare avere acquistate e consumate , merce i boUettari delle moliture , o per mezzo degli acquisti di farine dai mugnai cbe le smerciano , ed anclie per le introduzioni delle stesse farine in citta ai fornai destinate. II Governo pertanto coUa Cassa istituita ha disposto, clie ogni settimana sia obbligo a ciaschedun fornaio di denunziare la quantita di farina consumata e la perdita sofferta in causa della differenza che il Governo prescrive fra il prezzo del grano, e quello del pane da ven- dersi ; giacche il Governo per ora ha stabilito un prezzo minore ad ogni chilogrammo di pane da vendersi. Tale perdi- ta che risulteri ogni volta dal conteggio dei fornai , verr4 allibrata in doppia partita dal nuovo uffizio , e tosto com- pensata in contanti al fornaio , quando abbia i mezzi di cautelarne la restituzione , affinche non rimanga costretto a chiudere la propria officina. 11 compenso dato ad ogni fornaio viene notato a debito del niedesimo in unione al frutto relativo, affinche cessato a sue tempo il caro prez- zo del grano, si possa conoscere a qual somma corrisponde it loro debito, e possano i fornai compensarlo negli anni prosper! futuri, col permctter allora ad essi un lucro maggiore Carestie nel Bolognese 47 del consueto : in breve la moderna Istitiizione si ritluce a prescrivere che in oggi il peso del pane sia nia o S o Q Totale d.'l Trime- stre p C p 5 4; o Totale del Trime- stre 18U( Temper. 1815( Pioggia 1815/ Temper. 18'l6( Pioggia 1816( Temper. 1817 i Pioggia 1817 ( Temper. 18181 Pioggia 1818 [ Temper, is'iol Pioggia 181 9 ^ Temper. 1820' Pio-gia 1820( Temper. 1821 1 Pioggia 182W Temper. 1822' Plocgia 1822( Temper. 1823( Pioggia 1823( Temper. 18'24[ Pioagia H-10.4 0,1054 -»-12,4 0,0354 •12.5 0,0785 9.4 0,1645 ■12.0 0,0282 -12.7 0,0830 -11.9 0,0975 H-11.4 0,0990 -4-12.5 0,0620 -Hi 2.4 0,0737 -7.7 0,0260 -5.2 0,0886 -6.6 0,0599 h6.9 0,0205 -f-6.9 0,0574 -f-7.5 0,1166 -1-5.7 0,0472 -+-7.2 0,0173 H~7.7 0,0300 -t-5.3 0,0091 H-4.1 0,0477 ■0.8 0,0241 -0.7 0,0517 -t-2.4 0,0610 H-1.7 0,0879 -t-2.5 0,0119 -<-2.4 0,0153 -h3.6 0,0568 -1-2.3 0,0728 -4-2.8 0,0155 -7.4 0,1791 -6.2 0,1481 h6.6 0,1901 h6.2 0,2460 -6.8 0,1735 -7.6 0,2 1 1 5 -t-6.7 0,1600 -h7.4 0,1731 H-7.5 0,1648 -h6.8 0,0983 •0.3 0,0265 1.4 0,0212 3.2 0,0089 hl.7 0,0276 0.8 0,0023 3.2 0,0388 2.0 0,0250 -h2.3 0,0020 -t-0.5 0,0315 ,0,0005 -4,3 0,0349 -1-1.3 0,0117 -h5.2 0,0122 -1-4.8 0,0054 -1-4.3 0,0305 -1-3.8 0,0716 -1-3.1 -5.0 -+-3.8 0,1770 -h5.2 0,0123 -1-8.8 0,0144 -h5.5 0,0278 -1-7.4 0,0492 -1-8.3 0,0388 -1-8.2 0,0400 -1-6.4 0,0105 -1-6.4 0,0585 -1-11.0 -+-5.9 0,0522 -1-6.3 0,0389 -+-4.5 0,0758 -1-2.8 0,0607 -1-5.3 0,0703 -1-5.0 0,0718 -f-4.4 0,0728 ■-(-3.4 0,1209 -h3.8 0,0835 -+-6.1 0,0020 -1-3.0 0,2607 -1-4.3 0,0517 Carestie nel Bolognese 75 die e delle Pioggie avvenute in anni 40, poste a confronto coi raccoltl auui lispettivi. Aprile o n o c Totale del Trime- stie Totale generale del novimestre complessivo -a o :: o Quantita del raccoltc nel Comune Eolognese Quantita del grano seminato nel Comune Quantita del grano seminato in Provincia Quantita del grano raccolto in Provinria -»-ll,3 H-16.0 -+-17. 0 -4-14.8 -1-8.9 Quarlii'oli Coibe Corte Corbc Corlje 0,0503 0,0725 0,1460 0,2748 0,5297 H-10.3 -1-U.4 -H16.9 -4-13.9 -f-7.6 0,0313 0,0696 0,0698 0,1707 0,3795 -+-7.i -4-U.3 -4-18.8 -4-13.5 -1-8.5 0,0073 0,0161 0,0812 0,1046 0,3650 -+-11.4 -H15.0 -H18.5 -4-15.0 -4-8.7 0,608G 0,0605 0,1161 0,1852 0,5030 H-12.6 -4-15.1 -4-18.6 -H15.4 -4-8.9 0,0200 0,0315 0,1560 0,2075 0,4538 4.1.6 82821 16955 125377 617406 -t-12.7 H-16.6 -^18.3 -+-15.9 -h8.9 0,0386 0,0404 0,0416 0,1206 0,4530 4. -.7 107870 16915 122948 552220 -1-12.2 -j-15.8 -4-16.3 -4-14.8 -h8.4 0,0205 0,0115 0,1270 0,1590 0,4025 6.1.5 160011 16836 129295 886203 -HlO.9 -1-15.6 -4-21.6 -4-16.0 -4-9.9 0,0828 0,0349 0,0150 0,1327 0,3078 6. -.4 137404 16899 125499 788190 -HlO.7 -1-16.1 -4-17.4 -1-14.7 -4-8.4 0,0160 0,0245 0,0274 0,0679 0,4934 5. -.4 123854 16740 125303 663826 -j-9.6 -f-15.3 -4-16.6 -4-13.8 -4-8.3 0,0181 0,0255 0,0822 0,1258 0,2758 7.1.6 I 74276 16743 132509 1047011 76 Paolo Predieri TABELLA che comprende il Riassunto Generale delle Temperature me di Grano degli DI OSSERVAZIONI 182i al 1825 1825 al 1826 1826 al 1827 1827( al 1828^ 1828^ 1829( 1829 1830 1830 1831 1831 1832 1832 1833 1833 al 183i Temper. Pioggia Temper. Pioggia Temper. Pioggia Temper. Piosffia Temper. Pioggia Temper. Pioggia Temper. Pioggia Temper. Pioggia Temper. Pioggia Temper. Pioggia o c 03 £ s v O o O ^ Q Totale del Trime- stre 12.1 0,0350 10.6 0,0560 12.5 0,0684 12.7 0,0720 ■12.4 0,0110 -v-11.0 0,0387 -^-10.4 0,0270 H-13.4 0,0495 -1-11.4 0.0075 -vlO.9 0,0355 •8.0 0,0030 -7.5 0,0138 H-5.6 0,0718 -1-5.0 0,0093 -j-5.5 0,0680 -t-4.5 0,05D5 -t-7.1 0,0342 + 6.5 H-5.8 0,0595 -j-6.2 0,0625 -1-3.8 0,0230 -1-6.4 0,1838 -1-3.8 0,0085 -t-2.7 0,0130 -1-3.0 0,0030 0.2 0,0330 3.0 0,1155 -1-1.4 0,0100 -1-0.9 0,0010 -1-4.1 0,0050 8.0 0,0610 8.2 0,2536 7.3 0,1487 6.8 0,0943 7.0 0,0820 5.3 0,1312 6.9 0,176 -1-7.1 0,0595 -4-6.0 0,0680 -h7.1 0,1030 o a c 0) o u fe o •2.1 0,0015 ■0.1 0,0290 -1-2,3 0,0242 ■1.6 0,0160 -u,5 0,0535 -1-2.6 0,1317 -hO.9 0,1620 -1-1.2 0,1245 -0.1 0,0090 -3.5 -3.8 -4.6 0,0277 ■1.4 0,0797 0,0555 -1.0 0,0280 ■0.2 0,0675 -4.0 0,0220 -h3.2 0,1180 -1-3.8 0,0520 -+3.0 -+5.3 0,0058 -h7.9 0,0255 -1-7.7 ,0,0308 -+8.6 0,0055 -H6.6 Totale del Trime- stre 0,0960 -1-7.7 -+7.8 0,1050 -+6.2 0,1395 -+6.3 0.0860 -+7.1 0,0210l0,0060 0,0150 -3.7 0,0073 -4.2 0,0822 -h3.9 0,1347 -h4.3 0,0770 -f-2.7 0,1775 ■ 1.6 0,1992 ■ 4.3 0,2890 ■ 3.5 0,3820 -+3.3 0,1470 -+4.6 0,0420 1 Carestie nel Bolognese 77 die e delle Pioggie avvenute in aniii iO, poste a confronto coi raccolti anni rispettivi. Totale o. a " V T. o « s <> o c a o o c to &, .5 Aprile o bjj 133 o c o del Trime- stre Totale gene del novirae complessi' Reiulita avut ogni sem in Provin< Quantita del r; nel Comu Bolognesi Quantita del seminatc nel Comu Quantita del seminatc in Provinc Quantita del raccolto in Provinf -+-11.5 -H15.5 -Hi 7.9 -H15.0 -h8.9 Cnrbe Slaia Onarliroli Corbe Corbe Corbe Corbe 0,0012 0,0252 0,0413 0,0677 0,1360 7. -.2 (1) 155349 (1) 16554 126746 902429 -t-11.3 -+-12.6 -1-17.2 -H13.7 -h8.7 0,0165 0,0504 0,1070 0,1739 0,5097 4.-.1 (I) 82317 (1) 16590 126253 516532 ^10.7 -H15.6 -H17.6 -H14.6 -h8.6 0,0525 0,0445 0,0510 0,1480 0,4314 5.1.4 (1) 133836 (1) 16706 125754 728917 ^11.7 -H16.0 -4-19.6 -H15.8 ^-8.9 0,0180 0,0155 0,0040 0,0335 0,2048 5.1.3 62365 6966 126309 722456 ^-12. 3 -H14.5 -H17.2 -H14.7 -h8.1 0,0245 0,0795 0,0430 0,1470 0,4065 7. -.3 75903 6943 126420 911172 -H13.4 -h15.8 -H18.2 -H15.8 -h7.6 0,0025 0,0495 0,0505 0,1025 0,4329 4.1.2 45676 6897 128315 621742 : -^11.6 i -H14.3 -H18.3 ^14.7 -h8.6 0,0495 0,1540 0,0370 0,2405 0,7062 5.1.3 63449 6865 124640 709373 -4-9.5 H-13.5 -4-17.2 ^13.4 ^-8.0 '(•,0470 1 0,0665 0,0905 0,2040 0,6455 6. -.4 58567 6882 125970 795075 H-10.0 -H16.5 -Hi 8.5 -H15.0 -hS.I 0,0680 0,0150 0,0715 0,1545 0,3695 5.1.1 06107 6773 126469 711000 ^9.2 -+-16.8 -4- 1 9.2 -h15.1 -h8.9 |!o,0225 0,0235 0,0235 0,0695 0,2145 5.1.1 61893 6818 123430 718975 (I) la ilifTercnza nolcvole di qucsle cifrc con quelle degl' anni V anno 1828, scguenli provienc dalla maggiore cslensionc nel territorio prima it\- 78 Paolo Predieri TABELLA die comprende il Riassuiito Gciieiale delle Temperature me di Graiio degli Ai\KI DI OSSERVAZIONI o ■*-> O a > o S V Q Totale del Trime- stre c a O O N Totale del Trime- stre 183i/ Temper. 4l < 1835( 1835/ 1836i 183G( 18371 1 83 '\ 1838' 1838.' 1839 1 1839^ al 18i0( Pioggia Temper. Pioggia Tem.per. Pioireia Temper. Pioggia Temper. Pioggia Temper. Pioggia 18i0/ Temper. 18il( Pioggia 1842( 1841^ Temper. Pioggia Temper. Pioggia Tempi 1842 al 1843( 1843. 18'44| er. Pioggia ■12.5 0,0015 ■10.1 0,0385 ■12.4 0,0870 10.8 0,0225 ■10.4 0,0475 -13.0 0,1600 -11.0 0,0075 -13.6 0,0405 -h9.9 0.0200 -t-11.9 0,0340 -6.8 0,0570 Hi. 2 0,0390 -4.7 0,0580 -t-4.9 0,0520 H-7.1 0,0690 -+-8.0 0,1905 -1-8.6 0,0330 -4-6.6 0,0140 -1-4.3 0,0805 -t-6.8 0,0445 2.5 -0.2 0,0075 -»-3.1 0,0010 -1-2.4 0,0555 -1-1.9 0,0540 -h4.9 0,1695 -t-0.8 0,0445 -1-4.8 0,0350 -1-3.8 0,0115 -4-2.6 -H7.3 0,0585 -h3.7 0,0850 -t-6.8 0,1460 -1-6.0 -2.5 1^3.9 I 0,0155 0,0060 •1.0 0,1300 0,1705 -1-8.6 0,5200 -4-6.8 0,0850 -4-8.3 0,089 -4-6.0 0,1820 -4-7.1 0,0785 -Hl.l 0,0100 -1-0.4 0,0370 -4-1.3 0,0415 -4-1.7 0,0045 -4-0.5 0,0155 -4-0.2 0,0320 -4-2.7 0,0190 -4-0.9 0,0115 -1-2.6 0,3695 -4-3.1 0,0150 -4-1.8 0,2050 -1-2.5 0,0075 -4-3.4 0,0085 -4-2.6 0,0160 -1-1.4 0,0405 -4-5.1 0,0625 -1-2.7 0,0930 -4-6.1 0,0640 -4-9.0 0,0280 -4-4.3 0,0320 -4-7.0 0,0385 -4-5.S 0,0610 -4-3.3 0,0250 -1-8.0 0,0170 -4-7.7 0,0150 -4-6.3 0,0525 -+-5.6 0,0210 -4.2 085" -3.5 0,397 -h2.9 0,0570 -h2.8 0,2805 -1-3.0 0,1100 -t-2.8 0,0380 -f-3.7 1 0,048:. -h3.2 0,0875 -h4.7 0,1340 -h3.1 0,1255 Carestie nel Bolognese 79 die e tlelle Pioggie avvenute in anni 40, poste a confronto coi raccolti auni lispettivi. c < bij o c Totnle del liiino- stre 2 *J o ^2 5- 3 O e = 2 = s< _ o so c -9.5 0,0195 +-10.0 0,02i0 -h9.3 0,0il0 -i-8.i 0,0596 -h8.1 0,1080 -h9.8 0,1235 11.1 0,0120 -9.7 0,0-i95 -10.5 0,0110 -11.5 -11.6 0,1015 -11.9 0,1210 -13.0 0,0180 1-U.5 0,0305 -li.O 0,0875 -4-14.4 0,06 1 5 -1-17.6 0,0160 -f-13.6 0,1070 -+-13.9 -(-17.0 0,1160 -h18.1 0,0090 -*-19.2 0,0040 -1-19.1 0,0120 -H20.4 0,0040 -+-18. 8 0,0590 -1-17.6 0,0720 -1-18.6 0,0445 -t-16.2 0,0180 0,0845 -1-13.1 -t- 18.6 0,1180 0,0700 -1-12.7 -t-8.1 Qiiartiroli C o o P Totalc o del Trime- c si a stre o o N Totale del Trime- stre 1844( 1845( 1845^ islet Temper. Pioggia Temper. Pioggia 1846( Temper. lOggia Temper loggia 1847( ■ 817 ( 1848( 1848^ Temper. 1849( 1849, 1850( 1850 1851 1851 ( at ' 1852' Pioggia Temper. Pioggia Temper. Pioggia Temper. Pioggia 1852/ Tem 18'53( 1853( al ) 1854' per. Pioggia Temper. Pioggia -13.0 0,0700 -12.3 0,0165 -11.6 0,2132 -11.7 0,0685 -Hll.9 0,1435 -v-12.5 0,0505 -h10.2 0,1185 -^11.9 0,0500 -«-9.7 0,1623 -1-10.7 0,1105 -h7.4 0,1080 -t-7.4 0,1020 -+-5.9 0,1045 -t-5.8 0,0830 -t-5.1 0,0845 -t-6.4 0,0885 -h6.6 0,0305 ■+-3.4 0,1370 -4-7.0 0,0530 -+-5.9 0,0855 -hI.O 0,0530 -»-3.5 0,0130 -hO.6 0,1015 -t-2.0 0,0350 -»-2.6 0,0020 -1-2.0 0,0570 H-3.8 0,0480 -♦-1.2 0,0005 -1-3.1 0,0518 -0.1 0,0270 -h7.1 -4-3.8 -t-0.5 0,2310 0,0630 0,0300 -h7.8 -4-2.9 -t-4.4 0,1315 0,0050 0,0055 H-6.0 -+-2.0 -4-2.6 0,4192 0,0305 0,0140 -1-6.5 -hO.2 -4-3.4 0,1865 0,0060 0,0235 -+-6.5 -4-1.0 -4-5.6 0,2300 -h6.9 -0.9 -t-4.2 0,1960 0,0050 0,0025 -4-6.9 -4-3.3 -4-4.4 0,1970 0,0280 0,0164 -4-5.6 -4-1.3 -4-3.6 0,1875 0,0230 0,0150 -4-6.6 -Hi. 8 -4-1.6 0,2671 0,0275 0,0585 -4-5.5 -4-0,6 H-1.4 0,2230 0,0215 0,0020 4.6 0,0700 8.1 0,1420 h5.5 0,0020 7.7 0,0305 h6.1 0,0395 5.8 0,0010 6.7 0,0475 4.4 0,0185 ■3.3 0,1260 0,0035 -4-3.1 0,1630 -4-5.1 0,1525 -4-3.4 0,0465 -4-3.6 0,0600 -4-4.2 0,0395 -t-3.0 0,008o -4.8 0,0919 -3.1 0,0565 -2.3 0,2120 -2.6 0,0270 Carestie nel Bolocnese 'die e dclle Pioggle awenute in anni 40, poste a conlVonto coi raccolli 81 aniu nspettivi. fee o O Totale del Trime- stre — 4) 13 i: ^ a ^ o o " 4J "-^ a S £ S S '^ "li M c = a 3 to c -S3 " !C S ■^ = 3 •- 9J — . *-• 00 D 3 -2 SCL, - 2 = t o S 10.5 0405 11.4 0,0640 10.5 0,0155 11.7 0,0120 9.2 0,0900 h9.9 ,1217 hl2.4 ,0615 8.9 ,0445 8.6 ,0580 hlO.l P,0715 -t-12.9 0,1025 -1-14.8 0,0692 H-17.3 0,0155 -H14.0 0,0870 H-14.5 0,0405 -t-12.9 0,0868 -hU.1 0,1145 -(-14.2 0,0080 -t-13.3 0,0618 -4-13.5 0,0868 -1-18.3 0,0570 -H20.0 0,0307 -t-16.3 0,0430 -Hi 9.3 0,0110 -H20.5 0,0156 -1-17.6 0,1135 -1-16.2 0,0100 -4-17.7 0,0235 -Hi 6.6 0,0995 -H17.2 0,0400 -4-13.9 0,2000 -1-15.4 0,1639 -4-14.3 0,0740 -4-15.0 0,1100 -4-14.7 0,1461 -4-13.5 0,3220 -4-14.9 0,1860 -t-13.6 0,0760 -4-12.9 0,2193 -13.6 0,1983 -4-8.0 0,5940 -H9.4 0,4479 H-8.1 0,5397 -4-8.4 0,3565 -8.5 0,4156 -7.8 0,5265 ■8.9 0,4749 -h7.4 0,3200 •7.3 0,6984 •7.2 0,4483 VI. Cotbf Oujriiroli tolbc 6.-.- 54926 5. -.4. 4-7042 7.-.- 71210 5.0.4 46086 8.1.6 82883 7. -.6 59635 6.0.5 60446 8. -.2 76932 4.-7 45967 6449 6311 6424 635 643: 5810 6059 6122 Corbe 127498 126592 126230 128050 127464 127596 126311 Corbc 770326 666563 890589 675770 1135558 943783 843676 125126 1018547 61 / o 125216 11 561797 S2 Paolo Phedieri NoTA N. 3. INTllODUZIONE di Frumento, e Friimentone nella Citta.dl Bologna. / ( Terriero 1 Frumento j |S27\ ^Forestiero (Terriero 828/ Fnimcntoue Frumento 1828 1 829 J [Frumentonei 1829! 1830/ Frumento Frumentone 18301 1831 Frumeuto Frumentone ^Forestiero ( Terriero ^ Forestiero (Terriero Forestiero ( Terriero '•Forestiero (Terriero ^Forestiero (Terriero '•Forestiero ( Terriero ^For estiero 1831 al 1832 (Terriero Frumento j ^Forestiero ( Terriero Frumentonei V '■Forestiero = "5 179,331 4,270 17,297 10,939 116,932 1,350 7,88i 19,914 2i0,742 2,943 24,948 15,778 134,382 10,755 24,603 170,530 1,378 56,951 4,731 oo TOTALG Cuibc 3,416 1,163 1,940 8,476 12,530 884 2,019 12,883 8,516 12,399 1,037 7,697 4,832 6,411 1,125 9,685 2,437 4,358 1,678 9,195 ,.88,180 5,433) 182,747) 5,433) 19,237) 38,652 19,415) 159,462) 161,696 2,234 9,903) 32,797) 249,258 15,342 25,985) 23,495) 42,700 264,600 49,480 139,214) 166,179 26,965) 11,880) 46,168 34,288) 172,967) i ,736 178,703 58,629) 13,926) 72,555 " r. = •- > O 728,917 722,456 911,172 621,742 709,373 Carestie nel Bolognese 83 INTRODUZIONE di Frnmcnto, e Fiiimentone iiella Cittn di Bologna. 1832^ I833j Frumento Fiumentoiie< Terriero Forestieio ( Terriero 18331 1831 83 i', S35 18351 18361 836 ,1837 Frumento Frumentone^ FVumento ( Forestiero Terriero Forestiero ( Terriero ( Forestiero Terriero Forestiero FrumentoneJ [ Teniero Frumento Frumentonel Frumento Frumentone ( Forestiero Terriero Forestiero ( Terriero ( Forestiero r Terriero '■Forestier (Terriero ^Forestiero a - O o o re *" P 60 V c .z. tn O "-^ CO 3 c (0 re ToTALE 189,119 7,961 24,676 13,618 145,348 19,639 27,730 10,514 151,962 21,170 14,375 15,643 165,251 3,661 24,044 9,774 147,176 4,598 8,292 30,445 Co 1 1)1- 2,475 7,793 274 13,326 3,235 6,102 2,286 12,660 7,795 2,830 1,182 11,366 4,404 307 3,035 8,488 14,746 11,199 3,060 41,973 207,648 191,894 ( 15,754) 24,950) 51,894 26,944) 148,583) 1174,321 25,741) 30,0161 53,190 23,174 159,757 I 24,000) 15,557 ( 27,009* 183,757 42,506 1 69,655 J 173,623 3,968 27,079 18,262! 161,922n 45,341 177,719 15,797) 11,352| 72,418) 11,352) ( 83,770 „ c O 795,075 711,000 718,975 803,026 751,00-i 84 Paolo Predieri INTRODUZIONE di Frumento , e Frumentone nella Citta di Bologna. 183" 18381 18381 1839, Frumento Teniero Frumentone Frumento vForestiero (•Terriero (Forestlero Terrlero Forestiero Frumentone / TeiTiero I \ Forestiero /■Teniero Frumento , 1839\ ^ Forestiero .11 1840/ /Terriero Frumentone \ V Forestiero (/Terriero Frumento } (Forestiero 1841/ /Terriero [ Frumentone ^ (Forestiero /^ Terriero Frumento ) 18il\ (Forestiero 1842/ (Terriero Frumentone (Forestiero hO ^ — n o o c c hi a; 3 CO o O CO o « c Q TO Totals Corle 184,355 3,741 19,615 14,631 273,708 2,870 23,066 28,081 151,567 7,491 19,067 44,511 167,305 3,280 35,258 53,183 109,950 26,790 15,717 38,251 Coiljt 15,320 2,152 3,801 27,116 14,682 589 3,246 17,108 14,287 424 2,766 51,675 6,693 3,251 2,668 48,432 3,773 3,431 1,086 20,078 Corbe 205,568 199,675 5,893 23,416) 65,163 41,747) 288,390) 291,849 3,459 26,312 45,189 165,854 7,915 21,833 96,186 173,998 6,531 71,501 173,769 118,019 180,529 37,9201 139,541 101,6151 113,723) 143,944 30,221) 16,803) 75,132 58,329) Corbe 893,357 910,877 833,939 908,971 686,153 Carestie nel Bolognese 85 INTRODUZIONE di Frumento, e Frumentone nella Citta di Bologna. 18i2i 1843] 18431 isa; 18U 1845 isk; 18.i6' al 18471 Frumento Frumentone l Terriero Forestiero ( Terriero Frumento Frumentone! Frumento Frumentone I Frumento ( Forestiero Terriero Forestiero ( Terriero ( Forestiero Terriero Forestiero [ Terriero ( Forestiero 1 Terriero ( Forestiero ( Terriero Frumentone] ( Forestiero .Frumento Frumentone r Terriero '^ Forestiero ( Terriero '■Forestiero 5? -fi _ ^- (J - Q i = = £ = 3 °.o" ^ a ToTALE u Coi'be 115,818 16,128 19,318 45,153 170,650 23,146 40,084 50,755 176,408 3,590 18,129 36,327 122,798 5,939 22,516 55,207 112,960 15,846 20,901 69,946 19,771 14,476 3,350 68,585 12,545 8,303 664 37,571 15,066 1,101 2,239 20,953 13,502 2,940 821 42,823 10,532 16,157 1,213 4,376 135,589 30,604 22,668) 113,738! 183,195) 31,449j 40,748; 166,193 136,406 214,644 129,074 '^'^'196,165 88,326 191,474 4,69 ij 20,368) 77,648 57,280) 136,300, 8,879 145,179 23,337^ 121,367 98,030 I23,492n 32,003) 22,114 74,122 155,495 96,236 Corbe 717,799 854,564 967,613 70,326 666,563 86 Paolo Predieri INTRODUZIONE di Frumento , e Frumentone nella Citta di Bologna. 1817 Is'iS (Terriero Frumento i Frumentone \ 18181 I849j Frumento Frumentone! 18491 al .850i 850 1851 1851 nl 1852 Foi'estiero ^Terriero ^Forestiero Terriero Forestiero j^ Terriero Forestiero Frumento Frumentone Frumento 1 Frumentone I Terriei'o ^Forestiero ( Terriero '•Forestiero (Terriero Forestiero (Terriero Frumento Frumentone ''Forestiero (Terriero ^Forestiero (Terriero '•Forestiero o5 ^ ToTALE 1 £ o 1.5 '^ Cotbf 154,107 5,841 21,165 24,187 106,235 19,328 19,427 39,744 234,171 600 28,799 22,953 163,912 10,595 31,595 37,946 140,204 4,056 15,572 40,286 15,174 11,532 2,301 56,934 3,995 4,129 845 32,661 16,662 8,083 2,145 23,975 19,508 4,600 1,199 38,285 22,625 1,649 810 14,896 Coibc 169,341) 186,714 17,373) 23,466) 104,587 81,121) 110,230 23,457 20,272 133,687 92,677 72,405 250,833) 259,51 8,683) 30,944) 77,872 46 183 ,928) 15,195; 32,794 76,231 162,829) 5,705) 98,615 109,025 168,534 16, 55, 382) 71. 182) 564 o Corbe 890,589 675,770 1,135,558 943,783 843,676 Carestie nel Bolognese 87 INTRODUZIONE di Frumento , e Frumentone nella Citta di Bolo' na. ^ = 1 Q " Dal (."Gennaro al 30 Giugno anno seguente TOTALE Complessiva intro- duzione Giano raccolto in Provincia Corbc Coibc Corbc 1 Coibc Coibe / / Teniero ( Frumento I852\ 'Forestiero 183,221 4,681 30,665 6,988 213,886^ 1,018,547 185 3) /Teniero [Frumentone \ ^Forestiero 17,698 20,989 2,754 31,088 20,452) 52,077) '^^^ / / Terriero Frumento 1853\ (Forestiero 92,199 85,240 561,797 1854/ (Terriero [Frumentone \ \ Forestiero 11,597 67,106 ) AI\[ALISI D'UNO DEGLI AEROLITl GADUTI NEL TERRITORIO DI MOME-MIIOJNE PRESSO MACERATA MEMORIA DEL PROFESSORE CAVALIERE GAETANO SGARZI ( Utta oella Sessione del 30 Marzo 1854 ). \Jk ingegno umano, quale migliore douo della Divinita, pote innalzarsi ad iin giado molto emineiite di alacrita e di poteiiza , pote eseguire delle opeie grandi non men che straordinaiie, pote disvelare dei misteri ed avanzarsi an- cora in qualche aicano della natura ; ma conieche non partecipe della perf'ezioiie del Donatore, se peiviene a co- nosoere alcun insieme di eftetti , deve bene spesso ristarsi neir ignoranza delle di loro cagioni \ se scopre nuovi mon-
  • - 1848. 94 Gaetano Sgarzi » poraneamente si scaricasse , clii alio strepito di migliaia » ili canozze insieme cozzanti , o alio scioscio tli una cit- » ta che ridotta in macerie s' innabissasse. In alcune con- » trade tiemaroiio le case, e gli uomini ne risentirono, » spccialniente all' udito , spiacevole impressione. Cosi eb- » 1)6 line il fcnonieno dove altio piu maraviglioso non do- » vea scgnirne. Ma non Inngi da Monte-Milone e precisa- » mente nella colonla di Palazziere , dopo la descritta ro- B nioreggiante meleora, la di cui dirczione parve esser » pinttosto da nord-ocest verso ovest , ndissi un rornbo o » sibilo , che denotava lo strisciare per 1' aria di un qual- » che proiettilc ; la sua dnrata fn di circa quattro niinuti » primi, prcsso lo spirar de' rjuali fu scorto generarsi dal- B r alto come un sentiero scuro, e prolungarsi alquanto » ol)liquaniente con sibilo seinpre crescente da assordar qua- » si, come dicevano, e con una immensa velocita fino a » terra , nel quale ultimo istante uno scoppio come di ar- » chibugio al tutto die' termine, indicando agli attoniti ri- » guardanti che cola un qualche grave fosse caduto. In )) fatti nel prossimo prato , in un terreno per conseguenza » piuttosto compatto , si rinvenne subito una depressione » del diametro di circa pollici tre al livello del suolo , e » della profondita di sei, in fondo alia quale un vero Aero- )) lite rimaneva incassato in guisa che convenne ricorrere » alia vanga per estrarnelo. Nella stessa maniera altro Ae- )) rolite quasi conlemporaneamente cadde non piu Inngi di )) circa un terzo di niiglio, e precisamente nella piccola » colonia del Macario , siccome altri nella colonia Foglia » nel territorio di Treja , e presso il Chienti in un terreno » situato in contrada Cerrete. « Di caratteri non aggiunge a quelli sopra accennati che il peso diverso nei diversi pezzi , dalle undici oncie cioe fino a libbre sei e piu, e notabile sempre relativamente al volume; la crosta di aspet- to metallico , nero-apaca , levigata e di particelle niinutis- sime lucicanti disseminata; la figura irregolarmente sferica o ciottolosa ; il diametro del pari diverso che il peso; e da ultimo in uno* degli aeroliti , che forte scottava per un mezzo (jnarto d' ora dopo la caduta, e quindi raffreddan- Degli Aeroliti 95 dosi bel bello perdette l' odore solforoso tramandato finclie si manteiine caldo. Clie se qiiesto puo essere sufficiente rappoito al cono- sceie le paiticolaiit;! della caduta , e dei caratteii tisici di tali corpi , iion \o e noi rapporti chiinici e deJIa di loro precisa composizione ; avvegiiaclie quello die ne lia pnl^bli- cato il Conte Spada per sua medesima coiifessioiie e iiie- satto , e dalla conispondcnza col Prof, Orsini , e col Signor Sennoner nient' altro rilevasi all' infuori die nella stessa Macerata fmono fatte delle inda^ini e qualdie esplorazione senza noto efFetto, dal Marchese Laurl, dal Prof. Rocchi , e dal Sig. Ceccarelli, e die di relativa aiialisi non e parola lie nel SiUiinan , ne nel LeonJuirdt , ne fra le Meinorie o gli Atti di parccclii accreditati Giornall , e di illustri Acca- demie. Ond' e die fidato su questa mancanza alineno pre- sunta , a mezzo del niateriale die avevo ricevuto in doiio e per cortesia dell' Orsini e del Bianconi siccome del Sali- na , e coU' animo die ho gia aperto e dichiaiato , m' ac- ciiisi air operazione , nella f[uale profittai , secondo il solito, deir ainto del mio luavo Operatore Dott. Antonio Rota, piesi norma da eccellenti lavori die ci lianno precediiti , e camminai sulle traccie segnate da Laiigier, Vaurjueliii ,, Four- croy ,, Klaproth., Thenar d., Derzelius ec. ec. Infatti riscontrativi da[)prima li caratteri precisi disopra eiuimerati si nella snperlicie die nello interno ; vale a dire la crosta sottilissima nero-scura e come di materia fiisa, su di un niicleo grigio-biancastro e come cinereo presen- tante qua e la molti punti Incenti di splendore metallico, un peso notabile d' assai spro[)orzionato riguardo alia mo- le dei pezzi , 1' ap|)arenza nella forma e nel prospetto di frantumi di un corpo s|)ezzato visibilmente da figura sub- -rotonda o slerica; si devenne a misurarne la durezza, e lo stato aggregative di sue molecole macinandone porzione in mortaio di porfido , per cni tale porzione mostio separarsi in due sostanze distinte, cioe 1' una fragile formata d' una ])olvere di color grigio, finissima , facilmente resa impalpa- bile,e qualclie poco attraibile dalla calamita, 1' altra pin dura ed assai tenace di guisa , die il pestdlo piuttosto la 9f) Gaetano Scarzi ridusse in laminette prijiiastre e liicide , che la calaniita niostio d' attrane tbrteineiite , clie per questo si pote di- videila quasi in totality , e che tutto manifesto per puro terro metallico. Avaiizando poscia alia composizione, da un saggio pre- limiiiare die ne seml)ro necessario , ebhesi a risultamento essere in genere 1' Aerolito di Monte-Milone , al pari che iiniforme agli altrl nello imnasto , analogo iiell' iiisieme de- gli elonienti, non pero nella totalita del qiialitativo di qne- sti indicatovi dal Conte Spada, circa segnatamente il Nickel ed il Cobalto, dei qnali non si ottennero neanco delle trac- cie, della calce e della magnesia che desso afFatto non ac- cenno , e non nella specialita di una materia organica ve- getabile dal solo Prof. Gluli rimarcata nella pioggia di ter- ra caduta a Siena il IG Maggio 1830, da noi pel contra- rio in quest' aerolito vista azotata; avvegnache trattando la polvere suddetta coll' acqua distillata boUente , t'eltrando il liquido, evaporandolo a secco, ed il residuo costituente una zona giallastra staccato dall' evaporatorio bruciandolo in un tubo, somministro dei vapori decisamente ammoniacali. Ma r interessante si era determinarne il quantitativo ol- treche la reale qualita dei componenti , ed a tale intendi- niento se ne presero 100 grani in sottilissima polvere, si introdussero in un piccolo matraccio , e vi si verso sopra cinque volte di piu d' acido idroclorico ; adattato quindi al- ia bocca del matraccio un tubo piegato che metteva in boc- cetta con soluzione d' acetato di piombo acidulata da poche goccie d' acido acetico , avvalorando la reazione a lento ca- lore , si ottenne abbondante sviluppo di gas idrogeno sol- forato die nella boccetta precipito il piombo alio stato di solfuro , nel matraccio porzione dell' aerolito si sciolse , e della silice apparve precipitarsi commista all' insoluto in una specie di gelatina , indizio sicuro che era stata tolta da uno stato non di mescolanza o aggregativo , ma di com- hinazione. Gessato che fu lo sviluppo del gas, del (piale piu non se lie aveva sentore all' odorato , si raccolse dalla boccetta su di un feltro il solfuro di piombo , che lavato ed asciut- Degli Aeuoliti 97 tato trovossi del peso
  • eria , dell' America meridionale , ed altre descritte da Bu- cholz^ da Loeber , da Nauiverk. Parmi invero die la tem- peratnra sotterranea, i filoni di nietalli , i vnlcani illnstrati dal genie di Davy ^ non poclii sollcvamenti , certi catacHsnii della terra le dimestrino piu die a sufficienza ; di guisa che rispette agli aeroliti bastera ie credo accennare anco solamente : die non potendo afferrnarli di provenienza del- la nostra atmosfera, o da vulcani , ed essende corpi di piu alte regioiii, e questi non mai supponibili da fertuite co- st ipameiito di gas o vapori , bensi da solidi preformali , quando si palesane in identita di elementi, d' impaste, di configuraziene colla crosta della terra, denotano per se r identity di natura colla medesima, 1' identita dello state in che erane com' essa e da cui si sone tolti , d' una pri- mitiva incandescenza cioe, d' un snccessivo raffreddamento , r identita in fine d' avere costituito al pari di essa altret- tanti pianeti : che tal sorta d' idea puo soddisfare qualun- que esiggenza e persuadere senza cercare oltre dei fatti , dei dati , delle prove : e che in questo opinamente tutto si comprende e quante puo stare in favore dell' aggiusta- tez?;a del concetto di Angelot ^ e quante puo aversi di ap- ]ioggio mene incerte interne la genesi degli aeroliti , e quan- te pu6 desiderarsi di ragione in argomento di tanta oscu- Degli Aeroliti 107 riti, benche su di un fenoineno in cui lia pur tanta par*- te la luce. Nella fiducia adunqne che siate o Signori per accogliere l)eniguamente il pensiero , e degnailo del vostro assenso , azzardero fotidarlo soggiuguendo sempre conipoudiosameute, ed in 1." liiogo -- ciie diinostra la materialita omogeuea alia terrestre e in un 1' origiue estra-tellurica degli aeroli- ti sopra ogn' altra cosa 1' insieme dei principii di clie con- stano , e piu aucora della cpialita dei medosimi , lo stato nietallico in die vi si liiiveugono. Vedete inf'atti nella com- posizione generica di questi corpi che in quadro vi presen- to (1), come di mezzo alia massima analogia che vi risul- ta coi corpi die formano la crosta del nostro gloho, tra- spare tuttavia tale una diversita di complesso da caratte- rizzarli |)iuttosto per singolari composti, i quali per altro pre- scindendo dal potere classificarli in carbonosi , ferrici , silicei con Marcel tie Serres, o con Aiigclot in alluminici, noii allumi- nici, e metallici da ferio nickel cobalto cromo, oppure stante il proporzionale prevalente e superiore che esprime il quadro, in inarziali , sdciosi , magnesiaci , se offrono gli dementi dei materiali nostri, vi sono differentemente aggregati^, e i corpi che ne vengono non hanno certaniente dei siinili nella superficie della terra ; mentre d' altronde que' molti principii puri e metallici, ad un tempo od isolati , che vi si daiino, e rnantenuti a temperatura pressoche altissima , in aperto fanno conoscere , e di procedere cotali corpi spe- ciali dal di fuori , e di non avere toccata T atmosfera che in istantaneo passaggio , e di togliersi da massi o d' essere dessi stati altrettanti massi cosmici, ed incandescenti sicco- me appuiito la terra in addietro, i pianeti e le stelle oggi- giorno. In 2." luogo -- die 1' impasto degli aeroliti quale il piu spesso si osserva granulare , non compatto meno che cri- stallino all' infuori di qualche punto e tuttora brillante, sempre d' aspetto cinereo, richiama preferibilmentc V idea (1) Vedi il Quadro in fine. 108 Gaetano Sgauzi d' eiiti sniorzati anziclie da igiiea fiisione provenienti , cul r essorvi della silice e dei silicati aviebbe a darvi 1' im- proiita del vetro , e la cui durezza intanto, varieta di piincipii, e mole escliule assoliitameiite e similincntc, taiito la possibilita di proveiiieiiza viilcanica, qiianto 1' accozza- meiito di materia aeriloniio vapore o gas per fatto di cor- reiiti elettriclie o magiietiche. Ardiia e difficile a coiicepir- si e la vaporizzazione o lo stato vaporoso di sostaiize delle quali ci c nota la cpiasi infiisihilitu e qiiaiito sono refratta- rie ; nia posto pure che siavi in natura , ne alcuno potreb- be assolutamente asserirlo o iiegarlo, uiio stato vaporoso di tutti gli elementi , e clie puo essere quello in cui esi- stono, e si trovario prima di passare alia condizione mole- colare in die compariscono a' nostri scnsi ; come spiegare poi e comprendere il legame dell' azion cbimica nnn diro di una qualita sola ne di moltissime cjualiti'i , piuttosto in aggregati, che sempre hanno del particolare in se , nei qua- li evvi pur 1' indizio di carta tal qual composizione , clie sforzano a vederli , invececlie fortuiti ammassi di vaganti vapori costipati, pezzi facenti parte di un tutto, o corpi per se stessi in quella guisa formati e creati? In 3° luogo fiiialmente ed infatti -- che la foniia e la configurazione degli aeroliti concorre a caratterizzarli per corpi cosmici e planetari, lo fa evidentemente conoscere, oltre il novero delle ragioni che abbattono le antecedent! ipotesi; 1' avervene d' ogni graiidozza dalla gragnuola a massi formanti delle montagne ; 1' offiirsi d' ordinario sfe- roidali , e quando in altra forma od appuntati , il presen- tare il piu spesso un lato in qnalche foggia di convessita; r essere maggiormente consentanea la massima di ritenere i pezzi immensi di ferro aerolitico siccome il nucleo d' un corpo celeste , e gli aeroliti propriamente siccome parte della sua crosta ; di quindi lo stato metallico e puro in quello di cond)inazione , e per lo piili di combinazione bi- naria dei medesimi in qnesta ; di quindi una grande e so- stenibile somiglianza , ovvorosia analogia, col centre e col- la superficie della terra; di ([uindi una prova tutt' altro che disprezzabile dell' incandescenza priniltiva che puo es- Degli Aeroliti 109 sersi data e dipoi cessata iiel corpo cosmico od aerolite, primitiva un tempo , e non persistente ora senonche nel centre del nostro globo ; di quindi il prestiiiio d' una uni- formitii sublime per tal modo universalizzata in natura , r attraente dclla teoria d' jlngelot , il persuasivo clie n' ha spinto ad accoglierne ed adottarne il partito. Di quaiiti studii e profonde iudagiiii se n' e fatta 1' ap- plicazione al calor della terra , ai vulcani , ai cataclismi , egualmenteche ai bolidi , alle stelle filanti , agli aeroliti col- r intcndimento di provarne la genesi e 1' origine ; di quan- to e rclativo ad iin' incandescenza primitiva, ad un rafFred- damento successivo del globe per quelle clie puo essere date di fatti e di prove onde desumerle e stabilirlo ; di (juanti sforzl d' ingegno e di ragione sonosi ammessi e pub- blicati per sostenere 1' ipotesi suddetta cd abbracciata; tut- te io appello in aiuto , e presento in appoggie senza pero ripeterlo e trascriverle inutilmente , dappoiche vi e senza dubbio cegnite e familiare; e se non in' inganna la fanta- sia, ed il corto vedere non mi tradisce, parmi non avere prescelta male la bandiera, male preferita 1' opinione , er- rate il giudizio. Che se per avventura cio fosse aiicora , e non potendo dilucidare meglio, ed estendere a dovere il pensaniente, mi trovassi incorso nella triste condizione di chi asserisce senza provare , o prova senza persuadere ; mi faro pnntelle per riparare la caduta, e delle preteste su- periori di semplice sunto storico, di cenno, di tentative prefissomi in si grave argomento , e del mancare io ad una meta cui non raggiunsero uomini chiari e sommi , e della vostra umanita o Signeri, che gianmiai smentendo se stes- sa , vorra accettare il qualunque tribute , condonare egni difette, ed all' uopo rammentare in alcuna guisa di propo- sito con Cicerone che : Sufficit si quid fiat intelliga??ius, etiamsi quomodo quid- que fiat ignoremus. Ferro Nickel . Cromo . Manganese Cobalto . Rame Stagno . Molibdeno Titanio . Selenlo . Silicio . Solfo Fosforo Cloro Arsenico. Carbone. COMPOSIZlO]\E GE1\E I da 0, 16 a 90, 50 ), 0, 26 » 21, 70 » traccie » 4- , 00 » traccie » 2,00 » 0, 30 » 3, 25 „ 0, 01 » 4, 32 » traccie » 0 , 08 . . . » 10, 00 • • • • • • • » traccie da traccie a 9,00 » 0, 02 » 13, 47 » . . » » traccie » 1, 04 2, 47 2, 05 Ossidodi Ferro da 1 , 21 a 96, 00 » di Nickel » traccie » 4 , 20 » di Cromo » 0 , 0 1 » 1,50 » di Mangan. » traccie » 7, 50 » di Rame. » di Stagno 2, 328 AUumina Magnesia Soda . . Potassa . Galea da 0, 20 a 17, OC » 0, 08 » 37, 0( » 0, 28 » 1 , 3( » 0, 02 » 0, 3} » traccie » 12 , li Acqua da traccie a 6,5 RICA DEGLI AEROLITI Acido Cromico » 2, 33 » Titanico » 0, 10 Nicoluro di Ferro . . . » 0 , 67 » Silicico . da 0, 39 a 75, 00 » Fosforico » Carbonico 0, 28 » traccie Solfuri di FeiTo da 0 , 50 a 9 , 25 Fosfuri metallici . . . « 2, 211 Carbonati I'di Ferro . . » traccie (di Calce . . » traccie INIaterie organiche in genera » traccie BELLA TERRA IIVTERPOSTA FRA I CRISTALLI DEL GESSO MEMORIA DEL PROFESSORE CAVALIERE AIXTOIVIO SAIVTAGATA ( Letta Delia SessiODC del I Maggio 1854 ). D. 'i quanti hanno scritto del Gessi per iiidagarne 1' ori- gine e le vicende, o per descrivere semplicenieiite 1' ordine e giacitura delle masse o degli strati de' inonti die formano, non so die alcuno abbia fatta avvertenza , e tanto meno poi fatto studio o menzione, della terra die sta ovuiujue interposta fra i cristalli laminari delle grandi masse di essi. E una leggier circostanza, e un piccolo fatto 1' osservar questa terra, ma non rare volte interviene che nei piccoli fatti stian cliiusi i segreti piu delicati e piu forti ; e spes- so i piccoli Ihtti coinpaiono a porre contrasto o conferina alle piu vagheggiate dottrine. Stabiliro la quistione nella quale vuol entrar quella terra o imbarazzare non poco i geologi. E inutile il dire, che determinate le specie dei minerali , deffinite le roccie, e ben descritte le masse di esse, e le catene de' monti e de' piani e le loro varie nature, non e ancora il geologo die al principiare del viaggio, perocdie deve salire tan- t' alto, o penetrar si profondo da scoprire 1' origine de' mi- nerali , delle roccie , dclle catene de' monti c dell' estensio- ne de' piani e delle reciproclie loro attinenze. T. VI. 15 114 Antonio Santagata Fiiio a' nostri giorni, puo dirsi , e stato un mistero 1' oii- giiie del gessi , beiiohe diversa opinione si avcsse in addie- tro, ed i studiosi della natura ed i filosoli fossero abbastanza traminilU sopra qiiesto argoinento, avendo essi per certo die r acqiia ne teiiesse in prima in se sclolta la materia e poscia ne facesse deposito nei terreni ne' quali or la ve- diamo, come indnl)itatamente e avveiiuto di grandissima parte di matcriali del suolo alia superficie del globo. Ma , senza andar per le liiiighe, e ben noto clie i! gesso ha avuto realmente in piu luoghi principio da deposito d' ac- qne : e ne dan piena prova gli avanzi fossili di animali e di piante contenuti in molti luoghi nei gessi , come ad esenipio nei gessi di Montmartre e in quelli fossiliferi del Senigalliese tanto bene ilkistrati dall' Orsini. Ma nei gene- rale dei gessi e delle catene e monti di essi non si puo (lar questa origine , e molte ragioni si adducono , parte evident! e parte ancora , a dir vero , abbastanza non chiare. E una evidenza che nelle niiniere dello zolfo, come vi e stato qui altra volta riferito parlando de' Gessi di Perti- cara (1) il gesso si vede in molti punti assolutamente pro- dotto dalla trasformazione del calcare compatto in solfato di calce : ed ivi e piu- fuor d' ogni dubbio che, investito d' un modo o d' un altro il calcare dall' acido solforico , questi, cacciato il carbonico , s' e unito esso alia calce. Ed altro fatto consimile si ha nei nionti finitimi alia nostra Provincia di la del Sillaro , tra Sassatello e Tossignano, ne' quali i vasti banchi di calcare o carbonato di calce del periodo miocenico sono in gran parte e in parte no tra- sformati in solfato di calce con tutti i caratteri di avvenuta trasformazione o metamorfismo, come sono indicati nella Memoria sul Metamorfismo del Calcare Compatto nei Bo- lognese pubhlicata negli Atti di questa Accademia. Ora si ammette da tulti i Scienziati che i gessi della natura di quelli che son piii vicini alia nostra Citta (Monte Donato ) abbiano avnto appvuito origine metamorfica dagli effluvi o (1) Vedi Niiovi Annali dcllc Scienze Naliii'ali. Nov. 184.?. Dei Gefsi e della formazione dello Zolfo in Perticara - Memoria del Dott. Doraenico Sanlagala. Della Terra interposta ec. 115 correnti vaporose di acido solforico operanti siii carbonati , sia die disotto proveiiisse quell' acido bell' e forrnato , sia che procedesse da reazioni dell' acido idrosolforico coll' ac- qua a cogli altri corpi ai quali veniva in contatto , come par piu probabile , o veramente dall' acido solforoso. Opi- nione a dir vero plausibile se si riguardino le circostanze maggiori clie in tali fatti si osservano. Vengo era a dire della terra che nelle masse de' gessi nostri si trova , e che, come ho detto, non e stata ancora avvertita o, per cosl dir, calcolata. In qualunque parte si osservino i gessi e in qualunque parte si rompano vi ap- pare in piccoli spazi spartiti per tutta la massa e negli interstizi de' grandi cristaili ond' essa e tutta formata, dove piu dove nieno ( come nei grandi Saggi presenti si vede ) tanti piccoli nuclei o masse di terra che alia vista vi sem- bra una creta o un' argilla. Che cos' e questa terra ?• E forse un solfato polverulento e impastato come in tanti iuoghi si trova? E se non e un solfato, come si trova tut- ta la massa del gessi compenetrata di essa ; e come s' ac- corda la dottrina del metamorfismo colla presenza per tut- to di quella terra : ossia come si concilia 1' azione dell' aci- do solforico sui carbonati col rinserrarsi contemporaneo di essa terra fra i cristaili di solfato? E ben chiaro che non pud darsi alcuna risposta prima di avere esatta contezza della natura di quella terra, per lo che, tratta con punta dalle anguste cellette nelle quali si trova, tanto che potes- se bastare all' analisi, voUi conoscere bene i componenti di essa , i quali coi metodi opportuni a tal fine mi si pre- sentarono nel prospetto seguente che in cento parti di es- sa fosse composta di Carbonato di Galea 04 AUumina 08 Ossido di Ferro 06 Solfato di Calce 58 Silice 22 Perdita 02 100 1 1 6 Antonio Santagata II problema e palese e la difTicoltcl iion piccola cli risol- verlo : iniperocclie mal si compieiule come potessero il car- bonate di calce e le basi lihere di qnella terra rimanere per tutto mescolate come sono fra la gran massa in clie i inateriali si componevano in solfato ; e cosi rillettiamo clie lintantoclio sui general! si resta le idee sono facili e liisinghiere , ma clie venendo all' esame dei particolari non di rado s' incontrano ostacoli gravi e innattesi clie non la- scian proceder piu innanzi: ma nel caso in clie siamo io mi Insiiigo che il particolare faccia bensi cambiar strada ma condnca a risultamento maggiore e piu bello. E mi spie- gliero in poclie parole. Si conceda pure un istante clie i gessi vicini alia nostra Citta sieno metamorfici : comiiiciero a dubitare clie non sieiio punto di metamorfismo del calcare compatto. Abbia- mo nei monti summenzionati del Sillaro il vero a ben cliia- ro metamorfismo di questo calcare in solfato : ebbene ! si conserva in gran parte in que' moiiti la forma , la giacitu- ra e le apparenze esteriori de' banchi di calcare compatto bencbe convertiti aflfatto in solfato : ed altrettanto si ossei- va in molti banchi de' gessi di Perticara. Non vi ha in es- sl il cristallino a gran lumine di questi altri gessi : ne co- la si mostrano punto le forme de' monti clie hanno quelli dei quali parliamo. Non do alia forma de' monti o de' ban- chi una iiiiportanza eccessiva, e la consideio solo un po' piu che non lo o d' ordinario nello studio delle trasformazio- ni. I gessi di che parliamo sono in cristalli , che sebben metamorfici hanno tntti i caratteri per credere che abbia- no avuto 1' origine in gran massa di liquido : e mentre quelli de' monti suddettl e di Perticara sarebbero di meta- morfismo , dii o cosi , per via secca , questi lo sono a mio parere di metamorfismo per via umida. Come puo imma- ginarsi clie la parte diirissima e salda de' banchi montuosi di calcare si disciogliesse cosi da rimanere sospesa o dilui- ta in un liquido che non puo essere stato clie acqua aci- dificata dai vapori solforici? D' altra ])arte la terra coinpe- netrata fra i cristalli del gesso e di natura argillosa e cal- care e fa sovvenire e ricordar altri casi pure mirabili nel Della Terra interposta eg. 117 bolognese, alcuni gia riferiti all' Accademia ed altri noii ancora , di cristalli di gesso peiTetti e iKillissiini oiigiiiati nel mezzo delle masse stesse di argilla in taiiti ceiitri cri- stallini loiitani gli uni dagli altri. Oltre (juelii dell' argilla di Casaglia narrati nella Memoria sul Metamoifismo del calcare , e degnissima a tatti di esame e di studio uii' ai- tra argilla, dird cosl , moiituosa, addossata ai moiiti di gesso die sono diutorno al gran centre d' eruzione del Monte della Rocca nel Comune chlamato Gesso. La quale argilla ha questo di siagolare (e ve ne porgo qui i saggi ) d' essere tutta ripiena di grandi cristalli o isolati o gemi- nati o in fasci e gruppi irregolari di gesso o solfato ( po- co iniportan le forme sebbene consimili a quelle delle mas- se ) spartiti piii o meno fra loro dall' argilla medesima che s' interpone fra tutti senza far lore contatto. Conveniva analizzare ancor questa terra e 1' ho trovata composta di Carbonate di Galea 08 Ossido di Ferro 22 Allumina 10 Solfato di Galce 25 Silice 32 Perdita 03 100 Ricordero 1' altro fatto gia pubblicato nella Memoria che ha titolo di Iter ad Blontem vulgo Donato e cioe di iiti' ar- gilla cola rinvenuta fra cristalli giganti di gesso ( non an- cora illustrati ) singolare per questo che mentre in essa , come pare, hanno avuto origine i cristalli, e fra i mouti di gesso si trova, nulla contenga di solfato come si trova in quella di Gasaglia , matrice essa pure di cristalli di ges- so a priva al tutto di solfato di calce. Non paia troppo il parlar delle argille ed anzi si tenga che non e che appena incoininciato lo studio di esse: e 118 Antonio Santagata se si gradisce clie la Storia Fisico-chimico-geologica della nostra provincia si avanzi, pieiia liconza si accordi di niol- tiplicar sopra di esse le indagini piii minnziose. Facendo peitanto attenzione a tutti i fatti e osservazio- ni sovr' essi fin qui menzionati , io entro in sospetto clie non altrimenti dal calcare compatto derivino questi gessi ma bensi dalle argille. E mi vien tosto in soccorso il peiisare alia enizioni palesi di argilla di tutto il territorio di Monte Pader- no , di tutto il territorio di Monte Vegiio, ed alle argille com- pagne de' serpen tini, ed a quelle compagne freqnenti dei gessi per tutta la catena di essi nel bolognese ed altrove. Fondo il mio dubbio , o piuttosto opinione, suU' epoca probabile di soUevamento contemporaneo di tiitte queste niaterie, e sni caratteri mineralogici, e suUa conformita sin- golare di composizione cbimica di queste argille diverse. Cliiamo col nome generico di argilla le terre analizzate dei gessi, benche fra i componenti loro campeggi tutto il sol- fato di calce cbe non e proprio, in tal quantita, delle ar- gille propriamente intese : ma chi dubito mai di cliiamar col nome di argilla le terre di Paderno e di Monte Vegiio? Ed ecco un rapporto inatteso. Nella Memoria sui Gessi e formazion dello zolfo di Perticara e notata 1' analisi del- r Argilla di Paderno insieme a quelle dei minerali clie con- tengon lo zolfo e ne fan la niiniera, e, tenuto conto in essa dell' acqua ( clie nelle terre dei nostri gessi e stata in prima cacciata ) si porge la composizione dell' argilla di Paderno formata di Carbonato di Calce 05 Ossido di Ferro 10 AUumina 06 Solfato di Calce 42 Silice 21 Che difFerenza trovianio noi piu fra le terre nostre dei ges- si e r argilla di Paderno? E quanto non e in essa pure il solfato di calce ? e la quantita pur conforme del carbonato di calce? Si aggiunga a questo cbe in Paderno sono pur Della Terra interposta eg. 1 1 9 frequenti nelle argille i cristalli isolati perfetti e cospicui di gesso o solfato di calce, e frec[ueiite vi e la barite sol- fata, come altrettanto si trova dappresso al Monte Veglio dov' e identica foririazione di cose. Posto cio si coinpreiide la ragiou di pensare che nel venire queste argille alia sii- perficie del suolo dovevano essere invase da correnti di vapori solforici. Notiamo ancora , o Signori , die tutti i minerali che fanno la miniera dello zolfo in Perticara nou sono infiiie che terre o argille quasi identiche o simili al- le argille di Paderno ed alle terre nostra dei gessi , e so- lamente diverse per lo zolfo che vi sta dentro annicchiato, come si vede dallo Specchio dimostrativo dei componenti dei minerali della forniazlone dello zolfo unlto alia Memo- ria citata -- Dei Gessi e dello Zolfo in Perticara. — Riflettasi in ultimo all' epoca di soUevamento delle ar- gille, ed a quella dei serpentini, ed a quella dei gessi, e le troveremo conteinporanee. I serpentini son roccie tutto spe- cial!, ne qui e a parlare di esse. Ma fra le argille ed i gessi ( e questa e la conclusione dei mio discorso ) io non veggo alcuii' altra diff'erenza, geologicamente parlando, se non che i gessi sono stati formati in eruzione di argilla invasa da piii abbondanti vapori solforici ed in condizione favorevole al cristalllzzar delle masse di solfato di calce : condizione principalniente dovuta all' abbondanza dei vapo- ri acfjiiosi che dovean seguitare i solforici. Egli mi pare si semplice e naturale questa induzione da non parere forzata ad alcuno. Qnal fosse in origine la produzion delle argille io non so dichiararlo. Forse un detrito di roccie piii antiche o di materia minerali sconnesse e ravvolte ne' vor- tici profundi eruttivi. Di calcare compatto non so veder moiti indizi , e di esso veggo soltanto gli strati rotti e smi- nuzzati dalle argille inedesime e dai gessi. Ma forse del calcare medesiino alcuna porzione fu convertito in solfato, poiche lo veggo scom])arso dissopra dai gessi, e poiche nell' orribile ag- giramento della massa potea stritolarsi in gran parte e conver- tirsi in solfato. Ma la massa, io penso, era argilla, ed argilla calcare, ailuminosa, silicea e ferruginea, con quantita di alluinina c silice e ferro che non esiste nel calcare com- 120 Antonio Santagata patto. Analizzati ancora i cristalli di gesso rannicchiante la terra haiiiio dato un qimttro incirca per cento fra ossido di ferro e allumina , com' era da aspettare die queste bar si fossero in parte salificate dall' acido. Coii die si puo valutare il vantaggio di qiiesto studio scientifico dei com- ponenti del gesso per detenniiiare il valore di esso nell' uso die se ne fa di cemento , venendosi a stabilire con preci- sione Petersii. Nob. Tab. 3. Fig. 1." DiODON Calori. Nob. M 2.* MoNACANTuis Bertolonii. Nob. Mem: Tom: VI . y. cJ^. ^K2^ S?N ^j. ^-^^^' ^ C^^/^!^<^3^^^£-^z, C%>i'^«r«src»V>/<»<: . Nob. ^y- 2 . C^^^/W,!^ ^i,^<fi'.- / \oi. yt^^.*C. Nob. MiiiArJi dii Ll Ajifialni Mem. Toi^ ; VI <^j. c^.,. '3*> > > r r r- 1"- r ■/■ / r y rrrrrrrr '''-'''^, ''.r 1 ■'■'■if cJ^kl, Nob. Mm aril dit. i-iC An|ulai .■i^ . J :r? ^ L^: f,i|»!ni Mem Tom VI. c^. ^,iM^^"'-Juj^. 1 M^"' ^\(«?^"'^'!»S''V^'\"'''^^'>^«.\^^<«^-^'' a Beltiai Jii Jil Ttra ■ Minarili in «i(tr«. ^s. c^^ Lit: An|iDlim. I („ ,;•;. >, DESCRIZI01\E DI UN Jllilf PRECEDUTA DA UIV BREVE COMMEIXTARIO SULLE mu GEMELLIFICflE DEGLl IJCCELLl MEMORIA DEL PROFESSORE LIIGI CALORI ( Lctta Delia Scssione delli 8 Marzo 1 855. ) E n breve Commentarlo sulle nova gemellifiche degli uccelli, e su quelle, che, sebbene ad iinico tuorlo, conten- gono due genni , o vanno foinite di due cicatricole, ser- viru di preambolo , e in pari tempo d' illustrazione all' ar- gomento, che mi sono proposto di trattare, vertente sopra un nnovo genere di mostrnosita doppia osservato nella spe- cie umana. II quale preambolo mi e stato suggerito da qneste due circostanze, cioe dalla opportunita, che mi ven- ue fatta nella state del trascorso anuo, di esaminare parec- chie uova gemellifiche di gallina, ed nn uovo anserino assai curioso di simil genere, e dalla stretta relazione, in cui dette uova sono col fenomeno dei mostri doppi. Assai per tempo i filosofi rivolsero 1' attenzione sulle uova gemellifiche della gallina couiune. Ne parlo pel primo Ari- stotele , e cosi a disteso, che quelli, che si sono fatti di nuovo su questa niateria, poco hanno trovato da aggiu- gnere. Lascio scritto. che i due tuorii erano talora separati 172 Luici C\i.0Ri da un setto formato dalle nieinbianc degli albmni, talal- tia erano a coiitatto, e quasi confoiulevansi maiicando il setto , ed unioo e comune essondo l' albume : disse in fine che da tali uova nascevano gemelli , uno dei quali era per solito pill grande dell' altro, e qiiesto spesse volte anche mostruoso (1). Con la quale ultima osservazione fondo egli la teoria, che pur oggi ci vale per la spiegazione dei mo- stri , che nascono dietro una gravidanza gemina, quali so- no gli acefali , gli acardi. Girolauio Fabrizio d' Acquapeiidente osservo pur esso nova gemellifiche, ma non tante quante ne aveva vednte lo Stagirita. E poche in realta ne osser- vo avendo notato , che raw invenmntnr (2). Gontuttocio emise una opinione, che giova riferire , ed e , ch' ei credet- te , che da queste uova uscissero sempre mostri doppi , bi- cipiti pero e ad otto estreinita, quattro auteriori e quat- tro posteriori (3). Nel che fii ragionevolmente contraddet- to dair Harvejo, il quale oppose 1' impossibilita della unio- ne dei tuorli, allora quando esisteva il suddetto sepimen- to , e stabili, che 1' unione non poteva efFettuarsi se non nel caso in cui i tuorli fossero stati a contatto, e non aves- sero avuto inipedimento di confondersi con le cicatrico- le (I); dottrina da molti professata, e da pochissimi, se non da nessuno, attribuita a questo gran principe della moderna Fisiologia. L' Harvejo poi piu di ogni altro studio r argomento delle uova gemellifiche , e verified e meglio particolarizzo le aristoteliche osservazioni notando, come ogni tuorlo era vestito della sua propria membrana, e fisrnito della sua cicatricola ; come nel caso di due albumi era ciascun albume compreso nel suo inviluppo, ed aveva due calaze , ed esisteva altro albume generale piu tenue posto subito sotto il guscio unico, semplicissimo e un po' piu (1) Operiira Aristolelis Stagiritae etc. gracce ct laliiic, nova edilio etc. Aiireliae Allobrogiim MDCV. Voili il lilun Yl. Cap. III. pag. 659. de hist, aninialiiiin. (•2) Hieronymi Fabiicii ab Aqiiapendeiiti3 Opera omnia anatomica et pliysiolo- gica. Liigduni Balavniuin an. 1738. p. 13. (3) Op. cit. pag. n. (4) Giiilielmi Harvei exercitationes de generatione aniraaliura. Patavii 1666. pag. 146-147. DeSCR. DI UN MOSTRO UMANO EC. 173 grande dell' ordiiiario ; come in fine, qnando i dne tiioili erano tratti 1' nn contio 1' altro e addossati quasi in atto di fondersi , 1' alhume al pari del giiscio era unico e co- mnrie (1). Alle (jiiali veiilicazioni aggiunse nn hellissinio fatto, che ei come scrive tutto lieto corse a mostrare al suo Re Carlo vaghissimo di qnesti stndi, e fu 1' inclusione di nn piccolissimo novo centenino giu fornito del sno gnscio in altro novo perfetto molto grande (2). II Malpiglii non tocco che di volo l' argomento delle nova gemellifiche: no- t6 nondimeno una osservazione, che non ho trovata nei precitati Antori. Parlando della cicatricola scrisse, che a moltiplicati tuorli rispondeva moltiplicata cicatricola, onde frequentemente in unico novo aveva rinvenute tre cicatri- cole, vale a dire tre tuorli (3). Non e a niia notizia che alcuno abbia verificata questa osservazione. Nella narrazione delle differenze delle nova gemellifiche a nessuno sara sfuggito, che il guscio fu trovato sempre unico, seniplice, i//?g7//am, secondo 1' espressione deH'Har- vejo, o cio che torna un medesimo dire, non mostro al- cuna impronta che ritraesse la interna dnplicita dell' novo, se traggi l' aumentato volume. Non cosl nell' novo anseri- no gemellifico che ho menzionato da principio. Qnesto non solo e pill grande , ma diversifica anche per forma dalle nova anserine comuni presentando una elissi molto allun- gata ad estremita simili ( Vedi fig. 1. Tav. 7. ) che ha nella parte media una specie di sutura o rafe c ^ c ^ clie tutto attorno circonda il corpo dell' novo distinguendolo nelle due nieta a ^ b ., quasi due uova, o, per dir piu esat- to, due gusci incompleti e largamente aperti,che col mar- gine regolarissimo delle loro bocche vanno ad incontrarsi, e congiungersi in un guscio unico e comime. Quest' novo ha il maggiore diametro lungo circa dieci centimetri , ed il niinore , che risponde alia parte media del corpo , od alia (1) Op. cit. pag. 80-145. (2) Op. cil. pag. 6.5. (3) Marcelli Malpighii Pliilos. et Med. dissert, epist. de formatioae pulli in ovo. Loiidini 1673. pag. 3. 174 IjUIGI Cai.oiu sutiira o rafe clie voglia appcllarsi , lungo cinque centiine- tri ed otto inillimotri. Delle due estremita qnella rlie ap- partiene al semiguscio a, era piu trasparente, e nascondeva una cavitii aerea non grande , onde che rappresentava la estremita ottusa delle uova comiiiii. Cercando di rompere il guscio descritto per esplorare internamente l' novo ebbi la fortuna cb' esso screpal6, e per la massiina parte si apri nella sutura, o presso di ossa cosi die avutolo in due meta abbastauza integre ho potu- to riunirle, e conservare con molta sodtlisfazione un ogget- to, che aveva creduto dovere inevitabilmente perdere ; per- c\\h alia meglio racconcio e riconiposto vel presento a con- ferma di quanto ho asserito, ed a riniozione di qualunque sospetto potesse nascere in alcuno , che la detta sutura avesse ad assimilarsi con quelle circolari costrizioni, che ta- lora patiscono le uova della gallina e degli altri nccelli , costrizioni , che , come ognun sa , sono qualche volta cosi estese e profonde da assottigliare nel tratto costretto tutto air intorno 1' novo in guisa, che esso prcnde la forma di due piccole cucurbite riunite per 1' estremita dei loro col- li. Come ben vedete, o Signori, la cosa e aflfatto diversa, ne vuol essere confusa con l' accennata deformita, della quale non ha il menomo carattere. L' nnico paragone, che possa farsi della descritta disposizione ^ e con un rafe, con una sutura, perche con queste appellazioni ho stimato do- verla fin dal principio contrassegnare. Entro questo guscio stanno due tuorli ineguali circonda- ti da unico comune albume , fornito di due calaze perfette corrispondenti ai due poll od estremita dell' novo, e qual- che vestigio di altre due corrispondenti all' asse di unione dei due semigusci, od alia sutura. Questo albume aveva una membrana involgente composta di due tneta, le quali con i loro margini, che erano regolarissimi , andavano ad unirsi insieme, direi quasi, per armonia alia parte interna della sutura , conformandosi cosi alia legge osservata dai due semigusci. Rispetto ai tuorli, uno /" fig. 2. Tav. 7. era piccolo, ed equiparava la meta circa del volume dell' al- tro tuorlo maggiore e, ed anibo questi tuorli confluivano DeSCR. DI UN MOSTUO UMANO EC. 17" nel corpo dell' uovo, e si adtlossavaiio e premevano, come se avessero avuto tendenza a coiifondersi. II minor tuorlo y apparteneva al semiguscio b. fig. 1. Tav. 7., e non solo non sorpassava 1' asse di unione dei due semigiisci iiidicato dalla linea d, J, fig. 2. Tav. 7., ma neppure arrivava a toccarlo : era tiitto intoruo vestito della sua tonaca pro- pria , libera da qualunque coalito con quella dell' altro , e portava una piccola cicatricola opposta a questa veduta. II maggior tuorlo e apparteneva al semiguscio a fig. 1 . Tav. 7. , ma sorpassava la detta linea od asse di unione , ed occupava con un vistoso segmento la parte piu capace del semiguscio b. Questo tuorlo era pure compreso nella sua propria membrana , che al pari di quella dell' altro era tutta distinta e libera, sotto la quale non una, ma due cicatricole g, A, fig. 2. Tav. 7. esistevano. Queste due ci- catricole erano piuttosto giandi, poste 1' una dietro 1' al- tra a contatto, nella direzione del dianietro longitudina- le deir uovo. La cicatricola h era un po' piii estesa del- r altra g. L' esistenza di due cicatricole in unico tuorlo e feno- meno che rare volte si appresenta; contnttocio lo videro assai per tempo gli Anatomici, e pel priino lo scopritore della cicatricola Fabrizio d' Aquapendente (1): ma si pre- ziosa osservazione nelle mani di questo grande uomo nul- la frutto per la Tocologia , e per la Teratologia. Causa di che fu il non aver egli saputo dare il genuino valore alia cicatricola, ch' ei considero non come parte, ma come passione dell' uovo , ritenendo ch' essa fosse un vestigio del peduncolo , che teneva il tuorlo all' ovaia ; e poiche il tuor- lo, che gli esibi doppia cicatricola , era piii voluminoso del solito, COS! fii facilmente persuaso, che la natura 1' avesse provveduto di un doppio peduncolo, affinche fosse meglio assicurato quell' attacco. Era riservata all' Harvejo la vera interpretazione ed ap- plicazione del fatto. Dopo avere convenientemente significata (1) Op. cit. pag. 13. ITG LuiGi C.\Loni la cicatricola per quella importantissima, anzi suprema par- te ch' ella e ncll' novo, disceso a parlare della sua diipli- cita in un medesinio tuorlo coiif^fettiiro , che in siniili casi nascessero gemelli, e niostri doppi (1). Con clie ci mise sulla via per inteiidere un fatto, cIk" viene anche dai re- centi tocologisti e scriltori di Notoiiiia patologica qualifi- cato per osciiro, voglio dire 1' inclusione tU due feti in unico comune invilup|io (2); imperocche stando alle osser- vazioni del Baer e del Bisclioff sullo sviluppo delle uova dei mammiferi, la zona pcllucida o inemhrana corticale dell' novo va in un con altri elenienti , che vi si applicano dal di fuori, a costituire il corio , onde contenendo questa zona un tuorlo fornito di due gernii, o se un vuole , di due vescichetle di Purckinje gii munite delle loro niaccliie Wagnerane, e faceiidosi percio luogo alia forniazione di due aree generative o maccliie embrionali in lui comune Mastoderma , e finalmente di due enibrioni , cliiaro e, che questi trovar deggionsi per necessita rinchiusi in mi me- desimo sacco, e nella condizione piii opportuna, affinche gli amnii, che si svolgono e sollevano da essi, si riuniscano, e ripetano 1' unicita di sacco rappresentata dal coi'io. Ma avendo V Harvejo posto, che dalla detta duplicita di cica- tricola venir potevano anche mostri doppi , ci venue ad implicitamente significare, die, oltre la suddiscorsa fusione di due tnorli compresi in unico comune albunie,o, per servirini delle sue parole , delle due cicatricole , o coUiqua- nienti dei medesiini, poteva esistere una causa di simili niostruosita risledente fin dalla origine della forniazione del tuorlo nel tuorlo istesso , perche precorse egli la teoria della mostruosita originaria; teoria, cui fra i moderni si e mostrato proclive Gian Federico Meckel, e cui niolti lian- no tentato di abbattere , ma die ha opposta una resisten- za vittoriosa, forte della comprovata possibility della esisten- (1) Op. cit. paR. 69. (2) Tratlato complelo Hi Anat. PatoL di Carlo Rokitansky trad, dei Dott. Ri- clielli e Fano. Venezia 1852. T. I. pag. 69. DeSCR. DI UN MOSTRO UMANO EC. 177 za di una doppia cicatrlcola , o di un doppio germe in unico tuoilo , e potentemente coadiuvata dalla stoiia dello sviluppo nonnale dell' novo. La quale teoria, come ognun vede, si presta poi meglio clie ogni altra alia spiegazione della duplicity rnostruosa , e rimuove tutte le difficolta, che si incontrano ammettendo con alcuni la fusione di due o- vuli come causa dei mostri doppi,ola fusione, cui, come a causa piii plausibile, ricorre il maggior numero, di due tuorii entro un unico comune albume, o, cio che vale lo stesso , entro un' unica zona pellucida. Dclle quali due supposizioni la prima e direi quasi una imposslbilita avuto riguardo alle cognizioni, che oggi possediamo, sulle proprie- ta, e sviluppo primitivo delle nova. La zona pellucida e di potentissiino , anzi insormontahile ostacolo, perche due ovu- li, per pressi 1' un contro 1' altro e stivati che siano nelle tube fallopiane o nell' utero , possano venire a contatto, e fondcrsi coi loro tuorii , o con le loro aree germinative o macchie embrionali : di che dannoci quotidiana prova gli aniniali pluripari , nell' utero dei quali gli ovuli sono abi- tualmente vicinissinii fra loro senza che percio si rechino danno a vicenda. Sviluppati poi gli embrioni , e rinchiusi neir amnio, si aggiugne un nuovo impedimento; imperoc- che oltre la rottura della zona pellucida bisognerebbe pu- re ammettere qnella degli anmii, perche potessero essi unirsi , lo che non ha molta verosimiglianza ; ma concesse pur queste rotture,e presupposti gli embrioni a contatto, ne avverrebbe poi la fusione ? A vero dire abbiamo troppi fatti in contrario per credere ad una tale contingenza, e tutti conoscono i casi certo non rari di feti gemelli , an- che dentro un medesimo amnio, dei quali uno per 1' an- gustia del luogo rimaneva si dall' altro coinpresso, che era divenuto a niodo di schiacciata : non pertanto era nata fra loro la menoma aderenza. — La seconda delle suaccennate ipotesi e molto piii ammissibile. Certo che 1' essere due tuorii entro un unico comune albume e circostanza che assai bene si presta a farci intendere la fusione dei tuorii medesimi, la quale per effettuarsi ha d' uopo pero di una soluzione di continuita della pellicola dei tuorii istessi. Ma questa solu- T. VI. 23 178 LuiGi Calori zioiie, e sussegnente conipenetrazione non dev' essere facile ad accadere, imperocclie nolle nova gemellifiche della jjal- liiia ad unico e coniune albnme trovianio bensi i tuorli a coiitatto e anclie strettameiite pressi 1' un contro 1' altro , ina non uniti. Le testiinonianze poi d' Aristotele e di Har- vejo soprariportate depoiigono, die da tali nova nascono ge- inelli distinti, e I' ultimo solo ammette la possibilita che vengano pur qualche volta mostri doppi. Laonde anche questa ipotesi non pno essere accettata clie con esitanza per ispiegare la duplicita niostruosa. Ma ogni difficolt;k vie- ne rimossa dal momento che poniamo 1' esistenza di due cicntricole, o di due gernii in unico tuorlo. In questo caso sono ab origine associati gli elementi , onde si lortnino so- pra nil medesimo tuorlo , o sopra una rnedesiiiia vescichet- ta blastodermica due niacchie enibrionali, due enibrioni.e per conseguente nascano genielli , conforme la surriferita congettura dell' Harvejo , ed anche un niostro doppio. La quale congettura e stata convertita in fatto per le osserva- zioni del Wolff (I), il quale vide in un uovo di gallina aperto nel sesto giorno d' incubazione giacere sopra un uni- co tuorlo due embrioni ben conformati e distinti, e in al- tro uovo aperto dopo tre giorni d' incubazione due embrio- ni pur sopra un' unico tuorlo , nia uniti insienie per le te- ste, osservazioni che per quanto ho potuto raccogliere so- no state confermate da Baer e da Reichert (2). Ponendo dunque che originalmente esistano in unico tuorlo due ger- nii , piana e facile segue la spiegazione della duplicita mo- struosa , poiche secondo che le due macchie o i due rudi- menti enibrionali sono piu o meno vicini , o giungono pel fatto della evoluzione a toccarsi , o erano gia a contatto primordialmente , ovvio e naturalissimo riesce il coalito di questo, o di quell' altro punto dei due embrioni , e secon- do che le parti, che si riuniscono dei due rudimenti em- brionali , presuppongono 1' esistenza di altre intermedie, che (1) Novi Comment. Acad. Tclropol. T. XIV. pag. 4.56-468. (2) Vedi Op. cil. di Carlo Rokilansky. T. 1. pag. 60. 1 DeSCR. DI UN MOSTRO UMANO EC. 179 si formeranno dippoi , avverri impedimento nella formazio- ne di queste ultiine , oppure, se formate, iino impedito svi- hippo, ed anclie una scomparsa per atrofia ; e secondo in- iiiic die lo sviliippo di una macchia,diun rudimento em- brionale prevale suU' altro , potra per cosi dire in gran parte escluderlo , o distrug^erlo : donde i numerosi generi () specie delle diverse famigfie di mostruosita doppie. Posta (fuesta teoria, che senibraiiii la piu acconcia a darci una idea filosofica di tali mostruosita, non tornera difficile lo intendere, come possa essere avvenuto il mostro umano dop- pio, che forma il precipuo argomento di questa scrittura, e cui ora vengo a descrivere. ABITO ESTERNO E CLASSIFICAZIONE DEL MOSTRO. I generi Ectopago ed Opodinio del Sig. Isidoro Geoffrov Saint-Hilaire (1) si uniscono a comporre qiiesto mostro. Tale consociazione, come ognun ben vede, avvicina due fatniglie distintissime di mostri doppi autossitari , quella cioe dei Monomfalici , e 1' altra dei Monosomi; anzi le lega in- sieme e per cosi dir le confonde : tanto e difficile classifi- care gli esseri mostruosi. Per quanto io mi abbia cercato nelle opere teratologiche antiche, e riandate le piu classi- che opere moderne che trattano distesaniente delle mostruo- sita , quali sono il celebre Commentario di Gian Federico Meckel (2) , 1' Anatomia patologica di Gurlt (3) , di Cru- veilhier (i), le opere di Barkow (.'')), di Serres (6) , di Ot- to (7) , lie trascurato abbia di svolgere le raccolte scienti- (1) llistoire giniv. et panic, des anomalies de 1' organisation etc. Tom. trois. Paris 1836. (•2) Dc diiplicilate monslrosa Commentarius etc. Halae et Berolini an. 1815. (3) Leliorb. der Pathol, anat. der Haus-Soegethiere : part. II. Berlin 183-2. (4) Traill d' Anat. Pathol. sen<''r. Tom. prem. Paris 1849. (H) Monstra animalium dnplicia per anatomen indagata. Tom. I. Leipzig 1828. Tom. II. 1836. (6) Rechercli. d' Anal, transcend, et pathol. Theorie des formations et des de- formations organi(iues , upp)i<]ii<''c k V anat. de Ritla-Crislina. Paris 1832. (7) Monstrorum sexcentorum dcscriptio analomica etc. Vralislaviae an. 1841. 180 Luicr Calori fiche clie erano in mio poterc, noii lio trovato, die la det- ta consociazione sia niai statu ossiMvata o registrata , per- chc io riteiiijo ch' essa sia tiitta imova, e costitnisca un genere novcUo. Vero e, che ii Tetrascelns bifacialis di Guilt, o il Diprosopus diaedens di Baikow potrebbero a prima giuiita conforulersi con essa, ma a chi ben guarda, o con- sidora la ligiira, che ne ba data il piiino sopia nii esem- plare oll'ertogli dalla specie cavallina , a|)paiirii trattarsi pinttosto di nn Iniodimo che di nn Opodimo a quattro estremita posteriori , e due sole anteriori , nel quale sem- bra semplice la regione anteriore delle colonne ed il tora- ce. Laonde io non dubito punto di stabilire un nuovo ge- nere intermedio alia famigiia dei Monomfalici , e a qnella dei Sicefali del sullodato Signer Isidore Geoffioy Saint-Hi- laire, oppnre appartenente a quest' ultima; al quale gene- re impongo la denominazione di Opo-Ectopago , o di Opo- -Ectodimo , denominazione che seinbrami convenientissiina per cio die e tratta dai principali e piu cospicui punti di iinioue dei due individui componenti la mostruoslta. Dalla ispezione esterna del mostro troviamo confermata la convenienza della impostagli denominazione. Le fig. 3 , A. Tav. 7,8, ritraggono 1' Opo-Ectodimo in due vedute anteriore e posteriore , in ciascuna delle quali ravvisiamo due bambine o leti femminei, die dall' ombellico in giii sono afFatto sepaiati, e presentano due regioni sottombelli- cali , due pelvi, quattro arti inferiori ben conformati e svi- luppati, ma dall' ombellico comune in su sono riuniti in nil uuico tronco sostenente pero ([uattro estremita superio- ri , ed in una testa avente due faccie laterahnente confu- se sulla linea media, e volte anteriormente. L' ombellico presta inserzione ad un grosso cordone che porta nel ta- glio quattro bocche vascolari , due pertinenti alle arterie, ed altre due piu larghe alle vena ombellicali. Quest' om- bellico e mediano, e segna 1' estremo punto inPerioie del- r asse di unione del mostro ^ ed e anteriore, perche la re- gione sopraombellicale posteriore comune e piu lunga , o per meglio dire discende piu in basso, e ripiega in avanti per continuarsi con 1' anteriore. Guardando il mostro dalla DeSCR. m UN MOSTRO UMANO EC. 181 faccia anteriore troviamo, che alia regione sopraombellicale cornuiie corrispondente soprasta mi torace comuiie ben for- inato, ed esteso , composto inaiiifestaiiiente della mcta de- stra del torace del f'eto A fig. 3. Tav. 7., e della meta si- nistra del torace del feto B, a ciascuna della quali meta e attaccato un arto siiperiore ben fatto, e normalineiite si- tuato : noil cosi giiardaiulolo dalla faccia posteriore. In f[ne- sta ( Vedi fig. i. Tav. 8. ) non apparisce altra consimile meta di torace coiniiue, (jnantnnque le regioni costali siano anche maniloste, nia solo con la loro porzione prossinia alle spine. L' csplorazione pero fa sentire, die detta meta esiste con questo pero che gli elementi, che ne compongo- no r armatura , essenclosi spinti soverchiamente in basso, per una straordinaria obli({uita presa in questo senso, lian- no operata una specie di riduzione della medesima, ridu- zione die porta seco naturalniente un mutamento di forma e di sito , essendo tale meta molto abbassata soprattutto nella regione media. Concorda con cio 1' inclinazione late- rale della parte corrispondente, e massime della superiore dei due tronchi, patentissima in questa posteriore veduta , e r addossarsi che fanno 1' un contro 1' altro i due feti con le loro spalle posteriori ruotandole nell' asse di unione, ed abbassandone i sommi onieri coi quali vengono esse a contatto , onde le regioni ddtoidee tal prendono una di- sposizione e forma, die rassem])rano due piccole natiche, e gli arti superiori, quantimque nel restante ben separati e conforniati , sono obbligati ad attenersi alia linea media, o al detto asse, di laterali che avrebbero dovuto essere. Con la notata inclinazione laterale dei tronclii va di con- serva la laterale fusione dei due colli in uno assai largo e corto avente la regione posteriore in corrispondenza della veduta anteriore. Con la quale disposizione armonizzano le due teste lateralmente unite in una, dall' occipite alle re- gioni oculari interne, e 1' occipite comune e tutto posterio- re , inentre le oculari dette , e le facciali spettano alia ve- duta anteriore del mostro ( Vedi fig. 3. Tav. 7 ). Le qua- li unioni, qnando si paiagonino con quelle dei due toraci , si vede subito, che non sono simili , e la dissimiglianza sta 182 LUIGI Calori in cio, clie le meta destia e sinistra del collo, e della te- sta del feto A non si souo congiiuite con le meta sinistra e destia del collo e della testa del Icto i?, ma il lato de- stro del collo e della testa di questo feto si e unito con il lato sinistro del collo e della testa dell' altro. II cranio risultante da qnesta laterale fusione delle dvxe teste e uni- co , e seinbra a primo colpo avcre una vistosa circonferen- za , ma e piccolo considerando ch' esso e un composto di due crani : e enormemente depresso, e senza la volta, ed aperto larganiente nel mezzo in corrispondenza delle regio- ni bregmatica ed occipitale superiore, per cui il cervello e alio scoperto, ed avvj exencefalia : I' apertura e circolare, circondata da un piccolo capillizio. Ai lati del cranio tro- vansi due oreccliie, le sole die esistano. Le faccie quan- tunqiie congiunte in una sulla linea media, niostrano a colpo d' occlilo i caratteri di duplicita, e dall' asse di unio- ne alquanto divergono, e volgono esternamente. Diffatto gli occhi esterni sono affatto laterali, le bocclie, e i uasi gii perfettamente distinti e separati, benche siano anteriori, ten- dono pero ad una direzione esteriore , ma le regioni men- tali, le masseteriche , le buccali , e le malari interne con- vergono e confondonsi suU' asse di unione. Sotto queste ultime lia snlla linea media una fossetta , clie alcuuo po- trebbe credere un vestigio di meato uditivo esterno, mol- to piii clie Gruveilliier parlando di un' analoga fossetta o piccolo pertugio nella descrizione del suo temporo-pelvidi- mo, mostro che a quanto parmi si riduce all' Opodimo del Geoifroy Saint-Hilaire , incliua a si fatta interpretazione (1), la quale nel nostro caso nou consentirebbe col vero, essen- do clie quella fossetta non risponde per verun modo ad un appareccliio acustico. Finalniente i due occhi interni veggonsi uniti in un grande occliio inediano da Ciclope , occhio contenuto in un' orbita assai capace , e protetto da due grandi palpebre, nel quale e patentissima la dupliciti dei bulbi. (1) Op. cit. Tom. cit. pag. 360. DeSCR. D1 UN MOSTRO UMANO EC. 1 83 NASCITA E PROVENIENZA DELL' OPO-ECTODLMO. Per ciira dell' Eccellentissimo Sig. Dottore Lulgi Mignat- ti pcrveniie il mostro assai bene conservato al Museo Ana- toiuico dclla Universiti, e portava seco qiiesta relazlone » II mostro clie invio, e nato il 30 Luglio 1843 da Maria Carpoggiani moglie del Colorio Felice Laurenti di Reiiazzo, donna treutenne, di robusta complessione e sana, niadre gii di due figli ben conforrnati e robusti, die partori feli- ceniente. Da nessun incoinodo notevole furono accompa- gnate (jueste due gravidanze, nc susseguiti i parti. Ai pri- iiii di Geunaio resto ella incinta per la terza volta, e stet- te poco bene dal principio sino alia fine della gravidanza , della quale non arrivo a terinine dando alia luce il mostro in sette mesi. Accusava di sentire i movimenti del feto molto irregolari non per forza , ma per sito , e assai diver- si da qnelli , clie aveva sperimentati nelle altre gravidanze , poiclie sentivali piuttosto in corrispondenza della I'egione posteriore , cbe aiiteriore dell' addome: aveva il ventre ir- regolarmentft tumido, e lagnavasi di un peso, e di dolo- retti al medcsimo, die niai non facevano tregna e non cessarono die dopo il parto , della prematurita del quale non e manifesta alcuna causa. II parto non e stato molto difficoltoso : il mostro si presento per i piedi , e solo fu d' uopo di un po' di aiuto percbe uscisse. Uscito non die' se- gni di vita. Sgravatasi finalmente la donna delle secondine, lo che accadde dopo un' ora , furono trovate grandi : la placenta era unica e voluminosa : semplici le membrane e il sacco die raccbiudeva il mostro: unico pure^ ma grosso il funicolo ombellicale. » Aggiugnero, che il mostro pesava cinque libbre e quasi cinque oncie bolognesi. ANATOMIA DELL' OPO-EGTODIMO. OSTEOLOGIA. Procedendo ora a descrivere le particolarita rilevate per I'anatomia, cominciero da quelle dello scheletro, siccome della 181 LuiGi Calori mapgiore inipoitanza per la tletermhiazione del mostti. La fi>;. 5. Tav. 9 litrae lo sdielctro dell' Opo-Ectodinio grandc al veio dalla parte aiiteriore. Cliiaro e a cliiimcjiie, clie qiiesto scheletro e nn coniposto di due schcletri A, D insieme riuniti pel toraci, pel teschi e per Ic regioni scapolari degli arti siipe- riori posteriori. Le due colonne vertebrali separate per tutta la loro lungliezza, e norinalniente sviluppate per la eti\ del niostro, sono oblique e convergenti I'una verso I'altra, e dista- no molto inferioruiente, nientie con 1' estiemita superiore o con gii atlauti sono vicinissinie. Contauo il solito nuinero di vertebre normalmente ripartite nelle loro tre regioni, le qua- li vertebre quantunque alibiano i loro corpi opposti , non li portano pero in una opposizione perfetta, ma volgonli al- (juanto verso la parte anteriore, volgimeiito che e niaggiore nella parte superiore delle regioni dorsali, e nelle regioni cervicali. Nelle regioni dorsali vi ba di piii un poco di tor- sione, die il lato, die guarda la detta parte anteriore, e al- quanto concave, e 1' opposto naturalmente alquanto conves- so. La cassa toracica, die segna la prima od inferiore unio- ne dei due sclieletri , e unica , assimetrica, grande, a cavi- ta seniplice e comune. Ha due pareti una anteriore, altra posteriore, diversamente situate e conformate, ed evidente- niente composte di elementi contribuiti da anibidue gli sche- letri. La parete anteriore ba una forma, ed una collocazio- ne per cosi dire normali, ed e formata dalla nieta destra del torace dello scheletro A e della nieta sinistra del to- race dello scheletro B. In ciascuua niela ha dodici costole di niodica lunghezza, di conveniente obliquita, ed arcuazio- ne. Le cartilagini costali delle sette costole superior! di ambe le meta compiono in un con lo sterno questa pare- te nella parte media, e nulla off'rono di rimarchevole. Lo sterno posto nel mezzo, o nell' asse di unione dei due to- raci, o dei tronchi dei due sclieletri, e ben conformate, cartilagineo, tranne nel manubrio, dove ha un voluminoso germe ossco. Non e duopo notare , che nella sua compo^i- zione entra la meta destra dello sterno dello scheletro A e la meta sinistra dello sterno dello scheletro /?, e che esse forma 1' unione delle due descritte meta di torace dei due DeSCR. DI UN MOSTRO UMANO EC. 185 schcletri , essemlo cosa per se tiop[)o cliiara ed evidente. La parete toiacica posteriore non e veramente opposta al- I'aiiteriorc clie sni lati. E molto abhassata, specialmeiite nel- la sua parte media, la (pialc comincia sotto il livello della estreinita iiifcriore dello sterno anteriore. In luogo di esse- re prominente ed arcuata, e plana e forma una larga in- cisvn-a fatta a similltndine di F, snperiorinente aperta, ed opposta alio sterno anteriore, alia quale incisura corrispon- dono le spalle insieme unite degli arti superiori posteriori. Questa parete posteriore e, non altrimenti che l' anteriore, coinposta di due meta contribuite dai toraci del due sclie- letri , e il torace dello sclieletro A vi presta la sua meti sinistra, qiiello dello scheletro B la sua meta destra. In ciascuna meta si noverano dodici costole , che nulla lianno di notabile in quanto a lunghezza , ma non cosl in quanto all'arco, ed alia obliquita, essendo il prinio quasi affatto perduto e la seconda cosi esaggerata, cli' esse tendono a di- scendere quasi dritte. Le lore cartilagini di prolungamento sono pill corte di quelle delle costole della parete anterio- re, meno pero le superiori, fra le quali sono lungliissime le due prime , che discendono 1' una verso 1' altra alia linea media, dove unisconsi ad angolo aciito situato subito sotto il Hvello del processo mucronato dello sterno anteriore, a sono esse, che circoscrivono la suddetta incisura a V. Si continuano poi direttamente con lo sterno, non pero di lato, ma dalla parte superiore, e sembrano costituirne il manii- brio, se pure puo dirsi, che lo sterno posteriore vada forni- to di questa parte. Qiiesto sterno finalmente coUocato nel mezzo della descritta parete, e sotto il livello della estreini- ta inferlore dello sterno anteriore, e piu piccolo di questo, e tutto cartilagineo. Offie un solco longitudinale mediano, che dair angolo della incisura a F lo percorre fine alia car- tilagine mucronata, ed indica che esso e formato di due me- ta di sterni somministrate dai toraci di ambidue gli sche- letri. Ne I' angolo della incisura a F, ne i margini interni delle due cartilagini, che la costituiscono , portano alcuna superficie articolare per 1' articolazioue delle spalle posterio- ri. La descritta disposizione della parete toracica posteriore T. VI. 24 1 86 Luici ^ALORI e poi in armonia con la disposizione suddlscorsa delle co- lonne, anzi vi e inteiainenlo siibordinata. Alle modificazioni subite dalla parete toracica posteriore 91 associano quelle degli arti superioii posteriori , i quali lion sono piu, come gli anteriori , sitnati ai lati di detta parefe, ma snlla linea media, ed insieiiie uniti per le spal- le. Qiioste nella loro composizione non niostratio die tre ossa (Vedi fip;. 8. Tav. 9), le due scapole, ed una lami- na ossca verticale mediaiia, clie tien luogo delle clavicole (•he mancano. Questa lamina conisponde alia parte media della suddiscorsa incisura a F, ai bordi della quale non e legata per alcun legamento, ed e frapposta alle apofisi co- racoidee, alle quali e tenuta per I'analogo di un legamen- to coraco-clavicolare , e rimane coperta dall' uuione media degli acromi, ai quali 6 annessa per alcune fdne legamen- tose. Le scapole normalmente conformate e sviluppate veg- gonsi ruotate verso 1' asse di unione dei toraci, ove si in- contrano coi loro bordi superiori, con le spine e con gli acromi, per le quali parti congiungonsi ; congiunzione clie e mantenuta per membrana , e per sostanza legamentosa. Pel detto ruotamento ed unione hanno poi le scapole pre- sa una giacitura orizzontale permanente, onde la loro base si e rivolta superiormente, il bordo anteriore inferiormente, r angolo inferiore verso le colonne vertebrali, e le cavita glenoidi in basso. Le altre regioni degli arti superiori po- steriori, tranne la loro coUocazione verso I'asse di unione, ed il forte accostamento delle estremita superiori degli ome- ri, conseguenza immediata della descritta maniera di unio- ne delle scapole, non presentano cosa alcuna, che meriti particolare menzione. II tescliio , fatt' astrazione da alcune difFerenze connesse con lo stato di completa separazione delle colonne verte- brali , ha i caratteri, che veramente distinguono gli Opodi- mi, e gli exencefalici dagli altri mostri. II Cruveilhier vuo- le, che il genere Opodimo di Isidoro GeofFroy Saint-Hilaire sia il mostro laniceps del medesimo Autore (1); opinione 1 (I) Op. cit. Tom. cil. pag. 361. DeSCR. VI UN MOSTRO UMANO EC. 1 87 afTatto erronea , imperocche i Ciani hanno per caratteristi- ca una faccia anteriore ed una posteriore, ed afliiiclie cio avvenga , necessita che la regione anteriore dei due teschi che si fbndono , aprasi proforKlaiiiente lungo la linca media ill due meta eguali , die assai fia loro si allontanino, e che uiio dei teschi cosl aperto s'iiicontri, e si unisca per la su- perficie dell' apertura delle due nieta con la corrispondente siiperficie delle due meta egualmente aperte, ed opposte deir altro teschlo , donde le faccie volte nei due coutrari sensi che ho detto. Niente di tutto cio ha luogo negli Opo- dimi. In questi i due tesclii si applicano di fianco 1' un contro r altro, c 1' unione e affatto laterale, o, per dir piu esplicito, il lato di un teschio si foiide con il lato conge- nere del teschio vicino. Questa differenza , come ognun vede, e essenziale, onde sarehbe un arrecare oscurita, e confusione piuttosto die maggiore semplicita, e chiarezza nella classificazione voler coiifondere gli Opodimi del ])re- lodato GeollVoy Saint-Hilaire con i Giani del niedesimo. Nel uostro caso abbiamo due teschi exencefalici , atrofici in eminente grado si nel lato pel quale si foudono , che po- steriormente e superionnente , e mancanti ancora di alcu- ni ossei elementi ( Vedi fig. 5,6, 7 , Tav. 9 ). II teschio delio scheletro A fig. 5. Tav. citata per il suo lato si- iiistro si congiunge con il lato destro del teschio dello scheletro B , conginnzione , che e affatto dissiinile da quella dei due toraci , e concorda con il suddescritto volgimento anteriore dei corpi delle vertebre cervicali , o delle regioni del medesimo nome. Essa e piu intima nel mezzo, ovvero in corrispoudenza delle regioni sfisnoi- dali e petrose interne, delle quali avviene una decisa fu- sione, e in queste regioni e massimamente iielle petrose e anclie maggiore I'atrofia. Nelle altre parti e semplice unio- ne che ha luogo per sutura, e 1' atrofia e meno, ed e per- c\6 che veggiamo una divergenza nelle regioni anterior! dei due teschi, e le faccie guardaiio lateralmente. II teschio uni- 00, che risulta dalla indicata unione, ritiene naturaiiiiente i caratteri dei due teschi che lo compongono, ed e atrofi- 00, piccolo, exencefalico. La regione crauiale e piii atro- 188 LuiGi Calori fizzata della facciale, e non si cleva, come al solifo, con la sua parte siippiiore a volta , ma risiede quasi fosse stata comprcssa (laH'alto al basso, c rappresenta un piano pen- tagoiio , nella media e posterior parte di cui ha un ampio lore circolare pin esteso dalla parte del tescliio B fig. 7. Tav. 9. Quest' assimetria dipendc da tuio sviluppo, o gran- dezza alquauto diversa delle ossa die la circoscrivoiio, e souo jjosteriormente le porzioni lanihdoidee a, Z*, dei due occipitali, ed anteriormente i (fuattro parietali o, p^ q^ r. Le prime sono manche della loro meta superiore, ed han- no luia piacitura obliqua dallo indietro in avanti e dallo intcrno alio esterno : con la loro estremitu interna si uni- scono sulla linea media parte per combaciamento , parte per cartilagine, la quale ultima unione ha luogo inferior- mente. La segnata a e un poco piu estesa della congene- re h, ed amendue portano nel mezzo della lore esterna superficie una concavita separante due gobbe una esterna, altra interna, in opposizlon delle quali la superficie interna ha due fosse destinate a coutenere gli euiisferi cerebcllosi. Le due superficie terminano superiormente ad un margine arcuate piii lungo nella porzione a che nella Z* , e i due margini insieme formano. I'orlo semicircolare posteriore del foro predetto. I secondi , o i parietali sono anche piu man- chi ed atrofici delle porzioni lambdoidee degli occipiti , e presentano quattro piastre ossee , due esterne o, ^, piii grandi , e due interne q^ r, piu piccole, tutte insieme ar- ticolate per arnionia, e la sutura , per cui le due ultime fra loro si articolano , tiene I'asse di unione dei due teschi, Le piastre^, r, sono un po' piu larghe delle o , dodici vcrlelire indicate (\d g a h. I. regione dorsale della colontia verlebrale dello schcletro D, la quale regione luuslrasi pine cuiiipusla di dodici verlebre segiiate da m a it. o, regione lonibare dello sclieleiro .1. da /) a 7 , le riitqne verlebre di qiiesta regione. r , regione lonibare dello sclieleiro li. da s a (, le ciiii|iie verlebre di qiiesta regione. II , sacro dello sclieleiro .1. V , sacro dello scheletro H. da X a z , dodici coslole anleriori o desire del lorace dello scbelciro A. da y a &■ , dodici cosiole anleriori o sinislre del lorace dello sclie'elro B. 1 , sterno cnmune anleriore, il quale porta nel inaniibrio il voUnninoso gcrme osseo 2. da 3 a 4 , cosiole sinislre dello scheletro ^1. da 5 a 6, cosiole desire dello scheletro B: quesle costole sono dodici tanto dal lato di iin fclo , qnanlo dal lato dell' allro feto. 7 , sterno coinune posleriore. 8 , 9 , 9 , ossa della spjila destra od anleriore dello scheletro A. 10, r oraero corrispondentc trnncato. 11, 12, 12, ossa della spulla sinistra od anleriore dello scheletro B. 13, r oniero corrispondenle troncato. 14, 15, fronlali del teschio dello scheletro A. Ill, 17, fronlali del tescliio dello scheletro B. 45, 19, process! ingrassiali . sinistro del teschio dello scheletro A, destro del teschio dello sclieleiro B, fra i quali ha il foro *, ehe A il forarae unico, pel quale quest* orbila luediana conuiuica con la cavila craniale. 20 , osso imparl inediano forinato dalla fusione delle grandi ale sf'enoidali , de- stra dello si'enoide del teschio dello scheletro B , sinistra dello sfenoide del teschio dello scheletro A. 21, 22, estremila od apolisi orbitali delle ossa palatine corrispondenli all' or- bila mediana. 23, 24, ossa piane degli elraoidi , corrispondenli all' oi-bila mediana. 25, 26, jugali coaliti , sinistro del teschio dello scheletro A, destro del teschio dello sclieleiro B : il 25 olTre in 27 un' appendice , distinta per un solchel- lo quasi Iraccia di sulura. 28 , 29 , lagriniali corrispondenli all' orbila mediana. 30, 31 , osso mascellare siiperiore dei due leschi situalo dal lato dell' asse di unionc. 32, 33, porzione, che i mascellari superior! 30, 31, contribuiscono all' orbila mediana. 31, 35, mascellare superiore esterno dei due teschi, o destro del teschio dello scheletro .1 , sinistro del teschio dello scheletro B. 30, 37, jugali esterni dei due teschi. 38, 39, nasali di anibo i teschi. 40, 41, Inrbii^ati inl'eiinri del teschio dello scheletro A. 42 , 43 , turbinali inleiiori del teschio dello scheletro B. 44, 45, vomere di ciascnn teschio. 46, 47, mascclla inferiore del teschio dello scheletro A, la meti sinistra della quale masiella ^ det'ormata , e niozza. 48, 49, mascella infeiiore del teschio dello scheletro B, la raeta destra della quale mascella i deformata e mozza. DfiSCR. DI UN MOSTRO UMANO EC. 223 60, 51, 52, ossa innominate e pi'lvi dello scheletro A. !)'\ , fcinori del meilesimo sclielelro ironrali. 54 , 55 , 56 , ossa innominate e pelvi dello scheletro B. 57 , feinori del raedesinio scheletro troncati. 68, 69, soapole posteriori unite, sinistra dell' arto siiperiore posteriore dello scheletro ^1 , destra dell' arto siiperiore posteriore dello scheletro B. 60, 61, onieri defili arti siiperiori posteriori dei due sclieletri. 62 J 63 , ossa dell' avanbraccio troiiche degli arti superiori posteriori dei due schclctri. Fig. 6. II teschio dell' Opo-Ectodimo , veduto dalla faccia o regione inferiore. A , teschio dello scheletro A. B, teschio dello scheletro B: da questo teschio d stata separata la mascella inferiore. D, D, asse di unione dei due teschi. a , porzione lambdoidea dell' occipite del teschio A. c, d, porzioni condiloidee dell' occipite inedesiiuo. g , porzione basilare dello slesso. b, porzione lambdoidea dell' occipite del teschio B. e, f, le sue porzioni condiloidee. h , la sua porzione basilare. i , k , osso petroso nicdiano comuae ai due teschi. J , m , corpi sf'enoidali coaliti dei due teschi. n, o, proccssi pterifjoidei , sinisiro del teschio A, destro del teschio B. p, pezzo osseo soslenente I' apofisi p'^, il quale pezzo corrisponde alle ale mag- giori degli sfenoidi situate nell' asse di unione , fuse e prolungate nella la- mina *, die scpara le due fessure sfcno-mascellari. q, r, process! pterigoidci , destro del teschio A, sinistro del teschio B. s , t , grandi ale sfenoidali , destia del teschio A , sinistra del teschio JJ. M, t), rocche tciiiporali, destra del teschio A, sinistra del teschio B. X, y, anelli tiiiipanici e incrabrane dei timpani in corrispondenza di dette rocche. z, &■, porzioni squaraose dei temporali, alle quali appartengooo le rocche e gli anelli notali. 1,2, jugali sinistro del teschio A, destro del teschio B, insieme unit! per su- tura neir asse di unione dei teschi. 3, 3, 4, 4, mascellari superiori di ambo i teschi: i mascellari del teschio B moslrano in * , la porzione palatina per essere stata levata la mascella in- feriore corrispondente. *, *, i process! alveolari superiori. jugali, destro del teschio A, sinistro del teschio B. nasali di ainbn i teschi. vomeri di ambo i teschi. , pnrzlDiii palatine delle ossa palatine del teschio B, , foranii orcipitali. , fori condiloidei anterior! , destro del teschio A , sinistro del teschio B. , forami jngulari, destro del teschio A, sinistro del teschio B: il destro (!i questo teschio , ed il sinistro dell' altro non esistono. 19, 20, forami carotici , destro del teschio A, sinistro del teschio B : il destro di questo teschio , ed il sinistro dell' altro non esistono. 21, 22, forami oval! delle ale sfenoidali s, /. 23 . 24 , fori palalini po'lerior! del teschio B. 25 , fessura sfeno-inascellare presso I' asse di unione dalla parte del teschio B. 26. mctu destra uormale della mascella inferiore del teschio A. 5. 6,,i 7, 8. 9. 10, 11 , >2 13 , 1< 15 , 16 17 , 18 224 LuiGI CaLORI 27 , nirlit sinistra della medesima . la quale melit b mozza , e porta il process iiHinilo (li'lla faecella plana 'JS , per la (|iiale qiicsla iiielil si articola con la mela doslra piir mozza drlla mascella iiilcriore dell' allro leschio. 29 , moia sinistra norniale della niasct'lla iiiferiore del tescliio Ji separata e veduta dalla parte interna. 30, mela deslra mozza portante in 31 un processo fornito di faccietta articolare plana, niediantc la (lualc si arlieula cun la uiel^ sinistra dell' altra masccl- ia infcriore. 32 , foro niascellare superiore od interno. Fig. 7. 11 niedesiuio tescliio veduto dalla regione superiore. .4, tescliio dello sclieletro A. B, tescliio dello sclieletro U. D, D, asse di unioiie dei due tesclii. C, ani|iia aperliira della regione superiore. E, orbita niediaiia coniiine. da a tino ad i sono i luedesimi oggetti iudicati nella fig. precedente veduti dal- la parte interna. /, pezzo cartilagiueo silnato nella sommit^ della rocca temporalc i, k, mediana e comnne ai due tesclii. »H , n, rocclie tcmporali , sinistra del tescliio B, destra del tescliio A. 0 > P , 1 > >■ > parietal! di ambo i tesclii : i q , r piii atrcifici degli o , p , si articolano per sutura anomala insieme nell asse di uiiione dei tesclii. u, V, X, 1/ > quatlro I'rontali , due per ciascun tescliio: i t), a;, si congiungo- no insieme come i parietali q, r. s, t , porzioni sqnaniose del lemporali, sinistro del tcschio B , destro del teschio A. z , &■ , orbite csterne, o destra del tescliio A, sinistra del teschio B. I , 2 , 3 , 4 , niascellari superiori dei due tesclii conlribuenti all' orbita media- na la porzione * , *. 6, 6, nasali dei due tesclii. 7, 8, jugali uniti nell' asse di unione per sutura: il 7 S 11 destro del teschio i?, il segnato 8 t^ il siiiislro del teschio A. 9, 10, lagrimali dell' orbita mediana comune: il 9 £ il destro del teschio B, il 10 il sinistro del teschio A. II, 12, ossa plane, destra del teschio B, sinistra del teschio A. 13, estremiii anleriore delle grandi ale coalite dei due sfenoidi nell" asse di unilii|iio inierno desiro dell' addome del felo B. p, miiscolo retto desln) del medesimo, il quale miiscolo i tulto alio tcoperto per essere stata levala la parete anteriore della sua guaina aponeurolica. q , miiscolo grande serralo deslm. r, miiscolo graiide petlorale destro. r*, muscolo gran dorsale destro. s , mnscolo delloide destro. t , miiscolo tricipite bracchiale destro. u , muscolo bicipile destro. I', muscolo sottospinoso destro. X, muscolo piccolo rotondo destro. y , muscolo grande rotondo destro. s, muscolo cucullare destro veduto in iscorcio. Fig. IG. Dimostra i inuscoli delle spalle unite, i piccoli pettorali ^ i vasi san- guiferi ec: i bracci sono portati in alto, e levati i grandi pettorali, onde ap- pariscano le indicate parti. A, B, F. come nella ligura precedente. a, porzione inferiore del muscolo peltorale sinistro del feto A, il quale musolo f stato trasversalmenle tagliato, ed asportato in gran parte. b, muscolo petlorale minore sinistro. c, c, muscolo grande serrato sinistro. d, muscolo grande dorsale sinistro. « , membrana orcludente 1' incisura a V della parete toracica posteriore comune. ' f, dcltoide sinistro del feto A- g, muscolo sottospinoso sinistro del medesimo feto. h , muscolo grande rotondo sinistro. i , muscolo tricipite bracchiale. k , muscolo bicipite sinistro. /, porzione inferiore del muscolo petlorale maggiore destro del feto B, il quale muscolo (^ slalo tagliato, come il sinistro del (eloA,eA asportato. m , muscolo petlorale minore destro del feto B. n, n , muscolo grande serrato destro del medesimo. 0 , muscolo grande dorsale destro. p , muscolo deltoide destio. q, muscolo grande rotondo destro. r , muscolo sottospinoso destro. s , muscolo tricipite bracchiale destro. t, muscolo bicipite destro. u, arteria bracchiale sinistra del feto A. V, arteria bracchiale destra del felo B. y , X , due arierie toraciche sinistre del felo A. \ Con queste arterie veggonsi al- z , z*, due arierie toraciche destro del feto B. } cuni nervi toracici. &■ , cavo ascellare sinistro del felo A. 1 , cavo ascellare destro del feto B. 2,3, alcuni de' coidoni nervosi di plessi bracchiali. Fig. 17. Dimostra i rauscoli del secondo e terzo strato nel colic, i plessi brac- chiali posteriori cc. A, B, D, F, come nelle antecedent! figure. a , deltoide sinistro del feto .4 , in gran parte asportato. b, porzione del bicipile sinistro del medesimo feto. c , porzione del tricipite bracchiale sinistro. 230 LuiGi Calori 3 Tav. 14). TAVOLA 13. Fig. 19. Dimostra la parete superiore della caviti orale comiine e delta faringe. a, b, mascclle inferiori , che rendono doppia anteriormente la cavitd ovale. g , h , palati , k, paluto coniune. e , f , coane. c, d, parete superiore della faringe. Fig. '20. Lingiie unite vediite dalla parte del dorso, e faringe. a , h , le due lingiie. c, asse di iinionc delle lingiie e produzione della mucosa orale formante una specie di freno comune. d , d, d, pareti posteriori e laterali della faringe largamente aperla, e veduta dalla parte superiore. e, {, glottidi davanti le quali veggonsi le epigloltidi k, I. (J, promincnza falta dalle laringi lateralmente unite come le lingne , donde ha luogo una specie di setto , che separa in due 1' apertura di comunicazione della faringe con 1' esofago. »■ , quest' apertura. h, h, specillo introdotto da un lato sotto il setto, e fatto riuscire dall' altro. I , k , epiglottidi. Fig. 21. Veduta posteriore dei visceri del torace e dell' addome dell' Opo-Ecto- dinio , e principal! vasi sanguiferi. A, pertinenze del Icto A. B, pertinenze del feto B. a , lingua del feto A. b, lingua del feto B. c , asse di unionc delle lingue , e specie di freno comuDe. e', c', due amigdale uniche esistenll. d, d, faringe comune. e, esofago comune. f, g, diaframnia. h, grande apertura diafrararaatica , per la quale lo stomaco, le milze ec. si pro- trudono nel torace comune. k, porzione di diaframma fatta a mode di lista carnoso-tendinea.che si prolun- ga sulla faccia posteriore dello stomaco , va ad abbracciare il cardias e for- ma il foro esofageo. », stomaco avente i due ciechi fondi in I, m. n, n, n, intestino digiuno comune. 0 , diverticolo di questo intestino. p, p, intestino ileo del feto B. q, q, intestino ileo del feto A. r, intestino cieco del feto B. i , appendice vcrmiforme del medesimo intestino. t, intestino cieco del feto A. u, appendice vcrmiforme del medesimo intestino. V , colon ascendente , il quale si prolunga per l' apertura diaframmatica x , e penetra nel torace comune, dove forma 1' ansa y, che corrisponde al colon trasverso. T. VI. 30 234 LuiGi Calori 2, colon discendente di qiieslo fcto. 6-, si^ma colico del iiiedesimo. 1 , rcito. 2 , colon ascendente del felo B. 3 , colon disccndeiite. 4 , siijiiia colico. ;■>, rcuo. 6,7, fegato. 8 , milza siiiiala dalla parlc del fcto 7? contro il cieco fondo slomacalc L 9, alira niil/a siuiata dalla parte del i'eto A e comspondente al cieco fondo slomacale m. 10, Iracliea poslciiore. 11, liiDiulii piiinari della mcdesima. 12, poliiioiie poslciiore pei'lineiite al feto B. 13, polmone posteriore pei'liiientc al feto A. 14 , 15 , reni del feto B. 16, 17, rcni del felo A. 18, 19, capsule soprarcnali del niedesimo. 20, iirelerc sinistro del medesiino. 21 , vescica orinaria del niedesimo. 22^ vescica orinaria del fcto B. 23, tiraco del feto A. 24, iiraco del feto B. 25 , 25 , parli genitali eslernc dl anibo i feti. 26 , vagina del felo A. 27 , niero del niedesimo. 28, tuba faloppiana sinistra del mcdesimo. 29 , ovaia sinistra. 30, Icgamenio rolondo sinistro. 31 , vagina del feto B. 32, iiiero di questo felo. 33 J tnba faloppiana destra del medesimo. 34 , ovaia destra. 35 , leganiento rolondo dell' ulero. 36, fiinieolo onibollicale. 37, porzione di parele addominale die circonda 1' ombellico. 38 , 38 , vene ouibellicali. 39, vena nscenle dalla milza 9, die in 40 si congiunge colle vene polmonali posteriori ( Vedi fig. 22 Tav. 14). 41, tronco dell' arteria innominata del feto B, dal quale tronco procedono le dne sncclavie. 42 , arieric faringee ascendent! del medesimo feto. 43 , arleria tiroidea inferiore del medesimo , la quale investe la glandola ti- roide 44. 45 , arleria carotide del fcto B, unica esistente. 46 , piirzione di aorta discendenle toracica del feto B. 47, 48, le dne arterie ombellicali iiniclie esistenti, le quali procedono dall' ipo- gastrica di questo felo. 49 , dirama/i(>ni dell' ipogastrica delta. da 50 a 50 , aorta del felo A. 61 , caroiide primiliva unica esislcnie del medesimo. 52, sua divisione in carotidi facciale c cerebrate. DeSCR. DI UN MOSTRO UMANO EC. 235 fi3 , arleria tiroidea snpcriore inveslicnie la glandola tiroidea 64 del felo A. 55, Iroiico anoniiuo del I'elo medesimo, dal quale Ironco procedevano le due siicclavic. 66 , aitciia capsiilare sinislra del meilesimo felo. 57, allelic reiiali clcl medesiiiin , le qiiali lianno iin Ironco comune, e corniini- cano con I' arleiia niescnlcrica siiperiore data dall' aorla del felo B. 68 , aileria nieseiilciica iiifeiioie del Celo A. 69 , ai'lei'ia iliaca |)i'iii)ai'la sinistra del medesimo. 60, arleria iliaca priinaria dcslra. 61 , arleria ipofjasirica sinislra. 62, raino poslerioie dell' arleria polinonalc diramalo nei rami 03, 64, che pe- iietrano nei polmoni posteriori di anibo i feli. 65 , vene iliaca estcrna ed ipogaslrica sinisire del felo A. lagliate. 66, vena cava ascendenic del medesimo, unica, eke veramenie esista, di tal nomc. 67 , vene renali del medesimo. 68 , vena aziga del medesimo. 69 , vena cava discendenle del medesimo. 70, vena anoninia riceveiile le due succlavie. 71 , vena ju;^ii!arc eslerna. 72 , vena jii^ulare interna. 73 , lamo trasvcrso die melte in cnmunicazioDe le cave superiori dei due feli. 74 , vena jiij^iilare interna del felo B. 75, vena aziga del medesimo. 76 , nervo pneuinogastiicc) iinico esislente del medesimo. 77 , nervo pncumuijastrico unico esislente del felo A. TAVOLA. 14. Fig. 22. Dimoslra i vasi sanguiferi della porzione soUo-diaframmalica dell' ap- pareccliio digcrenle. A, B, come nelle anlecedenli figure. a, eslremila inl'eriore dell' esofago. b, c, slomaco , o due rigonfiamenti a cieco fondo , dai quali 5 coslituito, dislin- li Ira loro per una specie di coslrizione, in corrispondeuza della quale lia superioruieute il cardias, inferiormenle il piloro. d , d , (luodeno unico e comune. e, e, iniesiino digiuno unico e comune. f, diverlicolo del digiuno. g, ileo del felo B. h , ileo del felo A. i, cieco del felo B. I, appendice vermiforme del medesimo. m , colon laglialo , ed asporlalo in un col rello. k, cieco del felo A. n, appendice vermiforme del medesimo. o, colon laglialo, ed asporlalo in un col rello. p, q, r, fegalo, vale a dire lobi principali p, q, del Tiscere vednli dalla fac- cia concava ; r lobulo spigeliauo. s, cistifellea unica esislente. (, condollo cisiico unico, u, dollo epalico unico. 236 LuiGi Calori V, colodoco nnifo. X , pancreas iiiiiro. J/, nii(za (Ifl t'elo /?. ;, inilza del Ceto A. &■ , reiii del felo H. I , "2 , capsule soprarcnali del felo 77. 3,4, reiii del felo .1. 6.6, capsule snpi'arenali del medesinio felo. 7.7, aoria discendeiile addoiiiiiiale del felo B. 8, arleiia analoga ad una celiaca, la quale perd non si parte clie in due rami, e nianca per consesnenle di Irigono. 9, raino splenico di qiiesla celiaca, dal qnalc procede il ramo 10, clie si dislri- biiisce al pancreas. II , il ramo splenico, die si proliin^a alia milza ;/, avanii di penelrare nella (pia- le da parerclii rami hrevi al cieco fondu /;. 12, arlcria siomaiale anastomizzanle con il ramo 13, die proviene dall' arleria splenica apparlcnenle alia milza z. H, arlcria mescnterico-spleno-f;aslro-(;palica , o raesenlerica siiperiore unica e comiine ai dne fell nascenle dell' aorla 7 , 7. 15, ramo, oil arleria mesenlerica siiperiore del felo B. 16, ramo, od arleria splenica, la quale va a dislrilmirsi alia milza s. 17, ironco comnne al ramo od arleria mesenlerica superiore 18, ed all' arleria epalica "20. 18, ramo, od arleria mesenlerica superiore del felo .1 , la quale per il ramo 19 anastomizza con il lamo 28 procedeale dal Ironco comune renale 26 del felo A. 20, arleria epalica, la quale da ramiiscelli alia testa del pancreas, 1' arleria dno- denalc 21 , la cisiica 22, la slomacale 23, e finalmenle partendosi in 24 in due rami va a dirauKirsi enlro il fej,'alo. 2.5, 25, arleria aorla discendcnte addominale del felo A. 26, Ironco comnne delle arlerie emulgenii 27 di queslo felo. 28, ramo di anaslomosi con la mesenlerica superiore 18. 29, ramuscello IVenico. 30 , 30 , Ironco venoso , che rappresenta la cava inferiorc del felo ^ , e la vena aziga del medesinio. 31, 31, vena cava ascendenle , unica die veramenle esisla di tal nome, ed ap- parliene al felo A. 32, vena meseraica minore del feto B. 33, vena splenica del medesinio. 34, ironco splenico, die si congiunge con la meseraica maggiore del feto B. 35, questa meseraica maggiore. 36 , ironco risullanle dall' iinione della splenica 34 , e della meseraica maggio- re 35 , il quale Ironco A analogo ad una vena porta addominale del feto D, e s' inncsta nella splenica 37, 37 procedenle lUlla inilza ; del felo A. 37, 37, delta splenica, die riceve il ramo dnodena'.e •>;( , la vena slomacale 39, la vena meseraica maggiore 40, la minore 41 del felo /I, c ad uUinio la vena cisiica 42. 42', vena poria epalica, o porzione venosa della medesima , la quale porzione ft unica. da 43 a 4'i, porzione della vena porta epalica invianle rami al lobo qr del fegalo. 45 , grosso ramo approfonJantesi ncl lobulo spigeliano, c comunicaule con le ve- ne uiubellicali. I DeSCR. ni UN MOSTRO UMANO EC. 237 46 , Rrnsso Ironco tiscenle dal fe^ato , il quale tronco h formato dal dolto Aran- ziano e dalle veiie cpaliche : (jiieslo tronco riceve la cava ascendenlc 31, 31, e ricDi'da la vena oinrulo-inesenlerica , deila quale la cava ascendenlc i pi'i- monlialnienle nn laino. 47, vena, die (lalla rnilza andava a shoccare nelle polmonali posteriori. Fig. 23. LaringI , pohnoni , cnore e principa'.i vasi sangiiileri. La porzione ven- Iricolare del cuore i> stata apcrla, ed una delle lariiigi asporlata. 0, porzioncolla di esofapjo. b, c, corpo deir osso joide. d, e, f, \e sne tre corna, la media f dcllc qnali i comune. g, corno minore ap;giunlo al iiui{,'f;iore d. h , cartilasine liroide e larinf,'i' del Cclo ^1. 1, it, Iracliee coninni ai due fcli. /, /, m, bronchi dei poiinoni anlcriori.o m bronco deslro del fcto A , /, / , si- nislro del feto B : qncslo bronco (^ stato taa;lialo, ed il poliuonc corrispon- denle abbassalo per nieltere in vcdiila le venc polmonali. n , n , bronco deslro del f'elo Ji tagliato egualmente per il medesimo scope. o, polmone deslro, o anlcriore del felo A. p , polmone sinisiro, o anlcriore del feto B. q , polmone sinisiro, o posleriore del felo ,4. r, polmone deslro, o posleriore del felo B. s , orcccliietia e seno delle vene cave. t , u , M , venlricolo polmnnale aperlo. V, specie di sctlo incompleto, che distingue quesla caviti ventricolare in due, una minore i/ , I' allra maggiore x. z, foro arlerioso aperto della cavilA ij , foro che conduce nell' aorta. *, aperlnra, per ciii la caviia tj comnnica con l' orifizio aiu'icolo-venlricolare 2. 1 , foro arlerioso della ca^ila ventricolare x , che conduce nell' arteria aorta. 3, incavo silnalo sollo il foro 1, e che invia al foro arlerioso, che mette nella polnionale. 4 , foro comunicalorio con il venlricolo 6. 6 , valvola Iricnspjdale. 6, venlricolo aorlico. 7, valvola niilrale. 8,8, specillo inirodotto nel foro arlerioso, che mette nell' aorta ascendenle co- mune 9 , la quale 6 slala aperta : a queslo foro veggonsi le solile tre val- vole seniilnnari. 10, 11, pczzo di aorta tagliata del feto B, e spostala, massimamenle nel fram- mcnlo 11, per metlere in plena vedula i rami dell' arteria polnionale. 12, orifizio arlerioso, che conduce nell' arteria polmonale, ed era conlro 1' in- cavo 3. 13, tronco dell' arteria polmonale comnne. 14, 14, dolio botialliano , che si conlinua nel cospicuo ramo appartenenle ai polmoni posteriori, e s' immctle nell' aorla all' origine dcU' aorta del feto A. 16, quest' aorta. 16, arteria carotide priniiliva unica del feto A. 17, aorla discendcnle del medesimo. 18, doiio boitilli.ino , che sbitcca nell' aorla discendente del feto B. 19, arleria del polmone sinisiro del felo B. 20, arleria del polmone destro del felo A. 21 , 21", 21,*/, arteria dei polmoni posteriori, e suo parlicolare tragitto davanii le trachec e tra le laringi. 238 Luici Cai.ori •>■> ramo al polmnne poslerioro, o destro del felo A. 23 , 2.3 , ramo laslialo del pnlmnnc postcriorc, o dcslro del fcio B. 24, 25, oreccliielta e snno delle vene polmonali. 26, vena polmonale del polnnim; aiilcriore, o sinisiro del felo /?. 27, Ironco, il quale riceve la vena polmonale 28, procedciilc dal polinonc an- teriore 0 destro del felo A, poi il ramo 29, die esce dal polmone sini- stro del medesimo felo , in apprcsso riceve il rauin 30 comiinc al ramo splenico tagl.alo 31, ed alia vena 32, clie viene dal polmone destro del felo B. V ) / / K \ i di^ r ' L t ^ X. ■Jsi- s o IN %SJ^ -pMn ^ McMl ToiH. VI H ^r J, ,V[pm Tom: VI . s 1-, ,,.-,—- /i? 4- k^ .,■'-»"- y- lit Cjjpai ■< . .i^'^.:^- ^ ■^ - -^^^^ - • f . "- # s: =j^-- V \ h E Mein; Tom: VI . o?>^.' './2. Niiniii ill. ii\ vera in pictr lit: Uaipari. hi Meni: TotTi VI I 39 I 1?! 0 ; 31 ' ffl I •> ! 5 .".01 I ii ■> 8a 13 I It • 3 j s . oO I ;> » 'i 1 I I .. • • 3 1 I 1 -■1 ' (3 10 J . QIADRO METEOROLOfiICO COIPARATIVO DEfiLI kMl \m is'»2 C50 mi'i 88;i'i UAnOMtTIUi ■fi mii.Mi II,,, |., 1 ,.,„ ,|,,^|| iii.i l'l)11MJ.TIii> ANr-MltSCOPIO IRCl 1 --" ~ 5 T A T 0 n E I- C 1 F. L 0 11 M K T K il R E I8;i j ia;2 igr.a | tsu u e5 l»SI { IH J , IH .1 , 1 ,. , ~ Mr 1 1 iHr.:i tK3 if>-,i 11- IK.-,2| IHii'i IK'.I rS I8AI I8S2 J 1853 1 I '■^■" I8SS IM.'.4 j I8SI ,8.-,2 I8r,3 1 IHS4 1 M .1.: M.J„ 1 M,.l„ 1 .,,.,„ MeJ.I M^ .. " 1 M..,. iM0^o27.l0,Tj|;T. 8«i|a7. P.;; IT d,b 1 I - .i.s:* i?sr* i.B,v o";: ,- F.o u'.a si'fl ; Bu'o 1 Ba'd Hi'u (,.u2«o:o.owun,uHrtouaI.- u.osso 1). N. 0. 0, N. 0-: 0.«t O.^.t I J 18 II t 10 II 3 3 . . 10 0 31 4 ^_ '11 „ ,- *,r.* s.a.t- i.u- i.vk 3 0 «.fi 81 a hii.p uu.i ,71.3 (i,uiniJ(,,UFCu,'o.u.;«.5,pi)uio 0.0220 0, N. 0 0 N O.E. 0.". <}i.;1 ; 21 = ' 1 1 ' 23 2 ' ' 10 7 ' ' , . 20 . . 3 iO .. 3 13 20 8 " ' 25 " i .i7, 0.«27. 7.0J!a7. <,0. 3). a.31 J7. 7,71 23 a 27 ^ 28 . . 27 M.r., 7. 7.KI -'7. U.(|:-.a7. C^l iT.n^lSJ. MM - T.S'- J.« * 3.11... .',. * 6,3 81.0 ;3,ol7n.3 01,1 ,7 x.S |u,0177 0.018'' kl^SojII 0U3.> U0101 0. N. 0. E.t U«u.r E.t i — 1 1 1 1 1 1 1 1 71 2S 1 87 1 4 1 1 2 IM^l T. 9,Z1 .. .-..l >0,1 ".wu^i i , 1 1 ( ■ ~ H"" •7. B,2;il «0,0 O.U.}!... 1.- .N .1 1 ■ _ 27. C,(.0 ■ 1 ~7" ' ' j a ,'.B as 1 ;i7 82 u IS 1 ~ 1 1 - — j i „ '- "■ I-.lUM. ■n. S..1I 1 ... ■^ 31 [7.,. :> r 1 Iu,y270 0 1174 U.r.i. U 1 ' ' A].„l« ;;. 7.:.:,S7. HI./, 27 7,11 7 l)."7 7, H.I7 1-12,7 ■,■ '111* "l*l"j' *I0.2 7-1 72,2 7U,3 iG.'J e-l 2 o.uni.- HUM', ),U.ltl'■ "."'I". .,bU..»U...iU.«.«U>«.»Ui».4«'.<1«... U!.«l»«.» 1 U,7 a,ll)00O.0;l7(Mi,0lia,(),DH5., >,us8;i K. 5. E.. s. u. L.i E.I ^ ' 38 ' 30 4 7 -" 4 1 . . iO . . I " ■■ ■ " 7 8 7 W 21 - . . , 4 2 , . 8 J' . . a ■ ■ ^^Hl - -1 ^ ii-ii-T -"-■.-. i^ni 'I iilll-./-.n«H7*lf..J-|f..lUlS.I "8.0 ON.T 01.3 04.i S,H D.l IHu'u.UUU20.ur,w'o.U3ll .,0011 N, 0. l'..l E" «■> U.0001 " " uu 1 1 f "i""] 1 ri "1 1 1 i. ( 1 1 1 1 ' j^BEjK '^i'^''^"" 1 1 %ftjKjlji >jt.^),- i; «,H0l3T H.TII2I. S.S4 1I. U,-J1 ..... . II. 8,»: ..117-^ u,«l*ii-' *■"'-"'' "•> ".I u.t ">.' 7.3 .,..«|..,.33 "■"-" 1 V.,l K.l.O.'.i 0, N u ' 10 ' ' 2J ' 1 2.' ■' ' ■■. '1- .. .7| ,,,. 31 . . . . a . . . . l( 3 - ' ' ■■ " " -'i'-''' ■ "r'n-' 1 1 II |gKnR| >!„.„„.,.. 1 o,i4" i.oJsi-Bj*"- ".'•■ 11. 7,oi*a.fl + i,iU'iA^* *^-''' "■» M.o »,o w.o ia,i i>,iiiuu,DSjo «,OKi uusu 0,0S3 0..'t( Ooo O.ct "■'■" 20 10 17 13 ' n " .,|.,| .. 30 8 21 as 8 D n 3 1 1 - 1 1 ,lu S 1 . . ..... 1 I 1 BfJ|||l..».W Ln.JlT.lO,J.Ul,70iT »4l' 9.i.>-..TU3,>)l 0 oL 1,'. * l,». M,0 M,|„^ 8M v.ni: lt.O»U »o,o,i; 0. 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SPECCHIO GEIVERALE DEL TREIVTEIVrVIO L BIKMUETRO A 0.° TERIIOUETRO C," STATO DEL CIELO Allezaa deir Acqua cadulaj Gioniv 1 VENTl D0BIS.4J1TI A UEZZODI Vcnlo domi- nanlc neir An- no "1 DC Media - Pressio- Dala Pressio- ■' P„Mion. " Massiflia Massjina Minima Dala della Pressione Minima Variazio- ne Annua Tempe- ralura Media Tempe- ralura Massinia Dala ilclla Tempe- raliira Massinia Tempe- ra In ra Minima Dala della Tempe- ralura Minima Variazio- ne Annua Sereno Mlslo Nnvolo Nebbtoso Ttm- poralesco NeTOSO Piovoso di Pioggii di Neve di Gelo di Lampi c Tuono di Grandine di Vemo FoTle N N E E S E s S 0 0 NO AliNoll 1814 0,7551 0,7696 18 D«c. 077314 4 Nov. oro38l -♦-12,87 -♦-30,88 9 L„el — 7,50 13 Febb 38'3S 2898 ore 1969 ore 2080 870 117 105 721 o'585e 117 13 42 28 1 36 g,.r„. giorn. 20 g,.,,,, g,.,„. 6i.n. gioroi 'nt gioroi 120 N 0 1811 15 561 701 30 Nof. 395 28 Gen. 309 13,50 32,12 10 Logl 6,25 13 Gen. 38,37 3132 1686 2107 408 113 204 810 7513 10! 21 31 28 7 11 12 20 29 i^ 10 30 79 170 NO 15 16 537 680 24 Febb. 338 8 Febb- 342 12,75 32,25 6 Ago., 6,88 10 Dec. 39,13 2977 2328 1001 633 70 213 735 5188 126 25 55 27 3 88 G 8 30 28 8 36 72 178 N 0 10 17 554 695 3 No.. 365 0 Dec. 330 13,87 36,26 12 Lojl. 4,12 29 Dec. 40,37 3030 2172 1515 624 81 72 630 1798 100 10 12 36 3 81 8 11 28 41 11 12 105 110 N 0 17 18 1159 £96 20 Geo. 397 27 M.r. 299 14,25 33,12 28 Giug 1,25 29 Dec. 37,37 3072 2.527 1581 630 123 135 602 5574 111 10 26 39 3 50 7 ti 39 17 7 20 117 111 0 IS 19 £41 6S8 4G.n. 4D3 'i5 Febb 285 14,37 37,25 0 Logl, 6^5 B Geo. 43.50 3252 0002 5229 3 4 48 60 2 2 9 17 23 29 41 17 17 13 21 32 0 0 20 515 670 10 D«c. 260 3 Mor. 410 14,37 35,75 fO Lugl. 10,88 13 Gen. 46,63 3561 2132 1890 633 43 112 510 105 17 38 21 221 35 20 21 555 775 7 Fthb. 312 26 Dec. 463 11,26 32,50 3,4 Ages. 4,62 16 Dec. 37,12 4288 2279 1254 459 69 4 417 1632 91 3 30 35 3 30 12 17 21 18 8 30 219 37 0 21 22 572 722 1 Mar. 411 3 Deo. 311 15,37 36,25 5 Giog. 5,62 31 Dec. 41,87 4375 2291 1202 231 84 99 478 3700 71 12 20 38 I 25 17 12 21 25 11 31 226 23 0 22 23 519 689 13 Nov. 260 2 Febb. 429 13,75 31.50 5 Ago. 7,50 6 Geo. 42,00 3906 2229 1465 341 44 177 598 1977 108 21 42 30 0 49 7 25 11 15 11 49 200 11 0 23 1821 7551 7719 8 Fobb. 7341 1 Mar. 365 11,25 38,87 1 Logl. 6,00 1 Gen. 43,87 4356 2071 1413 282 66 34 562 2916 97 8 27 20 5 C9 11 23 21 25 19 49 270 18 0 1821 25 564 701 30 Gen. 305 20 Ott. 399 11,25 35,12 23 Logl 4,87 3 Febb. 39,99 3716 2514 1547 265 79 34 604 4069 37 4 21 39 0 73 17 60 31 25 16 81 101 28 0 25 26 558 690 13 Mir. 398 28 Apr. 292 11,12 33,50 4 Ag... 8,12 6 Gen. 41,62 3711 2301 1145 639 138 40 741 5336 130 8 23 33 6 33 10 -12 68 15 8 73 IM 45 0 20 27 616 705 0 Dec. 316 18 Agol. 389 13,62 34,37 15 Ingl. 6,75 25 Gen. 41,12 3371 2158 1327 817 180 241 666 6683 107 22 38 45 9 32 17 11 69 14 11 31 125 60 0 27 28 555 741 19 Ceo. 3tl 29 Febb. 380 11,62 37,12 10 Agoi. 8,75 8 Gen. 45,23 3582 3050 715 838 51 155 393 2203 81 15 35 28 2 40 29 11 65 9 2! 32 153 41 0 28 29 518 700 13 Dec. 342 5 Gen. 358 13,00 36,00 27 Logl. 9,00 12 Febb 45,00 2912 3178 1239 398 51 305 641 6017 102 31 71 23 3 33 2G 9 73 10 30 17 165 35 0 29 30 519 686 14 Febb. 329 6 Febb. 357 13,50 36,75 2 Ago,. 16,87 1! Gen. 53,62 3804 2132 1157 616 57 192 172 5086 75 25 56 25 2 29 39 9 19 2 33 12 186 35 0 30 31 516 703 10 Febb. 415 25 Gen. 288 14,12 34,00 15 Lngl. 5,00 !»,3IGe. 39,00 3114 2781 1258 726 31 79 465 6820 89 10 28 36 4 14 26 12 59 8 2G 7 203 21 0 31 32 567 702 23 Sell. 439 5 Nov. 263 13,12 37,37 13 Logl, 6.62 !9 Dec. 42,99 4059 1927 1567 525 40 87 570 7195 86 12 13 26 3 10 2G 8 78 4 32 5 191 19 0 32 33 547 710 7 Gen. 386 1 Sett. 324 13,12 33,50 29 Gi..g 7,50 !i Gen. 41,00 1255 2115 805 516 56 12 641 7680 117 6 28 40 6 38 ■12 8 65 9 30 11 109 31 0 33 1834 7577 7730 27 Febb. 7374 24 Ou. 350 14,G2 37,00 13 Logl 4,37 11 Febb 41,37 5922 1813 406 337 32 10 240 2120 54 6 28 26 2 40 IT 11 96 8 17 12 159 45 0 1831 35 662 732 8 Gen. 348 11 Ott. 384 12,25 33,50 6 Logl. 11,00 K Dec. 44,50 4116 2200 1209 610 67 109 419 5012 89 20 67 52 3 31 19 11 51 15 22 37 117 60 0 35 30 550 714 23 Gen. 341 0 Dec. 373 13,12 35,12 3 Logl. 9,00 2 Gen. 44,12 3798 2118 952 1050 44 81 438 7355 99 11 16 32 4 51 12 17 63 27 19 34 123 71 0 36 37 561 733 8 Febb. 319 a N„.. 381 12,87 31,87 15 Giog 6,00 3 Geo 40,87 3876 2768 891 660 39 19 477 3025 117 15 32 22 7 11 11 21 67 8 18 16 132 72 0 37 38 511 689 21 Dec. 295 IB Febb- 394 12,87 35,37 11 Logl 8,62 IS Gen. 43,99 3463 278S 870 661 15 158 797 707.1 115 23 56 17 3 23 0 40 55 23 11 19 81 110 N 0 38 39 535 713 6 Febb. 375 27 Mar. 338 14,12 36,25 21 Giog. 7,60 1 Febb. 43,75 3984 2171 1093 100 35 21 753 0270 120 10 31 23 2 60 27 14 92 G 20 19 103 21 0 30 40 558 734 27 Dec. 383 5 Febb. 351 13,25 33,75 23 Lugl. 7,00 li Gen. 40,76 4110 2919 833 397 51 82 392 18 lU 80 11 58 23 2 70 2r> 21 88 8 16 27 151 30 0 40 41 540 711 11 M«. 332 6 Ott. 370 14,50 35,25 16 Logl. 0,62 J Febb. 40,87 4272 2790 546 632 47 87 370 3815 06 10 38 20 4 48 2.1 7 60 3 20 20 189 27 0 11 42 550 725 12 Febb. 393 26 No, 332 12,87 33,75 5,20 Log. 5,87 1 Gen. 30,62 3852 2877 1044 328 50 105 141 7 100 no 20 19 33 3 28 2G ' 100 2 20 7 188 18 0 42 43 542 680 26 Gen. 270 28 Febb. 410 13,50 32,87 5 Logl. 6,00 t Gen, 38,87 4368 2260 1357 321 42 20 390 17 1 5 100 7 21 21 3 45 IS 4 01 6 37 18 180 11 0 43 l.°Dec. 0,7553 0^7701 0^7345 0,0356 -1-13,93 -1-34,09 — 0,30 40,47 3510 2231 1684 522 84 110 610 o',5173 105 11 32 33 3 51 S 10 27 25 10 29 159 91 0 1 "hie. 2." » 7563 7706 7363 341 13,77 35,66 7,75 43,31 3721 2186 1217 668 76 118 570 5101 98 11 37 32 4 38 27 20 56 12 23 32 158 37 0 2." 0 S," 1, 7552 7716 7340 370 13,39 34,77 7,10 41,87 416G 2530 920 543 42 79 173 5559 09 11 12 27 4 43 19 15 76 11 20 25 152 47 0 3." » Traoten. OJ553 0,7708 o77351 0^0356 H-13,70 -^34,81 - 7,08 .... 10,90 3801 2116 1274 545 87 104 555 5170 101 14 37 31 4 11 18 17 53 IC 18 20 150 58 0 Tienten ELOGIO Di mmm iimu oilli m\iu SCRITTO DA MICHELE MEDICI ( Lttto oclla Scssioae dei 9 Noveinbre lUi. ) Pc oiche, o Accademici prestantissimi, voi sapete , essere mio proposito trattenervi intorno la vita, e gli scritti di colore , che dal cominciamento del preterite secolo fine ai tempi nostri hanno ampliato il patrinionio delle anatomi- che , e mediche discipline, ed accresciuto dignita, e fania a qiiesta Citta , a questo pubblico Studio , a quest' Acca- dernia , io niancherei gravemente a me stesso , se iion vi tenessi parola di Francesco Maria Galli Bibiena. Ed anzi tratto e ad avvertire come presso gli scrittori , die hanno f'avellato di lui , ora leggasi il cognome Bibiena posposto a ([uello di Galli , ora il contrario , ed ora sola- mentc Bibiena : Io che generare potendo dubbi circa 1' ideii- tita dclla j)ersona , giova sapere , che gli fu padre France- sco architetto , e pittore molto lodato , fratello a Ferdinan- do pittore , ed architetto lodatissimo , figli entrambi di Gian Maria Galli egregio pittore egli pure, e discepolo del ce- lebre Albani. II (piale Gian Maria per esser nato in Bibie- na^ terra della Tosoana, mentre suo padre, che iiorentino era , vi esercitava la niagistratura di Podesta a nome di 2i0 MicHEi.E Medici quel Gian-Duca, e perclie infra gli scuolari tlelT .'llhani eraci altro Gian Maria Galli, per distiiiguer 1' uno dall' al- tro , si cominci6 ad appellare 1' avo del nostro anatomico dal semplice nome dol liiogo di sua nascita, il Bth'icna, e cosi i discendeiiti di lui , mcntre poi altri ainaron uieglio posporlo , altri autcporlo, siccome e detto,a cpicllo di sua fainiglia , il quale fu verarneiite GaUi. lo per altro 1' esem- pio segnendo di Francesco DTaria Zaiwtti, clie molto ne parla ne' suoi Commentari della nostra Accadeniia , a del nostro Istituto , lo verro noniaudo seinplicemente il B/biena. Sebbeue adunque oriondo toscano , Francesco Maria Bi- biena fu bolognese, e nacque in Bologna il IG Gennaio del 1720 dal sopradetto Francesco, e dalla francese Anna Mautite di Nancy nella Lorena. Apprese latine lettere nel- le scuole della Compagnia di Gesu , e nelle filosoficbe di- scipline ebbe a precettore il Galcazzi, e nelle mediche il Beccari, i due pressoclie universali maestri di Filosofia , e di Medicina in Bologna a que' di. Nell' eta d' anni 24 riporto con niolto onore la dottorale laurea in ambe le scienze ora dette. Lo annovero fra' suoi quest' Accademia nel 1742 come alutnio , nel 17i9 come Accademico ordinario, e nel 1752 nella qualita di Bene- dettino. Nel 1759 fu innalzato alia dignita di Presidente , e nel 1768, e 1772 a quella di Vice-Presidente, e di nuo- vo gli venue couferita la Presidenza nel 177^,1' anno me- desimo , in cui 1' Accadeniia ebbe a piangerne 1' amarissi- ma immatura morte. Ma nel Novembre del 1765 era gi4 stato eletto a Prof. P. di Medicina ; cattedra, cui degna- mente fino al termine di sua mortale carriera occupo. Ed , oltre le pubblicbe lezioni , ne avea intrappreso un corso di private , nelle quali durar non pote lungamente , avendogli morte troncato , pur troppo ! anzi tempo lo stame di vita. E dico , pur troppo ! Gonciossiacbe possedea egli ingegno retto , e profondo, singolare attitudine alle osservazioni an- co le pill minute, ed astruse, e fervido, e costante amore alio studio. Pregl , die in lui ben presto discopri l' illustre suo precettore Beccari, di guisa die non ebbe questi di- scepolo, cui avesse in maggior conto ; e tanto lo stimo. ElOCIO del BiBlENA 241 che aflidogli le esercitazioni de' suoi scuolari , e la revisio- ne, e la pubhiicazioiie de' suoi Consulti : al quale ultimo ufficio onorevolissimo non pote il Bibiena in tutto soddisfa- re in causa di sua niorte : lavoro poi , al quale die' corn- pimento r Accaderma Marchcsiniana ^ come, favellando del Beccari , fu per nie detto. E gi4 nella giovanile eta di 30 anni circa entro in una palestra difficilissima , innanzi lui da due sommi uomini percorsa, da un Mafpighi , e da un Reaumur, clie ripor- tato ne aveano palme gloriose. Intendo 1' anatomia della P/ialaena mori L. del prezioso, e Gentil candido baco Cur a de' ricchi Sericani (1). Net quale cimento si valorosameute opero , die nuovr , ed importanti scoperte aggiugner seppe a quelle de' suoi predecessori. Del die dohbiamo avergli buon grado, aven- do egli contrihuito a conduire verso la perfezioiie una par- te della Zootomia , die vanta per suoi primi , e piu indu- 6tri coltivatori anatomici bolognesi. E veramente , chi pria del nostro Malpighi erasi dedicate a cosi laboriose, e deli- cate ricerche ? E quanto onorevole , e solenne non fu per lui r invito J e sto per dire, la preghiera fattagli a stencler la mano all' ancor intatto subjetto ? Conciossiache nel 1667 la Reale Societa di Londra bramosa di promuovere lo stu- dio della naturale filosofia, quando animava gli scienziati d' Europa ad intrapprendere novelli studi , si rivolse spe- cialmente a lui , sedente allora nella primaria cattedra di Medicina nella Messinese University ( ed il cui iiome era gii notissimo , e caro a' sapienti dell' Ingliilterra per le sue scoperte intorno i pulmoni , il cervello , la lingua, ed il nervo ottico de' pesci ) si rivolse , dico , a lui acciocche la mente sua applicasse ad osservazioni circa i minerali , le piante, gl' insetti , e particolarniente i bachi da seta, e (1) V. V invilo a Labia d\ Lorenzo Mascheroni versi 428-29. T. VI. 31 242 MicHELE Medici de' risultamentl delle sue ricerclie consapevole la rendesse. Ed egli nel segnente anno 1608 alia difficilissima impresa s' accinse, e compose la disscrtazione epistolare De homhy- cihus^ clie nel cominciamcnto del IGG!) alia Societa predet- ta indirizz6 : lavoro rneraviglioso, il (jiiale , come gli cost6 sudori molti , c grave malattia d' occlii , cosi gli fnitto il compenso nobilissimo d' esseie unanimamente acclamato , piimo infra gli scienziati italiani , membro di quel celehre corpo accademico. E quell' illustie suo contemporaneo , lo ^tcrtOTW^T^/rt/wm, a simiglianti ricerche non si dedico se non dappoiclic furougli note le scoperte del Mulpighi. Nel che per altro sembro, per vero dire, meno emulo, che invidio- so. Ne prosegui poi egli in quella fatica. Che anzi , dopo lungo tempo , agitata la sua fantasia da idee religiose , di- serto dalle iusegne della naturale filosofia ; e, lacerato tut- to che scritto avea della notomia del baco da seta , ne con- servo solamcnte le figure miniate , che per mezzo del dot- tissimo Niccolb Stenone trasmise al Malpighi, il quale po- scia insieme colle proprie die' alia luce, acciocche il pub- blico giudicasse a chi di loro dovessesi la preferenza (I). E cosi pure il Leewenocck , ed il Reaumur batterono il cammino innanzi loro spianato da lui , soUeciti per avven- tura assai piii di contemplare, e descrivere le diverse ap- parenze estrinseche accompagnanti le trasformazioni di quel- r insetto, e come naturalisti, di quello che d' indagarne r intima organizzazione , ed anatomicamente studiarlo : ar- gomento di molto maggiore importanza , e difficolta. Della quale per altro , nel mezzo del passato secolo , il Bibicna non pavento : come a' giorni nostri l' hanuo affiontata e Gaefano Gandolfi gia Professore di Notomia comparativa, e di Veterinaria in questa Universita, e dopo 1' immatura morte di lui, l' attnale Ch. coUega nostro Sig. Prof. Cav. (1) Le nrigiiiali figure dello Swammerdamm irasmesse al Malpighi sono cn- slodite iiella Bililiotcca della nostra Universila involle ancora notla caila nieilofi- ma , in cni di propria mano il il/a/;)iV//ii scrisse = ficpirnc hnmhyris Domini Sioa- merdami ah endem dnnn mild dalae dum iludia aiialomira drsererel , el a Domxno Siciwne irasmissae die 18 Julii 1675= I'rezioso Icsorello! ElOCFO del BlBIENA 243 Antonio Alcssandrini (1), di gviisa clie nello spazio noco men die di due secoli I' Italia conta fra gli aiiutoiiiici ho- logiiesi uomini di questa parte della Zootomia grandemente beneiTieriti. In appiesso poi il Gel. Zoi)Iogo, e Zootomo italiano, Sig. Cav. De Filippi P. Prof, nella R. Univcrsiti di Torino ha pubblicato egregi , e profondi lavori , pe' qua- li ha grandemente corretto, ed iUustrato la storia anatoini* ca, e fisiologica del verine da seta, de' quali pero non e del mio proposito favellare. II Dibiena adunqne nel 1 7-i9 , serpeggiando fra' nostri baclii da seta quella strana , e mortale malattia , che li trasforma in concrezioni d' aspetto gessoso, o tartareo, e che per 1' Italia nomasi comunemente calcino , o calcinaccio, e da' francesi muscardine , ed agli espedienti pensando egli, co' qnali impedire, o togliere quel fatal morbo, giudico in sua mente, che ottener potrebbesi quel desideratissimo fine mediante la cognizioue possibilmente chiara de' vari organi di quell' animaluzzo, a simiglianza delle malattie degli uma- iii , e de'bruti, alia diagnosi , e curazione delle quali sa ciascuno, 1' anatomia de' lore corpi grandemente giovare. Pensamento , che lo condusse ad instituire una lunga serie d' osservazioni, cui mini in una dissertazione di nitide ta- vole corredata , e clie lesse alia nostra Accademia. Nelle quali indagini, se , come egli medesimo confessa , il primo proposito obblio^ di quanto perder pote la Patologia fece 1' Anatomia acquisto. Divide egli il suo scritto in cinque Capitoli. Parla nel 1.° dell' umor prodigioso, ch' esce dalla bocca del verme , e che si fa seta , cominciando dalla descrizione de' vasi, che lo contengono. Sono essi due,eguali fra se, locati paralella mente a seconda della lunghezza del corpo. (1) Le preparazioni analcniiiclie del baco da sola lanto in istato di larva, die in qnello d' inselto falle da! Gnndol/i, fiii'ono 20 cimsegiiale al nnsiro Mnseo di Nolomia coinparaliva ( di rui tii egli il prirao fondalore ) nel 1810. Ma disgra- ziatunienle avendi)le il tempo alleiale , vennero di recente rinnnvale dal perilissi- nio sopralodato Ateisandrini , per le cure del qnale pni il predcUo Museo 6 co- taulo accresciuto , die non i in Italia altro die lo superi. 2ii MicHELE Medici Hanno origine dalla bocca , ed a inisura clie discendono, vengono regolarmente ainpliaiidosi : e piegati ad aiigolo acu- to s' innalzano, e poscia descrivono uii secondo angolo acuto in senso opposto al piimo, e poi novollamente rioie- gansi : nelle qiiali due iiltime piegature gradualmente re> strignendosi , prolungansi in un assai piii stretto canale tor- tuoso variamente serpeggiante alia gnisa degl' iiitestini , e terminante in due estremitu dal JMalj/igld giudicate cieche. Dopo di che passa all' esanie dell' urnor serico dagli ora detti vasi capito. Intorno il quale avea gi;i notato il Blal- jpighi , esser desso una specie di molle sugo , non discio- gliersi nell' acqua , non liquefarsi al fuoco , ne fiainma con- cepire : al die il B.eanmur aggiunse , merce dello spirito del vino, e degli olii induraie. II Dibiena pero non contento a fipetere questi tentativi , ad altri , ed altri applied 1' ani- mo suo colic scope di sciogliere quella prcziosa materia , e r indole scuoprirne , e la natnra. Cimento 1' acqua a vari gradi di calore : cimento mestrui alcalini e fissi, e volatili: gli acidi, sapendosi, che sono piii presto coagulanti i sughi aiiimali che dissolventi, non cimento: cimento gli olii espressi, e lo spirito del vino : e da ultimo cimento un liquore par- tecipante alia natura alcalina insiememente, ed all' oleosa: il sapone cioe nell' acqua di pioggia disciolto. Lungo saria narraie le cose tutte vedute da lui. Non e pero a tacere d' alcune da altri non osservate , ed a sapere degnissime. Maceiando nell' acqua i sopradescritti vasi, gli venne fatto di vedere in brev' ora escirne spontaneamente 1' imior del- la seta, e di conoscere, che nell' acqua non e naturalmen- te solubile. Ma s' avvide eziandio , die quell' umore e di- &tinto in due porzioni, colorita 1' una, limpida 1' altra, bian- ca, e trasparente; distinzione non ignota , e vero , ad alcu- nl , ma da nessuno abbastanza illustrata. E che cosa infat» ti ne disse il Lewenoeck? Che, separata 1' interna porzio- ne dair esterna , questa gli si presento di color giallo. Ma deir interna, e degli altri caratteri , pe' quali dall' esterna diversifica, non fece motto veruno. E die ne dissero altri? Che la materia della seta in alcuni luoglii de' suoi canali h gialla, in altri bianca : affermazlone , cl.e indurrebbe a Elogio del Bibiena 215 credere, che, dove mostrasl gialla, sia tutta glalla, e dove inostra biaiicliozza , tutta biauca : cose non coiiformi a ve- riti. Conciossiache la sola esterior porziotie del serico umo- re, quella cio6, che sen giace iinmediatamente sotto le membrane del vaso , ed involve 1' interna, e gialla, dovec- che I' interna , occupante a simiglianza d' un cilindretto il mezzo , o l' asse del vaso stesso , e circondata dall' esterna, 6 bianca, limpida, e trasparente come cristallo , per torma che in ogni parte di vaso avvi e l' esterna , e 1' interna , ossia e la gialla , e la bianca , essendo poi questa piii co- piosa di quella. E similmeiite con altre esperienze ha po- tato scoprire, che lo spirito del vino indura la porzione bianca, od interna dell' umore serico, e discioglie la gial- la, od esterna, la quale percio egli reputa d' indole resi- nosa , od oleosa , e che la saponata opera la dissoluzione d' entrambe. Dopo le qiiali osservazioni innalza la niente sua a pill ardui fisiologici pensamenti , che , per non allun- garmi di soverchio, vengo solo nominando : 1' origine del- r umor della seta , ed il niodo con che si separa , e radii- iia ne' suoi vasi : se la porzione di qnello bianca , e cri- stallina sia un avanzo del sugo sovrabbondante alia nutri- zione , e ad altre funzioni del corpo , opinione , alia quale, le idee seguendo del 3Ia!j7ighi , e del Reaumur, mostrasi inchinato : se le membrane de' vasi sieno 1' organo separa- tore della porzione gialla : se questa uniscasi intimamente alia bianca mentre esce dalla bocca del verme, oppure la investa solo nella sua esterior superficie , siccome , die' egli , r oro segue ad intonacare il filo d' argento, che passa per la trafila : se finalmente la porzione gialla , sembrando d'o- leosa natura , comparta alia bianca certa flessibilita , per la quale , appena escita dalla bocca non induri , ne divenga fragile , ma la inorbidezza serbi necessaria a distendersi in filamenti di sterminala lunghezza. Ma assai piu singolari sono i miracoli di natura che vi- de, e descrisse nel 2.° Capitolo , ove tratta del canale de- gli alimenti, e delle trasformazioni da questo patite. Intorno a che ammonisce d' aver dato opera alle sue os- servazioni cominciando dallo stato del baco , in cui, dopo 246 MicHELE Medici essersi abbastanza nntrito , ed avere deposto tntti gli escre- meiiti per I'ano, si atleggia a tessere 1' iiulustrioso lavoro del bozzolo , e d'averle coinpiuto aU'esciie della farfalla dal siio carcere. II caiiale admique degli abineriti , avvegnacbe sembri di- viso in altrettanti ventri , e nulladiiiieno un condotto solo dair una estieiniti del corpo all' altra disteso. Singolarissima ne e la costruzione. Perciocchc componesi di due mendjia- ne lion insieme congiunte, ne contigue, rimanendo fia es- se libero spazio. Inunaginatevi , die' egli , questo canale di- stinto in tie parti egiiali di sua luiigliezza. Le due parti lisguaidanti 1' una alia testa, 1' altra al podice (la prima delle quali all'esofago, la seconda agl' intestini equivale ) le chiaina tubulose, quanto clie piti I'animale s'accosta a deporre la spoglia di verine, tanto piu vengono strignen- dosi in piccoli tubi: alia parte di mezzo poi lascia il iioine di ventricolo. Nel trasformarsi pertanto in crisalitle il ver- ine si libera eziandio dell' interna membrana delle due men- tovate parti tubulose. Ed il singolare e , clie la membrana interna del canale degli alimenti, essendo continuazione del- r esterior cute , al distaccarsi di questa segue necessariamen- te lo staccamento di quella , porzione della quale poi esce per la bocca , e porzione per 1' ano. E le meraviglie pro- seguono rispetto alle parti tubulose rimaste da quel moment to formate dalla sola membrana esteriore. Conciossiacbe la loro porzione anteriore , nel luogo , in cui continua coUa parte di mezzo, o ventricolo, poco a poco si strigne, tan- to clie colla cavita di esse non ba piii comunicazione ve- runa : ed in quella cavita insensibilmente , ne saprebbesi dir come, si versa tenue linfa limpida , e cbiara , la quale nel- 1' ultim' ore , in cui la farfalla se ne sta mascheiata sotto il velo di crisalide , vi si raccoglie in tanta copia da dila- lare la tubulosa in una pellucida vescicbetta di non picco- la mole, e simile ad un fiascbetto di vetro : linfa, di cui fa poscia uso la farfalla per rammorbidire il punto del boz- zolo , pel quale si procaccia 1' escita : vescicbetta dal BTal- pj^hi appellata del nome di vescica ilcW aria ^ j)crcbe non la trovo die iiella farfalla apparsa alia luce , di guisa clie egli ElOCIO del BlBIENA 247 conoscer non pote, come il DUnena conol)be, 1' iifTicio , cui e destinata : escita , che [)er le osservazioni del Bibicna n\e- desinio accade per rordinario all' estrenio ottuso del bozzolo. E clie avviene poi dell' altra parte tuliulosa analoga agl'in- testirii ? Essa pure poco a jioco si costrigne, e la sua co- muuicazione colia parte di mezzo o ventricolo perdendo , trasmutasi in un ricettacolo, ed in un piccolo condotto e- gregiamente descritti , ma solo dappoiclie sono del tutto for- mati , dal Malpighi. II quale piccolo condotto porta al ri- cettacolo certo umore di due diverse sostanze coniposto : piii semplicc I' una , e leggere , I' altra piu grave, la quale da qualunque lato si Volga, e rivolga il recipiente, che la con- tiene, depone sempre un sedimento: cimentata dal Bil/iena con vari, ed iiigegiiosi argomenti cliimici, notando partico- larmente , che lo spirito di sal marine (acido idrociorico), e molto meglio I' acqua forte (acido nitrico ) risveglia in es- sa un' effervescenza , tingendola poscia di vivissimo color rosso. La parte media fiualmenle del canale degli alimenti dal Malpighi , e dal Bihiena nomata ventricolo, patisce essa pure alcune trasformazioni degne bensi di studio , ma non COS! solenni che pretermetter non se ne possa senza biasi- mo la narrazione. Laonde , seguitando , diro come il Bibiena durasse nelle sue ricerche intorno altre parti cospicue del baco, e di tut- te le generazioni d' insetti , gli stigmi cioe, ed i vasi aerei, o tracheali , dallo studio de' quali fu guidato alia scoperta di nuove , e bellissime Industrie di natura , delle quali ren- de conto nel 3.° Capitolo. E qui pure, per servire alia bre- vita una osservazione sola rammentero , la quale e per se, e piu poi per altra , con cui si lega , e veramente meravi- gliosa. Avea osservato il 3Ia/pighi, che i predetti vasi, i quali hanno una tinta piombino-cerulea , poco a poco ve- stonsi d' argentiuo colore , e che , nello spogliarsi che fa la larva di sua pelle, porzioni delle trachee svellonsi da' pro- pri esterni orifici , e seguono la spoglia medesima, cui so- no attaccate , notando pero egli questi due fatti seuza co- noscerne le reciprorlie attenenze, e nel secondo la cagione del primo discuoprire. Ando taut' oltre il Bibiena , e merce 218 MicHELE Medici d' accuratissimi invest i{2;amenti s'avvide, clie il inotivo, pel quale avviene nolle trachee ({iiella nuitazione di colore, iia- sce dalle poizioni d' esse , che rimangoii sospese alia pelle del bruco, formate dalla membrana interna delle trachee me- desiiiie, la sola tinta in pioinbiiio-ceruleo , di guisa che, sottratta (juesta, non appaiisce piii die il colore argentine proprio di quelle. E non ebbe adunque ragione il Bibiena di meravigliare, come nella trasformazione di- verme in cri- salide il liaco da seta per ben veuti Inoghi gitti fuori di se parti del proprio corpo ? Imperciocche per la bocca dis- caccia 1' interna membrana della porzione tubulosa superio- re del canale degli alimentl, per P ano quella dell' infcriore, e per i fori delle trachee ( nove in ciascun lato del verme ) r interna loro membrana. Non ebbe egli ragione di sclama- re con Zaccaria Betti , che quell' insetto Qual Proteo novello in varie form.e Cangiasi , e tarpa V ale al nostra ingeg?io F [i) E tanti studi , e tante dlligenze sopra il canale degli ali* menti , ed i vasi aerei poteano forse non estendersi a qnel- la parte importantissima del corpo animale, e negli animali d' ordine inferiore cotanto ricercata , vo' dire il sistema ner- voso ? Per la qual cosa il Bibiena avanzo il piede in questo spinoso campo, e ne raccolse messe di nuove cognizioni da lui nel 4." Capitolo dichiarate. Primo fu il Malpighi ad en- trarvi , e lo spazio, che percorse , I'esamino con tutta la perspicacia del suo iugegno veraniente grandissimo, liiui- tandosi pero alia spinale niidoUa dell' animale nello stato di larva. Ondecche parve al Bibiena cosa commendevole por- tare le ricerche sopra la crisalide , e la farfalla. Osservo an- zi tratto la midolla spinale dell' animale in istato di verme, e la descrisse colle seguenti parole = chorda quaedam , quae (1) 7.arcnr\a Pelti ft atilore , come d' allri componimenti , cosi d' (in cnidilis- sinio Piiemelln iiititnlalo il baco da seta , alia "2." Edizione del (|nale falla in Ve- rnna 1' anno 1765 fn asRiunla lunga lellera del Bibiena, in cui gli rcnde conio di qucste sue osservaziuni. Elogio del BiniENA 2i9 a bombycis capite incipiens in prona interni corporis, iciest ven- tris parte ad atium usipie porrigitur , ex duobus quasi fills coa- gmcntata, nodiilisqne in toto sito tractu ititerrupta, qiios etiarn globiilos Malpighiiis appellavit. Horiim globuloruni substantia duplex est; alia scilicet interna, externa alia,atque unusquisque globulus quatuor habet insignes ramulos , a quibus minores ra- inusculi ad partes corporis diversas propagantur. Simile quid , ne dicam idem omnino , in hirudinis spina vel ipso microscopii adjumento mihi contigit observare .... ^c si qua inter unius , et alterius aninialcuU spinam inest differentia , ea in colore , in robore, scu firmitate , in globulorum numero , aliisque cjusmo- di , non in diversa structura seu conformatione consist it = (1). Poscia osservo la crisalide opiii j;!,ioino ; ed alle volte ncl se- sto , ed altre nel scttimo vide l' estreiiio di e.ssa iDidoHa ris- guardante alia coda agitato da un moto oscillatorio , come di pendolo, costante, ed impertiubabile, durante tiitta la vita, ed anco infra la niorte : il quale ne' seguenti giorni stendeasi per tutto il tratto della niidolla spettaiite all' ad- donie, e parea crescesse; anzi all' appressarsi dell' ultima trasformazione realmente crescea. Ed era ben iiaturaie, che egii s' accingesse ad indovinare il fine di natura nel com- partire alia spinale midoUa del baco da seta tal moto. For- se clie , cliied' egli , e desso necessario all' alacrita de' mo- vimenti , cbe avra divenuto farfalla ? Forse clie contribui- sce alia generazione , opera imica , cui la farfalla senibra destinata ? Ma poscia colla nioderazioiie del vero sapiente ( moderazione , i cui confnii i lilosofi dallo splendore d' iti- solite novita abbagliati sogliono facilniente oltrepassare ) sog- giugne = Non dubito fore nonnuUos qui ex me quaerant pri- muni quid causae sit , cur medulla spinalis nullo prorsus motu agatur in eo bombycis statu , in quo erucae formam habet , du)n tam valide moi'etur in papiUone ; et jure prof ecto id quae- rent. Certe enim eruca varios , multosque exercet motus ; pro- gredit/ir, sursum , deorsumque Jlectitur , ad latera voh'itur , contorquetur , agitatur ; et quamvis ipsa lentius , pigriusque (1) Y. De Bonon. Scienl. el Art. Iiistit. alqxte Acad. Comment. T. Vll. p. 65. Opuscula. T. VI. 32 250 MiGUELE Medici moi^eatitr^ qitnm papilio , movetur tamen , ac propterea spinae jnatiis in eruca minor ad siimtniini esse debere videretur , non vera nidltis. Egregie id ijiiidem. Veruni hujus phaenomeni expli- catio dijficilis mihi profecto est, atque ignorantiam meant libere confiteri ntalo , quam in persequendis naturae fmihus, ut phi- rimiim interceptis , diiitius , et curiosius immorari. Sinit enim natura , ut opera ejus admiremur , ut autem quid ipsa sibi in operibns suis voluerit attingamus , non semper sinit. = E fini- sce con la medesirna coufessioiie circa altro fatto spettante esso pure al baco da seta, ed al pari di qiiello inesplicabi- le = Admiramur sane in bombyce phaenomenum aliud aeque, si quid Jud/co , singulare , quod primus omnium animadverte- rat Malpighius , Reaumurius vero inde consideravit , atque ego ipse non semel vidi cum admiratione , scilicet cor bombycis , cum papilio est , alia prorsus ratione moveri ac in eruca. In Jiac enim cordis motus a parte ani incipit , et ad caput usque progreditur ; in papilione vero , turn etiam cum chrysallis est , motu agitur omnino contrario. Hoc, inquam , admiramur sa- ne : cur autem a natura id fiat si quaereremus , nonne nimium quaerere videremur? = Nel 5." Capltolo finalmente spone vari, ed ingegnosi suoi tentativi sopra i bachi da seta nello stato , in cui breve Ebbero il dono della terza vita, (t ) Ripete i cimenti del Malpighi onde ottenere le feconda- zioni artificiali irrorando del seme de' mascbi le nova escite dal corpo delle femmine^ ed al pari di liii ebbe le sne spe- ranze deluse, quantnnque , variando poscia le specie delle nova, Lazzaro Spallanzani, ed altri abbianle ottenuto. Dope di cbe curiosita lo spinse a conoscere die sarebbe avvenn- to decapitando le farfalle. Vlvranno elleno ? E quanto tem- po ? Vivono, e vivono per piu giorni, ed alcnne, nel mese d'Agosto, fino al decimo quarto di , tuttoclie per le osser- vazioni del Malpighi non vivano (come cbe in istato d' in- tegrita), oltre il duodecimo. Vivono, e non gii con indici (1) V. il cit. Jmilo a Labia ec. Elogio del Bibiena 25t langiiidi di vita, ma muovonsi dall' urio all'altro luogo, aleg- giaiio, svolazzaiio, specialmente se lievemeiite si toccliino, e piu delle femmirie i maschi; dmano le loro interne fun- zioni , muovesi il loro cuore, ed altri organi interni si niuo- vono, e muovesi, come nella farfalla intatta, la midolla spinale : fatto comprovante la rettitudine del pensaniento del DIalpighi, pel quale i vari noduli, o gangli, da cui quel- r organo risulta , le veci tengono d'altrettanti piccoli cer- velli della forza nervea alia vita dell' interne viscere neces- saria dispensatori : e cio clie non e senza grandissima me- raviglia, s' accoppiano , e si fecondano. E sebbene quest' ul- tima singolariti nota fosse a Roberto Boyle , il quale vide , il maschio decapitato (perquanto sia di sua natura salace ) ricusare gli accoppiamenti, mentre la femmina, avvegnache senza capo, riceve con alacriti il maschio, nulladimeno il Bibiena particolareggio meglio i fatti, e gli riesci , che il maschio resti congiunto colla femmina tagllando prima la testa alia femmina , e ( lasciato , ch' ella riceva il maschio ) recidendo poscia a questo il capo. Che se quell' inglese dot- tisslmo dalla sua farfalla femmina senza testa, la quale era stata accoppiata col maschio non decapitato , ottenne mol- te uova, non glunse pero mai a sincerarsi , che fossero fe- conde, dovecche il Bibiena in quaranta, e piu esperimenti sopra maschi, e femmina decapitati trovo undici volte le uo- va feconde (1). Fenomeno strano oltremodo , e bizzarro da tormentare l' ingegno di coloro massimamente, pe' quali e alia generazione necessario 1' influsso , che piove , per cosi dire , dagli organi cerebrali , quando scemar non ne potesse alquanto la rneraviglia il credere , che anche dopo la deca- pitazione (vale a dire, in questa maniera d' animali anche dopo il taglio de' gangli, o de' noduli superiori della midolla spinale ) continui per certo tempo un' azione propria de' noduli , o gangli inferiori , i quali mediante nervei filament! , (1) V. Francisci Bibienae Spicilegium de bombyce — De Bon. Scient. et In. Instil, alque Acad. Comment, etc. T. V. P. 1.* p. 9. e seg. Opuscula — l>a stiddella Lcttera a Zaccaria Ikiti. 252 MiCHELE Medici la forza nervea agli orgaiii gpnerativi trasmettano. Ma d' al- tra parte quale azione nervea intervienc nolle fecondazioni artificiali esterne al corpo, che veggiamo , e tocchiamo con niano e negl' insetti, e ne'rettili pedati, e ne' pesci ? E quan- do, la niente nostra allargando , le nostie considerazionl sten- diamo all' Eterogenia , all' O/nogcnia , alia Monogema , ed alia Z?/ge«/a, possiamo noi a meno dl non ammirave le niolt'al- tre incomprensiliili maniere ordinate dal Creatore circa la propagazione delle specie , e non ripetere con Pli/iio = mi- hi intuenti saepe persuasit rerum natura nihil incredibile exi- stimare de ea? = (1). D' altro egregio lavoro anatomico e autore il Bibiena , in cui manifesta spirito d' osservazione non men retto , e pro- fondo di qnello die lo diresse nelle sue indagini intorno il baco da seta , ed il quale si versa circa la saiiguisuga, hirudo officinalis L. (2). (1) Nel 1766 presentossi al Bibiena bella occasione per fare unn scandaglio delle esperienze, die da 17 anni avca egli operalo, con ijiicllf, che qiias>i un se- culo ifinanzi eransi da celcbralissiino analomico pralicale. 11 bibliolecaiio del no- slro liisliliilo in qnel tempo (ii dollissiuio Avvocalo , e Prufessore Loduvico Ma- ria Monlrfani Caprara) coniprO dal Doiior Donelli una raccolla di nianoscrilli Malpighiani , nella quale, ollie vaiie lavolc analun)i<:he , ed allre scrilliire, par- te delta niano slessa del Malinf/hi , e parle cmrelle da lui , erano le ligiire mi- niate eseguile dalio Swammerdamm , e da qiicsto trasmesse al Malpif/lii , come si J per nic indicalo alia Nola 2." : e fii piegalo il Bibiena ad esaminaie dili- gentemenle il Intlo , e snggerire a qiial prezzo far se ne potesse I' acqiiisio. Tac- cii) la tennila della sonima di 20 zeccliini ricliiesta ed accordata , e solo agginn- go , che il Bibiena, dopo avere vcdiito, e considerate le (igiire, niiove per lui, dello Swammerdamm, rispose al prelodalo bibliolecai'io ne' scguenti termini zr Pos- so asfieiiraria , che I' ai^er io redulo colesle miniainre mi ha con^ntato non po- co , perehe ho pniulo da esf.e rilerare , che molle di quelle mie pnrere cose, che ho riferilo nel mio mi^erabile scrilio sojira simil maleria , si conj'ermano a do- vere. := Quesla nolizia lio io tralto da im foglio aulografo del Bibiena conteiiu- to in lino de' due Cartoni posscduti dalla Biblioteca della nostra Univeisita, cntro i qiiali la mentovala raccolta ^ custodita. (2) II Fantuzzi nelle sue Notizie deqii scritlori bolngneai (T. 2. 1782.) par- lando del Bibiena dice , non aversi di lui , che Io Spicilegitim de bombi/ce , ed una Lillera al fii/twr Zaccaria Belli sopra direisc nsfcrvazioni apparlencnii al baco da aeia. Cerlaniente nell' anno predetto iion era noto altro lavoro anatomi- co del Bibiena. Reca per5 meraviglia , come il Faniuzzi nel suo Tonio !) , o Supplinienin impiesso nel 1 79'{ non abbia falto nienzione dell' altro dello slesso Bibiena intorno le sanguisnghe piibblirato nel Tomo VII degli antichi Comnien- tari dell" Islilulo , e dell' Accademia di IJologna 1' anno 1791. p. bo. e segueiiti col litolo De hirudine scrmoncs quiu'iue. ElOGIO del BlBIENA 253 Tratto egli dell' anatomia di quell' anellide in cinque 5er- moni. Nel priino de'quali consioscunt dieruni in aqua maceratioru;m, et ipsum insecti corpusculum certa qua- dam ratione praeparatum. Et vero mihi rnimquam illi se se ostenderunt , nisi cum , prosecto in tota dorsi longitudine ani- malcido , et ita quideni ut canalis pariter alimentorum dis- secaretur, corpus aperuerim , apertumque super assiculo Jir- maverini aciculis bene multis , et sic praeparatum per plures dies in aqua maceraverim. Quibus effectum est, ut , macera- ta ventricuU substantia , canales jam turgentes facilius niani- festarentur. Turgent autem solo aere , nullo vero contento umore : quod mihi prima locum praebuit dubitandi , num ipsius ope macerationis partes istae effingerentur, quae cae- terum nullae antea extitissent. Verumtamen et constantia fi- gurae , structurae , ac loci , quo vascula haec apparent , du- bium omne sustuUt, et situs, quo obscrvantur, et aer, quo turgescunt , occasione/n mihi attulerunt conjicieruU , hujusmodi T. VI. 33 258 MicHELE Medici vascula cttm aliorum insectorurn tracheis esse , iisu saltern , comparanda. Caeterum ncqne exteriora hori/m canalhim ori- ficia^ sen stigmata^ ut ajunt , neque alia hujiis census mihi patera liactemis potuerunt (1). = E per quanto agli oij^aiii generativi s' appartiene io m' astengo dal ripetervi le accuratissime descrizioni , cli' egli ne porgc , tra perche far cio non si potria senza Imighe parole , e perclie giova assai meglio consult are le tavole da esso lni date alia luce. Diro solo , che sotto il ventre del- la sanguisuga , ma piu vicino alia testa, die alia coda , so- no due forami distant! 1' uno dall' altro lo s|)azio di cinque anelli : foranii assai piccolissimi , ed a[>pena dall' occliio di- scernibili, e massime l' inferiore, sfuggito agli sguardi al- trui. Sono queste le due porte , ch' apron 1' adito agli or- gani alia propagazione della specie destinati. Per la supe- riore esce 1' organo maschile : alia seconda corrispondono r utero , e 1' ovaia. Conciossiache il Bibiena tiene la san- guisuga per aninialo ermafrodito , e tale ermafrodito , che e puo accoppiarsi con altro individuo comportandosi o da masciiio o da femmina , e pu6 , anclie senza la cooperazio- ne d' altro individuo, da se solo, multiplicare se stesso : nel primo modo alloraquando spinge fuori dal forame su- periore la verga , ed introducela nell' inferiore d' altro in- dividuo , oppure qnando nel forame inferiore riceve la ver- ga d' un altro: nel secondo modo allorclie sguaina la pro- pria verga ( la quale prolungasi in un bianco filamento, ch' entro se nasconde ) , e la piega , ed introduce nel pro- prio forame inferiore, di tal guisa compiendo nozze solitarie. Quale poi fosse lo stato delle cognizioni risguardanti la generazione delle sanguisughe al tempo, in cui scrivea il Bi- biena , ed anche piu tardi , e sino al fine di quel secolo, si puo dedurre dal seguente brano di Lettera antografa da me posseduta , scritta dal Celehre Naturalista Lazzaro Spal- lanzani all' illustre Anatomico Leopoldo Blare-Antonio Cal- dani in data di Pavia 14 Giugno 1790. (1) V. De Bon. Sclent., el An., etc. T. VII. p. 70-71. Opuscula. ElOCFO DEI, BrniENA 259 Per le poche notlzie , die ho , nessuno nessunissimo favella ex professo della generazione dellc mignalte. 11 Liniieo da Nomenclatore non fa die definirne le specie , die ridiice a nove tra quelle d' acqua dolce , e salata. Quello , che in tor- no alia generazione ha fatto il prima passo , e il liedi , die opina^ die le mignatte sieno erniafrodite nel modo , die so- no i lumaconi , e le lumadie dorsiporte, /»er aver trovato in tutti gV individui da lui notomizzati i medesimi organi ge- nitali. Ma dopo lui io non so , che intorno a tal panto al- tri ahhia fatto ulteriori indagini , e solamente taluno dice , che sono ovipare. Le ricerche dei curiosi hanno quasi sempre avuto per oggetto V organo che ferisce , quello che tragge il sangue , e i diversi ricettacoU dove viene allogato. Saprete che Morand singolarmente su tale indagine si e distiiito. II nostro Vallisneri , che forse riescito sarehbe mcglio d' ogn' al- tro , ci avea promesso novitd considerabili intorno a un tal verme , ma nulla poi mantenne rapitoci dalla morte. Non essendo poi luiigo il tempo trascorso dalla data di questa letteia alia pubblicazione de' lavori del Bihiena (1791), non e a meravigliare , che di questo non faccia lo Spallan- zani menzione. Fin qui della mignatta comune palustre , o fluviatile ado- perata dalla Cliiiurgia. Nel 3." Sermone passa il Bibiena all' esame delle marittinie, e propriatnente di quelle, che gli trasmise il rinomatissimo Dott. Giovanni Bianchi ( Jano Planco ) da Rimini citta della costa dell' Adiiatico. Premesse le ricerche innanzi lui fatte dall' Aldrovandi, dal Rondelet , dal Redi, e da altri, viene alle proprie, e comincia dall' esterno dell' animale , notando specialmente un carattere , di cui non fanno mostra le palustri , e cioe anelli piii distinti, cui numero fino a 60, e sopra ciascu- no d' essi circolarmente, ed alia foggia di corona distrihui- ti 10 tubercoli, o bitorzoletti rotondi , terminanti in pira- midali papille, le quali gli presentarono un curioso, ed inaspettato fenomeno , ch' egli descrive cosi. = Tenebam hirudinem extremis digiiis, ut partes ejus exteriores facilius rimari possem , atque extemplo , cum certa quadam ratione mo- veretur animalculum, verrucas omnes elevari^ac produci observavi 260 MrcHELE Medici ad earn alt'itiidinem , ut corpus hirudinis radiatiim omne vi- deretur : paido post, ad aliani videlicet motionem corporis, verrucas contrahi , et evanescere , ut cutis ipsa nuUis promt- nentiis dspera^ scd aequalis otiinino, et levis couiparuerit = [\): pffetto pi'ohahilissimo , cred' io, di vivacissiina espansilita, e contrattilita itierente a quel cutaneo tessuto. Ed alle parti interne passando, anche di qnesta maniera sangiiisuglie esamin6 il canale degli alimenti , la midolla spinale, e gli organi generativi. DIversifica il priiiio da qiiello delle vallive pel minor nuinero , e maggiore sempli- cita dcir interne valvole, e perclie il canaletto piu sopra descrittOj e da esso coininciaiite, e del doppio piu lungo; il quale poi apresi nella coda, ma con si stretta apertura, die non e a meravigliare , se altri osservatori nol videro, come nol videro nelle vallive. La seconda, e cioe la mi- dolla spinale, e di piu composta struttura, ed ha maggior nimiero di noduli, e di propagini nervose. E circa gli or- gani generativi incliina all' opinione , essere la sanguisuga marina al pari della valliva erniafrodita. E come clie 1' ap- parecchio generativo formato sia di poclie, e semplici par- ti coUe diramazioni nervee della spinale midolla cosi com- miste, clie assai malagevol cosa e quelle dell' un sesso da quelle dell' altro distinguere , nondimeno dopo il duodeci- mo anello ( numerandoli dalla testa ) incontrasi nel ventre deir animale im circolare forame simigliante a quello delle palustri : ed alia distanza di due, o piu anelli arrivasi , merce del microscopio , a discuoprire un' angustissima fes- sura : due aperture, die a' medesimi uffici superiormente discorsi intorno le palustri ponno soddisfare. Ed infine non crede le sanguisuglie marine d' alcun uso chirurgico , per- ciocche quanto avide sono del sangue de' pesci, del quale veggonsi , allorche si notomizzano, piene , e satolle , altret- tanto non hanno sete del nostro. E voile conoscere eziandio gli effetti dalle sanguisuglie patiti immerse in vari liquidi con la vista di scoprire gli (1) V. Op. Cit. p. 79. Opuscula. Elogio del Bibiena 2G 1 argomenti piu acconci da adoperare ogni volta che alcuna di esse penetri nell' interno del corpo uinano : ricerche al- le qiiali dedico il i." suo Sermone. E che won tento egli ? Tent6 le sanguisuglie col vino , colic spirito di esso , coll' aceto , coll' orina, coU' olio d' o- liva, con lo spirito di sal marino ( acido idioclorico ) , di nitio ( acido nitrico ), e di sale ammoniaco ( ammoniaca in fluore ), coir olio di tartaro per deliquio ( carhonato di po- tassa in licpiore ) allnngati coU' acqna , colle soliizioni acfjno- se di subiimato corrosive ( deutoclornro di mercurio ) d' ar- senico ( acido arsenioso ) , d' oppio, di muschio , di croco, dello zncchero , del mele , con varie acque aroinatiche , col laudano liquido , colta canfora , col cremore di tartaro ( tartrate acidolo di potassa ) , col congelamento , o solo , o mediante il sale comune ( idroclorato di soda ): e gli spe- cial!, e diversi efFetti in cotali esperienze osservati trala- sciando, diro, che sebbene fin da' tempi di Dioscoride la soluzione di sal marino nell' acqua siasi riconosciuta utilis- sinia o per bevanda, o per clistere ad nccidere le mignat- te ingollate, od introdottesi nel letto intestino, pure il Bibiena altre sostanze trovo non meno idonee all' uopo , fra le quali il vino, ed anche meglio lo spirito di esso: sostanze , alie quali ricorrere si potrebbe allorquando la be- vanda della cosi detta muria non fosse dal paziente toUe- rata , o per qualsivoglia altro speciale motivo non si potes- se porre sollecitamente in uso. E per verita giova sempre avere in pronto piu armi per combattere il neinico di quel- le che possederne una sola , la quale , se non vi puo man- care , puo non essere in vostra balia maneggiarla. E simil- mente da' suoi tentativi apprese egli a non fidarsi di cer- te sostanze da alcuni reputate contrarie alia vita delle sangui- sughe, il muschio, per cagion d' esempio, e l' olio d' oli- va. Tanto delle palustri. Circa le marine poi riferisce i ci- menti comunicatigli dal dottissimo G. D. Dafarra diinoran- te nel territorio Riiniuese, pregato dal Bibiena stesso , e dal Chiarissimo Ferdinando Bassi a praticarli, da' quali ri- sulta, che esse e dall' acqua dolce, e dal vino, e dall' a- ceto , e dair olio d' oliva traggono or maggiore , ed ora 262 MiCHELE MEniCI minor nocnrnonto. A proposito delle qnali es[)erienze ram- inemoraie potiel)l)oiisi (pielle di Gii/sej//?e ili Jacopo Pozzi da me altrove esposte, per le quali , adoperando egli in siinll guisa circa le vipere, giunse a trovare un niodo ac- concio a snidare dalle vicinanze dclle ahitazioni que' serpi velenosi , ed a preservarne dal morso coloro, die dormono a cielo scoperto ne' boschi , od in altri alpestri luoghi , ed i cacciatori , ed i inietitori , ed i botanici mentre sen van- no trantpiilianiente raccogliendo ])iante , ed e, liagnarsi le mani , ed il viso o coU' aceto , o con lo spirito del vino , ed anco coUa soluzione di storace , ovvero spruzzarne le proprie vestimenta. Che veggansl palpitare le membra del corpo umano, e di qnello di tutti gli animali di sangiie caldo, tnttoclie in pill pezzi tagliate : die cosi strana apparenza negli animali di sangue freddo piu lungamente duri, cosa e a tutti no- tissima. Ma rispetto alle sanguisughe intraprese il Bibiena ruovi , ed ingegnosi cimenti, de' quali die' conto nel suo 5." ed ultimo Scrmone. E gia innanzi lui il sopracitato Dillen , clie a multiplici indagini sottopose quei vernii acquatici , affermato avea, vivere lungamente le parti separate de' loro corpi , senza pero avvertire se alcune d' esse piu a lungo vivessero di cert' altre , e facendo anzi presupporre , che tutte per egual tempo vivessero. Ma il Bibiena , per chiariisene , divise il corpo delle sanguisughe in due, ed anco in tie parti, usan- do tre maniere di sezione. Nella prima recise 1' animale in due parti, ma di guisa che la parte attenente al capo fos- se piu breve dell' altra risguardante alia coda. Nella secon- da maniera, mcdiante due sezioni, sepaio il corpo in tre porzioni, delle quali la media avea maggior lunghezza del- r altre due. Nella terza maniera divise parimenti la sangui- suga in tre porzioni , con questo che la parte di mezzo fu la piu breve. E di che fu egli testimonio? In quest' ulti- mo esperimento la parte media del corpo dopo quattro di, perduto avendo appieno ogni mobilita , fu rigettata siccome inutile. Non cosi 1' altre due, che contiiiuarono a dare ma- iiifesti indici di vita dal cinque Ottobre agli ultimi giorni ElOGIO del BiniENA 2G3 di Febhraio. E rispetto all' esporimento secondo sebbene la vitalitu dell' cslreiiie parti dopo 16 gioriii si inostrasse estinta, la parte media ( piu liinga di quelle ) visse 9 tne- si. Circa poi 1' esperimento 1.° la parte congiunta colla coda , e la piu luiiga , olTeri mobilitu piu alacre dell' altra unita al capo , e visse al pari di questa 7 mesi. Ai quali tre cimeuti aggingner voile un quarto tagliando una ini- guatta in due porzioni eguali , le quali mostrato avendo eguale mobilitii , ed essendo vissute egualmente , otto mesi, coiichiuse, i brani di que' corpi non solo vivere lungamen- te, nia vivere a lungo, e con alacriti ancbe quelli , die privi sono del capo : piii a luiigo , e piii agevolmente vi- vere quelli, die lianno maggior lungliezza , sieno guerniti, o no della testa : vivere per egual tempo quando abbiano la stessa longitudinale dimensione, ed a piu, e piu mesi estendersi cotale durata di vita. E ravvolgendo egli in sua mente questi siugolnrissimi latti , e meditaiidone la spiega- zione, ricerco da[)pria il motivo, pel quale i brani tagliati assai lungi dalla testa conservino per taiito tempo la vila- lita. Del die parvergli cagione i ramoscelli nervei, di cui sono guerniti, e derivanti da' noduli della spinale niitlolla, i quali poi si ripetono fino all' estremo del corpo. Ma se questa cagione valer puo ad intendere 1' ora esposto fatto, Lastera poi a disvelare di qualclie guisa il peiche la dura- ta della vitalita sia niaggiore ne' lunglii , clie ne' brevi ? Conciossiadie avendo si gli uni cbe gli altri il numero dei noduli, e delle corrispondenti nervee propagini proporzio- nato alia estensione loro , sembrerebbe , cbe trovar si do- vessero tutti nella medesima condizione , e tutti la vitale mobilita per lo stesso spazio di tempo conservare. Se noti cbe a penetrare d' avantaggio in simigliaiite materia e' si conveirebbe per avventura ( per quanto alnieno io fo sti- ma ) portare gl' investigamenti piu in alto, e indagare co- me i noduli della spinale midolla, avvegnaclie isolati dagli altri , conservino essi cosi lungo tempo la virtu di procrea- re in se medesirni quel principio, od agente , cbe diffuse poscia pe' nervi , partccipa alle libre muscolari la proprieti, o lo stiiiiolo onde contrarsi : investigamenti pero , ne' quali 2Gi MicHELE Medici chiamare non possianio in nostro coiiforto 1' aualogla dcgli aiiiiiiali di satigne caldo. Perciocche la durata della con- tiattilita nolle paitl dal loio corpo disgiunte non essendo clie di poclie ore, ed avendo gia cessato le da noi cono- scinte, o presupposte cagioiii supreme di si fatte opere di vita, e meno dnro alia ragione comprendere, come il com- plesso di tiitte le circostaiizo , e di tiitti gli ainniinicoli al- r uopo necessari non diirl che alcun breve tempo ( e per COS! dire provvisoriamente ) dopo il disgiungimento , anzi clie nove , e contiimi mesi di tempo: durata veramente meravigliosa , e sotto cert' aspetto generatrice di meraviglie niaggiori di quelle sieno cert' altre apparenze di natura nelle cosi dette anguille del grano rachitico , per cagione d' esempio, nel rotifero , nel gordio, o seta equina, nel tardigrade, nelle lumache , in certe piante , e nominatamen- te nella Lemna minor, ove durar vedesi una morte appa- rente per lunglii anui , e forse piu clie altrove , ne' semi di certi vegetabili , i quali per piu secoli la virtu di ger- mogliare conservano. E dico , 1' apparenza offerta dalle san- gnisughe essere piu meravigliosa , perche in fine poi ne' te- ste riferiti esempi non dura che una nascosta , e profonda attitudine a vivere, non manifestandosi , o (per quanto co- noscersi puote ) non esercitandosi alcun atto di vita, do- vecche rispetto alle sanguisughe non pur dura 1' attitudine a' moti vitali ma durano manifest! atti o movimenti vitali simiglianti a quelli del corpo non trucidato. Ma senza trattenermi d' avantaggio in altre considerazio- ni, le quali poi non troverebbono qui opportunita di Ino- go , m' appresso al fine del mio parlare sopra questi lavori del Bd/iena, soggiugnendo , che nel suo ultimo Sermone pren- de ad esame eziandio , se le sanguisughe veramente respi- rino : ricerca , cui egli si dedico specialmente perche, sic- come davanti h detto, non pote nel corpo loro discuoprire organo veruno manifestaniente destinato all' introducimento dell'aria. Sebbene pero la mancanza d' un appropriate ap- parecchio respiratorio fiissesi notata anco dal Morand, pure affidandosi questi a certi esterni movimenti alterni , ed iso- croni del corpo intero posto in certe condizioni , ed analo- Elogio del Bibiena 265 ghi a' moti particolari del respiro , congliietturo , che le rnigiiatte respiiassero per la bocca. Conghiettura , ciii tolse ogni valore il Bibiena^ il quale, battendo la piii retta, e spedita via, onde siiicerarsene, vide per molti gionii vive- re una niignatta strozzata mediante stretta, e i-obusta le- gatura della parte del corpo corrispondente al collo , ed al- ia gola : niignatta, che prolungato avrebbe piii oitre la vi- ta , se un guasto nel luogo dell' allacciatura sopravenuto non le avesse imposto fine. E posciache rainnientava , avere V Accademia del Ciinento osservato , niuoversi (piell' anelli- de, e vivere per piu d' un' ora nel vuoto, come ail' aria libera (1), ed egli stesso 1' avea veduto prolungare la vita e nel vuoto, e nel pieno , ne obbiiare potendo cio, die poco innauzi avea co' suoi propri occlii veduto, e rivedu- to , e cioe , die gli brani della sanguisuga proseguono per lungo tempo a manifestare movimenti vitali , non avea egli forse motivi sempre maggiori per dissentire dal Morand? Laonde mi reco meraviglia, e sdegno leggere nel sopra ci- tato Moquin-Tandon , die il Bibiena circa la respirazione delle sanguisuglie penso come il Morand^ ed in conferma di tanta f'alsita vedere citati que' medesiini Commentari del- la nostra Accademia, ne' quali sorio registrate le esperien- ze e le ragioni , che indussero il nostro Accademico a dis- sentire dal parigino (2). E parimenti e cosa insopportabile , che lo stesso scrittore affermi non avere il Bibiena saputo distinguere i muscoli della pelle. Ma e di chi, se non del Bibiena, sono queste parole, con le quali succintamente bensi , ma in modo chiarissimo descrivesi quel niusculaie tessuto? = De musculis toti cud siibstratis videbor satis egisse , si dixero eos ex totit/em (juasi j'uniculis coalescere a capite ad caudani protensis , atqiie argenteum nitorem prae- seferentibus , lit in {/uibusdam grandiorum animalium tendi- nibus observantiir , et funiculos istos ex minoribns aliis fitni- culis componi communi membrana involutis? = (1) V. Sagqi ili nalurali rsperienze ec. Firenze 1667. p. civ. (2) V. Moquin-Tandon. Op. Cil. p. 30. T. VI. 3i 2G6 MiCHELE Medici Quale poi fosse il pensamento del B'lb'iena circa la respi- razione tlelle sangnisnghe dediir si ])uote dal sopiaripnrtato liiogo, in cui e detto , cli' egli congliiettnro , aliiiouo in qiianto all' ufficio , analoglii alle trachee degl' iiisetti i due vasi lateiali da lui scoperti, e descritti. Nel che peio, seb- bene, trattaudosi di uovita, s' annasse contro le ilinsioni , e pazienteniente ripetesse piii volte, e varlasse le sue os- servazioni , ed a forza di vedere, e rivedere , i duhhi , e gli scrnpoli occorrentigli alia inente dileguasse, nulladimeno manifesto animo peritoso, e confesso di non aver potiito scuoprire gli stigini , ed altre particolarita de' vasi aerei de- gl' insetti. Temporanza di giudizio in molti scrittnri deside- rahile , i quali cio , die non dicono i fatti, lo fanno dire air amore deile premeditate loro opinion! , e non pensano, che un dubbio sensato prova assai piu rettitudine d' inge- gno , che una teorica ideale, ed arbitraria per quanto ele- gante sia , ed ingegnosa. E come die certuni dopo il Bi- biena abbiano voluto abbattere questi cancelli aU' umana in- telligenza prefissi, e con ardito linguaggio agli anellidi organi respiratori concedere a quelli degl' insetti somiglievoli , non e mancato qualcbe prudente zoologista , che ponga un li- mite a quella generalita, e delle sanguisughe , e d' altri animali ad esse convicini formi un ordine a parte col no- nie di anellidi cnptohranchi (1), a simiglianza della Lin- jieana Criptogamia comprenditrice di piante , le quali , quan- do pur celebrino nozze , si consumano queste in segreto , ed occulte. Ne die la doppia serie di borse membranoso- -mucose sotto 1' addome delle sanguisughe dal Sorg , e dal Thomas osservata , sia 1' apparecchio pulmonare (2), ha ot- tenuto r approvazione d' osservatori oculatissimi , ed in ispe- cial guisa quella del Diijardin, pel quale poi 1' opinione pin approssimantesi a verita e, che i predetti anellidi godo- no i benefici dell' esterno aere rnediaiite assoibimento ope- rate dalla loro cute (3) , alia foggia di taiite , e tante fa- (1) V. Lamarck. Pliitosophie zonlngique. Paris 1830. T. F. p. 3\i. (2) V. Mnqnin-Tanilnn. Op. (".it. p. .31. (3) V. Diction. Univ. d' Ilist. Aaiur. Arl. Sangsiies. Paris i&iS- ElOGIO del BlBIENA 267 nilglio appartenenti all' infime categoiie degli esseri aiilnia- ti. Al quale pensameiito non toglierehhon peso le preten- sioni del sopracitato Moqii'in-Tandon , clie recentemeiite lia scritto in favore del Thomas (1), riportandone come deci- sive il seguente esperimento. II Thomas ( die' egli ) collo- c6 pill mignatte in un vaso , nel quale T acqiia inontava fino a certa detertninata altezza , e lo rovescio in altro vaso conteiiente certa quantiti di quel medesinio fluido, Passate 2i ore, 1' acqua erasi alzata d' alcune linee : alza- metito , che crebbe verso il fine del secondo giorno. Per conoscer poscia la natura del nuitameuto nell' aria avvenii- to per opera della respirazione , raccolse il Thomas alcune porzioni doll' aria , in cui quegli animali aveano respirato, e vide, le accese candele in essa estinguersi, e per essa r acqua di calce alquanto intorbidarsi. E adunque evidente ( conchiude il Moquin-Tandon ) che questa respirazione e analoga a quella degli animali a sangue caldo (2) : come se fatti senza numero , e massimamente quelli osservati da Lazzaro Spallanzani^ e nell' opere postume da lui pubbli- cate dal Sennebier (3) , non dimostrassero ad evidenza , nei pill bassi ordini de' corpi tutti organizzati , sieno animali, o vegetabili, essere consumamento d' aria al contatto di lor pelle, assorbimento d'ossigeno, ed esalamento d' aer aci- do carbonico, come negli organi pulmonari degli animali d' ordine superiore. Ma sebbene i due finora discorsi lavori anatomico-fisio- logici del Bibiena sieno i soli, die veduto abbiano la pub- blica luce, pure d' altri occupossi, intorno i quali , pria d' impor fine alle mie parole, deggio anclie per poco trat- tenervi. E gia rispetto ad uno di essi ne tengo con Voi, o Colleglii umanissimi, obbligazione , avendovene io fatto promessa qiiando parlai della vita, e degli scritti di Paolo Battista Balbi. E superfluo venir ripetendo , die le multi- CD V. Op. Cit. p. 62. (2) Mi asflvnli") 1' aqiiisin iV alriinc di qiiesle nolizie il Cli. niio cnllcfra Signer Prof. Cav. (i. Ciuseppf liianroni , al quale Icslifico ora la mia gratiUidiiic. (3) V. Rapports de I' air arec les eires organises elc. Geneve. 268 MicHELE Medici plici espeiienze da quest' ultimo intraprese coudusserlo a credcr vera, ed a couf«Mmaie la novita, noii sciiza fasto , pnbblicata da Lorenzo Bellini, che la cicatiicola, la quale iieir uovo naturale di galliua alia snperticie del tuorlo ade- risce , per la holiitura nell' acqua dell' uovo medesimo, non covato, lascia il suo posto, e IrettolosarneMto si tiaslerisce al ceutro del tuorlo, evi si anniccliia sotto la forma d'uu corpicciuolo sferico detto auclie Belliniano. E poscia clie i inedici Torinesi dissentivano , interveune alia questione il Bihiena cou un conedo di pareccliie esperienze , della nar- razione delle quali io mi passo , coritento a riportare la conchiusioue , che , al giudizio medesimo di Ini, per av- ventura ricavare se ne potrebbe , clie cioe il corpicciuolo sferico Belliniano trovasi nel centro del tuorlo anclie quan- do la cicatricola alia superficie di esso tuorlo aderisce. Os- servatore pero sincero , e giudizioso com' era, avvedutosi , nell' andare ripetendo i suoi esperimeiui, di varie anoma- lle cagionate da' diversi gradi della bollitura , e da varie altre circostaiize , astennesi dal proferire sentenza assoliita. Lo che per altro nol disvoglio dal prendere ad esarne la questione, se il corpicciuolo sferico Belliniano, ossia la ma- teria, di che si compone , sia tutta quella della cicatrico- la , ovvero abbia anche altra origine , e formi un corpo miovo , e diverso : questione, clie ferir potea il Belliniano problema nella sua parte vitale: conciossiaclie se anche da altri materiali, che quelli della cicatricola non sono, nascer potesse il corpicciuolo in discorso , la scomparsa di esso dalla superficie del tuorlo , ed il suo ricomparire nel centro non avrebbe piii tutta la singolarita dal Bellini cotanto pre- dicata. Per la qual cosa , onde chiarirsene alquanto , fece parecchie esperienze, per le quali conghietturo , parte del tuorlo contribuire alia formazione del corpicciuolo Bellinia- no, ed anche poterlo formare per intero, e indipendente- mente dalla cicatricola , tanto piu che lo stesso Bellini os- serv6 , quello esser di maggior mole di questa. E come che la materia del tuorlo nell' impasto del corpicciuolo impie- gata sia gialla, e questo bianco, nulladiineno il Bellini, merce di vari iugegni chimici vide quella trasmutazione di ElOGIO del BiniENA 2G9 colore opcrata. E poiclie anco atteiieiulosi a qneste con- gliie.ttuie , nopo e d' mia foiza,clie sinuova la materia del tuorlo, e la trasporti al centro di essa , il Bibiena loda r iiigegnosa spiegazione, die ne die' il Balhi, e cli' io ri- ferii parlando di lni, e confessa essere egualiiiente idoriea a reiidere ragione e dell' una, e dell' altra niauiera di tra- sferimento. DilFiise per tutt' Europa le Halieriane dottrine intorno r irritabilita, e la seiisitiviti, trovarono in quest' Accade- mia e valorosi campioni, die le difesero , e valorosi avver- sari, die tentarono d' abbatterle. E fervendo cjuesti studi , il Bibiena nel 1762 lesse una sua dissertazione ( in origi- nale custodita ne' nostri Archivi ), della quale se io tares- si , mandierei gravemente a me stesso , die mi sono pure iinposto r ohbligo di faveilarvi delle cose operate da lui. A voi tutti, o Accademici,e notissimo , come al coinin- ciare del corrente secolo , e propriamente nel 1812 pubbli- caronsi in Parigi le famose esperienze del Le Gallois. II quale con sorpresa coniune annunzio agli anatomici , ed ai fisiologi , die il cuore trae il principio del suo moto noa dal cervello, ne da' nervi da quell' organo discendenti, co- me generalmente, innanzi V Huller, opinavasi , ne tampoco dair irritabilita insita alle fibre musculari cardiacbe, sicco- me , dopo la scoperta Halleriana dell' irritabilita della fibra muscolare, ebbesi dai piu in conto di certezza, ma vera- mente dalia spiiiale midolla : e gli esperimenti di tanta no- viti dimostrativi fnrono , che , distrutta mediante acconci strumenti quella midolla ( metodo d' operare, die allora sembro nuovo ) , il moto del cuore e negli animali di san- gue caldo , ed in quelli di sangue freddo s' arresta (1). Per la qual cosa 1' Istitnto di Francia , cui il Le Gallois avea comunicato la sua scoperta, noniino una Commissio- ne componendola di uomini dottissimi, e celebratissiini , d' un Humboldt , d' un Halle , e d' un Percy , accioccbe di (I) V. Le Gallois. Expi'riences sur le prineipe de la vie, nolammenl sur celui du coeur , el sur le sieye de ce prineipe etc. Paris 1812, 270 MicHELE Medici tanto trovato s' occupasse , e giudizio porgesse. La quale poi inediante eiuditissinio^ e sloricamenre condotto Rap- porto conchinse, clie il lavoio del Le Gallois e itno de piu belli , e certainente il piii important c. , che siasi fatto in Fi- siologia dopo le dotte esperienze deW Haller , e die segnerd urC epoca in qucsta scienza , sopra la quale dee spargere una luce affatto nuova (1). Eppuie il JJibieria, mezzo secolo innanzi, avea in Bolo- gna ideato , ed eseguito esperienze consimili, clie parteci- po a qussta Accademia nella precitata sua dissertazione. Le institui egli nelle anguille, nelle vipere , nelle luccrto- le , e nelle rane. E rispetto alle prime tie ora dette gene- razioni d' animali , ne divise il corpo in altrottanti segmen- ti,o tionclietti , intiodusse nella loro veitebiale cavita uno specillo proporzionato alia capacita di essa , e taut' oltre lo spinse da trapas.sarla piii volte da un estremo all' altro, e per tal modo distruggere la midolla spiiiale coutenutavi , nietodo d' operare seguito piu tardi dal Le Gallois. Per le quali prime esperienze il Bibiena all'ermo = Cumque ah una ad alteram rescissi canalis extremitatem spccillum phiries trajecissem , confestim omnis pene in trunculo motus periit^ jiiillo deinde extrinseco stimulo restituendus = Pvipete gli esperimenti variandoli nel seguente modo. Aicuni animali tronco del capo, e della coda, lasciando il rimanente del corpo intatto: altri separo in altrettanti tronchetti , come avea in antecedenza operato , e circa quest' ultimi partico- larmente noto = Cum scilicet stylus , seu specillum in spi- nalem segmentorum vix introducehatur , tum ea coiitorsionls motu quodam agitabantur , cum vero altius ipsum adigebam, ut ah una ad alteram trunculorum extremitatem stylus tra- duceretur ^ tum omties musculi convellebatitur , truncuU vero, seu segmenta jiiinime contorquebantur. Motio denique omnis in trunculis cessabat post repetitas aliquot per spinalem spe- cilli trajectiones = E rispetto agli animali troncati solamenr te del capo , e della coda aggiunse = Quibus autem ( an- («) V. Op. Cil. p. 325. Elogio del Bibiena 271 gu'ill'is , et viperis ) capite , et cauda rescissis in spinalem me- cluUiim styliim ailrgi , in Us emlcvi contigisse mihi visa sunt sive in una tantum earum portione , sive in toto experimen- tum institueretur , nisi quod, experimento in una tantum por- tione capto , portio Jiaec ipsa serius motum amisisse visa est oh continuitateiii cum aliis partthus non ahscissis = os- servaziorii risguaidanti i feiiotneiii, clie accadono alle parti muscolari dei mentovati tronchetti , le qnali appaitengono, siccome e noto , alia vita, cosi detta animale. Ma proseguendo egli nclle sue iridagini, fece altre espe- rierize clie attaccano le fondamenta delle dottrine dal Le Gallois divulgate. Pretese questi , che , distrutta la spinale midulla , il moto del cuore ( nniscolo spettante alia vita or- ganica ) cessi : fatto , dal quale egli dedusse , il priucipio Hiotore del cuore avere iiella mldolla spinale sua sede: fat- to pero che venue in appresso non solo posto in dubbio, ina anclie negato. Perocclie il Wilson, ripetute queste espe- rlenze, manifesto al pubhlico un risultamento opposto al- r enuuciato dal Le Gallois, ed affernio, che a malgrado della distruzione della midolla spinale il moto del cuore prosegue. Onde che meravigliato io di tauta contradizione m' acciusi , dopo alcun tempo, ad alcune esperienze , che praticai in compagnia d' alcuni miei colleghi, ed aniici, dalle quali apparve, distrutta la spinale midolla, il moto del cuore durare. Ma indipendentemente da queste ricerche as- sai posteriori al tempo, in che visse il Bibiena, la qualita degli esperimenti , de' qnali egli s' intrattenea , offerivangli prossima, e bella occasione di couoscere quanto 1' osser- vazione intorno cio gl' insegnerebbe. Per la qual cosa pa- recchi tentativi oper6 sopra i tronchetti della colonna spi- nale, a' ([uali ap[)artiene, o co' quali corrispoude il cuore. E che cosa vide egli ? Ecco le sue proprie parole = Ve- runtamen ( quod notatu dignum est ) licet anguillarum segmen- tum , cui cor adhaerchat , motu pfn-aretur sola specilU intro- missione in spinae canalem, suuui tanieu motum immutabi- liter, et constantissime retinebat cor turn etiam cum sty- lus repetitis vicibus trajiciebatur; inio, quod saepe notatum est, aut parum turbaii , aut ne turbari quidem tunc tem- 272 MicHELE Medici poris cordis motiis vitlebatiir. Hoc autein ipsiiin, iterato exporimeiito , observatuni , confirinatiinKjne a nobis fuit non niodo in viperis, et angnillis, verum etiam in lacertis. = Avuto poi rigiiaidameiito alle rane, ramtnentava il Di- biena le esperienze iiiiiaiizi hii fatte da Urbano Tosetti , e da Tommaso Laghi, i qiiali ne' suddetti animali ancor che decapitati, introdotto nolla midoila spinale uno spccillo, aveano veduto il corpo lore, anzi che risolversi , e perdere il nioto, poisi in convulsione, e le zanipe ])ostcriori irrigi- dire. Ma il Bibiena sogpingnea = Egregie id quidem si acus tamturnmodo infigatur. Veruintamen res non eodern modo ces- sit cum stylus ulterius ita adegi, ut alteram spinalis extre- mitatem superaverim , et bis , aut ter trajecerim , tunc siqui- dem post membrorum rigiditatern^ eoruindeni facta resolutio est, atque in his quoque animalculis turbatio nulla observa- ri potuit in niotu cordis eo ipso tempore, quo stylus tra- jicicbatur. = Non e pero questo il luogo d' entrare nell' esame de' fat- ti dal Bibiena, e dal Le Gallois osservati , ne di venire sponendo ( ove reali , e costanti fossero ) a quali conse- guenze fisiologiche, e patologiche potessero condurre : e quaiito finora si e per me detto non ad altro mira eccetto che a provare , che le esperieuze pubblicate in Parigi siccome nuove , e nieravigliose dal Le Gallois , eransi per la niag- giore , e piu importante parte (quali sono quelle, che ri- sguardano il moto del cuore ), mezzo secolo innanzi fatte in Bologna dal Bibiena, e da allri accademici Bolognesi , de' quali, per cagione d' onore , e a nominare un Luigi Gahani (1). (1) Nell' Archivio dclla nostra Accadeinia sono regislrale le segiienli notizie : 3 Aprite \Til. lirriu'i il Sig. Doll. Galvani rata disserlazione lalina su va- rie SKC raperienze inlnrtw il mnto del cunre. 23 Apnle 1778. Ueciio il Sig. Unit. Gatcani una disserlazione lalina s« la maniera di fermare il moto del ciwre negli animali a sangue freddo medianle il pungrr lorn con ago la spinal midoila. Ma per qiianic ricerche io ne abbia fatto , ni g!i origitiali , nh le copie di quelle due dissertazioui bo potuto rinvenire. ElOCIO del BiBIENA 273 Nc vuolsi passaie con siletizio com' egli in altra occasio- ne trattencsse 1' AccathMuico consesso colla narrazione d' al- cuni casi d' inghiottiniento d' aghi , di pezzetti d' osso , e di frantumi di legno , e di siinigliaiiti corpi stiani iiello stomaco discesi senza inolestie, e dolor! , e die senza do- lori , e niolestie tutto il tubo iiitestiiiale oltrepassaiono , producerido poi initazioni fortissitne a' contorni interni del- r ano. E come ammiro la traii nella cima percuoto il calcolo stesso , fuiclie piii volte > percosso non si riduce in pezzetti. Ed allora con quanta » diligenza potei , onde non offendere minimamente le par- » ti interne, tolsi via l' oncino e 1' istrumento; per cui in- » sieme alf orina venuti via i calcoli, la donna sano. » Voi vedete , Accademici Prestantissiuii, die nel chirurgo fiorentino il quale esercitava nel quattrocento, il timore della retrocessioue del calcolo nella vescica era giusto. Santorio e Ciucci non avevano ancora applicato all' estra- zione dei calcoli scesi nella vescica la cannula tripartita clie Alfonso Ferri in un' epoca posteriore al Benivieni ebhe in- ventata per togliere i corpi estranei dalle ferite. Noi in- vece , giovati, quali ci troviamo di essere, dai progressi del- la litotripsia vescicale , non solo quel timore non conoscia- mo, ma abbiamo per buona ventura cio che in allora era un disastro. Ed ogni volta die un calcolo , oppure un fram- mento di pietra , siasi sofFermato nella porzione dell' uretra che e abbracciata dalla prostata , procurianio con ogni di- ligenza di travolgerlo a ritroso nella vescica ; die quivi piii che in quell' ultima parte dell' uretra ci riesce facile af- ferrarlo e sottometterlo alia triturazione. Cosa, che come ad altri , e riescita a me pure piii volte ne' pietranti cura- ti colla litotripsia. Ci6 non ostante, quando il predetto corpo estraneo si e avanzato maggiorniente , pu6 riescire assai arduo,o piut- 280 Gio. Batt. Fabbri tosto inopportuno, perche non al tutto scevro dal grave perlcolo di recare ofTesa alle pareti del canale, quel ricac- ciarlo forzatamente indietio. Aliora non rimane altro com- penso che o di impadionirsene con adattato struinento per fargli attraversaie, conducendolo fnori , quel tiatto di stra- da che gli rimane, qiialora il passaggio sia possihile; op- pure per ridurlo in minuzzoli nel luogo niedesiino dove e fermo. Risorsa estrema e il taglio dell' nrctra pe' casi nei quali e assolutamente impossihile 1' eseguiniento di una del- le due cose predette. A compiere le quali non poclii inge- gni, come vi e noto , possiede 1' arte Cliirurgica. Ma chi ben guardi s' accorgera di leggieri che, se si eccettui 1' an- sa di filo metallico ( applicabile ragionevolmente , piix che ad altri , ai calcoli fernii nella fossa navicolare ) tutti gli altri strunienti o sono modificazioni dell' antico tenaculum tricuspide , o sono piccoli percussori curvi di Heurteloup; non facili questi ultimi ad aprirsi e ad essere maneggiati in quegli spazi cosi angusti. II solo cucchiaino articolato del Leroy-d'-EtioUes somiglia all' uncino del Beuivieni, sen- za averne la robustezza. E un puro strumento di trazione ; ed anche in questo e molto fallace. II Dubowiski che coir aggiunta di una cannula e di un punteruolo voile far- ne strumento di litotripsia uretrale , non piacque al prime inventore. E questi col fornirlo di un tenaculum tricuspide e di un perforatore, lo ha forse complicate all' eccesso. Quanto e piu semplice il concetto del nostro antico Fio- rentino ! Un uncino ed un' asta. Vero e che 1' uncino de- ve passare al di la del caicolo , se deve trattenerlo; ma in tutti gli strumeuti inventati sino ad ora , sia per attrarlo, sia per romperlo , questa necessita non si e potuta evitare. II solo Pareo immagin6 un perforatore difeso da una sem- plice cannula di metallo. Pen") il caicolo non aveva altro punto d' appoggio che nell' uretra , cui non puo a meno di offendere , se il dito collocato di fuori lo arresta per im- pedire che retroceda sotto la pressione. E quantunque egli assicuri di avere piu volte ottenuto 1' intento di spezzare in luogo il grosso caicolo, gli stessi francesi ne lo lodano, ne lo imitano. DeSCR. DI UN LiTOTRITORE EC. 281 Posto diinque , essere indispensablle che la clma dello strumento s' insiiiui tra l' uretra e il corpo straniero che r ingombra, rimana solo a prociirare che sia dotata di vo- lume assai mediocre. Intorno a che non credo perd sia immeritevole di menzione , accadere bene spesso che un calcolo o un frammento di pietra si trovi ostinatamente fer- mo in un date luogo dell' uretra ; e che cio non ostante? una siringa , od anche un htotritore possa sorpassarlo. Se- gno manifesto tanto della cedevolezza del canale membra- noso, quanto di un altro fatto, il quale e che piu del vo- lume del corpo estraneo, fa impedimento al suo passaggio la forma di cui e dotato. Ora, in conseguenza della lettura della storia superior- mente riportata , io rai posi in animo di rifare lo strumen- to del Benivieni del quale non ci e conservato disegno al- cuno. II niio divisamento fu posto ad effetto nel Htotri- tore uretrale che trovasi esposto alia vostra vista (1). Infatti, Voi potete scorgere una cannuccia metallica schiac- ciata ai lati , grossa come una mezzana siringa, lunga otto poUici, e saldata sopra una robusta lista di acciaio, che r oltrepassa di un buon poUice. La medesima lista pri- ma di terminare , s' incurva a modo d' uncino schiacciato ai lati e piu sottile della cannuccia (2) ; tondeggiante dl fuori , tagliato a picco nella faccia che guarda l' estrernita aperta del tubo. La porzione libera della lista predetta s' incurva leggermente in basso per offerire al calcolo che deve entrarvi un seno piu concavo. Un fusto d' acciaio (3), scorrendo per entro la cannula , arriva quasi a toccare 1' op- posta faccia dell' uncino ; e il fusto nella sua cima e pia- no e solcato d' alto in basso. Questo piccolo htotritore neir altra estrernita , che ha maggior volume e puo chia- marsi padiglione, e fornito di un apparecchio di pressione alia Charriere; imperocche il fusto nella faccia superiore e (1) Tav. IS. Fig. 1. e 2. (2) Fig. 3. (3) Fig. 2. T. VI. .36 282 Gio. Batt. Fabbri (lentato, e peio piio essere posto in movimento da un ma- iiubrio a rocclietto iiitrodotto nell' anello del padiglione. II modo di servirsi dello stnimento e qiiello clie segue. Situato r infermo supino , il litotritore viene inimerso nel- 1' uretra , sino a tanto clie tocca il calcolo. Allora ritiiato il fusto d' acciaio per lasciare sgonibro il seno dello stiu- mento , l' opcratore insiima destramente di piatto la parte iincinata al di la del corpo estraiieo. II fusto avanzato di iiuovo lo avvisera della presa. Dopo di die rimane solo o trar fuori il calcolo , se cede a blandi tentativi , o schiac- ciarlo. Oltre gli esperimenti che ho instituiti con questo litotritore nel cadavere, io 1' ho adoperato una volta nello spedale di Ravenna 1' anno 18i4. Con esso potei facilmen- te prendere e ridnrre in minuzzoli un grosso calcolo che si era arrestato nella porzione bulbosa dell' uretra. FRANGIPIETRA CURVO-RETTO Dopo che ebbi fatto eseguire il litotritore dianzi descritto, mi venne in pensiero che si sarebbe potuto foggiare cogli stessi principii un frangipietra propriamente detto. Impe- rocch^ ben sapete che o il volume , o la forma , o la situa- zione della pietra ne rendono qnalclie volta o sommamente difficile , o impossibile 1' estrazione. Laonde i chirurgi consapevoli per esperienza della grande utilita , che in quelle spinose congiunture partorisce la rotr tura accidentale di una pietra che si schiaccia sotto la pressione della tanaglia, hanno da lungo tempo procurato di completare 1' armanientario della cistotomia coll' inven- zione di strumenti capaci di spezzare la pietra, quando la necessity se ne present!. Non sono ancora due anni che il mio concittadino e collega Dott. Luigi Malagodi ( il cui nome, non che noto a questa sua patria, in tutta Italia suona di bella faina ) prendendo a ragionare in uno degli ultimi suoi lavori » Sulla combinazione della Cistotomia col- la Litotripsia (1) » si diede cura di tessere in breve si, ma (I) Fano 1853. DeSCR. DI UN LiTOTRITORE EC. 283 con esattezza ( per quello che io peiiso ) la storia delle in- veiizioiii fatte su qiiesto paiticolare. Pero mi credo dispen- sato di riaiidare un tale argomeiito. E per cio stesso die le belle nieiiiorie del sulIoJato Chirnrgo soiio a tutti no- te (1), mi asterro eziaiidio dal descrivere 1' ingegnosa mo- dificazione da lui fatta nel litotritore di Heurteloup nell' oc- casione di accingersi ad una cistotornia per calcolo prosta- to-vescicale di volume a vero dire smisurato. Modificazione in forza della quale essendo concesso d' introdnrre una branca dopo 1' altra, quello struinento riesce servibile an- che nei casi in cui, pel poco s|)azio concesso all' applicazio- ne dello strumento, diverrebbe cosa impossibile 1' aprirlo per abbracciare la pietra , quando fosse costruito nella maniera consueta. A disconoscere 1' utiliti dell' invenzione del Chirurgo di Fano non si voleva die il mal talento di un francese : ma r ingiusto giudizio di straniero o malevolo o poco savio, non puo nuocere alia verita che in questa circostanza e per se stessa anche troppo manifesta (2). Ora dopo gli encoini per me fatti del frangipietra modi- ficato dal Malagodi , parra forse poco ragionevole die io perseveri nel proposto d' intrattenervi colla descrizione di un nuovo strumento destinato al fine medesimo. Eppure non muto consiglio , confortato quale io sono dal pensiero , che aveudo pronunziato il nome di Beiiivieni, e nel f'atto di lui il primo lume riconosciuto al mio qualunque trova- to , il rispetto alia memorla di quel Grande sapia conci- liarmi da Voi benigna attenzione. Nel frangipietra che sot- topongo al vostro esame (3) , Voi distinguete a prima vista le stesse parti onde si compone il precedente mio litotrito- re uretrale. Di fatto , nel suo padiglione, eccovi 1' apparec- (1) Sulla Litnlripf^ia lellera del Dott. Luigi Malagodi: Fano 18o2 = c pari- menli » Sulla Lilolripsia letlera seconda : Fano 1854 = la prima diretta al Dot- tor Ferdinando Sanlopadre , I' alira al Dolt. Domenico Penizzi. (2) Vcdi : Gazette uitVlicale de Paris N. 19. an. 18.54; e la bella ii>prisia fatta dal Malagodi nel Raccoglitore Medico di Fano Kovembre 1854. (3) Tav. 15. Fig. 4. 284 Gio. Batt. Fabbri cliio di pressione alia Charriere. A questo succede il corpo dello striimeiito , tutto d' acciaio fopgiato a modo di iin tiibo diiitto che ha parcti assai robuste, e che, ixiisurata la Iiuiiihezza di sei pollici , si piolunga colla sua parete in- i'eriore in una solida appendice concava, la quale termina con estremitA olivare , piii larga che grossa , spoigente e divisa da profondo e largo soico nella faccia aiiteriore che e volta contro 1' apertura del tubo (1). Quel solco conver- te la sporgenza della estremita olivare in un doppio risal- to ottusamente acuminato. Una robustissima asta di ac- ciaio percorre tutto il tubo , e di piii arriva quasi a toe- care r estremo olivare a rincontro della doppia sporgenza anzi detta. L' asta e dentellata la dove risponde al padi- glione per servire all' ingranaggio del manubrio a rocchet- to ; e nella cima dell' altra estremita, e per la meta infe- riore di sua grossezza, armata di due punte formate a pi- ramide triangolare; nel mentre clie 1' altra meta superiore e semplicemente sporgente come 1' ugna di un dito (2). Una pietra che presenti un diametro di oltre due pollici puo essere con tutta agevolezza accolta nel seno della por- zione ricurva , e puo con pari saldezza esservi mantenuta, stretta che si trovi tra il doppio risalto della estremita oli- vare , e le sporgenze scolpite nella cima dell' asta. E se la pietra si trovasse di avere consistenza mediocre , la pressio- ne deir asta incalzata dal manubrio la romperebbe ; e se fosse pill consistente, la romperebbero i colpi del martello. La morsa dell' Amussat gioverebbe a reggere il frangipie- tra. L' applicazione di questo strumento non diversifica dal- la maniera che si tiene nell' introdurre in vescica per la ferita aperta nel perineo uno de' comuni litotritori d' Heur- teloup. E pero , piuttosto che spendere parole intorno a tali minutezze , procurero significarvi quale utilita a me sem- bri ripromettere questo strumento ^ che per la forma delle due parti principali di cui si compone , parmi si potesse (I) Tav. 16. Fig. 2. (•2) Tav. 15. Fiji. 6. e 6. DeSCR. DI UN LiTOTRITORE EG. 285 chiamare frangipit^tra cnrvo-rctto. Non v' ha duhbio che gli striirnciiti (h^l •^eneve del litotritori cnrvi , al (juale anche questo appartiene , noii siaiio da preferirsi alle altre note forme di fiaiif;ipietra. Alia piccolezza del volume essi uni» scono una rohiistezza di azioiie sinf!;olare, massimatrieiite se vengono posti in opera a modo di percnssori. I colpi qua- si istantanei vincono di gran Innga qualsiasi grado di pres- sione di cui fossero capaci. A questo riguardo pero la per- cussione esercitata con un' asta diritta e piu efficace di quella die si pone in opera con un' asta die e curvata. Tale vantaggio si trova appunto nel frangipietra che io vi ho presentato. I comnni percnssori cnrvi introdotti die siano in vesci- ca , per afferrare la pietra , bisogna apririi; e se la pietra e voluminosa, questo tempo dell' operazione puo ofFerire o qualdie arduezza, o riescire anche inesegulbile. II Malagodi ha posto riparo a siffatte sconvenienze im- maginando la modificazione che ho detto. Egli ha un per- cussore che applica in due tempi, e la pietra viene sicu- ramente ahhracciata. Quanto al frangipietra curvo-retto , basta introdurre una sola Branca, la branca curva , di dietro alia pietra e la sua applicazione e terminata, imperocche V asta retta scorrendo pel tubo , va natiualmente ad incontrare la pietra stessa nella sua faccia anteriore. Un vantaggio che ha sopra tutti gli altri il percussore del Malagodi e quello di adattarsi a pietre di tutte le gros- sezze ; mentre volendo servirsi del niio frangipietra sarebbe d' uopo provvedersene di varia grandezza (1). A me non s' appartiene decidere se questo inconveniente distrngga il vantaggio della piu spedita applicazione e della sua parti- colare robustezza. Faro piuttosto osservare che quando que- gto strumento e capace di un diametro di due pollici e qualche linea , puo servire nel massimo numero dei casi delle pietre piu grosse. In fatti anche le piii vistose pietre (1) TaT. IS. Fig. 4. e 7. 286 Gio. Batt. Fabbri avendo cotnunemente la forma di lui ovato compresso dal- r avaiiti air iiidietio, e ben (liffif.ile die il loro diametro piu pic<-(ilo, clie suol essere antero-posterioie , siiperi la inisiira di due pdllici. Ora , por la forma particolare di questo niio fraiij;ipietra , egli sembra confermato dagli esperimenti die ne ho fatti, che qiiand' aiicbe appeiia intiodotto nella vescica possa tro- varsi in relazione con nn diainetro die non pu6 capiic nel sue setio, bastera iinprinieie al corpo dello strnmonto nn inoto di lieve rotazioiie , aflinche la parte curva volgendosi dall' uno o dall' altro lato , vada a trovare naturalmente quel diametro die meglio gli si addice. Eccovi , Prestantissimi Accademici, le cose intorno alle qiiali mi sono ardito di chiedere il rispettabile vostro giu- dizio. Se vi degnerete esaniinare piu da vicino gli istru- nienti che ho 1' onore di presentarvi , v' accorgerete che al frangipietra nou e difficile aggiungere un apparecchio di trapaiiazione (1) per agevolare lo spezzamento della pietra, come pel prlmo ebbe dimostrato alia fine del passato seco- lo il nostro Veneziano Marco de' Marclii (2). lo ne ommetto la descrizione per non abusare piu a Inn- go della vostra indulgenza. E intanto se io potessi accogliere la dolce lusinga d' a- vere ottenuto il vostro assenso ( pegno per nie di piu este- sa approvazione ) dovrei forse compiacermi d' aver trovato un nnovo argomento di fatto per provare, che i nostri Maggiori hanno efficacemente coutribuito alio svduppo del- la litotripsia in tutte le sue applicazioni. (1) Tav. 16. c Spiegazione della medesima. (2) Ved. la Memoi'ia del Malagodi sopra cit. pag. 43. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE TAVOL\ 15, Offre il disegno del lilotritore nrelrale e del frangipietra della Meraoria rbr precede. TAVOLA 16. Rappresenta una mndificazione dello slesso frangipieira , propnsra col fine di' cor- redarlo d' iin aiiparecchio di irapanazione , per rcndere piu agevole lo spez- zamento delle pielre piu dine. Fig. 1. Asia d' acciaio a piinia conica. Fig. 2. Sli'tiincnto complelo vcdiito di frnnte. Fig. 3. Ln slesso slrunienlo vediilo di lalo. Le alire figure iiidicano Ic diverse parli. Nella Fig. 4. si veile il frantjipieira spoglialo degli accessor!. La porzione (a, b) ? cnnverlita in una vile, die, colla sua porzione piii esire- nia , seive all' inneslo del padiglione dello strninenio ; inlanio clie , per la porzione clie rimane, si avanza o relrocede la madrevile ((/) delle Fig. 2., e 3. La porzione ( c , d) ha due incastri ( n , n ) enlro i quali sono contenute e scorrono Ic due asticinole pialte (e, e) delle Fig. 2., 3., e 6.; Ic quali asticiuole sono racconiandale all' anello { It ) in guisa clie niediante le due vili ( o , o) possono maulenersi o di lungliezza eguale o farsi di diversa lunghezza. La Fig. 6. rappresenta isolalo e in due modi il bariletto (i) delle Fig. 2., e 3., deslinato a Irasniellere 1' azione incalzanle della madrevile ( g ) all' anel- lo ( /i ) regnlature delle due aslicinole (e, e). Queslo barilcllo, Inngliesso il mezzo della parete superiore della sua cavili cilindrica, lia uno spigo- lo ( »n ) die entra nel solco longilndinale tracciato nella porzione a vile del frangipietra; come si vede nella Fig. 2. Per quesia disposizionc di parti, il bariletto, incalzato dalla madrevile, spinge iunauzi 1' anello (h) senza tendere ad uu movimenio di rolazione. PROCESSO OPERATIVO. Rilirale le asticinole {c, e) nec,V incastri ( n, n) Fig. 4., e slrelta la vitc {g , Fig. 3.) per rendere immobile 1' anello {h), s' introduce in vescica il frangipietra , giovandosi all' uopo del dilalalore , e specialmente del dilata- tore a doccia bi-valve ; del quale si servono a preferenza i litotomisli napo- leiani. 288 Gio. Batt. FAnnni Abbracciata la pieira ml seno della porzionp riirva , si rallenia la vile ( g ) p facondo avanzare la inadrevile , le asliciiiole spinic innanzi dall' anello ( A ) vanno a strinpteie la pietra e a fissaria cnntm il liecro del fran{,'ipielra. Sc la pieira ^ irrej^olaie, bisotjna fare avanzarc tin" aslicitinia pii'i dell' altra col rallentare una delle due vili (o). Sosleiiendo allora lo strurnento eolla mor- sa dcir Aimissat , s' intrndiice il trapano (t, t. Fig. 2., e 3. ) cbe ft mes- so in muvimcnlo coll' aiclielto a Itilli nolo. Fallo il foro nella pieira a siifficienle prof'oiidild , si ritira il trapano , e sosti- liicndogli r asia ( Fig. 1. ) che fi un poco piii volumiDosa , a colpl di niar- tello vieae spezzata. ] Mem.' xy Brttil Lit Willi! Weiu rnrii \ 1 _y xj: JTx- Ml ^^ ZIM 7-,' i?-^-^ cJlI/ '' Brttihi Inr Lit Wiolin] Mrni To . ^^ I' Rf'dni Lit: Andinli llrinTiMU. \ I X'^ <^^. x^.. "'ti«i W Lt V -•■■'" ALCl]i\E RICERCHE sui CIPRIOLI DILLl OmiRBITKil MEMORIA DEL CAVALIERE PROFESSORE GIOVAMI GIUSEPPE RIANCOIVI ( Lolta nella Sessione del 7 Dicembre ISSi. ) JLJ animo nostro col progredire degli anni ritorna sem- pre con piaceie alle sue prime occupazioni ; e gli studii giovanili liaiino si soavi reminiscenze ed attrattive, che ad essi ricorriamo quante volte ci sia concesso di attendervi. Fu per questi sentimenti , e veramente per indulgere genio, che nelle or ora scorse vacanze estive mi sentii portato ad esaininare alcune parti di un Vegetabile volgarissimo , a seguito quasi di quelle ricerche che istituii, e vi presentai, Umanissimi Accademici, or son bene un venti anni fli , in- torno ai movimenti che si incontrano in alcuni pericarpi neir atto di spargere il seme (1). Era una defezione dalle (1) LH alcuni movimenti che si osservano nelle Pianle per la diffmione de' Se- mi. Memoria del Dnit. G. G. Bianconi. Bologna 1811. 8." con 2 lav. lit., e Rendiconto accademico 12 Dec. 1833., e N. Annali di Scienze Naliirali Ser. I. T. 6. pag. 21. - Sino ad oggi mi era slaia scoiiosciuta la Memoiia del celebre Tournefnil ( ifi'moirea de' I' Acad, des Sciences 1666 - 1699 T. X. pag. 406.) nella quale I' Aiilore tralla lo slesso argonicnto clic io esposi in qiiesio opiisco- lo ; e fiirono da liii , come da rae , stiidiali i Legiimi , ed il pericarpio dclla liahamina impaliens. Le spiegazioni di que' singolari fenoineni dale dal Tonr- iieforl , non sono uniTormi a quelle dale da me , e senza credere di avere io ineglio Cdlio net segno, spero die li Bniaiiici Iroveranno iino speciale accordo fra la stnittura anatoiuica, e lo scioglimento del problema che io proposi. T. VI. 37 290 Gio. Giuseppe Bianconi niie ordinarie incombenze ; parvemi scusahile pero , aven- dosi pure il diritto quaiidocliesia di sollevar 1' anitno con lieti , e geniali studii. Ma iion cosi facilmente osai sperare die potessetni venir condonato il portare oggi iiinaiizi al vostro cospetto la narrazione delle cose da me iticontrate , e vedute. Tuttavia a dotenniiiarmivi altra lagione mi mos- se : e cioe , sortitonii il giorno di soddisfare al dohito Ac- cademico con una lettuia sul priiicipio del nostro anno, e non trovandomi avere in pronto la continuazione de' miei consueti lavori , ebbi a ricorrere alio indicate estive osser- vazioni. Le qnali comunque istitnite snlla Zucca ortense Cuciirbita pepo, e si limitino ad una parte soltanto di que- sta pianta , cioe alii Cirri, cose invero per giudizio volgare assai umili e basse , pur tuttavia non mi parvero affatto indegne di esservi esposte , non per quello che io vi bo fatto intorno, che invero e assai poco, ma bensi per quel- lo che esse souo in se stesse , vale a dire bellissime opere della Natura , la quale al dire di Plinio nusquam ma- gis quam in minimis tota est. Io mi propongo , e desi- dero di farvene semplice e chiara narrazione : e voi colla usata vostra benignity, siatemi cortesi di facile conipa- timento. Non v' ha probabilmente veruno il quale non siasi ac- corto come molte piante, che sarebbero deboli e striscianti suUa terra, affine di sorreggersi , e di ascendere, si atten- gano ai corpi vicini, e piu spesso a' maggiori vegetabili col mezzo di quelle appendici che Cirri, Capreoli, e Ma- ni, vengono variamente appellati. Sino a 500 piante for- nite di questi fulcri contano i Botanici , e circa altrettante forse sono le forme e le qualita dei fulcri medesimi : Io studio de' quali perci6 darebbe luogo ad importantissimi confronti, pe' quali verrebbe probabilmente in chiaro la Natura di essi. Una pertanto di tali piante e la Zucca comune. Se fu giudicato giovevole per servire all' ordine , ed alia chiarezza 1' incominciare dal descrivere persino gl' istrumen- ti de' quali uno si e valso per fare le esperienze che deve narrare, io non sar6 rimproverato se diedi principio dal- Sui Capueoli delle Gucuubitacee 291 r esame della piaiita stessa cinifera, e se quindi a voi an- zi tratto narri qiiaiito in essa io notava. Una pianta di Cucurhita pepo giunta alio stato adiiltu, quale suol avere ordiriariaiiiente al niese di Setteinbre, ha uno stelo fornito di molti nodi. Prima cosa iiotevole si e che lo stesso individuo porta ad un istante le tre eta, cioe la vecchiezza presso lo stipite , la piii tenera gioventu nel- r apice, e la media eta, o qiiella della fruttificaziorie a mezzo tratto. Ogni foglia, ogni fiore e disseccato al basso, eve tutto e legnoso , arido e morto apparentemente ; lad- dove vigorosa verzura , fiori , e frutti mostransi a medio stelo, e succose ed erbacee foglie lussnrreggiaiio alia cirna in mezzo a gemme di fiori , ed a germi che appeiia co- minciano a svolgersi. Con questi estremi in un solo indi- viduo si ha il vantaggio di avere sott' occhio ad un sol tratto la storia intera della pianta, e come le varie fasi di sua vita succedansi , come alcunc parti si svolgano , si svi- luppino , agiscano , deperiscano, e muoiano. Ogni nodo pertanto porta quattro cose. La Foglia che e sempre a sinistra , il Cirro , che e sempre a destra , la in- florescenza e fruttificazione che e fra 1' una e 1' altro , e infine alcuni tubercoletti che si trovano tanto appiedi del- la Foglia che del Cirro. Tutte tre le prime parti strette, e aggruppate assieme segnano il nodo dello stelo delle Cu- curbite \ ma tali gruppi uon sono su una stessa linea , ben- si vanno disposti sui due lati dello stelo medesitno, di mo- doche uno sia sempre a destra, 1' altro a sinistra. Quando e a sinistra, la Foglia e esterna, quando e a destra, la Fo- glia e afTatto interna ; e 1' opposto dicasi rispetto al Cirro. La inflorazione e sempre in mezzo ad entrambi , benche per le addotte ragioni sia ora sui lato destro era sui sini- stro dello stelo. La inflorazione porta assai di frequente de' Fiori maschi , piu raramente de' femminei , e con questi nello stesso maz- zetto stanno anche i maschili. Dico mazzetto perche vera- mente sono molti fiori spesso uniti su uno stesso nodo : io ne ho contato or uno solo ( con qualche rudimento abor- tive di altri al suo piede ) or sino a sette. ]\Ia debbo no- 292 Gio. Giuseppe Bianconi tare due cose sii tal proposito, 1.° die, come mostra la Tav. 17. li fieri svolgonsi successivamente ; se uno e aper- to, r altro e per aprirsi fra alcuiii gioriii , uti terzo multo piii tarcli , e cosi ili seguito. Dal clie ne vieiie clic un sol iiodo o mazzetto maiitiene de' fiori pel corso di forse un mese, e rende cosl ognor piu sicura la fecondazione nio- noecia , la quale puo esser necessaria per sin clie la pianta vive. 2.° clie d' ordinario il Fascetto de' Fiori mostra ido- neita a svolgersi in ranio, o realmente si svolge in nuovo ramo o tialcio se abbia copia di alimento e buone coiidi- zioni ; il quale tralcio offre nuovi uodi con nuove foglie e cirri , e fiori femminei puranche , con che si appalesa la pos- sibile fecondita data dalla Natura a queste come ad altre piaiite; fecondita che, poste ottime circostanze, sarebbe si copiosa , clie spesso e piu facile calcolare , che incontrarsi in atto. Ove questo sviluppo non avvenga, I'estano i Fiori , che svolgonsi completamcnte , e soddisfanno perfettamente alia fruttificazione. II Fior maschio e portato da un gambo diritto, tu])uli- forme e lungo per modo , che su di esso si estolle fuor delle frondi , e pu6 cosi adempiere all' ufficio della fecon- dazione. La quale funzione compiutasi , il fiore avvizzisce , e cade , ed il gambo ben presto muore , restando poco piu che un filamento , od un' arida paglia. Ma in questo tem- po il secondo fiore si svolge , si alza , e si apre percorren- do le stese fasi del precedente. II Fiore feinniineo ha un gambo assai breve e corpulento , ordinariamente poco s' al- lunga, ma ingrossa, si mantiene carnoso nell' interno , me- no una vacuita tubulare nel centro. Gompiuta la feconda- zione il fiore si stacca , e cade; ma il gavnbo che porta il ^frutto vive quanto la pianta, e piu di essa , giacche raa- turandosi il frutto addiviene legnoso , gli aderisce , o sussi- ste per lungo tempo. Beiiche adunque tanto simili i Fiori , la vita deir uno e effimera, e quella dell' altro e assai prolungata. Cento volte poi ho osservato la cooperazione efficace che prestano gl' insetti , e le Api in ispecie, col loro aggirarsi , ed imbrattarsi del polline passando a recar- lo a' Fiori femminei. Sui Capreoli dei-le Cucurbitacee 293 Passando sotto sileiizio il soggetto delle Foglie, e dello stelo , diciamo dei Cirri. Ella e cosa verauieiite mirabile il vedere una pianta re- pente, attenersi coiitro gU sbattimenti del vento , ed ar- ranipicarsi per gli arhusti , e per gli alheri col mezzo di una specie di tante cordicine clie avvolgonsi ai ramuscelli circostanti, ed ai qnali legansi fortemente. Piu mirabile e il niodo del loro aggirarsi , e la forza con cui attengonsi ai corpi vicini. Infatti il Cirro della Cucurbita pepo parte dallo stelo della pianta (V. T. 17. ) con un gambo piu o meno gros- so, e piu o meno Inngo steso, e diritto ; e si partisce in 3 , 4 , o 5. braccia le quali ravvolte in varie spire vanno a fissare 1' ultima estremita attorno ad un ramuscello che cingono con pareccliie volute. Dalla curvatura che soffiono le verghette dagli arbori , o dall' avvicinamento dello stelo della Cucurbita al corpo di attacco , se questo sia resisten- te , si conosce che il Cirro ha stirato , e condotti ad avvi- cinarsi i due corpi a' quali aderisce. L' ufficio di un Cirro pertanto si e questo 1 .** di andare a cercare dei corpi lontani allungandosi quanto piu puo ; 2.° di aderire ad essi coi ravvolgimenti dell' apice : 3.° di accorciarsi dopo la presa , e stirare ed avvicinare li corpi fra' quali aderisce, -i." di reggere , e sostenere la pianta che rampica , e sostenere talvolta il peso grave che vi pen- de dei voluminosissimi , e gravissimi frutti. Ecco s' io non erro il problema che, per cosi dire, Na- tura si propose di sciogliere , col mezzo di funicelle orga- niche , o cirri. Essa debbe organizzarle cosi che potessero avere facolta 1." di estendersi, 2." di avvolgersi stabilmen- te, 3.* di accorciarsi, ^.'' di resistere con gagliardia alii stiramenti cui ponno andare soggetti. Vediamo pertanto in qual niodo tale problema sia stato sciolto ; e per procedere con ordine osserviamo prima gli oggetti nel loro insieme ^ e poscia la loro struttura interna. Una considerazione generale va premessa , e cioe che li cirri hanno un' orbita vitale, per cosi dire, che segue r andameiito della Pianta. Ove questa e invecchiata i cirri 29i do. Giuseppe Bianconi sono aridi e morti , ove quella e in vigore essi pure sono in piena azione ed in forza ; e finalmente ove essa e tenn- ra ed erbacea , sono del pari i cirri rndimentali e teneri. Ma esaminando il cirro fra 11 due estremi di rudimento e di morte , cinque fasi o periodi mi e parso di dovero distinguere 1." Cirro rudimeiitale , 2." Cirro steso, diritto senza alcuno ravvolgimento ; 3." Cirro ravvoltolato nell' api- ce , 4.° Cirro con braccia raggirate a spiralc , 5." ed ulti- mo, Cirro iiidurito, e prossimo a disseccarsi. Ognuna di queste fasi ha grandi differeiize di fnnzione , e di orga- nismo , per cui meritano di essere tutte e singole con- siderate. 1.° Periodo. Cirro rudimentale. In mezzo alia ciocca ter- minale dello stelo di una Cncurbita , fra moltissima peluria si distingunno in istato di embrione, o di principio di evo- luzione le Foglie, i Fiori , ed i Cirri. Qiiesti figurati nella Tav. 19. fig. 1. si mostrano come piccole spiral! ravvolte sullo stesso piano , ed unite in 'I , o 5 alia base in un pe- duncolo comnne. Quelle sono le braccia, questo e il gam- bo. Delle braccia uno e maggiore, gli altri per iscala sem- pre minori. II loro ravvolgimento e ben lungi dall' essere casuale ; ma per contrario e costantemente un ravvolgersi del braccio dall' esterno all' interno ; sicche la faccia ester- na e quella die occupa la convessita delle volute. In qne- sto stato il Cirro e tenerissimo , erbaceo , di un bel verde, e fragilissimo. 2." Periodo. Appresso vannosi svolgendo le volute , ed il braccio maggiore si stende (V. Tav. 19. fig. 2 ), anzi e gia tutto disteso mentre il secondo comincia a svolgersi , e gli altri sono anche piu addietro nella loro evoluzione. Ma un altro effetto rapidamente si compie contemporanea- mente alio stendersi , ed e 1' allungamento grandissimo che ricevono e gambo e braccia. Un braccio rudimentale di due pollici puo acquistare nel secondo periodo sino a otto e dieci pollici. Uno ne ho trovato che toccava sino a pol- lici 13 e mezzo al braccio, mentre altri cinque erano al gambo. Tutto esteso ed allungatissimo quanto puo essere il cirro , perche niuna curvatura o ravvolgimento ha esso Sui Capreoli delle Cucurbitacee 295 piu, porta il proprio apice al piitito piu lontano, e puo quindi giugnere a toccare dei corpi die sono distant! dallo stelo Leii un piede e mezzo ; e l' introdursi fra li cespu- gli non incontra verun ostacolo , perclie e quasi un filet- to diritto ed acuto che s' insinua , senza avere disugua- glianze, pieghe , o scabrezze , fia gli sterpi , o cespugli circonvicini. 3." Periodo. Appena per6 e raggiunto il massimo disten- dimento, 1' apice comincia ad incurvarsi, si volge prima ad uncino , poi rimoiitaiido foiina un anello , il quale prende ed involve tuttophe se gli presenti intorno. Ove un ramu- scello capiti entro alia voluta , il giro si stringe, e prose- guendo la parte superiore del braccio ad avvolgersi cinge il picciol ramo con 3,4,6 giri stretti alia faccia del cor- po afferrato ; e la presa e in generale tanto ferma e rego- lare, che e impossibile svincolarne il ranio dalla funicella che con una serie di annella bene unite lo tiene serrato. Le volute pero , che qui si hanno in questo terzo pe- riodo non sono piu nello stesso senso di quelle del pvrimo periodo. La la faccia esterna del cirro era suUa convessita, qui per opposto rimane nella concavita , ed e quella che si applica sulla faccia del corpo ravvolto; e tutta la parte convessa de' giri e formata da cio che nel cirro rudiinen- tale era nel concavo , e nell' interno de' giri. luversione notevolissima per cio che e a vedersi in appresso. i." Periodo. Per tal modo e fissata la cima del cirro , e quindi il caule della cucurbita viene ad essere attaccato ad un ramuscello. Ma Natura non e stata contenta a que- sto solo meccanismo. Due cose a mio avviso restavangli a conseguire per rendere piu utile , e piu sicuro l' apparec- chio. L' una e di far si che il filo o braccio che lega il caule al ramoscello fosse dotato in certa guisa di elasticita, perche negli stiramenti violenti che deve soffrire non di rado per li venti, o per altro , una qualche cedevolezza del braccio potesse imped ire la lacerazione che ne consegui- rebbe se tutto lo stiramento si esercitasse sulla resistenza del filo. La seconda , che era ottima disposizione il fare che il braccio , fisso gia per 1' una parte al caule per l' aU 296 Gio. Giuseppe Bianconi tra al ramo si accorciasse e portasse con imo stiramento in alto il caule ; lo die serve al diiplice scopo , e di me- glio aintare il caule stessn nella sua ascensione , e sopia- tntto di venire a condividcie fra tutte le braccia dei vari cirri il peso e gli sforzi del caule. Ponete die fossero otto fila distese , due fossero assai tese e sei altre avessero preso coir apice si rilassataniente die non avessero veruna ten- sioue , ne verrehbe die le sole due sostcrrebbero ogni sforzo, ed ogni peso, e 1' altre servirebbero a nulla, o soltanto quando le due fossero rotte. A tutto questo e sa- pienteniente provveduto col fare die il braccio si ravvolga a spirale. Con cio egli si fa elastico , egli si accorcia , e coir accorciarsi sostiene meglio la pianta , e condivide il peso e gli sforzi cogli altri suoi pari. Ecco appunto quel die avviene nel quarto periodo , e che e diniostrato dalla Fig. 3. Tav. 19. II braccio si rav- volge in una spirale die sovente non puo immaginarsi ne pin elegante, ne piii regolare. Dal punto di attacco sul ramo di un Arbusto , siiio presso al gambo , il braccio e tutto avvolto come lo e il crine sulle viti di metallo , o come quel filo metallico che si avvolge a spira , per costi- tuire cio che dicesi dal volgo un elastico, o vermilione. Siccorne pero il braccio e piii sottile alia cima die al fon- do, cosi anclie la spira e piu attenuata all' apice, e piu larga presso il peduncolo o gambo. In questo stato il brac- cio e abbreviato forse di due terzi ; e nella ipotesi die il braccio avesse avuto di parte stesa dopo 1' attacco apicale la lunghezza di dodici pollici , sarebbe stato il caule della Cucurbita stirato per 6 in 7 pollici almeno. Non e gia che sempre si abbia una completa spirale; perocche se qualche cosa impedisca il ravvicinaniento del caule al ra- mo, la spirale si avvolge sino a certo punto, e resta poi , piu o meno grande parte di cirro spianata , e distesa. Ma la spirale si e avvolta sinche poteva ; ed ha dato al brac- cio ed al cirro tutta quella forza di stiramento di cui es- so era capace. Un braccio pero ravvolto in una spirale tutta in un senso da cima a fondo non s' incontra mai , ne sarebbe Sui Capreoli delle Cucuhbitacee 297 guari possibile, ([uaiulo sla appreso ad uii corpo coll' apice. Tiatto, tratto in qiiaiiincpio braccio aggirato s' incontrano dei catnbiamentl di spiia (V. Tav. 19. fig. 3. e Tav. 18. fig. 2. ); vale a dire: corniiicia la spira da destra a sini- stra, e continua per certo tratto in questo senso, poi muta e si volge per altro tratto da sinistra a destra , iudi ripi- glia il primo modo , poi il secondo , e cosi di seguito di maniera che v' abbiano 2,^,6 cambiainenti. Cio e quanto s' incontra nel fatto : ma come dissi, non era possibile che la cosa avvenisse altritnenti. Imperocche riflettendo per un istante , che il braccio era gia fisso coi due estremi , cioe a! gambo, ed al punto di attacco ])rimaciie cominciasse il ravvoigimento , ne segue che il volgersi suo non poteva farsi che merce del moversi del punto medio , o di altri intermedii : talche tante volute vengono dal mezzo in giii , quante dal mezzo in su , ma le prime saranno per es. da destra a sinistra , e 1' altre da sinistra a destra. Per meglio chiarire la cosa suppongasi di avere due funicelle fisse alle estreniita : un' asta sia nel mezzo , e si volga e rivolga af- fine di dare la torta alle funi, e con questo accorciarle. Nascono per certo due spirali, ma 1' una sar4 in un senso contrario all' altra^ e al luogo ov' e 1' asta e il camhiamen- to. Ogni braccio di Cirro e organizzato come vedriMuo per ravvolgersi; se ha 1' apice libero, o si aggomitola, o si volge in ispirale sempre in un senso, ma quando 1' apice 6 gia fissato non e possibile avere che una spirale a tratti opposti , e direbbonsi di compensazione. Frequentemente percio si trova che sei giri stanno a destra del cambiamen- to , e sei a sinistra, ovvero 8, ed 8, od undici, ed undi- ci e cosi di seguito. Notiamo qui ancora che il ravvoigimento che avviene in questo periodo si fa come quello del precedente , cioe che la faccia esterna o corticate e quella che resta nella con- cavity. Cio e costantemente, e sempre; ne puo essere di- versamente perche dipende da struttura organica. Ma s' io non sono sedotto dall' amore di queste ricer- che , altro argomento di stupenda disposizione meccanica si e pure il seguente. T, VI. 38 298 Gio. Giuseppe Bianconi Del 2.', 3.% e 4.' bracclo non abbiamo parlato nel teizo periodo. Rappoito ad essi dissi soltanto che allorquando il nia!i<;ioie era svolto, gli altri crano ancora nel lavvolgi- ineiUo riulinicntale, o appena cominciavano a disteiidersi. Ora diio clie ne' vari Periodi li bracci secondare soiio in ritardo di evolnzione, litai'do graduate, perocche il secondo braccio e seinpre piu svolto del terzo, e cpiesto del quar- to. Aggiungasi che sono tutti gradnati per lungbezza, tal- clie il priino e il massimo, 1' ultimo e il piu breve. Or die avviene ordinarianiente da tale coinbinazione di cose ? Se- guiamone lo studio a passo a passu. Quando il prinio e gia fissato , e si volge a spirale , per cui si avvicinano as- sieme il caule della Cucurbita e 1' arbusto cui aderisce , il secondo braccio e al puuto di arricciarsi all' apice , trova allora approssiniato , ed a sua portata il corpo a cui ade- rire; a lui si attacca, si fissa , e si ravvolge. Aggiugne la propria forza di stiramento a quelia del precedeute , ed uniti uiaggiorinente avvicinano 1' arbusto , sicche il terzo braccio che e in ritardo , puo egli ancora a sua posta fis- sarsi, e cosi di segiiito. Inoltre potrebbe pure la circostan- te vegetazione non offiire verun punto di attacco al priino braccio, il quale per conseguenza si arriccia inutile, ma qualche giorno di ritardo puo far si che cresciute le pian- te air intorno presentino al secondo braccio, od al terzo un fulcro. Poi ciascun braccio avendo tendenza divergente, ne viene che tentasi 1' attacco da piu lati , come si tenta per tali ingegnosissimi nieccanismi tanto da lungi che dap- presso. Per assicurare il fine , sono variati i mezzi nella di- stanza, nello spazio , e nel tempo. 5." Periodo. Finalmente posti li Cirri nella piena loro azione , le cose si dispongono a stabilita. Indurito il brac- cio ravvolto , la spirale e in certo modo fissa ed irrigidita' in guisa , che non puo piu essere distesa senza spezzarsi o alterarsi. Contuttocio conserva sempre inolta elasticita , come gode in questo periodo della maggiore tenacita di cui la sua fibra sia suscettibile. Ed in tal tempo e per certo opportunissima , giacche e ora che la fruttificazione avanza, ed ingrossa, e carica del proprio peso i Cirri. A Sui Caprkoi.i ncixE Cocurritacee 299 reggere per6 il (jnale pondo concone la pianta stessa col- r appoggiarsi tratto tratto a' tronchi sui quali s' imhatte ; nia r opera principale c cpiella cle' Cirri, i quali in cento punti , e direzioni adereiitlo a' traici circostanti, sembrano cento funicelle elasticlie, die si dividono e sostengono con- cordemente il peso. A tutte le contorsioni delle braccia il Gambo non pren- de parte veruna. Esso persiste diritto , o semplicemente curvato, per ragione di lateralita dei pnnti di attacco. Ma niiin ravvolgimento in esso mai apparisce. Invecchiando la pianta li Cirri si indeboliscono ; dissec- cansi , iascian la presa e riduconsi alio stato di organi qua- si annichiliti ed inutili. Ma allora sono divenuti realinente inutili , perclie e gia trapassata la vegetazione , non e piu necessaria la loro azione, e cessando il bisogno cessa del pari la loro presenza. Con quanta appropriatezza , e con quanta econoniia ha mai Natura proporzionati i mezzi coi bisogni! Un' altra parte, della quale non ho peranco parlato , son li tubercoli , gia sopra menzionati. Mostransi questi tan- to al piede della Foglia, quanto appiedl della inflorescen- za ; e potremo quindi chiamare li primi Fogliari,li secon- di Florali. II piu spesso offronsi sotto 1' apparenza di una sola escrescenza subcutanea , altra volta bene sporgente rilevata , ed appuntita. In uno stelo che era in luogo as- sai oinbroso , umido, e fresco , benclie fosse alto da terra, li tubercoli erano sviluppati in forma di aculei lunghi ben quattro linee , un po' ricurvi, e coll' apice gialliccio. Avea- no la sembianza di una radicetta che cominci a svolgersi : e le apparenze passano a realta, tostoche piu opportune si mostrino le circostanze. Imperocche negli steli striscianti sui suolo , dal tubercolo e nata una vera radice ( Tav. 17. ) la quale talor bipartita , e con molta barba s' introduce nel terreno, e vi fissa la pianta quasi fosse un novello cirro , e forse aggiugne nutrimento a quello che lentamente e inviato dalle primitive radici di gia molto lontane. Avanti di passare a studiare le parti die compongono il Cirro , noter6 avermi fatto sorpresa che dei Cirri va- 300 Gio. Giuseppe Bianconi ganti per ogni senso all' intorno , in cerca di corpi cui adeiire ed avvolgersi , mai uiio vi fosse che si attorciglias- se alle proprie foj^lie , a' gamhi de' propri fiori ec. Eppiire e r line e gli altri eccedono d' assai bene spesso li Cirri in lungliezza. Si noti che quando avvenisse questo invilup- paniento per cosi dire delle proprie membra sarebbe a dan- no della economia vegetale , pot(Mido strozzare od intralcia- re la vegetazione della propria pianta , e sarebbe qiiindi una imperfezione ed iin difetto. Provvide anche a questo Natura col rendere assai sollecito e rapido lo svolgimento del Cirro rudinientale, sicche preceda alio svolgersi delle Foglie e della inflorescenza. Ha quindi il Cirro raggiunta tutta la sua lunghezza , e si e gia fissato ai corpi circo- stanti, od e aggomitolato sopra se stesso, primache la Fo- glia sia a livello dei Cirri. La quale disposizione se e uti- le per la liberta necessaria delle parti vegetanti , e d' al- tronde ben computata, dovendosi per prima cosa fermare questi punti di attacco, i qnali debbono altresi dirigere il cammino della Pianta stessa. Forse taluno avrebbe estimato che il primo avvolgersi deir apice di un Cirro succedesse a determinato momento, quando cioe fosse giunto certo grado della sua vegetazio- ne. lo pure cosi la credeva , e reputava che il primo cur- varsi fosse 1' effetto di cotal grado della vegetazione del cirro, il quale se nel curvarsi avesse casualmente incon- trato un fuscelletto cui attenersi lo avrebbe abbracciato , e se nulla si fosse offerto sarebbesi aggomitolato inutilmen- te. lo ragionava cosi come Virgilio nella Bucolica , argo- mentando dalle arti nostre 1' Arte della Natura , ma Stultus ego huic nostras similem putavi .... sic parvis componere magna solebam. imperocche Natura con ingegno ben piu affinato compiva r opera sua. lo lessi nel Diet. Univ. d' Hist. Nat. ( art. Physiologie ) una osservazione del Sig. Macaire die mi affrettai di ripe- tere. II 3. Settembre vellicai con un ramuscello di arbusto Sui GAI'REOLr DELLE GuCURDITACEE 301 la parte superiore di uii braccio di Cirro die era al suo secoiido Periodo ritto e disteso. Pol mi stetti attento a quello clie ne sarehbe seguito. Immobile il cirro al prime istante, dopo un miniito comincio a curvarsi all' iniiiori ; r apice discendeva leritameiite, ma in inodo assai sensibile, siccbe presto formo un largo aiiello , poscia seguitando a salire, e indi a discendere, a 7 minuti aveva compiti due giri attorno al fnscelletto die io gli presentava. A 20 rni- nuti erano quattro giri, e si bene addossati alia faccia del- la picciola verga, die essa ne era rimasta stretta ed im- prigionata. Per tutto quel giorno il restante del braccio noil si coiitorse piii. Al 4. Settembre altri giri od anelli si erano aggiunti ai primi die gia perfettamente combaciava- no e aderivano al corpo imprigionato. L' urto , fregamento, o vellicazione che dire si voglia che io feci sul Cirro steso e cio che fa quotidianamente ogni zeffiro , ogni lieve commozione do' Cespugli , i quali ondulando s' imbattono in un Cirro e determinano 1' iin- niediato avvolgimento. Laonde pare che il Cirro al secondo periodo sia in uno stato di erettilita, la quale si sostiene inerte , ed in aspettativa per qualclie tempo , e forse per qualche giorno ( Io che non saprei accertare , non avendo avuto r avvertenza di studiare questo argomento ) sinche un lieve urto determini la forza vitale o checche altro pel ravvoigimento. Se poi niun urto si presenti dopo tal tratto di tempo, 1' avvolgimento avviene da se : imperocclie giam- mai lio incontrato un cirro invecchiato, che non sia in qual- che modo aggomitolato e ravvolto. Dunque abbiamo qui un caso di irritability vegetale be- ne prossima, come osserva il Tiedeniann, a quella della Sen- sitiva e di altre piante. Ora passiamo alia Anatomia dei Cirri, ed alia descrizio- ue delle loro j)arti. II Gambo del Cirro dapprima brevissimo , si allunga in progresso notabilmente; e rotondo , attenuate verso 1' api- ce ove ingrossa alquanto per la forcazione delle braccia. Esso e ovunque circondato da integumenti uniformi , deiisi , lisci, e pressoche affatto uudi j e per entro vi ha un ab- 302 Cio. Giuseppe BrANCONr bonJante tessiito celliilaie, orclinariamente turgido di umo- re. Per contrario le braccia haiino integumenti dissimili sulle due facce esteriia ed interna. La esterna che e con- tiimazione ascendente del gatnbo, e come qnello bscia e quasi nuda , tutta egiiabnente convessa. La interna faccia e coperta di papillette o verrucbe e di pelnria gUitinosa ; e tegnmenti sottilissinii proteggono il parenchima abbon- dante sottoposto : il qnale e ia continuaziono del tessuto ceUulare dell' interno del gambo. Tale faccia e ordinaria- mente convessa, ina un solco leggero la percorre nella sua lungliezza. II Cirro pero varia sommamente secondo le eta per di- mensioni , per consisteuza, per succulenza, per colorito. Le considerazioni dei niolti e rapidi cambiamenti cui va soggetto condurrebliero a risultati importanti per la spiega- zione del fenonieno: ma io vi annoierei senza fine, o Ac- cademici nmanissimi , s' io venissi narrandoveli. Per ora lia- sti tenere questo che integumenti robusti cuoprono tutto attorno il Gambo e la faccia esterna delle braccia ; e che tenuissimo involucre, e parenchima abbondante costituisco- no r interno delle parti medesime. Intanto preso un Cirro a mezzana eta , cioe qualora si e attorcigliato, ecco cio che vien fatto di osservare. Se, quasi per tentare la vigoria delle braccia , si venga stiran- dole con forza pel lungo, eccoti scivolare di sotto alle di- ta una parte moUe che lascia a scoperto una falda o la- mina bianca che gode di fortissima resistenza. Essa e ia parte tegumentale esterna poc' anzi ricordata , e la sostan- za molle e il Parenchima, che', per Io piii turgido, e suc- cosissimo, si scioglie fra le dita. La parte tegumentale e una membrana fibrosa, sericea, sottile , diafana , e conti- nuata dall' apice del Cirro sine a tutto il suo gambo, e si estende sullo stelo della pianta al quale si abbarbica alme- no per un pollice in lunghezza. Considerata nel Cirro ravvolto la lamina fibrosa in di- scorso e sempre in un posto determinato, come Io e pure il tessuto cellulare o Parenchima. Quella e costantemente nel concavo delle spire, questo e sempre nella convessita. Sui Capreoli delle Cucurbitacee 303 Per nieglio separare le parti sottoposi i Cirri a macera- zione. In pochi giorni tiitta la sostatiza cellulare insieme colla cpiderniide era disciolta, e distrutta ; restava aliora a nudo, e iiella sua integrita la niembrana fibrosa, la quale costituiva uii tiibo, o caniiello afiatto vuoto iiel gainbo, e tante falde o Icttucce loggiate a duccia su per le 4-, o 5 braccia insino ail' apice. II tessuto cellulare e dunque con- tenuto ed irnprigionato nella lamina fibrosa cosl : cbiuso ovuncjue entro alle pareti tubulari del gambo, e fasciato per buona parte di se entro la doccia delle braccia. Ma in queste rcsta scoperto e libero per una faccia, die e la in- terna ; protctto solo, come gia dissi, da epidermide tenuis- sima, con verrucliette , e peluria viscosa. Lasciai quindi affiappire un Cirro , lo immersi per due giorni nella tintura di indaco , affincbe colla intususcezione nieglio apparissero i tessuti. Sottopostane poi porzione al Microscopio, mi si offerse quale e rappresentata nelle fig. 5., e 6. Tav. 18. La sostanza cellulare die erasi un po' colo- rita lasciava distintamente vedere un tessuto otricolare fig. 5. a niaglie notabilmente larghe. La sostanza fibrosa, o cor- ticale fig. 6. invece era restata scolorita quasi afiatto, e nitidamente apparivano le fibre longitudinali delle quali era composta. Questa poi e si sottile che costituisce poco piu die la corteccia; 1' altra invece e si grossa da forinare qua- si da se sola pressocche tutto il tondeggiare delle braccia. I Cirri spiegano una notevole forza se vengano stirati. Ora a quale delle due sostanze essa appaitenga e facile il dedurlo dalle cose narrate. Ma curiosita mi prese di tentar- la in varie guise. Senza presentarvi il dettaglio degli espe- rimenti , dirovvi in breve che sospeso un cirro merce del- le volute coUe quali il suo apice stava avvolto attorno ad una vergbetta, e caricato al termine del suo gambo di un peso gradatamente crescente, sostenue per ben due ore on- ce otto. Aunientato poi il j>eso sino ad once 16, lo lia sor- retto per un minuto. II Cirro tuttavia era esile , ed il suo braccio era della grossezza di poco piu cbe un file. Gene- ralmente la rottura avveniva al puiito della legatura, per lo strozzamento che sofliiva. 30-4 Gio. Giuseppe Bianconi Del resto per istabilire c{iial forza desse al Cirro 1' una e r altra sostanza, scelto uii Clno quasi disseccato, e nel quale auche la parte celhilare prosciugatasi aveva preso aspotto di una lamiuetta, separai diligcuteniente questa dal- la iibrosa, indi esplorata la resistenza di entrambe , trovai resistente la fibrosa , e debole e fragile la cellulare. Sotto- posi allora la nieinbrana fibrosa isolata ai tentativi della carica di un peso, ed ebbi circa gli stessi risultati dei Cir- ri conipleti. E cio dicasi per le membrane tratte dai Cirri tanto in completo vigore , cioe al 3." periodo, quanto da cirri inveccliiati e subaridi , e persino per quelle ottenute colla macerazione ; die quasi nulla avevan sofferto , benche fijsse dessa assai prolungata. Dal clie io veggo , se mal non mi appongo , una rasso- misliauza di natura fia la membrana corticale fibrosa de- scritta, e la cosi detta Tiglia della Canepa. Simiglianza di aspetto , di fi^rza, e di inalterabilita. Sta al Microscopio decidere se abbia ancora somigliauza organica. La men)brana fibrosa non acquista la sua tenacita se non quando il Cirro e interamente sviluppato, e comincia a ravvolgersi. La sostanza cellulare e turgida e succolenta al massimo grado quando avviene il ravvolgimento. Allora se si tagli trasversalmente un braccio, essa sostanza cellu- lare geme da ogni otricello dell' uinore, e mille goccioline veggonsi colla lente spuntare dalla ferita , e unirsi ben pre- sto in una sola stilla limpidissima. Ma finito 1' avvolgersi del braccio tutto indurisce, si fii arido, e diviene legnoso : per modo che le anella onde fu preso cotal ramo non si sciolgono pill senza spezzarsi. Dopo tutto questo siamo in grado di tentare la spiega- zione del Fenomeno. Considerato il Cirro col braccio disteso , ed in istato erettile si hanno le due sostanze (fibrosa cioe e cellulare) entrambe pure piane e distese : ma ciascuna con tendenze affatto opposte 1' una all' altra. Imperocclie la membrana fibrosa e gia di misura determinata, e stirisi quanto si vuo- le , non si allunga di piii. La sostanza cellulare turgida com' e tende a dilatarsi, e specialmente ad allungarsi. Du- Sui CaPREOLI DELLE CuCURniTACEE 305 rante" lo stato di erettilita, e di inerzia, contrahbilanciansi le due forze, ma subito clie avvenga un disequilihrio la sostanza cellulare guadagna siill' altra, ed estendeiidosi I'ob- bliga ad incurvarsi e prendere la concavita delle volute , sicche restino per essa tutte le convessita. Con che invero acquista notevollssimo allnnganiento. Vedetelo infatti : uno de' maggiori cirri da me inisurati aveva il prime braccio steso lungo Pollici 13, e mezzo. Ora quella sostanza che sta sidle convessita della spira, cioe la cellulosa, guadagna circa due quinti di estensione longitudinale, e sarebbe ad- divenuta lunga P. 3:1.; avrebbe quindi ottenuto un disten- dimento sulla prima misura di Poll. 10. Parmi di raccogliere d' altronde che la sostanza cellula- re sia dai primordi sino al suo disseccamento in una cou- tinua evoluzione ed allungamento, interrotta soltanto dal periodo di erettilita, e di inerzia. Perocche richiamate alia memoria , Accademici sapientissimi , che nello stato rudi- mentale dei Cirri la sostanza cellulare si trova piccola, e raccolta nella concavita delle spire dei bracci. Essa si svol- ge insieme colla lamina fibrosa nello stendersi del braccio ; e quando questa ha cessato dal suo possibile allungamen- to, la cellulare si estende anche due quinti mediante le spire. Se poi voleste una prova patente che vi abbia questo conato di allunirarsi nella sostanza cellulare , a contrasto colla fibrosa , si ha nella preparazione figurata Tav. 18 fig. 4. la quale rappresenta nn tronco di braccio gia ravvol- to , ed in cui sono separate le due sostanze. L' una e al- r altra come la corda ad un arco di circolo. S' io non m' inganno , questa struttura organica di due element! antagonisti ( similissimi a quelli da me descritti nella Balsam'ina V. Opusc. cit. ) , ed il turgore della sostan- za cellulare, che e massimo all' epoca del ravvolgimento , rendono in buona parte ragione del Fenomeno; e qnan- tunque io travegga die piu cose restano a scuoprire , co- me moltissime a studiare, pure e probabile, che secondo opinarono alcuni Botanici abbiavi parte una fi)rza vita- le non ancor conosciuta , la quale rispondesse all' eccita- T. VI. 39 306 do. Giuseppe Bianconi incnto gia uienzionato per ciii si lianiio movimenti nelle braccia (1). Notisi clie il Gatnlio de' Cirri ha bensi molta tenaciti ma lion si avvolj^o inai , perclie la memhiana fibiosa ciii- genJolo d' ogni intonio non lascia veriina lil)erta al Parcn- cliima interno , se nun forse di agire vcm-so 1' alto^ su (luel- la parte cellnlare cioe, die forma le liraccia. Or se le cose son condotte al puiito di avere ({ucl co- nato nelle braccia di avvolgersi a circolo, e di moltiplicare aiizi le volute per ottenere sempre maggiore convessita , ognun hen vede come dehhansi generare le due involuzio- iii die si hanno ne' Cirri, e cioe 1." di anella sulla ver- ga afFerrata , e 2." di spirale nella porzione di braccio , di cui una estremita si attiene al ramuscello, 1' altra al gam- bo. Da cio ne consegue ancora necessariameiite il formarsi di duplice o quadrupla spirale , e dei cambiamenti die fra essa si hanno. Tutto qiiesto e troppo patente, perehe io non m' ahhia a fermarmivi intorno. Ma entramhi invero mirahilissimi efFetti , 1' afFerramento di un appoggio, e lo stiramento elastico della pianta per sostenerla ! Possibile , chiederassi , die di un fenomeno si volgare niun Botanico occupandosene abbia dato jirima d' era la spiegazione ! Io non oserei accertarlo , ma ho ragiorie di creder die no. Perocche conoscendo la mia nullita, ebbi ricorso al sommo Botanico, e mio amorevolissimo Maestro Prof. Antonio Bertoloni; e le opere delle quali egli si com- piacque fornirmi , mi hanno mostrato che gii molti se ne occiiparono bensl , senza venire pero a concludenti risultati. Noiiii illustri sono per certo quelli di un De CandoUe, di nil Palm, di un Meyen, di un De Jussieu , di Mirbel , Kunth, Mold, Brunner, Tiedeinan , e Macaire , per tacere di al- tri , i quali scrissero dell' avvolgimento de' cirri in geiiera- le , o di qualche specie in particolare ; contuttocio recen- tissimamente il Duchartre scriveva dopo consultati i pre- (1) Veggasi Tiedeman Traile complet de phi/aiologie de V homme etc. Paris 1831. pag'. 387 e seg. pag. 660 pag. 678, 682. Sui Capreoli delle Cucurbitacee 307 cedent! lavori clie » la volubilit;! delle piante e una pio- » prieta vitale inerente alia loro organizzazione , e la cau- » sa della quale sfugge ancora a tiitte le nostre teorie. » ( Diet. Univ. Art. Physiologie pag. 97 ). Duolmi, Accademici sapientissimi, di avervi tanto tratte- niito sopra si ucnile argomento : ina mi conforto col pen- siere di Plinio, che voi per certo dividerete con me, die » in contemplatione Naturae nihil possit videri supervaca- neum ( 1. xi ). » SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE TAVOL\ 17. Tronco di Cucurbita pepo die dimosira la ubicazione delle Foglie , della Inflore- scenza , de' Cirri e della Radicetta. TAVOLA 18. Fig. 1. Cirro le eni braccia sono gi& arricciale nell' apice. Fig. 2. Cambiamento delle voliile di iin braccio ingrandilo. Fig. 3. Porzione ingrandila di un Cirro dinioslranle la faccia levigala inferiore piana , e la pelosa e verrucosa superiore convessa. Fig. 4. Porzione di braccio nel quale ^ staccata la lamina fibrosa dalla parte parenchiinatosa. Fig. 5. Tessuto parenchiraaloso ingrandito al microscopic. Fig. 6. Lamina fibrosa ingraudita al microscopio. TAVOLA 19. Fig. 1. Cirro rudimenlale. Fig. 2. Cirro svollo in ist£ Fig. 3. Cirro in pieno ravvolgimento. Fig. 2. Cirro svollo in istato di erettililJ. Mem: Tom: VI. cJa/u, .-Z^. \ Mem:Toin: VI. ^■a^„ys. Ij Minardi dis' LitDitta CoTlyeC* M('m-.'lWi:VI. .y,a/i'„:^jp. \ t^yc^^ y ''f 'X^. \y wvtr^ i LitBituCoilTtt' ^, OSSERV AZIOM CLIMCIIE SULLA MIGLLVRE PRIMITIVA FATTE IN BOLOGNA aaUanno /84o /tno a^aJi^'t^ aeuf'antio /8S4 PRECEDITE DALLA STORIA RAGIONATA DI UN CASO DI QUESTA MALATTIA MEMOIUA DEL PROF. GIAMBATTISTA BELLETTI 0, PARTE PRBIA ( LetU nella Scssione del 7 Aprile 1853. ) 'uel medico anche provetto cui nel pratico esercizio noil siasi piu volte ofFerta occasioiie di osservare la Febbie migliaie, o Migliare primitiva, che dir si voglia , e questa negli individui die ne fiirono affetti, non abbia in tutto il suo corse veduta, e studiatone attentamente le fasi, le di- verse complicazioni fino al suo terrnine non di rado pre- cipitoso e fatale, sovente protratto , poclie volte sollecito e felice, seguito talvolta da incomodi di salute piii o me- no gravi e durevoli , quel medico, dico , difficilmente, a mio parere , potra convincersi che tra la numerosa e quasi infinita coorte de' morbi clie aggravano la nostra -esistenza non se ne conosca alcuno forse piu infido e fallace di que- sto. E quando io ( sono gia scorsi molti anni ) rileggendo le opere di Giambattista Borsieri vedea scritto da iui delia 310 GlAMBATTISTA BeLLETTI Migliare » Ego equidem noii novi fortasse morlnini isto s lallacioiem , ac magis infidiim , ita ut , quando is Jiiilii > cuiandns est, nuin([iiain minus secnrnin, nnnu|uain niagis D sollicitiim me seiuiaiiij quod facile sibi persuadebit tjui [)Ui- » ries eo laborantibus operaui suam adhibuerit, aut ejus hi- » storiam atteiite peilegerit , consideraveritfjue (1))) cou tutta la veuerazione da uie sempre professata a questo dotto , veri- tiero , e giudiziosissimo autore mi seiitiva iucbnato a dubitare che non vi fosse forse qualche esagerazione in questo concet- to, e die per avventura disgiaziati e non preveduti successi I'avessero ( come ad ogni uomo accade ) fatto venire in que- sta paurosa sentenza; giaccbe ricordava benissimo vari casi di eruzione migliarosa da me per lo addietro osservati , eve, a dir vero, per quanto subdolo fosse stato 1' anda- mento del male e fatale il termine , non trovava sufficien- ti motivi da persuadermi , essere la Migliare morbo piu fallace ed infido di vari altri , che nel pratico esercizio oc- cone purtroppo osservare , e nella cura di esso sentirsi il medico meno sicuro che in molte altre circostanze, e do- vere quindi in tale emergenza, piu che in altre delicatis- sime e giavi , essere maggiormente vigilante e soUecito. Ma tale, il confesso, non e ora , o Illustri Accademici, il giudizio mio su quella sentenza del Borsieri , dappoiche un' espeiienza di ormai sette anni al letto di trentaquattro infermi mi l;a offerta 1' occasione di studiare altrettante volte questa malattia. Quivi,al letto cioe dell' infermo (ma- re dove naufragano molte volte le predizioui, e le teorie dei piu elevati ingegni ) , ho appreso primamente che la eruzione migliarosa che io avea in antecedenza osservata era secondaria o sintomatica, anziche primitiva od essen- ziale ; che su quest' ultima avea con tutta ragione ed ot- timamente sentenziato il celebre Scrittore suenunciato; e che al vero parimente s' appongono dotti ed illustri niedi- ci anche d' oggidi i quali avendola molte volte avuta a (1) Burserius. Institut. medicinae practicae. Mediolani 1786. Vol. 2.° Cap. 11. S 410. Sulla Migliahe primitiva 311 trattare la caratterizzano per moibo inshlioso, proteiforme , incostante , riprodiittivo , pert mace , terrihile , proditorio , fata- le, e clie assai appro])riatariiente , e con molto spiiitol'll- lustre Dott. Gaetano Strainbio la chiam6 camaleonte della Patologia. Abiiserel troppo , o Signori , della cortese attenzione die mi accoiclate se per provarvi il mio asserto, oltre il dare anclie un cenno solatnente del singoli trentaqnattro casi di Migliare primitiva semplice e complicata che dalla state del 1 8i6 fiiio al presente ho avnto a curare , alcun che mi stiidiassi di riferire delle strane e terribili sue metamorfo- si , e della grave ed angosciosa perpIessitA in che mi sorio pin volte trovato al letto di vari di questi inferini die dal mattiiio a sera e viceversa,o solaniente anche dopo hrevi ore , da uno stato confortante e lodevole in che partendo li avea lasciati, mi si presentarono improvisarnente in condi- zione gravissima, e qnalche volta irreparahilmeiite perdiiti. La lettura dei dassici lavori , e delle memorie di Welsck, principalmente di Allioni , Fantoni, Baraldi , Borsieri tra i medici delle passate eta, di Penolazzi, Nainias, Arvedi , Casoiati , Stranibio , Parmeggiani ec. tra i nostri coiiteinpo- ranei , e per alcuni di voi la stessa esperienza vi avra gi^ resi consapevoli ed istrutti come, in questi casi, infreqiien- ti non siaiio pel medico pratico tali evenienze. II perche stiino miglior partito, e non forse affatto inutile pei cul- tori della scientifica arte che professo , se , premessa la sto- ria ragionata di uno fra i gravissimi casi di Migliare da me osservati die per la sua stranezza e singolarita merita a mio avviso particolare menzione ( assunto che procurero in oggi di soddisfare ) , io vi venga in seguito esponendo , nella seconda parte di questo mio qualsiasi lavoro, quelle considerazioni patologiche terapeutiche e clinidie alle qua- li il complesso dei fatti per me veduti mi ha coudotto. Nella quale esposizione ove m' avveuga di cadere in alcun difetto od errore, io anticipatamente lie implore avviso e consiglio da voi nei quali so essere gravissima autoriti, in- tera discrezione, e soinma dottrina. 3 1 2 GlAMBATTISTA BeLLETTI Eccovi la Storia del caso accennatovi. Giacorno Ferrari bolognese, nubile, di niestiere canapi- no, avea 2i aniii ed era da quattro giorni olibligato al letto quando nel mattino delli 28 Liiglio dello scorso an- no si offri alia mia osservazioiie , essendo stato la sera an- tecedeiite accolto nel nostro clinico Ospizio , e per 1' assi- stenza affidato al bravo e diligentissimo giovane Sig. Dott. Daiiiele Cangini. L' ananniesi m' istruiva, niuna labe eredi- taria o congenita essere in lui ; gran beone e fumatore di tabacco,era, come per solito , pocbissimo o nulla propen- so a Venere ; brevi ^ e di poca entita le malattie pregres- se , e se eccettiiare si voglia una eruzione al volto volgar- mente detta gotta rosacea , che da qualclie anno piu o meno , costantemente pero, il molestava ( effetto manifesto delle smodate libazioni a Bacco per cui di frequente ubria- 00 si trovava ) esso avea godtito quasi fino a ([uel momeu- to di buona ed integra salute; quaudo a corpo sudante e per 1' estivo calore, e pel vino bevuto nella sera delli 17 indicato mese nudo s' immerse nell' acqua corrente ed ivi per certo tempo si trattenne; ma non avendoue ritratto il solito refrigerio , clie anzi secca rimasta la cute, e liacca la persona , e tornato inutile anzi dannoso consimile bagno ripetuto dopo sette giorni dal primo , egli stremo di forze, con grave cefalea e febbre dovette il di vegnente guarda- re il letto; e per tre giorni in propria casa curato con bi- bite rinfrescanti e due salassi , ebbe nel primo e secondo giorno copioso ma non sollevante sudore, nel terzo poi soppressa affatto questa secrezione, persistendo gli stessi sin- tomi, quelli s' aggiunsero dell' angina delle fauci. II malato intanto che era gracile, mal nutrito, e di co- lor terroso-cinereo avea decubito abbandonato sul dorso, in- capace da se stesso del piu piccolo movimento, aspetto sofferentissimo come di cbi e sotto 1' azione di grave pa- tema , sguardo fisso , albnginea alquanto iniettata, dolore ottuso ed assai molesto al capo , lieve tinnito d' orecchi , e con tutto questo le iacolta intellettuali libere, e la mente cosi Sulla Migliare primitiva 313 conscia di tiitto 1' accadiito da avermene ep;li stesso infor- mato. Ciesciuti eraiio il dolore e la difficolta a de^^liitire , goiifii i tessuti sotto-mascellari particolarineiite agli angoli della mandibola inferioie, stentato ed iiicompleto 1' aljbas- samento di questa , a tal clie poco aprendo la bocca a mala peua potevasi scorgere un vivo rossore esteso al velo pendolo palatiiio ed aile tonsille. Tutta la cavita della boc- ca e la lingua erano coperte da un intonaco bianco-muco- so ed attaccaticcio , escieato spumoso con molta e densa mucosita, sotto 1' esplorazione lieve dolore alia regione la- ringea, voce debole e nasale , tosse rara ma non molesta; niun dato razionale e fisico ci mostrava alterazione dei vi- sceri del toiace,suIia parete anterioie e superiore di que- sta cavita si riscoutravano qua e la alcune poclie bollicine migliariformi bianco-opaclie, molto consistent! talune , altre , e pochissime, cristalliue e molli, tutte giudicate dall' infer- mo stesso come abituali , e seguenti le fasi dell' eiuzio- ne al volto clie in allora vedeasi sbiadita e scarsa. L' ad- dome era lievemente tumido ed alcnn poco dolente sotto la pressione e la tosse , e piu alia regione ileo-cecale ed al- r epigastrio principalinente e verso 1' ipocondrio sinistro, ove pigiando , 1' infernio provava una molesta ma indefini- bile sensazione. Secca era la cute , ineguale la calorifica- zione, niaggiore del normale al capo, al di sotto negli ar- ti , e particolarniente alle mani ed ai piedi, clie erano as- solutaiaente freddi; il polso frequente e cedevole , le urine scarse e sottili , ubbiente il ventre, ed il sangue nelia se- ra antecedente estratto presentava non copioso lo siero, ma torbido e rossigno , nero piceo ed appena coagulato il crassamento. Tutte bene ponderate le suesposte cose, la diagnosi (que- sta base d' ogni concepimento pratico , e d' ogni indicazio- ne terapeutica ) non troppo cliiara e spontanea mi si pre- sentava. Imperocclie se per una parte V appariscente cagione morbosa determinaiite ( soppresso traspirato per immersio- ne ec. ), i fenonieni riferitivi di generale reazione presenta- ti dair iufermo nei giorni antecedenti, e quelli tuttora su- perstiti alia mucosa della bocca e delle fauci, se per una T. VI. -iO 314 GlAMBATTISTA BeI.LETTI parte dico quest! dati guidavano al concetto di iiii proces- so flogistico , per 1' altra i fenomeni generali die in allora r infermo mi prescntava, adinamici piu clie atassici, o adi- namico-atassici, e la qualita del sangue estratto m' induce- vano il sospetto clie qualclie secreto inaffine e deleterio principio entro il di lui organismo avesse preso stanza, e col suo initante e disarmonico niodo d' agire cagione fosse di qiiesto iniponente, e contradditorio complesso di sintomi. Nella quale opinione eziandio mi confortava e la beona abitndine dell' infermo , ed i danni manifesti clie la sua tempra ne avea gia ritratti , significati dalla gracilita di membra, floscezza di tessuti, gotta rosacea, denti e gen- give, gia da tempo, rovinati e guasti Poiche la quoti- diana osservazione continuamente mi addimostra clie que- st© genere d' intemperanza colla alterazione primitiva del sangue , snervando le forze , depravando tutta ([uanta 1' or- ganica compage, come rende 1' individuo, clie n' e sclria- vo , piu che altri disposto a contrarre qualunque specie d' infennita, altrettanto queste procedono in esso con ap- parenze di sovente fallaci , andamento quasi mai regola- re , con esito talvolta impensato e funesto. Ma quale po- tea essere adunque questo principio alia cui azione, piii che a comuni cause morbose , dovea riferirsi il morbo che su lui imperversava ? Una rapida occhiata alia nostra me- dica costituzione, non indicante in allora alcun geneiale morboso predominio , ed alia serie dei sintomi presentati dair infermo , tosto m' indussero a pensare che il tifoideo, o il migliaroso fomite ne fosse la causa; ma pin probabil- mente il secondo clie il primo, per le ragioni che tra po- co sono per addurre. Intanto lo stato grave e pericoloso del malato richiede- va pronto soccorso, ed io benche non avessi creduto di potere nella prima visita precisare la diagnosi essenziale della malattia , pure memore sempre del primo ammoni- niento dell' Ippocrate italiano il sonimo Baglivi » Medicus » naturae minister, et iiiterpres, quicquid meditetur et » faciat , si naturae non obtemperat , naturae non impe- Sulla Migliare primitiva 315 » rat (1) » segiieiulo pel tiiomento i dettami di razionale em|)iii.sino die » si fouda appuiito nell' attivita, e nelle » furze di coiiservazioiie iiisite agli organisini (2) » e dal quale sari pure sempre impossibile di liherarsi ove uella cura attendere si voglia alia salute degli inferini e non al trionfo di oziosi ragionameuti , appoggiato a tali , per me incontestati precetti , prescrivo nelle prime ventiquattro ore di cura ventidue mignatte applicate in due volte alia gula , ed ai processi mastoidei , alio scopo di togliere o dimiiiui- re lo stato d' iperemia flogistica addiniostrantesi nelle parti adiacenti e sottoposte ; senapizzazione continuata e volante agli arti inferiori, e nella sera due vescicanti alle coscie, per attivare gli atti vitali deficienti negli arti inferiori , rivellendo altrove ; un empiastro di linseme all' addome , clisteri anodino-amrnollienti coll' assafetida , e bibite edidco- ranti; e tutto cio alio intenditnento di sedare 1' orgasmo, ed il funzionale tumulto dei sistemi vascolare e nervoso , e dei visceri jiarticolarmente addominali. Nel giorno seguen- te niolto notabile e generate essendo la mitigazione dei sin- tomi, meuo i polsi die si conservavano frequenti e cede- voli , proseguo negli stessi niezzi curativi all' interne pre- scritti. Nel mattino del giorno dopo (6.° di malattia, 3.° di clinico trattamento) 1' infermo mi presenta generale , e ben pronunciata itterizia , escreato facile mucoso e giallognolo, urine die tingono in giallo il pannolino immersovi, senso di compressioiie angosciosa piu die di dolore a tutta la re- gione epigastrica estendentesi al torace , maggiore verso r ipocondrio sinistro piii die al destro , decubito penoso so- pra ambi i lati , addome nel resto alcun poco gonfio, ma in niun luogo per6 sensibilmente dolente. II malato intanto che si conserva presente a se ha fisonomia abbattutissima, fiocca la voce, quasi libera ne dolorosa la deglutizione , e meno spossato , ma la calorificazione cutanea e assai mino- re del normale, la cute secca, ed i polsi vermicolari fili- (1) Baglivi. De Praxi medica. Lib. 1. Cap. 1. Monila 1. (2) V. Medicioa polilica del Prof. Rodolfo Rodolfl. Fasc. 6. Ann. 2." pag. 35. 31G GlAMBATTISTA BEI-LETTt formi. Diciotto rnirrnatte applicate in corona a tntta la re- gione epigastrica , clisteri, seiiapizzazione , e l)ihita come ieri ; una ])as?ata d' oiio di riciiio, e jiin taidi (qnesta rie- scita senza efVetto ) una decozrone tamariiulata resa piu jnirgativa dall' iiifnso di foglie di sena, forniano la siip- pellettile dei mezzi teiapeutici usati coi qiiali aniviamo al- ia 7.* giornata di nialattia. Nel mattino di qtiesta rilevo che r iiiieinio ( ii quale avea passata sinaniosa la notte e con sogni molesti , ed avea avute abbondanti alvine eva- cuazioni di malerie dure di colore cinereo-cretaceo ) oltre il presentarmi quasi gli stessi sintomi degli altri giorni , avea qualche sussulto di tendini , senso indeterminato di niolestia e gorgolio alia regione ileo-cecale , dolore pronun- ciato alia regione del pube , esaminando la quale sentesi che la vescica non e distesa da urine , quantun([ue dalla sera innanzi egli non ne avesse emesso , e non avesse avuto invito ad emetterne; piu elevata , e nieno ineguale era la temperatura della cute, questa mantenevasi ognor secca , e su d' essa riapparivano ad ambi i lati del torace qua e la poche , piccole , ma abbastanza manifeste gra- uulazioni blanche cristalline simigliauti in tutto alia Mi- gliare. Giunto a questo pimto richiamo alia memoria dei gio- vani che meco visitavano questo interessante infermo, tut- toche nei giorni scorsi esso ci avea presentato , a cui ag- giungo i nuovi fenomeni morbosi che in allora ci oflieriva, e tutti a ponderato esaine ponendo gli argomenti diagno- stici , colla scorta dell' esperienza , dell' autoritjk, e del ra- gionainento appoggio 1' opinione priinitivamente emessa , anzi dichiaro loro , essere la malattia di lui una Migliare primitiva , piuttosto che una febbre tifoidea della quale pe- ro alcuna seuil)ianza ma niun essenziale carattere ofFeriva. E primaniente riesciva per me sempre piu manifesto che un principio inaffine , come ho altrove iudicato, turbava ed offendeva colla sua presenza in questo soggetto i centri priunipali d' iriuervazione e del circolo , In un modo diver- so dalle flussioni attive, e da semplice stimolo. E la faci- lita colla quale aveano sollecitamente ceduti i fenomeni di SULI.A MlGLIARE PRIMITIVA 317 stoinatite e d' angina, e la snccessiva comparsa della itte- rizia , e r essersi sospesa da niolte ore noii taiito la emissio- ne quanto la secrezione delle mine , seiiza che alcun aitro segno apparisse che a! fejiato , al tnho gastro-enteiico, al- r appaiato uropojetico indicasse procediinento flogistico , e il tiunito riconente d' orecclii , la fisonoiiiia ahbattuta sof- ferente, 1' oppressione piii o meno sensibile ma coslante alio scrobicolo del cnoie , la spossatezza sempre graiide , ed in alcuni uioinenti tale da sembrare preso questo infermo da generale paralisi di nioto, la piccolezza piii o meno grande del polsi , la costante secchezza delia cute, la di lei caloiificazione ([nasi sempre ineguale e per lo pin inferiore a iionualitu^ cd iufine 1' eriizioue clie in allora vi si nianil'e- stava, come me ne erano evidenti prove, cosi mi convinse- ro die il migliaroso principio, anziclie il tifoideo n' era r unica cagione produttrice. lo non avea infatti tiovata mai nel malato in discorso qiiella morosita e stupei'azione dei sensi die costituisce 1' aspetto della vera tifoidea : non so- pore , non delirio^ non vaiiiloquio, poclii e passeggeri i tremiti , il ventre non mai veramente meteorizzato e non profondamente dolente alia regione ileo-cecale, ove se sen- so di gorgolio 1' esplorazione faceva rilevare, era a ritener- si anzidie segno e([uivoco di esistente dotinenterite , pint- tosto ettetto di materie stanzianti nel tubo intestinale, buo- na parte delle quali e consistenti (non sciolte , non di im giallo-pallido particolare, ne miste a fiocchetti albuminosi ) erano di gia state emesse. E la itterizia senza alcun pro- drome , ed improvisamente apparsa , die di gia meno in- tensa si vedea , potea essa mai sola e senza il corredo di alcun altro patognomonico sintoma caratterizzante la feb-' bre biliosa di Tissot , di Borsieri , di Tornmasini, di Meli ec. indicarmi 1' esistenza di questa malattia, la quale in oggi , e fondatamente, si ritieiie dai migliori Scrittori per una febbre tifoidea di forma biliosa ? Da cinque giorni 1' infermo niantenea secca la cute, non dunque a sndamina , cosi detti, poteva io riferire la scarsis- sima migliare in (piel giorno riapparsa. Ne il sudore, ben- clie sintoma costaiitemente fin allora da me osservato in A 318 GlAMBATTISTA BeLLETTI altri cast di Migliare e patognomonico di questa versatllis- sitna malattia a modo che senza di esso non possa questa aversi. Giuseppe Frank, Rayer, Andral dicono solo esserne rarissinio il caso : Borsieri ( die veramente con rata diiigen- za, e colla sua solita e soinina sagacity ha raccolto e di- scusso tutto che intorno alia Migliare fino ai suoi giorni si conoscea ) dice » Rarum eniin est hnjusmodi sudorera » ahesse (1). » II Dottor Ignazio Penolazzi nel suo dotto e coscienzioso lavoro ^=^ Del Morbo Migliare = asserisce che » qualche volta la eruzione ha luogo senza sudori , e giu- » stainente ridette il Dott. Casorati che da questi casi re- » sta provato che 1' eruzione non e subordinata al sudo- » re (2). » Ed il Dott. Sandri che molte migliari primitive ha avuto a curare, riferisce al Penolazzi (3) » che se manca » il sudore si ha lo scioglimento della malattia per le va- » rie escrezioni urinarie , alvine e catarrali » ; e cosi par- mi avvenisse in parte in questo mio infermo come tra po- 00 accennero. Finalmente il Chiarisslmo Dott. Giacinto Na- mias in una sua Lettera = Sul niorbo migliare primiti- ve ec. = (4) porta due interessantissime storie di questa malattia, in ambe le quali in mezzo alle vicende dell' esan- tema , ed alia stranezza e successione de' fenomeni morbo- si non si fa mai parola ( da questo d' altronde esatto a molto assennato scrittore ) di comparso sudore. Non si mo- strava, e vero , il mio infermo, benche languido ed abbat- tuto , con quella fisionomia tutta espressione , non lo cru- ciava quell' invincibile timor di morte, non iuesprimiliili ambascie, non minaccie di lipotimia, non violenti battiti , non stringimenti od altri tumulti precordial! 1' assalivano : fenomeni che se non tutti uniti , alcuni per6 di essi rare volte mancauo anche per mia propria osservazione nei ma- lati di Migliare primitiva. E se mancavano in questo caso. (1) Op. cit. S 390. (•2) Del Morbo migliare. Quesiti del Dott. Ignazio Penolazzi. Padova coi Tipi d' AngHo Sicca. An. iM3 pag. 257. (3) Penolazzi. Op. cil. pag. 268. (4) Giornale veneto di Scienze mediche. Vol. I. An. 1850 pag. 393. Sulla Migliahe piumitiva 319 c'lo probal)ilmente , a mio parere, avveniva perche il virus migliaroso, il quale attacca e molesta di preferenza il tri- splacuico , e del sistema circolatorio i ])recordii, trovaiido in questo individuo , per le sue viziose ahitudini , male atteg- giato il sistema della vena porta , ivi prevalentemente eser- citava sua deleteria possanza, di die eiano in (juel mo- mento prova e 1' itteiizia , e la soppressa secrezioue delle orine , e lo stato di contrazione dolorosa della vescica. II malato intanto, henche presente a se , e coi sintomi nei prirui giorni di angina tonsillare e parotidea ( fatto anche da altri veduto uell' inconiinciarsi di questo morbo ), stava- si come senza pensiero , ed in uno stato , direhhesi , d' a- patia , eniettendo a quando a quando involoutarii sospiii, e di null' altro, se interrogato, lagnavasi, die di peso op- pressivo alio scrobicolo del cuore esteudentesi , come bo di gia avvertito , piu assai a sinistra cbe a destra. » Fere omnes ( cosi dei migiiarosi scrive il prelodato Borsieri , e con lui concordano tutti i successivi osservatori ) » fere » omnes pectoris oppressione , cum sensu veluti constrictio- » nis , aut ponderis circa sternum , et praesertim in latere » sinistro tboracis molestiore anguntur; quo fit ut suspiria » ex imo trabere subinde cogantur (1). » I suoi poisi fin al- lora erano stati deboli , e qualcbe volta irregolari, e fino evanescenti, non irritati. Ma quest' ultima qualita di polso, cbe io stesso ho riscontrato in altri casi particolarmente di Migliare con reumatismo articolare acuto , bencbe spesso si osservi in questa malattia , e non sia in generale di cat- tivo augurio , non e per certo un patognomonico, cbe anzi convengono tutti gli autori cbe nella Migliare il polso e variabilissimo » et ( ripeter6 col piu volte citato Borsieri ) » maximis mutationibus obnoxius (2). » Non mancava per ultimo in questo mio infermo colla diminuzione costante e talvolta sospensione totale della facolta locomotiva ( altrove indicata ) anche un senso molesto di freddo e di torpore all' e- (1) Loc. cii. § 392. (2) Loc. cit. S cit. 320 GlAMBATTISTA BeLI.ETTI stremitu particolarniente inferiori. Da tutto adunque il fin qui esposto parvemi potere concliulere che 1' apparenza di Mi- ^liare priiuitiva, die in (jiiesto caso tni si oH'eriva, fosse non escliisa , ma aiizi ben sostenuta dal coiredo dei sintomi che r accompagnavano. » Oijnnno (diceva uno dei iniei celebri Maestri, il Prof. Tommasini ) ha il proprio occhio , il propiio tatto, le pro- prie idee , e le proprie osservazioni » ed io coiniuHfue sia di qneste doti fornito , non potei per esse, l)ilanciate an- che esattainente aicnne sottili osservazioni in contrario, non venire nell' espostovi dia{;;nostico , il qnale, con niia soddi- sfazione, non tard6 a verificarsi maf!;<;iormente nella sera dello stesso giorno, e nei snccessivi n' el)bi ognor piii ain- pia conferma. Nelle ore vespertine infatti di questo giorno la INIigliare negli stessi Inoghi si fece meno scarsa e pin manifesta, con calorificazione meno deficiente alle estremi- ta , e tale si mantenne anche nel di segnente ( 8." di ma- lattia ) durante il qnale ( e per la prima volta dacche era il niaiato in Glinica ) apparve scarsissimo attaccaticcio sudore. Troppo prolisso, ed alcerto per voi , o Signori, anclie pill noioso riescirebbe qnesto racconto se qui riferire voles- si i moltlssimi fenomeni di lese funzioni, che giorno per giorno e con non interrotta serie avvicendandosi si presenta- rono in qnesto malato, sulla sorte del qnale per quattro in- tere settimane ci tenemmo incerti. Diro solo , che oltre i suddescritti comparve vomito , e gravissimo e frequente sin- gu-to : mostro grave sonnolenza, e non mai incompostezza di mente , si ebbe stillicidio di atro e denso sangue dalla narice destra, durato 20 ore, e pel qnale si raccolsero iin- dici oncie circa di qnesto umore; la lingua fu ora umida e pulita, ora aftosa , e spesso colle gengive e i denti co- perta quando da intonaco moUe e giallognolo, quando fnli- ginoso e nerastro. Piii volte fu dato di notare che le nia- terie delle deiezioni ab/ine ( per lo pin pultacee, e di nn giallo grigio ) e quelle dell' escreato talvolta abbondanti mucoso-attaccaticcie davano un puzzo insofFribile viroso-aci- do e come di paglia fracida somigliante in tutto a quello Sui,I..V MlGMARK PRIMITIVA 321 specifico m.T non hena defiiiito dei mipliarosl ; mentre per converso il tiaspiiato sensil)ile di fpiesto inf'ermo die in al- cuni moineiiti, al linire particolarmeiitc del 2." 3." e 4.° set- tenario di malattia ( alloniuaiido piu nuinerosa, ed una vnl- ta anzi coiiflueiitissima si niostm la Mif;liare, al torace ed air addome s[)ccialineiite ), il siulore , dico, die riei snac- cennati giorni , fu geiieiale , non ahbondante , per lo piu sottile a sieroso^ a ine ed a tntti ([uelli die meco visita- rono 1' infermo riesd sempre inodoro. Gostante piii o nieno si inaiitenne per hinglii giorni il senso d' oppressione pe- nosa ai Inoglii indicati , anzi in alcune giornate, rpiando scomparsa l' ernzione , secca fredda era la cnte , deliolissi- nii i polsi , sparuta oltrefnodo la fisionomia, incapace fino r infermo di muovere un dito, a tal grade giungeva in lui questo penoso sentimento da ritenersi esso stesso ( e noi pure il temevamo ) irreparabilmente perduto. Altro sintoma costante ed ultimo tra tutti a scomparire si fu 1' intorpidi- mento ed il formicolio doloroso delle estremita inferiori ed in modo particolare del piede destro , e questa niolestissi- nia sensazinne giunse a cruciare talinente il mio malato da ridiiedere particolare soccorso. Tutti gli altri niorbosi feno- meni ( iscuria, voniito, singulto , epistassi ec. ) meno 1' it- terizia die gradatamente disparve , tal specie d' ordine si tennero nella loro comparsa die all' ingruire del secondo il prime andava sollecitamente a cessare, perdurando d'ordinario ognuno d' essi oltre i due giorni. Parmi da ultimo degno di essere avvertito die podie volte in questo caso si ebbe vera febbre , e come ad accessi , e non niai con polsi du- ri e vibrati ; e che in questo individuo , die fu piix o me- no itterico fino quasi alia convalescenza , le vescicliette del- la migliare , ed altra modificazione di essa comparsa sotto forma di flitteni in poco numero alle regioni epigastrica ed ombellicale si mantennero sempre biandie. Fenomeno andie osservato da Storck (1) e die secondo il lodato Penolaz- zi D farebbe supporre che 1' umore contenuto nella bolla (1) Ann. med. 1. Vol. I. pag. 46. T. VI. 41 322 GlAMBATTISTA BeLLETTI » non sia un semplice tiasiidamento delle estremlfa capllla- » ri arteriose o venose , ma un umore ivi elahorato di sua > particolare natnra. Non e pero ( aggiunp;e il citato scrit- » tore ) senza meraviglia che ([uel siero giallo degli itterici » si lasci vedere sotto 1' epidermide di tutto 1' anihito del- » la pelle , sotto le ugna , e piii ancora sotto la congiuuti- » va, e si occulti poi interamente sotto 1' epitelio dclle » lablira, della lingua, delle fauci piu tenue ancora del- » r epidermide. Cio considerando non si sa cosa pensare, » se no '1 si appalesa ne pure sotto la vescichetta niiglia- » re (1). » Ora se dalla gravezza moltipliclta e stranezza dei feno- meni dinamici sin qui riferiti io argomentato avessi corri- spondenti morbosita neile parti interiori, molti , gravi , e forse, secondo alcuni , di genio flogistico sarebbero stati i disordini , ed i mutamenti niateriali da supporsi esistenti in questo infermo. Ma io clie nell' organismo di esso niun se- gno di vera flogosi all' infuori che nelle fauci ( e questo solo nei primi giorni ) mi parea avere rilevato , ma note- voli invece le iperemie interne, e piu che qiialnnque altra cosa, grave e costante il disordine e Io spasiuo funzionale or d' un viscera or dell' altro , e sernpre d' ambi i sistemi vascolare e nervoso, diressi ogni indicazione terapeutica a togliere le persistenti congestioni interne, e sopra tutto a promuovere 1' eruzione della Migliare, favorendo cosi 1' eli- minazione dell' infestante deleterio principio. A questo tri- plice scopo adunque mirando replicai mignatte ora al capo ora a tutta la regione epigastrica; si applicarono altri due vescicanti, fu spessissimo usata la sinapizzazione, e clisteri ed empiastri ammollienti non furono risparmiati. Si uso , inter- namente ed all' esterno per frizione , il ghiaccio ; e cio si fece ([uando 1' infermo sempre in apparenza debole , cru- ciato pero in alcuni momenti da interno senso d' ardore istintivamente chiedeva gelida bevanda ( e ne traeva sollie- vo ) e la cute secca, pulita, inerte si addimostrava. Bibite (1) Penolazzi. Op. cil. pag. 255. Sulla Migliare primitiva 323 diaforetiche coll' acetato di ammoniaca, misture ricreanti , ed il vitio stesso cordiale furono in altre circostanze f'atte prendere al malato con grande e sollecito vantaggio , quan- do esso nel massimo e generate stremo di forze, con eru- zione stentatissimamente appariscente e freddi sudori pare- va vicinissimo a soccombere. Giovo a vincere la ostinata e minacciosa epistassi 1' ergotina , come torn6 utilissima r amministrazione continuata per vari giorni di poclii gra- ni di solfato di chinina con altrettanti di canfora , allor- che particolarrnente certa tal cpiale perniciosa larvata , ed irregolare febbrile periodiciti mostro aggredire piii volte il raio infermo. Con tale medlcatura ( per alcuni forse in apparenza con- tradditoria, e della quale per6 mi lusingo potere addurre altre convincenti ragioni, quando della cura in genere dei migliarosi da me veduti terro discorso ) si glunse alia 28.* giornata di malattia, dopo la quale inconiinciando per la prima volta , e progredendo in seguito regolarmente la de- squamazione della cuticola sotto la forma di forfora, le co- se migliorarono a mode die dopo altri ventuno giorni (col- 1' uso quotidiano di un leggero decotto di china ) pote quest' uomo partirsi dallo Spedale perfettamente guarito, scevro di spiacevoli reliquie, e senzache in tutta la sua lunga stazione in letto , che fu di 38 giorni , si avessero piaglie o cangrene da decubito. Genere di dissolutive alte- razioni che come e ovvio e frequentissirno 1' osservare ne- gli afFetti di Tifoidea, o di Migliare pure a questa con- giuiita, altrettanto ( ed in cio concordano anclie le os- servazioni di Penolazzi e di altri (1) ) non mi e state dato di vedere negli infermi di semplice Migliare primi- tiva anche gravissima. Fatto die come mi fu in certo modo di controprova al diagnostico in questo caso emes- 80, cosi presta a mio avviso ulteriore argomento per rite- nere giusta 1' opinione dei piu antichi e moderni accredi- tati scrittori, essere cioe la Migliare primitiva una speciale (1) Penolazzi. Op. cit. pag. 322. 32-i GlAMBATTISTA BeLLETTI infermitu, provocatu tla speciale principio noeente; ed in mezzo alle versatili , e proteifbrmi sue apparenze , aversi peio in opni caso di essa tale un complesso od apparato ili siiitomi da fame stabilire fornialinente , posilivaiiiente r individnalita. Argomento si e questo clie , con altri di inaggiore pralica iniportanza, mi proveio trattare, meglio che per me si potra, iiella Seconda Parte di questo lavo- ro , se Voi , o cortesi Accademici , avrete come in oggi la l)onta di ascoltarmi. PARTE SECONDA < Ltttt oella SciiiODC del 4 Miggio 18$4. ) A Lllorclie nello scorso anno io v' intrattenni, o illustrl Accademici, esponendovi sjiecialmente la storia ragionata di un caso gravissimo di Migliare primitiva, die per la sua stranezza e singoiaiitu tra i non pochi da me veduti meri- tava, a mio avviso, particolare menzione, ricorderete bene che mi obbligai di riferirvi in altra circostanza , e come seconda e piii importante parte di uno stesso studio intor- no a questo morbo, quelle cousiderazioni e deduzioni pato- logiche , terapeutiche e cliniche che dal cumulo dei fatti di questa speciale infermita da me diligentemente osserva- ti pareanmi potersi ricavare. Fedele alia mia promessa ven- go in oggi , come per me si potra , a soddisfarla ; e mi vi accingo tauto piii volentieri , perche attualmente piii che neir anno scorso ( e Voi ne giudicherete ) parmi maggiore il bisogno di chiamare 1' attenzione dei JNIedici della nostra Citta e Provincia sopra una malattia a noi , per mie proprie osservazioni almeno , per Io innanzi incognita, la quale da otto anni (1) va per alcuni medici ( a cio che consta ) inosservatameute ognor piii serpeggiando in questa Citta ove esercito la nobil Arte Salutare : e perche vi e anclie in oggi chi mette in dubbio fra noi 1' esistenza del- la Migliare primitiva, chiamando esaggerati i timori di mi- gliarosa apparizioue , e di moda 1' osservarla. (1) Vedi inlorno a ci6 - II Traltato elementare pralico di Palologia nicd. ec. di Grisoile - Iradiiz. di M. Argelali con note del Prof. G. Brugnoii Veil. I. pag. 114. noi. (c). 326 GlAMBATTISTA BeLLETTI Desideroso, quant' altri mai, di cooperare colle inie , sebbeiie deboli forze , all' utile aliiieno dell' umaniti, se al progiesso della scienza non mi e dato direttaniente giova- re , ceiclieio in oggi prinianiente additnostrare die non migliariformi apparizioni , come fu asserito, ma casi di ve- ra Migliare priinitiva od essoiiziale esistono gia tra di noi da otto anni; die nel decorso il nuiiiero di questi si e di non poco aumentato; ed esponendo i criterii diagnostic! che mi lianiio condotto a riconoscerne 1' esistenza attraver- so niolte volte di niille svariati fenotneni, e di altre mor- bose complicanze, tentato d' indagarne la natura , additor6 quei mezzi che 1' esperienza mi lia indicati piu opportuni a niinorarne i danni. Che se a qnesto lodevole scopo non mi sopperiscono ingegno e dottrina sufficienti, non saia, mi lusingo , isgradito il niio biion volere da Voi o illustri Ac- cademici, che so per prova discreti e gentili. Dalla statistica, felice espressione della tendenza al posi- tivo di quasi tutti i dotti, non moderno trovato ma crea- zione della fine dello scorso secolo per opera particolarmeiite degli illustri Bonnet, e Degeraiido , dalla statistica, dico , stimo opportuno piendere le mosse in qnesto mio lavoro ; essendo appunto la statistica medica » la pietra di parago- » ne d' ogni operazione del medico al letto dell' infermo; » il sonimo criterio fra i litigi dei sistemi e le astruserie » delle teoriche (1). » E benche sia avvertito da G. B. Mor- gagni che » non numeraiidae sed perpendendae sunt obser- vationes n conosco ancora die questo stesso celebratissimo Medico ha lasciato scritto che » nulla est alia pro certo » noscendo via, nisi quamplurimas morborum, et dissectio- s num historias, turn aliorum , tunc proprias collectas ha- » here, et inter se comparare (2). » Or bene: quando adun- que oltre il numero non piccolo dei casi di Migliare da me con ogni attenzione osservato e che saro per esporre ( al (1) Rprlini Dolt. B. - Delia Slalislica mcHica in Italia - V. Aiti della Societi Medico-Cliiruii!ica di Torino. Vol. I. pag. 426. (2) De Si-dibus et Causis morbor. Lib. 4.° Epist. ad Scbieiber. Vol. IV. pag. 220. Sulla Migliare primitiva 327 quale secondoclic mi cadrk in acconcio altri ne addurro da alcnni niiei distiiiti colloglii liferitirni ) io addiiiiostii d' a- venie , secondo inie lorze , pesato il loro valoie , anche dalle uniti elementari , base d' ogtii statistica , benche non seniplici ed egnali ( e tali non si lianno nclla pratica me- dicina ) ma eguali per6 ed identiche sotto uno speciale rapporto, potio dar forza al mio arg;omento ; e peisiiadere specialmente ognuno, che se da qualclie anno colla voce, e da due con informe scrittura pailo della Migliare, non e per effetto d' aniino appreiisivo ed esapgeratamente timoro- so, ma sentito dovere di farlo nella duplice mia condizione di medico, e d' insegiiaiite; classe d' uomiiii ai quali in nio- do particolare incoinbe moltissima prudenza e pazienza nel curare , ed altrettante virtu nell' istruire » in niedicis pru- » dentiarn , et patientiam prae caeteris desidcro turn in me- B dendo , tuiii in docendo. » cosi Baglivi (1). Dal Luglio deir Anno 1846, tempo nel quale comincia- no queste niie osservazioni fino all' Apriie del p. anno in che ne diedi a Voi o Sapienti CoUeglii appena un cenno, in sette anui cioe, i casi di Migliare primitiva da me os- servati erano trenta(]uattro, cinque nel 1." anno, otto nel 2.", due nel 3.°, sei nel 4.°, due nel 5.°, cincpie nel 6.", e sei nel 7."; dal settimo all' ottavo anno solamente , dal Maggio cioe del 1853 fino al momento presente, altri tren- taqnattro individui ho io veduti infermi di Migliare primiti- va. Debbo pero avvertire che negli andati anni il campo delle mie osservazioni era limitato alia Clinica riiedica ed al privato esercizio, in quest' ultimo si e esteso anclie alio Spedale Maggiore della nostra Citta , ove per un trimestre continuo ( dalla meta Luglio alia meta Ottobre del p. an- no ) avendo avuta la direzione medica di due Sale fisiche mi si e data occasione di vedere e curare quiridici infer- mi di Migliare primitiva. Ondeche se non mi si fosse pre- sentata c[uesta per me fortiniata circostanza, solamente die- cinove in quest' ultimo anno sarebbero stati i migliarosi alle mie ricerche sottoposti : numero d' altronde attendibi- (I) De Febribus maligiiis , ac mesenteric, pag. 35. 328 GlAMBATTISTA BeLLETTI lissimo, avuto riguardo al niiaiero totals degli anni antece- dent! , ed a quello specialmente riscontrato in ognuno di essi, il cui massimo, e fu nell' anno 1847, ascese ad otto, non arrivante peranche alia nietu di quello osservato in que- sto ultimo anno. Altro fatto a questo proposito degno , a mio parere , di particolare attenzione si e che negli anda- ti anni i casi di Migliare teste annoverati mi si sono pre- sentati nella state ed antunno, montre nei mesi di Marzo ed Aprile del coir. 185i ho di gii veduti quattro infernii di Migliare primitiva ben avverata, tra i quali in uno e stata semplice e mite, in due associata a pneumonite , nell' ul- timo a febbre tifoidea. E qui prima di procedere oltre permettetemi o Signori che una volta per sempre io dichiari: 1." Che tanto i tren- taquattro casi da me osservati negli anni antecedenti , co- me gli altrettanti veduti in quest' ultimo ( in tutto 68 ) ri- gnardano senza eccezione alcuna fatti di Migliare primitiva rossa e cristallina, tali da me primieramente giudicati die- tro la scorta dei migliori precetti teorico-pratici sin qui conosciuti , e per tali confermati in Clinica dagli egregi rnedici Dott. Luigi Mezzetti e Giovanni Atti, dai giovani addetti ai singoli letti e dagli altri che in quella circostan- za frequentando questa sciiola hanno saputo o voluto os- servarla ; nello Spedale Maggiore dai Medici assistenti at- tuali Dott. Pietro mio figlio e Napoleone Melotti ^ e da al- tri che mie visite seguivano; nelle case private poi dai Signori Dottori Fabri , Costa Pietro , Belluzzi , Borzaghi , Sarti Federico , Burzi, e Marzari i quali ebbero la genti- lezza di volere in tali emergenze ( e furono otto ) avermi compagno di cura. 2." Che io conscio gia da non poco tempo dei dubii che da taluno si moveano sulla esistenza tra noi della Migliare , e del poco o niun valore che al migliaroso esantema si accordava , io , ripeto, lio ommesso perfino di annoverare tra il numero dei casi di Migliare che vi presento, alcnne ( poche pert) ) acute febbrili ernzio- ni che in questo tempo mi si sono presentate a forma di bolle , flitteni , papule, pustole ec. quantuiique accompagnate da tale un corredo di sintomi da indicarmi nianifestamente Sulla Migliare primitiva 329 ch'esse, benche di non granellosa vescicolare apparenza, non erano altro die niocUllcazioni estrinseche dello stesso mifjlia- roso foiiiite, giii coiiosciute, e per migliari primitive giudi- cate da tutti i migliori scrittori di questa malattia. Dal sin qui esposto parnii , se non tn' illiulo , potere fondatamente sperare che a niuno di Voi clie cortesetnen- te m' ascoltate , verri ora il sospetto clie io e quei medi- ci che ineco, o soli ( quali a cagion d' esenipio i miei di- stintissimi colleglii ed amici Professori Brugnoli e Paolini , i Dottori Pistocchi e Leonida Berti ) lianno osservata cotesta infermiti potessimo venire ascritti tra quelli da redarguire con quel detto di nn illustre italiano che quando e di mo- da tra i medici V avvertire questa o quella forma cV infer- mare, a tutti occorre di vederla. Poiche e a non rnolti, cre- do, tra i nostri esercenti e occorso in questi otto anni di vedere la Migliare primitiva , e talun altro forse non ha creduto finora necessario di farvl la debita attenzione ; laon- de queste mie , e le altrui consimili osservazioni non han- no adunque i caratteri principali della instabile e vohibile Dea, quale si e la 3Ioda, la universalita cioe , e la breve durata. Mode vi sono piirtroppo anche in pratica medicina ma non nei fatti , i (piali se accurataniente osservati non cambiano mai per volgere di tempo , ma crescono anzi in numero ed inij)ortanza, come appunto e avvenuto di quel- li clie vi riporto. Moda sibbene e nel linguagglo medico ogiior variabile tennto da alcuni , a tal che gioverebbe spesso r avere in saccoccia tavole di ragguaglio tra le atiticlie e le moderne parole. Moda, e talvolta pericolosa, e nella niag- gior parte dei nuovi qualificati agenti terapeutici che direi quasi settimanalmente vi vengono proposti al clinico espe- rimento , per cui non sempre a torto potrebbe forse anche in oggi, sebbene di pochissimi medici, dire il severoCatone ))di- » scunt pericnlis nostris, et experimenta per niortes a- a gnnt (1). s Ma e del linguaggio e di gran numero di questi neo-rimedi, perclie appunto non hanno spesso altro (1) Pliiiius. Histor. naliir. lib. I-\. T. VI. A2 330 GlAMBATTISTA BeLLETTI appoggio die 1' opinione dell' uonio , che accade del piimo quel che in generale iie disse gia secoli sono il Venosino Poeta » INfulta reiiascentur quae jam cecidere, cadentqne B Quae nunc sunt in lioiiore vocabula , si volet usus ec. (1). e del secondi cio clie ne sentenziava 1' eloquente Ramaz- zini qiiando asseriva » liabent quoque sua fata niedica- menta , sicuti caetera ouinia (2). » I veri fatti per6 perche nella natuia fondati, anzi espiessioni di lei e suoi giudizii, ognor pill si confermano, e uon sono che suscettibili di auuiento » Opinionum comnienta delet dies, naturae jndi- » cia confirniat (3) » sapientissimaniente disse il Romano Oratcie ; al quale facendo eco un non minore lutniiiare di sapienza, Bacone da Verulamio, lasciava scritto » quae in » natuia fundata sunt crescunt et augentur, quae in opi- > nione variantur non augentur (i). » Ripigliando era 1' interrotto prospetto statistico aggiungo che dei 68 soggetti a Migliare da me finoia curati , 40 so- no gli uomini e 28 le donne, pochi i I'anciulli , la massi- tna parte adolescenti e giovani, pochi gli adulti^uno solo in eta innoltrata ( 66 anni ). In 32 la malattia si e mo- strata semplice, in 20 di questi con andarnento assai gra- ve e pericolosissimo , in 12 mite e senza pericolo , in tren- tasei r ho vednta complicata, cioe in 20 a tifoidea, in sei a reumatismo articolare acuto, in dieci con grave flogi- stica conqMomissione degli organi respiratorii. I guariti so- no stati cinquantatre; due i morti per Migliare sernplice gravissima, 9 quelli di tifoidea con migliare, due quelli con reumatismo articolare acuto , ed altrettanti quelli con flogosi degli organi del petto; in tutto adunque quindici , ad undici dci quali ho potuto praticare la necroscopia. La (1) Horatiiis. De Arte pnelica. (2) De abiisii Cliinae-Cliinae. Pata\ii - apud Conzalti pag. 231. (3) r.icero. De naiiiia Deonini. (4) iNoiuiD Oiijaniiiii, Sulla Migliare paimitiva 331 diirata minima dolla malattia fu di 10 giorni se con esito fatale , di 1.") se [)ros|Ktro ; la massiiiia, se seguita da riior- te, fu di G3 giorni , se da salute 97; in due solamente il coiso del male si e prolungato oltre 1' anno , ed a suo tempo ne diro la ragione. In generale la duiata media nei casi da me osservati , specialmente se si tratta di sempli- ce Migliare, si puo fissare dai 21 ai 28 giorni. Premessi qnesti statistici rilievi, e le antecedenti medico-fi- losoHclie considerazioiii , 1' ordine del discorso mi porta a parlare dei sintomi, e dell' andatnento della Migliare [)rimiti- va die ho potuto in complesso rilevare negli individni che ne furono aflfetti. E qnesto faro non alio scopo di qui dare una monografia di tanto ingannevole malattia , perche cosa certamente a noi cognita, ed eseguita gia da non po- chi scrittori,ed eccelientemente tra i moderni dal Dottor Ignazio Penoiazzi (1) e tra quelli dello scorso secolo in mo- do singolarissiiuo dal piu volte encomiato Borsieri die a giusto titolo il Chiarissimo Dott. Andrea Verga appella » at- » tentissimo indagatore e felicissimo narratore dclle piu mi- » nute nosologiche contingenze (2). » E adunqtie mio in- tendiniento, andie per non abusare di vostra attenzione, di qui riferire tra il moltissimo che ho vediito in cotesti infermi quello soltanto che mi ha condotto ( e pctrebbe , vorrei lusingarmi , altrl condurre) a riconoscerne 1' esisteiiza quando semplice, benche coperta da molti svariati fenome- ni, quando complicata con altre infermita: intento a vero dire difficile assai per me a conseguirsi, giacche dice G. Frank « non conosciamo alcun esantema che abbia fatto » luogo a tanti errori di diagnosi , quanti ne cagiono la » migliare » (3). E dai prodromi incominciando diro che piu spesso fu preceduta da qualche giorno di un malessere non avente, a mio avviso , alcun particolare carattere , se eccettuar si (1) V. Opera cilala nella 1.* parte. (2) V. Gazz. med. Lnmb. N. 1. Genn. 18r)'J. (3) Trallato di Medicina pralica universale. Vol. I. part. 1." Cap. 10." 5 18. 332 GlAMBATTISTA BeLLETTI voglia di due casi occorsiini nel privato esercizio , ove le due {^iovinette die ne ammorbarono, per alciini giorni pri- ma d'oI)lili{;aisi al Ictto da qniete ed allogre clie eiano, me- laucouiclie iiitolleraiiti e rissose si addiiiiostrarono. Noii po- clii per6 de' miei nialati 24 ore prima mostravano buona salute e tra questi, queili particolarniente che poi si vi- dero afTotti da Mijibare con pleuro-pneumonite , coricatisi tratiqiiillanicnte la sera , nella notte o nel seguente niatti- no si svegliarono presi da pungente e vagante doiore di petto, o da gravissime doglie articolari , se alia migliare si associo il renniatisino articolare acuto. lo non ricordo d' avere veduto in alcuno de' miei infer- mi per prinio e piii saliente niorboso fenomeno quell' ab- bondantissimo e copioso sudore da qualclie scrittore accen- iiato. E j)<)iche di qnesto particolare sintoma sono io ve- nuto in discorso, come di fenomeno morboso da alcnni os- servato talora alia prima invasioiie del male, stimo opportu- no, per evitare noiose ripetizioni, qui esporre tuttoclie in- torno a questo proposito mi e occorso vedere. Diro dunque primieramente ch' esso non mi sembra co- si caratterlstico della malattia che talvolta non inanchi, come con fatti ed autorita cercai di provare nelia prima parte di questo lavoro die lessi nell' anno scorso. Aggiugner6 in secondo Inogo che in niuno pero de' miei infermi o prima o contenqDoianeamente o dopo 1' eruzione e mai mancato. Pochissime volte la cute e stata asciutta prima dell' eruzio- ne, tre volte sole tale si e mautenuta anclie al presentarsi della medesima; in quasi tutti all' apparire dell' esantema bagnata piii o meno generalmente si facea. Alcune volte il sudore fu limitato al capo in modo particolare, agli arti superior! ed anche al tronco, ed in ispecie , quando la Mi- gliare si mostro conqilicata a febbre tifoidea , o ad affezio- ne flogistica dell' organo respiratorio, o dei precordi. Ho veduto ancora in qualche caso di Migliare semplice , suda- ti e caldi gli arti superiori, asciutta e fredda la cute dei superior! e viceversa , e per lino un arto solo caldo e su- dante ed in istato opposto il suo corrispondente. Circa poi la quantita e qualita del sudore separate abbondante piut- Sulla Migliare primitiva 333 tosto viscido, attaccaticcio e non olente 1' ho riscontra- to nel niagi^ior numero dei casi , in uon pochi altri poi , ed in modo speciale nclla Mi{;liaie con reumatisino artico- lare acuto , sieroso abbondantissimo, strabocchevole talvol- ta , mai critico e con sollievo del malato , ed in alcuni casi si a lunfjo protratto e con tale abbattimento degli in- fermi da ridiirli a nial pnnto. A qnesto proposito non pos- se a meno d' accennare brevemente che nel Lnglio del 18i7 vidi delicata giovane veiitenne inferma di semplice Migliare , per copiosissiino e diiiturno sudore a tale stremo ridotta da rimanerne vittima^ se in quei supremi momen- ti r arte non fosse accorsa con ogni nianiera di conforta- tivi ed eccitanti presidii. E nell' Agosto dell' anno scorso coir esimio Dott. Cesare Belliizzi altra ne ho osservata al- ia quale di niuna soH'erenza ( ed erano molte ) piu stavale, si put) dire, a cuore di liberarsi (jnanto di copiosissirno, e per lei assoliitaniente intollcrabile traspirato die da piu giorni molestissimaniente affligeala. Non molti sono stati quegli iiifermi, il sudore dei quali ( ed in questi casi era generale e profuso ) sia stato fetente e di quell' odore specifico che tutti gli antori hanno notato, ma che nes- suno, parnii, ha potuto certamente significare, e che io con alcnni di loro chiainerei nauseoso-acescente e come di pa- glia fracida : e, cosa gia da alcnn altro osservata (1), mi e avvenuto seiitire questo stesso disgustosissimo fetore nelle urine e nelle feccie di 3, o 4 di questi infermi il di cui traspirato mi riesci assolutamente iiiodoro. Preceduta da brividi piu o meno durevoli, poche volte da intenso freddo e comparsa la febbre nel massimo nu- mero de' miei malati fino dal priino giorno di letto; rare volte grave, per lo piu discreta , seinpre remittente, inter- mittente anche alcune volte a modo di quotidiana, pocliis- sime a foggia di terzana , con polso variabilissimo, per lo piu irritato, quasi sempre fre(juente , talvolta assai celere , alcu- ne altre ritardato , nianchevole direi anche , intermittente e (1) V. pag. 32a e 321. della prima pane di quesia Memoiia. 33 i GlAMBATTISTA BeLLETTI tale quale suolsi riscontrare nelle turhe irritative adtlomina- li : segno questo che piii d' una volta mi ha annunziata la prossitna coniparsa dell' esaiitetiia. Ci)lia tehbre ha afflitto non poco i miei malati una ce- faialgia piu o nieno inteiisa, sempre inolestissima, per io piu generate, talvolta sopraorbitale solamente , e perfino in al- cun caso limitata ad un sol lato. E, si noti bene, intanto che questo patire del capo osservato ne' miei infeniii, e che io volontieri pe' suoi caratteri chiamero reumo-nevral- gico superficiale, non avea, a mio parere, niente di simi- gliante a quello che riscontrasi anche in principio di ma- lattia negli infermi di sola febbre tifoidea. Mentre in que- sti ordinariamente e interno opprimente gravativo , e spes- simo accusato solo dal paziente quando n' e richiesto dal medico, con sguardo e volto piu che abbattuti, intonti- ti; nei primi al contrario coincideva col sollecito lagnarse- ne dell' infermo col curante, con volto piu spesso acceso che pallido, con occhi d' ordinario lucidi , e con tale uno sguardo e fisionomia che mentre manifestavanmi integra la mente { ed in generale pochissime volte , e solo momenta- neaniente questa ho veduto alterata nella Migliare sempli- ce , o non complicata a tifoidea) assai bene mi davano a conoscere , e le espressioni dell' infermo mel confermavano, che da indefinibili e moleste sensazioni , atte a risvegliare sinistri presentimenti , 1' animo loro piu o meno gravemen- te veniva conturbato; ed in cotal guisa alcune volte da dominarli un invincibile timore di morte , cui niuna ra- gione valea , altro che momentaneamente , ad allontanare. Questo psichico morboso fenomeno mi e avvenuto vedere in modo particolare in alcuni infermi di Migliare non com- plicata a tifoidea, nei quali gli involontarii sospiri, le man- chezze , il venir meno, 1' oppressione di petto, il senso come di costrizione e di peso occupante specialmente il sinistro torace , e 1' ipocondrio corrispondente ( molestie jn modo piii o meno cumulativo e forte sentite da quasi tutti i miei malati di Migliare ) erano a si alto grado por- tate, e talvolta prima anche della comparsa dell' esantema, da mettermi in grave apprensione di prossima fine letale , SuM.A MlGLIARE PRIMITIVA 335 se contemporaneameiite altri sfgni razioriali e fisici non me r avesseio allontanata. Non (liiiietiticlHMo mai , sotto questo lappoito, certo Sig. Pompeo Zagnoni bolognese d' anni 33, e Davide Verocclii ginvane vagliatore d' anni 22; infermo il prinio nel Liiglio del 1852 per confluente Migliare con reumatismo articolare acuto, ditnentico in alcuni momenti delle acerbissime doglie articolaii che il martoriavano, si fat- tamente divincolavasi pel letto die ad irritata seipe avreb- be assomigliato ; ed acceso in volto , rabl)iosamente spaven- tato, con voce molesta e striduia di null' altro allora la- gnavasi che di ferrea mano stringentegli si inesorabilmente il cuore da doveine in l)ieve niorire : presagio die fortu- iiataniente non si veritico. Giacente il secondo nello Spe- dale Maggioie ai prinii d' Agosto del passato anno, 1' a- vresti veduto pallido e contraHatto in volto, con sgnardo indicibilniente attenito, coperto di confluente cristallina mi- gliare, e di gelido copiosissimo sudore alzarsi repentina- mente (rpiando nieno I' avresti potuto snpporre) seduto sul letto, ed a niani giunte lagriniando implorare pronto im- mediato soccorso all'angoscia, secondo lui , assolutamente mortale che pativa , e col gesto indicava il luogo ove ha sede il plesso solare : presentimento , la Dio merce , qui pure non avverato. Di consiinili , ma meno angustiose sce- ne potrei altre non poche qui riferire : stimo peio sufficien- te r accennare che generalmente ho osservato predominan- te il carattere apprensivo melaiicoiiico ne' miei infermi di Migliare. Se poi non tutta ma in parte anclie imprendessi ora ad esporre la sindrome degli altri disordini funzionali della vita organica e di relazione in essi apparsi , piu o meno presto scotnparsi, e succedentisi , ne io forse, o Si- gnori , a cio basterei, ne Voi certamente, per graude che sia , avreste la pazienza d' ascoltarmi. Un tipo gia mi lii- singo avervene dato quando ddia gravissima Migliare che Giacomo Ferrari afflisse, vi tenui nell' anno passato jiartico- lare discorso. Aggiungeio solamente che di frequente ho ve- duto emorragia dalle narici particolarmente , per lo piii at- tiva, ripetuta,ma ne profusa , ne (piasi mai alleviaiite, o critica ; sintoini d' angina palatiiia, tonsillare e parotidea 336 GlAMBATTISTA BeLLETTI anche j;liaie e con tale particolare a ^lavissimo coiredo di sintomi da riconosceisi da cliinnque uon fosse cieco degli occlii della mente. Qnivi natma madre l)eni{;;na per lunglii mesi con- trariata dall' arte , dopo avere con altre ripetnte eruzioni addiniostrata indarno la necessita d' essere soccorsa per li- berare definitivamente questa sua figlia da nn principio inaffine e deleterio clie ogni giorno piu ne metteva in pe- ricolo r esistenza, parea avesse quasi esaurito ogni suo po- tere , allorche una meglio intesa terapia, favorendone gli sforzi , ha salvati i giorni di questa donna la (juale, benche oggi in istato di prossinia e totale guarigioiie, abhisogna ancora d' ulteriori presidii per togliere interamente i guasti che cotale pericolosissinia lotta avea iiulotti , singolarniente neir apparato linfatico-glandolare. Presso die identico risul- tato ho quasi certezza di vedere in una fanciulla d' anni sette per le stesse cagioni messa in pericolo per cinque mesi continui ( dal Settembre 1852 al Gennaio 1853) di rinietter la vita, quando fortunatamente il Sig. Dott. Fe- derico Sarti intrapresane la cura e sospettando di cio che realmente era, me consulente, di tali acconci mezzi si val- se che dopo breve tempo , riapparso , e fatto suo corso al- ia cute il n)igliaroso esantema, la picciola inferma non fu pill da vicino minacciata nell' esistenza. Qnesti due soli fat- ti di Migliare primitiva tra quelli da me sinora osservati, co- me mi furono di prova che qnesto morbo puo ostinato pro- lungarsi a termine assai lungo ( e secondo alcuni anche per anni ) (1), cosi mi persuadono, diro col celebre Testa » che » certe robnste vite sono a prova dell' ignoranza , e della » temerita di alcuni sperimentatori della Fisica animale vi- » va (2). » Degli altri quarantanove che sono gia tornati (1) V. Penolazzi. Op. cit. dalla pag. I.'.; alia 166. (2) Deir inscgiiameiUo della Mediciiia cliiiica nel principio del secolo 19 § 20. SUU.A MiGLIARE PRIMITIVA 341 in salute pochissimi la rieblMMo , e con podie sofTeretize , corn|)into il secondo sottenario di nialattia ; };li allii ilopo un tempo piu, o nieno protratto, e nclla proporzione al- trove iridicata. Molti di essi poi , e quelli specialmeiite con Migliare coniplicata, prima di toccare questa prospera meta coisero gravi pericoli , ed alcuni fiirono in alcnni nionienti a tale stremo di vita lidotti clie a me e ad altri parve quasi meravigliosa la loro guarigione. Dei ((uali pericoli ol- treclie lunga e difllcil cosa saieM)e ora per me darne suc- cinto ragguaglio , inutile forse e supeifluo riuscirebbe aiiche a Voi, o Signori, ai (piali nella prima, e in questa seconda parte del mio lavoro lio cercato e cerchero darne qua e la una snfiiciente idea. Qui mi cade in acconcio 1' esporre due osservazioni. La prima die gi^ indicai I' anno scorso (1) e clie in questo frattempo lio potuto piu estesamente verificare, si e die tra tutti gli affetti di Migliare primitiva, purche non complicata a tifoidea , finora da me veduti , guariti o niorti die sieno , niuno , quantuncpie molti gravissimamente malati e per lun- go tempo obbligati al letto , niuno, dico , ba mai presen- tato ediimosi cutanee , lardacee e nialigne ulcerazioni ^ esca- re cangrenose nelle piagbe dei vescicanti , nel sacro , nel coccige , nei trocanteri ec. , gravi mostre di solido-umorale decomposizione cbe quasi sempre, e spesso non tardi, insor- gono nella tifoidea. Riguarda 1' altra la convalescenza , la quale in questi infermi e stata generalmente binga , sten- tata, con molte noie a tinta ipocondriaca , e diversa cer- tamente da quella die suole seguire le altre comuni infer- mita saviamente curate; e tale ed anche peggiore di quel- la in vero particolare cbe d' ordinario vidi, auni sono , se- guire negli infermi presi dalla grippe. Fatti ed osservazio- ni sono queste die servono, a mio avviso , a confermare viemeglio la sentenza piu comunemeiite adottata intorno all' indole primitiva e specifica della Migliare, percbe addi- mostrano cbe se in questa nialattia forse piii cbe in aicuna (1) V. Prima parte di qiiesio lavoro pag. 323. 342 GtAMBATTISTA BeLLETTI altra le moUe della vita vegetativa ed organica e tra es- se a preferenza il trisplancnico sono prevalenternente com- promesse , I' agetite peio speciale clie in qiieste ciicostanze il loro esercizio sempre , spesso gravissiniarnente, turba , ed alcuna volta fatalmente toglie, iion da per risuitato della tremenda lotta qiiei segni esterni d' interna e generale clii- mico-vitale dissolnzione che sotto 1' azione di altri specifici agenti, il tifoide, il coleroso p. e., soglionsi piu o meno sol- lecitamente manifestare. Non credo siavi medico il qnale, avendo anche attenta- mente in pochi individui studiata la Migliare, non si sia trovato una qnalche volta, e prima della comparsa dell' e- santenia sommamente incerto nella diagnosi , incontrandosi in quella specie che Borsieri cliiamo lar\>ata ^ e die io con Penolazzi piii volentierl direi insolita , giacche e fortunata- mente i casi di qiiesta non sono i piu frequenti, e la Mi- gliare d' altronde prima dell' ernzione procede per lo piu con andamento si finto e mascherato die assai spesso le converrebbe cotale appellativo. Eccone l' unico caso da me veduto , e che, se non erro , reputo degno di vostra atten- zione. Lorenzo Roda robusto carrozzaro d' anni 33, per usi e costumi non ultimo tra la nostra svegliata ed ardita |)le- be, era stato due o tre settimane prima curato nello Spe- dale Maggiore per tosse convnlsiva che il portava , mi si disse,linoal deliquio, quando escitone volontariamente, li- bero quasi da questo sintoma, tornato alle sue viziose abi- tudini, e preso pochi giorni dopo da spossatezza generale e febbre fu accolto alii 20 del p. Agosto in Cliuica, tro- vandosi gia da cinque giorni ob])ligato al letto. Gefalalgia , insonnio, e smanie nottnrne, diurno interpolato torpore , poca sempre or niuna la febbre, funzioni vegetative incerte piu che disordinate, qualche tremito delle membra, rare volte scarso, sieroso e passaggero sudore al capo ed al pet- to, fisionomia sdegnosamente afflitta e piangente, uu la- gno , un imprecare di frequente a se stesso colle piu vili e plebee espressioni , accusandosi d' insopportabile nielen- saggine, e di vigliacco timore, erano i contorni e le tinte piu vive del quadro sintomatico che costui per vari giorni Sui.LA MiGLIARE PRIMITIVA 34-3 mi piesento, e die ml tennero contemporaneamente per- plesso iiclla diagnosi. Rntto , com' egli era, all' abiiso del vino, e dei li([uori spiritosi mi facea inclinato a ritenerlo affetto, noil da delirinni tremens, ma da una di quelle inolte e proteiformi nenrosi da alcoolismo cronico, tanto e si profondaiiiente a' giorni nostii illustrate dallo svedese Ma- gnus-Hnss (I). Tornati vani dopo alcuni giorni vari argo- menti terapeutici a questo scopo amministrati , e tra (jue- sti il vino ed il laiidano; calcolato di nuovo , e colla pos- sibile esattezza 1' insieme de' sintomi ( la fisionomia special- mente , ed il carattere morale dell' infermo ) istrutto gii e convinto e dell' indole della Migliare , e del suo aggirarsi tra di noi, cntro nel sospetto clie di qnesta trattisi , adojjro quiudi ejiispastici , vescicanti , diaforeticlie hevande a pro- muoverne la matiifestaxione. Dopo due o tre giorni di questo trattamento apparisce alia cute del malato discreta e rossa migliare accompagnata da generale e non profuso sudore, la quale compie con non molte anomalie il siio corso ; e ce- stui dopo 31 giorni di malattia , 26 di clinico trattamento tornato era in salute, e rissorte erangli la svegliatezza, r ardire, e, diro anche, la petulanza congenita. Le malattie clie in questi otto anni ho veduto complicar- si alia Migliare, sono, come altrove ho detto, il Reumatismo articolare acuto, la Pleuro-pneumonite , e la Tifoidea. Non e giii che con cio intenda di non avere osservato molti fe- nomeni morbosi indicanti irritazioni funzionali e flussioni attive in alcnni visceri, apparati e sistemi di quasi tutti gli infermi di Migliare da me veduti; anzi ho fatto a suo luogo notare come ed afte alia bocca, sintomi d' angina, di bronchite, di gastricismo interno, di sj)asmi di alcuni organi od apparati frequentissimamente in essi rilevava. Ma comeche queste alterazioni sono state o lievi , o pas- seggere,e mutabili e subordinate all' andamento della ma- lattia primaria, la Migliare , cosi attenendomi ai dettati di pratica non le ho considerate come altrettante complica- (1) V. Gaz. mWicale de Paris An. 1853. 19 Marzo. 34 i GlAMBATTISTA BeLLETTI zioni, e tali solainente ho tenuto quelle ( il reumatismo articolare acuto , la pneumonite, e la tifoidea) che ed una causa diversa dal fomite migliaroso avea indotte,ed lianno insieine si, ina iiulipeiulentemente tetiuto il proprio loio corso. Evenienze cpieste ed altre (come la febbre gastrica, r intermittente legittima, il vaiolo, la scarlattiiia ec. ) da tutti gli scrittori notate non solo nella Migliare (1), ma benaiiche in altre infermita da specilica causa prodotte ; le quali complicazioni sono I' etfetto o della localita, o di atmosferica costituzione ( quali nei casi miei si fu il reu- inatisino articolare acuto ed e attualmente la pleuro-pneu- monite ) o di altro specifico agente aggirantesi tra la po- polazioue , quale si e appunto per noi, e da tempo im- niemorabile, il tifoideo. Sono infatti ormai due anni che io non ho piu veduto alcuu caso di reumatismo articolare acuto con Migliare, e delli sei da me osservati, quattro lo furono dal 1816 al 1849, epoca nella quale dominavano per influenze costituzionali rnorbi reumatici. Gosi , e per la stes- sa cagione solamente dall' Agosto dell' anno scorso fino al momento presente mi si sono presentati li dieci infermi di Migliare con pneumonite die nel prospetto statistico ho indicati, e tra questi due e gravissimi casi mi si ofFersero nel passato Marzo. E chi e tra i medici pratici che non sappia che da alcuni mesi in poi per costituzionale influen- za regnano cosi gravi tra noi e pericolose le infiammazioni polmonali , quali da vari anni non avevamo veduto? II prin- cipio tifoide al contrario, perche disgraziatamente indigene, or pill or meno ma sempre in ogui anno fa tra noi di se mostra; e delle venti Migliari con tifoidea da me finora in otto anni osservate, una o due il furono per ciascun an- no , quattro pero nel 1849, ed otto dall' Agosto scorso fino al presente : fatto degno a mio parere della piu alta con- siderazione pel medico politico filantropo, perche , diro col dottissimo Fracastoro, in tali circostanze » saepe exiguus » nius augurium tibi triste dabit. » (1) Veili ininrno a cio le opere di Allinni , Borsieri , llamiltOD ec. le memorie di Slrainbio , Casorali , Penolazzi , Burresi ec. SULI.A MiCLIARE PRIMITIVA 345 Chlunqne ahbia avuto occasione di osservare anche In poclii casi il leiiinatisnio articolare acuto , malattia per se tormentosissima , piio di leggeri comprendere quali e (pian- te siano state le pane de' miei infeimi die con questo aveano associata la Migliare , la quale lasciando nel inassi- mo numeio de' casi una pressoche costaiite e perfetta in- tegrity di mente, ne esalta peio il sentire in modo appren- sivo e melanconico. Un abbozzo di tali sofferenze ho ten- tato gia di dare ([uando di certo Sig. Pompeo Zagnoni mi e venuto il discorso (1). Ma piu clie i dolori articolari, e le pene morali mi rendeano in tali emergenze guardingo gli assalti ai piecordi die in tutti piu o meno gravetnen- te, di rado o con fiequenza ho veduto effettuarsi , e pei quali in tre o quattro alineno ho gravissimamente temuto della loro vita. Due infatti di questi dopo pochi giorni dal comparso esantema perirono; la prima in 13.% I'altro in l.'S.* giornata di malattia ; e quest' ultimo inaspettatamente mo- ri sotto un accesso di convulsione epilettiforme. L' autopsia praticata nel cadavere del secondo ( poiclie su quello della prima non mi fu permesso di farla ) null' altro addimostro die lievissima iniezione alle meningi, ed esiti di pericardi- te , un trasudamento cioe abbastanza rilevante di materia albumina-fibrinosa tanto all' interna faccia del pericardio, come air esterna del cuore : risultanze anatomico-patologi- che non sufficienti ( secondo me ) per se sole a spiegare un tanto sollecito , ed inaspettato fine. Sotto questa com- plicazione ho in generale osservato ardita la febbre , pro- fuso e generale il sudore , e piu questo era abbondante , e sieroso, maggiore era il patire nelle articolazioni , coiifluen- te la migliare, lungo per lo piu il corso della malattia, stentata piu del consueto la convalescenza con superstite artralgia , tollerata e vantaggiosa piu che nella stessa com- plicazione di pneumonite la cura deprimente , cioe, le sot- trazioni sanguigne geiierali , e particolarmente le ripetute e (I) V. Pag. 335 di qiiesla seconda parte. T. VI. *4 346 GlAMBATTISTA BeLLETTI parziali alia regione dei precordi , coperto spesse volte di cro- sta pleuritica il sangue estratto. Grave, imponeiite, beuclie d' esito proporzionatamonte me- no fatale del reumatismo ai ticolare acuto ho vediito la pleu- ro-pnenmonlte associata alia Migliare; il quale esantema su dieci iiifernii con questa coniplicazione da me curat! in tre, e con esito felice, si e mostrato confluente con generale e pro- fubo sudoie , e negli altri sette liniitato al dorso ^ ove gia co- pioso era, al torace, ed ai lati dell' addome con sudore non molto abbondante e spesso parziale alle parti superior! del corpo. Non bo veduto vnai apparire 1' eruzione prima della nona giornata di nialattia, e preceduta sempre da notabile aggravamento di sintomi , costantemente seguita da rimar- chevolissinio sollievo ; in due casi pero fu momentaneo ed illusorio, giacclie dopo 48 ore circa avvenne la niorte deir infermo. La flogosi puimonare in questi casi n^i si e preseiitata con caratteri seniiologici assai speciali , variabili, talvolla tra loro contradditorii , a modo da reiiderini in al- cuni momenti perplesso nelle indicazioni curative; e tali li ho riscontrati quali in simiii circostanze li ha veduti, e con molta diligenza descritti 1' egregio Sig. Dott. Pietro Burre- si di Toscana, al lavoro del quale (1) io volentieri, ])er non allungarmi di troppo, rimetto i miei uditori. Aggiungo so- lamente die io pure nel maggior numero dei casi di que- sta complicata pneumonite ho rilevata molta ed estesa la flussione e poca la sua tenacita, perclie e di frequente ho veduto sotto di essa emorragie attive dalle narici par- ticolarmeute , e perclie la sottrazione saiiguigna speciaimen- te dalla vena juguiare praticata a male non iniioltrato e prima dell' eruzione, ha portato quasi sempre sollecito no- tabilissiuio e durevole vantaggio. Qui inoltre credo bene avvertire clie in questa pneumonite io non ho veduto co- 81 tollerata e vantaggiosa la sottrazione sanguigna come nel- la genuina : die nel saiigue estratto il grumo era per Io (1) V. Gazz. incd. iial. Toscana. T. I. Fer. 2. — V. Gazz. med. ital. fede- ral. Fiieoze. T. 3. Ser. 2. An. 1853. Num. 10. 17. 18. Sulla Micliare primitiva 347 piu denso e resistente , ma poche volte coperto di alta e tenace cotenna : e die in geiierale ho trovato assai utile la ripetuta applicazione dei vescicanti. Ho detto poco pri- ma che il salasso praticato a malattia non innoltiata ha portato quasi sempre grande e durevoie sollievo, peiche neir ultimo che ho avuto a curare ( Luigi Godicini, rohu- stissimo giovane d' anni 22, accolto in Clinica li 8 e nior- to li 17 p. Marzo ) al salasso della jugulare segui genera- le e marcata miiiorazione di siiitoini, ma il giorno dopo r iufermo aggravo, e d' allora in poi in modo irreparahile, tantoche in ll*giornata di malattia, e circa 48 ore dopo la comparsa di discreta rossa migliare, cesso di vivere , rima- nendo fino all' ultimo spiro quasi sempre presente a se, e con un respirare alTannosissimo, capace di muoversi pel letto, e posarsi volontariamente per ore , or sull' uno , or sull' altro fianco, senza avvertire, o rendere in altro modo palesi an- gustie maggiori. Fenomeno a tutta prima inesplicahile, per cio che la necroscopia (che or sono per riferire) ci ha in- torno a lui svelato , a meno che non si ritenga ( come a me semhra probahile ) che aliolita in questo caso per una specie di paralisi, ovvero pervertita stranamente 1' innervazio- ne trisplancnica, Integra quella del cervello, e tolta con cio la coscienza dell' lo organico, superstite (pielia dell' animale ragionevole, 1' iiifermo in mezzo ad alcuni obbiettivi feno- meni di gravissima lesione polmonale, co' suoi frequenti e ben pronunciati movimenti eccito-volontari ha dato a co- noscere die dei due suoi centri di vitale innervazione ^ queilo solo della vita di lelazione si mostrava , direi quasi, automaticamente conscio dell' imminente ruina. L' esame anatomico del cadavere di quest' uomo mi ha preseiitato : nel capo iniezione venosa deile meningi , e deposito di lin- fa lattiginosa tra alcune superiori circonvoluzioni della so- stanza cerebrals : nel petto copiosissimo trasudamento di siero di color citrino al torace sinistro, ambe le pleure e pill la destra in alcuni luoghi aderenti, inspessite , ingros- sate e coperte in molte parti di trasudamento fibrinoso as- sai proiiunciato : il polmone sinistro appena ingorgato di saiigue, ingorgatissimo il destro, e nel suo lobo medio 3-48 GlAMBATTISTA BeLLETTI prespntaiite i caiatteri di rossa epatizzazione : il pericardio lia off'erto le stesse alterazioni delle pleuie ma in grado ed estensioiie assai minoii ; nulla assohitamente di lilevante iiella cavita addominale. Alteiazinni patoiogiclie della slessa iiatina, bentlio nieno pronunziate cd cstese, e nolle slesse parti, nieno i precordi , mi present6 il cadavere dell' altro infermo perito di Mijiliare con pnenmonite : se non clie in quest' ultimo, sano era il polmone destro, e con g'igia epatizzazione il sinistio. Ma di tutte le complicazioni della Migliaie da me vedute la pill frequente, e la piii ferace di maggior numero di vittime e stata quella colla Tehhre tifoidea. Dico la piii frequente, ma sono ben hmgi dall' asseiire come taluno lia fatto die quasi tutte le Migliari siano state corredate da t'lfoira fisionomia, poiche venti soltanto, come ho gia no- tato, sopra 08 infermi di Migliaie sono qnelli nei qiiali ho veduto con questa malattia associarsi la tifoidea, numero certamente maggiore di quello riscontrato nolle altre com- plicazioni in antecedenza rifeiite. E benche {jnel quasi tut- te venga ad includere e confessare tacitarneute V esistenza di poche bensi, ma reali migliari; pure non posso in cio per mia parte convenire in questa assertiva, perclie piii di due terzi ( come vi e facile il rilevare ) dei casi di Miglia- re da me osservati non mi hanno presentata la complica- zione tifoidea, ed in quelli die 1' hanno offerta non sola- mente ho rilovata la tifoica fisionomia^ ma tiitto quel com- plesso grave, variabile, avvicendantesi di morbosi fenome- iii che si riscontra in questa pericolosissima complicazione; sulla quale essendo gia noto , come ritengo, quanto e dif- fusamente negli andati anni ne scrissero parecchi illustri rne- dici di Lombardia (ove frequentissima si e mostrata ) e del- la vioina Toscana, mi dispenso per brevita di fame parola , giacche nulla avrei a riferire che uoii fosse gia stato de- scritto, e discusso maestrevolmente in modo particolare dai celebri medici Casorati e Strambio (1). Che poi 1' esito (I) V. Memniie di qiiesli Aulori itiberilc nel Vol. I. e 11. della Gazz. med. di Milano An. 1848. Sulla MicLiAnr, pri.mitiva 349 Jplla malattia sia stato in (juesti casi, e proporzionatamen- te piu clie in altra cornplicazione , un maggior nuniero di volte letale, non mi pare a sorprendersene. Poiche se si ponga mente quanto gravissima e niicidiale debba essere in queste circostatize la lotta d<;ir nrnano organismo , attacca- to pressoche c<)ntem[)oianeaniente da due deleteiii piincipii ( tifoideo e niigliaroso ), aml)o agenti primitivamente sul si- stema saiigiiifero, e nervoso in modo inaffine, initante, disarinonico, diverso da qiiello esercitato dalle corniini cau- se morbose ( come nella prima , ed in questa seconda parte del mio lavoro ho tentato gia, e tentero in vari luoghi di addimostrare ), non sara difllicile il coinprendere come sotto r azione sinniitanea, od immediatamente successiva di que- ste due per se stesse gravissime potenze debba la vita dell' infermo conere grave rischio almeno di estinguersi. Che se inoltre si riilette che, sebbene egualmente pernicioso, non e pero ( a quel che lie dicono tutti i piii accreditati scrit- tori , e per cio che 1' esperienza mi ha couferniato ) idon- tico sulle stesse parti, od almeno ne' suoi effetti il singolo modo d' agire del principio tifoideo e del niigliaroso, si rimarra facilmente persuasi come sotto questa funesta corn- plicazione le vittime sieno maggiori. Nella semplice febbre tifoidea iufatti si osserva a preferenza attaccato l' encefalo, nella migliare il trisplaucnico; caratterizzano la prima, du- rante la vita, una generale morosita e stupefazione dei sen- si, r altra una esagerata sensibilita della vita di relazione; da per effetti e prodotti la prima, piu che flogosi, parzia- li cougestioni venose, spesso passive, e non tardi tutti i sintomi di organica dissoluzione, quali I' emorragia passiva , la diarrea colliquativa, le escare caugrenose ec; niostra la seconda nel suo corso, e ne' suoi risultati piii frecpiente- mente e piu durevolmente congestioni attive, all' apparec- chio respiratorio in ispecle ed ai precordi , e sintomi di ve- ra e talvolta gravissima flogosi di queste parti. E fjuantun- que profusissimi , diuturni , estremamente debilitanti a[)pa- iano in alcutii casi i sudori , ne io mai , ne altri lianno osservato iusorgere contemporaueamente , od in seguito qnei segni di dissolutiva organica mistioue, che nella tifoidea 350 GlAMBATTISTA BeLLETTI non mancaiio quasi niai,e die piu volte ho veduto essere per se soli valevoli a perdere uu infermo il quale, superato r acme della nialattia, parea incainniinarsi a salute. Qut'sto succiuto nia veritiero paraiello tra la fehhre tifoidea e la Migliaie ho ([ui stimato bene tracciare , perche oltre r addiniostrare anclie da questi lati 1' esseiiziaiiti\ diversa di ambedue i inorhi , e 1' iudividualitu quindi del secoiido, come e inio assiuUo [novare , serve anche, a luio [)areie, a spiegaie abbastanza la diversita , e talvolta l' opposizione dei fenoiiieni inorbosi die si rilevaiio s|)esso in uno slesso infenno sottoposto a si malaiigurata coniplicazione, a se- conda die or V una, or 1' altia di queste due morbose po- tenze si mostra piu o meno prevaiente, durante il corso della malattia , e come riesca quasi sicuraniente esiziale alia vita del paziente quando , superati i pericoli di grave tifoidea , affranto gii di forze e con mistione organica gran- demente difettiva, lo assalga in quel moniento il virus del- la jMigliare : il quale in mezzo alle suaccennate pessinie in- dividuali condizioiii suscitando novello, e gravissiino tumul- to e disordine di funzioni spegne quasi sicuraniente la vi- ta, distruggendone , ed annientando il floscio e debole sta- me a cui si atteneva. Di questo dispiacentissinio avveni- niento due notabili esempi mi si sono oflerti , dei quali uno, perche piu riniarchevole, in breve riferiro. Riguarda questo certo Sig. Angelo Bobo giovane d' anui 29, curate dal Sig. Dott. Raffiiele Burzi e da me, dal terminate del- r Agosto ai primi d' Ottobre delT anno 1852. Egli , supe- rato il corso di gravissiuia tifoidea, al fiiiire del quaito settenario di malattia trovavasene pressoclie convalescente; ed il giornaliero e graduato riordiiiarsi delle funzioni vege- tative, la placidezza e sereuitu della nieute, le piu since- re espressioni di gratitudine di lui e della vedova madre, le congratulazioni degli amici pareano accertarne la guari- gione. Quaudo senza esterna manifesta cagione, pochi gior- ni dopo, 1' infermo si fa tristo e inelanconico , ha sinistri pre^agi, perde appelito e sonno , ed in breve riappare al- ia cute cristalliiia migliare ( che nel primo settenario di male avea appena fatta di se mostra ) accompagnata dal Sulla ]\Tichare primitiva 351 pill p*ave corredo dci sintornl a lei proprii. Per sel volte apparisce Fesaiitema, ed altrettaiite scotnpare dalla cute dell' iiifermo, con sollievo ognor deciescente in ogni sua com- parsa , con aggravamento ognor rnaggiore neilo sparire; tan- toclio in fine dopo 22 gioiiii d' orrihile lotta questo sfor- tunatissinio giovane trova pace uel sepolcro. I cadaveri di coloro, die sono periti per Migliaie ti- foidea , mi lianno in generals , ed in ragione composta della data del male, e della qiialita del soggetto , nel lore estenio addiinostrato in giado piii o ineno forte tiitti quei segni di solido-umorale decomposizione, clie ho piu d' una volta indicati , e quelli di una sollecita pntrefa/ione , al- r opposto piecisamente di quelio che mi e accaduto vede- re iiei cadaveri di Migliaie seniplice , o con altra diversa coinplicazione. Internaniente poi poche volte segni di atti- ve llogisticlie paiziali congestioni , e per lo piii nell' appa- rato respiratorio : frequenti le iniezioni venose ed i trasu- damenti delle membrane sierose cerebrali singolarmente , aventi d' ordinario i caratteri di passivita. In tutti poi ho rilevato il carattere anatomico della fehbre tifoidea, cioe la cosl detta dotinenterite , o in corso o in via di cicatrizza- zione, e cio a seconda della duplice causale suesposta ra- gione : in ninno il jiei foramento intestinale. A com[)iere il qiiadro, ([ua e la tracciato, delle risnltanze anatomico-patologiche aviite sulle spoglie degli estinti di Mi- gliaie semplice o complicata mi rimangono alcnne altre cose a riferire. E priinieramente diio che dei due infermi che mi mancarono di vita per semplice Migliaie ( giovane donna 1' una, robusto uoino 1' altro d' anni 48, ambi pe- riti nell'Agosto del 1853, la prima in 31.*, 1' altro in 15.* giornata di malattia ) solainente di quella ( Teresa Fac- cioli d' anni 20, morta nello Spedale Maggiore ) ho potuto uotomizzare il cadavere, il quale con ogni diligenza esami- nato mi off'erse leKirerissima iniezioiie delle membrane ce- rebrali, con poco siero trasndato tanto fVa le lamine deH'arao- noide che nei ventricoli laterali del cervello; qnalche granu- lazione tubercolare nei polmoni , che del resto rilevai in istato norniale; cuore per colore sbiadito a pareti assotti- 352 GlAMBATTISTA BeLLETTI gliate e floscie, eil i ciii ventricoli contenevano pero san- gne nero e disciolto. Nulla di riinarchevole nella cavita in- feriore, se non die lievemeiite iiiiettati in alciini tratti gli iiitestini , nei quali, attentamente esamiiiati i tollicoli del Brnnner e le cliiazze del Peyer, noii fu riscoiitrata alcnna e niolto meno specilica alteiazione. In secondo luogo deb- bo notaie cbe, come nell' esterno di tiitti i cadaveri dei morti per Migliarc semplice o coniplicata ho costantetnen- te lilevata piu o meno superstite ed appariscente 1' esan- tema in discorso , cosi in ninna parte del loro interno mi e avvenuto riscontraie eruzione niigliariforme : modalita pa- tologica peio che sulle pleure singolarmente , sulla mem- bratia interna del cuore, e delie arterie e stata talvolta da alcuni accreditati osservatori rilevata e riferita (I). Benche, per ragioni altrove addotte (2) tra i casi di Mi- gliare priniitiva semplice o complicata da me veduti, io ab- bia collocati quelli solamente ove questo esantema pe' suoi caratteri fisici, e per 1' insieme sintomatico offertomi dagli individiii die ne fiirono affetti , non potea preseiitare alcun dubbio snila di Ini reale esistenza , e mi sia con cio ( io spero ) tolto il bisogno d' ulteriori prove; pure ginnto a questo punto del mio lavoro non debbo ominettere di qui riportare im altro fatto da me osservato, nel quale, sebbe- ne alia cute dell' inferma, che me io offerse, io non abbia vednto 1' esanlema in discorso, tali pero, tanti , si pronun- ciati e caratteristici furono i criterii raziuiiali iiidicauti la i^reseiiza in lei del virus migliaroso, cosi interessanti sotto certo rapporto fiu'ono per me i risultati anatomico-pa- tologici che il cadavere di questa disgraziata mi presento , die nonostaiite la mancanza dell' eruzione mi persuado ell' ella fu vittima di questa malattia. E che la mor- te inattesamente avvenuta in li.* giornata di male fu piu die probabilmente 1' effetto di un' azione improvvisameute (1) V. Grisnile. Op. cit. Vol. I. paR. 115 nola (f). — e la Lcllora del Dottor Strainbio al Dott. Gola inserita nella Gazz. med. Lomb. Vol. I. pag. 248. An- no 1848. (2) V. Pag. 328 di questa seconda parte. Sulla Migliare paimitiva 353 troppo violenta , o profondatnente deletciia di questo veiie- fico principio esercitata sui centii dei sistemi tiorvoso e circolatoiio , e noii riconoscibile dal coltello aiiatoniico (co- me tra poco addimostrero ) per la (juale tolta repentina- meiite o sospesa alia iiatma la iiigenita vitale resistenza alle poterize nocenti, non pote aver luogo cpieila providissitna vitale reazione, cagione immediata in alcuni supremi mo- menti dell' animate esistenza; e le cui salutari manifesta- zioni nei morbi contagiosi o da specifico principio indotti sono appiinto la comparsa alia cute di fisiclie materiali nio- diiicazioni. Avvenimento questo in quanto all'agente causale non rarissime volte verificato da tutti gli scrittori di medi- cina anticlii e moderni in tutti quanti i morbi contagiosi acuti, inconiinciando dalla peste bubonica fino al morbillo , in quanto poi al modo, meno infrequentemente osservato nella Migliare, secoiido le testimonianze di tutti i piii au- torevoli pratici ai ([uali molte volte e occorso di vedere questa malattia. Ecco intanto, e piu brevemente che il pos- sa, la storia del fatto sopraccennato. Carolina Nipoti d' an- ni 16j di temperamento sanguigno nervoso, ben conformata, viene accolta nello Spedale Maggiore nelle ore rneridiane delli due Agosto dello scorso anno, e niuore inaspettata- mente sotto un accesso di sofFocazione alle ore 7 e mezza della sera del giorno seguente. In questo intervallo di tem- po , e furono poco piu di 30 ore, io la visitai due volte, neir ultima delle quail ( un' ora circa prima del suo deces- so ) benclie la trovassi peggiorata , tanto pero di vita sem- brava avere che non sospettai minimaineute che in bre- ve ora dovesse soccombere. Capo dolente, faccia angustia- tissima e rossa , deglutizione e respiro ditTicili , e ad iuter- valli impedita assolutamente la prima, reso piu breve ed angoscioso il secondo ; turgide altpianto per flussione san- guigna le parti posteriori del cavo buccale, senso di costri- zione ponosissima dallo scrobicolo del cuore al jugulo esten- dente^i , lingua rossa ed umida, sete inmiensa, addome trattabile ovunque , poisi frequenti e vibrati ma non resi- stenti , cute con pronunciato calore febbrile e coperta da sieroso profuso sudore, una smania , un' irrequie continua, T. VI. 45 351 GlAMBATTISTA BeLLETTI nil tiinore costante dl dovere socconibere fiirono i crite- ri razionall clie mi fecero {iiiulicare d' esoidiente miglia- re , e prescriveie analoj^o tiattaniento , ma seiiza utile risultato. La necr(isc"(>|)ia luiir altio mi fece cormscere clie congestione sangiiigiia attiva piiittosto riievatite al ve- lo pendolo, aile toiisille, alia fariiijie, ma non talc; ceita- mente da esseie stata causa materiale siifficiente clie in al- cnni momenti fosse afTatto impedita la deglutizione ; iniet- tate vidi ma non molto !e meningi, come pure la mucosa dolPapparato respiiatoiio; nulla ai precordi, nulla assolutamen- te nel tubo gastro-enterico , nulla tiell' apparato generativo. Per la concisa ma possibilmente esatta storia di questa cliuica osservazione mi lusingo di avere abhastanza fatto cnnoscere i motivi pei quali ho stimato indispensabilc il ri- ferirla. Questa, a mio avviso, piii auche di quella da me riportata, allorche delle morti per Migliare con reumatismo ai'ticolare acuto sono veniito in discorso, presenta veratnen- te uno di quei casi di morte iiiattesa , accaduta prima del- la comparsa dell' esantema migliaioso, nel quale caso, for- se per paraiisi di centri nervosi cospicui, o per altre se- cretissime ed a noi occulte cagioni, 1' individuo mnore istaiitaneamente come quelli colpiti da forte commozione elettrica, od avvelenati dall' acido idrocianico, e dove 1' a- natomia , soggiungero con Andral » resta impoteiite per ri- spondere delle cause efl'ettrici » mentre nel fatto teste ri- cordato tali segni raziouali e fisici di profoudo flogistico lavoro si ebbero durante la vita, tali prodotti patologici si rilevarono dopo morte, che sebbene rimanga incognito il perclie insoigesse d' improvviso la convulsione die tolse di vita r infermo , pure le materiali alterazioni riscontrate a' suoi precordi conducono, secondo me, a pensare che una qualunque siasi nuova , anche lieve ed innosservata cagione potea produrre questo funestissimo risultato. Ma di maggior interesse riesce, a mio parere, 1' osserva- zione della Nipoti sotto altro rapporto anatomico-patologi- co, perclie questa come quella della Faccioli morta per sem- plice, di gia apparsa , Migliare fanno palesemente conoscere che non solo non riscontrasi iiei tada\eri dei periti per Sulla Micliare primitiva 355 questa malattia ( e le altre necroscopie da me ripoitute il coinpiovaiio ) alcima costante specifica interna lesione, co- me caiattere aiiatoiuico della medesiina, a guisa della doti- nenterite nella febljio tifoidca, ma (e in ci^ coiivenjiono fino- ra tntti i piii accieditati scrittori ) die le rict-rclie anato- miciie intorno a ((nesto pnnto sono ancora molto incom- plete; die nulla finora insegiiarono sulla sede e natiira di tale malattia, e die spesso non danno ragione del per- che sia divennta mortale , o se la danno cio mi e accadu- to vedere solainente qnando per altre concomitanti indivi- duali , od accidentali cagioni la Mlgliare trovavasi coin- plicata specialmente a gravi processi flogistici , come ho procurato di far conoscere nei casi ove questa malattia si trovo associata al reumatismo articolare acuto , od alia pleuro-pneumonite. Laonde parmi di poter concludere die sebbene all' anatomia patologica debbansi pressoclie tutti i veri progressi fiitti dalla Medicina negli ultimi due seco- li, pure rimangono alcune malattie die si sottraggono an- cora alle sue meglio accurate ricerdie, tra le quali ritengo ( con tutti i migliori trattatisti ) essere la Mlgliare: la quale e di quella classe di morbi di cui ebbe gia a dire il priii- cipe degli anatomo-patologi » usque adeo id saepe latet » per quod febres interficiuut (1). » Pervenuto a questo punto del mio lavoro, sono necessa- riamente condotto a dire delle cause ingeneranti la Mlglia- re die in 68 individui lio fin qui osservata. Sul quale etio- loglco argomento stimerei di non dovenni molto trattene- re se per le cose tutte da me in antecedenza esposte fos- si gia in gran parte riuscito ( come ne aviei lusinga ) a provare, die la infermita, la quale in oggi e per la secon- da volta ha formato oggetto del mio parlare , pe' suoi sin- tomi caratteristici , per le fasi ed andameiito tutto suo par- tlcolare, per gli speclali fenomeni morbosi appariscenti an- clie nelle sue complicazloni , per 1' insolito e fatale suo (1) Morgagni. De seJibus et causis inorb. lib. 4. Epist. i9. 5 1- 3T^& ClAMBATTlSTA BeI.LETTI niotaln , e se ne pu6 avere un' esatta cognizione ricnr- rendo al Tonio I del Nuovo Civienlo pag. 236 e pag. 372 - Nota agyiunla do- po la lelliira delta Memnria. (.5) Tklle Correnii eleltriche simullanee , che passano in direzione oppoala sul medesimo filo. Padova, 27 oUobre 1864, tipografia Sicca, in foglio volanlc. T. VI. A^ 370 LoilENZO DeLLA CaSA Sono qneste 1' esperienze , che sono state finora esejruite snl passaggio simiiltaneo di cine coneiiti opposte per un niedesimo condiittore ; che ora e stato un filo metallico non piu lungo di due itietri , ed ora un filo Inngliissimo interposto a dne loiitane stazioni telegrafiche (1). lo ho vo- hito ripetere 1' ultima del Zantedeschi, sia perclie in' e par- sa, se non si vuol dire assolutamente anteponibile a tutte le altre , non posponihile alcerto a veruna di esse; e sia perche , lasciando qualche dubbio sull' aggiustatezza della conseguenza die se n' e tratta, ho procurato conoscere , se al dubbio fosse o no da dar peso. Disposi, pertanto , alia mia destra il tasto T ( Vedi Fi- gura 20 ) dell' apparato telegrafico alia Morse allora arri- vato da Milano pel Gabinetto di Fisica di questa Pontificia Universita , e dirimpetto ad esso nella distanza di circa ot- to metri il suo relais R colla sua macchina scrivente 31: inoltre alia mia sinistra, nella distanza di parecchi metri, rollocai il relais R' colla rispettiva macchina scrivente M' di altro apparato alia Morse, e rimpetto il suo tasto T. Un filo CD di rame ricotto , lungo sei metri , grosso poco piu d' un millimetro e posto fiammezzo ai due apparati telegrafici era tenuto orizzontalmente in alto da sostegni isolatori nella direzione del meridiano magnetico. Era il filo destinato ad essere percorso dalle due correnti dirette si- multaneamente in versi contrarii. Dal primo de' suoi capi (I) In spsiiilo allri Fisici si sono occiipali dello slesso argomenlo ; qnali fa- cendo iiso di coiTcmi d' indiizione, e qnali di correnti volliane; taliini per con- fermare la siinullanea trasiuissinne di due correnti opposte sopra un niedesimo condmiore , e tali allri, ina inefllcacenienle , per contraddirla. F'ossono sii di eio seRnalaiuente vedersi , 1.° nella Corriapondevza Scientifica in Roma Anno IV ( 1855) n.' 45, 48 e 50 tre Cnmunirazinni del padre Serpieri , e n.° 47 Aleu- iii esperimenli del padre Cianipi ; "2." nel Niiovo Cimenio Tonio I pag. 132 un Arlicolo dci Redatlori : 3.° nella Bibliotheijue imiveneUe de Geneve - Archives ties sciences physi'iues el nalurelles , Mai 1855 pag. 51 un Arlicolo del Sorrel: e 4.<' nel Giornale dell' I. R. hlihilo Lombardo di scienze , Icllere ed arti e Bihlioteca ilaliana fasc. XXXVll e XXXVlll pag. 3 una Menioria del prof. Lui- p Magrini, die in essa t lornalo snll' oggelto gii da lui considcrato nell' apri- le 1844, come si disse di sopra - Noia agijixtjila dopo la Icdura della Me- mo ria. SULLE CORRENTI ElETTRICHE 37t partivano due tratti CBAT, CE'F'R' dello stesso filo, lun- glii ognuno tre nietri e diretti a congiungeilo V iino col tasto T a destra e 1' altro col relais R a sinistra; e dal secotido capo partivano altri due tratti DEFR, DB'A'T dii filo del tutto uguali ai piecedenti per metterlo in cornuni- cazione col relais R e col tasto T' che stavano dirimpet- to. Tutti questi tratti di filo avevano una loro porzione diretta secondo il piano del meridiano magnetico, e quin- di parallela al filo principale CD da cui partivano. Presso air un tasto e all' altro era un eiemento di pila alia Bun- sen , un di cui polo, per esempio il positivo , comunicava col tasto medesimo, e 1' altro polo comunicava mediante un pezzo del solito filo di rame col relais che gli stava a rincontro. Questi elementi indicati da P e P' i-appresenta- vano le cosi dette pile di comunicazione. Cosl erano clilu- si i circuit! dei due apparati telegrafici; oltre i quali altri due circuiti minori RiMpR, R'M'p'R' facevano conuinicare i due relais colle loro macchine scriventi, ed avevano ri- spettivamente in p e p' un eiemento di pila alia Bunsen, che denotava la pila denominata locale. Cosi disposte le cose , quando si toccava 1' uno o 1' al- tro tasto per abbassarlo, immantinente cominciava a scri- vere la rispettiva niacchina scrivente , ed era segno che la corrente elettrica si trasmetteva per 1' intero suo circuito ; onde se era T il tasto abbassato , la corrente andava se- condo PTABCDEFRP ^ e se abbassavasi in vece il tasto T', la corrente si dirigeva per P'T'JB'DCE'F'R'P' : ma quando toccavansi nello stesso tempo i due tasti , e perci6 si mettevano in moto entrambe le correnti dalle pile di co- municazione P, P', non era ben certo che queste corren- ti , benche agissero tutte due le macchine scriventi , per- corressero rispettivaniente i loro circuiti, e andassero a pas- sare realmente e sinuiltaneamente in direzioni opposte pel filo CD comune ai circuiti stessi; perche , oltre questa supposizione, poteva anche farsene una delle tre seguenti: 1.° Che r una corrente, la piu intensa (che supporre- mo essere quella della pila P) , camminasse pel suo cir- cuito; e I'altra, la meno intensa (proveniente dalla pila P), 372 Lorenzo Della Casa arrivata al capo D del filo comune CD , anziclie Incanalar- si per esso , ne deviasse ed entrasse nel circnito DEI'.... della prima, per proseguire unita con essa sino all' altro capo C del filo aiizidetto , ed ivi separarsene , rientrando nel proprio circuito CE'F'. . . . e ripetendo il giro coine dianzi. 2." Che la corrente piu debole venisse annullata dalla piu forte : che questa scorresse pel filo comune CD col solo sno eccesso suU' altra ; e die da eccesso siffatto pro- venisse una corrente di derlvazione a far agire la macchi- na scrivente delia corrente piu debole. 3.° Che siccome le due correnti , per 1' indole degli ap- parati telegrafici tanto alia Morse quanto d' ogni altra gui- sa , non sono affatto continue , ma intermittenti , cosl 1' una di esse si propagasse pel filo comune nei soli moment! d' intermittenza dell' altra, e percio esse fossero correnti propriamente successive anziche assolutamente simultanee. lo ebbi precipuamente cura d' interrogare 1' esperienza su queste tre ultime supposizioni , dalle quali deriva il dub- bio superiormente accennato riguardo al siinultaneo passag- gio sul filo CD delle due correnti opposte PTABCD...., P'T'A'B'DC... , che ho sempre prese d'intensita ineguale , maggiore la prima e minore la seconda. Circa alia 1.* supposizione , collocai degli aghi calamitati tanto sotto il tratto comune di filo CD, quanto sotto i tratti JB, EF; e vidi , che gli aghi sottoposti a (piesti due tratti, pei quali passava la corrente piu intensa, de- viavano sempre dal meridiano magnetico di un egual nu- mero di gradi , circolasse ad un tempo o non circolasse la corrente piii debole ; e vidi eziandio che quelli invece , che stavano al di sotto del primo tratto , diminuivano la loro deviazione ogni volta che facevasi circolare insieme colla piu intensa auche la piu debole corrente. Da do dovetti condudere che ognuna delle due correnti percorreva il so- lo rispettivo suo circuito , e che quindi la prima supposi- zione rimaneva affatto esclusa, Inoltre, dall' eguale deviazione che dimostravano gli aghi calamitati sottostanti ai tratti di filo JB, EF, tanto allora SULLE CORRENTI ELETTRICnE 373 che circolava la sola corrente piu intensa , qnanto allora che circolavano si questa che la corrente piu deboie , ven- ne tolto di poter credere ( come a prima giunta sarebbesi potuto fare), che arrivata la corrente piu intensa in C, si spartisse in due : una che fosse eguale alia corrente piii deboie e s'incanalasse pel circuito di questa, facendo con essa una corrente sola percorrente la via PADE'F'R'P'/VB'EFRP, ed un' altra che uguagllasse la differenza tra le due cor- renti piu intensa e piu deboie e percorresse il solo circui- to PABCDEFRP della piu intensa ; mentre in allora gli aghi avrebbero dovuto deviare di piii quando circolavano le due correnti, che quando ciicolava la piu intensa sol- tanto. Ed in vero, ammessa come possibile la menzionata spar- tizione della conente piu intensa , si sarebbero potute in- tendere sostituite alia pila P due pile meno energiche, di cui r una, che nominero H, desse la prima delle due cor- renti di spartizione e fosse in tutto eguale alia pila P' , e r altra , che distinguero con /v , ne desse la seconda ; tal- che la corrente piu intensa , ossia quella delk pila P, in percorrendo il suo circuito PABCDEFRP , avrebbe equi- valuto alia somma delle due correnti delle pile //, K per- correnti il circuito medesimo ; onde , denotate con /, i le intensita delle correnti delle pile P, K, eA espressa con ( giusta la nota formola di Ohm ) quella dell' altra pila H, ,, • E sarebbesi avuta .... I=~ h i ( eve E avrebbe rap- it -h r ^ ^ presentata la forza elettro-motrice della pila H, R la resi- stenza di questa pila , ed r la resistenza del conduttore PABCDEFRP percorso dalla sua corrente ), e da essa sa- rebbe dipenduta la deviazione degli aghi sottoposti ad AB,, EF quand' era in azione la sola corrente della pila P, os- sia la corrente piu intensa. Ma se la corrente di //, deviando dal suo circuito , fos- se andata ad unirsi a quella di P, e tutte due insieme avessero circolato pel cammino PABCE'F'R'PA'B'DEFRP; 374 Lorenzo Della Casa cioh , se le due pile He P' avessero formata una sola plla di due elementi eguali con un conduttore metallico limgo quanto il predetto cammino , 1' inteiisita della sua coriente sarebbe stata ( giusta pure la su ricordata foimola di Ohm ) 2E T--=: , denotando E ed R le stesse cose die dianzi, ed zK -4- r r la resistenza del teste accennato conduttore metallico; il quale, per essere manifestamente miiiore della somma del due conduttori parziali ed uguali PABCDEFRP , P A'- B'DCE'F'R'P, avrebbe fatto riuscire r' minore del doppio di r. E siccome la corrente unita delle due pile He P' , giunta in Z?, avrebbe incontrata quella della pila /C, con cui si sarebbe congiunta sulla parte DEFR.PABC di via comune per indi separarsene in C, cosi V intensity totale /' della corrente sulla indicata parte di via , e quindi sui tratti AB , EF sarebbe stata P = cTf, >-+-i, ed avreb- b' essa prodotta la deviazione degli aglii calainitati posti al di sotto di AB , EF, allorche erano in moto entrambe le correnti delle pile P, P'. Ora, perche sarebbe state, come si e gia fatto notare , ,, . 2^ E r <2r, ne segue cbe sarebbesi avuto y-— , > ~ , e pei'ci6 anche I'y>I; onde la deviazione degli aghi calami- tati sottostanti ad AB , EF avrebbe dovuta essere maggio- re , conformemente si e di sopra esposto , allorclie erano in movimento le correnti delle due pile P, P', che quan- do era in moto la sola corrente della pila P. Passando alia 2.* delle tre su mentovate supposizioni , io tolsi affatto la pila P' die dava la corrente piu debole ; e fatto in modo cbe punto non rimanesse interrotto il cir- cuito di cui faceva parte, trovai che per quanto si facesse muovere il tasto T" compreso in questo circuito , la sua macchina scrivente M' non agiva di sorta , e dava cosi a conoscere die non riceveva corrente di derivazione sensibi- le o ahneno sufficiente, abbenclie per CD passasse tutta intera la corrente piii intensa e non turbata in verun modo SULLE CORRENTI ElETTRICHE 375 dalla coneiite piu dcl)ole : non potei quindi amtnettere nemmeiio questa seconda supposizione. Clie se fosse parso di poter riteiiere, che nessuna delle due correnti avesse fatto passaggio per CD\ che I' una e r altra , iscansato questo tratto di filo , avessero percorso, unite in una corrente sola, il cammino PABCE'F'R'FA'ff DEFRP; e clie da questa sola conente avesse avuta ori- gine pel filo CD una corrente di derivazione corrisponden- te a quella diniostrata dai sottoposti aglii calamitati, ben di leggieri sarebhcsi cio conosciuto erroneo. Imperocche, siccoine il nioto della corrente sola anzidetta sarehbe avve- nuto sul tratto BCE' da C verso E\ e sul tratto B' DE da B' verso £", non vi sarebbe stata ragione die la cre- duta corrente di derivazione si fosse trasrnessa sopra CD nella direzione di C a £) o di £) a C, essendo tutto per- fettamente uguale dall' una parte e dalP altra; onde su CD o non sarebbesi trasrnessa veruna corrente , e gli aghi sa- rebbero riniasti imniobili; oppure se ne sarebbero trasmes- se due eguali e contrarie , le quali ( lasciando stare che avrebbero favorito il concetto della siinultaneita delle cor- renti opposte sopra uno stesso conduttore ) sarebbero , col- le loro azioni pariniente uguali e contrarie, tornate ineffi- caci sugli aghi calamitati , che percio invece di deviare co- me facevano , avrebbero pure dovuto rimanere imtnobili nella prima loro direzione. Finalmente, rispetto alia 3.* sopraindicata supposizione, m' avvisai che gli aghi calamitati posti sotto il comun filo CD non sarebbero stati sufficienti per decidere della realta o insussistenza delle correnti simultanee opposte: percbe, ammesso per ora il caso che su quel filo le correnti fosse- ro propriatnente non simultanee nia successive, se la pri- ma corrente tendesse a deviare gli aghi , per esenipio , a destra , non avrebbero questi per anche incominciato a de- viare , che gia, atteso la immensa celerita delle correnti, ne sarebbe arrivata la seconda ed opposta , la quale tende- rebbe a dcviarli a sinistra d' altrettanto o di piii o di nie- no , secondoche fosse eguale o maggiore o minore dell' al- tra in intensita , e gli aghi percio riniarrebbero iinmobili 376 Lorenzo Della Casa al lore posto , o solo devierebbero corrispondentemente al- ia prevalenza dell' una corieiite sail' altia, precisamente come farebbero nel caso delle correiiti simultanee. Non po- tendo adunque le indicazioiii degli aghi porgere il modo da distinguere la siiiinltaiieiti\ o siiccessione delle due opposte correiiti , mi sembro , die sarebbesi potuto risolvere molto facilmente il dubbio , procnrando clie una delle correiiti fosse contiiiua , e 1' altra ora fosse continua ancli' essa, ed era intermittente coimiiiqne. Imperoccbe, non avendo in- termittenza veruna la prima correiite, e percio la niaccbi- na scrivente del relativo apparato telegrafico alia Morse mantenendosi sempre in azioiie e tracciando sulla sua lista di carta una linea continua, se 1' altra corrente fosse, ci6 non ostante , arrivata a far agire la corrispondeiite sua mac- china scrivente e a far tracciare sulla rispettiva carta delle rette o dei piinti in corrispondenza ai moti impress! al suo tasto, dopo essere gia stata esclnsa la 1.* supposizione che r una corrente passi fuori del filo CD comnne ai due cir- cuiti , non che la 2.* relativa ad una corrente di deriva- zione , sarebbe stata prova sicura della trasmissione con- temporanea delle due contrarie correiiti elettriclie pel tiat- to di filo reso comune ad entrambe; mentre sarebbesi do- vuto concludere l' opposto , se tracciatasi per opera della prima corrente una linea continua, nulla si fosse potuto tracciare per opera dell' altra. Pertanto, fatto abbassare uno dei tasti , e fiittolo rimanere luiigo tempo in questa posi- zione, la rispettiva sua macchina scrivente segno una ben lunga linea tutta tntta continua : e nell' infrattanto fatto ab- liassare I' altro tasto , e fattolo teuer basso ora per un po- co di tempo, ora per un tempo minore , ed ora per un solo momento , si vide che dalla relativa macchina scriven- te veniva tracciata nel primo caso una linea continuata un po' lunga , nel secondo una lineetta assai breve , e nel terzo un punto; e tutto cio fa rinnovato quante le volte piacfpie ripetere o prosegaire l' esperienza. Resto dancjue concladentemente provata la simultanea trasmissione delle due correnti in direzione contraria sullo stesso condut- tore. SULLE CORRENTI ElETTRICHE 377 L' espeiienza fii fatta nel giorno 11 di qnesto mese (I): e, tra gli altri, fnrono ad essa present! gli onorevoli no- stri Accademici professori Clielini e Respighi e dottor Graiidi , r ultimo dc' f[iiali mi coadiuvo molto altilrnente. Posta fuori di did)l)io la simnltaiieita della trasmissione di due correnti contrarie sopra iin conduttore medesimo, voUi indagare se mai le due coneuti si trasmettessero , co- me qualcuno si era immaginato, sopra due lati diversi del conduttore. Preso , percio , un grosso cilindro di ottone ro- tondato agli estremi e lungo dodici decimetri, feci comu- nicare uno di questi col polo positlvo di una pila alia Biui- sen ed insieme col polo negative di un' altra pila simile ma diversamente energica, e feci pure comunicare l' altro estremo coi poli rispettivamente negativo e positivo delle stesse due pile. In tal modo passavano sul cilindro due correnti simultanee e contrarie. II cilindro, tenuto isolato, era infilato in due anelli di osso di diametro un poco mag- giore del suo , i quali potevano stabilirsi su due sezioni qualunque vicine o lontane di esso cilindro , ed avevano contrapposte interiormente due piccole sporgenze per toe- carlo in pochissimi punti soltanto. Una piccola vite metal- (1) Nolo il giorno di qneia generalmente 6 costantemente a credere promossa e mantenuta da' vizi gtrumentali , o da degenerazioni organiche di gran lunga Studi Fisiologico-Patologici sull' Asma 399 superiori ai mezzi dell' arte. Perciocche se cio tonia vero in esempi per mala ventura assai comiini , non lo e peio in tntti , ^\acc\i(i , trattandosi dei j)recordi,e dell' apparec- chio pulmonale , avvi una graduata serie di condizioni mor- bose oi'ganico-dinamiche capaci di suscitare I' asma, inco- minciando dalla semplice flussione, od iperemia, indi dal- la licve alia piii o meno grave infiammazione sino ai gua- sti di natura assolutamente insanabile dei predetti organij siccome del pari pu6 essere talvolta efFetto di un semplice perturbaracnto dluamico , o di azione dei nervi. Molte adun([ue e varie sono le cagioni producitrici del- r asma ; diverse per gli orgaui in cui hanno sede ,. diverse per la qualita e 1' indole loro , alcnne di piu o meno faci- le curagione quando sieno con senno e con prudenza com- battute; altre di tanta pertinacia, e di si maligna natura da resistere a qualsivoglia piii energica ed attiva medicina. Passando ora ad esaminare le ragioni ed i modi coi quali le tre specie di condizioni morbose superiormente discorse possono dare svolgimento all' asma , stimo inutile e super- fluo il trattenermi intorno a quella d' ind()le nervosa, chia- ro essendo con quanta facilita lui disordine idiopatico o simpatico delle parti nervee clie si distribuiscono all' appa- reccliio respiratorio sia capace di rendere irregolare , sten- tata e penosa la funzione che gli e propria. INIa e come mai questa forma speciale di dispnea , clie ad intervalli fa mostra di se , viene promossa dalle condizioni morbose car- diaclie , o pulmonari di sopra indicate ? Come mai inter- viene che gli stessi vizi organici del cuore , e dei precor- di , le stesse oflTese dell' aspera arteria , dei bronchi , e dei pulmoni ora sieno accompagnate dai segni dell' asma , ed ora in altri casi , avvegnache gravissime coteste offese,gli infermi non provino alcuna molestia, od il piu piccolo av- vertimento di detta malattia ? Come mai, per modo di esem- pio, la stessa cronica infiammazione della mucosa dei bron- chi ha il potere alcuna volta di eccitarc gravi insult i , e recidive asniatiche , meutre in altri non cagiona indizio al- cnno di detta infermita ? Qualun([ue volta io mi ficcio a considcraie che gli individui di temperameuto ncrvoso, e 400 Marco Paolini massime le Jonne , anclie per senionza dl Areteo , vanno a preferenza all' asma soggetti ; clie fra le cause valevoli a produilo non sono dl poca efficacia i commovimenti del- r aniino , e clie sovente attacca gl' ipocondriaci , e le iste- liclie; qiialniicpie volta io pongo attenzione alle evoluzioni, air aiulanieiito intennittente , ed ai buoni effetti prodotti talora dagii oppiati, dalla belladonna, e da altri calmanti nol prevcnire o sospendeie gli accessi , io mi sento incli- nato a did)itare, clie il riconoscere nei vizi precoidiali , o pulmonari di sopra discorsi la cagione unica ed esclusiva deir apparato fenomenologico clie e proprio dell' asma, non sia coiilorme ai principii di una sana logica , ne si possa dare per tal modo una ragionevole interpretazione dei fe- nomeni del medesimo. I fatti, ed il ragionamento concor- lono ad avvalorare quel diibbio ; imperciocclie potendo , sic- come ho detto , esistere gravissime le offese sopraindicate , avvegnache gli infermi non dieno alcun segno di sembian- ze asmaticbe , oppure patiscano soltanto di continua di- spnea , fa d' uopo di necessita dedurne, che quelle per se sole non sieno cagioni sufficienti a svolgeilo , e che oltre quell' elemento organieo si richiegga un' altra condizione, od un altro elemento, che io direi dinamico o nervoso. Auzi bene ponderate le cose fin qui esposte , e quelle che pill innanzi mi faro ad esporre , io penso di non andare niolto lungi dal vero dichiarando , che se avuto riguardo alle parti organiche in cui hanno sede le cagioni morbose valevoli a dare svolgimento agli accessi , pu5 ragionevol- mente distinguersi 1' asma in cardiaco , pulmonale , e ner- voso, quando pero si ponga attenzione soprattutto al ca- rattere suo intermittente, ed all' indole de' segni da cui r accesso e accompagnato e costituito, bisogna senza esi- tazione concludere , che quello e riposto interamente in un perturbamento de' nervi diramantisi all' apparecchio respi- ratorio ; onde 1' asma nel memento dell' accesso e malat- tia essenzialmente nervosa. E veramente i segni caratteri- stici del parosismo altro non esprimono che un complesso di intense contrazioni muscolari cospiranti al fine di intro- durre maggior copia possibile di aria atmosferica nei pul- Studi Fisiologico-Patologici sull' Asma 401 moni, e cosi soddisfare alia molesta penosa insopportabile sensazione del bisogno di respirare. Sensazione eccitata da insolite e preteniatuiali Impressioni nate uei fdainenti ner- vosi die si diramano iiel puliuone, le qiiali tiasrnesse all' en- cefalo , e massime al bulbo racbideo sorio poi lipercosse e riflesse sui nervi motori operant! sui muscoli al respiro de- stinati. L' accesso asmatico e un fenomeno, secoiido me, e nclle origini sue, e nella maniera colla quale si svolge, e nel suo meccanismo, molto somigliante al vomito, dap- poiclie questo al pari di qnello puo essere prodotto da ca- gioni siinpatiche ed idiopaticbe dello stomaco , ne queste ultiine liainio tutte il potcre di eccitarlo; e finalmente per- che r insieme dei fenomeni, da cui e preceduto e rappre- sentato il vomito, si puo intendere, e spiegare colla mede- sima teoria fisiologica poco sopra esposta dell' asma ; ain- bedue quei fenomeni morbosi esprimono un conato della natura medicatrice teiidente a liberarsi di ostacoli clie si oppongono al regolare eserclzio degli organi rispettlvi; so- no amhedue promossi da una sensazione penosissima, sono andiedue eseguiti mediante movimenti riflessi operati dai iiervi motori sui muscoli della respirazione , ed anclie per avventura sulle fibre muscolari dei broncbi, confornie acca- de nel vomito su quelle dcUo stomaco , siccome vedremo pin innanzi. E ritornando col discorso piu direttamente all' asma , non e a mettersi in dubbio clie, ove per 1' azione delle piu piccole cause sieno sconcertate le normali attenenze fra 1' aria ed il sangue del polmone, sia perclie la prima non giunga a penetrare in debita proporzione nelle vescicliette pulmonari , sia percbe alcuni ostacoli si oppongano alia li- bera circolazione del secondo nei predetti organi, ne deb- ba nascere una molesta impressione nelle diramazioni del pneumo-gastrico, o del gran simpatico; la quale trasmessa al comune sensorio, come genera nell' anima la molesta sen- sazione superiormente accennata, cosi riflessa sui nervi mo- tori clie partono dal midoUo allungato e spinale e cagione di qnello stato di tensione , e di spasmo dei muscoli respi- ratori , e di tutte le altre dolorose apparenze in che I'asma T. VI. 51 •402 Mauco Paomni e riposto. E come codcsto elemento nervoso e posto in azione in niolti esempi da malattic orgatiiche aventi loro sede nei procordi , e nei polmoni , cosi in altri pno esiste- re solo ed indipendente, ed essere ad un tempo diietta ed immediata cagiono delle malattic organiche sopramentovate in forza delic coiigcstioni saiignigne, die ponno conseguita- re ad un disordine delle azioni nervose. IMa oltie r agire i nervi durante 1' accesso asmatico sui movinienti della cassa toracica, operano essi ancora sui bronchi , e le loro ramificazioni , produccndovi una contra- zione , un restringimento , siccome dai tempi di Willis e di Cnllcn ed in seguito dai loro seguaci si c preteso inter- veniro nell' asma cosl detto nervoso, o spasmodico ? Ella e cosa molto al vero simigliante, che il puhnone operi attiva- mente nella espirazione merce 1' elasticitu, e la contrattili- ta vitale onde sono i bronchi forniti. Sappiamo dall'Ana- tomia che nelle suddette parti esistono fasci longitudinali, i quali esaminati col microscopio presentano tutti i carat- teri delle fibre elastiche. Oltre a cio il pulmouc concorre ancora all' atto espiratorio per essere le vie aeree provve- dute di fibre muscolari trasverse, descritte esattamente da Reisseissen, aventi le apparenze di quelle spettanti ai mu- scoli della vita organica, eccettuato pero il cuore. Le qua- li fibre muscolari, capaci essendo di contrazione, pare che operar debbano il restringimento dei tubi bronchiali. E di fijtti Krimer, Varnier, Wedemeyer , Williams, e Longet hanno osservato, massime nei cavallo c nei bue, contrarsi manifestamente le ramificazioni bronchiali per 1' azione im- mediata degli stimoli meccanici e galvanici (1). Di piu r ultimo de' sullodati autori pretende che l' applicazione del galvanismo ai rami del pneurao-gastrico diramantisi ai bronchi risvegli delle contrazioni nei medesimi condotti : osservazione eziandio confermata da esperimenti recentissi- mi di Volkmann. Laonde dagli esposti cimenti pare si possa (1) Longer. Trniu'' de Pliysiologic. Tom. 2. Dcuxiemc Parlic pag. 328. Bi;- rard. Cours dc Pliysiologie. Tom. 3. pag. 206. Stodi Fisiolocico-Patologici sull' Asma 403 ricavare, che il restringimento proprio dei bronchi noii solo sia da contrazioiie imiscolare eflcttuato , ina aiicoia che qiiesta sia dipeiidente dall' azioiic del iiervo jmeiuiio-jiastri- co. Ed a cjuesti argomeiiti positivi compiovaiiti la parte at- tiva che prendoiio le fibre muscolari dei bronchi nel re- stringimento loro, si puo aggiungere che il Longet ha os- servato avvenirc 1' enfisema den pulmoni in seguito del ta- glio del nervo vago, dap[)oichc, per la j^aralisi delle indicate llbre muscolari, le vescichette si lasciano passivamente di- stcndcre dall' aria, ne lianno il potere di esjiellerla inedian- te la espirazione. Malgrado pero i risultamenti favorevoli ottenuti dai summentovati esperimentatori, la contrattilita vitale dei condotti aerei viene posta in dubbio da risulta- menti negativi ottenuti in non pochi cimenti di non meno cbiari e valenti Fisiologi. Per la qual cosa al fine di cliia- rirnii possibilmente della verita mi prese vaghezza di fare alcune esperienze sul nervo pneumo-gastrico dei conigli, giacche le mie particolari circostanze non mi permettevano di prevalermi di animali di maggior mole assai piii accon- ci per ricavarne efTetti piii concludenti. Nelle quali espe- rienze giovato mi soiio dell' opera di un giovane medico di grandi speranze V egregio Sig. Dottore Federico lloniei, cui mi e grato rendere quivi i maggiori ringraziamenti. E poiclie mi si porge il destro , oUre 1' esporre le cose da me vedute relative alia motUita de' pulmoni , piacemi di comprendere quant' altro ho ricavato dalle mie prove sulle proprieta fisiologiche del pneumo-gastrico sotto alcune prin- cij)ali proposizioni. 1 .° .11 nervo vago o pneumo-gastrico nel collo e certa- niente un nervo misto sia che per se solo goda ad un tem- po della facolta sensoria e motrice, come pretendono Reid, Miiller, Stilling, Wolkmann, Bernard cc. , sia che in ori- gine unicamente sensore acqiiisti la proprieta motrice dal- r accessorio del Willis o spinale, conforme sostengono Ar- nold, Scarpa, Valentin, BischofF, e Longet. La sensibilita sua non e pero cosi squisita quale si e quella degli altri nervi sensiferi cere])rali, o rachidei : perciocche impassibile si riuiane 1' animale alle punture fatte su quel nervo da iOi Marco Paolini un ago, o dalla punta di imo scalpello, e soltanto si glu- gne a trane da esso griila di dolore stirandolo con forza oi)[)iuc comjiriinendolo con una pinzetta. La qnal cosa fu pure osservata dal Brongliton, dal Van Deen , dall' illustre Medici, e confermata recentemente anclie dal Bernard. Ne segue cpiindi clie,distribuendosi il pneumo-gastrico alia mem- brana mucosa die tapezza la trachea , i bronchi e le loro divisioni , presieda alia sensibilila di queste parti. 2." L' integriiu dei predetti nervi e indispeiisabile al li- bero , e regolare compimento della respirazione ; poiche, tagliati ambedne oppure compresi da forte allacciatura , la respirazione si fa breve, celere, e soprattutto 1' inspirazio- ne diviene faticosa, ed anelante. L' animate dilata le nari- ci, apre la bocca, innalza di tempo in tempo la testa im- primendovi un moto di semirotazione , e massime costrin- gendolo a muoversi e caaiminare 1' anelito si rende sempre piu grave. 3.° I conigli giovani non hanno sopravvissuto al taglio dei detti nervi die cinque o sei ore al piii ; dopo del qua- le, oltre farsi il respiro breve, celere, affannoso, e nasale, la testa e soprattutto le orecchie si raffreddano notabilmen- te in confronto della temperatura del rimanente del corpo. Fenomeno degno di considerazione, perclie nientre per le osservazioni di Bernard, Ercolani ec. il taglio del gran sim- patico nel collo produce ordinariamente un innalzamento di temperatura nelle parti del corpo su indicate , per la re- cisione del pneumo-gastrico invece si ottiene un risultamen- to afFatto opposto. Incisi i loro corpi dopo morte , la mu- cosa dell' aspera arteria e dei bronchi si mostra tinta di un colore roseo die non si dilegua colle lavature. I pul- moni presentano nell' esterna superficie delle macchie ne- re , e tagliati , trovansi ingorgati di atro sangue. Nel cuore destro , nelle vene cave, e nell' arteria pulmonare il sangue e coagulato. Da queste esperienze si puo con molta [)ro- babilita ricavare , che quantunque la mucosa della trachea, e dei bronchi , e fors' anche i pulmoni traggano la loro sen- sibilita da questo nervo , glacche ove sia reciso non si pro- voca piu la tosse convulsiva , sicconie innanzi accadeva , Studi Fisiologico-Patologicx sull' Asma 405 irritaiido le dette parti ; cio luillaineuo si setite ancora il bisogno di respiraie , giacche 1' animale segiiita a trarre il ftato, avvegnaclie peio con inolta pcna e difTicolta. Per lo clie in mancanza dei pneiimo-gastrici , pare die tale sensa- zione sia promossa dalle fibre del gran simpatico , oppure quella persista per la ragione clie il principio eccitatore dei moti respiratori, secondo la pensano Legallois, Flonrens, e Longetj seinbra vorosiinile al)l)ia sua sede nella midolla allungata ; onde che il pneumo-gastrico servirebhe solamen- te a lendere, niediante le ini[)re-!sioni da lui trasmesse alia midolla, la predetta sensazionc piu energica. h.° II taglio de' nervi su mcntovali non sospende imme- diataniente 1' eniatosi nel j^ulmone continuando il cambia- mento del colore del sangue di venoso in arterioso, ne cagiona il coagulainento del sangne slesso nel cuore, e nei vasi pnlmonari sicconie pretendono il Mayer , e il Dupuy. Imperciocclie dopo avere recisi quel nervi, e poscia fatte dne aperture laterali nel torace per osservare i moti dei pulmoni, il sangue spiccio con forza dalle arterie recise di un bel color rosso; lo clie diriiostra che la paralisi dei ner- vi laringei inferiori , o ricorrcnti prodotta da quel taglio non induce, almeno nei conigli , una totale cliiusura della laringe, per cui penetra qualche poco di aria. E difatti an- clie la voce non e afFatto abolita, ma da stridula clie era si fa dobole e rauca. II sangue non si coagula nelle parti sopraddette se non se im' era circa dopo la morte dell' a- niiuale, sicconie in generale interviene nei corpi degli ani- niali in altre manlere uccisi. 5.° II pneumo-gastrico opera nella contrazione delle fibre muscolari della trachea , dei bronchi e ramificazioni loro. Tagliati od aliacciati i nervi in discorso, e subito dopo fatte colia massima prestezza due aperture ai lati del toia- ce, i pulmoni eseguiscono appena due o tre moti ritmici di dllatazione e di restringimenlo, rimanendo poscia del tut- to immobili ed alquanto retratti , forse per lo stimolo ope- rate suU' estcrna loro superficie dall' aria esterna; coutinua cio nulla meno per alquanti minuti il movimento del cuo- re , cd anclie la circolazione del sangue. E che il quasi 40G Maiico Paolini immeiliato annientaniento del nioti del piilnioni debba as- sai pill presto attribuirsi al taglio od all' allacciatiua dei pneiiino-gastrici, di quello die al contatto ed alia pressione esercitata dall' aria , se ne ebbe una prova in altre espe- rienze , nelle qnali inessi alio scoperto i predetti nervi, ma lasciati intatti , i moti ritmici dei pulinoiii jiroseguono con regolariti per un mezzo minuto circa, e poscia rallentando- si cessaiio dopo poclii istaiiti interamente. Isolato median- te una sottile lamina di vetro il pneumo-gastrico dcstio, e messo tosto alio scoperto il corrispondente pulmone, questo continua, come ho detto , per alcjuanto tempo ne' suoi moti alterni di dilatazione e restringiniento : appena i detti mo- ti coniinciano a Tarsi languid!, si faccia agire una modera- ta corrente elettro-niagnetica sul nervo stesso. Immediata- inente ripiglia il piilnione per tre o qnattro volte i moti su indicati osservandosi un manifesto innalzamento aiiclie nell' aspera arteria : indi il pulmone stesso si restringe , inipiccolisce , e piu non si muove. AUora facendo arco coi due reofori fra il nervo ed il pnlnione, si osserva abbastan- za distintamente una contrazione od un corrugamento nel- la massa del pulmone stesso, cosicche il suo margine infe- riore si fa concavo , ed i bordi si fanno rientranti o si ri- piegano verso il fondo della stessa concavita. Le qnali luu- tazioni non si notano nel pulmone sinistro, il quale, non avendo patita 1' azione della corrente elettro-magnetica, man- tiene un volume maggiore , ed e piu soffice e spugnoso deir altro quando sia tagliato. Recisi i predetti nervi , ed isolate le loro inferiori estremita, se si fa agire la corrente fra queste ed il pulmone non si manifesta contrazione ve- rnna , mentre inesse in comunicazione le due prime col cuore si accrescono immediatamente i suoi moti di sistole e diastole. La contrazione, che presenta il pulmone nella sopraddetta circostanza, lia una qualche somiglianza con quella clie si risveglia nella vescichetta seminale del coni- glio istesso, eve operi su di essa una corrente elettrica. Dalle esperienze ndunqne da me instituite^ e da quelle di non poclii moderni fisiologi stranieri parmi abbastanza coniprovato , godere i bronchi ed i pulmoni non solo della SruDi Fisiologico-Patologici sull' Asma 407 comune elasticit;\ , ma ancora di vitale coiitrattilitu ineren- te a fibre di natura indubitatanieute miiscolare. Non e pe- r6 cosa molto agevole il conosceie, se la contrazione dei bronchi intcrvenga al pari dell' elasticihi loro in claschedii- na espirazione , oppure soltanto in alcune circostanze spe- ciali di espirazioni energiche , forzate , o complesse , come sarebbe per modo di esempio nella tosse, nell' espettora- zione ec. Imperciocche non sembra clie (pielle fibre mnsco- lari, per la speciale loro tessitura, sieno capaci di esegnire movimenti ritmici od alterni, ma piuttosto un modo spe- ciale di contrazione insensibile, lento, e vermicolare non altrimenti diverso da quello che e proprio delle arterie. Siipposto adunque , come pare piu probabile , che tale ap- punto sia il modo di reagire delle fibre muscolari dei bron- chi, ne vicne per conseguenza che nello stato ordinario e fisiologico r attivita di queste parti non abbia ad essere molto operativa nell' atto della espirazione , sembrando che il potere contrattivo proprio delle medesinie sia dcstinato specialmente a porre nn ficno al soverchio distendiniento njeccanico prodotto dalla colonna d' aria inspirata, ad age- volarne il passaggio nelle ramificazioni de' bronchi, ed a coadiuvarne la espirazione. Ma ben a ragione suppongono alcuni riputati autori abbia ad essere assai piu energica e di piu lunga durata la contrazione delle suddette fibre mu- scolari in alcuni stati patologici, qnando cioe cagioni mor- l)ifere inducano direttamente nel pneumo-gastrico intrinseci mutamenti dinamici od organici , oppure quando in causa di ofixjse sopravvenute nell' apparecchio respiratorio, questo nervo riceva impressioni insolite o preternaturali. Che in allora per un' azione abnorme de' iilamenti motori del pre- detto nervo nell' lui caso primitiva, nell' altro secondaria e dipendente da nn' azione riflessa operata su di essi dal Jndbo rachideo, non pu6 a meno di conseguitarne luia piu viva e prolungata contrazione delle fibre muscolari de' pul- moni essendo , siccome di sopra si e detto , la contratliliti di esse sotto la dipendenza del nervo vago o pneumo-ga- strico. Quindi, per lo stringimento delle ultime ramifica- zioni ])ronchiali, impedito piu o meno il libero passaggio 408 Marco Paolini dell' aria nei lobiiH pulmonari, ne dcbbc 1' asma provenire. Alia prodnzione della quale pare a me, se grandemente non eiTO, assai acconcia la nianiera di contrazione , clie si efFettua nelle piedette fibre muscolari, conforme essendo e proporzionata al rnodo lento ed inscnsibile con cui inco- mincia 1' accesso asinatico, al sue incremento, alia sua du- rata , cd alia manicra coUa quale si risolve. Vuolsi perd) quivi avvertire die a rendere pin o meno forte e prolun- gato r accesso, oltre il grado niaggiore o minore del re- stringiinento spasmodico dei bronclii, deve ancora influire la presenza di ostacoli meccanici capaci di impedire la li- bera circolazione dell' aria, come sarebbe a modo d' esem- pio la presenza di muco dense e tenace ne' suddetti con- dotti. Poste le quali cose , clie a me pare secondo ragione doversi avere in conto di verosimili, perche discendono spontanee da un accurato esame dei fatti fisiologici e nior- bosi , si giunge a stabilire una Teoria dell' asma, clie coni- prende sotto di se i diversi modi pei quali esso si appale- sa , le cagioni diverse idonee ad eccitarlo , serve meglio di ogni altra all' interpretazione dei fenomeni che l' accompa- gnano, e rende piii agevole lo spiegare gli effetti salutari, clie alcuna volta operano rimedi naicotici dotati della vii'- tu di prevenlre o frenare gli accessi, quali sono tra gli altri gli oppiati, lo stramonio^ e la belladonna. Impercioc- cbe ammettendo come fattori dell' asma due elementi , 1' u- no organico , 1' altro dinamico o nervoso , si discbiude non solo una via pin sicura ed agevole a stabilire le condizioni xnorbose dalle quali esso precede , rendendone meno arduo il diasnostico ; ma ancora ven2;ono con mac:£iore ragione- volezza ed utilita degli infermi fermate le fonti, da cui debbono le indicazioiii curative scaturire. Inoltre la teoria di sopra ragionata porge un mezzo a conciliare le diverse e moltiplici opinieni professate interne 1' etiologia di quel morbo dagli autori tanto anticbi quanto moderiii; dappei- cbe se nel maggior numero degli esempi al vero si appo- nevane colore die ammettevane come cagione dell' asma vizi di varia natura degli organi del respire, e dei precor- di 5 non puo per l' altra essere falsa giudicata 1' opinione Studi Fisiologico-Patologici sull' Asma 409 di qnelli clie credevano procedere 1' asma da nervosa alte- razioiie. E qui mi si peiinetta di addurre un esempio a di- mostrnzione della veroslmif;lianza della accennata tcoria. La broucliite cronica e in alciine circostanze soltanto cagione degli accessi asmatici ; e sicconie la sola raccolta di pez- zetti di muco solido in alcune ramificazioni bronchiali non pare motivo sufficieiite a risvegliare grave e penosa difTi- coltti di respirOj giacclie non e graiide poi 1' ostacolo die oppone alia penetrazione dell' aria nei pulmoni, nc in tut- ti i soggetti, in cui quel muco si forma, svolgesi 1' asma, cosi pare iiuliil)ital)ile clie, attesa per avventura la S[)eciale seiisihilita dcU' iiulividuo , le nioleste ed al)iiormi impressio- ni fatte da (juel muco sui nervi pulmonari essendo trasmes- se dal iilanienti scnsori all' encefalo e massiine al l)ull)0 ra- chidiano, e quindi riporcosse sui nervi motori, iuducano nei muscoli della cassa toracica ener"iche contrazioni, sic- come pure nelle lihie mnscolari organiche dei bronchi. Ed ecco le ragioni dello svolginiento dell' accesso; il rpiale , a parer mio, lia una piu o nieno luuga durata in qiianto clie la contrazione delle predette fibre risvegliata che sia da forte stimolo, per una legge fisiologica, dura un certo spa- zio di tempo, e soltanto per gradi ed insensihilniente sva- nisce. Ne d' altronde e ragionevole , ne conforme alle piu ovvie osservazioni 1' attribuire la risolnzione dell' accesso stes- 60 unicaniente all' espettorazione del muco soffermatosi nei bronchi , essendo questa piuttosto effetto di quella , ossia ei rende facile 1' espettorazione in quanto che cessa 1' in- normale contrazione de' Ijionchi medesimi. E poi non sem- pre il dileguarsi dell' accesso e preceduto od accompagnato dalla predetta espettorazione. Del resto cio che si e detto deir asma da bronchite occasionato e ancora applicabile a qnello procedente da altre cagioni. Ma egli e ormai tempo che io mi faccia ad investigare quale sia la specie di asma contro la quale i bagni solfo- rosi e massime i Porrettani porgono im eccellente rimedio. E inutile, io credo, ii rammentare come nell' asma cardia- co, ossia da vizi precordiali originato, non solo possano q.ne' bagni riiiscire allutto inefficaci , ma eziandio, cio che T. VI. 52 410 Mauco Paolini merjta la massima considerazione , recare grande nocnmen- to, essendo cio comprovato dalle espeiieiize del medici di tutti i tempi , siccome io stesso in vari esempi ho avuto occasione di confermare. Laonde fa d' nopo die i giovani, i qnali mettono i priini passi iiell' esercizio dcU' arte nostra, sieno bene cauti nell' addottare con sovercliia facilita. le temerarie e pericolose dottrlne di alcuni oltramontani, se- condo le qnali e vantato il bapno marino e solforoso qua- le mezzo idoneo a curare le dilatazioni del cnore acconi- pagnate da assottigliamento o da floscezza delle sue pareti. E come non puo ne deve applicarsi ai soggetti clie pre- sentano le morbose sembianze dei cardiaci , cosl non si pu6 in quell' argomento terapeutico riporre molte speran- ze, quanda la dispnea asmatica fosse dipendente da ofFese strnmentali de' nervi respiratori, oppure anche, come dico- no alcuni, da iperestesia o da esaltamento di azione nervo- sa. Perciocche nella generalita de' casi il bagno solforoso non tanto per se quaiito per 1' atmosfera di gaz sulfurei in clie fa d' uopo si trattenga 1' infermo , o non e punto, o ben poco tollerato, rendendo piu grave la pena e la difficolta del respiro. E parimente ognuno di leggieri com- prende come non convengano in verun modo nei casi di asma prodotto da malattie organiche dei bronchi o dei pul- moni, quah sono per modo di esempio 1' iagrossamento della membrana mucosa, 1' enfisema, le vomiche , i tuber- coli , od altre soniigHanti malattie benche di minore gra- vezza ed importanza, quale sarebbe la predisposizione al- r etisia tubercolare; contro le quah invece si vantano co- me proficue le acque minerali ricche di bicarbonato di so- da , o di solfuro di sodio , conforme sono quelle di Ems , di Mont-d'Or, e Eaux-Bonnes. L' asma che e vinto e de- bellato comunemente dai bagni solforosi , pare sia cfuello dipendente da cronica infiammazioue della mucosa dell' a- spera arteria e dei bronchi diffusa specialmente ad alcune piu sottili ramificazioni. I sintomi propri del medesimo consistono specialmente in una tosse che non c di molta entita, ne cagiona molta pena, se non se qualcho volta dopo il pasto , negli esercizi violenti del corpo , per 1' azione SruDi Fisiolooico-Patologici sull' Asma 411 del freddo e delle alternative di teinperatura, o per le coni- mozioni dell' animo. In generale 1' infermo , meno un lieve senso di niolestia o di peso all' e[)igastno e sotto alio ster- no , non accusa vernn altro patiincnto, e vive comune- mente secondo i modi e le abitudini dei sani. L' espetto- razione, clie e un altro sintomo predominante, e d' ordi- nario fiiori degli accessi fiicile e non niolto ahbondante : lo sputo consiste per lo piu in un liquido trasparente piu o meno spumoso, e viscoso, come una soluzione di gom- nia arahica : nel detto li<]uido si osservano degli sputi piu consistonti opaclii o dialiini di divcrso colore, agata , gri- gio-perla , giallo-verde, composti di denso e tenace niuco : gli spnti di amendue le specie, che sono sovente quasi afiatto soppressi nel tempo dell' accesso, vengono poi espet- torati in maggior copia sul finire del medesimo con deci- so soUievo dell' anuualato. Manca la febbre,ed i polsi so- no il pill delle volte piccoli , e celeri : la pelle non si pre- sta con molta facilita alia traspirazione, e le funzioni di- gerenti non si compiono colla debita regolarita , mancan- do lalvolta 1' appetito, ed essendovi altri fenomeni indi- cant! uno stato di gastricismo eongiunto non di rado a costipazione del ventre. Dalle indagini da me fatte e da quanto bo raccolto da esatte istorie, colle quali dotti me- dici avevano accompagnato i loro ammalati alle Terme, i gegni fisici somministrati dalla percussione e dall' ascolta- zione sono d' ordinario i seguenti : la sonoritu del petto e pressocbe naturale : in un caso peio di una nobilissima in- ferma di lloma,di cui tornera in acconcio parlare pin in- nanzi , il torace dava un suono piii chiaro a due dita tra- sverse dalla clavicola del lato destro, e nella rispondente sitnazione al dorso , un po' piu muto pel tratto di un pol- lice circa infcriorniente. AH' ascoltazione sentesi la respira- zione un po'rnvida, e manifestasi un rantolo sotto-crepi- tante ora a sinistra, ora a destra, oppnre da amendiie i lati ad un tempo acconq)agnato da rantolo broncbiale a mezzane o piccole boUe, e contemporaneamente ad esso si ascolta , massime nelle parti superiori, il rantolo sibilante: cosiccbe qiicsto suono e cosi paieio , energico, e costante \ 1 2 Marco Paolini durante 1' accesso asmatico, che alcunl moderni distinguo- no questa maiileia di asina col uome di fiscliiante o sibi- lante. II quale segno fu tenuto in tanto conto auche dagli antichi per la diagnosi deli'asma, die il Benivieni non dubita di afFermare, potersi da quel sibilo solo argoinenta- re , die la uialattia abbia sua sedo nci bronclii (1). L' asma aduuque, di cui intendo qui ragionare , e dipendente da crouica broncbite , diffusa in ispecie ad alcurie piu tenui ramiticazioni in guisa die porge molte sembianze della cro- uica broncbite capillare , malattia cosl bene studiata da al- cuni moderni. E quantunque V ostruzione dei canali aerei da muco iuspessato e denso si ricouosca generalmente per cagiouc efliciente V accesso asmatico , siccome la cessazione od il fine del medesimo ritiensi determinato dall' espulsio- ne o rimoviniento del medesimo muco; tuttavia, avuto ri- guaido ad alcune speciaU ciicostanze, pare a me die quel- la teoria non sia abbastanza fondata sopra esatte e con- cludenti osservazioni. Primierainente , perche non in tutti gl' infermi nei quali per crouica broncbite si secerue den- so muco, oud' e in parte iinpedita 1' introduzione dell' a- ria, la dispnea si appalesa ad accessi , essendo invece con- tinual secondariamente, perclie la risoluzione dell' accesso non e senipre, come bo accennato poco sopra, preceduta dair espettorazione di denso muco, ne questa si puo , e devesi tenere in tutti i casi cagione di quella. Anzi, se mal non mi appougo, io ritengo 1' espettorazione piuttosto co- me effetto della cessazione dell' accesso, ossia del dissiparsi per gradi della contrazione energica e prolungata delle fibre niuscolari dei broncbi, promossa dalle moleste impressioni nate nelle propagini nervose pulmonari massime del pneu- mo-gastrico, ed operata da un' azione riflessa prorompente dal bulbo racbideo. E veramente, comparendo per lo piii gli accessi dell' asma in quelle ore in die tutti gli auima- li prendono sonno ed in ispecie a notte assai avauzata , (1) Di alcune nminiiMhili ed occiillc cause di moiiij ec. libro di A. Benivieni volgarizzalo dal Prul'. Carlo Buici. Firenze 1S13 pag. 115. SruDi Fisiologico-Patologici sull' Asma a 1 3 ella e supposizione noii poco verosimile che, rallentandosi durante il soniio i moti respiratori , si faccia con maggio- re facilitii iin ristagno di miico nei piccoli bronchi, onde non solo opponga un ostacolo all' introduzione dell' aria , ma ancora dia origine nei filamenti nervosi alle moleste impressioni sopraccennate. E io credo questa ultima condi- zione assai piii valevoie dell' altra a prodnrre 1' assalto asmatico, stanteche non so persuadermi come F ostrnzione di poclie ramificazioni bronchiali possa dare origine in lui atimo a si imponente diHicolta di respiro , avendo la natu- ra disposto nei pulmone un' ampia superficle all' introdu- zione dell' aria, ed alia espulsione dei principii gazosi del sangue, in una paroki all' eseguimento dei fenomeni chirai- ci del respiro. Ma ritornando la dove mi sono per alquanto dipartito , dir6 che sei furono gl' infermi di asma catarrale , i quali nei corso di circa dieci anni ho avuto 1' opportunitii di as- sistere e curare alle nostre Terme. Di qiiesti , cinque don- ne, ed un uomo : in quattro dei medesimi gli accessi si luanifestarono anche ne' prirni giorni della cura olFrendo persino uno di essi i sintomi dell' asma soffocativo : in al- tri due la dispnea non conqiarve che in grado assai mite qualche volta nelle ore della sera : in tre la malattia era stata occasionata da vicissitudini atmosferiche ; in due da allattamento a lungo protratto con discapito della nutrizio- ne, e dclie forze dell' organismo : in uno la bronchite cro- nica era probabilmente mantenuta da un vizio congenito di conformazione delle costole , o da angustia del torace : in tre ammalate la dispnea era congiunta ad erpetiche fio- riture; in due a cronico eczema, nell' altra a psoriasi : e dico congiunta e non mantenuta in quanto che le vicissi- tudini della bronchite e gli accessi asmatici da essa dipen- denti non si addimostrarono per alcun segno manifesto di essere in intime attenenze coUe dermatosi. Dei predetti aminalati tre ottennero dietro un solo mcse di cura perfet- ta saniti : uno ebbe bisogno di ripeterla per una seconda volta: un altro non ottcnne che un temporaneo soUievo, essenJo , beuclic in grado mite , ricomparsi dopo due anni •i 1 5- Marco Paolini gli access! in causa forse di patemi d' animo sofferti : quel- lo finalinente in cui , come ho detto di sopia , esisteva un vizio oiganico congenito, non ritrasse dal l)agno solforoso veiun benefizio. Ma iVa tutte ricordo e ricorderd sempre con estreina compiacenza la bclla gnarigione, clie ncll' esta- te deir anno 1852 dopo quaranta giorni di tiattamento ot- tenne dai nostii bagni la Signora Principessa di V.... o. E me- inorabile quel caso , perchc il inorbo durava da quattio an- ni, r assalto era con grande dispnea , e, come mi scriveva il celebie Bnfalini, quasi talora soffocativa ; era stato og- getto di studio e di mediche prescrizioni per parte de' piu cliiari e valenti Clinici d' Italia; inntili erano riusciti i niedicamenti pili commendati ed energici , e perniciosissi- mi soprattutto i bagni di mare. E degno finalmente di ri- cordazione quel caso ancora perche acquisto la sanit^ una giovane Dama fornita di rare doti di mente e di cuore : la quale mi scriveva gentilmente da Roma il giorno 14 Dicembre prossimo passato » dopo la cura fatta in Porret- » ta neir anno 1852 e avvenuto nn totale cambiamento » nella mia persona di guisa clie non ebbi piu a soffrire » ne accessi di asma, ne tosse, ne raffreddori. » Che nelle croniche afFezioni della membrana mucosa del- la trachea e dei bronchi lo zolfo ed in ispecie le acque minerah solforose sieno di molto giovamento , ne fa fede 1' esperienza tanto degli antichi quanto de' moderni tempi. Soprattutto sono state decantate proficue le Terme Porret- tane in simiglianti malattie dal celeberrimo Galvani , il quale tenne le medesime e particolarmente quella della Puzzola in si grande pregio, che non dnbito di aifermare , potere per- sino recare non poca iitilita in pthisi , et in pulmonum ul- ceribus (1). Non si pretenda pero tanto, poiche per niolte ragioni , che troppo lungo sarebbe qui riferire, non ponno certamente quelle convenire o tutto al piu recare alcun giovamento quando 1' etisia tubercolare fosse ancora ne' suoi (I) Memorie dell' Accademia deile Scienze dell' Islimio di Bologna. Tom. 3,° pag. 73. Stodi Fisiologico-Patologici sull' Asma 415 primordi. Non e cosi nei casi sopraindicati di croniclie afTe- zioni catarrali noii molto inveterate, sia semplici vale a dire occasioiiate da disordini nolle fnnzloni delta polle, cfTetto di sbilanci atmosferici , clie complicate ad erpetica discrasia. In qiiesti esempi , de' rpiali potrei esporre non poche isto- rie di gnarigioni , la bibita ed il hagno delle acque solfo- rose fanno si benefica operazione siiU' organisnio, clie in Lrevc la tosse, 1' espettorazione, il peso, e la molestia al- io sterno non che le alterazioni piu o meno gravi della voce e del respiro vengono inforainente dissipate, resti- tuendo agli informi la sanitii. Fii pero soltanto in questi ultimi tempi clie il bagno solforoso fu applicato alia cura dell' asma , e riconosciuta del pari la molta sua efficacia nel cangiare immediatamente i segni fisici e gli altri sin- tonii di quel morbo , riescendo nel maggior numero dei casi a procacciarne la sanazione, quando per6 , come ho detto poco sopra , sia la dispiiea asmatica originata e pro- mossa da una cronica broncliite massime capillare. Del che fanno ampia fede le guarigioni ottenute con tale mezzo da Beau e da Courtin (1), e cosi pure quelle da me osserva- te, e delle quali ho poco sopra ragionato. Ed e a vero dire oggetto di molta maraviglia il vedere, come in un in- fermo di asma , e talora ancora durante 1' accesso stesso , dopo pochi istanti di immersione nell' acqua de' Bovi ( al- ia (juale in simigliauti casi ho sempre dato la prefercnza e pel grado confacente di temperatura , e per la quality de' priucipii mineralizzatori ) e oggetto, dico, di maravi- glia , come a poco a poco la respirazione si renda piii age- vole e regolare , alle penose angoscie subentri uno stato di calma e di benessere, e finalmente si dilegui del tutto r accesso. Dei quali benefici risultamenti egli e incontro- vertibile non potersi esclusivamente attribuire la causa al- r azione cccitante operata dalla temperatura del bagno sul- la superficie della pelle , dappoiche i bagni d' acqua sem- plice ancorche caldi non sono di alcun pro, e forse anche (1) Gazelle Medicale de Paris Ser. 3. Tom. 2. pag. 691 - 1857. •t 1 G JMarco Paolini nuocono; ma ilovcrsi in ispecie valutare I' impressione sti- niolante specifica fatta dallo zolfo, o dai gas soltorosi suUa pclle stessa , e 1' introdiizione loro eiitro il corpo niediante r assorhimento. E oltre la doj>jiia azlonc csercitata dai sud- detti bagni sulla cute, deve tenersi in niolto conto a pro- dnne salutaii niodilicazioni nella mucosa dei pulnioni la funiigazione solforosa, essendo 1' infermo costretto a respi- rare i vapori ai qnali si trova esposto : la quale inspiiazio- iie dei gas solforosi io credo avere tanta efficacia da do- versi alia medesima assegnaie una parte non piccola nclla cura deir asma catarrale. In tale persuasione io raccoman- dava ai malati di trattenersi alquante ore del giorno occupa- ti nella lettura od in lieti ragionari dentro gli stabilimenti ove sgorgano e scorrono di continuo le acque Porrettane al fine di introdurre nel pnlmone maggior copia di principii solfo- rosi, animaestrato ezlandio dalle osservazioni di Lallemand, il quale pretende di avere guarito infermi di tisi tuberco- lare incipiente a Vernet soprattutto mediante I' inspirazio- ne dei vapori solforosi di quelle acqiie termali. D' ordina- rio un benefico madore che spalma la superficie della pel- le , sudori piii o meno abbondanti in seguito nel corso della notte, urine sedimentose in maggiore quantita, o la coniparsa di fioriture di varia forma alia pelle, sono le cri- si, clie congiunte ad una facile ed abbondaute espettorazio- ne di semplice muco, sogliono accompagnare la risoluzione del morbo. Tralascio di investigare, e Io stiino inutile e superfluo , per quale serie di mutazioni diuamiclie o meglio organico-cbimiclie i principii solforosi abbiano la yirtu di risolvere la malattia di cui ho fin qui ragionato : dappoich^ non potrei avventiuarnii che in un mare di cougetture, delle qnali se poco ne avvantaggierebbe la scienza, nulla poi di bene ne conseguirebbe 1' arte , alia quale basta il sapere, che quando 1' asma c accompagnato dai segui fisici e razionali da me indicati, il bagno sulfureo e rimedio as- sai proficuo e preferibile a qualunque altro. Niuno pero si lusinghi di godere a lungo della ricuperata salute se non prendera le maggiori sollecitudini di tenere bene difesa la pellc dalle vicende atmosferiche , di sfuggire alle tristi e Studi Fisiologico-Patologici sull' Asma it 7 e male passion! clie logoraiio ad im tempo le forze si del- r aiiiiiio come del corpo , e quaiito altro lia il potere di perturhare 1' azioiie recipioca di (jue' tie lluidi priiicipali die, come ho detto da piirici[)io, reggono della vita lo Btuperido magistero. Avrei ceito , o Accademici, deposto il pensicio di ragio- narvi in oggi di uii argomento patologico cjiianto grave ed importaiite, nltrettanto pieiio di difficolta quale si e 1' asma, se avessi pensato » al ponderoso tema , » e air omero mortal die se ne carca. » Ma considerando clie quello mi apriva una via ad alcune ricerclie fisiologiclie forse rion affatto prive di utilita, e mi porgeva il destio di giovare al inio simile, additando a que' miseri che softrono di asma un mezzo in particolari circostarize efTicacissimo , e non abbastanza sin qui fra noi couosciuto ed apprezzato , lio posto da parte i timori espo- nendovi con rozze parole si , ma con animo coscienzioso i miei pensamenti. Vol cortesi del pari che sapienti rendomi certo farete huon viso a resentaiio uti lato convesso , onde liesooiio triangolari. In tutti e tre i loro lati risplcndono del solito color verde con rifles- sione rossastra, principalinente nel lato anteriore per ca- gione di una Una peluria rossastra discernihile colla len- te. L' estreinitii del femore , dove si articola colla tibia, e rotondata , e la lamina anteriore di rpiesta estremita, entro la (piale si incassa la tilna, all' apice ed anterior- niente e ricoperta da fitta e corta peluria rossastra. La tibia ancora Tav. 21. fig. 6. B. e di forma triangolare, piu liniga del femore , un poco convessa alio esterno e concava internainente. II lato anteriore e appena con- vesso, pill largo di ognuno degli altri due, che si riuni- scono ad angolo opposto a detto lato costituendo le fac- cie posteriore, ed inferiore. Ognuno di questi lati o fac- cia e limitata da un orletto rialzato , i quali tre orletti costituiscono i tre angoli protuberanti della tibia. Que- sta nella sua articolazione col femore presenta un inca- vo interno , profondo , e rotondato. II lato poi interno per pill della meta di sua lungliezza inferiore e guerni- to da cin([ue punte seriate , ed inserite come sopra un angolo sporgente , le quali si fanno sempre piu lungbe quanto piu si avvicinano all' apice della tibia, die anzi la spina maggiore od ultima costituisce il termine della parte interna di detto apice. Anclie sugli angoli inferio- ri e posteriori si veggono indizi coll' occliio armato di scabrosit^ spinose. Due altre spine piii ottuse sono inol- tre r una nell' apice dell' angolo posteriore della tibia, e clie mette liinite coll' opposta interna a quest' apice, r altra le st^ vicina piu verso la parte anteriore, ma un poco piegata in basso. II lato anteriore della tibia e desso pure di color verde, nieno splendente del disopra del corsaletto e con ritlesso rossiccio. Anclie i lati infe- riore e posteriore sono verdi , raa sempre ineno splendenti; T. VI. 54 426 Giuseppe Bertoloni gli orletti od angoli, eccettuato 1' anteriore, sono neri, siccome sono Ic spine. II lato anteriore coUa lente si scorge punteggiato, il posteriore e 1' inferiore inoUre e esasperato da scahrezze. II pritno tarso ( Tav. 21. fig. 5. ), clie si articola coll' apice della tibia c piu corto degli aitri , e quasi glo])oso; il secondo, terzo, e quarto sono tutti di una medesinia forma ristretta nella base , ed allargantesi verso 1' apice ; di pill crescono un poco in lunghezza progressivamente e gradatamente dal secondo al quarto. II quiuto e il dop- pio liingo del quarto , un poco compresso ai lati , con- vesso appena nel margine superiore , poco concave nella faccia inferiore opposta a detto margine, e questa fac- cia per due terzi della sua lunghezza e ricoperta di una fina peluiia fitta , e coinpatta come in una specie di guancialetto , molto grande e molto sviluppato in pro- porzione dell' estensione dell' articolo , e molto piii svi- luppato e grande die nei generi CJielrolasia ^ e Dicranor- rhina , al qual ultimo generc dee , secondo il mio mode di vedere, essere collocato vicino il mio insetto, come dissi disopra ; inoltre detto guancialetto e di color rosso ferrugineo. Gli articoli dei tarsi risplendono anteriormeii- te del color metallico del rame ; sono neri ed oscuri in- feriormente. Le due unghie subeguali , incurvate , acute , nere, splendenti , nella loro base ed inferiormente sono acconipagnate da due corte spine acute , che rimangono quasi del tutto immerse e ricoperte dalla descritta pelu- ria o guancialetto. Tanta estensione e cosi fatta conformazione delle zampe anterior! e adattatissima ad abbracciare e tenere fernia la fetnmina nello accoppiamento , ed una cotale confor- mazione ravvicina assai questo coleottero nella Tribii Ce- ratorrhina al genere o divisione Dicranorrhhia. L' addome e ricoperto dalle elitre, che prese assieme Tav. 21. fig. 1. sono nella base larghe come il corsaletto, e si restringono gradatamente verso la parte posteriore. Nel disopra hanno un poco di convessita , si ripiegano in basso ai lati e posteriormente , risplendono del color verde PaODOTTI DEL MoZAMBICO. Dl5S. V, '» 27 come il corsaletto, mn soltaiito in que' piinti piii spor- genti, nel quali maiica V indiimento bianco risplendenle a gnisa del tessuto di seta detto raso , indnmento clie le ricuopre per la maf::gior parte in tutti gli individui. to sciidetto e tiiangolare , di lati quasi eguali , piuttosto giande , in qiialclie individuo rifulge del color verde di smeraldo , in altri c parzialmente coperto dal soiilo in- dnmento bianco , ed in alcuni ne resta ricopcrto del tutto. Le ale sono trnsparenti, fosco-rossastre , di estensione pro- porzionata all' animale. L' addome Tav. 21. fig. 3. risplende di colore verde me- tallico con riflesso rossastro nella parte anteriore , ed in questa stessa parte anteriore ai lati e ricoperto del soli- to indnmento, che qni e bianco sudicio , e sopra il qua- le s' alza una fina peluria bionda nella porzione, che corrispnnde all' anello , che porta il secondo paio di zani- pe, e rosso-fulva nella porzione che corrisponde all' anel- lo , snl quale sta inserito l' ultimo paio di zampe. Tutti gli anelli che vengono dopo sino all' idtitna estremita deir addome sono lisci , splendenti , di color marrone , soltanto nel bordo posteriore del pcnultimo ed ultimo anello si mostra una sfumatura verdognola ; questi anelli deir addome nei lati colla lente si scorgono punteggiati. La faccia posteriore dell' ultimo anello e tutta quanta ricoperta dall' indnmento bianco risplendente del color del raso, come il disopra delle elitre. Le zampe dell' addome Tav. 21. fig. 3. J. fig. 2. A. sono di lunghezza proporzionata al corpo. I femori si mostra- no compressi dal davanti al di dietro, im poco inarca- ti suir addome, quelli delle zampe mediane un poco piii grossi , e pin stretti, quelli delle posteriori pin larghi , principalmcnte verso l' apice loro , e piu sottili ; tutti risplendono del color verde con riflessione rossastra ; la loro faccia anteriore ha una macchia longitudinale di tomento bianco, piu piccola od anche mancante nei fi^- mori delle ultime zampe. Tutti si scorgono punteggiati coll' occhio armato , stentatamente a vista nuda. Le tibie 428 Giuseppe Bertoloni di aml»P(liie qiieste paia dl zampe lianno una stessa for- ma triaiigolare , ma le auteriori soiio piu sottili tlelle posteriori , e meno allargate verso 1' apice ; tutte ris[)len- dono del solito color verde con riflesso rossastro, pero meno intensamente delle altre parti , tntte sono pnnteg- giato-scalirose. II loro anj^olo interno si rialza in un or- letto nerastro guernito di scabrezze e di corte setole o peli neri , e cio piu marcatamente nelle tihie delie nlti- me zampe. Nell' apice di tutte queste tihie dal lato in- terno sono entro l' articolazione dei tarsi due spine nere appena curve, la piii esterna un poco piu lunga dell' in- terna , ed un poco piii incurvata verso la compagna, clie e quasi retta. L' apice delle tibie finisce con un Lordo nero , ed in quelle del paio mediano I' angolo esterno ed interno si prolunga nel detto apice in una corta spi- na o punta. I tarsi e modo di unghie sono gli stessi tanto nelle zampe di mezzo , che nelle posteriori , colla sola differenza che nelle posteriori gli articoli nel lato loro interno si pro- Inngano in una punta un poco piu sentita. Tutti sono di forma conica allargata verso 1' apice , i primi (piattro a un dipresso di luia stessa Innghezza, il quinto e qua- si il doppio piu lungo di ognuno degli altri, ed un po- co incnrvato internamente. II primo e di colore nero splendente, gli altri tntti nel disopra rifulgono del luci- core metallico del ranie, inferiormente sono neri; ma r apice del quinto e nero anclie superiormente. L' ulti- mo tarso porta due unghie nere, sottili, incurvate, acu- te, compresse , analoghe nella forma, ma un poco meno robuste delle anteriorl, e nella parte interna della loro articolazione e una sottile e corta spina, o setola. La femmina Tav. 21. fig. 7. nel disopra ha il corpo piu appianato , meno snello del maschio , e proporzionalmen- te piu largo nella parte posteriore. La sua testa e rico- perta da un cappello quadrilatero molto meno allnngato di quello del maschio , cogli angoli anteriori rotondati air apice , con bordo nero anteriormente e lateralmente appena rialzato , posteriormente liscio e verde splendente Prodotti del Mozambico. Diss. v. A 29 per quella porzione , die esce fiiori dall' articolazione del corsaletto. La siiperficie superiore , cpiasi piana di questo cappello , e tutta <|nanta ricoperta da un indiiniento , come quella del mascliio, bensi 1' indumento e in essa bianco-giallognolo , piu opaco clie nel mascliio , marcata- mente puiiteggiato auclie all' occliio non armato. Questo cappello o niolto pin piccolo di qnello del mascliio, e sporge nel davanti oltre la bocca un poco piegato alio insu appena per un terzo di sua lungbezza; nel disotto e color castaneo , finamente e spaisaniente pnntejigiato. Le antenne , e gli occlii sono neri e spoigono lateral- menle alia testa in vicinanza della sua articolazione. Que- sti come gli organi esterni della bocca niostransi un ])0- co piu piccoli di quelli del mascliio. II corsaletto nel di- sopra e molto meno convesso di quelle del mascliio, coi lati in linea convessa ma un poco rientrante verso la base, di color verde piu scuro clie nel mascliio, e non tanto splendente del riflesso opalino. Le zampe anterior! sono molto j)iii corte di (pielle del mascliio , e piii pro- porzionate alle dimensioni del corpo. Nella faccia ante- riore dei feniori nianca la fitta peluria liiancastra, clie e neir altro sesso , per cui i femoii della femmina sono tutti quanti verdi. La tibia e piu breve , piu larga , in- ternamente non armata di quelle punte sporgenti del mascliio. L' angolo esterno della medesima si allarga in una lamina die e intagliata in tre deiiti ottusi ; 1' apice di essa troncato obblicpiamente, riesce piu lungo, ed esteso nel lato esterno, e rientra in linea sigmoidea. I tarsi e le ungliie sono piu piccoli di quelli del mascliio, e r ultimo tarso e assolutatiiente mancante di quella fit- ta peluria che dicemmo essere compatta in un grosso guancialetto nelle zampe anteriori del maschio : una spina acuta , nera , appena curva sporge dall' apice della tibia internamente all' inserzione dei tarsi. Le elitre nella parte posteriore sono piu larglie di quelle del mascliio, e le porzioni splendenti di verde principal- mente vicino alia loro base sono piu ampie ed esaspcrate da tubercoletti , radi , sporgenti , discernibili anche a vista 430 Giuseppe Bertoloni nmla; del i-esto poi la niaggior parte della snperficie delle elitre e ricoperta dallo indiitnento bianco iiisiem colla faccia posteriore dell' ultimo aiiello dell' addome , ma non spleiidente del lucido del raso come dissi del- r altro sesso , bensi opaco, e giallogiiolo. II disotto del- r addome non presenta dift'ereuze. I feinori e le tibia delle zampe addominali sono piii visibilmente punteggia- te ed esasperate, e nelle piinteggiatnre s' alzano corti peli biondi. La faccia anteriore inoltie dei femori niedia- ni manca della maccbia alliingata di indumento bianco che e ne' maschi. Le tibie nell' angolo esterno della me- ta circa della loro lungbezza banno iin dente spinoso , e le spine die stanno nella parte interna della inserzione dei tarsi mostransi un poco piii lungbe di quelle dei maschi. Cotali sono i caratteri di distinzione del mascbio e della femmina del mio coleottero. Per alcuni di questi la spe- cie si avvicina nelle Cetoiiie Ceratorrhine al genere o di- visione Dicranorrhina ^ siccome cbiaramente ve lo dimo- strano gli individui che avete sott'occhio, e le figure del- le singole parti nella Tavola 21. Ma il modo di con- formazione tutto unico e particolare del cappello del raa- schio , non che quella piii semplice della femmina, che pero ba una certa tal quale relazione coi caratteri delle parti del cappello mascolino; l' apice dell' apofisi addo- minale nella mia specie troncato in ambi i sessi ad an- goli rotondati , rnentre e a cono piramidato nel genere Dicranorrhina^ a me sembra che sieno piii che sufficient! caratteri per costituire sopra di essi , seguitando i mo- derni , la novella sezione o genere Ranzania , la quale per la costruzione e pei caratteri delle zampe anteriori si mascoline che femminine, non che per quelli delle zampe addominali si ravvicinerebbe moltissimo al genere Dicranorrhina , perche le differenze che presentano que- ste fra di loro sono minime, e consistono piuttosto nel grado di maggiore o minore sviliippo delle parti di quel- lo che nel presentare diversita di forme. Per addurre un esempio di cotali differenze diro clie nella Ranzania PllODOTTI DEL MoZAMBICO. DiSS. V. 431 il guancialetto della faccia iriferiore dell' ultimo articolo de' tarsi anteriori ha quasi il doppio di estensione di quello del genera Dicranorrhina , ma cotali differenze non servirebbero che a distiiiziotii specificlie. Per tutto cio io costitiiisco la divisioiie, o geiiere Ranza- NiA sopra i caratteri seguenti : Ranzania pileo maris quadrilatero-oblongo , supra cymbaefor- mi , angulis posticis product'is in cornicula antice recurva- ta ; apophisi abdoininali apice truncato. Che io mi sappia, questo raro coleottero non e possednto ancora da alcun' altra coUezione di Eiiropa , Io che vie- ne coiifennato dal discorso del Cav. G. Giuseppe Bian- coni pronuuziato per 1' apertnra del nuovo Museo di Storia Naturale di Bologna , stampato in Bologna dalla Tipogratia Sassi 1852, nel quale a pagine 14 per fare conoscere il pregio , e la rarita delle specie afTricane principalmente della nostra collezione cosi si espritne := » non son che dodici giorni che il Chiaro Entomologo )) Francese Guerin Meneville visitava la collezione nostra % ed amniirava li generi , e le specie nuove , ma sopra » ogni altro il genere Ranzania quanto nuovo, tanto di » meravigliosa bellezza , ed avemino la compiacenza di » udire dalla sua bocca die pel grande insieme delle co- » se Mozambichesi, e pel pregio, e novita di tante di » esse , questa raccolta era superiore ( in tal parte ) a » quelle di Parigi , e di Londra. = Ora sebbene il ge- nere Ranzania tosse state da me esposto col distintivo suo nome specifico sino dall' e[)oca della ria[)ertura e nuova sistemazione del nostro museo , pure non ne aveva an- cora pubblicati i caratteri suoi e la sua distlnzione, Io che ho fatto oggi alia vostra presenza , onde sia note agli Entomologi dell' Europa. Onitis gigas : maximtis , niger , punctatus , splendens , thora- ce scrobicnlo hiterali impresso , elytris striato-punctatis. 0!)tinui ab Eq. Fornasiuio ex Inhanibane Mosanibici an- no 1848. Tav. 22. fig. 1. 432 Giuseppe Bertoloni Due soli incllvichii di questa specie , ed entranibi di sesso mascoliiio lio ricevuto dall' Iiihambane del Mozamhico nel 18i8. Sopra i medesiini slabilisco la distinzione del- la sunnominata specie novella. Questa dall' apice del cap- pello all' estremitii posteriore dell' addonie misura quat- tro ccutiinetri , ed e larga due ceutimetri nella sua mag- gior larghezza del corpo; tutta quanta nera , nel disopra nuda di peli , e splendente , nel disotto per la niassima parte ricoperta da peluria lulva , eccettuati gli ultimi anelli dell' addome , e la I'accia inl'eriore , e superiore del- le zanipe. La testa di questo lamellicorne e ricoperta da un cappel- lo piranndato-rotondato , avente 1' apice troncato , e nel disopra segnato da una linea trasversale protuberante , convessa all' avanti , e collocata nel mezzo dello spazio die resta fra 1' apice ed il disco posteriore del niedesi- nio cappello. II disco e di figura trasversale quadrilate- ro-subrotonda , e resta coUocato fra gli occlii ; i suoi margini anteriore e posteriore sono convessi all' innanzi. Una linea obliqua rialzata si estende dalla porzione an- teriore e laterale di questo disco congiungendosi al mar- gine laterale del cappello. La parte del medesimo clie resta conipresa Ira questa linea ed il rispettivo occliio e collocata contro il mezzo dell' occbio , per lo die questo rimane per meta superiore e per meti inferiore al cap- pello. Tutta la superficie del cappello si scorge punteg- giata tanto alia vista armata, cbe disarmata ; nel prime inodo inoltre se ne scuopre 1' orlo guernito di corti e fitti peli. Gli occbi sono grigi , lisci , splendenti , areolati. Le antenne nero-rossastre colla lente si veggono pelosette. Dello stesso colore sono i palpi, ma lisci e splendenti. Le labbra sembrano coperte di velluto fulvo , tanto e fitta in loro la peluria; inoltre attorno al cavo della bocca veggonsi peli e setole piii lungbe , ma dello stes- so colore. II corsaletto nel disopra e principalmente nel suo centre splende piu di tutte le altre parti dell' animale. Mostra- 61 tutto quanto punteggiato, eccettuatone il centre, ed Prodotti del Mozambico. Diss. v. 433 ^ circondato in tiitto qiianto il suo contoriio da nn or- letto rialzato. Due scrobicoli, o depressioni distintissime si osservano una per i)artc in vicinanza del maigine la- terale , e dne altre depressioni stanno vicinissime al cen- tre del niargine della base 1' una poco allontanata dal- r aUra , davanti alle qnali nasce la linea inediana loiigi- tudinaie poco discernihile ad occliio undo. Nel disotto il corsaletto si scorge distintaniente puuteggiato anche a vista nuda ; ed e vestito di rada peluria fidva. I uiar- gini delle cavita , ncl'.e qnali si articolano i trocanteri sono contornati da cigli , o peli fulvi. I trocanteri gran- dissirni , splendenti nelle faccie loro anteriore e posterio- re, nell'apice, e dove si articolano col feniore, sono gnerniti di peli fulvi. I femori pure spleiidono , hanno anteriorinente nel lato interno quattro punte o spine non seriate, 1' ultima delle quali piu piccola di tutte sta vicinissinia all' apice ; inoltrc le faccie inferiore principal- mente e superiore de' medesimi sono splendenti assai,e coll' occhio armato si scorgono punteggiate. II margine anteriore e la faccia posteriore opposta a questo sono gnerniti di setole fulve, e la detta faccia mostrasi piu marcatainente punteggiata delle altre parti. La tibia e splcndente sotto e sopra come il femore , guernita nei margini di setole fulve , l' apice della sua estremita in- curvata verso 1' interno e ottuso, come quello di ognu- no dei quattro denti , che souo suli' angolo esterno del- la medesima. Nella articolazione fra il corsaletto e le elitre sono peli, o setole corte, fulve. Le elitre unite assieme si mostra- no un poco piu larghe anteriormente die posteriormen- te ; ai lati dopo essersi rialzate in una costa si ripiega- no in basso abbracciando per piccolo tratto 1' addome, e terminano cou un orletto pure rilevato, per cui quel- la stretta porzione delle medesime, che si ripiega sopra i lati deir addome, resta contenuta come fra due orli quasi parallel!. Nel disopra sono lineato-striate , e gli spazi fra le linee o strie hanno diversa larghezza. I pri- mi quattro partendo dal margine interno mostransi al- T. VI. 55 •434 Giuseppe Bertoloni ternatlvamente disuguali. II primo e <3i nna me(a piu stretto del secondo, e cosi degii altri due; il quinto, sesto, settimo, ed ottavo spazio sono fia di loro sube- gnali ; inoltre !o spazio secondo, quinto, cd ottavo mo- straiio delle ruglie tiasversali aiiclie ad occhio niido. II marglne di esse elitie, principalniente il posteriore, e gner- nito di pcli fidvi, L' addome finamente punteggiato mostrasi nel davanti co- sperso di peli fulvi piu distintamente nei lati sopia tut- ti gli anelli sino al secondo , die viene dopo 1' inscrzio- ne delle zatnpe posteriori ; gli altri anelli posteriori a vi- sta non armata si direbbero nudi , ma colia lente scor- gonsi finamente tnbercolato-pelosi. La porzione dello ad- dome, clie rimane fra le zampe addominali anteriori, ha nel mezzo un largo solco longitudinale , e nella parte piu elevata dei larglii margini di questo solco e disugualmen- te aggrinzata e tubercolosa. I femori delle zampe di mezzo sono molto appiattiti, e lar- ghi, quindi assai sottili. Le faccie inferiore e superiore mostransi splendenti. La prima un poco convessa vicino air apice e sul margine anteriore di esso femore e guer- nita di peli fulvi; il margine posteriore oltre la meta della sua lungbezza ha un incavo rotondato die verso r apice resta limitato da una punta. Le tibie hanno una figura triangolare, appiattita, allungan- tesi verso 1' apice ed assai stretta nella base, sono spi- noso-pelose. Quattro spine si osservano sul margine an- teriore, e due unghiette una piu lunga dell' altra poste- riormente all' articolazione de' tarsi. I cinque articoli dei tarsi sono pure appiattiti ; il primo e molto piii lungo degli altri , che successivamente e proporzionalmente de- crescono di dimensione, tutti mostransi gueruiti da una frangia di peli, I femori dell' ultimo paio di zampe sono piu lunghi e me- no larghi degli ultimi descritti, lianno la stessa lucidita in ambe le loro faccie , e le stesse frangie pelose nei margini. Nessuno incavo si vede nel margine posteriore, il quale rappresenta come un lato tagliato meno obliqua- PllODOTTI DEL MoZAMBICO. DlSS. V. 435 mente di quello delle zampe di mezzo. Una costa longi- ti.di.iale sporgente dalla sua faccia obliqua mostrasi col- lucata verso il lato inferioie. Auclie queste tibie hanno foima^ tnangolare , sono spinoso-pelose nel lato esterno, e nell' articolazione dei tarsi , nel lato interno della qua- le articolazione sta un' unghietta acuta, un poco curva, e spleiidcnte. I tarsi , sebhene appena un poco pin gran- di , pure lianno la stessa coufornmzione di qucili delle zampe di mezzo. Heteroscelis SavH: castaneo-fusciis , pimctathsimits ; pdeo antice bilobo ; elytris intermpte tuhercolato-costatis. Tav 22. h^^. 2. A. B. Ol.tinui ab Eq. Fornasinio ex Inhambane Mosambici an- no 18i8. Due soli individui anclie di questa specie ricevei dal Mo- zambico apparteneuti ai due sessi. Fra questi passa qual- che diHerenza di dimensione e di caratteri , come faro vedere piu sotto. La lungbezza di ambo i sessi e di un centimetro ed otto millimetn cnca, essendo il maschio appena un poco piu lungo della femmina , lo cbe puo attribnirsi ancora a dilierenza individuale , piuttosto cbe sessuale. La lar- gliezza del mascbio, cbe e maggiore nel corsaletto cbe nelle altre parti, corrisponde a un centimetro e due mil- unetn; (piello della femuiina misura un millimetre di piu: la lungbezza poi di tjuello del mascbio e di sette milli- metn e mezzo, mentre quello della femmina e un poco piii corto, per lo cbe il torace di questa riesce piu lar- go. L' addome mascbile presenta anclie maggior differen- za nella dimensione rispetto a quello della femmina, per- che le elitre che lo ricuoprono nella base sono larghe nove miUimetri , e si assottigliano di piu verso 1' apice , mentre quelle della femmina nella base sono largbe piu di un centimetro e verso 1' apice si allargano di un mil- lunetro sopra questa misura, onde il corpo del mascbio nel totale e principalmente nella parte posteriore e molto 13G Giuseppe Bertoloni meno largo di qnello dolla fnininina. Iiioltre la testa del inascliio spoige un poco piii all' avanti di quella di que- st* ultima, nella ([uale resta come iiiteniata iiel lato aii- teriore concavo del coisaletto. Ambo i sessi nel disopra sono quasi opachi, nel disotto un poco splendenti. In questa specie la testa e copeita da un cappollo piu largo che luiigo , principalmente uella femminaj ristretto posteriorniente nel niascliio, rotondato anteriormente ia ambo i sessi, bilobo nel margine anterioie del maschio, bilobo ed appena uiidulato-cieuulato nella femmina. La supeiTicie superiore del niedesimo mostra alzainenti e de- pressioni piii risentite nella femmina. Gli occlii piccoli , di forma ovale trasversalraeiite alluiigata , appena conves- si si scorgouo sagrinati coUa lente. Quelli della femmina sono per tutta la loro estciisione di uno stesso colore nero-castagno, mentre nel maschio anche a vista nuda ( meglio pero coll' occhio armato ) si veggono attraver- sati da una zona giallo-aurea piii larga superiormente die lateralmente ed inferiormente , poiche in (juesto ge- nere di coleottero 1' occliio si estende dal disopra ai la- ti ed al disotto della testa. Le antenne hanno gli ulti- nii anelli ricoperti da un toinento biancastro , e finisco- no con r ultimo articolo rotondato nell' apice. II labbro inferiore e pure bilobo. I palpi mascellari terminano col- r ultimo articolo molto piii grande degli altri , troncato ed allargato assai nel suo apice , nel quale e una niac- cliia gialla nel maschio, e la lente scorge qiiesti palpi sparsi di rada ispidita, la linguetta ed i palpi linguali nel maschio sono color di riiggine , ma tutte queste par- ti nella femmina hanno un colore fosco-castaneo. II col- lo della testa del maschio nel disotto e piuttosto lungo , splendente, e nel suo margine anteriore , dove confina col labbro inferiore, sporge ai lati in punta conica. Fra queste due punte coniche che stanno una per parte e un incavo,del quale la porzione del centro mostrasi qua- si retta, e contenuta fra due altre piccole prominenze. II corsaletto e quadrilatero , col lato anteriore concavo, e limitato dagh angoli anterior! sporgenti, ottusi , il margine Prodotti del Mozambico. Diss. v. 437 dei lati del medesimo e convesso per i due teizi ante- rior! di sua lungliezza , iiidi si ristringe nel terzo poste- riore forinando uii seiio uri poco concavo clie terniina neir angolo posteriore prolmigantesi all' indietro. II niar- giiie posteriore nel totale e pure un poco concavo, ma nel mezzo di sua concavita sporge leggermente conves- so. Tutto all' intorno il corsaletto e liniitato nel disopra da uii orletto appena rilevato. La superficie superiore di esso iiella fenimina e un poclietto piu convessa nel centro , e di piu e niarcata da dcpressioni o scrohicoli meuo nianifesti nel niascliio; la punteggiatura poi di que- sta superficie e dello stesso grado di quella del disopra della testa. Nel disotto il corsaletto ha il margine suo anteriore piu incavato die nel disopra , e liniitato da un orletto protubeiante ; sullo sterno che terniina in punta ottusa, sono tre solclii ben scolpiti. II suo colorito e piii scuro, clie nel disopra, e si potrebbe dire quasi nero, come e 1' addome. La punteggiatura e meno manifesta clie nel disopra. Le zanqje del torace, siccome le addo- niiiiali, sono un poco meno nere della parte inferiore del corpo. I femori dolle zampe toraciclie sono piu fit- tamente e profondamente punteggiati delle altre parti; le tibie poi si scorgono colla lente punteggiato-ispide , ed il margine del loro apice nell' angolo interno lia le due unghiette noii molto acute, e 1' angolo esteriio mol- to sporgente, pure ottuso. I tarsi sono ispido-pelosi, e le unghiette incurvate, rossastre. Le elitre abbracciano 1' addome per molta estensione. Nel disopra sono di colore castaneo-tosco , ma piu rossastro nella feinmina , nella quale inoltre , come si disse diso- pra , sono assai piu larglie. In ambo i sessi colla lente si scuoprono finanieiite esasperate da tnbercoletti a gui- sa di raspa; inoltre tre serie longitudinali costituite da tubercoli inaggiori , disuguali , ed interrotte sono sopra ciascuna elitra, piu manifeste anche ad occliio nudo nel- la fenimina che nel maschio. Gli anelli posteriori dell' addome splendono un poco piu delle altre parti iiiferiori del corpo. L' ultimo anello ■i38 Giuseppe Bertoloni termina col marline rotonJato un poco sporgente. Le zarnpe aJdominali sono ineiio rutamcntc punteggiate del- le altre nei loro femoii. Le tibie , i tarsi, e le ungliie non presentano specialita, e diversitii rimarchevoli. Cryptorinchus ebeni : griseus , scabroso-squammatus , thorace antice linea mediana long'itudiriali extuherante ^ nigra ^ splen- dent e , elytris albo-pnrpureoqiie-iiebulosis ^ macula postica subsphaerica albo-purpiirca. Tav. 22. fig. 3. Inveni in legumiiiibus Fornas'iniae eben'iferae Bertol. anno 18i5 e Mosambico prodeuntibus. II Cavaliere Fornaslni ci fece conoscere 1' Ebano , che cre- sce neir Affiica Oiientale , il quale appartiene , come sapete , ad un genere di Leguminosa speciale descritta da mio padre sotto il nome di Fornasinia ebenifeha. En- tro i legutni maturi di uno degli esemplari disseccati rinvenni due individui soltanto del Curculionide in di- scorso ; i quali avevano divorate le sementi , ed erano rimasti rinchiusi e morti In mezzo ai gusci rotti delle medesiine, onde dedussi, che questo aniniale si pasce del seme di detta pianta. II Cryptorinchus ebeni , insetto sin ad ora sconosciuto agli Entomologi , e liingo nove millimetri dall' articolazione del corsaletto coUa testa sino all' estremita posteriore delle elitre. La sua maggior largliezza , che e nella base delle elitre, misura tre millimetri e mezzo. II suo colo- re fondamentale e il grigio terreo con isfumature bian- co-porporine. La testa grigia colla lente si scorge fina- mente punteggiata ed esasperata , siccome e il becco principalmente nella base. Questo, e le antenne sono di color scuro rossastro , gli occhi neri splendenti , appia- nati, e regolarmente sagrinati. II corsaletto grigio con qualche sfumatura longitudinale scu- ra vicino alia base mostrasi tutto quanto esasperato da squamme , alcune delle quali piii rialzate e di punta ottu- sa ricscono discernibili colla lente : nella sua parte an- teriore poi in vicinanza dell' articolazione colla testa e Prodotti del Mozambico. Diss. v. 439 una costa non molto elevata, longitudinale , nera, splen- dente , clie occupa quasi la meta anteriore della lunghez- za del corsaletto. Nel disotto poi e grigio con sfumatu- re bianche, e le squamme di questa parte restano plu regolarinente addossate le une alle altre nella direzione dair indietro all' avanti, e non se ne scorgono delle rial- zate. Le zampe del toiace sono pur esse esasperate da squainmc, alciuie delle quali si veggono rialzate. I lemo- ri sono grigio-biancastri , rigonfiati verso l' estremita an- teriore, ed hanno lateralniente al maririne inferiore una punta protuberante. Le tibie squarnmose come i femori , e quasi dello stesso grado di colore , inostrano qualclie sfumatura nera nel margine anteriore. I tarsi sono grigi e pelosi, ed una peluria piu fitta e biancastra cuopre la loro superficie inferiore. Le ungliiette coUa lente veg- gonsi rossastre. Le elitre costato-squammose lianno qua e la le squamme rial- zate; il loro colore grigio terreo e interrotto da una sfumatura bianco-porporina, cbe comincia dall' angolo esterno della base , si avanza in linea curva superiormen- te verso la sutura mediaria, poi ridiscende posteriormente ai lati a poca distanza dall' estremita posteriore : inoltre una maccbia grande bianco-porporina , ad occbio nudo di forma subrotonda , si osserva compresa fra la parte po- steriore delle due descritte sfumature , e percio occnpan- te il centro del disopra posteriore del dosso dell' anima- le. Veduta coUa lente, od ingrandita comparisce angolo- so-sinuata. Tutto il disotto dell' addome e le zampe sono del color grigio-terreo , ricoperto di scjuammette fitte aventi l' api- ce rotondato ed nn poco piii grandi di quelle die cuo- prono le zampe. Queste squammette nell' addome resta- no tutte appressate le une alle altre ad embrice ; nelle zam[)e addominali ne sono delle rialzate , e piii sottili. Aiiclie i femori di tutte due queste paia di zampe . do- ve pill sono rigonfiati, siccome e degli anteriori, banno nel loro margine inferiore un deiite o punta jirominen- te. Le tibie nel disopra mostraiio qualclie sfumatura no Giuseppe Bertoloni nera. I tarsi e le iinghiette quasi non diversificano da quelli delle zanipe aiileriori , inoltre come queste nel di- sotto sono ricoperti da una piii fitta peluiia biaiicastra. Pare die 1' animale penetri entro il guscio del legume del- r Ebano iiello stato di larva, perclie il foro die vi si osserva non ha la capacitu di lasciarlo passare alio stato pcrfetto. Nemmeno direi die la femmina vi introduca 1' no- vo, perclie il foro sarebbe per qncsto trojipo aiiipio, a meno che la ferita fattavi daila femmina non si sia al- largata piu tardi. Hammaticherus serraticornis : antenn'is complanatis , argute- -serratis , glahris , ocidis nigris , splendetitibits , lineato-pun- ctatis ; thorace spinoso , t/tberculato-rugoso , j/doso-totnen- toso , elytris peddmsque rufis , tomentosis. Tav. 22. fig. 4. Habui ex Inhambane Mosambici anno 1845. Questa mia specie, novella alia scienza, e assai viclna al- r Hammaticherus denticornis di Fabricio indigene del Se- negal , e del Mozambico , ma per varii caratteri si di- stingue daila medesima. Gli eseniplari, die di essa ho ricevuto, dall' apice della testa all' estiemita posteriore delle elitre sono lunghi fra i due centimetri e mezzo ed i tie , e larghi nella loro mag- gior larghezza del corpo, cioe nella base delle elitre, fra i sette e gli otto millimetri. Tntto quanto 1' anima- le e di un colore rosso fosco rugginoso, eccettuati gli oc- elli, le inandibole , e le lalibia. Le sue antenne sono liinghe un poco piu del corpo, cogli articoli tanto piii appianati quanto piu si avvicinano al- r apice delle medesime, il quale e ottuso. Tutti gli ar- ticoli e soprattutto gli inferiori, eccettuato pero il primo ed il secondo, si allungano anteriormente e superiormente a dente di sega, per cui le dette antenne nel margine anteriore riescono argutamente seghettate. II primo ed il secondo articolo coll' aiuto della lente si scorgono guerni- ti di rada peluria ])ionda, che rimane appressata alia superfide degli articoli stessi ndla direzioiie dal basso PaODOTTI DEL MoZAMlUCO. DiSS. V. Hi all' alto; tuttl gli altii articoli sono nudi. Le antenne haiino uii colore castaneo fosco un poco piii di (juello delle altie parti del corpo. La fioiite e pure coperta della stessa peluria delle prime artioolazioni delle antenne. Mostra un solco longitudina- le clie arriva sino a quel rialzainento mediano , poco convesso , di fijiura cpiasi trianffolare , cotitenuto fra due altre elevazioni die si veggono da! lato interuo della base delle mandibole; e die anteriormente sono limitate dal lalji)ro superiore, il quale nel disopra porta due or- letti neri lucidi, die si succedono l' uiio all' altro, e di una medesima largliezza. Le maiidibole sono iiere, luci- de , coir aiuto della lente si scorgono pelose nella base, noil niolto grandi , inarcate verso la parte interna prin- cipalniente nelP apice. 11 labbro inferiore e limitato da un orletto nero. I palpi tutti sono rosso-testacei , semi- trasparenti , ed il loro ultimo articolo lia V apice roton- dato. Gli ocelli sono neri , lucidi , regolarmeiite sagrina- ti , assai grandi, occupanti i lati della testa, ed esten- dentisi superiormente sino al sincipite , dove restano sco- stati r uiio dall' altro soltanto per quella stretta porzio- ne di esso sincipite, che comincia dal solco mediano del- la fronte , e si continua a guisa di un orlo poco rialza- to sino alia parte posteriore del disopra della testa , dove si dilata appianandosi attorno alia parte posteriore degli ocelli, e di questa guisa costituisce la parte superiore del coUo poco pelosa e finamente sagrinata , la quale rl- piegata nel disotto della testa si fa lucida e segiiata di ruglie trasversali , costituendo la parte inferiore del cel- lo stesso. II corsaletto nel disopra h tutto qnanto tnbercoloso, aggrin- zato , sparso di rada peluria, armato ai lati di uno spi- ne corto, e poco acuto. Nella parte inferiore la peluria e un poco piii fitta. I trocanteri del primo paio di zampe sono opaclii e tomen- tosi , del color rosso di ruggirie : tomentose sono pure tutte le parti componenti queste zampe , lunghe un cen- timetro e mezzo. I femori si presentano un poco com- T. VI. 56 4-4-2 Giuseppe Bertoloni press! ilall' avantl al di dietro , iiel maiglne supeiiore dl loro Iiingliezza rotondati, colla faccia infeiiore appianata, e confonnata a modo da ricevere la tibia piegata sopra di essa. La tibia e pure compressa dall' avanti al di die- tro, e gradataniente si allarga un poco daiia base all' a- pice , nel cpiale si articolano i tarsi. Due piccole spine discernibili colla lente sono nclla parte interna dell' arti- colazione dei tarsi. Questi mostransi egnali fra di loro, di figura di cuore rovesclato. Le ungbie sono uncinate ed acutissime. Le elitre misurano da un centimetre e sette millimetrl ad un centinictro e nove millimetri di lungliezza , nella lo- ro base prese insienie sono largbe da otto in nove mil- limetri. Hanno nel margine un orletto prorninente tanto nel lato interne clie nello esterno , e questi orletti nel- r aplce posteriore delle elitre terminano in due punte sporgenti , clie restano distant! 1' una dall' altra un poco piu di un millinietro. Le elitre sono un poco convessCj, semitrasparenti , colorite d! rosso di ruggine , tutte quan- ta ricoperte da fitto tomento ; cuoprone le ale trasparen- t! , pailide , con nervature rossastre. L' addome e appena un poco piu lunge delle elitre, co- me queste ha il colore della ruggine , e quella porzione di esse che rimane fra le due paia posteriori d! zam- pe mostrasi coperta da peluria piu lunga e piii fitta die altrove , mentre quasi nud! di peli , ed un poco lucidi sono gli anelli dell' altra porzione posteriore dell' ad- dome. Le zanipe addominali sono appena un poco piu lungbe di quelle del prime paio. I lemori un poco piii compressi degli anteriori , ed un poco piu lungbi. Le stesso puo dirsi delle tibie, e principalmente di quelle dell' ultimo paio , del quale il prime articolo de' tarsi e piu lunge e pill stretto di quelle del prime paio, ed anche in minor grade di quelle del secende paio. Nulla so dei costumi di questa specie , della quale nen ho riceviito che due soli individui dal Mozambico , che cer- tamente senza avere sotto gli occhi gli esemplari di PRODOTTI DEL MoZAMDIGO. DiSS. V. 44 3 confronto dell' Hamm. dcnt'tcornis non avrei distinto con certezza col mezzo di semplice frase (1). Obeuea Alessandrini : dimidia circiter parte antlca corporis fuho-cinnamomca ; postica , antennis , oculh , mandibiilis , tibiisque posteriorihus nigris. Tav. 22. fi"-. 5. Accepi ex Iiiliambane Mosambici ab Eq. Fornasinio an- no 1848, Un solo indivldiio mi fn mandate dl questo bell' insetto sconosciuto sino ad ora agli entomologi, e sopra il me- desimo descrivo la specie. La sua lungliezza dall' apice della testa all' estremiti po- steriore dell' addome e di due centimetri e due miUime- tn, la sua maggior larghezza , clie coirisponde alia base delle ehtre unite assieme, misura mezzo centinictro. La metd circa anteiiore del corpo e di un colore fulvo-cin- iiamomeo, eccettuate le antenne , gli occlii, e le man- dibole che sono di color nero ; il resto posteriore del corpo, comprese le tibie posteriori, e pure nero. Le nere antenne misurano due centimetri e mezzo di lungliezza e percio sono piu lunglie dell' animale. II pri- (1) Avevo gli leiio davanli al Consesso dell' Accademia dell' Fsiiinio di Ro- logiia questa m.a disscrlazinne fpiando pocl.i sioini dc.po iiupaiji dul C.ilaio- go (lei Uleollcri del Museo Biiilaiinico di lecenle veniilo in luce ( Part VII Lnngicorn.a I. Londra 1833 del Sif,'nor Edw. Grav pag. li'C) che i'l Si"' Hope (ra le sue specie nunve aveva una da liii chiamala Uammaiuhrrus m,'- hpenms d.shnla dalla sesiic.ile frase = fu^co-ferrugineus , elylris latiiJulis » aince inmralis , suhbUhulalis , i-upra ,,i,be curiula /lavo-cinerea imlurii^//"^, jr'«*r.' B^rtol fil o^(^ 3 (/^ ^^/* '^ f*Ay*u!/iJ \Jiv." < ^^^U' ' ^ r^/'/t'rt/^/Wt Bcrtol fil C B>U.. .J ul >t • lu t u prope Moniliain et Castilioiiem Genuensis agri. Biuia- > teni vero brugnatuin iiiterpretor. Et (jiiia scrihit floriis » ligures esse inter Macram , et Varum flumen : iie cre- > das ilium iutellexisse de Varo, qui macram influit. D Varum quoque flumen esse scito in provincia Massi- » Ham versus. Nam romanis ad siibigendos et exarinan- » dos accolas dumtaxat , qui fuere inter Macram et va- B rum nostrum , tribus coiisulibus ob modicum regionis » and)itum ingentemcjue peimriam opus non fuisset. » Ex his Ivani verbis erit , qui credat, parum distare inter se Petra Golices, et Bruniatum , sive Saltus Cleciates, et Buriates , adeo ut facile fuerit Romanis Ligures ag- gredi , et debellare ; verum liaec loca montibus arduis sejuncta, silvis, et saitibus luidique intercepta valde re- cedunt , cum Monilia, Petra Golices, et Castillo Sege- stam Tiguliorum appropinquent, Bruniatum vero sit in ripa sinistra Varae inferioris, et distet ab illis saltem vi- ginti millia passuum, neque Romani initio bellorum cum Liguribus loca tarn late extensa , tam difficilia, tam pe- liculosa aggredi ausi fuissent, praesertim cum Martins consul vix Liguriam orientalem ingressus cladem insignem a Liguribus Apuanis juxta Macram accepisset (1). Quare videre mihi videor , saltum Cleciatem , et Bruniatum es- se loca inter se propinquiora, quam Ivanus putaverat , et ita prot'ecto sunt, si ponamus saltum Gleciatem ubi pagus Calesa est (2) , qui nomen ab eo , paucis immu- (!) T. Liv. Hift. ed Pomb. ann. 1826. lorn. 7. p. 347. S 20. (2) All hunc pagtim , qiiem pa^i Clecialis nomine dislingiio, alhidit inscriplio apposita loctilo Carol! lilii mei dilcclissinii , qui miserrimo falo ibi inopino de- cessit , et quein pustea in coemeterium Sarzanense transferendum curavi. Haec autem inscriptio ita se liabet : HIC . SFTVS . EST . CAROLVS . AN IOInI . EQ . FIL . BERTOLONIVS • SARZ . IVR . VTR . DOCTOR • MR . INTEGERRIMVS . GRAVIS • ERV- DITVS • VIXIT . A . IL • M . VII • I) • XXV • DECESSIT • SVBIIO • IN , PAGO . CLECIATE • NON • KAL • IVL . A . D • MDCCCL • I'ATER . INCONSOLARII.IS . HVC • TRANSlERtNDVM • CURAVIT . ID • OCJOBR • A • D • MDCCCLI . T. VI. 57 •ijO Antonu Bertolonii mutatis, accepit; distat enitu a Briiniato non plus quam tria inillia passuuin. Equideni Ivano assentior, saltum luuic iuiiotiiisse Roinanis, cum haec eadem loca Etru- scis jam innotuissent ; paucis enim ahliinc aiiiiis lapis repertus fuit prope la Rocchetta , non procul a saltu Cleciate , litteris Etruscis insculptus, quem cum Vivia- nius in Lycaeo maguo Genuensi botanices professor vidis- set , aquisivit, et in musaeum antiquitatum ill! us Lycaei trarisfereudum curavit ; historiani autern uberiorem hujus lapidis habemus a Gerinio (1), confirmaut([ue sententiam nostram verba Livii , quae palam faciunt, agrum hunc Lif^urum aritea ad Etruscos pertinuisse (2). Redeo nunc ad niontem Cornovb^lia^ et vegetabilia ejus, quae mihi per illuui pluries peragranti se se obtulerunt, rei herbariae studiosis exponam. Vertex mentis , ut jam dixi , conicus est, sed cono incoinpieto , cum in latere septentriouali suo fiat rupe perpendiculariter abscissa, abrupta, nuda, sub qua fageta { Fagus sylvatica L. ) , quae per longum montis tractum exteuduntur , praeser- tim in latere ejus septentriouali^ et occidentali, dum in orientali habetur sylva ingens Quercus Cerris L., quae sylva di Villa appellatur. Item in eodem latere plures fontes exsiliunt septem fontes vocati, quos circura na- scebantur Adenostyles alpina Koch. Lysimacbia punctata Centaurea nigrescens W. Myosotis pakistris Spr. Enpatorium cannabinum Parnassia palustris Gentiana asclepiadea Rubus idaens Geranium nodosmn Rubus glandulosus W. Hieracium dubium Veronica officinalis. Lycopus europaeus. (1) Gerini Mem. stor. delta Lunir/, torn. 1. p. xiii. cum figiira apposila. Lapis isle fell in siiiiiinilate sua effigieui orbicularera , imberbem, et sine ore. Lil- terae insculptac sunt juvla mai'f;inem sinislrum lapidis. lacertum quid lapis iste sil, sed videliir leiniiniis pagi , aut agri. (2) » El Lunara ( falso subsliliilum Lucam ) colonia eodem anno duo millia ci- » vium Romanorum sum (k'diicla. Tiiumviri dcdu\erunt P. /Elius, L. Egilius , » Cn. Sicinius,... de Ijguie capitis is ager erat. Elruscorum ante, quam » Ligiirum, fueral » T. Lie. ed. Puinb. aim. 182G. torn. 7. ;;. S'i'i. 5 13. Miscellanea Botanica xvi. 451 Reliquae plantae , quae in occuireruiit , sunt Acer campestre Achillea Millefolium Aegopodiurn Podagraria Aetliusa Gynapium Agrimonia Eupatoria Agrostis vulgaris Smith. Aiia caryophyllea Alchemilla vulgaris, in ver- tice niontis. Alnus glutinosa W. Anagallis arvensis caerulea Schreb. Aiulropogoti aiigustifoiiura Siblk. et Smith. Anthemis austriaca Jacq.., in descensu iufra Gastellum. Gotula. Antirrliinuru Elatine Linaria Orontium spuriuin Apaigia liispida W. liispida p Bert. Fl. Ital. Aquiiegia vulgaris Arabis hirsuta Ait. mma\\?,Bert.Fl.Ital. Turrita Arctium Lappa a. Arenaria serpyllifolia Artemisia vulgaris Atriplex angustifolia IV. Barkausia foetida De Cand. Bartsia sevotma Bert. Fl. Ital. Bellis pereimis Betouica officinalis tota convalle Cleciatensi milii Bonjeanea hirsuta Reich. Buxus sempervirens Calluna vulgaris Smith. Campanula rotundifolia , in vertice moutis. Speculum • Trachelium Garlina acaulis corymbosa vulgaris Centaurea amara fV. Cerastium viscosum Cheiranthus Cheiri , in ra- pe ad Gastellum. Chlora perfoliata Ghondrilla juncea Chrysanthemum Leucanthe- mum Cichorium Intybus Circaea lutetiana Cistus salvifolius Clematis Vitalba Glinopodium vulgare Cnicus eriophorus JF. lanceolatus fV. Gonyza squarrosa Gornus sauguinea Corouilla Emerus Crataegus Aria Oxyacantha Crepis leontodontoides All. Cupularia viscosa Gren. et Godr. Cuscuta Epithymum, supra Spartiuni scoparium. 452 Antonii Bertolonii Cynoglossum pictiim fV. Cynaiiclium Vincetoxicum Pers. Cynosurus echinatus Gytisus triflorus Herit. Dactylis glomerata Daucus Garota Dianlluis Cartliusianorum x. Bert. Fl. Ital., qui ubique copiosus. prolifer Digitalis lutea Dipsacus sylvestris Jacq. Echiuni vulgare Epilobium lanceolatum Seb. et Maur. raontanurn x. Bert. Fl. Ital. parviflorum Smith. Erica arborea carnea Erythraea Centaurium Pers. Euphorbia exigua Euphrasia officinalis ^. Bert. Fl. Ital. Eupatorinm cannabinum Festuca duriuscula — ^ gracilis Moench. heterophyllaLamcA. pinnata IV. Foeniculum officinale All. , in rupe ad Castellum. Fragaria collina IV. vesca Fraxinus Ornus Galega officinalis Galeopsis Ladanum Tetrahit./J.Z?e/'^Fi/. Ital. Galium cruciatum JVith. erectuni /9. Bert. Fl. Ital. Mollugo parisiense ^. Bert. Fl. Ital. vernum Scop. Genista gernianica pilosa - tinctoria Gentiana asclepiadea cruciata Geranium columbinum moUe nodosum — — robertianum /?. De Cand. rotundifolium Gnaphalium dioicum rectum H\ Stoechas Hedera Helix Helianthemum vulgare /?, Bert. Fl. Ital. Heliotropium europaeum Helleborus foetidus viridis Hieracium florentinum W. ~ — murorum Piloselia sabaudum , in de- scensu infra Castellum. sylvaticum IV. Holcus lanatus Hyoseris foetida, prope Carri' pi. Hypericum Androsaemum — — montanum - perforatum Miscellanea Botanica xvi. 453 Hypericum quadrangulum Hypocliaeris radicata Inula dysenterica liirta Jasione montana Juniperus communis Kuautia arverisis a. Coiilt. integiifolia Bert. Fl. Ital. sylvatica De Cand. Lactuca muralis De Cand. saligna viiosa Lamiurn niaculatum Lapsana communis Lathyrus sylvestris /?. Bert. Fl. Ital. Leontodon Taraxacum Lepidium graminifolium Ligustrum vulgare Linum cathaiticum Litliospermum officinale Lotus coiniculatus Luzula nivea W. Lychnis dioica ^. Malva sylvestris Medicago lupulina Mentha macrostachya/?. Se/f. Fl. Ital. , secus canalem di Cam pi. hirsuta ^. Bert. Fl. Ital. Melica unifloia W. Mercurialis annua Moehringia muscosa Ononis antiquorum Origanum vulgare Orobus tuberosus Oxalis corniculata Panicum glaucum Petasites vulgaris Desf. Physospermum aquilegifo- lium De Cand. Picris hieracioides Plantago Cynops lanceolata major • maritima Poa annua rigida Polygala vulgaris Poligonum aviculare Convolvulus laxiflorura Ten. Persicaria Populus tremula, in saltu editiore. Potentilia reptans Pimula acaulis Jacq. Prunella laciniata vulgaris Prunus spinosa Pulmonaria officinalis Quercus Esculus Ranunculus lanuginosus repens Rhinanthus Alectorolophus Pollich. Rosa canina - rubiginosa - rubiginosa p. Bert. Fl. Ital. Rubia peregrina Rubus caesius fruticosus /?. Bert. Fl. Ital. 45i Antonii Bertolonii Rul)us glandnlosus JV., hie illic,sedcopiosesecusvIam del Martinello idaeus , in editis. tomentosus iV. Ruta chalepensis, in rupe ad Castellum. Sagina piociinibens , in ma- cariis prope Sacellum S. Cajetani. Salix nigricans Fries. — — purpurea Salvia glutinosa Sambucus Ebulus nigra Sanguisorba minor Scop. Saxifraga rotundifolia Scabiosa columbaria Scandix Peeten Veneris Scleranthus annuus Scrophularia canina Sedum albescens De Cand. dasyphyllum galiioides Latourr. reflexum sexangulare Selinum Cervaria Sp. pi. ed 1. Oreoselinum Scop. Senecio vulgaris Sesleria caerulea 9. Bert. Fl. Ital. Sherardia arvensis Sideritis romana Silene Armeria , prope ver- ticem montis. inflata Smith. nutans Sysymbrium officinale Scop. Solanum Dulcamara nigrum Solidago Virgaurea Soncbus oleraceus picroides Spartiuni junceum scoparium Stacbys arvensis, prope Cam- pi. Tanacetum vulgare , copiose ad canalem S. Mariae. Teucrium Chamaedrys Scorodonia Tbrincia birta Roth. Thymus Calamintha Scop. Nepeta Smith. Serpyllum /?. Benth Torilis Anthriscus De Cand infesta Smith. Tormentilla erecta Trifolium arvense caespitosum Regn. medium minus Relh. in ma- ceriis adscensus ad S. Ma- ria m. pratense procumbens repens Tussilago Farfara Ulmus campestris Ulex europaeus , hie iliic , sed copiose in sylva del Martinello. Urtica dioica Vacc'^nium Myrtillus, in edi- tis. J Miscellanea Botanica xvi. 455 Valeriana officinalis, in ca- Veihascum nigrum /?. Bert. cumine montis, nibia , in rupe ad Castelliiin. Verbascuin floccosum IV. montaniim Schrad, — — niffriitn Fl. Ital. Verbena officinalis Veronica urticaefolia Linn. fil., in vertice montis. Viola canina d- Bert. Fl. Ital. Nee minus liaee loca abundant plantis cryptogamis , quas per ordines a Wiildenowio receptos hie juvat recensere. Stachvopterides Wind. Lycopodium clavatum, re- pens supra terram musco- sam in Castanetis sub le Prede blanche. FiLicES Willd. Ceteracb officinarum W. Poly podium vuigare Aspidiuni aculeatum Swartz. Filix mas Swartz. Asplenium Adiantum nigrum Adiantum nigrum^. Bert. Amoen. Ital. Tricliomanes Scolopendrium officinarum Swartz. Pteris aquilina cretica , in canal! ad dimidiam viam delMar- tinello. Bleclmum boreale Swartz. copiose in sylvis secus viam del Martinello. Adiantanum Capillus Vene- ris Cyathea Felix faemina Bert. Amoen Ital. Musci Wdld. Polytrichum alooides Hedw. formosum Hedw. Tricbostomumcanescens/JeJ(V. — — polyphyllum Hedw. Grimmia longipila Bert. Sp. nov. mox describetida in Id- see Bliscellaneis Tor tula fallax Swartz. unguiculata Brid. rigida Swartz. rural is Swartz. Dicranum glaucum Swartz. scoparium Hedw. Leucodon sciuroides 5c/waegr. Neckera crispa Hedw. Leskia sericea Hedw. dendroides Hedw. Bryum capillare L. Mnium undulatum Weiss. Hypnum Alopecnrnm L. commutatum Hedw. cupressiforme L. longirostrum Ehrh. molluscum Hedw. purum L. riparium L. rutabulum L. ^56 Antonii Bertolonii Hypnum splondens Tlerlw. tamaiiscitinin//eJ(V. tri([H(^tnun L. Anomodon viticulosum//oo^. Hepaticae IVilld. Jungermannia bldentata L. iieniorosa L. pallesceus j9. IVeh. et Mohr. — — platypliylla L. Tamaiisci L. Marchantia conica L. LiCHENES IVilld. Lecidea lapicida Ach. atrovirens /?. Ach. petraea ^. Ach. Endocarpon miniatum Ach. Porina pertusa Ach. pertusa P citrlnella Bert. Anioen. Ital. Variolaria lactea Ach. Lacanora atra Ach. Parella Ach. crassa Ach. Parmelia caperata Ach. perlata Ach. tiliacea Ach. olivacea Ach. plumbea Ach. saxatilis Ach. conspeisa Ach. diatrypa Ach. Borrera tenella a. Ach. Cenomyce glanca Ach. co- piosa in rupil)us secus viani del Martinello. Sticta pulmonacea Ach. sciobiculata Ach. sylvatica Ach. Peltidea horizontalis Ach. caniiia Ach. riiflTescens Smith. Nephroma resupinata Ach. resupinata |3. Ach. Cenomyce rangiferina J. Ach. furcata Ach. sparassa Ach. pyxidata d. Ach. fimbriata Ach. Ramalina fraxinea Ach. farinacea Acli. CoUema fasciculare Ach. myriococcum Ach. nigrescens Ach. lacerum AcJi. Fungi Wdld. Cantharellus cibarius Fries. Agaricus caesareus Schoeff. Boletus edulis Fries. Gasteromyci WiUd. Bovista plumbea Fries. Lycoperdon molle Pers. pyramidulatum i?er^. Mant. Fl. alp. Apuan. Miscellanea Botanica xvi. 457 Hi lideni montes, et Apeiininus proxinms a me pluiies peragrati niilii ostenJenint viam anti(|iiam praetcrvisam, et ad alia l(jca ad anctorihiis Iraiislatatn. De duahus cri- stis convailein Cleciateiisem eflicieiililjus, ea , <|iiae ad orientem est , finditiir in alias duas , qiiaruin (piae exte- rior per quatuor niillia passuum ad amnem Macram ex- cmrit. Fort in dorso siio viam, de qua dixi, satis latam, reliqiiiis maceriariim vetiistaium e lapidibus qiiadris liic illic septam , (|uae, cum ad nullum vicum pioximum ducat, via militaris milii visa est. In parte sua iuferiore per colles de sSIontehello ad locum descendit situm in planitie, qui dicitur Ccparana, ubi paucis abliinc annis detecta fuit pars ejusdem viae lapidibus grandibus stra- tae, et sub terra sepultae , quae magis magisque confir- inat,viam consularem i'n'issn. A Ceparana itur Sarzanam, Lunam, ubi ruinae , et in Etruriam^imo liaec via inter Sarzanam , et Lunam hactenus retinet nomen viae Ro- nianae , et Sarzanae ramus ab ea proficiscitur , qui ad portum Luuae ducit, et iMWana a voce iEmiliana vulgo appeliatur. A parte superiore vero eadem via , cum ad \ert\ce.m Cornoviglia perveuerit , transit sub latus meri- dionale ejus, et sequitur ad vicum Zeri, a (pio ad Apen- ninum proximum dictum // Borgallo ascendit. A faucibus del Borgallo ad flumen Tarum via descendit per quinque millia passuum, miraeque latitudinis est, la|)idibus ma- gnis hactenus bic illic strata, quam,cum vidissem , non potui non habere pro via consulari. In radicibus ejus est pons antiqnus supra Tarum, et cis poutem oppidulum, quod Burgus Tari ( Borgotaro ) appeliatur. Ejus forma quadrata est, muro oppidi quadrato. Dirigitur a moridie in septentriones , et via lata, recta a porta meridionali ad septentrionalem illud dividit,dnm via similis priorem per medium secat crucis iustar; quare oppidulum formam castrametationis antiquae refert. Haec perpendens de alia qnoque re mirabar, scilicet incolas nominibus Romanis auti(piis passim uti. Suspicor hie primum stetisse praesi- duun Romanum vallo munitum ad Gallos cisalpinos ob- servandos, atque contiuendos, quod vallum postea in T. VI. 58 4-58 Antonii Bertolonh op|Mcliiliini conversuin , ut contigit in Gallia Belgica juxta Rliciuun , ubi oppida nunc sunt, quae a praesidiis Ro- manis ibi locatis ortum duxerunt. Ex lis, quae dixi, iiullus dubito,quin liaec sit via,quani Scaurus a Luna ad Galliaiu Cisnl|)inam perduxit per Fri- niates; sed quousque perduxit? Donee conjnngeret cum Emilia Lepidi per viam , quam a Burgo Tari ad Fiden- tiain ( Borgo S. Donino ) protraxit. A Fidentia ad Pla- centiain erat iEmilia Lepidi, et a Placeutia ad Dertho- nani Posthumia. Deerat a Sabbatis ad Dertonam, et Scau- rus earn complevit, ut habemus a Strabone(l), sed necesse est locum Strabonis diversimode interpretari, ut placuit Repeto (2) ex sententia CI. Del Furia. Sic Scaurus ^Emi- liam Lepidi, et Postbumiam, quae tamen a se factae lion fuerant, per Dertonam protraxit, et conjunxit cum Sabbatis per novam viam , quam stravit anno V. G. 638. Gum vero tota via a flumine Trebia , sive a Placentia, ad Sabbatos, et hinc ad provinciam Gallicam vetustate intercidisset , Augustus restauravit , eaque no- men viae Juliae Augustae assumpsit. Restaurarunt postea Antoninus, et Hadrianus Imperatores, ut compertura est ab inscriptionibus mlUiarium noviter detectis, et a doctis- simo Spitalierio exhibitis (3) , quarum unam hie atfero ANVS HADRIANVS . AVG . MAX . TRIB . POT . IX . COS . Ill . VIAM . IVLIAM . AVG . A . FLVMINE . TREBIA . QVAE VETVSTATE . INTERCEDERAT SVA . PECVNIA . RESTITVIT . DGVIII . (1) )) Is est Scaurus qui viam j^miliara stravit , quae per Pisas et Lunara usque n ad Sabbatos , indeqtie ( melius per((ue ) Dertonam duxit )) Strab. Geogr. cum nolis Camubnni. Ainalaelodami 1707. lorn. 1. pag. 333. (2) In DIario Antologia lorn. 10. ann. 1823. Giugno p. 7. 8. (3) Disserlatio Spitalierii exiat in Mem. delta R. Accad. delle sciens. di Torin. ier. 2. lorn. 5. pari. 2. p. 161. et seq. Miscellanea Botanica xvi. 459 tbnTm'^'"' ^'"'^ '"^'"^"'' "'^ 'P''"' Spltalierii disserta- Quinl.no Augustus eamdem viam Carcassonem usque pro- trax.t ut demonstrat alia inscriptio ibi reperta, et non- dum ed.ta quaetamenedi debebat in collectione inscri- ptionum sub regno Italico parata, eamque obtinui ab human.ss.mo Collega nostro Francisco Roccluo in Archi- gy.nnas.0 Bot.o.nensi Archeologlae Professore , qui mihi sinit hic evulgare. ^ IMP • CAESAR D • F AVGVSTVS PONTIFEX MAXVM COS XIII TRIBVNICIA POTESTATE XXXVI. IMP XIII XX M • P • DCCGXXI CCCII LR Distantia, quam indicant millia passuum DCCCXXI , du- citur ab u'l^e Roma et continuari videtur a miilibus passuum DGVIII. .nd.catis in miliiari Hadriani a me su- perms exhd3.to , et prope Nicaeam ad Qarchier reperto. Itaque Scaurus a P.sis , et Luna duxit viam suam per Apenmnum ^^\ Borgallo Fidentiam usque , et haec via adhuc ft-equentabatur seculo duodecimo. Nam Nicolaus Abbas Tarraconensis ex Italia in patriam reversus. cum Iter suum anno 1154. describeret, inquit: » A p'lacen- » tia versus austrum diei itinere attingitur Burgus S. Do- » mm ( Fulentia ). Has inter hospitium extat Erici At- »tinsitur turn flumen Tarus Huic ab austro est 4G0 Antonii Bertolonh » Vicus Tari ( Borgotaro ). Transeundus turn mons Bar- » donis . . . Est in inonte Bardonis criicis empoiiuin (le » Cento croci) » (I). Ex his verbis evidens est, moiitem Bardonis esse Apenninum del Borgallo, qui Burgo Tari statitn iniminet, et qnin(|iic niillia passuuin distat ab Eniporio cnicis, qnod hacteuus superest; ibi enini babe- tur bospitium ampbuTi, et tntum ad viatores excipien- dos, et a tempestatibns saevientibus tutandos, ut milu ipsi contigit , cutu ex vico Verese Burgum Tari per banc viani peterein. Fuerunt tamen qui bac de re alitor senserunt talinlae Peu- tingeriaiiae , et Itinerario Antonini innixi. Odericus (2) contendit, iEiniliam Scanri a Pisis , Luna , et Genua ad Vada Sabbatia per oram maritiniam Liguriae occiduae pervenisse. Hie primum observo, Strabonem non dixis- se, quod Scaurus viani duxerit ad Vada Sabbata , sed ad Sabbatos ; voUiit enim indicare regionem Sabbatorum alpi maritimae conterniinam, non Vada Sabbatia, quae portum niaritimum tantum sistunt in initio ejusdem re- gionis Saonam , et Genuam versus. Ita Scaiuuis pervenie- bat ad viam in aipe marilima, quae in provinciain Gal- licam ducebat , quani , ut iiabeinus a Caesare (3) Ronia- ni vocabaut provinciani nostram , et Galli bodicrni di- cunt Provence-, ItaU Provenza :, ubi Massiiia est antiqua Romanorum colonia. Odericus ad sententiam suam tutandam Itinerario Antonini adversatur, dicitque, quod, cum baec via ibi statuatur a Genua per Dertonam ad Vada Sabbata, id absurdum foret, quia multo longior quam per oram maritiniam fuis- set, ex quo conjicit, duas, diversasque vias in unam erronee conjunctas esse. Itinerario non nego , ^miiiam (1) Hoc itinerariimi ediliim fuit ab Enrico Clirisliano Warlaiif in Sxmma geo- graphiac ad menlem hiamlontm mcdii aevi. Ifauniae 1&21. (2) Oderico Leilcrc LiijuUiche. Jiassano 1792. p. 62. (3) » Helvclii conlineiiliir lerlia ( ex parte) lacn Lemanno el flumine Rhodano, )) qui provinciain noslram ab Helvctiis dividit » Caes. De bell. Gall, typis Vid. Pomba et filior ann. 1818. lorn. 1. lib. 1. cap. 2. p. 6. Miscellanea Botanica xvi. 461 Scanri per oiain maritimam Liguriae occifhiae non tran- siisse, neque tainen directionem ejus a Genua ad Der- tonarn aniplertor rationihiis mox afferendis, inultoque minus fides adiiihenda taliulae geograiicae Itinerario re- centius additae (1), ubi tota haec via per montes deli- neatur. Atqui montes, quorum radicibns Genua insidet, sunt summopere abrupt! , inacessi , nullunnpie vestigium liujus viae praesertini prope Genuani lUKpiain repertum est. Ad quid haec via , si inter Dertonam , et Genuam jam erat Posthuinia , quae a Dertona , et Liliarna , tra- jecto Apennino, in vallem Porciferae descendebat (2), et commodiori itinere Genuam ducebat? Ergo via in tabu- la geograpbica Itinerario addita inter res fictitias ab igna- ro locoruni exbibitas recensenda. Nunc venio ad tabulam Feutingerianam, ut sententiam Ode- rici, et Itlnerarlum Antonini plene refellam. Stationes in tabula , et in itinerario ita se habent quoad Liguriam orientalem : Tab. PeJ-iting. Itiner. Antonin. Luna Lunae Boron Boaceas In alpe Pennino Bodetia Ad Monilia Tegolata Ad Solaria Delphinis Ricina Genua. Genua. Si via ita fuisset, necessario Genuam ingredi debebat, cum nulla semita sit inter Genuam , et mare , neque Strabo siluisset de Genua, tunc emporium nobile, et primariuni Liguriae. Praeterea arduum fuisset Scauro , (1) Ulor seqiienti edilione : Ilinerarium Aninnini Auousli etc. ex libris manu- scriptis edidcruni G. Paribey , el M. Pinder. Accedunl duae tabulae. Beroli- ni impnw!^ Friilerici Nicolai 1848. (2) Vide de hac re Serra in Mem. dell' Accad. Imper. di Genova vol. 2. p. 118. 119. cap. 6. 462 Antonii Bertolonii ne dicam impossiblle , diicere viam per septuaginta niillla passuuin a Luna ad Gennam , xihi tota regio niontibur asperis , sylvis , et saltilnis intercepta , cujiis liabitntores tunc erant feri , iiidomiti. Rudi , et iiifornii tabulae Pen- tingeriaiiae post rpiatuor secula factae , inmimeris loco- rum erioribus scatentl nulla auctoritas est ad viom Scau- ri. Duas (1) bujus tabulae editioiies babemus , primam, et antiquiorem a Velsero , alteram longe uitidiorem, et Augustissiniae Mariae Tberesiae dicatam a Scbeybio edl- tam. In utraque exbibetur mons sub nomine Alpis Pen- nino, qui oritur ab Apennino , et cum eo conjunctus per longum tractum , et continuata catena perveuit ad mare a septentrionibus ad meridiem incedens. Ibi via, quae a Luna proficiscitur , cum alpem Pennino attigerit, per eam ascendit, et cristam ejus secat , ut in alterum montis latus transeat. In editione Velseri baec via denuo reflectitur, et prosequitur ad mare, quo loco dicitur ad Solaria , ibique conjungitur cum via , quae Genuam du- cit. In editione vero Scbeibii eadem via , superata crista alpis Pennino , et ad alterum montis latus perventa , abrupte desinit, neque cum uUa alia via conjungitur. Itaque alteruter liorum auctorum tabulam mutavit. Sed alpis Pennino bic exbibita , ens rationis omnino est, de- que nomine ejus nullum indicium babemus neque apud veteres , neque apud recentiores. Tota baec regie quam lata, et longa est, montibus quaquaversum, et irregula- riter dispositis iutercipitur , qui bic illic a torrentibus se- junguntur, nuUusque ex bis montibus cum Apennino conjungitur nisi per vallem intermediam. Quod autem gravius est , ommittuntur in tabula niontes del Bracco , (1) Edilio prima ila gcrit in fronle : Tabula Jlineraria ex illuslri Peulingeroriim Bibliolheca Quae Auguslae Vindelicorum Deueficio Marci Velsrri in I.ncem ediia. Sine loco , el anno impressionis. Exial in Bibliolheca Arcliigyranasii Bo- Doniensis. Edilio secunda : Peulingeriana tabula Ilineraria Quae in Attgufia Bibliolheca Vindobonetni nunc frnalur Adcwale c.rrriiiin. I\'umini Mariae Tliereniae Hegi- nae Auguflae Dicaia a I'mnrinco CfiriMojihoro De Silieyb. Viudobonae Ex Ty- pugraphia Traltneriana MDCCllI. Exlat in eadem Bibliolheca. Miscellanea Botanica xvr. 463 qui editiores onmiiim , et qui soli a.lspectum alpis nice se f.T.ir.t, cum nuili sint , et variolite oonfecti. Sistunt cnstair. per septe... ,nillia passuiim a vico Matarana ad taheinam del Bracco cxcnnciitein praetor appendices eo- nim lunc ad Boron in B. ii.ianj.ns , inde ad lonentcm Cliiaja (h Sestn nimcupatum pertingentes. Excnrniiit ab occ.denle ,„ orienle.n, snnt.p.e Apennino pandleli , et longa vnlle ab eo sejungunt.ir. Situs cor.un iu tabula Velsenana respondet viae, quae cis alpe.n Pennine exlai- betur, anteqna.n reflectat.u-, ut ad nunc descendat. Cur b, montes ommissi , qui erant LmJus regionis praecipui ? yuia Velserus delineavit, quae nou vidit. Sed et alius gravissunus error iu utraque tabula occurrit. Ponitur in ea flu men Boron veluti nat>im e latere orientali alpis l^ennuio, et , itmere brevi emenso , influens in mare jux- ta Lunae promontorinm. Atqui flumeu boc multo altius nascitur ni Apennino Liguriae orientalis supra vicum To- rese; descendeus ab Apennino transit prope eundem vi- cum, deuide Uectitnr ad S. Petrum de Vara, et bine inter Apenninnm, et cristam montium del Bracco utri- que parailelu.n ad Briniates pervenit, ubi in meridiem conversum bu.o lambit oppid.un Bruuiatum , inde vicum U Borgketto, tandem post plures flexus pianitiem di Ce- parana atung^t, et sub castellis di Valerano , et Vezzano intluit in Macram, octo millia passunm , antequam Ma- cra ad Lunae promontorium mare subeat. Ergo cnrsus tlnminis Boron longissimus est, et quae de eo babentur >n bac tabula sunt prorsus falsa, et commentitia. Sed perpendamus q>sam viam , quae indicatur in tabula. Oune babetur ,n editione Scbeibiana, cun, , superata crista al- pis Penruno, desinat, neque cum ulla alia via conjuu- gatur, dici necpiit esse viam, quam contendunt, Scan- rum a Luna ad Genuam stravisse. Si quid vero dare vo- lunius tabulae Valserianae , dicemus esse viam aevi .,o- sterioris, quae ad nostra usque tempora perduravit, do- nee, Napoleone L imperante, amplior, et commodior strata est. PInries per banc transivi; non erat proferto via consulans, sed semita angusta , adscensibus, et dc- 40 i Antonii Bertolonii scensibiis repetitis laboriosissima , praeceps , et periculi plena , qiialeiu Geiuietises volehaiit, lie helli tempore lio- sris Geimain facile appropiiKiiuiret. Hoc pacto iieque sententia Oderici , neque Itiiierariiim Atitonini valeiit ad ^miliain Scaiui inter Liinain, et Geiinain statnendam, Sed nova nascitiir opinio a Repotto evnij;ata (1). Is vult, viarn Scauri a Lnna pioficiscentein trarisiisse per valleiu inferiorem , et snperioreni Macrae, ascendisse per Apen- ninnin della Cisa supra bnri2;uni Pontremoli ^ et hi nc Par- mam a'ttiijisse. Si res ita tiiit, piol'ecto Scaurus brevita- ti itineris noii prospexit, et ab appropinquanda Placen- tia recessit, quod erat scopus primarius viae militaris, quae in Galliam Gisalpinam duceret. Nullum argumen- tum ab bistoria Romana, vel ab autiquis monumentis , vel a forma ipsius viae petitum Repettus afFert ad sen- tentiam suam tutandara. Siluissetne Strabo de Parma, si jEmiiia Scauri per Parmam transiisset? Repettus inniti- tur tautum notitiis a seculo iiono incipientibus (2) , ne- que satis luculentis. Florentinus in vita Matbildis (3) re- fert , Arnulpbum Gernianiae regem a Forrnoso Pontifice Romano ad Imperium vocatum anno 894. per banc viarn transiisse. Transierunt per eam Henricus quartus Impe- rator anno 1110., Federicus II. anno 1226., Coniadinus anno 12.59., Ludovicus Bavarus annis 1327. 1329., alii- que sive Principes , sive Romani Pontifices annis sequen- tibus. Utque Repettus opinioni suae magis magisqne in- dnlgeat, ponit prope la Cisa montem Bardonis , de quo in bis itineribus sermo fit, et statuit eum esse ad vicum Berceto paulo ante faucem della Cisa ; sed cum Abbas Tarraconensis evidenter indicaverit sub eodem nomine Apenninum del Borgallo , ut superius ostendi , aut via- tores illi per hunc transierunt , et per semitatn di Gid- nadi in latere meridionali Apennini excurrenteni burgum (1) Repelli in Diar. Anlolngia lorn. 10. ann. 1823. Giugno p. 9. 10. (2) Rfpelli I. c. p. 11. V2. (3) Finrfiilini M<-m. della {/ran Conl. Matilrle stecnnil. rdiz. con note del Slansi. Lucca 1766. nella Siamperia di Vincenzo Giunlini turn. 1. p. 384. Miscellanea Botanica xvi. iC) di PonfremoU attigerutit , aut tntus inons,qnl al) Apen- n'mo del Borgallo extenditur ad vicnm lierrrto , et ad faiicem della C'isa nomine Bardonis vocatns I'uit , et via- tores a Bnrgo Tari proficiscentes per semitain , quae in latere septentrionali Apennini ab antiquo tempore est, ad vicum Berceto , et ad fancem della Cisa venerunt,ut ad bin'guin Pontremoli descenderent. Atque liic per tian>pniiatn de Cluvierii erroribns juvat lo- qui. Is meminit de monte Borgada , sed tani inconcinne de situ ejus egit , nt nesciamns, quid sil)i volnerit. Fa- bellis Annii Viterbiensis de oppido Apua innixus dicit de Liguribus Apuanis : » Hie in dicto Borgada sive Ani- » do nionte apud fontes Macrae antiqua majoruin ipso- » rum sedes fuit, in aritiquissimo oppido Apua, nnde » Apuani dicti » (1). Habemus ex Averanio (2), oppi- dura Apuam nunquani fuisse. Fontes Macrae sunt in monte Orsaro supra Inngum Pontremoli. Discimus a Li- vio Anidum fuisse in Liguribus Apuanis (3) , non in Fri- niatibus, ubi sunt fontes Macrae. Quare puto, niontem Borgada Cluvierii ad Apenninum del Borgallo referendum esse , sed cum Anido ab eo perperam coufusum. Denique aliud Repetti argumentum refutaudum superest, qui viam della Cisa ideo esse Romanam contendit, quia in editiore Apennino juxta banc viam remanet nomen Romanuni Cassium (4). Repettus bic locutus est de iis, quae nou vidit; unus locus, qui dicitur Cassius, vicus est non in Apennino superiore , sed in inferiore ; si ve- ro Parmani petiisset , vidisset in fronte templi majoris plures inscriptioues gcntis Cassiae Parmensis, quae vel a vico Cassio originem ducebat, vel illi nomen dederat. (1) Cluv. Iial. antiq. Lugduni Ba(avorum ex officina Elseviriana ann. 1624. torn. 1. p. 76. (2) Averani Lez. lose. torn. 2. p. 207. (3) Cornelius et Baebiiis Coss. cum Lignres Apuanos subegissent , et in agrnm Samniiicum diicere vellent » edixcrnnl, Ligures ab \n\do (hk detft aliquid in )) lextu ) mnnlibus descendere cum liberis conjugibusque. n T. Liv. Hist, ad Pombae ann. 1826. torn. 7. p. 479. § 38. (4) Repetl. I. c. p. 10. T. vr. 59 i66 Antonii Bertolonu Bis per banc viani transivi , antequam jussu Napoleonis I. nova, illoque digiia steriieretur, quatn postea perfecit Maria Aloisia uxor ejus, postquam , Napoleone ab impe- rio dt'piilso, Dux Painiae facta est. Erat semita aiigiista , periculi plena praesertim in rupe ingeuti inter Cassium, et Foronovaniiin ( Fornuooo ) , ubi excisa supra praeci- pitium vix peditein^ aut equitem a(lniittel)at. Nihil ope- lis Cotisularis in ea vicli. Quis strnxerit, ignoratnr. An Donizo in vita Mathildis lo([uens de itinere Herici IV. anno 1110. suscepto de ea iutelligit , et Francigenam stratani appellat (1) ? Francigenam stratam tenuit Rex , pace peracta , Transivit certe tunc incipiente Decembre Monteni Burdonis Tuscanae fluxit in oris. Itane vocavit , veluti si a Francis facta fuisset ? Vel po- tius cuiu Miuatorio credenduin (2) ita dictam , quia du- cebat ad Francos ? Repettus vero putavit banc Franci- genam stratam respondere viae inter Parinam , et la Cisa, quia in ea niemoratur mons Burdonis , quern ipse ponit lit jam monui, ad Berceto ; sed Henricus potuit bunc vicum adire a Bnrgo Tari per viam in latere septentrio- nali Apennini ductam, de qua superius dixi. Pobtremo non erit aljs re observatiunculam addere de dua- bus iEiniliis Lepidi, et Scauri. Scaurus , cum esset Con- sul anno V. G. 639. exsiccavit paludes inter Placentiam, et Parinam (3). Haec res in opinionem me trabit, M. M. Lepidum , cum jam anno V. G. 507. ^miliam suam ab Ariinino stravisset , duxisse a Parma ad Placentiam per Foronovanum, et bine per montium radices. Quare Scau- rus ab Apennino del Borgallo viam submontanam sequu- (1) Mural. Scripl. rer. Ital. torn. S. /i6. 2. cap. 18. columna 378. (2) Mural. Iialic. antiq. medii aevi. Mediolani 1889. Ujp. Soc. Palal. torn. 2. column. 1020. (3) M Sed exsiccavit eas paliules Scannis, fossis navigabilibiis diictis a Placenlia » Paruiam usque « Slrab. Ikr. Geogr. ed. cil. lib. 6. p. 333. Miscellanea Botanica xvi. 467 tus conjanxit v!am suam cum iEmilia Lepidi ad Flden- tiam breviori itinere. Haec sunt, quae orationi mnae finern faciens piobahiliore ratione possum dicere. Alii moliora afFoiant. Venio nuuc ad partem secuudain liorum Miscellaneorum rei heihariae dicatam , in qua species plantarum vel novas , vel lariores desciibere satagaiu. CLASSIS MONOEGIA. ORDO POLYANDRIA. Onl. nat. Najades Jiiss. 1. Myriophyllum fithescens : foliis oppositis, pectinato-pin- natifidis, laciniis l)revibus, lineari-tUiformibus ; floribus solitariis, axillaribus , alternis Tab. 23. fiir. a. b. Perenn. Habui ex Alabama a Doct. Gates. Caulis fliiitans, et in parte fluitante radicibus filiformibus, simplicibus praeditiis, simplex, vel supenie alteine ra- mosus, foliosus. Folia omnia pectinato-pinnatifida , alter- na, brevlter petiolata , laciniis lineaii-filiformibus, bievi- bus, acutis, integenimis ; in foliorum axillis saepe oc- cuiTunt foliola duo, exigua , ovato-Ianceolata , aut lan- ceolata, serrulata, viiidia, forma stipularum. Flores soli- tarii , axillares , alteini , sessiles. Nux grandiuscula , te- tragona , basi tumens, rufo-fulva. ExjAicatio tabulae 23. Fig. a. Planta in statu natural!. Fig. h. Fructus auctus. CL. MONOEGIA. ORDO MONADELPHIA. Ord. nat. Coniferae Linn. 2. Pmus serotina: foliis ternis, longis , basi tectis vaginella circulariter rugosa Tab. 27. fig. 3. 4-G8 Antonii Bertolonu P. serotina 31iclix. FI. Bor. Amer. 2. p. 205. Wilhl Sp. pi. i. part. 1. p. iDO. Arb. Habiii ex Alabama a Doct. Gates. Folia terna, crassinscula, imicionata , octo pollices longa, basi cincta vagiiiellis circulatiten- nigosis circiter per di- iiiidiuni poUiceiu , qiiaruiu suprenia spbacelata. E.vplicatio tabulae 27. Fig. 3. Folia in statu naturali. CLASSIS DIOECIA. ORDO HEXANDRIA. Onl. nat. Smilaceae Vent. 3. Smilax alba: caule subtetragono , inferne patenter, re- moteque aculeato , aculeis tenuibus, rectis ; foliis oblon- go-lanceolatis , acuminatis, acutisve, trinerviis, tenuiter coriaceis Tab. 24. S. alba Pursh. in Spr. S/st. veg. 2. p. 101. n. 37 ? Frut. Habui ex Alabama a Doct. Gates. Caulis e tereti subtetragonus, scilicet angulis duobiis late- ralibus magis conspicuis , intermediis duobus obsoletis , striatus , alliens, inferne adspersus aculeis paiicis, remo- tis , tenuibus, brevibus , recta patentibus. Folia oblon- go-lanceolata , acuminata, ant acuta, trinervia , integer- rima, breviter petiolata , tenuiter coriacea , glaberrima, utrinque viridia , majora tripollicaria. Cirri petiolorum simplices, contortuplicati. Reliqua desunt in meo exem- plari. Sola Smilax alba Pursb. ad speciem meam referenda mibi videtur ; sed de iderititate certissimus non sum , cum Sprengelius 1. c. ponat inter Smilaces caule tereti. ExpUcatio tabulae 24. Fig. Exhibet plantam in statu naturali. Miscellanea Botaniga xvi. 4G9 •i. SuiLAX piibera: caiile tereli, inenni , pubescente, foliis coidato-ellipticis , oljtusiusculis, ([uiiKjuenerviis , supra gla- bris , subtiis tomeiitosulis; uiubellis breviter peduncula- tis Tab. 25. S. pubeia Michx. Fl. Dor. Amer. 2 p. 238. hVilld. Sp. pi. i. pari. 2. p. 785. Frut. Habui ex Alabama a Doct. Gates. Radix ciassiuscula , repeiis, articulata , radiculis lateralibus teiiuibus, rainnlosis, squamis duabus ad singuluin no- duin , oppositis , ovatis , acutis , fuscis. Gaulis teres , pu- besceiis, flexiiosiis, inermis. Folia tenniter coriacea , bre- viter petiolata, cordato-elliptica , obtusiuscula cum mu- cronulo exiguo, cfuiii<[uenervia , nervis duobus exteriori- bus superne evaiiescentibus, supra glabra, saturate viri- dia, nitida , subtus molliter tomeutosula , pallescentia. Petioli villosi. Cirri simplices, loiigi , contortuplicati. Um- bellae suffultae peduuculo brevi, villoso. Pedicelli glabri , affix! receptaculo communi, globuloso, lanuginoso. Peri- gonium sexpartitum, persisteiis, glabrum, segmentis ob- lougo-Iinearibus. Stamina perigonio vix breviora , anthc' lis albis. Faeminaui non vidi. Explicatio tabulae 25. Fig. Exhibet plantam in statu natural!. CLASSIS POLYGAMIA. ORDO MONOECIA. Ord. nat. Mimosae R. Brown. 5. ScHRANKiA uncinata : caule angulato , petiolisqiie aculea- tissimis, aciileis uncinatis ; foliis sexjugis, partialibus multijugis, foliolis parvis, oblongo-linearibus, acutiuscu- lis; capitulis axillaribus , pedunculatis , geniinatis, solita- riisve , folio brevioribus. S. uncinata Willd. Sp. pi. 4. part. 2. p. lOi.3. Mimosa liorridida Michx. Fl. Bar. Amer. 2. p. 254. Perenn. llabui ex Alabama a Doct. Gates. 47 0 Antonii Bertolonii Caulls heihaceus , pentafjonus, aculeatissimus , aculeis hre- vibus , iinciiiatis, intcriu^ dilatato-coinpressis. Folia petio- lata, sexjuga, partialibiis imiltijngis, breviter petiolulatis, foliolis paivis, oblongo-Iinearibus, acutiusculis , glabris, basi latere inteino aiigiistatis , siilUus nervo elevato di- remptis. Petioli , et racbis foiioiuni siniili motlo , ac cau- lis, aculeis numerosis scatentes. Capitiila globosa , gian- diusciila , axillaria , pedtincnlata, inferiora geminata , su- perioia solitaria. Pediinculi similiter aculeati , in meo excinplari pollicem non exceduiit. Florcs rubro-purpurei. 6. Acacia multifoViolata : canle frnticoso , erecto, ramis an- gulatis, subspiiiulosis, foliiscpie pubescentibns ; foliis bi- piimatis, piiinis primariis subdenis, secundariis subqua- dragiiitjngis, foliolis exiguis , stipate approximatis , linea- ribus, latere interne angustiore, racbide nuda ; capitulis globosis, pednuculatis , solitariis, geminisve Tab. 26. Frut. Reperta in insula 5. Domingo ab infelici Bertero, qui misit semina ad bortum bot. nostrum anno 1830., ubi culta ab eo tempore hactenus perdnrat , jamqne ab anno 1832. boc nomine distinxeram. Floret apud nos decedente byeme , et veniente vere, Caulis f'ruticosus, erectus, inferne aetate fere teres, cortice cincreo , apud nos nunc septempedalis. Rami alterni , angulati, virides, tenuiter , denseque pubescentes, subin- de adspersi spinulis paucis, tenuibus , rectis. Folia bi- pinnata, breviter petiolata, racbide nuda, eodem modo pubescentia , pinnis oppositis , primariis subdenis , secun- dariis snbciuadragiutjugis, brevissime petiolulatis, foliolis exiguis, stipate approximatis, et fere se se contingenti- bus , pariter oppositis, linearibus , acutiusculis , basi pan- lulum obliquatis, latere interno angustiore, subtus nervo elevato diremptis. Pedunculi axillares, solitarii , vel ge- mini , folio rnulto breviores , pubescentes, terminati ca- pitulo globoso, grandiusculo. Flores albi. Apud nos non- (lum fructificavit. Miscellanea Botanica xvi. 471 ExpUcatio tabulae 26. Fig. Exliibet plantam in statu iiaturall. CLASSIS CRYPTOGAMIA. ORDO STACHYOPTE- RIDES IVilld. Ord. nat. Lycopodiaceae Bartl. 7. Lycopodium carolinianiim : caule repente , brevi ; foliis di- sticis , lanceolatis , sursum incurvo-falcatis ; pedunculo elongato , erecto , vestito verticillis trifoliolatis, aequidi- Stantibus, crebris ; spica terminali, simplici , bracteis ovato-cuspidatis Tab. 21. fig. 1. a. b. L. carobnianum i^. pi. p. 1567. Michx. Fl. Bor. Amer. 2. p. 283. L. pinnaturn repens spicis et pediculis singularibus longis Dill. Hist. muse. p. 452. n. 6. tab. 62. fig. 2. Perenn. Habui ex Alabama a Doct. Gates. Caulis repens, brevis, simplex, vel ramosus. Folia parva, lanceolata , acuminata, disticba, sursum incurvo-f'alcata. E caule medio prodit pedunculus erectus , quinquepoUi- caris, vestitus verticillis tritbliolatis, inter se brevi, et aequall spatio distantibus, quorum foliola exigua , lanceo- lato-linearia , acuminata. Spica pedunculo terminalis, cy- lindracea, crassiuscula, densa , pollicem , et etiam ultra longa. Ejus bracteae ovato-cuspidatae. Capsulae in axilla cujusvis bracteae solitariae , albidae. Figura Dillenii superius allata omnino pertinet ad plantam iiostram , et cum Lycopodium caroUnianum L. eidem in- nitatur, nullus dubito, quin sit idem cum nostro ; optas- sem tamen a Linnaeo characteres luculentiores, deficiunt enim in nostro folia patula, superficialia solitaria. Willde- nowius in Sp. pi. 5. part. 1. p. 14. utitur eadem figu- ra Dillenii, sed affert tab. 62. fig. 5., qualis est in se- cunda editione Dillenii. Ipse quoque repetit folia patula , 472 AnTONII BEftTOLONII et in descriptiuncula adJita dicit pedmiculum qnadri-quin- qnepoUicaretn, sqnainis alteniis, lanceolato-subulatis te- ctiun, spicani sesqni-seii tripollicarem , quae omnia noli conveniunt cum planta Dillenii, et mea. An sub nomine Lycopodii caroliniani L. latent duae species diversae ? Interim, cum llistoria tniiscoruin Dillenii sit laiissima , opportunum duco exliibere figuiam speciei nostrae, ut botanici dubium solvant. ExpUcatio tabulae 27. fig. 1. Fig. 1. a. Exhibet plantam in statu naturall. Fig. 1 . b. Ostendit bracteas spicae auctas. CLASS. CRYPTOGAMIA. ORDO MUSCI fVilld. Ord. not. Grimmiaceae Bruch. Scldmp. Giinb. 8. Lycopodium alopecuroides : caule apice radicante ; foliis lineari-subulatis , inferne denticulato-ciliatis, densissimis ; spica terminal! , sessili. L. alopecuroides Sp. pi. p. 1565. Schk. Crypt. Geu>dchs. p. 161. tab. 160. Michx. FL Bor. Amer. 2. p. 283. L. alopecuroides , flageliorum extreinitatibus radicosis Dill. Hist. Tw^sc. p. 4-54^. tab. 62. fig. 8. A. B. , et ed. 2. tab. 61. /g. 6. A. B. Perenn. Habui ex Alabama a Doct. Gates. Radix repens. Caulis ramosus, pedalis , et etiam ultra, ra- mis simplicibus, vel bipartitis , saepe recurvatis, et api- ce radicantibus , totus , ramisque densissime tectus foliis sparsis, lineari-subulatis, in multo margine inferiore den- ticulato-ciliatis, apice nudis , erecto-patulis, flavidis. Spi- ca terminalis, sessilis, crassa, et densa, foliata , foliis recurvis , basi denticulato-ciliatis. Capsulae solitariae , axil- lares , sessiles, albidae. In Sp. pi. corrigendus error in prolatlone Dill. Muse. p. i6i. pro pag. 45i. In If Hid. Sp. pi. 5. part. 1. p. 26. cor- Miscellanea Botaniga xvi. 473 rigeiidus pariter error in prolatione Dill. Muse 46i. tab. 62. y/g. G. ; nam si prolatio paginae desumpta fuit ab editione prima, tunc corrigendum pag. 454., et si pro- latio tab. 62. fig. 6. desumpta fuit ab editione secunda, tunc emmendandum tab. 61. fig. 6. A. B. CLASS. GRYPTOGAMIA. ORDO MUSCI Willd. Ord. nat. Grimmiaceae Bruch. Schinip. Guinb. 9. GiuMMiA long'ipUa: caule snperne ramoso , subfastiglato ; foliis lanceolato-linearibus, rnargiiie revolutis, dense im- brlcatis, inferioribus brevioribns, muticis , breviterve pi- liferis, superioribus longioribus, longeque piHferis; seta pcricbacuiis breviore , demum erecta , contorta ; capsula ovali-ubloiiga 5 senio octucostata, operculo subulato. Ion- go Tab. 27. fig. 2. c. d. G. funalis ^. De not. Syll. muse. p. 2.51. Diptodon patens Moris. Stirp. Sard. el. fasc. 3. p. 14.* Racomitrium incurvum Garovagl. Muse. Cornells, exsicc. dec. 1.* Reperi in vertice mentis Cornoviglia in provincia Lunensi super rupes. Habui ex montibus Comensibus a Prof. Ga- rovaglia, ex montanis Sardiniae ab Eq. Prof. Morisio, ex Corsica a Cali>i a SoLEmoLio. Caulis erectus , vel adscenderis , inferne simplex, superne ramosus , ramis subfastigiatis, pbis miniis-pollicaris. Fo- lia lanceolato-Unearia , nervo dorsali excurrente, margine revokita , densa iinbricata , inferiora breviora , mutica, aut pilo brevi terminata, aetate una cum caule nigre- sceiitia , superiora longiora, et pilo longo, canescente terminata, pallide viridia, in apice caulis sul)recurva, aut subbomomalla. Seta perichaetio paulo brevier, primo incurva, postea erecta, et contorta. Caj)sula ovali-oblon- ga , erecta, flavida , senio octocostata, et sulcata. Peri- stomii dentes sexdecim, demum recnrvuli. Opercidum ro- stro subulato, longo, tamen breviore, ([nam capsula. Calyptra basi in ambitu fissa. T. VI. 60 i7-i Antonii Bertolonii Pioxlma Grimmiae elatiori Brncli., Scliimp., et Giinib. Bryol. Europ. fasc. 25-28. p. 17. Grimmiae. tab. 10., (piae ta- men differt caule elatiore , foliis omnil)US subaequalibus , patentibus , longe , et aequaliter piliferis. Explicatio tabulae 21. fig. 2, Fig. 2. c. Exhibet plantam in statu natuiali. Fig. %. d. Eadera planta aucta. Ill I (I III VI ^ ->^. ?d. V M L.Jirlljrii .III ii.ll rl In bp In Gyy^^^/i^y//y////^yy I \i /«'//'/ /^ M.-.'- rt m 1,1, [,,1. udix Li' A- UN PENSIERO SULLA PIETRIFICAZIONE DEL LEGNO DIEHORIA DEL CWALIERE PROFESSORE GAETANO SGARZI ( Leita ndia Scisiooe dci IS Marzo 1S53. ) D. 'elle tante bellezze clie ornano e distinguono I corpl della natura , non minori per certo ne ultitne sono la strut- tura e la forma, die si bene adatte negii organizzati alle funziorii vitali e di relazioiie , e sifTattainente svariate ne- gii inorganici, obbligano per vero dire alio studio ed ali'am- mirazione, clie universalmente lore si dedica c viene tri- bntata. Nc opere si stupende sarebbero a vedersi indiffe- rentemente soggette a nuUarsi, a dissolversi, a periie, trattandosi della parte di loro la piu sublime che e quella dei viventi , (piaudo a compenso ed a niaggior meraviglia non se ne avesse la riproduzione , il ripullalamento , la perenne di loro successiva comparsa sulla scena del mon- do , che dessi soli rendono piu deliziosa, piii incantevole, pill interessante. Quindi e die grande frutto di soddisfazio- ne ritrae dalle sue fatidie il Natuialista iiello estenderne il novero dei conosciuti; quindi e che nulla si lascia d' in- tenlato onde averne delle nuove discoperte; quindi e die •i7() Gaetano Sgarzi lion ha pari V iitilita di iiicontrariie dei Fossili clie ne ma- il il'estaiio ilelle spocie ora |)(Miliite e delle qiiali non si Iiaii- iiu le analoglie fra le viveiiti, ora delle specie die tntta- via esistoiio, ma con modilicazioiii immense, per assai di- verse e di spesso arcane circostaiize sofrerte. E sostando su qnesti ultimi, 1' apparire di tali fossili fa sempre epoca nella scienza ; avvegiiache fedeli immagi- ni d' esseri o di avanzi d' esseri giil vissnti ; clie di mez- zo al inotarc dei secoli , e bene spesso di mezzo a cata- clismi , ed a sovvertenti catastrofi del globo , intatte ripor- tano delle strattnre appnnto, e delle forme carattcristiclie individnali ; clie come cadaveri e reliquie rese indistrutti- bili, rappresentano qnello clie non e piii ; clie aprono di- iianzi alia niente lo spettacolo della natnra nei priniitivi tempi del mondo; die legano 1' odierno die e visibile col- r antico creato die non puo comprendersi die col pensie- ro ; questi fossili in fine raccolgono in se assai d' impor- tanza, non giu serve ndo d' ainiileti all' antica ed anclie nioderna superstizione , di denari del paesaiii o di inoneta del diavolo alia favola, di pietre prez'iose e sante agli Etio- pi ed agli abitatori dell' India \ sibbene somministrando , oltre molte nozioni , alcuna sorta pur di dllncidazione in- torno a fatti geologici che si avvolgono per solito nella piu grande oscurita; documentando delle teoriche nelle natma- li disqnisizioni e dottrine die altrimenti si guardeiebbero come assurde ed insussistenti ; essendo spesso di guida e di non piccolo appoggio a progress! ed avvanzamenti della Geologia, e delle varie branche della Storia Naturale, che non si darebbero, oppure camminerebbero difficilmente, e con non troppa fortnna d' esito. Infatti e ai fossili che e dovuta 1' origine della teoria odierna della Terra; senza essi non si sarebbe potnto che immaginare esservi state nella formazione del globo delle epoche successive , ed una serle di operazioni differenti del- la natnra; dessi soli somministrano certezza che questo glo- bo non ebbe sempre lo stesso inviluppo, lo stesso stato, avendo essi dovuto abitarne e percorrerne la superficie pri- ma d' esserne sepolti nella profondita. In una parola egli Sulla Pietrificazione del LncNO 477 ^ a giusto titolo die i fossili si dicono le meda-Iie della cieazione. ^ Ne tntto r interesse, I' importanza tutta, e le amenita doi foss.U 1.1 CIO SI reslrii.oono; die d' altro {renere ve 1. ha die n»-..ardano I' arcana di loro forrnazioiie , la so- stituzione assolnta di sostanza ininerale alia materia organi- ca, la pietrifioazione; e qnesla non gi^ consideiata nd seiiso d. tiadiz.oMi a.iiiclie , die intendevaiio i fossili sicco- come semplki giuoc/ii della natiira risultanti clalla cormzione (Idle pietre, o I. pensavario pror/otfi c/ag/i astri , e sesnata- mente dai raggi della lima die mangiavano le metre (1) • da uri succo pietriHcante, da „na specie di vegetazione da nn sem.mo d' aniniali maiini di natma plastica {■>) ■ op' pure nd senso di nitre erroncc spiegazioni singdari' da liuigo tempo accreditate,eclie si souo aviite fino alia me- ta del secolo scorso (3); ma invece nd senso giusto e ra- g.onevole di nn cliimico processo , dal quale per ogni ver- so noil senihra potersi prescindcie in simile nualita e sorta di formazioni. E comedie in cosa di tanto momento , ed in cui man- cano gl, esempi sott' occliio onde investigarne il modo di piocednra, e qnanto v' e di particolare , egli e forza nnl- ameno stare alle opinion! alle ipotesi; cosi egli e osserva- iJiie non essersi ne abbracciata totalmente ne abbandonata giammai 1' idea di meccanica sostitnzione per imbevimento per una sorta di spostamento, ed in pari tempo non es- sersi die come per slanoio di fantasia ammesso ed accolto un cliim.co pensiero, die per.) non abbastanza concretato lascia nelia inccrtezza medesinia die le j.uetidie e fisidie opiniom accennate, e vivo fa persistere tnttora il desiderio die qualdie passu pin intimo, meglio gingnendo al se-no disvdi, m p.n die congettura almono , il rccondito , e'd il portentoso della pietrificazione stessa. (1) Noiiveaii Diriionnaire d" FliMoiie N.iinrrllc appliqn^e aiix Arts - Par une Soc,e,. dc Na.nrahslcs el Agricllenrs. Jo.n. .VXV. Anic. Pelrine L. (2) linunjucl. Iiaih- des I'fiiincalions. I'a-. G5 etc iJ'n..!'r'",'''''' ^'"T'^'^'"" -^'"i '-^^^ Hianscmens am,{.; dans noire globe, et ^ur les pclrificalions qii' on prelcnd en Hre le Icmoisnage. 478 Gaetano Sgarzi Certo pol intanto si e, die II niedltare e 1' intrattenersi intonio ai fossili , prescindcndo dagl' iiidicati stessi loro rapporti colle scienze natuiali , tale un' imiuensitii d' idee iiigenera inoltre , e di impiessioiii induce, da rimanerne commosso ed attratto qiialnnque aniino clie non sia rozzo, meschino, o desso stesso pietrificato. E saiebbe diflicile r enumerarne tutte qiiante le soddisfazioni ed i vantaggi die ne veiigoiio , pel qiiali e per le qiiali bastera pur solo rarnnieniorare 1' allungarsi die si fa per essa meditazioiie ed iiitratteiiimento la vita , trasportandola alle prime epo- die della natiira e del mondo , iiella guisa medesima die il percorrere le vie di Pompei fa come vivere ai tempi dei Roniani e di Plinio, 1' aspetto delle Piramidi trasporta a quelli di Sesostri e de' Tolomei. Di qui il fissaivisi lo studio e r attenzione di molti, e 1' occuparcene noi col- r egregio giovane Prof. Domenico Santagata collega mio amatissimo, all' occasione segnatamente d' esaminare una Leila serie di Legni impietriti , pregevolissima non meno per essere dei terreni, e dei monti della nostra provincia, di quelio die scavata e raccolta dalla di lui studiosa soler- zia ed attivita; di qui una scossa al mio proprio desiderio di investigare il misterioso della formazione dei fossili a fine di applicarne poscia il quahinque risultamento ai saggi die avevamo sott' occliio; di qui il mio interessare 1' aiuto profittevolissimo dell' esimio nostro Prof. Cavaliere Bianco- ni , del quale mi e sempremai generoso e gentile, in cosa specialmente die lo riguarda , e nella quale egli e siccome in tant' altre versatissimo; di qui la sorgente del Pensiero sidla Pietrificazione del legno die ho 1' onore di presentar- vi, Accademici Prestantissimi , per debito di tributo , per conforto di consiglio , per confidenza di giudizio. La pietrificazione die e qudlo stato che secondo alcuni Naturalist! veramente determina il caratterlstico di fossl- le (1) , rlsulta da un processo assai controverso masslme (t) II scnso di qiiesta parola lia variato nella scienza , e non ha scmpre aviita una significazione idcnlica a quella die le si da presenteiueiile. Dcshayes, D'Or- Sulla Pietripicazione del Legno 479 perche non fu dato poranco d' avvanzarsi sperimentalmcn- te e per fatti stabiliti nel segreto di siio aiidaineuto , e tutti gli sforzi non riescirono fin qui, siccome si disse, che a congettiire, a supposizioni, ad ipotesi. Pel niolto niillostante die ne e stato iiivestigato e scritto , si puo facilinente dimostrare e comprendere, che egli e quasi esciu- sivair\cnte sott' acqiia , e solameute in acqiie limacciose e cariclie dei sedimoiiti, clie depositano attorno de' coipi or- ganizzati , tra?portati poi od incontiati da esse, clie sono- si potiiti lormare dei fossili in ogni epoca , e possonsi for- marc aiicora al glorno d' oggi ; ina non facilmente si pno comprendere e dimostrare per qiial modo e procedimento ne vengono formati. Molecole di parti organiche distrutte vogijonsi rimpiazzate da molecole di sostanze niinerali ; del carhonato di calce, e del solfato di calce, e piii spesso della silice , lianno preso il luogo della cellulare , del le- gnoso, e dei materiali innnediati , insieme a corpi metalli- ci , a solfuri , ad ossidi di ferro particolarmente , all' argen- to nativo (1), ed alio stesso ferro metallico, secondo che riferisce Dahr (2) ; ogni vacuo organico e successivamente ogni ceUula venne riempita come lo e uno stanipo da ma- teria fusa , di guisa che i dettagli dell' organizzazione , le forme dei tessuti appariscono i niedesimi. Manifesto egli lie semhra percio un inzuppamento , la specie di saturazio- ne, r imbeviinento dai piii supposto ed ammesso (3); ma a fine che tutto ne venga compenetrato 1' organismo, bi- bigivj, Piclel (ra ^V\ altii si dislingnono nel dclerminarne diversa definizione , che qnesl' ultimo eslciule»ad ogni corpo organizzalo sepolto naliiraiiiu'iile nclla ter- ra, clie vi si 6 coiiservato , o vi iia lasciato non diibie traccie della sua csislenza; purcliii il deposiln di cui fa parte sia slalo forniato solto 1' influenza di circo- Stanze diverse dalle alluali : Piclrl. Traill' de Pali'-onlologie etc. Tom. I. Cliapiire II. (1) Guide du Geologue - Vnyageur. Par Ami linuv, Tom. 11 pag. 150. (2) Siir r existence du fer metallique dans du bois fossile. Par. M.' ]}ahr. Journ. de Pharniacie et de Cliiniie. T(im. \XI. Trois.' Serie. Pag. 233. (3) Jos. Monti. De Monumenlo Diluviano nuper iu Agro Bononiensi dctccto. Pag. 21 etc. UnHrijurl - Opera ritata. Pag. 90. Diclionoaire Universel d' llisioire ISaturille. Tom. V. Arlic. Fossile. \ 480 Gaetano ScARzr sngna fijrnraisi una soluzione delle sostanze mineral! die si rinveiigotio , e clie sono per loro natura insoliiliili , oppure una sospensione di esse nell' acqua nello stato di finezza che ne pernietta il passaggio pei pori ; e ad onta di que- sto liinane dipoi dinicilissiino sempre lo spiegare 1' assolnta sostituzioiie del inincralo a! ]>nsto deH' oi-gaiiico , inassime colla di hii scoinparsa il jiiu delle volte totale , e colla permaiienza della di liii furiiia e strnttura , iion |)ioprie gianimai del minerale intervenuto. II contonipoianeo deposi- to vuoisi legato alia causa che discaccia il primo costituen- te , dappoiche quello, ossia l' inorganico , che non ha per tipo di forinazione il tipo di questo , ossia dell' organico , nullameno esattamente, e perfettamente vi si configura ed adatta ; ne cio e raggiunto nella teoria ingegnosissima di Haiiy (1), ne si cornpletamente nell' altra di Patrin (2) da bastare all' occorrenza, e neanco nella recentissima di M. D' Orhigr/y (3) ; quantunque in queste, che sono le priuci- pali professate, vi sia compresa 1' azion meccanica snddetta generalmente annuessa, e sottinteso e dichiarato certo tal qual lavoro chimico , che e il foudamento , lo i ipeteremo , il pill solido su eui camminare, per pur vedere alciina co- sa di positive nell' occulto singolare processo della pietrifi- cazione. Vediamo difatto in semplice sunto cotall teoriche : e dietro di esse contemplando, dai monumenti che abbiamo, sul probahile andainento del processo che li lascio; trovato realmente che desse teoriche non soddisfanno intero il l)iso- gno della spiegazione , di cui si va tuttora in traccia; spe- rimentato che vi sono indispensabili delle chimiche reazio- ni particolari al niigliore intendiniento di esso processo, diverse da quelle nelle teoriche medesime incluse, od al- nieno piu esplicite ; rinvenuto cosi aperto 1' adito ad ulte- (1) Traile de Mineralogie. Tom. 1. pag. 142, 143. (2) Nmiveaii Diciioiinaire d' Hisioirc NalunMIe Appliquee aux Arts. etc. Toroo citato , Arlicolo citato. (3) Coiirs Elcraentaiie de Pak^oulologie , el de Geologie Slraligraphiqiies. Prem. Part. Chapilr, 11. Sulla Pietrificazione del Legno 481 riorl investigazioiii e teiitativi, ciii giustifica il buio che persiste intorno al fenonieno in discoiso ; azzardiamo getta- re r enunciato pensiero , siciiri clie cpialora fosse anciie per essere cli risultanza eguale alia fin qui conccssa ed otteiiu- ta , non troppo fclice cioe e non appieno corrispoudente air uopo, correremmo tutt' al piu eguale la sorte coi chia- rissimi che ci hanno pieceduto, e dei qiiali in ultimo non facciamo che segiiire le traccie profoiide da essi gia segna- te , nonclie estendcre alquanto di piu , e dilucidare il con- cetto per essi soli formato. II celebre Ilaiiy e di opinione che nelle pietrlficazioiii la materia pietrosa si sostituisca alia sostaiiza vegetahile od anitnale niaiio a mano che queste si decompongono , e che i! rimpiazzo facciasi successivamente e come da molecola a molecola , disponendosi la parte minerale nei vuoti la- sciati dal disperdersi della parte organica, e modellandosi nelle medesime cavita, per cui accpiisti 1' impronta , ed esattamente ricopii la vera struttura dell' organizzazione. Patr'in dal siio canto pensa die la pietrificazione e una vera trasmutazione delle parti stesse del corpo organizzato in materia selciosa , di maniera che iin corpo e tanto me- no suscettibile di impietrirsi quanto piu e decomposto al inomento che viene inabissato e seppellito. Riguarda quin- di la pietrificazione come una operazione chimica od una combinazione di gas coi principii costituenti i corpi orga- nizzati ; una operazione che cangia istantaneamente quest! corpi in sostanza pietrosa senza che se ne alteri nienoma- mente la disposizione molecolare , e senza che le forme neanco ed i colori ne restino alterati ; un fatto insomnia da paragonarsi alia congelazione , coUa differeiiza, che la congelazione ordinaria si opera per la semplice sottrazione del calorico, e questa invece e come un coagulaiiiento per r introduzione di altro fluido aeriforme. E comechc per dare ragione del peso die acquistano i corpi pietrificati egli ricorre ai fatti di fluidi gasosi dei piu sottili die pos- Rono acquistare densita in passando a stato solido , e se- gnatameiite riguarda 1' ossigeno in certe maiiicre di os?idi; cosi vede prohabile che 1' ossigeno stesso eutri principal- T. VI. 01 4-82 Caetano Sgarzi nicnte ncl fenomcno dolla pietrifioazione mediante 51 sno co/nl)inaisi col priiicipio luslorico die si lia in tutti i cor- pi organizzati ; clie da qnesto principio fosforico Poise, sic- come dall' ossigeno , in combinazione poscia cogii elementi organici , ne risiiiti la materia pietrificaiite selciosa ; clie simile congeltma, dall' aveisi le tene per altiettanti ossi- di, e da Doloniieu il fosforo per nn coinponente del quar- zo , nioito s' agginsti e si reiida fondata. M. D' Orhi^ny per sua parte distingue piii modi, conosce pill process! di pietrificazione o fossilizzazione. I modi so- no per alterazione o ahlazione semplice; per incrostazione ; per introduzione mcccan'ica ; pev penetrazione rnolecolarc ; per sostituzione ; per convers'wne chimica ; per trasjormazione. I quali modi variano per ciascun fossile secondo la specie, il mezzo ambiente, le sostanze mineralizzanti. In qnanto ai pro- cessi ne ammette dei ineccanici di facile spiegazione, e clie facilmente si comprendono nei modi medesimi notati i pri- nii ; dei chimici, d' arcana natura nel modo segnatamente cosi contrassegnato , e cui presiedono segrete leggi die non si conoscono se non se pei loro effetti ; e comeclie 1' at- ti'azione elettrica per se, e di piii congiunta alle chimiche affinita sono forze troppo generali per non sospettarle nei modi di fossilizzazione, massime di sostituzione, e della stes- sa conversioue chimica; cosi per altro processo pensa al- r elettricita di contatto e d' mfluenza all' appoggio della esperieuze di Becqiterel , vedendo il corpo organizzato sic- come nno dei poli di una pila voltaica rapporto al mezzo ambiente die costituisce 1' altro polo , tanto piii se tratta- si di materie insolubili che entrano a costituire il fossile; e dietro le esperieuze fatte in Iiighilterra sulla possanza, la direzione, la natura delle correnti magneticlie nell' in- terno delle roccie, e sugli elTettl prodotti da tali correnti, ritiene 77 Orhigny che nn processo pure elettTO-magnetico debba avere la piii gran parte , trattandosi particolarmente del modo di trasformazione. A fenomeno elettro-chimico aveva parimenti pensato in antecedenza yimi Bone ridnrsi la pietrificazione, pel con- tatto della silice col legnoso nelle piante, o colla gelaiiiia Sulla PlETillFlCAZlONE DEL Legno -483 e r alhnnilria negli aiiiiiiali (1); e vi coincidono egualmen- te l«^ o|)iiii()iii (li Delongrhamps e di lirongniart <|uaiido ri- teimoro clie iiella fossilizzazioiie di certe coricliijilie, le par- ti (uolli deir aiiimale avfsst^ro attiatto la silice jxt cui sa- rehlx'isi tiasfoiinale in «-.-sa , iiieiitie le altre parti avessero attiatto il calcaie col nifdesinio risiiltainento (2). La prima o la teoria di IJaiiY seinhra piuttosto I' espres- sioiie cliiara del falto della pietiliicazioiie , la storia del suo andaineiito , di cpiello die una diliicidazione del fenomeno, una ragione del come sia avveiiiito e possa avvenire. La secoiida o la brillaiite ipotesi di Patrin, tiittoclie in detta- glio speciliclii un processo cliimicn in pinsti rapporti di scienza , esordisce peio con principii immaginarii, e dei qua- li lion si piio fovmare un' idea precisa. La prima, piu sem- plice, acceiuia l' ititroduzioiie nel corpo organico e per en- tro air organismo di un li(piido sopraccarico delle molecole pietrose; non toccando apertamente se concerne una solu- zione oppure una sospensione riguardo al liquido che en- tra , siccome tocca la jjutrefazione riguardo all' organico che si disperde ; e lasciando ignorare quale sorta di reazio- ne o di influenza reciproca possa darsi per 1' effetto della precipitazione ovverosia del deposito della materia niinera- le nel posto della materia organica. La seconda , piu com- plicata , accenna I' introduzione di un gas dal di fuori , e la compenetrazione di questo gas nel corpo organico se- polto , per cui coi materiali del medesimo unendosi ne lo costituisce fossile; ma non determina la qualita di tale aeriforme , congetturalmente soltanto facendo segno al fo- sforo , od air ossigeno , e non dilucida per niente cosa sia la supposta ed ammessa combinazione. Dove la prima, che si presenta un poco piii conforme ad una realt^, manca della necessaria spiegazione, qnella che e compresa nella seconda oltreche non raccomandasi troppo per una proba- bile approssimazione almeno a veriti , quand' anche dalla (1) Opera cilafa. Tomo stesso , pagina slessa. (2) Bulletlin de la Socicle G^ologique de France. Tom. XIV. Pag. 645. 4-81 Gaetano Sgarzi parte dell' ossi^eiio potesse clirsi di qtialcbe guisa fondata , non lo puo essere dalla parte clie p()}iii,ia sui pensainenti di Dolomieu clie iti oggi non sono qiiali in altora amtnes- si e riceviiti. La terza poi , ossia qnella di M. D' Orhi^ny , se dai lato dei modi fissati di fossilizzazione non ha clie ridire,ecosi dal lato dei processi ineccanici ; dal lato di ([nesti processi clie chiama chimici, elettrici, elettro-iiiagiietici, e |)Oggiano, com'egli stesso dice, sopia leggi d'ailinita tnttora tnisteriose, ed intendonsi per applicazione di leggi iisiclie die niente sorregjire a verifica nelle circostaiize della fossilizzazione me- desima. Se le attrazioni chimiche ed elettriche , e le cor- renti elettro-magnetiche danno spiegazione di fatti moleco- lari tanto piu meravigliosi clie non sono qnelli di essa fos- silizzazione; non specificate pero le nne, ossiano le attra- zioni cliiiniche in questi casi , e non facili a vedervisi real- mente in atto le altre, ossiano le correnti elettriche, ed elettro-magnetiche, non ne puo venire dilncidata ed abba- stanza illnstrata la fossilizzazione istessa. Se il deposito ed anche il ricliiamo delle materie minerali pnossi benissimo giustificare in questa teorica , non pare che la si possa egnalmente la scomparsa della materia organica, allorache massimamente non e parziale ma totale. Si 1' una che le altre adnnque di cotali teoriche lasciano intatta anziche risolvere la quistione della pietrificazione , si limitano a quanto ne indica 1' efTetto anziche designare quanto ne potrebbe esprimere la causa , ne sono una pit- tura piuttostoche una spiegazione ! D' altronde , in quella sostituzione dell' inorgauico all' orgaiiico d' Haiiy , del pari clie in quel combinarsi di un gas coi principii di quest' ul- timo di Patr'ni , non vi si irnplica diggia dell' azion chimi- ca , un processo particolare non vi traspare di chimica in- dole e natnra , non vi si vede il tipo e 1' esito di un la- voro chimico quale si e il gi^ notato da W Orh'igny? Ma in cotanto speciale fenomeno , baster^ egli il dire = La materia minerale viene a prendere il posto dell' organica che si dissolve, ovverosia ::= nel corpo die fu vivente in- troducesi un gas che lo fa pietra, come fosseio gli occhi Sulla Pjetkificazione del Lecno 485 i'l IMedusa per la vendetta di Minerva, oppure = si fa la pietrificazioiie come nn setnplice spostatnento per arcana cliiinica conversioiie, per condizione particolare elettrica , o eIettro-inaji;netica ? Di altra teoria consegiientemente fa d' uopo , e tale che non potendola confortare coll' esperienza , si componga nul- lameno di fatti die a ginsto diritto siano da ri|)ntarsi cguali a qiielli che avramio avuto liiogo, o deggiono aver- lo nella pietrificazione. E perche di qnesti fatti mi sembra potersene ritrarre dalle alterazioni e inodificazioni cni van- no soggetti i legni sepoiti in condizioni del tutto analoghe a quelle nelle qiiali foiidalanietite si siippongono iin[)ietriti un tempo, o die possano pietrificarsi aiiclie attualmente; a qnesti fatti mi a|)pigiio,e colla scoifn di essi mi faccio a tentare una spiegazioiie della pietrificazione del legno intanto; die mi sembra adottabile, in mancanza di meglio; che non incontra a niio credere patenti ostacoli o contrad- dizioni per parte della chimica, e della fisica; che la ra- gione ad un tempo e la fantasia puo forse persuadere ea appagare. Sa|)piamo da Liebig (1) che i legni sotto 1' acqua, od inn- miditi anco senipliceinente , si decompongono siccome tiitte le sostanze vegetabili in una guisa speciale dal medesimo chiamata poiirritiire, il di cui risultamento si e la conver- sioiie degli dementi costitutivi di tali organici in acido carbonico, ed acqua ; quando pero siavi piii o meno il con- corso deir aria , la presenza di alcali , o di terre alcali- ne etc. All' umiditu ed all' ossigeno dell' aria principalmen- te e dovuta la reazione ; dappoiclie nell' aria secca e sot- to 1' acqua i legni invece si conservano lungo tempo; il quale ossigeno dell' aria, egualmente che 1' dementare del corpo organico si fissa di preferenza sull' idrogeno del me- desirao da costituirne dell' acqua , poscia ne attacca il car- bonic e ne forma dell' acido carbonico. Considerando quin- di cio nel suo andamento debbono aversi diverse fasi, in (I) Chimie Organique Appliquee a la Physiologic Vegelale. Cliapit. V, VI etc. etc. 'iSG Gaetano Soarzi cui inano a mano die le molecole oio;anirhe si vanno dls- solvendo , tra perclie vi si toglif* prima dell' idrofjeno, tra pttrclie vi soprabboiida per se la proporzione del carbonio , vi(Mie a reaUzzarsi della carboiiizzazione , distiiita da varii giadi di coloraineiito della materia cbe litnane; fincbe poi sospinta questa manlera di decoaiposizione all' ultimo pan- to, natiiralmente ne consegue la scomparsa totale dell' or- gaiiico, ed il sopravvanzanie sola la parte minerale od itiorganica. die se 1' ossigeno dell' aria non entra a siiffi- cienza per operare di per se la conversione di tutto il carbonio dell' organico in acido carbonico , oppure se ne sospende l' intervento, o manca quest' ossigeno; in ailoia pno darsi una carbonizzazione incompleta, o la permanen- za di parte dell' organico intatta , ovverosia che proseguen- do r incominciata reazione o maniera di decomposizione , gli elementi dell' acqua stessa vi contribuiscano a conti- nuarla e vi concorrano unendosene l' ossigeno e di conserva r idrogeno al carbonio, e prodncendo acido carbonico ed idrogeno carbonato, di guisa che parimenti si raggingne la scomparsa totale dell' organico. Cbe se poscia ancora I' acqua e I' aria finiscono per mancare affatto, e 1' organico e ri- dotto al legnoso, se la dissoluzione e in corso , e se sola una traccia d' utnidita pur resta , questo basta perche non cessi la reazione e se ne abbia il medesimo risultamento di trasmutazione del legnoso in acido carbonico ed idroge- no carbonato , quindi 1' organico sempre distrutto ed an- nientato. Ne simili cose sono gia congetture, fantasie, a quali direbbersi poesie chimiche ; le sono invece il frutto ed il risultamento di osservazioni , di esperienze , e di analisi eseguite con ogni diligenza ed accuratezza , e sopra oggetti e saggi naturali non artificiali ; non sono l' opera del solo Liehig, ma di Th. de Saiissiire ., e d' altri insigni di tale scienza ed autorita, che sarebbe insensate il non prestarvi piena la fede ; non patirono fin qui disdetta di sorta , che anzi s' ebbero ed hanno dal fatto quotidiana la conferma ; dunque non parra strano che io le adocchi pel mio biso- gno, che alie niedesime franco in' appoggi nel camniino Sulla Pietrificazione del Legno 487 die imprenrlo , e die di esse faccia capitale per un lato dello schiarimento che azzardo tentare intorno alia pietriH- cazione del Jef^iio. Sappiatiio d' altronde per fatti inconcussi = die la silica pu6 essere nell' acqna , o in soluzione , o in sospeiisione sotto forma gelatinosa , oppuie in istato di silicato solubi- le : in soluzione per coridizione nativa, per arcano magi- stero della natura , quale in una infinita d' acque doici e minerali; per potente aiiito di forte calore , siccome nelle acque dei Geyssers neil' Islanda (I), nella esperienza gigan- tesca di Jeffris ; per togliersi da niia comhinaztone, di pri- me abordo pero e senza die abhia avuto Inogo alciiu ri- scaldamento, quale tuttodi la diniostra e mauifesta la co- mune e<5perienza : in sospensione sotto forma gelatinosa; ogiii qua! volta scomponesi nn silicato; o si precipita la silice da qualche altro composto; o viene isolata per qual- siasi maniera di reazione , d' analisi : in istato di silicato solubile ; che sebbene in scarsissirno numero pur ve n' ha in natura; die puo incontrarsi in alciini casi d' oscura e miste- riosa origine ; che puo anche formarsi estemporaneo in circo- stanze particolari, ed in risultamento di scomposizione di corpi nei quali era la silice fra li principii costituenti. E tali cose pure certificate, e poste fuor d' ogni dubbio, convengono direttamente alio scopo cui intendo ; perclie di tutte le materie delle quali si accagiona la pietrificazione, principale ne e la silice, che poi fa d' uopo consideraria disciolta , o per lo meno in sospensione nell' acqua a fine di comprendeie il di lei internarsi nei tessuti e nell' orga- nismo a piendervi il posto dei materiali immediati che va a sostituire. Si sa inoltre che le sostanze minerali che faniio parte desse ancora degli organizzati , che del pari alle organiche si assiniilano desse ancora per le medesime identiche fun- zioni , che residuano nelle di loro ceneri desse ancora , (I) Voyage en Islanile, et an Gini'nlaml stir la Corvelle La Reclierclie etc. Miueralogie et G^ologie. Par. M. Eugiue Robert. ■i83 Gaetano Sgarzi qimndo anzi non le costitniscono totalmenfe ; se per ratu- ra noil sono soliibili , s'ccome 11 carhonati , i fosfati , i si- licati terrosi e metallici , tali addivengono per 1' azione del- r acido carbonico, clie reiide bicarhoiiati i primi , bifosfa- ti i second! (per una sottrazione forse di base), decompo- sti i silicati in acido siiicico nella condizione in die e so- lubile. L' iinica via e questa a travedersi aperta all' assor- bitncnto dalle radici di consiniili materiali nella vogetazio- ne e niitiizioiie delle piante ; se pur vuolsi eccettuata la sostanza di natura organica analoga alio zucchero che Ver- deil e Ris/er dicono avere rinvennta nel terreno dell' Insti- tulo agronnmico di Veisailles , dotata della facolta di scio- gliere facilniente i principii iiiinerali che sono d' avanzo neir inceneritnento delle piante, e lo stesso quarzo (1). L' attivita delle spongiole delle radici non puo idearsi spin- ta tant' oltre quanto richiedesi pel trasporto , all' interno del vegetabile, di tali materiali , senza che vi siano in cer- to modo predisposti e preparati. La presenza nell' econo- mia vivente d' inorganici di questa natura si rimane niiste- riosa , e puo dirsi inesplicabile senza il soccorso ed il fa- vore deir acido carbonico , che e sparso a sufficienza onde prestarsl all' uopo, che puo egregiamente cosi operare , e che in ultimo e un mezzo che non e poi certamente ne specioso , ne straordinario, ne in alcuna guisa strano , od eccezionabile. Sono elleno cose queste da lasciare dubbii nell' accettar- le , munite siccome sono della sanzione delle niaggiori chi- miche notabilita ; o piuttosto non sono eglino dati da ispi- rare tutta la confidenza, e da abbracciare avidamente , massinie che adattatissinii si ofFrono al caso nostro, e mi- rabilniente si prestano alia circostanza del nostro bisogno di schiarimento sulla pietrificazione ? Se Constant Prei'ost, ed in seguito Lyell veggonsi inge- gnosamente ricorrere alle cause attuali per spiegare tutti i fatti geologici, amniettendo unicamente che sotto 1' influenza (1) Malaguli. Lc(oas Elemenlaires de Chimie. Prem. Part. Pag. 245. Sulla Pietrificazione del Legno 489 di cause identiclie , deggiono esservi state a diverse epoclie delle tnoditicazioni , e delle azioni d' assai piu importaiiti che le odierne ; mi setnbra questa una autorizzazione di piu per pensare di trarre dai fatti della pourriture dei le- giii in condizione di umidita in concorso dell' ossigeno atmosferico in parte ed in parte no, e dai fatti della chi- mica agraria rapporto alia niitrizione ed all' assltnilaziotie di materiali inorgnnici insolubili nelle piante, la spiega- zione la piix probabile della pielrilicazione dei legni me- desimi. Non e qui il caso , e nou snrebhe fatica per le mie spalle , il considerare cpii la serie dei fenomeni itnporipnti che hanno dovuto avere luogo nelle epoche anticlie della nntura nella circostanza della forinazione dei fossili ; il con- siilerare se l' inabissamento degli esseri che si trovano im- pietriti od il di loro sepellimetito semplice, sia da atlri- buirsi per la tnaggior parte all' azione lenta delle acque, oppure a cataclisini violent! ; e niolto meno il considerare se sia pill a credere die simili fossili siansi formati, nei piu dei casi, nelle localita nelle quali si trovano, o quivi d' altrove trasportati e depositati. Considerazioni di tal fat- ta , il confesso , sarebbero 1' anima del mio discorso , il fuoco di Prometeo , e quel che nionta le servirebbero di tutta I' apertura piu ancora che di magnifico corredo ; ma per ragioni niolte , e fra esse per alcuna che lo stesso mio amor proprio mi sforza a tacere , debbo restringermi al pu- ro fatto della pietrificazione del legno nelP esporvi alia per- fine, dopo tante giravolte di parole , come io penso possa essere avvenuta un tempo e possa anche di presente la medesima avvenire. Figuriamoci un legno immerso a tutta profondita in uu' acqua , sia poi ferina o corrente, torbida o chiara , avente peio sal! calcarei, silice o silicati in soluzione. Sara facile r idearsi che in piu o men tempo , stante la porosita e r attitudine dei tessuti all' assorbimento , ne diverra total- mente iuzu[)pato od imbevuto ; e comeche li vegetabili fos- sili non sonosi veduti pressoche giainmai completi , bensi rotti e spezzati, cosi codesto assorbimento, ed inzuppa- T. VI. 62 490 Gaetano Sgauzi niento si rimane ovvio a darsi , facilissimo a vedersl e con- cepirsi ad evidcnza. II legno poi coiista in geneiale di un tessuto celiiilare di forma varia , uel quale le pareti delle cellule sono ricoperte dal legnoso o materia iricrostante die ne riempie i vani quasi totalineiite, e 1' interno contiene pareccliie sostanze die si dicuuo niateiiali inmiediati , di qualita altrettanto diversa quanto diversa e la varieta della forma del tessuto stesso. Nun e necessario lo specificare partitamente ne tale strnttnra ne tali materie; basta pur solo notare in qnaiito a queste : die ve n' hanno delle so- lubili neir acqua e delle insulubili : die le une nell' inzup- pamento accennato dovranno venire disciolte e quindi aspor- tate fuori : die le altre non potendo evitare gli effetti del- I' influenza decompotiente dell' acqua e dell' aria, ed aven- dovene sempre qualcuua delle azotate, lentamente subiran- no r alterazione o la commutazioue solita di tutte le ma- terie organidie in simile condizione, per cui ne vena il convertirsi dei di loro elementi iu acido carbonico, ed in acqua, e fors' anco in certi casi in idrogeno caibonato , e gas aminoniacali : die per conseguenza a lungo protratto simile lavoro distruttivo , devono tali materie insolubili per- che trasiiiutate iu combitiazioni gasose , egualmente die le solubili suddette perclie disciolte scomparire. In quanto al tessuto e a considerate avere desso a rudiniento un prin- cipio proteico ^ ed un principio pectico che iu seguito si modificano nel vero legnoso; percio dallo spoglio su indi- cato ridotto il legno al suo sclieletro , e questo pure egual- mente penetrato dall' acqua; anclie senza 1' intervento del- r aria bisogna , in causa del principio proteico, che conce- pisca il inovimento medesimo di dissoluzione, che comuni- catosi al principio pectico fatto legnoso, tra pei suoi stes- si elementi , tra per quelli dell' acqua che vi si aggiungo- no, convertesi necessariamente in acido carbonico ed in idrogeno carbonate , sicche desso pure in forma gasosa tut- to si volatilizza e si dissipa. E si noti che la costituzione elementare fissata dai chimici pei materiali immediati ve- getabili , pel cdiuloso , e pel ligneo si presta mirabilniente sia coir ossigeno dell' aria , sia cogli elementi dell' acqua , Sulla Pietuificazione del Lecno ^^\ a Tormare appunto dell' acido carbonico e dell' acqiia lul priiiio caso , e nei socondo caso dell' acido carbonico pari- "^'^'iti , e deir idrofjeiio protoeaibonato. E ci6 rigiiardo al legiio che e sommerso iicll' actiiia. Iinperocclie riguardo all' acqua stessa , della cpiale In dicein- mo inziippato, egli e a vedere cbe : o tiene discioiti i ma- teriali calrarei , silicei ec, ed allorache nell' iiltitna eelliila orgatiica I' ac(jiia e occii|>ata , e si adopera a couvcrtire ie fibbre del tessuto delle pareti in acido carbonico, ed in idrogeno carbonato, convieiie cbe se ne de|)osifino cniei minerali , cbe e forza assiiniano la forma dello starnpo in cui sono , e consegueriteniente sostituiscano I' orgaiiico con- figiirati puranco nella sua stnittura , similmente die fa qualuiiqiie sale o corpo venga lolto dallo stato di soiiizio- ne per sottrazione del sulvcnte per entro uno spazio linii- tato , una (jualsiasi cavita : o trattasi che 1' acqua d' inztip- paniento tiene scioiti niassime dei silicati, e allora prima ancora die il legno sia ridotto a scbeletro , ovvero ancora a tale ridotto, mentre dall' accetinata sconiposizione dei material! inimediati ne risulta sviluppato dell' acido carbo- nico , come dicenimo, egli e agevole comprendere die da quest' acido scomposti i detti silicati, se ne deposila la si- lice in istato gelatinoso od in molecole si fine da penetra- re r intimo della tessitura, da riempierne ogni vacuo, e COS! mano a mano procedendo , da occnpare il posto della materia organica in tulti i punti fino all' ultimo della cel- lula , che *viene poscia dessa stessa distrutta per 1' acqua nella maniera disopra descritta : o trattasi finalmcnte rhe r acqua d' inzuppamento non tiene discioiti i uiateriali cal- carei, silicei ec, bensi torbida qual era ha ricoperto il le- gno d' una specie di limo, e di sedimento misto di carbo- nati calcarei, di silicati ec. insolubili, e allora pel notato sviluppo dell' acido carbonico nell' interno del legno som- merso, sortendo questo a poco a poco , ed incontrando quelli nella fanghiglia, fa dissolvere i carbonati , scompone i silicati , di guisa che ad ogni gallozzola di gas che sorte, penetra e s' interna dell' acqua jiiu pesante pei sali calca- rei discioiti , per la sihce o sciolta od in gelatina , c la 492 CaETANO SoARZt quale accjiia ne sposta la prima piii leggeia , quiiidi opera ed eseguisce in pari modo e mutamento , e deposito , e soitituzione siccome sopra. Con sifFntto andainento, e dietro consimili procedimonti la pietrilicazioiie nel liinite nostro , valo a dire in quanto al legno osservata, anziclie una sorta di meccanica iinbibi- zione soltanto, oppnre nn analogo della vegetazlone dl cer- te piante , un mi cre- do , o mi spero , di averia trovata p di preseiitarveiie in copia le prove, o Sigiiori , nei Saggi qui csposti e clie poi mi compiaccio di offorire e dedicare all' amico e collega Prof. Cavaliere IJiauooiii , presso del quale, se nel Museo li ponga , sieno da oguuno che il voglia piu racilmeiite os- servati. Nella state trascorsa avendo a recarmi in Toscana pre- ferii la strada trasversa alia diritta per giiardare, passando pei monti^ ad oggetti diversi di mia speciale attenzioiie, e dico quasi di speciale affezione , sapendo che gii buon trat- to di strada nuova si apriva fra Castiglione de' Pepoli e la Toscana, tagliando addeiitro ne' monti; e mi premeva di vedere quei tagli. Ed ecco che poco di la da Castiglione la strada nuova ha solcati qua e 1^ profondo que' monti lasciando nette le pareti de' solchi , e ammonticchiati poo' ni- tre i rottami del terreno escavato. II primo luogo che mi si offre a vedere tosto mi arresta , e mi sorprende la vista delle argille scagliose che compariscon sotterra , si dappres- so al macigno del circostante terreno col quale non m' at- tendeva mai di trovarle, coperte fino allora e nascoste da uno strato di terra buona arenosa e calcare, che colla fio- rente vegetazione ogni indizio escludeva di argilia. Mi fer- mo ansioso a guardarle e gia mi par di vedervi molte co- se degne di studio; ma la necessita in' incalzava di conti- nuarc il cammiiio , la curiosita mi spingeva di vedere piu innanzi gli altri tagli di strada, e piu di tutto turbavami la moltitudiiio de' lavoranti occupati appunto a scavarc la intorno ed appianare per huigo tratto la strada. Nulla d' altra parte mi daiineggiava il differire di giorni 1' osser- vazione e lo studio die coli si offeriva , al rjuale invece mi si preparava con quei forti lavori piu ampia materia, e proseguii per questo il cammino non senza riiigraziare in mio ouore que' lavoranti medesimi che mi rendcvano a loro iusapnta un s\ gradito favore. Piacevole in tutto mi fu il resto del viaggio; la curiositi soddisfatta , come piii 5 1 2 Do.MENICO SaNTAGATA iiinniizi vedrpmo , e il trnvcrsare de' bosclil silen/losl e nh- boiKlaiiti, e il ilisceiuler per lungo e disastroso ma noii inameno sentiero fino a Borgo S. Quiriiio , ospitale e cor- tese , e di qui il coner velocc sopra calesse montano pel tortuoso camniino clie e lungo il Bisciizio alia Fenata di Prato, che in poclii momenti mi metteva a Firenze, tutto mi fu ben gradevole. Passato un mese a Firenze , clie nella compagnia di alet- te peisone di nobile gentilezza e dottriua mi lislora dalle fatiche, volai di ritorno per le medesinie vie, e fni alia ca- sa degli ottimi aniici signori Riiggieri che e appunto per sorte d' appresso a quel luogo delle Argille scagliose che a se mi attraeva chiatiiato Crocetta^ e quivi feimai niia di- mora. L' indomani per tempo visitai (juel Uiogo medesimo che mi parve come in incanto allestito e [)reparato tutto al mio intento, poiche da una parte era il taglio prof'oiido della strada , ed a due passi da essa dall' altia una ricca suppelettile di materiali in quel taglio stesso scavati : e tut- to libero intorno d' ogni importuna presenza. Lasciate o Si- gnori ch' io esponga rpiivi un pensiero che non v' ha mol- to che fare, non peregrine ne nuovo, eppur consolante ; del- r aiuto vo' dire che insieme ognora si danno le scienze e le industrie, non so da qual parte maggiore. II bisogno da solo va innanzi senza aiuto di scienza a rautare le cose, e nel mutarsi di esse spiccano fuori i fenomeni che dan prin- cipio alia scienza. I tagli de' monti gia praticati ab anti- quo senza luce di scienza e quelli praticati ogni giorno sono alle indagini nostre scientifiche quel che sono al fisiologo i tagli praticati su gli aniniali ancor vivi, essendoche la na- tura che uccide un animale distrugge in un puuto a vcro dire il sno essere , e quel che s'impara nel tnorto non e, sebbene nioltissimo , che un poco di quel che si trova nel vivo; e la natura che abbatte le montagne in certa guisa le uccide, ed i massi caduti dai fianchi scpiarciati de' mon- li hanno tutto 1' aspetto di squallidi e muti cadaveri. Non cosi quelli che dall' industria si traggon dal grenibo de'mon- i\ che sono, permettete ch' io dica, come membra di- yelte ancor vive e palpitanti. Sopra adunque di qiiegti Delle Argille Sgacliose 513 levatl dal taglio mi posi soUecitainente a osservare, di- viso il pensiero fra essi e le Argille clie mi stavan da lato scoperte. E che cos' erano adiiiKjiio cotesti inassi ? Erano pezzi di strati di Calcare Compatto ma rnir^iiio- si , itnhruiiiti e liiccMiti, e in molti puiiti vestiti di una specie di Argilla simile a quella del taslio ( Vedi neUa Raccolta che e nel JSLiseo il Saggio N. \ ). Avea con me un pesante maitelio e ne rompo parecclii , e dentro ri- trovo qua e la il Calcare semipuro, un po' griglo , cinereo , terrosetto, del colore che dicon di crema , e simile a quel- lo che e detto Pictra Colomhlna ; ma sonovi pure fra gU altri de' pezzi di Calcare pnrissimo bianco incarnato, deli- catissimo al tatto, vago all'aspetto, di pasta piu che di grana Hnissima ed uguale , di frattura concoide, angolata ne' lembi e scagliosa, e nel mezzo incavata e rotonda {Sag- gio N.2). Ma cio che mi riempi d'allegrezza si fu che rom- pendone altri m'accorsi che il liscio lucente Argilloso del- r esterno presentavasi dentro nella massa piu intima del pezzi. Mi sovvenne allora il Bianconi che mi diceva = con- vengo della trasformazione in Argilla ma non la credo re- cente = e gridai = Ha ragione! = e vidi in un tratto cio di che poi mi couvinsi e sono ora convinto ^ che quel- la trasformazione avvenisse nell' epoca del soUevamento di que' monti , e che per lo meno gran parte del seno pro- fondo di que' monti mcdesimi si formasse allora in Argilla col trasformarsi appunto del Calcare compatto. Me ne con- vinsi allor poco appresso per cio che sono per dire, e per- chc gia con altre osservazioni che son per narrare alimen- tava il sospetto nell' animo mio dell' antichitu di tal fatto. Venni duncjue rompcndo quanti piii massi poteva e dentro e fuori di essi con ogni diligenza osservava e notava le co- se infinite che crescon di numero e si moltiplicano quan- do su di alcun argomento si viene in gran sospetti o speran- ze. Cominciai allora a notare che era frequente in que' massi r intestina apparenza Argillosa ; che era per ogni direzione di essi; che nello spaccarli restava una faccia piu o meno lar- ga e profouda di essi Incentissima e nitida , bene spefsso on- dulata, per ordinario di poca grossezza come di un foglio, T. VI. 65 514 DoMENICO SaNTAGATA ma spesso ancora ingrossata , e di grossezza qua e la tai;to ciescente clie veiiiva a forruar gran parte del masso sein- pie comtnisto, o diro meglio, alternante col calcare, il qua- le , prego ben che si avverta , non perde mai la forma e r ordine di posizione delle scambievoli sue parti, finclie non acquista la natura e 1' aspetto di Argilla , la quale ancora conserva ne' inassi la disposizione e insieme unita la figu- ra delle parti de' niassi niedesinii. Questa disposizione e que- sts forma o figura pero si va a perdere quando niaggior- mente si avanzi e si compia la formazione dell' Argilla, la quale, in una parola , arriva ad esser scagliosa , incoeren- te, cascante e cedente ad ogni minimo colpo od urto die la percuota o la spezzi. Cosi nell' interno di niassi e non di rado scagliosa, e dall' esterno si propaga all' interno, ma non con regola uguale e costante , e non come fosse di un corpo che di un umore s' imbeva , il quale tanto si fa air esterno piu molle quanto e alia superficie piu pres- so, ma piuttosto come sarebbe di un corpo ovunque fes- so di sottilissime screpolature che riceva un fluido quanto immaginare si possa sottile che bagni e si raccolga dove pill dove meno si faccia ad esso lo spazio ( Saggio N. 3 ). In altri massi e come una grossa vernice di fuori nera af- fatto , splendente e durissima che si propaga e sfuma xiella sostanza interna del calcare. Questo sfumarsi lento e graduato dell' Argilloso al calcare non e sempre all' occhio visibile, e nella piu parte de' punti di unione pare distinto a vederlo il limite preciso fra il calcare e 1' Argilla (Saggio iV. 4), ma vedremo che 1' occhio della chimica analisi ve- de molto piu innanzi. Si abbia bene presente che 1' Argil- la ancora spezzata ha frattura terrosa , ed abbiamo gia det- to che questi calcari Argillosi essi pure si scostano gia dal calcare puro compatto di colore e di tessitura sconnessa terrosa appunto e azzurrognola in quelli , ma 1' Argilla e splendente soltanto nell' esterior superficie delle piccole o grandi sue scaglie, e per poco scalfita si fa smorta e ter- rosa ; un pezzo voluminoso di Argilla ha una forma che incline a quella di una scaglia da fucile, se V Argilla e compiuta e perfetta , e se vi date su un colpo leggier di Delle Augili-e Scagliose 515 maitello si divide in tantc scaglie minute della medeslma forma; se non e ben compiula, snbito sotto la Jniccia lu- cente e ben tosto lenosa ; e r|nesto serve a spiegar la cagio- ne del limite apparente clie abbianio indicato. Non Jio trova- to a dir veio un passaggio inteio giadiialo negli esteiiori caratteri fra il calcaie purissimo c i'Aigilloso terroso, per- clie tutti i pczzi Argillosi lo erano a niio parere piu o meno fin dcntro all' intima sostanza del corpo, ma n' bo trovato pero (die c qui piesente) cbe rotto, ba picsen- tato nel mezzo in un tratto, isolate, alquante faccette pla- ne liiunc e liscie ed enlranti alia foggia medesima delle grandi^ Ai-gillose cbe abbiaiDo descritte, e pare cbe da qneste la iieirinterno si cominciasse I'operazione del mutarsi il calca- ie in Aigilla sonza cbe siavi la bencbe minima apparente co- municazione aU'esterno, lo cbe veramente e mirabilc [Saagio N. 5). Al qual proposito occorre cb' io noti un'altra osserva- zione della maggior rilevanza, intorno cioe alia presenza del ferro solCorato in que' niassi. II feno solforato , cbe si mostra col suo bcll'as[)etto di oio Incente, orna , per cosi dire, ed indora con infiniti punti scintillanti e vivaci una gran parte di que'massi Argillosi; e quanto piu sono Argillosi sono piu frequenti que' punti, i quab per poco cbe crescan di vo- lume ])en si distinguono in cidn fra loro agglomerati, e crescono alcuna volta a luostrarsi in bei cristalli grandi e isolati non sol nell' Argilla ma nel calcare medcsimo tutto o intorno puro, serrato, intcro c compatto {Sa^tr/o iV. G ). E questo isolamento dei cristalli piccoli o grandr'dcl ferro sol- forato (cbe sembra cosa da nulla, ed e grandissimo fatto) che ferma e ricbiama a se I'attenzione di cbi osservi per l^ene; imperoccbe diro tosto die nella sostanza cbe attornia i cri- stalli, sia Argillosi o calcare, non vi ba atomo di solfuro di ferro e non vi ha neppure solfato di calce; ed e strano il pensare cbe il solfuro, die e senza dubbio di origine ignea, o come si dice con geneiica voce, di produzione plutoni- ca, si trovi isolate nel centre di una massa calcare di cer- tissima origine sedimentaria o di deposito, e vi si tro- vi senza continuita o cuniunicazione alcuna coU' esterno. ( SagQio N. 7 ). 516 DOMENICO Santagata I geologi liamio ancora tioppo a occiiparsi delle dot- trine geiierali delle vicoiide del j^lobo e delle giandi for- mazioni de' terreni , e delle attineiize fia loro , e delle specie diverse di fossili, e de' fiiiiioiali delle roccie per po- tere a liingo arrestarsi sopra questi particolari feuomeiii, i quali ancora non so se appartengaiio piix al cliiniico od al geologo : so per altro clie in cotesti feiiomeni s' includono le foiulanionfali qiiestioni, e die pin rapido e Lello sari il caiiimiiiare della scienza geologica cpianto si faccia piii stretta e jjiii operosa alleanza fra esjsa e la chimica. Mi coiicederete , o Sigiiori , die non fu piccola messe di osservazioni e di studio nel primo Inogo che osservai pill dappresso a Castiglione de' Pepoli, benche non v' abbia ancor detto die una minima parte di quanto sarebbe a narrare e ragionare di esso. Oh come e diverso il vedere sulla faccia del luogo gli oggetti e 1' osservarne i Saggi lontano ! La differenza e la stessa che vedere un' armilla od un' asta e vedere una danza antica di fanciulle romane od un guerriero in battaglia. Nella raccolta che vi offro a osservare vorrei mostrare un insieme ed un tutto , ma so- no tutti pezzi staccati , e quanti ancora ne aggiunga con novelle laccolte non saranno che parti di un tntto, che quanto ben si descriva ( ed io non sono da tanto ) non si rappresenta giammai. E la descrizione stessa e difficile a farsi , stucchevole a udirsi, e non sufficiente a chiarire le idee che acquistano la luce da molti speciali accidenti che voolion esser veduti. In quello stesso primo luogo sono ancor molti pezzi di calcare che conservan la forma esteriore , ma che rotti vanno tutti in ischeggie brune splendenti, rugginose , e die han del ferrigno, e tanto che sembrano quasi di ferro li- maccioso o idrato di ferro ; la tessitura di questi ha la tendenza alle forme cannellate compresse o bacillari, com' e appuiito deir idrato di ferro : sempre poi vi rassembrano pezzi schiacciati e confusamente compressi, quando poi e cvidente che mai non furon schiacciati o compressi, poi- che sono tratti dal centro di pezzi che aveano la primitiva lor forma ( Suggio N.S): altre volte la tessitura de' pezzi argillosi Dei.le Augille Scagliose 5 1 7 ha tendenza al mammellare e al filjbroso, e si fa un minerale che vi par clie parteci[)i a un tempo dell' argilla del talco e della steatite che soiio di composizione afliiii fra loro ( Saggio N. 9 ). Vaghissimo poi e il vedcre che rotto in alcun punto il Caicaie si porge una faccia sulla quale so- no tracciate come in leggieri disegni tante serie ondulate, come son le suture del cranio , di fihriile nere e lucenti { Saggio iV. 10) che son senza duhhio il principio della foiMiazion dell' Argilla. Altre volte si conservano ancora nel- la parte divenuta gia argilla le impronte delle fucoidi che sono comuni sul calcare compatto e sui maclgni ( Saggio N. 11 ). Nella niassima parte poi di que' pezzi di calcare compatto e singolarmente mirahile la nuova disposizione di parti in che sono ridotti. Immaginate, o Signori , un ammasso di vetro o di dini mattoni o d' altra sostanza piu fragile che riscaldato forte ad un tratto, o riscaldato e frcddato in un punto , si squarci in frantumi che non pos- san cadere , trattenuti all' intorno al lor posto e agglutina- ti insieme da cemento che tosto s' interni fra loro , e Voi avete 1' immagine di questa disposizione che dico ( Saggio N. 12 ). Ed e importante il riflettere che appuuto in que- sto disordinatissimo ordine sono quelle hreccie marmoree o saccaroidi ben note che certamente provengono dai cal- cari. Dalla qual forma e dal quale stato di cose sono in- dotto a pensare che, trovandosi appunto que' calcari nelle condizioni di avere softerta 1' azione violenta e repentina di iiioco, s' iufrangessero tutti , e che quclla azione non es- sendo di seinplice calor di fornace ma accompagnata da mille altre azioni diverse , si producessero i mille ellbtti di- versi dei quali parliamo : azioni che insieme considerate si possono forse indicare con questo insiem di parole = Elet- tro-chimico-meccaniche. = Fenomeno quindi Elettro-chimico- -meccanico e forse 1' iiitrodursi del solluro di ferro attraverso I'ammasso del calcare senza rimanerne in mezzo la traccia.Gli esperimenti de' fisici e il ragionar de' geologi danno prove evidenti della facoltu dell' elcttrico a scomporre iminerali, a formarne de' nuovi, a portarne lontano raccolti attraverso le masse gli elementi che insieme poi cristallizzano. E se 518 DOMENICO SaNTACATA ]'illcltianio che in quelle viceiule plutoniche tanti dementi iiuovi venivano sopra portal i dall' ale sottili e penetranti dell' clettrico e del calore che si aprivano in prima le stra- de fra i coipi e si fiicevan veicoli e mestrui a reagive con essi 5 non si panu troppo strano die l' alluminio e il sili- cio ridotti a tluidi d' inconcepibile sottigliezza fossero den- tro i calcari poitati a scomporre la calce dall' acido carbo- nico ed a cacciaili insieme di posto e niescolarsi con quel- la e formare 1' argilla nel seno stesso de' calcari, e coi materiali medesimi di che sono formati. La calce, puo dir- si, e poca ncU' argilla, molta nel calcare , ma il Bianconi stesso in una sua lettera cortesissima e dotta che mi ha scritto su questo mi avverte die nei terreni di argilla ab- biamo di frequente 1' arragonite, che e minerale di calce formate in acqua IjoUente , come e gia conosciuto , e ab- biamo in piu luoghi ma non ovunque il solfato di calce commisto all' argilla, ed abbiam gli officalci che ponno aver ricevuta la calce cacciata dalla primitiva sua sede; idee die si legano a do che lessi qui l' anno scorso nella Me- moria suU' Argilla dei Gessi di Monte Donate; ed alle quali si dee pur aggiungere , che ne' massi medesimi de' Calcari divenuti gia argilla vi lianno frequenti e non piccole vene di Calce carbonata spatica bianchissima ( Sag- gio N. 13), e poscia, che se per modo di esempio, mille di argilla si mesca a cento od a dieci di calcare non sa- rebbe piix meraviglia che poca fosse la calce nell' argilla e poca o nulla la calce perduta o asportata. Poste le quali cose, si spiegano in prima molte apparenze e fenomeni che ho procurato fin qui di descrivere , e souo poscia da rettilicare e cambiare molte idee che si lianno confuse nella scienza. Delle Argille Scagliose si parla da tutti come si parle- rebbe d' un jiersonaggio emiuente, strano, capriccioso che in una gran festa si trovi, e vi abbia gran parte ed in es- sa figuri , e intervenga dovunque e piaccia e si accarezzi da tutti, ed egli si leghi e conversi con tutti, e non si sappia poi chi egli sia , ne da che parte venuto, ne in qiial costume vestito, ne a quale uffizio mandate. Lasciamo da parte il ragionar per esteso della natura di tutte le argille e delle Delle Argille Scagliose 5 1 9 attinenze die le altre possano avere con queste scagliose , che potri esser soggetto per nie o per altri di piu specia- le lavoro : e mi hasti per ora , se taiito mi e dato, cono- scere alquanto c far conoscere agli altri la vita c miraco- 11, come suol dirsi, di questo personaggio einincnte. Si e sospettato da alcuni , ma non si e osato asserirlo, che certi grandi strati, e doveano dire piuttosto graiidi massi di argilla , sieno di vulcanica origiiie, iic si t; es|)ressa, cli' io sappia , altra cosa fuori di questo vago e superliciale concet- to. Lo scrittore dell' Articolo /Irgile del gran Dizioiiario di Scienze natnrali di Francia si esprime in (jueste parole = » Le fait de la decomposition dn Basalte a suggerc 1' idee » k plusieurs g<^ologncs , entre autres a M. Faujas , et i » feu Patrin, quo certaines argilos ponrraient Lien n' etre » que le resultat d' unc semhlahle alteration (ju' auraient » subie des corps produits par 1' action des feux volcani- » qnes, et que d' autres, telles que les grandes couches i) de cette substance , auroient pu etre formees inimedia- » tement telles qu' elles sont , par des emanations sous-ma- » rines tout-a-fait analogues aux eruptions des volcans. = Con queste parole s' e andato dappresso alia casa di que- sto gran personaggio ma non s' e veduta pure la porta e nulla si e aperto. L' origine plutoniana ch' io ammetto non e eruzione vulcanica, o emanazione sotto marina, e la decomposizione del Basalto o del Granito,edi tante altre roccic dalle quali nasce 1' argilla, nulla ban che fare coUa trasformazion del calcare in argilla. Sopra i fatti narrati, e sopra i taiiti altri di condizioni consimlli die ho da accennare mi sembra infme lecito il dire e conchiudere ^ che le Argille Scagliose sono nate ad un parto e ad un tenq)0 colle roccie de' serpentini nel sollevarsi delle nostre montagne e nel for- uiarsi dei gessi , e die la materia. di esse, venuta in parte di sotterra nelle azioni pliitoniane, s' e conformata in argilla nel seno e ndla commistione dei corpi de' Calcari Compatti, ed in cpidli, come provero fra un momento, delle altre roccie alliuninoso-calcari die sono dell' epoca stessa de' Cal- cari o formate nel tempo del soUevamento medesimo delle montagne. Sarebbero percio queste Argille luia roccia erut- 520 DOMENICO SaNTAGATA tiva insieme e metamorfica , prodotta in azione dl calore," ne' vapori abbondanti dell' acqua che sorgeva con essa , e che r banno idratata ( come 1' analisi il piova ) , per la qual' acqua non furono abbruciate e non incaverniti o bu- cheiati i calcaii e le argille medesime , come invece suc- cede di questi materiali colpiti a secco dal fuoco nello sfiig- gire dei gas o nell' induriisi o assodarsi delle parti, cbe di- vengono poi gabbri o galestri o diaspri o teriiiantidi od altio. Si concibaiio in tal modo senza fatica le idee di so- luzione ignea ed acquea ad un tempo nella quale abbiano avuto oiigine le argille. Nelle Argille Scagliose del primo luogo di taglio della Strada Castiglione vi lia un gran pezzo, lungo circa due metri e lar- go pill di un mezzo, di una specie di banco durissimo di un Aggregate d'elementi minuti calcarei siliciosi talcosi o micacei {Saggio N. li) uguale ad altro die trov'6 il Bianconi nella Faggeta di San Pellegrino (del quale vi lia il Saggio nel Mu- seo) convertito in parte in iscoria ferruginosa a tutta caver- nosa; dai quali si vede che in un luogo, a Castiglione, non el)be la roccia a soffrire 1' azione diretta del fuoco e nell' altro ( a S. Pellegrino ) fu arsa e investita dai vapori ferrugino- si. Ne qui staro a perdermi sulla origine di tale aggrega- te, cbe per se diviene oggetto pregevole di studio, col- legandosi esso con tanti altri aggregati minutissimi die no' terreni serpentinosi si trovano , i quali probabilmente si fecero nel rinipasto e sorinonto ( diro cosi ) de' terreni assaliti e riniutati dagli ageiiti sotterranei. Ha fatta giande impressione nell'animo de'geologi la veste e r abito esterno di qneste Argille Scagliose cosi levigate sem- pre e splendenti e in ogni lor parte scliiacciate , ne si e potii- to altrimenti spiegarlo che ricorrendo alia forza meccanica di forte stritolarnento congiunto con una confricazione delle parti fra loro e contro le pareti delle roccie fra le quali spesso si trovano in forma di filoni. Questa spiegazione di- stesamente la porta Paolo Savi nel suo libro delle Roccie Ofiolitiche della Toscana , nel quale piii specialmente di- scorre delle pareti dt^l niuro di un filone rimasto esso pure lustrato la dove tocca le argille. La corteccia lustrata di Deli.e Arcille Scagliose 521 queste pareti la dicoiio Losima, e il Savi la descrive per modo clie ben si distiiipiie clie e la faccia della roccia convertita in aifiilla inista di gabbro rosso, cbe e qnanto dire di calcare alterato dal fuoco ; ed ajifriunfre die queste due sostanze sono insit;ine niiste irregolaimeiite ma in mo- do ( egli dice ) die e facile il riconoscere alia (jualita loro , alia levigatezza della lor siiperficie ed al modo con cui son mescolate non esser altro die il risnltato della confricazio- ne prodotta dal movimento del filone sni fiandii della mon- tagna, fra i quali esso fdone e compreso. E piii innanzi soggiunge » Nelle medesinie localitu o a |)oca distanza da » queste, trovasi unita alia descritta specie di losiina un' al- » tra specie la quale e aiicor piu singolare. Fra le laminet- » te lucenti son rindiiusi de' glol)uli della grossezza de' se- » mi di senapa o di niiglio, perfettamente rotondi ed an- » cor essi levigati , splendent! e del sollto color bruno ver- » dastro all' interno, ma cbe spaccandoli si trovano esser » formati di gabbro rosso. Sembra dinique cbe dallo strito- » lamento e confricamento di questa roccia si originassero » tali globuli, nel modo stesso cbe si sara originata 1' altra )) varieta precedentemente descritta. » Questi fatti sono del- la specie stessa di quelli die io bo descritti , veduti sotto altre forme ed aspetti di idee, e tutti , pare a me, cbe mi aiutino a dar spiegazione ben diversa dell' abito appnn- to e della spleiididezza ddle superficie delle argille. Consi- dero pertanto e ritengo cbe queste Argille sieno bensi un mi- scuglio di minerali diversi ma formino tuttavia una specie par- ticolare di minerale complesso cbe abbia per caratteri propri la tessitura laminare e sfogliata scbistosa o scagliosa cbe dire si voglia, e la lucentezza e splendidezza esteriore di tutte le scaglie : minerale cbe s' accosta alia natura e proprieta e caratteri del Taico , c della INIica, e piu di tutto della Steatite, colla quale lia conformita grande di origine e di composizione. Lasciamo stare die il confricamento possa o non possa ( come niolto ne dubito ) cagionare quel iustro die e proprio dell' argilla ; ma se vi ba questo bistro nelle parti interne di un sasso cbe non c stato scbiacciato e non ba inutata figura, se ban questo lustre tutte le scaglie piu T. VI. GG 522 DOMENICO SaNTAGATA intime in clie si riiluca un gran masso di argille, come po- tremo dal confricamento ripetcrlo? E se han qiiesto lustro quei minerall coi quali ha I' argilla conformity di natiua e di origine ; e alia natnra di essi la propriety di quel lustro ap- pimto si attrilniisce , perclie non vorremo nelle argille attri- l>uirIo alia loro natnra ? E cosi d' altra parte perclie vorremo rifiutare a c[ueste particolari argille la quality e 1' onore di specie distinta di Minerale ? Se ci6 si voglia accordare, r Argilla scagliosa va ad essere affatto distinta da tntte le altre sostanze colle qnali senza ragione e confusa, e che sono parimenti chiamate col noma di Argilla, non altro es- sendo quelle sostanze, a dir vero, die avanzi di mineral! e di roccie disfatte e atterrate, o rimaste ferme al lor luo- go, o sciolte neir acqua e meccanicamente depositate da essa, meritevoli per cio del nome di Cenere di minerali, e non mai di aver posto distinto fra le specie di essi , men- tre, ripeto, 1' Argilla Scagliosa ha origine, natnra e carat- teri affatto propri e distinti; e quel che piii importa, an- cora costanti. Che se mi si opponga die non puo stahilir- si la formola chimica della composizione di queste argille che si trova notahihnente variare , avvertiro che le diffe- renze in gran parte provengono dall' osservare 1' argilla an- cora imperfetta e incompiuta, e che sarehhe da stahilire ancora quello che direhhesi il Tipo vero delle argille , di- stingnendo la hase o tipo di esse dalle materie accidental- mente commiste. Le quali avvertenze sono ancora da farsi su di altri minerali per non dire di tutti che non sieno pnri coinposti chimici. lo mi trovo avere corso col ragionamento piij innanzi di quello che io mi fossi col mio pensiero prefisso , e di avere fondato il discorso e le dednzioni di esso sopra pochi argomen- ti, quando ho a cercarne di altri e maggiori. Ma la forza degli argomenti non e poggiata nel nuniero, e quelli sui quali il mio discorso e poggiato sono saldi, io spero, ahhastanza per soste- nere 1' edificio , e lasciano luogo e fan strada al fondarsi di al- tri. Correro piu veloce ch' io possa a recare questi altri, e sara il lavoro di oggi come di prova all' assestar fra loro le parti per legarle poi col cemento ed ornarle , se il vo- stro voto , o Signori , il consenta e 1' approvi. Delle Argille Scagliose 523 Sara sembrato senza dubhio un gran falto die il Calcare Alberese si converta in Argilla, ma che sara per sembrare se lo flica die si converte in argilla ancora il Macigno e V Are- naria ininuta,e il Conglomerato ofiolitico , e die 1' analisi chimica yiene a darne ie prove? lo nol credeva a me stes- so. Terminata die ebbi l' osservazione di quel priino Inogo pill vicino a Castiglione, e fattonii in casa tesoro di rpian- to ivi aveva raccolto, passai ne' giorni appresso a studiare, in Inogo chiamato Castagnolino, un altro soico ancor piu profondo cbe alia straila nuova si e aperto molto addentro nel monte e Iimgo tntta la costa, un dnecento inetri in circa piu innanzi delia Crocetta inverso Toscana. Qnivi e il macigno clie sporge e predomina, e sonovi pure le ar- gdle, e quivi sono in parte ancor conservati gli strati del macigno stesso cbe alterna con calcari marnosi e argillosi, ma raddrizzati del tutto o sommamente inclinati. Ho preso in disegno la copia di qudio spaccato che viene ad essere doppio , a dritta e sinistra di cbi passa per mezzo a quel taglio di monte come vi passa la strada , e ne faccio gran conto per fame buon uso allorche avrd piii specialmente a parlare dell' epoca di questi sollevamenti e di qneste mirabili trasformazioni. II Macigno adunque, che qnivi e deir epoca stessa del Calcare Alberese del quale abbiamo parlato,e in istrati di trenta o quaranta centimetri di po- tenza i piu, e di meno ancora, fino ad otto o dieci ; e fu per me nuova e maggior meraviglia il vederlo passare esso pure alio stato di argilla. Non ho pur bisogno di mol- te parole, ed i Saggi che ho la fortuna di offerirvi sono molto parlanti { Saggio N. 15). Diro anzi che nel maci- gno il passaggio e piu graduato, piu visibile , ed all' oc- chio piu certo che non e nel calcare, dove la pasta essen- do gi^ tutta uguale, ed informandosi tutta della sostanza argillosa prima d' essere argilla perfetta, rinian piu marcato alcun limite fra il liscio levigato della superficie ed il resto del corpo. I grani piu grossetti del macigno e la mica vanno piii lentamente a sparire , e si discerne perfino qua! prima e qual poscia ceda all' azione che lo riduce in argil- la , tanto che rimane ben chiaro che la mica si e quella 524 DOMENICO SaNTAGATA die pill di tiitto resiste , poiche si verle ancor mica per biiona parte dell' argilla non ancora coinpiiita, nella quale poi essa stessa si coiifunde e sparisce {Suggio N. 16). Che i graiielli di calcare ed il cemento alliiminoso calcare, che li collega, si facciano atgilla non ci fan\ meiaviglia maggio- re di qnello che avviene del Calcare Compatto die e della stessa natura, bensi rimane un po' astruso che ancora si perdano all' occhio i piccoli grani silicei die sono dementi del macigiio. Ma se si ritletta che in qneste naturali ope- razioiii intervengono poderosissime azioni elettro-chimiche e calorifiche , e che in esse vi hanno emanazioni abbondanti di vapori silicei che costituiscon 1' Argilla, non sara irra- gionevole il credere o il dubitare che per esse poderosissl- rae azioni ed emanazioni que' grandli di silice rimanessero strntti e incorporati all' argilla. Nel mentre che qneste cose osservava e pensava ne' luoghi di Castiglione, mi stavano in inente le argille vediite e raccolte altre volte in diversi altri luoghi , quando gia cominciava a iiutrire i sospetti dell' origin di esse, per le quali piu pronte mi vennero in Castiglione le idee che ho fin qui esposte : so- pra le quali poscia tornando ( tornato a Bologna ) piu diligen- temente a guardare e indagare, non dubitai di avere in es- se altri fatti di appoggio a queste medesime idee. Notai gia ne' discorsi de' serpentini , e mostrai in disegno, come sotto il gran masso ofiolitico della Castdlina sporgano fuo- ri le argille che ne fanno in certo modo la base , e come gli strati de' Calcari sieno la molto penetrati dal solfuro di ferro , elevati , e alle argille stesse incombenti, le quali ve- ramente si pare che alDbiano tutto elevato. Ma piii spe- cialmente son degne di menzione le Argille raccolte in Bi- sano che qui pur son presenti. — Quand' altro non avesse- ro fatto di bene i lavori ben noti delle escavazioni dei pozzi e delle gallerie della ricercata Miniera di Rame di Bisano che mettere in vista la formazione piu intima di quelle montagne, che son tutte di argilla sconvolta e me- scolata a infiniti frantumi di calcare, non sarebbe leggiero e da poco , come si puo dirnostrare, il vantaggio da quei lavori ritratto. In questi pozzi e nelle masse escavate da Delle Arcille Scagliose 525 cssi bene spesso si vede 1' argilla grigia la piu risplendente e liscia e levigata die sia decliiiare in sostanza rnaruosa Sottile e calcare ; e in alcun punto non raio si vede 1' ar- gilla stessa dipinta de' piu vivaci e gentili coloii, di rosso, di azzurro e verdognolo , e ridotta a quello state clie pud forse darsi per tipo dell' Argilla Scagliosa la piii coinpiuta e perfetta, tanto e la pasta di essa,dir6 cosi,tutta ugua- le, delicata e morbida al tatto, di aspetto quasi ceroide e resinoso; eppure anche qiiesta nel centre di alcun nias- so ha le vestif^ia della sostanza niarnosa dalla quale non pare piii dubbio clie essa abbia avuto principio. Ho la compiacenza di mostrarvene qui , o Signori , gli eseinpi i pill chiari. Uuo e di argilla grigia , splendente , ma pur grossolana al paragone delP altra ( Saggio N. 17 ) : e un pezzo vistoso , dal quale sono caduti o staccati altri pezzi minori che gli sono vicini con forme di scaglie distinte, e che facilmente riduconsi in scaglie ben piccole. Esso pezzo vistoso, da un lato ha le faccie liscie , grandi, inclinate ad angoli acuti ed a coste sfaldate , dall' altro e informe e rozzamente squadrato ; ed in questo e scoperta da un lato un' arenaria minuta micacea che si muta via via e si con- verte nella sostanza argillosa dall' altro. Diro qui appresso le difTereuze trovate all' analisi delle due diverse materie esa- niinate dove son fra lor piu vicine. Do poi per tipo od esompio di argilla pura e perfetta non tanto di forma sca- gliosa ( la quale come pseudo-cristallina e dipendente dalle circostanze accessorie ) quanto di aspetto e natura argillo- sa vera e ceroide, il secondo pezzo pur di Bisano rosso e azzurrino ( Saggio N. 18 ). Questo e piuttosto sfogliato e compresso e ravvolge entro se come un nucleo conico che nella massa s' interna : era conico ancora e puntuto nella parte esteriore, e nell' apice di esso spezzato mi parve ve- dervi una sottile arenaria con microscopiche stelle di mica : lo tagliai quindi con sega ben fine e ruppi nel mezzo 1' e- stremita distaccata , e scopersi meglio la polvere agglutina- ta del centre , la quale vi sembra o un' arenaria finissima od un calcare o macigno disciolto di elcmenti oltre dire minuti e micacei. 526 DoMENico Santagata Alia perfiiie ho iiii altio fiitto, oso dire, stupendo da agginiigere. — Delle moiitagiie di Argille Scagliose a noi piu vicine , le piii raggiiardevoli e celebri sono quelle di Monte Paderno; e dopo Ic considerazioni gia fatte mi tar- dava neir aiiiiiio di visitarle pi»l niedesimo oggetto , col- r aspettativa di rinvenirvi le piu estese confeime a ge- neralizzare j)er tiitto la stessa maniera di origine di que- sta specie di argille. — Ma 1' effetto qui fu molto mag- giore di quel die aspettava. Trovai anche la nei fran- tumi del calcare conqjatto non solo le macchie esterio- ri lucenti dell' argilla tna queste macchie ancora nell' inti- nio di essi calcari senza comunicazione all' esterno (Sagglo N. 19), e trovai de' pezzi di argilla grigia che infranti hanno ancora dentro i rottami evidenti del Calcare fra li cui spazi quell' argilla e frapposta ( Saggio N. 20 ). Mi ri- volsi allora ai Poggiuoli die dal colore che hanno son det- ti Rossi, vaghissimi ancora a vederli , in tanti coni roton- dati , di piccola altezza con intorno de' piani od ainole di colore di rosa. Quivi altra volta avea trovati de' globetti sparsi di Garbonato di Rame , ma non li rinvenni di nuo- vo. Con un martello di penna ben lunga mi posi , coll' uo- mo che mi serviva alle fatiche maggiori , a sfiancar di quei coni , dai quali cavava de' pezzi di argilla piii intera e piu fresca che non e nell' esterno dove e tutta arsicciata , pal- lida e ritnpastata dalle acque pluviali. In uno finalmente m' avvenni nel quale, scavando quanto poteva piii addentro, scopersi un minuto Aggregate di piccoli globuli di diversi colori, bianchi , bruni , verdastri con una pasta essa pure granulare verdastra ( Saggio N. 21 ). Notero che i Pog- giuoli hanno frequenti delle striscie o dell' aree tra il gial- lo ed il verde sopra i lor dorsi , e die sono tutti rossi. Nell' interno le argille sono piii spesso variegate di questi colori. Quell' aggregate non era pero in grandi massi , ma in piccoli pezzi annidati dentro 1' argilla. Che mai da questi ancora si producesse 1' Argilla? Rompi , spezza ed infran- gi , e tanto mi venne veduto che n'ebbi certissima prova, trovando in piii punti un si palese e graduate passaggio dair Aggregate all' Argilla che evidente rimane la metamor- Dklle Argille Sgacliose 527 fosi o trasformazloiie sol clie si guardi. Mi caricai de' pcz- zi piu chiari e dimostrativi di questo singolarissimo fatto e, postili a parte, cominciai a osservare d' intorno se altro vi fosse che scliiarisse le idee, e fiii ben fortiinato , po- sciache non niolto lotitano m' iinhattei in un masse che in una parte era rosso ferruginoso argillifero e nell' altra cal- care grigio marnoso con distinzione fia ioro marcatissima ( Saggio N. 22 ) dalla cpiale non pno dubitarsi die i' azio- ne argillilicante non s' arrestasse su del calcare al pnnto che dico di distinzione. E piu innanzi , osservando ancora, mi cadde sott' occhio ne' fondi di disastrosi bnrroni che sono U presso, fra una congerie di svariati rottami, un bel pezzo appunto di Conglomerato consimile a cjuelli che son mutati in argilla : 1' osservo ben da vicino ed il ronipo, e m' avvedo che e identico a quelle di che cemponesi un monte sporgente fra il gruppo de' Serpentini di Sasso Ne- ro poco lontano da Bisano, che io gia conosceva , e che e , in terrnine di Scienza , 1' Arenaria Ofiolitica terziaria del Savi ( Saggio N. 23 ) : con che si ha l' argetnento piii cer- to e necessario, che ancora mancava, a stabilire e ricono- scere la identita di tempo e di condizloni del sellevamen- to de' terreni propri de' Serpentini e di questi di Paderno, e delle medesime cagieni negli uni e negli altri della pro- duziene delle argille. Identita riguardata nell' essenziale delle geologiche azioni, la quale ancor non si toglie dalle differenze delle speciali e diverse circestanze operative nei lueghi diver- si , poiche , tenuta ben ferma cetesta identita , voi trovate le reccie de' Serpentini in cente punti sporgenti in un luo- go, e neir altro i frantumi soltante di un aggregate di mi- iiime parti delle materie che sono di natura ofiolitica o serpentinosa che dire si voglia , ma che certamente sono del hiogo, e vi si trovan sotterra; mentre poi in quest' al- tro stesso luogo ( nelle Argille grigie di Paderno ) trovate abboudanza stragrande de' prodotti solforosi nel solfate di calce di che sono ricche quelle argille grigie, del quale mancano afHitte quelle degli altri luoghi citati: senza par- lare di altre piu minute differenze , com' e della Barite Solfata in poclii luoghi presente , e di altre tali sostanze 528 DOMENICO Santagata a piccoll spazi ristrette , e che sono dl origiiie propriamen- te plutoniana. Ho detto ch' io ebbi certissinia piova che ancora que' globuli ( che sono appunto della grossezza dei semi di Senapa o poco piii ) in aggregato congiunti diven- gono argilla , e mi basta mostrarvene i Saggi molteplici dai qnali si fa cio manifesto, e sara ognuno obbligato a concederlo , tanto e palese e serisibile il |)assagglo dall' u- na air altra materia. Non altrettanto potrei dire della iden- tity di questo Aggregato coU'Arenaria ofiolitica trovata qua- si con esso. Vi ha somiglianza non uguaglianza litologica; r Aggregato argillifero e gia , ne' caratteri esterni almeno, molto alterato , ed i globuli tutti hanno piii o meno del terroso , ma dove mancano i caratteri esterni litologici soc- corrono quelli che geologici si possono dire e che dall' in- sieme delle circostanze si traggono. — Si potra sopra que- sto tornare tornando in que' luoghi , ne' quali , se avessi facolta di dovizie , vorrei un po' approfondare le indagini fino a trovare quell' aggregato in istato puro ed in massa, che non e forse molto profondo, ma vi far6 quel tanto di prova che sara in mio potere. Tutto il ragionato fin qui si deduce senz' arte , dal senso e dal discorso di Scienza; e, come principio di nuove osserva- zioni che possono estendersi e moltiplicarsi , non parer^ si da poco. L' arte che vuol essere unita alle speculazioni gia fatte e qnella colla quale si scopre l' intima e sostanziale natura di tutte le cose materiali, e quella che alia perfine compie e ret- tifica ogni discorso di scienza nell' argomento in che siamo. Ma quanto non e essa lunga quest' arte , e quanto non farebbe mestieri lo esercitarla ampiamente e scrupolosamen- te sopra ogni individuo minerale del quale si parla! Gli arcani piu stupendi delle formazioni della terra e delle vi- cende del globo sono a quest' arte interaraente affidati per esser veduti dall' uomo; e lo spettacolo divino della vedu- ta di essi sfolgorerA ogni giorno di luce piu limpida e chia- ra quanto piu l' arte si eleveri di potenza e sagacia per tutti i tempi avvenire. II poco che posso presentarvi , o Signori , dell' esercizio di quest' arte sopra gli oggetti dei quaU parliamo , giustifica in parte almeno ci6 che asserisco, Delle Argii.le Scagliose 529 ci apre un campo pin esteso di studio e d' iridagine. An- nunziero in poclie parole i risultamenti dclle aiialisi da me fatte coir aiuto e concorso del valente niio Dottor Rota, e le deduzioni da essi , ed i iinovi prohlemi die nascono. II Galcare Com|)atto purissimo ancoia , henclie fra le Ar- gille di Gastiglione , e identico a quelle analizzato altra volta ; 92 di Caibonato di Calce, 3 di Silice, 1 di Alliimi- na , 2 di Ossido di Ferro. II Calrare cola che piio dirsi mezzo Galcare e mezzo Argilla segiiato nella Raccolta N. 10 analizzato nella parte ancora calcare segnato lettera ^ e fonnato di Garbonato di Calce 56 , Silice 18,Alluniina 7, Ossido di Ferio 19 : e nella parte argillosa segnata lette- ra B Garbonato 13, Silice 44, Alliunina 19, Ossido di Ferro 24 : e l' Argilla scagliosa di Gastiglione segnata N. 1 , fra la quale I Galcari argillosi si trovano, e formata di Gar- l)onato 1, Silice 48, Allumina 25, Ossido di Ferro 26. II Masso di Bisano segnato N. 17 da un lato arenoso, dair altro Argilla, e formato nella parte arenosa ( Lettera A) Garbonato di Galce 3, Silice 78, Allumina 11, Piotossido di Ferro 8 , e nella parte argillosa ( Lettera B ) e formato Garbonato di Galce 2, Silice 66, Allumina 20, Protossido di Ferro 12. E 1' aggregate granulare di Monte Paderno che si converte in Argilla, segnato N. 21, e formato ne' pic- coli globuli o ciottoliui ( Lettera A ) di Garbonato di Gal- ce 1 1/2 , Silice 69 , Allumina 7 , Ossido di Ferro 22. E nell' Argilla ( Lettera B ) e formato di Garbonato di Gal- ce 1 , Silice 30 , Allumina 29 , Ossido di Ferro 40. Final- mente 1' Argilla che ho detto di prender per tipo di Argilla perfetta (N. 18) raccolta pure in Bisano parte rossa e par- te azzurrina contenente un nocciolo che e nel centro are- noso di elementi microscopici , e formata nella parte rossa ( Lettera A ) di Garbonato di Galce 2 , Silice 72 , Allumi- na 1 0 , Perossido di Ferro 16 : e nella parte azzurrina Gar- bonato 1 1/2, Silice 44, Allumina 24, Protossido di Fer- ro 30 1/2. Inoltre contiene la rossa il 6 0/0 di acqua e 5 ne contiene 1' azzurra. Nell' Argilla di Gastiglione ho tro- vato 12 0/0 di accjua, e 12 0/0 di actpia nell' Argilla del- r aggregate granulare di Paderno. Quest' acqua si e cacciata T. VI. 67 530 DOMENIGO Santagata col calore prima d' imprender 1' analisi del residuo cosi asciuttato. La Silice adunque, 1' Allumina, il Carbonato di Calce, r Ossido di Feno e 1' Acqua soiio costanti in tutte queste inaterie. Nel Calcare Coinpatto di Castiglione che passa al- r Argilla di Castiglione si vede graduata diminuzione del Calcare che la dove ha aspetto calcare, ma bruno e di tessitura sconnessa, da 92 il Carbonato e ridotto a 56 , e nella parte argillosa ridotto il Carbonato a 13, ma vi ha un gran salto all' Argilla pura che non ne contien piii che uno. L' AUnmina , 1' Ossido di Ferro e la Silice sono gi4 molto cresciuti nella parte ancora calcare , moltissimo nella parte argillosa che non e diversa dall' argilla pura se non per aumento notabile ancora di AUumina e di poca Sili- ce e Ossido di Ferro. Piu singolare e I' Arenaria che passa all' Argilla di Bisano tanto ricca gia di Silice e povera di Carbonato, che varia dall' Argilla che di essa si forma per quasi duplicata quantita di Allumina ed aumento di meta di Ossido di Ferro, onde minore riesce la quantita della Si- lice. E questa Silice abbonda pur molto nell' Aggregate granulare di Paderno, che ha pur molto ferro allumina ed uno e mezzo soltanto di Carbonato, rimasto uno nell' Ar- gilla di esso, raddoppiato 1' Ossido di Ferro, e piu che quadruplicata 1' Allumina, per cui la Silice rimane nell' Ar- gilla stessa meno della meta che nell' Aggregate. Nella ter- ra marnosa invece di Paderno stesso che di grigia o cine- rea e fatta rossa e argillosa, nella rossa la Silice e meno che nella cinerea, ma 1' Allumina e sommamente cresciuta, e V Ossido di Ferro ancora aumentato che e fatto Perossi- do , senza poi di nulla variare ( che e curioso e notabile ) il Carbonato di Calce. Parte Grigia o Cinerea (A) Parte Rossa (B) Carbonato di Calce. ... 02 02 Silice 70 50 Allumina 12 28 Protossido di Ferro. ... 16 Perossido 20 Delle Argille Scaguose 531 Elementi adiinque essenziali di cjiiestc Argille si possono dichiarare la Silice, 1' Ailiuniiia, I' Ossido di Feno e I'Acqua, accideiitale forse il Carbonato di Calce : sovrahhoiida per ordiuario I' Ossido di Feno , incostanti peio Ic propoizioni di tutte ; ne puo stahilirsi una fonnola cliimica comune di esse. Ma la costanza di questi elementi, e il comparire di essi improvviso ne' luoghi e nc' posti della Calce, e la scom- paisa di fjuesta , e l' accuninlarsi ancoia forse le Argille in gran parte fuori di cssi liiojihi formaiido li intorno gran masse ili Roccia inoiiilc eruttiva, coinpagiia di tempo e di azione delle Roccic ofiolitiche, e clie ha caratteri distintivi siioi propri e costaiiti , e di origiiie al tiitto speciale , non di misciigiio meccanico,e tali argille congeneri ai calcari, sono fatti senza dabbio non piccoli e non iudegni dell' at- tenzionc dei dotti. Coi ([uali fatti ed esperienze concludo elie sia abbastan- za dimostrala la trasformazione integrale della composizio- ne cliimica e natura mineralogica delle roccie sediiiientarie che bo descritte , Calcare Alberese, Macigno , Arenaria mi- nuta , e Aggregate Ofiolitico silicioso di Paderno, per con- vertir tiitto in Argilla Scagliosa die forma estese e grandi montagnc. Dalla (pud coiicliisione, se si vorru valiitarne le prove, noa si avra piii a dubitare clie grandi masse e montagnc di origine sedimentaria poterono mutare affat- to natura, cio cbe e controverso molto dai geologi, e da al- ciuii, e forse dai piii, assoUitamente negato, siccome lo nega il Delanoiie nel Bullettino della Societa Geologica di Francia del Giugno dell' anno passato dove dicliiara cbe » NuUe » part, enfin , nous ne trouvons la preuve d' une transfor- » mation chimique integrale d' une roche enticre , d' une » montagne en uu mot, comme on s' est plu si souvent » k le dire. » Bencbe non intendo di escludere cbe trasfor- mandosi i Calcari, i Macigni e gli Aggregati in Argilla, nou possa una gran parte di questa essere stata bell' e foruia- ta sninta di sotto. Questo e l' ultimo punto e l' altezza maggiore a cm lo abbia saputo condurmi per questo viaggio scientifico alle regioni sconosciutCj diro cosi, della produzion delle Argille. 532 DoMENICO SaNTAGATA Liingo e faticoso e il cammino che passa di balza in Lal- za , ma le belle e nuove vediite che piii o meno chiare e lontane si presentano all' occliio, quand' anche indistinte, il fanno gradevole , ed io sarei ben coutcnto se per Voi pu- re, Riveiiti Accadcuiici, alia molestia del viaggio fossero state quelle vedntc un sufficiente coiiipenso. Ma dalla som- mita, cui nii pare esser giunto , 1' orizzonte ancora non veg- go : stannoml incontro altri monti scoscesi e piii alti dai quali possa la vista piii ampiamente spaziare. Non istaro qui a descrivere e divisare le nebbie e le difficolta, le oscurita e le incertezze che si frappongono ancora per an- dar oltre e salire piii innanzi. Sarebbe opportuno e lusin- ghiero 1' esporre qui in fine i problemi che nascono e che rimangono a scioglicre sopra qiiesto argornento , e mi sa- rebbe ancor facile accennando ai lavori piii recenti de' geo- logi ed alle confusioni che nella Scienza si fanno come sopra ho indicato. II Prof. Bianconi con Innga e dottlssima lettera me nc faceva giu accorto prima che incominciassi aucor questo scritto, e con amicizia e cortesia mi prepara- va agli ostacoli che avrei dovuto incontrare. Io terro quel- la lettera a norma di stndl ed osservazioni che mi sla da- to di aggiungere. E a sosteuere in essi Io spirito e a pro- cacciarmi il favore e consiglio vostro , o Accademici, diro le gentili parole con che finisce la lettera , nella quale , proposte le tante e gravi qnistioni che si possono ofFrire » Beato voi ( egli dice ) se col vostro pensiere aveste tro- M vato il bandolo per uscire dal labirinto. Vi auguro tanti » anni di vita quanti vi vorranno a compiere il vostro la- » voro e quanti vi desidero per 1' amor che vi porto. » Le quali parole comeche generali sono ben valevoli, per I'au- torita ch' esse hanno, a persuadere ciascnno della estensio- ne del suggetto che ho preso second© le inie deboli forze a trattare, e pel qnale alia sapienza e indulgenza vostra, o Accademici , maggiormente mi raccomando. Kola - Per ngni Sagfjio di (raaformazinne nella Memoria citato vi hanno nel- la Raccolta di essi che c net Museo diversi esemplari segnali ciascuno del me- dcsiino numero. DEI SALI EFFLORESCEIVTI NELLE ARGILLE DI BISA^O E DI PADERXO MEMORIA DEL PROFESSORE AlVTOIVIO SAIVTAGATA ( Leili odia Scssione dci 3 Uaggio 185i. ) s. ;e nol facciamo confronto fra i libri de' mineralisti delle epoclie passate e Ic opeic di quelli della presente, ci sentiamo in certo modo ingrandire, e godiamo dell' alto grado di scienza che sopra gli anticlii in questa parte, co- me in tante altre, ci e dato in sorte toccare. Dai passi incerti e vacillanti di qnelii, e dalle idee vane e confuse si e venuto a un procedere Iranco e sicuro ed alia cono- scenza , oso dire , del vero. Conoscenza del vero soprattut- to pregevole e reale per questo che si disgombran le favo- le che infestaron per tutto , e si riconoscono i termini al- r umano ingegno prescrltti , e si fanno aperte le strade per le quali , ammessi ancora que' termini, interminahili sono i conquisti avvenire. L'orgoglio dell' uomo c dall' igno- ranza specialmcnte nudrito , e noi ahhianio a osservare che qnando nulla vcramente sapevasi nelle cose della natnra e de' mineral!, non si teuieva neppure dai maestri di ignorar nulla, ed era un contiuuo giudicar delle cose senza pure un dubbio di crrore. II poema di Lucrezio Delia Natiua 531 Antonio Santagata delle Cose e monumento immoitale dl splendida e vigorosa e squisita poesia didascalica e insiem di orgoglio ignoran- te. In esso nulla v' lia si puo dire di vero, e nondimeno il maestro ha contcgno e parole come d' oracolo che in nulla possa fallare, e nulla piu gli sia nella Natura segreto o nascosto ; ed ecco cio che impromette al Gran Meramo cui indiiizza il Poenia : » lo spiegherotti in che maniera il Cielo » Con moto eterno ognor si volga , e quali » Siau degli Dei F essenza , e delle cose » Gli alti principj , e come nasca il tutto , » Come poi si nutrisca e come cresca , » Ed in che finalmente ei si risolva » e quand' egli vi avra disvelate tutte le suhlimi ragioni ch' egli vuol dirvi , stringetele insieme e vuote vi limaugon le mani , che e fumo che sfugge. Che cosa sono e come hanno principio i metalli e i mi- nerali ? I Filosofi naturali del secolo decimo sesto e deci- mo settimo vi rispondon sicuri, e vi affermano in questa manieia = » I metalli si generano per il calore de' corpi celesti , dell' argento vivo, e zolfo nelle miniere , che sono vene e viscere della terra. E quanto piu secco , suhlimato, e sot- tile e r argento vivo , ed il zolfo , tanto piu puro e piu fino metallo generano. 'Ancora alcune volte si trova oi'o ed altri metalli nelle arene , e profondo letto de' fiumi, i qua- li furono cotti sotto la sabbia dal calore del Sole , del zol- fo, e dell' argento vivo, ed all' ultimo con 1' impeto del- I'acqua, levandosi via la sabbia, e appartandosi , si veg- gono in luogo. L' argento vivo , che gli Alchimisti chiama- no Mercurio, precede dall' umido acqueo , maggiormente essendo misto con alcun tanto del sottile, e terrestre un- tuoso , cotto , e coaumentato , e quasi concresciuto per il calore del Sole , e di altre Stelle , e per il zolfo , che ab- brucia. Ed ha la chiarezza dell' acqua , e dell' aria , ed il movimento dell' umore , del peso. E che si sparga, come Dei Sali Efflorescenti 535 in gocclole, procede , percli«> lia della seccliezza terrestre , ed e veleno ad ogni aniniale. -- Lo zolfo si genera del terrestre, sottile ed acceso di fiioco, ed untuoso aereo di aria, cotto per il calor del cielo , e coauiiientato. = E di qiiesto stile va innanzi a svelar con certezza la natura e i principii di tutti i metalli , d(;lle pietre e de' sali : e co- me gia si vedean moltissime pietre diverse 1' una dall' al- tra, cosi delle sorti e geiieri di esse se ne fa divisione, ed oh con clie regola ! secondo 1' ordine delle lettere del- r alfabeto coUe quali cominciano i nomi di esse ; e in pri- ma la serie di quelle clie comincian per A , poscia di quel- le che comincian per B, e di quelle clie comincian per G, e via discorrendo. E poiche si studia 1' autore , com' egli dice, di niente mescolare del snperstizioso che altri vi at- tribuivano , e protesta di lasciare da parte ogni vanita, sentiamo ci6 che ci dice di una delle pietre della prima serie che comincia per A , che e 1' Adamante. = Adaman- te o Diamante, Egli dice, e gemma di color bianco, e che trainee, e di questo se ne trovano sei sorti, cioe Indico che non nasce se non nell' oro , ed il maggiore, che mai fu trovato e della grandezza della midolla d' una nocella. L' Arabico e maggiore , e medesiniamente nasce nell' oro : amendue le sorti hanno forza e virtu, che non si puo vincere ; di dove ebbe il nome Adamas in Greco , perciocche non si scalda col fuoco, ne da luogo al ferro, ne meno 1' ubbidisce, e ribatte, a discaccia da se di tal sorte il colpo , che no '1 sopporta ; perciocche posto sopra r incude , acciocche sia fortemente battuto , piu tosto sal- teru il martello fuor del manico , si rompora I'incudine, che si rompa , ne spezzi il diamante. II Cireniaco diaman- te e della grandezza d' un grano di miglio. II Macedonico e come il seme del cocomero. II Cipriotto nasce in Cipri , ed ha il colore del rame. II Siderite e di colore di ferro ma pill grave, e pesante, che gli altri; il quale ha dissimile natura del diamante ; perciocche si rompe con colpi, e con un' altro diamante si pertugia, e questo ancora nasce in Cipri. Ma quella invitta forza, e virtu del diamante non si puo vincere con altro, che col sangue caldo di becco , 536 Antonio Santagata il quale lo rompe , e spezza per proprieta occulta. Ed b il diamante cosi contrario alia calaniita , che essendo presso quella essa calamita non puo tirare a se il ferro; e iiello istes- so modo posto presso le altre gemma gli toglie la loro virtu. Leva ancora via la cattiva qualitu de' veleni, e di- scaccia la rabbia , e leva il timore della notte. = (1) In- sopportabile sarebbe ora a noi seguitar la lettura o ascol- tar a luiigo il discorso di cotali maestri: ne crederemmo, se il fatto non fosse pur chiaro, che nomini d' altra par- te ingegnosi e di mente colta e sottile potessero a lungo versarsi in siffatte materie^ e trovarvi piacere , ed aver numerosi uditori alle loro lezioni ; spacclando in serio , con elegante favella e con fede di verita tante meschinissime favole. Se mai alcuno di que' Filosofi naturali potesse alzar oggi la testa a vedere lo stato presente della scienza dei niinerali ed i discorsi che in essa si tengono , mi penso che di vergogna confuso 1' abbasserebbe non tanto della sua ignoranza quanto dell' arroganza di dichiarare appieno le cose : ed utile documento e per noi che 1' essere in oggi in certo modo congiunto il franco e sicuro procedere e r asserir lento e circospetto e frutto sol di sapienza, ele- vata da que' Filosofi a noi piii vicini e de' nostri stessi giorni che haniio messo in buon cammino la Storia della Natura. Con che si conclude che la Scienza abbassa I' or- goglio ed eleva ed appura lo spirito. Noi non diciamo di saper tutto , anzi diciamo di saper niente al paragone di quello che rimane a scoprire sui minerali, ma tuttavia ab- biam ragione a pensare che le basi sopra le quali si fon- da in oggi la nostra scienza siano buone e sicure, poiche ne' caratteri inimutabili di ciascun minerale , e ne' compo- nenti onde sono formati , e nelle forme geometriche che assumono i minerali medesimi, quelle basi son stabiUte; ne pare che possano mai piu essere poste da lato. Di tal fondamento e di tal guida dovea necessariamente seguire (I) I qualtro Libri della Filnsofia Natnrale di Gioan Sarava tradotti di Spa- gnuolo in llaliano diil Signor Alfonso Ulloa - Vinegia MDLXV - il primo tratlo a pag. 100, il secondo a pag. 110. Dei Sali Efflorescenti 537 eccellente successo ; e benclio qnesta base o principio sia de' nostri giorni niedesimi , l' aiigumento tuttavia della scien- za e gia stato mirahile , e saremino quasi teritati di dire che tutti i minerali diversi sono distiiiti e posti, nella gran serie di essi, ciasciino al lor luogo, o pochi si rimangano fuori, o di poclii sia incerto il collocamento opportune; ma questa e tentazione dalla quale bisogna guardarsi. E sia pure cbe a tauto siam giunti o vi siamo ahneno vicini, e che cosa avrcm Aitto? Opera senza dubbio degna del la- voro di secoli , ma non sara ancora che un prime princi- pio di quanto resta da farsi. Vorrenio percio scoraggiarci , o vorrem spaventare i piu giovani che ban da seguire i lavori ? Oh non v' ha piu pcricolo di scoramento o paura! avvegnache la bellezza attraente delle cose si fa sempre maggiore alle menti im poco elevate, e I' utilit:\ pei vol- gari e per tutti ad ogni passo innanzi e maggiore. Siano pure, ripeto, i minerali tutti conosciuti e descritti, sia da- te ad ognuno il suo nome proprio ( in che siamo ben ad- dietro ) comincieremo allora a cercare i rapporti , come si dice , e le attinenze che hanno , ciascuno fra lore ; e per- che siano alcuni abbondanti , e scarsi sien gli altri , e co- me abbia avuto ognuno principio, e perche vanno quelli insieme e sono gli aitri disgiunti, e quali forze li fanno insieme trovarsi , e con qual ordine sono tra lor ripartiti, ed a quai fini son fatti, e quali mutazioni ricevono. Tutte le diverse specie di metalli , di pietre, di sali, di gemme sono i materiali di che si compone il globe della terra, e certe e nebilissima scienza il conoscerli ; ma e necessario ancora I'intenderne reconomia, ossia la norma e la regola colla quale sono ordinati i componenti tutti di questa casa cemnne che abitiame, abitando la terra. Studio ancor nuovo puo dirsi, comeche dalle stato presente evvere dal grade e di- sposizion delle idee chiaramente additato. La norma e la rego- la deir abbondanza di ciascun minerale mi pense senza dub- bio che sia V utilita del servizio che ha ciascuno da rendere alle creature ad essi superieri, qnali sono le piante e gli animali, poiche il fatto ci mostra che tanto piu sono gli uni o gli altri abbondanti Jquanto sono piii ntili a queste T. VI. 68 538 Antonio Santacata creature. La Silicc , la Calce e l' Alluniina sono I niaten'a- li pill abbondauti cU tutti, perclie di essi si forma la terra da lavoro nella quale nascono tutte le piatite che agli ani- niali dauuo poi alimeuto. E tenendo dietro a questa rego- la deir abboudanza de' minerali per 1' utile delle creature niajrjriori si vieue alia dimostrazione evideute die l' uonio era il fuie massinio della creazione della terra , iuiperocclie air uonio soltanto possono servire di tai minerali che sono in maggiore abboudanza , quali sono i metalli , de' quali ancora i pin abbondanti son quelli che servono ai bisogni maggiori dell' uomo. E non e per questo ancora palese che 1' uomo e la creatura prediletta del Creatore , e ch' esso e principe vero e signore della terra , e che per esso tutta la terra e stata creata? Sentenza questa gia proclamata nelle Sacre Scritture, ma combattuta da Filosofi di nial in- tesa modestia , ribellante da Dio , che non accordavano al- r uomo la sua immensa grandezza al confronto di tutte le cose create da noi conosciute e vedute. Meutre anco- ra la Scienza in oggi ci mostra che tutte le vicende del globo si succedevano 1' una all' altra col fine di servire poi ai bisogni appunto dell' uomo, che venne allora soltanto creato che tutto fu ad esso disposto , e ch' egli soltanto puo ne' suoi bisogni maggiori adoperare i piii abbondanti materiali in quelle vicende accumulati, e pe' bisogni minori servirsi di quelli che sono piu radi ; come avvien del diaman- te 5 e dell' altre pietre piu dure che sono preziose ai soste- gni de' fulcri di tante macchine che sono e saranno ad esso uomo utilissime. Che diro poi delle leggi di natura colle quali si fecero que' cumuli e quelle unioni de' minerali di- vers! e le comparse successive di essi secondo i fini me- desimi de' bisogni piu o meno immediati dell' uomo? Le quali leggi mi par che si possan distinguere 1.° in quelle che riguardano 1' epoche o il tempo del coniparire de' ma- teriali medesimi, e 2.° in quelle che riguardano i modi del- le reciproche tendenze o facolta di andare insieme o di- sgiunti. Per la legge che diremo di tempo si vede che i pill antichi sono que' materiali che servono a formar la terra da lavoro , e poscia i metalli , e poscia i marmi e le Dei Sali Efflorescenti 539 pletre ornamentarie e le gemme, ed infine ( per non par- lare delle produzioni present! ) il diamante die si rinviene in aggregati di ciottoli, i quali hen cliiaro si vede die si formarono ncU' ultimo de' periodi anticlii. E quanto alle leggi die riguardano i modi delle tendenze ad andare in- sieme o disgiunti, si e gii cominciato a vederne di nuove per noi e singolari , e se ne vedri sempre di piu findie ii mondo abbia vita. L' isomorfismo e una legge sovra- na,inoggi, pu6 dirsi , scoperta, poiche sono ancora vi- venti gl' illustri scoprituri di cssa , la quale spiega un ar- tifizio divino per conginngere insieme piuttosto gli uni die gli altri minerali diversi, essendoclie per essa i corpi die posson ricevere una medesima forma geometrica lianno ancora indole e natiira conforme, e tendono a stare in- sieme ed insieme si trovano. Ma in questa direzione di studi siaino ancora in principio , e piu che alle leggi ge- neiali c conveniente applicarsi alle osservazioni minute de' fatti. L' argomento che lio oggi ad esporre e di poche parole, e mi e parso opportuno il premettere le considerazioni che danno ad esso un valore se non di fatto almen d' inten- zione. E un episodio od un articolo dello studio delle Ar- gille Scagliose. Queste racchiudono in se una moltitudine di oggetti minerali diversi di specie determinate e impor- tant! e, quel che e piu singolare, di piccolissime masse lontane fia loro e disperse in vastissimi spazi di terrcni, come sono 1' Arragonite , la Barite , la Magnesia , la Soda , il Manganese, il Raine ec. II Bianconi gia ne enumero una gran parte nel suo classico Libro De' Terreni Ardenti, dei quali sono le Argille , e di alcuni di essi in particolare parl6 secondo che richiedeva il suo tenia : e fra questi so- no pure indicate le efflorescenze superiiciali di Soda Mu- riata , Solfata e Carbonata die si mostra ne' monti argillo- si. In effetto si trovano alquanto frequenti le fioriture nel- le Argille di Paderno ed in altri luoghi consimili del bolo- gnese. Questa notizia cosi isolata da un carattere di piii a questi terreni per raihontarli con altri di altri paesi, nci quali pure le stesse eiHorescenze riti-ovansi, ma veramente 510 Antonio Santagata iieve istruzione ne reca , mentre poi per poco che si riflet- ta e per se tale da suscitare la curiosity scientifica di quan- to ad esse efflorescenze saline si riferisca, di che non si b fatto aricora alcuno studio. II desiderio d' intenderne alcana cosa s' accrebbe nel praticare quelle osservazioni suU' Origi- ne delie Argille Scagliose delle quali aveste la bonta di ascoltare il racconto in una delle scorse nostre adunanze. In una galleria molto profonda della miniera di Bisano apparve nella estensione incirca di un metro di diametro in una parete di essa come una specie di lanugine densa e bianca come la neve, la quale osservata da presso si vi- de formata di aghi finissimi e delicatissimi lunghi due o tre linee, dritti e spesso intralciati fra loro, e poggiati sopra r argilla dalla quale usciva uinldltu di acqua clie a poco a poco raccoglievasi al fondo della parete medesima, Fece un po' meraviglia il trovare coli tanta abbondanza di quel- la fioritura , poiche fuori nelle superficle esterne del mon- te e nei leuibi di esso non se ne trova o almeno non e ancora apparita. Ed il vederia si bella e nitida e splenden- te ne' suoi cristalli invoglio di raccoglierne, e con essa si fece raccolta di una porzione dell' Argilla suUa quale era infissa. II sapere in generate che trovansi ne' terreni argil- losi quelle efflorescenze che sopra ho indicate non era suf- ficiente a determinare la natura di questa , ne il sapore di essa era si spiegato che si potesse giudicarne per esso, ed il giudizio rimaneva piu incerto perche non poche sostan- ze saline fioriscono tutte alia stessa manlera , e se di di- verse specie di sali se ne trovino assieme negli stessi cri- stalli , come non di rado succede , il sapore non dice piii nulla. Poteva ancora esser nitro almeno in gran parte, ben- che non avesse al tutto il sapor suo fresco amarognolo, ma tosto si vide che non era nitro ponendone un poco su di una bragia , nella quale non avvenne deflagrazione. A distinguere 1' une dall' altre le efflorescenze saline non vi ha che V analisi chimica , e pero ad essa voUi sotto- posta questa di Bisano , e volli analizzata ancora 1' argil- la dalla quale sporgeva. L' analisi adunque fece conoscere che il sale era formate nel mode seguente : Dei Sali Efflorescenti 541 Solfato di Soda 90 » (li Calce 05 » di Magnesia 03 Cloruro di Sodio 01 1) di Calcio 01 ne h meraviglia che il sapore di quel sale , ossia della composizione di que' cristalli , non si potesse quasi defini- re. Era ben natiuale die ponendosi all' esame del Sale di Bisano si volesse conoscere ancoia la natura di quelli che fioriscono in altri terreni argillosi del nostro paese, ed eb- bi chi per me ando a fame raccolta a Paderno con parte di Argilla sottostante. Nel qual monte di Paderno si trova- no qua e la di tali lioriture, ma non cosi belle e abbon- danti come in quel tratto della Galleria di Bisano , e quel die e piu singolare le fioriture non sono in luoglii bagna- ti o acquistrini , sicche non pare che I' acqua nell' argilla sia necessaria a questo fenomeno. Dall' analisi del Sale di Paderno si ebbe , che e al tutto simile, variate di poco le proporzioni, a quello di Bisano. Ora se il Sale sorge dal- r Argilla, era da cercare se dessa ancora ne contenesse, e fatta r analisi accurata delle Argille Saline tanto di Pader- no che di Bisano, non si rimase che in dubbio se solo trac- cie di questi Sali si rinvenissero nell' Argilla di Paderno , e niun segno ne apparve in quella di Bisano. Le quali amendue, se togli il Solfato di Calce in quella di Pader- no , che non esiste in quella di Bisano , sono presso che simili , variate soltanto le proporzioni , formate di Allumi- na , di Carbonate di Calce, di Ossido di Ferro , di Silice, e di acqua, come son tutte queste Argille : e si noti che nulla vi si rinviene di Solfuro di Ferro dal quale dedurre la formazlone dell' acido solforico a formare i solfati , e nulla ancora di Soda o di Magnesia. 5i2 Antonio Santagata Analisi dell' Argllla che porta 1' efflorescenza in Bisauo. Allumina 14 Carbonato di Calce 13 Ossldo di Ferro 28 Silice 35 Acqua 07 Perdita 03 100 Da queste adiinque, sulle quail fiorlscono i sallj non ban- no i sali a quanto paie immediate alimento. D'onde adun- qiie provengono e come si formano , e quale inteiesse possono dare alia scienza ed all' arte o all' industria i sali medesimi ? E questo un tema al quale non ho 1' abilita che basta a I'ispondere, ma del quale diro alcune brevi paro- le. Prima di tutto e da notare che Dolomieu, parlando del- la formazione del Nitre, dice di avere osservate che dal me- mento in che una roccia calcare dell' Isola di Malta e toc- cata dall' acqua del mare essa cade in efflorescenza nitro- sa , la quale in breve si propaga a tutte le pietre circo- stanti , e ne trae la censeguenza legittima che il sale co- mune favorisce la formazione del nitro, il quale, dice, ha potere distruttivo e si propaga all' intorno a corroder le pietre a guisa di carie; e noi abbiamo appunto e a Bisa- no e a Paderno il sale marino in quelle fioriture , ed e ra- gionevole il credere che per esse piii facilmente almeno si formino. Ma certo 1' acqua del mare non venne a bagnar queste argille. E qui sorge un' altra avvertenza, e cioe che il sale marino e frequentissimo nelle Argille Scagliose. II sa- le marino di miniera si trova da presso o di sotto o framez- zo ad argille simili alle nostre , le quali ovunque , si puo dire con verita , che sono condite col sale ; e le acque che scorron da esse , e le sorgenti che sorgono poco lontano, ed i pozzi in esse forati sono ricchi di sale. Le famose Dei Sali Efflorescent! 5i3 niinlere di sale dl Wielzczka e quelle tli Nortwik e quelle del Tirolo di Vic, del Salsburgliese ed altre sono in terre- ni di argille cosi somiglianti alle nostre clie Alessandro Brongniart le distingneva tutte col nonie di Argille salate. Non e improhabile clie nelle argille di Paderno, o sotto di esse, si trovi alcun deposito graiide in aminasso od in strati dl sale. La qualiti de' terreni che dcscrive il Dufrenoy per un taglio di 337 piedi inglesi della Miniera Witton da lui Stesso osservata ne di ragione di crederlo. Non per questo vorrei che s' entrasse in ispesa di esplorazion di miniera , benche sarebbe utilissimo, per lo meno alia scienza, prati- care in alcun punto un foro colle trivelle de' pozzi artesia- ni. Se il sale aiuta la efflorescenza di che parliamo, il sa- le non manca nei terreni nei quali le abbiarno : ma come le aiuti non vale fermarsi qui troppo a cercarlo, bastando conoscere il fatto. Interessa molto riflettere al trovarsi insieme o vicini ne- gli stessi terreni i diversi sali che formano le efflorescen- ze, e considerarne le origini. Da depositi d' acque che li tenessero sciolti non si formarono senza dubbio que' sail , clie non sarebbero cosi in mille punti dispersi e lontani fra loro le glaciture di essi. Dove si trova il sale in istra- ti, e probabile che fosse prima sciolto in acqua poi depo- sitato da essa , ma dove e in ammassi con sopra gli strati de' monti rotti o incurvati a mantello , come nelle Minie- re di Cardova, non fu la per deposito posto ; e dove e qua e la ripartito, altra origine di sedimento dee avere avuta diver- sa da qaella. I grandi depositi di sale marino, o i terreni nei quali rinvengonsi , sono a contatto o accompagnati da roccie ignee, siccome le porfiriche le amfiboliche,gli ammassi di ges- so, di dolomia e le sorgenti terniali e le bituminose. II grande ammasso che forma la miniera di Cardova e in ta- le giacitura co' terreni circostanti da rappresentare esatta- niente un cratere di sollevamento , la cerchia attorno del quale sarebbe formata da creste moiituose di gres , ed il ceutro sarebbe occupato dal sale. Una volta forniato in tal modo il sale, naturalmente si spiegano gli altri depositi in strati e le sorgenti salate e la salsedine stessa del mare. 514 Antonio Santagata sol die si pensl che il sale e oltre dire diffuse, e 1' acque che scorron per tutti i terreni se ne van caricando e lo portano al mare , eve in gran parte s' arresta , alzandosi r acqua in vapore priva (almeno quasi del tutto) di sale: oltrecche le medesime ignee emanazioni di sale^ che si fe- cero nelle terre de' monti, e ragionevole il credere che siensi fatte attraverso delle acque dei mari : sopra di che non mi fermo a cercare se la salsedine di quelle acque cresca coi secoli o sia invece costante , mentre da un lato ci mancano i dati che ci sarebbe necessario di avere , a per r altro troppo lungo e difficile argomento sarebbe 1' en- trare in discorso di tutte le cause piu intime die possono dar per effetto la costanza del grado della salsedine del- r acqua del mare, benclie in esso nuovo sale si versi di continuo. Le cose surriferlte dal Geologl danno ragione bastante ai fenomeni maggiori dell'- origine e giacitura del sale e delle sorgenti salate , ma non sono sufficient! a dir vero a spie- gare come si trovino de' vasti terreni, come son quelli delle argille cosperse qua e la di minime parti di sale ma- rino o degli altri sali di soda o di magnesia, ne a questo hanno posto punto pensiero i Geologl. Dlro tosto un' opi- nion preconcetta alia quale mi place andar dletro , e che mi par che si possa a poco a poco mostrare per vera , e doe, che nelle eruzloni antiche e profonde avvenisse mol- to di frequente che oltre alle correnti delle materie che giunsero a formarsl in depositi o in vene cospicue , alcu- ne porzloni di quelle materie si dispergessero Intorno per mille luoghi e spazi dlversl de' terreni , ed ancora in te- nuissime parti isolate fossero trasportate e diffuse molto lontano dal centrl. Potrei appoggiare questa opinlone con moltisslmi esempi di fatti che forse non hanno fuori di essa splegazlon sufficiente. Ne saprei a dir vero fuori che con questa opinlone spiegare 1' origine del carbonio adden- sato in diamante che in si ristretti e circoscritti luoghi si trova in conglomerati investiti di emanazioni metalliche; benche non ml celo che un' altra maniera di origine di quest! parzlali e dispersi mineral! non solo pu6 aversi, ma Dei Sali ErFLoaEscENTi 545 realmente si ha nelle reazioni e scomposizioni chimlche dei minerali fra loro; ne per 1' origine del diamante puo uscir- si dair una o dall' altra di queste due maniere , quando pur non si voglia amnietter l' azione dell' una e dell altra insieme operante ; come sarebbe avvetiuto se in uu mate- riale qualunque eruttivo sconiposto nel suo caminino (sup- pongo r acido carbouico od un carbonato qualunque ) si fos- se isolato il carbonio clie poi continuasse il suo corso e si assodasse In diamante. Parecchi sono i sali di soda che ne' terreni si trovano , e vi ha in abbondanza il Carbonato conosciuto in addietro col nome di Natro , il quale pensava Guyton de Morveau che provenisse dalla doppia scomposizlone dell' acqua sala- ta nelle pareti dei laghi per modo che si formasse ad un tempo e Carbonato di Soda e Cloruro di Calcio. Ma ci6 che parrebbe incredibile si e che si trovi la Soda Carbo- nata in efllorescenza alia superficie de' vulcani , benche in piccole quantita , come se ne osservano i Saggi in tutte le collezioni die vengono dall' Etna e dal Vesuvio , e come ne cita 1' Humboldt a Teneriffa ed alia Solfatara della Gua- dalupa. Questo Carbonato che non resiste da se al fuoco ordl- nario de' nostri fornelli, sarebb' egli uscito cosi formato dalle bocche ardenti de' vulcani, o sulle lave sarebbesi po- scia prodotto per reazioni posteriori? Non si puo fissare abbastanza atteiizione ai Carbonati, e plu al Carbonato di Calce misto o rinchluso nelle roccle vulcaniche : e a vede- re per questo un bel Sagglo di Calcopirlte venuto idtlma- mente al Museo dalla Minlera di Monte Catini che fra il metalio contiene de' noduli dl bellisslml cristalli spatici di Calce carbonata. Finclie il carbonato sia chiuso dentro una roccia vulcanica non fara meravlglla, ma che cosa diremo delle efflorescenze de' Carbonati nelle superficie esterlori de' vulcani ? Forseche nell' infreddar delle lave si svilupp6 dell' acido carbonico che, incontrando la soda, con essa ven- ne ad unirsi ? RImanga pur incerta I' origine Immediata dei Sali di Soda per dare ragione delle parziali e spartite loro giaci- T. VI. 69 546 Antonio Santacata ture ne' terreni , non cosi incerta sari quella della Soda , la quale dalle forze eruttive in un modo o in un altro ab- be certamente 1' uscita , e qualunque si fosse la composi- zione primitiva in che venne fiioii, e costante die si dif- fondesse e sparpagliasse in infiniti punti distant! 1' uno dal- r altro, e in tenuissime quantity si fermasse no' terreni; e si conferma che nelle eruzioni sieno , come dire , lanciati fra le masse degli atomi quasi isolati di materie. Ci6 che s' e detto del Carbonate di Soda puo, in parte almeno, asserirsi degli altri Sali di Soda , e in particolare del Sol- fato. Puo essere uscito gla fatto dal grenibo della terra : pill probabile 1' origine sua dalle emanazioni solforose , o dalla scomposizione delle piriti , o dalla scomposizione del sal gemma col solfato di calce. Quest' ultima supposizione e in accordo perfetto coi fatti per le due localltd in discorso di Paderno e di Bisano , poiche a Paderno le efflorescenze di solfato di soda sono frequenti e v' e in quelle argille pur frequente il solfato di calce, rarisslmo invece a Blsauo, ove ancora rarissimo e il solfato di soda. Parmi adunque che s' abbia a concludere che nell' eruzione o sollevamen- to delle argille si diffuse ovunque per esse il sal gemma, che in molti luoglii raccolto in ammassi grandiosi, in altri e infiniti s' interno nelle masse tutte in tenuissime parti, e che poscia da esso si produsse il solfato di soda che e pill abbondante nelle efflorescenze sopra studiate : e cosi si comprende come il sale si dica che agevola le efflore- scenze nel caso de' terreni che fiorlscono bagnati dall' acqua del mare, poiche 1' aiuto che reca consiste nel prestarsi egli stesso a scomporsi al contatto del solfato di calce nol- le condizioni a questo opportune, che si potranno con espe- rienze trovare. Colle quali esperienze, non forse difficill ad eseguirsi , si potrebbe ancor giungere a procurarsi con ar- te economica il solfato di soda per abbreviar molto la stra- da ad ottenere dal sale marino la soda artificiale col siste- ma o processo che in oggi si pratica. E cio che diciamo della soda e de' suoi sali , si dica della magnesia e suoi sali , spinta fuori essa pure nelle misteriose espansioni ed agitazioni plutoniche ma con maggior parsimonia e piu ra- Dei Sali Efflorescenti 547 da rlella soda, ma non nieno forse equahilmento dlstesa o piuttosto disseminata in varic regiorii. La ([iialo evidente- mente si vede uscita dalle vulcaniclie eiuziorii per entrare piu specialmente nei carbonati di calce e convertirli in dolomia. Veduta cosl la plii probabile origlne de' sali di queste gentili efflorescenze di soda, e cosa naturale die si cerchi- no la circostanze nelle rjuali la ciistallizzazione di essa ven- ga a formarsi uscendo fiiori dalle argille: imperocchc rom- pendo di esse argille, non mai vi succede di vedervi all' in- terno (come di presso che tiitti gli altri minerali avviene) gli esilissimi aghi cristallini, ma sempre al difuori ed all' a- ria : e se a Bisano non si fosse aperta nel monte la Gal- leria su menzionata, e ben certo cbe que' sali o non si sa- rebbero formati o non si sarebbero ridotti in cristalli. Cre- derenio noi quindi che V aria esteriore ovvero 1' ossigene di essa abbia parte alia formazione del sale? Ovvero cbe r aria libera ed esterna sia condizion necessaria alia cristal- lizzazione di esso ? Per tali ricerche la base di ogiii discor- so si era di conoscere appieno la cbimica coniposizioiie delle argille sulle quali i cristalli si trovano ; e non e me- raviglia che coU' analisi fatta di esse nulla o pressoche nulla di essi sali vi si ritrovi? imperocche forza e il dedurre che la materia de' sali efflorescenti vien di lontano, porta- ta forse dall' acqua, e che tutta al difuori si porta in cri- stalli, mancando all' arcilla non solo i sali formati ma oirni traccia quasi di soda. Per andare in questo alcun poco piu innanzi era necessaria alcuna esperienza. Vedeva io una serie di dubbi , avvertenze e quistioni non considerate ab- bastanza sulla natura e proprieta di essi sali nell' opera lo- ro del cristallizzar sulle terre : e indichero qui in succinto, colle esperienze per ci6 praticate , gli effetti in esse otte- nuti. Prima di tutto il solfato di soda misto all' argilla esce tutto da essa? Presa dell' argilla plastica comune, si e im- pastata con acqua nella quale si era sciolta mezza dram- ma di solfato di soda, e fatta dell' argilla una palla di un' oncia in circa di diametro si e lasciata in riposo : ncl giorno appresso si e cominciato a vedere uscire all' intorno 5 ! 8 Antonio Santagata i cristalllnl di soda, e a poco a poco in capo a tre glorni coprirsi di essi la palla tutta, che non piii si vedeva se non del colore de' bianchi cristalli che 1' attorniavano. Lasciati passare ancor i gionii, si sono raschiati dolcemente i cri- stalli, e sciolti di miovo nell' ac([na per separarli col feltro dal poco di terra die con essi si fosse raschiata, e fatto cristallizzare di nuovo il solfato con evaporazione spontanea scingato e pesato, era diminnito di otto grani die eran ri- mnsti nella palla. Ma clii ci" dice se, tenuta umottata 1' ar- gilla, non fosse in piii tempo uscito tutto il solfato da essa? Parlando di queste esperienze e ricerche col Prof. Cav. Bianconi, mi disse die nel suo Museo s' era accorto di una efflorescenza in un minerale di solfato di Calce e di Argil- la, avvenuta in esso luugamente dopo essere stato quel Sag- gio di minerale coli coUocato : e gentilmente mi presto il minerale stesso die e qui presente , nel quale fu facile ri- conoscere die 1' elflorescenza ivi pure e di solfato di soda. Pill siniTolare ancora e un fenonieno avvertito nel nostro Laboratorio dal Dott. Rota nostro valeiite operator chlmico, di un catino grande di terra ordinaria grossolana nel quale a- vendo tenuta in addietro una soluzione di solfato di soda e lasciato poscia lungamente sotto di una grondaia e lavato , come si dice, a grand' acqua, dopo alcun tempo ha coniincia- to a gettar fiiori per tutto una fioritura di solfato di soda , e lavato una volta da questa e rimesso al suo posto e toma- to di nnovo a fiorire , e cosi per tre volte, ed e dopo la terza lavatura che lo vedete, o Signori, coperto gia di la- nugglne di solfato di soda. Ho voluto ancora provare il processo ideato da Brard per conoscer le pietre e i matto- ni da costruzione che non resistono al gelo, il quale consi- ste nel far boUir per mezz' ora de' pezzi di pietre in solu- zione saturata di solfato di soda e poscia sospendere i pez- zi a de' fili, e dopo ventiquattr' ore ripetere e per cinque giorni 1' operazione medesima, uella quale le pietre o mat- toni che resistono al fuoco rimangono interi, e quelle che no piii o men si disgregano. Assoggettati a questo i maci- gni delle cave qui intorno della Citta e tre mattoni diver- si, uno solo di questi si e all' intonio raminollito , soUevan* Diii Sau Efflorescenti iji9 do>i quasi una fnlJa di esso, e fattosi sotto ]>Itorzolnto senza uscir tuoii i ciistalli. Lascio da parte 1' utilita iiKlustriale di questo aitifizio, die e per se evidente , e coiisidero in geiierale nelle esposte esperienze come lo stato diverso ag- gregatlvo delle terre concorra a variar la maniera dell'uscire i cristalli , e come rimanga il solfato aderente ed infisso in alcuna terra, forse ne' pori piu intitni di essa dove i' acqua non giunga, ne lo dissolva, come nel caso del Catiiio, e in condizioni diverse ponga piu tempo, e alcuna volta lun- ghissimo all' uscire in cristalli, come nel caso del minerale del Museo. Ma in queste osservazioni ed esperienze spe- cialmente mi giova notare la dilTerenza mirabile clie si pa- lesa fra le materie diverse cristallizzabili, nel tender le une ad uscir fuori de' minerali o delle roccie che sono ad esse raatrici, e nel tender le altre a internarsi e a formar nelle masse tanti ccntri diversi cristallini e per lo piii a irradiar- si; tendenze che chiamerei volentieri nell' un caso centrifu- ghe , neir altro centripete ; dlccndo a mo' di esempio il sol- fato di soda ha tendenza cristallina centr'ijnga , ed il solfa- to di calce ( come ne' Saggi qui esposti ) ha tendenza cri- stallina centripeta. Ammettendo ( come senipre nelle forze o proprieta general! e comuni della materia ) uno stato od un grado intermedio di tendenza cristallina , che diro ind'if- ferenza, pel quale le materie rimangano ferme per ordinario al lor posto , e sieno ancora capaci di subir 1' una o 1' al- tra tendenza diversa col mutar forse di stato allotropico. E cosi mi par che si spieghi 1' irradiarsi in tanti centri diversi il feldspato e 1' anfiholo nella Diorite orhicolare , mentre nelle altre Dioriti sono que' minerali equahilmente spartiti. Queste tendenze inoltre si esercitaiio con forza quasi incredihilc. Che cosa v' ha di piii esile e piu fragile di quella peluria cristallina del solfato di soda? Ejipur ve- dete il mattone che e stato sfaUlato e in tanti pntiti ri- gonfio , e sarete indotti a concludere che forse, al pari dell' acqua che gela, urti i corpi entro i quali si trova con forza non minora della pressione di 1000 atmosfere. A secondare poi e favorire la tendenza centrifuga dei cristalli di soda qual influenza hanno la luce , 1' aria , 550 Antonio Santagata lo spazio , il vapor d' acqua ed i miscugli di diversi sail col solfato di soda ? A rispondere a queste domande ha servito V argilla im- pastata con soluzione di solfato di soda semplice o con solnzione di miscugli di sali e piii sal niarino, ed esposta air azione di questi agenti diversi e in condizioni diverse per vederne gli elfetti. Fattc di argilla diverse pallottole col semplice solfato di soda ( poiche de' coiifronti fra questo e de' miscugli con esso di pill sali mi riserbo parlarne altra volta con al- tre esperienze e con effetti piii cliiari di quelli clie ho potuto vedere ) si e posta una d' esse, sospesa con filo, in recipiente di rame alto 30 centimetri largo 18 a chiuso da copercliio ove la luce non entrasse. Altra si e posta sotto campana di vetro alta li centimetri larga 10 con strato sotto di mercurio die la chiudesse del tutto ; ed al- tra in iiguale cauipana chiusa da strato di acqua; altra sotto (^anipana poco piii alta e con due aperture laterali ; altra sopra la bocca di un biccliiere pedato entro il' quale entrava a meta e da essa era chiuso ; altra si e tenuta so- spesa in piccola cassetta chiusa di legno con piccolo spazio d' attorno; ed altra piii grande si e niessa attraverso di iin foro circolare in diaframma di latta frapposta alle bocche di due vasi di vetro alti 22 centimetri e larghi 15 1' un sopra r altro conversi e lutati , libera all' uno la luce , al- r altro impedita da nera e densa vernice, e teniiti al so- le ; ed altra finalmente si e tenuta libera tutta e sospesa neir aria. Dalle quali esperienze ( per andar per le brevi ) si e visto che le pallottole tutte rinchiuse in campane, in cas- setta, e quella tenuta fra i due vasi di vetro, benche cosi grandi, sono rimaste molti giorni senza che nulla biancheg- gi sopra di esse : levata dalla scattola quella che gia da sei giorni vi stava con attorno piccolo spazio , e sospesa iiell' aria , dalla sera alia mattina ha messa fuori la lanug- gine densa e lunga di cristalli che si vede : alzata alcun poco la campana tubulata, sicche 1' aria dissotto vi entras- se ma vi iossc alquanto angustiata, la pallottola dentro e Dei Sali Efflorescenti 551 dlssopra ha gettatl alcuni radi e corti cristalll : quella chiu- sa nel vaso granJe di raine solo dopo sei giorni lia mo- strato alcuni piccoli aglii ben radi, e non ha piii progredi- to : r argilla tenuta fra li due graiidi vasi di vetro senza effetto veriino, esposta all' aria libera ha cristallizzato nel- r una parte e uell' altra quasi ad un tnodo , tie della dif- ferenza d' abbondaiiza de' cristalli potrebbesi accagionare la luce o la mancanza di essa. E le pallottole invece nel- r aria libera intorno hanno cristallizzato del tutto in un giorno; e quelle sopra i biccbieri hanno cristallizzato bene dissopra, e nulla dissotto dove entravano dentro i bicchieri inedesimi. Resta pertanto evidente che niuna o poca influenza ha la luce air uscir dei cristalli , e che la massima influenza si deve alia spedita e facile evaporazione dell' acqua nel- r argilla introdotta. Era ben da pensare che la libera evaporazione dell' acqua dovesse aver tal potere, ma non si poteva mai prevedere che nulla affatto dovesse uscir dall' argilla imbevuta di sol- fato tenuta ancor molti giorni in vasi cliiusi bensi ma non cosi augusti che in essi ancora non si dissecchi 1' argilla medesima. Ne si poteva ci6 prevedere pensando che il sol- fato stesso di soda cristallizza ancor dentro l' acqua, ed a Bisano e in terreno acquoso che sorge , ed i cristalli che si forman nell* aria contengono tanto di acqua quanto quel- \i che si forman sotto dell' acqua. Volli provare con piu dirette esperienze a qual grade giuugesse e si potesse render palese la facolta dell' eva- porazione deir acqua a dar svolgimento ai cristalli, e mi vaisi per qiiesto del vuoto della Maccbina Pneumatica col Cloruro di Calcio , e coU'Acido solforico. In una pallottola dl Argilla tenuta quattro giorni nel vuoto di una campana di buona maccbina , soltanto nel quarto han cominciato len- tainente a vedersi i cristalli , e sono stati pochi 3 ma sareb- bero stati nessuno se in quella campana fosse stata con aria. Um' altra pallottola , tenuta prima chiusa venti giorni in campana alta 1-i centimetri e larga 10 senza vedersi in es- sa un cristallo , 1' ho sovraposta in capsula di porcellana 552 Antonio Santagata con acldo solforlco concentrato , introducendo in esso Ta bocca della campana per modo clie per grosso strato dell' aci- do restava chiusa dall' aria esteriore , e si 6 ottenuto effetto molto maggiore di quelle che io aspettava , poiche in sole otto ore s' e coperta tutta la palla di solfato di soda, non in cristalli ma in crosta di snperficie scabra e irrego- lare; dando con cio chiarissima prova dell' attrazione gran- de deir acido solforico per 1' acqua, e della necessita della spedita evaporazione di essa per la sollecita uscita del sol- fato. II non essere questo cristallizzato sotto 1' azione del- r acido sara egli cagionato dal troppo rapido assorbimento dell' acqua ? Jo lo credo probabile, ma non oso affermarlo. Quante circostanze diverse non concorrono insieme a pro- dur cotesti fenomeni ! Per noi basta il concludere che 1' e- vaporazione dell' acqua e condizione necessaria alia efflore- scenza piu o meno celere del snlfalo di soda , e con cio si vede e riconosce il motivo che si ricercava, perche, voglio dire , solamente all' esterno e non mai dentro alle argille si faccia 1' efflorescenza del solfato di soda,e di questo corpo mi pare che abbiamo ritratta una piu estesa cognizioue quan- te ai caratteri e proprieta delle qnali e fornito. E cio che abbiam detto delle efflorescenze di soda potra forse appli- carsi ed esteudersi a tutte o a gran parte le fioriture dei sali diversi , e potra dare materia ad altre piu numerose e piu interessanti esperienze sopra di essi. 3 INDICE Gaetano Sgarz,. Analm d' una degli Aemliti caduli nel lerrilorio di sZ- le-Milune pressu Mucmita li 8 Ma,j,jio l8iG. . . . . „ gg Antonio Santacata. Delia inra inlerpom fra i Crhialli del Cmo .' .' « 113 Paolo Baron,, (h^ermzioni so,^a akuni melodi e processi di Liiolomia. n 121 J. Jos. BuNCONi. Specimina Zooloyica Mosambkana. Fasckulus VIIL Tab. . ' »J 139 Antonio AtESSANOR.N. Annoiazioni risguardanli V Analomia del aioronm F. r«r,<.r, Cav,a Acuii Lin., Cunkuli specks Brh. Tav 4 6 r ', 15 Luicr fAroR. Dcscrizione di un Mo„ro umam doppio Opo-Eclodimo vre- MicHELE Medici. Elogio di Francesco 3IaHa Galli Bibiem. .'..], 239 G,.,. IUttista Fabbri. Descrizione di un LiMritore urelrate e di un Fran- yipifiru cunu-ntlu. Tav. lo,Hi >' " at un tran- ^'"T T